SAID PAOLINI VI hr RI SY ARR ge dd rap a BRA nd 0 tn VI Li, pria pr a 1 Lt DV 0- ret E PI VIII RITTI p6 rioni e 34 00 SETA ie E dARI _ To roper rale i oto ove Pad dii se da Agati mi dh init a pe Sirio oo ei . PRATI treno tr | rive n > de gare Sars i o Mai VI OI IAIRE dena apo VIRAIOTA PST I ONT CI na UNA VIZIZINO ba rita de sur bretone rt i LL veda i dra pe aa 10 n rita Porn ii bin tri RA dio vet et FARLOW REFERENCE LIBRARY OF CRYPTOGAMIC BOTANY An tara PI a ne cute fanti; "vi iu REA PSE ; RE TA 2 de pta CET, TRS Le E Ir ; Riv sta di P; ologi | ale > DIRETTA DAL Dorr, Lurer MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore VANE in Milano | Collaboratori ‘Prof. F. CAVARA (Napoli) - Prof. G. DeL GuERcIo (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KRoLOPP i (Magyar-Ovar - Ungheria) - D. S. Hori (Nishigahara-Tokio) - ‘M. Ar.PIinE (Melbourne - Australia) - D'. E. Brssey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). Lo Le «Puw9©rzA o ANNATA 1A: 1917-18 | PAVIA TIPOGRAFIA LEGATORIA COOPERATIVA * AR 1919 REFERENCE LIBRARY : ita Fal ti PER MATERIA (INDICE PER MATERIA Lavori originali. D. MONTEMARTINI Teo Sopra la resistenza delle quercie all’oidio 3 Id. — Rodolfo Farneti‘. .. : i , i ì . é 7 Id. — Esperienze di lotta contro la peronospora delle patate . | TROTTER A. — Una interessante controversia intorno a pre- e " . sunti danneggiamenti di viti'ed altre piante per anidride | ETRE E RETE Id. — La rabbia o antracnosi del cece ed il suo produttore | Purconi M. — Un nuovo parassita dei peperoni: Acrothecium i Capsici n.'sp. SIR FAMOORE a : 3 4 : ; è Mo. Generalità. Buruer E. d. Lira disseminazione dei funghi DERABNIA e la legislazione internazionale i ) ; i E È SAVASTANO L. — Le direttive della Magbiciogi | Id. — Gommosi, marciume radicale, marciume di “dronco ed | apoplessia negli agrumi . ‘ Ven e 4 . Id. — Le suberosi ed il gruppo delle malattie costituzionali settoriali nei frutti degli agrumi . : ; È Malattie dovute a parassiti vegetali. —_ Peronospora Radii De Bary — e sulle sue deformazioni fiorali su Matricaria Chamomilla Li 20... . Pag. 191 ESÌ BRrooKs CH. e DOTE hj S. — La rtoeitore e i ; Fn cr marciume dei meli . , : TW SSPUER so fia. BurLer E. J. — La disseminazione dei funghi parassiti e la legislazione internazionale i re E Pi CHuPp C. — Studi sull’ernia dei cavoli È i ; CA CraBILL C. H. — Nota sul marciume radicale dei meli nella. Virginia . < . . . Ke . . . . . « . No DanreL L. — Come preservare le nostre quercie. |. |. L. DastuR J. F. — Phytophthora sp. sopra l’Hevea brasiliensis . Id. — Phytophthora su Vinca rosea . ° ì : 3 è EpGERTON C. W. — Effetti della temperatura sulle Glomerella FARMER — Il marciume delle frutta . : £ i ) . Id. — Alcuni cenni sull’avvizzimento dei fiori del melo I ; Fromme E. D. — Marciume delle mele dovuto a Phytophthora GaBorto L. — Un esperimento di segnalazioni antiperonospo- riche.. ; , i : : Da de” 9 ; SE GILMAN J. C. — L’ingiallimento dei cavoli e il suo presen- tarsi in relazione colla temperatura ; Pa o } Gregory C. T. — Studi sulla Plasmopara viticola . ; } Hawkins L. A. — Accrescimento di funghi parassiti in solu- zioni concentrate 3 : : 4 SEO I i HepGcock G. G. — Identità del Peridermium montanum col Per. acicolum —. È : ; ; ; ; : ssi HeMmwMI I. — Breve comunicazione sopra alcuni funghi parassiti del Giappone - : - : : i à } Yu Jonnson J. — Resistenza del tabacco al marciume delle radici KERN F. D. e Orron C. R. — La Phytophthora infestans sui pomodori ‘ . ; : ; , È PERSO i | Massa C. — Una teleforacea dannosa al leccio: Slereum gau- |. sapatum Ve, ; è : ali ail rigi i A , i $ MamtiRroLo 0. — Contribuzione allo studio della Momnilia shito- phila (Mont.) Sacc. . *. Ra” ; i) ’ ; . MeLHUS I. E., Rosenpaum J. e Scuuurz E. S. — La Spongo- th) }- l 1 e nota spora subterranea e il Phoma tuberosa sulle. patate . «mi Lei CA MoxrEMARTINI L. — Sopra la resistenza delle quercie all’oidio . €. Pa Id. — Esperienze di lotta contro la poronospera delle patate. — Norrox J. S. — L'azione interna di diversi composti chimici sopra la resistenza dei pomodori alle malattie delle fogli | INDICE PER MATERIA Osmun A. V. e Anpersox P. J » Macchie anulari sul cavolfiore 3 PATTERSON FL. W. e CHarLEsW. K. — La presenza del carbone | del bambù in America Ì PEGLION V. — Intorno alla peronospora della canapa î Id. -- Intorno ad una gommosi specifica dell’albicocco Porri L. — Contributo allo studio delle condizioni di ricetti- vità del Pinus picea per la Sphaeropsis necatrix Ta — Le galle del Capparis tomentosa Lam. prodotte dalla È Discella Capparidis Pat. et Har. We rari | PryRonEL B. — Sul nerume o marciume nero delle castagne Id. — Prime osservazioni sulla distribuzione degli imenomiceti sd umicoli e sui loro probabili rapporti colle micorize ectotro- fiche delle fanerogeme SANNINO F. A. e Zago F. — La pasta Caffaro nelle esperienze 5 comparative con altri anticrittogamici noti istituite a Broni È nella campagna viticola del 1916 a É SAVASTANO L. — La cura dei brusone del nespolo giapponese 4 SHAW F. J. e — Le Orobanche parassite nel Bihar . E SMITH C. 0. — Marciume cotonoso dei limoni in California i Sragman E. C., PIEMEISEL F. J. e Levine M. N. — Plasticità delle forme biologiche della Puccinia graminis . ; Srowe R. E. — Studi sulla biologia di alcune specie di Septo- ria che vivono sui Ribes . |. BIPRPE ELISEO, NOT TispaLe W. H. — Un Melanconium parassita dei pomodori | TrorrER A. —- La rabbia 0 antracnosi del cece ed il suo pro- "" duttore . ; Turconi M. — Sopra una nuova malattia del cacao Theobroma } Cacao L. Id. — Intorno ad una nuova malattia dei bambù: Bambusa mitis Poir., B. nigra Lodd. e B. gracilis Hort. Ia. — Un nuovo parassita dei peperoni: Acrothecium Capsici n. Sp. . Van DER Lex A. A. — Ricerche sopra le tracheomicosi : verti- cilliosi dei cetrioli { V IDAL J. — Sopra la variazione della ricettività dei grappoli. VoeLino P. — I funghi parassiti più dannosi alle piante colti- 1 vate, osservati nella provincia di Torino e regioni vicine nel 1915 ride ; ; i ; _ Intorno al marciume radicale dél Til ‘2 26 84 84 46 148 47 47 105 51 85 de La VogLino P. e Boxgini V. — Sulla Pnoma endogena; delle castaghe:%. 8%. fap NAZIO, ARIE: "dip dà WeIR J. R. e Huserr E. E. — Esperienze di inoculazione ada) Peridermium montanum . 5 Ri PELI SAN | . ; e, à . . | ‘ x Pit Sì e Malattie dovute a parassiti animali. Gc SA i LC x s a diffondono, con particolare riguardo al modo di difender- “34S1707 0A sene nelle città, nelle campagne, al fronte .<- /. . Pag. 52 Casoria M. — Note su un insetto dannoso alle patate . - ENI 86 DeL VeccHIo C. — La Phytomiza flavicornis Fall. sulle radici ec di cavoli verzotti: Brassica oleracea bullata D. C. . VIDI 4 52 Grassi G. B_— Sulla necessità di non abbandonare la lotta. || || i eontrola fillossera FL, EN RT 116 Grassi G. B. e Top1 M. — Esistono diverse razze di fillossera . | della vite f;_i03. Exe I 158 MagnUS W. — L’origine delle galle vegetali ì n ARTS a 0: 88 MaLENOTTI E. — Sopra un caso di endofagia dell’ Aspidiotus 14 da citrinus (Craw.) How. sul Chrysomphalus dictyospermi —|{—;{—|—;—«<«—. (Morg.) Leoni «$i ii ee I "È Lo ba Misra -C. S. — Insetti della canna da zucchero: Pyrilta aber- ga rans Kirby soci Wie e A LE 86) MorescHi B. — Lotta contro le arvicole in Puglia. Relazione ||| a S. E. il Ministro di Agricoltura . : ; È SRO A OBIEDOFF S. e PeHLIVaNoGLOU D. V. — Osservazioni sopra gli. to MI i "N insetti della vite Endemis e Cochylis . <<... 0. 3 i PANTANELLI E. — Disinfezione dei fagioli tonchiati . |. + pese d Id. — Esperienze ed osservazioni sui principali ‘sistemi di lotta contro le cavallette.. \ ; ; n pia ; Savasrano L. — Contributo allo studio dei rapporti biopato-. rta | logici della. mosca nera del fico (Lonchaea arislella Beta da ed il suo RE gen vira Den sorrentina i 7 "oilue e di un PRTERAE di essa in e Lora con ch dannosa alle ARIA CIOAR e tro tescenze Par del Fico € so) . 03, . pi + > LS Re INDICE PER MATERIA | SiLvesrri F. — Descrizione di una specie di Oxinosoma (Dip- di - tera: Chloropidae) osservato in fruttescenze di Caprifico . : __Celiodes ruber Marsh. (Coleoptera: Curculionidae) È . SpLENDORE A. — Intorno alle malattie delle arvicole. Relazione delle ricerche fatte per conto del Ministero di Agricoltura VogLino P. — Relazione sulla diffusione della Diaspis penta- È Topi M. — Esperienze di lotta contro le tignuole della vite . R 3 gona Targ. in relazione colla Prospaltella Berlesei How. ìn È Piemonte nell’anno 1916 Gara P.J. 0. — Una malattia bacterica del grano d’occidente : Agropyrum Smithii a Horson J. W. — Brusone dei ciliegi IRA | Id. — Osservazioni sul brusone nel Yakina Valley di Washington “Ia. — La longevità del Bacillus amylovorus all'aperto . Ranp F. V. — Disseminazione dei bacteri dell’avvizzimento delle Cucurbitacee 4 Z ì 4 : i - | Ranp F. V. e EnLows E. M. — Diffusione dei bacteri dell’av- ‘vizzimento delle Cucurbitacee e mezzi di lotta È SmirtH C. O. — Ricerche preliminari sopra la resistenza. dei Prunus alla inoculazione artificiaie del Bacterium tume- faciens . È STEWART W. B. e LeonaRrD M. D. — Ulteriori studi sopra la funzione degli insetti nella disseminazione dei bacleri del brusone : Malattie dovute ad agenti atmosferici. EpceRrTONn C. W. — Effetti della temperatura sulle G/omerella Mix A. J. — La formazione di parenchima legnoso in seguito all’azione dannosa dell'inverno sul cambio . - . PANTANELLI E. — Su la resistenza delle piante al freddo Malattie dovute a bacteri. È VII Pag. 91 n 90 à 55 mn ST di 58 Pag. 62 ti 59 po 59 pi 60 î 60 » 60 Ri 61 i, 61 Pag, 10 PAR SUN VA | a Brizi U. — Intorno ad una nuova causa di deperimento delle alberate cittadine 13-00 til: LE e RAI TROTTER A. —' Una interessante controversia intorno a pre- suntì danneggiamenti di viti ed altre piante per anidride. È solforosa. È = : ‘ : b , SRI x Malattie d° indole fisiologica. GRossENBACHER J. G. — Alcune malattie della corteccia degli Malattie dovute ad agenti chimici. 0° agrumi nella Florida . : 3 i 3 À i e gr Pag. 62 0 Id. — Scabbia acida degli agrumi nella Florida e modo di com-_ batterla. i i i i i ; ° 3 : ; PeGLIONn V. — Il nerume della polpa dei tuberi di patata. PertRI L. — Sopra le cause che determinano-le foglie plumbee o argentee degli alberi . —* ‘ i ‘sà (Pe MurnERATI O. e ZAPPAROLI T. V. — Sul comportamanto dei di- scendenti delle barbabietole che salgono a seme nel primo anno . i ; 3 J i é $ } i, È ti; Malattie d’ indole incerte. » (i) - ALLarD H. A. — Il mal del mosaico dei pomodori e delle pe- tunie . ; i vii fa ; RI à : pi DooLimTLE S. P. — Un nuovo mal del mosaico dei cetriuoli . GILBERT W. W. — Male del mosaico dei cetriuoli .. {. . HowrrT I. E. e Sroxe R. E. - Una dannosa malattia dei po- SS modori d’ inverno ; , , ; 9 ; 4 x JAGGER I. C. — Esperienze sopra il mal del mosaico dei PISTE triuoli . . è Ri at ‘ 5 ; spl VE PRI LoprIORE G. — Di alcuni ascidi epifilli del rabarbaro comune. i PANTANELLI E. — Esperienze di innesto con viti arricciate & ca Id. — Arricciamento dell’olmo e del bagolaro . _. . ps 142 pica pi dia e TO DO ang PSE RI n Ò W ia 1 se i SAI ble 5 la ana i, Ì ti \ . x | INDICE PER MATERIA | IX ì' Perri Da L’infezione primaria determinante nel castagno il mal dell’ inchiostro e aa La Ped; 31 Ta. — Studi sulla malattia del castagno detta del!’ inchiostro . , ( 94 È Id. — Osservazioni sul //usso mucoso dell’olmo . é à GIA gr 0448 ù Id. — Nuove vedute sulle cause dell’arr icciamento della vite. ,, 144 3 Id. — Ricerche sulla morfologia e biologia della Blepharosdora cambivora, parassita del castagno . ‘ . ; > a A li Id. — Sulla malattia del castagno detta dell'inchiostro. Mor- 4 fologia e biologia del micelio del parassita . ; ; eri: “126 4 . Bo 4 Fisiopatologia. È Brooks CH. e CooLey J. L. — La temperatura ei funghi del | marciume dei meli . . % Lee ANTE : FRA 60 “Cnupp C. — Studi sull’erzia dai cavoli x i SIMPATIA € (1 DeoLi Arti M. — Le ossidasi nell'ingentilimento delle piante Siate RA e O REA RE E EpGERTON C. W. — Effetti della temperatura sulle GlomereZla È Hawkins L. A. — Accrescimento di funghi parassiti in solu- X zioni concentrate . ; è , i ì N } et 1 «| Jonxson J. — Resistenza del tabacco al marciume delle radici. , 45 {1 Magnus W. — L'origine delle galle vegetali — .'. . . . n 88 i MontemARTINI L. — Sopra la resistenza delle quercie all’oidio ,, 1° . Norrox J. S. —. Azione interna di diversi composti chimici È sopra la resistenza dei pomodori alle malattie delle foglie , 34 . PANTANELLI E. — Sulla lenta alterazione del legno di vite in- i SOT: RA : 36 Id. — Su la nni delle’ pianteral'ireddo net la MIT | PETRI L. — Contributo allo studio delle condizioni di ricetti- È vd vità dal Pinus Picea per la Sphaeropsis necatrix È ART 98 terrato ; x Ta. — L’azione acidificante della Coniophora cerebella A. et | Sch. sui legnami ; e. DIGO! ETA, È RR 99 b PEYRONEL B. — Prime osservazioni sulla distribuzione degli si A imenomiceti umicoli e sui loro probabili rapporti colle mi- | corize ectotrofiche delle fanerogame . . 3 ; vp: 72 RumsoLp C. — Metodi per fare iniezioni negli alberi PP I 73 Li la Mix A. J. — La formazione Voi parenchima legnoso ina 4 SLA all’azione dannosa dell’ inverno sul cambio . ITATDI Mi; Perri L. — Le galle del Capparis tomentosa Lam. . prod dalla Discella Capparidis Pat. et Har. ; Mao ; fr i €, 4 INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XI \ INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE è | ; i 4 E ij i | Agropyrum, FORSE Agro- Asparagio, Puccinia Asparagi 42 pyriîi 62 i ruggine 42 Puccinia graminis 149 |. Zopfia rhizophila 39 Agrumi, Albinismo 115 Aster, Coleosporium Solidaginis 43 _apoplessia 81 i Peridermium montanum 44 avvizzimento delle SOIETA 63 Avena, Puccinia graminis 149 cancro 41, 63 | Azalea, bolla 42 Cladosporium Citri 64 Exobasidium 42 coccidi 119 . fuamaggihe 152 colpo di sole 81 crown-rot 63 Bagolaro, arricciamenio 148 i; dieback 63 Bambù, carbone 42, 47 _ foot-rol 63° i Melanconium Bambusae 50 È fumaggine 119 Scirrhia Bambusae 50 A gommosi 63, 81 Ustilago skiraiana 42, 47 3 Heliothrips hemorroidatis 115 Banano, G/oeosporium musarum 70 malattia della corteccia 62. Barbabietola, fioritura precoce 29 © marciume della corona 63: prefioritura 30 n delle radici 81 Begonia, Botrytis cinerea 34 R del tronco 81 Brassica, Orobanche indica 84 Pseudomonas Citri 41 - Bromus, Puccinia graminis 149 Rhyncodiptodia Citri 115 ruggine bianca 115 ‘Cacao, Helminthosporium Theobro- scabbia acida 63 . mae 27 suberosi 115 Physalospora Theobromae 27 Withertip 630 h » Stachylidium Theobromae 27 Albicocco, Bacterium tumefaciens 61 Caffé, Hemileia vastatrio 42 gommosi 83 ruggine, 42 _Sclerotinia laxa 83 "I Camelia, fumaggine 152 Camomilla, Peronospora Radii 81 Canapa, Peronoplasmopara canna- bina 83° peronospora 883 Canna da “zucchero, Pyrilla aber- rans 86 | | Pyvilla perpusilla 86 n pusana 86 Capparis, Discella Capparidis 100 Castagno, Armillaria mellea 95 ® Attelabus curculionides 76 bark disease 42, 96 Blepharospora cambivora 146 Coryneum Kunzei 96 » modonium 96 si perniciosum 95, 96, 124 Daedalea quercina 95 - Dematophora mnecatria 95 Diaporthe Castaneae 96 Diplodia Castaneae 95, 96 Diplodina Castaneae 86 Endothia parasitica 42, 96 La radicalis 95 Fomes annosus 95 " Harziella Castaneae 26, 40 Hypholoma fasciculare 95 Javart 96 malattia della corteccia 34, 42, 73, 96 È, dell’ inchiostro 531, 39, 94, 124, 146 marciume nero 26 nero 40 nerume 26 | Phoma endogena 51 » rhizophila 95 Polyporus adustus 95 % hispidus 95 Cattleya, Isosoma orchidearum 880 Cavolfiore, macchie anulari 49 Cavolo, Aphis brassicae 53 . ingiallimento 4% Cece, antracnosi 105 it AUER È: — Celtis; avricciamento 148 Cetriolo, Aphis cani DEI gt nta Shorosrscnai mf Steganosporium Cas Imede: | Trametes gibbosa 95 SU i Tubercularia radicicola 8 ta i Mycosphaerella brassicicola 50 Phoma oleracea 51 Ro Phyllosticta brassicicola 50. avvizzimento 42 ne bruchi. 120; 162. ud LAN cavolaia 120, 151/00 Chortophila brassicae 53 cimice azzurra 152 3 ernia 147 Eyrydema festiva 152 Fusarium conglutinans 48 Orobanche indica 85 Ra Phytomyza flavicornis 52 | 1 Pieris Brassicae 104, 151. ‘5a Plasmodiophora Brassicaé der { Ascochyta Pisi 108 K » 7. Ciceris 110 SI y pisicola 113 do Pnyibhsticta cicerina 109, So ® SAI Rabiei 112. R » —Robergei 18 tt) | rabbia 105: bat no di Zithia Rabiei i | avvizziniento | 189— - mal del mosaico 64,65. fù Ì de Per at Dei NI a si ppt Aa verticilliosi, 139 _Verticillium alboatrum 139 | Giliegio, Bacillus amylovorus 59 i Bacterium tumefaciens 61 brusone 59, Clasterosporium amygdalearum î tig i Cinnamomum, Armatella Litseae 26 | Cipolla, Antomya coeparum 119 4 — marciume 1920 Crocifere, Bacterium campestre 41 _ —black-rot 41 Cucurbitacee, antracnosi 42 —? avvizzimento 60 | Bacillus tracheiphilus 60 “cancro 42, . Colletotr. FRA 42 Diabrotica duodecimpunctata 60 È n vittata 60 È Mycosphaer. citrullina 42 Peronoptasmopara cubensis 83 Erba medica, cuscuta 120 | Urophlyctis Alfalfae 42 verruche 42 “a Warty disease 42 Euforbia, ruggine 42 9 . Uromyces Euphorbiae 42 Evonimo, oidio 42 | Oidium Ev. japonicae 42 è e: rà + È F agiolo, Acanthoscelides obtectus 140 | Laria irresecta 140 x = - Spermophagus subfasciatus 140 . tonchio 120, 140 ava, afidi 119 & | Baclerium Phaseoli 41 n Fi sy (e 41 sa È Pi è Lr Ii 0 i? % RAS ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE XHI brusone 41 aL Collet. Lindemuthianum 71 erobanche 151 Fico, Blastophaga glossorum 33 Isosoma sp. 33 Lonchaea aristella 89, 117 mosca 89, 117 Oxrinosoma discretum 91 Pachyneuron vindemmiae 89 Septoria brachyspora 119 Frumento, Puccinia graminis 149 Garofano, ruggine 42 Uromyces Caryophylli 42 Gelso, Armillaria mellea 85 arricciamento 67 avvizzimento germogli 124 Chilochorus bipustulatus 59 Cytosporina ludibunda 85 Diaspis pentagona 58 Eutypa ludibunda 51, 85 marciume radicale 51, 85 Prospaltella Berlesei 58 Rosellinia necatria 51, 85 Ginepro, Gymnosporan geo 42 ruggine 42 Girasole, Puccinia Helianthi 42 ruggine 42 Granoturco, Puccinia Maydis 42 ‘ruggine 42 Grossularia, Peridermium Strobi 120 - Hevea, Phytophthora sp. 43 Lattuga, 119 peronospora 34 Marsonia panattoniana “ Leccio, Stereum irc di 138. Lillà Phytophthora Syringae 42 seccume 42 Limone, marciume cotonoso 46 Sclerotinia Libertiana 46 Magnolia, Phyllosticta Magnoliae 152 Malva, Puccinia malvacearum 42 ruggine 42 i Mandorlo, Aonidiella invpinata 39 Bacterium tumefaciens 61 Melo, Allernaria sp. 69 Antonomus pomorum 119 avvizzimento dei fiori 135 Bacillus amylovorus 44, 61 Botrytis cinerea 69 brusone 61 Cephalothecium roseum 69 Empoasca mali 61 Fusarium radicicola 69 Gloeosporium fructigenum ‘1 (rlomerella cingulata 69 Hydnum sp. 45 marciume 69 dei frutti 44 vi delle radici 44. Monilia cinerea 185 Neofab&ea maticorticis 69 Penicillium erpansum 69 Pestalozzia.,funerea 69 Phytophthora cactorum 44 Sclerotinia cinerea 69 Sphaeropsis matorum 69 ” Trichoderma sp. 69 ì n Koeningi 45 Volutella fructi 69 . Nocciuolo, Balaninus 7 UCUI A Celiodes ruber 90. na VS È sa) x Olivo, Dacus oleae 29 / Fusarium pîr. vi J - » | Thersilochus celiodicola tot mosca olearia 28 Opius concolor 29 - n dacicida 29 v ponerophagus 29 i ” Olmo, arricciamento 148 flusso mucoso 148 rachitismo 148 scopazzi 148 Orchidee, Hemileia americana 42 ni Oncidii 42 n Phaji 42 © C ruggine 42, Orzo, Puccinia graminis 149 Patata, Chrysophiyetis ‘endobiotica 42 digiti dry rot 49 Eusophera osseatella ‘86 marciume secco 49 nerume della polpa 142 va peronospora 126 sex (I Phoma tuberosa 48, 490 Phytophth. infestans Va de: scabbia 41 ped seccume 42 i Spongospora subtervanea 4, | 48, 49 dr i Synchytriumi ondobioticum Li) i; tignola 151 verruche 42 warby discaso 1, d ci * ria £° me 3 CEI arte ai Ù 4 P . Ml Pan ti Ar "be È: i CY DIE STA FTT "YA PR E TUA TANT ni izogr, LA +3 0 i LA ri | INDICE ALFABETICO DELLE PIANTE AMMALATE Xv = Peperone, Acrothecium Capsici 131 -Alternaria tenuis 131 Pero, Aonidiella inopinata 39 Bacillus amylovorus 61 brusone 41, 61 | Eriophyes pyri 119 " Micrococcus amylovorus 41 Psylla pyricola 61 '. ruggine 151 È | Perilla, Septoria Perillae 26 pesco, Bacterium tumefaciens 61 Cladosporium carpophilum 135 marciume dei frutti 134 4 Monilia fructigena 134 | oidio 104 \ 4 3 pidocchi 103 «rogna 185 rosetta 67 Sclerotinia fructigena 134 | Pelasites, Septoria Petasitidis 25 4 Î Petunia, mal del mosaico 66 Pino, Cronartium ribicolum 42 | Fomes Hartigii 99 Peridermium acicolum 43 | È; montanum 43, 44 60 Strobi 42, 120 * ruggine vescicolosa 42, 120 E | Sphaeropsis necatria 98 | Pioppo, Dothichiza populea 39 | Pisello, afidi 119 | Platano, Gloeosporium Platani 51 _Gnomonia Platani 51 Pomodoro, cancro 42 I Cladosporium fulvum 35 di mal del mosaico 66 | Melanconium sp. 47 È pranzi citrullina 42 data infestans 46 Septoria Lycopersici 35, 42 Spongospora subterranea 49 Pruno, back-knot 42 Bacterium tumefaciens 61 Clasterosporium degenerans 25 Plowrightia morbosa 42 — Quercia, Andricus trilineatus 33° Biorrhiza terminalis 33. mal bianco 82 Microsphaera Alni 42 Neuroterus numismalis 33 oidio 40, 42, 77, 82 Septogleum Niisimae 25 Rabarbaro, ascidi 30 Ravizzone, Pseudomonas 34 Ribes, Mycospaerella aurea 48 Fa Grossulariae 48 i oidio 42 Peridermium Strobi 120 Septoria aurea 48 » Ribis 47 Sphaerotheca mors-uvae 42 Ricino, Phytophthora parasitica 43 Riso, brusone 123 Rododenbro, Pestalozzia Guepini 152 Rosa, afidi 119 Marsonia Rosae 152 Phragmidium subcorticium 119 Rhodites rosae 33 è spinosissima 33 - Ruta, oidio 42 Vidiopsis taurica 42 Salice, Pontania proxima, 33 | n» , salicis 83 Pontania visicator 33 Secale, Puccinia graminis 149 Sedano, Acidia heraclei 119 Septoria Petr. v. Api 42 Senape, Orobanche indica 49 Solanacee, Orobanche cernua 84 va” + Solidago, Peridermium montanum o Tabacco, mal del mosaico 67 marciume radici 45 Orobanche indica 84 Thielavia basicola 45 Tiglio, Cercospora microsora” 152, Vinca, Phytophtora sp. 43 Vite, arricciamento 67, 103, 144 black-rot 42 . Cochylis 28, 76 colpo di sole 20 court-noué 67 1 Dactylopius vitis 15 | | Diaporthe viticola 37 esaurimento 16 HA fillossera miti. | È Pegli ene 78° SE : gas solforosi Lia fs: ‘FREGIA de oidio 42 peronospora 25, 86, 186 Lu | Phakospora vitis 42° . Phoma Vitis 87.» e. ; pirale 76. Mpeg ini viticola 8; a Sa nda 40, & 5 Pa i fa roncet 89; 67, 108 iI rossore 19 Pra PR ‘ruggine 42 RL E, sta tignola 40, 57, 152 ro Uncinula necator 42 È: d i } | ustioni solfato di rame 28 È "i k Qui e Sa fre UA ad : RASTA ‘” Ù XVII INDICE. ALFABETICO 2 DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI. D z À ‘Acanthoscelides obtectus 140 Acidia heraclei 119 Acrothecium Capsici 131 Afidi sugli ortaggi 119 t È sulle rose 119 Albinismo 67 ue, degli agrumi 115 ?: lternaria tenuis 131 | Anasa tristis 60 o ndricus trilineatus 33 LA nthomya coeparum 119 Anthonomus pomorum 119 Antracnosi dei ceci 105 — m - delle cucurbitacee 42 Aonidiella aurautii 39 È 5 ‘inopinata 39 A vanteles glomeratus 104 Aphis brassicae 53 A gossypii 60, 65 / planobacter Agropyri 62 Apoplessia (agrumi) 81 irmantella Lilseae 26 Armillaria mellea 85, 95 \rricciamento del bagolaro 143 si del Celtis 143 vi: del gelso 67 » dell’ olmo 143. Arricciamento della vite 67, 103, 144 Arvicole 55, 87 Arvicola amphibius 87 Ascidi (rabarbaro) 30 Ascochyta Boltshauseri 114 tI Phaseolorum 114 “n Pisi 106, 109, 110, 118 4 =, fas Ciceris-110 Ùi pisicola 113 Aspidiotus citrinus 54 Aspidiotiphagus lounsburgi 54 Attelabus curculionides 76 Avvizzimento 189 Ad degli agrumi 63 si dei cavoli 48 n delle cucurbitacee 60 v dei germogli di gel- so 124 Bacillus amylovorus 44, 59, 60, 61 ” tracheiphilus 60 Bacterium campestre 4l “ microti 56 5 Phaseoli 41 n» pytimysi 56 Ma tumefaciens 41, 61 Balaninus nucum 90 Biorrhiza terminalis 33. . Black-rot (crucifere) 41 n (vite) 42 Blastophaga glossorum 33 “ Bolla delle azalee 42° Botrytis cinerea 84, 69, 71 5 Hormini 193 Bruchi dei cavoli 152 Brusone dei ciliegi 59 n» ‘© delle fave 41 e dei meli 61 A del nespolo giapponese 84 a dei peri 41, 61 co del riso 123 Cancro 39 » degli agrumi 41, 63 » delle cucurbitacee 42 % dei pomodori 42° Carbone (bambù) 42, 47 Catrame 91 Cavallette 141 Cavolaia 120, 151 Celiodes ruber 90 Cephalothecium roseum 69 Cercospora microsora 152 Ceroplastes sinensis 39, 151 Chilochorus bipustulatus 59 . Chortophila brassicae 53 Chrysomphalus dictyospermi 39, 54 Chrysophlyctis endobiotica 42 Cimice azzurra (sui cavoli) 152 Cladochytrium graminis 42 Cladosporium carpophilum 135 si _ Citri 64 . fulvum 35 Clasterosporiuwm amygdalearum 119. n degenerans 25 ea Coccidi (agru ‘ RITO ae 28 = 99 CH oligachalugi cd 3 Colpo di sole (agrumi) 81 i; MO. Coniophora cerebella. 99 nia Coniothecium quercinum. ua Corvi 40 Coryneum Kunzei 96 da y vr n modonium 96 n perniciosum 95, 96, 124 Crepidodera Cucumeris 60. \# Gi Crisonfalo 104° i Cronartium ribicolum 42 Crown-gall 41 “ANSA Cuscuta 39, 120 ppi Cytosporina Ludabgrida GR Sol } Daciostaurus maroccanus 141% n: Dactylopius vitis 8/0. Dacus oleae 29 jA E RIO Men. Daedalea quercina 95 Îi Ra, Dematophora necatrix 95 AStoLA Diabrotica duodecimpunclata 60. \ n vittata 60 HITS ps Diaporthe Castaneaè 96. <<<. on viticola 37 bp pe E i Diaspis pentagona 39, Li i n Dyricola 119, n Diplodia Castaneae 95, (& sy tubericola 71 po Diplodina Castaneae wi isa Discella Capparidis 100 0a Dothichica e w Ns GE INDICE. ALFABETICO DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XIX l rmpoasca mali 61 | Endothia parasitica 42, 96 a iaerana radicalis 95 | Evobasidium sp. 42 | Epilahna borealis 60 } Erbe infestanti 40 ° Ernia dei cavoli 147 3 prvoni ves pyri 119 | Endemis botrana 18, 28 | Eusophera osseatella ‘86 | Eutypa ludibunda 51, 85 tt festiva 152 | Fillossera della vite 58, 102, 116, È 119, 151 ot | Flusso mucoso.143 SR oglie argentee 93 Gg n plumbee 93. | Fomes annosus 95 È: » Hartigii 99 | Freddo 117 | Fumaggine degli agrumi 119 A, delle azalee 152 = x3 Da IE delle camelie 152 fe: della vite 75. È usariosi 139 | Fusarium conglutinans 49 oxysporum T1 . | radicicola 69, T1 as ; solforosi 358 Belo primaverile 152. ci î sporium ampelophagum 106 bi nec fructigenum 71 sa musarum 70 “n nervisequum 106 pali vece Aa PG ‘Maggiolini 108, 150, 152 Gloeosporium Platani 51 Glomerella cingulata 69, 70, 71 È Gossypti 70 Gnomonia Platani 51 Gommosi 39 i g”. H degli agrumi 63, 81 n « degli albicocchi 83 Grillotalpa 152 Guignardia Bidwelli 42 - Gymnosporangium sp. 42 Harziella Castaneae 26, 40 a Heliothrips hemorroidalis 115 Helminthosporium Oryzae 123 si Theobromae 27 x Hemileia americana 42 è Oncidii 42 È Phaji 42 bi vastatrix 42 Hypholoma fasciculare 95 Icerya purchasei 39 Infungamento del terreno 36 Ingentilimento delle piante colti- vate 39 Ingiallimento dei cavoli 48 Isosoma orchidearum 33 i | pirinum v. Eriobotryae 84 Laria irvesecta 140 Licheni 104 Lombrici 76 Lonchaeca aristellta 89. 117 Malbianco (quercie) 82 Malattia della corteccia (castagno) 34, 96 2% Mal dell’ inchiostro (id.) 31, 39 94 Pod | INDICE AL Di Mal del mosaico (cetriuoli) 64, 65 ; i (petunie) 66 s; (pomodoro) 66 È è (tabacco) 67 Marciume delle cipolle 120 ; della corona (agrumi) 63. È dei frutti 134 G dei limoni 46 > ; delle mele 44, 69 » delle radici 39 | (agrumi) 81 ”» ” , ”» » (gelso) dI, 85 i n (melo) d4 La Ò (tabacco) 45 Ò del tronco (agrumi) 81 Marsonia panattoniana 119 PA Rosae 152 Melanconium Bambusae 50 Melolonta vulgaris 103 Merulius lacrymans 99 Micoriza 72 Micrococus amylovorus 41 Microsphaera Alni 42 Microtus arvalis 55 Monilia cinerea 135 “ fructigena 134 9 sithophila 139 Mosca dei fichi 89, 117 » Olearia 28 Muffa (ortaggi) 76 Mus sylvaticus 87 Muschi 104 do LL Mycosphaerella aurea 48 A brassicicola 50 ; citrullina 42 È (rrossulariae 47 Neofrabraea malicorticis 69 Oidio dell’ e evonimo E° 5; n dei peschi. 104 | sata n delle quercie. 40, =" ( » del ribes 42 so della ruta 420 # della vite AQ Oidiopsis taurica 42 5 E Oidium Evonymi-jap. 42 ” Ho Pa SE Opius concolor 29 | n dacici ‘a 29 to : si ”» ponerophagus 29 Cr 3 Orobanche delle fave 151 Orabanche cernua 84 i sa | » | indica 8&4 % 9 Oscinosoma discretum 91° Pachyneuron vindemmiae 89 Parlatoria zizyphii 39 dEi: Penicillium exspansum 69 e e Peridermium acicolum 48. CIT n montanum 4, da ZA PRC i rotaia ù Strobi 42, 120. Ch, -$ Peronoplasmopara cannabina ‘”» cubensis Pai as Peronospora della canapa ag Dal ” delle. cueurbitacee 42 ” delia lattuga 8 n dellé patate 196 Ù ” dei pomodori 4 ” della vite ta 40, 42, 136. Perle sata _Peronospora Radii deh ali POMADDERA pina : = > & nta 3 : : cri i È ida | INDICE ALFABETICO. DELLE MALATTIE E DEI PARASSITI XXI 4 dAlor Vitis 42 | Phoma endogena 51 È oleracea 51 | mn rhizophila 95 È È | tuberosa 48, 49 n vitis 37 gin Ri 3 ES subtorticium 119 pi nosiscta brassicicola 50 Cn . cicerina 109, 110 : n» Magnotiae 152 n phaseolina 114 ; ni phaseolorum 114 ”» Peri 1138 »- rabiei 112

BOL * 0 Kana a mi a n. ° Ruggine dei girasoli 42. I » del granoturco 42 ” » delle malve 42 ti delle orchidee 42 » dei peri 151° - della vite 42 5° = bianca degli agrumi 115 24 vescicolosa del pino 42, 120 Sapromyza bispina 61 Scabbia delle patate 41 S acida degli agrumi 63 Schizoneura lanigera 39 Scirrhia Bambusae 50 Sclerotinia cinerea 69, 71, 83 n fructigena 134 pino dana-83 ? libertiana 46° Seccume delle graminacee 42 È del lillà 42 na delle patate 42 - Septogloeum Niisimae 25 Septoria aurea 48 i : È brachyspora 119 È Lycopersici 35, 42 A Perilae 26 ul Petasitidis 26 Ro Petrosellini v. Apii 42 » Ribis 47 Sorex vulgaris 87 Speira densa 37 Spermophagus subfasciatus 140 Sphaeronema fimbriatum 1 Sphaeropsis malorum 69, 71 o, necatrix 98 Sphaeroteca imors-uvae 42 3 SA di | Volutella fructi 69 MREI Lt, Zithia Rabiei 111 Tar Ls 98 | ‘ Suberosi degli agrumi. 115 se: Synchytrium endobioticum Talpa europaea 8î. sa Thersilochus- coeliodicola 90 Thielavia basicola 45 St Tignuola delle patate 151 si cdelesyità 28, 40; sa 15, 7616002 «ORO e Tonchio dei fagiuoli 190, 140. È Torula monilicides 3, 144 n Traumetes gibbosa 95° STA Trichodermia Koeningii 45 à i fd Tubercularia radicicola 95 1 > % Uncinula necatoî 42 | i SG Uromyces caryophyllinus 42 Rigi ù: ù 7 » Euphorbiae 42 > | Urophlyctis Alfalfae 42 È ‘gigi 3 Ustilago shiraiana 42, S SO ni de mat cel,” x Ta, rat 4 LOS = a Verruche (erba medica) 42° Aa no (patate) 4200 SR sa : È Verticilliosi (cetrioli). 139. Verticillium alboatrum 189. 949 dei , 5°) <0AP9 dici DI *Sl ia: sisi oa RES ne De rr ce ALFABETICO DEGLI AUTORI xXIli PA - INDICE ALFABETICO . DEGLI AUTORI Allard H. A. 66 ara Farmer 134, 135 Anderson P. J. 49 Farneti R. 121 a Fasola G. 120 posero N. 81. Fromme E. D. 44 erlese A. 52 e P. 82 Gabotto L. 136 3 Bongini Vos “ag: si Gara P. J. O. 62, _ Brizi U. 91 ae Gilbert W. W. 64 ; Brooks Db. 69 — Gilman J. C. 48 Bluter E. J. 41 Grassi G. B. 53, 116, 119 i Ss VO È Gregory C. T. 25° Ca arlueci 119 i Grossenbacher J. G. 62,63.‘ isoria M. 860, 0 harles V. K. 47 Hawkins L. A. 71 Dhupp C. 1470 | - Hedgcock G. G. 43° Booley J. S. 69 -Hemmi J. 25 }rabill C. H. 44 È Hotson J. V. 59, 60° SA | —_ Howitt I. E. 66 aniel L. 820 Hubert E. E. 41 antony 40 Da P ur J. F. 48 Jagger I. C. 65 egli Atti M. 82° cd Johnson J- 45. ] Vecchio C. 52 agi pe AS AE little S. P. 65 AR 22°. “RosiiaR D, 46 È > CES 7 de. aftoni o. wW. 70 { Leonard M. D. 61 money E E. M. 60 de = Lesne' P. 104 Ra i È : Malenotti. E. 54 “ Marre E.96 0 Pe PRA 1 — ndr Massa 0 4BB 3 SR) “Le Schultz E: S. 46 Mattirolo O. 139 e sio $ Molla 1.9 ARL | *Silvestri F. 28, 89, Misra C. S. 86 ; Smith C. O. 46, 61° Mix A. J. 74 splendore A. 55 # z Montemartini L. TI, 121, 126 Stackman E:-0; 108. MA Moreschi B. 87 Stewart W. B. 61° are:) di. ; Stone R. E. 47, 660 Munerati 0. 29 dii). “ ol Noffray E. 40 Tisdale W. H. si BRRER Norton J. S. 34 |». Torricelli A. 120. n | TA Topi M. 58, 57 Ea Obiedoff S. 28 Trotter A. 1, 105 Orton C. R. 46 Turconi M. 27, 50, 131° sax Osmun A. V. 49 day Le x Pantanelli E. 36, 67, 117, 140, 141, 143 Vermorel 40 i # Patterson FI. W. 47 - Vidal J:-88// 0% Sfaeenna Peglion V. 83, 142 Voglino P. 51, 58; 88600 22 tic Pehlivanoglou D. V. 28 Sa Sol Petri L. 81, 98) 94, 98, 99, 100; 148, Weir J. R. dd metti 144, 146 ALE Peyronel B. 26, 72 Zago F. 26 N Si È Piemeisel F. J. 148 Zapparoli T. V. bi Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL | Donr. Luci MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d° Agricoltura in Milano Mg Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guercio | (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISon (Dublino) - Prof. A. KroLoPP | (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hori (Nishigahara-Tokio) - . M. ALpinE (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (East Lansing Sa Boickigan) - Dott. Gi. Bergamasco (per la Russia). | INDICE DEL FASCICOLO Lavori originali : : D ROTTER A. — Controversia intorno a presunti danisapionibnti di d viti per anidride solforosa . Or : ; à , : EEE 0 TS * GF (Rivista: 2: 3 ) LI Art M. — Le ossidasi nelle piante coltivate . Se o i sn 82 RI E PGORY Gi T. — Studî sulla Plasmopara-vificola d'or, e7225 OMMI I. — . Funghi idea del ur SRI x : i n 25 Co primo TARE RIE soa CI ee . hè 29 >» pg i Cont. a pag. sog.) PAVIA Ridi E.— - Alterazione del legno di Pera L SA Sg infezione primaria nel i i i India RS, & CREA M. — Una nuova. “malattia del Cacao | Vipar J. — Variazione della ricettività. dei grappoli — de LA i LE Di Ce Dai le difficoltà create dalla. pre sunto fasci $; a "x * e Marzo 1917. i N UM. 1-2. Rivista di Patologia Vegetale Diretta DAL Dort. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano È ì i Direzione e Amministrazione : Prof. LuiGI MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia LAVORI ORIGINALI A. TROTTER Se Una interessante controversia «intorno a presunti danneggiamenti di viti | ed altre piante per anidride solforosa. Gli studi d’indole prettamente scientifica compiuti sui danni che le piante coltivate, o spontanee, possono subire per opera di gaz diversi, emessi, in svariate circostanze, dalle industrie esercitate dall’ uomo, contano ormai oltre mezzo secolo di storia. . Ed anche la parte applicativa, legale, di tale studi; è sussidiata da una lunga pratica giuridica ed ha al suo attivo un numero notevole di sentenze ed uno non meno grande di perizie; ta- lune delle quali, per le modalità dei fenomeni, per l’importanza | degli interessi coinvolti, per le persone che vi hanno prestato la loro opera, assumono del pari un valore di veri contributi scientifici. | Tuttavia dl caso che qui ci occupa, e di cui io stesso mi dovetti già occupare lo scorso anno in qualità di perito, se non i «muovo del tutto, costituisce nondimeno uno degli aspetti tecnici e giuridici meno comuni e di meno agevole definizione. l4 : < RRT 6. È Par e aes, nel maggior numero di così dette danni coesistenti alla, supposta pic cosicchè i Marino: causa ed effetto potevano avere nell’atto il più gran ‘numéi prove, di conferme, quindi di dati esperimentali inconfutabili. | Nella .vertenza attuale, si è trattato invece di stabilire la natura t di danneggiamenti la cui presunta causale, al momento dell’ac- cesso giudiziario, (2 luglio), aveva già cessato di operare e da circa || due mesi. Ed infatti i danni alle piante, ed in special modo alle viti, erano stati avvertiti intorno alla metà di maggio; per la vite, dopo la seconda o terza irrorazione, avendo essa, per ef- fetto di una inverriata eccezionalmente mite ed asciutta, già da oltre un mese iniziato il suo sviluppo, che può farsi approssi- mativamentè risalire alla terza decade di marzo od alla prima decade di aprile. Inoltre tali circostanze dovevano mettersi in rapporto con “quanto l'industria di purificazione dello zolfo (cui gli agricoltori attribuivano i danni sofferti) ed esercitata da un vicino stabili mento, permetteva di poter ricavare da documenti di valore inec- cepibile. Risultava infatti dall'esame dei registri bollati, riguar- 1 danti la produzione dello zolfo lavorato, dal minerale grezzo di. un’attigua miniera, che il 26 aprile tutti i forni avevano comple- | tamente cessato di funzionare ed erano conseguentemente del d tutto spenti, cosicchè, per lo meno da quel girrno, doveva essere cessata ogni emissione di gas, cioè di anidride solforosa, dai | camini di tiraggio e quindi ogni possibilità di ustioni a danno delle piante. E dai camini soltanto, per la loro elevazione, avreb-. bero potuto i venti trascinare un gas — che per sua natura: è assai più pesante dell’aria (2.234 volte) — verso i vigneti in contestazione , situati in posizione elevata e ad. una altitudine anzi superiore a quella della bocca dei camini (non pene una trentina di metri), dai quali distano per di più in. in d’aria dai 320 ai 640 metri. È necessario net piscia suoli 3 di AGENTI CHIMICI fui altra circostanza, di salini e convergente al mede- simo fine. Per l'appunto con l’aprirsi dell'ultima campagna zolfifera 1915-1916 (la lavorazione viene ordinariamente concentrata nei mesi invernali), la Società esercente l’industria aveva introdotto . notevoli perfezionamenti negli apparecchi di purificazione ed in È quelli di raccolta ed emissione del gas che si sprigiona dalla | combustione del minerale grezzo, riducendo al minimo le di- spersioni di anidride solforosa. Lo prova il fatto che mentre ì nelle due campagne zolfifere precedenti si erano ricuperati, dalle | camere di lavaggio, rispettivamente 160 e 450 quintali di zolfo i puro, nell’ultima, ne erano stati invece ricuperati ben 2100 quin- | tali. Comunque, apparati di aspirazione sotterranei, ‘conducono nelle acque di un attiguo fiume gli eventuali gas residuali. Non | può quindi recar meraviglia che queste utili anzi doverose mi- ti. gliorie da parte di chi esercita l’ industria, avessero apportato notevoli miglioramenti nelle condizioni generali della vegetazione in quel tratto dell’angustissima valle e nelle stesse piante er- | bacee o legnose coltivate nell’ambito degli stabilimenti. Fra apparso quindi come un fatto assai singolare che ap- | punto in quell’anno, si fossero dovuti lamentare dei danni nelle viti, per le quali anzi, negli anni precedenti, non si erano mai avute delle lagnanze specifiche, appunto perchè la lavorazione del minerale zolfifero si effettua durante il riposo della vegeta- zione legnosa. Gli: indennizzi generici bonariamente concessi ‘nelle annate precedenti, e nella stessa ultima invernata, presup- ponevano infatti dei danni solo per le colture erbacee annuali, il cui ciclo di vita si svolge in gran parte durante il periodo . cd ella purificazione. | È: È vero bensì che gli agricoltori, interessati a spiegare a loro modo il manifestarsi dei danni, postumi allo . spegnimento dei forni, invocavano contemporaneamente anche la circostanza A£ che, successivamente al loro spegnimento, e cioè intorno ai primi BE l4 di maggio, i camini di tiraggio Ginntili per le modificazioni (e oramai apportate), erano stati abbattuti, e le camere di lavaggio dei gas aperte per essere scaricate dei legnami contenuti, e quindi con dispersione di gaz immagazzinati. È però da osser- cessata la lavorazione — non poteva essere che esiguo, e per di ; vare che l’eventuale quantitativo di anidride solforosa — essendo | | | | più, essendo le camere aperte a fior di terra, non potevano per- mettere che un lentissimo eflusso e quindi una notevole diluizione 4 del gas, che per di più avrebbe in tal modo assai più difficil- mente potuto pervenire a dei vigneti lontani ed elevati. Tanto vero che talune piante erbacee ed arboree, circostanti tali ca- mere di lavaggio, non sì mostravano per nulla sofferenti. Un tale insieme di circostanze avrebbe potuto, già da solo, rivestire una fondamentale importanza per la discriminazione | della causale dei danni lamentati, rendendo superflua ogni in- | dagine ulteriore. Ma l'opinione recisamente contraria degli agri- coltori interessati, coalizzatisi per la rivendicazione di indennità, cui aspiravano più che all’accertamento della vera causale, portò la controversia alla Pretura del mandamento viciniore. Cosicchè, ai fini di un giudizio severo e Spassionato, che avesse avuto & fondamento delle proprie conclusioni il maggior numero . di re- perti positivi, appariva necessario anzi s' imponeva l'esame tec- È nico ed obiettivo della natura dei danni lamentati. L'accesso giudiziario al vigneto del Sign. X. — che tra i molti contendenti volle rendersi esponente’ delle accennate ri- vendicazioni — decretato dal Pretore “ per assodare e consta- tare le anormalità che si verificano sui vigneti esistenti nel fondo di proprietà del Sign. X. ed assodare la causale , ebbe. | luogo il 2 luglio 1916. È Dall'esame obiettivo da me compiuto in quel giorno e da altri successivi, ho potuto. assodare quanto segue, dando sopra- tutto rilievo ai fenomeni sui quali lo stesso querelante aveve creduto richiamar l’attenzione nel suo legittimo interesse. e a cn Ta I a Tr o x dhe è ; J AGENTI CHIMICI 5 * * - Le viti (vitigni di Aglianico e Greco) tenute alte ed a tese secondo l’uso di quella provincia, mostravano in generale una vegetazione stentata. I tralci dell'anno erano assai brevi, sottili, rachitici, e molti di essi, malgrado tre mesi di esistenza, non erano più lunghi di 20-30 centimetri. La loro colorazione su- perficiale era più o meno oscura, quasi abbrunita, specialmente nel primo e secondo meritallo, a causa di minute punteggiature nerastre più o meno fitte, le quali, osservate con leggero in- grandimento, apparivano turgide, prominenti, superficiali, con apparenza di bruciature o causticazioni. Le foglie del primo e secondo nodo, quando non erano già cadute a terra, persistevano bensì sul tralcio, ma disseccate. Altre, offrivano invece porzioni di lamina, più o meno estese e varia. bili di forma, di un colorito rosso-bruno, con i tessuti corrispon- denti disseccati od in via di disseccarsi. La fruttificazione, al di sotto della media, non poteva dirsi tuttavia eccessivamente scarsa: i grappoli erano piccoli, con acini spargoli, però sani e senza anormalità. La corteccia del ceppo e dei tralci, mostrava, più o meno palesemente, un tenue velo nerastro ; poco percettibile, special- mente sul ceppo, in causa delle molte irregolarità e screpolature. ._—L’esame delle radici, compiuto su di una pianta scielta tra le più stentate, non offrì alcuna palese anormalità, sia di natura . funzionale che parassitaria. Per le altre piante arboree coltivate sul fondo — coltiva- zioni erbacee mancavano del tutto — la parte interessata aveva richiamato l’ attenzione del perito sui maggiociondoli od avor- nielli, destinati a sostegno delle viti, e su alcune piante di su- sino; mentre per mio conto e per constatazione anche dell’ in- teressato, avevo potuto rilevare un pò di seccume sui rami terminali di un ciliegio. E sulle foglie di questo e di varie piante 1 cioè roveri, cerri, aceri ed ci un annerimento coperai specialmente sulla pagina superiore, quasi che un tenue. fumo. nerastro vi avesse lasciato un lieve deposito superficiale. Sulle: foglie degli avornielli e susini, si osservava invece una più o. meno intensa decolorazione del pigmento verde, cioè dei feno- meni di clorosi più o meno accentuati. tai Le altre piante esistenti sul fondo, sia coltivate; come un È i noce, o spontanee, tanto legnose (ligustri, ginestre, carpinelli) _ che erbacee, assai varie e copiose sul terreno che non era stato i menomamente coltivato, non offrivano alcuna traccia palese di Ù anormalità. Partendo dal presupposto che i fenomeni qui enumerati e d descritti abbiano come causale l’ azione dell’ anidride solforosa, è necessario sia tenuto ben presente come in linea di massima Ù; lo serupoloso accertamento. di una così fatta causale specifica, È richieda tre ordini di ricerche e di accertamenti, dalle cui con- cordanti risultanze potrà soltanto essere raggiunta la prova ma- | teriale voluta. (') E cioè: | analisi dell’ aria atmosferica, per valutare qualitativamente e quantitativamente ]’ esistenza dell’ anidride solforosa durante io periodo vegetativo della pianta; È | esame botanico (macro- e microscopico e microchimico),. destinato a rilevare se negli organi danneggiati esistono quei. sintomi o quelle lesioni che sono ritenute come specifiche 0 al- | 4 meno caratteristiche dell’ azione esercitata dall’ anidride solforosa; (1) Si vegga ad esempio la “ Relazioue di Perizia , presentata dai Professori NAsINI, CusoNnI, MarTIROLO, al Tribunale Civile di Savona nella causa Garroni-Società Anonima di lavorazione dei Carboni Fossili e lore sottoprodotti (Torino 1911), nonchè l’opera del Prof. U. BRIZI, “ Sulle alte razioni prodotte alle piante coltivate dalle principali emanazioni gasose deg; 5 stabilimenti Indiattiali » Modena 1903, mi .» va * # © «Cnr & i - AGENTI CHIMICI 7 analisi chimica degli organi danneggiati, per valutare | l'aumento di solfati, che necessariamente dovrebbe verificarsi | con la precedente azione dell’ anidride solforosa e sua trasfor- Ì mazione in acido solforico ; il che anche presuppone una corri- spondente e sincrona analisi degli organi sani, nei quali i sol- . fati possono sempre esistere normalmente per effetto del meta- bolismo nutritivo della pianta. È La concordanza di dati, desumibili da questi tre ordini di | ricerche, non solo era necessaria nel caso presente, ma negli È stessi casi meno dubbi, cioè anche quando l'anidride solforosa | sia stata realmente constata nell’ atmosfera nella quantità e nel | momento voluti per operare il danno. Poichè, anche in tale eve- | nienza, un complesso di circostanze varie, perturbatrici del giu- È dizio (direzione dei venti, indole e resistenza specifica delle | piante, concause parassitarie, meteoriche, colturali etc.) potrebbero, | opportunamente invocate e lumeggiate, diminuire od anche del tutto abolire la responsabilità di chi gestisce l industria mi- | neraria. 4 4 È ovvio come delli vertenza attuale venga a mancare qua- - lunque dato positivo circa la presenza di anidride solforosa nel- i atmosfera, essendo stati i forni di combustione dello zolfo | spenti da oltre due mesi, e difetti del pari, per le medesime ra- | gioni, qualunque prova diretta a dimostrare una congrua emis- | sione di gaz da parte delle camere di lavaggio, apertesi per f) ordinaria pulizia ai primissimi di maggio. LI Cosichè, per le esposte ragioni, il perito non potrà falsi che sulle deduzioni tecniche' che gli sarà dato ricavare dalle altre due categorie di accertamenti, ed è quanto vedremo. “% Le ih ” AZ porn hi, Se R/R Le: ‘ 4 Tip RU le A a | AGENTI CHIMICI © "© Esame botanico. Fu accennato come le foglie di vite, specialmente quelle del 1° e 2° nodo, presentassero un seccume diffuso, esteso talora all’ intera foglia, seguìto dalla caduta di questa ad un intervallo di tempo più o meno lungo; oppure macchie rosso-brune, con successivo disseccamento, ma occupanti porzioni più limitate di | lamina e situate in posizioni assai variabili, ora cioè nell’area compresa tra due nervature primarie, ora approssimate al mar- Sraeti dei ft derit gine, ora interessanti un’ intera metà della lamina, mentre l’altra era del tutto normale; tutte poi queste macchie, a contorni d’or- _ dinario indecisi, indeterminati. Tali fatti, a prescindere dalla loro causa, potrebbero certo, da un punto di vista puramente sintomatico o nosografico, essere qualificati come bruciature, scottature, ustioni etc. Corrispondono però cotali lesioni a quelle che sulla vite sono state descritte e figurate come dovute all’azione dell’ani- dride solforosa? No di certo. Le macchie o bruciature dovute all’ anidride solforosa, sono per lo più a contorni netti, precisi, inoltre, sono di forma più regolare, più definita e situate tipi- camente lungo tutto il margine della foglia ('). Tale regolarità di situazione è giustificata dalla stessa regolare distribuzione. dei liquidi nel tessuto fogliare, a mezzo della rete vascolare, — rappresentata dalle nervature. Infatti, è appunto all’ estremità 3 della rete vascolare, quindi al margine fogliare, o nella parte me- diana tra due nervature primarie, che i liquidi fluiscono meno copiosi, cosicchè ivi sopratutto si rendono palesi le ustioni per la (4) Se ne veggano le accurate descrizioni e riproduzioni grafiche nel. l’opera citata del Prof. U. BRIZI (p..7, 10 e seguenti, tav. I, fig. 1,3, tav. II, | fig. 3) nonchè in quella oramai classica di ScHRospER J. u. Reuss C., “ Die Beschidigung der Vegetation durch Rauch usw. Berlin, 1888. ,, 9 Ri; AGENTI CHIMICI 9 * minore ‘diluizione che vi può subire l’acidità, consecutiva all’as- sorbimento dell’anidride solforosa. Tali specifici, essenziali carat- teri delle macchie, non si riscontravano invece nel materiale da «me repertato in quel vigneto, ed anche l’ esame microscopico e microchimico, destinato ad integrare le precedenti osservazioni, non ebbe a dare alcun positivo risultato, come era del resto a priori prevedibile. L'esame microscopico, con il quale possono mettersi in rilievo le tenui modificazioni strutturali delle cellule (pliche nelle membrane cellulosiche, contrazioni protoplasmatiche etc.) non si sarebbe potuto favorevolmente compiere che su materiale freschissimo, prelevato cioè mentre durava l’azione del gaz o quando questa aveva appena cessato di operare. Lo stesso deve dirsi per l’ analisi microchimica, destinata a rivelare nelle cellule l’esistenza di piccole tracce di acido solforico libero, col sussidio del Verde di metile e del Rosso Congo. Tale acido, non può svilupparsi se non quando sussiste la possibilità, da parte dei tessuti, di assorbire anidride solforosa, condizione che al mo- «mento dell’ accesso e successivamente, per le ragioni già esposte, veniva del tutto a mancare. Esamineremo più oltre i fenomeni riscontrati sugli altri alberi del podere, per quanto il decreto di accesso, avesse re- ‘clamato la causale per i soli danni sofferti dalle viti. Analisi chimica. Il giorno stesso dell’ accesso (2 luglio) furono a tal fine pre- a) Foglie di vite dei primi nodi, già totalmente disseccate e raccolte per lo più a terra; costituiscono il campione N. 1. b) Foglie di vite dei primi nodi, tuttora aderenti alla pianta ma prov- viste delle irregolari e più o meno diffuse macchie rosso-brune già de- IN "i ni, h A PRATT f ” n) al «ix delto re: Da, Ò Po dla Y ì EST. | CERA NI PI SITI » dr 10 SY AGE EN ’ ML) Da LA dt si 59 : zione IRbiorO Rage “ tali. foglie, il N. 3 che è comprende invece 1 c) Foglie di avorniello, in parte clorotiche, in prio normali. ] rotiche, formano da sole il campione N. 4, le normali, il campione N — Per il susino non si è potuto procedere all’ analisi, mancando total mente la possibilità di confronto con foglie assolutamente normali. Risultato dell’ analisi (1) (i solfati sono espressi in ione solforico = SO;). N. 1. — Ceneri 12,86 °, di sostanza secca 3 ne 90 1,17°/, di sostanza secca ; n — SO, 9,10°/, di ceneri i i i; N. 2. — Ceneri 13,29°/, di sostanza secca Ù n — SÒ, 0,26 °/, di sostanza secca i n — SO, 1,950), di ceneri | ;: N. 3. — Ceneri 7,85°/, di sostanza secca Li n — SO, 0,24°%/ di sostanza secca fi n — SO; 3,06 °/, di ceneri Li: N. 4. — Ceneri 6,86 °/, di sostanza secca | n —- SO; 2,18°/, di sostanza secca | ti n — SO, 81,78°/, di ceneri i N. 5. — Ceneri 5,74°/, di sostanza secca È n — SO, 1,99% di sostanza secca pi n — SO, 34,67°/ di ceneri. È I risultati di una analisi chimica, nelle perizie di tale natura, assumono certo un valore ed un significato preponderanti. T'ut: tavia nel caso presente essi ci offrono, come vedremo, dati in: —+ grazia dridlere Gi = i lrn cl] sufficienti o contradditori. E ciò per due circostanze. (!) Ringrazio il Prof. G. PARIS, Direttore del Labolbiià di Chimici agraria della R. Scuola di Viticultura di SISI per la COOPeR | tami nella presente analisi. peer AGENTI \ CHIMICI 11 Anzitutto i soli campioni 2 a 5 sono in condizioni da of- frirci dei dati tra loro comparabili, essendo costituiti da mate- riali sani ed ustionati sineroni, cioè raccolti nella medesima epoca; mentre non è così del campione N. 1, alla cui compara- zione difetta l’analisi di foglie sane, eseguita nell’ epoca nella quale le bruciature si sarebbero verificate. E ciò non è senza importanza, poichè sappiamo che in generale in tutte le piante e specialmente in quelle legnose, la composizione chimica e così irapporti esistenti fra i diversi gruppi di sostanze possono, nello spazio di 2-3 mesi, trovarsi notevolmente mutati. Quindi i dati desunti dall’ analisi di foglie del tutto sane, ma prelevate alla . distanza di 2-8 mesi, non possono fornirci materia per conclusioni scientificamente rigorose ed inconfutabili. A tutto ciò è da aggiungere una seconda circostanza per- turbatrice, determinata, nel caso specifico della vite, da quei trattamenti con poltiglia bordolese cui la pianta è periodica- | mente sottoposta sin dall’ inizio della sua vegetazione, tratta- menti che per il vigneto in causa, all’ epoca dell’ accesso (2 luglio) ammontavano già a 6. fi Sottoporre foglie completamente disseccate ad un lavaggio o ad un trattamento chimico preventivo, per liberarle dagli ; eventuali residui di poltiglia bordolese, può considerarsi come | un compito assai arduo, molto più essendo probabile un certo assorbimento dei sali di rame da parte dei tessuti tegumentali della pianta. Ora dovendo l’analisi chimica appunto accertare, cin quantitativo di solfati, 1’ anidride solforosa assorbita dalla fpianta, i solfati comunque presenti per effetto dei trattamenti anticrittogamici col solfato di rame, vengono a sommarsi a quelli È preesistenti fisiologicamente nella pianta, adducendo nell’ analisi cifre elevate, incostanti o talora contradditorie. Non senza tener ‘conto poi che la poltiglia è distribuita sul fogliame, e successi- vamente asportata dall’ acqua in misura del tutto ineguale, incontrollabile, cosicchè, al risultato di un’ analisi fatta in. tali condizioni debbono aggiungersi, per questa nuova | che è impossibile a valutarsi in via preliminare, dei nuovi coeb | ficenti di errore. IRA E di fatti, la maggior quantità di solfati rinvenuta nel campione N. 1, è da attribuire appunto al solfato di rame re- | siduale, superficiale od assorbito, in séguito ai ripetuti tratta. menti con poltiglia. Ai fini di tale nuova ricerca furono sotto- posti ad analisi elettrolitica le soluzioni cloridriche delle ceneri delle foglie costituenti i campioni 1, 2, 3. Mentre per i campioni 2 e 8 il risultato è stato completamente negativo, per il‘cam- pione N. 1 si è potuto ottenere, non senza sorpresa, un notevole. quantitativo di rame metallico. Ciò dimostra all’ evidenza che su tali foglie totalmente disseccate, 1’ aumento dei solfati era in È gran parte da attribuirsi a notevoli residui non dilavati di sol- i fato di rame. Ed il differente risultato avutosi dal campione 4 N. 1, in confronto dei campioni 2 e 3, è appunto spiegato, dalla | circostanza che essendo formato dalle foglie prime nate, queste ebbero a subire la somma residuale di tutte le irrorazioni cul i fu assoggettata la pianta, molto più poi perchè precocemente dis- } seccatesi e cadute. Nel qual caso le sgocciolature di poltiglia, scendenti durante o dopo l’ irrorazione, una volta depositatesi _ sulla loro superficie, più difficilmente possono venire asporsa tal Nelle foglie invece che rimangono appese, potendosi esse disporre i obliquamente e verticalmente con le loro superfici, lo sgrondo dell’ acqua e quindi il più completo lavaggio della lamina, ven- gono ad essere notevolmente favoriti. | Quanto ai campioni 2, 8, 4, 5, ai quali soltanto, come fu ‘affermato, per essere costituiti da materiali tra loro comparabili, può essere attribuito un valore conclusivo, l’ analisi ha fornito invece, come risultato, una percentuale pressochè eguale di sol- fati, tanto negli organi sani quanto in quelli danneggiati, mentre | ia i e a er ica AGENTI CHIMICI 13 Siamo perciò ‘autorizzati ad affermare che tanto i rilievi ! botanici, macro- e microscopici, quanto i risultati dell’ analisi, non sono in grado di fornirci alcun dato positivo per concludere che i danni subiti dalle viti e dalle altre piante del podere, fos- sero dovuti all’ anidride solforosa ; chè anzi, i dati che si sono $ potuti obiettivamente ricavare, tanto botanici che chimici, sono nella maggioranza negativi rispetto ad un tale assunto. E tali conclusioni sono anche corroborate da altre facili, ovvie constatazioni. | Se le lesioni riscontrate sulle foglie di vite, assai accentuate nei loro caratteri e di rapida manifestazione, fossero state real- mente prodotte dall’ anidride solforosa, ci saremmo trovati di PARI pr RIE ETITEOIIE fronte a quelle forme di avvelenamento acuto quali cioè sogliono ii prodursi quando )’ atmosfera contenga notevoli quantità di ani- | dride solforosa (4). Ora in tale ipotesi, non solo le ustioni sì sa- rebbero dovute presentare sulla stessa vite in misura più grande, | ma anche le altre piante contigue, a sviluppo vegetativo sin- | crono a quello della vite, avrebbero dovuto mostrarci bruciature od altri fenomeni analoghi, in misura proporzionata. Si è potuto | invece constatare che talune piante, pur note come sensibili | quanto la vite all’ anidride solforosa (*), ad esempio un noce e | varie querce, erano perfettamente immuni da ustioni o da altri disturbi specifici. Anzi, il noce è considerato come una delle | piante più sensibili all’ anidride solforosa e sulle sue foglie poi le ustioni assumono anche caratteri assai particolari, che invano | ho ricercato sulla pianta esistente nel vigneto danneggiato. (4) Quando cioè .SO, si trovi in proporzioni non inferiori a 1: 100,000 . (0,001°/;)) in volume ed agisca per un tempo conveniente (Cfr. WisLIicENUS H., _“ Ueber die Grundlagen technischer und gesetzlicher Massnahmen gegen Rauchschaden ,,. Berlin 1908, pag. 26-27. i (*) Se ne vegga l’ enumerazione nel già citato lavoro di BRIZI (pag. 48 le 47, tav. I, fig. 2). | | ì sibi» 5 ia ache NL FROTEA Li la 4 #%% Rea i] da LL b Ù Ù 3 di © AGenNTI thnitdi ere IOLAA TESTO > ORE bone, già menzionata, ho rivestiva più o meno le dei di quercia e di qualche aio albero, è invece dovuta alla presenza di un microscopico fungo fumagineo, il Coniothecium quercinum Sacc., ed è perciò fenomeno di natura perassitaria ed in alcun modo legato al quesito che ci occupa. Sea tali Quanto all’ avorniello ed al susino (anche tralasciando che per il primo i dati dell'analisi sono .risultati completamente | negativi), i fenomeni di clorosi offerti dal loro fogliame depor- rebbero piuttosto per un avvelenamento cronico, dovuto all’azione | continuata di tenui quantità di anidride solforosa, come del i pari lo sviluppo stentato e rachitico dei tralci di vite potrebbe fi ascriversi ad un tale tipo di avvelenamento. È però evidente | che tali supposizioni risulterebbero in aperta contraddizione con | la forma di avvelenamento acuto presentataci contemporanea- î mente dalle foglie di vite e da esse soltanto. Per il susino e l’avorniello è poi da avvertire che i feno-. meni di clorosi, constatati ai primi di luglio, dovevano essere ‘di recente data, o quanto mai non potevano di certo risalire al periodo nel quale si sarebbero verificate le emissioni di . gas @ si erano avvertite le prime bruciature. Il che è anche confer- i mato dal risultato negativo avuto dall'analisi delle foglie cloro-. tiche di avorniello. | | Per cui, in causa di queste necessarie eliminazioni, il quesito. risulta sempre più circoscritto alla sola vite. La mancanza di ogni fatto specifico per le altre piante, attribuibile al gas, ri sulta più che mai singolare, anzi è sintomatico per le stesse: conclusioni Cui dovremmo pervenire in rapporto alla vite. | Quindi è che se ai dati già acquisiti, si aggiungono anche le osservazioni e deduzioni negative ora esposte, la mia affe: mazione, che i danni sofferti dalle viti non siano affatto attri buibili ad anidride solforosa risulta più che mai confermata. cd Le contrarie affermazioni degli interessati, rivestono un ca | | dd Ò AGENTI CHIMICI 15 ratteré puramente induttivo, essendo appoggiate a circostanze del tutto indiziarie e di scarso valore tecnico e legale. Infatti, ignorando la complessa patologia ‘della vite, la pianta più soggetta a malanni di quante se ne conoscono, il ragiona- mento loro è, presso a poco, il seguente: — “I forni della pu- rificazione non sono molto lontani dai nostri vigneti; negli anni | precedenti e nell'ultima invernata si sono avuti dei danni nelle colture erbacee. per effetto dell'anidride solforosa, dunque anche ‘idanneggiamenti primaverili, osservati quest’ anno sulle viti, non possono non dipendere dalla medesima causa ,. Ma esclusa dal perito con prove ed osservazioni positive, come si è visto, l’azione di tale gas, gli interessati ragionevol- «mente gli avranno potuto chiedere quali saranno state invece le causali del danneggiamento constatato. I Non vi era alcun motivo per negare loro la soddisfazione di tali chiarimenti, molto più essendo desiderabile che gli inte- resi dell'agricoltura e quelli dell'industria procedano in quei luoghi parallelamente, sulla via della giustizia e dell’ equità, senza reciproche sopraffazioni e senza sfruttamenti. Anzi, come Maro un preciso dovere del perito di escludere la possibilità di altre causali, quando sia pervenuto ad affermare un’azione positiva dell'anidride solforosa, negandola, non é meno doveroso il dimostrare quali sieno state le altre cause provocatrici dei 1 1 danni. * L’annata 1916, pure non sfavorevole ad un medio prodotto, | poteva ritenersi tuttavia come assai critica per la viticultura Li Pea LS . meridionale. | _. Di fatti, essa seguì ad un’annata tristemente celebre per una fierissima epidemia peronosporica, la quale lasciò la vite emata, con legno imperfettamente maturo e con riserve nu- e, È: MR E SATTA NSA AO CREA TZ CE STA VGT SP AI (0 AGENTI CHIMICI 00 7 - cultori pratici e non dovrebbero aver bisogno di ulteriori di Mmo- strazioni. GL ei i Sa J Tuttavia non sembra inopportuno riferire l’ opinione di due competenti viticoltori e patologi, il Viana ed il PrgLIon. Quest”. ultimo, nel noto Manuale “ La Fillossera e le principali malat- tie crittogamiche della vite etc. , (Hoepli, 1902) alla. pag. 169 osserva: “ Inoltre i forti attacchi di peronospora alle foglie compromettono la regolare maturazione dei tralci che rimangono. erbacei e sono assai soggetti all’azione del freddo durante l’ in-- verno. Altro effetto delle ripetute sfogliature causate dalla pe-. ronospora è la fallanza di prodotto negli anni successivi. I grap-. poli degenerano in cirri prima della fioritura oppure vanno sog- getti ad una colatura più o meno completa ,. Ed anche più. circostanziato è il ViaLA (“ Les maladies de la Vigne ,. Montpel-. lier, 1893, pag. 74): “ Lorsque le Mildiou est très intense. une année, l'année suivante la plante est tellement affaiblie que | les feuilles et les grappes sèchent, comme si elles étaient fol letées, sans que le parasite soit développé; ces vignes sont d’ail- leurs beaucoup plus sensibles au folletage. Dans quelques cas, présente à l’intérieur des zones noires et brunes. Les i 1 mal aoîìtés sont dessechés souvent par les gelées d’ hiver; ils les raisins, sous l’ influence des mémes causes antérieures, son millerandés ou n’arrivent pas è maturité et restent rougeàtres Les troncs des vignes affaiblies par le Mildiou, sous l’effet d’ un grande sécheresse ou des froids de l’hiver, se fendent; la tig ne doivent, en tons cas, jamais étre employés pour la multipli: cation ,,., é E che il vigneto in questione, come del resto molti altri del luogo, fosse stato l’anno precedente fortemente colpito dalla pi ronospora, è fuor di dubbio. Lo lascierebbe del resto suppori la circostanza, facilmente constatabile, che quel tratto dell’ai gusta valle, sul cui fondo scorre un fiume rinserrato da ripic Tei AGENTI CHIMICI 1 Isa rive, è soggetto evidentemente a forte umidità notturna e ad elevate temperature diurne, due condizioni favorevolissime allo sviluppo del parassita; tanto vero che il giorno dell’ accesso e posteriormente, non fu difficile a chi scrive rinvenire qualche macchia peronosporica, quando altrove, data l’annata 1916 assai | siccitosa in Quei luoghi, erano completamente irreperibili. Anche la presenza già menzionata dal Conziothecium quercinum, fango assai raro in Italia (‘) ed il suo carattere intensamente epidemico in quella sola località, lasciano arguire l’ esitenza di condizioni particolarmente favorevoli alle micosi. In quest'anno poi si sono avuti notevoli abbassamenti di temperatura intorno alla metà di aprile, quando la vite, per ef- fetto d’una invernata mite ed esciutta, aveva già iniziato il suo sviluppo. Anzi, in alcuni luoghi del circondario si erano | potute constatare gelate sensibili, nè è improbabile che lo stesso | vigneto in contestazione, incombente su di una angusta ed umida valle abbia dovuto soffrirne. Seguì poi, a cominciare dal maggio, un lunghissimo periodo di siccità, accompagnato assai spesso da venti caldi ed asciutti, ad esempio dal 4 all’8 maggio, quali da molti anni non si ricordavano per quella regione. È Di tali sfavorevoli condizioni, molte viti od anche interi vi- | gneti ebbero a risentirne le conseguenze in molti paesi della | provincia. Cosicchè non può meravigliare se tra questi dobbiamo ta comprendere anche il nostro vigneto, il quale, per trovarsi in terreno inclinato, esposto a solatio, e per essere da più anni in uno stato di evidente incoltura, tale che il terreno trovasi to- talmente ricoperto da un fitto rivestimento di erbe perenni 3 (Brachypodium, Achillea, Anthemis etc.), più di ogni altro. do- î _veva risentire la somma di tutti questi avversi fattori. () FERRARIS (“ Hyphales ,, in FI. it. crypt. p. 467) lo indica solo del Veronese e di Bolzano in Tirolo. che a tale stato di cose, e cioè so prasnnio a “ao riserv ve tritive nel legno e ad aridità del terreno, nè ciò potrble di- pendere da un’ azione esteriore dell’ anidride solforosa, ma” o da condizioni nutritive interne, preesistenti nella siasi oi anche a voler ammettere per il rachitismo dei tralci un avve- lenamento cronico — per quanto contradditorio, come abbiamo visto — si cadrebbe in una nuova contraddizione inesplicabile, giacchè, cessata al primi di maggio la supposta azione dell’ani- dride, da allora, e fino ai primi di luglio, epoca dell'accesso, vi i sarebbe stato tutto il tempo, per delle viti vigorose, di produrre | dei tralci di quasi mezzo metro di lunghezza. i Neppure per la fioritura, iniziatasi nella prima metà di ; maggio, può dedursi vi sieno stati danneggiamenti attribuibili | all’azione del gas. La colatura, che mi fu detto avessero sofferto grappoli al momomento dell’alligatura, è fenomeno frequente. nelle viti e può dipendere da cause così varie e complesse, da risultarne impossibile lo studio alla distanza di quasi due mesi. Molto più poi che in tutta quella vallata , anche a non. tener. conto delle conseguenze dei precedenti “ae peronosporici i ebbero indiscutibilmente nel 1916 danni sensibili, appunto du rante la fioritura, a causa della tignuola (Eudemis bolrana). Ciò spiega come i grappoli, nel nostro vigneto sì 'mostrassero. meschini e ad acini spargoli. — E veniamo alle bruciature delle foglie ed alle punteggiature nerastre dei tralci, i due fenomeni più tipici e perciò più 1 marchevoli nell’attuale perizia, molto più perchè messi ‘in. e lievo dagli stessi interessati. | Macchie rosso-brune, bruno-giallastre etc., seguite da più o meno rapido disseccamento, non sono fenomeni specific attribuibili cioè ad una sola causa, ma piuttosto manifestazid patologiche, a sintomi 0 caratteri convergenti, dovute. a e Ni molteplici e. talora assai disparate. E vi contribuisce anc AGENTI CHIMICI misura non lieve, la stessa qualità del vitigno. Ho potuto con- | statare, ad esempio, come, in linea generale, i vitigni ad uve | nere dieno delle macchie fogliari patologiche più rosse, più in- tensamente colorate dei vitigni ad uve bianche. Comunque tali macchie patologiche primaverili, possono offrirci tutte quelle | varie gamme di colori che le stesse foglie ci presentano all’ au- tunno all’approssimarsi della loro caduta e del loro dissecca- . mento fisiologico. Tale fenomeno è stato abbastanza frequente nel 1916, e non è mancato anche nei migliori vigneti, mentre 3 del resto non è nuovo nella regione. Tanto vero che alcuni pra- tici designano la malattia col nome di “ rossolella.,, e le viti che ne sono affette con le espressioni suggestive di “ abban- 7 pate ,, ed “ appicciate , (cioè avvampate ed abbruciate). i Il MiLLer-THURGAU, uno dei migliori conoscitori della pa- tologia della vite, ci ha presentato un quadro quasi completo dei diversi rossori patologici che questa pianta può offrire sul . suo fogliame, non esclusi quelli dovuti all’azione ustionante dei | gas '). Trattasi di non meno di 11 forme, le quali se non sono _ tracheiphila, studiata da MiLLeR-THURGAU, le cui macchie fo- liari hanno qualche analogia con quelle da me studiate. I vasi, __‘) “Der rote Brenner des Weinstoches ,. Centralbl. f. Bakter. etc. II. Abt., Bd. X, 1903, pag. 8-17, 48-61, 81-88, 113-121, Tav. I-V. le macchie dovute a tale parassita, hanno Ai versa ar sono meglio limitate e passano rapidamente dal giallo al color di secco, senza quelle forme di arrossamento caratteristiche sulle viti oggetto della attuale questione. i tia Perciò, esclusa in via assoluta qualunque azione parassitaria, e per i fatti già esposti anche l’azione dell'anidride solforosa, 1 deperimenti e le lesioni constatate non possono essere impu- tate che a disturbi funzionali, conseguenti all’azione di altre. ni sg sconta PS cause esterne od interne. I Le espressioni di “ bruciature ,, “ ustioni ,, “ scottature , terry » seni n ep te, con le quali furono indicate sul principio le lesioni offerte dal fo- gliame delle viti (viti “ abbampate ,, viti “ appicciate , nelle . loud espressioni volgari ed empiriche di taluni agricoltori), non sottin- tendono menomamente l’azione causticante dell'anidride, ma pre- suppongono invece una qualche causa, la.quale, operando in modo non dissimile, cioè disidratando o causticando le cellule vive, finisce per determinare delle lesioni a caratteri grossolanamente convergenti con quelli determinati dall’ anidride solforosa. Credo di non andar errato affermando che i ‘fenomeni di scottature verificatisi in quel vigneto sieno appunto da attri- Î buirsi al così detto “ colpo di sole ,, fenomeno non raro per le viti, delle quali è anzi caratteristico, e perciò più volte de- scritto ed illustrato. Esso può presentarsi, secondo i vitigni, con aspetti non del tutto simili; io ritengo anzi che anche il così | detto “ mal di Califormia , delle foglie di vite, esclusa oramai per esso ogni causa parassitaria, altro non sia che uno dei vari È aspetti sotto i quali il “ colpo di sole , può presentarsi sulle foglie di questa pianta ('). Le figure riprodotte nelle due ta- (1) In Italia, il “ mal di California ,, fu segnalato sopratutto nel Mez- zogiorno (Campania, Abruzzo, Puglie, Calabria), in quelle regioni cioè ove più frequentemente possono verificarsi le condizioni meteoriche predispo- AGENTI CHIMICI 21 I vole, XIII e XVI, del già citato e classico lavoro del Viaca, | sono assai istruttive, e mi risparmiano appunto di raffigurare quali potevano essere le lesioni fogliari del vigneto in questione. | Lesioni che in quest'anno, per le condizioni climatiche già . | esposte, si sono avute, ripeto, in molti luoghi, con tipiche ripro- duzioni sintomatiche anche del già ricordato “ mal di Califor- mia ,. È risaputo poi come il “ colpo di sole , possa essere in qualche caso così violento, da determinare persino la morte ra- | pida della pianta, fenomeno già noto da noi col nome di “ apo- | plessia , ed in Francia con quello di “ folletage n e che, se- condo il VraLa, come fu riportato nelle pagine precedenti, può | manifestarsi tra i fatti postumi di un forte attacco peronosporico. Gli studi recenti sull’ azione dei sali di rame sulle piante e È quindi implicitamente delia poltiglia usata nei trattamenti an- | tiperonosporici, ci permettono poi di allargare notevolmente il ; campo,delle possibilità patogeniche per le foglie della vite, e di intravedere qualche rapporto o qualche convergenza di influ- | enze anche tra questa causa chimica e quelle dovute all’ azione | fisica dei raggi solari o dei forti squilibri di temperatura. Ritengo quindi come non dubbio che le punteggiature ne- | rastre dei tralci, già descritte, e ritenute dai viticultori dan- | neggiati come un fenomeno di causticazione per anidride sol- » % forosa, sieno in vece conseguenza di un assorbimento di solfato di rame. Certo è che tali produzioni anormali ed anzi patolo- | giche, furono nel 1916 assai frequenti in tutti i vigneti di quella ecs, con caratteri in tutto eguali a quelli presentati dalle + nenti al “colpo di sole ,,. Tra le più recenti segnalazioni, da ricordarsi le seguenti: FERRANTE L., “Il mal della California nei vigneti Baresi ,. La Propaganda Agricola, Bari, aa. 1, 1907, pp. 246-247; NicastRI-VULCANO R., “Il mal della California in Calabria ,,. Giornale di Viticult. ed Enologia , vellino, an. 11., 1903, pg. 97-99, 121-124; CrancagLINI L., * Il maldi Ca- fornia nelle vigne di Bovino ,, l, c., an. 16., 1908, pp. 269-271, punteggiature nere nei tralci del vigneto in questione. Il che vi si presentavano più fitte, dipendeva dal meschino: i scimento dei tralci; per quella ragione medesima per cui uné foglia arrestatasi nel suo sviluppo giovanile, ci appetito più densamente pelosa della foglia sviluppatasi normalmente. Di tali caratteristiche causticazioni dei tralci erbacei, se. ne sono avute in gran copia, nel 1916, negli stessi yigneti della Regia - Scuola di Viticultura di Avellino, sopratutto poi in alcune viti trattate in via sperimentale con i polisolfuri. | Tali patologiche produzioni dei tralci erbacei, sono un fe- | nomeno così diffuso e così poco nuovo, da costituire un tipo di malattia ben noto ai tecnici col noine di “ antracnosi, punteg- giata , e da non confondersi con la vera antracnosi o “ ali tracnosi maculata ,, di origine schiettamente parassitaria. Ne parla diffusamente anche il Viana (l. c. p. 282) e ne riproduce i l’ aspetto, su tralci già liguificati, alla tav. VI. Tale “ antrae- | nosi punteggiata , sulle cui cause però i patologi parmi non si. sieno ancora chiaramente espressi, per le ricerche da me com- piute ai fini di questa perizia, è da ritenersi come dovuta a bru- o ciature per assorbimento di solfato di rame, in concorrenza con. una soverchia acidità della poltiglia, con qualche fattore. me-. teorico o climatico, e non esclusa qualche condizione predisp nente nei tessuti tegumentali dei tralci. È La possibilità di un’ azione causticante dei sali di. rame È piegati come anticrittogamici, è un fatto oramai così bene ass sodato, che il SoraveR vi dedica un lungo paragrafo nell’ ultima edizione del suo celebre trattato “ Handbuch der Pflanzen- krankheiten , (I Bd., 1909, p. 752). Ora le punteggiature, € meglio le minute “ intumescenze , che i tralci erbacei ci pre sentano, corrispondono in tutto a quelle “ intumescenze = affini lesioni, le quali furono anche prodotte sperimentalment su talune piante coltivate, ad esempio da S. M. Bain, da. vw, Pi / Ti AGENTI CHIMICI 28 von ScHRENK e più recentemente da L. M. Marx ('). Ora se i | sali di rame assorbiti sono in grado di determinare sui tralci — erbacei delle lesioni così caratteristiche e manifeste, non è im- : “probabile debbano contemporaneamente produrre anche sulle _ foglie dei fenomeni patologici, anche se non in tutto corrispon- 3 denti a quelli dei tralci. In realtà, il più delle volte, le lesioni $ fogliari per effetto dei sali di rame, si manifestano come bru- | ciature minute, a guisa appunto di intumescenze assai depresse, . come è stato osservato anche da MurtH (*), oppure, se la foglia È è nel periodo attivo di accrescimento, si possono avere anche . lacerazioni o perforazioni, come ho più volte osservato, le quali. | ricordano la così detta “ antracnosi perforante , di taluni autori. . Ma non è improbabile, ripeto, che oltre tali lesioni più acute, e di aspetto quasi traumatico, si possano anche avere i feno- 3 meni di arrossamento o di scottatura già descritti, in causa so- | pratutto della diversa costituzione e funzionalità dell’ apparato | fogliare. È noto poi come persino le polverizzazioni con lo zolfo | possano, con una lunga sua permanenza, agire fisicamente e de- | terminare delle scottature sugli organi della vite, fenomeno già | moto non solo ai tecnici (*) ma anche ai pratici. 7 Quindi non vi à dubbio per me che i vari fenomeni pato. . logici, riscontrati sulle viti e su qualche altro albero nel podere di (4) Bain S. M., “ The action of Copper on Leaves. With Special Refe- rence to the Injurious Effects of Fungicides on Peach Foliage ,,. Bull. Agr. Exper. Station Univ. Tennessee, v. XV., 1902, n. 2, con 8 tav. | SCHRENK H. von, “ Intumescences formed as a result of chemical sti- 7mulation ,,, Rep. Missouri Bot. Garden, vol. XVI, 1905, p. 125, tavole XXV- MEXXI, «Marx M. L., “ Ueber Intumeszenzbildung an Laubblàttern infolge von Giltwirkung ,. Oesterr. bot. Ztschr., Jahrg. 1911, nn. 2-3, 11 p., 1 fig. ed 1 tav. i | (@) Mura Fr., “ Ueber d. Beschidigung d. Rebenblitter durch Kupfer- spritzmittel ,,. Mitt. d. deutsch. Weinbauvereins., I. Jahrg., n. 6, p. 9. ._—($) Se ne vegga un cenno anche in “ Ztschr. f. Pflanzenkrankh. ,, Bd. XIII, 1902, p. 111. - Pei dice. i vizi, 3 AGENTI È i i cui è qui questione, non possono aver avuto la loro causa in una eventuale ma non dimostrabile emissione di anidride solforosa. I fenomeni presentatici dalle viti, sono da considerarsi invece. quali bruciature di origine meteorica, cui si associò un’ azione chimica causticante per irrorazioni di solfato di rame ;. fenomeni poi i quali hanno trovato condizioni predisponenti nella scarsa vigoria della pianta, dipendente dalla giacitura e dalla incoltura | del terreno, dagli attacchi di peronospora sofferti nell’ annata precedente, e probabilmente anche negli abbassamenti di tempe- ratura che si erano verificati alla metà del mese di aprile. Tali conclusioni, ho avuto la compiacenza di veder accolte anche dalla parte avversa, malgrado l'appoggio di una contraria perizia: ciò debbo arguire, dal fatto che il querelante non ri- | tenne opportuno di proseguire il giudizio. Il caso non è per | questo meno interessante, poichè dimostra che dove si stabili- scono così fatti interessi antagonistici, tra industria ed agricol- | tura, spesso la verità è sospesa ad un filo assai tenue, e la sua . nda i tutela non è meno affidata alla sapienza del giudice che al retto ì e competente avviso del patologo. pi È d î nenti lac aa o P. PARASSITI VEGETALI 25 RIVISTA | Gregory C. T. — Studies on Plasmopara viticola (Studî sulla Plasmopara viticola) (Rep. of the session of the intern. Congress of Viticulture, San Francesco, 1915, pg. 126-150, con 5 tavole). E un riassunto chiaro e ben ordinato dei più importanti e . recenti lavori pubblicati sulla peronospora della vite. s DE. i Hremmr I. — Kurze Mittheilung iber einige parasitische Pilze È Japans (Breve comunicazione sopra alcuni funghi parassiti ; del Giappone) (The Botanical Magazine, Tokyo, 1916, Vo- i lume XXX, pg. 384-344, con una figura). — | —’1Viene richiamata l’attenzione sopra alcune specie di mi- - oromiceti parassiti non ancora riscontrate in Giappone, e sono Ò . Clasterosporium degenerans Syd., sopra foglie vive di Prunus Mume; _ Septogloum Ntisimae nov. sp., sopra foglie vive di — Quercus dentata; i Septoria Petasitidis nov. sp., su Petasites japonica ; nankinensis ; ta sa Armatella Litseae (P. Henn.)'Theiss. et Syd., sopra voglie vive di Cinnamomum o PeyrroneL B. — Sul nerume o marciume nero delle castagne (Rend. d. R. Acc. d. Lincei, Class scienze, Vol. XXV, 1916, pg. 459-461). A L’ Autore richiama le osservazioni del Peglion (riassunte già | alle pagine 214 e 245 del primo volume di questa £zrzsta) sopra questa malattia dei frutti del castagno. Ricorda come il micelio | che il Peglion descrisse col nome di Rhacodium cellare rimase È sterile in molti tentativi di coltura, e diede invece al Bainier | una forma conidica che fu da quest’ ultimo chiamata Hurziella | Castaneae. RAR | Non crede che la malattia provenga ai frutti dai magazzeni nei quali sono posti e dubita piuttosto trattarsi di infezioni — fiorali. Ha iniziato delle colture del fungo e sì riserva di appro-. fondirne meglio la biologia. L. M. © Sannino F. A. e Zago F. — La pasta Caffaro nelle esperienze comparative con altri anticrittogamici noti istituite. a Broni ) nella campagna viticola del 1916 (Milano, 1917, 5 pagine, con 4 fotografia). i x Sono le esperienze delle quali si è già fatto cenno alla pa- | LU a * gina 193 del precedente volume di questa Azwvista. Gli Autori affermano anch’ essi, sulla base delle esperienza 7 eseguite, che i trattamenti con poltiglia bordolése all’ 1 Pi 10 CAT PARASSITI VEGETALI ; 27 0 od anche al 0,5 p. 100 di solfato di rame si equivalgono per efficacia a quelli con pasta Caffaro essa pure all’1 o al 0,5 p. 100, e che i soli trattamenti liquidi sono sufficientì a salvare foglia e grappoli purchè fatti bene : i trattamenti complementari con polveri ramate sono utili ma non necessari, ad ogni modo la polvere di Caffaro si è mostrata più efficace dello zolfo col solfato. i I trattamenti con. polisolfuro alcalino e 0,5 p. 100 di solfato di rame non hanno salvato tutti i grappoli nè tenute immuni — tutte le foglie. L. M. — Turconi M. — Sopra una nuova malattia del cacao - Threobroma Cacao I. (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XVII, 1916, ù pg. 1-8, con una tavola). È malattia che si è manifestata sopra piante coltivate nelle serre dell’ Orto Botanico di Pavia. Produce sulle foglie macchie per lo più marginali, basali o apicali, di forma irregolare, tal- volta estendentisi a buona parte del lembo. grigio cenere nella parte interna e limitate esternamente, sulla pagina superiore, da una zona marginale rosso bruna, punteggiata di nero. | Pa Come agente patogeno l’ autore indica una Physalospora che sì trova costantemente sulle foglie ammalate e che egli descrive come spiece nuova col come di Ph. Theobromae. A Convivono con essa, ma non si può ancora dire se al essa appartengano, due forme conidiche nuove che sono descritte coi $ nomi di Stachylidium Theobromae e Helminthosporium Theo- . broniae. : L. MONTEMARTINI. PARASSITI ANIMALI 2317 SESIA Osieporr S. E PrHLIvANOGLOU D. V. — Obzervalione sur desi sectes de la Vigne: Eudemis et Cochylis (Osservazioni sopra | gli insetti della vite: Eudemis e Cochylis) (Le progrés agric. et Vitic., Montpellier, 1916, Nr. 40-43, 16 pagine). Gli Autori hanno raccolto dati statistici sopra gli attacchi di questi due insetti ai grappoli di viti europee o americane, ibridi e produttori diretti, coltivate alla scuola di Montpellier. Sono oltre 400 osservazioni di vitigni diversi, le quali di- mostrano grandissima differenza nel modo di comportarsi dei parassiti in parola di fronte ai singoli vitigni. Dai più attaccati — (Estaca Sauma e Eourbies) che diedero percentuali di 81 e 74 di acini attaccati, si va ai vitigni che rimasero, si può dire, immuni. In generale sono più attaccati i vitigni con grappoli com- patti e lo sono meno quelli con grappoli radi normalmente o divenuti tali in seguito all’attacco della peronospora. I vitigni francesi sembrano preferiti a quelli americani. Gli acini con poca polpa e con vinaccioli grossi sono attac- cati meno facilmente. i Quanto al numero relativo delle Cocky/is e delle Eudemis quest'ultime sono predominanti: su un totale di 931 larve os- È servate, 812 erano di Ewdemis, 80 di Cochylis e 39 indetermi- 1 nate (crisalidi). Sicvestri F. — Prima notizia sulla preseuza della mosca delle | olive e di un parassita di essa in India (. Acc. Lincei, Roma, 1916, Ser. V, Vol. XXV, pag. 424-426, con una, figura). Richiamate le osservazioni già fatte in Eritrea e riassunte alla pagina 181 del volume VII di questa Rivista, l’ Autore co- di È. ni " lai — — __L_eLi cela i lan ing > e . PARASSIFI ANIMALI — MALATTIE D’ INDOLE FISIOLOGICA 29 munica di avere avuto materiale di studio raccolto dal Fletcher . nelle provincie nord-occidentali e di aver trovato delle olive mp di Olea cuspidata) attaccate da una varietà (var. aszatica) di Dacus oleae parassitizzata da una specie nuova di. Opius È che qui descrive col nome di 0. ponerophagus. È specie molto i vicina all’ O. concolor e all’ 0. dacicida e si distingue per il 4 propodeo liscio, o quasi, sulle superficie submediane e per la . discoidale e la seconda cubitale più strette. 3 | L. M. 0 Muneratri 0. e ZApparoLI T. V. — Sul comportamento dei discen- denti delle barbabietole che salgono a seme nel primo anno. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1917, Vol. L, pa- gina 5-24). Dopo avere riassunto le osservazioni che già si hanno sopra Epto argomento, gli Autori espongono i risultati di loro os- servazioni fatte negli anni 1912-1915 tanto su razze coltivate Bono su forme spontanee. Rilevano anzitutto che la barbabietola tanto allo stato sel- | vaggio che in quello coltivato può presentare contemporanea- mente individui annuali, biennali ed anche vivaci, e solo sì può , | dire che allo stato selvaggio l’ equilibrio è spostato verso la an- nualità mentre nello stato coltivato prevale invece la biennalità, senza che sia possibile fissare in modo stabile od assoluto il ca- | rattere rispettivo della annualità o della biennalità : si tratta in ‘altre parole di una di quelle specie che il De Vries chiama ?%- | fissabili, facoltative annuali o ‘biennali, per le quali la selezione continuata nè purifica le razze biennali dalla tendenza a dare dei soggetti che salgono a seme nel primo anno, nè purifica le # ce i i a ini Spin sa ite de ii - bits la " è 197 3 VE ea! vi i»; A Ci - vé $ de. I ps: 3 sid ug Der i tai “DA 9, 30. MALATTIE D' INDOLE FISIOLOGICA —_ MALATTIE I NATURA IN . Ly = “i annuali dal viceversa. Così che non si -può PESA sr: atavico, come non è appropriata la parola preficrini Ad ogni modo sta di fatto che le semine precoci, cui sus- seguono arresti di vegetazione, innalzano la proporzione dei soggetti che salgono a seme nel primo anno. F E quanto ai semi provenienti da tali piante, sedere si deve. riconoscere che se alcuni individui danno discendenti che pre- È sentano subito in grande maggioranza la stessa tendenza, altri — al contrario dànno discendenti quasi tutti biennali; bisogna. anche dire che in generale hanno tendenza a dare più facil- mente discendenti annuali gli individui che montino a seme. precocemente (caraterizzati quindi da assenza o grande scarsità di foglie basilari e da radici piccole, sottili più o meno legnose); | mentre invece dànno luogo solo eccezionalmente a molti di- | scendenti annuali le piante che salgono a seme sia pure nel primo anno ma molto tardi (caratterizzate da fogliame abbon- dante e da radici normali, poco o punto legnose). L. MONTEMARTINI. Lopriore G. — Di alcuni ascidii epifilli del rabarbaro comune (Atti d. Soc. d. Natur. e Mat. di Modena, Ser V, Vol. IL 1916, pag. 14-22, con una tavola). ; L'Autore ha osservato in una pianta di Rhewm officinal coltivata nel campo sperimentale della Stazione Agraria di Mo dena a S. Cesario sul Panaro, la formazione di ascidi epifill che qui descrive minutamente. Esclude la presenza di parassi animali o vegetali come causa immediata dell’anomalia e ritier x: trattarsi di deviazioni dovute a causa Rete 2 . 6 Ù 4 2 Si ERP RA RZ TRO dino LI MR T_-9 È o ’ amd, ì x hi ar he UR USI MALATTIE DI NATURA INCERTA al Fa un esame critico dei più recenti lavori sopra simili — formazioni osservate e studiate anchs in altre piante. L. MONTEMARTINI. Perri L. — L'infezione primaria determinante nel castagno il mal dell'inchiostro (Rend. d. R. Ac. di Lincei, Classe scienze, Roma, 1916, Vol. XXV, pag. 499-501, con due figure). È Continuando le ricerche di cui alla pagina 211 del prece: È dente volume di questa vista, Autore comunica che l’infezione È originaria degli alberi da parte del micelo ivi descritto, si ve- i rifica nella regione basale delle grosse radici e che il micelio stesso penetra nel parenchima corticale di queste attreverso il È bi È tenue strato di peridermide che protegge la corteccia in fondo i alle fenditure del ritidoma. Si formano così in tali punti di | | attacco delle macchie d’ inchiostro, che 1’ Autore chiama prima- È rie, che spiccano, in sezione, sull’alburno e durame completa- mente sani e che s’approfondiscono a poco a poco fino a rag- giungere il cambio (raggiunto il quale si propagano rapida- bi mente in senso longitudinale), e che sono da distinguersi da d quelle altre macchie secondarie che derivano dall’alterazione «della corteccia in seguito alla morte del cambio o che può essere dovuta od aiutata anche da altri agenti patogeni. È È Il micelio parassita di che trattasi muore rapidamente non | appena i tessuti attaccati si trovino in condizioni di diminuita 3 attività vitale: si comporta dunque come un parassita obbligato. È Da qui la difficoltà di farlo sviluppare nelle colture. L. MONTEMARTINI. E - ic ‘ f i I pi a bi 32 | FISIOPATO pa: DeGLi Artt M. — Le ossidasi nell’ingentilimento delle piante coltivate (Ann. d. R. Scuol Sup. d' Agric. di Portici, 1916, Vol. XIV, 84 pagine). L’ Autore prende le mosse dal lavoro del Comes già riassunto | alla pagina 111 del precedente volume di questa Rivista, nel quale si sostiene che l’ingentilmento delle piante in seguito alla loro prolungata coltivazione e la diminuzione dell’acidità nei loro tessuti siano la causa prima della minore loro resistenza p: al parassiti. Dietro indicazione dello stesso Comes che la diminuzione degli acidi nelle piante sia dovuta all’ attività ossidasica, ha | proceduto alla ricerca e alla localizzazione delle ossidasi nei di- versi organi di molte piante, adoperando a tal’ uopo la soluzione alcoolica di guaiaco. Ed ha così visto che la maggiore concen- | trazione ossidasica si incontra di solito nei focolai di neofor- | mazioni e cioè presso gli apici vegetativi delle radici e sotto le gemme dei coni caulinari, il che dimostra l’ importanza delle riserve ossidasiche nei processi di neoformazione dei tessuti e forse nei fenomeni chimici che occompagnano la trasformazione delle sostanze nutritizie : tutto ciò si vede meglio nelle piante più ingentilite. E I frutti continuano ad essere acidi fin che le ossidasi che i vi arrivano dal peduncolo o forse anche si formano in posto restano localizzate nei vasi; invece si deacidificano più o meno | rapidamente quando le ossidasi dai vasi passano alle cellule del parenchima. Ciò fa pensare ad una relazione tra l’ azione delle i ossidasi e la trasformazione degli acidi. No L’ Autore ha fatto pure osservazioni sopra l’ azione della luce sulle diastasi, sulla maturazione dei frutti, sull’ influenza. degli scambi gasosi tra l’aria atmosferica ed i tessuti studiati, ecc. Ripresenta in ultimo la ipotesi di Comes che egli formula. così : le sostanze ossidasiche, secondate dalla concimazione azo: FISIOPATOLOGIA Sa tata, costituiscono l’ esponente dall’ingentilimento colturale, dap- poichè esse, attenuando 1’ acidità dei succhi organici nelle piante . coltivate, ne apprestano gli organi per un pasto più gradito agli | uomini e prima ancora ai parassiti in genere. Stabilito il legame genetico, già affermato dal Comes, tra l’ azoto concimante e la sostanza zimogena, 1’ Autore pensa che da quest’ultima, non ancora ben definita, si originano poi i due tipi di fermenti solubili, idrolizzanti ed ossidanti, mediante l’at- tività dei quali avvengono gli svariati fenomeni chimici e bio- chimici che fanno parte del metabolismo: i primi, gli idroliz- zanti, mobilizzano le riserve apprestando così ai parassiti un materiale di più agevole utilizzazione ; i secondi, cioè gli ossì- danti, attaccano e bruciano specialmente gli acidi commistivi (che rendevano il pasto medesimo poco gradito) mettendo così in maggiore evidenza le sostanze chemotropiche presenti negli . organi delle piante. L. MONTEMARTINI. Magnus W. — Die Entstehung der Pflanzengallen (L’ origine delle galle vegetali) (Jena 1914). L'Autore ha studiato in modo speciale la formazione delle se- guenti galle: di hodites rosae e RA. spinosissima sopra le rose; di Biorrhiza terminalis, Andricus trilineatus, Neuroterus nu- mismalis sopra le querce; di Isosoma sp. sulle radici aeree dei Ficus; di Isosoma orchidearum su Cattleya; di Blastophaga glossorum sul fico; di Pontania proxima, P, salicis e P. visi- cator sopra diversi salici, ed altre. | Ha constatato che ogni galla è sempre provocata da una d ferita o da uno stimolo traumatico. Discute qui a lungo la teoria del Malpighi e del Beijerinck che vi sia un virus emesso dal- insetto madre, teoria che richiama quella del Sachs sopra le sostanze formative speciali, be è % è che in vicinanza e dentro le. galle mancano certi enzimi che si trovano invece nelle parti sane, pensa che il parassita s se- .greghi delle sostanze le quali ostacolando lo sviluppo degli. en zimi normali provochino l’ accumulo di talune sostanze nutritive che normalmente ‘sarebbero da quelli distrutte: da qui una ipernutrizione locale e un eccitamento allo sviluppo della galla. Un accumulo simile di certe sostanze nutritizie può venire prodotto pure da anestetici. L. MONTEMARTINI. Norton J. S. — Action interne des substances chimiques sur la resistance des tomates aux maladies de la feuille (Azione in- i terna di diversi composti chimici sopra la resistenza dei pomodori alle malattie delle foglie) (Le Progrés Agric. et. Vitic., Montpellier, 1916, Nr. 50 e 52, 12 pagine). L’ Autore ricorda i tentativi che furono fatti fin’ ora per rendere le piante immuni contro determinate malattie facendo loro assorbire certe sostanze o dal terreno (Marchal ottenne lat- tuga resistente alla peronospora fornendo alle radici soluzione di solfato di rame al 3-4 per 10.000), o per iniezione diretta, ento Core ro sp ed _l rai EP nel legno (lo sta tentando Rumbold per la malattia della cor-. teccia del castagno, e lo hanno tentato Mokrschetzki e Chewy= renv in Russia per altre piante), o con sieri speciali (Beau verie ha immunizzato delle begonie contro la Botry/is cenere piantandole in terreno che era stato lungo tempo coperto Botrytis; e Pattes ha adoperato una tossina ricavata da Pet domonas, per contrastare gli attacchi di questo parassita é ravizzone). Ricorda pure le molte osservazioni che si hanno i torno all’azione delle diverse concimazioni sopra le malattie; d frumento. rieti AMARA a de N Ù ta lil FISIOPATOLOGIA . 35 Espone poi, in riassunto, i risultati ottenuti in molte espe- rienze dirette a vedere l’azione dei composti chimici più diversi sopra le malattie delle foglie dei pomodori dovute al Cladosporium fulvum e alla Septoria Lycopersici. Ha adoperato soluzioni di- luite di nitrato di bario, cloruro di calcio, nitrato di calcio, solfato di cerio, solfato di rame, acqua di calcio, cloruro di mer- curio, acetato di morfina, acido ossalico, fluoroglucina, nitrato di potassio, permanganato di potassio, acetato di sodio, nitrato di sodio, tungstato di sodio, i quali composti hanno esercitato tutti qualche azione. Si mostrarono invece di nessun valore l’acetone, l’ammoniaca, il cloruro di bario, l’ ossido di bario, _ l’asparagina, l’acido carbonico, l’olio di cedro, l'acido cromico, l’idrato di cloro, la cianina, l’eosina, l’aldeide formica, il glu- cosio, il perossido d’idrogeno, il solfato di ferro, l’acetato. di piombo, il solfato di magnesio, il ferrocianuro di potassio, 1’ jo- duro di potassio, l’idrossido di potassio, il cloruro di potassio, il cromato di potassio, l’acido solforico, il nitroprussiato di sodio, . il solfato di stricnina, il timolo. Conclude che questi primi tentativi hanno dimostrato una resistenza crescente alle malattie nelle foglie che avevano as- sorbito certe sostanze. Di fronte a certe sostanze il C/lado- Fi sporium si è sviluppato anche con concentrazioni più forti di | quelli che bastavano ad ostacolare lo sviluppo della Septoria # (p. e. per l’acido fosforico); di fronte a certe altre (p. e. cloruro di mercurio, nitrato di bario, solfato di cerio e specialmente % l’acido ossalico) la pianta ospite fu meno resistente della Sep- È torta, la quale infatti ha potuto svilupparsi benissimo anche È sopra foglie che apparivano danneggiate dalla sostanza velenosa | assorbita. L. MONTEMARTINI. cade i a der di ia "RT Se] >] Wi Mela -* I «ARI ” D ; 3 PISS di a 2% ssi #3 SE, i "og | ( i a DI PanraneLLI E. — Sulla lenta alterazione del legno di vite inter- rato (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1916, Vol. XLIX, pag. 605-648, con 4 tavole). | n Ò & è L’ Autore ha constatato che i frammenti di radici o di fusti di vite rimasti nel terreno, vi si mantengono a lungo in vita e subiscono poi un’alterazione più o meno lenta e diversa anche per natura, a seconda delle condizioni del terreno. Presenta qui una serie di precise ed' accurate osservazioni sopra il procedere di tali alterazioni che avvengono per attività propria premor- tale e necrobiotica dei legni vivi rimasti interrati, o per azione di microrganismi provenienti dal terreno circostante e che alla | loro volta trovano nei legni in parola substrato adatto per mol- | tiplicarsi e dare il cosidetto infungamento del terreno. Sono osservazioni ed esperienze fatte per due e più anni su piccoli pezzi di talee e radici, con legno tutto vivo (ossia solo } alburno) sepolti in condizioni diverse, in terreni naturali o arti- ficiali preparati diversi tra loro, sterilizzati o non sterilizzati. E risultato che talee di /‘wpestris du loi, private delle gemme ed interrate, dopo 15 mesi di seppellimento avevano il legno ancora vivo e, se conservato in terra sterile, non invaso da microrganismi. E si mostrarono pure resistenti, benchè in ( misura un pò minore della /wpestris, anche gli altri vitigni. provati, la iparia, la Riparia X Berlandieri, e, meno di tutte, - la Vinifera. DI L’ Autore ha constatato che le alterazioni, nei primi 15 mesi di seppellimento, furono prodotte essenzialmente dalle at tività dei tessuti; l'alterazione più caratteristica è stata 1° um ficazione che concerneva unicamente il contenuto cellulare (ma la parete) ed è in relazione coll’attività respiratoria, sì ch era maggiore nei tessuti ricchi di plasma della corteccia | del cambio i quali erano già umificati quando il cilindr centrale legnoso era ancora vivo. Altra modificazione caratt FISIOPATOLOGIA 37 | ristica dei tessuti è la macerazione, ossia separazione delle cel- lule in seguito allo scioglimento della sostanza pectica che co- stituisce la lamella mediana. L’aerazione favorisce l’umificazione, l'umidità accelera invece la macerazione; quindi due tipi di alterazioni a seconda delle condizioni del terreno. Mentre questi processi autolitici continuano anche dopo la morte dei tessuti, intervengono poi i microorganismi, special- mente funghi, ad accelerarli, ed i loro effetti si esplicano spe- cialmente sul legno. La penetrazione dei funghi dipende dall’ a- erazione, ma taluno di essi invade anche legni poco aerati. Fra 1 microrganismi che penetrano nel legno non si ebbero mai bac- teri, ma solo funghi: alcuni parassiti (e tra questi il Phoma vitis che produsse poi periteci di Diaporthe viticola), altri sa- profiti quali la Speira densa, la Torula monilivides, un COREA: num e miceli sterili. L’azoto organico totale diminuiva prima della invasione dei funghi, ma dopo presentava un aumento. I carbidrati plastici solubili diminuivano invece tanto coll’in- tervento dei funghi che senza. Quelli insolubili diminuivano proporzionalmente all'invasione fungina. I costituenti minerali diminuivano, per dilavamento, nél legno non invaso da funghi. L'acido fosforico diminuiva pro- porzionalmente alla invasione, il che dimostra che il micelio | asportava dal legno composti solforati. Esso acido diminuiva però anche senza funghi, in seguito ai processi autolitici e tale | perdita dimostra che l’autodigestione delle albumine e degli altri composti organici fosforati fa molta strada già nei primi 15 mesi. Se nell’autolisi di queste sostanze si formano composti nocivi per le piante superiori, si può ritenere che in due anni il legno di vite rimasto sotto terra possa già intossicare note- Miomorto il terreno circostante. La pastorizzazione non impedisce l’umificazione del legno, ritarda invece la macerazione. La sterilizzazione in autoclave o i ti fe gie an de ale i 38 “I irsohaAlioLodtA "SREANAE impedisce le alterazioni autogene, ma non rende il legno più debole di fronte all'invasione dei funghi, anzi pare lo renda più resistente. L. MONTEMARTINI. Vipar J. = Sur la variation de la réceptivité des grappes (Sopra i la variazione della ricettività dei grappoli) (Le Progrés Agri- Hi cole et Viticole, Montpellier, 1916, N. 28, pg. 37-39). Ù bri i; Lo L’ Autore rilevando il fatto che in questi ultimi anni gli . . . . . . ° attacchi della peronospora sono riesciti particolarmente dannosi | ai grappoli più che alle foglie delle viti, esamina le varie ipo- tesì messe avanti per spiegarlo. ; | Non crede ad un adattamento speciale del parassita ai grap- poli, nè pensa che sempre sui grappoli rimanga meno solfato di ) rame che sulle foglie. 8 In un vigneto abbandonato e non curato perchè doveva es- | sere sradicato, ha visto quest’ anno che mentre un primo e un | terzo attacco di peronospora avevano colpito più le foglie che | i grappoli, in un periodo intermedio si aveva avuto un secondo | attacco riuscito dannoso invece specialmente ai grappoli. Ed ha | pensato che la differenza si potrebbe anche attribuire alle con- dizioni dell’ atmosfera nel tempo nel quale ha luogo l’ attacco hi se l'atmosfera è calma, la pagina inferiore delle foglie, che è. la sola atta ad essere infettata, non può ricevere germi del pa | rassita, mentre questi possono infettare indifferentemente da qualsiasi parte i grappoli. y PERE SERRE ARPA AE E NOTE PRATICHE 39 NOTE PRATICHE i In applicazione della legge contro le malattie delle piante e per osta- d ‘colare una ulteriore diffusione in Italia di certe malattie assai dannose, 4 fin’ ora apparse e localizzate solo in determinate zone, con decreto 8 di- | cembre 1916, il Ministero di Agricoltura ha preso i seguenti provvedimenti | (Gaszetia Ufficiale, 8 gennaio 1917): 1) proibì l’ esportazione di talee e barbatelle di vite dalle aree di- | chiarate infette da roncet; 2) idem per le piantine di castagno dalle aree infette da mal del- 1 l'inchiostro; ; 4 3) idem per le sementi di leguminose I o di lino dalle aree infette da cuscuta; i 4) idem per le piantine di mandorlo e pero dalle aree dichiarate procio da Aonidiella inopinata. Diede poi incarico ai delegati fitopatologici di Maio e impedire la vendita e circolazione, nelle zone cui sono proposti, delle piante infette di cui sopra, come pure delle piante e parti di piante sulle quali sieno traccie delle seguenti malattie o dei seguenti parassiti: marciume radicale, gommosi, cancro, Dothichiza populea (sugli astoni di pioppo canadese), | Zopfia rhizopbila (su rizomi o zampe di asparagio), Ceroplastes sinensis, Icerya purchasei, Parlatoria zizyphii, Chrysomphalus dietyospermi, Aonidiella Aurantii, Diaspis pentagona, Schizoneura lanigera. La cura contro queste malaltie e parassiti potrà essere jresa obbliga- toria qualora gli interessati non adottino volontariamente le misure loro suggerite dai direttori degii Osservatori regionali di fitopatologia. e MO a a@qu_n i) 40 i NOTE PRATICHE Dal Journal d’ Agriculture pratique, Paris, 1917 : N. 1. — Per liberare i terreni da molte erbe infestanti e specialmente dai cardi selvatici, sì consiglia seminarli a erba medica. Il nero interno dei frutti di castagno, dovuto secondo Bainier all’ Har- ziella Castaneae, pare penetri nei frutti giovani, alla loro base: per impe- i dire o arrestare i danni che esso può produrre, si consiglia di seccare presto i frutti stessi alla stufa o in essiccatoi. N. 2. — Sono date norme e consigli per la caccia e distruzione in grande, a mezzo di fucili, dei corvi, quando questi animali si presentano in quantità tali da lasciar temere danni gravissimi pei seminati e pei raccolti. Con decreto ministeriale è vietato l’ uso dei sali arsenicali per le viti dove insieme alle viti sono coltivate ortaggi o altre colture erbacee. I trattamenti arsenicali sono poi autorizzati: per le viti, da dopo la ven- demmia fino alla fine della fioritura; per le pomacee, da dopo il raccolto fino a quindici giorni dopo la fioritura con sospensione però nei giorni di piena fioritura; per gli olivi, dal 1 giugno al 1 ottobre; per le pian- tine dei vivai, in tutti i tempi purchè però non portino frutti destinati al consumo. N. 3. — Vermorel e Dantony. in seguito a numerose esperienze di confronto, pensano che per risparmiare solfato di rame, basti a difendere. le viti dalla peronospora una poltiglia bordolese con solo 1° 1 per 100 di solfato di rame e 0,5 di calce pura: tale poltiglia alcalina aderisce e re- siste più a lungo delle poltiglie acide o neutre. E. Noffray comunica che la Quercus palustris d' America non è attac- | cata dall’ oidio delle quercie e può essere utilmente coltivata invece delle quercie comuni. In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni | sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, f la PASTA DI CAFFARO si è dimostrata della stessa | efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla peronospora. ; Ciò si spiega quando si pensi che la Pasta Caffaro .| contiene rame (che è il principio attivo) in forma di ossi- — cloruro, forma che dà una maggiore quantità di rame so- rà lubile, che non il solfato. La Pasta Caffaro ci offre una poltiglia già pre- parata, più adesiva e meno costosa della poltiglia bordolese. | VITICULTORI! in base ai risultati delle esperienze fatte, potete | | adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- { cura, economia sensibile, semplicità di prepa- | razione. | | i Le Pasta Caffaro è anche la più indicata per com- battere la peronospora delle patate e dei pomo- . dori. | | I = suggerita ai giardinieri, frutticultori e vi- I vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. | Chiedete alla Federazione Italiana dei Consorzi Agrari (Pia- ‘| cenza), o a tutti i Consorzi Agrarî, Sindacati Agrarî, Casse rurali, _ ecc., che sono federate. Per disinfettare le serre, i semenzai o i let- turini, per combattere contro i pidocchi delle | piante serve benissimo il | LYSOFORM E’ uno dei disinfettanti più comuni, di odore grade- vole che scompare presto, di facile uso, di prezzo bassissimo. Chiederlo a tutti i droghieri, o alla Diffta Achille Brioschi e C., Riparto Gamboloita, 89 - MILANO. Pr _—_—_____yT-_——-—-—_-+-- : ivi LITOGRAFIA TACCHINARDI & FERRARI, Pavia — Via Orfanotrofio Specialità della Ditta RIPRODUZIONE CROMO-LITOGRAFICA DI PREPARATI MIGROSGOPIGI — Anno IX. ; Luglio 1917. N. 3-4. Rivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dorr. Luigi MonrtEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella KR. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. DeL Guekcio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLISON (Dublino) - Prof. A. KroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. Ar.pine (Melbourne - Australia) - D'. E. Bessey (East Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). INDICE DEL FASCICOLO Rivista : ALLarDp H. A. — Il mal del mosaico dei pomodori . . ; . Pag. 66 BeRLESE A. — Insetti delle case e dell’uomo . n 22 BrooKgs CH. e CooLey J. S. — La temperatura ed i fouglia del mar- ciume ? i n. 69 BuLtEeR E. J. — La SERIA da Sighi e a ozia ; s il CraBILL C. H. — Marciume radicale dei meli nella Virginia . ; n» dt DasTUR J. F. — Phytophthora su Evea . ì : | LEDA : n fd Idem — Phytophthora su Vinca : : : È n 43 DeL. VeccHIO C. — La Phytomiza sulle Sidi da svol ; i n» 22 DooLITTLE S. P. — Mal del mosaico dei cetrioli . —. 3 : : n 60 EpGERTON C. W. — La temperatura e la Glomerella . x e . Ri FRroMmME E. D. — Marciume delle mele dovuto a Phytophthora . ì n 4 Cont. a pag. seg.) PAVIA TIPOGRAFIA CooPERATI VA 1917 s Li (e it ” : e È 6 M è + * Sl ct pe ve PR TSI SERRE AR IZ x a ar sa Ln SE € Val ET e e oa PRO. Be ar TR A La l) *. NRE 37 " 7 di" ca a Dt v pela ) Gara P. IT:0. Le Malattia baci ric um o. "Sa GiLBeRT W. W. — Mal del mosaico dei cetriuoli VIE Rn ù, “a GiLman J. C. — Ingiallimento dei cavòli i: Sa Sapri x Ada Grassi G. B. e Topi M. — Esistono razze di ig î ELE GrosseNBACHER J. G. — Malattie della corteccia degli agrumi . sw De s Idem — Scabbia acida degli agrumi {. . —. ì SE E 3 HawKixs L. A. — Funghi parassiti e soluzioni concentrate 3 Di HepGgocK G. G. — Peridermium montanum e P. acicolum oe d Horson J. W. — Brusone dei ciliegi . 3 i ; : ha ta Idem — Brusone nel Yakima Valley . : ì si ri PR Au i Idem — Longevità del Bacillus amylovorus . ; . : PREGI O Howir I. E. e Stone R. E. — Una malattia dei pomodori d'inverno |, 66° ; JaGGER J. C. — Esperienze sul mosaico dei cetriuoli . È Mae È Jonnson J. — Resistenza del tabacco al marciume delle radici È KERN F. D. e Orton C. R. — La peronospora dei pomodori . À Fi MALENOTTI E. — Aspidiotus citrinus sul Chrysomphalus dict. . v fl MEeLHUS I. E., RosenBaUM J. e ScauLTz E. S. — Spong. subterranea . e Phomd tuberosa sulle patate i K A 1 i : © Mix A. J. — Azione del freddo sul cambio . ) . 1 ‘ ; Osmun A. V. e AnpERSON P. J. — Macchie anulari sul cavolfiore . PANTANELLI E. — Imnesti con viti arricciate : È | ; ParTTERSON FL. e CuaRLES V. K. — Il carbone del bambù x PeyRONEL B. — Imenomiceti umicoli e micorize . x 4 ; RanDp F. V. — I bacteri dell’ avvizzimento delle Cucurbite i RAND F. V. e EnLows E. U. — Bacteri delle Cucurbitacee e lotta RumBoLp C. — Iniezioni negli alberi . 4 i : , SmirH C. O. — Marciume cotonoso dei limoni ; & % 1 Idem — Resistenza dei Prunus al Bact. tumefaciens ‘ . ‘ : SPLENDORE A. — Le malattie delle arvicole. _. —. A . STEWART W. e LeonarDp M. — Gli insetti e i bacteri del brusone Stone R. E. — Le Septoria dei ribes . i aci { ; TispaLe W. H. — Un Melanconium dei pomodori È i co H04: Topi M. — Lotta contro le tignole della vite. i i a TurconI H. — Una nuova malattia dei bambù . ì : ‘ VoGLINO P. — I funghi parassiti in provincia di Torino . ì Idem — Diaspis e Prospaltella . : ; ; ; . ; ; Idem e BoncInI V. — Phoma endogena delle castagne ; i Weir J. R. e HuseRrT E. E. — Inoculazioni con Per. montanum 0 . . .» Note: pratiche) “i; Viu de o) È sata —— cc. veve n Causa le difficoltà del momento questo fascicolo esce con molto ritardo « e con mero limitato di pagine, giusta il decreto luogotenenz. sul consumo della c , | anno IX. «+. Luglio 1917. Num. 3-4. Rivista di Patologia Vegetale Diretta paL Dorr. LUIGI MONTEMARTINI » Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LuiGi1 MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia E—-<=-=TTTiii“::-“+-- RIVISTA BurLer E. J.-— The dissemination of parasitie fungi and inter- ‘national legislation. (La disseminazione dei funghi parassiti e la legislazione internazionale). (Mem. of the Depm. of Agricult. in India, Calcutta, 1917, Vol. IX, 3 pagine). L’ Autore spiega come possono diffondersi i funghi parassiti e accenna poi alle invasioni e diffasioni di alcune dannosis- sime malattie delle piante, quali la fillossera e l’oidio della | Vite, ecc. | «Spiega poi la convenzione internazionale formulata nella 7, onferenza internazionale fitopatologica tenuta a Roma nel feb- pri 1914, (veggasi alla pagina 88 del volume VII di questa È vista). $ In una appendice riassume le notizie che si hanno sopra la diffusione delle seguenti malattie: brusone dei peri dovuto al Micrococcus amylovorus, black-rot delle crocifere dovuto al i Bacterium campestre, crown-gall di piante diverse dovuto al Bacterium tumefaciens, brusone (blight) delle fave dovuto al Bacterium Phaseoli, cancro degli agrumi dovuto allo Psevdo- _monas Citri, scabbia delle patate dovuta alla Spongospora sub- terranea, verruche (warty disease) delle parato dovute fui: Sy | chytrium endobioticum 0 Chrysophlyetis endobiotica, seccu e : delle graminacee dovuto al Cladochytrium graminis o Phys 4 derma graminis, verruche (war ly disease) dall’ erba medica do- | vute all’ Urophlyctis alfalfae, seccume delle patate dovuto alla Phytophthora infestans, seccume dei lillà dovuto alla Phy- tophthora Syringae, peronospora della vite (Plasnopara viticola), peronospora delle cucurbitacee (Pseudoperonospora cubensis), | oidio della vite (Uncinula necator), oidio dell’ evonimo (0î- dium Evonymi-japonici), oidio dei ribes (Sphaerotheca Mors- uvae), cidio delle quercie (Microsphaera ‘Alni), oidio della ruta (Oidiopsis taurica), black-rot della vite dovuto alla Guignardia | Bidwelli, cancro dei pomodori e cucurbitacee dovuto alla My- cosphaerella citrullina, male della corteccia (bark-disease) del castagno dovuto all’ Endothra parasitica, back-knot dei pruni ; Pa PA ARE Ra dovuto alla Plowrightia morbosa, carbone del bambù (Ustilago shiraiana), ruggine del caffè (Hemileia vastatria), ruggini . e PNT delle orchidee (Memileia americana, H. Phaji, H. Oncidti, ecc.), ruggine dei garofani (Uromyces caryophyllinus), ruggine del-_ l Euphorbia (Uromyces Euphorbiae), raggine delle malve (Pue- cinia malvacearum), ruggine dei girasoli (Puccinia Helianthi), | £ È ruggine dei crisantemi (Puccinia Chrysanthemi), ruggine degli asparagi (Puccinia Asparagi), raggine del granoturco (Puccinia | Maydis), ruggine della vite (Phakospora Vitis), ruggine vesci- colosa dei pini (Peridermium Strobi e Cronartium ribicolum), ruggine del ginepro (Gymnosporangium), bolla delle azalee | (Exobasidium), macchie fogliari dei pomodori dovute alla Sep- | toria Lycopersici, macchiettatura dei sedani dovuta alla Septoria ; Petroselini var. Apii, antracnosi delle cucurbitacee dovuta al Colletotrichum oligochaetum. PARASSITI VEGETALI 43 È Dastur J. F. — Pivioputora sp. on. Hevea brasiliensis. (PAytoph- thora sp. sopra l’ Hevea brasiliensis) (Mem. of the Deptm. È of Agricult. in India, Calcutta, 1916, Vol. VIII, pg. 218-232, | _ con 2 figure). Da parecchi anni l’ Hevea brasiliensis è attaccata da una 3 malattia che a Burma è indicata col nome di dlack-thread, che «è dovuta ad una specie non ben precisata di Phytophthora che i quì l’ Autore descrive, confrontandone i caratteri con quelli della Ph. Faderi. Ì L. M. È È Dasrur J. F. — Phytophthora on Vinca rosea. (Phytophthora su Pao Vinca rosea) (col precedente, pag. 233-242, e una figura). î A Pausa (India) il maggio 1913 fu eccessivamente umido e È favorevolissimo allo sviluppo delle crittogame parassite. | | Nei giardini una delle piante più danneggiate fu la Vinca rosea, per l’ attacco di una Phytophthora che } Autore ha stu- . diato ed ha trovato un po’ ditferente dalla Ph. parasitica del | ricino. Egli però non ne fa una specie nuova ma solo una varietà . . biologica. L. M. Hepgcook G. .G. — Identity ‘of Peridermium montanum with 3 Per acicolum. (Identità del Peridermium montanum col Per. acicolum) (Paine, Baltimora, 1916, Vol. 6, pg. 64-67). Con esperienze di coltura ed inoculazione ) Autore ha ot- ibenuto dal Peridermium montanum del Pinus contorta una forma uredosporica sull’ Aster conspicuus simile al Coleosporium 1 ”» dedusse l lello dei due Peridermium di cui spiega la a dis Werr J. R. e Huserr E. E. — Inneulations experiments with i Peridermium montanum. (Esperienze di inoculazione col Pe- ridermium montanum) (col precedente, pg. 68-70). Gli Autori inocularono ecidiospore di Per. montanum pro- venienti da Pinus contorta sopra diverse specie di Solidago e di Aster, confermando i risultati precedenti dell’ Hedgcock. LD Frowme E. D. — The Phytophthora rot of apples. (Marciume | delle mele dovuto a Phytophthora) (col precedente, pg. 89-90). Si segnala un marciume delle mele simile a quello causato | dal Bacillus amylovorus ma dovuto invece alla. Phytophthora cactorum (Lib. et Cohn.) Schroet. SC, L. M. CrapiLi C. H. — Note on apple root-rot in Virginia. (Nota sul marciume radicale dei meli nella Virginia) (col precedente, pg. 158-161, con una figura). * : i È malattia, in certe provincie della Virginia, dannosissima. Si manifesta con un arresto dell’ accrescimento, seguito. dalla caduta di una parte delle foglie e dalla morte delle estremità di. rami: mentre le radici, a cominciare delle più profonde, son e PARASSITI VEGETALI 45 invase da un micelio bianco, il legno diventa a poco a poco nero fin che l’ albero muore. Mrs. Flora W. Patterson, coltivò in diversi substrati il mi- celio in parola e lo classificò come 7r:choderma hoeningi Ou- demans : in alcuni casi fu trovato anche un Hydnum, in altri dei bacterî. L’ Autore ritiene sia il 7r/choderma la causa prin- cipale del male: esso è un vero parassita, ma di ferite. Il suo sviluppo è ostacolato dalla calce. L. M. Jonnson J. — Resistance in tobacco to the root-rot disease. | (Resistenza del tabacco al marciume delle radici) (col pre- cedente, pg. 167-181, con sei figure). L’ Autore parla del marciume delle radici del tabacco dovuto alla Thielavia basicola, descrive la malattia e parla dei gravi 1 a Ba ° danni che essa produce in America. Tra le varietà di tabacco che sono più facilmente attaccate cita le White Burley, Oronoco,: Pryor e Maryland; mentre le Little Dutch e Connecticut. Broadleaf sono più resistenti. L’ Havana ha un grado di resistenza intermedio. Vi è però una | varietà di White Burley che è resistentissima. Fin’ ora le varietà resistenti in modo assoluto sono le meno adatte alla produzione di zigari, però non è escluso che si pos- sano avere varietà che uniscano l’ una cosa all’ altra ed anzi | secondo l’ Autore è nella produzione di tali varietà che si avrà | il mezzo più efficace per combattere la malattia. L. M. ae Sn Ù i ° A nd ‘ LI a" FATE” sì cv ° * r* ® neilopi ’ ai h & l ®. € è î k » a DAT 1A RE, à x 460 PARASSITI VEGETALI» 0/00 È : ASIA [Lt Sai 4 LA : 3 da y ‘ TA SmitH C. 0. — Cottoni rot of lemons in California. (Ma cotonoso dei limoni in California) (col precedente, pg. 268-27 i con 5 figure). È alterazione che si presenta Frebiuonte iene nei mesi da | gennaio a maggio nei laboratorî di imballaggio e spedizione dei È limoni in California. Il fungo che ne è la causa è una Sclerotinia | che fu già ritenuta identica alla Sc. lbertiana Fkl. ee | L’ Autore dimostra che trattasi proprio di questa specie la Gi quale può attaccare anche i rami delle piante più deboli e si È propaga da un frutto all’ altro per semplice contatto senza che i e vi sia bisogno di lesioni. Pare identica alla Sc/erotinia che cresce La 42 anche sulle fave, sui cetrioli, snlla lattuga, sui pomodori, ecc. | In coltura però non dà altra forma di riproduzione che quella 1 ascofora. ted alt O RT Non si conosce altro mezzo di lotta che lavature con solu- zione al 0,02 per 100 di solfato di rame nell’ 3008; ma bisogna. applicarlo con certe precauzioni. Tad Kern F. D. e Orron C. R. — Phytophthora infestans on tomatoes (La Phytophthora infestans sui pomodori) (col precedente,, pg. 284-287, e due figure). ui PA pozioni earticse, eine DELIRIO ZIEITRRA La peronospora dei pomodori fu causa di danni assai gravi in Pensilvania durante il 1915: la stagione era stata molto piovosa e con temperatura bassa. È (li Autori parlano dei danni che questo parassita reca alle coltivazioni dei pomodori in America e in Europa. dd CON PR Co aria o i PARASSITI VEGETALI 47 — ___________@zZ—-—.-- o Patterson FL. W. e CnarLes V. K. — The occurrence of bamboo smut in America. (La presenza del carbone del bambù in America) (col precedente, pg. 351-356, con una figura). Questa malattia, dovuta all’ Ustilago shiratana, venne già | segnalata in California, nella Florida, nella Luisiana ed in altri | stati degli Stati Uniti d’ America. È la stessa che fu descritta dall’Hennings nel Giappone sopra la Sasa ramosa. La si deve | combattere tagliando e bruciando le piante ammalate o selezio- | nando varietà resistenti. L. M. , _ TispaLe W. H. — A Melanconium parasitie on the tomato. (Un Melanconium parassita dei pomodori) (col precedente, pg. 390-394, con tre figure). - {3-37 tr | Trattasi di una specie che l’ Autore non identifica bene e che trovasi pure saprofita sull’ aglio. Nelle serre dell’ Università . del Wiscosin essa attacca i frutti verdi dei pomodori producendo _ su di essi macchie brune circondate da aree depresse, talvolta numerose, sparse in tutte le parti del frutto attaccato, coi tes- _ suti di consistenza sugherosa. Le spore del fungo, e quindi la malattia, sono probabilmente disseminate dalle mosche. fu | L. M. Srone R. E. — Studies in the life histories of some species of __Septoria occurring on Ribes. (Studî sulla biologia di alcune specie di Septor:a che vivono sui Ades) (col precedente, pg. 419-427, con due figure). «Con esperienze di colture e di inoculazioni 1’ Autore dimo- (o È stra che la Septoria Ribis Desm. trovata in America ed in , _- ne è gi ML \ De 4 be] 4 4) ‘w XS ASIA N i IZ all PT GERI ? ISOLE VI (0 POTTER Wi Li Re) CIS 48 (PARASSITI VIGRTALI Europa sul Ribes nigrum può anche attaccare i R. R. grossularia, R. rubrum, R. cynosbati, R. rotundifolia, ta prostratum, dA bracteosum, R. divaricata. La sua forma ascofora © la Myco- sphaerella Grossulariae (Fr.) Lindau, che in Europa fu trovata. sui Ribes grossulariae, nigrum e rubrum e in America solo i sul R. nigrum. i | î La Septoria aurea E. et. E. trovata in America sul È. aureum ha per forma ascofora la Mycosphaei ‘ella aurea Rien i; essa pure solo del f. aureum. ‘BM i 4 GiLman J. C. — Cabbage yellwos and the relation of temperature | b to its occurrence. (L’ ingiallimento dei cavoli e il suo pre- | sentarsi in relazione colla temperetura). (Ann. Mo. Bot. Gar- den, vol. 3, 1916, pg. 25-84, con due tavole e RAIGERTEA A x vuta al Fusarium conglutinans, che è un parassita facoltativo { Questa malattia si presenta come un avvizzimento ed è (i che vive nel terreno e in certe condizioni può diventare perde sita. Resiste molto alla siccità. Attacca i cavoli solo a una tem- È È peratura di 17°-22° C. od anche più, mentre a temperature pay x basse non riesce patogeno. Mernus I. E., Rosenpaum J. e Scnuurz E. S. — Spongospora | subterranea and Phoma tuberosa on the irish. potato. La . Spongospora subterranea e il Phoma tuberosa sulle patate) È (Journal of. agric. research., Washington, 1916, Vol. | VII, N. 5 pg. 214-254, con nove tavole). i Sono studi sopra la distribuzione e l’ azione di ‘quieti pa rassiti delle patate negli Stati Uniti d’ America, PARASSITI VEGETALI 49 La Spongospora subterranea si trova in sei diverse regioni | degli Stati Uniti, cinque del Nord ed una sola del Sud. L’in- . pratiche culturali e dalle acque del suolo; è favorita dall’ umi- dità : si presenta prima sulle radici e poi sui tuberi dei quali d in alcuni casi si è visto danneggiato, nel 1915, fino il 90 per 100. La S. subterranea oltre le patate può attaccare sette altre Tra i funghi saprofiti che sono ad essa spesse volte asso- | ciate v'è una specie di Papulospora. Circa i mezzi di lotta, si è visto che tornano utili i tratta- menti dei tuberi da piantarsi con soluzioni di cloruro di mer- eurio 0 di formaldeide, nun che le disinfezioni del terreno con | solfuro di carbonio. È pure a tenere presente che certe varietà, d per il tempo nel quale si sviluppano, vengono danneggiate meno . di. certe altre. © È All’ azione della Spongospora seguono poi diverse forme di | marciume: il più comune e dannoso è il marciume secco (dry 704) È dovuto a un Phoma che gli Autori descrivono qui col nome di . Ph. tuberosa, e ad altri funghi parassiti di ferite. - I: I L. M. . Osmun A. V. e Anperson P. J. — Ring-spot of cauliflower. (Macchie anulari sul cavolfiore) (PAytopathology, Vol. V, 1915, pg. 260-265, con tre figure). Gli Autori richiamano l’ attenzione sopra la diffusione che | specie di Solanacee, compreso il pomodoro: provoca su di esse FE VEE, SPE Ja w _ altri paesi, e Ri. le alterazioni prodotte. tr nell’ Orto Botanico di Pavia. che il micete patogeno nella sua forma picnidica di P Prasste:00At M. M. Alpine e in quella ascofora di erella brassicicola (Duby) Lindau. Non indicano mezzi di lotta. Tvrconi M. — Intorno ad una nuova malattia dei bambù : Bam-. busu mitis Poir., B. nigra Lodd. e B. gracitis Hort. (Atti Ist. Bot. di Pavia, Ser. II, Vol. XVI, DI p. 245-209, con una tavola. E malattia che si è manifestata in una piantagione di Bambù Le piante colpite presentano rami in parte 0 totalmente secchi, biancastri, cosparsi di numerosissime pustoline nere, ro- tonde, del diametro da mezzo a un millimetro, oppure ovali e lunghe fino a 2 mm. e larghe 0,5. La malattia è di natura parassitaria ed è dovuta ad una © nuova specie di Dothideaceae ed alla sua forma conidica che | pure si presenta come una specie non ancora descritta di Me- lanconieae : di ambedue 1 Autore dà la diagnosi ed una detta- gliata descrizione, indicando la prima col nome di Scirrhia Bam- busae, la seconda con quello di Mel/anconium Bambusae. | Tentativi di infezione artificiale fatti con micelio ottenuto da spore in colture o con conidiospore hanno dato risultati po sitivi: solo la Bambusa arundinacea non fu infestata. po È da consigliarsi di tagliare e bruciare le piante ammalate o le loro parti infette. PARASSITI VEGETALI 51 VogLino P. 203 E funghi parassiti più dannosi alle piante coltivate, osservati nella provincia di Torino e regioni vicine nel 1915. (Ann. d. R. Ac. Agric. d. Torino, Vol. LIX, 1916, 15 pag.) Sono elencate 203 specie di funghi esaminati e studiati durante quest’ anno dall’ Osservatorio di Fitopatologia di Torino, I Da rilevarsi : lo sviluppo della Gromornia Platani ( Gloeosporium Platani) in forma veramente epidemica su piantagione di. platani ad Acqui; | la presenza dell’ Zz/ypa ludibunda e della Rosellinia ne- catrix sopra gelsi colpiti da marciume radicale ; lo sviluppo parassitario e epidemico del P4oma oleracea “in una piantagione di cavolfiori a Savona. L, M. i VoGLiNO P. e Bonerni V. — Sulla Phroma endogena, parassita delle castagne. (col precedente, Vol. LX, 1917, 12 pagine, con una tavola e tre figure). - Gli Autori descrivono una alterazione particolare dei frutti di aleuni castagni della collina di Torino. CET pericarpo dei frutti in parola, per la contrazione del seme, sì presenta completamente staccato da quest’ ultimo, con imumerose bozze e depressioni si da dare alle castagne l’ aspetto di biscottate. L’ embrione e la zona circostante sono ‘inbruniti ‘mentre la massa cotiledonale rimane di colore bianchiccio nor- «male, ma è durissima, friabile e resistentissima alla cottura. Gli Autori dimostrano che l’ alterazione è dovuta al P7oma endogena Speg. J il cui micelio ed i cui picnidî si trovano ab- b ondanti Bosso: e alla superficie della massa cotiledonale. Si L’ infezione ha luogo solo per le castegne il cui pericarpo e ei î arl per 1 CR TR TETTO? a i» n CONTO Ri a < PETE SICA ; \ PARASSITI VEGETALI — PARASSITI ANIMALI ; © = cialmente nell’ area apicale dei frutti per la razione pre mn punto si trova spesso qualche piccola fenditura longitudinale. — ù . ri Ù Pa ° ; L. MoNTEMARTINI. — BerLese A. — Insetti delle case e dell’uomo e malattie che dif- i fondono, con particolare riguardo al modo di difendersene nelle città, nelle campagne, al fronte. (Milano, manuale | Hoepli, 1917, 293 pagine, con 100 figure). È x Questo manualetto tratta specialmente degli insetti in rap- porto. colte malattie dell’ uomo e degli animali domestici, però per le nozioni chiare e pratiche che contiene sopra la Livo degli insetti, pei rapporti tra questa e le alterazioni di prodotti | ti I vegetali od alimentari, ne è consigliabile la lettura e la consul tazione a tutti gli agricoltori. DeL VeccHio C. — La Phytomyza flavicornis Fall. sulle ra dici di cavoli verzotti: Brassica oleracea bullata D. 0. (Natura, Milano, 1917, Vol. VIII, pg. 75-77, con due fig.).. Viene segnalata la presenza delle larve di questo ditter ni sulle radici dei cavoli in una estesa piantagione del campo spe: ; rimentale della Scuola Sup. di Agricoltura di Milano a' Ses S. Giovanni. | Le lesioni fatte dall’ animale erano pochissimo profonde, corte e strette, assai meno rilevanti quindi di quelle . prodotit dagli Antomtiini; il danno alle, piena itticaste lata ari sen si IMSA PONERE TRI ASSET AI FOTISEIIOMNNO O IIIOTE NIRO O fe PARASSITI ANIMALI , 53 4 bile: le loro foglie esterne più grandi erano rossiccie e gialle, dle interne piccolissime e quasi completamente atrofizzate. ; Alcune piante erano attaccate anche dalla Chorfophila bras- sicne ed altre dall’ Af%zs brassicae ma non in modo costante e la causa principale del deperimento è a ritenersi fosse proprio la Phytomyza. L. M. Grassi G. B. e Topi M. — Esistono diverse razze di fillossera della vite? (ezd4. 4. R. Ac. d. Lincei, Roma, 1917, Volume XXVI, pg. 265-273). È noto (veggasi la pubblicazione del Grassi già riassunta. alla pagina 54 del precedente volume di questa Rivista) che se- 3 condo il Bòrner la fillossera della vite di Lorena rappresenta una razza biologica speciale formatasi in seguito ad adattamento a vivere sulle viti europee per circa 40 anni, razza che il Bòrner È Stesso chiamò pervastatrix. Recentemente il Bòrner ha ribadito la sua ipotesi appog- | giandola al fatto che colla fillossera lorenese non gli era stato in alcun modo possibile infettare certi vitigni che invece veni- È vano facilmente infettati dalla filossera proveniente dal sud della Francia . Una tale constatazione ha indotto gli Autori a fare ricerche analoghe in Italia, nella speranza di averne luce sopra il di- | verso progredire delle infezioni fillosseriche, ora lento ed ora rapidissimo, nelle varie provincie del nostro paese. ) Gli esperimenti furono iniziati ad Alice Bel Colle (Alto Mon- rato) nell’ agosto del 1914 e proseguite poi da Arizzano. Ed i 1 risultati cui esse hanno fin’ ora condotto sono che : colle galle fillosseriche raccolte da viti Clinton non è stato possibile, per tre anni consecùtivi, infettare nè alle foglie nè alle radici di- LIRE TO È ‘ ) } PARASSITI ANIMA is a i; e Li ri versi vitigni americani, che in at. sono catbi. 2) , portar g I e nodosità e le formano infatti quando vengono infettati con materiale proveniente da altri vitigni in altra regione. ; RA TORE Volendo seguire il Bòrner, si potrebbe dunque dire. CA anche ad Arizzano esiste una razza speciale di fillossera; però gli Autori formulano un’ altra ipotesi e si domandano: non po-. trebbe darsi che per la continuazione del ciclo fino all’ uovo. d’ inverno, le alate dovessero, almeno di regola, ovificare sulle E TTT foglie o sulla corteccia, di quello stesso vitigno, o di vitigni più. o meno affini, sulle cui radici si sono sviluppate? e che il pas-_ saggio delle gallecole da vitigno a vitigno e conseguentemente la formazione delle galle fossero regolati da condizioni fin’ ora imprevedute (varietà, biotipi di vitigni predeterminato) ? Questa ipotesi trova appoggio'anche in altre osservazioni che gli Autori hanno fatto sopra la diffusione della forma gal-_ lecola su certe viti e la mancanza di essa su altri vitigni ame- vull'der ricani che pur crescevano in mezzo a viti infette. Le osserva- zioni in questo campo continuano e gli Autori si riservano di | presentare iu proposito le loro conclusioni definitive. -_L. MoNTEMARTINI. I RISI MacrenortI E. — Sopra un caso di endofagia dell’ “ Aspidiotus citrinus , (Craw.) How. sul “ Chrysomphalus dietyospermi ,,_ (Morg.) Leon. (Redia, Vol. XII, Firenze, 1917, pg. 15-18). L’ Autore segnala il fatto, da lui osservato alla Scuola di Pomologia di Firenze, della. parassitizzazione del C47ysomphalus dictyospermi da parte dell’ Aspidiotiphagus citrinus. | L'azione di questo iperparassita si distingue da quella del- l’ Aspidiotiphagus lounsburgi. (Prospaltella lounsburgi di cui alla pagina 53 del precedente volume di questa 77202) perchè, a differenza di quest’ ultimo, attacca generalmente le forme adult PARASSITI ANIMALI 55 e raramente le ninfe, provoca un ingrossamento e un arrossa- | mento (rosso mattone) del corpo della vittima, e da ultimo apre un foro dorsale di uscita molto più grosso ( 170-250 millesimi di millimetro di lunghezza sopra 105-190 di larghezza, invece di 140-180 e 80-100). L. M. | SeLenpore A. — Intorno alle malattie delle arvicole. Relazione sulle ricerche fatte per conto del Ministero di Agricoltura. (Boll. d. Min. di Agric., Serie 5, Roma, 1917, otto pagine). È una relazione sopra le ricerche e gli studii di cui si è | fatto cenno alla pagina 217 del precedente volume di questa 7 vista: una prima notizia in proposito fu comunicata ai Lincei ed è riassunta alla pagina 207 dello stesso volume. L’ Autore ricorda che il Lòffler in Grecia e il Danysz in Francia avevano già trovato dei 727zs patogeni dovuti a germi e i | ritenuti più o meno parenti dei gruppi coli-tyfà:. In Italia le ricerche del Mori nel 1912 non condussero a i risultati sicuri. | 1 La ricerca di protozoi patogeni fatta dall’ Autore portò alla scoperta nel tubo intestinale di molte arvicole di Capitanata di : un enorme numero di protozoi mastigofori i quali però possono essere considerati come quasi innocui. Invece in una epizoozia sviluppatasi spontaneamente alla tenuta Contessa, } Autore potè isolare da molti individui di Pitymys Savi, morti o morenti, un bacterio veramente patogeno la cui inoculazione provoca negli animali inoculati importanti lesioni anatomiche. Tale bacterio riesce patogeno anche per diverse specie di Mus, non che pel Microtus arvalis, una specie che è comuue i nelle campagne lungo l’ Izonzo. Esso può venire propagato dalle pi Y DR ed PIANETA SOA i. "2 Fg» - AAGRA AI î da; né di da, n; vw BARRE ANIMALI 00 pulci che vivono coi topi, ma si propaga anche (e lo ha wii strato l’ Autore con molte esperienze) per ingestione sia. che si somministri ad animali sani dell’esca imbevuta di 2275, sia che si lasci loro divorare i cadaveri degli animali morti per malattia. Oltre il bacterio in parola riscontrato nei topi della tenuta Contessa, Vl Autore ne trovò altri quattro, egualmente patogeni, | | in animali provenienti da altre località. Ù . Sono dunque, quelli che qui descrive, cinque cri di orga- nismi patogeni, causa di setticemia mortale trasmissibile per pen" contagio nei roditori in parola: quattro furono trovati nelle arvicole della capitanata, si possono corsiderare come varietà ite di una medesima specie e l’ Autore li indica ‘col nome comune di Bacterium pytimysi specificandoli rispettivamente, secondo l’or- dine nel quale furono scoperti, coi numeri I, I, III, eIV; uno | fa trovato nel sangue di A/icrotus arvalis delle campagne del- | I Isonzo, è differente dai quattro precedenti e viene qui indicato . col nome di Bacterium micrott. | | Di tutti sono dati i caratteri culturali. î Come conclusione di tali studî 1’ autore crede si possa pre- | sumere doversi ascrivere a tali cause inorbose la mortalità spon- — tanea tante volte osservata fra le arvicole nel periodo della loro intensa moltiplicazione, e cioè quando sono particolarmente fa- | vorevoli le condizioni di propagazione. | i Quando fra le arvicole di una contrada si sia sviluppato un i; focolaio di epizoozia sarà sempre conveniente disseminare gii animaletti di questo focolaio in tutte le altre località. invase. dai detti roditori: per assicarare meglio la diffusione del morbo Ì sarà anzi opportuno raccogliere gli organi interni (specialmente fegato e milza) degli individui infetti e con questo materiale fare inoculazioni sottocutanee ad individui sani. L’ Autore ne | ebbe sempre buoni risultati. I “o In mancanza di focolaio di epizoozia sota sì potrà ado: i perare il v2rus che l’ Autore ha ricavato dal materiale studiato PARASSITI ANIMALI 5° dd . e che dovrebbe essere convenientemente conservato : però in S . . . . . » . | questo indirizzo come pure sopra l’ efficacia della disseminazione, . durante la stagione fredda, di animali inoculati, non si hanno ancora esperienze decisive. L. MONTEMARTINI. Topi M. —— Esperienze di lotfa contro le tisnuole della vite. (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Roma, Vol XXVI, 1917, pag. 158-261) (veggansi altre esperienze dello stesso Autore alla pag. 99 del precedente volume di questa vst). Sono esperienze fatte su mille yiti ad Alice Bel Colle (Alto Monferrato). — À Verso la metà del settembre 1915 erano stati legati intorno ad esse e al pali di sostegno molti stracci-trappola destinati ad attirare le larve delle tignuole: furono tolti nel gennaio 1916 e vennero distrutti gli insetti rifugiativisi. i Durante il gennaio 1916 fu tagliato via a tutte le canne. £ di sostegno l’ ultimo internodio per distruggere altre larve che | vi si fossero riparate. O ‘Poi al 15 maggio fu fatto un primo trattamento con una «soluzione acquosa al 0,8 per 100 di arseniato di piombo. Al 30 maggio secondo trattamento con poltiglia bordolese ie iii dea al dae . ‘ ’ cui si era aggiunto l’ 1 p. 100 di arseniato. a lei AA Al 19 e al 31 luglio terzo e quarto trattamento con solu- zione di estratto di tabacco al 2 per 100 coll’ aggiunta del 2 addi p. 100 di sapone molle di potassa. . Raccoltì al solito modo e contati tutti gli acini più o meno erosi o guasti di una o più di tali viti trattate e confrontatili con quelli raccolti su viti simili e vicine non trattate, è risul- tato che coi metodi sopra indicati si potè avere una riduzione A \ctal r i aes Ti x d ; 3 si ©" x A x USA RAI O AN 58 | PARASSITI ANIMALI — de HER Pa “ ba A i e A , r———— - (de Lo 1 di AE dal 71 all’ 85 p. 100 nel numero delle ava È as 2 p. 100 nel numero degli acini guasti à > Ie Con un solo trattamento fatto adl'altro filare verso la fine di luglio con arseniato di piombo in polvere mescolato nella proporzione del 5 per 100) al solfo ramato, si ebbe una riduzione. del 40 p. 100 nel numero delle larve e del 21 p. 100 in quello | degli acini guasti : però questi risultati meritano essere con-_ fermati. | A - La media del numero di larve trovate sui grappoli esami- - nati nel 1915, annata di forte infezione, era. stata di 12,1 per. grappolo; quella del 1916, annata di infezione scarsa o normale, è stata 2,4 per grappolo. L. MONTEMARTINI. : - Vogcino P. — Relazione sulla diffusione della Diaspis penta- gona Targ. in relazione colla Prospaltella Berlesei How. in Piemonte nell’ anno 1916. (Torino, 1917, 12 pagine) (per l’anno 1915 veggasi alla pagina 61 del precedente volume i SI i i di questa A77vzsta). alle seguenti conclusioni : In complesso nel 1916 si ebbe una reinvasione generale della infezione diaspica favorita dall’ andamento della stagione; | però essa fu seguita anche dalla diffusione. della fiziaisv i al che sì può dire l’ abbia fronteggiata bene. 4 I gelsi che si presentarono più intensamente infetti, anche | in zone relativamente risparmiate dal male, sono quelli a ra I maglia fitta e grossa, mal tenuta, e particolarmente con rami vecchi: ciò perchè la Diasfis è favorita nel suo sviluppo sui Fe: Ù PARASSITI ANIMALI — BACTERI 59 rami vecchi e coperti da licheni, mentre la Prospa/fella non vi | può deporre le uova. In parecchie località delle varie provincie è ancora neces- saria la disseminazione artificiale della Prospaltella. Efficacissimo sempre e buon coadiutore della Prosf2/tella sì mostrò anche in quest’ anno il CAz/ochkorus bipustulatus. L. MONTEMARTINI. | Horson J. W. — Fire blight on cherries. (Brusore dei ciliegi) (Phytopathology, Vol. 5, 1915, pg. 312-316, con una tavola). Nel 1914 e 1915 i ciliegi nel Yakima Valley furono molto | danneggiati dal drusozze causato dal Bacilus amylovorus. È ma- lattia che è comparsa in quei frutteti fin dal 1905 attaccando specialmente pere e mele, ma estendendosi poi anehe ai cotogni, i ai pruni, ai meli selvatici, ed ora anche ai ciliegi : sui frutti di questi ultimi si manifesta con piccole depressioni che a poco ‘a poco si estendono deturpando tutto l’ organo attaccato. Con esperienze di inoculazione l’ Autore ha accertato che | si tratta proprio dello stesso microorganismo (2. @a7m3y/0vorus) i che attacca anche i peri. 4 | L. M. Horson J. W. — 0bservations on fire blight in the Yakima Valley, : Washington. (Osservazioni sul brusoze nel Yakima Valley di Washington) (col precedente, Vol. 6, 1916, pg. 288-292, con due tavole). L’ Autore descrive infezioni osservate su peri e SIRBAA il fatto che i becterî possono, in certe condizioni, invadere anche il legno giovane ed il midollo. Mi e ri Si ale STA ria rie ui ] PRETI PV É n) à, FCR LU ON 4 % 60 sA08 BACTERIO © Horson J. W. — The longevity of Bacillus amylovorus under | field conditions. (La longevità del Baci/lus amylovorus al l’ aperto) (col ica np pg. 400- 408, con 4 figure). Le esperienze dell’ Autore dimostrano bre questo i ganismo nelle condizioni che trova in campagna, almeno in . quelle che trova nella Yakima Valley, vive molto più a lungo Ì di quanto generalmente si creda. Ciò. perchè è protetto dalla corteccia degli alberi e dall’ inviluppo di gelatina che ne trasuda. L. M. Ranp F. V. — Dissemination of baeterial wilt of cucurbis. (Dis- seminazione dei bacterî dell’avvizzimento delle Cucurbitacee) ( Yourn. ‘Agric. Research, Vol. 5, 1915, pg. 257-260). L’ Autore dimostra che la Diabrotica vittata può essere an agente di disseminazione del ZBacillus tracheiphilus causa del- | l’avvizzimento delle Cucurbitacee. | | | 4 L. M. RA Ranp F. V. e EnxLows E. M. — Transmission and control of bacterial wilts cucurbit. (Diffusione dei bacterî dell’ avviz- zimento delle Cucurbitacee e mezzi di lotta) (col precedente, Vol. 6, 1916, pg. 417-484). Gli Autori confermano la precedente constatazione di uno. di essi ed aggiungono come agente di diffusione del Bac De tracheiphilus la Diabrotica duodecimpunctata. Le esperienze | fatte con Anasa tristis, Crepidodera cucumeris, Aphis gossypii e | Epilahna borealis hanno dato risultati negativi. | > edit lA tan ii i ms BACTERI i 61 Srewarr W. B. e Lronarp M.. D. — Further studies in the ròle of inseets in the dissemination of fire blight baeteria. (Ulte- riori studii sopra la funzione degli insetti. nella dissemina- zione dei bacterî del bresoze) (Phytopathology, 1916, Vol. 6, pg. 152-158). Sono esperianze fatte su colture di Zacz/lus amylovorus coi | seguenti insetti : Pollenia rudis, Empoasca mali, Psylla pyricola, Plagiognathus politus, Sapromyza bispina. È Richiamandosi alle osservazioni dell’ Heald riassunte alla È pagina 94 del precedente volume di questa Azvzsta, gli Autori i pensano che l’iufezione dei peri, e dei meli da parte del microor- ganismo in parola, più che attraverso gli stomi acquiferi delle i foglie avvenga, almeno nello Stato di New York, attraverso lesioni dei tessuti. L. M. . Swmirx C. O. — Preliminary studies on the resistance of Prunus to artificial iuoculation with Bacterium tumefaciens. (Ricerche preliminari sopra la resistenza dei Prz7zs alla inoculazione artificiale del Bacteriuza tumefaciens) (col precedente, pa- gine 186-194, e una tavola). La malattia nota col nome di crow7-22/ e che E. F. Smith è dimostrò essere dovuta al ZBacterium tumefaciens è malattia che attacca moltissime piante ma non tutte colla medesima facilità. | Poichè essa è assai dannosa ai frutteti, l’ Autore ha fatto una | serie di inoculazioni per vedere se nei Prumws vi sono specie e varietà più o meno resistenti cui dare diffusione. Provò pruni, I | ciliegi, peschi, mandorli, albicocchi, ecc. | L. M. Gara P. J. 0. ui A bacterial disease of western wheat- Agropyron Smithii. (Una malattia bacterica del grano d’ cidente, Agropyrum Smith) (col PIA Pg: ipa #01 } con 5 tavole). È malattia comparsa nel 1915 nello stato di Utah. Le piante attaccate rimangono nane, ingialliscono, e pre sentano sulla spiga e sulle altre parti cita masse ‘mucilagginose ) formate da bacterî. LAN | È un microorganismo a bastoncino con estremità ato date, 0,6 — 1,1 x 0,4 — 0,6 u, non forma endospore, non ha. ciglia, non è mobile; si colora coi colori di anilina, non fonde da gelatina. L’ Autore ne descrive dettagliatamente tutti. si ca- i ratteri colturali nei mezzi più comuni e crede trattarsi di una | specie nuova per la quale propone il nome di Aplazodacter | Agropyri. | | L. M. (+RossEeNBACHER .J. (. — Some bark diseases of Citrus trees in | Florida. (Alcune malattie della corteccia degli Agrumi nella i | Florida) (Phytopathology, 1916, Vol. 6, 1916, pg. 29-50, con. “9 figure). ” i L’ Autore distingue nelle malattie degli Agrumi due gruppi : nell’uno pone le malattie’ della corteccia, nell’ altro quelle delle foglie e dei frutti. In alcuni casì le prime si ren-o dono manifeste solo per disturbi funzionali derivatine alle foglie, e quasi sempre possono essere curate con opportune operazioni. colturali. K 0 “Sa A Del gruppo delle malattie della corteccia sono qui descritta beat Pa ne > Me. Mu a Vr 63 MALATTIE D'INDOLE FISIOLOGICA la gommost, caratterizzata dalla decolorazione e disorga- | nizzazione della parte interna della corteccia alla base del tronco i e dei grossi rami, seguita da screpolature della corteccia mede- î sima con secrezione di gomma : siccome i microorganismi che i. accompagnano non sì trovano che difficilmente al principio i . della malattia, non si può con sicurezza dire che sieno essi la E causa del male; © i il marciume della corona o dellu base (crown-rot, 0 foot- rot), che secondo Curtiss sarebbe una gommosi, con secrezione «di gomma e disorganizzazione della corteccia, localizzata alla base del fusto, vicino alle radici, e sulle radici più grosse: è comune nelle regioni nelle quali sono forti e frequenti le varia- E: “zioni nell’ umidità, e, come la gommosi, pare dovuta ad anda- j mento irregolare di stagioni ; la dieback che colpisce gli alberi da fr sh uccidendo la È corteccia dei loro rami più giovani i quali perdono le foglie e | presentano una efflorescenza di numerose e piccole gemme av- | ventizie al posto delle gemme ascellari normali; passa anche sui frutti e ne copre la buccia di macchiette gommose: pare dipenda da soverchia nutrizione azotata e dalla forma nella quale l’azoto è fornito alla pianta ; l avvizzimento delle estremità ( Withertip) caratterizzato dalla morte dei rametti più giovani ; i il cancro, che st assomiglia esternamente al diedack e secondo Hasse è dovuto a bacterî. ” L. MONTEMARTINI. rossenpacner J. G. -- Sour scab of Citrus in Florida, and its prevention. (Scabbia acida degli Agrumi nella Florida e IeOGO di combatterla) (col procedi: p. di pe con 4 figure). E una malattia delle foglie, rami e frutti di certe varietà ai Pi na da il nome di sour scab Gebbia acida) a mu di fo (scabbia dei limoni) che gli agrumicultori hanno adottato perchè quelli più specialmente danneggiati sono i limoni. Ls Caratteri principali della malattia sono |’ accartocciamento. delle foglie e la deformazione dei frutti la cui superficie si copre i di verruche. I i FA Si manifesta di preferenza nelle regioni molto umide e. quando è umida e piovosa la stagione durante la formazione e. lo sviluppo delle gemme nuove : il C/adosporium Citri che la accompagna non ne può essere la causa prima, ma è solo un agente patogeno secondario, mentre invece pare più ni oi come causa la lunga presenza di liquido negli organi in via di - rapido accrescimento e la conseguente eccessiva pressione osmo- tica interna, insieme forse all’ accumularsi di prodotti volatili | dannosi nei succhi interni. i La malattia riesce molto dannosa nella Florida eda Cuba. Può con successo venire combattuta con irrorazioni di poltiglia bordolese o di miscela solfocalcica. 2 aan ii o ST L. MONTEMARTINI. GiLrserr W. W. — Cucumber mosaie disease (Male del mosaico dei cetriuoli). (Phythopathology, 1916, Vol. VI, pag. 1483-44, con una tavola). talia a » ig gere DIE Ge RE Questa malattia dei cetrinoli ha fatto la sua comparsa alcuni anni nelle serre del Minnesota, Michigan, New York. Pennsylvania, Illinois, Indiana, Ohio e Loniaiana: non AR vegni lata ancora nelle coltivazioni in piena terra, MALATTIE DI NATURA INCERTA 65 4 Il Ministero di Agricoltura degli Stati Uniti ne fece stu- diare la natura da Doolittle e da Jagger i risultati dei cui studi _ sono qui avanti riportati. o L. M. (Un nuovo 7ma/ del mosaico dei cetriuoli, di natura infettiva) (col precedente, pag. 145-147). La malattia colpisce specialmente i frutti: comincia con i una macchiettatura giallognola all’ estremità picciolare , poi si | estende a tutto il resto con colori più 0 meno carichi. I fusti | ed i piccioli delle piante più ammalate rimangono piccoli, le fo- j glie diventano come chiazzate di verde più o meno scuro e ta- lora prendono l’ aspetto caratteristico del w24/ del mosaico. Tal- volta la malattia comincia coll’ ingiallimento di una parte del lembo fogliare a V tra due delle nervature laterali principali. - 3 Forse la medesima malattia fu pure osservata in altre Cu- i Benchè non si sieno trovati dei parassiti cui attribuire il «male, pure il suo modo di propagarsi denota che esso è di na- | sane il succo estratto da piante ammalate. Gli afidi (Af%ss gos- | syftt) e gli insetti possono pure propagarla passando da una | pianta all’ altra. L. M. (Esperienze sopra il m4/ del mosaico dei cetriuoli) (col pre- cedente, pag. 148-151). È Sono esperienze di estrazioni di succhi da piante ammalate ‘piante sane, Sempre SÌ riprodusse la malattia. L. M. . DoorrrrLe S. P. — A new infections mosaie disease of cucumber | tura infettiva. Si può infatti riprodurre inoculando in piante. Jaccer I. C. — Experiments with the cucumbers mosaic disease ‘€ loro inoculazione, dopo averli filtrati con carta bibula, in MR: MULER CONTRO ST EENRA À oi Wp PRA rai. dA: cd P ei RI per IP, AA î Ù La A A; n 3 LA A (aa "2° LEE Pete? Lee Lo > } MALATTIE DI NATUTA INCERTA | mu, Howrrt I. E. e. Srona RE. s20 Aci disease Fo tomatoes (Una dannosa malattia dei pomodori d’ 'invern (col na pag. 162-166). Ù È malattia manifestatasi da pochi anni nell’ Ontario e in ì altri dipartimenti degli Stati Uniti d’ America. Attacca foglie, fusti e frutti. Si manifesta prima sulle foglie più giovani e ter- minali che presentano macchie scure disseminate tra le nerva- ture principali, seguite poi dall’ avvizzimento del lembo ; le me- desime macchie appaiono poi sui fusti sui quali raggiungono la | lunghezza di 1 a È cm., sparse su tutte le parti, in corrispon- denza alle quali però 1’ imbrunimento dei tessuti non penetra fino ai fasci vascolari. Sui frutti si hanno macchie depresse , sparse su tutta la superficie, circolari, oblunghe, o a contorno irregolare, a superficie liscia o screpolata, delle dimensioni da 1 a 10 mm. e talvolta confluenti sì da coprire buona parte del- l’ organo ammalato : corrispondono ad una alterazione spesso solo — superficiale, in certi casi però estendentesi fino al centro dei frutti, lungo i setti. i: Nulla si conosce per ora sulla causa della malattia: non sì trovarono microorganismi , le esperienze di inoculazione hanno | dato risultati negativi, e così pure hanno dato risultati negativi le esperienze fatte colle fumigazioni. Il fatto che la malattia si arresta quando i frutti sono staccati dalla pianta e posti in una. camera umida dimostra che si tratta di disturbi fisiologici : espe- rienze fatte con terreno sterilizzato indurrebbero a credere che la malattia è in relazione colle condizioni del suolo. Ju: Ma AuLarp H. A. — The mosaie disease of tomatoes and potenti 5 (Il mal del mosaico dei pomodori e delle petunie) (col p È cedente, pag. 328-335, e due figure). O. MALATTIE DI NATURA INCERTA 67 Ì Già nel 1908 il Clinton (veggasi alla pag. 179 del Vol. III di questa /zvzsfa) accennò ad un 724/ del mosaico dei pomodori nel Connecticut. Ora l'Autore fa esperienze di inoculazioni in- crociate con tabacco, pomodori e petunie e dimostra che, salvo piccole variazioni nei sintomi esterni, la malattia che attacca 1l tabacco è la stessa che attacca i pomodori e le petunie. Come nel tabacco, anche in queste. piante il virus è sparso in tutti gli organi ma non si trasmette coi semi. L. M. di: | PanranELLI E. — Esperienze di innesto con viti arricciate. (Le | .Staz. Sper. Agrarie Italiane, Modena, 1917, Vol. L, pagine «0 167-224, con tre tavole). I risultati delle osservazioni fatte, in Italia e all’ estero, dai diversi autori che studiarono il comportarsi dell’ arrzcciamenzo delle viti (rorcef, o court-noué, o Kriutern, ecc.) di fronte al- del resto, fatta astrazione della rosetta del pesco e del 7242 del ‘mosaico del tabacco, non è ben sicuro che altre malattie fisio- logiche delle piante (quali 1’ @/bz725sz20, l’arricciamento del gelso ecc.) possano trasmettersi, coll’ innesto, dal soggetto alla marza È viceversa. ; z Per le viti Autore ha fatto una serie di esperienze su viti adulte e su barbatelle, adoperando vitigni diversi tra loro, am- malati e sani. In tutte queste esperienze, che sono qui dettagliatamente ordinatamente descritte, ha rilevato che : nelle. viti adulte le marze sane collocate sopra un sog- setto ammalato si arricciano più o meno rapidamente a seconda RES RI I VR i RAI Petali IR e cal, ii gl iii eg ARA, i, ° i d'TTTAA GATO Mii A Li Pa Me. VAR E sog DI MIL SICARIO 68. . . MALATTIE DI NATURA INCERT. - delle sostanze di riserva contenute nel legno della. marza, la) ma si lattia si manifesta più tardi) e di vitigno più o meno, facile a contrarre la malattia ; Ja marza ammalata invece innestata su soggetto sano non comunica la malattia al soggetto, anzi tende i a guarire essa. stessa. Il fogliame sano di marze europee resi- stenti determinò in tre-quattro anni un leggiero miglioramento | del soggetto, specialmente quando il sistema radicale di questo | non era languente ed il terreno riposato ; nelle barbatelle pure la malattia non passa dalla marza ammalata al soggetto sano, ha luogo invece il passaggio inverso ma più lentamente che nelle viti adulte (a causa, dice ]’ Autore, , della maggiore quantità di radici che in terreno riposato for- mano sempre le barbatelle), ed è più sentita che nelle viti adulte anche l’ influenza ristoratrice della marza sana, e di vitigno poco sensibile al male, nel soggetto. L’ Autore ha pure fatto osservazioni su viti che chiama #rà- | membri. Ha visto p. e. che una Awupestris (sensibile) si arriccia su piede di /za7:2 sebbene i ributti di questa siano normali, ma può poì servire da portainnesto ad una Vz72z/era (resistente). la quale non si arriccia, il che significa, secondo l’ Autore, che la Azparia può avere sistema radicale sufficiente per sè e per la” Vinifera, non per la Rupestris, specialmente se ha superato la cosidetta età critica. L’ arricciamento può in certi casì essere i localizzato in singole spalle di una vite, in relazione allo ‘stato delle radici corrispondenti al settore del fusto. L'attacco del fungo dell’ esca, come pure 1 annerimento che presenta spesso la marza quando è innestata su vite ammalata non sono in rapporto coll’ arricciamento. — creto iene aa Da tutte queste osservazioni l’ Autore conclude sai nell viti innestate la trasmissione dell’arricciamento dal soggetto a È marza è solo apparente: in realtà si tratta di correlazioni tr lo sviluppo dei germogli e le condizioni dell’ apparato radical , * . x i ai ( . MALATTIE DI NATURA INCERTA — FISIOPATOLOGIA 69 Viene confermata in altre parole la teoria svolta dall’ Autore nelle sue precedenti pubblicazioni su questa malattia, che la causa prima dell’arricciamento è la sofferenza delle radici. L. MoNTEMARTINI. i EL PIR . Brooks CH, e Coonry J. S. — Temperature relations of Apple-rot fungi. (La temperatura ed i funghi del marciume dei meli) (Journal of Agric. Research, Washington, 1917, Vol. VIII, 9 N. 4, pg. 139-165, con tre tavole e 25 figure). È noto che le basse temperature ritardano tutte le funzioni | vitali delle piante: la conservazione delle frutta a temperature | basse riesce più facile tanto perchè sono rallentate le attività interne dei frutti medesimi, quanto perchè viene ostacolata la | vita dei funghi e dei bacteri. Gli Autori hanno fatto partico- . lari studi ed osservazioni sopra questo ultimo fenomeno, e cioè sull’azione della temperatura sopra lo sviluppo dei funghi. $ Le loro esperienze furono fatte con Alternaria sf., Botrytis . cinerea, Cephalothecium roseum, Fusarium radicicola, Glomerella cingulata, Neofabraca malicorticis, Penicillium expansum, Pesta- derma sb, Volutella fructi. 7 Nelle inoculazioni entro mele tutti questi cong crebbero — lozzia funerea, Sclerotinia cinerea, Sphacropsis malorum, Tricho- a 00 gradi eccettuati il sari: che richiedeva una tempera- | tura di 15° e la Glomerella per la quale era necessaria una | peratura di 15°, nè il Perzicillium e la Neofabraea lo produssero in due settimane a 10°; invece la Scelerofinia cinerea diede lar- | ghe zone di marciume in una sola settimana a 5 gradi e in due Wa Pit x ti, c ea Le vd hi è SA RISO Tai eg cai È PRE STIA VOTE ISTORAMO LOGIA AV ORTA settimane a zero. Le Neofabraca ha un optimum a 200, \ sarium radicicola a 80°, gli altri fanghi a 259. oo) In colture in agar le. temperature optimum e maximom sono press’ a poco come nelle inoculazioni entro frutti. In agar le spore di A/ferzaria, Botrytis, Penicillium e Scle-* rotinia germinano dopo un mese a zero gradi, quelle Aspergillus, Cephalothecium, Fusarium, Glomerella e Pestalozzia no. | L’ azione della temperatura sopra l’ accrescimento successivo varia poi anche col variare del substrato. 19 Pa Nella pratica si deve pertanto dare importanza alla tempe- | ratura dei magazzeni di frutta: per un periodo breve conviene una temperatura di 5° a 10° gradi; per un periodo più lungo è preferibile una temperatura a zero, e in ogni modo il mi- nimum dovrebbe variare a seconda del fungo patogeno preva- | lente e della varietà dei frutti immagazzinati, L. MONTEMARTINI. Eparrron C. W. — Effect of. temperature on Glomerella. (Bf- fetti della temperatura sulle Glomerella) (Phytopathology, Vol. V, 1915, pg. 247-259, con quattro figure). L'Autore ricorda che già Westerdijk nella sua patologia. dei tropici aveva osservato che non sempre le più alte tempe- rature accompagnate dalla maggiore umidità segnano la più intensa diffusione delle malattie delle piante. Oltre certi limiti 4 la temperatura alta ostacola lo sviluppo dei parassiti, ue Ha fatto esperienze di coltura con parecchie Glomerella | viventi sulle matrici più varie, ed ha trovato infatti che ogni specie o ogni forma si comporta in modo diverso rispetto alla temperatura : il Glocosporium musarum dei banani ha il su optimum tra 29° e 30° C. e il maximum a 87,5° C.; le forme d Glomerella cingulata e GI. Gossypiî che crescono su bid ct a FISIOPATOLOGIA 1 ospiti, hanno l’ optimum più basso tra 27° e 29° C., col maximum 1 ‘esse pure a 87,5° C.; il G/oeosporium fructigenum dei meli ha . l’optimum tra 24° e 25° C., ed il maximum tra 34° e 35° C.; il Colletotrichum lagenarium delle zucche ha 1’ optimum a 24° C. e il maximum tra 34° e 35° C.; il Coll Lindemuthianum delle . fave ha l’optimum tra 21° e 23° ed il maximum tra 80° e 31° C. Il fatto che quest’ ultimo parassita non sopporta tempera- ture alte è utilizzato nella lotta che si deve fare contro di esso, | perchè dà la sicurezza che i semi provenienti dalle regioni calde | sono immuni da ogni infezione. Sembra che negli Stati Uniti i funghi dell’ antracnosi delle mele sieno due, distinti tra loro, oltre che per il diverso modo 4 a . di reagire alla temperatura, anche per altri caratteri. è - ; ‘A L. MONTEMARTINI. Hawkins L. A. -- Growth of parasitic fungi in concentrated I solution. (Accrescimento di funghi parassiti in soluzioni con- centrate) (Journal of Agric. research, Vashington, 1916, Vol. VII, N. 5, pag. 255-260). Il micelio dei fanghi parassiti invadendo le cellule delle a. pt» la] . piante ospiti può trovarsi qualche volta a vivere in succhi con | altissimo potere osmotico. L’ Autore espone qui i dati già raccolti in proposito da altri | studiosi e presenta risultati di osservazioni sue proprie fatte | sopra Fusarium radicicola, F. oxysporum, Sphaeronema fimbria- tum, Diplodia tubericola, Rhizopus nigricans, Botrytis cinerea, w clerotinia cinerca, Sphaeropsis malorum, Glomerella cingulata, | Plenodomus destruens. Raccoglie in una tavola le concentrazioni massime di glu- cosio, sucrosio, nitrato di potassio e nitrato di calcio che possono | essere sopportate da questi funghi, ed in altra tavola le tensioni = DI 12 PISIOT ATOLOGIA | ST RESET SN osmotiche massime dei succhi estratti dagli. ospiti passi quali questi funghi vivono, (fragole, mele, patate, ece.). Dimostra così che i funghi possono sempre vivere in. ‘sc lù- zioni più concentrate e con potere osmotico più forte che le so luzioni che essi incontrano negli organi nei quali vivono. 3 Se questo fatto sia dovuto ad una originariamente alta ten- sione osmotica dei succhi interni del micelio, o a. diffusione e assorbimento di sostanze solubili dall'esterno, o a produzione 4 interna di nuove sostanze, osmoticamente attive, non si può ora | dire; certo la capacità di vivere in succhi a forte potere osma- 7 tico è importantissima per spiegare il parassitismo. L. MoNnTEMARTINI. PryroneL B. — Prime osservazioni sulla distribuzione degli ime- Ì nomiceti umicoli e sui loro probabili rapporti colle micorize ectotrofiche delle fanerogame. (Red. d. R. Ac. d. Lincei, i Classe Scienze, Roma, 1917, Vol. XXVI, pag. 326-332). L’ Autore ha osservato che : 1) i boschi di Larix decidua abbondano di Imenomiceti umicoli e particolarmente di Boleti ; Ms 2) 1 boschi di Cupulifere sono pure ricchi di Imenomiceti con predominio delle Agaricacee sulle Poliporacee. | 3) nella famiglia delle Salicacee il. Populus tremula sf sempre accompagnato da un discheto numero di Imenomiceti umicoli, il Sala 2/2 no; | 4) nelle Betulacee, la Be/u/a 2/54 è accompagnata da f | ghi umicoli; Vl Almus glutinosa ha un ZLactarius, l Alnus viridis non ha specie caratteristiche ; i 5) le essenze legnose di altre famiglie. (eccettuate Til lia vulgaris, Cytisus Laburnumn, Sorbus Aucuparia) non sono accom pagnate da Imenomiceti umicoli ; | FISIOPATOLOGIA Ta 6) i prati e pascoli erbosi sono accompagnati da Agari- cacee manifestamente cuprofile. Si constata adunque che “le essenze legnose sotto le quali n abbondano i funghi a cappello sono precisamente quelle le quali > possiedono delle micorize ectotropiche, mentre le essenze prive n di Imenomiceti o possiedono micorize endotropiche o non ne » possiedono affatto ,,. i Questa constatazione viene, secondo l’ Autore, a recare un valido appoggio all’ opinione di coloro i quali pensano che le micorize siano prodotte in massima parte da funghi apparte- nenti al gruppo dei Basidiomiceti. L. MONTEMARTINI. . RumsoLp C. — Methods of injecting trees (Metodi per fare inie- i zioni negli alberi) (PAyfopathology, Vol. V, 1915, p. 225-228, con una tavola). L’Autrice ha fatto delle esperienze in Pennsylvania contro la malattia della corteccia del castagno. Abbandonate per le difficoltà pratiche le iniezioni rmelle ra- dici suggerite dal Goff, essa accenna a diversi sistemi usati per | versare le soluzioni in fori praticati appositamente nel fusto e poi chiusi con cera. Bisogna che detti fori sieno fatti in modo da non lasciar penetrare l’aria e che siano a superficie interna liscia. . Non si parla del risultato delle esperienze. Mix A. J. — The formation of parenchyma wood following winter. injury to the cambium (La formazione di parenchima legnoso in seguito all’azione dannosa dell’ inverno sul cambio) (P4y- fopathology, Vol. VI, 1916, pag: 279-288, con 3 figure). — La formazione di parenchima a pareti ‘sottili che viene ad | interrompere un anello di legno normale fu già osservata da T. Hartig, da De Bary, da R. Hartig, da v. Tubeuf, ecc. ecc. i Il De Bary usò per tali formazioni la denominazione di m2a74- Aecke e le considerò come ipertrofie dei raggi midollari, rite-. a Ade coineraca ii nendole come normali in certi alberi. R. Hartig invece, e v. Tu-_ beuf e lo stesso Sorauer le considerarono come formazioni di ; natura patogena, dovute ad alterazioni del cambio: 1’ ultimo | pensò anche all’ azione del gelo che agirebbe disturbando le fun- zioni del cambio. Altri studiosi, come il Kienitz ed il Grossen- SPIA a sola bacher, pensarono all’ azione di larve di insetti sul cambio. L’Autore descrive qui due casi nei quali l'alterazione in. da parola appare propre dovuta all’azione del freddo sul cambio. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATICHE - 75 e —_ _—___—_—_—"v*"“"v"“eememeT]eeeeeee e nvNYrT-tT_ Mi NOTE PRATICHE TI RATES, 7° . Dal Progres Agricole et Viticole, Motpellier, 1916; N. 28. — Per i trattamenti estivi contro la tignola delle viti, si con- siglia, non essendo prudente |’ uso dei veleni arsenicali, la nicotina: un litro e un terzo di nicotina titolata (a 100 grammi per litro) in 100 litri di acqua o in 100 litri di poltiglia bordolese. Qualcuno aggiunge uno 0 . due chilogrammi di sapone. Bisogna irrorare bene i grappoli. | cignali scendono la notte, in autunno, dalle Cevenne (dove hanno distrutto È N. 38. — Viene segnalato il fatto che in certe regioni della Francia i ; x x 4 le patate) per mangiare l’ uva quasi matura nei vigneti. I viticultori sono costretti a tenerli lontani accendendo molte lanterne in mezzo alle viti. N. 41. — Per combattere i diversi insetti della vite si possono adope- | rare i vapori di zolfo: si copre la vite con una tenda impermeabile e vi - sì brucia sotto solfo lasciandone agire i vapori per 10 a 15 minuti in in- | verno e per non più di 10 minuti se si è al principio di primavera. Se il tempo è umido e se la vite è imbevuta d’acqua l’azione dello zolfo | può però riuscire dannosa. . N. 43. — Per combattere la fumaggine della vite, bisogna, durante l’in- verno, combattere il Dactylopius vitis dietro al quale quella sì presenta. E lo si può fare, sempre in inverno, o con l’acqua calda come per la pirale, .0 con pennellature dei ceppi e dei tralci con una miscela composta di 8 chilogrammi di catrame, 15 di calce e 100 litri di acqua (si fa un latte di calce molto denso, vi sì versa, sempre agitando, il catrame o dell’ olio pesante, e quando la miscela è uniforme si aggiunge il resto dell’ acqua). ma Dt dn qnt |. | NOTE PRATICHE — NE” N. 44. — E. Marre segnala la presenza dell’ Attelabus curcolionoides J castagni dell’Aveyron le cui foglie si accartocciano a zigaro nei 3/; della loro — estremità. Già altra volta questo insetto riuscì dannoso nei castagneti del È. Limousin. Bisogna raccogliere e bruciare le foglie accartocciate che ca- e la larva vada a nascondersi nel suolo. i. i dono, prima ch N. 49. — Un decreto 15 settembre 1916 del Ministero di Agricoltura di Francia stabilisce che i trattamenti arsenicali nella viticoitura sono au- torizzati soltanto dal principio della vegetazione fino a dopo la fioritura. — — ) È È La redazione del giornale osserva che essi d i ovrebbero venire permessi” — anche durante l’ inverno per. combattere (specie in ‘questo-anno nel quale . 0 . ” 7 LI . riesce difficile applicare l’acqua calda, causa la mancanza di mano d’ 0- pera e di carbone) la Coclylis, la Pyrale e il fewilletage. sa ‘N. 50. — Per distruggere i lombrici nel terreno deî giardini si può. introdurre nelle gallerie da essi scavate piccoli pezzetti di carburo di calcio: il gas acetilene che se ne sviluppa per effetto dell’ umidità provoca |’ a- sfissia di tutti gli animali. RA ERE lm. PLL RE de Dal Bullettino dell’ Agricoltura, Milano, 1917 : ni N. 1. — Per impedire la muffa che nelle invernate cattive invade gli ortaggi tenuti sotto vetri, come i sedani e le lattughe, si consiglia di spar- Lo vetro una buona dose di sabbia mista a scorie gere nei seminati sotto stinati a ricevere i detti or- Thomas, quando si preparano i terriciati de se ciò non è stato fatto all’ atto della semina, si può farlo con taggi. è pure efficace la cenere di legna vantaggio anche dopo. Oltre alla sabbia, in quantità di un chilogrammo circa ogni due metri quadrati. In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, la PASTA DI CAFFARO sî é dimostrata della stessa efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla | peronospora. Ciò si spiega quando si pensi che la Pasta Caffaro contiene rame (che è il principio attivo) in forma di ossi- cloruro, forma che dà una maggiore quantità di rame so- “ AR ME PILAR dure Bisiai 2 Medit tici SORATTE Se lubile, che non il solfato. i È: La Pasta Caffaro ci offre una poltiglia già pre- | parata, più adesiva e meno costosa della poltiglia bordolese. VITICULTORI! TATE in base ai risultati delle esperienze fatte, potete | adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- cura, economia sensibile, semplicità di prepa- razione. | | Le Pasta Caffaro è anche la più indicata per com- — battere la peronospora delle patate e dei pomo- dori. | 4 È suggerita ai giardinieri, frutticultori e vi- . vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. e: Chiedete alla Federazione Italiana dei Consorzi Agrarî (Pia- | cenza), o a tutti i Consorzi Agrarî, Sindacati Agrarî, Casse rurali, 0 c., che sono federate. nn LAI IE DI e, Ù pr LMR MITI ONIO. it + A 20 4 (Fr, bu f pa US) À Nya x PIT: da 3RI% he ut Parte i ri " ” $ ; T'S =D CAT Ripi PARA se } dA % Ale t Eee 6 ui pi 3 e, ci Lg MI À TOS ; ; Ga + E LONZO arti eta "4-} [4 "E oi vii TACCHINARDI & FERRAR RIPRODUZIONE GROMO-LITOGRAFICA DI PREPARATI MICROSCOPI I Pér distafettare ie serre, i semenzai o i mai 1 turini, per combattere contro i pidocchi delle piante serve benissimo il LYSOFORM E° uno dei disinfettanti più comuni, di odore tagli vole pd scompare presto, di facile uso, di prezzo bassissimo. 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S. — Insetti della canna da zucchero r 5 ; 2 5 86 3 {oREscHI B. — Lotta contro le arvicole in Puglia . F i : la 8% Cont. a pag. seg.) PAVIA TIPOGRAFIA LEGATORIA COOPERATIVA 1918 10: — Una gommosi daria ‘albi ‘3a PATER PerrI L. — Le foglie plumbee degli alberi FASE, ROLE sa ‘oil Id. — La malattia dell'inchiostro del castagno Di PRI i 3 Id. — Pinus pinea e Sphaeropsis necatrio . <.<... Id. — La Coniophora cerebella e i legnami —. Testi Id. — Galle di Capparis tomentosa . : È SAR age SavastaNnO L. — Direttive della fitopatologia . ; Mi Id. — Gommosi e marciume negli agrumi #0 e y Id. — Brusone del nespolo giapponese : È VASTA SuHaw F. J. F. — Le Orobanche nel Bihar f È È SILVESTRI F. — Sulla Lonchaea aristella . È : i Id. — Il Celiode del nocciolo . i . | < . Id. — Oscinosoma del Caprifico . È > 7 È : VogLino P. — Sul marciume radicale del gelso Sgt, Ld Note pratiche . è ì : 2 x È 4 ; solo volume per il biennio 1917-1918. che hanno pagato UV abbonamento per dl 1917 | dunque abbonati anche per dl 1918, da BI set LRD è, A . te x 4 pd +4) r Ni oi 9 RIA va Mao IX. 15 Gennaio 1918. Num. 5-6. Rivista di Patologia Vegetale Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LuiGir MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia L. MONTEMARTINI DI 2 SOPRA LA RESISTENZA DELLE QUERCIE ALL’ OIDIO v —————_—___m———o_Ò_mmmm__—r Ù) “di E noto che diverse specie americane di quercia non sono g «5menomamente attaccate dall’ oidio. Il fatto venne prima segna- «| lato in Francia (‘'), e fu poi riscontrato anche altrove da bota- ca nici e da vivaisti. Nell’ispezionare, per incarico del Ministero di Agricoltura, diversi vivai delle provincie di Milano e di Como, ebbi occa- ‘sione di osservare, a Varese presso il Sig. E. Dubois e a Milano | nei vivai A. Longone, casi tipici che confermavano la resistenza | delle quercie americane alla malattia in parola: in aiuole piene di piantine provenienti da semi di Quercus coccinea Wan., Q. rubra L. e @. stellata Wan. insiome ad altre specie tutte ; ner(*) Veggansi : F. CouvERT, A propos de l Oidium du chéne (Journal d’ Agric. pratique, Paris, 1916, ottobre), e E. NorrRray, Les chénes d’ Amé- rique indemnes de l Oidium (ibidem, 1917, N. 3). n u gf Pa Lei » TURI ca sualmente, alcune piantine di quercie europee ; ; orbene mén queste ultime erano tutte piene di oidio, le prime, pur. ‘avend toi foglie giovani e nello stadio di sviluppo al quale il parassita. | riesce maggiormente dannoso, ne rimasero immuni tutto l’anno. — La corstatazione di un tal fatto mi invogliò a ripetere sulle foglie delle quercie americane resistenti le ricerche di azoto già fatte dal Pantanelli (') per le quercie europee. Mi feci. pertanto raccogliere a Varese, in principio di settembre e quando ancora l’oidio infieriva sopra le vicine piantine di quercie euro- pee, molte foglie delle estremità (che avrebbero dovuto essere i glegi più attaccate) delle quercie americane , le seccai con cura è Ses. pregai il Dott. N. Monti, direttore del Laboratorio chimico Mu- ene nicipale di Pavia, di fare su di esse le determinazioni di azoto totale, azoto solubile e azoto insolubile così come erano state fatte dal Pantanelli nella memoria sopia citata. | Dai risultati delle analisi eseguite con ogni cura dall’amico Dott. Monti, che qui vivamente ringrazio, si ha. che per ogni 100 gr. di sostanza secca le foglie studiate contenevano : azoto organico azoto proteico azoto non n totale : insolubile: solubile : proteico : | 2,422 2,142 0,252 0,028 così che si può dire che 100 parti di azoto organico totale con- | tenevano : azoto proteico: azoto non insolubile: solubile : proteico : 88,48 10,40 1,16. PA ca. Less” è” ra di ” (auto K ed ferù n > A VV sie D ritirata . A ‘ Ò rici tnt run ETRE rr AMI RIA RITA (4) E. PANTANELLI, Osservazioni su la recettività della quercia per Poidio | (Bull, d. R. Ort. Bot. pi Napoli’, T. IV, 1914. È riassunto alla Legio 147 del VII volume di questa Rivista). 79 8 FISIOPATOLOGIA ‘79 Sì ricordi ora che il Pantanelli nelle foglie delle quercie europee ha trovato che l'azoto solubile forma da 4 a 7 decimi dell’ azoto totale nelle foglie più ricettive e scende a 3 decimi nelle resistenti, e che la condizione di ricettività è stabilita quando l’azoto solubile supera la metà dell’ azoto insolubile. Quanto si è trovato nelle foglie di quercie americane con- ferma dunque questa ultima asserzione, poichè in esse l’ azoto solubile non solo non arriva alla metà di quello insolubile, ma ne rappresenta poco più di un decimo. | La relazione tra resistenza a determinati parassiti e pro- porzione tra azoto organico solubile e insolubile negli organi dell’ ospite è cosa del resto che venne messa in rilievo pure ‘in patologia animale. *, Da di) ; Prima di finire credo utile notare anche il fatto che pure le quercie europee vennero nel corrente anno danneggiate meno che negli anni decorsi dall’ oidio. Il fatto va tenuto in osser- È i ] pr anche negli anni venturi in quanto non si può dire per ora se sia stata l'annata meno favorevole allo sviluppo del parassita, o se per certe ragioni si-:debba pensare ad una dimi- nuita virulenza di quest’ ultimo o ad una relativa immunizza- È 4 . L zione delle nostre piante, a somiglianza ancora di quanto av- viene per certi parassiti, degli animali. Milano, 15 dicembre 1917. PP ETEIAI PIATTA N n i A RIVISTA Savastano L. — Le direttive della fitopalogia. - Sommario. — (Ann. d. R. St. Sp. d. Agrumicoltura e Frutticoltura di. Acireale, Vol. IV, 1916, pag. 6-16). Po L’Autore richiama il fatto che sulla fine del secolo scorso. i rapidi mezzi di comunicazioni e scambii da regione a regione ; provocarono e favorirono il diffondersi di molte malattie di. piante : cita-come esempi la peronospora delle patate, la pero-. nospera e l’oidio e la fillossera della vite, tutte importate in. Europa dall'America. La più danneggiata fu l’ Europa dove il. lungo periodo «di coltivazione aveva ingentilito le piante ren- dendole meno resistenti alle malattie. ) Lo studio delle cause delle malattie, diventato più razionale: colla scoperta del microscopio e colla conoscenza della micologi e della entomologia, si è poi grandemente specializzato e tale specializzazione si può dire sia prevalsa e prevalga ancora le buona parte dei trattati. L'Autore insiste invece sulla necessit di coordinare lo studio delle singole malattie allo studio della biologia tipica della specie coltivata nonchè a quello delle con dizioni ambientali e del sistema colturale. - | si Conclude che la fitopatologia deve sintetizzare, coordina i .doli, gli studi eziologici, profilattici ed agrarii e diventerai 008 parte integrale del sistema colturale delle specie. A. coltivazio ! più intensive, raffinate, deve. corrispondere una itopatolo 0g R di: j preveggente e cauta, mn deg e precisa. Ne 4% ax | GENERALITÀ — PARASSITI VEGETALI si | SavasTANO L. — (Gommosi, marciume radicale, marciume di tronco ed apoplessia negli agrumi. (Rf. Staz. Sper. di Agrumicol- tura, Acireale, 1917, Boll. N. 28, 4 pagine). È una descrizione in forma popolare dì queste quattro ma- lattie più comuni degli agrumi, le prime due note da molto tempo, la terza facilmente confusa colla seconda della quale però è meno dannosa perchè non si estende alle radici e non pre- senta quindi il pericolo di passare per contatto da una pianta | all’altra. Nel marciume del tronco la parte colpita è la base del tronco, dal colletto in su, e sì presenta con fenditure longitu- dinali in corrispondenza alle quali la corteccia facilmente sì x stacca e il legno è nerastro: se il marciume è penetrato molto . profondo nel legno o se sì tratta di un albero giovane, converrà | sempre sostituire l’ individuo ammalato con altra pianta sana; diversamente basterà scalpellare via il legno marcio fino alla | parte sana, coprire la ferita con catrame, fare intorno all'albero . la controconchetta perchè l’acqua non ristaguì al suo pedale. L’'apoplessia, o colpo di sole, è più rara, prende nelle gior- nate più calde ed asciutte qualche rara pianta di cuì fa seccare improvvisamente foglie e frutti. Converrà. potare molto forte, fino ai rami più grossi od anche al tronco e vedere se è possi- | bile far sviluppare qualcuno (non tutti) dei getti più vigorosi. L. MOoNTEMARTINI. BeLoserskr N. — Su di una Peronospora nuova per l’Italia. — «|. Peronospora Radii De Bary — e sulle sue deformazioni fiorali su Matgricaria Chamomilla L. (Atti dell'Ace. Ven. | Trent. Istriana, Vol. X, 1917, pag. 111-116). Fu trovata questa peronospora su piante di Matricaria i Chamomilla nei dintorni di Este sui colli Euganei. Essa non era anoora stata segnalata in Italia e solo il Poirault Li aveva ie mit a trovata al Capo Antibo nella riviera di Nizza. x i" L’Autore studia la azione che essa esercita sopra i canoni fiorali attaccati e rileva la tendenza a diminuire il numero dei fiori ligulati i quali per altro diventano più grossi AdguistanRO quasi caratteri di ceoidii fiorali. | E MEA DanreL L. — Comment preserver nos chéènes (Come preservare le nostre quercie). (Compt. rend. d. s. d. l'Acc. d. Sc. d. Pa- ris, T. 164, 1917, pag. 957-959). Raccomanda di lasciare ad ogni albero una certa quantità di rami alla sommità non tagliando che i rami inferiori. Bisogna che proprietari e fittabili o coloni si mettano d’accordo per adot- tare un tale sistema. L. M. BerrHauL® P. — A propos du blanc de chène (A proposito del mal bianco della quercia). (Journal d' Agric. Pr POGnS Pa- ris, 1917, N. 14, pag. 261-262). A seguito delle osservazioni e raccomandazioni fatte dal Da- niel nella nota qui sopra riassunta, l'Autore; non reputando pos- sibile che lo Stato intervenga nel regolare ufficialmente il sio stema di potatura delle quercie, chiede che le Società ci Agr coltori facciano opera perchè i proprietari lascino ai mezzadri ed ai coloni una parte del legname d’ opera e da ardere che si ricaverebbe in seguito ai tagli a periodi più lunghi, e ciò per compensarli delle rimondature che essi ricavano dalle potature annuali. Sir PARASSITI VEGETALI i 83 e lee——?»?_nn?»ymnP___ PeeLion V. — Intorno alla peronospora della canapa (Rend. | R. Acc. Lincei, Roma, 1917, Vol. XXVI, pag. 618-620). Pur confermando che questo parassita della canapa non presenta praticamente che ben poca importanza, l'Autore lo ha studiato nella sua biologia. Ha visto che 1 cotiledoni della pianta ospite sono sede di attivissima formazione di ocospore, ed ha pure visto. che i conidî germinano con formazione di zoospore. Per questo carattere propone di trasferire questa pe- ronospora al genere Peronoplasmopara , di cui formerebbe la specie Peronopl. cannabina (Otth.) Pegl., affine alla P. cubensis delle Cucurbitacee. | L'Autore pensa si debba cercare se anche i cotiledoni delle Cucurbitacee sono sede di attiva formazione di oospore pure di questa peronospora. L. MONTEMARTINI. PegLIon V. — Intorno ad una gommosi specifica dell’ albicocco (col precedente, pag. 637-641). Trattasi di una forma di gommosi che minaccia seriamente la coltivazione dell’albicocco nell’ Emilia ed è dovuta allo stato conidiale di una Sclerotinia molto simile alla Scl. cinerea , ri- feribile forse alla Scl. lara. Questo parassita si è specializzato agli albicocchi, dei quali | infetta i fiori passando poi da questi ai rametti più giovani e giù giù anche ai rami più grossi e al tronco, sui quali i rametti erbacei attaccati sono inseriti. Si raccomanda la raccolta e distruzione dei fratticini mum- . mificati che propagano l’ infezione. L.. MONTEMARTINI. ATE © f CI à x Tae Cola SAPRASTC RIVIERA SI ETTARI PARASSITI VEGETALI Savastano L. — La eura del brusone del nespolo giapponese. | Esperimenti (R. Staz. Sper. di Agrumicoltura , Arcireale , | dei Boll. N. 29, 6 pagine con due figure). Trattasi del brusone RA i: Fusarium pirinum var. Eriobotryae Scal., malattia che da alcuni anni è diventata co-. | mune e dannosa nel versante orientale siciliano, attaccando | foglie e frutti. d > dl L’ Autore ha fatto esperienze di cura colla poltiglia solfo- _ calcica per evitare la difficoltà di avere ora il solfato di rame. Conclude che la poltiglia solfo-calcica è stata efficace nella cura invernale e deve essere applicata nella dose del 12 p. 100, se anzi si è sorpresi dallo sviluppo del parassita si può arrivare | fino al 14 p. 100. Occorrono due irrorazioni: in dicembre, la prima, dopo la sfioritura completa, e in gennaio. Gli alberi da curarsi devono essere potati in agosto, du- 4 rante il loro periodo di riposo : ciò per asportare i rami sui; quali il parassita passa l’ Ss lato e per rinforzare l'albero e ren- derlo più resistente. È da sperimentare se convenga una terza. I . iIrrorazione al 6 p. 100 durante ]’ estate. L. MONTEMARTINI. Sgaw F. J. F. — Orobunche as a parasite in Bihar (Le Oroî banche parassite nel Bihar) (Mem. of the Deptm. of Agri cult. in India, Calcutta, 1917, Vol. IX, DI 3, pag. 107-131) con tre tavole). / Î Sono due le specie di Orobarche comuni nel Bihar : Î (0) cernua che è più rara e si trova quasi soltanto sulle Solanacee i e l Or. indica frequente sulla senape, sul tabacco , sulle Bra sica, ecc. Per quest’ultima specie vi è forse una specializzazior e cioè pare vi siano due razze: una cresce sul tabacco e no PARASSITI VEGETALI - 85 attacca la senape, l’altra cresce sulla senape e sui cavoli e non attacca il tabacco. L’Autore ha fatto osservazioni sopra l'influenza dei nitrati sulla distribuzione di queste specie, ma non è arrivato a risul. tati molto sicuri. Li. M. . VoGLino P. — Intorno al marciume radicale del gelso (Bullet- tino dell’ Agricoltura, Milano, 1917, N. 29). Le osservazioni fatte dall’Autore in Piemonte lo condussero ad accertare, nelle piante di gelso colpite da marciume radicale, l’esistenza di due funghi: la Armillaria mellea e la Rosellinia necatrix, quest’ ultima specialmente nelle giovani piante a di- mora e nelle pianticine dei vivai. La malattia può colpire le piante a qualsiasi età ed ha «talora decorso lento, talora rapido. Sui fusti marcescenti si sono osservati anche i sioni della | Cytosporina ludibunda Sacc. e più tardi la sua forma ascofora Eutypa ludibunda Sacc.: esperienze in corso diranno quale è ‘l’azione di questo fungo. È La natura -parassitaria del marciume radicale è quasi certa, non bisogna dimenticare però che il gelso è soggetto ogni anno alla sfogliatura ed al taglio dei rami e la pianta è con ciò ‘messa in condizioni di indebolimento tale da facilitare 1’ infe- zione dei parassiti: quando nel periodo di massimo vigore si Bicigono le foglie ed i rami, lo squilibrio nella circolazione dei materiali nutritizii determina secrezioni anormali, specialmente i nella regione del colletto, che facilitano lo sviluppo delle ife ($ fungine dell’ Ar;mi/laria. Perciò è buona pratica il salasso pri- sa ie eliminare i succhi sovrabbondanti. SERA L. MONTEMARTINI. Pi 86 PARA: SITI ANI CASORIA M. — Notes sur un insecete Avati des terre (Note su un insetto dannoso alle patate) (Bul NT l Union des Agric. d' Egypte, Le Caire, TRADE N 190, ni pag. ie Malco Trattasi di un piccolo lepidottero le cui larve attaccano wo base dei fusti penetrando nel midollo e salendo entro esso fino. a 2-83 cm. di altezza, provocando ]’ avvizzimento prima e l’es- + 3 siccamento poi dell’ intiera pianta. Al Laboratorio di Entomo- logia del Cairo fu classificato per l’ Eusophera osseatella che attacca generalmente i fusti di petronciana: | Autore segnala. qui il fatto che riuscì dannosissima , in Egitto, anche a certe . piantagioni di patate. I - Si consiglia la distruzione delle piante che prima avviz-. ZISCONO. i A È Li Mi AE L Misra C. S. — The indian sugarcane leaf-hopper Pyrélla aber rams Kirby (Insetti della canna da zucchero : Pyrilla aber- rans Kirby) (Mem. of the Deptm. of Agricult. in India , Calcutta, 1917, Vol. V, N. 11, pag. 73-136; con quattro i tavole e 17 figure). Pit È parassita scoperto per la prima volta nolle piantagioni di Pusa nel 1905. Più tardi se ne trovarono altre specie e pre. cisamente anche la Pyilla perpusilla Walk., e una, inn nuova che fu descritta dal Distant col nome di /. pusana. L'Autore descrive qui dettagliatamente, gli insetti in parola, .. parla della loro biologia e dei danni che producono. Indica come mezzi di lotta la raccolta delle ova, la cattura diretta , | degli insetti adulti fatta con apposite tele, le irrorazioni emulsioni oleose, LR # Sd 6 i a nre n x “ PARASSITI ANIMALI 87 MorescHI B. — Lotta contro le arvicole in Puglia. - Relazione a S. E. il Ministro di Agricoltura. — (Roma, Min. d’Agric., 1917, 95 pagine). | | | È una interessante relazione sui provvedimenti presi dal Ministero di Agricoltura per combattere la grande invasione delle arvicole che si ebbe in questi ultimi anni in Puglia. «|.» Tali invasioni non sono nuove nel Tavoliere delle Puglie | nel quale le sconfinate estensioni lasciate a pascolo offrono co- | modo luogo di moltipicazione ai topi campagnuoli. Le più gravi | che si ricordassero sono state quelle del 1622 e del 1866 finite poi improvvisamente. Anche l’ invasione del 1911 (le invasioni i | sl ripetono più o meno intense ogni 5-6 anni) è cessata improv- visamente in modo misterioso. L’ ultima e recente del 1916 le ha superate tutte per gra- vità di danni. Già sulla fine del 1915 gli agricoltori avevano rilevato l’allarmante moltiplicarsi non solo dell’arvicola comune È munemente sotto il nome di topi campagnuoli: Arvicola am- phibius, Mus sylvaticus, Talpa europaea, Sorex vulgaris; e si richiese da tutti l’ intensificarsi della lotta sia con mezzi mec- canici, sia con veleni. Di questi ultimi il Ministero ne distribuì complessimamente nel 1916 chilogrammi 11710 con una spesa | 9 di L. 40.800. La invasione però non fu arrestata e nel giugno . 1916 si poteva calcolare che essa si era estesa a circa 800.000 | ettari di terreno, quasi senza interruzione. Le perdite si pote- rono calcolare, pel solo grano, a circa un milione e mezzo di quintali di granella, oltre la paglia : il valore di tutti i raccolti | perduti, comprese le biade e le erbe, si può ritenere abbia rag- giunto i 200 milioni di lire. Si rese pertanto necessario l’ intervento dello Stato e con . decreto 28 giugno 1916 si trasformarono in Consorzi di difesa | contro le arvicole i Consorzi antifillosserici ‘esistenti nella re- - (Pytymis Savi) ma di tutti i piccoli mammiferi che vanno co- gione, È uve non ne esistevano si crearono dei. gatorii. Lo Stato assunse direttamente, a mezzo di La ona i la direzione della ‘lotta. 3 I proprietari di vigneti, frutteti, , mandorleti, rt e simili. non ancora invasi furono obbligati a scavare fossi di, trincea ino | torno ai loro terreni, come già si è spiegato nel precadente vor” lume di questa Rivista (pag. 143); vennero. distribuite nuove i quantità di veleni; furono disposti mezzi economici (sovvenzioni Fi e credito agrario) per difendere, preparare e mettere in valore i nuovi terreni da semina. La lotta fu continuata poi nell’ au- tunno e durante l’ inverno anche col sistema delle irrorazioni : il raccolto fu salvato e si ebbero nel 1917 quintali 2.258.922 di grano, là dove nel precedente 1916 se ne erano avuti solamente quintali 842.839. | Dalla relazione si rilevano i seguenti dati : il fosfuro di zinco fu fabbricato per conto dello Stato, A E che forniva il fostoro acquistato direttamente all’ estero, in tre stabilimenti, e se ne fecero e distribuirono quintali 578,60; si adoperarono anche quintali 45 di arsenito potussico, | RECARE quintali 3 di arsenico bianco, quintali 20 di arsenzato di piombo ; come esca servirono granaglie diverse, patate, zucche (che | { si mostrarono però poco adatte) e ortaggi diversi: il Ministero | fornì esso solo quintali 1818 di granaglie, quintali 209 di patate | e quintali 98 di zucche; i consorzi provvidero al reste e sl cal. cola siano stati distribuiti 50 mila quintali di esca; per le irrorazioni secondo il metodo Carrer furono dit E) buiti 1161 quintali di ar seniati diversi ; fossi trincea scavati furono moltissimi: nel solo comune di Cerignola se ne scavarono 252 chilometri, e in tutta la pros vincia di SS ben Ln rig 830 ; PARASSITI ANIMALI 89 Delle ricerche e studi di carattere anche scientifico fatti eseguire dal Ministero è già stato riferito in ne Rivista (veggasi alla precedente pag. 55). Il relatore si estende anche sui provvedimenti presi dallo Stato nel campo economico : credito agrario, sovvenzioni, inco- raggiamento di colture, ecc. L. MoNTEMARTINI. SILvestri F. — Sulla Lonchaca aristellu Beck. — Diptera : Lonchaeidae — dannosa alle infiorescenze e fruttescenze del Caprifico e del Fico (Boll. d. Labor. di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola Sup. d’ Agric. di Porticò, Vol. XII, 1917, pag. 123-146, con 19 figure). Già il Savastano (vegg. alla pag. 60 del precedente volume di questa Azvista) aveva segnalata la presenza delle larve di questa mosca nei fichi della penisola Sorrentina; 1’ Autore la trovò abbondante nei dintorni di Portici e ne fa qui una ac- curata e dettagliata descrizione e ne spiega ì costumi. Ne sono danneggiate specialmente certe varietà di fichi come il l'roiano e il Natalino, mentre altre varietà, come è l’Ottato, non vengono attaccate. Più danneggiato ancora è il Caprifico, particolarmente le sue varietà a frutto lungo e ovoide, | con cavità del ricettacolo ben sviluppata. | . Bisogna raccomandare di raccogliere e distruggere le infio- 1-0 rescenze e fruttescenze cadute al suolo perchè infette; selezio- 7908 nare le varietà meno attaccate ed abbandonare la coltivazione | del Caprifico e delle varietà più preferite dal parassita. La Lonchaea ha un nemico naturale nel Pachyneuron vin- demmiae, imenottero calcidide che è parassita anche della Dr'o- | sophila ampelophila. È I frutti trattati colla inoliazione o puntura (operazione praticata in provincia di A e che consiste nell’ ung ge er + olio l’ostiolo dei fichi in agosto, per anticiparne la iau non sono attaccati: l’ operazione però oltre dare dei frutti. scadenti, non può essere proposta per la difesa delle infiore sj". scenze estive ancora piccole. do << ali Te MOD Silvestri F. — Contributo alla conoscenza del Celiode del noe: | ciuolo : Celiodes ruber Marsh; Coleoptera, Curcutio- nidae (col precedente, pag. 155-174, con 14 ch: nel testo). Impressionato dei gravi danni (alle foglie, ai germogli, ma ade CORE, PP specialmente ai piccoli frutticini) che da alcuni anni il coleot.. tero in parola arreca ai noccioleti dell’ Avellinese, 1° Autore cha impreso studî e ricerche sopra la morfologia e biologia di esso. e ne espone qui dettagliatamente i risultati. prin © nd % Crede che l’unico mezzo pratico di lotta sia la raccolta. degli adulti, quale dovrebbe essere praticata nella prima quin RI dicina di maggio nelle ore mattutine scuotendo i rami dopo avere steso sotto di essi una apposita tela. Con tale sistema ,. se fatto accuratamente, si viene anche a distruggere’ un Piton] Fg numero di Balaninus nucum. nottero della famiglia degli Icneumonidi che qui | Autore d ni scrive col nome di Thersilochus coeliodicola : ‘esso depone luo vo nella larva del Celiode. FI PARASSITI ANIMALI — AGENTI CMIMICI 91 7 4 Sivestri F. — Deserizione di una specie di Oscinosoma — Diptera: Chloropidae — osservato in fruttescenze di Caprifico (col precedente, pag. 147-154, con otto figure nel I testo). 7 . Studiando la Lonchaea di cui alla nota precedente, 1’ Autore . ha trovato frequentemente nei profichi uova e larve di Oscino- soma discretum. Le ova sono deposte in gran numero sotto le squame ostio- lari dei profichi maturi; le larve neonate penetrano nella cavità del ricettacolo e si cibano di rimasugli di fiori in decomposi- zione e del parenchima della parete del ricettacolo stesso; poi lasciano il frutto caduto in terra e si approfondano pochi cen- È timetri nel terreno per trasformarsi in pupe. L’ Autore dà una dettagliata descrizione dell’ insetto e dei ‘suoi diversi stadî._ L. M. È. Baz U.— Intorno ad una nuova causa di deperimento delle È alberate cittadine (Rend. R. Ist. Lomb. d. Se. Lett. e Arti, Milano, 1917, Vol. L, pag. 568-591). L’ Autore ha osservato che anche a Milano, da quando si | pratica l’incatramatura delle strade e dei viali si nota un de. | perimento delle alberate prospicienti. I più danneggiati sono gli ippocastani le cui foglie pre- | sentano , al principio dell’ estate, un leggero arrossamento ai | margini delle singole foglioline le quali si accartocciano leg- | germente mentre la superficie della lamina si copre di piccolis- | sime macchioline, prima gialle poi nere, coperte come da un leggero strato di vernice lucida: più tardi. P accarto ce | sî fa più sentito, il lembo secca e cade. vii Più resistenti sono i platani, sulle cui foglie, specialment le più basse o le giovani, appaiono solo nell’ estate avanzata le macchioline nere; ma la tinta autunnale si presenta molto prima | del normale e più precoce è la caduta. La Forsythia viridissima , il Fagus iaciaialei da Li stroemia indica, e, tra le piante erbacee, i Lamium, le Stel- laria ed altre, sono pure assai sensibili all’ azione del nuovo agente; le graminacee prative si mostrano invece più resistenti. L’ Autore ricorda le osservazioni già fatte su questo argo- mento in Francia ed altrove e conferma con opportune espe-, v rienze che l’azione dannosa alla vegetazione è specialmente del pulviscolo che si solleva dalle massicciate stradali catramate , tanto che le più danneggiate sono le piante che fiancheggiano. i viali più percorsi da veicoli e massimamente da automobili. . ‘ Ritiene che l’azione di tale pulviscolo sia dovuta, se non j unicamente certo prevalentemente, all’azione dei. vapori che . sono esalati dalle piccole particelle di catrame in esso contenute i quando vengano fortemente riscaldate dal sole: infatti essa si. manifesta al sole e non all'ombra. Non si può pensare a lesioni | prodotte da composti solubili, perchè la pioggia, asportando la Peo: dalle foglie, riesce ener © grave inconveniente lamentato, l’ Autore consiglia anzitutto r golare ed abbondante inaffiamento dei viali catramati in modo da impedire, per quanto possibile, il sollevamento della polvere, e ritiene sia in parte dovuto ;alla pratica degli inaffiamenti. quotidiani (oltre che alla migliore qualità del catrame ‘adope- | rato) il-fatto che in Inghilterra |’ incatramatura delle. vie. ha portato agli inconvenienti lamentati in Francia e in Ital Si dovrà anche aver cura, per l'impianto di nuove alberate di scegliere le essenze più , resistenti, E, finalmente . s1 do se ha I e riti k ha È bd ? Said 0 : DI 4 n , è vie YOR p bb a #1 < . x % - i L'E ATA È are x lo a bai | AGENTI CHIMICI — MALATTIE D' INDOLE FISIOLOGICA 93 studiare qualche altro sistema di pavimentazione stradale, che , come quella col così detto bitume di S. Valentino, non dia . luogo agli inconvenienti cui dà luogo il catrame. È L. MoONTEMARTINI. | Perri L. — Sopra le cause che determinano le foglie pumblee o argentee degli alberi (Ann. d. R. Ist. Sup. Forestale , È Firenze, 1917, Vol. II, 11 pagine, con due figure’ nel testo). L'aspetto plumbeo o argenteo che presenta talora la pa- | gina superiore delle fogtie di certi alberi (pruni, meli, peschi , i ciliegi, mandorli, ribes, platani, castagni, ecc.) è fenomeno. pa- | tologico che il Giissow (veggasi alla pagina 301 del quinto vo- È lume di questa P/vista) ritenne già di natura parassitaria ed attribuì allo Stereum purpureum il cui micelio intacca 1] legno | dei rami ammalati: il Giissow anzi riuscì a riprodurre artifi- | cialmente la malattia innestando porzioni di strato imeniale del toi corpo fruttifero di questo fungo in opportune incisioni super- ficiali. della corteccia di rami sani. L'Autore comunica ora che il fenomeno in parola può pre- sentarsi anche senza ed indipendentemente dalla presenza dello fi Ste ‘eum. Egli infatti lo ha visto sulle foglie di una giovane piauta sanissima di pesco che era stata. decapitata l’anno pre- cedente, ed ha osservato che v'era in tali foglie. un anormale led abbondante accumulo di eristalli di ossalato di calcio nelle cellule epidermiche insieme ad, nn accumulo di amigdalina.e di sostanze pectiche in tutti i loro tessuti. In questo caso trattasi evidentemente, di ‘disturbi nella, nutrizione ,, provocati dalla de- capitazione, ed esplicantisi..in effetti che, a differenza di quelli dello Stereum, si manifesteranno solo in un. per iodo vegetativo. 94 MALATTIE D'INDOLE FIS LOLOICA — si pe (SLI DI NATURA RE 7 ai fe ve: iii i E," ha 3 SR Non si nota nè ipertrofia, nè distacco di cellule epi | dalle sottostanti. | agio ì In altri casì, che qui Frari minutamente , l Autore ha visto che il salirà argento plumbeo delle foglie era dovuto al distacco più o meno completo della cuticola dall’ epidermide superiore. Trattavasi di foglie di Viburnum timus e di Evo nymus europaeus nelle quali si era sciolta, nella parete esterna. delle cellule epidermiche, la lamella pecto-cellulosica. che sta. sotto alla cuticola. Anche qui niuna traccia di parassiti, ma il. fenomeno deve ritenersi in ultima analisi della stessa natura | di quello presentato dalla forma tipica parassitaria., e cioè si | tratta di un processo di idrolisi della sostanza pectica delle pa- reti cellulari epidermiche dovuto a perturbazioni locali del me-. tai tabolismo cellulare per l’azione del parassita o di altre cause RE ancora ignote. + L. MONTEMARTINI. Perri L. — Studi sulla malattia del castagno detta «del? ing chiostro (Ann. d. R. Ist. sup. forestale nazionale, Firenze, 1917, Vol. II, 181 pagine, con 6 tavole e 4l figure nel testo). L’ Autore premette che la malattia dell'inchiostro del ni stagno sì presenta con caratteri mal definiti, sì che spesso sot ui tale denominazione si comprendono malattie diverse che solo. hanno in comune come risultato finale il graduale e più o men rapido essiccamento, della pianta. È ritiene necessario uno st di minuzioso , descrittivo e sperimentale, dei numerosi fenomei i patologici ai quali va soggetta questa pianta, studio ‘che vrebbe essere fatto in tutte le regioni. | : MALATTIE DI NATURA INCERTA TE 11: Per quanto riguarda la storia dell’ argomento, richiama la È sua precedente pubblicazione già riassunta alla pagina 272 del | volume VII di questa Rivista. 4 Affronta poi, in un primo sapilelo; la questione delle mico- È rize in rapporto alla malattia e, dopo un esame critico delle | diverse ipotesi che si sono fatto a tale proposito, espone una serie di osservazioni dalle quali conclude che la malattia non | può essere causata ho un’ azione parassitaria delle micorize, nè da squilibrio fra nutrizione micotrofica ed autotrofica, nè da distruzione di micorize per opera di particolari parassiti. Paclhaè pure che i diversi micelii che possono entrare in associazione con le estremità radicali del castagno, sieno capaci di attaccare come parassiti 1 tessuti delle radici a struttura secondaria. | In un secondo capitolo l’ Autore studia poi, sempre in rap- | porto alla malattia dell’ inchiostro, i diversi funghi che da pa- ‘rassiti o da saprofiti provocano o accompagnano il marciume È ordinario delle radici: Avmil/aria mellea, Dematophora necatrix, A Hypholoma fasciculare, Polyporus hispidus, Trametes gibbosa, | Fomes annosus, Poria contigua, Daedalea quercina, Sporotri- |A chum laxum, Diplodia Castaneae, Phoma rhizophila, Tuber- cularia radicicola. Endothia radicalis, ecc. Siccome non è co- se le condizioni esterne che determinano il marciume sono le stesse che predispongono le ‘piante all’infezione dell* inchiostro. Il terzo capitolo è dedicato allo studio dei funghi viventi st i rami e sui tronchi: Coryneum perniciosum , Endothia ra- dicalis ed i diversi funghi che possono determinare la carie del o onco (Polyporus sulphureus , P. hispidus, P. adustus , Poria dit v gog pr (0. MALATTIE di tt csc cal È ASTA x suono di questi funghi, secondo 1’ Autore, può essere ritentu o meno lungo in cui, per cause esterne, sì determinano nel ca- . pi e È contigua, Diaporthe castanea . Diplodia Castanene , vic causa del ;ma/ dell’ inchiostro. La specie europee di. Lindo si differenziano morfologicamente e patogenicamente dall’ En | dothia parasitica ‘che negli Stati Uniti d’America è causa pi bark-disease (malattia della corteccia), e nessuna di esse pro- voca in Europa malattia diffusa. Quanto al Coryneum perni ciosum che Briosi a Farneti indicano come causa costante del male, l’ Autore, mentre riconosce che si tratta di una specie. nuova ed autonoma (della quale pertanto sono da ritenersi si- nonimi il Cor. modoninwm Gvriff. et Maubl., il Cor. Aunzet Corda var. Castuneie Sacc. e lo Steganosporinm Castanede Lib.), in- i si I siii - €À di ; = > Ca da, , ad DEA, SR SISI NELEIE "fia siste ancora sul concetto già altre volte espresso che sì tratta di un debole parassita dei fusti e dei rami a corteccia’ liscia, il quale attacca. le piante già affette da marciume ordinario | delle radici o da mal dell'inchiostro 0 comunque indebolite per altre cause. La malattia prolotta da questo parassita avrebbe così molti punti di contatto col Javart (Diplodina Castanede) ; sarebbe indipendente dall’/nc//0s170, nel senso che quest'ultimo re E RN ln n n potrebbe verificarsi anche quando sulle piante non sì trova traccia di Corynewm : potrebbe, quando si presenta sui castagni. già afletti dall’ ineXios(; 0, accelerare il disseccamento della chioma ma non rappresenterebbe un fattore patogeno Lino fo mentare necessario di quest’ ultima malattia. iu In due capitoli suecessivi 1’ Autore dimostra : a) che si deve ammettere ]' esistenza di un periodo più | Ì i; stagno gradatamente delle condizioni fisiologiche anormali che favoriscono l'infezione (e che possono avere come sintomo anche la scarsità di zucchero nei frutti): tali condizioni sembrano compendiarsi principalmente in una deficienza di potassa e “di acido fosforico, ciò che porta ad un indebolimento Ldpicin della pianta; | ; PREF NI Prosa et) Me edi di Fonda ente. ‘MALATTIE DI NATUTA INCERTA 97 b) che la composizione chimica del terreno non ha alcuna azione nel predisporre il castagno al male dell’ inchiostro; che È | invece, per quanto riguarda le proprietà fisiche, la maggiore | compattezza e l’impermeabilità del suolo RE l'infezione, la quale viene invece ostacolata dai terreni sciolti anche pro- | Finalmente nel sesto ed ultimo capitolo è studiata in modo | più particolare la infezione micelica già segnalata dall’ Autore nelle sue precedenti e più recenti pubblicazioni riassunte alle. | pagine 211 del precedente volume di questa A7vista e 31 del hd i 4 l'agente specifico della malattia. & presente. Mentre sostiene che non ‘esiste continuità di micelio del Coryneum dai rami, dove se ne trovano le pustole conidiche » | alle zone imbrunite della base del tronco, insiste sopra la pre- . cedenza del marciume del colletto sul seccume parassitario dei ‘rami e riafferma che l’ infezione specifica della malattia è loca- lizzata nel cambio della porzione basale delle grosse radici e del colletto, ed è dovuta ad un micelio pluricellulare, a per- corso intercellulare ed intracellulare , di cui non si conoscono | per ora organi di riproduzione nè nel cambio nè sui substrati È colturali i più diversi. L’ infezione si propagherebbe per. con- , 5 ‘ tatto diretto di materiale infetto con radici sane e la morte . della pianta avverrebbe per l'infezione totale del cambio al È solicito. Le infezioni secondarie da parte di altri parassiti o | semiparassiti sono quelle che renderebbero difficile. individuare - : te ( : Esaminando i varî metodi di lotta proposti contro questa f' malattia, l'Autore rileva che i trattamenti ‘eseguiti con disin- | febtanti 0) anticrittogamici sia, sulle radici che sulla porzione | inferiore del tronco non hanno dato , in'generale, che risultati _ negativi. Nega pure ogni efficacia alla potatura dei rami dis- | seccati o, semisecchi , proposta da) Briosi e Farneti, in quanto non sì può ammettere che la malattia cominci da essi :. che se ME: i “- — PS Sa da LI ” Ti = SÒ SNO I e robusti polloni, questi hanno necessariamente ; una. na vita a È Anche i tentavi di inoculazione di soluzioni anticritto das niche fin’ ora non hanno che un interesse scientifico. Una base vpi sicura hanno invece i tentativi di ricostituzione dei castagne ti RI . su portinnesti giapponesi. Mo Però allo stato attuale. delle nostre cognizioni duliet cause. della malattia, l’unico provvedimento da prendere, secondo. l'Autore, è quello di disciplinare la distruzione delle piante | ammalate e l’ isolamento delle aree infette. Occorre tener pre- % sente: che la malattia è determinata da un’ infezione paras- sitaria, e si diffonde, in una stessa area, per contatto diretto delle radici di piante ammalate con quella di piante sane; che | l’originarsi di focolai separati si deve alla diffusione dei germi | patogeni effettuata o dall’ uomo, o dagli animali, o dal vento; che le piante una volta colpite dalla malattia non guariscono più; mentre il loro legno subisce un rapido processo di altera- | zione e perde ogni valore commerciale se le piante stesse sono — lasciate in piedi fino alla morte. L. MoNTEMARTINI. Perri L. — Contributo allo studio delle condizioni di ricettività del Pinus pinea per la Sphaeropsis necatrix. (Annali d. R. Istituto sup. for. nazionale, Firenze, 1917, Vol. II, 15 pagine). Ta Trattasi della malattia e del parassita descritti nella not. a riassunta alla pagina 159 del precedente volume di questa. Ri É : nre. b vista. le an & DALAI Come è detto là, non tutte le piante del pino si presen al attaccate ad un modo. Qui l'Autore precisa meglio pae boni Ss # (Cal a FISIOPATOLOGIA ©» mr i 99 | stenza dei pini contro la Sphaeropsis diminuisce con l’età, scom- I parendo del tutto nelle piante vecchie ed aduggiate, come in quelle indebolite dal marciume del legno prodotto dal Fom:es Hartigii Allesch. Da singole osservazioni risulta in ogni modo che le piante » «x . più all’ umido sono le più attaccate, e che sono più attaccate. È 6; | anche quelle a fusto molto alto per potatura prolungata la cui A chioma si deve ritenere più facilmente esposta agli squilibrii tra 4 | I l’acqua traspirata e quella assorbita. Inoltre è risultato all'Autore che i pini più esposti ai venti . di sud, sud-ovest ed ovest sono meno danneggiati; che sono pure meno danneggiate le piante più vicine al mare e più bat- | tute dai venti salmastri; che dove le piante sono più resistenti. | il terreno contiene una maggiore quantità di calcio, il che po- -trebbe dipendere dal fatto che il calcio riduce l’acidità dei suc- i chi al di sotto del minimo necessario allo sviluppo del fungo S L. MONTEMARTINI. A. et Sch. sui legnami. (Ann. d. R. Ist. sup. for., Firenze, 1917, Vol. II, 15 pagine, con 2 figure nel testo). | L'Autore richiama le osservazioni del Wehmer riassunte alla pagina 281 del precedente volume di questa R7v/sta ; ri- corda che le spore del Merulivs. lacrymans e di altri Merulius germinano solo su substrati acidi così che "l’ infezione del le- \guame per via di spore di questo fungo, a differenza delle in- i ezioni per contatto, non sempre è possibile; studia se e quanto sia costante l’azione acidificante della Conzophora. cerebella 147 E, i È Aa dio 100. o SONIA HA — ANATOMIA. PATOLOGICA (causa di marciume secco dei legni) come predisponen da parte delle spore di Merulius. a Dalle sue ricerche conclude che la Console ‘pd un’ azione acidificante sui legnami, ma tale azione è pesi dovuta ad acido ossalico : quando cresce superficialmente, senz za alterazioni e distruzioni delle pareti cellulari, determina i invece, per graduale e continua ossidazione specialmente degli acidi tane nici, una diminuzione dell’acidità iniziale, e ciò si verifica anche quando, nel caso di vero attacco, la coltura si prolunghi oltre un certo limite variabile da legno a legno e che dipende dalla qualità e quantità di sostanze nutritizie in questo contenute. *: L. MoNnTEMARTINI. - . Perri L. — Le galle del Capparis tomentosa Lam. prodott 3 dalla Discella Capparidis Pat. et Har. (Annali di Bota-! nica, Roma, 1917, Vol. XIV, pag. 141-150, con una tavola | e 6 figure nel testo). O | Sono osservazioni fatte su materiale secco proveniente dal l’ Eritrea. Le galle si presentano sui rami e sulle foglie, disseminate di numerose piccole pustole brune, ricoperte prima dall’ epider mide e più tardi da strati di cellule a parete suberificata. Son costituite essenzialmente da parenchima fondamentale derivanti in gran parte dagli elementi .del cambio interfasciale che, sot l’azione stimolante del fungo, presenta un’ attiva proliferazior delle sue cellule inarcandosi verso l’ esterno e subendo infiì una soluzione di continuità nel punto di origine della g | Non vi ha formazione di elementi istologici anormali, Pa La ò it 1) Pool mit ne di a SITI Po : ANATOMIA PATOLOGICA 101 È interessante la concrescenza perfetta che avviene fra i tessuti dell'ospite e lo pseudoparenchima del micelio, concre- scenza che ricorda lo sviluppo intercellulare del micelio delle micorize ectotrofiche e fa pensare quasi ad una simbiosi o al- «meno ad un parassitismo molto attennato, o L. MONTEMARTINI. ‘. s 3 z Vi e >» h 4 > N n » | 1 Ri, . di Ò ta è . É > i 4 ® = È , | : , - sa PO 1 a LS » be - Ca Pa Va È > uo x # - . Cla i "i e casAPir | PU 9 ua ca La Commissione consultiva per le malattie delle piante, in una recente riunione tenutasi in questi giorni a Roma, ha dovuto occuparsi | ancora della opportunità o meno di adottare il metodo distruttivo di fronte a certe invasioni fillosseriche. In una lunga ed accurata relazione, che verrà poi pubblicata, il Prof. Carlucci ha esaminato dettagliatamente gli inconvenienti ai quali tale metodo dà lmogo e pei Rat possono b essere mai sicuri né praticamente od economicamente utili gli effetti | che se ne ripromettono: la difficoltà delle ispezioni e la poca sicurezza S déi risultati che esse dànno sia quando sono solo estensive e per depe- È rimenti, sia anche quando sono intensive; l’ incertezza sulle dosi di sol- furo da applicarsi nei diversi terreni; la ditticoltà . di Hmitarey intorno ai centri infetti, una zona di sicurezza une riduca al minimo il rapporto | tra viti sane da distruggere e viti infette (cosa importante specialmente. ; per le infezioni limitate); l'opposizione dei proprietarî colpiti e la ne- cessità di riunire come in una mutua tatti i proprietarî di. una zona; d la necessità di spingere i viticultori a piantare ‘solo su piede ameri- | cano, ecc. ecc. i na PE UR Ta IAAD, In seguito alla relazione del Prof. Carlucci, la Commissione, pur con i fermando che il MORO in parola possa essere ancora applicato. dove LIAN e. : si ha fondata speranza di risanare 0 difendere ga zone a ficace e meno oneroso, e a che siano studiati il sic dpi nt NE he sicuro di Agr della fillossera I dell’ ORGA sila i i cui NOTH PRATICHE 103 pi Si è pure deciso di far eseguire studî ed esperienze per vedere come possa essere applicato, nei diversi terreni e sotto i diversi climi, il sistema curativo che secondo il: relatore può esercitare una sicura azione non nel guarire le viti infette, ma nel ritardare la diffusione del parassita e dae così il tempo ai consorzî di sorgere e di preparare la ricostituzione dei vigneti nelle regioni minacciate. È E si è fatto voti che in tutte le zone viticole più importanti i con- sorzî provvedano all'impianto di vigneti sperimentali e dimostrativi. ; i xfx La Commissione ha pure dato parere che siano ispezionati con cura tutti i vivai di viti americane e vengano fatte distruggere le piante x | P ‘; i adri per le quali vi possa essere sospetto di arricciamento o roncet. Ed ha poi suggerito la sorveglianza più rigorosa sul commercio di e controllate dalle Stazioni Agrarie. l. m. Dal Corriere del Villaggio, Milano, 1917 : - N. 24. — Di fronte alle invasioni intense dei maggiolini (Melolonta ulgaris) si consiglia la raccolta degli insetti adulti, da praticarsi al nattino per tempo , prima del levar del sole, distendendo larghe tele otto gli alberi e scuotendo energicamente i rami. Gli insetti caduti e accolti sono uccisi coll’ acqua bollente ed utilizzati poi come concime. N. 25. — Se manca il legno quassio per combattere i pidocchi dei eschi, sì può adoperare l’estratto fenicato di tabacco in soluzione all’ 1 . 100, aggiungendovi un po’ di calce. semi di erba medica e trifoglio perchè tutte le partite sieno decuscutate RT Dai Bollettini della R. sd Speriny. di Agrumicoltu ticoltura in Acireale, 1917 : - N. 30, — Per la cura più efticace contro il dii scatta a mezzo poltiglia solfo-calcica, il Prof. Savastano consiglia. irrorazioni in tembre e ottobre con poltiglia al 10 p. 100 densità 1,25: ,POARRAFRREA PACI più alte potrebbere riuscire dannose alle piante. Al d N. 31. — Contro l’oidio del pesco il Prof. Savastano ritiene pi le ; solforazioni riescano efficaci solo se applicate preventivamente ossia ap- pena la malattia comincia a presentarsi e i suoi effetti non sono quasi. | ancora visibili: ciò per l’Italia meridionale; per la centrale e setten- trionale converrebbe fare nuove esperienze perchè 1 azione dello zolfo. varia in rapporto alla luce solare. Le irrorazioni con poltiglia. solfo-cal- | cica hanno dato risultati dubbî. Le irrorazioni con solfuro potassico Pig là 0,5 p. 100 determinarono scottature sulle foglie trattate.’ 214) PSI Dal Journal d’ Agriculture Pratique, Paris, 1917 : N. 19. — Per distruggere i muschi e i licheni che invadono i rami dei meli, si consigliano aspersioni o irrorazioni praticate durante l°i in- verno con soluzioni di solfato di ferro al 30 p. 100, o durante la vege tazione solo al 0,5 p. 100. di N. 21. — Contro le Pieris le cui larve riescono assai dannose a; molte piante e particolarmente ai cavoli, P. Lesne consiglia irrorazioni con acqua saponosa al 2,5 p. 100 oppure con acqua di sapone di ‘tere bentina preparata nella proporzione di 2 chilogr. di sapone nero, uno mezzo di terebentina e 100 litri di acqua. Consiglia poi la racnottii du rante l'inverno delle crisalidi che si trovano sui muri e sulle palizza di cinta dei giardini e degli orti, avvertendo però che durante. tale rac colta vanno rispettate le ova di Apanteles glomeratus , imenottero pa a rassita delle larve delle Pieris ed uno dei nostri migliori alleati.» nel lotta contro di esse. In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, la PASTA DI CAFFARO si è dimostrata della stessa efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla peronospora. Ciò si spiega quando si pensi che la Pasta Caffaro. contiene rame (che è il principio attivo) in forma di ossi- cloruro, forma che dà una maggiore quantità di rame so- lubile, che non il solfato. La Pasta Caffaro ci offre una 1 poltiglia già pre- parata, più adesiva e meno costosa della poltiglia bordolese. VITICULTORI! in base ai risultati delle esperienze fatte, potete . adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- cura, economia sensibile, semplicità di prepa- razione. Le Pasta Caffaro è anche la più indicata per com- battere la peronospora delle patate e dei pomo-, dori. | I È suggerita ai giardinieri, frutticultori e vi- vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. Chiedete alla Federazione Italiana dei Consorzi Agrari (Pia- cenza), o a tutti i Consorzi Agrarî, Sindacati Agrarî, Casse rurali, | ecc., che sono federate. % Me na n. Per disinfettare le serre, i semenzai o i let- turini, per combattere contro i pidocchi delle piante serve benissimo il LYSOFORM. E’ uno dei disinfettanti più comuni, di odore grade- vole che scompare presto, di facile uso, di prezzo bassissimo. 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Lavori originali : TrorTtER A. — La rabbia o antracnosi del cece . ì nok ata Lag: 105 a _ Rivista: >» Gra SSI Bia Sulla necessità di non abbandonare la lotta contro la Br - fillossera . n er Ma . ,, 116 % E PANTANELLI 80: — La resistenza delle piante al freddo . . $ To ELE SA AVASTANO L. -- La suberosa degli agrumi i nica i È ri LD È REED, = ur mosc& nera dei fichi. : 1 : : We ALT i Note pratiche PAGE PIRO, È; Lat "SE 00 $ ; i : È Stio r ci %; RO CBAVIA TIPOGRAFIA LEGATORIA COOPERATIVA a ERE i 1918. si ar - ES - i x Sca Pie % No PRG VAIO dle SE ERARIALI RIMA IRE MEZZI MR | È ANNO IX. 1 Agosto 1918. Num. ©. Rivista di Patologia Vegetale Diretta paL DorTT. LUIGI MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano Direzione e Amministrazione : Prof. LurGi1 MONTEMARTINI Piazza Giovita Garavaglia N. 1 - Pavia LAVORI ORIGINALI A. TROTTER. La “rabbia, 0 “ antracnosi ,, del Gece ed il suo produttore. Una ristrettissima coltivazione di Ceci (Cicer arietinum L.) praticata a scopo didattico nel podere della R. Scuola di Viti- cultura di Avellino, fu colpita improvvisamente, in fine di pri- mavera, poco prima della fioritura della pianta, da una violenta infezione parassitaria che condusse a morte in pochi giorni buon numero degli individui colpiti e ridusse gli altri stremen- ziti o parzialmente disseccati. La malattia si mostrava partico- larmente grave sui fusti, dove le macchie di secco, più o meno allungate ed estese perifericamente, erano accompagnate da un processo necrotico che si approfondiva rapidamente, facendo | anche perdere ai tessuti il loro turgore ed al fusticino la sua î rigidità , cosicchè molti degli individui si fratturavano facil- mente in corrispondenza della zona infetta. Piccioli e rachide, si mostravano egualmente colpiti, e le foglioline corrispondenti rapidamente ingiallivano e disseccavano. L'esame da me compiuto, mi fece tosto riconoscere trattarsi di tipica malattia crittogamica e più precisamente di una mi- còsi, risultando assai eviddli al microscopio le fruttificaz cs x RIDI occasione di studiare l’antracnosi della Vite (Gloeosporium « a | | già mature del parassita. Proprio in quei giorni, avevo pelophagum (Pass.) Sace.) ed il iseccume del Platano prodotto dal Gloeosporium nervisequum (Fuck.) Sace., cosicchè anche. il Si; fungillo del Cece, ialosporo, erompente ed apparentemente de-. i stituito di picnidio (‘), sembravami doversi ascrivere al mede- i simo genere, molto più che la sua notevole virulenza ben si addi- — ceva ad un rappresentante di tale categoria di fanghi. Anche la massa sporifera, con l umettazione, si riduceva in un muco ge- latinoso , analogamente a quanto si può osservare nelle due specie ora ricordate. Con tale muco, trasportato su pianticelle sane, potei anche ottenere una positiva infezione. nel giro di |. pochi giorni. i La ristrettezza della coltivazione, l’ apparire improvviso e i violento della malattia, non mi consentirono di esperimentare l'efficacia di qualche anticrittogamico, come ad esempio il solfato di rame. Sarebbe stato certo necessario che tale applicazione si fosse potuta fare assai precocemente, onde tale sostanza avesse potuto esplicare tutta la sua efficacia preventiva. * * * Tale malattia, di cui ho ora accennati i caratteri patologici . più salienti, può identificarsi con la così detta rabbia 0 antra- cnosi del Cece, ricordata da molti trattatisti recenti, e che pare possa essere riferita alla “ rabbia del Cece , segnalata per la prima volta con tal nome dà Fiuippo Re. Egli allora non ne À (4) La micologia sistematica ci offre non pochi-esempi di sinonimie do- vute ad una mancata visione delle pareti del picnidio. Un interessante | esempio lo troviamo nella stessa Ascochyta Pisi, di cui sarà qui parlato, la quale registra appunto tra i suoi sinonimi: (Gloeosporium Pisi Oudemans (in F Contributions mycologiques, Arch. Néerl. t. XI, Exstr. p. 18 6% 09; Giocospari rium Pisi Thiim. (1879), Gl. Pisi Wint. (1885), ete. — PARASSITI VEGETALI 107 poteva sospettare la natura parassitaria, per cui l’ attribuisce ‘alle influenze meteoriche. Credo anzi interessante riprodurre il I breve articolo ch’ egli vi dedica (‘): “ Gli autori da me letti non parlano della coltivazione del Cece molto estesamente. Non trovato che alcuno accenni un malore che ne fa perire tante "ò | piante. Elleno , ed io fui testimonio frequente di così tristo sono cominciano a raggrinzirsi, impiccioliscono, ed in breve ri- fenomeno nelle- campagne del mio dipartimento, da vegete che È a a meschinissimo volume muojono. Un tal morbo merita @ essere con diligenza studiato. Ora me ne occupo. Pubblicherò ‘a suo tempo i risultati che potrò raccogliere. Se essi fossero contrarj a quanto stabilisco in questo Saggio sulla natura della rabbia, li paleserò con tutta sincerità, mentre non amo di fab- È ‘bricare degl’ inutili sistemi. Le mie fatiche sono dirette a pro- | curare i vantaggi della pratica. TErOFRASTO e PLINIO accennarono alcuna cosa della particolare malattia da cui veniva tormentato il Cece. Esso, come ognuno sa, dall’estremità dei peli de’ quali è coperto, tramanda un acido particolare chiamato dai chimici acido cicico. Io penso che al sopravvenire di qualche intemperie ‘e rinfrescandosi ancora per breve tempo l’aria, venga la pianta debilitata per la privazione di parte del suo calorico, e non ‘possa compiere le sue evacuazioni. In tal caso)’ ossigeno so- verchio combinato con l’altro che serve a formare l’acido cicico, rimanendo entro la pianta, ne attacca 1 solidi, li corrode ; on- d’ella si raggrinza e poi muore (*). Nei contadi ov è frequente t 0 Re Fruippo, Saggio teorico-pratico sulle malattie. delle piante. Prima .+ Venezia 1807, p. 192. t To) Tale opinione non è sostanzialmente diversa da quella espressa da TeorrasTO nella sua opera Delle cause delle piante (III, 24., 3, e VI, 10., 5), )Jer quanto da così fatti accenni e dagli altri contenuti nella Storia delle diante: (VIII, 10., 1) solo per esclusione ci é dato di identificare la malattia cui egli allude, con la “ rabbia ,, di RE e perciò con l’ “ antracnosi ,, degli erittori più recenti. Anche più vaghi sono gli accenni contenuti in PLINIO XVIII, 17. , 44), il quale del resto paro abbia attinto esclusivamente alle di Ts0FRASTO. Mi da vee pia i « ha . - er Ma PARASSITI VEGETALI (0 il morbo, diconlo rabbia; ed io è conservato questo 0 Fin qui non è rimedio. Non so quanta fede prestar debba. a chi m’assicura che si previene tenendo i semi infusi per venti- quattr’ ore dentro l’ acqua fresca, prima di seminarlo n. : Il Moretti (‘), molti anni più tardi, non fece che ripetere © le osservazioni di F. RE, e solo nel 1891 la rabbia del Cece è nuovamente ed in modo speciale segnalata dal ComEs (*), che l’ avtribuisce all’ azione parassitaria di un fungillo, cioè 1’ Asco-. chyta Pisi Lib. E con tal nome, la malattia del Cece, accomu- o nata perciò con quella del Pisello, del Fagiuolo e di qualche i altra leguminosa, secondo un riferimento sinonimico esistente anche nello “Sylloge Fungorum , del Saccarpo (vol. III, an, 1884, i p. 397), appare: nei “ Funghi parassiti , di Briosr e Cavara El nei trattati di BerLEsE (‘), PrILLIEUX (°), TuBEUF (8), VoGtino O Ducomer (*), Linpau (°), DeLACROIX et MavuBLANC (!°), PEGLION (4); FERRARIS (‘*°)., nonchè nelle Rassegne del Laboratorio crittoga- 7 mico di Pavia ('*). L’ Ascochyta Pisi, da un punto di vista pura-. mente micologico, è indicata del Cece anche da PEGLION (E dal C* (4) Compendio di Nosologia vegetale. Milano 1839. È (2) Crittogamia agraria. Napoli 1891, p. 473. | È (3) Funghi parassiti delle piante colla od utili. Pavia, fasc. V, 1890, n. 119. > di (4) I parassiti vegetali delle piante coltivate o utili. Bibl. Vallardi, 1894, p. 186. | (5) Maladies des plantes agricoles etc., Paris 1897, t. II, p. 299. (5) Pfllanzenkrankheiten d. krypt. Parati verursacht. Berlin 1895, p. 489. i (?) Patologia Vegetale, in Nuova Encicl. Agr., Torino 1905, p. 285.. i (8) Pathologie vegetale. Paris 1908, p. 227. È: (9) In SoraUuER, Handbuch der Pflanzenkrankheiten. II Bd., 1908, p pi 405. (10) Maladies des plantes cultivées. Paris 1909, p. 390. È ù: (11) Le malattie crittogamiche delle piante coltivate. Terza Ed., Faeale 19192, | p. 227. | (12) I parassiti vegetali delle piante coltivate od utili. Alba 1913, p. 788 (43) Rassegna crittogamica dell’anno 4912 ete., p. 14. Atti Ist, Bot, Univ. Pavia, Ser. II, Vol. XV, p. 255. (44) Contrib. alla conoscenza della Fl, micol. avellinese. Malpiglia, v. VI 1895, Estratto p. 23. PARASSITI VEGETALI 109 ALLESCHER (*), da SCALIA (*) e probabilmente da altri. Lo ScaLia poi, la segnala di nuovo posteriormente (*), associata alla Phy/- lostieta cicerina Prill. et Del., la quale, egli dice, potrebbe con- siderarsi come lo stato giovanile dell’ Ascochyta. Tale è lo stato attuale delle nostre conoscenze patogeniche e micologiche sulla rabbia od antracnosi del Cece, quale risulta dalle divulgazioni, per lo più compilative, dei trattatisti già ri- cordati, che in buona parte ritengo abbiano attinto alla identi- ficazione patogenica del Comes, od alla sinonimia micologica esistente nella “ Sylloge Fungorum ,,, nei “ Funghi parassiti , di Briost e Cavara, o nei “ Fungi imperfecti ,, dell’ALLESCHER. | Avendo avuto l'opportunità di seguire sul vivo questa ma- lattia e di ristudiarla anche su materiale di erbario, sono per- venuto alla conclusione ch’ essa non sia punto dovuta all’ Asco- chyta Pisi, ma ad un fungo, affine bensi, ma da doversi riferire al gen. Phyllosticta. Infatti il parassita da me rinvenuto, pre- sentando , allo stato di perfetta maturità, spore continue, non può essere considerato come un’Ascochyta, ma come una tipica Phyllosticta. Si potrebbe osservare che la pianta ospite essendo egualmente una leguminosa, non sia da escludere che il Cece possa ospitare anche l’ Ascochyta Pisi, e che quindi la rabbia o antracnosi del Cece possa essere indifferentemente determinata da una Ascochyta o da una Phyllosticta. Le ricerche da me intraprese su materiale di erbario, proveniente da altre località, mi permettono però di non dover accogliere tale supposizione , ma di consolidare invece il risultato delle mie precedenti ri- cerche, che cioè tale malattia sia appunto dovuta ad una Phy/- losticta. Li (4) In RABENHORST, Krypt.- Flora, v. VI: Fungi imperfecti, 1901, p. 658. (*) Primo contrib. Fl. micol. prov. Catania. Catania 1899, Estratto p. 20. (3) I Funghi della Sicilia orient. ete., Terza serie. Att. Acc. Gioenia Sc. at. Catania, Serie IV, v. XV, Estratto p. 8. : ; VAIO a 7 ta ca TO \ Qi xe \el e TV AR SI VR I AIN INT, RP 110 “oa À HR Se + PARASSI ‘l VEGE' a Ù le ri È - i * ra del PASSERINI, ritengo sia stato n i primi ; Prof. me DI) occuparsi posteriormente di questa malattia del Cece, asini nandone il produttore come Ascochyta Pisi Lib., determinazione passata di poi inalterata in molti trattati fitopatologici. Avendo avuto l'opportunità di rinvenire e studiare il materiale originale. del Comes, conservato nell’ Erbario crittogamico esistente nel _ Laboratorio di Botanica della R. Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, materiale raccolto nel maggio 1878 nei dintorni di i Napoli (raccolse GucLiELMI), ho potuto constatare non trattarsi dell’ Ascochyta Pisi, bensì di una Phyllosticta eguale a quella di i Avellino da me studiata. Esemplari ammalati di Cece, furono | inviati in quel tempo dal Comes al professor SACCARDO, nel cui 3 Erbario micologico sono inseriti come Ascochyta Pisi f. Ciceris aritetini, e provengono da Portici con la. data di aprile 1879. $ Anche qui il fungo si presenta con i caratteri di un jalosporo;. carattere rilevato anche dal SaccaRpO.in uno schizzo che accom- | pagna l'inserto. 3 I vari riferimenti ad Ascochyta Pisi contenuti nel trattati, li ritengo dovuti, come già ho accennato, non ad osservazioni ori- | ginali ma alla identificazione vatogenica del Comes. ed alla si nonimia esibita nella “ Sylloge ,. Ho anche accennato come lol Scalia abbia riscontrato in Sicilia, su piante ammalate di Cece, È una Phyllosticta cicerina Prill. et Delacr. e questo medesimo fungo fu identificato anche da Saccarpo (in Herb.) su materiale di Cece proveniente da Radda (Siena), località inedita, inviato il 25 giugno 1880, ed associato ad una alterazione patologica dei cauli che riveste tutti i caratteri dell’ “ antracnosi ds sabato 21h en tenne © - Cosicchè, esclusa per talune località l’esistenza sul Cece del È >» l’Ascochyta Pisi, trattandosi invece di una Phyllosticta ('), com e i pi (4) Il Prof. T. FeRRARIS da me pregato di riesaminare il materiale Ù tologico di Cece, di cui è ricordo nel suo Trattato a ‘proposito di Ascocì A Pisi, mi comunica ora gentilmente, durante la correzione delle bozze, di 4 PARASSITI VEGETALI 111 risulta dall’ esame del materiale originario da me compiuto, e per | altre essendo già nota l’esistenza della Phyllosticta cicerina Prill. init et n pd Ri et Del., appare sempre più come non dubbio che il vero pro- duttore della ‘malattia sia la Phyllostica, come io lo avevo già. avvertito per il materiale avellinese, e non l’ Ascochyta. Assodato tale punto, rimane a dacidere quale sia il nome specifico da dover assegnare alla PAyl/osticta del Cece, che al- cuni micologi hanno già designato col nome di Phyll. cicerina Prill. et Delacr. Infatti, i caratteri di quest’ultima specie corri- spondono appunto a quelli della P/hy/losticta del Piemonte, di Sicilia, di Radda, di Napoli, di Portici e di Avellino. Tuttavia tale nome non può essere accolto, esistendo un altro fungillo cui spetta la precedenza, ed è una specie passeriniana cui ho già accennato, la Zithia Rabiei, che molti autori relegano tra i si- nonimi di Ascochyta Pisi, mentre è una nuova ed autorevole conferma che il produttore della “ rabbia , è appunto un fun- gillo ialosporo, cioè una Phyllosticta. Infatti PassÉRINI, presenta del suo fungo la seguente dia- gnosi, che integralmente riproduco : Pyrenium globosum punctiforme membranaceum, primum lutescens dein nigrum osculo rotundato reclusum. Sporae numerosae ellipsoideae hyalinae magnitudine variae, plasmate granuloso repletae, madore erumpentes. Nella sommità de’ Ceci coltivati ne’ campi e colpiti dalla così detta Rabbia onde rapidamente periscono, Sorbolo, Bagunzola, Vigheffio, Maggio, Giugno. Causa una imperfetta interpretazione microscopica del tes- suto picnidico, il fungillo fu erroneamente ritenuto dal PASSERINI come un Nectricideo, mentre non vi è dubbio ch’ esso non sia È articolo, che il fungillo del Cece ha realmente spore continue (9.5-12, « 5-6) | e potrebbe perciò essere riferito alla PhyMosticta cicerina e non all’ Ascochyta Pisi!. Egli constatò la malattia il 4 luglio 1908, in territorio di Verrua Savoia (Torino). la Phyllosticta da me Stand sul vivo e sui moltetiiati ' ref plari di erbario. Appare quindi necessario sia ripristinata la vee» | chia specie passeriniana, da doversi trasportare nel gen. Phylto» — sticta, mentre cade così in sinonimia la Phyllosticla cicerina di PriLLIEUX e DeLACROIX, la cui descrizione non fu accompa- gnata da alcun commento critico o sinonimico. I caratteri del fungo e la sua sinonimia, possono quindi stabilirsi come segue: Phyllosticta Rabiei (Passerini) Trotter. — Zythia Rabiei Passerini, 1867, Primo elenco di Funghi parmensi, in “* Comm. .Soc. critt. it. ,, p. (. — Phyllosticta cicerina Prillieux et De- lacroix, Bull. Soc. Myc. de Fr., 1893, p. 273, tab. XIII, fig. 4. — Ascochyta Pisi Lib. f. Ciceris arietini Saccardo, 1879, in Herb. — Ascochyta Pisi Auct. p. p. nec Lib. Maculis plus minus late effusis et irregularibus, primum ochraceis dein ochraceo-brunneis ; pycnidiis minutis 120-180 pu, numerosis gregarie sparsis subsphaeroideo-prominentibus, plus minus tectis v. erumpentibus; ostiolo distincto parum promt- nulo 20-30 u lato; contextu primum pallido submelleo dein evoluto brunneolo, cellulis irregulariter rotundatis 5-7.5 n la- tis; sporulis copiosissimis irregulariter elongato-ellipsordeis v- trinque obtusiusculis quandoque botuliformibus, 10-16 v 4-6 , plerumque 11-15 v 5-5.5. HaB. in caulibus praecipue, nec non in petiolis, foliis, raro | in fructibus, Ciceris arietini, quos valde vexat et necat (mor- bum “ rabbia , v. “antracnosi, dictum inducens): Sicilia (in prov. Catanensi), Campania (Avellino, Napoli, Portici), Etruria. (Radda in prov. Senensi), Aemilia (Sorbolo, Bagunzola, Vigheffio # in prov. Parmensi), Pedemontium (Verrua Savoia), nec non in Gallia, et verisimiliter in Hispania, Lusitania, etc. Non è raro osservare; tra la massa considerevole delle spore di Phyllosticta piucigna qualche rara spora ialodidima; ma tale TIE ST PARASSITI VEGETALI © . 113 ‘eccezionalità non ci autorizza ad interpretare il fungo come una Ascochyta immatura, molto più che la Phyllosticta del Cece, per l'insieme dei suoi caratteri ed in tutto il vario materiale da me studiato, si presentò sempre come un fungo perfettamente evoluto. Trattasi di fenomeni di variabilità individuale, assai frequenti nei Deuteromiceti ed in altri gruppi di funghi, che come si ma- nifestano spontaneamente in natura, in rapporto a dimensione, | settazione delle spore, etc., così si ripetono anche e con mag- giori oscillazioni nelle colture artificiali, soprattutto col modifi- carsi dei mezzi nutritivi (!). Ci potremmo chiedere piuttosto, data una certa corrispondenza nei caratteri dei picnidii, nella | forma esteriore delle spore e nelle loro dimensioni, se l’ Asco- Sap Pisi non sì produca costantemente sul Cece con 1 carat- eri prevalenti di una Phy//osticta. Infatti, se neî generi Asco- n da un lato e Phyllosticta dall'altro, noi vediamo che i li- miti della variabilità individuale in rapporto alle spore sono in «grado di confluire (e gli esempi sarebbero numerosissimi), le dif- ferenze sistematiche tra i due funghi si ridurrebbero ad una questione di apprezzamento personale, relativa cioè allo stato di ‘maturità del fungillo od al grado di prevalenza dell’uno o del- 7 altro tipo di spore. . Perciò nonè illecito pensare che dulto stesso Pisello, alla ‘entità ialodidima Ascochyta Pisi Lib. (probabilmente SERRE ad Ase. pisicola (Berk.) Sacc. a spore lievemente più piccole), possa ‘corrispondere l’ entità ialospora Phyllosticta Robergei Desm. e Ph. Pisi West (?). Come sul Cece, ammesso che un fungo ialo- didimo sia stato realmente constatato e da doversi indicare col . i (4) Srevens F. L, AND Haxx J. G,, Variation of Fungi due to Environ- nent. Botan. Gazette, v. 48., 1909, pp. 1-80, con 37 figure. | (@) Il Prof. Brrosi, in una delle sue interessanti Rassegne crittogamiche luglio-novembre 1898), segnalava un’infezione di antracnosi sul Pisello, ttribuita ad Ascochyta Pisi, ma dovuta ad un fungillo a spore uniloculari, ) perciò da poter riferire alle ricordate Phyllosticta Robergei o Phyll. Pisi. nomé di Ascochyta Pisi, corrisponderebbe il | fango Ha losticta Rabiei (= Ph. cicerina). Bibci.. Anche, sul Fagiolo si ripeterebbero , parmi , e fan an È loghi. All’ Ascochyta Boltshauseri Sacc., a spore non raramente ialofragmie, farebbe riscontro la Stagonospora hortensis. susa) et Mabb., mentre l’Asc. Phaseolorum Sace. troverebbe, prat mente, cari Phyllosticta Phaseolina Sacc. e Ph. Phaseolorum Sacc. e Speg. la sua corrispondente ialospora (!). Troppo mi dilungherei, se dovessi trattare qui una questione così ardua e complessa (?), ma di grande interesse per la sistema- tica generale, ed alla quale il metodo culturale apporterà in dubbiamente notevoli chiarimenti e forse la soluzione. Comunque sia, allo stato presente delle nostre cognizioni sulla “ rabbia n del Cece, e dal punto di vista della sistematica pratica, il fun-. gillo che è causa della malattia non può essere altrimenti rico- nosciuto e segnalato che come una Phy//ostieta, e da indicarsi. | perciò col nome di Phyllosticta Rabiei (Pass.) Trotter. so (1) Per l’Ascochyta hortorum (Speg.) Smith di alcune Solanacee coltivate. e per qualche altra specie congenere, si potranno utilizzare anche talune osservazioni di VoGLINO (I funghi più dannosi alle piante coltivate nella pro- vincia di Torino nel 1911, Ann. R. Acc. di Agric. Torino, v. oa 1919, pl e segg. del)’ Estratto). (2) Se ne occupa a lungo anche J. E. CHENANTAI8, ‘nei due lavori Lo Espèce et Determination chez quelques. Pyrénomycètes. Bull. Soc, Sc. Nat. l’ Quest de la Fr., 2.0 ser., t. 10., 1910, fasc. I-II. — Etude sur les Pyréno mycétes. Bull. Soc. Mycol. sà Fi. , t. 34., 1918, pp. 47-73 (continua). A Aa e TATE GENERALITÀ 115 RIVISTA Savastano L. — Le suberosi ed il gruppo delle malattie costitu- : zionali settoriali nei frutti degli agrumi (Ann. d. R. Staz. di Agrumicoltura ‘e frutticoltura, Acireale, Vol. IV, 1917, p. 105-112, con tre tavole). L’Autore distingue tre diverse suberosi, o. formazioni super- ficiali di sughero, sui frutti di agrumi e qui le descrive : una suberosi traumatica dovuta all’azione del vento (che spinge qualche ramo contro i frutti) o alla grandine leggiera, e che si determina quando il frutto è ancora in via di accresci- mento ; una suberosi parassitaria, come quella che è nota col nome di ruggine bianca ed è dovuta o all’ Heliothrips haemor- roidalis, o anche ad un fungo parassita, la RAyncodiplodia Citri di Briosi e Farneti ; | | > una suberost costituzionale non provocata da alcun agente esterno e che può essere degenerante, come quella che volgar- mente nella penisola Sorrentina è indicata col nome di allignarm- mato e potrebbe meglio chiamarsi lignificazione della buccia in quanto è data da suberificazione, senza proliferazione, delle cel- lule epidermiche estendentesi o poco a poco negli strati sotto- | stanti del pericarpo; o settoriale, come quella che si presenta _ negli agrumeti di Acireale colla formazione sui frutti di una striscia di colore sughero scuro in corrispondenza alla quale la suberificazione si interna ed invade il mesocarpo. Quest’ ultima È forma è rara: segna, si può dire, un passaggio alle ipertrofia, uy a albinismo e verdificazione settoriali di cui l'Autore descrive al- cuni casi, ritenendole tutte malattie schiettamente costituzionali. L. MONTEMARTINI. ii A NS e NRE TRA JE MAC BAIE vy Grassi B. — Sulla necessità di non abbandonare la lotta contro 3 la fillossera (Roma, 1918, 27 pagine con 3 carte geografiche). È L’Autore riferisce sopra la campagna antifillosserica condotta durante il 1917 nelle provincie di Teramo e di Chieti e ne trae | argomento per affermare l’ utilità di continuare la lotta. Di Ricorda poi le precedenti sue osservazioni sull’ argomento © (veggasi alle pagine 54 e 56 del preced. volume di questa Rivista) î ed insiste nel concetto che / abbandono delle vigne în preda alla fillossera rappresenta uno sciupio di immense ricchezze. Ritiene necessario estendere l’ obbligatorietà della costitu- zione dei Consorzi, dalle Puglie, dove è stata circoscritta fin’ora, a tutte le principali zone viticole italiane, e dare facoltà ai Consorzi stessi, o loro Federazioni, di elevare la tassa fino ‘9 a L. 5,00 per ettaro di vigna, e ciò perchè si possa continuare la lotta indennizzando o contribuendo ad indennizzare i viticul- i tori danneggiati indirettamente dalle operazioni di difesa. Biso- gnerebbe quasi costituire una mutua assicurazione per il risar- cimento dei danni arrecati durante la lotta e per la lotta ai singoli coltivatori di vigne. Senate i Occorrerebbe pure, secondo 1’ Autore : formare dei tecnici forniti di soda coltura generale e che | siano anche specializzati nello studio dei problemi viticoli e fil- i losserici ; | limitare l’ inconsulto impianto di viti. europee nelle zone î dove si fa già la lotta e in quelle abbandonate ; ca creare una specie di monopolio di Stato per la produzione I di legno americano, per la sicurezza sia della qualità delle viti, sia della immunità dal roncet ; ì creare una specie di monopolio di Stato anche per il sol- furo di carbonio, o almeno mettere un calmiere sul prezzo di. questo prodotto. a ò È È PARASSITI ANIMALI — FISIOPATOLOGIA 117 Savasrano L. — Contributo allo studio sui rapporti biopatologiei della mosca nera del fico — Lonchaea aristella Beck. — ed il suo ospitante nella penisola Sorrentina (Ann. R. St. | Sper. di Agrum. e Frutticoltura di Acireale, 1917, Vol. IX). . Di questo parassita che si può chiamare, secondo l'Autore, la mosca nera del fico, fa già parlato alla p. 60 del Provadento e alla p. 89 di questo volume della Rivista. L'Autore. parla qui a lungo della 'biologia di esso, dei suoi rapporti colle piante ospiti, della sua diffusione e dei danni che produce. : Consiglia di eliminare dalle colture di fichi nella pietola Sorrentina la varietà roiano e le altre che si mostrassero più parassitate. Le concimazioni esagerate, determinando una maggiore di- varicazione delle squamette che chiudono gli orifizî superiori delle infiorescenze, facilitano la parasitazione ; l’inoliazione invece la impedisce. L. M. PanraneLLI E. — Su la resistenza delle piante al freddo (Rend. d., R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Volume XXVII, 1918, pag. 126-130 e 148-153). L’Autore portando la sua attenzione sopra la selezione di piante resistenti al freddo, ha voluto fare indagini sui fattori di tale resistenza. Dopo avere messo in rilievo che la morte per freddo non si può spiegare solamente colla formazione di ghiaccio nell’ in- | terno dei tessuti in quanto tale formazione non implica la morte 4 del plasma e viceversa; l'Autore presenta i risultati di due serie da pre e girasole alieodio da gennaio. ad. pers. in ser | fredda ed esposte poi a temperature sufficienti per il ‘change À mento ; le altre fatte con piante di pomodoro e granoturco 3 al- | levate da aprile a luglio in serra soggetta a riscaldarsi di giorno — fino a 38° C. e poi esposte a temperature un poco superiori a 0°. È Egli vide che non vi è relazione tra la resistenza al freddo 3 e il valore alimentare dei sali forniti alla pianta, però i nitrati d per lo più depressero la resistenza , il potassio e l’ acido fosfo- rico si opposero all’azione sfavorevole dei nitrati ma non aumen- di tarono la resistenza. 7 | Non notò alcun rapporto tra la prosperità di sviluppo e la resistenza al freddo nè tra questa e la concentrazione del succo cellulare. Come conclusione di queste ed altre osservazioni , A TA erede di potere affermare che la causa essenziale della morte per freddo è la sottrazione di calore per l’ abbassamento infra- | minimale di temperatura e ad essa si oppone la resistenza del- | cea l'organo, mentre la formazione di ghiaccio è un fenomeno acces- sorio. Tale resistenza poi non è in relazione colla concentrazione del succo cellulare nè col suo tenore in acidi o sali, ma con la proporzione di zucchero che la cellula riesce a conservare du- FRE MA FOIS rante il raffreddamento.’ ùr = Ca Se lo zucchero intervenga solo come fonte di energia o se “ne anche protegga il protoplasma contro l’ autodigestione, come tal prevedere la sua forte azione antiproteolitica, si vedrà in se- guito. | Mb L. MONTEMARTINI. _ NOTE PRATICHE. 119 NOTE PRATICHE —_—_—_——_ ALE Ra SEA La Commissione consultiva per le malattie delle piante, nella sua riu- orione dello scorso maggio ha discusso ancora il problema dell’ applica- bilità del metodo distruttivo di fronte alle grandi infezioni fillosseriche, ‘specialmente per quanto riguarda la provincia di Teramo. Furono ancora ‘(presi in considerazione gli argomenti della relazione Carlucci di cui alla precedente pag. 102 di qussto volume, e quelli esposti dal Grassi nella | relazione in questò stesso fascicolo alla precedente pagina 116. hi I consedenti si trovarono a parità di voti fra le due proposte: di so- spendere le distruzioni giudicandosi impossibile arrestare una infezione tanto diffusa, o di continuarle. bel Nella stessa tornata e in tornate successive la Commissione ha esa minato la costituzione di consorzi fillosserici ed ha fatto proposte per l'assegnazione dei sussidi ai medesimi. i Y Ù Vea De © \ Dal Bollettino dell’Osservatorio di Fitopatol. di Torino, 1918 : È N. 3. - Per la lotta contro la fumaggine degli agrumi e contro i coc- ve di che la accompagnano viene raccomandato l’uso della poltiglia solfo- . Contro la Diaspis pyricola si consigliano pennellature con soluzione al 9 p. 100 di Entomocida che è una miscela di olii pesanti di catrame. N. 5. - Viene consigliata la poltiglia bordolese contro la Septonia \brachyspora delle foglie di fico, il Phragmidium SITR delle rose, a Marsonia panattoniana della lattuga. Si consigliano irrorazioni con soluzioni di estratto fenicato di tabacco 12 p. 100 contro l’Anthonomus pomoyum, Vl Eryophres pyri, 1 Anthomya eparum, l’Acidia héraclei dei sedani. » N. 6. - Contro gli afidi delle piante da orto (fave, piselli, eoc.) si con- | igliano polverizzazioni con polvere di tabacco da Pratica) nelle prime ‘e del mattino. ] Lo stesso trattamento si consiglia contro gli afidi delle rose e dei - Contro il Clasterospovium Amydgalearum dei ciliegi si consigliano le orazioni con solfato di rame e calce al 0.8 p. 100. N. 7. - Contro la cavolaia o i bruchi dei cavoli si consig verizzazioni con polvere. ‘di tabacco od anche con polvere finis ) calce, praticate nelle prime ore del mattino, quando i bruchi stanno né ll pagina superiore delle fogiie. na tari ue i ZO Dall’ A. 0. P. I., Sanremo, 1917: site rat TRO O men tue. esito ev a n — N. 6. - Viene comunicato che gli Stati Uniti d'America hanno proi-. bito l'importazione nei loro territori di qualunque specie e varietà di. Ribes e Grossularia provenienti dall’ Europa e dall'Asia, e ciò allo scopo di impedire una maggiore diffnsione della ruggine vescicolosa del Pino bianco (Peridermium Strobi, del quale la forma teleutosporica vive ap- punto sulle piante in parola). ; RS N. 7. - G. Fasolo sostiene che per una buona ed efficace lotta contro | le cascute dei medicai oltre esercitare una rigorosa vigilanza sopra il commercio delle sementi, sarebbe utile organizzare la pronta distruzione dei medicai infetti. D Dal Corriere del Villaggio, Milano 1917 : N. 36. - Per combattera il ‘onchio dei fagiuoli il Dott. A. Torricelli insiste sopra l’applicazione del solfuro di carbonio-nella dose di 20 greta mi per ogni ettolitro di fagiuoli da disinfettarsi. Si pongono i fagiuoli in: recipienti ben chiusi (tini in muratura, barili, damigiane o altro), vi sì versa il solfuro, si chiude ermeticamente e si lascia chiuso per un palo di settimane: poi si dà aria ai fagiuoli palleggiandoli. L’ operazione va fatta subito dopo il raccolto, può però riuscire utile anche più tardi. Ml Torricelli ha accertato che il solfuro non danneggia la germinabilità dei semi. 4 N. 49. - Per impedire che le cipolle marciscano , si consiglia strati ficarle nella polvere di carbone. Così si possono conservare per lung 0 è ; tempo. Li [ Lumi 0 "I TT" 4 Poni ia di In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, la PASTA DI CAFFARO si è dimostrata della stessa efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla peronospora. | Ciò si spiega quando si pensi che la Pasta Caffaro x $ contiene rame (che è il principio attivo) in forma di ossi- cloruro, forma che dà una maggiore quantità di rame so- ey er iui lubile, che non il solfato. j. La Pasta Caffaro ci offré una poltiglia già pre- | parata, più adesiva e meno costosa della. poltiglia bordolese. n VITICULTORI ! i in ‘base ai risultati delle esperienze fatte, potete | adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- | cura, economia sensibile, semplicità di prepa- a razione. È Le Pasta Caffaro è anche la più indicata per com- - battere la peronospora delle DRaslo e dei pomo- dori. | è È È suggerita ai giardinieri, frutticultori e vi- \ a . . € s x È - ; È 1 | vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. “= sONisaots alla OMERO Tel: ala dei Consorzi Agrari (Pia- i cenza), o a tutti i Consorzi Agrarî, Sindacati Agrarî, Casse rurali, | ec0., che sono federate. te \ | > È F Ò _ - a P > P - a c Li - d do »_ «. n. - f * Per disinfettare le serre, i semenzai o i let- turini, per combattere contro i PiAopERA, dell dn: piante serve benissimo il ausinione 4 A CUNARDO (Varese). Un piccolo appezzamento vicino alla stazione e coltivato « patate bianche fu diviso in due parti: una venne lasciata senza trattamenti, all’ altra fu applicato verso i primi di luglio (dopo È la fioritura) un solo trattamento alla pasta Caffaro. È Al raccolto furono scelte due file di piante in mezzo ad | ognuno dei due appezzamenti, tutte di eguale lunghezza, e si trovò: per le due file senza trattamento . . . . tuberi kg. 15,6 ‘ trattate con pasta Caffaro . , n 20,5. 38 MM , Le piante trattate hanno dato tutte, in generale, tuberi più | | bi »n ta) »n n» grossi che quelle non trattate, e tale osservazione si potè ripe 1 tere in altro appezzamento, pure del sig. capo-stazione Pizzi nel quale erano coltivate patate rosse. Presso il sig. Prandoni del setificio fu pure trattata con pasta Caffaro, verso i primi di luglio, la metà di un appezza:. mento del quale l’ altra metà venne lasciata senza TRURO e al raccolto si ebbe: ; (5A da due file di piante non trattate . . . . tuberi kg. 5,9. di da due eguali file di piante trattate. . . » ” PARASSITI VEGETALI 129 * * * È interessante rilevare che i trattamenti al solfato di rame o alla pasta Caffaro non solo ebbero un’azione sopra il numero e la grossezza dei tuberi ottenuti, ma anche sulle loro qualità, almeno per quanto si può dedurre dal loro peso specifico. Scelti infatti nei diversi lotti alcuni tuberi di grossezza pressa poco eguale, ne determinai il peso specifico e da questo, «a mezzo della tavola di Holdefleis, dedussi la percentuale di fecola e di sostanza secca contenuta nei tuberi sperimentati. Ottenni in tal modo i seguenti dati : Po Percentuale Percentuale A Ponte S. Pietro: specifico de cp a | patate rosse senza trattamento 1,1033. 19,37% 2417 % id. trattate con pasta Caffaro 1,1095 20,75, 25,70 , id. trattate con solfato di rame 1,1092. 20,66 , 25,60 , 4 A Cunardo dal sig. Pizzi: | patate bianche senza trattamento —1,0787 15,12%, 19,54%, id. trattate con pasta Caffaro 1,0872 16,38, 20,73 , | patate rosse senza trattamento ib: 14,360. :13,02 , id. trattate con pasta Caffaro 1,088 16,54 , 20,92 , È trattate con bordolese 1,100 18,76 ,. 23,48 , A Cunardo dal sig. Prandoni: patate bianche senza trattamento 1,072 14,51 °/, 18,27 %/; id. trattate con pasta Caffaro 1078 15,12, 1914 _, Onde si vede che l’azione dei trattamenti antiperonosporici è duplice: da una parte essi favoriscono la quantità del raccolto, dall’ altra assicurano la qualità, ci dànno cioè tuberi più densi, ontenenti una maggiere quantità di fecola e di sostanze secche. | —L’azione del solfato di rame e della pasta Caffaro si equi- valgono : ora quest’ultima si è dimostrata un pochino più efficace, ora invece diede risultato migliore la poltiglia bordolese, ma sempre la differenza fu pic » nella quale Cad applicati i i trati Se i risultati sieno dovuti. alla so] dei trattamenti usati, ‘0 anche alla loro az ; Bu 1ta 2 frattali a base di composti di rar cai PARASSITI VEGETALI 131 M. TURCONI e e UN NUOVO PARASSITA DEI PEPERONI (Acrothecium Capsici n. sp.) Nel settembre 1918, il prof. Luigi Pavarino, docente di zienze Naturali nella R. Scuola Normale di Torino, inviava a | questo Laboratorio Crittogamico, per esame, dei frutti di pepe- rone sui quali potevansi distinguere due diverse alterazioni. Alcuni frutti presentavano delle aree giallo-biancastre, livide, | simili a scottature, che si facevano in seguito nere per l’ appa- rizione in esse di una muffa nerastra formata dalle innumerevoli ife fruttifere di un ifomicete identificabile coll’Alternaria tenuis Nees, specie comunissima, abitualmente saprofita sopra svaria- ‘tissime matrici, talora anche parassita su piante diverse. Su altri peperoni invece notavansi macchie rotonde od ovali, ‘di 1-83 centimetri di diametro, depresse, a superficie leggermente concava, di color nocciuola, circoscritte da una zona marginale quasi polverosa, giallo-olivacea. Come ci può rivelare un adatto esame microscopico, i tessuti relativamente grosse, da 4 a 10 micromillimetri, le quali per- corrono in tutti i sensi il pericarpo, ed in certi punti si intrec- ciano fittamente a formare quasi uno pseudotessuto strumatico 132 PARASSITI VEGELALI più o meno compatto, nel quale notansi dei resti del mesocarpo. & in gran parte disorganizzato e distrutto. Verso l'esterno le ife vegetative assumono una colorazione 1 leggermente olivacea e danno origine alle ife fruttifere o conzdio- | fori fuoruscenti all'aperto, per rottura dell'epidermide, a costituire la muffa olivastra sopra menzionata. I conidiofori, sparsi o più o meno fittamente Svern non però a formare dei veri cespuglietti, sono semplici, eretti, settati, di un color olivaceo chiaro e misurano in lunghezza 80-140 u sica titani per 10-14 u di larghezza. Sono generalmente un po’ ingrossati all’ apice ove presentano anche delle brevi appendici a forma di verruche o tubercoletti o di brevissimi ramuscoli, specie di sterigmi sui quali s’ inseriscono i conidii. insetti ‘ Questi sono cilindracei, talvolta leggermente rigonfi nel mezzo, arrotondati alle estremità, per lo più 3 settati (raramente con 3 2 o 4 setti), lunghi 30-50 u, larghi 10-14 u e di color olivaceo come 1 conidiofori o un po’ più scuro. È Pei suoi caratteri morfologici dunque questa forma di Deu- à teromicete appartiene all'ordine Hyphales, famiglia Dematiaceae, \ sezione Phragmosporae e va ascritta al genere Acrothectum. . Le poche specie di questo genere fin’ora note (una ventina) sono tutte saprofite ed anche morfologicamente ben diverse dalla forma da me riscontrata sui peperoni che ritengo quindi nuova per la scienza e denomino Acrothecium Capsici dandone qui. n la diagnosi latina : Acrothecium Capsici n. sp. — Maculis subrotundis vel late ellipticis, avellaneis, castaneo-brunneo marginatis; conidiophoris sparsis vel gregariis, simplicibus, erectis, septatis, 80-120 X 10-14 u, apice plus minusve incrassatis ac obtuse denticulatis vel brevissime ramulosis, pallide vlivaceis ; conidiis capitulato d- crogenis, cylindraceis, utrinque rotundatis, plerumque 3-septatis, © 30-50 Xx 10-14 u, olivacets. | Has. — In fructibus vivis Capsici annui parasiticum. Augustae Taurinorum, autumno 1918. PRA ARE LAT UNE PN gt n Ra sà TR car i AL TATO MESWI> - Ap PRI esse PARASSITI VEGETALI 133 * * * L’ alterazione che determina nei peperoni la formazione delle caratteristiche macchie color nocciuola deve essere prodotta dall’ azione patogena del nuovo micromicete ora descritto del quale potei riscontrare sempre le ife vegetative invadenti i tes- suti del pericarpo anche nelle giovani macchie iniziali. In tali macchie non è mai apparsa l’A/ternaria tenuis che erasì sviluppata in grande abbondanza nelle aree giallo-biancastre, livide di cui è menzione al principio di questa nota e la cui com- parsa sui frutti era forse dovuta a scottatura o colpo di sole. ‘) Trattandosi di una forma nuova, credo bene renderla nota colla presente breve descrizione dei caratteri morfologici che ho potuto fin'ora studiare, riserbandomi di continuare, possibil- mente nella prossima stagione, le ricerche anche sulla biologia del nuovo parassita. Dal Laboratorio Crittogamico di Pavia, Dicembre 1918. i) L. E. Melchers e E. E. Dale (Abs. in Phytopathology, vol. 7 (1917), s pag. 63) hanno descritto una malattia dei peperoni che chiamano Black ì k Di » î spot of pepper (macchia nera del peperone). — Essi hanno trovato costan- temente nelle macchie una specie di Alternaria che, in prove d’ infezioni, ha dimostrato un’ azione patogena assai debole sul tessuto normale mentre È sì sviluppava facilmente sui peperoni in seguito ad offese, che in natura possono essere causate da colpo di sole (sun scald) o da gelo (frost). f BRIVISTAOGO FARMER. — Il marciume. delle frutta. (L'Italia agricola, Piacenza, È 1918, pag. 36-43, con 5 figure nel testo). L’Autore parla del marciume bruno dovuto alla Monilia fructigena della quale descrive la forma conidica e quella asco- fora (Sclerotinia fr'uctigena). Descrive pure i danni che il pa- rassita produce ai frutti di albicocchi, ciliegi, peschi, e richiama l’ attenzione anche sopra formazioni cancrenose che esso. pai 9 | i s" wi na provocare sui rami dei peschi. Quanto alla cura, oltre alla raccolta e distruzione | frutti mummificati rimasti sui rami dopo la caduta delle togli 9, ed oltre la pulizia invernale dei rami seguita da lavatura | ; soluzione densa (al 3 0(0) di solfato di rame e calce, poichè 1e (i foglie di pesco sono molto sensibili all’azione del sive consiglia: una prima. irrorazione con poltiglia bordolese o pas Kat Vafiaro da applicarsi alla fine dell’ Ta enna DIEDA ch A iniz ni PARASSITI VEGETALI 135 zolfo e 100 di acqua, facendo bollire per un’ ora, èd adoperando | poi il tutto allungando al 4 0/0 in acqua. Essa serve anche, secondo l'Autore, a combattere la rogna (Cladosporium carpophilum). L. MONTEMARTINI. FarmER. — Alcuni cenni sull’avvizzimento dei fiori del melo (col i | precedente, pag. 71-78, e 11 figure nel testo). ; ‘ L'Autore richiama l’attenzione dei frutticultori sopra questa ‘ malattia che in certe regioni degli Stati Uniti e dell’ Inghilterra i va estendendosi e produce la perdita del 50 e fino del 75 per | 100 dei fiori dei meli. Sono particolarmente colpite alcune varietà quali la Lord | Derby, la Duchessa di Oldenburgo, Vl Orange Pippin, il Bismark, il Parmain dorato, ecc., mentre certe altre, come p. e. la . Bramleys sedling, sembrano più resistenti. I primi sintomi della malattia si manifestano coll’ avvizzi- mento dei fiori. Segue, a distanza di circa quindici giorni, anche l’avvizzimento delle foglie dei rametti fruttiferi. L’ infezione poi si propaga allo sperone sottostante e vi produce un cancro depresso che provoca la morte della parte superiore del ramo. Sugli speroni fruttiferi morti e sulle macchie cancrenose for- matesi sui rami che hi portano, compaiono nella primavera suc- ‘cessiva le pustole sporigene del fungo che è causa del male Lage PAM SI A RR NR ati | IA n) ga A e STASI ONCIPE GA ARNIIMERLO N (RNA Ro pa "ICI 6 rd Fa o i p 7 LIà Ù US Lan i n) n dà P. Tar xPy9 he po 5” SANI vi Po ad : 4 f i 136. PARASSITI VEGITALI vi ficazioni invase dal parassita; tale. operazione va fatta È 30-35 giorni dopo la fioritura quando le infiorescenze infet ot riconoscono dall’ avvizzimento delle foglie e prima che Pr infe zione arrivi ai rami sottostanti producendo in essi il cancro nel quale la Monilia produrrebbe, l anno appresso, nuovi organi dil riproduzione. | La malattia è comparsa solamente in via sporadica in qualche punto dell’ Italia settentrionale, forse perchè mancano. da noi vaste estensioni coltivate intensivamente a meli. - L. MONTEMARTINI. Gaporto L. — Un esperimento di segnalazioni antiperonosporiche (Casalemonferrato, 1918, 46 pagine con tre tavole). Mosso dal concetto che si debba ridurre al minimo necessario. il numero delle irrorazioni antiperonosporiche, l’ Autore ha stu-. diato le invasioni di peronosposa nei vigneti di Casalemonferrato È durante il 1918 e le ha messe in relazione coll’andamento delle stagioni. 2 4 Vide che la prima invasione, quella primaria, ebbe. luogo alla fine di maggio, dopo 2-3 giornate di pioggia; la seconda: si trovò a coincidere colle pioggie iniziatesi il 10 di giugno; la terza alla fine di giugno; la quarta dal 25 al 27 luglio. Tutte e quattro furono nettamente e solo determinate da pioggie che bagnarono le viti per un lungo periodo di ore (non meno di 10) Si ebbero anche delle pioggie senza effetto. face » erette AEREA EARLE Il periodo di incubazione varia nei diversi mesi della cam pagna viticola in limiti eguali a quelli osservati dall’ Tenda fi (veggasi alla pagina 60 del VII volume di questa Rivista). Il raccolto potè essere salvato mediante quattro soli tratta menti eseguiti all’ inizio delle singole invasioni (comparsa del; macchie d’ olio): dove si fece un maggior numero di irrorazio k I La PARASCITI VEGETALI 137 non si ebbero risultati migliori che nei vigneti sperimentati dall’ Autore. La poltiglia bordolese basica all’ uno p. 100 di solfato di rame si dimostrò capace di prevenire le contaminazioni anche alla distanza di 13 giorni dalla sua applicazione. Data la difficoltà di potere prevedere le pioggie a distanza di almeno 3-4 giorni, l'Autore crede possano essere utili le se- gnalazioni basate non sulle pioggie contaminanti, ma sugli an- tecedenti delle invasioni, avendo di mira la comparsa delle macchie d'olio e cioè il momento in cui si inizia il pericolo di un eventuale attacco. I segnalatori dovrebbero, secondo l’ Autore, tenere presenti le seguenti norme : I 1) il periodo piovoso primaverile prepara le condizioni propizie per il primo attacco ; 2) l’elevarsi graduale della temperatura fino sopra i 10° c. è condizione indispensabile perchè i germi della peronospora possano svilupparsi, e quando tali condizioni si verificano oc- corre fare il primo trattamento preventivo ; 3) alla prima pioggia ì germi si sviluppano e si ha la prima contaminazione; il parassita vive nella foglia per un pe- riodo (incubazione) di circa 20 giorni al termine dei quali com- paiono le prime macchie d’ olio e st deve fare il secondo trat- tamento preventivo ; 4) dopo la comparsa delle macchie d’ olio se viene una pioggia o una rugiada abbondante, si sviluppano le efflorescenze bianche cariche di nuovi germi che possono dar luogo (se tro- vano le foglie indifese o irrorate da oltre 18 giorni) alla seconda contaminazione ; 5) questa ha un’ incubazione più breve, ecc. ecc. L: MONTEMARTINI. RR Rete PRI PETE ‘FIT Met i É Lo "RMS Finta pai SES i! 188 PARASSITI VEGETALI Massa C. — Una teleforacea dannosa al leccio: Stereum gau- sapatum Fr. (Ann. d. R. Ist. Sup. Forestale di Firenze, © Vol. III, 1918, 29 pagine, con 2 tavole e 5 figure nel testo). | Il leccio che è sottoposto alle potature più energiche per la formazione di alte cortine sempreverdi, o di siepi basse squadrate, presenta spessissimo sui suoi rami e tronchi più tagliati una | vegetazione fungina abbondante. : Alle Cascine di Firenze è frequente su di esso lo Stereum gausapatum che prende aspetti e colorazioni diverse a seconda | della stagionè e della grossezza dell’ organo sul quale vive. L'Autore descrive i varii aspetti del fungo e ne studia poi il micelio nel legno morto da esso invaso, dimostrando che per | la continuità che esiste tra tale legno morto e quello vivo ad esso sottostante, anche i tessuti sani risentono l’ influenza del | fungo a distanza. ; Le cellule del cambio sono sensibilissime a tale azione a_ distanza del fungo : appena giunge loro 1’ influsso delle sostanze. CAL di Mit segregate dal micelio, imbruniscono rapidamente mentre le loro pareti, sottili e non lignificate, si raggrinzano dando al com- plesso dello strato cambiale ]’ aspetto di una linea di cellule ar necrosate la cui presenza favorisce 1’ estendersi dell’ infezione agli strati esterni dell’alburno. Secondo l’Autore la sostanza che 3 agisce in tal modo è un enzima che egli si riserva di studiareg muglio: consiglia intanto pronte ed accurate catramature di tutte le ferite per potatura, sostituzione di piante giovani a { quelle vecchie e troppo mutilate, esportazione delle estremità 4 secche dei tronconi spogli di fronda. phila (Mont.) Sace. , (Atti d. R. Ac. d. Scienze di Torino, Vol. 52, 1918, 7 pagine). L’Autore segnala la presenza anche in Italia di questa o del pane fin’ ora trovata solamente in Francia. La ha i riscontrata in Torino sul pane dei soldati, sul quale forma uno j strato di colore ranciato di bellissimo aspetto. Non ha potuto ottenere la forma perfetta. de Verticilliose van den Komkommer. (Ricerche sopra le tra- cheomicosi: Verticilliosi dei cetrioli). (Wagemingen, 1918, Van Der LeK A. A. — 0Onderzoekingen over tracheomycosen : | 48 pagine, con 6 tavole e il riassunto in francese). L’ Autore ha studiato dei cetrioli ammalati dai quali ha isolato il micelio del Verticillium alboatrum. Ha potuto con | questo fungo riprodurre artificialmente la malattia. Non crede sia propria la denominazione di avrizzimento (Aétrissure, Welkenkrankheit, Wilt-disease) adoperata per in- dicare le malattie che come la verticillinsi e la fusariosi sono caratterizzate dalla penetrazione di un micelio nei vasi legnosi delle piante: l’avvizzimento può presentarsi infatti nei casi patologici più diversi; è la conseguenza di una rottura momen- tanea di equilibrio tra assorbimento e traspirazione, e non si ‘presenta sempre nei casi delle infezioni di che trattasi. Spes- sissimo infatti il micelio tracheifilo trovasi poco sviluppato nei vasi e non in quantità tale da ostruirli; qualche volta 1’ Autore lo ha visto perfino nel legno di piccioli di foglie, senza che il lembo perdesse la sua turgescenza. Solo quando il micelio in- vade il mesofillo o guasta le estremità rediolii ) si ebbe zimento. | SIA RAV Nel caso studiato dall’ Autore trattasi di milita delle ae dici. È dunque consigliabile la distruzione delle piante ama: late e, meglio, la selezione di varietà resistenti. L. MONTEMARTINI. PanranELLI E. — Disinfezione dei fagioli tonchiati. (Le Staz. Sper. Agr. Italiane, Modena, 1917, Vol. L, pag. 591-609). Nel maggio 1917 fu importata direttamente dal Brasile in | Italia una forte partita di fagioli mulattini, che erano fortemente infetti dal tonchio nostrano (Acanthoscelides obtectus = Laria irresecta) e più ancora da una specie propria dell'America Me- E ridionale (Spermophagus subfasciatus) la cui diffusione nelle | nostre coltivazioni potrebbe riuscire assai dannosa. î L'Autore ha dovuto occuparsi delle necessarie disinfezioni | e distruzioni e dà qui notizia dei metodi e delle sostanze ado- | perate e dei risultati ottenuti. | Conclude che per la disinfezione dei fagiuoli tonchiati, e precisamente per l’ uccisione sicura dei tonchii adulti rinchiusi | nei semi, occorre, per quintale di fagiuoli secchi, un contatto _ di 48 ore con i vapori sviluppati da : 100 gr. di solfuro di carbonio ; 100 centimetri cubi di tetracloruro di carbonio (= gr. 163 Di 1 gr. di cianuro potassico. La germinabilità è offesa dalla suddetta dose di solfuaro più che dal tetracloruro ; non è danneggiata dall’ acido cianidrico. Per la disinfezione dei locali ove hanno soggiornato i fa- $ PARASSITI ANIMALI 141 giuoli tonchiati, irrorare con una qualunque emulsione di olio di catrame dal 4 al 7 p. 100 in volume. L’Autore ha raccolto una estesa bibliografia sull'argomento. L. MONTEMARTINI. PANTANELLI E. — Esperienze ed osservazioni sui principali Si- stemi di lotta contro le cavallette. (Le Staz. Sper. Agrarie Italiane, Modena, 1918, Vol. LI, pag. 245-305). L’Autore per incarico del Ministero di Agricoltura dirige da tre anni la lotta contro le cavallette (Dociostaurus maroc- canus) nelle provincie di Roma e Caserta, ed ha avuto così occasione di provare tutti i vari metodi di lotta che sono pro- posti: cattura degli insetti adulti, contaminazione col bacillo della dissenteria setticemica (Coccobacillus acridiorum D’ Her.), irrorazioni caustiche, avvelenamento delle pasture o spargimento di esca avvelenata, distruzione delle ooteche. L’ applicazione del Bacterzum (Coccobacillus) acridiorum non ha dato risultati pratici. Anche la cattura delle cavallette sì presentò costosa e poco proficua. Non risultarono convenienti nemmeno le irrorazioni caustiche con emulsione di olio di ca- trame : distruggono in media il 50 p. 100 degli insetti, ma sono troppo costose. L’ emulsione di olio pesante di catrame costa meno, ma è di più difficile preparazione e applicazione. Invece è conveniente ed utilissima, dove abbonda la mano d’ opera, la raccolta delle ooteche quando sono numerose ; ed è pure efficace l’ aratura delle grillare seguita da regolare colti- vazione a cereali vernini. Ed è efficacissimo lo spargimento, fra _l’ erba, di crusca avvelenata con arsenico sodico: quest’ ultimo presentasi come il mezzo di lotta più sicuro, meno costoso, di | più facile applicazione. I L. MONTEMARTINI. È feta a - ° ) o bai A ed Po fe erro RE VU ETA tg te da “SAI Rie va 14 TR YI ALI SRI U 142 MALATTIE DI NATURA FISIOLOGICA / 00 t) PeGLION V. — Il nerume della polpa dei tuberi di patata. (L° Po talia Agricola, Piacenza, 1918, pag. 212-218, con 1 figura). | L'Autore ebbe occasione di osservare anche in Italia tuberi di patata la cui polpa era chiazzata di aree nere: è la malattia | nota in America col nome di black-heart (cuor nero) e che si presenta come conseguenza di asfissia quando le patate sono tenute in ambiente mancante di ossigeno o chiuso. L’ alterazione si presenta più o meno rapidamente a seconda . della temperatura ambiente, onde 1’ Autore, sulla scorta degli 1 studî fatti in proposito in America, avverte che : le patate conservate a temperatura relativamente alta richiedono maggiore ventilazione che non a bassa temperatura ; | l'altezza dei mucchi di patate, se immagazzinate per sei mesiì alla temperatura di 5°-6° non deve superare i m. 1,80, mentre per una altezza maggiore bisogna disporre di ventilatori; | con temperature di 10°-15° i mucchi non devono superare | l'altezza di m. 0,90 se la conservazione deve protrarsi per oltre. tre settimane ; | ad una temperatura di 30° la polpa delle patate annerisce | anche in pochi giorni, pure se le condizioni di ventilazione sono ottime; | | l’ esclusione assoluta di aria rovina le patate a qualsiasi, temperatura. L. MONTEMARTINI. -" | : È È i : b. i } MALATTIE DI NATURA INCERTA 143 È PantanELLI E. — Arricciamento dell’ olmo e del bagolaro. (Le Staz. Sper. Agrarie Italiane, Modena, 1918, Vol. LI, pa- gine 214-219, con 2 tavole). Nel R. vivaio forestale di Aquila l’Autore ha trovato pian- tine di olmo e di bagolaro (Celtis australis) che presentavano fenomeni di rachitismo e di arricciamento che, pel Celtis, ri- cordavano molto l’arricciamento delle viti. L’ alterazione colpiva tanto l’ olmo che il bagolaro nelle parcelle in cui la medesima specie era coltivata da tanti anni senza interruzione: scompariva quando le piante colpite erano trapiantate in terreno fresco. L’Autore descrive qui in dettaglio i caratteri anatomici degli organi ammalati, confrontandoli con quelli delle piante sane. Confronta pure la malattia con certe forme di rachitismo a scopazzi che si osservano talvolta sui rami degli olmi vecchi in Emilia. | Circa la causa dell’ alterazione non può pronunciarsi. Non ha trovato parassiti, ma non esclude che qualche insetto possa avere leso le gemme delle piante ammalate. Li l L. MONTEMARTINI. Perri L. — Osservazioni sul flusso mucoso dell’ olmo. (477. 4. R. Ist. Sup. Forestale di Firenze, Vol. III, 1918, 16 pagine, con 4 figure). La corteccia dei rami o del tronco di molti alberi (pioppi, salici, betulle, ippocastani, tigli, quercie, ontani, olmi, ecc.) pre- senta spesso, aree più o meno estese bagnate da un umore mu- cilagginoso, incoloro o variamente colorato, che pare spesso uscire da una fessura o da una ferita della corteccia. TIA Il fenomeno fu prima studiato dal Ludwig principalmente — | dal punto di vista della microflora o microfauna che si sviluppa — nel muco e ritenuto come effetto di una malattia dovuta a mi- ‘ croorganismi specifici di ogni singola qualità di muco. Hansen negò la patogenità dei microorganismi in parola. Holtz negò il carattere di malattia parassitaria al fenomeno del flusso mucoso, facendolo dipendere invece da fenditure della corteccia prodotte dal gelo, dal fulmine, da ferite di insetti. Anche Sorauer attribuì la cosa alla reazione della pianta contro le ferite. È però ad osservarsi che vi sono dei casi nei quali il tra- sudamento non avviene in corrispondenza a ferite e non si trovano cause esterne apparenti. L'Autore descrive il fenomeno come potè osservarlo su al- cuni vecchi tronchi di olmi: lo ritiene identico al /usso bruzo osservato da Ludwig benchè per la mancanza della Zoru/a mo0- niliotdes mancasse la colorazione bruna. Mentre esclude dunque l’azione patogena attribuita dal Lud- wig a questo micete, inclina a ritenere trattarsi dell’azione di un Fusarium : però di fronte alla grande variabilità della microflora delle mucosità degli alberi (che ricorda la variabilità della ve- getazione fungina conosciuta col nome di a728rosta) solo le espe- rienze di inoculazioni su piante sane potranno fornire esatte indicazioni sulla causa del fenomeno. L. MONTEMARTINI. Perri L. — Nuove vedute sulle cause dell’ arricciamento della vite. (Rend. d. R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Vol. XXVII, 1918, pag. 271-275, con una figura). L'Autore richiama i suoi studî del 1912 (veggasi alla pa- gina 338 del volume V di questa 2502) dopo i quali dice di MALATTIE Di NATURA INCERTA 145 avere fatto ricerche anche sperimentali sopra l’influenza del ‘terreno e del clima. Comunica in questa nota preliminare 1 risultati di talì ri- cerche, che saranno poi esposte in pubblicazione più estesa. | Con terreno infetto proveniente dal R. vivaio di Palermo ottenne a Firenze la riproduzione della malattia, la quale invece ‘non si è presentata nel medesimo terreno sterilizzato a 120° C. Ottenne pure, nel-terreno non sterilizzato, la formazione dei cordoni endocellulari nel cambio e nei tessuti definitivi e pensa pertanto si debba ancora ritenere esista un intimo rapporto tra ‘queste formazioni e le deviazioni strutturali e funzionali provo- cate dall’arricciamento. Viti di Sicilia ammalate trasportate nell’Alta Italia in ter- ‘reni che non erano mai stati coltivati a vite, risanarono solo dopo cinque anni ; viti sane dell'Alta Italia trasportate in Sicilia in terreno infetto vennero rapidamente colpite da arricciamento. i Il liquido di lavaggio di un terreno infetto può infettare ‘un terreno che sia stato in precedenza sterilizzato, ma non lo infetta più se viene prima filtrato attraverso il filtro Kitasato o simili. Sulle basi di queste osservazioni l’ Autore, mentre accetta "idea del Pantanelli che la malattia abbia la sua causa speci- fica nel terreno, non accoglie l'ipotesi che l’azione patogena di questo sia dovuta a prodotti tossici provenienti dai residui di radici di vite: pensa invece si tratti di un microorganismo penetrante nei meristemi dell’intiera pianta. Tale microorganismo presenterebbe i caratteri di un plasmodio, potrebbe vivere nel erreno ed anzi avrebbe bisogno di un periodo di sviluppo extra- adicale, sarebbe anche suscettibile di coltura in substrati ar- ificiali. L. MONTEMARTINI, * beva) 24 e * } Pe PT Pi » e HE CI, pi re br a | Cile 0 + di t 119 0a” ‘ Ptr Pi è è o Mi 146 | MALATTIE DI NATURA IN DE Perri L. — Ricerche sulla morfologia e biologia della 5 rospora cambivora, parassita del castagno. (Rend. d R. Ac. d. Lincei, Classe Scienze, Roma, 1917, Vol. XXVI, Î pag. 297-259). ; biso Id. — Sulla malattia del castagno detta “ dell’inchiostro ,, - Mor. fologia e biologia del micelio parassita. (An. d. R. Ist. Sup. forestale di Firenze, 1918, Vol. III, 84 pagine, con una ta- vola e 8 figure nel testo). GL, + STORE e In prosecuzione delle ricerche di cui alla precedente pa- CA it gina 31 di questa A77zsf2, l’ Autore è riescito a ottenere, in. colture pure, gli organi di riproduzione del micelio ritenuto causa del 7m20/ dell’ inchiostro del castagno, e potè così indivi-. dualizzarlo e classificarlo. Trattasi di una Saprolegninea, e si. avvicina alle PAythiaceae e alle Peronosporaceae » 1’ Autore n >D = Celio EL Patate Map fa un genere nuovo e lo denomina Blepharospora cambivora. , Dà sporificazione vegetativa nell’ acqua, forma le oospore. nei tessuti infetti delle piantine germinanti. La presenza di | carboidrati o di composti azotati solubili impedisce la formazione | degli sporangi e stimola lo sviluppo puramente vegetativo del. micelio ; l’ ossido di calcio ostacola tanto la sporificazione cher. l’ accrescimento del micelio. Si diffonde per mezzo dell’ acqua; e può diffondersi anche per mezzo del vento ma solo per le oospore. Attacca le piante a tutte le età ma solo negli organi. ipogei o nella porzione basale del fusto. Le infezioni sono fa vorite dall’ umidità e dalla temperatura mite in inverno e pri mavera. Il fungo ha azione parassitaria specifica e non pui attaccare altre cupulifere. | L’ Autore riuscì a riprodurre, con esso, artificialmente malattia. Sono in corso esperienze per proteggere e curare Ì castag) colla seguente miscela: solfato di rame kg. 5; calco ii ni iii ie tie i AO > e I RIT RCA: MALATTIE DI NATURA INCERTA — FISIOPATOLOGIA 147 kg. 7; colla kg. 1,5; acqua kg. 100. Si prepara prima la pol- tiglia cupro calcica e poi vi si versa la colla precedentemente ‘ rigonfiata in acqua e disciolta a debole calore. L. MONTEMARTINI. CHaupp C. — Studies on clubroot of cruciferous plants. (Studii sull’ erzza dei cavoli). (Cornell Univ. Agric. Exper. Station, Ithaca, 1917, Bull. 382, pag. 421-452, con 2 tavole e 13 figure). Benchè la letteratura botanica sia ricca di lavori che ri- guardano la P/asmodiophora Brassicae, l Autore ha fatto osser- vazioni speciali sopra la disseminazione delle spore, la loro germinazione, il modo col quale avviene l’ infezione, la forma- zione delle spore, i rapporti del mixomicete coi bacterì. Ha. dimostrato che la mobilità delle zoospore può essere fattore sensibile di disseminazione della P/asmodiophora in quanto le zoospore se non sono vicino ad una pianta ospite non vi- vono a lungo. Ha visto inoltre che le spore prima di germinare non hanno bisogno di un breve periodo di riposo e che ognuna di esse dà una zoospora munita di un ciglio vibrattile (che si può mettere in rilievo coi vapori di acido osmico) di breve durata. L’infe- zione ha luogo attraverso i peli radicali quando 1) organismo è ancora uninucleato ; il pelo attaccato diventa ipertrofico ; l’ a- meba ingrossa dentro di esso e passa poi, attraverso le pareti cellulari, nelle cellule della corteccia. Le spore non sono sempre formate per divisione simultanea del plasmodio, ma in certi casi si formano anche per divisione successiva. Insieme alla Plasmodiophora si trova spesso un altro mi- = Vi y ALITO ie più NI L'È er tal n | Lo) PAD È x % n sia FA pg QUO ARR PRIA (a SEI OTAR E RCIAREt i (> CIO 3 RALAIDONE î PILL STI Lo IR pi e CC Mara » £ 148 FISIOPATOLOGIA... LIU LISA eni croorganismo che però non è causa di ipertrofia: pare sia ]’ pidium Brassicae (Wor,) Dang. i, VAT | Riguardo ai bacterî, l’ Autore ha fatto accurate esperienze i di isolamento e di inoculazione della Plaszodiophora in ambiente | assolutamente asettico, ed esclude che i bacterî abbiano una’ | importanza nella nutrizione del parassita: essi entrano nelle radici quando già l’ infezione è avanzata e ne è lesa l’ epider- mide della pianta ospite. L. MONTEMARTINI. Sragman E. C. - PiemeiseL F. J. e Levine M. N. — Plasticity of biologic forms of Puccinia graminis. (Plasticità delle forme biologiche della Puccinia graminis). (Journal of Agric: : Research, Washington, 1918, Vol. XV, pag. 221-251, con due tavole). L'argomento della fissità o mutevolezza delle forme biolo- giche che l’ Erikoson ha distinto nella Puccinia graminis fu oggetto di studî e discussioni anche da noi e venne già trattato nel volume VIII di questa Azvzsf2 ai fascicoli 2 e 9. Gli Autori riassumono qui quanto si è osservato in propo- sito da altri osservatori, diffondendosi specialmente ad esaminare l'ipotesi di Ward delle così dette sfecie-fonte ossia di quelle piante ospiti che possono venire attaccate da una determinata forma del parassita e renderla adatta ad attaccare altro ospite sul quale normalmente essa non vive. Gli Autori hanno fatto in proposito molte e lunghe osser- vazioni ed esperienze, con materiale proveniente da località diverse e lontane 1’ una dall’ altra. Hanno constatato che le | canini affermazioni spesso in contrasto di molti osservatori dipendono dalle condizioni speciali nelle quali furono fatte le singole espe- . . . . . SRI rienze, e che solamente da esperimenti lunghi e numerosi sì | (i — — € possono avere risultati costanti. . i ; È» % pi lp al si ui FISIOPATOLOGIA 149 Sono giunti alle seguenti conclusioni : il Berberis non può rinvigorire la specializzazione della ruggine ; per isolare le forme biologiche pure nei miscugli che si possono trovare sopra le specie-ponte di piante ospiti, bisogna valersi di diversi ospiti ; la Puccinta graminis secalis che non attacca il frumento ma attacca facilmente ]’ orzo, fu coltivata sopra questa pianta e su altre specie indicate come specie-ponte, per tre anni di seguito senza che di fronte al frumento acquistasse una nuova capacità parassitaria ; la Puccinia graminis tritici, che attacca prontamente il frumento ma attacca la segale solo debolmente, può facilmente essere coltivata sull’ orzo ma anche dopo 32 mesi di vita sopra questa pianta non presenta una maggiore virulenza verso la segale ; eguali risultati si hanno, tanto per la prima che per la seconda forma, coltivandole su altre specie-ponte e cioè su specie di Elymus, Agropyrum. Hordeum e Bromus ; hanno pure dato risultati negativi le prove fatte per cambiare il parassitismo della /. gramznis avenae a mezzo di specie- ponte ; nemmeno i tentativi fatti per aumentare la i di una forma biologica verso un ospite immune facendola vivere ripetutamente su tale ospite, hanno dato risultati positivi: le P. graminis tritici, P. graminis avenae, P. graminis phleipratensis e P. graminis agrostis non si adattano gradatamente ad un ospite nuovo ; le forme biologiche si presentano dunque come linee pure, possono andar soggette ad oscillazioni ma hanno tendenza a ritornare allo stato normale ; è possibile ma non dimostrato che qualche forma biolo- gica (p. e. la P. graminis avenae) sia una mistura dalla quale si possono isolare /izzee pure. Dal punto di vista pratico, la costanza delle forme biolo- giche ha grande importanza in quanto si può essere sicuri che la ruggine di una specie difficilmente si propaga ad altra specie. L’ esistenza di specie-ponte non è temibile. L. MONTEMARTINI. NOTE PRATIOHE. Nei Comuni del Varesotto vennero segnalati nello scorso anno gravi. danni alle coltivazioni delle patate, del granoturco, delle piante forag- | giere, ecc. dovute alle larve del maggiolini, che sono numerosissime in | tutti i terreni. 4 Si è pertanto provveduto ad organizzare in grande la caccia e di- | struzione di questi insetti e, dopo discussioni fatte sulla pubblica stampa — ed in assemblee di agricoltori, si è riconosciuto la necessità di chiamare obbligatoriamente tutti gli agricollori a contribuire alle spese. Si è applicata a tale uopo la legge contro le malattie delle piante. Il Prefetto di Como ha emanato il: seguente decreto che, essendo il RELGGG in materia, merita essere fatto conoscere integralmente : IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI COMO Vista la lettera 27 Febbraio 1919 del Delegato fitopatologico di Mi- lano On. Dott. Luigi Montemartini, da cui risulta che dalle assunte in- formazioni e dalle osservazioni fatte sul posto si è constatata l’esistenza © nel territorio della Provincia, e specialmente nel Circendario di Varese, i di innumerevoli larve di maggiolini, che nella prossima primavera, tra- | sformandosi in insetti perfetti, potranno essere causa di danni gravis- di simi alle coltivazioni di detto territorio; i Atteso che dovendo la lotta contro fai insetti estendersi in tatti i : i Comuni del Circondario predetto ed essendo parecchi gli interessati in ogni Comune riescirebbe impossibile raccogliere in breve tempo 1’ ade- sione di essi; Visto |’ cia del giorno formnlato ed approvato il 24 febbraio 1919. da una assemblea composta di rappresentanti di circa 40 Comuni del | ; Circondario e di moltissimi agricoltori ; Visti i pareri di diverse Giunte Municipali e della Deputazione Pro- | vinciale ; 1 Viati i pareri dei prof. Buffa e Savoia; $i Ritenuta anche la necessità di adottare provvedimenti sce per evitare dannosi ritardi; RAI Visto il telespresso 5 marzo 1919 N. 5867 e la lettera di pari data, N. 5172 del Ministero per l’ Agricoltura con cui si fanno premure per la costituzione del Consorzio fra i Comuni del Circondario anzidetto, per lo scopo suindicato, con riserva di stabilire il contributo governativo; Ù N: ,s Visto l’art. 6 della legge 26 giugno 1913 N. 888 e gli REI 38 e 46 del Regolamento 12 Marzo 1916 N. 728; ugo i Ji IO e. NOTE PRATICHE 151 Decreta dott) È ordinata la costituzione di un Consorzio intercomunale nel Cir- condario di Varese per la lotta contro i maggiolini. 2) La durata del Consorzio è stabilita per anni tre, salvo dic in caso di riconosciuto bisogno. 3) La sede del Consorzio è fissata nel Capoluogo di Varese. 4) Dovranno far parte del Consorzio stesso tutti i proprietari di ter- reni dei Comuni del Circondario, escluse le altre categorie di interes- sati indicate nell’art. 39 del Regolamento sopra citato. 5) L'assemblea di ciascun Comune dovrà nominare un proprio dele- gato a costituire il Consiglio dei rappresentanti; le assemblee di più Co- muni potranno nominare uno stesso delegato. 6) La Giunta esecutiva sarà composta di cinque membri; dalla stessa sarà nominato il Presidente fra i suoî membri. ©) Per l’anno 1919 in vista dell’urgenza del funzionamento del Con- sorzio non avranno luogo le nomine dei delegati e dei membri della Giunta esecutiva nei modi e termini stabiliti dal Regolamento. La Giunta esecutiva sarà composta d’ Ufficio come segue: 1. Cav. avv. Salvatore Pugliese di Varese; 2. Cav. dott. Emilio Re- buschini di Besozzo; 3. Comm. Pericle Roncoroni di Varese; 4. Cav. O- reste Croce di Malnate; 5. Gian Luigi Canziani di Vedano Olona. 8) Il presente decreto sarà pubblicato ali’ albo della Prefettura e nel foglio degli annunzi legali della Provincia, a sensi ed agli effetti del- l’art. 38 ultimo alinea del Regolamento vigente. Como 26 marzo 1919. Il Prefetto: f.to MUFFONE. ® La Commissione consultiva contro le malattie delle piante si è riunita nel marzo scorso e dopo di aver preso notizia dei risultati delle ispezioni fillosseriche eseguite nel decorso anno nelle diverse provincie del regno, ha autorizzato l’ applicazione del metodo distruttivo a vari centri infetti nelle provincie di Teramo, Chieti, Perugia, ecc. : Ha ‘provveduto alla costituzione di Consorzi antifillosserici nelle . provincie di Firenze, Brescia, Forlì, Pavia, ecc. , Ha dato parere favorevole circa l'opportunità di rendere obbligatoria la lotta contro il Ceroplastes sinensis, la tignola delle patate, la ruggine del pero, l’ orobanche delle fave. Ha esaminato diverse proposte atte a ‘disciplinare e vigilare la cir- colazione di materiale vegetale da provincia a provincia, riservandosi di adottare proposte concrete nella prossima tornata. | Dal Bolletlino dell’ Osservatorio Autonomo di Fitopatologia di Torino, 1917. » N. 10. — Contro la Cavolaia (Pieris Brassicae) dei cavoli si consi- . gliano polverizzazioni con polvere di calce viva: l'operazione va compiuta nelle prime ore del mattino, quando la rugiada è ancora abbondante. Guepinii dei Rododendri, la Marsonia Rosae delle Rose, HE Vino è n. microsora dei Tigli. | Contro la fumaggine delle Azalee e delle Camelie si ovest lu 8: della poltiglia: solfocalcica. , b L Mm. Dalla Rivista, di Conegliano, 1917.” N. 15. — Per difendere le colture ortensi dagli attacchi delle grillo- talpe, si consiglia di coprire le seminagioni con un leggero strato fiori di solfo dopo una inaffiatura leggera del terreno: lo zolfo umido non, agisce, rispetto alle grillotalpe, come insetticida, ma come insettifugo. Per sciogliere l’ estratto fenicato di tabacco nella poltiglia bordolese e farne una buona ed uniforme emulsione, si consiglia porre |’ estratto stesso in un recipiente grande e di iniettarvi dentro con forza, @ mezzo) di pompa irroratrice, la poltiglia bordolese. A Soligo (Treviso) i cavoli vennero fortemente danneggiati dalla Eyrydema festiva, specie molto affine alla comune cimice azzurra dei cavoli. Contro. essa si consiglia o la raccolta a mano degli insetti adulti o le irrorazioni con emulsione di un chilogrammo e mezzo di estratto. di tabacco e uno e mezzo di sapone molle in 100 litri di acqua. Se si. tratta di rape o ramolacci, si possono anche fare irrorazioni con emul sione di arseniato di piombo e sapone (mezzo chilo del primo e uno del secondo in 100 litri di acqua), o anche con emulsioni saponose di petrolio. La DIA Da Za Rivista, Conegliano, Anno XXIII. dì, N. 3. — Per la distruzione delle larve dei maggiolini' si consiglia :. far seguire l’ aratro da squadre di polli, tacchini o anatre, molto ghiotti. di queste larve; fare iniezioni di solfuro di carbonio nel terreno alle dosi di 300 a 350 i per ettaro; spargere nei solchi dell’aratro, in modo che! venga ricoperto dal solco ESTR del carburo di calcio; lavorare L più sovente possibile i campi durante i forti calori. di) Per ritardare la fioritura delle piante da frutto sì da evitare i danni 1 delle gelate primaverili, si comunica che P. Well faceva, alla fine. di marzo, con un bastone un foro di 35-40 cm. di profondità nel terreno è ai. piedi di ogni pianta e vi versava circa un quinto di litro di etere o d i cloroformio chiudendo poi il foro con un colpo di tallone; ripeteva Po- perazione verso la metà di aprile e poteva così ritardare la fioritura f fino a oltrepassato il periodo delle gelate: le piante trattate davano ancora una fruttificazione abbondante. o$i. N. 6. — Si comunica che nella Laòne-et-Loire certo Laprugne otter im buoni risultati contro le tignuole della vite e i bruchi dei cavoli f. fiando le piante con acqua di macerazione della ginestra. In esperienze comparative fatte nei vigneti di Broni sotto la direzione e il controllo dei Proff. Sannino e Zago, la PASTA DI CAFFARO sî è dimostrata della stessa efficacia della Poltiglia bordolese nella difesa delle viti dalla peronospora. Ciò si spiega quando si pensi che la » Pasta Caffaro ò contiene rame (che è il principio attivo) ir forma di ossi- cloruro, forma che dà una maggiore quantità di°'rame so- — lubile, che non il solfato. La Pasta Caffaro ci offre una poltiglia già pre- ‘parata, più adesiva e meno costosa della poltiglia bordolese. VITICULTORI! 3 in base ai risultati delle esperienze fatte, potete adoperare la PASTA CAFFARO: efficacia si- ‘cura. economia sensibile, semplicità di prepa- razione. == «He Pasta Cuffaro è anche la più idea per com- battere la peronospora delle patate e dei pomo- È dori. È nr: ai giardinieri, frutticultori e vi nane SE vaisti che devono curare e irrorare i loro vivai. O i | Chiedete alla Mederazione Italiana dei Consorzi Agrari (Pia- cenza) o a tutti i Consorzi cb: Sindacati Agrarî, Casse rurali, 6cC.; che sono federate. i turini, per combattere contro i pidocchi | delle DIATILe serve benissimo il' EABIS sYSOFO. i E’ uno dei disinfettanti più comuni, cdi “adere grado È vole che scompare presto, di fac ile uso, di Rio bassissimo. 5 Chiederlo a tutti i droghieri, o alla Ditta Achille Brioschi € i) : Riparto Gamboloita, 89 - MILANO. o LITOGRAFIA — 0 TACCHINARDI & FERRARI Pavia — Via Orfanotrofio $ cialità a della Ditta. Amo TR o | Dicembre 1918, N. 10-12. hivista di Patologia Vegetale DIRETTA DAL Dorr. LurGr MONTEMARTINI Professore di Patologia Vegetale nella R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Milano Collaboratori: Prof. F. Cavara (Napoli) - Prof. G. Dei. Guercio (Firenze) - Dott. F. O’ B. ELLIson (Dublino) - Prof. A. KroLopp (Magyar-Ovar - Ungheria) - D." S. Hori (Nishigahara-Tokio) - M. Ar.pine (Melbourne - Australia) - D". E. Bessey (Fast Lansing - Michigan) - Dott. G. Bergamasco (per la Russia). $ »” 2 INDICI DELLA IX ANNATA i PAVIA TIPOGRAFIA LEGATORIA COOPERATIVA 1918 Sti dat ù ve Pi Contro la peronospora della vite, delle palate e dei pomodori, invece. del da di rame si può adoperare la Pasta Caffaro che è un preparato di rame, il quale ha la medesima efficacia della poltiglia bordolese. Costa meno del solfato di rame ed è di . più semplice preparazione. | Esperienze comparative fatte, per /a vete, dai prof. Sannino e Zago a Broni, e, per le ‘ patate, dal prof. Montemartini a Bergamo € Varese, hanno dimostrato che questo composto di rame vale tanto quanto le poltiglie bor dolesi meglio preparate. La Società del Caffaro ha recentemente messo in commercio anche la POLVERE CAFFARO contenente la stessa - “pren iale di rame della Pasta Caffaro. | La Polvere Caffaro può essere applicata coi co- _muni soffietti a solforare ed aderisce meravigliosamente agli organi vegetali. È comodissima per 1 frutticoltori, gli orticoltori ed i vivaisti. La Pasta e la Polvere Caffaro, devono la loro efficacia al - fatto che contengono del rame in. forma di ossicloruro. Sono preparate dalla Societa elettrica ed elettrochimica del Caffaro (Milano -— Via Lovanio, 4), e si possono acquistare presso _[{ tutti i Consorzi agrari federati nella Federazione italiana dei |. Consorzi agrari. Mia Le rd” nali e I di per pu hg è * © lar. pi x n La al Seo ae Sd PEG atta dIL* see Era pe \ SE, SEE 3 pet a $ dii 2% x a San ato e % cana il fr }- ILE e: A ; TT ULP. Aes pe A È Li fi i Di è ° I PI eo la UNIONE. ITALIANA fra Consumatori e Fabbricanti di Concimi e Prodotti Chi ici ‘Società Anonima — Capitale Sociale versato L. 60,000. 000 r 5 Sede in MILANO - Via S. 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