HARVARD UNIVERSITY. i iB Ack: OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. \29%1 B rast ae TI var Fuguad \b_\q24 RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGlA REDATTORE P. VINASSA pe REGNY COLLABORATORI E. FLores — M. GEMMELLARO — M. GORTANI A. MarTELLI — G. Osimo — P. L. Prever — P. PRINCIPI I. ProvaLE — R. RovERETO A. SILVESTRI — G. STEFANINI VoLume XIV - Anno 1908 CATANIA RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA 1909 ta VAMENTE TA, E Se o TA INDICE DEL VOLUME XIV Recensioni italiane. pag. 1, 81, 149 ecensioninesteret ra aa ue. A ee ce » 16, 152 MEMORIE E NOTE ORIGINALI Osimo G. . Di alcuni foraminiferi dell’ Eocene superiore di Celebes (con Tav. I - III) pag. 28 Provale I. . Di alcune Nummulitine e Orbitoidine del- l’ Isola di Borneo (con Tav. IV-VI). » 55 Martelli A. . . Note geologiche e paleontologiche sul tra- vertino di Ascoli Piceno . ES we sal » 97 Rovereto G. . Su di una nuova forma di Ostrica del Plio- cene Italiano (con Tav. VII) DELOS Vinassa de Regny P. Il Devoniano medio nella giogaia del Co- slians*(cons Tava Sah Pt eo ni. » 108 Silvestri A.. . Miliolidi trematoforate nell’eocene della terra d’ Otranto (con Tav. IX). aes Oy RECENSIONI I. Autori dei quali furono recensiti i lavori. Airaghi. pag. 81, 149 | Lecointre. 163 Bassani. Ptr ag: 81 | Mariani È 88 Bellini . Ae2.-|, Milletiae Sai oe Canestrelli .I, 149 | Nelli iS SS Capellini . 150 | Parona. 14, ISI Cavara . - 82 | Peola AGRO, Chapman . È ss PPOLEISES 152, 153 Checchia Rispoli T3954. | Preven: Bi seas Dal Piaz . 150 | Principi TA: Di Stefano ss asta fon Ravagli go Douvillé 18, 19, 20 | Regalia . 154 Fabiani 85.83 | Sacco. . 90, 9I Fornasini . . 83 | Seguenza. 92, 155 Forti . 86 | Silvestri 93, 94, 156 Forteau 157, 158 | Simonelli. : 95 Fucini . 86, 87 | Stefanini . I4, 95 Galdieri . 8 | Steinmann 24, 164 Gortani 3 9, Ir | Tommasi. + 96 Lambert . . 159, 162 | Vredenburg . 26 INDICE DEL VOLUME XIV IF. Fossili dei quali si tratta nei lavori recensiti Piante . 82, 86, 89, 149 Foraminiferi : AN rake 19, 20; 22, °25;83, 93,408 Echinodermi . ‘ I, 3, 14, SI, 83, 89, 95, 96, 157, 158, 159, 162, 163 Brachiopodi : TO yes Molluschi . Slo; 82, 88, 89, 96, 149 Cefalopodi . - 12, 87,96 Crostacei . TONRI2 Vertebrati . 86, 150 Pesci : ; ; 8I Mammiferi 05; 150, 151, 152, 453; 254 25s TEF. Terreni dei quali si tratta nei lavori recensiti Devoniano O; LF Carbonifero : 89 Trias 8, 88, 149 Lias 87 Creta 7, 14, 93 Terziario È TO} sro yes Eocene T, 4, 8,-23,-90; 149 ;e555 Miocene . 14, SI, 86, 88, 92, 150, 155, 159 Pliocene . 86, 150 Quaternario 3, 95, ISI, 152, 154 IV. Elenco delle nuove forme descritte nei lavori italiani. Airaghii (Scutella) pag. 89 | forojuliensis (Orthis). eS alpinus (Brontheus) . . . 10 | glabra (Heterostegina) . 34 Ambrosionii (Pecten) 88 | italica (Dechenella) . 12 Batheri (Echinus) . 3 | Kufsteini (Harpoceras). 87 Bettonii (Coeloceras) 87 | Lamberti (Spatangus) 293 Bettonii (Hildoceras) ‘ 87 | laverdana (Tapes) 150 Bonarellii (Baculogypsina). 47 | laverdana (Tellina) . . 150 Cafhi (Pholidophorus) 149 | LEPIDORBITOIDES . 94 canovatensis (Rhynchonella) . 10 | liernensis (Pecten) 88 Capellinii (Clypeaster) . 89 | Lorioli (Echinocyamus). 3 carnica (Pterinea) ; ro | Manzonii (Psammechinus). 89 Clymeniae (Edmondia) . 12 | Manzonii (Spondylus) 89 Consuelo (Karpinskya) . to | Marinellii (Loxonema) . IO cretensis (Anoglochis) . . 95 | Meneghinii (Deroceras). 87 Del Campanai (Hildoceras) . 87 | Oppenheimi (Diastoma) 190 De Stefanii (Tapes). . 150 | Osimoi (Nummulites) 62 disputabile (Hildoceras) ; 87 | Paronai (Lima) 88 Di Stefanoi (Aviculopecten) . 88 | Paronai (Linderina) . ‘ 38 Di Stefanoi (Hildoceras) 87 | percostatum (Harpoceras). 87 INDICE DEL perspiratun (Hildoceras) Pironai (Euomphalus) . Portai (Pecten) Preveri (Nummulites) primosica (Posidonia) Provalei (Lepidocyclina) pseudozetes (Phylloceras) . punctillum (Platyceras). Repossii \Pecten). Reynèsi (Hildoceras) Saccoi (Mysidioptera) Salmojraghii (Lima). Scarabellii (Cidaris) . Scillae (Sphaerechinus). _ scissum (Hildoceras) simplex ( » aa Stefaninii (Echinolampas) . . ° VOLUME XIV subformai (Nummulites) subnummulus (Serpula) | subosimoi (Nummulites) subpreveri ( » ) successum (Hildoceras) Taramellii (Macrodon) . Taramellii (Prospondylus). Taramellii (Spatangus) . titanensis (Pliolampas) . Tommasii (Myophoria). . Ugolinii (Echinolampas) . Urbanisi (Loxonema) valdecostatus (Pecten) . vicetina (Dendrophyllia) Vinassai (Dechenella) | ZIPHIODELPHIS . . . sara i Malizia ata 2 a Tei i i x Gissi". i 1 re RI n ri di PURI 1S aN) tici Sept vo) VA A Loi pie ASI, Anno XIV. 1908 Fasc. I-II. | DI PALEONTOLOGIA .. RIVISTA ITALIANA COLLABORATORI PRINGIPALI F, BASSANI — M. CANAVARI —. E. FLORES C. FORNASINI — M. GORTANI — L. MESCHINELLI P. L. PREVER — G. ROVERETO — A. SILVESTRI SOMMARIO (Canestrelli, Checchia-Rispoli, | burg). Di Stefano, Fabiani, Galdieri, | III: Osimo G. — «Di alcuni forami- Gortani, Prever, Principi, Ste- | niferi dell’ Eocene. superiore di fanini, Parona). Celebes (con Tav. I-II). | IV. Provale I. — Di alcune Num- _ H. PusBLICAZIONI ESTERE: | mulitine e Orbitoidine dell’ Isola | (Chapman, Douvillé, . Millett, | di Borneo (con Tav. IV-VI). | | È | “ PERUGIA | RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA % 1908 REDATTORE | | P. VINASSA pe REGNY | | ; i i I. PUBBLICAZIONI ITALIANE: Prever, Steinmann, Vreden- | | 1 | PUBBLICATO IL 15 MAGGIO 1908 La Rivista si pubblica trimestralmente in fascicoli di non meno di 32 pagine con tavole o figure. Abbonamento annuale L. 8 - Per l'estero L. 10 Non si vendono fascicoli separati Concessionario ‘esclusivo per |’ Estero : AM OP OVW, Es Gee K6nigstrasse 1. LEIPZIG Gli autori di note originali o di recensioni possono avere sino a 50 estratti, con copertina, al prezzo seguente | Per copie Per copie | il | 25 50 LE | | | | | | on copertina (4 pagine: Le 4,50. 1.900 Pa | | | | | hee » | 2,50 | 3,50 | | 12 4 È 3,50 5,00 | Con copertina | | \ stampata i 16» AO 6,50 | 1 TNINIZE ==> = = = a N, B. - L’importo degli estratti dovrà inviarsi anticipatamente; in caso contrario la spedizione di essi verrà fatta contro assegno. Dirigere lettere e vaglia alla : RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA kh. Istituto superiore — PERUGIA. Per | Estero: Th OK WW EC GB LL Konigstrasse 1. Leipzig. a =~ = ee 7” aw rer. vw 3 ato. XIV | 1908 | Fase LII iS RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ITALIANE CANESTRELLI G. — Revisione della fauna oligocenica di La- verda nel Vicentino. — PRend.d. R. Ace. d. Lincei, (5) XVI, 2° sem., p. 525-528. Roma, 1907. La valle di Laverda, in provincia di Vicenza, è nota da tempo per i suoi fossili oligocenici. L’A. riassume 1 risultati di una revi- sione che egli ha fatto di tali fossili, ricorrendo a varie collezioni e a sue ricerche personali. La fauna conta 76 specie, in grandis- sima parte oligoceniche. Molte di esse si ritrovano anche nel ba- ‘cino piemontese. Da ultimo l'A. nota come il Solen plicatus Schaur. vada ri- ferito al genere IMacrosolen, e come la Glycimeris Heberti Bosq. sia invece una Homomya e la Crassatella maninensis De Greg. sia piuttosto una Tracia. M. GORTANI. CHECCHIA- Rispori G. — Gli Echinidi viventi e fossili della Sicilia. Parte I. Gli Echinidi viventi sulle coste della Sicilia. — Palaeontographia Italica, vol. XII, pag. 85-96, con una tavola. Dalla pubblicazione della Monografia degli Echinidi viventi e fossili della Sicilia dell’ illustre catanese Aradas sino ad oggi, nessuno sì è più occupato dello studio degli Echinidi di Sicilia. 2 RIVISTA ITALIANA L’autore, per mezzo della magnifica collezione di Echinidi del Museo Geologico della Università di Palermo, ha potuto ini- ziarne lo studio, spintovi anche dal fatto che l’ opera dell’Aradas, nonostante i suoi pregi, più non risponde alle esigenze dei tempi. L’autore si propone di dividere il suo studio in tante parti quanti sono i terreni che racchiudono i fossili in esame; però, prima d’ intraprenderne la trattazione, allo scopo di renderla più che sia possibile completa, la fa precedere da una, per quanto rapida, utile revisione delle specie attualmente viventi sulle coste del- l’Isola. Dalle sue accurate ricerche risultò che la, fauna vivente degli Echinidi della Sicilia è rappresentata da 16 specie di cui 9 ap- partengono agli Echinidi regolari, e 7 agli irregolari. Per la prima volta in Italia viene annunziata la esistenza di una piccola ed elegante specie, nota finora unicamente nel golfo di Oran (Algeria) cioè dell’Arbacina Pallaryi Gauthier, che VA. descrive e illustra accuratamente. Così pure per la prima volta è an- nunziata nel mare di Sicilia l’ esistenza dell’ Echinocardium cor- datum Gray. Vengono descritte e figurate inoltre: Echinocardium mediterraneum e Centrostephanus longispinus che, per quanto note, mai erano state finora figurate. Nell’ unica tavola sono figurati alcuni frammenti ingranditi di fossili del Piano Siciliano di Palermo. Tra questi è l’ingrandi- mento di una porzione di superficie di radiolo della Cidaris ro- saria Bronn, che appartiene certamente alla Cidaris rosaria, per quanto il Lambert ne abbia molto dubitato. Infine l’ autore figura alcune variazioni dello Strongylocentro- tus lividus ed alcuni esemplari dello Psammechinus microtubercu- latus provenienti dal golfo di Palermo. Questi ultimi si distinguono da quelli di altre località italiane per la loro forma emisferica, mentre, è noto, come gli esem- plari tipici della specie sieno sempre depressi, per cui l’autore riconosce in ciò un carattere sufficiente per la istituzione di una varietà (var. alta). Accompagna l'interessante lavoro una tavola eliotipica. M. GEMMELLARO. DI PALEONTOLOGIA 3 CHECCHIA - RispoLi G. — Gli Echinidi viventi e fossili della Sicilia. Parte II. Gli Echinidi del piano Siciliano del ba- cino di Palermo. — Palacontographia Italica, vol. XIII, pag. 199-251, con quattro tavole. L’autore proseguendo lo studio degli Echinidi della Sicilia, fa, in questa seconda parte della sua Monografia, l’esame delle spe- cie del piano Siciliano dei dintorni di Palermo. I fossili che de- scrive provengono dalle classiche località di Ficarazzi e da quelle alla base di Monte Pellegrino nonchè dall’Aspra. Dopo alcune ge- nerali considerazioni sulla fauna del piano S?ciliano e in partico- lare sugli Echinidi, l’ autore passa alla descrizione delle specie rinvenute, che ascendono a 23 di cui una, (Hehinus sp.) determinata solo genericamente. Di esse erano già descritte: Cidaris rosaria, Dorocidaris papillata, Echinus melo, Psammechinus microtuber- culatus, P. dubius, Arbacina depressa, Sphaerechinus granula- ris, Strongylocentrotus lividus, Echinocyamus pusillus, Echino- lampas Hoffmanni, Brissus unicolor, Brissopsis lyrifera, Echi- nocardium cordatum, E. mediterraneum, Schizaster canaliferus, S. Scillae, Spatangus purpureus. L'A. constata che tra queste specie note, due, cioè: E. mediterraneum, e P. microtuberculatus, solo adesso sono state rinvenute fossili. Descrive poi minuta- mente ed illustra varii esemplari dell’ £. Hoffmanni del quale fino a oggi non si avevano figure. L’ autore aveva figurato nella prima parte della sua Mono- grafia solo |’ ingrandimento della superficie di un radiolo di Ci- daris rosaria Bronn, per farne osservare le fine strie longitudi- nali; il Lambert giudicò che quell’ ingrandimento appartenesse a tutt’ altra specie, ma le figure date in questa seconda parte pro- vano che si tratta davvero della Cidaris rosaria. Sono nuove le seguenti specie: £chinus Batheri, Sphaerechi- nus Scillae, Echinocyamus Lorioli, Spatangus Distefanoi. Intine VA. pone sotto la nuova denominazione specifica di Spatangus Lamberti quella specie di spatango conosciuto sotto il nome di Spatangus Botto - Miccai Air. nec Vin. e ne espone le ragioni. La Monografia che illustra una parte così importante della 4 RIVISTA ITALIANA fauna del piano Siciliano, è corredata di quattro tavole elio- tipiche ben riuscite. M. GEMMELLARO. CHeccnia-RIspoLI (G.) — Sulla provenienza di aleune Lepido- cicline dei dintorni di Termini-Imerese (Palermo). — Giorn. di Sc. Nat. ed Econ.; XXVII, pag. 1-7. Palermo, 1907. L'autore, accusato di aver sbagliato località circa la prove- nienza di tre forme di Lepidocicline, si difende, polemizzando vi- vacemente con i suoi contradditori. Le tre Lepidocicline, le prime trovate sin allora in giacimenti affermati dall’ autore come eoce- nici, secondo i contradditori provenivano da strati che per la loro fauna furono sempre ritenuti oligocenici. L'autore però li ritiene, assieme ad altri, eocenici, e dichiara che, anche se quelle tre Le- pidocicline furono studiate in un materiale non da lui raccolto, dalla medesima località, e da altre, lui ed altri raccolsero abbon- danti Lepidocicline eoceniche; quindi non vi è più dubbio sulla eocenicità di queste forme sinora ritenute oligoceniche e mioce- niche solamente. Pb PREVER: CreccHIa-RIspoLI (G@) — Nota preventiva sulla serie Nummu- litica dei dintorni di Bagheria e di Termini-Imerese in provincia di Palermo. — Giorn. di Sc. Nat. ed Econ; XXVII. pag. 1-85. Palermo 1907. Aspettando che una sua estesa memoria, corredata di tavole, fotografie e sezioni geologiche, sulla serie nummulitica di Bagheria e di Termini, veda la luce, l’autore crede bene, anche in vista delle vivaci discusioni sollevate intorno all’ attendibilità di certe as- sociazioni di fossili in date località, di pubblicare la presente nota preventiva; nella quale vengono prese in esame successiva- mente parecchie fra le più notevoli località di dette regioni ed DI PALEONTOLOGIA 5 esaminata la successione stratigrafica e la fauna dei rispettivi orizzonti. Tutta la serie eocenica poggia sul Trias e su di un calcare cretacico ad Orbitoidi s. str. e a Rudiste: essa si può suddivi- dere in 4 gruppi. Il primo è formato di calcari compatti; cesso contiene, assieme a parecchie forme nuove, per ora non illustrate, e solo succintamente descritte; Orthophragmina Pratti, O. di- spansa, O. sella, Paronaca nummiformis (= complanata), Par. Tchihatcheffi, Par. discorbina, Par. subdiscorbina, Guembelia crassa, Assilina spira, Ass. exponens, Alveolina gigantea, Al. elongata, Al. ellipsoidalis, Orbitolites complanata. Esso sembra riferibile al Luteziano medio. Il secondo gruppo è formato da argille scagliose alternanti con calcari o brecciuole; esso contiene, oltre parecchie forme nuove di Lepidocicline: Orthophragmina Pratti, O. sella, O. di- spansa, O. patellaris, O. stella, O. priabonensis {= stellata Schlumb.), Puronaca Ramondi, Par. striata, Par. biarritzensis, Par. Tchihatcheffi, Guembelia crassa, Assilina granulosa ecc. Esso sembra rappresenti il Luteziano superiore assieme ai calcari marnosi soprastanti. Questo secondo gruppo è meno ricco del primo in Alveoline, per contro contiene le prime Lepidocicline eoceniche rinvenute sino ad ora. È in questo gruppo che si trova la breccia eocenica di trasgressione che contiene Nummuliti eoceniche assieme ad Orbitoidi cretaciche. Il terzo gruppo, formato da calcari marnosi selciferi e da marne a Fucoidi e brecciuole, contiene parecchie forme nuove di Orbitoides, Orthophragmina Pratti, O. sella, O. dispansa, O. stella, O. priabonensis, Paronaea contorta, Par. striata, Par. budensis, Par. Tchihatcheffi, Par. curvispira, Guem- belia crassa, G. lenticularis, Laharpeia tuberculata (N. laeviga- ta), Assilina spira, A. mamillata ecc. Questo orizzonte, oltre a parecchie forme nuove di Orbitoidi riferibili a Lepidocicline, ne contiene pure qualcuna riferibile ad Orbitotdes s. str., e furono appunto queste, secondo |’ autore e Di Stefano, che fecero rite- nere il giacimento come cretacico a Silvestri (Dordoniano). Di notevole in questo gruppo vi è l’ apparizione della Par. (n RIVISTA ITALIANA budensis, propria dell’ Oligocene, e che non ci risulta sia stata sinora trovata in orizzonti più vecchi; è pure assai curiosa la presenza di Lah. tuberculauta, che verrebbe a trovarsi in un oriz- zonte più alto di quella in cui abitualmente si trova. Inoltre cre- diamo sia pure la prima volta che la coppia Pur. contorta — striata viene trovata così in basso e con |’ associazione di forme anzidette. In questo orizzonte sono numerose le Ortofragmine e le Nummuliti; sono rare le Assiline; le Alveoline vi si trovano per l’ultima volta. Negli strati superiori (IV gruppo) si trovano, oltre a parecchie nuove forme di Lepidocicline: Orthophragmina dispansa, O. pa- tellaris, O. stella, O. priabonensis, Paronaca distans, Par. Tchi- chatcheffi : Par. Boucheri, Par. curvispira, Laharpeia tuberculata, Bruguierca sub-Capedert, Brug. Fichteli var, Assilina spira ecc. Non ci sono più Alveoline. Le Assiline vi sono rarissime; Assieme alle Nummuliti vi si trovano parecchie forme di Lepi- docicline; ma ciò che vi è di più curioso in questi strati si è la strana, stranissima associazione che si presenta nelle forme num- mulitiche. Con questo noi non vogliamo mettere in dubbio le determinazioni, poichè abbiamo buoni motivi per crederle esatte. Ci limitiamo a notare il fatto, abbastanza curioso, di trovare delle forme, e parecchie, nettamente oligoceniche in terreni eocenici, e per giunta associate a forme molto vecchie, dell’Eocene inferiore, del medio, in un orizzonte ritenuto Bartoniano dall’ autore. Questi strati appartengono dunque, secondo |’ autore, al Bar- toniano; secondo Silvestri essi apparterrebbero all’ Oligocene in- feriore, e secondo Di Stefano rappresenterebbero un passaggio forse dal Bartoniano all’ Oligocene. Certo la strana associazione delle su citate forme nummulitiche fa rimanere molto perplessi circa il riferimento cronologico degli strati che le contengono, e giustificano le molte opinioni emesse al riguardo, tra esse quella che si tratti di roba rimaneggiata. Noi per conto nostro non sa- premmo cosa dire. Nel corso del suo lavoro l’autore accenna a dei caratteri delle Orbitoidi, e mette in evidenza un certo numero di forme le quali hanno le camere equatoriali in forma di esagono. Sono — “cda i lara DI PALEONTOLOGIA SI di quelle forme, del resto assai comuni nell’ Eocene, che |’ autore trovò pure a M. Judica, e che ritenne Lepidocicline, dissenziente da noi, che, su questa Rivista sin da allora, sostenevano non trattarsi assolutamente di forme appartenenti a tale genere. L'autore considera i diversi gruppi, in cui vennero suddivise le Orbitoidi, come dei sottogeneri fra i quali esistono numerosi passaggi, e considera ora ie forme a camere equatoriali esagonali come formanti un sottogenere nuovo pel quale propone il nome di Heragonocyclina. PT PREVER: DI STEFANO (G) — I calcari cretacei con Orbitoidi dei dintorni di Termini - Imerese e di Bagheria (Palermo) — Giorn. di Sc. Nat. ed Econ: XXVII, pag. 1-11. Palermo 1907. L’ autore, il quale ha preso viva parte alla polemica sulla eocenità delle Lepidocicline, si propone in questa nota di dimostrare che 1 contradditori, tra cui Douvillè R. e Silvestri, sono nell’ errore negando la presenza delle Lepidocicline nel- VY Eocene siciliano; al secondo poi vorrebbe anche far vedere che ciò che egli afferma cretacico, solo in base a qualche fossile avuto in comunicazione, appartiene all’ Eocene medio. i Alla rupe del Castello di Termini-Imerese, nel vallone Tre Pietre, al Cozzo Balata ed alla rupe Varcoco esistono strati cre- tacei con Orbitoidi cretaciche: ma, in alcuni luoghi, sopra, viene una breccia eocenica di trasgressione, la quale contiene delle Orbitoidi della Creta rimaneggiate; sono queste che hanno dato origine all’ equivoco. Sopra i veri strati cretacei ad Ippuriti e ad Orbitoidi s. str. cretaciche si trova. o la breccia eocenica indicata, o dei calcari biancastri del Luteziano medio, oppure le argille scagliose eoceniche con intercalazioni di calcari fossi- liferi. Queste formazioni contengono Nummuliti; e, assieme ad esse, sia nei calcari biancastri che in quelli intercalati nelle ar- gille scagliose, si trovano le Lepidocicline. Queste pertanto hanno un’ estensione verticale assai rilevante. 8 RIVISTA ITALIANA Anche tenendo distinte le Orbitoidi s. str. dalle Lepidocicli- ne, che invece Prever, Checchia, Silvestri riuniscono in un genere solo, vi sono, nei calcari cretacei in posto, delle forme riferibili assolutamente a delle Lepidocicline, come nella serie eocenica di Cacasacco si trova una forma di Orbitoide riferibile alle cosidette Orbitoides s. str. Ne consegue che queste non sarebbero esclusive del Cretaceo, come le Lepidocicline non lo sarebbero del Miocene inferiore. Queste hanno avuto una vita lunghissima, dal Dordo- niano all’ Aquitaniano. P. L. PREVER. FABIANI R.— Sulla presenza della Fauna Luteziana del Gazzo di Zovencedo in un’altra località dei Colli Berici. — Atti Acc. Scient. Ven.-Trent.-Istriana, cl. I, IV, p. 35-42. Padova, 1907. È nota la controversia sull’ età dei fossili dei tufi di Zoven- cedo, nei Colli Berici. In questi tufi glauconitici, finora i fossili erano stati trovati soltanto nella perforazione di un pozzo scavato per ricerche minerarie e poi interrato; cosicchè non era possibile raccogliere nuovo materiale. In base ai fossili esaminati, l’Oppen- heim ritenne tale fauna sincrona a quella di S. Giovanni Ilarione ; il Vinassa sincrona a quella di Ronca. L’A. è riuscito a scoprire la medesima fauna nel versante occidentale dei Berici, presso la fontana del Cavaliere, e a determinarne 56 forme, di cui dà I’ e- lenco. Basandosi sopra tutto sulle Nummuliti, sembra che la nuova fauna (e conseguentemente anche quella già nota) sia alquanto più recente del piano di S. Giovanni Ilarione, e quindi probabil- mente molto più prossima a quella di Roncà. M. GORTANI. GALDIERI A. — Osservazioni geologiche sui Monti Picentini nel Salernitano. — Rend. d. R. Acc. d. Lincei, (5) XVI, 2° sem., p. 929-534. Roma, 1907. L’A. riconosce nei Monti Picentini (prov. di Salerno) la se- guente serie triasica: ant wo i) DI PALEONTOLOGIA 9 Dolomia stratificata chiara, con Giroporelle e numerosi Mol- o ES luschi ( Worthenia, Neritopsis, Avicula, Mysidioptera, = Gervillia, Macrodus, Megalodus, ecc.: 28 forme). =! Calcari dolomitici con la ittiofauna di Giffoni. .S| Dolomia stratificata oscura con Acteonina scalaris, Proma- ie tildia tyrsoecus, Arcomya Sansonti, Trigonodus. & | Dolomia massiccia con numerosi Megalodonti. Dolomia massiccia chiara con Sphaerocodium Bornemanni - alla base. e | Calcari oscuri con Sphaerocodium Bornemanni. 2 Scisti marnoso-calcarei con Estheria, Pseudomelania, nume- E rose Cassianelle, Hoernesia bipartita, Cardita ecc. (16 3 forme). .' Dolomia massiccia con grossi Megalodonti e rari Sphaero- ‘i codium. 2. Scisti argilloso-marnoso-silicei. = \ ‘aleari oscuri selciferi. ar / Calcari a liste e noduli di selce. I sedimenti mesozoici della regione studiata sono attraversati da numerose fratture longitudinali e trasversali. L’A. si ferma da ultimo sui terrazzi di erosione, che assumono quì particolare importanza e sono riferibili al Quaternario antico. M. GORTANI. GoRTANI M. — Contribuzioni allo studio del Paleozoico car- nico. Parte II. Faune devoniane. — Palacontographia Ita- lica, vol. XIII, p. 1-63, in 4°, con 2 tav., Pisa, 1907. Con questo lavoro |’ A. inizia lo studio delle faune devoniane nel versante italiano delle Alpi Carniche. Nella breve introdu- zione è osservato come la Carnia possegga i soli giacimenti devo- niani finora scoperti con certezza nella penisola italiana, ed è fatta una storia sommaria degli studi fin quì compiuti sopra di essi. 10 RIVISTA ITALIANA Il lavoro è diviso in due parti. Nella prima sono descritti fossili del M. Germula (nella Carnia orientale); nella seconda, fossili della Cianevate e del M. Coglians (parte centrale dell’alta Carnia). I fossili del M. Germula sono i seguenti: Orthis striatula Schloth. — Orthothetes n. f. — Atrypa desquamata Sow. — A. desquamata var. alticola Frech. — A. desquamata var. rugosa. — A. reticularis L. — Spirigera dubia Barrois. — Pentamerus cir. globus Bronn. — Stringocephalus Burtini De Fr. Questa faunula spetta al Devoniano medio, orizzonte nuovo per la geologia italiana. Nella Cianevate e sul M. Coglians compariscono le seguenti forme: Strophomena irregularis Roem. — Leptaena cfr. rhomboi- dalis Wilck. — Orthothetes umbraculum Schloth. — Atrypa aspera Schloth. — Karpinskya Consuelo var. alpina. —. K. C. var. Taramellii. — K. C. var. Geyeri. — Spirifer cfr. indifferens Barr. Spirifer cabedanus Vern. var. bifidus.— S. Dercinsi Oehl. — S. undiferus Roem. — S. infimus Whidb. — Retzia Haindingeri Barr. var. prominula (Roem). — R. Haidingeri Barr. var. dicho- toma Barrs. — R. baschkirica Tschern. — Pentamerus biplicatus Schnur. — P. Ochlerti Barrs. — P. optatus Barr. — Rhynchonella subtetragona Schnur. — R. bijugata Schnur. — È. princeps Barr. R. aff. Meyendorffi Vern. — R. cfr. Bischofi Roem. — E. amal- thoides Barrs. — RR. transversa Hall. — R. canovatensis. — Wald- heimia iuvenis Sow. -— W. Whidbornei Dav. — Pterinea car- nica. — Avicula Boydi Conr. — Posidonia cfr. oblonga Trenk. — Aviculopecten princeps Conr. — A. incertus Oehl. — Cypricardi- nia gratiosa Barr. —- Paracyclas sp. — Conocardium artifex Barr. — C. abruptum Barr. — Murchisonia sp. — Straparollus cfr. flexistriatus Whit. — Euomphalus subalatus Vern. — E. Pi- ronai. — Oyclonema Guilleri Oehl. — Naticopsis sp. — Platy- ceras selcanum Gieb. — P. ertensum Barrs. — Loronema pexa- tum Hall. — ZL. Marinellii. — L. Urbanisi. — Orthoceras car- nosum Hall. — O. cfr. fenuistriatum Mstr. — Calymmene ctr. re- perta Oehl. — Bronteus alpinus. — Phacops latifrons Bronn. — Cheirurus Sternberg? Boeck. — ©. Pengelli Whidb. — Lichas DI PALEONTOLOGIA Il efr. devonianus Whidb. — Cyphaspis sp. — Proétus bohemicus Corda — P. subfrontalis Whidb. — Dechenella cfr. setosa Whidb. La fauna appartiene all’ Eodevonico superiore; orizzonte non ancora segnalato nel versante italiano delle Alpi Carniche sopra sicure basi paleontologiche. Fra i Brachiopodi è notevole la pre- dominanza assoluta degli individui a superficie costata. Singolari fra tutti sono le strane, grandi e bellissime forme di Karpinskya, che hanno permesso di accrescere notevolmente le cognizioni su questo genere così poco noto, e che devono porsi tra i fossili più importanti e preziosi del Devoniano carnico. La loro variabilità di forme e di ornamentazioni ha dato modo di dividerle nelle tre varietà alpina, Taramellii e Geyeri : in ciascuna di esse abbiamo una mutazione erebricosta a pieghettatura più fitta; nella alpina rientra anche una mutazione inflata assai più rigonfia; nella Ge- yert una mutazione oralis. Esse gremiscono talora la roccia in modo da costituire un vero e proprio calcare a Karpinskya. M. GORTANI. GorTANI M. — Contribuzioni allo studio del Paleozoico car- nico. — II. - La fauna a Climenie del Monte Primosio. = Mein. d. k. Ace. d. Se. d. Istit. di Bologna, (6) IV, p. 201-244, in 4°, con 2 tav. Bologna, 1907. Il Devoniano superiore delle Alpi Carniche era finora assai poco noto. Il Frech, il Geyer e il De Angelis vi poterono racco- gliere fossili, ma soltanto alcuni di essi erano stati oggetto di stu- dio speciale. L’A., avendo avuto la fortuna di scoprire una ricca località fossilifera, tenta in questo lavoro una monografia gene- rale della zona a Climenie del Monte Primosio (alta Carnia orien- tale). Le specie descritte sono le seguenti : Orthis forojuliensis. — Atrypa ctr. desquamata Sow. — Hhyn- chonella acuminata Mart. var. platyloba (Sow). — Leptodesma sp. — Posidonia primosica. — P. venusta Mstr. — P. venusta var. carinthiaca Frech. — Macrodon (2) Taramellii — Conocar- dium sp. — Cardiola Beushauseni Holz. — C. (Buchiola) re- 12 RIVISTA ITALIANA trostriata v. Buch. — Edmondia Clymeniae. — Bellerophon tu- berculatus Fér. et d’ Orb. — B. Frechi De Ang. — Platyceras punctillum. — Orthoceras ctr. lineare Mstr. — O. cfr. conulus Roem, — Cyrtoclymenia laevigata Mstr. — C. angustiseptata Mstr. — C. annulata Mstr. — C. flexuosa Mstr. — C. cfr. Dun- kerì Mstr. — Oxyclymenia undulata Mstr. — O. striata Mstr. — Sellaclymenia ctr. angulosa Mstr. — S. cfr. bilobata Mstr. — Go- nioclymenia speciosa Mstr. — Anarcestes cfr. Denckmanni Holz. — Tornoceras ctr. convolutum Holz. — T. cinctum v. Keys. — Tornoceras simplex v. Buch. — 7. Escoti Frech var. carnicum. — Cheiloceras aff. lagowiense Gir. — Aganices sulcatus Mstr. — Sporadoceras Miinsteri v. Buch. — Trimerocephalus (Eutrimero- cephalus) anophthatmus Frech. — T.(Eutrimerocephalus). carin- thiacus Frech. — 7. (Eutrimerocephalus) carnicus. — T. (Mi- crophtalmus) cryptophthalmus Emmr. — T. (Microphthalmus) cir. pseudo-granulatus. — T. ie Microphthalmus) acuticeps Kays. — Prottus cfr. Phocion Bill. — Dechenella Vinassat. — D. italica. L'A. fa notare l’importanza delle numerose forme spettanti al genere Trimerocephalus. Esse gli facilitano una revisione com- pleta delle specie che si possono ricondurre a questo genere con- troverso, nel quale distingue e raggruppa le varie forme secondo questo prospetto. I. - Subg. Eutrimerocephalus. Occhi nulli. 1. E. laevis Mstr. sp. 2. E. anophthalmus Frech, con le mutazioni typhlops (Gi- rich) e Richtert (nov. nom.), e le varietà Tetzet (nov. nom.) e caccus (Giirich). 3. E. carinthiacus Frech em. 4. E. carnicus. II. - Subg. Microphthalmus. Occhi ridotti. . M. cryptophthalmus Emmy. sp. M. pseudo-granulatus (nov. nom.). . M. acuticeps Kays. . M. mastophthalmus Richter. . M. Roemeri (nov. nom.). ‘O GN Sì DI PALEONTOLOGIA 13 10. AZ.(?) macrocephalus Richter sp. 11.M.(?) èncisus Roemer sp. Esaminati i rapporti con le più note faune sopradevoniche, VA. conclude che nel mare relativamente basso, che ricopriva la regione carnica sul finire del periodo devoniano, regnavano con- dizioni fisiche e biologiche molto simili a quelle dominanti sul- l'Europa centrale. M. GORTANI. PREVER (P. L.). — I terreni nummulitici di Gassino e di Biar- ritz: — Atto ti. Acc. d. Se.; XU, pag, I-17. Torino, 1906. L’ analogia stretta delle faune dei giacimenti nummulitici di Gassino e di Biarritz ha indotto l’autore a tentarne la comparazione. La fauna di Gassino, forse perchè questo giacimento è natu- ralmente più ricco o è stato più frugato, è più abbondante di quella di Biarritz; tuttavia 1 confronti si possono stabilire con grande precisione. A Gassino pare sia anche rappresentato il Luteziano inferiore, che marcherebbe a Biarritz; il Luteziano medio e il superiore si corrispondono faunisticamente assai bene, con faune abbondanti, tra cui primeggiano le Nummuliti e le Ortofragmine. Il rinvenimento nella parte superiore della Cote des Basques della Paronaea Orbignyi-wemmelensis, ha permesso di dividere questo giacimento in due orizzonti; l’ inferiore è riferibile al Lu- teziano superiore, l’altro al Bartoniano, dal quale forse esso non rappresenta che la parte inferiore. A Gassino si trovano i corri- spondenti di questi due orizzonti; il Bartoniano però vi è rappre- sentato integralmente: vi manca completamente invece il Ton- griano colle sue caratteristiche Nummeuliti, le quali invece sono largamente sviluppate, nel piano corrispondente, a Biarritz. P. L. PREVER. 14 RIVISTA ITALIANA Principr P. — Cenni geologici sul Monte Malbe presso Pe- rugia. — Rend. d. R. Acc. d. Lincei, (5) XVI, 2° sem. p. 535-537. Roma, 1907. Nel Monte Malbe, situato a W di Perugia, lA. ha ricono- sciuto terreni triasici, giuraliasici, cretacei ed eocenici. Partico- lare interesse ha il Trias, rappresentato da calcari cavernosi a Megalodus Giimbeli e da calcari e scisti marnosi retici con pic- coli Lamellibranchi, Gasteropodi e Brachiopodi. L'A. elenca 20 forme in questo orizzonte. Elenca pure 19 forme di Ammoniti del Lias superiore. Quanto alla tettonica, il Monte Malbe costituisce in linea ge- nerale un ellissoide, incompleto nella parte nordorientale ove è probabile l’esistenza di una faglia. Nei calcari si osservano tipici fenomeni carsici. M. GORTANI. STEFANINI G. — Echini fossili nel miocene medio dell’ Emi- lia. — Rend. d. R. Ace. d. Lincei, (5) XVI, 2° sem., p. 598-541. Roma, 1907. L’A. ha fatto una revisione generale degli Echinidi finora rac- colti nel Miocene medio dell’ Emilia. Sono 58 specie, divise in 28 generi; 10 non sono state ancora descritte, e delle altre la mag- gior parte son comuni ad altre formazioni sincrone della regione mediterranea. Alcune specie hanno particolare interesse paleonto- logico; sopra tutto talune di tipo antico. Notiamo infine che VA. ha potuto esaminare oltre 2000 esemplari; ciò che attesta 1’ im- portanza delle collezioni e la diligenza del lavoro. M. GORTANI. PARONA C. F. — Risultati di uno studio sul Cretaceo supe- riore dei monti di Bagno presso Aquila. — Rend. d. R. Acc. d. Lincei, (5) XVI, 2° sem., p. 229-236. Roma, 1907. L’A. aveva fatto da tempo due comunicazioni preventive sulle faune cretacee dei monti di Bagno (B. S. geol. èt., XVI, 1897; DI PALEONTOLOGIA 15 Atti R. Ace. d. Sc. Torino, XXXIV, 1899), quando il dott. Schnar- renberger pubblicò un lavoro sullo stesso argomento (Ber. Nat. Ges. Freiburg, XI, 1901). L’A. però, continuando lo studio iniziato, è giunto a conclusioni notevolmente diverse da quelle dello Schnar- renberger, e le riassume in questa nota. 1. Gli strati fossiliferi più antichi della serie cretacea stu- diata appartengono al Cenomaniano. Sono calcari biancastri stra- tificati, con marne interposte variamente colorate a Chamacee e Coralli, e calcari bianchi di scogliera, con la « fauna di Colle Pagliare » ricca di oltre 250 specie di Orbitoline, Coralli e Mol- luschi. Questa fauna ha rapporti con quella siciliana a Himerae- lites e quella friulana del Col dei Schiosi; grandissimo è il nu- mero delle forme nuove. 2. Seguono calcari compatti cerei, cenomaniani o turoniani, Ellipsactinie, piccole Requienie e Rhynchonellae. 8. Rappresentano il Turoniano calcari cerei e bianchi con nu- merosissimi Gasteropodi (specialmente Acteonelle e Nerinee) e Chondrodonta Joannae ; e calcari chiari con Ippuriti e Biradioliti. 4. Finalmente chiudono la serie calcari con piccoli Gastero- podi e numerosissimi Foraminiferi e Litotamni; alcuni conten- gono vere Orbitoidi. M. GORTANI. 16 RIVISTA ITALIANA DIE RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ESTERE CHAPMAN (F.) — Tertiary Foraminifera of Victoria, Australia. The Balcombian deposits of Port Phillip: Part I. — Linn. Soc. Jour., Zool., vol. XXX, pag. 9-35, tav. I-IV. — London, 1907. Il dotto paleontologo del Museo Nazionale di Melbourne ci fa conoscere in questo suo lavoro, i Rizopodi reticolari contenuti nelle argille terziarie dei' dintorni di Victoria in Australia (baia di Balcombe, Grice Creek, Kackeraboite Creek, e vicinanze della baia d’ Altona}, la facies generale dei quali, secondo |’ A., è da confrontarsi con quelle delle faunule subappennine, del miocene del bacino di Vienna, e dell’ oligocene e miocene delle Indie Oc- cidentali, e con ragione; però essa ci sembra più pliocenica che miocenica. Rispettando la nomenclatura adottata dall’A. stesso, e che a nostro avviso richiederebbe varie rettifiche, in particolare per le MILIOLININAE, il cui studio è stato condotto sui connotati esterni, i quali poi non sempre sono stati correttamente valutati (1), ri- (1) A titolo d’esempio, ci basti ricordare le specie dette dall’ A.: Bilocw ina rin- gens (Lamek.) (loc. cit., pag. 13, tav. I, fig.9 e 10), B. laevis (Defr.) (ibid., pag. 14, tav. I, fig. 15), B. irregularis D’Orb. (ibid., pag. 15, tav. I, fig. 5 e 6), © B. globulus Bornemann (ibid., pag. 15, tav. I, fig. 17 e 18), di cui le prime tre con grande probabilità sono altra cosa, e la quarta lo è di certo, non essendo l’autentica 5. globwlus del Bor- nemann diversa dalla Planispirina sphaera (d'Orb.) mentre la forma dello Chapman agevolmente riconoscesi per una vera Bi/oculina. Questi ha sbagliato, per non es- sersi accorto d’un equivoco in cui cadde lo Schlumberger, al quale ultimo effetti- vamente apparterrebbe la paternità della forma in questione, B. globulws Reuss., non Bornem., avendola studiata strutturalmente. DI PALEONTOLOGIA 17 portiamo qui le specie da lui determinate, ritenendo ciò possa giovare a dar un’ idea complessiva di faunule a Rizopodi del ter- ziario superiore australiano : Biloculina bulloides d' Orb. » » » Spiroloculina acutimargo Brady » » » ringens (Lamck.) Bradii Schlumb. Sarsi Schlumb. depressa d’ Orb. laevis (Detr.) elongata d’ Orb. angusta sp. nov. irregularis W Orb. globulus Bornem affiza Terquem canaliculata W Orb. asperula Karrer Miliolina oblonga (Montagu) » » circularis (Bornem.) schreiberiana (d’ Orb.) polygona (d’ Orb.) trigonula (Lamck) tricarinata (d’Orb.) vulgaris (d’ Orb.) cuvieriana (d’ Orb.) seminulum (Linné) contorta (d’ Orb.) Ferussacii (d’ Orb.) agglutinans (d’Orb.) linneana (d’ Orb.) venusta (Karrer) Sigmoilina sigmoidea (Brady) » » celata (Costa) Schlumbergeri A. Silv. Planispirina exigua (Brady) Articulina funalis Brady Cornuspira crassisepta Brady » involvens (Reuss) » striolata Brady » foliacea (Philippi) (2) Jaculella obtusa Brady Haplophragmium sphacroidi- niforme Brady Lituola simplex Capm. Textularia gramen W@ Orb. » gibbosa WV Orb. » » var. tuberosa (d’Orb.) » abbreviata d’ Orb, » siphonifera Brady » rugosa (Reuss) Spiroplecta sagittula (Defr.) » var. fistulosa Brady » carinata (d’Orb.) » nussdorfensis (d’ Orb.) Gaudryina pupoides a Orb. » siphonella Reuss » oxycona Reuss Clavulina communis d’ Orb. > angularis d’ Orb. > textularioidea Goes Bulimina elegantissima d'Orb., var. apiculata nov. Virgulina subdepressa Brady Bolivina textularioides Reuss 18 RIVISTA ITALIANA Bolivina punctata qd’ Orb. Bolivina limbata Brady » nobilis Hantken Cassidulina subglobosa Brady » robusta Brady Ehrenbergina serrata Reuss Come si vede, trattasi di faunule non molto ricche, caratteriz- zate dalla mancanza di NODOSARINAE, e frequenza di MILIOLININAE e TEXTULARINAE. Gradiremmo che il Chapman si occupasse della costruzione della forma che chiama Biloculina irregularis, 1 orificio della quale apparirebbe dotato di qualcosa di simile ad un trematoforo, laonde ci troveremmo in presenza d’ una /abularia. Cosa non strana, perchè è noto come la Fabularia howchini Schlumb. pure delle vicinanze di Victoria (Muddy Creek), sia stata attribuita al miocene, e la suddetta B. irregularis potrebbe rappresentarci una forma degenerata prossima ad essa. Le figure corredanti il testo son buone, salvo quelle concernenti alcune sezioni. A. SILVESTRI. Dovvitte R. — Sur les “ Argiles écailleuses ,, des environs de Palerme, sur le Tertiaire de la cote d’Otrante et sur celui de Malte. — B. S. G. F., (4) VI, p. 626-634. Parigi, 1906. La questione della eocenicità delle Lepidocicline è tutt’altro che risolta, e l’autore, che ha preso viva parte sinora al dibattito, espone in questa nota i risultati di alcune sue visite sui luoghi controversi. Secondo lui in Sicilia non si osserva l’associazione di Lepi- docicline e Ortofragmine che nelle argille scagliose del conglo- merato argilloso di C. Impalastro. Ma siccome queste argille rac- chiudono altresì una fauna a Nummuliti eterogenee, egli am- mette che ivi sia avvenuta una mescolanza di faune d’età differente. Senza entrare nel merito della questione, crediamo nostro dovere far osservare che la Guembelia spissa fu gia trovata assieme a Bruguierea intermedia a Potenza, ove certamente non si può so- spettare nessuna mescolanza. Sulla costa italiana del canale di Otranto in un solo punto l’autore ha rinvenuto delle Lepidocicline DI PALEONTOLOGIA 19 associate a delle Nummuliti; ma queste ultime sono di tipo oli- gocenico. Dappertutto altrove l’autore non potè riconoscere che Le- pidocicline mioceniche. Pl: PREVER, DouviLtè R. — Sur la variation chez Jes Foraminifères du genre Lepidocyclina. — 2. S. G. F., (4) VI; pag. 51-57, con fig., Parigi, 1906. L'autore, studiando numerose serie di Lepidocicline di diverse regioni, ha potuto osservare che tali Foraminiferi dovevano essere eminentemente plastici, sensibilissimi a tutte le più lievi influenze ambienti; perciò ne segue che è rarissimo incontrare in due gia- cimenti diversi delle forme assolutamente identiche, e riesce quindi difficile separare l’idea di specie (mutazione o variazione nel tempo) da quella di razza (variazione nello spazio ad un’epoca determi- nata), ed anche da quella di varietà (variazione in un medesimo giacimento in uno stesso lasso di tempo). Per questo motivo ap- punto, numerose forme di Lepidocicline fabbricate in questi ultimi anni, sembra non abbiano che un valore locale; e non siano di alcun aiuto nè per lo studio dell’evoluzione del gruppo, nè per quello della sua ripartizione stratigrafica. L’autore, a dimostrazione del suo asserto, ha preso a studiare le variazioni delle camere em- brionali ed equatoriali di alcune forme di Lepidocicline, di gia- cimenti diversi, ed è giunto alla conclusione che le dimensioni delle camere equatoriali e delle embrionali, nelle forme megalo- sferiche, sono in costante dipendenza colle dimensioni degli indi- vidui adulti. La grandezza sembra quindi un carattere dato dalla razza, può però in qualche caso essere dato anche dalla varietà. Poichè l’autore sembra voglia occuparsi per disteso di queste va- riazioni nelle Lepidocicline, e dà numerosi disegni frattanto delle camere equatoriali di esse, noi avremmo desiderato che avesse detto qualcosa sulla varia forma che possono assumere tali camere, e sulle probabili cause che la modificano. Generalmente queste camere sono ogivali, ma l’autore ne figura, dell'America e del- 20 RIVISTA ITALIANA l’Italia, che hanno forma esagonale. In numerose Ortofragmine abbiamo pure le camere della porzione centrale-mediana che hanno tale forma; nelle forme stellate essa è ancora più comune, e sarebbe interessante indagare intorno a questo fenomeno di con- vergenza, od assicurarci se tale forma esagonale nelle camere equa- toriali delle Lepidocicline non dipenda dal modo con cui venne eseguita la sezione. Noi abbiamo, di fatti, delle Lepidocicline ame- ricane a camere perfettamente ogivali. e viceversa eseguendo delle sezioni di forme indiane, risultarono delle camere esagonali dap- pertutto ove il piano della sezione formava un piccolo angolo con il piano delle camere equatoriali. Del resto anche nelle Ortofra- gmine a camere rettangolari, queste, se si assottiglia moltissimo la sezione, si cambiano spesso in camere più o meno esagonali. P. L. PREVER. DouviLLe R. — Sur des Lépidocyclines nouvelles. — 2. S. G. F. (4), VII, pag. 307-313, con una tavola e figure. Pa- rigi, 1907. Facendo seguito alla nota precedentemente analizzata, |’ au- tore continua ad occuparsi delle Lepidociclina e si propone di studiarne le variazioni nel tempo (mutazioni nel senso di Waa- gen). Per giungere a questo scopo l’autore crede sia necessario di definire, con tutta l’esattezza possibile, un certo numero di specie sinora male studiate, e di precisarne un certo numero di altre, allorquando si è giunti a ritenere che esse corrispondano a degli stadi evolutivi. In questa nota si propone frattanto. di studiare una forma aberrante di Lepidocyclina della Martinica, e una va- rietà, forse una mutazione elveziana della Lepidocyclina margi- nata Micht., stata scoperta a Sausset (Bocche del Rodano). Noi non possiamo che rallegrarci coll’ egregio autore ed amico, di quanto si propone, chè davvero necessita, per districare un po’ la matassa costituita dalla pletora delle nuove specie che si vanno fabbricando con grande rapidità, ma ci sembra che delle forme DI PALEONTOLOGIA 21 nuove da lui istituite la seconda non sia altro che la Lepidocy- clina marginata Micht. tipo. La prima forma, Lepid. Giraudi, per le sue camere equato- riali non differirebbe da parecchie altre del tipo della Lepîd. mar- ginata Micht.; il carattere che serve a specificarla è un carattere esterno dato dalla disposizione delle granulazioni: queste sono lunghe, raggianti ; il maggior numero di esse parte dal centro, le altre hanno origine un po’ più lontano fra due delle prime: verso il centro sembra di vederne un piccolo numero di isolate. In altri giacimenti; come per esempio a Rosignano (non Rossignano) esistono individui i quali alle volte presentano le granulazioni così rav- vicinate e disposte in un certo modo da rassomigliare, massime se un po’ logori, agli individui della Martinica; ma accanto ne esi- stono altri eguali ai precedenti nei quali le granulazioni si pre- sentano isolate; per cui potrebbe darsi che questa forma non rap- presenti che una varietà. Riguardo alla Lep. Cottreaui siamo d’ o- pinione si tratti veramente della Lep. marginata Micht. tipo, e neppure d’una razza della medesima, come si potrebbe dedurre da quanto Douvillé R. stesso dice in altri suoi lavori. Innanzi tutto a Rosignano noi recentemente abbiamo, in molte: località assieme alla Lep. marginata, trovate le Miogipsine, e riteniamo, e non da adesso soltanto, che il giacimento si debba riferire al Lan- ghiano e sincronizzarlo con gli analogi della collina di Torino. Michelotti conosceva il giacimento di Rosignano, e, poichè nella descrizione della sua specie si limita a dire proveniente dai « Colli Torinesi » potrebbero i suoi esemplari provenire benissimo da Ro- signano. Ma dato pure che provengano da più vicino a Torino, le sue figure si accordano perfettamente, persino nelle dimensioni, colle forme della collina di Torino e di Rosignano figurate da Dervieux e da noi stessi su questa Rivista, e con quella di Rosi- gnano figurata da Douvillé R. e Lemoine, e non vanno invece d’ac- cordo colla definizione che della predetta specie ne dà Douvillè adesso. Anche sulla collina di Torino si incontrano abbastanza frequenti degli esemplari eguali in dimensioni a quelle di Rosi- gnano e a quelli figurati da Michelotti. Aggiungeremo ancora che sia a Rosignano, che sui colli di Torino, associate a questa forma, 22 RIVISTA ITALIANA si trovano delle forme di grandi dimensioni (Lep. dilatata) le quali si trovano pure nel Langhiano della Spagna, e che proba- bilmente si troveranno anche a Sauset: quindi non solo riteniamo che la Lep. Cottreaui non sia altro che la Lep. marginata Micht. tipo, ma che caratterizzi dappertutto il Langhiano. P. L. PREVER. MiLLETT (F. W.) — The recent Foraminifera of Galway. Notes on a Report by F. P. Balkwill and F. W. Millett, Publi- shed in the year 1884, together with corrections, and a Reproduction of the Illustrations taken from the ori- ginal Drawings. — In 8°; pag. 3-8, tav. I-IV. — W. Bren- don & Son; Plymouth, 1908. Senza preoccuparci se le forme recenti studiate pel solo nic- chio, entrino o no nell’ ambito della Paleontologia propriamente detta, troviamo utile dar notizia di questa pubblicazione, che al- trimenti potrebbe sfuggire agli studiosi, non essendo comparsa negli atti o memorie di società od accademia scientifica. Essa ha per scopo di ripresentare, messa più al corrente con le mo- derne ricerche, l’illustrazione grafica dei Rizopodi reticolari della spiaggia di Galway e delle vicinanze di questa, già comparsa, ma in modo difettoso, per cattiva riproduzione delle tavole, nel « Jour- nal of Microscopy and Natural Science » del 1884 (BALKWILL F. P. and MiLLETT F. W. — The Foraminifera of Galway. — Loc. cit., vol. III, pag. 19-28, 78-90, tav. I-IV). Le nuove tavole sono ottime, e mettono soprattutto sott’ oc- chio una serie interessante di Lagene e Fissurine; saranno uti- lissime per le ricerche sulle faunule terziarie mioceniche e plio- ceniche. In riguardo a certa forma che l’A. chiama Lingulina (Lin- gulata, per errore) carinata, avendovi egli osservato nell’ ultimo segmento uno stolone connesso con l’apertura, richiama il nostro DI PALEONTOLOGIA genere E/lipsoglandulina (1), fondato, secondo lui, « for exam- ples of LINGULINA having this peculiarity » e ciò non è esatto: il processo assile dell’ Hllipsoglandulina si è quello di tutte le ellissoforme e non delle glanduloforme, cui invece sembra appar- tenga la detta Lingulina; che poi ha tutto l’abito di Nodosa- ria, lato sensu. Ormai per simili forme, se ci si vuol vedere un po’ chiaro nella filogenia delle NODOSARINAE, s'impone la sezione. A. SILVESTRI. Prever P. L. — Apercu géologique sur la colline de Turin — M. S. G. F. (4) I; p. 1-48, in quarto, con carta e profili, Pa- rigi 1907. È una memoria geologica sui terreni eocenici e del Miocene medio della collina torinese, ma importante pure dal lato paleon- tologico per i numerosi elenchi di fossili, e per lo studio della ripartizione per orizzonti delle Nummuliti e delle Orbitoidi che si rinvengono in quei terreni terziarii. L’ autore, dietro sue de- terminazioni particolari, e dietro determinazioni di altri autori, cerca di fissare l’eta dei diversi piani e sottopiani, in cui si pos- sono suddividere i terreni che costituiscono la collina di Torino. Le Nummuliti, numerosissime, appartengono a forme del Luteziano e del Bartoniano e sono riferibili ai sottogeneri Laharpeta, Guem- belia, Paronaea. Le Laharpeia e le Guembelia, non sono molte numerose, numerosissime invece le Paronea. Di Orthophragmina, abbondantissime anch'esse, se ne trovano di graziose stellari; non mancano neppure le forme discoidali. Anche le Lepidocyclina e le Miogypsina sono assai abbandonati. Mancano, delle Nummuliti, le forme oligoceniche; il Miocene s’ inizia tragressivamente sul Bartoniano. Del Miocene manca pure l’Aquitaniano, e quindi man- cano pure, tra le Lepidocyclina, le grandi forme del tipo della Lep. dilatata, caratteristiche appunto di questo terreno. Sono abbon- (1) 1907; Riv. It. Paleont., Anno XIII, pag. 69. 24 RIVISTA ITALIANA dantissime invece quelle di medie dimensioni del tipo della Lep. marginata, e le piccole del tipo della Lep. Tournoueri. Con esse, specialmente negli orizzonti più vecchi, si trovano pure dei frammenti e qualche esemplare intiero delle grandi forme. Dappertutto sono poi abbondanti anche le Miogypsina : queste ca- ratterizzano il Langhiano e l’Elveziano inferiore, mentre le Lepe-. docyclina terminano colle ultime assise del Langhiano. L’autore accenna pure che i Pteropodi non sono esclusivi di un dato piano, ina si trovano dappertutto ove le condizioni ambienti permettevano loro di vivere. Assieme a questi fossili se ne trovano numerosi altri, Coralli, Echinodermi, Molluschi, Pesci, Filliti, ecc., quasi tutti stati illustrati in apposite Monografie; e l’autore ne dà fre- quenti elenchi, dimostrando come le deduzioni statigrafiche che si possono fare, in base alle Nummuliti e alle Orbitoidi, si ac- cordano perfettamente con quelle che si possono fare, e in parte furono fate cogli altri fossili. P. L. PREVER. STEINMANN G. — Einfithrung in die Palaeontologie — 2° edi- zione rifusa ed aumentata — Leipzig, Engelmann; 1907 - Mk. 14 - pag. 542, e 905 fig. L’opera dello Steinmann che modestamente è intitolata « In- troduzione alla Paleontologia » è troppo nota anche in Italia, ove l’ illustre autore conta numerosi estimatori ed amici personali, perchè occorra spenderci attorno parola. Come l’opera sia stata accolta dal pubblico lo mostra il fatto che in pochi anni (1903) si è resa necessaria una seconda edizione. Questa è stata quasi del tutto rifusa dall’ autore, e tra i ca- pitoli nuovi più interessanti citeremo quello sugli insetti, pei quali l'A. ha potuto valersi del manoscritto del Handlirsch autore di un’opera, tuttora in corso di pubblicazione. Sarebbe troppo lungo seguire passo a passo le varie modifi- cazioni ed aggiunte fatte in questa seconda edizione. Esse però hanno servito a render sempre più armonico ed importante que- sto bel libro. DI PALEONTOLOGIA 25 L'ordine della successione degli organismi è accuratamente seguito, le piante cioè precedono gli animali, a differenza di quanto si avvera in parecchi altri trattati. Tengo a far rilevare questo fatto poichè, se non erro, sono stato io il primo, nel mio modesto compendio di Paleontologia, pubblicato nel 1902, a se- guire questo metodo di esposizione che è certamente il più logico. L’opera dello Steinmann termina con un succoso riassunto sullo sviluppo della vita nei periodi geologici. VE, VREDENBURG £. — Nummulites Douvilléi, an undescribed spe- cies from Kachh, with Remarks of the Zonal Distri- bution of Indian Nummulites. — Rec. Geol. Surv. India, XXXIV ; pag. 73-95, con tavola. Calcutta 1906. Durante i mesi estivi del 1905 l'autore volle ristudiare le Nummuliti conservate nel Museo Geologico di Calcutta ed altre, da lui raccolte in gite fatte nel Belucistan e nel Sind, e stendere le descrizioni delle varie forme riconosciute. Tra queste trovò una forma interessante, che gli parve differire da tutte le descrizioni da lui lette di Nummuliti ; e di questa, alla quale dà il nome di Numm. Douvilléi, dà una descrizione nella presente nota. Effettivamente risulta a noi che egli non ebbe tra le mani un lavoro italiano : Prever (Le Nummuliti della Forca di Presta e dei dintorni di Potenza), dove appunto sotto il nome di Guembelia Douvilléi è descritta una nuova forma rinvenuta a Potenza. Per la legge di priorità cade il nome usato dal Vredenburg, come dato a due Nummuliti; che per giunta appartengono anche al medesimo sottogenere, Guembelia ; ma ciò che vi è di più curioso si è che nemmeno la forma è nuova, poichè essa è perfettamente identica ad una seconda, rinvenuta pure a Potenza, e descritta nel mede- simo lavoro col nome di Guembelia parva. L’ unica diversità tra quest’ ultima forma e quella indiana risiede nelle dimensioni, che sono maggiori in quest’ ultima: perciò la Numm. Douvilléi Vred. (non Prev.) deve passare nella sinonimia della Guemb. parva Prev. 26 RIVISTA ITALIANA L'autore dà inoltre degli interessanti dati circa le affinità di questa con altre forme, e circa la sua distribuzione geologica e geografica. Essa è stata trovata in due località; nel Kachh, dove si trova associata con Numm. laevigata (probabilmente Laharp. tuberculata Brug.) e Paronaea gizehensis, associazione quasi identica a quella osservata in Italia. Chiude il lavoro una interessantissima discussione sulla dis- tribuzione stratigrafica delle Nummuliti indiane e |’ affermazione che la Numm. Niast I è una Amphistegina. Le Nummuliti indiane si distribuiscono verticalmente in 4 successivi piani. I tre piani più vecchi costituiscono rispettivamente le cosidette serie di Ranikot, di Laki, di Khirthar dell’ India oc- cidentale. La più bassa suddivisione della serie più recente (4) è cono- sciuta col nome di Nari, e contiene le più recenti assise ricche in grosse Nummuliti. La serie di Ranikot, racchiudente i terreni terziarii più vecchi dell’ India, riposa trasgressivamente sul cretaceo (Maestrichiano). Delle quattro zone, in cui si suddivide la parte superiore I’ ul- tima contiene N. planulata, e, assieme alla penultima, delle piccole Assilina (= N. miscella D’ Arch.) La serie di Laki, corrispondente al Luteziano inferiore, viene suddivisa in 3 sottopiani : il primo contiene N. atacica, Ass. gra- nulosa var. (= Oper. tattaensis D’Arch.); il medio (Alveolina li- mestone) contiene: Ass. granulosa, N. atacica, N. irregularis var.; il superiore: N. atacica, Ass. granulosa, Ass. exponens var. La serie di Khirthar (Luteziano medio e superiore), è suddi- visa in due gruppi; l’inferiore contiene: Ass. exponens, N. èrre- gularis, N. laevigata, N. perforata tipo e var. obesa ; il superiore, suddiviso in due orizzonti, contiene nel primo: Ass. exponens, Ass. inflata n. f. (= Ass. obesa Carter), N. laevigata, N. perforata, tipo e var. obesa, N. discorbina, N. gizehensis (forma complessa che ingloba la N. obtusa, Vicary, Lyelli D’Arch.), N. Douvillei (= Guembelia parva); nel superiore: Ass. exrponens, Ass. spira, N. Carteri (che secondo l’autore sarebbe una grande varietà (?) della N: laevigata, analoga probabilmente alle forme ascritte in — DI PALEONTOLOGIA 27 molte regioni alle N. complanata, N. Beaumonti (?), N. Murchi- soni, N. perforata (?), N. discorbina (2) ). A questa succede gene- ralmente la serie oligocenica di Nari; però nel gruppo di Khir- thar e in parecchie parti del Belucistan, si trovano invece spesse masse calcari, che si possono grossolanamente suddividere in 4 orizzonti 1 quali contengono tutti delle Nummuliti. (Ass. spira, N. perforata, N. complanata, N. Brongniarti, N. biarritzensis, N. variolaria). Nella serie oligocenica abbiamo: N. intermedia, N. vasca, N. contorta ?, e delle Lepidocicline (Lep. dilatata, in basso; e più in alto, nell’Aquitaniano Lep. elephantina, Lep. marginata), le quali cominciano ad apparire sin dall’ inizio dell’ Uligocene, confermando sempre più quanto noi su questa Rivista abbiamo più volte ripetuto, della presenza cioè delle Lepidocicline colle Nummuliti oligoceniche nell’ Oligocene. Quest’ orizzonte nummu- litico secondo l’autore rappresenta la Stampiano, i successivi, a Lep. elephantina e Lep. marginata, VAquitaniano. Può darsi sia rappresentato anche il Sannoisiano là dove (Mula Pass) fu rinve- nuta la N. contorta?, ma noi crediamo si tratti della Paronaea miocontorta, presente nel Bartoniano superiore, ma che sembra passi anche nell’Oligocene inferiore. P. L. PREVER. 28 RIVISTA ITALIANA DI ALCUNI FORAMINIFERT DE L1G O CENE: SUPER RINOR ED) -Galids eB MEMORIA DI GIUSEPPINA OSIMO Con Rave IEiiL: Nella località di Dongala, sulla costa occidentale di Celebes, all’ ingresso della baia di Palos, il conte Dott. Guido Bonarelli raccolse una marna ar- gillosa di colore bianco-giallastro, ricchissima di piccoli fossili terziari, che egli inviò e donò al R. Museo di Geologia di Torino, e ch’ io ebbi in istudio. Tra questi, insieme con una piccola valva di Arca e frammenti di altre Bivalvi (Pecten, Ostrea), placchette di Echinodermi e cidariti, Coralli (gen. /sts), al- cuni piccolissimi esemplari di Brachiopodi (gen. 7erebrafz/a), un esemplare di Verme (Ditrupa 2), Cirripedi (Coronula), Briozoi, chele di Crostacei, si trova una complessa fauna di Foraminiferi, notevole per la sua varietà e per la presenza di alcune forme, caratteristiche, rare, o finora non trovate ancora insieme. ; Scarse notizie si hanno per ora sul terziario di Celebes, e queste poche sparse e frammentarie. K. Martin (5) ne accenna appena incidentalmente ; H. Douvillé (13) nota qualche Nummulites e Orthophragmina, provenienti da calcari neri o rossastri della località Pic Van Maros, e numerosi esem- plari di Lepidocyclina ed Heterostegina osservati da lui in calcari bianchi compatti di piani superiori della medesima località. Cosi, anche sotto tale aspetto, la piccola fauna da me avuta in istudio. è degna di attenzione. Vi si notano parecchi generi di Foraminiferi : Textularia Defr., Calcarina d’Orb., Operculina d’ Orb., Nummulites Lamk., Heterostegina d’ Orb., Linderina Schlumb., Lepidocyclina Giimbel, Baculogypsina Sacco. Alcuni di essi, come gia dissi, sono assai notevoli, e più o meno ampiamente rappresentati. Io non intendo occuparmi estesamente di tutti questi generi: alcuni hanno un’ importanza troppo limitata, o richiederebbero di per sè un lavoro ch’ io non intendo fare per ora. Così mi basta ricordare la presenza di al- cune Textularia sp., di numerosi esemplari del genere Ca/cariza, probabil- DI PALEONTOLOGIA 29 mente riferibili a più d’una specie, di molte piccolissime Oferculinae assai ben conservate, fra cui la Of. ammonea Leym. e la Op. granulosa d’Arch. et Haime. La fauna di Nummuliti è invece assai interessante per le forme tutte conosciute, e per alcune veramente caratteristiche, che la compongono. Amphistegina Niasi (Verb. dava ul’ fist rae Nummulites Ramondi Defr., var. Verbeekiana Brady. — Brady. On some fossil Foraminifera from the West-Coast distri- cts, Sumatra. Geol. Magaz. p. 532. - 1875. » Ramondi Defr., var. Verbeekiana Brady. — Brady. Jaarb. Mi- juwezen, I} par 1602 tay fio. 5 a Dy 119788 » Niasi I Verb. — Verbeek et Fennema. Description géologi- que de Java et Madvura. p. 1155, tav. IX, fig. T2Os 2 122) e 0) Amphistegina Niasi (Verb.) — E. Vredenburg, Nummulites Douvillei, an un- des. sp. from Kachh, with remarks on the zonal distrib. of Indian Numm. Records Geological Survey of India, Vol. XXXIV, Part 2, p. 93. - 1906. Ho di questa forma esemplari megasferici e microsferici affatto simili, e un po’ più rigonfi di quelli figurati dal Verbeek. Quanto alla N. NMNiasi II Verb., che il Verbeek riteneva omologa della sua Mziasz I, io la riferirei piuttosto alla N. Hederti, della quale si può considerare come una muta- zione. Nummulites (Paronaea) venosa (Ficht. et Moll). Nautilus venosus F. et M. — Fichtel et Moll, 7estacea microscopica, pag. 5O,) taven lida hoo Se; Teo -#1303% Nummulites anomala d. L. H. — De La Harpe, Nummulites des envi- rons de Nice et Menton. Boll. Soc. Géol. de Hrances "3,7 vol. Verns27, to XVIII, 16, 7p Loe 1077 » anomala d. L. H. — De La Harpe. Etudes sur les Nummu- lites de la Comté de Nice. Boll. Soc. vaud. Sc. nat., vol. XVI, Losanna, p. 211, tav. X, fig. 13; TONO R7 IO 010705 ; 30 RIVISTA ITALIANA Nummulites anomala d. L. H. — Tellini. Le Nummulitidee terziarie del- l Alta Italia Occidentale. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. VII, Roma. p. 46. - 1888. » anomala d. L. H. — Tellini. Ze Nummulitidi della Maiella ecc. Boll; Soc. Geol. Ital, LX, Roma ps 20; tav. XI, fig. 25-26. - 1890. » budensis Hantk. — Oppenheim. Ueber die Nummuliten des Venetianischen Tert. tav. I, fig. 10, II, 12. - 1894. Hantkenia (rett. Paronaea) venosa (F. et M.) — Prever. Le Nummuliti della Forca di Presta nell’ Appennino Centrale, e dei dintorni di Potenza nell’ Appennino Meri- dionale. Mém. de la Soc. paléont., Suisse, XXIX, p. 81, tav. IV, fig. 23, 24, 25. - 1902. Individui di piccole dimensioni, in cui, per la colorazione bianca, non si vedono le strie esterne, se non logorando in parte l’ esemplare. Interna- mente corrispondono in tutto alle figure che ne danno gli autori. Nummulites (Paronaea) sub - Beaumonti de la Harpe. Nummulites sub-Beaumonti d. 1. H. — Ph. de la Harpe, Mon. der in Aegyp. u. d. lib. Viiste vorkomm. Numm., Palaeontogr., pag. 28, tav. II, fig. 48-56. Forme piccolissime, che non oltrepassano 1 mm. di diametro, e differi- scono pure dalla tipica per essere più rigonfie e quasi rotondeggianti. Le strie, subrette, sono poco visibili, e si rendono più percettibili in corrispon- denza coi setti dell’ ultimo giro di camere, soltanto verso il margine della conchiglia. Nummulites (Paronaea) Guettardi d’ Arch. Nummulites Ramondi var. minor. d’ Arch. — d’ Archiac. Aistoire des progrès de la Geologie, vol. III, p. 292. - 1850. » Guettardi d’ Arch. — d’Archiac et Haime. Monographie des Nummulites, p. 130, tav. VII, fig. 18 a, b, c, 19 a, b. - 1853. » Guettardi d’ Arch. — Tellini. Ze Nummutliti della Majella ecc., p. 50 e 56, tav. XI, fig. 21-22, Boll. Soc. Geol. Ital., vol. IX. - 1890. DI PALEONTOLOGIA 31 Nummulites Guettardi d’ Arch. — Gentile. Su alcune Nummuliti dell’ Italia Meridionale. Atti soc. Sc. fis. e mat. di Napoli. VOOR nt 5; pe Aen tigen 24 TOOK - Hantkenia (rett. Paronaea: Guettardi d’ Arch. — P. L. Prever. Le Nummu- liti della Forca di Presta e dei dintorni di Po- tenza. Mém. Soc. Paléont. Suisse, vol. XXIX, pe75,taviIV; fis. 10, 011,12, 13; 1415-271902. Di questa forma posseggo solo pochi esemplari in tutto corrispondenti alle figure e descrizioni della specie. Essendo il piano equatoriale legger- mente ondulato non mi è possibile darne una sezione in cui si segua la lamina spirale in tutto il suo percorso. Nummulites (Paronaea) Heeri d. L. H. Nummulites Murchisoni Brunn. (pars.) — d’ Archiac et Haime. Monographie des Nummulites, p. 138, tav. 8, fig. 21. Non fig. 20;1:22;023)) 2491053 » Heeri. d. L. H. — De La Harpe, Etude des Nummulites de la Suisse. Mém. Soc. Paléont. Suisse. X, p. 152, tav. IV, fig. 9-15. - 1883. Nummulites Heeri. dA. L. H. — Oppenheim. Ueber die Nummuliten des Ve- netianischen Tertidrs. p. tI, fig. 15. - 1894. Non posseggo di questa forma che un esemplare in assai cattivo stato di conservazione. Esso differisce dalla tipica forma per avere i setti più rari e meno regolarmente ricurvi, e per la spira forse un po’ più operculiforme. Probabilmente, trovandosi tale forma in un terreno più giovane di quelli ove essa è stata trovata sinora, si tratterà di una semplice mutazione. Nummulites (Paronaea) elegans Sow. Maven Ih hicsea: Nummularia elegans Sow. — Sowerby. Mineral Conchology. vol. VI, p. 76, fig. gruppo 2, fig. 9, 10, II. - 1829. » elegans Sow. — Riitimeyer. Ueber die Schweiz. Nummuliten - terrain - p. 102. - 1850. Lenticulites planulata Lamk. — Riitimeyer. Id. - 1850. 32 RIVISTA ITALIANA Nummulites planulata Lamk. (pars) d’ Archiac et Haime. Monographie. p. 142, tav. 9, fig. 7 c-g, 8 a-d, 9 a-b. Non fig. 5-a, 6-a, 7 a-b, Io a-c. - 1853. Nummulina planulata Lamk. var. Prestwichiana Jon. — T. R. Jones. Note on Nummulina planulata Lamk. var. Prest- wichiana Jones Q. J. Geol. Soc. vol. 18, D. 93. - 1861. Nummulites Wemmelensis d. L. H. var. Prestwichiana Jones. — De La Harpe. tude des Nummulites de la Suisse. Mém. Soc. paléont. Suisse. - 1879. » elegans Sow. (pars) De La Harpe. Etude des Nummulites de la Suisse. Mém. Soc. paléont. Suisse. vol. X, pr 175-1853". » Wemmelensis d. L. H. var. elegans Sow. — T. Rup. Jones. QO: J. Geol... Soc., vol. 43, p. 132. =) 1seqn » Orbignyi (Gal.) Lister. On the Dimorphism of the English Spe- cies of Numinulites ecc. Proc of the Royal Soc., vol. B 76, p. 304, tav. 5: - 1905. Il primo che figurò e descrisse tale Nummulite fu il Sowerby, che nel 1825 le impose il nome di N. elegans. Non so perchè molti degli autori seguenti, pur riconoscendo al Sowerby la creazione della specie, |’ abbiano considerata soltanto una varietà della J! emmelensis, fatta da De La Harpe e Van der Broeck nel 1879; e il Lister, volendo riunire sotto un solo nome specifico le due forme considerate come coppia, abbia loro imposto il nome di Orbignyi, col quale il Galeotti nel 1837 designò la forma microsferica della Numm. elegans. A me pare, poichè il nome di Nummulites elegans ha la priorità sugli altri due, che questo debba di preferenza essere conservato ; e volendo con- siderare la elegans e la Wemmelensis come due varietà di una sola specie, si dovrebbe quindi chiamare quest’ ultima col nome di Nwmmudlites (Paro- naea) elegans Sow, var. Wemmelensis d. L. H. et v. d. Broeck. Ora, la N. (Paronaea) elegans non fu trovata sinora altro che nel tipico Bartoniano, di cui si ritiene sia caratteristica. Nel Bartoniano inferiore di Biarritz il Prever (14) trovò pure associate la Paronaea venosa e la Paronaea Guettardi; e quest’ ultima, insieme colla N. sub-Zeaumonti si trova pure nel DI PALEONTOLOGIA 33 Bartoniano superiore di Gassino. Non consta veramente che la Par. Heeri sia stata finora trovata tanto in alto nella serie stratigrafica, ma non è però da escludersi che essa possa anche risalire, e ciò è tanto più ammissibile poichè non si tratta quì della tipica, ma piuttosto di una forma leggermente modificata, che potrebbe con molta probabilità costituire una semplice mu- tazione. Infine, di tutte queste Nummuliti nessuna fu trovata più su dell’ Eocene nei tipici giacimenti di Biarritz, e simile fauna non può appartenere altro che all’ Eocene superiore, e rappresenta senz’altro un’assisa del tipico Bartoniano. Ad essa poi si associano quì esemplari così numerosi della Amphistegina Niasi (Verb.), che quasi caratterizzano uno strato, il quale si potrebbe sen- z altro definire: strato ad Amphistegina Niasi. Può essere quindi che tale forma, come il Verbeek ne esprime il dubbio, considerando la giacitura in cui egli la trova, sia tuttora vivente. Essa raggiunge però nel Barto- niano un grado di grande sviluppo, che sembra tuttavia sia caratteristico della regione. Hleterostegina reticulata Riitimeyer. Tavsalesnontigi Fleterostegina reticulata Rùtim. - Rtitimeyer. Ueber das Schweiz. Nummult- ten-terrain. p. 109, Taf. IV, fig. 61. - 1850. » reticulata Ritim. — Max von Hantken. Die Fauna der Cla- avd vulina Szaboi-Schichten. Jahrb. k. ung. geol. Anstu,alVi, ps Si; tava) Nel tiara = 1875 » reticulata Rùtim. — H. Douvillé. Les Foraminifères dans le Tertiaire de Borneo. Bull, Soc. Géol. de France, p. 441. - 1905, Tale forma, rappresentata in questa fauna da numerosi esemplari, pre- senta tutti i caratteri per essere identificata con quella del Riitimeyer. Sol- tanto non si puo osservare, per il colore bianco dei fossili e la loro superficie alquanto logora, alcuia traccia di reticolatura esterna. La spira, spiccata- mente operculiniforme, dà all’ esterno una forma molto espansa, con um- bone eccentrico rilevato. d4 RIVISTA ITALIANA Heterostegina glabra n. f. Tav. I; fig: 5-6: È una forma esternamente liscia, a disco regolare, piuttosto appiattito, con spessore che diminuisce regolarmente fino al margine acuto. La spira è nummulitiforme, i setti principali, assai inclinati, decorrono per un certo tratto quasi paralleli alla lamina spirale; alcuni sono interrotti e dànno alle camerette secondarie un andamento assai irregolare. Tale forma si presenta, in sezione, affatto simile alla eterostegina (Spiroclypeus) granulosa (Bouss.) (15), ma ne differisce esternamente per essere affatto sprovvista di granulazioni (quindi probabilmente avrà lamina non interrotta; non posso accertarlo, essendomi impossibile, per mancanza di altri esemplari, di eseguire una sezione trasversa) e per la forma rego- larmente discoidale, senza traccia di umbone e di espansione marginale appiattita. Raggiunge il diametro di 4 a 5 millimetri. A proposito di questa forma, mi pare quì il caso di osservare che non credo opportuna la divisione delle /7eferosteginae nei due generi di Hete- rostegina e Spiroclypeus, fatta da H. Douvillé (13). Egli basa questa distinzione su parecchi caratteri, che a me sembra però non abbiano una vera importanza : Spiroclypeus, è, secondo lui, una 7eferoste- gina a spira nummulitiforme, in cui le lamine dei successivi giri giungono sempre a ricoprire il centro. Queste lamine non si saldano però le une colle altre, ma lasciano tra loro un certo spazio, diviso poi dai setti in modo da assumere |’ aspetto di parecchi piani di camerette. I canali, che dal piano equatoriale vanno alla periferia, sono assai grandi e spesso raggruppati in fasci, e attraversando le lamine successive, le fanno apparire, in sezione trasversa, come suddivise in tanti trattini isolati. Ora, l’ essere la spirale più o meno avvolta od ‘aperta costituisce un buon carattere specifico, ma nulla più; il fatto che le lamine dei successivi giri giungono sempre a ricoprire il centro non è esclusivo di quelle forme che il Douvillé chiama .Sfiroc/ypexs, ma comune a tutte le Heterosteginae. Questo mi fa ritenere che il genere /7ezerosfegina sia strettamente legato, piuttosto che con Operculiza, col genere Nummutites. Probabilmente le Heterosteginae tipiche, con umbone prominente eccentrico ed espansione marginale depressa, saranno più affini a nummuliti a spira piuttosto svolta, del tipo della N. operculiniformis Tell., nella quale si osserva talvolta il fatto dell’ apparire sui setti di seghettature, che potrebbero essere il prin- cipio della formazione delle camerette di /7ezerostegiza. DI PALEONTOLOGIA 35 Non si può escludere che da queste tipiche Heferosteginae, ne siano derivate altre a spira più involuta, ma le //eferosteginae che presentano i caratteri dal Douvillé riferiti a Spzvoclypeus, più probabilmente si possono collegare con altre nummuliti, simili alla intermedia-Fichteli Micht., in cui si verifica il fatto del formarsi di piani secondari di camerette, fra le di- verse lamine non saldate tra loro, e in cui le lamine appaiono pure sud- divise da canali, o fasci di canali, in tanti piccoli tratti isolati. Queste forme (Tav. I, fig. 8) differiscono da altre Mummulites (Tav. I, fig. 3) nello stesso modo che le forme di Spivoclypeus (Tav. I, fig. 7) differiscono da altre Hefe- rosteginae (Tav. I, fig. 9); onde se si riuniscono in un solo gruppo le forme di Nummulites aventi tali caratteri, con quelle che non li presentano, non vedo una ragione di dover distinguere due gruppi nel genere /7eferoste- gina. Le Nummulites ed Heterosteginae sovracitate assumono, in sezione trasversa, un aspetto che, a prima vista, richiama quello di una sezione tras- versale di Orbifoides, ed è per questo, credo, che il Silvestri (17) ritiene che una parte almeno delle Orthophragminae derivino dal gen. Spiroclypeus (T. I, fig. 7). Ma tra questo modo di formazione delle camerette dei piani secondari, e quello delle orbitoidi c’é una differenza essenziale, che esclude, per me, affatto tale derivazione. Poichè quì le camere di ogni piano sono contigue e limitate sopra e sotto da una lamina continua, per quanto appaia interrotta dai canali ; nelle Orbitoidinae le camerette di ogni piano sono isolate le une dalle altre, e quindi chiuse da tante lamine distinte, che si appoggiano al tetto delle ca- mere del piano più interno, colle quali esse si alternano. Una tale struttura dà un’ idea affatto diversa del modo di accrescimento delle forme delle due sottofamiglie delle Nummutlitinae e delle Orbitoidinae: nelle forme appartenenti alla prima, |’ animale cresce continuando I’ avvol- gimento in spirale della lamina ripiegata e ricoprente i giri anteriori, fino al centro o no. Nelle Ovditotdinae invece |’ animale cresce formando strati concentrici di camerette isolate e, almeno nei piani secondari, alternanti con quelle del precedente e del successivo. Ora non è possibile passare, solo con una maggiore involuzione di /7e- terostegina, dall’ un modo di accrescimento all’altro, ed io credo quindi che, se esistono caratteri di somiglianza fra /7eterostegina ed Orthophragmina, que- sto non si debba attribuire altro che ad un fenomeno di convergenza. Oltre alle Mummulitinae sono ben rappresentate in questa fauna anche le Orbitoidinae e le Cycloclypeinae. 36 | RIVISTA ITALIANA Le due denominazioni di Orbifoidinae e di Cycloclypeinae vennero finora usate come sinonime, a comprendere tutte le forme dei generi: Cycloclypeus, Orthophragmina, Lepidocyclina, Miogypsina, e ultimamente anche Linderina. Tuttì questi generi vennero raggruppati sinora in una sola sottofamiglia, chiamata dapprima delle Cycloclypeinae. Il Prever (12) fece poi osservare come fosse più opportuno distinguere tale sottofamiglia col nome più com- prensivo di Ordifoidinae, il quale rappresenta poi le forme più numerose ed evolute del gruppo; in questo egli comprese anche il genere Baculogy- psina, ed io credo di potervi aggiungere anche Gyfsîza, che, come più in- nanzi tenterò di dimostrare, possiede pure i caratteri per essere collocata in questa sottofamiglia. Però, secondo me, tale gruppo non è abbastanza omogeneo, e si do- vrebbe suddividere in due altri: delle Cycloclypeinae e delle Orbitoidinae, comprendendo nel primo i due generi Cycloclypeus e Linderina, e raggrup- pando nel secondo tutti gli altri, cioè Orthophragmina, Lepidocyclina, Mio- gypsina, Bacologypsina e Gypsina. La famiglia delle Nummulinidae, oltre le Fusulininae e le Polystomellinae, verrebbe quindi a comprendere le tre sottofamiglie delle : Mwmmulitinae, Cycloclypeinae e Orbitoidinae. Le forme delle Nwsmmulitinae hanno un solo piano di camere, formate da una lamina spirale più o meno svolta, comunicanti fra loro per un ori- fizio, che nell’ ultima camera corrisponde alla bocca. Nella sottofamiglia delle Ordifoidinae esiste un piano equatoriale di camere disposte non più in spira, ma in cerchi concentrici, che possono es- sere continui e suddivisi in tante camerette, come nelle OrZkoflragminae, o essere formati da tante camerette isolate, a parete propria, che per la loro forma si incastrano fra quella dei cerchi contigui, come in Lepidocyclina. Vi sono poi altri piani di camere, che hanno lo stesso carattere in tutte le Orbitoidinae, e sono cioè formati da laminette staccate e alternanti con quelle dei piani contigui. Tale disposizione può, come vedremo, per modi- ficazioni posteriori, estendersi anche al piano equatoriale, che non appare quindi affatto differenziato dagli altri (Gypsiva). Nel genere Laculogypsina poi appare, nel piano equatoriale, assai sviluppata la parte a sp.ra, che si osserva nel centro di qualche altra orbitoidina (Miogypsiza, Tav. II, fig. I), e tale carattere, che ravvicina le due famiglie delle Nwmnulitinae e delle Orbitoidinae, mantiene distinto anche in questa forma un piano equatoriale differenziato. Le camere delle Oréitoidinae comunicano fra loro solo per i pori del guscio, che non presenta alcun orifizio, che possa far ufficio di bocca. Le Cycloclypeinae hanno invece un solo piano di camere, non più dispo- DI PALEONTOLOGIA 37 ste in spirale come nella sottofamiglia delle Nzasmmulitinae, ma piuttosto con una disposizione simile a quella delle Oréitoidinae, in cerchi concentrici di camerette non comunicanti che per i pori o canali del guscio. Questi cer- chi sono continui come nel piano equatoriale delle Orthophragminae nel genere Cycloclypeus, o formati da camerette isolate e che si incastrano fra quelle dei cerchi contigui, come nelle Lepidocyclinae, nel genere Linderina. Nella parte centrale della conchiglia, le lamine, formanti i diversi giri di camere, si ricoprono fino al centro; più esternamente si accollano soltanto al margine del cerchio più interno. Questa disposizione è comune tanto a Cycloclypeus che a Linderina, onde io credo che, ritenendo Orthophrag- mina derivata da Cycloclypeus, non si può escludere, che, allo stesso modo e con una modificazione affatto simile, L7zdertna abbia dato origine a Lepi- docyclina. E questo mi pare tanto più probabile, poichè noi osserviamo in J/zo- gypsina, che rappresenta, per me, nient’altro che una forma degenerativa di Zepidocyclina, dovuta probabilmente all’attaccarsi dell’animale, un ritorno a caratteri affatto simili a quelli di Zirderiza. E noi vediamo infatti nella Miogypsina complanata Schlumb. il margine ondulato per I’ apparire all’ e- sterno delle camerette degli ultimi giri; i piani secondari di camere sono assai ridotti e talvolta scompaiono affatto ; la parte embrionale è formata da una spira più o meno sviluppata, in cui le lamine si ricoprono fino al centro, come avviene forse anche per alcuni cerchi della parte non più disposta in spirale. (Tav. II, fig. 2). Ammettendo dunque un tale modo di formazione per le Lepidocyclinae oligo-mioceniche, sarebbe così spiegato il fatto di non aver trovato tale genere nell’ Eocene; e il trovare ora, in una fauna dell’Eocene superiore, insieme con Lirderina, alcune forme indubbiamente riferibili al genere Le- pidocyclina, confermerebbe, secondo me, sempre più lo stretto legame tra questi due generi. Le Lefidocyclinae cretacee e le posteriori hanno dun- que forse origini indipendenti; esse hanno però caratteri similissimi; e derivano senza dubbio, se pure in tempi diversi, da forme delle Nummuli- finae ; onde è bene conservare per le une e per le altre una stessa deno- minazione generica, intendendo con questa designare, non esclusivamente forme derivate le une dalle altre, ma soltanto forme aventi caratteri uguali e che si può presumere abbiano avuto origine da forme simili. Riassumendo, la famiglia delle Nwmmz/izidae verrebbe così ad essere divisa. Fusulininae (Fusulina, Schwagerina). Polystomellinae (Nonionina, Polystomella). 38 RIVISTA ITALIANA Nummulitinae (Archaediscus, Amphistegina, Emistegina, Operculina, Nummulites, Siderolithes, Assilina, Heterostegina). Cycloclypeinae (Cycloclypeus, Linderina). Orbitoidinae (Orthophragmina, Lepidocyclina, Miogypsina, Baculogy- psina, Gypsina). Linderina Schlumb. Il genere Linderina fu istituito nel 1893 dallo Schlumberger (7), su di una forma assai rara dell’Eocene superiore di Brugues (Gironda), a cui egli diede il nome di Linderina Brugesi. Fu trovato poi da Newton e Hol- land (10) nel « Orbitoidal limestone of Gomanton Hill » di Borneo, ove gli esemplari ne sono abbondantissimi, ma inglobati nella roccia in modo che non si prestano per una sicura determinazione specifica. Successiva- mente gli stessi Newton e Holland (11) ritrovarono il genere nel « Iriometé limestone » dell’isola di Riu-Kiu, e anche in questo la determinazione è assai dubbia. I pochi esemplari raccolti dal Bonarelli nell’isola di Celebes sono pure certamente riferibili al genere dello Schlumberger, ma differiscono dalla forma tipica per caratteri tali ch'io credo di doverli riferire ad una nuova specie del genere Linderina. Linderina Paronai n. f. Tav: Mo fig, 013-145 tavoli; shies 2-5 Conchiglia discoidale, di mm. 1—1.5 di diametro, a contorno irrego- lare, leggermente più spessa al centro che al margine, composta di un solo piano di camerette a forma di arco o di quadrante, disposte in centri concentrici ed incastrate quelle d’un cerchio fra quelle del precedente. Ca- mera centrale subrotondeggiante, seguita da un accenno di spirale. La ca- mera della forma megasferica è circa il doppio delle camerette successive ; la microsfera ha dimensioni molto minori, che però non posso precisare, non avendola vista che in sezione trasversa. Le lamine formanti le camere dei primi giri si continuano sino a ricoprire il centro, e sono attraversate da canali grandissimi, che dalle camere direttamente si continuano attra- verso le diverse lamine, fino alla superficie della conchiglia. Nei giri successivi le lamine non giungono più fino a ricoprire il cen- tro, ma si accollano soltanto al margine dei giro precedente di camere, e le camerette, essendo indipendenti le une dalle altre e assai irregolari, si DI PALEONTOLOGIA 39 scorgono al difuori della conchiglia, ove appaiono in forma di gibbosità e di ondulazioni al margine. In confronto colla forma tipica del genere, la Linderina Paronai ha dimensioni piuttosto piccole, e forma assai meno ispessita verso il centro, poichè le lamine che giungono sino a ricoprirlo sono molto più sottili e in numero assai minore. I giri di camere sono relativamente pochi, e queste, assai più grandi di quelle della ZLinderina Brugesi, non appaiono formate da lamine continue e ondulate, ma, come in Lepidocyclina, da tanto lami- nette isolate e alternanti con quelle dei giri contigui. Tale carattere è ben netto all’infuori dei primissimi giri, ove può essere che le lamine, quan- tunque non evidentemente, siano saldate tra loro a costituirne una sola ondulata e continua. Non credo che l’apparenza di lamine così isolate di- penda dal non essere la sezione perfettamente nel piano equatoriale, poichè tale struttura è costante nelle diverse sezioni da me eseguite. La Linderina Paronai, per questo fatto e per il minor numero di lamine che giungono a coprire il centro, si può ritenere più vicina alla struttura delle Ovrdztoidinae da cui non la tiene distinta che la mancanza dei piani secondari di camere. Ciò, del resto, come altrove ho già notato, si osserva pure in molti esem- plari della Miogypsina complanata Schlumb. (Tav. II, fig. 2), che non sono tuttavia in alcun modo separabili dal genere Miogypsina, e per conse- guenza dalle Orditoidinae. Tali forme presentano pure, talvolta assai accen- tuato, il principio di spirale, in cui le lamine giungono a ricoprire la ca- mera embrionale, e, tolto il fatto dello spostamento della camera stessa, sono affatto simili, esternamente, e più ancora in sezione trasversa, alla Linderina Paronai. Lepidoeyelina Tournoueri Lem. et Douv. Dav. II fig. 6-7. Lepidocyclina Tournoueri Lem. et Douv. — Lemoine et Douvillé. Sur le genre Lepidocyclina Giimb. Mém. Soc. Géol. de France. Paléontologie, vol. XII, Parigi. - 1904. I pochi esemplari rappresentanti questa forma sono affatto simili alle figure, e corrispondono alla descrizione della forma tipica; soltanto le di- mensioni sono forse un po’ maggiori, poichè essi raggiungono un diametro di tre mm. ed oltre. Per la sottigliezza del piano equatoriale, e il piccolo 40 RIVISTA ITALIANA numero di esemplari a mia disposizione, non mi fu possibile avere una se- zione equatoriale soddisfacente, nè posso figurare la sezione trasversa. L’ apparato embrionale è assai confuso, ma sempre costituito da due loggie, a parete leggermente ispessita. Tutti gli esemplari sezionati sono megasferici. Lepidocyelina Frovalei n. f. Tav. I, fig. 10-12. Un solo esemplare di 7 ad 8 mm. di diametro su uno spessore di circa 5 mm. Forma coperta da fitte granulazioni piuttosto piccole e distribuite ugualmente su tutta la superficie. Fra esse vi è un reticolo assai poco visi- bile, formato da una sola serie di camerette decorrente fra i pilastri. Le lamine che le separano collegano così direttamente le granulazioni. Piano equatoriale fortemente e irregolarmente ondulato, che appare quindi all’esterno in forma di linea tortuosa, che non coincide sempre col margine della conchiglia, acuto e pure assai contorto. In sezione tangenziale si osservano, in corri- spondenza colle granulazioni esterne, dei grandi canali circolari, che percor- rono i pilastri, sottili e regolarmente distribuiti. Forse per causa della for- tissima contorsione di tutta la conchiglia, tanto in sezione tangenziale, come nella sezione equatoriale (verso |’ esterno) si scorgono in molti punti delle camere appartenenti alla sezione trasversa; nella sezione trasversale poi si vede spesso lo sbocco, alle volte obbliquo, dei canali che percorrono i pilastri. Non credo però che tale fatto abbia vera importanza, ma probabilmente di- pende dalla conformazione affatto speciale dell’ individuo. La forma esami- nata è microsferica ; le camere che circondano il centro sono piccolissime ed hanno la forma a quadrante, caratteristica di Lepzdocyclina. L’ ampiezza delle camere aumenta gradatamente verso l’ esterno, ove queste assumono pure forme più irregolari ad arco. Spesso appaiono romboidali o quasi rettango- lari come in Orthophragmina, ma ciò dipende dall’essere sezionate obliqua- mente. In sezione trasversa si osserva che lo spessore del piano equatoriale è assai variabile e soggetto quà e là a cambiamenti ‘repentini. Le camere dei piani secondari, grandi e rettangolari, sono limitate da lamine di me- dio spessore, alternantesi regolarmente. Baculogy psina Sacco. + Tinoporus Montf. — D. Montfort. Conchyliologie sistématique, p. 150, fig. a, p. 151, Paris. - 1808. DI PALEONTOLOGIA 41 Orbitolina d’ Orb. (pars.) — K. Parker and R. Jones, Ox the nomenclature of the Foraminifera. Ann. and Mag. Nat. Hist. III, 5 voli pe. 33; ne 8. = 18605 Tinoporus Montf. — W. Carpenter. Researches on Foraminifera. Phil. Trans. of ‘the oR. ‘Soc: London! volt? r5ashps 557, tav. IVI, fig. 2-10 e tav. XXI, fig. 5-11. - 1860. Calcarina d’ Orb. (pars.) — Giimbel. Beitrége zur Foraminiferenfauna der nordalpinen Eocangebilde, Abhand. K. Akad. Minchen, piegata tos) 97 —s1s6ce Orbitoides d’ Orb. (pars.) — Meneghini (in Gtimbel). - 1868. Tinoporus Montf. — K. Moebius. Der Bau des Eozoon. Palaeontographica, XXV, p. 180, pl. XXXVIII..- 1879. Tinoporus Montf. — H. B. Brady. Report on the Foraminifera dredged by A. M. S. Challenger. p. 714, tav. CI, fig. 4-7. - 1884. Calcarina d’ Orb. (pars). — L. Rovasenda. / fossilî di Gassino. Boll. Soc. Geol. Ital. XI, p. 420, Roma. - 1892. Baculogypsina Sacc. — F. Sacco. Sur quelques Tinoporinae du Miocéne de Turin. Bull. Soc. belge de Géol, VII, p. 204-207, Bru- xelles. - 1893. » » — A. De Amicis. Osservazioni critiche sopra talune Tinoporinae fossili. Soc. Tosc. Sc. Nat. Pisa, pag. 5. - 1894. » » — Ch. Schlumberger. Note sur le genre Tinoporus. Meni Soc: zool ‘de France Paris; pi87, tav. 3-6 » » » » (sezione meridiana) » » 16 » Dei » » (sez. equatoriale) » Sie 17 » sp. (sez. equatoriale) Borneo » 18-19 ees (forma simmetrica) (aspetto esterno) Gassino » 20 pari» (forma asimmetrica) (aspetto esterno) » 54 RIVISTA ITALIANA TAVvOLA III. Fig. 1-2 Baculogypsina sp. (forma simmetrica) (sezione equatoriale) Gassino » 3-4 » » » » (sezione meridiana) » » 5-7 » » (forma asimmetrica) (sez. in piani diversi) » DS » » (sezione meridiana) Viv. stretto di Torres » 9-10 » » (aspetto esterno) » » Dr ET » » (sezione equatoriale) » » » 12 Gypsina vesicularis Park. and Jon. (forma simmetrica) Gassino pri 13 » sp. (forma eccentrica) (sezione normale ai piani di sim- metria) Reggio Calabria NE » » » » (aspetto esterno) » > ETS » » » » (sez. in un piano di simm.) » DI PALEONTOLOGIA 5D DI ALCUNE NUMMULITINE E ORBITOIDINE DELL’ ISOLA DI BORNEO MEMORIA DI IRENE PROVALE con Tav. IV-VI. Dei Foraminiferi terziarii di Borneo gia si occuparono parecchi stu- diosi, ultimo in ordine di tempo, Enrico Douvillé (*). Nulla dirò dei lavori anteriori a quello del Douvillé, avendone gia questi ampiamente parlato. Per la stessa ragione non mi diffonderò sulla geologia di Borneo, e solo ricorderò che il Terziario è in quest’ isola molto sviluppato, e che fa parte di un bacino assai esteso che si prolunga all’ ovest nell’ isola di Giava, nella Birmania, nell’ India e nell’ Arabia, e che è unito in parte a quello dell’ Europa e dell’ Asia, per mezzo della Persia. Il materiale che ho in esame fu raccolto pochi anni or sono dal Conte Dott. Guido Bonarelli, che lo inviò in dono al R. Museo Geologico di To- rino. I campioni sono numerosi, quasi tutti ricchi di fossili, generalmente ben conservati, e provengono dalle seguenti località : BORNEO MERIDIONALE : Poulo Soreng; Tellok Bunksit ; Pamoukan Bai; Batu Lichien; Tan- djong Tamiang fra Samalantakan e Tugiong Batu; Tandjong Tamiang (Ta- nah biimbu) sett.; Simbuang. BORNEO ORIENTALE: Poulo Miang; S. Melain, S. Santan; Sounghei Lembah (Bungalun); Sounghei Kelei, Berow; Santan; Gunung Mlendon, Kari Orang; Batu Ghian, S. Santan. BORNEO CENTRALE: Oedgioe Halang sopra Long Iran ; Talikor presso Rantau. Bocajoer. (*) 1905 — H. Douvit_h, Les Foraminiferes dans le Tertiaive de Bornéo. Bull. de la Soc. Géol. de France, 4e s., t. v., pag. 436. 56 RIVISTA ITALIANA Fin’ ora mi sono occupata dello studio della collezione proveniente da Oedjoe Halang sopra Long Iran, che è la più ricca di tutte. I fossili, abbondantissimi, sono compresi in una marna di colore grigio scuro, fina- mente sabbiosa, con parti più compatte concrezionate. Queste marne con- tengono pure dei Corollari, degli Echinodermi (placche e cidariti), dei Briozoi, dei piccoli Gasteropodi e degli avanzi di Pesci (ictiodoruliti). Tra i Foraminiferi sono abbondanti le Nwummulites e le Assilinae: e si può dire, che i tre quarti dei fossili sono rappresentati dalle coppie di due nuove forme di Nummulites e dall’ Assilina Madardaszi, Hantken, delle quali, e specialmente dell’ ultima, dispongo di parecchie centinaia di indi- vidui. Insieme con le Nimmulites, vi sono delle Operculinae, molte Or- thophragminae, delle Lepidocyclinae, rare Heterosteginae e rare Gypsi- nae. Per lo studio delle Mummulites seguo la classificazione del Dott. P. L. Prever, (*) che divide il genere Nwmmulites in Camerina e Lenticulina, sud- divisibili nei sottogeneri Aruguieria e Laharpeia, Giimbelia e Paronaea, i quali rispettivamente comprendono le Nummuliti reticolate, le reticolate granulate, le striate granulate e le striate. Ho trovato delle Paronaeae, alcune Gimbeliae, nessuna Bruguieria e nessuna Laharpeia. Le forme da me esaminate sono le seguenti : 1. Numm. (Giimbelia) Formai n. f. » (Paronaea) Preveri n. f. » (Paronaea) Osimoi n. f. (Paronaea) sub-Beaumonti, d. 1. H, » (Paronaea) sub-Airaghii Prever. » (Paronaea) mamilla (Ficht. et Moll). Assilina Madaraszi (Hantken). Operculina pyramidum Ehremb. 0 On nun SW N Heterostegina reticulata Ritim. 10. Orthophragmina varians Kaufmann. 11. Orthophragmina sella (d’ Archiac). 12: » Archiaci Schlumb. iy » lanceolata Schlumb. 14. » scalaris Schlumb. (#) 1902 — PREVER P. L., Nummuliti della Forca di Presta e di Potenza, Ginevra, « Mem. Societé Paléont, Suisse », XXIX. DI PALEONTOLOGIA 57 15. Lepidocyclina dilatata (Micht.) var. Schlumbergeri (Lem. et Douv.) 16. » Raulini Lem. et Douv. I: » Tournoueri Lem. et Douv. 18. » cf. Tournoueri Lem. et Douv. 19. Gypsina globulus (Reuss). Dall’ esame complessivo di queste forme mi pare si possa dedurre che esse appartengono ad un sottopiano dell’ Eocene superiore, forse del Barto- niano, o forse anche del Luteziano superiore. L’ Assilina Madaràszi Hantk. che, come dissi, vi si trova abbondantis- sima, fu trovata la prima volta nei piani a Clavulina Szaboi dall’ Hantken (*) insieme con forme diverse, tra le quali 1’ Heterostegina reticulata Ritim. di cui posseggo rari esemplari, e che il Douvillé (**) già trovò a Borneo, a Tempotok presso Bintot (forse Luteziano superiore), e all’imbocco del fiume Djaing (forse Sannoisiano). Il Tellini (***), che riteneva l’ Assilina Madardszi come specie caratteristica del Bartoniano superiore, ne rinvenne un solo esemplare nell'isola Caprara di Tremiti, e rarissimi individui in alcuni lembi del Bartoniano superiore sparsi nel sistema collinoso Moncalieri-Casale-Mon- ferrato, ed accenna alla abbondanza di detta forma nella zona ad orbitoidi di Priabona. Il Douvillé, nella prima delle due località su accennate di Bor- neo, notò la presenza di una forma abbondante, simile all’ esterno ad una Orbitoide granulosa, con granulazioni disposte a spirale, tra le quali se ne trovano altre più minute, che in sezione equatoriale mostrano delle camerette disposte a spirale come nelle Nummulitinae. Evidentemente, come già osservò il Boussac (****), questa forma è da riferire all’ Assiliza Madaraszi. Il Dottor Prever rinvenne numerosi esem- plari di quest’ Assi/iza in località diverse del Vicentino, Monti Berici, (Eo- cene superiore e Oligocene inferiore), e finalmente il Boussac ne raccolse in gran numero nell’ altura situata tra Selva e Zermedego (presso Montebello di Vicentino), nelle marne calcari di Priabona (Eocene superiore). Tra le Nummulites, tre sono le forme già note da me trovate, e cioè la Numm. (Paronaea) mamilla (Ficht. et Moll), la Nwwn. (Paronaea) sub- (#) 1875, M. HANTKEN, Die Fauna der Clavulina-Szabot Schicten, Mitth. aus dem Jahrb. der kon. geol. Anstalt, vol. 1V, pag. 86, pl. XVI, fig. 7. (#*) 1905, DOUVILLÈ Henri, Les Foraminiféres dans le Tertiaire de Bornéo, Bull. Societé Géol. de France, 4e série, t. v., p. 435 pl. XIV. (*#**) 1890, TELLINI ACHILLE, Le Nummulitidi della Maiella, delle isole Tremiti e del Pro- montorio Gargano, Roma. (#4) 1906, JEAN Boussac, Développement et Morphologie de quelques Foraminiféres de Pria- bona, Bull. Soc. Géol. de France. 58 RIVISTA ITALIANA Beaumonti d. 1. H. e la N. (Paronaea) sub-Atraghii Prever. La prima di queste forme si trova nei giacimenti del Luteziano medio e superiore di Gassino, ed insieme con Il’ omologa Numm. (Paronaea) crispa Ficht. et Moll, costituisce una delle coppie più comuni del Luteziano superiore e del Bartoniano inferiore. La Numm. sub-Airaghit Prever fu trovata la prima. volta nel Lute- ziano superiore a Forca di Presta. Con queste forme vi sono, come ho accennato, molte Orfkophragminae: queste compaiono con 1’ Eocene, si tro- vano in tutto questo periodo, e pare non abbiano per ora un grande va- lore stratigrafico. Particolarmente abbondanti tra esse, sono 1’ Orthophra- gmina varians Kauf. e |’ Orthophragmina sella Giimbel; la prima è diffusa in tutto l’ Eocene, la seconda è comunissima negli strati ad Orbitoidi di Priabona. Le Orthophragminae, secondo |’ opinione dello Schlumberger, del Verbeek, del Douvillé e di altri, sarebbero caratteristiche dell’ Eocene, scomparendo con esso. Ciò però, solamente in via generale, poichè il Dot- tor Prever trovò delle Orthophragminae nell’ Oligocene inferiore, a Manerba {lago di Garda) e a M. Berico presso Vicenza. Data però |’ abbondanza di esse nella località in questione, e considerando che ivi le Orthophragminae sono associate con Nummulites eoceniche, si può ritenere trattarsi di un sottopiano dell’ Eocene superiore. Ho accennato pure alla presenza di alcune Lepidocyclinae come la Lepid. dilatata (Mich). var. Schlumbergeri (Lem. et Douv.), la Lepid. Tournoueri Lem. et Douv. e la Zepid. Raulini Lem. et Douv. Fin’ ora si riteneva che le Lepidocyclinae cominciassero con |’ Oligocene, nè io posso qui affer- mare ch’ esse si trovino nel sottopiano in questione, poiché mi furono date gia separate dal resto del materiale, e poichè si tratta di forme trovate fin’ ora solo in terreni più giovani. Credo però bene di accennare a que- sto proposito, che a Dongala, presso Parigi, nel Nord-Est dell’ isola di Celebes, la Dottoressa Giuseppina Osimo trovò in uno stesso campione delle Lepidocyclinae come la Lepid. Tournoueri Lem. et Douv., e la Le- pid. Provalei Osimo associate a forme di Nwmmulites come la N. elegans, la N. venosa, la N. sub-Beaumonti, la N. Guettardi, la N. Heeri ecc., tutte indubbiamente eoceniche. Ed io pure, in un’altra località di Borneo, del cui studio mi occuperò in seguito, ho trovato in uno stesso campione delle Lepidocyclinae e delle Orthophragminae, per cui bisogna ammettere o che le Orthophragminae passino nell’ Oligocene, o che le Lepidocyclinae si trovino già nell’ Eocene superiore. Prima di venire all’ esame delle singole forme, mi è grato porgere i miei sentiti ringraziamenti al Conte Dott. Guido Bonarelli che raccolse il DI PALEONTOLOGIA 59 materiale, al Prof. C. F. Parona che me lo affidò e che mi fu prodigo sempre di consigli e di aiuti, al Dott. P. L. Prever che mi iniziò in questi studi e che mi fu guida nel mio lavoro, e al Sig. Ernesto Forma che ese- gui le fotografie. Numm. (Paronaea) mamilla Ficht. et Moll sp. Fav. TV, figa » 1803 - Nautilus mamilla. — Fichtel et Moll, 7estacea microscopica, p. 53, tav Vi oa Dy Gide 1850 - Nummulina mamillaris. — Riitimeyer, Ueber das Schweiz. Numm. LEre tip, CCC., P. SY; taV. Illo 9-32: 1850 - Nummulites Riitimeveri. — d’ Archiac, Hist. des progrés de la géol., tav lll po. 242% 1853 - Nummulites Ramondi, var. d. — d’ Archiac et Haime, Monogr. des Numnt., p. 128, tav. VII, fig: 17,a, b. 1866-69 - Nummulites Riitimeyerit. — d’ Archiac, Asie Mineure (in Tchiha- chefii) p.) 242, tav: [XG fig: 5. lassbil ci 1883 - Nummulites Riitimeyert d’ Arch. — F. de la Harpe, Monogr. der in Aegypten und Lybischen Wiiste, ecc. p. 163, tav. XXX, fig. 9 a II. 1902 - Parcnaea mamilla Ficht. et Moll. — P. L. Prever, Le Nummuliti della Forca di Presta e dei dintorni di Potenza, Mém. de la Soc. Pale, SuisseiVo lE XXIX p. 87, tav. IV fie 26-27" > Diametro mm. 5 Setti 5 a 6 in 1] del 4° giro Spessore mm. 2 phe: Gide grease Ser eG yy Giri di spira 7 su un raggio di mm. 2 '|2 pono a Fer pew pr OOo Setti 3 in 114 del 2° giro PLAIN IN ZON Pe Sia Os ORO > L’ unico esemplare ch’io posseggo di questa specie, si avvicina moltis- simo alla descrizione ed alla figura che di detta specie dà il Prever nella già citata opera. La conchiglia è lenticolare, rigonfia, a spessore che de- cresce regolarmente dal centro al margine. Sulla superficie si trovano nume- rose strie, ben visibili, radianti dal centro, irregolari e con andamento vario, La spira è irregolare, il passo spirale cresce rapidamente ed irregolar- mente sino al penultimo giro. La lamina spirale ha spessore minimo nei primi giri, che cresce notevolmente e in modo irregolare sino alla perife- 60 RIVISTA ITALIANA ria. I setti, complessivamente poco numerosi, sono per lo più irregolari ed inequidistanti, non sottili, rigonfi leggermente verso il pavimento della ca- mera, sottili nel loro tratto mediano, ingrossati verso la volta, diritti o leg- germente ricurvi, quasi perpendicolari alla direzione della lamina spirale con la quale determinano un angolo postero-superiore acuto, talvolta legger- mente arrotondato. Le camere non numerose, sono sub-regolari o irrego- lari, assai più alte che larghe, superiormente fatte a volta, e complessiva- mente sub-rettangolari. Numm. (Paronaea) sub-Tellinii Prev. Dave Ve sato? 1883 - Nummulites sub-Beaumontt — de la Harpe op. cit., pag. 28. tav. II, fig. 48-56. 1902 - Paronaca sub-Tellinii Prev. — P. L. Prever, op. cit, pag. 78, tav. VII, fig. 8-12. Diametro mm. 2 Setti 4 in 1] del 2° giro Spessore mm. I circa vid PI ZI Giri di spira 4 su un raggio di 1 mm. DIRCI O IIS) Setti 3 in 1]4 del 1° giro I pochi esemplari di questa specie presentano una piccola conchiglia lenticolare, più o meno rigonfia, a margine sub-arrotondato. La superficie è ornata da strie rade, radianti dalla parte centrale, sub-rette, equidistanti, non sempre ben visibili. La spira è regolare, il passo spirale cresce rego- larmente e lentamente sino al margine. La lamina spirale, spessa sin dal suo inizio, cresce di poco sino al penultimo giro, decresce sensibilmente nell’ ul- timo. La camera centrale, di grandezza media, è sub-circolare; la prima camera seriale è irregolarmente semicircolare. I setti sono piuttosto radi, di notevole spessore, retti nel primo tratto, leggermente ricurvi versa la volta della camera, regolari, equidistanti. Sono ben visibili i foglietti settali tra i quali spesso appare il canale settale. I setti sono rigonfi e ripiegati all’ indietro verso |’ estremità, più sottili nel loro tratto mediano, e nuovamente s’ ispessiscono avvicinandosi alla lamina alla quale si saldano intimamente, determinando un angolo postero-supe- riore quasi retto, arrotondato. Le camere, non numerose, sono regolari, di poco più alte che larghe, e complessivamente sub-rettangolari. DI PALEONTOLOGIA 61 «+ Numm. (Paronaea) sub-Airaghii Prever. 1902 - /aronaca sub-Airaghii. — Prever, op. cit., pag. 78, tav. VII, fig. 8-12. Diametro mm. 2 Setti 3 in ty del 1° giro Spessore mm. I circa Vasta Sis Do ZO Giri 4 su un raggio di 1 mm. » DOS DI AME Setti 2 in 1]4 del 1° giro L’ unico esemplare ch’ io posseggo di questa Nwmmz/ites corrisponde perfettamente, così per i caratteri esterni come per i caratteri interni, alla descrizione ed alla figura che di detta specie dà il Prever nella citata opera, per cui ritengo superflua ogni descrizione. Num m. (Paronaea) sub-Osimoi n. f. Wav. IV, figs 6-8 Diametro da 2 a 4 mm. Setti 2 a 3 in 1j4 del 1° giro Spessore da 1] a I mm. DALIA D>. pi 2G» Giri 3 su un raggio di 1 1]. mm. Dn» Didi DZ Questa nuova forma di Nwmmulites si presenta sotto due aspetti ben diversi: alcuni esemplari hanno conchiglia lenticolare, depressa, sottile, a margine sub-tagliente o sub-arrotondato, a superficie ornata da strie sottili, irregolari, sub rette, o ad .S, o falciformi, e come la Nwrzm. Osimoi si avvi- cinano per I’ aspetto esterno, assai più ad un’ Oferculina che ad una Num- mulites. Gli altri esemplari, presentano una conchiglia lenticolare, rigonfia, leggermente incavata nella parte centrale, a margine arrotondato, con super- ficie ornata da strie radiali, ben visibili, regolari, rette o sub-rette. Talvolta, nel centro della cavità, si nota un piccolo umbone. La spira, regolare, ha passo spiccatamente operculiniforme sin dall’ inizio. La lamina spirale, ad andamento regolare, non spessa, cresce leggermente dal primo al terzo giro; talvolta il suo spessore si arresta nel secondo giro e può anche decre- scere nel terzo. La camera centrale, di grandezza media, è sub-circolare, la prima camera seriale è semicircolare, la seconda falciforme.. I setti, quasi regolari, non sempre equidistanti, sono diritti, e solo s’ incurvano avvici- nandosi alla lamina a cui si saldano intimamente. Leggermente rigonfi alla base, si fanno poi sottilissimi, per ingrossarsi ancora’ verso la volta della jor) bo RIVISTA ITALIANA camera. Sono evidenti i fogli settali, e cosi pure le comunicazioni tra due camere contigue. L’ angolo postero-superiore è sub-retto, arrotondato. Le camere, non sempre regolari, sono sub-rettangole o falciformi. La sezione meridiana si presenta come un ellisse più o meno rigonfia, e talvolta addi- rittura schiacciata. Le diverse lamine d’ accrescimento si assottigliano nella parte centrale dove si saldano intimamente |’ una con l’ altra. Questo fatto è poi evidentissimo per |’ ultimo giro, nel quale la lamina, prima di rico- prire la lamina sottostante, si assottiglia tanto da essere visibile soltanto con forti ingrandimenti. Questa Nummulites ricorda la Numm. Tournoueri de la Harpe (*) per le dimensioni, per |’ aspetto esterno, per la sezione meridiana, per 1’ anda- mento operculiniforme della spira, e per lo spessore pressochè costante della lamina spirale. Ne differisce però per le maggiori dimensioni della camera centrale, per i setti più spessi verso la volta della camera, e per l'andamento dei setti stessi, che nella Mumm. Tournoueri sono rettilinei in tutto il loro percorso, e s’ incurvano poi bruscamente, dirigendosi per un certo tratto quasi parallelamente alla lamina spirale, prima di saldarsi ad essa. Numm. (Paronaea) Osimoi n. f. Tav. JV, flo. 3-5. Diametro da 4 a 7 mm. Setti 3 a 4 in 14 del 2° giro Spessore da 1]. a I mm. Do ALZO Giri 4 su un raggio di 2 mm. >) 5a 7 dd IA Setti 2 a 3 in 12 del 1° giro Questa Nummutites, che per l’aspetto esterno si confonde facilmente a tutta prima con un’ Oferculina, presenta una conchiglia lenticolare, de- pressa, sottile, a margine sub-tagliente o sub-arrotondato, a superficie ornata da strie sottili, irregolari, sub-rette, o ad .S, o falciformi, talvolta suddivise in altre più sottili, non equidistanti. La spira, regolare, ha passo spiccatamente operculiniforme sin dal suo inizio. La lamina spirale, ha spes- sore che cresce lentamente e qua e là irregolarmente, dall’ interno all’ es- terno. I setti sono sub-regolari, retti per tutto il loro decorso, e solo si incurvano a semicircolo là dove s’ inseriscono alla lamina spirale alla quale (#) 1881, DE LA Harpe, Ltude des Nummulites de la Suisse, Mém. de la Soc. Pal. Suisse, Vol. VII, pag. 166, Pl. VI, fig. 12-21. SAI DI PALEONTOLOGIA 63 si saldano intimamente. Rigonfi alla base, s’ assottigliano in seguito, per ingrossarsi notevolmente e gradatamente verso la volta della camera. Evi- denti sono i foglietti settali. L’ angolo postero-superiore è acuto, legger- mente arrotondato. Le camere, sub-regolari o irregolari, sono sempre più alte che larghe, specialmente negli ultimi giri in cui l’ altezza è tre o quat- tro volte maggiore della larghezza. Sono sub-rettangole nei primi giri, fal- ciformi nei seguenti. La sezione meridiana mostra un ellisse assai allun- gata e depressa, e presenta tutti i caratteri accennati per la forma omologa. Numm. (Paronaea) Preveri n. f. Tav. IV, fig, 9-11. Diametro da 1 1]. a 3 mm. Setti 4 a 5 in 1] del 2° giro Spessore da 1 a 2 mm. DIO DIZIO DEMI Giri 5 su un raggio di I 'J2 mm. DAI A BM DIVI Alea Setti 2 a 3 in 2,4 del 1° giro pied dda De O Questa forma presenta una conchiglia lenticolare, molto rigonfia, a mar- gine sub-arrotondato, provvista di umbone, e ornata da numerose strie sub-regolari, generalmente ben visibili, sub-rette o a forma di .S. La spira, regolare ha passo che cresce regolarmente dal primo al secondo giro, e che si mantiene pressochè uniforme nei giri successivi. La lamina spirale, regolare, piuttosto sottile, aumenta in spessore fino al secondo giro, si arre- sta in seguito. I setti sono abbastanza numerosi, sottili, regolari, rigonfi leggermente alla base e verso la volta della camera, sub-retti, quasi perpen- dicolari alla direzione della lamina con la quale determinano un angolo po- stero-superiore sub-retto, arrotondato. Ben visibili i foglietti settali. Le camere sono regolari o sub-regolari, più alte che larghe, leggermente fatte a volta. In sezione verticale si ha un’ellisse rigonfta ; le lamine d’ accresci- mento, di notevole spessore, si saldano intimamente tra di loro solo per brevi tratti, e aumentano in spessore dalla periferia al centro. Un fascio di pilastri s’ irradia dal centro del piano equatoriale e giunge sino alla perife- ria determinando sulla superficie un umbone. Numm. (Paronaea) sub=-Preveri n. f. Tava LIVE tos roar 5s Diametro 3 mm. Giri 5 su un raggio di 1 [jp mm. Spessore 1 mm. Setti 3 in "4 del 1° giro 64 RIVISTA ITALIANA Setti 4 a 6 in ty del 2° giro Setti.5 2-7 Dio DUNST MONO. serps) eis OL ayy Pi 16.8, Fe» DOC La conchiglia è lenticolare, rigonfia, a. margine acuto, priva di umbone, ornata da numerose strie a forma di .S. La spira è regolare, il passo spi- rale, cresce uniformemente e lentamente sino all’ ultimo giro, talvolta si mantiene costante dopo il terzo giro. Anche la lamina spirale,. più spessa che nella forma omologa, ha uno spessore che può crescere sino alla peri- feria, o mantenersi costante dopo il terzo giro. I setti sono sottili, poco numerosi, sub-retti, leggermente rigonfi alla base, più spessi verso la volta della camera, quasi perpendicolari alla direzione della lamina spirale alla quale intimamente si saldano. L’angolo postero-superiore è sub-retto, arro- tondato. La camera centrale ha media grandezza ed è circolare, la prima camera seriale è falciforme. Le camere, sub-regolari, sono più alte che lar- ghe, leggermente fatte a volta, sub-rettangolari. In sezione verticale si ha un’ ellisse rigonfia; le diverse lamine, più spesse al centro che al margine, si saldano tra di loro solo per breve tratto per cui le camere sono molto grandi. Questa forma e la sua omologa si avvicinano per alcuni caratteri alla Numm. deserti de la Harpe (*), e alla Numm. (Bruguieria) Capederi Pre- ver (**). Della prima ricordano l'aspetto esterno, le dimensioni, la regola- rita della spira, lo spessore della lamina, differendone per 1’ andamento generale dei setti e per il minor uumero di giri di spira. Alla Numm. Ca- pederi si accostano per le dimensioni, per la regolarità della spira, per lo spessore della lamina spirale; ne differiscono per l’ aspetto esterno, per l'andamento dei setti, assai meno ricurvi, e per la forma complessiva delle camere. Questa forma è abbondantissima, più della sua omologa. Numm. (Gimbelia) sub-Formai n. f. Tav. IV, fig. 16-20. Diametro da 1 mm. a 2 [a mm. Setti 3 a 4 in 1[4 del 2° giro Spessore da 'J2 mm. a I mm. SS Sa ri iS ale da EOLO Setti 2 a 3 in 144 del 1° giro (*) 1883, Nummulites deserti, de la Harpe, F. de la Harpe, Alonographte der in Aegvpten und der libyschen Wiiste vorkommenden Nummuliten, pag. 23, tav. XXXI (II) fig. 20-25. (#*) 1902, Bruguteria Capederi, Prev., P. L. Prever, op. cit., pag. 24, tav. I, fig. 4. DI PALEONTOLOGIA 65 Questa piccola ed elegantissima specie presenta una conchiglia espansa, a margine appiattito e più sottile e largo verso la bocca, con umbone eccen- trico sul quale si nota talvolta un piccolo tubercolo. Per la forma, questa specie si avvicina ad un Operculina assai più che ad una Nummudtlites. La superficie della conchiglia è ornata, nella parte centrale, da numerose gra- nulazioni, grosse, tondeggianti, sporgenti, disposte a strie o secondo spire, e presenta delle strie ben visibili, sinuose, sulle quali sono sparse delle granulazioni circolari, ellittiche, di diversa grossezza. Altri esemplari, forse di individui giovani, presentano una conchiglia più piccola, quasi sferica, a margine arrotondato. In questi le strie o mancano, o sono brevissime, e le granulazioni della parte centrale sono più grosse e meno numerose che negli esemplari prima descritti. La spira è regolare, a passo spirale operculiniforme. La lamina spi- rale, di spessore medio, cresce regolarmente sino al penultimo giro e decre- sce nell’ ultimo. La camera centrale, piuttosto piccola, è circolare, la prima camera seriale falciforme. I setti, non numerosi, sub-regolari, arcuati, descri- vono nel loro percorso quasi un semicircolo; hanno spessore costante nel loro decorso e solo raramente sono rigonfi alla base. Visibili sono i foglietti settali che si saldano intimamente alla lamina, determinando un angolo po- stero-superiore acutissimo. Le camere sono falciformi, regolari, più larghe alla base, assai più alte che larghe specialmente nell’ ultimo giro. E ben visibile la comunicazione tra due camere contigue. La sezione meridiana ha la forma di un’ ellisse variamente rigonfia: le camere sono irregolari, sub-triangolari. Le lamine d’ accrescimento sono ondulate, si saldano 1’ una con l’ altra solo per brevissimi tratti tra i quali rimangono degli spazi ellis- soidali. Dalla camera centrale s’ irradia un fascio di pilastri saldati gli uni agli altri, che giungono sino alla superficie della conchiglia, determinandovi un tubercolo. Questa Nuwmmulites per le dimensioni, per la regolarità della spira, per l’ andamento generale dei setti, per le dimensioni della camera centrale, ricorda la Numm. (Paronaea) venosa (Ficht. et Moll) (*) dalla quale differisce però per la forma, per |’ aspetto esterno, per l’ andamento più operculiniforme della spira, per lo spessore minore della lamina e dei setti i quali non sono, come nella N. venosa, ingrossati alla base. Questa forma si avvicina pure alla Numm. (Giimbelia) Montis- Fracti Kauf. (**) che ricorda specialmente per la regolarità della spira, per l’an- (*) 1803, Mautitus venosus, Ficht. et Moll, Fichtel et Moll, Testacea Microscopica, p. 59, tavenvlll; figs ee. f, 12% hi (#*) 1867, Neommulina Montis-Fracti, Kaufmann, Bettraegezur Geologischen Karte der Schuetz, tav. VIII, fig. 13-17. 66 RIVISTA ITALIANA damento dei setti, per le dimensioni della camera centrale, e dalla quale si discosta per la spira più operculiniforme, per I’ aspetto esterno, per la forma e per le sue minori dimensioni. Essa infine, per le dimensioni, per la forma e per l’ aspetto esterno, si accosta alla Num. (Gimbelia) parva Prever (*) (uguale Nwum. Douvil- lei Vredenburg (**) (pars), dalla quale si differenzia per i caratteri interni : nella parva la spira non è operculiniforme, la lamina spirale è più spessa, i setti assai meno ricurvi e più numerosi, le camere complessivamente rettangolari. Assilina Madaraszi Hantken. Tav. IV; fips 21-245 Dave 1875 - Nummulites Madaraszi Hantk. — Hantken, Die Fauna der Clavulina Szaboi Schichten, p. 86, tav. XVI; fig. 7-a, 7b, 7c. 1890 - Assilina Madaraszi Hantk. — A. Tellini, Le Nwmmulitidi della Ma- tella, Isole Tremiti e prom. Garganico, Boll. S. G. i., IX, p. 40, fave, XIM figs 16. 1900 - Assilima Madaraszi Hantk. — Schubert: in Verh. d. k. k. Reichsanst, pag. 84. 1901 - Assilina Madaraszi HANTK., P. Oppenheim, Die Priabonasch. thre Fauna ecc., Palaeontogr. XLVII, p. 42. Pellatispira Douvillei Boussac, et Pellatispira Madaraszi (Hantk.) — Boussac, Développement et Morphologie de quelques Foraminifè- res de Priabona, Bull. Soc. Géol. de Fr. 4 s., t. VI, p. 91, tav. VI; pl. II, fig. 10-14. 1906 Il Boussac, nel lavoro ora citato, fa di questa forma un nuovo genere al quale dà il nome di Pedlatispira. Egli si fonda perciò sul fatto che il cordone spirale appare come sostituito da una cresta spirale sporgente. A me pare che ciò non sia così importante da giustificare la formazione di un nuovo genere. Infatti, la cresta spirale è data unicamente dal calcare secondario, che presente, e più o meno sviluppato, in tutte le Nummuliti- nae, assume nell’ Assi/iza in questione, un notevole sviluppo, ed una carat- teristica struttura fibrosa, che in proporzioni minori, appare del resto anche (*) 1902, Giimbelia parva Prev., P. L. Prever, op. cit., p. 68, tav. VII, fig. 1 e 2. (#*) 1906, Nummulites Douvillei, E. Vredenburg, Records of the Geological Survey of India, Vol. XXXIV, Parte II, p. 79,.tav. 8, fig. 9, 9a, 10, 12, 124, 13a. DI PALEONTOLOGIA 67 in altre Assilzzae e Nummulites (Numm. granulosa d’ Archiac e Numm. Ley- merici d’ Arch:) (*). Questo, secondo me, è un buonissimo carattere spe- cifico, ma nulla più. L’ Assilina Madaraszi Hant. ha veramente dei carat- teri a sè, che possono ricordare talvolta anche le O7éttoidinae, ma si tratta di caratteri non costanti nè sempre ben definiti, per cui se essa deve con- siderarsi come una specie interessante, perchè può fare intravedere, come ora accennerò, dei passaggi tra le due sottofamiglie, non può assolutamente costituire un nuovo genere. Sarà bene vedere quali sieno i caratteri delle due sottofamiglie, per va- lutare l’ importanza dei caratteri della nostra Assilina. La famiglia delle Nzsmulinidae si può dividere nelle due sottofami- glie delle Nuwmmulitinae e delle Orbitoidinae. La prima è caratterizzata dall’ avere un solo piano di camere disposte secondo una spirale. Le camere, di forma e dimensioni variabili, sono sepa- rate le une dalle altre da sepimenti formati dal ripiegarsi della lamina spi- rale, che, nel piano mediano, non si salda alla lamina precedente lasciando un orifizio che serve alla comunicazione delle camere fra di loro. Questa sottofamiglia si divide in due gruppi: Mezmmudlites, in cui le lamine si rico- prono sino al centro e Asstlina ed Operculina, in cui le lamine si ricoprono sino al centro, solamente nei primi giri di spira, mentre nei giri successivi si accollano le une alle altre, vicino al margine della conchiglia. I setti e la lamina sono perforati, e dove le lamine si sovrappongono, i pori si con- tinuano dall’ una all’ altra, formando dei canali continui, che dal piano ‘equatoriale, specialmente dalla parte centrale, giungono alla periferia. Que- sti canali possono ispessire le loro pareti e dare origine ai pilastri. La sottofamiglia delle Orb:foidinae è caratterizzata dall’ avere parecchi piani di camere. Le camere del piano mediano non sono più disposte a spira, ma in cerchi concentrici, e quelle di un giro sono per lo più alternate con quelle dei giri contigui. Le camere laterali sono disposte in strati concen- trici ma non continui, per modo che le camere di uno strato si adden- trano negli spazi lasciati fra le camerette dei due strati contigui. Le camere laterali si sovrappongono in colonne diritte che dal piano equatoriale giun- gono alla superficie. La sottofamiglia delle Orbifoidinae si può dividere in due gruppi: il primo, che ha per tipo le Orthophragminae, in cui le ca- mere del piano centrale sono sub-rettangole, e in cui le camere di un giro non si addentrano in quelle dei giri contigui; il secondo, che ha per tipo (*) 1853, Monographie des Nummultes, d' Archiac et Haime, pl. IV, fig. 17; pl. XI, fig. 10 c. 68 RIVISTA ITALIANA le Lepidocyclinae, in cui le camerette del piano equatoriale, aventi forma a quadrante, sono disposte come le camerette secondarie. Talora, nella parte centrale del piano equatoriale, appare un accenna alla disposizione spirale, ma in sezione meridiana non si vedono le diverse lamine che si ricoprono. I pilastri, quasi sempre presenti, sono dati dal- l’ ispessimento delle pareti dei canali o delle camere sovrapposte. Essi si originano dal piano equatoriale o da piani laterali, giungono sino alla peri- feria o si arrestano prima, talvolta si biforcano, si saldano tra loro in vario -modo. Sulla superficie esterna essi formano delle granulazioni tra le quali v’ha un reticolo complesso le cui maglie sono date dalle camerette aperte dello strato più esterno. Forme di passaggio tra queste due sottofamiglie, si hanno nel gruppo delle Cycloclypetnae (Linderina e Cycloclvpeus). Queste hanno, come le Nwrmrrzz/itinae, un solo piano di camere che assumono però la disposizione caratteristica delle Orbitotdinae. Fra le Nummulitinae esse si accostano di più alle Assilinae e Operculinae poichè, come in queste, le lamine che limitano i successivi giri, si ricoprono fino al centro, nei primi giri di camere, mentre nei seguenti si accollano semplicemente al margine del cerchio precedente. Nelle Cycloclypetnae sono assai sviluppati i canali che gia nelle Nwmuyzxlitinae mettono in comunicazione il piano di camere con l’ esterno. Essi assumono qui dimensioni assai maggiori, acquistano pareti in generale assai visibili, e una tale disposizione per cui danno alla superficie l’ apparenza di granulazioni in rilievo, circondate dallo sbocco di parecchi di questi canali. Questo carattere si osserva pure assai bene nel- V Assilina Madaraszi Hantk., e sarebbe, secondo il Douvillé (*), più spic- cato nel suo nuovo genere Arzazdiella, che non ho potuto fin’ ora esami- nare, ma che segnerebbe, secondo la sua descrizione, ancora un termine di passaggio fra |’ Assilina Madardszi e le Orbitoidinae. Veramente il genere Arnaudiella si trova fin’ ora solo nei depositi cretacei, ma anche in questi vi sono forme delle NMummuulitinae e delle Orbitoidinae, ed è naturale che vi si trovino anche le forme di passaggio. Nella descrizione della specie vedremo ancora altri caratteri che possono farci intravedere i legami tra le due sottofamiglie. Conchiglia lenticolare, a diametro da 2 a 7 mm. e spessore da 1]. a I 1] mm. Alcuni esemplari hanno conchiglia depressa, talvolta leggermente selliforme e contorta, ornata da un solco spirale, più o meno visibile, cor- (#) H. Douvitté, Evolution et Enchainement des Foraminiferes, Extr. du Bull. de la Soc. Geol. de France, 4 s., t VI, pag. 599, fig. 1, 12, tav. XVIII, fig. 10-17, 1906. DI PALEONTOLOGIA 69 rispondente all'attacco delle lamine, a margine arrotondato o sub-tagliente, talvolta ondulato e contorto. Altri presentano una conchiglia rigonfia al centro, a margine breve, sottile, spesso rotto ed eroso. La superficie è ornata da granulazioni tondeggianti, di grandezza e di- sposizione varia. Queste possono essere sparse uniformemente su tutta la superficie, o secondo strie radiali nella parte marginale (in un solo esem- plare le strie si spingono sino al centro), o su un rialzo spirale, che par- tendo dal centro, accompagna il solco spirale. Gli esemplari che presentano quest’ultima disposizione, si avvicinano di più al disegno che dell’ Assz/iza Madaraszi dà \’ Hantken nella opera già citata, tav. XVI, fig. 7. In que- sto le granulazioni, evidentissime, sono disposte secondo una spira in serie di una, due, tre, con ordine quasi geometrico. Grazie alla gentilezza del Dottor Bòckh, ho potuto esaminare uno dei pochi esemplari prove- nienti «dagli scisti inferiori di Clavulina Szaboi Hantken Klein Schwa- benberg, sui quali 1’ Hantken determinò la sua specie. La superfice è rico- perta da minutissime granulazioni tra le quali qua e là se ne scorgono altre molto più grosse; |’ esemplare è eroso e non appare aftatto la dispo- sizione a spira delle granulazioni. Questo esemplare differisce quindi esternamente dai miei, tuttavia ri- tengo queste difterenze poco importanti e affatto locali. Esaminando delle Assilinae Madaraszi della regione veneta (Monti Berici), ho potuto vedere che alcune di esse si avvicinano a quelle di Borneo, altre al disegno dato dall’ Hantken, e costituiscono un termine di passaggio tra gli uni esemplari e gli altri. Le granulazioni sono limitate da numerosi pori, che rappresentano lo sbocco all’esterno dei canali (Tav. I, fig. 24), e determinano una specie di reticolo, il cui significato non è però come quello delle Orbitoidi, quantun-- que ne possa dare |’ apparenza. La spira è sub-regolare, il passo spirale cresce dal primo al secondo giro abbastanza rapidamente, si arresta o cresce lentamente nei successivi. Il calcare secondario, molto sviluppato, ha una caratteristica struttura fibrosa: ed uno spessore che uguaglia, e talvolta supera, l’ altezza delle camere. I setti, di spessore notevole, sono sub-regolari o irregolari, diritti o legger- mente ricurvi, quasi perpendicolari alla direzione della lamina spirale, con la quale determinano un angolo postero-superiore sub-retto, arrotondato. Rigonfi alla base, si assottigliano verso la metà del setto, per ingrossarsi ancora verso la volta della camera. Ben visibili sono i foglietti settali. Spesso la lamina spirale, dopo avere determinata una delle due pareti set- tali, anzichè procedere nel solito modo, s’ inflette all’ indietro, e formando» 70 RIVISTA ITALIANA come un pavimento alla cameretta, va a congiungersi col setto precedente: Ja camera appare quindi chiusa, e le comunicazioni tra due camere conti- gue, sono date unicamente dai canali che solcano la lamina. Il canale set- tale segue |’ andamento della lamina e circonda pure tutta la camera. Questo fatto ricorda un carattere di Cycloclypeus e, se fosse costante, avrebbe una grande importanza, perchè, probabilmente, darebbe passaggio ad un accrescimento simile a quello di Cycloclypeus, cioè per cerchi con- centrici, anzichè a spira come nelle Nummulitinae. Del resto ciò si osserva talvolta anche in altre Assilizae, Nummulites e Operculinae, per cui non costituisce un carattere generico, ma solo un accenno che potrebbe indicare un passaggio tra le Nammulitinae e le Orbitotdinae. Tra il calcare seconda- rio e la lamina spirale è ben visibile il canale spirale, talvolta interrotto, dal quale partono altri canali minori, che spesso si intrecciano tra di loro, determinando una vera rete di canali nel calcare secondario. Ho esemplari microsterici ed esemplari megasferici. I primi, come in generale, sono più grandi, i secondi più piccoli. La camera centrale, di grandezza media, è sub-circolare. Le camere seriali sono sub-regolari o ir- regolari, sub-rettangole, fatte a volta. Spesso dalle pareti laterali e dalla volta delle camere partono numerosi e sottili canali radiali. I laterali fanno capo generalmente nel canale settale, gli altri, suddividendosi in rami minori, possono attraversare tutto il calcare secondario. La camera è così circon- data, ad eccezione della base, da una vera aureola di canali. La sezione verticale è un’ellisse, ora allungata e schiacciata, ora alquanto rigonfia. Le camere sono piccole, le diverse lamine calcari, sviluppatissime, si assotti- gliano nella parte centrale dove si saldano intimamente l’ una all’ altra. Numerosi e ben visibili sono i pilastri ed i canali, non raggruppati solo al centro, ma sparsi in tutta la conchiglia. Il Boussac comprende nel genere /ed/atispira due specie: la rappresen- tante tipica del genere /edlatispira Douvillei Boussac, e la Pellatispira Madaraszi Boussac. La prima differisce dalla seconda solo per avere di- mensioni maggiori e granulazioni più piccole e disposte meno regolarmente. Ma esaminando numerosi esemplari di quest’ Asszdima, tale distinzione non ha valore, perchè si osservano dei graduali passaggi dall’uno aspetto all’ al- tro. Le due specie non presentano poi differenze interne, come ha visto benissimo anche il Boussac, che dà il disegno di una sola sezione per rap- presentare le due specie, per cui io ritengo che 1’ Assi/iza Douvillet Bouss. costituisca soltanto una varietà dell’ Assiliza Madaràszi Hant. A questa varietà appartengono i miei esemplari. DI PALEONTOLOGIA 71 AssSilina Madaraszi var. orbitoidea n. f. Io posseggo pure, insieme con numerosi esemplari della var. Douvii- Zei, un’ altra forma che può costituire una seconda varietà della stessa spe- cie. Essa presenta una conchiglia di diametro da 2 a 5 mm.., spessa da I a 2 mm., rigonfia, con margine breve, sottile, tagliente e fragilissimo. La superficie è ricoperta da numerose granulazioni, più grandi verso il centro, disposte uniformemente su tutta la conchiglia. Per la forma rigonfia, per la disposizione uniforme delle granulazioni, e per la mancanza del solco spi- rale, questi esemplari si accostano moltissimo, esternamente, alle Ordztoidz, dalle quali solo si distinguono per la mancanza di un vero reticolo. Tutti gli esemplari di questa varietà, da me sezionati, sono megasferici. Essi inter- namente sono affatto simili agli esemplari della var. Dowvi//ei Boussac. Operculina pyramiduni Ehrenb. avis Wieden 6c 1838 - Operculina pyvramidum Ehrenb., Ehrenberg, Adhandl. Ac. Wissen- sch., Berlin, p. 93, tav. 4, fig. 7. Operculina pyramidum Ehrenb., Ehrenberg, AMikrogeologie, tavola XXIII, fig. B, in fig. 38 ete. Questa Oferculina, della quale posseggo appena due esemplari, pre- senta una conchiglia del diametro di 3 mm. e dello spessore di 1 mm. circa, depressa, a margine sub-arrotondato. La superficie presenta nella sua parte centrale, delle granulazioni grosse e piatte; da queste si staccano delle strie irregolari, falciformi; tra le strie, e talora su di esse, si dispon- gono delle granulazioni. La spira è regolare, il passo spirale cresce assai rapidamente sino al margine. La lamina spirale va crescendo regolarmente in spessore dall'interno all’ esterno. I setti sono regolari, non sempre equi- distanti, rettilinei, e solo leggermente ricurvi presso la volta della camera. L’ angolo postero-superiore è sub-retto, un po’ arrotondato. I setti, di rego- lare spessore, sono rigonfi alle due estremità. La camera centrale è piccola. Le camere, non numerose, sono sub-regolari e complessivamente trapezoi- dali. I to RIVISTA ITALIANA Heterostegina reticulata Riitimeyer. 1850 - Fleterostegina reticulata Ritim. — Riitimeyer, Veber das Schweiz. Nummulinterrain, S. 109; Taf. IV, fig. 61. 1875 - Heterostegina reticulata Ritim. — M. Hantken, Die Fauna der Cla- vulina Szabot Schichten. Jahrb. k. ung. geol. Anst., IV., p. 81, Tey UIs! averse a. 1905 - Heferostegina reticulata Riitim. — H. Douvillé, op. cit., p. 441 e 443. Riferisco a questa specie i rarissimi esemplari trovati. La conchiglia, del diametro di 4 mm. circa, è assai sottile e provvista di un piccolo umbone, ornata da un reticolo specialmente visibile verso la periferia e presso la bocca. La lamina spirale è sottile, a spessore costante. La spira è regolare, il passo spirale cresce molto rapidamente sino al margine. La camera centrale è grande, circolare. Le camerette secondarie, piccole ed irregolari nei primi giri, si fanno più grandi, assai meno irregolari nel giro esterno dove assumono complessivamente forma rettangolare. Per la scarsità e la cattiva conservazione degli esemplari non ho potuto fare una sezione soddisfacente. Orthophragmina varians Kauf. Male alles 10: 1867 - Orthophragmina varians Kauf.— Kaufmann, eitrdgez. geolog. Karte der Schweiz, p. 158. Tav. X, fig. 1-10. 1903 - Orthophragmina varians Kauf. — Schlumberger, T7voisiéme note sur les Orbitoides, Bull. Soc. Geol. de France, pag. 281, PI. X, fig: 31, 33, 35, 38. Diametro da 2 a 5 mm.; spessore da 1 a 2 mm. Alcuni esemplari presentano una conchiglia rigonfia, quasi sferica, a margine arrotondato; da questi si passa gradatamente ad altri esemplari rigonfi solo nella parte centrale, a margine sottile, tagliente. La superficie è ricoperta da granulazioni tondeggianti, di ugual grandezza, più numerose nella parte centrale. Negli esemplari un po’ erosi, le granulazioni sono DI PALEONTOLOGIA 73 appena visibili, e tra esse appaiono i filetti che originano un reticolo com- plesso. Verso la periferia si scorgono all’ esterno gli ultimi giri di camerette del piano equatoriale. La camera centrale, circolare, è avvolta per meta da una seconda camera assai più grande, a parete piuttosto spessa. Intorno a queste due camere si dispongono undici camerette sub-rettangole, regolari, più grandi di quelle dei giri successivi più interni. Quest’ apparato embrio- nale si avvicina a quello dell’ Orthophragmina strophiolata (*). Nella sezione meridiana le camere del piano equatoriale ci appaiono come tanti anelli addossati gli uni agli altri. Le camere secondarie sono irregolari e quasi semicircolari. I pilastri, radi, ben visibili, regolari, sono più numerosi nella regione centrale. I vari giri di camere, all’incontro dei pilastri, si spostano dalla loro direzione, e sollevandosi determinano degli archi in mezzo ai quali sta il pilastro. Ne posseggo abbondanti esemplari. Orthophragmina warians, var. selliformis n. t. Tato: eh. 12: Diametro da 3 a 5 mm.; spessore da I a I /[; mm. d D La conchiglia è discoide, più grande della forma tipica, leggermente rigonfia nella parte centrale, sottile, quasi papiracea al margine, che occupa circa il quarto del diametro. La superficie è ricoperta da granulazioni, pic- cole e rade nella parte marginale, assai più numerose e sviluppate al cen- tro. Ciò non si osserva nella varians che ha le granulazioni complessiva- mente meno visibili e di grandezza pressochè uguale. Però ciò che più dif- ferenzia questa forma dalla tipica, ¢ la ‘tendenza, spiccatissima in alcune, ad assumere |’ aspetto selliforme. Le camere del piano equatoriale sono più grandi e più allungate che nella varianms, ed hanno le pareti più sottili. In sezione meridiana si ha solo qua e là un principio di formazione dei pila- stri, evidenti invece e ben sviluppati nella tipica; le camerette secondarie, anzichè essere, come in questa, semicircolari ed irregolari, sono, special- mente nei giri più interni, regolarmente rettangolari: non è sempre ben visibile 1’ alternanza delle camerette di due pile contigue. (*) Orthophragmina strophiolata Giimb., Ch. Schlumberger, op. cit., p. 284, PI. X, fig. 30, 36 e 37, e fig. F. 74 RIVISTA ITALIANA Orthophragmina sella (d’ Archiac.) INNI 1820 - Lenticulites ephippium, Schlot. — Schlot theim, Petrefactenkunde, p.89. 1848 - Orbitolites sella, d’ Arch. — d’ Archiac, Description des Fossiles du Groupe Nummulitigue ecc., environs de Bayonne et de Dax., Mém.. Soc. géol. de France, (2), III, pag. 405, pl. VIII, fig. 16a. 1868 - Orbitoides ephippium, Schlot. sp. — Gimbel Leitrage zur Foramini- ferenfauna ecc., pag. 118, tav. III, fig. 15 e 38. 1903 - Orthophragmina sella (d’ Archiac) — Ch. Schlumberger, op. cit., pag. ZIONALE LO, 25. Gli esemplari di maggior mole misurano un diametro di 8 mm. e uno spessore di 1 1] mm. La conchiglia è irregolarmente discoide, notevol- mente più spessa nella parte centrale, sottile al margine, più o meno ripie- gata a sella. I miei esemplari presentano in complesso uno spessore mag- giore della forma tipica. La superficie è ricoperta da granulazioni piccole, regolari, tondeggianti, numerose. Qua e la |’ erosione permette di vedere tra le granulazioni un finissimo reticolo. La camera centrale, circolare, è avvolta per metà da un’ altra camera di dimensioni assai maggiori, di forma sub-circolare. Le camere equatoriali dei giri più interni sono picco- lissime, quadrangole, quelle dei giri successivi, irregolari, strette, allungate. In sezione verticale il piano centrale è rappresentato da camere piccole, più basse al centro che verso il margine, e che si differenziano bene da quelle secondarie, che appaiono come fessure nella massa compatta del cal- care. Mancano i pilastri; visibili sono invece i canali. Orthophragmina Archiaci Schlumb. Mav. NA; fag. 32) 1903 - Orthophragmina Archiaci Schlumb. — Schlumberger, op. cit., pag. 277, lA WANES Saves Garo: scr I pochi esemplari hanno dimensioni minori di quelli che servirono allo Schlumberger per la determinazione della specie. Il più grande tra essi, infatti, misura soltanto 5 mm. di diametro e 2 mm. di spessore. La con- DI PALEONTOLOGIA 75 chiglia è irregolarmente discoide, molto rigonfia al centro, a margine più o meno sottile ed espanso, arrotondato o sub-tagliente. Le granulazioni sono piccole e rade o mancano del tutto, nella parte marginale; numerose, ben visibili, tondeggianti od ellissoidali, nella parte centrale. L’ apparato embrionale corrisponde perfettamente a quello dato dallo Schlumberger. Le camere equatoriali, spesso irregolari, hanno pareti di con- siderevole spessore e forma di rettangoli molto allungati. In sezione meri- diana, le camere equatoriali non differiscono gran chè da quelle secondarie, strette, allungate, regolarmente rettangolari, a pareti spesse, disposte a pila regolarmente le une sulle altre. È poco visibile 1’ alternanza tra le camere di due pile contigue. I pilastri sono sottili e numerosi, specialmente nella parte centrale. Orthophragmina lanceolata, Schlumb. TavasWIFiiorniio 5: 1904 - Orthophragmina lanceolata Schlumb. — Schlumberger, Quatriéme Note sur les Orbitoides, Bull. de la Soc. Géol. de France, pag. 128, IIe flo. 25-305 I pochi esemplari ch’ io posseggo presentano una conchiglia piuttosto piccola e sottile. Da un bottone centrale s’ irradiano quattro, cinque o sei costole che si spingono sino all’ estremo del margine, sottile, spesso rotto ed eroso. Delle granulazioni, grosse, sporgenti, tondeggianti, si scorgono sul bottone centrale, altre piccole e rade nelle parti depresse comprese fra le costole. Tra le granulazioni appare un fine reticolo. La sezione equato- riale fa vedere una camera centrale unica, grande, irregolarmente circolare, e delle camerette esagonali, regolari. In corrispondenza delle costole esterne, le camerette modificano rapidamente la loro forma e si fanno rettangolari, assai allungate e più grandi, come bene appare dalla figura schematica data dallo Schlumberger. La sezione meridiana, passante per due costole, fa vedere le camerette equatoriali piccole, irregolari, e le camerette seconda- rie simili a fessure nel calcare compatto. I pilastri sono numerosi e regolari. Orthophragmina secalaris, Schlumb. Tav Viso 0r4-L5yoLav6V4Al fore 1903 - Orthophragmina scalaris, Ch. Schlumberger, Zvotstéme note sur les Orbitotdes Pla VIII o: A piro) ps 27-7. 76 RIVISTA ITALIANA La conchiglia è lenticolare, regolarmente discoide, leggermente rigonfia al centro, a margine tagliente, talvolta ondulato. Sulla superficie si dispon- gono irregolarmente delle granulazioni ben visibili, tondeggianti, sporgenti, più grosse e più rade al centro, più piccole e più fitte nella parte margi- nale. L’esemplare più grande misura 7 mm. di diametro e 2 mm. circa di spessore. La sezione equatoriale presenta una camera centrale unica, grande, sub-circolare, e delle camerette regolari o sub-regolari, strette, allungate, a pareti spesse. Nella sezione meridiana, la camera centrale è un’ ellisse al- quanto rigonfia. Le camerette equatoriali sono piccole, depresse. Le came- rette secondarie sono regolari, rettangolari, a pareti spesse, regolarmente sovrapposte le une alle altre. I pilastri sono ben visibili, regolari, e più numerosi nella parte centrale. Lepidocyelina dilatata var. schlumbergeri (Lem. et Douv.) 1904 - Lepid. Schluinbergeri Lem. et Douv. — P. Lemoine et R. Douvillé, Mém. Soc. Géol. de France, Paléont., tome XII, p. 14, pl. 1, fe. coro; pl Ishe%6: 1906 - Lepid. dilatata var. Schlumbergeri — C. Parish, Di alcune Nummuliti e Orbitoidi dell’ Appennino Ligure- Piemontese, p. 91, tav. II, fig. 38. La conchiglia, che misura un diametro di 3 cm. e uno spessore al centro di 4 mm., è discoide, rigonfia al centro, dove si trova un grosso bottone, ripiegata a sella, sottile, a margine tagliente. La superficie è or- nata da grosse granulazioni tondeggianti, tra le quali appare il reticolo. Le granulazioni ed il reticolo si vedono meglio nella parte centrale. Ben. visi- bili, in sezione tangenziale, sono i pilastri che appaiono sotto forma di punti più chiari del fondo. Avendo un solo esemplare, e avendo solamente eseguita la sezione di un frammento, non so se vi sia o no la camera cen- trale. Le camere equatoriali sono piccole, a pareti spesse, sub-quadrangole o sub-esagone. Lepidoeyelina Raulivi (Lem. et Douv.) ave Wilemtie 0-65 1904 - Lepid. Raulini P. Lemoine et R. Douvillé, Suz de genre Lepidocy- clina Giimbel, pag. 11 (vedi sinon.), pl. I, fig. 3, 6, 9, 13, 16; piel ie.3-10;; ple Mi fies 4-12 DI PALEONTOLOGIA 77 Questa Lepidociclina, di cui posseggo più esemplari tutti ben conser- vati, ha un diametro di 3 cm. a 3 1]. cm. La conchiglia discoide ha in qualche esemplare una leggera tendenza all’ insellamento, è rigonfia al centro, sottile, a margine tagliente. Verso la periferia l’ erosione permette di vedere le camere del piano mediano. La superficie è ricoperta da gra- nulazioni in mezzo a cui appare il reticolo. La forma sezionata è microsferica. In sezione equatoriale le camere sono irregolari, sub-esagonali o sub-circolari. In sezione meridiana le came- rette sono irregolari, sub-rettangole, allungate. I pilastri, numerosi, non sono sempre completamente formati e definiti; in alcuni le pareti delle camerette che cominciano ad ispessirsi, lasciano scorgere assai bene quale sia l’ origine e il modo di formazione dei pilastri. Questi, specialmente nella parte centrale, ora si sdoppiano in altri, ora si saldano tra di loro: molti di essi, giungendo sino alla superficie, vi determinano le granulazioni. I pilastri sono più numerosi, più regolari e più evidenti verso le due estre- mità. Questa Lepidocyclina si avvicina alla Lepidocyclina Mantelli Morton, dalla quale si discosta per essere talvolta leggermente ondulata, e per la presenza dei pilastri; differisce dalla /epidocyclina dilatata per i pilastri meno evidenti. Lepidoeyelina Tournoueri Lem. et Douv. Tav. VI, fig. 9-11. 1904 - Lepid. Tournoueri Lem. et Douv. -— P. Lemoine et R. Douvillé, op. City, wpaitOr Walken. eee sicmolew io serene po Cosi nelle dimensioni come nell’ aspetto esterno, 1 pochi esemplari rap- presentanti questa forma corrispondono abbastanza bene alla descrizione che di questa specie danno i su citati autori. Non mi è stato possibile ese- guire sui pochi esemplari a mia disposizione una sezione equatoriale sod. disfacente. Ad ogni modo l’ apparato embrionale, quantunque non mi sia stato possibile vederlo completo in sezione equatoriale, è composto da due camere a somiglianza e colla disposizione che ha |’ apparato embrionale delle grandi forme, e anche della /J/orgazi. Così pure le camere equatoriali, che sono nei giri centrali e mediani leggermente diverse nell’ aspetto da quelle dei giri periferici, sono nel complesso uguali a quelle delle figure date nel citato lavoro. Dove poi I’ identità è assoluta, si è nelle sezione trasversale la quale, per l’ aspetto complessivo e per la forma della camera embrio- nale, si avvicina moltissimo alla figura (fig. 7, tav. 1) che della Zepid. Su- 78 RIVISTA ITALIANA matrensis (Brady) danno Newton e Holland nel lavoro: Ox some Fossil from the Islands of Formosa and Riukiu, Vol. XVII, 1902. Lepidoeyelina cf. Tournoueri Lem. et Douv. Mave Wily ieee TE Per le dimensioni, per la forma e per l’aspetto esterno, questa forma si avvicina moltissimo alla Zourzoueri tipica, dalla quale si discosta per essere un pò più rigonfia al centro. Le camere equatoriali sono ora sub- circolari, ora sub-esagone, come nella tipica. La camera centrale, piuttosto grande, sub-circolare, a pareti spesse, è avvolta per metà da un’altra ca- mera di dimensioni maggiori e a pareti più spesse. Intorno a queste due camere si dispongono delle camerette quasi semicircolari, di dimensioni diverse, assai più grandi di quelle dei giri successivi. L’ apparato embrio- nale appare quindi più complesso di quello della Lepid. Tournoueri. Avendo appena due esemplari, non ho potuto eseguire una sezione verticale, che avrebbe forse permesso di vedere altre differenze tra questa forma e la forma tipica. Gypsina globulus Reuss, sp. Rap N Ty Toe TA 5 1847 - Ceriopora globulus Reuss — Reuss, Haindiger ’s Naturw. Abhandl., Vols Meyp: es stmplaav, bi 7. 1860 - Orbitolina laevis Park. and Jon. — F. Parker and R. Jones, Ann. and) Mag. Nats Elist., ser: 35 vol.-V Isp. 3, N17: 1871 - Tinoporus pilaris — Brady, Ann. Soc. malac. Belg., vol. XI, p. 103. 1877 - Tinoporus, var. sphaeroidalis Cart. — Carter, Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 4, vol. XIX, p. 215, pl. XIII, figs. 18, 20. 1877 - Gypsina vesicularis, var. sphaeroidalis Cart. — H. J. Carter, Ibid., Voll SEX, p.0173% 1882-1884 - Gypsina globulus Reuss, sp., Henry B. Brady — Report on the Foraminifera dredged by H. M. S. Challenger, ecc. Seguendo le idee della signorina G. Osimo, pongo il gen. Gypsina nella sottofamiglia delle Oydifoidinae, anzichè nella famiglia delle Rotatidae, come fin’ ora si è fatto. Riferisco i pochi esemplari che posseggo alla Gypsina globulus, della DI PALEONTOLOGIA 79 quale hanno tutti i caratteri esterni : conchiglia sferoidale, a superficie or- nata da un reticolo a maglie regolarmente poligonali, determinate dalle camere aperte del giro più esterno. Delle sezioni fatte secondo piani diversi, mostrano delle camerette che s’ irradiano da una camera iniziale più o meno eccentrica. Questa è più o meno grande, irregolare, e suddivisa in camerette minori. Le camere hanno la forma di esagoni irregolari e schiacciati, e aumentano gradatamente in grandezza dal centro alla periferia. Le camerette sono disposte in cerchi concentrici, e quelle di uno strato si addentrano negli spazi lasciati fra le camerette degli strati contigui, come avviene per le camere secondarie delle Orbitoidi. Altri lavori consultati, non citati nel corso della presente memoria, relativi a Borneo e ad altre regioni delle Indie Orientali. 1871 - R. D. M. VERBEEK, Die Nummuliten des Borneo-Kalksteines, Neues Jahrbuch, p. 1. 1878 - K. v. FrITScH, (Palaentographica, Suppl. III). 1881 - R. D. M. VERBEEK, (Pal. Suppl. III, livr. 8 e 9). 1882 - K. MARTIN, Sammlungen des Geol. Reichs — Museums in Leiden, PP. 132-147. 1888 - VAUGHAN JENNINGS, Orbitoidal limestone of North Borneo, Géol. Mag., III, v, pp. 529-532, pl. XV. 1899 - R. B. NEwToN ET R. HOLLAND, Ox some tertiary Foraminifera from Borneo, Ann. a. Mag. nat. hist., (7), III. 1900 - CH. SCHLUMBERGER, Note sur deux Espéces de Lepidocyclina des Indes Néerlandaises. 1902 - CH. SCHLUMBERGER. Sur une Lepidocyclina nouveau de Borneo, Samm. der geol. R. Museums in Leiden. 1880 - K. MARTIN, 7ertiarschichten auf Java, Niederlandisches Archiv. fur Zoologie v. 1896 - R. D. M. VERBEEK ET R. FENNEMA, Description Géol. de Java et Madoura. 1849 - W. CARPENTER (Quart. journ., vol. V). 1853-1861 - F. CHARTER, Ann. mag. nat. hist., (2) vol. XI, (3) vol. VIII. 1900 - T. RUPERT JONES AND FREDERICK CHAPMAN, On the Foraminifera of the Orbitoidal Limestones and reef rocks of Christmas Island. 1880 - FEDDEN, Mem. geol. Survey of India, vol. 17, p, 197. . Num. . Numm. . Nunm. . Numm. 5. Num. RIVISTA ITALIANA SPIEGAZIONE DELLA’ TA VOEA Ine Paronaea) mamilla Ficht. et Moll. Paronaea) sub-Tellinit Prev. Paronaea) Osimoi n. f. Paronaea) Preveri n. f. Paronaea) sub-Preveri n. f. ( ( ( -8. Numm. (Paronaea) sub-Ositmoi n. f. ( ( ( Numm. (Gimbelia) sub-Formai n. f. . Assilina Madaraszi Hantk. SPIEGA ZIONE. DEEL ATAVOUA VE -4. Assilina Madaràszi Hantk. . Assilina Madaràszi Hantk. var. orbitoidea n. f. . Operculina pyramidum Ehrenb. . Orthophragmina varians Kauf. . Orthophragmina varians Kauf. var. selliforme, n. f. . Orthophragmina sella da’ Arch. . Orthophragmina scalaris Schlumb. SPIEGAZIONE DELLA “TÀ VOLASME . Orthophragmina scalaris Schlumb. . Orthophragmina Archiaci Schlumb. 3-5. Orthophragmina lanceolata Schlumb. -8. Lepidocyclina Raulini Lem. et Douv. . Lepidocyclina Tournouert Lem. et Douv. . Lepidocyclina c. f. Tournoueri Lem. et Douv. . Gypsina globulus (Reuss). PERUGIA - TIP. PERUGINA (GIÀ SANTUCCI) I nuovi associati possono acquistare le prime annate “della Rivista Italiana di Paleontologia ‘ai prezzi seguenti: Anno I-VII (1895-1902) Volumi di complessive pagine 1434, con 29 tavole e 95 figure. (Non si vendono più se- paratamente), Prezzo degli 8 Volumi per Italia {inno IX (1903) Volume di 158 pa- gine con 10 tavole e eae he Anno X (1904) Volume di 136. pa- gine con 6 tavole . Anno XI Sa Volume di 168 pa- gine con 2 tavole e fio. . cae Anno XII (1906) Volume di 176 pa- gine con 11 tavole ia Anno XII (1907) Volume di 142 pa- gine con 4 tavole . Dirigere lettere e vaglia alla RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA L. Italia 75.00 8,00 8.00 8.00 8.00 8,00 R. Istituto superiore -. PERUGIA Per l Estero: Ty Eyes: OR ONG BG Ee Cae EL KG6nigstrasse 1. L. » Estero 80.00 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 LEIPZIG, GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA — PUBBLICATO DA P. Vinassa DE REGNY EG. ROVERETO i Italia Estero q Anno I (1903) Vol, di 304 pag, co tay. 6 fig L. 10.00 L. 12.00. Anno IT (1904) » 220 » “+ > > 10.00 12.000 Anno II (1905) » 268 >» » > > 10.00. 12.008 Anno IV (1906) » 244 > > > » 10.00 » 12.007 Anno V (1907) >» 212 > . > >» 10.00» 12.000 Anno VI (1908) Abbonamento ai 6 fase, >» 10.00. > 12.00. Dirigere lettere o vaglia a: } GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA 4 k. Jstituto superiore -- PERUGIA. i Per |’ Estero: Th. LO WEIGEL | Kénigstrasse I. LEIPZIG. 1 Si pregano i signori associati a voler inviare al più 4 presto l'importo del loro abbonamento. ie P. VINASSA DE REGNY - Redat. responsabile. Perugia - Tip. Perugina (già Santueei) riot emi ite FR iis vini go. Anno XIV. 1908 Fasc. III. | RIVISTA ITALIANA” PALEONTOLOGIA REDAT TORE P. VINASSA pe REGNY COLLABORATORI PRINCIPALI | FP. BASSANI — M. CANAVARI — E. FLORES ©. FORNASINI — M. GORTANI — 1. MESCHINELLI P. L. PREVER — G. ROVERETO — A. SILVESTRI SOMMARIO | I. PUBBLICAZIONI ITALIANE: III. Rovereto G.— Su di una nuova (Airaghi, Bassani, Bellini, Ca- | forma di Ostrica del Pliocene tal vara, Fabiani, Fornasini, Forti, | Italiano (con Tav. VII). Fucini, Mariani, Nelli, Peola, Ravagli, Sacco, Seguenza, Sil- vestri, Simonelli, Stefanini, Tommasi). Il. Martelli A. — Note geologiche VV. Silvestri A. — Miliolidi trema- e paleontologiche sul travertino toforate nell’eocene della terra di Ascoli Piceno. d’Otranto (con Tav. IX). IV. Vinassa de Regny P. — Il De- voniano medio nella giogaia del Coglians (con Tav. VIII). PERUGIA Rivista ITALIANA DI PALEONTOLOGIA a 1908 PUBBLICATO IL 10 OTTOBRE 1908 La Rivista si pubblica trimestralmente in fascicoli di non meno di 32 pagine con tavole o figure. Abbonamento annuale L. 8 - Per I’ estero L. 10 Non si vendono fascicoli separati i Concessionario esclusivo per |’ Estero: K6nigstrasse 1. LEIPZIG 1 Gli autori di note originali o di recensioni possono avere sino a 50 estratti, con copertina, al prezzo seguente | : | Per copie Per copie / RS 50 | Apagme I 150 4 12300 eae ts Be ero OAD 1350 | i 12 pra AAC 3,00 | 5,00 Con copertina | i É | \ stampata 1634) Va | 4,50 | 6,50 i N. B. - L’importo degli estratti dovrà inviarsi anticipatamente; in caso È contrario la spedizione di essi verrà fatta contro assegno. R Dirigere lettere e vaglia alla: RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA di k. Istituto superiore — PERUGIA. Per |’ Estero: WA sOe OWE FG ee ye Kénigstrasse I. Leipzig. ; Anno XIV 1908 Fasc. III E RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ITALIANE AIRAGHI C. — Revisione degli Asteroidi e degli Echinidi lom- bardi. — Rendiconti del R. Ist. Lomb. di sc. e lett., serie II, vol. XLI (1908) pag. 247-259. La scarsa bibliografia che si ha sulla fauna echinologica lombarda, ha determinato |’ A. ad illustrare alcune forme rinve- nute ulteriormente nei diversi piani fossiliferi della Lombardia, allo stesso tempo a rivedere le determinazioni di tutte le specie già conosciute. Del Trias (Muschelkalk e Retico) descrive sei forme di cui una nuova: |’ Ophiurella lariensis. Del Lias (inferiore e medio) descrive sei specie; del Titonico due, del Senoniano altre due, e del Terziario ventuna, delle quali quindici appartengono al pliocene. È proposto il nuovo nome: Spatangus Taramellii per una forma già dall'A. determinata come Sp. austriacus. P. PRINCIPI. Bassani F. — Su alcuni avanzi di pesci nell’ arenaria glau- coniosa delle isole Tremiti. — Rend. R. Acc. Sc. fis. e mat. Napoli, (3) XIII, n. 5-7, p. 156-160. Napoli, 1907. L’A. descrive alcuni denti di pesci raccolti dal Tellini e dallo Squinabol nell’arenaria glauconiosa miocenica delle isole Tremiti. Vi riconosce Carcharodon megalodon Ag., Galeocerdo aduncus Ag., 82 RIVISTA ITALIANA Odontaspis contortidens Ag., O. cuspidata Ag., Oxyrhina Desori Ag., 0. hastalis Ag., O. minuta Ag., Aetobatis sp., Pycnodus sp., Diodo» sp., Chrysophrys sp. In base a queste determinazioni VA. conferma che il deposito appartiene al Miocene medio, pur no- tando la presenza di elementi (es. Pycnodus) di solito più antichi. M. GORTANI. BeLLINni R. — Sul “ Pecten medius ,, Lam. citato da Philippi e Scacchi tra i fossili della regione Flegrea. — Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XXVI (1907), pag. 340-342. Il Philippi nella « Enumeratio molluscorum Siciliae », vo- lume II, 1844, aveva affermato l’esistenza del Pecten medius Lam. nell’ aggregato d’ elementi vulcanici della spiaggia presso Poz- zuoli e nel giacimento della stessa natura nella valletta di Mez- zavia nell’ isola d’ Ischia. L’ A. ponendo in dubbio cotesta affer- mazione, ha intrapreso particolari ricerche, e crede di potere assolutamente escludere l’ esistenza del Pecten medius tra i fos- sili di Pozzuoli ed ammettere invece, oltre il Pecten jacobaeus, anche il P. intermedius Monterosato, che filogeneticamente sa- rebbe una derivazione del jacobaeus. P. PRINCIPI. F. Cavara. — Avanzi di tronchi di Abete bianco nell’ alto Apennino emiliano. — Rend. R. Acc. Sc. fis. e mat. Napoli, (3) XII, n. 12, pag. 502-03. Napoli, 1906, e Mem. R. Ace. Sc. fis. e mat. Napoli, (2) XIII, n. 9, p. 14, con 1 tav. Napoli, 1908. L'A. potè scoprire insieme al dott. Farneti avanzi di tronchi di abeti sepolti nel letto argilloso del torrente Dardagna, nell’alto Appennino bolognese. Altri avanzi, con residui di foglie e semi, furono rinvenuti sotto la strato torboso del laghetto di Pratignana, nella stessa regione, a 1300 m. sul mare. Studiando tali resti mi- nutamente, VA. è giunto a riferirli all’Abies alba Mill., che ora, DI PALEONTOLOGIA 85 distrutta dall’uomo, non vive più allo stato spontaneo nell’Ap- pennino emiliano, ma che anticamente vi formò estese foreste. L’A. studia inoltre la distribuzione attuale e passata di questa essenza in tutta l’Italia peninsulare e insulare. M. GORTANI. FABIANI R. — Anomalie negli ambulacri di un Echinolampas. — Atti Ace. scient. Ven.-Trent.-Istriana, Cl. d. sc. nat. e mat., N. ser., IV, p. 75-78, con 2 fig. Padova, 1907. L’ A. descrive un caso teratologico osservato in un Echino- lampas proveniente dai Colli Berici (Vicenza). L’anomalia si ri- scontra non già nel sistema apicale, come spesso avviene, ma negli ambulacri. Due di questi presentano in un punto le zone porifere rapidamente convergenti fra loro fin quasi a congiun- gersi, in modo che il petalodo appare strozzato; dove la strozza- tura è più profonda, in luogo di due piastrine ambulacrali se ne ha una sola, di un sol pezzo, estesa dall’una all’altra zona porifera. M. GORTANI. Fornasini C. — Illustrazione di specie Orbignyane di Nodo- saridi, di Rotalidi e d’ altri Foraminiferi istituite nel 1826. — Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 6°, vol. V, pag. 41- 54, tav. I-III. Bologna, 1908. Sebbene secondo |’ avviso di certi autori ultra-moderni, le specie del d’ Orbigny non dovrebbero aver valore, perchè questi non s’ occupò a farne « sezioni numerose e praticate in direzione varia » soltanto con le quali si potrebbe « tentare molte volte di farne la determinazione », questo nuovo lavoro del miglior rizopodista italiano, che chiude la serie illustrativa delle specie indicate ma non figurate nè descritte, o troppo brevemente de- scritte, dal d’ Orbigny stesso nel « Tableau méthodique de la 84 RIVISTA ITALIANA classe des Céphalopodes » (1), di cui poche notizie avevansi in più o dal suo « Prodrome de Palcontologie stratigraphique, ecc. » (2), oppure dallo studio del Terquem su « Les Foramini- feres de V Kocéne des environs de Paris » (3), è per noi moderni, ma non ultra-moderni, d’ indiscutibile utilità generale, prezioso poi per la corretta interpretazione delle specie d’ Orbignyane. Con la sua consueta concisione e precisione di linguaggio, e nitidezza di figure, il Fornasini ci mette sott’ occhio l’ illustra- zione delle forme che passo a citare: Nodosaria ovicula, lamarcki, sulchella, aequalis, orthocera. Dentalina caudata, striata. Frondicularia laevigata. Marginulina striata. Robulina cultrata, Robulina sp. Guttulina laevigata. Uvigerina trilobata. Planorbulina rubra. Truncatulina infractuosa, contecta. Rotalia punctulata ?, dubia. Gyroidina umbilicata ? Llurbinulina crassa, beccarii. Calcarina gaimardi, defrancei, spengleri, gaudichaudi, quoyi. Planulina dubia, Planulina sp. Bulimina arcuata, madagascariensis. Biloculina elongata, laevis. Anomalina nautiloides. Due di esse, e cioè la Robulina sp. e la Planulina sp., per quanto facessero parte delle « Planches inédites » riguardanti il « Tableau methodique ecc. », non vi erano state neanche citate dal d’ Orbigny. (1) Ann. Sc. Nat., vol. VII. — Paris, 1826. (2) In 16.9; vol. I-III. — Victor Masson; Paris, 1850 e 1852. (3) Mém. Sos. Géol. France, ser. 3.%, vol. II, mem. 3.2. — Paris, 1882. DI PALEONTOLOGIA 85 Otfrono particolare interesse, in questi tempi nei quali si cerca di confermare e stabilir meglio le distinzioni tra Calcarina, Siderolites (1), e Baculogypsina, generi isomorfi, le suddette Cal- carine; di cui la C. defrancei, fig. 3, tav. III, del Fornasini, che non è corrispondente alla C. defrancei, fig. 4 della stessa tavola, nè alla C. defrancii, fig. 5-7, tav. XIII, del « Tableau methodi- que ecc. », le quali alla loro volta sono differenti tra loro, mi rassomiglia così stranamente a certe forme d’erosione 0 corrosione del Peneroplis pertusus (Forskiil), da farmi sospettare si tratti proprio di una di esse. Al termine del lavoro trovasi un indice delle 330 specie di Rizopodi reticolari di cui l’ autore ha illustrato le figure inedite {1) A proposito di Siderolites, la sig.na Giussppina Osimo cui non è piaciuta, sembra, una mia recensione spassionata come al solito, che la riguardava, conte- nuta a pag. 55, anno XIII (1907) di questa Rivista, ha voluto far della controcri- tica, alla quale, pel concetto della massima imparzialità, il Redattore capo ha aperto le porte della medesima. Replicherò, forse, a tempo e luogo; nel momanto mi è gradito rilavare come, per il periodo chs trascrivo, ed il quale non avrei po- tuto passar sotto silenzio, perchè ledeva la mia scrupolosita nel recensire, la cosa alla quale più tengo, la suddetta con molta cortesia e lealtà ha desiderato fosse inserita la rettifica che segue. Ne la ringrazio sentitamente, perchè questi casi di lealtà sono purtroppo rari. Il periodo era questo: < Il Silvestri ritiene poi inesatta l’ ortografia della parola Sidevolithes, invo- cando perciò la etimologia e l’ uso generale; ma io gli faccio osservare che così fu scritto da Lamarck, quando egli istiful questo genere, e che così scrissero pure i primi autori, che se ne occuparono, come Faujas de Saint Fond, Montfort, Defrance, e qualche volta anche d’ Orbigny. Non credo quindi opportuno fare alcun cambia- mento, per quanto possa essere insignificante ». (Riv. It. Paleont., anno XIV (1908), pag. 44). Ed ecco la rettifica: « Nella recente mia nota su « Di aleuni Foraminiferi dell’ Eocene superiore di Ce- lebes », comparsa nel fasc. I-II, anno XIV, di questa Rivista, in una annotazione a pag. 19, ribattendo una critica del prof. A. Silvestri, dissi erroneamente che il La- marck, il Faujas di Saint Fond ed altri autori, hanno consacrata coi loro scritti Vr nell’ortografia della parola Siderolithes. Ho sbagliato e confesso volentieri il mio errore: quando scrissi la mia nota sul genere Siderolites, pur avendo consultati tutti questi autori, presi, senza dare a questo fatto alcuna importanza, l’ortografia dal primo libro su cui trovai nominato il geaere (che non mi parve punto errata, data la derivazione dalla parola greca litios). Quando vidi l'osservazione del Silvestri io non avevo più a mia disposizione tutte le opere citate, ma soltanto il Cuvier e il _ Montfort, che, pur scrivendo Siderolithes semplicemente per conto loro, mi citavano per il Lamarck la scrittura Siderolithes, Credetti, e feci male, di potermi fidare del- l'autorità di questi autori. È proprio vero che, specialmente in fatto di citazioni, «non bisogna mai fidarsi di nessuno ! » - « Giuseppini Osimo ». 86 RIVISTA ITALIANA del d’ Orbigny, assai comodo per rendere agevoli le ricerche nel complesso delle memorie (1) dove esse sono state riprodotte. Coi precedeuti studi di Parker, Jones e Brady (2), del Ter- quem (3) ed i successivi del Fornasini, nei quali comprendo an- che quelli sulle opere del Soldani (4), il « Tableau méthodique ecc. » riman completato, e viene a costituire un’ opera di fonda- mentale importanza pei rizopodisti. A. SILVESTRI. Forti A. — Primo elenco delle diatomee fossili contenute nei depositi miocenici di Bergonzano. — Nuova Notarisia, XIX, pag. 4. L’A. avendo sottoposto a studio numerosi preparati contenenti per la maggior parte il Coscinodiscus Gazellae Jan., ha potuto però riconoscere numerose altre forme e cioè 8 Raphideae, 4 Pseu- doraphideae e ben 65 Cryptoraphideae. VE Fucini A. — Sopra alcuni resti di vertebrati delle argille plioceniche dei dintorni di Empoli. — Atti Soc. tosc. di Sc. nat. — Proc. verb. XVII, 4; pag. 4 e 1 fig. I vertebrati fossili in questa parte della Valdarno sono ab- bastanza rari. I più numerosi esemplari si sono rinvenuti nella cava per laterizi dei Frat. Chiarugi. L’A. ne dà un elenco: Cer- vus cfr. dicranius, Mastodon arvenensis, Ehynoceros etruscus, Hystrix?, Canis ?, Thalassochelis 22, Fuligula 22. È figurata una coprolite probabilmente di cane. Wes (1) V. a pag. 63, anno XII (1906) del presente periodico, ed avanti. (2) « On the Nomenclature of the Foraminifera, X, XII e XIV ». Ann. and Mag. Hist., ser. 3.2, vol. XII e XVI; serie 4.a, vol. VIII. — London, 1863, 1865 e 1871. (3) Op. cit. (4) « Foraminiferi iltustrali da Soldani e citati dagli autori » — Ball. Soe. Geol. It., vol. V. Roma, 1886. — Ecc. DI PALEONTOLOGIA 87 ‘Fucini A. — Ammoniti medoliane dell’ Appennino. — Atti Soc. tosc. Soc. Nat. Pisa, Mem. vol. XXIV.; pag. 20 e I tav. Nelle vecchie collezioni dei Museo di Pisa esisteva una rac- colta di Ammoniti provenienti dalla Rocchetta presso Serra S. Quirico, che l’A. ha studiata avendone riconosciuta la importanza. Essa difatti rispecchia completamente la ben nota fauna del Me- dolo in Val Trompia. Le forme descritte dall’A. sono 41, e di esse 84 °/, sono rap- presentate anche al Medolo. Le descrizioni, abbastanza succinte trattandosi del resto di forme tutte note, sono completate da una tavola di belle figure rappresentante ben 22 forme tra le più ca- ratteristiche. Na Fucini A. — Synopsis delle ammoniti del Medolo. — Annali delle Università toscane, vol. XXVIII, pag. 108 e tavole. Pisa, 1908. È noto che dopo i lavori del Meneghini e dell’ Hauer altri presero in considerazione le ammoniti del Lias medio del Medolo. Ed anzi avvenne che Fucini, Bettoni e Del Campana, all’ insaputa uno dell’altro, si occupassero tutti insieme sia dei fossili del Me- dolo sia di altri fossili simili di Lias medio. Molto opportuna- mente quindi il Fucini oggi riunisce in una Synopsis tutto quanto si riferisce alle Ammoniti del Medolo pubblicando anche gli ori- ginali del Menghini. Le forme descritte in questo interessante lavoro raggiungono la cifra di 118; e tra esse talune sono indicate come nuove cioè le seguenti: Phylloceras pseudozetes che è la forma creduta Ph. Zetes d'Orb. dai precedenti autori; Deroceras Meneghinii, Har- poceras Kufsteini Mngh. in sched., H. percostatum, Hildoceras simplex, H. perspiratum, H. Reynesi, H. successum nome mutato per lo H. Bonarellit di Del Campana che non poteva più sussi- stere dacchè in precedenza il Fucini aveva usato il nome di H. Bonarellii per altra forma, H. reynesianum, H. disputabile, H. Del Campanai, H. Bettonii, H. scissume Coeloceras Bettoni. VE 88 RIVISTA ITALIANA MARIANI E. — Contributo allo studio delle bivalvi del cal- care di Esino nella Lombardia. — Atti della Soc. It. di Sc. Nat., vol. XLVI (1908), pag. 24, con 2 tav. L’ A. descrive alcune forme di lamellibranchi del piano di Esino delle prealpi lombarde, che egli ritiene nuove, insieme ad altre che vennero imperfettamente descritte da precedenti autori. Le forme nuove sono le seguenti: Aviculopecten Di Stefanoi, Myophoria Tommasii, Pecten val- decostatus, P. Liernensis, P. Ambrosionii, P. Portai, P. Repos- sii, Lima Paronai, L. Salmojraghii, Mysidioptera Saccoì e Pro- spondylus Taramellic. L’ A. fa notare che tra le faune a bivalvi del trias alpino, che abbiano stretta affinità con quella del calcare di Esino, è importante considerare quella della Marmolata e quella di San Cassiano, riferentisi tutte al piano ladinico. P. PRINCIPI. NeLLI B. — Formazione calcarea dello Scoglio Troia (Lito- rale Livornese). — Boll. Soc. geol. ital., vol. XXVI (1907), pag. 172-174. L’A. esamina diversi esemplari della formazione calcarea, riferentesi allo Scoglio Troia lungo il litorale livornese, raccolti dal prof. Cocchi nel 1863. Tra le specie fossili, che 1’ A. ha po- tuto determinare, due sopratutto sono importanti per stabilire Veta del calcare suddetto: la Cytherea erycina L. ed il Trochus patulus Br., forme assai comuni del miocene medio. P. PRINCIPI. NeLLI B. — Il Miocene del M. Titano nella Repubblica di S. Marino. — R. Accad. d. Lincei, vol. XV, serie 5°, pagine 742-744, e Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XXVI (1907), pagine 239-322, con 3 tav. L’ A. ha studiato una collezione di fossili del calcare del M. Titano raccolti dal dott. Manzoni. DI PALEONTOLOGIA 89 La roccia, in cui si trovano i fossili, è un calcare compatto, principalmente costituito da Briozoi, ed è molto simile ai calcari della Verna, di Uffogliano, della Pescia Romana, delle Vene del Tevere ecc. Le specie rinvenute in questa formazione calcarea ascendono complessivamente a 57, fra le quali sono da notare le seguenti forme nuove: Cidaris Scarabelliz Stefanini nov. sp., Psamme- chinus Manzonii, Clypeaster Capellinii, Scutella Airaghii, Kchi- nolampas Stefaninii; Pliolampas titanensis, Trachispatangus sp. n., Eupatagus sp. n.?, Smittia? nov. sp.; Serpula subnummu- lus, Spondylus Manzonii. L’ A. conclude affermando che il calcare di S. Marino si è depositato in una zona intermedia fra quella delle laminarie e quella coralligena; e stratigraficamente e paleontologicamente può riferirsi alla parte inferiore del Miocene medio. P. PRINCIPI. ProLa P. — Impronte vegetali del Carbonifero dell’ JIlinois — Boll. Soc. Geol. Ital. (1907), vol. XXVI, pag. 324-332 e 1 tav. L, A. descrive alcuni esemplari di impronte vegetali raccolti lungo il letto del Mesonrover nella contea di Moris nell’ Illinois. Le impronte si trovano su ciottoli costituiti da un’ arenaria com- patta o stratificata a sottili straterelli, di color grigio rossastro esternamente, nerastro nell’ interno. Le specie esaminate sono 12, delle quali dieci appartengono alle Felci, le altre alle Equisetine. Questi fossili avendo grande identità con quelli di Mazon Creek, ascritti dal Lesquereux al Westfaliano superiore, e comprendendo pure avanzi di Cardio- pteris ed Ulodendron propri del Culm e del Westtaliano supe- riore, ed essendo inclusi in arenaria, che si trova alla base del Westfaliano, rendono legittima lI’ iscrizione di Mesonrover al West- faliano, cioè alla base del Mesocarbonifero. P. PRINCIPI. 90 RIVISTA ITALIANA RaAvagLI M. — Caleari nummulitici dei dintorni di Firenze. KR. Accad. d. Lincei, vol. XVII, serie 5°, pag. 125-129. L’ A. ha preso a studiare un abbondante materiale di calcari nummulitici provenienti da molte località nei dintorni di Firenze. Dopo avere accennato alle diverrse interpretazioni cronologi- che, che ha ricevuto il macigno in genere e alcuni calcari num- mulitici appartenenti al bacino fiorentino, VA. ritiene, d’ accordo col De Stefani, che l’ arenaria macigno di S. Andrea a Sveglia debba riferirsi all’ eocene medio (Luteziano) mancando ivi la cop- pia Nummulites planulata-elegans, colle altre specie caratteri- stiche dell’ eocene inferiore. I calcari nummulitici rappresentano, invece, il Bartoniano ed il Ludiano o Priaboniano. Tra le numerose Nummuliti esaminate dall’ A. è da notare una specie nuova di Giimbelia rinvenuta in varie località, come alla Madonna del Sasso, a Mosciano, a Mas- seto e a S. Donato, tutte appartenenti al Bartoniano. P. PRINCIPI. Sacco F. — Il gruppo del gran Sasso d’ Italia. — Mem. È. Accademia Sc. di Torino; Ser. 2., LIX, pag. 61-83 e 1 Carta geol. Il gruppo interessantissimo, alpinisticamente e geologicamente, del Gran Sasso d’ Italia è stato oggetto di uno speciale rilievo da parte dell’A. che, rilevando gli Abruzzi e dandone una carta al 500,000, ha dato invece della regione in questione una carta al 100,000 con molti maggiori dettagli. Sono distinti, in base anche a fossili, parte già noti per gli studi precedenti, parte ritrovati dall’A., l Infralias, il Giura-Lias, il Cretacico, |’ Eocene, il Miopliocene, il Pliocene. Di alcuni fossili, tipicamenti giuresi, lA. accenna la situazione stratigrafica anor- male, dacchè gli strati che li contengono vanno, secondo l’A., rife- . riti al Cretaceo. Ve DI PALEONTOLOGIA 91 Sacco F. — Gli Abruzzi — Boll. S. g. it., XXVI, 3, pag. 377-460 con una carta tettonica e una carta geologica. L'A. continuando le sue ricerche sull'Appennino di cui già vennero pubblicati negli anni decorsi i risultati, tratta quest'anno degli Abruzzi, descrivendo a grandi linee la loro struttura geolo- gica e trattando dei singoli piani documentati per lo più da fossili. Riportiamo senz’altro le conclusioni a cui giunge l'Autore. « La regione degli Abruzzi è costituita da un’ossatura cal- carea di Giuralias e Cretaceo, più volte corrugata in direzione NW-SE, e spesso fratturata (con relativi rigetti e scorrimenti) pure ad un dipresso in tale direzione, in particolare nelle re- gioni di corrugamento più accentuato ; largamente ammantata da depositi calcareo-murnosi eocenici; con un’ampia fascia orientale, e numerose insinuazioni interne, di terreni arenacei ed argillosi del Miopliocene; avviluppata ad Est da depositi marnoso-sab- bioso-ghiaiosi marini, e ad Ovest da depositi sabbioso-ghiaioso- ciottolosi fluviali, lacustri o maremmani, del Pliocene; colle sue svariate e numerose depressioni parzialmente riempite da depositi fluvio-lacustri plistocenici o da materiali tufici, sparsivi (e con- servativisi sulle regioni poco inclinate) dalle eruzioni dei Vulcani laziali; infine con qualche lembo di deposito morenico. Il tutto poi più o meno profondamente eroso, inciso, abraso e rimaneg- giato dagli agenti esterni, specialmente acquei e ne alluvio- nanti, durante l’ Olocene. « Negli Abruzzi largamente intesi si possono geologicamente distinguere quattro regioni, cioè: 1* una regione occidentale, estendentesi ad ovest di una linea corrente ad un dipresso da Arquata del Tronto a Tivoli; regione che direi di tipo umbro, con direzione tettonica ad un dipresso meridiana, con grande sviluppo del Pliocene continen- tale, ecc.; 2° una regione centrale, o Abruzzi propriamente detti, che, ad est di detta linea Arquata-Tivoli, si estende sino al Pliocene piceno-chietino, periadriatico: regione che direi abruzzese, carat- 92 RIVISTA ITALIANA terizzata dalla direzione tettonica NW-SE., da frequentissime fratture con spostamento, dalla generale invasione mioplioce- nica, ecc.: 8° una regione sud-orientale, ad est di una linea corrente all’ incirca da Guardiagrele a Castel del Sangro; regione del Mo- lise con forti corrugamenti e frequenti rovesciamenti dell’ Eocene, col caratteristico sviluppo degli argilloschisti nell’ Eocene infe- riore, ecc.; 4* una regione periadriatica, o grande fascia essenzial- mente pliocenica marina. Ve SeGuENZA L. — Il Miocene della Provincia di Messina. — Ren- diconti della R. Accad. d. Lincei. Classe di Sc. fis. mat. e not., vol. XVIII, serie 5°, 1° sem, pag. 379-385. Siccome intorno al Miocene della provincia di Messina si hanno fino ad ora notizie troppo sommarie ed incomplete, così l'A. ha creduto utile iniziare un accurato studio sul Miocene mes- sinese. Fra i risultati più importanti ottenuti, 1’ A. rileva il fatto che le molasse alternanti ad argille, date dagli autori precedenti per unica zona con fauna uniforme tortoniana, contengono, invece, faune diverse e racchiuse in roccie differenti le une dalle altre, che accusano diversa origine, essendo alcune marine, altre lacu- nari, altre palustri. Intorno alla tettonica l’A. ha potuto constatare, che, quantun- que gli strati del Miocene superiore e parte del medio abbiano subito svariate inflessioni, tuttavia si osserva una preponderanza d’ inclinazione a Nord. I terreni miocenici più antichi presentano una disposizione assai più complicata. L’A. si riserva in una prossima monografia di studiare mi- nuziosamente le faune del Miocene di Messina e la tettonica dei diversi affioramenti. P. PRINCIPI. DI PALEONTOLOGIA 93 SILVESTRI A. — I° Omphaloecyclus macropora (Lamck.) a Termini-Imerese (Palermo). — Atti Pontif. Acc. N. Lincei, anno LXI (1907-1908), pag. 17-26, fig. 1-3. Roma, 1908. L’ esistenza del cretaceo nella contrada Calcasacco presso Ter- mini-Imerese in provincia di Palermo, sostenuta dall’ autore, e che ha grande importanza nell’interpretazione del cosidetto oriz- . zonte inferiore a Lepidocicline eoceniche, gli era stata contrastata dal prof. G. Di Stefano e dai suoi assistenti. Egli la difende per mezzo d’un nuovo argomento paleontologico, affatto sconosciuto, a quanto sembra, dai suoi contradittori: il riconoscimento della presenza tra i fossili studiati d’una varietà dell’ Omphalocyclus macropora (Lamarck) (var. sehlumbergerìi A. Silvestri), essendo noto che tutti indistintamente gli Omphalocyclus sono cretacei. Inoltre 1’ A. espone le seguenti conclusioni paleontologiche, desunte da abbondante materiale belga avuto in esame: a) gli Omphalocyclus sono dimorfi ; b) essi rappresentano la forma arcaica delle Orbitoides ; c) anche in loro, come in tutte le Orbitoides, l’ apparato embrionale è variabilissimo, pur presentando un tipo ben deter- minato cui le sue variazioni sono attribuibili. Conclusioni che oggi è al caso di confermare integralmente per mezzo d’ esemplari della Francia e delle Indie Orientali gen- tilmente comunicatigli, con l’ aggiunta che sotto il nome d’ Om- phalocyclus disculus (Leymerie) si è designata di solito dagli autori la forma microsferica dell’ O. macropora, per cui O. discu- lus non ha motivo d’esistere come specie a sè. A. SILVESTRI. Stnvestri A. — Sulla “ Orbitoides socialis (Leymerie) ,,. — Atti Pontif. Acc. N. Lincei, anno LXI (1907-1908), pag. 94- 99. Roma, 1908. Sotto il nome d’ Orbitoides socialis (Leymerie) furono com- prese almeno due specie diverse. Il Silvestri ha procurato di schia- 94 RIVISTA ITALIANA rire la situazione, trattando contemporaneamente del suo nuovo genere Lepidorbitoides, in cui comprende le specie lepidociclini- formi del cretaceo. A. SILVESTRI. SiLvestRI A. — Sulla “ Orbitulites complanata ,, Martelli. — Atti Pontif. Acc. N. Lincei, anno LXI (1907-1908), pag. 128-137. Roma, 1908. Per quanto apparentemente slegati, questo, i lavori sopra re- censiti, e vari altri che li precedettero sono in stretta connes- sione, e mirano tutti ad uno scopo: quello di mettere in essere la contrastata eocenicità delle Lepidocicline, se effettivamente sussiste, demolirla affatto se ciò non è. È per questo, che l’autore di essi si occupa nel presente studio d’ un curioso equivoco in cui cadde il dott. A. Martelli, nel determinare per Orbitolites compla- nata Lamarck, la forma Lepidocyclina contenuta in un certo cal- care saccaroide delle Isole Ionie, Paxos ed Antipaxos, dal Mar- telli medesimo attribuito al luteziano inferiore. Equivoco, cosa ancor più curiosa, sfuggito ai sostenitori dell’eocenità in discorso, ma che il Silvestri, per le argomentazioni le quali espone, non crede possa, almeno allo stato dei fatti, fornirne la prova (1). Chiudono la nota alcune considerazioni preliminari sulla di- stribuzione delle Lepidocicline nelle formazioni dell’ Appennino ; sul quale soggetto |’ A. dovrà ritornare in seguito, con I illustra- zione di nuovi materiali venuti a sua conoscenza, ed in parte da lui personalmente raccolti. A. SILVESTRI. (1) Il dott. prof. A. Martelli, conosciuto questo studio critico, con rara corte- sia ha promesso all’A. di fargli esaminare il materiale controverso, affinchè questi possa giudicar meglio della sua determinazione stratigrafica, che il primo ritiene esatta. Dalla futura verifica può darsi, ed il caso era stato preveduto, vengan fuori fatti nuovi i quali obblighino il Silvestri a modificare le proprie conclusioni. DI PALEONTOLOGIA 95 SIMONELLI V.— Mammiferi quaternari dell’isola di Candia. I. — Mem. RK. Ace. Sc. Ist. Bologna, (6) IV, p. 455-471, con 1 tav. doppia. Bologna, 1907. L’A. illustra gli avanzi di Cervo da lui scoperti nei depositi ossiferi della costa di Retimo, e sopra tutto nei dintorni di Grida Avlaci, fra Agios Nikolo e Mavro Muri (isola di Candia). Tali avanzi spettano a una forma sinora non descritta, che per la conformazione delle corna si accosta al genere Anoglochis, e che, fra le altre singolarità, ha una statura minuscola accom- pagnata a una robustezza non comune, sopra tutto delle ossa degli arti. Essa non presenta affinità notevoli con nessuna delle specie note; l’A. propone di chiamarla Anoglochis cretensis. Il tipo piuttosto antico della nuova forma, che ricorda assai più le plioceniche delle attuali, è in armonia con i fatti osservati nelle faune mammologiche quaternarie delle isole Mediterranee; VAnoglochis cretensis è verosimilmente « il superstite immiserito di una razza penetrata in Candia nel Pliocene, durante qualcuna delle fasi negative, che in quel periodo dovettero mettere in tem- poranea comunicazione l'isola odierna col continente europeo ». M. GORTANI. STEFANINI G. — Conoclipeidi e Cassidulidi conoclipeiformi. — Boll. Soc. Geol. ital., vol. XXVI (1907), pag. 344-376, e 2 tavole. L’ A. riassume innanzi tutto le varie divergenze che sono sorte nello studio dei Conoclipeidi e dei Cassidulidi conoclipeiformi. Descrive e figura una specie nuova di Echinolampas, V E. Ugo- linit ed altre tre specie di Echinolampos riferite prima al gen. Conoclypeus. L’ A. in ultimo conclude, che pur riconoscendo la legittimità del desiderio di separare dagli Echinolampas le specie conocli- peiformi, controdistinte da un aspetto tutto speciale, tuttavia, con- sidera ancora tali specie come Echinolampas, non avendo trovato caratteri nettamente distinti. P. PRINCIPI. 96 RIVISTA ITALIANA Tommasi A. — Spigolature di paleontologia baldense. — Rend. R. Ist. Lomb. di sc. e lett., (2) XLI, p. 601-616. Milano, 1908. Sul M. Cimo, nel gruppo del M. Baldo, l’A. ha potuto racco- gliere nelle cave una serie di fossili titoniani: Belemnites titho- nius Opp., B. ensifer Opp., Phylloceras ptychoicum Qu. sp., Si- moceras volanense Opp., Pherisphynctes rectefurcatus Zitt., P. senex Opp. sp. (2), P. seorsus Opp. sp. (2), Aptychus latus Park., A. pun- ctatus Voltz, A. Beyrichi Opp., Inoceramus sp., Pygope diphya Fab., P. triangularis Lk., P. rectangularis Pict., Metaporhinus convexus Cat. sp., Collyrites Verneuilli Cott. Nelle cave del M. Croce (sempre sul M. Baldo), l’ A. trovò Belemnites pistilliformis Blnv. e Phyllocrinus n. sp. del Cretaceo inferiore; Cardiaster subtrigonatus Cat. sp., Ovulaster Zignoa- nus d’Orb. ed Echinocorys vulgaris Breyn del Cretaceo superiore. M. GORTANI. DI PALEONTOLOGIA 97 NOTE GEOLOGICHE E PALEONTOLOGICHE SUL TRAVERTINO DI ASCOLI PICENO NOTA DEL DOTT. ALESSANDRO MARTELLI. Il travertino ascolano rappresenta, nella regione picena, il principe dei materiali da costruzione, ed a giustificarne l’alto pregio nell’edilizia, più an- cora dei ricchi edifici moderni in travertino dei quali Ascoli si abbella, stanno le mura robuste e le torri, i ponti, i templi e imonumenti tutti dell’ epoca romana e medievale, mirabilmente conservati nella capitale del Piceno at- traverso al volger dei secoli. A seconda della maggiore o minore compattezza e delle tinte più o meno intense date dagli idrossidi di ferro che l’inquinano, il travertino asco- lano viene localmente distinto in più varietà corrispondentemente agli usi cui può venir adibito nelle costruzioni. Così pure si apprezzano molto più le varietà compatte bianche, cineree, gialle e brune, attivamente escavate per lavori archittettonici, che non quelle porose, adatte per le costruzioni ordinarie, e le altre più porose ancora e volgarmente dette sfugze, usate per divisori interni dei fabbricati. Il travertino cavernoso trova applicazioni assai meno estese e non viene nemmeno adoperato, come le altre varietà, per la preparazione della calce. La formazione travertinosa ha un grande sviluppo sulla destra del Tronto, ma dove i depositi appaiono più potenti è nei dintorni delle località estreme fra le quali si estendono, e cioè, presso la città di Ascoli sui fianchi nord- occidentali e nord-orientali della Montagna dei fiori e ad Acquasanta, celebre per le sue sorgenti solfuree. In quest’ ultima località il travertino sormonta la serie miocenica, e parallelamente al Tronto per quasi quattro chilometri, con una potenza che talora — come presso la Madonna di Paggese — raggiunge e sorpassa i quaranta metri, riveste le pendici delle alture discendendo fino al fiume. Dirò subito che tanto ad Acquasanta quanto nei dintorni di Ascoli, il de- posito travertinoso è superficialmente poco accidentato. Il carattere del gia- cimento si presenta in grande molto variabile, perchè la roccia, talvolta com- 98 RIVISTA ITALIANA patta e tal’altra interessata da peculiari cavità, costituisce dei grossi ban- chi orizzontali che in più punti e per ragguardevoli estensioni, si differen- ziano ulteriormente in un insieme potente di pseudo-straterelli pure essi oriz- zontali. In generale però, il travertino ascolano presenta nei banchi inferiori una tessitura compatta fino a rendersi suscettibile di un discreto pulimento, mentre in quelli prossimi alla superficie tende ad apparire sempre meno compatto fino a ridursi una roccia spugnosa e tufacea. La Montagna dei Fiori a sud di Ascoli è costituita da calcari compatti, subcristallini e magnesiferi, e da scisti del Giuralias e Cretacico (1), sotto- stanti a quella successione di arenarie, scisti e calcari eocenici che segna la transizione alla serie miocenica dei calcari marnosi, arenacei, frequentemente fissili e alternanti con scisti argillosi e arenacei, predominante nella costitu- zione della valle del Tronto fra Ascoli e Acquasanta. Il deposito di travertino che, a nord-est della Montagna dei Fiori, rive- ste le alture di Ascoli e il limite occidentale del bacino del torrente Marino, prolungandosi subparallelamente al corso del Tronto per circa tre chilometri e con poco meno di un chilometro in larghezza, viene in più punti frazio- nato dalle incisioni torrentizie, le quali, pur non lasciando agevolmente ri- conoscere tutto lo spessore del deposito, consentono di giudicarlo alquanto minore di quello, che, sul versante nord-ovest di detta Montagna dei Fiori, a Castel Trosino e adiacenze costituisce la parte superiore delle alte rupi fra le quali scorre incassato il Castellano. La massa travertinosa del Castellano era in origine certamente più estesa e con tutta probabilità si ricollegava al deposito di travertino di Monte Ro- sara, sulla destra del Tronto; ma incisa dal fiume e lentamente demolita, si andò originando l’ imponente rupe su cui sorge Castel Trosino, e, succes- (1) Sulla costituzione della Montagna dei Fiori e terreni adiacenti, possono particolar- mente consultarsi i lavori seguenti : SpADA LAVINI A. e ORSINI A. — Spaccato geologico dalle Foct del Tronto alla catena della Sibilla. Atti della VI riunione degli scienziati italiani in Milano nel 1844. — Mote sur la consti- tution géologique de l Italie centrale. Boll. de la Soc. géol. de France. Paris, 1845. — Quelgues observations géologiques sur les Appennins de I Italie centrale, Ibid. 1855, Canavari M. — J terreni del terziario inferiore e quelli della Creta superiore nell’ Appen- nino centrale. — Atti Soc. Tosc. di Sc. Nat. Pr. Verb. vol. VIII. Pisa, 1892. VioLa C. — Appunti geologici e idrologici sui dintorni di Teramo. — Boll. R. Comitato Geologico, vol. XXIV, pag. 221. Roma, 1893. MODERNI P. — Osservazioni geologiche fatte nell’ Abruzzo teramano durante l anno 1894. — Ibid. vol. XXVI, pag. 446. Roma, 1895. — Osservazioni geologiche fatte a confine dell’ Abruzzo teramano con la provincia di Ascoli nell’ anno 1896. — Ibid. vol. XXIX, pag. $2. Roma, 1898. BONARELLI G. — Relazione sulle escursioni della Società geologica Italiana nei dintorni di Ascoli Piceno. — Boll. della Soc. Geol. Ital. vol. XVIII, pag. LVIII. Roma, 1899. DI PALEONTOLOGIA 99 sivamente, col persistere dell’ azione erosiva, sotto alla rupe di travertino vennero posti allo scoperto quegli scisti argillosi e quelle marne, che al contatto col travertino segnano il livello di base dell’ abbondante circola- zione sotterranea la quale trova poi sfogo nelle ricche scaturigini dette ap- punto di Castel Trosino. Il travertino ascolano raggiunge la massima elevazione sulla destra del Castellano, costituendo la sommità del Colle di S. Marco \m. 630) con una potenza massima di un centinaio di metri. Ad altitudini poco minori, seb- bene con spessore meno rilevante, si ritrova anche a S. Giorgio sulla sini- stra del Castellano e all’ Albero del Piccione sulla destra del Tronto rim- petto a Mozzano. Tenendo pure conto dei lembi oggi isolati e di minore importanza spo- radicamente disseminati sulle alture della destra del Tronto, non è arri- schiato ’ammettere che i travertini, attualmente interrotti per lunghi tratti dalle incisioni dei torrenti e fiumi, hanno potuto originariamente depositarsi per un’estensione di una quindicina di chilometri fra le estreme scaturigini di acque intensamente calcarifere presso Ascoli e presso Acquasanta, e su di una larghezza che presenta il suo massimo di due chilometri fra il Colle di S. Marco e Castel Trosino. Al Colle di S. Marco e al Monte Rosara, il travertino si è mostrato più che altrove fossilifero, ma mentre i molluschi furono studiati dal Ma- scarini (1) non vennero mai fatti oggetto di studio nè determinati i pochi denti e gli scarsi frammenti di ossa di mammiferi in esso raccolti e oggi conservati nel Museo Orsini di Ascoli Piceno (2). Valendomi del cortese consenso del Prof. Alessandro Mascarini, direttore del Museo Orsini e del proprietario Comm. Dott. Giovanni Tranquilli, mi sono accinto volen- tieri al riconoscimento di tali resti, giacchè, dopo I’ illustrazione che anche delle frequentissime filliti e carpoliti del travertino ascolano venne — a complemento delle citazioni di specie di piante fatte dal Gaudin e Strozzi (3) e dal Ponzi (4) — compiuta dal Mascarini (5), le brevi notizie paleon- (1) MASCARINI A. — Lapis tiburtina apud Asculum. — Rivista scientifico-industriale di G. Vimercati. Anno XIV, Firenze, 1882. (2) MASCARINI A. — Antonio Orsini e le raccolte da Iui lasciate. — Ascoli Piceno, 1889. (3) GauDIN CH. ET Strozzi C. — Contribution a la flore fossile italienne. — !V Mém. pag. 16-18. Paris, 1860. (4) Ponzi G. — Cronaca subappenninica 0 abbozzo di un quadro generale del periodo gla- ciale, pag. 57. Roma, 1875. (5) MASCARINI A. — Ze piante fossili nel travertino ascolano. — Boll. Com. Geol. Ital. vol. XIX, pag. 90. Roma, 1888. 100 RIVISTA ITALIANA tologiche qui riportate serviranno, se non altro, ad ampliare le odierne co- noscenze sulla fiora e fauna del travertino ascolano, citato quasi solo inci- dentalmente nei lavori già ricordati dello Spada e Orsini, nella relazione Bonarelli sulle escursioni della Società geologica nel suo XVIII Congresso e nella monografia della carta idrografica d’Italia relativa al bacino del Tronto (Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Roma 1903). Oltre alle ossa, quasi tutte di selenodonti, esistenti nel museo Orsini, il Prof. Mascarini mi presentò un campione di travertino con frammenti di un omero, altre ossa lunge e di tre vertebre cervicali sicuramente apparte- nenti ad un aves, ma troppo mal conservati per consentire ura dermina- zione attendibile. Ecco, senz’ altro, un sommario accenno sui resti di mammiferi fossili raccolti nel travertino presso Ascoli Piceno. CERVUS ELAPHUS Lin. 1766. (Strongyloceros spelaeus Owen 1846 - Cervus barbarus Gray 1850). Un frammento — spezzato in due — di ramo mandibolare sinistro con molari rotti al colletto. La lunghezza di tale frammento — con altezza e spessore massimo nella sua parte posteriore di mm. 34 e 18, e altezza e spessore minimo nell’ anteriore di mm. 30 e 11,5 — è di mm. II5. Altro resto di ramo mandibolare sinistro con radici di due molari, alto mm. 34 circa e spesso mm. 19. : Parte posteriore di ramo mandibolare destro, con i due ultimi molari tenacemente cementati nel travertino e scoperti solo nella parte esterna. Que- sta branca mandibolare parzialmente conservata, ha un’ altezza di mm. 36 e uno spessore massimo di mm. 19,5. L’altezza coronale dei molari è di mm. 16,5 e la larghezza al colletto è di mm. 15 circa. Un altro frammento appartenente pure alla metà posteriore di ramo mandibolare destro a confine con la metà anteriore, è in cattivo stato di conservazione, va diminuendo di spessore interiormente, e oltre al presen- tare un’ altezza di mm. 34, mostra due alveoli con mal distinte radici den- tarie. Fra i denti isolati, noto : Ultimo molare inferiore destro. Due premolari inferiori destri. Due molari del mascellare superiore destro, del quale non ho potuto distinguere traccie sicuramente riconoscibili, fra gli informi frammenti com- presi nel travertino. ATTRA DI PALEONTOLOGIA 101 Vertebra dorsale abbastanza bene conservata e con lunga apofisi spinosa. Scarsi frammenti di vertebre lombari e di bacino. Scapola destra bene conservata. Parte mediana di cubito destro. Parte inferiore di metacarpo. Porzione di tibia sinistra. Tibia destra. Parte inferiore di metatarso. Punta di corno. Questi resti di Cervus elaphus appartengono ad un apparato scheletrico normale e corrispondono perfettamente a quelli che pel confronto mi ven- nero offerti dai resti di individui a completo sviluppo, conservati nel Museo di Paleontologia del R. Istituto Superiore di Firenze. CERVUS GIGANTEUS Blumenbach 1803. (Cervus hibernus Desmarest 1822 - Cerf à bois gigantesque Cuvier 1823 - Cervus Megaceros Hart 1826 - Megaceros hibernicus Owen 1844 - Cervus euryceros Aldov. in Cornalia 1858-71). Le altre ossa cementate nel travertino ascolano, le quali, pel loro carat- tere istologico, si riconoscono facilmente come riferibili a ruminanti, per la loro dimensione e robustezza si giudicano subito appartenere ad una specie differente dal Cervus elaphus con i cui resti vennero trovate. Ad un esame superficiale apparirebbero come ossa lunghe di os, mentre accurate ricer- che e confronti con le ricche collezioni del Museo predetto, mi hanno con- vinto doversi trattare di Cervus giganteus Blum. forma estinta, prettamente quaternaria e ben differenziata dal comune Cervus elaphus tutt’ oggi vivente. Nel travertino in parola, questa specie assai frequente nei depositi qua- ternari italiani e particolarmente nelle caverne ossifere e nelle torbiere della Lombardia e del Veneto, è rappresentata dai seguenti resti : Parte mediana di metacarpo. Parte superiore di tibia sinistra, ottimamente conservata. Altri frammenti di robuste ossa lunghe, corrispondenti alle proporzioni del metacarpo e della tibia. Sus SCROFA FERUS Lin. 1766. Parte posteriore intralveolare di canino inferiore (zanna) sinistro. Taluni dei resti qui elencati sono cementati in quello stesso travertino che presenta pure individui di Helix, Hyalina, Zonites, Buliminus, Pupa, 102 RIVISTA ITALIANA Clausilia, Cyclostoma e di Limnaea, Planorbis ed altri molluschi studiati dal Mascarini. A parte le considerazioni cronologiche che sul deposito potrebbe sug- gerire la presenza delle predette specie di mammiferi, ricordo che dall’ enu- merazione delle conchiglie fossili già note nel travertino ascolano, si ri- leva il forte predominio delle specie tutt’ ora viventi nel bacino del Tronto su quelle estinte o che rappresentano forme oggi conosciute in località immediatamente più a nord e più a sud dell’ Italia centrale ; così che dal- l’ esame di detta fauna si dovrebbe venire a concludere che il bacino del Tronto, durante la formazione del travertino avrebbe mantenuta una tem- peratura media uguale all’ odierna, A conclusioni analoghe condurrebbe l’ elenco delle filliti determinate dallo stesso Mascarini, il quale, avendo riconosciuto nel travertino anche delle impronte di bruchi di lepidotteri e di altri organismi molli e di facile decomposizione, ritiene che i depositi in parola siano I’ effetto di un processo idrochimico abbastanza rapido, de- terminato da un abbondante svolgimento di anidride carbonica. Le reliquie di Cervus giganteus fra i resti dei mammiferi da me rico- nosciuti nel travertino ascolano, consentono di chiarire meglio, per non dire modificare, tale concetto, giacchè il loro rinvenimento prova che le cause che hanno determinato la deposizione dei travertini ascolani, sebbene ap- paiano oggi straordinariamente affievolite dopo una probabile massima intensità di formazione in tempo geologicamente recente, pure dovettero incominciare i loro effetti fin dal quaternario antico e non certo dopo al terrazzamento, giacchè anche nelle alluvioni profonde della valle del Tronto presso ad Ascoli, si ritrovano facilmente massi e ciottoli di travertino. Rimarrebbe così accertato che anche il travertino ascolano come la maggioranza degli analoghi del Lazio, dell’ Umbria e della Toscana, comin- ciarono a formarsi all’ alba del postpliocene, continuando con intensità varia- bile fino al recente. DI PALEONTOLOGIA 103 SURDIZUNAZNUONVA:EO RNA Dh Os TRIGA DE LAP LIO CENE: LE Aslan © Nota DI G. RovERETO (con Tav. VII). Prego i colleghi di non lasciarsi sfavorevolmente impressionare da que- sto titolo: ritengo anch’io che la limitazione delle specie nel genere Ostrea sia talmente incerta, da poterne fare di nuove a volontà, le quali non hanno poi valore; ma in questo caso segnalo una forma che ritengo nuova per il pliocene nostro, e mi servo per segnalarla di denominazioni vecchie. L’ostrica da me trovata fra le collezioni del Museo di Genova, e che il prof. Issel mi ha gentilmente permesso di studiare, proviene dal pliocene della Val d’Andona (1); ha l’aspetto di una tabacchiera, tanto è ventrosa e allungata la sua valva inferiore, o sinistra, mentre la sua valva superiore, o destra, è interamente pianeggiante. La valva inferiore è all’ esterno tutta fittamente lamellosa e longitu- dinalmente ondulata; ha uno spessore di 47 mm. su 87 di diametro um- bone-ventrale, e su 46 di diametro antero-posteriore. È quindi spessa quanto lunga, e da ciò risulta nel suo interno una cavità ristretta, allungata e pro- fonda, tutt’attorno egualmente orlata. Questi orli sono ondulati, e ingiro e vicino all’area cardinale presentano delle intaccature, cui corrispondono come dei denti nella valva superiore. L'impressione muscolare è circolare e a destra; la piattaforma cardinale è sporgente e piatta, con fossetta allungata, di poco meno larga delle aree laterali. La valva superiore è quasi piana, ha i margini ondulati che si adattano alle ondulazioni del margine in- feriore e sono alquanto rivoltati verso l’ interno per poter meglio comba- ciare. Oltre i falsi denti marginali, i quali specialmente attorno all’ area quasi pianeggiante del cardine, sono numerosi e ben distinti, internamente, ad una distanza eguale dai margini, e per modo da racchiudere I’ impres- (1) Un altro frammento della stessa forma esiste nelle collezioni del Museo di Genova, ed è proveniente dal pliocene di Savona. 104 RIVISTA ITALIANA sione muscolare, si hanno delle minute impressioni, come punteggiature di spillo, fitte e allineate, verso il cardine profonde, verso il margine inferiore superficiali e alquanto allungate, che debbono essere dovute a inserzioni di muscoli, od al margine papilloso del mantello. I caratteri dei falsi denti e delle intaccature marginali nelle due valve, e della punteggiatura interna della valva destra, hanno evidente confronto nelle ostriche viventi e fossili del gruppo O. cucw//ata auct. non Born. Ho già affermato in un precedente lavoro (1) che se gli autori consul- tassero la figura tipica del Born si convincerebbero che l’O. cucu/Zata non esiste nel nostro pliocene ; e contemporaneamente il Sacco (2), ripetendo la stessa affermazione, riferiva 1’O. cucullata auct. palaeont. alla O. Forskalii Chemn. Da mia parte, inquanto agli esemplari fossili sinora conosciuti, sono incerto se riferirli alla O. Forskélii o alla O. cornucopia L., o se queste due specie, di cui l’una è del Mar Rosso, l’altra del Senegal, siano la stessa cosa, come di certo sono almeno rappresentative; noto però che col ritro- vamento della forma quì descritta, l'affermazione che la tipica O. cucullata non esista nel nostro pliocene rimane molto infirmata. Infatti, chiunque vorrà confrontare con la figura del Born il nostro esem- plare, riscontrerà grande somiglianza fra essi, mentre le distinzioni dalla O. cucullata auct. si scorgono a prima vista. La O. cucudlata tipica ha un’area cardinale che è come nella fossile appiattita, ma tendente a continuarsi ap- puntita oltre il margine della conchiglia, e a rivolgersi all’ indietro, ed è pure alquanto meno ventrosa ed allungata, per cui considero la fossile una sua varietà cui do il come di var. capsuloidea. Invece la O. cucullata dei paleontologi non ha affatto la forma di tabacchiera, e presenta margini più ondulati. Non ho trovato nelle collezioni di Genova degli esemplari viventi di O. cucullata Born, i quali corrispondessero in tutto, e specialmente per la loro ventrosità, al tipo figurato, o che vi corrispondessero quanto il fossile; ho rinvenuto però degli esemplari appiattiti, perchè tutti aderenti, provenienti da Mafor e da altre località dell’ Oceano Indiano, i quali, pur avendo per- duto uno dei lori caratteri distintivi, conservavano un orlo intero, alquanto rilevato. Anche in questo caso, tanto nel gruppo della O. cucudlata, quanto in quello della O. cornucopia, le variazioni si ripetono eguali, perchè hanno una (1) RovERETO G. — Note preventive sui pelecipodi del tongriano ligure. p. 1. Atti Soc. Lig. di Sc. Natur., vol. VIII, 1897. (2) Sacco F. — Molluschi terreni terziari, p. XXIII, pag. 17, 1897. DI PALEONTOLOGIA 105 causa comune che è quella del modo di adesione; e non è raro trovare delle O. cucullata auct. leggermente ventrose, perchè aderenti presso l’ area cardinale per un tratto molto limitato. Lo stesso fatto è già stato da me verificato per lO. cochlear Poli. Se si risale anche ad una età la cui fauna, pur già avendo caratteri mediterranei, si distingue nettamente dalla neogenica, quale è quella del- l’oligocene, essa, come ci offre nelle variazioni dell'O. Brongniarti le diverse forme della cretacea O. vesicularis, della miocenica e pliocenica O. navi- cularis, della vivente O. cochear, così nelle variazioni della O. longirostris ci dà la ripetizione delle forme della vivente O. cucullata auct., e più una specie a sè da me descritta sotto il nome di O. gi060sw/a (1), che è la rap- presentante oligocenica della O. cucudlata Born. Quindi, almeno sin dall’oligocene possiamo analizzare una serie di forme nelle quali sono stati distinti arbitrariamente dei tipi — poichè purtroppo in paleontologia 77 ¢if0 non è un capostipite, ma solo una forma primieramente descritta — che si sono detti specie, e che hanno in seguito in gran parte emi- grato, ripetendo parecchi dei loro caratteri atavici, e mutando apparente- mente i caratteri specifici. Gradatamente però, a cominciare dal paleogene, si sono estinti alcuni nuovi tipi, o altri hanno emigrato in tempi molto antichi, per cui le correlazioni fra questi e i viventi non sono sempre ricostruibili. Con questi criteri credo che le varie forme di ostriche del nostro plio- cene si possano raggruppare nel seguente modo : Ostrea cucullata Born (non auct.), var capsuloidea mihi, che è la qui descritta. Ostrea cornucopia L. an O. Forskéli Chemn. (0. cucullata auct. palaeont.). Il Pantanelli nelle sue diligenti ricerche suilamellibranchi pliocenici (2) sostiene per essa il nome del Born, ma parte dal supposto che siano suoi sinonimi la O. cornucopia e la O. Forskdli, e la indica come vi- vente nel Mar Rosso. In realtà il tipo del Born forse non esiste nel Mar Rosso (vi è stato segnalato dal solo Mac Andrew), e la specie più comune vi è invece la O. Forskali, della quale ha dato una recensione il Pagenstecher, che la ritenne corrispondente alla O. plicatula Gm. (non auct. palaeont.) (1) RoveRETO G. — Molluschi tongriani, pag. 50, tav. II, fig. 4, 4 a. (2) PANTANELLI D. — Lamellibranchi pliocenict, pag. 56 e seg. 106 RIVISTA ITALIANA Ostrea lamellosa Br. an O. edulis L. var. Con alcune sue variazioni si collega alla O. senegalensts. Ostrea navicularis Br. an. O. cochlear Poli var. Questa e la precedente, anche considerate come gruppi, presentano delle forti differenze dalle viventi, per cui inclino a seguire piuttosto l’opinione del Pantanelli, che non quella del Sacco, il quale si vale per segnalarle delle designazioni specifiche adoperate per le viventi. Ostrea stentina Payr. an O. germanitala De Greg. (O. plicatula auct. non Gm.) Anche in questo caso tutti comprendono ciò che si vuole indicare ; ma la discordia è sui nomi e sulla limitazione della specie. Per me è certo che il tipo del Gmelin non corrisponde alla vivente nel Mediter- raneo O. stentina, che è la diretta continuazione della forma fossile. Basti osservare che la specie del Gmelin si riferisce alle Alectryonia, e che non può quindi rientrare nel gruppo della O. edulis cui appartiene la O. stentina. Ostrea pedemontana Mayer (Journ. de Conch., pag. 229, tav. XI, XII, fig. 1, 1889). È forma interessantissima, perchè rappresenta nel pliocene la O. an- gulata Lamk. delle coste atlantiche del Portogallo e della Francia. Al Pantanelli è sfuggita, il Sacco dopo averla lungamente discussa crede che possa riferirsi alla O. Sabbucizae Brugnone (1), nel qual caso questo nome, essendo di data anteriore, dovrebbe prevalere su quello del Mayer. Un altro gruppo è quello deile ostriche caudate. Il Sacco le considera corrispondenti alla O. frondosa De Serr., cui come varietà riferisce la O. caudata Miinst. Il nome più sincero sarebbe per me quello di O. virgult- formis Mayer (Journ. de Conch., vol. XX, pag. 228, tav. XIV, fig. 2), che il Pantanelli crede dato ad una giovane di O. cucullata. È comune nell’Asti- giano ; in Liguria è invece rarissima — un solo esemplare raccolto da me a San Fruttuoso presso Genova —. Di San Fruttuoso ho già indicato anche la O. Delbost Mayer (Journ. de Conch., vol. XX, pag. 227, tav. XIV, fig. 1) della quale il Pantanelli 1) BRUGNONE — Conchiglie plioceniche di Caltanisetta, pag. 135, tav. I, fig. 19, 1880. ‘8° p 5 dà ei DI PALEO.:.TOLOGIA 107 non fa parola, e che, come io la interpreto, si differenzia dalla precedente per area cardinale più ampia e più ritorta, per conchiolina translucida e meno compatta, per costole sfogliose e spinose, quindi in ultima analisi per variazioni dovute forse all’ Aaditat. Ha riscontro con la vivente O. guineen- sts Dunk. della Guinea, ed è suo sinonimo, come indica il Sacco, 1’ O. Com- panyot Font., che il Pantanelli riferisce invece alla O. damellosa, Il Sacco indica ancora con dubbio del pliocene due specie che vi sa- rebbero passate dal miocene, ossia la O. gingensis Schloth., e la O. digitata Eichw., ultimamente però in quanto alla prima ha dichiarato che si tratta di un errore di località (1). (1) Sacco F. — Molluschi terziari, p. XXX, pag. 135. SRIEGAZIONE “DELLA LAVOE AY VIE I. Ostrea cucullata Born (non auct.) var. capsuloidea mihi: valva inf. vista di fianco. 2. » » » » valva inf. vista dall’ interno. Ee » » » » valva sup. vista dall’ interno. 4. » » » riproduzione della figura tipica (dal Born). 108 RIVISTA ITALIANA IL DEVONIANO MEDIO NELLA GIOGALA DEL COG bisa Nota DI P. VINASSA DE REGNY (Con Tav. VIII). Il Devoniano medio, prima delle scoperte del Frech nelle Alpi car- niche, era ignoto in Italia. Ed anche nelle Carniche era limitato ad una piccola estensione. Difatti il Frech, generalizzando, aveva dato a questo piano una grande diffusione, specialmente nella giogaia del Coglians sul versante italiano (1), ma il Geyer, molto pit coscienziosamente, lo aveva limitato ai soli punti ove aveva trovato fossili di tale età e cioè al sommo del pizzo di Collina e delle Kellerspitzen (2). Nelle ricerche, che andiamo da qualche anno facendo nel nucleo cen- trale delle Alpi carniche, Gortani ed io siamo riusciti a scoprire altre loca- lità mesodevoniche. Ricordo quella del Germula a Stringocephalus Burtini, importantissima per la conoscenza geologica di quella tanto discussa massa calcarea. Ed oggi posso aggiungere altre località della importante giogaia del Coglians, che ci ha già dato tesori paleontologici inaspettati ed altri ancora ce ne promette. Sulla geologia del versante italiano del Coglians svariate sono le opi- nioni. Il Frech immaginava che il gruppo del Coglians fosse costituito da una pila di strati calcarei pendenti a Sud, sostenuti nel versante setten- trionale da una massa di scisti siluriani, e terminanti a Sud con una faglia (1) FRECH F., Karnischen Alpen, pag. 263. (2) GEYER G., Geologische Special - Karte der Oest. ung. Monarchie. — Blatt Oberdrau- burg und Mauthen. DI PALEONTOLOGIA 109 che li porta a contatto con scisti del Culm. E, poichè sulla parte più alta del Pizzo di Collina e delle Kellerspitzen egli trovò fossili mesodevonici, tutti i calcari del versante italiano della giogaia sono per lui mesodevonici. Dopo quanto già scrissi rispetto alla età degli scisti (1) mi sembra inu- tile discutere sull’errore del concetto tettonico del Frech. E rispetto alla affermazione gratuita che tutti i calcari del versante italiano siano meso- devonici, ne provano la insussistenza, tra l’altro, la scoperta dell’ Eodevo- nico superiore alla Cianavate (2) e la serie neosilurico-eodevonica del passo di Volaia alla base del Coglians e del Capolago, da me recentemente esposta (3). Chi portò idee assolutamente innovatrici nella stratigrafia e nella tet- tonica della giogaia del Coglians fu il De Angelis d’Ossat nella sua: Seconda contribuzione allo studio del Paleozoico delle Alpi carniche (4), che rap- presenta il primo studio paleontologico italiano sulla giogaia del Coglians. Il De Angelis, in base a pochi fossili, aveva determinato i piani e le zone seguenti: Zona ad Orth. alticola. Siluriano superiore È . Zona ad Orth. Richteri. È ‘ 5 Zona a Tornoceras inexpectatum. Devoniano inferiore Parte media (Riftkalk). : 7 I Parte inferiore (Brachiopodenkalk). Devoniano superiore Calcari a Climenia. Veniva così escluso il Devoniano medio. Fatta astrazione del Calcare con Climenia che venne trovato al M. Pri- mosio, e del quale parlò recentemente il Gortani (5), restano dunque sta- biliti nella sola giogaia del Coglians, secondo il De Angelis, il Neosilurico, l’ Eodevonico e il Neodevonico inferiore. (1) Vinassa P., Sul! estensione del Carbonifero superiore nelle Alpi carniche, Boll. Soc. g. it., 1906. (2) GortANI M., Contribuzioni alla conoscenza del Paleozotco Carnico, II Faune devoniane. Palaeont. ital., 1906. (3) Vinassa P., Fossili paleozoici delle Alpi carniche. I. Fauna a Rh. Megaera. Palaeontogr. italica, 1908. (4) DE ANGELIS G., R. Accademia Lincei, Memorie, 1899. (5) GORTANI G., Fauna del calcare a Climenia del M. Primosio, Mem. Acc. Sc. Bologna, 1907. 110 RIVISTA ITALIANA Questi risultati erano di una straordinaria importanza, e il De Angelis li pose in evidenza, facendo notare come la tettonica della regione dovesse subire una vera e propria instauratio ab imis fundamentis. Questa nuova concezione tettonica è stata dall’ Autore schematizzata in due sezioni, poste, come conclusione, al termine del lavoro. Nella prima di esse è il concetto del Frech di tanti strati uniclinali, pendenti verso Italia e colla testata in Austria, e nella seconda invece è espresso il concetto del De Angelis di una curva sinclinale regolare, per la quale sul versante italiano affiorerebbero tutti gli stessi orizzonti del versante austriaco. Sino dalle prime escursioni nella giogaia del Coglians, fatte anni fa più per orientamento generale che per studi speciali, che erano allora limitati ai monti attorno a Paularo, mi ero persuaso della inconsistenza del concetto tettonico del De Angelis, evidentemente basato sul solo studio dei fossili e non su osservazioni in posto. È difficile difatti immaginare una regione in cui più tipicamente sia sviluppata la pendenza uniclinale e concorde di tutta la massa calcarea verso |’ Italia come in tutta quanta la giogaia del Co- glians. Ogni e qualunque accenno di curvatura sinclinale va escluso. A spiegare dunque la presenza di tanti e così variati piani trovati dal De Angelis non si poteva ricorrere alla sinclinale, che fa riaffiorare in Italia i medesimi orizzonti del versante settentrionale. Non rimanevan dunque che le faglie. Per esse difatti poteva risultare un affioramento di terreni inferio- ri, qualora si supponessero una o più potenti dislocazioni, che interessassero la massa calcarea e la dividessero in grandi scaglioni. La scoperta della fauna con Aarpinskya Consuelo dell’ Eodevonico superiore alla Cianavate parve confermare una tale idea. Difatti alla Cianavate si trova un orizzonte che nel versante austriaco affiora più basso, e pendente anche verso Sud. Questo fatto può forse riportarsi ad una faglia. ? Proseguendo pero gli studi sul nucleo centrale carnico mi sono sempre più persuaso che le faglie hanno nella sua tettonica una parte del tutto su- bordinata. La mancanza assoluta di faglie nel Germula rendeva perplessi ad ammettere nella giogaia del Coglians una faglia così potente, quale sa- rebbe stata necessaria perchè tra Casera Monumenz (1) e Casera Val di Collina affiorassero il Siluriano e il Devoniano inferiore. Si rendeva perciò necessario uno studio ex-novo della giogaia del Co- glians, e questo venne effettuato nella campagna geologica decorsa con ri- sultati insperati, dei quali già diedi cenno in altre pubblicazioni. (1) Il De Angelis scrive indifferentemente Casera, Casa, Ca’ e Cava Monument, ma il wero nome è Casera Monumenz. DI PALEONTOLOGIA 111 Fatto centro prima Collina, poi il ricovero Marinelli furono esaminati tanto la porzione occidentale del versante italiano della giogaia dalla base del M. Canale al M. Sasso nero, quanto la porzione dal Passo di Volaia sino al Pizzo Collinetta. Attorno e a Nord di Collina è sviluppato il Devoniano e una parte del Siluriano ; questo però in lembi sparuti. Solo nelle profonde incisioni si trova qualche membro della serie neosilurica. Una di queste località è lungo il Rio Landri a 1400 m. di altezza ai piedi del Capolago e del Canale, ove la serie è la seguente : 1. - Calcari marnosi-o scistosi rosei o rossi con vene bianche, tutti pieghettati. 2. - Calcari grigi sterili in grossi banchi. 3. - Calcari mandorlati grigi e grigi rossastri un poco venati di giallo con rare sezioni di Orthoceras. 4. - Calcari grigi a crinoidi corrispondenti agli strati con RA. Me- gaera trovati al Passo di Volaia. 5. - Calcari nerastri o grigi con Gasteropodi. 6. - Calcari biancastri di scogliera. La serie dunque rappresenta il Neosilurico superiorissimo e |’ Eodevonico, al quale segue il Mesodevonico poco riccamente fossilifero. (1) Tra Casera Monumenz e Casera Val di Collina invece sono abbondan- tissimi i fossili. Nessun disturbo tettonico potei avvertire; sempre invece una concorde pendenza di strati a Sud, senza alcun accenno di pieghe. A centinaia si trovavano gli esemplari di Stringocephalus Burtini di cui in alcuni punti si ha una vera e propria lumachella. Questi risultati erano in troppo stridente contrasto con quelli ottenuti dal De Angelis ed era quindi necessario procedere ad una revisione degli esemplari originali. Per cortesia dell’ illustre Prof. Taramelli, che tengo a ringraziare an- cora una volta di tutte le gentilezze che ci usa e dell’ interesse che prende alle nostre ricerche in quelle regioni, nelle quali egli fu un valido pioniere, avemmo in comunicazione gli esemplari originali che si conservano nel Mu- seo di Pavia. Premetto che lo stato di conservazione di essi è pessimo. Sono quasi (1) Nessuna traccia ho trovato del calcare rosso mandorlato dal quale è estratto 1’ Orth. alticola, descritto dal De Angelis nella citata nota. Il calcare rosso mandorlato affiora solo alla sommità del Passo di Volaia, e attorno a Collina non è rappresentato che da blocchi morenici. 112 RIVISTA ITALIANA tutti esemplari di nessun valore. E con esemplari di tal fatta non sarebbe stato forse male di andare molto guardinghi nelle conclusioni, tanto più quando esse portavano a risultati profondamente opposti a quanto comune- mente era ammesso, e trattandosi di regioni ove avevano eseguite ricerche valorosi geologi stranieri, uno dei quali, il Frech, non aveva nascosto il il suo disprezzo e la sua noncuranza per tutto ciò che fosse studio italiano. Il risultato della revisione è stato grave. Lo riporto quì documentan- dolo al più possibile. Non avrei certo desiderato di fare opera cosi ingrata. Ma era necessario, per la retta interpretazione di una località così interes- sante per tutta la geologia della regione, di porre su basi sicure la sua co- noscenza. Orthoceras ERichteri (non Barr.) (Tav. VIII, fig. 1-2). È un frammento di Orthoceras che il De Angelis ha figurato non del tutto esattamente, come risulta dalla fotografia dell’ esemplare (Tav. VIII, fig. 1) e dalla copia della figura ripresa dalla pubblicazione citata del De Angelis (Tav. VIII, fig. 2). La determinazione degli Orthoceras è di una difficoltà grandissima, an- che per il fatto che |’ opera classica del Barrande è tuttora priva di critica. A me non sembra che i caratteri accennati dal De Angelis, di taluni dei quali però non son riuscito a trovar traccia sull’ esemplare, possano bastare a dare assoluta sicurezza di determinazione. Così ad esempio l’ esemplare in pa- rola potrebbe essere anche con altrettanta probabilità riferito all’ Orthoceras Bebrix Hall (1) che è specie mesodevonica. La forma generale e 1’ anda- mento sinuoso dei margini dei setti rispondono anzi benissimo a questa specie. A mio parere quindi questo esemplare non può avere valore cronologico. Tornoceras inexpectatum (non Frech) (Tav. VIII, fig. 6,8). Premetto che la zona a 7ormoceras inexpectatum non è devoniana ma neosilurica superiore. Essa difatti si trova al disotto della zona a Rhyncho- nella Megaera, che il Geyer prima ed io recentemente abbiamo dimostrato esser tipicamente siluriana. L’ esemplare é in pessimo stato di conservazione, come del resto ri- (1) Hatt J, Palaeonthology of New York, V, 2, pag. 276, tav. 39, 86, 91 e 92. DI PALEONTOLOGIA 113 sulta anche dalla figura data dal De Angelis (Op. cit. pag. 16, fig. 4). La ho fatta ridisegnare accuratamente dall’ egregio Contoli, sotto la sorveglianza diretta del Gortani (Tav. VIII, fig. 6). Il De Angelis trova che grandi sono le somiglianze col 7orzoceras imexpectatum. Dice altresì che ha potuto riconoscere i Icbi che sono più acuti di quelli del 7. Stachez, e che le punte non vanno verso l’ estremo come in quest’ ultima specie. Evidentemente una qualche rottura del guscio deve aver indotto in errore il De Angelis. Difatti, attaccando leggermente con acido cloridrico, è stato molto facile porre in evidenza la linea lobale ; la quale, come si vede dalla figura (Tav. VIII, fig. 8) è assolutamente di- versa da quella del Yornoceras inexpectatum del Frech (Tav. VIII, fig. 7). L’ esemplare è forse un 7Yornoceras; ma nulla di più sicuro si può dire, salvo che non è certo Il’ 7reapectatum. Va dunque esclusa la presenza di questa forma, caratteristica del Neosilurico superiore, nel Mesodevonico di Casera Monumenz. Cyphaspis sp. (Tav. VIII, fig. 4). Questa forma, insieme alla seguente, starebbe a rappresentare la parte media dell’ Eodevonico. L’ esemplare è anche in peggiore stato del prece- dente. E il De Angelis difatti non lo ha determinato che genericamente. La determinazione non avrebbe alcun valore, anche se fosse esatta, cosa che non si può nemmeno asserire. Gosseletia cfr. distineta (non Foll.) (Tav. VIII, fig. 5). Come risulta dalla figura mi sembra che l’ esemplare non possa riferirsi a questa specie, caratterizzata dalle coste concentriche molto rilevate che mancano del tutto nell’ esemplare di Cas. Monumenz. Anche il contorno non sembra sia rispondente, ma poco se ne può dire essendo tutto sman- giato e rotto. Del resto poi anche se si trattasse di questa forma non se ne potrebbe dedurre la presenza dell’ Eodevonico, essendo la specie diffusa anche nel Mesodevonico. Productella cfr. Herminae (non Frech) (Tav. VIII, fig. 3). La specie del Frech, come tutte le Productella, ha la valva maggiore molto rigonfia, molto ricurva in alto, e la sua superficie è tutta più o meno spinosa, e sempre munita di rilievi irregolarmente concentriei. 114 RIVISTA ITALIANA L’ esemplare che il De Angelis riferisce, sia pure con dubbio, a que- sta forma, deducendune la presenza del Neodevonico inferiore, per quanto sia al solito malissimo conservato pure lascia subito vedere che non solo non è la Productella Herminae Frech ma che nemmeno è una Productella. Le ornamentazioni che si vedono in taluni punti mostrano come non si abbia alcuna traccia di coste concentriche e nemmeno di spine, ma che anzi la superficie è tutta adorna di strie radiali. La forma generale poi non è di Productella ma piuttosto di Orthts. Se l’ esemplare meritasse una determinazione sarei per avvicinarlo alla comune Orthis striatu!a, forma diffusa in tutti i giacimenti devoniani anche della Carnia, e priva di ogni e qualunque valore cronologico. Non hanno quindi alcuna ragione di sussistere le suddivisioni che il De Angelis ha ammesse pei terreni posti tra Cas. Monumenz e Cas. Val di Collina. Qui è invece sviluppato molto il Mesodevonico, perfettamente. concordante e riposante sull’ Eodevonico superiore della Cianavate. I fossili sono quivi rappresentati con una straordinaria ricchezza di forme e di invidui. La interessante fauna di questa località sarà in breve illustrata dal Gortani e da me. Oggi mi limito a figurare solo taluni fossili i quali devono solamente servire di documentazione al nuovo riferimento cronolo- gico. Stringocephalus Burtini Defr. (Tav. VIII, fig. 9 a-d). Non credo occorrano molte parole per parlare di questa bellissima e caratteristica forma. Nè che occorra molto più che la figura per mostrare che veramente si tratta di questa specie, caratterizzata dal suo umbone gri- feato, sporgente. La forma di Casera Monumenz ha l’umbone poco ricurvo; non può quindi riferirsi alla var. vostrata. Del resto, come osservava già lo Schnur (1) la specie è caratterizzata dalla sua grande variabilità special- mente nella forma dell’ umbone. 11 mio esemplare offre le maggiori somi- glianze con quello figurato dallo Schnur (Op. cit. tav. XXVIII, fig. 5) alla quale risponde anche per le dimensioni. Tale forma è la tipica della specie. (1) SCHNUR J, Zusammentellung und Beschreibung siimmt, in den Etfel vorkomm. Brachiop- den. — Palaeontographica, III, 1854, pag. 195. DI PALEONTOLOGIA 115 stringocephalus Burtini Defr. var. dorsalis Gdf. (Tav. VIII, fig. ro a-d). Per la maggior larghezza delle valve in confronto dell’ altezza riferisco a questa varietà (Schnur, Op. cit., tav. XXIX, fig. 1) un secondo esemplare sul quale pure poco mi sembra vi sia da insistere. Non potrei fare che ri- petere quanto è già noto e mi sembra che la figura stia a dimostrare con tutta sicurezza che si tratta proprio di questa forma. Pentamerus biplicatus Schnur (Tav. VIII, fig. 11 a-c). Un piccolo esemplare della altezza di mm. 9, larghezza mm. Ir e spes- sore mm. 9 si può con sicurezza riferire a questa specie benissimo descritta e figurata dallo Schnur (Op. cit. pag. 196, tav. XXXI fig. 3). L’esemplare di Casera Monumenz è un poco deformato dalla pressione, ma mantiene la sua caratteristica forma nella doppia piegatura del fronte. Anche la globo- sità generale della conchiglia è del tutto rispondente a quella della specie tipica. Pentamerus formosus Schnur (Wave VIM, fig. 2 a-d): Anche questa forma è certamente rappresentata nel Mesodevonico di Casera Monumenz. Il mio esemplare si distingue dalla specie tipica (Schnur, Op. cit., pag. 197, tav. XXI, fig. 2) solo per essere un poco più stretto; ma questo carattere non mi sembra possa giustificare nemmeno una va- rietà. La conchiglia è molto globosa con un forte e tozzo umbone molto ricurvo. Sono nettissime tanto le grosse coste mediane sul lembo frontale quanto quelle laterali, che sono però assai meno spiccate. Anche questa forma, come le precedenti, è tipica del Mesodevonico. Cyathophyllum caespitosum Gdfs. (Tav. VIII, fig. 13-16). Riporto, della ricca fauna a corallari, questa sola forma che è caratte- ristica del Mesodevonico e della quale si trovano numerosi frammenti nei calcari con coralli attorno alla Casera Val di Collina. Uno dei miei esem- plari mantiene ancora l’ attacco laterale, da cui si partiva un nuovo rametto 116 RIVISTA ITALIANA ed un altro esemplare ha una tipica curvatura molto risentita. I caratteri anatomici sono molto ben visibili. I setti sono assai numerosi, da 36 a 40, di cui solo i principali arrivano sino al centro. Le tavole sono molto estese ed occupano un poco più della metà del diametro. La forma è del resto ben nota e facilmente determinabile. * xXx * Nella descrizione della fauna, che seguirà tra breve e della quale Gor- tani ed io stiamo adesso occupandoci, nuove forme saranno descritte le quali permetteranno anche una esatta indicazione di livello e confronti con altri giacimenti. Sino da oggi però mi credo autorizzato ad asserire, in base ai documenti paleontologici sinora descritti e che per la loro conser- vazione non possono lasciare il più piccolo dubbio, che i calcari posti tra Casera Monumenz e Casera Val di Collina sul versante meridionale del Coglians appartengono al Mesodevonico e più specialmente all’ orizzonte con .Stringocephalus. Essi si addossano regolarmente con pendenza concor- dante ai calcari dell’ Eodevonico superiore, affioranti più in alto, alla Ciana- vate, e non occorre ricorrere a nessuna piega o faglia per spiegare la loro presenza, che è tettonicamente regolarissima. Perugia, Laboratorio di Geologia del R. Istituto superiore agrario. Aprile, 1908. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Vite Fig. 1. — Orthoceras sp. (= Orth. Richlteri sec. De Angelis). » 2. — Orthoceras sp. Figura del De Angelis. » 3. — Orthis sp. (= Productella cfr. Herminae sec. De Angelis). » 4. — Zrilobite(?) (= Cyphaspis sp. sec. De Angelis). » 5. — Gosseletia sp. (= Gosseletia cfr. distincta sec. De Angelis). » 6. — Tornoceras sp. (= Tornoceras inespectatum sec. De Angelis). » 7. — Linea lobale del 7ormoceras inespectatum Frech. » 8. — Linea lobale del Tos noceras inespectatum (De Ang. non Frech). » ga-d. — Stringocephalus Burtini Defr. tipico. » Ioa-d. — String. Burtini var. dorsalis Gdfs. » I1ra-c. — Pentamerus biplicatus Schnur. » 12a-d. — /entamerus formosus Schnur. » 13-16. — Cyathophyllum coespitosum Gdfs. uil aci DI PALEONTOLOGIA . IE) MILIOLIDI TREMATOFORATE NEUSESRO CENE DELLA TERRARDIO TRANNE O Nota DI A. SILVESTRI (Con Tav. IX.) Ben poche sono, a mia conoscenza, le notizie concernenti le forme ita- liane di quella sezione della famiglia zoologica delle Miliolidae Brady (1), detta dal Munier-Chalmas delle MMitiolidi trematoforate (2), la quale comprende i generi Schlumbergerina Munier-Chalmas (3), Fabularia Defrance (4), /dalina Schlumberger e Munier-Chalmas (5), Zre- Zina Munier-Chalmas e Schlumberger (6), Pentellina Munier- Chalmas e Schlumberger (7), Heferilima Munier-Chalmas e Schlumberger (8), Dilina Munier-Chalmas e Schlumberger (9), (1) 1884; Report Challenger, Zool., vol. IX, pag. 61 e 130. — CHAPMAN, 1902; The Fora- minifera, pag. 63 e 75. (2) 1882; Bull. Soc. Géol. France, serie 3.a, vol. X, pag. 472. — MUNIER-CHALMAS e SCH- LUMBERGER, 1885 ; 757dem, serie 3.a, vol. XIII, pag. 297. — SCHLUMBERGER, 1905; th1dem, serie 4.2, vol. V, pag. 115. — A. SILVESTRI, 1906; Riv. It. Paleont., anno XII, pag. 11. (3) 1882; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a, vol. X, pag. 424. (4) 1820; Dict. Sc. Nat., vol. XVI, pag. 103. — MUNIER-CHALMAS e SCHLUMBERGER, 1883; C. R. Ac. Sc. Paris, vol. XCVI, pag. 862. — SCHLUMBERGER, 1905; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.a, vol. V, pag. 131. (5) 1884; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a, vol. XII, pag. 629. — 1885; zbidem, serie 3.4, vol. XII, pag. 297 e 298. (6) MUNIER-CHALMAS, 1882; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.2, vol. X, pag. 424. — SCH- LUMBERGER, 1882; C. R. Assoc. Franc. Av. Sc., Congr. Rochelle, 1882, pag. 231. — MUNIER CHALMAS e SCHLUMBERGER, 1883; C. R. Acc. Sc, Paris, vol, XCVI, pag. 862. — MUNIER- CHALMAS e SCHLUMBERGER, 1885; Bull. Soc, Géol. France, ser. 3.a, vol. XIII, pag. 297. — SCHLUMBERGER, 1893; t6zdem, ser. 3.a, vol. XXI, pag. 118. (7) MuNIER-CHALMAS, 1882; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a. vol. X, pag. 424. — SCH- -LUMBERGER, 1882 C. R. Assoc. Franc. Av. Sc., Congr. Rochelle, 1882, pag. 230 e 231. — Mu- NIER-CHALMAS e SCLUMBERGER, 1883; C. R. Ac. Sc. Paris, vol. XCVI, pag. 862. — SCHLUM- BERGER, 1905; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.a, vol. V, pag. 116. (8) 1883; C. R. Ac. Sc. Paris, vol. XCVI, pag. 862. — SCHLUMBERGER, 1905; Bull. Soc, Géol. France, ser. 4.a, vol. V, pag. 131. (9) 1883; C. R. Ac. Sc. Paris, yol. XCVI, pag. 862. 118 RIVISTA ITALIANA Periloculina Munier-Chalmas e Schlumberger (1), Lacazina Mu- nier-Chalmas (2), e resulta caratterizzata dall’ aver 1’ apertura del pla- smostraco chiusa dal ¢vematoforo, consistente d’ una lamina dotata di nume- rose perforazioni, somiglianti a quelle della cipolla d’ un innaffiatoio, op- pure di molte trabecole più o meno spinose e contorte che, partendo dall’ orlo della stessa apertura, riunisconsi al centro. Come anche dal. pre- sentare i segmenti costituenti il plasmostraco, completi, ossia provveduti d’ una sorta d’ impiantito, che manca nelle Miliolidi non trematoforate (3); connotato questo, il quale ben potrà rilevarsi dal confronto delle fig. 22 e 23, tav.IX, riprodotte dallo Schlumberger, di cui la prima riguarda la forma mega- losferica d’ una Miliolide trematoforata, la Pentellina chalmasi Schlumb. (4) e la seconda, la forma pure megalosferica della Miliolide non trematoforata con la quale genericamente essa converge, detta Ouingueloculina vulgaris d’ Orbigny (5), ed è forse praticamente il migliore per la distinzione delle due sorta di Miliolidi (6), essendo il trematoforo un organo assai fra- gile e quindi di difficile conservazione, tantochè solo in circostanze speciali è dato osservarlo in forme fossili, ossia quando esse si son potute mante- nere in perfetto stato. Nelle Miliolidi trematoforate non è poi difficile si presentino pure altri caratteri interessanti: p. es. la suddivisione delle loro logge con sepimenti secondari (Fabdularia e Lacazina), la tessitura arenacea del nicchio (.ScAlu7- bergerina) ecc., ma questi, o si limitano a poche specie di esse (suddivi- sione delle logge), ovvero sono comuni con le Miliolidi prive di tremato- (1) 1885; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a, vol. XIII, pag. 308. (2) 1882; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a, vol. X, pag. 472. — 1883; GR Ac Sc ba ris, vol. XCVI, pag. 862. — MUNIER-CHALMAS e SCHLUMBERGER, 1885; Bull. Soc. Géol. France, ser. 3.a, vol. XIII, pag. 314. (3) Cid va inteso cum grano salis, perchè in via eccezionale si riscontra qualche Miliolide trematoforata sprovveduta d’impiantito ne’ primi segmenti, p. es. la Periloculina raincourti ScA- LUMBERGER, forma # (vedasi la fig. 13 dell’ autore, a pag. 124 del Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.2, vol. V, 1905), come qualche Miliolide non trematoforata che di tale impiantito, benchè rudimentale, è invece provveduta negli ultimi segmenti, p. es. la Quingueloculina vulgaris D’OR- BIGNY, forma 8 (vedasi la fig. 14 dello Schlumberger, a pag. 66 delle Mém. Soc. Zool. France, vol. VI, 1893). (4) 1905; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.a, vol. V, pag. 117, fig. 3; pag. 118, fig. 4 € 5; tava linea sate) 3ha. La fig. 22 riprodotta nella unita tav. IX, corrisponde alla fig. 3 citata. (5) 1893; Mém. Soc. Zool. France, vol. VI, pag. 65, fig. 13; pag. 66, fig. 14; tav. II, fig. 65 e 66. La fig. 23 riprodotta nella unita tav. IX, corrisponde alla fig. 13 citata. (6) Si veda alla precedente annotazione num. 3. DI PALEONTOLOGIA foro, laonde, almeno in ogni caso, non possonsi considerare come difteren- ziali. Le poche notizie cui ho accennato, concernenti le loro forme fossili italiane, si debbono all’ egregio dott. P. L. Prever ed all’illustre prof. C. F. Parona, ambedue del R. Museo Geologico di Torino, il primo dei quali citò nel 1905, come contenuta nei calcari nummulitici compresi nella scaglia rossa, nonchè nella scaglia rossa nummulitifera del Monte Tilia presso Leonessa (Aquila), una /dalina sp. (1), assieme a: Bruguierea Virgilio: n. f. » subVirgiliot Prev. » Ficheuri n. f. » subFicheuri Prev. » subeilprini Prev. Laharpeia subBenoisti Prev. » Defrancei d’ Arch. Paronaea Heeri de la Harpe » eocenica n. f. » subeocenica Prev. Ortophragmina Marthae Schlumb. » discus Rut. sp. » Pratti Mich. » cf. Chudeaui Schlumb. » dispansa Sow. » patellaris Schlot. » sella d’ Arch. » Taramellii Mun-Ch. Alveolina oblonga d’ Orb. » frumentiformis Schwag. » cf. ovolum Stache Operculina complanata Defr. » ammonea Leym. Globigerina sp., Orbulina sp., Biloculina sp., Carpenteria sp., laria sp., Nodosaria sp., Pullenia sp., Pulvinulina sp., Clavulina sp. (2). (1) 1905; Atti R, Acc, Sc. Torino, vol. XL, pag. 1 estr. (2) 1905; Atti R. Acc. Sc. Torino, vol. XL, pag. 11 estr, 120 RIVISTA ITALIANA Ed anche nello stesso 1905, egli fece menzione d’ una Zdaliza sp. (1) e della Pentellina strigilata ad’ Orbigny (2), nei calcari a Lepidocicline dei Monti di Bagno (Aquila), contenenti pure, secondo |’ autore : Lepidocyclina Tournoueri Lem. et Douv. » sumatrensis Brady » dilatata Mich. Biloculina sp. (3). In quanto al prof. Parona, egli indicò nel 1907 e nei calcari cereo- chiari, compatti, con piccoli Gasteropodi e Foraminiferi dei Monti di Bagno (Aquila), l’ esistenza dei generi /dalina (4) e Lacazina, quest’ ultimo rap- presentato dalla specie Lacazina antigua (d’ Orbigny) (5) e Lacazina compressa (d’Orbigny) (6), unitamente a forme non specificate di: Textularia Cristellaria Plan 'ispirina Dictvoconus Lituonella (7). facendo però, ed a mio avviso giustificatamente, qualche riserva su gli ultimi due generi. (1) 1905; Boll. Soc. Geol. It., vol. XXIV, pag. 676. In questo luogo l’ autore mi fa un’ osservazione critica riguardante il genere /daZizza (nella nota in calce a pag. 676), così concepita: « Il genere /dadima, contrariamente a quanto afferma Silvestri (vedi in Riv. Ital. di Paleont., vol. XI, fasc. III, la recensione al lavoro: Szdla fauna nummulitica della scaglia dell’ Appennino centrale. Prever P.L.), si trova anche in terreni eocenici (Vedi in Bul!. Soc. Geol. de France, vol. V, ser. 4.a, Schlumberger: Dewazéme note sur les Miliolidees trematophorees) ». Gli ero in debito d’una risposta, ed ora che me ne capita l opportunità, eccogliela: La mia recensione cui egli allude porta la data di pubblicazione del 5 agosto 1905 e fu scritta agli ultimi del giugno dello stesso anno; la memoria dello Schlumberger, presentata alla « Soczeté Géologique de France » il 6 marzo 1905, non comparve in Italia che verso il settembre succes- sivo nel Bull. Soc. Géol. France ; molto più tardi in estratto, perchè il 12 luglio 1905 moriva lo Schlumberger, e la di lui famiglia ebbe nel tempo immediatamente successivo ben altri pensieri che quello di farne invio degli estratti ai corrispondenti dell’ estinto. Potevo io indovinare quando scrivevo la recensione del lavoro del Prever, indovinare quel che sarebbe stato pubblicato poi? Mi attenni alle conoscenze di allora, e per esse avevo per- fettamente ragione, (2) (Pentellina strigillata) 1905; Boll. Soc. Geol. It., vol. XXIV, pag. 676. (3) Ibidem. (4) 1907; Rendic. R. Acc. Lincei, Cl. sc. fis., mat. e nat., ser. 5.a, vol. XVI, sem. 2.9 pag. 231 e 236. (5) Zbidem, pag. 231 e (6) /bidem, pag. 231 e (7) Ibidem, pag. 236. DI PALEONTOLOGIA 121 A queste notizie, relative a formazioni rispettivamente eocenica, oligo- cenica e cretacea, ma di località tutte appartenenti agli Abruzzi, ho il pia- cere di poter aggiungere oggi la seguente segnalazione di M/i/io/idi trema- taforate nell’ eocene della Terra d’ Otranto. Il materiale dove le ho rinvenute è un calcare bruniccio chiaro, com- patto, ad Alveoline, favoritomi dal valoroso conoscitore di quei terreni, il chiar.mo collega prof. C. De Giorgi, che lo rinvenne « da prima in al- cuni massi erratici sulla costa dello Stabilimento di Acque solfuree di Santa Cesaria. Ma poi... anche nel tratto fra la punta della Palascia a SE di Otranto e la Torre di S. Emiliano » (1). Di esso fece menzione nel 1907 il distinto geologo e paleontologo francese dott. R. Douvillé dell’ £cole des Mines di Parigi, però in questi semplicissimi termini: « M. de Giorgi a eu l amabilité de me donner deux échantillons de roches à Alveolines /rès voisines de Alv. subpyrenaica Zeyvm. et provenant: 1.° de S.ta Cesarea [point indiqué sur la carte (2) comme crétacé], 2.° du sémaphore de la Palascia. « La Carte géologique (3) indique, en ce dernier point, un grand déve- loppement de l Focène » (4). Il calcare in discorso è addirittura gremito di bellissime Alveoline, nel cemento di calcite che unisce le quali notansi le Miliolidi ed altri Rizopodi reticolari, commisti a scarsi frammenti di fossili indeterminabili; esso ras- somigliasi molto, tanto faunisticamente quanto pei caratteri litologici, ad una roccia analoga in mio possesso, proveniente dall’ eoceze, con probabilità me- ‘dio, delle vicinanze, di Caltanissetta in Sicilia. I campioni avuti del primo, per la loro compattezza e tenacità, non mi hanno permesso d’ isolarne i fossili contenutivi, che ho dovuto quindi studiare nelle sezioni litologiche. L’ ac- cenno a questo fatto significa già da per sè stesso che alle mie determina- zioni non sono al caso di dare un valore assoluto, ma semplicemente rela- tivo, però, ciò soltanto in quanto si riferisce alla specie, essendo sicuro, salvi pochissimi casi i quali mano a mano indicherò, d’ aver ben ricono- sciuto i generi. D’ altronde, scopo primo del presente scritto si è quello di porre in evidenza il rinvenimento di Miliolidi trematoforate in certa for- mazione della Terra d’ Otranto, ed esso io credo di poter provare in modo (1) Informazioni avute dalla cortesia del prof. De Giorgi. (2) Allude probabilmente alla Carta Geologica da’ Italia nella scala di 1 a 100,000, foglio num. 215 (Otranto) e num. 223 ( Zricase); Roma, 1904. (3) Zdem, idem. (4) Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.a, vol. VI (1907), pag. 633, % D. 122 RIVISTA ITALIANA ineccepibile, mediante le fotografie originali che produco, cui unisco questi brevissimi cenni descrittivi. PENTELLINA Munier-Chalmas e Schlumberger (1882). I. — Pentellina chalmasi Schlumberger. (Mav. sXe: fig hr, 234304, 5 e225) Pentellina Chalmasi Schlumberger, 1905; Bull. Soc. Géol. France, se- rie 4.2, vol. V,. pag. 117, fig. 35 pag. 118, fig. 4 e 55 tav. iemeneen ea: Sebbene differenti tra loro e dalla fig. 3, pag. 117, dello Schlumber- ger (loc. cit.), qui riprodotta nella fig. 22, tav. IX, parmi non possano staccarsi dalla forma megalosferica della Pentellina chalmasi, le sezioni tra- sversali delle mie figure 1, 2, 3 e 4, tav. IX, nessuna delle quali passa con esattezza pel centro della loggia iniziale. Quella che maggiormente vi s’ approssima è la fig. 3, ed è proprio questa la quale più delle altre ri- corda la suddetta, però le carene esterne dei segmenti interni non vi si osservano tronche come nel tipo. Un caso favorevole mi ha fatto ottenere anche la sezione longitudi- nale della fig. 5, e questa, pur non passando con precisione pel centro indi- cato, nè coincidendo col piano di simmetria, ritengo conforti la mia dia- gnosi, perchè adattasi non soltanto alla fig. 3 precitata dello Schlumber- ger, ma financo alle fig. 31 e 31a, tav. II, di questi (doc. cit.). E la specie chalmasi, la Pentellina più frequente nel calcare preso in esame; misura al massimo la lunghezza di 1,25 mm. Si conosceva tale specie nei calcari sevoniani dello stagno di Berre presso le Martigues, in Francia. 2. — Pentellina strigilata Schlumberger. (Dave X= she. s60e-7-.) Ouinqueloculina strigillata d’Orbigny, fide Schlumberger, 1905; Bull. Soc; Géol.” France, ser. 4:2,.vol:_V,) pas. 124. Pentellina strigillata d’ Orbigny. — Schlumberger, 1905; Bull. Soc. Geol. France, ser: 4.°, voli V, pag. 124; pag. 125, fic. 15) space me2os fig. 16 e 17; tav. II, fig. 35, 35a e 35b. — Prever, 1905«)Bolle Soe: Geol. It., vol. XXIV, pag. 676. DI PALEONTOLOGIA 123 Lo Schlumberger assegna la paternità della Pentellina strigilata al d° Or- bigny, essendo sinonima, secondo lui, di « Quingueloculina strigillata », denominazione la quale, a quanto io sappia, non fu mai adoprata dal se- condo degli autori nominati, cui però devesi l’altra di 7vz/oculina stri- gilla (1), modificata poi da lui stesso in « 7riloculina strigillata » (2). Così fu mantenuta dal Terquem (3), quindi corretta giustamente dal Fornasini in Triloculina strigilata (4). Ed è proprio a questa specie, a giudicare dalle figure del d’ Orbigny che la riguardano pubblicate dal Fornasini (5), e da quelle del Terquem (6), in confronto con le fig. 35, 35a e 35b, tav. II, dello Schlumberger (/oc. cif.), che questi volle alludere, però, a parer mio, erroneamente. Ed in vero: in primo luogo essa era stata data precedente- mente, e cioè nel 1882, dal Munier-Chalmas, come tipo del genere 772/- Zina (7), distinto e per il medesimo Schlumberger dal Pentellina, ed in se- condo, le figure del d’Orbigny ce la dimostrano somigliante, si, pei carat- teri esterni, i soli di cui il d’ Orbigny si occupò, alla Pentellina strigilata secondo lo Schlumberger, ma anche dotata d’ orifizio semplice guarnito di dente lineare, e non d’ orifizio trematoforato, ossia vera 77i/oculina e non Pentellina, e neanche 7yi/lina. Quindi, non potendo, allo stato attuale delle mie conoscenze, ammettere un errore iniziale per parte del d’ Orbigny, mi conviene attribuirne uno successivo d’ interpretazione al Munier-Chalmas, ed un altro ancora allo Schlumberger; la Pentellina strigilata del quale gli va attribuita come specie nuova. Con qualche dubbio, non avendo potuto scorgere in esse le denticola- zioni marginali, determino per Pentellina strigilata le sezioni trasversali riprodotte nella tav. IX, con le fig. 6 e 7, che, nella struttura, me ne ri- cordano abbastanza bene la forma megalosferica, di cui nella fig. 15, pag. 125, dello Schlumberger (/oc. cif.). La mancanza delle denticolazioni, che significano sottili costole longitudinali all’ esterno del nicchio, non è inve- (1) Triloculina strigilla d’ ORBIGNY, 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 300, num. 13. {Planches inédites, tav. III). (2) Trtloculina strigillata d’ CRBIGNY, 1850; « Prodrome Paléont. », vol. II, pag. 409, num. 1357. (3) Triloculina strigillata d’ ORBIGNY. — Terquem, 1882; Mém. Soc. Geol. France, serie 3.a, vol. II, mem. 3.a, pag. 169, num. 15, tav. XXV, fig. 25 a-c. (4) Triloculina strigilata d’ ORBIGNY. — Fornasini, 1905; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, serie 6.a, vol. II, pag. 60, tav. I, fig. 7,7a e 7b (dal d’ ORBIGNY). (5) Le suddette. (6) Le sopra citate. (7) Bull. Soc. Géol. France; ser. 1.a, vol. X, pag. 424; 124 RIVISTA ITALIANA rosimile, anzi è probabile sia una semplice apparenza, dovuta alle condi- zioni di fossilizzazione, trattandosi di denticolazioni assai minute. Nella mia fig. 6 si nota un singolare sdoppiamento in taluni punti delle pareti interne, per distacco dell’ impiantito d’un segmento dal soffitto di segmenti precedenti e, sembra, con costituzione di nuove logge. Questa specie è mediocremente frequente nei miei materiali, dove rag- giunge il diametro di 1,38 mm. In Italia è stata citata nei calcari ch’ io ritengo sazzozsiani, contenenti anche /dalina sp., Lepidocyclina tournoueri Lemoine e Douvillé, L. sumatrensis (Brady), £. dilatata (Michelotti), ecc., dei Monti di Bagno nell’ Aquilano; in Francia, nel /ufeziazo del bacino di Parigi, come a Parnes, Chaussy, Grignon, Neauphles, ecc. (1). FABULARIA Defrance (1820). 3. — Fabularia*‘? sp. Unica e strana sezione lenticolare, lunga circa 1,3 mm., che sembra la sezione longitudinale d’ un nicchio dotato d’ avvolgimento biloculinare, ma portante tramezzi interni, e non avente raddoppiamento di pareti. Le con- dizioni di fossilizzazione non son buone, quindi la fotografia avrebbe detto poco; in quanto al disegno, avrei dovuto mettervi qualcosa di mio per renderlo intelligibile: ho preferito astenermi dal presentare e l’ una e l’ al- tro, in attesa che, rinnovando le ricerche, un caso favorevole mi metta sott’ occhio sezioni con le quali possa completar lo studio d’ una forma che spetta certamente a specie nuova, e forse anche a genere nuovo. Per ora mi sembra, tra i generi ch’ io conosco, di doverla avvicinare al Fabu- laria. Descritte così, succintamente, le Miliolidi trematoforate di cui mi pre- meva mettere in chiaro |’ esistenza, nel calcare bruniccio chiaro ad Alveo- line sopra indicato, crederei di lasciar incomplete queste ricerche se non m'’ interessassi anche a stabilire la loro età geologica, che desumerò, giac- (1) I sostenitori dell’ eocenicità delle Lepidocicline potranno trovare in quanto sopra un nuovo argomento in favore delle loro vedute, ma io non credo dovervi dare pel momento so- verchia importanza. Mi basti per ora il far sapere che non mi è sfuggito; in seguito lo discu- terò. DI PALEONTOLOGIA 125 chè lo posso, valendomi oltre che dei dati d’ habitat geologico i quali le riguardano, anche di quelli ricavabili dalle forme più comuni o meglio de- terminabili, cui, assieme ad Orbitoides ? sp. (in scarsi frammenti con pro- babilità rimaneggiati dal cretaceo dordoniano (1)), Teatularia sp. (rara, al- lungata ed appuntita, quindi forma 2), Linderina sp. (rara, forma di 2,5 mm. ricordante quelle del cretaceo superiore), Aofalia sp. (rara, megalo- sferica, avente il diametro di appena e circa 2 mm., ecc.), s’ accompagnano. E dette forme mi resultano come segue. SPIROLOCULINA d’ Orbigny (1826). 4. — Spiroloculina angulosa d’ Orbigny. (Raw: DXos fig. S52) Spiroloculina angulosa d' Orbigny, 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 298, num. 9. (Planches inédites, tav. II, fig. 2). — Fornasini, 1904; Mem. Ri; Acc. Se. Bologna, ser. 6-2, vols 1, pag-5, tave I, fie. 08; 8a (dal d’ Orbigny). Spiroloculina limbata d° Orbigny. — (Pars) Brady, 1884; Report Chal- lenser,, Zool-, vol. IX, pag. 150, tav. LX) fig. 17 (non fig. 15. e 16): Dalla sinonimia di questa specie sono da escludersi la Spiroloculina angulosa a’ Orbigny secondo il Terquem (2), e la Spirvoloculina angulosa Terquem (3), perché ambedue, sebbene il Terquem avesse avuto cono- scenza delle figure inedite dal d’ Orbigny, della Spiroloculina angulosa di questi (vedasi la sinonimia), pubblicate poi, ma soltanto 78 anni dopo dal Fornasini (zdem), rappresentano a mio avviso forme della .Spiroloculina exca- vata d’° Orbigny (4). Affine alla ‘Sf. angulosa d’ Orb. è piuttosto la .Spiroloculina limbata d’ Orbigny (5), che ne differisce principalmente pel margine convesso e (1) La presenza di questo sottopiano negli stessi paraggi del calcare suddetto, ho potuto constatare per mezzo d’ Orbitoides (stricto sensu, p. es. O. media d’ ORB.) e di Omphalocyclus (il macropora LAMCK.), contenuti in altri calcari, stratigraficamente sottoposti a quello indicato. (2) 1878; Mém. Soc. Géol. France, serie 3.a, vol. I, mem. 3.a, pag. 53, tav. X, fig. 7 a-b. (3) 1881; Ess. Class. Anim. plage et env. Dunkerque, fasc. 3.0, pag. 132, tav. XVII, fig. ga-b. (4) 1846; Foram. foss. Vienne, pag. 271, tav. XVI, fig. 19-21. (5) 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 299, num. 12. — FORNASINI, 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 6.a, vol. I, pag. 6, tav. I, fig. 11 e 11a (dal d’ Orbigny). 126 RIVISTA ITALIANA non piano, ed il dente di cui è dotato I’ orifizio, lungo, sottile, lineare, an- zichè corto e bifido. Se non fosse per |’ asimmetria del nicchio della .Spirol/oculina tnaequila- feralis Schlumberger (1), starei ad identificare la mia sezione fig. 8, tav. IX, con quella d’ un suo individuo microsferico, cui corrisponderebbe perfettamente nei dettagli strutturali (cfr. la citata fig. 8 con la fig. 3, pa- gina 60, dello Schlumberger; /oc. cit.), ma essendo invece la mia sezione simmetrica, non posso che attribuirla, tenuto conto del limitato numero di logge le quali dimostra, delle condizioni delle sue facce, della terminazione quasi piana dei margini, e della sua sagoma, alla .Spiroloculina angulosa. del d’ Orbigny, quale resulta dalle fig. 8 ed 8a del Fornasini (v. la sino- nimia), e da esemplari recenti in mio possesso che, per mezzo di esse, son riuscito a riconoscere. È questa specie rarissima nel calcare considerato, dove il suo diame- tro traverso maggiore misura 0,4 mm., e di altri /adztat bene accertati non conosco che il recezze del Mar Mediterraneo. ORBITOLITES Lamarck (1801). 5. — Orbitolites complanata Lamarck. (Day, EXE tire tto.) Orbitolites complanata Lamarck, 1801; Syst. Anim. sans Vert., pag. 376. Defrance, 1825; Dict. Sc. Nat., vol. XXXVI, pag. 294; Atlas, Zooph., tav. XLVIII, fig. 2. — D’ Orbigny, 1850; Prodrome Paléont. stra- tigr., vol. II, pag. 405, num. 1295. — D’ Orbigny, 1852; Cours. élém. Paléont. et Géol. stratigr., vol. II, fasc. 2.°, pag. 755, num. 1295. — D’ Archiac e Haime, 1854; Descr. Anim. foss. groupe numm. Inde, pag. 350, tav. XXXVI, fig. 19: — Carpenter, 1856; Phileiranss Roy. Soc., vol. CXLVI, pag. 224, tav. VI, fig. 1o:e TtIL'—#Zitiel 1883; Zraité de Paléont., vol. I, pag. 78, fig. 14:4; pag. 79, fig. 15 a-b. — Munier-Chalmas, 1891; Étude Tith. Crét. et Tert. du Vicentin pag. 47, 51 e 53. — H. Douvillé, 1902; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.", vol. II, pag. 296, fig. 6. — Fritel, 1903; Paléontologie, pag. 18, num. 1, fig. 9 e ga. — Checchia-Rispoli, 1907; Giorn. Sc. Nat. (1) 1893; Mém. Soc. Zool. France, vol. VI, pag. 60, fig. 3, tav. IV, fig. 84-86. DI PALEONTOLOGIA 127 ed Econom., Palermo, vol. XXVII, pag. 5 estr., num. 28 (1). — Di Stefano, 1907; Rendic. R. Acc. Lincei, Cl. sc. fis. mat. e nat., ser. 5.*, vol. XVI, sem. 1°, pag. 269. Orbulites complanata Lamarck, 1816; Hist. nat. Anim. sans Vert., vol. II, pag. 196. — Lamouroux, 1821; Expos. méth. Genres Ordre Poly- piers, pag. 45, tav. LXXIII, fig. 13 e 16. Orbitulites complanatus Lamarck. — Bronn, 1853-56; Lethaea Geogno- sito, ediz- 3-*, vol. [ll spas. 254, tava eX fis) 22/a-b. Orbitoides complanata Lamarck. — Hébert e Munier-Chalmas, 1878; C. R. Ac. Sc. Paris, vol. LXXXVI, pag. 1487. Orbitulites cf. complanata Lamarck. — Schwager, 1883; Palaeontogra- phica, vol. XXX, pag. 90, tav. XXIV, fig. 1oa-e. Orbitulites Pharaonum Schwager, 1883; Palaeontographica, vol. XXX, pag. 91, tav. XXIV, fig. 9a-e. Orbitolites complanatus Lamarck. — Harris e Burrows, 1891; The Eocene and Olig. beds Paris basin, pag. 15. — Oppenheim, 1896; Zeitschr. deutsch. geol. Gesellsch., vol. XLVII, pag.38. — H. Douvillé, 1905; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.2, vol. V, pag. 34, 36, 38, 43, 46 e 52. — Schlumberger ed H. Douvillé, 1905; ibidem, ser. 4.*, vol. V, pag. 297. -- H. Douvillé, 1906; 75îdem, ser. 4.2, vol. V (1905), pa- gina 658. — H. Douvillé, 1906; zbzdem, ser. 4., vol. VI, pag. 17, 18, TO20, 22% 26, 27, 95 e 50° — Ra) Douvillé, 1906; Ann. Paléont., Boule, vol. I, pag. 62. — Munier-Chalmas, 1907; Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.*, vol. VI (1906), pag. 508. — Fabiani, 1908; Mem. Soc; It: Scienze (dei XL), ser. 3®; vol. XV, pag. 77. Orbitolites sp. Trabucco, 1895; Boll. Soc. Geol. It.., vol. XIV, pag. 34, fig. 4. i Orbitulites sp. « forma 2 » Marinelli, 1902; Descr. geol. dintorni Tar- cento nel Friuli, pag. 178. Di grande importanza era pel problema che mi son proposto, di valu- tare l’ età geologica della formazione contenente il calcare bruniccio chiaro ad Alveoline, che racchiude le Miliolidi trematoforate sopra descritte, la determinazione esatta dell’ Orbifolifes in esso mediocremente comune, e, (1) Il diametro di 50 mm., dato dal Checchia-Rispoli per la forma dei dintorni di Baghe- ria (Palermo), da lui attribuita a questa specie, fa nascere qualche dubbio sull’ esattezza della diagnosi, non avendola l’ autore figurata. 128 RIVISTA ITALIANA per quanto si trattasse di frammenti sparsi nella roccia, dei più cospicui dei quali do, con le fig. 9 e 10, tav. IX, le fotografie, mediante ripetute se- zioni litologiche ed accurato esame di queste, mi par d’ esservi riuscito, identificandola con la specie complanata del Lamarck. D'altronde, non tanto dalla fig. 10, sezione un po’ obliqua rispetto ad un piano meridiano, quanto dalla fig. 9, frammento della equatoriale, ben ne risultano i carat- teri distintivi, i quali chiunque potrà verificare a suo agio. Non essendovi poi dubbio che le maglie determinate dalie loggette del piano equatoriale siano d’ Orbitolites, e non di .Sorites o di Praesorites, e che quelle delle loggette prossime alla superficie non siano di J/arginopora, qualora si tenga presente |’ affermazione di H. Douvillé, finora non smentita in modo pre- ciso, a quanto mi resulta, da nessun autore (1), che del genere Orbifolites « On ne connait encore qu’ une seule espèce.... 0. complanata du calcaire grossier moyen » (2), ne resta pienamente confermata da ciò la mia dia- gnosi. I frammenti meno incompleti degli esemplari di cui m’è capitata sot- t’ occhio la sezione, attesterebbero per essi un diametro di almeno 3,45 mm. Gli habitat sin qui conosciuti della specie in discorso son molti, ma limitandomi a quelli o, a mio parere, meglio accertati, ovvero maggior- mente interessanti, li posso riassumere così: In Italia essa è stata indicata nei calcari /ufeziani del Monte Campeon, nei dintorni di Tarcento (Friuli); nei calcari e tufi, pure /u/eziazi, del Vi- centino, e per precisare: ad Alveoliua heberti Munier-Chalmas e Sch- lumberger, A. postalensis Mun.-Chalm. e Schlumb., A. vallecen- sis Mun.-Chalm. e Schiumb., Ampullina cochleata (Hantken), Ce- vithium pulliense Mun.-Chalm., del Monte Postale; ad Alveolina ilario- nensis Mun.-Chalm., A. giovanniensis Mun.-Chalm., Orthophrag- mina patellaris (Schlotheim), O. fenella (Giimbel), Guembelia crassa (Boubée) (3°, Paronaea complanata (Lamarck,) P. murchisoni (Brun- ner), Assilina spira (De Roissy), di Val Ciupio nei dintorni di S. Gio- (1 In modo un po’ vago, si, p. es. da O. Marinelli, che nella sua « Descrizione geologica dei dintorni di Tarcento in Friuli » (Pubbl. R. Istit. Studi sup. di Firenze, 1902), a pag. 178 fa cenno di due Orbitulites sp., di cui una, quella indicata nella sinonimia di cui sopra, credo sia identificabile all’ Orbrtolites complanata LAMCK., ma |’ altra potrebbe esser altra cosa, essendo sembrata all’ autore « di specie diversa » dalla prima. (2) Bull. Soc. Géol. France, serie 4.a, vol. II (1902), pag. 297, (3) Questo nome è preferito da H. Douvillé per designare la forma £, cui corrisponde per forma A la Guembelia lucasana (DEFRANCE), 0 G. lenticularis (FicHTEL e MOLL) ; già detta dagli autori: Nwmmulites perforata o perforatus D’ ORBIGNY, oppure Nummulites 0 Guembelia spissa (DEFRANCE), ovvero Nummulites o Guembelia aturica (JOLY e LEYMERIE). DI PALEONTOLOGIA 129 vanni Ilarione; ad Alveolina ilarionensis Mun.-Chalm., Guembelia crassa \Boub.), Assilina spira (De Roissy), Ranina marestiana Konig, He- _ patiscus neumayri Bittner, ecc. di Monte Pozza; ad Alveolina ilarionen- sts Mun.-Chalm., Orthophragmina patellaris ‘Schloth.), O. tenella (Giimb.), Guembelia crassa (Boub.), Assilina spira (De Roissy), Echinolampas falloti Mun.-Chalm., £. vassenri Mun.-Chalm., della fontana di Busa del Prato; ad A/veolina larva (Defrance)(1) di Rivagra ; ad Orthophragmina pratti (Michelin), O. sella(D’ Archiac), Paronaea biaritzensis (D’ Arch.), P. contorta (Deshayes), P. striata (d’ Orbi- gny), Guembelia crassa (Boub.), G. lenticularis (F. e Moll), G. rouaulti (D’ Arch. ed Haime), Laharpeia brongniarti (D’ Arch. ed Haime), Oxyrhina desori Agassiz, Odontaspis hopei Agass., ecc., dei Monti Be- rici e del Gazzo. Inoltre è contenuta nella brecciola nummulitica ad Ortho- phragmina nummulitica (Gimbel), A/veolina subdepressa Trabucco, Nummulites sp., ecc., dei Monti del Chianti in Toscana, assegnata all’ ipre- siano, ma ch’io giudicherei //eziaza. E comparisce anche, in abbondanti esemplari di grandezza eccezionale (2), in un calcare compatto, bianco o bianco ceruleo, /u/eziazo, del Colle Corvino nei dintorni di Bagheria (Pa- lermo), in unione ad: Alveolina ellipsoidalis Schwager, A. lepidula Semw., 4.5 dblonge d Orbigny, As larva (Defr.),\ A. fornasimi Checchia-Rispoli, A. zitteli Checchia, A. gigantea Checchia (3), (1) Anche questo nome è preferito da H. Douvillé, al luogo dell’ altro d’ Alveolina elon- gata d’ ORBIGNY, per quella grande Alveolina fusiforme di cui l’ A. dosciz d’ Ors. del bacino di Parigi, sembra rappresenti una varietà nana, e pei seguenti motivi che, ad onta |’ illustre paleon- tologo francese non abbia tenuto conto d’ una pubblicazione del nostro Fornasini, nelle Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 6.4, vol. I (1904), pag. Is, dove nelle fig. 14 e 14a della tav. IV trovansi riprodotti i disegni originali del d’ ORBIGNy, riguardanti la sua A/veolina elongata del 1826, mi sembrano accettabili, a norma della legge di priorità. Dice il suddetto, a proposito dell’ A. larva, « Cette espèce estl' Alv. elongata de a’ Orbigny, 1820 (Tableau méthodique de la classe des Céphalopodes, Ann. sc. nat., t. VII), qui n'a été ni decrite ni figuree, mais porte seulement l' indication de Valognes, comme localité d’ origine, Elle avait été nommée des 1816 par Defrance (Dict. sc. nat., 4 /, supplt, f. 137), avec la description sutvante : « on trouve dans les faluniéres de Valognes une autre espece .... elle est lisse, a extrémites pointues et sa longueur est quelquefors de 18 millimétres. Je lui ai donne le nom d' Alveolites larva ». Cette definition est certainement meilleure que celle de d' Orbigny ». (Bull. Soc. Géol. France, se- rie 4.a, vol. VI (1906), pag. 18, in nota). (2) V. ante, V annotazione in calce a pag. 129. (3) Io dubito, date le dimensioni eccezionali di 100 mm. di lunghezza con ro di larghezza, che possa trattarsi per questa specie d’ una Zoftusia simile alla ZL. persica CARPENTER e BRADY od alla LZ. morgant H. DOUVILLE, anzichè d’ una vera Alveolina. Non resulta che l’autore, cioè il Checchia-Rispoli, siasi interessato all’ esame della struttura e tessitura del plasmostraco, la quale potrebbe riservar delle sorprese. RIVISTA ITALIANA Flosculina decipiens Schw., F. pasticillata Schw., Orthophragmina pratti (Michelin), O. sella (D’ Arch.), O. dispansa (Sowerby), Paronaea complanata (Lamck.), P. fchthatcheffi (D’ Arch.), P. discorbina (Sch- lotheim), P. subdiscorbina (De La Harpe), P. biaritzensis (D’ Ar- ch.) (1), /. guettardi (D’ Arch. ed Haime), Bruguieria laevigata (Brug.), Guembelia lenticularis (Fichtel e Moll), G. crassa (Boub.), G. subgarganica (Tellini), Laharpeia molli (D’ Arch.), Assilina ea- ponens (Sow.), A. spira (De Roissy), A. subspiva De La Ho, Ay sicula Checchia. In Francia, |’ Orbitolites complanata, tranne che a Saint-Estéphe, nel bacino di Bordeaux, dove persiste fino nel bartoniano, e nell’ Aude e nel- ’ Hérault, in cui comincia, assieme all’ Alveolina oblonga d’ Orbigny ed all’ A. ovoidea d’ Orb., fin dal luteziano inferiore o dall’ ipresiano supe- riore, presentasi costantemente nel /ufezianzo medio, e ne è fossile carat- teristico; così: nel « calcaire grossier moyen » di Grignon, Chaumont, Lattainville, Mouy, Lierville, Pauliac (Gironde), dei dintorni e del bacino di Parigi, dov'è molto comune; nel calcare a Aruguieria laevigata (Bru- guiére), dlveolina, Fabularia, ecc., di Luzancy; negli strati ad A/veolina larva (Defr.) del Cotentin; nei calcari a Guembelia crassa (Boub.), G. lenticularis (Fichtel e Moll), Laharpeia brongniarti (D’ Arch.), Paro- naea complanata (Lamck.), P. diaritzensis (D’ Arch.), Assilina spira (De Roissy), Assilina granulosa {D’ Arch.), Alveolina larva (Defr.); Orthophragmina marthae Schlumberger, 7ubulostium spirulaeum (Lam: ck.), e Velates schmiedeli Chemn., di Peyreblanque, Barthes ad O di St. - Barthélemy, Peyrehorade, del fondo del vallone presso Nousse (comune di Gamarde), di Donzacq, Gibret, Bastennes, ecc., nel bacino dell’ Adour. Negli strati a Paronaea biaritzensis (D’ Arch.) della punta delle Vallières. Nei calcari ad /dalina berthelini Schlumb., Periloculina raincourti Sch - lumb., A/veolina larva (Defr.), A. boscii (Defr.), Lituonella roberti Schlumb., abbondanti Laharpeia brongniarti (D’ Arch.), Paronaea biaritzensis (D’ Arch.), della Basse-Loire. Nel calcare ad Alveolina del bacino prepireneico in genere, ed in quelli ad A/veolina larva (Defr.) e Lituonella roberti Schlumb., di Suzac; a Miliolidi, Alveolina larva (Defr.), A. bosciî (Defr.), Lituonella roberti Schlumb., Paronaea (1) L’ ortografia esatta del nome specifico riterrei fosse questa e non « diarritzensis » come si adotta dagli autori moderni. E noto che la Paronaea biaritzensis (D’ ARCH.), forma B, fa coppia nella sua specie con la P. gwettarti (D’ ARCH. ed Haimr), forma A, ed è detta anche Nummulites o Paronaea atacica (Leymerie). — DI PALEONTOLOGIA 151 guettardi (D’ Arch. ed Haime) di Saint-Palais (le-Bureau) presso Ro- yan (Charente), nel bacino d’ Aquitania. E finalmente nei calcari ad A/veo- lina boscii (Defr.), Bruguieria laevigata (Bruguiere), Laharpeia tuber- culata (Brug.), del bacino franco-belga; come a Forét, Melsbroek, As- sche ecc., nel Belgio. In Egitto, è frequente nei calcari e calcari marnosi 29resiazi (piano libico) ad Alveolina di El-Guss-Abu-Said, Mer, Minieh e Siut. Nell’ India, è rara nel calcare giallo eocenico della catena d’ Hala nel Sind. ALVEOLINA d’ Orbigny (1826). 6. — Alveolina ovoidea d’ Orbigny (Tavicie-io 11,12, (130 2929.) « Numismale » Deluc, 1802; Journ. Phisique, vol. LIV, pag. 179, tav. I, MosmrEte 12: Alveolina ovoidea ad’ Orbigny, 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 306, num. 3. — D’Orbigny, 1850; Prodrome Paléont. stratigr., vol. Il, pag. 336, num. 690. — D’ Orbigny, 1852; Cours éelém. Paléont. et Géol. stratigr., vol. II, fasc. 2.°, pag. 732, num. 690. — Figuier, 1873; Ocean World, pag. 82, fig. 15. — Seguenza, 1873; Boll. R. Comit. Geol. It., vol. IV, pag, 259 e 260. — Stache, 1899; Abhandl. k. k. geol. Reichsanst., vol. XIII, pag. 158. — Seguenza, 1880; Mem. Ree Aces Wincer, Close fis:,, mate © nat. sem, 32) vol. Vil, page 30; num. 4. — Fornasini, 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 64, vol. I, pag. 15, tav. IV, fig. 12, 12a (dal d’ Orbigny). — Lemoine, 1907; Bull. Soc. Géol. France, ser. 44, vol. VII, pag. 39. Alveolina subpyrenaica Leymerie, 1844; Mém. Soc. Géol. France, se- ne 22, vol. I, pag. 359, tav. XIII, fig. ‘gla-c- — Leymerie, 1845; Bull. Soc. Géol. France, ser. 24, vol. II, pag. 18 e 22. — H. Dou- villé, 1906; Bull, Soc. Géol. France, ser. 42, vol. VI, pag. 26 e 27. — R. Douvillé, 1906; Ann. Paléont., Boule, vol. I, pag. 61 e 65. — Carez, 1907; Bull. Soc. Géol. France, ser. 44, vol. VII, pag. 256. — Lemoine, 1907; Bull. Soc. Géol. France, ser. 42, vol. VII, pag. 39. Sono d’ avviso che, avendo il d’ Orbigny messo il genere /ascrolites del Parkinson, il quale rimonta al 1811 (1) nella sinonimia del proprio detto (1) 1811; Organ. Rem. former World, vol. III, pag. 158, tav. X, fig. 28-31. — 1822; Zr- trod, Study foss. organ. Rem., pag. 167, tav. VI, fig. 14. 132 RIVISTA ITALIANA Alveolina, portante la data posteriore, del 1826 (1), nel citare a proposito della sua Alveolina oblonga (2) perfino le figure 28 e 31 dello stesso Par- kinson (3), si debba restituire a questi la precedenza, ed in tal senso si regolarono Sowerby (4) e Carter (5), ma essendovi stato dopo di loro un ritorno per parte degli autori alla nomenclatura del d’Orbigny, gradirei conoscere, avanti d’ attenermi a detto partito, Il’ opinione altrui sull’ oppor- tunità o meno di rimetter le cose a posto. Molto scarse son le conoscenze che si posseggono sulla struttura delle Alveoline (6), e pertanto la loro determinazione per mezzo delle sezioni, l’unica di cui mi possa valere nel mio caso, è un po’ aleatoria, perchè sotto lo stesso nome è probabile si siano comprese dagli autori forme strut- turalmente diverse, e sotto nomi diversi, forme strutturalmente identiche, inoltre poco essi hanno tenuto in considerazione il dimorfismo specifico, che pur ha tanta parte nell’ esatta nomenclatura delle specie. Ormai s’ im- pone una revisione delle Alveoline pubblicate. In attesa essa avvenga, è nel momento molto difficile di pronunziarsi in merito al valore delle cosidette specie costituenti quel gruppo d’ Alveo- line la cui configurazione offre tutti i passaggi dalla forma cilindroide a ter- minazioni tonde, quali p. es. |’ Alveolina oblonga ad’ Orbigny (7), VA. canavarti Checchia-Rispoli (8) ecc., prima alla ovalare, come p. es. I’ A. ovoidea A’ Orbigny (9), lA. ellipsoidalis Schwager (10), |’ A. cfr. ob- longa d’ Orb., secondo il Checchia-Rispoli (11), VA. ciofaloî Checchia- (1) Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 306, gen. 4.9 (2) 1826; ibidem, pag. 306, num. 4. (3) Zoc. cit. (4) Fasciolites elliptica SowERBY, 1857; Trans. Geol. Soc. Lond., ser. 2.a, vol. V (1840), pag. 327, fig. 7 e 9; tav. XXIV, fig. 17 e 17 a. (Corrisponde all’ Alveolina oblonga a’ ORBIGNY). (5) Fascicolites (per Fasciolites) elliptica PARKINSON. — Carter, 1853; Ann. and Mag. Nat. Hist., ser. 2.a, vol. XI, pag. 171, tav. VII, fig. 17. — Carter, 1853; Journ. Bombay Br. R. Asiatic. Soc., vol. V, pag. 134, tav. II, fig. 17. — Carter, 1857; Geol. Papers Western India, pag. 452, tav. XVIII, fig. 17. (6) Un buon lavoro illustrativo, morfologico e strutturale, dopo l’ ottimo dello SCHWAGER (del 1883; vedasi la bibliografia a pag. 147) è stato pubblicato nel 1905 (ved. la bibliografia a pag. 143) dal CHkccHIA-RispoLI, ma ambedue richiederebbero d’ esser completati. Mi pro- pongo anzi di far ciò per quello del Checchia-Rispoli, possedendo gli stessi materiali sui qnali egli lavorò, ed anche in gran parte preparati. (7) 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 306, num. 4. — Fornasini, 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 6.a. vol. I, pag. 15, tav. IV, fig. 13 e 13 a (dal d’ ORBIGNv). (8) 1905; Palaeontogr. Ital., vol. XI, pag. 159, tav. XII, fig. 19-25. (9) Zoc. cit. nella sinonimia. (10) 1883; Palaeontographica, vol. XXX, pag. 96, tav. XXV, fig. ra-g e 2 a-c, — Checchia- Rispoli, 1905; Palaeontogr. Ital., vol. XI, pag. 155, tav. XII, fig. 1. (11) 1905; Palaeontogr. Ital., vol. XI, pag. 158, tav. XII, fig. 6207: DI PALEONTOLOGIA 133 Rispoli (r), ecc., quindi alla ellittica, rappresentata p. es. dall’ A. /epi- dula Schwager (2), dall’ 4. ellipsoidalis Schw. var. lepidula Schwag. secondo il Checchia-Rispoli (3), dall’ A. cremae Checchia-Rispoli (4), ecc. (5). Ma accettandole in via provvisoria quali specie veramente distinte, cosa ch’ io non ritengo troppo esatta, debbo dire che per |’ A/veolina ovot- dea d’ Orbigny, di cui ora intendo occuparmi, si presenta una curiosa questione di priorità: il d’ Orbigny, come gli accadde per moltissime altre specie, si limitò nel 1826, epoca alla quale essa rimonta, a darne il nome e le località dov’ era stata rinvenuta, rimettendosi a figure del Deluc, e successivamente, ossia nel 1850 (vedasi per le presenti indicazioni la sino- nimia prodotta), aggiunse altri Aadzfat, e vi mise in sinonimia 1’ Alveolina subpyrenaica del Leymerie, senza unirvi neanche un rigo di descrizione. Se la specie in questione si potè riconoscere, essendone state accessibili a pochi le figure originali del d’ Orbigny, pubblicate solo nel 1904 per cura del Fornasini, e quelle del Deluc che le precedettero in ordine di data (1802), lo fu per merito del Leymerie, cui dovrebbesi dar dunque la prefe- renza nella nomenclatura, dicendosi: A/veolina subpyrenaica Leym., anzi- chè A. ovoidea d’ Orb.; ma l’identificazione fatta dal d’ Orbigny della sua con la forma del Leymerie non va oltre l’ aspetto esterno. Struttural- mente sussiste dessa? Non mi è stato conceduto accertarmene, nè mi re- sulta che altri vi sia riuscito, laonde giudico prudente attenermi, sia pure precariamente, al nome del d’ Orbigny, perchè alle di lui figure, pubbli- cate come ho esposto dal Fornasini, riprodotte nell’ unita tav. IX, ai nu- meri 28 e 29, e specialmente alla 12, secondo la numerazione imposta loro da questi (la 28 della mia tavola), riferisco delle sezioni osservate, e che vi si adattano piuttosto bene, una delle quali ho riprodotto nella fig. rr, tav. IX. Essa è quasi parallela ad un piano meridiano, ma prossima ad un piano tangente; sebbene non vi si scorga la loggia iniziale, la giudico megalosferica, appartenendo ad esemplari megalosferici tutte le altre sezioni (1) 1905; t6tdem, pag. 157, tav. I, fig. 16-18. (2) 1883; Palaeontographica, vol. XXX, pag. 98, tav. XXV, fig. 3 a-g. (3) 1905; Joc. cit., pag. 156, tav. XII, fig. 2. (4) 1905; ibidem, pag. 156, tav. XII, flg. 3-5. (5) In questo gruppo d’ Alveoline potrebbero farsi entrare anche |’ A/veolina melo d' Or- BIGNY (1846; Foram. fossi Vienne, pag. 147, num. tor, tav. VII, fig. 15-16), |’ A. bulloides d'ORB. (1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 306, num. 1. — 1852; Prodrome Paléont. stratigr., vol. III, pag. 156, num. 2904. — Fornasini, 1904; Mem. R. Acc. Sc, Bologna, ser, 6.a, vol. I, pag. 15, tav. IV, fig. 11, 11a), e l’ A. hauert d’ ORB. (1846; Foram. foss. Vienne, pag. 148, num. 102, tav. VII, fig. 17-18); ecc. 15 RIVISTA ITALIANA oblique, fig. 12, ed equatoriali, fig. 13, che assegno alla specie medesima. La fig. 13 dimostra anche il canale della megalosfera. Comune tra i fossili esaminati, anzi la più comune delle Alveoline cui essi unisconsi, misura al massimo la lunghezza di 4,45 mm. Le località e le formazioni meglio accertate dove rinviensi 1’ Alveolina ovoidea son fin qui poche: si ricorda nei calcari inclusi nelle argille darto- niane, che trovansi sotto Stilo e nel territorio di Brancaleone, in Calabria, contenenti A. doscit | Defrance), A. sphaeroidea (Lamarck), Paronaea striata (d’ Orbigny) e Brugueria planulata (d’ Orb.) (1); nei fram- menti di calcare nummulitico sparsi alla superficie delle argille variegate bartoniane della provincia di Messina, come a S. Giovanni presso Giardini, fra Mistretta e Contrasto, presso Capizzi, ecc., assieme ad Alveolina larva (Defr.), A. oblonga da’ Orb., A. boscit (Defr.), A. spfhaeroidea (Lam- ck.), Orthophragmina dispansa (Giimbel), O. stellata (D’ Archiac), O. stella (Giimb.), Paronaea striata (d’ Orb.), P. variolarvia (Lamck.), Bruguieria planulata (d’ Orb.), ecc. Ciò in Italia. Ricordasi poi in Francia nel /ufeziano inferiore, da alcuni ritenuto invece ipresiano superiore, dell’ Hérault, e di Montolieu e Couiza nell’ Aude, assieme all’ A. oblonga d’ Orb. ed all’ Orbdifolites complanata Lamck.; di Mont-Alaric e della Montagne-Noire nelle Corbières, dov’ è comunissima ed in compagnia della Paronaea biaritzensis (D’ Archiac); e dell’ Haute- Garonne, nelle marne con arenarie e calcari che contengono anche |’ Alveo- lina oblonga d’ Orb., la Paronaea biaritzensis (D’ Arch.), ecc. Nella Dalmazia esiste nel cosidetto piano Zdburzico, di passaggio tra il cretaceo e l’eocene; nelle Indie Orientali, nell’ eoceze del Capo Vicary nel Sind (2), e del Bengala. E, finalmente, nel calcare duro del /ufeziano inferiore della baia di Diego-Suarez e della regione di Windsor-Castle, nel Madagascar, in unione con A/veolina oblonga d’ Orb., A. frumentiformis Schwa- ger, Orthophragmina discus (Riitimeyer), O. archiaci Schlumber- ger. O. dispansa (Sowerby), Guembelia lenticularis (Fichtel e Moll), Assilina granulosa (D’ Arch.), A. leymeriei (D’ Arch. ed Haime), Vi Cite SPL a Die wR OnisiSiya)ie In complesso sembrerebbe che, almeno in Europa, |’ A. ovotdea appar- . (1) L° habitat topografico di questa e delle successive specie, per quanto riguarda la Cala- bria e Sicilia, è indubbio, ma non altrettanto posso ripetere per il geologico, che richiede d’es- ser verificato, essendomi in varii casi sospetto. Potrebbe in questi esser avvenuto qualche tra- sporto di fossili, da terreni più antichi in più recenti. (2) Il d’ Orbigny scrive « Scinde », ma mi è ignota una regione di questo nome nelle In- — die Orientali: dubito si tratti quindi del « Simde » secondo D’ Archiac ed Haime, ossia del Sind. DI PALEONTOLOGIA 195 tenesse agli strati più bassi del /ufeziazo, oppure all’ ipresiano ; e questa deduzione riceve conferma dal fatto che essa, forma un po’ meno allungata e di figura un tantino differente dall’ A. oblonga (v. ante, a pag. 132), ne deriva, collegandovisi con una serie completa di forme di passaggio, per cui ne deve avere press’ a poco |’ haditat geologico, il quale, per la seconda, s’ estende generalmente dall’ ipresiano al luteziano, e, in via eccezionale sembrerebbe perfino al dartoniano inclusivamente; notizia però, questa, riguardante soltanto la Sicilia, e che di conseguenza, e come ho significato nell’ annotazione in calce a pag. 134, stimo necessario accettare col bene- fizio di verifica. 7. — Alveolina schwazgeri Checchia-Rispoli. (Raw: DG: ieee it 4G. 155) Alveolina Schwageri Checchia - Rispoli, 1905; Palaeontogr. Italica, vol. XI, pag. 162, tav. XII, fig. 11-14. — Checchia-Rispoli, 1907; Giorn. Sc. Nat. ed .Econom., Palermo, vol. XXVII, pag. 7 estr., num. 33. La specie distinta col suddetto nome dal Checchia-Rispoli, e per la prima volta in esemplari della Calabria e Sicilia, è prossima all’ dlvevlina ovoidea d’ Orb., all’ A. doscii | Defr.) (1), ed all’ 4. larva (Defr.); come configurazione esterna occupa un posto intermedio tra l’ A. ovoidea e VA. boscii, distinguendosi principalmente dalla prima (2) per la mancanza della porzione cilindrica, essendone il contorno completamente affusolato, dalla seconda (3), per maggiore rigonfiamento; in quanto all’ A. larva (4), se ne stacca per la molto maggior ventricosità, e per la terminazione meno acuta e ad apice arrotondato ai due estremi dell’ asse d’ avvolgimento. Qualche affinità offre persino con I’ Alveolina frumentiformis Schwa- (1) Oryzaria Boscii DEFRANCE, 1820; Dict. Sc. Nat., vol. XVI, pag. 101; A#as, Zooph., tav. XLVIII, fig. 4. {2) Vedasi la fig. 12 (e 12a), tav. IV, del Fornasini: 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna; ser. 6.a, vol. I, pag. 15. (3) Zdem, la fig. 30, tav. X, del Terquem, 1882; Mem. Soc. Geol. France, ser. 3,a, vol. II, mem. 3.4, pag. 50, num. 1. (4) Zdem, la fig. 34 (e 35), tav. XII, del Czjzek: A/veolina longa, Czjzek, 1848; Naturw. Abhandl., Haidinger, vol. II, pag. 143, num. 13. La fig. 31, tav. X, del Terquem: A/lveolina elongata d’ ORBIGNY, 1882; Mém. Soc Géol. France, ser. 3.a, vol. II, mem. 3.a, pag. 50, n.0 2. La fig. 14 (e 14 a), tav. IV, del Fornasini (dal d’ OrBIGNY): A/veolina elongata d’ ORBIGNY, 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 6.a, vol. I, pag. 15. 156 RIVISTA ITALIANA ger (1), il grande sviluppo longitudinale della quale basterebbe a sepa- rarnela. L’ A. schwageri rassomigliasi poi molto, tanto esternamente quanto strutturalmente, all’ A. di-stefanoi Checchia-Rispoli (2), ma Il autore crede poter fare una distinzione tra le due forme « oltre che per il mag- giore sviluppo della lamina spirale e quindi anche pel minor numero dei giri su di un semiasse quasi sempre maggiore, anche pel minore numero delle cellette trasversali e pel maggiore spessore dei setti secondarî » (3). Ciò nella seconda, che, in conclusione presenta un principio di flosculiniz- zazione, cui però a mio avviso non convien dare troppa importanza; ma essendo anche, sempre a mio parere, |’ A. di-sfefanoi così vicina all’ A. boscit (4), da esser probabile debba addirittura identificarsi con essa, preferi- sco di mantener per ora le separazioni che ho trovato, onde non pregiudi- car nulla finchè non mi sarà dato stabilire un confronto tra la struttura delle diverse Alveoline citate. Gli esemplari d’ A. schwagervi studiati dal Checchia-Rispoli erano mi- crosferici, e ad essi riferisco le sezioni più grandi d’ Alveolina che ho potuto esaminare, una delle quali assai prossima ad un piano meridiano, riproduco con la fig. 14, tav. IX; vi noto maggior rotondità ai capi estremi di quella che non si osservi nella fig. 12 (/oc. cit.) dell’ autore nominato. Mi sono però capitate pure sott’ occhio sezioni che spettano evidentemente ad indi- vidui megalosferici, come p. es. quella meridiana della mia fig. 15, dove scorgesi benissimo la sfera iniziale col suo canale. La forma in discorso è poco frequente nel materiale studiato; i sog- getti con microsfera possono raggiungere la lunghezza di. 6,64 mm., gli altri, con megalosfera, quella di appena 1,95 mm. Essa era stata rinvenuta precedentemente nei calcari marnosi bianca- stri intercalati nelle marne dartoziane (5) della contrada Rocca presso Ter- mini-Imerese (Palermo), con Alveolina ellipsoidalis Schwager, A. oblonga d’ Orbigny, A. larva (Defrance), A. di-stefanoi Checchia-Rispoli, (1) 1883; Palaeontographica, vol. XXX, pag. 100, tav. XXV, fig. 4a-1. (2) Si veda a pag. 137, num. 8. (3) Palaeontogr. Ital., vol. XI (1905), pag. 163. (4) Giovami osservare che sotto questo nome intendo la forma fossile dell’ eocene, figu- rata p. es. dallo Zittel (1883; Tvazte de Paléont., trad. Barrois, vol. I, pag. 78, fig. 5 e pag. 79, fig. 16), e non la recente dei mari tropicali, la quale illustrarono Carpenter (1856; Phil. Trans. - Roy. Soc., vol. CXLVI, pag. 552-555, tav. XXVIII, fig. 23 e 24; tav. XXIX, fig. 4-9) e Brady (1884; Report Challenger, Zool., vol. IX, pag. 222, tav. XVII, fig. 7-12) col medesimo nome. {5) Si veda l’ annotazione a pag. 134. a DI PALEONTOLOGIA 137 Flosculina decipiens Schw., /. pasticillata Schw., Orthophragmina pratti (Michelin), O. sella (D’ Archiac), O. dispansa (Sowerby), O. ra- dians (D’ Arch.), O. patellaris (Schlotheim), O. di-stefanoi Chec- chia, O. stella (Giimbel), O. stellata (D’ Arch.), Paronaea biaritzen- sis (D’ Arch.), /. guettardi (D’ Arch. ed Haime), P. ¢chihatchefi (D’ Arch.), P. striata (D’ Orb.), Guembelia crassa (Boubée), G. rou- aulti (D’ Arch. ed Haime), G. /enticularis (Fichtel e Moll), Aru- guieria laevigata (Bruguierie), Laharpeia tuberculata (Brug .), Assilina granulosa (D’ Arch.), A. mamillata (D’ Arch.), Scutellina subrotunda Forbes, Cidaris acicularis D’ Arch., ecc. Ritrovata poi nei calcari inter- calati nelle argille scagliose dar¢oniane del territorio di Bagheria, Castel- daccia, Misilmeri, ecc., nella provincia di Palermo, con Alveolina larva ‘Defr.), Orthophragmina pratti (Michelin), O. sella (D’ Arch.), 0. nummulitica (Gùmb.), O. patellaris (Schloth.), O. di-stefanot Chec- chia, O. radians (D’ Arch.), O. stella (Gùmb.), O. taramellu Mu- nier-Chalmas, Paronaea tchihatchefi (D’ Arch.), P. biaritzensis (D’ Ar- chiac), P. guettardi (D’ Arch. ed Haime), P. striata (d’ Orb.), ecc., nonché nel calcare nummulitico associato alle argille scagliose sopra- stanti agli strati con Axthracotherium magnum Cuvier, presso Agnana _in Calabria, che apparentemente si dovrebbe reputare odigocentco 8. — Alveolina di-stefanoi Checchia-Rispoli. (Wav XS fies) 16.6 172) Alveolina Di-Stefanoi Checchia-Rispoli, 1905; Palaeontogr. Italica, vol. XI, pag. 163, tav. XII, fig. 8-ro. — Checchia-Rispoli, 1907; Giorn. Sc. Nat. ed Econom., Palermo, vol. XXVII, pag. 22 estr., num. 49. Nell’ occuparmi dell’ Alveolina schwagert Checchia-Rispoli, (v. a pag. 135, num. 7), ho già significato quel che penso circa il valore di que- sta supposta specie nuova; ad essa riferisco esemplari la cui sezione corri- sponde alla mia fig. 16, ed i quali differirebbero dal tipo per avere le estre- mità che, sebbene non uniformemente, si assottigliano all’ improvviso. La sezione della fig. 16 è soltanto parallela ad un piano meridiano e non vi coincide, ma per quanto non vi s’ osservi la sfera iniziale, mi sembra ap- partenga ad individuo microsferico. Ed anche ad un simile individuo sup- pongo sia da attribuirsi la sezione trasversale parallela al piano equatoriole della mia fig. 17. 138 RIVISTA ITALIANA La massima lunghezza riscontrata ne’ miei campioni, trequenti tra i fossili presi a considerare, è di 2,95 mm. La forma così trattata, e che ha i medesimi /aditat topografici e geolo- gici della contrada Rocca presso Termini-Imerese (Palermo) e d’ Agnana in Calabria, ricordati per |’ A. schwagert, comparendo assieme a questa ed ai fossili che 1’ accompagnano, la giudico molto somigliante all’ A. subdepressa Trabucco (1); Alveolina anche questa offrente un principio di flosculi- nizzazione, rinvenuta dal Trabucco nella brecciola nummulitica ad OrbztoZz- tes complanata Lamarck, Orthophragmina nummulitica (Gimbel), Mum- mulites sp., negli scisti argillosi dei Monti del Chianti in Toscana, da lui attribuiti all’ ipresiano, da me al /ufeziano. VALVULINA (d’ Orbigny) 1826. 9. — Valwulina bulloides‘? Brady. (Tav. IX: fig. 18.) Valvulina bulloides Brady, 1876; Carbonif. and Perm. Foraminifera, pa- gina 89, tav. IV, fig. 12-15. — Chapman e Howchin, 1905; Mem. Geol. Survey New South Wales, Paleont., num. 14, pag. 13, tav. I, fig. 9 a-c. Ho posto un punto interrogativo al nome specifico della forma che mi ha dato la sezione longitudinale rappresentata nella fig. 18, tav. IX, trattan- dosi di specie conosciuta fin qui prevalentemente se non esclusivamente permo-carbonifera, ma la disposizione dei segmenti del nicchio e quindi delle logge, la sottigliezza delle pareti, la tessitura subarenacea, che ne re- sultano, e soprattutto il confronto tra la citata mia figura e la 14 del Brady (loc. cit.), mi rendono abbastanza sicuro d’ aver ben determinato. Tra i fossili esaminati la forma in questione, lunga circa 0,83 mm., è scarsamente rappresentata. Come lo stesso Brady osservò nella pubblicazione menzionata, la Val- vulina bulloides, arenacea, presenta diversi punti di somiglianza con forme dal plasmostraco non costituito da aggregazione di granuli preesistenti, ma calcareo omogeneo, assegnate al genere Globigerina d’ Orbigny. La suddetta è comune negli strati carboniferi a Fusulina dell’ America settentrionale, scarsa nel calcare carbonifero di Namur nel Belgio, e nell’al- tro contenente Fusuline di Miatschkovo presso Mosca, rarissima nel calcare permo-carbonifero, decomposto, di Wollong, nella Nuova Galles del Sud. (1) Boll Soc. Geol. It., vol. XIV, pag. 34, fig. 5. ii nenti DI PALEONTOLOGIA 159 Io. — Valvulina globularis d’ Orbigny. (Pave IX fies 19) :20)24 0252016273) Valvulina globularis ad’ Orbigny, 1826; Ann. Sc. Nat., vol. VII, pag. 270, num. 6. (Planches inédites, tav. III, fig. 1-4). — D’ Orbigny, 1850; Prodrome Paléont. stratigr., vol. II, pag. 408, num. 1335. — Ter- quem, 1882; Mém. Soc. Géol. France, ser. 32, vol. II, mem. 34, pag. 102, num. 3, tav. XIX, fig. 6a-b. — Fornasini, 1904; Mem. R. Acc. Sc. Bologna, ser. 64, vol. I, pag. 14, tav. IV, fig. 6, 6a-b ei7i(dal'd’OTtbi9ny). Specie istituita nel 1826, ma descritta dall’ autore e molto succinta- mente, soltanto nel 1850, con questa frase: « Espéce globuleuse courte » (loc. cit.). È al Terquem, il quale potè esaminare i disegni inediti del d’ Orbigny ed identificare con essi esemplari dell’ eocene dei dintorni di Parigi, che se ne deve la miglior conoscenza, ma le di lui figure di tali esemplari (/oc. cif.), non sono troppo esatte. Però il Fornasini ha potuto riprodurre successivamente detti disegni originali (/oc. cif.), e completar così l’ illustrazione della Va/vulina globularis; essi, a migliore intelligibilità delle mie sezioni, figurano nell’ annessa tav. IX, ai numeri 24, 25, 26 e 27. A questa assegno le sezioni d’ un nicchio arenaceo quali quelle longi- tudinali delle fig. 19 e 20, tav. IX, appartenenti indubbiamente al genere Valvulina. La mia fig. 19 d’ individuo microsferico si adatta alla 7, (la 27 della tav. IX), la 20 di megalosferico, alla 6 (la 24 della tav. IX), riprodotte entrambe dal Fornasini, come ho detto. Non l’ ho riscontrata infrequente; mi ha presentato la lunghezza da iro ad) 1,16 mm: Dalle notizie degli autori consultati, ricavo che essa è molto rara nel luteziano di Valognes, Vaudancourt, e Mouchy-le-Chatel, nei dintorni e nel bacino di Parigi. ORTHOPHRAGMINA Munier-Chalmas (1891). II. — Orthophragmina archiaci*’? Schlumberger. (en, IDK oO 10:00 21105) Orthophragmina Archiaci Schlumberger, 1903; Bull. Soc. Géol. France, ser. 42, vol. II, pag. 277, tav. VIII, fig. 5-7 e 11. — H. Douvillé, 1906, Bull. Soc. Géol. France, ser. 44, vol. VI, pag. 24, 27 e 37. — R. Douvillé, 1906; Ann. Paléont., Boule, vol. I, pag. 65. — Lemoine, 1907; Bull. Soc. Géol. France, ser. 44, vol. VII, pag. 39. 140 RIVISTA ITALIANA Che si tratti d’ Orthophragmina non ho il minimo dubbio, avendone potuto esamiriare, oltre a sezioni parallele e più o meno prossime ad un piano meridiano, come quella della fig. 21, tav. IX, la quale vi è quasi coincidente, anche frammenti di sezioni passanti in parte pel piano equa- toriale, e che dimostrano loggette equatoriali rettangolari, non molto allun- gate radialmente. Il dubbio però nasce, e forte, per la determinazione spe- cifica, perchè le sezioni su cui ho dovuto fare maggior assegnamento in essa, sono le prime, e con quelle, data la circostanza che riguardano tutte esemplari microsferici, v’ è poco da concludere di sicuro. Ma dati i carat- teri esterni i quali se ne possono desumere, di nicchio lenticolare appiat- tito, dotato alla superficie di numerose e piccole granulazioni, dalla posi- zione interna dei pilastri e dei segmenti tra cui si comprendono, mediante il confronto con la fig. 6, tav. VIII, dello Schlumberger, mi ritengo auto- rizzato a concludere che la mia Orthophragmina non è poi troppo lontana dalla sua O. archiaci. Piuttosto rara; misura il diametro di quasi 2,70 mm. Si ricorda questa specie nei calcari posti alla sommità del Zufeziano inferiore, contenenti anche l’ Alveolina larva (Defrance), |’ A. oblonga d’ Orbigny, la Laharpeia tuberculata (Bruguiere), 1’ Assilina spira (De Roissy), el A. granulosa (D’ Archiac), di Smetre (?) nel Vicen- tino. Inoltre: nel dutfeziano inferiore dei dintorni della stazione di Gan (Ariége), di Bos-d’ Arros, Orignac e Saint-Barthélemy, in Francia, conte- nenti pure Orthophragmina pratti (Michelin), O. chudeaut Schlum- berger, O. stellata \D’ Arch.), Paronaea biaritzensis (D’ Arch.), P. irregularis (Deshayes), P. murchisoni (Brunner); Assilina granulosa (d’Arch.), A. leymeriei (D’ Arch.*'ed Haime); nel calearé~tenere coetaneo di Windsor-Castle nel Madagascar, assieme ad Alveolina oblonga d’ Orb., Orthophragmina dispansa (Sowerby), e Lithothamnium cfr. aschersoni Schwager; e nel calcare duro, anche questo della medesima età, della baia di Diego-Suarez e della regione di Windsor-Castle, pure nel Madagascar, in unione ad Alveolina oblonga da’ Orb., A, ovoidea d’ Orb., A. frumentiformis Schw., Orthophragmina discus (Rùtimeyer), O. di- spansa (Sow.), Guembelia lenticularis (Fichtel e Moll), Assilina gra- nulosa (D’ Arch.), A. leymeriezx (D’ Arch. € H.), 4. circa Roissy). Considerando nel complesso la faunula illustrata, e tenendo conto della sua facies e degli habitaé geologici citati volta per volta, ritengo non andar troppo lontano dal vero attribuendole |’ eta Zufeziaza, col riferimento al va he eK es ta ite DI PALEONTOLOGIA 14I luteziano inferiore. Quest’ ultimo con tutte le riserve, perchè in massima non credo che per mezzo dei soli Rizopodi reticolari si possa scendere con sicurezza oltre il sottopiano. Con ciò son lieto di poter dare una prima e piena conferma, non solo all’ esistenza dell’ eocene nella Penisola Salentina, già stata segnalata dal prof. C. De Giorgi (1) su indicazioni del prof. G. Seguenza, e dalle carte del R. Ufficio Geologico Italiano (2), sebbene sopra scarsi dati paleontolo- gici, ma anche del suo sottopiano /ufeziano indicatovi dal prof. G. Di Ste- fano (3), su basi paleontologiche differenti da quelle ch’ io oggi ho preso in considerazione, contribuendo così ad eliminare il dubbio espresso dal dott. G. Dainelli, che non vi sia realmente 1’ eocene nella detta regione (4). E tanto più lieto inquantochè sono in disaccordo col prof. Di Stefano mede- simo, sul modo col quale egli ha raggruppato i propri elementi paleontolo- gici, per cui la di lui interpretazione di questi si regge, a parer mio, sol- tanto in parte: la fauna che egli chiama luteziana, è per me da distinguersi in /uteziana, bartoniana e sannoisiana. Nel territorio indicato vi sono i rappresentanti d’ una serie stratigrafica che va dal crefuceo inclusivamente, al miocene, di cui, per mia conoscenza diretta, non posso ancor dire se inclusivamente o no, comprendendo i materiali che ho tenuto presenti e su vari dei quali ho eseguito le mie indagini: il dordoriano ad Orbitoides, Omphalocyclus ecc., il luteziano ad Alveolina, Orbitolites, Assilina, Num- mulites, Orthophragmina, ecc., il bartoniano a Nummulites, Orthophrag- mina, ecc., il sannoisiano a Lepidocyclina, Nummulites, ecc., e forse anche il rupeliano el aquitaniano a Lepidocyclina, ecc. La strettissima somiglianza, e spesso addirittura identità litologica, tra le rocce delle formazioni indicate, 1’ esser |’ eocene in scarsi lembi, |’ oligo- cene di frequente trasgressivo sul cretaceo, ne rendono assai difficile la distin- zione stratigrafica, e sono state probabilmente le cause che hanno indotto nel Dainelli la supposizione « che anche i lembi ad Orditoides di Tri- (1) Vedasi la bibliografia, a pag. 144, num. 10 e segg. — A questo proposito e per la sto- ria di queste ricerche, trovo opportuno riportare quanto, con grande onestà e molta cortesia, mi ha reso noto il collega De Giorgi: « l’ esistenza di un piccolo lembo di eocene in T. d’O. lungo la costa da Otranto alla marina di Tricase fu da me segnalata sulle indicazioni geologi- che fornitemi dal Prof. G. Seguenza di Messina, al quale avevo spedito i calcari di Castro e di S. Cesaria ». (2) Vedasi la bibliografia, a pag. 146, num. 42 e segg. (3) Rendic. R. Acc. Lincei, Cl. sc. fis., mat. e mat., serie 5.a, vol. XV, sem. 1.° (1906), pag. 425. (4) Boll. Soc. Geol. It., vol. XXIV (1905), pag. 136. 142 RIVISTA ITALIANA case » da lui citati come eocenici sulla fede del De Giorgi « e di Otranto, appartengano, come gli altri di Gagliano e di Castro, al Dordoniano anzi- chè all’ Eocene, e che il Nummulitico non si debba trovare nelle colline di Puglia a mezzogiorno del Gargano » (1); nel Di Stefano l’altra che una faunula come p. es. quella della Masseria La Pezza presso Porto Badi- sco (a SO del Capo d’ Otranto), la quale secondo lui contiene « Lepidocy- clina sp. n., Orthophragmina stellata (D° Arch.), Orthophragmina sp., Operculina granulosa Leym., Operculind ammonea Leym., Nummulites Molli D’ Arch., Nummulites Tchihatchefi D’ Arch. » (2), rappresenti « il Luteziano de Lapparent » (3), anzichè il bartoniano, 0, come io suppongo pei fatti paleontologici fin qui a mia conoscenza, il sarzoisiazo contenente fossili di trasporto da strati più antichi. Mentre i suddetti « lembi ad Oréz- toides » credo poter identificare con quelli a Lepidocyclina, in massima san- noiîsiani, ma in parte anche probabilmente rupeliani e aquitaniani; punto, quest’ ultimo, che spero schiarire per mezzo delle ricerche le quali ho in corso, su materiali della regione, e di svariatissime altre provenienze. Il loro complesso nell’ attualità è prudente definirlo come oligo-miocene, man- cando, nel momento, dati stratigrafici e paleontologici sufficienti per una esatta distinzione in sottopiani. (1) Zétdém, pag. 136. (2) Loc. cit., pag. 424 e 425. (3) Ibidem, pag. 425. — Il modo di valutare il /uteziano per parte del DE LAPPARENT, e sulla scorta dei Rizopodi reticolari, è diverso da quello ammesso dal prof. Di STEFANO, come può rilevarsi consultando il « Tratté de Géologie » del suddetto, ediz. 5.a, vol. III, a pag. 1513 e seguenti. E e ee So DI PALEONTOLOGIA 143 BIBLIOGRAFIA (1) 1. — Bravy HENRI Bowman — A Monograph of carboniferous and per- mian Foraminifera (the genus Fusulina excepted). Palaeontogr. Soc. vol. pel 1826, pag. 1-166, tav. XII. London, 1876. 2. — CAREZ Louis — Observations sur la classification du Tertiaire infé- rieur de Vl Ariége et de la Haute-Garonne. Bull. Soc. Géol. France, ser. 4.4, vol. VII, pag. 255-256. Paris, 1907. 3. — CARPENTER WILLIAM BENJAMIN — Researches on the Foraminifera. Part 1, Containing general introduction, and Monograph of the Genus Orbitolites. Phil. Trans. Roy. Soc., vol. CXLVI, pag. 181- 236, tav. IV-IX. London, 1856. 4. — CHAPMAN FREDERIK e HOWCHIN WALTER — A Monograph of the Foraminifera of the permo-carboniferous limestones of New South Wales. Mem. Geol. Survey New South Wales, Palaeont., num. 14, pag. I-XVI, 1-22, tav. I-IV. Sydney, 1905. 5. — CHECCHIA-RIspoLi Giuseppe — Sopra alcune Alveolina coceriche della Sicilia. Palaeontogr. Italica, vol. 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Paris, 1906. o == — kvolution des Nummulites dans les différents bassins de 0 Europe occidentale. Bull. Soc. Géol. France, ser. 44, vol. VI, pag. 13-42. Paris, 1906. 25. — Les Mouvements pyrénéens. Bull. Soc. Géol. France, ser. 42, vol. VI, pag. 50-55. Paris, 1906. 26. — — Evolution et Enchainement des Foraminife- ves. Bull. Soc. Géol. France, ser. 42, vol. VI (1906), pag. 588- 602, fig. II-13, tav. XVII e XVIII. Paris;) 1907. 27. — DOUVILLE Ropert — Sur quelques gisements nummulitiques de Ma- dagascar. Ann. Paléont., Boule, vol. I, pag. 61-68, tav. I. Paris, 1906. Sei aa — Observations sur quelques travaux relatifs au genre Lepidocyclina. Feuille Jeun. Nat., ser. 4%, anno XXXVI, num. 431, pag. 169-173. Paris, 1906. 29. — (fait une communication) sur les « Argiles écallleuses » des environs de Termini-[merese et sur le Tertiaire de la còte italienne du canal d’ Otrante. C. R. Somm. Séances Soc. Géol. France, num. 18, pag. 145-148. 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Re e is CL E 5 - /dem idem, sezione longitudinale X 25, . . 3 6 e 7 - Pentellina strigilata Schlumberger, A, sezioni tra- sversali'><\25% dì DL 8 - Spiroloculina angulosa d’ ‘Orbigny y, =? sezione trasver- sale X 25, . . è vd oe - Orbitolites complanata Lamarck, Ai di frammento della Sezione iequatoriale: yes, et OE 10 - /dem idem, sezione trasversale X 25, 3 II - Alveolina ovoidea d’ Orbigny, A, sezione longitudi- NATO e Al Att OR NINA RIO DAINO 12 - /dem idem, sezione obliqua DZ Ih ooh en 2 hash ie 13, - Idem gdem,, Sezione equatoriale 4-25, , = . 9. desea 14 - Alveolina schwageri Checchia-Rispoli, B, sezione longitudinale 25,5 Eos op 15 - Alveolina schwag ert Checchia- Rispoli, A, sezione Mei diana S< Be 5 | ; ali tee 16 - Alveolina di-stefanot Checchia- -Rispoli, B, sezione longitudinale x 25, . . . SO EIN 17 - /dem idem, sezione trasversale x 25, Sy 7 SIT SANTA 18 - Valvulina bulloides? Brady, a sezione longitudi- nale x 25, 0° dI a lbh: 19 - Valvulina globularis ‘a’ Orbigny, Bi sezione longitu- dinale 3 25, 4 hy 20 - Valvulina globularis ‘d’ ‘Orbigny, A, sezione > longitu- dimale x25," . BEAN Oh i 21 - Orthophragmina Peas 2 Schlumberger, B, se- Aone quasirmeridiana X 2534. Rei a ee ae eee 22 - Pentellina chalmasi Schlumberger, A, sezione tra- zione trasversale x 47, . ; gi | 23 - Quinqueloculina vulgaris d' Orbigny, A, sezione tra- sversale x 66, . : 24 - Valvulina globularis d’ Orbigny E A, lato orale x 22? (1), Di CEH geni lato, SUPeHOLesxqe2iy ae. N 26 - [dem idem, lato inferiore x 22?, . 27 - Valvulina globulari IE e Orbigny, B, lato orale - x 22?, 28 - Alveolina ovoidea d’ Orbigny, INGE lato maggio- LE cea? (2) 5-7.) Son eon eh. re ake Dee ee a 29. - dem qaem, Vato MmINOLe xk 2,7. )-) ie bo ee) pag. » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » I22 122 118 139 139 139 139 131 TRI (1) Ingrandimento approssimato, desunto da una figura del Terquem riguardante un esem- plare della specie, di egual forma e provenienza. (2) Zdem idem, da individui dell’ eocene dell’ Hérault. N. B. —Le figure 1-21 riproducono mie fotografie originali ricavate dai miei preparati lito- logici del materiale esaminato; le 22-23, disegni dello Schlumberger; e le 24-29, disegni inediti dal d’ Orbigny, in questa tavola. ma fatti conoscere dal Fornasini, che gentilmente mi ha permesso ‘d’ inserirli ‘della lai prezzi seguenti: ‘Anno I-VIII (1895-1902) Volumi di | complessive pagine 1434, con 29 tavole e 95 figure. (Non si vendono più se- paratamente). Prezzo degli 8 Volumi per l’Italia Anno IX (1903) Volume di 158 pa- . gine con 10 tavole LIA Anno X (1904) Volume di 136 pa- > gine con 6 tavole . i ‘Anno XI (1905) Volume di 168. pa- | gine con 2 tavole e fig. . inno XII (1906) Volume di 176 pa- gine con 11 tavole SEA XII (1907) Volume di 142 pa- gine con 4 tavole . Dirigere lettere e vaglia alla RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA Italia L. 75,00 (8.00 » 8,00 8.00 3 ‘.8.00 » 8,00 R. Jstituto superiore - PERUGIA L. » D> I nuovi associati possono acquistare le prime annate Rivista Italiana di Paleontologia Estero 80,00 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA PUBBLICATO DA P. VINASSA DE REGNY E (3. ROVERETO Anno I (1903) Vol, di 304 pag. con tav. e fig. L. 10.00. L. 12.00, Anno II (1904) > 220 >. >» >» > 10.00 > 12 00 Anno III (1905) >» 268 > > > > 10.00. > 12.00. Anno IV (1906) » 244 > > » > 10.00. > 12.00. Anno V (1907) » 212 » > > >» 10.00 > 12.00 Anno VI (1908) Abbonamento di 6 fast. » 10.00 » 12.00 Dirigere lettere o vaglia a: GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA R. Istituto superiore — PERUGIA. x Per |’ Estero: ~ Th: Or We LG E. L Kénigstrasse 1. ‘ LEIPZIG. Si pregano i signori associati a voler inviare al più. presto l importo del loro abbonamento. P, VINASSA DE REGNY - Redat. responsabile. VEE AIAR RR RESET SS PTT Perugia ~ Tip. Perugina (già Santueei) È A questo timer ì unito un Catalogo della dA a F vi i A 4 È: q i A i ; È È; hz 4 È; r dI di i A Anno XIV. 1908 Fasc. IV. RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA REDATTORE P. VINASSA pe REGNY COLLABORATORI PRINCIPALI F. BASSANI — M. CANAVARI — E FLORES C. FORNASINI — M. GORTANI — L. MESCHINELLI .P. L. PREVER — G. ROVERETO — A. SILVESTRI SOMMARIO I. PUBBLICAZIONI ITALIANE: II. PUBBLICAZIONI ESTERE: (Airaghi, Canestrelli, Capellini, (Fourteau, Lambert, Lecointre, .. Dal: Piaz, Parona, Portis, Re- | Steinmann). galia, Seguenza, Silvestri). | n ~~ ti “ PERUGIA RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA 1908 PUBBLICATO IL 5 DECEMBRE 1908 Ditta R. FRIEDLANDER & SOE ee ES A ++ _—_ @ ; La Rivista si pubblica trimestralmente in "fascicoli. di nou meno di 32 pagine con tavole o figure. Abbonamento annuale L. 8 - Per I’ estero L. 10° Non si vendono fascicoli separati Concessionario esclusivo per |’ Estero: o Ta. Ov WETGEL ae Kénigstrasse 1. LEIPZIG — _ Gli autori di note originali o di recensioni possono | avere sino a 50 estratti, con copertina, al prezzo seguente |. Per copie Per’ copie ieee. ; 3 25 50 4 4 paging ch |- 1,50 TAO A Bee ee 0 3,50 CR I 5,00 | SPAOLICRA 16 ia |, 280 6,50 - N. B. - L'importo degli estratti dovrà inviarsi anticipatamente; in caso contrario la spedizione di essi verrà fatta contro assegno. Dirigere lettere e vaglia alla: RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA Rk. Universita — CATANIA. Per 1 Estero : ‘Th..0., WEIGEL, Konigstrasse I... Leipzig. Anno XIV 1908 Fasc. TV ——oor_——r__.rr_—_—_—__r— °_’' ov -—-r.r --rr'—_r————r—rrcrr—— I; RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ITALIANE Arragni ©. — Di un Pholidophorus del Retico lombardo, — Rend: RB. Istit. Lomb. di Sc. e L., ser. 2, XLI pag. 4 con I fig. Milano, 1908. L'A. descrive la nuova forma Pholidophorus Caffii, simile al Ph. latiusculus Ag. e al Ph. pusitlus Ag., che le è molto attine. Nota che il Lepidotus Lentiechiai De Gigno (in schedis), della dolomia principale lombarda, è invece sempre il Colobodus or- notus Au. M. GORTANI, CANESTRELLI G. — Revisione dedla fauna eocenica di Laverda nel Vicentino. — Estr. d. Atti S. Ligustica Sc. Nat. e geogr., XIX. Vol. in 8° di p. 1-108, con 2 tav., Genova, 1908, LA. illustra in questa memoria 1 fatti già da lut enunetati in una nota preliminare, descrivendo i fossili oligocenici della valle di Laverda (Vicenza). Sono 91 tra specie e varietà: di esse solo Il si trovano citate anche in giacimenti cocenici, e 7 in de- positi miocenici: le altre son tutte proprie dell’ Oligocene. La fauna, nel suo complesso, è molto attine a quella dei depositi sin- eroni del Piemonte, con la quale ha comuni ben 39 forme di Gra- steropodi e Lamellibranchi. Son descritte come nuove : 150 RIVISTA ITALIANA Dendrophyllia vicentina, Tapes laverdana, T. De-Stefanti, Tellina laverdana, Diastoma Oppenheimi. Notiamo però che il nome specifico vicentina deve essere corretto in vicetina (da Vicetia, Vicenza). M. GORTANI. CAPELLINI G. — Mastodonti del Museo Geologico di Bologna. — Serie VI, Tomo V. Memorie R. Accademia Se. Ist., pag. 12, con 2 tavole. Bologna, 1908. In questa interessante memoria |’ illustre Autore descrive gli avanzi di mastodonti piemontesi, già appartenenti all’ Avv. F. Cantamessa ed ora del Museo bolognese. Si tratta di alcuni avanzi di Mastodon arvernensis Croiz. e Job. di Cinaglio d’ Asti, di un cranio rinvenuto a Cà dei Boschi in Valle Andona e di uno sche- letro, della stessa località, che si ammira montato nel Museo bolognese. La memoria è molto importante per le notizie storiche ed è accompagnata da due tavole che illustrano il prezioso materiale. E. FLORES. Dat Praz G.— Vertebrati delle arenarie mioceniehe di Belluno. — Atti Accademia scientifica veneto-trentino-istriana. Classe V. anno V, pag. 19, fig. 7. Padova, 1908. L'A. ci presenta in questa breve memoria un catalogo ragio- nato dagli avanzi di vertebrati delle note arenarie mioceniche bellunesi, riserbandosi di eontinuare | illustrazione di questi avanzi con monografie speciali per ciascun genere, come ha già fatto egregiamente pel Cyrtodelphis sulcatus e per gli avanzi di Squalodon. Ecco l'elenco degli avanzi: Mammalia: Rhinoceros (Dice- ratherium) sp. cfr. Rh. minutus Cuv., Squalodon bariense Jourd., Mis a DI PALEONTOLOGIA 151 Delphinodon mento Cope, Cyrtodelphis sulcatus Gerv. sp., Acro- delphis Omborii Longhi, Ziphiodelphis n. g.. Reptilia: Zrionyr sp.. Pisces: Sphyraenodus Bottiî Capellini. A questi si aggiunge una quantità considerevole di avanzi di Squalidi, di Faringognati e di Myliobatidi, di cui è riportato il seguente elenco del Prof. Bassani: Carcharodon megalodon Ag., Galcocerdo aduncus Ag., Hemipristis serra Ag., Notidunus primigenius Ag., Odontaspis contortideus Ag., Od. cuspidata Ag., Oxyrhina Desori Ag., Oxyrh. hastalis Ag., Oxyrh. minuta Ag., Octobatis Meneghinii Bass., Myliobatis sp., Chrysophrys sp. efr. Ch. cincta Ag. Il tipo della fauna e la facies litologica attestano che sì trattava di un ambiente littoraneo, nel quale doveva metter foce qualche grosso fiume: Questa ipotesi è confortata anche dal- l'esame microscopico della roccia fossilifera. E, di più, si deduce che durante questo periodo la parte centrale della catena alpina doveva essere già emersa e coperta di ricca vegetazione, come ne fanno fede le Conifere e le Palme, di cui gli avanzi nelle alte parti delle arenarie bellunesi sono frequenti. Attendiamo le memorie illustrative promesse dall’ A. e sopra- tutto quella del gen. Ziphiodelphis, di cui gli avanzi hanno gran- dissima importanza. E. FLORES. Parona C. F. — A proposito dei resti di un Elefante (EI. primigenius Blum.), scoperto in un deposito quaternario della Collina di Torino. — Atti del Congresso det Nutu- rulisti italiani Milano 15-19 Settembre 1906, pag. 8 con 1 tav. Milano, 1907. L’ A. illustra un dente, terzo molare sinistro della mandibola, e un frammento del suo simmetrico e ne ricorda soprattutto il carattere della sottigliezza relativa alle lamine e delle regolarità delle figure di abrasione, soltanto in parte completamente aperte. I caratteri di questo dente lo collegano strettamente a quello di 152 RIVISTA ITALIANA E. primigenius del quaternario di Petersdorf e a quelli del qua- ternario del bacino del Rodano e a quello della Dobrogea illu- strato dal Ricci. Probabilmente questo dente è meno antico di quello di La Loggia riferito alla stessa specie dal Falconer e dal Portis. Il fossile descritto ha grande importanza, data la rarità degli avanzi di Mammut in Italia. E. FLORES. Portis A. — È dimostrata la contemporaneità dell'Uomo pa- leolitico coll’ Elefante antico, 1° Ippopotamo ed un Rino- ceronte in Italia ? — Poll. Soc. geol. ital. vol. XXVI, fase. I, pag. XXVIII-XXVIX. Roma, 1907. AlVattermazione del dr. Cerio che sostiene la contemporaneità di grandi mammiferi e dell’ Uomo paleolitico per alcuni avanzi scoperti nell’argilla di Capri VA. risponde che anche 1m questo caso come negli altri la coesistenza non è ammissibile. E si serve, per combatterla, delle parole stesse di Cerio, il quale ripetuta- mente afferma essersi trovati gli avanzi della industria umana alla superticie dell'argilla e le ossa di vertebrati nella sua massa, sottostanti a tutti i materiali vulcanici. E. FLORES. Portis A. — Di due notevoli avanzi di carnivori fossili dai terreni tufacei di Roma. — Boll. Soe. geol. ital., vol. XXVI, fasc. I, pag. 63-87, tav. 3. Roma, 1907. L'A. si occupa di un cranio di felino proveniente dalle sab- bie ricchissime di materiali vulcanici alla base di Monte Sacro, presso |’ Aniene e di un ramo mandibolare di orso trovato nelle sabbie intercalate ai tufi ed ai travertini a Monte Verde (Vigna -S. Carlo). Dopo esatta descrizione, accompagnata da numerose DI PALEONTOLOGIA 153 = mae mei È = eni san a misure |’ A. riferisce il cranio di felino al Felis arvernensis Croiz. e Job. Ma nello studio dei Melis V A. pone in dubbio |’ esattezza della determinazione fatta sin dal 1896 dal Prof. Tuccimei di alcuni avanzi di felini rinvenuti presso Perugia e che furono rife- riti al /. arvernensis Croiz. e Job.. Secondo |’ A. essi dovrebbero essere riferiti a Felis leo L. Non meno importante è la seconda parte della memoria, de- dicata allo studio del ramo mandibolare di orso. Secondo l'A. esso è riferibile all’ Ursus horribilis Ord., specie nella quale rientra l’ VU. priscus G. Cuv. Gli avanzi descritti sono riprodotti nella tavola che accom- pagna il lavoro. K. FLORES. Portis A. — A proposito di avanzi elefantini recentemente scoperti nella valle del Po. — Boll. Soc. geol. ital. vol. XXVI, 1907, fase. 2°, pag. 159-171. Roma, 1907. L'A. si occupa delle determinazioni fatte dai prof. Mariani e Parona di alcuni avanzi di Elefante provenienti dalle vicinanze di Milano e da Testona (Moncalieri), riferiti tutti all E. primi genius Blum. Egli accetta la determinazione del Parona riguardo al dente di Testona, non però quella del Mariani pel dente di Mi- lano, che ritiene appartenente all’ £. antiquus. Essendogli rincre- sciuta una frase del Parona riguardo alle discussioni circa la pre- senza e la diffusione dell’. primigenius in Italia e alla oppor- tunità di riaprirla, egli riassume con molta precisione tutto quanto ha fatto e detto su questo argomento, non trovando giustificata la frase del Parona, ma ritenendo sempre utile che una discussione importante continui, quando tornino a presentarsi elementi appro- priati a risolverla. E. FLORES. 154 RIVISTA ITALIANA ReGALIA E. — Sult’ £quus (Asinus) hydruntinus Regzlia della Grotta di Romanelli (Castro, Lecee). — Estr. Archivio p. Antropol. e Etnologia, vol. XXXVII, fasc. 3%, pag. 16, fig. 2. ‘ Firenze, 1907. Avendo avuto | A. in esame-un altro numero di denti della specie asinina di Romanelli di descrive e li confronta minuta- mente con VP £. onager e VE. hemionus e con |) Asinus vulgaris e viene alla conclusione, importantissima, che la specie leccese non è varietà dell hemionus ma proprio una specie diversa, quindi anzichè continuarla a chiamare £. (Asinus) hemionus var. hydrun- tinus, VA. propone di chiamarla Ly. (Asinus) hydruntinus. Assai opportunamente ribadisce P opinione già altre volte manifestata che la fauna di Romanelli sia paleolitica e non neolitica. Ri- guardo alla provenienza di questa specie di equide di steppa si può ammettere tanto che sia venuta dall’ Africa nel quaternario antico, attraverso la Sicilia, quanto dall’ Asia o dall’ Europa Orien- tale per il Gargano che era congiunto all’ Adria. E. FLORES. RegALIA E. — Sulla fauna della “ Grotta del Castello ,, di Termini Imerese. — Zstr. Arch. p. Antropologia e Etno- logia, vol. XXXVII, fasc. 3°, pag. 38, con. una tavola. Fi- renze, 1907. In questa memoria il solerte e valente Autore descrive una grande quantità di ossa scoperte nella grotta di Termini dal sig. Prof. Giuseppe Patiri. Pare si tratti di una grotta paleolitica e non neolitica e le specie zoologiche rappresentate sono numero- sissime. Oltre a molti molluschi determinati dal Bercigli, ad un frammento di pesce e a qualche avanzo di. Cistudo abbiamo Columba Paiumbus L., Anser, Bernicla leucopsis, Pastor roseus l., Cervus elaphus L., Bos primigenius Boj, Sus Scrofa Li. Equus (Asinus) hydruntinus var. siculus, Lepus (timidus 2), DI PALEONTOLOGIA 155 Erinaceus (europaeus 2), Vulpes (vulgaris 2), Antilope sp., Ele- phus sp., Equus (Asinus) Queste due ultime specie però sono ricordate soltanto, ma gli avanzi di esse andarono dispersi prima che |’ A. si accingesse a questo studio. La specie più importante è VY Equus (Asinus) hydruntinus var. siculus rappresentato da frammento d’ ulna e uno di tibia, più cinque incisivi e venticin- que molari. La specie è assai minutamente descritta e dalla de- serizione si deduce che se si allontana dalle specie attuali non si allontana molto dalla specie di Romanelli, della quale per ora la si considera come varietà. Secondo |’ A. l'industria umana della Grotta di Termini dovrebbe essere anteriore all’ ultimo periodo glaciale. E. FLORES. Seauenza L. — Nuovi resti di Mammiferi pontici di Gravi- telli presso Messina. — Boll. Soc. geol. ital., vol. XXVI, fasc. I, pag. 89-121, tav. V, VI, VIL Roma, 1907. È un nuovo contributo alla illustrazione della importantis- tissima fauna di Gravitelli, di cui VA. si occupò sin dal 1902. Le specie descritte in questo secondo lavoro sono: Semmnopitecus monspessulanum Gerv.; Ictitherium Orbignyi Gaudry; Sus ery- manthius Roth e Wagner; Hippopotamus sivalensis Falc. e Cautley. Gli avanzi di Semnopitecus confermano il precedente rinve- nimento. Il genere Ictitherium era già stato indicato dal Seguenza per quella località, ma la specie ora descritta è nuova per I’ Ita- lia. Del Sus erymanthius gli avanzi riconfermano la determina- zione già fatta precedentemente e così pure i nuovi avanzi di Hipp. sivalensis, di cui si completa la serie dentaria. La memoria ha grande importanza, data la rarità delle spe- cie descritte. Tutti gli avanzi sono riprodotti nelle tavole che accompagnano il lavoro. È desiderabile su di una fauna così im- portante un lavoro completo, su avanzi che facilmente si potreb- berò rinvenire, se si praticassero appositi scavi, senza attendere che essi vengano fuori per puro caso. E. FLORES. 156 RIVISTA ITALIANA SiLvestrI A. — Philippe de la Harpe nella questione delle Lepidocicline — Atti Pontific. Ace. N. Lincei, anno LXI (1907-1908), pag. 171-179 — Roma, 1908, Il prof. G. Di Stefano della R. Università di Palermo, in una nota dal titolo « Poche altre parole sull’ Evcene della Terra d’0- tranto », recentemente comparsa nel Boll. Soc. Ceol. It. (1), ha creduto poter provare in modo inoppugnabile 1° eocenicità delle Lepidocicline di tipo oligocenico della Terra d’ Otranto, e quindi delle Lepidocicline in generale, facendo costatare d’ averle tro- vate in un calcare della regione, assieme a « Nummulites Tchi- hacheffi V Arch., N. complanata Lmk. e N. Guettardi », prescin- dendo da altri fossili co-oligo-mioceniei. Il Silvestri, il quale già conosceva simili ed anche, per gli eocenisti, più edificanti asso- ciazioni, ma che per varî motivi non ha mai creduto dovervi dare quell’ importanza assoluta attribuitavi dal Di Stefano, nega valore” nello scritto citato alla prova di questi, sebbene tutt’ altro che contrario ad ammettere |’ eocenicità delle Lepidocicline, tantochè nel passato è perfino giunto a contrastare a favore di essa col dott. IN. Douvillè. E lo nega, perchè, secondo lm, il Di Stefano non ha tenuto conto del rapporto numerico tra i fossili eocenici ed i controversi, in riguardo all’età, nè della faeces dei primi e dei secondi, e nem- meno della possibilità e probabilità del trasporto di fossili antichi in terreni più recenti, specie coli dove e gli uni e gli altri, caso della Terra d'Otranto, sono rappresentati. Possibilità e probabilità che egli sostiene appoggiandosi ad osservazioni pubblicate special- mente dal De la Harpe, ed in tale epoca in cui non era ancor sorta la questione presente, e di conseguenza libere dalVintluenza di essa. Per dimostrare poi immeritata la qualifica datagli dal Di Stefano, nella nota riferita, di negatore sistematico, il Silvestri conferma per mezzo di un’ annotazione in calce al suo scritto Ve- sistenza del luteziano nella Terra d’Otranto, stabilita dal Di Ste- fano, ma a questi contrastata dal dott. G. Dainelli (2). A. SILVESTRI. (1) vol. XXVIT, 1908 : pag. 18.20, fig. A e B. (2) Quest’argomento è stato poi svolto ampiamente nel fase. 2.0, anno XIV (1908), di questa Rivista, a pag. 117 a gee. tav. IX — DI PALEONTOLOGIA 157 KE RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ESTERE FourtrAav M. R. — Note sur le Schizaster gibberulus L. Agass. et observations sur le genre Schizaster L. Agass. — Bullet. de V Inst. cqypt., 5° ser., t. I, Le Caire, 1908, 1 fase. in 8°, di 15 pag. A sostituire l'esemplare tipo dello S. gibberulus, tigurato già da Savigny e malauguratamente frantumato da Pomel, giun- gono opportuni due altri esemplari sub-fossili, raccolti dal Dott. J. A. Ball nelle terrazze più recenti di Ras Bennas, e minuta- mente illustrati dal Fourteau in questa nota. Da ciò I’ A. prende le mosse per fare alcune dettagliate osservazioni su due diversi modi di suddividere il genere Schizaster, proposti quasi contem- poraneamente dal Lambert e dal Mortensen. Chi conosce le due accennate classificazioni non può infatti non esser rimasto colpito dal modo diverso col quale i due insigni echinologi interpetrano gli stessi nomi generici. A proposito dell’ adozione del nome Spatangus per lo Schizaster canaliferus e sostituzione di Pro- spatangus per lo S. purpureus, effettuate, come sappiamo, dal Lambert, il Fourtean aggiunge il peso della propria autorità a quella di Bather, di Mortensen, di De Loriol, nel lamentare la confusione indotta nella nomenclatura degli echini da questi dis- seppellimenti di nomi e di diagnosi antiche; dimostrando in tutto il corso della discussoine un fine ed equilibrato spirito critico, che rivela in lui il discepolo di Gauthier. Il Fourteau rileva che la classificazione proposta dal Mortensen, il quale, è pure risa- puto, fonda gran parte delle sue distinzioni sulle pedicellarie, è strettamente, esclusivamente zoologica e per ciò stesso, secondo me. artificiale. 158 RIVISTA ITALIANA Ma ciò che sembra soprattutto plausibile è la conclusione cui giunge il Fourteau, ritenendo opportuno di conservare al genere Schizaster V estensione e il significato attribuitigli dagli autori antichi, da L. Agassiz a V. Gauthier; negando invece la conve- nienza di dare un nome speciale alle suddivisioni entro l'ambito del genere, suddivisioni cui il Lambert medesimo non attribuisce un valore oggettivo, ma più che altro | ufficio di facilitare le ricerche e lo studio. E a questo proposito, trattandosi di una que- stione generale di metodo, mi pare utile di invocare ancora una volta l autorità di Cotteau. G. STEFANINI. Fourtrau M. R. — Sur quelques Kehinides éocenes d’ Egypte nouveaux ou peu connus. — Bull. de l Inst. égypt, 5° ser., Le Caire, 1908, 16 pag. in 8’, con 2 tavole. Le 6 specie illustrate in questo accurato studio provengono dai diversi piani dell’ eocene egiziano e sono tutte, per | uno 0 per V altro rispetto, degne di speciale attenzione. ‘Tre sono nuove: Salenia cristata — la prima specie di questo genere trovata in Hgitto e una delle poche note nel terziario — Euspatangus Cleo- patrae assai affine ad £. libycus Lor. delle stesse località, e 1 in- teressante Brissospatangus Humei. Gisopygus Zitteli cambia il suo nome generico in quello di Plagiopygus Lamb., effettivamente anteriore. Cade così il gen. Gisopygus Gauth. Si hanno infine due varietà nuove di specie già ben note: Echinolampos subeylindricus Des., var. rojanensis Fourteau, e Schizaster vicinalis Agass. var. libycus Fourteau. Quest’ ultima è assai notevole, per essere intermedia, in certo modo, fra lo S. v2- cinalis e lo S. rimosus, e perchè offre due forme alquanto di- verse. Questa variazione, per la quale altri proporrebbe tosto una distinzione magari specifica, è spiegata dal Fourteau come dovuta a dimorfismo sessuale, mentre alla sua mente si riaffaccia il dub- bio che anche le analoghe differenze fra S. vicinalis e S. rimo- sus, specie assai affini e ordinariamente associate, abbiano qual- che rapporto con lo stesso fenomeno. Il Fourteau cita, a contorto — 2... DI PALEONTOLOGIA 159 della sua tesi, il confronto dei viventi Schizaster Savignyi Fourt. ed Hemiaster gallegosensis Lor. e ci promette delle osservazioni su differenze sessuali, riscontrate in una Linthia cretacea. In at- tesa della pubblicazione di queste, noi non possiamo non guar- dare con soddisfazione e con plauso a queste ricerche, che mirano a dedurre dallo studio dei viventi muovi criteri per spiegare 1 fatti riscontrati nei fossili, dimostrando in chi la compie un certo ritegno, assai raro e molto commendevole, nella creazione di spe- cie nuove. (7. STEFANINI. Lampert M. J. — Description des échinides fossiles des ter- rains miocéniques de la Sardaigne. -- Mémoires de la Societi Paléontologique suisse, vol. XXXIV, Genève, 1907, un fasc. in 4° di 72 pag., con 5 tavole. È un nuovo, notevole frutto della instancabile operosità del Lambert. Il più recente lavoro complessivo sulla fauna echinolo- gica miocenica di Sardegna, era fino ad oggi quello postumo del Cotteau. Dall’ epoca della pubblicazione di questo (1895), poche aggiunte soltanto erano state fatte, da diversi autori italiani. Ora l'A. pur non tralasciando la parte critica, ci offre, piuttosto che una revisione, una nuova poderosa aggiunta, in base al materiale da allora in poi raccolto dal Prof. Lovisato. I Cidaridi del miocene, un tempo ritenuti poco numerosi, au- mentano rapidamente di numero e d'interesse in grazia degli studi del Lambert. In Sardegna se ne conoscono 10, tra i quali interessantissimo il Sardocidaris Piae, specie molto affine al Tylo- cidaris Scarabellii Stefanini, precedentemente descritta dal Nelli. Lambert erige la sua a tipo di un genere nuovo, per avere, come i Tylocidaris del secondario, tubercoli non perforati. | caratteri distintivi tra i due generi sembrano però di un'importanza al- quanto dubbia. Plegiocidaris Peroni Cott. è conservato e con esso si identifica il C. Miimsteri Mgh. (non Sism.); con Lezocidaris Scillae Wr. è identificato il 0. Mollandei Cott. di Sardegna, diverso dal tipo della specie; C. avenionensis, male interpetrato 160 RIVISTA ITALIANA dal Gregory, perde una parte dei suoi sinonimi, mentre ad esso vengono assimilati 1 radioli del C. oligocenus Gree. I radioli ornati di cupula, ma con spine rade in luogo dei soliti granuli, dal Gregory e successivamente da altri considerate come C. ave- nionensis, sono dall’A. attribuite al Lezocidaris Sismondai kh. Mayer. Anche gli altri echini regolari si arricchiscono di nuove specie, tra le quali Phormosoma Lorisatoi Lambert, rappresentata da un radiolo e interessante specialmente per la rarità degli Echinotu- ridi allo stato fossile. L'A. crede poi di poter stabilire alcune differenze costanti tra i radioli dei diversi generi di Diadema- tidi: in base ad esse egli considera come Centrostephanus il Dia- dema calarense Cott., e ad esso aggiunge una nuova specie, C. Airaghii. AV tipo dei radioli del D. turcarum appartengono in- vece altri radioli, che il Lambert considera pure come specie nuova, dedicandola al Prof. Vinassa de Regny. Ancora una specie nuova apparterrebbe al genere Acropeltis, finora ignoto nel ter- ziario. Malgrado V opinione contraria dell’ A., mi sembra non sia del tutto dissipato il dubbio che possa trattarsi dello stadio gio- vanile di qualche altra specie, forse realmente appartenente agli Arbacidae. Da specie nuove sono rappresentati, in Sardegna, an- che i gen. Psammechinus e Anapesus, nella cui sinonimia VA. pone anche Oligophyma Pom. Riguardo agli echini irregolari, relativamente meno numerosi, si hanno pure osservazioni interessanti. L'A. difende qui ancora una volta e con rinnovati argomenti contro nuovi attacchi del Dot- tor Mortensen la trasposizione da lui proposta altra volta dei nomi Fibularia cd Echinocyamus. Due nuove Scutella sono descritte, una delle quali, S. sardica, sembra all'A. molto vicina alla S. di Malta figurata da Scilla; la quale appare senza dubbio diversa dalla S. melitensis Airaghi. I Clypeaster indicati in Sardegna dai vari autori salgono a 20, comprese 8 specie nuove descritte ma non fisurate da Lovisato: di queste una sola è rappresentata nel lavoro del Lambert, poichè delle altre 7 non gli è stata data comunicazione, Amblypygus melitensis Wright, per il quale il Pomel proponeva già un nuovo genere Pseudohaimea, è un Echi - cda DI PALEONTOLOGIA 161 nonens, molto attine all “. Thomas? Per. Gauth., e che non si potrebbe distinguere dagli Z. tipici se non per avere i pori sulla faccia inferiore disposti in coppie verticali invece che oblique. Hypsoclypus Pom. è, anche in questo lavoro, accettato dal Lambert, ma è compreso qui in modo diverso che non nello stu- dio sugli echini di Vence. Oggi il Lambert considera come tipo di questo genere il Conoclypeus plagiosomus e disconosce | im- portanza dei fillodi come carattere generico, ciò che sembra in rapporto col fatto, dell’ avere il Lambert non bene interpretata la struttura dei fillodi, come credo di aver dimostrato io stesso altra volta. Hypsoclypus Pom. è poi diviso, in base alla ugua- glianza o disuguaglianza dei pori e allo sviluppo dei fillodi, in tre sottogeneri: Hypsoclypus s. s., Heteroclypeus Cott., Conolam- pas Agass. Malauguratamente egli tralascia dì dire in che cosa questo gen. Hypsoclypus differisca da Echinolampas, e partico- larmente dalle specie di questo genere che nella forma appaiono intermedie fra gli Echinolampas tipici e gli Hypsoelypus più elevati e conici. Per VE. pseudoangulatus Cott., VA. adotta il gen. Progono- lumpas da lui attribuito a Pomel e caratterizzato dai. suoi pori tondi, uguali e semplici. Gregoryaster è un genere nuovo, propo- sto già nello studio sugli echini di Vence e ora retrocesso al grado di sotto-genere di /Memiaster. Il tipo, G. coranguinum (Gregory sub Pericosmus) presenta, rispetto a G. Grateloupi (Sism. sub. Schizaster) differenze maggiori, di quelle che a prima vista non sembri, Così il Lambert è in dubbio se tener distinte le due specie: ed io stesso, in una nota preventiva sugli echini dell’ Emilia, ne proponeva a torto la fusione. Riguardo agli Schi - zaster VA. fa alcune aggiunte alla trattazione di questo genere, offertaci giù nello studio sugli echini di Barcellona. Sehizaster eurynotus Agass è tenuto giustamente distinto da S. Secllae (Desm.), ma lo S. eurynotus figurato dal Lambert, ha | estre- mità posteriore meno assottigliata, il solco anteriore più unifor- memente dilatato, il guscio più depresso del tipo figurato dal Sismonda, e sembra, non ostante il decorso un po’ diverso della 162 RIVISTA ITALIANA fasciola, molto vicino allo S. Parhinsoni, dal Lambert figurato nella stessa tavola. Più di quest’ ultimo, però, somiglia allo S. Parkinsoni Wright, lo S. Scillac Lambert. Schizaster augusti- stella Lamb. è una specie nuova, troppo succintamente descritta e molto affine allo S. sardiniensis Cott., del quale il Lambert ci fa nota la variabilità, e dal quale sembra esser tenuto distinto più che altro in base ad una presunta differenza di età. Ora è a notare che il Lambert accetta, e non poteva a meno, le distinzioni stratigrafiche stabilite dal Lovisato, che ritiene in Sardegna siano rappresentati tutti o quasi tutti 1 piani del mio- cene e dell’ oligocene; ciò che può essere benissimo; ma sembra alquanto dubbio che degli echini come Amphiope bioculata, Ci- daris rosaria, Gregoryaster coranguinuin ecc. provengano da piani così antichi come quelli cui vengono attribuiti, mentre nessuna delle specie ad essi caratteristiche vi è segnalata. Le specie descritte o figurate nel bel lavoro del sig. Lambert sono 47: di queste ben 25 sono nuove. G. STEFANINI. Lampert M. J. — Note sur les Echinides du caleaire pisoliti- que du Bassin de Paris. — Comptes rendus de V Associa- tion Francaise pour V Avancement de Sciences. Congrès de Reims, 1907,Paris, 1908, 1 fasc. in 8° di 11 pag., con 1 tavola. È un breve studio, nel quale l'A. riprende in esame la fau- nula di questo interessante deposito, conosciuta da molto tempo ma assai imperfettamente per opera di Sorignet. Con 1 aiuto anche di nuovi materiali da lui stesso e da altri raccolti, il Lam- bert ha potuto meglio illustrare le specie non ben note, e descri- verne due nuove: Cidaris Valettei e Circopeltis Peroni. L'ultima di queste è fondata su alcuni radioli, alla cui determinazione generica |’ A. confessa di essere giunto solo per esclusione: non sembra dunque molto prudente trarne delle deduzioni d’ indole stratigrafica. Tra i cambiamenti di sinonimia e le osservazioni nuove dei quali è ricco questo lavoro, conviene accennare alla proposta di un nuovo nome: Pseudopyrina per indicare le Py- DI PALEONTOLOGIA 163 rina Agass. (non Desmoul.): questione sulla quale meglio potremo formarci un’ opinione quando sarà apparso lo studio sugli echini cretacei del Belgio, al quale il Lambert rimanda il lettore, per una discussione particolareggiata di essa. Goniopygus minor Sor. ha placche ambulacrali a tre elementi, al contrario di quanto apparisce da una figura di Cotteau (1). Il Lambert ne deduce la insussistenza di Goniopygus polipori e quindi sembra rigettare il gen. Polygoniopygus Valette: ciò, che, a parte qualunque ap- prezzazione sul valore intrinseco dei caratteri dal Valette (2) usati nella creazione dei suoi nuovi generi, non pare conseguenza neces - saria di quella premessa, poichè il tipo dei Polygontopygus non è per il Valette il G. minor, ma una specie giurassica, G. Pil- leti Cott. G. STEFANINI. LecorntRE P. — Les formes inférieures de la vie dans les faluns de la Touraine ; M. J. Lamperr — Kehinides des faluns de la Touraine. — La feuille des jeunes naturali- stes, IV ser., f. 38, Rennes - Paris, 1908, 8 pag. in 8°, con 5 tav. e alcune figure nel testo, Gli echini raccolti dalla signora Lecointre nella ‘Turenna appartengono a 10 specie diverse, delle quali una semplicemente indicata ma non nominata, Scufella sp., una non peranco segna- lata in Turenna: Prospatangus britannus (Baz.), (Spatangus aucto- rum non Lambert) (3), e due nuove: Fibularia Lecointreae — un Lchinocyamus, per quegli autori che non accettano il cambia- mento di nomi proposto dal Lambert — e T'ristomaulhus Lecoin- treae. La presenza di numerose Seutella porge all’ A. occasione (1) Corrmau — Patéontot, Frane, Terr. crctaces. Echinides, VII, pag. 756, tav. 1784, fig. 10. (2) VaLetre — Elude sula form. porif. d'rn cert. nombre d'echin. regul pag. 280 6 298. (3) Non ostante l’ autorevole parere contrario del Cotteau, penso che questa specie, nuovamente studiata, dovrà esser tolta dal gon. Spatungus dai quale si al- lontana per la forma dei petali o dei tubercoli principali, per la quasi nudità del piastrone, forma e allungamento della plaeca orale e sopratutto pel diverso sviluppo assunto dai tubercoli principali negli anambulacri pari e nell’ impari. 164 RIVISTA ITALIANA di fare una revisione delle specie di questo genere indicate nel- l’elveziano della Tureuna e dell’ Angiò, specie che egli crede di dover ridurre a 4, distinguendo però nella multiforme S. Fauwjasi Detr. (= S. propinqua Agass.) diverse varietà, due sole delle quali — var. armoricana e var. turonensis — sono rappresentate nella collezione Lecointre. Non sarebbe possibile riassumere con la necessaria brevità le questioni di simonimia sollevate dal Lam- bert a proposito delle Scutella: ci limiteremo ad indicare le inte- ressanti ed accurate osservazioni relative al modo di sutura dei pilastri e al decorso dei canali interni delle placche; osservazioni che sono illustrate da alcune fotografie, ma che avrebbero potuto esser rese anche più chiare da qualche figura schematica. Belle e copiose le tavole. (x. STEFANINI. STEINMANN G. — Die geologischen Grundlagen der Abstam- mungslehre, — Leipzig, W. Engelmann, pag. 284 e 172 fig. = Prezzo Mk. 7. Con questo libro, di cui sarebbe impossibile dire in una sem- plice recensione quanto di importante contiene, V egregio Profes- sore dell’ Università di Bonn presenta ai geologi una serie di qui- stioni di grande interesse, relative alla evoluzione. Che il libro sia di grande importanza ed indispensabile a chi non voglia li- mitarsi in geologia ed in paleontologia alla pura e semplice de- scrizione di fatti, ma assurgere a considerazioni filosoficamente alte, lo dimostrano le vivaci eritiche alle quali da parte di molti è stato sottoposto. E non si critica se non quello che effettiva- mente ha valore, almeno di novità. Se non è facile difatti dare all’ A. ragione in tutte le sue con- siderazioni, nè io mi sentirei di dargliela compiutamente, è però indubitato che le idee dello Steinmann meritano discussione se- rena e seria, Vi unto dn ara, rie csi siegieegpsezzn um PERUGIA ~ TIP. PRRUGINA (GIÀ BANTUCEI) della ai prezzi seguenti: Anno I-VII (1895-1902) Volumi di . complessive pagine 1434, con 29 tavole e 95 figure. (Non si vendono più se- paratamente). Prezzo degli 8 Volumi per l’Italia Anno IX (1903) Volume di 158 pa- gine con 10 tavole ì Anno X (1904) Volume di 136 pa- gine con 6 tavole . Anno XI (1905) Volume di 168 pa- | gine con 2 tavole e fig. . Anno XII (1906) Volume di 176 pa- gine con 11 tavole Anno XIII (1907) Volume di 142. pa- » gine con 4 tavole . Dirigere lettere e vaglia alla L. R. Università - CATANIA Italia 75,00 - L. 8,00 8,00 8,00 8,00 8,00 I nuovi associati possono acquistare le prime annate Rivista Italiana di Paleontologia Estero 80,00 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA PUBBLICATO DA a P. VINASSA DE REGNY E G. ROVERETO Italia | Estero Anno I (1903) Vol. di 304 pag. con tav. e fi, L. 10.00. L. 12.00 — Anno II (1904) >» 220 » » » » 10.00 > 12.00 | Anno HII (1905) » 268 » > » > 10.00 > 12.00 Anno IV (1906) » 244 >». >» >» » 10.00 > 12.00 — Anno Vi (1907) 32.212)» >» >» » 10.00 ».12.00 — Anno VI (1908) Abbonamento ai 6 fast. » 10.00 » 12.00 Dirigere lettere o vaglia a: GIORNALE DI GEOLOGIA PRATICA” R. Università — CATANIA. è Per | Estero: Th. 0. WEIGEL K6nigstrasse 1. LEIPZIG. Si pregano i signori associati a voler inviare al piu presto l'importo del loro abbonamento. P. VINASSA DE REGNY - Redat. responsabile. Perugia ~ Tip. Perugina (già Santusei) Rivista Italiana di Paleontologia Anno XIV. Tav. I. FOTOT: P MARZARIEC-SCHIO Forma Fot. x i a { rank | re ire ae Y a 4 é : ] 1 f p* 4 È G Daf i 7 n ry = a 4 È + a F & ‘ A ‘ cas di ; : as è t ie Di n è i ‘ NW Ù i ì ‘ “ bi $ > ' 7 : 1 Br > « x j % ‘ ee è a > 7 “= Toe i za i 5 È % y 7 di } È Pag a ‘è ) Li à Î > x es ° > 5 "n ae e « + 7 - (I dI + ( 4 È 1 n 3 3 + ai pane < ; VOLE : . 4 ò di ui ) DI Rivista Italiana di Paleontologia Anno; XIV. Tav. II, dg ernst Ni Piva a $ FOTUT. P. MARZARIEC.- SCHIO Forma fot 7 RCA LA dà Rivista Italiana di Paleontologia Anno XIV. Tav. III. FOTOT; P.MARZARIEC-SCHIO Forma fot. Rivista Italiana di Paleontologia Anno XIV. Tav. IV. Forma fot. FOTOT. P.MARZARIZC.- SCHIO AT nt OTO i iii anon Iie nie hk ii i Aah: f | ATEI AGI 1 no ti Dai Ly Wate Rivista Italiana di Paleontologia Anno XI. Tav. V. FOTOT; P- MARZARI5C-SCHIO Forma fot. NE % la Rivista Italiana di Paleontologia Anno XII. Tav. VI. Forma fot FOTOT, P.MARZARIEC.- SCHIO Rivista ITALIANA DI PALEONTOLOGIA — Anno XIV. — Tav. VII. Aut. Fot. Rivista Italiana di Paleontologia CONTOLI dis. Anno) EV) Lay: VEL v VINI ONO SIG ig i | it PRN AN VERNE it ORI A Ks ayy PUAN Gh til tl (ek if è Ni MITI f i VII a AGRA, i SUI Wy ATI II TORTINO Du er Anno XIV, Rivista Italiana di Paleontologia ® Set <® 4 {Nghe Porn 1900010147,, , ay fpgsr rt (11, "5; n 8 Nin stema at! eee AN NULLI A. SILVESTRI fot. e dis it; =» > : * uh Ù hi n Ly, i ì i — ti, A Lo , - : du, È fi SI , 4 i x fy . = i = : ns { i 1 te = n vi Ù = SI 7 | = E Ei Ù La co | - , P ; : Des ola: a o» e = È î 5 | È i | È ” ep ci - = e SANI - & x i: a er ee A t Ee \ en > 5 i al 5 v 1 | = = i PE 7 Pe | : f i i ne : ? = i 5 | sp p= N Pi n ” I 4 "i ni SA Li = i z i 4 gui ri mp fe F a * si 7 E: 4 at Se i = - Il fi 7 n di i § Lo. 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