'«*

**#

INFERRED

LA

CIVILTA CATTOLICA

Beatus populus cuius Dominus Deus eius.. Ps. 143, 15.

ANNO 55° -1904

VOL. I.

ROMA

DIEEZIONE E AMMINISTRAZIONE

Via di Eipetta 246

1904

PROPRIETA LETTERARIA

Bo ma, Tip. A. Befani, Via Oelsa 6.

DELL'AZIONE POPOLARE GRISTIANA

MOTD PROPRIO DI S. S. PIO X

Fin dalla prima Nostra Enciclica air Episcopate dell'Orbe, facendo eco a quanto i Nostri gloriosi Predecessor! ebbero stabilito intorno airazione cattolica del Laicato, dichiarammo lodevolissima questa impresa, ed aricor necessaria nelle pre- senti condizioni della Chiesa e della civile societa. E Noi non possiamo non encomiare altamente lo zelo di tanti illustri personaggi, che da lungo tempo si diedero a questo nobile compito, e 1'ardore di tanta eletta gioventu, che alacre e corsa a prestare in cio 1'opera sua. II XIX Congresso Cat- tolico, tenuto teste a Bologna, e da Noi promosso e ineo- raggiato, ha sufficientemente mostrato a tutti la vigoria delle forze cattoliche, e quello che possa ottenersi di utile e salu- tare in mezzo alle popolazioni credenti, ove questa azione sia ben retta e disciplinata, e regni unione di pensieri, di affetti e di opere in quanti vi concorrono.

Ci reca pero non lieve rammarico che qualche disparere, sorto in mezzo ad essi, abbia suscitato delle polemiche pur troppo vive, le quali, se non represse opportunamente, po- trebbero scindere le medesime forze e renderle meno efficaci. Noi, che raccomandammo sopra tutto T unione e la concordia degli animi prima del Gongresso, perche si potesse stabilire di comune accordo quanto si attiene alle norme pratiehe dell' azione cattolica, non possiamo ora tacere. E poiche le divergenze di vedute nel campo pratico mettono capo assai facilmente in quello teoretico, ed anzi in questo necessaria- mente devono tenere illoro fulcro, e d'uoporassodare iprin- cipii, onde tutta dev'essere informata Tazione cattolica.

Leone XIII di s. m., Nostro insigne Predecessore, traccio luminosamente le norme dell' azione popolare cristiana nelle

4 DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA

preclare Encicliche Quod Apostolici muneris del 28 Dicem- bre 1878, Rerum novarum del 15 Maggio 1891, e Graves de communi del 18 Gennaio 1901 ; e ancora in particolare Istru- zione emanata per mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastic! Straordinari, il 27 Gennaio 1902.

E Noi, che non meno del Nostro Antecessore vediamo il grande bisogno che sia rettamente moderata e condotta 1'azione popolare cristiana, vogliamo che quelle prudentis- sime norme siano esattamente osservate ; e che nessuno quindi ardisca allontanarsene menomamente. E pero, a tenerle piu facilmente vive e presenti, abbiamo divisato di racco- glierle come in compendio nei seguenti articoli, quale Ordi- namento fondamentale dell'azione popolare cristiana, ripor- tandole da quegli stessi Atti. Queste dovranno essere per tutti i cattolici la regola costante di loro condotta.

ORD1NAMENTO FONDAMENTALE

DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA

i.

La Societa umana, quale Dio 1' ha stabilita, e composta di ele- menti ineguali, come ineguali sono i inembri del corpo umano : renderli tutti eguali e impossibile, e ne verrebbe la distruzione della medesima Societa (Encycl. Quod Apostolici muneris).

IL

La eguaglianza dei vari membri sociali e solo in cid che tutti gli uomini traggono origine da Dio Creatore ; sono stati redenti da Gesii Cristo, e devono alia norina esatta dei loro meriti e dementi essere da Dio giudicati, e premiati o puniti (Encycl. Quod aposto- liei muneris).

III.

Di qui viene che, nella umana Societa, e secondo la ordinazione di Dio che vi siano principi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e

« MOTU PROPRIO » DI S. S. PIO X 5

poveri, dotti e ignorant!, nobili e plebei, i quali, uniti tutti in vin- colo di amore, si aiutino a vicenda a conseguire il loro ultimo fine in Cielo; e qui, sulla terra, il loro benessere materiale e morale (Encycl. Quod apostolici muneris).

IV.

L'uomo ha sui beni della terra non solo il semplice uso, come i bruti ; ma si ancora il diritto di proprieta stabile : ne soltanto pro- prieta di quelle cose, che si consuuiano usandole ; ma eziandio di quelle cui 1'uso non consuma (Encycl. Rerum novarum).

V.

E diritto ineccepibile di natura la proprieta privata, frutto di lavoro o d' industria, ovvero di altrui cessione o donazione ; e cia- scuno pud ragionevolmente disporne come a lui pare (Eucycl. ^Re- rum novarum).

VI.

Per comporre il dissidio fra i ricchi ed i proletari fa mestieri distinguere la giustizia dalla carita. Non si ha diritto a rivendica- zione, se non quando si sia lesa la giustizia (Encycl. Rerum no- varum).

VII.

Obblighi di giustizia, quanto al proletario ed alPoperaio, sono questi : prestare interamente e fedelmente Fopera che liberamente e secondo equita fu pattuita ; non recar danno alia roba, ne offesa alia persona dei padroni; nella difesa stessa dei propri diritti aste- uersi da atti violent!, ne mai trasformarla in ammutinamenti (Encycl. Rerum novarum).

YIII.

Obblighi di giustizia, quanto ai capitalist! ed ai padroni, sono questi : rendere la giusta mercede agli operai ; non danneggiare i loro giusti risparmi, ne con violenze, ne con frodi, no con usuro manifesto o palliate ; dar loro liberta per compiere i doveri religiosi; non esporli a seduzioni corrompitrici ed a pericoli di scandali; non alienarli dallo spirito di famiglia e dali'amor del risparmio ; non imporre loro lavori sproporzionati alle forze, o mal confacenti col- 1'eta o col sesso (Encycl. Rerum novarum).

IX.

Obbligo di carita de' ricchi e de' possidenti, e quello di so v ve- nire ai poveri ed agl' indigent!, secondo il precetto Evangelico. II

6 DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA

qual precetto obbliga si gravemente, che nel di del giudizio del- radempimento di questo in modo speciale si chiedera conto, secondo disse Cristo medesimo (Matth. XXV) (Encycl. Eerum novarum).

X.

I poveri poi non devono arrossire della loro indigenza, ne sde- gnare la carita dei ricchi, sopra tutto avendo in vista Gesu Keden- tore, che, potendo nascere fra le ricchezze, si fece povero per no- bilitare la indigenza ed arricchirla di meriti incomparabili pel Cielo (Rerum no var um) .

XI.

Allo scioglimento della quistione operaia possono contribuir molto i capitalist! e gli operai medesimi con istituzioni, ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi, e ad avvicinare ed unire le due classi fra loro. Tali sono le societa di mutuo soc- corso; le molteplici assicurazioni private; i patronati per i fan- ciulli, e sopra tutto le corporazioni di arti e mestieri (Encycl. Re- rum novarum).

XII.

A tal fine va diretta specialmente 1'Azione Popolare Cristiana o Democratica Cristiana colle sue molte e svariate opere. Questa Democrazia Cristiana poi dev' essere intesa nel senso gia autore- volmente dichiarato, il quale, lontanissimo da quello della Demo- crania Sociale, ha per base i principii della fede e della morale cattolica, quello sopra tutto di non ledere in veruna guisa il di- ritto inviolabile della privata proprieta (Encycl. Graves de com- 'muni).

XIII.

Inoltre la Deinocrazia Cristiana non deve mai immischiarsi COD la politica, ne dovra rnai servire a partiti ed a fini politici; non e questo il suo campo : ma essa dev' essere un' azione benefica a favore del popolo, fondata sul diritto di natura e sui precetti del Yangelo (Encycl. Graves de communi] (Istruz. della S. C. degli AA. EE. SS.).

I Democratic! cristiani in Italia dovranno del tutto astenersi dal partecipare a qualsivoglia azione politica che nelle presenti cir- costanze, per ragioni di ordine altissimo, e interdetta ad ogni cat- tolico (Istruz. cit.).

« MOTU PROPRIO » DI S. S. PIO X 7

XIV.

In compiere le sue parti, la Democrazia cristiana ha obbligo ^strettissimo di dipendere dall'Autorita Ecclesiastica, prestando ai Yescovi ed a chi li rappresenta plena soggezione e obbedienza. Non e zelo meritorio, ne pieta sincera Pintraprendere anche cose belle e buone in se, quando aon siano approvate dal proprio Pa- store (Encycl. Graves de community.

XV.

Perche tale azione democratico-cristiana abbia unita d' indirizzo, in Italia, dovra essere diretta dall'Opera de' Congressi e de' Comi- tati Cattolici; la quale Opera in tanti anni di lodevoli fatiche ha si ben meritato della S. Chiesa, ed alia quale Pio IX e Leone XIII di s. m. affidarono 1'incarico di dirigere il generate movimento cat- tolico, serapre sotto gli auspicii e la gaida dei Yescovi (Eacycl. Gra- ves de Communi).

XVI.

Gli scrittori cattolici, per tutto che cid tocca gP interessi reli- giosi e Pazione della Chiesa nella Sooieta, devono sottostare piena- mente, d'intelletto e di volonta, come tutti gli altri fedeli, ai loro Vescovi, ed al Romano Pontefice. Devono guardarsi sopra tutto di prevenire, intorno a qualunque grave argomento, i giudizi della Sede Apostolica (Istruz. della S. C. degli AA. EE. SS.).

XVII.

Gli scrittori democratici-cristiani, come tutti gli scrittori catto- lici devono sottomettere alia prevent! va censura dell'Ordinario tutti gli scritti, che riguardano la religione, la morale cristiana e Petica naturale, in forza della Costituzione Offlciorum et munerum (art. 41). <jli ecclesiastic! poi, a forma della medesima Costituzione (art. 42), anche pubblicando scritti di carattere meramente tecnico, debbono previamente ottenere il consenso dell'Ordinario (Istmz. della S. C. 'degli AA. EE. SS.).

XVIII.

Debbono fare inoltre ogni sforzo ed ogni sacrifizio per che re- gnino fra loro carita e concordia, evitando qualsivoglia ingiuria o rimprpvero. Quando sorgono motivi di dissapori, anziche pubblicare cosa alcuna sui giornali, dovranno rivolgersi alPAutorita Ecclesia- stica, la quale provvedera secondo giustizia. Ripresi poi dalla me- desima, obbediscano prontamente, senza tergiversazioni e senza me- narne pubbliche lagnanze; salvo, nei debiti modi ed ove sia richiesto dal caso, il ricorso alPAutorita superiore (Istruz. della S. C. degii

. EE. SS.).

8 DELL'AZIONE POPOLAKE ORISTIANA

XIX.

Finalmente gii scaittori cattolici, nel patrodnare la causa dei proletari e dei poveri, si guardino dall'adoperare un linguaggio che possa ispirare nel popolo avversione alle class! superior! della so- cieta. Non parlino di rivendicazioni e di giustizia, allorche trattasi di mera carita, come innanzi fu spiegato. Ricordino che Gesu Cri- sto voile unire tatti gli uomini col vincolo del reciproco amore. che e perfezione dtlla giustizia, e che porta 1'obbligo di adoperarsi al bene reciproco (Istruz. della S. C. degli A A. EE. SS.).

Le predette nor me fondamentali, Noi, di rnoto proprio e di certa scienza, colla Nostra Apostolica Autorita le rinno- viamo in ogni loro parte, ed ordiniamo che vengano tra- smesse a tutti i Comitati, Circoli ed Union! Cattoliche di qualsivogiia natura e forma. Tali societa dovrannb tenerle affisse nelle loro sedi, e rileggerle spesso nelle loro adu- uanze. Ordiniamo inoltre che i giornali. cattolici le pub'bli- chino integralmente e dichiarino di osservarle ; e le osser- vino infatti religiosamente : altrimenti siano gravemente am- moniti, e se ammoniti non si emendassero, verranno dal- 1'Autorita Ecclesiastica interdetti.

Siccome poi a nulla valgono parole e vigoria d'azioner se non siano precedute, accompagnate e seguite costante- mente dair esempio ; la necessaria caratteristica, che deve rifulgere in tutti i membri di qualunque Opera cattolica, e quella di manifestare apertamente la fede colla santita della vita, colla illibatezza del costume e colla scrupolosa osser- vanza delle leggi di Dio e della Chiesa. E questo perche e il dovere di ogni cristiano, e poi anche perch6 chi ci sta di contrOj abbia rossore, non avendo nulla, onde dir male di not (Tit. II, 8).

Di queste Nostre sollecitudini pel bene comune delFazione cattolica, specialmente in Italia, speriamo, colla divina be- nedizione, copiosi e felici frutti.

Dato in Roma presso S. Pietro il 18 Decembre 1903, anno primo del Nostro Pontificate.

PIVS PP. X.

DI CHI E IL VATICANO?

NOT*: MTORICHE E GIVRIDICHE

Due avveniinenti che in altri tempi ed in altre circo- stanze, sarebbero passati pressoch6 inosservati, hanno fornito di recente abbondante materia alia stampa liberate di Roma e d' Italia, non solo per denigrare fatti e persone, ma eziandio per asserire un preteso diritto di proprieta da parte dello Stato sul Vaticano stesso. Gli avvenimenti, a' quali alludiamo, sono il piccolo e fortuito incendio, avvenuto la sera del novem- bre 1903, in una soffitta del palazzo apostolico, e la tempo- ranea destinazione deirappartamento Borgia ad uso deU'Emo Cardinale Segretario di Stato.

La Tribuna di Roma fu la prima a dare il grido d'al- 1'erta pel gran pericolo corso da quel palazzo, ch'essa, sul- Tautorita del prof. Ruffini, afferma essere indubitatamentepro- prleta dello Stato, proprieta nazionale, di cui al Pontefice spetta il solo godimento. Quindi nel suo articolo, intitolato Vigilate e firmato da un tal Saraceno 19 essa ammonisce co- loro che stanno nella « gran mole chiusa » colla minaccia di un dilemma : « Vigilate voi o vigileremo noi » . La mede- sima tesi e stata poscia a piu riprese sostenuta a proposito deirappartamento Borgia, la cui presente temporanea desti- nazione I'anzidetto giornale e giunto persino a tacciare di violazione e limitazione del pubblico dominio 2.

Alia Tribuna hanno fatto eco gli altri giornali settarii d' Italia, si che appare manifesto il proposito di travisare la vera condizione giuridica del palazzo apostolico del Vaticano,

1 Nel num. del 3 nov. 1903. 8 Nel num. del 1 dec. 1903.

10 DI CHI E IL VATICANO ?

e preparare la pubblica opinione ad accettare, quando che- sia, nuove « annessioni », che sarebbero in realta nuovi la- dronecci.

Le false e temerarie asserzioni di siffatta stampa, non meriterebbero certo d' esser prese in serio esame, se non fossero sostenute da parecchi professori, nelle R. Univer- sita di Napoli, di Pavia, di Torino, quali sono lo Scaduto, lo Schiappoli, lo Zanichelli, il Castellan, il Conforti L., il gia nominato Ruffini ed altri. Noi certamente non ci faremo lecito di negare il merito di questi egregi signori ; ma sappiamo pero, generalmente parlando, non esservi perizia giuridica che valga a far trionfare presso gli assennati e gl' imparziali una causa cattiva ed una falsa tesi.

E noi agli assennati appunto ed agli imparziali inten- diamo di rivolgerci con questo scritto, nel quale entriamo posatamente ad esaminare e risolvere il quesito che ci siama proposto ; quesito che, come vedremo nella seconda parte del presente lavoro, il Parlamento italiano non pot6 e non, voile risolvere.

I.

Che il palazzo apostolico del Vaticano con gli annessi giardini, con la biblioteca e con i suoi musei, prima del 20 settembre 1870, appartenesse in qualche modo a' Papi, e- iri nessun modo ad altri, non fu mai recato in dubbio da chicchessia. II dubbio sorse nella mente di alcuni, soltanto dopo i fatti che quella data ricorda e segnatamente dopo il Decreto del 9 ottobre di quello stesso anno, col quale, « visto il risultamento del plebiscito del precedente giorno 2 ottobre e la proposta del Consiglio de' ministri, S. M. il Re decretava che Roma e le province romane erano aggregate al Regno- d' Italia e ne facevano parte integrante *. »

' Cf. SARKDO, Codice del Diritto pubUico ecclesiastico del Regno d' Italia. Torino 1891, Parte IV, pag. 25. Questo decreto fu convertito- in legge, debitamente promulgata il 31 decembre del 1870. (Ibid., pag. 26).

DI CHI E IL VATICANO? 11

Fatta tale « aggregazione », sembro ad alcuni potersi ri- tenere che lo Stato italiano, com'era succeduto nella sovra- nita territoriale di Roma alia sovranit& pontificia, cosl fosse succeduto altresl nel possesso di tutti i diritti e di tutti i beni di cui, prima dell' « aggregazione », godevano i Papi in Koma. Se non che i Papi erano a quel tempo, non solo so- vrani temporali di Roma, ma eziandio suoi vescovi, ed erano inoltre, per la Sede che occupavano e rappresentavano, so- vrani spirit uali, come della Citta di Roma, cosi di tutto il mondo cattolico. Quando dunque si parla de' diritti e de' beni, <le' quali godevano i Papi in Roma prima del 1870, bisogna accuratamente distinguere tra i diritti ed i beni demaniali, €he loro spettavano come a sovrani temporali di Roma, e quelli patrimoniali della Santa Sede, che loro appartenevano come a vescovi di Roma e sovrani spirituali urbis et orbis. Ora se, in forza dell'anzidetta « aggregazione », puo ammet- tersi ne' primi una qualche successione da parte dello Stato italiano, ne' secondi questa successione e del tutto inam- missibile.

La soluzione pertanto del quesito che forma 1'oggetto del presente studio, dipende dalla condizione giuridica in cui trovavasi il palazzo apostolico del Vaticano prima del 1870. Apparteneva esso al Pontefice in quanto questi era semplice sovrano temporale di Roma, ovvero gli apparteneva in quanto era altresi vescovo di Roma, sovrano spirituale e capo su- premo di tutta la Chiesa cattolica? In altri termini, il pa- lazzo apostolico del Vaticano, prima della famosa « aggre- rgazione », era esso di pertinenza del demanio dello Stato pontificio, di cui il Papa era il legittimo Sovrano, ovvero costituiva una parte integrante del patrimonio della Santa Sede, di cui il medesimo Papa era ed e il solo giuridico rap- presentante ?

12 DI CHI E 1L VAT1CANO?

II.

A dar luce e precisione allo stato della presente controver- sia giovera notare due cose. La prima riguarda la personalita giuridica della Santa Sede, e quindi la sua capacita e diritto di possedere beni temporal! anche stabili, e fra quest! gli edificii destinati all'abitazione speciale del Pontefice e de' suoi ufficiali. Tale personalita non le fu tolta dagli avvenimenti del 1870, ma rimase e rimane in tutto il suo vigore, tan to ne' rapport! interni con 1'Italia, quanto in quell! internazio- nali con gli altri Stati. Questi infatti riconoscono tuttora il carattere diplomatico de' nunzi e dei legati della Santa Sede, accreditati presso le loro Corti o Governi ; accreditano ancor essi presso di lei ambascerie stabili e legazioni straordinarie ; le rendono pubblicamente atti di ossequio e di riverenza; mantengono infine con lei tutte le relazioni, derivanti dall'an- tico diritto pubblico ecclesiastico, da consuetudini o da spe- ciali concordati. Lo stesso Stato italiano ha formalmente e solennemente riconosciuto questa personalita della Santa Sede, e ne ha dato un argomento perentorio con la sua legge, detta delle guarentige, del 13 maggio 1871.

Ma se la Santa Sede continua in Italia, anche dopo 1' « ag- gregazione » del 1870, nel suo essere giuridico di una persona morale, essa deve parimente continuare in Italia, nel paci- fico possesso de' suoi beni. Quello dunque che, in Italia e a Roma, era di sua proprieta prima del 20 settembre 1870, non 6 cessato di esser tale dopo quel giorno.

La seconda cosa che voglianio qui notare e che il diritto di proprieta, onde senza alcun dubbio gode la Santa Sede, e veramente e propriamente un suo diritto naturale, come queMo che nasce dal diritto ch'ella ha di esistere e di conservarsi. E poich6 ogni ente (fisico o morale) secondo che ha o non ha vero diritto di esistere e di conservarsi, ha o non ha altresl vero diritto di possedere, cosi da quell' autoritk & in- dipendente 1'uno dalla quale 6 indipendente 1'altro. Ora il

DI CHI E IL VATICANO ? 13

diritto che ha la Santa Sede d'essere e di conservarsi in nes- sun modo dipende dall'autorita dello Stato italiano, dunque neppur da essa dipende il suo diritto di proprieta.

Su questo punto abbiamo consenziente anche la Corte d'Ap- pello di Roma. Ecco la massima ch'ella sand in una sua importantissima sentenza del 16 giugno 1883 : « E fuori d'ogni possibile contestazione come la Santa Sede, istituzione sui generis, alia quale non havvi altra paragonabile nel mondo, non trae la sua origine ne i suoi poteri dallo Stato, nel quale tiene la sua stanza ; e come taley ne per Vindole sua, ne per volere dello Stato medesimo ha dipendenza alcuna da que- sto '. »

Lo Stato italiano dunque non pu6 arrogarsi alcun diritto sulle cose che si dimostrano essere propriety della Santa Sede ; molto meno poi puo esso privarnela o disporre in tutto o in parte del patrimonio di lei, senza renders! reo, non solo di un gravissimo oltraggio contro la persona del Sommo Pon- tefice, che di quel patrimonio e custode e vindice, ma eziandio di un ingiusto spoglio, che ha tutti gli element! o « estremi », come direbbero i giuristi, de' delitti di rapina e di usurpa- zione 2.

III.

Dal fin qui detto ci si apre chiara e facile la via alia so- luzione del proposto quesito. Trattandosi di una questione di proprieta, bisogna anzitutto cercarne e ponderarne i titoli. Diciamo anzitutto, poiche non sono da trascurare, le presun- zioni, le quali, come sempre accade in question! di tal fatta, hanno anch'esse la loro forza e giovano assai alia determi- nazione del soggetto della proprieta. Ora presunzioni e titoli cospirano egualmente nell'attribuire la proprieta del palazzo

1 II testo della sentenza e date dal periodico La Legge 1883, II, 413. Cf. SAREDO, op. cit., pag. 48.

2 Cf. PESSINA. II nuovo Codice penale italiano. Milano 1890, pp. 385 e 401.

14 DI CHI E IL VATICANO ?

del Vaticano alia Santa Sede, e nel ritenerlo come parte del suo patrimonio ecclesiastico.

Delle presunzioni, a mo' di saggio, ricorderemo quella che, fondata sopra un principio di diritto comune, e la piu ovvia ed anche la piu valida. Essa e la seguente: Giustamente si presume essere oggi proprietario di una casa chi per secoli ne ha avuto il pacifico possesso ed ha esercitato in essa e intorno ad essa tutti i diritti di vero padrone. Or a e un fatto storico, che i Papi, quali vescovi di Roma e rappresen- tanti giuridici della Santa Sede, hanno, dalla piu remota an- tichita e sino al 1870, avuto il pacifico possesso del palazzo del Vaticano, e si sono diportati in suo riguardo come veri padroni. Dunque giustamente si presume che ne sieno oggi i proprietarii.

La quale presunzione apparira ancor meglio fondata e piu solida, se col prof. Castellari, giurista per nulla sospetto di clericalismo, si ammette potersi egualmente presumere ehe il palazzo apostolico del Vaticano sia stato edificato dagli stessi Pontefici con proventi ecclesiastic!, essendo, com'egli scrive, « ovvio il ritenere ch'essi abbiano destinato i proventi rica- vati da loro come Capi della Chiesa per costituire tutto cio che e specialmente destinato al culto o all'esercizio del loro ministero... e quindi anche agli ufficii, ne' quali si esercita la loro potesta ecclesiastica, compresi quelli destinati alia loro particolare abitazione e dipendenze 4. »

Ma non occorre insistere piii oltre sulle presunzioni, seb- bene, al dire dell'illustre giurista pur ora nominate, esse siano « gravi, concordant! ed eloquent! 2 » . Quello stesso che le presunzioni persuadono essere « verosimile », « ovvio », « ben fondato », i titoli dimostrano con ogni certezza essere una verita inconcussa, una realt& storica.

1 Nella recentissima sua opera La Santa Sede. Condizione giuridica attuale del Pontificate romano. Milano 1903, pag. 586.

2 Ibid.

DI CHI E IL VATIC ANO ? 15

IV.

Nessuno che non sia interamente digiuno della storia del Pontificate romano, ignora che il palazzo del Vaticano fu edi- ficato da' Papi e da loro piu volte ricostruito, restaurato, ampliato, abbellito e condotto a mano a mano a quello stato di grandiosita e di splendor e che lo ha reso uno de7 piu vene- randi e preziosi monument! del mondo. E tutto cio i Papi operarono, si noti bene, non soltanto, quando alia sovranita loro spirituale, si aggiunse la temporale ; ma eziandio, quando per confessione degli stessi avversarii, non esistendo il do- minio temporale 4, non potevano i Papi operare, ne possedere altrimenti, che come vescovi di Roma e capi di tutta la Chiesa cattolica.

11 piii antico documento riguardante le prime origini del palazzo apostolico del Vaticano risale alFanno 498, quando Papa Simmaco, per ragione dello scisma capitanato dall'an- tipapa Lorenzo, impedito dal risedere in Laterano, fisso la sua diniora presso S. Pietro. Tutti gli storici, non escluso lo stesso Gregorovius, sono concordi nel lodare la munifi-

1 II prof. SCHIAPPOLI di Pavia (Manuale del Diritto ecclesiastico, Vol. I, pag. 204) non e alieno dalla sentenza di coloro che giudicano falsa 1'opi- nione, chelo Stato pontificio possa dirsi fondato con Stefano II e con Pipino (a. D. 754). Nella sentenza del CASTELLARI (La Santa Sede, Vol. I, pag. 26), in sul principio del secolo IX si lavorava ancora per la costituzione di un potere temporale, e durante quasi tutto il secolo nono e sino alia caduta dell' impero carolingio, una relazione di reciproca dipendenza resse i rapporti del Pontefice coll' auto rita imperiale. II GREGOROVIUS (Storia della Citta di Roma nel medio evo, lib. IV, 'cap. 2, §. 5) opina che il Papa conseguiva la signoria della Citta di Rorna neH'anno 755, ma nega che ne avesse a quel tempo la Sovranita, servando la Citta a s6 medesima i diritti del Senate e del Popolo. Secondo il BERTOLINI (Nuova Antologia, Anno XXV, 1890, p. 51), se al nome di potere tem- porale si applica il significato ch'esso ebbe nell'eta moderna, 1'origine sua non risale al di la del pontificato di Giulio II, ch'e a dire, a' pri- mordii del secolo XVI. Su questo argomento si vegga 1'opera del nostro BRUNENGO, Le origini della sovranita temporale dei Papi (Prato 1889).

16 DI CHI £ IL VATIC ANO ?

cenza di questo Pontefice *. Egli abbelll la basilica di S. Pietro, fe' lastricare di marmo il grande atrio, orno di musaici il Cantharus e le pareti del portico, amplio le scalee del primo cortile della basilica e ad essa aggiunse due edificii, de- stinati all'abitazione del Papa: Symmacus Basilicam B. Petri marmoribus ornavit... itemque EPISCOPIA in eodem loco dextra levaque fecit. Cosi attesta il « Liber Pontificalis » 2. E il chmo mons. Duchesne, che di questo libro e oggi il piu autorevole commentatore, appone al testo qui citato la se- guente nota: « Symmaque evince du palais de Latran, dut se loger lui-meme et installer les services de son admini- stration dans le voisinage de la basilique de Saint-Pierre. Nous avons ici le premier exemple d'un Pape r6sidant au Va- tican et le premier essai de 'palais pontifical en cet endroit 3. » Dal quale fatto storicamente accertato, deriva il titolo, per cosi dire, fondamentale del diritto di proprieta della Santa Sede sul palazzo apostolico del Vaticano. Esso fu edificato da un Papa; edificato espressamente perch6 servisse di resi- denza a' vescovi di Roma; edificato, non gia co' proventi del- Ferario pubblico dello Stato pontificio che allora non esisteva, si bene con quelli della Santa Sede, ch'erano frutto delle ele- mosine de' fedeli e delle vistose donazioni fatte a' successor! di S. Pietro da diversi sovrani. Anche a quel tempo, e forse a quel tempo piu che ne' posteriori, come attesta il Bonanni, fuerunt ingentia donaria a regibus multis ad pedes summo- rum Sacerdotum demissa 4. Donde apparisce chiaro e netto il carattere giuridico del palazzo del Vaticano nella sua ori- gine. Esso non fu proprieta demaniale, ma patrimoniale ; non pertinenza dello Stato, ma del patrimonio della Santa Sede.

1 Storia della citta di Eoma net Medio Evo. Venezia 1872, Vol. I, pag. 341. Si vegga altresi il GRISAR, Storia di Roma e dei Papi del Medio Evo. Roma 1897, Vol. I, pag. 385.

2 Le Liber pontificalis. Texte, introduction et commentaire par I' Abbe L. DUCHESNB. Parigi 1886, Vol. I, pag. 262.

3 Ibid., nota 26, pag. 267.

4 Nell'opera Numismata summorum Pontificum, Templi Vaticani fabricam indicantia. Koma, 1692, pag. 217.

DI CHI E IL VATICANO ? 17

V.

Document! storici egualmente irrefragabili dimostrano, che il diritto di proprieta acquistato ed affermato, in nome della Santa Sede, da Papa Simmaco, fu ne' seguenti secoli settimo e ottavo, conservato, esercitato e ribadito da' suoi successor!. Quest! ritennero il pacifico possesso dell'episcopio del Vaticano, e, pur non facendovi stabile dimora, vi abita- rono sempre come in casa propria, non altrimenti che face- vano al patriarchio del Laterano. II loro diritto poi acquisto nuova forza ed un nuovo titolo dal fat to che 1'episcopio del Vaticano, ad industria e spese di questi Pontefici, fu rno- dificato ed accresciuto, in guisa che, non ostante le rovine sofferte dalT invasione de' barbari, esso nel 774, sotto il pon- tificato di Adriano I, e piu tardi sotto il pontificate di Leone III, fu stimato degno di accogliervi ed ospitarvi Carlo Magno. II fatto 6 accennato nel Liber Pontificalis 1 e si trova attestato in un antico diploma scritto in caratteri longobardi, conser- f ato nell'Archivio della Basilica 2. II Bonanni cosl ne scrisse: Mirandum inter praecipites temporum conversiones Vati- cana palatia regiam ad magnificentiam surrexisse, ut illo- rum ambitu Reges et Caesares ad Petri limina properantes exciperentur . Hinc regem Carolum Gallorum decus, so- lemnia Christi resurgentis in augustissima Dim Petri Ba- silica cum Hadriano celebraturum, primo excepere Vati- cana palatia, nee multo post ipsum Hadrianum [sotto Leone III] eodem magno hospite darner e 3. »

Non pu6 citarsi la data precisa, ma e certo che, se non prima, certamente subito dopo la visita fatta a Roma nel-

1 Edit. DUCHBSNE, 1. c., pag. 497. Ivi si narra che il Re Carlo, dopo di aver assistito al battesimo conferito dal Pontefice nel pomeriggio di quel Sabbato Santo nella Basilica Lateranense, alia sera ritorno a <S. Pietro: postmodum ad B. Petrum ipse benignissimus reppedavit rex.

2 Citato dal BONANNI, 1. c., pag. 217.

3 Ibid.

1904, vol. 1, fasc. 1285. 2 26 dicembre 1903.

18 DI CHI £ IL VATIC ANO ?

Tanno 800 da Carlo Magno, il Pontefice Leone III amplio 1'epi- scopio del Vaticano, aggiungendovi una grande sala da pranzo,. ristorandone le abitazioni ed arricchendolo di nuovi mosaic! . Cosl afferma chiaramente il Liber Pontificalis : Sanctissimus Pontifex iuxta ecclesiam B. Petri Apostoli in Acoli l fecit triclinio maiore mire pulchritudinis decor ato et absida de musibo ornata, alias et absidas duas dextra levaque super marmores picture splendentes. Et in pavimento marmoreis exemplis stratum et caeteris amplis aedificiis tarn in ascen- sum scale quamque post ipsum triclinium compte fecit 2. II medesimo Liber pontificalis ricorda altresi un nuova edificio fatto aggiungere all'episcopio, pro quiete pontificis, da Gregorio IV (827-844) 3 ed altri restauri, fattivi eseguire piii tardi da altri Pontefici.

VI.

Da' quali document! si par manifesto che il possesso del palazzo del Vaticano fu ripetutamente raffermato, rafforzato e continuato per circa quattro secoli, quanti ne corsero da Papa Simmaco a Papa Gregorio IV. Che questi Pontefici poi, dall'anno 498 all'anno 844, ritenessero tale possesso del loro episcopio, e ne esercitassero i diritti ad esso inerenti, come vescovi di Roma e capi di tutta la Chiesa, deve concedersi dagli stessi avversarii, i quali, secondo che fu gia accennato 4r sostengono che a quel tempo la sovranita temporale de' Pon- tefici in nessun modo esisteva, od era appena abbozzata.

Nel resto chi conosce le infelici condizioni economiche di Roma durante quei quattro secoli, non puo neppur sospettare che i Papi compissero quelle opere nel loro episcopio con de-

1 II DUCHESNE, nella nota (39) a questo testo, cosi scrive: « Ce mot in Acoli designe Tin endroit determine aupres de la Basilique de Saint- Pierre, evidemment du cote ou est maintenant le palais pontifical. »

* Op. cit., Vol. II, pag. 8.

3 Ibid., pag. 81.

4 Sopra alia pag. 11.

DI CHI E IL VATICANO? 19

nari forniti dalla citta. Essi non ne abbisognavano punto; poich6 i beni che la Santa Sede aveva allora gia acquistati dalle donazioni fattele da' fedeli erano molti ed amplissimi, si che il Papa, secondo che afferma il Gregorovius, « se an- cora non imperava da signore di Duchee, era tuttavia il piii ricco proprietario di terre che fosse in Italia l. » E discor- rendo di Papa Gregorio I, che resse la Chiesa in quei tempi (590-604), lo stesso scrittore soggiunge : « La ricchezza del tesoro della Chiesa era inesauribile... per tal guisa il Papa provvedeva a spese che sembrava quasi impossibile di sop- perire, avvegnach6 su di lui pesasse la conservazione delle Chiese, la vettovaglia di Roma, il riscatto degli schiavi ecc. 2. » E lungi dall'essere il Papa debitore a Roma per le magnifiche opere da lui compiute, Roma, come confessa il medesimo sto- rico protestante, andb debitrice, in quei secoli, a' tesori del suo Vescovo se ottenne la liber azione da3 suoi nemici e se, tratto tratto, ergevasi quasi a condizione di indipendenza di riscontro a Ravenna 3. »

VII.

Sicuri pertanto del diritto acquistato da' loro antecessori, i Papi continuarono ne' secoli seguenti a frequentare il loro episcopio ed a soffermarvisi, quando loro tornava comodo e massimamente quando, nelle maggiori solennita dell'anno ecclesiastico, incombeva loro il dovere di far le vigilie ad Aram Divi Petri e di celebrare nella basilica vaticana i divini ufficii. Cosi sappiamo d'aver fatto piu volte il Papa

1 Storia della citta di Roma ml medio evo. Lib. Ill, c. 2, § 3. Ve- nezia 1872, p. 68.

2 Ibid,, pag. 73.

3 Ibid. Anche il CASTBLLARI riconosce che « la potesta de' pontefici trovava a quel tempo un potente ausilio negli immensi patrimonii della Chiesa situati in Sicilia, in Sardegna, nella Campania, nell'Agro romano ed altrove, unica fonte d'onde spesso il popolo traeva le necessarie der- rate. » (La Santa Sede. Milano 1903, Vol. I, pag. 24).

20 DI CHI E IL VATICANO?

Innocenzo II (1130-1143), il Papa Celestino II (1143-1144) ed altri l.

Parimente, sicuri del loro diritto, i Papi continuarono, durante tutto il rimanente del medio evo, a prodigare le loro cure all'episcopio vaticano. Volendo renderne la dimora sempre piu grata e decor osa, Eugenio III (1145-1153) 1'am- plio considerevolmente ; vi aggiunse anzi un nuovo palazzo 2, la cui costruzione, da lui forse soltanto cominciata, fu piu tardi proseguita da Celestino III (1191-1198) e certamente accresciuta e compiuta da Innocenzo III (1198-1216). Quest! fece costruire la cappella e le stanze pel cappellano (sacri- sta), pel cancelliere, pel cameriere, per relemosiniere ; fece anche costruire la panetteria, la cucina e la scuderia; fece inoltre rafforzare la grande sala, ristorare la loggia, cir- condare tutto il palazzo di baluardi e innalzare torri sopra le porte ; provvide infine, entro i limiti dello stesso palazzo, una conveniente abitazione pel medico 3.

Pochi anni appresso, tomato appena da Lione, Inno- cenzo IV (1243-1254) fece eseguire nuovi lavori nel palazzo vaticano 4. Nicolo III (1277-1280) ve li continuo e ne intra- prese ancor altri, con una magnificenza che appena trova

1 Cf. BONANNI, op. xiit., pag. 217.

' II GREGOROVIUS (op. cit., 1. 8, c. 6, §. 5) da questo fatto come pro- babile, ma 1'autorita del Card. Aragon. (pag. 439), da lui stesso citata in nota, lo da per certo : Hie fecit unum palatium apud S. Petrum, et Signiae alter um. Di questo Papa si hanno diplomi e bolle degli anni 1145, 1152 e 1153 con la data del Vaticano apud S. Petrum. (Bullarium di- plomatum et privilegiorum SS. PP., Torino 1858, Vol. II, pp. 510, 577, 578, 588 ecc).

3 Cf. F. HURTER, Storia di Papa Innocenzo III, Milano 1858, vol. IV, pag. 342. II medesimo fatto con le medesime parole e ricordato in una vita manoscritta di questo Pontefice, conservata nell'Archivio vaticano (num. 6091). Eccone il testo: Fecit fieri domos istas de novo; Cappella- riam cameram et Cappellam, panettariam, Buccellariam, Coquinam et Marescaltiam, Domos Cancellarii, Camerarii et Eleemosynarii, Aulam autem confirmari praecepit, ac refici Logiam, totumque Palatium claudi muris et supra portas erigi Turres et etiam domutn inter clausuram Pa- latii, quam ad habitationem Medici deputavit.

4 GREGOROVIUS, op. cit., lib. X, cap. 7, §. 3.

DI CHI E IL VATIC A NO ? 21

riscontro ne' tempi posteriori e gli merito d'esser chiamato dallo stesso Gregorovius. il primo fondatore della residenza vaticana nella sua figura storica 4 ». Egli, non solo riedific6 il palazzo, ma acquisto altresl nuovi terreni, e vi piant6 i magnifici giardini vaticani, che cinse di mura e di torri 2. Nel palazzo cosi riedificato ed abbellito, dimorarono piu tardi i Pontefici Nicolo IV (1288-1292) e Bonifacio VIII (1294-1303), i quali, come in residenza degna e propria del Capo della Chiesa, vi esercitarono il loro ministero di so- vrani spiritual!. II che e attestato da parecchie loro Lettere apostoliche, date appunto dal Vaticano apud S. Petrum 3.

VIII.

A questa era di prosperity segul ben presto un breve periodo di squallore e di decadenza. Per la disgraziata tras- lazione del seggio papale da Roma ad Avignone, eseguita nel 1305 da Clemente V, il palazzo del Vaticano perdette il suo lustro ed ebbe naturalmente a soffrire non poco nella in- tegrit& de' suoi edificii e nelle molteplici sue opere d' arte ; per buona fortuna per6 non soffri tanto, che potesse dirsi del tutto dimenticato e molto meno abbandonato da' suoi le- gittimi padroni. Sappiamo infatti, che i Papi avignonesi ne affldarono espressamente la cura e la custodia a' loro legati, vicarii in Roma, e che due di quesfr Papi, Giovanni XXII e Benedetto XII, fecero anche, con denari spediti da Avi- gnone, eseguire notevoli restauri sia nel palazzo, sia negli annessi giardini. Di Benedetto XII si legge che, nel decembre

1 Ibid.

2 Cf. RBUMONT, Geschichte der Stadt Rom. Berlino 1867, Vol. 2, pag. 704. II fatto 6 attestato anche dalla seguente lapide, che rimonta a quel tempo e conservasi nel Museo municipale di Roma : Anno Do- mini MCCLXXIIX Sanctissimus Pater et Dominus Nicolaus Papa .I/I, fieri fecit Palatia Maiora et Aulam, Cappellam et alias Domos amplifi- cavit, Pontificatus sui Anno I, et Secundo Pontificatus sui fieri fecit cir- cuitum Pomarii huius.

3 BONANNI, op. cit., pag. 218.

22 DI CHI ± IL VATICANO ?

del 1334, subito dopo la sua elezione, mandavit reparari Ecclesiam romanam sancti Petri... et palatia ibidem deso- lata et ad fabricam donavit quinquaginta millia /forenorum l.

Sappiamo inoltre che un altro Papa avignonese, Urbano V, visitando Roma nel 1367, abito nel suo palazzo del Vatieano e spese anch'egli considerevoli somme per ripararlo e resti- tuirlo al suo primitivo stato: Qui Papa, die 16 octobris 1367, JRomam intravit... Postquam vero in Ecclesia beati Petri suam fecit orationem, ac in cathedra papali full 'more so- lito collocatus, declinavit ad palatium suum dictae Eccle- siae contiguum, quod prius vetustate ac inhabitatione quasi consumptum et dirutum, saltim quoad tecta, opere mirabili fecit renovari 2.

Gregorio XI, anch'egli di nazione francese, fu il settimo ed ultimo Papa avignonese. Eletto il 30 decembre del 1370, dopo molte incertezze e nonostante le vive istanze dei suoi cortigiani, decise finalmente di lasciare Avignone e tornare in Italia, restituendo a Roma la papale residenza. II che egli felicemente compl il 17 gennaio del 1377, vigilia del giorno, in cui Roma celebrava la principale sua gloria, quella della Cattedra apostolica, stabilita entro le sue mura dal Vicario di Cristo, Principe degli Apostoli 3. Gregorio fisso la sua di- mora nel palazzo del Vatieano ed ivi mori il 27 marzo del seguente anno 1378.

Nel medesimo palazzo fu allora tenuto il memorabile Con - clave, che, dopo una brevissima Sede vacante di soli dodici giorni, diede al francese Gregorio un successore italiano nella persona di Urbano VI. Anche questo Pontefice (1378-1389) abito frequentemente al Vatieano, ove s'intrattenne piu volte con S. Caterina da Siena 4, ed anch'egli studiossi finche visse

1 Cosi si legge nelle Vitae Paparum avenionensium, edite dal BA- LUZIO, Parigi, 1693, torn. I, col. 219.

2 Ibid., Prima Vita Urbani F, col. 380. Si vegga altresi il PASTOR, Storia dei Papi dalla fine *del Medio evo, Trento, 1890, vol. I, pag. 79.

8 Cf. PASTOR, op. cit., pag. 89.

4 Cf. B. RAIMONDO DA CAPUA, Vita di S. Caterina da Siena, ediz. italiana, Roma 1866, pag. 216.

DI CHI E IL VATIC ANO ?

di ridonare al suo palazzo 1'antico splendore. Nel quale studio, egli fu seguito ed anche superato da Bonifacio IX (1389-1404), sotto il cui pontificate, il palazzo del Vaticano prese il posto del patriarchio del Laterano e divenne la residenza stabile ed ufficiale del Vescovo di Roma l.

Non altrimenti operarono gli altri suoi successor!, Inno- cenzo VII, Gregorio XII, Martino V ed Eugenio IV, i quali occuparono la Sede di Pietro nella prima meta del secolo de- cimoquinto, che segna la fine propriarnente del medio evo_ Delle grandi opere, compiute da questi Pontefici per la con- servazione, per T ingrandimento, pel decoro e per la sicu- rezza del loro palazzo del Vaticano, discorrono a lungo gli scrittori che abbiamo gia piu volte citato, e particolarmente il De Novaes 2 e il Reumont 3 nelle loro Storie de' Sommi Pontefici e della citta di Roma.

IX.

Prima di andar oltre, e bene sciogliere una difficolta grave in apparenza, la quale sorge dal fatto, che i Pontefici pur ora nominati ne' due paragrafi precedent!, erano effettiva- mente, di diritto e di fatto, sovrani temporal! di Roma e dello Stato pontificio. Essi infatti vissero tutti dal 1130 al 1450, quando, secondo la sentenza comtmemente ricevuta da' dotti, il loro Principato civile era pienamente costituito, Sembrerebbe quindi potersi ragionevolmente, se non affer- mare, per lo meno dubitare che il diritto di proprieta ch'essi esercitarono sul palazzo del Vaticano durante T ultima parte del medio evo, loro spettasse come a Sovrani temporal!. E tanto piu ragionevolmente si potrebbe di ci6 dubitare, quanto piu difficile apparisce il determinare con sicurezza, se le opere di ricostruzione e di riparazione del palazzo, da loro compiute

1 GREGOROVIUS, op. cit., lib XII, cap 7, §. 3

2 Elementi della Storia de' Sommi Pontefici, Siena, 1803, Vol. V. » Geschichte der Stadt Rom. Vol. II, lib. 5, cap. 4. Berlino 1867.

24 DI CHI E IL VATICANO ?

e sopra descritte, fossero eseguite con proventi dell' erario pubblico, piuttosto che con proventi ecclesiastic!.

La difficolta, in tutte e due le sue parti, manca di solido fondamento. Quanto alia prima, si osservi che 1'essere stati quei Papi sovrani temporali non tocca punto il lltolo giuri- dico, per cui essi ereditarono da' loro antecessori e ritennero per se il diritto di proprieta sul palazzo del Vaticano. Tale titolo fu quello di legittimi rappresentanti della Santa Sede: titolo da loro posseduto, come fu gia da' loro antecessori ed e oggi da' loro successor!, indipendentemente da qualsiasi civile principato e sol perche furono vescovi di Roma e so- vrani spirituali del mondo cattolico.

Qual che si fosse la natura e la forza della sovranita tern - porale goduta, in quell' ultimo scorcio del medio evo, da' Papi, e fuor d'ogni dubbio che la sovranita temporale, quando tu costituita, si congiunse bensi nel Pontefice alia preesistente sua sovranita spirituale, ma non la sostitui, ne 1'aboll. II Papa, col divenir sovrano temporale di Roma, non cesso d'esserne vescovo e d'essere capo di tutta la Chiesa. In altri termini, quando il Papa divenne Re temporale, non fuvvi successions di una sovranita ad un'altra, ma soltanto addi- zione e unione delle due nella medesima persona.

Donde segue che il Papa, divenuto Re temporale, pote, come tale, acquistare nuovi titoli e nuovi diritti, ma non pote per- dere ne perdette alcuno di quelli che possedeva dianzi, e che eran suoi titoli e suoi diritti come vescovo di Roma e supremo reggitore del mondo cattolico.

X.

A convincersi poi che il dubbio, espresso nella seconda parte della proposta difficelta, sia del tutto vano, bastera ri- cordare che, nel medio evo, non esisteva un erario propria- mente detto dello Stato pontificio, diverso dall'erario della Santa Sede. Ne poteva tal erario giuridicamente costituirsi ; poiche, nel concetto medioevale, lo Stato pontificio era uno

DI CHI E IL VATICANO ? 25

Stato patrimoniale, uno Stato cio6 che faceva parte del pa- trimonio della Santa Sede. I suoi proventi dunque, molti o pochi, grand! o piccoli che fossero, erano giuridicamente frutti di quel medesimo patrimonio. Cosl attestano anche i giuristi della moderna scuola liberate e particolarmente il prof. Schiappoli di Pavia, il quale inoltre rettamente osserva, che quel patrimonio « venne sempre considerate ed ammi- nistrato da un punto di vista di privata proprieta de' Pon- tefici, e gli fu conservato il carattere sacro, per cui coloro che lo minacciavano o 1'invadevano eran scomunicati, quali occupatores bonorum Ecclesiae1 ».

Del resto, se prestiamo fede a Pipino di Bologna, il quale scrisse la sua Cronaca verso il 1320, il dubbio che qui esa- miniamo apparisce, non solo fondato sul falso presupposto dell'esistenza, a quel tempo, di un erario dello Stato ponti- ficio, ma eziandio contraddetto apertamente da; fatti. Stando a quest'antico scrittore, il palazzo del Vaticano, « nella sua presente figura storica » e co' suoi vasti giardini, fu riedifi- cato da Nicolo III, appunto nella seconda meta del medio evo, con proventi che in nessun modo o senso potevano dirsi dello Stato, ma erano schiettamente e strettamente ecclesia- stici : Hie Pontifex, scriv'egli, summis sumptibus conslruxit Palatia et Pomerium quae sunt circa Sanctum Petrum ex pecunia collecta de decima proventuum universarum eccle-

Ancor piii splendida e, pel nostro proposito ancor piu eloquente, 6 la storia del palazzo apostolico del Vaticano du- rante il Rinascimento e nell'eta a noi piu vicina. Ma degli argomenti che questa storia ci fornisce, come anche della con- dizione giuridica del medesimo palazzo dopo il 1870, e in ri- guardo alia legge detta delie guarentige, discorreremo a mi- glior agio in un prossimo quaderno.

1 Manuale del diritto ecclesiastico. Torino 1902, Vol. I, pag. 203.

2 Chronicon F. Francisci Pipini, lib. IV, cap. XX. Edito dal MIWA- TORI, Rerum italicarum Scriptores. Milano 1726, torn. IX, col. 724.

DI ALCUNI CRITERII 1NCERTI

NELLA PALETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIGA

LE SCOPERTE DI GRETA E IL CRITERIO CRONOLOGICO.

La scoperta del Palazzo di Phaestos fu seguita felicemente -da un'altra piu importante della prima, se si fa ragione della dovizia e del pregio de' trovamenti d'ogni genere e partico- larmente di tavolette con segni di scrittura prefenicia e preel- lenica, e d'alcuni vasi in steatite nera con rappresentazioni in bassorilievo, celebrati dall'Halbherr e dal Savignoni, per maravigliosa bellezza. II luogo del nuovo edificio, nel quale si raccolsero tanti preziosi monument! dell' eta micenea, srchiama oggi Haghia Triada (cAyca TpiaSa) e fu gia il casale di Santa Trinita dal nome d'una chiesa che vi sorgeva al tempo della signoria veneta neir isola di Greta. Esso occupava la estre- mita occidentale della catena festia e nel suo perimetro sopra due scaglioni d'altezza ineguale, vi sono la chiesa di S. Giorgio, detto il Galatas ("Ayiog Tewpyco? 6 FaXaia^) e quella di Haghia Triada. Fra la prima e la seconda acropoli in un luogo basso e verso il mezzo della citta piii antica, si vede il monastero veneziano di Falandra *.

Gl' indizii che condussero la Scuola italiana a ten tar qui degli scavi, non potevano essere piii seducenti. Infatti a Fa- landra e ad Haghia Triada « i fianchi del colle erano coperti di cocci micenei, di frammenti tettonici e decorativi di gesso alabastrine, d' intonaco dipinto : la rampa che sostiene il pic- colo ripiano al disotto della chiesa, mostrava per entro le erosioni prodotte dalle intemperie, uno strato di detriti ar-

1 Cfr. HALBHERR, Rapporto sulle ricerche del 1902 « Resti dell'et£ inicenea scoperti ad Haghia Triada presso Phaestos » ne' Mon. Ant. delVAccad. d. Lineei, Vol. XIII°-1903.

DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA 27

cheologici di circa due metri di spessore. » Cosi F Halbherr (1. c.). Gli scavi pertanto sapientemente deliberati, furono cominciati con Fapertura di circa ottanta pozzi e due grandi trincee, fra la meta di maggio e la meta di giugno 1902, e con essi si fece chiaro che nella parte occidentale della catena festia v'era gi& dall'et& micenea un palazzo meno grande e mae- stoso di quello di Phaestos, o piuttosto una villa principesca, con la veduta del mare, del flume che Faggira, della pianura di Dibaki e delle montagne dell; Ida. L' Halbherr che noi se- guiamo fedelmente in questa narrazione e descrizione, chiama gli avanzi di questa costruzione Villa Micenea di Haghia Triada.

DelFarchitettura della costruzione e delle singole parti che la compongono, nulla si puo ancor dire di certo perch6 gli scavi sono appena iniziati, e F Halbherr non ne avrebbe parlato se non dopoch6 la collina fosse stata interamente sca- vata. Ma la suppellettile venuta in luce in cosi breve tempo, 6 di tanta importanza per gli studii della primitiva civilta egea, ch'egli deliberava di farla tosto conoscere agli archeo- logi, dandone una rassegna descrittiva e figurata, e nelFor- dine di tempo in cui fu rinvenuta.

A quel che pare, la costruzione 6 a sostruzioni o terrazze come a Knossos e a Phaestos, ma non si riscontrano qui i grandi cortili e i piazzali di quei due Palazzi. A giudizio delF Halbherr e stando a7 ricordi omerici della villa di Laerte e del palazzo di Alcinoo, i lati nord ed owest delFedificio do- ve vano dare sugli orti o giardini dacche il declivio da quella parte e piu lieve e raggiunge i canali derivati dal fiume. Anche ne' muri finora scoperti, si nota la stessa materia ed arte che fu descritta trattando dei Palazzi di Knossos e di Phaestos, cio6 grandi massi parallelepiped! di calcare disposti a fllari orizzontali nelle fondamenta e dove sostengono il peso de' piani superior! ; gli altri muri sono formati con materiale minuto e cemento di malta cretacea.

Lasciamo di parlare della disposizione delle parti e della loro destinazione, perciocche gli scavi tuttora continuano e

28 DI ALCUNI CR1TERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

il riscontro con gli altri palazzi micenei cretesi, non sembra qui corrispondere, come a cagion d'esempio/ quello de' ma- gazzini e delle dispense non allineate ma raccolte, secondo

Fig. 1 a e &. VASO IN STEATITE NERA.

T Halbherr, nell'angolo sud-owest dell'edificio. II megaron scoperto a 25 metri circa, dall'angolo nord-owest della chiesa 6 piccolo, ma le pareti son rivestite di grandi lastroni dj

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 29

gesso, come di gesso e pure il sedile che va loro in giro. All7 ingresso della parete di nord si trovarono accanto agli stipiti due candelabri di pietra, e un altro presso I'estremita del sedile. Questi candelabri sono simili a quelli delle tombe di Micene e ad altri di Knossos e di Phaestos. La loro forma e di colonnette a fusto cilindrico rastremato in alto e in basso, con base a cono tronco e da capitello fa la lucerna, un vaso cioe poco incavato e il cui labbro ha due larghi solchi per i lucignoli. Degno d'essere ricordato fra gli altri trovamenti di Haghia Triada e un bacino (lekane) di pietra calcare scura che THalbherr giudica essere « il piu grande e il piu bello de' vasi in pietra d'uso comune rinvenuti nei saggi di Haghia Triada ». II suo diametro e di m. 0,63, la spessezza varia fra m. 0,02 e m. 0,03, e la profondita di m. 0,23.

Un altro oggetto trovato ad Haghia Triada, e il vaso in steatite nera(fig. 1 a e &)delquale abbiamo fatto menzione come del piu prezioso cimelio che sia venuto in luce « nell'esplora- zione degli strati micenei nell'isola e fuori ». L'Halbherr infatti cosl si esprime : « II particolare carattere e la complessivita della composizione, la finezza e la perfezione del lavoro danno a questo piccolo cimelio un' importanza forse maggiore di quella che non abbiano le coppe d'oro di Vaphio ed i fram- menti d'argento colla scena dell'assedio trovati nella quarta tomba di Micene. » Prima di descriverlo facciamo notare che ilBosanquet non manifesta la stessa ammirazione dell'Halbherr per questo vaso, ma lo descrive brevemente e solo riconosce che la scena vi e rappresentata al vivo come nella pittura murale del gatto che da la caccia a un uccello, o 1'altra d'una lepre che attraversa rapidamente un prato, e i boschi e le rupi dipinte in maniera naturalissima. Anche per Tinterpretazione del soggetto non convengono i due archeologi, dappoiche THalbherr vi vede il ritorno da una fortunata scorreria e nelTuomo portato sulle spalle, un prigioniero ; doveche per il Bosanquet, atteso il vestito leggiero del gruppo, si sarebbe piuttosto tentati di riconoscervi un festino della mietitura, e nelle forcine a tridenti che essi portano, i Opfraxes o forcine

30 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

da ventilare, le quali sono tuttora chiamate a Greta Otpvaxia *fc Nel rimanente, T Halbherr ci avvisa che il suo collega, il prof. Savignoni, nella Memoria illustrativa sul vaso di Haghia Triada, esporra altri confront! co' tridenti o lance a quattro o cinque punte, sopra un'area ben piu viciria dell' indicata da lui, cioe deir « Arcipelago della Nuova Bretagna e d'altre isole della Polinesia, i cui indigeni non sono ancora usciti dall'et& della pietra ». Daremo ora la descrizione del vaso prendendola dall'Halbherr e quasi sempre con le sue stesse parole, e poscia diremo della interpretazione del Savignonu II vaso dunque consta di tre parti, T ultima delle quali manca: il collo e la parte superiore del corpo combaciano ad incastro e misurano m. 0,10 di altezza; col diametro di m. 0,115. La composizione figurata comprende ventisette fi- gure di uomini disposti a gruppi e che, secondo 1' Halbherr r « sembrano ritornare da una battaglia ». II capitano o l'ava£ a capo scoperto e con lunga chioma precede : ha il petto co- 'razzato e stringe in mano un lungo bastone o scettro a ma- nico ricurvo poggiato sopra la spalla. Gli vengono dietro a due a due i guerrieri in marciata, armati di lunghe aste a tre punte, e al posto della immanicatura di queste con quelle e fissata un'ascia acuminata e alquanto ricurva ad uncino. Cotesti guerrieri dell' Halbherr, mietitori del Bosanquet, hanno un costume semplice: un berretto in capo d'una forma si- mile a quello di combattenti asiatici negli affreschi tebani della XIX dinastia, dove G. Max Miiller vede de' Beduini del deserto, e la copertura del capo fatta con fazzoletti avvolti a modo di turbanti, i quali sono tuttora in uso a Greta (aa- pcxia) ; cio che T Halbherr non ammette. Petto e braccia nudi, e solo han coperta la natura con uno o due giri di cintura, a guisa di borsa nella parte anteriore, e libera e svolazzante di dietro. I femori sembrano protetti da cosciali di cuoio ov- vero di lamina. Dopo queste prime quattro coppie seguono

A BOSANQUET, Archaeology in Greece, 1901-1902, nel Journ. of HelL Studies, Vol. XXI.

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIC A 31

tre figure col capo ricciuto e bocche spalancate, gridando o cantando e che 1'Halbherr non sa dire se sieno schiavi o prigionieri, mentre va loro innanzi la figura d'un altro e nello stesso atteggiamento agitando un sistro. Succede quindi un drappello di sei coppie col suo capitano, e fra le prime quattro e le due si scorge un soldato caduto o prigioniero, alzare la testa in atto di supplichevole, mentre un guerriero della quarta coppia^ & rivolto indietro verso i compagni per incitarli a marciare.

Da questa descrizione si resta incerti se qui abbiamo una scena di vera gente d'armi che ritorna da una razzia, ov- vero una rappresentazione che la imiti a tutt'altro scopo, come opina il Bosanquet, il quale, come dicemmo, stima trat- tarsi d'un festino della mietitura. Noi saremmo inclinati a ritener piii probabile la costui spiegazione che non la prima perciocch6 i guerrieri dell' Halbherr mezzi nudi con gli oc- chi bassi e che si direbbero chiusi, e gli schiamazzatori e le forcine a tridenti e il gran sistro, ci sembrano dare in- nanzi 1'aria di una festa campestre di agricoltori, che un al- legro ritorno di guerrieri da una scorreria. Anche quell'ava? o capitano a capo scoperto, non mi torna, mentre i suoi guerrieri lo portano difeso dal berretto.

Per il prof. Savignoni * le armi de' guerrieri sono vere armi. Le figure degli urlanti sono di donne libiche perch6 nella Libia, secondo Erodoto, v'erano donne che sapevano 1'arte dell'ululato. Noi ammirando 1'erudizione del ch. au- tore, non intendiamo le sue interpretazioni. Nell'ava^ e ne' suoi uomini v' 6 poco di guerriero, le armi loro sono ambigue. Non e necessario di fare intervenire donne libiche per avere degli schiamazzatori: n6 in queste stesse donne v'e un menomo indizio del sesso comech6 si affermi che le donne libiche portavano abiti di cuoio. La corazza che schematicamente sembra a squame, puo ben esser una pelliccia di pastore.

1 Cfr. SAVIGNONI, II vaso di Eaghia Triada, ne' Mon. Ant. del It. Lincei, Vol. XIII-1903. p. 78 segg.

32 DI ALCUNl CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

Mentre scriviamo (aprile 1903) giungono lettere dell'Halb- herr da Haghia Triada con lieti annunzii d'altre e piii me- ravigliose scoperte, di un deposito di verghe o pani di bronzo d'un frammento di vaso della stessa tecnica del test& descritto ma con diverse rappresentazioni di guerrieri coperti da scudi e con elmi e d'altri preziosi trovamenti, de' quali si potra tener conto quando se ne sara pubblicata la relazione uffi- ciale. Di che segue pertanto che la nostra descrizione delle scoperte cretesi debbasi necessariamente considerare come provvisoria e che, d'altra parte, anche come tale, rende ai lettori 1'utile conoscenza e il piacere che ne deriva, de'suc- cessivi ragguagli intorno gli scavi e le scoperte della scuola italiana a Greta.

Gi resta a dire con brevita, delle iscrizioni o delle tavo- lette iscritte rettangolari e delle targhette discoidali o rotel- line di argilla cotte al fuoco e iscritte con una punta prima della cottura (fig. 2). Se ne rinvennero un po' pertutto. Alia profondita d'un metro circa, dal livello del campo apparvero due tavolette ben conservate, un'altra in due pezzi e danneg- giata, due frammenti piccoli e cinque targhette circolari. Altre iscrizioni si ebbero nella stanza cosiddetta de; Sigilli. Si 6 no- tato che la maggior parte de; segni appartengono alia scrittura lineare tanto a Phaestos e ad Haghia Triada, quanto a Knossos, a Zakro e a Palekastro di Sitia, il che vuol dire che la scrittura lineare si estese a tutta la parte orientale del- 1'isola. Uno studio comparative de' segni lineari che presen- tano le iscrizioni de' Palazzi festii e di Haghia Triada con quelli di Knossos, non tutti finora pubblicati, sark senza dubbio, necessario a fin di accertare I'uniformita o identita fra loro, ovvero se vi sia stata sin dal principio diversita e varieta nei segni della regione orientale. E similmente fa me- stieri esplorare la parte occidentale dell' isola, se vi sia stata la scrittura medesima e cosi conchiudere che la scrittura mi cenea prefenicia e preellenica fu comune a' Gretesi, e con la scrittura altresi 1' idioma, salvo le differenze dialettali.

A Knossos come a Phaestos ed ad Haghia Triada, non e

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA " 33

raro che fra' segni linear! delle iscrizioni vi si scorgano anche de7 pittogrammi cio6 dire de; geroglifici o disegni ideografici. L'Evans ravvisa parimente nelle iscrizioni di Knossos qualche

Fig. 2. ISCRIZIONE CRETESE.

afflnita fra certi loro segni e quelli del sillabario cipriotto, e di Phylakopi. II simile si osserva a Phaestos e ad Haghia Triada. Pare nondimeno che il modo di rappresentare i nu- meri sia lo stesso qui come in Egitto.

1904, vol. 1, fasc. 1285. 3 26 dicembre 1903.

34 f>l ALGUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

Nella stanza cosiddetta de' Sigilli, si son ricuperati col vaglio della terra, piii di 450 sigilli o cretule, con Timpres- sione di un anello, d'una gemma o d'una galopetra, contra- segnate quasi sempre con una lettera o un nesso di scrittura lineare, inciso con punta prima della cottura. Esse sono cosi descritte dall'Halbherr : « Sono piccoli nuclei d'argilla molto fina impastata colle dita a forma di rozza piramiduccia trian- golare o di cono tronco o di mandorla o ghianda missile; bucati da una parte in modo da dar passaggio ad uno spago o ad un fascetto di fibre vegetali, forse papiracee, di cui si servivano ad assicurare il nodo o le estremita raggomitolate, precisamente come fanno le bolle di cera nei nostri vecchi documenti o le moderne impiombature delle merci. »

Anche nel Palazzo di Knossos e negli scavi di Gurnia nel- r istmo di Hierapytna, fatti da Miss Boyd, furono trovati si- mili sigilli, ma il deposito piii ricco fu quello scoperto dal- 1'Hogarth a Zakro l. Senonch6 in questi sigilli di Zakro tanto per la forma delle cretule quanto per alcune rappresentazioni decorative, le analogic sono grand! co' sigilli di Haghia Triada. A che fine servissero cotesti sigilli che si son trovati in gran numero e in massa riuniti a Knossos, a Phaestos, ad Haghia Triada come a Zakro, non si sa bene, e pero non si possono fare che conge tture ed ipotesi. L'Halbherr opina che fossero post! in iscrigni con oggetti a' quali si riferisce la scritta.

Veniamo ora agli affreschi scoperti a nord-est della stanza de' Sigilli e poco lontano dal corridoio del megaron. L'im- presa di ricuperarli, di metterne insieme i frammenti, di li- berarli per quanto era possibile dalle tracce dell7 incendio e dell'umidita e applicarvi 1' ingessatura che serviva a levarli, si deve alia perizia grande del formatore del Museo di Candia, Giovanni Zografaki.

I soggetti delle pitture che decor avano le sale apparten- gono quasi tutti al paesaggio, e alle scene di cacce e di ani-

1 HOGARTH, The Zakro Sealings, nel Journ. of hell. Stud. Vol. XXII, 1902.

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 35

mail, a piante erratiche e a fiori. Lo stile che nel Palazzo di Knossos e simile all'egizio o riproduce scene e piante egizie, ad Haghia Triada, al contrario, tutto vi e locale ed indigeno, particolarmente nella rappresentazione di certe scene, le quali tuttoche abbiano riscontro nella pittura egizia, sono nondimeno trattate con altra intonazione e vivacita di stile. Considerata pertanto in se stessa T opera del decoratore cretese di Haghia Triada, merita certamente lode, sebbene non puo dirsi priva di molti difetti per Tignoranza della pro - spettiva e il fare schematico nel dipingere rocce e piante erratiche come p. e. 1'edera. Ma finora non abbiamo fra le pitture di Haghia Triada se non 1'affresco d'una sola flgura umana ed ancor questa mal conservata e guasta dal fuoco e quasi del tutto annerita. Se ne puo leggere la descrizione accurata presso THalbherr che la giudica la piu ragguardevole rappresentariza della dea seduta, nota sulle gemme e gli anelli di Micene e di Greta, ma qui di grandezza naturale (m. 1,46 per m. 1,25) e percio se ne puo studiare con certezza il co- stume, la foggia delle vesti e il di verso colore delle parti. Un altro capo di suppellettile che merita d'essere cono- sciuto, e quello de'vasi in pietra, la cui collezione e dive- nuta cospicua per i trovamenti di Haghios Onuphrios, di Knossos e del Palazzo della terza acropoli di Phaestos. Di- cemmo gia delle lucerne in pietra e del vaso a rilievi, ed ora indicheremo quello in calcare rossastro con venature az- zurrognole. Esso ha forma di cono faccettato, rigonfio verso il mezzo e bucato in fondo. Vasi come questo ma di pro- porzioni minori diede Knossos. La bocca era unita per il labbro ed il ventre del vaso all'ansa metallica e vi se ne veg- gono ancora i buchi delle bullette. Un bicchiere grande a forma di calice in calcare bianco con macchie e venature azzurrognole somiglianti a' bicchieri di alabastro e anche di mar mo della XII dinastia. Di pari, il vaso piriforme di ala- bastro con bocca stretta e labbro in aggetto, ha riscontro con un vaso di alabastro della ricordata dinastia. Due vasi globulari, uno di marmo ed e il piu grande, manca di anse,

36 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

Taltro in serpcntino invece d'anse presenta due sporgenze. Anche queste forme son comuni in Greta e si conoscono in Egitto dalla IV alia VI dinastia. Un mortaio in serpentine d forma comune a Greta e in Egitto, ed uno piccolissimo ed

Fig. 3. STATUETTE CRETESI.

elegante della stessa pietra forse utile a contenere qualche cosmetico del mondo muliebre.

Di vasi in terra cotta raccolti ad Haghia Triada in fram- menti, nulla v'e di particolarmente notevole, salvo il pithos. Ma della ceramiea di Phaestos si aspetta la relazione del dott. Pernier.

I bronzi cli Haghia Triada sono, in generale, utensili d'uso comune. Ora poi sono state scoperte verghe (lingots) di rame

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 37

contrassegnate e identiche per la forma a quelle di Cipro e della Sardegna. Si hanno seghe, asce e scalpelli di questo metallo.

Dobbiamo far un cenno particolare della numerosa sup- pellettile di due sacelli che furono scoperti, 1'uno all'estre- mita del piccolo Palazzo d'Haghia Triada, quello di nord-est, probabilmente fuori e Taltro interno. Non se ne conosce an- cora la forma perch6 lo scavo non e terminate . La suppel lettile del sacello interno sembra piu antica, quella dell'altro, piu recente. V'e grande somiglianza fra la stipe del primo e quella che 1'Evans scopri nel santuario del Palazzo di Knossos (fig. 3). Si tratta di una quantita di idoli in terracotta rappresentanti figure muliebri come tanti altri trovati altrove nella stessa isola e somigiianti per la loro rozzezza a quelli delle isole, di Micene e de' deposit! di Prinia e di Gurnia. L'al- tezza loro va da m. 0,07 a m. 0,10. Uno fra questi idoletti sem brerebbe essere il principale e rappresentava la divinita tu- telare del santuario, in quanto che sia per la forma e sia per le proporzioni si distingue dalla turba degli altri. La fi- gura e la stessa della dea seduta. L'animale sacro ad essa e la colomba e in questo come nel sacello esterno si son trovate delle colombe in terracotta. Fra tutti gli oggetti di questo deposito sono notevoli una testina e due piccoli torsi con tipo non cretese, ma libico, secondo THalbherr.

IL CARBONARISMO

ED 1 CIISTITUTI Dl SILVIO PELIICO E Dl PIETRO MAROXCELLt

I.

Le sette che pullularono in Italia nel decorso degli anni 1821-1831, e per cio che riguarda ii loro numero e per cio che si riferisce alia loro influenza sugli storici avvenimenti di que' tempi, hanno una tale importanza, che senza lo studio di esse non si puo scrivere nonche comprendere la storia di quel periodo dell'evo contemporaneo. Esse comporigono strettamente il substratum e fui per dire T ossatura dei grandi rivolgimenti, che hanno preceduto e cagionato lo stato presente politico e nazionale, e si puo aggiungere progres- sive, dell'Italia unita in regno costituzionale, di cui ora go- diamo il regime, o in quelle forme governative che Tav ve- nire le riserva.

Uno studio dunque prettamente storico sulle operazioni delle societa secrete, loro genesi, nomi, numero, diramazioni, centri, e massimamente sullo scopo, verso la cui assecuzione que' cospiratori rivolgevano i desiderii ed aguzzavano i pu- gnali, uno studio cosiffatto riuscirebbe della massima utilita. Ma incontra una difficolta di esecuzione del tutto straordi- naria, e forse insuperabile almeno da una persona sola, per piu ragioni.

Per la prima cosa la maggior parte degli idoli effigiati nelle gallerie a stampa de' pantheon e de' martirologi, per uno studio di quella fatta perderebbero Taureola, il colore, e forse la pasta stessa del loro metallo. Da un tale motivo deriv6> la cura speciale di tener nascosti, ne' regii archivii di Stato,.

IL CARBQNARISMO ED I COST1TUTI DI SILVIO PELLICO 39

i document! numerosi, lasciativi dai govern! caduti, in numero grande ed estremamente important!. Sono tali i regolamenti onde viene regolata quella parte burocratica degli archivii di Stato, che la consultazione delle carte ivi rinserrate diventa una impresa erculca addirittura. Ci vuole la facolta del mi- nistro delFInterno, perch6 si tratta di atti riservati, confi- •denziali, riservatissimi sin dalVorigine: e questa facolta ministeriale si concede, o non si concede, naturalrnente, se- condo Tindicazione del colore che il chieditore porta scritto sulla fronte. Se irivocate il doppio titolo di diritto comime <dell'apertura degli archivii al pubblico, e della facolta di consultare gli atti di avvenimenti lontani da noi lo spazio di 70 anni : vi si risponde cio essere vero, ma per gli arti- ooli, 71, 74 del regolamento, e per la legge del 27 maggio 1875, numero tale e tale..., quella facolta trovarsi vincolata. IL che vuol dire, che il colore della vostra fronte e nero. Infatti nel medesiino tempo si veggono altri privilegiati ammessi a godere di quella grazia a voi negata, i quali poi nello spac ciare i frutti delle loro ricerche, ricantano in altro tono le medesime storie, ritessono le passate leggende, e nel regolare 1'andamento della pubblica opinione la fanno da maestri di €appella. E cosl la liberta, il progresso degli studii, lo studio delle verita storiche d'importanza massima, divenuti monopo- lio, non hanno spaccio se non con il marchio speciale della privativa e della gabella. E siamo in tempi di liberta, e di governi dalle istituzioni liberali ! La storia dira, che le isti- tuzioni assolute erano piii liberali, perche almeno erano schiette, e perch6 sotto il loro regime Tarbitrio ed il mono- polio non erano vestiti d'ipocrisia *.

1 ALBSSANDRO Luzio cosi esordisce nella prefazione del suo libro llprocesso Pellico-Maroncelli, secondo gli atti officiali segreti (Milano. 1903): « Gli atti processuali del '21 possono rassomigliarsi a una selva selvag-- gia, rirnasta inesplorata (pel sacro terrore che ispira) anche dopo ces- sato il divieto di legge che. la rendeva inaccessible. Parecchi privile- giati poterono penetrarvi gia prima che spirasse il termine di 70 anni .... •(p. 7). » Queste parole ci hanno 1'aria di una vera canzonatura. Sona

40 IL CARBONARISMO ED 1 COSTITUTI DI SILVIO PELLICO

Una seconda difficolta di trattazione riguarda la natura stessa delle sette. Erano varie, e designate con varii nomi ; non erano tutte concordi, almeno per qualche tempo ; il provincialismo vigeva in alcune, in altre volevasi il nazio- nalismo, ma non si conveniva intorno alle forme costituzio- nali ; alcune erano sanguinarie, empie, ferocissime ; altre invece piu moderate, piu ragionevoli.

Ora il lavorio intestino settario, incessante ma di verso- per intendimento di fine e di mezzi, si agito per entro le tenebrose latebre delle congreghe de' carbonari e de' guelfi e degli adelfi per tutto lo spazio degli anni 1816-1820: nel 1821 si trovarono tutte consenzienti nella tendenza e nel- 1'aspirazione ad uno scopo comune.

Napoli fu la prima culla del carbonarismo. I soldati di Gioacchino Murat, e massimamente gli ufficiali ne sparsero i primi semi nelle Marche negli anni 1813-1814. Dalle Mar- che la fuliggine carbonica si propago nelle Legazioni e- nella Romagna, nelle quali region i gia trovavasi la semente de- positata dai comuni propagatori, ossia dai soldati di Murat.

I primi proseliti della tremenda setta furono gli antichi militari napoleonici o muratiani, e gli antichi impiegati, ne' quali per una doppia ragione il carbonarismo trovo acconci suppositi. Ossia erano tutti antichi massoni, e tutti

sei anni, che chi scrive queste pagine, senza sperimentare . alcun sacro orrore per quella selva selvaggia, chiese sei volte la facolta di potervr penetrare, e non ottonne quella non so se grazia o giustizia. E d'altra parte il titoio di questo libro ci era cagione a sperare, che il nuovo pri- vilegiato Alessandro Luzio ci desse qualche cosa di nuovo, ma siamo rimasti delusi. Questo volume di pp. 569 in grande ha di nuovo \\ primo, e solo, costituto di Pietro Maroncelli, pubblicato con 1' intendi- mento esplicito della « rivendicazione » di quello svelatore di Silvio Pellico. II rimanente versa intorno a cose conosciute, o scucite dai sog- getto indicate dai titoio del libro, o si compone di relazioni del Salvotti, le quali ne forrnano il nerbo principale. Diciamo schietto checioeuna disillusions, siamo stufi di tanto Salvottismo ! Senza, i costituti del Ma- roncelli e del P( llico. con tutte le relazioni del Salvotti, il libro del Luzio e un gran quadro con grande cornice, ma senz.a.pittura !

E Dl P1ETRO MAKONCELLI 41

senza impiego : ecco 1'origine vera e principale della setta carbonica, della sua estensione, e de'suoi fervori l.

II suo scopo, almeno siccome termine di partenza, fu comune a tutte le sette ed a tutte le province : ed era Tab- battimento del govern! assoluti, detti della ristaurazione *.

L'intendimento finale ossia la nuova foggia di governo da sostituirsi all'antico, ed i mezzi per conseguirlo, variarono secondo le indoli de' caporioni, delle province, e de' tempi. Nelle sette degli Stati pontificii la foggia di^governo, a cui aspiravasi dopo la distruzione della monarchia papale, non ebbe forme distinte e definite. Queste non furono discusse ed ammesse se non dopo che i varii capi carbonari, adu- nati in Bologna nel 1816, divisero la carboneria in due parti. La prima, composta de' maggiorenti carbonari, continue ad avere il nome di Guelfia, o cavalieri guelfi, e la sua costi- fcuzione fu nota col nome di latinismo, per il che i corifei della setta presero i nomi latini di Spartaco, Catone, Bruto, eccetera. L'altra parte fu composta dalla plebe carbonaresca, <i cui fu dato il nome di turbo,, la quale abbracciava varie

1 « Erano i malcontent!, i declasses : ex impiegati, ex magistrati, ex tsoldati del governo napoleonico, professionisti, letterati, fornitori avidi, preti e frati libertini, gente che nei restaurati govern! si trovavano piu o meno a disagio, mentre nel regime caduto vedevano la Joro posizione e la loro fortuna ; condotti a rimpiangere in esso, oltre all' ambiente piu libero e certamente piu moderno, le cariche, gli onori, i subiti gua- dagni, i lauti stipendi perduti, non che la possibilita di ottenerli, e portati quindi a cospirare, la piu parte, non come i patriotti del tempi posteriori, per un ideale ingenuo ed entusiasta, ma sopratutto per la pro spettiva del loro personale tornaconto. » D.r SPADONI, Alle origini del risorgimento, (Macerata, 1901), p. 6.

1 Nel principio della requisitoria, e conclusione giudiziale sul conte Orselli di Forli e 3 a-ltri correi, il Salvotti, dopo 1'escussione di piu di cinquanta iniziati, scriveva (maggio 1823) : « Lo scopo della carbone ria, risultante dagli scritti che su questa societa possediamo, era quello d'un feroce repubblicanismo. La distruzione dei monarchi ricoperti sotto 1'odioso sembiante di tiranni e di despoti, era inculcata come dovere. Sotto questo punto di vista potea quella setta riguardarsi diretta al sov- vertimento di tutti i troni del mondo. » A. Luzio, II processo Pellico- Maroncelli, p. 503.

42 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO

eompagriie di noine vario ; cosl in Forll eravi la compagnia, della Speranza, e quella della Siberia, GO' capi squadra, reg- genti, president!, eccetera, e rifornivasi di uomini maneschiv facinorosi, e tutti del basso popolo.

La guelfia si sparse subito nelle Romagne, nelle Mar- che, e nelle Legazioni, per guisa che, quando nel decem- bre del 1816 il famoso Michele Mallio di S. Elpidio, maestro oratore della Vendita di Fermo, fu incaricato di mettere in comunicazione la marea di Fermo con Bologna, non trovo- in questa citta. YAlta Vendita del Carbonari, ma v' incon- tr6 il Supremo consiglio guelfo, il quale gli commise ap- punto Tincarico di spargere il guelfismo nelle Marche, come poi egli fece fondando Consigli guelfi nelle citta di Pesaro,. Sinigallia, Ancona, Loreto, Fermo.

In breve ora il guelfismo si propago in tutta 1'Italia cen- trale, tenendo il suo Supremo consiglio in Bologna, del quale* i capi erano il principe Hercolani ed il conte Agucehi an- tico prefetto di Bologna, e massone di antica acqua. Da quel consiglio dipendeva si pu6 dire tutta la carboneria degli Stati pontificii, come quella di Ravenna, di Ferrara, e del Polesine ; esso si mise tosto in commnnicazione con Parma e Modena, con Milano, e con Torino. In questa citta. aveva sua sede principale V Adelfia, con chiese, diaconi, sublimi eletti... Era una variata parvenza della carboneria, comer nuesta non era altro che un mazzo di sorcoli germogliati dalla ceppaia della gia. vecchia massoneria, la quale coll' aver partorito il giacobinismo era divenuta effoeta.

Allora si penso seriamente a due cose: all'erezione del- V Italia in nazione una ed indipendente, e alia foggia costi- tuzionale del suo futuro governo. Si puo dire in una parola,, che il grande pensiero animatore della guelfia o carbone- ria, verso i principii dell' an no 1817, dalle Alpi a Fano e a Terracina (Napoli faceva da se, e da qualche disegno di co- stituzione era esclusa dal grande movimento cospiratorio),. il grande pensiero fu Vindipendenza della nazione Italica.

La forma governativa della nuova Italia fu oggetto di

E DI PIETRO MARONCELL1 43

vario studio : tutti volevano la Costituzione, ossia la domi- nazione popolare per il mezzo di rappresentanti eletti dal popolo. Altri, e quest! furono i piu ed i migliori, si dichia- rarono per una Italia, costituita in una federazione di Stati, con uniformita di leggi, di magistratura, di railizia, di misure, alia stregua degli Stati federati della Svizz^ra e •dell' America del Nord, conservandone per6 in piedi tutti i sovran!.

II.

Tralasciando i disegni dei costituzionali, perche non bene •definiti, o perche giudicati fantastic! dallo stesso Supremo •consiglio, e bene dare un cenno del piano federative, che fu composto dair avvocato Solera, suddito austriaco, e che incontr6 1'approvazione dei piu, alia riserva dei fanatici e feroci settari dells Romagne *, al cui numero appartiene Pietro Maroncelli, del quale lo sproloquio intorno a questo argomento, spifferato in un suo costituto in Venezia, non merita alcuna •considerazione.

Nel suo costituto de' 27 agosto 1820 il Solera, dopo 244 interrogator!! gia subiti, fu dall'inquirente I. R. commissario Salvotti

245. Interrogate : Egli si sovverra di aver parlalo di un piano di Italica confederazione da lui disteso, onde a suo dire circoscri-

1 « Piii caldi e piu fanatici erano i Romagnoli... » Cosi il Solera nel •suo costituto de' 24 gennaio 1820. Antonio Solera, antico impiegato na poleonico e quindi massone, principe Rosa Croce col grado 18, pretore •di Lovere nel Bergamasco, iniziato alia carboneria, in lega col pretore di Crespino, Felice Foresti, fu arrestato net gennaio 1820, condannato a morte, cambiatag'li in 20 anni di carcere duro. Graziato nel 1828 fu accusato dall'Andryane nelle sue fantastiche memorie, e dal Foresti, le cui memorie aatografe sono in nostra mano, sebbene non compiute : gia dicemmo altra volta, che quelle pubblicate da Atto Vannucci putivano •di qualche cosa (RINIERI, Della vita e delle opere di Silvio Pellico, II, 20). Si difese il Solera alia meglio con lettera stampata nel 1848: la sua con- •dotta nel processo, secondo i suoi costituti, e migliore di quella dell'An- •dryane e del Foresti e di Pietro Maroncelli.

44 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO

vere V indeterminate Ispirito di Nazionalita, e rivolgerlo ad una forma conciliatrice di questo spirito stesso colla coesistenza dei varj governi d' Italia? R. Si signore.

246. Int. Se a seconda di quel suo piano I'attuale Regno Loin- bardo Veneto sussisteva nella sua integrita sotto I'lmperatore del- V Austria?

R. lo in quel mio piano lasciavo, conie ho gia detto, sussistere, per quanto alrneno mi ricordo, dopo tanto tempo, il Regno Lom- bardo Yeneto nell'attuale sua forma, e mi ricordo anzi di avere espresso 1' idea, che la Lombardia era stata sempre felice sotto il Governo dell' Austria.

247. Int. Viene ectitato almeglio riftettere su questa circostanza? imperocche consta? tutto* il contrario a questo consesso.

Lo spirito nazionale portava gia con se necessariamente I'esclu- sione degli stranieri. L' Italia, finche questa sua parte, e per vero dire la piu ragguardevole, rimaneva soggetta ad uii'estera Po- ten%a, non poteva giammai lusingare quel sentimento patriottico, che la societa coltivava. Ed im piano, die avesse sancito questa denominazione straniera} distruggendo la sostanza e lo scopo della societa, non poteva essere dalla medesima accolta.

Queste riflessioni generali sono poi di presents confermate dai processuali rilievi, i quali dimostrano aver egli dato un'idea del tutto fallace del riferito suo piano.

R. Le fatte riflessioni mi persuadono, che in quel mio piano il Regno Lombardo Veneto doveva essere indipendente dalla monar- chia austriaca J. Non potrei perd risovvenirmi con precisione, se yi lasciassi regnare I'attuale Imperatore nel modo che esisteva il Regno Italiano sotto Napoleone, o veramente se lo supponessi governato da un Principe austriaco indipendente. II Consesso potrebbe avere ottenuta una copia di quel mio piano, e se mi venisse presentato saprei riconoscerlo.

251. Int. Se perd si ricordi, che secondo quel piano il terri- torio del regno di Plemonte doveva essere aumentato?

1 Ap. 31 il Luzio scrive: II piano di confederazione del Solera « di- retto ad escludere dalla penisola (benche egli lo negasse) 1'Austria e il governo del Papa. » Invece qui non nega 1'esclnsione dell'Austria. E nel costituto de' 20 gennaio, interrogatorio 2, risponde : « .... II mio piano... lasciava sussistere il regno di Napoli, il governo pontificio... »

E DI PIETRO MARONCELLI 45

R. Mi pare anzi, che, secondo quel mio piano il regno del Pie- monte dovesse perdere Gfenova, la quale, se non erro, sarebbe stata governata come una repubblica.

252. Int. Se per 6 non si avesse al Re del Piemonte aceordato un maggior territorio nella Lombardia?

R. Non mi pare, e ritengo anzi il contrario, fermo come sono nella idea di aver indicate come i Lombardi furon sempre felici sotto 1'austriaco dominio.

253. int. Se pero si ricordi, che secondo quel suo piano do- vesse Venezia divenir Capitale?

R. Mi pare di aver pronunziata la massima, che il Regno Lom- bardo Veneto dovesse esser retto da due Governi diversi e indipen- denti; ma nemmeno cid mi ricorre alia mente con precisione.

254. Tnt. A chi pero gli paresse di aver aceordato il Governo Veneto nel suo piano?

R. Non so piu bene ricordarmi, se o lo lasciassi sotto 1'impero austriaco, o lo volessi restituito a quella forma di repubblica come nel 1796.

Come si vede di leggieri, la teoria espressa dal Solera nel suo disegno di confederazione degli Stati italiani, pre- senta un problema di non piccolo interesse per la filosofia della storia. Dico « teoria », la quale, se avesse prevalso, avrebbesi naturalmente accattato il consentimento di tutti gli Stati, principi, e popoli italiani ; e ci avrebbe dato una unita nazionale e politica con tutti i vantaggi che avrebbe appor- tato seco, senza tanto spargimento di sangue cittadino, senza le ingiustizie e i delitti commessi, senza lo spogliamento della Chiesa, senza quella eredita di discordie profonde che covano sempre nelle condizioni di un assetto di cose, in cui convi- vono e si trovano sempre di fronte il diritto e la forza, i vinti e i vincitori.

Ma il mettere in pratica quella teoria incontrava una dif- ficolta formidabile, cio era la potenza austriaca accampata nella pingue Lombardia e signoreggiante sopra lo scheletro dell'antica Venezia. Per tanto, e notisi bene, uno scopo ne- cessario della carboneria guelfa, e quindi di tutte le sette, massimamente a cominciare dallo scoppio delle rivoluzioni

46 IL CARBONARISMO ED I COSTITUT1 Dl SILVIO PELLICO

napoletana e piemontese, fu la guerra all'Austria, la guerra senza quartiere a qualsivoglia dominazione straniera che si affacciasse sul bel paese.

Osservando serenamente le cose, si scorge che lo scopo della carboneria era questo, scopo almeno apparente, accer- tato per6 storicamente dalle deposizioni autentiche di molti e molti prigionieri di Stato, esaminati in giudizio nei pro- cessi austriaci. Ma la carboneria offriva un altro lato, la car- boneria massimamente delle Marche, e delle Komagne : la quale era un covo di veri briganti, di grassatori, di assas- sini. II loro odio al Papa non era legittimo, e rivestiva alcun che di selvaggio : per essi il gran fine era la morte e la de- struzione e il rubare, e chiimque dei pacifici cittadini non sentisse con loro o non li favorisse era denominate col vocabolo di « brigante », e per ragioni da nulla, per semplici sospetti veniva indicate al ferro di que' nuovi sgherri de' vecchi della montagna o meglio delle alte luci delle vendite carbonaresche. Quindi meditarono un attacco al governo con tale intendi- mento in Macerata nel giugno del 1817 ; nel 1821 per due volte tesero insidie al cardinal Sanseverino Legato in Forli a fine di assassinarlo e di esporne il cadavere a pubblico ludibrio; e nel 1825-26 e col ferro e col piombo e col veleno attentarono alia vita del cardinal Rivarola, Legato pontificio spedito straordinariamente nelle Legazioni per metter pace ne' partiti e sradicarne la mala erba settaria.

L'Austria senti benissimo, in breve tempo, quanto arri- schiata fosse la sua posizione in Italia, e come tra lei e tutto un mondo sotterraneo italiano agitavasi una guerra a col- tello. Per consiglio de' suoi militari, non veramente per ele- zione dell'Imperatore, essa aveva smembrato una parte del patrimonio degli Stati della Chiesa, occupando a forza e col solo diritto della guerra la parte sinistra del Po, tutto il Po- lesine, delle Legazioni di Ferrara e di Ravenna. Or bene, permettendolo Iddio, il Polesine fu il primo campo, nel quale la carboneria piant6 le tende e prepar6 le armi per combat- tere e distruggere Taustriaco dominio in Italia!

E DI PIETRO MARONCELLI 47

Furono suoi impiegati, furono suoi novelli sudditi, quei primi congiuratori che si presero 1' incarico di piantarle in que' suoi nuovi dominii un nido di carboneria : 1'avvocato Solera, il pretore Foresti, 1'avvocato Villa, il conte Oroboni, il prete Fortini... Quindi accaddero i primi arresti, i primi processi, le prime condanne, e le prime carovane d' Italiani legati con catene alia volta de' fortilizii o castelli moravi cambiati in ostelli di condannati per il delitto di offesa dominazione straniera.

III.

Ed ora mi si para innanzi la figura di un italiano, nato sulle rive de' paesi del Brennero, il quale, ne' processi e nelle condanne di quelli che con lui parlavano la stessa lingua, di- verra esecutore severo, diligentissimo, industrioso a scovarne disegni palesi ed a scrutarne gl' intendimenti nascosti in fondo airanima, mostrandosi implacabile esecutore delle vo- lonta austriache, ed interessato aspettatore di premio a corona del suo merito inquisitorio. Fu questi 1'assessore I. R. com- missario inquirente Antonio Salvotti, il cui nome fu trasfor- mato dalla leggenda degli scrittori de' pantheon in sinonimo di belva crudele e d' ingiusto condannatore di colpe e di colpe- voli italiani. La storia serena ha corretto e va correggendo quegli eccessi di male inteso amore di patria; ma nessun'opera di storia riuscira mai a reintegrare la memoria di un inquisi- tore, che servi 1'Austria con zelo addirittura soverchio, che spinse le sue Industrie fino al punto che nessuna legislazione puo acconsentire, al punto cioe di gittare 1'occhiodellagiustizia nel santuario della coscienza, ed a forza di minacce, di pro- messe, di pertinaci suggestion!, strapparne que' pensieri, la cui conoscenza non servendo all' istruzioue della causa, non aveva per fine se non 1'umiliazione delle persone la cui sorte dipendeva da lui, e 1' intendimento di acquistarsi merito presso

48 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO

Farbitro supremo delle fortune degli inquisiti e degli inqui- sitor! *.

Accanto ad un tale uomo noi vedremo or ora sorgere coi propri ingenui lineamenti le figure di un Pietro Maroncelli e di Silvio Pellico.

(Continua)

1 Tale crediamo essere il vero giudizio, che la storia serena profe- risce intorno a queH'uomo : non fu ne crudele, ne ingiusto giuridica- meute. L'ambizione lo stimolo forse soverchio, ma non gli fece trapas- sare mai iiessuna legge. Vedi Civilta Cattolica 4, 18 ottobre, 1 novem- bre 1903, p. 274 segg. La leggenda delle ferocie salvottiane ha una doppia origine. La prima fu il libro stoltissimo del Misley, L' Italie sous la domination autrichienne (1833) : venne distrutta con la formidabile ri- sposta di Paride Zaiotti, La semplice writa (1834), le cui conclusioni non ammettono replica, ed alia quale, anche per cio che riguarda il Salvotti, non s' ha nulla ad aggiungere se non qualche ragguaglio particolare, od il ritratto della persona dell' I. A. inquisitore.

L'altra riguardava un atto personale dello stesso Salvotti, in rela- zione con una qualita spiacevole del suo figliuolo. In una tavola, o let- tera massonica, diretta dalla « Valle di Torino, 1 febbraio 1861 E .-. V .-. (era vecchia) al V.*. F .*. Neri Fortini Venerabile della Loggia Concordia all'O/. di Fireuze, il Salvotti e denominate « maledetto sicario del- 1' Austria... tinegato (sic) padre... » con altre espressioni scelleratissime.

Siccome la setta massonica, che considerava il Salvotti come un rinnegato, era ed e padrona della opinione pubblica, percio in questa la leggenda delle sue ferocie si sparse, e si mantiene tuttavia. I libri di Atto Vannucci ne furono i conduttori massiini.

IL CAPORALE TRASTEVERINO

LXXXII. Vendetta.

- Camillone, come stanno le nostre donne ? Gosi il ca- pitano Marinelli nella sera del 4 aprile 1799, interrogando il suo fido guardiano sulla soglia della casa della sua fidan- zata, in via dell'Arenella,

- Sempre meglio, sor Caporale, e da qui a tin poco meglio ancora. Se le poteste salutare !

No, siamo di partenza con questo amico ; pigliamo la volta per il Lazio ; dirai cio a mia madre e alia Camilla. E le cose tue e i tuoi numeri vanno bene?

- Ora due, ora uno, ora niente, sor Caporale.

- Bravo, Camillone.

Sempre vostro sino alia morte, per anni due ! sor Ca- porale.

Gia il MarinelU e il tenente Tartaglioni erano saltati nella barca, che li attendeva alia riva ; la quale vogando a remi sordi li deponeva in pochi minuti al di la di ponte Sisto, sulla ripa a destra ; d'onde salendo per Tantico quartiere dei Rossi, in pochi momenti furono in via delle Salesiane, ed entrarono in una casa modesta, ivi situata. . .

- Oh ! capitano Marinelli ! tenente Tartaglioni ! esclam6 il generale Gandini, stringendosi al petto quei due prodi uf- ficiali. Donde venite ? Come la e andata a Civitavecchia? Dove contate di correre? Per carita! Non vorrei...

-II sangue dei Trasteverini 6 vendicato...

Le lagrime di Roma si compensano a ondate di sangue giacobino...

1904, vol. 1, fasc. 1285. 4 26 dicembre 1903.

50 IL CAPORALE TRASTEVER1NO

II Gandini stringeva loro le mani, provando una intima commozione, che non comunicavasi se non col crescere della forza stringente della dita. Li fece sedere, e poi riposata- mente :

Civitavecchia e venuta nelle loro mani; ma...

- Per patto, e non piii che due giorni dopo una batosta. delle piii sonore, osservo il Marinelli. Che strage, signor Generale ! Che strage !

- Conosco tutti i precedent!, e so 1'impegno enorme che mettevano alia presa di quella citta : come quella, che offre I'ultimo scampo alia fuga di quei ladroni! Championnet fece loro dire, che ad ogui costo pigliassero la citta, magari la. incenerissero.

- Se gl'inglesi per mare ci avessero soccorso, non la pigliavano ; e tutti i giacobini di Gamier, di Merlin, di Val~ terre, e tutti i gallinacci dei Santacroce, dei Vivaldi, dei Borgia... dovevano cadere alia schiaccia...

Gl'inglesi hanno vedute different! dalle nostre: essi fauna guerra dichiarata, e di strategla, badando a far prigioni i galli ed a ricacciarli nelle galliche tane. Per noi invece la guerra e ammazzare, ammazzare, ammazzare...

« S. Leo! ammazza! » grid6 quasi fremendo il Tarta- glioni.

Quando avete preso quel motto?

Nella sera degli 11 febbraio 1798, in casa Marinelli,. all'Arco de'Tolomei. Cola giurammo vendetta, ci demmo pa- rola di ritrovarci per Pasqua a Civitavecchia, e, fino a quel tempo di non appigliarci ad altro partito, airinfuori di am- mazzare...

- E il Montani ?

- Si trova nella Marca di Ancona, riprese il Marinelli. Cola combatte col generale Lahoz, il quale lascio giacobini, cisalpini e polacchi, e messosi alia testa degl'insorgenti delle Marche, bandisce la guerra nazionale, col grido : « Italia I fuori i barbari. »

E Pino? interrogo con voce commossa il Gandini?

LXXXII. VENDETTA 51

- Pino 6 un traditore, rispose il Tartaglioni. fe passato per paura ai francesi di Monnier, che si sostiene in Ancona : ma tra lui e Lahoz e inimicizia dichiarata a sangue...

II Gandini si fece pensoso, quindi: -- Vedremo ! disse. Ma ora veniarao a noi : com'e andata la faccenda a Civitavecchia?

- II piu bel fatto, il giorno piti bello, il giorno dilettoso della vendetta e stato quello di lunedl, 4 marzo. In quel giorno le artiglierie giacobine erano in gioco in maniera strepitosa ; le trincee avanzate si mostravano irte di canne di fucili e di cannoni; dietro, e sotto, e tutto intorno scorgevansi a stormi le schiere giacobine e galliche comandate dal generale Merlin, e le compagnie dei patriotti romani capitanate dal conte Marescotti, dal Borgia, e non so se trovavasi ivi pure quel pazzo rampollo di madre pazza, voglio dire quello sbal- lone di Santacroce.

I Civitavecchiesi rispondevano alia meglio dalla fortezza, dagli spaldi, e dai ballatoi delle mura : vi dico, Generale, che un pugno di uomini in gran parte marinari e cacciatori o lavo- ratori della Tolfa, i quali difendevano la loro citta e i loro al- tari dall'orda giacobina devastatrice, si mostrarono prodi cosl, come appena me lo sarei aspettato dai nostri Trasteverini. Impavidi dinanzi alia morte, che dalle bocche nemiche scro- sciava loro intorno furiosamente, non balenarono mai, ne mai ho visto un uomo a fuggire. Tiravano poi con una tale sicurezza di polso e di petto, che ad ogni sparo non falliva il capitombolo di un giacobino.

- Oh ! esclamava il Gandini a quando a quando, tiran- dosi i mustacchi, e buttando un monosillabo ad ogni ti- ratura...

Ad un tratto i fuochi dei nostri artiglieri cominciano a diminuire gradatamente, scemando di numero e di brio, poi a poco a poco cessano si puo dire del tutto. Invece i colpi nemici si moltiplicano in proporzione inversa, .cre- scendo mano mano di numero e di ardimento. Intanto si scorgono in varie piazze ed in varie strade della citt£ le prime fiamme che s'inalzano all' aria, poi si odono voci

52 IL CAPORALE TRASTEVERINO

nelle vicinanze interne delle mura, che gridano : « II fuoco e nella citta! La citta brucia!... » A quei grido francesi e patriotti escono dalle gallerie, ed in gran numero accorrono alia sbandata con iscale ed altri ordigni, e mandando voci di vittoria si apprestano alia scalata delle mura, persuasi veramente che le loro bombe avessero appiccato T incendio alle case !

In quella una scarica repentina di tutte le nostre bocche da fuoco vomita su quelle masse giacobine una vera gran- dine di mitraglia; s'inalzano clamori da tutte le parti; si apre una parte, e risuona il grido: « S. Leo ammazza. » Oh! i bei colpi, signor Generate ! Bisognava vedere quei giaco- bini e quei patriotti, come fuggivano, gittando armi e baga- gli e sangue a canali! Oh! i bei colpi! Piii di cinque uffi- ciali caddero sulla polvere per altrettanti colpi, assestati loro nella terga da questa mano e da questa pistola e da questa spada... Interrogate il nostro Tartaglioni...

- Schiettamente, soggiunse questi, ho menato tanti colpi, e mi son visto cadere a terra tanti cadaveri intorno intorno, che non credo che' si possano contare...

E poi, soggiunse il Generate?

I giacobini e i patriotti parte si rintanarono nelle loro trincee, e questi salvarono la pelle ; parte invece fuggirono verso la Tolfa, e trovarono la morte dalle bande armate degli insorgenti di quella regione, che stavano in sull'aspet- tativa ; parte infine si gittarono alia disperata sulla via Au- relia e sulla marina, ed a questi diedero la caccia alcune barche cannoniere, che vogando spiaggia spiaggia li fulmi- narono spietatamente, finche videro un giacobino fuggiasco che fosse a tiro.

Che perdita avranno fatto?

Furono contati 13 ufficiali di stato maggiore, che morsero la polvere ; piii di 1000 cadaveri, ed un numer© grande di feritL

Che vidi trasportare io stesso a Roma su carri pieni... Per condurli a S. Spirito, interruppe il Tartaglioni, e

smaltirvi il pranzo di Civitavecchia.

LXXXII. VENDETTA 53

- Che cosa volete dire? osservo il Gandini.

- II generale Merlin, rispose subito il tenente, aveva in- vitato, nel giovedl 21 febbraio, « tutti i patriotti romani a portarsi nella domenica prossima in Givitavecehia al pranzo sontuoso, ch'esso vi avrebbe fatto entro quella citta. »

- Sono le solite sballonate dei galli giacobini e dei pa- triotti ingalluzziti.

Per poco pero, soggiunse il Marinelli, il signer Merlin non fece la fine di un merlo : lo tenni d'occhio per un pezzo, ma... renda pure grazie al veloce cavallo che lo ricondusse di camera a Roma.

- Bravi, miei cari, soggiunse il Gandini alzandosi. Ed ora?

- Ora, rispose il Marinelli, pigliamo la via del Lazio o della Sabiria: il tempo e giunto, i galli piglieranno il volo verso il paese che li ha visti nascere, ma prima dobbiamo loro tarpare le ali, e se fosse possibile spennacchiarli sino al vivo della pelle.

- Questo e proprio il tempo, soggiunse il Gandini. Gia gli eserciti russo e austriaco sono in Italia, le navi inglesi occupano il Mediterrano, e il naviglio russo e turco e padrone deH'Adriatico e dell' lonio. II cardinal Ruffo e riuscito nell'in- credibile impresa : e giunto da Monteleone sino a Melfi, a poche giornate da Napoli. Macdonald lascera Napoli, e ten- tera di congiungersi con 1'armata della Lombardia, se pure non iscontera prima nei campi e nei fiumi del Piacentino tutte le bricconate commesse da lui e dalle sue orde in Roma ed in Napoli...

- San Leo ammazza ! gridarono i due ufficiali, brandendo le spade !

- Gia Arezzo ha dato il segnale della riscossa ; e con fanti e cavalli ordinati alia lesta su pi& di guerra, gli Aretini stanno liberando la Toscana, e contano di occupare tra breve con ardito colpo di mano Perugia e rUmbria. So, che il generale Rodio, aiutato da Roccoromana e dal nostro Clary sta per giungere nel Lazio, con Tavanguardia napoletana, di cui il cardinal Ruffo gli ha dato la capitananza. A Ferentino il prete

54 IL CAPORALE TRASTEVERINO

De Angelis ha pronto un bel corpo di uomini armati : ad Anagni, a Frosinone, a Terracina, sono gi& accaduti fatti d'armi important!...

Domani stringeremo le maui a quei valorosi.

- lo sto lavorando da varie settimane, a concertare una mossa di armi per un giorno determinate, in eui Roma e Tra- stevere sollevatisi a furore distruggano i galli e i patriotti che sono in citta, nel tempo che i capi delle citt& del Lazio si scaglino contro gli usurpatori dei loro paesi, e cosl facciasi sterminio di quella razza maledetta.

S. Leo ammazza ! ammazza !

Tenete a mente quanto vi ho detto, ed ora ascoltate un consiglio: ammazzare, va benissimo, n6 ci vuole altra parola di guerra ! Ma voi imprima, e poi lo direte al generale Rodlo, dovete evitare sempremai qualsiasi battaglia campale, anche di piccoli corpi. Questo preme, quanto la riuscita : ten- dere insidie, preparare imboscate, fuggire per rincorrefe su- bito, non dar tregua ne riposo...

Ed « ammazza ! S. Leo ! »

Ottimamente ! Si strinsero le mani e presero com- miato.

Armati di tutto punto, e montando due superbi cavalli, i due ufficiali si trovavano gia nella via Appia, accanto alia torre o tomba di Cecilia Metella, quando la notte, valicato il colmo, allontanavasi grado grado dall'orizzonte.

Che cosa voleva significare il tuo Camillone, con quel a due, tre, o mente », che ti disse sulla soglia, interrogo il Tartaglioni?

- Una cosa molto semplice. Per quell' uomo il numero <( due e tre » 6 un numero sacro. Egli ogni sera o quasi sul- Tabbrunire trova modo di far venire alia finestra ora la Ca- milla, ora TAssunta, quando ha scorto nella via due giaco- bini galli, od anche tre. Poi gli accoglie in questa maniera : torce il collo all'uno e all'altro separatamente, come se fos- sero veri galli, e vestiti e calzati li precipita nella fogna, o li butta nel Tevere a notte alzata.

LXXX1I. VENDETTA 55

Di questo modo, se contiamo i giorni, deve aver sacri- ficato a Esculapio un buon nurnero di galli...

Anch'egli ha la parola d'ordine « S. Leo ammazza! »

LXXXIII. « Siamo alii frutti. »

Unitisi alle bande di Fra Diavolo, del generale Rodio, e del duca di Roccaromana, pigliarono parte a tutti i fatti d'arme, in cui quei capibanda fecero un danno grandissimo ai giacobini, ed a tutto il patriotttismo, die si era annidato nel Lazio.

Nella sera de' 9 agosto erano stanchi, ma lieti : in quel giorno avevano inflitto all'esercito giacobino una memora- bile sconfltta.

- Oh ! viva Fra Diavolo, esclamo il Tartaglioni !

- Hai visto che razza di rosario porta intorno al corpo? Gli fa il giro due volte ! Quanti grani, altrettanti giacobini ammazzati !

- Oggi anche noi potremmo intrecciare un rosario di altrettanti grani.

- San Leo ammazza !

E si addormentarono, stanchi le membra e piena 1'anima di gloria !

Passarono la seguente settimana in una escursione, che fecero ne' circostanti paesi di Anagui, Ferentino, Piperno, Velletri, spingendo que' popoli a guerra sterrninatrice dei giacobini, ed a distruzione di tutto cio che puzzasse di gia- cobinismo : alberi, coccarde, bandiere tricolor!... tutto ora- mai buttavasi nel fuoco, le autorita patriottiche erano sfrat- tate a furia di popolo accorrente in armi da tutte le parti, e sitibondo di sangue giacobino, le cui chiazze oramai spor- cavano quasi ogni zolla ne' campi, nelle colline, e ne' monti che dalle gole del Garigliano si protendono sino a ponte Milvio.

56 1L CAPORALE TRASTEVERINO

Erano gia ritornati colle bande di Fra Diavolo, le quali nel giorno 20 di agosto avevano preso stanza in Albano, e si riposavano lungo il ciglio del colle che prospetta il lago da una parte, e dall'altra si protende a cavaliere della pic- cola citta, congiungendo Albano con Frascati. Non erano cola giunti se non dopo poche ore, ed appena si erano rin- francati con un po' di riposo e di cibo, quando udirono rim- provviso accorrere e gridare di soldati e di cavalli, che fug- givano all'irnpazzata, gittando armi e bagagli, e mandando il grido fatale : si salvi chi puo !

Subito si da nelle trombe e ne' pifferi ! Fra Diavolo, Ma- rinelli, e Tartagiioni sono in armi, accorrono, e ferniano quella scompigliata moltitudine. Erano tra i fuggenti i ge- nerali Roccaromana e Rodio, i quali rimasero come inter- detti alia vista di quegli ufficiali, di cui non avevano giorni prima ascoltato gli avvisi, e delle bande di Fra Diavolo, le quali gia riposate ed in ordine di battaglia offrivano loro scampo, ed erano pronte ad una improvvisa riscossa.

Si stringono a consiglio i due general! fuggiaschi, col ca- pitano Marinelli e con Fra Diavolo, mentre il Tartagiioni con alcuni soldati e con uomini del paese piglia la via verso Marino per informazioni dello stato e delle posizioni nemiche. I giacobini erano rimasti sotto Frascati, e si trattenevano tuttavia a predare il campo napoletano, insieme coi Mari- nesi ; il Gamier e il Santacroce col grosso delle schiere, che passavano i mille, erano ritornati a Roma con alcuni can- noni, con due bandiere, e con una ventina di prigionieri, a fine di celebrare un'entrata trionfale in Roma, facendo pompa di quelle spoglie. Avevano lasciato pochi uomini in Marino, incaricandoli di fare altre prede e di raccogliere altri pri- gioni, e di ritornare con essi il giorno seguente in Roma.

Udito cio, fu deciso di occupare le altezze e la via sino a Velletri, presentando il fianco a Frascati, e di mantenere vari fuochi per tutta la notte nell'alto dei colli di Albano, di Ariccia, e di Genzano. Pensarono quindi alia riscossa, che decisero di far subito in maniera memoranda. Seppero, che

LXXXIII. « SIAMO ALLI FRUTT1 » 57

la sconfitta di quel giorno era accaduta per Teffetto di un'im- boscata, della quale i patriotti di Marino ebbero tutto il me- rito, per avere condotto i gallo-romani e nascostili nelle loro vigne, e dato loro avviso del momento in cui 1'esercito na- poletano, deposte le armi e i bagagli, si riposava e maugiava tranquillamente. Fu dato 1'incarico della vendetta alle bande di Fra Diavolo.

Displace va al Marinelli lo spargimento del sangue italiano ; ma il paese di Marino aveva due infami tradimenti da scon- tare. II primo fu commesso a' 26 di febbraio dell'anno ante- cedente, quando i Marinesi avvisarono Murat delle posizioni dei popoli di Albano, di Castel Gandolfo, di Ariccia, e di Genzano, i quali avevano preso le armi ed accorrevano a continuare la rivoluzione dei Trasteverini... ed invece furono sgominati dai giacobini di Murat nel campo delle Frattocchie. II secondo era stato commesso in quel medesimo giorno!

Gia verso il primo albeggiare del ventesimo secondo giorno di agosto, i fuochi accesi si andavano smorzando a cominciare dai colli di Albano e si spegnevano grado grado verso la via di Velletri, quando Fra Diavolo spinse le sue bande verso Marino alia chetichella ; e gia il piccolo paese dormiva il sonno cheto delle ultime ore della notte, quando lo sparo di un piccolo cannone diede il segnale dell'assalto, della strage, e del saccheggiamento : ai pochi giacobini e ro- mani fu data orribile morte, quanti Marinesi non fuggirono furono ammazzati, e le loro masserizie andarono a ruba ed a sacco.

Ma in Roma, in quel giorno 22 di agosto, 7 fruttifero, tutto il patriottismo era in gran movimento, e si gavazzava in istrepitose baldorie passeggiando per le strade e per le piazze, palleggiando le bandiere e le armi tolte al nemico, e cele- brando a furia di fanfare il recente trionfo. II generale Gar- nier mostrava a tutti il bottino preso al Rodio, che consisteva « in tre astucci di posate d'argento, in molti tondini d'ar- gento, ed in un pacchetto di doppie » . II Monitors nazionale aveva descritto con tutti i colori della grandiloquenza pa-

58 IL CAPORALE TRASTEVERINO

triottica il memorando fatto del giorno innanzi, prodigando a, fusone le ingiurie al re di Napoli, al Ruffo, al Roccaro- mana, ed alle orde del briganti del Rodio, dottore in utro- que! In oltre, essendosi sparsa la voce che nel pomeriggio dovevano entrare in Roma le tor me degl' Insurgent! cattivi, Roma patriottica era in aspettativa del glorioso avvenimento.

LXXXIV. « C e s e m o ! »

L'eco della sconfitta, data per tradimento dei Marinesi alle bande del generale Rodio, si era sparsa in tutta Roma sulle ali della patriottica fama, e la gloriosa risonanza si era ripercossa perfino sulle rive Trasteverine, invitando il popolo allo spetta- colo di un trionfo, di cui Roma aveva perduto la memoria da molti secoli a quella parte. Laonde la signora Benedetta, la Camilla, 1'Assunta e la signora Taddeo pensarono d' inviarei Camillone, tanto per dare una volta un po' di svago a quel fido custode della casa, che non abbandonava mai, come anche se gli vciiisse fatto di rintracciar qualche notizia del loro Capo- rale, di cui stavano gia da tre mesi in penoso pensiero. Ca- millone veramente non di buon grado acconsenti a lasciarle sole, anche per poche ore solamente, ed al desiderio espres- sogli rispose al solito un secco : SI, sora Benedetta !

Recatosi nel gran piazzale di S. Giovanni, e vistovi un gruppo di persone che conosceva, si accosto a loro a fine di udire i loro discorsi, e cavarne le notizie che premevano tanto alle sue padrone di via Renella. Vi conobbe il Cancellieri, il Sala, che vestivano da secolari per un decreto del Consolato che proibl Tabito sacerdotale, il cavaliere d'Agincourt, gli avvocati Valentini e Galimberti, ed un cittadino alquanto camuffato nel quale ravviso la persona del generale Gandini.

Vedremo, diceva questi, questo nuovo trionfo.

Chi sa, osservava il Galimberti, che cosa ci riserbano questi istrioni. Mi viene a mente la storia di certi pifferi...

LXXXIV. « CE SEMO ! » 59

Non ebbe finite quelle parole, che gia si udi un mormorio di voci, provenienti da fuori porta S. Giovanni, le quali comunicate alia gente di qua andavano crescendo, e finirono in clamori, in urla, in fischiate cosi sonore, che 1'aria ne sembro assordata !

« In luogo dei cinquecento Insurgent!, che dovevano esser a condotti prigioni con niolti carri di bottino, si vidde giun- « gere una quantita di uomini, donne, e fanciulli marinesi « fuggiti da Marino, chi in camicia, chi senza scarpe, giacch6 « gli Insurgent! erano nella rnattina improvvisamente entrati u in quel paese, e lo avevano orrendamente saccheggiato, « stante il tradimento fattogli dal cittadino Bona gia gene- « rale della Guardia sedentaria, e da un altro marinese, co- « nascondere i francesi nelle loro vigne, e dar loro il passo « per le medesime, onde sorprendere Frascati, siccorne era « accaduto. »

- Buffoni ! esclamo Camillone con voce sonora e stridente di rabbia; e senza piii riprese la via di Trastevere.

Tutto quel popolo era in visibilio, le risate ed i moccoli contro i patriotti non avevano ne modo ne fine ! Quando fu udita una voce patriot tica, che grido : A piazza del popolo I A piazza del popolo ! Che c' e ? Si fa la giustizia al prete di Ferentino, traditore e brigante...

Al suono di quell' annunzio, tutto il patriottismo gallo-ro- mano si riverso per le vie, ed accorse verso porta Flaminia, dove gia trovavasi schierata gran forza giacobina in apparato pomposo di guerra. Allora allora era stato ivi condotto da castel S. Angelo il parroco D. Fedele de Angelis, e collocato dirimpetto alia fontana che tocca il muro di cerchia verso i prati, per essere ivi fucilato siccome un malfattore.

Era pallido, ma non mostrava paura. Quando si vide spianati i fucili disposti in mezzo cerchio contro il suo petto, T imperterrito prete alzo la voce : - - Non io sono traditore ! ma voi che contro tutte le leggi divine ed uma...

- Fuoco ! grido la voce imperiosa di un patrizio romano. Cadde il generoso prete, tingendo del suo sangue le

60 IL CAPORALE TRASTEVERINO

pietre. I giacobini accorsero sul suo cadavere, e vi fecero i supremi oltraggi !

La folia si dileguava lungo le tre vie, che da quella piazza si diramano nel corpo della citta, quando la gente che riti- ravasi lungo il Corso, vide un accorrere di cavalieri giaco- bini, entrati allora per via Flaminia, i quali conducevano prigioniero un « dragone aretino leggermente ferito. I pa- « triotti, che stavano, secondo il solito, nella via attorno al « palazzo Ruspoli, residenza del generale Gamier, appena « ebbero visto il dragone aretino, lo presero a urli ed a fischi. « Esso senza smarrirsi disse loro : Godete pure ; ma an- « date al campo, e vedrete cola 300 francesi morti, ed an- « cor a non e notte! •>

Quella risposta fece il giro di tutta Roma ; ed il Cancellieri e il d'Agincourt la trovarono tanto sublime, da paragonarla e preferirla al detto dei trecenti delle Termopoli!

Quasi nel medesimo tempo entrarono « per porta del Po- « polo circa 300 uomini impolverati e scalmati, di truppa « parte francese e parte romana, avanzo delli 800 uomini « gia spediti contro Bracciano ; i quali erano feriti, ed erano « stati inseguiti sino a Monterosi dagli Austro-Aretini. Segui- « vano 12 carri di feriti e d'infermi. »

Indi a poco altra gente attruppavasi a porta Pia, attira- tavi dal rumore di « due dragoni francesi, che fuggivano con « la carabina ingrillata ! E dietro loro giunsero altri, gridando : « Chiudete la porta, che il nemico e vicino » !

D' altra parte si era sparsa la voce, « che il capo degl' In- sorgenti, denominate Fra Diavolo, era disceso con la sua gente ai piani sotto Castel Gandolfo ; e fu subito fatta chiudere la porta S. Sebastiano. »

A quei rumori, a quella vista, a quelle giustizie, Roma era tutta in trambusto. Le strade si riempivano di gente fug- gitiva e di carri pieni delle ultime spoglie. Consoli e pretori e questori ed edili pigliavano alia loro volta la via della fuga, ed il popolo li accompagnava con urli e con fischi e con le piu cordiali maledizioni. Quando la principessa Santacroce,

LXXX1V. « CE SEMO ! » 61

grande patrocinatrice del giacobinl, fu vista partire, venne accompagnata da un coro di fischiate cosl strepitose, che da piazza Branca salirono al Campidoglio !

In quella Camillone er& gi& di ritorno in Trastevere, con I'animo pieno di maltalento verso i giacobini ; ed andava ru- minando tra s& e s6 il numero due, quando mise il piede in via Renella, e coll'occhio ebbe contemplato quel teatro della vendetta trasteverina, compita 1'anno innanzi da lui e dal sor Caporale maravigliosamente.

Ma quando fu giunto sotto le finestre della casa, gli parve di udire come un contrasto di voci, che risonavano di sopra, e distinse le parole della signora Benedetta e della Camilla, che sembravano dire: Lasciateci stare...

All'udir quelle voei, un brivido gli fermo il sangue nelle vene.

Corre subito alia porta, e la trova chiusa ! Un lampo si- nistro gli brilla nell'anima, e prova una stretta che gli d& al cuore un tremendo rivoltolone ! Con un pugno sganghera le imposte, ed in tre salti era di gi& sulla soglia della stanza della Camilla, dove impauriti al suono della porta sgangherata si vede dinarizi due uornini, in piedi, e con le armi. Ma non diede loro il tempo di impugnarle : con due pugni lanciati loro sul capo con tutto T impeto della rabbia che gli fremeva nel petto, li ebbe precipitati ruzzoloni per la scala. Accorsero al rumore dalla stanza vicina 1'Assunta e la signora Taddeo, e gi& si trovavano sulla soglia la Camilla e la signora Bene- detta : queste erano pallide, e quelle piangenti, e tutte si strinsero in tor no a Camillone. II quale, in atteggiamento di un mastino che ha azzannato la belva, le guardava lieto ma taciturno, e vistole tutte sane e salve si rivolse alia scala per dare ai due assassini il colpo di grazia, ma erano scom- parsi, lasciando pero alcune tracce di sangue.

- Come mai, disse quindi rivolto alia signora Benedetta, come mai avete aperto la porta?

- Era lo zio della Camilla, il gioielliere, che venne accom- pagnato con uno, cui diceva essere un ambasciatore.

62 IL CAPORALE TRASTEVERINO

Come chiamavasi cotesto ambasciatore?

Non mi ricordo piu... quel nome finiva in... olio.

Bertolio? disse Camillone, pronunziando quel nome con orrore appena dissimulate.

Per 1'appunto, rispose la Camilla. Aveva fatto alia mamma grandi proferte, perche mi accompagnasse al palazzo Rondinini... Ed io risposi, che ci lasciassero stare.

Respiro Camillone a quelle ingenue parole, e soggiunse che forse egli li aveva giudicati e trattati male; fece pero da s6 un gesto, che tutte sapevano essere segno in lui di grande soddisfazione, e gli sentirono brontolare tra labbro e lingua, smozzicando le parole : non due ma due mezzi !

Le donne si misero a ridere, 1'Assunta e la Camilla gli si strinsero attorno chiedendo notizie del gran trionfo; e quando clai monosillabi e parole tronche di lui ne ebbero udito 1'esito buffo, vi fecero sopra le piu matte risate, mandando accidenti a tutti li Giacobini. Quindi Camillone guardando 1'Assunta, il che era per lui la piu grande carezza che potesse fare a quella desolata fanciulla, le mostro il rosario: quelle capi- rono, e tutte si misero a pregare, inginocchiatesi attorno al- rimrnagine della Madre di Dio.

Mentre esse pregavano, Camillone non diceva n6 Ave- Maria, ne Paternostri ; ma tenendo in mano il rosario rega- latogli dall'Assunta, contemplava quei volti IB cui fattezze gli richiamavano le immagini degli Angeli. Egli provava una letizia tutta sua nell'udire le parole della preghiera modu- lata e ripetuta da quelle voci, che gli giungevano all'anima come un' arcana memoria piena di soave mestizia e di Can- dida religione. Stava sempre in piedi, ed a quando a quando- accostavasi alia finestra, dando una guardata di fuori, e ten- dendo T udito come per cogliere ogni piu piccolo rumore, che sussurrasse per Taria, e quindi si rifaceva a bearsi allo spet- tacolo di quel suo piccolo paradiso.

Gia Torizzonte cominciava a velarsi colle mezze tinte della prima notte, mentre nell'aere sereno di Trastevere risuona- vano gli ultimi rintocchi delle campane, e si accoglieva come

LXXXIV. « CE SEMO ! » 63

una risonanza confusa del grand! clamori onde rumoreggiava

la cittc^i lontana. Nel tempo che quelle innocent! modulavano in comune la preghiera, Camillone con I'orecchio teso ai ru- mori della citta e con Tanimo commosso per gli avvenimenti della giornata, era impensierito sopramaniera : del sor Capo- rale nessuna notizia, la citt& sconvolta, il governo in agonia, quel gioielliere, e quel Bertolio se per avventura mandassero gli sgherri giacobini a vendicare 1'oltraggio ricevuto, e quelle trovarsi sole, esposte... A questo pensiero sentissi correre il ;freddo per le ossa, e tenevasi come inchiodato alia flnestra... In quella ode il confuso strepito lontano, come dei giglioni che percuotono il franco di una barca vogante a remi bat- tenti ; sporge la testa, affissa I'orecchio, guarda verso il flume; le sue oranti mormoravano le ultime parole della preghiera .. Ode un coro di voci virili, che si sciolgono air aura notturna in cadenza colle battute dei remi : gia distingue e riconosce il coro marinaresco:

Del padre Tevere sull'onda bionda La barca scivola tra sponda e sponda.

-E lui! e lui! esclama subito la Camilla, correndo alia finestra !

Le altre donne la seguono, fanno silenzio, ritengono il respiro, ed in mezzo ad una trepidazione improvvisa, che alia Camilla faceva battere il cuore nel petto con ansia mortale, odono distintamente :

Allarga la lena, distendi lo remo,

Ce semo, ce semo, ce semo, ce semo !...

Ce semo davvero ! disse Camillone mandando un re- •spiro lungo e forte, che sembro una vera folata di vento.

11 lume, il lume, disse la Camilla...

G1& il Marinelli era saltato sulla ripa, ed in pochi passi valicava la porta, di cui, per la premura che lo frugava, non osserv6 le imposte sgangherate, e precipitates! nella stanza si trovo tra le braccia della signora Benedetta e della si-

64 IL CAPORALE TRASTEVERINO

gnora Taddeo, che piangevano a calde lagrime, e stringeva le mani della sua Camilla e dell'Assunta...

- Son finite le lagrime ! esclam6. Chiamate mia madre.

Camillone guardava in silenzio, quasi immobile, mentre nella sua anima sentiva come riflessa la gioia di tutte e quattro quelle creature. Una stretta di mano del Marinelli gli fece intendere, che il sor Caporale era contento di lui : e cio gli bastava!

li capitano Marinelli dopo il colpo dato ai Marinesi, aveva per informazioni e per propria vista capito che la repub- blica romana era spacciata, e che il regno di Roma nuova tirava le calzette. Lasciato quindi il Tartaglioni a Castel Gandolfo con Fra Diavolo, penso di accostarsi a Roma, e di rimanervi a consolazione e sicurezza delle persone care, il cui pensiero lo teneva sommamente agitato. L'accaduto nel giorno in Roma, e il tradimento del gioielliere, gli fecero ringraziare il Cielo della presa determinazione, e gli die- dero a scorgere viemaggiormente quanto era necessaria la sua presenza in via della Renella.

Del rimanente non v' era piu luogo a paura : la paura passo tutta nel campo dei patriotti ! Indi a un mese Roma fu occupata dalle schiere napoletane ; il generale Gamier coi suoi pochi giacobini prese la via della Francia, dopo un patto conchiuso coi napoletani e cogl'inglesi ; i consoli fug- girono tutti insieme col fiore del patriottismo. Le rappresa- glie usate dal nuovo governo *, furono di poco conto : gli ex

1 L'aneddoto seguente, preso tra cento, ci da il colorito di quel primo tempo di restaurazione. A' 9 di ottobre fu affisso 1'editto del Boii- card, comandante dell' esercito napoletano, col quale si tisava indul- genza alia persona degli impiegati repubblicani, ma veniva loro tolto 1'irnpiego : « il popolo 1'acclamo ! »

« Un sacerdote stava leggendo il sud.° editto affisso a piazza Co- lonna : un patriotta gli dette uno spintone, gli passo innanzi, e col suo grandissimo cappello gl' impediva di leggere. II sacerdote con buona rnaniera lo prego a levarsi il cappello da testa; ed il patriotta gli ri- spose, che voleva stare come piu gli pareva. Si avvide della soverchie- ria un dragone napoletano. Si avvicino al patriotta, gli getto il cap-

LXXXIV. « CE SEMO! » 65

consoli Zaccaleoni e de Matteis furono condotti alia berlina pel Corso a cavallo ad asini ; il principe cadetto Santacroce fu carcerato in castel S. Angeio e poscia inviato a Civita- vecchia come vero fellone e malfattore. II duca Bonelli fu condannato a morte in contumacia, perche fuggito, il Vi- sconti e il Vivaldi air esilio, e Tex console Angelucci di- venne la spia del Consalvi !

E la citta di Roma, maledicendo al patriottismo che 1'aveva affamata e spogliata e dissanguata si no al midollo delle ossa per lo spazio di diciotto mesi, aspettava con ansia il suo vero sovrano, il Papa !

LXXXV. Tre anni dopo.

In una di quelle splendenti giornate di ottobre, onde sotto il tepente cielo autunnale di una volta beavasi la citta di Roma, il cardinale Ercole Consalvi trovavasi nel grande ospizio di S. Michele a Riva; lo accompagnava monsignor Caleppi, suo vero ed antico amico.

II Consalvi nelle tragiche peripezie degli ultimi tempi po- teva narrare i casi di una vera odissea : imprigionato in castel S. Angeio, dopo la minaccia del console Angelucci di esporlo alia berlina sopra un asino nel pubblico Corso, era stato con- dotto a Civitavecchia come un galeotto ; richiamato a Roma, ebbe la sentenza dell' esilio dagli Stati romani, e del sequestr© su tutti i suoi beni. Navigo a Napoli, corse a Firenze, vi ve- nero il prigioniero Pio VI, ed espulso dalla Toscana rifuggl in Venezia. Creato secretario del Conclave, che ivi si aduno nel novembre del 1799, e poi secretario di Stato e cardinale da Pio VII nell'agosto del 1800, ora erasi recato a S. Michele

pello in terra. II patriotta volea fuggire, ma csso 1'obbligo a terminare la lettura dell' editto, e poscia gii sputo sul cappello, glielo getto con un calcio lungi, e Tammonl che non era piu tempo di strapazzare i sa- cerdoti. » GALIMBERTI, Diario.

1904, vol. 1, fasc. 1285. 5 28 dicembre 1903.

66 IL CAPORALE TRASTEVERINO

siccome visitatore apostolico di quel grande ospizio, per man- dato dello stesso Pontefice.

Monsignor Caleppi dopo le rovine ed il sacco di Roma e di Napoli era fuggito in Palermo, d'onde dopo incredibili stenti di ogni genere era ritornato in Roma quasi nello stesso tempo che il Papa, dal quale era stato creato internunzio nella Toscana, per poi passare a Lisbona siccome nunzio pontiftcio.

- Come trova il suo antico ospizio, Eminenza?, disse il Caleppi.

E una vera spelonca ! Non ci hanno lasciato se non le nude pareti ! Tutte le masserizie, le stoviglie, la biancheria, i ferri vecchi e nuovi, le macchine e gli ordigni da me un tempo procurati con tanta spesa e con tanto amore./. tutto e scomparso ! I vecchi ricoverati sono morti quasi tutti di fame ; i fanciulli sono stati rovinati da quel furfante di ex frate Forestieri, il quale insegnava loro tutti li vizi, ne mai li ha fatti confessare una volta; le antiche ricoverate sono divenute altrettante bestie... La madre Bolognetti ha tanto sofferto, che le sono imbiancati i capelli...

Che bei frutti ci ha lasciati in Roma il giacobinismo : tutti i pubblici edifizii, e quasi tutte le chiese sono ridotti allo stato di altrettanti scheletri!

II Vaticano e un deserto !

- II Quirinale una stalla !

- Che delirio ! quale pazzia ! che spirito infernale ha invaso ed occupato le menti di uomini, che si dicono ra- gionevoli !

- II peggio si e, che quel male non e spento ! La scin- tilla cova sotto la cenere...

Piu assai di quello che c' immaginiamo !

-Che n'e del patriottismo italiano? ossia dei nostri pa- triotti?

- Emergono come pezzi naufraghi galleggianti sovr'esso le onde del vasto mare ! Gli uni avviliti e pieni di fame, gli altri frementi colle gole aperte aspettando un ingoffo, ed al- cuni meditano tuttavia consigli assassini.

LXXXV. TRE ANN1 DOPO 67

Come sarebbe a dire ?

Alle spicce, eccole il netto : Eanio Visconti, il cui nome sara sempre infame per Roma, ha trovato impiego nel museo di Parigi, ma ci travaglia tuttavia per mezzo di quel go- verno, e vuole ventiquattromila scudi, coi quali dice di aver comprato il convento e i beni fondi di Santa Sabina dei Do- menicani in Frascati...

- Vile antiquario, e piu vile traditore del suo benefattore Pio VI! Egii non ha speso un baiocco per la compera di quella vasta tenuta ! II convento di S. Sabina, soppresso dalla Roma nuova, faceva parte dei beni nazionali : egli ha fatto dunque la finzione di dare al governo di Roma nuova il valore di quei scudi in cedole scadute del settantacinque per cento,..

- P<*rillier, Duverrier, Girard, Cavagnari... pretendono almeno cinque milioni di scudi, per la cessione dei beni di Chiesa, da essi comprati al governo di Roma nuova...

Sono cinque milioni di bugie...

- Cacault, die arrivera in Roma, vuole le due statue del Nilo e del Tevere, che non furono asportate...

- Sono due bocconi di Tolentino, che piacciono ancora a quella franca canaglia...

Angelucci muore di fame, e si offre a svelarci i pro- getti dei patriotti !

- E il suo figliuolo, di anni 17, e niorto poco fa di male venereo !

La principessa Santacroce ci tempesta da Parigi, per il mezzo potente del Talleyrand, affinche il suo cadetto Fran- cesco, gia ex-principe e poi riprincipe Santacroce, sia libe- rate dalla carcere di castel S. Angelo.

- Quando i veri meriti di costui lo vorrebbero tra i ga- leotti di Civitavecchia !

- I Vivaldi padre e figlio sono in lite colla Giacinta, moglie e madre, per i pochi beni non ancora scialacquati. Vivaldi figlio mi ha scritto una lettera, nel tono del figliuol prodigo, e termina col motto: Viva Maria!

68 IL CAPORALE TRASTEVERINO

- Sta a vedere, che costui, in maniera diversa del dia- volo, si fara cappuccino prima d'invecchiare: ma ho paura, che ritorni al vomito !

- Bonelli e Ceracchi sono a Parigi, dove stanno minac- ciando il nuovo Console, perche ha compresso e soffocato lo slancio del patriottismo nazionale...

Questa volta son capitati bene ! Se incappano in qual- che pazzia, saranno fueilati come cani ! ne yarranno piu le infami intercessioni di un Cacault a liberare dalle galere e dalla forca quegli insultatori di Pio VI.

I due Borghese, non tenendo conto alcuno delle be- nemerenze passate, sono andati in processione con le torcie alia mano...

C'era pure il duca Cesarini ! non aveva pero la figiia dello speziale Conti al suo fianco !

N6 il Borghese aveva al suo fianco la famosa Garofalo, n6 il cadetto di quel nome la famosa Ceva...

Oh ! la Ceva, che portava i brillanti datile dal gover- natore Naselli, insieme con gli altri vezzi, tolti alle nostre Madonne, e regalatile dai ladroni ufficiali francesi... E la Garofalo, che 6 in carcere...

Uff! che brutture ! Cotesta bianca aristocrazia s'e an- nerita per bene !

E il patriotta dell'indipendenza, il generate Lahoz ?

- A quanto mi hanno riferito il Marinelli e il generate Gandini, 6 morto all'assedio di Ancona, colpito da una palla: chi lo fini, dicono che 6 stato il generale Pino !

-E costoro volevano liberare 1' Italia!

- II Lahoz aveva un nobile pensiero : cosi 1'avesse potuto mandare ad esecuzione!

- E Austria e Napoli?

-Quanta roba, Monsignore mio ! A dirle run cento di cio che riguarda queste due nazioni, mi ci vorrebbe un volume.

- E vero il detto in Roma, ossia il proverbio divulgato sul conto dei Napoletani...

LXXXV. TRE ANNI DOPO 69

Quod non fecerunt lacobini, fecerunt Napoletani? E verissimo ! Avevano occupato Roma e parte degli Stati, e cominciarono a praticare il famoso « manebimus optime ».

Ma facevano i conti senza r Austria, che voleva le pro- vince pontificie occupate, non e vero?

- Verissimo ! E cosi Acton e Carolina, per far bizza di contrasto a Vienna, hanno ceduto Roma, ed hanno obbligato I' Austria a cedere essa pure le province occupate.

- Quei successor! di Giuseppe II, quei rampolli di Maria Teresa, non vogliono capire...

Che Roma e fatale !

Lo abbiamo visto nuovamente nella giornata maravi- gliosa di Marengo...

- E se sapesse, «aro Monsignore, Tavviso che precede quella catastrofe ! II ministro austriaco, marchese Ghislieri, diceva chiaro al nuovo Pontefice, che T imperatore voleva conservare le province pontificie, siccome acquistate dalle sue armi. E Pio VII gli rispose queste precise parole: Dite all' Imperatore, che i beni di S. Pietro sono una taiia, la quale rode il mantello di chi le occupa.,. e distrugge ezian- dio le altre province legittimamente occupate !

- Ecco la storia di Marengo ! Ecco la morale, in cui si debbono imbattere cotesti usurpatori : tosto o tardi...

Roma e fatale !

Fu bussato alia porta, e quasi senz'aspettare avviso, en- trano due ufflciali in tutta divisa papalina.

Oh ! capitano Marinelli ! Tenente Montani ! esclarno il Oonsalvi, e correndo loro innanzi li abbraccio con espres- sione viva di cordialita. Ed altrettanto fece Monsignor Ca- leppi.

- Si ricorda, Eminenza, prese a dire il Marinelli dopo i dovuti convenevoli, si ricorda di quanto accadde qui, fanno ora tre anni! e di quanto discorrevano insieme 1'. Eminenza vostra e il nostro Monsignor Caleppi...

- Sono tre anni passati, e mi sembrano tre secoli !

- E come va questo braccio, caro il mio Capitano? disse

70 IL CAPORALE TRASTEVEKINO

Monsignor Caleppi; scuotendo al Marinelli graziosamente il braccio destro, e stringendolo col proprio braccio con atto amichevole.

- Eh ! Monsignore, questo braccio ha fatto de7 be7 tiri ! Ne e meraviglia, fu benedetto dalla madre Bolognetti, si ricorda?

II Consalvi intanto diceva parole carezzevoli al tenente Montani, ed avendo udito le parole del Marinelli diede una tirata al cordone che gli pendeva accanto.

Se mi ricordo ! Quante volte mi accade di passare di- nanzi a porta Settimiana, altrettante mi faccio il segno della croce, e dico un « Gloria Patri » in memoria di quella be- nedizione...

In quella si presenta la madre Botognetti, la quale me- nava seco una giovane signora, dalle movenze timide, dal volto fiorente di una bellezza tutta trasteverina ; ed insieme accoinpagnava una fanciulla vestita a bruno, ma fulgida di altrettanta leggiadra formosita : dietro loro seguiva un omac- cione dalle spalle quadrate, dal contegno taciturno, che sem- brava una torre !

- Eminenza, disse la madre Bolognetti, ha chiamato me sola, ma io mi sono presa 1'ardire di presentarle la signora Marinelli...

L'antica fidanzata ed ora sposa del nostro antico Ca- porale, disse il Consalvi inchinando gentilmente la Camilla, la quale con un contegno peritoso ma gentilissimo accostan- dosi al Cardinale, e presentandogli I'Assunta :

- Ma io, disse, io ho una grazia da chiedere al primo ministro di Nostro Signore.

- Alia sposa del capitano Marinelli, Sua Santita non ri- c user a nulla...

Chieggo, che TAssunta non mi abbandoni, continuo la Camilla tirando innanzi 1' arnica, la quale si credeva di essere sulla brace. Deve sapere Vostra Eminenza, che se ne vuole andare tra le Paolotte... - - E non pot6 finire, avendolo il pianto soffocato la parola...

LXXXV. TEE ANN I DOPO 71

Ma TAssunta senza paura e con una squisita grazia : Giurai amore a lui solo, disse. Me lo hanno fucilato insieme con mio padre sot to i miei occhi in piazza santa Maria ! Ed ora lui solo... nel Cielo !

Le parole, 1'atto, il volto di quella fanciulla fecero correre un brivido per le ossa di tutti. La Camilla e madre Bolognetti piangevano, il Montani e il Marinelli impugnavano con moto d'istinto Telsa delle loro spade, e Camillone muto come una statua serrava i pugni.

Quella evocazione di una delle piii tragiche memorie, onde il giacobinismo insanguino il Trastevere, commosse al sommo il cardinale Consalvi. II quale, presa per mano quella eroica fanciulla, e rivoltosi alia Camilla, disse con calma solenne e dignitosa :

- Figliuole mie, il consacrare a Dio la vita ed a lui of- frire la propria mano, non e cosa che si poss-a comandare n& impedire da nessun uomo di questa terra : una cosa sola io posso, e la otterro certamente dal S. Padre. A cominciare da quest'oggi, disse, guardando 1'Assunta, tu goderai dallo Stato la retribuzione di venticinque scudi al mese, ed altrettanti lie ricevera la tua madre.

II Marinelli e il Montani batterono le mani.

- E questo, riprese il Cardinale, rivolto alia Camilla, e 1'aggiimta che il Segretario di Stato ha fatto al regalo di nozze della signora Marinelli...

Con queste parole rinacque Tallegria in tutti. II Caleppi e la madre Bolognetti felicitavano la Camilla, e PAssunta ; mentre il Marinelli, dopo un cenno fatto al Cardinale, gli presento Camillone.

- Che cosa puo fare il Papa per Camillone di Traste- vere ? disse il Cardinale, sollevando la sua mano, e toccan- dogli carezzevolmente la spalla.

- Una cosa sola, sor Cardinale, rispose Camillone, but- tandosi in ginocchio, e con istento frenando la commozione.

Vuoi che ti facciamo brigadiere dei nuovi dragoni pon- tificii?

72 IL CAPORALE TRASTEVERINO

No ! Promisi alia Madonna di S. Onofrio, che sarei tomato da lei, se vivo, dopo due anni. Ma quei reverendissimi Padri non mi vogliono, perche ho sparso troppo sangue... Ma era sangue giacobino, Eminenza, ed io credeva invece di guadagnare le indulgenze ad ogni coppia che ne ammaz- zavo - - e che buttavo nel Tevere !

Ne hai dunque ammazzati molti di giacobini?

Tra giacobini e patriotti, almeno due per settimana... Ma c'e altro, sor Cardinale ! Io concorsi al danno del S: Padre Pio VI, ed e questa una spiua che sempre mi punge il cuore...

Va, Camillone, va pure a S. Onofrio. Domani ti rag- giungera in quel convento un doppio rescritto, ossia una doppia assoluzione pontificia, ed insieme un vitalizio per te...

Grazie, sor Cardinale ! rispose alzandosi, e facendo atto con la mano di baciargli la porpora.

Dopo queste parole si fece una vera festa da tutti a Ca- millone. E piu di tutti ne prese contentezza I'Assunta, alia quale T idea di saper quell7 uomo nella via scelta da lei irre- vocabilmente piaceva oltremodo, quasi che il sagriflzio di queirantico peccatore agevolasse a lei quello dell'innocenza !

La madre Bolognetti accompagno le donne, che uscirono con Camillone. II Cardinale, rivolto al Marinelli: Capitano, gli disse, a cominciar da quest'oggi voi sarete il comandante del piccolo esercito pontificio, che andiamo restaurando. Montani e Tartaglioni piglieranno il vostro grado...

II Marinelli e il Montani salutarono militarmente in segno di ringraziamento.

- Solo, prosegui rivolto al Marinelli, un'alta ragione di Stato esige, che cambiate il nome...

II nome non muta il valore, osservo Monsignor Caleppi, stringendo la mano al Marinelli. II quale facendosi innanzi:

- Grazie ! Eminenza, rispose con franca voce. Mi piace di stare alle sue disposizioni, quali che sieno. Ma piu ancora mi piace il dichiarare, che con il nome mutato io avr6 sempre sino alia morte per il Papa e per Roma il cuore ed il braccio del Caporale Trasteverino.

KIVISTA BELLA STAMPA

CONCETTI GATTOLICI E RAZIONALISTIGI SULL' ORIGINE DEL Nuovo TESTAMENTO.

Dopoche il razionalismo si assunse il cdmpito. di ridurre il Cri- stianesimo dentro la cornice de' fatti semplicemente uraani coll'esclu- sione d'ogni relazione col soprannaturale, naturalmente avvenne t}he anche sull'origine del Nuovo Testamento, il quale ottenne pari di- gnita con la Sacra Scrittura dell'Antico Testamento, si diffondessero nel mondo scientifico razionalistico concetti e giudizii tutti different! da quelli che fino allora erano corsi nel mondo scientifico cattolico. II Nuovo Testamento e il primo tra i document! storici e anche dogmatici della Religione cristiana. Quindi 1'avere sulla sua origine un concetto piuttosto che un altro, il razionalistico piuttosto che il cattolico, genera un diverso atteggiamento negli uomini : atteggia- mento da increduli ne<3 primi, atteggiamento da credenti ne' secondi.

Ora e un fatto doloroso che certi concetti razionalistici sul Nuovo Testamento si sono a poco a poco insinuati anche nel mondo scien- tifico cattolico; ed alcuni scrittori cattolici sembrano atteggiarsi a razionalisti, come si vedra dal seguito della discussione. Diciamo appositamente sembrano, perche non deve esser questa la loro in- lenzione; benche le parole obbiettivamente prese mandino forte odore di razionalismo. E appunto da questo stato di cose deriva 1'impor- tanza di questo breve studio che intraprendiamo sui concetti catto- lici e razionalistici circa I 'origine del Nuovo Testamento. In fatti, un periodico che si professa cattolico ha pubblicato un articolo del capo de' razionalisti, ossia degP increduli scientific!, A. Harnack, in- titolato: Osservazioni storiclie sull'origine del Nuovo Testamento; articolo pieno di presupposti razionalistici, ma accolto a festa dalla direzione del periodico l. Quanto a noi, nessuno si meravigli che, attenendoci al linguaggio dei padri della Fede, chiamiamo 1'Harnack coll'epiteto d' « incredulo » , piuttosto che con quello d' « insigne scrit- tore » e di « uomo grande e cortese » , come fa quel periodico. Che

1 Studi Religiosi, Rivista critica e storica, promotrice della coltura religiosa in Italia. Maggio-Giugno 1903. Firenze.

74 RIVISTA

yolete? La Fede cristiana, piu che un'arida verita scientifica e sto- rica, come sarebbero i teoremi di Euclide e di Archimede e le vit- torie di Cesare nelle G-allie, 6 per noi uu bene del cuore, perche soddisfa allo intime e sublimi brame della nostra natura. Quindi, a chi ci viene innanzi a rapirci questo bene, sia pure con le par- venze della scienza e dell'erudizione, non siarno punto disposti a que' compliment!. Tutto ii nostro essere di cristiaui e di pubblicisti cristiani si rivolta.

Cio posto, veniamo al punto.

L'origine degli Evangeli, e del Nuovo Testamento in gonerale, ha doppia importanza : storica e dogmatica.

L'importanza storica e semplicemente 1' importanza della verita ; come sarebbe il dire che della « Gerusalemme liberata » 6 autore Torquato Tasso e non altri, e che scopritore dell' America e Cristo - foro Colombo, non altri. Tale verita storica, come 6 chiaro, e im- portante per molteplici fini: per la cosa in so stessa e per gli ef- fetti che ne derivano. II dire quindi che autori degli Evangeli sono tali e tali scrittori, S. Matteo, S. Marco, S. Luca e S. Giovanni, e innanzi tutto importantissimo per la verita delle cose; poiche es- sendo due di essi testimoni oculari de' fatti e de' detti di Gesu Cristo e due altri essendo discepoli de1 testimoni oculari, e una verita che non pud non esserci carissima per conoscere le origin! del Cri- stianesimo. Aitro e se del Eondatore del Cristianesimo veniamo informati da uno scrittore del secondo secolo, altro se da uno del primo; altro se da un Apostolo, altro se da un estraneo. E vero che, senza tali scritti, avremrno il Cristianesimo vissuto o pratico delle prime generazioni cristiane, da cui sufficientemente potremmo conoscere il pensiero del Legato di Dio, Gresu Cristo; ma, giacche la Provvidenza dispose che certi detti e certe meinorie del divin Eondatore del Cristianesimo si fissassero in carta dagF immediati discepoli di Lui, e questa una cosa consolantissima e importantis- sima, a cui niuno puo rinunziare seaza ledere i diritti della verita storica.

La seconda importanza e dogmatica.

Cioe, la sosieta religiosa, fondata da G-esu Cristo, alia quale Egli diede autenticamente l'officio di trasmettere la sua dottrina, ha so- lennemente insegnato che quegii Evangeli e il Nuovo Testamento in generale, hanno, oltre Torigine umana, anche yn'origine divina;

BELLA STAMP A 75

vale a dire che sono libri ispirati e fanno parte della Sacra Scrit- tura. E questo insegnamento 6 un dogma di Fede, come e quello dell'Eacaristia e della SS. Trinita, negate il quale, si cessa per cio stesso di esser cristiani cattolici, ossia cristiani veri. Ecco lo parole testuali del Concilio di Trento : « Se qualcheduno poi non ammet- tera per sacri e canonic! (ispirati) quest! stessi libri (ckll' Antico e del Nuovo Testamento) con tutte le loro parti, come sono stati soliti a leggersi nella Chiesa cattolica e si contengono nell'antica edizione volgata latina, e, sapendolo e volendolo, disprezzera tali tradizioni, sia anatema » (Cone. Trid. Sess. IV).

Dopo cio, non si puo non disapprovare il linguaggio di certi scrittori cattolici, i quali sall'origine del Nuovo Testamento sem- brano ammettere i presupposti de' razionalisti, i quali, si sa, negano 1'origine divina del Nuovo Testamento.

Queste due affermazioni, cioe prima che i razionalisti, e nel case- 1'Harnack, negano arbitrariamente 1'origine divina del Nuovo Testamento, e seconda, che cert! scrittori cattolici sembrano andar d'accordo con loro, il lettore pud verificarle co' proprii occhi, se tiene dietro a quel che ora direnio. Cominciamo dalla seconda affer- mazione.

II periodico fiorentino sopra citato, accogliendo nelle sue pa- gine i'articolo razionalistico dell' Harnack, cosi ne parla : « I let- tori, vedranno (in quell' articolo) un esempio del come i piu com- plessi tern! possano esser trattati con obbiettivita e competenza; e di piu, come un vero scienziato riesca in poche pagine a conden- saro il pensiero d'un lungo lavoro £. » Aggiunge inoltre: « E non consola oggi il sentire un teologo protestante (an%i, razionalista) discutere proprio le origin! del Nuovo Testamento in una Bivfsta cattolica ? Non vogliamo sapere per quale evoluzione storico-religiosa il Luteranismo sia passato dalle affermazioni del secolo XYI alia dimostrazione dell' Harnack. Ma il nostro cuore e pieno di letizia a vedere un professore dell'Universita di Berlino capitale del Lute- ranismo, trovarsi in tale discussione storica d'accordo con no! (sic); perche delle due parti nessuna parlerebbe o lascerebbe parlare contro la propria coscienza » (p. 225, 226). II periodico quindi accenna a tie punti, in cui dice di convenire col razionalista, tra i quali il secondo e suH'origine del Nuovo Testamento nel secondo secolo ; 1 Studi religiosi, sopra cit., p. 225.

76 RIVISTA

e si esprime cosi : « Yerso il principle del II secolo, il Nuovo Testa- mento gia si formava nel suo insieme, e verso la fine dello stesso secolo era fissato nelle grandi linee... Quattro secoli di polemiche teologiche e storiche ci son voluti prima che uno scienziato pro- testante riconoscesse la verita » del secondo punto, cioe la forma- zione del Nuovo Testaraento nel II secolo (p. 226). Per questa « formazione del Nuovo Testamento al principio del secondo secolo » crediamo che s'intenda il Canone, ossia la collezwne de' libri del N. T.y non gia la composizione de' singoli libri; nel qual ultimo caso il periodico fiorentino, oltre ad accettare gli errori dogmatici contenuti nell'articolo harnackiano, ne direbbe uno grandissimo per conto suo. Poiche chi afferma che qualche scritto del N. T. sia stato coniposto dopo la morte di tutti gli Apostoli, implicitamente nega la rivelazione divina sull'ispirazione di quello scritto ; perche con gli Apostoli la rivelazione cattolica si chiuse. Ad ogni modo 1'ambi- guita dell'espressione nel periodico non e certo degna di lode,

Non voglianio ora errtrare in polemiche secondarie sulT ultima asserzione, ove si suppone che i primi Protestanti del secolo -XYI non riconoscessero 1'origine storica e divina del N. Testamento, quale e asserita da noi cattolici. Essi la riconoscevano come noi;, ed e stata negata solamente dai razionalisti moderni, non piu pro- testanti alia maniera di Lutero. Al detto periodico pare una gran cosa che i razionalisti facciano risalire ora la formazione del N. Te- stamento al secondo secolo e non al terzo od al quarto, e che si sieno allontanati dal sistema dello Strauss e di altri che rilegavano il N. Testamento tra le leggende. E qualche cosa, d vero; ma a puerile cedere i diritti della verita e della Fede, perche uno dica uno errore meno madornale d'un altro. Pur troppo, 1'essere il mo- derno razionalismo tomato alquanto indietro (negando per 5 sempre la verita qual e) ha fatto sdilinquire certi cattolici, fino a far mer- cato della verita stessa e a farli gridare : « L'eta moderna, nella quale abbiamo la fortuna di vivere, quante barriere vede sparire, ad una ad una, che da secoli separavano dal cristiano il cristiano ! » (p. 225).

Ah ! egregi scrittori, pur troppo e accaduto il contrario, se dalle apparenze si passa alia sostanza. II moderno razionalismo, appunto perche larvato di erudizione, ha aperto tra so e il vero cristiane- sirno barriere molto piu profonde che non fece il vecchio ed ingenuo Protestantismo del secolo XYI. Questo escluse solo 1'autorita chie- sastica nella societa religiosa fondata da Cristo, ritenendo la rive- azione e la Bibbia; quello, all'incontro, ha fatto man bassa su tutto

DELLA STAMPA 77

e a' tempi nostri 1'Harnack appunto e il primo rappresentante di tale razionalismo. E, ciononostante, voi credete che le barriere sieno tolte ? Credete voi che sia bastato a questo il fatto (come voi dite con compiacenza) che all'ultimo congresso storico di Koma la sera del 6 aprile 1903 nell'antico Collegio romano de' Gesuiti, ove insegna- rono un Suarez e un Bellarmino, 1'Harnack abbia tenuto un di- scorso sulle Origini del N. Testamento (p. 309) ? Ah ! disingan- natevi. Per 1'onore di Roma e della verita questo ncn basta. Ha potuto, si, il professore berlinese calpestare il suolo calcato dal Suarez e dal Bellarmino ; ma tra il pensiero di loro e di lui v? e il cielo immenso.

E che ha detto poi 1' Harnack in quel discorso, di cui il sunto, scritto espressamente dallo stesso pel periodico fiorentino, fu da questo pubblicato con soinme lodi? Eccone UQ breve, ma esatto compendio, passando noi cosl all'altra cosa propostaci.

LTerudito professore di Berlino tentd sciogliere tre quesiti sto- rici sull'origine del Nuovo Testamento. II primo e questo: « Perche nel Nuovo Testamento si hanno quattro Vangeli e non uno solo? » (p. 234).

II quesito, a dir vero, sembra ingenuo, se non fosse maligno. Poiche egli sarebbe come chiedere perche cinque sono le parti del mondo, e perche Parigi e in Francia, o perche una sola e la di- vina Commedia. Son fatti codesti, le cui cause sfuggono del tutto, o quasi del tutto, alia liberta umana, ed e superfluo dimandarne un perche. Questo si dimanda solo di que' fatti, che 1'uomo a bello stu- dio s'ingegna di mettere in effetto. Per6, giacche pure se ne vuole sapere la causa, eoco la risposta, che secondo la storia e secondo il dogma pud darsi, conforme alia duplice origine del Nuovo Te- stamento sopra dimostrata Primo, i Yangeli son quattro e non uno, perche quattro e non uno scrissero con guarentigia di verita le parole e i fatti di Gesu Cristo, cioe Matteo, Marco, Luca e Gio- vanni; de' quali, due furono discepoli di Gesu e due discepoli de'di- scepoli. Scrissero, diciamo, con guarentigia di verita. Poiche gli altri che scrissero non del tutto conformemente a verita, come sono gli scrittori de' Yangeli apocrifi, non possono entrare nel novero de' Yan- gelisti autentici. Secondo } i Yangeli son quattro e non uno, perche solo gli scrittori di tali quattro Evangeli furono da Dio ispirati, e non altri, almeno per quanta a noi consta.

78 RIVISTA

Ecco la risposta giusta, conforme alia storia e alia Fede.

Or quaP e la risposta dell' Harnack ? La risposta dell'Har- Hack e conforme al pregiudizio latente nella stessa dimanda, pre- giudizio distruttore della storia e della Fede. Cioe, gli Evangeli son quattro e non uno, perche le Chiese che pur desideravano assai di ridurre ad uno solo tutti gli Evangeli, per ragioni pratiche (spe- cialmente per opporsi allo Gnosticismo) scelsero di « non variare pid oltre i loro documenti scritti cd anzi di conservarli nella Icro piu precisa autenticita » (p. 236). « Per siffatta guisa di fronto allo Gnosticismo, la letter a de' quattro Vangeli fu dichiarata santa e percio conservata » (ivi). Quindi, secondo 1' Harnack, se la Chiesa avesse voluto non dichiarar santa la lettera de' quattro Vangeli, ma quella di piu Vangeli, avrebbe potuto. In fatti, alia dimanda che egli soggiuuge « perche poi circa gli anni 120-180, che appunto di que- sto tempo si tratta, proprio questi quattro Vangeli e non tre, ne'cin- que, ne altri piu o meno sieno siati messi insieme nelPAsia mi- nore » (ivi), risponde che tal cosa « sfugge interamente alia nostra conoscenza » (ivi). Senza dubbio, per chi nega Torigine storica e dogmatica de' quattro Vangeli, e riduce la scelta di essi Marbitrio della Chiesa, resta inesplicabile perche mai questa ne scegliesse quattro, ne piu, ne meno.

Una cosa sola 6 chiara da questa risposta del razionalista, ed 6 la negazione della storia e del dogma. Quanto al dogma, la cosa e manifesta di per se stessa; e noi qui discorriamo da cattolici, nella supposizione, che e la vera, cioe che i 27 scritti del Nuovo Testamento sieno scritture canoniche ed ispirate. Quanto alia storia, la supponiamo anch'essa, non essendo qui ii luogo di trattarne di proposito. Supponiamo, cioe, che i quattro uostri Vangeli storica- mente abbiano preceduti i Vangeli apocrifi e che questi sieno sorti dopo, come contraffazioni ; sia cj[uali abbellimenti della pieta in- genua o sia quali trasformazioni ed adattamenti ad errori ereti- cali. Tali contraffazioni di Vangeli, presero dapprima per lo piu il nome de'luoghi ove erano in uso; cosi p. es. il Vangelo sec-undum HebraeoSy il piu antico degli apocrifi, quello secundum Aegyptios e simili. L'erudizione storica cattolica dimostra assai bene che i nostri quattro Vangeli sono anterior! a tutti gli apocrifi, e non es- sendo naturalmente potuti esser conosciuti in un lampo in tutte le Chiese, a poco a poco pero penetrarono da per tutto per la forza inerente alia verita e quindi per la ragione stessa si misero in dimenticanza gli apocrifi; non gia, come inventa 1'Harnack, che il Vangelo tetramorfo (la collezione de' nostri quattro Evangeli) nato

DELLA STAMPA 79

in Asia sia stato imposto alia Chiesa tra il 140-175 con una specie di comproinesso tra i difensori de' sinottici o quelli del quarto Yan- gelo, e die quindi con tale specie di astuzia il tetramorfo abbia trionfato a danno degli altri Yangeli nella grande crisi gnostica. E inutile dire che son tutto erudite i m magi nazioni per ridurre i Yan- geli alia stregua delle cose uniane1. II periodico fiorentino perd e « pieno di letizia » per tali dottrine anticattoliche, che pubblica ad edificazione de' lettori.

II secondo quesito, a cui il professore berlinese si propose di dare una risposta, 6 questo : « Come mai le Lettere apostoliche, quelle in particolare di 8. Paolo, poterono ottenere pari dignita e con pari autorita essere collocate a lato degli Evangeli? » (p. 236).

Per noi cattolici la risposta 6 chiara. Considerata la cosa sto- ricamente, le lettere degli Apostoli sono lettere di testimoni oculari della vita di Gesd, sono lettere di coloro che udirono la parola di lui. Quindi che meraviglia, se esso furono messe a lato dei quattro scrittori della sua vita? Quanto a Paolo poi, si sa dagli Atti, che egli fu scelto miracolosaraente da Dio a nunzio straordinario del Yangelo che gli fu rivolato per via nou ordinaria; quindi eragiusto che fosse equiparato agli altri apostoli. Considerata poi la cosa dogmaticamente, si sa dalla testimonianza della Chiesa che auche le Lettere apostoliche e quelle di Paolo furono ispirate da Dio, come i quattro Yangeli; e ne parla anche S. Pietro nella sua lettera (II Potr. Ill, 16). E3co dunque la risposta al secondo punto har- nackiano. Essa sembra catechistica, ma non per questo e men vora.

Per 1'incredulo psrd la risposta 6 difficilissima. Comincia con dire che « questo fatto... e forse, a ben pensarn, il piu strano che appwisca in tutta quella raccolta di scritti: il vedere cioo delle lettere, il cui contenuto in parte 6 affatto individual, elevate a godere una pari autorita accacto a lie parole del Signore ! » (p. 236). A spiegare tale enigma, il professore dapprima si accosta UQ poco alia nostra risposta, dicendo « che sino dai prirni tempi si cercd di raccogliere le lettere degli Apostoli, come anche d'altri possessor* dello SpirUo, le quali venivano pur lette nelle Chiese durante gli

i Yeggasi a tal proposito il be! lavoro contro 1'Harnack del P. ROSE nella Revue biblique, a. 1898, p. 491-510: L' Eg Use primitive a-t die lu plus de quatre Evangiles? Veggasi anche BISLSER, Einleitung in d. N. T. Herder, 1901 ; Apolcryphen, pp. 760 segg.

80 RIVISTA

ufficii divini » (p. 237). Ma tale risposta, che egli pur dice di non poca importanza, e che sarebbe stata la vera, e da lui rifiutata. In fatti, se Favesse ammessa sarebbe crollato tutto il sistenia ra- zionalistico. La risposta, a cui si appiglia, e anche questa volta 1'arbitrio o 1'esigenze pratiche della Chiesa. Cioe, dice egli, Mar- cione e gli Gnostici avevano messo le lettere di S. Paolo e degli Apostoli a lato dei quattro Vangeli ; or « la grande Chiesa (la ro- mand) non poteva tener S. Paolo in minor conto che facessero Marcione e gli Gnostici; perche, ci6 facendo, essa lo avrebbe ab- bandonato al loro potere. Cosi a poco a poco le lettere di S. Paolo dovettero acquistare, certo, nella grande Chiesa lo stesso valore che avevano presso le eretiche; e senza neppure avvedersene si pote compiere cosi la loro elevazione fino alia parij degli Evangeli » (p. 237, 238).

Anche in questa teoria e evidente 1'arte inventiva e con essa la distruzione del dogma cattolico ; e lo scrittore del periodico fio- rentino e « pieno di letizia a vedere un professore di Berlino capi- tale del Luteranismo, trovarsi in tale discussione storica d'accordo » eon esso ! Questo si che e un enigma indecifrabile.

II terzo quesito e il seguente : « Come mai le Chiese hanno ricevuto tutte un Nuovo Testamento unico ? » Prima di udire la risposta degl' increduli, udiamo quella de' cristiani. Le Chiese hanno ricevuto un Nuovo Testamento unico, e non un doppio od un triplice, per la buona ragione che quell'unico, ne piu, ne meno, fu tramandato loro dagli Apostoli : o, se si vuole, perche quell' u- nica collezione di libri, scritti quasi tutti da Apostoli (e approvata da essi in quella minima parte non scritta da loro), quell' unica collezione, diciamo, contiene la storia vera e genuina del Signore e degli Apostoli ; e perche tutti e soli quegli otto serittori scris- sero sotto 1'impulso dello Spirito Santo. Ecco il perche tutte le Chiese accettarono quell' unico e Nuovo Testamento. Egli e come dimandare perche tutti i figli d'un padre abbiano accettato un unico testamento del loro genitore. A dimanda apparentemente ingenua, ingenua risposta : perche il genitore lascio quell' unico testamento e non altro.

Ecco la risposta de' cristiani.

Quella de' razionalisti, i quali negano in gran parte che i 27 scritti del Nuovo Testamento siano stati composti dagli Apostoli, e

DELL A STAMPA 81

negano del tutto che quegli scrittori furono guidati dallo Spirito nella composizione, naturalmente, e tutt' altra. Cioe", la causa del- 1'accettaziono di quell'iinico Nuovo Testamento per parte di tutte le Chiese fa, senz'altro, 1'imposizione Legale fatta loro dalla grande Chiesa ; imposizione fatta non gia in nome della teologia e del dogma, si bene in nome della necessita sociale di determinare il Cristianesimo, quasi con dire : Questo e non altro e il Cristiane- simo. Dinanzi a tal precotto categorico, dinanzi a questo Sic volo, sic jubeo della grande Chiesa, tutte dovettero chinar la testa. Que- sta collezione di scritti, dice 1'Harnack, formata verisimilmente in Koma « con la cooperazione di alcuni vescovi dell' Asia minore » -e imposta per legge alle Chiese, « corrisponde pure al carattere della Chiesa romana, di costituire siffatti ordinamenti e leggi for- mali ; poiche il carisma di questa Chiesa e sempre e fu pure nel- 1'antichita, non precisamente la Teologia, ma in particolar modo la Disciplina e la Legge (noti il lettore quests parole}. In lotta con- tro lo Gnosticismo, Bom a ha definite i limiti e gli ordinamenti del Cristianesimo, e fuori da Roma, circa gli anni 190 250, tali costi- tuzioni sono pervenute fra le altre Chiese e da loro sono state adot- tate » (p. 239, 240).

Come si vede, il razionalismo in tutte queste spiegazioni d lo- gico a se stesso e ai suoi principii : Gesu Cristo e pei razio- nalisti un uomo qualsiasi, entusiasta si di alcune idee morali, ma ne Figlio naturale di Dio, ne suo Legato; i miracoli narrati di lui sono esagerazioni de' discepoli ; gli scritti del Nuovo Testamento f urono in gran parte fabbricati al secondo secolo ; quegli poi scritti nel primo secolo, son veri solo quando non narrano miracoli ; la, ove essi parlano di missione a tutte le creature o profetizzano il primato a Pietro, si devono scorgervi addizioni del secondo secolo ; la venuta dello Spirito Santo ' e un' esaltazione morbosa de' discepoli ; Koma assunse solo per la sua grandezza politica la direzione della societa cristiana ; questa ne ebbe origine da Dio, ne tende alia vita eterna, die non esiste. Le conclusion! di questi falsi principii, che sono il fondamento scientifico della incredulita elevata a sistema, devono essere circa le origini del Nuovo Testa- mento appunto quelle che insegno 1'Harnack a Koma il 6 aprile 1903 ; conclusioni, che il periodico fiorentino accolse nelle sue pagine, senza forse pensare che esse sono, per la loro parte, la distru- zione di quel Gristianesimo, di cui nelle sue pagine, molto lode- volmente, intende propagare la coltura.

1904, vol. 1, fasc. 1286. 6 28 dicembre 1903.

BIBLIOGRAFIA '

ANTINORLGNOLI MARIA. Intime. Rom*, Feierico Pustet, 1903, di p. 68. Capitateci alle mani queste

In

time, volevamo prenderne saggio, percorrendone alcune, ma poi 1'una dopo 1'altra ce 10 s'amo dolcemente sorbite tutte. E veramente cose in- terne sono, cio6 poesie inesse in carta senza pensiero di farle passar poi sotto i torchi, ma a solo sfogo d'ani- mo squisitamente sensibile. Che can- dore vi e diffuse da un capo all'altro! Che olezzo spira da quelle pagine, in cui tutto si versa il cuore, un cuore buono, ingeuuo, amoroso, aperto a sensi di mitezza e dipace! Special- mente quando si espande col suo par-

goletto celle candide gioie della ma- ternita, 6 un piacere 1'udirlo in quelle effnsioni intime e senza scspetto di testimonii. Qui ti sovvengono proprio quei versi :

.o mi sjn uu che qnaido Am jre spira, not . ; ed a quel modo Ch'eL delta deatn, vo significance.

Turg. 24.

L'edizione poi, per nobilta ed ele- ganza, e un vero gioiello, quale po- teva aspettarsi dalle amoroso e in- telligent! cure del Marcliese marito, rappresentante in Roma delia celebre

casa Pustet.

CADENS FELT :E, mons. Diarium Curiae Roininae a die 3 jilii, in quo Lso PP. XIII lethaliter decubuit ad dipiii 9 augusti in quo SS4uius D.nus N, pms pp^ x fuit solemniter in Basilica Yaticana coronatus. (Estr. Ana'ectaEcclesiastica). Romae, apud « Analectori.m

L. 2.

questi tre momenti stcrici, la quan- tita dei ragguagli clie di ciascuno son dati, e 1'autorita delle fonti onde sono cavati, confdriscono a questo libro un pregio al tutto particolare. tre problem! classic! degli autichi in relazione ai reeenti risultati della scienza. Studio storico critico, Problema secondo - La duplicatura del cubo. Pavia, Fusi, 1903, 8.° Dopo il bel lavoro riassuntivo tura del circolo, il cb. p. Carrara ci sull'antica questione della quadra- presenta uno studio storico-critico

Eccles. > Eiitorem, 8°, 142 p Questo diario e divlso in tre parti : La inalattia e la morte di Leone XIII La Sede vacante. - Dalla elezione alia coronazione di Pio X. L'importanza gravissima di CARRARA BELLING S. I. I

1 Notti. 1 libri e gli opuscoli, anauaziati nella Biblio gratia, (o nelle Rivi&te della Stampa) della « Civilta Cattoliea », non puo I'Amialnistrazlone assumere in nessuna maniera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno Indicati come vendibil presso la stesga Amministraxioiie. Cid vale anche per gli annanzi delle opere perveuute alia Direzione e di qaelle iadicatj sulla Copertina. del periodico.

L'AMMINISTRAZIONE.

BIBLIOGRAFIA

83

sopra un altro problems., il quale non rneno del prirno affatico la mente degli anticbi e modern! matematici. E il noto problema della duplicazione del cubo, la cui storia favolosa si vorrebbe far risalire a quattro secoli e mezzo prima dell1 era volgare ; quando cioe Apollo irritato coiitro gli abitanti di Delo, piccola isola nel mare Egeo, per mezzo dell'oracolo di Delfo face sapere adessi, che per calmare la sua collera, era neces- sario raddoppiare Taltare a lui sacro nell' isola stessa. L'altare era di for- ma cubica.

Checche si voglia dire intorno aU'origine di questo problema, sem-

CATTANEO P. Carlo Ambrogio d. lano, libreria editrice Oliva e Rivedono novamente la luce le opera predicabili ed asceticbe del geniale predlcatore P. Carlo Am- brogio Cattaneo. Ease sono una vera miniera di materie predicabili. Esau- rite le anticbe edizioni, la libreria Oliva di Milano ne ha intrapresa )a ristampa, cbe e riuscita a perfezione.

plicissimo nell'apparenza, in realta irto di difftcolta gravissime, e cosa certa, cbe il medesimo fa studiato con ardore fin dall' infanzia della geometrla. Tutte le persone colte, che amano studiare lo sviluppo del pensiero umano, e conoscere la storia degli sforzi fatti dai geometri intorno a quest' arduo problema, sapranno grado al p. Carrara di questo bello studio storico critico, scritto con stile chiaro, e con quella esattezza scien- tifica voluta dalla materia, e gia lo- data in altri lavori di matematica pura ed applicata del medesimo Autore.

C. d. GL Opere preiicabili. Mi' C.°, 1903, quattro voiumi in 8.° Ecco la materia de' singoli voiumi : Volume I, Lezioni sacre (di pag. 715) ; Volume 11, Esercizio della buona mor- ^(dipag. t08); Volume III, Discorsi vari, Considerazioni, selva di pen- sieri ecc. (di pag. 528); Volume IV, Esercizi spirituali e Massime eterne (di pag. 324).

COLLEZIONE di letture ainene Concezione in Modena. Queste care letture col nuovo aano sono entrate nel 47mo anno di vita. L'associa-zione edi lire cinque all'anno, e ciascun socio riceve sei voiumi di racconti illustrati, di circa 300 pa- gine 1'uno, piu 24 librettini educa- tivi di 32 pagine 1'imo, e piu ancora la strenna Pierpaolo. In questi 46

ed oneste. Tipografia dell'Imm.

anni di vita la Collezione ha diffaso in Italia piu di centomila copie dei suddetti racccnti e qualche milione dei piccoli librini, compresi anche quelli venduti fuori d'associazione. Chi puo calcolare il bene prodotto da tanto seme diffuse ? E chi non vorra cooperare a si salutar diffusione?

CROSTA CLINO, can. dott. L'Assunta nell'odierna Teologia cat- tolica. Studio pubblicato sul periodico « La Scuoia Cattolica » or- gano delia Facolta Teologioa Pontificia di Milano. Monza, tip. Arfcigianelli, 1903, 8°, 290 p. L. 2.

Con piacere troviamo qui raccoiti 1'ottima nostra consore.Ua « La scuola i dotti articoli che con vivo interesse Cattolica ». In questo studio dunque avevamo gia letti nelle pagine del- il cb. professore esamina il pensiero

84

BIBLIOGRAFIA

plice fedele, allo stato odierno della uottrina, pu6 o non puo discutere, deve o non e ancora tenuto a con- feseare e credere (p. 5). Tutta la trat- tasione e condotta con tanta dottrina e saviezza, che noi riteniamo sia per guadagnarsi 1'assenso del piii, e degli altri pochi almeno il rispetto. Chi voglia scrivere su tal materia non potra oggimai far a meno di questo libro, e il ch. professore avra il me- rito d'aver grandemente contribuito a quella definizione che sperasi non lontana ; la quale, fara si che, come Pio IX fu detto il Pontefice della Im- macolata, cosl Pio X venga salutato il Pontefice delTAssunta.

GALLERANI P. ALESSANDRO, d. C. d. GL Diomira, ossia la donna religiosa. Hodelli, consigli, utilissimi anche agli uomini. 2a Edi- zione. Modena, tip. deH'Immacolata Concezione, 1904, ' 16° di p. 508. L. 2,25.

della fede divina e, dove non ancora cattolica, sempre pero dei cattolici, intorno 1'assunzione corporea della SS. Vergine al cielo : e tutto ci6 che si riferisce a questo glorioso mistero egli dilucida e mette alia portata al- tresl dei semplici fedeli, per ottenere quello che S. Paolo chiama ragione- vole ossequio della nostra fede. Quanto al metodo, ei manda innanzi le que- stioni general! a cui si legano le questioni di fatto o particolari intorno a ci6 che con piu semplice titolo siamo soliti di chiamare assunzione di Maria : poi viene a trattare, quasi teologia applicata, dicio che, nei rap- porti del mistero, L'intelletto del sem-

Mentre Stan correndo 1' Italia le ultime copie della 6a edizione del Contravveleno religioso, ecco uscire dalla medesima feconda penna un nuovo libro, ma questo principal - mente per le signore. E diviso in due parti. La la, intitolata Modelli, pre- senta alle donne i piu bei tipi che ci offrono a gara la sacra Bibbia e la storia ecclesiastica. Ed ecco quindi sfilarcisi innanzi la graziosa Ruth e la fortissima Madre de' Maccabei. Poi viene la donna e il Redentore, la donna e gli Apostoli, la donna e i Confessed di Cristo, la donna e gli Eretici. Seguono poscia in bella or- dinanza le Paole, le Marcelle, le Me- lanie ed altre illustri matrone; e giu giu le Monache, le Lezinscke ed altre, flno a chiudere la nobile schiera con quella angelica creatura che fu ai tempi nostri Cristina di Savoia re- gina di Napoli. La 2a parte, inti- tolata Consigli, e un vero regalo che fa 1'Autore alle signore italiane; per-

che si compone di Lettere spirituali deH'incomparabile S. Francesco di Sales, delie quali non diciamo gia che 1'Italia sentisse penuria, ma le aveva in edizioni vecchie, sfiorite, sgradevoli, piu acconce forse a re- spingere che ad attirare mani deli- cate e gentili. Egli dunque ne ha scelto le principal}, le ha tradotte direttamente sulla edizione monu- mentale di tutte le opere del Santo, che si sta da piu anni pubblicando ad Annecy, le ha fornite di noterelle opportune, ed ora le offre al pubblico in una si elegante edizione, che non pud ricusarsi dalla piu schiva si- gnora. Si chiude poi il volume con un'ampia Conclusione, in cui si de- scrive la vita della vera donna re- ligiosa, e se ne raccoglie che e una vita accettevole a Dio, amabile agli uomini, gradevole a lei medesima. Qual migliore strenna natalizia al gentil sesso e alia gioventu special- mente ?

BIBLIOGRAFIA 85

GEISPITZ C., abbe. L' attente de Jesus, ou mois preparatoire a la premiere Communion. Paris, Douniol, 1092, 16, YI-2S8 p. Fr. 1,50. Per trenta giorni si offre qui una capitoli 6 anche rallegrato dal rac- sostanziosa lettura spirituals su tutte conto d'esempi storici e di fatti evan- le grand! verita che riguardano Gesu gelici molto attraenti. Sacramentato. E ognuno di questi bei

GIEHRL EMMY. Passiflora. Pie ed affettuose letture a sollievo e conforto degl'infermi e di ogni anima tribolata. Tradotto dal te- desco da R. HERMANN. Napoli, Festa, 1903, 24°. 464 p. L. 1,50. la queste pagine sono trasfusi i simi che sceudono al cuore e lo sol-

sentimenti di una colta e pia scrit- levano. Li raccomandiamo non solo

trice, inferma da molti anni. Sono agl'mfermi, ma a tutti i soffrenti.

pensieri eletti e ricordi opportunis-

GILARDI AMBROGIO, prof. Grammatica italiana ad uso special-

mente delle scuole ginnasiali. Milano, Cogliati, 1903, 8°, YIII- 192 p. L. 1,60.

II prof. Gilardi non 6 alle sue pri- Schultz per la grammatica latina ;

me armi, e per6 gli studiosi riceve- per la compilazione poi si giova del

ranno ben volentieri dalle sue mani Paria e del Corticelli, per 1'uso an-

questa nuova Grammatica italiana. tico, del Fornaciari, dello Zambaldi,

Alia esposizione delle regole egli, del Bani e d'altri per 1'uso moderno.

per rendere il suo lavoro piu ra- E cosi mentre insegna a scrivere

zionale, ha voluto aggiungerne la secondo 1'uso moderno, aiuta ad in-

ragione. NeH'ordinamento della ma- tendere ed apprezzare gli antichi

teria segue quello che segui lo scrittori.

HEBERT J. 0. P. Premieres Yerites. Conferences pr§chees a Saint-

Honore D'Eylan. Avente 1901. Paris, Bonne Presse XII- 180 p. Fr. 2,60.

Sono le prime conferenze predi- verita di fede Dio II fatto e

cate dal P. Hebert a Sant'Onorato il momento della creazione II

d'Eylan, dove ebbero un grande e processo della creazione La ne-

meritato successo. Ecco i temi. L'uf- cessita della Provvidenza La na-

ficio della storia nello studio della tura umana e il suo destino.

HEMERKEN THOMA A KEMPIS, can. reg. Orationes et Medita-

tiones de Yita Christi epilegomenis et apparatu critico instructae

ad Codicu m manuscriptorum editionumque vetustarum fidem re-

cognoscebat emendabatque MICHAEL los. POHL, philos, doct. cum

THOMAE effigie. Friburgi Br., Herder, 1902, 12°, X-464 p. Fr. 3,75.

A chi non 6 noto, e insieme caro puo dirsi d'altri suoi libri,i qualipero,

e venerando, il nome del Kempis ? E se non raggiungono tutti i pregi del

questo perchS il suo nome 6 legato primo, gareggiano certamente con

ai famoso e familiare libretto De Imi- esso nel sapore spirituale. Tali sono

tatione Christi. Ma non altrettanto i Trattati qui contenuti: De vita et

86 BIBLIOORAFIA

leneficiis Salvatoris lesu: De pas- ehi voglia trovar pascolo alia pieta.

sione Christi secundum scripta qua- Pei dilettanti poi di codici manoscritti

tuorevangelistarum: Deresurrectione e di edizioni antiche v'& in fine un

Christi et apparitionibus eius : De copioso apparato critico, nel quale

ascensione, pentecoste et aliis quibus- potranno soddisfare a sazieta le loro

dam. In questo volume pu6 dunque voglie erudite.

HOG-AN J, Pensees pour chaque Jour a 1'usage des Pretres. Tra- duit de 1' anglais par un Pretre de Saint- Sulpice. Paris, Lethiel- leux, 1902, 24°, XYI-354 p. Fr. 2. Grazioso librino, utilissimo ai sa- brevi da non potersi al certo rifiu-

cerdoti, ai quali propone meditazioni tare da chicchessia pel consueto pre-

o letture per ciascun giorno, molto testo della mancanza di tempo.

pie, molto sode, ma soprattutto si

HOHLER M. Fiir und Wider in Sachen der Katholischen Reform- bewegung der Neuzeit. Freiburg i. Br., Herder, 1903, 8°, 132 p. Fr. 1,50.

In tono di conversazione, esposta nel campo scientifico. L'autore fa con dialogo familiare, due interlocu- trionfare la verita, mettendo in bocca tori disputano su certe tendenze esa- al principals de' due interlocutor! la gerate circa una riforma della Chiesa nota giusta ed ortodossa.

HURTER H. S. J. Nomenclator literarius Theologiae Catholicae theologos exliibens aetate, ratione, disciplinis distinctos. Editio tertia emendata et aucta. Oeniponte, libr. acad. Wagneriana, 1903, 8°, XVI-11CO; LXX. M. 12. Vendibile presso la libreria Pustet, Piazza Fontana di Trevi, Roma. Di queata opera insigne e di zioni. A questa terza edizione si

grande utilita discorremmo nei se- convengono le medesime ampie lodi,

guenti volumi: Ser. XV, I, 600: VI, tantopiu che e stata emendata ed

345. Ser. XVI, II. 346, allorch& fu- accresciuta.

rono pubblicate le prime due edi-

IL SANTO SACRAMENTO. Discorsi inediti di varii Autori. Napoli,

Festa, 1902, 8°, 414 p. L. 4.

Per chi debba predicare sul pin niere, sotto diversi aspetti, e con di- augusto dei Sacramenti, non pu6 ne- verso stile; e sebbene non ttitti i di- garsi che questa raccolta di discorsi scorsi siano ugualmente pregevoli, possatornareutile,perche qui trovera da tutti pero qualche vantaggio po- queH'argcniento svolto in diverse ma- tra ritrarsi.

J. T. L. Dialogo critico e satirico. Bo.hia, 1902, in 16.°

In questo libro, nel quale sotto GP interlocutor! sono diversi, di

le iniziali J. T. L. si cela un cbiaro vario pensare, anzi, per lo piu, di

Autore, vengono esposti e smasche- opinioni afFatto opposte. Lo stile e

rati i principali errori moderni con- pieno di brio, e ncn manca qua e la

tro la Chiesa, il retto pensare e la nota allegra e la punta satirica.

1'onesto vivere. Cong^ratulazioni al cbiaro Autore.

BIBLIOGRAFIA 87

LAGARDE I. B., pretre de la Mission. Le tresor evangelique du

Dimanche. Paris, Lethiellenx, due voll. in 16° cli pp. YI1I-40G ; 41G. Fr. 8,00.

Ecco il disegno di queste omelie se ne cavano le principal! conclusion! domenicali. Recitato il vangelo cor- pratiche. E questo dunque un lavoro rente, in un primo articolo si spiega esegetico morale, pieno di soda dot- il testo: in un secondo si mettono trina, ed esposto con metodo, ch la- in luce e in rilievo, disponendole con rezza e precisione, che sono le prin- beirordine, le idee che formano la cipali doti richieste in lavori di que- sostanza d'ogni vang-elo : in un terzo sto genere.

LAPLACE L. can. La Madre Maria di Gesu Maria Deluil -Mar- tiny fondatrioe della Congregazione delle Figlie del Cuor di Gesu. Trad, dal francese. Torino, libr. del S. Cuore, 1903, 16% XXVI 368 p. Parecchi tra Porporati e Ve- bellissimi elogi.-A noi dunque altro

scovi di Francia, ai quali si e unito non resta che raccomandarne la dif-

in Italia il Cardinale Arcivescovo di fusione.

Torino, hanno fatto di questo libro

LEJEUNE P., chan. Avant et apres la Communion. Paris, Lethiel-

leux, 16°, XII-39G p. Fr. 3,00.

Questo non e semplicernente un fra Tuna e Taltra cosa, riunendo as- libro di divozione, ma, se non puo sai bene, intorco al mistero eucari- chiamarsi un libro di teologia, & stico, la p::eta e la scienza. certo che tiene un luogo di mezzo

LUCA (P.) DI S. GIUSEPPE, pass. Gesu e Dio? Contro gli in- creduli si dimostra la Divinita di Gesu Cristo, per confermare il popolo nella Sana cradenza. Firenze, libr. Sales'ana, 1903, 16°, 360 p. L. 1,50.

L'insistere in questo dogma ai si rivolge. Solamente ad alcuno po- giorni nostri apparisce sempre piu tra apparire non troppo felice la for- necessario; e quindi opportunissima iLa del titolo: G-esu & Diof come giunge questa trattazione del ch. se si trattasse di cosa discutibile, di Autore, la quale e condotta con mclta problema da seiogliere: ma 1'ombra sodezza ed altrettanta lucidezza e che potrebbe suscitare il primo ti- popolarita, come appunto e richiesto tolo, 6 poi subito dileguata dal se- dalla qualita dei lettori a cui egli condo

MARUCCHI ORAZIO. -- Le ineinoria degli Apostoli Pietro e Paolo

in Roma. Ceani storici ed archeologici. 2a ed. riveduta e messa

al col-rente dei piu receiiti studi. Roma, Pustet, 1903, .16°, 200 p.

II chiaro archeologo roaiano, utilissimo, che il dotto Autore ha

prof. Marucchi, ha rimessa a nuovo estratto dalle altre sue opere di ca-

la prima edizione di queste Memo- rattere scientifico e tecnico. la que-

rie di S. Pietro e S. Paolo in Ro- sta nuova edizione egli ha accen-

ina. E un libro d' indole popolare, nato, benche brevemente, ma senza

88

BIBLIOGRAFIA

polemiche, all'opinione che la sede primitiva dell' Apostolato di S. Pie- tro debba mettersi al cimitero di Priscilla in via Salaria iiuova e non in quello di via Nomentana nelle cataeombe di S. Agnese, come con- getturo il De Rossi. Di questa mo- derna controversia tra gli archeo- logi romani parlammo gia ex pro- fesso nel quad, del 7 novembre 1903

(p. 337 segg.). Ivi noi inclinammo all' opmione di chi stava per il ci- mitero di S. Ag-nese ; benchfc il prof. Marucchi stia per quello di via Sa- laria nuova. Cio non toglie nulla al merito dell'egregio archeologo, il quale, anzi, proponendo pel primo quella nuova spiegazione, ha aperta la via a nuove ricerche ed a nuovi studii sull'importante questione.

MORANDO LUIGI, Stimatino. Chi e il Papa ? Conferenze tenute al popolo in S. Maria del Miracoli a Roma nell'agosto 1903. Pia- cenza, 1903, 16°, di p. 98. L. 0,50 a beneficio dell'oratorio festive S. Tarcisio in Piacenza. Siccome ai giorni nostri, e con

discorsi e con libri e giornali, si

cerca purtroppo d' offuscare nel po- polo Tidea del Papa, cosi, appena

esaltato alia cattedra di S. Pietro

il novello Pontefice Pio X, il dotto

e zelante P. Morando afferro 1'occa-

sione per esporre al popolo ed illu- strare il vero concetto del Papa, con ]e annunziate conferenze, che furono udite con molta attenzione ed inte-

resse. Ed ora per dilatarne e ren- derne piu copioso il frutto, savia- mente le ha rese di pubblica ragione. Non sono qui a cercarsi fiori e foglie o pellegrini pensieri ; ma il lettore vi trovera intorno alia dignita' del Pontefice le piu vere e sode dottrine, esposte in una forma semplice e lu- cidissima, e perci6 stesso la piu utile al popolo.

PETTENATI MARIO. Lembi azzurri con prefazione del professor cav. PIETRO DOTTI. Busseto, Fava, 190S, 16°, 132 p.

E veramente son Lembi azzurri. Ora lembi di cielo, ora di terra, ma sempre azzurri; cioe sereni, placidi, spiranti soavita e candore ; e pero ricreano 1'occbio ed il cuore contri-

stati alia vista di tanta melma co- perta di fiori poetici. Qui abbiamo in- vece la forma eletta, che veste ele- vati concetti.

EASSEQNA OIURIDICA ECCLESIASTIC A. Periodico mensile di Diritto e Giurisprudenza. Direttore : Sac. Dott. S. Coniglio. Redattori: Dott. Sac. P. Di Cecco -- Avr. Sac. A. Da Yita - Avv. M. La Monica Avv. G. Tedeschi. Direzione : Via S. Ni- cola da Tolentino. N. 4. Prezzo per 1' Italia, per un anno L. 10. per 1'Estero L. 12. Un numero separate L. 1.25. Non ultimo, n& meno importante Eccleslastico, sotto la quale denomi- fra i voti consacrati nel Congresso nazione e comunemente inteso tutto cattolico di Taranto, fu di seriamente quanto si attiene alia vigente legi- curare e diffondere, in ispecie nel slaztone. Una lungae dura esperien- Clero, la conoscenza del Diritto Ca- za, adunque, valse a far riconoscere nonico puro ed insieme del Diritto non essere piu un aforismo il detto,

BIBLIOGRAFIA

89

che al Clero italiano avea nociuto, piu delle leggi eversive vigenti, la remissivita incosciente nel subirne, senza lotta, una odiosa e fiscale ap- plicazione, in conseguecza della poca dimestichezza con esse e perche non dirlo ? anche col Diritto Ca- nonico puro, che ne e fondamento ed essenza.

II male fa ed e grave, in parte irreparabile; ma ilrimedionongiunge tardo ed inefficace, perche a conse- guirlo, questa Rassegna si propone lo studio parallelo dell'uno e 1'altro Diritto ; con che si differenzia pro- fondamente dalle non poche riviste oggi esistenti, le quali ne trattano separatamente, quasiche non fossero ambidue rami di uno stesso albero.

In esecuzione di siffatto pro- gramma la Eassegna pubblichera articoli di distinti giuristi non sol- tanto nostrani, ma esteri, con la re- lativa traduzione per quelli scritti in lingue men note; pubblichera la giurisprudenza civile, sia contenziosa che amministrativa, e la canonica delle SS. Congregazioni; nonehe le leggi e provvedimenti del potere laico e gli atti della S. Sede.

La Rassegna sara edita in fasci- coli mensili non minori di pag. 64; ed ha annesso un ufficio legale per la trattazione di affari e cause presso tutte le Magistrature ed uffici civili e pontificii, e per la risoluzione dei pareri.

SAYIO FEDELE, prof. Breve storia della Chiesa ad uso delle Scuole di Religione. II Medio Evo. 476-1492. Torino, Berruti, 1903, 16°, YIII-224 p. L. 1,50.

Nel quaderno 1265 del 7marzo 1S03 parlammo gia con i dovuti encomii del primo volumetto della storia della Chiesa del Savio. Altrettanto ripe- tiamo di questo secondo. La valentia dell'A. in cose storiche ci e caparra sicura della bonta del libro, Questo

narra la storia ecclesiastica del medio evo dell'a. 476-1492, raccontando in distinti capi e paragrafi tutti i prin- cipal! avvenimenti. Seguono tre ap- pendici : su Papa Vigilio, sulla falsa donazione di Costantino, e sulle false decretali.

S1CUT ROSA... Calendario domenicano per 1'anno 1904. Firenze, tip. e libr. domenicana, 1903, p. 112.

Facciamo di buon grado un'ec- cezione a favore di questo calendario, tra tanti che ci s'accalcano di questi giorni sul tavolino, perche a lui apre la via nella folia una squisita opera d'arte posta sul frontispizio. Basta rammentarla, pel soggetto : L'lncoro- nazione della Vergine dell'Angelico da Fiesole, il gioiello del Louvre,

riportata qui in tricrornia con si fe- dele e festoso splendore di tinte, che e un vero onore delPofficina tipogra- fica domenicana di Via Ricasoli. II grazioso dipinto inizia cosl degna- mente la serie delle altre stampe e delle memorie artistiche, religiose, storiche, che s'alternano nel copioso e variato volumetto.

CRONACA CONTEMPORANEA

Roma, 11 - 24 dicembre 1903.

I. COSE ROMANE

1. L'anno giubilare della definizione dell'Immacolata Concezione. Indulg-euze ccncesse dal Santo Padre. 2. Le prime comunioni di adulti, DeH'anno giubilare. 3. La Soeieta della Gioventu cattolica ai piedi di Pio X.

4. II Coinitato pel monumento internazionale operaio a Leone XIII.

5. Pellegrinag'g'io Toscano. 6. Pel lavori della Commissione bi- blica. 7. Libri proibiti.

1. La festa dell'8 dicembre scorso apriva 1' anno giubilare delia defi.nizione dogmatica dell' Lminacolato Concepimento di Maria :'ede spettacolo di consolazione insieine e di ainmirazione il vedere qual movim.en.to di divoto entusiasmo vada propagandoai a tal proposito in tutf.o il mondo cattolieo. A Roma, centre naturale di questo movi- mento, la festa fu^soJennemente celebrata nelle basiliche, enelle chiese, dicui non ricorderemo1 che S. Antonio de' Portoghesi dove intervenne I'ambasciata presso la Santa Seder, e quella di Monserrato dove puie 1'ambasciatore di Spagna distribui le cedole dotali alle zitelle oriunde spagnuole: ma sopratutto in Santa Maria Maggiore, dove a nurnerd- sissimi fedeli distribui la coinanione generate il card. Ferrata e pon- tifico la messa all'altare papale il card. Y. Vannutelli arciprete della stessa basilica, che alia sera dopo un caldo ed eloquente discorso del p. Zocchi, impart! la solenne benedizione, essendo present! i rappre- sentanti delle Soeieta cattoliche con torcie. In occasione di tale festa, il Santo Padre Pio X emano ua Breve apostolico colla stessa data dell;8 dicembre 1903, nel quale come segno di sua tenera divozione alia Yergine e di sua singolare affezione al maggior tempio in Boma a Lei dedicate, attribuisce in. perpetuo al Capitolo liberiano la mo- numentale cappella detta Sistina o del SSmo Sacramento, esistente nella basilica, con tutti i diritti annessi. Quella cappella per dispo- sizione di Pio IX apparteneva gia ai Palazzi apostolici.

Nello stesso giorno 1'Eino card. Yannutelli volendo anch'egli se- gnalare la fausta circostanza con un atto di pieta verso la Yergine, recavale in doao una magnifica pianeta in tessuto arazzo Gobelin di

CRONACA CONTEMPORANEA 91

oro e seta variegata, riproducente secondo 1'arte squisita di Gaspare Poncet gli ainmirabili disegni dell'arts italiana del quattrocento. La pianeta, per volere del donatoie, dovra essere adoperata per la messa che 1'8 di ciascun rnese in quest'anno giubilare si celebrera nella ba- silica stesia da un Emo cardinale, ad onore della \rergine Immacolata.

Doni ed omaggi non mancheranno certo alia Vergine in questi suoi rinnovati giorni di gloria. Gria per ccneorso di tutti i Santuarii, i sodalizi, i periodic! mariani del mondo si prepara una corona di dodici stelle in brillanti, che dal Sommo Pontefice Pio X nel solenne anniversario dell'8 dicembre 1904 verra posta sul capo dtlla Imma- oolata, nell' imagine che sta nel gran mosaico della Cappella del Core in San Pietro. Una biblioteca mariana di tutte le opere pubblicate in tutte le nazioni ai onore di Maria e ad illustrazione del domma del suo Iminacolato Concepimento, dovra restare perenne tribute della mente umana a Colei che e Sede della divina Sapienza. I congressi delle Figlie di Maria nelle diverse diocesi, quasi preamboli alia riu- nione generale di Roma, le accademie scientifiche e letterarie, i mo- numenti d'arte, le opere di carita e mille evariatissime manifestazioni che si vanno preparando dappertutto con gara figliale, formeranno come un omaggio trionfale alia Yergine senza macchia, e una protesta di fede contro la corruzione salanica del moderno materialismo. Ci sa- rebbe impossibile tener qui un conto anche sommario di tutte queste manifestazioni, il cui programma riempie le colonne del periodico pubblicato a tal fine dal Circolo dell' Immacolata, ma ci riserbiamo di riferirne al solito quelle di maggior interesse pubblioo.

II Santo Padre intanto, con suo venerato Breve, ha concesso varie indulgenze per le funzioni stabilite nel giorno 8 di ogni mese e pei pellegrinaggi che si faranno a Roma durante questo 50° anniversario della definizione del Dogma dell' Immacolata .

I fedeli che assisteranno abitualmente alle dette funzioni nell'anno giubilare, potranno lucrare 7 anni d' indulgenza ed altrettante qua- rantene. Inoltre agli stessi fedeli che almeno tre volte, nel corso del- 1'anno, abbiano assistito alle dette fun/.ioni, e confessati e comunicati innalzino devote preghiere a Dio per la concordia dei principi cri- stiani, per 1'estirpazione delle eresie, per la conversione de' peceatori e per 1'esaltazione della Chiesa, il Santo Padre concede 1'indulgenza plenaria da lucrarsi una volta soltanto da ognuno di essi.

L' indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati e pure concessa a coloro che dentro il 1904 o in comitiva, o isolatamente, si recheranno in pellegrinaggio a Roma, e quivi con spirito di vera penitenza confessati e comunicati visiteranno devotamente le Basiliche Vaticana e Liberiana. Dette indulgenze sono applicabili anche ai defunti.

92 CRONACA

2. Fra le pratiche proposte ad onorare la Vergine Immacolata nel- I'o3casione del presente giubileo, ci parve molto opportuna quella ispi- rata dalla Commissione centrale, che « le prime comunioni abbiano a farsi con miglior preparazione e inaggiore solennita » . E da augu- rarsi che quest'anno giubilare veda diffondersi stabilinente in Roma 1'uso tanto raccomandato delle prime comunioni parrocchiali, dove il clero col provato suo zelo possa adempiere questa cosi sublime parte del ministero, disponendo i fanciulli e le fanciulle al grande atto, nell'eta conveniente. Ma un altro pensiero e sorto in tale ciroostanza, nan sanza tristezza. Noi abbiamo avuto gia occasione di deplorare in queste pagine come purtroppo, dopo 1' invasione del 1870, non es- sendosi ancora presa la consuetudine delle prime comunioni nelle ri- spettive parrocchie, e non bastando assolutamente le case di ritiro a tal ufflcio con una popolazione cresciuta del doppio, piu della meta specialmente dei giovanetti crescessero negli anni e restassero privi del Pane di vita. Abbiamo detto come in questo trentennio a migliaia si contino questi poveri abbandonati senza sacramenti e senza istru zione religiosa, la quale, coma tutti sanno, se non viene ricevuta nel- 1'occasione appunto della loro prima comunione, per i giovani sopra- tutto non viene piu ricevuta in alcun modo. E pero con plauso di tutti i buoni si e visto por mano all'opera speciale ed esclusiva di radunare nella Pia Casa di Ponterotto quei giovani che hanno oltre- passato gia i sedici anni senza accostarsi alia sacra mensa, perche nella felice ricorrenza del giubileo mariano possano con opportune ritiro disporvisi degnamente. Le somme gia offer te per tal fine da parecchi benefattori e le piu numerose che si vanno raccogliendo al Yicariato, rnostrano il favore e 1'approvazione incontrata da tale opera alia quale il Santo Padre voile concorrere per cento giovani a sue spese. Possa 1'augusto esempio suscitare molti nobili imitatori ! Che se a tutti non e ugualmente facile concorrere col danaro, a nessuno e tolto di concorrervi colla carita e collo zelo, invitando e persua- dendo i giovani e gli adulti che conoscessero ancora non comunicati per indurli a valersi di si propizia occasione, e compiere un tanto dovere del cristiano, sicuri di attirare cosi sopra di se le benedizkmi di Dio e la protezione della Yergine Immacolata.

3. Nel giorno sacro all' Immacolata Concezione di Maria Santis- sima, patrona della Societa della Gioventu cattolica italiana, il Santo Padre ricevette in solenne udienza nella sala del trono, il Consiglio superiore, la cui presidenza e composta dell'avv. Paolo Pericoli presidente, Mgr. Pompili assistente ecclesiastico, cav. G. Crostarosa e principe D. Luigi Barberini vice presidenti, prof. Italo Rosa segre- tario generale, dei segretarii prof. GK Fornari*e aw. GL Amici-Serra, del tesoriere cav. P. Croci. Erano presenti pure i presidenti emeriti,

CONTEMPORANEA 93

commendatori Tolli, Persichetti ed Alliata, i consiglieri resident! ed altri rappresentanti i Circoli sparsi per tutta Italia da quello di Yi- cenza a quello di Cagliari. Assisosi il Papa, il presidente lesse un eloquente indirizzo nel quale ricordo il programme della Societa, che e" quello « di educare la gioventu, insidiata da tanti nemici, alia vita cristiana : addestrarla alia pratica costante, coraggiosa, feconda delle massime e ielle virtu del Yangelo : guidarla a combattere animosa- mente per la causa di Dio e della Ghiesa : per formare in tal modo un quasi perenne vivaio di aniine profondamenta cattoliche, di carat- teri forti, di uoinini integri che sappiano difendere contro la nequizia delle sette i diritti dalla Sede Apostolica, le immacolate gloriose tra- dizioni dell' Italia cristiana, e secondare (disse) con 1'assidua attivita, coi vergini entusia^mi la generosa opera vostra, o Padre Santo, per la restaurazione della societa in Cristo. » Per ottenere le grazie ne- cessarie ad attuare si nobile impresa, seguendo concordemente < 1'indi- rizzo, le norme, i metodi, i suggerimenti del II Gruppo dell' Opera dei Congressi » 1'oratore implorava la paterna benedizione del Ponte- fice che li confortasse a combattere, con rinnovato ardore a pro della Chiesa e della patria nostra, tenendo alto Piinmacolato vessillo su cui brillano le fatidiche parole che sono stupenda sintesi del nostro an- tico, immutato programma : Preghiera, azione, sacrifizio.

II Santo Padre rispose a tale indirizzo con un importante discorso che qui riportiamo testualmente.

c Sempre cari gli omaggi e le congratulazioni dei fedeli di qua- lunque condizione e da qualunque parte essi vengano, ma innanzi a voi, o dilettissimi, proviamo tutta la consolazione di un padre tra i suoi figli, e quindi potete ben credere quanto Ci sia dolce esprimere la viva soddisfazione e la sincera riconoscenza pei sentimenti di de- vozioae, che ella, signer avvocato, Ci ha espressi in nome proprio e degli ottimi suoi compagni del Consiglio superiore della Gioventu Cattolica. Oh ! sia benedetta la Societa della Gioventu Cattolica, che, sorta in momenti di aspre lotte ebbe il merito di raccogliere sotto il suo vessillo quei giovani, dei quali i nemici del nome cristiano, profittando della loro inesperienza, lusingandone le passioni e abu- sando delle loro doti, cercavano di innacchire gli animi, corrompere i costumi, e piantare i loro germi funesti della incredulita e della indifferenzi! Sia benedetta la Societa della Gioventu Cattolica, che vincendo gli umani rispetti ha difeso imperterrita i diritti conculcati della Chiesa, assalita da ogni parte e abbandonata da quelli stessi, che fino allora le si erano mostrati ipocritamente fedeli ; ha consolato nelle loro angustie i due gloriosi Pontefici Pio IX e Leone XIII. Li ha aiutati nei loro bisogni, ed ha reso popolare e venerato non solo in Italia, mi in tutto il mondo il Romano Pontificate. Questa So-

S4 CRONACA

cieta, che manifesto la sua azioae in tante opere religiose e civili, applicando il solenne precetto della carita verso Dio e gli uomini : questa Societa, che ban a ragione puo dirsi madre di tutte die ven- nero in appresso, dei Congressi Cattolici, e di tante altre che e im- possible enumerare, nella sua azione perseverante si manifesto eosi benemerita, da riscuotere non solo 1'applauso e la gratitudine dei buoni, ma anche il rispetto e 1'ammirazione degli avversari.

« Noi li ricordiamo con vera-compiacenza quei geaerosi campioni iniziatori di questa vostra Opera, ormai provetti, e Ci e dolce di man- dare a tutti, anche ai lontani, con ammirazione e gratitudine il piu aifettuoso saluto. Era vivo in loro lo spirito di fede, e quindi invitto il coraggio, che rinnovavano nelle lotte, accostandosi alia Mensa Euca- ristica; era perfetta 1'unione nella obbadienza riverente a chi li di- rigeva, tranquille le adunarize, perche senzi dissidii, ognuno si ri- guardava come semplice gregario nell'esercifco, che per quella aino- revole concordia fu sempre vittorioso. Successor! di quei valenti,pro- curate di inflaire coll'opera vostra e coi vostri consigli, perche i present! non sieno figli degeneri, ma perse verino con zelo in quelle opere niolteplici per le quali sono degni di lode, e colla concordia, colla obbedienza e coli'unione perfetta continuino ad essere di reciproca e santa emulazione. In tutti i tempi i vecchi soltanto furono i capi ed i direttori dei popoli, i giovani le braccia e gli esecutori fedeli. L'eta presente perd vorrebbe invertito quest'ordine. Ma come e possibile che riporti vittoria un esercito la cui direzione sia in mano di coloro, sieno pur generosi, che non hanno senno maturo e profonda espe- rienza? La storia saora ci ricorda il fatto di Roboanio, che abbandono il consiglio datogli dai vecchi, e segui quello dei giovani, che erano stati allevati con lui, e vide immantinente diviso il suo regno, e ob- bligate da Dio stesso alPinazione le sue milizie.

« Procurate pertanto, o dilettissimi, di raccomandare caldamente ai giovani di ogni Circolo colle parole dell'Apostolo di non voler con- formarsi allo spirito del secolo, ma bi piuttosto di riformare il secolo colla santita della vita. Che non pretendano .di essere indipendenti, ne di sostituire la loro presunzione a quella saggezza, che solo pud esser data dai superiori, dai probi consiglieri e dai veri amici. Allora a vostro grande conforto prospereraono tutte le buone opere, alle quali i Circoli si saranno dedicati ed a ciascuno dei giovani si potra attri- buire 1'elogio dello Spirito Santo al figljo della trib'i di Neftali, che, essendo di tutti il piu giovane, niente fece di puerile nelle sue azioni, ed allontanandosi da quelli della sua eta, che portavano incenso agli idoli, ei si recava fedelmente al ternpio per adorare il Signore, per offrirgli i frutti e le primizie della sua vita. E perche questo voto pel vostro e comun bene sia soddisfatto, vi imploriamo dai Cielo tutti

CONTEMPORANEA 95

i favori, del quali, come del Nosfro speciale affetto vi sia pegno 1'Apo- stolica Benedizione, che di gran cuore impartiaino a Voi, o dilettis- siini, alle vostre famiglie e a tutti che furono e che sono membri deila Gioventu Cattolica Italiana.»

4. A suo tempo fu da noi parlato del monumento operaio in oinaggio a Leone XIII, di cui si pose la prima pietra nel giugno scorso. II Co- mitato internazionale costituitosi a tale scopo ebbs 1'onore di e&sere ricevuto da Sua Santita Pio X, il mercoledi 16 dicenibre. II card. Fer- rata, protettore dell'Opera, presentandone i membri al Santo Padre, ricordo con brevi parole la storia del monumento destinato a sorgere all'ombra del tempio lateranese « quale testimonianza di ossequio, di affetto, e di riconoscenza delle classi lavoratrici > verso 1' immortale Pontefice da cui furon dettate le encicliche suila questione sociale. Sua Santita rispose lodando il Comitato e 1'opera: coli'onorare il Papa si onora la Chiesa e Gesu Cristo biio divino Fondatore. Le enoicliche di Leone XIII, soggiunse egli, insegnano la vera strada alia soluzione della questioae sociale col ritorno ai Vangelo. Purtroppo mentre ora si parla molto di giustizia, si parla poco di carita; invece di do- niandare, si affacciano diritti e si arriva anche a menomare e a disco- noscere la proprieta che Dio stesso ha dato. Fini invocando le bene- dizioni di Dio sopra tutti i present! e tmtte le societa operaie rappre- sentate. Ad istanza del principe Colonna presidente generale del Ccniitato, il Santo Padre approvd che Pinaugurazione del monumento sia fatta la prossima festa di S. Giuseppe, giorno onomastico di Sua San- tita ; e promise di ricevere il giorno appresso il pellegrinaggio operaio internazionale che in tale circostanza da ogni paese accorrera nume- roso a Koma. Passando poi nella loggia, dove stavano esposte le tavole delle tre encicliche e la dedicatoria gia fuse in bronzo, col bozzetto del monumento in gesso, di cui denimo altrove la descrizione, il Pon- tefice espresss ripetutamente la sua soddisfazione intorno al disegno, ed alia parte gia eseguita, ammiro le pergamene inviate dalle Societa aderenti presentategli dal Segretario generale, ed infine benedisse tutti nuoramente, lasciando ognuno ainmirato della sua paterna benevolenza.

Erano presenti oltre il cardinal Ferrata e il principe Colonna, Mons. Stonor, quale rappresentante ancha del duca di Norfolk, il marchese Giulio Sacchetti, presidente del Comitato d'onore, iMcnsi- gnori Sebastiani, presidente del Comitato esecutiyo, 6 Pezzani, segre tario generale, il conte Cesare Caterini, quale rappresentante anche del conte Grosoli, del birone Kaiser, del duca di Sotomayor, del marchese de Comillas, del marchese de Peizoto, di Mons. Panzavec- chia di Malta e di Mons. Meszeczynski di Poloa'a, il comm. Cesare Aureli, il barone Von Bilguer, quale rappresentante anche di Mon- signor Widmann, il principe Tommaso Antici Mattel, conte Vincenzo

96 CRONACA

Micchi, comm. Luigi Belli, conte Agostino Caterini, comm. Luigi Lang, marchese Giuseppe Marini Clarelli, conte Pio Miccinelli, comin. Filippo Pacelli, marchese Carlo Pagani, conte Camillo Pecci, comtn. Carlo Pelagallo, comm. Augusto Persichetti, il principe Don Drago Pignatelli, conte Edoardo Soderini, cav. Pio Folchi, anche come rappresentante di Mons. Radini-Tedeschi, cav. Giuseppe Cro- starosa, cav. Basilio Bonanni, i signori Cesare Bautemps, Luigi Co- vicchio, Raffaele Dafer, prof. Alfonso Mencacci, prof. Attilio Pro- fumo, cav. Ing. Luigi Rosi, dottor Giuseppe Sauve, cav. Edoardo Tabanelli, cav. Francesco Seganti, ing. Raimondo Marchesi e signor Angelo Mazzoni.

5. Anche la Toscana non voile esser da meno delle altre provincie italiane nell'amore alia Sede di Pietro e nella venerazione del suo Yi- cario. Piu di un migliaio di pellegrini condotti da Mgr. Mistrangelo arcivescovo di Firenze ed accompagnati dai Yescovi di Chiusi, Modi- gliana, San Sepolcro, Arezzo e Cortona, vennero ricevuti da Sua San- tita nel pomeriggio del giorno 19 dicembre nelle gallerie del Museo lapidario. Insieme coll'obolo dell'archidiocesi essi offerivano un dono ben rispondente alia solennita del presente anno giubilare, cioe una superba cartella con quattro grandi fotografie al platino ritraenti la facciata e le tre porte del duomo : nella maggiore di queste, com'e noto, si trova figurata la proclamazione del domma dell' Immacolata Concezione. Le fotografie erano accompagnate dall' illustrazione del P. Ferretti : Le nuove porte di bronxo di Santa Maria del Fiore.

Sua Santita, dopo di aver ammesso tutti i pellegrini al bacio della mano e impartita 1'apostolica benedizione, s'intrattenne paternamente colle principali persone del pellegrinaggio che gli venivano presentate da Monsignor Arcivescovo. Al ricevimento assisteva 1'emo card. San- mmiatelli -Zabarella.

6. In una delle udienze del passato novembre Mgr. Bourne, novello arcivescovo di Westminster presentava al Santo Padre lord Braye, gia alunno del collegio di Eton e convertitosi al cattolicismo a dician- nove anni. II nobile inglese, persuaso che 1' intelligenza della Sacra Scrittura, specialmente per quella parte che entra nella sacra liturgia, pud essere validissimo aiuto alia vita cristiana, stimo degna opera 1'adoperare ogni suo mezzo per divulgarla tra il popolo, stimolando anche percio il clero a spiegarne la lettera e svilupparne i divini insegnamenti. A tal fine voile istituire un premio che eccitasse i con- correnti ecclesiastic! e offrisse loro agio di darsi allo studio profondo delle Sante Scritture e massime della Yolgata. Consigliato da alcuni amici il nobile lord si rivolse alia Commissione biblica, istituita da Leone XIII, e mise a sua disposizione cento sterline annue come ri- compensa al rnigliore svolgimento del tema che la detta Commissione

CONTEMPORANEA 97

proporra al principle d'ogni anno, secondo lo scopo prefisso dall'obla- tore. Le modalita del concorso saranno pubblicate nel prossimo gen- naio. La proposta fa approvata pienamente dal Santo Padre che bene- dicendo il donatore ne lodo 1' intelligente generosita per cosi utile divisamento.

7. La Congregazione dell' Indice ha pubblicato il seguente Decreto : Feria VI die 4 Decembris 1903.

Sacra CongregatioEminentissimorum ac Reverendissimorum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium a Sanctissimo Donaino Nostro Pio Papa X Sanetaque Sede Apostolica Indici librorum pravae doctrinae, eorumdemque proscription!, expurgation! ac permission! in universa Christiana republica pruepositorum et delegatorum, habita in Palatio Apostolico Vaticano die 4 Decembris 1903, damnavit et damnat, proscripsit proscribitque, atque in Indicem librorum prohibitorum re- ferri m-m davit et mandat quae sequuntur opera :

Charles Denis, Un caiecne apologetique sur les dogrnes fondainen- taux. Paris, 1902.

Charles Denis, L'eglise et 1'etat; les Ie9ons de 1' heure piesente. Paris, 1902.

L'abbe Georgel, La matiere : sa deification ; sa rehabilitation an point de vue intellectuel et aimant ; ses destinees ultimes. Oran 1902-1903.

Joseph Olive, Lettre aux membres de la pieuse et devote asso- ciation du Coeur de Jesus et de N. D. des sept douleurs. Cette, 1886-1903.

P. Sifflel, Decreto S. Cocgregationis, edito die 5 Martii 1903, quo liber ab eo conscriptus, notatus et in Indicem librorum prohibitorum insertus est, laudabiliter se subiecit.

Itaque nemo cuiuscumque gradus et conditionis praedicta opera damnata atque proscripta, quocumque loco et quocumque idiomate, aut in posterum edere, aut edita legere vel retinere audeat, sub poenis in Indice librorum vetitorum indictis.

Quibus Sanctissimo Domino Nostro Pio Papae X per me infra- scriptum Secretarium relatis, Sanctitas Sua Dacretum probavit, et promulgari praecepit. In quorum fidem etc.

Datum Romae die 4 Decembris 1903.

ANDREAS CARD. STEINHUBER, Praefectus Loco ^ Sigilli.

Fr. THOMAS ESSER, Ord. Praed. a Secretis.

Die 7 Dacembris 1903 ego infrascriptus Mag. Cursorum tester su- pradictum Decretum afflx'im et publicatum fuisse in Urbe.

HENRICUS BENAGLIA, Mag. Curs.

1904, vol. 1, fasc. 1285. 1 28 dicembre 1903.

98 CRONACA

Colla stessa formola, in altro decreto dato il 23 dicembre 1903 la S. C. dell'Indice condanno le seguenti op ere :

Albert Iloulin. La question biblique chez les catholiques de France au XIX sieele.

Albert Houtin. Mes difficulty's avec mon eveque.

Alfred Loisy. La religion d'lsreel.-Decr. S. Off. fer. IV 16 dec. 1903.

Alfred Loisy. L'Evangile et 1'Eglise. eod.

Alfred Loisy. Etudes Evangeliques. eod.

Alfred Loisy. Autour d'un petit livre. cod.

Alfred Loisy. Le quatrieme Evaugile. eod.

II decreto relative alia coudanna degli scritti deli'ab. Loisy e stato comunicato all'Emo Cardinale Arcivescovo di Parigi con la seguente lettera deU'Erno Cardinale Segretario di Stato di S. S.

Sig. Card. Francesco B. Richard, Arcivescovo di Parigi. Eiiw e Ri7iO Sig. Mio Ossmo.

Per ordine del Santo Padre devo far conoscere all'Eminenza vostra le misure che sua Santita ha deciso di prendere rispetto alle- opere del Rev. abate Alfredo Loisy. Gli errori gravissimi che rigurgitano in quei volumi riguardano principalmente : La Rivelazione primitiva 1'Autenticita dei fatti e degli insegnamenti evangelici La Divi- nita e la Scienza di Cristo la Kisurrezione la Divina Istituzlone della Chiesa I Sacramenti. II Santo Padre profondamente addolo- rato e tristemente preoccupato degli effetti disastrosi che producono, e possono produrre ancora, degli scritti di tale natura, ha voluto sot- tome tterli all'esame del Supremo Tribunale del S. Uffizio. Questo tribunale, dopo matura riflessione e uno studio prolungato, ha for- mal mente condannato le opere dell 'a bate Loisy, con un decreto del 16 corr., decreto che il S. Padre ha pienamente approvato nell'udienza del giorno seguente 17 corrente. Sono incaricato di trasmettere alPEtninenza Yostra la copia autentica di questo documento di cui non sfuggira all'Eminenza Yostra la grave iinportanza.

Baeiaadole uinilissimamente le mani, mi onoro raffermarmi con sensi di profonda venerazkine,

Di Yostra Eminenza Roma, 19 Dicembre 1903.

Utno devmo servitor vero R. Card. MERRY BEL YAL.

CONTEMPORANEA 99

II.

COSE ITALIANS

1. Chiusura della Camera per le vacanze. Suoi lavori. 2. Esposizione flaanziaria del Ministro Luzzatti. 3. Le dimissioni di E. Nathan da Gran Maestro della Massoneria.

1. Dopo diciannove giorni di lavoro la Camera ha sentito bisogno di riposo e profittando delle feste natalizie si e aggioruata al 28 di gennaio. Nelle tre scarse settimane passate i pochi onorevoli di buona volonta che intervennero alle sedute passarono in rassegna i bilanci delle poste e telegrafi, dei lavori pubblici, dell'interno, della pubblica istru- zione, un gruppetto di leggi approvate di gran carriera ed una mol- titudine di interrogazioni, di raccomandazioni e voti d'ogni genere a cui gli onorevoli Ministri risposero con promesse tanto piu facili quanto si sa che piu difficilmente si possono tutte mantenere. II bi- lancio della Istruzione, alia cui discussione si erano scritti trenta ora- tori, fu quello intorno al quale si vspesero piu parole, pero senza grande costrutto. Torno in campo nuovamente la revisione dei programmi, col- Tinevitabile proposta dell'abolizione del greco per sostituirvi il tedesco o altra lingua viva. Per le lingue vive si vorrebbe anche creata una vera e propria sezione alineno nelle principali Universita. L'on. Arna- boldi, lamentando con ragione 1'insufficienza dell'insegnamento obbli- gatorio, deploro che troppo spesso ne' giovanetti si riveli I'assoluta mancanza di senso morale e civile e credette porvi rimedio col rac- comandare 1'istituzione di un insegnamento speeiale educative che si dovrebbe impartire nei giorni di vacanze (!). L'on. Credaro, relatore, invitd il Governo a darsi pensiero dell' insegnamento sub-elementare, rendendo obligatoria 1' istruzione pei sordomuti e avocando a se la vigilanza sui Giardini d'infaozia. Quanto ai maestri delle scuole meiie a suo parere piu che di vantage;! materiali essi hanno bisogno dello stato civile con una legge che guarentisca loro la nomina, la promo zione e il collocameato a riposo : se i maestri italiani hanno minori sti- pendii, hanno anche minor lavoro in confronto delle 27 e 30 ore di scupla settimanale della Germania e dell'Austria. Per la maggior parte invece degli oratori il migliorameato economico degli insegnanti fu la nota dominant e delle proposte : ed a comune soddisfazione il mi- nistro Orlando dichiaro esplicitamente di aver gia pronto -il disegno di legge per gli stipendii dei maestri elementari, da potersi discutere subito dopo i bilanci. Quanto agli insegnanti delle scuole eecondarie, dichiaro il miglioramento delle loro condizioni costituire uno dei capi- saldi della sua permanenza al Ministero : essere anche il Governo con-

100 CRONACA

vinto della necessita di far presto, tenendo conto in quanto si puo delle discussioni svoltesi al congresso di Cremona.

Chi non usci contento della discussione intorno al bilancio della Pubblica Istruzione fu Ton. Nasi accusato « d' incostituzionalita » in parecchi atti del suo ministero: fra gli altri di aver oltrepassato arbitrariamente di oltre due milioni le spese fissate nel bilancio pre- eedente: ed anche nel presente le eccedenze ascendono gia ad una somma corrispondente, ed altre se ne prevedono. L'on. Ciccotti sopra- tutto, armato di un fascio di document!, invest! 1'ex ministro incol- pandolo di abusi per nomine di favore, di creazione di posti non giustificati, di pubblicazioni di provvedimenti fatte nel bollettino della Pubblica Istruzione un anno dopo, in modo da non potersi control- lare : ed invito il ministro Orlando a pubblicare subito tutti gli atti del suo predecessore, perche si faccia la luce. La luce non la fece certo 1'on. Nasi, il quale riconobbs il ritardo del bollettino, 1'ecce- denza delle spese, ma li disse inconvenienti inevitabili ; e protesto contro i sospetti. La discussione rimase sospesa: e partita rimessa, ma non finita.

2. II punto centrale, a cui si rivolse 1'attenzione comune dentro e fuori la Camera, fa la < Esposizione finanziaria » del ministro del Tesoro neila seduta pomeridiana del 9 dicembre, la quale ebbe per comune consenso il merito non comune in tali discorsi della chiarezza, perdendo forse dell'apparenza smagliante, ma profittando nella since- rita. Da essa si ricava che il consuntivo 1902-1903 si e chiuso con un avanzo finale di lire 69,713,000 dovuto specialmente alia tassa sugli affari, a quella sui comuni, ai proventi ferroviari, a quelli delle poste e telegrafi e in modo speciale alia straordinaria importazione di grano, cagionata dallo scarso raccolto interno, che diede un profitto per dazio di 94 milioni circa, cice 40 milioni piu che 1'ordinario. Sot- tratti da quell'avanzo 22 milioni di residui passivi, il beneficio del tesoro (non contando suH'aumento certo non desiderabile del dazio sul grano), si ridurrebbe a sette milioni e mezzo. A sei e sette mi- lioni pure si restringe 1'avanzo previsto dall'on. Luzzatti per il bi- lancio corrente del 1903-1904 e il preventive del 1904-1905, dedotte tutte le spese necessarie per 1'attuazione dei disegni di legge gia pro- posti dal precedente ministero ed accettati dal presente, e di altri da sottoporre alle deliberazioni del Parlamento, gia accennati nel pro- gramma ministeriale. Per il quale aumento di spese si fa assegnamento, e sulle entrate sempre maggiori e sim benefizi offerti dalla conversione del 4,50 in 3,50 e sopra una riforma della tassa sugli affari di Borsa e un'altra sugli automobili ora esenti « e minacciosi alia incolumita dei cittadini » (Ilarita}. « Una tassa accolta con ilarita e gia approvata» (Si ride). « E pero assolutamente necessario, aggiunse il Luzzatti fra i com-

CONTEMPORANEA 101

menti della Camera, far sosta Belle spese non indispensabili e sospen- dere i piccoli sgravii inavvertiti dai contribuenti, per armare il bi- lancio alle maggiori cose e alle conversion! attese dal popolo italiano. » E siccome in quasi tutti gli esercizii si verificano eccedenze di spese non autorizzate dal Paiiamento, a sopprimere tali inconvenient! il Mi- nistro annuncia uno speciale disegno di legge per istituire una piii stretta vigilanza sulle pubbliche amministrazioni, in modo che ogni atto eccedente i fondi disponibili sia deferito al giudizio della Corte dei conti.

Nella seconda parte dell'esposizione 1'on. Luzzatti enumero e di- lucido una lunga eerie di provvedimenti economici e bancarii, sul debito ipotecario, sulla riduzione della circolazione bancaria di Stato, sulle conversion! dei debit! consolidati del 4,50 in 3,50 piii facile perche interna al Regno, e del 5 per cento di carattere internazio- nale e per la quale spera 1'aiuto della Q-erraania e della Francia. Delle condizioni, della importanza e dei vantaggi di tali conversion! e prov- vedimenti ragiond colla solita competenza e con molto rosee previsioni, augurandosi di ricavarne i mezzi per una riforma tributaria piii ra- zionale, piu equa e democratica; ponendo mano agli sgravii sui dazi di consumo, sullo zucchero, sul caffe, sul sale, sui grani, sulle tariffe delle poste e dei telegrafi, come ora si propone di fare gia per il pe- trolio. Dei trattati di commercio tocco con prudenza, essendo aperte le trattati ve coll' Austria Ungheria per un accordo provvisorio, e colla Germania e colla Svizzera per convenzioni definitive. II Qoverno mira alia pace economica colle nazioni alleate ed amiche : 1'Italia e disposta a concedere compensazioni in giusta misura, nell'intento di tutelare la proprie esportazioni. Speciali provvedimenti poi, preparati a favore delle provincie del Mezzcgiorno, saranno proposti allo studio del Par lamento. « L'ideale di questa nuova e rigenerata Italia economica, concluse egli, che tutti noi vagheggiamo, deve epilogarsi nella crea- zione di un denso e felice popolo di piccoli e nedii proprietari rurali, nerbo delia ricchezza, potente ausilio di pace e di ordine sociale : la sola diga poderosa che con le istituzioni e non con la forza, possiamo opporre alia marea crescente del collettivismo socialista. s> Belle parole : ma... aspetta cavallo che 1'erba cresca!

3. II Gran Maestro della Massoneria, E. Nathan, ha rassegnato le sue dimissioni per conservare, dicono, la sua salute e occuparsi a pub- blicare 1'edizione completa delle opere di G. Mazzini. La cosa non merita per se 1'attenzione dei nostri lettori : ma inolto invece la meri- tano i fatti che precedettero quelle dimissioni e sembrano aver per- suaso ai messeri del « Grande Oriente > quel prudente tramonto. Sarebbe una delle poche volte che vengono alia luce gli occulti raggiri adoperati dalla camorra settaria per favorire i suoi adepti anche quando ess! non sono altro che volgari malfattori.

102 CRONACA

Sono oinai quattordici niesi ehe Bologna e piena di orrore per 1'atroce assassinio dell'infelice conte Bonmartini, tradito dalla moglie- Linda Murri, ucciso proditoriamente dal t'ratello di lei, Tullio Murri, col favore di altri complici iegati ai primi colpevoli con tresche ver- gognose di cui e nieglio tacere. Notissimi i Murri e i loro vincoli eolla setta, ed i sentimenti antireligiosi che professavano pubblica- mente. Noi non riferiremo le strane peripezie che seguirono il de- litto e quanto si lavorasse per deviare il corso della giustizia, infa- mando 1'onesta vittiina e salvando gli assassini. Prima pero che il Tullio Murri sd decidesse il 29 settembre a confessarsi reo dell'uc- cisione (rigettandone la colpa sopra una pretesa provocazione ingiu- riosa del cognato), egli colla connivenza del padre e dello zio aveva tentata la fuga, el a quella fuga ii Gran Maestro della Massoneria, secondo i document! registrati nel processo, aveva dato suggerimenti e fornito recapiti sicuri di favore. Due lettere sequestro la gmstizia: in una lo zio Riceardo scriveva al padre degli imputati il 9 sett., nel gergo delle loggie. « Da Riccione (E. Nathan) ci ha dato buon indi- rizzo del prof. D'Amasehinas cha ha eonsultato teco poco fa. Egli e il capo del fondaco magazzeno (venerabile della loggia) in Atene : e consiglia un po' migliore qualita della merce di Atene reputando ava- riata ed ammuifita, conie solito, quella di Costantinopoli. II clima della America del Sud non sarebbe buonissimo per la salute di Ma- rioletto? cosi sentii a Riccione: anzi unico buon clima. » E piu chia- ramente il giorno dopo : « II Nathan non crede sicura 1'Europa, ma solo utile queli'indirizzo per quel professore di Atene. Anche TAlto- belli non conosee asilo fidato in Europa... Riccardo Murri. >

Ora e divertente ed istruttivo vedere nei documenti pubblicati intutti i giornali, come il Gran Maestro (igaoracdo certamente il seque- stro delle lettere precedent!), interrogate dal giudice istruttore a Roma il 28 novembre 1902 affermava con massonica franchezza: < Rammento cha nei primi del settembre ultimo fui a Riccione ed escludo assolu- tanwnte che qualcuno mi abbia ivi o altrove interpellate circa un asilo sicuro per qualcuno degli impiitati dell'assassinio del conte Bommar- titti, e che io abbia suggerito Atene presso il professore D* Amaschinas. > Ma non persuaso il giudice di Bologna da tale assoluta esclusione, quattro giorni dopo niandava rogatoria al giudice di Roma perche ricaiamassa il Nathan e se pcrsistesse nella reticenza lo diffidasse a termine di legge : ed allora ii Gran Maestro, riflettendo meglio, ricor- dava perfettamente alcune circostanze che pero secondo lui « non hanno alcuua importanza » cioe che dopo I'assassinio del conte Bom- inartini gli era stato veramente domandato se aveva conoscenza a Bel- grado « nell'interesse del nipote dell'avv. Riccardo Murri... perche a Belgrado non vi era la estradizione » ed egli invece di Belgrade aveva

CONTEMPORANEA 103

verainente suggerito « che vi era Atene ove il prof. D'Amaschinas e molto amico degli italiani, oppure Corfu o Lugano ». credendo che il Mtirri fus:gisse per « gravi imbarazzi finanziarii > : ma affacciatasi poi Vipotesi, il sospeito, il dubbio che colui fosse invece compromesso nell'assassinio, dichiaro che « di fronte al dubbio nulla voleva aver a che fare in tale faccenda. > Questo dinaazi al giudice htruttore.

Intanto pel pubblico profano si continuarono le studiate nega- zioni come questa fatta stampare dal Nathan nella Sera, del 2 otto- bre 1903, « L'avvocato Riccardo Murri non si e mai sognato di rivol- gersi a me per confidarmi direttameate o indirettamente il delitto del suo nipote : io non feoi arrivare alia famiglia Murri od a chicchessia raccomandazioni o commend ^tizie sotto qualsiasi forma per il Tullio Murri, ne consigli per sottrarlo alia giustizia, e non sono mai andato dal giudice istruttore di Bologna. Tutto questo risultera limpidamente dal processo. » Speriarnolo per 1'onore del Grande Oriente che certo non e riuscito troppo « limpido » da tatto questo viluppo di reticenze, di confessioni forzate, di smentite contradittorie ed auguriamo che la salute e le occupazioni del sig. E. Nathan non gli impediscano di dissipare le ombre di questo massonico imbroglio.

III. COSE STRANIERE

(Notizie General!). 1. FRAIYCIA. Nuova legge contro le Congregazicnf. 2. GERMANIA. La salute di Guglielmo II . 3. SPAGNA. II ritorno di Alfonso XIII. 4 SERBIA. Partenza dei diplomatic! da Belg-raio. 5. RussiA-GiAPPONE. Minacce di guerre e trattative di pace. 6. MA- CEDONIA. Miserla dei rifugiati.

1. (FRANCIA). II Ministero ha distribuito un nuovo disegno di legge per la revoca generale di tutte le « autorizzazioni > alie Congregazioni di uomini o di donne, per 1' insegnamento di qualunque grado, abc- lendo percio tutti i decreti e le leggi emanate per tali concessions Tutte le scuole delle Congregazioni saranno chiuse dentro il termine massimo di sette anni, con disposizioni parti colari che sarcnno comu- nicate successivamente a ciascun Istituto. Sono incluse nella soppres- sione non solo le Congregazioni insegnanti, ma anche le miste, per la parte d' in^egnameiito eccetto le scuole interne pei fanciulli rico- verati negli ospizi. II numero delle scuole soppresse in virtu delia nuova legge e di 3.494 deile quali 1.299 pei maschi e 2.195 per le feuimine.

2. (GERMANIA). La salute dell'Imperatore pare migliore : la piaga della laringe e cicatrizzata : ed egli ha ripreso le sue occupa-

104 CRONACA

zicni e la febbrile sua attivita. Pero le preoccupazioni delle persons che lo circondano non fanno che diventare piu serie. Secondo infor- mazioni recenti, la sorella dell' impera tore, principessa Carlotta sposata al principe Bernardo di Sassonia-Meiningen che da qualche tempo an- dava deperendo, fu trovata affetta di cancro. Una tale diagnosi ha gettata la costernazione tra la Corte. Essendosi accorto Timperatore che gli si celava la cosa falsando i bollettini intorno allo stato della sorella, si dice che se ne alterasse fortemente.

II re di Danimarca e passato a Berlino ospite di G-uglielmo. Si parla del fidanzamento del principe ereiitario prussiano colla seconda figlia del duca di Cumberland.

3. (SPAGNA). II re Alfonso XIII dopo un soggiorno di pochi giorni a Lisbona in mezzo alle feste e alle manifestazioni piu cordiali di cui fu circondato dal popolo e dalia Corte portoghese rientro a Madrid il 14 dicembre. Quanto a nuovi viaggi all'estero di cui si era parlato, nulla v' e ancora di certo, sono anche false le notizie messe in giro di prossimo fidanzamento del re.

4. (SERBIA). I rappresentanti delle potenze hanno ordine di la- sciare Belgrade per non trovarsi presenti ai ricevimenti ufficia'li in occasione del nuovo anno, in segno di protesta contro lo stato delle cose presenti. II re Pietro fa riconosciuto dai Governi per non la- sciare la Serbia nell'anarchia, ma colla condizione che gli assassini del 10 giugno non restassero impuniti : per contrario essi hanno le redini del potere ed orjcupano le cariche di Corte. L'allontanamento dei diplomatic! e un indiretto ammonimento al governo serbo per la condanna dei regicidi, tra i quali regaa viva inquietudine.

5. ( RUSSIA- GIAPPONE). Le notizie dell'Estremo Oriente sono sempre ondeggianti tra le minacce di guerra e le speranze di un accomoda- mento tra le due Potenze. La Russia si dice disposta a riconoscere il protettorato Giapponese sopra la Corea, ma esige che ii Giappone pure riconosca il possesso dei posti militari fortificati di Manampo e di Molpho sulla costa coreana, e la liberta assoluta di commercio colla penisola : al che esso si rifiuta essendo quei forti una minaccia contro la sua indipendenza. Dalle due parti intanto si prosegue senza posa nelle disposizioni preventive in caso di guerra. E notevole il fatto che le Compagnie assicurano gia le navi inviate aU'Estremo Oriente contro i rischi di guerra : e le quote di assicurazione hanno avuto improv- viso rialzo. Ma e probabile che le trattative diplomatiche trovino un accomodamento, essendo lo Czar ed il Mikado inclinati alia pace. La Camera Giapponese, che aveva fatto opposizione al Ministero e spingeva alia guerra e stata sciolta e le nuove elezioni saranno fatte nel prossimo marzo.

6. (MACEDONIA). Mentre si aspetta 1'applicasione delle riforme im-

CONTEMPORANEA 105

poste dalPaecordo austro-russo, e promesse clalla Tarchia, il rigore della stagione ha ridotto il paese a uno stato di quiete forzata. Le bande armate si sono disperse : invece della guerra domina la miseria piu straziante. Moltissimi fuggenti alle stragi turche hanno passato le frontiere e si sono ricoverati in Bulgaria. Dal solo vilayet di Adria- nopoli, quindicimila profughi hanno abbandonato cgni cosa per sal- vare la vita. Sono turbe di vecchi, donne e fanciulli che cercano un tetto e un pezzo di pane. Da tutte le parti i Oomitati implorano 1'aiuto della carita in soccorso di quelle estreme privazioni.

FRANCIA (Nostra Corrispondenza). La riapertura del parlamento. Con- dizicme presents dell'opinione parlamentare. - - II governo palesa 11 suo programma def lavori parlamentari. Votazioce del bllancio. II concordato e Tambasaiata presso la Santa Sede conservati almeno pel 1904. La lotta intorno alia legge delPinsegna-nanto. Abroga- zione della legge Falloux. Nupvi spedienti di persecuzione religiosa. Gome i cattolici si difendono. L'accademia francese e le religiose.

Dopo le lunghe ferie di tre mesi, il parlamento si riapri il 20 ottobre, due giorni dopo la partenza dei sovrani d'ltalia. Non verro a particolari intorno a questa visita regale, perche cadrei in ripeti- zioni e il tema fa gia considerate e commentate pressoche in tutte le maniere dai piu autorevoli diarii della sfcampa francese e straniera. Debbo soltanto riconoscere, qual testimonio oculare dei festeggiamenti e delle manifestazioni si officiali come spontanee del pubblico pari- gino, che le accoglienze fatte ai reali d'ltalia furono sinceramente amichevoli e diro anche molto leali. La stagione peraltro fece spesso mal viso, e parecchie volte guasto addirittura la pompa delle mani- festazioni popolari. Le nostre frontiere sono spalancate e il popolo francese e presto sempre a ben accogliere tutti i sovrani e capi di stato che con amichevoli sentimenti vengono a visitare la nostra me- tropoli ; ma queste visite, giova ripeterlo, non hanno recato variazioni notevoli nella nostra politica estera. Se da due anni siamo in ottime relazioni di vicinato coll' Inghilterra e coll' Italia, sussiste tuttavia la triplice alleanza e persiste 1'alleanza franco- russa. II viaggio a Pa- rigi del signer de Lamsdorff, ministro degli affari esteri dello czar Nicolo II, alquanti giorni dopo la partenza dei sovrani d'ltalia, ha messo in calma 1'esaltata fantasia dei novellisti, i quali anzitempo da- vano 1'annunzio, che novelle relazioni piu strette coll'Italia avevano gia forse rallentate e fors'anche denunziate le antiche relazioni col- 1'amica ed alleata Russia.

Dal giorno della riapertura del parlamento riprese tostamente il predominio la realta grave, perfino pericolosa, e ad ogni modo poi turbatissima, della situazione politica al di dentro. II presidente del

106 CRONACA

Consiglio, nel suo clhcorso-programma, dimando alia maggioranza, che- spinge lui p:u ch'egli non la guidi, di attendere sollecitainente e as- feiduaniento a deliberare il bilancio pel 1904, allo scope di sgoaaberare ii campo parl amenta re, e tenere in serbo Fordinaria sessione del 1904 per le rilevanti rifornie ch'egli ha di mira. La Camera comincio dun- que i fiiioi lavori con la discussione del bilancio, il quale in com- plesso e oggimai pressoche deliberate, perche da alquanti giorin la Camera dei deputati tiene adunanza la mattina e la sera. Perche mai questo zelo, benche molto fittizio, son si impiega a lavorare in pro del bene pubblico? I dissgni del ministero non hanno recato mera- viglia ne agli amici ne agli oppositori di lui: i molti discorsi pro- feriti dal presidente del Consiglio o da' suoi collaborator! durante le ferie parlamentari ce ne avevano ragguagliati abbastanza. La lotta furibonda contro ie congregazioni religiose e molto inoltrata, e pud prevedersi ii tempo assai vicino, in cui al difuori e in apparenza, vo' dire legalinente, avra fiae. Ma il mostro rivoluzionario e-anticri- stiano non e sazio o riniane insaziabile ancora. Dopo 1'olocausto delle congregazioni d'uomini o di donne, non sutorizzate in precedenza, e dopo la chiusura di 10000 scuole dirette da quelle, la frammasso- peria esige tre nuovi olooausti: la soppressione ancora delle 'con- gregazioni autorizzate, almeno per qtiel che concerne 1'iasegDamento; la deauncia del Concordato, e per conseguenza la soppressione del- 1'ambasciata francese presso la Santa Sede e Tabolizione del bilancio dei culti; I'assoluta proibizione dell'msegaamento in tutti i gradi (superiora, secondario, elementare) a tutti i membri delle congrega- zioni. Alcuni energumeni si sono spinti anche piu oltre, ed hanno proposto la proibizione dell'insegnamento ai membri del clero catto- lico secolare. Qaesti, ove pure si tenesse fermo il Concordato, do- vrebba restringersi esclusivamente ad impartire 1'insegnamento reli- ^ioso nelle chiese ed aU'esercizio del culto, oggimai pressoche vietato nelle sue manifestazioni esterne, vale a dire processioni, pellegrinaggi, accompagnamenti fanebri.

Non insistero di vantaggio sulla ingiustizia e il despotismo di questi disegni libarticidi ; nia, coi deputati e senatori che abbiarno adesso, tutto e a temersi. Come chiaramente fa vedere 1'anonicno autore di un arcicolo riieyantissimo, venuto a luce nella Revue des deux Mondes del novembre, adesso il tirnone della Francia non e governato dai dodici ministri component! il gabinetto formato il 7 giu- gno 1902, nia bensi da quella potenza occulta e irresponsabile che impone il suo volere a codesti ininistri, vo' dire la frammassoneria. E fuor di dui>bio che, i rninistri manegglano gli affari, arringano, fir- inano i decreti, presiedono a banchetti, ma non governano. II mini- stero governa cosi poco, che parecchie gazzette, amiche od alnieno-

CONTEMPORANEA 107

"benevolo a lui, come ad esempio Le Sieck, lo rimproverano fortemente perehe segue gl' impulsi e le intimazioni della maggioranza parlamen- tare, anziche dirigerla egli. Basta leggere le deliberazioni e i voti del Convento massonico, che ebbe luogo qui a Parigi nel settembre del 1902, e i disegni di legge apprestati di gabinetto, o gia recati ad effetto, per farsi persuasi della docile obbedienza di questo governo ai voleri delle logge massoniche. Ricordo solo a memoria : il servizio militare senza alcuna dispensa ridotto da tre a due anni; la soppressione del Con- sigli di guerra in tempo di pace, od almeno la loro intima riforma; P intera abrogazione della legge Falloux del 1850 e la istituzkme, ca- muffata, del monopolio dell' insegnamento da parte dello Stato ; la soppressione del Concordato, del bilancio dei culti ; e le logge v'ag- giungouo 1' interdizione del diritto di voto ai ministri del culto cattolico... ecc., ecc. L' 11 ottobre, in un discorso proferito a Clermont, presenti piu migliaia di cittadini, il presidente del Con- siglio confesso implicitamente ch'egli era pronto a seguire la maggio- ranza parlamentare, che lo sorregge co3 suoi voti, e non gia a diri- gerla. « II sic iubeo, sic rob, non e piu de' tempi nostri (egli disse); poco mi cale, signori, di sapere se il Ministero & lui che guida, od •e guidato. > Intanto, a dispetto degli smodati ardori della fazione so* cialista della Camera e del Senato, il governo, per bocca dello stesso sig. Combes, ministro dei culti, e del sig. Delcasse, ministro degli affari esteri, ha domandato per 1'esercizio amministrativo del 1904 la conservazione del bilancio del culto cattolico (circa 31 milioni di fran- chi); la conservazione del Concordato e dell'ambasciata presso la Santa Sede, e da ultimo gli assegni per le varie opere delle Missioni fran- cesi nelPimpero ottomano (circa 600,000 franchi). II celebre blocco parlamentare ha facilmente consentite queste facolta, perche gli ei prometteva, in un futuro molto prossimo, la soppressione dell'amba- sciata presso la S. Sede, la denunzia del concordato, la separazione della Chiesa dallo Stato, e perche gli si concedeva senza alcim in- dugio la soppressione di quel che rimaneva tuttavia della celebre legge Falloux. Oggimai legalmente P insegnamento secondario e in fatti proi- bito a tutte le congregazioni insegnanti ; ed una commissione parla mentare di 33 membri e stata istituita per avvisare agli spedienti ae- conci per abolire ii Concordato, conchiuso e stipulate nel 180 L fra la S. Sede e. la Francia. Sa questa Commissione s'ispirasse alle ragioni efficacissirne, recate in lace poc'anzi dal deputato repubblicano signor Dulau (delle Landes), ricuserebbe una volta di piu di cercare le vie e gli spedienti per denunziare il Concordato. « Toccare il Concordato nelle presenti congiunture (diceva quel deputato) sarebbe la stessa cosa, si voglia o no, che dare un colpo tremendo alle varie religioni si spartiscxmo fra loro le coscienze, e soprattutto alia religione

108 CRONACA

cattolica che e la piu generalmente diffusa nel nostro paese... Quel giorno che la repubblica denunziasse il Concordato, sarebbe costretta a affrancare i varii culti da qualsiasi soggezione, e dar loro, per amore o per forza, una liberta della quale 1'odierno regime che vin- cola ambedue le parti stabilisce un limite prezioso, di cui s'intenderebbe tutto il valore quel di che esso piu non guarentisse la societa civile. » E a temere grandemente che 1'odierna maggioranza sdegni questi savii ammonimenti e deliberi nell'anno venture il principio della separa- zione totale della Chiesa dallo Stato.

L 'opera nefasta de' laicizzamenti ad oltranza continua sempre, e, non ha guari, il ministro della marina si e fatto notare per un atto di odioso arbitrio, che ha suscitato molte proteste : egli ha sottoposto alia firma del presidente della repubblica (che certamente suo mal- grado ha firmato questo decreto, come tanti altri), il licenziamentc delle religiose che da 110 anni ministravano gli ospedali marittimi dei cinque grandi porti di Tolone, Kochefort, Lorient, Brest, e Cher- bourg ; circa dugento religiose hanno dovuto abbandonare il posto, per dar luogo ad infermiere od infermieri laici. Durante gli ultimi due mesi le espulsioni etiam manu militari dei religiosi, cui la legge del 18 marzo >nego 1'autorizzazione, si sono continuate a Parigi e nelle province, di mezzo a' popoli rattristati, ed indignati, ma impotent! a contrapporre efficace resistenza a questi atti di villana persecuzione. Gli autori e laudatori di codeste violenze non vanno pero esenti da timori per rispetto alle conseguenze possibili, anzi probabili, di queste sommarie esecuzioni e di quelle gia annunziate contro congregazioni tuttora esistenti perchS gia furono autorizzate da' varii governi che da quasi un secolo si sono andati succedendo. Una delle gazzette piu perflde e piu rabbiose contro il cattolicismo, cioe Le Siecle, teme che la Camera proceda troppo in fretta. Esso fa notare che non ci vorra meno di 20 milioni di franchi, da aggiungersi al bilancio dell'istru- zione pubblica, per lo stipeudio del corpo insegnante che sostituira rinsegnamento congreganista tuttora esistente e che impartiscel'istru- zione a 400 o 500 mila fanciulli ; e dice che non occorrera meno di 60 milioni per fabbricare nuove scuole, o prendere in affitto case- adatte all'uopo, in attesa che queste scuole sieno costrutte. Egli poi teme soprattutto che molti municipii, gia oppressi da gravosi bal- zelli, si disamorino del reggimento repubblicano ; si correrebbe grave rischio a tentare la ventura, quando appena cinque mesi ci separano dall'intera rinnovazione de' 36000 consigli municipal! di Francia, che avra luogo nel mese di maggio 1904. Per queste ed altre ragioni, esso raccomanda la prudenza ed una certa temperatezza...

L'altra grave disputa, accesa fra la S. Sede ed il nostro governo per rispetto alia formola della nomina dei vescovi, rimane tuttavia

CONTEMPORANEA 109

in sospeso e potra andare per le lunghe fors' anche fino alia denunzia del Concordato. Una decina di diocesi sono senza vescovo, e durante il inese teste finite, due vescovi zelantissimi e molto venerati, quelli cioe di Nevers e di Yannes, sono morti, laseiando dietro se largo rimpianto.

Non ostante le molteplici cagioni di sconforto, che potrebbero af- fievolire lo zelo e 1'energia dei cattolici francesi, la tenzone per la liberta religiosa e la difesa delle opere cattoliche si ravviva e si ma- nifesta sotto forme novelle. Durante 1'ultima settimana di ottobre e la prima di novenibre si sono convocati e condotti di gran lena quattro congressi , meno politici che religiosi e sociali. A Nancy, presiedendo mons. Turinaz, i giureconsulti cattolici hanno tenuto le loro sedute aniiuali per concertare la lotta giuridica contro gli abusi e le an- gherie delle leggi antireligiose e liberticide. A Parigi mons. vescovo di Verdun ha chiuso il congresso dei patronati e delle opere per la gioventu, e mons. vescovo di Chalons ha preso parte attiva al con- gresso internazionale, senza distinzione di culti, convocato per com- battere 1'alcoolismo. Un congresso internazionale dei « giardini operai » convocato dall'ab. Lemire deputato di Hazebrouck, ha ottenuto le piii b3nevole adesioni ed i piu oalorosi incoraggiamenti. Solo in Francia 1'opera dei giardini per gli operai ha creato 6176 giarclinetti, ove 43000 persone, operai e loro farniglie, trovano il soccorso piu moralizzatore d'ogni altro, il soccorso cioe per via del lavoro della terra. Da ultimo, il sig. Feron Vrau, direttore della Croix di Parigi, ha radunato dal 23 al 25 ottobre nelle sale del 'a « Maison de la bonne presse » duecento fra sacerdoti e laici, direttori o redattori di giornali cattolici di Parigi e delle province, all'intento di coordinare e migliorare -gli sforzi che si stanno facendo per combattere la stampa empia e corruttrice. Non pud dunque darsi la taccia d'ineizia e dap- pocaggine ai nostri compatrioti cattolici, che, grazie a Dio, sono tut- tora in numero ragguardevole. Fatene ragione da questo particolare : a confessione del sig. Chaumie ministro della pubblica istruzione, se durante 1'anno scolastico 1902 1903 furono chiuse per via legislativa 10049 scuole private congreganiste, ne sono state riaperte 5939, cioe piu delia meta, o per cura dei religiosi secolarizzati, o di maestri o maestre cattolici, forniti della richiesta patente... Quanto ai collegi liberi, gia diretti dai religiosi, a far molto dieci o dodici hanno chiuso del tutto i loro corsi : gli altri, tra 60 ed 80, li hanno riaperti con direttori laici. Ma purtroppo sono minacciati da nuovi pericoli !

Per chiudera questa rassegna della situazione odierna, tanto do- orosa ma pure non disperata, vi diro due parole delle comunita di- sperse o disciolte. La massima parte dei religiosi, preti o no, co stretti ad esulare dalle loro dimore, sono rimasti in Francia, e vi si-

1 10 CRONACA

occupano ufcilineate, aspettando giorni migliori. Circa, 2000, a far -molto, sonosi recati ali'estero, e inteado dire i}i Inghilterra, nel Belgio, negli Stati (Jniti d'America ; pochissimi nelle altra contrade vicine o lontane dell'Europa. La gelosa ed ostile sorveglianza di quei governi, cattolici o protestanti, non consente un esodo in folia del religiosi, che d'altro canto non potrebbsro lavorare utilmente in paese straniero e neppure trovare onde campar la vita.

Mentre il Governo inette sottosopra il paese colla sua gtierra contro .le Congregazioni, 1'Accadeniia franeese nella distribuzione dei « Premi di virtu* fatta il 26 nov., fra le 97 ricompense concesse, assegi. 6 la prima appunto a una religiosa ! Questo fatto e le nobili parole con cui il presidente Thureau-Dangin lo espcse, prendono nn'importanza ed 'in significato particolare delle presenti circostanze : e per questo crediamo interessante citarne qualche passo, pin ad onore delPAcca- demia stessa che delle religiose premiate.

« Sui lidi africani, disse il Thn re an -Dan gin, sotto 1'equatore noi abbiamo trovato la titolare degna della nostra principale ricom- pensa. Sofia Villeneuve, in religione suoj*a Saint Charles, appar- tiene a una di quelle vecchie famiglie delle montagne dell'A.veyron cosi tenaci del suolo natale, eppur cosi feconde di apostoli delle re- gioni lontane; due nipoti della suora sono oggi stesso missioaarii nella Cina. Ancor giovanetta essa risolvette di dedicarsi al servizio dei negri d' Africa entrando percio tra le Suore dell' Immacolata Conce- zione di Castres. Finite il noviziato nel 1859, con una salute mal si- cura ma con animo iatrepido, s'imbarco per la missione del Gabon Le fatiche dell'ospeiale europeo al quale fa aidetta parecchi anni, per quanto penose in quel clima, non bastarono alia sua generosa am- bizione di missionaria, Ella seppe trovare mezzo di ""presto consa- crarsi al servizio de' negri, ai piu abbandonati e ai piu miseri fra loro, specialmente alle donne vecchie, malate, impotenti, delle quali, secondo le parole di un testimonio, cessuno voleva piu sa- pere. Benche priva di mezzi personal]', pur trovo modo d' inipiaa" tare per quelle povere vecchie una specie d'ospedale : ad esso ag- giuase poi una farmacia gratuita, rifugio del paese: poi un ospizio pei lebbrosi, riservando a se sola, per cagione del contagio, la cura delle piaghe e la lavatura dei pannilini. E cid non basta ancora : I'ospedale occupa la mattiriata di suor Saint-Charles ; ma nel pome- riggio le resta qualcha ora libera, ed essa 1'impiega a scorrere i din- torni alia ricerca deglt infelici. G a ha saputo imparare correntemeate la lingua degli indigeni: nulla la ritiene: ne il sole di fuoco, ne le bestie feroci, ne i selvaggi piu feroci ancora; la suora va serena e indefessa, senza altra atma che il suo rosario, la dove gli europei stessi non osano d'arrischiarsi. II signor Brazza racconta qual fu il suo

CONTEMPORANE A 111

s tup-ire quando, sbarcato cola nel 1873 giovane ufficiale di marina e gia acceso della fiamina dell'esplorazione, avventuratosi un giorno lungi dalla costa, d'uii tratto, allo svolto d'un sentiero, vide dinanzi a se una religiosa che tranquillameate s'avanzava conducendo due piccole negre: era suora Saint-Charles. »

E 1'on. presidente continua narrando alcune dalle pericolose avven- ture e degli incontri difficili toccati alia coraggiosa donna nel suo eroico apostolato, che gli attira I'ammiraaio^e di quei barbari stessi i quali non la chiamano piu che col nom3 di « madre » e la circondano di rispetto e di leggendaria venerazione. La buona religiosa ha omai ses- santotto arnii e ne ha passati quarantatre al Gabon, ch'essa lascio una sola volta nel I860 per pochi mesi, onie ristorare la sanita affranta da quel clima micidiale, e dove si anretto di tornare risoluta di continuare fino alia morte le opere della sua carita.

« Ora, riprese il .Thureau-Daiigin, quando il signor Brazza, giu- dice coinpetente in fatto di eroismo, insieme coU'Amuiinistra/sione co- loniale, coi medici, i consoli, gli agenti, test i moni di tal vita ci hanno con insistenza domaiidato di assegnarla una delle nostre ricompense, pote?amo noi esitare? No: e 1'Accademia ha decretato alia Suora Saint-Charles un premio di 3000 franchi. Cerro le nostre corone sono ben poea cosa per tante virtu ! L'umiie e semplice religiosa non ha, davvero niai pensato al preinio Mjutyon, e sarebbe forse lusingarci assai stima-;do che essa conosca 1'esistenza dell'Accademia francese... ma certo sapra trovare senza esitazione come impiegar bene il danaro che noi le invieremo. Dovro io aggiucgere che quest'anno, a&traendo dai rneriti eminenti di Suor Saint- Charles, la proposta di coloro che ce la raccoinandavano BI caldameate presentava una opportunita tutta speciale? Potevamo noi dimenticare che lo stesso corriere il quale do- ve va portarle'la partecipazione del premio da noi assegna'tole, le avrebbe re^ato iasieme il triste racconto delle pene sopportate in terra di Francia dalle sue sorelle di religione? Turbata, trafitta, da quelle totizie essa si sara doinandato angosciosamente perche mai la vita di sacri- fizio alia quale colle sue compagne si e conaacrata possa attirare loro tanto olio ! Speriamo che in quei momenti essa abbia trovato qualche conforto nel vedere che altri uomini, i quali credono di avere qualche piu fondato diritto a parlare in nonie del sentimeato francese che non i proscrittori di un giprno, s'accordano per contrario, seoza distinzione di opiniohi* e di credenze, a renderle pubblico omaggio di riconoscenza e di aoamirazione. »

N5 nieno important! soao le parole con cui 1'onorevole aecademico ohiuse la sua eloquente esposizione. Dopo di aver notato il fatto che delle 97 persone stimate degne di preinio, 22 sole sono conjugate e le altre 75 sono celibi (il che dovrebbe far riflettere coloro che preten-

112 CRONACA

dono trovare nel voto di castita una causa legale d' incapacita) passo ad esaminare i motivi che le determinarono a compiere i loro atti virtuosi. Ricordo a tal proposito coine, tre anni prima, Jules Lemaitre, spirito certamente non sospetto di pregiudizii, avendo studiato lo stesso quesito, era stato coadotto a dover aminettere che la massima parte delle premiate s' incontra fra le persone che hanno fede religiosa e operano il bene colla speranza del paradiso. « Alia stessa conclusione ho dovuto venire anch'io, soggiunse il Thureau-Dangin ; tutte le volte, ed e" il caso ordiuario, che ho potuto distinguere un motivo morale nelle azioni, esso era un motivo di religione e non mai altri- menti. Eppure non si pud dire che 1'Accadeinia sia andata a cercare la virtu da ricompensare all'ombra delle chiese piuttosto che altrove. II suo invito s' e rivolto a tutti : ed a conviucere ognuno che qui non vi & alcuna influenza clericale basti sapere che la maggior parte delle candidature ci sono proposte per I' intermezzo dei prefetti e col loro giudizio favorevole. Non credo recar loro verun danno con tale rive- lazione : del resto non faccio nome di alcuuo. Da, cio, si noti bene, non pretendo ricavare che noa ci possa essere abnegazione e earita eroica se non sotto 1' ispirazione delle credenze religiose. No; voi ed io conosciamo tutti degli es^mpi contrari : ma io ne conclude she nel piu degli uomini, sopratutto nel mondo degli umili e dei semplici tra i quali sono scelti i candidati del premio Montyon, nel popolo delle campagne e delle cltta, la fede e la sorgente ordinaria e quasi unica delle grandi virtu e degli straordinarii sacrifizi. Non discuto una tesi filosofica, accerto un fatto. Or bene, far la guerra eome avviene oggi in Francia apertamente, stava per dire ufficial- mente, per distruggere ogni senso di religione nel popolo, non e mettersi a repeataglio d'inaridire la sorgente stessa di quegli atti? Con che cosa si pensa supplirvi? 0 si crede forse che la societa possa fare a meno di quelle virtu, senza trovarsi allo sfcesso momento deca- duta, avvilita, scoronata? Sono onorevoli per una nazione le ricchezze, la scienza, le lettere, le arti, la raffinatezza generale; ma non bastano. A correggere una civilizzazione troppo avida di godimenti e di prosperita materiale ie e necessario un certo fermento di morale di- gnita, di virtu eroica e, per dir la vera parola, di santita. I sacrifizi di questi um'.li e poveri che noi coroniamo quest'oggi sono poca cosa a rispetto di tanti vizi e di tanti delitti non solo, ma di tante vite mediocri, volgari, egoiste... eppur questo poco e molto, joichesalva alineno 1'onore delPumanita, espia 1'altrui vilta, e la protesta del- 1' ideale contro tutto quello che cerea abbassare la vita : sono i dieci giusti, la cui present avrebbe bastato, perche Dio perdonasse a So- doma ed a Gomorra. »

CONTEMPORANEA 113

INDIA (Nostra Correspondents,). 1. L'India e il nuovo Ministero inglese. 2 La spedizione militare contro il Tibet. 3. Prodotti mineral! dell'India nell'ultimo deceanio. 4. Le vittime dei serpenti e delle bestie fdroci. 5. II Delegate apostolico Mgr. Zaleski in visita negli Stati di Travancore e di Cochin. 6. Notizie varie.

1. L'Inghiltorra ha un nuovo Ministero ; perch&, quantunque ri- manga al suo posto il primo Ministro, pure il rimpasto e stato quasi totale. Delia scomparsa di Lord Hamilton dal suo posto di Segretario per 1'India, noi siamo contentissimi, perehe, a vero dire, tutti, qui in India, ne erano piu che stanchi; ma non siamo ugualmente con- tenti del sigaor Brodrick a suo successore. lofatti, non si capisce come mai ii signor Balfour abbia pensato di fare del Brolrick il segretario dell'India ! E non e il passato ministro della guerra un uomo scre- ditato davanti tutto il paese ? E quali doti ha egli mai mostrato che lo rendano atto a governare in compagnia di Lord Curzon quest'im- menso impero? E vero, ne pud negarsi, che un cattivo ministro della guerra potrebbe diventare un ministro buono anzi ottimo per 1'India; ma i suoi precedenti, le sue tendenze, le sue pratiche ci permettoao di dubitarne. Si aggiunga a tutto questo che il Brodrick, pochi mesi fa, proponeva di gefctare sulle spalle dell'India la spesa dei soldati acquar- tierati nel Transvaal, come si disse gia in altra corrispondenza. Per allora il Brodrick fu sconfitto ; ma il tentative serve a mostrare quanto quel signore abbia a cuore i veri interessi di questi poveri indiani. Ed era esso 1'uomo piu atto a diventare segretario per 1'India ?

II signor Chamberlain si e ritirato dal Ministero al fine palese di cominoiare una campagna in favore del protezionismo. Questa qui-1 stione interessa vivamente a ache 1'India, alia quale un po' di tariffe preferenziali farebbe assai bene. II libero commercio, spinto all' ec- cesso, ha cagipnato non pochi danni a questo povero paese. Cent'anni fa, un'immensa area delle migliori terre dell'India era verde verde per infinite canne da zuccaro, il quale formava una delle piu profittevoli esportazioni dell'India in Europa. Lo zucchero di barbabietole, fabbri- <jato in gran copia in Franoia, Germania, Austria e Belgio, e importato liberamente in questo paese, ha uccisa I'industria indiana, ei ora lo zucchero di canna si fabbrica in poca quantita e quasi tutto per consume interno. Le cose, due anni fa, giunsero a tale, che Lord Curzon sanci alcune tariffe speciali contro gli zuccheri esteri, e gia la coltivazione della canna ritorna a fiorire. Si dica lo stesso, benche in miaore proporzione, di certi prodotti maaufatti dell'India ed anche di prodotti graggi, coma della juta, dell'indaeo, del caffe, del te, del cotone, di altre fibre vegetali, e di una quantita di medicinali e di altre materie gregge, le quali, trent'anni fa, entravano liberamente

1904, vol. 1, fasc. 1285. 8 28 dicembre 1903.

114 CRONACA

e senza dogana alcana nella Germania, nell'Austria, nel Belgio, in Italia e negli Stati Uniti ; laddove ora, grazie ai prodotti chimici ar- tificial! germanici e alle tariffe che quasi tutte le nazioni hanno adot- tato, vengono smerciate con maggiore difacolta e minor profitto, o trovano uno sbocco affatto libero nella sola Inghilterra. D'altra parte, non puo negarsi che 1'adozione da parte deH'Inghilterra di tariffe prefsreaziali potrebbe, in certe cose, danneggiare questo paese, od esporlo a subire nei porti ancora liberi la pana del taglione che non si mimchera di applicare all'Inghilterra.

A fine di studiare il difficile e complicate problema, il Governo imperiale mandd, mesi fa, Sir Edoardo Law in India. Oggetto spe- ciale della sua visita era di vedere quali conseguenze avrebbe per Tlndia il sistema fiscale ideato dal sigaor Chamberlain. Dalle sue ri- !;3 e da queiie del Minicjtro delle finanze risulta che 1'lndia, al presente, a cagione delle tariffa prefarenziati, soffre assai poeo nelle sue esportazioni di niaterie gregge, le quali, essendo affatto necessarie ail'Europa, troveraano sempre, se non la porta del tutto aperta, nean- ehe del tutto ehiusa; ma per converse, ci rimette assai nelle sue esportazioni di cotone, di riso? di caffe e di te. L'India, durante 1'anao scorso, esporto all'estero riso pel valore di 187 ,,800, 000 rupie, (la rupia vale lire italiane 1,65); te pel valoredi 73,000,000 rupie. La nazione le cui tariffa danneggiano maggiormente le esportazioni indiane e la Eussia che tassa il cotone greggio indiano per 10 rupie al quintale; 1'indaco per 15 rupie al quintale ; la juta greggia 3 al quintale e il te lira italiane 1(50 per libra, Dopo la Russia viene la Germania eae tassa fortemente i cereaii e gli olii indiani^ la Fraacia e 1' Austria che hanno colpito di alte tariffe ii caffe dell'lndia, e F I tali a che ha impo^to al frumento ind:ano una dogaua di 45 rupie la tonnellata. Intaato psrd, fra Lord Curzon e il Governo imperiale e passato 1'ac- corio che nessun siste ua fiscale verra adottato e stabilito deSnitiva- niente senza prima avverfcirne il Governo indiano, il qtiale potra op- porre sue obbiezioni o suggerire quegL emendamenti che credera piu opportuui.

2. In poohi rnesi, fra poche settimane forse, la conquista del Tibet o almeno la stabilimento di una specie di protettorato da parte degli Inglesi, su qnei p^-Q^Q, sara un fatto compiuto. L'laghilterra mi la ago tempo al Tibet, e Lord Curzon, in ispecie, ha risoluto, qual parte intagraate del suo progra.'iima di Governo, di sottomettere quella regione misterioja a'la poteate Inghilterra, o per lo meno, di sforzarla a ricevere col protefctorato uno o piu uffieiali politici alia Corte del Gran Lama. Ecco came stanco le ragioni e i fatti.

11 Tibet e un' imoieasa terra di circa 463.000 miglia quadrate, situata al di la delle prime catene delle montagne flimalaie. Suoi

CONTEMPORANEA 115

principal! caratteri sono parecchi monti giganteschi, al cm paragone il monte Bianco e i suoi fratelli delle Alpi si riducono a piccole col- line. Era quelle montagne si trovano alcune poehe valli assai pro- fonde, ed enormi altipiani, la cui altezza meravigliosa sul livello del inare, ha fatto dare a tutto il paese il nome caratteristico di tetto del mondo. La regione abbonda di laghi salati e d'acqua dolce, di vasti tratti sabbiosi, o altrimenti aridi, e di pascoli feraoissimi. Qii abitanti, 3.500.000 circa, sono in maggioranza dedicati alia pastorkia e a quelle poche arti che sono assolutamente necessarie a una semici villa, qual £ quella di cui essi godono. Strettamente parlando, il Tibet forma parte deirirapero cinese, ed e governaio da inandarini civili e mili- tari ; in real^a pero e indipendente, e, salvo qualche tributo ehe il Gran Lama di tanto in tanto manda a Pekino, nel resto si regge da se e dispone con assoluta indipendenza dei proprii destini.

L' India per centinaia di miglia corre contigua al Tibet, o imme- diatamente per mezzo di Darjeeling e dell' Assam, ovvero mediata- nieute attra verso gli Stati feudatarii o protetti del Bhutan, del Nepaul e del Sikkim. Non e meraviglia dunque che il frequente contatto coi iibetaui abbia occasionato in quest! ultimi cinquant' anni non poche difference fra 1' India e il Tibet. Alcune di esse sono di natura poli- tica, le piu d' indole commerciale. Nel 1890 e di nuovo nel 1893 fu sottcscritto a Calcutta un trattato anglotibetano nel quale le princi- pal! differenze erano regolate. Da parte dei Tibetani sottcscrisse un JEviato cinese, da parte degi'Inglesi il Yicere. Ma la convenzione, risguardante per lo piu la determinazione delle risnettive frontiere, la repressione di tribu tibetane moleste ai loro vicini indiani, e la stipulazione di trattati commercial!, fu bensi osservata dagP Inglesi, ma in niun rnodo dai Governo tibetano, presso il quale, come gia dissi, Pautorita imperiale di Pekino ha poco o niun peso. Si aggiun- gano a tutto questo gl'intrighi russi a Lhassa capitale del Tibet, in- trighi condotti innanzi per mezzo di lama buddisti della Mongolia russa; la necessita di guardare 1' India da parte del Tibet, dal quale, ov'esso venisse in mano alia Russia o a lei obbedisse, sarebbe facile discendere nell1 India ; la quantita eterminata di giacimenti auriferi che si trovano per tutto il paese e finalmente il desiderio degl' In- glesi di prendersi qualche cosa appartenente, almeno nominalmente, alia Cina, per ricoinpensarsi della Manciuria, annessa ormai defini- tivamente alP Impero russo, e si comprendera di leggeri.la ragione e il fine della spedizione militare ehe sto descrivendo.

Or dunque, sui primi di giugno del eorrente anno, il Yicere Lord Curzon invio nel Tibet il colonnello Younghusband accompagnato da parecchi agenti politici e scortato da 300 soldati Sikki e due caimoni max'm per domandare ragione ai Tibetani dei trattati non osservati

116 CRONACA

e chiedere eke si aprisse agl'indiani, com'era loro dovere, la via del Tibet al commercio.

II colonnello Younghusband arrivd a Khamba Jong in luglio, e chiusosi in un campo fortificato, mando corrieri alia corte del Dalai Lama, avvisandolo della missione avuta dal proprio Governo. Da Lhassa si rispose che gli ufficiali tibetani e oinesi non tratterebbero colle autorita inglesi se non quando esse, ritornando sui proprii passi, avessero ripassate le frontiers indiane. II colonnello rifiuto di obbe- dire agli ordini di Lhassa e fini di fortificare il proprio campo di Khamba Jong. Comincid allora una serie di piccole persecuzioni e vessazioni, colle quali gli ufficiali tibetani e cinesi e la popolazione di Khamba Jong tentarono di stancare la pazienza degl' Inglesi e di sforzarli al ritorno. Ma gl' Inglesi tennero duro. Anzi il colonnello, a fine di occupare utilmente il tempo, fini di stabilire il telegrafo lungo tutta la strada da lui percorsa, quasi 100 miglia a nord di Darjeeling, e fece capire ai tibetani che, se avessero Tardire di offen- dere quei pali misteriosi, male ne sarebbe loro incorso. E i pali ri- mangono ancora, a meraviglia e a terrore della gente del paese, la quale non sa bene, se essi siano cosa del tutto terrena o strani sim- boli della divinita adorata dalle pallide facce dei padroni dell'India.

Finalmente, negli ultimi giorni di agosto un inviato del Gran Lama visito il campo di Khamba Jong. La discussione fu lunga da ambe le parti, ma nulla si conchiuse, e il colonnello, nel congedare il mes- saggero di Lhassa, lo prego a voler ringraziare il Gran Lama della cortesia da lui usata a due inglesi che lo avevano visitato. E meravi- gliandosi 1'inviato di cio, perch& mai, a memoria di uomo, alcun fore- stiero inglese aveva visitato il Gran Lama, il colonnello gli rispose che verainente 130 anni prima due inglesi avevano fatto visita al Gran Lama, e come questi mai non muore, doveva di certo ricordarsi di avere, in una delle sue precedent! esistenze, ricevuto quei due signori inglesi e con loro trattato.

Intanto pero il Governo tibetano, incoraggiato segretamente, come sembra certo, dai Russi, si va preparando alia guerra, ormai inevi- tabile. A Lhassa la popolazione e stata armata, di lancie ed archi i piii, non pochi pero anche di fucili di provenienza cinese e russa. Sono stati arrolati soldati d'ogni specie, persino cinesi e bhutani al di la dei confini, ed anche non pochi lama o monaci buddisti del Tibet hanno lasciato la cocolla e la preghiera per 1'arco, le saette o la lancia. I sacerdoti inoltre, insieme colla santa crociata contro gl'in- fedeli, vanno predicando da per tutto che il presente e un anno pro- pizio per la guerra e che essa, cosi profetizzano i fati, sara fortunata.

II Yicere Lord Curzon, fino a quattro settimane fa, spero possibile una soluzione pacifica della vertenza anglotibetana ; ma vedendo che

CONTEMPORANEA 117

ne ragioni ne minaccie bastavano a rompere 1'ostinazione del Governo tibetano, chiamo a Simla, dimora estiva del Vicere delF India, il co- lonnello Younghusband, e con lui tratt6 dell' impreea. Si risolvette nel Consilio del Yicere di ordinare al colonnello Macdonald, di stanza a Darjeeling, di entrare con una buona mano di soldati nel Tibet per ivi congiungersi colla scorta armata del colonnello Younghusband. Intanto, si stabilirebbe col generale in capo Lord Kitchener un piano di campagna. Questo, almeno nelle sue linee generali, e gia noto. II piccolo esercito indiano varchera la frontiera tibetana sopra Darjeeling, s' impadronira della valle Chumbi, lunga un quaranta e larga un venti miglia, collocata fra il Sikkim e il Bhutan; e poi si volgera verso la citta di G-yangtse Jong, ricca di conventi buddistici e di manifatture, e centre di grande imporfcanza per la capitale one dista di la solo 150 miglia. Avuta in mano la valle Chumbi che e la chiave del Tibet, e la citta di Qyangtse Jong che ne e il cuore, 1' intero paese giacerebbe prostrate ai piedi dell' Inghilterra.

Dei popoli confinanti col Tibet 1' India e sicura di avere alleati il Sikkim e il Nepaul ; il Bhutan e incerto, e forse seguira la fortuna dei tibetani. Fin qui, dunque, tutto arride all'Inghilterra, la quale, impegnata com'e in guerra lunga, difficile e costosa nel Somaliland, non teme punto d'impegnarsi in un'altra al nord dell'India. Ma chi pud scandagliare il futuro? Lasciera la Russia che la sua rivale s'im- padronisca del Tibet? E che cosa dira la Cina, padrona nominale di quella terra misteriosa? Inoltre, Lord Curzon trovera alcune altre difficolta che faranno quietare alquanto il suo ardore bellicoso. Andiamo incontro all'inverno, e lassu, su quel tetto del mondo, a 15.000 e anche 20.000 piedi di altezza sul livello del mare, il freddo & rigidissimo. A ci6 Lord Curzon ha provveduto, ordinando di subito impadronirsi della Valle Chumbi, dove il clima e relativamente mite, per ivi, quando occorresse, passar 1'inverno. Ma piu d'una valle e stata fatale all'esercito inglese! Non lo dimentichi il nostro Yicere! Quanto ad altre compli- cazioni colla Cina, colla Russia o anche colle tribu semibarbare dei confiai tibetani, speriamo nel senno politico del Vicerd, nella forza del braccio di Lord Kitchener e nella prudenza del Gabinetto impe- riale. Ad ogni modo, 1'estremo nord dell'Impero indiano ci promette avvenimenti ed episodii inaspettati e interessanti, ed io non manchero di tenerne informati i lettori della Civiltd Cattolica.

3. Sono apparse, poco tempo fa, le statistiche che riguardano il progresso delie produzioni minerarie dell'India nelP ultimo decennio che va dal 1893 al 1902.

Considerando prima i metalli preziosi, si nota che la produzione del- 1'oro e cresciuta da 107,273 oncie nel 1890 a 517,639 oncie nel 1902, il quale oro viene quasi tutto dalle ricche miniere Kolar nel regno

118 CRONACA

del Mysore, fatta eccezione per 2,179 oncie che provengono dalle mi- niere aurifere della Birmania. Ma nell'India non e 11 solo Mysore che possegga il prezioso metailo. Esso si trova sparso un po' per tutto il paese e le nuove miniere di Hyderabad, quelle di Dharwar e di Sangli nella provincia di Bombay promettono di eguagliare quelle del Kolar.

Quanto al carbon fossile, la sua produzione negli ultimi dieci anni e piu che triplicata. Nel 1902 se ne estrassero da varie parti dell'India quasi sette milioni e mezzo di tonnellate, il piu provenendo dal Ben- gala, (quasi sei milioni e an quarto di tonnellate) e il resto dal re- gno di Hyderabad, e dalP Assam. In questi ultimi mesi si e costituito a Bombay un potente Sindacato fra i cui membri si novera il milio- nario parsi signer Tata, il quale ha per oggetto di lavorare gl'im- mensi campi di carbon fossile di cui sono ricche le province centrali. Un esame accurato dell'area carbonifera, benche non ancora perfetto, ha dimostrato che nelle province centrali vi sono non meno di due cento milioni di tonnellate di carbon fossile, e cid che piti monta, a non molta profondita. L'India dunque, anzi il mondo intero, non deve darsi pensiero di una possibile mancanza di carbone nei tempi pros- simi a venire.

Ferro se ne trova un po' per tutta 1'India, in alcune parti perd, trcppo lontano dal carbon fossile per poter essere lavorato con frutto. Nel Ranigacj, distretto del Bengala, ferro e carbon fossile si trovano appaiati insieme, e la lavorazione, per conseguenza, precede a mera- viglia bene. II ferro delle Province centrali, del distretto di Salem nella presidenza di Madras e i grandi depositi del Deccan, aspettano di essere estratti dalle viscere della terra quando il carbon fossile li aiutera a vedere la luce del sole.

La Birmania e I'Assam producono una grande quantita di petrolic che va crescendo ogni di pm. Nella sola Birmania se ne estrassero Dei 1900 37 milioni di galloni, 49 milioni e mezzo nel 1901 e 55 mi- lioni nel 1902. L' Assam poi ne produsse nel 1902 un milione e tre quarti di galloni, cice il doppio di quanto aveva prodotto nel 1901. Se le cose continuano cosi prosperarnente, fra non inolto i petrolii russi e nordamericani saranno cacciati dall'India, con non poco be- nefizio di questo paese.

La produzione del sale in India, varia assai poco da anno in anno, il piu di esso essendo sale artificiale, ottenuto per evaporazione del- 1'acqua marina sulle coste dell'India. Nel 1902 la Presidenza di Bom- bay ne fece 381,611 tonnellate, la Presidenza di Madras 358,450 ton- nellate, il lago Sambhar nell'India settentrionale ne diede 469,177 tonnellate, e un altro poco fu estratto dagli iminensi depositi di sale di roccia, contenuti in nna certa catena di montagne nel Punjab, co- nosciuta sotto il nome di Punjab Salt Range boulder-led. Per cause

CONTEMPORANEA 119

pero di natura tecnica ed economica, dovranno forse passare molti anni prima cho 1'uoino possa sfruttare a suo bell'agio quei portentcsi e ricchissimi deposit! salini.

Un altro prodotto minerale che frutta assai all'India £ il manga- nese del quale sono assai ricche le Province centrali, la Presidenza di Madras e il Bengala. Nelle Province centrali se ne estrassero 35,356 tonne! late nel 1900, le quali crebbero a 89 , 609 tonnellate i?el 1902. Nella Presidenza di Madras per converse discesero da 92,458 nel 1900 a 68,171 tonnellate nel 1902. Al presente 1 'India e terza fra i paesi che producono manganese,

Altri minerali che si estraggono in certa abbondanza nell'Indiar sono la mica, la grafite, la saffirlna e parecchie pietre dure, le quali esi- stono in gran copia in tutta 1'India. Ma questi prodotti, ad eccezione della mica, che nel 1902 frutto all'India un milione e 500 miia lire italiane, sono di poco valore economico per 1'intera nazione.

4. E uscito lo specchietto col conto finale delle vittime dei ser- pent! e degli animal! feroci nell'Jndia durante 1'anno 1902. Dalla sta- tistica risulta che i serpent! hanno sulla coscienza la rnorte di ben 23 166 persone ; e altre 2836 vennero nccise dalle bestie feroci, il che- fa un totale di 26,002 morti, dovute a cause accidental!, non esistenti nei paesi civil! di Europa. Delle 2836 morti, cagionate dalle belver 1016 si devono attribuire alle sole tigri, il resto a iene, volpi, leo- pardi ed orsi.

Le tigri uccisero nel Ben gala 544 persone, e in Palama, piccola terra di quella Presidenza, una di quelle teriibili bestie ne mangia essa sola da trentasette a quarantatre. II numero di animali domestic! uccisi dalle belve sail nel 1902 a 80,797, laddove nel 1901 fu di 78,896 ; e i cap! di bestiame uccisi da! serpent! furono 9019, mentre nel 1901 salirono a 9123. Le tigri da se sole ne uccisero 30,555, i leopard! 33,211, le volpi 4719, e le iene 2387. II numero delle tigri, leopardi, orsi, volpi e iene uccise dai caeciatori fu rispettivamente di 1331; 4313; 1858; 2373 e 706. Si uccisero anche 72,595 serpent!, contro 70,284 uccisi nel 1901. Si pagarono dnl Governo 100,987 rupie in premii conferiti ai caeeiatori ed uccisori di bestie feroci, e 3529 rupie per la distruzione dei serpent; .

Fra tufete le province dell' India, il Bengala e quella dove la mor- talita di uomini da parte dei serpent! o di animal! feroci e piu alta, avendo uccise le tigri, come dicemmo, in quella provincia, 544 per- sone sopra un totale di 1046, cioe una buona meta ; e i serpent1 to- gliendo la vita nella stessa Provincia a 11,150 persone contro un to- tale per tutta 1' India di 23,166. Tutto sommato, le statistiche per 1'anno 1902 rnostrano una legglera diminuzione Eelle morti cagionate da animali feroci, sopra quelle del 1901 ; perche laddove in quell'anno

120 CRONACA

furono, come si disse, 26,002 ; nel 1901 salirono a 26,461, Ad ogni modo pero il numero e ancora assai alto, troppo alto, e sarebbe tempo che il Governo vedesse di prendere la cosa a euore e di inettervi ri- paro. L'impresa e in verifca un po' difficile, come spiegammo altra volta : ma con tutto cio, uno sforzo e assolutamente necessario per impedire alle fiere del bosco di riscuotere da questa povera gente un cosi largo tribute di sangue.

5. Giace il regno di Travancore adoccidente dell' India, sull'oceano indiano e si stende lungo la costa per oltre 400 miglia inglesi fino al Capo Comorin che e la estrema punta dell' India. II regno e se- mindipendente, tributario degl' Inglesi e lo governa un Maharajah indigeno, di religione pagana e dell'antica casta militare. Presso il sovrano esercita ora le funzioni di residente o ambasciatore britannico il signer Mackenzie, bravo e buon cattolico inglese, il quale colla voce, cogli scritti e colle opere onora grandemente la Chiesa della quale e divotissimo membro. I cattolici del regno di Travancore hanno per Missionarii i reverendi Padri Carmelitani scalzi che da molti anni reggono quella ed altre Chiese vicine dell' India.

Or volendo quei Padri erigere a Trevandrum, capitale del regno di Travancore, sopra una collina vicina alia citta, una Chiesa e un monastero, pregarono sua Eccellenza Monsignor Zaleschi ad onorarli della sua presenza e a mettere la prima pietra degli edifici. II Dele- gato apostolico aceettd volentieri il cortese invito e il 25 ottobre sbar- cava a Quilon.

Non e cosi facile dire le feste che furono fatte al rappresentante di Sua Santita Papa Pio X. Dal molo alia chiesa Sua Eccellenza passo sotto archi di trionfo e fra due fila di buoni cattolici, inginocchiati a ricevere divotamente 1'apostolica benedizione. E non furono i soli cat- tolici a fargli onore. Signori protestanti, avvocati pagani e numerosi ufficiali del Governo si unirono alle migliaia di cattolici neil'onorarlo colle mostre piu belle di affetto e cortesia. Naturalmente, i primi a fargli grata accoglienza furono il clero con alia testa Mgr. Ferdinandus vescovo di Quilon, Mgr. Benziger Yescovo coadiutore, Padre Dome- nico e molti altri religiosi e sacerdoti. II giorno dopo, il Delegate ce- lebro nella Cappella episcopale di Quilon, ricevette le visite ufficiali dei maggiorenti cattolici e pagani, diede la sera in grande solennita la benedizione al popolo nella cattedrale a Tangacherry e poi il giorno seguente, per tempo, parti per la capitale. Alia sera Sua Eccellenza arrivo a Trevandrum.

Quivi si rinnovarono, ma in forma molto piu solenne, gli onori e le cortesie che il Delegate aveva ricevuto a Quilon. II signer Mackenzie lo voile suo ospite per tutti i giorni che si sarebbe fermato nella ca- pitale. II Maharajah gli concesse un'udienza, durante la quale s'in-

CONTEMPORANEA 121

trattenne con lui affabilinente. Dopo il principe, visito anche il suo prirao ministro o Dewan. Durante la sua dimora a Trevandrum non mancarono procession! solenni, feste religiose, archi di trionfo per le vie, letture d'indirizzi ia inglese, latino e nelle lingue del paese, nei quali si celebravano i stioi meriti, visite alle chiese, alle scuole, al- 1'orfanotrofio, ai lebbrosi, e finalmente il 28, essendosi schiarito un po' il tempo, pose sul colle Carmelo la prima pietra della futura chiesa e del convento carnaelitano che saranno fabbricati su quella cima. II signer Mackeczie colla sua figliuola, insieme a una grande moltitudine, erano presenti alia cerimonia. II Delegate, dopo la funzione, predico agli astanti. Fece 1'elogio dei Padri carmelitani, ricordo ai cattolici il gran bene ch'essi ricevevano dalla Missione e poi s'intrattenne a lungo sulla digoita e sui vantaggi della vita monastica, esortando i cattolici indigeni allo spirito e alia vita religiosa. Ringraziando infine Sua Altezza reale il Maharajah per la bonta sempre da lui mostrata verso i suoi sudditi cattolici, si fini la festa col chiudere entro la pietra benedetta una pergamena recante i nomi del presente Papa, del Re Imperatore Edoardo, del Maharajah di Travancore, del Ye- scovo di Trevandrum e dei sacerdoti del luogo, ad eternare la memo- ria di quella fondazione.

Dal Travancore, Sua Eccellenza Monsig. Zaleski passo a visitare il vicino regno di Cochin, esso pure, come il Travancore, governato da un Rajah indigeno, di religione pagana e della casta militare. II giorno 9 arrive alia capitale, dove fu ricevuto dai cattolici, dal Clero e dal Yescovo cogli onori dovuti al suo grado di rappresentante del Sommo Pontefice. II delegate apostolico nella sua visita al Malabar si propone anche di quietare le division! che esistono sciaguratamente fra i cattolici Siro-Caldei, governati dai tre Yicarii apostolici indi- geni di Changanacchery, Ernaculam e Trichur. Fino al 1897 questi cattolici di rito siro-caldeo, che pel lore numero formano il grosso della popolazione cattolica del Malabar, erano governati da Yescovi europei e di rito latino. In quell'anno, il Sommo Pontefice Leone XIII di s. m. annuendo ai loro desiderii, li affido a tre Yicarii apostolici della loro stirpe, e del loro rito, nelle persone dei Monsignori Matteo Makil per la diocesi di Changanacchery, di Mons. Luigi Pareparambil per la diocesi di Ernaculam e di Mons. Q-iacomo Menachiry per la diocesi di Trichur. I cristiani di rito siro-caldeo, in numero di circa 265.000, sono cono- sciuti nell' India meridionale sotto il nome di cristiani di S. Tornmaso, a cagione dell'antichissima tradizione che da 1'apostolo S. Tommaso per loro Apostolo e Padre. Questi cristiani sono sventuratamente divisi in due caste, le quali troppo spesso degenerano in fazioni ; i nordisti ed i sudisti. I primi sarebbero i discendenti dei nobili bramini, convertiti da S. Tommaso; i secoadi i discendenti dei servi dei Bramini, ovvero i

122 CRONACA

discendenti di quelli fra i Bramini che confcrassero matrimonio con doane di bassa casta. Fra i nordisti ed i sudisti vi e una quasi totale sepa- razione civile, e anche in fatto di religione evitano di venire a troppo frequenti contatti, il che e cagione fra loro di liti frequenti e pericolo continue di scismi. Nella diocesi di Changanacchery il Yicario apostolico Monsignor Makii appartiene per stirpe ai sudisti, ed i nordisti quasi quasi hanno fatto soisma da lui. Ora, in questa visita del Delegate apostolico, i sacerdoti cattolici nordisti della diocesi di Mgr. Makil lessero a Mgr. Za~ leski una pefcizione, colla quale lo pregavano ad interporsi presso la Santa Sede, perche, lasciato Mgr. Makil a Vescovo dei sudisti, si pas- sasse ad eleggere un Yescovo dei nordisti nella persona di un sacerdote della loro stirpe e casta. Aggiunsero che i sudisti ben potevano fare una diocesi da se, essendo essi non meno di 5000U. E cio che e piu strano. gli stessi Puthenkur cristiani siro-caldei scismatici si unirono ai cattolici nordisti della diocesi di Changanacchery per domandare la elezicne di un Vescovo nordista. Lo stato presents delle cose a Chan- ganacchery non e senza gravita, perche i cattolici nordisti minacciano, ove non siano esauditi nelle loro domande, di passare allo scisma gia- cobita. Questa minaccia non e fatta all' aperto e senza velo, ma si lascia intravedere. D'altra parte, il dividere la diocesi in due campi, ognuno dei due soggetto a un capo speciale, scinderebbe la Diocesi, rinnoverebbe il tanto tenmto male della doppia giurisdizione e farebbe credere ai pagani che la Chiesa fa differenza fra nobili e plebei, fra ricchi e poveri. Contro a cio, si metta nell'altro piatto della bilancia il pericolo di scisma, 1' impossibilita nella quale si trova Mgr. Makil di governare la diocesi, e si dovra concludere che la questione e ardua e spinosa e di non facile soluzione. II Delegato apostolico ha dunque materia abbondante per esercitare la sua prudenza ed il suo zelo, e noi gli auguriarno che il Signore benedica i suoi santi sforzi.

6. Lord Curzon, da qui a pochi mesi fara ritorno in Inghilterra per riposarsi alquanto dalle non piccole fatiche da lui sostenute nei cinque anni del suo governo. Pare che durante la sua assenza fun- gera da Vieere Lord Ampthill, Governatore di Madras.

Lord Kitchener, generale in capo delle truppe imperiali nell'India, il 15 novembre, incontro una grave disgrazia. Mentre ritornava a Simla, citta di sua residenza estiva, il suo cavallo, impauritosi subitamente nel passare un traforo piuttosto oscuro, si getto violentemente da una parte contro le pareti di quello. Per caso, proprio in quel punto sporgeva in fuori il capo di una trave. Questa colse una gamba del generale sopra il collo del piede e gliela spezzo netta netta. Si spera che Lord Kitchener, curato a tempo e bene, si potra in breve rimet- tere interauiente.

II Yicere Lord Curzon e parti to pel Golfo Persico, accompagnato

CONTEMPORANEA

da pareochie navi da guerra, da: suoi segretarii di Stato e da alcuni agenti politic]. Durante il viaggio visitera e premiera i principi e i capi delle tribu amiche dell'Inghilterra, comporra certe vertenze esi- stenti fra di loro e col Governo inglese e incutera rispetto e timore ai nemici dell' Inghilterra.

La Begum o regina di Bhopal fece vela per la Mecca il 30 ottobre. Da buona mussulmana, la regina si reca cola per sua devozione.

LT ultima settimana di ottobre, i morti di peste salirono in tutta 1'Indiaa 18177. Come sempre, incominciando la stagione secca e fresca, anche la peste va crescendo rapidamente. I morti aumentarono in modo speciale nella Presidenza di Bombay e nelle Province centrali.

Sulla fine di settembre approdarono a Pondicherry dalla Francia quattro maestrine patentata laiche le quali sostituiranno le religiose espulse nell'educazione della gioventu femminile. Due resteranno a Pondicherry, una andra a Karikal e 1'alfcra a Mahe. L'Arcivescovo di Pondicherry, Mgr. Gandy, accompagnato dal Rev. Padre de Qui- nelays, essendo da gran tempo malandato di salute, e partito per la Francia dove restera fino a perfetto ristabilimento.

II dieci novembre si e aperto ad Allahabad il Congresso generale dei terziarii francescani. Erano present! 34 sacerdoti e 132 secolari e tutto passo colla massirna cordialita e col piu bell'ordine. Ma di questo Congresso scrivero piu distesamente la prossima volta.

IV. COSE VARIE

1. Una nuova bandiera nazionale. 2. La durata della vita umana. 3. La produzione libraia annua in Germania.

1. Una nuova bandiera nazionale. In mezzo al ghiaccio dell'ateismo legale ed ufficiale onde piu o meno son presi generalmente gli Stati d' Buropa, fa bene al cuore e lo allarga il vedere laggiu nella lontana America una nazione, che trattando di formarsi la sua propria ban- diera, sta adoperandosi per farvi campeggiare nel mezzo il piu augusto simbolo della religione, cioe 1'imagine del S. Cuor di Gesu.

Sul principio dell'anno teste tramontato, un certo nuinero di cit- tadini di Quebec si unirono insieme nel patriottico pensiero di for- mare un disegno di bandiera, che servisse di enable rna per r^nnodare tutta la stirpe canadese-francese, sparsa in tutto il Continente del- 1' America del Nord, e che potesse distinguerla da quelle altre stirpi che alzano lo stendardo britannico o lo stellato. Converfnero dunque nello scegliere la bandiera di Carillon (iuogo ove i francesi riporta- rono sugl'inglesi una memoranda vittoria) cioe i quattro gigli bian- chi, su campo azzurro, sostituendo alle armi della casa di Francia

124 CRONACA

una gran oroce bianca, portante nel centre I'emblema del S. Cuore. La proposta fu accolta da per tutto con entusiasmo, come quella che interpretava si bene il sentimento patriottico e il religiose dei cana- desi. Molti giornali del Canada e di fuori applaudirono alia risolu- zione di Quebec ; e poco dopo, perfino un tremila chilometri lungi da Quebec, cioe" nel Collegio di S. Bonifacio, quegli applausi trova- rono eco in una accademia scientifica e letteraria, tenuta ad onore dell' Arcivescovo Mr Langevin. Non appena il giovane Enrico Man- seau comparve sul palco impugnando con nobile altenezza 1'asta del suo glorioso stendardo, gli evviva scoppiarono universal! : e preso ch'egli ebbe a cantare con molta espressione un inno su quel sog- getto, al termine di ciascuna strofa si rinnovarono piu fragorosi ; ma la finale che diceva :

Sur mon drapeau, qui marche a ta lumiere, 0 Christ, o Roi, je veux ton divin Coeur !

questa finale fu salutata da un'ovazione entusiastica.

Da quel momento different! comitati formaronsi in different! citta per prornovere la bella idea, e in piu luoghi si comincio a metterla in pratica. Sul Collegio di Monreale gia si veie sventolare il nuovo labaro. La Casa Cadieux e Derome 1'ha inalberato anch'essa e si of- fre ad eseguire le ordinazioni che sara per ricevere. Lo stesso dicasi d'altre case commercial!. II popolo 1'acclama con vivo ardore tanto agli Stati Uniti, quanto al Canada : gia in molte feste ha avuto il posto d 'onore, e tutto fa prevedere che presto diventera veramente nazionale.

Or questo rnagnifico movimento, nel quale al sentimento di pa- tria si unisce si spiccatamente quello di religione, non e egli una onorevole ammenda che il Canada francese fa delle colpe e dei sacri- leghi scandali di che sta macchiandosi in Buropa la madre patria ?

Anche a questo titolo dunque si abbiano quei generosi anche da Koma una parola di lode e d' incoraggiamento. E pero noi facciarno nostri ben volentieri que' versi, coi quali un francese-canadese inco- mincia una sua poesia indirizzata ai canadesi-francesi :

Notre France n'est plus 1'antique et noble terre... Sur ses champs de>astes souffle un vent de courroux. Elle a chasse le Christ: sa race de'genere... Pour retrouver la France il faut aller chez vous.

2. La dtirata delta vita umana. Suo aumenlo sorprendente. II si- gnor Davide Paulin, amministratore della compagnia scozzese di assi- curazione sulla vita, ha communicato alia Actuarial Society di Glasgow, un articolo interessantissimo intitolato : « Un Controsto, 1801-1901 »

CONTEMPORANEA 125

che meriterebbe d'essere -citato per intero ; pero, siccome la ristret- tezza dello spazio non ce lo perinette, ne citeremo soltanto pochi brani. Pare che in Xnghilterra nell'anno 1801, la durata media della vita umana fosse di soli 40 anni, mentre oggi giunge quasi a 51 anno. L'aumento poi della vita umana negli altri paesi del mondo sarebbe il seguente :

In Inghilterra la vita si e allungata di 11 anni 107 giorni » Scozia » » » » 10 » 275 »

» Ungheria » » » » 13 » 273 »

» Svizzera » » » » 14 » 136 »

» Francia > » » » 9 » 91 >

» Olanda » » » » 10 » 215 »

» Norvegia » » » » 6 » 254 »

» Prussia > » » » 11 » 155 »

» Italia » » » » 10 » 234 »

Questo auiflento nella durata media della vita umana e dovuto a piu cause, fra le quali sono tenute per principali 1' igiene migliore, il vitto piu sano e in maggior copia, il progresso della medicina e spe- cialmente della chirurgia, che da sola salva un gran numero di vite umane, 1'accrescimento della ricchezza pubblica che rende possibili alle classi povere certi comodi, loro sconosciuti 100 anni fa, la mag- giore facilita di cambiar aria e di usare i bagni a buon mercato, 1'uso che diviene sempre piu comune di contrarre matrimonio ad eta pii\ provetta, e parecchie altre cause analogue a queste.

II Paulin avverte anche che la media comparativa da lui ottenuta ha un valore veridico relative, non assoluto, perche le statistiche dei primi anni del secolo passato sono poche e poco sicure ; aggiunge di piu che dalle statistiche recate piu sopra appare che 1'aumento non e uguale per ogni nazione, la quale cosa dipende da ragioni speciali ad ognuna di esse, ovvero anche dalla maggiore o minore mortalita che in esse da prima dominava, come e il caso dell' Ungheria, dove un secolo fa la mortalita era spaventosa.

3. La produzione libraria annua in Germania. Le statistiche del commercio librario in Germania, regolato cola con sistema ordinatis- simo e senza riscontro in alcun'altra nazione, dimostrano che la pro- duzione dei libri in questi ultimi anni ha preso un incremento, che a' tedeschi stessi riesce spaventoso.

L'anno 1899 aveva prodotti 23,719 libri nuovi ; nel 1900 questi erano divenuti 24,792 e nel 1901 gia erano saliti a 25,331. 'NelPanno scorso 1902 la cifra s'accrebbe ancora e tocc6 i 26,903. La domanda che erompe spontanea dinanzi a tanta fecondita, e questa : chi leg gera tutti questi libri? La popolazione discente potra tener dietro nella foga alia popolazione docente e stampante?

126 CRONACA CONTEMPORANEA

In questo accresoimento hanno parte quasi tutte le discipline. Per altro, come e facile a immaginare, quella che prevale e la cosidetta belia letteratura (teatro e racoonti popolari), che mentre nel 1901 aveva dato il contingente di 3406 opere nuove, nel 1902 ne diede 3808.

Quindi seguono gli scritti suU'educazione e suH'insegnamento, com- presi quelli per la gioventu.

L'aumento importa qui 252 opere piu che nell'anno avanti. La pedagogia e anzi tra tutti i generi letterarii, o librarii che ei voglia chiamarli, il piu fecondo. Essa sola fornisce alia produzione delPanno 1902 piu della sesta parte, cioe 405'0 opere nuove. Se bastasse il nu- mero, converrebbe riconoscere che all'educazione del popolo tedesco & ben provveduto.

Oltre alia due predette discipline, compariscono con degno contri- bute la teologia che novera 2446 nuove pubblicazioni, e le scienze giuridiche e politiche con 2189.

Seguono la rnedicina con 1833, la filologia e la scierza delle let- tere con 1757, commercio e industria con 1727, geografia 1447, scienze naturali e maternatiche 1301, storia 1044.

Tra queste le scienze giuridiche e politiche sooo in leggera di- minuzione in rispetto all 'anno precedente ( 57); le sciecze naturali e matematiche ( 31); la seienza delle biblioteche, bibliografia, enci- clopedia, universita ecc. per 3, e libri varii non classificati per 41.

OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE £

Annuario ecclesiastico pel 1904. Roma, S. Silvestro in Capite, 1044 p. L. 5.

Bosio da Trobaso P. A. Storia universale della Chiesa Cattolica da Gesii Cristo a Pio X ad uso dei Seminarii e del giovane Clero. II. No- vara, Salesiana, 1903, 8", 488 p. L. 5.

Bollettino di Numismatica e di arfe della Medaglia period, mens. anno I, 1903, Dirett. Dr. SERAFINO RICCI. Milano, Cogiiati, 8°, L. 3,50.

Buffa G. B. L'educatore nell'esercito. Melfi, Liccione, 1903, 8°, 216 p, L. 2,50.

Catulli A. M. 0. P. Definitiones logicae et metaphysicae generalis excerptae ex Summa Philosophica Emi Fr. Th. card. Zigliara in com- modum tyronum pro examine subeundo. Romae, Besclee, 1904, 8°, 98 p. L. 1,25.

D'Eyragues B. Les Psaumes traduits de I'hebreux. Parfe, Lecoffre, 1904, 16°, LXIV-428 p. Fr. 4.

1 Non essendo posslbile dar conto delle molte opere, che ci vengono Inviate, con quelli: soilecitadine che si vorrebbe dagli egregi Auiori e da aoi, ne diamo iatanto un annunxic sommario che non importa alcnn giadizio, rlserbandoci di tornarvi sopora a second* dell'op- por^uiiita e dello spazio conoesso nel periodioo.

OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE 127

Dissertazioni dell a Pontificia Accademia Roinana di Archeologia. Ser. II. 8°, Roma, Vatic an a, 1903, 4*, XVI-536 p.

Drertip E. Homer (Weltgesch. in Karakterbilden. I. Altertum). Miin- chen, Kirchheim, 1902, 8°, 146 p. M. 4.

Franz A. Die Messe im deutschen Mittelalter. Beitrage zur Geschi- chte der Liturgie und des religiosen. Freiburg i. Br., Herder, 1902, 8°, XXII-770 p.

Galea S. P. sac. De constitutions Apostolicae Sedis commentarius ex operibus gravissimorum doctorum excerptus. Roma, Filiziani, 1903, 16°, 288 p

Gentile L. sac. Un serto di lodi a Maria, o brevi riflessioni sulle Li- tanie Lauretane. Asti, Michelerio, 1903, 24°, 224 p.

Gietmann G. S. I. Sorensen J. S. I. KunstleJire in filnf Teilen Fiinfter Theil. Aesthetik der Baukunst. Freiburg i. Br., Herder, 1903, 8°, X-390 p. M. 6.

Iniprimerie (L') Catholique de Beyrouth et son ceuvre en Orient (1853 1903). Bruxelles, Polleunis, 1903, 8°, 144 p.

Msrucchi O. Le memorie degli Apostolt Pietro e Paolo in Boma. Cenni storici ed archeologici. 2a ed. riveduta. Roma, Pustet, 1903, 16°, 200 p.

Mueller A. S. I. Elementi di astronomia ad uso delle scuole e per istruzione privata. Astrometria Astromecoanica. Roma, Desclee, 1904, 8°, XVI-604 p. L. 10.

Olivi L. Primavera in Oriente. Firenze, libreria editrice iiorentina, 1903, 8°, VL274 p.

Pastor L. Geschichte der Pdpste seit dem Ausgang des Mittelalter 'S . Zweiter Band. Pius II Sixtus IV. Dritte und vierte Auflage. Frei- burg i. Br., Herder, 1904, 8°, LX-816. M. 11.

Pozzan P. sac. Manualetto catechistico educative per organizzare con metodo rationale i Catechismi parrocchiali. Chieri, Pia Opera Catechi- stica, 1903, 24-, 64 p. Cent. 20.

Salinas A. Breve guida del Museo nazionale di Palermo. Palermo, Vena, 16°. 104 p. con illustrazioni.

Scotti G. Lezioni di propedeutica biblica. Question! dogmatiche e critico-letterarie. Napoli, D'Auria, 1904, 8°, 276 p. L. 3. Rivolgersi al- TAutore, Seminario d'lschia.

Segerstedt Torgny K. Till fragan om polyteismem uppkomst. Aka- demisk Afhandling. Stockholm, 1903, 16°, 128 p.

Sortais G. Excursions artistiques et litteraires. Premiere serie. Pa- ris, Lethielleux, XVI-260 p. Fr. 2,50.

Spadoni D. L'arte dei Mercatanti nel comune di Macerata con cenno storico sulle altre arti. Macerata, tip. sociale, 1903, 8°, 56 p.

Tend! L. Batta, aw. Trattato teorico-pratico delle tasse di registro. Firenze, libreria ed. fiorentina, 1904, 8°, XXXIV-576 p. L. 6,60.

Uberti C. Praelectiones Sacrae Liturgiae juxta reformats decreta di- gestae. Editio altera. Ravennae, Artigianelli, 1903, 16°, 208 p. L. 2.

Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. BUSTELLI A.M. 11 concetto e la misura delta massa nelle istituzioni di meccanica razionale. Roma, Balbi, 1903, 8°, 52 p. FALCONE F. Idee sparse e note di taccuino Vasto, Anelli, 1903, 8% 64 p. LANZONI F. can. Sopra un manoscritto antico intorno alia vita del

128 OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE

B. Nevolone faentino Nota critica Faenza. "Novell!, 1903, 8°, 22 p. PASINI- FRASSONI F. Adalherto He d' If alia. (Estr. Rivista del Collegia Araldico I, 10-11), Roma, Unione Cooperatlva, 1903, 8°, 16 p. RICCI SERAF1NO Dr. Delia nereyfiita di una bibliografia sistematica italiana per tutte le discipline archeologiclie. Prato, Giaclietti, 1903. 8e, 9 p. due col.

Atti Episcopali. FIANDACA F. vescovo di Nicosia. 11 nostro programma. Lettera Pastorale. Caltanissetta. Arnone, 1903, 8°, 30 p. NOVELLI MASS. episc. Collensis. Epistola Pastotalis. Florentiae, Ricci, 1903, 8°, 24 p.

Eloquenza sacra. CIPOLLA G. Panegirico della Madonna del Vessillo die si venera nella cattedrale di Piazza Armerina. Roma, Cooperativa Poligrafica, 1903, 8°, 26 p. -- FERRANTE G. L' « Ecce ffomo». Discorso. (Estr. Po- liantea Oratorio). Palermo, « Boccone del Povero », 1903, 8°, 14 p. Detto. Maria Regina del Paradiso. Panegirico. (Id.). Come sopra, 1903, 8°, 14 p. FOR- BES J. L'Eylise Catholique au dix-neuvieme siecle (1800-1900'. Paris, Lethielleux, 8°, 292 p. GENNARI C. card. JL' Immacolato Concepimento di Maria in relazione con la sua vita. Conversazioni pratiche per un Mese Mariano ad occasione dell' Anno Cinquantesimo dalla denmzione del Dogma. Roma, Tata Giovanni, 16°, V/ 11-242 p. L. 2. MORANDO L. stim. Chi e il Papa? Con- ferenze tenute al popolo in S. Maria dei miracoli a Roma. Piacenza, Bertola. 1903, 24°, 98 p. Cent. 50. Detto. Cinque corsi di conferenze spirituali tenute ai ven. Chierici del Pont Seminario romano con un'appendice di ritiri mensili per i sacerdoti, 2a ed. corretta ed accresciuta. Roma, Desclee, 1903, due voll. in 8°, 740; 132 p. L. 5. Cfr. Civ. Catt. 18, 2 (1901) 213 PALM1ERI A. O. S. A. Panegirico di S. Agostino vescovo d'Ippona e dottore massimo della Chiesa. .Roma, Cuggiani, 1903, 16", 48 p. URBANO F., sac. Panegirici. Giarre, Macherione. 1903, 16°, 340 p. L. 3. Vendibile presso 1'Autore in Trinitapoli.

Agiografia e biografia. PIC COL A RACCOLTA di vite di santi. Anno XXVI. Pubblicazione meiisHe. Asti, Miclielerio, 3i° ciascun opuscolo di pp. 32. Prezzo amiuo di associazione L. 1,50. RODOLFI F. sac. Mons. Pietro Maffl arcivescovo di Pisa. Ceimi biografici. Pisa. Salesiana, 1903, 16°, 32 p. VITA della i'erva di Dio Teresa Camilla di Soyecourt carmel. 2a ed. tradotta dal fran- cese. (Coll. di Vite di Santi 316-317). Monza, de' Pastini, 1903, 16°, 436 p.

Jlemorie. JOSEPHO CALLEGARI ep. pat. in Cardinalium Collegium nunc adlecto typograpliiae et bibliothecae seminarii Pat. moderatores. Pa- tavii, 8°, 18 p. DE LUCIA V. can. Elogio funebre a Leone XIII. Acerra, Fiore, 1903, 8°, 28 p. FRANCESCHETTI F. Oli antenati del Sommo Pontefice Pio X. Memorie storico-genealogiche. Roma. 8°, 22 p. 4 tav. JANSSENS L. Leon XIII et Pie X. (Extr. Revue Benedictine). Maredsous (Belgique), 8°, 16 p. LA ROSA S. sac. Brevi cenni biografici di mons. Giovanni Previtera vescovo di Patti. Acireale, Donzuso. 1903, 8°, 16 p. LEON XIII et la Presse d'apres ses lettreset actes publics. Paris, Bonne Presse, 1903, 16°, 40 p. POLETTO G. Nella creazione a card, di S. R. C. di tS. E. Revma Giuseppe Callegari. Maro- stica, Benozzo, 1903, 8°, 14 p. SABATLNT F. Alia sacra memoria del glorioso Pontefice Leone XIII. Note biografiche. Roma, Ciotola, 1903, 16 , 32 p. ZA- XJOL A. mons. Discorso in onore del card. Gr. Sarto pel suo decimo anniversario delVingresso al Patriarcato. Yenezia, Sorteni, 8°, 32 p.

Ascetica. GUERRA E. Novena del S. Natale. Pescia, Nucci, 1903, 24», 46 p. Detta. II fanto Natale nelle famiglie, nelle scuole e nei convitti. Operetta dedicata ai fanciulli. 2a ed. Pescia, Ivi, 1903, 16°, 72 p. IMITAZIONE di Gesu Cristo di Tommaso da Kempis, trad, dal card. ENKICO ENRIQUEZ coll'ag- giivnta della S. M-essa ed altri pii esercizii. Napoli, Festa, 1903, 16°, 384 p. - PAOLONI D. sac. Nuovo mese di gennaio sacro al SS. Nome di Gesu. 2a ed. Napoli, D'Auria, 24°, 160 p. Cent, 50. Vendibile via Foria 172 Napoli. Detto. II piccolo mese del Nome di Gesu. Cent. 15. Idem. VALLUY B. S. J. Norma vitae sacerdotalis privatim et publice agendae. Tridenti, typ. fil. Mariae Imm... 1903, 24°, 200 p.

LETTERA E MOTV PROPRIO

DI S. S. PIQ X

SULLA MUSICA SACRA

i.

LETTEKA

AL SIGNOR CARDINALE RESPIGHI

VICARIO GENERALE DI ROMA SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA

Signor Cardinale,

II desiderio di veder rifiorire in ogni luogo il decoro e la dignita e santita delle fimzioni liturgiche Ci ha determinato di far conoscere con un Nostro particolare Chirografo quale sia la volonta Nostra rispetto alia musica sacra, che si lar- gamente si adopera a servigio del culto. Nutriamo fiducia che tutti Ci asseconderanno in questa desiderata restaura- zione, ne gia solamente con quella cieca somrnessione, pur sempre lodevole anch'essa, onde si accettano per puro spi- rito di obbedienza i comandi onerosi e contrari al proprio modo di pensare e sentire, si bene con quella prontezza di volonta, che nasce dall' intima persuasione di dover cosi fare per ragioni debitamente apprese, chiare, evidenti, irrepu- gnabili.

Per poco infatti che si rifletta al fine santissimo, per cui Tarte e ammessa a servigio del culto, e alia somma conve- nienza di non offrire al Signore, se non cose per se buone, e dove torni possibile, eccellenti, si riconoscera subito, che le prescrizioni della Chiesa a riguardo della musica sacra

1904, vol. 1, fasc. 1286. 9 7 gennaio 1904.

130 LETTERA E MOTV PROPRIO DI S. S. P1O X

non sono die T immediata applicazione di quei due principii fondamentali. Quando il clero ed i maestri di cappella ne siano penetrati, la buona musica sacra rifiorisce spontanea- mente, come si e osservato e di continue si osserva in gran numero di luoghi; quando invece quei principii si trascu- rano, non bastano n6 preghiere, n6 ammonizioni, n6 ordini severi e ripetuti, 116 minacce di pene canoniche a far si, che nulla si cangi : tanto la passione, e se non questo, una ver- gognosa ed inescusabile ignoranza trova modo di eludere la volonta della Chiesa e di continuare per anni ed anni nel medesirno biasimevole stato di cose.

Tale prontezza di volonta Ci promettiamo in modo par- ticolarissimo dal clero e dai fedeli di questa Nostra diletta Citta di Roma, centre del cristianesimo e sede della suprema

Autorit& della Chiesa. Sembra invero che niuno dovrebbe

/

sentir meglio T influsso della Nostra parola, quanto coloro che direttamente 1'ascoltano dalla bocca Nostra, e clie 1'e- sempio di amorosa e filiale sommessione ai Nostri inviti pa- terni da niun altro dovrebbe esser dato con maggiore solle- citudirie, quanto dalla prima e piu nobile porzione del gregge di Cristo, che e la Chiesa di Roma, specialmente cornmessa alia Nostra cura pastorale di Vescovo. S'aggiunga che tale esempio dev'essere dato al cospetto del mondo tutto. Da ogni parte qua vengono continuamente e vescovi e fedeli per ri- verire il Vicario di Cristo e per ritempr.are lo spirito, visi- tando le nostre venerande basiliche e le tombe dei Martiri ed assistendo con raddoppiato fervore alle solennita, che con ogni pompa e splendore qui si celebrano in ogni tempo del- Tanno. « Optamus, ne moribus nostris offensi recedant », diceva fin dai suoi tempi Benedetto XIV, Nostro Predeces- sore, nella sua Lettera enciclica m'Annus qui », parlando ap- punto della musica sacra : bramiamo che non ritornino alle patrie loro seandolezzati dalle nostre consuetudini. E toc- cando piu innanzi deir abuse degli strumenti, allora invalso, il medesimo Pontefice diceva : « Qual concetto si former a di noi, eld venendo da paesi, dove gli strumenti non si ado-

SULLA MUSICA SACRA 131

perano in chiesa, gli udira nelle chiese nostre, ne piu ne meno di quel die si soglia fare nei teatri e negli altri luoghi pro fan t? V err anno pure da luoglii e paesi, dove nelle chiese si canta e suona, come si fa ora, nelle chiese nostre. Ma se sono uomini di buon senno, si dorranno di non trovare nella nostra musica quel rimedio al male delle chiese loro, die erano qua venuti cercando. » In altri tempi nelle mu- siche, solite eseguirsi in chiesa, si avvertiva forse assai meno la loro difformita dalle leggi e dalle prescrizioni ecclesiastiche, e lo scandalo per avventura era piu ristretto, appunto perehe T inconveniente era piu diffuse e piii generale. Ma ora, poiche tanto studio si e messo da uomini egregi nell' illustrare le ragioni della liturgia e quelle dell'arte a servigio del culto, poiche in tante chiese del mondo si sono ottenuti nella re- staurazione della musica sacra cosi consolanti e non di rado cosi splendidi risultati, non ostante le difficolt& gravissime che si opponevano e che furono felicemente superate, poiche infine la necessita di un pieno mutamento di cose e entrata universalmente negli animi, ogni abuso in questa parte di- viene intollerabile e dev'essere rimosso.

Ella pertanto, Sig. Cardinale, neiralto suo officio di No- stro Vicario in Roma per le cose spiritual!, con la soavita che le e propria, ma con non minore fermezza; si adoprera, ne siamo certi, perch6 le musiche che si eseguiscono nelle chiese e cappelle si del clero secolare che regolare di questa Citta rispondano pienamente alle Nostre Istruzioni. Molte cose si dovranno o rimuovere o correggere nei canti delle messe, delle litanie lauretane, dell' inno eucaristico ; ma cio che ab- bisogna di un compiuto rinnovamento 6 il canto dei Vesperi nelle feste che si celebrano nelle varie chiese e basiliche. Le prescrizioni liturgiche del Caeremoniale Episcoporum e le belle tradizioni musicali della classica Scuola romana non vi si riscontrano piu. Alia devota salmodia del clero, alia quale partecipava anche il popolo, si sono sostituite interminabili composizioni musicali sulle parole dei salmi, tutte foggiate alia maniera delle vecchie opere teatrali e per lo piu di si

132 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

meschino valore d'arte, che non si tollererebbero affatto nep- pure nei concert! profani di minor conto. La devozione e la pieta cristiana non ne vanno certo proraosse ; si pasce la cu- riosita di alcuni meno intelligent!, ma i piii ne ricevono dis- gusto e scandalo e si meravigliano che un tanto abuso per- duri ancora. Noi dunque vogliamo ch' esso sia inter amente tolto di mezzo e che la solennita dei Vesperi sia per tutto celebrata secondo le norme liturgiche da Noi indicate. Pre- cederanno nell'esempio le basiliche patriarcali per la cur a sollecita e lo zelo illuminate dei Signori Cardinal! alle me- desime preposti, e con quelle gareggeranno anzitutto le ba- siliche minor i, le chiese collegiate e parrocchiali, come pure le chiese e cappelle degli Ordini religiosi. Ed Ella, Sig. Car- dinale, non adoperi indulgenza, non conceda dilazioni. Col differire, la difficolta non isminuisce, anzi aumenta, e poich6 il taglio 6 da fare, si faccia immediatamente, risolutamente. Abbiano tutti fiducia in Noi e nella Nostra parola, con la quale va congiunta la grazia e la benedizione celeste. Sulle prime la novita produrra in alcuni qualche meraviglia ; si trovera forse alquanto impreparato qualcuno tra' maestri di cappella e tra' direttori del coro ; ma a poco a poco la cosa riprendera da se medesima, e nella perfetta rispondenza della musica alle norme liturgiche ed alia natura della salmodia tutti ravviseranno una bellezza e bonta, forse non niai dap- prima avvertite. Invero la solennita dei Vesperi sara cosi notabilmente raccorciata. Ma se i rettori delle chiese vor- ranno in qualche circostanza prolungare alquanto le fun- zioni, affine di trattenere il popolo, che cosl lodevolmente suol renders! nelle ore vespertine alia chiesa dove celebrasi la festa, nulla vieta, anzi sara tanto di guadagnato per la pieta ed edificazione dei fedeli, se al Vespero succeda un acconcio sermone e si chiuda poi con una solenne benedi- zione del SSmo Sacramento.

Desideriamo infine che la musica sacra sia coltivata con cura speciale e nei debit! termini in tutti i seminar! e col- legi ecclesiastici di Roma, dove una si numeresa e tanto

SULLA MUSICA SACRA Io3

eletta schiera di giovani chierici di ogni parts del mondo si vengono educando alle scienze sacre ed al vero spirito ecclesiastico. Sappiamo, e questo grandemente Ci conforta, che in parecchi istituti la musica sacra 6 in fiore cosi die essi possono servire altrui di modello. Ma alcimi seminar! ed alcuni collegi, sia per la noncuranza dei superior!, sia per la poca capacita e pel gusto non buono delle persone, alle quali 1'istruzione del canto e la direzione della rausica sacra sono affidate, lasciano molto da desiderare. Ella, Si- gner Cardinale, vorra provvedere con sollecitudine anche a questo, insistendo soprattutto perch6 il canto gregoriano, secondo le prescrizioni del Cbncilio tridentino e d' innume- revoli altri Concili provinciali e diocesani di ogni parte del mondo, sia studiato con diligenza speciale e per solito pre- ferito nelle funzioni pubbliche e private dell'istituto. In altri tempi, a dir vero, il canto gregoriano dai piu non si cono- sceva, se non sui libri scorretti, alterati, raccorciati. Ma lo studio accurato e diuturno, postovi intorno da uomini insigni e grandemente benemeriti dell'arte sacra, ha cambiato faccia alle cose. II canto gregoriano restituito in modo tanto sod- disfacente alia sua primiera purezza, quale ci fu tramandato dai padri e si trova nei codici delle varie Chiese, appare dolce, soave, facilissimo ad apprendere e di una bellezza si nuova ed inaspettata, che dov'esso fu iritrodotto, non tardo ad eccitare vero entusiasmo nei giovani cantori. Or quando neiradempimento del dovere entra il diletto, tutto si opera con maggiore alacrita e con frutto piu duraturo. Vogliamo adunque che in tutti i collegi e seminar! di quest 'alma Citta s'introduca di nuovo 1'antichissimo canto romano, che gia risonava nelle nostre chiese e basiliche e form.6 le delizie delle passate generazioni nei piu bei tempi della pieta cri- stiana. E come altra volta dalla Chiesa di Roma quel canto si era sparso nelle altre Chiese d'Occidente, cosi bramiamo che i giovani chierici, istruiti sotto i Nostri occhi, lo rechino e lo diffondano di nuovo nelle diocesi loro, quando vi ritor- neranno sacerdoti ad operare per la gloria di Dio. Ci gode

134 LETTERA E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

1'animo di dare queste disposizioni mentre stiamo per cele- brare il XIII centenario dalla morte del giorioso e incom- parabile Pontefice San Gregorio Magno, al quale una tradi- zione ecclesiastica di molti secoli ha attribuito la compos-izione di queste sante melodie e donde alle medesime 6 derivato il name. Si esercitino diligentemente in quelle i Nostri caris- simi giovani ; che Ci sara caro udirli, se come ci viene ri- ferito, essi si raccoglieranno insieme nelle prossime feste centenarie presso la tomba del Santo Pontefice nella Basilica Vaticana, a fine di eseguire le melodie gregoriane duraute la sacra Liturgia, che a Dio piacendo, sara da Noi in tale fausta occasione celebrata.

Intanto a pegno della Nostra particolare benevolenza ri- ceva, Signor Cardinale, 1'Apostolica Benedizione, che dal- rintimo del cuore impartiamo a Lei, al clero ed a tutto il. Nostro dilettisslmo popolo.

Dal Vaticano nella festa della Immacolata del 1903.

PIVS PP. X

II.

MOTV PROPEIO

SULLA MUSICA SACRA

PIO PP. X

Tra le sollecitudini dell' officio pastorale, non solamente di questa Suprema Cattedra, che per inscrutabile disposi- zione della Provvidenza sebbene indegni occupiamo, ma di ogni Chiesa particolare, senza dubbio e precipua quella di mantenere e promuovere il decoro della Casa di Dio, dove gli augusti misteri della religione si celebrano e dove il po-

SULLA MUStCA SACRA 135

polo cristiano si raduna, onde ricevere la grazia del Sacra- menti, assistere al santo Sacrificio dell'Altare, adorare 1'au- gustissimo Sacramento del Corpo del Signore ed unirsi alia preghiera comune della Chiesa nella pubblica e solenne offi- datura liturgies. Nulla adunque deve occorrere nel tempio che turbi od anche solo diminuisca la pieta e la devozione del fedeli, nulla che dia ragionevole motivo di disgusto o di scandalo, nulla soprattutto che direttamente offenda il de- coro e la santita delle sacre funzioni e pero sia indegno della Casa di Orazione e della maesta di Dio.

Non tocchiamo partitamente degli abusi che in questa parte possono occorrere. Oggi I'attenzione Nostra si rivolge ad uno dei piu comuni, dei piu difficili a sradicare e che talvolta si deve deplorare anche la, dove ogni altra cosa e degria del massimo encomio per la bellezza e sontuosit& del tempio, per lo splendore e per 1'ordine accurato delle cere- monie, per la frequenza del clero, per la gravita e. per la pieta dei ministri ehe celebrano. Tale e 1'abuso nelle cose del canto e della musica sacra. Ed invero, sia per la na- tura di q-uest' arte per se medesima fluttuante e variabile, sia per la successiva alterazione del gusto e delle abitudini lungo il correr dei tempi, sia pel funesto influsso che sul- Farte sacra esercita T arte profana e teatrale, sia pel pia- cere che la musica direttamente produce e che non sempre torna facile contenere nei giusti termini, sia infine per i molti pregiudiz! che in tale materia di leggeri s' insinuano e si mantengono poi tenacemente anche presso persone au- torevoli e pie, v'ha una continua tendenza a deviare dalla retta norma, stabilita dal fine, per cui Tarte £ ammessa a servigio del culto, ed espressa assai chiaramente nei canoni ecclesiastici, nelle ordinazioni dei Concili general! e provin- cial!, nelle prescrizioni a piu riprese emanate dalle Sacre Congregazioni romane e dai Sommi Pontefici Nostri Prede- cessor!.

Con vera soddisfazione dell' anirno Nostro ci e grato ri- -conoscere il molto bene che in tal parte si 6 fatto negli

136 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

ultimi decenni anche in questa Nostra alma Citta di Roma ed in molte Chiese della patria Nostra, ma in modo piu par- ticolare presso alcune nazioni, dove uomini egregi e zelanti del culto di Dio, con 1; approvazione di questa Santa Sede e sotto la direzione dei Vescovi, si unirono in fiorenti So- cieta e rimisero in pienissimo onore la musica sacra pres- sed^ in ogni loro chiesa e cappella. Codesto bene tuttavia e ancora assai lontano dall'essere comune a tutti, e se con- sultiamo Fesperienza Nostra personale e teniamo conto delle moltissime lagnanze clie da ogni parte Ci giunsero in que- sto poco tempo, dacche piacque al Signore di elevare I'umile Nostra Persona al supremo apice del Pontificato romano, senza diiferire piu a lungo, crediamo Nostro primo dovere di alzare subito la voce a riprovazione e condanna di tutto cio che nelle funzioni del culto e nell' officiatura ecclesia- stica si riconosce difforme dalla retta norma indicata. Es- sendo infatti Nostro vivissimo desiderio che il vero spirito cristiano rifiorisca per ogni modo e si manteriga nei fedeli tutti, 6 necessario provvedere prima di ogni altra cosa alia santita e dignita del tempio, dove appunto i fedeli si radu- nano per attingere tale spirito dalla sua prima ed indispen- sabile fonte, che 6 la partecipazione attiva ai sacrosanti mi- steri e alia preghiera pubblica e solenne della Chiesa. Ed e vano sperare che a tal fine su noi discenda copiosa la bene- dizione del Cielo, quando il nostro ossequio all' Altissimo, anziche ascendere in odor'e di soavita, rimette invece nella mano del Signore i flagelli, onde altra volta il Divin Re- dentore caccio dal tempio gli indegni profanatori.

Per la qual cosa, affinche niuno possa d'ora innanzi re- care a scusa di non conoscere chiaramente il dover suo e sia tolta ogni indeterminatezza neirinterpretazione di alcune cose gia comandate, abbiamo stimato espediente additare con brevita quei principi che regolano la musica sacra nelle funzioni del culto e raccogiiere insieme in un quadro gene- rale le principal! prescrizioni della Chiesa contro gli abusi piu comuui in tale materia. E pero di moto proprio e certa

SULLA MUSICA SACRA 137

scienza pubblichiamo la presente Nostra Istruzione, alia quale, quasi a codice giuridico della musica sacra, vogliamo dalla pienezza della Nostra Autorita Apostolica sia data forza di legge, imponendone a tutti col presente Nostro Chirografo la piii scrupolosa osservanza.

ISTRUZIONE SULLA MUSICA SACRA

I.

PKINCIP1 GBNBRALI.

1 La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia, ne partecipa il fine generate, che e la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli. Essa concorre ad accrescere il decoro e lo splendore delle ceremonie ecclesiastiche, e siccome suo officio principale e di rivestire con acconcia melodia il testo liturgico che viene proposto all'intelligenza dei fedeli, cosi il suo proprio fine e di aggiungere mag- giore efncacia al testo medesimo, affinche i fedeli con tale mezzo siano piu facilmente eccitati alia devozione e meglio si dispongano ad acco- gliere in se i frutti della grazia, che sono propri della celebrazione dei sacrosanti misteri.

2. La musica sacra deve per conseguenza possedere nel grado mi- gliore le qualita che sono proprie della liturgia, e precisamente la san- iita e la bonta delle forme, onde sorge spontaneo 1'altro suo carattere, che e V universalita.

Deve essere santa, e quindi escludere ogni profanita, non solo in se medesima, ma anche nel modo onde viene proposta per parte degli esecutori.

Deve essere arte vera, non essendo possibile che altrimenti abbia sull'animo di chi 1'ascolta queU'efficacia, che la Chiesa intende ottenere accogliendo nella sua liturgia 1'arte dei suoni.

Ma dovra insieme essere universale in questo senso, che pur con- cedendosi ad ogni nazione di ammettere nelle composizioni chiesastiche quelle forme particolari che costituiscono in certo modo il carattere spe-

138 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

cilico della musica loro propria, queste pero devono essere in tal ma- niera subordinate ai caratteri general! della musica sacra, che nessuno di altra nazione ail'udirle debba provarne impressione non buona.

II.

GENERI DI MUSICA SACRA.

8. Queste qualita si riscontrano in grado sommo nel canto grego- riano, che e per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto ch'essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosamente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo diret- tamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia esclusiva- mente prescrive e che gli studi piu recent! hanno si felicemente resti- tuito alia sua integrita e purezza.

Per tali motivi il canto gregoriano fu sempre considerate come il supremo modello della musica sacra, potendos! stabilire con ogni ra- gione la seguente legge generale: tanto una cbmposfsfione per chiesa & piu sacra e liturgica, quanta })iu neir andamento , nell' ispirazione e nel sapore si accosta alia melodia gregoriana, e tanto e rtieno degna del tem- pio, quanta piu da quel supremo modello si riconosce difforme.

L'antico canto gregoriano tradizionale dovra dunque restituirsi lar- garnente nolle funzioni del culto, tenendosi da tutti per fermo, che una funzione ecclesiastica nulla perde della sua solennita, quando pure non venga accompagnata da altra musica che da questa soltanto.

In particolare si procnri di restituire il canto gregoriano nell'uso- del popolo, affinche i fedeli prendano di nuovo parte piii attiva all'offi- ciatura ecclesiastica, come anticamente solevasi.

4. Le anzidette qualita sono pure possedute in ottimo grado dalla classica polifonia, specialrnente della Scuola Romana, la quale nel se- colo XVI ottenne il massimo della sua perfezione per opera di Pierluigi da Palestriria e continue poi a produrre anche in seguito composizioni di eccellente bouta liturg-ica e musicale La classica polifonia assai bene si accosta al supremo modello di ogni musica sacra che e il canto gre- goriano, e per questa ragione merito di essere accolta insieme col canto gregoriano, nelle funzioni piu solenni della Chiesa, quali sono quelle do-lla Cappella fontificia. Dovra dunque anch'essa restituirsi largamente nelle funzioni ecclesiastiche, specialmente nelle piu insigni basiliche,.

SULLA MUSICA SACRA 139

nelle chicse cattedrali, in quelle dei seminar! e degli altri istituti eccle- siastici, dove i mezzi necessarl non sogliono fare difetto.

5. La Chiesa ha serapre riconoscinto e favorite il progresso delle arti, ammettendo a servizio del culto tutto cio che il genio ha saputo trovare di buono e di bello nel corso dei secoli, salve pero sempre le leggi liturgiche. Per conseguenza la musica piu moderna e pure am- messa in chiesa, offrendo anch'essa composizioni di tale bonta, serieta e gravita, che non sono per nulla indegne delle funzioni liturgiche.

Nondimeno, siccome la musica moderna e sorta precipuamente a servigio profano, si dovra attendere con maggior cura, perche le com- posizioni musicali di stile moderno, che si ammettono in chiesa, nulla contengano di profano, non abbiano reminiscenze di motivi adoperati in teatro, e non siano foggiate neppure nelle loro forme esterne sull'an- damento dei pezzi profani.

6. Fra i vari generi dell a musica moderna, quello che appare meno acconcio ad accompagnare le funzioni del culto e lo stile teatrale, che durante il secolo scorso fu in massima voga, specie in Italia. Esso per sua natura presenta la massima opposizione al canto gregoriano ed alia classica polifonia e pero alia legge piu importante di ogni buona musica sacra. Inoltre 1'intima struttura, il ritmo e il cosiddetto convenzionalismo di tale stile non si piegano, se non malamente, alle esigenze della vera musica liturgica.

III.

TESTO LITURGICO.

7. La lingua propria clella Chiesa Eomana e la latina. E quindi proibito nelle solenni funzioni liturgiche di cantare in volgare qualsi- voglia cosa; molto piu poi di cantare in volgare le parti variabili o comuni della messa e dell'officio.

8. Essendo per ogni funzione liturgica determinati i testi che pos- sono proporsi in musica e 1'ordine con cui devono proporsi, non e lecito ne di confondere quest'ordine, ne di cambiare i testi prescritti in altri di propria scelta, ne di ometterli per intero od anche solo in parte, se pure le rubriche liturgiche non consentano di supplire con 1'organo al- cuni versetti del testo, mentre questi vengono semplicemente recitati in coro. Soltanto e perrnesso, giusta la consnetudine della Chiesa Romana,

140 LETTER A E MOTVr PROPR1O DI S. S. PIO X

di cantare tin mottetto al SS. Sacramento dopo il Benedict us della messa solenne. Si permette pure che dopo cantato il prescritto offertorio della niessa, si possa eseguire nel tempo che rimane un breve mottetto sopra parole approvate dalla Chiesa.

9. II testo liturgieo deve essere cantato come sta nei libri, senza alterations o posposizione di parole, senza indebite ripetizioni, senza spezzarne le sillabe, e sempre in modo intelligibile ai fedeli che ascoltano.

IV.

FORMA ESTEfcNA DELLE SACRE COMPOSIZIONI.

10. Le singole parti della messa e dell'officiatura devono conservare anche rnusicalinente quel concetto e quella forma, che la tradizione ec- clesiastica ha loro dato e che trovasi assai bene espressa nel canto gre- goriano. Diverse dunque e il modo di comporre un introito, un graduate, un'antifona, un salmo, un in.no, un Gloria in excelsis ecc.

11. In particolare si osservino le norme seguenti:

a) II Kyrie, Gloria, Credo ecc. della messa devono mantenere 1'unita di composizione, propria del loro testo. Non e dunque lecito di comporli a pezzi separati, cosi che ciascuno di tali pezzi formi una composizione musicale compiuta e tale che possa staccarsi dal rimanente e sostituirtsi con altra.

b) Nell' officiatura dei Yesperi si deve ordinariamente seguire la norma del Caeremoniale Episcoporum, che prescri\e il canto gregoriano per la salmodia e permette la musica figurata pe' versetti del Gloria Patri e per 1' Inno.

Sara nondimeno lecito nelle maggiori solennita di alternare il canto gregoriano del coro coi cosiddetti falsibordoni o con versi in simile modo convenientemente composti.

Si potra eziandio concedere qualche volta che i singoli salmi si pro- pong ano per intero in musica, purche in tali composizioni sia conser- vata la forma propria della salmodia; cioe purche i cantori sembrino salmeggiare tra loro, o con nuovi motivi, o con quelli presi dal canto gregoriano, 0 secondo questo imitati.

Kestano dunque per sempre esclusi e proibiti i salmi cosiddetti di concerto.

SULLA MUSICA SACRA 141

c) Negli inni della Chiesa si conscrvi la forma tradizionalc dell'inno. Non e quindi lecito di comporre p. e. il Tantnm ergo per modo che la prima strofa present! una romanza, una cavatina, un adagio, e il Ge~ nit or i un allegro

d) Le antifone dei Vesperi devono essere proposte d'ordinario con la melodia gregoriana loro propria. Se pero in qualcho caso particolare si cantassero in musica, non dovranno mai avere ne la forma di una melodia di concerto ne 1'ampiezza di un mottetto o di una cantata.

V.

CANTORI.

12. Trannc le mclodie proprie del celebrante all'altare e dei mini- stri, le quali devono essere sempre in solo canto gregoriano senza alcun accompagnamento d'organo, tutto il resto del canto liturgico, e proprio del coro dei leviti, e pero i cantori di chiesa anche se sono secolari, fanno propriamente le veci del coro ecclesiastico. Per conseguenza le musiche die propongono devono, almeno nella loro massima parte, con- servare il carattere di musica da coro

Con cio non s'intende del tutto esclusa la voce sola. Ma questa noil deve mai predominarc nella funzione, cosi che la piu gran parte del testo liturgico sia in tale modo esegtiita ; piuttosto deve avere il carat- tere di semplice accenno o spunto melodico ed essere strettamente le- gata al resto della composizione a forma di coro.

13. Dal medesimo principio segue che i cantori hanno in chiesa vero officio liturgico, e che pero le donne, essendo incapaci di tale officio, non possono essere ammesse a far parte del coro o della cappella rnu- sicale. Se dunque si vogliono adoperare le voci acute dei soprani e con- tralti, queste dovranno essere sostenute dai fanciulli, secondo 1'uso an- tichissimo della Chiesa.

14. Per ultimo non si ainmettono a far parte della cappella di chiesa se non uomini di conosciuta pieta e probita di vita, i quali col loro modesto e devoto contegno durante le funzioni liturgiche si mostrino degni del santo officio che esercitano. Sara pure conveniente'che i can- tori, mantre cantano in chiesa, vestano 1'abito ecclesiastico e la cotta, e se trovansi in cantorie troppo esposte agli occhi del pubblico, siano difesi da grate.

142 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

VI.

ORGANO ED ISTRUMENTT.

15. Sebbene la musica propria della Chiesa sia la musica pura- mente vocale, nondimeno e permessa eziandio la musica con accompa- gnamento d'organo. In qualche caso particolare, nei debiti termini e coi convenient! riguardi, potranno anche ammettersi altri struraenti, ma non mai senza licenza speciale dell'Ordinario, giusta la prescrizione del Caeremoniale Episcoporum.

16. Siccome il canto deve sempre primeggiare, cosi 1'organo o gli strumenti devono semplicemente sostenerlo e non mai opprimerlo.

17. Non e permesso di premettere al canto lunghi preludi o d'inter- romperlo con pezzi d' intermezzo.

18. II suono dell'organo negli accompagnamenti del canto, nei pre- ludi, interludi e simili, non solo deve essere condotto second o la propria natura di tale strumento, ma deve partecipare di tutte le qualita che ha la vera musica sacra e che si sono precedentemente annoverate.

19. E proibito in chiesa 1'uso del pianoforte, come pure quello de- gli strumenti fragorosi o leggeri, qtiali sono il tamburo, la grancassa, i piatti, i campanelli e simili.

20. fi rigorosamente proibito alle cosidette bande musicali di suo- nare in chiesa ; e solo in qualche caso speciale, posto il consenso del- 1'Ordinario, sara permesso di ammettere una scelta limitata, giudiziosa e proporzionata aH'ambiente, di strumenti a fiato, purche la composi- zione e 1'accompagnamento da eseguirsi sia scritto in istile grave, con- veniente e simile in tutto a quello proprio dell'organo.

21. Nelle processioni fuori di chiesa puo essere permessa dall'Ordi- nario la ban da musicale, purche non si eseguiscano in nessun inodo pezzi profani. Sarebbe desiderabile in tali occasioni che il concerto mu- sicale si restringesse ad accompagnare qualche cantico spirituale in la- tino o volgare, proposto dai cantori o dalle pie congregazioni che pren- dono parte alia processione.

VII.

AMPIfiZZA BELLA MUSICA LITURGICA.

22. Non e lecito per ragione del canto o del suono fare attendere il sacerdote all'altare piu di quello che comporti la ceremonia liturgica.

SULLA MUSICA SACRA 143

Giusta le prescrizioni ecclesiastiche, il Sanclus della mcssa deve essere compiuto prima dell'elevazione, e pero anche il celebrante deve in que sto punto avere riguardo ai cantori. II Gloria ed il Credo, giusta la tradizione gregoriana, devono essere relativamente brevi.

23. In generale e da condannare come abuso gravissimo, che nelle liuizioni ecclesiastiche la liturgia apparisca secondaria e quasi a servizio della musica, mentre la musica e semplicemente parte della liturgia e sua umile ancella.

VIII.

MEZZI PRECIPUI.

24. Per 1'esatta esecuzione di quanto viene qui stabilito, i Vescovi, se non 1'hanno gia fatto, istituiscano nelle loro diocesi una commissione speciale di persone veramente competent! in cose di musica sacra, alia quale, nel modo che giudicheranno piii opportune, sia amdato 1'incarico d'invigilare sulle musiche che si vanno eseguendo nelle loro chiese. Ne badino soltanto che le musiche siano per se buone, ma che rispondano altresi alle forze dei cantori e vengano sempre bene eseguite.

25. Nei seminar! dei chierici e negli istituti ecclesiastic!, giusta le prescrizioni tridentine, si coltivi da tutti con diligenza ed amore il pre- lodato canto gregoriano tradizionale, ed i superior! siano in questa parte larghi d'incoraggiamento e di encomio coi loro giovani sudditi. Allo stesso modo, dove torni possibile, si promuova tra i chierici la fonda- zione di una Schola Cantorum per 1'esecuzione della sacra polifonia e della buona musica liturgica.

26. Nelle ordinarie lezioni di liturgia, di morale, di gius canonico che si danno agli studenti di teologia non si tralasci di toccare quei punt! che piu particolarmenteriguardano i principi e le leggi della mu- sica sacra, e si cerchi di compierne la dottrina con qualche particolare istruzione circa 1'estetica dell'arte sacra, affinche i chierici non escano dal seminario digiuni di tutte queste nozioni, pur necessarie alia piena cultura ecclesiastica.

27. Si abbia cura di restituire, almeno presso le chiese 'principal!, le antiche Scholae Cantorum, come si e gia praticato con ottimo frutto in buon numero di luoghi. Non e difficile al clero zelante d'istituire tali Scholae perfino nelle chiese minori e di campagna, anzi trova in esse un

144 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X

mezzo assai facile d'adunare intorno a se i fanciulli e gli adulti, con profitto loro proprio ed edificazione del popolo.

28. Si procuri di sostenere e promuovere in ogni miglior modo le Scuole superior! di musica sacra dove gia sussistono e di concorrere a fondarle dove non si possedono ancora. Troppo e importante che la Chiesa stessa provveda all'istruzione del suoi maestri, organist! e can- tori, secondo i veri principi dell'arte sacra.

IX.

CONCLUSIONE.

29. Per ultimo si raccomanda ai maestri di cappella, ai canton, alle persone del clero, ai superior! dei seminar!, degli istituti ecclesiastici e delle comunita religiose, ai parroci e rettori di chiese, ai canonici delle collegiate e delle cattedrali, e sopratutto agli Ordinari diocesan! di fa- vorire con tutto lo xelo queste sagge riforme, da molto tempo deside- rate e da tutti concordemente invocate, affinche non cada in dispregio la stessa autorita della Chiesa, che ripetutamente le propose ed ora d1 nuovo le inculca.

Dato dal Nostro Palazzo Apostolico al Vaticauo, il giorno della Vergine e Martire S. Cecilia, 22 Novembre 1903, del Nostro Pontificate I1 anno primo.

PIVS PP. X

DI CHI E IL VATICANO?

XOTE STORICHE E GIURIDICHE l

XL

La seconda meta del secolo XV aperse un' era novella alia storia del papato ed a quella della civilta. Un elemento nuovo, il genio del mondo antico che rinasceva dalle sue ceneri, aveva invaso le menti, dapprima le piu elette, indi quelle delle class! superior! ed anche de' membri dell' alto clero e degli ordini religiosi. Ma col signoreggiare le art! e le scienze, non tardo ad insinuarsi ne7 costumi, ed a fare gia pericolare la fede. Se non che Dio vegliava sulla sua Chiesa, ed appunto in questo tempo le diede un Pontefice coltissimo, il quale, fidente nella potenza delle idee cristiane, si mise a capo del rinascimento, disciplinandolo e dominandolo in guisa che riuscisse a maggior incremento della fede, ad onore ed a gloria della Sede apostolica.

Questo Pontefice fu 1'umanista Tommaso Parentucelli, ar- civescovo di Bologna, che, eletto il 6 marzo del 1447 alia piu eccelsa dignita della Chiesa, prese il nome di Nicolo V.

Della operosita da lui spiegata nel far si, che Roma, centro della cristianita, fosse pure il centro del rinascimento cri- stiano nelle lettere, nelle scienze e nelle arti, e divenisse sotto ogni rispetto degna, sicura e splendida sede del Papato, discorrono a lungo i suoi biografi, tutti d'accordo nel magni- ficarne il geriio e nel proclamarlo « il grande ristoratore della citta » 2.

1 Continuazione. Vedi il quaderno precedente (1285) pp. 9-26.

1 Cf. PASTOR (Storia de1 Papi dalla fine del medio evo, Trento 1890, Vol. I, lib. 3, §. 5). II GREGOROVIUS afferma che « due sole passion! ebbe Nicolo V: raccogliere libri e edificare. Se nel primo proposito lo si pa-

1904, vol. 1, fasc. 1286. 10 7 gennaio 1904.

146 DI CHI E IL VATICANO?

Al nostro proposito basterk qui ricordare semplicemente quel ch'egli fece, negli otto anni del suo Pontificate (1447- 1455), pel palazzo apostolico del Vaticano, gia da lunga pezza clivenuto 1'ordinaria residenza de' Papi. Egli pertanto, sotto la direzione di un proprio « ingegnere di palazzo », fece restaurare ed abbellire i local! gia costruiti da' suoi anteces- sori ; inizio quindi la fabbrica di un nuovo palazzo, che, nel suo disegno, doveva essere « il piu magnifico palazzo che mai dar si potesse » *.

Secondo i registri de'conti, i lavori procedettero con feb- brile attivita e mirabile prestezza. Sorse allora.il maestoso editicio che si scorge ancor oggi a sinistra di chi, montando il moderno grande scalone di Pio IX, entra nel cortile di S. Damaso. Di questo edificio, il primo piano fu eompiuto e, come vedremo, notevolmente riforrnato piu tardi da Ales- sandro VI; il secondo piano pero rimane oggi sostanzialmente quello che fu a' giorni di Nicolo V. Esso contiene le famose stanze che furono poi dipinte da Raffaele Sanzio, coi local! attigui e con la cosi detta cappella di S. Lorenzo. Nicolo V edifico altresl la sala de; palafrenieri, una parte del Belve- dere ed un'aitra cappella dedicata al suo Santo patrono. Egli dispose inoltre che si erigessero attorno al palazzo pontificio alte muraglie munite di torri, delle quali una rimane tut tavia, detta « torrione », che riguarda i prati di Castello.

Enea Silvio Piccoloinini, che fu poscia Papa Pio II, cosi serisse del palazzo ed in generale delle fabbriche di Nicolo V : « A quella guisa che Castel Sant'Angelo sopravvanza le anti- che costruzioni degl1 imperatori, cosi le fabbriche di Nicolo V superano quanto ha saputo presentare Tepoca moderna; che se 1'opere sue avessero potuto terminarsi, ben sosterrebbero il confronto con qualsiasi altra degli antichi imperatori 2. »•

ragono a Tolomco, per il secondo rispetto lo si puo ben comparare ad Agrippa ovvero ad Adriano. » (Storia della Citta di Roma, Veneziay 1875, Vol. 7, pag. 744}.

1 GREGOIIOVIUS, Ibid., pag-. 747.

2 Cf. VOJUT, Die l}riederbelebung des classischen Altertums. Bcrlino. 1881, II, 64-65.

DI CHI E IL VATICANO? 147

XII.

II piu prezioso ornamento e la parte principale del nuovo palazzo del Vaticano doveva essere e fa, nel disegno di Ni- colo V, ima grandiosa e ricchissima biblioteca, la quale, non altrimenti che 1'antica biblioteca pontificia, lt a cui dava nuova vita, fosse a lui ed a' suoi successor! un necessario sussidio nell'esercizio del sacro ministero, e, per la difesa della fede e degli ordinamenti ecclesiastic!, tramandasse alia posterita intatti e sicuri i monument! dell'antica sapienza. Bibliothe- cam, cosl scrive il suo biografo, opportune quo dam palatii sui loco condere etc const-mere deer ever at ad communem cunctorum Romanae Ecclesiae Praelatorum utilitatem et ad perpetuum quoque el aeternum sacri palatii ornamentum 2.

Ristoratore pertanto de' danni che la biblioteca pontificia aveva patiti nelle vicende di Avignone e dello scisma, Ni- colo V pose la sua autorita e le sue ricchezze a servigio degPinteressi della religione e della scienza. Egli non si tenne pago di far raccogliere e rnoltiplicare i manoscritti esistenti in Italia; ma spedi agent! pressoch6 in tutti gli altri paesi

1 Fin dalla piu remota antichita i Papi, quali vescovi di Roma e Capi di tutta la Chiesa, ebbero la loro propria biblioteca, designata riegli innumerevoli document! che la riguardano, coi nomi di sacrum archwium, scrinium, chartarium, bibliotheca Ecclesiae, bibliotheca Eccle- siae romanae, bibliotheca Sedis apostolicae. G. B. DE Rossi (De ori- gine, historia, indicibus, Scrinii et Bibliot/iecae Sedis apostolicae, Roma 1886), tessendo la storia della biblioteca pontificia. la divide in tre parti, rispondenti a tre eta successive. La prima eta si estende dalle origin! iino allo scorcio del secolo XIII, ossia all'anno 1295; la seconda, dal 1295, anno primo del pontificate di Bonifacio VIII, fino al 1447 ultim'anno del pontificato di Eugenio IV; la terza comincia col pontificato di Ni- colo V, e giunge fino a' tempi nostri. Sul medesiino argomento si vegga altresi Tegregia opera di F. EHRLE, Historia bibliothecae romanorum pontificum turn Bonifatianae, turn Avenionensis, Tom. I, Roma 1890.

* Cosl il MANETTI, Vita Nicolai V. Presso MURATORI, Eerum Hal. Script. Torn. Ill, pars II, Milano 1734, col. 926.

148 DI CHI E IL VATICANO?

per rintracciare, comperare e trascrivere nascosti tesori let- terarii. « L'influenza della Santa Sede, scrive il Pastor, pe- netrava la cristianita, e Nicolo V se ne serviva non per ritrarne material! vantaggi, ma libri l. » I suoi agenti si trovavano un po7 da per tutto : in Francia, in Prussia, in Inghilterra, in Danimarca, in Norvegia e persino in Grecia e in Turchia. II prezzo non doveva spaventare nella com- pera nessuno di questi agenti; quanto piu ricco bottino essi riportavano, tan to piu soddisfatto ne rimaneva il Pontefice.

I manoscritti poi di nuovo acquisto erano per suo ordine incontanente moltiplicati e corretti da schiere di copisti e scrittori.

Mediante queste cure incessant!, venne fatto al Pontefice di raccogliere in un tempo relativamente assai breve una biblioteca nel suo genere unica, giudicata dai dotti di quel tempo omnium quae faerant praestantissima 2. A Prefetto della medesima Nicolo V nomino un tal Giovanni Tortello, uomo versato non meno in teologia che nella classica lettera- tura, il quale compilo tosto un catalogo de' volumi a lui affidati.

II Manetti, che fu segretario e famigliare di Nicolo V, afferma con sicurezza che il catalogo numerava alia morte del Papa piu di cinque mila volumi: Tantam graecorum et latino- rum librorum copiam ab eo congregatam fuisse novimus, ut supra quinque millia codicum volumina recenserentur -8. Vespasiano da Bisticci, anch'egli famigliare del Papa, ripete la medesima cosa : « Congrego grandissima quantity di libri in ogni faculta, cosi greci come latini, in numero di volumi cinque mila 4. » Sull'autorita degli Assemani, il Pastor 5 atte- sta essersi calcolato che Nicolo V abbia speso in tutto per la sua biblioteca circa quaranta mila scudi.

1 Op. tit., pag. 405.

2 G. B. DE Rossi, op. cit, pag. CVIII.

3 Vita Nicolai V; MURATORI, op. cit., col. 925.

4 Vita di Nicolo V Papa, n 25; MAI, Spicilegium romanum Tom. I. Roma 1839, pag. 48. Per Tesattezza storica notiamo che il numero di cinque mila 6 ritermto oggi da1 dotti critici come esagerato.

r> Op. cit., pag. 407.

Dl CHI E IL VATICANOV 149

XIII.

Dal letto di morte nel suo palazzo del Vaticano Nicolo V rivolse a' Cardinal! ivi present! un'allocuzione, nella quale dichiaro loro lo scopo e lo spirito da cui era stato mosso nel compiere le magnifiche opere sopra accennate. Da questa di- chiarazione apparisce chiaro aver egli sempre ed anzitutto operato, sia nell'edificare il nuovo palazzo, sia nel ristorarne la biblioteca, come vescovo di Roma e supremo gerarca di tutta la Chiesa cattolica, ribadendo cosl con un nuovo splen- dido fatto il preesistente titolo di proprieta sul palazzo del Vaticano, ch'egli aveva ereditato da' suoi antecessori.

Ecco le sue parole: Ad christianorum populorum erga romanam Ecclesiam ac Sedem apostolicam devotionem fo- vendam... multa et quidem singularia hie in Urbe opera perfecimus... quam [Urbem] summorum Pontificum Sedem^ atque aeternum Pontificiae sanctitatis habitaculum ab omni- potente Deo constitutam fuisse non ignoramus... Proinde hoc palatium, in quo nunc sumus, IDONEUM SUMMORUM PON- TJFJCUM DOMiciLiUM, et hoc scicrosanctum Petri apostolorum principis templum, huic nostrae domui contiguum, pro di- gna quadam et secura cum capitis, turn omnium membro- rum, et totius Curiae halritatione, iampridem aedificare ac re for mare inchoavimus i.

Inoltre ch'egli, sebbene Papa-re, abbia compiute le an- zidette opere in quanto Papa e non gia in quanto Re, si di- mostra da un altro fatto, attestato da storici antichi e mo- derni, amici e nemici del pa'pato. II fatto riguarda i provenfci, onde si servi Nicolo V per eseguire i suoi disegni. Ora 6 fuor d'ogni dubbio, che tali proventi non furono quelli del- Terario pubblico, la cui amministrazione a lui spettava conic

1 II tfesto dell'allocuzione latina e pubblicato dal MURATORI, Berum Hal. script., Tom. Ill, col. 950.

150 DI CHI E IL VATICANO?

a sovrano temporale dello Stato pontificio, si bene quelli del tesoro ecclesiastico propriamente detto, di cui egli disponeva come sovrano spirit uale della Chiesa cattolica. Egli infatti inipiego per questo scopo le ingenti somme raccolte, durante il giubileo dell'anno santo 1450; somme ch'erano il frutto delle offerte od elemosine che i fedeli di tutto il mondo cat- tolico deposero a' suoi piedi, riconoscendo e venerando in lui, non gi& il sovrano temporale di un piccolo Stato, ma il Vicario di Gesu Cristo, il successore di S. Pietro, il su- premo Padre e maestro delle loro anime.

II Gregorovius ricorda, e vero, Fingiusta censura di co- loro i quali accusarono Nicolo V « d'aver sprecato milioni in libri e in mattoni », ma attesta altresi il fatto che quei milioni non furono tolti al pubblico erario. Questo grande Pontefice, scriv'egli, volendo fare costruzioni degne di lui, « comincio la sua impresa a poco a poeo, finche I'entrate raccolte col Giubileo gli diedero agio di far lavorare in di- mensioni colossali 1. » Ancor piu autorevole e la testimonianza del gi& citato segretario Manetti. Discorrendo de' lavori in- trapresi dal Pontefice7 egli fa espressa menzione del palazzo e della biblioteca, e dopo d'aver ricordate le ricche offerte in danaro che per mezzo del giubileo erano venute alia Chiesa di Roma, soggiunge : Ex nova et inopinata praedictarum pecuniarum acquisitione, [Pontifex] non modo ad coeptorum operum prosecutionem sed amplificationem etiam et aliorum huiusmodi innovationem mirum in modum animum appli- cult 2. Vespasiano da Bisticci, Taltro biografo di Nicolo V, cosi attesta : « Venne dal giubileo alia Sede apostolica gran- dissimo numero di danari, e per questo comincio il Papa ad ediflcare e mandare per libri e' greci e latini in ogni luogo donde ne pote avere, non guardando a prezzo ignuno 3. »

1 Op. cit., ediz. di Venezia, Vol. 7, pagg. 745 e 751.

2 Cf. MURATORI, 1. c., col. 925.

3 Vita di Nicolo V, nciin, 25. Cf. MAI, Spicilegium romanum, torn. I, pag. 48.

DI CHI E IL VATICANO? 151

XIV.

Da tutto cio si par manifesto qual fosse al tempo di Ni- colo V la condizione giuridica, non solo del palazzo del Vaticano, ma eziandio della sua biblioteca, sia che questa si consider! come semplice restaurazione e continuazione del- 1'antica biblioteca pontificia, sia che si riguardi come una fondazione del tutto nuova.

Sotto il primo rispetto, che noi riteniamo essere il solo vero, essa faceva parte del Tesoro della Sede apostolica ed era per conseguenza sua proprieta. II Tesoro infatti com- prendeva, non solo tutta la suppellettile e gli oggetti pre- ziosi appartenenti a' Pontefici, ma eziandio la biblioteca e T archivio. Cosi quando Bonifacio VIII, nel 1295, ordino che si facesse Ylnventarhuii de omnibus rebus inventis in thesauro Sedis apostolicae, in questo inventario si veggono, in mezzo ad altri oggetti, registrati una dovizia di mano- scritti, di messali, di pontifical!, di codici di diritto civile ed ecclesiastico, di opere teologiche ed anche medicinal!, di com- mentari greci di Aristotele, ecc. Lo stesso dicasi degli inven- tarii del Tesoro, compilati negli anni 1304, 1311, 1327, 1329 '. Marcello II, tuttora cardinale, in una lettera da lui diretta il 16 settembre del 1554 al cardinale Farnese, gli raccomanda vivamente di far preporre alia biblioteca vaticana persone degne e capaci, poiche, scriv'egli : « La libreria e il maggior thesoro ch'abbia la Sede Apostolica, perche in essa si con- serva la fede dall'heresie, come V. S. Illma sa » 2.

1 II testo dell1 Inventario di Bonifacio VIII si conserva nell'Archivio vatieano (arm. LVI, vol. 45). Di questo documento e del Tesoro della Santa Sede discorru dottamente I'EHRLE nell'opera sopra citata, (Part. I, cap. II, pp. 5 sg.), ed anche uelV Archiv fur Litter atur-und Kirchenge- schichte des Mittelalters. Erster Band, Berlin 1885, pp. 1-48, 228 364.

a Melanges d' Archeologie et d'Hisioire, Vol. 12. (1892), pag. oil.

152 DI CHI E IL VATICANO?

Che se la biblioteca vaticana si vuol riguardare sotto il se- condo rispetto, cioe come una nuova fondazione di Nicolo V, essa si dimostra parimente proprieta della Santa Sede. Poiche fu fondata da un Papa in quanto Papa ad perpetuum sacri palatii ornamentum ; fu fondata ed arricchita di preziosi codici e sceltissimi libri per servire anzitutto a7 Papi nel governo della Chiesa ad communem cunctorum Romanae Ecclesiae Praelatorum utilitatern; fu fondata in fine ed arric- chita coi denari della Chiesa romana ex pecuniarum acqui- sitione tempore lubilaeij e percio coi denari proprii de' Papi, quali vescovi di Roma e rappresentanti giuridici della Sede apostolica.

XV.

La biblioteca cosi ridonata a nuova vita da Nicolo V, and6 poi, a mano a mano, sotto i Papi seguenti, amplian- dosi fino a quel sommo di magnificenza ch' ora vediamo.

Dov' 6 da notar bene, ch'essa non ebbe mai il carattere di biblioteca pubblica dello Stato pontificio, ma sempre con- servo quello di biblioteca privata della Sede apostolica e della Santa romana Chiesa, e come tale fu costantemente ritenuta e governata da' Papi durante i 415 anni che scorsero dal- Fanno 1455, data della morte di Nicolo V, sino air anno 1870, data dell' « aggregazione » di Roma al Regno d'ltalia.

I documenti storici che lo dimostrano sono pressoche innu- merevoli e tutti perentorii. II lettore li trover^ in gran parte raccolti nell' opera del De Rossi gia sopra citata, eel anche in quelle degli Assemani1, del Miintz-Fabre 2, del Batiffol 3, e di altri. Ricorderemo qui per saggio la Bolla del 15 giugno 1477,

1 Bibliothecae apostolicae vaticanae catalogus, torn. I.

* La bibliotheque du Vatican au XV siecle d'apres des document* inedits, Parigi, 1887 ; MUNTZ, La bibliotheque du Vatican au XVI sie - cle, notes et documents, Parigi, 1886.

3 La Vaticane de Paul III a Paul V. Parigi, 1890.

DI CHI E 1L VATICANO? 153

pubblicata da Sisto IV in occasione delle nuove sale da lui fatte costruire per la biblioteca apostolica, affinch6? dic'egli, librorum volumina romanorum Pontificum et NOSTRA in unum certum determinatum et commodum locum, omni cultu ornata, ad ordinem decentem essent disposita }.

Parimente Giulio IT, nel suo Breve del 17 lugiio 1510, parla della biblioteca vaticana come di cosa propria, verso la quale i romani Pontefici debbono avere singolare solleci- tudine, appunto per i grandi servigi ch'essa rende alia Chiesa romana, quae aliarum omnium reginay litteratorum prae- sertim virorum ductu et auxilio erecta, propagata etin sua, qua nunc est maiestate, collocata fuit 2.

Lo stesso identico linguaggio fa tenuto da Sisto V nel dedicare ch'egli fece nel 1587 lo splendido nuovo edificio da lui assegnato alia biblioteca apostolica, quae a sanctissimis prioribus Pontificibus in ipsis adhuc surgentis Ecclesiae primordiis incJioata, pace Ecclesiae reddita, Laterani insti- tuta, a posterioribus deinde in Vaticanum, ut AD usus PON- TIFICIOS paratior esset translata, ibique a Nicolao V aucta et a Sixto IV insigniter exculta fuit 3.

Piu tardi Urbano VIII (1626) apertamente dichiaro: Quod si ulla eiusdem palatii (vaticani) pars providentiam pontifi- ciam praecipuam promeretur, bibliotheca NOSTRA vaticana ill am merito postulare dignoscitur 4.

Della quale singolare provvidenza, troviamo una prova eloquente negli atti e negli scritti di Clemente XII. Egli aggiunse nuove stanze alia biblioteca vaticana erigendovi il braccio destro, che destino alia conservazione de; codici orientali da lui acquistati e de' libri alia medesima donati dal Cardinale Quirini. Confermo inoltre, con una Bolla del

1 BARONIO, Annales ecclesiastici, Lucae 1753, torn. X, pag. 595.

2 ASSEMANI, Bibliothecae apostolicae vaticanae catalogue, torn. I, pag\ 61.

3 Cosi leggesi nella lapide posta a quel tempo, e che tuttora esiste, a destra della porta della grande sala della biblioteca.

4 ASSEMANI, 079. c^., pag. 65.

154 DI CHI E IL VATICANO?

24 agosto 1739, le leggi che per la biblioteca erano state stabilite da Sisto V ed altre ne sancl assai opportune. In questa Bolla, egli descrive per sommi capi la storia della bi- blioteca vaticana a romanis pontificibus non sine -mag nix sumptibus et labor ibus instructa; loda lo zelo e lo studio indefesso de' suoi antecessori in Us praesertim undique con- quirendis libris et codicibus, qui ad catholicae religionis decus, praesidium et incrementum ducerent ; ricorda in- fine le nuove costruzioni, le riparazioni e le notevoli aggiimte fattevi, dopo il pontificato di Sisto V, da Paolo V (1605-1621), daGregorio XV (1621-1623), da Urbano VIII (1623-1644), da Alessandro VIII (1689 1691), e da Clemente XI (1700-1721) 1. Con quali proventi i Pontefici pur ora norainati abbiano provveduto alia conservazione e al progresso della biblioteca, puo argomentarsi dalla Bolla pur ora citata di Clemente XII.

Egli assegna alia biblioteca 1'annua somma di ottanta scudi

*" romani per la compra della carta, deHa pergamena e di altre

simiii cose, ab apostolico palatio nostro persolvenda ; asse- gna inoltre esclusivamente per la compra di libri e di codici le rendite provenienti da beni ecclesiastici, cioe ex abbatia eidem bibliotJtecae addicta; dispone infine che tutte le altre spese necessarie in aedibus sive reparandis sive de novo faciendis, siano sostenute ab eodem apostolico palatio. Lo stesso pu6 anche argomentarsi dalla seguente nota, lasciataci dallo Schelstrate, custode della Vaticana sotto il Pontificato di Alessandro VIII : « La Santita di Nostro Signore Alessan- dro VIII, havendo con il proprio denaro co«iperata la libre- ria della Regina di Scozia, ha donato alia libreria vaticana gli codici manoscritti, eccettuati settanduoi, che sono dati airArchivio apostolico ecc. 2. »

1 Bullar., Edit. Taurinensis 1872, torn. XXIV, pag. 571.

? La nota si legge in un Inventario delia Vaticana (Vat. lat. 7138) Cf. BATIFFOL., op. cit., pag. 60. II medesimo Autore (ibid.) da due altre notizie, degne d'esser qui ricordate a conferraa della nostra tesi. Sotto il Pontificato di Sisto V, la Vaticana acquisto parecchi manoscritti greci

DI CHI E IL VAT1CANO? 155

XVI.

Memori clie « la biblioteca e il maggior tesoro ch'abbia la Sede apostolica », i successor! di Clemente XII non sono stati meno solleciti nell'asserire il proprio diritto sulla bi- blioteca vaticana e nel promuoverne il lustro e Tincremento per i grandi vantaggi che da essa si ripromettevano in fa- vore della Chiesa.

Benedetto XIV, dovendo nel 1755 nominare un succes- sore al bibliotecario Cardinale Quirini, cosi scrisse al Car- dinale Passionei : Tibi committimus officium S. R. E. biblio- thecarii, seu protectoris bibliothecae NOSTRAE vaticanae i.

La medesima formola, usata gia fin dal tempo di Giulio III (1550), fu pure usata in tutte le seguenti nomine del Card. Al- bani (1761) da Clemente XIII ; del Card, de Zelada (1780) da Pio VI; del Card. Gonzaga (1802) da Pio VII; del Card, della Somaglia (1826) da Leone XII; del Card. Albani (1830) da Pio VIII; del Card. Lambruschini (1833) da GregorioXVI; del Card. Mai (1853), del Card. Tosti (1859) e del Card. Pitra (1869) da Pio IX.

Sulle benemerenze de' Pontefici verso la loro biblioteca, durante la prima meta del secolo XIX, il lettore trovera im- portantissimi ragguagli nel Moroni 2. Pio VII Tarricchi di una libreria, fornita di sei mila e piu volumi, ch'egli aveva acquistata dall'eredita del Cardinale de Zelada ; Leone XII

donati al Pontefice da un tal Francesco Accidas ex mera in Romanam Sedem devotione. Parimentc, sotto il Pontificate di Urbano VIII, li Illirii Cardinal! bibliotccarii pro tempore fecero visitare librarie de religiosi e loch! pii, e da quell c presi libri, li misero nella Vaticana per servitio della &ede Apostolica. »

1 ASSEMANI, 1. c., pag. 67.

2 Dizionario di erudizione ecc. Vol. V. Venezia 1840, pag. 222.

156 DI CHI E IL ATATICANO?

vi aggiunse i libri d'antichita e d'arte del Conte Cicognara ; Gregorio XVI v' istitui un appartamento speciale per i libri stampati, e le di6 in dono diversi rarissimi codici oriental! e non pochi greci e latin! di sua personale proprieta.

Pio IX, negii anni del suo pontificato che precedettero il 1870, non fu inferiors a' suoi antecessori nella protezione prestata alia sua biblioteca, la cui gran sala egli fece splen- didamente restaurare, ed arricchi coi doni ricevuti dalla de- vozione e dall'ossequio de' Principi, che nella sua persona, veneravano il supremo Gerarca della Chiesa cattolica.

XVII.

Sicch6 il pensiero che animo quest! Pontefici nel conser- vare e promuovere gl' increment! della biblioteca vaticana, fu quello stesso che avea mosso i loro antecessori a fondarla, ricostruirla ed arricchirla: il pensiero cio6 di provvedere ad un vero bisogno della Chiesa. Per tutti i Papi, come la fonda- zione, cosi la conservazione della biblioteca, fu e sara sempre un atto richiesto da' doveri del loro apostolico ministero.

A conferma, diamo qui un estratto del Motu proprio, fi- nora inedito, di Leone XIII, datato il 21 ottobre 1902 : « Lo incremento del patrimonio scientifico letterario indispensa- ~bile all' esercizio del Nostro Supremo Magistero Apostolico come fu cura costante ed assidua dei Nostri Predecessor! cosi fu puranco del Nostro Pontificato. . . . Ordiniamo altresl che questa Biblioteca, nonche 1'altra acquistata unitamentc all'archivio della famiglia Borghese, pure con denaro della Santa Sede, sieno rese accessibili agli studiosi nella Biblio- teca Vaticana, sotto Tosservanza di quelle norme che Ci piacer^i stabilire; intendendo e volendo che si Tuna che 1'altra, insieme a tutti gli altri libri e manoscritti finora acquistati e che potranno essere acquistati in appresso, mentre

Dl CHI E IL VATIC ANO? 157

sono e debbono restare in propriety libera della Santa Sede e del Sommi Pontefici Nostri successor! come mezzo indispen- sabile airesercizio del loro alto Ufflcio, servano altresl con le debite cautele e compatibilmente col fine primario ora ri- petuto air incremento della coltura scientifica, letteraria ed artistica. »

Con aprir pertanto la loro biblioteca a'dotti ed agli eruditi, affinche se ne valessero per i loro studii e per T incremento delle lettere e delle scienze, i Papi hanno dato bensi mani- festa prova della loro liberalita, non ne hanno pero cambiata punto la primitiva destinazione, ne alterato comecchessia il carattere giuridico. I dotti che V hanno frequentata, prima e dopo del 1870, hanno cio fatto per sola graziosa conces- sione de' Pontefici e subordinatamente alle condizioni e re- strizioni da loro apposte.

Cosi stando le cose, si par manifesto, che la biblioteca vaticana, al tempo della nota « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia, era di diritto e di fatto la biblioteca della Santa Romana Chiesa. Come tale, essa era allora, ed 6 oggi, pro- prieta della Sede apostolica e percio de' Papi, quali vescovi di Roma e sovrani spiritual! del mondo cattolico.

(Continua)

HERBERT SPENCER

LA SUA VITA E LE SUE OPERE

Una faccia ampia, serena, scolpita ed affaticata, una fronte alta e leggermente rugosa, due occhi piccoli, ma pieni di luce e di pensiero, il naso maschio ed aquilino, la bocca larga, il mento e le gote rasi, il sommo del capo, in questi ultimi anni, affatto calvo, una capigliatura abbondante sulle tempia, la quale continuandosi colle basette, circondava tutto il viso di un'aureola quasi Candida; ecco Taspetto esteriore deiruomo che il giorno 8 dicembre, a Brighton, in Inghil- terra, nella tarda eta di 83 anni, spariva dalla scena di questo mondo.

Herbert Spencer e morto.

In questo momento, quando le carni del filosofo ingiese fermentano ancora nelFinesorabile crogiuolo della morte, e difficile prevedere che cosa dira del sistema filosofico di lui, fra cento o duecento anni, la storia della fllosofia. Tuttavia, qualunque sia per essere il suo giudizio, non potra certa- inente negare 1'alto ingegno del pensatore di Derby, la va- stita delle sue cognizioni, la forza sintetica della sua mente, lo sguardo suo acutissimo nei recessi misteriosi dove si ce- lano le origini delle cose, la sua costanza nello studio, il suo a more ardente e disinteressato per la verita, il disprezzo di ogni onore e terrena ricchezza, la sua vita quasi povera, sempre immacolata, travagliata da molte e spesse malattie, combattuta da critici non sempre giusti e generosi, parca, sdegnosa, quasi solitaria e consunta nello scandagiiare le profondita misteriose del cosmo.

HERBERT SPENCER 159

*

•K- ••;.•

Herbert Spencer nacque a Derby il 27 aprile 1820. Fino all'eta di 17 anni egli non ebbe altri educator! che suo padre, un maestro di scuola, e suo zio, il re verendo Tommaso Spencer, ministro della chiesa metodista. Questi voleva mandare il nipote a Cambridge per ivi cominciare a sue spese il corso universitario, ma il giovane, quanto studioso e intelligente, altrettanto indipendente nel metodo e nella materia de' suoi studii, rifiuto 1'offerta e si allogo per ingegnere in una strada ferrata, senza tuttavia lasciare i diletti suoi studii che si esten- devano a quasi tutto il campo dello scibile umano.

Egli pubblico il suo primo libro nel 1842, a 22 anni di eta, e sopra un soggetto che doveva piu volte, nella lunga sua vita, tornargli sotto la penna, cio6, « Dei doveri proprii di un Governo ». Lasciata nel 1847 la sua arte d'ingegnere, egli si stabili a Londra e si guadagno la vita scf ivendo per varii periodici, allora, assai in voga, come la Westminster Review, The Economist e il Leader. Dal 1848 al 1853 egli ebbe ufficio di sottoeditore dell' Economist. Nel 1850 pubblico la prima sua grand'opera, Social Statics, e i Principles of Psychology nel 1855. Nel 1860 pose a rumore il mondo filo- sofico colla pubblicazione dello schema della sua Synthetic Philosophy che doveva comprendere dieci volumi, e che difatti fu terminata da lui nel 1896 col terzo volume de' suoi Principles of Sociology. Fra queste grandi opere, scrisse dal 1842 in poi una stragrande quantita di opuscoli sopra ogni ramo dello scibile umano, coordinandoli alle idee diret- tive della sua filosofia. Cosi nel 1852 egli stampo un breve opuscolo che aveva per titolo The Development Hypothesis, dove lo Spencer, a confessione del Darwin e dei darwinisti, propone e difende le teoriche evoluzioniste, da questi ultimi, alcuni anni piu tardi, meglio spiegate e piu largamente ap- plicate.

160 HERBERT SPENCER

Da questo breve cenno s'intendera di leggeri quanto fosse grande Tattivita letteraria dello Spencer. Per sessant'anni continui egli lavoro, quasi senza interruzione, a costruire una filosofia sintetica che nel vasto suo ambito abbracciasse tutte le scienze moderne. Sociologia, politica, etica, evoluzione, psicologia, educazione intellettuale, morale e fisica, classifi- cazione delle scienze, primi principii, doveri del Govern!, statica soeiale, giustizia, T individuo contro lo State, mo da e costumi, analisi del grazioso, fisiologia del riso, so no alcuni del titoli del libri od opuscoli nei quali il filosofo di Derby profuse il ricchissimo corredo di una memoria tenacissima, di un vasto intelletto, di una potenza non comune di osser- vazione e di una fantasia pari air ingegno.

Come Aristotile, come Platone, come il Kant, 1' Hegel ed altri molti della eta antica e della recente, lo Spencer ebbe I'ambizione- di fondare un nuovo sistema di filosofia, la filosofia della scienza moderna. DaH'Hamilton e dal Mansel, e quindi, in origine, dal Kant, egli derive i suoi principii, cio6 Tessere ogni cognizione relativa e che V ultimo, cosi in filosofia, come in religione, e ignoto ed inconoscibile. Dal Comte accetto il positivismo del quale fece uso nella sua defiuizione del fine della scienza ed in generale nel suo disegno di coor- dinazione delle scienze. Finalmente, dall'anatomista Wolff, dall'embriologista Von Baer e dal geologo Lyell, tolse il prin- ciple di evoluzione, fondamento di ogni biologia moderna.

Nei « Primi principii » egli insegna che, « ne le idee scientifiche, n6 le credenze religiose esprimono 1'intima natura dell'ente reale; che le piu alte idee scientifiche, quali sono Tidea dello spazio, del tempo, della materia sono piene di antinomie e che la nostra idea deirinfiuito e irAadeguata. Cio anche si avvera rispetto a Dio. Credere dunque che Dio sia in s6 veramente, tale quale noi pensiamo ch'egli sia, 6 una be- stemmia. » In conclusione, egli sostieue che « V ultimo in ogni

LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 161

cosa 6 inconoscibile. Se dimque 6 possibile uua certa ricon- ciliazione fra la fede e la scienza, dovra effettuarsi nel piu profondo, nel piu ampio e nel piii certo del fatti, che, cioe, la forza arcana che F universe ci spiega davanti agli occni e del tutto inscrutabile. » Altrove pero lo stesso filosofo inse- gna che « TUltimo o FAssoluto si rivela a noi nelle forme e nelle leggi sotto le quali si compiono i fenomeni cosmici »; e con cio abbandona il campo dell7 agnosticismo e viene a riconoscere con Aristotile e San Tommaso e in generale coi dottori cattolici che FAssoluto non e affatto inconoscibile, ma parzialmente e per analogia si rivela alle intelligenze umane per mezzo delle creature.

I postulati della sua filosofia sono tre: « 1'esistenza nel cosmo di generi e di differenze; la distinzione dell'io dal non io; le prime iiozioni di spazio, tempo, materia, moto », i quali, secondo lo Spencer, non sono altro che « forme gene- rali che i'lnconoscibile assume nelle sue manifestazioni at- traverso 1' universe ».

Quando poi il filosofo cerca la formola universale che comprenda tutte le singole formole della scienza e della fi- losofia, la scopre nel « continuo giro e nella coritinua distri- buzione della materia e del moto »; il che involve un doppio processor « un primo processo di evoluzione, consistente nella integrazioae della materia e nel dissiparnento del moto; un secondo processo di dissoluzione che importa la disaggrega- zione della materia e Fassorbimento del moto ». E in quest! due process! egli fa consistere « la legge della sintesi uni- versale » che pone a fondamento della sua filosofia.

Passando alia biologia, lo Spencer definisce la vita come « un per pet uo aggiustamento dello stato inter no del vivente all'ambiente esterno ». Egli non nega la creazione, ma vi passa sopra. II suo sisterna tuttavia lo conduce ad accettare in tutta la sua ampiezza la teoria delFevoluzione che egli si sforza di provare, prendendo argomento dalla biologia, dalla embriologia, dalla morfologia e dalla distribuzione della vita sulla terra.

1904, vol. 1, fasc. 1S86. 11 8 gennaio 1904.

162 HERBERT SPENCER

La psicologia, per lo Spencer, e in realta un ramo della biologia, non essendovi per lui fra le varie operazioni men- tali nessuna differenza organica. Egli considera « le azioni riflesse, il sentimento, 1'istinto, la volonta, I'intelligenza come tanti gradi nel corso dell'evoluzione del vivente, dal semplice al complesso, dairindeterminato al determinate, dall'omogeneo all'eterogeneo. » Quanto alia sostmza della mente, « essa e, secondo lui, inconoscibile » ; e spiega i varii atti deirintel- letto per mezzo dei varii stati della coscienza. Non e tuttavia un fenomenalista. « L'esistenza, egli dice, non e che persi- stenza, e quindi quel non so che, il quale, nella mente, ri- mane immutato, a dispetto di tutte le mutazioni, e mantiene 1'unita dell'io intellettuale, non ostante tutti gli sforzi per dividerlo, quel non so che di persistente, noi diciamo sostanza della mente, a fine di distinguerlo dalle varie forme ch'esso assume. »

Rispetto alle origini delle idee, egli tiene una via media fra 1'empirico che attribuisce ogni elemento della cognizione alia esperienza dell'individuo ; e al transcendentalista che considera gli elementi necessarii ed universal! del pensiero come forme intuite. Egli rigetta percio T empirismo del Locke e delFHume, e 1'assoluto apriorismo del Leibnitz e del Kant. Egli sostiene che « il pensiero e Teffetto di asset - tamenti organici o semi organici, i quali, trovandosi inge- niti nei nervi cerebrali del fanciullo, compendiano 1'espe rienza di tutti i suoi antenati. » Da queste disposizioni ere- ditate dai nostri maggiori egli deriva la impossibility nella quale ci troviamo di contraddire certi principii primi e certe verita di fatto. « Questa naturale impotenza a concepire il contrario di certi principii e di certe verita el' ultimo cri- terio della verita stessa e di tutte le credenze religiose. In conseguenza, secondo il filosofo inglese, quella cognizione ha per noi il massimo grado di certezza, che noi siamo obbli- gati ad accettare, perche non possiamo concepire il con- trario. »

Nei varii suoi trattati di sociologia^ lo Spencer concepi-

LA SUA VITA E LE SUE OPERE 163

see la society come un organismo individuale, con questa differenza tuttavia, che, laddove neir organismo individuale le parti esistono pel tutto; nella societa invece il tutto esi- ste per la parte. In conseguenza, lo Spencer crede piu per- fetta quella societa dove meno predomina il militarismo e 1'ufficialismo, dove il Governo meno inceppa le libere atti- vita dei cittadini e dove Pindustrialismo 6 piu in onore. Da questo solo, se altronde non fosse noto, si potrebbe dedurre facilmente che 1'autore dei « Principles of Sociology » ap- partiene alia nazione inglese dove Tindustrialismo fu sempre stimato assai, e forma anche oggi il nerbo del paese.

Finalmente, lo Spencer fond6 il suo sistema di etica na- turale, sostituendo la morale delFutile razionale a quella del- Futile empirico della scuola del Bentham. « Anche le forze morali, egli dice, si sviluppano in noi in maniera analogs alle forze meramente fisiche, e tendono ad una savia com- binazione dell'egoismo coH'altruismo. Colui nel quale questa combinazione 6 perfetta puo dirsi I'uomo ideale nello stato ideale. »

* *

Da questa sommaria esposizione del sistema filosofico dello Spencer, ognuno potra di leggeri vedere da se quali siano i punti vulnerabili di questo Achille della filosofia. Un gran filosofo egli fu certamente, ma la fama che god6 e I7 influsso intellettuale ch'esercito sulla generazione che sta per passare, piu che alia solidita del suo sistema filosofico, fu dovuta alle circostanze nelle quali esso vide la luce. Quando lo Spencer cominciava a scrivere, si apriva riel mondo moderno Tera quelle mirabili scoperte che tramanderanno ai posteri il ;colo XIX come il secolo delle invenzioni. Lo Spencer tenne lietro passo passo alle nuove scoperte, e mentre lo scienziato jtabiliva empiricamente il fatto, egli si sforzava di trovarne le leggi eterne nel cosmo, e ne mostrava le molteplici rela- ;ioni col mondo dei fenomeni e della realta. Gli scienziati si

164 HERBERT SPENCER

sentirono da lui sostenuti, difesi, spiegati, e gli procacciarono fama, dandogli il titolo di filosofo dell'evoluzione. E non e Tevoluzione la teoria che per tutto il secolo XIX, nello studio del dotti, nei gabinetti degli scienziati, nei laboratoni del chimici ha presieduto alia genesi delle piii belle scoperte ? II vizio fondamentale della fllosofia dello Spencer consiste in cio che egli, al pari di tanti altri filosofi, ha voluto rac chiudere il cosmo in una formola e spiegare I7 universe con una idea. Ora, Tuniverso e Dio sono troppo grandi per la- sciarsi chiudere giammai in un ambito cosi stretto ! La for- mola del filosofo di Derby era il perpetuo giro della materia e del moto ; la sua idea, la legge dell'evoluzione, la quale, a sentir lui, governa tutto il creato, le nebulose ed i mondi roteanti negli spazi infiniti, come le cellule, le vite, le anime e le societa operand sulla terra. E cio non e del tutto vero. Che la somma totale delle energie cosmiche non varii mai, e un ipotesi che spiega molti fenomeni e molti fatti del mondo fisico, ma e lontana dall'essere un assioma indiscutibile. Anche nella teoria dell'evoluzione vi e molto di vero, ma la scienza, che non sia un partito, non 1'accetta se non limitatamente ed in un certo senso. II darwinismo propriamente detto non

<>VvCr}A>

e scienza ; e una ipotesi gratuita, contraria ai fatti biologic!, assurda. Lo Spencer dunque, ponendo a fondamento della sua filosofia due teorie non solo non per se evident!, ma la <3ui falsita, almeno in parte, e certa, guasto tutto il suo si- stema, glj inoculo il veleno dell'errore, e lo condanno a certa morte.

In verita, gli errori fondamentali della filosofia spence- riana dipendono in gran parte dal carattere speciale del suo intelletto. Lo Spencer non ando mai a scuola da nessuno. Egli fu uno di quelli che gl7 Ingles! dicono self taught men. Si era formato colle letture, collo studio private, colla riflessione e colFosservazione ; non aveva sentito la viva voce dei profes- sori, non aveva mai riflettuto che uno stesso fenomeno puo spiegarsi in varii modi, e che varii sono i sentieri della verita. Quindi e che il filosofo inglese nella solitudine e nei silenzio

LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 165

Ide6 un sistema che ben pu6 dirsi studiato e sognato insieme. Studiato, per la mjrabile unita del tutto e Tarmonia delle parti; sognato, perche il cosmo da lui imaginato non e quello •che esiste in realta, ma quale veniva da lui concepito e si rifletteva nelle imagini della sua fantasia.

Inoltre, e cio non deve dimenticarsi, egli comincio la sua vita facendo T ingegnere e tutti i suoi scritti si risen- tono del metodo e della tendenza matematica presi ne' prinii •suoi anni. Per lo Spencer, niente e oscuro, dubbio o indeter- minato. Egli divide, enumera, classifica, spiega, asserisce •colla massima tranquillita, risolutezza e certezza. I suoi « Primi principii » sono chiari ed ordinati come un libro di geometria. Tutto il suo sistema si puo a buon dritto compa- rare ad una fabbrica ordinatissima, di cui tutte le parti sono state studiate e disegnate nella quiete dello studio e con in mano la riga, il metro ed il compasso. E in cio non a torto •egli fu comparato allo Stagirita.

* * *

La filosofia dello Spencer e un bell'edificio, ma resistera -esso alia sorda lima del tempo ed alia smania distruggitrice degli uomini, tutti intenti ad abbattere il passato per fabbri- care sulle sue rovine Pavvenire? E lecito dubitarne. II suo sistema non era ancora del tutto compiuto che gia una folia di altri filosofi nella stessa Inghilterra, negli Stati Uniti, in 'Germania, in Francia ed in Italia si accinsero a confutarlo, a spiegarlo, a modificarlo. Gli stessi suoi ammiratori gli nocquero ; perche, volendo applicare troppo strettamente i principii di lui alle scienze ognora progredenti, fecero palese la loro debolezza e 1' impossibility di tutto spiegare merce una formola, un certo numero di principii o un sistema. La storia della filosofia, da qui a cinquanta o cento 'anni, dira probabilmente del sistema di lui quello che dice di parecchi -altri, che, cioe, fu un sole che illumind per breve ora molte menti e scaldo molti cuori, e poi, tramontato all'occaso, giace

166 HERBERT SPENCER

freddo ed oscuro, frammento di un raondo passato, reliquia archeologica di una remota et;'i.

Dello Spencer, forse, sopravvivera una cosa, la teoria, cioe, ch'egli ebbe cornune col Newman e con molti altri pen- satori sulla limitazione della conoscensa. Egli vide che, es- sendo V oggetto del pensiero infinite, gli atti invece, per mezzo dei quali T intelletto si unisce al suo oggetto, sono finiti, limitati ed imperfetti, doncle conchiuse a buon diritto che Tuomo non puo tutto sapere, ma in molte, anzi nel piu delle cose, deve conten tarsi di una cognizione analoga, di una tal quale notizia, ovvero anche rassegnarsi al dubbio o alTignoranza. Ma questa teoria, in se verissima, condusse

10 Spencer, in fatto di religione, ad una forma di sconfortante agnosticisnio e alia nozione dell'Assoluto inconoscibile, mentre

11 Newman, altro gran filosofo inglese, adoro il velo misterioso che copre 1'Autore infinite delia natura e attraverso it sim- boli delle cose periture contemplo ed amo 1'Assoluto, Timmu- tabile ed eterno amore. Lo Spencer chiuse i suoi giorni nel tramonto melanconico di ogni sua opinione, certezza e spe- ranza; il Newman, vicino a lasciare la terra, ripeteva sotto voce i dolci versi del Sogno di Geronzio, nel quale, vivo ancora, aveva intraveduti i misteri del rnondo invisibile. Oh quanto feconde d' insegnamenti sono le vite di quei due file- son" inglesi, entrambi contemporanei, ambedue grandi, e guide di molte anime nel difficile ca mini no della verita !

* * *

Abbiamo detto che la filosofia dello Spencer non resistera lunghi anni al dente edace del tempo. Egli stesso, prima di morire, lo ha presentito. Nel 1902 pubblico un libro « Facts and Comments » che puo dirsi contenga il suo ultimo te- stamento. Ed 6 una campana ben lugubre quella che suoria per entro alie 205 pagirie di quel libro ! « Per anni ed anna, egli dice, quando veggo neJla primavera i teneri gerinogli verdeggiare all'aria tiepida e al bel sole di maggio, mi soglio

LA SUA VITA E LE SUE OPERE 167

domandare : Vedro io ancora una volta queste gemrae aprirsi e svilupparsi in fronde e fiori? Saro ancora svegliato alFalba dal cinguettio di cento uccelli canori? Sembra cosi strano che quando in morte cessa la coscienza che uno ha di se debba anche cessare ogni ricordo di aver esistito !... Che cosa avviene della coscienza quando ella finisce di esercitarsi nel corpo? Questo solo possiamo dire ch'essa e una forma spe- ciale e personale di quella infinita ed eterna Energia che trascende non meno la nostra intelligenza che la nostra imaginazione, e che, dopo morte, gli elementi della nostra coscienza precipitano nel seno di quella stessa infinita ed eterna Energia donde un giorno uscirono. » Non pare da queste parole sentir 11 filosofo proclamare ad alta voce la vanita delle umane cose, e soffocare in un gelido agnosticismo e panteismo tutte le teorie e le speranze della sua lunga carriera ?

Non gia ch'egli smentisca o contraddica direttamente in quel suo libro i principii e le conclusioni della propria filo- sofia. No ; egli mantiene e confer ma anzi le sue idee ; ma non si mostra cosi convinto del suo sistema come per Piu- nanzi. II mistero dell' uni verso gli balena davanti agli occhi e lo abbarbaglia e lo acceca. Non' ha piu coraggio di affer- mare colla stessa risoluzione di prima le proprie conclusioni filosofiche ; comincia a dubitare ed a capire, secondo la stessa sua frase, che I'uomo non pud tutto capire. Felice lo Spencer, se quella sua esitanza nella soluzione del mistero dell' uni- verse, che mostro sul fine de' suoi giorni, avesse guidata e frenata la sua penna in vita! Avremmo avuto da lui meno libri e meno asserzioni, ma piu larga copia di verita. E non valgono meglio un dubbio sincere ed una onesta confessione della propria ignoranza, che non mille sventate e gratuite affermazioni ?

La questione sociale,.in modo particolare, agito, in quel - 1' ultimo scorcio di sua vita, Fanima sensibilissima del pen- satore inglese. Nel libro precitato egli osserva con pro- fondo dolore che Fumanita, invece di approfittare de' suoi

168 HERBERT .<PEXCER

avvertimenti, ritorna rapidamente alia barbarie ed alia schiavitii. Per lui la felicit^ umana consists nel pieno sviluppo ed esercizio di tutte le facolta intellettuali, morali e fisiche, il che e impossibile ad ottenersi nella societa mo derna, e sara sempre piii impossibile nella futura. La mol- tiplicazione delle leggi, degl' impiegati, dei soldati, il socia- lismo di Stato, ecco il nemico! pel vecchio filosofo di Derby. Lo Spencer previde la democrazia socialistica, annunzio che essa era un ritorno alia barbarie, e mori deplorando che il mondo non lo avesse ascoltato.

E qui prima di terminare ci viene in mente una domanda che non vogliamo nascondere ai nostri lettori. L'apparizione di Herbert Spencer nel campo della filosofia e stata un bene o un male ? Le ha fatto egli dare un passo avanti o 1'ha ti- rata indietro?

Una risposta precisa a questa interrogazione puo darsi difficilmente. Pero, se e yero che il puro errore, come il puro male, non esiste in questo mondo, Fapparizione del filosofo inglese nel campo della filosofia fu un bene. L'uma- nita impara non meno dagli error! che dalle buone qua- lita de' suoi figliuoli piu eccelsi. Non tutto nello Spencer 6 cattivo, non tutto 6 erroneo. Vi sono tenebre qua e cola, tenebre di notte profonda ; ma non mancano i bagliori me- ridiani, le aurore sfavillanti della visione del vero. Per lo Spencer migliaia e migliaia d' intelletti hanno camminato faticosamente dietro la verit£ ; per lo Spencer migliaia e migliaia di cuori si sono infiammati per la verita. I fonda- menti dell' edificio spenceriano non sono certamente solidi^ ma molte delle sue parti sono belle, sono forti, sono in ar- monia con altre ugualmente belle e forti. Ed e state mai filosofo, da Talete a noi, che abbia elevate un edificio filo- sofico in tutto perfetto? E come sarebbe possibile, se cio

LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 169

fosse, il progresso, il quale, del pari che ad ogni altra scienza, compete ugualmente alia filosofia ? E sarebbevi in quel caso la storia della filosofia? Chi non sa esser dessa il racconto deiralterno progresso e regresso delle dottrine filo- sofiche, 1'esposizione di aspre battaglie intellettuali, la nar- razione di tentativi andati a vuoto, di speranze fallite, di passi lenti, amari, affaticati nel duro canimiuo della verita? L'uomo getta nel solco della vita ogni fatta di semi intel- lettuali, semi buoni e semi cattivi, semi di errori, e semi di verita, e poi sparisce dalla superficie della terra. Passano intanto ad una ad una le generazioni umaiie e mietono quello che altri hanno seminato. La mietitura, tuttavia, mae- stra la divina Provvidenza che regge il mondo, non si fa senza una certa scelta. Non sempre il loglio, insieme col buon grano, viene mietuto e depositato nel granaio deH'uma- nita. La storia del pensiero umano ci attesta che centinala di errori, un di comuni su tutta la faccia della terra, sono ora spariti affatto, ovvero rilegati a far vita solitaria in qualche angolo del mondo. Ma non bisogna aver fretta. La messe delle idee si compie non ad anni, ma a secoli. D'al- tra parte, Tumanita ha una vita lunga. Ed evvi mai alcuno che abbia gia sentito le prime note delle trombe squillanti nelPeternita la chiamata delle genti al giudizio universale?

MARONGELLI E SILVIO PELLICO IN CARGERE

3D I

III.

Era il Maroncelli i un cospiratore carbonaro, del tutto vol- g*are; ma Popera sua riusci oltremodo funesta all'Italia. Egli, per pochezza d'animo, che si chiama vilta, fu causa ed oc- casione della rovina di Silvio Pellico, dell'arresto di Laderchi, di Romagnosi, di Ressi, di Arrivatoene, deirestremo pericolo corso dal conte Porro e da un tal Bonelli mercante piemon- tese: e segno I'inizio delle grand! scoperte e delle successive condanne, terribili e dolorosissime, di congiure e di congiu- ratori lombardi.

Giudicato gia in Roma carbonaro confesso e reo oltrag- giatore del Papa e della fede, era stato condannato a domi- cilio coatto in Forll per cinque anni. Ma indi a poco se ne fuggi.

Venuto in Milano nella state del 1819, a fine di cercare nella Paneropoli lombarda e pane e fortuna, penso a farvi propaganda di carbonarismo 2. L'arte del teatro ed i comuni amori lo misero in relazione con Silvio Pellico : quest! si lascio per eccesso di vero patriottismo cogliere sconsigliata- mente nel'a rete settaria, come vedremo, e si fece subito ad opera re a pro della setta.

1 Vedi quaderno precedents.

2 Nella lettera, accennata piu innanzi scritta al suo fratello, senza paura come senza vergogna egli dice chiaro di aver legato « stretta amicizia col conte Porro. del quale ho non poche buone ragioni di cre- dere che da lui o per lui rni trarro ad ogrii modo un buon pane » . Vedi EINIERI, II, 123. Invano egli poi nel suo costituto in Milano, ed i riven- dicatori della sua « generosa abnegazione » , hanno compicciato scuse ed interpretazioni intorno a questo buon pane: quelle parole scritte nel - 1' intimita privata sono superiori ad ogni sforzo di ermeneutica !

MARONCSLLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE 171

Per una lettera scritta al fratello in Bologna con velame carbonaresco, e sequestrata dalla jxlizia al portatore, tal sarto Pirotti, Pietro Maroncelli fu ar restate nella sera del 6 di ottobre 1820; e per le prime confession! fatte da lui, fu pure arrestato Silvio Pellico indi a sette giorni.

Molto si 6 scritto e da altri e da noi intorno a questo argomento. La nuova pubblicazione del Luzio ci costringe a tornarvi sopra, e lo facciamo, protestandoci chiaramente di non avere nulla affatto in mira se non che la verita sia detta a chi la vuole riconoscere. Cominciamo col dare un sunto delle qualita di cotesto prirno an tore d'infiniti guai!

Pietro Maroncelli, massone e carbonaro di Forll, si com- porto da vile, in tutta la forza di questa parola, per le se guenti ragioni irrefragabili, cavate tutte dalle parole di lui, costituito dinanzi ai giudici austriaci, od altri :

1°) Fu beneficato dai preti, da cardinal!, e dalla S. Sede; e di tutti maledisse orrendamente.

Eccone le prove :

« (In Napoli) per il lasso di cinque anni si trattenne maii- tenuto in un collegio dell'Istituto di carita di Forll (1810 1815), che passava a tal effetto al di lui padre un'annua sovven- zione in danaro. » (Processo Maroncelli, in Roma, dalle sue confession!, cit. dal Rinieri, II, p. 87) *. - - « Con pensione (della Congregazione del Pio Istituto di Forll) io mi man- teneva in Napoli... Era padrone di dividere con (rnio fra- tello) la pensione che il Pio Istituto della nostra citta pas- savagli ad oggetto di terminar i suoi studii. » (Processo Ma- roncelli in Milano, sue parole, nel Luzio, p. 352 58). Reo confesso del delitto di carbonaro, e di ingiuriatore del Papa, cui denomino « gran nemico » in una poesia di gergo carbonaresco,

1 « Per fare i suoi studii in Napoli, e quindi in Bologna (1815-1817), venue sovvenuto dall'Istituto di carita di Forll, mediante un assegna- mento di scudi centodieci all'anno. » Dal processo in Roma, f. 63 e 64. Dunque in sette anni cotesto mantenuto massone mangio alia Chiesa 750 scudi, o piu di lire nostre 3850; ed altrettanto fa fatto per il fra- tello di lui. massone pure e carbonaro.

172 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

chiese perdono in quest! termini: Sostengo die fed vera- mente male a scrivere tali cose ; che ne sono pentito tanto* per quello che hanno di male in se, quanta per quello a cui conducono o possono condurre, siccome ancora per lo scandalo che ne e, e che ne potrebbe essere venuto agli altri> e di tutto questo io mi ritratto, e ne ho sommo dolore, ne~ penso piu cos\y come spero di perseverare, se cosi place at Signore Iddio, net di cui santo aiuto ho tutta la fede, & me le raccomando. Per intercessione del cardinale Spina, Legato di Forli, e per preghiere di suo padre fu restituito in patria, a spese della S. Sede ; per supplica di lui al go- vernatore di Roma, gli furono condonate le spese del pro- eesso, del mantenimento, dello svago, del viaggio.... (Rinieri,. II, 100-102).

Ora a questi atti di beneficenza ecco come rispose : a) Non mantenne la promessa data: un anno dopo ritesseva le opere settarie in Milano. Arrestato in questa citta, egli men- tiva dicendo : « Venni tradotto nelle carceri di Roma a di- sposizione del lodato S. Ufficio, quale dopo aver mi fatto soffrire una dctenzione di un annot ordinb la mia liberta senza intimarmi il decreto definitivo, per cui ne ignoro la sostanza »: tutto il corsivo 6 un tessuto di bugie! Mentiva dicendo : « N6 in Roma, ne altrove, ho mai palesato di esser tale (carbonaro)... I quali preti, quantunque non abbiano mai potuto provarlo, n6 a Forli, ne a Roma, mi ritengono tuttavia massone e carbonaro. » Ed invece il processo in Roma diceva : « Aver egli fatto parte in Napoli della setta de' carbonari, alia quale venne ascritto bench6 senza formality di stile, poco pri:na che ne partisse; e di avere ivi appresi i segnali, ossia il catechismo massonico per gli apprendisti, come confessa al direttore di Forli, e rilevasi dal dispaccio del Legato (f. 47). Non impugno il Maroncelli di aver detto al direttore (di po- lizid) d'esser egli carbonaro..., ma sostener voile di non esser stato carbonaro in quanto al fatto... (f. 154 e segg., nel Ri- nieri, II, 94-95). Ora per Tedilto de' 14 agosto 1814, il Ma- roncelli, per essere carbonaro e fondatore di una societa /?-

I POLLI DI RENZO 173

ledonica, massonica, empia..., veniva convinto del delitto di Stato. Eppure il Governo del preti lo mand6 libero, pagan - dogli il vitto e il viaggio ! -

b) Appena libero egli tramo in Romagna, e sostenne di- nanzi alia polizia di Milino, ed alia Commissione speciale di Venezia, che la sua carboneria non aveva altro scopo al- Tinfuori di dare all' Austria la Romagna e le Legazioni e lo Stato pontificio, e di distruggere il Governo del Papa, come quello che era Yoggetto di universale abborrimento ! ! Per questa ragione egli chiedeva a Bologna gli arredi carbona- reschi per Milano, pensando « di porre in attivit& quel pensiero deH'unione dello Stato pontificio a queilo deir Austria (Co- stituto, 7 ottobre 1820) ».

II. Fu vile, perch 6 non manifesto mai, dinanzi ai giudici austriaci, un sentimento di nazionalit& italiana, mai una espressione di patria fierezza. N6 pretendo di rinvenire in lui pure una particella di quella resistenza pertinace, che al Salvotti oppose un Silvio Moretti, sebbene si potesse desi- derare da un massone maestro carbonaro, il quale si accin- geva a carbonizzare tutta 1' Italia settentrionale, per darla airAustria. Ma in lui non si scorge neppure quel non so che di mestamente nobile, che faceva dire ad un Solera e ad un Pellico: Confesso essere stato mio scopo di liberare 1' Italia dal dominio straniero !

Egli invece scriveva, proprio nei tempo delle sue confes- sion! « estesissime », che vedremo tra breve, tanto spontanee quanto stupide lettere adulatorie air inquirente Salvotti, al quale si inchinaoa, « baciandogli con ogni riverenza le mani » ! (Luzio, 396).

III. Fu vile, perche non fece nessuno sforzo per non isve- lare Silvio Pellico, il biglietto che arrecheremo tra breve non tendendo evidentemente se non a salvare se stesso. E se di-

1 In un suo scarabocchio, citato dal Salvotti nella requisitoria ii- lale, Maroncelli scriveva: « Dur.que che far del Papa? che de'suoi rar- dinali, de suoi Prelati? Vanno acchiappati tulti, stretti per la strozz'i 0 mpiccati tostamente per la gola. » (Luzio, p. 429).

174 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

chiaro di essersi conteso a salvare Laderchi e Canova, per ragioni come ebbe a dire facili a capire, nel medesimo tempo si protesto e piu chiaramente ancora fece capire di aver ci6 fatto, per essere egli intimamente convinto che quella sua reticeuza non giovava alia causa ne al governo!

IV. Fu vile, perch6 confesso tanti e tanti nomi di car- bonari, e cagiono dispiaceri e rovine non lontane in molte famiglie ; confesso, dico, non per esservi costretto da neces- sita stringente, ma perch6 minacciato dell'applicazione della giustizia suprema: per paura della quale, egli imploro per se ed il suo sangue la cleraenza dell' austriaco imperatore.

V. Fu vile, perche, dopo una tale condotta tenuta ne' quasi due anni del suo processo, dopo la grazia di undici anni di carcere duro, dopo ricevuto dair imperatore favori, gamba di legno, e denari... propalo poi un cumolo di cose non vere contro la giustizia dei giudici austriaci ed i mali trattamenti dell' imperatore. E cosl fu cagione della terribile risposta che da Paride Zaiotti fu fatta al Misley: nella quale risposta fu- rono svelate per la prima volta le grandi vilta di Pietro Ma- roncelli e le debolezze degli altri primi martiri dell'italico risorgimento. Ed al libro dello Zaiotti n6 si e fatto ne si potra mai fare risposta !

Tanto basti in compendio di ci6 che riguarda i titoli di quest' uomo per una rivendicazione. Ora li esamineremo da vicino. E se forse ne verra nausea al lettore, come scrisse di s6 Paride Zaiotti, non ci potra essere attribuito a colpa; avremmo amato meglio di non sollevare quel velo pietoso dell'obblio che fin qui li copriva, ma che altri incautamente ha voluto rimuovere.

IV.

Nel suo primo costituto de' 7 ottobre, Pietro Maroncelli confessb in sostanza le sue relazioni carbonaresche col suo fratello in Bologna. Le quali, espresse col nome di specula- zioni commerciali, egli aveva accennato sotto il velo di quei

I POLL1 DI RENZO 175

vocaboli, nella lettera che fu sequestrata al sarto Pirotti. Confessb lo stesso per le medesime espressioni usate da Silvio Pellico in una lettera a lui confidata per il suo fratello Luigi Pellico in Geneva; lettera che gli fu sequestrata dalla po- lizia. Confessb di appartenere alia setta, tanto lui come il fratello Francesco, e il cognato Masotti. Confessb, che lo scopo della sua carboneria era quello di distruggere il go- verno pontificio, e di dare gli Stati romani e il regno sardo all' Austria. Confessb di avere tenuto tali discorsi politici con Silvio Pellico, il quale, secondo lui, aveva acconsentito a codeste sue idee. Confesso, che per dare esecuzione a codeste idee, di cedere cioe gli Stati romani e il Piemonte all'Au- stria, egli aveva divisato di fondare in Milano la carboneria.

Tutte queste confessioni 1 sono riferite con le stesse parole del Maroncelli nel suo costituto, lungo e noioso, pubblicato da Alessandro Luzio nel suo recente volume : « II processo Pellico-Maroncelli » a p. 350.

L'arguto scrittore Luzio pensa di trovare in queste con- fessioni un « documento, a suo credere, fondamentale per la rivendicazione » del Maroncelli : perci6 lo ha pescato nel- Tarchivio di Milano (e perch6 non pubblicare gli altri ?) e fattolo di ragione pubblica. L'intendimento del Luzio e lo- devole, ma il metodo non e storico : egli non doveva fare T apologia di Maroncelli, si bene pubblicare i documentij dare le spiegazioni necessarie, somministrare le fila al lettore per potere unire insieme le cose, e lasciare il giudizio al pubblico.

Ma almeno e egli riuscito in questa sua impresa di « ri- vendicazione »? E riuscito a persuadere il contrario, e a di- mostrare che quasi tutti i documenti, da lui arrecati in ap- pendice, contradicono a quanto si sforza di dare ad intendere nel testo del libro ! Egli e pure un fenomeno raro, quello di arrecare le prove che fanno contro la propria tesi ! Eppure basta leggere quel costituto, per concepire subito una sinistra idea del suo protagonista. Le confessioni accennate sono vere:

1 Vedi intorno a questo punto un articolo ben fatto della Rivista d' Italia, novembre 1903, p. 747 segg.

i76 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

die dire poi di quel disegno carbonaresco di dare T Italia all'Austria ?

Questo contegno di Maroncelli fu disapproval da tutti : dal Salvotti, dal proprio fratello Francesco Maroncelli, da Camillo Laderchi, da Silvio Pellico ; come anche la condotta di lui posteriore allo Spielberg fu biasimata da Giuseppe Maz- zini, dal Confalonieri, dal principe della Cisterna : di que- st'ultimo abbiamo le lettere.

Basti qui citare la testimonianza del Laderchi, e di Fran- cesco Maroncelli, e quella di Silvio Pellico :

Nel suo costituto de1 23 giugno 1821, Camillo Laderchi fu (la 42a volta)

« Interrogate se la riconosca (la lettera sequestrata al Pirotti), e se I'abbia letta tutta, allorche Maroncelli gliela mostro pria di darla al Pirotti?

« Eispose: Ho gia risposto in proposito ne' miei costituti po- litici a Milano, dove questa lettera mi venne esibita 1. Kisuka dalle date risposte come esistesse, in quella lettera 2, di mio pugno la prima e la seconda linea. Maroncelli non fini quella lettera al caffe, aven- dolo io sconsigliato dallo serivere in quel luogo cid, che nel prin- cipio di quella lettera accennava, ed egli percio la termicd a casa. lu posso aver letto fin la dove si richiiama alia lettera mandatagli col mezzo di Canova ", e sicuramente le due prime pagine, il resto

' Arrestato subito per le manifestation! maroncelliane, il Laderchi diede in Milano le spiegazioni che qui accenna. Fu liberate a' 6 di gen- naio del 1821, poi richiarnato a Venezia nel giugno per altre rivela- zioni piu gravi dello stesso Maroncelli.

* E la lettera data dal Maroncelli al sarto Pirotti, con la quale chie- dcva al fratello gli arredi carbonareschi. Vedi RINIBRI, II, 122 segg. Cio che qui depone il Laderchi e nuovo ed assai interessante.

3 A questo comico della Compagnia Marchionni il Maroncelli avea consegnato altra lettera per il fratello, 29 agosto 1820, ed altra per un tal Zuboli, gran carbonaro.

II Luzio ignora I'esistenza di questa lettera negli atti officiali secreti di Milano, alia quale egli conserva la data de' 29; e quindi, per essere 1* pubblicazione dell'editto contro i carbonari successa in Milano a' 31 di agosto, dichicfrra che il Canova non lo conobbe, essendo egli partito da Milano a' 29 (p. 59). Invece il Canova parti da Milano, a' 26 di agosto; ed infine la lettera citata aveva la data dei 24 e non de' 29. Cosi irifatti

I POLLl DI RENZO 177

non rai fece egli leggere. Fu un mero caso, che mi fece quella sera unire al Maroncelli nel caffe, dove stava scrivendo.

« lo vi era capitato, reduce.-dal passeggio col professore Ressi e sua moglie, a pigliare un gelato. Yisto il Maroncelli che scriveva, me gli avvicinai : e mi confidd di scrivere una lettera a suo fra- tello, oella quale oltre acceonargli i denari, di cui era creditore verso il Penna 1, e la proposizione che gli era stata fatta... gli vo- leva pure scrivere relativamente alle carte carboniche, che aveva ricercate altra volta col mezzo di Canova. Maroncelli dopo avermi letto, come dissi, le due prime pagine e qualche linea della terza, tralasci6 di scrivere il resto in quel luogo, sul mio consiglio, ed io riunitomi al professor Ressi, lo accompagnai a casa. Seppi ap- presso, che avea consegnata quella lettera al sarto Pirotti.

« 59. Int. Egli fu, come disse, in Bologna nell'occasione, che dopo la sua scarcerazione si dirigeva a Faenza. Se abbia cola vedulo Francesco Maroncelli, e gli abbia parlato delle cose suc- cesse a Milano?

« R. In quella occasione nol viddi, ne gli parlai ; essendo perd stato (in Bologna) in sul principio di maggio teste scorso per vedervi 1'opera e per ottenervi ii permesso di riportarvi nel prossimo novem- bre la laurea, andai allora a ritrovar Francesco Maroncelli, il quale era tuttora in carcere, quantunque posto, come si suol dire, alia larga, essendogli quindi permesso di parlare liberamente con chic- chessia. Io gli raccontai in succinto le cose di Milano.

« Ed egli parlandomi di suo fratello, mi diceva, che si era con- tenuto imprmlentemente avendolo compromesso, ed introducendo faJsamentti, che erano stati jatti carbonari a Napoli. Egli mi di- ceva, che questa sola circostanza stava a di lui carico nel processo che gli si fece, e si lagnava perche ne lo si giudicava, ne se lo metteva in liberta, venendogli risposto che il suo arresto non era stato ordinato dal governo pontificio, avendogli ci6 detto lo stesso cardinale Spina. Egli poi mi diceva di non aver ricevuto la lettera di suo fratello. »

il Canova nel siio costituto degli 11 aprile 1821, che riferiremo a suo ki«go, alTinterrogazione 51 rispondeva:

« Preset, di nuovo ispezwne di quella lettera, osservo ch'ella fu scritta di 24, confondendosi facilmente il 4 col 9. Difatti sapendo io con iuita "tezza di essere partito il dl 26, quella lettera non poteva essere datata dl V9. » 1 Libraio in Bologna.

1904, vol. 1, fasc. 1286. 12 8 gennaio 1904.

178 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CAROERE

V.

Per contrario Alessandro Luzlo & tutto nello scolpare il Maroncelli, e si scaraventa contro queili che accusano costui di aver dentmziato il proprio fratello. Ed esclama: « Ma io domando : con quella lettera confiscata al Pirotti, era pos- sibile negare la luce del sole? (p. 69-70) ». Negare la luce del sole non e ne era possibile: ma Pietro Maroncelli non seppe negare la luce di una lucciola, con la qual luce il Luzio confonde quella del sole !

E infatti, che cosa era quella lettera? Era una lettera scritta in gergo carbonaresco, con rintendimento che venuta in mano a' profani si desse ad intendere una cosa per un'altra: speculazioni commerciali, testi di libri, stocchi di canape. Era dunque obbligo elementare per un carbonaro massone maestro lo interpretare quelle parole nel loro senso ovvio, inteso e voluto da' fondatori della setta. Cio e dire, doveva Maroncelli sostenere, secondo quel senso, che egli trattava col fratello negozii familiari, di commercio, di arte : che cosa piu elementare, piu facile, piu semplice? Doveva, dico, cosi interpretare tutto, tutto suggerendogli un tal partito : i nomi mentovati, le espressioni chiare, la sua condizione di povero in canna, di artista che cercava il pane. Questa e luce di sole, quella attestata dal signor Luzio e nebbia che ingombra le cose chiare, e le oscura *.

Che razza di carbonaro era mai quel Maroncelli, che non sapeva servirsi neppure della prima luce crepuscolare, onde s'illummavano tutte le baracche della sua Romagna !

1 E tanto spallata cotesta causa presa a sostenere dal Luzio con tutto il suo apparato salvottiano, che di tutti i carcerati,la maggior parte fece si alcune rivelazioni, ma che ne abbia fatte nel suo primo esame, delle paragonabili a quelle di Maroncelli, non c'e nessuno. Non La- derchi, che era un ragazzo di venti anni; non ii commediante Canova, il quale si porto bene ne' suoi costituti, sebbene il Luzio lo tratti inde- gnamente; non il Romagnosi, non il Ressi, non il Solera, non il Villa, non il Foresti, non 1'Armari, non 1'Oroboni, non lo stesso prete Fortini... non davvero Silvio Pellico!

1 POLLI DI RENZO 179

Ma vediamo, iu quella vece, che cosa agli stessi quesiti sulle speculasioni rispondesse Silvio Pellico ; qui si davvero che troveremo la luce del sole, sebbene il sor Alessandro vi sbatta delle tenebre parecchie malamente e inutilmente.

Interrogato alia sua volta Silvio Pellico di quali specula - zioni trattasse la sua lettera per il fratello Luigi, rispose : - Di negozii di commercio. Ma che negozii aveva Marori- celli « povero in canna »? Interrogate lui, egli se la vegga, ci6 non mi riguarda ! De' discorsi politici che Maroncelli dice aver tenuti con lei, e che tendevano a dare T Italia al- Timperatore austriaco, che cosa dice? Dico, che io non ho mai tenuto simili discorsi con Maroncelli ! Se Maroncelli asserisce cio, dice una menzogna!

Questa e vera luce, e non ha bisogno di raccoglitori tardivi !

Come «si vede, tra Pietro Maroncelli e Silvio Pellico nelle carceri di Milauo si dava il caso dei polli di Renzo, con la differenza per6 che i due prigionieri non s' in tendevano perch6 non potevano n& vedersi ne abboccarsi insieme.

Che cosa fece allora il Maroncelli? Ten to di scrivere un biglietto a Silvio Pellico, a fine di indurlo a disdirsi, ed a rispondere nel senso di lui!

Contestategli le risposte date dal Pellico, soprariferite, il Maroncelli nel suo costituto de' 15 ottobre non seppe ne ne- garle n6 approvarle. Sostenne che 1'amico avea tenuti que' di- scorsi politici, e confesso troppo tardi che la lettera di Silvio trattava di commercio. Notisi bene lo stato psichico di quel Tuomo : sconfessa una cosa che era vera, e ne sostiene una che era falsa ! Cos! tentennando giunse, quando capit6 nelle mani al Salvotti, a perdere affatto I'equilibrio, ed a lasciarsi maneggiare siccome un cencio. « Ecco come (sono sue parole), essendo falsa la deposizione del Pellico riguardo alia nega- tiva de' discorsi politici, che io ho fatto con lui, rimane poi vera * rispetto alia credenza del Pellico, che io mi volessi in-

1 II corsivo e di Alessandro Luzio.

180 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

traprendere una speculazione commerciale ». Come si vede,. c'e una beccata al polio, e Taltra al pollaio.

Fatta cosi una concessione al Pellico, egli desiderava che quest! ne facesse una a lui, ossia che confessasse la verita del contenuto de'loro discorsi politic!, i quali avevano per oggetto il favore dell'Austria. Egli s'immaginava, fanciullo insensato^ che seguendo cotesta norma di condotta, non solo r Austria non 1'avrebbe condannato, ma forse chi sa, lo avrebba fatto mu- sico maggiore nella corte di Francesco I. La quale norma, non aveva pero se non un difetto, ed era di supporre che Francesco I ed il principe di Metternich fossero di acqua dolce come lui !

Egli dunque scrive allora, e trova modo di far giuiigere a Silvio Pellico, il seguente bigiietto, composto evidentemente in modo, che, anche sorpreso, non potesse se non favor ire la sua causa, essendone il tenore conforme alle sue risposte, Ed in ci6 diede prova di una certa scaltrezza, che va no- tata. II bigiietto diceva :

« Ho palesato il vero. Dare all' Austria gli Stati Sardo e Pou- « tificio per fame col Lombardo-Veneto un solo e la mia accusa « che t' ho fatto. E perche la taci? Questo Governo non ti sacri- « fichera mai al tuo. Forse ti ritieni per motivo della tua amicizia « per me? Ma le mie carte nan detto cid assai prima della rnia « bocca. Or se il Governo sa anche i mezzi (che tu non hai -n/at « saputo) *, tu perche non dici in esame tutto cio che io ti ho co- « municato saH'argomento ? »

Dopo la citazione di questo documento, il Luzio spara il seguente petardo: « Questo documento mi par decisivo (sic) per la riven dicazione di Maroncelli » (p. 78). E lo accom pagna con una chiosa tutta sua, che va citata co' propri ter- mini :

« II bigiietto... veniva in sostanza a dire chiaramente : -- caro « Pellico, le carte sequestratemi mi hanno posto nella necessita di « architettare nel tuo interesse un piano di difesa in cui ti prego « di secondarmi. Negar tutto e impossibile : 1'importante e clio tu

1 La parentesi e il corsivo sono un'aggiunta di Alessandro Luzio.

I POLLI DI RENZO 181

« taccia di esser Carbonaro ; che tu dica di ignorare i mezzi (cioe « 1'istituzione d'una Yendita carbonaresca), di cui io mi sarei valso « per quel preteso fine di dare all'Austria le Legazioni e il Pie- « monte. Questa scappatoia non offre per te nessun pericolo, perche « si riduce a confessare aspirazioni politiche di cui 1'Austria non « pu6 farti una colpa. Potrebbe bensi F Austria nuocerti comuni- « cando la tua deposizione al governo piemontese, di cui sei sud- « dito : ma 1'Austria non lo fara. II solo dunque ad averne daniio « saro io : ma per me hanno gia troppo parlato i documenti che « ho avuto la dabbenaggine di farmi sequestrare » (p. 78-79).

Non c'e che dire ! il signer Alessandro Luzio fa con Pietro Maroncelli il bucato in famiglia; disgraziatamerite pero lo scritto non si mette in bucato.

Ma esaminiamo la biancheria tale e quale ci e presentata, e sopratutto non ci mettiamo rattoppature. E falso che Ma- roncelli dica di avere architettato un piano di difesa nel- Yinteresse del Pelllco ; cotesto architetto 6 Alessandro Luzio. Quel piano di difesa il Maroncelli lo aveva fatto per inte- resse suo ; lo aveva fatto sette giorni prima che il Pellico fosse arrestato. E quando il Pellico, senza conoscere nulla di quelle linee architettoniche tirate sul falso, fece crollare I'edifizio maroncelliano, il Maroncelli le sostenne tuttavia! Ed affinch6 il Pellico lo aiutasse a mantenerlo in piedi, per questo motivo . solamente, gli rivolge il citato biglietto. Ci6 e evidente, ed evidente tanto, che 1'alzata di quell' edifizio, cioe le confes- sion! di Maroncelli, non che riuscire in difesa del Pellico, furono causa del suo arresto. II perch6 pregheremmo il si- gnore Alessandro Luzio a farla da storico, e non da archi- tetto.

« L'importante, soggiunge il Luzio, e che tu dica di igno- rare i mezzi, doe I'istituzione d'una Vendita carbonare- sca. » Ma dove mai si trovano coteste parole nel biglietto Maroncelliano soprariferito ? Esse sono una vera invenzione! Maroncelli dice chiaro, che « il Governo sa anche i mezzi », ossia : - - io ho confessato di aver chiesto, nella lettera se- questratami, gli strumenti per fondare in Milano una ven- dita di carbonari, come mezzo a procacciare il nostro fine,

182 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CAKCERE

die ho detto essere di dare all' Austria gli Stati sardo e ponlificio, (e non le sole Legazioni, come inventa il Luzio).

« L'Austria, cosi il Luzio chiosando, non lo fara (di nuo- certi presso il governo sardo). II solo dunque ad averne danno sard io ». Qaesta conclusione e tale una enormita, che mi maraviglio come possa essere stata scritta da un uomo sen- sato ! II Maroncelli scongiura invece Tamico a dire « in esame tutto cio che io ti ho comunicato sull'argomento », cio vale a dire a confermare il suo disegno di dare all' Austria 1'Italia sarda e pontificia ; e cio per I'interesse suo di Maroncelli e della propria difesa, e niente affatto per interesse di Silvio Pellico.

Dopo cio il signor Luzio ha la forza intelletttiale di dire : « queste linee... attestano oggi allo storico la generosa abne- gazione del preteso delators ». Invece di « storico » metta « architetto », e la cosa cammina.

Ora dobbiamo dichiarare, che nello scrivere quel bi- glietto il povero Maroncelli, lodevole nella sua audacia, prese un forte abbaglio intorno al carattere dell'autore della Fran- cesca da Rimini. Infatti egli non pare, che conoscesse ab- bastanza Tindole di Silvio Pellico, e forse la giudicava alia stregua della sua. Condurre il Pellico a dichiarare, ch'egli avesse mai pensato, non che detto, di « dare air Austria gli Stati Sardo e Pontiff cio per fame col Lombardo-Veneto un solo », era tale una proposizione che al fiero scrittore del Conciliatore 1 riempiva 1'anima di sdegno !

Che cosa fece egli allora? Col suo sangue vergo un bi- glietto, il quale dovrebbe con ogni merito di giusto splendore patrio figurare, scritto a colore di sangue, in tutti i musei d'ltalia, se Tltalia fosse rimuneratrice del vero merito, come ne sono estimatori i degni suoi figli. Eccolo :

1 A p. 51 il Luzio cosi scrive di Maroncelli: « Giunto tardi a Mi- laiio per prender parte alia redazione del Conciliatore, Pietro Maron- celli... » Questa insinuazione pro Maroncellio, e di un gusto storico squisitissimo ! Non trova pero nessun fondamento se non nella imma- ginazione di Alessandro Luzio.

I POLLI DI RENZO 183

<( Se tale era tuo progetto (di dare V Italia all' Austria), potevi si palesarlo, ma perch6 voler far credere me consa- pevole? Se t'6 sfuggita una falsa confessione a mio riguardo, ritrattala. Te Timpongo in nome della verita. lo credei real- mente, che a Geneva tu avessi degli affari commerciali. Non mi avevi tu parlato di qualche tuo capitaluccio ? »

Questo e uno scrivere in italiano!

Se non che il biglietto invece di andare nelle mani del Maroncelli, giunse in quelle dei giudici. E tuttavia mio fermo convincimento, che se il debole Piero lo avesse ricevuto, egli avrebbe forse rabberciato la sua tela male ordita, ed avrebbe forse salvato se ed il Pellico e gli altri venturi tor- mentandi. Egli aveva sconfessate alcune sue affermazioni : come non avrebbe potuto negare eziandio di aver tenuto quei colloquii politic! con Silvio Pellico?

II Pellico almeno cosi la pensava, ed e da dargli una qualche competenza nell'argomento, superiore ci sembra a quella di qualcho tardivo raddirizzatore di ossi torti. Gosi infatti il Pellico scriveva con ammo riposato nelle sue Pri- gioni al principio del capo quinto:

« Se Tirola (il secondino che lo assisteva)... fosse stata fisionomia piu nobile, io avrei ceduto alia tentazione di farlo mio ambasciatore, e forse un mio viglietto giunto a tempo aH'amico gli avrebbe dato la forza di riparare qualche sba- glio, e forse cio salvava, non lui, poveretto, che gia troppo era scoperto, ma parecchi altri e me *. »

1 II Luzio, che si picca di esatto, confonde questo biglietto che Sil- vio avrebbe desiderato di mandare al Maroncelli, con quest'altro scritto col suo sangue, e che invio di fatto. A ogni modo egli e di parere con- trario a quello di Silvio Pellico! e scrive : « Se anche questo biglietto fosse giunto al Maroncelli, non so, a dir vero, quaiito avrebbe potuto giovargH, -poiche non era facile ritrattare tutti i particolari versati nei suoi primi costituti sui discorsi politici tenuti col Pellico (p. 80). » E un parere pero, che non concorda con la ritrattazione gia fa'tta e abba- stanza facilmente dal Maroncelli. Ma di cotesti cenni di piccola arte, conduceriti alia « rivendicazione » del carbonaro rivelatore di tutta la carboneria, ed insieme ad una tal quale diminuzione del Pellico, e pieno cotesto libro del Luzio.

184 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

Caduto in mano ai giudici esaminatori, quel biglietto venne subito rinfacciato al Pellico, e gli furono richieste spiegazioni, e proposti eccitamenti a confessare il vero. E fu quindi in- terrogate :

« Se (cosi dinanzi al consesso esaminatore, il 19 ottobre) egli ha deposto la verita...., perche tentd con tale indiretto mezzo di far dire al Maroncelli che gli avesse parlato di capital'^ e che non si usano da quelli che tentano di inorpellare la Polizia... per do non pud essere che riprovevole ed aggravante... tale di lui contegno, mas- sime che il Maroneclli, escusso jeri, su tali circostanze, confermo pienamente le fatte sue deposizioni, e protestd di non avere mai mostrato a lui esaminalo, che la sua famiglia avesse del negozj, e che egli aveva capitali da disporre... si determini una volta di palesare la verita, »

Da queste parole si scorge come il Maroncelli, a detta del suo storico riven dicatore, presenta allo storico le prove di generosa abnegazione, e quelle di un piano di difesa . a,rchi- tettato per interesse deH'amico, per sua pochezza di anima incarcerate !

Silvio Pellico rispose, e rispose in maniera veramente degna di un italiano del Conciliatore^ e non della carboneria maroncelliana, di cui era tinto da soli quarantacinque giorni; la quale, posta in confronto con la solita maniera di Pietro Maroncelli, che pure era maestro massone e maestro carbo- naro, ci presenta Toro puro al dirimpetto della poltiglia.

« Non fa, rispose Silvio Pe-lico, per tirare in viste mie il Ma- « roncelli che gli diressi il bigliettino, ma bensi per intimargli di « dire la verita, e farlo accorgere che s'egli mai credesse di gio- « varmi per farmi uscire piu presto di qua col dire che io abbia « avuto delle intenzioni politiche, favorevoli all'Austria, io rigetto, « qualuoque ne sia 1'esito, questa menzogna. Non voglio liberarmi c con finzioni, perche non ho bisogno di questo. Per quante ricer- « che, ioformazioni, etc., la Polizia faccia sul mio conto, ella non ri- « levera mai altro se non che, circa le opinioni politiche delle quali « pochissimo mi occupo, io sono liberale nel vero senso, cioe desi- « deroso del bene degli uomini...

« Ignoro i motivi che dettano a Maroncelli cose a mio riguardo, « che non son vere. Non accolgo la supposizione, che egli cid faccia

I POLLI DI RENZO 185

« per accumunare il suo destine al mio, onde avere una specie di « appoggio nelle persone distinte, con oui sono in rapporto; ma « sono disposto a credere one per falso calcolo, ma con sentimento « generoso, egli pensi di giovarmi nello spirto del Groverno, appo- « nendomi intenzioni a lui favorevoli...

« Finalmente conchiudo, cho non posso immaginarmi il rnotivo « perche Maroncelli mi ha aggravate nelle sue deposizioni l. »

Qui le cose parlano da se, ne si hanno a fare commenti. Vedremo in ua prossimo capitolo altre cose, che pure da se parleranno contro la « rivendicazione » di un carbonaro de- latore tentata imprudentemente da Alessandro Luzio.

V.

Nelle loro risposte dinanzi alia polizia ed al tribunale cri- minale di Milano, il Maroncelli ed il Pellico avevano rappresen- tato, come avvisammo piu sopra, la figura dei polli di Renzo. II Maroncelli, dopo le lamentabili rivelazioni fatte nel suo primo esame de' 7 ottobre, si era andato sempre piu im- brogliando. Egli si Iasci6 cullare in un tal movimento di altalena, il quale ora spingevalo a spiegazioni ulteriori, ed ora lo respingeva a ritroso : sempre pero si mantenue nella stessa linea di difesa fondamentale, di non avere cioe la sua carboneria avuto altro scopo, che quello di dare air Austria « gli Stati pontiflcio e Sardo ».

Come mai un tale comportamento gli meritasse la carat- teristica di uomo « di sommo ingegno » 2 dall' inquirente Salvotti ; e come nel medesimo tempo « alcune spiegazioni ingarbugliate » di lui abbiano indotto il suo « rivendicatore » a > dichiararle cosl poco ingegnose da « far sorridere il giu- dice » 3, non tocca a noi a spiegare. Una cosa e certa, ed e che il Salvotti nel suo « Refer to » al supremo senato ed al- rimperatore si occupa in gran parte a far campeggiare il suo

1 Dal Luzio cit., p. 384-85.

2 Luzio, op. cit. 428.

3 Pag, 85.

186 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

talento inquisitorio, a fine di meritarsi dalla bocca del sovrano austriaco quella testimonianza di lode, che non gli era mancata negli ultimi process! ! . Per conseguente doveva il Salvotti nella sua esposizione dimostrare la grande difficolta che in- contro nel superare le ritrosie negative di quel « sommo ingegno », che era Pietro Maroncelli : pogniamo pure che sottacesse qualmente e le lettere umilissime scrittegli da quel « grafomane... dal cervello squilibrato » 2, ed alcuni scarabocchi di esso, a lui dedicati, e il sapere di certo che il Maroncelli era un povero musico di nessuna o scarsa let- teratura... gli avessero chiaramente indicato ch'egli aveva a fare con un carbonaro dalle facolta mentali veramente non sane 3, e dal carattere privo affatto di energia.

1 La preziosa notizia e stata trovata dal Luzio tra le earte*,Sal- vottiane a lui dagli eredi affidate. II suocero stesso del Salvotti cosi gii annunziava quel tribute di lode, imperiale da Venezia, 27 dicem- brft 1821 : « Sua Maesta con Veneratissima Sovrana Risoluzione 29 ot- « tobre 1821 si e graziosissirnamente degnata. di attestare in modo par- « ticolare alV Inquirente e Relatore nel processo contro la setta dei Car- « bonari... Salvotti, la sua speciale soddixfaziojie pel di lui zelo di servigio, « e pel dirnostrato sentimento del proprio dovere...». (Op. cit., p. 44-45).

2 Sono espressioni di Alessandro Luzio.

3 Cio e verissimo, e ci desta compassione; ma 1'intelletto non puo non scorgere la verita delle cose, e venire al consiglio di scriverle pub- blicamente, quando altri, quale che ne sia I'intenzioiie, si sforza di tra- visarle.

II povero Maroncelli dopo la sua uscita dal carcere duro (1830), esulo in Parigi, dove non tenne un contegno lodevole. Sposatosi ivi con un'artista, prese la volta deH'America (1836) a fine di cercarvi for- tuna. Indi a dieci anni divenne cieco, ed impazzi del tutto, e fini la vita nel 1846. Silvio Pellico ci da quest! ragguagli preziosi in una sua alia sorella Giuseppina (23 settembre 1846) : « La pauvre veuve de Ma- roncelli m'a ecrit. J'avais deja su par les gazettes qu'il etait mort. ElJe m'a donne dans sa lettre le triste detail de la longue maladie a laquelle il a succombe. II etait d'abord devenu tout-a-fait, aveugle, en- suite mille souffrances 1'attaquerent, il devint fou, et un etat de lan- gueur generale preceda sa fin. II- avait des intervalles de raison et alors il priait et se conformait &, la volonte du Pere Celeste. J'espere que Dieu, apres Tavoir tant eprouve, 1'aura accueilli parmi ses elus. Le jour de sa mort (chose etrange !) fut le ler aout qui etait lo jour de sa sortie de Spielberg, et le jour de son mariage': prions pour lui. Sa veuve, a ce qu'il parait, continue a rester en Anierique. Elle est

I POLLI DI RENZO 187

E questo appunto ci attesta il Salvotti, non guari cori- sono a se medesimo, quando scriveva nella sua requisito- ria : « I due primi costituti di Maroncelli fecero manifesto che desso mai saprebbe resistere ad energiehe contestazioni (Luzio, p. 431) ». Quindi sara merito dell'inquirente il non tralasciare difarle. Macotesto merito dovendo necessariamente supporre una diffieolta nella materia da superare, il Sal- votti aggiunge : « I molti costituti, a cui venne assoggettato a Milano, pareano lasciare alia commissione ben poca spe- ranza di condurre questo inquisito a phi estese rivelazioni » . (Ibid., p. 233-34). Se non che, dopo aver narrato le rivela- zioni « estesissime » che poi gli furono fatte per la massima parte « spontaneamente » dal Maroncelli, delle quali vedremo piii che un saggio, dichiara nuovamente che « F energia di carattere e di sentiment! (mostrati dal Pellico) mancava affatto a Maroncelli » \ (Ibid. p. 460).

Ma prima di vederlo alle strette coirinquisitore trentino, il che accadde a; 20 di gennaio, quando il Maroncelli fu trasportato a Venezia, e degno di essere riferito un certo paragrafo di Alessandro Luzio, il quale ci da un confronto, compendioso, del contegno tenuto in Milano tra i due costi- tuiti Pellico e Maroncelli :

maitresse de niusique ; elle a eu de lui une fille qui a maintenant onze ans » . Epistolario francese di 8 Pellico, p. 442.

1 Questo giudizio del Salvotti, che per il Luzio e autorita « inec- cepibile » , riesee increscioso oltremodo al rivendicatore di Pietro Ma- roncelli. Eppure piu ferocemente ancora il Salvotti lo ribadisce, quando dimostra non esser possibile che il Maroncelli non abbia pienamente votato tutto il sacco. « Questa supposizione, afferma 1'Inquisitore, d'al- tronde irragionevole, potrebbe aminettersi soltanto allora che Maroncelli ueesae spiegato una energia di carattere, che pero non ha mai pale- sato». (Luzio, p. 482).

E un vero colpo di clava da stritolare un uomo ! II Luzio pero ha Vabilita di trovare un sollievo nelle altre parole del Salvotti, dove dice che il Maroncelli « nelJa sua detenzione a Roma aveva dato un saggio della sua costanza » (p. 483). E soggiunge timidamente in nota : « Sal- votti contraddice qui in parte quanto aveva detto prima sulP assoluta mancanza di energia in Maroncelli*. II male e che qui si tratta di co- stanza net servire gVinteressi della setta, e non di resistere con energia ad interrogatorii minacciosi. Dei resto il Maroncelli confesso in Roma quanto gli fu chiesto : fu reo confesso, umiliato, e pentito!

188 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

« Coloro che, per demolire Maroncelli, asseriscono aver egli su- bito in sede di polizia l vuotato il sacco per salvare la pelle, sa- crificando gli amici, ricevono dunque dai document! la piu clamo rosa smentita. II vero e precisamente 1'opposto : Maroncelli a Milano iramol6 interamente se stesso ; per riparare le conseguenze fatal! della sua grafomania spiego non solo maggior disinteresse, ma anche acume d'ingegao e felicita di risorse, superiori al Pellico, che, troppo preoccupato della sua difesa personale, non capi come egli ar- restato dopo il Maroncelli doveva tener conto della situazione di fatto. creata dalle imprudenze deH'amico, e secondarne la linea di difesa, che pur conosceva perfettamente, e per le contestazioni dei giudici e pel biglietto consegnatogli » (Ibid., p. 87).

Siamo equi. In sede di polizia, cioe da' 7 ottobre 1820 al gennaio 1821, Pietro Maroncelli fece le confession! chiare, che si trovano nel suo costituto : svelo se carbonaro, e carbonari appal eso essere ii fratello e il cognato ; svelo assai cose sulla carboneria ; svelo la significazione settaria delle parole di gergo carbonaresco ; svelo aver tenuti discorsi politici, con Silvio Pellico, tendenti a dare air Austria Stati italiani, e questo essere lo scopo degli arredi carbonareschi ricliiesti in Milano j i quali dovevano servire di mezzo ad ottenere quello scopo. Coteste confession! sono precise, sono fatti in- negabili a chi abbia occhi in fronte. Com'e pure innegabile che, in conseguenza di quelle rivelazioni, Silvio Pellico era stato arrestato, e gli altri compromessi maledettamente !

II costituto intiero del Maroncelli, ed i frammenti di co- stituti, arrecati dal Luzio, non danno a questi fatti nessuna « smentita » non solo clamorosa, ma ne pure sonora, ne pure esistente: anzi la danno allo scrittore di quelle parole. In quanto poi al « sacco vuotato » subito in sede di polizia ; Tequita esige una distinzione semplicissima : il sacco non lo vuoto... intieramente in quella sede; ne lascio un fondo e sette sporte da vuotarsi in Venezia.

Ma il disinteresse 2, I'acume d'ingegno e felicita di ri- sorse, come I'immolazione di se stesso, attribuiti al Maron-

1 II corsivo e del Luzio.

2 Relativamente al piano di difesa eretto dal Maroncelli per interesse di Silvio Pellico, vedi piu addietro.

I POLLI DI RENZO 189

-celli in grado « superiore al Pellico », ci sembrano altrettante espressioni di una intollerabile audacia. Mettiamo la questione nel suo vero punto.

II « piano di difesa » del Maroncelli consisteva nel soste- nere, e farsi bello, che il fondar baracca carbon ica in Milano aveva per iscopo il dare all'Austria Roma e Sardegna. Che poi con quel « piano » il « grafomane » carbonaro intendesse « immolar se stesso » dando a' prodi cugini la suprema prova •deireroismo, credat iudaeus Apella! Ogni uomo di senso co- rn une scorgerk in quel vile tentative il « piano » di salvare appunto la propria pelle : del che pero non gli facciamo ag- gravamento, anche datane T intenzione manifesta.

Ma Silvio Pellico, sebbene arrestato dopo (e per 1'archi- •tettura di quel « piano »), al solo sentirsi proferire dall'attuario poliziotto austriaco, aver egli ne' suoi discorsi con Maroncelli preso parte e acconsentito al vile disegno, Silvio Pellico si senti ardere il sangue nelle vene per vergogna, e nego tutto sdegnosamente. Maroncelli rincalzava, e scongiuravalo con quel suo biglietto, scritto con animo infinto, a secondarlo in quel « piano di difesa »; ma il Pellico vi ripugno quasi con furore, andassene pure la propria pelle.

Chi mostro in quel cimento piu disinteresse, piu ingegno, piu valore di sagrifizio, e testimonianza di patriottismo ? Bi- sognerebbe esser pazzi o ciechi come un Maroncelli, per esi- tare un momento a dare la risposta, chi abbia sangue ita- liano nelle vene, e senso comune nella testa.

Osservisi di passata. Egli e certo da ana parte, che il Maroncelli non tenne veramente que' discorsi politic! con Silvio Pellico. Dall'altra parte e pur cosa certa, che il collocare Tancora della propria salvezza in quel « piano », vale a dire nell'assegnare come fine al carbonarismo maroncelliano la cessione dell' Italia all' Austria, era una puerilita tale da far ridere le telline nonche i giudici austriaci.

L' Austria fatta accorta dai processi del Polesine sapeva benissimo, per piu di quaranta deposizioni giuridiche di car- bonari, che scopo della carboneria era la guerra al dominio -austriaco in Italia, e Titalica indipendenza.

190 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE

Tutto cio Silvio Pellico intui subito a prim'occhio. Doveva egli dunque secondare un tal disegno, il quale conduceva tutti alia rovina ad un modo? doveva egli dichiarare, doveva con- fessare aver egli, Silvio Pellico, parlato di dare 1; Italia air Austria? e per soprassello, in dichiarando quella enormita,. doveva dire una bugia? Ma nonche dar prova di ingegnoso o di disinteressato, s'egli avesse seguito un tal consiglio,. avrebbe dato segno di pazzo !

L'essere poi stato arrestato dopo non cambia la natura delle condizioni : se Maroncelli si era buttato in una via ro- vinosa, doveva sbrigarsene da se medesimo, e non conten- der si ad involgere altri nella stessa via della rovina. II se- condarlo che Silvio Pellico avesse fatto non salvava di certo Maroncelli, di piii perdeva lui stesso.

Intanto pero riusci Silvio Pellico a tendere una insidia ai suoi giudici. Con uno spillo invece di penna scrisse in uno- scaccolo di carta, con puntini a traforo, un biglietto al conte Porro, con Pintento -manifesto che capitasse in mano agli esaminatori, come di fatto accadde. In esso si dichiarava innocente, e trattenuto in carcere siccome sospetto in poli- tica per aver raccomandato a suo fratello in Genova il Ma- roncelli « che dicono carbonaro ». E chiedeva cauzione ed aiuto, ed invocava I7 intercedimento della Marchesa Trivulzio, che sapeva arnica di casa Bubna.

L' inganno riusci ; i buoui giudici credettero alia buona fede, con cui il Pellico scrivendo di soppiatto agli amici era reputato scrivere il vero. E per poco non riusci egli a rivedere le stelle, in conseguenza della energia del suo carattere nel mantenersi fermo in negare le cose oppostegli dai giudici, e merc6 la fecondita del suo ingegno in trovare scaltri partiti di liberazione: quando invece il Maroncelli, super lore a lui in acume e felicita d'ingegno, trovavasi sentenziato a compa- rire dinanzi alia commissione speciale destinata a giudicare i rei di alto tradimento, per quella mancanza di carattere e sterilita d'intelletto, per cui ondeggiando tra il si ed il no nelle sue risposte, aveva fatto concepire di se sinistra concetto. (Continua)

RUSSIA ED 1NGHILTERM NEL TIBET

II telegrafo ci ha portata la notizia che il colonnello in- glese Macdonald, alia testa di un tremila uomini, sta per varcare le frontiere del Tibet ed entrare nel paese miste- rioso del Lamas. II Corrispondente indiano della Civilta Cattolica ci ha descritta nel fascicolo precedente 1'amba- sceria del colonnello Younghusband, la sua marcia verso la citta di Khamba Jong, i suoi inutili sforzi per condurre a ragione i Tibetani, e la sua dimora cola, chiuso in un campo fortificato, difeso da due cannoni e da trecento fucili per aspettare, o che Lhassa, capitale del Tibet, apra le sue porte misteriose, o che un esercito venuto dall'India ne sforzi vio- lentemente Tentrata.

Le mire apparent! deiringhilterra non sono punto belli- cose. Essa non vuole conquistare il Tibet, ma solo costrin- gere i suoi reggitori all'osservanza dei trattati commercial!, stipulati nel 1890 e nel 1893. Ma non 6 difficile vedere in questa sua spedizione armata una segreta mossa contro la Russia, sua eterna rivale nell'Asia.

L'Inghilterra guarda con occhio inquieto raccrescimento della potenza russa nell'Asia media ed orientale, e teme che, crescendo Tinfluenza di lei nel Tibet, I'lndia stessa non abbia presto a risentirsi della vicinanza de' suoi cannoni, de' suoi rubli e de' suoi sacerdoti. Ad opporsi per quanto puo alia potenza della rivale, ella strinse, un anno fa, alleanza difen- siva col piccolo Giappone, protesto piii volte diplomaticamente contro 1'annessione, orm.ai definitiva, della Manciuria alia Russia; sostenne in parecchie occasion! il credito finanziario dei Giapponesi ; li aiuta sottomano ad allargare e a confer - mare il loro influsso in Corea; ha comprato tutto d'un tratto le due navi da guerra, gia ordinate dal Cile alia casa

192 RUSSIA ED INGHILTERKA

Armstrongs, e cio a fine d'impedire che non cadessero in mano delLa Russia, e per averle pronte ad aiutare il Giappone in caso d'aperto conflitto ; manda il Vicere Lord Curzon, con una potente flotta, a visitare i principi amici del Golf'o Persico, dove I'influenza belga e russa sono in questo mo- merito predominant!, e finalmente, in Europa, colle visite di Re Edoardo ai sovrani d'ltalia, di Austria, di Portogallo, al Presidente della Repubblica francese, e colle prossiine visite airirnperatore Guglielmo e al Re di Spagna, fa di tutto per isolare la Russia e vincere le antipatie degli Stati continental! contro di se. Perche mai tutto cio ? Perche gli uomini di Stato inglesi temono che presto o tardi i due colossi russo e bri- tannico non siano per venire a tremenda lotta fra loro, nel qual caso, quegli dei due vincera che si sara meglio e piu per tempo apparecchiato alia lotta.

La Russia, sotto Alessandro III e Nicolo II, ha continuato, nelFAsia centrale ed orientale, in quella politica di espan- sione che fu gia inaugurata nel secolo XVII colla conquista della Siberia e nel XIX colla conquista della riva destra deirAmur e la presa di Tashkend. Alcune settimane dopo la sua incoronazione, Alessandro III incorporo forrnalmente al suo impero ii territorio dei Turcomanni Tekke, conquistato dal generale Skobelef; nel 1884 Toasi di Merv fu alia sua volta acquistata pacificamente ; nel 1885 gli avamposti mi- litari russi furono spinti fino alle frontiere dell'Afganistan, il che fu cagione, a Penjdeh, di un combattimento fra russi ed afgani, e turbo profondamente le relazioni diplomatiche fra i gabinetti di Londra e di Pietroburgo. L'Inghilterra, te- mendo per T India, intervenne energicamente e si preparo alia guerra. Ma questa non ebbe luogo. Dopo due anni di negoziati, nel 1887, fu sottoscritto frale due Potenze un trat- tato a Pietroburgo, col quale si obbligavano a rispettare Tin-

NEL TIBET 193

dipendenza delFAfganistan, e a definire di buon accordo i rispettivi confini nelFAsia centrale.

Chiuso alia Russia il passo delFAfganistan verso le calde e ricche vallate dell' India, essa si volto ad oriente, spie- gando una incessante azione militare e diplomatica nella regione dei Pamirs Kirghisi, continuando e conducendo a termine la ferrovia siberiana attraverso 1'Asia, e prepa- rando a poco a poco Fannessione della Manciuria che si e realmente effettuata in qmsti giorni. Che fino dal 1895 la Russia mirasse alia Manciuria come a cosa sua, lo dimostr6 col fatto che, terminata in quell' anno la guerra cino-giap- ponese, essa impedl ai giapponesi vincitori di annettersi anche un solo dito di terra nella Manciuria, li obbligo a ri- nunciare al possesso della penisola di Liaotung, e al porto Arthur che gia tenevano per forza d'armi, e fece modificare in altri "punti in suo favore il trattato di Shimonoseki. Piu tardi ottenne elia stessa dalla Cina il porto Arthur e la pe- nisola Liaotung, si fece dare il permesso di condurre la fer- rovia transiberiana a Vladivostok passando per Stretensk, territorio cinese della Manciuria, concessione che, mentre faceva evitare alia ferrovia russa una lunga curva, le dava piede fermo in quella provincia ; e finalmente, con un pre- stito francese al 4 per cento da lei garantito, strinse sem- pre piii il freno alia Cina e confermo maggiormente la sua potenza nelFAsia orientale. Secondo provati autori, gli ac- quisti russi nel continente asiatico, a levante e nel centror fatti durante il regno di Alessandro III sommano a 429,895 kilometri quadrati, ed i recentissirni nella Manciuria a kilo- metri 582,950.

* *

La politica russa in quella parte del mondo asiatico ha sempre avuto un fine costante e ben definito, Facquisto cioe di un porto che tutto Fanno fosse libero dai ghiacci, e le servisse di sbocco alle sue possession! della Siberia. Que-

1904, vol. 1, fasc. 1286. 13 9 gennaio 1904.

194 RUSSIA ED INGHILTERRA

sto porto ha dessa ora ottenuto, facendo suo il porto Arthur nello stretto del Pechili, comandante a un tempo il golfo di Liaotung e la penisola Coreana.

E con cio si potrebbe credere che la Russia dovesse star- sene contenta e godersi in pace le sue enormi possession! asia- tiche. E tuttavia non 6 punto cosi. Una forza arcana la spinge verso I'lndia, I'lndia fertile, popolata, ricca di metalli pre- ziosi, con ogni varieta di climi, di prodotti vegetall ed ani- inali, ed una popolazione densa, varia, sterminata. La Rus- sia mira all'India, tende alle acque sempre libere dell' ocean o indiano e invidia il piii bel gioiello orientale della corona inglese. Inoltre, vi e in Russia un certo numero di ardenti patriotti i quali parlano dell' India come di un paese che entro un certo numero di anui deve cadere in loro potere, e, sicuri del favore del cielo, fanno di tutto, colle arti di- plomatiche, col denaro, e colle operazioni militari per affret- tarne il desiderate compimento.

Lasciando le vie di mare, alle quali la Russia per ora non pensa, perch6 troppo debole sul liquido elemento di fronte all'Inghilterra, tre sono i passi pei quali essa potrebbe entrare nell' India, cio6 la valle del fiume Cabul, i deserti della frontiera persiana per via di Herat, Seistan, Kanda- har e Quetta, e la valle Chumbi che dal Tibet pel passo di Jelap La sbocca nell'India. Ma la citta di Cabul chiude er- meticamente il primo passo, e la fortezza di Quetta, in mano agli Inglesi, comanda il secondo verso la frontiera persiana. Per tutto altrove, lungo cio6 i confini del nordovest, per quasi 900 miglia inglesi, una barriera inespugnabile di monti si eleva ad altezze paurose a contendere il passo air inva- sore. Finchfe dunque 1'Amiro dell' Afganistan, padrone di Cabul, e le tribu semiselvagge della frontiera afgana e be- lucistana si mantengono amici degl' Inglesi, i Russi non potranno mai valicare quella barriera di monti che la natura alzo a difesa dell'agognato possesso dell' India.

NEL TIBET 195

* *

Resta il Tibet, al quale, un trent'anni fa, e Russia e In- ghilterra ugualmente non pensavano affatto, come quello che per la sua posizione geografica era fuori delle cosi dette sfere della loro influenza. Ma dal momento che la Russia, per 1'azione diplomatics dell'Inghilterra, si vide chiuso il passo verso 1'Af- ganistan ed il Belucistan, volendo pur muoversi ed espan- dersi in cerca di un porto sempre aperto ed in acque vive, si volse verso oriente alia conquista della Manciuria, e nel- 1'Asia centrale mise tutto in opra per penetrare nel Tibet.

A cio le giovo assai Tamicizia di Toranath, Gran Lama delle tribii mongoliche soggette alia Russia, e che da Lhassa, capitale del Tibet, riceve la sua giurisdizione spirituale sopra i numerosi buddisti dei paesi ubbidienti allo Zar. Toranath Lama servl per piu anni da intermediario for- tunato fra il Governo di Pietroburgo e il Dalai Lama di Lhassa. Nel 1889 un agente russo, di stirpe mongolica, visito il Dalai Lama, o gran pontefice di Lhassa, e Tanno dopo un' ambasceria tibetana, guidata e presieduta da Tsanite Kamba, grande ufficiale del Dalai Lama, fu mandata in Russia e ricevuta con molto onore dallo Zar a Livania. Nel 1901 una seconda ambasceria parti dal Tibet per la Russia, e si ebbe parimenti gli stessi cordiali ricevimenti dallo Zar a Peter hoff. Questa ambasceria ritorno al Tibet sotto una scorta russa di onore, della quale facevano parte alcuni uf- ficiali, incaricati dal loro Governo di visitare partitamente la Kashgaria ed il Tibet e suggerire i mezzi migliori per stendere e assodare I'influsso russo in quei paesi. Infine, nei circoli diplomatic! di Londra si crede, non senza fon- damento, che a Lhassa si trovi di gia un inviato russo, il quale, d'accordo colla Cina, prepari a poco a poco e si- lenziosamente il passaggio del Tibet dalla sovranita nominale della Cina a quella ben piu reale ed efficace della Russia.

Quando cio accadesse, i battaglioni russi batterebbero coi calci del loro fucili le porte dell'India.

19o RUSSIA ED INGH1LTERRA

La politica che gl'Inglesi, domata nel 1858 la grande ri- volta del Sepoys, si prefissero nell' India, rispetto a conquiste esterne, fu di non oltrepassare i confini natural! che la na- tura ha posto airimmensa regione da loro governata. E ben a ragione, perche, sebbene 1'India appaia sulle carte geo- grafiche, come un'appendice del grande sistema orografico dell'Asia interna, pure in realta e sotto molti rispetti, forma quasi un mondo chiuso in se stesso, separate da mari scon- finati e da colossali montagne dal resto del continente asiatico.

I monti Himalaia, letteralmente « Talbergo della neve, » ehiudono Tlndia al settentrione con un doppio muro di mon- tagne, in forma di scimitarra, per la lunghezza di 1500 miglia inglesi. Ai due lati esterni, 1'occidentale e 1'orientale, gli Himalaia aprono per cosi dire le braccia verso mezzogiorno e ehiudono nel loro seno, merce due gigantesche ramifica- zioni montuose, la grande valle del Gange e del Brahmapootra fino all'oceano che bagna e difende colle sue acque tutto il resto dell'India. Questa regione dunque e un inondo chiuso in se stesso, e savia era, per principio, la politica degi'In- glesi di non oltrepassare quei natural! confini che la natura ha collocati a custodia dell'India.

Ma non sempre si puo cio che si vuole, ovvero si vuole quello che e giusto, savio ed utile. Gli ultimi vicere del- T India, mossi in parte dal desiderio di maggiori conquiste, in parte anche dalle turbolenze delle tribu confinanti, valica- rono armata mano, ad occidente, i monti Hala, Sulaiman e Sufed Kod ; ad oriente i monti Naga, Patkoi e Yomas, e stabi- lirono, a ponente, una provincia di confine, dai contorni irre- golari, lungo tutto Tlndo, e il protettorato del Belucistan; a levante poi ridussero sotto Tlnghilterra Tanticoe barbaro regno Birmano. E cosi, tolte le naturali barriere, si trova ora Tlnghilterra ad imrnediato contatto col Belucistan in- dipendente, la Persia, TAfganistan, il Siam, T Indo-Cina fran- cese e la Cina, Restavano i confini settentrionali, i quali, rite-

NEL TIBET 197

nuti per insormontabili, si credevauo destinati a rimanere im- mutati ; ma la presente mossa del Vicere Lord Curzon sembra per contrario indicare che le doppie barriere degli Himalaia, piu non bastando a proteggere T India contro le invasion! straniere, siano messe in non cale e i confini dell' India si vogliano trasportare alle sorgenti del Brahamapootra, nella terra misteriosa dei Lama.

* *

Si e sempre fin qui creduto comunemente che i monti Hi- malaia siano impenetrabili ad armate moderne, onde Flndia da quel lato nulla avesse a temere; ma questa credenza e forse un poj esagerata, e par che si voglia, col fatto, provarla falsa. Infatti, dalla parte inter na e continentale, ossia verso il Tibet, il pendio degli Himalaia e dolce; onde da quella parte, superati i passi, una calata nell' India non e impresa impossible. Erta invece e la pendenza delle alpi indiane dalla parte di mezzogiorno, verso 1'India. Da questo lato, le pendici meridional! si elevano rapidamente all'altezza di 1000 a 1500 na. sul livello del bassopiano irrigate dal Gange. Dietro queste alte montagne, si alzano varie catene principal!, di- versamente disposte fra loro, le quali, qua e cola rizzano il capo sempre biancheggiante di neve fino ad 8840 m. come il monte Everest, ad 8582 come il Tachirak, a 7808 come il Nandadevi, o a 7298 come il Tchamalari.

Fra queste altezze paurose pochi sono i passi veramente facili e praticabili, il che si deve in gran parte alia struttiira orografica degli Himalaia. II ripido pendio del versante me- ridionale scava nel fianco dei monti valli cosi profonde che il risalirle e quasi irnpossibile. Per tratti, lunghi parecchie iniglia, non vi e traccia in quelle valli di fondo praticabile ; i corsi d'acqua rumoreggiano in mezzo a pareti rocciose, alte mille e piii metri e quasi verticali, e tra queste e le acque non vi e spazio neppure per un sentiero. In tali con- dizioni orografiche dell'Himalaia, non possono formarsi la-

198 RUSSIA ED INGHILTERRA

ghi di grande estensione ; le valli ample sono rare, ed il Kashmir e il Kulu sono due casi che non hanno altri esempi. Inoltre, i pochi passi che pure esistono sono ele- vatissimi. Nessuno dei piu alti valichi alpini della nostra Europa raggiunge 1'altezza del piu basso di quelli, apren- dosi essi a 3000, a 4000 e persino a 5000 metri sul li- vello del mare. Con tutto cio alcuni di questi passi, bench6 difficili, non sono tuttavia pericolosi, e nella buona stagione sono costantemente praticati dai commercianti che dall'India passano nel Turkestan orientale e nel Tibet, il che fu anche sperimentato da Sir Davide Ochterlony quando nel 1816 marcio dai piani del Bengala a Khatmandu, citta capitale del Nepaul, non incontrando ne troppa resistenza nei nemici, ne seria difficoltk nei passi. Si aggiunga a tutto cio che al- cuni di questi possono venire ad arte migliorati e resi capaci di dare facile adito anche ad un esercito. I valichi alpini dell'Himalaia piu conosciuti e praticati sono il Muztagh, il Karakoram, il Ghangchenmo, e il Tipta ; e i passi Jelap-La, Chola e Kangra-Lama che dai Sikkim mettono direttamente nel Tibet.

La via che tengono ora gl'Inglesi per entrare nel Tibet e quella del Sikkim. II passo Jelap-La all'altezza di 4383 nu essendo fino a tutto dicembre piii o meno sgombro dalle nevi, sar& valicato dalle truppe inglesi che movendo da Darjee- ling e da Gnatong, territorio inglese, entreranno nella Valle Chumbi, faranno sosta al villaggio Chumbi, a venti miglia da Gnatong e quindi continueranno la marcia verso la citt& di Khamba Jong, dove risiede nel suo campo fortificato Tani- basceria britannica. Da Khamba Jong riprenderanno il cam- mino per la citta di Gyantse Jong, distante da Chumbi 110 miglia, e termine della strada che fiancheggiando il corso del flume Mo risale fino alia sua sorgente al piede del passo Tang-La. Questo valico, quantunque a 4783 in. di altezza, e assai facile e non puo creare grandi difficolta. Gyantse Jong poi 6 una ricca e bella citta, con un prospero commercio, un monastero di 600 monaci e una fortezza tenuta da 250 soldati

NEL TIBET 199

tibetani e cinesi. Arrivati gl'inglesi a Gyantse Jong, vi pas- seranno 1'inverno, e la prossima primavera, moveranno alia volta di Lhassa, capitale del Tibet, distante 120 ruiglia da quella citta. Tale e il disegno di guerra appro vato dal Vicere Lord Curzon, ed esso, almeno nelle sue linee generali, verra certamente posto ad effetto. Ma del risultato finale, come non e ora possibile prevederlo, cosl e inutile parlarne. Forse la Russia, gelosa degli avanzamenti britannici, inter verra di- plomaticamente per arrestarne le mosse. Forse lo stesso Tibet cedera ai buoni consigli del Nepaul, e dara al Governo iin- periale dell'India le richieste soddisfazioni. Forse il freddo rigidissimo che fa, durante rinverno, in quelle desolate re- gioni, impedira agli inglesi ogni progresso e forse anche li costringera al ritorno, oppure potra accadere qualche altro avvenimento, tanto piu temuto quanto piu imprevvisto, che tagli corto all'Inghilterra ogni desiderio di conquista.

Ad ogni modo pero, comunque sia per finire Tattuale spedizione militare, gl'inglesi sono risoluti d'impossessarsi della valle Chumbi, ch'essi chiamano, e con ragione, la chiave del Tibet. Se per tutto altrove un esercito europeo potrebbe ma- lagevolraente passare, non 6 cosi tuttavia del Jelap-La e della valle Chumbi, lunga quaranta e larga ben venti miglia. Chi ne 6 padrone, 6 padrone del Tibet da una parte, e minaccia o protegge Tlndia dall'altra, perche qualunque grande eser- cito puo aver libero il varco per una valle cosl larga e per un passo facile come il Jelap-La e sgombro il piii deH'anno, come si 6 detto, dalle nevi. Gl'inglesi dunque fanno atto prudente nell'impossessarsi di quella valle, prima che i Russi, ottenendo il protettorato sul Tibet, se ne impadroniseano, e ;uarnendo di fortezze le alture circostanti alia valle, mettano in pericolo. la sovranita inglese nell' India.

Quanto ai diritti che 1'Inghilterra e la Russia accampano sul Tibet v'e assai poco che dire. Finora, i giornali russi, per

200 RUSSIA ED INGHILTEKRA

stabilire i proprii diritti sul Tibet non sanno dir altro se lion che il primo esploratore che entrasse nei Tibet fu im suddito russo, il che viene negato dagl'Inglesi; e, se anche fosse vero, non costituirebbe pei Russi un diritto ad invadere un paese aitrui. Gl'Inglesi hanno ragioni, in apparenza al- meno, assai migliori. Mettono essi innanzi la piccola cam- pagna combattuta contro il Tibet nel 1888, i trattati stretti con esso lui, il 1890 e 1893, e sopra tutto la loro costante violazione da parte di quel regno. Se tutto questo non basta, arrecheranno in loro favore Tanarchia ognor piu crescente in che si trova quel paese, I'hnpotenza della Cina a gover- narlo, le scorrerie e ruberie delle tribu tibetane dei confini indiani, la necessity di opporsi ai tentativi russi nella stessa regione, e il diritto, posto il cosi detto equilibrio europeo, di prendere alia Cina qualche cosa che serva come com- penso alia Manciuria, strappata dai Russi al Governo di Pe- chino.

Che se occorre qualche altra ragione, non si manchera di osservare che e legge naturale per le nazioni sane e vi- gorose di espandersi, di allargare i proprii confini, com'e naturale a un uomo sano di sentir fame e di assimilarsi una buona quantita di cibo. La fame della terra e una pre- rogativa speciale degli Imperi giovani e forti. Quando cessa questo tremendo appetito di divorare gli altri -Stati a s6 li- mitrofi o colonie lontane, e segno non dubbio che 1'Impero volge a decadenza e comincia la discesa verso la morte. Questa 6 la storia degl'Imperi antichi dei Medi, dei Per- siani, degli Egizii, dei Greci, dei Romani. Questa storia si ripete 300 anni fa pei grandi imperi spagnuolo e portoghese, i quali, conquistato in pochi anni un immenso territorio in Europa e alFestero, toccarono il sommo della gloria e della potenza e in breve tempo volsero a decadenza. Ora, sotto i nostri occhi si svolgono le giovani forze dell'impero russor tedesco, inglese e francese, i quali imperi si espandono e con- quistano la terra. Questa espansione si fa a danno special- meiite di nazioni pagane, incivilite a mezzo e per lo piu in

NEL TIBET 201

istato di degradazione politica, religiosa e sociale. E chi puo negare die I'invasione dell'Europa cristiana, civile e colta nel continente asiatico ed africano non si compia senza un disegno speciale della divina provvidenza?

Invero, piu di un filosofo ha notato recentemente il me- raviglioso accrescimento, in questi ultimi tre secoli, del- rinflusso cristiano ed europeo sopra il resto del mondo pa- gano. Tre secoli fa 3.480.900 miglia quadrate del mondo abitato erano sotto il governo di nazioni cristiane, e 45.619.000 sotto il governo di nazioni non cristiane. Ora invece 1'area del mondo governato da nazioni cristiane, ammonta a 40.317.200 miglia quadrate, laddove quella ancora sotto lo scettro di nazioni non cristiane e ridotta ad 8.782.000 mi- glia quadrate. Da queste cifre si deduce che le nazioni cri- stiane sono padrone di 82 per cento dell'area abitabile del mondo, e per ogni miglio quadrato, posseduto da popoli non cristiani, esse ne posseggono da quattro a cinque miglia. Di piu, nel 1500 solo 100.000.000 di persone erano sotto il di- retto governo di nazioni cristiace; ora, invece, quei cento milioni sono cresciuti a ben novecento !

Affinche I'innusso delle nazioni cristiane sulle non cri- stiane spicchi vieppiu maggiormente, ci piace aggiungere qui lo specchietto del Luogotenente Colonnello V. Murari Bra, gia professore di Geografia nella scuola di Guerra di Torino, dove si danno 1'area e la popolazione delle principali nazioni cristiane di Europa ed America insieme colle colo- nie, regni od imperi non cristiani da loro governati. Per la Russia, il Belgio ed il Portogallo lo specchietto del1 Murari Bra 6 stato compilato sulle statistiche recate da altri autori.

202

RUSSIA ED INGHILTERRA

Madre patria

Colonie

Nazioni cristiane

AREA

POPOLAZIONE

AREA

POPOLAZIONE

Gran Brettagna

314.950

41.220.000

27.861.000

348.496.000

|

Germania ....

540.658 j 56.000.000

2.605.100 | 9.230.000

33.000

5.200.000

2.045.700

35.500.000

Danimarca . . .

38.830

2.175.000

194.580

130.000

Stati Uniti . . .

9.450.000

78.500.000

443.060

9.636.000

Francia

536.408

38.800.000

8.812.710

50.310.000

Italia

286.648

32.000.000

477.300

600.000

Spa^na . . . .

497.244

18.100.000

709.450

340.000

Portogallo. . . .

92.575

5.428.659

2.146.049

9.160.444

B lo-io

29.456

6.693-810

2.252,780

14.100.000

Russia l

22.430.000

135.000.000

892.950

12.500.000

34.127,738

406.995.000

43.458.900

457.272.000

N6 qui e tutto. L'influsso, graduate si, ma ognor piu cre- scente del mondo cristiano sul non cristiano, apparira ancor piii manifesto ove si ponga mente al seguente specchietto, compilato suite statistiche piu recenti recate dalle Mission! cattoliche, dal Werner e dal Boyd Carpenter.

Queste statistiche, benche'solo probabili ed approssima- tive, danno una qualche idea della graduate propagazione del cristianesimo nel mondo, e della proporzione de' suoi se- guaci agli abitanti della terra.

1 Tra le colonie russe si mettono solo i recenti acquisti nell'estremo oriente, perche in realta, nel caso della Russia, la madre patria com- prende uon solo la Russia europea, ma gran p.-irte dell'asiatica, da gran tempo incorporata all'impero e russificata.

NEL TIBET

203

ANNI Dl CftJSTO

Popolazione <M mondo

Popolaz one cristiana, cattolica ed acattolica

100

200 300

Numero ignoto

71 5)

500.000 2.000.000 5 000 OGO

400

10 000 000

500

15 000 000

600

20 000 000

700

25 000 000

800

30 000 000

900

40.000 000

1000

50.000.000

1100

70.000.000

1200

80.000.000

1300

85.000.000

1400

92.000.000

1500

100.000.000

1600

125.000.000

1700

155.000.000

1800 1875 1880

1.000.000.000 1.396.842.000

200.000.000 394.000.000 410.000.000

1890

493.000.000

1896

1.500.000.000

500.000.000

Se, dunque, nella espansione dell'Europa cristiana in Asia <ed in Africa si tien conto dell'ognor piti. crescente influsso del cristianesimo sulle nazioni ancora non cristiane, non -abbiamo che a godere che la Russia abbia stese le sue ali vincitrici da un capo all'altro dell'Asia settentrionale e cen- trale, e ringhilterra e la Francia si stendano ognora piu nel- TAsia meridionale. I destini delle nazioni sono nelle mani di Dio. Nei secoli terzo, quarto e quinto dopo Gresu Cristo, i bar-

204 RUSSIA ED INGH1LTERRA NEL TIBET

bari venuti dal Nord dell'Europa e dal centre dell'Asia inva- sero Timpero romano in oriente ed occidente, impero in gran parte cristiano. Essi venivano a cercare tesori d'oro e d'argento e li trovarono veraraente nelle ricche citta soggette a Roma ed a Bisanzio ; ma oltre ai beni terreni, trovarono anche un tesoro celeste, la dottrina del Cristo, che li ammanso, li reed a civilta, li fece prima uomini e poi cristiani.

Ai nostri giorni accade il processo inverso. Non gia i barbari pagani invadono 1'Europa cristiana, si bene T Eu- ropa cristiana sulle ali del vapore, sulle correnti del telegrafo, forte di giovinezza, di attivita, di sapere e cupida oltremodo di terrene ricchezze, valica i mari, doma gli oceani, con- quista a poco a poco pacificamente o per forza d'armi i regni e gTimperi, e dapertutto fa sventolare il proprio stendardo. Quella bandiera e cristiana, ed 6 precorritrice del cristiane- simo. Non sempre e il cristianesimo integro e perfetto della chiesa cattolica; non sempre i mezzi coi quali 1'Europa ag- gioga al suo carro trionfante le nazioni non cristiane sono giusti ed onesti. Tal fiata, ahim6 troppo spesso ! insieme colla civilta occidentale porta nel cuore dell'Asia e dell'Africa i germi del vizio, T infedelta e gli orrori. di una civilta deca- dente. Ma non bisogna dimenticare che val sempre meglio uno scismatico o un protestante credente che non un pagano7 e che dietro gli eserciti, i navigli, i fucili ed i cannoni eu- ropei, marciano schiere di missionarii cattolici e di vergini consacrate a Cristo, tutti intenti, gli uni e le altre a con- trappore Tesempio delle proprie eroiche virtu agli scandali dei vizii europei, e a propagare colla voce, cogli scritti, col buon esempio, colle fatiche, e, ove occorra, anche col sangue, la divina religione di Gesu Cristo.

Ben vada, dunque, la potente Inghilterra nel Tibet! Apra al commercio quelle inospite regioni, pianti nella cittadella misteriosa del buddismo la croce di Cristo, renda libera e possibile la propagazione del Vangelo in quel paese, chiuso fino al presente ad ogni soffio di dottrina cristiana, ed avra ben meritato della civilta, della cultura e della vera religione !

KIVISTA BELLA STAMPA

i.

LA FRANCIA ALL' ESTERO l.

Eccoci al sesto ed ultimo volume di questa monumentale e splen- dida opera, della quale abbiamo gia piu volte parlato, cioe a mano a mano che uscivano alia luce i precedent! volumi.

II presente riguarda 1' America, e noi crediamo di far cosa grata ai lettori coll'estrarne uno specchio del progress! fatti dal cattoli- cismo nei soli Stati Uniti nel corso del secolo teste tramontato.

Allorche nel 1791 Consignor Giovanni Carroll, primo vescovo- di Baltimora, tenne il suo primo sinodo, la sua diocesi abbracciava tutta la superficie dei tredici nuovl Stati Uniti d' America. Assistet- tero al sinodo tutti i sacerdoti, che erano non piu di 22. I Catto- lici salivano appena a 24,500, de' quali 16,000 al Maryland, 7,000 in Pennsilvania, e 1,500 sparsi nel resto degli Stati. Eccettuato un Convento di donne, quello delle Carmelitane, non eravi alcuna comu- nita religiosa o ecclesiastica, nessun seminario. II solo collegio, allora esistente per Feducazione della gioventu era quello di Georgetown, che tuttora continua sotto la direzione de' Padri della Compagnia di Gesu. Le chiese erano poche, e spesso non erano altro che povere capanne di legno, quando pure il divino uffizio non celebravasi in case particolari.

Or si vegga quanto cammino si e fatto nello spazio di cento anni.

Alia fine del secolo teste spirato, v'erano negli Stati Uniti 14 Province ecclesiastiche : cioe quelle di Baltimora, Boston, Chicago, Cincinnati, Dubuque, Milwaukee, Nuova Orleans, New -York, Ore- gon-City, Filadelfia, San Luigi, San Paolo, San Francisco, Santa Fe. Y'erano 70 Diocesi, 3 Yicariati apostolici e una Prefettura. C'era un Dalegato apostolico, Monsignor Sebastiano Martinelli (oggi Cardinale) residente a Washington ; un Cardinale, il Gibbons, Ar- civescovo di Baltimora; 16 Arcivescovi, 77 Yescovi, 2 Arciabbati,

1 PIOLET J. B. S. J. Les Missions catholique francaises au XX* sitcle. VI Missions d'Amerique. Paris, Colin, 8°, 520 p. Fr. 12.

206 RIVISTA

13 Abbati mitrati, 1 Prefetto apostolico, 2976 Religiosi sacerdoti, 8660 Preti secolari, 6409 chiese con residenza di sacerdote, molti convent! d'uomini e di donne, parecchi collegi, scuole per maschi e per femmine, orfanotrofi, asili, istituti di carita d'ogni genere, e una popolazione cattolica di 10,129,677 anime.

E godono tutti la massima liberta. Lo Stato, dal canto suo, se non favorisce particolarmente niuu culto, neppure ne irapastoia nessuno.

Or tutta questa grand'opera d'espansione della fede cattolica e rnerito dei missionarii, de' quali parecchi furono francesi, che nella piu lunga parte del secolo furono agli avamposti e anche oggi ten- gono un posto onorevole tra quelli d'altre nazioni.

Ne solo negli Stati Uniti, ma anche negli altri paesi d'America. Nel Canada, per esempio, si nota una fioritura rigogliosa di Reli- giosi, scelti da quasi tutte le Congregazioni regolari di cui la Francia e si ferace. Molti di loro si erano rifngiati al Canada dopo 1'esecuzione dei decreti del 1880. e hanno poi ricevuto in seguito un aiuto pre- zioso per le loro opere, nelle Congregazioni francesi femminili. Queste ancora hanno abbandonato in gran numero il loro paese inospitale, e sono andate in America a spendervi una vita di sacrifizio, d'ar- dore, d'eroismo, di cui la loro patria non vuol piu sapere. In tutta 1'estensione del Canada, hanno fondato scuole. ospitali, case di ri- fugio, sale d'asilo, orfanotrofii, tutte le istituzioni della carita piu materna. Noi ne abbiamo contato fino a quindici di queste diverse Congregazioni di Suore, che tutte sul suolo canadese hanno case, e vi lavorano, e vi patiscono, e vi menano la loro vita d'annegazione operosa. E si trovano altresi nei paesi delle Missioni indiane, dove concorrono con un coraggio piu che virile alia grande impresa della evangelizzazione cristiana.

La quale impresa con egual zelo e stata condotta nella Colombia britannica, in Cuba, in Haiti, nella Guiana francese, nel Bra^ile, e negli altri paesi d'America, de' quali tutti in questo volume si narra la storia dell'ultimo secolo, in ordine alia propagazione della fede, con tanta accuratezza e con tanti sussidii dell'arte, che 1' illustre Bruneticre di questo e dei precedenti volumi ha potuto affermare nei Debats. « I sei volumi che compongono quest'opera monumen- tale, eseguita sotto la direzione del R. P. Piolet dalla Libreria Ar- mand Colin, non la cedono per Testensione dell' informazione, per 1' interesse del testo, pel valore documentario deH'illustrazione, e per la belta tipografica, a nessun'altra pubblicazione di questo ge- nere. »

DELLA STAMPA 207

L'opera tutta si chiudo con una Conclusions dettata dallo stesso Brunetiere e degna di lui. Noi qui ne daremo 1'ultimo tratto.

* Chi son costoro che volano come le nubi?... Popoli, che li vedeste venire, qual fu da prima la vostra sorpresa e chi pu6 de- scriverla? Domini che a voi ne vengono senza esservi attirati da alcun motive no di coinmercio, no di ambizione, ne di curiosita; uomini che senz'avervi mai veduto, senza nemmeno sapere dove siete, vi amano teneramente, lasciano tutto per voi e vi cercano a tra verso di tutti i mari, con tante fatiche e pericoli, per farvi par- tecipi, della vita eterna ch'essi hanno scoperta. Nazioni sepolte nel- 1'ombra del mare, qual luce e questa che brilla sulle vostre teste ! » « Si sono gia riconosciute (dice il Brunetiere) le parole di Fenelon, nel suo bel ser.mone, si commovente e si poetico, sopra La voca- %ione dei Gentili. Or questa luce non si estinguera. S\ comunichera senza esaurirsi; si spandera senza nulla perdere del suo splendore e de' suoi raggi. E di qui a secoli molti, sia che il viaggiatore sulle rive della Senna debba cercare il luogo dove fu Parigi, sia che ella seguiti ancora a illuminare 1'universo, e a scaldarlo del suo calore nell'atto stesso di rischiararlo co' suoi raggi; non sara mai inglorioso alia Erancia, no sara il minore suo titolo alia riconoscenza del genere umano, 1'aver tanto fatto, sopportato tante prove e yersato tanto sangue, sangue francese e sangue cristiano, perche quella luce brillasse. »

II.

DALLE SFINGI D'EGITTO AI PAESAGGI DEL SEGANTINI. UNA NUOVA STORIA DELL'ARTE.

Non e un breve viaggio quello a cui c'invita il valente Dr. Adolfo Fan ], offrendoci per guida il suo splendido volume sulla storia del- 1'arte. E rinchiuderla in 800 pagine, cut danno vita ma rubano spazio quasi un migliaio di stampe, non era impresa cui si potesse accingere chi non fosse piu che esperto neH'omai sterminato canipo da percorrere. Prendiamo le mosse dagli obelischi, dalle piramidi dalle sfingi; tra i grevi colonnati dei templi passiamo dinanzi

1 Geschichte der bildenden Kunste von Dr. Adolph Fah Stiftsbiblio- lekar in St. Gallen. 2a ediz. migliorata e ampliata, con 37 tavole, e 10 fig-, nel testo Friburgo i. Br., Herder, 1903, gr. p. XX- 785. M. 20,50; legato artist. M. 25.

208 RIVJSTA

alle angolose pitturo e alle ieratiche statue di basalto, ai codici funerarii del misterioso Egitto ; di la all'immenso palazzo di Khor- sabad, tra i leoni e i tori alati delPAssiria e di Babilonia, indi in Persia, in Siria, in Fenicia, nell'India, per trattenerci piu a lungo nelle origini e nelle raffinatezze dell'arte delle arti, delParte greca. Oi aspetta dappoi la civilta itaiica, la potenza romana ch'empie il mondo di acquedotti, di terme, d'anfiteatri ; 1'arte delle catacombe, delle basiliche venerande. delle cupole bizantine scintillanti di mu- saici, delle miniature e del breve rinascimento carolingico ; indi la lenta, solida, massiccia preparazione che lo stile roinanico manda innanzi al pieno svolgimento dell'edifizio cristiano per eccellenza, cioe la chiesa gotica, grandiosa e divota negli eccelsi pilastri, ne' fine- stroni dipinti e nelle volte ogivali.

Ma terminate il ciclo, il movimento non s'arresta ; anzi ripiglia con novello vigore, e vedremo da capo il piu potente impero, di cui narri la storia, Timpero rcniano, possedere sempre tanta forza, anche solo in rimembranza, da risospingere il moudo civile sull'or- bita della sua artistica carriera. Cosi coll'umanismo e col Rinasci- mento s'apre 1'era moderna, che accelera le sue fasi, come s'accelera ogni cosa nella vita umana; ed attraverso a questa lussureggiante fecondita, dell' Italia principalmente, e poi di mano in mano del- 1'altre nazioni, tra le onde di brevi risorgimenti e di decadenze, di barocco e di accademico, giungiamo al secolo XIX e fino ai giorni presenti.

Una primavera nell' Alpi del compianto Segantini (f 1899) e il solo dipiato che rappresenti PItalia tra le opere moderne qui riprodotte in fine al volume. Quivi figurano i francesi Ingres, Robert, Millet, Yernet, Duran, Corot, Rosa Bonheur, Puvis de Chavanncs, Merson; i tedeschi Cornelius, Oerbeck, Yeit, Schadow, Schnorr, Ftirich, Steinle, Kaulbach, Hess, Schraudolf, Ittenbach, Piloty, nella grande pittura storica e religiosa, dove la scuola benedettina di B_>uron, seria e divota, appare di una ingenuita trcppo ricercata. E nel paesaggio figurano fra gli altri il Rjttmann colia famosa ve- duta di Maratona, il Schirmer che nel suo romantico mattiuo torna a rasentare il fare bilanciato e alquanto convenzionale del Poussin. Principiare coll'antico Egitto e terminare col bel quadro di Adolfo Menzel, il concerto di Federico il grande che suona il flauto tra le parrucche incipriate; partire dai Faraoni e arrivare al Laone XIII del Lenbach, e un bel cammino, immenso, svariato, tanto da con- fondercisi. Eppure I'ardimentoso ed erudito Dr. Fah non si sgomenta, e n'esce veramente con onore. A ragione osserva egli nella prefa-

DELLA STAMPA 209

zione, che per adempiere utilmente il sno intento, di dare alle persone colte una giusta idea della storia dell'arte in generale, non con- veniva accamulare nomi e date, ne passare minutamente in rivista tutte le opere d'un autore o d'una scuola; ma piuttosto delineare nettamente il carattere di ciascun'epoca e le sue tendenze artistiche. E con lui consentira pienamente chiuaque lo segue nella bella des- crizione ch'egli fa del discobulo di Mirone, o di Marsia che raccatta da terra il flauto di Atena ; e ancora quando, dopo avere analizzato il carattere dell'estetica corporea di Policleto, passa alle inairivate cime di Fidia, e tra Atene ed Olirnpia ci trattiene in pagine deliziose, faeendoci sfilar dinanzi agli occhi i corteggi sacri scolpiti sul fregio del Partenone, per accompagnarci poscia a mirare quanto splendore rifulga sempre anche fra le tendenze realistiche di Skopas, di Pras- sitele e di Lisippo.

Questo metodo e il piu adatto all'ufficio eminentemente educative che si propone lo studio dell'arte e della sua storia, ed e insieme il piu istruttivo e il piu dilettevole, anco per le persone che non debbono maneggiare pennello, no scarpello, ne squadra, ne piotnbino. Tale criterio, a molo di filo direttore, guida costantemente per tutto il presente volume, ed appare qua e la piu scoperto, per es. nelle in- testazioni dei capitoli, che portano in fronte o capitelli greci, o 1'arco etrusco di Perugia e quello della cloaca massima di Eoma, ovvero un particolare del sarcofago di Giunio Basso o somiglianti accenni di monumenti, che bastano a richiamare tutta un'epoca.

Non neghiamo perO che talora il filo non si smarrisca, e rirnanga alquanto meno aperto alia vista; e non fa meraviglia, dovendo aggi- rarsi per si lungo e intricate labirinto. Cosi non era male, trattando delParchitettura romana, mettere in piu spiccato rilievo il lato tecnico della struttura delle volte, del savio partito tratto dalla necessita di opporre alle spinte i contrafforti, faceudoli servire insieme alia sta- bilita e alia ripartizione delle stanze interne. Col che non solo era toccato un punto essenziale all'arte di quel popolo pratico e orga- nizzatore, ma era aperta la via a far notare forse piu chiaramente pure il modo di equilibrio della costruzione buantina a cupola, cioe quel suo carattere sostanziale, comune colla romana, d'avere i suoi organi di resistenza all' interno, mentre la costruzione gotica li dis- tribuisce ai fianchi esterni delle navate. Non perciO vogliamo fare un appunto di parzialita al valente storico, e negare a lui, nato e nutrito delle bellezze deh'arte medievale, il diritto di compiacersene largamente, riserbando a ques:e anziche all'arte bizantina le sue sim- patie. Che anz'. egli sa mantenere anche verso gli altri periodi pre-

1904, vol. 1, fasc. 1286. 14 9 gennaio 1904.

210 RIVISTA

cedenti e successivi un giudizio perfettaniente equilibrate, seriza pas- sione, appoggiato sempre a dottrina sicura, alle conclusioni delle ricerche letterarie piu recenti.

Una parola intorno alia parte illustrativa, che in questo genere- non e un pregio accessorio ma di prima importanza. L'autore col piu retto criterio vi dimostra una vasta e svariatissima cognizione- de' nionunienti e di tutte le collezioni antiche e moderne. L'editore v'ha aggiunto del suo quella larghezza anzi quella munificenza, che d'un lavoro sulla storia dell'arte fa una vera opera d'arte. Dalle piu antiche meniorie egiziane al modernissimo stile floreale, che svolge i morbidi steli sul cuoio delPelegantissima legatura, si compie un ciclo e si ritorna quasi a quelle palmetto stilizzate proprie dello stile assiro, che risplendono entro il magnifico volume: una vera sintesi pen- sata, studiata, lavorata con intelligenza e con amore.

III.

IL DlRlTTO DELLB SORGENTI.

Le nuove applicazioni dell'acque correnti ad uso di forza motrice vanno di giorno in giorno crescendo a maggiori proporzioni, e come una ricchezza, riposta in casa e nuovamente scoperta, destano le piu liete speranze per 1'avvenire economico dell' industrie italiane. Ma i tesori latenti tra i gioghi dell'Alpi e delPApennino, dei quali demmo un rapido cenno in altra occasione \ non sono un frutto cosi age- vole a raccogliere che basti stendere la mano. Spesso le opere pre- liminari occorrenti ad allacciare le vene, a conservare la pressione, a condurre le acque attra verso a fondi privati o pubblici, sono di tale difficolta e irnportano tali dispendii, oltre al costo proprio degli impianti meccanici od elettrici, che molti proprietari dovranno ri- nunziare a prevalersi di quell'acque, che pure sgorgano sul proprio podere, e dovranno contentarsi di lasciarle perdersi a vuoto, ovvero cedere ad altri i proprii diritti. Siccome pero i diritti d'irrigazione nolle pianure sono stati sempre e sono tuttora argomento d' infinite questioni in tribunale, cosl si capisce che nuove e non poche dif- ficolta possano sorgere in questo nuovo aspetto e nuovo valore, che

1 V. il nostro quaderno del 3 ottobre 1903, Le ricchezze industrial i delVAlpi.

BELLA STAMP A 211

prendono le sorgenti de' nostri monti ; ed 6 naturale che si pensi altresi alle occorrenti disposizioni legislative.

Se non che in provvedimenti di tal fatta, ove sono impigliati interessi pubblici e privati insieme, mentre il legislatore deve avere la mira al bene cornvme, importa sommamente che non venga re- <:ata offesa, ai principii suprerai del diritto e della proprieta privata, i quali per essere partecipati da molti, ridondano in sostanza in vero benefizio della societa.

Orbene una recente relazione, fatta al ministro. dei lavori pub- blici in Italia dalla Commissione per lo studio delle riforme alia legge del 20 marzo 1865 (n. 2248, alleg. Fy Parte prima, Deriva- zioni ed usi di acque pubbliche), lascia trasparire assai chiara una tendenza, che si vorrebbe dissimulare, ma che andrebbe senza dubbio a terminare in un'ingiuria al diritto di proprieta.

Infatti « mentre col primo articolo dello schema proposto si de- roga senz'altro al Codice Civile, si e cercato per contrario di non darne le viste e di farlo passare quasi sotto banco, senz' avere 3a franchezza di confessarlo apertamente, peggio che non hanno fatto i francesi, cambiando gli articoli del Codice. » (Legge del 18 aprile 1898) '.

Questo motivo ha indotto un bravo e giovane avvocato romano, Oistoforo Astorri, fornito di un buon corredo di studii e di un retto criterio giuridico, a trattare a fondo la questione, ripigliandola nei suoi principii stessi, e considerandola nel diritto greco, nel diritto romano, nel comune e nel nostro diritto civile vigente.

Particolarmente importante e 1'esame ch'egli fa della legge fran- cese, testd citata, conchiudendo che sarebbe inopportune imitarne in Italia le innovazioni. A ragione osserva 1'Astorri (p. 145) « che la grandissima quantita delle acque crea presso di noi una condi- zione di cose ben diversa da quella che ritrovasi in Francia. Che •se pure in qualche regione, come ad esempio in Lombardia, la utilizzazione di questo elemento assume deile proporzioni important, d anche da notare che ivi 1'esperienza dei secoli dimostra che la legislazione attuale e piu che sufficiente alia sua tutela. » E sog- giunge che a volere introdurre in Italia una legge somigliante « sa- rebbe necessario un rimaneggiamento di gran parte del Codice, e 1'abolizione di uno dei piu bei vanti della nostra legislazione, vala -a dire deli'acquedotto forzoso. Anzi quest' istituto, creato appunto

1 Aw. CRISTOFORO ASTORRT, II Diritto delle sorgenti. Studii di ld- g'islazione antica e moderna. Roma, tip. de' Lincei, 1903, 8°, p. 220.

212 RI VISTA

laddove si e formata questa parte del nostro diritto, 6 T indice piu evidente del diverso indirizzo che i nostri antichi tenevano in tutto cio e della lata libarta che essi volevano conferire alia operosita di proprietarii intraprendenti. »

II cardiae, su cui s'aggira tutta la questiono, e sapere a chi appartenga una sorgente che nas:e in ua fondo private, ma poi scorre, pud crescsre e diveaire un rascello, un fiime. Allora, corn'e manifesto, la cosa acquista maggiore importanza, sembraudo difficile il limitare, e grave e pericoloso il riconoscere senza limitazione il diritto di proprieta d'una sorgente, donde dipendono nel seguito tanti altri interessi. Ora dopo un esame erudito, accurate, giudizioso del diritto antico, romano e feudale, e del moderno, delle opinioni dei giurisperiti, sulla natara giuridica delle sorgenti, TAstorri riepilo- gando ritiene « che le sorgenti appartengano sempre in assoluto ed esclusivo dominio al proprietario del fondo in cui sorgono serza li- mitazioni, all'infuori di quelle che il Codice riconosce. Cid non esclude che alcune di esse possano dirsi pubbliche pel rapporto in cui si trovano con corsi di acqua demaniali. Tale qualifica puo avere delle conseguenze, come ad esempio la loro espropriazione per pubblica utilita, con il seguente passaggio al demanio dello Stato, ed il di- niego della dichiarazione di pubblica utilita delle opere che teades- sero a'la loro diversione... la quale opinione concorda con quella accettata dal diritto comune e vigente quasi dappertutto prima del- 1'attuale legislazione, e quella cbe piu facilmente di tutte ad esse si adatta ed e percid la piu comune nella dottrina e Tunica se- guita nella giurisprudenza » (p. 135 s.)

Contro 1'opportunita d'introdurre nella nostra legislazione prov- vedimenti simili alia legge francese che intacca la proprieta privata, oltre 1'opinione sola ammessa nel diritto comune, stanno gli esempi delle legislazioni moderne, 1'austriaca e la germanica, molto com- mendevoli per questo rispetto. E con ragione accennava 1'Astorri al pericolo di vedere soppresso cosi alia leggera la disposizione del- 1'acquedotto forzoso, che e una bella prova della tutela legale del diritto di proprieta. Questa norma « tutta propria della giurispru- denza milanese e subalpina sulle acque private... fu sancita in prin- cipio negli statuti del dues to di Milano ed in quelli di Yerona del 1455. Indi passd nel 1547 in quelli della Provenza. Poco dopo Emanuele Filiberto (a. 1584) 1'accoglieva, come norma di diritto comune, nella riforma legislativa da lui fatta ne' suoi stati. La for- mula che egli allora dette a questo principio si mantenne, con lievi mutazioni, fino alia codificazione, ed e stata accettata quasi nella

BELLA STAMP A 213

stessa forma dal nostro codice. Emanuele Filiberto, infatti, aveva stabilito che colui il quale avesse bisogno di condurre sui proprii fondi dell'acqua che gli apparteneva, potesse costringere il vicino a concedergli il passaggio, pagandogli il prezzo del terreno occu- pato aumentato di A/s e risarcendolo di tutti i danni, che in occa- sione di tale passaggio gli fossero recati... le differenze che si ri- trovano nella sua applicazione nel Milanese e nel Piemonte sono affatto secondarie, riguardando solo rammontare dell' iudennita da pagarsi ai proprietarii dei terreni attraversati » (p. 93 s.)

Senza estenderci oltre, lo studio dell'Astorri deve convincere che questo e argomento degno di molta ponderazione; e che, o la legisla- zione presente sia sufficiente neila sostanza, o debba essere modi- ficata conforaie alle nuove esigenze, certo queste Don sono inno- yazioni da farsi cosi alia leggera e, per modo di dire, per straforo, come fa tentato di fare ne' cunicoli parlamentari. E noi di buon grado abbiamo voluto dare questa succinta notizia, e per 1'interesse che molti ci possono avere, e pel merito dell' opera, ove 1'aridita della erudizione e della critica giuridica non si fanno sentire per nien-te, anzi sono trasformate nella scorrevolezza d' una piacevole lettura.

BIBLIOGRAFIA J

ATTANASIO E. can. IL Papato. Ragionamenti. Napoli, Artigia-

nelli, 1903, 8°, VIII 168 p. L. 2. I non pochi che ammirarono questi discorsi mentre uscivano dal dotto labbro del compianto canonico Atta- nasio, saranno ben lieti d'averli ora sott'occhio su queste pagine; e quelli che non li udirono, gusteranno di conoscerli ora per la prima volta; tanta e la maestria con cui si ve- dranno svolgere innanzi 1'eccellenza B. G. M. II Popolo Istruito. Due ore di conversazione fra un ope

raio ed un impiegato governativo. Torino, 16°, C2 p. Cent. 30.

del Papato, i suoi diritti, le sue be- nemerenze colla societa, colla civilta moderna segnatamente, e in partico- lare colla Italia. Avvertiamo che il profltto dell'edizione andra a van- taggio della Causa di Beatificazione del Servo di Dio P. Ludovico da Ca- soria.

Ecco un piccol libro che abbiamo letto con gusto e con vera soddisfa- zione. Esso da una idea chiara delle dolenti condizioni attuali del Papa. Dimostra la necessita del potere tem- porale non che la ragionevolezza del Non eocpedit, e risponde trionfalmente ai sofismi che si mettono innanzi per far credere al popolo che e meglio pel Papa che sia liberato dalle cure temporali perche possa meglio occu-

pero ne raccomandiamo la lettura a tutti quelli particolarmente che aves- sero qualche pregiudizio contro il Papa. L'autore per modestia ha ta- ciuto il suo nome ; ma egli ha scritto altri libri di merito, di cui abbiamo reso conto nei nostri quaderni. Noi dunque lo incoraggiamo a scriverne altri ancora, che come questo val- gano a cavare dalle menti del popolo tanti altri pregiudizi.

parsi della salute delle anime. Ep-

BAINVEL J. Y. professeur de Theologie a 1'Istitut Cathol. de Pa- ris. — Nature et surnaturel. Elevation, deoheance, etat present del 1'Humanite. Paris, Beauchesne, 1903, 16°, 394 p. Fr. 3,50.

in un

E un trattato compiuto sopra il tema: Natura e Soprannaturale. Al- ia compiutezza per la quale il tema e svolto in tutte le sue parti, e unito un grande ordine e chiarezza ; tal- che la mente investigatrice de'teo- logi resta pienamente soddisfatta. Aggiunge pregio al libro un'Appen-

dice, in cui Tautore d^ in un sunto tutti i capitoli del libro, cui egli in- titola Cancvas des lecons, che e un compendio utilissimo di tutto il det- to. La dottrina e sanissima e la so- luzione delle difficolta inerenti al soprannaturale e veramente soddi- sfacente.

1 Mota. I iibri e gli opuscoll, anaunziati nella Bibliogratla. (o nelle Riviate della, Stampa) della « Civilta Cattolica », non pud TAmministrazione assnmere in nessuna maniera 1'incarico di prowederli, salvo ehe I detti libri non sieno indicati come vendibili presso la stessa Amministrazione. Cid vale anche per gli annanzi delle opere pervenate alia Direzione e di qnelle indicate snlla Copertina. del periodico.

L'AMMINISTRAZIONE.

B1BLIOGRAFIA

215

vera civilth diflfusa nel mondo dalla Chiesa cattolica... Le attesto since- ramente che 1'evldenza e Tefficacia di quanto scrive intorno a Roma mi hanno illuminate 1'intelletto e com- mosso profondamente il cuore. I sen- timenti del suo cuore nella deside- rata visita di Roma, sono espressi con tale vivezza d'affetto e di pen- siero, che veramente dimostraco in lei un discepolo del serafico S. Fran- cesco... »

BERNARDINO da Monticchio M. C. L'eterna citta. Impressioni e riflessioni su Roma. Lettera aperta al chiariss. filosofo Augusto prof. comm. Conti. Modena, Immacolata Concezione, 1903, 8% 64 p. L. 1. Le infamie scritte su Roma dai

due romanzieri Zola e Hall-Caine,

hanno eccitato nobile sdegno nel

ch. Autore, il quale non ha potuto

frenarsi dal versare anch'egli sulla

carta le impressioni, ma ben diverse,

da lui provate nell'eterna citta. Come

abbialo fatto, bene esprime il vene-

rando vegliardo cui e diretta questa

Lettera, della quale egli dice « che

in modo cobilissimo espone le glorie

di Roma pagana e cristiana, la gran-

dezza del pontificate romano, e la

CATALANO MODESTO, sac., Professore di archeologia cristiana nel liceo arcivescovile di Napoli. Corso fondamentale di Archeologia Cristiana compilato su i piu recenti autori ad uso delle scuole teologiche d' Italia. Yol. I. La Gatacomba Cristiana, Napoli, tip. e Libreria cattolica editrice M. D'Auria, Tribunali 386, 1904, 8.° Cio che promette il titolo del la maggiore comprensione possibile

presente volume, cio che il ch. au-

tore dichiara nel preambolo « al

posto d'una prefazione » (che meri-

terebbe d'essere qui inserito tutto

intero) viene egregiamente svolto

nelle 180 pagine che seguono sino

al fine piene e ponderose. Vi si

scorge da per tutto il maestro dalle

giuste elarghe vedute, il quale pos-

siede non solo una vasta erudizione,

m*a sa coordinarla allo scopo che si

e prefisso, e nel modo che non sa- premmo indicar meglio di quello che egli fa in due tratti della sua pre- fazione.

« Non era dunque questione (egli dice a pag. 12), di scrivere o piu o meglio di quanto sia stato scritto finora. Era piuttosto sentito un altro bisogno, quello di gettare tutto il materiaie nel crogiuolo di una trat- tazione di indole generica per la ragione del metodo eeolastico, con

seaza nuocere alia chiarezza e crean- do 1'unita di concetto nelle quistioni che via via si presentaao alia sbarra della escussione. Ne risulta un « Cor- so fondamentale », che dal modo stesso onde vien concepito, porta seco i necessarii caratteri di un libro di testo. »

E a pag. 13: « Colgo subito 1'occa- sione di affermare che il mio e sem- plicemente un modesto lavoro, come dicesi, di compilazione e dal titolo stesso 1'ho dato a divedere. Non gia che la compilazione sia volgare e pe- dissequa senza presentare alcuna trac- cia di subbiettivo. Che anzi ho fermo il convincimento d'aver tentato spe- ro non troppo temerariamente una esperienza nuova, vuoi per il metodo e per la generale disposizione della materia, vuoi per il coordinamento di esso agli studi teologici e biblici. Ma questo lungi dal nuocere, con-

216

BIBLIOGRAFIA

ferisce piuttosto, secondo a me pare, all'Incremento ed alia diffusione di questi studii tra la gioventu educata all'ombra del Santuario. »

Fin qui egli : e noi ben merita- mento soggiungiamo una calda rac- comandazione a quanti amano colti- vare gli studii delle antichita cri- stiane, s?a che comincino, sia che gik si trovino in essi avvantaggiati, di dare un posto d'onore nella loro biblioteca archeologica a questo bel volume e a quelli che lo seguiranno: percb.6 siamo certi che ne trarranno grande utilita ed anche Don piccolo diletto.

Non entriamo a fame una recen- sione che rimettiamo ad altro tempo, e molto rneDo a discutere alcuna particolarita, in cui forse non ci tro- viamo pienamente d1 accordo (e in

tali materie non pu6 quasi essere altrimenti) con il chiarissimo autore; ma concludiamo rallegrandoci cor- dialmente coa lui e con tutti i cul- tori della Oistiana Archeologia: e molto piu ci rallegreremmo, se il testo fosse accompagnato in alcune parti con figure illustrative. Cosi vediamo aver fatto con molta lode e grande vantaggio di tali studii 1'illu- stre archeologo romano Comm. 0. Ma- rucchi nei suoi pregevolissimi lavorl, come ad es. nei tre volumi « Ele- ments d'Archgologie clire'tienne » e in quello « Le Catacombe Romane », ecc. Ben s'intende che per libri di corso non si possono fare edizioni costose, quali riescono quelle che vanno or- nate di tavole e di figurate illustra- zioni; ad ogni modo abbiam voluto esprimere un desiderio.

CHANDLERY P. J. S. I. Pilgrim- Walks in Rome. A guide to its holy places. New York « The Messenger » 1903, 8°. XII-468 p. Vendita presso il libraio Pustet Piazza Font ana di Trevi, Roma.

Un felice pensiero ha trovato fe- licissima esecuzione in questo vo - lume: e noi siamo persuasi che esso incontrerfc pieno favore presso tutti i pellegrini di lingua inglese che de- siderano conoscere le memorie sacre di cui Roma possiede inestimabile tesoro. La « guida » ordinariamente prodiga di erudizione profana a buon mercato, ignora del tutto o traseura quello che invece 6 caro alia pieta religiosa, che ricorda la storia della Chiesa ed illustra i monumenti della fede. L'opera del p. Chandlery ripara opportunatnente a tale difetto. II ch. Autore, gia noto per i suoi lavori

The Saints in Rome e Rooms of the Saints in Rome, ha saputo riunire in questo volume con preziosa dili- genza e sicura dottrina quanto puo interessare il devoto pellegrino che visita la capitale del mondo cristiano. Le splendide illustrazioni che accom- pagnano le notizie storiche, rendono il libro utile e dilettevole anche per chi non potendo compiere il pelle- grinaggio romano desiderasse avere quasi sotto gli occhi la viva imagine di quei santi luoghi. La sola pianta di Roma ci parve riuscita men bella di tutto il resto e alquanto confusa per le piccolo sue dimension}.

DE LORENZO ANTONIO, mons. arciv. titolare di Seleucia Isaurica. - I ricordi reggini del culto di S. Giorgio Martire e lo steinma del Genuine. Napoli, Lanciano, 1903, 8°, 64 p. L. 1. Questa e una delle tante mono- mente lodate per copia di document! grafie del dotto e compianto Autore per accuratezza nei disaminarli e da noi sempre annunziate e merita- sagacitk di giudizio nei farli servire

BIBLIOGRAFIA 217

alia stor.'a. Oramai bastera indicar ch. Autore, acciocch^ il lettore li il titolo di siffatti lavori e il nome del legga con profltto e piacere. DEODATI GIOVANNI, sac. Manuale pratico di Sacre Ceriinonie

per uso del Seminarist]. Catania, tip. Pastore, 1903, 8°, 248 p.

L. 2, presso 1' Autore.

Trattandosi in questo libro di tazione delle singoie materie esatto,, cose positive, 1'Autore non pretende concise, complete. Gli ecclesiastic*, d'aver messo fuori cose nuove; si e e principalmente i chieric', ne fa- pero studiato di riuscire nella trat- ranno certamente lor pro.

FERRERI G. - - Le istitnzioni americane per 1'educazione dei sor- domuti. Palermo, Reber, 1903, 8°, VIII 384 p. L. 4. Ai tanti altri suoi libri sui Sor pedagogia di questa classe di sven- domuti, il ch. prof. Ferreri aergiunge turati avranno qui campo di fare tra ora il presente, frutto d'un suo viag- le istituzioni americane e le nostre gio in America. Gli studiosi della utili e interessanti confront!.

MARINI C., aw. Cenni biografici della dodicenne Maria Groretti

barbaramente trafitta a inorte nella difesa della sua castita. Roma,

Filiz:arii, 1904, 16°, 56 p.

Maria Goretti, una buona villa- Ora per pubblica sottoscrizione della nella di dodici anni, di Nettuno, fu Vera Roma si e per en'gere in Net- assalita con brutali propositi da un tuno un monumento a questa eroina tale Alessandro Sereaelli, che, non della castita, monumento affidato allo potendo vincerne la resistenza, la scultore Zaccagnini. In questo li- crivel!6 di ferite, alle quali la po- bretto artisticamente legato si sono veretta dovette soccombere. Essa raccolte tutte le memorie della buona nel delirJo della morte ripeteva : che fanciulla con numerose zincotipie. fai Alessandro? Tu vai all'inferno. MELILLO ENRICO. La poste italianenel Medio Evo. Al*a e media

Italia (a. 476-1600). Roma, Desclea, 1904, 8°, 190 p. L. 2.

Quantunque il soggetto presosi quasi a mo' di rcmanzo, con questo qui a trattare apparisca arido, pure pero che vi s' impara assai di storia sotto la penna del ch. Autore diventa e di geografia. subito ameno, interessante e attraente

MICHELINI GIUSEPPE, sac. II Vangelo delle Domeniche esposto al popolo specialmente delle citta. Operetta premiata al concorso telBollettinodeiparroci. Milano, Bacchini, 1904, 8°, 200 p. L. 1,60. II presente corso d'omelie, dicono si suppone quello delle citta, e fra gli editori, se non e un capolavoro, gli altri pregi ha quello della bre- ituttavia Undo, chiaro, naturale, tale vita. Sappiamo che e lavoro d'un in somma che puo tornar utile a chi giovine: sara egli disdetto dall'alba deve esporre il santo vangelo ad un congetturare il sole? publico discretamente colto, quale

MULLER ADOLFO, d. C. d. G. prof. d'Astronomia neH'Universita Gregoriana. -- Element! di Astronomia ad uso delle scuole e per

218

BIBLIOGRAFIA

istruzione privata, con circa 300 incision! e due carte stellari. Roma, Desclee Lefebvre e 0., 1904, 8°, XV- 602 p. L. 10.

Comporre un corso d'astronomia non e cosa facile. Lasciando stare lo studio di renders* chiari e scientifi- camente esatti, 1'ambito stesso del- 1'argomento da svolgere e il modo da tenere sono in pratica question! piene di difficolta. Chi professa di- nanzi a un uditorio speciale, ben nu- trito di studii matematici, va innanzi sicuro fraMgl'mterminabili formularii dell'astronomia sferica, e tra le equa- zioni della meccanica celeste; ma deve rinunziareallapopolarita. I suoi scritti saranno riserbati at pochi dati per ufflcio e di proposito allo studio e alia pratica di queeta scienza.

Chi per contrario s'attiene alia pura descrizione dei cieli e della scorza, diciamo cosi, della scienza, riuscira, se trova un editors ardito, a comporre un bel volume fregiato di splendide figure, una di quelle astro- nomic popolari, che Don sono certa- mente inutili, ma non valgono ad iniziare praticamente ne a calcoli ne, per lo piu, ad osservazioni. Eppure v'ha un bel numero di persone, an- che colte, anche date alle scienze, anche matematici ed ingegneri, che avrebbero bisogno di qualcosa d'in- termedio, parte per compimento di istruzicne, parte altresi per pratico esercizio che puo loro occorrere.

Questo e il compito d'un' opera come quella del P. A. Miiller che qui annunziamo. II calcolo superiore n'e bandito, e questo agl'intendenti e indizio dei limiti proposti a se stesso dalPautore. Ma quanto non si pu6 apprendere in questo campo anche colla sola geometria elementare e colla trigonometria! II primo libro, dei due contenuti in questo volume, tratta della sfera celeste, de' varii

sistemi di coordinate e delle loro tras- formazioni, di diversi modi di pro- iezione ; indi della misura del tempo, degli orologi a ruota e dei solari ; poi degli strumenti antichi e de'mo- derni, nonii, micrometri, cerchi gra- duati, sestante, telescopii, ecc. Una sezione Intera e data alia trigono- metria sferica; un'altra agli effetti della rifrazione, alia parallasse, e a quell'altre alterazioni delle inisure astronomiche dovute alia posizione dell'osservatore sulla terra sferoi- dale.

II secondo libro e un' accurata esposizione dei moti planetarii, cio& dei pianeti, della terra, della luna, delle comete. I diversi sistemi degli antichi per spiegare le apparenze, il loro valore cinematico, il loro va- lore fisico, i paesi fatti successiva- mente dalla scienza moderna finoai giorni nostri, formano nell' esposi- zione del P. Miiller un intreccio di notizie storiche, di critica scientifica, e di conclnsioni matematiche alta- mente interessante ed istruttivo. No- tiamo come pregio singolare del libro il ricco corredo delle note storiche, sicure, esatte, talora delle figure stesse riprodotte dalle opere classi- che dei secoli andati, che formarono come le pietre miliarie, nel cammino ascendente di questa sovrana tra le scienze d'osservazione. E frattanto aspettiamo con desiderio il secondo volume, destinato allo studio della natura fisica de' corpi eelesti, il qua- le coll'indice generale alfabetico delle innumerevoli notizie sparse a luogo loro pei due volumi, costituira un vero dizionario astronomico, utilis- simo a qualunque biblioteca, ed a qualunque persona istruita.

BIBLIOGRAFIA

219

OLIVI LUIGI. Primavera in Oriente. Firenze, libreria ed. fioren- tina, 1903, 8°, YI-274 p.

Non e questa una semplice de- scrizione dei Luoghi Sauti,delle quali abbiamo abbondanza in molti li- bri, e alcune abbiaino noi stesse an- nunziate negli ultimi quaderni. In questa parte il ch. Autore e piuttosto sobrio; e attende invece ad esporre le sue riflessioni come gli sorsero spontaneamente nell' animo, senza cercare ci6 clie sia stato detto da

di Palestina ei si rec6 a Costanti- nopoli, nella Siria e nell'Egitto, cos* si trovano in queste pagine anche notizie cbe riguardano 1'intero Orien- te, soprattutto per cio che concerne le sue present! condizioni sociali. Dalle quali cose apparisce di quanta istruzione e allettamento debba tor- nare questo libro ancbe per chi ne ha letto altri di questo genere.

altri. Inoltre, poiche nel suo viaggio

P. M. C. Evangile de Saint Jean. Commentaires. I. Yie publique

de Jesus. Kongkong, Missions Etrangeres, 1902, 16°, XL 692 p.

E un bellissimo ed utilissimo com- in latino e in francese ; quindi ver- mentario del Vangelo di S. Giovanni, del quale e uscito gia questo primo volume, che comprende 1' esegesi de' primi dodici capi. L'opera intera sara. compresa in due volumi. L'au- tore, quale ape industriosa, ha rac-

setto per versetto, in distinti para- grafi, segue la spiegazione, che e sempre accurata e piena. Nei pre- liminari si discorre molto bene del- 1'autenticita, dellMntegrita e di tutto quel che riguarda 1'autore del detto Vangelo, S. Giovanni Evangelista. La stampa e in nitidissimi elzeviri.

colto il miele de' migliori commen- tator! cattolici antichi e moderni. A principio d'ogni capo espone il testo

RIZZI A. L'amico del giovane ufficiale e sott'ufficiale, ossia ma- nuale religiose morale dell'aspirante ai gradi superiori nel R. Eser- cito. 2a ed. riveduta. Milano, S. Giuseppe, 1904, 24°, 320 p. Cent. 60.

II libretto che e un manuale di esercizii di devozione che ivi si con- pieta, tutto acconcio ai varii bisogni tengono, ma altresi per una serie di spiritual! e alia condizione militare, lezioni morali conformi alia vita e e conimendevole non solo per i varii allo stato di ufficiale.

ROMANO MARIA. Lettere inedite e sparse di Costanza Monti Per- ticari. JRocca S. Casciano, Cappelli, 1903, 16°, YIII-344, p. L. 3. Costanza Monti Perticari. Studio su document! inediti. Idem. 16°, 244 p. L. 2,50.

lezza, di modi amabilissimi furono alia meta del suo corso gravemente oscurate da una voce, che prima sop- piattamente, poi in alto suono la

L'egregia signora in questi due li- bri si mostraassai colta nella moderna letteratura, scrittrice assennata al tempo stesso e vivace, ma soprattutto appassionata cultrice della memoria di Costanza figlia del Monti e moglie del Perticari. E noto che le sue splendide qualitk d'ingegno, di bel-

disse colpevole d' aver trascurato i suoi doveri di moglie, procurando- al marito tali dispiaceri, che gli avrebbero cagionato la morte. Or la

220

BIBLIOGRAFIA

valente signora, indignata a que- st'accusa che feriva nel vivo e mo- ralmente uccideva la sua Costanza, tanto rovisto negli archivii che le venne fatto assodare, quell' accusa non esser altro che una infame ca- lunnia tessuta ai danni dell'inteme- rata donna dal Cassi, dal Ferri e da Gordiano Perticarl. E ella trionfante la difesa ? Non e difficile che in qual che lettore si avveri quel detto del "Voltaire : Calunniate, calunniate, ciualche cosa ci resta sempre. A noi sembra pero che gl' indizii della colpa sieno spiegati e dissipati abbastanza bene, cosi che ogni giudice equo debba sentirsi disposto ali'assoluzione anzi

restera sempre alia degna stgnora il merito d'avere almeno in gran parte ristorato la fama di una donna di lettere, che fece tanto parlar di ge, e d'averci fornito uno Studio steso con tanto sentimento, con tanto in- telletto d'amore, che alia sodezza storica proveniente dai documenti unisce tanta attrattiva di stile da farsi leggere come un romanzo. E chi questo libro avra letto, si sen- tira tosto attirato adar mano all'al- tro delle Lettere, che ne e come il compimento, e provera nuovo diletto nel seguir passo passo tutte le fasi di quell'anima veramente interes- sante, raccontate da lei medesima.

che alia condanna. Ad ogni modo

RUFFONI ACHILLE, inons. Panegirici. Mifano, Bacchini, 1903,

8°, 272 p. L. 2,50.

Eravamo usati da un pezzo a leg- gere nella benemerita Scuola Catto- lica ed ammirare i limpidi e strin- genti articoli del ch. Mons. Ruffoni; ed ecco che egli ci si presenta di- nanzi anche in veste di panegirista, e si guadagna ben presto anciie in

questa novella forma il nostro favore. E ad assicurarglielo basterebbero quasi le varie riflessioni ch'ei fa sulle diverse difficoltk che circondano que- sto genere speciale di sacra eloquen- za, riflessioni che mostrano in chi ha criterio per veder cosl bene quelle

superarle. Nessuno qui cerchi frasche rettoriche, che ne andrebbe deluso; ma se invece egli brama e si aspetta una quasi fotografia del carattere del eanto, un ragionamento chiaro e con- vincente, riflessioni sode e feconde, applicazioni pratiche opportune, e tutto cio non disgiunto da una forma sobriamente ornata, la sua aspetta- zione si trovera soddisfatta in ma- niera, che egli si sentira mosso ad affrettare col desiderio 3a pubblica- zione del secondo gik promesso vo- lume.

difficolta, anche lena gagliarda per

SCALONI F., pretre de Don Bosco. Capital et travail. Manuel popu- laire d'eoonouiie sociale. 2^me ed. Liege, E:ole professionnelle, 1903, 16°, XII-154 p. Fr. 1.

t-utti quelli, che per mancanza di piu elevata cultura mal saprebbero ricavar profitto dai dotti corsi di economia politica e sociale.

II chiaro A. poi merita una lode

11 chiaro Abbate Scaloni ha re- galato al pubblico un libro che in piccola mole contiene veramente un riassunto deU'economia sociale. E un libro buono, scritto bene, chiaro e limpido e utilissimo specialmente a coloro pei quali fu scritto, cioe, pei figli del popolo, le classi medie, e

speciale per avere, in poche pagine, ma con molta chiarezza, sfatato 1'an- tico e inveterato pregiudizio, merce

BIBLIOGRAFIA

221

il quale da molti si crede condan- nata al pauperisrao quella nazioae nella quale le importazioni superano le esportazioni. II nostro A. mostra chia- a-nente che la ricchezza pub- blica dipende da molte e varie cause,

n& I'ecsedenza delle importazioni sulle esportazioni 6 di per s6 segno di decadenza commerciale, ch& anzi, spesse volte e segno di grande ric- chezza, come avviene nel caso del- 1'Inghilterra e del Belgio.

SJOTTI GIOVANNI prof, di teolo^ia nel Seminario d'Ischia, Le- zioni di propedeutica biblica. Question! dogmitiche e critico let- terarie. Napoli, D'Auria, 1904, 8°, 37G p. L. 3 Rivolgersi al- 1'Autore. Abbiamo letto cou vera soddisfa-

zione ques^e Lezioni. Esse formano

un Corso compiuto di ci6 che essen-

zialmente e necessario alia cultura

d'un ecclesiastico circa la B.bbia.

L'autore, come ape industriosa, ha

raccolto il piu e il meglto di quanto

si e scritto su tal materia anche in

tempi a noi vicini, e ha fatto un'egra-

gia opera di volgarizzamento, chiara

e metodica di tutto quel che si chia-

ma « Introduzione biblica generale ».

e si legato ad un sistema che non esponga il lato buono anche degli altri sistemi. II volume e quindi per noi un eccellente manuale, a cui non fa difetto n6 la materia che 6 am- plissima, ne Tordine e la chiarezza che apparisce anche ad una prima occhiata da un capo aH'altro del vo- lume. Solo vorremmo dal bravo au- tore che in un'altra edizione fossero piu accuratamente citati i testi e le opere da cui attinge le prove, affinche il lettore all'uopo possa servirsene.

E quando le sentenze ed i pareri de' cattolici sono different]', egli non

SCOTTON ANDREA, mons. II socialismo. Piccolo quaresimale pre- dicate nelle offieine e tra i campi. Breganze, tip. della « Riscossa > 1903, 8°, 220 p. L. 1,50.

un' opera piu popolare, piu amena, piu persuasiva di questa, che ora ci offre r illustre Mons. Andrea Scotton.

> ** j

Caro davvero questo piccolo qua- resimale! Sono trattenimenti faini- gliari, nei quali si svolgono le piu vitali questioni del giorno, ma si svolgono in modo che sara difficile il trovare, intorno al Socialismo,

II prezzo poi puo dirsi mite, atteso la densita dei caratteri, altronde ni- tidissimi.

SHAPCOTE EMILY MARY. Mary: The Perfect Woman; with a preface by the Cardinal Archbishop of Westminster. Manresa Press, 1903, 8% XXXII-240 p. Non tutti fjrse approveranno

1'idea della chiara Autrice di see-

gliere per queste sue poetiche laudi

una sola rima ; il che da alle sue

poesie uca certa tinta di monotonia

vraano rendere testimonianza al- 1'amore che la buona signora nutre per la sua celeste Madre, alia co- noscenza non comune .ch'ella ha della lingua e dello stile inglese, e alia sua poetica abilita.

che poco piace; ma tutti pero do

YIQO ILARIO MAUR1ZIO, teol. coll. L'anno di Maria. Storia dei santuari e delle imtnagini celebri della S3. Yergine, sparsi in tutto

222

BIBLIOGRAFIA

il mondo, distribuiti per ciascun giorno delUanno. Torino, tip. d.

Artigianelli 1904. Vol. I. 16° di p. 320, piu p. 100 d'Indice ge-

nerale. Prezzo L. 1,25.

E uscito il primo volume GEN- cavate da quelle che si venerano sul NAIO, contenente 98 santuarii e ses- posto. Per associarsi a tutta 1'opera.. santacinque immagini. L'opera con- dodici mesi, rivolgersi al compilatore, terra 12 volumi di circa 300 pagine Prezzi speciali. ciascuno, con oltre a GO immagini,

TOUBNIER F., abbe. Tie de M.me d'Herculais nee Marie de Va- lernod 1619-1654. Paris, Lecoffre, 16°, XVI-272 p. Di questa Serva di Dio si hanno re gli esempiideiSanti.Toraera molto

fino alia seconda meta del secolo de- cimosettimo due biografie, sebbene, a dir vero, molto incompiute, Tuna del P. Morin, 1'altra del P. Bertal d. C. d. G. Ora Pabate Tournier, va- leadosi di quelle biografie, al certo molto autorevoli per l'antichita,e gio- vandosi di molte altre fonti, ci offre questa Vita, che assai meglio appa-

interessante e istruttivanon solamen- te per le persone couiugate ; si ancora per le celibi e le claustrali ; ma i let- tori faranno assai bene a non trascu- rare (come da molti si praticaj la pre- fazione, la quale e scritta con molta- assennatezza e perizia delle cose spi- rituali, e getta assai luce su tutta la Vita, invogliando alia lettura di essa.

ghera le brame di chi cerca con amo-

ZANI P. TIMOTEO, capp. Al Para Maranhaco e Ceara (Brasile del Nord). Note di viaggio. Milano, Lanzani, 1903, 398 p. Eivolgersi all' Au tore, viale Monforte 2. Milano.

Forse per compenso negativo alia noia che recano tanti libri dalle pre- fazioni mterminabili, questo non ne ha neppure una sillaba, che te ne dica Porigine, 1'indole, lo scopo. Leg- gendolo pero si capisce presto che si tratta di un viaggio fatto dall'Au- tore, in nome del suo Reviho P. Ge- nerale, e in qualita di Visitatore delle Mission! che hanno nel Brasile del Nord i RR PP. Cappuccini. Egli ha voluto tenere lo stile del diario, il quale se tratto tratto lo conduce a troppe minutezze, gli da agio pero di stendere tutta la sua narrazione

con un fare si naturale, si spigliato,. si vivo che ti tiene sempre incate- nato al libro. Molto piu poi quando si offrono fatti, aneddoti, descrizioni, scene di vario genere, riflessioni or morali ora religiose. E dobbiamo ag- giungere che ii ch. Autore e stato anche molto ben servito dall'editore, il quale non ha risparmiato ne bei caratteri, ne buona carta, ne ben- fatte incisioni, fino a un centinaio: cosicche n'e risultato un volume non men gradevole all' occhio, che pia- cevole ed istruttivo allo spirito.

CRONACA CONTEMPORANEA

Roma, 25 dicembre 1903 - 8 gennaio 1904 .

I. COSE ROM AN E

I. Ricevimento del Sacro Collegio per gli augurii al Santo Padre. Suo di- scorso. 2. Ricevimento del Corpo Diplomatic^. 3. Pubblicazione dei decreti sul martirio dei Venerabili Crisino, Pongracz e Grodecz, e sulle virtu eroiche della Ven. Giovanna d'Arco. 4. Accenni Btorici intorno agli stessi Venerabili. 5. I milioni al Vaticano.

1. L'antivigilia del Santo Natale, secondo 1'uso, il Sacro Collegio •del Cardinal! si reco in Yaticano per presentare a Sua Santita gli au- gurii e le felicitazioni per le feste natalizie e pel nuovo anno. II eard. Oreglia di Santo Stefano, come decano, lesse il seguente indi- rizzo :

Beatissimo Padre,

« II Sacro Collegio, grato al Signore che lo ha guidato nella ele- -zione della Yostra Augusta Persona, al supremo governo della Chiesa, offre a Yostra Santita per lafausta ricorrenza del Santo Natale il tri- buto de' suoi omaggi e de' suoi augurii. E poiche Yoi, o Padre Santo, avete palesato gia al niondo cattolico 1'intento principale a cui volete dedicare 1'opera Yostra, cioe la restaurazione di ogni cosa in Cristo, & ben naturale che i nostri voti siano in special modo indirizzati al conseguimento di ccsi nobile e santo scopo. Ne falliranno le speranze nostre ; poichd, sebbene vediamo che il nemico di Cristo e della sua Chiesa aumenta senipre piu i mezzi violenti e le arti subdole per sor- prenderci e danneggiarci, sianio tuttavia sicuri che non prevarra giam- mai. Tanto piu poi cresce la confilenza nostra, perche affidiamo i no- stri voti alia valida protezione di Colei che, propensa sempre ad aiutarci e soccorrerci, vorra certamente in quest' anno, tutto conse'crato a ce- lebrare la cinquantenaria ricorrenza della dogmatica definizione del- I'nnmacolatosuo concepimento, tutelarci in ogni pericolo, e dimostrare che e sempre la Regina delle vittorie. Con questi sentimenti il S. Col- legio implora da Yostra Santita 1'Apostolica Benedizione. »

224 CRONACA

A tale indirizzo il Santo Paire rispose col seguente discorso :

« Con lieto animo accettiamo, Signor Cardinale, gli augurii, che anche a nome del Sacro Collegio ci ha presentati, e con gratitudine i sensi di devozione e di atnore, del quali per tutti Ella si e fatto interprete, col voto che la restaurazione di Gesu Cristo, per la inter- cessione dell'Immacolata, sia il presagio di tempi per la Chiesa meno fortunosi. Godiamo poi assai, che Ella abbia accennato a questo ar- gomento, perche il mistero di Betlemme, che siamo per commemorare, offre le prove piu indiscutibili del vero Salvatore; Salvatore oggi come diciannove secoli addietro, Salvatore qui come a Betlernme, Salvatore unico, eterno, universale, che ha rinnovata la faccia della terra, ed ha ricomposto con Dio e fra gli uomini ogni relazione individuale e sociale.

« La capanna di Betlemme infatti ci presenta 1'uomo perfetto, che unendo in una sola persona la divina e 1'uniana natura, restituisee a questa la parte migliore de' suoi privilegi perduti per la colpa e la conseguente pienezza de' suoi vantaggi, onde non abbiamo altro mezzo per essere uomini, come nell'ordine spirituale cosi nel sociale, che andare incontro all'uomo perfetto, alia piena misura della vita di Cristo : donee occurramus in virum perfectum, in mensuram actatis pie- nitudinis Christi. E quindi tutta la vita cristiana e sociale non deve essere che uno studio continue per raggiungere la bellezza di Cristo, per ricuperare cosi la nostra digniia e riportare nel mondo con le doti originali, Parmonia, la concordia e la pace delFEden. Percio la capanna di Betlemme e una scuola, d'onde il Redentore divino comincia il suo magistero, non colle parole, ma con le opere, insegnando, che 1'unico mezzo alia riabilitazione e il sacrificio nella poverta e nel do- lore. A nulla valgono le pompose teorie, i clamorosi comizii, la discussione di ardenti question]. Per restaurare ogni cosa in Cristo, senza che se ne occupi la scienza, senza che la ricchezza vi presti aiuto, e senza che intervenga la politica, basta questa lezione ; e la societa camminando per questa via sarebbe felice nella contentezza e tranquillita universale.

« La capanna di Betlemme e una scuola, dove se vediamo un Cesare pagano divenire strumento inconscio della divina Provvidenza e con- correre mirabilmente alia fondazione della Chiesa, nessuno pud dubi- tare che Iddio non la aiuti per difenderla e conservarla. Certo i inali che Taffliggono al presente sono molti e gravissimi, i suoi ne- mici (mascherati o palesi) numerosi o potenti ; i mezzi che hanno per nuocere, formidabili; ma non dobbiamo disanimarci, perche nelle di- vine prornesse abbiamo la certezza, che Iddio raggiungera sempre il fine prefisso, servendosi dello stesso male, come dice Agostino, pro- dotto dalla nostra libera volonta al trionfo del bene.

CONTEMPORANEA 225

« La capauna di Betlemme e una scuola, nella quale si insegna che per restaurare ogni cosa in Cristo non dobbiarno stabilire alia Divina Sapienza ne il tempo, ne il modo di venire in nostro soccorso. Da quaranta secoli aspettava Israello radempimento della promessa fatta nell'Eden, e quindi noi dobbiarno imitare non solo la fede degli an- tichi Patriarchi, ma e specialinente quella di Maria e di Giuseppe, i quali, pur sapendo che il figlio di Dio stava per nasoere alia vita, che Betlemme, donde erano tanto lontani, doveva essere la sua culla, senza ansie e timori aspettano tranquilli le disposizioni del Cielo. Certamente che ci addolora il vedere la Chiesa di Gesu Cristo per- seguitata e fieramente combattuta nella sua autorita, nelle sue dot- trine, nella sua provvidenziale missione nel mondo, e quindi la ci- vile societa travagliata da intestine discordie; ma quando pensiamo di trovarci nella valie del pianto, di essere in un tempo di prova, che la Chiesa quaggiu e militante e che le tribolazioni le manda o le permette Iddio stesso, ci deve riuscire facile 1'imitare Maria e Giu- seppe, che dopo ]a tranquilla aspettazione, sicuri di compiere la di- vina volonta, abbandonarono la loro casetta, intraprendono con disagi indicibili un lungo viaggio, e tollerano rassegnati il rifiuto dei Bet- lemiti, ehe negarono loro un ospitale ricovero.

« La capanna di Betlemme, e una scuola. Quanto sarebbe stata for- tunata quella famiglia, che avesse ricoverati in quella notte i poveri sposi! quante benedizioni sarebbero discese sopra di essa ! Ma non v' era luogo per loro: Non erat eis locus in diversorio; e Gesu venne nella sua citta e i suoi non lo ricevettero ; in propria venit et sui eum non receperunt. Poveri popoli e povere nazioni, che non solo non accolgono Gesu e la sua Chiesa, ma peggiori assai dei Betlemiti la inceppano nella sua azione, la perseguitano, la calunniano, e con ce- cita imperdonabile, perche veggono a loro riserbata la sorte della mi- sera Betlemme.

« La capanna di Betlemme, finalmente, e una scuola, nella quale se il compimento delle divine promesse non e rivelato ai saggi e pru- denti del secolo, ma solamente ai parvoli, cioe ai semplici pastori, non e perche Gesu volesse preferire una condizione ad un' altra. La societa degli uomini e opera di Dio; Dio stesso ha voluto la diver- sita delle condizioni e Gesu non e venuto a cambiare quest'ordine chiamando soltanto i poveri, ma e nato per tutti. Tant' e vero che a dimostrare questo carattere di universalita voile nascere in. un luogo pubblico, il cui accesso non poteva essere impedito ad alcuno, voile discendere da sangue regale, perche non lo disdegnassero i principi, voile nascere povero, perche ognuno, senza riguardo, potesse andare a lui, e per farsi tutto a tutti, e nessuno avesse paura di awicinarlo, comparve bambino. L'Angelo non ha manifestato ai cittadini di Bet-

1904, vol. 1, fasc. 1286. 15 9 gennaio 1904.

226 CRONACA

lemme la lieta novella, non solo perche se ne erano resi indegni col rifiuto di ospitare Maria e Giuseppe, ma perche lungi dall'andare alia grotta, non ne avrebbero curato 1'annunzio, come fecero piu tardi quei di Gerusalemme all'arrivo dei Magi. Ed e quello che succede anche al presente quando parlano gli Angeli della Chiesa, e non pochi fra i battezzati per la corruzione del cuore che fa velo alia mente, non solo li deridono e li scherniscono, ma negano i fatti piu evi- denti, le verita piu manifesto, i diritti piii sacri, menando vanto di non creder nulla. Come adesso, anche allora v'erano degli uomini su- perbi di mente e corrotti di cuore, che quantunque depositari delle divine piomesse, viventi vicino al tempio si vantassero di far parte del popolo eletto, non avrebbero oreduto all'annunzio dell'Angelo. Tanto e vero che non si arresero alia verita neiameno allora che Gesu ridonava la vista ai cieshi, la favella ai muti e risuscitava i morti; ma dopo di essere stati in mille guise beneficati. lo hanno crocifisso; storia di dolore, che tante volte si rinnova.

« Se molti pertanto, pur celebrando, come si usa, anche dai inon- dani, con straordinaria letizia e con ricambio di augurii questa ri- correnza, non approfittassero delle lezioni, che ci offre il mistero di Betlemme per restaurare ogni cosa in Cristo, deponiamo tutti insieme, Yenerabili Fratelli, alia culla .del celeste Bambino, le nostre pre- ghiere, perche egli intervenga colla sua grazia e tutti se ne giovino a salute. In quanto a Noi, fidenti in Dio, sicuri dell'efficace ed amorevole concorso del Sacro Coilegio, confortati dalle preghiere di tutto il inondo, non dimandiamo che la grazia di adorare tranquilla- mente in tutto ie disposizioni della Provvidenza; ed esprimendo al Sacro Colleglo col cuore aperto i voti sinceri per la sua prosperita, in pegno del nostro particolarissimo affetto impartiamo a loro, Si- gaori Cardinal!, e a tutti gli altri qui presenti 1'Apostolica Bene- dizione. »

2. In occasione del nuovo anno sono pervenuti telegrammi d'au- gurio e di felicitazioni al-Sommo Pontefice dai Sovrani e Capi di Stato, secondo 1'uso. II Santo Padre ricevette poi in particolari udienze negli ultimi giorni del dicembre i rappresentanti dei Governi presso la Santa Sede: il sig. Martins d'Autas, ambasciatore di Portogallo ; il conte Szecsen de Temerin, ambasciatore d' Austria- Ungheria ; il conte de Wagner, ministro del Principato di Monaco ; il sig. Nisard, ambascia- tore di Francia ; il sig. de Cette, ministro di Baviera ; il barone d'Brp, ministro del Belgio; il sig. Sanfuentes, ministro del Cile ; il sig. Gou- baste w, ministro di Russia ; il sig. Sanfuentes de Aguera, ambasciatore di Spagna; il barone de Rothenan, ministro di Prussia; col personale di ciascuna rappresentanza. Negli stessi giorni ammise pure alia sua pre- senza il Gran Maestro dell'Ordine di Malta col Consiglio, i Cornandanti

CONTEMPORANEA 227

del Corpi militari e i loro ufficiali; il Corpo delle Guardie Nobili ; una rappresentanza degli Ufficiali del disciolto esercito pontificio col generate Pianciani; il collegio del Penitenzieri della Basilica vaticana; il P. D. II- debrando de Hemptinne abate primate dell' Ordine benedettino con pa- recchi abati dello stesso Ordine; il collegio Pio-latino-americano e

10 spagnuolo ; il principe di Lichtenstein, il principe e la principessa Barberini, la principessa Q-hika, il principe e la principessa Orsini,

11 duca di Montalbo latore di una lettera di omaggio di S. A. R. il conte di Caserta, la contessa Ledochowska fondatrice del Sodalizio di S. Pietro Claver, ehe offer! a Sua Santita una raccolta di libri in lingue indigene africane e presento le prime novizie dell' Istituto recente ; e numerosissime altre persone italiane e forestiere.

3. Mercoledi 6 gennaio, festa dell'Epifania di Nostro Signore, nel- 1'aula concistoriale del Palazzo Yaticano, furono letti e pubblicati alia presenza del Santo Padre due decreti, il primo sopra il martirio, la causa del martirio e i segni o miracoli che illustrarono lo stesso mar- tirio dei venerabili Marco Crisino, canonico di Strigonia, Stefano Pongracz e Melchiorre Grodecz, sacerdoti della Compagnia di Gesu : 1'altro sopra le virtu eroiche della venerabile Giovanna d'Arco, ver- gine, detta la Pulzella d'Orleans. Circondavano il trono papale i cardinal! Steinhuber, Ponente della prima Causa, e Ferrata, Ponente della seconda ; (il card. Cretoni prefetto della S. C. de' Riti era im- pedito da infermita) il card. Mathieu, Mgr. Touchet vescovo di Or- leans, Mgr. Kohl, vescovo ausiliare di Strigonia (Gran, in Ungheria),. parecchi prelati francesi, il p. Cazenave, procuratore generale della Societa delle Missioni estere di Parigi, il p. Martin, preposito gene- rale della Compagnia dl Gesu con una rappresentanza del collegio germanico-ungarico di cui fu alunno il ven. Marco Crisino. Erano pure presenti gli ambasciatori di Austria-Ungheria e di Francia pressa la Santa Sede, i signori Guillaume, Patenotre, il conte Yitali e molti ecclesiastic! : piu di trecento persone.

Dopo la lettura dei decreti, Mgr. Kohl in latino, e Mgr. Touchet in francese con eloquenti parole, a some pure degli Istituti, delle diocesi e delle nazioni onorati nei predetti martiri e nella gloriosa vergine d'Arco, resero successivamente vivissime azioni di grazie al Sommo Pontefice, augurando che presto i nuovi intercessor! presso Dio ot- tengano il trionfo della Chiesa, la pace ai popoli nell'unione della fede. Sua Santita, rispondendo a quei nobili sentimenti, si rallegrava paternamente con coloro che erano legati da special! vincoli coi Vene- rabili a cui onore si erano lette le sentenze che aprono la Tia a regolare procedimento per la solenne beatificazione e canonizzazione : propo- nendo i loro esempi a conforto ed eccitamento di generosa emula- zione. E dopo di aver ammessi i vescovi, i postulatori e altri per-

"228 CRONACA

sonaggi present! al bacio del piede, a tutti imparti 1'apostolica be- nedizione.

4. I tre venerabili confessor! della fede, de' quali il primo decreto riconosce autenticamente il martirio, furono uccisi nel settembre del 1618 dagli eretici luterani a Cassovia (Kaschau) dove il ven. Crisino si era unito ai due sacerdoti della Compagnia di Gesu cola mandati in aiuto dei cattolici durante la guerra che allora si acuese in tutta la Germania e doveva devastarla per trent'anni. Occupata la citta dai soldati eretici, la vigilia della Nativita di Maria fu invasa la casa dove erano i confessori di Cristo e primo il p. Stefano etramaz- zato al suolo con una mazza di ferro, legato, bruciato con faci fino a scoprirne le viscere, smembrato, calpestato, strettogli il capo si da fargli schizzare quasi gli occhi dall'orbita. ; ferito con due colpi sulla testa e trascinato come morto, fu gettato in una cloaca dove per venti ore agonizzo ancora, costantemente invocando Dio e confortando a star saldo nella fede chi s'imbatte a scoprirlo in quello stato. Allo stesso modo furono trattati i suoi due compagni, bruciati, troncate loro le membra, eontusi, gettati nella cloaca e finiti pero col taglio della testa. La fama del martirio, i prodigi moltiplicati sul sepolcro dei servi di Dio diedero origine ai process! canonic! ai quali oggi la pon- tificia autorita da legittimo compimento.

La venerabile Griovanna d'Arco, di cui il secondo decreto autentica le virtu, appartiene ad un periodo di storia troppo conosciuta perche qui la dobbiamo accennare. Mgr. Touchet, ringraziando il Santo Padre di aver sul principio del suo pontificate pensato a glorificare 'la cpul- zella d'0rleans», ricordo come tra le ottocento petizioni presentate alia Santa Sede per la beatificazione di Giovanna d'Arco da parte di person aggi d'ogni grado, vescovi, arcivescovi, patriarch!, cardinal!, si trovasse pur quella del cardinal Sarto patriarca di Yenezia: e fece voti perche ai piedi degli altari di questa vergine eroina possa presto inchinarsi pacificata la figlia primogenita della Chiesa.

5. Chi voiesse avere un qualche saggio dell'audacia inventiva del giornalismo liberale, non avrebbo che leggere le fiafoe vendute con tanto sussiego nel mese ora scorso in certi articoli dei grand! gior- nali giudaico massonici, sempre in cerca di nuove forme da masche- rare 1' insulto alia Chiesa e al suo Capo. Poco fa era una pieta sen- tirli intenerirsi di compassione sulle strettezze a che eran ridotte le finanze vaticane, condotte fatalmente sull'orlo del fallimento. Poi ad un tratto ecco mutarsi la scena e il tono della musica. Si parla di « ri- velazioni sensazionali » intorno alia scoperta di un tesoro, al ritrova- mento di fond! che si credevano perduti. Si tratta nientemeno che della bellezza di quarantanove niiiioni e venticinque mila lire in cifre esatte. Chi, come il Messagyero, pratico di queste cose, con disin-

CONTEMPORANEA 229

li disse trovati in fondo alia cassa di un « monsignore » che aveva sperato vi fossero dimenticati : chi, come la Tribuna meglio in- formata, li seppe confidati a un Enio cardinale dallo stesso Pontefice defunto, colla condizione di non consegnarli se non un quattro mesi dopo, al suo successore. I milioni sbucarono allora dappertutto in Ya- ticano e le descrizioni drammatiche e le vignette colorate riprodus- sero con evidenza il ritrovamento de' biglietti di banca e de' sacchetti pieni d'oro, nascosti e dimenticati fin dietro gli scaffali dell a biblio- teca privata di Leone XIII. Ne manco chi, come il Capitan Fra- •eassa, con giudaico sarcasmo, credendo di trattar co'suoi pari si com- piacque di imaginare quel Pontefice di venerata memoria quasi < adunco vecchietto > occupato a « raccogliere le belle monete d'oro •e d'argento e a riempirne piccoli sacchi ove forse -affondava le mani la notte tra una preghiera e un distico. » La cretineria di tali pappolate era cosi manifesta che se ne accorse anche il Giornale •d' Italia il quale ebbe buon gioco a mostrarne I'assurdita. Ci fu chi si divert! nel calcolare i qumtali d'oro che avrebbero pesato i milioni <?osi piacevolmente chiusi nei sacchetti dei romanzieri della Tribuna: per piu giorni ci fu dato di assistere a un ndicolo duello combat- tutosi sulle colonne di quei giornali per le fantastiche ombre dei mi- lioni del Yaticano.

Ne la cosa e nuova ; e neppure varrebbe la pena di fame motto se non si vedesse in fondo ai volgari artifizi e aile romanzesche di- Tagazioni di questi falsari impudenti uno scopo che gli autori stessi del resto non si curano di celare. E ben lo notava colla sua auto- re vole gravita YOsservatore romano di cui amiamo meglio qui tra- scrivere le parole : « In quei brani di prosa intonati allo stesso mo- tivo, fra una zotica offesa lanciata alia santa memoria di un Ponte- fice venerato, e una nota di cronaca menzognera, fra le irreverent! allusioni ad un Pontefice morto, e le insinuazioni maligne sul conto •dei vivi, si fa strada e si riconosce facilmente 1'idea dominante che tutto informa, cosi le polemiche ed i commenti, come le notizie e le informazioni di certa stampa sulla Santa Sede e sul Papa. Sotto Pim- pero di questa idea, piena di fiele e di veleno verso la Sede Apo- stolica ed il Romano Pontefice di cui si irride perfino all' augusta poverta, i milioni del Yaticano, cireondati da un' atmosfera che sa di leggenda, si fanno comparire e scomparire a piacere, secondo i bisogni e le circostanze, in una specie di ridda convulsa e continue. Ma in questa incessante vicenda di apparizioni e scomparse intermit- tenti, a cui pure certi consacrano cosi di frequente le loro colonne, lo scopo, il segreto e sempre lo stesso, quello cioe di rendere, se fosse possibile, ancora piu difficili e piu penose le condizioni gia per •se stesse cosi tristi della Sede Apostolica* Se infatti i milioni si fanna

230 CRONACA

scomparire di un tratto, accompfignandone la scomparsa con una spe- cie di meraviglia pieaa di sospetto e di diffidenza, si e per dire al mondo cattolico che e inutile che esso niandi al Vicario di Gesu Cri- sto 1'obolo dell'amore figliale, quando questo deva poi andar sperpe- rato o trovarsi esposto a mille insidie ed a mille pericoli ; se i mi- lioni tornano in scena, o ve li fanno niagari tornare gli stessi gior- nali con un colpo della loro magica bacchetta, e vi tornano con gran pom oa, accoinpagnati dal suono squillante dell' oro cadente a getto continue, e soltanto per additarlo allo stesso mondo cattolico, sus- surrandogli all'orecchio : Vedi dunque qual'e la poverta del Vi- cario di Gesu Cristo, « la paglia » della sua prigione ; tieni pure il tuo denaro, che il Papa non ne ha bisogno.

« Questa e la' morale vera di certe notizie di vario genere 5 mo- rale che e sempre facile d' indovinare, rna che talvolta di tanto in tanto, viene alia luce spontaneamente, come sulle colonne della Tri- buna di ieri sera, come su quelle del Fracassa di questa mattina* E insomnia una nuova insidia rivolta contro la Santa Sede, un nuovo mezzo adoperato per rendere, se fosse possibile, piu difficile e insop- portabile la sua condizione. >

II. COSE ITALIANS

1. La morte di Giuseppe Zanardelli. 2. Una convenzione d'arbitrato tra 1'Italia e la Francia. 3. II IV Congresso cattolico della Sicilia.

1. Giuseppe Zanardelli si e spento il 27 dicembre nella sua villa di Maderno : ma la sua scomparsa non lascia nessun vuoto. Politica- mente era gia fuori di scena, e la sua camera era finita, coine (gia dicemmo altrove) piu che per 1'incidente della mancata visita della czar, per I'esaurimento^dei suo liberalismo dottrinario che non si adattava piu ne agli uomini, ne ai tempi. Uomo di col to ingegno^ di parola studiata che si risentiva degli studii classici, valente giu- re<"onsulto il cui nome restera legato alia riforma del codice, nella quale pero molto si valse delPoj'era altrui, egli fti lontano dal va- lore politico degli statist! della rivoluzione, degii eroi del « glorioso risorgimento > di cui era superstite rappresentante. Giuseppe Zanar- delli non parve alto che in mezzo a una generazione di pigmei, opo che disparvero Cavour, Rattazzi, Minghetti, Sella, Depretis, Ci'ispi ; bast5 1'astuzia del deputato di Dronero per mettere in iscacea ,i veechio bresciano che rimasto legato alle formole di liberalismo im- l -urute alia scuola del 1830 non riconobbe 1'importanza dell'evotuzione

CONTEMPORANEA 231

sociale e delle nuove lotte co' partiti democratici. Ben lo ritrasse chi disse di lui che era stato un precursore avanti la costituzione d'ltalia, fu un ideologo nei primi decennii ed ora era un ritardatario : il suo governo non dirigeva piii, ma era trascinato. Infatti egli muore senza lasciare uu. partito : lascia invece molti amici che egli guadagoava e legava a se con una bonta d'animo che gli riconoscono anche gli av- versarii. Quella bonta lo rese spesso personalmente favorevole a cose e persone ecclesiastiche, mentre le sue dottrine politiche e le influenze settarie lo spinsero ad osteggiare la Chiesa vedendo in essa la rivale dello Stato. Giacobino in teoria, in pratica era anticlericale. Lui fortunato se veramente, come dicono i giornali, ricordando 1'antica educazione ricevuta dalla pia madre che egli aveva teneramente amata, ebbe un pensiero di fede e seppe profittare della visita fattagli da Mgr. Bonomelli, e di quelle del parroco di Maderno, per ravvicinarsi a Dio almeno nella morte. I giornali massonici sinentiscono « qua- lunque atto di conversione » del patriota. Ma sappiamo che e loro interesse di negare quello che, onorando 1'uomo e il cristiano, scon- fesserebbe gli errori del settario. E settario si affretto di vantarlo la Massoneria, inviando ai funerali una corona colla scritta : Al Fratello.

Comunque sia, certo e che con permesso dell' An tor ita ecclesia- stica fu celebrata la messa nella cappella ardente a Maderno : la salma fu benedetta dal parroco prima che fosse portata dalla villa al treno funebre col quale fu accompagnato a Brescia dove 1'aspettavano i supremi onori. Quivi al corteo, che dalla stazione ando al cimitero, presero parte ventiquattro sacerdoti che precedevano il feretro colla croce. Dietro al feretro stesso venivano il conte di Torino quale rap - presentante del re, il presidente del Consiglio coi ministri, Je pre- sidenze del Senate e della Camera con gran numero di senatori e deputati e persone d'ogni ceto, con piu di duecento bandiere : ma tra esse nessun vessillo massonico ; e dalle corone fu esclusa queDa della massoneria. Al cimitero nella cappella mortuaria furono reci- tate le preci dell'assoluzione sui cadavere: e il corteo si sciolse serza altro, vietando 1'etichetta che si pronuncino discorsi quando e pre sente un principe reale.

Era nato a Brescia il 29 ott. 1826. Entrato alia Camera colle elezioni del 1860 ne fu piu volte presidente. Quando la Sinistra venne al potere nel 1876 fu ministro prima dei lavori pubblici, poi dell'in- terno per pochi mesi, e ministro guardasigilli a tre ri^rese, final- mente presidente del Consiglio dal 15 febb. 1901 al 29 ott. 1903. Era decorato del collare della SS. Annunziata.

2. Colla data del 25 dicembre (ci auguriaino che essa vi sia stata inessa per un pensiero cristiano e non per una fortuita coincidenza) venne firmata una convenzione arbitrale tra il regno d'ltalia e la re-

232 CRONACA

pubblica francese per certi casi di contestazione internazionale, pari in tutto a quelli gia convenuti in un atto simile firmato tra la Fran- cia e 1'Inghilterra nell'Ottobre scorso. La vantano come conseguenza del riavvicinamento fra le due nazioni dopo il viaggio dei sovrani italiani a Parigi : e sia pure. La guerra e si tremendo flagello pel popoli, specialmente ai nostri giorni, che ci sembra dover accogliere con rispetto tutto cio che tende a diminuirne i pericoli anche quando questo forse si risolve in un veto platonico di poco pratica utilita. Ecco gli articoli del trattato :

« II Governo della Eepubblica francese e quello di Sua Maesta il Re d'ltalia, ehe hanno accettata la Convenzione per il eomponimento pacifico de' conflitti internazionali conclusa all'Aia il 29 luglio 1899, considerando che per 1' articolo 19 di quella Convenzione, le Alti Parti contraenti si sono riservata la facolta di conchiudere partico- lari accordi allo scopo di ricorrere all' arbitrate per tutti i casi che Esse giudicheranno potervi essere sottoposti, hanno dato autorita ai sottoscritti di stabilire le seguenti disposizioni :

Articolo prime. Le dissensioni di ordine giuridico o relative all' interpretazione dei trattati esistenti tra le due Parti contraenti, che sorgessero tra loro e non avessero potuto risolversi per via di- plomatica, saranno sottomessi alia Corte permanente d'arbitrato costi- tuita dalla Convenzione del 29 luglio 1899 all' Aia, alia condizione pero che quelle dissensioni non mettano in causa ne gli interessi vitali, ne Tindipendenza o 1'onore dei due Stati contraenti e che non tocchino gli interessi di uiia terza Potenza.

Articolo secondo. In ciascun caso particolare, le Alte Parti contraenti, prima di rivolgersi alia Corte permanente d'arbitrato, fir- meranno un comproinesso speciale che definira chiaramente 1'oggetto del litigio, 1'estensione delle facolta degli arbitri, e il tempo da con- cedere, per cio che spetta la costituzione del tribunale arbitrale e la procedura.

Articolo terzo. II presente accordo e conchiuso per la durata di cinque anni, cominciando dal giorno della segnatura.

Fatto a Parigi, in doppia copia, il 25 dicembre 1903.

DELCASSE - 0. TORNIELLI.

Una simile Convenzione e stata conclusa in questi primi giorni del 1904 tra 1' Italia e 1'Inghilterra.

3. A mezzo dicembre si tenne in Noto il IV congresso regionale dei cattolici siciliani, onorato della presenza del card. Nava, arcivescova di Catania, di Mgr. Blandini, vescovo di Noto, di Mgr. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina, Mgr. Zuccaro, vescovo di Caltanisetta e Mgr. De Bono, vescovo di Caltagirone; v'intervenne pure il conte Gro-

CONTEMPORANEA 233

soli presidente dell' Opera del Congress!, che visita la regione con Don R. Mum. Furono premessi quattro giorni di spirituale ritiro nel Seminario di Noto a Palazzolo A_3ireale, dove convennero una qua- rantina di congressisti : ed il luneii 14, nella chiesa deli'Imoaaco- lata opportunamente trasformata al bisogno, si inaugurarono le sedute con un eloquente discorso del card. Nava, il quale dimostro la neces- sita di una pienezza di vita cristiana individuale e sociale, animata dal soffio purificatore della carita.

Fu ammesso il pubblico alle sedute mattutine, nelle quali si ri- feriva intorno ai temi proposti, dandone larghi schiarimenti : le discus- sioni si riserbarono alle sedute pomeridiane alle quali invece non intervenivano che i rappresentanti delle Societa cattoliche ed opere economiche siciliane. Erano circa duecento, delegati da un migliaio di associazioni ; tra essi parecehie ^signore. La presidenza effettiva ^ra tenuta dall'ing, Martinez circondato dai piu noti cooperatori del movimento cattolico nell'isola. Molti giornali cattolici ed alcuni liberali come la Tribuna, il H<ittino, VOra, avevano maodato loro oorrispondenti.

Furono trattati i principal! soggetti che toccano 1'azione catto- lica ai nostri giorni : organizzazione femminile, azione elettorale, unioni professional!, credito agrario, banca regionale, scioperi, coo- perative per le case operaie, casse di prestito, affitti collettivi, latte- rie sociali, ordinamento degli operai delle cave di zolfo, arte cri- stiana. — Nel tema dell' azione elettorale il sac. Sturzo che ne -era il relatore insiste per 1' aclesione all' associazione dei Comuni itaiiani, e in una delle conclusion! approvate si fa obbligo ai consi- glieri comunali di proporre tale adesione dei rispettivi municipii. Nel tema della Stampa il congresso diede mandate ai IV Gruppo regionale di studiare la fondazione di un giornale quotidiano, sotto- ponendoue il disegno concrete al referendum delle Societa cattoliche dell' isola, delle quali dovrebbe essere 1'organo .pubblico. Intorno agli scioperi furon prese le soguenti deliberazioni : « II IV congresso regionale siculo fa voti che le organizzaz.ioni professional! di lavora- tori che si vedessero costrette allo sciopero, venissero ad esso dopo di aver tentato ove fosse possibile per le circostanze di tempo, di luogo e di persone la mediazione preveativa : che in ogni caso prima di lasciare il lavoro presentino dei desiderati, ponendo un equo termine per la risposta, a meno che tale pratica non venga a fnistrare gli effetti dello sciopero : che coloro che asSumono la direzione e la responsabilita di uno sciorero non manchino di usare tutti quei mezzi che valgono ad evitare disordini e daf neggiamenti : - che anco nei casi di sciopero non proclamato da lavonifori catto- lici organizzati, intervengano le istituzioni cattoliche per la pacifica- zione e soldisfacente composizione. »

234 CRONACA

Nella seduta mattutina del 16', tra vivissimi applausi venne letto il seguente tolegramma : « Monsignor Yescovo di Noto. Santo Padre apprevse con piacere inaugurazione Congresso cattolico regionale siculo: ringrazia per omaggio a Lui rivolto e rilevando dal telegramma di Yossignoria proposito congressisti di informarsi agli insegnainenti della Santa Sede, benedice di cuore solenne assemblea, augurando che pa- cifiche discussion! valgano a propugnare azione cattolica e renderla feconda di frutti salutari. Card. MERRY DEL YAL. »

Nella stessa seduta fu approvato unanimemente dal Congresso il seguente indirizzo : « Beatissimo Padre, La benedizione che nella inesausta Yostra benevolenza vi stete degnato di concedere al nostro regionale eongresso, ha gia prodotto i suoi benefici effetti. La retti- tudin? delle intenzioni di tutti e la carita veramente cristiana e fra- terna che ban no diretto le nostre discussioni alia presenza di un Erho Principe di Santa Romana Chiesa e di quattro eccellentissimi Yescovi, col consenso di tutto 1' Episcopato siciliano, ci ha condotti a prendere quelle deliberazioni che abbiamo reputato giovevoli al bene religiose, morale, civile, sociale ed economico della patria nostra. E memori del clovere grande di ogni cattolico vero di essere sempre con Pietro in difesa del Cristo e della sua Chiesa, cominciammo i nostri lavori dal riaffermare il primo ufficio dell' Opera dei Congressi, di difendere 1'assoluta liberta ed indipendenza del Pontefice di Roma da ogni autorita umana. Poiche pero senza 1'aiuto del Signore ogni provvedimento umano a nulla giova, imploriamo con figliale fiducia la benedizione divina, qaella della Madre immacolata di Dio sotto i cui auspicii il congresso si e svolto, e quella della Santita Yostra, Yjcario di Dio in terra, perche la grazia fecondi Popera nostra. - Permettete intanto, o Padre Santo, che prostrati al bacio del sacro piede, ci riaffermiatno Yostri figli affettuosi e devoti G. Card. Nava, arciv. di Catania Giovanni vescovo di Noto Ignazio vescovo di Caltanisetta Damaso Pio vescovo di Caltagirone Mario vescovo di Piazza Aunerina Ing. Amilcare Martinez, presidente del con- gresso — Conte Gio. Grosoli, presidente generale dell'Opera dei Con- gressi — Gius. Giglio Tramonte, presidente del comitato regionale e vice presidente del Comitato generale dell' Opera dei Congressi - Salvatore Tasca vicepresidente del congresso. »

Per la chiusura il 17 vi fu una comunione generale numerosis- sima ed un solenne pontificale con processione, come inizio delle feste cinquantenarie in onore di Maria Immacolata. Dopo il canto del Te Deum venne servito un pranzo a cencinquanta poveri ; e con questo atto di carita si compie il congresso, lasciando ottiina impressione e liete speranze di frutto copioso per 1'azione cattolica in Sicilia.

CONTEMPORANEA 235

III.

COSE STRANIERE

(Notitie Generali). 1. FRANCIA. Morte della principessa Matilde Bonaparte. - 2. PORTOGALLO. Apertura delle Cortes. 3. STATI UNITI. Terribile jncendio di un teatro a Cicag-o. 4. GIAPPONE. Stato dell'esercito e della flotta giapponese.

1. (FRANCIA). Munita del conforti religiosi moii a Par gi il 2 del corrente gennaio la principessa Matilde uipo e di Napoleone I. Nata dal matrimonio di Ghrolamo Bonaparte, PuMmo dei fratelli delPImpera- tore, con Ca erina di Wurtemberg, era sorella del principe Napoleouo, defunto marito della principessa Oloiilde, la quale ia questo ultimo periodo di malattia fu seinpre al capezzale di lei e riceveite il ssuo es'.remo sospiro. Aveva 83 anni. Nel 1840 aveva sposato a Fire;.ze il principe russo Anaiolio Demidoff di San Donato da cui pero aveva dovuto separarsi cinque anni dopo. II principe mori nel 1870. La principessa era donna colta, passionata per le arti : amava circon- darsi di artisti, di letterati e di dotti. Le sue squisi'e tnaniere la facevano amare da tutii e duraate 1'iuipero aveva eserci'ato grande influenza anche sulPanimo del cugino imperiale. Perd la miglior in- fluenza era la sua liberalita in soccorrere i disgraziati. Fu sepolta al castello di S. Gratien.

2. (PORTOGALLO). Furono aperfce le Cortes il secondo giorno del- 1'anno. II re nel discorso della Corona dopo aver espresso il ramma- rico per la morte di Leone XIII, si rallegro delie buone relazioni del regno colle Potenze specialaieaie colla Spagna e coll'Inghilterra alia quale e stretto da ferma alleanza : raccomando ai deputati il mi- gliorainento delio stato delle finanze e pubblico ia determinazione presa d' accordo col Governo ioglese di affldare all' arbitrate del re d'ltalia la questione iniorco alia delimitazione dei confini tra il ter- ritorio di Angola e le possessioni britanniche del Barotse.

3. (STATI UNITI). Una catastrofe delle piu spaventose che si ricor- dino in tal genere, getto nella desolazione la citta di Cicago, dove, nel pomeri'ggio del 30 dicembre, il fuoco distrusse il Teatro irochese seppellendovi seicento vittime, in gran parte fanciulii e fanciulle dai dieci ai quindici anni, aceorsi allo spettacolo di un'operetta. L'incendio, come pare, sarebbe stato appiccato dallo scoppio di un generatoredi acetilene sul palco stesso del teatro. Quando le fiamme invasero la scena fu dato ordine di calare il sipario di sicurezza, nia esso rimase

236 CRONACA

incagliato a mezz'aria, producendo una corrente piii rapida che dilat6> le fiamme. Allora scoppiarono gli altri serbatoi del gaz mandando ia aria il tetto che ricadde sui fuggenti. Molte delle vittime morirono asfissiate dai gaz e dalla vampa del fuoco : ma la maggior parte trovo la morte sulle scale e alle porte dove il terror panico, inevitabile fra tanti fanciulli, spinse con impeto irresistibile quella folia accumulan- dosi gli uni sugli altri, calpestandosi orrendamente fino a restare una. massa di cadaveri informi. Si dice che il teatro fiaito solamente da pochi mesi avesse fiao a quaranta uscite : ma parecchie erano sbar- rate di ferro : molti dei fuggenti si gettarono dalle finestre dei cor- ridoi. Certo e che il teatro non aveva pronti soccorsi adattati, e i pompieri della citta per quanto s'affrettassero e s'adoperassero corag- giosamente poterono giungere a diminuire il male ma non ad impe- dire il disastro.

In mezzo agli episodi strazianti di quella dolorosa giornata i fugli pubblici narrano 1'eroico coraggio di Mgr. Muldoon vescovo ausiliare cattolico, che passandb per caso quando 1' inceudio scoppio entrato risolutamente nelle gallerie del teatro, senza curarsi delle fiamnie e del calore scffocante, si sforzo quanto pote con mirabile sangue freddo di dirigere 1'opera di salvamento. II Santo Padre mando un telegramma di congratulazione per si nobile atto di carita e di condoglianze per il disastro di cui speriamo dare nella nostra corrispondenza americana piu completi ed autentici particolari.

4. (G-IAPPONE). Nelle ultima settimane nulla e venuto a mutare la stato delle cose. Le torbide previsioni che inquietano 1'Europa in- torno al conflitto dell'estremo Oriente danno una speciale importanza alle informazioni pubblicate con recenti document! intorno alle forze di terra e di mare dell'impero giapponese. II servizio militare vi e obbligatorio : si comincia a 20 anni coila ferina di tre .anni nelPeser- cito permanente, poi si passa nella riserva per quattro anni e mezzo, e quindi per altri cinque nella milizia territoriale. L'esercito perma- nente & diviso in 52 reggimenti di fanteria, 55 squadroni di caval- leria, 19 reggimenti di artiglieria da campo, e 20 battaglioiii di ar- tiglieria da fortezza, 13 battaglioni del geriio, 13 altri battaglioni del treno, e uno di ferrovieri. Questi corpi danno un complesso di 7500 uffioiali e 190,000 soldati, con piu di mille cannoni. La riserva conta altri 35,000 uomini, con piii di cento cannoni: e 1'esercito territoriale altri 200,000 soldati di tutte le armi, con oltre 300 cannoni. Cosi 1'eseroito giapponese di prima e seconda linea e composto di piu che 430,000 uomini, con 90,000 cavalli e 1200 pern d'artiglieria. In caso di guerra poi tutti i giapponesi validi dai 17 ai 40 anni, che non sono gia arruolati nei corpi permanent!, nelle riserve o nella milizia territoriale, fanno parte dell'esercito nazionale. II fucile e la cara«

CONTEMPORANEA 237

bina Midji per la fanteria e la cavalleria, ed il cannone Arisaka sono modelli in tutto paragonabili aH'armamento europeo. La disciplina del soldato, la sua resistenza e il suo coraggio sono stati oggetto di ammirazione nella ultima guerra contro la Cina.

La flotta di guerra comprende 161 navi di cui 9 corazzate di prima classe da 13 a 16 mi la tounellate : 6 incrociatori corazzati e 14 in- crociatori parzialmente corazzati oltre 20 destroyers e una flottiglia di torpediniere: in tutto 350 mila tonnellate. Quella di trasporto conta 910 navi a vapore per 580 mila tonnellate e 170 navi a vela. L'ar- tiglieria delle corazzate e degli incrociatori corazzati e tutta di can- noni Armstrong. L' impero ha poi comprato questi stessi giorni due incrociatori corazzati della repubblica argentina. Anche le di- verse Potenze europee mandano navi all' Estremo Oriente per prote- zione del loro connazionali.

INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza) . 1. II nuovo Arcivescovo di Westminster. Sua presa di possesso. 2. Politica interna. 3. Russia e Giappone. 4. Vertenza fra il Canada e gli S^ati Uniti. 5. Spe- dizione contro il Tibet. (5. 11 lavoro giallo nel Tiansvaal. ' 7. L'ar- bitrato fra 1' Inghilterra e la Franoia. 8. La posta elettrica dell'ita- liano Piscicelli. 9. I reali d' Italia in Inghilterra.

1. Un evento assai importante per la Chiesa cattolica in Inghii- terra e stata 1'elezioie del nuovo Arcivescovo di Westminster e suc- cessore del compianto Cardinale Yaughan. La sede di Westminster e stata illusirata grandemente dai suoi tre ultimi titolari, dopo il ristabiliinento della gerarchia in Inghilterra sotto Pio IX piu di mezzo secolo fa, e allo stesso tempo la sua dignita, come Chiesa metropo- litana d' Inghilterra, cresce di pari passo col crescere dei cattolici nel paese. Alia morte del Cardinale Yanghan, il capitolo della catte- drale di Westminster scelse una terna nella quale entravano il vene- rando e dotto Yescovo di Newport, Mgr. Hedley, il notissimo scrittoie benedettino Don Aidan Gasquet e Mgr. Merry del Yal, ora Cardinale Segretario di Stato di Sua Saiitita. I Yescovi d' Inghilterra, ai quali fu presentata la terna, 1'approvarono cordialmente, ma vi voilero ag- giungere un quarto nella persona di Mgr. Francesco Bourne, il gio- vane vescovo della vicina diocesi di Southwark. L'atto dei Yescovi rimase un profondo segreto, e pero grande fu la meraviglia quando il telegrafu annuncid che la Santa Sede aveva scelto Mgr. Bourne. Egli ha soli 42 anni di eta, ed e percio il piu giovane dei vescovi inglesi ; era assai poco conosciuto fuori della propria diocesi ; non e nemmeuo del tutto inglese, perche la madre di lui e irlandese; ton

238 CRONACA

e di famiglia nobile come il suo grande predecessore, poiche i suoi parent! appartengono alia classe media. E con tutto cid, oggi, due mesi appena, dacchS Mgr. Bourne e Arcivescovo di Westminster, tutti riconoscono che la scelta della Santa Sede e stata sotto tutti.i rispetti ammirabile.

Mgr. Bourne fu educate nel seminario di S. Sulpizio a Parigi ed alia Universita di Lovanio. Quando setfce anni fa, fu dato coadiutore, con diritto di successione a Mgr. Butt, Yescovo di Southwark, dive- nendone titolare un anno dopo, egli mise ogni sforzo a crearsi un seminario degno di questo nome e vi riusci mirabilmente. Allo stesso tempo applied tutta la sua energia a ristorare le ncanze delle diffe- rent! mission! della sua diocesi, ed anche qui i suoi sforzi furono co- ronati da felice succeseo. Di piu mostro il suo zelo a ristorare la di- sciplina fra gli ecclesiastic! e la pieta nei fedeli, e in breve, si mostro pieno di tufcte quelle qualita che sono il necessario corredo di un buon Yescovo. II suo aspetto esterno e piuttosto sottile, ma energico; gen- tile e semplice nelle maniere, e un lavoratore infaticabile. Egli esprime le sue idee in modo chiaro ed incisive, e contuttocio si e mostrato un vero diplomatico, specie nei negoziati da lui intrapresi e condotti a buon termine col Governo inglese a proposito dei cappellani catto- lici della marina e dell'esercito.

II giorno della festa di S. Tomaso di Canterbury, 29 dicembre, Mgr. Bourne prese possesso della sua Chiesa cattedrale. Furono present! alia cerimonia molte celebrita laiche ed ecclesiastiche, e la cattedrale che e ora la chiesa piu grande dell'Inghilterra cattolica, era piena dal sommo all'imo. All'ora stabilita per dar principio alia funzione, il pre- vosto ed i canonic! della metropolitana si schierarono intorno alia porta d'ingresso per aspettare 1'Arcivescovo. Dalla porta la processione si avvio verso la cappella del Santissimo Sacramento, a due a due ed in bell'ordine, nella quale il cappellaco dell'arcivescovo camminava da- vanti al Prelato portando chiuso in una cassetta d'argento, coperta di un bianco velo il sacro Pallio; la quale cerimonia si usava per la prima volta dopo la riforma protestante. II Pallio fu collocate sull'al- tare mentre 1'Arcivescovo, inginocchiato, prego; dopo di che vesti gli abiti pontifical!, e per la prima volta assunse i simboli della sua autorita arci vesco vile. Quindi il prevosto del Capitolo condusse Mgr. Bourne allo stupendo trono bizantino e cola lesse ad alta voce la formola della presa di possesso, dopo di che tutto il Clero fece omaggio al nuovo Pastore. Dopo 1'atto di ossequio, comincio la Messa pontificale, ceiebrata dal nuovo Arcivescovo. Durante la Messa, Mon- signor Bourne lesse la prima sua lettera pastorale. Annunciava in essa che una delle sue prime cure sarebba di fondare un seminario per

CONTEMPOKANEA 239

1'educazione del Clero, promettendo allo stesso tempo di nulla tra- scurare per promuovere gli studi superiori dello stesso clero. Avrebbe anche pensato alia educazione della gioventu laica della sua diocesi. Egli esortd i cattolici a stare uniti e a tener d'occhio la recente legge sull'educazione perche essa fosse posta in atto in quel senso nel quale fu votata alia camera : poiche, soggiunse, vi e un forte partito in questo paese ehe e risoluto a togliere ai cattolici i vantaggi che loro si deb- bono in forza di questo grande provvedimento. Dichiaro anche che metterebbe in opera ogni suo sforzo per redimere il popolo dal vizio dell'ubbriachezza, il quale, piu di tutti, si oppone al progresso della chiesa cattulica in Inghilterra, e conchiuse colla seguenti parole :

« Alcuni mesi fa il Santo Padre ci diede 1'intonazione del suo pontificate : instaurare omnia in Christo. Noi non abbiamo altra mira se non di adempire, nella nostra piccola misura, nell'arcidiocesi di Westminster il dovere che il Yicario di Cristo si e imposto rispetto alia chiesa universale. Noi intraprendiamo questo nostro dovere con una speciale benedizione del Santo Padre, avendo ricevuto da lui il Sacro Pallio, 1'emblema della nostra autorita archiepiscopale e della nostra inviolabile unione colla Sede Apostoiica. »

Primo fra i rnolti illustri laiei presenti alia cerimonia va notato il duca di Norfolk, il cui prossimo matrimonio ha fornito cagione ad infiniti commenti alcune settimane fa. Non solo egli e a capo della nobilta cattolica in Inghilterra, ma viene immediatamente dopo i prin- cipi del sangue e figura in modo specialissimo in tutte quelle funzioni, alle quali interviene il Re. II duca e vedovo da molti anni, e solo due anni fa gli mori 1'unico suo figliuolo. Col suo matrimonio due grandi famiglie cattoliche contrarranno alleanza : gli Howards ed i Maxwells.

2. Poche volte lo stato della politica esterna nel nostro paese si e mostrato piu incerto. I liberali sono ormai usciti nella difesa del libero commercio; i conservator! ortodotsi, sotto la guida del sig. Balfour, professano bensi fede nei principii del libero commercio, ma aggiungono che tenuto conto dei danni cagionati all' industria e commercio inglesi dalle tariife straniere, il tempo e giunto che 1' Inghilterra debba proteg- gere se stessa colla politica del taglione, stabilendo tariife alte contro le nazioni a v verse, e tariffe favorevoli alle amiche. II sig. Chamberlain e i suoi seguaci invece, apertamente e fortemente proclamano la ne- cessita di ritornare alia politica del piu assoluto protezionismo. La prossima battaglia si combattera fra il libero commercio da una parte ed il protezionismo dalP altra, sotto la guida indisputata del sig. Chamberlain. Egli ha raccolta una commissione speciale per tracciare uno schema di tariffe che gli serviranno di programma alle prossirae elezioni generali, ed intanto va dispiegando un'energia in-

240 CRONACA

domita percorrendo tutto il paese, e coi suoi discorsi addottrinando il popolo Tre elezioni parlamentari souo gia state combattute sul tema della questione fiscale, e tutte e tre sono state vinte dai seguaci del signer Chamberlain. Questi success!, tuttavia, non sono decisivi perche gli antichi depntati dei tre distretti erano conservator! ed i seguaci d-4 Chamberlain hanno vinto solo per una piccola maggioranza. Si creie generalmente che 1'attitudine del partito irlandese innnira molto, nel'e prossime elezioni, sulla bilancia, ma fin qui non si pud ancora scoprire da qual lato i deputati irlandesi siano per inclinare.

3. Si crede generalmente m Inghilterra che la guerra sara inevi- tabile nel lontano Oriente, il prossimo inverno quando tutti i porti russi, al eccezione del Porto Arthur, saranno chiusi dal geK Un segno certo sta in cid che le assicurazioni commerciali di navi appar- tenenti alia Cina, alia Russia ed al Griappone sono salite in pregio quasi del cinquanta per cento. L'Inghilterra, dopo la triste esperienza dell' Africa del Sud, non ha certo voglia di prender parte alia lite, ma non & affatto improbabile che il suo trattato col Griappone la ob- blighi alia guerra. Se la Cina si s^hiera col Giappone contro la Russia, allora la Francia sara costretta dal suo trattato di Alleanza ad aiu- tare Palleato, e, allora verificandosi la condizione posta, anche Pln- ghilterra dovra discendere nella lizza a difesa del Giappone. Intanto la Francia, non meno dell' Inghilterra fanno del loro meglio per al- lontanare il pericolo della guerra. Poco fa Pammiragliato inglese compro due navi da guerra appartenenti al Cile solo a fine d'impe- dire ch'esse non andassero nelle mani della Russia.

4. Intanto noi ci siamo impegnati in una disgustosa questione col Canada, una delle nostre principali oolonie al di la dei mari. Da un certo numero di anni si disputava fra il Canada e gli Stati Uniti intorno ad un tratto di paese ricoo d' oro, che dagli Stati Uniti si diceva appartenere al loro territorio di Alaska, laddove il Canada contendeva fosse suo proprio. Finalmente le parti litiganti convennero di sottomettere la questione all'arbitrato, quantunque i giornali ame- rioani protestassero che non avrebbero accettata una sentenza che sostanzialmente non fosse in loro favore. Fu dunque costituito un tribunale composto di americani, d' inglesi e di canadesi. Esamicata la sentenza, la lite fu giudicata in favore degli Stati Uniti e contro il Canada. La notizia fu ricevuta in questa colonia con grande indegna- zione, e soli pochi giorni fa, il primo ministro del Canada, Sir Wilfrid Laurier dichiaro apertamente che P Inghilterra dovra ormai cedere alia Colonia il diritto di fare trattati con potenze straniere, per- che non si ripeta di bel nuovo il caso disgustoso dei confini del- PAlaska.

CONTEMPORANEA 241

5. L'ultimo scoroio dell'anno 19U3 trova 1' Inghilterra in pace con tutto il mondo, e^cetto colla Somalia e col Tibet, e si pud a boon diritto profetizzare che i'anno 1904 non cadra al tramonto prima di vedere quest' ultima regione incorporata all' impero inglese. Abbiamo cominciato col niandare uel Tibet una piccola Missione comandata dal colonnello Younghusba a doinandar ragione ai tibetani dei trattati nou osservati. Ora poi una forte colonca di soldati si avanza nel paese a proteggere la Missione contro gli attacchi dei neinici. Alia fine si trovera che il Tibet e necessario all' Inghilterra, perche I'lndia possa piii tranquillamente dormire i suoi sonni in terra nostra. Ma gl' inglesi in Inghilterra si sono cosi abituati a queste piccole spedi- zioni militari, che nou ci trovaoo piu interesse alcuno, ed i giornali si degnano di fame appena inenzione.

6. Non cosi per contrario si diporta il pubblico inglese verso il Transvaal, le eui questioni non falliscono mai di attirare la sua atten- zione. II punto Oscuro ora in quella colonia e 1' importazione dei ci- nesi o del lav'oro giallo per lavorare le rnimere. Una commissione incaricata di studiare la questione del lavoro ha pubblicato or ora la sua relazione. Yien detto in essa che al presente la domanda di operai non bianchi eccede di almeao 250 mila la provvista e che la defi- cienza crescera sempre piu, di mano in mano che si andranno svi- luppando cola le ferrovie, le miniere e 1'agricoltura. A fine di por riniedio a questo stato di cose i capitalist*, i proprietarii delle mi- niere ed altn interessati vorrebbero chiamare nel paese operai cinesi. Ma la maggioranza della popolazione bianca, quella specialmente di origin© olandese, vi si oppone energicamente, e gia sono comin- ciate riunioni per protestare contro 1' introduzione dei cinesi nel Transvaal.

7. Che 1' idea dell'ai-bitrato fra le nazioni progredisca nel mondo, ha avuto una prova receute nel fatto che 1' Inghilterra e la Francia haiirio sottoscritto fra loro un trattato, vale vole per cinque anni a fine di sottoinettere all'arbitrato le loro diffarenze. Ecco i due prin- cipali articoli :

I.° Questioni di ordine giuridico, tali cioe che si riferiscono all'in- terpretazione dei trattati esistenti fra le parti contraenti e che non e possibile comporre colla diplomazia, saranno sottomesse alia Corte permanente .d' Arbitrate stabilita all'Aja, secondo la convenzione del 29 luglio 1899, colia condizione tuttavia che le dette differenze siano di tale natura da non compromettere gl' interessi vitali o T'onore dei due Stati contraenti o gl' interessi di una terza Potenza.

II. In ogai caso particolare, le parti contraenti prima di rivol- g^rsi al tribunaie delFAia, sottoscriveranno un protooollo speciale 1904, vol. 1, fasc. 1286. 16 9 gennaio 1904.

242 CRONACA

di arbitrate nel quale esporranno chiaramente il soggetto della di- sputa, il potere degli arbitri, e i parti colari da osservarsi nella pro- cedura del Tribimale. Come appare, si devono verificare parecchie condizioni prima che i due Stati sottomettano attualmente le loro vertenze al tribunale dell'Aia; ma almeno e stato ammesso il prin- cipio dell'arbitrato e cio e un gran guadagno.

Un trattato simile fu proposto alcuni anni or sono^fra 1'Inghilterra e gli Stati Uniti ; ma 1'opposizione popolare fu tale che niente si pote concludere. Un altro suggerimento fu proposto, poco tempo dopo, ma anch'esso ando a monte per 1'opposizione di Washington. Recente- mente ancora il Neiv York Herald suggeri di combinare certi eser- cizii navali delie due flotte inglese ed americane, e cio a finedipro- muovere 1'amista fra le due nazioni, ed anche in questo caso furono parole e nulla piu. Da tutto cio si fa chiaro che negli Stati Uniti prevale ancora uca forte corrente contraria all'Inghilterra.

8. Si sta per sottoporre, qui da noi, ad un pratico esperimento la posta elettrica dell'italiano signer Piscicelli, colla qnale, se egli dice il vero, si trasmetterebbero le lettere colla velocita di 250 mi- giia all'ora. A questo fine e stata formata una compagnia con un capitale di 150.000 sterline, due terzi delle quali si stanno' ora pro- curando in Italia ed in Francia, il resto in Inghilterra. Fra i diret- tori della Compagnia vi saranno rappresentanti dell'Inghilterra, del- 1'Italia, della Francia e della Spagna, ed i pro motor i della Compagnia sperano che 1 'esperimento provera la praticita della posta Piscicelli e rinnovera il sistema postale di tutto il mondo.

Anche i'altra invenzione italiana del telegrafo senza filo continua bene. E usato comunemente fra le navi e la costa, e vi e ricordo certo che almeno una volta un gran vapore inglese si pote tenere in costante comunicazione colla terra per tutto il viaggio da New York a Queenstown. D'altra parte perd i telegrammi Marconi non si pos- sono ancora applicare al commercio, ed anche il Times avendoli adot- tati, li dovette subito smettere perche inservibili.

9. La visita del Re e della Regina d'ltalia a Londra, nella meta di novercbre, fu la seconda visita restituita al nostro Re, dopo il suo viaggio sul continente. La visita dei Reali d'ltalia clurd parecchi giorni, spesi specialmente nella caccia, nel banchettare, nel fare o udire discorsi. L'entusiasmo del popolo non fu molto grande, e quel poco che vi fu, se lo ebbe in modo particolare la Regina Elena.

CONTEMPORANEA 243

STATI TJNITI (Nostra Corrispondenza) . 1. La questione dell'istmo di Pa- nama. — 2. Frodi commercial! negli Stati Uniti. 3. Gli opera! cat- tolici contro il socialismo. 4. Suicidio della stirpe. 5. Sua Emi- uenza il Cardinale Gibbons contro il divorzio. 6. Agitazione cattolica in favore delle scuole confessionali. 7. Supplica del negri degli Statl Uniti a Papa Pio X. 8. Amicizia degli episcopalian} pel cat- tolici.

1. L'avvenimento piii importante di quest! ultimi mesi e stato 1'ardito tentative fatto dal nostro Governo per impossessarsi dell' i stmo di Pa- nama, riconoscendo immediatamente Panama come nuova repubbliea affatto indipendente dalla Colombia. II partito repubblicano, ora al po- tere, non dice gran che per difendere la sua condotta, ma va seinpre avanti, consolidandosi ognora piu e sormontando tutti gli ostacoli perche gli Stati Uniti possano negoziare colla piccola repubblica e cosi giungere al taglio del canale che gioverebbe e si confarebbe al nostro paese. I giornali democratici condannano fortemente questa politica. II passo seguente servira a mostrare quali siano le lore idee su questo punto. Alcuni di loro accusano apertamente il Governo degli Stati Uniti di avere esso provocata la ribellione del Panama, facendo provvedimenti che non avevano altro scopo se non I'annessione di questa provincia. Ecco le loro parole :

« II Signer Mac Kinley disse che una delle clausole richieste dalla legge pubblica, come condizione di riconoscimento dell' indipendenza d'uno Stato neutro, e che « lo Stato ribelle si costituisca di fatto un corpo politico, avente un Governo in sostanza, non meno che in nome, che possegga element! di stabilita e che possa formare de facto, se e abbandonato a se medesimo, uno Stato fra le altre nazioni, ragione- volmente capace di adempiere e compiere i doveri di uno Stato. 2 II Sig. Mac Kinley aggiunse che, oltre a questa prova, il Governo degli Stati Uniti « si e imposto per propria legge, quando avesse da trat- tare simili affari, la condizione seguente, ancora piu importante, cioe che il < riconoscimento dell' indipendenza di uno Stato non si effettui eino a che il pericolo di essere nuovamente sog^iogato dalla madre patria non sia interamente svanito. » Ora chi ardira dire che il peri- colo pel Panama d' essere nuovamente soggiogato dalla madre patria «£ interamente scomparso*?

Walter Wellman, corrispondente del giornale Record Herald di Chi- cago, dice che ogni pericolo di questo genere e oramai svanito, ma che la sua sparizione non e dovuta, ne alle forze del Panama ne alia impotenza della Colombia. Rispetto alia notizia che le milizie colom-

244 CRONACA

biane marciavano su Panama il Sig. Wellman dice : « Se mai questo tentative e stato fatto, non provochera la guerra per la semplice ra- gione che gli Stati Uniti non permetteranno mai nessun combattimento. Nel caso poi che le milizie colombiane s' imbarchino dirette all'istmo, il comaudante in capo della nostra marina ne sara awisato a fine di intercettare il passaggio delle navi che le porteranno e notifichera agli ufflciaii colombiani di tornare a bell'agio a casa loro, poiche non sara loro permesso di sbarcare. E naturalmente possibile che la Colombia faccia sforzi per spedire milizie, poiche sa gia che gli Stati Uniti non lascieranno al suo esercito liberta d'azione, ma essa spera con quest! mezzi di costringere il Presidente a mostrare i denti e poter cosi dire ch'essa avrobbe potuto sopprirnere la rivoluzione e ricuperare 1'istmo, se non ci fosse stato 1' intervento della marina americana. Tuttavia il Presidente Roosevelt ha risoluto d'impedire qualsiasi combattimento sull' istmo e nessuno dubita ch'egli non abbia il coraggio di condurre a fine la sua politica e di tollerare qualunque critica gli possa ca- gionare questa sua risoluzione. Eddentemente il Sig. Roosevelt in- teude seguire la legge fatta dal Sig. Mac Kinley, facendo in modo che il pericolo che correva il Panama d'essere soggiogato nuov&mente dalla madre patria presto scompaia. »

2. Un'altra frode gigantesea 6" stata svelata ulfrmamente da tutta la stampa americana, il modo cio£ col quale i capital! del gran sin- dacato dell'acciaio venivano annacquati, la qual frode ha avuto per conseguenza la perdita del credito del sindacato e la rovina di molti speculator! qu'i ed iu Europa. Non posso far meglio, per dare un'idea giusta e vera ai vcstri lettori, che copiare la relazione fatta dal Creel- man, il ben noto corrispondente di giornali. Scrivendo riel suo New York World il Sig. Creelman dice: « II Sig. Carnegie offri di liquidare ]>er cento milioni di dollari il proprio sindacato, un anno prima che il sin- dacato dell'acciaio degli Stati Uniti fosse organizzato. Quand'esso prese possesso d-?i beiii del Carnegie, quest'ultimo ricevett§ piu di 300.000.0', 0 di dollari in obbligazioni d'oro che sono ora s^periori alia pari. Ora, si prendano 100.000.000 di dollari come valore reale delle fabbriche del Sig. Carnegie, aggiungete un cento altri milioni di dollari per le compagnie ausiliari e per 1'acquisto dei terreni minerali. cecto mi- lioni di doilari per un soprapiu e 50.000.000 di deposito in ca&sa ed avrete un totale di 350.000.000 di dollari come prezzo netto di tutto cid che possiede o controlla la societa degli acciai degli Stati Uniti. Su questo capitale furono emesse obbligazioni pel valore di 1.322. 583. 2CO dollari. Secondo il listino della borsa di ieri il prez/.o di vendita di tutte queste garanzie si era abbassato a 660.904.244 dollari. Sot,raete 350.000.000 da quella scmma, e vedrete che cid che rimane dei ca- pital! dell'acciaio e delle sue obbligazicni non arriva che a 310.904.244

CONTEMPORANEA 245

dollar!. Quest! sono, sino ad un certo punto, numeri approssimativi, ma rappresentano la condizione attuale delle speculazioni sui capital! della grande industria dell'acciaio. Dobbiamo ora meravigliarci forse se i « capitani dell' industria » possono contribuire generosamente a provvedere di fondi la campagna repubblicana? >

Molte persons sono rimaste un po'sgomentate a cagione del notevole ^bbassamento nel prezzo delle garanzie del tmst dell'acciaio. Questo ab- bassamento e ormai giunto all'enorme somma di 671,698,956 dollari e secoado le prevision! del signer Creelman il prezzo di queste guaran- tige dovra abbassarsi ancora di 321,678,956 doJlari, prima ch'esse giungano ad una base naturale ed onesta.

Le ricchezze favolose de' capitalist! si devono, per lo piu, a questo « inaffiamento del capitale >. I sindacati che vanno aumentando ogai giorno ed assorbono sempre piu le industrie minori sono i mezzi piu celeri e piu comodi per effettuare queste frodi, e poi, siccome si p«6 difficilmente coucepire come un dollaro possa entrare nella tasca d'un uomo se non rubandolo dalla tasca d'un altro, gli opera! sono trasci- nati al socialismo per vendicarsi dei torti loro fatti, e cadono cosi dalla padella nelle brace !

3. Si deve dar lode al buon senso degli operai americani, e spe- cialmente ai sani principii dei loro capi, parecchi dei quali sono buoni cattolici, se le « Societa operate » resistono cosi fermamente alia propagazione attiva del socialismo ia questo paese.

Cosi, negli scorsi giorni, la Federazione operaia americana, riunita a congresso a Boston, rifioto di ratificare la proposta d'impegnarsi a sostenere il socialismo con 11,282 voti contro il socialismo e 2,185 in suo favore. II Presidente Gompers parlo a lungo e sviluppo apertamente le sue ragioni di opposizione al socialismo ed ai suoi principii. « Gli scioperi del Colorado e di Chicago, disse egli, servono a rammentarci che i fastidii e le noie di noi operai non sono ancora alia loro fine. E vero che abbiamo visto, entro questi due ultimi anni, parecohie nostre liti operaie, pacificate in un modo piu o meno soddisfacente per mezzo dell'arbitrato, di un comprcmesso amichevole, ovvero col vedere una delle due parti cedere all'altra ; pero si pud osservare ora che questi accomodamenti non erano altro che espedienti i quali, mentre mitigavano le fasi acute di uu disordine economico, non sra- dicavano il .disordine in se stesso. >

La questione delle ore e del salario, benche sia in se importante, ion e 1'mtera questione, e se fosse stabilita oggi, i diaoiMini rico- tincerebbero domani da un'altra parte. Questo stato di cose e niolto >mplesso e, se non andiamo errati, crediamo che sia il risultato di mdizioni special! economiche, religiose e di educazione. 11 contrasto esiste fra le ricchezze colossal! di alcuni, spesso accumulate in

246 CRONACA

un breve spazio di tempo, e 1'umile destine dell'operaio in generale, sono una sorgente continua di agitazione ed irritazione. Gl' inferior! si credono tanto buoni quanto i superior! e vogliono che questo fatto sia rieonosciuto. Nei tempi di fede, la religione forniva ad ogni uorno gli stessi elevati e santi ideali ; tutti gli uomini erano uguali innanzi a Dio; per il ricco come per il povero vi era lo stesso altare, gli stessi sacramenti, lo stesso Padre celeste e la stessa eredita eterna. L'uomo era cristiano e fratello del suo compagno ; tutto il resto era accidentale e transitorio. Ora la nostra civilta moderna insegna all'uomo ch'egli non e altro che un animale, i destini piu nobili ed elevati del quale non sono che bere e mangiare, far quattrini ed es- sere contato fra uno dei « quattrocento » ricchi e potenti. Sianio con- vinti che tanto i proprietarii quanto i lavoranti devono imparare e disimparare molto prima che i loro interessi rivali si assettino in un accomodamento permanente. Egli e certo che in questo momento, sia mo ben lungi da si nobil meta. L'irritazione poi delle classi inferior! e ancora aumentata da fatti come il seguente : nei mesi scorsi le pa- gine della stampa pubblica furono piene di notizie risguardanti quei loschi affari che ora vanno sotto il nome di « scandali dell'ufficio po- stale. » L'immensa terra rubata all'est, e che ha sottratto'al nostro Governo milioni di acri di terreno prezioso e stata il soggetto d'infiniti commenti. Le ruberie di alcuni impiegati di fiducia dei nostri posse- dimenti coloniali, che misero a sacco i fondi pubblici e lo scopri- mento del sistema graft come viene operate in -diverse delle nostre grandi citta, ha servito a far nascere sospetti nelle menti di rnolti, ri- spetto all'onesta degli impiegati official! di tutte le classi.

4. Dacche il Presidente Roosevelt 1'anno scorso, pronunzio un di- scorso al popolo di questo paese contro quei vizii che diminuiscono il numero delle nascite dei bambini, dando loro il nome ben appro priato di Suicidio della stirpe, questo fatto fu grandemente discusso nella stampa pubblica. In generaJe, 1'ammonimento del Presidente Roosevelt fu ripetuto per lo piu con approvazione ; ma alcune voci s' innalzarono in difesa della pratica abbominevole. E la ragione e chiara. Quando si tratta di una questione di lucro temporale o di piacere licenzioso, vi e sempre una moltitudine di persone che igno- rano i diritti di Dio e degli uomini.

Ultimamente in una conferenza su questo soggetto, il reverendo M. P. Dowling S. I. noto fra gli altri i fatti seguenti per mostrare 1'estensione che ha preso questo male fra classi ricche ed eleganti della popolazione. c Non e molto tempo dacehe' un giornale di Nuova York cagiond profonda impressione dando uno specchietto del numero dei bambini sotto ai dieci anni, e di quelli nati entro un anno in 300 fa- miglie dimoranti alia 5th Avenue, la parte piu alia moda ed elegante

CONTEMPORANEA 247

della citta, comparando quelle statistiche con altre analoghe di 300 fa- miglie di Cherry H;ll, quartiere ben noto per il miscuglio di tutte le classi e di tutte le condizioni della citta. II numero to tale dei bam- bini sotto ai dieei anni nelle 300 famiglie della 5th Avenue si trovo essere di 91 contro 660 a Cherry Hill. II numero totale delle nascite alia 5 th Avenue durante 1'anno scorso in trecento famiglie fu di 6 bambini, contro 111 a Cherry Hill. II giornale dava pure nome e cognoine e residenza delle famiglie*. II conferenziere aggiunse che le famiglie senza prole sono specialmente americane, le altre irlandesi o tedesche. Tutti gli scrittori, qui, eccettuano generalmente i Cattolici da quel- 1'onta; 1'indigeno americano protestante e 1'agnostico e il piu colpe- vole ; e la sua punizione anche in questo mondo e evidente nella spa- rizione della sua stirpe.

5. Di recente nella stampa secolare si e data grande importanza ad un discorso molto energico pronunziato dal cardinale Gibbons per condannare il divorzio. Eoco in parte cio che diceva uno di questi giornali : « L'attenzione del Cardinale fu attirata dall'annuncio che il presidente Roosevelt raccomandera al Congresso di fare ricercl^e esau- rienti sulla questione del divorzio in questo paese e cio a fine di fare una legge nazionale sul divorzio. Fu chiesta al cardinale Gibbons la sua opinione in questa materia. Egli rispose che qualunque legisla- zione che abbia per scopo di diminuire 1'aumento di questo male so- ciale dev' essere salutata con soddisfazione. Quanto a se, egli e op- posto ad ogni legge accordante il divorzio e favorisce una severa ap- plicazione delPinsegnamento evangelico. » II cardinale aggiunse : « II inormonismo consiste in una poligamia simultanea, mentre la legge del divorzio conduce ad una poligamia successiva. Ogni Stato ha nei suoi codici e nei libri del suo Statute una lista di casi, o piuttosto di pretesti, che sono riconosciuti come ragioni sufficient! per scindere il vincolo matrimoniale. Prove vanno accumulandosi ogni giorno che il cancro del divorzio si estende sempre piu nei nostro paese ed avvelena la sorgente della vita della nazioce. Se questo male non viene combat- tuto con rimedii energici, 1'esistenza della nostra vita di famiglia corre serio pericolo.

« Come possiamo noi chiamarci un popolo cristiano se violiamo una legge fondameutale del cristianesimo? e se la santita e Tindis- solubilita del matrirnonio non costituiscono uno dei principii cardinal! della religione cristiana, non sapremo dire in che essi consistano. Questa piaga sociale richiede una cura radicale, ed il riinedio pud trovarsi soltanto nell'abolizione della nostra funesta legge sul divorzio e nei ritorno all'onesta applicazione del Vangelo. Se le persone che si maritano pensassero e riflettessero che una volta uniti e loro assolu- tamente proibito di contrarre un secondo matrimonio, sarebbero un

248 CRONACA

po' piu prudenti, prima di maritarsr, nella scelta della persona che deve essere la loro compagna, ed in seguito sarebbero piu pazienti per sopportare il giogo e tollerare le debolezze dell'uno dell'altro. »

6. Varie societa e scrittori cattolici hanno ultimamente espresso la loro convinzione che era venuto il tempo di cominciare ad agitarsi per mezzo della stampa a fine di ottenere dal Q-overno I'educazione religiosa nelle pubbliche scuole per quei fanciulli, i cui genitori la desiderano. Come un primo passo in questa faccenda ci viene riferito dai giornali di Newark, che il 5 ottobre nella nona riunione annuale della Federazione di New Jersey della sociefca cattolica tedesca, che ebbe luogo nella sala di S. Baneletto, fu presa la risoluzioae di chie- dere allo Stato ua qualche aiuto per maatenere le scuole parrocchiali.

Questa richiesta, che fu adottata all'unanimita sara presentata alia prossima sessione della Legislatura. Yenne dichiarato dal congresso stesso che siccome i membri di fede cattolica a Jersey pagano una porzione di tasse uguale ai non cattolici, non era che troppo ragio- nevole che una parte delle spese di educazione pei loro bambini fos- sero pagate dallo Stato. Si e fatio osservare ai congressisti che una clausola nella costituzione dello Stato proibisce di fare servire il denaro dello Stato a scopi settarii. Per sormontare questa proibi- zione si propose di mettere le scuole parrocchiali sotto la sorveglianza del soprainteniente delle scuole dello Stato, col patto tuttavia che il maestro parrocchiale rimanga in carica e si conceda mezz'ora d'istru- zione religiosa dopo le ore di scuola.

Questa proposizione e stata fiu'ora inutilmente agitata a New Jersey. Anehe da parte dei protestanti si elevano voci eloquenti a mostrare la necessita che I'educazione sia religiosa.

Ultimamente il New York Sun apriva le sue colonne a quelli che desideravano disoutere e scrivere di questo importante soggetto ed ha pubblicato bellissime lettere in favore di questa nuova proposta. Forse le piu important! di tutte sono le due lettere di un ministro epi- scopaliano Rev, W. M. Geer che dice fra le altre cose:

« Noi stiamo allevando per tutto questo immense paese una stirpe licenziosa di giovani pagani, i quali presto o tardi, essi od i loro fi- gliuoli, distruggeranno le nostre istituzioni. Favoreggiatori della legge Lyach, operai demagoghi e violatori delle leggi, ecco le guide della futura umanita, le quali con braccia, mani e dita grandemente protesi additano la rovina che si prepara alia societa se noi perseveriamo nella strada in che ora siamo. Ci vantiamo della nostra fortunata separazione della Chiesa dallo Stato; ma questo tentative e stato il peggiore degli sbagli. Tali separazioni non sono possibili sin tanto che lo Stato ha quasi un monopolio nell'educazione dei fanciulli. La verita e che ab- biamo una religione stabilita e che il popolo e fortemente tassato per

CONTEMPORANEA 249

sostenerla. La nostra ricca e ben dotata religione stabilita (per ch;a- marla cosi) £ quella dell'agnosticismo, che va correndo verso 1'ateismo. Ecco il momento per i Protestant! di ogni setta di gridare ben forte: « Quelio che voi domandate servira a nieraviglia pel cattolici romani. E cio ch'essi pure hanno chiesto e pel quale lavorano da tanti anni ! > Sono d'accordo con voi. Ma se le mie parole sono di lode ai cattolici romani, non fate voi piuttosto il loro giuoco col permettere loro d'avere il monopolio sostanziale dell'intero campo dell'educazione cristiana e di godere tutte le ben'edizioni che derivano dai nobili sacrifizii d'abne- gazione ch'essi fanno, piuttosto che esporre pazzamente i loro figliuoli all' invasione dell' incredulita?

« Mentre nessun cristiano nega che non vi sia urgente bisogno di educazione religiosa, alcuni dei piu valenti capi dell'opinione catto- lica pensano che i tempi non sono ancora maturi in questo paese per tale agitazione. Se si tentasse ora di farla in grande, come i promo- tori lo desiderano, quasi 1'intero paese si solleverebbe contro di noi ! Dobbiamo aspettare finche i protestanti facciano loro proprio questo movimento e allora aiutarli con tutte le nostre forze. Questa ultima opinione e la piu savia, la piu prudente e molto probabilmente essa prevarra. »

7. La supplica seguente potra anch'essa interessare i vostri lettori. Tempo fa la Federazione delle societa cattoliche fecero una solenne protesta contro la uccisione sommaria dei negri. L'associazione occi- dentale degli editori negri, riuaiti nel mese d'agosto, a Denver, invid la supplica seguente a Papa Pio X.

« Abbiamo risoluto d'esprimere il nostro profondo dispiacere per la morte del Papa Leone XIII, che era amico dell'umanita e che espresse sentimenti energici contro la uccisione dei negri in America, ed anche a fine di congratularci coi cattolici per 1'elezione del papa Pio X a suo successore. Tanto piu che Egli e un uomo che dalla vita piu modesta e umile £ stato elevato ad occupare la posizione piii alta nel mondo religiose.

« Essendovi tanti cattolici fra i negri degli Stati Uniti, i quali assieme ad altri della loro stirpe sono sottomessi ad incomparabili oltraggi per la menoma cagione, mettendo spesso insieme 1'innocente col colpevole, noi sollecitiamo Sua Santita a servirsi della sua autorita fra i cattolici di questo paese a fine di stabilire relazioni d'amicizia fra la nostra e la loro stirpe, e di togliere quello spirito di parzialita che prevale nelle societa operaie, composte in gran parte di cattolici, il quale spirito troppo spesso toglie al negro Popportunita di guada- gnare onestamente da vivere per la sua famiglia.

« Siccome la chiesa protestante d' America, eccettuati pochi casi individual!, e sorda ai nostri appelli, e sembra disposta a rimanere

250 CRONACA

silenziosa, se anche non approva i terribili oltraggi cbe ci sono fatti, abbiamo chiesto al Senatore Burton del Kansas di presentare questa nostra lettera al rappresentante del Papa a Washington a fine di farla trasmettere a Sua Santita in Yaticano. >

8. In mezzo a tutti gli orrori della persecuzione francese contro i religiosi e contro la chiesa medesima, che sono pubblicati giorno per giorno dalla stampa americana e spesso esposti in tal modo da nascondere la loro ingiustizia, avviene raramente che una voce si alzi per protestare o condannare quegli eccessi ; ben inteso, eccettuati sempre i giornali cattolici.

I giornali secolari sono indifferent! per la maggior parte, e quelli religiosi stampati da protestanti sono contenti delle nostre afflizioni. Tuttavia alcuni ministri episcopaliani simpatizzano realmente con noi e i loro occhi si aprono finalmente alia verita. Per esempio 1'Edi- tore (ielVAngelus, periodico anglicano di Chicago, scrive cio che se- gue nel suo numero di novembre 1903 : « Le Chiese cattoliche sono piene dapertutto, ed e troppo vero che il Protestantesimo ha perduto il suo potere spirituale. Le perdite dei cattolici non formano il gua- dagno dei protestanti. In Europa, non meno che qui da npi, non e ne il Protestantesimo ne il Cattolicismo che e perseguitato, bensi il Cristianesimo. Q-li uomini che sono nemici della chiesa Cattolica in Europa, sono i nemici di Gesu Cristo e del suo Vangelo. Chi nega quest' asserzione studi lo stato della religione in Francia col desiderio di trovar la verita, e vedra se dico il vero ! »

Un simile sentimento di simpatia ci fu espresso dal Congre&so Panamericano di Episcopaliani che si riuEi P ottobre scorso a Wa- shington. Circa cinquanta vescovi erano cola riuniti. Essa fu la piu numerosa riunione di dignitari che si fosse mai veduta nell'Episco- palismo di questo continente. Qaei vescovi pubblicarono un manifesto nel quale stendevano la mano dell'amicizia ai Cattolici, e biasima- rono tutto cio che potesse recar discordia fra le due chiese. La vera ragione di questo spirito d'amicizia sembra essere 1'effetto dello svi- luppo che prendono il ritualismo e le dottrine dell'alta chiesa Ira il clero anglicano ed i laici. Essi adottano le pratiche cattoliche in un numero immense di Chiese e difendono la fede nella presenza reale, accettano la venerazione dei Santi, specialmente della Madonna, e persino s'inginocchiano a pregare per le anime del Purgatorio.

CONTEMPORANEA 251

CINA (Nostra, Correspondents). 1. Doni modestamente ricuaati. 2. Le pre- sent! difficolta eel Koang-si e nella Manciuria. 3. Trattato cino-ame- ricano. 4. Persecuzioni de' cristiani nel Chen-si e nel Tche-Kiang. 5. Onorificenza ad uu prefetto apostolico. 6. Scuole francesi nel Kiang-si e in altri luoghi. 7. Relazioni russo-giapponesi.

Zi-ka Wei, 14 novembre 1903.

1. E costumanza che in certi lieti anniversarii si offeriscano al- 1' imperatore ed alia imperatrice dei regali, procacciati con denaro preso dagli onorarii degP impiegati principal!. Nell' anno vegneiite la Cina festeggiera il settantesimo anniversario della nascita del- 1' imperatrice vedova, ed i principi con gii alti official! della Corte hanno fatto istanza air imperatore acciocche voglia ordinare quel che dovrebbe farsi in ragione della detta costumanza. II giorno 21 dello scorso settembre 1'imperatrice reggente ha dato fuori un decreto che vieta di occuparsi della cosa; le cagioni di questo sono le pre- senti difficolta e la penuria dei mezzi economici. « Anche noi (dice il decreto) nelle stanze del nostro palazzo, occupandoci dei negozii dello Stato, abbiamo sempre di mira il risparmio nelle nostre spese, per amore del popolo ; i nostri official! debbono dal canto loro darci prova della loro affezione coH'adempiere i doveri del proprio ufficio; la qual cosa, mentre giovera al bene del nostro popolo, rechera coa- forto al nostro cuore rattristato. » Ben detto certamente; ma spesso le gazzette fanno notare che la pratica e discordante dalle parole ; ed hanno parlato di regali apparecchiati da eecelsi mandarini, e delle miove delizie introdotte nella reggia.

2. L' imperatrice nel suo decreto fa menzione delle presenti diffi- colta. E di vero sono gravi assai : nel Kong-si c'e la ribellione che continua e pare anzi si allarghi, non ostante le novelle milizie man- date in soccorso al vicere di Canton, che ha il dovere di reprimerla; e nella Manciuria i procedimenti deila Russia si fanno sempre piu aggressivi. Sullo scorcio di ottobre i russi hanno ripreso Moukden, dopo averne discacciate le milizie cinesi e catturato Tsen-ki, gene- rale tartaro, governatore della provincia. Quest'ultimo colpo ha gra- veinente ofiFeso i sentimenti della corte e suscitato voglie bellicose nei principal! mandarini. Ma tutto questo avra poca conseguenza o non ne avra nessuua. Non entro in maggiori particolarita su questo tema, perche torna difficile risapere quel che vi sia di vero nelle molte- plici novelle divulgate|ogni giorno dalle gazzette di Chang-hai, quasi tutte inglesi, eppero nemiche della Russia.

252 CRONACA

3. Si dice che la ripresa di Moukden da parte dei russi e una protesta del governo moscovit* contro 1'articolo 12 del trattato com- merc ale cino-americano, sottoscritto agli 8 di ottobre, nel quale e pattuito che la Cina aprirebbe Moukden al commercio straniero. Questo trattato, che consta di sedici articoli, per parecchi capi e uguale a quello che fu stipulate nel settembre dell' anno scorso fra la Oina e 1'Inghilterra. Nell'articolo 7 la Cina promette di allargare la coltivazione delle sue ricchezze minerarie. L'articolo 10 riconosce il diritto di proprieta sui marchii di commercio, e proibisce ai cinesi di contraffarli. II diritto degli inventori e assicurato per dieci anni, in virtu dello stesso articolo 10. L'articolo 11 concerne la proprieta letteraria pei libri americani e per le loro traduzioni in cinese. Nel- l'articolo 12 la Cina tratta dell'apertura dei corsi d'acque alia navi- gazione, e promette di aprire, dopo lo scambio delle ratifiche del tractate, Moukden e Ngan-tong al commercio internazionale. La li- berla religiosa ai cattolici ed ai protestanti e sancita nell'articolo 14. II diritto di possedere terreni nello Stato, concesso alle mission!, e piu largo di quello concesso nel trattato precedente. La Cina correg- gera (quando ?) il suo sistema giudiziario ; questo e Pargomento del- 1'articolo 15. Da ultimo Tarticolo 16 e interamejite ad onore degli Stati Uniti. Essi prendono impegno di non fornire piu per la Cina ne morfina ne strumenti da iniettarla, se non in quanto sieno ri- chiesti ad usi medicinaii. Dal canto suo la Cina fa eguale promessa in pro dei cinesi ; noto che parecchi di costoro invece di fumare 1'opio si fanno iniezioni di morfina, la qual cosa, a quanto pare, e anche piu nocevole dell'uso dell'oppio. Al trattato fanno seguire tre aggiunte ; ecco il testo della prima : «Siccome e gia proibito da trattati ai cittadini degli Stati Uniti di tram" care oppio e di manipo- larlo (to deal in or hanile opium), non si e fatta menzione, negli articoli di questo trattato, dei dazii sull' oppio. > Oh ! se tutte le nazioni, che hanno trattati con la Cina, volessero introdurvi un ar- ticolo consimile ! Oh, se la Cina anch' essa si obbligasse a vietare a' suoi sudditi la coltivazione del papavero !

4. Negli scorsi mesi di giugno e di ottobre il telegrafo ci diede con- tezza di atti di persacuzione commessi contro i cristiani cinesi. Eccovi alcuni particolari. Nel mese di giugno nel Chen-si meridionale, evan- gelizzato da preti italiani del Seminario de'Santi Pietro e Paolojdi Roma, alquanti membri di una societa segreta piombarono addosso ad alcune famiglie cateoumene di P'ing-li-hien, ed uccisero undici persone, fra le quali il loro catechista, venerando per 1'eta, la pieta e lo zelo apo- stolico. I rivoltosi incendiarono altresi parecchie case dopo averle messe a ruba. Per domarli e stato mestieri valersi delle milizie, che, in varii piccoli scontri ne catturarono una quarantina. Dopo la loro

CONTEMPORANEA 253

dispersione, si e resa giustizia ai cristiani ; cioe le autorita hanno preso impegno di fabbricare a proprie spese una chiesa europea ei a sborsare 10 000 tads per risarcire le famiglie delle vittime. II secondo misfatto fu commesso addi 29 settembre nel Tche-kiang. Un assassino, la testa del quale e messa a prezzo, fuggito o liberate dal carcere, voile vendicarsi de' pretesi torti avuti dalla missione catto- lica. Aduno pertanto in un dato giorno i suoi parteggiatori ; dopo aver sacoheggiato luago la via una cappella, entrarono nella citta di Ning hai, incendiarono la chiesa, afferrarono il sacerdote cinese don An- drea Tchou, lo tormentarono ed uccisero, di giorno fatto, sotto gli occhi delle autorita civili e militari. Poscia i masnadieri abbandona- rono tranquillamente la citta, e prima di separarsi sfogarono ancora la loro crudelta contro alcuni altri cristiani. Una nave da guerra francese e comparsa davanti a Nmg-p6, e incontanente le autorita cinesi si sono accinte a rimediare la faccenda. II reo principale non e stato preso ancora. In occasione di questo misfatto alcuni pro- testanti hanno diffamato i cattolici, dicendo che la violenza da essi patita era una rappressaglia dei pagani per le angherie che i catto- lioi, coll'appoggio de' missionarii, avean loro fatto soffrire in questi uitimi anni !

5. Nel mentre che queste cose accaievano nel Tche-kiang, a Peehino si deliberava intorno a ricompense da concedere ad un ve- scovo e ad un missionario del Kong-si. L'anno scorso in codesta provin- cia v'ebbe grande carestia; mons. Lavert, provieario apostolico, ed il p. Hoang si aecinsero all'opera di raccogliere sussidii da distribuire ai poveri affamati. Inoltre, neirassestamento dei negozii religiosi, mons. provicario si mostro molto conciliante. II governatore della provincia ha per cid redatto un memoriale, ed ha proposto all'impe- ratore di ricompensare mons. Lavert col globulo del secondo grado, e con quello del quarto il p. Hoang. Qui di corto il ministro di Francia -a Peehino ha ricevuto 1'offniale comunicazione di un decreto impe- riale che fa ragione alia proposta del detto governatore, e il ministro non ha frapposto indugio a darne partecipazione agl'interessati.

6. Nel Kiang-si i tre vicarii apostolici hanno aperto di conserva nella citta di Nan-tch'ang, capoluogo di quella provincia, una scuola francese per i cristiani e i non-cristiani affidaadola ai « piccoli fra- telli di Maria » . In questo fatto e a notarsi una particolarita, ed e che le spese occorse per la compera del suolo, per la costruzione della scuola e pel sostentamento dei maestri, sono state fatte col denaro sborsato alle missioni per risarcimento dei danni ad esse arrecati nel 1900. I « piccoli fratelli di Maria » tengono aperte scuole consimili -a Peehino, a Tien-tsin, a Chang-hai, ai Han-Keou, a Soci-tcheou

254 CRONACA CONTEMPORANEA

(Se-tch'oeu), a Tchong-King, a Canton, a Nan-ning, e fors'anche in altri luoghi.

7. Prima di per fine a questa lettera vorrei pur dirvi alcunch& sulle relazioni russo giapponesi ; ma veggo che, per difetto di rag- guagli degni di fede, la cosa non mi toraa guari agevole. Le trat- tative fra i rappresentanti della Russia e del Giappone continuano tuttavia a Tokio, per disperazione del partito della guerra. Quanto piu tempo passa, il Giappone sara meno in grado di uscire vittorioso dalla lotta : anzitutto il bollore patriottico si sara discretamente ratte- pidito; e poi, le forze militari della Russia saranno aumentate in modo considerevole. Le gazzette inglesi di qui magnificano la paca- tezza del Giappone di fronte alle ingiustificabili aggressioni della Russia in Manciuria ed in Corea, e mettono in rilievo le buone spe- ranze che esso avrebbe di vincere, se la guerra fosse intimata senz'al- cuno indugio. A tal uopo raffrontano le navi da battaglia dei due imperi, che si equilibrano per rispetto al numero ed alia qualita, e gli eserciti del Giappone, quattro volte maggiori di quelli che la Russia tiene adesso nelFestremo oriente, e via dicendo. Per dare eccitainento al patriottismo dei giapponesi, ripetono a sszieta che la MaiLciuria che essi tolsero alia Cina, fu loro rapita, sotto colore di restituirla alia Cina, perche divenisse preda della Russia; che la Corea sara fra breve incorporata dalla Russia medesima, e sottratta alia mezza sovranita del Giappone guarentita da recenti trattati, eccetera. Ecco la wostanza di parecchi articoli pubblicati in questi ultimi tempi. L'opinione degli europei non inglesi sembrami compendiata assai bene in queste poche righe che conchiudono un articolo delVEcho de Chine di ieri : < Noi persistiamo nei nostri giudizi che continuano finora ad esser veri : la Russia occupa la Manciuria, non ne uscira. Tutte le potenze lo sanno, e non havvene pur una, tranne il Giappone, che abbia il minimo pensiero di por mano alle armi per restituire la Manciuria alia Cina. II Giappone offlciale riconosce 1'assoluta inutilita di una guerra per ottenere la liberazione della Manciuria. D'altro canto e- interamente persuaso che una gaerra vuol dire 1' imprestito di pa- recshie centinaia di milioni; e chi fara I'imprestito? » In queste eon- dizioni, ^ da augurare che la pace si consacri. Dio lo voglia !

OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE

Annuaire. Almanack de I' action populaire. Guide social 1904. Paris, Lecoffre, 1903, 8°, 384-XXXII, p. Fr. 1,50.

Apeddu A. can. L'azione sociale di Leone XIII. Discorso. Bosa, tip. vescovile 1903, 16°, 36 p. Detto. Saggi critico accademici. Ivi, 16°, 128 p.

Bernard H. La ligue de Venseignement. Histoire d'une conspiration maconnique a Monreal. Notre-Dame des Neiges- Quest, 1903, 16°, XII- 112 p.

Besse 0. S. B. Donde vengono i Monad? Studio storico. Trad, ita- liana sulla 2a ed. francese (Scienza e Eeligione). Roma, Desclee, 1904, 16°, 64 p. Cent. 60.

Birkle S. 0. S. B. Katechismus des Choralgesanges. Mit Erlaubnis der Ordensobern u. Bruckgenehmigung des F. B. Ordinariats Seckau. Graz, Styria, 1903, IS"7, XII-1T2 p.

De Cupis C. Saggio bibliografico degli scritti e delle leggi sulVAgro romano. Roma, Bertero, 1903, 8°, 176 p.

De Lima Vidal J. Synopse da Theologia moral. Coimbra, Amado, 1903, 2 voll. in 16°, 308; 292 p.

Durante O. II divoto dell'Immacolata. Lecce, Cooperativa, 1903, 16°, 80 p. Cent. 50. Rivolgersi all'Autore in Melendugno (Lecce).

Fischer J. Die chronologischen Fragen in den Buchern Esra-Nehemia (Bibl. Stud. VIII. 3) Freiburg i. Br., Herder, 1903, 8°, X-98 p. M. 2,40.

Guerrieri L. Bozzetti orientali. Siria e Palestina: con illustrazioni. Siena, S. Bernardino, 1904, 16°, 240 p. L. 2.

Joly E. Psicologia del Santi. (I Santi). Traduzione italiana della 8* ediz. francese. Roma, Desclee, 1904, 16°, 168 p. L. 2.

Mariani V. sac. Per risolvere una questione. Roma, Desclee, 8°, 100 p. L. 1.

Pantanelli. D. Andamento delle acque sotterranee net dintorni di Mo- dena (Estr. Mem. R. Accad. di Scienze in Modena. III. 5). Modena, So- liani, 1903, 98 p.

Sancti Hieronymi presb. Tractatus sive Homiliae in Psalmos quat- tuordecim. Detexit, adiectisque commentariis criticis primus edidit D. GERM ANUS MORIN 0. S. B. Accedunt e. S. HIERONYMI in Esaiam tra- ctatus duo et graeca in Psalmos fragmenta; item ARNOBII lun. exposl- tiunculae in Evang-elium. (Anecdota Maredsolana} . Maredsoli, apud Edi- torem, 1903, 8°, XXIV-202 p.

Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. BUSIRI VICI A. Devoto e fedele tributo e cjrato ricordo del gaudio universale del nuovo anno 1904. Roma, Civelli, 4°, 4 p. CHIOCC1OLA A. Prosodia e metrica latina. Appunti per le scuole secondarie. Napoli, Di Gennaro, 1903, 16°, 66 p. L. 1, 25. DAL GAL N. O.

1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono inviate, con quells sollecitudine che si vcrrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne diamo intanto an annunsio •ommario che non importa alcun giudizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seoonda dell'op- portanit& e dello spazio oonoesso ^i«l periodico.

256 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE

F. M. D'un'antica lauda inedita « Si quaeris » antoniano. Quaracchi, S. Bona- ventura, 1904, 8°, 12 p. FALOCI PULIGWANT M. sac. Notizie sull'arte ti- pografica in Foligno durante il XVI secolo. Firenze, Olschki, 1903, gr., 42 p, - FERRERES J. B. S. J. El impedimenta de clandestinidad. Boletin canonico* de la Revista « Razon y Fe ». Madrid, Rivadeiieyra, 1908, 8°, 72 p. FIDE- L1S. Noensbroech kontra Dasbach. Untersi^hung des Hoensbroech'schen Klage. Materials. Klagenfurt, St. Josef-Vereines, 1904, 8°, 46 p. FOSSATI L. 1 « Doveri dell' Uomo » di G. Mazzini. Postille. Brescia, Ven. Luzzago, 1908, 8°, 88 p. LORETO G. can. Per la prima Messa solenne del neo-sacerdote D. Raffaele Giugliano. Discorso, Napoli, Contessa, 1903, 16°, 88 p. Cent. 60. Kivolgersi all'Autore in Afragola. MAGRI E. S. J. X -hsejjef misseriijietna. Malta, Muscat, 1903, 16°, 66 p. MORABITO G. vescovo di Mileto. Prolit- sione alia solenne accademia in onore dell' Immacolata Concezione, tenuta in Reggio Calabria. Reggio Calabria, Morello, 1903, 16°, 16 p. SCHIAPPOLI D. L'as- soggettamento legale del Papa. (Estr. Rivista Critica di Diritto I. 7). NapoK, Priore, 8°, 16 p.

Atti Episcopal!. DI MILIA B. Vescovo di Larino. Letter e Pastorali, No- tificazioni ed altri scritti. II. Larino, Morrone, 8°, 252 p. LETTER A dell'Epi- scopato Lombardo sugli studii del Clero. Decembre 1903. Milano, S. Giuseppe, 8°, 24 p. MAFFI P. arciv. di Pisa. Lettera Pastorale al Clero e al Popolo. Ravenna, Artigianelli, 8°, 12 e 20 p. TACCONE GALLUCCI D. Vescovo di Nicotera e Tropea. Pel cinquantenario dalla definizione dogmatica della Concezione Immacolata della B. V. Maria. Lettera Pastorale. Reggio di Calabria, Morello, 1904, 8°, 48 p.

Eloquenza sacra. FLORILEGIO della «Poliantea Oratoria » ossia: Rac-

colta dei principali lavori pnbblicati nel e anno del Period ico con iii-

troduzioiie di mons. M. MINEO JANNY II. Palermo, Mesi, 1903, 8°, 608 p. L. 5.

Lettnre religiose. BELTRAMI A. sac. L'amante di Maria, ossia S. Sta-

nislao Kostka. (Lett. Catt. die.). Torino, 24°, 160 p. Cent. 25.

Letture riereative. BALELLI G. sac. Emma e Corinna. Dramma in 5 atti. Roma, Filiziani, 16°, 88 p. Cent. 75. Detto. Adelina. Dramma in 5 atti. Auditore, Sartori. 16°, 128 p. L 1. Detto. Un avviso economics. Far.c'- Idem, 16°, 28 p. Cent. 25. COLLANA DI LETTURE DRAMMATIC7^, nov. dec. 1908. (Supplement©. Dono agli associati pel 1904. 114 p.) MARUCOHI F. F. II coltello. Massone. Gian Lorenzo Bernini. Scene in un atto. Roma, li- breria salesiana, 16°, 84 p. FRANCIOSI G. Quando la notte e piti buia I' alba epiu vicina. I. (Bibl. romantica ill.} Roma, Pustet, 1903, 24°, 194 p. FEATESCHI F. In hoc vinces. Romanzo storico del secolo IV dell' Era volgare. Pisa, tip. B. Giordano, 1903, 8°, 306 p. GIEHRL E. Passiflora. Pie ed affettuose letturoffa sollievo e conforto degi' infermi e di ogni anima tribolata. Trad, di R. HER- MANN. Napoli, Festa, 1903, 16°, 464 p. L. 1,50. ROVAGO G. Vita di com- ~battime,nio. (Lett. Catt. di Torino, novembre 1903). Torino, 24°, 132 p. Cent. 20.

Poesie. VERGHETTI B. can. Inno latino con la versione italiana in onore di S. Giovanni Crisostomo. Foligno, Artigianelli, 1903, 16°, 8 p.

Almanacchi e Strenne. ALMANAQUE del los amigos del Papa publi- cado por la Revista Popular de Barcelona. Barcelona, 8*, 80 p. IL GA LAN- TUOMO. Almanacco per 1'anno 1904. Strenna offerta agli Associati alle Let- ture Cattoliche di Torino. 24°, 120 p. Cent. 20. LA FENICE. Strenna mirandolese per 1'anno 1904. Anno XXXIII. Mirandola, Cagarelli, 16°, 118 p^ Cent. 50. P1ERPAOLO. Anno XLIV. Strenna per 1'anno 1904. Modena, tip. Immacolata Concezione, 16°, 118 p. Cent. 20. Strenna napolitana. 1904. Anno XL A beneficio delle cucine gratuite. Napoli, Veraldi, 1904, 8°, 52 p.

I NUOVI DOCUMENT] PONTIFIC1I

SULLA RBSTAURAZIONE DELLA MUS1CA SACRA

L

Non puo sfuggire a nessuno la gravita straordinaria e T importanza somma, che nella storia del Pontificate romano ed in quella dell'arte hanno i nuovi document! pontificii sulla restaurazione della rausica sacra: il Motu Proprio 22 no- vembre 1903 di Sua Santita Pio X, la Letter a 8 decembre della medesima Santita Sua all' E mo Card. Vicario di Roma ed il Decreto « Urbis et Orbis » della S. Congregazione dei Riti, spedito per orcline diretto del S. Padre 1'S gennaio 1904. I due primi furono da noi pubblicati nel precedente quaderno, quest' ultimo ristampiamo qui nel suo testo originale latino con in fronte una nostra versione italiana.

DECRETUM

URBIS ET ORBIS

SacctUsimus Dominus Noster Pius II Santissimo Signer Nostro Pio Papa X Motu Proprio diei 22 Novem- Papa X col Motu Proprio del 22 no- bris 1903 sub forma Instructionis de vembre ISOSsotto forma A'lstruzione musica sacra venerabilem Cantuin sulla musica sacra rest:tui felice- Gregorianum iuxta codicum fiiem mente al primiero uso delle Chiese ad pristiDum Ecclesiarum usum fe- il venerabile Canto Grpgoriano se- liciter restituit, simulque praecipuas condo Tautorita dei codici, e nello praescriptiones, ad sacrorum concen- stesso tempo ]e principali prescri- tuum sanctitatem et dignitatem in zioni, destinate od a promuovere od templis vel promovendam vel resti- a ristabilire nei templi la santita e tuendam, in unum corpus collegia la dignita dei sacri concenti, raccolee cui tamquam Codici iuridico musicae in un corpo, al quale, come a Codice sacrae ex plenitudine Apcstolicae giuridico della musica sacra, dalJa Suae Potestatis vim legis pro uni- pienezza della Sua Apostolica Ante- versa Ecclesia habere voluit. Quare rita voile dare forza di legge per la idem Sanctissimus Dominus Noster Chiesa universa. Per la qual cosa ii per bane Sacrorum Rituum Congre- medesimo Santissimo Signor Nostro

1904, vol. 1, fasc. 1287. 17 27 gennaio 1904.

258

I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII

gationem mandat et prarcipit, ut Instructio praedicta ab omnibus ac- cipiatur Ecclesiis sanctissimeque ser- vetur, non obstantibus privilegiis atque exemptionibus quibuscumque, etiam special! nomine dignis, ut sunt privilegia et exemptiones ab Aposto- lica Sede maioribus Urbis Basilicis, praesertim vero Sacrosanctae Eccle- siae Lateranensi concessa. Revocatis pariter sive privilegiis sive commen- dationibus, quibus aliae quaecumque eantus liturgici recentiores formae pro rerum ac temporii-n circumstan- tiis ab Apostolica Sede et ab hac Sacra Congregatione inducebantur, eadem Sanctitas Sua benigne conce- de re dignata est, ut praedictae caatus liturgici receotiores formae, in iis Ecclesiis ubi iam invectae sunt, li- cite retineri et cantari quean t, donee quamprimum fieri poterit v-enerabilis Cantus Gregorianus iuxta codicuni fidem in eorum locum sufficiatur. Contrariis non obstantibus quibus- cumque.

De hisce omnibus Sanctissimus Dominus Noster Pius Papa X huic SacrorumRituum Congregationi prae - sens Decretum expediri iusait Die 8 lanuari 1904.

per mezzo di questa Congregazione dei Sacri Riti eomanda ed ordina, che la predetta Istruzione sia rice- vuta da tutte le Chiese e col mas- simo scrupolo osservata, non ostante i privilegi e le esenzioni di qualsi- voglia sorta, ancorche degni di spe- ciale menzione, quali sono i privilegi e le esenzioni concessi dall'Aposto- lica Sede alle Basiliche maggioridi Roma, particolarmente poi alia Sacro- eanta Chiesa Lateranense. Parimente, rivoeati, sia i privilegi, sia le racco- mandazioni, con le quali dall'Aposto- lica Sede e da questa Sacra Congre- gazione, avuto riguardo alle circo- stanze delle cose e dei tempi, si andsrono intrcducendo altre form« quali si vogliano piu recenti di canto liturgico, la medesima Santita Sua si e degoata di benignamente con- cedere, «he le predette forme piu re- centi di canto liturgico si possano lecitamente ritenere e cantare, fincbe quanto piu presto torni possibile sia sostituito in loro luogo il venerabile Canto Gregoriano secondo 1'autorita dei eodici. Nonostante qualsivoglia cosa coctraria.

latorno a tutte queste cose il San- tissimo Signer Nostro Pio Papa X ha ordicato a questa Congregazione dei Sacri Riti di spedire il presente Decreto. II di 8 gennaio 1904.

L.

S.

SEKAPHINUS Card. CKETONI S. R. C. Praefectus.

f DIOMEDES PANICI, Archiep. Laodicen. S. R. C. Secretariue.

S'erano in vero concepite le piu consolanti speranze per un lieto avvenire delle melodie gregoriane ed in genere della musica sacra, allorche sulia cattedra di S. Pietro ascese I'augusto Pio X. Fin da quando egli reggeva la dio-

SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 259

cesi di Mantova ed il Patriarcato di Venezia, era larga- raente conosciuto quale esimio ed intelligente cultore della musica sacra : quale consolatore soave e fermo sostenitore di quanti lavoravano in quel campo, pur non altro mieteiido nei primi tempi se non triboli e spine ; quale mecenate largo e munifico dell'arte e degii artisti, come quando, sco- perte con acuto sguardo le rare doti d' ingegno di un gio- vane chierico del seminario d'Imola, di la lo trasse, lo voile al suo iianco ospite e commensale nel soo s-tesso palazzo patriarcale di Venezia, e dalle tribune dorate di S. Marco lo fece conoscere al mondo maestro consumato ijeH'arte del suoni, aprendogli quella via dove don Lorenzo Perosi do- veva cogliere tanti allori. Particolarmente la Lettwa pasto- rale sulla musica sacra, pubblicata daU'Emo Sarto il mag- gio 1895, fu accolta subito in Italia e fuori con plauso straordinario e tennta per uno dei piu autorevoli document! delFepiscopato su tale materia. Nei mesi scorsi essa venne di nuovo rimessa in luce e tradotta in quasi tutte le lin- gue, appunto quale argomento sicuro di quel che poteva promettersi dal Pontefice Romano, se tanto aveva saputo fare il Vescovo ed il Patriarca *.

Vi ebbe perfino chi divino gia racchiusa nella mede- sima Lettem pastorale la nota caratteristica attribuita dalla conosciuta profezia al successore di Leone XIII. « Se in una vita, scriveva ii sig. C. Bordes lo scorso agosto 2, tutta dolcezza, tutta popolarit& ben meritata, tutta dedita alia direzione pastorale delle anime, i politici stentano a rav- visare V ignis ardem delle profezie, quantunque Pio X sia detto capaee di energie non sospettate, noi possiamo assicu-

1 La Leitera pastorale venne ristampata in Koma (Desclee, Lefebvre e C.) sui primi di decembre, quale prodrome del Motu proprio. Infatti essa ne e il migliorc e piu autorevole comrnento, poiche i due primi capi del Moiu propt^io (Principii generali e Genem della musica sacra) non sono che un compeiidio delle dottrine esposte nella Lettera. Le pin important! prescrizioni sono date a verbo a verbo si nell'uno che nel- 1' altro documento.

* Nella Tribune de Saint-Gervais di Parigi, agosto 1903, p. 267.

260 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII

rare clie alia lettura della sua Lettera pastorale sulla mu- sica sacra e delle sue ordinazioni, egli ci appare il fuoco ardente annunciato da Malachia, quando minaccia di appli- care le pene canoniche a tutti coloro che non si uniformas- sero alle prescrizioni da lui imposte in virtu di santa obbe- dienza. Piu innanzi, non dubita di paragonare ai sacerdoti cattivi del Genesi coloro che eseguiscono in Chiesa canti indegni della medesima. Offesa e questa, egli scrive, « per la quale potremmo provocare lo stesso castigo, onde furono colpiti i figli di Aronne, Nadab ed Abiud, che usando fuoco profano pel sacrificio, furono da un fuoco celeste consumati: Egressusque ignis a Domino devoravit eos, et mortui sunt cor am Domino » (Levit. X, 2).

Ma per quanto le congetture si giudicassero ben fondate e le speranze crescessero ogni giorno piu vive, per le parole benevole che intorno la restaurazione della musica sacra il Santo Padre degnavasi pronunciare a seconda delle circo- stanze nelle private e pubbliche udienze, niuno davvero avrebbe mai immaginato che Tazione pontificia sarebbe stata, ne si presta quanto al tempo, ne si straordinariamente so- lenne quanto alia forma dei document*, ne si profonda e radicale quanto alia sostanza, n6 si compiuta sotto ogni ri- spetto quanto al provvedere ai bisogni che si giudicavano piu manifesti.

II.

Nessun Papa ha mai parlato cosi. Altri pontefici si con- tentarono di manifestare la loro volonta in questa parte o per mezzo della S. Visita Apostolica, o dei Cardinali Vica- rii di Roma, o come avvenne negli ultimi tempi per mezzo della S. Congregazione dei Rlti. Alessandro VII pubblic6 il 23 aprile 1657 la Costituzione Piae sollicitudinis ; ma accen- nato in genere ad alcuni abusi piii gravi delle chiese di Roma, si restrinse a poche ordinazioni T. Benedetto XIV, in occa-

1 II principio della Costituzione risponde mirabilmente ai fondainen- tali concetti degli odccrni documenti : « Piae sollicitudinis studio duci-

SULLA. RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 261

sione del grande giubileo, spedi ai Vescovi dello Stato pon- tificio la Lettera enciclica Annus qui del 19 febbraio 1749, rimasta celebre e spesso citata nei document! ecclesiastic!, forse non tanto per le sue prescrizioni positive, le quali, a dir vero, non appaiono nettamente determinate, si bene per lo zelo ardente dell'onore di Dio, che muove il Papa a dare ottimi suggerimenti e ad illustrarli con la consueta sua eru- dizione. Per riscontrare nella storia diplomatica alcuna cosa simile agli odierni document! pontificii, conviene rimontar su fino a Giovanni XXII (1316-1334) e rileggere la celeber- rima sua Costituzione Docta Sanctorum Patrum, accolta nel Corpus iuris. Quivi il Pontefice, brevemente si, ma con forma molto solenne, dichiara doversi custodire illibata la tradizione del canto gregoriano, quale fu ricevuta dai padri ; doversi condannare come abuso intollerabile il tentative dei musicisti di sostituire al medesimo canto le frivole loro com- posizioni ; potersi pero ad ogni modo adoperare sul fonda- mento del canto ecclesiastico alcune ben condotte conso- nanze e cio nelle feste piu solenni, a titolo di varieta e per attrarre piu efficacemente il popolo alia pieta e devozione l. Sono da quel tempo trascorsi ben sei secoli, ed ecco che un altro Pontefice restituisce la tradizione medesima, inculca i medesimi principii direttivi, ma con applicazioni tanto piu ampie, quanto si e reso piu vasto e piii fecondo il campo dell'arte messa a servigio del culto, Giovanni XXII giudi-

mur ut ecclesiarum divinis laudibus et oration! destinatarum ac orato- riorum almae Urbis nostrae, ex qua in omnes orbis partes bonorum operum exempla promanant, decori et reverentiae consulere satagentes, quaecumque vana et praesertim musicos concentus et symphonias, quibus quid indecorum, sive a ritu ecclesiastico alienum, non sine divinae maie- statis offensa et christifidelium scandalo ac devotionis et cordium ad superna elevationis impedimento, adniiscetur, ab Ecclesiis procul ar- ceamus » . Le prescrizioni riguardano specialmente il testo liturgico. Da notare e il giuramento imposto a tutti i maestri di musica di-osservare la Costituzione, con sanzione di gravi pene ai trasgressori, anche quella d'essere rimossi dall'officio absque spe reintegrationis.

1 Si veda 1'ampio commento di questa Coslituzione, che ho pubbli- cato anni sono nella Civ. Catt. (XV, vol. 1, 20 febbr. 1892; p. 417 ss.).

262 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII

car a le poverc Licomposte diafonie di un'arte bambina, che

ancora vagiva nella sua prima culla. Oggi ci sta innanzi

T intera storia dell'arte musicale, non solo adulta, ma ora-

mai perfetta nei varii sistemi e nelle varie forme che and6

di mano in mano vestendo e pur sempre anelante di spin-

gersi piu avanti ancora alia scoperta, se torni possibile, di

nuove forme, di nuovi sistemi. Pio X domina con lo sguardo

codesto glorioso passato, e teneiido couto dell'altissimo fine

che 1'arte deve proporsi a servigio del culto e per6 delle

qualita che deve assolutaniente rivestire allorch6 entra nel

tempio, con tratto sicuro definisce quali tra le varie forme

dell'arte -meglio rispondano a tal fine. Raccogliendo poscia

le prescrizioni precipue che lungo il corso di tanti secoli la

Chiesa venne dettando contro gli abusi della musica sacra,

ne forma un complesso organico, mirabilmente composto, e

col titolo di Codice giuridico della musica sacra con la pie-

nezza della sua Autorita apostolica gli d& forza di Iegg6 per

la Chiesa universa. Or questo e un fatto assolutaniente nuovo

nella storia della legislazione ecclesiastica per quanto ri-

guarda 1'arte sacra, ed il Motu proprio non ha nessun ri-

scontro ne7 document! fin qui pubblicati dalla S. Sede. Ma

esso insieme 6 di tale importanza e si fecondo di sicuro bene,

che basterebbe anche da solo a rendere per sempre memo-

^randa nella storia del Pontificato romano e della civilta cri-

stiana rorma, che imprime negli inizii del suo governo il

nuovo Papa Pio X. E se le « energie non sospettate » gi^

erompono in fiamma si viva, che non dobbiamo attenderci

da questo glorioso Pontefice della Provvidenza in bene della

pieta cristiana, della riforma dei costumi, del riordinamenta

del governo ecclesiastico, della pace sociale?

III.

Invero il Motu proprio non 6 che un primo atto, una prima applicazione pratica di quel santo proposito concepito dal Papa, quale programma precipuo della sua missione pon-

SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSIC A SACRA

tificia : instaur&re omnia in Christo. Vuole egli die « il vero spirito cristiano rifiorisca per ogni moclo e si mantenga nei fedeli tutti » ; e perocche tale spirito dev; essere attinto •< dalla sua prima ed indispensabile fonte che e la partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alia preghiera pubblica e so- lentie della Chiesa », deduce con logica iuesorabile doversi « riprovare e condannare » tutto cio che nelle cose del culto, iion solo e difforme dalla retta norma segnata dalle leggi della Chiesa, ma e abuso evidente, ma produce scandalo, e percio stesso inaridisee la sorgente della grazia divina, pro- pria della celebrazione dei santi misteri. Siccome poi 1'abuso e lo scandalo si manifestano piu partieolarmente nelle cose del canto e della musica sacra, cosi il cominciare da queste la restaurazione in Cristo stima il Pontefice suo prime ed indispensabile dovere. A love principium.

Nulla, affatto nulla di nuovo egli ordina che non sia stato gia ripetutamente ed in mille guise comandato nelle prece- dent! prescrizioni ecclesiastiche ; i medesimi abusi, i rnede- sinii scandali furono gia riprovati e condannati, perfino con descrizioni piu minute e con parole piu forti di quelle che oggi troviamo nei document! di Pio X. Tuttavia fin che si rimaneva sulle generali e si lasciava al trasgressore la briga di applicare la legge al caso suo, questi non se ne sentiva colpito e mille ragioni trovava per continuare imperterrito nei suo peccato. Ora Pio X va innanzi piu risoluto ; vuole « sia tolta ogni indeterminatezza nell' interpretazione di al- cune cose gia, comandate » e per la prima volta mette il dito proprio la dove e la piaga. E la piaga gli si palesa si grave, che a suo giudizio non bastano i palliativi, ci vogliono i ferri e subito. « Col differire la difficolta non isminuisce, anzi au- menta, e poiche il taglio e da fare, si faccia immediatamente, risolutamente. » II Papa sembra tutto compreso da questo pen- siero giustissimo, che dove appare lo scandalo, questo non debba essere tollerato neppure un istante, ma subito con- dan nato e rimosso.

II suo cuore, soavemente paterno, sente pero la, difficolta

264 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII

della cosa, sente quali idoii, a molti carissimi, viene egli a strappare di un colpo solo. Ma per cio non s'arresta. Sono impreparati i maestri e i direttori del coro? Si prepareranno ed « a poco a poco la cosa riprender& da se medesima ». Produrra qualche meraviglia la cosa nuova? Non importa ; eessera la meraviglia e « nella perfetta rispondenza della musica aile norme liturgiche ed alia natura della salmodia tutti ravviseranno una bellezza e bont£, forse non mai dap- prima avvertite ». Si vuole obbedienza, ma non materiale e cieca,. si bene spontanea, alacre, illuminata, per quei me- desimi altissimi fini, onde il S. Padre la impone; per I'esempio santo, che soprattutto qui in Roma, deve darsi al mondo in- tero cattolico ; per le ragioni « debitamente apprese, chiare, evidenti, irrefutabili », che ad ogni uomo sensato ne dimo- strano la convenienza e la giustezza. Singolarmente commo- venti sono le parole con le quali il Papa, quale padre spi- rituale delle anime, si ripromette dai suoi figliuoli una tale obbedienza perfetta : « Abbiano tutti fiducia in Noi e nella Nostra parola, con la quale va congiunta la grazia e la be- nedizione celeste ».

IV.

Ne il Papa indica soltanto questo o quell'abuso particolare, questa o quella funzione liturgica, « che abbisogna di un compiuto rinnovamento », ma si estende a deftnire con molta determinatezza e con linguaggio tecnico irreprensibile i ge- neri e le forme dell'arte, che sono da ammettere o da ri- provare.

Niun altro documento ecclesiastico si 6 mai espresso cosi per lo innanzi, e la parola del Papa viene a sciogliere d'un tratto le molte e talvolta acri question! che si agitavano nel mondo, esagerando gli uni per severita soverchia, gii altri per riprenstbile rilassatezza. Non il solo canto gregjo- riano e permesso in chiesa, 116 insierne col canto gregoria no e permessa la sola polifonia della Scuola classica, special-

SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 265

mente romana, ma anche la musica moderna. A dir vero, si aveva gia questa licenza; ma essa deducevasi piuttosto da cio, che condannando la Chiesa certe forme particolari clella musica moderna, come non acconce al culto, si veniva indirettamente a permettere che tale musica, cosi castigata, potesse accogliersi. Ora per la prima volta il Sommo Pon- teflce direttamente consacra, a mo' di dire, la musica rno- derna, e riconosce come anch'essa offra « composizioni di tale bonta, serieta e gravita, che non sono per nulla indegne delle funzioni liturgiche ». E per tutta ragione adduce un prin- cipio generate, grandemente fecondo per le svariate sue ap- plicazioni, e quanti amano la civilta vera godranno di ve- derlo scolpito a caratteri indelebili in un documento pontificio di tan' ta importanza : « La Chiesa ha sempre riconosciuto e favorito il progresso delle arti, ammettendo a servizio del culto tutto cio che il genio ha saputo trovare di buono e di bello nel corso dei secoli, salve pero sempre le leggi litur- giche «.

II Motii Proprlo adunque non opprime per nulla il mu- sicista, non soffoca il suo genio, non taglia le ali ai suoi voli per i liberi campi dell'arte; viva egli pure della vita odierna dei suoni, non sia costretto a parlare il solo lin- guaggio dei secoli tramontati, non si riduca servile imitatore del genio altrui, ma sia egli stesso creatore delle nuove forme che adopera. Solo ricordi che Parte non si fa mai per 1'arte, che deve pero costantemente tenere innanzi gli occhi il fine a cui serve il lavoro suo, divenendo cotal fine anche per lui il necessario ma ragionevole freno, che lo contiene entro i termini doverosi ed imprime alia sua cornposizione quel carattere e quel colore che nel suo genere la rendono perfetta. La musica quando entra nel tempio dev'essere impregnata della sua santita; umile ancella della liturgia, deve acco- glierne le leggi. II musicista, ben compreso di queste duo massime, non trova inceppamento nel motto dantesco : Non mi lascia pih ir lo fren d$ll'arte, ma ispirazione e guida sicura.

266 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICI1

V.

Ma Pio X non indica soltanto i generi di musica am- messi nel tempio ; ne deter mina inoltre la relazione loro re- ciproca e quindi la maggiore o minore attitudine che hanno per se niedesimi a servizio del culto. II canto gregoriano « per la santltd della sua origine e delle sue forme e il solo che la Chiesa propone come veramente suo, e quindi il solo che acco- glie e prescrive nei suoi libri liturgici »; esso « come cosa d'arte ha formato sempre e forma tuttavia Fammirazione pro- fonda di tutti i dotti cultori delle discipline musical! , ed e cosi superiore ad ogni privato gusto riazionale, che tutto il mondo lo accolse e lo accoglie tuttavia come musica veramente uni- vei'sale » l. II canto gregoriano e adunque la musica specifi- catamente propria della Chiesa, perche essa sola presenta in grado perfetto le tre qualita sostanziali della musica sacra, si nettamente e si felicemente indicate nel Matu proprio: la santita, I'arte vera e I'universaUtd. Per tal ragione il canto gregoriano ha diritto intrinseco ad essere proposto quale « supremo modello della musica sacra, » ed il S. Padre non solo ne fa esplicita dichiarazione, ma stabilisce per la prima volta in un documento ecclesiastico la legge direttiva impor- tantissima che ne discende spontanea : Tanto una compo- siziane per chiesa e pin sacra e liturgica, 'quanta pin nel- randamento, nelV ispirazione e nel sapore si accosta alia mclodia gregoriana, e tanto £ meno degna del tempio, quanta piu da quel supremo modello si riconosce difforme.

('on tale criterio e dato subito riconoscere « 1'eccellente bonta, liturgica e musicale » della classica polifonia, specie della Scuola romana, e quanto anch'essa sia degna d; essere presentata insieme col canto gregoriano quale ottimo modello di musica sacra. Rispetto poi alle svariatissime forme che

1 Cosi la £ettera pastorale del 1895.

SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 267

puo rivestire la musica moderna, col medesimo principio di- rettivo oramai non tornera piii tanto difficile lo stabilire quali siano le forme meglio acconce al culto e soprattutto quali dal culto debbano essere perpetuamente bandite. Intanto il Pontefice scende ad un'applicazione della sua regola di si grave importanza, che la storia futura non avra raai parole sufficient! per celebrarne la saggezza e Topportunita. Le forme della musica moderna, egli dice, che nel secolo scorso ebbero tanta voga in teatro, specie in Italia, sono le meno acconce ad accompagnare le funzioni del culto, perch.6 per la loro na- tura presentano « la massima opposizione al canto gregoriano ed alia classica polifonia e pero alia legge piu importante di ogni buona musica sacra. »

Quanto mai viva e la descrizione che di questo stile musicale troviamo nella Letter a pastorale del 1895. Niun altro miglior commento potrebbe darsi al paragrafo del Motu proprio, e conseguentemente nulla di meglio efficace si potrebbe recare a pienissirna giustificazione dei precetti particolari, contenuti nella Lettera aU'Emo Cardinal Vicario.

Quello stile, scriveva il Patriarca di Venezia, « non pre- senta affatto nulla che ricordi il canto gregoriano e le forme piu severe della polifonia; il suo carattere intrinseco e la leggerezza senza riserva ; la sua forma melodica, sebbene sommamente gradita all'orecchio, e sdolcinata all'eccesso; il suo ritmo e quello della poesia italiana nelle forme piu sal- tanti ; il suo fine e il piacere del senso, e quindi non mira ad altro che all'effetto musicale, il quale torna tanto piii gradito aH'orecchio del volgo, quanto piu e manierato nei pezzi di concerto e pni clamoroso nei cori; il suo andamento e il massimo del cosiddetto convenzionalismo, che si scorge sia nella composizione e tessitura dei singoli pezzi, sia nel complesso di uno spartito: 1'aria del basso, la romanza del tenore, il duetto, la cavatina, la cabaletta e il coro finale, tutti pezzi di convenzione, che non mancano mai. E non si aggiunge, che tante volte si presero le stesse melodie tea-' trali acconciandole malamente sul testo sacro ; piii spesso se

268 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII

ne composero delle nuove, ma sempre sulla foggia del tea- tro, o con reminiscenze di quei motivi, riducendo le fun- zioni piii auguste della Religione a rappresentazioni profane, cambiando la chiesa in teatro, profanando i misteri della nostra fede a tal punto da meritare il rimprovero di Cristo cii profanatori del tempio di Gerusalemme : Vos autem fe- ds tis illam spehmcam latronum.

VI.

Con la sua augusta parola Pio X ha dunque messo ter- mine ad un disordine universalmente riconosciuto e lamentato, rigettando dal tempio senza misericordia queste musiche, non solo indegne, ma « per lo piii di si meschino valore d'arte, che non si tollererebbero affatto, neppure ne' concert! di minor con to ». Nulla si perde. Se ne lagneranuo forse alcuni p'ochi, « meno intelligent! », come li chiama Pio X; ma quanti al mondo sono cultori dell'arte vera, quanti sentono la gran- dezza e santita del tempio e la profanita e meschinita delle forme che si vollero far passare per tanto tempo come al medesimo convenient!, o per lo meno non disdicevoli, da- ranno plauso al Pontefice sapiente e coraggioso. Mentre pero con un taglio si risoluto egli chiude un periodo di vergo- gnosa decade nza nella storia della nostra musica sacra, ne apre un altro indubitatamente fecondo di ottimo bene.

Quanto ricca sorgente d'ispirazione viene aperta al com- positore di chiesa da quei semplicissimi accenni, ma pregni di alto significato l, dove la musica e brevemente descritta nelle intime sue relazioni con la liturgia della Chiesa ! La musica 6 solo parte integrante della liturgia; essa dunque deve concorrere a formare un tutto omogeneo con questa. II valore estetico, e quei che piu monta 1'efficacia spirituale

1 Un dotto scrittore inglese, il rev. M. Moloney, parlando del para- grafo del Motu proprio, cosi scriveva nel Tablet del 9 gennaio, p. 48: « It is difficult to know which words to emphasize in this passage, in which every word is pregnant with significance. »

SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 269

della funzione liturgica dipendono, non gia, dal predominio e dallo sviluppo indebito dell'una o dell'altra parte che la compongono, si bene dalla stretta unita, conveniente rispon- denza e giusfca proporzione delle singole parti tra loro e col tutto. La musica pero tra le arti varie a servizio del culto 6 la piii importante, avendo in chiesa 1'officio, quale fine suo specialissimo, « di aggiungere maggiore efficacia al testo liturgico », perch6 « i fedeli con tale mezzo siano piufacil- mente eccitati alia devozione e meglio si dispongano ad acco- gliere in s6 i frutti della grazia » proprii della funzione li- turgica. Or questa e missione sublime assai, viva, parlante; tanto piu nobile quanto piu direttamente 1'arte 6 chiaraata a concorrere al conseguimento del fine stesso della liturgia. Ma tal missione non potra mai essere ben compiuta, se la musica non isgorga, per cosl dire, dal carattere intimo della ceremonia liturgica che accompagna e dairintimo senso delle parole che riveste di note, ridando runo e 1'altro nel miglior modo possibile. Quali nuovi segreti le si rivelano an che solo per questo cosi sapiente ammonimento ! Composiziorii nuove per fattura e per concetto bellissime sorgeranno, ad esempio, per la solennita. del vesperi, dove, 'come insegna il Pontefice, il proprio carattere della salmodia liturgica, che e di ver- setti alternati tra due cori, deve conservarsi ed esprimersi nella fattura del salmo, anche quand' esso 6 tutto per intero composto in musica.

Parimente vi sarebbe che dire assai di quel felice au- torevole richiamo dell'arte a riteraprare i suoi concetti nelle pure sorgenti della classica polifonia e massimamente del canto gregoriano. Quanta ispirazione, quanta vita feconda, quanta novita di forme, quanto improvvisa e non sospettata sicurezza di effotto si scorge nei lavori di quei piu accorti maestri, che gia, a quelle fonti fresche, limpide, salutari si abbeverarono ! Certo il genio personale vi ha parte gran- dissima ; esso pero 6 dono di Dio. Ma anche la, dove il dono 6 concesso in piu scarsa misura, se ne ritrarra sempre si- euro vantaggio, se con istudio costante, con raddoppiata dili-

270 I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII

genza si ricorra a quei supremi modelli. Torniamo all'an- tico, diceva il Verdi, additando il Palestrina; al piu antico ancora, aggiuBge Pio X, restituendo alia Chiesa ed al mondo le melodie gregoriane,

VII.

II fatfco a cui aceenniamo e veramente grandioso e ri- marra piii che mai memorando nella storia del Pontificate rornano. La S. Coiigregazione del Riti lo annuncia con parole che hanno del solenne e che ricordano in certo modo ie brevi ma eloquenti diciture del Liber Pontifical-is, dove gli atti piu celebri degii antichi Pontefici sono tramandati alia memoria del posteri : Sanctissimus Dominus Noster Pius Papa X venerabilem can turn gregoriamim iuxta codicum fidem m pristinum Ecclesiarum usum feliciter restituit.

Feliciter restituit! C' e veramente onde congratularsene la Chiesa e il mondo.

Le melodie liturgiche si perdono, quanto air or^igine, ne' primi secoli cristiani, e nelle loro forme piu semplici contengono senza dubbio un'eco di que' primissimi canti che risonarono nelle catacombe. Svoltesi piii tardi con mag- giore ricchezza e composte in un corpo, furono tramandate dai padri con pieta singolare e venerazione profonda, come cosa santa, ispirata direttamente dal cielo al Pontefice S. Gre- gorio Magno. Roma ne era depositaria e custode gelosa; i codici che le contenevano da Roma erano inviati alle varie Chiese d'occidente e si ricevevano come dono prezioso e si tenevano da tutti in conto di una specie di bibbia musicale, dove a niuno era lecito di nulla toccare od alterare: tradi- zione tenace, che per molti secoli manterine per tutto Tinte- grita e 1'unita materials del canto liturgico, salvo? ben s'in- tende, i guasti provenienti dalle innumerabili trascrizioni dei codici, necessarie a farsi nel corso dei tempi per 1'uso quoti- diano di tante chiese, guasti pero non mai si gravi, che non si potessero serapre correggere, ricorrendo agii esemplari piu antichi e piu puri.

SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 271

Senonch6 lo straordinario rigoglio, a cui giunsero nel se- colo XV le nuove forme della polifonia, soffoco, non gia la tradizione die rimase nei libri, ma Pintelligenza delle me- lodie gregoriane e ne restrinse Puso; cosi che nel secolo se- guente erano esse cadute in si gran dimenticanza e disere- dito, che non se ne aveva piii senso alcuno, fino a trovare « barbarism! e inali suoai », alterazioni di accento ed incom- poste serie di note, proprio la, dove oggi riconosciamo pregi e bellezze recondite di prirn'ordine. II tentativo del Palestrina di rimaneggiare a mo do suo le melodie della Chiesa falll, perch6 Gregorio XIII, che ad una loro revision© aveva dato il permesso, lo ritiro, appena si avvide qua! gaasto se ne sarebbe fatto sotto il titolo di correzione. Interessati specu- lator! ripresero piii tardi I' infelice diseguo-, e sotto Paolo V lo condussero a termine. Ma la Provvidenza iieppure allora permise che quel Papa approvasse Pedizione, sebbene dal medesimo, ad istanza del musici, fosse stata dapprima pro- mossa. Egli abbandon6 P impresa, perche assai male riuscita, e la cosiddetta edizione medicea, fu messa quindi in luce nel 1614 qua! privato lavoro, senza fortona, senza fama, ben presto sepolta nell'oblio, dove rimase tre secoli inter! . La tradizione gregoriana, perdu ta universalmente nel metodo di esecuzione ed in gran parte nelPuso, rimase intatta, almeno in questo senso negative, che Pautorita della Chiesa non la distrusse mai, proponendo con definitiva sentenza altre forme di melodia come forme sue proprie. Qtiindi si confeinuo ancora a parlare di canto gregoriano, a lodarne la bonta e bsllezza, a raccomandarne lo studio e la pratica, senza che si sa- pesse determinatamente qual fosse la sua forma genuina, quali i suoi essenziali caratteri, quale il suo vera metodo di ese- cuzione. I padri anticfri, gli scrittori del medio evo Pavevano lodato come bello, dolce, soave, attraente gli animi a Dio, e tanto era bastante a continuare con le medesime lodi.

La gloria di far risorgere in tutto il loro splendore le melodie della Chiesa era riservata ai tempi a noi piii vicini. L'occasione fu porta dal ritorno che fecero alia liturgia ro-

272 I NUOVl DOCUMENTI PONTIFICII

mana le Chiese di Francia. Lo stretto vincolo, che lega il canto alia liturgia, rivolse allora gli animi alia restituzione eziandio del canto gregoriano, e Pio IX, che di quel ritorno era I'anima, benedisse ed ampiamente incoraggio quei primi studii, specie quando gli venne offerta una prima ediztone del canto tradizionale, quella di Reims e Cambrai, sebbene ancora assai imperfetta, soprattutto nella disposizione dei gruppi e per6 nella divisione ritmica delle melodie, come i suoi me- desimi editori riconoscevano e ne davano avviso al Papa *. In- tanto i Bsnedettini di Solesmes, ossequenti all' invitodiPio IX, continuarono pacificamente gli studii e giunsero a quel raira- bile risultamento che oggi tutti ammiriamo. Essi hanno il yanto di avere riallacciata la tradizione gregoriana a quella non mai iaterrotta del medio evo e dei secoli antecedent! fino a S. Gregorio ed ai primi tempi cristiani.

Leone XIII fa largo di encomio ai benemeriti raonaci, non solo per r opera piena di difficoM e frutto di pazienti studii, ma specialmente per la.loro devozione verso la Chiesa romana « che. sempre giudico doversi avere in sommo onore quel genere di melodie che vanno sotto il nome di S. Gre- gorio Magno » 2, e ripete poscia in piu occasioni le medesime lodi, finche nel maggio 1901, stimo giunto il tempo di rico- noscere piii pienamente la bonta dei loro lavori e di esortare tutti i cultori del canto ecclesiastico a mettersi per la me- desima via, sollerter et liber e, nello studio teoretico e nel- Vuso pratico delle chiese 3.

1 Si veggano i Brevi di Pio IX del maggio 1852 al p. Lainbil- lotte; del 23 agosto 1854 al Vescovo di Arras e all'editore Lecoffre di Parigi, ed il Breve del 24 novembre 1856 al medesimo Vescovo d' Arras. Sono pubblicati dal BONHOMME (Principes d'une veritable restauration du ehant gregorien, Paris 1857) insieme con la lettera del Vescovo, riella quale suppiica Pio IX di non approvare ancora Tedizione presentata, ma solo d' incoraggiaro gli studii, perche si giuuga a frutti piu maturi c perfetti, cio die Pio IX fece ampiamente.

2 Breve del 3 marzo 1884 all'illustre benedettino di Solesmes, D. GIU- SEPPE POTHIER, ora abbate di Saint Wandrille.

3 Breve del 17 maggio 1901 all'abbate di Solesmes, D. PAOLO DE- LATTE.

SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 273

VIII.

Da questo al riconoscere formalmente la tradizione gre- .goriana e al restituirla in tutte le Chiese del mondo non ri- maneva che un passo. Pio X 1'ha fatto : Cantum gregorianum iuxta codicum fidem in pristinum Ecclesiarum usum feli- citer restituit! Ne vi ha dubbio intorno 1'oggetto designate da queste parole, poiche il Pontefice intende veramente « il canto proprio della Chiesa romana, il solo canto ch'essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosanaente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo diret- tamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia •esclusivamente prescribe e che gli studii piii recenti hanno si felicemente restituito alia sua integrita e purezza ». Lo chiama, per la prima volta in un pubblico documento, « canto tradiziouale », « antico canto gregoriano », « antichissimo canto romano », e vuole sia diligentemente studiato nei se- minarii di tutto il inondo, e restituito « largamente nelle funzioni del culto ». Dispone inoltre ch'esso venga introdotto immediatamente in tutti i seniinarii, collegi ed istituti eccle- siastici di Roma, ed ai giovani chierici, che quivi sotto i suoi ocelli s'istruiscono, affida la nobile missione di recarlo un giorno nelle loro diocesi, « come gia altra volta quel canto dalla Chiesa di Roma si era sparso nelle altre Chiese d'Oc- cidente », e subito si ripromette un saggio della diligenza e dello studio dei « carissimi giovani » durante la Messa Pa- pale da celebrarsi in S. Pietro nelle prossime feste gregoriane.

Si opponeva pero una difficolt£i gravissima a tale solenne ristabilimento in tutta la Chiesa della tradizione gregoriana. Dopo le ultime lodi di Pio IX all'edizione imperfetta di Reims e Cambrai, mentre le cose erano messe in tacere e gli studii continuavano nel segreto di un chiostro, di fuori cominci6 ad agitarsi tra' dotti la questione, se veramente fosse possibile un vero e al tutto soddisfacente ritorno alia tradizione grego- riana; molti negavano, e s'accendevano polemiche e nella

1904, vol. I, fasc. 1287. 18 27 gennaio 1904.

274 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII

coscienza del piu si andava insinuando la persuasione che T impresa sarebbe fallita, o per lo meno che non^sarebbesi potuta compiere se non dopo tempo limghissimo. Un potente editore strauiero, approfittando senza dubbio delle accennate inccrtezze, chiese nel 1868 ed ottenne di ris tamp are la povera ed infelice edizione medicea del 1614; la quale a poeo a poco da alcuni musicologi di Germania venue circondata di una aureola fuor d'ogni credere raggiante, quasi contenesse il vero canto romano, e fosse stata promossa nientedirneno che dal Goncilio di Trento, rived uta dal Palestrina per ordine di Gregorio XIII, coinpiuta poi per volere di Paolo V e da questo approvata con Bolle pontificie ed introdotta nell'uso delle Chiese, come edizione autentica ed officiate. Non tardd quindi. ad ottenere quei privilegi e quelle raccomandazioni che tutti sanno.

Ma quando nel 1880 apparve il libro rivelatore di D.- Giu- seppe Pothier Les melodies grfyoriennes d'apres la -tradi- tion e poco stan te nel 1883 il Liber Gradualis iuxta co- dicum fidemf quando la Paleographie musicale di Solesmes comincio a pubblicare in fototipia gli stessi codici gregoriani piu celebrati e ad illustrarli con istudii larghi e profondi, le povere melodie della medicea ebbero un riscontro critico- e scientifico irrefutabile ; non ressero piu al paragone ed ap- parvero, quali Pio X le definisce : « scorrette, alterate, rac- corciate »7 e tutto cosi nialamente, che non possono dare una giusta idea del vero e legittimo canto gregoriano. Quanda poi su document! inediti della piu alta importanza fu messa in luce tutta la vera storia della Medicea, cadde come per in- canto il castello leggendario, che fino allora Taveva sostenuta, e si riconobbero del tutto infondate le ragioni, per le quali tanti privilegi e tante raccomandazioni s'erano richieste. Per altra parte i favori non avevano mai esclusa, n6 potevano in niun modo escludere, la possibilita di un pieno ritorno alia tradizione, come non avevano mai esclusa la tradizione stessa ; si lasciava largo campo agli studii, nulla imponendo, ma solo raccomandando, e questo pure per riguardo alle circostanze

SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 275

delle cose e dei tempi, pro rerum ac temporum circum- stantiis, come dichiara apertamente il nuovo Decreto Sanc- tissimus Dom.innx.

Fu un beue fecondo quest'attitudine dell'autorita eccle- •siastica, perche promosse efficacemerite la pratica del canto liturgico, come meglio si poteva negli scorsi decennii, ed in- sieme accrebbe stimolo e fervore ai dotti cultori del vero canto gregoriano a fine di compiere il piu presto ed il piu perfet- tamente possibile i loro studii.

II Sommo Pontefice stimo di dover toglier di mezzo anche questa difficolta, e con atto di autorita veramente sovrana, per mezzo deiraccennato Decreto, rivoco tutti i privilegi e tutte le raccomandazioni, onde s'erano andate introdu- cendo in passato altre forme di canto liturgico piu recenti, e solo benignamente permise, che queste potessero ancora ritenersi la dove sono introdotte, finche, quanto prima si possa fare, sia sostituito in loro luogo il venerando canto tradizionale 4.

Alcuni in vero avrebbero voluto che al canto tradizionale si desse si libero corso, ma nulla si togliesse od alterasse di quanto era stato disposto circa le forme piu recenti del canto e cio per riguardo all'uso loro, sparso oramai in moltiluoghi. Pero se ben si considerano le disposizioni del nuovo codice giuridico della musica sacra, come le intese il Papa e come le voile insieme congiunte in un corpo compatto di principii e di applicazioni pratiche, quella revoca diveniva una ne-

1 II S. Padre non designa nessuna edizione particolare di canto gre- goriano tradizionale, ed alcuni hanno da cio dedotto^, che prima d'intro- durlo bisogna dunquo attendere che sia fatta un edizione nuova, official e e da approvarsi dalla Suprema autorita, Crediamo di poter affermaro che ad un.a .tale edizione non si pensa punto, almeno per ora, e che forse forso non ci si pensera mai. Abbiamo intanto 1'edizione benedet- tina, gia lodata ed approvata da Leone XIII nel Breve Nbs quidem, ed essa risponde assai bene alle inteiizioni del Motu proprio. Se altri in seguito sapranno fornire edi/ioni di eguale bonta o migliori, queste saranno pure le benvenute. Nel resto Sua Santita non avrebbe imposto immediatameJite ai collegi e seminarii di Roma il canto tradizionale, se non avesse saputo clie gia si avevano alia mano ottimi libri che lo contengono.

276 I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII

cessita logica imprescindibile. Gli studii recent! « hanno si felicemente restituito alia sua integrity e purezza » il canto proprio della Chiesa Romana. Di cio nessun dubbio. Per conseguenza pote questo canto essere proposto autorevol- mente dal Papa; qual « supremo modello della musica sacra », e conseguentemente qual termine di paragone, secondo il quale giudicare della bonta di ogni altro genere musicale ammesso in chiesa. Ora un supremo modello d'arte non puo additarsi in esemplari contro ogni ragione d'arte « scorretti, alterati, raccorciati ». Questi dunque dovevano necessaria- mente essere rimossi e andar privi di quella qualsivoglia autorita, che avevano goduto per qualche tempo. Senza dubbio convien riconoscere, che rimprovviso cambiamento di cose a molti altramente abituati, a quelli soprattutto che vi ave- vano interessi, debba parer duro. Ma innanzi alFonore che il Pontificato romano fa al progresso degli studii dei do'tti ed alle conquiste dell'investigazione critica, e soprattutto poi innanzi al fatto veramente grandiose e mondiale del solenne riconoscimento di una tradizione ecclesiastica, che tutti i tempi cristiani insieme congiunge, devono sparire i particolari in- teressi e le private inclinazioni.

I nuovi documenti poatificii sulla restaurazione della mu- sica sacra segnano nella storia una prima indelebile gloria pel Pontificato di Pio X, e Pio X sotto il suo Codice giuridico della musica sacra puo scrivere fin dal quarto mese del suo governo : Exegi monument um aere perennius.

Resta che i voti dell'augusto Pontefice siano pienamente compiuti, e che il ridonato splendore della musica sacra in tutte le chiese del mondo tragga dal cuore di quanti assi- stono alle sacre funzioni le belle parole, onde il Patriarca di Venezia chiudeva la sua Letter a pastorale : « Oh quanto cari, o Signore; sono i tuoi tabernacoli ! La mia anima vi sospira e vien meno p3r dolcezza nei tuoi atrii santissimi. Quam dilecta tabernacula tua, Domine, virtutum ! Concu- piscit et deficit anima mea in atria Domini (Ps. LXXXIII, 1). »•

IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

E I FONDAMENTI BELLA FEDE

I.

PER LO STATO BELLA QUESTIONS.

II nome di Alfredo Loisy richiama alia mente quel che v' ha di piu nuovo e di piu ardito ne' concetti stessi fondamentali del Cristianesimo. Ah! il Cristianesimo e pur sempre quel che piii appassiona le anime ; la buona novella, recata da Gesu Cristo al mondo, agito ed agitera sempre lo spirito umano il quale, non appagato, anzi giustamente stance delle apparenze feno- meniche del mondo sensibile, vuol sapere quel che" si cela attraverso la cortina de7 sensi. E torna quindi, sempre con nuovo ardore, sia col nome di gnosi, come ai primi tempi cristiani, sia col nome di teologia, come ai tempi de' Padri e della scuola, sia col nome di critica, come ai tempi nostri, torna sempre, dieiamo, a studiare e ruminare la parola di Cristo consegnata alle carte del breve volume degli Evangeli; poich6 tutti credono che ivi sia contenuta T unica parola di conforto, Tunico raggio di speranza che brilli pe' mortali. II che sarebbe davvero consolante, se quello studio si facesse a dovere. Ma qui e la difficolta ; poiche, ritenuti i concetti del Loisy, si puo veramente dubitare se con essi si e ancora cri- stiani. II Loisy, dopo THarnack, anch'esso si 6 accinto ad una quasi revisione to tale de' fondamenti del Cristianesimo. Ma Tha fatto egli a dovere ? Ecco la dimanda che giustamente si fa da tutti, e che vogliamo fare ancor noi, come scrit- tori cattolici. L' Harnack concluse che il Cattolicismo era una giunta arbitraria alFEvangelo, il Loisy lo dice solo un scguito necessario; 1'Harnack trovo la quintessenza del Cri- stianesimo nella paternity, di Dio, il Loisy sembra trovarla

278 1L VANGELO DI ALFREDO

nel regno messianico futuro, dopo la risurrezione. Che cosa sono quest! ed altri enigmi?

I libri del Loisy sono stati condannati da Roma ; ma la condanna suppone F errore. Fa d' uopo additarlo a chi la debolezza della vista intellettuale impedisse il vederlo ; af- fluent non si verifichi il malefico augurio che faceva, poco dopo la condanna, un seguace della scuola del Loisy : « II pensiero che egli ha seminato cosl largamente nei solchi della gioventu ecclesiastica contemporanea maturera in seguito l. » II far conoscere Ferrore e impedire che germogli.

Dunque esaminiamo. E, sopratutto, cerchiamo prima di intender bene la mente delFautore e lo stato della questione.

IL

II Loisy, innanzi tutto, si dice storico, e ripetutamente afferma'volersi occupare solo di storia o esegesi storica. Ma no ; come tutte le anime non volgari, egli e, al contrario, appassionato per il sistema che si sprigiona dalla storia, il quale nel caso nostro e la teologia. Anzi, una specie d'istinto lo tira alia specolazione filosofica, e i suoi due ultimi libri toccano indubitatamente quel che v'ha di pi ft fondamentale e teologico nella Religione cristiana. « Basta aver letto due linee del Loisy, dice egregiamente il p. Lagrange, per ve- dere il fascino invincibile che Fattira verso i -problem! teo- logici 2. » Basta legger la prefazione alF ultimo suo libro :?, per iscorgervi come la sua mente e travagliata non per setn- plici fatti storici, che non abbiano nulla a fare coi problem i teologici (com7 egli talora affetta di dire), ma proprio per questi problemi stessi, p. es. dello svolgimento de' dogmi, della di- vinita di Gesu Cristo, della redenzione, della certezza dei fatti evangelic!, delF istituzione della Chiesa(p. XXIII, XXIV). La storia, di fatto, non 6 per lui se non un antecedente per

1 Giornale d< Italia, 27 dec. 1903.

2 LAGRANGE, Revue biblique, apr. 1903, p. 92.

3 A. LOISY, Autour d'un petit livre, Paris, Picard, 1903.

E I FONDAMENTI DELLA FEDE 279

arrivare alia conseguenza teologica. E ben vero che egli parla spesso di pura storia, di volere stare sul campo storico, di impensierirsi solo della storia e punto della teologia e ripete che « come il naturalista non nega Dio, raccontandociil mondo, cosi lo storico non distrugge la divinita di Gesu... raccontando il suo ministero nolle umili condizioni della sua realta » (p. 11). Ma elleno son parole, poiche spesso la teologia e la storia si confondono in una sola cosa reale, restando solo la distinzione de' concetti ; altre volte poi e cosi breve il pafsso che la mente lo trascorre quasi per istinto, per legge di logica inerente all' intelletto. In fatti, se voi dite che Gesu di Nazareth se- rondo la storia e un 'semplice uomo (p. 111-114), la mente conclude subito : dunque non e Dio ; con tuttoch6 voi vi af- fanniate poi a dire che e Dio secondo la fede e che la divi- nita di Gesu Cristo « non e un dato della storia, ma un dato della fede » (p. 162). Se voi asserite che « la risurrezione del Salvatore non e propriarnente un fatto d'ordine storico... e che essa non e dimostrabile, ne dimostrata per la sola testi- monianza storica » (p. 169), la gente, non avvezza alle sot- tigliezze, conchiudera. tosto col suo buon senso : dunque Gesu Cristo non e risuscitato; e avete poi un bel grjdare che pero tal fatto si deve credere per la fede, e che voi parlate solo da storico, ne intendete affatto toccar la teologia. Ma chi vorra mai una fede e una teologia che e priva di fondamento storico ? Questo sarebbe un mero Kantismo, in cui 1' intelligibile esepa- rato dal sensibile con una barriera insormontabile. Se voi dite che la Chiesa, storicamente considerata, « e stata fondata dalla fede a Cristo » (p. 172) e che « per lo storico la Chiesa fa seguito al Vangelo di Gesu, ma non e formalmente nel Van- gelo )> (p. XXVI), rnolti concluderanno subito : dunque la Chiesa nan fu fondata da Gesu Cristo stesso. Se voi dite che Gesii s' inganno, predicando imminente il regno escatologico (p. 68), tutti concluderanno : dunque per il Loisy e finita la scienza divina di Gesu e la divinita. stessa di lui ; ne vi suf- fraghera- il dire che voi parlate da storico.

280 IL VANGELO DI ALFttEDO LOISY

III.

Quindi Taffermazione ripetuta tante volte dall'esegeta fran cese, lo mi occupo solo di storia, puo essere uno scherzo di cattivo genere. E fu un vero scherzo, anzi scherno, quando, per tutta sottomissione alia condanna del suo primo libro fatta dal Gardinale di Parigi, egli scrisse : « Quello che non v'era nel mio libro non poteva essere ritrattato. lo pero con- danno ben volentieri tutti gii errori che altri avevano de dotto dal mio libro, ponendosi, nell'interpretarlo, in una vi- suale differente da quella in cui mi era posto io nel com- porlo » (VII). Ah! egli condanna volentieri gli errori degli altri, non i suoi ! Come? Tu dtai coll'accetta al tronco del- Talbero, e a chi muove lamenti del susseguente disseccarsi delle foglie, rispondi : Che colpa ne ho io, se neppure ho toc- cato le foglie? Tu levi la base marmorea ad una statua, e a chi muove lagnanze della caduta di questa, rispondi : Io mi occupo solo di trasportare marmi, non di tener in piedi le statue? Tutto ci6 non 6 serio. Fuori di metafora : le basi del Cristianesimo sono alcuni fatti storici ; base della divinita di Gesu Cristo e il fatto storico che egli s'6 annunziato Figlio di Dio comprovandolo co' miracoli ; base della fondazione di- vina della Chiesa 6 il fatto storico contenuto nei detti e nelle opere di Gesu narrati dai Vangelisti riguardo a tal fonda- zione ; base della fede nella risurrezione di Cristo e il fatto storico pur narrato dagli stessi Vangelisti. Togliere quindi quelle basi 6 tcgliere per conseguenza direttissima la cre- denza cristiana a que' dogmi, e non v'e scusa che valga.

Questa risposta dunque, con cui egli si affenna irrespon- sabile delle conseguenze delle sue asserzioni storiche, non regge, n6 giustifica il Loisy ; e se egli Tha data in qualche pagina del suo ultimo libro, pare che sia quasi soltanto per farsi beffa de7 teologi e metterli un poco in impaccio, come chi si diverte nella scherma. Seppure non voglia dirsi che egli pro- fessi, come accennammo, il piu aperto Kantismo, in cui Tin-

E I FONDAMENTI DELLA FEDE 281

telligibile non ha aicun legame col sensibile, e in cui la fede e separata dall'oggetto vero e reale. II che ci darebbe una filosofia ed una religione incredibili.

Quindi, una sola risposta giustificherebbe il processo lo- gico deU'erudito esegeta, e sarebbe questa : E vero, le mie ricerche storiche sui fondamenti del Cristianesimo riescono a tali risultati, donde apertamente con segue la falsita di que' supposti dogmi. Ma che colpa ne ho io? Non posso io cambiare i fatti e far si che non sieno tali. Che colpa ne ho io7 se Gesii non sapeva di esser Figlio di Dio? Se s'illuse sulla prossima venuta del suo regno finale? Se non penso a fondare la Chiesa? Se i Vangelisti in molti punti non ri- trassero il pensiero di Gesu e in sua vece introdussero le idee della Chiesa nascente ? Se le prove della risurrezione non sono convincenti ? - - Un simile discorso in tal caso, non avrebbe, certo, la nota di ridicolo; anzi sarebbe grave e gravis simo. Ma allora il Loisy prenderebbe I'atteggiamento solenne di richiamare il Cristianesimo ad un severissirno esame, ed i suoi scritti, come altri disse, sarebbero una grande sfida. E, pur troppo, questo e veramente il significato latente e talora anche esplicito degli ultimi due suoi libri nominati di sopra* Questo si legge tra tutte le linee delle 234 pagine dell' Evan- gile et I'Eglise e delle 290 pagine dell'altro, Autour d'un petit livre.

Posto cosi Io stato della questione, com'e veramente, si puo dimandare:. Ma quel che il Loisy chiama storia, 6 ve- ramente tale? E egli storicamente vero che Gesu non si disse Figlio naturale di Dio ? che i Vangelisti non ritrassero fe- delmente i pensieri e i fatti di Gesu? che questi s' in- ganno sulla venuta del suo regno finale? che sorpreso dalla morte, non pote neppure pensare a stabilire una Chiesa e i sacramenti? che le prove della sua risurrezione non sono- concludenti storicamente? E egli vero tutto questo? Ecco r umca questione che da valore serio a chi legge il libro del Loisy; questione pero, la cui soluzione, lungi dal formare la sua difesa, formera la sua condanna. Egli e come chi dicesse

282 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

che, essendo caduto il sole, il inondo si e oscurato. Non ab- biamo nulla a ridire contrc il processo logico del discorso ; ma abbiam diritto di sapere, se Tasserzione dell'antecedente e vera. Ora, tornando al Loisy, rispondiamo che tali as- serzioni del Loisy sono altrettante falsita storiche. N6 temiamo smentite, avendo dietro a noi diciannove secoli di studii. Che se il piglio de' razionalisti e de' semirazionalisti e nuovo, la sostanza e vecchia quanto il Cristianesimo. Si rinfranchino dunque i semplici, che non v'6 nulla a temere.

Messo in sodo lo stato della questione, che e una revisions totale del Cristianesimo, entriamo dentro alle secrete cose : 1°) ricostruendo fedelmente il Vangelo dell'esegeta francese ; 2°) confrontandolo col Vangelo di Gesu Cristo, ove si con tengono i fondamenti della Fede.

IV.

IL VANGELO DELL'ABATE LOISY.

1. II Regno de' deli. -- II punto di partenza della nuova i nter pretazione del Vangelo e il modo d' intendere il Regno de' deli o Regno di Dio.

II concetto del Regno de' deli, secondo il Loisy, e tutto escatologico ; ossia, e quell' impero di Dio sugli uomini che comincera colla gloriosa venuta del Figlio deH'uomo ossia di Cristo sulla terra, quando, distribuiti a tutti il premio e il castigo, Dio regnera co7. suoi Santi. E tutta la predicazione di Gesu Cristo, a detta di lui, si riduce a questa: « Fate penitenza che il regno de' dell e vidno » (Matt. IV, 17). <( Quando il Sulvatore, dice il Loisy, manda i suoi apostoli a predicare, gli evangelist! intendorio la penitenza; e il mes- saggio loro affidato da Gesu non contiene altra formola che questa, II Regno de' deli e vidno, formola che sembra con- tenere tutta T essenza del Vangelo T. » E altrove: « L' idea del regno celeste non e altro che una grande speranza, e

1 L'EvangiU et VEglise, Paris, Picard, 1903, p. 5.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 283

appimto in questa spcranza lo storico deve mettere 1'essenza del Vangelo, a costo di sbandire dal Vangelo ogni cosa so- stanziale; poiche nessim'altra idea prende tanto posto e un posto tanto alto nell' insegnamento di Gesu » (p. 7) l.

Ma, si dira, il Regno di Dio o Regno de7 cieli, predi- cate da Gesu Cristo, non comprende forse due stadii, come finora si era detto? cioe, uno iniziale qui in terra, e uno fi- nale od escatologico oltre il giudizio ? No, risponde il Loisy; il Regno de' cieli e esclusivamente escatologico. « Si puo par- lare, dic'egli, della venuta del regno, conic d' un fatto che corona la storia, e che non si confonde in niuna maniera colla conversione di coloro che vi sono chiamati » (p. 8). L'idea del regno de' cieli « riguarda e non puo riguardare se non 1'avvenire, come conviene alia sua natura di speranza ; e questo avvenire non e aftatto la condizione prossima dell'uomo in questo mondo, ma il rinnovamento del mondo, il rinno- vamento dell'uman genere nella giustizia e nella felicitk eterna » (p. 8).

Alia difficolta che si pu6 fare (e non 6 solo difficolta, ma verita certa, come poi vedremo) che il regno de' cieli for- malmente preso, anche nel concetto di Gesu, ha due stadii, uno in terra, Vimpero spirituals di Dio sulle anime, 3'altro escatologico, finale, rimpero di Dio giudicante e sanzionante, il Loisy risponde negando che questo stadio terreno sia pro- priamente il regno de' cieli o il regno di Dio, quello annun- ziato da Gesfr Cristo, ma esso e solamente una « speranza »? « una preparazione immediata e diretta airarrivo del regno » ; il regno propriamente detto, die' egli, « non si confonde af- fatto con la conversione di coloro che vi sono chiamati » (p. 8); « Cristo non confonde mai il regno con la remissione de' pec- cati, ch6 e solamente la condizione per esservi ammesso » (p. 14); « il regno e propriamente la felicita eterna » (p. 11); « il regno e un fatto che corona la storia » (p. 8); esso e quel regno che intendevano i profeti e il popolo a cui parlava, e Gesu « non si e punto presentato qual rivelatore d'un prin- 1 Le pag-inc si riferiscono sempre all'ultimo libro citato.

284 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY

cipio nuovo » (p. 12, 13); « da per tutto, il Vangelo e subor- dinate al regno propriamente detto » (p. 76). Dunque, secondo il Loisy, il Regno de' deli del Vangelo e un regno che co- mincia dopo la fine del mondo; questo, e non altro, insegno e predic6 Gesti Cristo ; questo fu, come a dire, anche la pa- rola d' or dine data ai suoi apostoli.

V.

2. Gesu Cristo e la venuta del regno de' cielL Dopo il detto, il Loisy passa ad un secondo punto, che egli, natu- ralmente, chiama storico; ed e questo, che (res a Cristo cre- deva esser prossima ed immediata la venuta di questo regno, doe prima della sua morte, ma che fu sorpreso inopinata- mente da essa; e allora, perduta ogni speranza, si persuase che il detto regno verrebbe dopo la sua morte. Abbiamo sottolineato questa tesi complessa, che e secondo lui; un altro pezzo di storia evangelica, che egli trova bell' e tatta, e di cui, poveretto, non ha colpa alcuna, come vogliono il Card. Arcivescovo di Parigi ed altri Vescovi di Francia, i quali tirando delle conseguenze, condannarono il libro. Quanto a s6, egli scrive che « aveva analizzato 1' insegnamento di Gesu riguardo al Regno de' cieli e la sua prossima venuta, e non tirava nessuna conclusione rispetto alia questione teo- logica sulla scienza di Cristo *. » Dunque la coipa non e sua se Cristo con quell' inganno fa la figura di un profeta da stra- pazzo e se i teologi si veggono rovinare la loro teoria sulla scienza di Gesu.

Or come prova il dotto esegeta la sua tesi? Crede di provarla dalle parole di Gesu Cristo : « il Regno del cieli 6 vicino »; dalla sentenza di Lui onde assicuro i suoi discepoli « che molti di essi saranno ancora in vita, quando arrivera il regno » (p. 5) 2; dal non avere Gesii prescritto niuna norma disciplinare, appunto in vista della prossima fine del mondo

1 Autour (Tun petit livre, p. VIII.

2 L'Evangile et V Eg Use.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 285

(p. 24) ; dalla predicazione di Lui di lasciar tutto in effetto, non solo in affetto, come immaginarono poi, egli dice, gli asceti cristiani (p. 25). Gesu era in somma tutto preso dal- Tidea della prossima venuta del regno di Dio, donde derivo la sua « suprema indifferenza per tutti gl'interessi umani, che 6 il fondo stesso del Vangelo. Perche mai impensierirsi d'un diritto quando si 6 cosi vicini alia giustizia eterna? » (p. 31) - - Ma si dimanda : Come ! E la sublime morale del Vangelo? E la conoscenza di Dio fornitaci da Gesu? E la scienza e la civilta provenienti dal Vangelo, come s'accor- dano con tali dottrine? -- Ah! risponde 1'esegeta francese, « quanto differisce la verita della storia dalla teoria che si escogita con tanto ardore e convinzione! » (p. 34)...; « la ri- voluzione morale ciie Cristo avrebbe voluto operar nel mon- do... egli non 1'ha concepita fuori dell'idea della prossima venuta del regno..., n6 egli 1' ha presentata come un'opera di un lento progresso » (p. 35, 36;. « II messaggio di Gesu si racchiude tutto nell'annunzio del prossimo regno e nel- 1'esortazione alia penitenza, per aver parte al regno. Tutto il resto, di cui s'impensieriscono gli uomini, e come se non esistesse » (p. 36, 37). Cosi 1'esegeta.

Ecco, secondo lui, il vero stato delle cose. « Lo storico, dice, deve resistere alia tentazione di modernizzare 1'idea del regno de' cieli (modernizzare sarebbe fare del Regno di Dio due stadii, uno in terra e uno in cielo). Se i] teo- logo crede dovere interpretarlo in modo da adattarlo alle condizioni del tempo presente, padrone ; purche non confonda il suo commento col senso primitivo de' testi evangelic! » (p. 22). Cosi, se, secondo 1' Harnack (contro cui scrisse 1'au- tore) 1'essenza del Cristianesimo 6 la paternita di Dio; se- condo il Loisy, e I'annunzio del regno prossimo escatologico, annunzio che per giunta fu sbagliato, poich& quel regno an- cora non 6 venuto. E metteva conto scrivere un libro con- tro 1' Harnack? Affe che 1'essenza del Cristianesimo proposta dal razionalista supera di molto quella proposta dal sacer- dote che dicesi cattolico !

286 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

Freniamo ancora per poco lo sdegno die eccitano tali inaudite dottrine, le quali si spacciano per istoria, e vediamo ora che cosa insegni Terudito esegeta sulla persona di Gesu Cristo; pereh6 finora noi non facciamo propriamente una confutazione, ma esponiamo solo il Vangelo del Loisy. Che se gia I'esposizione arieggia a confutazione, 6 la natura delle cose che parla da se.

VI.

3. Gesu Cristo Messia. Nessuno finora ha dubitato che Gesu Cristo fosse il Messia e che egli si fosse creduto tale, Ma non 6 cosi nella radicale revisione del Cristianesimo fatta dair abate Loisy. Gesu, al dir di lui, non era Messia in atto, ma solo in isperanza. « Nulla ci vieta il dire, egli afferma, che Gesti. stesso, quando comincid a predicare il Vangelo, non si te- nesse solo per messaggero e profeta del regno, ma di esserne altresi il principale agente e il capo predestinato » (p. 52, 53); cioe il Loisy accetta per grazia che Gesu potesse solamente dirsi un profeta, un precursore al regno messianico ; ma nega che potesse dirsi proprio Messia. Poiche, egli dice, « il mini- stero di Gesu era tutto cosa preliminare al regno de' cieli e al compito proprio di Messia » (p. 53). Quindi spiega meglio la sua idea : a In un senso Gesu era il Messia e in un senso non era ancora. Egli era Messia in quanto che aveva la vo- cazione personale a reggere la nuova Gerusalemme (puta caso un pretendente che, non essendo ancora re, sard re piu tardi). Ma non era ancora Messia, perch6 la nuova Geru- salemme non esisteva ancora e non v' era luogo all' eser- cizio del potere messianico. Gesti aveva dunque dinanzi a se la prospettiva della sua messianita » (p. 53). E a chi oppo- nesse alFerudito esegeta la risposta di S. Pietro, in cui questi lo dichiaro Messia e Gesti Tapprov6, egli risponde franca- mente che Gesu non voile gia, dire che egli fosse Messia in atto e « nell'esercizio del suo officio messianico, ma solo che egli era la persona designata a quelPofficio » (p. 54). Ma, si dira:

E I FONDAMENTI DELLA FEDE 287

E Gesu non fu gia condannato per essersi dichiarato Messia dinanzi alia Sinagoga? Ah! risponde 1'esegeta : Non per questo ; ma perch6 « solamente die' a vedere ove tendeva la sua predicazione e qua! posto egli rivendicava a se nel regno annunziato (futuro) » (p. 52). Altrove ripete la stessa dottrina, dicendo die Gesii Cristo non poteva dichiararsi Messia, perche non era tale, e perche « la sua predicazione non era affatto officio messianico, il quale officio, come tale, non doveva esercitarsi se non piu tardi, al momento fissato dalla Prov- videnza » (p. 55). « Di qui s; intende, ragiona egli, come la Chiesa apostolica abbia insegnato che Gesu e diventato Messia (Cristo) e Signore per la risurrezione, cio6 per il suo ingresso alia gloria celeste e che la Chiesa stessa abbia aspettato pari- mente non gia il suo ritbrno in terra, ma la sua venuta come Messia ; poich6 il suo ministero terrestre non era ancora con- siderato come officio messianico » (p. 55). Veramente, piii sopra 1'autore aveva detto che il regno messianico comincerebbe dopo il giudizio universale, essendo quel regno la corona delta storia; ora dice che comincio dopo la risurrezione di Cristo. Pero, maiora premunt, e tiriamo innanzi neila rico- struzione del nuovo Cristianesimo.

Assodato dal nuovo revisore del Vangelo che Gresu Cristo non era qui in terra un vero Messia, per la semplice ragione che qui in terra non esisteva nessun regno messianico, e che egli era un Messia solamente futuro o un pretendente al regno avvenire, Tesegeta dimanda quando nacque in Gesii la co- scieiiza di esser Messia futuro. Chiediamo venia ai teologi di pur trascrivere simili dimande; ma essi sanno bene che il Loisy nella sua strada non s'occupa ne di teologi, 116 di teologia, anzi afferma di non voler cedere alia tentazione d'interpretare i testi « modernizzandoli », ossia spiegandoli come i teologi. Ora, alia dimanda ecco che cosa risponde: «La tradizione piii antica sembra avere spiegata o figurata (Ja for- mazione della coscienza messianica di Gesu) per mezzo d'una rivelazione che sarebbe avvenuta aH'occasione del battesimo l^i nel Giordano » (p. 55). Al momento del battesimo dunque^

288 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

probabilmente, sccondo lui, Gesu seppe la prima volta che egli nel regno messianico sarebbe per essere il Messia. E se

10 seppe allora, ne segue che prima Tignorava. Che se altri deduce da cio che quindi, secondo tale esegesi, Gesu Cristo non era onnisciente e che non era Dio, il Loisy protesta contro tali conseguenze che gli si vorrebbero attribuire e contro coloro che « prendono per sistema teologico cio che e sem- plicemente un modesto saggio di costruzione storica » (p. VIE) l. E bene intanto far noto ai lettori quest'altro pezzo di storia,

VII.

4. (resit Cristo, Figlio di Dio. - - Vediamo ora che cosa rimane a Gesu Cristo della sua figiiuolanza da Dio e della sua divinita, nel Vangelo del Loisy. Egli dedica un capitolo a parte a tal questione, anch'essa fondamentale.

Pur troppo la figiiuolanza di Gesu da Dio non ha avuta miglior sorte della sua messianita. Innanzi tutto comincia a dire che nel Vangelo il titolo di Figlio di Dio era, per i Giudei, per i discepoli e per Gesu stesso, eguale a Messia. « Si tro- verebbe nel Vangelo piu d'un passo, donde vien fuori che il titolo di Figlio di Dio era per i Giudei, per i discepoli e per

11 Salvatore stesso I'equivalente di Messia » (p. 42). Quindi cita varii passi ove al titolo di Messia s'aggiunge subito quello di Figlio di Dio, il qua! titolo sarebbe, al dir dell'autore, un titolo dichiarativo. Aggiunge inoltre che, come gia disse della coscienza di Messia, cosi anche la coscienza della figiiazione da Dio in Gesii fu frutto d'un lavoro interne: « Quale che sia stato il lavoro in tern o che ha prodotto questa coscienza della figiiazione da Dio, £ certo che tutti coloro che ascoltarono Gesu, amici o nemici, hanrio identificata quella figiiazione alia coscienza, ossia alia pretensione messianica. Ed 6 molto temerario sostenere oggi che il significato essenziale del ti- tolo Figlio di Dio fosse stato per Gesu stesso altra cosa dalla suddetta » (p. 43). L'autore quindi segue a scandagiiare quale

1 Autour d'un petit livre.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 289

delle due in Gesu sia stata prima o la coscienza della figlia- zione da Dio o quella della messianita (ossia, dignita di vicario del regno di Dio) ; e risponde cosi : « II critico puo congettu- rare che il sentimento flliale (comune) e preceduto ed ha pre- parata la coscienza messianica. Essendosi Tanima di Gesu elevata per mezzo della preghiera, della confidenza e del- 1'amore al piu alto grado d'unione con Dio, ne sorse, come corona di questo interno lavoro, T idea della vocazione mes- sianica. Ma il titolo di Figlio di Dio (specials) appartenendo esclusivamente al Salvatore, equivale a quello di Messia e si confonde con le qualitA di Messia; cioe, appartiene a lui, non per ragione delle sue disposizioni interne e delle sue espe- rienze religiose, ma per ragione del suo compito provviden- ziale e come all'unico agente del regno celeste... Gesu si dice unico Figlio di Dio in quel grado che si dice Messia. Lo sto rico concludera da cio, ipoteticamente, che egli si credeva Figlio di Dio (speciale) dopo che si cred& Messia. L' idea della figliazione divina era legata a quella del regno ; ella non ha significazione propria rispetto a Gesu, se non per riguardo al regno che doveva fondare. Cosi, anche quelli che credono al Vangelo, la qualita di Figlio di Dio non e senza riguardo alia speranza del regno che il Padre ha loro destinato ; molto piu quando si tratta dell' unico ordinatore del regno » (p. 57).

Ecco due primi passi nello studio o vogliamo dire rico- struzione storica evangelica della persona di Gesu Cristo, secondo il Loisy: a) Figlio di Dio e uguale a Messia; b)\& consapevolezza d'esser Messia sorse in Gesu per un interno lavorio.

Questi due punti e quel ripetersi dal Loisy con tanta in- sistenza che Gesu Cristo era Figlio di Dio solo in quanto era Messia, fara crollare il capo a piii d'un teologo, che diman- dera : In somma, Gesu Cristo era o non era Figlio di Dio naturale, secondo il nostro esegeta?

La risposta di lui non e categorica, ma neppure e diffi- cile a capirla. Comincia con dire : Oh ! e inutile far certe question! ; « non si tratta di metterci qui a fare una profes-

1904, vol. 1, fasc. 1287. 19 29 gennaio 1904.

290 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

sione dottrinale riguardo alia persona di Gesu e al suo officio. Gesu, del resto-, no a ha mai enunziata uiia formula dogrna- tica, ue sul regno e molto rneno sulla sua persona. Chi erede al suo messaggio, crede aache alia sua legazione, e la sua grandezza gli deve esser manifesta dalla grandezza del regno promesso. Era inutile di fare pompa d'uiia defmizione teore- tica » (p. 60), Inoltre, rispondendo airHarnaek il quale mette la figliuolanz-a divina di Gesu Cristo solo in cio che Gesii co- no-bbe meglio di tutti Dio e lo rivelo agii uomini, scrive: No, non 6 in questo la figliualamiza divina di Gesu, ma in eio che egli 6 il vicario di Dio n-el suo re-gno ; « Colui 6 il Figlio per eccellenza, non gi& perche ha eonoseiuto la bonta del Padre e r ha rivelaita, si bane perehe 6 Funieo vicario di Dio per il regno de' cieli »• (p. 57).

Dunque, ae, gius.fea 1' esegeta francese, Gesu 6 Figlio di Dio solo per ragione deH'ufncio naessianico, sembrano venirne due conseguenze ; prima, che Gesiii 6 an fig-Mo adottivo, sia pure mi figlio adottivo per eccellenza cosi detto per ragione d?un alto ufficio ; s-econda, che que&ta figliuolanza eomincer^b alia venuta del regnor come alia venuta del regno eomincia la messianita.

A sfuggire queste consegueuze, che procedono imme- diatamente dalle asserzioni del Loisy, questi avrebbe un unico effugio, e sarebbe il dire, che la messianita futura di Gesu & solo il iiiotwo per cui alia sua uatctra. umana si fosse unita la persona del Figlio di Dio, non gia che la messianita fu- tura di Gesu sia la causa for male della sua figiiuolanza di Dio.

Or ehe dice r esegeta? Non ispiega per nulla il suo pen- siero ; quindi la sua teoria rimane molto sospetta. Gi& prima aveva detto che Gesii s' era ingannato sulla venuta del re- gno, avendolo creduto prossimo ; ora aggiunge (e lo ripete con moita insistenza) che la sua figliuolanza di Dio 6 un ti- tolo dipendente dalT ufficio di Messia e che Messia non fu, se non dopo la sua morte. Ma queste due cose stonano e stridono immensamente in uu Gesu, in cui la natura umana

E I FONDAMENTI DELL'A FEDE 291

fosse unit a alia persona del Figlio di Dio. Quindi, a dir poco, nella ricostruzione storica evangelica del Loisy e cosa molto sospetta e dubbia se Gesu Cristo sia Figlio naturale di Dio.

VIII.

Pero? v?& un altro modo per conoscere e sorprendere ii pensiero del Loisy sul valor e delia figliuolanza divina che egli atfcribuisce a Gesii Cristo.; cioe, il vedere se egli am- mette che, secondo il Vangelo, Gesii abbia la natura divina e quindi sia Dio. Poiche, chi dice Figlio naturale di Dio e natura divina, dice una cosa identlca. Or7 che risponde egli a tal questione? Nuovamente con dubbii e distinzioni. Am- mette si che i cristiani credono che Gesu Cristo e Dio ; anzi di piu ammettec&e Gesu si deve creder Dio per fede: « Cri- sto e Dio per la fede » (p. 155); « la divinita di Cristo e un dogma che e cresciuto nella coscienza cristiana » (p. 117) ; ma nega che nel Vangelo Gesu Cristo sia dato per Dio ; cioe nega che il Gesu storico sia Dio, Ecco le sue parole : « La divinita di Gesu non e un fatto della storia evangelica, di cui si possa verificare criticamente la realta ; ma... una cre- denza, intorno a cui lo storico non pu^> far altro che verifi- care rorigine e lo sviluppo. Questa credenza apparterrebfee airinsegnamento di Gesu, e anche lo storico dovrebbe rico- noscerla, se il quarto Vangelo fosse un'eco diretta della pre- dicazione del Salvatore... Ma il quarto Vangelo e un libro di teologia mistica, ove si ode la voce della coscienza cri- stiana, non il Cristo storico L. » Dal che si vede ancora che, secotido il nostro esegeta, i Sinottici non ci danno Gesu Cri- sto per Dio e clie il Vangelo di S. Giovanni non 6 storico : due errori palmari,, special meate ii primo; errori, non solo teologici, ma storici, che ax3eenaiamo solamente e tiriamo in- nanzi 2. Altro ve insegaa che « Cristo e Dio per la fede »

1 Autour d'un petit livre, p. 130.

2 Vedi E. POLIDORI S. I., L'autore del quarto Evangelo rivtndicato, Roma, « Civil ta Cattolica » , 1903.

292 1L VANCE LO DI ALFREDO LOISY

(p. 155), e che egli « 6 vissuto sulla terra nella coscienza della sua umanita, ed ha parlato secondo questa coscienza... I suoi discorsi, la sua condotta, 1'attitudine del suoi discepoli e quella de'suoi nemici, tutto mostra che Gesu Cristo era uomo tra gli uomini, in tutto simile ad essi, eccelto il peccato » (p. 116, 117). Ma si dimanda: Fu uomo, eccetto anche la divinita? Precisamente, ripiglia il Loisy, egli fu uomo « eccetto ancora, si deve aggiungere, il mistero intimo e indefinibile del suo rapporto con Dio » (p. 117). Questo mistero della divinita, dunque, sembra alieno da Gesu, come il peccato, secondo il Loisy. « La divinita di Cristo, poi soggiunge, e un dogma che e cresciuto dopo nella coscienza cristiana » (p. 787) « Gesu 6 entrato nella storia degii uomini come uomo, non come Dio » (p. 11).

Ma si chiedera : Come mai un Gesu, il quale essendo vivo qui in terra non fu Dio, divenne poi Dio dopo morte? Dovra forse dirsi che, morto Gesu, la sua natura umana si unl al- lora colla persona del Figlio di Dio e percio divenne Dio ? Non crediamo che cosi Pintenda il nostro esegeta; perch6 questa non sarebbe davvero storia, e sappiamo ch'egli per la storia sacrificherebbe la vita, nonclie ogni altra cosa. Ma allora, come pote quel Gesu, semplice uomo, esser creduto Dio dopo morte, se niuna sfcoria ci narra che dopo morto quella natura umana sia stata unita ad una persona divina? Mistero...!

IX.

Pero il Loisy ci crede, e ne racconta anche la genesi; poiche ogtii mistero alia fin fine 6 un fatto, soprannatu- rale, si, ma un fatto, del quale pu6 narrarsi la storia della sjia manifestazione. Eccola, secondo il nostro esegeta: « Pro- gressivamente, ma assai presto, per lo sforzo spontaneo della fede, cioe per presentarsi al pubblico con una de- finizione di s6 stessa e per T esigenze natural! della pre- dicazione, spunto T interpretazione greca del messianismo

E I FONDAMENT1 BELLA FEDE 293

cristiano ; e Cristo, Figlio di Dio (leggi: Messia) e Figlio del- 1'uomo, Salvatore predestinate, divenne Verbo fatto came J. ^> Ma ripetiamo : Come accadde che Gesu uomo divenne Verbo, ossia Figlio naturale di Dio? Divenne forse incamandosi dopo morte? Oib6, dice il Critico ; ecco come: I Greci, non inten- dendo nulla d'un Messia, interpretarono questo nome e que- st'officio, imaginandosi che egli fosse un Dio o semidio elle- nico, e gli affibbiarono il titolo di Verbo di Dio. « La divinita di Cristo, 1' incarnazione del Verbo fu Tunica maniera con- veniente per tradurre all' intelligenza grecal'idea del Messia » (p. 140).

Or questo 6 il piu intollerabile razionalismo dell'Harnack e di tutti i razionalisti del mondo. Talch6 il Loisy che non vuol credere alia storia di S.Giovanni, Etverbum caro factum est, crede poi alia favola razionalistica, che Gesii divenne il Verbo di Dio dopo morte, e quel che & peggio, Verbo di Dio di nome ; e nega che durante la vita fosse il Verbo di Dio. Tanto 6 vero che egli scrive : « Dimandare al piu credente de' critic! se Gesu nel corso della sua vita mortale avesse coscienza di essere il Verbo eterno, consustanziale al Padre, e porgli una dimanda inutile... Percio rispondera che Gesu non ha dato quest' insegnamento sulla sua persona2. » Or, non avendo Gesii Cristo n6 a parole n6 a fatti dato, se- condo il Loisy, rinsegnamento se esser Dio, ne segue che, secondo il detto Loisy, Gesu Cristo non e Dio. Che se fu detto tale dopo morte, cio fu solo, come insegna il Critico, per far capire ai Greci che cosa fosse mai il Messia: ma s'intende che quella maniera di spiegare la messianita non muto nulla in Gesu ; poiche le definizioni non costituiscono i fatti, ma li rendono intelligibili. Non s' impermalisca il Critico di questa conseguenza ; perche la logica non e nostra invenzione, es- sendo anch'essa un fatto storico psicologico, che noi non pos- siamo cambiare.

1 L'Evangile et VEglise, p. 139. 9 Autour d'un petit livre, p. 137.

294 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

Altrove pero il Loisy insegna die il dogma della divinity di Gesu Cristo fu rivelato dallo « Spirito » (sic) dopo la morte di Gesu (p. 118); e percio dice anche che « Gesu Cristo e- Dio per la fede » (p. 155). Ma, una delle due : 0 lo Spirito Santo rivelo una cosa vera, e allora segue che Gesu Crista e Dio e che Tesegesi del Loisy e una vera confusione ; o rivelo una cosa falsa, e allora si ritorna al detto fin qui, cioe che, secorido il Loisy, Gesu Cristo non e Dio. Lo stesso di- lemma si puo ripetere per Tespressione « Gesu Cristo e Dio per la fede »: 0 a questa fede risponde la realta storica, e allora perch 6 egli insegna altro essere il Gesu storico, altro il Gesu della fede? o non risponde alia realta storica, e allora il Critico nega la divinita di Gesu Cristo. A lui la scelta.

II Critico sceglie il secondo corno del dilemma come consta dalle sue parole finora riferite. Dira e ripetera per la mille- sima volta che non ha colpa se egli insegna quel che insegna il Vangelo. Dir& che i fatti sono fatti..., e che « una monta- gna di sillogismi non puo nulla contro un granello naturale di sabbia » (p. 114). A cui rispondiamo : A noi per ora basta di conoscere il Vangelo del Loisy ; vedremo piu sotto quel che insegna il Vangelo di Gesu Cristo, e se egli ha colpa o no neir interpretarlo a suo modo. Anche i colori non sono crea- zione del pittore ; ma la diversa disposizione loro data fa si che rappresentino cose ben diverse. E gli scrittori non pos- sono far 1'istesso co' fatti storici? E che eos'altro fanuo tutti i razionalisti del mondo, quando scrivono di Cristianesimo ?

(Continua)

DI CHI E IL VATICANO?

NOTE STOKICHE E GIURIDICHE

XVIII.

La storia del palazzo apostolico del Vatieano ricorda con onore il nome di Sisto IV, eletto Pontefice entro le sue mura, la mattina del 9 agosto 1471. Durante i tredici armi del suo pontificate, egli miro sempre ad emulare Tattivita e la ma~ gnificenza di Nicolo V, proseguendone e perfezionandone le opere, segnatamente quelle dirette all' incremento della bi- blioteca della Santa Sede e al decoro della residenza de' ro- mani Pontefici. Delle sue cure per la biblioteca si e gi£ dato un cenno nei paragrafi precedent! 2 ; quelle poi per la re sidenza pontificia potranno argomentarsi dal fatto che, fin dai primi mesi del suo governo, egli ordino che si rinnovasse e restaurasse il palazzo in ogni sua parte ; vi aggiunse poscia nuovi portici e vastissimi corridoi ; amplio le stanze che vi erano state erette dal suo immediato antecessore Paolo II (1464-1471) ed altre, ancor piu nobili, ne costrui per la stabile dimora de' ministri palatini ; ed in fine edifico la Cappella del Vaticano che doveva perpetuare il nome di lui ed e senza dubbio la piu splendida delle sue opere.

Intrapresa nelFanno 1473; la Cappella Sistina nobilmente semplice^ fu compiuta quanto alia fabbrica nel 1481, sotto la direzione deirarchitetto fiorentino Giovannino de' Dolci Essa misura 40 m. in lunghezza e 13 1/2 in. in larghezza. Una

1 Continuazione. Vecli i quaderni 1285 e 1286, pp. 9 e 145.

2 Nel citato quad., pag. 153. Delle benemerenze di Sisto IV per la biblioteca discorre ampliamente il PASTOR nella sua Storia del Papi dalla fine del Media Evo. Vol. II, Trent o 1891, pp. 547 e seg.

296 DI CHI E IL VATIC ANO?

balaustra di mar mo bianco, ornata di delicate sculture, separa i posti de' laici dallo spazio davanti, destinato al Papa ed ai cardinal! . A decorarne le pareti, Sisto IV ehiamo a Roma i piu iainosi pittori, fra i quali furono Domenico Ghir- landaio, Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Luca Signorelli e il Pinturicchio, che vi lavorarono in nobile gara per tre anni inter! . La prima funzione solenne in essa celebrata fu quella del 25 agosto 1483, giorno anniversario della corona- zione di Sisto IV *. Da quel tempo essa servl costantemente e degnamente a' Papi nella celebrazione de' divini ufficii e se-rvl pure qual sala di scrutinio in tutti i Conclavi, tenuti in Vaticano, dair anno 1484 a' giorni nostri.

Chi dalla sala regia entra nella Cappella Sistina scorge a destra, dal lato deli'epistola, un ma^nifico quadro del Pe- rugino, -rappresentante Cristo che da le chiavi a S. Pietro. Nel mezzo del prospetto di questo quadro, si vede in lonta- nanza un tempietto con due archi trionfali, sopra i quali, aceennandosi al tempio di Salomone, si leggono i seguenti versi :

Immensum Salomon templum: Tu hoc, Quarte, sacrasti,

Sixte, opibus dispar, relligione prior 2.

Trattandosi di cosa per ovvia, non accade richiamare qui 1'attenzione del lettore sul carattere strettamente eccle- siastico e pontificio della Cappella Sistina. Essa, non altri- menti che la biblioteca, costitui sempre una parte integrants del palazzo apostolico, e percio noa appartenne mai, ne pote mai appartenere se non a' Pontefici, padroni dello stesso pa- lazzo. Essa inoltre, non altrimenti che la biblioteca, di na- tura sua e per positive volere del suo fondatore, fu destinata espressamente ad usus ppnttfidos, a servire cio6 a' Pontefici romani nella celebrazione delle solenni e sacre loro funzioni,

* Per questi ed altri important! particolari si vegga il medesimo Autore, ibid., pp. 569-573, e 1 'opera monument ale dello STEJNMANN, Die Sixtinische Kapelle, Miinchen 1901.

9 Cf. TAIA, Descrissione del palazzo apostolico vaticano. Roma, 1750, pag. 44.

DI CHI E IL VAT1CANO? 297

come gia la cappella di S. Lorenzo (oggi Sancta Sanctorum, in capo alia Scala Santa] nell' antica residenza pontificia del Laterario, funzioni che manifestamente essi compirono e compiono, non gia come sovrani temporal! di Roma, si bene come suoi vescovi e capi supremi di tutta la Chiesa.

Lo stesso prof. Castellari della R. Universita di Torino, sebbene erroneamente opini essere i musei vaticani proprieta nazionale, pure discorrendo della Cappella Sistina, « che il genio meraviglioso di Michelangelo ha trasformato in vero monumento artistico », ammette che, « per quanto sotto un certo aspetto la Sistina abbia carattere di museo artistico, data la sua destinazione al ctilto, questo secondo carattere deve prevalere e la proprieta considerarsi come riraasta al- 1'ente giuridico Santa Sede *. »

XIX.

Gli ultimi due Papi del secolo decimoquinto, Innocenzo VIII (1484-1492) ed Alessandro VI (1492-1503), s'illustrarono an- ch'essi per le cure nel conservare ed ampliare il palazzo, ereditato da' loro antecessori. Innocenzo VIII ne prosegul i lavori di restauro che, per la morte di Sisto IV, erano rimasti sospesi ; costrul inoltre, ne' suoi giardini, sul pendlo del colle Vaticano verso Monte Mario, il palazzetto, che per la bella vista ch'offre di Roma e de' dintorni del Soratte fino a' monti Albani, ebbe il nome di Belvedere. Per questa fabbrica, ma- gniflcamente decorata con dipinti dai Pinturicchio e dal Man- tegna, il Papa spese 60,000 ducati 2.

Ad Alessandro VI poi il palazzo del Vaticano va debitore del famoso appartamento conosciuto sotto il nome di « appar-

1 La Santa Sede, Milano 1903, vol. II, pag. 588.

2 In oleario, secus palatium papae, fecit unum palatiuth quod voca- tum est eius visu Belvedere; in cuius constructionem LXmillia ducatorum expendisse constat, ut videri potest. Cosi attesta 1' INFESSURA, coetaneo del Papa, nel suo Diario della Citta di Roma (Fontiper la Storia d' Italia, pubblicati dall'Istituto storico italiano. Koma 1890, pag. 279).

298 DI CHI E IL VATICANO?

tamento Borgia »: quello stesso, che, occupato oggi pei rice- vimenti daU'Emo Cardinale Segretario di Stato di S. S. Pio X, la stampa liberale, con a capo la Tribuna di Roma, pretese e proclamo essere di pubblico dominio.

L'appartamento Borgia ando formaudosi fin da' primi mesi del pontificcito di Alessandro VI. Esso fa parte del pa- lazzo eretto da Nicolo III, ed arapliato poi da Nicolo V l fra il cortile del Belvedere ed il piccolo cortile del Pappagallo. Sono in tutto sei stanze. S'entra dapprima in una grande sala, detta la sala papale, alia quale sono attigue tre stanze qnasi rettangolari, appartenenti ancora all'antica fabbrica. A queste e aggiimta la nuova costruzione di Alessandro VI, una torre quadrangolare, compita nell'anno 1494, la quale nella parte superiore conteneva la Cappella privata de' Borgia e neirinferiore altre due stanze, Tuna probabilmente da studio, Faltra da letto. IL Pinturicchio fu incaricato de' lavori di de-' corazione e di abbellimento del nuovo appartamento papale, e li esegui con notevole successo e celerita, coadiuvato da esperti e noti artisti 2.

Dove e da notare, che 1'anzidetto appartamento fu ordi- nato, dipinto e decorate espressamente perche servisse di appartamento pricato pontificio. Le sue splendide stanze erano veramente e propriamente camere, destiuate ad essere occupate ed abitate, come le camere di qualsiasi altro pa- lazzo od appartamento di privata proprieta 3.

E cosi, da veri padroni, i Roman! Pontefici disposero sempre deirappartamento Borgia. Rimasto per le vicende de? tempi non poco gua'sto, i Papi se ne servirono dapprima per costruirvi celle per i Cardinali ne' conclavi ; quindi vi stabilirono una pinacoteca e ultimaniente un deposito delle opere a stampa della biblioteca vaticana.

1 Nc parlammo nel paragrafo XI.

2 Cf. VOLPINI. L' appartamento Borgia nel Vaticano, Roma 1887.

3 Su questo argomento si vegga il bcllissimo articolo del P. GHI- GNONI nQWAteneo del 20 novembre 1903.

Dl CHI E IL VxVTlCANO? 299

Leone XIII di b. m., nell'anno 1889, ne ordino il re- stauro, nulla risparmiando o tralasciando, affinche esso riu- scisse degno della Santa Sede. Vi si lavoro intorno per circa otto anni ', spendendovisi ingenti somme, sia nel ri- mettere nelTantico stato le finestre e nel rafforzare i muri ; sia nel fissare le pitture e gli stucchi che si sgretolavano ; sia nello scoprire i dipinti onde erano primieramente ornate le pareti ; sia infine nel rifare i pavimenti com' erano al tempo di Alessandro VI, imitandosi persino le mattonelle di maiolica, che allora li decoravano.

Con quali proven ti Leone XIII chiamd a nuova vita 1'ap- partamento Borgia, e risaputo benissimo da' nostri lettori, e non e punto ignorato da' liberal!, paladini del « pubblico do- minio ». N6 Terario dello Stato pontificio che di fatto piu non esiste, ne molto meno quello del Regno d' Italia contribuirono un soldo a quei lavori. Questi furono iniziati e felicemente compiuti col solo Obolo di S. Pietro, ch'e quanto dire con quei medesimi proventi della Santa Sede, coi quali il palazzo stesso e 1'appartamento, che n'e parte, erano dapprima stati edificati ed abbelliti.

XX.

Ad Alessandro VI, morto il 18 agosto del 1503, dopo il breve pontificate di Pio III 2, successe il 1 novembre dello stesso anno, il cardinale Giuliano della Rovere, che prese il nome di Giulio II. Sotto di lui vennero iniziate e in parte compiute alcune splendide opere d'arte, che resero e rendono il presente palazzo del Vaticano senza uguale al mondo 3.

1 Se ne fece I'inangurazione dallo stesso S. P. Leone XIII il giorno 8 marzo 1897. La lapide allora eretta dice: Leo XIII P. M. Has haedes Camerarum picturis insignes Excultis ornatu vario parietibus In dignitatem pristinam Restituit et dedicavit An. Pont. XX.

2 Eletto il 22 settembre del 1503, mori il 18 del seguente mese di •ottobre del medesimo anno.

3 Intorno ai dati storici su questo punto, senza perderci in minuta bibliografia, riinettiamo il lettore al PASTOR, op. cit., Vol. Ill, pp. 637 •e seg. Vedi anche il GREGOROVIUS, Storia della Oittd di Roma, Ed. di Venezia 1876, Vol. 8, pp. 135 e seg.

300 DI CHI E IL VATICANO?

Egli non solo ordino e comincid la grandiosa fabbrica dellamuova basilica di S. Pietro 1, con immenso accrescimento- di lustro all'annesso palazzo, ma del palazzo stesso diviso una quasi totale trasformazione. Servendosi dell'opera del Bramante egii intraprese la costruzione del celebre Cortile di Damaso, che in tre ordini di logge sopra le robuste arcate del pian terreno unisce la sobria eleganza colla grandiosita 2. Servendosi parimente dell' opera del medesimo architetto, egli niise mano al congiungimento deirantico palazzo del Vaticano col nuovo palazzetto del Belvedere, edificato, come sopra dicernmo, da Innocenzo VIII. Nel suo disegno, due gallerie o logge rettilinee congiungono i due edificii. II vasto spazio compreso fu ridotto in forma di teatro rettangolo, ricavato in un immenso cortile, lungo circa 300 metri e largo 70. A' lavori intrapresi a questo scopo spetta altresi ramplia- mento del Belvedere che dalla parte di mezzodi fu rivestito di una facciata nuova a due piani, il cui mezzo e forinato da una immensa nicchia, a forma di tribuna. Alia morte di Giulio II (1513), delle due disegnate gallerie, una soltanto era cornpiuta, quella cio6 orientale che guarda verso la citta, ed accoglie oggi la ricca raccolta pontificia di iscrizioni an- tiche e cristiaue.

Nel marzo del 1508, Giulio II richiamo a Roma Miche- langelo, ordinandogli di dipingere a fresco la volta della cap- pella Sistina ; lavoro sotto ogni rispetto stupendo che fu dal gran maestro compiuto in ventidue mesi, dal novembre del 1508 all'agosto del 1510 3. Al medesimo tempo (1508), Giu- lio II commise a Raffaello che ornasse di pitture le stanze deirappartamento da Nicolo V gia edificato in Vaticano, e ch'egli allora abitava. L'Urbinate vi lavoro per dodici anni,

1 Ne fu posta la prima pietra da Giulio II, la domenica in Albis, 13 aprile 1506.

2 II cortile fu compiuto da Raffaello, ed in parte anche piu tardi sotto il pontificate di Leone X (1513-1521).

3 Se ne vegga il giudizio dato dal VASARI nella sua Vita di Miche- langelo. Soltanto dopo lunghi anni, col « Giudizio finale » Michelangelo pose fine a' suoi lavori nella Sistina.

DI CHI E IL VATIC ANO? 301

lasciando, quando morl nel 1520, che 1' ultimo suo quadro nella u Sala di Costantino » fosse compiuto da' suoi discepoli.

Lo Springer *, per nulla sospetto di soverchio amore alia Chiesa, discorrendo de' lavori che Giulio II fece eseguire nel Vaticano dal Bramante, da Michelangelo e da Raffaello, non solo li chiama « monumenti immortali della sua epoca », ma ci da altresi chiaramente ad intendere, che di essi il mondo civile va debitore a Papa Giulio, precisamente perch6 Papa e in quanto Capo della Chiesa cattolica; poiche, soggiunge egli : « Tutti quest! monumenti sono dedicati alia glorifica- zione della Chiesa e della dottrina cristiana, e rendono omaggio alia grandezza del papato. »

XXL

II Belvedere restaurato, ed ampliato da Giulio II, fu da lui destinato a raccogliere le piu belle ed antiche opere di scultura che il mondo allora possedesse. « Giulio II, scrive il Gregorovius, fu il primo a dare ospitalita in Vaticano a' ca- pilavori della plastica antica, onde fu il fondatore del museo che ivi si trova, di quel grandiosissimo Pantheon di sculture antiche, nel quale assumono espressione monumentale il lavoro associato di lunghi secoli, T infanzia, la perfezione e il decadimento del genio umano, e i piu intimi concetti delle religion! e delle opere antiche 2. »

L'Apollo e il Laocoonte, i due grand! prodigi dell'arte greca, furono come i corifei del Museo vaticano. II primo era di proprieta di Giulio ancor Cardinale ed ornava il giar- dino presso S. Pietro in Vincoli, sua chiesa titolare; 1'altro fu da lui comprato quando gia era Pontefice. A queste ag- giunse egli piu tardi la classica statua, che per errore fu creduta Cleopatra ; quindi il famoso Torso, quindi altre an- cora non meno preziose.

1 Raffael und Michelangelo. 2a ed., Lipsia 1878, Vol. I, pag. 143.

2 Storla della citta di Roma nel Media evo. Ed. ital. Venezia 1876, Vol. 8, pag 162. V. anche il PASTOR nelF opera sopra citata (pp. 658 e seg.).

302 DI CHI E IL VATICANO?

L'opera di Giulio fu prosegarta da' s-uoi successor!, mas- simamente da Leone X, da Clemente VII, da Paolo III, e ne' tempi a noi piu vicini, da Clemente XIV, da Pio VI, da Pio VII, da Gregorio XVI, e da Pio IX.

Dal che s' incomineia a intravvedere la condizione giuri- dica del Museo o megiio der Musei del Vaticano *, cio6 che de' tesori In essi raechiusi, parecehi furono raccolti da' Papi, spesso come person e private & colle loro proprie ricchezze, non gia per se o per le loro famiglie, si bene sempre per la Santa Ssde, di cui sapevano e sentivano d'essere innanzi tutto e sopra tutto i rappresentanti.

Parecehi altri di quei tesori sono monument! insigni che i Pontefici tolsero dalle basiliche, dalle chiese, da' monasteri, e collocarono nel Vaticano, perche potessero megiio conser- varsi ed anche vedersi e studiarsi senza scapito della rive- renza dovuta ar luoghi saeri, o alia disciplina monastica. Tali sono, e. g., i sarcofagi di S. Costanza e di S. Elena, i' ma- gnifici candelabri di S. Agnese ed altri monument! apparte- nenti alle cMese di S. Marco e di S. Cosimato, a' monasteri delle Barberine, de' Paolotti ecc. Ora di tali monumenti sacri e di proprieta strettamente ecelesiastica, i Papi non aveva-no la Mbera disposizione SB non soltanto in quanto Papi, e in nessun modo in quanto sovrani temporali.

Quei tesori in fine sono in gran parte doni che furon fatti a' Papi, da Re, da Imperatori, da Cardinal!, da uomini di ogni grado e di ogni condizione ; doni fatti a' Papi, anche quando essi erano stati spogliati del Potere tenaporale. Chi potrebbe sostenere seriamente che i donatori intendessero di trasferire la proprieta di tali tesori al padrone di Koma pro tempore, anzich6 a' Pontefici romani, de' quali volevano ono- rare la dignita e la Sede 2 ?

1 Ne daremo un cenno nel seguente paragrafo.

2 Da quest! fatti appare chiaro il nessun valore giuridico della pie- sunzione, su cui unicamente si fonda il gia citato prof. Castellari nel- 1'attribtiire alio Stato la proprieta de' musei vaticani. « Si presume, scriv'egli, che quei musei, avendo uno scopo profano (sic) od anche

DI CHI E 1L A ATICANO? 303

L'aver i Papi destinata una parte del loro palazzo al ri- covero dell'arte cristiana e pagana, raccogliendo, ordinando, illustrando le reliquie d'una et& ehe passo, e .una delle loro glorie piui insigni. E Taver permesso che quests reliquie fossero obbietto ed alimento della scientifica e letteraria at tivita cle' dotti di tutti i paesi? e altresi un &ol«nne €d im- perituro mon-umento de' magnanimi propositi e delle tradi- zioni veramente liberal! e gloriose 'd<el sommo pontifieato l.

XXII.

Fu detto con verita clie nessun Papa chiimse il suo Pon- tifieato senza ayer .accresciuto od arriccliito in qualche modo il suo palazzo del Vatican o. De' Piipi cine r-egnarsoaio da Sisto V a Pio IX la cosa e manifesta e comnnemeiite risaputa.. Ba- steranno dunque pochi e torevi eenmi.

Sisto V riedifico la biblioteea del pnia2azo, sciu'pando piu^troppo il magnifico cortile del Bramante; congiunse gili appartamenti pontifical alia basilica per mezzo di mia nobiile scala, che partendo dalla sacristia della cappella Sistina, sbocca nella cappella del SS. Sacramento ; fe' rialzare la grande torre del Belvedere ed infcraprese la fab;brica del imovo braeeio del palazzo Vaticano che guarda sulla eitfc&,, occiupato da ailora in poi da' Pontefici 2..

La storia che attesta questi fatti, attesta pure che i pre- vent!, di cui si servi il Pontefice, furono quelli de* oosl detti Monti e VacabilL Ora tali prevent! erano iia ^ran parte il frutto di beneficii e di ufficii ecelesiastici, -de77 qusili il Papa

soltanto prevalentemente artistico sieno stati costituiti ed eretti coi pro- venti dell'erario [dello Stato] poiitificio » ! (Op. ctt. pp. 586-587).

1 Su questo argomento si *v»g3g'a la moaografia del NAUDI, UMuseo vaticano, opera e proprieih del Pontesfici. Eoma 1871 , ed ancii-e quella del DE Rossi, 1 GaUn^Hidiscienzenaturali.aHied'archeDlogia annessi alia Biblioteca Vaticana. Borna 1884.

2 Cf. HUEBNER. Sisto Quinto. Trad. ital. Roma 1887, Vol. I, pp. 470-471.

304 DI CHI E IL VATICANO?

clisponeva soltanto come Vescovo di Roma e Capo della Chiesa 1.

Gregorio XIV (1590 1591) abbelll con stucchi dorati e pit- ture le camere de' paramenti e amplio 1'appartamento Borgia. Clemente VIII (1592-1605) prosegul e compl il palazzo di Sisto V; eresse la regia sala Clementina che orno di marmi preziosi e di pitture. Paolo V (1605-1621) edifico un nuovo palazzetto sull'area di quello d' Innocenzo VIII in gran parte diroccato; restauro le sale di Paolo III ; fece dipingere la sala del Coneistoro, quella dell'Archivio segreto ed altre ; amplio ed abbelll la biblioteca. Urbario VIII (1623-1644) orno in parte il loggione del piano; aggiunse airappartamento di S. Pio V una nuova cappella; rimise a nuovo la volta e il gran cor- ridore detto di Cleopatra. Alessandro VII (1655-1667) gitto, coir opera ingegnosa del Bernini, la maestosa scala regia, adornd e fuse insieme le sale ducali ; accrebbe la biblioteca pontiflcia con quella del duca d'Urbino.

De' Papi del secolo XVIII, da Clemente XI (1700-1721) sino a Pio VI (1775-1799) abbiamo tutta una serie non in- terrotta di nuovi lavori diretti sia alia conservazione, sia all' incremento ed a maggior lustro del palazzo. Tali sono quelli compiuti da Clemente XII per la biblioteca pontificia ; di Benedetto XIV pel museo sacro da lui formato ; di Cle- mente XIV per la fondazione di un nuovo museo in Vati- cano, che proseguito poi da Pio VI, ebbe il nome di museo Pio- Clementina 2.

Lo stesso deve dirsi de' Papi del secolo XIX. Pio VII (1800-1823), appena ritornato dall'esilio, riparo in gran parte i danni fatti al suo palazzo dai francesi durante i cinque anni (1809-1814) della sua assenza. Intraprese inoltre e compl il braccio tra verso posto tra la biblioteca e la grande nicchia del Belvedere, e v'istitui il museo, detto dal suo cognome Chia-

1 Ibid. pp. 263 e seg. Si vegga anche DE NOVAES, Elementi della storia de' Sommi Pontefici. Tom. VIII, Siena 1805, pp. 165 e seg.

2 Cf. BONANNI, Numismatd Summorum Pontificum, Roma 1692, pp. 219 e seg.; BARBIER DE MONTAULT, Oeuvres completes, Vol. II, Le Vatican. Poitiers 1889.

Dl CHI E IL VATICANO? 305

ramonti. Leone XII (1823-1829) e Pio VIII (1829-1830) pro- seguirono con alacrita i restauri del palazzo. Gregorio XVI (1831-1846) acquisto pel Vaticano la collezione di quadri del tedesco Venceslao Peter e ne decoro 1'antica sala del Con- cistoro. Intraprese inoltre il restauro delle logge che fu poi compiuto da Pio IX ; fondd i ricchi musei Gregoriano etrusco e Gregoriano egizio ; fece eseguire nuovi lavori nelle cap- pelle Sistina e Paolina 1 ristoro con nuovi eleganti soffitti 1'ap- partamento papale ; si studio infine con tutti i mezzi a lui possibili di conservare ed accrescere lo splendore della re- sidenza de' Papi. Nel quale studio, se non fu superato, fu certamente agguagliato dal suo successore Pio IX, regnante al tempo dell' « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia. Le innumerevoli opere da lui compiute furono da noi debi- tamente ricordate a suo tempo nella cronistoria della Civilta Cattolica 2.

XXIII.

E qui cade in acconcio un' osservazione d' indole tutta giuridica, la quale conferma ed illustra quanto abbiamo toc- cato in quest' articolo, e riguarda le opere di aggiunte, di restauri, di abbellimenti, che i successor! di Nicolo V, da Sisto IV a Pio IX, eseguirono nel loro palazzo del Vaticano.

II diritto di proprieta sopra una cosa non cambia punto, n6 si perde per Taggiunta ch'altri vi faccia di altra cosa; si ribadisce anzi estendendosi alia stessa cosa aggiunta : Ac- cessorium sequitur principale. Cosi afferma il noto principio giuridico, dal quale nasce il titolo di possesso detto di acces- sione, titolo che ha il suo fondamento nel diritto naturale ed e sancito nel diritto positive di tutte le genti civili 3. Quindi

1 Cosi chiamata, perche edificata da Paolo III (1534-1549),

2 Si veggano negli Indici delle Serie I- VII gli articoli sotto il titolo li Pio IX, Munificenze e Fasti.

3 Institutions Justiniani de iust. et iur. §. 29, de rerum div. Cf. 'ERRARIS, Bibliotheca canon., iurid. etc., Roma 1885, Vol. I, pag. 79;

ISBLMI, Istituzioni di diritto romano. Torino 1857, pp. 69 e seg. Nel 1904, vol. 1, fasc. 1287. 20 29 gennaio 1904.

306 DI CHI E IL VATICANO?

come, generalmente parlando, Tedificio spetta sempre al pro- prietario del suolo, su cui vien ere t to; cosl, in particolare, 1'aggiimta fatta all'edincio preesistente spetta al padrone del medesirao edificio.

Cio posto, essendo dimostrato che il diritto di proprieta sul palazzo del Vaticano, dalla sua fondazione nel 498 sotto Papa Simmaco sine alia sua restaurazione nel 1455 sotto Papa Nicole V, apparteane sempre a' Pontefici romani, come a' rappresentanti della Santa Sede; essendo inoltre manifesto che quei Papi, come tali, ne ritennero il pacifico e continuato possesso per ben died secoii, importa poco, anzi nulla alia soluzioao del proposto quesito, il ricercare sottilmente se i loro successor! ed eredi, nell'ampliare quel medesimo pa- lazzo, nel decorarlo, nel restaurarlo, neH'arricchirlo di cap- pelle, di biblioteca, di musei ecc., eio faces&ero sempre come rappresentanti della Santa Sede, piuttosto che come rappre- sentanti dello Stato pontificio. Tale ricerca, ripetiamo, non e punto necessaria; poiche, nell'ima e nell'altra ipotesi, si tratterebfoe egualoiente di u aggiunte », di « abbellimenti », di « riparazioni », che non cambiano, ne possono cambiare (quanto al diritto di propriety e al suo soggetto) la condi- zione giuridica dello stabile a cui si riferiscono e di cui sono parti ed increnienti.

Si osservi inoltre che, come i Papi quanclo divennero Re di Roma non cessarono d'esserne vescovi, cosi il palazzo del Vaticano quando oomincio ad essere la Reggia de' Papi, non cesso d' essere al tempo stesso il loro episcopio. Qual raeraviglia pertanto, se i Papi-Re prodigarono, anelie in qaanto Re, le loro cure all7 episcopio, il quale, edificato, conservato ed arricchito dalla Santa Sede, offriva loro cosi degna e splendida dimora? Dato dunque e non concesso, che si diniostri es&ere stata questa o quella aggiunta in par- ticolare eseguita da un Papa espressaniente in quanto Re,

Codice Civile pel Regno d' Italia si tratta ^\V Accessions iiegli artieoli 444-475.

Dl CHI E IL VATICANO? 307

coi proventi del suo Stato, potrebbe, dovrebbe anzi, rite- nersi ch'egli cio facendo abbia voluto compiere un atto do- veroso, se non di stretta giustizia, certain ente di equita. Questa infatti per ID meno richiedeva die lo Stato in qualche modo concorresse con la Santa Sede alia conservazione e al decoro del palazzo- che, pur essendo e rimamendo la proprieta e la residenza del Vescovo di Roinar serviva altresi di regale stanza al suo Sovrano.

Nel resto anche il prof. Scaduto, sebbene in questo argo- mento sia nostro avversario, eo-nfessa che, « quand' anche coi bilanci del nostro secolo si potesse provaore che i palazzi apostolici e loro annessi nel secolo XIX siano s-tati mante- nuti ed accreseiuti a spese diella cassa laicar non si sarebbe ancora provato cbe la apesa sia stata davvero dello Stato pontificio e non della cristianita ; giacche bisognerebbe, per venire a tale risultato, dimoairare eziandio, che rl Papa non impiegasse i fondl ecclesiastic!, provenienti da fuori del suo territorio' temporale, in spese dello stesso Stato » i.

XXIV.

II senato-re Mamiani, pochi mesi dopo T « aggregazione » di Koma al Regno d' Italia, discorrendo appunto della co.n<- dizione giuridica in cui per tal fatto trovavasi allcvra il pa- lazzo del Vaticano, riconebbe appartenere essa coi suoi aDnessi muaei a' Pontefici romanL NeRsL.Relazione dell' Uffi- cio centrale, da lui presentata al Senato del Regno nel- raprile del 1871, egli ammette bensi che alcuni Papi si siano serviti del pubblico eraria « per T incremento del loro pa- lazzo e per mettere insieme tante e si mirabili ricchezze e magnificenze di arte » ; soggiunge pero « essere indubitato ihe molti vi hanno speso del proprio e vi hanno adoperato rmme egregie e continue e non provementi da tribufci e

i Guarentigie Pontifive, Torino 1884, pag. 194.

308 DI CHI E IL VATICANO ?

balzelli, 116 da beni camerali, ma derivate da fonte molto dlversa 1. II fatto e che Focchio girando per le marmoree sale di quel palazzo e di quei musei riscontra ad ogni tratto il nome di qualche Pontefice fondatore e i segni e i testi- mrni della loro munificenza ». Conchiude quindi, e con lui conchiudiamo ancor noi : « Stando cos} le cose, come mai potra dirsi senz'altro a' Papi die il palazzo che abitano e che gli oggetli in esso situati sono d' altro padrone, e quasi sono loro dati in prestanza 2? »

Alia medesima conclusione era gia venuto fin dal 16 no- vembre del 1870, il Ministro italiano degliaffari esteri, Ton. Vi- sconti-Venosta. In una circolare da lui diretta quel giorno a' rappresentanti di S. M. all'estero, per giustificare in qual- che modo, presso le Potenze cattoliche e non cattoliche, 1'ar- bitraria ed ingiusta presa di possesso del palazzo apostolico del Quirinale, egli distingue i palazzi pontificii che, al tempo dell' « aggregazione », erano destinati al servizio deirAmmi- strazione dello State, da quelli che erano allora specialmente destinati all'esercizio dell'autorita spirituale del Santo Padre e facevano parte della dotazione ecclesiastica della Santa Sede. Ora, sebbene tra i primi egli erroneamente ponga il palazzo del Quirinale, pure tra i second! nomina espressa- mente il palazzo del Vaticano. Ecco le sue parole: « Due palazzi a Roma sono piu specialmente destinati all'esercizio dell'autorita spirituale del Santo Padre: il palazzo del Late- rano ed il palazzo del Vaticano. II primo di questi due pa- lazzi, al quale si riattaccano le tradizioni piu antiche e piu

' Allude alle offerte ed a' doni fatti alia Santa Sede da' fedeli del- 1'orbe cattolico. Questo concetto era stato gia messo avanti dalla Spa- gna e dall'Austria, nelle loro note del 21 e 28 maggio 1861 al ministro francese Thouvenel, proponendo, per conseguenza, un'azione collettiva colla Francia per tutelare la sicnrezza e la proprieta del Papa. II conte- nuto di queste note fu pubblicato dal BIANCHI, Storia diplomatica della questione romana, nella Nuova Antologia vol. XVt, fasc. del febbraio 1871, pp. 347-348.

2 Atti ufficiali del Parlamento italiano, Senato del Regno: sotto il giorno 22 aprile 1871, pp. 487-492.

DI CHI E IL VATICANO? 309

venerate del papato, e stato edificato e riedifieato a piu ri- prese... Esso 6 realmente il palazzo del Vescovado, o per meglio dire del patriarcato di Roma... Essendo pero divenuto meno comodo ad abitarsi, la Sede del Pontefice romano fu trasferita in Vaticano, e nel tempo stesso le funzioni episco- pal! del Santo Padre furono trasferite alia Chiesa di S. Pietro... Le due residence principali del Laterano e del Vaticano hanno il carattere $treitamefote ecclesiastico di sedi de' ve- scovi di Roma '-. »

Ma se il palazzo del Vaticano, secondo 1'assicurazione datane alle Potenze dallo stesso Governo italiano, pel fatto dell' a aggregazione » di Roma nel 1870 al Regno d' Italia, non perdette il suo carattere strettamente ecclesiastico di sede del Vescovo di Roma; se esso, nonostante quel iatto, rimase giuridicamente quel ch' era stato fin dalla sua prima fondazione, parte cioe della dotazione ecclesiastica della Santa Sede, bisogna pur conchiudere, ch'esso rimase pro- prieta dei Papi, che della Santa Sede sono i soli legittimi rappresentanti.

Ci resta ora ad esaminare un altro punto, forse il piu importante per i cultori del « nuovo diritto » italiano, se cioe Tanzidetta condizione giuridica del palazzo apostolico del Va- ticano pote mutarsi, o fu di fatto mutata dalla legge detta delle guarentige, sancita dal Parlamento italiano ed appro- vata dal Re il 13 maggio del 1871. II che faremo in un pros- simo ed ultimo articolo.

1 La Circolare con 1'annesso Memorials fu pubblicata dal SAREDO, Codice del Diritto pubblico ecclesiastico del liegno d' Italia. Parte quarta, Torino 1891, pp. 27 e seg. Vedi anche gli Atti ufficiali del Parlamento italiano, Camera dei deputati. Tornata del 19 decembre 1870, pag. 125.

INUTILT APOLOGIE MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI

VI.

In Venezia, dinarizi alia Commissione incaricata de' rei di Stato, o carbonari, eke era la stessa cosa, si sviluppo e si sciolse il lamentabile dramma, che doveva diminuire di dieci anni la vita di uno de' migliori e piu chiari letterati d'ltalia.

E qui la storia di Pietro Maroncelli diventa veramente brutta. Non valgono i commentarii di un Alessandro Luzio, ne le sue irose invettive, ne le chiacehiere di vieta rettorica, a forbire quel carbonaro dalle macchie contratte di pauroso abietto rivelatore d' infiniti complici.

Ma per essere questo argomento odioso di natura sua, e per averlo le passioni di parte inasprito indebitamente, io mi propongo di presentare persone e cose nel loro stato og- gettivo. Potro dire qualche parola in propria difesa, potro aggiungerne qualche altra in difesa del vero, il che monta piu assai : ma intorno al punto dell'essere stato o no un de- latore Pietro Maroncelli, Iascer6 al lettore il proferire la non ardua sentenza.

Fino dal 1834, Paride Zaiotti spinto dalle « calunnie » da Pietro Maroncelli « *somministrate » al Misley, e da costui pubblicate nel citato opuscolo, intorno all'ingiustizia del pro- cesso, col quale il Maroncelli era stato condannato, cosl ri- spondeva, dopo immense studio sugli atti segreti di esso processo :

« Egli (Maroncelli) accusava, accusava, accusava, e le sue ri- sposte erano sempre piu ample, piu gravi delle domande. Libero, egli aveva voluto forruarsi ad ogni costo la sua fortuna ; prigioniero,

INUTILI APOLOGIE 311

egli voile ad ogni costo meritar la sua grazia. Per essere piii si- euro del fatto suo, ei cercd dapprincipio di far credere, che la car- bon eria mirasse ad unire tutti i piccoli Stati d'ltalia sotto lo scet- tro deli' Austria : ma la menzogna era troppo grossolana, e ben pre- sto tutti i suoi sforzi si concentrarono ad offrire altre persone, che potessero pagare an che per lui. Fu una gragnuola di fatti e di nomi. La carbon eria fu svelata in tutta la schifosa sua nudita: tutte le trame gia compiute per la Komagna, appena incorninciate per la Lombardia si fecer palesi. Rezia, Pellieo, Porro furono i primi da lui donuneiati : era ben giusto che incominciasse da' suoi amici, da' suoi benefattori : gli altri vennero in seguito. Non piu, bisogna tinirla, perehe il cuore ne soffre 4. »

Francesco Cusani, storico di buona lega, rimase maravi- giiato nel leggere questi aggravamenti dello Zaiotti sul conto di Pietro Maroncelli: non ci potendo credere, ricorse an- ch'egli alle fonti degli Alti offlciali secretly non piu secret! dopo il 1870. Ma allora si ricredette! e dopo due mesi di as- siduo lavoro scriveva: « Cio feci quanto all'accusa di dela- tore data al Maroncelli ; ne 1'avrei aocettata se da altri do- cumenti, come dissi, non mi fosse emersa VERITIERA » 2.

Ad Alessandro Luzio coteste asserzioni e conferme di uo- mini. e per valore 1'uno e per patriottismo 1'altro inappun- tabili, riescono tuttavia di acre sapore. Laonde scrive :

« Certo chi guardasse superficialmente le cose e tenesse conto del solo fatto materiale del la confessione dovrebbe concludere che aveva ragione Zaiotti, allorchc... metteva nella luce piu sinistra il contegno del buon Piero.nel suo processor « fu una gragnuola di fatti e di nomi » etc...; e queste parole sono state spesso di poi ripetute a gara da gesuiti che nel Maronqajli perseguono 1'anticle- ricale, da acciabattatori di « rivelazioni storiche » 3, desiderosi di

1 Semplice v&ritd, p. 16-17.

2 Storia di Milano. (1873), VII, 363.

3 Le virg-olette sono di Alessandro Luzio. A capire 1'alluyione in- tesa con tali parole da cotesto pseudo erudito, bisogna pensare al libro di EMILIO DEL CBRRO, avente per titolo: Cospirazioni romane (1817- 1867) RIVELAZIONI STORICHE (Roma 1899). Nel quale, a cagione delle « confession! di Pietro Maroncelli », 1'Autore considerava giustarnente « come, ahime, certi martiri sono poco o punto degni di queH'atireola

312 INUTILI APOLOGIE

cercare in gesta da Erostrato 1 quella fama, a cui non possono aspi- rare per serieta di studi e abilita di scrittori » (p. 98-100).

II petardo 6 scoppiato in mano airimprudente artigliere, il quale .ne vede gli stoppacci uscire dalla culatta !

Vuol far credere il signer Luzio: 1) che Pietro Maroncelli ha alcun che di venerabile, alia pari della Magna Diana efe- sina ; 2) che i gesuiti, da acciabatlatori di « rivelazioni sto- riche », 3) la fanno da Erostrati, 4) sciupando quel sacrario efesino, 5) « perseguendo »• ragioni di antic! .ericalismo, 6) im- potenti a meglio, 7) per poca serieta, di loro studii, 8) e poca abilita di scrittori : 9) in conseguenza, Pietro Maroncelli 6 rivendicato !

Otto sonore bugie7 a parte rei; ed un paralogismo da fanciullone, a parte subiecli!

Ed ecco un saggio, nel quale ogni uomo onesto potra ri- scontrare la serieta degli studii e 1'abilita di scrivere del regio archivista de' regii archivii di Mantova, e dello scrit- tore di articolesse nel Carrier e della Sera di Milano.

Lasciamo dall'uno de' lati il considerare quale motive abbia potuto indurre un uomo, il quale dalla sua scranna di giornalista si erige a giudice di cose che non sa, a sostenere la « rivendicazione » di un « indubbiamente riprovevole »,

(p. 85) ». E noi giudicammo quelle cspressioni «vere; e appunto perche sorio vere, gitrnali e riviste settarie gli hanno (al Del Cerro) gridato mille croci addosso » (Cicilta Cattolica, Serie XVII, vol. VII. (16 settern- bre 1899) p. 719). Dunqtie il riferire da uno scrittore, che e certa- in ente un magistrate colto e da' sentimenti italiani non sospettabili, la confessione di una verita vera, e, secondo Alessandro Luzio, farla da « acciabatfcatori » ! L'espressione, lepida e inurbana anzi che no, e scu- sabile in un uomo che scrive in un giornale lombardo, al quale il volgo ha dato, immeritamente, il nomignolo di giornale delle ciabatte! Ma il fatto non e scusabile, perche il P. Rinieri, nel suo II vol. Delia vita e delle opere di Silvio Pellico, aveva gia prima pubblicato quelle cose vere su Pietro Maroncelli: e per tanto non ha ne pure^>o^^o avere il merito di un tanto misfatto !

1 E tanto asserisce chi con arte male dissimulata si argomenta di togliere dalla fronte di Silvio Pellico, od almeno di oscurare 1'aureola, onde il popolo italiano e 1' Europa tutta sempre mai circondo 1'autoro. delle « Mie prigioni » !

MOSTEUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 313

e ritentare F apoteosi di un tormentatore delle coscienze de' primi patriotti Italian! (del quale ardisce di presentare all7 Italia la faccia in due ritratti !): che cosa egli « persegue » in cotesta nobile bisogna, io 116 so ne mi euro di voler sapere.

Una cosa affermo, ed e che Alessandro Luzio non 6 buon loico : la scienza di questa parte della filosofia non sembra essere entrata nella serieta de' suoi studii !

Le parole dello Zaiotti, ch'egli ci rimprovera amaramente di arver riferito a gar a, sono vere o sono false? Ecco il punto a cui egli doveva rispondere categoricaniente, del che si e guardato con « plumbea disinvoltura » *. In quella vece lanciando una saetta contro i gesuiti, alia guisa poco nobile dell'antico Par to fuggente, si ricovera in un campo, nel quale naturalmente non gli mancano le simpatie. E di la ci fa sa- pere ch'egli giudica si veramente il buon Maroncelli « indub- bianiente riprovevole »: ma insomnia scusabile qualora si consider! la gragnuola delle sue rivelazioni non super flcial- mente, e si tenga d'occhio « il movente generoso » che lo iudusse « a quelle sciagurate confession! »: pertanto egli si propone di giudicarlo « con animo scevro da ogni precon- cetto ».

Sia pure : accettiamo cotesta uscita per il rotto della cuffia. Ma compie poi egli quel canone di giusta critica? Lo giudiehi il lettore dal triplice confronto, nel quale gli presentiamo, delle DEPOSIZIONI di Pietro Maroncelli 1°) la narrazione ret- torica di Alessandro Luzio; 2°) la relazione giuridica del- Tinquirente giudice assessore Antonio Salvotti ; 3°) le parole autentiche dettate dallo stesso Maroncelli ne' suoi autentici costituti.

VII.

Narrazione rettorica di Alessandro Luzio:

« Maroncelli sosteneva che, dopo la sua aggregazione avvenuta a Xapoli, non si era piu occupato di carboneria, reputandola una

1 L'espressione e di Alessandro Luzio, il quale usa pure altri strani paroloni, coine altruismo, didascalie, iperestesia morale, escamoter, ma- xfodontici volumi etc. etc.

314 1NUTILI APOLOGIE

societa inefficace, e eke solo la rivoluzione del '20 aveva in lui risvegliato Fantica fianima...

« Salvotti gli domanda allora a bruciapelo : come mai, voi, ri- inasto estraneo alle sette romagnole, vi credevate in diritto di rilasciare quel certificate a CamilJo Manzini? ] Evidentemente era una credenziale che doveva valere al Manzini d'introduzione presso i buoni cugini romagnoli ed emiliani; e non e supponibile che voi aveste firmato quel passaporto carbonico senza 1'autorita di farlo e senza la certezza dell'efficacia della vostra parola.

« Quel certificate 2 e la prova piu certa che voi siete addentro in tutto il trameriio delle sette: la vostra patria, Forli, e uno dei covi piu sovversivi di Bomagna ; non solo vostro frateilo, ma anche vostro cognato, 1'avv. Masotti (lo sappiamo da Confortinati) 3 e un carbonaro attivissimo; al Masotti si fa risalire la pubblicazione di un foglio clandestine Quadragesimale italiano 4 in cui ven- gono propugnate massime incendiarie contro tutti i governi; a questo Quadragesimale avete di sicuro collaborate anche voi, poiche tra le vostre carte si e trovata la minuta di quel tale articolo 'con cui proponete di tirare il collo a tutti gli inquilini del Yaticano 5 ; a

1 A costui aveva il Maroncelli, stando carcerato in Eoma, conse- gnato un diploma di carbonarismo, la cui minuta gli era stata seque- strata.

2 & sempre il Salvotti che parla con la bocca di Alessandro Luzio. II quale Alessandro, alcune righe piu addietro, aveva pure scritto : « Salvotti comincio le sue contestazioni, secche e anzi che no sarca- stiche, le quail come (ante punture di spillo facevan svaporare le bolle di sapone delF immaginoso e facondo roinagnolo » (p. 100). In quella vece lo sciloma qui riferito non e ne secco, ne anzi che no sarcastico, ne avente somiglianza colle punture di spillo: e tutto farina del sacco del Luzio!

3 Questa . parentesi dev'essere unapuntura di spillo: ci voleva proprio. fra tanti carbonari cospicui, 1'autorita del Confortinati, il « ciarlatano », come lo dichiara il Luzio.

* Cio il Salvotti, cioe Alessandro Luzio dice per figura di anticipa- zione. Che il Masotti fosse autore di quel fog-lio clandestino, il Maron- celli lo dichiaro solo nel suo costituto de' 7 aprile! rispondendo alia seguente interrogazione 218a: che cosa sia il quadragesimale italiano, e quale, sia Vorigine e lo scopo di questo scritto?

5 La lepidezza di queste parole, attribuite al Salvotti, nell'atto di stimolare il Maroncelli a cantare, e qualche cosa di ineffabile : Salvotti non fece intorno al Quadragesimale se 11011 la detta piceola interroga- zione, nel detto costituto 7 aprile, quando cioe il Maroncelli aveva gia cantato in quasi tutti, e lungo la scala di tutti li toni !

MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 315

che dunque negar 1'evidenza? Siete carbonari) non solo; ma cono- scete a fondo tutte le ree mene del buoni cugini. Le simpatie austriache sono una lustra e la Comrnissione non o tale da bever grosso e da accettare per buona moneta le storielle che le andate spacciando. »

Tale si e la spampanata da povero retore, che il Luzio ci ha squadernato conae cosa sottosopra detta « in rnauiera secca e anzi che no sarcastica » dal tagliente inquisitore. E soggiunge com' era da aspettarsi : « Maroncelli non era uomo da resistere a questa grandine di colpi : e sbalordito dalla dialettica del Salvotti (ossia del Luzio) penso non tanto alia sua sorte gia disperata, quanto a quella della sua fami- glia, che egli vedeva travolta nella sua rovina ».., (p. 100-101), Cosl egli guardando le cose maroncelliane non super ficial- mente e non tenendo conto del solo fatto materiale delle con- fessioni sciagurate del buon Piero.

E allora che cosa fece il Maroncelli? « Nella sua in- genuit& penso di raggiungere lo scopo, fornendo ai giudici di Venezia piu estesi particolari delle simpatie dei Carbonari ro- magnoli per V Austria (Ibid.). » -- Fin qui il Luzio con doppia figura di tapinosi e di antifrasi!

Ma vediamo ora la narrazione del Salvotti, la quale a quella di Alessandro Luzio aggiunge certamente qualche co- serella, dal rivendicatore del « buon Piero » ommessa per... clistrazione.

Relaxione giuridica di Antonio Salvotti.

« Dopoche nei precedent! due costituti (677, 678) si ha potuto cogliere in qualche leggiera co-ntraddizione lo inquisito per rispetto al contatto in che venne a Roma col toscano Valtangoli, e sul mo- tivo per cui .la proposta aggregazione del Manzini sarebbe mancatar si incomincio nel terzo a piu direttamente combatterlo. Gli si fece conoscere che egli non poteva fornire il Manzini di un suo attestato, onde se ne valesse presso le Yendite della Romagna, se a queste egli stesso era straniero ]. Si insiste su questa considerazione, e

1 Questa contestazione del Salvotti veramente non ha forza. L'at- testato fornito da un carbonaro valeva presso tutte le Vendite del mondo,

316 INUTILI APOLOG1E

siccome se ne scorgeva I' impressions che dessa faceva suWanimo dello inquisito cosi lo si am mom con energica perorazione alia verita !. « L' inquisito, osserva il protocollo, (costituto 696) si ino- « str6 commosso a questa contestazione. II Consesso coltivando « questa sua morale disposizione lo eccito ad una sincera esposi- «zione»; e questo fa veramente il momento, dal quale ebbe la sua origine quel maggiore sviluppo che si pote procurare alle no- stre investigazioni. Maroncelii nella sua commozione e nella spe- ranza che il suo pentimento e le importanti rivelazioni che era per fare otterrebbero a lui e a suoi congiunti (della cui sorte pareva che gli calesse piu che della sua propria) 2 la sovrana clemente considerazione senza pero ricercarla a condixione del suo racconto 3

nonche presso quelle della Romagna. Veggasi con cio a che debolissimo argoinento cede il Maroncelii! Quell'attestato provava una cosa: essere il Maroncelii carbonaro, e nulla di piu ! La qual cosa era gia stata con- fessata da esso Maroncelii. Ma il Salvotti doveva pur motivare la sua superbiam quaesitam meritis ; se no, come avrebbe potuto ambire « il tributo di lode » imperatoria, dato poi al suo zelo iuquisitorio V Nella esposizione delle sue inquisitorie ricerche, il Salvotti lascia sempre scor- gere la ricerca di se stesso ! E questa come una nota dominante, la quale ricorre a ogni poco nelle sue relazioni.

1 II corsivo e di Alessandro Luzio. Noti il lettore, che non quella consider azione, ma qualche altra cosa piu forte, cio& la minaccia della pena capitale fece impressione nel Maroncelii : vedila piu innanzi. Da qui si scorge come il Salvotti nelle sue relazioni all' imperatore perori seinpre pro domo sua, cioe per far spiccare la propria valentia.

2 II corsivo e del Luzio ; suppongo che la parentesi sia del Salvotti Si osservino pero due cose certe : 1°) II Salvotti nasconde di ragionc veduta il patto implicito, col quale il Maroncelii veramente negozio le sue rivelazioni al prezzo della sua liberazione dalla pena capitale, come vedrassi dalle sue stesse parole. Se il Salvotti avesse riferito le parole stesse di Pietro Maroncelii, egli avrebbe sottratto, dinanzi all' impera- tore, qualche particella al suo merito inquisitorio, ed alia lode a lui do- vuta. 2°j Non saprei intendere la portata dell'interesse per la sua fa- miglia, che, a dire del Salvotti e del Luzio, Pietro Maroncelii sembra far prevalere. Che cosa poteva fare 1' Austria per la famiglia del Maron- celii, ammettendosi come spacciata la salvezza di lui? Salvare il fra- tello, ch'era in carcere a Bologna? Ma essendo quello nelle mani ai giu- dici pontificii, 1'Austria potra si chiederne i costituti, come fece, ma 11011 gia, la persona. Agli altri membri della famiglia doveva 1'Austria dare qualche pensione?

8 II corsivo e del Luzio. Ma qui la narrazione Salvottiana e falsa c manchevole, se si confront! con le parole dette dal Maroncelii: e noto cio come cosa gravissima. Perche 1'espressione del Salvotti sia esatta,

MOSTRUOSE R1VELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 317

appago non Y' ha dubbio in gran parte, i desiderj della Commis- sione, ma anche allora un resto di vergogua e di pieta lo trattenne dal tutto narrare le sue operazioui carboniche in questo regno, che perd in seguito ha rivelato 1.

« I tre esarai che allora di seguito si assunsero (696, 697, 698) 2 svilupparono pressoche tutto la immensa diffusione che la setta carbonica ebbe negli Stati del Papa » (Luzio, p. 434).

Qui si presenta necessaria la soluzione di un quesito im- portante. II Maroncelli svelo, svelo immensamente persone e cose e secreti della carboneria, cio e fuori di dubbio, come di presente daremo a vedere. Ma percio si merita egli il vocabolo di delatore? Schiettamente ci sembra cotesta una questione di parole : il fatto e evidente, come vedrassi, la pa- rola poco monta.

Ma sve!6 egli col patto od almeno con Tintendimento, o con la « speranza », come si esprime il Salvotti, di ottenere salva la vita a prezzo delle rivelazioni che farebbe r Un patto esplicito con le parole « do ut des, do ut facias » non vi fa, n6 vi poteva essere dinanzi al consesso : che vi fosse stato secretamente, n6 lo affermo ne lo nego. Ma stando ai costi- tuti, ossia alle parole dette dal Salvotti ed alle parole ri- sposte dal Maroncelli, ci fu da una parte eccitamento a svelare ogni cosa solto pena d'incorrere la giustizia capi-

secondo la lettera dei costituti del Maroncelli, bisogna intendere al piu, che la condizione vi fu, ma non per patto convenuto espressamente tra le due parti!

1 Dai costituti di Maroncelli vedrerno, che allora eg'li tacque le cose rivelate poi sul Pellico, Porro, Laderchi e Canova, si per vergogna e per pieta, ma sopratutto perche non reputava cotali rivelazioni neces- sarie alia causa ne al governo!

2 Citando questi numeri in una lunga nota, intesa ad assegiiare ad essi le date corrispondenti, il Luzio scrive : « forse il 10 (cioe 19?) 20, 21 febbraio » (p. 433). Quei numeri invece corrispondono a' 17, 18, 19 febbraio 1821. Da cio, come da altri indizii, si vede che il Luzio non ha letto i costituti del Maroncelli! E perche allora nella sua prefazione, nel titolo del libro, ed altrove, parlare con tanta sicumera ? Come si puo intitolare un libro, nell'anno di grazia 1903 « il processo Pellico- Maroncelli » , senza avere almeno studiato i costituti di Maroncelli e di Pellico?

318 INUTILl APOIX)GIE

/file, furore di godere della clem en z a dell'imperatore; e dall'altra ci fu. promessa espli-cita di svelare ogni cosa con r affldamento alia impcriale clemenza. A questo fatto cer- tissimo, il lettore dia quel nome che credera piu conveniente :

10 storico si cura poco del nome.

Con cio 6 sciolta da se 1'altra questione : il Maroncelli non essere stnto delatore con Vintendimento di aver salva la vita, per che non ne etibe il premio, non gode della facoltd degl'im- punitarii, fu condannato al carcere duro. In questa parte

11 Maroneelli segui la sorte di tutti i condannati del Polesine e di Milano, i quali fec^ero si delle rivelazioni estese ed im- portanti; m^i 1°) non le fecero se non gia arrestati, 2°) a forza d'interrogatorii, 3°) quando gia la loro colpa era gia cono- sciuta dal governo, 4°) ed essi non erano « mossi dal pen- timento », ma daH'obbligo -di obbedire all'art. 289 « del co- dice dei delitti »; che comanda al reo di dire la verita. Le quali cose o tutte o in parte coneorsero nel Maroneelli a privarlo del preinio &v\l'impunizione, promesso nel paragrafo 56 della prirna parte del -oodiee penale agli impunitarii ivi descritta J,

Ed or,a faDeiamoci ad ascoltare le stesse parole del Ma- roncelli ne' suoi costituti,

VIII.

Parole autentiche di Plelro Maroncelli ne' suoi costituti.

Quanto segac trovasi scritto a verbo e verbo nel proto- collo dei costituti di Pietro Maroncelli ; nel quate si registra-

-1 « Chi si '6 aggregvato a segrete eonabrkcole tendenti all'alto tra~ dimento, ma poscia mosso dal pentimoento ne scopre alia magistratura i membri, gli Htatuti, le mire, gli attenta-ti, mentre sono ancora occLiltir e se ne puo impedire il dainio, e assicurato della plena sua impunita, e del segneto della fatta dennncia » . Evide-ntemente intende quelli che si trovano ancora sul piede di liberta: poich£ fu arrneeato questo arti- colo nello stesso decreto de' 29 agosto 1890, il quale era destinato a promunire ogni aggTeg-azione, e ad eccitare ogni aggregate a dcnuii- ziarla, se voleva cansare la sanzione della legge.

MOSTRUOSE RIVELAZ1ONI DI PIETRO MARONCELLI 319

vano le interrogazioni dell' mquirente I. R. assessore di ap- pello, Antonio Salvotti, e le risposte dell' inquisito.

La composizione scenica di quel tribunale ci e stata de- scritta da un illustre condannato, marchese Canonici, che vi subi la sorte comune. Stavano, scrive egli, « dietro vasto tavolo tre persone di fronte, ed una quarta al lato destro » . II costituito tenevasi « al lato manco alia loro sinistra ».

Nel nostro caso il Maroncelli aveva di fronte F inquisitore Salvotti, la cui prosopografia ci e cosl descritta dallo stesso marchese Canonici : « uomo alto di taglia, di struttura sottile, di spalle tirate, di viso oblungo e scolorito, di crine nero, spesso, e ricciuto, occhi morati, vivaci ed irrequieti, con sor- riso forzato sopra le labbra, e voce maschile e sonora A ' .

Nel suo primo costituto di Venezia, 30 gennaio 1821, il Maroncelli interrogate nelle generali rispose :

« lo sono Pietro Maroncelli del fa Antonio, e della vivente Maria Iraldi Bonet 2, d'anni 25, nubile, nativo di Forli, ed ultimamente abitante in Milano. »

Tutto il costituto, che duro dalle 11 della mattina fino alle 7 pomeridiane, 9 ore non interrotte, si aggiro intorno ad un tale Valtangoli toscano, spia segreta del governo del gran- duca, il quale dette a bere grosso a Maroncelli ed agli altri carbonari della Romagna. Si e voluto vedere in quelFarnese un agente del Fossombroni, incaricato di preparare le popo- lazioni della Romagna a di venire soggette della Toscana : non e cosa provata, tanto piu che di sua natura 6 del tutto im- probabile 3. Non franca quindi la spesa di occuparsene per

1 Delia mia vita. Eelazione apologetica di Giambattisla Canonici. (Bo- logna, 1848), p. 29. Come si vede, 1'immag-ine del Salvotti non e quell a di un Adonide, comunque il Luzio si sia argomentato di presentarcene la pulcram speciemf

2 .Nel costituto citato dal Luzio a p. 353, il Maroncelli si dice figlio della « vivente Maria Traldiboni » .

3 Vedi nella Rivista d' Italia un articolo sul Valtaucoli, che e forse 1'unico che ci dia qualche cosa di nuovo e di sicuro intorno a quella spia toscana (febbraio 1902, p. 346). Dai document! ivi citati sappiamo gia, che il Valtancoli aveva « alterato il vero state delle cosc», ossia non aveva ricevuto dal governo toscano altra missione che di esplorare

320 INUTILI APOLOGIE

ora, sebbene al Salvotti, che aveva la fisima di credersi sal- vatore della monarchia austriaca, premesse assai 11 darne raggmgli all' imperatore piu che potesse estesi !

II secondo consesso fn teauto nel giorno seguente. Verso intorno allo stesso argomento, e duro dalle 10 e mezzo della mattina sino alle 4 e mezzo del pomeriggio, ossia altre sette ore continue *.

i disegni delle sette, e non di spacciarsi come iiicaricato di guadagnar nuovi popoli alia Toscana. Cio e confermato da una relaz'one dcllo stesso agente pubblicata da G. Livi nella Eivista del risorgimento, I, 560. II Livi nella Illustrazione italiana (9 novembre 1894, p. 34 <) cosi ci descrive la missione di quella spia, cavandola da atti officiali : « II Valtancoli ebbe dunque il grave quanto geloso incarico di far delle escursioni pei maggiori Stati confinanti, e oceorrendo anche altrove, per raccogliervi le maggiori notizie sulle mene dei liberali, e particolar- mente suWazione delle varie Societa seyrete. » Di altro incarico di con- quiste non occorre mai una sillaba !

Ma a noi arreca grande maraviglia il vedere 1' inquisitore Salvotti a lanciare la sua nave inquisitoria a piene vele e con gran fog A n'el mare della politica, e far tanto assegnamento sulle notizie intorno a quel- 1'agente da spendere ore ed ore a far cicala re Pietro Maroncelli, e poi nella sua relazione ufficiale trattare a fondo la questione politica dei tentativi della Toscana per mangiarsi le Romagne! Sempre vediamo dominare la nota Salvottiana: il con to del proprio merito ! A suo tempo spero di far la luce anche intorno a questo punto abbuiato dal Gualtiero.

1 II Luzio, che trincia in ogni cosa, scrive a p. 11 essere « inevita- bile che un interrogator™ prendesse in media dalle 5 alle 6 ore, per lo meno » . Con questo « per lo meiio » si dice assai ! II fatto e, che la maggior parte de' costituti durarono dalle 7 alle 9 ore. E la misura della loro hmghezza non dipendeva da necessita scritturali, ma dalla mag- giore o minore importanza di quello che voleva sapersi dall'inquisitore ; quindi alcune sedute durarono 9 ore, altre 4, ed altre due; ed alcune si protrassero fino a mezzo, notte, meno un quarto ! Caratteristiche sono le sedute di Silvio Pellico, e per il tempo e per la durata.

Si puo giudicare dal cenno seguente :

PIETRO MARONCELLI:

30 gennaio 1821 11

mattina 7 sera

31 » » 10 V

2 - 4'/2 »

17 febbraio » 10

7

18 » 11

» - 51/2 »

GlAMBATTISTA CANONICI :

21 agosto 1820 - 10 mattina 7 sera 21 » » 9 sera 11 */2 notte

MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 321

I costituti de' 17, 18, 19 febbraio sono quelli, ne' quali il Maroncelli cliede la stura alle manifestazioni sine numero in- torno persone e cose e disegni e secretumi di tutta la car- boneria e massoneria romagnole : fu in tutta verita una « gragnuola * battente, che duro tre giorni e lo spazio di 21 ore!

Li riproduremo tutti e tre, per la massima parte, in ap- pendice ; qui non possiamo se non metterne sotto gli occhi del lettore la parte letterale, che dia una mentita oggettiva alle chiacchiere stftdiate di tutti i rivendicatori delle vilta carbonaresche. Quel tanto che riportiamo e bastante a di- struggere tutto il libro di Alessandro Luzio !

COSTITUTO DI PIETRO MARONCELLI DE' 17 FEBBRAIO 1821 :

Kegno Lombardo Yeneto.

Nell'ex convento di S. Michele di Murano destinato alia cu- stodia di alcuni del detenuti nell'inquisizione contro la setta dei Carbonari. In giorno di sabbato 17 febbraio 1821 alle ore 10 di mattina.

22 agosto 1820

9

V

- 11 3/4

notte

23

9

mattina

~ 41/2

sera

24 » »

Q 1' y 1-2

»

- 4»/2

»

25

10

»

5

»

26

- 10 1 A

» ^

- i'JS

»

FELICE FORESTI :

20 marzo 1820

Q

mattina

- 6

sera

21 »

9

»

~~~" ^ /2

,

22 »

10

»

5

»

23 » »

9 ];

;2 »

s>

»

30 »

~ 8V:

2 ^

5 8/i

»

ANTONIO SOLERA :

20 gennaio 1820

2

sera

7

sera

22

10

mattina

6

»

24 ' »'

10

mattina

6

»

... 10 aprile »

9

»

6

»

SILVIO PELLICO :

20 febbraio 1821

- 10 i

/2 mattina

2

pomeridiane

17 aprile »

2

pom.

D /j

, sera

27 » »

g

sera

91/.

, notte

1904, vol. 1, fasc. 1287.

21

30 gennaio 1904.

322 1NUT1LI APOLOGIE

Avanti il ronsesso (come sopra). Present!... I S.ri D.1 Antonio Salvotti, assessore d'appello, Consigliere inquirente Giuseppe de Tosetti, Stefano Grabmayer Consiglieri D.1' Rosmini Attuario.

Onde proseguire il Costituto deli'arrestato Pietro Maroncelli, il Consesso inquirente si e recato in S. Michele, e fattosi presen- tare dal Custode il nominato Maroncelli, previa rainmoni/ione alia verita a sense del 289 del codice dei delitti, fu

117. Interrogate. Dettogli, che se egli non fosse stato gia ri- conosciuto qual Carbonaro, dal corpo morale a cm Manzini volea esser unito, il certificato che avesse prodotto non gli poteva cer- tamente giovare.

Prima infatti che si conosca il presentatore del certificate), vogliono gli statuti, e vuole il buon senso, che sia riconosciuta la qualita dell' attestante. Le mere supposizioni non giovano, mas- sime dove si tratta di societa contro le quali il governo precede con tuito il rigore.

Voglia finalmente conoscere meglio la sua situazione. Com- prenda una volta, che dopo aver confetsato i tentativi che fece d'introdurre la Carboneria in Milano, vale a dire una societa diretta all' alto tradimento, la sua sorte e gia decisa da quella legge, che appunto per togliere ogni pretesto di diverse inten%ioni, ha irrevocabilmente stabilito, che si rende ribelle contro il Go- verno, chmnque coltiva una tale societa.

Nel suo stato adunque null'altro mezzo gli resta, che d'invo- care la clemen&a sovrana, e di ineritarsela con un'amplissima rivelazione.

Comprenda, che egli e la vittima di quelle persone, che lo lan- ciarono in questo itortice.

Comprenda, ch'egli va a formare I'irreparabile sciagura an- che di suo fratello ; e voglia per conseguenza risolversi una volta ad abbandonare un silenzio, che ad altro non tende, che a nuo- cere a quel Governo, di cui egli dee impetrar la pieta, ed a salvar quelle persone, che ben tutt' altro dovrebbero di presente ispirargli, che gratitudine e riguardi 1.

1 Confesso schiettamente, che queste parole dell'inquisitore Salvotti non gli fanno onore. Gli si puo menar buona la minaccia, con la quale sospende sul capo al reo la pena suprema che lo attende, se non si risolvo a svrelare la sua colpa. Ma quell 'incitamento a svelare i com- plici, perche quest! sono indegni di gratitudine e di riguardi, quando appunto il Maroncelli era stato egli la causa della loro rovina, come maestro aggregatore e come svelatore primo, mi sembra una cosa in- degna d'un giusto inquirente.

MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 323

Nota bene. L'inquisito si mostro commosso a questa contestazione.

II Consesso coltivando questa sua morale disposizione,

10 eccito ad una sincera esposizione ; e Tinquisito rispose nel modo che segue :

Dettando. Nelle esposizioni fatte finora io uon posso ne- gare, che vi sono molte cose taciute, ed altre dette in modo di verso dal vero.

Io dunque sono disposto a dichiarare ogni cosa se- condo veramente che e, sperando che nelle cose che saro per dire si degnera il Clementissimo Governo di consi- derare la mia situazione, e quella particolarmente del mio sangue, e di concedere a me ed al mio fratello quei riguardi, di cui I'uomo pentito del suo traviamento si puo lusingare, e dei quali mi renderanno meritevole le rivelazioni che saro per fare *.

Aggregate alia Carboneria nel modo che ho raccontato (negli atti politici subiti alia polizia di Milano, i quali vennero comu-

1 Dinanzi a queste dichiarazioni di Maroncelli, nette e formal!, prego

11 lettore di collocare in confronto le parole, scritte dall' inquisitors Sal- votti, nella conclusione finale, in cui allegava le attenuanti, che potes- sero scusare il Maroncelli dall'avere incorsa la pena capitale. Sono le seguenti :

« Non la minaccia della pena, non il rigore lo mosse a dischiudere il labbro al Consesso, ma il ragionamento, e la mitezza del suo tratta- mento. » -- Le minacce proferite dal Salvotti in questo costituto, da una parte ; e dall'altra la implorazione della imperiale clemenza, espressa dal Maroncelli, in merito delte rivelazioni che sard per fare... sono evi- denti, ne si possono cancellare: esse attestaiio, che nello scrivere quelle parole il Salvotti non ha detto il vero. E qui il Salvotti e sorpreso in flagranti !

Dinanzi a quelle dichiarazioni, giudichi parimente il lettore di questa altra dichiarazione salvottiana : « Maroncelli avrebbe potuto chiedere la impunita come condizione di tutte quelle notizie importantissime che somministro ; ma lo inquisito disdegnando questo premio, si affido inte- ramente alia Clemenza sovrana, pregando che come fu uguale la colpa di tutti, voglia essere uguale anche la pena. » (Luzio, p. 486). Questo scrit- tore, che coglie tutte le briciole che cadono dalle carte del Salvotti, avrebbe dovuto dirci in quale costituto il Maroncelli disdegnasse la impunita, e quale articolo del codice austriaco glie la concedeva, dopo il suo arresto e dopo le prime rivelazioni insufficient! che fece! come anche con qual criterio di verita dovesse il Maroncelli essere uguale nella colpa con gli altri, da lui alia colpa trascinati !

324 1NUTILI APOLOGIE

nicati al Governo pontificio da S. E. il signor Co'nte Strassoldo) in Napoli, rni recai a Forli, dove mi restrinsi con mio cognato 1'avvocato Masotti, ed appresi da lui, che la Carboneria cominciava allora allora ad essere introdotta anche in Komagna; e che esso era stato aggregate alia medesima alia venuta di Gioacchino, dal qual tempo deve veramente cominciarsi a contarne 1'esistenza in Bomagna.

lo mi rendetti dopo a Bologna, dove stetti interpolataraente due anni. In sul finire del secondo, per mezzo di mio cognate stesso fui presentato ai Carbonari di Forli, che mi riconobbero senza altra formalita; ed io intervenni anzi ad un mercato o adunanza, che si tenne in carnpagna al casino del conte Saffi l

128. Int. Che dica per verita se il vocabolario di. convenzione, die si trovo fra le sue carte, sia opera sua?

E. Si, Signore. Io composi quel dizionario a Forli, e la copia •che vedesi nella carta rigata fa fatta da Domenico Belzoppi di San- marino. Qael dizionario, come si vede, non e ancora complete, ed io non me ne era peranche servito.

129. lot. 11 consesso attende or a da lui la indicazione precisa di ttttti i Carbonari di Forli colla rispettiva qualita, che essi aveano nella vendita,

R. Ho conosciuto come carbonari di Forli i seguenti:

1. L'avvocato Petrucci.

2. L'avvocato Croci.

3. II mio cognato Masotti.

4. Pietro conte Saffi.

5. Alessandro Francia negozianto.

6. Certo Gurioli negoziante.

7. II conte Francesco Petrignani.

8. Certo Rossi artigiano.

9. Giovanni Manzini.

10. Paolo Zoli benestante.

11. Carlo Finina.

12. Certo Balassi locandiere.

13. II cavaiiere Lanfranchi ex ufficiale.

14. li dottor Pasquali.

15. Baldassare Regnoli, impiegato presso il conte Antonio Gaddi.

16. Certo Speziale, del quale non mi ricordo ora il nome, ma

1 Narra per longo I'accadutogli col Valtangoli : cio riserbiamo al- 1'appendice.

MOSTRUOSE R1VELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 325

so essere lo speziale dello spedale, anzi mi ricordo ora essere Zam- berliccTii.

17. Girolanio Amaducci sacerdote.

18. II marchese Pietro Merlini.

19. Angelo Caletti avvocato.

20. Monsignor Cesare Caletti.

21. Francesco Zoli impiegato, credo al Tribunale.

22. Certo Balboni, e che credo abbia nome Alessandro.

23. Luigi Poletti, carceriere del criminale.

24. II Cancelliere Yescovile, mi pare di nome Francesco Ci- coynani.

25. Angelo Pasini impiegato.

26. Scipione Casali, stampatore.

27. Nicola Regnoli, segretario comunale.

28. Certo sacerdote Vittore, del quale non so il cognome, ma che era irate cappuccino.

29. Certo Carlo Cerotti, ora negoziante ex impiegato.

30. Giacomo Ravajoli, ex ufficiale.

Yi si debbe pure aggiungere la cosi detta turba, sulla quale passo a parlare.

Carlo Armuzzi di Forli ora defunto aveva concepita 1'idea di affratellarsi colla gente del volgo, onde ispirare alia stessa de' prin- cipii liberali conform! alia setta massonica, che solo allora esisteva. In questo modo Forli presenta una massa di gente numerosa im- bevuta di idee liberali, e la plebaglia che nelle altre citta della Komagna non e che un complesso di briganti J, e in Forli animata di veri principii, senza tendere al saccheggio o al brigantaggio. Questa cosi detta turba. veniva dunque accetta anche alia Carbo- neria, alia quale apparteneva per via de' suoi capi, i quali sono il Zoli) il Finina, e il Rossi sopradescritti.

lo ho conosciuto le persone, delle quali sopra ho parlato, come addette alia societa carbonica, per essere intervenuto con loro ad una adunauza, che si tenne nel casino del conte Saffi nella state del 1817, e alia quale pure intervennero gli ufficiali della truppa stazionata a Forli, senza che per altro questi fossero del paese, e che mi ricordo essere stati, il maggiore

31. Landi, e gli ufficiali

1 Brigante, nel linguaggio carbonaresco, era siuonimo di profano: e dcsignava ogni persona, che non appartenesse alia turba dei buoni cugini!

326 INUT1LI APOLOGUE

32. Perotti, e

33. CristinL

In quell'adunanza figurava da Reggente il mio cognato Masotti, la di cui reggenza appunto allora finiva, e si passo a scegliere gli altri, che dovevano entrare in carica.

Fu quindi nominate Reggente 1'avvocato Petrucci. Era segre- tario Nicola Regnoli, e credo che vi rirnanesse, o che altrimenti gli venisse sostituito Carlo Cerotti.

II primo sorvegliante era Angelo Pasini, e 1'altro era France- sco Cicognani, e rai pare che restassero in carica.

Era oratore 1'avvocato Croci, e vi subentrfc Don Amaducci.

Era maestro delle ceriinonie il Balboni, faceva da esperto Franco Zoli.

Facevano da copritori il Rossi, e il Finina.

Faceva da terribile il cavaliere Lanfranchi.

Faceva da archivista certo

34. Zambianchi possidente, del quale anzi mi era prima di- inenticato.

L'oggetto di quella adunauza fu la nomina dei nuovi uffiziali.

Capitarono e vennero accolti quai Yisitatori il fratello del Fat- tibuoni, ingegnere di Cesena, e un suo compagno che era venuto a stabilirsi a Forli dalle Marche, ma di cui io non so il cognome.

Avverto che 1'avvocato Crocl non pote comparire a quell'adu- nanza, e che in sua vece vi tenne un breve discorso il conte Pii- tiv Saffi, il quale era in sostanza morale (sic), essendoche in quella adunanza vi erano anche gli Apprendenti. Nessuno era vestito colle decorazioni prescribe dall'Ordine.

Avverto ancora, che la il mio cognato fece la proposizione che fu anche adottata, di non tener piu adunanze, ma di dividers! in sezioni, nel inodo che ho gia raccontato.

130, Int. Se e qnali Carbonari abbia eyli conosciuti in Bo- logna ?

R. In Bologna non ho conosciuto che 1'avvocato

35. Sartoni e lo

36. Zubvli, che entrambi furono reggenti della Yendita cola istituita. Conobbi 1'avvocato Sartoni qual Carbonaro, dopo il mio ritorno da Roma in sul finire della state 1818, essendogli stato raccomandato dal conte Ginnasi di Faenza ; perd non sono inter - venuto nd alcuna adunauza in Bologna.

Passo a questo proposito a raccontare 1'oggetto della mia mis- sione a Bologna... (la daremo in appendice).

MOSTRUOSE RIA^ELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 327

Stance naturalmente di tanto profluvio, che duro fino alle otto ore di notte, il Maroncelli non parlo piu nel giorno 17 febbraio. Ma ne' seguenti due giorni riprese il racconto, e fece altre profuse dichiarazioni sulla setta e su i settari. Disse del partito preso da' carbonari roniagnoli di darsi alia Toscana, e magari air Austria per « sottrarsi a preti ». Ma 1'Austria non avendo corrisposto a' loro desiderii, « non si opero null a ».

Si attese allora « alia apertura dei templi massonici », ordinata in una baracca di Bologna; e qui nuovi torment! e nuovi tormentati:

« L'opera di Amaducci e dell' Orselli in Forli, quella del Gal- Una e Eoncaldier in Ravenna, e quella del Oinnasi e del Ladercki in Faenza, e quella dello Zuboli con altri nominati di sopra, cioe gli Agucchi fratelli, il conte Bianchetti, 1'avvocato Gambari, e il Sartoni in Bologna, fu quella che effettud 1'apertura de' templi, e 1'accettazione della maggior parte de' carbonari ne' medesimi »

Interrogate svelO quindi tutti i fratelli... component! le logge novelle di Forli, di Faenza, di Bologna, Eavenna, e di « altre adunanze che si tenevano in vari luoghi »; poi di Rimini, Cesena, Lugo, Bagnacavallo, Imola, Ferrara, dove « vi erano delle ven- dite carboniche dette madri. Le figliali poi sono : Forlimpopoli , Meldola, Santa Sofia, e Galeata sotto Forli ; Cervia, ed altri luoghi ch' io non so bene indicare come si chiamino, sotto Ravenna ; Ci- vitella, Brisighella, sotto Faenza, con altri luoghi ch' io non so piu indicare.

« Non so quali siano i luoghi, dove sono le Yendite figliali di Cesena.

« So, che quella di Rimini ha le Yendite figliali in S. Arcan- yelo e Savignano, gli altri luoghi mi sono ignoti.

« Non so in quai luoghi le Yendite di Lugo e Bagnacavallo abbiano le loro figliali-

« Imola mi pare le abbia ai due Castelli Bolognese e S. Pietro.

« Non so rendere conto delle \endite figliali di Bologna, e Ferrara... »

328 INUTILI APOLOGIE

Non aveva egli ragione Paride Zaiotti, quando, dopo avere enumerate in blocco le persone e le citt& e le sette svelate da Pietro Maroncelli, esclam6 : « Basta, basta ! ch6 il cuore ne soffre ? »

Ed inoltre noi troviamo di tanto in tanto in queste nar- razioni maroncelliane, espressioni come le seguenti: « Do- « menico Casamurata (che ieri dimenticai di dire, che era « pur carbonaro), era pur Rosa Croce Baldini, del quale « mi ero finora scordato... »: i quali, aggiunti ai nomi sopra riferiti, componevano la somma di TRENTOTTO vittime, asse- gnate all'ira vindice della giustizia, dair insensata inescu- sabile vilta di un loro fratello maestro in carboneria !

Ed ora chieggo io : ci puo essere un « motivo generoso », il quale scusi non che legittimi tanta pochezza di animo ? II lettore, che dalle parole minacciose del Salvotti e dalla pronta risposta del Maroncelli ha visto quale fosse il vero motivo, che indusse questo carbonaro a « cantare », il lettore dia egli la sentenza: noi non facciamo commenti.

KIVISTA BELLA STAMPA

i.

LE FIXTURE DELLE OATAOOMBE ROMANE

PUBBLIGATB DA G. WlLPERT l.

Nella sua opera monumentale sulle pittare delle catacombe ro- mane Hons. Giuseppe Wilpert ci presenta il frutto di quindici anni di lavoro, maturate nello scorcio del secolo XIX, condotto a per- fezione e raccolto in sull'inizio del XX. Una congiuntura propizia lo fa comparire in pubblico proprio alTalba del novello pontificato e trarre i migliori auspicii dal nome augusto che porta in fronte « Pio X PONTIFICI MAXIMO » quasi che, mentre la musica sacra viene felicemente richiamata aH'aurea schiettezza delle tradizioni antiche, dal canto suo 1'arte delle catacombe, tratta fuori dagli oscuri sot- terranei e fatta agevole ad ognuno merce fedelissime riproduzioni in colore, s'accinga a rimettere sul buon sentiero e a ribattezzare 1'arte del secolo nostro, la quale si va torturando in vani sforzi e non trova la via di tornar cristiana.

II merito di questa pubblicazione si potra apprezzare degna- mente, quando si ponga mente da una parte aH'importanza suprema, dogmatica e artistica, di quelle antichissime manifestazioni del pen- siero cristiano, e dall'altra si consideri lo stato a cui sono ridotte quelle pitture e al peggio che loro aspetta in processo di tempo inevitabilmente.

Principiando da questa seconda considerazione, premettiamo che quei dipinti sono eseguiti a fresco cioe sull'intonaco fresco « udo tectorio » . Questo e un fatto stabilito dal Wilpert con certezza.

1 Roma Sotterranea. Le pitture delle Catacombe fiomane; illustrate da GIUSEPPE WILPERT, con 54 incision! nel testo (XIX-549 p.) e 267 ta- vole. Roma, Desclee Lefebvre, 1903. Due grossi volumi in folio, leg. in tela L. 375. L' opera fu pubblicata contemporaneamente in italiano (che e 1'edizione da noi citata) ed in tedesco presso 1' Herder di Friburgo. Le tavole sono identiche; entrambe le edizioni stampate in Roma.

330 LE PITTURE

Tutte le affermazioni contrarie maucavano semplicemente della base, doe dell'osservazione diretta, E quanto all'uso dell' encaustica, esso non si pud supporre se non da ohi ne ignora del tutto la tecnica, la quale Plinio assicura che non veniva usata nella pittura murale; o la chiama « alienum parietibus (picturae) genus » .

In secondo luogo essendo le gallerie sotterranee scavate nel tufo, roccia di poca consistenza, 1'intonaco che doveva ricevere la pittura, lungi dal conformarsi alia pratica classica, ricordata da Plinio e da Vitruvio, e comporsi di sei strati, fu ridotto comunemente a due soli, fino al secolo III bene inoltrato, piu tardi anco ad uno : nella quale pratica si osserva tanta costanza, che la presenza d'un solo strato costituisce un prezioso criterio cronologico a determinare 1'eta delle pitture.

Cid posto, si capisce che tutto questo fosse lavorio molto fragile, spesso eseguito affrettatamente, soggetto per giunta alle infiltrazioni dei terreni soprastanti, all'umidita ed all'esalaziom interne, a muffa, ad incrostazioni di nitro e di calcare, ecc. Oltre le quali cause naturali s'aggiunsero le devastazioni positive degli uomini, n.on dei lloti soltanto e dei Longobardi, che si puo « ammettere a priori •» lasciassero le loro tracce, ma piu e peggio dalle genti civili, dopo che le catacombe furono riscoperte nel secolo XYI. II Bosio narra d'un ipogeo sulla via Latina che « sotto i suoi occhi fu distrutto dagli scavatori di pozzolana » . Material! poi senza fine, mattoni, marmi, travertin! ne furono estratti dai proprietarii dei terreni, che nelle gallerie cimiteriali si rallegrarono d'avere delle cave belle e pronte. Altri si mossero per piu nobili ragioni, come distaccare le pitture dalle pareti per portarsele in casa e conservarle. Cosi fece « il canonico Boldetti che per 45 anni lavoro come custode nelle ca- tacombe » dando il piu fatale esempio in tal genere di operazioni. Ma non sernpre gli riuscivano. Eacconta egli stesso d'un meda- glione colla testa di Cristo da lui fcrovato in Santa Domitilla, di si bella espressione, ch'egli ne restd preso, e nel distaccarlo gli si sfascio tra le mani. II D'Agincourt cita egli pure senza scrupolo dei frammenti di pitture tratti dalle catacombe e facenti parts della sua raccolta. Ed in tempo non molto lontano ancora un tal « Va- lentino Masci morto da parecchi anni, e gia capo dei fossori, che diresse a lungo gli scavi sotto il Ludovici (un custode delle reliquie, senza cultura scientifica), raccontava al De Rossi di avere una volta trasportato in citta un carro intiero di pitture tolte dalla catacomba sotto la vigna Massimo. Giunto a casa... s'erano ridotte ad una massa informe di sfasciume! » (p. 158).

DELLE CATACOMBE ROMANE 331

Altre perdite irreparabili sono da imputare alle fondazioni delle fabbriche erette nei nuovi quartieri di Roma, altre a ladri e mal- fattori, conie avvenne poco priina del 6 marzo 1901 d'una pittura di rara freschezza, scoperta dal Wilpert stesso nel ciinitero di Pre- testato, la quale avanti ch'egli avesse tempo di fotografarla, fu ru- bata da mano ignota, ma noa inesperta (ib.).

Qaelle pittare adunque, affidate a friabiii intonachi periranno senza dubbio e seguiranno la sorte di tante altre, viste ancora dal Bosio, dal de Eossi e da altri a memoria nostra. Importava pertanto di salvarle almeno in immagine. Qaesta fu 1'impresa del Wilpert. Tra i duecento e piu documenti da lui riprodotti un terzo erano inediti, ed ora sono per sempre acquistati alia scienza. Ma di quelli stessi che gia erano pubblicati, una gran parte abbisognavano asso- lutamente di essere novamente copiati, tanta era 1'incertezza, non di rado 1' infedelta o il travisamento patito per mano degli antichi copisti.

Infatti lasciando da parte le infelici copie dei cinque disegnatori adoperati dal Ciacconio e per fortuna non pubblicate, quelle assai niigliori disegnate dai fiammingo Filippo de Winghe andarono di- menticate e perdute, e solo le conosciamo di seconda mano dalle riproduzioni del Bosio. Questo « Colombo delle -catacombs », abi- lissimo disegnatore egli stesso, da principio lavorava di sua mano, poi mancandogli il tempo dovette rimettersi ad altri: ma bisogna dire che fu mal servito. Tre furono i disegnatori di cui si valse: il Toccafondo romano, il senese Avanzini, e Francesco Fulcaro incisore dei rami della Roma sotterranea.

II primo non era ne abile disegnatore, ne fedele copista, ma dotato di sconfinato capriccio « a piacimento adottd barbe, accorcio od allungft abiti, attribui vestiti a figure nude e ne spoglid quelle che ne avevano,... muto la successione delle scene, tralascid interi gruppi... e ne introdusse di nuove » ecc. Per dime una facile it riscontrare oggi stesso, una rappresentazione dell' Epifania ancora ben conservata, fu da lui trasformata in una scena di martirio ! Percid e per altri sospetti non infondati il Bosio lo licenzio e lo sostitui coll' Avanzini.

Questi era molto piu abile e piu coscienzioso. Di rado altero di prqposito le scene da rappresentare. Talora perd non seppe trat tenersi, come fece in una scena dell' Epifania, ove ai due magi

332 LE PITTURE

deH'originale (v. tav. 101) egli di suo ne aggiunse un terzo. I suoi error! assai numerosi provengono o dalla confusione degli original!, velati di macchie e difficili a discernere, o dall' influenza inconscia di altre copie preesistenti, o di composizioni somiglianti vedute sui sarcofaghi e tolte a guida nella sua incertezza. Cosi gli avvenne di trasformare un Cristo fra i due simboli eucaristici nel sacrificio di Abramo, un Giobbe nella moltiplicazione dei pani, ecc.

Tali sono le copie delle pitture riportate nella Roma sotterranea del Bosio, le quali ' riprodotte poi interamente dal Bottari e piu tardi dal Garrucci, passarono in quasi tutte le opere archeologiche maggiori, anche le piu recenti. Perd nonostante quella « grandissima infedelta... un1 intiera schiera di archeologi (per lo piu principianti) specialmente in Germania, non seppe trattenersi dal fame grandis- simo uso... introducendo cosi inconsciamente degli errori, fra i quali anche dei grossolani, in monografie, che del resto sono diligenti... tali errori sono in opposizione comica col tono autoritario e cattedra- tico di alcuni di questi scritti, che, suscitando 1' ilarita negli esperti, inganna il critico di mestiere » (p. 164 nota).

Dal Bosio fino al de Eossi non s'ebbero altre copie degne di considerazione. II de Eossi che sollevd 1'archeologia cristiana all'al- tezza presente, al grado di scienza, nei tre volumi del suo capola- voro, la Roma sotterranea, fornl delle copie atte a dare un' idea degli original! e ad iniziare sul serio lo studio della pittura cri- stiana antica del II, III, IY secolo e oltre. Se non che le sue copie, eseguite da diversi artist!, hanno pure diverse valore e fe- delta. Le migliori sono quelle di Gregorio Marian!, le copie del quale emergono « per grande scrupolosita : alcune, pel tempo nel quale vennero eseguite, possono stimarsi veri capolavori di ripro- duzione » (p. 166).

Sopravvenne intanto la fotografia, la quale com' e naturale si lascia addietro di lunghissimo intervallo qualunque piu abile dise- gnatore. II primo che se ne valesse a questo intento nelle catacombe fu 1'inglese Parker. Le sue fotografie, mediocri d'esecuzione e non esenti da ritocchi, munite di brevi ed inesatte indication!, furono messe in coramercio ; ma presto diventarono vere rarita, perche le negative, comprate da un antiquario, andarono distrutte in un incendio del palazzo Caffarelli in Via Condotti. Per fortuna, qualunque sia il valore non ispregevole delle predette fotografie, il Eoller ne aveva accolte un buon numero nella sua opera Les catacombes de Rome, e cosi ci furono conservate tra le altre le immagini di due pitture mutilate dappoi o perdute.

DELLE CATACOMBS ROMANE 333

Eeco a che punto stavano le copie delle pitture cimiteriali fino a questi nostri giorni. Mons. Wilpert, discepolo degno e riconoscecte al compianto G. B. de Rossi, animate vigorosamente dal maestro, prese sopra di se il grave carico di adunare, finche s' 6 in tempo « tutto il tesoro laseiatoci in tal materia dalla Chiesa primitiva nelle necropoli sotterranee, elaborandolo in modo critico ed esauriente » (prefaz.) ; lavoro immenso, il quale su proposta della Commissione pontiftcia degli scavi comparisce come continuazione ai volumi della Roma sotterranea del de Rossi. Sono due volumi superbamente stampati. Quello delle tavole e naturalmente il piu importante; ma il testo pure fa vedere quante nuove conclusion], quante rettifica- zioni consentono le immagini fedeli di quei dipinti.

Dovunque era possibile servirsi della fotografia, essa fu messa largamente a profitto ; nel che il nostro Autore si loda grandemente della ditta Danesi, che assunse Pesecuzione delle fotoincisioni, e pose a disposizione di lui il suo piu abile fotografo, Pompeo San- saini, appropriate quanto mai a tale effetto, oltreche per la capa- cita nell'arte, anche per la piccolezza della statura; la quale gli consentiva di entrare in ogni buco e ficcarsi anche ne'piu angusti arcosolii, e quivi disporre il suo apparecchio, stando egli ginoc- chioni a terra o supino o comechessia, tentando e ritentando le prove, fincho riuscissero a soddisfarlo pienamente.

Sovente pero la fotografia era impraticabile del tutto. Prima per I'oscurita completa dei sotterranei, onde si rendeva necessario ri- correre alia luce artificiale, o elettrica o di magnesio. La prima era esclusa per la forte spesa: poiche, chi poteva pensare a derivare la conduttura della citta per tutta la campagna e per tutti quei Ubirinti sotterra? E gli accumulator!, oltre al costo che importano essi pure, colle emanazioni degli acidi potevano facilmente recare offesa ai co- lori. Restava il magnesio, il quale da una bella luce bianca, ma lascia uno strascico di fumo cosi denso, che non si possono eseguire di seguito buone fotografie, se non in quegli ambienti ove il fumo si dissipa rapidamente: il che non avviene nel caso presente se non assai di rado. Oltraccid, talvolta i colori sono troppo sbiaditi; tal altra 1'ang.ustia dello spazio, per es. gallerie molto strette, volte molto basse, o sono incompatibili colle misure focali dell'obbiettivo, ovvero ancho ricorrendo ai grand'angolari darebbero immagini' sformate e inservibili. Di modo che 1'apparecchio fotografico da solo non basta nel piu dei casi; occorre 1'aiuto d'un valente copista.

II quale e necessario anche allorquando la fotografia pud riuscire e dare il primo fondamento al lavoro, che la fotoincisione poi deve

334 LE FIXTURE

riprodurre o in nero, per le pitture meno important!, o in trico- mia per Taltre. A tale scopo dice il Wilpert egli faceva ri- portare la fotografia su carta salata e poi dipingere nella catacomba dinanzi alia pittura originale, sotto la sua sorveglianza. E per questo lavoro si servi sempre di un solo pittore, Carlo Tabanelli, che gia sotto il de Rossi in alcuni lavori minori aveva dimostrato straordi- naria attitudine al copiare. Indi nei lunghi anni passati col Wilpert si perfeziond talmente, che le copie di lui nulla lasciano a desiderare quanto a fedelta. Sopra questi acquarelli furono eseguite le tricro- mie, che essendo ottenute con mezzi meccanici, ridanno 1'acquarello tale e quale. E anzi da tener conto d'una propizia circostanza che nel caso presente rendeva molto acconcio questo recente progresso dell'arti fotomeccaniche : cioe che la scala dei colori nelle pitture delle catacombe non fu mai molto ricca. I piu usuali sono : rosso , bruno, gialloy bianco, e verde, cioe quelli per 1'appunto che meglio convengono al processo del la tricromia.

La perizia del Wilpert nel ripulire le pitture, lavarle o con una spugna intrisa nell'acqua limpida semplicemente o, quando occor- resse, pure colle soluzioni acide, per liberarle dalle incrostazioni calcaree o dal nitro; poi la singolare educazione dell'occhio fatto pel lungo esercizio familiar e e penetrante a scorgere i piu lievi in- dizi, impercettibili ai meno esercitati; sono tutte circostanze che con- corrono a dare autorita a quest'opera inonumentale, e a riguardarla non come un semplice per quanto prezioso acquisto di material], ma come un progresso capitale nell'archeologia cristiana.

Passando ora a dare un'idea del contenuto ne' dipinti cimite- riali, chiunque scorre attentamente per le 267 tavole (meta delle quali sono colorate) non pud sfuggire a un senso di meraviglia vedendo in quei vetusti monumenti della pittura cristiana 1'enorme prepon- deranza del pensiero su tutti gli accorgimenti tecnici. Tanto che uno spirito superficiale, avvezzo alia formazione accademica o ai criterii storico-realistici correnti, andrebbe a rischio di non capirne nulla. Eppure in molti di que' dipinti, e piu ne' piu antichi, tras- pare il tocco dell'arte classica romana con una sicurezza, con si no- bile sobrieta, che non siamo soliti vedere ne' piu celebrati artisti dei nostri giorni. Quivi il pensiero si va condensando, si contrae, sfrondando da se tutto il superfluo, tutti gli accessorii, inesorabil- mente, fino a rinchiudersi nella profondita arcana del simbolismo.

DELLE CATACOMBE ROMANE 335

La pittura storica quale oggi 1'intendiamo, cioe quelle compo- sizioni che tentano di rappresentare dal vero gli avvenimenti quali si svolsero nella realta, riprendendo con suprema diligenza insino le foggie degli abiti, la decorazione degli edifizi, la prospettiva del paesaggio e ogni circostanza ; tutto questo non era richiesto al pit- tore che ornava i sepolcri nelle catacombe, anzi ne era positiva- mente escluso. Chi vuole intendere qualcosa in quelle composizioni deve premettere come principio supremo che esse erano pitture fu- nerarie, destinate a ornare sepolcri, epperd a richiamare Fidea della vita eterna. Percid gli stessi fatti tolti alia storia biblica delPantico e del nuovo testamento non erano rappresentati per se stessi, ma soltanto per la loro relazione col defunto. Questo era il motivo, questo il centro da cui tutto partiva, a cui tutto si riferiva. Quindi la scelta dei soggetti piu frequenti perche piu atti a ricordare la vita d'oltre tomba, la fede nella risurrezione, la potenza della mano liberatrice di Dio, la divinita di Cristo risorto egli stesso e causa della risurrezione dei morti. Ecco allora Noe nell'arca, Daniele fra i leoni, i tre fanciulli nella fornace di Babilonia, Susanna liberata da Daniele, il miracolo di Giona, Mose che percuote la rape, la risurrezione di Lazaro, la guarigione del paralitico, la moltiplica- zione dei pani, ecc.

Orbene, siccome gli artisti non movevano da idee storiche ma da idee simboliche, ed il simbolo per natura sua dev'essere scevro d'ogni elemento che turbi la corrispondenza col concetto da espri- mere, o distragga lo spirito dell'osservatore; quindi 6 che « per in- trinseca necessita il carattere piu deciso della composizione cristiana antica e appunto la grande concisione e semplicita : I' axiom, o meglio, il momento piu essenziale delVazione, fit tolto dal racconto biblico, e le figure principali.... furono collocate in atteggiamenti corrispon- denti a quell'azione » (p. 37). L'intento simbolico affrancava cosl 1'artista dall'obbligo di attenersi servilmente al testo della Sacra Scrittura, e gli agevolava 1'impresa.

« Queste considerazioni, che non saranno mai raccomandate ab- bastanza, sono importantissiine, perche ci offrono il giusto punto di vista, dai quale noi dobbiamo osservare e giudicare le produzioni sacre delParte cimiteriale. Le accuse sollevate contro la poverta delle composizioni cristiane antiche e contro le offese fatte .dagli artisti alia narrazione biblica, cadono da se avanti alia condizione di cose indicata, e mostrano che coloro, i quali fermulano simili accuse, non sono abbastanza penetrati nella natura dell'arte cristiana an- tica » (ibid.)

336 LE PITTURE

Che stupendo soggetto per un pittore il miracolo di Mose, che con un tocco della verga fa scaturire 1'acqua dal sasso; le turbe assetato che s'avventano e s'incurvano ai rivi, i giumenti, i cani- melli, le donne colle idrie... quanto non seppero iramaginare i fer- vidi ingegni del secoli XYI e XYII! Tutto giusto, tutto vero o almeno verosimile, tutto degno d'un gran pennello : ma tutto inutile allo scopo simbolico, anzi nocivo. Quindi il pittore delle catacombe, lasciato da parte ogni accessorio, rappresenta della scena il punto culminante : il solo protagonista Mose in atto di battere la rupe, e la polla copiosa che ne sgorga. L'acqua della fonte simboleggia il battesimo, essa bastava: tutto il rimanente ne aviebbe offascato il mistico significato, epperd ne fu reciso.

Cosi in Noe, in Daniele e nei tre fanciulli di Babilonia meri- tamente veniva raffigurata la potenza di Dio, che li scampd da raorte certa, eppero scampera pure il defunto dalla morte eterna. Di queste tre composizioni, la prima viene ridotta ai minimi termini: Noe, 1'arca e la colomba. La seconda al solo Daniele dipinto fra due leoni ; ne importava dargliene sette, com'erano secondo la Scrittura. Ed i tre fanciulli sono dipinti ritti e vestiti tra le fiamme, colle-mani alzate, pregando, nel momento dalla Scrittura ricordato ove dice che « lodavano come con una sola bocca il Sigaore e lo glorifica- vano e lo benedicevan nella fornace » .

Ssmplicissima del pari e la storia di Griona, e al sommo ridotta a tre scene : quando Griona e buttato in mare ed il pesce 1'aspetta colle fauci spalancate ; poi quando lo rigetta sul lido ; e da ultimo quando egli sta sotto la pergola. La risurrezione di Lazzaro e com- posta di due persone: Cristo colla verga della sua virtu, e Lazzaro, che fasciato come una rnummia si presenta sulla porta del sepolcro.

* *

Tanta semplicita non e perd incorapatibile col vero merito ar- tistico. Sarebbe ingiustizia il negarlo, come sarebbe esagerazione pretendere quivi il valore della grande arte, di che faceva pompa la Roma imperiale all'apogeo della sua potenza, o quale si svolse nei grandi affreschi italiani dal secolo XIY al XYI.

Osserva qui molto opportunamente il Wilperfc che « per apprez- zare convenientemente tutti i pregi (di quei dipinti) dobbiamo ram- mentarci che i pittori non impiegarono nelle loro creazioni maggior diligenza e tempo di quello impiegato dai grandi maestri nei loro schizzi e primi abbozzi, e tuttavia le figure sono eseguite sulla parete con una meravigliosa sicurezza » (p. 129).

DELLE CATACOMBE ROMANE 337

Bisogna notare infatti che alia fretta sospingevano 1'artista, oltre 1'esigenza della pittura a fresco, molteplici difficolta: il luogo in- salubro e mefitico per 1'esalazioni dei cadaveri, le posizioni disa- giate necessarie a lavorare in angusti cubicoli, nelle volticine degli arcosolii, e simili strettezze. S'aggiunga lo svantaggio della luce meschina di lampade e di ceri fumosi, che rischiaravano un piccolo campo, ft alteravano il valore e il rapporto dei colori: e si dovra ammirare come tra tutti questi impicci potesse aver luogo tanta facilita di mano, tanta sicurezza dell'occhio nell'armonizzare colori, nel bilanciare gli spazii e distribuire i compartimenti delle volte.

Si veda per es. la leggerissima eleganza nella volta riprodotta dal cimitero di Pretestato, a tav. 17 ; e quivi stesso le quattro sta- gioni dipinte nella cappella di S. Gennaro, la messe, la vendernmia, la raccolta delle ulive, i graziosi putti al lavoro, il tutto rallegrato di fiori e d'uccelli d'una finitezza, d'una grazia, d'una varieta degna dei migliori tempi. Difatti esso e opera del II secolo. Altro rno- dello di buon gusto, contemporaneo al precedente, e la volta della famosa cappella dei Sacramenti in S. Callisto; e un altro ancora ce 1'offre il cimitero della Nunziatella sulla via Ardeatina, in un cubicolo della seconda meta del sec. Ill (tav. 75), ove nel Cristo giudice, nelle figure de' Santi e nelle oranti tra le pecore e sempre la calma serena, la dignita, la larghezza classica del disegno, rav- vivata ne' compartimenti degli angoli estremi da uccelli svolazzanti.

Questa calma benefica, nota a ragione il Wilpert, questa seve- rita solenne, mitigata dagli elementi decorativi, non turbata mai da eccitamenti profondi di passione, ne da scoppii d' ira, cui avrebbero pure dato occasione le penose condizioni di gente perseguitata ; questo schivare assolutamente le rappresentazioni di stragi e di sangue, delle quali si compiacquero i secoli posteriori « sono prova evidente che gli artisti cristiani concepivano ancora classicamente » . Abbiamo nel cimitero di Pretestato una coronazione di spine, Tunica e percio preziosissima pittura di questo tenero episodio della passione di N. S. (tav. 18). Cristo indossa il pallio romano : due soldati collocati per rispetto a certa di stanza si riconoscono alia clamide ed alia tunica molto succinta. L'uno alza colla destra un bastone, Taltro con una canna distesa tocca il capo di Gesu coronato di spine; e questi sta in atto tranquillo, paziente, dignitoso, « et percutiebant caput eius arundine » (Marc. 15, 19). Quivi tutto e classico, concetto, stile, ma- niera ; alieno affatto dal realismo moderno. Eppure quanto e soave, quanto eloquente quella semplicita !

1904, vol. 1, fasc. 1287. 22 30 gennaio 1904.

338 LE PITTURE

* * *

Se i nostri giovani che s'affaticano, e pur troppo spesso si cor- rompono nelle scuole di belle arti, prendessero conoscenza anco di queste primitive e candide espressioni del pensiero cristiano ! quanti di loro (che v' ha pur tra essi dell'anime belle e de' begli ingegni) vi troverebbero una favilla di potente ispirazione, un raggio da guicJarsi nel caos di confusi concetti, che loro s'avvolgono in mente, e fors'anco ne sentirebbero uno stimolo dolce e gagliardo a virtu. Per molti di loro la vista e lo studio di siffatte pitture riuscirebbe una vera rivelazione. Iniziati al maneggio della matita e del pennello, essi, meglio d'un profano, saprebbero prescindere daH'imperfezioni inerenti ad un'opera necessariamente affrettata, come poc'anzi s'e ricordato; saprebbero supplire piu facilmente ai guasti del tempo, e ravvisare sotto le poche ma franche pennellate della scena della coronazione, per es., una mano e un'idea, onde piu d'uno si terrebbe onorato ; un modo di comporre, un linguaggio artistico supremamente concettoso. Yedrebbero come gli oscuri pit- tori delle catacombe sapessero effigiare non « tipi inanimati » ma « figure palpitanti di vita » , ed alle figure oranti in particolare im- primere « un sentimento, una devozione che incanta lo spettatore » . Difatto la Susanna del cimitero di Priscilla (riprodotta nel Wilpert alia tav. 14), lavoro che rimonta al principio del II secolo, e la vergine consecrata (tav. 80) lavoro del III, entrambe raffigurate come orcwiti, nell'atteggiamento, nel volto, nello sguardo, faano trasparire* lo spirito, 1'affetto, la preghiera che sgorga loro dal cuore.

Niuno si spingera tant'oltre da pretender e che la pittura cri- stiana abbia a ritornare a quell'estrema semplicita; sebbene si pos- sano dare dei casi in cui essa farebbe anch'oggi ottima prova. Ma nemmeno s'hanno a privare i nostri giovani artisti dei preziosi am- maestramenti ne de' nuovi orizzonti, che loro si dischiuderebbero di- nanzi, spezzando le servili catene dell'odierno realismo. Quali attrat- tive di poesia divina e di casti affetti non eserciterebbe sugli animi giovanili la cara immagine del Buon Pastore, quell' idillio soavis- simo di Gesu giovinetto tra le sue pecorelle, che fu uno dei piu frequenti oggetti onde si compiacquero le turbe cristiane dei secoli antichi ! E quella veneranda e vetustissima fra quante si conoscono immagini di Maria in Santa Priscilla! Sono milleottocento anni incirca che da quei fragili intonachi spira la fede nella divina maternita della Vergine, beata del Bambino ch'ella si regge in grembo e che, nato per la salute degli uomini, agli uomini rivolge

DELLE CATACOMBE ROMANE 339

lo sguardo. Non saranno gia le sguaiate donnette napoletane, da un troppo vantato artista volute dare per madonne, quelle dinanzi a cui si pieghera il ginocchio del fedeli o si lev era lo sfogo degli afflitti .

Percid le stupende tavole del Wilpert non dovrebbero mancare in alcuna scuola o accademia di pittura, ne dovrebbero quivi essere serrate negli armadii e sottratte all'uso comune, ma lasciate vedere, studiare, scorrere a bell'agio, sicche divenissero familiari alle novelle generazioni. L'accesso alle catacombe non e facile sempre, nemmeno agli archeologi, ne a coloro che risiedono in Roma : sono lontane, sono buie, d'ordinario sono chiuse, ne per quei labirinti e agevole ritrovare ogni particolare anco ai piu esperti scavatori. Quindi si capira 1' inestiinabile servizio reso dal Wilpert radunando si copiosi materiali, riproducendoli con tanta esattezza, e mettendoli cosi a portata di quanti hanno interesse di studiarle o pel rispetto delPar- cheologia, o dell'arte, o della teologia.

La storia dell'arte particolarmente ne avra tratto argomento si- curo da stabilire per sempre, dissipandone ogni dubbio, due punti assai rilevanti tra gli altri.

II primo, e un pregiudizio procedente per lo piu da ignoranza, che i primi cristiani fossero ostili all'arte, o perche provenienti dal seno del giudaisrno, o perche incapaci di creare un' arte nuova. Quanto all'ostilita giudaica, essa rimase ne' Giudei, e basta; 1'opi- nione gia confutata dal Kraus (Oesch. d, christl. Kunst, I. p. 61 ss.) e vieta omai, e non merita attenzione. Quanto all' incapacita, e da notare, ad essere ragionevoli, che « come non era nella missione del cristianesimo ne nella sua forza trovare una nuova lingua, cosl gli era pure assolutamente impossibile creare di un tratto un'arte del tutto nuova: nulla ostava invece che esso si servisse, insieme all'an- tica lingua, dell'arte antica fino a che non contravvenisse alia sua dottrina ed alia sua prassi » (p. 15). Quindi niuna meraviglia e niun inconveniente se o pittori pagani, o cristiani formati alia scuola pa- gan a, decor assero alia loro maniera i primi sepolcri. Ma tan to il cristianesimo non era ne avverso ne incapace di opere speciftca- mente sue, che le scene bibliche mai rappresentate per 1' innanzi le dovette creare di sana pianta, come sopra ampiamente s' e ra- gionato.

L'altro punto riguarda la questione vivamente discussa, e forse piu del dovere imbrogliata dalle controversie, quali relazioni di prio- rita e di paternita, diciam cosi, corressero tra 1'arte di Roma e quella di Bisanzio o dell'Oriente piu generalmente : a dir breve, la

340 LE PITTURE

questione bizantina. Basti su tal proposito riportare la grave e fon- data induzione del Wilpert, quasi per conclusione della profonda analisi delle pitture si lunghi anni studiate. « Delle produzioni cri- stiane antiche alcune, come vedemmo, risalgono fino al I secolo; altre datano dal II, altre dal III e IT secolo. Tutte furono ideate pei sepolcri delle catacombe romane ed eseguite sui sepolcri da ar- tisti, che vivevano in Roma, in Roma lavoravano ed erano senza dubbio in maggioranza romani: esse pure pertanto sono romane nel senso piu largo della parola. Date sirnili circostanze, si capisce facil- mente come non mi sia stato possibile prendere sul serio i tentativi fatti da F. S. Kraus e da altri dotti per ricercare in Oriente 1'ori- gine di alcune rappresentazioni cristiane antiche, per esempio del Buon Pastore e deiriXOTS. II fatto che i fogli-modello clegli ar- tisti romani trovarono diffusione anche altrove, prova che a Roma spetta la parte di quella che da e non di quella che riceve » (p. 463).

Abbiamo voluto insistere alquanto sul valore pratico delle pit- ture cimiteriali cristiane, tra pel loro merito reale e perche ogni ricerca scientifica se vuol essere ragionevole, alia fine deve pure terminare in qualche utilita pratica; e da ultimo perche, qualunque si fosse il loro merito, quelle avrebbero sernpre un valore storico di speciale importanza nella storia universale delle arti. Esse infatti « entrano in campo quando cessano le pitture murali di Ercolano e Pompei, e in successione ininterrotta segnano per quattro secoli e piu il progresso o piuttosto il tramonto della pittura romana » (p. 127). Che anzi mentre la pittura romano-pagana a ragione viene consi- derata soprattutto come pittura decorativa, in quella cristiana in- vece tutto e subordinato 9^ idea che si trattava di esprimere, cioe 1'idee religiose di quei primi cristiani intorno la vita futtira, la loro fede, le loro speranze. « Questo soggiunge il Wilpert ce le rende care in particolar modo; qui sta appunto il fascino che esse, anche le piu imperfette dal lato della forma, esercitano in ogni persona colta » (ib.).

E questo le rende o le dovrebbe rendere preziose massimamente al teologo ; che in esse ha « le rnanifestazioni piu antiche della dot- trina e delParte cristiana rimaste completamente immutate* (p. 161); testimonianze autentiche delle credenze di quei primi secoli, para- gonabili ai document! scritti, anzi coll' incomparable pregio onde un autografo s'avvantaggia sulle trascrizipni.

Naturalmente questi document! rimangono inutili dove non si impari anzi tutto a leggerne la lingua; ne si pud negare che questa non

DELLE CATACOMBE ROMANE 341

abbia le sue difficolta, cosi intrinseche, cioe d' interpretazione pro- priamente, come estrinseche, cioe 1'accesso sul luogo, la conserva- zione difettosa di molti dipinti, sciupati dal tempo, scalcinati, velati dalla polvere, dal salnitro, e non di rado sciupati dal vandalismo uinano. Tutte circostanze attenuanti, le quali almeno in qualche mi- sura valgono a scusare il fatto, che i monumenti dipinti, e quelli scolpiti o scritti in pietra, non abbiano finora trovata nelle scuole accoglienza proporzionata al loro peso e all'alto valore, che v'e riposto.

Eppure il dogma fondamentale della divinita di Cristo e spesso rammentato esplicitamente negli antichi epitafi; e non meno espres- samente nelle pitture cimiteriali. « Fin dal primo secolo (1'arte cri- stiana) fa rivolgere 1'occhio dello spettatore sul Figlio di Dio, e nell'ulteriore suo svolgimento, Cristo rimane I'oggetto principale delle sue creazioni. Noi lo vediamo bambino in grembo alia madre, per lo piu nell'adorazione dei magi, e tre volte in rappresentazioni di profezie; come adulto, egli apparisce una volta nella scena della coronazione di spine, quattro con la Samaritana al pozzo di Gia- cobbe, spesso come giudice e maestro, frequentissimamente poi come operatore di miracoli e sotto la figura del Buon Pastore ; finalmente dal IT secolo in poi compaiono anche busti ed altre isolate rap- presentazioni » (p. 172).

Singolare importanza, per toccare ancora di qualche altro esempio tra tanti, ha un alfresco che risale alia seconda meta del II secolo, e fu rinvenuto dal Wilpert nella catacomba ad duas lauros. « Esso rappresenta S. Pietro seduto su bassa cattedra, che legge in un rotolo. In questa scena abbiamo la prima immagine in cui il prin- cipe degli Apostoli apparisce non come parte di un gruppo, ma da solo come figura indipendente... come speciale mediatore della LEX CHRISTI, come il legislators della nuova alleanza » (p. 231).

Ricordiamo ancora come oltre alle scene in qualche modo al- legoriche, ove intervengono apostoli, discepoli, oranti, ovvero quelle poche desunte alia vita reale, come 1'erbivendola, i bottai, il bar- caiuolo, lo scarico del grano, i fossori, e simili, che per lo piu si riferiscono alia condizione o al mestiere del defunto; lasciando an- cora da parte le figure puramente simboliche, come Orfeo e le sta- gioni; e le decorative, come fiori, uccelli, ecc. : nel rimahente tutte le scene storiche, che ricorrono nelle pitture delle catacombe pei primi quattro secoli, sono esclusivamente tolte alle Scritture, del- Tantico e del nuovo testamento senza differenza. Nel che a ragione vediamo la pm grave e piu antica testimonianza del concetto in cui erano tenuti quei libri nella Chiesa primitiva; e in secondo

342 LE PITTURE DELLE CATACOMBE ROMANE

luogo come la storia evangelica, e tutti quattro gli evangel! per 1'appunto, fosse d'un tratto eguagliata in dignita ai libri che la tra- dizione giudaica aveva trasmessi alia Chiesa come parola divina.

Da ultimo, per non dilungarci fuor di misura, basti accennare alle diverse rappresentazioni eucaristiche, e a quelle del battesimo, le quali vanno associate, come associati erano i due sacrament! fin nell'antico uso della Chiesa. II battesimo e effigiato svelatamente ; Feucaristia, che apparisce fin d'allora il centre e 1'amore e il gran pensiero di tutto il culto cristiano, e ancora velata d'arcano, cioe rappresentata sotto il velo simbolico del tre miracoli : della moltipli- cazione del pani e del pesci, del convito del sette discepoli al mare di Tiberiade, e delle nozze di Cana.

Kimandiamo il lettore, che per ragioni teologiche meritamente bramasse addentrarsi piu a fondo in cosi grave argomento, alle belle introduzioni comparative premesse dal nostro Autore ai singoli ca- pitoli del libro II : ed in particolare ai capitoli del libro I sul ve - stiario, sui criterii cronologici, sui principii per 1'interpretazione delle pitture sacre delle catacombe. Che se per tali letture egli si sentisse trasportato in un mondo nuovo, ed in sulle prime restasse sconcer- tato e non sapesse orientarsi, per essere forse fin qui stato avvezzo solo alia speculazione metafisica e alia dialettica, nel Wilpert tro- vera.una guida fidata e cosi esperta che non potrebbe meglio in- contrare. Certo i due volumi non sono un'opera per tutte le borse. Ma come in niuna scuola d'arte dovrebbe mancare, cosi in nessuna biblioteca teologica o storica di qualche importanza. Quivi si sogliono avere le collezioni dei Padri, deposito e testimonio dell'antiche tra- dizioni: perche non s'avranno da accogliere pure quest'altre testi- monianze cosi chiare e cosi autentiche dell'immutata e immutabile fede cristiana?

II.

A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTIGOLO INTORNO AD HERBERT SPENCER.

L'egregia Unita Cattolica del 19 gennaio credo bene di accet- tare una critica del Sig. X Y intorno ad un nostro articolo su Herbert Spencer, apparso nel fascicolo dell'istesso mese.

Lo scrittore dell'articolo rnando una breve risposta al critico anonimo dell' Unita Cattolica che venne gentilmente stampata nello stesso giornale del 22 gennaio. Essa fu del seguente tenore:

« Lo scrittore della C. C. non e un ammiratore, ne molto meno un discepolo dello Spencer. Egli anzi ne ha sempre rigettato e ne rigetta oggi il sistema filosofico, perche manifestamente falso e sba-

A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTICOLO 343

gliato negli stessi primi principii, come dichiaro piu volte ed espli- citamente nell'articolo biasimato. Tuttavia, avendo lo scrittore, per ragione del suo ufficio di professore, avuta 1'opportunita di leggere e studiare le voluminose opere dello Spencer in fonte, vi ha bensl riscontrato molti e gravissimi errori, ma vi ha trovato altresi pa- recchie bellissime pagine, nelle quali certe verita di ordine teore- tico e pratico rifulgono nel loro splendore e sono dal filosofo in- glese sosteDiite con forza e convincimento.

« Nel dare pertanto ai lettori della Civilta Cattolica un cenno delle opere dello Spencer, egli non voile, e, da onesto critico, non pote biasimarle tatte in globo, quasi che in esse nulla si trovasse di buono e di vero. Voile dare invece unicmqne suum, cioe il bia- simo e la lode secoudo il merito oggettivo ; e in eld ha la coscienza d'aver fatto opera d'uomo onesto e di cristiano. Chi, senza passione o preconcetto odio teologico legge 1'articolo, non durera fatica a convincersene.

« Non danno certo prova di lealta quei critici, i quali, mettendo insienie la poche parole di lode dette dalla C. C. a proposito dello Spencer e lasciando da parte i molti biasimi che in quel medesimo articolo lo riguardano, fanno apparire lo scrittore quasi fosse il pa- negirista del filosofo inglese e ne approvasse tutte le teorie, anche gli errori piu marchiani e notorii.

« Lo scopo speciale dell'autore dell'articolo non fu gia quello d'istituire un esame delle dottrine del filosofo inglese, ma solo di dare ai lettori un concetto generico delle opere di lui, all'occasione della sua morte. Dal non avere avvertito a ci6, potra quindi spie- garsi in alcuni critici lo scandalo da loro preso; in altri poi po- trebbe spiegarsi col fatto, che essi forse non hanno conosciuto e non conoscono lo Spencer se non dai pochi estratti, recati a fine di con- futarli, in alcuni inanuali di filosofia. » Fin qui la risposta che lo scrittore stesso dell'articolo mando al critico dell'ETm'tfa Cattolica.

La risposta, come si vede, era di ordine generale, e rispon- deva ad una sola delle obbiezioni mosse dal critico dell' Unita Cat- tolica, perche, cioe, noi avevamo tributato, benche in scarsa misura, alcune lodi al filosofo inglese. Ci piace ora; per comodo dei nostri lettori, aggiungere qualche altra cosa a fine di togliere a chicchessia ogni pretesto a scandalizzarsi o a malignare.

II critico delP Unita Cattolica si meraviglia che « lo Spencer con tutto il suo ardente amore per la verita non sia riuscito a sa- pere che c' e Idcfto » . II critico dovrebbe intendere, e 1' avrebbe potuto raccogliere dal nostro articolo, che lo Spencer non ha mai negate 1'esistenza di Dio. Egli sapeva che c'e Iddio, ma protestava

344 A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTICOLO

di non sapere che cosa fosse e rigettava come affatto inadeguati i concetti analoghi che la filosofia cristiana di tutti i tempi, ben a ragione, ha predicate di Dio. E in cid egli ha errato. Che lo Spencer ammettesse 1'esistenza di Dio si raccoglie da mille luoghi delle sue opere; anzi 1'esistenza di Dio e per lui un postulate* necessa- rio della nostra coscienza « Quantunque 1'Assoluto, dice egli, non possa per nessuna maniera o grado essere conosciuto, secondo una conoscenza strettamente delta, pure e certo che la posiiiva esistenza di lui e un postulato necessario della nostra coscienza, e fin che questa dura, ci torna impossible, anche per un solo istante, disfarci di questo postulato l. » L'Assoluto per lo Spencer e Dio. Se il nostro critico avesse letto con maggior attenzione quello che abbiamo scritto dello Spencer a pagine 160 e 161 del nostro articolo, non avrebbe mossa la presente difficolta,

A pagina 163, lo scrittore della Civiltd non par la affatto di Platone, di Aristotele e dell' Hegel. Ne scrive bensi a pag. 160. asserendo il fatto storico certissimo e a tutti noto che « lo Spen- cer, come Aristotile, come Platone, come il Kant, 1'Hegel ed altri molti della eta antica e della recente, ebbe 1'ambizione di fondare un nuovo sistema di filosofia,, la filosofia della scienza modeina. » Se il critico dell' Unita Cattolica lo nega, neghera una verita storica manifestissima, e sara solo nella sua opinione. Con tutto ci6, non abbiamo in nessuna maniera messo a pari net merito filosofico lo Spencer con Platone ed Aristotile.

II critico aggiunge a modo di domanda : « Quando uno si da per filosofo e sa dir molte cose, non importa nulla che dica il vero o ilfalso, che ragioni o che deliri? » Rispondiamo: importa assaissirno, ma lo sfidiamo a cavare dal nostro articolo un simile concetto. Una sola cosa pud il critico dedurre dall'articolo, cioe, che in mezzo a molti errori lo Spencer ha detto anche alcune verita, e noi biasi- maudolo di quelli, 1'abbiamo di queste lodato. E ci darebbe il nostro critico il norne di un solo filosofo, morto o vivo, che abbia detta serupre e tutta intera la verita ? E sottoscriverebbe egli a tutte le sentenze di Aristotile e di Platone e di tanti altri filosofi?

Quanto alia psicologia spenceriana, credevamo che sarebbe ba- stato, per confutarla, 1'asserire, come facemmo, che « la psicologia per lo Spencer 6 in realta un raino della biologia » (p. 161). Certo,

1 « Though the Absolute cannot in any manner or degree be known in the strict sense of knowing, yet we find that its positive existence is a necessary datum of consciousness, and that so long as consciousness continues, we cannot for an instant get rid of this datum. » HERBERT SPENCER'S, First Principles, p. 26.

INTORNO AD HERBERT SPENCER 345

se il filosofo inglese fosse stato del tutto coerente ai proprii prin- cipii, avrebbe forse dovuto essere ua pretto materialista : ma in cid egli mancd alia logica e si tenne in una certa mezzanita, come appare chiaro da suoi Principles of Psycology §. 63. Abbiarno detto forse, perche non manca, anche tra' cattolici, chi difenda lo Spencer dalla taccia di materialismo e d' incoerenza. II critico del- VUnita consult! il Collins nel suo Epitome of the Synthetic Phi- losophy e il professore cattolico e sacerdote W. Turner nel suo libro History of Philosophy a pagina 624.

E basti fin qui. Del recjto, dopo avere noi. nell'articolo, esposto sommariamente il sistema dello Spencer, rimettemmo il giudizio al lettore dicendo : « Da questa sommaria esposizione del sistema filo- sofico dello Spencer, ognuno potra di leggeri vedere da se quali sieno i punti vulnerabili di questo Achille » (p. 163). E a pag. 164 non risparmiammo le critiche : « Lo Spencer dunque, ponendo a fondamento della sua filosofia due teorie, non solo non per se evident], ma la cui falsita, almeno in parte, e certa, guasto tutto il sistema, gl'inoculd il veleno dell'errore e lo condannc) a certa morte. » E piu giu : « Gli errori fondamentali della filosofia spenceriana dipen- dono in gran parte dal carattere speciale del suo intelletto » ecce- tera. E a pag. 165 : « La storia della filosofia (la storia, diciam cosi, laica ; poiche la cattolica ha giudicato gia lo Spencer) da qui a cinquant'anni o cento, dira probabilmente del sistema di lui quello che dice di parecehi altri, che, cioe, fu un sole che illumin6 per breve ora molte menti e scaldd molti cuori, e poi, tramontato all'occaso, giace freddo ed oscuro frammento d'ua mondo passato, reliquia archeologica d'una remota eta. »

Con cid ci parve di esserci sdebitati abbastanza dell'obbligo di dir la verita e di controbilanciare la lode col biasimo. Ma, pur troppo, la bilancia sta in mano ad uomini, non ad angeli; e certe espres- sioni di lode, prese separata mente, certo, poterono serabrare esage- rate, le quali considerate nel contesto non hanno quella gravita che altri vi ha veduta. Anche la Ciudad de Dios scriveva nel gen- naio scorso : « la influencia del filosofo ingles en el ambiente in- telectual y moral moderno es incuestionable j su autoritad extraor- dinaria » . Nel nostro articolo abbiamo condannato il sistema di lui, lodando tuttavia il suo ingegno, la sua studiosita e quel niolto o poco che ha scritto di vero e di buono. Qualcheduno avrebbe voluto che ne avessimo detto solo male. Ci trovi costui un libro dello Spencer che non contenga altro che errori e saremo pronti a compiacerlo.

BIBLIOGRAFI A '

BATTANDIER ALBERT, mons. Annuaire pontifical catholique. YII annee, 1904. Paris, Bonne Presse, 16°, 640 p.

tistica delle loro Case; del Dignitarii e Prelati della Corte Pontificia; delle Congregazioni romane e delle loro attribuzioni. Di piu ha alcune notizie teologiche, archeologiche e di cose varie, non che le necrologie di pre- lati illastri morti dal 1898 al 1902.

Contiene : Calendarii di varii Riti e di diverse eta ; la cronologia del Papi e quanto riguarda la S. Sede e 1'organizzazione pontificia ; la nota dei Cardinal! e delle disposizioni ri- guardanti la dignita cardinalizia ; dell'Epigcopato e delle sue preroga- tive; deg-li Ordini Religiosi e sta- BEANI GAETANO, mons. can. La Cattedrale pistojese. L' al-

tare di S. Jaoopo e la sacrestia de' belli arredi. Appunti storici

doc amen tati, con due piante delia Cattedrale etess.a e alcune in-

cisioni. Pistoia, Casa tipo-iit. ed. Sinibuldiana, 1903. Un Vol. di

pagg. 184. Prezzo L. 3.

A confutare la leggenda che gl'italiani non sono capaci di lavori pazienti di erudizione e che debbo- no in questa parte necessariamente mendicare dagli stranieri, concorro- no con vera efficacia, degnissiina di encomio, i lavori che Mons. Gaeta- no Beani, Prelato domestico di S. S., va da tanti anni pubblicando, mas- sime riguardo alia storia religiosa pistoiese.

II compianto P. Mauro Ricci, scrivendo al Beani, notava appunto a particolar merito di questo tale rivendicazione del genio italiano, cui

non manca, ove occorra, nemmeno la pazienza delle minute indagini d'archivio e di biblioteca. E per fer mo in questo volume, come nel re- Bto in parecchi altri del ch. A., e

tanta copia di documenti inediti tratti dagli archivi comunale e ca- pitolare di Pistoia, nonche da altre fonti storiche paesane, quanta puo desiderarsi a soddisfare qualunque .piu difficile criterio nostrano e fo- rastiero.

Lo splendido Tempio pistoiese, che Pio II noverava tra gl' insigni e vetusti dell' eta sua, ha trovato nel Beani un illustratore accurato e insieme colto, il quale nulla tra - scura, descrivendo ogni cosa con amore e con purgato stile e sapen- do intorno ad ogni particolare de- star naturalmente e senza sforzo P interesse dell' arte, della storia, della poesia, della religione e del patriottismo. Specie innanzi all' al- tare di S. Jacopo col dossale ed il

. I Jibri e gli opnscoli, anannziati nella Bibliografia. (o nelle Riviste della. Stamp a) della « Civilta Cattolioa », non pnd rAmministrazione assumere In nessuna maniera 1'Incarico di prorvederli, salvo che 1 detti libri non sieno indlcati come vendiblli preaso la stessa Ammlnistrazioae. 016 vale anohe per gli annnnzi delle opere pervennte alia Direzione e di g nelle indicate sulla Ccpertina del periodico.

L ' AMMINISTR AZIONE .

BIBLIOGRAFIA 347

paliotto d'argento, ove, oltre alle im- suscit6 tanto commovimento d'orro-

magini dei dodici Apostoli, sono scol- re, dovecb.6 adesso lascerebbe forse

pite storie dell' antico e nuovo Te- moltissimi indifferent!. Su questo

stamento (un museo di finissimi ci- fatto soffermasi 1'A. indagando. Ma

melii, degno della stessa Roma), il inutilmente, perche certe oscurita

ch. Beani c' intrattiene ravvivando aspettano tuttavia la pubblicazione

le memorie dei secoli XIII e XIV di qualche documento che le dissi-

fulgidi di fede ispiratrice di bel- pi. Intanto quel che MODS. Beani ha

lezze artistiche non piu uguagliate bellamente chiarito ed illustrate e

dappoi. E fa risonare il grido iroso tanto da assicurargli la gratitudine

di Dante contro il sacrilege furto di tutti gli studiosi di storia e in

di Vanni Fucci, che in quei tempi particolare de' suoi concittadini.

COURDA VAULT (abbe). L'Hebreu appris facilement sans maitre.

Lille, Deselee de Brouwer, 1903 in 16.°

Quest'opuscolo ha per iscopo d'a- clinare, a coniugare, ed anche a cer- gevolare ai principianti lo studio della care in un dizionario le parole e le lingua ebraica. II Calmet diceva che radici ebraiche. II nostro autore assi- una mente chiara, netta, precisa, cura qualche cosa di somigHante. metodica in meno di un mese puo Noi invitiamo i lettori a fame 1'espe- riuscire a leggere, a scrivere, a de- rimento.

DAMIANI OK B., prof. -- Memorie di uno studente. Castellammare

di Stabia, 16°, 176 p.

& qui ritratta con molto candore giovine che ha sempre sul labbro :

e insieme con molta vivezza la vita « II mio signer me stesso » ; ma se

di giovine studente e di militare, intraprendono questa lettura, la tro-

menata dall'autore. Forse ad alcuni veranno forse si attraente, da non

non sara troppo gradito il sentire un ismetterla piu sino al termine.

DE MANDATO PIO. L'intolleranza protestante. Appunti storici.

(Apologia cattolica popolare n.° 11) Roma, Propaganda, 1904, 16°,

180 p. Cent. 50.

E uno scritto d'indole polemica, atroci della inquisizione protestan- cioe 1'A. all'accuse reiterate de'pro- tica. Circa trentacinque zincotipie, testanti e di altri contro la cosi detta rappresentanti varii supplizii inflitti intolleranza cattolica (che non e tale ai cattolici, illustrano e rendono gra- ma semplice costanza nel vero) op- ditissimo il libretto, perche parlano pone la vera intolleranza protestan- anche agli occhi del lettore. tica, raccontando fatti ed esempii

FERRARI GIUSEPPE, can. I doveri degli Operai e dei Padroni secondo le dottrine di Leone XIII. Discorso. Lucca, Baroni, 1904, 16°, 40 p. Da queste belle pagine appren- mente antichi e prudentemente mo

deranno i lettori come, nella tanto derni,attenendosistrettamenteagl'in-

agitata controversia dei padroni e de- segnamenti del Papa » (p. 5).

gli operai « si possa essere sapiente-

348

BIBLIOGRAFIA

F10RI e frutti di apostolato. Dopo venticinque anni. Firenze, tip. S. Giuseppe, 16°, G2 p.

E un grazioso librino scritto, direm coal, coll'anima sulla penna ; tutto garbo di letteratura insieme e di sentimenti di cristiana pieta provati e sentiti dall'A. Ne la veste estrinseca dell'edizione la cede al contenuto. Esso racconta la fonda- zione e le vicende della Scuola apo- FEATESCHI F. In hoc vinces.

1'Era volgare. Pisa, tip. B. Giordano, 1903, ' Pregevole e questo lavoro per per calore di sentimento, oltre leggiadria di stile, per elevatezza essere utile ed istruttivo. d'imaglni, per vivacita di descrizioni, FROLA DOMEN1CO, can. --La Lettera di San Paolo ai Romani.

Analisi, parafrasi e comaienti. Ivrea, tip. Unione coop. Canave-

sana, 1904, 16°, YIII 204 p. Lire due.

L'egregio Autore non ha inteso a farvi intorno giudiziosi comment!, di far qui uno di quei lavori biblicij e soprattutto a dedarne corollari dog-

stolica di Monaco ne1 primi venti- cinque anni di vita; scuola formata da un'eletta di giovinetti i quali in quell'amena spiaggia si preparano all' apostolato. Varie fototipie illu- strano questo caro ricordo di fami- glia, che e molto acconcio a far conoscere 1'opera.

Romanzo storico del secolo IV del- 306 p. L. 1,50. ad

che sono al presente assai in voga, gli scrittori de' quali si fermano di- ciam cosi, sul vestibolo di qualche libro canonico, p. e. il pentateuco o il vangelo di S. Giovanni, disputando sull'autore di esso, sul tempo in cui fu scritto, sulla inspirazione divina ond'e informato, sui diversi codici, ed altre tali inaterie, certamente gra- vissime, in cui fan largo sfoggio d'eru- dizione antica e moderna, e dopo os- servata ben bene la facciata dell'edi- fizio, se ne vanno, senza neppur mettere il piede nell'interno del tem- pio, II Frola invece ad esaminar la facciata e 1'esterna costruzione del- Tedifizio si trattiene solamente quan- to e necessario al suo scopo, e tosto conduce il lettore nel tempio a medi- tare e pregare con esso lui. Vogliamo dire che, date le necessarie nozioni preliminari intorno S. Paolo e il suo apostolato e il motivo e lo scopo di questa lettera, entra subito a fame 1'analisi parte a parte, ad illustrarla ove occorracon opportuna pa*afrasi,

matici e lezioni morali. Si vede chiaro che lo scopo prefissosi dal degno Autore e stato eminentemeate morale, cioe quello di far conoscere Gesu Cristo e i suoi intimi rap^porti col cristiano, secondo gl'insegnamenti di S. Paolo : la qual cosa apparisce prin- cipalmente dal commento al capo VIII e dalle considerazioni che lo seguono, non che da quelle che vengono dopo il capo XI. Ma non si creda pero que- sto un lavoro di stampo antico e vieto : anzi la guida principale dell'Aiitore sembra essere stata il dotto e vivente P. Cornely, i commenti del quale ci presenta in questo libro volgarizzati in servizio della predicazione. E per conchiudere, noi siamo di parere che Tegregio professore con questo la- voro abbia fatto cosa utilissiina non solo al giovine clero, ch'egli sembra avere particolarmente preso di mira, ma anche a quei provetti sacerdoti, che nello studio dei libri santi, che gia sappiamo divinamente inspirati, anziche una pomposa erudizione, cer-

BIBLIOGRAFIA

349

cario la retta intelligenza della pa- praticarla. Ce ne dia altri di somi-

rola di Dio e 1'unzione che move a glianti lavori.

GERARCHIA (La) CATTOLICA, la famiglia e la cappella pontificia

con appendice. Elizione ufficiale pubblicata il 15 gennaio 1904.

Roma, Yaticana, 16°, G02 p. L. 5.

Comprende la Cronotassi dei Som- gnore ; la Cappella pontificia : le am- mi Pontefici Romani molto oppor- tuQamente d'ora in avanti desunta dal Liber Pontificalis di mons. Du- chesne : la Gerarchia Cattolica di-

spoala secondo le diverse parti del mondo: gli Ordini religiosi: la fa- m'glia della Santitk di Nostro Si-

ministrazioni palatine: le Sacre Con- gregazioni, le Nunziature : il Corpo Diplomatico presso la S. Sede: gl'Isti- tuti, Accademie, e Collegi ecclesia- stici ed il Vicariato di Roma. Un copioso Indice in fine rende facile la ricerca dei Nomi.

GRAZIOLI E., arciv. Dono per nozze, ovvero manuale pratico pel genitori. Roma, Scuola tip. salesiana, 1904, 16° di pp. 438.

Qaesto libro comparve la prima volta trent'anni sono, e incontro tanto favore che'ne furono fatte in poco tempo quattro edizioni, e la nostra « Civilta Cattolica » ne scrisse fra 1'altre queste parole nel quaderno 531: « Vorremmo vedere questo libro iielle mani di tutti i nuovi sposi, specie del popolo, pel quale fu peculiarmente seritto : oh quanto bene farebbe ! » Or queste parole medesime, che scri- vemmo allora, ci gode Panimo di ri- petere oggi, solo omettendo quelle che qui abbiamo trascritte in corsivo. Ease in realta non hanno piu luogo, percb.6 1'Arcivescovo, nel ripigliare in mano il lavoro del parroco, lo ha rifuso e modificato in maniera che

riesca adatto sd ogni classe di per- sone. Egli piglia le mosse dalla na- scita del fanciullo, la quale chiama 1'eta del Battesimo, e su su prose- guendo per 1'etk della Confessione e per quella della Comunione, conduce come per mano i genitori fino all'eta del Matrimonio de' lor figliuoli, sug- gerendo loro i doveri da compiere e gli scogli da evitare in ciascuno di quegli stadii, se vogliono educare proprio cristianamente la loro prole. Tutto poi il lavoro e condotto con dottrine sicure, con istile chiaro e brioso, e con racconti acconcissimi a mescolare all'utile il dilettevole. Che il Signore gli conservi a lungo in mano la penna.

MILLUNZI GAETANO, can. Ricordo funebre di mons. Y. Di Gio- vanni arciv. di Peninonte. Palermo, « Boccone del povero », 1903, 8°7 44 p.

Annunziamo semplicemente que- sto Ricordo funelre di un letterato siciliano, seritto da un altro lette- rato pur siciliano. Non ne faremo un epilogo. Diremo soltanto che il Card. Celesia, venerando Arcive- scovo di Palermo, in una sua let- tera pastorale, con modo insolito, fece Telogio del Di Giovanni, addi-

tandolo come precipuo ornamento e decoro del clero siciliano. Degli scritti suoi non diciamo assoluta- mente nulla, perche sono la bellezza di 156. Chi voglla averne contezza; legga questo bellissimo Ricordo fu- nebre, e imparerk a conoscere pie- namente 1'uomo e la sua opera.

350 BIBLIOGRAFIA

MONSABRE I. M. L. 0. P. Domeniche e feste delPAvvento pre- dicate a Roma nel 1890-91 nella chiesa di S. Andrea della Valle. Conferenze tradotte dal P. GITJSEPEE BENELLI del medesimo Ordine. Parigi, Lethielleux, 16°, YIII-274 p. L. 2,50. Nel Monsabre tutti ammirano il che si contenga tutto il suo migliore

vero e grande orator sacro: in quest! elogio.

due epiteti vero e grande a noi pare

MONTI GIOVANNI, sac. I giorni della salvezza, ossia metodo teorico-pratico per far bene il giorno di ritiro. Milano, Agnelli,, 1903, 16°, 468 p., L. 1,50. E un libro da chiesa , con molte e varie divozioni, specialmente utile-

ai divoti del Rosario.

MORENI GIUSEPPE, aw. Scritti vari e cenni biografici. Fvrenxe, tip. e libr. domenicana, 1903, 16°, Voll. due di complessive pa- gine 824. Chi fosse 1'Avv. Moreni e qui fatto

chiaro dalla bella e fedele biografia

che ne ha dettato 1' illustre Monsi-

gnor Del Corona, il quale ce lo pre-

senta come modello di studente, come

perla di fratello e di figlio, come

esemplare di sposo, poi lo studia

come avvocato e cittadino, come ascrit-

to alia Societa di S. Vincenzo di Paoli,

come Operaio di monasteri; e ne scri ve,

fra le altre, queste belle parole : « La

verita e la carita parlavano in lui e

tutto uno splendore di giustizia fu

la sua vita. I giusti non si affratel-

lano agli empii, ma non gli oltrag-

giano ne gli odiano. Guardano nel-

1'uomo quel che di Dio vi risplende;

e Ik corrono amando > (p. 24). E

degno veramente del nome di giusto

era il Moreni, come apparisce da tutte le pagine de' suoi Ricordi, del suo Epistolario, ed acche dalle Epigrafi da lui dettate. Ben fu ispirata la sua degna consorte signora Sofia a farle di pubblica ragione. $, una lettura che edifica e corrobora a salute. Dal principle alia fine vi si sente un'ani- ma profondamente cristiana e della evangelica sapienza tutta imbevuta.

Ed e una vera consolazione, in questi tempi in cui trionfa il culto della materia, e si vorrebbe bandire tutto cio che s'innalza sopra di essa, 1'in- contrarsi in un'anima di gentiluomo si pio, che ad ogni occasione mani- festa aspirazioni soprannaturali. Ci piace riferir 1'iscrizione che fu stam- pata sotto il suo ritratto:

GIUSEPPE MORENI

NAGQUE IL DI XI LUGLIO MDCCCXXXVII MORI IL XXVII APRILE MGMI

FU PERLA DI GENTILUOMO E DI GATTOLIGO

EBBE FEDE FIORENTE

IN OPERE D'AMORE

s'llYDISSE LEGGE DI ELETTA PARSIMOXIA NEI SOLLAZZI ANCO INNOGEIVTI

PER TESOREGGIARE

AI POVERI E ALLE SPOSE DI CRJSTO SALUTO CON SERENITA DI SANTO

LA MORTE

E L' ULTIMO GIORNO

CHIAMO IL PIU BELLO DELLA SUA VITA

SPIRITO MAGNO DALLA PAGE IN CHE VIVI SORRIDI ALLA TUA POVERA

SOFIA COSI SOLA NEL SUO DOLORE

BIBLIOGRAFIA

351

PACATI PIETRO, sac. prof. Explicatio Casuum in Dioecesi Ber-

garuensi Reservatorum. Ber garni, typ. Secomandi, 1902, 16°, 138 p.

L. 1,50.

II clero di Bergamo e stato sem- pre in onore, come per Pesemplarita dei costumi, cosi per la bonta degli studii sacerdotali. E che ora non ab- bia demeritato il buon nome procac- ciatogli dai mag-gum, mostrano i libri che abbiamo veduto recente- mente uscirne alia luce, tra i quali questo del degnissimo professore di teologia morale in quel venerabile seminario. E diviso in due parti, 1'una generate e 1'altra particolare. Nella prima 1'Autore espone con brevita insieme e pienezza tutta la dottrina dei casi riser vati in generale, e cosi viene appianando la via alia spiega- zione dei singoli casi particolari, ri- movendo auticipatamente gli ostacoli che nelle applicazioni particolari po- trebbero presentarsi. La seconda parte esamina o spiega accurata- mente ad un per uno i casi riservati nella diocesi di Bergamo. In fine poi del lavoro, a mo' di appendice, il PINCHETTI-SANMARCHI O. M. mons. Guida Diplomatica Eccle-

siastica. Attuale posizione giuridica internazionale della Santa Sede,

con un' Appendice sulla questione romana. Roma, Desclee, Lefebvre

e C. Editori Pontif. 1903. di pagg. 604.

Prendendo a scrivere un com- tesi, rispondendo vittoriosamente alle piuto trattato di diplomazia eccle- soflstiche deduzioni opposte da giu- siastica per utilita dei Prelati che dalla S. Sede s'inviano quali proprii rappresentanti presso le Corti ed i Governicivili, molto rettamente penso 1'egregio A. che bisognava dapprima,

dotto professore ha voluto spiegare con diligenza la composizione da farsi dai compratori dei beni eccle- siastici, sia perche il caso in pratica e tutt'altro che raro, sia per cagione delle nuove disposizioni della S. R. Congregazione in questa materia. Tutta la trattazione e condotta con sodezza di dottrina, rettitudine di giudizio, perspicuita d'esposizione e conoscenza dei trattatisti anche mo- derni, come il D'Annibale, il Balle- rini, il Berardi, il Bucceroni. Solo una cosa vorremmo consigliare al ch. Autore per una seconda edizio- ne, cioe che gli piacesse modificare il titolo della sua bella operetta. Cosi com'e, sembra indicare un libro di utilita molto ristretta, cioe pel solo clero bergamasco : laddove in realta tutta la prima parte, 1' appendice, e in gran parte anche la seconda parte posson tornare utilissime a tutti in generale i confessori.

poste le condizioni anormalidei tempi nostri, stabilire in modo solido e chiaro che al Vicario di Cristo spetta e spettera fra i Potentati della terra il posto di Sovrano. Non solo con molta efficacia di argomentazione, ma altresi con erudizione copiosa, Monsignor Pinchetti dimostra questa

risti statolatri d' Italia e di fuori, e dandosi a divedere pienamente in- fo rmato di scritti, fatti, giudizii, con- tese e risoluzioni diplomatiche rela- tive a si rilevante e complessa ma- teria. Cosi, per queste dotte e meditate pagine, vien posta in piena luce la proposizione negata quasi universal- mente (e si capisce perche) dalla scuola massimamente dei pubblicieti italiani, che il Romano Pontefice usa perfacoltapropria,jluente dot dalla sua stessa potesta, del diritto di le-

352

BIBLIOGRAFIA

gazione attivo e passive, il quale an- che dopo il 1870 e rimasto integro e completo, sia quanta all'origine da cut deriva, sia quanta alia rappresen- tanza propria e sptciale del Ponte- fice, spirituale, doe, temporale e 'po- litico,. E ad illustrazione e conferma di cio, assai a proposito 1'A. espone e con validissimi argomenti, tolti dal diritto internazionale vigente, riba disce la sentenza, a nostro avviso inoppugnabile, che il Papa in Vati- cano, nonostante tutti i plebisciti, e ancora sovrano vero territoriale ed

effettivo con tutti i diritti inerenti alia vera e territoriale ed effettiva sovranita.

Segue un'Appendice sulla Que- stione Romana, che da se sola po- trebbe costituire un trattato a parte, con veduce ampie sul non eocpedit e sull'azione dei cattolici italiani, e giu- dizii sempre conform* agli insegna- menti della S. Sede, e si conchiude con pagine riboccanti di giusta am- mirazione pel nuovo Poatefice Pio X. Aspettiamo dal ch. A. il prosegui- mento dell' opera cosi bene iniziata.

SCHOLA CLERICORUM et Cura animarum. Periodico ecclesiastico. fondato fra il Clero lucchese nel 1900. I. (1900-903). Lucca, Ba- roai, 8°, 61G p. Prezzo annuo di assooiazione L 1,50.

Abbiamo sott'occhio, legato alia bodoniana in un bel volume, il primo triennio di questo utilissimo perio- dico, che avrebbe anche potuto in- titolarsi Scuola e Parrocchia, ovvero Teoria e pratica del ministero sacer- dotale. In ogni numero e data la so- luzione d'alcuni Casi di coscienza proposti nel calendario diocesano e gia stati sciolti nell'anno antece- dente. Inoltre sono qui riprodotti non solo i documenti papali, ma an- che tutte le decisioni piu important! delle Congregazioni Rotnane, o per esteso o in compendio. Queste due materie non mancano mai, anzi for- mano la parte piu importante del periodico. Similmente e in esso in- serito ogni avviso, o proposta, o do- cumento che sia comunicato dall'au- torita ecclesiasticadiocesana. Di tutte le altre materie poiche servono a fare del chierico un ottimo prete (Schola clericorum) e del prete un degno mi-

nistro di Dio (Cura animarum) viene data or questa or quella, in maggiore o minor copia, secoiido le circqstanze. II saggio che ne abbiamo preso, per- correndone alcuni Numeri, ci ha per- suasi che questo periodico e molto giudiziosamente compilato, ne altro potevamo aspettarci dalla dottrina e dalla esperienza del Revmo Canonico Fanucchi, professor di Morale, che lo dirige, e degli altri suoi valenti collaborator!. Noi dunque crediamo che nessnn sacerdote dell'archidio- cesi lucchese possa onestamente esi- mersi dall'associarvisi, ove pongasi mente dall'una parte alia grande utilita del periodico, dall'altra alia straordinaria mitezza del prezzo, che e di soli 10 centesimi al Nuraero (composto di 20 pagine) e pero, es- sendo mensile il periodico, di L. 1,20 all'anno. Chi potra ricusarsi senza vergogna?

CRONACA GONTEMPORANEA

Roma, 9-27 gennaio 1904.

I. COSE ROMANS

1. Motu proprio intorno all'elezione de'Vescovi. 2. La federazione Piana ai piedi di Pio X. 3. II circolo di S. Pietro alia messa papale. - 4. La Commissione archeologica al Vaticano. 5. Fondazione di una Societk medico-cattolica. 6. La questione del Nobis nominaverit.

MOTV-PROPRIO

DE ELECTIONS EPISCOPORVM

AD SYPREMAM S. CONGREGATIONEM S. OFFICII AYOCANDA PIVS PP. X.

Romanis Pontificib^s maximae semper curae fuit, ut sigulis in orbe terrarum Ecclesiis tales praeficerentur Pastores qui probe scirent strenueque valerent tantum sustinere onus vel ipsis angelicis humeris formidandum. Ex quo factum est ut ab antiquis temporibus plura iidem ediderint, quibus vel novae pro Episcoporum felici delectu tra- derentur normae vel iam traditarum observantia urgeretur.

Haec inter speciali quidern recordatione digna censemus quae, ante Sacrosanctum Tridentinum Concilium, Supremus Pontifex Leo X 4, post illud vero Xistus Y 2, Gregorius XIY 3 atque Orbanus YIII 4 de qualitatibus proinovendoium deque forma in eorum promotione servanda sapientissime constitueiunt ; Nobis tamen in primis memo- rare libet quae a piae memoriae Decessoribus Nostris Benedicto XIY 5 et Leone XIII G decreta sunt. Quorum alter methodum hac in re gra-

1 Bulla « Supernae dispositionis » edita 3 Nonas Maii 1514.

* Bulla « Immensa » edita 11 Kal. Febr. 1857.

3 Bulla « Onus » edita Idibus Maii 1591.

k Instructio circa modum servandi praescriptiones Cone. Trid. et Const. « Onus » Greg'. XIV in processibus de eligendis Episcopis, edita an. 1627. In Cone Trid, hac de re agitur sess. VII, cap. I; sess. XXIV, eap 2. sep. XX. cap. I.

5 Bulla « Ad Apostolicae » edita 16 Kal. Nov. 1740, et « Gravissimum » edita die 19 Ian. 1757.

6 Bulla « Immortalis memoriae » edita 11 Kal. Oct. 1878.

1904, vol. 1, fasc. 1287. 23 30 gennaio 1904.

354 CRONACA

vissima a priore invectam ab usu paulatim recessisse dolens, earn instaurare cogitans, inde a primo sui Pontificatus anno, Constitutione « Immorlalis memoriae » peculiarem S. R. E. Cardinalium Congre- gationeni instituit, cuius esset, salva manente in omnibus forma et ratione in electione et confirmatione Episcoporum exterarum regionum eousque a Sancta hac Sede servata, operam suatn ad proniotionem praeficiendorum Italiae dioecesibus sedulo praestare.

Providentissimi hirius instituti salutaribus effectibus experientia comprobatis, vix dum, licet inviti, universalis Ecclesiae gubernacula, Deo disponente, tractanda snscepimus ad illud perficiendum prove- hendumque animum intendimus. Quern in fineni praefatain de eli- gendis Italiae Episcopis a Leone XIII fundatam CoDgregationem, Su- premae Sacrae Congregation! S. Officii, cui Ipsimet immediate prae- sidemus, coagmentantes, decernimus ac statuimus ut, servatis ex integro rationibus et formis quae in electione Episcoporum pro locis Sacris Congregationibus de Propaganda Fide et Negotiorum Ecclesia- sticorum Extraordinariorum subiectis vel ubi peculiaribus Constitu- tionibus aut Concordatis res moderatur, in praesens adhibentur, ce- terorum omnium Episcoporum delectus ac promotio eidem Supremae S. Officii Congregationi, veluti materia ipsius propria, defefatur.

Et quoniam huius Congregationis id proprium est, quod eius membra et officiates ad suum munus fideliter obeundum inviolatumque in omnibus et cum omnibus secretum servandum sub poena teneantur excommunicationis maioris latae sententiae, ipso facto et absque alia declaratione incurrendae, a qua nonnisi a Nobis atque a Nostris pro tempore Successoribus Romanis Pontificibus, privative etiam quoad S. Poenitentiariain ipsumque D. Cardinalem Poenitentiarium, prae- terqitam in articulo mortis, absolvi queant ; eadem prorsus obligatione sub iisdem omnino poenis et sanctionibus teneri in posterum volumus atque expresse declaramus onmes et singulos, cuiuscumque dignitatis ac praeeminentiae sint, quos in negocio de eligendis per supradictam Supremam S. Officii CoEgregationem Episcopis, quovis modo, ratione vel titulo partem habere contingat.

Ut autem eidem Supremae Congregationi in gravissimo hoc expe- diendo negocio certa et constans norma presto foret; methodum ea in re sequendam, opportuna Instructione, singillatim describi cura- vimus; qua, praeter ea quae de accuratissima circa promovendorum fidem, vitam, mores prudentiamque inquisitione peragenda statuimusT in plenum vigorem revocavimus periculum de doctrina quod ab ipsis promo vendis, habita ratione praescriptionum S. Caroli Borromaei in Cone. Prov. Mediolan. I, p. 2, omnino faciendum praecipimus. Quae quidem omnia ut per ipsammet Supreinam Congregationis S. Officii plane adimpleri valeant, mandamus denique, ad quos spectat, utSediuni

CONTEMPORANEA 355

Episoopalium, nt supra non exoeptaruin, vaoatio eidem in posterum, litteris al ipsiu* Cardinaletn Secretarium datis, quamprimum ac recto tramite notifioetur. Haso eiicimu?, declaramug, saacimus, contrariis quibuscumque non obstantibus.

Datum Romae apud S. Petrum die XVII Decembris MCMIII, Pon- tificatus Nostri anno prime

PIVS PP. X.

2. Omaggio solenne di fede e cara dimostrazione di affetto fn quella data dalla Federazione Piana nella pubblica udienza che ebbe dal Santo Padre domenica 10 gennaio, nella sala del troao. Erano ivi radunati la p residenza della Federazione, e del Comitato diocesano, e quelle del 45 Comitati parroechiali insieme coi rappresentanti delle ventuna so- cieta federate, in cni sono distribuite tutte le opere cattoliche di Roma, le qnali sono formate o da adulti di nobile e media condizione come la Primaria romana per gli inter essi eattolici, la Promotrice delle buone opere, le Pie unioni delle donne cattoliche e delle Dame protellriei delle giovani di servizio, e le Societd di S. Carlo e di S. Paolo per la dif- fasione della buona stampa ; o di condizione operaia, come la Primaria associazione arlistica cd operaia, le Societd Tiberina e di S. Gioacckino, e le Associazwni di carila reciproca fra le donne cattoliche ; oppure da giovani, come i Circoli di S. Pietro, dell'Imwacolata, Torquato Tasso, ed Universilario, e la Congregazione del S. Citore; od hanno carattere piii speeiale, come V Associations della fedella, le pubblicke assistenze della Romanina e di S. Pascasia, i Circoli Lconino e di S. Michek e le Societd fra gli insegnanti delle scuole cattojiche.

II card. Yicario, che e patrono della Federazione Piana e del Co- mitato diocesano, presentd al Santo Padre i membri delle Presidenze; ed il comm. Persichetti, presidente general©, lesee a nome comune un indirizzo ispirato ai piii elevati e nobili sentimenti di devozione alia Chiesa e al suo Pontefice. « E dunque Roma cattolica e militante, o Beatissimo Padre, cosi egli diese fra 1'altro die nei president! dei varii sodalizi oggi s' inginocehia ai vostri piedi ; quella Roma la cui fede fin dal tempo di S. Paolo si annunciaya E ell 'imi verso mondo, e che e sempre orgogliosa di veder sorgere nel suo seno Ja infallibile Cattedra di verita, alia quale si sente ognora piu avvinta da legami indissolubili di gratitudine e di amore. Essa, niemore del glorioso Leone XIII, ringrazia vivamente la Provvidenza di avergli dato un cosi degno sucsessore, che rinaovando fra noi il aome am-atissimo di Pio, ha gia vinto i nostri cuori con la dolce bonta paterna, col mira- bile apostolico zelo e con lo splendore delle pin elette virtu. A pie pertanto del venerato trono di Pio X, noi romani confermiamo in questo ben auspicate giorno le proteste d' inalterato attaceamento alia

356 CRONACA

Santa Sede e di filiale devozione al Pontefice Sommo, vanto incom- parabile dell'eterna citta. Che Iddio e la Yergine Immacolata di cui ci accingiamo a celebrare i rinnovati trionfi ci confortino in questi nobili sentimenti che dalla benedizione Yostra, o beatissimo Padre, riceveranno nuovo impulse e vigore. »

II Santo Padre espresse la sua consolazione nel veder intorno a se i rappresentanti dell'azione cattolica : si rallegrd di sapere come le associazioni da oltre trenta anni abbiano raoltiplicato i loro sforzi in bene del popolo in questa Roma dei papi, lavorando alia santa mis- sione di ristaurare la societa in Cristo: e in pegno della sua grati- tudine, dopo di avere ammesso ciascuno al bacio della mano intrat- tenendosi con parole di paterna bonta, diede a tutti 1'apostolica be- nedizione.

3. All'onore dell'udienza pubblica per la federazione Piana, il Santo Padre voile ag^iungere un favore speciale al Circolo di S. Pietro in attestato di benemarenza per il concorso prezioso da esso prestato da tanti anni in pro delle opere cattoliche : e fu quello di ammettere tutti i raembri di esso alia Messa celebrata da Sua Santita nell'aiila concistoriale la mattina del 18 gennaio festa della Cattedra di S. Pie- tro. Dopo la Messa di ringraziamento letta da Mgr. Bressan 'il Pon- tefice passo nella Sala Clementina dove dal presiclente del Circolo, cav. Camillo Serafini, venne letto un indirizzo di ossequio e devo- zione : de' quali sentimenti il Santo Padre lodando e ringraziando tutti i membri presenti, prese ad esortarli che perseverassero nel- 1'opera gia per trentacinque anni cosi validamente sostenuta : non nascose come molti nemici si agitano contro la propaganda delle opere cattoliche, e come sia necessaria fermezza e costanza a riportare vit- toria sui nemici della fede, vincendo prima se stessi e le proprie passioni per presentarsi puri al combattimento nelle diverse forme in cui ciascuno si trova esposto nella vita pubblica. Cid esser vero si pei vecchi che devono dar esempio ai giovani e si pei giovani che devono seguire gli ammonimenti de' vecchi. II Santo Padre cono- scendo ed apprezzando tutto il bene fatto dai membri del Circolo in ogni opera buona, benedisse e conforto tutti a continuare coraggio- samente ispirandosi alle memorie e ai sublimi esempi di fede dei primi cristiani e dei martiri che per la fede in Roma hanno com- battuto e hanno trionfato.

II giorno precedente era stata ricevuta nella terza loggia la So- cieta femminile dell'Opera di S. Dorotea che si occupa della educa zione delle giovani povere nelle parrocchie di Roma. Le signoru che compongono 1'Associazione erano presentate da Mgr. Sogaro presi- dente dell'Opera ed accompagnate dalla Superiora Generale delle Suore di S. Dorotsa con varie Religiose dello stesso Istituto : le quali tutte

CONTEMPORANEA 357

si ebbero da Sua Santita coll'apostolica benedizione le piu benevolo parole d'incoraggiamento a proseguire nella loro missione cosi santa e cosi necessaria in mezzo ai pencoli sempre crescenti ohe insidiano la gioventu ineauta per allontanarla dalla pieta cristiana e precipi- tarla nel vizio.

4. La sera del sabato 16 gennaio la Commissione di Archeologia sacra fu presentata dal suo presidente 1'eminentissimo card. Re- spighi al Sommo Pontefice, il quale ne invitd i membri a passare nella biblioteca privata. Quivi il barone Kanzler segretario della stessa Coinmissione lessa una particolareggiata relazione del lavori in corso, sia nel cimitero di PrisciJla sulla via Salaria, sia in quello di Com- rnodilla sulla via Ostiense. Con vivo piacere sopratutto Sua Santita udi narrarai partitamente la scoperta della cripta storica dei SS. Fe- lice ed Adaucto fatta questi ultimi giorni, nel secondo di quei cimi- leri, sulla via delle sette chiese seguita gia dai pellegrini nelle loi'O visite alle basiliche rornane. Di quella cripta e fatta menzione nel Liber pontificalis dove si ricordano i ristauri fattivi nel 525 dal pon- tefice Giovanni I. Veanero difatti nuovamente in luce belle pittura di queU'epoca, una di. esse dissotterrata alia presenza dello stesso segretario il giorno precedente 1'udienza pontificia, nella quale sono raffigurati quasi in grandezza naturale i detti Santi ai lati della Ver- gine seduta col divino Infante. Mgr. Wilpert presentando alcune grand! fotografie dei primi affreschi rinvenuti in quell'ipogeo ne espose 1'im- portanza specialmente colla interpretazione da lui data di una scena raffigarante S. Pietro che riceve le chiavi dal Salvatore sedente sul mondo. Sarebbe la prima riproduzione a colori finora scoperta di quel simbolo di cui si hanno piu antiche imagini scolpite in pielra.

Alcune fotografie stereoscopiche delle varie fasi dello sterro, prese dal bar. Kanzler, interessarono vivamente il Santo Padre che si congra- tulo del fortunate ritrovamento accaduto molto opportunainente que- st'anno in cui ricorrono le centenarie memorie di detti Santi. Ricordato poi con meritato elogio il proprietario del fondo dove furono fatti gli scavi, sig. Giuseppe Serafini, il quale agevo!6 in ogni modo i lavori, Sua Santita incaricd il segretario di partecipargli il suo sovrano gra- dirnento : e dopo essersi cosi intrattenuto per oltre un'ora coi rnembri della dotta Commissione, benedicendoli paternamente li acconiiatd.

In altre udienze il Santo Padre con instancabile bonta accolse la Commissione storica e la liturgica, condotte dai loro presidenti Mgr. Du- chesne e p. Baravelli : ricevette pure i professori di S. Apollinare, i giovani della Congregazione detta del « Ristretto », 1'Associazione delle Madri cristiane colla principessa Aldobrandini presidente : alcuni membri dell'Accademia di Cracovia : la contessa di Trani, il principe e la principessa Ouroussoff ; le principesse Ruspoli, Giustiniani-Ban- dini e molte altre famiglie italiane e straniere.

358 CRONACA

5. Tatti lamentiamo profondamente che le sciense mediche siano- dominate o da un desolante scetdcismo o dal materialismo piu degra- dan«&, 1'uno e 1'altro effetto del rinnegare i principii scientific! supe- riori, i quali possano illumiriare le gravi question! che legato quelle discipline aila morale ed alia fede. Co.-i sotto nome di pretesa scienza si j:roni07ono teoric ed esperienze contrarie all'una e all'al'.ra, e col pre~ testo di esagerato positivismo si e infiltrata anche nella seieu^a la |x>r- nografia che diffonde abominevoli pubblicanioni. Quindi -e che con plan-so sincero ed universale fu ndita levarsi la voce di seienziati oaesti el iiidipeadenti i quali haon-o in que^ti giorni costitoita ana Soeieta-medico-cattoliea, che ha raccolto in brevissimo tempo 1'ade- aiooe di par^cckie centiiiaia <Ii distinti inedici e cultori di scienze afnni alia medica. Tale Socieia, mentre giovera ad nnire in amicae- v-ole eonsorzio [>ersone cki3 sooo assorte nel laborioso esercizio della piu delieata tra le profession!, f arra anche a raifermare in ioro quella fede religiosa che deve for mare il conforto della Ioro stessa vita e della quale stimano Ioro graude davere cooperare a ritiizare il fc-entimento presso i client! , sapecdo per esperienza quanta potenza abbia a sollievo degli infermi. E pure s?opo della societa dedicare le •ornate alia discussione di argomenti s?ientifici concernenti la Ioro ppofessione, in particolar modo le question! che collegaiio la inedicina colla fede e oolla morale. Nella elezione delL'ufficio di presidenza fa nominafco presidente il dott. Leopoldo Taussig vice presides te il dott O, Petacei consiglieri : dott. Umb. .Staiapa, dott. Andrea Amici, dott. Lud. Lang., dott, O. Tuceimei, dott. P.. Yirili, dott. Bald. Lamberto, dott. O. Lapponi ; segretario dott. Adr. Ponce de Leon vice segretark) dott. Fr Gagliani ; assistente ecclesiastico P. Fer- rini parroco di S. Vinoenzo ed Anastasio.

L'ufficio di presidenia appeaa eletto mandd un telegramraa di omaggio al Saato Padre : che per mezzo del card. Segretario di Stato rispose plaiidealo alia nobile impresa, opera sana di restaurazione morale la quale avra un'-effioacia emineatemente sociale e civile.

Per affinita d'argomento aggiun-giamo qui 1'aitra notizia del pros- simo coagresso medico cattolico gia indetto in Eoma durante que- st'anno giubikre della definizione dommatica dellj Immacolato conce- piniento della B. Y. Maria : e ne daremo contezza a suo tempo.

6. Riportiamo testualmente la Nota pubblieate nel n. 16 deli'O^- servatore Romano colla quale fei mette fine ad una question© che da piu di un anno tenne preoc2iipata la pubbliea opinione.

< La vertenza relativa alia redazione delle Bolle episcopal! , solle- vata dal G-o \rerno franeese, della quale la stampa, sia italiana, sia estera, si e occupata beae spesso con poca precisione, ha avuto una favorevole soluzione.

CONTEMPORANEA ,-550

<Ne!le Bolle episcopal! per la Francia leggesi, da tempo imme- morabile, la frase seguente :

« Cum vigore Coneordatortim inter Apostolicain Selem et Q-allia* rum Gubernhmi jamprideaimitorum, nominatio personae idoneae ipai vacant! Bcclesiae N... in. episcopum praeficiendae, Romano Pontiftei pro tempore extstenli facienda, ad dilectum Nobis in Christo ftiium N... hodiernuin Gallieae Repubblieae Praesidem modo pertineat et ipse clilectus filius Noster N... Praeses Nobis ad hoc per suas patenles litter as nominaverit te etc. » II Groverno france»e domand6 che ve- niase soppresso 1' ultimo Nobis, e tale e la vertenza coai detta del Nobis nominaverit.

« La Santa Sede, diinostrata la legLttimita del Nobis, il quale in- dioa che la nomina presidenziale roa e creazione di Vescovo, ma semplice designazione di persona al Romano Pontefice, aggiunse fin dal principio che, non facenilo essa -questione di parole, EOB escln- deva 1'esame di una soluzione che lascias.se intatta 1'accennata dot- trina canonica e dommatica sulla natura della nomina presidenziale.

« Dopo luago scambio di idee, il Q-overno franceso ha accettato una soluzione che di sua iniz;ativa propose la Santa Sede, e che, senza ledere in veruna guisa il privilegio di nomina concesso al Go- verno in virtu di Concordato, censerva intatta ed assieura in avve- nire 1'espressione della dottrina canonica e dommatica sopra indicata. »

II. COSE ITALIANS

1. La riunione politica di Torino. 2. II regolarnento della istruzione ele- mentare ed il catechismo. 3. 11 novantesimo compleaunno deU'Emo card. Celesia.

1. Se il vecchio liberalisino costituzionale nutriva ancora qualche iliuaione intorno alia sua influenza nella vita politica italiana, la riu- nione eke in s.uo nome fu bandit a pel 24 gennaio in Torino dovrebbe averle tutte interamente dissipate. Secondo i suoi iniziatori, « coneetto principale di queato convegno e stato quello di preparare una vera e seria organizzazione del gra^ partito liberale e di stabiiire i punti prin- cipali di un programma, sui quali tutti gli uo-mini politici, o-ehe di poli- tica si occupano, possono essere concordi. » II < gran partito » dopo cin-» quant'anni che spadroneggia 1'Italia sentiva il bisogno di rinsaldarsi, di scuotera la « atonia » croaica in cui va deperendo e sfasciandosi tra la confusione delle tendenze e la < propaganda di vecchie e nuove fa- zioni che insidiosamente cjospirano contro 1'unita e la liberta delia pa- tria... e sotto le apparenze simpatiche di una lotta contro 1'immoralita

360 CRONACA

e la miseria, attentano alia saldezza degli istituti che sono le garanzie piu preziose della nostra liberta». Nelle quali parole dell'on. Villa, che era il centre e dettava il programma di quel congresso, si sentono le preoccupazioni della campagna antimilitarista e del processo Bettolo; la riunione di Torino avrebbe dovuto nelle speranze de' monarchic! costi- tuzionali far argine alle invasioni socialiste colla bandiera delle « istitu- zioni > . collo Statuto « vecchio libretto del 1848 » come lo chiamo il Tempo. Non era un convegno governativo, non era un partito di opposi- zione: doveva essere un omnibus politico di tutti i liberali monarchic! concordi e solidali « nel determinare i piu grandi problemi che agitano 1'anima nazionale nel campo intellettuale, morale ed economico e nel proclamare 1'urgenza della loro soluzione legislativa * , proponendosi per eonipito « di accelerare 1'opera dei governi, di prornovere gli studi e gli sfom dei legislator!, di affratellare, dissipando rnalintesi e ca- lunnie, gli uomini di buona volonta di tutte le parti d'ltalia in un'opera e in un sentimento comune, di concorrere insomma a formare e di- rigere quella forza invincibile e sprezzatrice di ogni ostacolo nel mondo moderno che e la pubblica opinione. » In verita tutto questo inviluppo rettorico fa un effetto singolare quando si ricorda la desolante svo- gliatezza che ordinariamente presiede alle sedute di trenta o quaranta sonnaochiosi onorevoli nell'aula di Montecitorio !

Ne miglior fortuna ebbe la riunione di Torino ! Diciannove sena- tori ; trentatre deputati, compreso 1'on. Yilla, eletto presidente ; tra essi nessun meridionale : due soli dell' Italia centrale, 1'on. Cottafav (di Correggio) e 1'on. Santini (di Koma) : poco numerosi anche i rap- presentanti delle Societa : in tutto trecento persone present! formavano la falange del liberalisnio costituzionale, soprannominata « il parla- mentlno », la « accademia politica », la « ripetizione generale » delle Caraere. Le discussioni toccarono i temi dell'organizzazione di partito, della questione meridionale, del decentramento amministrativo, e della autonoinia comunaie, della riforma amministrativa, dell'istruzione, della legislazione del lavoro. II tutto fa spedito in quattro sedute, e poteva esserlo anche in meno. Pure ci fu un tal sen. Cantoni il quale trovo ancora il tempo di finire compiacendosi che « il liberalismo manife- statosi vivo e vegeto in questo convegno, dara ancora del filo da tor- cere ai suoi avversari, clericali e socialist!! » Furbo il senatore !

2. Ci fu chi nell'adunanza di Torino subodoro un tentative di formazione d'un nuovo partito piu saldo nelle orme liberali costitu- zioi>ali che non sia il Giolitti coi suoi sdruccioloni radicali. La morte di Zanardelli che era, come dicemmo, il rappresentante di quel li- beralismo dottrinario, ha rallentate ancor piu ie file de' partiti gia confusi dal « trasformismo » e ha messo molti degli onorevoli alia ricerca di un capo politico che li guidi. Per questo forse il congresso

CONTEMPORANEA 361

torinese fu piu o meno apertainente osteggiato dai fogli ministerial!, come era combattuto dai sonniniani, e disprezzato dai socialist!. Ma quel tentative, se tentative ci fu, fatto con criterii cosi general! ed incerti, in mezzo ad interessi cosi varii e spesso opposti, era con- dannato gia in origine all'aborto. Pin serio purtroppo e percid piu nefasto crediamo ii disegno di un gruppo massonico di cui si e piu volte parlato quest! giorni, benche rabbiosamente negato dai giornali della setta, come il Fracassa e la Patriot. Di quel gruppo sarebbe capo il Nasi, il cui nome vien posto innanzi anche per la nomina a successore del Gran-Maestro Nathan.

Delia massonica influenza di questo nefasto ex-ministro perdurano disgraziatamente gli effetti al ministero della Pubblica istruzione. II regolamento generale per 1'istruzione elementare da Itii rinianeggiato con quella insipiente mania che gli fece rimaneggiare ogni cosa pur di mostrarsi autocrate, e poter favorire i compari, con un tratto di penna cancella rinsegnamento del catechismo in quelle scuole, dove in forza della legge Casati del 13 novembre 1859 era sempre stato impartito. II regolamento, passato ora all'esame della Corte dei Conti, avrebbe potuto certamente essere modificato dall'on. Orlando: rna quest! se ne astenne, dicono, per deferenza alia commissione che lo aveva compilato e per delicatezza verso il suo predecessore. Strana deferenza e delicatezza invero, la quale non si perita di conculcarei diritti piu sacri dei padri e delle madri di famiglia, il cui voto nella maggioranza, per esempio, del 98 per 100 come a Milano, richiecle quella istruzione pei loro figli. Noi abbiamo gia accennato nella nostra cronaca, come la giurisprudenza del Consiglio di Stato, prima sempre favore- vole all'obbligo di quella legge pei Comuni, mutasse parere contrad- dicendo a ee stessa: sicche pur troppo non resta altra speranza contro le audacie settarie che nella agitazione e nella protesta sollevatasi da un capo all'altro d' Italia contro questo nuovo passo nello scri- stianeggiamento della nazione.

3. Un giorno di festa riuni gli animi dei buoni palermitani nei sen- timenti di venerazione e di affetto verso il loro arcivescovo, cardi- nale Celes'a, che il 13 gencaio compieva il novautesimo anno di vita. Da tutta la Sicilia, anzi dalle varie parti del inondo cattolico furono mandati ornaggi e felicitazioni al venerando prelato, che nato nel 1814 si tro^a essere il pift anziano per eta fra i Principi della Chiesa e nommato prima vescovo di Patti ii 23 marzo 1860, promosso poi il 28 ottobre 1871 all'arcivescovato di Palermo, create finalmente car- din ale il 19 nov. 1884 non e oltrepassato nella data deli'elezione che dai decano del Sacro Collegio. La stima profonda e la sincera sim- patia meritatasi nel lungo corso del suo apostolato diedero carattere

362 CRONACA

commovente e uelicat/o alia cordiale spontaneita de' festeggiamenti ehe circondarono in questa occasione I'eminentissiino Pcrporato. 11 Santo Pa ire stesso voile inandare il seguente autografo:

E>liO Si g nor Cardinale,

Fra pochi giorai 1' Eminenza Yostra celebrera il Novantesimo suo compleiuno, e meatre questa ricorrenza mi proeura la somtna coin- piaeeaza di pre3eatarle i iniei rallegramenti, perche anche la lun- ghezza deila vita e contrassegno di una speciale benedizione del Si- gnore, godo augurarle inoiti anui ancora di prospera salute e di ogai inigliore conforto. E il migliore conforLo, faccio voti possa averlo dalla eorrispondenza di affetto di tutti gli spirituali suoi figli, e dalla ccr- tez-za, che totti fanno tesoro di quelle istruzioni, che al vivere cri- stiano per tanti anni 1' Eoainenza Yostra ha loro santainente inculcate.

E in questo voto irapartisco a Lei, Sigaor Cariinale e a tutti i diiefeti figli deh'Archidiocesi di Palermo coa particoiare affetto 1'A.po- stolica Benelizione.

Dal Yaticano, il 9 gennaio 1904.

P1YS PP. .X.

Tufcto 1'episcopato siculo fece eco alia vooe del Pontefice con molti Yescovi e Cardinal! italiani el esteri. Erano pr^senti alle feste Par- civescovo di Moareale, i vescovi di Mazzara e di Caltanisetta, ed il vescovo titolare di Samaria Mgr. Bova, coi rappresantanti di parecchi altri ed il P. Amelli, .priore di Montecassino, delegate dell' Abate ge- nerale della Congregazione benedettiaa a cui appartiene Sua Eini- nenza. Alia soleniie ceriinonia nella Cattedrale intervenne pure il pro-sindaco Bonanno colla Griuata municipale, il rettore delia regia Universita prof. Saiinias, i rappresentanti delle Soeieta Cattoliche, 1'aristocrazia, il popolo tutto che riempieado la piazza acclamo entu- siasticamente il suo amato Pastore il quale rientrato in palazzo, fu obbligato di affac^iarsi al balcone per benedire la folia. Nella Catte- draie un gentile pensiero aveva fatto ornare di fiori e di lumi la cappella del fonte battesimale parata a testa, dove novant'anni priina il iigiio di Lanciliotfro Celesia de' Marohesi di S. Antonino e di donna Grius. Caruso era stato rigenerato a Cristo. I poveri ebbero larga parte nelle feste al venerato arci?esco?o, il cui nome fu acclamato dalla gente che assisteva al pranzo di 90 poveri da esso beneficati : mille por/sioni furaao fatte distribute da I Capitolo della Cattedrale, e le Soeieta e i Comitati parrocdiiali nioltiplicarono i loro socco:si alle fatniglie povere ed agli altri bisognosi, perche tutti potessero pir- tecipare alia gioia comuae ei agli augurii che Palermo innalzava al Cielo per la coaservazioae del suo Padre e Pastore.

CONTEMPORANEA 363

III.

COSE STRANIERE

JNotizie Generali). 1. SPAGNA. Mgr. Nozaleda nominato arcivescavo di Va- lenza. 2. GERMANIA, La rivolta degli Herreros. 3. SVEZIA NOR- ^EGIA. Incendio di Aalsund. 4. RUSSIA GIAPPONE. Tenderize pacifi- che. 5. INGHILTERRA. Spedizione nel Tibet. Elezioni a Malta.

1. (SPAGNA). Mgr. Nozaleda gia vescovo di Manila e stato nomi- nato snccessore al deftmto card. Herrero neH'arcivescovato di Ya- lenza. La propaganda settaria ne ha preso occasione per sotteYare le pass^oni antireligiose e aizzare la feceia popolare contra il venerasdu prelate calunmandQ la sna eondotta a proposito delia guerra alle Filippine. Ne seguirono disordini a Yalenza, a SivigJia, a Grjon : a Madrid la polizia chiuse i teatri ne' qrtali si faceyano cantare delie strofe ingiuriose al Prelato. Nelle Cortes si ^ proposta un'interpellanza eontro di lui re^pinta da 128 voti eontro 69. E stato pure sequestrate nn dramrna « I vampirl > fatto in dileggio del clero.

In varie citta gli scioperi e i tnmulti per i dazi si seguitano senza posa, tenendo in perpetuo stato di agitazione la penisola per opera della setta. Finora perd 1'opera savia del Ministero Maura sa sostenersi con energia insieme e prudenza.

2. (GERMA.NIA). La tribii degli Herrero3, nelle pos^easioni africane della Q-ermania si e ribellata : essa ha clistnitta }a via ferrata, ha ucoiso molti. dei colon! emropei, assediata la capitale e sacobeggiata ogni cosa. I ribelli in numero di 10 o 15 mila, sono beae armati e protetti specialmente dalla eattiva stagione ehe si avvicina, durante la quale il clima e malsano agli europei. II 14 e salpata da Kiel una flotta per recare tmppe di rinforzo, che perd non potranno gmngere sul posto che in principle di niarzo, troppo tardi al bisogao.

II re del Belgio e giunto il 27 gennaio a Berlino per prender parte alle feste del 45° anniversario della nascita di G-uglielmo II. II viaggio di Leopoldo e segno di pacificazione fra i due sovrani discordi, e ser- vira a preparare ua trattato coloniale per le possessions africace.

3. (SvEziA-NoRVEGiA). Ancora un altro incendio de' piu spaventosi il 23 gennaio distrusse la citta di Aalsand piccolo porto de;l distretto di Romsdal in Norvegia, sulla sponda deii'Atlantico. II fuoco appic- catosi dopo mezzanotte in un magazzino della citta, colla forza del vento trovo facile esca nelle case fabbricate di legno come quasi tutte le citta della regione: in due ore tntto uon era che «n vaato braciere. Poche vittime fortunatamente si hanno da lamentare: ma

364 CRONACA

tutta la popolazione di dodicimila abitaati e senza tetto e senza mezzi per vivere. Gli uffici pubblici, due chiese, la casa della Missione, la banca, perfiao alcuni battelli nel porto, un ponte, due ospadali tutto fu distrutto : i malati a stento furono portati nella cainpa^na esposti alia furia di uca bufera e di un freddo intense. 11 re e la regioa di Svezia e Novegia mandarono soccorsi e da tutte le parti furono specliti battelli carichi e di viveri e di vesti e di tende per aeeampare.

4. (RUSSIA- GIAPPONE). Le notizie sia di fonte russa, sia di fonte giapp onese inanifestano la tendenza a un componimento pacifico. La Novoie Vremia pubblica un articolo nel quale si dice che la Russia ha grande interesse ad aprire le porte della Manciuria 'al commercio del mondo, poiche cid profitterebbe immensamente allo sviiuppare della ferrovia transiberiana con molto vantaggio delle finanze russe. Un tal licguaggio e 1'indizio che la Russia prepara I'opinione a una convenzione col Giappone nello stesso senso. Anche 1'Inghilterra ha consigliato il Governo Giapponese alle vie conciliative nonostante 1'ardore popolare per la guerra.

Presso la ferrovia manciurese avvenne uno scontro fra soldati russi e ribelli cinesi. La citta di Karbin e diventata sede del quartier generale deU'esercito russo: lo stato maggiore vi ha preso stonza e dispone nella provincia di 80.000 soldati.

5 (INGHILTERKA). Si dice che la spedizione del Thibet sia favorita dalla Cina per contrapporla agli intrighi della Russia. La spedizione psro del colonnello Younghusband ha incontrato ostilita al campo di Guru : circa qiiatlromila tibetani sono radunati a quaranta rniglia da Phari : si prevede un combattimento. Gli inglesi sono fortemente trincerati a Tanu.

A Malta per la quarta volta vennero rieletti gli stessi rappresentanti al Consiglio ininicipale in pro testa delle note innovazioni iinposte dal governo iuglese ; e subito dopo 1'elezione tutti concordemente diedero nuovamente le loro dimissioni.

AUSTRIA-TJNGHERIA (Nostra Corrispondenza). 1. La situazione politica monarchica al principio del nuovo anno. —2. Ungheria: il nuovo mi- nistro Tisza; continua 1'ostruzioDe parlamentare e lo stato eslege. 3. Austria: Tultima eessione del parlamento Viennese; si governa col § 14. 4. Attivita delle Diete provincial], specie del Tirolo e della Dalmazia; la questione dell'universitk italiana. 5. Apertura dalle De- legazioni; discorso del ministro degli esteri; nuovi bilanci, e nuovi aumenti di spesa. G. Notizie del movimento cattolico in Austria, specie in Tirolo e nella Boemia.

1. Sotto ben tristi auspici spunto 1'anno novello per la monarchia austro-ungarica, se nel suo corso avreino a raccogliere quello che fu

CONTEMPORANEA 365

seminato nell'anno teste" compiuto. Di fatto per tutto il 1903 domind sovrana 1'ostruzione parlamentare di qua e di la del Leitha, attra- versando in Austria ogni serio lavoro della rappresentanza costitu- zionale, e sospingendo in Ungheria il carro dello Stato medesimo fuor dell'orbita della Costituzione, all'orlo d'un precipizio; tantoche, mentre a Budapest si chiuse 1'anno passato, senza aver nemmeno votato il bilancio provrisorio per qualche mese del seguente, a Vienna il Go- verno dovette mettere mano al famoso §. 14 della Costituzione, per assicurare in qualche modo alia Cisleitania Pesercizio provvisorio di un semestre, ed aU'amininistrazione comune della mor.archia un altro provvisorio di due mesi. Per soprassello in Ungheria essendo stata iinpedita 1'approvazione del contingente militare per il nuovo anno in corso, anche il palladio dell'esercito ha risentito una scossa assai forte sul suo p'ecV'stallo JGinora cotanto saldo, e cio nel memento in cui il vicino Oriente potrebbe chiamare la forza armata dell'Austria al confine, ed anche fuor di confine.

Se non che 1'eredita piu pericolosa trasmessaci dal 1903, e senza dubbio la questione gravissima sollevata da gli Ungaresi contro la stessa legge fondamentale del 1867, sulla qtiale pcggia tutto il sistema dualistieo dell'Austria Ungheria. Ormai la breccia e aperta, pur troppo non senza colpa dell'autorita militare, la quale colle sue pretese di sempre nuovi sacrifici di sangue e di daaaro, piu oltre non soste- nibili dalle stanche popolazioni, porse buon destro agli attacchi contro la Costituz one. La breccia aperta, e non e a dubitare, che il Kcssutb, spalleggiato da tutti gli element! ultramagiari, sapra allargarla sempre piu, facendo valere, sia pur con apparente moderaz'one, il potere dittatoriale, conferitogli dalle capitolazioni dello Szell, del Khuen- Hederwary, e dello stesso Tisza, costretto a scendere a patti con esso, per potersi presentare sul banco presidenziale, e non seguire tosto nel capitombolo i due suoi antecessori. Fra 1'altro il nuovo anno ha trovato ancora insolute le arruffate questioni dell'accordo dcganale fra 1'Austria e 1'Ungheria, base necessaria per negoziare i nuovi trat- tati di commercio coll'estero : accorlo, non voluto dagli ultra magiari fautori delJa separaz oae doganale dall' Austria, e reso per poco impos- sibile dalle esagerate pretensioni ungaresi a danno degii austriaci, e dalla crescente naturale avversione di questi contro quelli. Ad aggra- vare le difficolta della rinnovazione de' trattati commercial i coll'estero si aggiungono le esigenze d'un protezionismo in qualche punto esa- gerato, imposto dalle peggiorata condizioni interne dell'agr'ooltura, del commarcio, e dell'industria. Di che possono far prova gli sforzi finora riusciti vani di rinnovare il trattato commerciale fra 1'Austria- Ungheria e 1' Italia, e la poca speranza di buona riuscita delle trat- tative ulterior!. E dire, che con tut'to questo po' di roba sulla brecsia,

366 CRONACA

il nostro ininistro degli esteri si e dato lo spasso di ingerirsi nel Con- clave con un atto, che gli procure il biasimo generate degli austriaci cattolici, costretti a vergognarsi per lui in cospetto del niondo cat- tolico e civile. Ma di cid a suo luogo.

2. Ritornando era al pun to, cui era arrivata la eronaca nelJ'ultima corrispondenza, ci sbrighereino colla maggior possibile brevita della storia del nuovo gabinetto T.sza, salito al potere a' primi di novembre. e della lunga e fiera lotta, ingaggiatasi fin dalle prime fra esso ed i partiti dell'opposizione massimamente intorno alia legge militare. Tutte le concession!, che il Tjsza, era riuscito a strappare a Vienna di mano al Re, in punto alle insegne dell'esercito, alle scritte sulie caserine, alia lingua nella corrispondenza d'ufficio e negli istituti di educazione militare eoc., sebbene importassero un primo colpo abba- stanza forte contro 1'unita dell'esercito comune, non valsero a com- pensare gli ungaresi della negata lingua di comando, ne a disarmare 1'opposizione parlarneutare, neile cui file accanto ai conservativi del partito popolare schieransi i radicali di tutte le gradazioni, sempre piii incaponiti nella loro tattica di ostiuzione, disapprovata non solo dal conte Zichy capo de' coEservatori, ma anche dallo stesso Kossuth. Tatti gli sforzi, fatti per debellare gli ostruzionisti dal Tisza e dalJa sua fiacca maggioranza liberale (assottigliata da ultimo per la diser- zione dell'Appony e de' suoi) non approdarono ad altro, che a susci- tare nella Camera nuo?i scaiidali e tumulti indescriribili. No-evole il duello oratorio fra il Tisza a Budapest e il Koerber a Vienna, sulle prerogative della Corona e i diritti del governo atistriaco nelle cose dell'esercito comune, nel quale rispecchiavasi la profondita del dissidio ormai difficilmente rimediabile fra !e due parti della monarchia. Ci voile 1' intervanto del pazientissimo vecchio Imperatore, per metter fine allo spettacolo poco edificante de1 due capi di governo dello SLato, che si palleggiavano le piu aspre botte e risposte fra Vienna e Bu- dapest.

A' primi di dicernbre par re, che nella Camera ungarese la tem- pesta avesse a cessare, grazie all' alto ccnsenso del Kossuth, almeno per poter accordare ii congedo ai poveri soldati, che col termine del- 1'anno avrebbero cornpito il triennale servizio militare; ma le furono mere apparenze, poiche gli ostruzionisti, sebbene ridotti ad una ven- tina, continuarono ad imperver^are non meno di priina, schizzando nuovo veleno contro il Koerber, il quale aveva indotto la Camera alta austriacu ad affermare con voto solenne Tunita intan^ibile dell'eser- cito austro -ungarese, le prerogative militari della Corona, e la indi- spensabile lingua teiesca di comando. L'auno si chiuse per 1'Ungheria senzi legge militare; sicche, rimandata alle calende greche la nuova leva, per congelare i vecchi soldati si dovette chiamare a surrogarli

CONTEMPORANEA 367

per decreto sovrano i soldati di riserva del 1002, colla sequela di am- mutinamenti e rivolte nelle caserme, e di forte malcontento nella pc- polazione. In mezzo a tutta questa confusione si pote fare tuttavia 1'elezione dei membri delle Delegazioni, le quali aperte in Vienna il 15 dioembre dovranno pitobabilmente prorogare la chiusa dei loro la- vori. fin dentro il p. v. febbraio, per attendere la necesearia appro- vazione delle leggi militari in Ungheria.

3. Ne molto meglio procedettero le cose nella Camera austriaca, riconvocata al 18 del novembre p. p. Le nuove dichiarazioni del Koerber e de' suoi colleghi, dirette a scougiurare il malanno delFostruzione, ed a ravviare il lavoro parlamentare, vennero accolte con fredda i.n- differenza, e non servirono ad altro che a fornire Eiiova stoffa di di- scussione alia parlantina di 108 era tori di tutti i partiti, che ne dis- sero di cotte e di crude contro il Governo. contro 1'Ungheria ecc. non ris^armiando neppure il potere soyrano. In poehe parole la Camera austnaca si chiuse a Natale, senza aver fatto nulla in tutto il corso dell'anno, ed in tale stato di marasmo, da far temere assai, che 1'esor- tazione fatta in articulo mortis dal grande « possesso no bile > boemo al Koerber di mettero mano ai mezzi estremi per ripristinare u.ca nor- male attivita/ nei parlamento austriaco, neppure nel nuovo anno tro- ver a la via di uscire dal limbo dei pii desideri. Frattanto il Koerber, per tenersi saldo al suo posto trova piu comodo e spiccio di gover- nare coH'amminnicolo del §. 14, che gli reca tutti i vantaggi dell'as solutisino, ed insieme quelli della Costituzione, eenza la seccatura del parlamento.

4. La sessione autunnale delle Diete provincial! passo abbastanza liscia, chi voglia prescindere dalla malattia ormai cronica dell'ostru- zione, la quale impedi ogni serio lavoro nelle Diete della Boemia e della Corniola, mentre essa cessava affatto nella Dietadel Tirolo, come fa accennato nell' ultima ccrrispondenza. Ma a quanto si puo apguire dalle notizie piu recenti de' giornalidi quella provincia, codesta trefiia improvisata fra tedeschi ed italiani del Tirolo assai difficilmente potia sostenersi nella sessioce dietale di quest'anno, quando il Governo non pigli a tempo 1'iniziativa per un equo scioglimento della vecchia que- stione dell' autonomia trentina, e non lo faccia accettare ai tedeschi della provincia.

L'abhandono dell'ostruzione da parte dei deputati italiani che si erano obbligati a farla incondizionatamente nel loro programma elet- torale, quantunque difeso con argomenti non ispregevoli d' interesse materiale, non incontro in generale 1'appro vazione degli elettori, ag-

Igiungendo esca a nuove discordie e lotte fra i diversi partiti. A Trento, centre della parte italiana del Tirolo, il giovane partito liberale radi- cale, dichiaratamente a parole ed a fatti anticattolico, aizzato dal par-

368 CRONACA

tito socialista, assali furiosatnente i liberal! moderati, che insieme coi conservator! cattolici avevano sospeso 1'ostruzlone, e fini per portare al colmo la confusione collo scioglirnento del consiglio municipale, e coll' imposizione d'un commissario governativo. Sarebbe tempo vera- mente (e rammettono oramai anche i capi piii assennati de' diversi partiti tecleschi del Tirolo) che il Ooverno togliesse di mezzo questa pietra dello scandalo fra i due popoli costretti a convivere nella stessa provincia, accordando agli Italian! quell'autonomia amministrativa che basti per restituire la pace fra le due nazioni di pari civilta, che rap- pacificate nella giustizia, potrebbero lavorare di buon accordo a van- taggio dell'interesse particolare delle province e generale dello Stato. Anche sarebbe desiderabile, che il Governo si risolvesse a mantenere la sua promessa di portar via da Innsbruck le cattedre universitarie italiane non volute dai tedeschi, e di piantare altrove in luogo piu adatto queli'universita italiana, che compete agli italiani sudchti del- 1'Austria, a tenore delle stesse leggi fondamentali dell'impero. Cos! si porrebbe fine ad una pericolosa agitazione che dura da troppo tempo, e si eviterebbero almeno per 1'avvenire i disordini gravissimi, di cui fu teatro la capitale del Tirolo, a cagione della cosiddetta universita libera italiana, che cola volevasi inaugurare con una lezione'del pro- fessor de Q-ubernatis. Amo meglio passare sotto silenzio le scene sel- vagge pantedesche di Innsbruck, le quali fecero parlare anche trcppo di se, e nelle dimostrazioni studentesche di Vienna, e nel parlamenlo austriaco, e nel regno d' Italia, dove ebbero uno strascico deplorevole troncato a tempo con vigore inusato da quel governo, che evidente- mente non voleva guastarsi coi potenti alleati del settentrione. Del resto in mezzo a tutto questo tramestio clamoroso di fanatismo irre- dentistico italiano dail'una parte e di pazzo furore pangermanico dal- 1'altra, i giornali cattolici di Vienna e del Tirolo furono i soli (con poch* eccezioni) che non perdessero la bussola, e serbassero c^lma e giustizia nelPapprezzamento dei fatti. Fra gli altri il Vaterland Vien- nese ebba parole severe per il Governo, che troppo condiscendente ai tedeschi e pauroso della loro superba intransigenza nazionale, venne rnsno al suo dovere di proteggere gli italiani da esso forzatamente trattenuti ad Innsbruck, contro le feroci intemperanze pantedesche, offandendo non solo la legge, ma anche il diritto internaziunale, e le regole dell'ospitalita civile.

A compiere questa succinta rassegna delle session! dietali resta ancora da aggiungere cha oltre la Dieta tirolese, anche quella di Briian in Moravia si distinse fra le altre per serieta di lavoro, non disturbato dalle solite beghe nazionali fra tedeschi e czechi di quelle provincia. Notevole nella D.'eta dalmata un primo passo di riconci- liazione f*tto all' ultima ora dai Croati cogli Italiani di quella pro-

CONTEMPORANEA 369

vincia, si lungamente (quasi da mezzo secolo) dilaniate dalle lotte nazionali, spinte fino a sopprimere quasi del tutto nella vita pub- blica 1'elemento italiano, superiore bensi per antica civilta, ma infe- riore di gran Innga per numero. Non ostante il complete trionfo della maggioranza croata nella scuola e nella pubblica amministra- ztone, restava tuttavia in vigore fino a pochi anni fa la lingua ita- liana come lingua d'ufficio e di corrispondenza colle autorita cen- trali. Ma quest'anno salto il ticchio al Governo di voler imporre la lingua tedesca acche ai Daimati, che di tedesco non hanno nulla e non vogliono saperne affatto. Era il colino della sopraffazione, sug- .gerita all'egemonia tedesca dall'orgoglio nazionale, tanto cieco da non accorgersi, che di tali egemonie gli altri popoli austriaci, pareggiati .ai tedeschi dalla Costituzione, sono ristucche da un pezzo. Allora Slavi e Italiani della Dalmazia, minacciati del pari ne' diritti e negli interessi comuni sentivano il bisogno di riavvicicsrsi e di porgersi la mano per la comune difesa. I prinii atti di riconciliazione avven- nero gia nella Dieta e nella stampa dalmatina ; vedremo poi, se ne seguira quella pace duratura, che ognuno deve augurare alia po- vera Dalmazia, finora troppo trascurata dal Governo nelle miserevoli condizioni, fra le quali va dibattendosi, senza speranza di poterne uscire.

5. Rimettendo ad altra corrispondenza le notizie delle Delegazioni, le quali, aperte fino dal 15 dicembre, non potranno chiudere i loro lavori prima che la legge militare non sia approvata anche dalle Camere ungheresi, per ora bastera accennare 1'affettuosa commenio- razione della morte di Leone XIII, fatta da S. M. 1'imperatore nel discorso di apertura, nonche Pacerba rampcgna mossa dal medesimo in quell'occasione ai delegati czechi per la loro ostruzione parlamen- tare, e cosi pure la giustificazione del famoso Veto, tentato dal mi* nistro Goluchowscki nella sua relazione sulla politica estera. A code- sta infelice apologia ha gia risposto fino ad un certo punto 1'organo ufficiale della S. Sede, 1' argomento citato anche dai giornali vien- nesi, fra i quali uno de' piu accrelitafci rimbecco per bene il signer coate mmistro, osservandogli che « il tentative postumo di ridurre il valore del suo Veto all' espressione di un semplice desiderio e di un rispettoso consiglio, puo fssere benissimo a fatti compiuti un atto di cortesia, ma fa a pugni colla storia». Per contrario tutt'altro che cortese dovette suonare all' orecchio di chi n' era 1'oggetto, 1' argo- mentazione c pro doino suo » colla quale il sig. ministro s' ingegnd di giustificare il preteso diritto di veto dicendo, che se non si trat- tasse di un vero diritto, non sarebbe stato possibile trovarne un com- petente interprete nello stesso Conclave. II quale argomento spremu- tone il veleno della beffarda allusione personale, ha su per giu il 1904, vol. 1, fasc. 1287. 24 30 gennaio 1904.

370 CRONACA

valore di quell'altro, fondato snl caratlere di potenza cattolica. attri- buito ad uno Stato, che ha stracciato unilateralmente il Concordato, ed ha fatto quella bella JBgura che tutti sanno nei bei giorni della eonsegna del « Los von Roin » , e deile diaboliche gazzarre pantede- sche contro S. Alfonso nella stampa e nel parlamento.

I ntiovi bilanci, presentati alle Delegazioni per 1' anno in corso dal ministro degli esteri e da quello della guerra, richiedono un nuovo sacrificio di nailioni e milioni. Le spese comuni di ambe le pard della monarchia ascendono in cifra rotonda a 3G8 milioni di corone, coll' aumento di quasi due milioni in confrcnto dell' anno scorso per 1'esercito di terra : oltre la solita spesa di manterJmento ordinario., domandasi un credito straordinario di 15 milioni per i nuovi cannoni di montagna e da campo a tiro rapido, de' quali ultimi se ne fabbricheranno (rum si sa ancora di qual rnetallo) almeno 300 nel corso dei prossimi quattro anni. Per 1'arinata di mare (compreso ii porto militare di Pola, nel quale si piofusero e si profondono tesori per assicurarsi il dominio deil' Adriatico) sono richiesti 13 milioni necessari alia costruzione di quattro nuove ccrazzate ; le spese del mantenimento ordinario importano nientemeno che 256 milioni di corone. Altri sette milioni e mezzo eono da aggiungersi per 1'occu pazione militare della Bosnia Erzegovina, i quali sommati colle nuove spese richieste dall' aumento de' consolati all'esteio, e necessarie a preparare la promessa riduzione del serv^zio militare da tre a due anni, finivano per mettere a dura prova la pazieuza de' contribuenti. Non v' ha dubbio del resto, che le Delegazioni, malgrado le solite proteste platoniche, finiranno per conto loro coll'approvare quanto il Govemo ha dimandato allo scopo di mantenere la monarchia alPal- tezza di graride potenza.

G. L'attivita cattolica, nel eorso delPanno teste tramontato, non pud vantare grandi progress! ; ma sarebbe icgiusto non riconoscerle il merito d'una serie di quei piccoli fatti positivi, che sogiiono spia- nare la via a maggiori s?»ccessi. A cagion d' esempio e gia qualohe cosa, che il conte Sylva Tarouca, commissario dell'opera de' congressi cattolici delP Austria, a"bbia potnto aiinunziare nel congresso provin- ciale dell' Austria inferiore, che per il 1904 havvi fondata speranza di raccogliere insieme un nuovo congresso gererale de' cattolici austriaci, dopo una lunga pausa di otto anni, imposta dai conflitti nazionali e dalle discordie politiche, II nuovo organamento de' cattolici czechi,. inaugurate Panno scorso, giovo non poco a rinsaldare la coscienza della solidarieta cattolica fra le diverse stirpi della monarchia. E piu e meglio ancora s'avvantaggerebbe la vita cattolica dell'Austria, sa venissero condotte a buon termine le pratiche di riconcilkzione, aperte in Tirolo nell'autunno passato, per iniziafciva dei Yescovi di quella.

CONTEMPORANEA 371

provincia, fra il partito dei vecchi conservator! e quello del cristiani" social! del Tirolo tedeseo, i quali da cinque anni vanno facendosi vi- ce ndevolmen te una guerra scandalosa, con immenso danno religiose e morale di quel cattolico paese, gia anche troppo minacciato dal pan- germanisino protestantico. Se non che dopo quattro mesi di conferenze secrete fra i cap! de' due avversi partiti, ancorche siasi sparsa la voce che un accordo era stato raggiunto sulla base d' un programma ini- nimo e d'un'azione elettorale comune, pur troppo fino ad oggi non abbiamo sicure notizie d'una pace definitive. Anzi nuovi sintomi di malomore e nuove cagioni di attrito fra le due parti contendenti pare siano sopravvenuti in quest! ultimi giorni ; fra 1'altre cose venne impe- dito ad un deputato eristiano-sociale di tenere lira conferenza in un comune di parte conservativa, ed i vecchi conservator! sono accusati da! loro avversari seguaci del dott. Schoepfer di aver tradito il secreto promesso sulle deliberazioni delle conferenze.

Nel campo politico-ecclesiastico vuol essere notata 1'agitaaione ma- nifestatasi in Boemia negli ultimi due mesi dell 'anno passato, di- retta ad ottenere una nuova circoscrizione delle diocesi miste, com- poste di tedeschi e di czechi. Q-ia ai« primi di novembre una rap- presentanza di tutti i deputati czechi della Dieta boema presentava al Cardinale Sckrbensld arcivescovo di Praga un memoriale su que- sto spinoso argomento. II Cardinale rispose, che fino ailora nessuna apertura era stata fatta in proposi to dalla S. Sede ne con lui ne col- Tepiscopato boemo, e si richiamo ad una sua recente pastorale di- re tta al clero, nella quale aveva detto, che ia siffatte question! presso la S. Sede sono deeisivi soltanto gl'interessi spiritual! delle anime, senza distinzione di Bazionalita. Tenne dietro una pastorale dell'epi- scopato provinciale boemo, la quale richiamava 1'attenzione del clero sul movimento tedesco del « Los von Rom » , il quale dopo le interne discordie dei promotori pantedeschi si ritrasse dalla pubblica propa- ganda rumorosa al un.a forma di attivita privata e quasi clandestina. Se non che il clero tedesco della Boemia alieno da partiti politic! non si fa alcuna illusione, sipendo benissimo che nelle parti tedesche della provincia e grande il pericolo di nuove perdite per la Chiesa cattolica, e che quindi e necessario di far buona guardia, come ap- panto venne proclamato nelle riuiiioni ecclesiaatiche di Hainspach, di Egerj del Bohmerevald, di Reichenberg ecc. In un paese cotanto travagliato dalla lotta estrema fra due nazioni politicamente irrecon- ciliabili, il ministero pastorale incontra nel suo eseicizio'ostacoli per poco insormontabili, non ultimo quello deila soverchia estensione, e della composizione nazionalmente eterogenea delle diocesi. Del resto, salva sempre 1'autorita suprema della S. Sede, lo stesso Cardinale di Praga rispondeva alia rappresentanza piu sopra mentovata, che seb-

372 CRONACA

bene la gravissima questione non fosse allora del tutto matura, egli non aveva difficolta di ammettere, che un ragionevole aumento del numero delle diocesi poteva tornare di vantaggio all'amrninistrazione ecclesiastica.

Stimo mn opportune ora toccare nemmeno di passata la questione dell'arcivescovo di Olmutz, D.r Kohn, come quella che pende gia per una prossima decisione presso la S. Sede.

A Vienna e ne' due arciducati d' Austria, mentre il partito de- mocratico socialista va sempre piu decadendo, i cristiani sociali del D.r Lueger, potentemente sostenuti dall'apostolato religiose del celebre p. Abel d. C. d. Or. e di altri zelanti campioni del movimento cat- tolico, hanno compiuto nel corso dell'anno passato 1'organamento del loro partito a tal segno, da assicurarsi ancora per lungo tempo la di- rezione de' pubblici affari nel municipio e nella provincia.

G-ERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. La malattia dell' Imperatore e le alleanze di famig-lia. 2. La politiea arbitrate; la politica europea in Asia. 3. II Reichstag, cose militarf, la politica del Centro, la que- stione finanziaria, il gruppo polacco, il congresso degli operai conser- vator*. — 4. Cose protestanti. 5. II libro intorno a Lutero del P. Denifle.

1. Nei primi giorni di novembre, la Grermauia fu all' improvviso dolorosamente turbata per la notizia officiate che 1'Imperatore aveva subito la estrazione di un polipo dal'e corde vocali della gola. Mentre fino a quel momento nou era trapelato alcun indizio di una malattia qualsiasi dell'Imperatore medesimo, si argomento subito che essendo stata tenuta celata per tanto tempo quella malattia, certamente ora non si diceva tutta intiera la verita. Tuttavia e chiaro che le previ- sioni dei medici si sono verificate, essendosi Sua Maesta rimesso in salute entro un periodo di tempo non piu lungo di quindici giorni; ma si e anche osservato che le affezioni di tai natura coatengono spesso un germe cancrenoso, e si riproducono sempre con sintomi piu gravi. Di fatto non e un mistero per alcuno, come suo padre, Fede- rico II, e sua madre, 1'imperatrice Federico, sono ambedue morti per affezioni cancreaose. La conclusione e facile e, per cosi dire, inevi- tabile, quantunque il cancro, per se stesso, n-->n possa dirsi. a rigore di termini, una malattia ereditaria. Per molto tempo 1'Imperatoie ha sofferto un male all'orecchio, una specie di trasudamento interno, che ha tenuto molto iu apprensione i sudditi, tanto piu che di tal malattia non si e mai avuta alcuna dichiarazione officiale. In questi ultimi anni poi, Guglielmo II si e fatto molto grosso e grave nella persona, pero macilente in volto, il cui colorito, perdendo ogni fie- schezza, 'e divenuto pallido; cio non dimostra certo uno stato di sa- lute bviono. Sul momento il popolo si e tranqnillizzato, nonostante sia

CONTEMPORANEA 373

creduta possibile una ricaduta; poiche pensa che 1'Imperatore vivra iadubitatamente degli anni ancora, non essendo il suo stato cosi pe- ucoloso come certuni vorrebbero far credere.

L' interessamento snscitato in tutta 1' Europa da questa malattia e la prova piu manifesta di quanto grande importanza sia il posto occupato nel mondo dall'Imperatore. Egli e una personality conside- revole che spicca sopra tutti ; e tenuto in molto conto nell'opinione pubblica di tutta i'Europa, ispirando senza dubbio generale Mucia, sia agli amici, come agli avversani, a causa della sua lealta. Gli stessi suoi awersarii, tanto in Germania come altrove, amano assai la sua conservazione ; pero tali avversarii non sono ne molti ne po- teati, rispondendo alle aspirazioni della innumerevole maggioranza la politica pacifica, conciliatrice e prudente Hi Guglielmo II.

La malattia dell' Imperatore ha richiamata 1'atteazione sopra il suo figlio maggiore, il principe Guglielmo, erede presuntivo del trono, finora tenuto fuori della vita pubblica per la quale lo si va prepa- rando con. ogni cura. II Principe ereditario ha circa ventidue anni ; e alto di statura, bello, molto istruito ed affabilissimo ; ama la vita intellettuale e le belle arti, e studia al tempo medesimo le scienze positive e quelle attinenti alia vita pubblica. Nel suo servizio militare presto cambiera residenza, poiche tutti i nostri Principi debbono essere prima di ogni altra cosa ottimi soldati ; ed egli certo sara tale, pur conservando il proprio carattere pacifico, senza mostrarsi ardito e in- traprendentQ fino a che le circostanze e gli avvenimenti non gli impongano una politica diversa.

II matrimonio del Principe Guglielmo e destinato a rendere so- lida le condizioni interne del Paese. Per quanto si pud supporre sem- bra sia stata assegnata a Lui la principessa Olga figlia del Duca di Cumberland, figlio del Re Giorgio I di Hannover, gia detronizzato. Uniformandosi alia volonta del Padre, il Duca di Cumberland si e sernpre rifiutato di riconciliarsi con la Prussia e di rinunciare, fosse pure tacitamente, ai proprii diritti sull' Hannover ; ma al presente si vocifera che abbia dato assenso al figlio maggiore di accettare il Du- cato del Brunswick, sul quale la Casa di Hannover ha diritto di suc- cessione. La Principessa Olga (nata nel 1884) per conseguenza sara la futura imperatrice della Germania, dacche il principe Guglielmo avendola veiuta piu volte ha dato prova di gradimento; e a quanto pare i due giovani, vicendevolmente piaciutisi, si sono dimostrati disposti volentieri ad unirsi fra di loro. II Re di Danimarca, padre della Duchessa di Cumberland, ha fatto visita alia Corte di Berlino, prima di andare a Gmunden (Austria) presso il Duca di Cumberland, adoperandosi con zelo, secondo si va dicendo con fondamento, alia riuscita di tal matrimonio di conciliazione, molto desiderate a Berlino

374 CRONACA

ed anctie dal partito Guelfo, vale a dire da coloro che sono rimasti fedeli al Duca di Cumberland. Poco prima del Natale 1'Imperatore e andato ai Hannover, passandovi in rivista il reggimento annoveriano, al quale ricordd il loro passato glorioso e fedele durante la guerra di affrancamento dal giogo di Napoleone I. Nei quindiei anni nei quali 1' Hannover fu ocoupato da Napoleone I e dai suoi alleati, 1'esercito annoveriano, sostenuto dall' Inghilterra, riceve sempre dal proprio paese nuove milizie per eombattere serza tregua contro i Francesi, spscialmente nella Spagna, ritrovandosi poi a fianco dei Prussiani a Waterloo. Senza dubbio il tempo ha compiuta 1'opera sua. La Q-er mania, dopoch£ ha riconquistata la propria unita, ha cominciata una nuova -vita, in virtu anche del progresso intellettuale e soprattntto economico reso possibile appunto dopo ta^e unione preceduta da molti secoli di avvilimento e di miseria. La Grermania si e fatta una Po- tenza mondiale, la quale nei suo nuovo campo di azione batte pure una via nuova, poiche la poiitica di campanile, dei piccoli principati, noa e piu possibile, ne d'altronde pud piu appagare le brame della popolazione o rispondere alle esigenza del tempo. I piccoli Stati se- parati gli uni dagli altri erauo un ostacolo al progresso naturale della Nazione, la quale, con un aumento annuale che varia tra gli 825,000 e gli 850,000 individui, con i suoi 60 milioni di abitanti nei 1904, che diverranno 80 nei 1925 o 1930, ha bisogno di valersi di tutti i mezzi offerti dal proprio territorio.

Bisogna pure ricordare che il matrimonio di Guglielmo II ricon- cilio gia un'altra famiglia principesca con gli Hohenzollern. L'lmpe- ratrice e figlia del duea Federico di Holstein-Sonderburg, esclnso dal trono di Daiiimarca col protocollo di Londra del 1852 in favore del ramo Holstein-Gliickburg, presentemente regnante. Lo Schleswig- Holstein, incoraggiato dalla Grermania, sostenne la legittimita dei di - ritti del ramo Holstein Sonderburg : pero la guerra seguitane stacco lo Schleswig-Holstein dalla Danimarca, incorpcrandolo alia Prussia. II matdmonio della figlia maggiore del duca Federico con 1'Imperatore presente riconcilio la famiglia di Jui con gli Hohenzollern e col nuovo ordine di cose. Adesso si parla anche di una prossima visita di Edoardo Y1I a Berlino. Egli vedra egualmeate di buon occhio il proposto matrimonio della Principessa Olga sua nipote. La Regina d' Inghil- terra, I'lmperatrice vedova della Russia e la Duchessa di Cumberland sono sorelle, figlie del Re di Danimarcar CristianoIX; ed il principe di Galles (figlio di Edoardo VII) e lo Czar Nicolo II si rassomigliano come fratelli. L1 unione delle dinastie tedesche va di pari passo con 1' unione del popolo e sicuramente giovera anche questo a serbargli un posto importante.

CONTEMPORANEA 375

2. I trattati arbitral! conchiusi tra la Francia, 1' Inghilterra e 1'Italia sono un eacellente esempio per le altre nazioni e rispondono alle disposizioni e alle tendenze pacifiche del popoli.

L'effetto morale prodotto da tali trattati e molto grande e potra contribuire a renderli stabili, e far decidere i contraenti a sottomet- tere le loro question! alia Corte arbitrate dell'Aia ed anehe a far di meno di promuovere litigi. Non di rado lasciando sbollire una que- stione, indugiando nel prendere ad esame una discordia, si da luogo alia rifiessione e se ne facilita il risolvimento. La Gerniania, avendo costantemente dimostrato amore alia pace, e nella sua politica este- riore tenuto per fondamento la conciliazione, applaudira ben volen- tieri ai trattati suddetti ; peio EOH ha stretto alcun patto di tal ge- nere pel timore di vedersi posta innanzi la questione dell'Alsazia- Lorena.

Soprattutto e desiderabile che abbiano una soluzione pacifica le discordie sorte presentemente in Ofiente e nell' Asia. Nono^tante le premure dell' Austria e della Russia, appoggiate dalle altre nazioni, la Turchia non si sa decidere a porre termine alia questione mace- done, concedendo le giuste ri forme chiesto e riconosciute urgenti da tutto il inondo civile. I Turchi imitano ua poco la Russia, la quale non si da pensiero di render giustizia agli Armeni, ai Georgian!, ai PQlaccLi ed agli altri popoli sottoposti al suo dominio. Un tentative di sciopero fatto dagli operai della ferrovia transcaucasiana, vicino a Tiflis, fu soffocato col massimo rigore, sicche trerituno operai ineimi rimasero morti al primo sparo dei fucili russi.

La Russia, tranquilla per parte dell'Europa, progredisce nelle sue conquiste asiatiche, coll'annessioae della Manciuria e apparecchian- dosi per appropriarsi eziandio la Corea, e cosi rendere inevitabile una guerra col Giappone, sostenuto dall'Inghilterra. Questa pero dall'al- tra parte va organizzando una epedizione con 1' intento d' iuipadro- nirsi del Tibet, affinche la Russia non lo invada, essendo un paese oltremodo importante sotto 1'aspetto politico e strategico. Alia R>us- S'a non e mai passato per la mente di sottoporre al giudiz:o di un arbitrate qualsivoglia le sue question! ; ma si e impossessata delle grandi regioni senza fare alcun rumore, e quasi all'insaputa dell'Eu- ropa. Adesso ella avversa la costruzione di una ferrovia da Bagdad che stabilirebbe una via commerciale fra la Turchia asiatica, la Persia e 1'Europa, perche tai fatto sarebbe di ostacolo a metterla in possesso di questi paesi. Ugualmente 1'lnghilterra lavora a tntt'tiomo' per impedire la costruzione di una ferrovia che dovrebbe diminuire la distanza fra TEuropa e 1'India. Di qui si vede come ancora sussistano element! di discordie, minacoe di guerra all'mfuori dei trattati arbitral! .

376 CRONACA

3. II 3 decembre e stato aperto il Reichstag con un discorso del Trono letto dal cancelliere von Billow, nel quale fu annunziata la riforma delle finanze dell' Impero e il proseguimento delle riforme soc'ali. Non vi si fa menzione di aumenti per le spese dell'esercito, poiche, per confessions dei ministeriali, 1'opinione pubblica e troppo cominossa dai cattivi trattamenti usati verso i soldati e venuti alia luce in seguito a varii deplorevoli processi. Le gravi punizioni in- flitte dai consigli di guerra a molti bassi ufficiali e ad ufficiali dimo- strano almeno che 1'autorita militare si adopera con serieta a togliere tali abusi. L'estero sa che la Germania e una nazione civile ; pero ignora che sia la parte meno inoivilita quella che governa, per cosi dire, I'lmpero e comanda in special inodo 1'esercito. La regioae al di la dell'Elba (Ostelbien) la quale comprende le province prussiane della Sassonia, del Brandeburgo, della Prussia occidentale e orien- tale, fu eristianizzata soltanto dopo il secolo decimo ed undecinio, ed e quasi interamente dedita all' agricoltura. La sua popolazione, mi- sta a molto elemento slavo, e signoreggiata da varie famiglie di cain- pagnoli, dalle quali, sotto i Re di Prussia, sono sempre stati scelti gli officiali che anche oggi occupano quasi tutti i gradi superiori dell' esercito. Questi sono eccellenti officiali, ma hanno conservato tutta la ruvidezza di UQ' eta passata ; nei loro paesi tali famiglie anche oggi maltrattano e percuotono gli operai agricoltori, rnan,te- nendo cosi vive le tradizioni del rigore eccessivo usato in altri tempi. Tale e lu origine dei lamentati disordini, ora pero non piii tanto fre- quenti come si dice j. poiche in diversi reggimenti passano molti e molti anni prima si verifichi qualche caso di sevizie da essere pu- nito. Un' altra questione seria, come fu altra volta accennato, e il lusso so7erchio che va continuamente aumentando fra gli officiali : ne 1'autorita militare vi pone un freno, anzi sembra spicgere oostoro sulla via di simile precipizio. L'uniforme e troppo fastosa, carica di guarnizioni superflue e di prezzo, ed inoltre sottoposta a prove, a mutamenti cosi frequenti e rapidi da cagionare danni pecuniarii per- fino ai fornitori. Non di rado hanno questi appena provveduto le stoffe e le guarnizioni, e gia e ordinato un nuovo cambiamento che rende inservibili tali stoffe e gli accessorii ed obbliga i fabbricanti e i for- nitori a rivenderle ad un vil prezzo.

D'altra parte il luogotennete Bilse ha pubblicato un. piccolo ro- manzo, nel quale ritrae gli officiali di un battaglione del Treno di equipaggio, residente a Forbach, sotto un aspetto il piu sfavorevole. Fatta qualche eccezione, questi officiali sono tutti uomini corrotti, in- delicati ed ingordi. II libro e andato a ruba, e se ne sono vendute molte centinaia di migliaia di copie ; ma ha fruttato all'uutore la con- danna alia prigione; al tempo istesso pero molti officiali sono stati co-

CONTEMPORANEA 377

stretti a confessare dinanzi ai loro giudici di riconoscere se stessi nei personag^i del romanzo.

II Centre si e dato premura, sul principio della Sessione parlamen- tare, di far nuova istanza per 1'abolizione della legge contro i Gesuiti. e di tutte le leggi e decreti che nei varii Stati tedeschi limitario o tolgono la liberta religiosa ai Cattolici. Nei giorni decorsi abbiamo avuta una nuova ed evidente pruova della intolleranza degli Stati protestanti. II Curato di Detfurth (Prussia), chiamato a Bodenburg (Brunswick) per assistere un moribondo, battezzo al tempo medesimo un fanciullo di una famiglia cattolica ; ma il governo del BrunsAvick lo condanno alia multa di 30 marchi in via amministrativa, in con- form'ta della legge del 1902, la quale pretende accordare la liberta ai Cattolici. II pastore locale, sig. Peters, denunzio ii delitto alle autorita chiedendone la punizione. La celebrazione della S. Messa compiuta da tin sacerdote senza 1' autorizzazione del Governo e sog- getta alia stessa multa ; come pure sono puniti quei fanciulli che non assistono agli uffiei e al catechismo dei protestanti. Nemmeno i libe- ral! questa volta hanno osato di prendere le difese del Governo; mentre anzi alcuni di essi ebbero il coraggio di censurarlo pubblicamente.

Generalmente, al presente noi siaino testimoni di una guerra bene organizzata contro la Chiesa, fatta bersaglio agli atfcacchi ed alle ca- lunnie delle associazioni e delle riunioni protestanti, non che alle ire del popolo aizzato. La raaggioranza protestante e molto apatica e percio non ascolta gli agitator!: ma le autorita, gli cfficiali pubblici, quasi tutti liberali e protestanti, fanno causa comune con i sobillatori, in- coraggisti da! superior! , i quali danno il segnale. II Sinodo generale della Chiesa protestante di Prussia, nella sua adunanza del 5 novembre, si e dichiarato contrario al decreto di tolleranza chiesto dal Centro ed ha, per cosi dire, obbligato il Governo ad opporvisi ; come 1' ha co- stretto a respingere 1'abolizione della legge contro i Gesuiti. La pro- posta del Centro in favore della tolleranza comprende non solo il li- bero eserci/.io del culto e dell' insegnamento cattolico in tutti gli Stati tedeschi, ma eziandio 1'abolizione della legge che costringe i cattolici, in certe date circostanze, a dare ai proprii figli una educazkme pro- testantica. E tale legislazione intollerante e difesa dal Sinodo generale, composto di luminari della teologia protestante, di delegati sinodali e di sopraintendenti delle province (poiche nei protestantesimo i Yescovi figurano fra i pubblici officiali), da! delegati delle facolta protestanti e da altri personaggi illustri; legislazione contraria ai principii prc- clamati dalle costituzioni dei varii Stati e consacrati per di piu dai trattati che posero fine all'Impero antico (nei 1806) e stabilirono la confederazione germanica nei 1815. Gli Stati cattolici si uniformarono subito alle disposizioni suddette; ma gli Stati protestanti anche oggi

378 CKONACA

vi si oppongono. In Prussia la costituzione del 1852 assicuro la liberta religiosa ; e nel 1903 il Sinoio generale, vale a dire la piu eccelsa rappresentanza corporativa della Chiesa protestante della nazione, si achiera in favore della leggi eccezionali che colpiscono i Cattolici. Questa opposizione tuttavia andrebbe a vuoto, qualora il Governo pren desse una decisions energica ; ma il Governo prtissiano, al pari dei Governi degli altri Stati, si vale dei nemici della nostra Chiesa per negare ai Cattolici i diritti ad essi accordati dalla costituz:one. Firo a tanto che il Governo bavarese si estiva a perseguitare ingiustamente la maggioranza cattolica del paese i Governi degli Stati protestanti possono impunemente ostegg'are i Cattolici : pero un po' di tregua si e ottenuta dopoche il Governo dell' lun pero ha bisognodel Centre, per la sua maggioranza. II sig. abate Schaedler, in come del Centre ha pronnnziato un importante discorso, nel quale con molto seiiiiO ha cen- surato 1'amministrazione delle finanze, spingendosi fino a dire che si era sprecato il denaro. PiMna d'ogni altra cosa egli ha fatto capire che il Centro non potia appoggiare il disegno di legge per la riforma fiaanziaria, presentato dal sig. de Stengel, nuovo Segretario di Stato per le finanze dell' Impero, trattandcsi di una questione di principio. II disegno suddetto rende 1' amministrazione finanziaria dell' Impero indipendente dagli Stati assicuiandogli pingui renditt^ a loro carico ; ed al tempo istesso tali Stati vedrebbero diminuita la propria auto- rita, mentre il Centro ha avuto sempre di mira il mantenimento del carattere federal e nella Germania. II Centro non vuole acorescere i diritti e le attribuzioni del Governo imperiale, ii quale tende di con- tinuo ad assoggettare ed annientare gli Stati ; ma costoro farebbero tutto il proprio vantaggio abolendo le leggi antiche di oppressione contro i Cattolici senza attendere 1'intervento dell'Impero, po'chs opponen- dovisi piu a luago contr.buirebbero a darla vinta alia Prussia ed agli unitarii rafforzati. Senza il Centro 1' Impero distruggerebbe presto 1'au- tonomia degli Stati : e chi d'altronde pud avere desiderio di conser- vare i diritti particolari di costoro qnaDdo tali diritti si ritorcono contro gli stessi difensori ?

In tutti i tempi fra il Centro e il gruppo polacco sono esistite ot- time relazioin, rese ancora piu strette durante il Kulturkampf. II Centro non ha mai lasciato di difendere gli interessi e i diritti delle popolazioni polacche, e soprattutto, si e opposto in ogni oircostanza alia gennanizsazione violenta, e all' esolusione della lingua polacca dall' insegriamento. Tuttavia gli agitatori polacchi aizzaao il popolo contro il Centro. A Berlino, e gpecialmente nelle localita industnali e minerarie delle province renane, gli operai polaechi, quivi molto nurtierosi, sono stati spinti a votare contro i candidati del Centro, il quale in seguito a tali sobillazioni ha perduto due seggi. Nell' alta

CONTEMPORANEA 379

Silesia, a causa di una agitazione imponente, ferminata in lotta san- guinosa, e grazie a calunnie sparse controil Clero si riusci a togliere un seggio al Centre facendovisi eleggere an radicale, che, appena eletto, entro a far parte del gruppo polaceo. Bisogna poi riotare che 1'alta Silesia e separata dalla Polonia da cinque secoli e vi resto unita solo per due secoli. La popolazione non vi ha conservato alcun ve- stigio, ne alcuna tradizione della Polonia, e solo con una perficla agi- tazione sono riusciti ad adescarla e a rivolgerla contro la propria i atria e contro la Chiesa. Al Reichstag il gruppo polaceo ha inasprito la sua ostilita ingiustificata contro il Centro rifiutandosi di votare pel sig. von Ballestrem, presidente da sei anni del Reichstag medesimo, ben accetto ed appoggiato da tutti i partiti, benemerito senza dubbio della Chiesa e dei Cattolici, tenuto in grande stima el onore dall'il- lustre Pontefice Leone XIII, gloria dei nostri tempi. Si vede adesso che la Polonia e stata rovinata dalle lotte partigiane e dalle discordie interne. II Centro Ron si commuove per tale ostilita calcolata ed in- giusta ; ma oontinua nella sua via di equita verso tutti i partiti, senza preoccuparsi di essere .corrisposto : e qiiesta condotta serbera altresi con i polacchi.

4. II primo di decembre si riunirono a congresso in Francoforte i delegati delle associazioni operaie conserva'rici e cristiace, rappre- sentahti oltie 600,000 socii, coDtrappoaendo si solenne manifestazione aU'arroganza ed alle minacce dei socialisti. II congresso ha fatto voti per ottenere il diritto di stringersi in lega stabile e riccnosciuta ; leggi liberali intorno al diritto di associazione e di riunioiie ; perso- nalita giuridica per le associazioni profession ali, e la fondazione di camere di lavoro. Nell'udienza aceordata dal canoelliere von Billow ai delegati del Congresso, quegli assicurd che il Qoverno vedeva di buon occhio gli sforzi degli operai conservator! e monarchic! : che le leggi sociali ed economiche domaadate sarebbero esaminate con dili- genza e faranno seguito a quelle di previdenza e di protezione, nonche ad altre di organizzazione studiate a favore della classe operaia. II Cancelliere si e rnostrato della stessa opinion© del Congresso : la ccn- ciliazione degli interessi delle varie classi non e possibile, ne pud es- sere stabilita su basi durature e proficue, senza appoggiarla alia sc- cieta ed all'ordine politico presente.

La riunione del Cocgresso suddetto ha fatto rnolta impressione in tutta la (iermania, poiche il pubblico si e accorto che a fianco dei socialisti, favoriti dalla cattiva politica del Govorno, esiste una fe- darazione di societa e di opere popolari a difesa dei principii conser- vator!, cristiani e moderati, che tiene in scacco il terrorismo dei so- cialisti.

380 CRONACA

II Sig. Barkhausen, morto da poco tempo, e stato so:-t tuito nella presidenza &Q\V Oberkirchenrat (consiglio superiore della Chiesa pro- testante prussiana) dal sig. Yoigts, che fu. finora presidente dell'am- ministrazione della Chiesa nazionale di Hannover. Ora questa Chiesa e strettamente luterana ed esclude formal mente la comunione sacra- mentale con i calvinisti puri; pero e la base della Chiesa unionista, doe, cal vino- luterana. II Sig. Yoigts e costretto di fatto a inodificare i proprii principii religiosi, la propria fede, i suoi dogmi per prender possesso del nuovo ufficio. Lasciamo a lui 1' incarico di regolare da se la propria coscienza su tale riguardo : solo vogliamo ricordare che i giornali protestanti assicurano essere stato conferito al Sig. Yoigts, burocratico per eccellenza, un posto tanto importante a causa della sua abilita amministrativa, congiunta a forte energia, per richiamare a dovere i ribelli.

II Sinodo del circondario di Wiesbaden sta occupandosi di una questione sollevata cioe se gli uomini non battezzati possano far parte della Chiesa. II sopraintendente generale e il presidente del con- cistoro provinciale hanno risposto essere preferibile di evitare una decisione di massima circa i non battezzati e di riserbare 1'esame e il giudizio caso per caso, a seconda delle circostanze particolari ; poi- che escludendo i non battezzati dalla comunita cristiana si aggrave- rebbero le condizioni interne con grave danno della Chiesa. Sarebbe necessario invitare i pastori affinche persuadessero tali individui a ricevere il battesimo: per non imprimere su essi il marchio d' infe- deli... Questi Signori, a dire il vero, temono per la loro Chiesa e preferiscono la rinunzia al Battesimo per non essere costretti ai esclu- dere una pecorella, che non e tale ma che pero fa numero. II Sinodo ha sottoposto 1'esame della questione ad una commissione.

In qualunque tempo 1' istruzione religiosa nelle scuoie ha avuto un carattere oltremodo ostile e aggressivo coritro la Chiesa cattolica; ed invece di insegnare la dottrina e il Yangelo ai fanciulli si inet- teva ogni studio per inculcare loro cattive prevenzioni, pregiudizii, odio contro il Cattolicismo. Pare che su tal proposito finora non si facesse mai troppo. Nella riunione annuals dei professori di Religione delle scuoie medie della provincia di Sassonia fu decisa la questione circa il modo di sgguerrire gli allievi perche possano combattere 1'ul tramontanismo : e il Sig. Genest disse esser necessario far loro cono- soere il carattere e le tendenze deirultramontanisrao, dimostrando che questo e anticristiano ; ed all'infuori dell'istruzione religiosa propria- mente detta, servirsi soprattutto anche della storia e della letteratara per screditarlo. Si vuole introdurre nella scuola la polernica, la lotta religiosa ; si vuole spingere i protestanti a provocare e a perseguitare i proprii concittadini cattolici.

CONTEMPORANEA 38 1

5. L'opera del P. Denifle £, dotto doinenicano, su Lutero, della quale e uscito il priino volume, ha destato molto rumore, sia fra i protestanti, come fra i cattolici. II P. Denifle risale alle origin!, scuopre, mette a nudo i principal! motivi dai quali fa guidato 1'ere- siarca. Lutero, ancor giovine professore, era dominate da un orgoglio strordinario e senza limiti. Fino dal 1515 egli stabili per principio che la concupiscenza e invincibile, basaadosi sulla propria esperienza; ed invece d'implorare la grazia di sottomettersi, con fermo proposito, alia legge, egli, molto piu comodamente, sottomise la leggealla concupi- scenza, lasciaadosi guidare dalle proprie passion! in lucgo di combat- terle. Lutero ebba una istruzione teologica monca; ne la complete con assiduo lavoro, beasi si abbandono alia sua fantasia; non appli- candosi inai allo studio di S. Tommaso ! Quest! piccoli cenni spiegano gia molte cose.

1 DENIFLE. Luther und Luthertum, Mainz, Kirchheim.

OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE

Bardenhewer O. Patrologia. Version e italiana sulla seconda ed. tedesca con aggiunte bibliografiche per il prof. D.r sac. ANGELO MBR- CATI. Vol. III. Dalla meta del secolo V alia fine dell' Evo patristico. Roma, Desclee, 1903, 8°, XX 204 p.

Battandier A., mons. Annuaire pontifical catholique. VII annee, 1904, Paris, Bonne Presse, 16°, 640 p.

Bonomelli G., vescovo di Cremona. Questioni religiose, morali e so- ciali del giorno. Roma, Desclee, 1903, 8°, VIII-360; 486 p. L. 6.

Ceretti F., sac. Biografie mirandolesi, 3. P-R. (Mem. storiche del Du- cato della Mirandola XV). Mirandola, Grilli, 1904, 8°, 264. p. L. 4.

Courdavault, abbe. L'hebreu appris facilement sans maifcre. Lille, Desclee, 1903, 16°, 32 p

Ferrandina A. Herbet Spencer. La vita, le opere, il testamento. Na- poli, libr. La Croce, 1904, 16°, 88 p. Cent, 75.

Fremont G., abbe Lettres a 1'abbe Loisy sur quolques points de 1'Ecriture-Sainte. Paris, Bloud, 1904, 16°, 166 p.

Joly E. Psicologia del Sanii. Trad, italiana della 8a ediz. fraricese. Rome, Desclee, 1904, 16°, 168 p. L. 2. Cfr. Civ. Catt. 16, IL (1847) 599,

1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono invlate, con qnella gollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne dlamo intanto un annum! a 8 >mmario che non importa alcun giadizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seconda dell'op- porcuoita e dello spazio conoesso nel periodioo.

382 OPERE

Lasplasas. La moral es ley 'moral. San Salvador, « La Luz » 16% 130 p.

Lehmktthl A., S. J. Casus conscientiae. Ed. altera. Friburgi Br.? Herder, 1903, 8°, X-568; 592 p. Fr. 16.

Majorca Moriillaro L. M. La cappella Sperlinga nel pantheon di S. Domenico in Palermo. Palermo, Reber, 8°, 148 p.

Marchesan A. Gaia da Camino nei docutnenti frevisani in Dante: e nei Commentatori della Divina Commedia. Studio. Treviso, Turazza, 1904, 8°, 256 p L. 4.

Maria Antonio (P.) capp. 11 Clero e il Popolo. Modena, Pontificia, 1904, 16% XVIII-162 p. L. 1,50.

Martina M. Antologia italiana ad uso delle scuole ginnasiali, tecni- che, normal! S. Pier d' Arena, Scuola tip. salesiana, 1904, 8°, 812 p. L. 3,50.

Martinez Zuviria G. A. La Creadon ante la pseudo-Ciencia, con 1111 prologo del dr. Jos£ OLIVA, prof, do Filosofia en la Univ. de Santa-Fe. Buenos Aires, Llarnbias, 1903, 16°, XXX-132, p. Detto. El natura- lismo y Zola. Su influencia social y literaria. Santa-Fe, Benapees, 16°, 110 p. Detto. Fantasias y leyendas. Cordoba, 1903, 16°, VIII- 96 p. Dctto. « Los dos Grumetes » . Ivi. 16C, 72 p.

Mattdewicz G. B. Doctrina JKussorum de statu, Justitiae origina- lis. Cracoviae, Anczyc, 1903, 8°, 236, p. M. 4,50.

Moreni G. Scritti varii e cenni biografici. Firenze, tip. Domenicana,. 1903, 16°, 2 voll. di pp. 416; 416.

Pelle P. Le Tribunal de la Penitence devant la TMologie et I'histoire. Paris, Oudin, 1903, 16°, LIV 540 p. Fr. 3,75.

Pesch Chr., S. J. Praelectiones dogmaticae. I. Institutiones propae- deuticae ad Sacram Theologiam, Ed. III. Friburg. i. Br,, Herder, 1903, 8°, XXIII-416 p. Fr. 7,25. Cfr. Civ. Catt. 16, 1 (1895) 345.

Piccolomini P. La vita e I' opera di Sigismondo Tizio (1458-1528), Roma, Loescher, 1903, 8°, 216 p.

Podesta F.,-can, li Preziosissimo Sangue di N. S. Genii Cristo in Sarzana. Genova, Sordomuti, 16°, 189 p. Detto. Monumento robbiano in Sarzana. Sarzana, tip. lunense, 1903, 16°, 56 p.

Prola D., can. La Lettera di San Paolo ai Romani. Analisi, para- frasi e commeiiti. Ivrea, coop, canavesana, 1903, 16°, VIII-204 p.

Schola Clericorum et cura animarum. Periodico ecclesiastico ini- ziato fra il Clero lucchese nel 1900.1. (1900-1903). Lucca, Baroni, 1903, 8°, 616 p. Prezzo annuo di associazione L. 1,50.

Vaccaro G. Pagine sparse. Sciacca, Guadagna, 1903, 16°, 172 p. Lira 1.

Spiegazione piti diffasa della Dottrina cristiana. Napoli, Errico, 1903, 16°, VIII-136 p. L. 1. Rivolgersi, via Saverio Baldacchino 257, Napoli.

Walter Me Donald. The principles of moral science. Dublin. Browne, 1903, 8°, XII-230 p.

PERVENUTE ALLA D1REZIONE 383

Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. ( \UIRER1 F. /'//•/<>/,••, f. U fawtfn ill YinjiHo. .DissertazioiKi. (Kslr. .-1"; « Memoric R. Accail. di Man f ova). Mantova, Monclovi, 1903, 8°, 68 p. -DE CASAMAJOR M. La vraie science n'est pas en faillite? Paris, Bailliere, 16% 58 p. Cent. 60. Detto. Erreurs de I'optimisme scientifique. Ivi. 16°, IV-64 p. Cent. 75. DELAMA1RE, i''\V'[ue de Pcrigueux et Sarlat. Le Frane-macon voila I'ennemi ! Paris, Bonne Presse, 16°, 62 p. Copie 10 L. 1,25. FERRARI G., can. I doveri degli Operai e del Padroni secondo le doitrine di Leone XIII. Discor^o. Lucca, Baroni, 1904, 16°, 40 p. GASTALDIS A. La Chie.m e il Gins civile. Venezia, Pellizzato, 1903, 8J, 24 p. G-HINI G. Breve risposta ad alcune obbiezioni di attualita. Let- tera ad un Sacerdote. Cesena, Bettini, 1904, 32 p. LACEY Q. Harnack ami Lois?/. With an introductory letter by the right hon. Viscount Halifax. London, Longmans, 1904, 8J, 18 p. LAPAG-LIA SYEG-LIA C. Fede, scienza, azione, ossia il programma dei circoli cattolici di studii sociali. Discorao, Caltani- setta, 1903, 8°, 22 p. MARRIOTT BANNISTER H. Un tropaire-prosier de Moissae. (Extr. Revue d' hist, et de Litt. relic).} 1903, 40 p. MASSAROL1 F. I Conti Marescotti di Bologna. Memoria genealogica. (Estr. Giornale Araldico). Bari, Direzione del Giornale, 1908, 8% 18 p. MINI G. 2 nobili romagnoli nella Divina Commedia. Studio storico-araldico. Forli, Montanari, 1904, 16° , 56 p. Cent. 75. MONACI S. Lettere e recensioni relative alia storia del R. Istituto nazionale pei sordomuti in Genova. Geneva, Sordomuti, 1903, 8°, 80 p. MUSS1 L., sac. Cenni storici di alcune citta} paesi ed uomini illustri della Lunigiana. Castellammare, Di Martino, 1903, 16°, 59 p. L. 0,50. PALM1ERI A. La Chiesa Bulgara contemporanea (Estr. dal Bessarione, fasc. 73-74) 8°7 24 p. Detto. Le versioni georcjianc della Bibbia. (Estr. id.) Ronia, Salviucci, 19C3, 18 p. PATRIZI M. L. Un istrumento (ergostetografo) per misurare net- I'uomo la fatica dei muscoli respiralori. (Estr. Mem. R. Accad. di scienze in Modena, III, 5). Modeiiar Soliani, 1.903, 4% 12 p. PATRIZI M. L. BEL- LENT ANI G. II riflusxo deU'ammaccamento e le fan della pidsazione. (Estr. Mem. R. Accad. di scienze in Modena. Ill, 5). Modena, Soliani, 1903, 4°, 16 p. PO- LETTO G., mons. Noterella Dantesca. (Estr. Scuola Cattolica). Monza, Artigia- nelli, 1904, 8°, 20 p. RELAZ10NE ufficiale del comitato per il solenne omaggio della Colonia italiana di New York a Leane XIII e a Pio X. New York, tip. delP« Araldo italiano », 8°, 24' p. YELISCIG D. Del proto apostolato dj, San Marco Evanyelista in Aquileia. Udine, Patronato, 1903, 8°, 42 p. Cent. 60. YLIEBERGH E. Le credit fonder rural an Boerenbond. (Revue sociale ca- tholique, 1 jaiiv. 1904). Louvain, 1904, 8°, 16 p.

Atti Episcopali. MAFFI P., arciv. di Pisa. Onietia letta nel suo primo ingresso alia Primaziale di Pisa. Pisa, Orsolini-Prosperi, 1904, 8°, 16 p. MOiiTEO G., vescovo di Massa'e Populonia. Lettere Pastorali. Arezzo, Sinatti,

1903, 8°, XXXU-430 p. TERRON1 K, vescovo di Borgo S. Donnino. Let- tera Pastorale. Calasanziana, 1903, 16°, 22 p.

Eloquenza saera. CARLO (S.) BORROMEO. Discard, ovvero, ammae- .stramenti alle persone religiose. Terza ed. Roma, Desclee, 8°, 326 p. L. 2 ZOCCHI G., S. J. L'Immacolata. Discorso recitato nella Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore in Roma nel decembre 1903. Roma, Poliglotta, 1904, 8°, 36 p.

Agiografia e biografta. FERRETTON F. Vita del Beato Benedetto XL Treviso, Martinelli, 1904, 16", 120 p. -- Detto. Compendio delle medesime. 16°. 48 p. FRANZINI M., mons. Pietro Rota arcivescovo titolar* di Tele. Me- mo'rie. 2a ed. Roma, Seminario Yaticano, 1903, 8°, 500 p. Cfr. Civ. Catt. 10, 6 (1893) 76. / SANTI MAGI. Conferenze teimte pel trasporto delle Sante Re- liquie nella Basilica di S. Eustorgio 1'Epifania dell'anno 1904. Milano, Palma,

1904, 16°, 72 p. Cent, 60. - LE T. R. PERE MARIE- THEODORE RATI-

384 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE

SBONN.E fondateur de la Societe des Pretres et de la Congregation des Re- Hgieuses do ISTotre-Dame de Sion, d'apres sa correspondance et les documents contemporains. Paris, Poussielgue, 1904, 8°, XVI-624; 744 p. VITA di Panta Paola vedova matrona romana* fondatrice delPOrdine Gerolamino. (Collana di vite di Santi. 318). Monza, de' Paolini, 1903, 16°, 150 p.

Ascetica. DI BUSSIERRE. Anime mistiche. Trad, dal francese. Roma, Desclee, 1903, 16°, 300 p. L. 2. FERRANDINA A. Ricordo della Missione. Raccolta di consigli e di preghiere. Napoli, « La Croce », 32°, 40 p. Cent. 5. - Detto. La preghiera del cristiano. Ivi, 34°, 40 p. Cent. 5. FFRRAR1O F. 11 Rosario. Meditazioni, preghiere pel mese di ottobre. Note storiche e topo- graiiche di Terra Santa. Milano, Palma, 16 , VIII-344 p. L. 1,50. VANXI P., sac. Esercizio della presenza di Dio. Milano, Pontificia, 1904, 24°, XIJ-B10 p. Cent. 50. VITA (La) spirituale e I'orazione secondo la sacra scrittura e la tra- dizione monastica. Yersione dal francese. Nuova edizione. Roma. Desclee. 1903, 16°, 404 p. L. 3.

Memorie. OMAGGIO a S. E. Rev.ma Mons. Pietro Main nel giorno faustissimo del suo ingresso alia Sede Arcivescovile di Pisa, 10 gemiaio 1904, 49, 12 p. ALLA CAR A MEMORlAdi Mariadelaide Belhizzi i genitori Amelia e Giuseppe. Bologna, Garagnani, 8°, 80 p. ANDREOLI A. M., vescovo di Montefeltro. Elogio funebre di mons. Alessandro Angeloni, arcivescovo di Ur- bino. Urbino, Ardivini, 1903, 8°, 54 p. MILLUNZf G., can. Ricordo ftmebre di mons. Vincenzo Di Giovanni arcivescovo di Penimonte. Palermo, Boccone del povero, 1903, 8°, 46 p.

Lettnre ricreative. CALIARl P. Angiolina. Racconto Veronese del se~ colo XVI, 5a ed. Verona, Amichini, 1904, 16°, 402 p. CHERON DE LA BRU- YERE. L'Epi et I'Alcyon. Paris, Bonne Presse, 8°, 284 p. Fr. 2,40. Detta. La Fille de Frontal, Paris, 232 p. Fr. 2,50. CLEMENTI G.Dai ricordi di un Prete caporale. Una Pasqua fra i galeotti. Tra gli emigranti. Roma, Desclee, 1904, 8°, 184 p. L. 2. DESCHAMPS P. Jean Christophe. Nouvelle ed. Paris, Bonne Presse, rue Bayard 5, 16°, 522 p. Fr. 3,10. GIULIO DA CARL'E- NETO. O. F. M. Frate e soldato. Lettere di un giovane frate ad un ufficiale dei Bersaglieri. S. Benigno Canavese, Salesiana, 1903, 16°, 160 p. L. 1. PERA F. Morale narrativa. Racconti e bozzetti. Roma, Desclee, 1903. 8°, 340-IV p. L. 2. PIEREE L' ERMITE. L'Emprise, illustrations de H. ROUSSEAU. Paris, Bonne Presse, 8°, YIH-448 p. Fr. 5.

PofSie. ALESSO M. La ladata o lamintanza. Canto popolare. Caltanis- setta, Petrantoni, 1903, 8°, 28 p. Cent. 25. MAGRO S., parr. Rime devote. Messina, Trinchera, 16', 80 p. L. 1,50. PEROSA L., sac. A S. 8. Pio X. Venezia, Sorteni, 1903, 16°, 16 p.

Mnsica. BOUDEMANGE (De) GK Les sept paroles du Christ pour Soli. Choeurs et Orgue Lyon, Jaiiin, 8°, 46 p. L. 6. MAGRl P. Per ricordare la elezione e la 7a Encidica di Pio X. Mottetto. Bari, Firrao, 8.° MELOD1E RELIGIOSE POPOLARI per il Tempio e per il popolo. Messa 7.a Anno I. Fasc. I. Roma, Societa italiana per la musica religiosa popolare, Via della Sapienza 32. 16°, 22 p. Prezzo annuo d'abbonamento per una copia (canto e accompagnamento) L. \ ,80. Ogni copia separata Cent. 40: con solo canto Cent. 10.

LA PROPRIETA DEL VATICANO

SECONDO LA LF.GGE DELLE GUARENTIGE

NOTE STORICHE E GIURIDICIIE

I.

L'espressa dichiarazione del 6 novembre 1870, fatta alle Potenze dal Governo italiano, cioe che il palazzo apostolico del Vaticano, anche dopo 1' « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia , riteneva il suo carattere strettamente ecclesiastico di Sede de' vescovi di Roma e rimaneva percio parte della dota- zione ecclesiastica della Santa Sede 2, apertamente dimostra aver lo stesso Governo italiano riconosciuto che, pel fatto di quell' « aggregazione » non erasi punto mutata la condizione giuridica di detto palazzo.

Resta ora che sciogliamo la promessa, con la quale chiu- clemmo il precedente nostro articolo, e brevemente esami- niamo se la condizione giuridica del palazzo apostolico de Vaticano pot6 mutarsi o fu di fatto mutata con la legge sancita il 13 maggio 1871.

A questo scopo importa assal il ricordare innanzi tutto, che questa legge fu voluta e sancita dal Governo d'ltalia, perche costrettovi da una necessita politica. Dall'ima parte, Tltalia non poteva espellere il Pontefice dal suo territorio, poich6 trovava ostacolo e nella coscienza del suo popolo ed in quella delle altre nazioni che non concepiscono il Papa se non a Roma; dall'altra parte era pur necessario provvedere alle relazioni esistenti tra gli altri Stati e lo Stato italiano, ove risiede il Capo supremo della Chiesa cattolica, la quale ha

1 Vedi i quaderni 1285, 1286, 1287, pp. 9, 145, 295.

2 Ne citammo il testo nel quad, precedente, pag. 308.

1904, vol. 1, fasc. 1288. 25 10 febbraio 1904.

386 LA PROPRIETA DEL VATICANO

seguaci in tutto il rnondo, vincoli d'accordi e continue ricam- bio d'ufficii con tutti quasi i Governi civili. Cosi affermarono, fra gli altri scrittori liberali, il Brunialti ], lo Scaduto 2, lo Schiappoli8, i quali veggono nell'anzidetta legge la salvaguar- dia dell' Italia rispetto al Papa. Lo stesso attesto Ton. Bonghi 4, che di essa legge fu relatore, e lo confessarono in piena Camera quasi tutti i deputati, anche coloro che piu la combatterono 5.

L 'Italia, nell'opinione di tutti gli assennati, avrebbe avuto grandi noie e corso gravi pericoli, quando in faccia alle nazioni non avesse potuto, con qualche parvenza di serieta, affermare che al Papa, spogliato del dominio temporale, si provvedeva in guisa, che egli conservasse sulle sponde del Tevere ima Sede gloriosa e indipendente da ogni umana sovranild 6.

Ad affidare per tan to il mondo cattolico fu ideata e pro- posta la legge, detta delle guarentige, perche intesa a gua- rentire con mezzi efficaci e stabili la so vranita della Santa Sede, 1'inviolabilita personale del Sommo Pontefice, la sua piena liberta nell'esercizio del sacro ministero e Pintegrit& del pa- trimonio a lui spettante come a Capo della Chiesa roinana. Nel proporla quindi al Re e nel comunicarne lo schema alle Potenze, il Governo italiano cred£ suo stretto dovere dichia- rare esplicitamente ed autorevolmente quali fossero i capi- saldi della sua politica ecclesiastica ed i principii, sui quali la promessa legge doveva fondarsi. Tale dichiarazione porta la data del 2 novembre 1870 e fa parte della Relazione, presentata al Re dall'on. Ricasoli, Presidente del Consiglio

1 Lo Stato e la Chiesa in Italia. Torino 1892, p. 148.

2 Guarentige pontificie. Torino 1884, pag. 117.

3 Manuale del Diritto ecclesiastico. Torino 1902, pp. 223-224.

4 Nella Nuova Antologia, 1891, V, pag. 722, e passim alia Camera. 6 Cf. gli Atti ufficiali, Camera dei deputati. Tornata del 9 feb-

braio 1871.

6 Cosi S. M. Vittorio Emmanuele II nclla sua lettera dell'8 settem- bre 1870 a S. S. Pio IX, pubblicata dal SAREDO, Codice del diritto pub- blico ecclesiastico. Torino 1887, Parte la, pag. 2. La lettera comincia con le memorabili parole : « Con affetto di figlio, con fede di cattolico, con lealta di Ke, m' indirizzo al cuore di Vostra Santita. »

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 38 T.

de'Ministri, « sullo scioglimento della Camera del deputati, causa la ricongiunzione di Roma ».

L'importante dichiarazione essendo poco conosciuta, me- rita d'essere qui ricordata. Eccone il testo:

Ad allontanare ogni sospetto che 1'Italia voglia in alcun modo in- tromettersi nelle faccende delle Chiese straniere, il Governo di S. M., fedele alle fatte promesse, crede necessario riconoscere [con la proposta legge] la Sede pontificia come un'istituzione sovrana, riguardare come inviolabile la Sacra persona del Sommo Pontefice, e attribuire le immu- nita consentite agli ufficii d'una ambasceria estera anche agli ufficii che sono al Pontefice necessarii per compiere il suo ministero religiose.

Un altro sospetto conviene prevenire [con la proposta legge] : il sospetto che codesto grande fat to della liberazione di Roma non sia altro che una ripresa del fisco. II patrimonio dunque della Chiesa romana rimarrd intero alia Chiesa, fermapero, s'intende, 1'applicazione de'nostri principii giuridici intorno alia personalita delle associazioni religiose, e salve le necessita economiche che non consentono la continuazione della mauomorta, e 1'inalienabilita dei predii e piu specialmente dei predii lustici l.

II.

Cio posto, ognuno intende quanto ingloriosa e dipendente sarebbe la Sede del Papa in Roma, s'egli fosse spogliato delia propriety del suo episcopio; e ridotto ad abitarvi come in casa altrui, ospite ed inquilino ad nutum del Governo italiano. Ognuno parimente intende e quasi tocca con mano quanto effimera sarebbe, in queste circostanze, la sovranita del Papa, e quanto indegna del Sommo Pontefice sarebbe la condizione fattagli nella capitale stessa del mondo cattolico. La legge dunque del 13 maggio 1871, senza contraddire apertamente allo scopo, cui doveva rispondere, di conservare cio6 al Papa una sede gloriosa e indipendente, come non pote rendere ii Papa suddito del Governo italiano, cosi non pote renderlo suo inquilino, togliendogli la proprieta sul palazzo pontificio da lui abitato.

Inoltre e manifesto, ch'essa legge non avrebbe potuto ci6 fare ed esser quel che pur doveva essere: tale cio6 che esclu-

1 Pubblicata dal SAREDO, op. cit., pp. 8-15.

388 LA PROPRIETA DEL VATICANO

desse persino « il sospetto di una ripresa del fisco ». Essa, nonch6 guarentire al Papa « tutto intero il patrimonio della Chiesa romana », gliene avrebbe anzi confiscata una parte principalissima e nobilissima, quella appunto, del cui « ca- rattere strettamente ecclesiastico » erano state formalmente assicurate le Potenze dal ministro italiano degli aifari esteri.

Ma, prescindendo anche dal suo scopo, sarebbe mancata a quella legge ogni ragione di diritto per spogliare, o dichia- rare spogliato, il Papa della proprieta sul palazzo Vatican o. Questa ragione infatti non poteva essere se non quella, che Fanzidetto palazzo, prima dell' « aggregazione » di Roma, fosse indubitatamente proprieta demaniale, appartenente al Papa come a Sovrano temporale di Roma. In questo caso, lo Stato italiano, com'era succeduto di fatto nella sovranita ter- ritoriale alia sovranita pontificia, cosi sarebbe succeduto altresi nel possesso de' beni spettanti a quella medesima so- vranita. Ora che il palazzo del Vaticano non fosse proprieta demaniale, ma precisamente 1'opposto, cioe proprieta patrl- moniale della Santa Sede, fu sopra da noi dimostrato e, giova ripeterlo, riconosciuto e confessato dallo stesso Governo ita- liano. Che se la condizione giuridica del palazzo Vaticano, al tempo dell' « aggregazione », volesse supporsi dubbia, allora non solo sarebbe mancata a quella legge ogni ragione di di- ritto che valesse a giustificarla, ma le sarebbe mancato eziandio ogni valore intrinseco, perche fatta da un'autorita non competente. Infatti, nelle questioni dubbie o disputate di proprieta, secondo il diritto comune di tutte le genti civili, 1'aggiudicazione spetta, non gia al Potere legislative, si bene al Potere giudiziario.

Sotto questo riguardo dunque e ragionando a priori, deve ritenersi che, con la legge delle guarentige, lo Stato italiano non pote decidere in proprio favore, ne comechessia pregiu- dicare la questione del diritto di proprieta sul palazzo del Vaticano recando offesa a' diritti preesistenti della Santa Sede.

Cosl dovrebbe essere, e cosi sarebbe in tutte le questioni riguardanti i diritti della Sede apostolica, se lo Stato italiano,

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 389

nella loro soluzione, seguisse sempre un criterio strettamente giuridico, piuttosto che un piu largo criterio di ragione poli- tica. Quest'e essenzialmente elastica ed opportunista e, quando non preferisce di perdersi in vaghe e vane parole, neppur rifugge dairafferniare ed approvare oggi quello stesso che ieri nego e condanno. « Le violenze legali, diceva il mi- nistro Crispi, legittimate dalla ragion di Stato, violano tal- volta ranimo di un semidio, gii tolgono ogni prestigio, attu- tiscono ogni sentimento di venerazione 1. » Quindi non e raro il caso in cui, in argomento di legislazione, a posteriori si dimostri fatto quel che a priori la ragione giuridica dimostra non potersi fare.

Tale pero non e il caso della legge delle guarentige nella parte che riguarda la proprieta del Vaticano. Seb- bene tale legge nel suo complesso sia biasimevole, perche « la condizione d'indipendenza, che afferma d'aver guarentita al Papa, non 6 quella che gli 6 dovuta e gli bisogna 2 », tuttavia, nella parte accennata, non e cosi cattiva come comunemente si crede.

III.

Nel disegno di legge sulle guarentige pontificie, proposto sotto forma di capitolato definitive dal Conte di Cavour 3, senza alcuna reticenza, si lasciava al Papa la proprieta del palazzo del Vaticano asserendovisi espressamente ch'esso apparter- rebbe al Sommo Pontefice 4. Nel disegno poi presentato dal Ministero air appro vazione del Parlamento, si uso un'esprqs-

1 Nel suo discorso del 20 settembre 1895.

2 Lettera di S. S. Leone XI11 dell' 8 ottobre 1895 alVEmo Card. Se- gretario di Stato. Negli Acta Leonis XIII P. M. Vol. XV, pag. 369. Si vegga pure. la protesta di Pio IX negli Acta Pii IX P. M. Vol. V, pp. 20H, 306 e 352.

3 Pubblicato dal BIANCHI, Storia diplomatica della questione romana. (Nuova Antologia, febbraio 1871, pp. 368-370).

* « Art. 2.° Apparterranno al Sommo Pontefice il Vaticano ed alcuni altri palazzi : qaesti luoghi saranno considerati come non soggetti alia giurisdizione dello Stato » (Ibid., pag. 368).

390 LA PROPRIETA DEL VATICANO

sione ambigua, la quale, senza attribuire o negare la pro- prieta di quel palazzo al Papa, diceva soltanto ch'egli avrebbe continuato a goderne liberamente l. II medesimo concetto fu espresso ne' disegni esaminati e modificati dalla Giunta della Camera e dell7 Ufficio centrale del Senato, e fu finalmente ritenuto nel testo della legge ora vigente, sancita dal Par- lamento ed appro vata dal Re con la data del 13 maggio 1871 2,

L'on. Bonghi, che di questa legge fu relatore alia Camera del deputati, ne spiego e deter mino il significato con le se- guenti parole : « Se il sommo pontificato fosse stato conside- rate come un beneficio ecclesiastico, si sarebbe potuto dichia- rare senz' altro che tali e tali altri palazzi avrebbero fatto parte delle temporality di questo. Ma rimanendo dubbia ed incerta la natura giuridica. del papato (sic), la legge si 6 dovuto servire d'una espressione che non ascrive la pro- prieta loro a nessuna persona morale o fisica, e si contenta di lasciarne il godimento continuativo libero al Pontefice, esente da ogni sorta di tassa, e sicuro da ogni pericolo od interrompimento per ragione di espropriazione per utilita pubblica 3. »

Non meno esplicito fu il senatore Mamiani, relatore della medesima legge al Senato. Ancor egli, a nome de' suoi col- leghi dell' Ufficio centrale, opino che la questione della pro- prieta non potesse allora definirsi e dovessero invece lasciarsi le cose com'erano ; poiche, mentre mancavano gli elementi sufficienti per venire ad una determinazione qualsiasi in fa-

1 « Art. 4.° II Sommo Pontefice continua a godere liberamente e con esenzione da ogni tassa o carico pubblico dei palazzi pontificii del Vaticano e di S. Maria Maggiore (sic) con tutti gli edificii, i giardini e terreni annessi e dipendenti, come pure della villa di Castel Gandolfo con tutte le sue dipendenze. » Atii ufficiali del Parlamznto italiano. Ca- mera dei DzputatL Tornata del 10 dec. 1870, pp. 42-44.

2 II testo dell'articolo e sostanzialmente identico al precedente. L'unica modificazione riguarda il palazzo di S. Maria Maggiore, al quale e so- stituito quello del Laterano. Atti ufficiali: Camera, Tornata del 9 febb. 1871; Senato, Tornata del 26 aprile 1871.

3 Atti Ufliciali del Parlamento italiano. Camera dei deputati. Tor- nata del 21 genn. 1871, pag. 343.

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 391

vore dello Stato, le. ragioni che militavano in favore della Santa Sede erano indubitatamente tali da impedire che si potesse sens'altro dire a' Papi, che il palazzo da loro abitato e che gli oggetti situati in esso fossero d'altro padrone e quasi dati loro in prestanza1.

Stando dunque alle autorevoli dichiarazioni fatte alia Ca- mera e al Senate, la legge delle guarentige, se non attribul espressamente alia Santa Sede, come pur avrebbe dovuto, la proprieta del ¥aticano 2, neppur oso spogliarnela, attribuen- dola allo Stato. II legislatore, divincolandosi tra la ragione giuridica e la ragione politica, prefer! lasciare la questione affatto impregiudicata.

In questo senso, la legge fu approvata a grandissima maggioranza di voti da' deputati e da' senatori, ed in questo medesimo senso, e essa oggi spiegata e proposta comunemente da' cultori del « Diritto nuovo »; dai moderato prof. Castel- lari della R. University di Torino 3 fino al radicale prof. Sea- duto della R. Universita di Napoli 4.

IV.

Nella discussione della legge ch'ebbe luogo alia Camera de' deputati, quando si venne alia parte che riguarda la bi- blioteca pontificia ed i musei vaticani, sorse di bel nuovo, e questa volta molto piu vivace ed insistente, la questione della proprieta, non gia. de' palazzi apostolici, essendosi con- venuto, come fu sopra accennato, che questa si lasciasse im - pregiudicata, si bene de' grand! tesori che la muniflcenza e

1 Ibid., Senate del Regno. Tornata del 22 aprile 1871. Ne riferimmo 1'intero testo nel paragrafo XXIV, pag. 308.

8 Diciamo di non aver cio fatto espressamente; poiche, nella sen- tenza delPon. Crispi, la legge avrebbe cio fatto implicit amente : « Con 1'art. 5°, cosi egli, e lasciata al Papato la piena proprieta . del palazzi apostolici con tutto quello che in essi si trova, pero col vincolo die non possono essere alien ati. » Atti ufficiali, Camera dei deputati. Toraata dell' 8 maggio 1871, pag. 1312.

8 La Santa Sede. Milano 1903, Vol. II, pp. 583-585.

* Le Guarentiyie pontificie. Torino 1884, pp. 197-198.

392 LA PROPRIETA DEL VATICANO

la provvidenza de' Pontefici romani avevano raccolti e con- servati in quella biblioteca e in quei musei.

L' ultimo capo verso dell'articolo 4°, in cui si stabiliva, die la dotazione della Santa Sede non sarebbe diminuita « neanche nel caso che il Governo italiano risolvesse posteriormente di assumere a suo carico la spesa concernente i musei e la bi- blioteca », fornl ad un piccolo gruppo di deputati, capitanati dall'on. Ruspoli, il pretesto d' agitare nella Camera 1' anzi- detta questione. Essi pretesero che con quell^parole si fosse gia definita la questione nel senso che la proprieta de' musei e della biblioteca dovesse ritenersi qual proprieta nazionale. Vedendo pero che la loro interpretazione era fortemente con- trastata da parecchi altri deputati, essi proposero un emen- damento 4 e, contro 1' espresso parere del Ministero e della Commissione della Camera, ottennero che si sopprimesse in- teramente quel capoverso dell'articolo 4°, e si aggiungesse invece all'articolo il seguente paragrafo : Sono di pro- prieta nazionale i musei, la biblioteca e tutli gli oggetti d'arte esistenti negli edifizii vaticani.

Se non che, portata la legge dinanzi al Senato, questo, uniform andosi alle idee del Ministero, ricuso di emendare 1'articolo e categoricamente rigettb Faggiunta fatta all'ar- ticolo 5° 2. Lo stesso fece la Camera de' deputati nella vota- zione finale della medesima legge 3. In tal guisa, 1'emenda- mento Ruspoli, che dichiarava proprieta nazionale i musei, la biblioteca e tutti gli oggetti d'arte del Vaticano, cadde vergognosamente, riprovato da tutti e due i rami del Par- lamento italiano, dal Senato cio6 e dalla Camera.

L'importanza di questo fatto, comunque dicasi determi- nate dalla ragione giuridica o da quella politica, non puo sfuggire a nessuno. Quand'anche mancasse ogni altro argo-

1 II prof. SCADUTO (Guarentige poniificie, pag. 195) ammette che il partito che cio domandava non era numeroso. L'emendarnento era sotto- scritto dal Ruspoli e da dodici altri deputati.

2 Atti ufficiali, Senato. Tornata del 28 aprile 1871, pag. 522.

3 Ibid., Camera. Tornata dell '8 maggio 1871, pag. 1314.

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 393

mento, esso solo basterebbe a far palese T ignoranza e la leggerezza di coloro, i quali, come un « Saraceno » qualsivo- glia della Tribuna {, sentenziano essere indubitato, che la biblioteca pontificia ed i musei del Vaticano sono stati dalla legge delle guarentige ritenuti e dichiarati proprieta nazio- nale.

Una conferma del deliberate proposito de' legislator! del 1871 di escludere positivamente dall' anzidetta legge non solo ogni esplicita dichiarazione del diritto di proprieta da parte dello Stato sulla biblioteca e sui musei del Vaticano, ma eziandio qualsiasi affermazione, da cui potesse indiretta- mente dedursi tale diritto, ci 6 fornita dal seguente fattj, anch'esso importantissimo. La Giunta della Camera aveva proposto che nell'articolo si affermasse I'obbligo, imposto alia Santa Sede, di tenere aperti al pubblico i musei e la biblioteca 2, e il gia nominato on. Ruspoli voleva che quel- 1'articolo affermasse inoltre il diritto dello Stato di regolare I'accesso del pubblico alia biblioteca ed ai musei con norme da stabilirsi dal ministero competente 3. Ora tutte e due queste proposte furono respinte, e la Camera d'accordo col Senato le escluse egualmente dal testo definitive della legge 4.

V.

Dell'esame pertanto degli atti e delle discussioni par- lamentari, risulta in modo evidente che, con la legge del

1 Nel num. del 3 novembre 1903. Cosi pure asserisce il prof. RUF- FINI nelle sue note al Diritto eccles. catt. ed evang. del dott. FRIEDBERG. Torino 1893, pag. 255. II prof SCHIAPPOLI (Manuale di Diritto ecclesia- stico, Vol. I. p. 216) ripete le parole del Ruffini, omette pero V indubitato.

2 Cf. SCADUTO, op. cit. Appendice, Documento 7°, pag. 468. ? Atti u/ficiali Camera, Tornata del 10 febb. 1871, p. 694.

4 Da questa formale esclusione 1'avv. G. GIUSTINIANI jettamente conclude, che « a rigore della legge sulle guarentigie, non sarebbe impedito al Pontefice di ordinare la chiusura dei musei » e, che « po- tendo egli il piu, cioe la chiusura, non potrebbe negarglisi il meno, di continuare cioe a tenerli aperti sottoponendoli ad un diritto di entrata. » (Rivista di Diritto ecclesiastico, Anno I (1891), pag. 439).

394 LA PROPRIETA DEL VATICANO

13 maggio 1871, come non si voile pregiudicare la questione di propriety de' palazzi apostolici, cosi non si voile definire e non si defuu la questione di proprieta della biblioteca pon- tificia e de' musei vaticani. Stando cosi le cose, e manifesto che, quando pure il Governo si risolvesse un giorno di « as- sumere a suo carico la spesa concernente i musei e la bi- blioteca », non sarebbe punto mutata la condizione giuridica di questa e di quelli, ne percio risoluta la controversia. II Governo, ossia il Potere esecutivo, non puo risolvere di pro- prio arbitrio una questione di giustizia commutativa, com'e quella della proprieta, che la stessa potest& legislativa non pote e non voile decidere.

Nel caso pur ora accennato, che il Governo si risolvesse di assumere a suo carico quella spesa, esso dovrebbe anzi- tutto determinare quanta e quale parte del palazzo aposto- lico del Vaticano presenti il carattere di museo, galleria, bi- blioteca e simili. Determinazione, come confessa lo stesso prof. Scaduto *, difficilissima a farsi, se non del tutto impos- sibile. Le logge del Vaticano sono o non sono musei? La cappella Sistina e o non e un museo? L'appartamento Borgia, occupato oggi dall' Emo Segretario di Stato e che potrebbe domani essere occupato da S. S. Pio X, e o non e un museo? Le stanze di Raffaello, ossia 1'appartamento privato gia oc- cupato da Nicolo V, da Giulio II e da altri Papi, sono o non sono parte de' musei? La maestosa scala regia, opera ingegnosa del Bernini, e o non e uno splendido monumento d'arte? E poiche in quasi tutte le sale e stanze del Vaticano sono magnifici e preziosi arazzi, dipinti artistici, sculture pre- gevolissime, saranno esse tutte comprese sotto quel titolo di musei ?

Nel resto, pur supponendo che siffatta deter minazione po- tetse compiersi, il Governo, quando si avvisasse di sobbar- carsi alia spesa necessaria alia manutenzione e custodia di tutti questi tesori, non potrebbe praticamente e legalmente far altro che inscrivere la somma richiesta, insieme con quella

1 Op. cit., pp. 196-197.

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 395

€he forma la dotazione della Santa Sede, nel Gran Libro del Debito pubblico, con la certezza di non pagarne mai un cente- simo. La Santa Sede che ha ricusato e ricusa di accettare dal Governo italiano la dotazione assegnata pel « trattamento del Sommo Pontefice, per i bisogni ecclesiastic!, per la ma- nutenzione de' palazzi apostolici ecc. », ricusera parimente di accettare quella qualsiasi addizione, che il Governo farebbe alia detta dotazione a fine di provvedere alle spese della biblio- teca e de' musei. II Governo poi, come non avrebbe modo di costringere la Santa Sede ad accettare quella somma, cosl non troverebbe la via legale di rendere quel suo provvedimento efficace con la forza. Ci6 gli e, in ogni caso, interdetto dalla medesima legge delle guarentige, la quale nell'articolo san- cisce, che « Nessun uffiziale della pubblica autorita od agente della forza pubblica puo, per esercitare atti del proprio uf- ficio, introdursi nei palazzi e luoghi di abituale residenza o temporaria dimora del SommePontefice... se non autorizzato dal Sommo Pontefice. »

VI.

Fra le mutazioni introdotte dal Senato nella legge delle guarentige, notevolissima fu quella che riguarda appunto Tarticolo 5°, uscito dalla Camera con i due emendamenti sopra riferiti dell' on. Ruspoli. Soppressa per la biblioteca ed i musei la dichiarazione di propriety nazionale, escluso 1'ob- bligo di tenerli aperti al pubblico, messa da bando ogni in- gerenza del ministro nel regolarne T accesso, il Senato ri- tenne la prima e cancelld d'un sol tratto tutta la seconda parte del. detto articolo, sostituendovi il paragrafo che qui trascriviamo in corsivo.

Art. 5. II Sommo Pontefice, oltre la dotazione stabilita nell'articolo precedente, continua a godere del palazzi apostolici Yaticano e Late- ranense, con tutti gli edifizii, i giardini e terreni annessi e dipendenti,

1 Op. cit. Appendice, Documento 9°, pag. 475.

396 LA PROPRIETA DEL VATICANO

nonch6 della villa di Castel Gandolfo con tutte le attinenze e dipen- de-nze.

I detti palazzi, villa ed annessi, come pure i musei, la biblioteca e le collezioni d'arte e d' archeologia ivi esistenti, sono inaliendbili, esenti da ogni tassa o peso e da espropriazione per causa di utilita pubblica.

II Senato cio6 estese la dichiarazione d'inalienabilitd, gia espressa nel precedente disegno di legge per i palazzi, villa ed annessi, anche ai musei, alia biblioteca ed alle raccolte d'arte e d'archeologia. Cosi modificato ed approvato dal Se- nato, 1'articolo fu poscia, come sopra dicemmo, accettato anche dalla Camera e fa ora parte della vigente legge.

Che con questa dichiarazione d'inalienabilitd,, si sia in qualche moclo offeso il diritto della Santa Sede sui palazzi apostolici, sui musei, sulla biblioteca ecc. puo di leggeri con- cedersi e deve certamente deplorarsi, sebbene poi al tirar de'conti siffatta dichiarazione in pratica debba dirsi, con Ton. Crispi *, una dichiarazione aerea e arcadica : « Voi, diss'egli, avete messo il Papa fuori del diritto comune, ne avete fatto un sovrano inviolabile, non soggetto alia vostra giurisdizione, e poi stabilite air art. della legge il concetto giuridico della inalienabilita dei beni ; inalienability che voi stessi non potete far rispettare [dal Papa], perche ve ne manca la forza 2 ».

Errano pero gravemente coloro, i quali da questa dichia- razione d; inalienabilita deducono un argomento contro la propriety pontificia de' palazzi apostolici, della biblioteca, de' musei ecc.

Su questo punto non cade dubbio di sorta alcuna. Tanto il Ministro di Grazia e Giustizia, quanto quello dell' In- terno, avvertito Tequivoco di alcuni deputati, che ritenevano avere il Senato col suo emendamento ribadita 1'idea della proprieta nazionale de' palazzi apostolici, musei ecc., si af- frettarorio a dissiparlo ed, immediatamente prima che si pro-

1 Attiuffciali, Camera. Tornata dell'8 maggio 1871, pag. 1312. * Ibid.

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 39T

cedesse alia votazione, precisarono Tesatto valore e signi- ficato della proposta legge. Ecco le parole dell'on. Lanza, Ministro dell'lnterno e Presidente del Consiglio : « Non so comprendere come mai, quando Temendamento del Senato consiste unicamente nel dichiarare inalienabili quest! palazzi e quest! musei, si voglia inferire die con esso si e ribadita 1'idea della proprieta nazionale di questi musei. Non credo die sia necessario di essere legali per comprendere L'ASSUR- DITA di questa induzione l ».

VII.

E che sia veramente assurda tale induzione, appare mani- festo dal concetto giuridico della inalienability opportuna- mente ricordato a quei deputati dal Ministro di Grazia e Giustizia. Infatti e canone oramai indiscusso in dottrina e giurisprudenza che, quando una cosa e dalla legge dichiarata inalienabile, questa dichiarazione importa bensi che Taliena- zione di quella cosa e legalmente nulla per rispetto a chi la compra e a chi la vende, ma non significa punto ch' essa e ugualmente nulla nel senso, che quel vincolo legale spogli chi la vende del diritto di proprieta che prima possedeva. An che i beni de' minori e quelli dotali sono dichiarati dalla legge inalienabili ; cessano essi per questo d'essere beni patrimonial!, diventando proprieta nazionale?

II che vale a piu forte ragione, quando quegli, la cui pro- prieta 6 dichiarata dalla legge inalienabile, non e soggetto a quella legge, essendo fuori delia giurisdizione politica dello Stato che tale legge sanci: leges ab imperante latae solos obligant subiectos, non exteros. Ora tale appunto, in forza della stessa legge delle guarentige 2, 6 la Santa Sede, o meglio il Papa, suo giuridico rappresentante. Ecco la verissima mas-

1 Ibid., pag. 1314.

* Vedi gli articoli e 3.°

398 LA PROPRIETA DEL VAT1CANO

sima proclamata clalla Corte d'appello di Roma: « E fuori d'ogni possibile contestazione come la Santa Sede, istituzione sui generis, alia quale non havvi altra paragonabile riel mondo, non trae la sua origine n6 i suoi poteri dallo Stato net quale tiene la sua stanza; e come tale, n6 per 1'indole sua, n& per volere dello Stato medesimo ha dipendenza al- cana da questo... Per lo stesso nostro diritto pubblico in- terno, la Santa Sede, che e quanto dire il Papa, nella sua qualita di Vicario di Cristo, capo, vescovo e supremo rego- latore della Chiesa cristiana apostolica universale, sebbene fisicamente si trovi in Italia, e qui, come in tutto il mondo, eserciti la sua giurisdizione spirituale, pure in questa sua qualita e fuori del Regno d' Italia ]. »

Dalle quali considerazioni, tratte dalla natura tutta spe- ciale della Santa Sede e da' principii general! del diritto, si raccoglie altresi quanto futile argomento sia quello del pro- fessor Scaduto, il quale, confondendo il suddito col non sud- dito, T interesse dello Stato con T interesse altrui, la Santa Sede con una qualunquo istituzione nazionale, pretende che lo Stato italiano abbia « un alto diritto sovrano sui palazzi apostolici e loro annessi 2 ». Questo « alto diritto sovrano », e vero, non nega ; aiferma anzi e presuppone la proprieta privata. Concedendosi quindi allo Stato italiano, si ribadirebbe piuttosto la nostra tesi in favore della Santa Sede. Se non ehe T « alto diritto sovrano » non esiste, ne puo esercitarsi dallo Stato, se non sopra la proprieta privata de' suoi sudditi e dentro i limiti della sua giurisdizione politica, esso dunque non esiste ne puo esercitarsi sulla proprieta privata di una istituzione internasionale, qual e la Santa Sede, « non sog- getta alia giurisdizione politica dello Stato italiano e giuri- dicamente posta fuori del Regno d; Italia ».

1 Sentenza del 16 giugno 1883. Cf. CASTBLLARI. op. cit., pag. 572. * Le guarentige pontificie, pag. 198. Anche il TIBPOLO (Leggi eccle- siastiche, pag. 36j propugno la medesima sentenza.

SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 399

VIII.

Nell7 introduzione a questo nostro studio, dichiarammo di rivolgerci con esso agli assennati ed imparziali. A' mede- simi, conchiudendolo, ci appelliamo ora perche giudichino da qual parte sia la giustizia e la verita. II loro verdetto non puo esser dubbio. Se la condizione giuridica del palazzo apo- stolico del Vaticano cogli annessi giardini, con la biblio- teca pontificia e coi musei, non e stata affatto pregiudicata dalla legge delle guarentige, come fu dimostrato poc'anzi, essa rimane oggi quel ch'era, il 20 settembre 1870, prima dell' « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia.

Qual ella fosse a quel tempo, e manifesto dalle note pubbli- cate ne' tre precedent! articoli. Le presunzioni gravi, concor- dant! ed eloquent!, s volte nel paragrafo III; i titoli che ci forni la storia piu volte secolare di quel palazzo, dairanno 498 al- 1'anno 1870, e di cui trattammo ne' paragrafi IV-XXII ; le di- chiarazioni autorevoli fatte dalle Potenze cattoliche e persino dal Governo italiano, ricordate nel paragrafo XXIV, dimo- strano con ogni certezza, che il palazzo del Vaticano, con tutti i suoi annessi, non fu mai proprieta demaniale, ma pa- trimoniale ; non pertinenza dello Stato, ma del patrimonio della Santa Sede ; non destinato all' esercizio dell' ammini- strazione dello Stato, si bene a quello deH'autorita spiri- tuale del Sommo Pontefice, come vescovo di Roma e Capo di tutta la Chiesa cattolica. A lui dunque, ed a lui soltanto, perche solo giuridico rappresentante della Santa Sede, esso appartenne ne' secoli scorsi ; a lui apparteneva il 20 set- tembre 1870, e a lui, per cio stesso, esso appartiene e deve appartenere oggi nell'anno di grazia 1904.

II fatto indegno purtroppo e palese, che regii profes- sori e scrittori liberali, nelle loro pubbliche lezioni, ne'loro libri e giornali, sotto gli occhi stessi del Governo, contra- stano oggi in Roma al Papa persino il possesso del palazzo

400 LA PROPRJETA DEL VATICANO

da lui abitato e da lui legittimamente ereditato da7 suoi ante- cessori, basterebbe da s6 solo a far comprendere quanto indecorosa, intollerabile e precaria sia oggi la condizione del Papa nella capitale del mondo cattolico. Diciamo precaria, perch6 non deve dimenticarsi che la legge delle guarentige, sebbene si consider! da parecchi giuristi italiani quale legge organica e fondamentale dello Stato l, pure non e tale che aon possa da un giorno all'altro mutarsi o emendarsi da quel medesimo Parlamento che 1' ha sancita. Sotto questo rispetto, essa, come argutamente avverti il liberale Olli- vier, non rassicura nessuno 2. Qualora poi ci6 accadesse, si ayrebbe una novella conferma di quel che fu gia detto da Pio IX e da noi piu volte ripetuto, ch' essa cio6 « rappre- senta quello straccio di porpora, onde i pretoriani avvolsero a ludibrio la sacra persona di Gesu Cristo ».

1 Parere del Consiglio di Stato del 2 marzo 1878. Cf. CARLETTI, Co dice ecclesiastico. Firenze 1893, pag. 19.

2 U Eglise et V Etat au Concile du Vatican, II, pag. 478.

I DIRITTI DEGLI ANIMALI

I. Stato e opportunitd della questione.

Puo affermarsi che all'uomo corra qualche obbligo morale di proteggere gli animali? E posto che si, deve anche dirsi che a tale protezione i bruti abbiano qualche diritto? Ecco question! che a nostro tempo frullano vivaci nelle conver- sazioni, e vengono ventilate e risolute in varii e contrarii modi. Mi provero a recarvi qualche luce, chiedendone prima venia ai lettori serii e sensati, i quali talvolta credono che a certi argomenti di discussioni, ora vive nella societa civile, basterebbe una soluzione composta d'una scossa di capo e d'una spallucciata.

E d'uopo di tenere conto dei filosofemi di moda. I vecchi scienziati, i quali si godevano il patrimonio delle grandi verita della filosofia, e sapevano difenderlo con . una razionale me- tafisica e con una logica severa, avrebbero risposto con un sorriso di compatimento a chi loro avesse parlato di diritti animaleschi. Ma dappoich6 alcuni filosofi hanno devastate il campo commune, con negazioni e con dubbii sistematici circa tutto lo scibile, non vi e piu paradosso tanto stravagante che non si possa presentare al pubblico, con qualche speranza di diventare almeno una opinione da discutersi, una que- stione. E questo cenno valga a scusarmi presso i savii esti- mator! del tempo nostro, in cui vediamo uomini d'ingegno raro, come r Hegel, il Kant, Augusto Comte, e il teste de- funto Erberto Spencer, rinnegare come logoro ciarpame le tesi dei piu potenti pensatori del genere umano, Socrate, Platone, Aristotele, S. Tommaso, Dante Allighieri, Galileo,

1904, vol. 1, fasc. 1288. 26 10 febbraio 1904.

402 I D1R1TTI

Newton ed altrettali ; e vediamo alcuni del piii fieri pa- ladini del pensiero modernb, non degnare d'altro ossequio gli antichi, fuorch6 di confessarsi scettici riguardo alle verita da quelli professate. E questo Yagnoismo molto ia voga a giorni nostri, con cui, non osandosi negare assolutamente certi veri troppo smaglianti, si onorano con un saluto : Non vi conosco. Lo Spencer va debitore a questa vile tattica del non essere stato dai suoi concittadini di Derby dichiarato ateo. In questo tempo e daopo trattare seriamente anche que- stioni che serie non sembrano a tutti. Ed ecco un cenno delle risposte che credo dover dare alle dimande fatte, sperando di confortarle di buone ragioni. Che I'animale ragionevole debba mostrarsi tale anche nel trattare i bruti, 6 fuori di dubbio. Niun atto volontario puo compiersi lecitamente contro i dettami della ragione. Ma di qui alia protezione degii ani- mali, riguardandola come un dovere di coscienza, rispon- dente a un diritto di cui essi sarebbero in possesso, corre un gran tratto. L'atteggiarsi poi a campione titolato delle bestie, formare delle associazioni a loro vantaggio, scrivere e battere la gran cassa per attirarvi la buona gente, seb- bene sia opera buona? e, se bene intesa, anche civile e cri- stiana, essa e tuttavia esposta non di rado ad esagerazioni ed anche ad errori.no idvi; massime se, per bramosia di dare fondamento alia doverosa moderazione inverso ai bruti, si fa appello alia pieta biblica, o alia carita universale, o come dicono per laicizzare la carita, all'altruismo civile.

II. Che ranimale e incapace d'alcun diritto.

E quasi superfluo notare che d'innumerabili animali 6 al tutto vano ogni discorso : perch6 1'aria, il mare, o la lon- tananza o la loro piccolezza, li sottraggono a qualsiasi nostro contatto e perfino ai nostri sguardi. E pero tutta la questione si riduce naturalmente a quei pochissimi che la naturale loro domesticita e Tarte umana pongono in nostro potere.

DEGLI ANIMALI 403

Ora per quest! almeno sara lecito invocare qualche vero •e proprio diritto? Signori, no. Le idee di animate e di diritto fanno a' cozzi. Diritto e libera facolta di fare o non fare un atto, o di esigere o vietar un atto altrui, per esempio Tatuto o la protezione, senza che niuno possa lecitamente contra - starci. Ora nulla di ci6 compete aR'animale, perche non e libero. Esso 6 una macchina montata dalla creazione divina con proprii e determinati movimenti ; differisce solo dalle altre macchine material! in questo, che essa conosce 1'oggetto del suo moto, e vi tende per virtu intrinseca. E qualche cosa come una bussola, che vedesse il polo, e per giunta fosse dotata di appetito che al polo la volge con sensazione piacevole, e con ispiacevole la all on tana. In altre parole, 6 sensitiva e capace di dolore. Di cio bisogna tener conto, che 6 un punto serio della questione. Una siffatta macchina non 6 fattibile dalla raeccanica umana. Ma il Greatore la produce indefinitamente .negli animali; dotandoli di appetiti varii, la cui azione ri- •guarda specialmente la conservazione deirindividuo e della specie. Dal complesso di tali appetiti o tendenze risulta quello che chiamiamo istinto.

L' istinto riesce talvolta cosl disciplinato e ordinato, che allo investigatore da sembianze di sagace e provvido indirizzo, •e tale che I'uomo, sebbene intelligente, non saprebbe far me- glio ad ottenere lo scopo giovevole airanirnale. Vorrei ve- dere quale industre ricamatrice saprebbe con un filo d; un ragno tessere una reticella tonda, raccomandata a flli pur di ragno, raggianti da un centro, intorno a cui si accerchiano altri filolini concentric! : lavoro cosl tenue ed aereo che un soffio lo sfonda, e pure si saldo, che un ragno ben grossetto e pesante sopra essa scorre velocissimo, ivi duella colla mosca o altro insetto impigliatosi nella rete, e se ne porta il vinto nemico alia sua buea, ove a grande agio lo divora. No, non puo arte umana raggiungererarted'impovero ragno, I'Epeiru diadema, che ne attappezza ogni cantuccio delle nostre case. Quale professore di chimica, nel suo fornito laboratorio sa- prebbe comporre una vera perla, di cui pure tutti conoscono

404 I DIRITTI

i semplici component! ? E impossibile : e invece un pic- colo mollusco, (la Meleagrina margaritifera ; come milioni di sue sorelle) ne foggia una o pid perle ogni anno, senza stromenti, in fondo al mare, al buio : tanto pu6 1' istinto piu che 1'arte umana.

N6 e da maravigliarsene : 1' istinto e potenza organica si, ma guidata da un motore sovranamente sapiente, la Natura, cio6 TAutore della natura. Ma quasi a compenso della mi- rabile arte infusa airanimale, e 1'assoluta immobilita di tale arte, che si trova determinata a un dato numero di prucessi, fuori dei quali nulla conosce, nulla in venta, nulla puo ope- rare. Le nostre rondini appiccicano il nido ai cornicioni delle case, come al tempo di Tobia ; i gatti della citta di Om nel primitivo Egitto (la Eliopoli poi dell' epoca Tolemaica) dei quali gatti abbiamo ne' musei le mummie quattro o cinque volte millenarie, avevano lo stesso miagolio, gli stessi co- stumi dei gatti del 1904. Perch& nel bruto tale mancanza di progresso, tale immobilita di abitudini ? L' ultima ra- gione e che il Creatore non accordo alPanimale intelligenza del bene universale, e libera volonta per aspirarvi in varii modi, ma solamente T istinto determinate a tali e tali atti e non piu. L'animale non e libero: e una macchina, e un oggetto passibile di altrui diritto, come ogni altra cosa, sia mine- rale, sia vegetale. Cio posto, diventa chiaro che all'animale non pu6 competere la libera scelta di fare o non fare, di esigere o non esigere alcun atto degli uomini, cio6 in altri termini, non gli compete verun vero e proprio diritto.

Prima di discorrere di simili diritti d'una macchina, per quanto perfezionata dal senso e dalla conoscenza sensitiva, converrebbe accettare la opinione dell' Edison (o almeno at- tribuitagli da giornali spiritisti) 'che gli atomi conoscono e vogliono certe combinazioni chimiche ; e quindi potreb- bero conoscere e volere molto piu gli animali, volere cio6 ed esigere protezione dagli uomini. Ovvero sarebbe da pro- vare 1'opinione di quel laureando, ricordato da Monsignor Du- panloup, il quale sostenne, non essere dimostrato che la loco-

DEGLI ANIMALI 405

motiva non sia conscia dell'ufficio che esercita. Se tanta intel- ligenza puo albergare in un cassone di ferraglie che ha per cervello una caldaia bollente, quanto piu ribollira. di genio il voluminoso cervello delFasino e del bue nel suo lavoro, e ri- vendichera i suoi diritti alia protezione. Ma chi gabeller& vo- lentieri la intelligenza d'una locomotiva? Forse un valoroso professore (se pure vuole far fare un passo innanzi alia sua filosofia semibuddistica), il quale in una pubblica prolusione in- segnava, avere la scienza provato essere una stessa specifica- mente la facolta, intellettiva delle bestie e dei cristiani, solo che nelle bestie s'incontrava meno perfetta che neiruomo. Per lui adunque la scuola non era altro che una stalla di bestiuoli progredienti, e s& stesso doveva riguardare come una bestia perfetta. Questo professore probabilmente continua anche og- gidi a illustrare T university di Bologna, ed il chiaro suo nome leggemmo nella prolusione da lui divulgata colla stampa. Tali cattedratici accordino pure diritti agli animali. Gia. si sa: ab absurdo nascitur absurdum. Ma chi ragiona sul serio, li lascera. soli a rialzare i bruti al livello deiruomo, con ri- schio di pareggiare s6 medesimi alle bestie l.

Non parlero adunque di diritti aninialeschi. E invece si potra, trattare dell'obbligo che corre airuomo di servirsi del- 1'animale, come di ogni altra creatura, secondo T intento e i modi preordinati dalCreatore, nel destinarlo all'umano ser- vizio. Quest' obbligo non lega puntoTuomo airanimale come un dovere rispondente a relativo diritto che ne abbia il bruto, ma si lo lega a Colui che e sovrano Signore di entrambe le creature, e d'ogni cosa dispone con infinito diritto.

1 Prima di mandare al compositore queste linee mi airiva, per via dei giornali, 1'annunzio che il Professore Luigi Barbera e passato al- 1' altra vita, spero con migliori sentimenti, che i professati nella deplo- rabile prolusione.

406 I DIRITTI

III. Che le creature irrazionali sono per servigio dell'uomo.

Egli e punto capitale per determinare gli obblighi del- ruomo verso i bruti, stabilire il vero scopo prefisso dal Creatore al regno animale. E prima di tutto un brevis- simo cenno dell7 animale ragionevole, VHomo sapiens, che Linneo pone come capo e re degli animali. Per noi credent! non si puo filosofare con piu elevate speculazioni che colle parole del catechismo : cento pagine del divino Platone non valgono quella breve formola che s' insegna ai fanciulli : « Sono creato per conoscere; amare e servire Iddio in que- sta vita e goderlo poi eternamente nell' altra » . Air uomo destinato, non pure a un fine convenevole alia sua .natura, ma innalzato da Dio oltre natura, e a condividere con lui la divina felicita, tutto il creato serve mirabilmente, e que- sto servizio forma lo scopo dell' universo regno minerale, vegetale, animale.

La verita di tale scopo ce la rivela 1'esperienza che ab- biamo dell' attitudine e dall' opera delle creature a servirci in mille modi. L' universo cosmo per verita puo divenire obbietto di ammirazione e fonte di amore divino anche agli angeli, ed anche a numerose e varie intelligenze che forse popolano gli astri ] : ma cio non toglie che a noi terricoli sparsi su questo piccolo pianeta girante intorno al Sole, ser- vano, in diversi modi, le creature, e servano tutte. Quelle stesse che sembrano per la loro piccolezza sottrarsi all' oc-

1 Diviene sempre piu gradita I'opinione degli astri abitati, la tenne e la stampo anche il celebre conoscitore del cielo, padre SECCHI, nel suo Le Soleil, pag\ 417, e piu ampiamente nel suo Le Stelle. La espone con tutti i colori piu attrattivi il FRANCO, IM Contessa inter nazionale, Capi XLV e XLVI. La guasta il FLAMMARION, il quale d' una bella ipotesi fa una tesi falsa ed avvelenata di gravi errori contro la re- ligione.

DEGLI ANIMALI 407

chio nostro, quali magnificenze non ci parano dinanzi, se noi le scrutiamo con un potente microscopic ! Quelle che ci paiono rifugiate negli abissi del firmamento, interrogate col telescopic, colla fotografia, con la spettroscopia, ci presen- tano un museo indefinitamente ricco e mirabilmente ordi- nato dell' infinita sapienza di Dio, dell' infinita sua onnipo- tenza e bonta. La descrizione fotografica del cielo, che ora si prepara in varii osservatorii di tutto il mondo, ci dara contezza di forse quaranta milioni di astri, di cui cia- scuno e un Sole, ciascuno raggiante tra il probabile cor- teggio de' suoi pianeti. E dire che 1'occhio umano fino a Ga- lileo non iscorgeva piu di seimila stelle. E pensare che i quaranta milioni di Soli sono probabilmente una piccola fra- zione degli astri innumerevoli danzanti nelP etere immenso dietro a quelli che ora possiamo contare ! E si dira che que- ste creature non servono all' uomo, mentre gli parlano si eloquentemente del suo Creatore ? E servigio continue, e beneflcio supremo. Chi a tale predicazione non si commove ad onorarlo, 6 inescusabile.

La scienza moderna, bench6 spesso ingrata e ricalci- trante e blasfema, pure ci rivela sempre nuove creature benefiche, o nuovi loro servigi ignorati per lo addietro. II dagherrotipo da cui venne la fotografia volgare 1'abbiam veduto nascere noi, il moto a vapore, Tilluminazione e tra- zione elettrica, il grafofono, tutta la razza dei telegrafi, il telefono, i raggi Rontgen, i raggi onde il Marconi si serve pel telegrafo senza fili, i raggi dell' Uranio, del Polonio e sopra tutto del Radium, che promette miracoli sbalorditoi, e tante altre creature che con mille servigi continui equi- valgono ad un esercito di novelli servitori dell'uomo. E noi non li dobbiamo riconoscere dagli studii dei laboratorii scien- tifici, che li scopersero, in guisa che veniamo a disconoscere la mano creatrice che li preparo e tenne in serbo'per 1'eta nostra.

408 I DIR1TTI

IV. Specials servitu imposta dalla Natura agli animali.

Tutte le predette creature possono riguardarsi come ser- vitori di rispetto, come i gentiluomini e i ciambellani nelle corti. Vi e poi la servitu de' bassi servigi, e sono i ve- getali e gli animali. Dei vegetali non e qui luogo da par- larne : ma degli animali, ben si puo dire die la divina Prov- videnza gli ha naturati per modo che essi ci si porgono volonterosi ad innumerabili nostri bisogni. L'elefante addi- mesticato diviene un servitore del pubblico e delle private famiglie ; il cammello e, a detta degli Arabi, la nave del deserto ; il cavallo ed i suoi affini c'imprestano la loro cele- rita di locomozione ; il cane e il gatto ci sbrigario molte piccole ma importanti faccenduole casalinghe ; pei paesi tor- ridi e serpentosi vi 6 il serpentario (Serpentarius reptili- vorus). Ha il piglio d'un grosso gallinaccio, e s'incarica di purgare le masserie dai serpenti, che esso fieramente divora, anche se velenosi. Vi e poi tutta la varia genia di quelli cui la Natura ha incaricato di fornirci vestirnenta colla pro- pria pelle, colla lana, colla seta ; la numerosa famiglia piu servigevole ancora, la quale quietamente ci imbandisce la mensa col latte, colle ova, colle sue carni salubri, che ogni animale elabora nel prato, o tra i flutti del mare, o nel- T aria piu pura. Anche i piii restii non possono sottrarsi interamente al compito proposto per legge universale. Le conchiglie ci lavorano gioielli tra le rocce marine ; i leorii e le tigri con tutta la razza felina ci forniscono pellicce e superbi tappeti per le sale signorili ; inflne i liberissimi cittadini dell' aria ci apprestano belle piume di che si ador- nano le signore, i generali, i caciqui selvaggi e i re di corona e i bravi bersaglieri. Ogni giorno gli scienziati di storia naturale scoprono nuovi servigi prestati da animali reputati del tutto nocivi. Gli schifosi rospi si vendono su certi rner- cati, come vigili poliziotti contro gl'msetti devastator! degli

DEGLI ANIMALI 409

ortaggi ; i rapaci avoltoi nell' Africa sono i beccamorti pa- tentati d' innumerabili carogne, che T incuria degl' indigeni lascia ad appestare il paese ; i dispregiatissimi lombrichi, secondo uno studio agronomico recente, sono indefessi lavo- ratori dei terreni coltivi ; perfino gli odiosi serpenti, secondo che mi aftermava un oculato conoscitore dell' India, sono benemeriti delle messi, perche senza di loro perirebbero inesorabilmente distrutte dai topi campestri.

N6 questa servitii o schiavitu del bruto sotto il dominio del re della natura pu6 tacciarsi di usurpazione. E senso coniune del genere umano, il quale e persuasissimo di eserci- tare un suo diritto incontrastabile. E se nell'India o nell'Egitto si trovarono dei legislator! o dei filosofl che il negarono, e una semplice eccezione alia pratica universale, eccezione che rende ridicole le stesse teoriche di opposizione. In fatti appena si puo immaginare una famiglia, non che una na- zione, che volontariamente si privi dei servigi degli animali, o delle vivande a loro spese apprestate.

No, il dominio assoluto deiruomo sul regno animale non e ingiusta tirannia ; ma un'eco fedele della sovrana dispo- sizione del Creatore e Signore della natura. S'ignorava spesso il verbo divino, ma si ubbidiva alia tradizione di esso. Cosi parlo il Signore : « Iddio che creasti ogni cosa colla tua pa- rola... per la tua sapienza costituisti Tuomo a dominatore della creatura fatta da te (SAP. IX, 12). » E altrove: « Tu costituisti lui (I'uomo) sopra le opere delle tue mani. E tutte cose sottomettesti a' piedi suoi, pecore e buoi, e per giunta le bestie del campo, gli uccelli dell'aria e i pesci del mare, che nuotano per le vie del mare (Ps. VIII, 7-9). » Gria fin dall'Eden, Iddio assegnava ad Adamo, le erbe ed i frutti, in pasto all'uomo e agli animali (Gen. I, 29-30), sebbene non sappiamo se destinasse al cibo degli uomini anche gli ani- mali. Piu ampiamente dopo il diluvio, disse a Noe ed ai suoi discendenti : « Terrore e timore di voi abbiano tutti gli ani- mali della terra, e tutti gli uccelli delFaria; con tutto ci6 che si muove sopra la terra; e tutti i pesci del mare sono

410 I DIRITTl

dati nelle vostre mani. E quanto si muove e vive, vi servira di cibo, come erbaggi viventi ve li consegno (Gen. IX, 2-3). »

Da questo primo diritto accordato airuomo dalla Natura e dall'Autore e Signore della natura, diritto di vita e di morte sugli animali, in quanto puo giovare all'uomo, nasce un se- condo diritto, quello cioe della difesa dell'uomo contro ogni animale, che per T indole sua minaccia la vita nostra, o ci taglia i viveri, distruggendo gli animali o i vegetali utili al consueto bisogno della persona e societa umana. II perch.6 vanno lodate le pubbliche leggi (le anglo-indiane, per esem- pio) che premiano Tuccisore delle tigri e dei serpenti ; e sarebbero piii lodevoli ancora, se proibissero le sterminate coltivazioni dell'oppio, piii dannose che le tigri ed i serpenti.

Conchiudiamo : umanamente e divinamente 6 principio certo che gli animali sono legittimamente dagli uomini ado- perati al sostentamento e agli altri usi della vita. Rimane che per chiarire cio che vi 6 di retto nella libera domi- nazione sugli animali e cio che vi puo essere di malinteso, applichiamo il principio.

V. Uso ed abuso dei servigi animaleschi.

II retto uso del dominio sopra gli animali, e cosi il pos- sibile abuso si puo riassumere in poche parole, e potrebbe ridursi a questa o somigiiante formola. E lecito valersi di essi, giusta la loro attitudine naturale alle necessita e com- modita umane, ma 6 abuso il distruggerli o farli soffrire per vano capriccio.

Perch6 non 6 lecito dilettarsi del torturare gli animali? Perch6 sarebbe atto crudele, risponderanno tutti gli uomini sensati, e meglio ancora le donne naturalmente piu gentili e piu sensibili. Per renderne rigorosa ragione si osservi che crudelta 6 vizio opposto alia mitezza, e per s& consiste nel- rinfierire ingiustamente contro i nostri simili. II tormentare poi o uccidere gli animali senza ragione, ha qualcosa di -analogo alia crudelta contro Tuomo, in quanto fa sofferire

DEGLI ANIMALI 411

delle creature semoventi e sensitive come 1'uomo, creature date dairunico Padre e Signore del mondo ad onesto ser- vigio; e pero il distruggerle per diletto e farle patire, evi- dentemente disordina contro 1'intento della Natura e contro il disegno dell'Autore della natura.

Maggiormente poi se si considera che 1'atto deH'inferocire contro 1' animate, e molto piu I'abitudine, inclinano 1'animo ad inferocire contro il nostro prossimo, specie nei momenti di ira. Quel tacghero d'asinaio che spesso zomba furio- samente il ciuco, cadente sotto il lavoro, diviene piii corrivo a maltrattare la moglie ed i figliuoli per ogni po' po' di mo- tivo o di pretesto. Quel monello che prende gusto a spiumare la tortorella ; a strappare i baffi al micio di casa ; a spellare col temperino un povero sorcio preso alia trappola ; domani piu facilmente tirera i riccioli alia sorellina, e fara magari colle forbici uuo sberleffo alia governante.

Percio e lode vole Tarticolo di certi regolamenti munici- pal!, che multa i carradori e cocchieri, spietati contro le loro bestie, e non e da biasimare il buon cuore popolano, che gode visibilmente al vedere qualcuno di questi rabbiosi tormentatori degli animali, colto in flagranti e punito. I fan- ciulli poi dovrebbero dai loro famigliari venire distolti effi- cacemente dal loro vezzo crudele.

Si, e certamente ufficio doveroso di ogni savio educatore di correggere certi piccoli tiranni delle bestiuole domestiche. Per questa ragione pure vanno onorate come istituzioni be- nefiche le societa di protezione degli animali, come quelle che contribuiscono a togliere di mezzo un incentive alle cru- delta, e favoriscono un sentimentc umanitario e cristiano. E la lode che loro attribui T Eminentissimo Cardinal Ram- polla, in una lettera a nome di Leone XIII. La cita il P. Ghi- gnoni in una Conferenza traboccante di elogi per tali istituti, ch'egli riguarda come una splendida fioritura di progresso civile '.

1 GHIGNONI, La protezione degli animali, Conferenza tenuta in Roma il 31 marzo 1903, pag. 27.

412 I DIR1TTI

Sebbene io non sento una uguale ammirazione per le so- cieta. protettrici degli animali, pure oso loro proporre un compito generoso : quello di combattere a spada tratta i ne- mici giurati di certe umili bestie, che ebbero gia in Egitto Tapogeo della loro gloria. I gatti furono adorati in Om, come fu notato poc' anzi. Ora sono caduti in bassa fortuna, e in cosi mala fama, che una societa tedesca, il cui nome e lungo una riga e mezzo, fa solenne professioiie di stermi- nare gatti, gatte, gattini. Io Taddito agli sdegni delle signore e signorine protettrici dei gatti, come d'ogni altra bestiuola innocua. Pensare gli agguati, i lacci, gli affogamenti, i veleni micidiali messi in opera ! E qualcosa come la Santa Vehme rediviva e peggiorata : perche quella congiurava ne7 sotter- ranei de7 castelli diroccati, e questa invece a luce di sole recita dotte dissertazioni contro la razza felina, e su pei giornali rende conto delle centinaia e migliaia di vittime sacrificate. Non dovrebbe tale sfacciata barbarie arroventare

10 zelo delle society protettrici degli animali? E vero che i gatti hanno talvolta dei momenti di debolezza in cui diven- tano un po' ladri, un po' traditori: ma e vero altresi che si porgono per Io piu buoni amici delle vecchie massaie, e ser- vono di giocondo giocattolo ai bambini. Perche dichiarare loro una guerra senza quartiere?

Fuori di celia. Mi sembra che a questa strana societa an- tigattesca, io preferirei una societa zooflla, quale che si fosse, anche se poetizzata da qualche capestreria inglese o nordamericana.

E qui mi cade in mente il ridicolo a che si espongono certe esagerazioni di affezione: il deplorare, per esempio, seria- mente le sventure de' cavalli caduti in bassa fortuna, dal cocchio di lusso al carrettone, dalla biada abbondante delle stalle signorili al fieno scarso de' carrettieri di campagna;

11 compatire le mandre bovine, in certe regioni d; Italia, tenute a brado, cioe al campo, senza stalla ne tettoia. Se avessero senno le bestie brade, dovrebbe gradire piu la li- bera pastura, che le commode carceri ove sono custodite

DEGLI ANIMALI 413

alia fatica e al macello. E piu comune il lamento sulle be- stiuole riserbate ai laboratorii fisiologici. Poveri cagnuoli, conigii, porcellini d' India, trinciati vivi, notomizzati, avve- lenati, per esperienze scientifiche ! II filosofo invece, anche di buon cuore, si fa una ragione e dice : Questo e il destine delle bestie, che colla loro morte servano alia vita del re delle creature, I'uomo. Gia servono anche piu spesso, alle altre bestie. A che giova dare di co/zo coutro i decreti inesorabili di madre Natura, che in fondo sono decreti della Sapienza infinita? II regno animale e costituito per via di mangia- mento presso che universale degli uui a danno degli altri. I pesci grossi mangiano i piccoli, gli animali piu forti man- giano i piu deboli, perflno gli uccelli musici e di piii grazioso pennaggio, usignuoli, cardellini, canarii, fagiani, uccelli di paradise campano di grani e d'insetti, e ve n' ha tale, 1'averla (Lanius collurio), che impicca alle spine la preda da man- giare domani. Solo la cicala (questo nei tempi antichi di Ana- creonte), non dava noia a nessuno, contentandosi di poche stille di rugiada. Ma gli entomologi moderni invidiosi T hanno poi scoperta, come una pretesa digiunatrice, che di soppiatto s' impinzava della manna del frassino orno, e glielo rinfac- ciano col nome impostole di Cicada orni.

La pretesa di salvare una specie dal dente d'una diversa, equivarrebbe a dar morte alia specie disfavorita ; e in ge- nerale a due terzi degli animali per far vivere Taltro terzo. Se esistesse un giure bestiale, sarebbe una ingiustizia ed una crudelta. II proteggere i gatti sarebbe rovina dei topi, par- teggiare pei topi sarebbe un affamare i gatti, e cosl in cento casi simiglianti. Un protezionista adunque discrete lascia il mondo animalesco andare per la sua via, e senza svenevo- lezze ridicole, lascia la rondine beccare la zanzara, il falco beccare le rondine, e ad occhi asciutti udira che il leone ha maciullato il macacco del bosco e la bella signorina del de- serto che e la giraffa. Egli limitera il suo c6mpito ragione - vole e cristiano per lo piu alle bestie domestiche, vietando a se, e quant'e possibile, agli altri d'incrudelire contro le

414 I DIRITTI DEGL1 ANIMALI

bestie della stalla e di casa. Cio non I'impedira d; imban- dire la tavola con quanto di saporito gli appresteranno le belle e buone arti della pesca, della caccia, della pastorizia. E buon pro gli faccia.

Ridotto a tali termini, lo zelo zoofilo trover^ un'eco di approvazione anche nelle divine Scritture. II Legislatore di- vino condiscendendo al bisogno degl' Israeliti, popolo di dura cervice, imbarbarito per giunta da quattrocent'anni di schiavitii in Egitto e da quarant'anni di solitudine nel deserto, non solo imponeva verit& dogmatiche e precetti di morale, ma, v' inseriva insegnamenti politici, e avvisi di igiene, di net- tezza e notantemente di mitezza in verso gli animali. E celebre la proibizione di mettere la mordacchia al bove che sta treb- biando sull'aia (Deut. XXV, 4) ; e nel giorno festivo, vuole- che non solo riposi il padrone, ma anche il bue e 1'asino (Exod. XXIII, 10) ; e altrove fa osservare che « il giusto tien conto del suoi giumenti, Fempio per contrario e crudele di cuore (Prov. XII, 10). » E cio che parrebbe incredibile, non si perito Iddio di operare un miracolo facendo parlare una bestia e riprendere il profeta Balaam ], il quale furiosamente la percoteva : « IL Signore aperse la bocca deH'asina ed essa parlo : che male ho fatto perche mi percuoti ? Ecco la terza volta. (Num. XXII, 28). »

Tant'e vero che il giusto Legislatore divino, nulla ritrat- tando deiramplissimo uso concesso all'uomo di valersi degli animali come di erbaggi viventi, pure non e spettatore indif- ferente delFabuso che Tuomo ne faccia, sciupando cio6 a maltrattando senza necessita le creature senzienti.

Delle stravaganze poi piu biasimevoli in fatto di protezione degli animali, diro in un secondo ed ultimo articolo.

1 Chiamo profeta Balaam, che alcuni chiamano falso profeta o stre- gone: perche tutto il contesto sacro lo mostra veramente ispirato da Dio nella sublime sua profezia, ancora che malvagio in altri fatti, e come tale pimito poi dagli Israeliti, com' e narrate ivi, cap. XXII, 8..

PAPA INNOCENZO XI

E L' UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI

1676-1689

Quando il 1886 fu celebrata solennemente la seconda cen- tenaria ricorrenza della liberazione di Buda dal giogo del Turchi, tra i molti scritti dati alia luce tenne cospicuo luogo la monografia dell' illustre mons. Guglielmo Fraknoi, Papa Innocenzo XI e VUngheria liberata dai Turchi1. Tutto al- trimenti da quanto non di rado succede in simili occasion^ 1'opera del Fraknoi, frutto mature di lunga preparazione, apparve fornita di tutta la sodezza di un lavoro scientifico destinato a passare ai posteri, monumento perenne di devota riconoscenza alia memoria gloriosa di un grande Pontefice. Se non che il libro dettato, come esso era, nella lingua ma- terna dell'Autore, rimase presso ch© chiuso ed impenetrabile fuori dei natural! confini dell' Ungheria e solo al cadere dello scorso anno entro in dominio di un pubblico assai piii vasto, merc6 la buona versione che ce ne diede in tedesco il dottor Pietro Jekel. La lettura che ne facemmo in questa sua nuova veste ci parve tanto istruttiva ed attraente che giudicammo il libro ben degno per molteplici rispetti di essere fatto cono- scere alquanto dappresso ai nostri lettori.

L' opera del Fraknoi 6 veramente nuova ; ecco il primo giudizio che forma chi abbia attentamente percorso tutto il

1 Papst Innocenz XL (Benedikt Odescalchi) und Ungarns Befreiurig von der Tiirkenherrschaft. Auf Grund der diplomatischen Schriften des Papstl. Geheim-Archivs VON WILHELM FRAKNOI, Titular -Bischof, Ge- neral-Inspektor der Bibliotheken und Museen in Ungarn. Aus dem Un- g-arischen iibersetzt von Dr. PETER JEKEL. Freiburg im B., Herder, 1902, 8°, VII-288 p.

416 PAPA INNOCENZO XI

volume e non iguori d'altra parte qual fosse, avanti al 1886, lo stato degli studii storici circa le vicende che precedettero e accompagnarono la sospirata liberazione dell' Ungheria. Certo, esse erano tutt'altro che ignote. Gli scrittori piu anti- chi di questo periodo e maggiormente i recenti, fino al Klopp, tolsero di preferenza a narrare le geste luminose dei valo- rosi duci di varie nazioni, quali il Sobieski, 11 duca Carlo di Lorena, 1'elettore Massimiliano di Baviera, Eugenio di Sa- voia e via dicendo, segnalatisi tutti col senno e col valore in quella lunga serie d' interminabili campagne che riusci- rono a salvare 1'Europa dalla invadente barbarie ottomana, Anche gli intrighi della diplomazia di Luigi XIV, 1'igrio- miniosa alleanza stretta dall'eretico ribelle Tekeli accanito avversario della Casa di Asburgo, le brutte alternative della disunione serpeggiante tra le potenze confederates! a danno della Mezzaluna, tutto cio, piu o meao, fu illustrate innanzi al Fraknoi con pubblicazioni di document! , con ispeciali mo- nografie ed anche divulgato ad istruzione del grande pub- blico nei buoni manual! di storia della seconda meta del secolo XVII. Nondimeno e fuori di controversia che i due principalissimi personaggi di questa maravigliosa epopea, Innoceuzo XI e il cardinal Francesco Buonvisi, se non rima- sero in oscura penombra giu nel fondo del quadro, non ven- nero n6 anche lumeggiati. come si conveniva al merito loro, Eppure 6 cosa accertatissima da lunga pezza che il Pontefice in Roma e il suo operosissimo nunzio in Vienna tennero il primo luogo tra i veri benefattori dell' Ungheria. Mostrare dunque passo passo, coi document! alia mano, quale e quanto fosse 1'adoperarsi del Pontefice e del suo celebre Nunzio per riuscire nel magnanimo divisamento di liberare tutta un'il- lustre nazione dal diuturno servaggio impostole dai nemici della croce, fu lo scopo inteso dal Fraknoi e cio che in realta costituisce, come accennavamo, il lato nuovo della opera sua, In un lavoro siffatto la fonte precipua cui attingere, a volere riuscire veramente obbiettivi, non poteva essere altra che il carteggio segreto del Nunzio con la corte di Roma e di questa

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 417

con lui. E di esso appunto fece 1'Autore larghissimo uso !, senza tuttavia trascurare altre fonti dello stesso genere, quali sono le corrispondenze di Luigi XIV con il marchese Bethune, quelle degli ambasciatori veneti in Vienna e via discorrendo. In tutto questo paziente lavoro di sintesi, condotto con fine critica, porto il Fraknoi uu raro e squisito senso di parsi- monia, che? non di rado purtroppo, manca in parecchi libri de' nostri giorni, eccellenti bensi come raccolte di document!, ma troppo imperfetti in quanto opera storica. La rassegna che entriamo a fare della monografia, studiata nei due suoi personaggi principal!, il Pontefice Innocenzo XI e il cardi- nale Buonvisi, ci sembra sara suflSciente a mostrare la giu- stezza di questi giudizii.

La storia mirabile della Chiesa, esaminata senza precon- cette opinion!, porta come scolpita nella grande varieta di vi- cende onde tutta s'intreccia una legge arcana di Provvidenza. In mezzo ai bisogni che la societal cristiana risente nel corso dei secoli ecco un Pontefice che sembra inviato espressa- mente al loro riparo. Innocenzo XI non certo il solo, ma piii perseverante ed anche piu felice di molti suoi antecessori, pare designate da Dio ad ascendere al sogiio di Pietro per infrangere la tirannica potenza degli Ottoman! in Europa. La sua vita aiiteriore al pontificate fu non a torto giudicata quasi opportuna preparazione al conseguimento di quel nobilissime fine che omai, dopo il lungo attendere di tanti e tanti anni, aveva piu la parvenza di un sogno dorato che di attuabile idea. Narrano che nel primo fiore di gioventu, in un secolo desolato da diuturne guerre, il delicatamente nutrito Bene- detto Odescalchi corresse a militare contro i Turchi sotto le insegne del Re di Polonia. Vero o no che sia questo parti-

1 La corrispondenza del Buonvisi con la corte di Roma nel 1686 venne data in luce dal FRAKNOI quel medesimo anno 1886 nel tomo II, Sez. II dei Monumenta Vaticana historiam regni Hungarian illustrantia*

1904, vol. 1, fasc. 1288. 27 11 febbraio 1904.

418 PAPA INNOCENZO XI

colare J, 6 ad ogni modo certo che a soli venticinque anni d'eta recossi a Roma per offrire la sua spada ai servigi della Santa Sede. Nell'eterna citta, cambia idea ; piii della milizia terrena gli arride la spirituale, diviene ecclesiastico e percorre ra- pidamente vari onorifici gradi, finch6 il 1645, a non piu che trentaquattr'anni, 6 creato cardinale; e di li a non molto pro- tettore della Polonia. In questo uffizio va sempre piu matu- rando i magnanimi suoi disegni contro dei Turchi. Con larghi donativi sostiene i Polacchi esposti a continue guerre per infreriare la fiumana irrompente degli Ottoman!, di guisa che, quando il 21 settembre 1676 il voto unanime dei colleghi lo chiama al pontificate, contrastatogli sette anni innanzi da un prepotente veto di Luigi XIV 2, il nuovo Papa, natura ener- gica e moderata ad un tempo, rispetto alia questione otto-

1 La notizia non e tuttavia sicura ne il Fraknoi 1'ignora. Cf. p. 21, .nota 1. Pur troppo manca ancora una compiuta biografia cpitica di questo grande Pontefice, dove questo e parecchi altri punti contro versi vengano discuss! e al possibile accertati. Asserisce il Fraknoi p. 20 che Gregorio XIII spedl in Polonia il gesuita Bernardo Odescalchi. Per ve- rita non Bernardo, ma Luigi ebbe nome 1' Odescalchi inviato da quel Pontefice a Stefano Bathori e poscia in Transilvania. Sotto il nome di Luigi lo ricorda anche il Possevino nella sua opera inedita La Tran- silvania 1. 4, c. 5: * Et a punto in quel tempo (cioe del principe Cri- stoforo), come piu opportune, serbo la divina Provvidenza 1'entrata dei nostri a pigliare il possesso del munistero dentro la citta et ad aprire per all' hora quattro pubbliche scuole et a proporre in istampa conclu- sioni le quali Luigi Odescalchi, huom dotto della Compagnia nostra, liaveva coniposto. Queste erano tutte pertinenti a quel di che tanto si fanno falsamente cavalieri gli heretici per colorare la loro falsita, cioe della pura et espressa parola di Dio. Ma poiche furono pubblicate nis- suno heretico oso comparire, cheche havessero inanti mostrato niuna cosa desiderar piu di questa » . Anche il MORONI, Dizionario 48, 263 cadde nel medesimo errore di fare gesuita Bernardo Odescalchi e di spedirlo in Transilvania, Bernardo invece concorse con la donazione di una sua casa a fondare in Como un collegio alia giovane Compagnia di Gesu (1560-61). Cf. SACCHINI, Historiae Soc. lesu. pars 2, 1. 5, n. 95.

8 Nel lungo conclave seguito alia morte di Clemente IX (dec. 1669- apr. 1670) aveva 1' Odescalchi gia quasi raccolto la pluralita dei suffragi quando per i maneggi del card. Emanuele Teodosio di Buglione soprag- giunse il veto del Re di Francia. Tanto almeno consta dalle testimonialize dei cardinali Imperial! e Fabroni citate dal MORONI, 36, 24.

E L'UNGITERIA L1BERATA DAI TURCHI 419

mana aveva gi;\ tracciato il cammino da percorrere nel future suo regno.

Col fermo intuito e risolutezza di un suo antecessore del secolo XVI, il grande ponteflce Sisto V, diresse le prime cure a rimpinguare 1'erario smunto dai parassiti ; senza di che troppo bene sentiva non potere efficacemente concorrere alia guerra contro i Turchi. Quindi, intuendo chiaramente che la potenza della Mezzaluna erasi venuta ingigantendo in Europa per la gelosia principalmente e la discordia delle nazioni cri- stiane, si rivolse sino dai primi di del pontificate a ridurre in pace i due maggiori sovrani dell' eta sua, F imperatore Leo- poldo I e il gran re di Francia Luigi XIV; finche, a capo di pm di due anni di lunghi negoziati, diretti da lui mede- simo, gli venne fatto di raccogliere nel trattato di Nimega (5 febb. 1679) il frutto desideratissimo della sua sapiente mo- derazione J.

Quest' importante avvenimento puo forse a prima vista sembrare non abbia stretta relazione con r opera gigantesca concepita da Innocenzo XI. Nondimeno fu in realta il primo indispensabile passo, anzi la solida base, che rese possibile un'azione vigorosa e decisiva contro la barbarie ottomana. Impegnato che fosse 1' Imperatore in guerra col suo potente rivale, vanissimo tornava il pensiero di riconquiste sopra le usurpazioni della Mezzaluna. Conchiusa invece la pace, Tim- presa diveniva attuabile, quando specialmente Leopoldo, si- euro alle spalle, si unisse in forte lega e fosse risolutamente entrato in campagna, prendendo egli stesso ad assalire il Sultano nelle terre rapite ai cristiani. Persuadere la neces- sita di una guerra offensiva e di riconquista, indurre Tlm- peratore ad imprenderla, non gia da solo, ma sostenuto da forti alleati, e proseguirla fino a vedere annientato Toltraco- tanza degli Osmani e ripiantata la croce in Santa Sofia: ecco il grande programma alia cui sollecita attuazione sino dai 1679 troviamo inteso il grande Pontefice con una perseve- ranza che ha solo termine colla morte. Ma nell'eseguire questo 1 FRAKNOI, 20-40.

420 PAPA 1NNOCENZO XT

finissimo lavoro cliplomatico al quale, giustamente osserva il Fraknoi, si dove Its la liber azione dell'Ungheria, non meno che al valore ed al sangue dei valorosi caduti sotto le mura di Buda, ebbe mestieri Innocenzo di un espertissimo coope- ratore, d'un uomo che fosse come lui invaghito e penetrato della nobile idea, e con finissimo tatto e perseveranza sapesse lavorare pazientemente per recarlo in effetto. Ed un tal uomo Febbe egli appunto trovato nel nobile lucchese Francesco Buonvisi, eletta figura di nunzio e di cardinale, che per ben tre lustri interviene attivamente a rilevare le sorti della tra- Yagliata cristianita e della Ungheria in modo particolare.

*

*

Quando Benedetto Odescalchi .cingeva la tiara, il Buonvisi era gia preparato a sostenere con valore 1'altissimo carico che fra breve gli avrebbe commesso il nuovo Papa. Iniziato all'arte scabrosa de' pubblici maneggi fino dal 1662, allorch6 insieme col cardinale Fabio Chigi recossi a Versailles, ch'era allora come il centro della storia mondiale, ed occupato dipoi per circa sette anni in rilevanti ufficii negli stati della Chiesa, seguita appena nella primavera del 1670 1'elezione di Clemente X, fu consecrato arcivescovo di Tessalonica e spedito nunzio in Colonia. I fatti seguiti nella Lorena, poco prima occupata da Luigi XIV, mettevano il Nunzio di Co- lonia in ben altra condizione da quella dei suoi predecessor! che di via ordinaria avevano solo alle mani negozii pura- mente ecclesiastici. Or qui appunto comincia il Buonvisi a dare chiaro saggio dei suoi rari talenti in diplomazia. L'escla- mazione che leggiamo in un suo dispaccio dei 26 otto- bre 1672 ci rivela che gia sin d' allora penetrava la gravita della questione ottomana e accarezzava Tidea di spingere le nazioni cristiane alia guerra contro i musulmani, piuttosto che vederle estenuate in lotte fraterne, come di quei giorni stava avvenendo in Olanda, in grazia della sfrenata ambi- zione di Luigi XIV. « Con le sole forze, scriveva, che stanno

E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TURCI1I 421

ad oste sui campi renani, potrernmo avanzarci sino a Co- stantinopoli *. »

Mentre il Buonvisi nutriva in Colonia quest! saggi pen- sieri, Clemen te X lo destinava nunzio straordinario a Var- savia, presso il campo delle lotte secolari tra il cristianesimo e rislamismo. L'istruzione, ricevuta in questa sua andata alia corte di re Michele, non taceva le gravi difficolta della niissione affldatagli e proponevagli un solo principalissimo scopo da raggiungere proteggere la religione cattolica ed impe- dire I'accrescimento della potenza del Turchi ; scopo si nobile ed elevato che torna in altissimo vanto della diplomazia ponti- ficia e la rende benemerita come quella che, posposta ogni altra cura, volgeva solo la mira alia difesa della civilta cri- stiana 2. In Varsavia giunse il Buonvisi nel febbraio 1673. Da li appena tre mesi erasi reso intero conto dello stato delle cose e non senza intimo dolore deiranima leggendo con sicuro sguardo nel non lontano futuro preannunziava la caduta della Polonia, o sotto il giogo del Turco o nelle mani dei potent! vicini 3.

Gli inopinati avvenimenti che tennero dietro al suo tra- sferimento a Varsavia lo mi&ero subito in grado di rendere rilevanti servigii alia causa della cristianita non me no che della Polonia. Dapprima gli riuscl d'estinguere la discordia ehe gia stava per iscoppiare in un terribile incendio di guerra civile; poi mancato sulla fine di quel medesimo anno 1673 il re Michele Wisniowieczki ebbe il destro di spiegare la

1 Presso il FBAKNOI, p. i2.

2 Ivi 1. c.

3 ... V. E. creda che presto o tardi il regno e perduto e sara sog- giogato dai Turchi o si dividera fra i confinanti. Gia la Svezia da gran gelosie d'invadere il restante della Livonia. II Moscovito con 1'ultima missione si.e protestato di non potersi fidare di ioro doppo tanti man- camenti di fede, e per 6 dice che non si unira mai con Ioro per non esser abbandonato, ma ben si lo fara con altri principi christiani s"e vorranno intraprendere la Ioro difesa, e si dichiara che se non si defenderanno dai Turchi cerchera egli di occupare la Veraina accio non vada in mano del Turco... Varsavia 17 maggio 1673. » Dali'originale neH'Arch. Vat. Nunz. di Polonia, 89. dispaccio citato.

422 PAPA 1NNOCENZO XI

sua fine perizia negli scabrosissimi negoziati per Telezione- del successore. Di pieno accordo col suo sovrano in Roma seppe guardarsi da preferenze verso i varii competitor!, ap- puntando invece solo la mira nella scelta di un principe cat- tolico capace di fare il servizio di Dio e della nazione 1 .

In mezzo a queste gravissime cure il Buonvisi non per- deva d'occhio la questione che giudicava di vitale importanza per la prosperita della Polonia, vale a dire il proseguimento della guerra contro dei Turchi. Mentre gli ambasciatori delle due corti rivali Vienna e Parigi, facevano della dieta un basso mercato d'intrighi a pro dei loro candidati, egli, fe- dele alia sua missione, insisteva soltanto presso degli elet- tori perch6 dessero alia patria loro un re cattolico, saggio e risoluto di affrancare il paese dal pericolo sempre immi- nente dai seguaci di Maornetto. E in questa medesima poli- tica, che incontrava naturalmente la disapprovazione di en- trambi i rivali, persevero senza tentennare, dopo che i voti degli elettori si riunirono nel Sobieski. II prode castellano di Cracovia aveva saputo conquistare la stima del Nunzio fin dalle prime volte che si era in lui incontrato ai giorni del re Michele 2. Elevato al trono rispose ai calzanti incita- menti del Buonvisi, non pure assicurando Clemente X che

1 II Segretario di Stato cosi lodava il Buonvisi per il contegno che andava tenendo nel delicatissimo affare della successione : « Copiose lodi si conferiscono alia sua prudente condotta nella indifferenza che professa, preservandosi da qualunque impegno per insistere con efficacia nella sola elezione di un principe cattolico e capace di fare il servizio di Dio e della nazione. » Dispaccio del 14 aprile 1674, riportato dal FRANKOI, 15. Sopra i trattati per la successione e sul coiitegno in essi del Bonvisi e da leggere un raro opuscoletto di sei pagine venutomi alle mani in questi ultimi giorni, col titolo: RAGGUAGLIO | Dell'Elettione del Serenissimo Re di Polonia | GIOVANNI III. | seguita nella Persona del- J'lllustris. Sig. | SOBIESKI Gran Maresciale, e Gran Generale | del Regno. Li 21. Maggio 1674. j Con una distinta Re-latione di quanta & successo in detta Dieta. | Al nome immortale i deH'Eminentiss.mo e Reverendiss.100 Sig. | CARD. VIRGINIO ORSINO | Protettore della Corona di Polonia. IN ROMA, per Michel' Ercole. MDCLXXIV. Con Licenza de' Superiori.

2 Nel dispaccio del 18 febbraio 1673 il Buonvisi chiamava senz'altro- il Sobieski un, grand'uomo. Cf. FRANKOI^ 13.

E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TURCHI

avrebbe speso le forze e la vita per infra ngere la potenza ottomana, ma scendendo incontanente in campo a misurarsi coi Turchi e riportandone parecchie parziali vittorie.

* * *

Ai 21 sett. 1676 Benedetto Odesealchi, non piu contra- statogli questa volta il pontificato da Luigi XIV, cominciava il sue regno che, per varieta ed importanza di casi e in parte ancora per la durata, doveva riuscire uno dei piu celebri tra quelli dei Papi. II Buonvisi non era piu a Varsavia : quasi un intero anno innanzi Clemente X avevalo inviato suo rappresentante a Vienna presso Leopoldo I imperatore. Felicissima era stata la scelta ; che ad ottenere la rivincita sulla Mezzaluna, non mai perduta di vista dalla Santa Sede ed ora voluta con tutto Tardore dal nuovo Pontefice, non pure si richiedeva in Austria un abilissimo negoziatore, quale s'era mostrato il Buonvisi, ma faceva mestieri un nunzio che conoscesse a fondo lo stato della Polonia non meno nel suo interne che nelle relazioni politiche con Vienna e Parigi.

Toccammo piu avanti come Innocenzo XI coacliuvato dal Buonvisi riuscisse alia per fine a far posare le ostilita fra Luigi XIV e 1' imperatore Leopoldo. La pace di Nimega, passo rilevantissimo per secondare rintento finale del Pon- tefice, non era nondimeno piu che la prima pietra del fon- damento, sopra cui fabbricare in mezzo alle piu sfavorevoli €ircostanze che mai possiamo rappresentarci. In Roma, dopo piii che un secolo, inantenevasi ancor la memoria di quanto si era operato per finirla coi Turchi ai tempi di san Pio V. Solo un'azione comune delle potenze confederate aveva po- tuto riuscire alia giornata memoranda di Lepanto. Non altri- menti sot'to Innocenzo XI ogni saggio intendeva che solo una forte lega tra i grandi stati cristiani avrebbe potuto-infrenare le invasion! degli Osmani neirOriente d'Europa e permesso inoltre di passare avanti alia riconquista delle terre rapite. Indurre appunto 1'Austria ad unirsi con la Polonia, strin-

424 PAPA INNOCENZO XI

gendo alleanza offensiva e difensiva contro la Porta, fu il compito affidato dal Papa al Buonvisi in Vienna, e ad Opizio Pallavicini, suo collega, in Varsavia. A rendersi minuto conto di quante scabrose difficolta fosse irto il maneggio di questi trattati, basta percorrere i capi II e III della monografia del Fraknoi. Le riluttanze tenaci trovate in Vienna presso i mi- nistri dell'Imperatore, inesauribili in escogitare pretest! per esimersi dai pressanti inviti del Pontefice ad allearsi con i Polacchi ; quelle, meno ostinate bensl, ma pur sempre gravi degli Stati della Polonia disposti ad ammettere una lega di- fensiva, ma non offensiva, la sfiducia nutrita in Vienna sul couto del Sobieski, le coperte e le subdole arti di Luigi XIV che, a stornare r alleanza, appoggiava Peretieo e ribelle Tekeli unitosi coi Turchi ai danni della cattolica casa di Asburgo, tutto questo mirabile intricatissimo intreccio di casi e vicende, che si venne svolgendo per un periodo di intorno a tre anni, e lumeggiato dal nostro Autore con acuto discernimento cri- tico sotto la ferma luce che gettano sull'ampia tela le corri- spondenze diplomatiche delle corti di Roma, di Vienna, di Varsavia e di Versailles.

Quando il 2 maggio 1683 Leopoldo accordo alia perfine rirnperiale sanzione della Lega gia appro vata dalla Polonia con il Papa a capo qual protettore 4, il Buonvisi dovette tri- pudiare in cuor suo come un duce supremo alia sera di una giornata campale riuscitagli felicemente dopo aver guada- gnato a palmo a palmo il terreno con supremo conato. I grandi servizii resi dal Nunzio alia causa della cristianita venivano rieonosciuti come si meritavano da Innocenzo XI. Senza atten- dere r ultima conclusione dei trattati d'alleanza, il generoso Pontefice, osservata la piega rassicurante che andavan pren- dendo sotto la mano maestra del suo ministro sempre inteso a pacificare I'Ungheria, lacerata da interne fazioni e dalla divisione in materia di fede, gli invio la berretta cardina- lizia, mentre ancora trovavasi con PImperatore alia celebre

1 FRAKNOI 71-73. La dieta della Polonia aveva sancito la le^a il 31 di marzo.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 425

dieta di Sopron *. Segul il giuramento prestato nelle mani del Papa dai cardinali Carlo Pio di Savoia e Francesco Bar- berini in nome dell'imperatore Leopoldo I e del re Giovanni III ai 16 agosto. Al compiersi della cerimonia Innocenzo con la maesta, di che circondavalo il suo carattere di vicario di Gesu Cristo e la solennita del momento : « Noi desideriamo di gran cuore, esclamo, che tutto quanto gli augusti sovrani hanno tra loro convenuto venga coscienziosamente eseguito. Quindi in nome della santa apostolica Sede promettiamo di dare opera con affetto paterno affinch6 entrambe le parti puntualmente ed inviolabimente osservino il trattato ed ogni suo capitolo 2. »

Mentre il 16 agosto 1686 il Romano Pontefice faceva questa sacra promessa da lui mantenuta con mirabile fedelta, gli av- venimenti nell'oriente d' Europa giustificavano la politica di Roma, incessantemente intesa a procurare Talleanza testfe conchiusa. Strana corrispondenza di fatti. Proprio in quel

T FRAKNOI, 63.

1 Ivi 73. I capitoli della lega erano sostanzialmente questi. L'lmpe- ratore e il re di Polonia, anche in nome dei loro successor!, stringevano alleanza offensiva e difensiva. Quest'ultima non avrebbe definite limite di tempo, 1'altra cesserebbe quando entrambi i sovrani potessero con- chiudere col comune nemico durevole pace e gloriosa. II Papa veniva pregato di voler essere il protettore della lega per assicurarne la con- servazione e 1'osservanza e di ricevere inoltre nelle sue mani il giura- mento dai cardinali a cio deputati. L' Imperatore metterebbe in pie' di guerra 60,000 uomini, 40,000 la Polonia. Gli alleati coi loro eserciti opere- rebbero ciascuno per proprio conto, da un lato per liberare TUngheria, dall'altro per riconquistare le province polacche occupate dai Turchi. Se il nemico assediasse Vienna o Cracovia 1'un alleato fosse obbligato di accorrere in aiuto dell'altro con tutte le forze militari. L'lmperatorecon- donava al Re di Polonia gli antichi debiti; prometteva inviare subito per i preparativi di guerra 200,000 tailed e di dare opera presso il Re di Spagna che venissero pagate le decime concesse dai Papa sopra i beni del clero di quel regno. In ultimo si invitassero tutti i governanti cri- stiani a far parte della lega, ma in modo speciale gli Czar della Russia. Cf. FRAKNOI, 72-73.

426 PAPA INNOCENZO XI

medesimo giorno 1 di aprile, in die la dieta della Polonia sanciva la lega coll' Austria, un esercito turco di 250,000 uomini guidato dal granvisire Kara Mustafa moveva da Adrianopoli ali'espugnazione di Vienna, indarno assediata un secolo e mezzo innanzi dal terribile Solimano. Quello che si dicessero in cuor loro i ministri cesarei cosi avversi alia lega eon la Polonia e sempre in azione per mettere inciampi al Buonvisi, non lo registra la storia; essa invece ci inostra quanto bene meritasse della vera civilta, I'uomo - posto dalla Provvidenza a reggere la grande famiglia cri- stiana mentre si combatteva un'angosciosa titanica lotta tra i seguaci della Croce e della Mezzaluna.

In mezzo all'indifferenza onde le potenze delToccidente, le quali pure hanno comune con r Austria la stessa fede, si rimangono spettatrici di una pugna che poteva riuscire de- cisiva, anzi mentre Luigi XIV non nega i suoi favori -all'ere- tico Tekeli alleato dei Turchi ai danni degli Asburgo, In.no- cenzo XI si manifesta, quale Iddio T ha posto sul seggio di Pietro, padre di tutti i fedeli. Ei sente la stretta e le an- gosce di quei trepidi giorni non meno che dovette provarle un lontano suo predecessore Leone IV, quando i Saraceni furibondi scorrazzavano alle porte di Roma. I risparmi del pontificio erario eroga generosamente in soccorso degli asse- diati ; 400,000 fiorini a Vienna, mezzo milione al Sobieski, 300,000 al duca di Baviera furon le somme, allora ingenti. per ogni stato, da lui elargite per i grandi bisogni della di- fesa. II suo esempio e bellamente imitato dai principi della Chiesa e da altri grandi prelati, specie dai cardinal! Flavio Chigi e Nicolo Albergati Ludovisi che danno a fondere gli splendid! servizii d'argento delle loro corti per coniarne mo- neta, non che dal Primate d'Ungheria Giorgio Szelepchenys,

11 quale da se solo contribuisce 400,000 fiorini 1.

Cosi sostenuti gli alleati arrivano al memorabile giorno

12 di settembre, allorch6 il Sobieski alia testa di 26,000 uo- mini congiuntosi col Duca di Lorena e con i priucipi del-

1 FKAKNOI, 75-77.

E I/UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 427

rimpero venne a campale battaglia sotto le mura di Vienna difesa eroicamente dal Conte di Stahremberg. II detto altero di Cesare, aggiustato dal Sobieski all'umile sentire di un duce cristiano, Venimus, vidimus, Deus vicit, riepilogava a me- ravigiia le glorie militari di quella giornata. Per6 1'eroe vin- citore non avrebbe mai potato scrivere al Vicario di Cristo quelle memorabili parole *, se questi non avesse ideata e condotta a termine la lega, cui solo si dovette se vana non riuscl la lunga resistenza del prode conte di Stahremberg 2. L' illustre e strepitoso successo ottenuto dai confederati con la sconfitta del granvisire Mustafa, come osserva a ra- gione il Fraknoi, non era piii che un passo verso la libera- zione dell' Ungheria tanto vagheggiata da Innocenzo XI. Con- veniva ora procedere alacremente nel dischiuso cammino afflnche non si avesse a ripetere giustamente dei vincitori del Turco quello che fu gia detto del grande cartaginese im- placabile nemico di Roma, essere stato egregio nell'arte di vineere, men che mediocre nel bene usare della vittoria. E nondimeno gli alleati non mostravano altra sollecitudine che di posare le armi. Come ai tempi di Pio V, disfatta la potenza navale del Turco nell'acque di Lepanto, quando tor- nava assai facile dargli r ultimo crollo e muovere all'assalto della sua stessa metropoli, si comincio dapprima a tempo- reggiare e poscia si riusci a quella pace obbrobriosa che tanto dolore e dignitoso sdegno cagiono a Gregorio XIII 3,

1 Le adopero nella lettera ad Innocenzo XI con la quale il 14 di settembre, due giorni dopo la liberazione di Vienna, gii partecipo il lietissimo avvenimento. Cf. FRAKNOI 78.

2 E ben noto che le fortificazioni di Vienna, mnnite di 12,000 uo- mini sotto il comando dello Stahremberg-, senza il sopraggiungere del Sobieski, avrebbero potuto appena resistere ancor quattro giorni agli im- petuosi assalti dei TJurchi.

3 I nobilissimi termini, con i quali Gregorio XIII dette sfogo al le- gittimo suo cordoglio per la pace stretta dai Veneziani con.il Turco k condizioni assai dure, ci furono conservati da un autorevole testimonio d'udita il cardinale di Santa Severina, GIULIO ANTONIO SANTORI nel suo Diario concistoriale. Cf. il testo di questa pregevole ibnte negli Studi e documenti di Storia e di Diritto 24 (1903) 126-127, dove la viene dando alia luce il p. TACCHI VENTURI.

428 PAPA INNOCENZO XI

cosl ora, salvata Vienna e rimosso per il momento il peri- colo di una nuova invasione, imperial! e polacchi diffident! 1'uno dell' alt ro a tutto pensavano fuorche a proseguire la guerra. Contribuiva non poco a questa deplorevole disposi- zione degli animi 1'antica ruggine tra F Austria e la Polonia. La gelosia e la pedantesca tenacita nelle tradizionali ceri- monie deir Imperatore e dei suoi ministri generali, la sua attitudine di fronte al Tekeli, la vanita e i puiitigli di So- bieski creavano ad ogni pie sospinto molestissimi malintesi ed intoppi, che in luogo di concordia facevano presagire im- min eiite rottura. II Buonvisi in Vienna era tutto occhi ed in continue moto per impedire gli attriti e addolcire la ri- percussione dell'urto die la sua finezza di diplomatico non era riuscita di pre venire.

Da Roma frattanto non intermetteva Innocenzo di insi- stere per il sollecito proseguimento della guerra. Ravvalo- rato nell' inconcussa fede che Dio T avesse voluto suo vi- cario in terra per fargli raggiungere lo scopo sospirato per piii di due secoli da tanti suoi antecessori, non deponeva affatto il pensiero della lega; unico mezzo per annientare la potenza deir Islamismo in Europa. Per cio dichiaravasi pronto ad ogni sacrificio e; in questo senso e secondo que- st' ordine d' idee, trattava del continuo con gli ambasciatori resident! in Roma ed inviava istruzioni ai nunzi perche nella medesima forma si contenessero con i sovrani alle cui corti erano accreditati.

Se non che, ne i paterni calzantissimi inviti del Vicario- di Cristo, ne la prudente ed efficace cooperazione del Buon- visi sarebbero riusciti a nulla di veramente pratico se il Granvisire, avido di rivincita ed accecato d'orgoglio, non avesse disdegnosamente respinto le pacifiche proposte di Vienna \ II desiderio di posare le armi credevasi giustificato

1 L'esercito turco aveva appena abbandonato 1'assedio di ViennaT quando fu participate al Granvisire, sotto il piu stretto segreto, che la

E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TUBCHI 429

dairimperatore e, certamente non senza ragione, stante il pe- ricolo che minacciavalo da parte del potente Luigi XIV che a troppi chiari segni dava a vedere la sua persistenza nel pristine divisamento di umiliare e ridurre a nulla la casa d'Asburgo e 1'impero. Negli stessi trepidi giorni dell'assedio di Vienna non aveva avuto rossore d'invadere il Belgio. La Spagna invocava 1'aiuto delle potenze amiche e il Borgo- mainero, ambasciatore spagnuolo in corte di Leopoldo, acca- loravasi senza posa per ottenere che, se non tutto 1'eser- cito, una parte almeno venisse in aiuto di Carlo II per ope- rare unitamente contro la Francia.

II Papa venuto a sapere dal cardinale Pio di Savoia quali consigli andasse rivolgendo Leopoldo ne fu profondamente trafitto e dichiaro che, ove mai si desse principle alia guerra contro i Frances!, avrebbe issofatto tralasciato di contri- buire, come aveva promesso ed in parte gia mantenuto, alle spese grandissime degli armament!. Nel suo carattere di padre comune della cristianita non potere tollerare che i suoi sussidii, apprestati a costo d'immensi sacrifizii, andas- sero ad aliment are una guerra tra popoli cristiani !. L'ener- gica risolutezza d'lnnocenzo, sostenuta a gran ventura dallo sdegnoso rifiuto del Granvisire, fu tutt'insieme la salvezza della lega e per conseguenza il principio della ormai pros- sima liberazione delFUngheria.

Svanita in questa guisa la possibilita di concludere un qualsiasi trattato di pace, che non avrebbe potuto essere se non dannoso alia causa cristiana, la corte di Vienna, vi- desi stretta dalla necessita di proseguire la guerra. A ren- der ne 1'esito piu sicuro i ministri imperial! ebbero la feli-

corte era disposta a fare la pace. La proposta rimase occultissima- ai Buonvisi non meno che ad ogni altro degli ambasciatori esteri resident! nella capitale dell'Impero. Essa fu solo conosciuta a tempi nojstri, quando il KLOPP nella sua opera Das Kriegsjahr 1683, dette alia luce la lettera che il residente imperiale Kunicz, per commissione della corte il 24 set- tembre 1683, scrisse nel predetto senso al Maurocordato interprete del Granvisire. Cf. FRAKNOI, 88. i FRAKNOI, 88.

430 PAPA 1NNOCENZO XI

cissima idea di rafforzare T alleanza facendovi entrare la repubblica di Venezia, tuttora forte, per quaato scaduta dalla potenza gocluta in eta piu lontane. Accettata la pro- posta dei Veneziani, ai 28 gennaio 1684 comparve in Vienna alia presenza di Leopoldo T ambasciatore Contarini e assi- curo clie la Signoria mernore della perdita di Greta, fidata in Dio, e nello zelo instancabile del Papa si dichiarava pronta di accedere alia lega nella cui efficacia per debellare il co- mune nemico confidavasi soprammodo. Stabilita in principio la partecipazione del nuovo alleato, fu compito della diplo- mazia pontificia il venirne tracciando le condizioni ne' suoi piu minuti particolari.

I laboriosi negoziati a questo fine condotti dai plenipo- tenziari di Austria, Polonia e Venezia si trattavano sotto la presidenza del cardinale Buonvisi nella sua stessa dimora di Linz, dove nei primi mesi del 1684 erasi trasferita la corte. I patti di questa triplice alleanza, cui Innocenzo XI voile si dicesse la santa lega, rimasero sostanzialmente quei medesimi accettati gia dalla duplice fra T Austria e la Po- lonia. Per6 fu non piccola avvedutezza del Nunzio ii farvi inserire un capitolo suggerito dair esperienza del pericolo corso dopo la vittoria sotto le inura di Vienna. Non solo dichiaravasi in esso che veniva esclusivamente conchiusa contro dei Turchi, ma aggiungevasi che non mai, in nessun caso, i confederati potessero rivolgere le loro forze contro una potenza cristiana. %

A ravvalorare la lega gli alleati scelsero a protettore il regnante Romano Pontefice e dopo lui i suoi successor!, protestando con ampli termini di venerazione che ognuna delle parti sarebbesi al possibile industriata di corrispon- dere con filiale obbedienza alle paterne sollecitudini del Vi- cario di Cristo £.

II merito avuto dal Buonvisi nella felice conchiusione del trattato fu riconosciuto da Innocenzo XI che, rallegrandosene

1 FRAKNOI, 91.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 431

con Timperatore Leopoldo, non omise di darne al Nunzio la debita lode l.

* # *

Fermata 1'alleanza tra le tre potenze, succede un nuovo periodo nel quale le difficolt& frapponentesi all'intento finale piuttosto che diminuire si accrescono di giorno in giorno. II Fraknoi seguendo i dispacci diplomatici dei confederati descrive e mette quasi sott'occhio tutto il lavorio della corte di Roma che doveva riuscire alia liberazione di Buda. E una vasta tela di fatti e di negoziati travagliosi tanto che piii d'una volta fanno vacillare la costanza del Nunzio, desideroso di partirsi da Vienna e indarno supplicante pel suo richiamo. Pare all'ordine del Papa, che mai non gli nega la sua piena fiducia e gli manda significando di non avere chi meglio di lui possa sosteriere Fimpresa, rimane fedele al suo posto e non cessa di caldeggiarla cosi a' di del piu vivo entusiasmo, come quando gli sembra illan- guidita e piu che smorta ogni ridente speranza. La sua azione prende peculiar men te di mira il liberator e di Vienna, il So- bieski, singolare tempera di duce e sovrano. S'industria di renderlo meno sensibile ai puntigli e sordo alle lusinghiere parole che gli vengono da Versailles per istaccarlo dall'al- leanza e renderlo, non fosse altro, inoperoso alleato ; poi volgesi a ridurre in quiete 1'Ungheria sempre agitata dal capo ribelle Tekeli ; suggerisce provvedimenti che infrenino lo sperpero e la cattiva amministrazione del pubblico erario, cagione della mancanza dei mezzi necessarii alia guerra; cerca di ravvicinare Luigi XIV e Leopoldo; breve, niuna trascura delle altre gravi question! collegate con la felice attuazione del concepito disegno.

i ingenti cum animi iiostri gaudio cog%novimus, sancito pridem

inter te carissimumque in Christo filiiim nostrum loannem Poloniae re - gem adversus communern hostem sacro foederi, inclytam rempublicam Venetam et quidem opera praecipue dilecti filii nostri Francisci cardi- nalis Boiivisii accessisse. Cf. il Breve innocenziano a Leopoldo, dei 27 maggio 1684 nel Theiner, Monuments historiques, 270.

432 PAPA INNOCENZO XI

I confini proposticiin questarassegna dell'operadel Fraknoi non ci consentono di. venire enucleando partitamente la serie di quest! fatti come fa il chiaro Autore nei capi quinto e sesto del suo lavoro. Dobbiamo invece affrettarci verso 1'av- venimento di fama immortale, quale fu la riconquista di Buda. Conchiusa la santa lega nella primavera del 1684, il restante di quell' anno non passo agli alleati del tutto inutil- mente. Ma pur troppo ai lieti auspici e alle vittorie di Vi- segrad, di Vacs ed altre minori, con le quali il duca Carlo di Lorena nel giugno o ai primi di luglio inizio la campagna, non corrispose guari la fine, tristamente memoranda per la confusa ritirata delFesercito imperiale da Buda dopo piu di tre mesi e mezzo d'assedio infruttuoso.

II Buonvisi aveva sconsigliato, e bene a ragione, di andare per quell'anno ad oste sotto le mura di Buda. « Persisto nel parere, scriveva ai 4 di giugno, che diedi in iscritto che fosse stato meglio applicarsi a Neuheusel, che era colpo sicuro » 1 ; e quando, non ascoltato, vide intrapreso 1'assedio e la sta- gione troppo inoltrata, non cesso d'insistere perch6 le ope- razioni fossero condotte con massima sollecitudine : « Rap- presentai che tutto consisteva nella prestezza e che sotto Buda si haveva di decidere la sorte della guerra, onde bi- sognava trascurare tutte le altre considerazioni, ancorche i<mportantissime, per condurre a fine questa impresa 2. »

Sventuratamente predico al deserto. L'insufficienza d'in- gegneri, di artiglieria e degli altri mezzi necessarii ad espu- gnare un munitissimo luogo, difeso da circa 12,000 uomini, Tindisciplina delle milizie imperiali congiunta con la disu- nione e vita licenziosa dei capi, I'incertezza infine e i cam- biamenti nei vari piani d'assedio finirono purtroppo coll'av- verare i suoi funesti presentiment!. Al cadere di ottobre 1'esercito con perdita di 20,000 uomini lasciava il campo, ri- tirandosi tanto disfatto dai patimenti e dalle malattie che nel solo tragitto sino a Komorn perirono da 2000 soldati.

1 FRAKNOI, 109.

2 FJIAKNOI, 111.

E L/UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 433

II grande Sobieski non corrispose affatto alFaspettazione, se n'ando tutto in ideare vasti disegni adeguati al suo ardi- mento senza nondimeno venire a capo di nulla. L'escursione in Podolia e Fassedio di Choczym non riuscirono, come pure falli il tentative di tragittare il Dniester, avendogliene conteso il passo Fesercito turco. Miglior fortuna per verity ebber.o i Yeneziani die tornarono padroni delFisola di S. Maura e Pre- vesa ed altri luoghi minori nelF Albania.

In queste luttuose vicende, non inferior! ai danni di qua- lunque non mediocre sconfitta, brillo la carit& del Vicario di -Cristo. Le ambulanze di campo, come oggi sogliamo chia- marle, fino al volgere del secolo XVII erano sconosciute non meno rispetto al termine che alia cosa significata, I govern!, i duci supremi degli eserciti si prendevano ben poco pen- •siero dei soldati feriti. I poveretti di via ordinaria, ma senza ordinato sistema di cura, trovavano alia meglio asilo ed as- sistenza nei chiostri. Ora il provvido e caritatevole Pontefice concepi ed attuo il primo Fidea di venire in soccorso degli infelici con apposito ospedale volante, com'egli stesso lo no- mino. ] Ed infatti a sue proprie spese fu impiantato un laz- zaretto dove moltissimi furono salvati da morte e parecchi dei protestanti rinunziarono agli errori in che erano nati e cresciuti. Mercecche, secondo il testimonio del Buonvisi, i sol- dati acattolici curati in quelF ospedale, tocchi dalla carita del Papa, che i fanatici loro predicanti non si saziavano di chia- mare FAntieristo, cominciarono a risguardarlo con altri oc- chi e quasi senza eccezione tornarono alia vera fede 2.

(Continuo)

1 L'ambasciatore Contarini ragguagliava di avere inteso dal car- din ale Buonvisi che Innocenzo « andava pensando anco soccorrere i sol- dati feriti alemanni i quali privi di necessarii rimedii perivano misera- mente... La S.^ S. andava escogitando i mezzi di mantenere nell'eser- cito un Hospital volante de chirurgi e medici salariati con il solo' oggetto di curare gl'mfermi; con che, consolato il soldato e sicuro d'haver suf- freggio (sic) negl'accidenti che nelle attioni accadono, sia per azardarsi con piu franchezza di cuore ne'piu azzardosi cimenti. » Riportato in nota dal FRAKNOI, 1^2.

2 Dal dispaccio del Buonvisi, 8 ottobre 1684. Cf. FRAKNOI, 113.

1904, vol. 1, fasc. 1288. 28 11 febbraio 1904.

DI ALCUNI CRITERII INCERTI

NELLA PALETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIGA

LE SCOPERTE DI GRETA E IL CRITERIO CRONOLOGICO.

Date le necessarie informazioni de' Palazzi di Knossos, di Phaestos e di Haghia Triada, per quel che riguarda Tar- chitettura, la scrittura, i metalli, la ceramica, la pittura e quant'altro contribuisce a costituire una civilta cretese della stessa natura dell'asiatica e delle isole, dobbiamo ora, come fin da! principle ci eravamo proposti, svolgere le question! phi important! di cronologia e di etnografia. Questa infatti si connette con la doppia scrittura geroglifica e lineare pre- fenicia e preistorica, contrariamente airopinione di talunor il quale distingue fra Tuna e 1'altra, assegnando la prima agli Eteocretesi, e la seconda credendola introdotta o cosi mo- dificata da' Greci. Senonche la questione della distruzione- de' Palazzi per incendio; e la fine della civilta cosiddetta micenea nell' isola di Greta, ha fatto sorgere 1'altra del quando cotesta civilta vi fiori e quanto duro; che in altri termini,. si suole proporre domandando a che secolo risalga la cera- mica geometrica del Dipylon, perciocch6 col cominciar di questa si stabilisce il tramontar della micenea. Ora conviene osservare che le sentenze in questa materia t>on varie, atte- soche la ceramica geometrica del Dipylon, da qualcuno e posta in tempi remotissimi, e da tal altro e fatta discendere all' VIII secolo a. G. C.; e mentre alcuni la stimano prove- nire dair invasione dorica, ed altri che questa invasione non ammettono, ne danno una spiegazione diversa. Noi, per con- verso, siamo di parere che in questa questione della durata del miceneo male s' invochi, come diremo, 1'argomento o il criterio del geometrico del Dipylon.

DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA 435

II prof. De Sanctis nella Rivista di Filologia e d'lsfrtr.- zione classica anno XXX - Fascicolo I. La Ciriltu Micr.nea e le idtime scopei'te in Greta, svolse le question! da noi qui accennate della doppia scrittura e della cronologia, con idee proprie e partieolari. II prof. Taramelli pertanto riella sua Memoria: Sui principali risultati della esplorazione archeo- logica italiana in Creta 1899-1901, nell' Atene e Roma, giugno e settembre 1902, non giudica probabili le ipotesi del De Sanctis tanto per la scrittura quanto per la cronologia. Per la scrittura cosl egli si esprime. Secondo « Pidea avan- zata, ma con molta prudenza, dal De Sanctis, che il sistema geroglifico sia quello usato dagli abitanti primitivi delPisola, gli Eteocretesi, mentre quello lineare sarebbe proprio di que- gli invasori Greci, a cui si dovrebbe lo splendore della ci- vilta di Knosso, e che avrebbero sviluppato il sistema loro lineare o fonetico a contatto del sistema o dei sistemi gero- glifici pittorici in uso nell'isola, questa ipotesi parrebbe ur- tare col fatto che scarse o quasi nulle sono le tracce date dal suolo ellenico di questo sistema dei Greci; inoltre che i due sistemi si sono trovati entrambi in uso nel palazzo Knos- siaco, e percid si dovrebbe ammettere o la momentanea su- premazia delle famiglie indigene eteocretesi sopra i domina- tori esteri, oppure rapporti tanto stretti da rendere neces- sario Puso dei due modi di scrittura proprii alle due schiatte, dato pero che si abbia realmente da fare con due schiatte diverse. »

Ha ragione il prof. Taramelli di non accettare P ipotesi del De Sanctis perch6 contraria al fatto d'una scrittura lineare usata da' Greci invasori, ma dev'essere altresl messa dalPun de' lati perch6 suppone contro la cronologia ammessa da tutti, che la civilta di Knossos e di Phaestos, sia stata Popera de' Greci, dovechk essa e piu antica della civilta greca, come di pari anteriore alia greca in Creta e la lingua parlata nella parte orientale delPisola, e dalla greca diversa come si sa dalle iscrizioni di Praesos. Ma della scrittura lineare diremo piu innanzi. In quanto alia cronologia che riguarda la fine

436 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

della civilta raicenea dopo la distruzione de'due Palazzi, giu- stamente il prof. Taramelli non puo ammettere Topinione del De Sanctis, il quale sostiene che « la fine della civilt& mi- cenea precede o coincide coll'apparire del ferro, in Grecia diffuse intorno al IX secolo, come anche coincide col preva- lere o col ritorno di uno stile geometrico, in tutta la regione greca; per cui anche in base ai recenti scavi nella necro- poli di Eleusi e gli studi di quella del Dipylon, il von Bis- sing e il Wide sarebbero condotti a riferire al principio del secolo VIII i piu antichi vasi geometric! del Dipylon, alia meta ed alia fine il grande sviluppo di questo stile, carat - terizzato dalle grandi anfore di quella necropoli, ed al prin- cipio del VII secolo, quei tipi di vasi che mostrano la tran- sazione tra lo stile del Dipylon e lo stile protoattico: al di 1& di questo periodo, e senza hiatus precede la fase di ci- vilta micenea. Senonche tutte queste date sembrano ecces- sivamente recenti, almeno per quanto riguarda lo sviluppo del periodo del Dipylon ed in genere del periodo delFarte geo- metrici, che gli storici tendono a circoscrivere in una cer- chia troppo ristretta, ammettendo una celerita di sviluppo che non 6 naturale. »

Queste ed altre osservazioni del Taramelli sulle cause del tramonto della civilta micenea a Greta, cio6 « il naturale de- clino di ordinamenti tirannici, 1'interruzione di rapporti con region! oriental! o direttamente intrattenuti, o col tramite di paesi interposti come la Cirenaica », sono degne di cqnside- razione, rna suppongono implicitamente che il criterio tolto dalla ceramica geometrica possa e debba spiegare la crono- logia della civilta micenea cretese de' due palazzi e la sua cessazione. Ora questo criterio, per noi, non ha ragion d'essere ed e del tutto inefficace ed inetto a sciogliere la questione del quando cessa la splendida civilta che il Tamarelli chiama acconciamente, aristocratica.

E prima di tutto si noti col prof. Patroni che « bisogna guardarsi dall'abuso della denominazione di ceramica geo- metrica, che non significa nulla, potendo esservi diversi stili

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIC A 437

geometric! di gusto ed origine differente. II geometrico egeo, come rappulo, che derivano in massima dalla stilizzazione di forme naturalistiche e si rannodano all'Asia ed all* Africa, non ha niente da fare col geometrico del Dipylon, che si ran- noda all'Europa '." » Ma Timpossibilita di nulla conchiudere con I'argomento della ceramica geometrica alia cessazione della civilta micenea in Greta, e in ci6 che lo stile miceneo e lo stile geometrico sono contemporanei, e pero 1'illazione: comincia ovvero ritorna il geometrico, dunque il miceneo e quanto 1'ha preceduto ed ora non esiste piu, e una illazione che non ha senso perciocche il fatto le sta contro. Proviamo la verita di questo fatto.

Si sapeva gia che la ceramica di Kamares a Greta pre- sentava negli elementi decorativi 1'uno e Taltro stile geome- trico e miceneo ; ma nella stessa Grecia si hanno oggetti che certificano la contemporanea esistenza di questi due stili 2. « Si la ceramique mycenienne, dice il Perrot, et celle qui lui succede out ainsi vecu cote a cote pendant un certain temps, rune terminant sa carriere pendant que I'autre de- veloppait ses melhodes, on ne saurait s' Manner de decouvrir des vases qui, par leurs formes et par le goiit de leur decoy*, tiennent a la fois de Vun et de I'autre style 3. » Senonche la prova piii chiara e piu convincente ne fu data dagli scavi di Klicevac a Jablanica in Serbia, (Penisola Balcanica) dove nel 1881 fu trovata la statuetta che T Hoernes pone nel- Tanno 2000 a. G. C. Delle esplorazioni e degii studii par- ticolari intorno le sei urne ivi scoperte, il Dr. Tassits ci ha fornito una dottaMemoria che si legge tradotta da S. Reinach,

1 PATRONI, Mon. Ant. d. Lincei, Vol. VI, Vasi arcaici dalle Puglie ml Museo Nazionale di Napoli, p. 402, n. 1. Cfr. THOVEZ, II Medioevo dorico e lo stile del Dipylon, E. Ace. del Lincei, anno CCXCIX 1902. Dotta ed utile Memoria ma che, secondo noi, non viene a conclusion! stringenti.

2 Cfr. PERROT, Hist, de I' Art. dans I'Antiq., t. VII, p. 207; FURT- AVAENGLER, Antike Gemmen, p. 59. II DUEMMLER a proposito di Cipro, crede i due stili contemporanei almeno in certe parti della Grecia. (Atheti Mitth., t. XIII, p. 288-294).

PERROT, o. c. p. 207-208.

438 DI ALCUNI CR1TERII INCERTI NELL A PALETNOLOGIA

nella Rev. ArcMoL, Trois. Ser. t XL, 1902, p. 172 segg. Ecco le osservazioni dell'autore intorno alia decorazione de' vasi trovati. Essa ha tendenze ornamental! different!, mer- cecch6 negli uni predomina la decorazione rettilinea, negli altri la linea retta e quanto piu si pu6, evitata. II primo sistema e il geometrico, il secondo miceneo. A questo appar- tengono i cerchi concentric!, i quali peraltro si riscontrano frequentissimi su vasi geometrici ed oggetti di Grecia ; la spirale micenea che si considera dal Furtwaengler uno de' piu antichi ornati usato da; popoli europei *, ma che manca del tutto allo stile del Dipylon ; la treccia, 1' aggruppamento de' cerchi concentric! in rosone, il rombo. Per il sistema geometrico la decorazione delle urne presenta il triangolo, il quale 6 raro nella cer arnica dipinta di Micene, frequente nella ceramica del Dipylon. Vero e che il triangolo inciso esiste in Grecia e nelle stazioni europee dell'eta del bronzo. Ma esso compare gia nella ceramica neolitica, dalla quale potrebbe dirsi trasmesso a quella del Dipylon. II simile deve dirsi del meandro d'uno de' vasi di Klicevac, che 1'Hoernes 2 crede una creazione originale del genio greco, e che altri ne cerca Torigine nell'Europa settentrionale 3. L'autore opina che questo meandro come il triangolo de' vasi del Dipylon, deriva da' vasi monocromi a decorazione incisa. E infatti i piu antichi meandri dipinti sono intagliati, come su' pitkos di Atene.

Si deve inoltre osservare con 1'autore che la statuetta in terracotta, di Klicevac presenta caratteri comimi cosl con le imagini femminili dell'arte micenea, come con quelle della ceramica del Dipylon. D'altra parte, la stazione di Jablanica e di et& puramente neolitica, riscontrata dall'autore con quelle di Troia, di Bos-ojuk e di Amorgos all'est, e di Butmir al- 1'owest. Jablanica pertanto in rispetto di Klicevac, e come la civilt& premicenea, caria o egea, alia civilt& micenea. Cio

1 FURTWAENGLER, Ant. Gemmen, t. III. p. 25 segg.

2 HOERNES, Urgesch. der Kunst, p. 548, 562, 589.

8 PERROT, Hist, dell' Art dans VAntiq. t. VII, p. 196.

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 439

posto, si vedra manifestamente 1' importanza delle conse- guenze di questo studio sulle stazioni di Klieevac e di Ja- blanica poste tutte e due a nord della penisola de' Balcani dalla cronologia. Ed invero, la statuetta di Klieevac sarebbe per 1'Hoernes [ del 2000 circa a. G. C. tuttoche, secondo il il Tassits, sia forse piii antica come il rimanente di ci6 che fu trovato a Klieevac. La civilta micenea, stando al Furt-

STATUETTA DI KLICEVAC

waengier 2, comincerebbe fra il 2500 e il 2000 ; e sarebbe durata fin oltre il 1400; anche il Montelius porge le stesse date 3. Donde apparisce T inverisimiglianza deH'opinione di coloro che fanno cessare la civilta micenea, al cominciare della ceramica del Dipylon, cio& secondo loro, all' VIII secolo. Le conclusion! del Dr. Tessits, che noi accettiamo, sono fondate sul fatto degli scavi e sul metodo comparative . Nella stazione di Klieevac furono trovati oggetti strettamente so- miglianti per lo stile, al miceneo e al geometrico svolto. Di

' HOERNES, o. c. p. 222.

2 FURTWAENGLEB, Ant. Gemmen, I, III, p. 25 segg.

3 MONTELIUS, Chronol. der attest. Bronzezeit. p. 174 segg.

440 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

che, sia che si ammetta o no la realta storica deirinvasione dorica, la scoperta fatta al nord della penisola balcanica, u prouve que le style mycenien et le style geometrique out vecu cote a cote dans le nord de la pdninsule, d'oii Us out pu etre importes en Grece soit par le commerce, soit par I'effet d'une invasion !. » Gertamente gli ornati decorativi piii svolti che vediamo al nord de' Balcani, sono molto piu antichi, eppure nello stile del Dipylon ricompaiono senza mu- tamento. La spiegazione naturale di questo fatto si ha nella introduzione della decorazione gia progredita, dal nord in Grecia, ed uno degli elementi, il meandro, comparisce sui yasi micenei del stile, contemporanei dello stile geome- trico e da esso influenzato. Fu infatti notato che questo stile geometrico non ha nulla di originale e di primitive) 2, e man- cano i material! qualora se ne voglia seguire in Grecia lo svolgimento 3.

L'autore stima non potersi ammettere dopo queste sco- perte, una qualsivoglia influenza meridionale, stantech6 non si e finora segnalata una sola statuetta analoga a quella di Klicevac nel sud della penisola balcanica ; e il meandro e piu comune nell'Europa centrale che nel sud e nel sud -est, e parimente il rombo frequente a Klicevac, non si trova se non ne' prodotti gia in progresso dell' industria micenea. Egli e altresi d'opinione che uno stesso popolo abitava il setten- trione e il mezzodi della penisola de' Balcani, attesa la so- miglianza della civilta di Klicevac con la civilta micenea. Ricorda inoltre che il Furtwaengler dallo studio di un anello sul quale riconobbe Afrodite e Ares, giunse alia conclusione che i Traci, apportatori del culto di Ares ed erano stabiliti in Tessaglia e nella Beozia, erano fin d'allora in possesso della civilta micenea. Ora cotesti Traci della Tessaglia, se- condo lo stesso archeologo, erano strettamente legati co' Cre-

1 TASSITS, o. c. p. 190.

2 EIEGL, WIDE, Atlien. MittheiL, t. XXI, p. M7. 8 Cfr. Jahrb. des Instit., t. XV, p. 56.

ARCHEOLOGIA E STOR1A ANTICA 441

tesi '. Aggiungi, che la ragione di questa lega o stretta unione di Tessali e di Traci co' Cretesi, non 6 altra, a parer nostro, se non la comune loro origine pelasgica.

Non minor! oscurita ed incertezze s' incontrano da coloro i quali ricercano r origine e 1'eta della doppia scrittura pre- fenicia o preellenica trovata a Greta nelle tavolette fittili di Knossos, di Phaestos e di Haghia Triada. Anche qui si 6 vo- luto ricorrere all' Egitto e prendere im criterio cronologico da' segni o caratteri die si son riscontrati su' vasi piu an- tichi d' Abido, di Kahun, di Gurob, di Kata'anah e d'El-Amrah, co' quali furono confrontati i segni della scrittura cretese. Si penso dalP Evans e dal Flinders Petrie che ad una remota eta dello svolgimento della civilta egizia fosse in uso un me- desimo sistema di scrittura in Egitto e nel mondo egeo-cre- tese. II dotto Inglese nel 1895 confronto in una Memoria 1 i segni trovati dal Petrie sulla ceramica egizia di Kahun e di Gurob, con segni detti da lui lineari che si erano veduti in diversi paesi e particolarmente a Greta. E avvegnach6 i segni di Kahun e di Gurob figurino gia sulla ceramica arcaica delle prime dinastie menfite, come apparisce dalle scoperte del- I'Amelineau ad Abido e dal de Morgan a Negadah, 1' Evans nel 1896 confermava i suoi primi riscontri. Nel 1900 il Petrie riconosce ed afferma le idee dell' Evans e i suoi quadri o ta- vole di concordanza, asserendo che si da identita de' segni perch6 uno stesso sistema di scrittura fu in uso « in tutto il Mediterraneo, per molte migliaia d'anni. » L'anno appresso (1901), da una certa categoria di ceramiche trovate nelle tombe reali di Abido, ch'egli crede ceramiche egee, conchiude che al tempo dell' Egitto arcaico la fabbrica di vasi decorati era gia cominciata nelle regioni egee.

L'Evans, come nota il Weill, ammise da prima non esservi differenza essenziale fra' due tipi di segni geroglifico e lineare dacche essi non sono che due forme d'un sistema unico; il

1 FURTWAENGLER, O. C. p. 36.

1 Cf. R. WEILL, La question de Vecriture lineaire dans la Mediter- rante primitive, nella Rev. Arch'oL, Quatr. Ser., t. I, 1903, p. 213

442 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA

lineare 6 la semplificazione d' un certo numero di caratteri pittografici cio6 dire geroglifici. Poscia quest! due sistemi son da lui dichiarati del tutto Turi dall'altro indipendenti e ap- partenenti a due diverse schiatte deirisola di Greta. Fin dal 1895 la distinzione fra il geroglifico e il lineare 6 stabi- lita dair Evans come certa e inconcussa, ma la prova ce la ' da con riscontri fatti con soli segni cretesi lineari e certe fa- miglie di segni molto semplici, anch'essi lineari e che hanno co' primi una certa analogia esterna. Vero e che nel quadro

0 tabella principale dove sono raccolti i segni creto-egei, i segni « cretesi trovati in Egitto >», i caratteri cipriotti, e nel piccolo quadro comparative de' segni egei e di quelli di Lakish (Tell el-Hesy), non si fa veruna menzione del pittograflco cre- tese. Di che il Weill cosl conchiude : Se dunque i quadri di cui si tratta, provano qualche cosa, provano solamente che

1 segni cipriotti, di Lakish, di Kahun e di Gurob, derivano da' segni lineari cretesi, anch'essi derivati dal sistema pit- tografico. II perche T Evans 6 obbligato ad ammettere che la civilta egea deve rimontare ad un'epoca antichissima, per- ciocch& compara certi vasi premicenei con oggetti analoghi del periodo egizio-arcaico e stabilire cosi una relazione fra loro di sincronismo.

Ma il Petrie nel 1901 1 fatta conoscere in due tombe reali di Abido, la presenza di vasi di una decorazione particolare analoga a certe ceramiche egee del piu antico periodo, af- ferma che : « La sola conclusione possibile, fintantoche una prova uguale e contraria non venga a manifestarsi, 6 di ac- cettare per la data del principio della ceramica decorata, nelle region! egee, quella del 4700 a. G. C. » Ora in questo armeggio cronologico non altro si pretende dal Petrie e dal- T Evans, se non provare una civilta antichissima in tutto il Mediterraneo : e i mezzi per giungervi sono il riscontro delle ceramiche dell' Egitto arcaico con le egeo-cretesi, e quello de' segni della scrittura lineare egeo-cretese con quella che

1 F. PETRIE, The royal Tombs of the earliest dynasties, part. II. p. 46-47.

ARCTIEOLOGIA E STORIA ANTIC A 443

appare su' vasi dell' Egitto dell'eta de' primi re menfiti. Noi

stimiamo col Weill, che la prima questione che e delle ce-

ramiche confrontate fra loro, non e stata ancora pienamente

risoluta, e se si vtiol credere risoluta, la soluzione non ci

sembra favorevole alle teoriche de' due dotti Inglesi. Cio

ch'essi suppongono esser proprio e particolare delle tombe

arcaiche d'Abido, sembra per converso, essere stato diffuso

in Egitto in tutte le eta. La decorazione lineare infatti, trova

somiglianze per tutto, in Oriente e in Occidente e nel Nuovo

Mondo, su' vasi peruviani, messicani, kabili e della Poli-

nesia, come su' vasi della Grecia, dell' Asia Minore e nelle

isole dell' Egeo. La ragione e manifesta e il Pottier 1'esprime

con una frase curiosa ma vera : « C'est que tons Us ont pass£

par line certaine phase ridcessaire, qui resulte en quelque

sorte de la structure du cerveau humain 1. » Quando dunque

1'Hall 2 non vuole ammettere la cronologia del Petrie e del-

T Evans, i quali riconoscono analogic fra' vasi premicenei e

vasi egizii del periodo arcaico, perciocch6 non pensa che vi

sia stata differenza ma somiglianza nello stato di civilta, fra

gli Egizii del periodo arcaico, e i Greci primitivi di 2000 anni

piii tardi, dovrebbe essere piu fedele alia logica. Imperocch6

per ritenere come esotiche le ceramiche egizie decorate, non

basta concedere che i vasi egei rimontino alia dinastia XII

o XIII, ma non piu su, conviene altresl provare che il pre-

miceneo de' vasi egei sia ristretto a queste dinastie e a' vasi

di Kahun e di Kata'anah, il cui deposito e certamente con-

temporaneo di esse e del periodo premiceneo. Ma il Petrie in

questo deposito trovo ceramiche premicenee dello stesso stile

delle ceramiche del periodo arcaico dell' Egitto, e forza percid

conchiudere che se il premiceneo de' vasi egei e della XII o

XIII dinastia e quindi contemporaneo del premiceneo de' vasi

di Kata-anah, esso 6 pariniente contemporaneo de' vasi di

Kata-anah del periodo arcaico dell' Egitto. Senonche 1'Hal],

1 POTTIER, Cat. des vases antiques de terre cuite du Louvre, p. 18.

2 HALL, The oldest civilization of the Greece, p. 73, 67-7f>.

444 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELL A PALETNOLOGIA

come osservava il Weill, « id recule, comme naguere avait recule M. Ecans devant le synchronisme tir£ des signes J. » Ne solamente si tira indietro, ma ricorre ad una supposizione senza prove, anzi con prove contrarie, stantech6 non si pos- sono dire cotesti frammenti introdotti posteriormente per caso in queste tombe, mentre il Petrie da particolari esatti die i vasi di cui si tratta, furono posti nella tomba fin daU'origine. Negare ovvero mettere in dubbio un fatto perche contrario ad una teoria, non e procedimento ragionevole contro il fatto, ma e un indizio certo che la teoria non si regge.

Veuendo ora al valore de' segni delle tavolette fittili di Knossos, di Phaestos e di Haghia Triada, posti a riscontro co' segni delle ceramiche egizie del periodo arcaico e con altri rinvenuti sparsamente in Grecia e nelle isole del- T Egeo, si pu6 dubitare della verita e dell' esattezza onde sono stati formati i quadri o le tabelle come rappresentanti d'un' originate scrittura antica coniune a' popoli del giro del Mediterraneo. Ammesso infatti che fra scritture egizie pri- mitive come quelle che compaiono su' vasi di Abido, e le scritture cretesi, vi siano somiglianze ne' segni lineari trac- ciati su quelli e su questi rapidamente con una punta, nes- suno nega che 1' uno e 1' altro mo do di scrittura provenga in Egitto ed a Greta da due sistemi di scrittura geroglifica semplificata e ridotta, non sempre pero di maniera che si possa scorgere nelle poche linee la forma priiniera del ge- roglifico. II che posto, farebbe mestieri dimostrare che i due sistemi geroglifici in un dato tempo siano stati identici, e da questa identity sarebbe seguita ridentita.de' segni lineari. Lo stesso studio poi si dovrebbe fare per le scritture hethee confrontate con le cretesi e le egizie, e quand' anco le so- miglianze esistessero, almeno nella maggior parte de7 casi, la questione sussisterebbe ancora, perocche ignoriamo la parte fonetica corrispondente a' segni grafici sieno gerogli- fici, sieno lineari. Fintantoche queste scritture non si leg- gano, i riscontri sono di poco o nessun valore e le illusion! son quanto si possa dir di piu certo.

1 WEILL, o. c. p. 226.

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 445

Finora le scritture di cui parliamo, non si son lette, n6 le geroglifiche n& le linear! venute in luce dagli scavi di Greta, comeche il numero delle tavolette sia numerosissimo specialmente a Knossos. Soltanto nella Cappadocia sotto ca- ratteri cuneiform! si ebbero saggi fonetici di lingua hethea, daceh6 la lettura delle iscrizioni ivi scoperte dallo Chantre e lette dal P. Scheil, sono in idioma n6 semitieo n6 indo- europeo e tutto prova che esso sia hetheo. Anche le 24 iscri- zioni raccolte dal Golenischeff negli stessi luoghi, confer- mano la presenza della lingua hethea sotto scrittura cunei- forme. In questo caso avremmo Telemento fonetico ma non rideografico o geroglifico 116 il lineare e pero non vi e luogo a riscontri tra le iscrizioni hethee in caratteri hethei e i segni delle tavolette cretesi. Quando sara trovata la costoro letteratura, allora soltanto si potranno comparare Telemento di questo con T elemento fonetico delle scritture hethee e accertarne 1'identita o la somiglianza 1.

II prof. De Sanctis, come fu accennato, propose su que- ste questioni qualche congettura che egli da se stesso chiama « attraente forse, ma troppo ardita» (p. 13). Pensa egli che la scrittura geroglifica fu quella usata dagli Eteocretesi, la lineare quella introdotta dagl'invasori Greci. Ma questa con- gettura non e soltanto troppo ardita, e certamente in con- traddizione col fatto e con la cronologia. Non si puo inten- dere come al XV secolo a. G. C., nel quale sono in uso le due scritture di Knossos, si facciano intervenire Greci, con una non loro scrittura lineare. Meravigliosa poi ci sembra 1'altra congettura dello stesso autore quando scrive (ibid.) : « Non 6 pero troppo ardita la conclusione che la interpre- tazione delle tavolette in terracotta s' avra da tentare con le lingue orientali soltanto quando i reagenti ellenici si sieno palesati su di esse inefficaci ». Le iscrizioni di Praesos del IV secolo, sono in caratteri greci, ma la lingua non essendo

1 Cfr, DE CARA, Civ. Catt., Rivista dell' Opera dello CHANTRE, Ri- eerche archeologiche mil' Asia Occidentals, Ser. XVIT, Vol. IV, nov. 1898, p. 325 segg.

446 DI ALCUNl CRITERII INCERT1 NELLA PALETNOLOGIA

greca, si bene eteocretese, rende inutile il consiglio del prof. De Sanctis, di ricorrere a' reagenli ellenlci.

Da quanto abbiamo scritto sulle scoperte cretesi si 6 po- tuto far ragione della loro importanza per rispetto all'etno-

STATUETTA D'AVORIO DI KNOSSOS.

grafia, all' archeologia e alle relazioni fra' popoli dell' Egeo e dell7 Asia Occidentale. I nostri lavori sull'isola di Greta 1 pubblicati tanti anni addietro nella Civ. Gait., e in volume a parte nel 1902, ricevettero da queste nuove scoperte la i Cfr. DE CARA, Gli Hethei-Pelasgi, Vol. II, Cap. VII, p. 132-211..

ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 447

migiiore conferma che da noi si potesse desiderare. Quando cominciammo a scrivere degli Hethei nel 1890, il solo nome degli Hethei faceva quasi paura a certi dotti uomini poco familiari con gli studii della storia antica dell'Oriente, tutto- ch6 versatissimi nella classica di Grecia. Oggi leggiamo con qualche soddisfazione, al certo legittima, parole e giudizii molto diversi. L' Halbherr, senza peraltro, manifestar nes- suna opinione intorno agli Hethei in risguardo dell' etno- grafia cretese, cio che noi facemmo ex-professo,; si mera- viglia in una nota del suo Rapporto sulle ricerche del 1902, della somiglianza de' simboli hethei con quelli d' un sigillo cretese (fig. 6) : « Note vole e la somiglianza dei simboli del nostro sigillo con caratteri hethei dell' iscrizione di Jerabis (Hierapolis), Weight, The Empire, ecc. PL ; Perrot et Chi- piez, Hist, de I' Art., IV, p. 497. Anche in alcuni sigilli della Greta orientale (Evans, Cretan Piclographs, passim) si ripetono segni analoghi. » Perch6 ?

Felix qui potuit rerum cognoscere causas.

II dotto e fortunate esploratore di Greta, il prof. Halbherr sfugge, crediamo noi, deliberatamente, le questioni etno- grafiche e le cronologiche ma ci da in ricambio palazzi, iscrizioni, monument! insigni e della piii alta importanza, lasciando ad altri le questioni etnografiche e cronologiche, le quali si possono meglio studiare nel silenzio della pro- pria stanza, lungi dalla malaria e dalle intemperie degli scavi cretesi, dove 1'illustre archeologo ha posto tante volte a pericolo la vita nel fior dell' eta e nel piu lieto sorriso della gloria.

E qui facciamo fine alle nostre discussioni sugli scavi e le scoperte cretesi riservandoci di ritornarvi sopra quando si avra piena contezza dell'altre contrade dell'isola di Greta finora non esplorate al pari di Knossos e di Phaestos.

RIVISTA DELLA STAMPA

i.

CONSULTAZIONI CANONICHE-LITURGICHE l.

Al primo volume di questa dotta opera, da noi lodato a suo tempo (ser. XVIII, vol. 6, p. 20) succede ora questo secondo ed ultimo, comprendente le consultazioni canoniche e le liturgiche. Porta in fronte 2.a edizione; ma si noti che, mentre Delia prima edizione le consultazioni canoniche sommavano a 42, ora sono portate a 10Sr e nella massima parte sono dubbii sorti fra le difficolta dell'odierno esercizio dei minister! e degli officii ecclesiastici, della cui soluzione 1'Eminentissimo Cardinal Gennari fu richiesto da niolte curie vesco- vili, da capitoli, da parroci, da sacerdoti delPuno e dell'altro clero,

Quanto poi alle consultazioni liturgiche, e da sapersi che le gia edite si sono dovute in gran parte modificare o riformare, secondo che la disciplina liturgica in questi ultimi anni e venuta subendo mutazioni, il colmo delle quali si ebbe colla nuova edizione della Eaccolta autentica de' Decreti della S. Congregazione de' Riti, che molti antichi ne variava, ed altri a dirittura ne sopprimeva.

Non ripeteremo quello che in lode di quest' opera insigne ab- biamo detto altra volta ; ma piuttosto, per invogliarne. i lettori, rife- riremo qui in compendio una delle Consultazioni canouiche, e sia. quella importantissima che riguarda il codioe penale e i cosiddetta abusi del clero (p. 70).

Molto si e discusso su questi articoli, e quando entrarono la prima volta in vigore (1890), molti del clero ne impensierirono come d'una nuova persecuzione. Per6 il nostro Eminentissimo, dopo esaminatili tranquillamente, non trova che il diavolo sia cosi brutto come si era dipinto. Ed ecco com'egli lo prova.

1 Consultazioni morali-canoniche-lituryiche su casi e materie svariate, che specialmente riguardano i tempi nostri, per CASIMIRO CARD. GISNNARI. Ediz. 2a ritoccata e considerevolmente accresciuta. Vol. II. Consultazioni canoniche e liturgiche. Roma, presso la Direzione del Monitore Eccle- siastico, 1904.

CONSULTAZIONI CANONICHE-L1TURGICHE 449

II Titolo Degli abusi dei ministri de} culti nell' esercizio delle proprie funzioni comprende tre articoli (182, 183, 184) minacciosi. II prirao condaana quel ministro di un culto, che nell'esercizio del suo ministero, pubblicamente biasima o vilipende le istituzioni, le leggi dello Stato, e gli atti dell'Autorita. Ma, osserva qui giusta- mente I'Emo Cardinale, non crediamo che un ministro della Chiesa possa mai essere, per debito di coscienza, obbligato a questo. Egli pu6 benissimo promulgare nel sacro tempio la legge divina ed ec- clesiastica, senza che per questo sia obbligato a biasimare o vili- pendere le istituzioni, le leggi e gli atti dell'Autorita civile.

Molto meno puo far paura 1'art. 184, il quale aggrava la pena di un ecclesiastico colpevole d'altri delitti, diversi dai preveduti in questi articoli. Quei delitti cornuni non si commettono da un buon sacerdote.

Quello che veramente e a temersi e 1'art. 183, cosl concepito:

II ministro di un culto che, prevalendosi della sua qualita, eccita al dispregio delle istituzioni, delle leggi, o delle disposizioni dett'Autorita o dei doveri inerenti ad un pubblico ufficio, epunito con la detenzione da tre mesi a due anni, con la multa da cin- quecento lire a tremila, e con I' interdizione perpetua o temporanea del benefizio ecclesiastico. Se il fatto sia commesso pubblicamente, la detenzione pud estendersi sino a tre anni.

Alle stesse pene soggiace il ministro di un culto che, prevalen- dosi della sua qualita, cosfringe o induce alcuno ad atti o dichia- razioni contrarie alle leggi, o in pregiudizio dei diritti, in virtu di esse acquistati.

Esaminiamo 1'articolo. Secondo esso

a) Pud essere reato non solamente quando il ministro di un culto abusa del suo ministero ; ma anche quando lecitamente ne usa secondo coscienza e giusta le leggi della Chiesa.

b) Non e punibile solo quando eccita al disprezzo delle leggi e disposizioni deH'Autorita ; ma si ancora quando eccita alia loro sempiice inosservanza.

c) Non sara condannato solamente quando cid faccia in pub- blico o verso molte persone ; ma anche quando cid commetta in pri- vato e verso una sola persona. Perd nel prinio caso la pena sara piu grave.

d) Sara puriito non solamente quando costringe, ma anche quando induce alcuno a fare atti o dichiarazioni contrarie alle leggi, od anche solo che possano comechessia pregiudicare i diritti acqui- stati in virtu delle leggi medesime.

1904, vol. 1, fasc. 1288. 29 13 febbraio 1904.

450 CONSULTAZIONI CANONICHE LITURGICHE

e) Le pene non sono leggere ma gravi, se si consider! non solo la detenzione e la multa, ma la interdizione dal benefizio ec- clesiastico, la quale puo essere anche perpetaa.

Questo e il lato oscuro della medaglia. Yediamo ora se ve ne sia anche uno chiaro : vediamo cioe se vi sia una qualche scappa- toia da questi lacci insidiosi.

Primieramente si osservi che, per incorrere nelle dette pene, bisogna che il ministro del culto si prevalga della sua qualita. Or che vuol dir cid? Yuol dire che quei reati debbon commettersi nelPesercizio dei minister! sacri, o almeno ad occasione e con pre- testo di essi. Difatti il Titolo di questi articoli e cosi espresso : Degli abusi dei mimstri del culto nell'eserdxw dette proprie fun-

In secondo luogo, il confessore ha piena liberta di manifestare al penitente, nell'atto della confessione, cid che prescrive la legge divina o ecclesiastica. Ivi non e il confessore che eccita, ma il pe- nitente che chiede consiglio da lui. Nel caso peggiore (cioe in quello d'una denunzia) non vi sono prove che dimostrino il reato.

Inoltre il diniego dei sacramenti agl' indisposti o agl' indegni, non e contemplato ne in quello ne in altro articolo del codice. II parroco p. e. che rifiuta la sepoltura ecclesiastica a cui va inter- detta, non eccita al disprezzo o alia disobbedienza delle leggi; solo nega cid che la Chiesa vieta in certi casi. II parroco che ricusa i sacramenti a chi dalla Chiesa e interdetto, lascia perd libero ognuno d'osservare o le leggi civili o le ecclesiastiche. (Si noti che con questa legge del 1889 fu abrogata quella del 1859, che puniva V indebito ri- fiuto dei Sacramenti).

Ma come si fa a sfuggire la pena quando si tratti d'esortare i parrocchiani a non accorrere alle urne politiche, giusta il divieto della S. Sede? Non si offende qui il capoverso delPart. 183?

Ecco. Non ostante il detto capoverso, la legge della Chiesa si pud sempre ricordare ai fedeli, quando cid si faccia senza gli eccitamenti vietati. E questi stessi eccitamenti non sarebbero neppure punibili, se fossero fatti non colla qualita di ministro del culto, ma di semplice cittadino cattolico.

Ma esaminiamo meglio 1'articolo. Questo punisce chi induce al- cuno ad atti o dichiarazioni... in pregiudizio dei diritti in virtu delle leggi acquistati.

Or quando io dico ad un tale : Non andate alle urne, non lo induco a nessun atto o dichiarazione, ma solo ad una astensione. E questa astensione non porta pregiudizio a nessun diritto da lui

CONSULTAZIONI CANONICHE-L1TURGICHE 451

acquistato in virtu della legge. Perche qui la legge gli conferisce il diritto di votare, ma non glie ne fa mica un dovere; ossia nelPatto che conferisce il diritto di votare, gli conferisce (o almeno riconosce) anche 1'altro di non votare. lo dunque colPindurre altri all'asten- sione, non fo pregiudizio a nessuno de' suoi diritti, solo lo induco ad esercitare il secondo invece del primo. Che male fo?

Fin qui a noi sembra che tutto il ragionamento del degnissimo Porporato corra limpidissimo e non ammetta replica.

Forse perd qualche ombra di dubbio potra suscitare il paragrafo con cui egli chiude la grave trattazione. Sempre nell' intento di far coraggio ai sacerdoti, ed animarli a non temere soverchiamente 1'ar. ticolo che stiamo discutendo, egli ricorre ad un altro Titolo del Co- dice, al Titolo IV che park della imputabilita e delle cause che I'escludono o la diminuiscono, ed osserva che fra le cause intera- mente scusanti ivi all'art. 49 e notata quella d'avere commesso il fatto per disposizione della legge, o per ordine che era obbligato ad eseguire, dell' Autorita compelenle. In questo caso la pena e in- vece applicata a quel pubblico ufficiale che ha dato 1'ordine.

Orbene, ripiglia 1'egregio giurista, siccome. qui si tratta di legge e d'autorita in generale, si deve intendere anche la legge ecclesia- stica e i superiori ecclesiastici ; tanto piu che il primo articolo dello Statuto proclama la religione cattolica religion e dello Stato. Allorche dunque un ecclesiastico trasgredisse qualche disposizione del Codice civile per adempire la legge della Chiesa, o gli ordini de' suoi su- periori ecclesiastici, non dovrebbe esser punito. In questo caso la pena dovrebbe infliggersi al suo Superiore, cioe al Papa, da cui promana ogni autorita nella Chiesa.

Cosl egli ragiona: ma ci sentiranno da quest'orecchio gli uomini del governo e i magistrati? Non e piu probabile che essi per legge scusante, e per autorita competent e vogliano intendere solo legge civile e civile autorita? & lecito il dubitarne.

E il dubbio si presenta di nuovo all'occasione d'un altro effugio escogitato dal ch. Autore.

Nel citato art. 49 e riguardato come non punibile anche chi avesse commesso un reato per esservi stato costretto dalla necessita di salvare se od altri da un pericolo grave e imminente alia persona.

Anche qui, egli riflette, non si distingue : il pericolo pud essere di qualche male fisico ed anche di qualche male morale. Ora qua! male piu grave di un peccato? Chi dunque trasgredisce la legge umana per evitare un grave peccato, la trasgredisce perche costret-

452 CONSULTAZIONI CANONICHE-LITURGICHE

torn da necessita di salvar se da un pericolo grave ed imminente;

dunque non deve esser punito.

Altresi questo discorso, non puo negarsi, fila diritto agli occhi d'uu cristiano reggentesi a norma del principii cristiani. Ma i giu- dici 1'ammetteraQno ? Certo e almeno che lo dovrebbero ammettere, qualunque sia il lor modo di pensare in fatto di religione.

E in verita da tutto il tenore del Titolo annunziato si ricava che la legge non vuol punire se non chi abbia commesso il reato con piena malizia. Difatti nell'art. 45 si dice : « Nessuno pud esser punito per un deiitto, se non abbia voluto il fatto che lo costituisce ». Percid nell'art. 46 e scusato chi abbia commesso il fatto in tale stato d' infermita di mente, da togliergli la coscienza o la liberta dei proprii atti. Percid nell'art. 48 si toglie del tutto o si dimi- nuisce la pena a chi commette un fatto nell'ubbriachezza grave o leggera. Da tutto questo apparisce come la legge dichiari non me- ritevole di pena chi non per malizia propria pone un'azione vietata, ma o per manco di avvertenza, o per manco di liberta. Sara dun- que solo punibile un ecclesiastico, il quale, per evitare il male del peccato, che per lui sarebbe il gravissimo dei mali, commette un fatto vietato dalla legge civile?

Queste riflessioni a noi sembrano convincenti per determinare in senso i'avorevole il giudizio cattedratico ; se poi siano anche ba- stevolmente efficaci per non render temibile il giudizio forense nei tribunal! della moderna Italia, rimettiamo il deciderlo a giurecon- sulti piu sperimentati di noi.

Intanto il saggio che abbiamo dato di queste Consultazioni ci sembra sufficiente a mostrare la singolare competenza dell' illustre Autore, 1'alto pregio dell'opera sua, e la quasi necessita in cui si trovano moltissimi ecclesiastic! di ricorrere ad essa nei casi spinosi e purtroppo non infrequent! che offre 1'esercizio del loro ministero.

MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 453

II.

MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI.

1. GUTHMANN : II paesaggio da Giotto a Raffaello in Umbria e in Toscana. 2. WOERMANN : II paesaggio nella pittura antica. 3. HAUSHOFER: Sviluppo ed element! del paesaggio. 4. WEBER: Alberto Diirer. 5. Una recente riprocluzione del suo capolavoro.

L'eta presente si pu6 veramente chiaraare, per conto degli studii, 1'eta (ielle monografie. Hanno le loro i grand! ariisti, Leo- nardo, Kaffaello, Michelangelo, il Botticelli, ii Brunelleschi, 1' Hol- bein, il Eembrandt, ecc. ecc. e delle nuove vengono alia luce senza posa ; monografie original!, complete, doctimentate, e monografie popolari, ma esatte, a uso d'istruzione generale. Poi monografie di Kihiese, d'abazie, di castelli e d'altri monument!; monogratie d'una scuola o d'un genere di pittura, del ritratto, del paesaggio, della prospettiva, e an date discorrendo. Per poco non siamo affogati. Ogni di si fa sentire piu vivo il bisogno della sintesi, che discerne, scarta, riunisce, paragona, incorpora i lavori parziali in un tutto, dove ogni <?osa prende le proporzioni e la luce che le compete. Non per6 questi lavori parti colari diventeranno inutili, anzi resteranno a guisa di fonti storiche elaborate e preziosi sussidii agli studii speciali, mentre i lavori sintetici faranno, tra 1'altre parti, quella d'indici si- stematici e ragionati.

1. Questa sorte e quest'onore sono riserbati ad uno studio che ho sott'occhio, d'un giovane storico e critico tedesco, il Dr. Giovanni Guthinann, il quale scelse appunto corne oggetto speciale delle sue ricerche lo svolgimento della pittura di paesaggio nella scuola umbra e nella toscana da Giotto fino a Raffaello *. Nessuno finora aveva esaminato questo terna con tanta diligenza e tanta minuzia : ne si pu6 dire che la storia della nostra pittura non meritasse anche questo riguardo. Da tutti i maestri di queste due principal! scuole italiane il paesaggio non fu mai trattato se non come un accessorio, o come sfondo, o come acconcia riempitura, e di mano in mano che 1'arte progrediva, anche come elemento della composizione, non perd mai come oggetto degno d'essere rappresentato per se stesso. E tuttavia per quali gradazioni dovette passare avanti di toccare la maesta e gentilezza degli sfondi dati da Raffaello alle Madonne degli Uffizi, del Louvre, di Yienna, ai cartoni per gli arazzi, alia Trasfigurazione !

1 JOHANNES GUTHMANN. Die Landschaftsmalerei der toskanischen und •umbrischen Kunst von Giotto bis Rafael. Leipzig, Karl W. Hiersemann, 1902, 8°, VIII - 456 p. - M. 22.

454 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI

Yediamo Giotto, sollecito dell'azione drammatica e del punto cul- minante prescelto alle sue composizioni, evitare tutto cid che potrebbe distrarre 1'attenzione, accogliere il puro occorrente a significare la scena dell'avvenimento. Partito savio per un verso e molto comodo per un altro, anzi necessario quando, come osserva il Guthmann, il pennello non e proporzionato ancora a dominare gli elementi onde risulta 1'attrattiva del paesaggio. Eccolo quindi con ingenua maniera e puerile ten tare di ritrarre la foglia anziche V habitus delle poche specie d'alberi, introdotte ne' suoi dipinti : e cosi ad uno di quei suoi batuffoletti verdi, che vogliono dire alberi, dare la foglia di quercia e il portamento delPolrno; anzi dipingere non una natura concreta, ma generica, astraendo dalla realta.

Concediamo pure che de' suoi sfondi architettonici 1'idea, la forma, le dimensioni, capaci talora appena de' personaggi che vi si rigirano, gli fossero suggerite dalle scene " delle rappresentazioni sacre tanto care al popolo fiorentino di quel tempo. Concediamo al- tresi che un artista della tempra di Giotto, benche inceppato ancora nel trattare la natura aperta de' campi e dei monti, avesse occhio ab- bastanza da saper disporre armonicamente i profili dei monti dietro i gruppi e ciascuna delle persone, come fece in Assisi nella scena di S. Francesco che da il suo mantello. Non crediamo perd che di cid sia da fare tanto caso. Difatti, non Yediamo altrettanto nell'af- fresco di Simone Martini a Siena, ov' e il condottiere Guidoriccio a cavallo, di profile, collocate in rnodo che si stacchi sul cielo nell'av- vallamento tra i due castelli ? Sono accorgimenti giusti, ma elernen- tari, simili a non pochi altri, che nella sua minutissima analisi il nostro A. va scoprendo con instancabile pazienza cosi in Giotto come in Duccio di Buoninsegna, nel Martini predetto, nei due Lorenzetti, poi in Gentile da Fabriano, beniamino non meno della fortuna che del Guthmann, e in tutti gli altri del quattrocento fino a Kaffaello.

A nessuno nega udienza il giovane storico; e gliene sapranno grado cosi gli studiosi, che vorranno informazioni su questo argo- mento, come gli artisti medesimi chiamati ad esarne. Dei quali forse piu d'uno non sapeva d'aver messo nell'opera sua tutto quello che 1'acuto critico vi scopre : tanto egli s'addentra, fruga, cerca e ricerca ogni pagliuzza nel suo soggetto.

Ma quando ei dovesse ritornare sull'opera sua, sorta come tesi di laurea, ampliata dappoi con lungo studio e con grande amore, sapra temperare 1'esuberanza giovanile e restringerla in molto piu moderati confini. Ne risulteranno piu chiari i caratteri e il merito di ciascune de' suoi campioni: del Brunelleschi e di LeonBatt. Alberti nel ritrovare

MONOGRAF1E D'ARTE E D'ARTISTI 455

e formulare le leggi fundamental! della prospettiva; del potente Ma- saccio che sgombra lo spazio, e ricava stile dalla luce, dai vuoti, dal ri- lievo; delFAngelico, non tanto felice paesista quanto abile ad ottenere 1'effetto d'ampiezza colla semplice prospettiva del gran coro celeste intorno all1 incoronazione di Maria ; degli alunni del Baldovinetti, i Pollaioli, il Verrocchio, il Ghirlandaio, amanti tutti delle ampie ve- date, ispirate alia valle dell'Arno, colla sua varia coltura, minuta- mente dipinta, anzi cesellata, quasi alia maniera dell'orafo, ch'era 1'arte di casa. Avranno senza contestazione la parte loro Fiorenzo di Lorenzo, benemerito e quasi padre del paesaggio umbro ; il Peru- gino, il cui paesaggio nella Pieta meritd 1'attenzione del Yasari, e che ando sernpre piu diradando i suoi colli e gli alberelli delicati colla tenue fronda, ove traspare il cielo; a differenza del Pinturicchio, che invecchiando tendeva ad accumulare roba sopra roba. Era Filippo Lippi otterra i begli effetti di luce nel folto della selva, ove la sua faniosa Madonna e rapita in adorazione del Bambino, ma sara su- perato da Filippino nella naturalezza e fedelta di quella sua mera- vigliosa visione di S. Bernardo, con rocce a strati, e poggerelli e prati e alberi trattati liberamente, che rinserrano la composizione senza soffocare la scena. II Botticelli semplifica, e vero, il paesaggio e si libera dalla smania d'introdurre troppi gingilli come in un prese- pio; mail carattere dell'arte sua non pare abbia che vedere colla strofetta di Lorenzo de' Medici citata dal G-uthmann. Da ultimo col potente Leonardo, genio universale, che rompe col passato, esamina, studia, rinnova ogni cosa, vedesi entrare nuova vita, e profondo studio del movimento e del chiaroscuro. Ne e prova un disegno di sua mano, conservato a Windsor e rappresentante una campagna su cui infierisce un uragano : tema nuovo nell'arte italiana e quasi un dramma tra le infuriate forze della natura. Altra curiosa osser- vazione e questa, che il piu antico disegno di lui, firmato, colla data del 1473, e custodito agli Uffizi, e del pari un paesaggio. Leo- nardo fu il vero precursore dello spirito moderno, che nulla dis- degna della natura creata.

Spirito che trasparira tosto franco e vigoroso in un altro grande pittore posto egli pure all'apogeo dell'arte italiana : Fra Bartolomeo. La proporzione delle masse, la successione dei piani, la maniera libera, soffice e grandiosa di trattare la frasca, di coglierne le sagome in luce e quelle in ombra, dinotano in lui la stofPa d'un vero paesista nel senso moderno. Cid non ostante ne egli, no 1' incomparabile Raffaello, anche in questo campo sovrano signore deH'armonia, che si perde nelle dolci lontananze sfumate, scelsero mai il paesaggio

456 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI

come tema principale delle loro composizioni. E perd una bella sod- disfazione dell'arte moderna trovarsi in cosi perfetto accordo con questi genii supreini della pittura italiana, Leonardo, Era Bartolomeo- e Raffaello, uei criterii e nell'interpretazione della natura.

L'opera del Cruthrnann il lettore lo vede abbastanza dal fin qui detto contiene una copia di preziose osservazioni, molta eru- dizione, molta bibliografia, molte idee personali, e anche un poco d'entusiasmo : difetto che si perdona tanto piu voleotieri in quanto ch'esso e necessario a sostenere una serie cosi lunga e minuta di ricerche. L'illustrazione, specialuiente le tavole fuori testo, e buona. II nostro voto sarebbe che il testo si riducesse a meta, e moltipli- casse in proporzione la copia delle figure, aggiungendo indici alfa- betici, numeri e altri aiuti; poiche un lavoro cosi accurate merita di poter essere letto con piu prestezza, e consultato con ogni facilita.

2. La pittura di paesaggio, intesa non come accessorio o come ornamento, ma quale espressione potente della natura, e merita incontestato del secolo XIX. Dalle forme puerili, inceppate, insuffi- cienti a seguire le prime norme della prospettiva, passando al lec- cato convenzionalismo del paesaggio arcadico, 1'arte aveva bensi mostrato d'avvedersi che le stavano intorno terra, e monti, e selver e il mare ; ma pochi ingegni ne avevano compreso il profondo lin- guaggio. Non parliamo della parte scarsissima data dagli antichi Egiziani e dagli Assiri alia rappresentazione dello sfondo delle pit- ture. DelPopera dei Greci, che and6 tutta perduta, sappiarno per buona congettura, ch'essi dovettero contenersi in un'estrema sobrieta. L'arte romana fu alquanto piu larga; ma per quanto fosse accurata, gli affreschi conservati a Roma ed a Pompei principalmente, non escono dal carattere di dipinti semplicemente decorativi.

Tali sono su quest'argornento le conclusioni dell'archeologia clas- sica rappresentata qui specialrnente dal Woermann, che ne raccolse con suprema diligenza tutti i documenti positivi, diretti o indiretti, riunendoli in un'opera intitolata appunto : 11 paesaggio nell'arte dei popoli antichi. Chi desiderasse averne notizia piu facilrnente acces- sibile, la trovera in un'ampia e chiara relazione fatta, con qualche propria aggiunta, da E. Michel nella Revue des deux Mondes *. Quanto alia pittura cristiana delle catacombe, ne' pochissimi pae- saggi, che ci restano, essa non si differenzia dall'arte pagana. N5 lo scopo dei soggetti da rappresentare richiedeva di piu.

1 KARL WOERMANN, Die Landschaft in der Kunst der alien Volker Miinchen, 1876, 8. EMILE MICHEL, Le paysage dans les arts de Van- tiquite, « Revue des deux Mondes » 15 giugno 1884.

MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 457

L'arte del mosaico poi grazie a' suoi fondi azzurri o rlorati, ma andanti, rest6 dispensata generalrnente dal pensiero di ritrarre fe- delmente la natura; quivi i pochi alberi e i monti, cho talora ricor- rono, come p. e. in S. Vitale di Ravenna, non accampano pretese superior! a quelle d'uno schema. E se il medio evo nelle sue mi- niature e nell'opere maggiori di pennello s'arrischia a qualche tentative piu libero, non esce perd di puerizia. Cosi Giotto pargo- leggia co' suoi alberelli che paiono ritagliati colle forbici, co' suoi monti di cartapesta ; ma poco stante il fiammingo Uberto Yan Eyck {1366-1426) col suo fratello Giovanni (1380- 1440) nel t'amoso altare di Gand, sanno disporre Yadoraziom dell' aynello in un'ampia fronzuta campagna, vero paradiso di delizie. Quivi si preludeva ai futuri trionfi delFarte fiamminga nel sentire e ritrarre le bellezze naturali, glorie oollegate ai nomi di Brueghel, Rubens, Ruysdael, Rembrandt, ecc.

3. Un rapido schizzo di questo sviluppo, ma giusto e accompa- gnato da una copiosa scelta di riproduzioni, e tratteggiato dal Prof. Max Haushofer nel secondo capitolo d'un volumetto tutto destinato al paesaggio *, che e un fiore d'eleganza. I piu bei saggi forniti in questo genere dai pittori antichi e moderni d'ogni nazione e d'ogni scuola, o dalla natura stessa merco la tbtografia, fanno di questo volume cio che si potrebbe chiamare una bella galleria del pitto- resco in natura. Essa perd fu radunata non tanto all'effetto di dare una storia di questo ramo dell'arte, quanto d'iniziare artisti ed amaEti delle beJlezze naturali a discernerle e ad apprezzarne il valore anche sotto il rispetto fisico e scientifico. II bello e il pittoresco nel mondo delle rocce, dei monti scoscesi, dei piani e delle valli; le aeque de1 fiumi e de' ruscelli, dei laghi e del mare; acque correnti, e acque stagnant!; cascate spumeggianti tra i sassi dirupati e acque pigre nei canal! molli; acque rapprese nel candore delle nevi o indurite ne' superbi ghiacciai, che risplendono ai confini del cielo azzurro, sollevandosi sulle falde verdeggianti di larici e d'abeti. II giorno e la notte, 1'aurora, il meriggio, il tramonto; nuvolo e sereno, vento, pioggia, e tempesta, sono tutte voci poderose della natura, che parla con diversi accenti, seinpre vera e sempre bella.

II pittore paesista moderno, dice 1' Haushofer, sa quali strumenti sono piu adatti a registrare codeste voci cosi diverse ; quali differenze

1 Die Landschaft von Prof. Dr. MAX HAUSHOFER, mit 108 Abbil- dungen und 6 KunstbeiJagen. Bielefeld und Leipzig, Verlag von Vel- hagen & Klasing, 1903, p. 135. Leg. M. 3.

£ uno dei volumi della Raccolta di monografie illustrate, edite sotto la direzione di Hanns von Zobeltitz dalla casa predetta.

458 MONOGRAF1E D'ARTE E D'ARTISTI

nella fattura gl'irnpone la qualita della materia e lo strumento. Altro gli da la matita, altro la penna, il bulino, o il pennello. La pittura a olio otterra talora piu e tal altra meno che 1'acquarello. Diversamente si conduce un medesimo soggetto, secondo che ri- sponde a un vivo affetto dell'animo, ovvero e destinato a semplice decorazione. La stessa fotografia, in rnano di chi ha sentimento d'arte, puo assorgere a vera espressione estetica. Lo vediamo nelle frequenti esposizioni moderne, ove 1'opera di semplici ma bravi di- lettanti, per lo piu vince di buon gusto le fatture dei fotografi di professione. E lo vedemrno del pari in quel superbo volume VEsthe- tique de la Photographic, edito dal Photo-club di Parigi (1900), che ci dette gia occasione e materia ad alcune pagine su questo interessante argomento l.

Un crepuscolo, un effetto di luna, di neve, di nebbia, una sco- gliera percossa dalla burrasca, ne anco veniva in mente agli anti- chi ne agli artisti dei secoli XV e XVI che potessero per se stessi fermare la loro attenzione : appunto come a quell' altra confrater- nita d'artisti, i poeti, era sfuggita interamente la poesia delle sublimi regioni alpine. I lessici poetici non registrano altri epiteti'dati dai latini alle Alpi se non quelli di ventosae, gelidae, devexae, fron- dosae, hibernae, nubiferae, celsae, canae, horridae, jugcsae, saxosae, e simili termini, che non sono complimenti. Benvenuto Cellini, che dovette valicare parecchie volte quei gioghi andando e tornando di Francia, non ha pure una parola sulle bellezze naturali dei nostri monti, ne dell'Italia, ne della Svizzera, ne della Francia. Era un mondo incompreso. Ora 1'averlo saputo comprendere e un vero pro- gresso che 1'arte moderna pu6 mettere innanzi con ragione, quando si sente declamare troppo universalmente contro la sua decadenza.

Percid non a torto il secolo XIX riguarda il paesaggio come sua conquista, per poco non diremmo creazione, se questo concetto non paresse da evitare mentre appunto stiamo ragionando di opere, che ne mostrano i gradi successivi e la lenta preparazione.

4. Non comparira qui fuor di luogo, sebbene considerate sotto altro rispetto, un artista che fu uno dei precursor! del paesaggio moderno. Alberto Dtirer di Norimberga (1471-1528) il piu grande pit- tore tedesco, incisore in legno e in rame, disegnatore potente, scrittore d'arte e di fortificazioni, uomo dal multiforme ingegno, ch'ebbe piu d'un tratto comune col nostro grande Leonardo, segna, come dice appropriatamente il Fah, lo zenit dell'arte germanica ; la quale dopo di lui principle), sospinta dalla riforma protestante, la sua precipitosa

1 V. 1'art. L' estetica della fotografia, « Civ. Catt. », 17 agosto 1901.

MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 459

rovina. Nelle composizioni di lui, si rivela uno spirito poderoso, originale, insofferente di qualsiasi influenza, salvochd dello studio diretto del mondo sensibile. Questo conferisce, e vero, alle sue fi- gure, un cotal naturalismo gagliardo, che alle volte riesce duretto e ridonda a scapito del sentimento ideale della bellezza. Ma per compenso fa ne' suoi ritratti palpitare Tanima, la vita, 1'indole dei suoi person aggi. E ne' soggetti sacri, se i suoi tipi, ripresi dal vero, sanno un po' di straniero all'occhio nostro italiano, anzi risentono il realismo per gli stessi alemanni, non si pu6 negare che 1'espres- sione religiosa non vi si celi intima, vera, profonda.

Chi non ricorda quella perla dell' Adora%ione dei Magi accolta ad onore tra i dipinti delPUrbinate e del Correggio nella Tribuna degli Uffizi? e il corteggio di tutti i santi alia SSina Trinita, il suo capolavoro, conservato nel museo imperial e di Yienna? Esso e reputato il piu splendido quadro religioso che mai sia stato dipinto di la dalPAlpi; ne si pud confrontare degnamente se non colla Disputa di Raffaello, o colla Scuola d'Atene o con simili meraviglie.

Orbene in questa pittura, ch'era stata commessa al Diirer da un suo pio concittadino, Matteo Landhauer, per la sua propria cap- pella, alcuni storici recenti vollero trovare nuovi accenni, a favore d'un'affermazione, non appoggiata pure ad una sola prova positiva, cioe che il Diirer si sia voluto separare dalla Chiesa cattolica allo scoppiare della riforma protestante. Non si crederebbe come storici e critici del valore dello Springer, per es., solito reggersi con un giu- dizio cosi giusto ed equilibrato, possano sul serio sforzarsi di trovare nel quadro di Tutti i Santi i germi di un'evoluzione, non artistica soltanto, ma religiosa, come un uscir dalle concezioni medievali e cattoliche. « Donde ha egli attinto domanda sollecitamente lo Springer - - il soggetto di questo quadro ? Mun testo di Scrittura si pu6 assegnare, niun racconto biblico, niuna leggenda dove il pittore si fondi. » E seguitando : « E curioso a vedere coma ne la Madonna si stacchi notevolmente dall'altre sante donne, ne gli Apo- stoli tengano i primi posti. » Alle quali osservazioni che danno tanto pensiero allo Springer, il Dott. Carlo Domanig, il geniale e valente conservatore del museo imperiale di Yienna, risponde domandan- dogli : chi voglia essere quella donna in capo allo stuolp dell'altre vergini, che tutte sopravanza di grandezza e per splendore di co- lorito, che sola e corouata d'oro e di gemme; chi potrebbe essere costei, se non la regina del cielo, la regina delle vergini? E nella schiera inferiore perche avrebbe il pittore, tra re e imperatori e altri personaggi, collocati due poDtefici col triregno in capo, ne' superbi

460 MONOGRAFiE D'ARTE E D'ARTTSTI

paludamenti maestosarnente panneggiati, tanto che 1'uno comparison la piu grande fra tutte le figure, perche, dico, avrebbe data tal pre- minenza al successore di Pietro, s'egli avesse o fatto poco concetto degli apostoli generalmente o partecipato dell'avversione luterana al pontefice romano?

Quanto alle fonti dell' ispirazione, se lo Springer non sa trovarle- nella Scrittura, ne in alcuna leggenda, e se non gli basta 1'imnia- ginazione dell'artista, consenta che gli domandiamo a nostra voltar se almeno frate Angelico per inventare le sue visioni del paradisa e delP incoronazione di Maria, e disporvi ordinatamente i suoi santi, abbia avuto dinanzi o un racconto biblico o una leggenda concreta da tradurre in di segno ?

Somiglianti conclusion! con logica somigliante traggono allegra- ruente altri scrittori o teologi protestanti, da altre composizioni di Alberto Diirer, per es. dai famosi due quadri dove egli sotto figura degli apostoli Giovanni e Pietro, Paolo e Marco, rappresentd alle- goricamente i quattro temperamenti ; oppure dalF incisione della sacra famiglia in Egitto, una delle illastrazioni della vita di Maria. Quivi la roadre di Gesu e S. Giuseppe sono occupati nel lavoro, il Bambino giace nella cuna, inentre angioli grandi e piccoli ravvivano la scena graziosa, e dietro lo sfondo di pittoresche mine, dall'alto de' cieli Dio Padre manda la simbolica colomba « Spiritus Sanctus superveniet in te. » Da tutto cio e veramente lepido concludere col Thausing cbe « il pittore voile predicare fin d'allora la nuova morale, che piu tardi Lutero promulghera lietamente al popolo, cioe che la stato coniugale e il piu eccellente sulla terra, e che non v'e piu dolce, piu amabile, piu beata cornpagnia che un buon matrimonio. » II Thaosing forse ignorava, che il caro e austero frate Martino non si era legato per niente alle dottrine contenute nella predica dipinta del Dtirer suo precursore, perche nella sua predica pronunciata nel 1522 dispensd marito e moglie dall'obbligo di reciproca fedelta, anzi permise senz'altro la poligamia.

Fu detto gia con quell'asseveranza sicura, che se non e mali- ziosa, e frutto di un pregiudizio non turbato pure dal sospetto della verita contraria, fu detto e ripetuto da alcuni storici protestanti, che ai cattolici per quanto sieno dotti non compete scrivere storia,, mancando necessariamente del primo requisite occorrente, cioe del- 1'imparzialita. « II cattolico non potra mai essere obbiettivo: ep- per6 smetta di scrivere storia, e se vuole studiarla, venga da noi. » Orbene il pochino teste riferito basta a convincere piuttosto del con- trario. Fintantoche non e di mezzo controversia o questione reli-

MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 461

giosa, il protestante potra cosi bene giudicare di storia come di botanica o d'astronomia. Ma quando intervengono direttamente o indirettainente gl'interessi della verita cattolica, 6 incredibile la perturbazione che si manifesta generalmente in quelle menti. Allora vien meno la critica, sottentra una confusione, un disorientamento, talvolta, sia pure, in buona fede simile in tutto alle agitazioni d'una bussola delicata quando le s'accosta un oggetto di ferro. L'ago non segna piu, diventa un arnese inutile. E perduta la bussola !

Ma questo non e luogo da poJemiche di questa fatta, ne per6 mi ci voglio addentrare allontanandomi dal Dtirer. Grodo tattavia che il grande pittore alemanno m'abbia dato occasion e di toccare un punto, sul quale e necessario che sieno messe le cose a posto. Chi volesse piu ampie informazioni sulla fede religiosa del Dtirer le trovera raccolte e serenamente esposte dal Dr. GK Antonio Weber j in una monografia sobria, densa, precisa intorno la vita, le opere e la fede di lui. Quivi e la risposta definitiva su tale controversia, la quale non sarebbe nata neppure se, come pareva, avesse do- vuto dettare il buon senso, e le prove fossero state cercate nel campo storico. Ma quivi non si trovarono, perche non c'erano, ne 1'avere il Diirer con tanti altri cattolici di sincera intenzione, alle prime mosse di Lutero sperato con viva espettazione una riforma nelle cose ecclesiastiche, dimostra che 1'abbia poi seguito nell'apo- stasia. Chiunque tien dietro con occhio imparziale a tutta la con- troversia, trattata a fondo ed esaurita dal Weber, resta convinto che Alberto Dtirer visse e mori nel seno della religione cattolica, la quale gli aveva ispirato la mente, guidato il pennello e il bulino. Di quest! due generi di lavori e un saggio copioso nel presente volume. Naturalmente nel rimpicciolire le incisioni il tratto ne torna condensato, epperft alquanto alterato il rapporto delle luci e dell'ombre, del bianco e delnero; con tutto cio e facile immaginare 1'effetto che dovevano produrre sparse pel popolo quelle stampe, ove anelano cavalli e cavalieri dell'Apocalisse, ove gli angeli buoni ^ibrano lance e spade contro i dragoni d'inferno ; ove si scorge il figliuol prodigo di mezzo al lezzo di animali neri assorgente a preghiera, il bel S. Eustachio nella selva, le scenette della vita di Gresu e di Maria, le tragedie della Pas- sione, la famosa figura della Malinconia, ecc.

* Albrecht Diirer. Sein Leben, Schaffen und Glauben g'eschildert von Dr. G. ANTON WEBER, o. Professor am kgl. Lyzeum Regensburg, mit vielen Abbildungen. Dritte, vermehrte und verbesserte Auflage. Regens- burg, Pustet, 1903, 8», XII - 236 p. - M. 2,40.

462 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI

E poiche in dieci anni lo studio del "Weber andd ampliandosi in tre successive edizioni, ci auguriamo di vederne presto una quarta sempre migliorata; nella quale la figura di Luca Paumgartner dipinta sopra uno sportello d'altare (qui a p. 26, fig. 7) ci sia ridata nella sua forma genuina, a cui fu recentemente restituita dall'Hauser, le- vatene le superfetazioni del secolo XYII, che v'avea intruso niente- meno che tutto un cavallo. Questa edizione frattanto riporta una novita, ciod un S. Girolamo autentico del Diirer, scoperto dall'Autore nel Museo di Lisbona, e ben identificato '. Chese 1'editore vorra com- piere 1'opera e, com'e giusto, fregiare il frontespizio del famoso autori- tratto del Diirer. foggiato alia nazarena, non cavera fuori un'antiquata stampa in legno, ma una bella fotoincisione come quella posta dal Fan in capo alia sua storia dell'arte 2, o almeno una tricromia come ha fatto 1'Herder nel suo nuovo Konversations-lexikon. E del pari ri- correra alle arti fotomeccaniche per fornire un'immagine adequata del summentovato capolavoro, il quadro della 88. Trinita. Ne tornera rialzato un tantino il prezzo veramente tenue del grazioso volume, ma ne crescera il pregio insieoie e la diffusione, come meritano egualmente il grande artista ed il suo scrittore.

5. Non vogliamo congedarci dal Dtirer senza far conoscere ai lettori la splendida riproduzione del quadro della S8ma Trinita per 1'appunto teste eseguita a Berlino dalla Societa per la diffu- sions dell'arte elassica (Oesellschaft %ur Verbreitung Klassischer Runst, Berlin W. Elssholz-Strasse 15). L'eccellente stato in cui s'e conservato 1'originale permette alia fotografia una squisita fedelta nel riprendere ogni piccolezza, ogni sfumatura. II processo della fotoincisione su rame da una morbidezza delicata, che non si rag- giunge per alcun'altra via. Mai non era toccata a questo capolavoro sorte uguale. II foglio misura 90 X 120 cm., la stampa netta oltre il margine, 64X70, che e quanto dire quasi meta del vero; e costa appena marchi 20 (= lire 25), ovvero 30 per 1'edizione di lusso. In tanto dilagare di mediocri anzi di brutte produzioni d'arte, sacra e profana, chi non si rallegrera di potere gustare a suo agio questa meraviglia, di adornarne la casa, la cappella, la scuola che dovrebb'essere pure il tempio del buon gusto?

Altri capilavori dell'arte nostra conservati a Yienna, a Berlino, a Dresda, cioe di Kaffaello, di Tiziano, Lippi, ecc. sono pure ripro- dotti in eguale o meta grandezza e squisitamente.

1 Cf. A. WEBER, der heilige Hieronymus (mit 6 Taf.), Miinchen 1901. 2V. Civ. Catt. 1904, I, p. 207.

ARCHEOLOGIA

I MONUMENTI DEL PARADISO

NELL'ANTICA BASILICA VATICANA.

Continuazione *.

// sepolcro dell'imperatore Ottone II ml paradiso

dell'antica basilica Vaticana.

(168)

Chi nelle cosidette Grotte Vaticane sotto la chiesa di S. Pietro, nella silenzicsa necropoli dell'antica basilica, fra le altre tombe ce- lebri e monumental! voJge oggi lo sguardo alia tomba colossale ma semplicissima dell'imperatore Ottone II, non puo non ricordare com- mosso i sentimenti magnanimi e le azioni cavalleresche di questo giovane sovrano, che nel 981 rimise a viva forza sul suo seggio in Eoma a dispetto dei suoi avversarii il pontefice Benedetto YII, e 1'anno seguente guerreggio fra indicibili difScolta in Puglia e in Ca- labria contro i potenti nemici di Roma e d'ltalia, i Saraceni ed i Greci.

Le sue valorose schiere riportarono il 13 luglio 982 una splendida vittoria sulla potenza dei Saraceni al Capo delle Colonne, a sud-ovest di Cotrone ; ma poi segui la fatale scon&tta dei Tedeschi a furia ir- rompenti, sopraffatti dai fuggiaschi raccoltisi nelle montagne. Lo stesso imperatore scampo come per miracolo all'infortunio. Sempre vago d'in- traprese era ancora piu tardi a Yerona a presiedere quella splendida dieta, che prepare una nuova spedizione guerresca per la libera- zione dell' Italia meridionale. Ma venuto poi nella citta eterna a sa- lutare il pontefice, dovea la vedersi troncati i suoi giorni. Dopo una breve malattia che i medici, a quanto sembra, curarono a rovescio, il 7 decembre 983 spird nel palazzo imperiale presso san Pietro in Va- ticano in mezzo ai suoi grandi.

Egli s'era confessato dal Papa ed era stato assistito dai vescovi pre- senti e da numeroso clero recitando essi le preci e confortandolo. Nel. suo testamento fece del suo danaro quattro parti e ne destino una alle chiese, un'altra ai poveri, la terza alia pia sorella Matilde, ba- dessa a Quedlinburg, la quarta ai suoi fedeli servi e guerrieri.

1 V. Cw. Gait. 1903, quad. 21 nov. p. 460 ss.

464 I MONUMENTI DEL PARADISO

Sulla tomba che ebbe in S. Pietro furono scritti i seguenti versi tramandatici da Gerberto (Duchesne, Hist. Franc, script, t. 2, 1636, p. 807):

Cujus ad imperium tremuere duces, tulit hostis ; Quern dominum populique suum novere parentem Otto decus divum, Caesar, charissime nobis Immeritis rapuit te lux septena decembris.

Sotto quest'iscrizione era indicate in un'altra riga, come siamo indotti a credere dall'analogia d' altre iscrizioni, 1'anno della morte e la data della sepoltura del secondo Ottone.

Oltre al cantaro nel mezzo del vestibolo (paradise) delPantica chiesa di S. Pietro, di cui abbiamo sopra ampiamente discorso, de- stava 1'attenzione di chi entrava nel paradiso sopratutto questa tomba imperiale di straordinarie dimension! ove ebbe sepoltura 1'unico im- peratore romano tedesco ch'avea trovato in Roma la sua tomba. Que- sta tomba colpiva tanto maggiormente lo sguardo in quanto, eccet- tuata la cosidetta tomba del prefetto, era anche Tunica nello stesso paradiso > ossia nel piano dell'atrio ; perche le altre e specialmente quelle dei papi eraao sotto il portico eretto avanti alle entrate della basilica o sotto gli altri portiei del paradiso.

La tomba d'Ottone II sorgeva subito a manca quando s'entrava nel paradiso (Y. la pianta dell'Alfarano sopra al num. 165, lett. F). Qui si vedeva innanzi tutto Pornata parete deU'Oratorio di S. Maria in turri (n. 149), poi una cappella il cui proprio notne non ci fu trainandato (aedicula anonima n. 119) e quasi attigua ad essa la tomba marmorea dell'imperatore (n. 120). II Baronio che ancora la vide cosi ne parla nei suoi annali an. 983 n. 14 : Cernitur adhuc labrum porphyreticum in quo requiescit corpus Ottonis. E aggiunge 1'importante notizia che i fedeli, entrati nell'atrio di S. Pietro, vicino alia tomba solevano, volti ad oriente, venerare in ginocchio un'immagine di Cristo che la si trovava. Su questo antichissimo culto che potrebbe risalire al tempo di Leone magno ritorneremo fra poco. Qui bastera rilevare che 1'im- magine in tal guisa venerata e Ancora esistente non aveva secondo noi nessuna stretta relazione colla tomba dell'imperatore. Solo per essere a questa vicina la troviamo ricordata dal Baronio.

Egual menzione pero trovasi gia nel cronista Thietmar di Merse- burgo contemporaneo dell'imperatore Ottone che ricorda un'immagine di Cristo venerata vicino alia tomba da coloro che entravano : « Terra e commendatur (Ottone II), ubi introitus orientalis paradisi domus san- cti Petri cunctis patet fidelibus et imago dominica honorabi liter for- mata venientes quoque stans benedicit £. » fi chiaro che Pimago domi-

Edit. Lappenberg, Mon. Germ, hist., Scriptores t. 3 p. 767.

NELL 'ANTIC A BASILICA VATIC AN A 465

nica creduta dal Thietmar bella e pregevole esisteva gia in quel luogo quando fu sepolto 1' imperatore; 11 Thietmar non intende parlare d'un'iminagine che fosse stata fatta fin da principio come accessorio od ornainento della tomba.

Quest'osservazione e di qualche importanza per la critica del disegno di ricostruzione della tomba pubblicato da Carlo Maria Kaufmann nella sua monografia « Das Kaisergrab in den vatikanischen Grotten » (vedi sopra n. 166 nota), del quale avremo qui occasione di parlare piu volte. Da questo scritto di Kaufmann togliamo varie utili notizie nel corso di questo studio l.

La tomba d'Ottone II e ricordata da alcuni scrittori medioevali che pero non ne fanno una minuta descrizione. Leone d'Ostia dice verso 1'anno 1075 nella sua cronaca di Montecassino che 1' imperatore era sepolto « in labro porphyretico in atrio ecclesiae beati Petri apo- stoli, introeuntibus in ecclesiae ipsius paradisum ad laevam 2. »

Una copia del registro di Gregorio I fatta scrivere dall'arcivescovo Ekbert di Treviri (977-993) conserva in lettere d'oro su porpora una poesia in lode d'Ottone II che contiene anche questi versi 3 :

Sceptiger imperium qui postquam strenue rexit, Decessit Romae, tua ad atria, Petre, sepultus( Vivat ut aetherei susceptus in atria regni.

Pietro Mallio invece che sotto Alessandro III (1159-1181) lascio una breve descrizione di S. P/etro 4, Romano che ne fu il continuatore e gli altri autori, che citano il paradiso, non fanno piu menzione della celebre tomba. Cio ptio essere avvenuto per caso ; ma e anche ammis- sibile che per la devastazione cui ando soggetto 1'atrio al tempo del- 1' imperatore Barbarossa, come sotto diremo, quella tomba sia stata in parte rovinata e che percio", privata forse dell'iscrizione, sia rimasta ignota a quegli scrittori.

II primo one di nuovo ne parla e il dotto Oaofrio Panvinio verso la fine del secolo decimosesto. Egli ci da intorno ad essa alcune no- tizie storiche non pero sicure. Nel suo trattato « De memorabilibus Ecclesiae sancti Petri » scrive : « Ibidem in paradiso ante basilicam sancti Petri, introeuntibus ad partem laevam, marmoreo sepulcro con- ditus est (Otto II), quod adhuc extat; cujus operculum porphyreti- cum impositurn fuerat sepulcro Hadriani imperatoris intra ejus mau-

1 Si veda la recensione che abbiamo scritto sul Kaufmann nella Zeitschrift fur kathol. Theologie t. 28 (1904) p. 130 ss.

2 Edit. Wattenbach, Mon. Germ, hist., Scriptores t. 7 p. 574 ss; 1. 2 c. 9. 8 Wattenbach in Neues Archiv 1876 p. 437.

4 Nei Bollandisti al 29 giugno.

1904, vol. 1, fasc. 1288. 30 ^3 febbraio 1904.

466 I MONUMENTI DEL PARADISO

soleum, quod postea erutum, Innocentio II loco tumuli Laterani fuit,

nunc dirutum ad portam lateris septemtrionalis jacet *.

Se il monumento d' Inuocenzo II stava la distrutto (dirutuui) presso il Laterano, non e da maravigliarsi poi tanto che anche la tomba di Ottone II abbia molto sofferto per le tristi vicende di Roma. Nel disegno del Tasselli del principio del 1600 rappresentante il pa- radiso di S. Pietro si vede a sinistra una grande tomba rovesciata che non si saprebbe quale altra tomba possa essere stata 2. Giacomo Gri- maldi poi nella sua relazione del 1610 parlando del sepolcro impe- riale lo dice anche « hodie injuria tempcrum et hominum ignorantia fractum ». A cid non si oppone il fatto che PAlfarano nella sua pianta di S. Pietro del 1590 ci da il disegno regolarissimo della tomba di Ottone (n. 120).

I danni delle rovine nella Roma medioevale non hanno risparmiato neppure i piu ragguardevoli monumenti ; e in quei tempi era cola ne- cessario pensare a tutt'altro che al decoro dei monumenti, cioe alia conservazione della propria esistenza.

Apertura e traslazione della iomba imperiale.

II coper chio di porfido.

(169)

Per avere una conoscenza piu particolareggiata della tomba di Ot- tone II e necessario esaminare la descrizione che ne fu fatta quando si trasportarono i resti dell' imperatore nel sotterraneo dell'odierno S. Pietro (Grotte Yaticane).

Quando infatti Paolo V comincio a costruire il portico attuale, si dovette purtroppo rimuovere il paradiso coi suoi monumenti. Le spo glie di coloro che vi erano sepolti, parte furono portate coi loro sar- cofaghi nelle Grotte Yaticane, parte onorevolmente deposte in un po- liandro quivi costruito.

Ottone II ebbe nel sotterraneo una nuova tomba. Lo stato di queH'antica al tempo deil'apertura, avvenuta nell'ottobre 1610 alia presenza del notaio Giacomo Grimaldi, fu da questo minutainente re- cato in atti ; e la preziosa relazione ch'egli ne fece e giunta fino a noi nel suo volume « Instrumenta authentica translationum etc. conserva- toci dalla biblioteca barberina (Cod. XXXIY, 50) ed oggi passato alia vaticana. Abbiamo inoltre dello stesso Grimaldi una nota del 1618 che si trova nel Cod. Yat. lat. 2961 fol. 22.-

1 Presso MAI, Spicilegium Rom. t. 9 p. 341 ; 1. 6. c. 9.

2 GRISAR, Analecta Romano, t. 1 tav. XI-XII. Per 1'illustrazione dei particolari della tomba ivi effigiata serva ora il presente testo.

NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 467

Nella sua relazione autentica (fol. 237v. in Kaufmann p. 17 s.) si dice : « Aperitio sepulcri porphyretici Ottonis secundi Imperatoris,

die mercurii octobris MDCX hora noctis (cioe dopo 1' Avemaria)

tertia cum dimidia. Fuit amotum sepulchrum Ottonis secundi impe- ratoris augusti, in modum arcae, magnifice factionis, laminis quadris e viridi lapide ornatum, cum nobilissimo tegmine porphyretico, quod olim Hadriani imperatoris monumento inservisse Onuphrius Panvinius scribit, hodie iujuria temporum et hominum ignorantia fractum cer- nitur, situm in area in terris Yatieanae basilicae laeva statim ingre- diendo. Quo (sublato) imediate sub eo [apparuit?] nobilis area mar- morea humi collata, ex [et] hac aperta, recepta sunt inde ossa cor- poris imperatoris Ottonis se(cundi); caput fractum [parvum?] (vedi sotto) erat, dentes habebat firmos et palidos. Quae quidem ossa ho- norifice in pilo marnioreo (sepul)ta sunt sub fornice novi pavimenti

memoratae basilicae translate ac supraposito tegmine porphyretico,

praeter ponderum quondam Petri Raymundi Zacca(riae) magni

magistri* (etc. seguono le formule con i testimoni).

II Grimaldi in questo luogo (fol. 241) ci da anche un di segno del prospetto della nuova tomba eretta sub fornice basilicae, vale a dire nelle Grotte, e un disegno altresi, cid che per noi e piu importante, di quella nobilis area marmorea, ricordata nel suo testo, che nell' in- terno della gran tomba celava gli avanzi dell' imperatore : exemplum arcae in qua quiescebat corpus ejus. La riproduzione dell' exemplum arcae si trova nel Kaufmann Tav. II, unitamente alia riproduzione delia suddetta facciata della nuova tomba secondo 1' exemplum del Grimaldi.

La seconda nota del Grimaldi trovasi come dicemmo nel Cod. Yat. lat. 2961 contenente la cronaca cassinese di Leone ostiense, e consiste in un foglio sul quale e abbozzata di sua mano (al solito di volo) una figura rappresentante il grande monumento originario e sono scritte alcune spiegazioni.

II disegno fa pubblicato dal Kaufmann nella forma corretta che qui sotto ricopiamo. (Abbiamo in essa indicato 1' iscrizione e com- pletata I'ultima lastra verde).

Sul medesimo foglio il Grimaldi nota : Anno 1609 (in luogo di 1610) * in demolitione atrii veteris basilicae S, Petri in Yaticano ob novam et augustissimam templi frontem a SS. D. N. Paulo Y a fun- damentis aedificatam amotum fuit Ottonis secundi imperatoris se- pulcrum, et corpus ejus repertum fuit in quadam area marmorea humi sepulta, quae tegebatur suo labro porphyretico ad hanc simili- tudinem. »

La parete laterale sinistra e notata nella sua figura albi coloris ; le cinque lastre marmoree della parete longitudinale anteriore da sinistra

468 I MONUMENTI DEL PARADISO

a destra « viridis, albi, viridis, albi, albi coloris». « Area marmorea continua egli ubi jacebat corpus, servit hodie ad usum fontis in primo atrio subtus coquinas palatii Quirinalis. Corpus Ottonis, in ossa redactum, erat parvae staturae, dentes firmos, caput parvum. Fuit se- pultam cum dicto labro sub fornice novi pavimenti basilicae, ibique hodie cernitur. 1618, 23 Aprilis. Ita notavi ego Jacobus Griinaldus, qui omnia vidi et ossa sepulturae tradidi. »

Possiamo cosi farci un' idea piu precisa della tomba di cui ra- gioniamo.

RlCOSTRUZIONB DELLA TOMBA ORIGINARIA D'OTTONE II

SECONDO IL GRIMALDI E IL KAUFMANN.

Yeramente un elemento sostanziale e andato perduto, vale a dire la nobilis area marmorea. L'uso profano che secondo una riprovevole usanza di quel tempo se ne fece, e preoisamente nel palazzo del Qui- rinale, e attestato anche dalla notizia scritta dal Grimaldi di proprio pugno accanto al disegno di quella. « Nunc dicta area est ad usum fontis in palatio apostolico Quirinali in primo inferiori atrio sub fe- nestris palatii juxta introitum portae ducentis ad viam Maronitarum. > L'arca non ostante le faticose e zelanti ricercbe che, dopo altri, ne fece anche ii Kaufmann, non fu potuta ritrovare.

Invece il grande coperchio di porfido e ancora conservato. Essa fino dal 1694 trovasi nel Battistero di S. Pietro, ossia nella prima cappella laterale della Basilica vaticana a sinistra di chi entra, ove, dopo che fu levato dalla nuova tomba d'Ottone e portato via dalle Grotte, serve capovolto a ricevere 1'acqua battesimale. Ha pero subito da parte degli artisti che qui lo tramutarono alcune modificazioni.

L'elemento migliore per la ricostruzione dell' antica tomba del paradiso e tuttavia la tomba d'Ottone ancora esistente nelle Grotte, il cui antico coperchio di porfido e oggi sostituito da una leggera volta murata. Questa seconda tomba fu infatti eostruita colle precise misure della prima ; alle quali bisognava pur tenersi volendo met- tersi in esse la grande conca di porfido come era stata posta eul- 1' antica.

NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 469

La tomba imperiale del paradise aveva una lunghezza di m. 3,58 ed una larghezza di m. 1,85. II davanti di essa e probabilmente anche il capo dell'estinto era volto verso la Confessione di S. Pietro, vale a dire verso occidente. Oltre il poderoso porfido formavano da ogni lato rornamento della costruzione oblunga quadrangolare belle ta- vole marmoree. Sulla fronte, dove il Grimaldi non mette che una la- stra bianca, dev'essere stata 1'iscrizione di 4 o 5 righe (vedi sopra n. 168). Ai lati si alternavano delle lastre verdi, ossia di serpentino, con altre bianche, in modo che ve n'erano tre verdi e due bianche (dacche Yaibi albi coloris che si legge nel Grimaldi non pu6 signifi- care che una depravazione del monumento ; anteriormente 1'ordine qui deve essere stato albi, viridis).

PROSPETTO DBLL'ODIERNA TOMBA DI OTTONB II

NELLE GROTTE DI S. PlETRO SECONDO IL KAUFMANN.

L' interna nobilis area marmorea stava interamente nascosta. Se- condo il disegno del Grimaldi era essa un sarcofago romano d'un buon periodo classico, avente sui fianchi del davanti i ritratti scolpiti del cooiugi che vi furono un tempo sepolti. La figura del distinto citta- dino di Roma a destra dell» osservatore teneva in mano la consueta pergamena della nomina al suo ufflcio. La rimanente superficie an- teriore era a semplici strie e mostrava soltanto in alto nel mezzo la figura d'un genietto. II sarcofago non conteneva alcuna iscrizione.

La nuova tomba imperiale situata neile Grotte (v. sopra figura ul- tima) consta parimenti di quattro muri che sostengono la grande coper- tura a volta. Anche qui le ossa dell' imperatore sono composte in un sarcofago di marmo che tuttavia e piu semplice di quello primitive e per ornamento non presenta sulla superficie anteriore che delle strie circondanti lo scudo rotondo posto nel mezzo. Lo scudo porta la scritta: Otto secundus imperator Augustus. Quest'arca marmorea infatti a dif-

470 I MONUMENTI DEL PARADISO

ferenza di quella antica e posta nel monumento in modo che mostra al di fuori la superficie anteriore. Conseguentemente la volta attuale dalla parte posteriore e (come 1'antico coperchio di porfido) sporgente d'un buon tratto fuori dell'arca ; sconvenienza questa che fu appunto voluta piuttosto che variare le misure della tomba tanto earatteristica per le sue dimension!.

11 coperehio di porfido della tomba d'Ottone II

oggi lavacro battesimale di S. Pietro.

(170)

Consideriamo ora in particolare il coperchio di porfido giovandoci della forma, alterata alquanto, che ha oggi nel battistero di S. Pietro.

LAVACRO BATTESIMALE DI S. PIETRO

(COPERCHIO DI PORFIDO DELLA TOMBA D'OTTONE II).

Scala di mm. 29 per metro.

NELL 'ANTIC A BASILICA VATIC AN A 471

Secondo la figura dell'antica tomba quale noi 1'abbiamo riprodotta di sopra (n. 169) coi ritocchi fattivi dal Grrimaldi e dal Kaufmann, era il coperchio alia base un vero quadrangolo, in alto una volta, e non avea ornament! ne iscrizione. Era lungo, a giudicare dalla lunghezza della tomba nella cripta, m. 3,58, largo 1,85. Misura di grossezza 0,60. Lo Scotto nel suo Itinerario lo chiama il piu pesante monohto di porfido ch'egli abbia incontrato in Italia.

Ora non neghiamo che questo monolito quanto alia forma possa essere stato il coperchio d'un sarcofago, perd non ci pare probabile. E da ritenere piuttosto che si a servito di vasca per qualcuna delle fontane che i Romani solevano acconciare con quel lusso che tutti conoscono. La lucghezza sembra infatti troppo sproporzionata per un sarcofago. All' incontro abbiamo ancora altre conche o bacini di fon- tane del tempo classico (labra) paragonabili ad esso. Si pensi, ad es. al poderoso lavacrum posto dietro la Basilica vaticana ad ornamento della spianata avanti S. Stefano dei Mori, al labrum di una delle odierne fontane avanti al pa]azzo Farnese proveniente dalle terme di Caracalla, ai pomposi lavori di Tarii musei.

II Baronio ed altri hanno la giusta espressione di labrum pel co- perchio di porfido della tomba d'Ottone. Anche il Grimaldi scrive accortamente nella figura del coperchio di questa tomba (Kaufmann p. 20) « labrum sive operculum porphyreticum » , e nella nota del 1618 ha di nuovo semplicemente labrum, mentre ancora nell'atto riguar- dante 1'apertura della tomba ch'e del 1610, certo non riferendosi che ad autorita altrui, aveva detto : « teginen porphyreticum, quod olim Hadriani imperatoris monumento inservisse Onuphrius Panvinius scri- bit » (Kaufmann p. 18, dove a questo proposito cita lo Spidlegium del Mai e Andr. Palladius, Antiquit. urbis Romae 1618).

II Kaufmann vorrebbe veramente dar ragione al Panvinio, d'aver ritenuto che il porfido sia stato il coperchio d'un sarcofago e che pro- venga dal sarcofago di Adriano. Invece il Panvinio non prova ne 1'una cosa ne 1'altra. La questione non e stata esaminata ne dal Panvinio, ne dal Palladio, ne dagli altri antiquarii che scrissero di cose romane.

La provenienza dalla tomba d'Adriano e esclusa dal fatto che que- sto irnperatore nel suo famoso mausoleo, 1'odierno Castel S. Angelo, non ebbe per ultima dimora un sarcofago, ma un cinerario, (conf. LAN- CIANI, Ruins and escavations of Rome, London 1897, p. 555).

Su che dunque si fonda la presente provenienza del porfido dalla tomba d'Adriano? ,

La Descriptio plenaria urbis Romae presso Urlichs p. 106 o meglio il testo dei Mirabilia (presso lordan t. 2 p. 627 s.) parla della tomba d'Innocenzo II al Laterano (non di quella d'Ottone II) quando dice che il sarcofago di porfido del Papa proviene dal Mausoleo d'Adriano e pre-

472 I MONUMENTI DEL PARADISO

cisamente dal giro centrale di esso ; ma non identifica quel sarcofago coll'urna contenente i resti d'Adriano, il quale fu piuttosto sepolto nella piu interna delle celle. II testo dice insieme che il coperchio del me desimo sarcofago del mausoleo era stato posto « sulla tomba del pre- fetto > nel paradise di S. Pietro. Ambedue le affermazioni possono avere un sostrato di verita. II testo che abbiamo per le mani parlando del mausoleo d'Adriano, cui da il nome di tempio, si esprime letreralmente cosi : « In quatuor partes templi fuere quatuor caballi aerei deau- rati, in unaquaque fronte portae aereae, in medio giro sepulchrum Adriani porfireticum, quod nunc est Lateranis ante folloniam sepul- chrum papae Innocentii ; coopertorium est in paradiso sancti Petri super sepulchrum praefecti ; inferius autem portae aereae nunc ap- parent » 1.

Alia stessa fonte si riducono le seguenti notizie dateci dagli scrittori.

Primo fra questi Pietro Mallio tira fuori erroneamente il sarco- fago d'Adriano, allorche non si limita a dire che la tomba d' Inno- cenzo IE proviene dal medius girus ; ma la identifica col supposto sarcofago dello stesso Adriano. Egli dice (n. 131) riferendosi alia toinba d'Adriano : « quod nunc... est Lateranis, in quo sepultus est Innocentius II, papa cujus copertorium est in paradiso beati Petri super sepulcrum Praefecti >.

Similmeote la Graphia aurea urbis Romae (Urlichs p. 119) la quale dice del sarcofago d'Adriano ; « cujus coopertorium in paradiso b Petri super sepulcrum praefecti ».

II Baronio (ad a. 1143 n. 10) vuole anch' esso, a dire il vero sul fondamento d'un codice del Laterano certo non molto antico, che il papa Innocenzo II sia stato sepolto nel sarcofago d'Adriano.

Si scorge frattanto che tutti i passi qui addotti, non ci autoriz- zano a parlare con verita dell' esistenza d' un sarcofago d'Adriano e dell'uso che ne sia stato fatto per Innocenzo II

Cio non ostante il Panvinio, per altro cosi dotto, al luogo sopraci- tato vier. fuori anch'egli col « sepulcrum Hadriani imperatoris » e in verita persino coll'intenzione d'identificare il coperchio del sarcofago d'Adriano con quello della tomba d'Ottone II, il sarcofago stesso poi con quello d'Innocenzo II. E in quest'errore, quanto alia tomba d'Ot- tone, gli e stato dato tanto ragione che s' e creduto, che le parole « super sepulcrum Praefecti » del Mallio e della Graphia aurea fos- sero uno sbaglio, e dovesse leggersi Ottonis invece di Praefecti. La

1 Mirdbilia Romae edit. lordan, Topographie der Stadt Rom im Al- terthum 8 (1871) p. 627 s. Mirabilia Romae sotto il nome Descriptio plenaria etc. nell'Urlichs, Codex urbis Romae topographicus (1871) p. 106.

NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 473

gravita di questa correzione dovrebb' essere di per se sufficiente a far sorgere un fortissimo dubbio ; invece si legge finance in Kauf- mann p. 23 dopo la citazione del passo del Mallio col « super sepul- crum praefecti »: c Wozu Dionysii (Cryptae Yatic. p. 114) mit Recht bemerkt, iste auctor... Ottonis loco Praefectum male posuit».

Noi conchiudiamo piuttosto da quanto s' e detto che la prove- nienza del poderoso coperchio di porfido, antico labrum, della tomba d'Ottone non si conosce affatto ; mentre il coperchio della tomba del prefetto e il sarcofago d' Innocenzo II che -le appartenne possono essere stati d'una delle varie tombe ragguardevoli del mausoleo d'Adriano.

Quando il porfido della tomba d' Ottone sulle Grrotte Yaticane dovea nel 1694 essere adoperato pel nuovo fonte battesimale di S. Pie- tro, vi si riscontrarono dieci rotture. Un' altra ne sopravvenne nel trasportarlo.

Se si domanda quando siano avvenute le dieci rotture, non si deve gia col Kaufmann pensare al tempo della traslazione del 1610 ; e da ritenere piuttosto che qualche catastrofe piombata nel medio evo sul paradiso di S. Pietro abbia ridotto quell' opera d'arte in uno stato cosi miserevole, dacche tutta quanta la tomba alia fine del medio evo, come abbiamo veduto (p. 466) fosse rovinata.

La eonversione del porfido in fonte battesimale della Basilica Ya- ticana, eseguita sotto il celebre architetto Fontana, e descritta da Fi- lippo M. Mignanti nella sua Historia della Basilica Vaticana t. 2 (1867) p. 118 s. Secondo lui i marmisti Marcello Piger e Giovanni Antonio Tedeschi riuscirono cosi bene a riunire i frammenti del ba- cino che non se ne vedevano quasi piu le fenditure. Per6 invece della forma quadrangolare il labrum rovesciato n' ebbe una ovale, prolungandosi il bacino di 14 cm. coll'aggiunta di qualche pezzo di porfido. La larghezza della pietra preziosa e oggi di m. 1,85 in luogo di quella di m. 1,80 che la conca aveva nella Cripta ; 1'altezza nel frontispizio e di m. 0,56 a paragone di quella della conca nella cripta di m. 0,60. Sicche le misure nel Battistero della Basilica Yaticana non sono state sostanzialmente variate. L' intera circonferenza del bacino e oggi di m. 9,15. II piede su cui oggi poggia la vasca di porfido misura 0,72. II sa3ro fonte ha un coperchio di bronzo in- gegnosamente lavorato alto m. 1,95. Queste misure le dobbiamo alia diligenza di Carlo Maria Kaufmann.

CRONACA CONTEMPORANEA

Roma, 28 gennaio - 11 febbraio 1904.

I. COSE ROMANS

1. Motu proprio del Santo Padre per la riunione delle Congregazioni de'Riti e delle Indulgenze. 2. Conferenza in Vaticano pel IX centenario del- TAbazia di Grottaferrata. 3. Ricevimento dato da Sua Santita alia Societa degli Interessi cattolici. 4. Movimento diplomatico pontificio. 5. Prescrizioni pel Giubileo contenute nell'Enciclica del Santo Padre per il 50° anniversario deH'Imm. Concezione.

1. In data del 28 gennaio, il Sommo Pontefice Pio X pubblico il seguente Motu proprio col quale stabilisce che la Sacra Congregazione dei Riti e quella delle Indulgenze e SS. Reliquie, per la stretta at- tinenza del loro scopo siano d'ora in avanti perpetuamente conghmte : e ad entrarnbe cosi riunite prepone S. E. il card. Tripepi.

SACRA CONGREGATIO INDVLGENTIIS ET SS. RELIQVIIS PRAEPOSITA CVM S. RITVVM CONGREGATIONS PERPETVO CONIVNGITVR

PIVS PP. X

MOTV PROPRIO

Quae in Ecclesiae bonum integre provehendum spectant et ad ani- marum salutem valde conferre noscuntur, ea cuncta, pro Apostolici muneris sollicitudine, Pontificum decessorum vestigiis, ut par est, religiose inhaerentes, Nos etiam omni opera providere et ad exitum perducere contendimus. Hinc fit, ut ad sacrum quoque Consilium, cuius est de Indulgentiis Sanctorumque Reliquiis cognoscere speciatim cogitationem convertamus, eique, ad diuturnam stabilemque formam fructuosius perficiendam, sedulum curarum Nostrarum oificium opte- mus impertiri. Hoc sane permulta suadent, sed ipsa, imprimis, sacri eiusdem Concilii dignitas, iure veluti suo, maxime requirit. Yix enim attinet dicere, quanti semper momenti res sit habita, indulgentiarum thesaurum naviter inviolateque custodire, de Sanctorum Reliquiis ea- rumque veneratione recte peragere, gravissima alia in id genus munia pie adimplere, deque normis iam statutis, ad temporum rerumque usum et necessitatem, iiira declarare. Has profecto ob causas Romani Pontifices facere non potuerunt, quin, reputando experiendoque, quanto

CRONACA CONTEMPORANEA 475

maiore valerent accuratione, huius rei prosperitati indesinenter con- sulerent. Narn, ut praetereamus quae Innocentius III * et Pius IY 2 caeterique plures, praesertim post Synodi Tridentinae decreta 3, sa- pienter caverunt, neminem plane latet quas tulerint leges Clemens YIII et Clemens IX, qui de peculiar! delectorum quorundam S. R. E. Car- dinalium Congregatione instituenda peropportunum oppido consilium inierunt ; quasque deinceps regulas Clemens XIII, Benedictus XIY, Leo XII, Pius IX et Leo XIII, datis in id baud semel Litteris, con- ficiendas curaverint. Scilicet, rei gravitate permoti, ut maior in hoc Apostolica evigilaret diligentia, conspiciebant apprime Antecessores Nostri de facto quidem agi, quod, in Christian! nominis decus, per- magni interesset, et ad uberem Christifidelium utilitatem pertineret potissimum. Quapropter eadem Nos impellit causa, ut partem provi- dentiae Nostrae non postremam idem sibi opus vindicet. Quo autem plurimum auxilii, pro sanctis Ecclesiae institutis, possit accedere, illud Nobis praecipue desiderandum animo obversatur, ut, nempe, quae arctissima quadam obiecti, spiritus, officiorum, methodique ge- rendae, vel identitate, vel saltern affinitate et similitudine inter se adiunguntur, ea simul in unum etiam corpus coalescere et coagmen- tari spectentur ; prouti ratio et naturalis ordo expostulat, eventa quo- tidie comprobant, atque experientia perspicuae ease opportunitatis omnino confirmat. Virtus, enim, ut S. Thomas 4 docet, quanta est magis unila, tanto est fortior, et per separationem minuitur. Ac pro-* pterea, nihil finis obtinendi efficacitatem alacrius promovere digno- scitur, quam conspirantium virium cumulata possessio ; nihil optima incolumitatis adiumenta in bonum melius devincit, quam reflorens voluntatum communio ; nihil copiam ad fructus efferendos salutares potiorem haurit, quam facultatum in societatem adiunctio. Porro non est cur pluribus osteadamus, huiusmodi similitudinem et affini- tatem vel maxime vigere inter S. Congregationem Indulgentiis ac SS. Reliquiis praepositam et S. Rituum Congregationem, cuius id proprium est, ut de Dei et Sanctorum cultu, praecipuo sibi munere expediendo, pertractet, atque iis, quae in hanc rem obveniunt, as- sidue sollerterque prospiciat. Quae cum sic se habeant, ut quod e re penitus esse censemus, id tandem a Nobis absolvatur, et spes uti- litatum exploratarum, quas Komana instituta gignere nemo non videt, plenius in dies augeatur, omniaque ex votis salubrius cedant, Nos, motu proprio, certa scientia, causaque mature perpensa, decernimus et statuimus, ut Congregatio Indulgentiis et S6. Reliquiis praeposita

1 Cap. Cum ex eo; De Reliq. et vener. Sanctorum.

2 Bull. Decet. Roman. Pontif. die 7 Nov. 1562.

3 Cone. Trid. Sess. 21; Deer. De Indulg.

4 2e 2ae Quaest. XXXYII, a 2, ad 3.™

476 CRONACA

cum S. Rituum Congregatione in posternm tempus perpetuo coniun- gatur; salvis ex integro manentibus sui muneris, officialium et fa- cultatum ratione et forma hucusque servatis. Hunc praeterea in finem, dilecto Filio Nostro S. R. E. Cardinal! Aloisio Tripepi, ipsius Congre- gationis Indulgent, et SS. Reliq. Praefecto, munus etiam Pro-Prae- fecti S. Rituum Congregationis conferimus et demandamus. Con- siliis hisce curisque Nostris exitum, hoc praesertim temporum cursu, perutilem non defore summopere confidimus, benignitate annuente Dei providentissimi. Praesens autem decretum, ratnm et firmum deinceps consistere, et auctoritatis Nostrae Apostolicae robore muniri volumus, edicimus et deolaramus, contrariis quibuslibet minime ob- stantibus.

Datum Romae apud S. Petrum, die XXVIII lanuarii MCMIY, Pontificatus Nostri anno primo.

PIVS PP. X.

2. I nostri lettori non avranno dimenticato quanto riferimmo nel quaderno 1269 a proposito del IX centenario della badia greca di Orottaferrata da celebrarsi nel settembre prossimo. L' importanza di tale avvenimento svoita gia in una serie di dotte conferenze prepara- torie tenute in diverse lingue nel palazzo della Cancelleria lo scorso anno, ottenne nuova e solenne illustrazione da quella che lo stesso Rnio Abate Don Arsenio Pellegrini ebbe 1'onorejdi leggere alia pre- senza di Sua Santita Pio X, il quale degnd cosi confermare con nuovo favore I' incoraggiamento dato a tale opera dal venerato suo Predecessore. La conferenza fu tenuta nell'aula concistoriale la mat- tina del 28 gennaio. Circondavano il Santo Padre i cardinali Merry del Val, Ferrata, Rampolla, Respighi, Satolli, Segna, Steinhuber, Yives y Tuto, Yannutelli Yincenzo e Yannutelli Serafino presidente del Comitato per le feste centenarie, cogli altri membri del Comitato. Yi assistevano gli ambasciatori di Francia, di Austria, di Portogallo, i ministri di Prussia, del Brasile, del Belgio. Yi erano pure present! Mgr. Simon, arcivescovo titolare di Domokos: Mgr. Dochi, abate dei Miriditi : Mgr. Mladenoff, vescovo titolare greco-bulgaro di Satala : Mgr. Ceppetelli, patriarca di Costantinopoli ; i rettori dei collegi ru- teno, greco, armeno, maronita, di Propaganda, ed altri prelati e supe- riori d'Ordini religiosi oltre i monaci e gli alunni della badia; ed una numerosissima adunanza di signori e di signore dell7 aristocrazia ro- mana e straniera, specialmente ortodossa.

Tema della conferenza fu 1' importanza della badia di Grottaferrata quale testimonio storico dell' antica unita di fede tra gli orientali e gli occidental!, e quale mezzo di azione per la riunione tanto deside- rata della Ghiesa greca alia Ohiesa Romana madre e maestra della

CONTEMPORANEA 477

Chiesa universale. Ci duole che lo spazio non ci permetta se non un rapido cenuo intorno alle interessantissime osservazioni colle quali il Reverendissimo Abate Pellegrini venne studiando il segreto disegno della divina Provvidenza che voile conservato per nove secoli, a tra- verse tante mine, questo unico avanzo dell'Ordine di S. Basilic in Italia.

Sorta la celebre badia per opera di S. Nilo di Rossano (la cui vita ci proponiamo iliustrare fra non molto con nuovi documenti) sul prin cipio del secolo XI prima che si consumasse lo scisma, essa apparve destinata da un lato a rappresentare in mezzo alia Chiesa latina, anzi alle porte di Roma, il rito, la lingua, le tradizioni dell'Oriente greco; e dall'altro a restare, secondo il voto profetico dello stesso santo fon- datore, centro ed asilo ai fratelli un giorno dispersi, ricordando loro colla sua esistenza il tempo in cui anch' essi avevano la stessa cre- denza, professata nella stessa liturgia sempre dai loro fratelli di Qrot- taferrata religiosamente mautenuta. Intorno a che, notevolissima e la riprova che dai monumenti della badia dedusse 1'esimio conferenziere. Sulle mura della chiesa che San Bartolomeo, suceesso a S. Nilo, fece costrurre nel 1025, prima quindi della saparazione, si vede ancora un'antiea pittura di stile bizantino, rappresentante 1'augusto mistero della SS. Trinita. II Padre, V Antiquus dierum, siede in trono e tiene sul suo seno il Figlio in volto di giovane ma con Candida barba, a indicare che Esso e al Padre coeterno : in seno al Figlio e il divin Paracleto sotto figura di una colomba, dalla quale scendono raggi ad illuminare il coro degli Apostoli, e sopra di essa il Padre e il Figlio posano entrambi la mano, per insegnare manifestamente che lo Spi- rito Santo, nella credenza dei Greci contemporanei, dall'uno e dall'altro precede. Per le specie eucaristiche, i monaci che, secondo il rito, prima usavano il fermentato, avevano adottato gli azimi dopo il con- cilio di Firenze, e ripresero poi per disposizione della Santa Sede 1'uso primitivo, conservato fino ai nostri giorni, nei quali la Santa Eucaristia e venerata nella chiesa del monastero in due distinti altari, sotto il fermentato pel rito greco, e sotto gli azimi per i fedeli latini a cui la badia serve di parrocchia. A prova della fede comune nella supremazia romana, il Rmo Abate ricordo ancora come, prima dello scisma, Benedetto IX sottraendo la badia ad ogni altra giuiisdizione la dichiarasse soggetta immediatamente alia Santa Sede; il che fu riguardato da quei monaci ad oaore. D'onore e di vantaggio fu sempre del resto la protezione accordata al monastero dai Romani Pontefici che ne fecero oggetto della loro paterna cura anche in mezzo alle gravi sollecitudini del governo universale. Gia fin dall' origine sua, Benedetto VIII e Pasquale II ne guarentirono la dotazione ; Gio- vanni XIX ne consacro la chiesa abbaziale : Benedetto IX, deposta

478 CRONACA

la tiara, lo scelse per suo asilo, e fattosi monaco vi fini santamente la vita : Callisto III ed Eugenic III riservarono al Pontefice romano la benedizione dell' Abate e fecero di Grottaferrata un'abbazia Nullius: Innocenzo III, Gregorio IX, Gregorio XI si compiacevano di soggior- narvi : e troppo lungo sarebbe numerare tutte le testimonialize di be- nevolenza sopra di lei, fino all' ultimo Pontefice Leone XIII che ne innalzo la chiesa alia dignita basilicale. « E voi stesso, esclamava qui 1'oratore rivolgendosi al Santo Padre, non ci avete Yoi confermato nel pensiero di una secreta predilezione della Provvidenza, prendendo sotto la vostra protezione la nostra badia, con un rescritto di vostro pugno, ventisei giorni appena dacche Dio Yi aveva costituito suo Yi- cario sulla terra ? >

Cosi conservata, cosi favorita la badia attesta al mondo orientale con quale amore la Chiesa madre di tutte le Chiese abbraccia e riu- nisce tutti i riti che sono il ricco ammanto di cui si abbella : ed i suoi monaci sembrano a preferenza d' ogni altro destinati a salvezza de' fratelli traviati dallo scisma greco. Ne 1'oratore cercava dissimu- lare le difficolta di tale apostolato, caduto a vuoto altre volte per i radicati pregiudizi di quei popoli, quasi si volesse loro imporre colla unione della fede, 1'unita di rito, di disciplina, o le leggi canoniche, e le forme della pieta latina, a cui ripugna 1'orgoglio naziooale, ge- losi come sono contro ogni influenza occidentale. Ma da questo ap- punto emerge maggiormente 1' importanza della badia di Grottaferrata, e 1' opportunita delPopera sua : che come sorella nella liturgia, nella lingua, nelle tradizioni, pud senza suscitare ombra di difSdenza o di gelosia invitare col suo esempio quegli infelici dispersi a rientrare nella casa paterna cosi male abbandonata ! Possa il voto di S. Nilo non tardare a verificarsi. Allora, come disse finendo il Rmo Abate, sui bastioni di Giulio II che cingono la badia, triste ricordo di lotte civili, sventolera lo stendardo dell' Unione, e il sole levandosi sulle colline del Lazio illuminera de' suoi raggi le divine parole : Unum ovile et unus pastor.

La conferenza, detta con caldo accento ed ascoltata col piu pro- fondo interesse, duro circa un'ora : la campana del mezzogiorno dava in quel punto i rintocchi dell' Angelus, e il Santo Padre inginocchiatosi ne comincio ad alta voce le preghiere, rispondendosi da tutta 1'assemblea divotamente: porta quindi la mano a baciare all'oratore, eon lui si con- gratulo, benedicendolo paternamente.

3. Uno splendido ricevimento che rimarra memorando nei ricordi della Societd primaria romana per gli interessi cattolici fu quello con- cesso domenica, 31 gennaio, dal Sommo Pontefice ai membri di essa, alle loro famiglie ed ai rappresentanti delle svariate Opere che da essa dipendono. Essi riempivana la prima loggia ed il Museo lapidario :

CONTEMPORANEA 479

primi venivano i bambini di Trastevere dell'asilo Leone XIII, con- dotti dalle benemerite Suore della carita, colla Commissione presie- duta dal cav. Bertoni, vicepresidente della Societa. Seguivano i fan- ciulli delle otto scuole elementari urbane e delle due suburbane, colla loro Commissione presieduta dal cav. Simonetti, altro vicepresidente che da piu anni con costante zelo si occupa di quell'importante opera dell' insegnamento. A lato delle scuole era pure una rappresentanza in divisa e col proprio vessillo dei giovani appartenenti al Giardino parrocchiale di Trastevere. Nel vicino Museo lapidario, aggruppati in- to rno ai vessilli dei quindici rioni della Citta, lungo tutta la galleria erano disposti i socii colle loro famiglie negli spazii indicati da ap- posite tabelle; dopo di loro venivano i membri dell' Opera pia contro la profanazione delle feste col traffico e col lavoro, presieduta dal conte Adolfo Pianciani, insieme colla deputazione delle Signore che sotto la presidenza della march. Clot. Yitelleschi, si adoperano allo stesso scopo: quindi la Commissione del Patronato dei giovani, presieduta dal conte Yal. Canale: poi la Sezione Artisti e commercianti presie- duta dal cav. Cost. Sneider : indi la Commissione del giornale La voce della veritd presieduta dal principe D. Filippo Lancellotti colla reda- zione, amministrazione ed una rappresentanza dei tipografi: da ultimo il Consiglio direttivo dell ' Opera antischiavista presieduto dal commen- dator Tolli, col Comitato romano, la Sezione giovani, e la Lega delle Signore della stessa Opera : finalmente presso il trono papale eretto nel mezzo della galleria dalla parte di Belvedere, stava il Consiglio direttivo della Societa.

Yerso le ore sedici il Pontefice, accompagnato dalla sua Nobile Corte, discese nella loggia. E facile imaginare la gioia e le acclama- zioni di quelle migliaia di fanciulli all'apparire del Santo Padre che procedendo leutamente in mezzo a loro, soffermandosi a quando a quando per lasciar loro baciare la mano, dirigeva parole di paterna bonta specialmente ai maestri ed alle religiose dell'Asilo. Entrato poscia nel Museo lapidario tra gli applausi de' presenti e sedutosi in trono, ascolto un indirizzo let to dal principe Rospigliosi, presidente della Societa, nel quale passando in rassegna le singole Opere e sezioni della Societa stessa, a nome di tutte si esprimevano i sensi della piu profonda devozione e s'invocava sopra di ciascuna la benedizione apo- stolica.

Allora Sua Santita, levandosi : « Ringrazio vivamente, disse, Lei nobilissimo Signor Principe, che insieme alia Presidenza, mi procura il piacere di vedere quanti sono affigliati all' Opera ammirabile degli interessi cattolici della nosira Roma. E ringrazio in modo speciale perche la loro opera si estende veramente a tutti i bisogni che sente il povero popolo per adempiere fedelmente ai doveri cristiani verso

480 CRONACA

Dio e verso i fratelli. Le benedizioni del Signore, che EUa ha invo- cato sulle fainiglie di quanti vi appartengono, discendano copicse cos! che abbiano ad avere i piu soavi conforti e le piu complete con- solazioni. » Indi ricordata la parabola del Yangelo ricorrente in quella domenica, degli operai chiamati al lavoro a diverse ore della giornata e retribuiti colla stessa mercede, la venne applicando ai numerosi raembri della Societa, diversi fra loro di eta, ma tutti operosi nel la- vorare chi alia sahtificazione della festa, chi al bene degli adulti, od a quello dei giovanetti, chi alia buona stampa « per far tacere le bocche infernal! che minacciano con ardire da stolti perfino il trono di Dio » : e tutti li conforlo a perseverare coraggiosi per ottener.e la mercede promessa dal Signore non solo su questa terra, ma piu an- cora nell'eternita. Dopo la solenne benedizione del Santo Padre, un coro di alunni delle scuole intonava un inno in canto gregoriano, sotto la direzione del barone Kanzler e del rev. D. Miiller maestro della scuola gregoriana all'Anima : dopo il quale le acclamazioni e gli applausi interminabili di quella folia di piu migliaia di persone accompagnarono il Pontefice fino al suo uscire dalle loggie.

4. Riportiamo qui riunite le nuove disposizioni del movimento di- plomatico fra i rappresentanti della Santa Sede, prese con particolari rescritti del Santo Padre in queste ultime settimane.

A Vienna, in luogo di Mgr. Taliani promosso al cardinalato, fu sostituito qual nunzio apostolico Mgr. Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte. Nato nel 1851 a Napoli, creato nel 1889 arcivescovo di Edessa, era nunzio alia corte del re del Belgio dal 1899.

A Brusselle, invece di Mgr. Granito di Belmonte succede Mgr. Antonio Vico. Nacque in Agugliano,diocesi di Ancona, nel 1847. Eletto- arcivescovo titolare di Filippi nel 1897, venne allora nominate de- legate apostolico ed inviato straordinario nella Colombia, donde pa&sa alia nunziatura belga.

In Olanda e mandate quale accreditato presso la corte della re- gina Guglielmina, Mgr. Achille Locatelli. Era addetto alia segreteria di Stato.

A Monaco di Baviera in luogo di Mgr. Macchi sottentra Mgr. Carlo Caputo nato in Napoli nel 1843. Preconizzato vcs^ovo di Mo- nopoli nel 1883, quindi trasferito ad A versa nel 1886, fu promosso nel 1897 all'arcivescovato titolare di Nicomedia, e dalla amministra- zione diocesana passa alia diplomazia.

A Lisbona Mgr. Macchi, prima nunzio in Baviera, prende la sue- cessione di Mgr. Aiuti, ornato della porpora nel concistoro dello scorso giugno. Nato in Palestrina nel 1845, fu preconizzato vescovo titolare di Gadara nel 1880 e deputato ausiliare di Palestrina stessa. Nel 1889, promosso all'arcivescovato titolare di Amasea, fn mandato

CONTEMPORANEA 481

delegate apostolico neU'Equatore, Bolivia e Peru, succedendo a Mgr. Cavicchioni, oggi cardinale. Nella guerra civile che desolo il Peru, dopo otto mesi di stragi fu la sua interpcsizione che ottenne 1'ar- mistizio, non senza pericolo della sua vita.

Al Messico le relazioni colla Santa Sede erano state interrotte sino dalla tragica oiorte deH'infelice re Ma-similiano. La repubblica, colla recisa separazione della Chiesa dallo Stato, aveva reso sempre piu difficile un ravvicinamento. Negli ultimi tempi di Leone XIII si erano avviate pratiche per un componimento tra la Santa Sede ed il presidente Porfirio Dias : ad esse ebbero lieta conclusione sottoPio X, per cui autorita viene cola mandate qual suo rappresentante Mgr. Dome- nico Serafini, romano, arcivescovo di Spoleto, benedettino della Con- gregazione cassinese. Nato eel 1852, era stato abate del monastero di Santa Scolastica prirna di essere elevato nel 1900 alia Sede spo- letana.

5. Nel giorno 11 corr. saero al ricordo delle apparizioni di Maria Immacolata nella grotta di Lourdes, il Santo Padre pubblico una Lettera enciclica per commemorare il cmquantesimo anniversario della definizione dommatica dell' Immacolata Concezione di Mariar concedendo in tale occasione un'indulgenza straordinaria in forma di giubileo. Trovandoci obbligati, per ragione del tempo, di riman- dare al prossimo quaderno la pubblicazione dell'intero testo, ne ripor- tiamo qui, per comodo de' lettori, la parte che riguarda le disposi- zioni prescritte pel tempo del giubileo che sta per aprirsi fra pochi giorni.

« Ed affinchs le grazie celesti, piu abbondanternente del solito ci aiutiiio a congiungere I'imilazione della Vergine Santissima con gli onori, che in tutto quest' anno piu ampli le renderemo, e cobi piu facilmente raggiurgiamo lo scopo di ristorare ogni cosa in Cristo : seguendo 1'esempio datoci dai Nostri predecessor! sul cerninciare del loro pontificate, abbiamo determinato di concedere al mcndo catto- lico un' indulgenza straordinaria in forma di giubileo. Per la qual cosa eonfidati nella misericordia di Dio onnipotente e nella autorita del beati apostoli Pietro e Paolo, per quella potesta di legare e di sciogliere che a Noi, bsnche indegni, il Signore ha concesso ; a tutti e singoli i fedeli di ambo i sessi dimoranti in quest' alma Nostra citta o che. in essa verranno, i quali dalla prima Domenica di qua- resima, cioe dal 21 febbraio, fino al giorno 2 di giugno inclusiva- mente, solennita del Santissimo Corpo di Cristo, a\ranno tre volte visitato una delle quattro basiliche patriarcali ; ed ivi per qualche spazio di tempo avranno pregato Dio per la liberla e 1'esaltazione della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, per I'estirpazione delle eresie e la conversione di tutti gli erranti, per la concordia dei 1904, vol. 1, fasc. 1288. 31 13 febbraio 1904.

482 CRONACA

Principi cristiani e per la pace ed unita di tutto il popolo fedele, e secondo la Nostra intenzione ; e, dentro il tempo gia detto, avranno digiunato una sola volta facendo uso unicamente di cibi di magro, eccettuati i giorni non compresi nell'Indulto quaresimale ; ed, avendo confessato i loro peccati. riceveranno il Santissimo Sacramento del- 1'Eucaristia : agli altri poi, dovunque essi sieno, dimoranti fuori della detta citta i quali, nel tempo sopra assegnato o per tre mesi anche non continui da designarsi determinatamente dall'arbitrio degli Ordi- nari e conforme alia comodita dei fedeli, prima pero del giorno 8 di- cembre, avranno visitato tre yolte la Chiesa Cattedrale, se ivi si trovi, o la parrocchiale, o, in mancanza di questa, la principale ; ed avranno adempiute devotamente le altre opere mentovate : concediamo ed im- partiamo pienissima indulgenza di tutti i loro peccati ; permettendo insieme che siffatta indulgenza, da lucrarsi una sola volta, pussa es- sere applicata a modo di suffragio alle anime che passarono da que- sta vita congiunta a Dio con carita. Concediamo inoltre che i viag- gianti per mare o per terra possano conseguire la stessa indti)genza non appena sieno tornati alle loro case, purohe compiano le opere sopra notate. Ai coofessori poi, di fatto approvati dai propri Ordi- nari, diamo facolta che possano commutare le predette opere da Noi ingiunte in altre opere di pieta, e cid tanto per i regolari di ambo i sessi quanto per qualsivoglfa altro che non possa adempierle, con potesta altresi di dispensare dalla Comunione i fanciulli che ancora non vi fossero stati ammessi.

« Inoltre a tutti e singoli i fedeli si laici che ecclesiastici tanto del clero secolare che regolare di qualsiasi ordine ed istituto, anche da nominarsi specialmente, concediamo licenza e facolta che, per questo solo effetto, possano scegliersi qualunque sacerdote tanto regolare che secolare, tra gli approvati di fatto (della quale facolta possano anche giovarsi le monache, le novizie e le altre donne dimoranti in clausura, purche il confessore sia appro va to per le monaohe), dal quale, nello spazio di tempo gia designate, essi ed esse, confessandosi da lui, con animo di guadagnare il presente giubileo e di compiere tutte le altre opere necessarie a lucrarlo, per questa sola volta e solamente nel foro della coscienza, possano essere assoluti da ogni scomunica, so- spensione e qualunque altra sentenza e censura ecclesiastica pronun- ziata o inflitta per qualsiasi causa dalla legge o dal giudice, ancorche riservate agli Ordinari ed a Noi o alia Seie Apostolica, pure nei casi riservati in modo speciale a chicchessia e al Sunmo Pontefice e alia Sede Apostolica; e possano essere eziandio assoluti da ogni peccato ed eccesso ancorche riser va to agli stessi Ordinari ed a Noi ed alia Sede Apostolica, ingiuota pero prima una salutare penitenza e quanto altro e da ingiungersi di diritto, e, se trattasi di eresia, abiurati prima-

CONTEMPORANEA 483

e ritrattati gli errori, com 3 di legge: e possano inoltre i detti sacer- doti comma tare in altre pie opere e salutari quahmque voto anche giurato e riservato alia Sede Apostolica (eccettuati quelli di castita, di religione e di obbligazione che fosse stata accettata dai terzi) ; e con gli stessi penitenti, ancorche regolari, costituiti nei sacri ordini, dispensare da ogni occulta irregolarita contratta unicamente per vio- lazione di censure, a riguardo dell'etercizio degli stessi ordini e del conseguimento degli ulteriori.

« Non intendiamo poi con le presenti Letters dispensare da qual- sivoglia irregolarita o da delitto o da difetto o pubblica o occulta, contratta in qualunque modo per infamia od altra incapacita ed ina- bilita; ne vogliamo ancora derogare alia Costituzione con le an,nesse dichiarazioni pubblicata dalla f. m. di Benedetto XIY che comincia : Sacramentum poenitentiae; ne da ultimo e Nostra intenzione che queste stesse presenti Lettere possano e debbano comechessia suffragare a coloro che da Noi e dall'Apostolica Sede o da qualche Prelato o Giu- dice ecclesiastico siano stati nominatamente scomunicati, sospesi, in- terdetti o dichiarati incorsi in altre sentenze e censure, o pubblica- mente denunziati a meno che, dentro il tempo predetto, non abbiano soddisfatto e, ove sia necessario, concordato con le parti.

« Le quali cose tutte non ostante, Ci piace altresi di concedere che, anche in quest'anno rimanga intero a chicchessia il privilegio di lu- crare qualunque altra indulgenza, fosse pure plenaria, concessa da Noi o dai Nostri Anteeessori. »

II. COSE ITALIANS

1. Riapertura delle Camere. Agitazione settaria contro le congregazioni re- ligiose. — 2. La proposta Berenini sul divorzio. 3. La schiavitu net Benadir. 4. Incendio della biblioteca nazionale a Torino.

1. Tra la solita indifferenza e collo stesso scarso numero di ono- revoli la Camera riprese le sedute al giorno stabilito. Per cacciar la noia e rianimare < 1'ambiente > coi suoi lazzi anticlericali, Ton. Socci nella tornata del 5 febbraio interrogava il Governo, se intendeva ap- plicare « almeno » le disposizioni delle leggi vigenti per impedire la « invasione dei congregazionisti » perseguitati dalla Francia, i quali, bi- sogna pur confessarlo, turbano i sonni del povero onorevole e gli fanno paura come il bau bau ai bambini. E una debolezza come un'altra.

Al Socci rispose il sottosegretario Di S. Onofrio tranquillandone i timori ed assicurando che il Governo continuera ad applicare im-

484 CRONACA

parzialmente la legge. Al provvedimento di espulsione dal territorio dello Stato non potersi venire che nel caso in cui i congregazionisti stra- nieri commettessero atti in opposizione alle leggi nazionali. c D'altra parte in paese retto come il nostro a regime libero non sarebbe lecito adottare determinazioni in offesa a quel principio di liberta, dei cui beneficii, come di quelli del sole, ban diritto di godere tutti indi- stintamente e cittadini e stranieri. Misure di violenza non farebbero che creare dei martiri, il che non sarebbe opportune (!) e contraste- rebbe cogli stessi interessi della civilta. > Era il meno che si poteva dire volendo avere qualche riguardo a verita e giustizia. Ma il valen- tuomo che queste cose tiene in un calcetto quando si iratta di « congregazionisti » non si tenne soddisfatto della risposta Di S. Onofrio, r,e di quella che a nome del Guardas'gilli gli diede 1'on. Facta, colla promessa della piu attiva sorveglianza da paite dell'autorita per impedire ai nuovi ospiti di fare propaganda contro le leggi dello Stato. II Socci disapprov6 1' « ottimismo » dei due sottosegretari. « Ammetto anch'io, disse per bonta sua, che la liberta sia un sole del quale deb- bano poter godere tutti liberamente. ma se taluno pensasse di innal- zare una tettoia per impedire che il sole coi suoi benefici raggi fe- condasse tutta egualmente la terra, che cosa occorrerebbe fare? Abbatter la tettoia. Ebbene la tettoia sono i congregazionisti francesi ! »

E per colmo d'orrore, il ridioolo denunciatore rivelo alia Camera che gia in via XX Settembre «dove, trentatre anni sono, comparvero le prime bandiere dell' Italia vittoriosa, si sono annidate parecchie monache... » e quindi « alia lieta fanfara dei nostri bersaglieri liberator! succede- ranno le nenie e le salmodie che accompagnavano un di le vittime della sacra inquisizione ! » Cose, come si vede, da far drizzare i ca- pelli in capo,... e strappar 1'ammirazione e i < bravo dei suoi degni colleghi. Dalle quali appnmzioni incoraggiato 1'oratore rac- comando di stare all'erta : e sapendo che i compagni dell'Estrema si- nistra si faranno iniziatori di un'agitazione contro i congregazionisti, egli si risolse di convertire la sua interrogazione in formale inter-

Che i « compagni » intendano dimenarsi e spingere il Governo alia violenza a danno di pacifici ed onorati cittadini o stranieri, e cosa nota. Q-ia fino dal 5 geonaio Fr. Ciccotti, irnpensierito « delle funeste schiere » dei c corvi e delle co^nacchie » venute ad accamparsi nel bel suolo d' Italia « cosi inesauribile di risorse per tutta la preton- zoleria contorsionista », pubblicava suli' Avanti un programma di lotta contro i « coagregazionisti > da sottoporsi al prossimo congresso socia- lista, per « lanciara il partito in una pronta agitaztone contro ii peri- colo nero >. Ed il 28 geun. sullo stesso giornale si le^ava piu audace la minaccia che, se le competenti autorita non sapessero o non voles-

CONTEMPORANEA 485

sero applieare « le leggi esistenti >, i compagni avrebbero saputo per- severare nell'agitazione « faoendola anche sconfinare dal campo ora- torio in quello delle dimostrazioni energiche cou ogni mezzo atto a rendere praticamente impossibile alle congregazioni la residenza sul suolo italiano. lacorreremo (cosi dicono) in qualche violazione della legge, ma I'esempio ce lo avra dato il governo, non applicando le leggi esistenti contro le nefaste attivita delle fraterie. E bene che il governo ci sappia... preparati a tutto, disposti ad ogni mezzo di lotta per raggiungere il nostro scopo». Ed e uno stomaco a udire questi sfrontati vantatori d'ogni liberta, questi paladini di ogni giustizia, eccitarsi vicendevolinente a porre il piede sul colio ai « fakiri con- torsionisti d'ambo i sessi », ai « famigerati allevatori di una genera - zione di sagrestani e di beghine » ai « ciarlatani » ai « bonzi » ed altrettali gentilezze di stile socialigta. Anche una donna non ha vo- luto esser da meno nell'insultare « il clerical ume alto e basso » d'ltalia e « la pretaplia francese». Davvero che ce ne sarebbe assai per farci odiare la liberta se essa deve diventare il regno della prepotenza d'ogni farabutto e d'ogni furfante !

Ma per 1'onore del nostro paese, speriamo che il diritto e 1'onesta non siano cosi presto sopraffatti dalla tirannia : e che 1'agitaziune di quei signori trovi lo stesso sucoesso nella questione de' e congrega- zionisti > che ebbe questi ultimi giorni 1'altra in favore del loro tanto caro divorzio.

2. Nella seduta del 10 corr. la cricca settaria, sempre ostinata nella disonesta proposta, fece correv la voce per tentare un colpo audace, e, profittando dell'assenza di molti deputati antidivorzlsti, 1'on. Be- renini chiese che si stabilisse nell'ordine del giorno pel martedi 8 marzo la discussione dei due disegni di legge intorno al di- vorzio, ritenendo « indispensabile e doveroso che la Camera risolva finalmente questo importantissimo problema*. Nella Camera ci fu subito un movimento straordinario ; circa duecento deputati si erano radunati, attendendo le dichiarazioni del Governo. L'on. Qiolitti af- fermo di essere anch' egli favorevole al principio del divorzio e al disegno di legge governativo che difatti era stato rnantenuto ; pero aggiunse che involgendo questo una questione giuridica e non poli-. tica, non intendeva su di esso impegnare il voto del governo.

La Sinistra voile Pappello nominale : al che piu d'uno si allon- tano dall'aula. L'appello diede 82 voti favorevoli e 102 contrarii : quindi il presidente dichiaro ciie ]a Camera non era in nuinero. Ma al Berenini basto la prova, e disse che par allora ritirava la sua proposta, riserbandosi di presentarla nuovamente fra breve. Vogliamo qui registrare, non certo per onore, i nomi dei deputati presenti che votarono in favore della proposta Berenini.

486 CRONACA

Arnabaldi, Baccelli Guido, Barzilai, Basetti, Berenini, Bianchi,: Binelli, Bissolati, Bonoris, Borciani, Cabrini, Cantarano, Cao-Pinna, Caratti, Carcano, Casciani, Cavagnari, Celli, Cesaroni, Chiarugi, Chiesa, Ciappi, Ciccotti, Cocco Ortu, Costa, Credaro, Curioni, Da- neo, De Andreis, De Bellis, De Felice Giuffrida, Del Balzo Carlo, Di Stefano, Ferri, Fortunate, Francica-Nava, Garavetti, Gatti, Gat- torno, Ghigi, Giolitti, Girardini, Giuliani, Gorio, latta, Lacava, Li- bertini, Majno, Mangiagalli, Mantica, Marzocchini, Massa, Mazza, Mirabelli, Nasi, Orlando, Pala, Palatini, Pantano, Pavia, Pessano, Pinchia, Pipitone, Pistoia, Podesta, Rava, Rocca Ferrno, Ronchetti, Ruspoli, Sanarelli, Sili, Socci, Spada, Talamo, Tecchio, Yalle, Yal- loni, Yarazzani, Yendramini, Yigna.

3. Una nuova Prefettura apostolica e stata creata per la intera regione della Somalia italiana, compresovi il Benadir che percio viene staccato dal Yicariato apostolico di Zanzibar, spettante alia Congrega- zione francese dello Spirito Santo. La nuova prefettura venne dalla Congregazione di Propaganda affidata all' inclito Ordine dei Trinitarii per la redenzione degli schiavi, il quale esercitera il suo apostolato su quella parte del continente nero che va dal capo Guardafui fino alia foce del Giuba, con una distesa verso 1'interno, equivalente a cinque volte la superficie d' Italia. Cosi 1' Ordine di S. Giovanni de Matha, che conta gia tante glorie sopra il suolo africano, riprende ora dopo lunghi anni la sua eroica missione in terra divenuta italiana.

E pur troppo non mancano su quelle spiaggie schiavi da redimersi. Tutti ancora ricordano la dolorosa impressione prodotta dalla rivela- zione portata 1'anno scorso fino alia tribuna della Camera, che sotto la protezione della bandiera italiana si facesse mercato di carne umana. Ardenti furono le polemiche combattute sui giornali e parecchie le inchieste ordinate. Scrupolosa e completa sopra ogni altra fu quella che, per incarico della benemerita Societd aniischiavista d' Italia, intra- prese 1' ing. Robecchi-Bricchetti, il quale pubblico questi giorni una relazione documentata, in cui pur troppo sono accertati i fatti che avevano sollevata cosi giusta indignazione, Nel Benadir esiste la schia- vitu, si continua anche sotto il protettorato italiano il commercio degli schiavi, le autorita lo sanzionano legalizzando le vendite e da quel commercio la Societa concessionaria ricava un' imposta. Gli schiavi vengmo per via di terra e sono tutti di razza Galla, specialmente Boran. I prezzi correnti sono all'incirca 80 franchi per bambino o bambina; 200 per giovane uomo; 280 per giovane donna. Nella ca- pitale del Benadir, Mogadiscio, che ha una popolazione di 8000 abi- tanti, si contano 2000 schiavi. E questo commercio, dice la relazione del Robecchi-Brichetti, e fatto « in piena luce, sotto gli occhi delle medesime autorita e col loro assentimento » . Essendo riusciti una

CONTEMPORANEA 487

volta sette od otto schiavi a prender il inare in una piroga, il capo del porto Abdi Jassim, per ordine del governatore italiano, si getto colla canoa sventolante bandiera italiana per arrestare i fuggitivi, i quali credettero salvarsi dall' inseguimento coll' inoltrarsi in alto mare dove perirono affogati. Altri invece ripresi furono tosto riconsegnati ai loro padroni che li bastonarono di santa ragione e posero loro i ferri ai piedi.

II dott. Mucciarelli, stato tre anni nel Benadir, racconta che, un giorno del marzo 1903, venne a lui uno schiavo con grande piaga al piede e alia gamba sinistra, prodotta da un largo anello di ferro che aveva fatto un solco profondo : e il piede era deformato. II povero infelice aveva tutto il corpo pieno di grandi cicatrici causate da ba- stonate con tizzoni ardenti : e si raccomandava per non tornare mai piu dal padrone. II dottore ne scrisse a chi di dovere : ma lo schiavo fu restituito.

Nell'archivio della residenza del governatore sono conservati i re- gistri holla ti delle compre e vendite, baratti, donazioni, ipoteche di schiavi. Eccone uno (N. 450). Ricorrendo il giorno di domenica 4 Giumad etnin 1320 (1 sett. 1902) il nominato sceick Ahmed Ah bin Mohaned acquistd da All bin Mohamed i detti All Abi bin Mohamed; Fatima bin sceik Abubeker, Mohamed Abubeker bin hagi Ali el Ahtnudi, specie merce n. tre per far fronte ai debiti di sceik Mo- hamed Ali, al prezzo di talleri 211 pagati nelle vendite ora citate. Dal canto suo il compratore prese possesso della merce vendutagli per acquisto vero e valido con tutte le formalita e norme della legge. Testi : Iman Mahmud Sul?an Benassie Omar ben Sultan Mahad Sultan Mahomed Sultan sceg Ahmed bin Mohellen. Iddio e il miglior testimonio. Tesiimonio e rogante, firmato : Cadi Moheddin bin Mocaram. Per il governo talleri 3.

Di tali infami connivenze, contrarie anche all'atto della Conferenza di Brusselle, i signori resident! si scagionano sopra il governatore Dulio: questi rimanda al console generale italiano di Zanzibar, il quale ne da colpa alia Societa, che a sua volta la rigetta sul Governo, Tutto cif) in sostanza fa toccar con mano quanto poco valga la pre- tesa civilta quando essa non sia animata dallo spirito del Cristiane- simo. A lavare Tonta di tali fatti ben venga 1'opera dei missionarii col cui zelo e prudenza quegli infelici possan risorgere alia vera li- berta delPanima e del corpo.

4. Un rovinoso incendio nella notfee del 26 al 27 gennaio distrusse in poche ore gran parte della biblioteca nazionale di Torino. Verso un'ora del mattino alcuui passanti avvertirono il fumo e le fiamme uscenti dalle finestre delle sale superiori del fabbricato ; dove il fuoco, a quel che pare, si era eccitato per effetto di un corto circuito della cor-

488 CRONACA

rente elettriea, i cui fill conduttori non erano debitamente isolati; e presto divampo con quella furia che ognuno puo immaginare, tra la facile preda del libri. Pur troppo tra quei libri erano molti del piu preziosi cimelli d'arte, molti del piu stimati manoscritti, delle stampe piu rare che da due secoli si erano venuti raccogliendo, e per una strana quanto dolorosa iroriia della sorte, fra le trentasei sale in cui era partita la biblioteca, il faoco danneggio quelle appunto in cui erano i tesori di maggior valore, per la cui perdita la sciagura torinese, come giustamente si espresse il ch. prof. Cipolla, diventa una scia- gura europea. In quelle sale erano raccolti i manoscritti dell'antica libreria di Casa Savoia, quelli della celebre abazia di Bobbio, un nu- mero considerevole di manoscritti orientali, ebraici, arabi, persiani, copti, turehi, alcuni fogli di palma scritti in lingua malabarica o ta- umlica, altri scritti in caratteri dei Battas dell' isola di Sumatra, molti greci, fra i quali un commentario di Teodoreto sui profert minori, con meravigliose miniature bizantine del IX secolo : milleduecento latini, fra cui dei palinsesti di Cicerone e Cassiodoro : il codice teo- dosiano del secolo Y o YI, e due superbi volumi della Historia na- turalis di Plinio ornati essi pure di miniature. Di tante ricchezze la massima parte ando perduta, e di quello che si e potato sottrarre alia distruzione molto e guasto o dal faoco o dali'acqua, e ci vorranno anni di pazienza e di lavoro, con tutte le industrie della chimica per ristorarne in qualche modo le reliquie. Si calcola che sopra piu di quattromila codici di raro pregio, neppur un migliaio sia salvato, tra quelli fortunatamente pero e la maggior parke della collezione di Bobbio. Limentata sopra rgni altra e la rovina del celebre codice del duca di Berry, noto sotto il nome Les heures de Turin, ricco di preziosis- sime miniature del fiammingo Yan Byck, e stimato da solo un mi- lione. Di lui non fu trovato altro nelle macerie che due frammenti stranamente accartocciati dal fuoco, in uno de' quali pero si rico- nosce, a quanto dicesi, la miniatura della crocifissione.

Sei delle sale o stanze della biblioieca andarono devastate dalle fiamme, che penetrate anche nel piano superiore abitato dagli inser- vieati addetti al servizio della biblioteca stessa o dell'attigtia Univer- sita, distrussero fino ii tetto per gran tratto deU'edifizio. La maggior parte dei libri perduti appartenevano alia storia letteraria, alia filo- logia, alia filosofia, alia bibliografia : pifi di trentamila volumi. Da riparare tanto danno in quanto almeno e riparabile, da tutte le parti e sorta una nobile emulazione : e gia da parecchi editor! furono of- ferte collezioni delle opere da loro pubblicate, dalle biblioteche i doppi esemplari delle loro raccolte, e anche da privati il dono di nuovi vo- lumi per ricostruire quel patrimonio pubblico e rimettere la biblio- teca di Torino al posto ohe occupava tra le prime d' Italia.

CONTEMPORANEA 489

Non ci daramo la briga di riferire le recriminazioni e le grida di biasimo levatesi da ogai parte contro 1* incuria governativa che la- sciava, per esempio, la biblioteca senza vigili notturni, od avvisatori automatic! d' incendio, e, riconosciuto inal sicuro lo stesso impianto per la luce elettrica, negava, dicesi, la somma non grande necessaria a rimed arvi. Vorremmo solarnente che la s^vera lezione data dalle fumantj rovine di via Po profitfeasse a quei certi barbassori, i quali or non ha molte settimane, per poche carte inutili bruciate in una soffitta del Vaticano levarono alto il loro famoso : « Vigilate ! ». 0 dawero benvenuti cotesti maestri che iusegnano la vigilanza in casa altrui ! Non parrebbe piu conveniente che imparassero a vigilare un po' meglio in casa propria?

III. COSE STRANIERE

(Notizie Generali). 1. INGHILTERRA. Apertura della sessione legislativa. Discorso del trono. 2. RUSSIA-GIAPPONE. Rottura delle relazioni di- plomatiche. Priucipio delle ostilita. 3. STATI DNITI. Grave incendio a Baltimora.

(INGHILTERRA). 11 2 febbraio si tenne 1'apertura del Parlamento per la sessione legislativa. Le gravi preoccupazioni all 'interne e all'estero davano una speciale importanza al discorso della Corona: ed eccone le parti principals Dopo di avere accennato alle buone relazioni colle Potenze, ed alle convenzioni di arbitrate colla Francia, coll' Italia, coll'Olanda e col Portogallo, il re, passando a parlare delle guerre e dei timori di guerra, disse : c Le operazioni nel Somaliland sono spinte con tutta la rapidita che permettono le difflcolla dei trasporti ed il clima. Le vittorie riportate recentemente dalle truppe del generale Egerton contribuiranuo largamente ad abbattere la potenza del Mad Mullah ed a ricondurre la pace nel paese. Ho cola avuto la cordiale cooperazione del Governo italiano e del Negus Menelik, il quale ha organizzato un corpo che, avanzando dall'ovest, aiutera grandemente le attuali operazioni militari.

«Ho seguito con inquietudinel'andamento dei negoziati fra la Russia ed il Giappone riguardo ai loro interessi in Cina e nella Corea. La interruzione della pace in quelle regioni non potrebbe aver.e che de- plorevoli conseguenze. II mio Governo prestera con piacere ogni con- corso utile che sia in suo potere per giungere ad una soluzione pacifica.

Le proposte presentate dall'Austria-Ungheria e dalla Russia per 1'applicazione delle riforme in Macedonia ed approvate dagli altri Stati firmatarii del trattato di Berlino sono state migliorate ed accresciute

490 CRONACA

in parecchi punti important! col gradimento delle Potenze ed accettate dalla Porta dopo un ritardo deplorevole. L'inverno fece cessareidi- sordini che regnavano nella Macedonia. E da sperare che si approfitti di questa tregua per applicare misure cosi necessarie per il benessere di quelle regioni. Noto con soddisfazione la nomina fatta dal Sultano di un distinto generale italiano (il gen. De Giorgis) per riorganizzare la gendarmeria in Macedonia col concorso degli ufficiali delle altre Potenze, fra i quali si trovano ufficiali inglesi. »

II re parlo quindi della missione politica inviata nel Tibet col gradimento del Governo cinese. Annunzio la proposta di un disegno di legge per evitare le conseguenze dannose dell'immigrazione di stra- nieri pregiudicati ed indigenti. Parlcj pure del bilancio che im- pone un grave onere ai contribuenti per la difesa navale e terrestre.

2. (RrrssiA-GiAppoNE). Le cose dell' Estremo Oriente precipitarono in modo inatteso, ed e il Giappone che prese le mosse. L'ultima sua nota diplomatica era stata consegnata al ministro russo in Tokio il 13 gennaio insistendo per una pronta risposta. La Russia alle ripe- tute pressioni replied che avrebbe risposto il piu presto possibile, ma non poterne precisare il tempo. « II governo giapponese, (cost dice la nota ufficiale man data alle Potenze) avendo pertanto atteso invano la risposta russa per oltre tre settimane ed essendo stato d'altra parte informato che la Russia faceva attivi preparativi di guerra, con- centrando truppe e forze navali in Corea, si vide nella necessity di rompere i suoi negoziati e riprendere la sua liberta d'azione » . II Gh'appone richiamo il suo rappresentante dalla Corte di Russia.

A Pietroburgo, in data del 6 febbraio, il Messaggero del Governo pubblico la seguente circolare telegrafica del Ministero degli affari esteri ai rappreseatanti russi presso le Corti straniere: « Per ordine avuto dal suo Governo, il Ministero giapponese presso la Corte im- periale ha informato 1' imperiale Governo della decisione del Giappone di soprassedere ai ogni ulteriore negoziato e di richiamare da Pie- troburgo il Ministro e tutto il personale della legazione. In seguito a cio e piaciuto a S. M. 1' Imperatore di ordinare che il Ministro russo a Tokio, con Tintero personale dell' imperiale Missione lasci im- mediatamente la capitale giapponese. Siffatto modo di procedere del Governo di Tokio che non ha neppure aspettato 1'arrivo della ri- sposta del Governo imperiale inviata in questi giorni, fa ricadere sul Giappone tutta la responsabilita degli avvenimenti che possano veri- fiaArsi in seguito alia rottura delle relazioni diplomatiche fra i due iuaperi. »

Alle parole non tardarono a seguire i fatti. Molto avvedutamente, semtendo i Giapponesi che, giacche il dado era tratto, loro guadagno era di operare con energia e rapidita soprattutto per assicurarsi il do-

CONTEMPORANEA 491

ininio del mare e la via libera alle comunicazioni col continents, la notte dall' 8 al 9 (senza che si sappia di formale dichiarazione di guerra) con ardito colpo di mano assalirono con torpediniere alcune navi russe ancorate nella rada esteriore di Porto Arthur, e le danneggiarono. La mattina seguente la squadra giapponese potente di 15 navi si pre- sento ad attaccare le corazzate russe, che us cite dal porto si tennero pero sotto la protezione dei forti e insieme cannoneggiarono le navi giapponesi, che dopo due ore di combattimento si ritirarono senza grave danno. Pare che due corazzate e un incrociatore russo restas- sero disalberati : e bench£ sia ora difficile sapere il netto delle per- dite, certo e che il vantaggio materiale e morale riinase ai giappo- nesi, il cui tiro fu assai piu misurato che quello degli avversari.

3. (STATI UNTEI). La serie degli incendii s' ingrossa. Un altro, e anche esso di spaventose proporzioni, scoppio il 9 febbraio a Balti- mora. Manifestatosi dapprima in certi deposit! di merci, alimentato dal vento, il fuoco guadagno la parte sud-est della citta, il quartiere ricco e comnierciante, distruggendo immensi isolati di case in cui 1'uso del legno per coperta del tetto e dell'interno delle stanze, pre- stava facile materia. Si parla di un centinaio di feriti di cui molti gravemente: gran numero di case crollate : migliaia di persone senza tetto. Si giudica che i danni ascendano a piu di cinquecento milioni di dollari. La truppa e gli agenti di polizia proteggono le case contro i saccheggiatori che profittano della confusione e della desolazioae ge*nerale.

"BELGIO (Nostra Corrispondenza). 1. Come i liberali belgi intendono la liberta. 2. Aspettando le prossime elezioni politiche e provincial*. 3. Lo stato dei partiti. 4. L'Associazione conservatrice. 5. Un battesimo in Corte. 6. Le donazioni di Re Leopoldo. 7. Nel Congo.

1.11 19 diceinbre u. p. 1'Unione cattolica degli studenti di Liegi, in occasione del 30° anniversario della sua fondazione, riceveva la visita di alcune delle rappresentanze cattoliche delle universita tanto belghe quanto estere. Tedeschi, francesi, lussemburghesi venivano ad asso- ciarsi ai loro condiscepoli liegesi per celebrare 1'esistenza gia lunga di una associazione creata non ostante 1' intolleranza idiota della parte an- ticlericale universitaria. Alia stazione ferroviaria dei « Guillemins » il gruppo pacifico dell'Unione fu accolto da studenti, cosi -detti libe- rali, ivi riuniti, con le grida piu oltraggiose e con sacchettini conte- nenti amido bleu. Non solo gli studenti cattolici, ma anche piu di un testimonio della scena villana, piu di un agente della Polizia si videro colpiti e insudiciati da quel nuovo genere di proiettile. Ma il furore di questi giovani amici della liberta si accrebbe/ sopratutto

492 CRONACA

quando, dopo 1'arrivo di tutti gli invitati, la banda musicale degli student! di Lovanio intono il nostro inno Dazionale, la « Brabanconne » . Allora fu un vero pandemonio. Agli accent! si patriottici del ncstro inno, la ragazzaglia del partito liberale ebbe il coraggio di opporre il canto della strauiera marsigliese. Non mi fermero a narrare le scene indecent! che successero lungo il percorso del corteo attraverso la citta, non parlero dei prodigi di valore che dovettero fare gli agenti della Po- lizia per proteggere gli student! cattolici, i quali osservarono in cgoi momento il piu perfetto ordine e 1'attitudine piu. corretta. A me basta di fare toccare con mano ai vostri letter! che il partito liberale belga e contrario alia liberta piu elementare. La gioventu liberale non puo del resto essere diversa da quella che e, post! i maestri che la educano. Otto giorni prima, in un banchetto giubilare del professore Kousseati dell'Universita Libera di Brusselle, un altro professore Yanderkin- deren pronunciava queste parole : « Non sono piu un moderate. Forse non ho piu 1'energia necessaria per avere della moderazione. Ogni giorno veggo meglio che il dovere di ogni cittadino belga e di fare una guerra senza tregua e senza misericordia al clericalismo. II clerica- lismo ci stringe, ci soffoca ; esso vorrebbe abbattere 1' universita di Brusselle. Yi scongiuro di unire i vostri sforzi per resistere alia sua nefasta influenza. » Fra le altre cose, egli aggiunse che il Belgio do- veva far sua la dottrina del ministro francese Combes. Ed ecco come i professor! della libera universita della capitale esortano i giovani a loro affidati all' intolleranza che condannano negli altri. v

2. Eccoci alia vigilia della lotta elettorale si politica come ammini- strativa. II 22 maggio p. v. le province del Brabante, d'Anversa, del Lussemburgo, di Namur e della Fiandra occidentale avranno da eleg- gere i loro senatori e le proviDce della Fiandra orientale, dell'Hai- naut, di Liegi e di Limburgo, i loro deputati.

Non sara forse fuori di luogo il conoscere come la pensano cert! nostri uomini politic! intorno al sistema, ora vigente nelle elezioni legislative della rappresentanza proporzionale. II giornale La Croix ce lo insegna. Detto giornale d! Parigi ha avuto 1'eccellente idea di fare verso la fine del 1903 una inchiesta sul nostro reggimento elettorale. Ci limiteremo a riassumere nel pm breve spazio possibile alcune delle opinion! piu notevoli. Yi e per esempio quelJa del Sig. Woeste, Ministro di Stato, deputato per Alost, uno dei piu valenti capi del partito cattolico. Egli fu contrario ul sisterna e pre- feri la divisione dei grandi circondarii che col sistema unmominale era anche sottoposto all'apprezzainento del paese. L'esperieuza, dice egli, potra sola fargli cambiare di opinione in una cosa che non im- pegca la coscienza. Ma essa non e ancora completa. La rappresen- tanza proporzionale £ in attivita fin dal 1899. Due elezioni hanno avuto

CONTEMPORANEA 493

luogo da allora in poi ; esse hanno conservato la maggioranza alia destra cattolica. Ma il suo principale rimprovero contro il sistema, il quale consisteva nel tiinore di vedersi sbriciolare detta maggio- ranza in gruppi distinti in modo da renderle il governo, se non iinpossibile almeno assai difficile, non e del tutto infondato.

Non ostante il vincolo religioso tanto potente fra i cattolici belgi, tale timore si e parzialmente verificato. In piu circondarii si sono formati gruppi rappresentanti interessi od opinion! discordi intorno a question! diverse : certi candidati anzi per ottenere le simpatie di una minoranza, suffieiente ad assicurare la loro elezione, non esitarono a fare pro- messe ed a prendere impegni per conciliarsela. Da cio risultarono per la destra non poche difficolta i cui inconvenienti si sono rivelati neH'ultinia sessione. Del resto la formola della rappresentanza pro- porzionale che ha prevaluto nel Belgio, benche abbia ottenuto i voti di cinque radical!, vien vivamente respinta dai liberali e per cio non ha la sorte ben sicura. E per conseguenza, e piu savio, opina il Sig. Woeste, di aspettare priina di pronunciarsi definitivamente su tale argomento. II Sig. Emilio Yandervelde, il noto capo socialista, deputato per Brusselle, si e anche degnato di fare le sue dichiara- zioni. Egli attribuisce una grande importanza a due vantaggi del sistema oggi usato. Prima della sua accettazione, ha dichiarato egli, le minoranze liberali e socialiste nella parte fiamminga del paese, e quella cattolica nella parte francese non erano rappresentate nella Camera, rnentre che dopo avvenne il contrario. La rappiesentanza pro- porzionale cffre poi questo altro vantaggio : ella sopprime quasi in- ter&mente le alleanze elettorali, alle quali erano spesso costretti i partiti dalle opinioni piu divergent! se volevano schivare una disfatta. Ognuno combatte per il proprio conto, ognuno difende il proprio pro- gramma nel suo complesso. Questa libena e taimente preziosa ai socialisti che per goderne molti dei medesimi aderiscono alia rappre- sentanza proporzionale. Ccncludendo, il Sig. Yandervelde pretende che secondo ogni probabilifa il reggimento elettorale stabile e defi- nitive del Belgio sara il mantenimento della rappresentanza pro- porzionale con 1'abolizione del voto plurale e lo stabilimento di cir- coscr.'zioni provincial!. II deputato cattolico brussellese Carton de Wiart, uno dei militanti della Rappreeentanza proporzionale e pure del parere che essa ha avuto risultati soddisfacentissimi e che nesauno, e forse nessun partito, oserebbe tornare sopra la riforma compiuta.

Esiste invece, pretende egli, una tendenza apprezzabile in favore di una applicazione pi I pieca del sislema nel governo cioe delle ele- zioni provinciali e comunali in cui il modo di ripartizione dei suffragi non fa ancora adottato o non lo fa che parzialmente. Alcuni pre- tendono che colla rappresentanza proporzionale i partiti si immobi-

494 CRONACA

lizzano; ma per c:'6 pretendere, bisogna avere ben cattiva memoria. Sotto il reggimento anteriore, non era forse lo stesso ? Peggio anzi, perche allora vi erano due soli partiti in presenza, il liberale ed il cattolico, rnentie adesso vi e tin partito di piu che corre la fortuna di andare ad immobilizzarsi ed e il socialista. Del resto 1' immobi- lizzazione e nell'uno come nell'altro reggimento, piu apparente che effettiva, e se un partito conserva molti anni la sua maggioranza, egli

10 deve, non al sistema di elezione, ma bensi al valore degli uomini che lo rappresentano al Governo. Tutti sappiamo qtii che un ministero conserva le redini del potere fino a che egli, tenendo conto dell'opi- nione media del paese, continua ad operare moderatamente ed a prc- gredire saviamente nelle innovazioiti sociali giustificate e razionali. Laddove se i minister! si allontanano da questa regola elementare,

11 collegio elettorale sta li per mandarli via, come fece nel 1884.

II 5 giugno avranno anche luogo le elezioni provinciali nella meta dei cantoni di tutte le provincie. La rappresentanza propor- zionale non vien ammessa per 1'elezione dei consiglieri provinciali : il numero di questi da eleggere e troppo ristretto per ogni cantone e prevale per cio il sistema della maggioranza (majoritaire) : . queste elezioni del resto hanno un caratfcere piuttosto ammini strati vo che politico.

3. Se le elezioni comunali di ottobre u. p. possono servire di guida, si pud prevedere che le elezioni politiche non carnbieranno, almeno in un modo sensibile, le forze rispettive dei partiti ; esse nou indeboliranno la forza morale del ministero. Certi liberali avrebbero desiderate riunire un congresso per formulare un nuovo programma di partito ; ma le frazioni moderate vi si oppongono perche questo nuovo programma gioverebbe piuttosto ai radical]'. In parecchi cir- condarii in cui avranno una lista comune, i conservatori ne cave- ranno gran profitto: i vecchi dottrinarii preferiranno sostenere il Ga- binetto attuale. II discorso del Yanderkinderen a cui abbiamo ac- cennato in altra parte di questa corrispondenza a proposito delle geste della scolaresca liberale di Liegi ed in cui vantava la poli- tica antireligiosa francese, fu energicamente combattuto da uomini non meno eruditi del proprio partito. Tali idee saranno praticabili qualora il professore Yanderkinderen ed i suoi amici arriveranno al potere. Intanto si contentino di dire con la volpe del buon La Fon- taine alia vista dell'uva che non poteva raggiungere : < Us sont trop verts, et bons pour des goujats ».

In quanto al partito ministerial, egli tende ad unificarsi. II Papa Leone XIII predico 1'unione fra le sue diverse frazioni ed il Papa Pio X la facilita insistendo sempre piu perche i vecchi conservatori cattolici porgano la mano a quelli che hanno adottato il titolo di democratic!

CONTEMPORANEA 495

cristiani. Le alte class! cattoliche hanno del resto compreso che nel governare debbono ascoltare la voce degli umili e non riservarsi esclusi- vamente i mandati legislativi. II Sig. Arthur Yerhaegen, deputato per Gand, ha ricevuto (30 ottobre 1903) dal Cardinale Merry del Yal alcune istruzioni che fanno conoscere in un modo precise la volonta della Santa Sede. Ecco come si esprimeva in nome di Pio X il cardinale, allora semplice Monsignore, pro segietario di State: « II Santo Padre si inte- ressa con viva affezione paterna alia sorte delle classi operaie e non pud altro se non rallegrarsi delle opere che i cristiani belgi non cessano di intraprendere per il rialzamento morale e materiale degli operai. Sua Santita si piace di riconoscere che questa intrapresa si eminentemente cattolica e .1'oggetto speciale dei vostri sforzi e che sotto 1'alta direzione dell'episcopato del vostro paese, ed in unione con tutti quelli che dirigono 1'azione cattolica nel Belgio, voi vi dedi- cate senza riposo a mantenere migliaia di operai nella via della virtu e del dovere ed a strapparli dai pericoli che li circondano. Per con- servare 1'unione che sola pud darvi la forza ed assicurare il suc- cesso delle vostre aspirazioni legittime, il Santo Padre appro va in- teramente che sul terreno politico, pur conservando la autonomia della sua sfera di azione, la lega democratica belga abbia cura di subordinare i propri interessi particolari all'interesae generale e che, sopra delle liste comuni ed in perfetto accordo con i capi autorizzati del partito cattolico belga, codes ta associazione possa presentare can- didati ogni qualvolta le circostanze locali lo permettono. Yalente di- fensore di tutte le belle e grandi cause saprete certamente corri- spondere ai desiderii di Sua Santita che vi benedice come pure tutti gli operai di cui gli avete portato 1'omaggio. »

4. I lettori ricorderanno le difficolta che incontro in seno dell' As- sociazione conservatrice la proposta di cambiare questo suo titolo contro quello di associazione cattolica. Questa questione & stata risoluta in questo ultimo senso dalla detta associazione. In una radunanza tenuta la vigilia di Natale, 1'associazione comunale dei cattolici di Brusselle ha deciso di conform arsi a questa risoluzione e di sostituire la pa- rola « conservatrice > con quella di « cattolica » . Nelk> stesso tempo furono adottate altre modificazioni per mettere gli statuti della can- tonale brusselle in concordanza con gli statuti nuovi dell'associa- zioae del circondario. II 23 dello stesso mese si era anche riunita in assemblea generale 1'associazione conservatrice di S. Gilles. Dopo di aver fatta la revisione dei suoi statuti, essa deciaa pure di modificare il suo titolo. D'or innanzi sara chiamata « associazione cattolica e costituzionale ».

5 II sabato 26 dicembre u. p. ha avuto luogo nella sala delle feste del Palazzo del Principe Alberto, rue de la Scicnc*, il battesimo del

496 CRONACA

Principino Charles-Theodore. La cerimonia aveva un carattere del tutto intimo e non furono fatti altri inviti, all'infuori delle persone di Corte, se non quelli delle personalita politiche la cui presenza era per cosi dire obbligatoria. Erano present! : i minis tri in carica, i mi- nistri dello Stato, il Presidente della Corte di Cassazione, il Procu- ratore generale, il Governatore del Brabante, il Borgomastro di Brus- selle, il Comandante del Distretto militare ed il Segretario generale del Ministero della Giustizia. II Principe e la Principessa Albert ri- cevevano gli invitati nel salone bianco del priino piano. Erano cir- condati dal Re, in alta divisa di Generale, dalla Principessa Cle- mentina, dal Conte e dalla Contessa di Fiandra, dal Duca e dalla Duchessa Carlo Teodoro di Baviera, dal Duca e dalla Duchessa di VendOme, dal Principe e dalla Principessa di Hohenzollern. La fun- zione religiosa comincia alle ore 11 4/2. Gli invitati seguono la Du- chessa di YendOrne, madrina del Principino, la quale lo porta av- viluppato in un lungo velo di merletto che trasciaa fino a terra. Un altare e" stato innalzato nella sala in cui S. E. Revma il Signor Car- dinal Goossens, Arcivescovo di Malines, assistito dal Rev. Decano di S. Gudula, aspetta il corteo. A pie dell'altare prende posto la Fa- miglia Reale, ai lati si schierano gli estranei, a destra i Signori ed a sinistra le Signore. II bambino e assai bonino ; egli assiste alia fun- zioae senza farsi sentire, salvo nel momento in cui sente il sale in bocca.

C. Yenne teste pubblicato il decreto reale che sancisce la legge con la quale le Cainere hanno accettato le donazioni fatte dal nostro Re al Paese, con atto del 9 aprile 1900. Lo Stato belga con cio di- venta proprietario : del parco reale che circonda ii castello di Laeken, il quale gia appartiene allo Stato; di quaranta are di terreni situati nel parco di Tervneren e del castello di Ravenstein ; del castello Duden e dei parchi che lo circondano in Forest ; del castello reale di Ostenda ; dei terreni sui quali s'inalzavano altra volta le fortificazioni di Ostenda; dei dominii delle Ardenne e di Cierg&on, ed infine del tratto di terreno che dalla piazza ton da del viale PAvenue Louise va agli Stagni d' Ixelles.

7. Parecchi giornali esteri hanno veduto nell'atto, col quale il nostro Sovrano inviava un regio commissario nel Congo la prova che fossero accertate le accuse dell'Inghilterra. Ora, niente di piu falso. Taleprov- vedimento deve attribuirsi alia grande lealta del nosfcro Re, il quale sta al dissopra delle calunnie messe in giro da qualche invidioso ne- mico della nostra prosperita. Re Leopoldo non cerca altra cosa che di migliorare sempre piu Pordinamento e Pamministrazione della bella sua opera. Questa missione venne affidata al neo vice-governatore, il Sig. Costermaas il cui genio di organizzazione e ben noto nel Belgio,

CONTEMPORANEA 497

ed al maggiore Malfeyt, il commissario regio la cui nonvna ha dato luogo alia voce a cui accenniamo qui sopra. II vice governatore Co- stermans ha per missione la riforma dell'esercito Congolese affinche non lascino piu nulla da desiderare il sno reclutamento e la sua or- ganizzazione. II Malfeyt viene incaricato di assicurare le imposte presso gli indigeni, ed il rispetto di tutte leggi e di tutti i decreti che furono banditi per la loro protezione. II maggior Malfeyt ha po- teri illimitati e la sua azione si estende a tutta P Africa indi- penlente; egli esaminera personalmente quanto succede nel conti- nente nero, e nessuno sfuggira alia sua vigilanza, nemmeno gli agenti politici stranieri. Questa doppia nomina lascia vacanti due posti d' ispettori dello Stato, ed anche qui sta per essere introdotta un'altra riforma. Finora 1' ispettore dello Stato era un ufficiale supe- riore che comandava due o tre distretti di una medesima regione e di cui egli doveva occuparsi in un modo cosi assorbente che restavagli veramente poco tempo ^er sopravvedere. II Re vuole ispettori « che sorveglino e che veggano». I nuovi ispettori, in grazia alia nomina del regio commissario, avranno piu tempo da consacrare alia visita dei loro territorii. Uno degli ispettori e belga, il maggior di arb'glie- ria Lambert; 1'altro sara probabilmente un ufficiale scandinavo forse svedese, il che dimostra che Re Leopoldo e desideroso di mostrare che egli non teme la luce nel suo Stato e che rfon si perita di as- sociare gli stranieri alia sua grande opera.

GIN A (Nostra Corrispondenza). 1. Lagnauze del Giappone contro la Russia. 2. Risposta della Russia. 3. Politica estera della Cina. 4. Un Vi- cere progrressista. 5. La qmeatione del Sou-pao terminata. 6 Stu- dent! cinesi all'estero. 7. Ministero del commercio. 8. I protestanti in Cina. 9. Evangelizzazione cattolica.

Zi-kawei 14 gennaio 1904.

1. Nel corso dei due ultimi mesi e stata richiamata 1'attenzione generale salla questione russo giapponese. Ascoltando solo una parte tale questione apparisce molto chiara e di facile componimento. Ri- portiamo qui la nota giapponese come e divulgata gioraalmente dalla stampa inglese. II Giappone si lagna perch^ la Russia, nonostante le promesse fatte, non si ritira dalla Manciuria, pur conservando la linea ferroviaria : lagnanze tanto piu giuste, inquantoche il Giappone dopo la sua vittoria sulla Cina fu obbligato di laseiarne il frutto alia Russia, la quale se lo approprio : perche 1'occupazione della Man- ciuria, per parte della Russia e un danno per le altre nazioni del mondo ; poiche, mentre la Oina e disposta ad aprire le sue province orientali al commercio di tutti i popoli, divenendone padrona la Russia, questa porra ostacoli per la porta aperla, a scapito di ogni altra na-

1904, vol. 1, fasc. 1288. 32 13 febbraio 1904.

498 CRONACA

zione: perche I'occupaaione della Manciuria fatta per parte della Russia e coine la spada di Damocle minacciante una invasione russa nella Corea, con violazione del trattati conchiusi in quest! ultimi anni fra la Russia e il Giappone : perche, in quanto alia forma, la Russia con malizia ha posto indugio rispondendo ai richiami, tanto piu che la risposta oltre ad essere lasciata lungamente aspettare, fu poi data in termini inconcludenti. Lo scioglimento naturale della questione si riduce all'obbligo per la Russia di osservare alia lettera le promess& fatte alia Cina, di ritirare cioe, le proprie milizie gradatamente dalla Manciuria.

Ed ora sentiamo 1'altra campana, cioe la nota inviata dalla Russia in queste region!: 1.° L'occupazione della Manciuria per parte della Russia e forse una questione che riguarda solo il Giappone, perche costui si arroghi il diritto di prender la parola e muovere inoppor- tuni richiami? La questione della Manciuria e questione russo-cinese ed al medesimo tempo russo-internazionale ; e la Russia ai ricorsi della Cina ha dato sodisfacenti risposte ; mentre gli altri govern! non si lagnano della condotta della Russia : che il Giappone segua 1'esempio degli altri. II Giappone pud, e vero, aver dispiacere vedendo prender posto la Russia la donde fu pregato di ritirarsi ; ma fa d' uopo si ricordi che quando dovette restituire alia Cina Leao-tong non fu preso alcun obbligo per ravvenire di questa provincia. Per6, avendo il Giap- pone dovuto restituire Leao-tong alia Cina in seguito alle preghiere della Germania, della Francia e della Russia, se ora, sebbene sia un poco tardi, crede dover presentare ricorsi, la Francia e la Germania sono sempre pronte a riceverli e a rispondervi. 2.° La risposta al secondo quesito e molto facile : le nazioni non aderenti alia Cina sono indifferent! alia chiusura della porta in Manciuria per parte della Russia; d'altra parte la Cina si e risoluta di aprire al commercio la Manciuria solo quando con la sua condotta lascio la Manciuria a disposizione della Russia. La convenzione della Cina con gli Stati Unit! e del mese di ottobre u. s. ; ma i trattati russo-cinesi rimon- tano a molti anni indietro. Finalmente la Russia e disposta a dare il permesso a tutte le Nazioni di far commercio nella Manciuria, ed inoltre a riconoscere, fin dove le sara possibile, le convenzioni della Cina con le potenze riguardanti tale provincia. 3.° II terzo richiamo del Giappone contro la Russia puo essere rivolto contro lui stesso. La politica giapponese in Corea, negli ultimi venti anni, fu una se- quela di ingiustizie commesse a danno della Corea medesima, della Cina e della Russia. Tuttavia, finora, il trattato russo-giapponese ri- guardante 1' indipendenza della Corea non & stato violate. Si e pre- teso esser contravvenzione 1'avere eseguiti alcuni lavori sulla riva, sinistra del Ya-lou ; ma i delegati giapponesi, recatisi a visitarli,

CONTEMPORANEA 499

hanno dichiarata non provata la contravvenzione. Ali'ultima la- gnanza vi e solo una parola di risposta : Se il Giappone aveva tanta fretta per la replica e desiderava averla precisa, bastava lo avesse accennato nella Nota delle sue rimostranze. In fine aggiungono, gli amici della Russia, che i Giapponesi hanno steso i loro richiami molto inconsideratamente e sono stati molto temerari con le loro dc- mande alia Russia ; che vengano a miglior consiglio uell'apprezzare le cose ed agiscano in conformita : ne hanno ancora il tempo ed i inezzi.

3. Trascnro deliberatamente cio che riguarda la politica estera della Cina, poiche le notizie riportate dai giornali di Changhai sono tal- mente coatraddittorie da essere impossible desumerne la verita. Forse la Cina non ha piii una politica decisa : questo non e fuor di propc- sito. Trovandosi tanto debole, come pud alzare la voce contro la Russia e rimproverarle il suo indugio nel ritirarsi dalla Manciuria, e la sua rioccupazione di Mouckden? Non avendo da guadagnare nnlla per un'alleanza col Giappone, a qual pro struggersi pel desiderio di unirsi a lui e porre tin freno ai disegni ambiziosi della Russia? Si e poi parlato di ordini dati dalla Corte di Pechino alle autorita provin- cial], affinche provvedano uomini e danaro preparandosi a qualsivoglia e^ento; ma tali ordini se si possono dare con inolta facilita, non sono pero eseguibili altrettanto facilmente. Di fatto la Cina si terra in disparte, contenta se vi sara lasciata e potra uscire incolume dal pre- sente imbroglio. Si dice che la Corte, volendosi mettere al sicuro, ha date le necessarie disposizioni per ritirarsi in Si-ngan-fou (Chen- si).

4. II Koang-si sembra finalmente pacificato; poiche da circa due mesi non si parla piu di ribelli. II vicere Ech'en ha fatto ritorno a Canton, sua ordinaria residenza, lasciando, con ordine imperiale, al Governatore di Koang-si la direzione dei provvedimenti da prendersi contro i briganti rifugiati sulle montagne. II suddetto vicere da tre anni si e diniostrato uno dei funzionarii piu propensi per la civilta euro- pea. Nel Chan- si, ove fu governatore per due anni, e nel Sc-tch'oen ove fu vicere per qualche mese attuo molti provvedimenti allo scopo di aprire nel paese pubbliche scuole, sfruttare le miniere, e dare in- cremento all'agricoltura ; mentre i missionarii debbono lodarsi di lui, avendo messo tutto 1' impegno nel sistemare gP interessi religiosi del Chan-si dopo le riballioni del 1900. Yolendo dar principio ad opere utili alia provincia e conformi ai sistemi europei, con 1'approvazione imperiale ha in questo ultimo scorcio di tempo contratto un prestito di 1,400,000 taels con case europee. II vicere ha iniziata 1'effettua- zione dei suoi disegni istituendo un uiScio per la istruzione; una scuola normale ed una scuola militare.

5. Anche la famosa questione dei giornalisti di Sou-pao e final-

500 CRONACA

mente terminata. II direttore del giorrale e ancora fuggiasco : e tre impiegati sono stati messi in liberta. Dae giovani, autori degli articoli rivoluzionarii, si sono dichiarati tali, provando pero che gli scritti inedesimi erano stati pubblicati senza la loro autorizzazione. Nonostante la difesa sostenuta assai abilmente da due avvocati inglesi, il tribunale, composto di due maudarini di Changhai e di un assessore inglese, ha condaanato i due scrittori al carcere perpetuo. In seguito alle trat- tative fatte con P Autorita cinese prima dell'arresto dei colpevoli, la pena suddetta sara scontata nelle prigioni delle concession! . Un sesto accusato doveva rispondere di colpe commesse tre anni prima ; ma dopo alcuni passi fatti dalla Corte presso le autorita superior! fa ri- mandato libero. II proeesso suddetto sara una eloquente lezione per molti forsennati, i quali credono che liberta significhi licenza sfrenata.

6. II movimento rivoluzionario fu certamente coadiuvato dal Sou-pao e promosso e sostenuto da un pugno di cinesi, student! al Giap pone: ora il governo cinese, per impedire il progresso di tal mo- virnento b.a imposto agli studenti un regolamento severissimo : ve- rtmo studente cinese pud studiare al Giappone nei collegi sia pub- blici, sia liberi, senza avere otlenuta 1'autorizzazione del ministro cinese e dell' ispettore generale degli studenti ; nel corso degli studi poi gli studenti saranno sempre sotto la sorveglianza del personale di amministrazione delle scuole, del ministro e dell' ispettore cinese. E loro proibito di scrivere in qualsivoglia giornale o rivista; ed ove si rendano colpevoli di rnancanze assai gravi dovranno essere rimpatriati. La Legazione vuple persone rispettabili, garanti della buooa condotta degli studenti, mentre il governo giapponese ha consentito di dare il proprio appoggio alle autorita pel rispetto del regolamento suddetto. Tchang Tche-tong, autore di questo regolamento, ha ottenuto dalPim- peratore un decreto di approvazione pubblicato il 10 ottobre u. s. ; ed in questi ultimi giorci il Cancelliere delPUniversita ha fatto ap- provare dall' Imperatore medesimo un memoriale nel quale proponeva di mandare sedici giovani a studiare in Europa e ventuno nel Giap- pone, ove resteranno sette anni; passati i quali, ritornando in Cina, saranno nominati professori. Per il loro mantenJmento sono stati messi a disposizione piu di 200,000 taels.

7. II nuovo ministero del commercio finora ha dato poco indizio di vita, essendosi limitato alia compilazione dei regolamenti per la scelta del personale e la deter mmazione degli affari da trattare. II Mini- stero e diviso in quattro sezioni con le seguenti attribuzioni : la prima sezione si occupera in mudo speciale delle Camere di commer- cio, -delle scuole commerciali, della concessione delle patenti, dei bre- vetti d' invenzione, della protezione dei diritti di autore, ecc. Sara pure incaricata della scelta d'ingegneri e di nocchieri esteri. La se-

CONTEMPORANEA 501

conda sezione avra cura di quanto riguarda 1' agricoltura, 1' alleva- mento del bachi da seta, lo sfruttamento delle ricchezze forestall e fluviali e 1' allevamento del bestiame. La terza, avra per compito attendere ail'industrie, alle manifatture, alle strade ferrate, ai tele- gran, e alle miniere, con 1'obbligo di provvedere specialist! in mine- rjlogia, e gli operai necessarii pei lavori delle miniere. In ultimo alia quarta sezione e affidato 1' incarico dei diritti di dogana, delle banche, delle esposizioni, della legislazione commerciale e dei pro- cessi in materia commerciale. Questa sezione esaminera i candidati delle scuole di diritto ; sorvegliera i pesi e le misure e la contabi- lita del ministero. Alle quattro sezioni suddette sara aggiunto un segretariato per la corrispondenza del ministero con le diverse am- ministrazioni della capitale, delle province ed anche dell' estero. II programma e vasto e ben diviso, il tempo ci fara conoscere in qual modo sara effettuato.

A proposito delle miniere, sembra che alcuni italiani abbiano con- chiuso un contralto con le autorita di Tche Kiang per la lavorazione di alcune di esse ; e che gli studenti delle scuole nuove di Hang- tcheou siano stati incaricati di opporvisi, pero senza alcun resultato. Di recente un censore ha denunziato all' Imperatore un signor Kao, notabile del paese, promotore del contratto ; ma la denunzia sara messa nel cestino,

8. In mancanza di altre notizie vi do alcune cifre riguardanti 1'apostolato protestante in Cina. Secocdo lo ultime statistiche esi- stoBo neirimpero cinese 67 societa protestanti die hanno 2950 mis- sionarii, dei quali 1233 sono uomini e 868 donne maritate e 849 donne nubili. In quanto alia nazionalita dei missionarii, 1483 sono inglesi, 1117 americani e 350 europei ; e delle societa, 25 sono ame- ricane, 19 inglesi, e 22 europee. La societa The inland mission, la piu attiva e numerosa, e composta di missionarii di qualunque na- zionalita, mantiene 622 operai ed ha 122 associati.

La Missione presbiteriana di America mantiene 227 missionarii ; la societa, detta The Church missionary society, ne mantiene 219 e quella intitolata The methodist Episcopal Church, 173. II numero dei missionarii delle altre societa & poco importante in confronto di quello delle societa suddette. Inoltre esistono anche tre societa bibliche, una inglese, una americana, ed una scozzese e tre societa per la diffusione de' tracts (op. relig.) lavorano in Cina. In fine quasi tutte le societa protestanti concorrono alia propagazione delle due societa chia- mate, la prima The society for the diffusion of Christian and general knowledge among the Chinese, e 1'altra The Young men's Christian association. Non ho a mia disposizione i documenti relativi alle entrate delle quali dispongono tutte queste societa. In quanto ai resultati

502 CRONACA

ottenuti, le mie fonti tolte da un libro protestante venuto in luce nei mesi decorsi, sono alquanto antiche. Nel 1897 le societa americane avevano 40,027 aggregati : le societa inglesi, nel 1886, 29,644; le societa europee nel 1892, 3,997. Le somme con gli aderenti della Inland mission possono ascendere a un totale di 80,000 aggregati pel 1897. Quando io potro avere a mia disposizione documenti piu precisi e piu recenti allora me li appunterd e ve li faro avere.

9. Passiamo alle missioni cattoliche. Dieci societa religiose si sono divisa la Cina per evangelizzarla e cioe: i Lazzaristi, i Domenicani, gli Agostiniani, i Francescani, i Gesuiti, le Missioni estere a) di Pa- rigi, b] di Milano, c) di Roma, d) belghe di Scheut ed e) tedesche di Steyl. In tutte esse mantengono 1141 sacerdoti europei e 481 indi- geni, cioe 1522 sacerdoti. I cattolici ascendono a 783,000. In quanto alPamministrazione esistono in Cina 38 vicariati e due prefetture apo- stoliche. Le entrate non sono incite, considerando specialmente che la maggior parte delle opere riguardanti la istruzione e la carita appar- tengono ai missionarii. Limitandomi a parlare della missione di Kiang- nau questa ha 563 scuole per ragazzi e 531 per femmine dirette da €97 maestri e 699 maestre, con 13453 alunni cristiani, di ambedue i sessi, e 8167 pagani: in tutto 21,620 alunni sotto la guida di 1396 maestri e maestre: cifre abbastanza eloquenti: ai lettori tirarne le conseguenze che ne derivano.

P. S. L'Imperatore del OHappone ha accordato al P. Froc, Diret- tore dell'Osservatorio locale, la croce di rango delPordine del tesoro sacro, in ricompensa dei servigi resi dall'Osservatorio ai sudditi del euo Impero.

RUSSIA (Nostra Corrispondenza). 1. La Russia ed il Giappoce, la guerra e la pace. 2. II Tzerkovnyi Viestnik a proposito di una nostra corri- spondenza. 3. Le missioni ortodosse della Russia nel Giappone, nella Cina e negli Stati Uniti. 4. Gii atti di Pio X giudicati in Russia. 5. L'adozione del calendario gregoriano. 6. Le polemiche della stampa a proposito dei decreti del Santo Sinodo relativi alia conver- sione degli Ebrei.

1. L'orizzonte politico e tuttora fosco, ma non si e perduta la spe- rauza che si rischiari. Si vive ansiosi nell'attesa di una guerra col Giappone, le cui conseguenze anche nel caso di vittoria, snerverebbero per molti anni la Russia. L'opinione pubblica russa, astraendo dallo chauvinisme del partito militarista e di parecchi organi bellicosi, e contraria alia guerra. E noto poi che S. M. il Tzar aspira personal- mente alia pace, e preferisce di molto il ramoscello di ulivo agli allori guerreschi. La Russia tuttavia vorrebbe serbare intatto il suo decoro nazionale, ed i suoi interessi vitali nell' Estremo Oriente, e percio

CONTEMPORANEA 503

malgrado le aspirazioni verso la pace, si prepara alia lotta. Una po- litica timida e remissiva accenderebbe vieppiu I'entusiasmo bellicoso del Giappone, infondendogll il convincimento della superiorita delle sue armt, e della possibilita di arrotondare con 1'occupazione della Corea il suo dominio territoriale. Notevole a questo proposito e un articolo del Viestnik Evropy (Messaggiero di Europa), organo riputa- tissirao del partito liberale, che delinea con sufficiente chiarezza la situazione della Russia a riguardo del Giappone. II decoro nazionale russo, secondo il redattore politico del Viestnik Evropy, non esige 1'annessione definitive della Manciuria, che poste certe condizioni, potrebbe anche sgombrarsi dalle truppe russe. Gl' interessi vitali della Russia non consigliano al governo di Pietroburgo di assumere su di se 1'onere gravissirno dell'occupazione di una provincia cinese, abitata da razze di coltura asiatica, perche oltre le ingenti spese dell'occu- pazione, pel mantenimento dell'ordine vi si dovrebbero immobilizzare delle forze considerevoli, lasciando la Russia disarmata di fronte all'Eu- ropa. In altri termini 1'espansione asiatica comprometterebbe la si- tuazione invidiabile che la Russia gode in Europa, perche divenuta arbitra della pace o della guerra. Gl'interessi della Russia nella Man- ciuria sono anzitutto 1'interessi eoonomici. Dal possesso o dalla tran- quillita assicurata di questa provincia dipende 1'avvenire e la stabilita della colossale ferrovia che la Russia coi capitali francesi ha lanciato attraverso la Siberia. Due tronchi ferroviari della Transiberiana attra- versano la Manciuria. Per costruirli la Russia vi profuse mezzo mi- liardo. Uno dei medesimi congiunge la Siberia superiore con Vladi- vostok, e la Russia non pu6 in veruna guisa rinunziare al suo pos- sesso, o tollerare che cada in altre mani. Si chiuderebbe di per se stessa le porte dell' Estremo Oriente, rompendo le comunicazioni tra la Siberia ed il mare. L'altro tronco ferroviario conduce a Port Arthur, e la Russia potrebbe a suo riguardo scendere a qualche eoncessione, perche il congiungimento della Siberia con 1'Oceano Pacifico attra- verso il territorio cinese e un sogno dorato. Dei conflitti perpetui insorgerebbero tra la Cina e la Russia, e la Cina ha bisogno di pace per iniziarsi alia civilta europea. Inoltre ]a guerra col Giappone, sostenuta dalF Inghilterra e dagli Stati Uniti, sarebbe per la Russia uno sperpero inutile di uomini e di denari. La flotta russa potrebbe essere distrutta dalle flotte alleate dell' Inghilterra e del Giappone. Anche se i Giapponesi fossero soonfitti, la pace non sarebbe stabile nell' Estremo Oriente, perch£ il Giappone non cederebbe dopo ripe- tute disfatte, e si lascerebbe sempre cullare dal sogno della rivincita. II Giappone diverrebbe nell' Estremo Oriente un nemico irreconcilia- bile, continuamente alia vedetta per espellere la Russia dalle sue couquiste, da una regione dove i Russi hanno sperperato 150 mi-

504 . CRONACA

lioni di rubli senza notevoli vantaggi. I patrioti russi fuor di dubb:o si sentono punzecchiati dal linguaggio violento della stampa giappo- nese, e la loro indegnazione e legittima. I Giapponesi sono in certa cotal guisa scusabili perche sospettano aei Russi degli avversarii, i quali preparano gravi attentati contro i loro piu vitali interessi. Queste diffidenze sono fantastiche. La politica della Russia nell'Estremo Oriente mira al mantenimento della pace. La Russia e cosciente delle sue forze, e Loa ambisce nuovi allori sui campi di battaglia per ri- velarle ai mondo civile.

Speriamo che i partigiani della pace abbiano il sopravvento. Checche ne sia dell'awenire, il pericolo di una guerra 6 da aspet- tarselo dalla nervosita del Giappone piii che dalla calma lenta e calcolata della Russia. Intanto, mentre la diplomazia russa e giap- ponese lavoraao a scongiurare lo scoppio delle ostilita, cresce e si accentua il malumore dell'opinione pubblica russa contro 1'Inghil- terra e gli Stati Uniti. Si suppone, e forse non a torto, che queste due potenze gettino olio sul fuoco per dare un impulso piu vivo alia loro preponderanza politica nell'Estremo Oriente, quando la Cina ed il G-iappone saranno stremati di forze dopo una guerra micidiale.

2. 11 sig. Yladimiro Bogdanov, psalomnik (cantore) della bellis- sima chiesa russa di Firenze ha avuto da ridire nel numero 47 (1903) del Txerlcovnyi Viestnik di Pietroburgo sulla penultima corrispon- denza della Civilta Callolica, nella quale parlavamo piuttosto bene- volmente del movimoato scientifico religioso in Russia. II Bogdanov non e soddisfatto a quel che pare delle nostre considerazioni sul de- cadimento del pensiero teologico ortodosso. Diamo un sunto degli appunti mossi alia nostra corrispondenza. Egli ci avverte che Firecze ricorda il famoso concilio nel quale i Greci per venire in aiuto del loro impero crollante, ripudiarono la purezza (sic) della loro fede, e riconobbero il vescovo di Roma come vicario di Gesu Cristo sulla terra. L'erezione dunque di una chiesa russa in questa citta e un trionfo per 1'ortodossia, che nel suo cuore nasconde delle energie piu vive di quelle che risultano dalle combinazioni politiche della gerar- chia cattolica. Ma la fede ortodossa sinora non era conosciuta in Italia, dove il clero mostra a riguardo degli ortodossi maggiore intolleranza che a riguardo dei protestanti. L'ignoranza degPItaliani sulla chiesa russa e si grarde, che attribuiscono al Czar le prerogative di un papa (la storia russa ci offrirebbe delle prove per dimostrare che questa pretesa ignoranxa poggia sulla logica dei fatti). Non e guari tuttavia si ^ destato in Italia un certo interesse per lo studio della Russia, e ce lo attesta una corrispondenza inserita nella Civilta Cattolica dove con una tal quale coadiscendenza (sniskhoditelno) si asserisce « che le scienze teologiche non sono totalmente neglette in Russia, che il

CONTEMPORANEA 505

clero russo lavora, e che il suo lavoro lo indurra ad abbracciare quella Chiesa, la quale pud solo communieargli 1'attivita dell'apo- stolato». No! Le scienze teologiche non furono mai messe in oblio dalla chiesa greco-orientale, e ce lo attestano tanti dottori e teologi i cui nomi non sono del tutto ignorati anche in Italia. II clero or- todosso vegho sempre alia conser^azione della sua fede, e le iinma- gini del patriarca Fozio e del metropolita Marco di Efeso, espcste alia venerazione nella nuova chiesa russa di Firenze, lo confermano luminosamente. II lirismo del Tzerkovnyi Viestnik e del tutto inop- portuno, e faor di luogo. Non sappiamo quali relazioni abbiano con 1'odierno svolgimento del pensiero teologico russo i nomi di Fozio, buon canonista, valente erudito, e meschinissimo teologo, e di Marco di Efeso che nel concilio di Firenze lacerava le pagine dei codici patristici greci, i quali contenevano la condanna esplicita dei saoi errori. Due teologi greci, 1'uno del IX secolo, e 1'altro del XV non provano cerfcamente che nella chiesa ortodossa le scienze teologiche non siano state condannate all'oblio e al decadimento. II Bogdanov non ignora che le chiese autocefali dell'Oriente, ed in peculiar modo la Chiesa greca, sono nmaste, e lo sono tuttora, estranee al movi- mento teologico dell'Chcidente, e non poss:edono nemmeto un ma- nuale di dommatica pei loro alunni. La cbiesa russa nel secolo XIX novera i manuali di teclogia del Filarete, del Macario, del Silvestro, ed il recentissimo del protopope Malinovsky, i quali non reggono al confronto dei trattati piu elementari di dommatica dei nostri seminarii. E si csservi che ia queste produzioni teologiche e visibilissimo 1'in- flusso della teologia occidentale, ed unche, strano a dirsi, della teo- logia scolasticu, che nel secolo XYI1I ebbe in Russia i suoi paladini. II cort'ispondente del Tzerkovnyi Viestnik, invece di abbandonarsi a sfoghi intempestivi avrebbe dovuto dimcstrare che le nostre informa- zioni sono eironee ed infondate, ma 1'appello ai nomi di Fozio e di Marco di Efeso per sostenerci che la teologia non e mai stata ne- gletta dal clerj russo e una scappatoia esilarante che vieppiu con- ferma la veracita del nostro asserto. Intanto il Bogdanov insiste per 1'erezione in Roma di una chiesa russa : egli spera in tal guisa di moslrare airignorantissimo clero italiano che nella gerarchia russa le sorgenti deli'apostolato non sono esauste!

3. Diamo qualche cenno sulle missioni ortodosse della Russia al- 1'estero. Tra le nazioni ortodosse, solamente la Russia si paga il lusso di poche missioni in terra straniera, ma i risultati che ne ottiene sono cosi meschini, che non varrebbe la pena di parlarne se non ci pre- messe di chiarire coi fatti quanto sia deficiente e sterile la contri- buzione dell'ortodossia alia diffusione del Yangelo. La Chiesa russa ha delle missioni nel Giappone, nella Cina e neirAmerica delNord.

506 CRONACA

II primo tempio ortodosso del Giappone fti aperto il 1858 nella citta di Khagodate. II prete addetto al servizio di questa chiesa, Nicola Kasatkin, riusci nel 1870 a convertire al cristianesimo dodici giap- ponesi. Con 1'aiuto di uno dei suoi neofiti tradusse in giapponese il Yangelo, e comincio la versione di altri libri della Scrittura Santa e di opere liturgiche. Nel 1870-71, il Sinodo di Pietroburgo organizzo la missione fissandole un assegno di 6000 rubli, ed affidandone il go- verno ad un arch'mandrita, coadiuvato da tre missionarii, i quali do- veano sottostare alia giurisdizione ecclesiastica del vescovo del Cam- ciatka (Siberia). Sui primordi, aleuni neofiti giapponesi furono scelti a catechizzare i loro concittadini pagani, ed a predicare il Yangelo in varie localita. In tal guisa si accrebbe ben presto il numero dei proseliti che nel 1874 sorpassavano i trecento a Khagodate, e gli 80 a Jeddo (Tokio). II centre della missione fu stabilito a Tokio, dove sorse anche la prima scuola di catechisti e di traduttori. Nel 1880, 1'ar- chimandrita o presidente della missione, Nicola Kasatkin riceve la consecrazione episcopale, e nel Giappone comincio a sorgere una ge- rarchia russa indigena. Nel 1890 gli ortodossi giapponesi dipendenti dal clero russo o russificato formavano 215 comunita con un jmsieme di 17,614 anime, 24.membri del clero, e 125 catechisti. Un seminario, alcune scuole apostoliche e una scuola femminile erano sorti a Tokio. Dall'ultimo resoconto della sosieta delle missioni ortodosse (Ottchet pravoslavnago missionerskago obchtehestva) desumiamo i seguenti dati statistic! sullo stato attuale di questa missione. Le cristianita o co- munita ortodosse del Giappone sono 259, con una popolazione di 26,680 anime, e 38 preti, tra i quali il vescovo. Dei medesimi, so- lamente il vescovo, rigumeno,un prete e un diacono sonorussi: tutti gli altri sono giapponesi di puro sangue. La missione novera 14 maestri di canto, e 149 catechisti. Nel 1901 il numero dei battesimi ammonto a 983. La scuola catechistica di Tokio alberga 13 alunni, il semi- nario 52, la scuola femminile 72 fanciulle. La missione possiede tre periodic! redatti in giapponese, il Messaggero ortodosso (due volte la settimana), organo ufficiale della missione, la Modestia, mensile, de- dicato specialmente alie donne, e la Conferenza ortodossa, mensile, che pubblica i discorsi tenuti dal clero e dai suoi coadiutori nelle chiese e nelle adunanze ecclesiastiche, ed anche delle traduzioni. Nel 1901 videro la luce undici libri tradotti, e 17 volunii ed opuscoli originali. Tra le version! citiamo quelle del Nuovo Testamento, del Salterio, della formola e dei riti di abiura dei prctestanti e dei cat- tolici che dimandano di abbracciare 1'ortodossia, e 1'opuscolo di Leone Tikhomirov sui problem! cristiani della Russia e 1'Estremo Oriente. Le opere originali svolgono temi liturgici od ascetici. La stam- peria russo-ortodossa di. Tokio ha dato alia luce il catalogo delle sue

CONTEMPORANEA 507

edizioni. La missione russa della Cina e piu antica di quella del Giap- pone, quantunque di nessuna importanza. Risale al 1715 durante il regno di Pietro il Grande. L'archimandrita Ilarione Lejaisky, un prete, un diacono, e sette coadiutori aprirono una residenza a Pechino, con le somme loro largite dal governo russo. La loro sede era contigua a quella dell'ambasciata russa. Durante il secolo XVIII la missione non ebbe sviluppo alcuno, inenando una grama esistenza accanto alle floride missioni cattoliche. Nel 1838 cinquecento pagani della Man- ciuria diniandarono il battesimo ai preti russi. Nel 1876 il Sinodo di Pietroburgo organizzo la missioae su basi novelle, assegnandole una somma annua di 16,000 rubli. Nel 1883 i missionari russi di Pechino aveano sotto la loro giurisdizione un nucleo di 413 ortodossi, e due scuole con 52 alunni. I progress! della propaganda furono insensibili. Prima dei torbidi che provocarono in Cina 1'intervento armato del- 1'Europa, gli ortodossi di Pechino erano 500, e le due scuole russe aveano una scolaresca di 140 alunni. All'ora in cui scriviamo le scuole sono chiuse, e la missione aspetta giorni migliori per riorga- nizzarsi.

Le missioni russe dell'America, secondo le enfatiche espressioni della stampa ecclesiastica russa, formano un'immensa diocesi che dall'Oceano Atlantico si estende sino al Pacifico. Dalla Siberia i mis- sionari russi passarono a Kadiak, e quindi s'inoltrarono nella penisola dell' Alaska. Nel 1870 il Sinodo riuni tutti gli ortodossi disseminati nell'America del nord in una sola eparchia, fissando San Francisco in California come residenza del vescovo, che ei denomina vescovo delle isole Aleute e dell'America settentrionale. La penisola dell'Alaska no- vera 6 parrocchie ortodosse, 11,453 anime, 16 chiese, 56 oratorii, 17 preti, e 43 scuole frequentate da 700 alunni. L'eparchia russa del- l'America del Nord non ha una popolazione omogenea. S'incontrano nelle sue file Russi, Slavi, Greci, Aleuziani, Indiani, Negri, Spa- gnuoli, American!, che formano un insieme di cinquantamila anime. I Ruteni uniti della Galizia e dell'Ungheria, emigrati in America, forniscono disgraziatamente-un buon numero di reclute alia chiesa orto- dossa russa. Alcuni preti apostati dal cattolicismo lavorano a traviare i loro connazionali. L'organo ufficiale della Missione, il Messaggero ortodosso americano (Amerikanskii pravoslavnyi viestnik) vede la luce a New York, ed ha un supplement© mensile in inglese, The Russian Orthodox American Messenger.

Tali sono i mirabili frutti dell'apostolato russo ortodosso fra i pa- gani ! La chiesa russa e aliena da quelle combinazioni politiche della gerarchia cattolica che prufonde i suoi sudori ed il suo sangue in tutti i punti della terra, e dilata sempre piu le frontiere del regno di Gesu Cristo. Tra parentesi notiamo che la stampa religiosa russa uddebita

508 CRONACA

alia Chiesa cattolica lo scandalo del proselitismo. Se il proselitismo e lino scandalo, non sappiamo spiegarci come mai la chiesa russa giu- stifichi ed approvi le violenze esercitate sui cattolici sudditi russi per costringerli all'apostasia, e le astuzie ed i raggiri del missiouari russi dell'America del nord per attirare nella loro orbita i Ruteni uniti. In un' altra corrispondenza parleremo di proposito delle mission! in- terne della Russia che mirano a convertire alia chiesa ufficiale i vecchi credenti o seisms tici, gli ebrei ed i maomettani.

4. I primi document! ufficiali del pontificate di Pio X sono stati accolti in Russia con vivo interesse. I Tzerkovnyia Viedomosti, organo ufficiale del Santo Sinodo, riassumono il motu proprio sulla democrazia cristiana, e parlano senza chiose della condanna dell'abbate Loisy. II Novoe Vremia giudica important! questi due documenti (vajnymi rasporiajeniiami), e di tal natura da mettere in piena luce la fisio- nomia di Pio X ed autorizzare le congetture sulle linee generali della sua futura politica. Gli apprezzamenti condimeno della Novoe Vremia non sono conformi alia verita. Nella condanna delle opere dell'abbate Loisy, ella scorge i germi di un' inferiorita morale della scienza cat tolica a riguardo della protestante, perche il decreto del Sant'Ufficio esclude ogni possibilita di progresso nelle ricerche bibliche. Aggiunge poi che il motu proprio sulla democrazia cristiana non varra a ridare la pace alia societa ed ai fedeli che preoccupa la g*avita delle odierne question! sociali. I timori del Novoe Vremia a riguardo della scienza cattolica sono infondati. La condanna degli errori del Loisy non im- plica che 1'esegesi cattol'ica resti stazionaria, nello stesso modo che il ripudiare i calcoli sbagliati di un matematico non trae seco come co- rollario il regresso delle scienze niatematiche. La chiesa cattolica tu- tela contro le aberrazioni del razionalismo luterano 1' insegnamento rivelato, ed anche la chiesa russa sente il bisogno di opporsi all'audacia crescente degP ipercritici dei libri santi. Non e guari il Txerkovnyi Viestnik censurava severamente 1' Jinciclopedia biblica inglese, tuttora in corso di stampa, facendo osservare che il Cristo figurato nella me- desima, spoglio dei suoi miracoli e della 'sua aureola divina, non e piu il Cristo dei Yangeli. Leggendo le stranissime ipotesi e le stirac- chiature dei nuovi interpret! dei libri santi, il credente richiama in- volontariarnente alia memoria le parole della Maddalena : Tulerunt Do- minum meum et nescio ubi posuerunt eum. Nel medesimo periodico il protopope Levitzky esamina le odierne tendenze del Papato, la crisi ftnanziaria del Yaticano, le relazioni della curia romana con la Fran- cia, e a tal proposito inventa amene storielle sul conto dei Gesuiti. « II Papato e divenuto schiavo dei Gesuiti, perche i Gesuiti pre=5ta- rono malleveria a Leone XIII per la somma annua di tre milioni e mezzo da versarsi all'obolo di San Pietro: i Gesuiti sono la causa

CONTEMPORANEA 509

della quasi rottura di relazioni tra la Francia e la Santa Sede ecc. » II Levitzky vive a Firenze con quella liberta che per un prete cat- tolico sarebba follia sperare in Russia. Non e dunque a corto di mezzi per attingere a buona fonte delle informazioni meno fantastiche, e le storielle che egli ammannisce ai lettori del suo giornale compromet- tono seriamente la sua lealta di corrispondente, ed ii suo carattere di archimandrita.

(Continua)

PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE D' ITALIA

E nostro dovere ringraziare tutti coloro, i quali, nei due mesi pas- sati, con le loro offerte, sono concorsi a formare la strenna Natalizia, che abbiamo potuto mandare alle piu che 400 Comunita di Religiose, depauperate dalle leggi spogliatrici, che noi, da ventisette anni, colla carita pubblica, per tutta Italia ci studiamo di eovvenire. 11 nngrazia- mento che facciamo ci e comm^sso da loro, le quali inoltre tutte vo- gliono da noi assicurati i loro benefattori di continue orazioni che offrono a Dio per essi, i quali asciugano tante loro lagrime e leni- scono tanti loro dolori.

Ci ha poi consolato molto il ricevere lettere con pingui offerte, che si dicevano pegni di riconoscenza debita alle povere Monache, alle cui preghiere, implorate antecedentemente per mezzo nostro, vi si ascrivevano belle grazie da Dio ottenute. Ma non meno edificanti erano altre lettere di chi ci inviava limosine tenui si, fatte pero con un ardore di pieta che inteneriva. « Siamo poveri, che volentieri aiu- tiamo i piu poveri», leggevamo in un bigli^tto che acaompagnava una di queste limosine. Da una Comunita di povere Snore, rnaestre nelle scuole femininili di un grosso Municipio di provincia, la Superiora, in- dirizzindoci una minima offerta, l'accompagaava pure con queste pa- role: « Yede, Padre, questa piccola somma che ora le invio? Essa e frutto d'una colletta fatta fra le Sucre. Quando suor Maria E. le spe- disce quelle poche lire che Y. R. riceve a Natale e a Pasqua, per obolo delle povere Monache, esse sono frut'o della sua graziosa indus-ria. Se la vedesss, la poverina, gira per tutte le scuole, le quali sono 15, in cerca della carta gittata in terra dalle bimbe, ne fa dei sacchi e poi la manda a vendere. Alle volte e tutta sudata dalla fatica : ma ella e contenta di poter fare un poco di .bene a chi e piu povero di lei. Se poi non riesce a mettere insieme la somma rotondar di L. 5, non ci lascia piu quietare, e vuole che ancora noi ci industriamo ad aiutarla. Eccole, o Padre, la storia di questi manipoli di Ruth. >

Or noi ci auguriamo che sorgano molte, anche nelle famiglie, di queste Marie, a comporre manipoli somiglianti.

510 PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE D'lTALIA

II Santo Padre Pio X, inforinato di queste carita che persone di ogoi ordiue, in Italia e faori, fanno alle sante spose di Gesu Cristo, ridotte in miseria per la causa del suo Nome, ci ha dato 1'onorevole incarico di avvisare tutti e singoli gli oblatori, che Egli, non sola- mente si rallegra con essi, ma impartisce a ciascun di loro e alle loro famiglie, con affetto paterno, 1'Apostolica Benedizione. Saputo poi che ci erano mandati in dono (oltre la gemmata croce vescovile, che an- nunziammo nel quaderno 1283 del 5 decembre scorso a pag. 571-72) gioielli di valore, per convertirli in pane da sfamare le povere vit- time di si cradeli spogliazioni, si e degnato offrirci ancor Egli un dono prezioso, tratto da' suoi tesori del Vaticano, acciocche serva di stimolo allo zelo di chi, essendo piu facoltoso di altri, pud eziandio piu larga- mente di altri soccorrere queste vittime, cosi bisognose e cosi venerande. Consiste esso in una finissima miniatura sopra avorio, di forma ovale, lavoro di mano maestra, rappresentante la SS. Yergine col Bambino, di una bellezza che innamora ; chiusa poi in una ricca cor- nice di filigrana d'argento, a fogliami e fiori di grazipso artificio, cosi che riguardata, insieme COQ la pittura, nel nobile astuccio che la cu- stodisce, riesce all'occhio una vera leggiadria.

Noi riserbiamo questo donative del Santo Padre a chi ci avra trasmessa 1'offerta piu generosa, in occasione dell'Ow Pasquale, che siaino soliti ogni anno raccogliere e mandare, come la strenna Nata- lizia, ad ognuno del 40 J e piu Monasteri, ai quali, neile feste del- 1: 'alleluia, procuriamo questo conforto. E siccome promettiamo cosi.ter- remo la parola, comparando, nei nostri registri, offerte con offerte, dal giorno delle Ceneri, sino a tutta la terza settimana dopo la Pasqua.

OPE RE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE {

Allard P. San Basilio (329-379). Roma, Desclee, 1904, 16°, 216 p. Cf. Civ. Catt. 17, 6 (1889) 576.

Antologia periodica di letteratura e di arte, diretta da A. NANNELLI e A. GILARDI. Firenze, tip. Domenicana, 1904, 16°, 28 p. Prezzo diAs- sociazione L. 5 annue.

Besnard Th. Le Code de Bonheur du Maltre. Paris, Lethielleux 16«, XII-242 p. Fr. 2,50.

Bouquillon Th. J. Theologia moralis fundamentalis . Ed. tertia re- cognita et adaucta. Brugis, Beyaert, 1903, 8°, VIII- 744 p.

1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono inviate, con quell* sollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne diatno intanto un annunzio aommario che nou importa aloun giadizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seoonda dell'op- portunita e dello spazio concesao nel periodico.

OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE 511

Braun J. S. J. 200 modules de broderie religieuse: genre moyen- Age f.° Texte explicatif. 8°, 22 p. Freiburg i. Br. Herder, 1904, Fr. 22,50.

Ephemerides. Annuario della stampa cattolica italiana, Anno I. 1904. Roma, via Gioacchino Belli 31, 8°, 96 p.

De San L. S. J. Tractatus de divina Traditions et Scriptura (Univ. Theologia Scholastica) Brugis, Beyaert, 1903, 8°, 508 p. Fr. 7.

Di Villemont M. Ilmovimento femminista. Le sue cause, il suo av- venire. Soluzione cristiana. (Scienza e Religione] . Roma, 1904,16°, 64 p. L. 1,20.

Janvier E. Exposition de la Morale catholique. Le fondenient de la morale. La Beatitude. Conferences et retraite. Careme 1903. Paris, Le- thielleux, 16°, 360 p. Fr. 4.

Justus P. Kultusminister Dr. Studt und die Beschwerden der Katho- liken Preussens. Trier, Paulinus, 1904. 16°, 72 p,

Krie C. Wissenschaft der Seelenleitung . Eine Pastoraltheologie in vier Biicliern, I. Die Wissenschaft der speziellen Seelenfiihrung. Freiburg" i. Br., Herder, 1904. XVI-558, M. 7,50.

Leonis XIII P. M. acta. vol. XXII. Romae, Vaticana, 1903, 8°, 394 p.

Mercier D. Le origini della Psicologia contemporanea. Prima trad. ital. di A. MESSINA e E COLLI. Roma, Desclee, 1904, 16°, XXIV-358. L. 5.

Milano sacro, ossia stato del Clero della citta e diocesi di Milano pel 1904, (Anno CXLIV) Milano, Agnelli, 16°, XX- 384 p. L. 1,50.

Montanari A. Mons. Annuario dantesco. Maggio.-Danfe e la Vergine nella Divina Commedia. Ravenna, Artigianelli, 1904, 16°, 208 p. L. 2. Ofr. Civ. Catt. 18, 11 (1903)468.

Officia novissima, Breviario romano addenda. Augustae Taurinorum, Salesiana, 1903, 16°, 200 p.

Psalmi in notis pro Vesperis et Officio in omnibus Dominicis et festis duplicibus juxta Ritum Romanum simul ac Monasticum. Cantus Gre- gorianus. Romae, Ternaci, Desclee, 1903, 16°, 166 p.

Revue des questions scientifiques publiee par la Societe scientifique de Bruxelles. Table analytique des cinquante premiers volumes. 1877-1901. Louvain, 1904, 8°, XII-168 p.

Robecchi Bricchetti Tu. Dal Benadir. Lettere illustrate alia Societa antisckiavista d'ltalia. Milano, Soc. poligr. 1904, 16°, 288 p. L. 2,50.

Sagmiiller J. B. Lehrbuch des Katholischen Kirchenrechts. Freiburg i. Br., Herder, 1904. 8°, VIII-834 p. M. 11,50.

Saint -Clair A. State cristiani, con prefazione di G. TONIOLO. Siena, S. Bernardino, 1905, 16°, XII-240 p. L. 2.

Sargenton-Galichon A. Sinai Ma' an Petra. Sur les traces d'Israel et chez les Nabateens. Avec une lettre-preface du Marquis DE VOGUE. Paris, Lecoffre, 1904, 16°, XVI-306 p.

Schiffini S. S. J. Tractatus de virtutibus infusis. Friburgi i. Br., Herder, 1904, 8°, XII 696 p.

Silvagni U. Italia, Francia e triplice. Studio storico-polifico. Roma, Centenari, 1903, 16°, 260 p. L. 2.

Tegner E. La saga di Frithiof. Versione in prosa dall'originale svedese di AMILCARE MARTINES, con prefazione di ANDREA Lo FORTE RANDI. Palermo, Reber, 1904, 16°, XXXII-228 p. L. 4.

512 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE

Terlinder Ch. Le Pape Clement IX et la guerre de Candle (1667-1669) d'apres les archives secretes du Sainte-Siege. (Recueil de Travaux de VUniv. de Louvain). Louvain, Peeters, 1904, 8°, XXXII-364 p. Fr. 5.

Vigouroux F. Dietionnaire de la Bible. Fasc. XXIII. L LIT. Paris, Letouzey, 1904, gr. 288 col.

Vives J. C. Card. Homiliarius Breviarii Romani in usum conciona- torum et scholarum Sacrae Eloquentiae. I. Romae, typis Artif. a S. Jo- sepho, 1903, 8°, VIII-1400 p.

Weikert Th. Aq. 0. S. B. La Merope: tragedia F. S. Maffei quam ex italico sermone in linguam sacram classicam eonvertit S. AARON ROMA NELLI mine primum cum praefatione et notis in lucem edita e manu- scripto autographo translatoris existente in Bibliotheca privata editoris D.ris P. THOMAS AQ. WEIKERT 0. S. B. publ. in Collegio S. Anselmi de Urbe ling. Orient, prof. etc. Rornae, Pustet, 1904, XVI-206 p. L. 7.

Altre pubblicazioni pervenute: Varbta. ANNUARIO per la Cappella musical e e per le scuole di canto e d' organ o del Pio Istituto della S. Casa di Loreto. Anno I. 1902-1903. Loreto, Brancondi, 24 p. AVOLIO G. 11 riposo festivo e la salute. Napoli, Lega per la moralita pubblica, 1904, 24°, 16° p. Cent, 10. BATIFFOL P. lesus et I'Histoire. Conference donrie" a 1'Institut cathol. de Toulouse. 2eme ed. Paris, Lecoffre, 1904, 16", 38 p. BUGHETTI A. L'Addolorata del Dolci. (Estr. 11 servo di Maria) Imola, Ungania, 1904, 16°', 32 p. Cent. 20. FELDER DA LUCERNA, capp. La canzone d'amore a Maria di lacopone da Todi. Trad, del P. LEONE da LAVERTEZZO del m. O. Mi- lano, Lanzani, 1903, 8°, 36 p. —FERRARI G. can. 1 doveri degli operai e dei pa- droni secondo le dottrine di Leone XIII. Discorso. Lucca, Baroiii, 1904, 16° 40 p.

GRANERT H. Dante und lioulton Stewart Chamberlain. Zweite vermehrte Aufl. Freiburg i. B., Herder, 1904, 8°, 92 p. M. 1,50. II P cinquantesimo del- I'Tmmacolata nella Chiesa di S. Giorgio in Bergamo. Bergamo, Legreiizi, 1904. 16°, 32 p. Associazione annua L. 3. MINI G. ab. I feudatarii della Romagna nel canto XX VII dell' Inferno. Saggio di studi storici e araldici. Castrocaro. tip. moderna, 1904, 8°, 36 p. PAS1NI FRASSONI F. Lucrezia Borgia du- chessa di Ferrara. (Invenzione del suo sepolcro) (Estr. Riv. del Collegio Aral- dico 1, 1904) Roma, 1904,' 8°. 16 p. - PERUGINI E. sac. Brevi note di storia ecclesiastica cavate dalle opere del G-aume, Bosco, Deharbe. ecc. (Collana di lett. catt. genn. 1904). Torino, 24°, 112 p. Cent. 20. SEMERIA G. La Chiesa greco-russa. Lezione inaugurale del settimo anno della scuola superiore di re- ligione. Geneva, Gioventu, 1904, 8°, 40 p. ZATTONI G. II diritto stcrlco degli Arcivescovi ravennati di sedere a/la destra del Papa (Secolo XI) e la Bolla di Clemente 11. Ravenna, Artigianelli, 1904, 16°, 18 p.

Atti Episcopali. ALDANESI G. M. vescovo di Cagli e Pergola. // giogo di Gesu Cristo. Lettera Pastorale. Cagli, Balloni. 1904, 8°, 20 p. CALLE- GAR1 G. card. Oinilia detta il giorno 8 decembre 1903. Padova, 1904, 8°, 44 p.

D1AMARE G. M. vescovo di Sessa. Notificazione per la Quaresirna J904, Na- poli, Artigianelli, 8", 12 p. FEK-RARI A. card. Ritorno a Dio: a Dio per Gesu Cristo: a Gesu, Cristo per la Chiesa. Lettera Pastorale. Milano, 1904, 8°, 26 p. MAGANI F. vescovo di Parma. Moniti al Clero. 16°, 16 p.

Eloqnenza sacra. SANGIORGI E. can. Conferenze. Geneva, Gioventu, 1904, 8°, XXVI-520; 500. L. 5.

Ascetica. CHAFF ANJ ON, abb. 11 Crocefisso e le sue lezioni. Trad, sulla 16« ed. francese da T. RICCI. Milano, Clerc, 1903, 24°, 202 p. Cent. 75. VANNI P. sac. Esercizio della perfezione di Dio. Milano, tip. pontificia, 24°, X-310 p. Cent. 50.

SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI

DIVINA PROVIDENTIA

PII PAPAE X

LITTERAE ENCYCLICAE

AD PATRIARCHAS PRIMATES ARCH1EPISCOPOS EPISCOPOS

ALIOSQVE LOCORVM ORDINARIOS PACEM ET COMMVNIONEM GVM APOSTOLICA SEDE HABENTES

VENERABILES FRATRES

SALVTEM ET APOSTOLICAM BENED1CTIONEM

Ad diem ilium laetissimum, brevi mensium intervallo, aetas nos referefc, quo, ante deceni quinquennia, Pius IX decessor No- ster, sanctissimae memoriae pontifex, amplissima septus purpura- torum patrum atque antisfcitum sacrorum corona, magisterii iner- rantis auctoritate, edixit ac promulgavit esse a Deo revelatum beatissimam virginem Mariana, in primo instanti suae Conceptio- nis, ab omni originalis culpae labe fuisse iinmunem. Promulga- tionem illam quo animo per omnium terrarum orbeni fideles, qui- bus iucunditatis publicae et gratulationis argunientis exceperint nemo est qui ignoret ; ut plane, post hominum memoriam, nulla voluntatis significatio data sit turn in augustam Dei Matrein turn in lesu Christi Vicarium, quae vel pateret latius, vel communiori

Ad intervallo di pochi mesi, ci riportera il tempo a quel giorno lietis- simo, quaado, cinquant'anni or sono, il Nostro antecessore Pio IX, pontefice di santa ricordanza, cinto di amplissima corona di cardinal i e di vescovi, con 1'autorita del magistero infallibile, pronunzid e promulg6 essere da Dio rivelato che la beatissima vergine Maria, nel primo istante di s-ua conce- zione, andb immune da ogni macchia di colpa di orig-ine. Con quale animo i fedeli delle nazioni tutte della terra, con quali mostre di pubblica com- piacenza e letizia, accogliessero siifatta proclamazione, niuno 6 che lo ignori; si che veramente, a memoria di uomo, niuna manifestaziene di volontk siasi mai data o verso 1'augusta Madre di Dio o verso il Vicario di Gesu Cristo,

1904, vol. 1, fasc. 1289. 33 24 febbraio 1904.

514 SANCTISSIMI D. N. D1VINA PROVIDENTIA PII PAPAE X eoncordia exhiberetur. lam quid spe bona nos prohibet, Ve- nerabiles Fratres, diuiidio quamvis saeculo interiecto, fore ut, renovata immaculatae Virginis recordatione, laetitiae illius sanctae veluti imago vocis in animis nostris resultet, et fidei atque amo- ris in Dei Matrein augustam praeclara longinqui temporis specfca- cula iterentuir? Equidem wt hoc- aweamus ardenter pietas facifc, quam Nos in Virginem beatissiuiam, summa cum beneficentiae eius gratia, per ornne tempus- fovimus : nt vero futurum certo expectemus facifc cafcholicorum omnium studium, promptum illud semper ac paratissimum ad amoris atque honoris testimonia ite- rum iterumque magnae D'ei Matri adhfbentfa. Atfcamen id etiam non diffi-tebinuur, d;esidemTtn hoc Nostrum inde vel maxime com- moveri quod, arcano quodam instinctu, praecipere posse Nobis videmur, expectatione? ilia? magnas brevi esse explendas, in quas et Pius decessor et universi sacrorum antistites, ex asserto so- lemaiter immaculate Deiparae Conceptn, non sane temere, fue- runt adductL

Qaas enimvero ad hunc diem non evasisse, baud pauci sunt qui querantur, ae leremiae verba aubinde usurpent : Ex'pedaui- mus pacem,, et non erat bonum : tempus wedelae, et ecce formido A.

la qualer o fossa piii universale o di piii comune consentimento. Ora, o Yenerabili Fratelli, q;ual motivo abbiamo noi di nan sperare, che,, quaii- tunque sia ogg-imai trascorso un. mezzo secolo, con il rinnoyarsi la rimem- branza della Verging Immacolata, non debba ripercuotersi nel nostro animo quasii un'eco di quella santa letizia e non debbansi ripetere quei magnifici spettacoli, di un tempo lontano, di fede e di amore verso Paugusta Madre di Dio? Di tanto; per verita, Ci rende ardentemente bramosi la pieta, che, unita con somma gratitadine per le rieevute benefleenze,. Noi sempre nu- trimmo verso la Vergine beatissima : e Ci da poi; sicurezza deH'adempi- mento delle Nostre bra me il fervore di tutti i cattolici, pronto ognora e inclinatissimo a moltiplicare le testimonianze di affetto e di ossequio verso }a gran Madre di Dio. Non vogliamo per6 tacere cbe questo Nostro desi- derio viene soprattutto da cio stimolato che, per un tal quale arcano islinto, Ci. sembra di poter presentire non lontano 1'adempimento di quelle grand! iperanze, alle quail, non certamente eon temcrita, per la solenne prcmul- faziona del dommi. dell' immacolato concepimento di Maria, si apriron gli animi e di Pio, Nostro predecessore, e di tutti i \escovi deirUniverso.

Le quail speraELze, molti, a dir vero, si vanno lamentando che fino ad oggi sieno rimaste deluse, e a volta a volta- Tan ripetendo Le: parole di Ga- remia: Aspettammo la pace e questo bene non venne ; il tempo di g:uariQionet

* IER VIII, 15.

LITTERAE ENCYCLICAE

Ast quis eiusmodi modicae fidei non reprehendat, qui Dei opera yel introspicere vel expendere ex v>erifcafce negligunfc ? Ecquis enim occulta gratiarum munera numerando percenseat, quae Deus Ec- clesiae, conciliatrice Virgins, hoc tofco tempore mapertiifc ? Qitae si praeterire quis malit, quid de vaticana synodo exisfciinandaini tanta temporis opportunitate habifca; quid de inerranti poalfcificani magisterio tam apte ad mox erupturos mrores adserto ; quid dg- nuim de novo et inaudito piefcatis aestu, quo ad Christi VicariuiHi, colendum corain, fideles ex omni genere omnique parbe iam dru confluunt ? An non miranda Numinis providentia m uno altero- que Decessore Nosfcro, Pio videlicet ac Leone, qui, turbulenfcis- sima tempestate, ea, quae nulli confcigfifc, pontiflcatus usura, MG- clesiam sancfcissirae adniinistrarunt;,? Ad haec, vix fer« Pins Mariana, ab origine labis nesciam fide catholica 'Oredendam indixerat, quium in oppido Lourdes mira ab ipsa Virgine osfcenta fieri coepta: esinde molitione ingenti et opere magnifico) Deiparae Inimaeo- latae excitatae aedes ; ad quas, quae quotidie, divina exorai»te Matre, patrantur prodigia, illuHferia sant ;arguinienta ad praesen- tium hominura incredibilifcatem profligandam. Tot igitur ;tafn- torumque beneficiornm testes, 'quae, Virgine benigne imploranite,

ed ecco terrori. Ma chi sara che non riprenda costoro siccome uomini di poca fede, i quaii non si d^nno pensiero o di conoscere bene addentro le opere di Dio o di valutarle a lume di verita? Chi e difatto one possa no- verare i doni occulti di grazie che, ad intercessicne della Verg-ine, per tutto questo spazlo di tempo, Iddio ha largito aUa sua Chiesa? I quail doni sep- pure si vogliano passare inosservati, qual giudizio dovra farsi del sinodo vaticano con tanta opportunita di tempo convocato ; o deirinfalli'bilitapon- trflcia proclamata cos\ acconciamente di fronte agli error! cTie erano per sorgere ; o finalmente del nuovo e non mai piu veduto fervore di pieta, con eh« i fedeli di ogni genere e di ogni nazione affluiscono, gia da tempo, a TB- nerar di presenza il Vicario di Cristo? 0 non appare forse ammirabile la provvidenza di Dio nei due Nostri Predecessor], Pio cice e Leone, i quali, in tempi turbolentissimi, ressero santissimamente la Chiesa con longevita di pontiflcato a verun altro, prima di JOTO, concessa? Siaggmnga che, non appena Pio IX ebbe prochmato quale domma della fede cattolica 1'esen- zione di Maria dalla macehia dl origine, nella terra di Lourdes cominci6 la Vergine stessa qnelle sue manifestazioni stupende, dietro le quali, con m- traprese grandiose e magnifiche sorsero quei due tempii alia Immacolata.; presso dei quali i prcdigi che tuttcdi avveLgono, ad intercessione della Mad re divina, sono splendidi argomenti contro 1'incredulita dei nostri giorni. Testimoni adunque di tanti e cos! grandi beneficl, che, in ri- guardo della benigna impetrazione della Yergine, venne Dio concedend«

516 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X contulifc Dens quinquagenis aanis mox elabendis ; quidrii spere- mus propiorem esse salutem nostram quam cum credidimus ? eo vel inagis, quod divinae Providentiae hoc esse experiendo novi- mus ut extrema malorum a liberatione non admodum dissocien- tur. Prope est ut veniat tern pus eius, et dies eius non elongabun- tur. Miser ebitur enim Dominus lacob, et eliget adhuc de Israel l, ut plane spes sit nos etiain brevi tempore inclamaturos : Contri- vit Dominus baculwn impiorutn. Conquievit et siluit omnis terra, gavisa est et exultavit 2.

Anniversaritis tamen dies, quinquagesimus ab adserto intami- nato Deiparae conceptu, cur singularera in christiano populo ar- dorem animi excitare debeat, ratio Nobis extat potissimnm, Vene- rabiles Fratres, in eo, quod superioribus Litteris encyclicis pro- posuimus, instaurare videlicet omnia in Christo. Nam cui explo- ratum non sit nullurn, praeterquam per Mariana, esse certius et expeditius iter ad universes cum Christo iungendos, perque illuni perfectam filiorum adoptionem assequendani ut simus sancti et itnmaculati in conspectu Dei ? Profecto, si vere Mariae dictum : Beata, quae credidisti, quoniam perficientur ea, quae dicta sunt tibi a Domino 3, ut nempe Dei Filium conciperet pareretque ; si idcirco ilium excepit utero, qui Veritas natura est, ut novo or-

nei cinquant'anni che OP sono per compiersi, perch^ mai non spereremo che la nostra salvezza sia piu dappresso di quel che finora credemmo ? Tanto pin che, per esperienza, sappiamo esser costume della divina Prov- videnza che gli estremi dei mail non sieuo gran fatto disgiunti dalla libe- razione. Vicino a venire egli & il suo tempo, e i giorni suoi non son rtmoti. Imperocchd il Signore avrd misericordia, di Griacobbe, e scegliera ancora d'lsrasle una mano ; talch^ nutriamo non vana flducia che noi altresl po- tremo, a breve andare, ripetere: II Signore ha spezzato il bastone degli empi. La terra tutta e in silenzio ed in pace, e gode ed esulta.

Ma la ragione principalissima, o Venerabili Fratelli, perch6 il quinqua- gesimo annivergario della proclamazione del domma dell'Immacolata debba nell'animo dei cristiani eccitare un singolar fervore, sta per noi in quello, che gia proponemmo nella prima noslra Lettera enciclica, la restaurazione ciofe di ogni cosa in Cristo. Imperocchfc chi e che non veda non esservi cammico piu sicuro e spedito, faor di Maria, per unlre tutti a Cristo ed ottenere per mezzo di Lui la perfetta adozione dei fig-H, el che siamo santi ed immacolati al cospetto di Dio? Difatto, se a Maria fu detto converita: Beata te, che hai creduto, perche si adempiranno in te le cose dette dal Signore, che cio& coi.cepirebbe e partorirebbe il Figlio Dio; se percio as-

1 ISAI. XIV, 1. 2 ISAI. XIV, 5 et 7. 3 Luc. I, 45.

L1TTERAE ENCYCLIC AE 517

dine, nova nativitate generatus... invisibilis in suis, visibilis fieret in nos'ris l : qutim Dei Filius, factus homo, auctor sit et con- summator fidei nostrae ; opus est omnino sanctissimam eius Ma- trem mysteriorum divinorum participem ac veluti custodem agno- scere, in qua, tamquara in fundamento post Christum nobilissimo, fidei saeculorum omnium extruitur aedificatio.

Quid enim ? an non potuisset Deus restitutorern human! ge- neris ac fidei conditorem alia, quam per Virginem, via irnpertiri nobis ? Quia tamen aeterni providentiae Nuniiuis visum est ut Deum-Hominem per Mariani haberemus, quae ilium, Spiritu Sancto, foecunda, suo gestavit utero ; nobis nil plane superest, . nisi quod de Mariae manibus Christum recipiamus. Hinc porro in Scripturis sanctis, quotieseumque de futura in nobis gratia prophetatur ; toties fere Servator hominum cum sanctissima eius Matre coaiangitur. Emittetur agnus dominator terrae, sed de pe- tra deserti : flos ascendefc, attauien de radice lesse. Mariani uti- £ que, serpentis caput conterentem, prospiciebat Adam, obortasque | maledicto lacrymas ten ait. Earn cogitavit Noe, area sospifca inclu- |. sus ; Abraham nati nece prohibitus ; lacob scalam videns perque

colse nel suo seno Colui, che per nattira e Verita, affinche generate con nuovo ordine e con nuova nativita, invitibile in s£, diventasse visibile nella nostra earns: efesendo il Figliuol di Dio, fatto uomo, autore e consummatore (Leila nostra fede; uopo k del tutto che la santissima Madre di Lui sia ri- conosciuta partecipe e quasi custode del misteri divini, sopra la quale, come su fondamento, il piu nobile dopo Cristo, gorge Pedificio della fede di tutti i secoli.

E come pensare altrimenti? 0 non avrelibe potuto Iddio darci in altro modo, che per mezzo della Vergine, il Salvatore deirtiman genere e riati- tutore della Fede ? Ora, essendo piaciuto alia Provvidenza divina che noi avessimo 1'Uomo Dio per Maria, la quale, feconda di Spirito Santo, lo porto nei suo seno; a noi nulPaltro resta, se non di ricevere Cristo dalle mani di Maria. Di qui nelle sante Scritture, quante volte si parla profeticamente della grazia che tra noi sarebbe apparsa; tante quasi il Salvatore degli uomini ci si presenta unito con la santissima sua Madre. Si mandera I'Agnello dominatore della terra, ma dalla pietra del deserto: spuntera il fiore, ma dalla radice di Jesse. A Maria che stritolava il capo del serpente, riguardava il progenitore Adamo, e rasciugava le lacrime, che la maledi- zione gli aveva chiamato su gli occhi. A Lei pensd Noe, rinchiuso neH'arca salvatrice; a Lei Abramo rafctenuto daH'uccisione del figlio; a Lei Giacobbe nei veder la scala per cui salivano e discendevano gli arigeli; a Lei MOSP,

1 S. LEO M. Serrn. 2, de Nativ. Domini, c. 2.

518 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PI1 PAPAE X illani ascendentes et desceudenfces angelos ; Moses miratus rubumr qui ardebat et non comburebatur ; David exsiliens et psallens dum adduceret arcam Dei ; Elias nubeculam intuitus ascenden- tem de mari. Quid multa ? Finem legis, imaginum atque oracu- lorum veritatem in Maria denique post Christum repenmus.

Per Virginem autem, atque adeo per illarn maxirae, aditum fieri nobis ad Christi notitiam adipiscendam, nemo profecto dubi- tabit qui etiam reputet, unam earn fuisse ex omnibus, quacum lesus, ut filium cum matre decet, domestico triginta annorum usu intimaque consuetudine coniunctus fuit. Ortus miranda mysteria, nee non Christi pueritiae, atque illud in primis assumption is hu- manae naturae, quod fidei initium ac fundamentum est, cuinam latins patuere quam Matri? Quae quidem non ea modo conser- vabat conferens in corde suo quae Bethlehem aeta, quaeve Hie- rosolymis in templo Domini; sed Christi consiliorum particeps oocultarumque voiuntatum, vitam ipsam Filii vixisse dicenda est. Nemo itaque penitus ut ilia Christum novit; nemo ilia aptior dux et magister ad Christum noscendum.

Hinc porro, quod iam innuimus, nullus etiam hac Virgine efficacior ad homines cum Christo iungendos. Si enim, ex Christi sententia, haec est autem vita aeterna: Ut cognoscant tey solum

stupito del roveto, che ardeva e non consumavasi ; a Lei Davidde che scor- tava 1'arca di Dio tripudiando e cantando ; a Lei Elia nel mirare la nuvo- letta che su sorgeva dal mare. A dir breve il fine della legge, 1'adempi- mento delle figure e degli oracoli, dopo Cristo, noi lo ritroviamo in Maria.

Che poi per la Vergine, e per lei phi che per verun altro mezzo, ci si porga modo di giungere alia conoscenza di Gesii Cristo, niuno potra met- terlo in dubbio ove pensi ancora che Essa fu la sola fra tutti, con la quale Gesu, come si avviene ad un figlio con la madre, fa congiunto con tratto famigliare e con 1'intima consuetudine di trenta anni. A chi, meglio che alia Madre, furono piu apertamente svelati gli ammirandi misteri della na- gcita e della fanciullezza di Cristo, ed il mistero soprattutto della divina Incarnazione, che e principio e fondamento della fede ? E Maria non pur conservava e ripassava nel suo animo gli avvenimenti di Betlem e i fatti occorsi in Gerusalemme nel Tempio del Signore ; ma partecipe dei pensieri di Cristo e delle segrete volontk di Lui, visse, pu6 dirsi, la vita stessa del Figlio. Per la qual cosa niuno al par di Lei conobbe Cristo cosl profonda- mente, niuno e guida e maestro piu aeconcio per la conoscenza di Cristo.

Da cio, come gik indicammo, consegue che niuno ancora, piu che la Vergine, torna efficace per unire gli uomini a Cristo. Imperocche, se, per sentenza di Cristo medesimo, Or la vita eterna si i; che conoscano te, solo vero Dio, e Gresu Cristo mandato da te; ottenendo noi per Maria il cono-

LITTERAE ENCYCLIC AE 519

Deum vernm, et quern misisti lesum Christum? !; per Mariam vi- talem Christ! notitiam adipiscentes, per Mariam pariter vitam illam facilius assequimur, cuius fons et initium Christus.

Quot vero quantisque de caussis Mater sanctissirna haec nobis praeclara munera largiri studeat, si paullisper spectemus; quanta profecto ad spern nostram accessio fiet !

An non Christi mater Maria? nostra igitur et mater est. Nam statuere hoc sibi quisque debet, lesum, qui Verbum est caro factnm, human i etiam generis servatorem esse. lam, qua Deus- Homo, concretum Ille, ut ceteri homines, corpus nactus est: qua vero nostri generis restitutor, spintale quoddam corpus atque, ut' aiunt, mysticum, quod societas eorum est, qni Christo credunt: Multi unum corpus sumus in Christo 2. Atqui aeternum Dei Pi- lium non ideo tantum concepit Virgo ut fierefc homo, humanam ex ea assumens naturam ; verum etiam ut, per naturam ex ea assumptam, mortalium fieret sospitator. Quamobrem Angelus pasto* ribus dixit : Natus est vobis hodie Salvator, qui est Christus Do- minus 3. In una igitur eademque alvo castissimae Matris et car- nem Christus sibi assumpsit et spiritale simul corpus adiunxit, ex iis neinpe coagmentatum qui credituri erant in eum. Ita ut Sal-

«cimento di Cristo, per Maria del pari conseguiamo piu ag-evolmente quella vita, di cui fonte e principio 6 Cristo.

Che se ci facciamo alquanto a considerare quante sieno e quanto po- ienti le cause, per le quali questa Madfe santiesima e tutto imj.egno per largirci siffatti preziosi doni ; oh come la nostra speranza se ne trovera dilatata!

E non & forse Maria la Madre di Cristo ? Adunque Ella 6 altres\ Madre nostra. Imperocche ritener ognun deve che Gesu, il Verbo fatto carne, e eziandio il Salvatore deH'uman genere. Ora, in quanto Uomo-Dio, Egli ebbe un corpo fisieo al part di ogui altro uomo : in quanto poi Salvatore dell'umana famiglia, ebbe un corpo spirituale e mistico, la societk cioe di coloro i quali credono in Cristo. Siamo molti un solo corpo in Cristo. Or- bene la Vergine non concepl solamente 1'Eterno Figlio di Dio pereh& si facesse uomo, pigliando da Lei 1'umana natura; ma eziandio affinche, peT mezzo della natura da Lei assunta, fosse il Liberators degli uomini. Per la qual cosa 1'Angelo disse ai pastori: IS nato a voi oggi un Salvatore, che £ il Cristo Signore. Pertanto nello stesso unico seno della castissima Madre, Cristo prese per B& la carne ed unl a se il corpo spirituale, formato da co- loro, i quali erano per credere in Lui. Talche Maria, portando nel seno il Salvatore, puo dirsi che portasse eziandio coloro tutti, la vita dei quali era

1 IOANN. XVII. 3 - 2 Rom. XII. 5. - 3 Luc. II, 11.

520 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X vatorern habens Maria in utero, illos etiam dici queat gessisse omnes, quorum vitani continebat vita Salvatoris. Universi ergo, quotquot cum Christo iungimur, quique, ut ait Apostolus, membra sumus corporis eius, de came eius et de ossibus eius *, de Mariae utero egressi sumus, tamqnam corporis instar cohaerentis cum capite. Unde, spiritali quidem ratione ac mystica. et Mariae filii nos dicirnur, et ipsa nostrum omnium mater est. Mater quidem spiritu..., sed plane mater membrorum Christi, quod nos sumus 2. Si igitur Virgo beatissima Dei simul atque hominum parens est, acqais dubitet earn omni ope adniti ut Christus, caput corporis ecclesiae 3, in nos sua membra, quae eius sunt munera infundat, idque cumprimis ut eum noscamus et ut vivamus per eum ? 4.

Ad haec, Deiparae sanctissimae non hoc tanturn in laude po- nendum est quod nascituro ex humanis membris Unigenito Deo carnis sitae materiam ministravit 5, qua nimirum saluti hominum compararetur hostia; verum etiam officium eiusdem hostiae custo- diendae nutriendaeque, atque adeo, stato tempore, sistendae ad aram. Hinc Matris et Pilii nunquam dissociata consuetudo vitae et laborum, ut aeque in utrumque caderent Prophetae verba: De- ficit in dolore vita mea, et anni mei in gemitibus 6. Quum vero

contenuta nella vita del Salvatore. Per la qual cosa quanti siamo uniti con Cristo e, come dice 1'Apostolo, siamo membra del corpo di Lui, della came di Lui e delle ossa di Lui, siamo usciti dal seno di Maria, a guisa di corpo unito col capo. Donde e che, in modo bensl spirituale e mistico, siamo noi chiamati figliuoli di Maria, ed Essa e madre a noi tutti. Madre, si spiri- tu&lmente, ma veramente Madre delle membra di Cristo, eke. siamo noi.

Sa adunque la Vergine beatissima e Madre insieme di Dio e degli uomini, chi dubiterk che Ella non si adoperi con ogni studio percbe Cristo, Capo del corpo della CJiiesa, trasfonda in noi sue membra i doni suoi, e quello innanzi tutto di conoscere Lui e di vtvere per Lui?

Oltre a c:6 alia Madre santissirna non tocco solo il vanto di aver som- ministrato la materia della sua carne all'Unigenito di Dio che doveva na- scere con umane membra, della qual materia si preparasse la vittima per la salute degli uomini; ma tocco insieme I'uflicio di custodire e nutrire la stessa vittima e, al tempo designato, presentarla per il sacrifioio. Perci6 quella comunanza non mai interrotta di vita e di travagli della Madre e del Figlio, talcbe di ambedue si dovesse ripeiere la parola del Profeta : La mia vita si va consumando nel dolore, e gli anni miei nei gemiti. Quand©

1 Ephes. V, 30. 2 S. AUG., L, de S. Virginitate, c. 6. 3 Coloss. I, 18. * I. IOANN., IV, 9. 5 S. BED. VEN., L. IV, in Luc. XI. 6 Ps. XXX, 11.

LITTERAE ENCYCLIC AE 521

extrenium Filii tern pus advenit, stabat iuxta crucem lesu Mater eius, non in immani tantum occupata spectaculo, sed plane gau- dens quod Unigenitus suus pro salute generis Immani offerretur, et tantum etiam compassa est, ut, si fieri pot uisset, omma tormetita quae Fitius pertulit, ipsa multo libentius sustineret 1. Ex hac autem Mariam inter et Christum communione dolorum ac volim- tatis, promeruit ilia ut reparatrix perditi orbis dignissime fieret 2, atque ideo universorutn raunernm dispensatrix quae nobis lesu nece et sanguine comparavit.

Equidem non diffitemur horum erogationem munerura private proprioque iure esse Christi ; siquidem et ilia eius unius morte nobis sunt parta, et Ipse pro potestate mediator Dei atque ko- minuni est. Attamen, pro ea, quani dixiinus, dolorum atque ae- rumnarurn Matris cum Filio communione, hoc Virgin! augustae datum est, ut sit totius terrarum orbis potentissima apud unige- nitum Filium suum mediatrix et conciliatrix 3. Fons igitur Chri- stus est, et de plenitudine eius nos omnes accepimus*; ex quo totum corpus compactum, et connexum per omnem iuncturam sub- minisfrationis... augmentum corporis facit in aedificationem sui in caritate 5. Maria vero, ut apte Bernardus notat, aquaeductus est 6 ;

poi giunse Fora suprema del Figlio, stava presso la croce di Gesu la Ma&re di Lui, non occupata semplicemente nel contemplare il crudele spettacolo, ma rallegrandosi eke I' Unigenito suo fosse offerto per la salute dell' uman genere, e tanto eziandio partecipando alia sua passione, eke, se fosse stato possibile, avrebbe essa molto piti volentteri sostenuto i tormenti tutti eke so- stenne il Figlio. Or da questa comunione di dolori e di volonta tra Cristo e Maria, merit o Essa di divenire degnissimamente la Riparatrice del mondo perduto, e quindi la Dispensatrice di tutti i doni che Gesu ci procacci6 con la morte e col sangue.

Non neghiamo g-ia che la distribuzione di siffatti doni, di proprio e privato diritto, appartenga a Cristo ; giacch6 sono quelli il frutto della rcorte di Lui, ed E^li di per se stesso 6 il Mediatore di Dio e degli uomini. Pur nondimeno, per questa partecipazione, che dicemmo, di dolori e di affanni della Maire con il Figlio, fu concesso alia Vergine augusta di essere presso VUnigenito suo Figliuolo la Mediatrice e Conciliatrice potentissima di tutta la terra. E dunque Cristo il fonte, e della pienezza di Lui noi tutti ab- biamo ricevuto ; da cui tutto il corpo compaginato e commesso, per via di tutte le giunture di comunicazione, I'aumento prende proprio del torpo per sua perfezione mediante la carita ; Maria a sua volta, come nota acconcia-

1 S. BONAV. I. Sent. d. 48, ad Litt. dub. 4. 2 Eadmeri Mon. De Excellentia Virg. Mariae, c. 9. 3 Pius IX in Bull. « Ineffabilis » . 4 IOANN. I, 16. 5 Ephes. IV, 16, 6 Serm. de temp., in Nativ. B. V., de Aequeductu, n. 4.

522 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PEOVIDENTIA PII PAPAE X aut etiam colluin, per quod corpus cum capite iungitur itemque capufc in corpus vim et virfcutem exerit. Nam ipsa est colluin Ca- pitis nostri, per quod omnia spiritualia dona corpori eius mystico cotnmunicatur i. Patet itaque abesse profecto plurimum ut nos Deiparae supernaturaiis gratiae efficiendae vim tribuamus, quae Dei unius est. Ea tamen, quoniam uiiiversis sanctitate praesfcat coniunctioneque cum Christo, atque a Christo ascita in humanae salutis opus, de congruo, ut aiunt, promeret nobis quae Christus de condigno promeruit, estque princeps largiendarum gratiarum uiinistra. Sed et Ille ad dexteram maiestatis in excelsis 2; Maria vero adstafc regina a dextris eius, tutissimum cunctorum pericli- tantium perfugium et fidissima auxiliatrix, ut nihil sit timendum nihilque desperandum ipsa duce, ipsa auspice, ipsa propitia? ipsa protegente 3.

His positis, ut ad proposition redeamus, cui Nos non iure recteque affirmasse videbimur, Mariam. quae a Nazarefchana domo ad Calvariae locum assiduam se lesu comitem dedit, eiusque ar- cana cordis ut nemo alius novit, ac thesauros promeritorum eius materno veluti iure administrat, maximo certissimoque esse adiu- mento ad Christi notitiam atque amorem? Nimium scilicet haec

mente 8. Bernardo, & I'acquedotto ; o se Tuolsi, ^ il collo, per cui il corpo aderisce al capo ed il capo trasmette nel corpo la forza e la virtu. Impe- roccht JEssa £ il collo del nostro Capo, per via del quale ogni dono spiri- tuale si comuniaa al Corpo mistico di Lui. Dal cbe si fa manifesto che noi siamo ben lungi daH'attribuire alia Vergine la virtu di produrre la grazia soprannaturale, cio che appartiene a Dio solo. Ma superando Essa ogni oreatura nella santita e nelFunione con Cristo, ed essendo stata da Cristo presa a compagna nell'opera dell'umana salute, ci merita, come dicono, de congruo, cio cbe Cristo ci merito de condigno, ed 6 la prima Ministra nella distribuzione delle grazie. Siede Cristo alia destra della Maesta su nei Cieli ; Maria poi sta alia destra di Lui come Regina, sicurissimo rifugio e fede- lissima ausiliatrice di quanti sono in periglio, talche non sia luogo ne a timore ne a disperazione, ove essa sia guida ed auspice e propizia e di- fetulitrice.

Poste le quali cose, per tornare al nostro proposito, cbi non vede aver Noi con ogni ragione affermato cbe Maria, la quale dalla casa di Nazaret fin al Calvario fu compagna indivisa a Gesu e piu cbe verun altro conobbe 1 segreti del cuore di Lui, ed amministra con quasi materno diritto i tesori dei suoi meriti, sia il precipuo e piu sicuro appoggio per la conoscenza e 1'amore di Cristo? Troppo cio ci conferma la condizione deplorevole di coloro,

1 S. BERNARDIN. SEN., Quadrag. de Evangelic aeterno, Serm. Xr a. 3, c. 3. 2 Hebr. I, 3 3 Pius IX in Bull. « Ineffabilis » .

LITTERAE ENCYCLIC AE 523

comprobantur ex dolenda eorum ratione, qui, aut daemonis astu aut falsis opinionibns, adiutricem Yirginem praeterire se posse au- tumant! Miseri atque infelices, praetexunt se Mariana negligere, houorem ut Christo habeant: ignorant tamen non inveniri puerum nisi cum Maria matre eius.

Quae cnui ita sint, hue Nos,. Yenerabiles Fratres, spectare pri- mum volumus, quae modo ubique apparantur sollemnia Mariae sanctae ab origine immaculatae. Nullus equidem honor Mariae optabilior, nullus iucundior quam ut noscamus rite et amemus lesum. Sint igitur fidelium celebritates in templis, sint festi ap- paratus, sint laetitiae civitatum; quae res omnes non mediocres usus afferunt ad pietatem fovendam. Verumtamen nisi his voluntas animi accedat, formas habebimus, quae speciem tantuni offerant relligionis. Has Virgo quum videat, iusta reprehensione Christi verbis in nos utetur : Populus kic labiis me honorat : cor autem eorum longe est a me i.

Nam ea demum eat germana adversus Deiparentem relligio, quae profluat animo ; nihilque actio corporis habet aestimationis in hac re atque utilitatis, si sit ab actione animi seiugata. Quae quidem actio eo unice pertineat necesse est,. ut divini Mariae Pilii mandatis penitus obtemperemus. Nam si amor verus is tantum

i quali, o per inganno diabolico o per pregiudizio, credono di poter far di meno dell'aiuto della Vergine. Miseri ed infelici, trascurano Maria sotto pretesto di onorare CrUto: ma non sanno che non si trova il fanciullo s$ non con Maria Madre di Lui.

Le quali cose essendo cosi, o Venerabili Fratelli,.qua Noi vogliamo che sieno diretti innanzi tutto quei festeggiamenti, che ora si apparecohiano per ogni dove ad onore della Vergine Immacolata. Neasuno ossequio in- fatti e piu desiderabile o piu giocondo a Maria quanto il conoscer noi, come si avviene, ed amare Gesu. Accorrano pertanto numerosi i fedeli nei templi, si faccia pompa di ornamenti, sia pubblica gioia nelle citta; tuttocid non •e di piccolo giovamento per alimentare la pieta. Pero, se a siffatte cose non vada congiunta la volonta, avremo delle esteriorita, che solo danno parvenza di religione. E la Vergine nel vederle potra con giusto rimpro- vero usar con noi le parole di Cristo : Questo popolo mi onora con le labbra, ma, il loro cuore e lungi da me.

Imperocche Bincera devozione alia Vergine quella e solamente, che sgorga daH'anlmo; ne in cio punto vale 1'operare esterno del corpo, se sia diviso dall'operare dell'animo. Or questo operar dell'animo fa mestieri che miri unicamente a far si, che noi obbediamo in tutto i comandi del Figlio <iivino di Maria. Giacche se quello solo e amor vero, il quale abbia forza

1 MATTH. XV, 8.

524 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PKOVIDENTIA PII PAPAE X esfc, qui valeat ad voluntates iungendas; nostram plane atque Matris sanctissimae parem esse voluntatem oportet, scilicet Domino Christo servire. Quae enim Virgo prudentissima, ad Canae nuptias, raini- stris aiebat, eadem nobis loquitur: Quodcumque dixerit vobis facile l. Verbum vero Christi est: Si autem vis ad vitani ingredi, serva mandata 2. Quapropter hoc quisque persuasum habeat: si pietas, quam in Virginem beatissimam quis profitetur, non eum a peccando retinet, vel pravos eraendandi mores consilium non indit; fucatam esse pietatem ac fallacem, utpote quae proprio nativoque careat fructu.

Quae si cui forte confirmatione egere videantur, hauriri ea commode potest ex ipso dogmate immaculati conceptns Deiparae. Nam, nt catholicam traditionem praetermittamus, quae, aeque ac Scripturae sacrae. fons veritatis est; unde persuasio ilia de irn- macnlata Mariae Virginia Conceptione visa est, quovis tempore, adeo cum christiano sensu congruere, ut fideliurn animis insita atque innata haberi posset? Horremus, sic rei causam egregie explicavit Dionysius Carthusianus, horremus, enim mulierem, quae cap-lit serpentis erat contritura, quandoqiw ab eo contritam, atque diaboli aliam fuisse matrem Domini fateri 3. Nequibat scilicet in ckristianae plebis intelligentiam id oadere, quod Christi caro,

di congiungere le volonta; la volonta nostra e quella di Maria uopo e che sia tma sola, servire cioe a Cristo Signore. Imperocch^ quel che la Vergine prudentissima suggeri a! servi, la nelle nozze di Cana, lo ripete anche a noi : Fate quello che Hi vi dira. E la parola di Cristo e questa che : Se vuoi entrar nella vita, osserva i comandamenti. Ritenga pertanto ognuno che se la pieta, che egli profesga Yerso la Vergine heatissima, non lo rattiene dalla colpa, ne gl'ispira 11 proposito di emendare i perversi costumi; esea e pietk fucata cd ingannevole, come quella che manca del frutto proprio e nativo. Le quali cose tutte se a taluao sembrino di doversi ancor confermare, ne porge modo acconcissimo lo stesao domma della Concezione Immacolata della Vergine. Imperocche, per lasciar da parte la tradizione cattolica, la quale, alia guisa stessa che le Scritture sacre, e fonte di veritk; onde ma! la persuasione del concepimento immacolato di Maria apparve, d'ogni tempo, cosl conforme al senso cristiano, da sembrare insita ed innata nel- 1'animo di ogni fedele ? Inorridiamo, cosl spiega egregiamente la cosa Dio- nisio Cartusiano, inorridiamo dal dover dire che la donna, la quale era per schiacciarc il capo del serpente, fosse stata una volta da lui schiacciata ; e che sia state- figlia del demonio la Madre del Signore. Non riusciva cioe ii popolo cristiano a poter ammettere che la carne santa, incontaminata ed

1 IOANN. II, 5. 2 MATTH. XIX, 17. » 3. Sent. d. 3, q. 1.

LITTERAE ENCYCLICAE 525

sancta, irnpolluta atque innocens, in Virginis utero, de carne as- sumpta esset, cui, vel vestigio temporis, labes fuisset illata. Cur ita vero, nisi quod peccafcum et Deus, per infinitam opposifcionem separantur? Hinc sane catholicae ubique gentes persuasum ha- buere, Dei Filium, antequam, natura hominum assumpta, lavaret nos a peccatis nostris in sanguine suo, debuisse, in primo instanti suae conceptions, singulari gratia, ac privilegio, ab omni origi- nalis culpae labe praeservare immunem Virginera Mafcrem. Quo- niara igitur peccatum omne usque adeo horrefc Deus, ufc futurum Filii sui Matreni non cuiusvis rnodo maculae voluerifc expertem, quae voluntate suscipitur; sed, munere singularissirao, intuitu me- ritorum Christi, illius etiani, qua omnes Adae filii, mala veluti haereditate, notamur: ecquis arnbigat, primum hoc cuiqne officiurn proponi, qui Mariam obsequio demereri aveat, ut vitiosas corrup- tasque consuetudines emendet, et quibus in vetituui nititur, domitas habeat cupiditates?

Quod si praeterea quis velit, velle autem nullus non debet, ut sua in Virginem relligio iusta sit omnique ex parte absoluta; ulterius profecto opus est progredi, atque ad imitationem exempli eius omni ope contendere. Divina lex est ut, qui aeternae bea- titatis potiri cupiunt, formam patientiae et sanctitatis Christi, inii- tando, in se exprimant. Nam quos praescivit, et praedestinavit con-

ianocente di Cristo, nel seno della Vergine fosse stata assunta da una carne, che, pur per un istante, fosse stata maculata. E perche cio, senon perche Dio ed il peccato sono disgiunti per una contrarieta infinita? Di qui senza dubbio il cristianesimo ritenne dapertutto, che il Figlio di Dio prima che, con I'assumere la natura umana, ci lavasse dai peccati nostri con il sangue suo, dove, con singolare grazia e privilegio, serbare immune da ogni colpa di origine, fin dal primo istante del suo concepimento, Colei, nel seno della quale doveva farsi uomo. Abbominando dunque Dio siffattamente il peccato, che voile la futura Madre del suo Figliuolo, non solo esente da ogni mac- chia volontaria, ma altresi, per dono singolarissimo e ad intuito dei meriti di Cristo, da quella che tutti i figli di Adamo, quasi per funesta eredita, rechiamo con noi : chi potra negare che il primo dovere, di chiunque brami cattivarsi la Vergine con la sua devozione, sia emendar le viziose e corrotte abitudini, di domar le passioni che ci trascinano al male?

Che se inoltre si voglia, e tutti dobbiam volerlo, che la devo-zione nostra verso Maria sia piena e d'ogni parte perfetta ; fa d'uopo passar piu oltre, e studiarci con ogni impegno d'imitar gli esempi di Lei. E regola da Dio stabilita che quanti bramano di conseguire Teterna beatitudine, ritraggono in se stessi, con 1'imitazione, la forma della pazienza e della santita di Cristo. Imperocchd coloro, che egli ha preveduti, gli ha anche predestinati ad

523 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X formes fieri imaginis Filii sui, ut sit ipse primogenitus in muUis fralribus i. At quoniam ea fere est infirmitas nostra, ut tanti exemplaris amplitudine facile deterreamur; providentis Dei numine, aliud nobis est exemplar proposition, quod, quum Christo sit pro- xraram, quantum humauae licet naturae, turn aptins congruat cum exiguitate nostra. Eiusmodi autem nullura est praeter Deiparam. Tali's enim fuit Maria, ait ad rem sanctus Ambrosias, ul eius wm'ws vita omnium sit disciplina. Ex quo recte ab eodem con- fieitnr. Sit igitur vobis tamquam in imagine descripta virginitas, vtea Mariae, de qua, velut specula, refulget species castitatis el forma virtutis 2.

QiTamvis an tern deceat filios Matris sanctissimae nullam prae- teifire laudem quin imitentur, illas tamen Eiusdem virtutes ipsos fideles assequi prae ceteris desideramn^, quae principes sunt ac yehiti ner^i atque artua chri^tianae sapientiae : fidem, inquimus? spera et caritatem in Deum atque homines. Quarum quidem vir- tutum fulgore etsi nulla, in Virgine, vitae pars caruit; maxtnie tamen eo tempore enituit, quum nato emorienti adstitit. Agitur in crncera lesus, eique in rnaledictis obiicitur quia filiiim Dei se- -fecit 3. Ast ilia, divinltatem in eo constantissime agnoscit et colit. Demortuum sepulchre infert, nee tamen dubitat revicturum

esser conformi all'imagine del Figliuol suo, ond'egli sia il privnogenito tra molti fratelli. Ma poich6 la nostra debolezza & tale cbe facilmente restiamo sbigottiti dalla grendezza di tanto esemplare; la Provvidecza divina un altro esemplare ci ha voluto proporre cbe, es?endo prossimo a Cristo quanto a natura uma-na e possibile, raeglio ancor si confaccia con la pochezza nostra. E questo e non altri e se non la Verg-ine. Tale fu Maria, cosi riflette al- 1'nopo S. Ambrog-io, che la, vita di Lti sola £ ammaestramento di tutti. Dal eh$ giustamente egli conclude: Sia a not dinanzi delineata quasi in ima- gine la verginita e la vita di Maria Santissima, dalla quale, quasi da specchio si rifietle la bellezza della castita e la forma della virtu. Bsncbe poi con- venga ai figliuoli non trascurare lode alcuna della Madre Santissima senza cercare d'imitarla, Noi nondimeno vogliamo cbe i fedeli si adoprino innanzt tutt'o di ricopiarne quells virtu, eb.3 sono le prime e quasi i nervi e la ro-bustezza della cristiana sapienza : la fede, rogliamo dire, la sp9rat)za e la carita verso Dio e verso gli uomini. Del fulgore delle qnali virtu, benche ninna parte della vita della Vergine non risplendesse, sommo nondimeno 6380 apparve, quando Ella assisteva al Figliuolo morente. E crocifisso Gesu, e a Lui bestemmiando si rimprovera, perche si e fatlo Figliuolo di Dio. Eppura Essa ne riconosce e ne adora eon incrollabile costanza la divinita.

! Rom. VIII, 29. " D3 Virginib., 1. 2, c. 2. 3 IOANN. XIX, 7.

LITTERAE ENCYCLICAE 527

Caritas porro, qua in Deum flagrat, participera passionitm Chrigti sociamque efficit; cumque eo, sui veluti doloris oblita, veniam in- terfectoribus precafcur, quamvis hi obfirmate inclamant : Sang.uh eius super nos, et super filios nostros {.

Sed ne immaculati Virginia <conceptiH, qui Nobis eaTissa scr'i- bendi est, eontemplatioiiem deseruisse videamur, quam is magna afcque propria iinpo-rtat adiumenta ad has ipsas retinendas TNT- tutes riteque colendas! Et revera, quaenara osores fidei inifcra ponunt tantos quoquo versus errores spargendi, quibus apud multos fides ipsa nutat? Negant niiniruin hominem peceafco 1-a'pmam eao- que de gradu aliquanclo deiectiim. Hinc origrnalern labem COIM- menfcitiis rebus accensent, quaeque inde evenerunt da-rniaa : co«r- ruptam ridelicet originem humanae :gentis, unT^ersamqi-'io «x eo progeniem hominum vitiafcaTn ; afcqae -adeo rnortalibus TH- vecturn malum impositamque reparat-oris neees-iifcudinem. His autem po>sitis, pronuoi est intelligere nullum amplius Christo esse locum, neque ecclesiae, neque gratiae, ^equ-e ordini cuipiam qui naturam praetergrediatur ; uno verbo, tot a fidei aedificaiti'O penitus labefoctatur. At qui credairt gentes ac 'profiteantiir Ma- riam Virginem, primo suae conception is motnento, omni labe fuisse

Lo depone g-ia morto nel s^polcro, e pure non chibfta che 'Eg'Ti sia sorgere. La carita poi di cui arde verso Dio, la fa parteci'pe e <compagna della passione di Cristo; e insieme con Lui, quasi dim'entica del proprio do'loce* implora perdono agli uccisori, che pure ostinatamente gridano: 11 sanytee di Lvi sopm di noi e sopra dei nos'tri figliuoli.

Ma perch6 non sembri aver TNoi dimenticato 1'Immacolato €oncepinietfl?o della Vergine, il quale 6 causa di rivolg-ervi la presente lettera, quango grandi ed aoconcl aiuti esso ci presta, a canservare-e conv^nientemente eol- tivare queste stease virtu! E difatti, quali sono mai i princi:{,l che -pem- g-ono i nemici della fede per ispargere da per tutto quella colluvie di erron*!, per i quali la fede stessa in non pochi vacilla? Neg-ano essi cbe Tuomo ;S'ta mai incorao nella colpa, e che sia percio caduto dal primitivo suo grado di nobilta. Di qui, si rimanda tra le favole il peccato di opiyme e i danni che ne proven-nero; la corruzioue cio6 delPorig-ine stesea dell'uman genepe^ 'e la ro-vrna quindi di tutta 1'amaca prog-enie, e 1 mali introdotti tra i mortali e lanecessita impos^a di un Riparatore. E cf6 ammesso, ognuno intends conre non eiavi piu luogo per Gesu Cristo, ne pe-r la Chiesa, ne per la grazia, ne per TIQ ordine qualsrast che travalichi la natirra; in nna farola, tutto 1'edificio della fade e abbattuto dai fondamenti. Or intece credano 1 popoli -e confessino apertainente che la Verging Maria nel primo istante di sua

i MATTH. XXVII, 25.

528 SANCTISS1MI D. N. D1VINA PROVIDENTIA PII PAPAE X

iminunem ; iam etiam originalein noxam, hominum reparationem per Christum, evangelium, ecclesiam, ipsam denique perpetiendi legem necesse est: quibus omnibus, rationalismi et materialismi admittant quidquid estradicitus evellifcur atque excutitnr, manetque christianae sapientiae laus custodiendae tuendaeque veritatis. Ad haec, commune hoc fidei hostibus vitium est, nostra praesertim aetate, ad fidem eamdem facilius eradendam animis, ut auctori- tatis Ecclesiae, quin et cuiusvis in hominibus potestatis, reveren- tiam et obedientiam abiiciant abiiciendamque inclament. Hinc anarchismi exordia; quo nihil rerum ordini, turn qui ex natura est turn qui supra naturam, infestius ac pestilentius. lamvero hanc quoque pestem, publicae pariter et christianae rei funestis- simam, immaculati Deiparae conceptus delet dogma; quo nempe cogimur earn Ecclesiae tribuere potestatem cui non volnntatem animi tantum, sed mentem etiam subiici necesse est: siquidem ex huiusmodi subiectione rationis Christiana plebs Deiparam concinit : Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te *. - Sic porro rursum conficitur Virgini augustae hoc dari merito ab Ecclesia, cunctas haereses solam interemisse in universo 'mundo. Quod si fides, ut inquit Apostolus, nihil est aliud nisi spe-

Concezione fu libera da ogni maccliia; con ci6 stesso fa d'uopo che ammet- tano il peccato di origine, e la redenzione degli uomini per mezzo di Cristo, e 1'Evangelo e la Chiesa e perflno la legge stessa del patire: con le quali cose, quanto sa di razionalismo e di materialism© si sbarbica dalle radici e si distrugge, e rimane al cristianesimo il vanto di custodire e difendere la verita. Non basta; a tutti gli avversaii della fede e vizio comune, soprattutto nella nostra eta, affine di svellere piu facilmente dagli animi la stessa fede, ripudiare e proclamare che si ripudii ogni soggezione ed obbedienza all'autorita della Chiesa, anzi a qualsivoglia autorita anche umana. Di qui, gl'inizi dell'anarchismo, di cui nulla avvi di piu contrario e pestiferoperl'ordine cos\ naturale come soprannaturale. Orbene questa piaga ancora, funestissima egualmente per la civile e per la cristiana comunanza, trova la sua medicina nel domma dell'Immacolato Concepimento di Maria; dal quale siamo costretti a riconoscere nella Chiesa una potesta, a cui fa mestieri sottoporre, non solo la volonta, ma eziandio 1'intelletto; giacche per questa soggezione appunto dell' intelletto il popolo cristiano inneggia alia Vergine: Tutta bella sei, o Maria e maccliia di origine non & in te. E cosl di bel nuovo si conferma come giustamente la Chiesa attribuisca alia Vergine augusta I'aver distrutto essa sola tutte le eresie nel mondo universo.

Che se la fede, come dice FApostolo, altro non e, se non \\fondamento

1 Grad. Miss, in festo Imm. Concept.

LITTERAE ENCYCLICAE 529

randarum substantia rerum *, facile quisque dabit irnmaculata Virginis conceptione confirmari sitnul fidem, simul ad spern nos erigi. Eo sane vel magis quia Virgo ipsa expers primaevae labis fuit quod Christi mater futura erat; Christ! autem mater fuit, ut nobis aeternorum bonoruin spes rediutegraretur.

lam ut caritatem in Deum tacitarn nunc relinquamus, ecquis Iminaculatae Virginis contemplatione non excitetur ad praeceptum illud sancte custodiendum, quod lesus per antonomasiam suum dixit, scilicet ut diligamus invicem sicut ipse dilexitnos? Si- gnum magnum, sic apostolus loannes demissum sibi divinitus visum enarrat, signum magnum apparuit in coelo : Mulier amicta sole, et lunci sub pedibus eius, et in capite eius corona stellarum duo- decirn 2. Nullus autem ignorat, mulierem illam, Virginein Mariam significasse, quae caput nostrum integra peperit. Sequitur porro Apostolus : Et in utero habens, clamabat parturiens, et cruciaba- tur ut pariat 3. Vidit igitur loannes sanctissimam Dei Matrem aeterna iam beatitate fruentem, et tamen ex arcano quodam partu laborantem. Quonam autem partu? Nostrum plane, qui exilio adhuc detenti, ad perfectam Dei caritatem sempiternamque felicitatem gignendi adhuc sumus. Parientis vero labor studium atque amo-

delle cose da sperarsi; ciascuno facilmente concedera che dalla Concezione Immacolata della Vergine si conferma insieme la fede ed insieme siamo noi sollevati a speranza. Tanto piu, che la Vergine stessa and6 esente dalla macchia primiera perche doveva esser Madre di Gesu Cristo; e fu Madre di Cristo, perch& fosse in noi ravvivata la speranza dei beni eterni.

Per lasciare poi da banda la carita verso Dio, chi nel contemplare la Vergine Immacolata non si sentira eccitato ad ademplere fedelmente quel precetto, che Gesu chiam6 suo per antonomasia, il precetto cio& di amarci vicendevolmente come Egli stesso ci amo? Un gran segno, cosl 1'apo- stolo San Giovanni descrive una visione avuta divinamente, un gran segno apparve nel cielo; una donna ammantata di sole, e la luna era sotto i piedi di Lei, e nel capo di Lei una corona di dodici stelle. Niuno ignora che quella donna signified la Vergine Maria, che incontaminata partorl il nostro Capo. Or continua 1'Apostolo: E essendo gravida, gridava pe' dolor i del parto, patendo travaglio nel partorire. Vide dunque Giovanni la Santissima Madre di Dio gia nell'eterna felicita, eppur dolorante in un parto misterioso. E qual era poi quel parto? Di noi senza dubbio, che, trattenuti ancora nel- 1'esilio, siamo tuttora da generare alia perfetta carita di Dio e alia felicita sempiterna. L'affanno poi del parto dimostra la brama e 1'amore con cui

i Hebr. XI, 1. 2 Apoc. XII, 1. 3 Apoc. XII, 2.

1904, vol. 1, fasc. 1289. 34 24 febbraio 1904.

530 SANCTISSIMI D. N. D1VINA PEOV1DENTIA PII PAPAE X rein indicat, quo Virgo, in caeJesti serle, vigilat assiduaque prece contendifc ut electorum numerus expleatur.

Eamdem hanc caritatem ut omnes nitantur asseqni quotquot ubique christiano nomine censentur vehementer optamus, oceasione hac praesertim arrepta inimaculati Deiparae concepfcus solemnius celebrandi. Quam modo acriter efferafceque Chrisfcus impetitur atque ab eo condita religio sanctissima ! quam idcirco praesens multis pericnluni iniicitur, ne, gliscentibus erroribus ducfci, a fide desci- scant! Itaque qui se existimat stare, videat ne cadat *. Simul vero prece et obsecratione humili utantur omnes ad Deum, con- ciliatrice Deipara, ut qui a vero aberraverint resipiscant. Ex- periendo quippe novimus eiusmodi precem, quae caritate funditur et Virginis sanctae imploratione fulcitur, irrifca.ni fuisse numquam. Equidem oppugnari Ecclesiam neque in posterum unquam ces- sabitur: Nam oportet et haereses esse, ut et qui probati sunt, ma~ mfesti fiant in vobis 2. Sed nee Virgo ipsa cessabifc nostris adesse rebus ufc difficilliinis, pngnamque prosequi iam jnde a conceptu pugnatam, ut quofcidie iterare liceat illud: Hodie contritiim est ab ea caput serpentis antiqui 3.

la Vergine, lassii dal cielo, veglia e con instancabile preghiera cerca che sia compiuto il numero degli eletti.

Questa stessa carita Noi desideriamo ardentemente che tutti si ado- .perino a conseguire, prendendone specialmente oceasione dalle straordinarie feste in onore della Conce;zione Immacolata della Vergiue. 0 come aere- mente e rabbiosamente si persegue ora Gesu Cristo e la Religione santis- sima da Lui fondata! E quanto percio e grav-e per molti il pericolo, che trascinati dagli errori serpeggianti non abbandonino la fede ! Adunque chi si crede di stare in piedi, ladi di non cadere. E tutti con umile preghiera ed istanza irnplorino da Dio, per intercessione di Maria, che quelli che abban- donarono la verita si ravvedano. Sappiamo infatti per esperienza che una tale preghiera, nata da carita ed appoggiata dalla Vergine, non fu rnai vana. Senza dubbio, anche neH'avvenire, mai non si cessera di combatter« la Chiega: iinperocohd fa d'uopo che m siano anche delle eretie, ajlncke coloro eke son prouali, si palesino in mezzo a voi> Ma neppur la Vergine ceaserk di soccorrere alle uoatre aogastie tuttoche gravissime, e di pro- seguire .il combattimento da Lei combattuto fin dalla concezione, talche ogni giorno noi possiarno ripetere: Oggi fu, stritolato da Lei il .capo d&l- I'antico serpente.

1 I. Cor. X, 12. - 2 I. Cor. XI, 19. 3 Off. Imm. Cone, in II Vesp. ad Magnif.

LITTERAE ENCYCLICAE 531

Utque caelestium gratiarum munera, solito abundantius, nos iuvent ad imitationem beatissimae Virginis cum honoribus con- iungendam, quos illi ampliores hunc totum annum tribuemus ; atque ita propositum facilius assequamur instaurandi omnia in Christo: exemplo Decessoram usi quuna Pontificatum inirent, indulgentiam extra ordinera, instar lubilaei, orbi eatholico irapertiri decrevimus.

Quamobrem de omnipotent^ Dei misericordia, ac beatorum apostolorum Petri et Paiili auctoritate eonfisi, ex ilia ligandi atque solvendi potestate, qua in Nobis Dominus, licet indignis, contulit; universis et singulis utriusque sexus cnristifidelibus in alma Urbe Nost.ra degentibus vel ad eani advenientibua, qui unam e quatuor Basilicis patriarchalibus, a Dominica prima Quadragesimae, nempe a die XXL februarii, usque ad diem II iunii inclusive, qui erit solemnitas sanctiss-imi Corporis Cbristi, ter visitaverint ; ibique per aliquod temporis apatium pro catholicae Ecclesiae atque huius Apostolicae Sedis libertate et exaltatione, pro extirpatione hae- resuni omnium que errantium conversioney pro christianorum Prin- cipum concordia ac totius fidelis populi pace et unitate, iuxtaque mentem Nostram pias ad Deum preces effudeirint; ac semel, intra praefatum tern pus, esurialibus tantnm cibis utentes ieiunaverint, praeter dies in quadragesimali.indulto lion comprehensos; et, pec-

Ed affinch6 le grazie celesti, piii abb3ndantemente del solito ci aiutino a cong-iungere 1'imitazione della Vergine Santissima con gli onori, che in tutto queat'anno piu ampli le renderemo; e cosl piu facilmsnte rag-giun- giamo lo scopo di ristorare og-ni eosa in Cristo : spguendo 1'esempio datoci dai Nostri Predecessori sul cominciare del loro Pontificate, abbiamo deter- minato di concedere al mondo eattolico un'indulgenza straordinaria in forma di glubileo.

Pe.r la qual cosa confidati nella misericordia di D!o onnipotente e nella autorit^i d«i beati apostoli Pietro e Paolo, per quella potest^ di legare e sciog'liere che a Noi, benche indegni, il Signore ha concesso; a tutti e sin- goli i fedeli di ambo i sessi dimoranti in qu'eab'alma Nostra citta o che in essa verranno, i quali dalla prlma Domeoica di quaresima, cio6 dal 21 feb- brain, fino al giorno 2 di giug-no inclusivamente, solennita del Santissimo Corpo di Cristo, avranno tre volte visitato una delle quattro basiliche j>a- triarcali; ed ivi par qualche spazio di tempo avranno pregato Dio per la libarta e esaltazione della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, per 1'efitirpazione delle eresie e la conversione di tutti g^i erra-nti, per la con- cordia dei Principi cristiani e per la pace ed unita di tutto il popolo fedele? e secondo la nostra intenzione; e, deatro il tempo g-ia detto, avranno dig-iu- nato una sola volta facendo uao unicamente di ci.bi di magro, eccettuati i giorni non compresi nell'Indulto quaresimale; ed, avendo confessato i loro

532 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X

cata sun confessi, sanctissimum Eacharistiae sacramenturn susce- perint; ceteris vero ubicumque, extra praedictam Urbem degen- tibus, qni ecclesiam cathedralem, si sit eo loci, vel parochialem aut, si parochialis desit, principalem, supra dicto tempore vel per tres menses etiam non continues, Ordinariorum arbitrio, pro fi- delium commodo, praecise designandos, ante tamen diem vn men- sis decembris, ter visitaverint; aliaque recensita opera devote pe- regerint: plenissimam omnium peccatorum suorurn indulgentiam concedimus et impertimus; annuerites insuper et eiusmodi indul- gentia, semel tantum lucranda, animabus. quae Deo caritate con- iunctae ex hac vita migraverint, per modum suffragii applicari possit et valeat.

Concedimus praeterea ut navigantes atque iter agentes, quum prininm ad sua domicilia se receperint, operibus supra notatis peractis, eamdem indulgentiam possint consequi.

Confessariis autem, actu approbatis a propriis Ordinariis, po- testatem facimus ut praedicta opera, a Nobis iniuncta, in alia pietatis opera commutare valeant in favorem Regularium utriusque sexus, nee non aliorum quorumcumque qui ea praestare nequiverint^ cum facilitate etiam dispensandi super Communione cum pueris, qui ad eamdem suscipiendarn nondurn fuerint admissi.

Insuper omnibus et singulis christifidelibus tarn laicis quam

peccati, riceveranno il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia: agli altri poi dovuaque essi sieno, dimoranti fuori della detta citta i quali, nel tempo sopra assegnato o per tre mesi anche non continui da designarsi determi- natamente dall'arbitrio degli Ordinari e conforme alia comodita del fedelij prima pero del giorno 8 dicembre, avranno visitato tre volte la Chiesa Cat- tedrale, se ivi si trovi, o la parrocchiale, o, in mancanza di questa, la prin- cipale; ed avranno adempiute devotamente le altre opere mentovate: con- cediamo ed impartiamo pienissima indulgenza di tutti i loro peccati; per- mettendo ingieme che siffatta indulgenza, da lucrarsi una sola volta, possa essere applicata a modo di suffragio alle anime che passarono da questa vita congiunte a Dio con carita.

Concediamo inoltre che i viaggianti per mare e per terra possano con- seguire la stessa indulgenza non appena sieno tornati alle loro case, pur- ch6 compiano le opere sopra notate.

Ai confessori poi, di fatto approvati dai propri Ordinari, diamo facolta che possano commutare le predette opere da Noi ingiunte in aitre opere di pieta, e cio tanto per i regolari di ambo i sessi quanto per qualsivoglia altro che non possa adempierle, con potesta altresi di dispensare dalla Co- munione i fanciulli che ancora non vi fossero slati ammessi.

Inoltre a tutti e singoli i fedeli si laici che ecclesiastic! tanto del clero

L1TTERAE ENCYCLICAE 533

ecclesiasticis sive saecularibus sive regularibus cuiusvis ordinis et instifcuti, etiam specialiter nominandi, licentiam concediinus et fa- cultatern nt sibi, ad hunc effectual, eligere possint quemcumque presbyterum tarn regularem quam saecularem, ex actu approbatis, (qua facilitate uti possint etiam moniales, novitiae aliaeqne niu- lieres intra claustra degentes, dummodo confessarius approbatus sit pro monialibus) qui eosdem vel easdern, infra dictum temporis spatium, ad confessionem apud ipsum peragendam accedentes, cum animo praesens iubilaeuin assequendi, nee non reliqua opera ad illud lucrandnm necessaria adimplendi, hac vice et in foro con- scicntiae dumtaxat, ab excommunicationis, suspensions aliisque ecclesiasticis sententiis et censuris, a iure vel ab homine quavis de causa latis sen inflictis, etiam Ordinariis locorum et Nobis seu Sedi Apostolicae, etiam in casibus cuicumque ac Summo Pontifici et Sedi Apostolicae speciali licet modo reservatis, nee non ab omnibus peccatis et excessibus etiam iisdem Ordinariis ac Nobis et Sedi Apostoiicae reservatis, iniuncta prius poenitentia salutari aliisque de iure iniungendis, et, si de haeresi agatur, abiuratis antea et retractatis erroribus, prout de iure, absolvere; nee non vota quae- cumque etiam iurata et Sedi Apostolica reservata (castitatis, rel- ligionis, et obligationis, quae a tertio acceptata fuerit, exceptis)

gecolare che regolare di qualsiasi ordine ed istituto, anche da nominarsi speeiaimente, concediamo licenza e facolta che, per questo solo effetto, pos- sano scegliersi qualunque sacerdote lanto regolare che secolare, tra gli approvati di fatto, (della quale facoltk possaao anche giovarsi le monache, le novizie e le altre donne dimoranti in clausura, purchd il confessore sia approvato per le monache) dal quale, nello spazio di tempo gia designate, essi ed ease, confessandosi da lui, con animo di guadagnare il presente giu- bileo e di compiere tutte le altre opere necessarie a lucrarlo, per questa sola volta e solamente nel foro della coscienza, possano essere assoluti da ogni sscmunica, sospensione e qualunque altra sentenza e censura ecclesiastica pronuaziata o inflitta per qualsiasi causa dalla legge o dal giudice, ancorche riservate agli Ordinari ed a Noi o alia Sede Apostolica, pure nei casi ri- servati in. modo speciale a chicchessia e al Sommo Pontefice e cilia Sede Apostolica; e possano essere eziandio assoluti da ogni peccato ed eccesso ancorch& riservato agli stessi Ordinari ed a Noi ed alia Sede Apostolica, ingiunta pero prima una salutare penitenza e quanto altro e da ingiungersi di diritto, e, se trattasi di eresia, abiuri prima e ritrattati gli errori, come di legge: e possano inoltre i detti sacerdoti commutare in altre pie opere e ealutari qualunque voto anche giurato e riservato alia Sede Apostolica (eccettaati quelli di castita, di religione e di obbligazione che fosse stata

534 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X in alia pia et salutaria opera commutare et cum poenitentibus eiusmodi in sacris ordinibus constitutis etiani regularibus, super occulta irregularitate ad exercitium eorumdem ordinum et ad su- perioruni assequutionem, ob censuraruui violationem dumtaxat, contracta, dispensare possifc et valeat. Non intendimus autem per praesentes super alia quavis irregularitate sive ex delioto sive ex defectu, vel publica vel occulta aut nota aliave incapacitate aut inhabilitate quoquomodo contracta dispensare ; neque etiani derogare Constitution! cum appositis declarationibus editae a fel. rec. Benedicto XIV, quae incipit * Sac-ramentum poenitentiae „; neque demum easdem praesentes iitteras iis, qui a Nobis et Apo- stolica Sede, vel ab aliqno Praelato, seu ludice ecclesiastico no- minatim excommunicati, suspensi, interdicti seu alias in sententias et censuras incidisse declarati, vel publice denuntiati fuerint, nisi intra praedictum tempus satbfecerint, et cum partibus, ubi opus fuerit, concordaverint, ullo niodo suffragari posse et debere.

Ad haec libet adiicere, velle Nos et concedere, integrum cui- cumque, hoc etiam lubilaei temporo, permanere privilegium lu- crandi quasvis indulgentias, plenariis non exceptis, quae a Nobis vel a Decessoribus Nostris concessae fuerint.

Finem vero, Venerabiles Fratres, scribendi facimus, spem ma-

accettata dai terzi) ; e ecu g-li stessi penitenti, ancorch^ reg'olari, costituiti nei sacri ordini, dispensare da og-ni occulta irreg-olarita contratta unica- mente per violazione di censure, a rig-uardo delTesercizio deg-li stessi or- dini e del conseg-uimento deg1!! ulteriori.

Non intendiamo poi con le present! Lettere dispensare da qualsivoglia irreg-olarita o da delitto o da difetto o pubblica o occulta, contratta in qua- lunque modo per infamia od altra incapacita ed inabilita; ne vog-liamo an- cora derog-are alia Costituzione con le annesse dichiarazioni pubblicata dalla f. m. di Benedetto XIV che comincia: Sacramentum poenitentiae; ne da ultimo e Nostra intenzione che queste stesse present! Lettere possano e debbano comechessia suffragare a coloro che da Noi e dall'Apostolica Sede o da qualche Prelato o Giudice ecclesiastico siano stati nominatamente sco- mun'cati, sospesi, interdetti o dlchiarati incorsi in altre sentenze e censure, o pubblicamente denunziati, a meno che, dentro il tempo predetto, non ab- biano soddisfatto e, ove sia necessario, concordato con le parti.

Le quali cose tutte non ostante, ci piace altresi di concedere che, anche in quest' anno rimanga intero a chicchessia il privilegio di lucrare qua- lunque altra indulgenza, fosse pure plenaria, concessa da Noi o dai Nostri Antecessori.

E poniamo fine, o Venerabili Fratelli, a 4ueste nostre Lettere, mani-

L1TTERAE ENCYCLICAE 535

gnarn iterum testantes, qua plane ducimur, fore ut, ex hoc lubilaei niunere extraordinario, auspice Virgine Immaculata a Nobis con- cesso, quamplurhni, qui misere a lesu *Christo seiuncti sunt, ad eum reverfcantur, atque in chriatiano populo virtutum amor pieta- tisque ardor refloreafc. Quinquaginta abhinc annis, quum Pks de- cessor beatissimain Christi Matrem ab origins labis nesciarn fide catholica tenendam edixit, incredibilis, ut diximus, caelestium gra- tiarum copia effundi in hasce terras visa est; e.t, aucta in Virgi- uem Deiparam spe, ad veterem populorum religionem magna ubique accessio est allata. Quidnam vero ampliora in posteruni expectare prokibet? In funesta sane incidirnus tempera; ut prophetae verbis conqneri possimus iure: Non est enim veritas, et non est miseri- cordia, et non est scientia Dei in terra. Maledictum, et menda- cium, et homicidium, et furtum, et adulterium inundaverunt l. Attamen, in hoc quasi malarum diluvio, iridis instar Virgo cle- mentissima versatur ante oculos, faciendae pacis Deum inter et homines quasi arbitra. Arcum meum ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et inter terram 2. Saeviat licet procella et caelum atra nocte occupetur; nemo animi incertus esto. Mariae adspectu placabitur D.eus et parcet. 'Erityue arcus in nubibus, et videbo ilium, et recordabor foederis sempiterni 3. Et non erunt

festando di nuovo la grande speranza che veramente nutriamo, cbe, per il dono straordinario di questo Giubileo, da Noi concesso aotto g-li auspici della Vergine Immacolata, moltissimi tra coloro, i quali sono miseramente separati da Gesu Cristo, ritornino a Lui, e che 1'amore delle virtu ed il fervore della pieta rifiorisca in mezzo al popolo cristiano. Cinquant'anni or sono quando Pio IX proclamo essere articolo di fede la Concezione Imma- colata della beatissima Madre di Cristo, parve, come gia dicemmo, che una ricchezza incredibile di grazie celesti si riversasse sopra la terra; e aumen- tata in tutti la fiducia nella Vergine Madre di Dio, 1'antica religione dei popoli ebbe ovunque un grande accrescimento. Ci vieta forse taluno di pro- metterci per 1'avvenire cosa ancorapiu ampia? E vero, ci troviamo in tempi ben funesti, da poter far nostro il lamento del Profeta : Non & verita e non t misericordia e non & scienza di Dio sulla terra. La bestemmia, e la men- zogna, e I'omicidio, e il furto, e Vadulterio I'hanno inondala. Par nondi- meno, in mezzo a questo quasi diluvio di mali, ci si presenta dinanzi agli occhi a guisa di iride la Vergine clementissima ; quasi arbitra di pace tra Dio e gli uomini. Porrd il mio arco nelle nubi e sara il segno del patto fra me e la terra. Imperversi pure la procella e s'infoschi il cielo ; niuno per- cio si sgomenti. Alia vista di Maria si plachera Iddio e perdonera. E I'arco sara nelle nubi, ed io lo vedro, e mi ricorderb del patto sempiterno. E non

1 Os. IV, 1-2. 2 Gen. IX, 13. « Ib. 16.

536 SANCTISSIMI D. N. DIV1NA PROV1DENTIA PII PAPAE X

ultra aquae diluvii ad delendum universam carnern *. Profecto si Mariae, ufc par est, confidiinus, praesertim modo quum immacu- latum eius conceptum alacriore studio celebrabimus ; nunc quoque illam sentieraus esse Virginem potentissimam, quae serpentis caput viryineo pede contrivit 2.

Horum muneruin auspicem, Venerabiles Fratres, vobis pepu- lisque vestris apostolicam benedictionem amantissime in Domino impertimus.

Datum Romae apud S. Petrum, die II Februarii MCMIV, Pon- tificatus Nostri anno primo.

PIVS PP. X.

verranno piit le acque del diluvto a sterminare tutti i vivcnti. 0 si, senza dubbio, se confidiamo, come si conviene, in Maria, specialmente ora che con magg-iore alacrita di fervore celebreremo il suo Immacolato Concepi- mento, anche ora noi la riconosceremo per quella Vergine potentissima, die con il piede verginale stritolo il capo del serpente.

Auspice, o Venerabili Fratelli, di queate grazie, a voi ed ai vostri po- poli impartiamo con tutta carita nel Signore Tapostolica benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, addl 2 Febbraio 1904, anno primo del Nostro Pontificate.

PIO PP. X.

1 Ib. 15. Off. Imm. Cone. B. M. V.

IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

E I FONDAMENTI BELLA FEDE *

x.

5. Gem Cristo e la sua risurrezione. La risurrezione di Gesii Cristo e un fatto decisive nella Religione cristiana. E il massimo de' segni, tanto in se stesso, quanto nella mente di Gesu Cristo, per dimostrare che la dottrina di lui e da Dio. E S. Paolo stesso, che fu molto piu di noi vicino al gran fatto, scriveva: Se non £ vero che Cristo sia risorto, la nostra pre- dicazione e cosa vana, e vana e la nostra Fede (I Cor. XV, 14). Le prime prediche degli Apostoli erano, per lo piu, I'annunzio e la testimonianza che Gesu era risuscitato. Dal che ne se- guiva subito nella mente degli uditori la conseguenza : Dun- que la sua dottrina e da Dio ed egli e un Legato di Dio; dunque quel che egli afterma del suo essere e vero ; dunque se istituisce una societa come sua rappresentante, si deve ubbidire.

Ora, il Loisy stampa e ristampa che la risurrezione non si prova, ne si puo provare storicamente. Questo storicamente vale una gemma; quasi che vi fosse un'altra via per provarla, e quindi non gli si deve dare la croce addosso, se egli non ammette la prova storica ! E vero che egli ripete la solita can- zone che quel fatto si crede per la fede.

Egregiamente ; ma il fatto della risurrezione appar- tiene a quella classe di fatti, i quali, prima di essere oggetto di fede, devono essere oggetto di storia e di storia accaduta tra gli uomini ; poiche contengono in se stessi la ragione di stgni della rivelazione di Dio. Ora, quando un simil fatto e per noi storicamente indimostrabiie, esso per noi e nullo ; e come non puo essere oggetto di storia, cosi non puo essere

1 V. quad, del 6 febbr. 1904.

538 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY

oggetto di fede. Quindi fu logico S. Paolo nel dire che se Cristo non risuscito, la nostra fade 6 seiocca. Questa teoria, in cui 1'in- telligibile non ha oggetto corrispondente reale, sara Kantismo, sara immanentismo, sara quel che si vorra; ma ad ogni modo, e una grande sciocchezza. E questa sciocchezza fa parte del Vangelo del Loisy. Ecco le sue parole : « II messaggio di Pa- squa, ossia la scoperta del sepolcro vuoto e le apparizioni di Gesu ai discepoli, in quanto tali fatti si danno per prova fisica della risurrezione, non costituiscono un argomento indiscutibile e tale da formare per uno storico una intera certezza che il Si- gnore 6 risuscitato corporalmente l. » Quell 'espressione « per prova fisica » e strana, quanto- mai si possa pensare; quasi che si trattasse d'un fatto solamente fisiologico, come p. es. vedere o non vedere, laddove si tratta d'un fatto fisiologico s>, ma circondato da tutli gli aggiunti storici e morali, aggiunti che antecedono, accompagnano e seguono quel fatto. Questo fatto, diciamo noi e dicono tutti, rive&tito di quegii aggiunti e posto dinanzi alia considerazione dell' intelletto, non puo non in- durre in esso la certezza della.sua realta storica. Ne il Loisy e tanto ingenuo che non sappia essere questo il senso nel quale si prende e si deve prendere da tutti il fatto della man- canza del corpo nel sepolcro e delle apparizioni di Gesu. Cio- nonostante, egli nega quella certezza; quindi a noi non resta a far alfcro per ora, se non a scrivere a suo conto anche quest' altra asserzione, che 6 un altro pezzo del suo Vangelo.

XL

6. Gesu Cristo e la Chiesa. Un altro p unto principalis- simo del Vangelo e la fondazione della Chiesa fatta da Gesu Cristo ; e giacche il Loisy, come dicemmo, istituisce ne' due suoi libri una revisione. generale del Cristianesimo, si propone anche questa cosa, a modo di dubbio: Ha Gesu Cristo fon- data una Chiesa, che faccia le sue veci, dopo la sua scom- parsa dalla terra ? La risposta del Loisy e negatiya ; ri-

1 L'Evang. et V EgL, p. 74.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 539

sposta tutta conforme all'inganno in cui cadde Gesu, sempre secondo lui, sul prossimo regno messianico escatologico.

« E certo, scrive egli, che Gesii non aveva regolato an- tecedentemente la costituzione della Chiesa, come quellad'un governo stabilito sulla terra per una lunga serie di secoli... Gesu annunziava 11 regno (intendi, quello sopra descritto, doe r escatologico) e invece e venuta la Chiesa. Essa & ve- nuta, allargando la forma del Vangelo, che era impossibile a conservarsi tal quale, dopoche il ministero di Gesu fu chiuso per la sua morte l. » Ecco chiaro rinsegnamento delLoisy: La Chiesa non e stata fondata formalmente da Gesu, ma essa e stata un adattarnento, legittimo quanto si vuole, ma un adattamento dopo la disdetta di Gesu, che vide allontanarsi sin dopo il giudizio il regno messianico. Allora, che fare in tanti secoli (oramai sono piu di diciannove) che si frappon- gono tra Gesii e il suo regno ? Ecco, risponde il Loisy, si contirmera la predicazione del Vangelo alia meglio, allargando un poco la forma primitiva di Gesu, « forma impossibile ad esser mantenuta tal quale ». « Questi element! della pre- dicazione di Gesu, continua egli a dire, non potevano non subire delle trasformazioni ; essi pero sono sempre ricono- scibili. Ed 6 facile il vedere ora nella Chiesa cattolica cio che rappresenta Tidea del regno celeste, Tidea del Messia o Tagente del regno, e T idea dell'apostolato ossia della pre- dicazione del regno. Questi sono i tre elementi essenziali del Vangelo vivo, elementi trasformati per necessita, affine di potere esistere. La tradizione della Chiesa li conserva, inter- pretandoli e adattandoli alle condizioni mutevoli del genere umano. Sarebbe assurdo il pretendere che Cristo avesse de- terminato antecedentemente queste interpretazioni e questi adattamenti che i tempi dovevano esigere; poiche essi non avevano ragion d'essere avanti il tempo che li rendeva ne- cessari. Egli non era ne possibile, ne utile che 1'avvenire della Chiesa fosse rivelato da Gesu ai suoi discepoli. II pensiero che Gesu loro lascio per eredita era questo, che bisognava

1 L'Evang. et VEglise, p. 111.

540 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY

continuare (come fece lui) a, volere, a preparare, ad aspet- tare ed a verificare il regno di Dio. Ma la prospettiva del regno s' 6 allargata e modificata e la sua venuta s' e allon- tanata (per V ing anno di Gesu che credeva esser vicino) ; quindi lo scopo del Vangelo e diventato lo scopo della Chiesa » (p. 112-113). Ossia, ragiona Fesegeta, dovendosi aspettare an- cora tanto tempo fino alia venuta del regno, non v'era da far altro e di meglio fino a quel tempo che continuare a tener vivi nel mondo i tre elementi del Vangelo di Gesu : a) 1'idea del regno a venire ; b) 1; idea del Messia o vicario di Dio pel regno ; c) T idea della predicazione.

Queste tre cose, pensa il Loisy, tenute vive tra gii uomini per mezzo di una gerarchia monarchica, sorta per la necessita delle cose, non per volere di Gesu, e ora la Chiesa. Quindi « questa, dice egli, riguarda se stessa come istituzione prov- visoria, come un organismo di transizione » (p. 113); « se la fine del mondo fosse arrivata negli anni che seguirono la pubblicazione deirApocalisse, lo sviluppo ecclesiastico non sarebbe avvenuto e la Chiesa non sarebbe esistita. Ma il mondo non. voile finire (che disgrazia!) e la Chiesa ha con- servata e conserva ancora la sua ragione d'essere » (p. 117). La qual ragione di essere 6, secondo questa dottrina, non gia la volontd di Gesu, si bene il caso impreveduto della non venuta del regno e la necessita conseguente di conser- vare il Vangelo. Di qui la gerarchia, il Papa, i Vescovi e tutto rordinamento ecclesiastico. In una parola, egli e come chi, stando in aspettativa d'un avvenimento e tardando la venuta di esso, s'acconcia alia meglio per la necessaria con- dizione delle cose (pp. 118-126), o come chi sorpreso dalla notte in una selva, si forma una capanna, per la dura ne- cessita delFevento.

Ci pare di avere bene espresso il pensiero del Loisy. Ma quanto esso sia storicamente strano, non e chi nol vegga, facendosi poggiare tutto Tedifizio del Cristianesimo sopra un equivoco ed un abbaglio preso dallo stesso suo fondatore ! !

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 541

XII.

7. Gesu Cristo e I Sacramenti. Nel sistema dell'abate Loisy, I'adattamento precario della Chiesa si estende anche ai mezzi di santiflcazione che sono i Sacrament! . E la ra- gione che ne da, e sempre la stessa, essere cio6 Gesu stato sorpreso dalla morte prima della venuta del regno che si credeva prossimo, e non avere quindi potato regolar nulla precedentemente. Ecco le sue parole: « Gesu nel corso del suo ministero non ha prescritto ai suoi Apostoli, ne ha egli stesso posto in pratica regolamento alcuno sul culto esterno, il quale fosse per essere un distintivo del Vangelo, come Religione. Gesii non ha affatto regolato il culto cristiano, come non ha regolato formalmente la costituzione e i dogmi della Chiesa... Non ha potuto pensare a cio, se non in quell' ultimo momento, quando s'accorse essere impossibile la verificazione del regno messiariico in Israele, e quando, accaduta la morte del Mes- sia, s'aperse alia vista, quale ultima sperauza del regno di Dio sulla terra, un avvenimento nuovo e misterioso [doe, un regno che verra, non si sabene quando; ma, certo, dopo la sua morte]. In quel momento, la cena eucaristica si mo- stra qual simbolo del regno che dovra venire pel sacriflzio di Gesu. Quindi si deve dire che Teucaristia, nel giorno della sua prima celebrazione, significa Tabrogazione del culto antico e la prossima venuta del regno, piuttosto che 1' istituzione d'un nuovo culto; e il pensiero di Gesu non si dirigeva punto direttamente ad .una nuova Chiesa, a fon- dare una Chiesa, ma sempre a verificare il regno de'cieli » (p, 181, 182). Ma questo regno, quando e come verra? - Invece del regno, riprende mesto r abate Loisy, « venne al mondo la Chiesa ; questa si rafforzo sempre piti per la necessita delle cose, e, scioltasi dal Giudaismo, per questo stesso il Cristianesimo divenne una Keligione distinta, indi- pendente e compita. Tal Religione, naturalmente, ebbe bi- sogno d'un culto, e Tebbe; Tebbe, si sa, quale lo permet-

542 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY

tevano e quale 1'esigevano le origin!. Questo culto fu dap- prima un'imitazione del Giudaismo, non solo nelle forme esterne della preghiera, ma altresi in certi riti important!, come il battesimo, le unzioni dell'olio, 1' imposizione delle mani » (p. 182).

Dimque non Gesu Cristo? ma la Chiesa, insegna 1'Autore, istitui i Sacramenti, e T istitui per necessita. Che cosa vo- lete? Era mai possibile far proseliti ad una Religione senza riti e senza culto esteruo? Era impossible, ei risponde: « T impossibilita di far proseliti ad una Religione senza forme esteriie e senza atti santificanti (sacramenti) era <evidente ; bisogno dunque che il Cristianesimo rivelasse anch'esso una Religione con culto esterno, sotto pena di non potere esistere » (p. 183). In fatti, per chi aspetta la venuta di quaicuno, se questi tarda e sopravviene la pioggia, e del tutto necessario provvedersi momentaneamente d'un ricovero. Dunque, come la necessita, secondo il Loisy, creo la Chiesa, cosi la neces- sita i Sacramenti, la necessita il Papa c la gerarchia, non gia la volonta del Messia; il quale, infelice ! credendo vicino il regno messianico, fu sorpreso dalla morte e non pot6 dav- vero pensare a tali istituzioni e per tanti secolil Talche, si potrebbe chiedere air abate : Se e vero che la necessita co- strinse la Chiesa a istituire i sacramenti, ne potrebbe isti- tuir anche al.tr!? Senza dubbio, egli risponde; « il punto di partenza (di tali istituzioni) 6 quello gia indicato, cio6 il battesimo di Gesu e T ultima cena. II termine non e venuto ancora; lo sviluppo de' sacramenti, seguendo le medesime linee generali, non puo fi-nire se non con la Chiesa stessa » (p. 203), Dopo cio, T abate se la prende co' teologi anteriori al Concilio di Trento (e perche non col Concilio di Trento stesso?) i quali hanno fissato a sette il numero de' Sacramenti, e vi hanno trovato una materia e una forma, anche in sacramenti disparati come il battesimo e il matrimonio, ficcandovi sem- pre e da per tutto Aristotile (ivi). Ah ! esclama il Critico, sette 6 ben poco, « il termine non e venuto ancora » (p. 203); « al Cristianesimo bisognavano i segni sacramentali, e ne bisognavano in numero molto grande » (p. 205).

E I FONDAMENTI DELL A FEDE 543

XIII.

8. Ciclo storico e ciclo ecclesiastico del Vangelo. Dopo il detto ftn qui, come se fossimo saliti sopra. un'altura, siarao in grado di fare una fotografia generale di tutto il Cristia- nesimo dell'abate Loisy.

Tutto il Cristianesimo si riduce per lui ad una commedia di cattivo gusto ; che sarebbe anche divertente, se non fosse blasfema; ed 6 questa: Morto Gesii coiramarezza del di- singanno in avere atteso indarno la venuta del regno du- rante la sua vita, come credeva ed aveva insegnato agli altri, av venue che, tanto a lui, quanto ai suoi discepoli, Torizzonte dello sperato regno si prolungo nello sfondo in- certo delL'avvenire. Resto pero invitta la speranza; ma nel- Tattesa ansiosa di quella venuta e nell'incertezza del quanida^ dapprima i discepoli di Gesu e quindi i loro successors s'0-r- ganizzassero alia meglio formando la Chiesar per continuare a predicare il Vangelo^ a tener viva Tidea del regno e quella del suo Messia o Vicario, come sopra si disse. E questo era il lato pratico. Ma alia stessa morte di Gresu, continua co- micamentB il Loisy, avvenne anche um gran mutamento neH'ordine delle idee, cioe : al Gesu storico auccesse il Gesu ecclesiastico;. alia realta suecesse la fede ; ai fattif la cre- denza ; ed a quella data precisa fini il ciclo evangelico e comincio il ciclo ecclesiastico, ove la narrazione storica fu surrogata da teorie metaflsiche e trascendentali su Cristo e sulle sue dottrine, Di qui, dic'egli, 1'origine de'dogmi. Questi, a sua detta, sono teorie della « coscienza cristiana »; vale a dire opinioni sorte nella unente de' teologi speculativi nel considerare questo o quel punto del Vangelo storico. Queste speculazioni metafisiche son quelle che formano la fede.

XIV.

9. La Fede e 1'origine de' dogmi. - - Or quale specie di fede 6 questa del Loisy? E questa una fede tutta sog-

544 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

gettiva, che s'aggira nella mente senza che vi sia fuori alcun oggetto corrispondente. E una fede che non ha nulla a che fare con la realta ; 6 fede e basta ; essa non pu6 avere il sindacato della prova; e frutto della coscienza cristiana. « La forza della testimonianza della fede, egli dice, non e stimabile se non per la fede stessa ». E dire che tanti pen- satori cristiani parlano con tanta insistenza sui preamboli alia fede, sui fondamenti della fede! Ma la fede del Loisy & ben diversa. E una fede, non solo cieca sull'oggetto ma- teriale; e fede assolutamente pazza, perch6 senza oggetto, ne materiale, 116 formale e senza fondamento. Questo e il senso delle espressioni tante volte da lui ripetute, p. es. che « Gesii Cristo 6 Dio per la fede » (p. 155) *, e che « la sua divinita non 6 un fatto della storia » (p. 130); che « I'istuzione della Chiesa e un oggetto di fede, non un fatto storicamente dimostrabile » (p. 161). Tali speculazioni, dunque, secondo il nostro esegeta, formarono i dogmi cristiani ; e quelle cominciarono ' subito con S. Paolo, con S. Giovanni e cogli stessi rozzi sinottici, e cosl a mano a mano continuarono coi padri e coi teologi scolastici e con questi sopratutto. Per essi, Cristo dopo morte « divenne il Signore » (p. 117); per essi, ossia nella loro mente, risuscito. Ecco gia un primo dogma. « II Cristo di S. Gio vanni, egli scrive, certo non e un'astrazione della mente... perche vive nelPanima dell'evangelista (non altrove?)\ ma questo Cristo della fede, tutto spirituale e mistico, e il Cristo immortale, che sfugge alle condizioni del tempo e dell'esi- stenza terrestre » (p. 93). Parimente, S. Paolo, considerando la morte di Gesu, crede che la morte di lui fosse stata una espiazione per i peccati di tutti. E cosi S. Paolo invento il dogma della Redenzione: « S. Paolo & il teologo della croce e della morte redentrice; la cena commemorativa della morte e apertamente interpretata da lui secondo la suateologia dell'e- spiazione universale » (p. 237). Cosi il dogma dell'autorita della Chiesa 6 per il Loisy « la coscienza collettiva e permanente

1 Autour d'un petit livre.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 545

del Cristianesimo vivente » (p. 59). II dogma della distinzione reale dellepersone divine, detto dal Lois/ « arduo problema », nacque, secondo lui, dall'istesso campo fecondo deH'opinione: cioe, dubitandosi se le persone della Trinita fossero o no di- stinte, « il sentimento religioso tronco la questione, deciden- dosi per I'affermativa » (p. 127). L7 istesso dicasi di tutti i dogmi cristiani.

Ecco Tatto di nascita de7 dogmi e della fede. E una fede senza oggetto corrispondente. Pero, la mancanza di oggetto, puta caso, « delle intenzioni special! inverificabili e per lo piii inverisimili che si vorrebbero nel Cristo evangelico, sono supplite con vantaggio dalla volonta indefettibile del Cristo vivente nella Chiesa e per Tazione permanente dello Spirito che anima la fede e rende reali per essa tutto quel che ella crede » l. Ma in qual modo sono reali, se Cristo non ebbe quelle intenzioni ? Puo forse lo Spirito Santo fare che sia un fatto quel che non fu ? In somma tutta la fede si riduce per il Loisy, ad una mera creazione umana, ad un subbietti- visrno, o se si vuole, ad un Hegelian ismo, secondo la nota sua formola: « Quel che e razionale e reale e quel che e reale e razionale ». Eccolo detto a chiare note dal nostro esegeta : « I concetti, che la Chiesa presenta come dogmi ri- velati, non sono gia verita cadute dal cielo fossia riv elate)...; lo storico vede in essi T interpretazione di fatti religiosi ri- sultante da un laborioso sforzo del pensiero teologico » 2. « Cio che si chiama rivelazione non ha potuto esser altro se non la conoscenza acquistata dalFuomo de7 suoi rapporti con Dio. E che cosa e mai la rivelazione cristiana, nel suo principio e punto di partenza, se non la percezione neH'anima di Cristo della relazione che univa a Dio lo stesso Cristo, e la relazione che unisce tutti gli uomini al loro Padre cele- ste »? 3 E per fare intender meglio il suo pensiero, I'illustre esegeta gitta il ridicolo su coloro che pensano ad un Dio che insegni e si renda mallevadore d'una verita, chiamando tal

1 Aut. d'un petit livre, p. 257. 2 L'Evang. et Vtgl. p. 158. - 3 Autour d'un petit livre, p. 195.

1904, vol. 1, fasc. 1289. 35 26 febbraio 1904.

546 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

concetto un' « idea del tutto antropomorfica e pienamente di- scordante dalla fllosofia contemporanea » (pag. 192). Di qui segue, secondo 1'autore, 1'evoluzione e la mutabilita de' dogmi : « 1'evoluzione incessante della dottrina si fa per il lavoro de' singoli, secondoch6 la loro attivit& riagisce sull' attivita generale, i quali, pensando con la Chiesa, pensano anche per la Chiesa » J. Per 1'autore 6 certo che il dogma 6 piu o meno condizionato allo sviluppo della scienza profana (p. 191). Conchiudiamo. Secondo questo sistema: 1.° la Fede non ha oggetto fuori dell'atto intellettuale; 2.° la Fede e creazione umana ; 3.° la Fede e mutabile.

Ecco la Fede per Alfredo Loisy; o meglio, ecco la distru- zione di essa. Questo e chiaro. Una sola cosa resta per noi un enigma, perche mai costoro che insegnano tale anticri- stianesimo, insistono e perseverano a volere essere e dirsi cristiani e magari catto]ici. Quasi che non vi fossero altre Religioni nel mondo, o quasi che nel vocabolario fosse pe- nuria di aggettivi qualificativi ! 0 buona novella, o Cristia- nesimo, deve pur celarsi in te qualche gran tesoro, poiche, anche chi cerca distruggerti, vuol dirsi cristiano e secreta- mente ti ama !

XV.

Ora siamo in grado d' intendere un gran numero di espres- sioni equivoche che sono sparse ne' due libri del Loisy. L'Ami du clergd di Langres ne ha fatto uno spoglio, che non sara inutile accennare 2.

L'espressioni « coscienza cristiana », « senso cristiano » sono per Tesegeta non altro se non un certo suffragio universale de' cristiani, una specie di opinione comune sopra un punto od un altro. Ma, notisi bene, non 6 gia un' opinione la quale sia rivelatrice d'una verita insegnata da Dio, od un'eco della trasmissione o tradizione ecclesiastica, che e senso legittimo

1 L'Evang. et I'Eglise, p. 175.

2 L'Ami du clergt, 26 nov. 1903, p. 1087.

E I FONDAMENTI DELLA FEDE 547

e giusto ; si bene un'opinione sorta dalla speculazione umana in qualche intelletto e poi ammessa dagli altri, come sopra vedemmo, parlando deirorigine de' dogmi. Per esempio, dice il Loisy, molti specularono sulle parole Padre, Verbo e Spi- rito ; e, sorto il dubbio se questi concetti esprimessero distinte persone, « il senso cristiano fini col troncar la questione nel senso affermativo » (p. 127) 1. Cosi T unione ipostatica « si ando precisando nella coscienza cristiana », cosi ancora la Eucaristia e cosi tutto il Cattolicismo ; « il Cattolicismo 6 de- rivato solo dal Vangelo per una lunga fatica della storia e del pensiero cristiano » (p. 47). « La testimonianza della co- scienza cristiana nella Chiesa si deve ascoltare come quella del Vangelo cui essa contiene e interpreta, senza pero con- fondersi con essa » (p. 53).

II revisore del Cristianesimo parla di « legittimita della Chiesa » (p. IX); ma per lui legittimita, come vedemmo, non e gia Tespressione d'un comando vero e proprio di Cristo il quale cosi voile e stabili, si bene un adattamento sorto per la necessity delle cose, occasionato dal ritardo della venuta del regno messianico, come gia sopra dimostrammo. II me- desimo chiama il Cattolicismo uno sviluppo « non istraniero al Vangelo » (p. 8); non gia nel senso del Newman, cio6 del- Talbero il quale 6 contenuto nel germe ed 6 lo sviluppo di esso; non gia nel senso d'uno sviluppo organico in un fan- ciullo che diviene adulto, in cui si conserva Tidentita del- T individuo ; ma nel senso di una semplice successione. Quindi egli insegaa : « Per lo storico la Chiesa fa seguito al Vangelo di Gesu, essa non e formalmente nel Vangelo... La Chiesa 6 il seguito legittimo del Vangelo » (p. XXVI, XXVII). II che sarebbe come chi dicesse che Talba fa s6guito alia notte, Testate alia primavera « Azione dello Spirito » nella Chiesa (non niai Spirito Santo). Ecco un'altra espressione equivoca del Loisy, ma diffusissima nelle pagine de' suoi due libri sul Cristianesimo. 1/azione vera dello Spirito Santo riguardo alia Chiesa, dopo morti tutti gli Apostoli, non e gik rivelare nuove

1 Autour d'un petit livre.

548 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY

verit^., si bene aiutare la Chiesa nell' intendere le verita ri- velate, nel predicarle, nel ricordarle ; ma per 1'esegeta fran- cese non e cosl. L' « azione dello Spirito » per lui e con- fer mare e dare certezza alia fede. «L' azione permanente dello Spirito anima la fede e realizza per essa tutto cio che ella crede » (p. 257). Or, siccome tal fede non ha corrispon- denza esteriore a chi pensa, questa realizzazione non sara altro che 1'atto vitale dell' intelletto. Talche se 1' intelletto pensa una falsita, « T azione dello Spirito » la conferma e la realizza, supplendo cosl la mancanza dell' oggetto creduto. Bell'ufficio che si da a compiere allo Spirito di verit& ! !

XVI.

9. II miracolo: fatto e significato. II dire che Dio ha scelto il miracolo per autenticare il messaggio di Gesu Cristo nel mondo, e cosa tanto vera che, per ripeterla, quasi e di- venuta volgare. II miracolo e la lettera credenziale onde Dio accredita un suo Legato, ed, in generale, e il segno dell'in- tervento straordinario di Dio nel mondo.

Ora, il Loisy, come tutti i razionalisti, rimanda il mira- colo tra le cose inutili e tra i ferravecchi.

Eccone le prove da lui forniteci. Innanzi tutto, secondo il suo sistema, la rivelazione « non contiene gia veritk ca- dute dal cielo », e la fede e « la conoscenza acquistata dal- 1'uomo della sua relazione con Dio », come vedemmo. Dun- que il miracolo, che secondo noi dovrebbe attestare una ve- rita rivelata da Dio e una conoscenza fornitaci da lui o da altri mandati da lui, e del tutto inutile ; anzi il pensare che Dio c' insegni una verita e subito somministri la prova del- Tautenticita del suo insegnamento, « e un' idea del tutto an- tropomorfica e puerile », insegna 1'esegeta. Dunque per lui il miracolo col significato che gli si vuole attribuire e del tutto inutile. E poi, vedemmo gia che al miracolo de' mira- coli, la risurrezione di Cristo, che per noi e la colonna della nostra Fede, egli nega ogni certezza storica. Dunque molto

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 549

piu la neghera ad ogni altro. In fine 1'asserisce chiaramente e senza ambagi, parlando della storia israelitica: « L'istoria d'Israele e stata, come quella d'ogn' altro popolo, un conca- tenamento di fatti svariatissimi, ne' quali i credent!, sia contemporaneamente, sia piu tardi, hanno riconosciuto Tin- tervento di Dio ; ma vi avrebbero potuto anche non ricono- scerlo, se non fossero stati credenti » (p. 41). Questa e dav- vero T ultima novita del giorno! Finora il buon senso ha insegnato che dalla conoscenza del miracolo si giunge alia fede, come dal conoscere il sigillo d'un Sovrano si passa a cono- scere Tauten ticita della sua letter a ; ora non piii : prima si mette la fede, e poi il miracolo. E un vero mondo rove- sciato ! ! Ma e anche un'atroce vendetta della logica contro glj increduli ! « II critico imparziale, continua a dire il no- vello esegeta, trovera che la storia della nazione israelitica si riduce ad una serie di avvenimenti volgari nella vita dej popoli » (p. 43). « Se si va al fondo delle cose, senza dubbio in un miracolo non v' ha nulla di piii che nel mi- nimo de' fatti ordinarii ; come vice versa, nel minimo de' fatti ordinarii non vi ha nulla di meno che in un miracolo » 1. E cosi, come ogni buon incredulo razionalista, il pro- fessore di Parigi, togliendo di mano a Cristo le lettere cre- denziali con cui egli si presenta al mondo, qual Legato del Padre celeste, confina Dio nel suo regno inaccessibile, ne- gando a Lui la possibility di manifestarsi e aU'uorno quella di riconoscere la sua presenza. E questo significa mettere d'accordo la Fede con la scienza moderna! o, come direb- bero nel Casentino : « E questo gli e il progresso » !

XVII.

10. Le fonti del Cristianesimo . Questo punto sulle fonti del Cristianesimo compie la sintesi che siamo venuti facendo del Vangelo deir abate Loisy, e in qualche modo 6 la chiave di tutto il sistema; poiche le fonti, ammesse o no, ampliate

1 Revue du Clerge frangais, marzo 1900.

550 IL VANGELO DI ALFREDO LO1SY

0 diminuite, possono essere sorgenti d'uno o d'un altro Cri- stianesimo tutto differente.

Ci segua il lettore ; dobbiamo cominciar dall'alto Gesu Cristo insegno solamente a voce ; e 116 sulla sua vita, ne sulla sua dottrina lascio scritta sillaba alcuna. II tutto affido egli semplicemente alle orecchie ed alia memoria de7 suoi disce- poli, cui poscia incarico di predicare il suo Vangelo a tutti

1 popoli, sino alia fine del mondo. Talche, anche posta la composizione del primo Vangelo tra gli anni 44-50 possiamo dire che durante una buona diecina d'anni le uniche fonti del Cristianesimo erano soltanto queste due : la predicazione apostolica e la vita pratica de' cristiani. Dopo il detto de- cennio, sino alia fine del primo secolo, gli Apostoli e due loro discepoli, misero alcune cose in carta, ma ben poco, e con nessunissimo intento di fare un codice pieno e compiuto della dottrina di Cristo ; e cosi si ebbero i Vangeli, gli Atti degli Apostoli ed alcune loro lettere. Talche alia fine del primo secolo si hanno tre fonti del Gristianesimo : a) la predica- zione o trasmissione or ale (detta anche tradizione); b) il Nuovo Testamento; c] la vita pratica de' cristiani. Queste tre fonti potrebbero definirsi anche cosi: i) Cristianesimo pre- dicato; 2) Cristianesimo scritto ; 3) Cristianesimo vivente. E da notare come quella parte, nominata trasmissione orale o tradizione, non rimase, ne poteva rimaner sempre orale, atteso la natura delle cose ; e ben presto anch'essa fu posta in gran parte in iscritto, innanzi tutto dalle prime genera- zioni cristiane e poi a mano a mano da molti scrittori fino a noi. Questa parte di trasmissione orale, benche messa in carta od in altri documenti, e compresa sotto il nome comune di Tradizione per distinguere tali scritti da quelli del Nuovo Testamento, i quali hanno un'importanza speciale, poich6 son libri ispirati; cosa che ora non importa considerare. Rimane dunque fermo che tre sono le fonti del Cristianesimo, le tre qui accennate *. Chi dunque vuole scrivere di Cristianesimo,

1 Facemmo tal divisione per piu chiarezza, sapendo bene come, per lo piu, sotto il nome di Tradizione si comprende anche la vita pratica de' crist'ani.

E I FONDAMENTI BELLA FEDE 551

e molto piu chi vuole istituire, come fa il Loisy, una so- lenne revisione di esso, commette un errore fondaraentale nou tenendo conto di tutte e tre queste fonti. Egli sarebbe come voler comporre in musica e scartare dalla sua gamma musicale la maggior parte delle note.

Ed e questo appunto r errore in cui e caduto il Loisy e in cui sono caduti e cadono tutti i rationalist! del mondo. Costoro parlano di Cristianesimo, parlano di Vangelo; ma dalle tre fonti autentiche e genuine eliminano Tradizione e vita pratica cristiana, ristringendosi ai soli scritti del Nuovo Testamento. E un imperdonabile errore; perche Fimagine che poi ricostruiscono non puo non riuscir mostruosa. Poi- che un arido scritto, uno scritto antico, uno scritto incom- piuto sulla materia da studiare, non illuminato e non vivi- ficato dalla luce e dal calore che si trasfonderebbe ad esso dalla considerazione delle altre due fonti, fonti luminose e quasi vive e parlanti, non pu6 rappresentarci appieno la mente di colui che di6 vita a quel gran movimento nel mondo che ha nome Cristianesimo. E vero che lo scritto ha il van- taggio della precisione, ma gli mancano i muscoli e la vita ; e un arido scheletro non puo fare intendere mai a chi nol vide che cosa sia un vivente.

XVIII.

Ma, quel che e peggio, Teliminazione delle fonti, per parte del Loisy, non e finita. Dallo stesso Cristianesimo scritto moltissime parti sono arbitrariamente tolte ; cioe, le Letters di S. Paolo e degli Apostoli, gli Atti e il quarto Evangelo, come scritti che, a detta dell'esegeta, non narrano storica- mente la dottrina di Gesii, ma fanno speculazioni su di essa o narrano cose posteriori. Dicemmo che queste parti sono tolte arbitrariamente dalia dignita di fonti ; ne ora e il luogo di dimostrarlo. Quanto al quarto Evangelo fu da noi gia parlato, in un' operetta a parte. Talch6 tutta la fonte scritta riducesi ai tre primi evangelist!.

552 IL VANGELO Dl ALFREDO LOISY

Ma, ahime! neppur questa fonte, pure tanto assottigliata, e guarentigia sufficiente di verita per il Loisy. Ad ogni passo egli vede in questo pur brevissimo scritto ora un versetto, ora un discorso, ora una dottrina che, a suo giudizio, non rappresenta la parola, ne la mente del Vangelo di Gesii, si bene o il peiisiero dello scrittore o una pratica tardiva del Cri- stiaiiesimo vivente, inserita cola tra un discorso e un altro di Gesu, o un ritocco di tempi posteriori. Per la qual cosa, a tbndamento della ricostruzione del Vangelo e del Cristia- nesimo, per una solenne revisione di esso, come intese fare il Loisy, che cosa si ha? Non altro che qualche detto e qualche fatto di Gesu Cristo, sparso qua e la ne'tre primi evange- listi. Vorremmo solo sapere da chi abbia il Loisy preso in prestito il metro per determinare nello scritto de' sinottici quella che e genuina parola di Gesii e quella che non e tale, quel che e storico da quel che non e ; ma di cio piu sotto.

Intanto veggasi come il Loisy ad ogni momento elimina arbitrariamente dalla dignita di fonte storica questo o quel passo de? sinottici. Parlando della missione degli Apostoli a predicare in tutto il mondo (Matt. XXVIII, 19) il Loisy dice che quelle non sono punto parole di Gesu ; ma esse « espri- mono, per lo storico, un~ sentimento vivo della coscienza cristiaria » (p. 229) l. Discorrendo del discorso di Gesii a Pietro, con cui lo costituisce capo della Chiesa (Matt. XVI, 18), dice che esso ritrae « la condizione della Chiesa romana alia fine del primo secolo » (p. 174), volendo dire con cio che Gesu Cristo non disse quelle parole. Parlando dell'eucari- stia sentenzia cosi: « Tutta I'istoria deir Eucaristia e una testimonianza della fede crescente » (p. 237) ; e per fede gia sappiamo che cosa egli intenda, un' opinione umana forma- tasi all' occasion e del Vangelo. Suile parole del Signore, re- lative al potere di rimettere i peccati, 1'esegeta ha scoperto che non sono punto del Signore ; esse, poste Ik in bocca a Gesu, « dimostrano che la comunita cristiana fin dall'ori-

gine s'attribul quel potere ; quel potere, natural mente,

1 Autour d'un petit livre.

E I FONDAMENTI DELLA FEDE 553

tendeva a concentrarsi ne' capi de' predicatori del Vangelo e ne' direttori della communita » (p. 249). Quando il Loisy s'incontra nel passo di Matteo (XVIII, 17) « Chi non ascolta la Chiesa sia come un pagano e un pubblicano », egli fa subito uso del suo provino e, da buon chimico che sa di- scernere il vino puro dall'alterato, decide affermando che quel detto non 6 di Cristo, e che « corrisponde ad una con- dizione di cose ben differente da quella del Vangelo al tempo di Gesii » (p. 162). E in generale egli afferma de' tre primi evangelist! (il quarto non viene neppure in questione) che « gli evangelist! raccontano ben poche particolarita storiche e in paragone esprimono in molto maggiori proporzioni i sentiment! della coscienza cristiana ne' modi che a loro sembrano piii conform! al fatto cristiano » (p. 168) ; intendi, al fatto sorto dopo la morte di Gesu. Cosl 1'esegeta nel primo de' suoi due libri spesso parla di « strati secondarii » al Van- gelo (p. 9) 4, d'« interessi apologetici o didattici, i quali hanno avuto influsso nella compilazione de' discorsi e de'fatti di Gesu » (p. 50).

In conclusione, quell' unica fonte parziale che il Loisy ammette per ricostruire il Vangelo, 6 una fonte molto im- pura e bisognosa di esser provata al lambicco critico, il quale, naturalmente, ognuno pu6 fabbricarsi a suo modo. Ognuno intende facilmente come con tali metodi, i quali, mille miglia da lungi, odorano di protestantismo e di razionalismo, e i quali percio non hanno neppure il merito della novita, si possono costruire tanti Cristianesimi quante saranno le teste volonterose di fabbricarne uno a proprio talento.

Anche 1'abate Loisy se n'ha costruito uno a suo modo. Ma esso 6 gi& andato a crescere la lista de' Cristianesimi falsi per sentenza autorevole di chi presiede al Cristianesimo vero di Gesu Cristo.

(Continua)

1 L'Evang. et V Egl.

UN PREGIUDIZIO STORICO

INTORNO AI Pit! INSIGNI NATURALISTI l

V'hanno nella vita dello studente del momenti che se- gnano, per dir cosi, i confini e quasi le tappe del cammino pella lunga carriera degli studii. Lasciando da parte la prima fanciullezza, quando rapplicazionedellamente e ancoratroppo materiale, non accompagnata da sufficiente riflessione e le impressioni sono troppo fugaci ; il primo cambiamento di scena avviene al passaggio dal ginnasio al liceo.

Ad un programma di studii, che nonostante tutti gli acces- sorii in sostanza s'appoggia sempre sopra un'ampia base grammaticale, sottentra allora una molto maggior varieta e di argomenti e di metodo. Alia pur a traduzione degli autori classici s'accompagna la descrizione delPambiente storico, come suol dirsi, in cui nacquero e si svolsero eloquenza, canti e poemi : cioe la storia letteraria, la quale non e puro affastellamento d'erudizione, ma necessario sussidio a degna- mente apprezzare i frutti deiringegno. Le scienze matema- tiche, fisiche, e naturali, di semplice accessorio, che erano, salgono di grado, e seggono d'ora innanzi alia stessa dignita ed importanza che le discipline letterarie. Di pari passo con loro vanno storia e filosofia : di guisa che e la molteplicita delle materie e quella de' professori trasportano 11 ginnasiale novellamente arrivato in un mondo nuovo. Quivi il grande esercizio della memoria da luogo all'uso piu largo e principale

' Riportiamo In questo e in un prossimo articolo una conferenza tenuta in Roma, il 23 gennaio scorso, ad nn'adunanza di giovani studenti di corsi universitarii e secondarii. Questa circostanza valga a spiegare al- cune particolarita di concetto e di linguaggio, che diversamente non avpebbero luogo.

UN PREGIUDIZIO STORICO 555

di piu alta facolta, dell'intelletto. II giovane deve quincinnanzi lavorar di testa, rendere conto a se stesso d'ogni cosa, riflet- tere, ragionare, comporre, ordinare 1'enciclopedia dello scibile, di cui gli vengono accumulando in capo i material! sette od otto maestri, giorno per giorno, alia rinfusa.

Piu largo e inaspettato orizzonte ancora 6 quello che s'apre dinanzi al giovane studente quand'egli s'affaccia alPUniver- sita. Tutto e nuovo allora : maggior liberta, minor vigilanza, professori che stanno a distanza, che non danno confldenza, che talora per proposito deliberato, o involontariamente per effetto del carattere, della fama e di tante circostanze, ap- paiono quasi semidei abitatori delle inaccessibili pendici del- TOlimpo. Ma queste condizioni sono estrinseche alia sostanza stessa deirinsegnamento. II vantaggio del quale consiste pro- priamente parlo naturalmente del professore ideale o quasi nel ricevere avviamento sicuro, informato alle ultime con- clusioni della scienza, in ciascun ramo di essa, dalla bocca di altrettanti professori, competent! e zelanti. Gi6 risparmia allo studioso spreco di tempo e d'energia, lo leva d'ambiguita, gli stampa idee nette sui principii fondamentali della scienza, e con cio gli segna una traccia pel labirinto inestricabile degl' infiniti studii special!, libri, monografie, articoli, ecc. ch'egli non sarebbe in grado di apprezzare giustamente.

In una parola gli studii superior! ben condotti dalla parte dei professori, ben seguiti dal canto degli student!, riescono a questo intento di somma importanza : alia formazione del criterio scientifico. Breve parola, che dice molto.

Orbene vorrei richiamare la vostra attenzione sopra un effetto morale che deriva dalla scienza del professore con- giunta a quel riserbo o quasi etichetta di sovrani, a cui la scienza non li rende insensibili. E incredibile quanto confe- risca di autorita e di credito al professore, quanta potenza gli dia sull'animo dello studente Topinione della competenza di lui.

Lungi da me 1'idea di scemare questo credito, d'intac- care la stima, d'intorbidare la fiducia dei giovani verso i loro

556 UN PREGIUDIZIO STORICO

maestri. Troppo mi sta a cuore il loro profitto, e so quanto sia necessaria la fiducia a nutrire Falacrita, 1'ardore, i no- bili entusiasmi della gioventu. D'altra parte, arrivato a questo punto, il giovane studente ha gia per se stesso piu che bastante criterio da valutare I'insufficienza d'un professore che prendesse la scuola alia leggera, salisse in cattedra senza preparazione, venisse meno al suo dovere. II pensare che di cotal fatta sieno i piu sarebbe ingiustizia ; il darsi a credere che non ce ne sia alcuno, sarebbe illusione.

Come sarebbe pascersi d'illusione il pensare che nessuno metta mai il piede fuori del proprio campo. V ha un panto in particolare sul quale tutti si credono competent!, quasi fosse dominio comune; nel quale per contro anche tra per- sone istruite, anche dotte e veramente autorevoli in qualche speciale disciplina, non e raro incontrare la piu allegra e piu inconscia ignoranza. Voglio dire ignoranza della reli- gione rivelata, della filosofia cristiana, anzi della stessa filo- sofia naturale.

Che se T incompetenza consigliasse a ciascuno almeno il silenzio, non ci sarebbe che ridire : ma pare un ticchio assai comune, e maggiormente tra i professori di certe facolta, di filosofia cio& e piu spesso delle scienze naturali e di medicina, quello di volere cosi di quando in quando stuzzicare le cre- denze religiose, spezzare una lancia a favore del libero pen- siero, dare una sferzatina a chi rimane ancora fedele alle dottrine spiritualiste, all'immortalita deH'anima, alPesistenza di Dio, alia creazione dal nulla, e simili conclusioni.

L'argomento delle lezioni spesso non lo porterebbe: tut- tavia per digression! di questa fatta non si bada pel sottile. Talora poi, ma piu raramente, la digressione, Tallusione, il frizzo diventa addirittura una requisitoria. Ed 6 chiaro che in tutti questi casi chi volesse sapere quale animo muova la lingua, il motivo 6 da ricercare fuori delle ragioni scien- tifiche. fe un abuso della buona fede giovanile, del credito conferito al professore dal suo ufflcio ; abuso che mira a diffondere e stabilire il concetto che i dettami scientific! sono

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 557

incompatibili coi principii della filosofia spiritualista, cogrin- segnamenti del cristianesimo.

Orbene importa molto sapere che tal pronunziato non solo 6 falso, perche stabilisce contraddizione tra le ve- rita di due ordini different! si ma non contrarii, mentre la verita, di sua natura universale, non contraddice mai se stessa ; ma importa sapere altresl che tale incompatibility tra la scienza e i principii cristiani non fu veduta, anzi fu negata espressamente dai piu insigni per Tappunto tra i cul- tori delie scienze natural!, fisiche, matematiche, cio6 le scienze positive ed esatte, le quali avrebbero diritto, se il potessero, d'insorgere e di protestare fieramente pell'onta che vien loro inflitta.

Tale incompatibility 6 una pura invenzione, n6 piu ne meno ; come e falso senza piu che i grandi ingegni sieno stati concordi nel professarsi anticristiani e antireligiosi ; le quali falsita non avrebbero acquistato tanta credenza nel volgo, se il regno della moda si restringesse alia forma del cappello o al taglio del vestito. Ma le asserzioni pronunciate con franchezza trovano sempre fede, ancorch6 sieno aperte menzogne, e non lasciano di far colpo, e maggiormente quando vengono dalla bocca di persone cospicue per grado, per ricchezza, per dottrina.

Pensate adunque in questo turbine di scoperte che s'in- calzano e mutano la faccia del mondo, che rovesciano le condizioni economiche e sociali delle nazioni ; che ci rive- lano la profondita de' cieli, che dalle limpide acque dei tor- renti alpini traggono elettricita da rischiarare le notti, da trasportare in corse vertiginose i treni, da valicare in onde misteriose gli oceani senza appoggio di fili ; se di tutte queste meraviglie, per cui tanto si agevola la vita umana, si po- tesse dire : gl'ingegni, che le idearono e le tradussero in atto, rifiutarono il cristianesimo come disutile arnese, cre- dettero poter fare senza Dio ; pensate, dico, quale impressione sulle moltitudini, quale scossa agli animi incauti e mal pronti alia difesa!

558 UN PREGIUDIZIO STORICO

A dire il vero, 1'argomento in se stesso ha ben poco va- lore, anzi pesato sulla bilancia rigorosa della logica non conterebbe proprio nulla, quand'anco tutti i naturalist! ad una voce si protestassero contro Cristo e la sua Chiesa. In primo luogo, perch6 si potrebbe replicare che nei secoli pas- sati i fondatori della scienza moderna, ai quali il genere umano avra sempre le supreme e piu profonde obbligazioni, Copernico, Galileo, il Kepler, il Newton, il Leibnitz, 1'Euler, il Boyle, il Mariotte, 1'Haller e Linneo, il Lavoisier, ecc. non pensavano per niente a questa maniera.

In secondo luogo, percM n6 fisica, n6 chimica, n6 astro - nomia, n6 botanica, n6 le altre scienze sorelle danno alcuna competenza a giudicare di teologia e di religione. « lo non credo dice Lord Rayleigh (successore del Maxwell come professore di fisica sperimentale a Cambridge) che il.natu- ralista abbia maggior ragione che qualunque altra persona colta, di pretendere la parte di profeta. In cuor suo egli sa benissimo, che al fondo delle sue teorie si celano delle con- traddizioni, ch'egli non sa sciogliere. Chi vuole addentrarsi nei misteri delFessere, per quanto airuomo 6 dato pene- trarvi, abbisogna di ben altre armi che del calcolo e del- Tesperimento ».

Ho pensato adunque che a giovani avviati agli studii importasse molto su questo punto sapere il netto, attingendo a fonti storiche puramente l. Di guisa che possiate pensare colla propria testa, portare nella scuola giudizii chiari e ben formati, ed a chi cercasse darvi moneta falsa e intrudervi

1 II P. Carlo Luigi Kneller S. J. con felice pensiero e con grande diligenza ha raccolte le testimonialize storiche su tale soggetto in un volume intitolato Das Christentum und die Vertreter der neueren Na- turwissemchaft, Freiburg, i. B. Herder, 1903; col che ha reso un prezioso servigio alia vera cultura e alia verita storica. Basti citarlo una volta per sempre, giacche quivi ho trovate riunite la maggior parte delle notizie che servivano al mio intento, e che altrove non s' incontrano se non sparse in innumerevoli pubblicazioni accademiche, biografiche, episto- lari, elogi, memorie, ecc.

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 559

in capo pregiudizii o menzogne, possiate rispondere : fermo ! il posto e occupato.

Poniamo pero ben chiaro lo stiito della questione. lo non intendo questa sera di adunare testimonianze di dotti cul- tori delle scienze fisiche e natural! a favore del Cristiane- simo : intendo semplicemente di mostrare che quel preteso universale consenso dei naturalist! contro la religione e la fede in Dio, non esiste ; esso e una fiaba.

E mi restringero al secolo XIX soltanto, perch6 dei grandi ingegni de' secoli precedent!, Copernico, Galileo e gli altri dianzi rammentati, non ci puo esser dubbio. Erano credenti in Dio, neiranima immortale, nella vita futura ; erano sen- z'altro cristiani. Similmente lasceremo da parte i viventi, tra perche i loro sentiment! possono essere conosciuti per altra via, e pereh6 non conviene ne dare ne ricevere noia da alcuno.

Un' ultima limitazione, a cui ci costringe e la brevita del tempo e la necessita di dare il massimo vigore air argo- mento. Sceglieremo tra tanti norni, che ci si parano dinanzi, al- cuni dei piu insigni, di quegli ingegni supremi a cui la scienza deve nuove vie, nuovi impulsi, le piu grandi scoperte, i piu poderosi avanzamenti. Stelle di prima grandezza cio6, ac- canto alle quali possono bene abbassare le armi le lingue piu audaci, che non sempre sono a servizio degF ingegni pi ft profondi.

II primo che inviteremo stasera a questa nostra adu- nanza sar& un bel nome, che rifulge come splendida stella sul bel cielo dj Italia: il nome di Alessandro Volta. Egli 6 troppo conosciuto a ognuno che meriti il nome d7 italiano ; non occorre spendere parole a dirvi Tacume del suo ingegno eminentemente sperimentale, la portata immensa della sua invenzione. Ma in quei dischetti di rame e di zinco accop- piati egli divino la tremenda energia che ora domina il mondo industriale, i traffici, le officine, che colla derivazione della

560 UN PREG1UDIZIO STORICO

forza motrice, contenuta nelle acque cadenti in si gran copia dalle nostre Alpi e dal nostro Apennino, sara il risorgimento economico d' Italia.

Sono pochi anni, cioe nel 1899, furono celebrate in Como sua patria solenni onoranze eentenarie all' inventore della pila. Ma nelle clamorose feste ufficiali, nelle adunanze scien- tifiche, ne' discorsi accademici, nelle monografie, nelle rela- zioni de' giornali, se tutto il mondo si accordo in dar plauso al genio del grande flsico italiano, non sempre forse cadeva a proposito, raramente si os6 o si voile rammentare 1'uomo grande al cospetto di Dio, fedele alia eoscienza cristiana, cattolico praticante, fervente e zelante del bene morale del prossimo, sollecito della religione.

L'Arago in uno di quei classici elogi, che come segretario perpetuo deirAccademia delle scienze in Parigi doveva leg- gere a ricordo degli accademici defunti, ci lascio bene deli- neato con tocco d'artista e sicurezza di maestro nella scienza il ritratto di Alessandro Volta, e anche il cuore di lui nel- rintimita della famiglia, la bonarieta con gli amici, la sin- cerita e apertura deiranimo, che rapi di meraviglia e sim- patia i dottori di Parigi e di Londra, quando egli cola si condusse ad esporre personalmente le sue scoperte.

A Parigi ricordavano con piacevolezza d'averlo veduto la mattina nel bel mezzo della citt£, avendo fame, entrare da un fornaio, comprarsi qualche soldo di pane e sboccon- cellarselo in pubblico, camminando e meditando, come la cosa piu naturale al mondo. Forse nella raffinatissima societk pa- rigina quella semplicita non desto minor meraviglia che la pila. Certo non dispiacque. Ma tal ritratto non e compiuto. Alessandro Volta non ebbe soltanto buon cuore, costumi sem- plici e schietti, non soltanto virtu naturali: ebbe e miro co- scientemente a crescere in s6 le virtu e le pratiche cristiane : earita, fede, preghiera, messa, sacramenti. Egli stesso, stando in Como, scendeva la domenica in S. Donnino, sua parrocchia, a insegnare ai fanciulli la dottrina cristiana.

Alia figura del Volta mi torna opportunissimo associare

1NTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 561

quella dell' Ampere (nato a Lione il 22. I. 1775, morto a Mar- siglia il 10. VI. 1836, ultimamente professore al Collegio di Francia in Parigi), giacch6 i loro nomi, gloriosi entrambi nella storia deU'elettricita, vanno associati nella designazione degli element! numeric! delle misurazioni elettriche. Volt e Ampere sono le unita di forza elettromotrice e d' intensita di quelle correnti che portate da lung! sui gross! fili di rame, entrano per le aste de' tram, per le strade, per le piazze, per le case, nei sottilissimi fili delle lampadine, pei telefoni, e andate discorrendo.

II valore delle sue scoperte, e la testimonianza di coloro che lo praticarono da vicino, il giudizio comune dei fisici, ce lo danno concordemente come un ingegno di straordina- ria perspicacia ed ampiezza di vedute. Stando egli una volta in viaggio, senti della scoperta casuale fatta dall' Oersted, come la corrente galvanica fa deviare dalla sua orientazione Tago magnetico ; notizia che ora voi tutti ritrovate nei vostri corsi elementari di fisica. Erano trascorse due settimane appena e 1'Ampere, che intanto solo tra tutti i fisici aveva ripetuto da s6 1'esperimento, gi& ne aveva data la spiega- zione, e tratte le piii ampie conseguenze per la conoscenza de] magnetismo in genere e del magnetismo terrestre, anzi post! i principii d'una nuova scienza, creata da lui, che rese immortale il suo nome, Yelettrodinamica.

Principiando la carriera con splendid! lavori matematici, egli presto fu accolto neirAccademia delle scienze di Parigi. Ingegno vasto e versatile, anche nei campo della chimica lascid il suo nome legato a scoperte famose. Ritrovo da se la legge fondamentale trovata gi& dall'Avogadro nei 1811, e poi dimenticata, cio6 che eguali volumi di gas different!, con- tengono egual numero di particelle, atomi pei gas semplici, molecole pei composti. Oltre la botanica e la zoologia, spe- ciale interesse ebbe per lui la filosofia, alia quale dedic6 uno dei suoi ultimi lavori, un saggio di classificazione di tutte le scienze.

Tutto questo valga a stimare lo scienziato. L'uomo mo-

1904, vol. 1, fasc. 1289. 36 26 febbraio 1904.

562 UN PREGIUDIZIO STOR1CO

rale ci 6 dipinto dall'Ozanam, intimo amico suo, che visse anzi parecchio tempo nella stessa famiglia di lui. Dopo un periodo d'indifferenza e di dubbii, che lo tormentarono un pezzo, quello spirito potente non tar do a ritrovare nella re- ligione la dolcezza della pace. E gia egli era divenuto un pio e fervente cristiano quando gli tocc6 la bella sorte della sua piu grande scoperta scientifica, poc'anzi ricordata. Tant'6 vero che i preconcetti religiosi offuscano il genio e gli tar- pano T ali nelle conquiste scientifiche !

« La religione scrive 1'Ozanam era quella che gui- dava tutto il suo lavoro mentale, e spargeva la sua luce sulle meditazioni di lui. Da quell' eccelso punto di vista egli giudicava ogni cosa, la stessa scienza... Questo capo vene- rando, coperto di scienza e d'onori, s'inchinava senza ri- serva dinanzi ai misteri della fede, e non aveva riguardo di scendere anche al disotto della linea tracciata dal magis- tero della Chiesa. Lo vedevamo inginocchiato dinanzi agli stessi altari che gia il Descartes e il Pascal, accanto allapovera vedova e al tenero fanciullino, e piii umile di loro. Niuno era di lui piu esatto nell'osservanza coscienziosa dei precetti e delle consuetudini della Chiesa, si dure alia natura e pur cosi care... Ma bello sovra ogni altra cosa era scorgere cio che il cristianesimo aveva operate neirinterno di quell'anima grande : quella semplicita ineravigliosa, quella modestia di un genio potente, che conosceva tutto, tranne la sua potenza; quella rettitudine eccelsa, oggi si rara, che nella scienza non ricerca altro che la verita, non Tonore; quella cosi amabile cortesia, cosi pronta a rendere servigio, senz'invidia; da ul- timo quella benevolenza preveniente, verso tutti, massime verso la gioventu, che prendeva talvolta la forma di condi- scendenza e sollecitudine paterna. Dico davvero : chi non conobbe se non Tintelligenza di quell' uomo, non ne conobbe che la meta, e la parte meno perfetta di lui. S'egii ebbe gran mente, egli ebbe cuore anche piu. grande ».

Sovente nelle sue conversazioni coll'amico poneva fine al discorso serrandosi 1'ampia fronte tra le due mani, e scla-

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURAL1STI 563

mava : « Oh ! quanto 6 grande Iddio, Ozanam, oh ! quanto -e grande ; il nostro sapere e nulla ! »

Noi ci aggiriamo in una corte di si alti personaggi, o ca- rissimi giovani, che quasi non sappiamo a chi dare i primi onori, a cui tributare le piu grandi benemerenze, o ascrivere 1 trofei piu insigni nelle conquiste della scienza moderna.

Chi non ha inteso il nome di Michele Faraday? Sulla parte che gli tocca nella scienza tutti sono concordi. « Tutto som- mato - - dice il Tyndall bisogna confessare che Michele Faraday fu il piu grande sperimentatore che il mondo abbia veduto. Altrettanto ne dice il Du Bois-Reymond. Ed il fa- moso chimico francese Dumas nella commemorazione che ne fece airAccademia delle scienze il 18. V. 1868 lo nomin6 « il piu perfetto scienziato, che I'Accademia avesse contato tra i suoi membri » . Difatti ei poteva enumerare una serie di sco- perte ognuna delle quali bastava per assicurare il suo nome all' immorality. E passarle in rassegna tutte gli e come esporre tutto un trattato suH'elettricita. Induzione ed extracorrente, effetti chimici della corrente e teoria della pila voltaica, ef- fetti luminosi del magnetismo, e infine il diamagnetismo, sono come quattro capitoli della sua immensa e oltremodo feconda opera scientifica.

Quest'uomo straordinario (22. IX. 1791 25. VIII. 1867), d'origine irlandese, aveva cominciato dal nulla: garzoncello di 13 anni, in una bottega di legatore di libri, gittava sbir- ciate curiose ne' volumi che gli passavano per le mani, e s'in- fiammo d'amore per le scienze naturali. Uri'avventore della bottega gli procurd il modo di sentire alcune pubbliche le- aioni del Davy, stando almeno suila galleria della 'sala. Egli senti allora la favilla della scienza in cuore, e nella sua in- genuita fanciullesca scrisse al -presidente dell' Istituto scien- tifico di Londra esprimendogli il suo desiderio. Non ebbe ri- sposta. Allora penso di rivolgersi al Davy, e distesi gli appunti

564 UN PREGIUDIZIO STORICO

delle sue conferenze glieli mando, facendogli sapere che la vita di giovane di bottega gli sapeva male « che gli era una fonte di vizi e di egoismo che voleva darsi alia scienza ». II Davy sorrise alquanto, ma non disprezzo la domanda del giova- netto legatore di libri : riconobbe 1'alto ingegno di lui, se n'in- teresso, gli dette nel 1813 un primo posticino d'aiutante nel laboratorio fisico, e nell'ottobre dello stesso anno se lo con- dusse seco in un viaggio in Francia ed in Italia. Tomato in patria il Faraday si perfeziono nella fisica e nella chimica ; rimpeto era preso, la camera slanciata per quella via glo- riosa, che doveva terminare ad un'altezza inarrivata tra i cultori delle scienze sperimentali.

Ora quanto alle sue idee religiose, egli nato e cresciuto in paese protestante, assorbito negli studii di gabinetto, si te- neva lontano da polemiche e controversie, e non entrava a ragionare di temi religiosi se non quando era intefrogato. Tuttavia non lascio di esprimere molto apertamente la sua fede in Dio creatore e nella vita futura.

« Quantunque le opere di Dio nella natura non possano in nessun caso venire a contraddizione colle cose superior!, che riguardano la nostra futura esistenza ; e siccome tutto cio che riguarda Iddio debba in ogni caso ridondare a glo- ria di lui ; tuttavia io non reputo necessario riconciliare tra loro lo studio della scienza naturale con quello della reli- gione, e nel trattare co' miei simili io badai sempre a la- sciare tra loro distinti il campo scientifico e quello religioso. »

Del resto in molti discorsi, in varii passi de' suoi scritti privati traspare 1' animo di lui intimamente penetrato del pensiero della grandezza e potenza di Dio, della vita eterna, della vanita delle cose terrene, della nostra risurrezione.

Volta, Ampere, Faraday sono tre nomi, tre astri che dominano quale splendida costellazione il firmamento cosi glorioso della fisica moderna. Quando adunque, o carissimi giovani, il vostro pensiero s'arrestera attonito dinanzi alle meraviglie dell'elettricita, voi, ai quali forse e riserbata qualche sorte non ingloriosa neiravvenire fecondo di tante

INTORNO Al P1U INS1GNI NATURALISTI 565

applicazioni - - ricordate bene che i padri di questa scienza, gli autori di queste scoperte, non furono tanto superbi da negare riconoscenza a Dio autore di tutte le cose, ma lo riconobbero, lo adorarono, lo pregarono umilmente, e la loro fede, la loro preghiera non inceppo la liberta dell'indagine, anzi dette ali vigorose al genio, perche conferl loro tran- quillita allo spirito, integrita alia vita, onesta al carattere di cittadini e di cristiani.

Un altro bel nome da accompagnare coi precedent! e quello pure d'un inglese, degno di Michele Faraday, e che sta nella scienza matematica deir elettricita ad eguale altezza che il Faraday nella sperimentale. Voglio dire James Clerk Maxwell professore di fisica a Cambridge (13. VI. 1831 5. XI. 1879). Tutta la sua vita si professo apertamente cristiano. Padre di famiglia presiedeva ogni sera alia preghiera comune, fre- quentava regolarmente la chiesa, la comunione mensile, e largheggiava in ogni opera di carita nella sua parrocchia. In question! religiose usava riserbo, ma non tralascio, mas- sime neir ultima malattia, di manifestare chiaramente le sue ferme credenze in Dio, neirincarnazione di Cristo, nella sua redenzione, neH'operazioni intime dello Spirito Santo/

Spesso avanti la sua morte amava ripetere un ritornello di Riccardo Baxter che suona cosl : « Signore, di vivere o di morire io non mi euro, Amarti e servirti 6 il dover mio. Tanto di grazia da te m' aspetto, o Dio ».

Dair elettricita volgiamoci ad altri campi: alia mate- matica, airastronomia.

Quivi ci si fa innanzi Carlo Federico Gauss (1777-1855) nelle scienze esatte uno tra i piu poderosi ingegni matematici d'ogni tempo. Per chi 6 iniziato agli studii superior! in questo campo, basta nominarlo, non occorrono altri elogi. Ma i piu di voi, a quanto io veggo, o non sono tanto avanzati, o non

566 UN PREG1UD1ZIO STORICO

avranno forse avuto occasione di fame la conoscenza. Troppo giusto per6 mandare innanzi la presentazione.

Non sempre gl'ingegni straordinariamente precoci rispon- dono poi aU'espettazione. Non e raro anzi che certi prodigi di bambini o fanciulletti calcolatori, crescendo negli anni, si perdano col comune degli uomini, quasi che dagli sforzi de7 primi anni uscisse smunta ed esaurita la mente. Altre volte pero i primi segni e 1'evento combinano tra loro per- fettamente. Ha deir incredibile, e pure e provato con cer- tezza, che il piccolo Gauss figlio d'un artigiano di Brunswich, bambinetto di tre anni, trovandosi presente quando il padre pagava i suoi giovani di bottega, se per caso sbagliasse il conto, subito se n'avvedeva e 1'avvisava. Quando fu in et& di nove anni, sedendo un giorno sui banchi della scuola ele- mentare, il maestro aveva assegnata a fare una lunga sornma di numeri, ciascuno dei quali pero superava il precedente d'una stessa quantita, come chi dicesse per es. 421 4- 433 4- 445 -h 457 4- 469 -f- 481 -f- ... Sappiamo tutti per prova che la prima delle quattro operazioni, e la piu semplice, quando cresce il numero delle poste, e un vero rompicapo, e facilissima a sbagliare. Ecco difatto tutti que' ragazzetti curvi sui loro cartelli fare, rifare, e da ultimo con fron tare tra loro i total! , che non tornavano. Ma il Gauss s'era avve- duto subito, che di tutti quei numeri il primo accoppiato col- T ultimo dava la stessa somma che il secondo col penultimo, il terzo col terzultimo, ecc.; di guisa che bastava sommare il primo e T ultimo e moltiplicar la somma pel numero delle coppie: operazione d'un minuto, che trasformava la penosa addizione nel giochetto d'una moltiplicazione. Aveva cio6 scoperto da s6 la progressione aritmetica. E cosl, fatto il suo compito, se ne stava tranquillo a guardare i compagni tra- felati.

Questo tratto ed altri somiglianti aprirono gii occhi al maestro e al padre, e a lui la via degli studii. Uscito da poco dall'universita di Gottinga, era ammirato gi& pel suo capitale lavoro delle Disquisitiones arithmeticae, e per la dimostra-

INTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 567

zione del teorerna fondamentale dell'equazioni algebriche, quando gli si presento occasione d'una di quelle invenzioni che fondano per sempre la fama d'uno scienziato. II pianeta Cerere, primo degli asteroid!, cioe di quella pleiade di piane- tini che circolano tra Marte e Giove, era stato scoperto il 1 gen- naio 1801 dal Piazzi a Palermo. La novita e 1'importanza di tal fatto avevano levato grandissimo rumore neirastronomia. Ma a breve andare il nuovo pianeta s'era accostato tanto al sole, che fu perduto di vista. Era un brutto affare a rin- tracciarlo pel cielo : non piii agevole che ritrovare un grano di miglio in piazza d'armi. Sarebbe bisognato conoscere qua! sentiero esso aveva battuto tra le stelle. Ma i metodi che s'avevano allora per calcolare un'orbita ellittica con si poche osservazioni e cosi prossime tra loro, come quelle fornite dal Piazzi, erano insufficient!. Sicche 1'astronomia correva rischio d'essersi veduto guizzar di mano il nuovo acquisto, avanti ancora d'averne preso possesso. In quel duro frangente ci6 che non poteva fornire 1'osservazione, lo fornl 1'ingegno del Gauss appena ventiquattrenne, con un nuovo metodo origi- nale di calcolare gli element! dell'orbita. E il 7 dicembre 1801 Cerere fu ritrovata dallo Zach al luogo assegnato, e simil- mente dall'Olbers in Brema il 1 gennaio seguente, un anno appunto dopo la prima scoperta.

II nuovo metodo servl poco stante a ritrovare un altro asteroide, Pallade; e poi elaborate e ampliato divenne la clas- sica Theoria motus corporum coelestium in sectionibus co- nicis solem ambientium -1, che tuttora 6 d'uso corrente nel calcolo delle orbite dei pianeti e delle comete. Si puo dire anzi che con ci6 il Gauss diede valore stabile alia scoperta degli asteroid!, quella famiglia che conta oggi piii di 500 mem- bri: poich6 senza quelPinsigne progresso di calcolo ognuno di quei corpicciuoli correrebbe rischio di sfuggire e dile- guarsi per sempre.

Non voglio per altro trasformare questa semplice confe- renza in una lezione d'astronomia o di matematica, eppero

A Hamburgi, 1809.

568 UN PREGIUDIZIO STORICO

mi contento d'accennare tra i piu insigni trovati del Gauss •il metodo del minimi quadrati, le sue ricerche diottriche cio6 una nuova e profonda teoria degli strumenti ottici, i fondamenti della teoria delle superficie, i suoi lavori magne- tici, geodetici, ecc. Dov'egli pose mano ivi lascio impronta originate, e fece fare alia scienza passi di gigante,

Ma siccome Iddio distribuisce variamente i suoi doni, il Gauss, cosl poderoso e acuto nelle ricerche teoriche, aveva poco gusto e poca attitudine alle osservazioni pratiche d'astro- nomia. Questo talento invece, ed in grado eminente, Febbe Fe- derico Guglielmo Bessel (22. VII. 1784 17. III. 1846) senza dubbio il piu grande astronomo del secolo XIX, che in una vita non lunga, ma straordinaria per la profondita, la squisitezza e rimmensita de' suoi lavori, si puo ben dire che trasformo I'astronomia moderna. La teoria e la pratica degli strumenti, la critica, diro cosi, deH'astronomia d'osservazione, non ebbe mai conoscitore piu sagace, e il suo nome per questo ri- guardo non pu6 essere paragonato se non con vantaggio ac- canto a quelli d'Ipparco, di Tycho Brahe e del Bradley.

La prima via abbracciata dal Bessel giovanetto non pareva dovesse metter capo all'astronomia. Per volere del padre egli s'era dovuto acconciare come commesso presso una casa commerciale in Brema. Indole seria, ferma, tenace, si appi- glio a fare seriamente cio che aveva per le mani, a studiare inglese e spagnuolo, geografia, merceria, nautica, come chi avra sugli oceani i suoi interessi avvenire. La nautica lo condusse all'astronomia, Tastronomia alia matematica, come anelli d'una catena. II futuro astronomo, che tante notti do- veva poi vegliare sotto il rigido cielo di Konigsberg, ebbe fin d'allora un duro ma utile tirocinio. Poich6 alia nautica, aH'astronomia e alia matematica doveva dare le ore rubate al sonno, dalle 8 J/2 della sera alle 2 dopo la mezzanotte, per soprassello d'una giornata passata fedelmente al banco dalle 8 del mattino alle 8 della sera, esatto ed inesorabile come un tedesco.

Ora egli e bello a sentire come questi uomini, che rin-

INTORNO AI Pill INSIGNI NATURALISTI 569

novarono la scienza astronomica nel secolo XIX, nelle loro lettere agli amici dimostrano un caro senso cristiano e 1'aspet- tazione di una vita avvenire come sollievo dai pesi della pre- sente. Cosl il Gauss al Bolyai il 9 gennaio 1799, lamentando la morte della signora del consigliere Eschenburg scrive : « su questa misera terra anche la gioia piu pura vien sepolta nell'abisso del tempo. Che saremmo noi senza la speranza d'un migliore avvenire? » -- E il 28 aprile 1817 all'Olbers: « Forse in un'altra vita acquisteremo sulla natura dello spazio delle idee che ora non possiamo afferrare. » Colmo di me- riti e di onori, verso il fine della sua vita il Gauss sentiva sempre meglio la nullita delle cose terrene, la speranza di una felicita futura, e dava libero sfogo a' suoi sensi in una risposta al Bolyai predetto, Tamico della sua giovinezza, in data del 20 aprile 1848 : « Concedo volentieri che i medesirni destini, i quali a me tornano cosi gravi a portare, ad altri sarebbero assai piu leggeri, non ci e per6 consentito mutare quella disposizione delPanimo che il Creatore ci ha data e che appartiene al proprio nostro io. Ma questa co- scienza della nullita della vita, cui certamente la maggior parte del genere umano sente ed esprime airavvicinarsi del termine, per me & la piu salda garanzia d'una piu lieta me- tamorfosi che ci aspetta. Consoliamoci, amico carissimo, con questi pensieri... Fortem facit vicina libertas senem, dice Seneca. »

E TOlbers al Bessel (16 febbr. 1818) : « Sia ringraziato Iddio che codesta vostra ferita non ebbe peggiori conse- guenze ». E il maggio 1821: « Con ogni riconoscenza debbo lodarmi delle squisite cure del mio buon figliuolo... Iddio gli renda merito di quanto egli fa pel suo vecchio padre ». Aggravandosi cogli anni la vita, il 5 luglio 1835, scrivendo al Bessel esprime chiaramente la sua fede nella provvidenza di Dio e nell' immortalita deH'anima 1.

1 Corrispondenza tra W. Olbers e F. W. Bessel, pubblicata dall'Er- man. (Brief wechsel. . . Leipzig 1852) II, 76; II, 140; II, 427.

570 UN PREGIUDIZIO Sf'ORICO

Nel 1808, nel bel mezzo delle guerresche procelle napo- leoniche, il Bessel corse rischio di dovere scambiare il can- nocchiale collo schioppo e prestare servizio militare. Venne in suo aiuto 1' Olbers, offrendosi, quando occorresse, a pagare egli del suo gli 800 o 1000 talleri necessarii per surrogare un altro, come s'usava allora; e il Bessel rispondendogli in data del 5 agosto: « lo conosco ogni di meglio, che i benia- mini della fortuna, sono quegli cui il Cielo da un amico, che intende questo nome in un senso ben diverse dall'ordinario ». - « Piacesse a Dio, mio caro Olbers, che voi trovaste nella scienza un sollievo a' vostri dolori ». 1 Tutte maniere di par- lare e di scrivere, di cui sono piene le lettere dei due amici, e che sono indizio d'un pensare cristiano, quali un materia- lista e incredulo si guarderebbe bene di lasciarsi uscir dalla penna.

*

A

Piii fortunati e piii espliciti sensi di religione, perche pro- cedenti da profonda pieta cattolica, sono quelli che ornarono la vita di Agostino Gauchy, il piu insigne e piu fecondo ma- tematico francese del secolo XIX (1789 1857). A giudizio del Bertrand, che ragiono di lui nel 1897 airAccademia di Pa- rigi « la parte che gli e dovuta nel progresso moderno di questa scienza, ogni di si fa piii grander ne anco i suoi am- miratori piu entusiasti di 50 anni fa potevano predirlo ne prevederlo. Egli s'aggirava per region! inesplorate, e ben si sapeva a quali altezze : ma niuno poteva allora indovinarne 1'estensione, la consistenza e 1' inesauribile fecondita. » Ora non si possono riandare senza commozione gli esempii di devozione, di frequenza ai sacramenti, di carita cristiana, di zelo, di generosita verso tutte le opere buone, ond' era animate quello spirito grande, che dal suo seggio airAcca- demia faceva stordire i dotti coir incessante novita de' suoi

1 Ibid. I, 184; 11^ 115 (3 aprile 1819).

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 571

trovati ; e le copiose entrate, annesse alle alte cariche occu- pate neir insegnamento superiore e ne' consessi scientific!, distribuiva in gran parte in generose limosine. Ben lo sa- pevano gli esecutori della sue opere caritatevoli, il sin- daco di Sceaux presso Parigi, dov' egli *spesso dimorava in una sua villa, e il curato del luogo : al quale egli donava cosi largamente pei poveretti e per gl; infelici che talvolta il discrete sacerdote dovea dire : « basta, basta, signer barone » . II quale replicava : « Pigliate, pigliate senza timore : gia e Timperatore quei che paga ». Tanta virtu fu coronata d'una morte santa, invidiabile. Avvisato sul letto di morte che gli era portato il SSmo Sacramento per viatico, ordino che i piu bei fiori del giardino si dovessero collocare per le scale al passaggio del suo Signore.

Appena occorre quindi rammentare che il Cauchy co- gliesse ogni occasione di professare apertamente, non atte- nuata da veli rettorici, la sua fede, il suo amore alia reli- gione, e di far risonare il nome di Dio nei piii famosi san- tuarii della scienza moderna in Parigi. Cosi, fra tanti altri esempii, sulla tomba del Binet, presidente dell'Accademia delle scienze, morto il 12. V. 1856, egli piuttosto che dei rari meriti scientific! del defunto si distese a ragionare della profonda pieta religiosa di lui : « II Binet non fu soltanto un eminente matematico, un'alta intelligenza. Come gia i piii potenti ingegni dei secoli passati... egli si seppe sollevare dalla verita scientifica alia forite eterna d'ogni verita... La fede viva del nostro ronfratello, il suo ardente amore di Dio, la sua inesauribile carita pel, prossimo, ci danno legittima fiducia, che il Binet ora piu felice e piu illuminato di noi attinga lume alia fonte della luce, a cui speriamo noi pure di giungere, se batteremo la via de; suoi esempii ».

Un degno successore del Cauchy nella cattedra della Sor- bona fu Vittorio Alessandro Puiseux (1820-1883), 'suo disce- polo, vero continuatore dei metodi scientifici, e pari a lui nella pietk religiosa e nell'esercizio dell' opere di carita. Sono nomi illustri nelle alte sfere, legati per sempre al progresso

572 UN PREG1UDIZIO STORICO

dell'analisi matematica e della meccanica celeste. « Solo tra tutti noi disse di lui il Bertrand nell'elogio funebre alia Accademia delle scienze forse unico tra tutti gli accade-

mici di questo secolo il Puiseux fu eletto ad unanimity

L'elezione di luf era dovuta al suo merito, I'unanimita al suo carattere ». Carattere mite, conciliative, semplice, alieno dagli onori, dal fasto, dall'orgoglio. Se tali virtu sono piii facili a trovare, perche piii connatural!, nella piccolezza della condizione popolare, tra la quiete e la semplicita patriarcale dei campi, quanto piii non sono da stimare e con quale ricono- scenza verso la potenza dell'Altissimo die puo farle fiorire pure nel mezzo della piu colta e piii ricercata societa, in mezzo al mondo parigino, al moto, al vortice degli affari e delle passioni piii sfrenate?

Non sono rari del resto tra i rappresentanti dell'alta iri- telligenza, n6 isolati gli esempii di questi nobili caratteri, che in Francia propriamente si compiacciono di protestare la propria indipendenza dalla prepotenza di pochi, ma audaci propugnatori del materialismo e dell'ateismo. Ed hanno bene diritto di protestare altamente tali nobili sentimenti coloro appunto a cui la scienza ha ed avra per sempre le maggiori obbligazioni.

Niuno tra gli astronomi francesi del secolo XIX puo mi- surarsi con Urbano Leverrier, che fe restare attonito il mondo colla scoperta del pianeta Nettuno (1846), calcolato avanti, e poi veduto al luogo assegnato. Niuno degli astro- nomi intraprese piii giganteschi lavori. Le sue laboriosissime ma altrettanto preziose tavole dei pianeti, sanno i periti soli qual fatica richieggano e quale necessita ne avesse la scienza. Orbene quest' uomo intrepido, ammirato, rispettato maestro, ritenuto qual senatore addirittura clericale, all'msediarsi della repubblica nel 1870 non consentl che sulla porta della sua specola le abusate parole di liber tk, eguaglianza, fraternita fossero sostituite alia pura e semplice scritta « Osserva- torio ». Pregato dal presidente Mac-Mahon di disporre la spe- cola per ricevere una visita dello Scia di Persia, rispose fie

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 573

ramente: Maresciallo, la scienza non illumina i selvaggi. E il 5 giugno 1876 nell'atto di presentare aH'Accademia delle scienze Tultimo fascicolo della sua grand' opera, cioe le ta- vole di Giove e di Saturno, alludendo alle parole pronun- ciate pochi giorni innanzi dal segretario perpetuo, il celebre chimico Dumas, contro il materalismo, soggiunse : « Nel corso di questa lunga impresa, che mi cost6 trentacinque anni di lavoro, io ebbi bisogno d'essere sostenuto dallo spettacolo d'una delle piu grandi opere della creazione, e dal pensiero ch'esso confermava in me le verita imperiture della fllosofia spiritualista. Non kenza commozione adunque nell' ultima tor- nata dell' Accademia francese sentii il nostro illustre segre- tario perpetuo affermare quei grandi principii che sono la sorgente stessa della scienza piu pura. Quest'elevata mani- festazione restera un onore e una forza per la scienza della nostra nazione. Io mi reputo fortunato che mi si presenti ora 1'opportunita di richiamarla pure in seno alia nostra Ac- cademia e di darle una cordiale adesione ». l

(Continua)

1 Conviene ricordare, chi non Io sapesse, che V Accademia Francese e 1' Accademia delle scienze sono due cose distinte. l^'Istituto di Francia e un corpo scientifico, suddiviso in cinque: 1' Accademia Francese, V Ac- cademia delle iscrizioni e belle lettere, Y Accademia delle scienze, YAcca- demia delle belle arti e 1' Accademia delle scienze morali e poliliche.

L1 Accademia Francese, che pubblica i grandi Dizionarii della lingua nazionale, ebbe sempre ed ha tuttora potente influenza sulla letteratura, e puo accogliere anche i membri delle altre Accademie, presupposto sempre un alto merito letterario oltre quello speciale scientifico. Eppero 1'appartenervi 6 considerate come il supremo onore nel mondo intellet- taale. Simile qualita di letteratura e richiesta altresl nella carica di se- gretario perpetuo dell' Accademia delle scienze, che difatto e ufficio ono- rifico piu ancora che il carico di presidente. Del resto associare perfezione letteraria al valore scientifico e tradizione sempre viva presso i nostri vicini d'oltremonti. Non si puo purtroppo dire altrettanto degli scien- ziati italiani in genere, ne di ieri, ne d'oggi, ne dei secoli passata.

RIVISTA DELLA STAMPA

LA FlLOSOFIA NELLE SGUOLE PUBBLICHE.

Se poniam mente ai programmi governativi per 1'insegnamento secondario, in particolare pe' licai, rimaniamo sinistramente im- pressionati del lieve conto in che vi e tenuta la filosofia, la quale negli antichi metodi costituiva invece di quell'insegnamento la parte precipua e fondamentale. Cid e provenuto dall' estensione eccessiva voluta dare anche nell'insegnamento classico alle scienze positive, le quali, poi che fu separate 1'insegnamento tecnico dal classico, avrebbero, pare, dovuto trovare piuttosto in quello che in questo la loro piii larga coltura; e poi dal discredito, a bella posta gittato dal materialismo prevalente sulla metafisica e in ge- nere sulle ricerche che concernono lo spirito ; e in fine dalla distin- zione tra filosofia elementare e superiore, giusta in se, ma applicata con criterii soverchiamente ristretti nella compilazione dei programmi.

Su quest'ultimo punto insisteva forte il ministro Coppino nelle Istruzioni e Programmi per V insegnamento secondario, classico e tecnicOy approvate con Regio Decreto del 10 ottobre 1867, ri- ducendo la filosofia elementare a studiare i fatti piu cospicui e piu accertati dell'uonw interiore, le facolta principali che gene- rano quei fatti e le principali leggi che le governano, e a questo studio limitando tutto 1'insegnamento filosofico dei licei, riservato alle speciali cattedre filosofiche dell' University i fatti di malage- vole osservazione e tutta la parte che egli chiamava problematica, cioe a dire, in sostanza, tutto quanto non e proprio evidente e di senso comune. Per cid parevagli che anche in un anno solo di liceo sarebbesi benissimo potuto sbrigare tutto 1'insegnamento della filosofia; ma concedeva due anni in riguardo agli esercizii pratici, coi quali voleva che lo studio speculative s'accompagnasse, alia so- luzione, cioe, da parte degli scolari di alcun quesito ed il com- mento di qualche luogo filosofico di Cicerone o d'altro autore greco o latino. Nei regolamenti, emanati in seguito da altri ministri, la filo- sofia venne sempre perdendo piuttosto che acquistando, e per dir qual- checosa di preciso, nelPorario fissato dal Ministro Baccelli, colla Tabella unita al Regio Decreto 20 ottobre 1894, alia filosofia sono, in ciascuna delle tre classi liceali, assegnate 2 ore per settimana,

LA FILOSOFIA NELLE SCUOLE PUBBLICHE 575

6 ore settimanali in tutto, laddove il greco ne ha 9, la matema- tica 9, la storia naturale e la fisica ne hanno complessivameute 12.

Chi conosce 1'importanza dello studio della filosofia, per prepa- rare i giovani liceisti a percorrere con sicurezza e con vera matu- rita di mente le discipline universitarie, qualunque poi sia il ramo da essi prescelto, intende agevolmente che quella dose omeopatica di filosoSa elementare, loro fornita, e del tutto insufficiente. Ne vale il dire che nell1 Universita vi sono le Cattedre di filosofia supe- riore ; perche queste, poniamo pure che fossero ottime, profittano soltanto agli ascritti nella facolta speciale di filosofia e lettere, lad- dove ne avrebbero bisogno estremo tutti gli studenti universitarii •e raassime quelli di diritto e di medicina. CiO che da tale difetto di solida istituzione filosofica consegue il ravvisiamo ogni giorno nella leggerezza, colla quale solenni dottori in utroque, e alunni insigni di Galeno sragionano e spropositano di cose importantissime, pre- cisamente perche manca loro il fondamento di una buona filosofia e soprattutto della logica: onde ben aveva cento e mille ragioni il ch. pro- fessor Toniolo, giudice competentissimo della coltura universitaria, d'esortare calorosarnente, nell'iiltimo Congresso bolognese, gli studenti dei Circoli cattolici universitarii, a provvedersi con tutti i mezzi pos- sibili di quel corredo filosofico, che il liceo loro non ha saputo fornire.

II che pur essendo innegabile e verissimo, siamo tuttavia co- stretti a non deplorarlo troppo. Per qual cagione, i lettori nostri hanno gia forse indovinato. Meno male, invero, che ai giovani dei licei governativi s* insegni poca filosofia o punta, anziche, sotto specie di filosofia, s'insinui nelle loro anime il tossico del mate- rialismo o del positivismo, che in ultima analisi riesce al turpe e desolante scetticismo ; giacche, in questo caso, 1'ignoranza sarebbe preferibile alia scienza. Sarebbe proprio il caso di dire, con quel belPumore del dott. Raiberti, autore del Viaggio d'un ignorante, che I'ignoranza e la beata verginita della mente ; giacche in quelle menti ancor vergini, per mancanza di coltura filosofica, vale a diro nitide e pulite come un quadernetto nuovo, sara sempre possibile ad un assennato istitutore cristiano, scrivere qualcosa di buono ; ma che cosa scrivervi piu, se per opera di professori materialist! il quaderno e gia tutto da capo a fondo scarabocchiato di strafal- cioni, di assurdi e di empieta d'ogni specie ?

Cosl abbiam ragionato noi nello svolger quattro volumetti ap- punto di elementi di filosofia, ad uso dei Licei, capitatici fra mano,

576 LA FJLOSOFIA

e che sappiamo essere adoperati come testo in iscuole pubbliche di citta molto cattoliche dell' Italia. Ne 6 autore il professor Gio- vanni Marchesini, o piattosto egli ne e il compilatore, dichiarando egli stesso d'aver intessuto il suo lavoro sulle opere degli scien- xiati moderni, i quali scienziati moderni si vede poi dalle nume- rose citazioni, occorrenti nell'opera, essere tutti i corifei di razio- nalismo, positivismo e materialismo delle cinque parti del rnondo, con a capo I'illustre ex prete professore K. Ardigd, che vi fece in arnpli elogi la prefazione l.

Una riflessione ci sovvenne alia mente prirna d'ogni altra, al considerare questo testo scolastico di filosofta elementare: come si concilia esso coi programmi governativi? Perocche abbiarno udito il Ministro Coppino determinare autorevolmente quel tanto e non piu che ai giovani studenti deve insegnarsi nei licei, sotto nome gene- rico di filosofia elementare. Non indagini sottili e difficili di fatti interiori, non discussioni di sistemi, non esposizioni d'ipotesi filo- sofiche: tutto questo deve, a norma dei programmi, essere lasciato alia filosofia superiore dell' Universita. Nel liceo, diceva Ton. Cop- pino, il professore « mostri gli assiomi del ragionarnento ed alcune verita della coscienza dimostrabili o dimostrate cosi per induzione come per deduzione, in modo teorematico, schivando i problemi. » Or qui invece, in questi quattro volumi, che vogliono essere ele- menti di logica, di psicologia, di morale, ad uso di testo per i licei del Regno, il prof. Marchesini, come appare anche a prima giunta da una rapida occhiata, si trascina dietro poveri giovani di quattordici e quindici anni per tutti i labirinti inestricabili delle concezioni di que' scienziati moderni, delle loro svariatissime e spesso capricciosissime ipotesi, degli oscuri problemi ed intricatis- simi di positivismo, criticismo, sensismo o idealismo, materialismo o spiritualismo, francese, inglese, alemanno ed americano, fra loro cozzanti e non di rado anche contraddittorii. Come ne caveranno, chiediam noi, i piedi quei disgraziati giovanetti, e qual succo d'idee filosofiche chiare e precise, dopo essersi per tre anni tormentato il piccolo cervello, arriveranno poi a mettersi in testa?

Ma vi e qualcosa di piu. Rimanendo sempre nel riguardo speciale deila conformita di questo testo del Marchesini coi programmi gover-

1 GIOVANNI MARCHESINI, Elementi di logica secondo le opere di R. Ardigo, St. Mill., A. Bain, ecc. Firenze, Sansoni, 1896. Elementi di Psicologia ad uso dei Licei, 2a ed. interamente rifatta. Firenze, San- soni, 1904 Elementi di morale ad uso anche dei Licei, secondo le opere degli scienziati moderni. Firenze, Sansoni, 1897. Due volumi.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 577

nativi, si pud domandargli ; come ve la fate voi, egregio professore, coll'unita d' insegnamento filosofico, che, secondo le istruzioni ufficiali del summentovato Ministro, pare sia nelP intendimento del Gfoverno di raggiungere in tutti i pubblici licei da lui dipendenti? Tale unita vole- vasi dal Coppino « quanto alle testimonianze piu evidenti ed univer- sal! della coscienza umana, rivelate da un lato entro noi,- nolle lingue di tutti gli uomini dall'altro, element! di ogni societa civile, segni perpetui di nostra natura, e che negati, direbbe il Yico, val quanto uscire d'umanita. » E perci6 diceva espressamente, che i sistemi varii, che cadono sui problemi, nei licei non trovano luogo. Non sappiamo, per verita, che questa ordinazione sia stata mai cancel- lata da decreti successivi. Or, nel testo del Marches! ni, si batte per Tappunto la via opposta al raggiungimento di quella unita d' inse- gnamento filosofico; di guisa che meglio e piu efficacemente non avrebbe potuto egli adoperarsi, se gli fosse stato ingiunto di fare delle cattedre liceali di filosofia una babele, dove si parlassero tutte le lingue, e uno steccato libero a tutti i pugilati. Certo che il fatto stesso di raettere innanzi, quasi oracolo supremo della filosofia, il positivismo dell'Ardigft, citandone ad ogni momento lunghi tratti e colPautorita di lui pretendendo di definire tutte le question!, e una specie di sfida lanciata contro gli altri sistemi diversi od opposti ed una provocazione ai professor! dei licei, che non se la sentono di prender per testo il Marchesini, a sostenere ed insegnare precisa- mente il contrario. Non e dunque pur da pensare, che con quest© testo si possa promuovere 1'unita d'insegnamento filosofico nei licei go- vernativi. Non si avra neanche quella unita, a giudizio dell'on. Coppino nonpertanto si facile e naturale, delle verita piu certe, piu univer- salmente ammesse, e dette per ci6 di senso comune. Giacche il Marchesini, sulle pedate di quei che egli chiama scienziati moderni e in particolare del suo maestro e suo autore prof. R. Ardigd, fa yil mercato anche del senso comune.

« Che cosa e in fondo, scrive egli, il senso comune, se non un fatto di mera suggestione ? E la suggestione (continua poi incal- zando), si noti bene, puo avere a fondamento il falso... Chi nasce e vive in una data epoca, s'imbeve, per cosi dire, delle idee che in essa dominano e anche se false le subisce suggestivamente senza potersene sottrarre, come non si pud sottrarre alia lingua che gli viene insegnata e che sente parlare.... E come si for mano per sug- gestione, cosi le idee possono per suggestione abbandonarsi.... La societa adunque dalla quale 1' individuo nasce e nella quale vive e come una matrice, alia stessa maniera che la specie e, per cosi

1904, vol. 1, fasc. 1289. 37 27 febbraio 1904.

578 LA FILOSOFIA

esprimerci, la matrice da cui, per un'evoluzione lenta e graduate, esce un organismo. Questo nascendo porta i caratteri della specie ; cosl 1'individuo porta i caratteri della societa, che egli per sugge- stione si appropria. II bambino dell' Europeo vede il feticcio di legno al pari del bambino del Negro : ma solo in quest' ultimo, a vederlo, nasce la persuasione che nell' informe ed esanime oggetto risiedano virtu soprannaturali. La mentalita formatasi tra i Negri e una ma- trice psichica diversa da quella formatasi fra gli Europei, e cosi il bambino del Negro e influenzato diversamente da quello del- 1' Europeo. E dicasi lo stesso di tutte le abitadini mentali umane. Si spiega cosi perche la idee della civilta occidentale siano diverse da quelle della civilta orientale ; e si spiega cosi il conservarsi dei pregiudizi. Questi rimangono, come nelle formazioni naturali delle specie superiori rimangono gli organi atrofizzati di quelle dalle quali derivano. Cosi infine si spiega perche tali credenze si dicano verita di senso comune J. »

Sicche i giovani studenti liceisti, istituiti sul testo del Marchesini, impareranno questa bella filosofia : che hanno il diritto di giudicar falsissimo anche quello che tutti ritengono per verissimo ed indu- bitato ; perche il senso comune non e spesso che una conseguenza d' inferiorita nello sviluppo della specie urnana. Poco irnporta che tutti abbiano finora sempre creduto e detto ad un modo, ancor i maggiori e piu reputati sapienti : que' giovanetti si ribellino pure anche alia testimonianza universale e la rinneghino pur franca- mente, se cosi detta il progresso del pensiero nuovo, senza la vana paura che quel povero uomo del Yico aveva, di iistire, per tal ne- gazione, d'umanitd, ossia di non essere piu uomini. Saranno su- peruomini, ossia uomini di una specie superiore ; e questa eccelsa elevazione de' figli bastera a compensare i genitori di vedersi ri- guardati da essi, quando ritornano dalla scuola, presso a poco con quel disdegno con cui noi uomini guardiamo le scimmie, onde per una progress! va trasformazione siamo, giusta il verbo della scienza nuova, venuti perdendo, pero fortunatamente la coda, o piuttosto ritenendone solo la cicatrice atrofizzata.

Non c' e che dire: questa e filosofia ! E che ha mai a spar- tire con essa la volgarita di quegli innumerevoli grulli, che per tanti secoli si sono ostinati dappertutto ad insegnare con Cicerone, come un aforisma inconcusso, che il consenso dell'uman genere deve

1 G. MARCHESINI, Elementi di logica, ediz. cit. pagg. 20-22.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 579

in ogni cosa ritenersi per criterio di verita, in omni re consensio generis humani pro veritate habenda est? Studiando gli element! del Marchesini, i nostri giovincelli di liceo impareranno ormai a metter da banda, come un vieto pregiudizio, anche quell'aforisma..

Giova avvertire che il senso comune, cosi maltrattato dal Mar- chesini, e proprio anche il consenso certo, universale, unanime e costante dell'uman genere ; perocche certi esempi da lui recati che si riferiscono piuttosto ad opinioni massime, del volgo, potrebbero fuor- viarci. No, propriamente di quella testimonianza dell'umanita intiera egli parla, alia quale si riferisce Cicerone, di cui reca il testo. Ora questa testimonianza giustamente si e sempre ritenuta nelle scuole per criterio immutabile di verita; perche e la ragione medesima umana in atto di cogliere il vero con tutto il vigore innato di quella logica, che per se stessa e strumento sicuro di verita. Ma come potrebbe piii cosi ritenersi, nella filosofia del Marchesini, se egli, dietro 1'Ardigo e gli altri suoi scienziati moderni, ha addirittura snaturate e scon- volte le idee di vero, di logica e della ragione stessa, rappresen- tando tutte e tre queste cose ben altrimenti da quello che sono ?

H vero. Pel Marchesini nulla mai pud dirsi vero, in modo as- soluto, essendo il vero essenzialmente relative. « Cio che si ritiene vero da alcuni o in una data epoca, puo essere per altri o per al-

tra epoca falso. Un grado di elevazione dal polo rovescia la giu-

risprudenza ; un meridiano decide della verita ; verita al di qua dei Pirenei, errore al di la \ » A tal patto, che, val piu, o buon Marco Tullio, la tua consensio generis humani ? Niente : e troppo chiaro.

La logica. Ma ancor essa e relativa, molto relativa, perchd nella sentenza dell'Ardigd, e quindi anche del suo fedelissimo pedissequo prof. Marchesini, la logica non e la causa ma I'effetto delle cogni- zioni possedute, come la fermentazione non e la causa ma Veffetlo delle miscele fermentanti. Come perc) potrebbe essere assoluta la lo- gica, se nulla, a parere di cotestoro, vi ha maggiormente relative delle cognizioni ? « Le cognizioni che noi abbiamo delle cose sono relative ai nostri organi di senso, aH'ambiente nel quale viviamo, alle nostre abitudini mentali. Questo carattere di relativita spetta dunque ancae al loro disporsi nella mente, al modo come si coor- dinano fra loro e si subordinano ai principii, e insomma relativa anche la nostra logica 2. » E andate a fidarvi adesso di chi ragiona a fil di logica ! Fidatevi ora dei sillogismi, siano pure quanto si voglia in barbara, o dei dilemmi, quanto piu piace cornuti ! Ma son veri

1 Ivi, pag. 23. 1 Ivi, pag. 18.

§80 LA FILOSOFIA

trabocchetti, da ingannare noi medesimi ed il prossimo, vendendo lucciole per lanterne ! E infatti 1'Ardigd avverte, come puo vedersi in una nota, nella quale il Marchesini lo cita, che spesso noi accor- diamo le nostre idee e quelli che chiamiamo nostri principii con un accordo puramente provvisorio e mutabile ad ogni lieve occasione { . Di che bisognerebbe conchiudere, che la sola filosofia possibile e lo scetticismo, cioe che 1' unico modo di diventar filosofo davvero e mettersi a dubitare di tutto. II Marchesini dice di no, che ci6 con e vero e che la conclusione non tiene. « La relativita del vero, cosi egli, non autorizza pero ad elevare il dubbio a sistema, e ad ab- bracciare lo scetticismo. » Ma son parole. Perocche, posto che, come egli insegna, non vi e verita, la quale domani non possa divenire una falsita, e che il mezzo stesso, datorni dalla natura per trovare il vero, mi tradisce persuadendomi il falso, il solo partito che mi rimane e proprio di dubitare di tutto. Sventurati giovani, che nel testo del Marchesini sono obbligati a seguire una filosofia si scon- fortante e sopratutto si disastrosa per le famiglie e per la societa ! La ragione. II dotto Professore non la tratta meglio della logica e del vero. Per lui non e la ragione la regina delle facolta spiri- tual! dell'uomo, perche non d nemmeno una facolta ; essa e un fatto, cioe il riconoscimento dei rapporti tra i dati percettivi o mentali che si associano. « La Ragione (scrive egli) e questo stesso ricono- scimento ne' varii aspetti che esso assume per i molteplici rapporti possibili fra i dati mentali ; e poiche riconoscere vuol dire distin- guere e riferire uno o piu distinti ad altri distinti o a un indistioto preesistente, la ragione e anche distinzione. L'origine del fatto della ragione non pud essere diversa dalPorigine d'ogni altro fatto psichico ; essa consiste pertanto nella sensazione, per T immensa potenzialita che questa possiede rispettivamente ai complicati processi del pen- siero 2. » Non puO veramente dirsi che in questo linguaggio tutto sia rnolto chiaro ; una cosa perd e iatanto chiarissima, vale a dire la parte negativa. Di ragione o d' intelletto o d' intelligenza, come si & sempre inteso in tutte le scuole cristiane, come abbiam sempre creduto noi cristiani, qual facolta propria delPanirna nostra, creata da Dio spirituale ed immortale, avente realta propria distinta dal corpo, e azione sua propria, distinta anch'essa daH'organismo mate- riale, neppur si deve far motto ; questa non e che una fantasia delle vecchie scuole metafisiche e spiritualistiche e un pregiudizio degli igno- ranti che credono ancora al catechismo. Invece tutta la consistenza

4 Ivi pag. 18 in nota.

2 G. MARCHESINI, Elementi di psicologia. Ed. cit. pag. 182.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 581

della ragione si deve ridurre ad un fatto psichico : cioe associazione e distinzione di dati percettivi o mentali. Ma che cosa sono quest! dati? L'espressione e oscura e soprattutto molto vaga; ma con un poco d'attenzione, mettendo insieme le esplicazioni che se ne danno qui e in varii altri luoghi del testo filosofico del Marches! ni, si capisce abbastanza non essere altro quei dati, in fondo, che le sensazioni; e le sensazioni poi sono le reazioni prodotte dagli stimoli, che agiscono sopra gli organi del senso e in conseguenza sul corrispondente centro cerebrale l. Le sensazioni, moltiplicandosi, rinnovandosi, intreccian- dosi e combinandosi indefinitamente nell' individuo e nella societa, danno luogo a quel fatto umano, che si chiama la ragione, e alia conseguente mentalita, alle idee ed ai generali concetti, onde 1'uomo s' innalza al di sopra degli altri organisrai animali, colla scienza, i progress! e le invenzioni del genio, e acquista la sua autonomia nell'universo. Ma siamo sempre nella cerchia della storia naturale o della fisiologia, nella cerchia dell'organismo materiale, di nervi che si agitano, di centri cerebrali che si eccitano e riinangono im- pressionati : 1'anima dominatrice della materia non c'e; 1' intelligenza di quell'anima, la sua ragione, lume divino per cui conquista il vero e si muove liberamente al bene, non c' e 3.

Dopo aver detto, nel luogo ora citato, che Fazione dello stimolo esterno si ripercuote, nella sensazione, dall'organo del senso sul cor- rispondente centro cerebrale, il Marchesini continua : « In questo si pud ripetere poi, anche senza lo stimolo esterno, Tanaloga eccita- zione fisiologica. Allora si rinnova il medesimo fatto sensazionale sotto forma di rappresentazione, che pertanto e la sensazione stessa rinnovata. E una sensazione producendosi e riproducendosi diventa poi essa stessa lo stimolo di altre sensazioni o idee, le quali asso- ciandosi danno luogo alia varieta infinita delle formazioni mentali B. » Ecco che le sensazioni son diventate gia una cosa stessa colle rap-

1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 2. Si puo osservare che reazione a stimoli e anche quella dei metalli attaccati dagli acidi : e dunque anch' essa una sensazione ? Sentono dunque anche il ferro, 1'argento, il rame ecc.? E sente la mimosa che raccoglie al con- tatto delle mie dita le sue foglioline?

2 «A fondamento dei concetti, scrive altro ve 1' A., stanno le sensa- zioni, e ogni sensazione puo entrare come elemento costitutivo di un concetto mentale. » E ancora : « Tutte le cognizioni che si vanno acqui- stando si associano variamente per i nuovi impulsi che ricevono col moltiplicarsi degli esperimenti, o in ultima analisi delle sensazioni. » (G. MARCHESINI, Elementi di logica, pag. 9 nel testo e nella nota 3a).

3 Elementi di morale. Ivi.

582 LA FILOSOFIA

presentazioni e colle idee, ed hanno prodotto i concetti della mente, non per inter vento di alcuna facolta spirituale e superiore, ma pel solo fatto d'essersi associate fra loro.

* *

Cognizioni dunque quali che si siano, idee, sieno pure generali, concetti, sieno pure universali, tutto proviene dalle sensazioni, e non solamente in quel senso verissimo che gli scolastici esprimevano colla formola : nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu, perche 1' intelletto li astrae dai fantasmi ; ma in questo senso pre- ciso del tutto materialistico, che concetti, idee, cognizioni sono le sensazioni stesse, quali possono essere in ogni animale irragione- vole, ma meglio lavorate e trasformate e recate ad una perfezione superiore, per il maggior numero e la maggiore complicazione e forza degli apparati funzionali, che sono neH'uomo rispetto agli animali bruti ].

La qual dottrina, se qualcosa intendiamo, vien bellamente a conchiudere, che tra noi uomini e le bestie non passa altra diffe- renza che di gradazione di apparati, ossia che noi sianio una mac- china piu fine, piu artifiziosa, piu complicata e niente piu. E 1'egre- gio professore lo dice anche aperto, avvertendo anzi, non essere quella gradazione per salti bruschi, ma per difference imensibili; cotalche, per esernpio, 1'attenzione, pur essendo caratteristica del- 1'uomo, si trova rudimentalmente ancor negli animali prossimi 2. E tutto concorre a confermarci in questa cosl vantaggiosa estima- zione della nostra specie, anche i paragoni dichiarativi delle ope- razioni umane, che si traggono da meccanismi materiali, come il fonografo, 1'organo, la vaporiera, ovvero dai costumi dei cani, dei cavalli e in particolare dei gatti domestici del prof. Ardigo. Anche

1 « Nell'uomo, dice il Marchesini, cio che costituisce la sua supe- riorita nella scala zoologica e in ultimo 1'idea... L'idea e la formazione naturale la piu elevata, perche la piu complessa, e sta in naturale rap- porto con la complessita di struttura e di funzione propria dell' uomo. Un apparato unico non puo prestarsi che ad una sola operazione de- terminata. Se gli apparati sono molti e diversi e si possono far agire insieme, e variando gli accoppiamenti e le intensita delle forze appli- cate a ciascuno, e evidente che le operazioni con cio risulteranno e molte e indeterminate. Nell'uomo la grande varieta delle manifestazioni psichiche, e quindi la superiorita insita nell'z^ea, dipende piu partico- larmente dallo stato fisiologico del cervello, dai senso interno e dalla rea- zione volontaria deirattenzione. » (G. MARCHESINI, Elementi di morale ed. cit. Vol. I, pagg. 199, 200).

* Ivi, pag. 202 in nota.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 583

alle bestie si attribuisce il giudizio l e la coscieuza; anzi, quanto a quest'ultima, non si vede troppa difficolta ad estenderla pure alle piante 2. Ma piu che tutto, tale degradazione della dignita umana si palesa nel modo, onde il Marchesini fa concepire la vita e la liberta.

* * *

Dopo quel che si e" visto del materialismo dominante in questo testo di filosofia, e da attendersi, per verita, anche un concetto della vita e del libero arbitrio poco conforme ai dettami della scienza cri- stiana. Ma riesce ad ogni modo immensamente doloroso il ricono- scere piu particolarmente, che 1'Autore non mostra punto d'avve- dersi dell'opera triste che compie, assalendo neH'aninio di giovani, tuttora per 1'acerbita loro incapaci di difendersi, quelle sante con- vinzioni, nelle quali crebbero, pel ministero materno, la loro infanzia e la loro prima adolescenza e che costituiscono tutta la loro edu- cazione religiosa e morale. Che impressione desolante deve fare a que' giovani, entrando nei banchi del liceo, 1'udirsi dal professore, in nome della filosofia, cioe di quella che tra le scienze naturali e meritamente considerata come la regina, in nome della scienza e degli scienziati, improvvisamente stravolte tutte le idee, ehe hanno, della eccellenza e della finalita della vita e della propria responsa- bilita morale, attinte alia Keligione, nel nome santo di Dio ! E come questa impressione deve tornar fatale a quelle anime, ingolfandole in un mare di dubbii, strappando loro dal cuore ogni fiducia nella Eeligione augusta, che hanno finora vista circondata di tanto ri- spetto pubblico, e adesso loro piu non appare, invece, che in veste di pubblico inganno, ogni fiducia nella societa e nella stessa lor propria famiglia, che dell' inganno sono stati cornplici, poniamo pure inconscienti, e come in quel primo risvegliarsi delle passioni, de- vono trovarsi privi d'ogni valido freno morale, in procinto di" git- tarsi attraverso a tutte le dissolutezze perdendosi cosi per sempre !

Hanno senza dubbio i genitori cristiani gravissimo dovere di ri- flettere, se per facilitare ai proprii figliuoli 1'acquisto d'un diploma liceale, convenga loro di avventurare tante dovizie di natura e di grazia e tanti tesori di tenerezza in una scuola, dove s'impartisce insegnamento cosi funesto. Essi hanno con infinita cura, in fino dai primi albori della ragione, procurato d'imprimere in quelle anirae semplici e pure le massime sublimi della nostra Eede. Hanno in- culcato loro, senza posa, che la vita e un dono di Dio, prezioso mas-

1 Elementi di Psicologia, Ed. cit. pag. 186, nota 96. * Ivi, pag. 58.

584 LA FILOSOFIA

simamente per 1'anima, la quale Dio stesso trae di sua mano dal nulla e fa a sua imagine e somiglianza, destinandola alia contem- plazione ed alPamore eterno di Lui ; che quelFanima e stata arric- chita da Dio d'infiniti beni soprannaturali, ricomperata al prezzo infinite del suo sangue, e quindi vale infinitamente piu del corpo e di tutti i godimenti e le magnificenze materiali; che perd e loro obbligo strettissimo e insieme supremo interesse di volgere la vita presente all'acquisto dell'eterna, resistendo alle passioni, respingendo vigorosamente tutti gli allettamenti della corrotta natura, fuggendo il peccato ed esercitando la virtu; e finalmente che cio possono serupre che il vogliano, colla grazia di Dio, la quale non manca mai; perche sono pienamente liberi e padroni di se e dei proprii atti, e in questa liberta e padronanza sta tutta la ragione della loro responsabilita, del nierito e del demerito, del premio e del castigo nella presente e nella vita avvenire.

Con tali sentimenti in cuore, succhiati a cosi dire col latte, nel grembo di famiglie cristiane, e avvalorati dall'autorita della Chiesa, coltivati e accresciuti colle pratiche della Religione, si aff acciano ora quei giovani alle soglie del pubblico Liceo. Ed ecco che e . posto loro in mano il testo del Marchesini, ecco che il professore lo com- menta e lo svolge.

- Che cosa e la vita ? E que' giovani sentono rispondersi, in sostanza, che la vita e un movimento di carico e di scarico, qual- cosa come il fatto di una mina che prima si riempie di polvere e poi si fa scoppiare poniamo per mezzo di una scintilla elettrica. Anche la vita dell'uomo ? Si ; non vi e differenza sostanziale riguardo a ci6 tra gli organismi piu imperfetti, o unicellular! e quelli che hanno raggiunto un alto grado di sviluppo. « La vita loro con- siste nel potere fondamentale che possiedono di reagire ad eccita- menti * » ; perocche « la vita e movimento, e reazione a eccitazioni esterne: e per mezzo di queste che i'energia esterna si trasforma im energia biologica, come e per mezzo del cerino acceso che si ac- cende un fascio di legna, onde si produce il calore. » Prima per quelle eccitazioni la forza esterna della natura viene immagazzinata neH'organismo, e poi per le medesime si determina la esplosione della forza immagazzinata e la direzione della sua attivita.

Ecco la vita: non altrimenti in una locomotiva a vapore, il calore sviluppa il vapore nella caldaia, alia tensione occorrente, e poi le leve mosse dal macchinista fanno entrare il vapore nei cilindri e

1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 1.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 585

scorrere gli stantufi, onde muovesi la macchina dalla parte voluta l. Ecco la vita, tutta la vita, anche dell'uomo, anima e corpo, materia e spirito. Anzi di aniina e di spirito quasi non 6 mai menzione, e tanto meno di operazioni spiritual! ; ma soltanto di psiche e di fatti psichici, che sono una evoluzione maggiore dell'organismo materiale, e niente piu 2. Quindi sen tire, pensare, volere sono fatti psichici appartenenti ad una medesima categoria, e i fatti psichici, alia loro volta, sono, nonostante 1'innegabile diversita di caratteri e di leggi, perfettamente connessi cogli altri fatti naturali fisici e meccanici. Laonde, conchiude il Marchesini, « in generale si pu6 dire che la psiche umana e un prodotto non meno naturale che il rnovimento d'un astro o la secrezione 3. »

Cosi stando le cose, a che pro parlare della spiritualita dell'anima e della sua immortalita ? E cosa gia bell'e giudicata, senza che pur se ne tratti, ed e evidente che il giovane liceista, introdotto in questa filosofia dal testo che esaminiamo, conchiudera subito da se, essere tutte fiabe e favole superstiziose, sfatate dalla scienza, quelle dottrine che in famiglia e nella chiesa gli sono state finora con tanto calore inculcate intorno all'anima ed a1 suoi eterni destini. E conchiudera altresl, che e ridicolo pensare ad un'altra vita oltre la tomba : colla morte tutto finisce, cessando il movimento della macchina umana, per qualche rottura dei congegni che la for man o; ed altro piu non rimane che disperderne i frantumi, come si fa di un ordigno qual- siasi quando i suoi guasti sieno divenuti irreparabili. Proprio cosi; e non ci si accusi di esagerazione. Non abbiam visto poc'anzi asso- migliata dal Marchesini la vita al movimento di una locomotiva a vapore ? In modo analogo, sull'autorita dell' Ardigo, egli spiega i fatti ancor piu eccelsi della psiche umana, e pero i voli del pensiero e le conquiste del genio, coll'artifizio dell'organetto che suona. « II la-

1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 82, 83. Vedi anche la nota.

2 Pereio il Marchesini afferma, che « anche negli esseri, la cui strut- tura appare relativamente semplice, nei microorganism*, si h.a un prin- cipio, un rudimento delle formazioni psichiche piu evolute » , e die « si riproduce in piu vaste proporzioni nell'animale superiore, nell'uomo, il fatto psichico iniziale che si attribuisce, non senza giusto motivo, ai piu semplici esseri animali » ed altresi il genio non e, per lui, che il prodotto piu alto di questa evoluzione psichica. (G. MARCHESINI, Ele- menti di psicologia, ed. cit. pag. 18. Vedi tutto questo Capitolo II).

. 3 Ivi, pag. 19.

586 LA F1LOSOFIA

voro cogitative di un individuo (sono parole sue) si pud rassomi- gliare alia sonata speciale di un organetto, le cui corde siano iden- tiche a quelle di un altro, ma che abbia le punte del tamburo, che le tocca girando, diversamente fissate. Queste punte sarebbero le formazioni stabili, che^'determinano il corso dei pensieri piuttosto in un modo che in un altro \ » Ora e evidente che il giovane, il quale ci6 intende, deye necessariamente conchiudere : spezzate le punte, 1'organetto e finite! non mi restano in mano che cocci: al modo stesso, dell'uomo, fosse pure il maggior pensatore, dopo la morte che resta ? Dei cocci : povere ossa infrante che il piede cal- pesta; un pugno di polvere che il vento disperie!

Si faccia quindi ragione che cosa diverranno, in una testa na- turalmente debole d'adolescente, 1'obbligazione morale e le credenze religiose, di cui si schiantano si violentemente le basi fondamentali, con tanto apparato, vano bensi e futilissimo in se, ma pur fosfo- rescente di nomenclatura e di erudizione scientifica, colla citazione di tanti nomi, che vanno per le bocche come altrettante sublimita inarrivabili, anzi come oracoli delPAreopago moderno, cui -non sia lecito opporsi senza scendere nel numero degli ignoranti e de'cre- tini, Kant, Darwin, Spencer, Haeckel, Claudio Bernard, Ribot, Stuart Mill, Wundt, Bain, Taine, Maudsiey, Sergi e in cima a tutti un Ardigd, create gia dal Baccelli professore a Padova con solennita insolita, per onorare in lui 1'italico genio, e del quale ancne teste, in occasione del suo 76 genetliaco, il Oiornale $ Italia, tra altri, celebrava la sintesi filosofica come monumento da immortalare la patria.

Sarebbe un vero miracolo di grazia, che il giovane studente reggesse tuttavia fermo ne' suoi convincimenti, continuando a cre- dere in Dio e nella sua legge ed a seguire i dettami della coscienza cristiana. Tanto piu che il Marchesini, non pago di aver stabilito quei principii, che abbiam visti, distruggitori per se medesimi di ogni fede e di ogni pratica cristiana, s' intrattiene altresl nel suo testo ad illustrarne le conseguenze. E fa man bassa di Dio e d'ogni religione, affermando senz'altro, che « la paura fu 1'uovo generatore della religiosita secondo il detto di Lucrezio : primus in orbe Deos fecit timor : la paura del trascendente e neirevoluzione religiosa il sostrato perpetuo 2. » Che conto far di un Dio, che non e stato ima- ginato se non per la paura e che, nonostante i progress! dolla ci- vilta umana, si regge ancora soltanto sulla paura? Anche ai di nostri,

1 G. MARCHESINI, Elementi di psicologia, ed. cit. pag. 195.

2 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pagg. 75, 76.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 587

secondo il Marchesini, « e perche si teme che la coltura dell' in- telligenza non basti a dare alPuomo superiore la serenita dell'animo, ]a coscienza o la ferma volonta del bene, che impauiisce la ne- gazione di Dio e di ogni religione positiva e razionale. » fi perd paura vana ; perche, soggiunge subito il professore : « Qualunque sia la religione che un individuo professa, e anche se non ne professa alcuna, non si dimentichi ch6 egli pud essere tuttavia persona mo- ralmente superiore 1. »

E cost il giovane 6 avvertito, che gli basta un po' di coraggio per isbrigarsi delle stolide paure messegli in cuore dalla mamma, col ripetergli : Bada che Dio ti vede ! Sii buono dunque, sii virtuoso, opera bene sempre e fuggi ad ogni costo il peccato, perche il pec- cato e offesa di Dio, e Dio lo castiga nella presente o nell'altra vita. Sono discorsi da ignoranti questi che non reggono al paragone della scienza. II giovane perO se ne libera, affin di elevarsi alia coscienza delPuomo superiore, sdegnoso di tutte le codarde ed in- sulse paure del volgo. Si e disfatto del santo timore di Dio: ma ora chi lo sostiene nelle lotte della vita, affinche si mantenga per- sona moralmente superiore, come il Marchesini diceva?

* * *

A cio la filosofia morale di costui non lo aiutera di certo; ma anzi gli dara il tracollo, colla dottrina selvaggia del determinismo. Perocche il Marchesini pone uno specialissimo studio a persuadere il determinismo, cioe quella dottrina assurda, conseguente logica- mente dal positivismo materialistico di tutta la sua filosofia, onde togliesi alFuomo ogni liberta di arbitrio, e quindi ogni responsabi- lita delle sue azioni e final niente ogni coscienza morale.

La possibilita di volere, ossia di coordinare coscientemente, ra- zionalmente i mezzi al raggiungimento di un fine e puramente astratta, dice il Marchesini ; in concrete non esiste, perche « i no- stri atti sono deter minati dal potere impulsive e inibitorio delle rap- presentazioni e la scelta dipende dalla rappresentazione che ha impulsivita maggiore. » La liberta d'indifferenza pertanto degli sco- lastici e una favola, ed e una illusione il credere che il nostro volere sia la causa degli atti che facciamo ; giacche, secondo questa dottrina del determinismo, nessun fatto si produce nel mondo che non sia effetto necessario di fatti antecedenti, indipendentemente dalla nostra elezione 2.

1 Ivi, pag. 81.

* « Nel sentimento del volere si ha prima solo la sensazione deter-

588 LA FILOSOFIA

E spiega la cosa con diverse similitudini che tutte collimano al medesimo punto, di togliere alia volonta ogni proprio e vero potere di deter minarsi da se stessa rispetto all'azione, ossia di volere o non volere, di voler 'questa o quest'altra cosa diversa ovvero anche con- traria } , come e necessario assolutamente al concetto genuino di liberta.

« La volonta e la conseguenza di un movirnento, non ne e la causa, come in generale si crede2.» Ecco la somma di tutta questa teorica del determinismo : quindi in sostanza I'uomo e un automa, in balia di forze fisiologiche che lo girano e rigirano a loro ta lento. II che posto, si ha poi un bel arrovellarsi per salvare la superiorita delPuomo nella scala zoologica e la sua autonoinia al paragone degli altri esseri che lo circondano ; in realta egli non e padrone di se stesso piii che il sia il suo gatto, il suo cane, il suo cavallo; ne altrimenti da questi suoi domestic! animali, deve dirsi moralmeute irresponsabile ed uopo e contenerlo dentro la logge colla forza e colla violenza.

II Marches! ni stesso, nonostante i sofismi sottili che accumula per salvare la liberta umana e quindi Pordine morale e civile della societa, messo alle strette, deve riconoscere che si dibatte in un cir- colo vizioso. Infatti, giusta il suo sistema, la volonta segue la ragione, necessariamente, in guisa che ad essa, dopo il ragionamento, non e piu possibile di non volere in una data maniera ; ma la ragione, alia sua volta, sempre secondo lui, segue le sensazioni : come dun- que si salva la liberta deH'uomo, sicche egli non sia al pari del bruto trascinato necessariamente dietro all'istinto sensuale ? II Marchesini pretende sciogliersi da questo nodo soffocante, ricorrendo alia superiorita delle idee sopra le sensazioni ; ma tale superiorita, che piu sopra abbiamo gia visto a che cosa si riduca, in questa sui filosofia sensistica e materialistica, si puo asserire bensl, non gia capire.

minata dal moto fisiologico particolare dell'organo cerebrale, onde con- seguono per ragione fisiologica le attivita organiche che si dicono ro- lute. Ma la sensazione inedesima (analoga alle altre sensazioni) anziche essere causa del moto che inizia la serie degli atti che si dicono voluti, e effetto del moto medesimo. Se la si ritiene volgarmente causa, e perche si osscrva che e seguita dagli atti relativi; ma questa efficienza cau- sativa le viene attribuita per una pura associazione mentale senza che si abbia 1'appoggio del fatto. » (G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit., Vol. I, pag. 183. Vedi i due Capitoli VIII e IX).

1 Sono i varii aspetti del libero arbitrio, che sogliamo distinguere coi nomi di libertA di esercizio, di specificazione, di contraddizione.

1 Ivi, pag. 185.

NELLE SCUOLE PUBBLICHE 589

Non si pud capire; perche non deve essere una superiorita meramente, diciam cosi, d'onore, ma reale ed effettiva, non una superiorita puramente di grado, ma d'entita e di natura, cotalche essa ci spieghi come mai 1'uomo soltanto, in mezzo alia moltitu- dine degli esseri bruti, forniti al pari di lui di sensi attivissimi e spesso pifr squisiti de' suoi, appaia autonomo, cosciente, padrone di quel che fa e di quel che dice, e per tale padronanza di se, sia altresi vero re e sovrano della natura che a se medesimo sot- tomette. Per quella superiorita deH'uomo deve potersi soprattutto spiegare cone mai Pumanita continuamente progredisca, laddove ogni altra specie di organismi viventi e ancor senzienti rimane stazionaria; come mai solo 1'uomo ha e mostra di avere la cogni- zione dell'universale e del necessario, solo 1'uomo pub assorgere alia sintesi ed alPanalisi magnifica e talvolta, come avviene nei genii, anche sorprendente della scienza. II Marchesini pone, e vero, tale superiorita nell'idea, e per 1'idea nella ragione, onde si studia di dedurre 1'autonomia umana. Ma quando quelPidea stessa voi fate sorgere dall'organismo, per mezzo della sensazione, voi dal- 1'automa pretendete di trarre Pautonomo, 1'uomo, cioe, sovrano della natura, signore della scienza e della civilta: voi pretendete 1'impossibile, perche contraddittorio ed assurdo. E parimente con- traddittoria ed assurda deve dirsi ogni filosofia, che per qualunque via si argomenti di ridurre la conoscenza umana all'esperienza dei sensi; giacche questa e deter minata, particolare e contingente, quella invece svariatissima, universale e necessaria. Aggiungendo espe- rienze ad esperienze e moltiplicandole quanto si voglia, col Mill, per 1'associazione collettiva e per la convivenza sociale e Peredita, collo Spencer, ai quali aderisce PArdigd e il suo commentatore Marche- sini J, si arrivera bensl ad avere una somma maggiore di parti - colari e di contingenti, ma non mai la universalita, la necessita e la varieta infinita del pensiero umano e massime della scienza. Dicasi il medesimo della ragione, che questa filosofia vuol dedurre dalle sensazioni, dovecch& la ragiene a quelle preesiste, e le illu- mina e le avvalora 2.

Ragione pertanto e idea, intese come il Marchesini le intende, non bastano a cavarlo dall' imbarazzo, e indarno ad esse si appella

1 Cio appare da quel che abbiamo detto piii addietro, parlando della ragione.

2 Vedi in particolare su questo punto il Sortais, Traite de philoso- phie conforme aux derniers programmes. Parigi, Lethielleux, Tom. I, N.1 171-176.

590 LA FILOSOFIA NELLE SCUOLE PUBBLICHE

per isciogliere le difficolta gravissime opposte al determinismo, le quali rimangono intiere ed intatte.

E tutta la liberta che egli lascia all'uomo e quella, tinalmente, secondoche spiega egli stesso, delle ruote di un carro che si muo- vono in senso ori%%ontaley come il carro } ma nello stesso tempo girano con un movimento proprio}.

* * #

Guai a noi se queste dottrine si generalizzassero, ed uscendo dall'ambito delle scuole, fossero applicate alia pratica della vita! Intanto per6 e gravissimo sconcio che ne siano informati i giovani di liceo ; stanteche" il minimo danno che ne pub derivare e di togliere ogni vigore ed ogni nerbo alia facolta educativa delle famiglie e della scuola stessa. II giovane che si crede mosso ad operare da una energia sottratta al suo dominio, e un giovane scoraggiato, disfatto, perduto, che, una volta uscito di strada, nessuna morale influenza potra ridurre giammai sulla retta via.

E questo sara il frutto che le famiglie ritrarranno dal man- dare i figli loro alia scuola del Marchesini o di altri che ne par- tecipino le idee e ne insegnino la filosofia. Se li vedranno tornare a casa collo scetticismo in cuore, col sogghigno beffardo sulle labbra per ogni piu santa convinzione della coscienza, per ogni piu nobile pratica della vita cristiana e soprannaturale sfiduciati di se, d'ogni progresso morale, d'ogni speranza di correggere i pro- prii difetti, di vincere le ree inclinazioni, insomma di possedere se stessi per farsi uomini utili alia famiglia, alia patria, alia societa. La correzione paterna e materna, sia pure quanto si voglia pru- dente, costante, calda di affetto, commovente, persuasiva, andra ognora ad infrangersi contro questa risposta: non posso emen- darmi, perche non sono padrone di me, ne a me e dato impedire la successione inesorabile dei fatti ! Ed il mandato educativo e cosi distrutto, con seguito infinite di iatturo domestiche e sociali davvero raccapricciante. Possa questo nostro scritto, ispirato dal puro desiderio di frastornarle, tornare di pratico ammonirnento a quanti hanno il dovere di provvedervi !

1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit., pag. 223.

BIBLIOGRAFIA '

BAS G-IULIO. Nozioni di canto

32°, 35 p. Cent. 60.

Annunziamo con vero piacere questo libretto del ch. M. Giulio Bas, tanto favorevolmente conosciuto per le sue belle armonizzazioni delle me- lodie gregoriane. Egli espone qui in modo chiaro e concise qaelle prime nozioni, che introducono il cantore nella lettura della notazione grego- riana secondo le ultimo edizioni di Solesmes, le quali, come e noto, ai consueti segni ne aggiungono altri, a fine d'indicare in maniera piu de- terminata ancora le morae vocit, i respiri, i ritardi, e le suddivisioni ritmiche. Ci sembra per6 necessario fare alcune riserve sulla teoria del ritmo quivi esposta, che e poi quella dell'illustre benedettino D. Mocque- reau. Non si tiene conto della sud- divisione proporzionale del movi- mento, che pure e il segreto di tutte le infinite varietk ritmiche, onde e capace ogni melodia antica e moderna. Cioe il movimento preso per unita di misura puo essere suddiviso in due, tre, quattro ed anche piu movimenti, in quella guisa medesima che invece di fare un passo ne posso fare due, tre, quattro e piu ancora nella stessa misura di spazio e di tempo ; sono piceoli passi, ognun dei quali pero

gregorianc. Roma, Desclee, 1904,

ha principio, progresso e fine, quanto doe si richiede a costituire un mo- vimento compiuto. Non e dunque da ricorrere al principio, che il ch. Bas ripete, non essere possibile nella me- lodia due attacchi consecutivi. I due attacchi in apparenza consecutivi, sono in realta null'altro che una sem- plicissima e comunissima suddivisione del moto, e come tali devono trattarsi sia nel canto sia nell'armonizzazione. Parimente niuno al mondo ha mai pensato che vi possa essere una dif- ferenza di ritmo, ad esempio, tra un verso ottonario piano e tronco. II verso del Manzoni Figlio d'Eva, eterno re e assolutamente identico quanto al ritmo a quest'altro Figlio d'Eva, eterno rege. Quest'ultima sillaba e debole; soprattutto e superflua e pu6 quindi essere e non essere, poiche il ritmo finisce veramente suH'ultimo accento. Migliaia e migliaia di versi finiscono cosl; migliaia e migliaia di melodie furono cosi composte, senza che mai venisse in mente a nessuno di alte- rare tutto 1'andamento ritmico pre- cedente per ragione di quella povera ultima sillaba sopravvenuta. Or que- sto fa la nuova teoria. Se il verso e tronco, 1'attacco di ogni singolo mo-

1 Mot a. I libri e gli opuscoli, anannziati nella Bibliografla. (o nelle Riviste dell & Stamp a.) della « Civilta Cattoliea », non pn6 1'Amministrazlone assnmere In nessnna maniera 1'lnoarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno Indicati come vendibili presso la stessa Amministrazione. Cid rale anche per gli annnnzi delle opere pervennte alia Direzione e di qnelle indicate sulla Coper Una del periodico.

L'AMMINISTRAZIONE.

592

BIBLIOGRAFIA

vimento cadra regolarmente sulle sillabe accentate:

| F>glio | <T E-va e | ter-no | re

Ed in ci6 siamo tutti d'accordo. Ma il medesimo verso, se per disgrazia e piano, dovrk dividers! in quest'altra maniera:

Fi- | glio d'E- | va e-ter- | no re- | ge

E perche? Rispondono: '— Perch& sono impossibili due riposi conse- cutivi sulle due sillabe della pa- rola rege. II principio s'invoca male anche qui. La parola rige non rap- presenta per nulla due riposi conse- cutivi, si bene il semplice riposo finale sulla prima sillaba accentata con un piccolo strascico o smorzatura di suono sulla sillaba atona che segue. Tizio non puo certo mettersi a sedere due volte, senza levarsi dopo la prima seduta ; ma concepisco benissimo che Tizio si metta a sedere e poi s'acco- modi un po' sulla sedia. Per rimuo-

vere qualche altro equivoco, piii cose sarebbero infine da notare sul con- cetto del movimento ritmico, sul ritmo della melcdia in relazione alia battuta musicale e sul modo onde gli anticbi polifonisti concepivano 1'una e 1'altra; ma qui ci manca lo spazio. Per fortuna, se si tratta di solo canto, le differenze sono puramente teoretiche, perch& in pratica cantiamo tutti egualmente. Ma se si va piu in la e si precede all'armonizzazione dellemelodiegregoriane, questi prin- cipii porteranno la conseguenza di far sentire un ritmo in perpetuo con- trasto col ritmo vero della melodia, quale naturalmente e ridato da can- tori che declamano ed accentano bene. Tale contrasto, a titolo di va- rieta, potra essere concesso qualche volta, ma adoperarlo come regola ordinaria sarebbe errato, come sono errati i principii teoretici dai quali la nuova teoria discende.

CELIDONIO GIUSEPPE can. penitenz. Delle antiche deoime Yal- vensi, notizie e document!. Sulmona, tip. Colaprete, 1903, in 8.°

Uno del meriti piu notevoli del presente libro, dovuto alia penna di quel diligente e accurato scrittore che e il chmo can. Celidonio di Sul- mona, gli viene dall'essere se non il primo, certo uno del primi, in Italia, che abbia messo a frutto gli archivi locali per trattare, sotto il rispetto storico, delle decime. La storia delle decime ha una parte che riguarda di preferenza il clero «d appartiene sotto questo rispetto alia storia ecclesiastica ; ma ha pure un'importanza di prim'ordine per la storia civile. Poiche le decime regie, ossia i proventi dei beni ecclesiastic! che la S. Sede devolvette a beneficio dei principi e dei governi furono per molti secoli, ossia dal principio delle Crociate sino alia rivoluzione fran-

cese, la fonte precipua con cui si fecero le spese degli armament! e delle guerre contro i Turchi e gl'in- fedeli. Onde puo recar maraviglia che si pochi altrove e quasi nessuno di noi abbia discusso di si importante argomento.

Dopo uno sguardo generale alle vicende delle decime nel corso dei secoli, il Celidonio riporta ed illustra piu di cento documenti, tratti dagli archivii dell'antica diocesi di Sul- mona e Valva, i quali riguardano le decime e vanno dal 1271 sino alia fine del secolo XVIII. Sarebbe vano 1'insistere nel pregio di tale raccolta per il vantaggio della storia generale non meno che per la storia partico- lare di Sulmona e delle sue vici- nanze.

BIBLIOGRAFIA

593

Delia regola del Frati Minor! alia luce di un nuovo documento. Sulmona, tip. Colaprete, 1903, in 8.°

II P. Luigi Palomes, minore con- ventuale, in un grosao volume, pub- blieato nel 1897 a Palermo, col titolo Dei Frati Minori e delle loro deno- mination!, narra come alcuni anni dopo la morte di S. Francesco, i Frati Minori cominciarono a ricevere dai fedeli grosse offerte di denaro per spenderle nel loro mantenimento : il che diede luogo a gravi controversie. La piu antica di tali offerte, citata dal Palomes, e quella di un Zinni, flglio del doge di Venezia, nel 1253. II chmo Celidonio riporta qui una carta sulmonese, con cui un certo

Gualtiero di Teodino Juselli, dodici anni prima, ossia nel 1241, lascia ai Frati di Sulmona trenta once d'oro ut eas expendant pro anima ipsius G-ualterii. Non sappiamo pero se il documento sia del tutto decisivo per la controversia col Palomes, poiche la clausola pro anima ipsius Gual- terii parrebbe indicare che i Fran- cescani non erano tanto legatarii quanto semplici distributor! della somma suddetta per spenderla in limosine ed altre opere buone, onde ne fosse suffragata 1'anima del buon Juselli.

CONTE GABRIELS, sac. dott. Praelectiones ad Theologiam, Nea- poli, OHannini, 1903, 8°, 160 p. L. 2. Vendibile presso 1'Autore, piazza Spirito Santo, palazzo Avitabile.

ed utile (pp. 22-101); nella seconda parte s'insegna la teoria sulle note da darsi a varie proposizioni teolo- giche false, come di eretica, di er- ronea, di temeraria ecc. (pp. 103-150).

In quest'unico volume di Lezioni teologiche si contengono due parti ; nella prima si discorre in genere della Teologia, come si divida, qual ne sia 1'origine, quale 1'oggetto, se sia ecienza, se sia sapienza, se sia nobile

DE CUPIS CESARE. Saggio bibliografico degli scritti e delle leggi sull'agro romano. Roma, tip. nazionale di GL Bertero e C., 1903, 4°, 176 p. L'egregio e solerte scrittore ci

presenta in questo, ch' egli chiama

« modesto lavoro » di « saggio biblio- grafico », quanto siasi scritto ed ope-

rato per Yagro romano, « sotto 1'a-

spetto storico, topografico, fisico,

agrario ed economico ». A comporre

un lavoro di questa fatta si esigeva

passione e studio, passione di un cit-

tadino romano, e studio che sia ef-

fetto di grande conoscenza della cam

pagna romana e di grande amore per

ci6 che si riferisce all'alma citta del

pontefici romani. II lavoro ha richie-

sto una compilazione negli archivii e nelle librerie di Roma, che ha co-

1904, vol. 1, fasc. 1289.

stato anni ed anni di fatiche e di studio. Ma vogliamo sperare che il ch. Autore vegga coronate le sue fatiche con rammirazione di tutti quelli, che hanno per gl' interessi di Roma non solo parole ma vero sen- timento. Per parte nostra siamo ma- ravigliati nel vedere Popera del So- vrani di Roma, a cominciare dal secolo XIII sino al 1870, applicata indefessamente a pro della coltura e della prosperita dell'agro romano. I document! parlano, e il diligente scrittore che li ha raccolti, si merita il plauso di tutti.

38 27 febbraio 1904.

594

BIBLIOGRAFIA

FERRAIS AEMILIUS, sac. doct. Liturgia Missae iuxta novissima S. Sedis decreta. Veronae, Cinquetti, 1903, 8°, 161 p. L. 2.

II ch. inons. G. B. Pighi, gia pro- fessore di liturgia nel seminario ve- scovile di Verona, aveva pubblicato anni sono la tanto stimata operetta Liturgia Sacramentorum et Sacra- mentalium. II suo successore nella medesima cattedra intraprende ora, coi medesimi criterii e diremo anche con eguale competenza, la continua- zione dell'opera, fornendo intanto la liturgia della Messa e preparando per la stampa quella deH'Officio divino. Nulla certo vi ha di nuovo nel con- tenuto del presente libretto; ma la

novitk & da ricercare nell'ottima lo- gica disposizione della materia, nella brevitk e chiarezza della forma e nella plena conoscenza del diritto vigente secondo gli ultimi decreti della S. Sede. A p. 83 sarebbe stato meglio non citare il Regolamento sulla musica sacra del 1883, il quale, come e noto, fu abolito col nuovo Regola- mento del 1894. Oggi pero conviene attenersi in cose che riguardano il canto e la musica sacra al Motu Proprio di Papa Pio X, dichiarato legge universale per tutta la Chiesa.

FRANCIOSI GIANNINA. A notte piu buia alba piu vicuna. Rac-

conto. Roma, Federico Pustet Editore, 1904, di pag. 388.

L. 3,50.

Altra volta ci venne fatto di se- gnalare la felice vena di questa scrit- trice educata da quell' anima sovra- namente idealistica del padre suo a sentir alto e scriver bene. In questo racconto di proporzioni piu vaste la signorina Franciosi anche piu larga- mente dispiega le nobili parti della sua coltura letteraria mirando soprat- tutto al fine di educare le giovinette, che sembra essere la sua passione do- minante. Passione davvero laudabilis- sima, massime perch6 tutta s'informa GKEINI GHINO. Breve risposta ad aloune obbiezioni di attualita.

Lettera ad un Sacerdote. Cesena, tip. Fratelli Bettini, 1.904,

16°, 24 p.

II ch. A. dimostra che non si puo e non si deve seguire il fascino scon- sigliato per le novita e Tentusiasmo per 1'azione piu ammodernata che cattolica, onde oggidi non pochi sem brano presi, « essendo (scrive egli) e

e si ravviva allo spirito cristiano Qui s'intende particolarmente d'insinuare nelle giovanette la fiducia serena tra le tribolazioni, impersonata in Anna Loreni, un angiolo di signorina edu- cata alia scuola del dolore, che le guadagna I'amore di un giovane ricco e virtuoso. II giorno delle nozze ella si sente felice, e ne domanda inge- nuamente il perch& al suo sposo, che le risponde : « Perch^ hai molto sof- ferto, mia dolce capinera, ed hai sem- pre sofferto col sorriso nel cuore »,

questo e quella contrari agli inse- gnamenti della S. Sede ». Tutto il nerbo della prova sta dunque nella autorita del Supremo iMagistero della Chiesa, e nominatamente nelle Enci-

cliche di Pio IX, Leone XIII e Pio X. nelle quali giustamente il ch. A. rav- visa ia regola pratica del costro ope- rare ; e noi conveniamo pienamente con lui, che quando tal regola ve- nisse piu fedelmente seguita, si evi- terebbsro tra i cattolici moltissime liti inutili e sempre daunose. Non possiamo poi non deplorare alta- mente con lui che si trattino «de- licati argomenti che versano circa

BIBLIOGRAFIA

595

verne in libri ed effemeridi da pub- blicarsi dopo che tali scritti avessero avuto le debite revision! di capaci e sperimentati e pii Teologi. >

cose di Fede, o aventi stretta attinenza

colla Fede, in pubblico sui giornali

venderecci, quando il semplice buon

senso insegna a parlarne in ecclesia-

stiche adunanze di dotti, o a scri-

MARIA ANTONIO (P.) Missionario Cappuccino. II Clero e il po- polo. Yersione dai francese del sac. Antonio Fini. Modena, tip. dell'Imm. Concezione, 1904, in 16.° Di questo utilissimo libro nes- sersi il clero troppo laicizzato, ec-

suna migliore raccomandazione pud

farsi, che esporne fedelmente il con-

tenuto. Che 1'influenza del clero

sul popolo ai giorni nostri sia molto

diminuita, 6 un fatto purtroppo in-

contrastabile. Ora qual ne e la ca-

gione? L'Autore ne assegnatre prin- cipal!. 1.° L'insegnamentoateo; 2.° La

corruzione dei costumi ; 3.° L'oppres-

sione del clero. Poi aggiunge altre

cause indirette, tra le quali la pre-

dicazione non conforme alia sempli-

cita evangelica, il difetto di reazione

contro I'insegnamento moderno, 1'es-

MARTINA MICHELE. Antologia italiana, ad uso delle scuole gin- nasiali, tecniche, normali. S. Pier d' Arena, Scuola tip. salesiana, 1903, 8°, 812 p. L. 3,50.

e sdegnose, come la bella e profon- damente sentita ode dalla riva del mare di A. Levame,un giovane poeta, che osa meritamente insorgere con- tro la codarda idolatria prestata alle bestemmie del Carducci e del d'An-

cetera. Passa quindi a studiare i ri- medii e ne trova quattro: 1.° Acco- starsi al p opolo ; 2.° Pregar molto ; 3.° Predicare in modo evangelico; 4.° Provvedere colla carita anche ai bisogni temporal! del popolo. Ecco la tela del libro, il quale & poi con- dotto con sodezza congiunta a po- polarita, con vivo ardore e talvolta anche oon vera eloquenza. Noi au- guriamo a questa traduzione lo stesso favore che incontr6 1'origlnale fran- cese, del quale in pochi mesi furono spacciati cinquemila esemplari.

Una nuova antologia? Ce ne sono tante ! Sissignori, tante ; e ci sara d'or innanzi anche questa, la quale intende di tenere onorevolmente il suo posto, per la copia grande, per la varieta e per la novita dei passi e degli autori prescelti. V'& dell'antico e del moderno e forse questo pre- vale ; ne senza buona ragione. Vi compariscono acrittori valenti, con- temporanei, che per solito il criterio dei raccoglitori esclude a priori, non si sa perche, se non forse, perche nessuno os6 fin qui rompere 1'an- dazzo: ve ne compariscono dei va- lenti, ma condannati all'oscurita per la congiura del silenzio contro 1'one- sta degli scritti e de' principii. Penne robuste e penne delicate, anzi pen- nelli gentili da miniatura. Voci soavi

nunzio.

Salve, o cielo d'ltalia, salve, o mare, monti orgogliosi che vi cinge il sole e v'adornano i fiori, e piu v'abbella la Croce Santa.

Le invereconde delta del Foro pur riluttanti - invano - dai delubri. e sepolte dai secoli, gia morte morranno ancora.

Vieni, o Croce, a regnar sui nostri

[monti, e sul mare. Te invocano plaudendo

596

BIBLIOGRAFIA

i fanciulli d'ltalia, Te ogni madre e il popolo chiama.

Spargiamo i buoni libri per le scuole. Ma la tipografia editrice non s'abbia per male, che ad assicurare sempre migliore accoglienza al no- vello volume, le suggeriamo di mi-

gliorare risolutamente la carta e la cucitura, e di curare un tantino piu la correttezza della stampa, supplendo alia maggiore spesa col sopprimere i costosi numeri marginal!, prodigati qui senza necessita.

MARUCCHI ORAZIO, prof. Le catacombe ed il protestantesimo (Sd&n%a e, Fede). Roma, Pustet, 1903, 16°, 89 p. Sono auree addirittura queste pa-

gine dell'illustre Professore, colle

quali svolge un tema quanto utile

altrettanto opportune. II protestan- tesimo si destreggia in tutti li modi

a fine di dissimulare la sua genesi,

che & quella del ramo divelto dal

tronco native della madre pianta. I

suoi sforzi quindi nell'affibbiarsi il

culto dei primi tempi cristiani, sono

una vera goffaggine. II ch. Marucchi,

che non e teologo, pure contenendosi

nel campo deU'archeologia sacra, si

argomenta di mostrare ad un tal

Roller, ministro autore di una « Roma

sotterranea » di fantasia protestantica,

che nolle catacombe sono attestate le credenze cattoliche, negate appunto goffamente dai seguaci di frate Ln- tero. Tali sono 1'Eucaristia con la presenza reale di Gesu, simboleggiata nel pesce ; la venerazione alia Ver- gine, le cui immagini brillano negli affreschi della Roma sotterranea, fino dai primordii del cristianeaimo; e la primazia dei Sommi Pontefici, che si rannoda a quella conferita a S. Pietro, del quale le catacombe contengono tali monumenti, che si possono dire un vivo repertorio della presenza di Pietro in Roma, del suo apostolato, della sua supremazia...

MOLIN PAOLO, direttore spirituale del Seminario di Verona. Com- pendio del Direttorio ascetico del P. GK B. SCARAMELLI d. C. d. GK e migliorata. Verona, Cinquetti, 1904, 8°, dj

2a ediz. corretta

pp. 400. L. 3.

II nome dello Scaramelli, come maestro di spirito, e cosl noto e sti- mato presso tutti gli ecclesiastici, che certamente non ha bisogno delle nostre raccomandazioni. Neppure il Compendia che qui annunziamo esi- gerebbe altre parole da noi, perche gia ne parlammo in lode abbastanza (ser. IX, vol. VIII, p. 328), quando ne venne alia luce la prima edizione. Ora pero abbiamo potuto palesarne 1' autore, il quale, flnche visse, voile tener celato modestamente il suo nome: nome che suona venerato e carissimo a tutto il Clero Veronese, che passo quasi tutto per le sue mani

nei trentadue anni ch' ei fu Direttore spirituale di quel Ven. Seminario. Una sola cosa aggiungeremo al detto altra volta: ed e che il Direttorio dello Scaramelli (e dicasi altrettanto di questo Compendia) e steso con tanta dottrina, con tanto ordine, con un procedimento si solido e ragio- nato, che non giova soltanto come direttorio privato o per se o per al- tri, ma si presta ancora ottimamente aH'uopo dei predicatori, per cavarne istruzioni, esortazioni,predichette alle different! pie congregazioni deli'un sesso e dell'altro.

BIBLIOGRAFIA

597

MORANDO LUIGI, stimatino. Cinque corsi di conferenze spiri- tual! tenute ai ven. Chierici del Seminario Pontificio Romano, con un'appendice di ritiri mensili per i Sacerdoti. 2a ediz. cor- retta ed accresciuta. Roma, Desclee, 1903, due voll. in 8°, 740, 132 p. L. 5. Parlammo gi£ colla debita lode

della prima edizione di queste Con- ferenze (eer. XVIII, vol. 2, p. 213).

In questa seconda edizione 6 da no- tarsi che & corretta in miglior forma,

ed 6 accresciuta di ben altre diciotto

Conferenze per chierici e sacerdoti,

raccolte in un secondo volume, che

vendesi anche a parte al prezzo d'una

lira. Questa edizione e dedicata al

Santo Padre Pio X, il quale, fin da

quando era Cardinale Patriarca di

Venezia, avendogli 1'autore offerta

degno rispondergli in questa forma: « II Card. Giuseppe Sarto, Patriarca di Venezia, riconoscente al M. R. P. Luigi Morando pel magnifico regalo che si compiacque di fargli della copia delle Conferenze tenute ai chie- rici del Sacro Seminario Romano, presenta pel bellissimo lavoro le piu sincere congratulazioni, e fa voti che il Rev.mo Clero approfitti delle spi- rituali direzioni, che in esso gli ven- gono in bella forma e con tanta un- zione esibite. »

una copia della prima edizione, si

PICCOLOMINI PAOLO. - La Yita e 1'Opera di Sigismondo Tizio. (1458-1528). Roma, Loescher, 1903, 8°, XXX-210 p.

Sotto 1'abile penna del giovane dottore Paolo Piccolomini torna a ri- vivere la lontana figura dell'autore delle inedite Historiae Senenses, va- sta narrazione e copiosa sorgente di notizie per le vicende di Siena e della Chiesa in Italia, nella seconda metk del sec. XV e nel primo quarto del XVI. II Piccolomini, prendendo a scrivere del Tizio e della sua Opera come degno e necessario prolego- meno alia pubblicazione, che augu- riamo di vedere presto eseguita della parte piu pregevole delle Historiae, ha saputo darci una monografia com- mendevole pel metodo delle ricerche e Fuso delle fonti, ordinata, e lucida nella forma, solida nelle conclu- sion}, sobria nell'inquadrare gli av- venimenti del tempo con quelli del suo primario subbietto. Breve, tutto il lavoro 6 nella sua sostanza vera- mente definitive, e se il « dottore e prete senese Sigismondo » come lo storico della « Cittk della Vergine »

amava soscriversi,pens6 mai ai giorni suoi di avere un biografo, non potfc certo augurarsene uno piu diligente e sincere di quello che dopo il lungo intervallo di quasi quattro secoli gli e ora toccato nel Piccolomini. Di- cevamo testfc che le molte conclu- sion!, cui discende il valente autore in modo piu o meno diretto, sono solide nella loro sostanza. Questa restrizione si riferisce specialmente ad un punto del cap. IV dove de- scrive le relazioni del Tizio con i Piccolomini ed all'appendice inti- tolata, Sulla moralita del cardi- nale Francesco Todeschini-Piccolo- mibi (Pio III). II ponderato e ripe- tuto esame cni sottomettemmo gli argomenti da lui addotti in proposito non ce li mostro sufiicienti a distrug- gere il giudizio tradizionale, quale si trova riassunto in una erudita nota del Pastor (Storia dei Papi, 3, 474, ediz. ital.). II Gregorovius commise errore indegno al tutto di uno sto-

598

BIBLIOGRAFIA

rico grave, quando nella sua Lucre- tia Borgia 1, 302 senza la menoma indicaziong della fonte rappresentd Pio III « padre felice di non meno di dodici figli tra maschi e feminine*, notizia che cosl come giace, anche solo indirettamente ha tutto il carat- tere di una leggenda; come quella che mal si concilia con la fa ma di onesti costumi universalmente go- duta da quel principe della Chiesa. Le interpretazioni che da il nostro Autore ai passi delle due lettere

del Todeschini ci sembrano bensi ammissibili per ano scritto di un por- porato dei giorni nostri, non cosl per quello di un cardinale del rinasci- mento. Per conchiudere, non vor- remmo che il timore, lodevole in uno storico, di apparire parziale verso la memoria di un suo illustre antenato, abbia fatto piegare 1'egregio Autore a riconoscerenegli indizi messiavanti contro il cardinale Piccolomini un peso ed una gravita di quasi semi- prova,che fortunatamente non hanno.

KOCCHI A. In Paracleticam Deiparae Sanctissimae S. Joanni Da- masceno vulgo tributam animadversiones. Roma, Salviucci, 1903, in 8.°

Nella pia e nobile gara, che si e accesa nel cuore dei fedeli per onorare il prossimo cinquantesimo della definizione delPimmacolato con- cepimento della Vergine SS., fa bella mostra questo studio del ch. p. A. Rocchi, nome gia chiaro per molti e preziosi contributi recati alia sto- ria, alia filologia, all' archeologia. Esso pu6 dividersi in tre parti: nella prima cerca il vero autore della Pa- racletica volgarmente attribuita a S. Giovanni Damascene; nella secon- da espone 1'utilita che da questa si puo ritrarre a dimostrare la fede e la devozione dei Greci per la Ver- gine immacolata; nella terza in due appendici arricchisce di altri tropa- rii, tratti da' codici di Grottaferrata e della biblioteca vaticana, la comu- ne edizione di quella, aggiungendo al testo greco un'elegante traduzione latina.

Certo, se potevasi dimostrare che la Paracletica Mariana 6 tutta opera di S. Giovanni Damascene, essa e per la dottrina e per la pieta singo- lare del santo dottore verso la B. V., avrebbe ricevuto maggior lustro. Ma ii desiderio di accrescere di questo

estrineeco pregio la Paracletica, che avrebbe potuto deviare le ricerche dell'autore, non gli ha impedito di esaminarne scrupolosamente le fonti e di venire alia conclusione, che da quelle giustamente si doveva infe- rire. II p. Rocchi, che da tanti anni si serve di quella raccolta di pie in- vocazioni e lodi per onorare quoti- dianamente nel divino officio la Ver- gine, era da tempo entrato in sospetto che la Paracletica, almeno in gran parte, non fosse opera del Santo. Pa- revaglielo dicessero la diversita dello stile, il pregio diverse degl'inni, la minore o maggior correttezza del ritmo. Ma questo sospetto, che fu pure comune al dott. Leone Allario e al Fabricio (p. 27) gli si mutd in certezza, quando, esaminando i varii codici di quella, pote fare uno studio particolareggiato dei singolitroparii. E dall'attento e minuto confronto di questi (p. 14-24) ha dovuto dedurre che la Paracletica, quale oggi si ha nelle comuni edizioni dei fratelli Ma- racci (1685), del camaldolese P. Cle- mente (1743), del basiliano Vital! (1736), non e affatto intera e che, se non tutta, almeno in gran parte, non

BIBLIOGRAFIA

599

e di S. Giovanni Damascene (p. 13). E in queste nuove conclusion! sta il pregio principale dello studio del ch. Rocchi, che ha potuto avvalorarle coll'autorevole testimonianza del ch. P. Karolidis professore di storia nel- 1'Ateneo di Atene, il quale attesta che la chiesa Greca orientale non at- tribuisce nessuna Paracletica al Da- mascene (pag. 29).

Ad una piu piena dimostrazione ci pare tuttavia che sarehbe stato bene indicate quale sia il titolo che il codice A. y. II premette alladetta

Paracletica. Esso avrebbe potuto da- re maggior luce a giudieare quale fosse nel sec. XIII (che e, a giudizio del Rocchi, 1'eta dei tre codici da lui esaminati) 1'opinione piu comune intorno all'autore di quella: Fopinione cioe che la credeva Holv)\i<x. 'Iwdvvoo Aa[juxpx7]voO (titolo del codice A. y. XXXVI, pag. 12) o 1'altra, che sem- bra 1'attribuisse almeno a due au- tori, cice ad un 'IcodvvYjs o ad un 'ItooaVjcp come pare si possa ricavare dal titolo, abbastanza guasto, del co- dice Messanese (H A' - 109, pag. 26).

SANGIORGrI EDOARDO, can. Conferenze. Genova, tip. della Gio- ventu, 1904, due voll. in 8°, XXVI 520 ; 500 p. L. 5. Presso la Libreria Fassicomo, Piazza S. Matteo, Geneva.

Queste conferanze, se si riguar- dano quanto alia materia, trattano soggetti sempre antichi e sempre nuovi, alcuni poi tutti proprii dei gicrni nostri, e tutti della piu alta importanza. La forma ne e colta, ma senza ricercatezza; popolare, masen- za trfvialita; e si trammezza « fra lo stil de'moderni e il sermon prisco»,

che chiamasi modernismo. E per6 noi sottoscriviamo di buon grado al giu- dizio del Revisore Ecclesiastico, il quale attesta d'averle trovate «piene di dottrina e di pieta », e le giudica « di grande utilita, non solo pei pre- dicatori, ma assai piu per 1' edifica- zione dei fedeli. » Bella poi 1'edizione e assai moderata nel prezzo.

tenendosi sempre lontana da quello

SORTAIS GASTON. Excursions artistiques et litteraires. fcerie. Paris, Lethielleux, 16°, XVI-260 p. L. 2,50.

Premiere

A queste escursioni, o bozzetti, o comunque si vogliano chiamare, danno unita Tispirazione comune e 1'intento dell'Autore, che impedito per leggi inique d'insegnar colla vo- ce, da di piglio alia penna e rivolge sempre 10 sue fatiche a beneficio della gioventu.

II bello nel concetto di S. Ago- stino, indi le ruine d'Elatea, Itaca e TOdissea, 1'Acropoli d'Atene, il Lao- coonte del Vaticano, i giuochi seco- lari d'Augusto e il carmen d'Orazio, sono escursioni nel campo classico, che gli porgono occasione di esporre molti insegnamenti, utili alia coltura generale e nel medesimo tempo sol-

lievo allo spirito oppresso non di rado da programmi troppo gravi di arido positivismo. La fractio panis, scoperta e illustrata dal Wilpert nella catacomba di S. Priscilla, tras- porta il lettore ai primordii dell'arte cristiana ; e dopo una sosta nella poesia medievale o tra le navate go- tiche di Notre -Da me, il duomo d'Or- vieto con gli splendori de' mosaici e coi vigorosi dipinti di Luca Signo- relli chiude il volume,' i viaggi, le escursioni.

Qualche inesattezza ad un viag- giatore affrettato si perdona di buon grado. Le statue dei dodici Apostoli, che erano a pie delle colonne entro

600

BIBLIOGRAFIA

il duomo d'Orvieto, per buona ven- ture sono rimosse da parecchi anni e ricoverate nel museo dell' Opera. E quantof.lla famosa pietra di Cana, proveniente da Elatea, il famoso graf- fito fu un puro e semplice errore o illusione, riconosciuta e ritrattata dal Diehl con lodevole lealta scientifica,

mentre il pellegrino di Piacenza non si sa per niente che avesse nome An- tonino, e ad ogni modo non e da con- fondere con S. Antoninomartire. Dopo cio che ne scrisse il Grisar nel nostro periodic© (5 sett. 1903) e nella Zeitschr. fur Kath. Theol (1902) la questione pu6 dirsi risoluta.

SPALDING I. L. arciv. di Chicago. L'educazione. Mezzi e fine.

Versione autorizzata dall'Autore per ALFONSO MARIA Q-ALEA. Siena,

S. Bernardino, 1903, 16°, 292 p. L. 2.

gno di considerazione e il capitolo V che tratta delVelemento religioso nel- I'educazione e mostramolto efficace- mente quanto grossolano errore sia il non riservare posto alcuno ovvero il dame soltanto uno secondario alia religione nella formazione degli uo- mini, laddove come dice assai bene 1'esimio Prelato, la religione e ele- mento vitale del car alter e. Avremmo desiderate che la traduzione italiana si sciogliesse dalla rigidita e si spo- gliasse delle scabrosita spesso per noi spiacevoli deH'originale. Si sa- rebbe cosl provveduto meglio anche alia chiarezza dei concetti che ri- mangono non di rado inviluppati.

Nella collezione senese, avente per iscopo la divulgazione di libri attinenti alle scienze sociali catto- liche e discipline affini, questo libro trova acconciamente posto. Dettato con zelo del bene e dell'onore del cattolicismo dal dotto Arcivescovo di Chicago, risente bensl il modo tutto proprio di concepire degli americani, non sempre agevolmente riducibile al nostro; ma ci offre in compenso 1'utilita non piccola di poter far va- lere 1'autorita di quel popolo indi- pendente contro lo spirito gretto e spesso tirannico delle nostre legisla- zioni, in ordine alia liberta della co- scienza cattolica. Particolarmente de-

SPEZIOLI YINCENZO. Alcune Memorie intorno alia vita del Conte Giacomo di Pier Francesco Leopardi. Recanati, Simboli, 1903, 4°, 102 p.

teste apposta al sepolcro di lui in S. Leopardo. Alle Memorie va con- giunta una raccolta di alcune let- tere e telegrammi di condoglianze che la desolata famiglia ebbe a ri- cevere da cospieui personaggi nel gennaio e febbraio 1903 insieme con i giudizii comparsi al medesimo tem- po in varii periodic! e giornali, quale attestato di dovuto omaggio alia me- moria del caro estinto.

TAMASS1A ARRIGO, prof, dell' Universita di Padova. - Contro le sette italiane. Lettera al dott. Cesare Genovesi direttore del Ri- sveglio Liberate di Mantova. Mantova, Barbieri, 1902, in 16.°

Nella ricorrenza del primo anni- versario della morte del compianto Conte Leopardi, la famiglia dell'il- lustre defuntohadatoin luce le pre- senti Memorie^ cavate dalla biografia che ne sta scrivendo il prof. Spe- zioli. Queste non molte pagine fanno rivivere in tutta la sua schiettezza natia la nobile figura del Conte, vir antiquae fidei, come giustamente lo dice il Cugnoni nella bella iscrizione

B1BLIOGRAFIA

601

Questa lettera « contro le sette italiane », oltre esser diretta a com- battere la massoneria, e scritta an- cbe contro il Cristianesimo, cui Tin- credulo prof. Tamassia di Padova accomuna con la setta anticristiana per eccellenza. « Ma ti pare, dice egli al direttore del Risveglio lile- rale, che uoraini, che hanno demo- lito frammento per frammento tutto 1'edificio religiose, che la pieta, la tradizione, la poesia avevano eretto ne'loro cuori, posaano poi conscia- mente prostrarsi al tarlato masche- rone del Grande Architetto dell'uni- verso? cingersi di bardature simbo- liche, biascicare formole grottesche?...

gione, tradizione per tradizione, va- lesse proprio la pena di rinunziare alia vecchia leggenda de'nostri pa- dri... che sorrise ai nostri anni gio- vanili, per tuffarci in un'altra gaz- zarra?» (p. 6).

E coal pel rinnegato il Cristiane- simo e una vecchia leggenda, e al piu una poesia. Ma ha egli mai sul serio esaminati i fondamenti della fede ? Ha studiato mai un corso di Religione od una cosl detta Teologia fondamentale? Dubitiamo forte che il professore incredulo stia in Reli- gione con quella conoscenza che ebbe a dieci anni, quando balbettava il catechismo.

Ma ti pare che, religione per reli-

TENDI GIO. BATTISTA, aw. Trattato teorico-pratico delle tasse di registro. Firenze, libreria ed. fiorentina, 1904, 8°, XXXIV- 576 p. L. 6, 60.

studii teorici fatti appresso. Siccome la legge 23 gennaio 1902 n. 25, in molte parti ha sostanzialmente mo- dificati i principii fondamentali della legge di registro, ognuno vede quan- to quest'opbra riesca importante ed opportuna ; e le cresce pregio la non

Si deplora comunemente la man- canza d' insegnamenti relativi a quelle che si soglion chiamare tasse sugli affari, ed in ispecie alle tasse di re- gistro. E per6 il ch. Autore si e in- dotto a pubblicare queeto trattato elementare,frutto della pratica acqui- stata nei 15 anni che ha passati nel-

comune competenza deH'Autore.

ramministrazione demaniale, e degli

UBERTI C. Praelectiones Sacrae Liturgiae iuxta reformata decreta

digestae. Editio altera. Ravennae, typ. Artigianelli, 1903, 8°,

207 p. L. 2.

II valente Autore, gia conosciuto per altre operette di giure liturgico, si e veduto costretto di rifare per in- tero le sue prelezioni di Liturgia, a cagione delle molte novita introdotte

sacramentaria : « II ch. Autore pos- siede la bella dote di saper conden- sare molta materia in poche pagine, e tutto senza nuocere mai alia chia- rezza. » Chi nei dubbii piu comuni ha bisogno di essere subito messo in chiaro di quel che possa o debba farsi, prenda in mano il libretto e trovera la risposta soddisfacente. .

dai piu recenti decreti della S. Con- gregazione. Ripeteremo anche di que- sto lavoro quel che altra volta ab- biamo detto del suo trattato De re URBANO FELICE, can. Panegirici. Qiarre, tip. Macherione, 1903,

8°, 3S6 p. L. 5. -- Rivolgersi all'Autore, Trinitapoli (Foggia).

L'egregio A. dichiara di pubbli- a gloria di Dio ha predicate vivente care questi panegirici perche, come con la parola, cosl vuol continuare

602

BIBLIOGRAFIA

a predicar con la stampa, dopo la morte. Poi candidamente confessa d'essersi molto giovato dapli scritti dell'AHmonda, dello Scotti-Pagliara, del Lacordaire, del Fe~lix, del Mon- sabre e d'altri. « Ho messo insieme (egli dice) i loro pensieri, li bo ru- minati nella mia mente, e li bo git - tati sulla carta. Tal fiata, non po- tendo far di meglio, bo copiato an-

cbe degli squarci, per non guastare i loro concetti sublimi. Poi medi- tando su temi adatti ai tempi pre- senti, li bo svolti con istile tutto proprio » (p. II). Questa Candida con- fessione sembraa noi il miglior mezzo per disarmare anticipatamente la cri- tica, e per disporre i lettori ad una indulgenza benevola, la quale nel corso della lettura verra crescendo

VAN NOORT G. S. Theol. in Semin. Warmundano professor. Tra-

ctatus de Deo Creatore. Amstelodami, Van Langenbuysen, 1903,

8°, 204 p., L. 3.

L'attenta lettura di questo trat- tato di Teologia De Deo creante ci sforza a dire essere un trattato ve- ramente sodo, teologicamente sodo. Non gia nel senso che 1'A., disprez- zati i recenti progress! degli studii sull'origine delle cose e sulle varie interpretazioni della narrazione mo- saica, vada innanzi imperterrito per la sua via ; ma nel senso, cbe, tutto esaminato, da, come vero sapiente, la nota giusta tanto teologicamente, quanto scientificamente. Anche la scelta degli argomenti per provare tali veritk teologicbe gia note sono molto bene vagliati, n& porge al let- VITA (La) spirituale e rOrazione secondo la Sacra Scrittura e la

tradizione monastica. Yersione dal francese. Nuova edizione. Roma,

Desclee, 1903, 16°, 404 p. L 3.

vare nelle pagine cbe seguono piu principii che sentiment! ; verita piut- tosto destinate a favorire Fazione cbe

tore un argomento, di cui egli stesso dubiti. Magnifici sono i capi, ove svolge la Cosmogonia mosaica, se- condo le varie interpretazioni, 1'evo- luzionismo, la produzione del corpo umano, il peccato d'origine, eccetera. Nel capo sul peccato originale, la parafrasi messa a fronte del tesito paolino (Rom. V) e magnifica. In fine, da per tutto con la perizia teologica 1'Autore accoppia la soda erudizione e la sicurezza della dottrina; e non mai la smania di combattere opinion! domestiche lo fa traviare dal difen- dere il dogma.

Questo libro si e gia pubblicato in tedesco, in inglese e in francese, prima cbe si avesee da noi in Italia, e fu sempre accompagnato dal suf- fragio di persone eminent!, come Monsignor Haffner, vescovo di Ma- gonza, il Cardinal Manning, vescovo di Westminster, eccetera. Per non in- gancarsi per6 sulla natura del libro, sara bene aver sott'occbio le parole con cui si cbiude la prefazione. « Non deve dunque recar meraviglia il tro-

asoddisfarelospirito.» L'autrice (una religiosa Benedettina) non ba cercato di dare un alimento alia curiosita, an cbe la piu legittima, ma di far crescere nelle anime il desiderio d'unirsi a Dio in questo mondo stesso, per la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cbe esse deb- bono contemplare eternamente.

WATRIGANT HENRI. L'ecole de la spiritualite simplifiea et la for- mule « laisser-fare Dieu >. Lille, H. Morel, 1903, 16° di pp. 176.

BIBLIOGRAFIA

603

Da qualche tempo si agita in Fran- cia una questione ascetica o mistica intorno ad una specie di semi-quie- tismo, che sembra contare ivi non pochi seguaci. II P. Watrigant S. J. che aveva gia scritto su questo sog- getto il suo bell'opuscolo : Deux m6- thodes de tpiritualitt, gia da noi an- nunziato con lode, ma da qualcuno in Francia impugnato, col presente libro non solo si difende strenua- mente, ma torna alia carica con mag- gior forza, o piuttosto svolge tutta la questione con maggiore ampiezza e ne fa un trattato che a noi sembra magistrate e decisive. Ci6 ch'egli dice intorno alia perfezione da dover misurarsi sulle virtu piuttosto che sull'orazione mentale, del vero modo in cui deve intendersi il lasciarfare Dioy delle diverse scuole particolari di spiritualita cattolica, a noi sem- bra ben pensato e ben detto, e per

molto interessante.

Soggiungiamo perd con piacere che qui nella nostra Italia siffatte divergenze tra scuole spiritual! non esistono. Nei libri ascetici, che ogni anno passano a centinaia per le no- stre mani, e negl'Istituti religiosi che in altro tempo abbiamo intimamente conosciuti nelle diverse parti della penisola, non ci e mai avvenuto di trovare una differenza un po' sostan- ziale nel modo d'insegnare o di cer- care praticamente la perfezione cri- stiana. In particolare poi non abbia- mo mai ne letto ne udito un periodo di poca stima per la scuola spirituals di S. Ignazio, o di tendenza perico- loea verso il quietismo. Non neghia- mo con questo che vi abbiano qua e la certe aniine illuse ; ma scuole di spi- ritualita malintesa noi in Italia, fran- camente, non conosciamo. Perci6 di tal materia non ci occupiamo piu oltre.

una certa classe di persone anche

ZATTONI GIROLAMO sac. dott., archivista arcivescovile. La Cro- notassi del Vescovi di Cervia dall'origine alia fine del secolo XIY compilata sui documenti. Ravenna, tip. Artigianelli, 1903, 8°, L. 0,75. I grandi progress!, avvenuti in

questi due o tre ultimi secoli nelle

scienze storiche, rendono oramai ne-

cessaria una revisione, o per meglio

dire un rifacimeri to della grand'opera

dell'Ugheili, 1' Italia sacra. Ma poiche

riesce difficile e forse impossibile ad

un uomo solo raccogliere tutto il ma-

teriale, sparso in un' infinita di libri

e di periodici, senza parlare dei co-

dici e delle carte manoscritte, sono assai da lodarsi coloro che prendono a studiare la storia di questa o di quella dioccsi, purche ci6 facciano con buoni criterii scientifici. Coal fece Pegregio sac. Zattoni per i ve- scovi di Cervia (1'antica Ficocle), ed ottimi risultati corrisposero alle sue

diligenti fatiche.

Cominciando da S. Geronzio, che e il primo vescovo noto, lo Zattoni adduce argomenti assai forti per de- durne ch'egli fu assolutamente il primo di tutta la serie, la quale per conseguenza avrebbe avuto principio sulla fine del secolo V. Procedendo avanti egli pote rinvenire non pochi vescovi ignoti all' Ughelli, come un Severe (571-599), un Sergio (769), un Giovanni II (1030 1053), un Angelo (1082) che consacro 1'antipapa Gui- berto, ed altri. Per converse espulse dalla lista alcuni, che erroneamente v'erano stati introdotti, quale un Adriano (853), che non fu vescovo di Cervia, ma di Caere presso a Roma

604

BIBLIOGRAFIA

(ora Cerveteri). Ad alcuni ch'erano stati collocati fuor di luogo assegna la data precisa, per es. a Lucido, che visse non nel 1066-1069, ma negli anni 840-855.

Quests e simili mutazioni e ret- tiflcazioni sono fatte dallo Zattoni in

base a notizie sicure e document! autentici, di cui alcuni egli dissep- pelll dagli archivi e pubblica qui integralmente per la prima volta, rendendo cosi sotto ogni rispetto pregevole il suo lavoro.

- La data della Passio 8. Apollinaris di Ravenna (Estratto dagli Atti della R. Accademia delle Science di Torino, vol. XXXIX). Torino, Clausen, 1904, 8.° Pari accuratezza ed erudizione

troviamo nelia presente dissertazione,

con cui 1'egregio scrittore cerca di

stabilire il tempo, in cui fu composta

la Passione o Leggenda di S. Apolli-

nare. L'esame letterario della mede-

sima lo induce a fissare come ter-

mine estremo anteriore la fine del

secolo V. Quanto al termine estremo

posteriore, esso gli vien fornito da

certe lamine d'argento, su cui 1'ar-

civescovo Mauro fece incidere le

geste principal!' del protovescovo ra-

vennate , traendole evidentemente

dalla Passione, e ci6 fu verso la

meta del secolo VII. Ridotta la Passio

tra questi limiti, lo Zattoni fa un

passo piu avanti e osservando certe

partieolaritadell'episcopato di Mauro,

ne deduce ehe costui desse opera a

far comporre la Passione.

Alle prove che lo Zattoni arreca

per provare che la Passio gia esi-

steva nel secolo VII, si pu6 aggiun-

gere quella ohe vien data dal Mar-

tirologio romano piccolo, composto

nei primi anni del secolo VIII. Sotto

il di 27 agosto esso annunzia la festa

di un S. Rufo vescovo di Capua, di-

scepolo di S. Apollinare : Capuae, Rufi martyris, Apollinaris discipuli. 'Non v'ha dubbio che qui si tratta di S. Apollinare di Ravenna, poichfe Adone, il quale amplid il detto mar- tirologio piccolo, da al medesimo il

titolo di Petri apostoli discipulus. Sui principii del secolo VIII pertanto s'era gia sparsa la leggenda, in cui S. Rufo di Capua (forse vescovo di questa citta) era identificato con un patrizio Rufo (Rufus patriciae digni- tatis, come dice Adone), di cui nella Passione di S. Apollinare si dice che fu beneficato e convertito dal Santo. Quindi bisogna dire che gi& era nota la Passione di S. Apollinare.

Quanto all' identificazione del due personaggi di nome Rufo, non 6 ora il caso di trattarne, ma ci sembrano vani gli sforzi, fatti dal chmo e com- pianto prof. FarabuliniJF*te ife £. A- pollinare, Roma, 1874, vol. I, p. 44) per farla rivivere, dopo che il Bac- chini con 1'autorita d'Agnello 1'ebbe atterrata. Agnello (verso P840) aflEer- mava che in Ravenna vedevasi an- cora al suo tempo 1'arca sepolcrale di un Rufo patrizio; ne v'e motivo di dubitare di tale asserzione. E anzi credibile che il leggendista di S. Apol- linare prendesse ansa dall'iscrizione del medesimo Rufo e forse dalla sua collocazione presso la tomba di S. Apollinare, per immaginare quelle varie relazioni tra Rufo e il Santo, ch'egli inserl nella Passione. Che se il Rufo patrizio contemporaneo o al- meno concittadino di S. Apollinare stava sepolto a Ravenna, non si pud confonderlo con S. Rufo di Capua.

GRONAGA GONTEMPORANEA

Roma, 29 gennaio - 25 febbraio 1904.

I. COSE ROMANE

I. Le feste centenarie di S. Gregorio. Congresso storico-liturgico e d'arte sacra. 2. La musica religiose. Udienze pontiflcie. 8. Decreti della Sacra Congregazione de' Riti pubblicati in Vaticano. 4. Modificazioni alia cronotassi de' Sommi Ponteflci. 5. Indulgenze.

1. II Comitato delle feste che, come dicemmo, si vanno preparando per celebrare in Roma il XIII centenario dalla morte di S. Gregorio Magno, ha disposto molto opportunamente di unire alle altre dimo- strazioni in cui saraoggetto quella solenne commemorazione, un omaggio di carattere scientifico. A tal fine ha diramato uiia circolare invitando i dotti d'ogni nazione, i cui studii abbiano qualche attinenza col sog- getto delle feste, a con venire nelPeterna Citta per rmnirsi in con- gresso nella settimana dopo Pasqua, tenervi delle conferenze e pre- sentarvi o ricevere interessanti comunicazioni sopra qualche punto del vasto campo che pud presentare la storia del gran Pontefice e del suo culto, o quella della sacra liturgia e del canto ecclesiastico nella Chiesa latina, od anche in generale 1'archeologia cristiana, limitata natural mente al sesto ed al settimo secolo. Le adunanze si terranno i giorni 7, 8, 9 aprile nelFaula massima dell'Apollinare e 1'invito alle medesime e sottoscritto dai seguenti illustri scienziati : L. Du- chesne, FT. Ehrle S. J., L. Janssens 0. S. B., L, Pastor, A. De Santi S. J., G. Mercati, P. Franchi de' Cavalieri. Le adesioni de* dotti, gia numerose ed autorevoli, ed il concorso del V Gruppo dell' Opera de' Congressi « Arte cristiana » , gia annunziato nella radunanza di Bologna, promettono che la riunione riuscira veramente degna della solenne circostanza e ricca di frutti per la erudizione sacra e gli studii eoclesiastici.

Quanto spetta a festeggiamenti religiosi, saranno celebrate speciali funzioni nellechiese diRoma, dove esistono memorie del santoPapa: cosi nella chieaa della Yallicella che e specialmente dedicata a S. Gregorio: a Santa Maria Maggiore dove erano dirette le celebri processioni espia- torie iniziate dal Santo: nella chiesa di S. Gregorio al monte Celio che^conserva moltissimi ncordi di lui : nella basilica di S. Paolo,

606 CRONACA

dove per disposizione del Santo arsero e ardono le lampade votive : e finalmente nelle catacombe di Santa Domitilla dove S. Gregorio pronuncio la celebre omelia in onore dei santi martiri Nereo ed Achilleo. Yi sara pure un pranzo a 300 poveri ed una gita collettiva a Subiaco a visitarvi le memorie benedettine descritte da S. Gregorio nei Morali. E poi gia diffasa la notizia che punto capitale e quasi culmine delle feste religiose in cosi gloriosa ricorrenza sara la Messa celebrata pontificalmente da Sua Santita Pio X nella basilica Yaticana I'll aprile, col canto gregoriano della Messa detta « degli Angeli», eseguita da un coro grandiose, composto di seminaristi e collegiali di Koma. Tale esecuzione, gia caro desiderio del Santo Padre assai tempo prima ch'Egli venisse assunto al Pontificate ei ora per disposizione provvidenziale verificata, sara un vero avvenimento di carattere arti- stico e storico importantissimo, e quasi epilogo delle disposizioni pon- tificie intorno alia « musica sacra » .

Per le messe pontifical! del Papa e noto one, secondo la consue- tudine, si adopera un messale proprio che abbia la sola Messa ricor- rente in quel giorno. In tale occasione il messale sara fornito dalle re- ligiose benedettine di S. Cecilia di Solesmes, ora in esiglio all'isola di Wight in Inghilterra, le quali offriranno al Santo Padre un esem- plare ornato di finissime miniature e col canto gregoriano tradizionale.

Durante queste centenarie commemorazioni verra data la prima esecuzione di un nuovo oratorio del maestro D. Lorenzo Perosi inti- tolato < il Giudizio universale» le cui parti sono prese, come nei precedent!, dal testo sacro degli evangelii o dalla sacra liturgia. Chi ne ha udito qualche cosa assicura esser questa nuova pagina degna in tutto dell'opera musicale che merito tanta fama all'illustre Maestro della Cappella Sistina.

2. Le feste di S. Gregorio ci danno argomento a ricordare qui il risveglio che da ogni parte si nota, e il rinnovamento di studii a proposito della riforma per la musica religiosa cosi sapientemeute promossa dal Santo Padre. Se per un momento le dimcolta insepa- rabili da qualunque mutazione poterono dar ombra a qualcuno, il vantaggio evidente per la vera arte, per il buon gusto, e sopratutto per il decoro della chiesa e del rito sacro, vinse 1'assenso e strappo 1'approvazione universale, ne 1' impulso omai pud soffrire ostacolo o ritardo. Per la piena esecuzione delle disposizioni pontificie nelle Chiese, ne' Seminarii, negli Istituti di Koma una lettera di S. E. il card. Yicario nominava una apposita Commissione composta de' se- guenti membri: D. Lorenzo Perosi, direttore della Cappella Sistina; maestro Filippo Capocci, direttore ed organista della Cappella della arcibasilica Lateranense ; il E. D. Calcedonio Mancini, p. d. m., con- sultore della Sacra congregazione dei Kiti e segretario della Commis-

CONTEMPORANEA 607

sione liturgica ; il barone Eodolfo Kanzler, professore di canto grego- riano nel liceo di Santa Cecilia e segretario della pontificia commissione di archeologia sacra ; il cav. Alessandro Parisotti, professore di armonia e segretario del liceo musicale e deH'Accadeinia di Santa Cecilia; il E. D. Antonio Rella, professore di canto gregoriano : il maestro Fi- lippo Mattoni, can to re della cappella Giulia in San Pietro : ed un rescritto speciale della Sacra Congregazione dichiarava applicate le stesse disposizioni alle basiliche patriarcali, dalle quali come da pifl alto esempio deve diffondersi e conservarsi questo ritorno alle tradi- zioni di quel canto che in altri tempi trovo in esse i migliori maestri.

A dar un saggio del felice risveglio e del rinnovamento di cui parliamo ci sia permesso di notare come gia in parecchie udienze concesse dal Santo Padre ad Istituti o Comunita, sia piii volte ripe- tuta 1'accurata esecuzione di qualche canto gregoriano o di qualche classica composizione. Per citare la piii recente, sabato 20 febbraio il pontificio seminario vaticano, ammesso a baciare la mano di Sua San- tita in una delle loggie bramantesche, insieme con altri atti di ossequio, fece eseguire dal coro de' suoi giovani cantori Ylntroito, il Graduate e il Tratlo della Messa gregoriana per 1'incoronazione del SommoPon- tefice, il Kyrie deila Messa sine nomine di Palestrina, YAve Maria del Morlacchi a 4 voci, oltre un' Oremus pro Pontifice a 4 voci del M.° Pe- rosi ed una laude a Maria Itumacolata pure a 4 voci dello stesso maestro; il tutto eseguito con ottimo metodo ed eccellente effetto; meritandosi giustamente 1'approvazione del Santo Padre, giudice, come si sa, molto delicato in tal materia.

II 19 febbraio nella sal a del trono erano pur ricevute in udienza le Dame del Saero Cuore colle loro educande di S. Rufina e della Trinita de' Monti : e mentre le religiose offerivano al Santo Padre un ricchissimo calice d'oro, che Sua Santita prometteva di usare in prossima ricorrenza, il coro delle giovanette canto un inno di canto gregoriano in onore dello stesso Pontefice. Non molti giorni prima, le religiose del SS. Sacramento colla loro superiora madre Stanislas avevano lo stesso favore ; ed anche allora una tra le giovanette edu- cande, di famiglia veneta, recito alcuni versi in dialetto veneziano, ed un coro nuineroso canto le Laudes Hincmarianae a piu voci, la cui esecuzione merito le lodi del Santo Padre alia « Schola » e alia maestra di canto, una pronipote del defunto Pontefice Leone XIII.

Questi ed altri esempi gia da noi citati mostrano come in ossequio alle istruzioni pontificie questo studio vada penetrando a poco a poco nelPeducazioue del clero e del popolo, modificandone il gusto, e pre- parando giorni migliori per 1'arte.

Tra le molte altre udienze concesse da Sua Santita negli scorsi giorni notiamo quella della Pia Unione delle Donne cattoliche di Roma

608 CRONACA

presieduta dalla marchesa di Baviera che il Santo Padre decoro della medaglia Pro Ecclesia et Pontifice: quella del collegio Canadese e della Procura di S. Sulpizio col superiore generale de' Sulpiziani : quella di una rappresentanza dei Patrons du Nord che fu ammessa anche la steRsa mattina alia Messa papale : un'altra al sig. Decurtins, membro del Con- siglio federale svizzero e cosi benemerito del movimento cattolico; a lui il Santo Padre voile donare una sua fotografia coll'autografo : Dilecto ftlio doctori Gaspari Decurtins, rei catholicae maxime addicto, benevo- lentiae nostrae pignus, apostolicam benedictionem impertimus. 3 febr. Ann. 1904. Pius PP. X. Ne vogliamo dimenticare un affettuosis- simo Breve inviato dal Pontefice gli scorsi giorni al gen. De Courten antico rgenerale dell'esercito pontificio, nell'occasione del 95° anni- versario della sua nascita, pieno di espressioni di paterna bonta che onorano ugualmente il Pontefice e il nobile vecchio che spese il meglio della sua vita a difesa della Santa Sede.

3. La prima domenica di quaresima, 21 febbraio, nella sala con- cistoriale del Yaticano, alia presenza di Sua Santita furono promulgati due decreti, il primo de' quali sul dubbio: An stante approbatione mar- tyrii et causae martyrii signis ac miraculis a Deo illustrati et confirmati, tuto procedi possit ad solemnem Venerabilium servorum Dei b'eatifica- tionem, Marco Cristino, canonico di Strigonia, Stefano Pongracz e Mel- chiorre Grodecz, sacerdoti della Compagnia di Gesu di cui gia par- lammo ; e 1'altro sull'approvazione di due miracoli operati da Dio per intercessione del ven. Gio Batta Yianney, parroco d'Ars, proposti per la sua beatificazione. Oltre la Corte pontificia, e gli ufficiali a cui spet- tava, assistevano alia cerimonia il card. Tripepi pro-prefetto della Congregazione dei Riti in rappresentanza del card. Cretoni prefetto della stessa e del card. Steinhuber ponente della prima causa, ed il card. Mathieu ponente della seconda; numerosi rappresentanti delle nazioni e delle diocesi a cui appartennero i venerabili tra i quali Mgr. Guillois vescovo del Puy, Mgr. Lucon vescovo di Beiley ed altri personaggi ed istituti ecclesiastici. Ai ringraziamenti offertigli dal Yescovo di Beiley e dal superiore generale della Compagnia di Gesu, il Santo Padre rispose rallegrandosi della definitiva sentenza per la beatificazione dei tre martirj, e delle liete speranze, proposte al clero specialmente parrocchiale del quale Egli stesso fece parte piii anni, di veder presto onorato sugli altari il ven. parroco d'Ars cosi segnalato nelle opere del santo ministero. Dei due miracoli appro- vati, il primo avvenne nella persona di Claudio Leone Roussat affetto da fiera epilessia, con paralisi generale, sicchS, perduta la parola, neppure poteva traogugiar la saliva; dopo sperimentati vani tutti i rimedi, condotto nel 1862 al sepolcro del Yenerabile vi ottenne la guarigione instantanea e perfetta, L'altro fu concesso ad Adelaide Joly

CONTEMPORANEA 609

lionese, sanata lo stes.so anno da un tumore bianco nel braccio sinistro, al solo contatto della correggia di un calzare del servo di Dio.

4. Non per occuparci dei granchi a secoo presi da certi giornali sempre ridicoli quando si attentano di metier bocca nelle cose reli- giose, ma per servire all' erudizione storica dei nostri lettori note- remo che la Gerarchia cattolica del 1904 pubblicata dalla tipografia vaticana, modificando alquanto la cronotassi dei Pontefici succedu- tisi sulla cattedra di S. Pietro, invece di 264 quanti ne erano am- messi nelle precedenti serie, non conta che 257 papi fino al regnante Pio X che oocupa quindi nell'ordine della successione pontificate il duecento cinquantottesimo posto. Ne v'e persona mediocremente eru- dita nella storia ecclesiastica che di ci6 possa offenders*, sapendo le difficolta e le incertezze inevitabili de' documenti, speeialmente ne'se- coli piu oscuri e turbolenti dell'eta di mezzo.

La cronotassi seguita finora nella Gerarchia era quella apposta ai medaglioni dei papi esistenti nell'antica basilica di S. Paolo e ri- prodotti nella nuova secondo i disegni che se ne conservavano ; ma quei dipinti e le loro iscrizioni non risalivano che fin verso il sesto o settimo secolo. Parve dunque da preferirsi la cronotassi molto piu antica ed autorevole dataci dal Liber pontificals, dalle sue continua- zioni e dalle sue foati, specialmente dopo le illustrazioni apportatevi da recenti studii storici. Ed e appunto in conformita delle piu pro- babili conclnsioni dedotte da quegli studi che venne modificata la nuova serie della Gerarchia cattolica, tenendo pur conto dei criterii teologici e canonici.

I nomi esclusi dalla antica aerie sono i dieci seguenti : 1) S. Ana- cleto che era segnato tra S. Clemente I e S. Evaristo. II suo nome si trova pure nel catalogo detto Liberiano del secolo III : ma parve piu grave 1'autorita del Liber pontificalia, che non lo cita. 2) S. Fe- lice II, che era segnato tra S. Liberio e S. Damaso. 3) Cristo- foro, segnato tra Leone Y e Sergio III. 4) Dono II, segnato tra Benedetto YI e Benedetto VII. 5) Bonifacio VII, segnato tra Gio- vanni X1Y e Giovanni XV. 6) Giovanni XVI, segnato tra Gio- vanni XV e Gregorio Y. 7) Giovanni XIX, seguato tra Gio- vanni XVIII e Sergio IV. 8) Benedetto X, segnato tra Stefano X e Nicolo II. 9) e 10) Alessandro V e Giovanni XXIII, segriati tra Gregorio XII e Martino V, eletto nel concilio di Costanza che pose fine allo scisma.

Furono invece introdotti : 1) Leone VIII, tra Giovanni XII e Be- nedetto V col numero d'ordine 132: e questo suppone naturalmente che la deposizione di Giovanni XII nel sinodo del 963 sia stata legit- tima. 2) Silvestro III tra il primo ed il secondo pontificate di Benedetto IX, che fu tre volte eletto e tre volte rimosso. Se la tri- 1904, vol. 1, fasc. 1289. 39 27 febbraio 1904.

610 CRONACA

plice remozione di Benedetto non fu legittima, Silvestro III, Grego- rio YI e Clemen te II, che occupano il 147, 149 e 150 posto, benehe piu degni prelati, furono necessariamente antipapi ; il che alcuni ri- tengono per Silvestro che pur fu introdotto per maggiore probabi- lita. Cio basti per accennare a lie difficolta che si incontrano in tali ricerche, che interessano certamente la storia della Chiesa, ma che evidentemente nulla mutano dei fondamenti della fede.

5. Ai nostri giorni, quando si e fatta cosi frequente la lieta sorte di pellegrinare ai piedi del Yicario di Cristo, e riceverne 1'aposto- lica benedizione, e utile sapere quali siano le indulgenze annesse agli oggetti cosi benedetti dal Santo Padre, e quali condizioni si ri- chiedano per lucrarle.

II Somino Poatafice PIo X a tutti coloro che portan sulla per- sona, o conservano nella propria staaza o in altro decente lucgo dell'abitazione un rosario, una croce o un crocefuso, una statuetta

0 una medaglia benedetta da Sua Santita e dinanzi ad essa recitino devotamente le preci prescritte, concede le seguenti indulgenze: Chiunque una volta almeno alia settimana reciti la corona domeni- cana, o alcuna delle corone della B. V. od il rosario di Lei o la sua terza parte, o I'ufficio divino, od ii piccolo ufficio della stessa SS.ma Yergine, o quello dei defunti, od i sette salmi penitenziali o gra- duali, oppure sia solito fare il catechismo, o visitare i carcerati, o

1 malati degli ospedali, o soccorrere i poveri, od ascoltare la santa messa, o celebrarla se sacerdote, chiunque avendo cio fatto e vera- mento contrito e confesso s'accostera alia santa Comunione in uno dei giorni infrascritti, cio sono il Natale, 1'Epifania, la Pasqua, 1'Ascensione, la Pentecoste, la SS. Trinita, il Corpus Domini, la Purificazione, 1'Annunziazione, 1'Assunzione, la Nativita e la Conce- zione della B. Y. Maria, S. Giuseppe sposo di Lei, i santi apostoli Pietro e Paolo, e gli altri apostoli, e rOgnissanti, ed in quel giorno preghera per 1'estirpazione delle eresie e dello scisma, 1'incremento della fede cattolica, la pace fra i principi cristiani, e gli altri bisogoi della Santa Chiesa, in ciascuno de' detti giorni lucrera 1'indulgenza plenaria.

Chiunque poi, con cuore almeno contrito, abbia cio fatto nelle altre feste di N. S. e della B, Y. in ciascuna di essa acquistera 1'in- dulgenza di sette anni e sette quarantene; in qualunque domenica oi in qualunque altro giorno guadagneia quella di cento giorni. Inoltre, chiunque abbia la consuetudine di recitare almeno una volta la settimana, alcuaa delle corone, od il rosario, 1'ufficiolo della B. Y. e quello d«' defunti, o i vespri od'un notturno almeno colle lodi, o i sette salmi penitenziali colle litanie e le preci annesse, per cgni volta e concessa 1'indulgenza di cento giorni. Chiunque in punto di

CONTEMPORANEA 611

morte raccomandera 1'anima sua devotamente a Dio e giusta le istru zioni di Benedetto XI Y nella Costit. Pia Mater, 5 aprile 1747, sia preparato di accettare la morte dalla mano di Dio, veramente pen- tito, confesso e comunicato, o se non puo, almeno contrito, invoehera col cuore se non puo colle labbra il SS. Nome di Gesu, conseguira 1'indulgenza plenaria. Cento giorni d'indulgenza sono pure concessi alia recita fo\V Angeius Domini o, chi non sapesse tal preghiera, quella di un Pater ed Ave: all'esame di coscienza con tre Pater ed Ave in onore della SS. Trinita, o cinque in onore delle Piaghe di G. C. cinquanta giorni per chi preghi o reciti un Pater ed Ave per i moribondi; e per chi premetta una qualunque preghiera alia pre- parazione della Messa e della Santa Comunione o alia recitazione del divino ufficio o dell'ufficiolo della B. V. Tali indulgenze sono tutte applicabili alle anime del Purgatorio, e s'intendono concesse seaza pregiudizio di qualunque altra indulgenza applicata alle stesse opere dai Sommi Pontefici precedent!.

H. COSE ITALIANS

1. Lavori parlamentari. Accuse contro la Societk de' telefoni. 2. Processo Ferrl-Bsttolo: condanna dell'Avanti. 3. Discordie socialiste. 4. Con- gresso socialista di Brescia. 5. Nuovo Gran Maestro massonico 6. A proposito dell'incendio alia biblioteca nazionale di Torino.

1. Mentre il Senato, costituito in alta Corte di giustizia per un privilegio ben curioso in tempi di tanta democrazia, assolveva due suoi membri da imputazioni poco rilevanti per la storia, la Camera votava distrattarnente un gruppo di leggi di interesse secondario. Tra esse perd una merita di easere notata, intorno al rinnovamento dei Consigli comunaii e provincial, indirizzata ad evitare gli inconvenient! del presente sistema col quale la meta dei detti Consigli e rinnovata 02rni triennio, e spesso, bilanciandosi i partiti contrarii, sono ridotti all' impotenza ei obbligati allo scioglimento. Noi riportiamo i primi articoli della legge in cui sono le nuove disposizioni della riforma :

Art. 1. I congiglieri comunaii e provinciali durano in funzione sei anni e si rinnovano per un terzo ogni biennio. I consiglieri sca- duti sono sempre rieleggibili. Nei primi due bienni dopo un'elezione generale la scadenza e" determinata per sorteggio, e succ'essivamente dall'anzianita. II terzo dei consiglieri da sorteggiare nei due primi bienni viene diminuito del numero corrispondente ai posti vacanti per qualsiasi causa in Consiglio. Quando la scadenza e determinata dal- l'anzianita, il terzo da rinnovarsi viene accresciuto del numero cor- rispondente ai posti vacanti per qualsiasi causa nel Consiglio. In questo

612 CRONACA

caso gli ultimi eletti surrogano coloro che sono usciti dal Consiglio prima della ordinaria scadenza e per quel tempo che questi sarebbero ancora rimasti in ufficio. Nei comuni dove il Consiglio e composto di 20, 40 od 80 membri, nei primi due bienni di ciascun sessennio ne saranno surrogati 7, 14 e 27 rispettivamente. Del pari nelle provincie dove il Consiglio e composto di 20, 40 e 50, uei primi due bienni se ne sorteggiano rispettivamente 7, 14 e 17.

Art. 2. Quando il Consiglio per dimissioni o altra causa abbia perduto i due terzi dei suoi membri dovra essere rinnovato per intern.

Art. 3. II sindaco e il presidente della Deputazione provinciale durano in carica quattro anni. La Giunta municipale e la Deputazione provinciale si rinnovano per intero ogni quadriennio.

Un'altro provvedimento di indubitabile importanza per 1'infausta questione del Mezzogiorno e la legge proposta in favore della Basili- cata a cui vantaggio si erogherebbero cinquanta milioni per esonero di gravezze ed esecuzione di lavori agricoli ed industriali di cui abbi- sogna la regione ; e fu approvata a grandissima maggioranza.

II vento spira alle inchieste : la marina, la pubblica istrtizione, la giustizia hanno avuto il loro colpo : il ministero delle poste e .telegrafi ebbe 1'ora sua nella seduta del 22 scorso : nella quale 1'on. Santini accuso la Socjeta telefonica, gia protetta dal precedente ministero, di abusi, di sfruttamento degli impiegati, di frodi contro il Governo stesso. Si parlo di telefoniste pagate da 25 a 50 lire mensili con un lavoro fino di 18 ore col turno di notte. Si accuso la Societa di essersi sottratta indebitamente alia tassa di bollo e registro : di aver rinca- rate le tariffe d'abbonamento illegittimamente ; senza parlare del ser- vizio mal fatto e d'altri inconvenienti. II ministro Stelluti Scala, con- sentendo pienamente coH'accusatore, disse di aver gia denunziato all'autorita giudiziaria i responsabili, di aver punito con forti ammende le irregolarita, ed aver revouato con decreto ministeriale la linea Ye- nezia-Mestre, rnandandovi un commissario regio. Deplorando le negli- genze e le interessate eondiscendenze del passato, venute a galla nel- 1'inchiesta, assicuro che sarebbero usate misure energiche e controllo efficace : e parve non lontano dal pensiero di avocare allo Stato anche il monopolio di questo nuovo servizio.

2. Finalmente il 10 febbraio, dopo quarantanove udienze del Tribu- nale e un diluvio di chiacchiere si ebbe la sentenza nella causa per diffamazione intentata dall'ammiraglio Bettolo gia ministro della ma- rina e dimessosi appunto (come ricorderanno i lettori) per dar querela, con piena facolta di prova dinanzi al magistrate, contro Ton. Ferri a cagione delle accuse da costui divulgate nei giornale socialist* Avanti! da lui diretto, colle quali incolpava 1'ex ministro di aver tenuto mano nella sua amministrazione a contratti piu o meno dannosi al pubblico

CONTEMPORANEA 613

erario per favorire privati interessi. Noi non possiamo qui distenderci in particolari ne delle accuse ne delle difese quante piu di 145 testi- monii e diciassette avvocati vennero a deporne in questo processo che all'on. Ferri non parve vero di gonfiare per riempiere la piazza del suo nome e farsi 1'eroe della « lotta di classe » contro « le camorre parassitarie >, contro il « militarismo industriale » , contro i « sue- chioni » che dissanguano il paese. Non vogliamo discutere se le azioni delle Acciaierie di Terni guadagnassero di valore per arte del ministro, o per speculazione di Borsa : se il cognato dell'ammiraglio profittasse della parentela per fare piu o meno grassamente i suoi affari. La con- clusione del processo fu che il Tribunale di Roma giudico la prova non raggiunta e, quindi ritence « Enrico Ferri colpevole di diffaina- zione continuata a danno di Giovanni Bettolo »: e dichiaro « Salustri Augusto, gerente responsabile fall'Avanti, colpevole di complicita ne- cessaria » : e li condanno entrambi alia pena di un anno e due mesi di reclusione, a 1516 lire di multa, ai danni verso la parte lesa e alle spese giudiziarie; oltre la pubblicazione della sentenza nell* Avanti e nella Tribuna. Questa sentenza non prova per nulla, e utile avvertirlo, che non si abbiano a lamentare abusi nelle pubbliche amministrazioni : prova solo che non deve esser lecito a un megalomane qualuuque, per darsi della importanza, gittare 1'infaniia di tali abusi sopra un qua- lunque cittadino, senza prove evidenti che quell' infamia cade sopra chi 1'ha meritata.

E facile immaginare quanto 1' esito del processo tornasse amaro zll'Avanti e al suo direttore che per consolarsene ricevette telegrainmi e lettere di solidarieta dei ccompagni > da empirne le colonne intere assai piu faciimente che delle sottoscrizioni di offerte per pagare le spese. A spiegare la « sconfitta giudiziaria » il Ferri stampo che si erano messe in moto contro di lui « tutte le forze ed influenze » e secondo lui persino qualcuno dei grossi « 33 » della massoneria romana si era dovuto affannare al « salvataggio » del Bettolo. Ma una lettera del nuovo Gran Maestro, della cui elezione parliamo piu innanzi, nego categoricamente che il Bettolo abbia mai appartenuto alia Massoneria. E noi ce ne rallegnamo con lui.

II Ferri e il Salustri hanno ricorso in appello.

3. Del resto non pare che neppure tra i « compagni » 1'applauso per 1'eroe fosse cosi universale come nelVAvanti si fa comparire. Ed a tal proposito vogliamo riferire qualche particolarita. che giovi a studio di costumi socialisti. Garzia Cassola gia redattore capo del- VAvanti e percid avvezzo a non aver peli sulla lingua, intervistato della Stampa intorno al « compagno » Ferri e al processo Bettolo, ne qualified il metodo di poco serio e poco morale. In sostanza quando il Ferri getto il guanto di sfida tempestando di accuse il Bettolo e

614 CRONACA

provocando una querela, non aveva nulla di provato in mano e spe- rava nello scandalo. « Dai allo stregone ! addosso al Bettolo qualunque sia 1'accusa, quaiunque sia la prova. * Ed il Cassola spiega tutto il chiasso sollevato, dicendo che « il Ferri voleva distrarre 1'attenzione del pubblico socialista dai molti dissidii di parte dei quali e magna pars: voleva epater le bourgeois Q piu ancora il « compagno ^ : afferro la barca del proprio « io » e la gettd nello stagno perche i raDOCchi, che vi morivano dalla noia, gracidassero per contentezza. » La que- stione morale non era morale « ma una maschera di stagione. » Ed il Cassola fini col protestare, essere omai tempo di rompere il cerchio di omerta (cioe di camorra); che « circoletti e giornalini socialisti hanno stretto intorno ad Enrico Ferri. >

La cosa era troppo cruda perche i « compagni » la potessero tran- gugiare senza smorfie. Nel congresso regionale socialista radunatosi a Brescia, tra i primi atti della prima seduta fu proposto un plauso al Ferri e un voto di biasimo contro il Gassola, entrambi assenti. La societa Unione socialista di cui il Cassola faceva parte, tenne seduta e con uu fulmineo decreto mise al bando 1'audace ex-redattore che forse anche un po' per gelosia di mestiere, aveva osato lev-are il piede contro 1' idolo del giorno. Egli se n' e vendicato, svelenendosi su pei giornali, opponendo 1'audacia alia prepotenza : e la querela minaccia di dilatarsi, rinfocolando le discordie che gia serpeggiano nel campo pro- letario.

4. E la discordia e profonda. Essa gia si era manifestata, benche reprassa, nel congresso generale tenuto ad Imola e poi nel luglio scorso a Milano, in un tempo in cui la gravita degli avvenimenti vaticani non lascio spazio alia cronaca per occuparsene. L'altro congresso generale del partito avra luogo nel prossimo aprile, a quel che pare, in Bolo- gna : ed a prevedere qual sara il probabile indirizzo che da esso si svolgera, contribuisce mirabilmente il seguire 1'andamento della riu- nione regionale tenura in Brescia il 14 e 15 febbraio dalle sezioni lombarde che in sostaiiza rappresentano la parte predominante della organizzazione.

Ora, se si puo concludere qualche cosa dalla riunione di Brescia, cio e la profonda separazione dei socialisti riformisti che vorrebbero unirsi colla classe borghese per ottenere progressive mente le modifi- cazioni legali che devono condurre al vantaggio economico e politico del proletariate, dai socialisti rivoluzionarii i quali vogliono ottenere il trionfo del proletariate colla lotta di classe e piu o meno aperta- meate colla violenza. Tale scissione si mostrd fin dalla prima seduta trattaiidosi della sede stessa del congresso : ma, dovendoci restringere a narrare solo i punti capitali messi in discussione, essi furcno due : il primo e piu scottante fu quello dell'm^V^o del partito di fronte

CONTEMPORANEA 615

•al governo e alle istituzioni a proposito del qtiale il Soldi, il Labr'ola Arturo, il Lazzari, il Mocchi con ardenti dichiarazioni propugnarono la necessita della lotta contro la monarchia, perehe le riforme piu im- portanti per il proletariato contro il parassitismo dei inonopolii e dei privilegii non si possono conseguire in regime monarchico. II Treves invece e specialmsnte il Turati sostennero non doversi confondere parassitismo e monarchia, non essendovi paesi tanto inquinati da pa* rassitismo industriale quanto le repubbliche francese ed americane. II Turati lamento lungamente la mancanza di preparazione del pro- letariato alle riforme, le astiosita interne, la inettitudine del partito al governo. Ma il Lazzari replied che ii proletariate, non avendo niente da perdere, deve seguire un' azione diversa dalla borghese e non deve ammettere opportunism* che paralizzano 1'azione socialista. Respinto dunque 1'ordine del giorno riformista Treves D'Aragona, vonne votato il seguente, proposto dal La"briola-Mocehi.

1.° Riaffermando il carattere permanentemente ed intransigentemente rivoluzionario ed antistatale dell'azione proletaria il Congresso dichiara degenerazione dello spirito socialista la trasformazione dell'organizza- zione politica della classe proletaria in partito prevalenteniente parla- mentare opportunista costituzionale e possibilista monarchico. Respinge quindi come incoerente con il principio della lotta di classe e con la vera essenza della eonquista proletaria dei pubblici poteri 1'alleanza con la borghesia sia mediante la partecipazione a qualunque governo monar- chico o repubblicano di iscritti al partito, sia mediante 1'appjoggio a qualunque indirizzo di governo alia classe borghese.

2.° Considerando ancora, che qualunque attivita riformatrice in re- gime borghese, anche se inossa dalla pressione proletaria ed anche se parzialmente utile ai lavoratori, e sempre imperfetta e non intacca mai il meccanismo fondamentale della produzione capitalista, il Congresso afferma che 1'attnazione delle riforme deve essere lasciata ai governi borghesi, senza nessuna collaborazione e nessun compromesso da parte del proletariato.

3.° Considerando inoltre che i principii fondamentali della teorica socialista se stanno in diretta antitesi con le istituzioni monarchiche per il dilagare del possibilisino monarchico per opera delle tendenze rifor- mistiche determinano nell'attuale momento la necessita di nette e de- cise affermazioni in senso antimonarchico, il Congresso, mentre ricon- ferma di n.on avere alcuna pregiudiziale, e d'avviso che i propagandist! debbano rivolgere la loro azione nel senso di diffondere e generalizzare la coscienza anche d'inconciliabilita tra il proletario e la monarchia.

4.° Considerando infine che mentre 1'azione parlamentare del par- tito culmina nell'opera di agitazione e nella abilitazione del proletariato alia gestione dei pubblici affari, il partito stesso ritiene che non sara nei Parlamenti risoluta non pure la abolizione della proprieta privata ma neanche tutte quelle anteriori conquiste politiche ed economiche che

616 CRONACA

sono all' infuori della costituzione italiana. II Congresso riafferma di non rintmziare ad alcuno del mezzi di attacco e di difesa contro lo Stato ed il governo e di riservarsi anche 1'uso della violenza per i casi in cui essa fosse necessaria.

Questo si dice parlar ehiaro ! L'ordine del giorno fu approvato da 73 voti, contro 68. La maggioranza era dunque rivoluzionaria.

Dopo tale dichiarazione si temeva che i riformisti lasciassero 1'as- semblea : ma non fu vero e nel giorno di lunedi si passo all'altro punto intorno all* organizzazione politico, del partito. Anche qui i ri- formisti si separarono dai compagni, sosteoendo la distinzione dell'or- ganizzazione operaia e proletaria dall'organizzazione socialista, « atti- rando le prime nella direttiva dell'azione e delle finalita del partito senza pero assorbirle, e conservandole autononie e solidali. > Ma la maggioranza rivoluzionaria ebbe naturalmente il sopravvento colla approvazione del seguente ordine del giorno :

« II Congresso riconosce la necessita di raggruppare tutto il proleta- riate in un partito che difenda sul terreno politico gli interessi del lavoratori contro tutti gli altri partiti rappresentanti delle varie fra- zioni delle classi capitalistiche. Afferma che la diversita di tendenza e di opinion! non e incompatible coll'unita del Partito ne deve por- tare a rompere la disciplina nell'azione congiunta colla liberta piu completa di opinioni e di critica in tutti i socialisti. »

La quale ingenua affermazione in bocca della maggioranza che impone il suo giogo non sappiaino quanto persuadesse gli avversarii. Ma omai 1'interesse della lotta era diminuito dal fatto che i riformisti si astennero dal votare : ed il Congresso che gia cominciava a divenire alquanto turbolento e minacciava di inacerbire le question! si chiuse opporttinamente la sera del 15. II Soldi, augurando che nel separarsi ciascuuo dimenticassa le parole aspre che foasero state pronunciate nel caiore della discussione, e ringraziando i riformisti che seppero partecipare alia discussione coa serenita, benche in minoranza, si compiacque che la riunione di Brescia abbia tracciato le linee nette per i lavori del prossimo Congresso nazionale. E quel che vedremo.

5. La Massoneria ha trovato il suo « Gran Maestro » . Dopo le dimissioni del Nathan di cui parlainmo, le loggie furono invitate a mandare una terna dei piu destri per quei mestiere : e con 1692 voti sopra 2059 votanti fu eletto Ton. Ettore Ferrari, scultore, repubbli- cano dilettante, noto sopratutto per il monumento equestre di Yit- torio Emanuele a Yenezia dove sotto ai pied! del cavallo aveva figu- rato la tiara che poi dovette, benche a maiincuore, sopprimere. Non mancarono le solite cerimonie del ricevirnento sotto la « volta d'ac- ciaio » : non manco neppure un banchetto di 300 invitati per festeg- giare Pelezione, coi rispettivi brindiei e discorsi. II Nathan fu salu-

CONTEMPORANEA 617

tato Gran Maestro onorario, come Adriano Lemmi. A c Gran Maestro aggiunto » venne eletto 1'ingegnere Adolfo Enghel, deputato di Tre- viglio.

Dai bene informati si ritiene eke la nomina del Ferrari abbia corne fine principale quello di rinsaldare 1'unita della famiglia mas sonica ristabilendo la supremazia del Grande Oriente del Tevere sopra le loggie dipendenti e in particolare quelle di Milano che se ne erano stacoate quando la massoneria sotto Adriano Lemmi parve infeudarsi alJa monarchia. Cosi si consoliderebbe la compagine dei parti ti . popo- lari, disponendoli ad una lotta antireligiosa. La setta infatti si pre- para ad un programma di azione assai vasto che comprenderebbe come punti capitali il divorzio, la espulsione delle congregazioni religiose, la laicizzazione compieta della seuola primaria, la soppressione totale della liberta d'insegnamento, la legge per la revoca del placet e degli exequatur^ riduzione delle diocesi, 1'abolizione delle guarentigie pon- tificie, la soppressione del fondo pel culto, e 1'abolizione del prinio articolo dello Statute. Scusate se e poco !

Tutto questo prova, s'intende, che la massoneria e una societa che non si occupa di politica, ma solo di beneficenza. Eppure anch'essa non pare che dorma su un letto di rose. Di alcune noie, a proposito del Nathan, parlammo or non ha rnolto : di altre che si vanno aecuinti- lando sul capo dell 'on. Nasi dentro e fuori la Camera, aspettiamo che si faccia qualche po' di luce se mai si fara per parlarne in un prossimo numero.

6. Dopo il disastroso incendio alia biblioteca nazionale di Torino di cui narrammo nel precedente quaderno, le autorita universitarie, sollecite di riparare per quanto era possibile il guasto che il fuoco e 1'acqua avevano cagionato ai codici che si erano potuti sottrarre alia distruzione, si rivolsero per consiglio e soccorso al prefetto della bi- blioteca vaticana, uomo competente quant' altri mai nell'arte diffici- lissima del ristaurare i codici, alia quale per 1'ufficio stesso che oc- cupa ha un personale esperto e un laboratorio unico in Italia. In cio quei signori dell'Universita fecero atto di buon senso oon che di animo serio, sprezzatore di stupidi preconcetti e unicamente studioso del pub- blico bene. Ma cosi non ne parve ai soliti campioni della setta, ai quali il solo nome del « prefetto della biblioteca vaticana » mise il diavolo in corpo, ed avrebbero amato meglio mandar in malora quel po' di codici, che saperli conservati da un... gesuita! La Gazzetfa del popolo si stupi che un « gesuita > passeggiasse libero in Italia. « Noi com- prendiamo che per una sufflciente interpretazione della legge delle guarentigie, il padre gesuita Ehrle possa starsene dentro il Yaticano; ma quando i funzionarii governativi vengono a raccontarci che inve- stito di una missione ufficiale od uffieiosa dal ministero dell' istru-

618 CRONACA

zione il gesuita Ehrle se ne viene a Torino, e ricevuto ufficialmente dal rettore magnifico dell' Universita, dal prefetto della biblioteca na- zionale e intervene ai convegni coll' intendente di finanza e col pre- fetto, noi allora crediamo ben lecita la curiosita che ci muove ad in- terrogare il tunistro Orlando : Eccellenza, e lei che ha provveduto il gesuita Ehrle di un salvacondotto regolare...? » II Fracassa, piu spiccio, in una lunga diatriba piena di insolenze plateali ricordando anch'esso che « secondo la nostra legislazione i gesuiti sono allontanati, espulsi, rigettati peggio che gli animali carbonchiosi » ne deduceva che « si pigJiasse per il collare questo Ehrle e lo si rimandasse al suo paese per misura di polizia veterinaria... » Sono fiori di gentilezze verso un uomo venuto a rendere un prezioso servigio in vantaggio della scion za e della civilta. L'ufficiosa Tribuna, impensierita, teniendo forse una crisi di ministero, si affretto a sconfessare pubblicamente ogni conni- venza al delitto da parte del Governo... Fortunatamente ad onore del vero, ci fu chi con un po' piu di dignita e di indipendenza d'animo seppe levar la voce e nella Stampa di Torino il prof. Pietro Giacosa dopo aver detto come il p. Ehrle prestasse 1'opera sua e partecipasse ai lavori della commissione tecniea nello stesso laboratorio da lui di- retto, prosegrte : « Sono pronto a subire i rigori della legge ed a con- fessare la mia colpa. Ma non sono altrettanto disposto ad accollarmi col silenzio un'altra colpa, quella di aver inaneato ad altre leggi che non sono forse scritte in nessun codice, ne sanzionate da alcuna mi- sura coercitiva; le leggi della cortesia e della riconoscenza. lo non mi sento capace neppure di pensare ad usar villania a chi ci diede cosi pronto e iiberaie aiuto. Molte parole, molti lai salirono al cielo in ocoasione dell' inceiidio della nostra biblioteca, ma i soccorsi di opere non furono altrettanti. Speriarno che anch'essi verranno ; ma eiamo ricono.scenti a chi piu fece e non rispondiamo al suo soccorso colla minaccia di cacciarlo alia frontiera. > Ed ancora : « II credere pci che probabilmente egli sia venuto a spese del ministero della pubblica istruzione, mi pare un' ingenuita grande. Se veramente si fosse giunti a questo che un ministro italiano potesse inviare in missione un di- peudente dal Vaticano come farebbe di un suo funzionario, sarebbe tale vittoria politica da potersi pagare qualche cosa di piu che non sia un biglietto d'andata ritoruo, magari in prima classe, da Eoma a Torino. Ma nessuno e meno di tutti il p. Ehrle ha creduto che questo viaggio si dovesse registrare nella storia come una Canossa a rovescio. No : la fratellanza di cittadino della respublica literarum lo ha mosso ed e in nome di questa fratellanza che io gli porgo qui i ringrazia- menti di tutti gli italiani colti. »

La Gazzetta del popolo, il Frasassa, la Tribuna, sanno con chi so no.

CONTEMPORANEA 619

m.

COSE STRANIERE

(Notizie Oenerali). Notlzie della Guerra nell' Estremo Oriente. Conseguenze della battaglia di P»rt-Arthur. Occupazione giapponese della Corea. Concentrazion* degli eserciti sulle rive del Yalu.

(ESTREMO ORIENTE). Alia notizia della rottura delle relazioni di- plomatiche e del principle delle ostilita, tenne dietro una confusions di telegrammi spesso contradittorii da cui e difficile sceverare qualche cosa di vero. E poi da ricordare che oltre la distanza del teatro della guerra, oltre le solite passioni partigiane che rendono sospetta ogni nctizia di fonte inglese, perche favorevoii al Giappone (e in mano agli inglesi sono il piti delle linee telegrafiehe transmarine), e quelle di fonte francese, come favorevoli ai russi ; i giapponesi stessi, come tutti gli orientali, non la cedono a nessuno nell' arte di mentire audace- mente, trattandosi specialmente d' interesse e di orgoglio nazionale dinanzi ai loro fratelli di razza. Cosi pare verificato che alia battaglia di Port-Arthur da noi gia accennata nelle prime notizie la flotta giap- ponese la quale si vantava incolume perdesse invece un incrocia- tore ed una torpediniera : e cio spiegherebbe perch& cessasse il fuoco e si ritirasse dopo un'ora sola di combattimento. fi certo pero ehe 1'audacia dell'assalto ottenne lo scopo di tenere libero il mare dei russi che, stretti a Port-Arthur, non poterono impedire 1'altro colpo di mano contro Chemulpo, porto coreano collegato alia vicina capitale Seoul con una via ferrata. Dinanzi a quel porto le due navi russe, la Variag, e la Koreetz, circondate da forze molto superior! , furono affondate dai loro comanianti piuttosto che cederle al nemico sover- chiante. Chemulpo divento cosi capo-linea di sbarco e punto impor- tantissimo per le comunicazioni, le vettovaglie, le munizioni dell'eser- cito giapponese. La posizione centrale di quel porto lungo la costa coreana presenta il vantaggio di accorciare della meta la marcia delle truppe verso il fiume Yalu che e la frontiera settentrionale, dove molto probabilmente saranno i primi scontri dei due eserciti sul continente. Anche Gensan, porto orientale, e Masampo aU'estremita meridionale sono in possesso dei giapponesi i quali occuparono con 20,000 uomini Seoul, assicurando 1' imperatore coreano della loro protezione. II Mi- kado coi ministri e tutto il Governo si S trasportato da Tckio a Kioto, Leila parte centrale, per esser al sicuro dalla flotta russa. I porti di guerra sono dichiarati in istato di assedio. II Giappone negozia cogli Stati Uniti per un prestito di cento milioni.

La guerra sta nel primo periodo di mobilizzazione e di concen- tramento delle forze da ambe le parti. Si dice che 300,000 uomini

620 CRONACA

siano pronti a passare in Corea dai porti giapponesi. La Russia rac- coglie piu lentamente le sue truppe e il suo armamento, inceppata come e dalla cattiva stagione e con una sola linea di comunicazione non troppo solida ne molto rapida, impiegando i treni del transibe- riano piu di tre settimaoe a percorrere i seimila chilometri di tra- versata. La sua flotta, oltre le perdite di guerra, ebbe gia due disgra- ziati accident!: la Boyarin ed il trasporto Yenissei urtarono nelle mine sottomarine che cingono Port-Arthur e furono colate a picco. La squadra di incrociatori di Wladiwostok assali e affondo un trasporto giapponese carico di munizioni. E smentito che essa abbia bombardato Hakodate, capoluogo dell'isola Yesso.

II generale Kuropatkine, ministro della guerra, e stato nominate comandante in capo dell'esercito in Manciuria con quartier generale a Mukden. L'ammiraglio vicere Alexeieff trasferira invece a Karbin, che doinina il biforcamento della ferrovia per Wladiwostok e Port- Arthur, la base generale di operazione.

(Nostra Corrispondenza 1). 1. La guerra col Giappone ed il manifesto dello Czar. 2. L'entusiasmo patriottico dei Russi. 3. L'adozione del calendario gregoriano. 4. Le polemiche della stampa a proposito dei decreti del Santo Sinodo relativi aila couversione degli Ebrei.

1. Aveyp gia scritta e mandata la mia ultima corrispondenza, quando come un fulmine a ciel sereno si S sparsa la notizia dello scoppio delle ostilita fra la .Russia ed il Giappone. La nervosita dei Giappo- nesi ha intorbidato di sangue gli orizzonti sempre foschi della poli- tica europea. I Russi fuor di dubbio preparavansi alia guerra, ma non la credevano cosi vicina. Addi 29 dicembre (vecchio stile) 1903 il metropolita di Pietroburgo Antonio, alia presenza di S. M. 1' Im- peratore pronunziava nel palazzo imperiale Tzarsko Selo una breve allocuzione nella quale vi era un rapido accenno al pericolo che mi- nacciava la Russia. Insorgendo contro un articolo del Rozanov, cbe nel Novoe Vremia affermava a proposito del Natale essere un mito la pace predicata da Gesu Cristo, il prelate russo dichiarava che la guerra non e bandita dal Cristo, ma dai suoi nemici.

Txanne pochi guerrafondai, la Russia aspirava alia pace per dare incremento e sviluppo alle sue industrie e colonizzare le sue vaste e popolate province, sovratutto la Siberia gia sul punto di trasformarsi in un centro di operosa attivita. ProduBse quindi enorma impressione

1 Rimanendo neutrali, lasciamo. secondo il consueto, ai nostri cor- rispondenti esteri piena liberta di esprimere sulla guerra russo-giappo- nese i giudizi che loro appaiono giusti. N. d. R.

CONTEMPORANEA 621

la notizia della rottura delle relazioni diplomatiche da parte del Giap- pone, ed a breve intervallo, i telegrammi che annunziavano Passalto della flotta giapponese contro le navi russe cullantesi spensieratamente nella rada di Port Arthur. La responsabilita della guerra incombe sul Giappone, che, travagliato dalla crisi economica e voglioso di tentare la sorte delle armi, non ha piu voluto frapporre indugi alle sue mire bellicose. Le prime notizie delPapertura dell'ostilita hanno provocato dapprima un sense- di dolorosa sorpresa e poi un fremito di collera, un grido di vendetta in tutta la Russia. Sua Maesta il Tzar ha ri- volto al suo popolo un appello che traduce letteralmente dal testo russo: « Manifestiamo a tutti i nostri sudditi fedeli, che nelle no- stre cure per la conservazione della pace, cara al costro cuore, noi abbiamo impiegati tutti i nostri sforzi per consolidare la tranquillita nelP Estremo Oriente. Con queste misure pacifiche noi avevamo espresso il nostro consenso alia revisione proposta dal governo giapponese delle convenzioni esistenti fra i due imperi circa gli affari della Corea. Le trattative intraprese a questo scopo non sono state tuttavia condotte a termine; il Giappone, senza aspettare la consegna delle proposte dell'ultima risposta del nostro governo, ci ha annunziata la rottura delle pratiche gia iniziate, e la cessazione delle relazioni diplomatiche con la Russia. Senza farci conoscera che la cessazione di tali rela- zioni equivaleva ad un' apertura delle ostilita, il governo giapponese ha intimato alle sue torpediniere di attaccare all' improvviso la nostra squadra ancorata nella rada esteriore della fortezza di Port Arthur. Dopo aver ricevuto su questa aggressione il rapporto del nostro luo- gotenente, noi abbiamo immantinente dato 1'ordine di rispondere con le armi alia provocazione del Giappone. Facendo conoscere la decisione da noi presa, pieni di fiducia incrollabile nel soccorso dell' Onnipo- tente, e convinti deli'unanime cooperazione dei nostri fedeli sudditi alia difesa della patria, noi invochiamo la benedizione di Dio sulle truppe gloriose del nostro esercito, e sulla nostra flotta. Dato a Pie- troburgo il 27 gennaio nell'anno 1904 dalla nascita del Cristo, e 10 del nostro regno. >

Al proclama dell' Imperatore teneva dietro Pindomani la circolare del S. Sinodo invitante i fedeli a pubbliche preghiere nelle chiese pel trionfo della fele, della patria e del Tzar russo. II testo paleo- slavo di queste preghiere da aggiungersi alia liturgia e inserito nel fascolo Y dei Txerkonya Viedomosti del corrente anno.

2. La guerra dunque e scoppiata : due popoli, Puno cristiano e Paltro pagano, eacitati da lotte economiche e da ambizioni territoriali, sono lanciati Puno contro Paltro a guisa di iene assetate di sangue. 1 Russi non ignorano che la guerra col Giappone sara lunga, e sulle prime i Giapponesi guadagneranno dei facili allori. I Giapponesi combattono

622 CRONACA

per cosl dire nell'atrio della loro casa : « la loro flotta, scrive il Novoe Vremia , non e dimezzata come la nostra: il loro esercito combatte nella sua totalita laddove noi non abbiamo per affrontarli che una parte delle truppe: essi sono padroni del mare, noi no: il campo di bat- taglia e alia distanza di poche ore dai loro confini, laddove noi dob- biamo traversare 12,000 verste per giungervi : noi siamo soli, laddove i Giapponesi, che infiamma il fanatismo di razza, sono sostenuti se non apertamente, almeno nell'ombra, da varie potenze europee, ostili alia Russia. Ma ci6 non deve impensierirci. L'amor patrio e la grande forza del popolo russo (velikaia silo). II Russo e col Tzar, e il Tzar con la Russia ». E siccome il denaro & il nervo della guerra, secondo il detto francese, il Novoe Vremia magn fica con tinte esa- gerate, le floride condizioni economiche della Russia. L'oro depositato nelle banche o inesso in circolazione ammonta a due miliardi di rubli : il bilancio annuale deila Russia e di due milardi di rubli, dei quali solamente 290 milioni sono spesi per gl'interessi del debito pubblico, laidove la Francia su tre miliardi di entrate consacra 1250 milioni a pagare i coupons dei suoi titoli di rendita, e 1'Italia su un bilancio di 1800 milioni, speade G80 milioni pel medesimo scopo. La Russia e in grado di affrontare le spese ingenti di una guerra in si lontane regioni. Essa ha bisogno, dicono i Mokoskiia Viedomosti di consoli- dare e tutelare la sua influenza neiP Estremo Onente, e percio la guerra, quantunque dolorosa, non la spaventa.

II sangue sparso dai Giapponesi reclama vendetta, e la Russia per conservare il suo prestigio 'deve aanientare il Giappoae, cancellare il suo nome dai novero delle grandi potenze. I Giapponesi, secondo una caricatura del Siever, sono una banda di audaci lillipuziani, che con lanca microscopiche stuzzicano il colosso moscovita il quale fuina beatamente sdraiato sulla morbida pelliccia di un orso gigantesco. La stampa russa da per certo il trionfo della Russia sul Giappone, e raccomanda ai suoi lettori di non accasciarai alle prime disfatte, e di pazientare. Verra il momento in cui le armi russe sbaraglieranno 1'audace e sleale avversario.

Lo scoppio della guerra ha prodotto in Russia cid che il Siever appella 1'unione dei cuori (Sliianie serdetz). Le divergenze, le lotte politiche sono cessate per incanto. II popolo russo si e fetretto intorno al Tzar, simbolo vivente della grandezza della patria, eel animate dai- I'ideale religioso e patriottico, e pronto a tutti i sacrifizii per serbare intatto il prestigio della Russia. La nostra nazione, scrive con visibile compiacenza il Grasdanin, ha mostrato in questi giorni uno slancio unico, ed una virtu sublime di sacrifizio. Gli student! di Pietroburgo che non e guari insorgevano contro l'assolutismo imperiale, provo- canlo turnulti nelle universita russe, si sono messi alia testa delle

CONTEMPORANEA 623

dimostrazioni patriottiche. In pochi giorni si sono raccolti milioni di rubli pel feriti dell'Estremo Oriente, per le fainiglie del soldati che si recano ad affroatare la morte nelle steppe della Manciuria od in Corea, e per 1'offerta di navi da guerra al governo russo. I ricchi ed i poveri danno generosamente il loro obolo : gl' impiegati delle pubbliclie anaministrazioni rinunz'ano ad una parte dello stipendio per aumentare le risorse destinate alia guerra. II generale E. Bogda- novitch nel Novoe Vremia invita sovratuUo i moaasteri a largheggiare pd bisogni dell'esercito che lotta con eroico valore per la gloria della Santa Russia. Le signore di Pietroburgo, sotto la presidenza dell'Jm- pemtrice che da 1'esempio del lavoro e di caritatevoli iniz'ative, con- sacrano il loro tempo a preparare vesti e biancherie pei soldati, e fas3iature pei feriti. La Croce Rossa riceve cospicue offerte, e la sua sede in Pietroburgo e talmente affoliata, scrive il Grasdanin, che alcuni non sono riusciti a penetrarvi per deporvi il loro obolo. Tutta la Russ;a, coins un uomo solo (kak odin tchelovlek) e insorta coatro le orde dei pa- gani. Strano a dirsi ! Anche i Polacchi, gli Ebrei, gli Armeni, anche gli abitanti deila Finlandia che non hanno certamente a lodarsi della te- nerezza russa a loro riguardo, concorrono con dimostrazioni di fedelta e numerose offerte ad agevolare al governo russo il compimento della sua missione. La guerra contro i Giapponesi e considerata non solo come una difesa dei diritti inviolabili della Russia, ma anche come un duello tra la civilta cristiana, e la civilta pagana. La Russia deve essera il baluardo dell' Europa cristiana contro il larrato incivilirnento delle orde asiatiche. L'ideale patriottico e 1'ideale religioso animano ad un tempo il cuore del popolo russo, e gl' infoniono una tenacia e delle energie cosi poderose che il Giappone noa tardera a trovarsi a mil partito. La stampa russa ricorda i fasti gloriosissimi dello sfacelo degli eserciti napoleonici in Russia e dell'eroica difesa di Sebastopoli, e dichiara che il popolo russo nella sua lotta contro la barbarie asia- tica non sara degenere dagli avi, e trionfera dei Giapponesi e della segreta coalizione di potenze interessate. Non sono in grado di tirar 1'oroscopo, ma prevedo che la vittoria finale arridera alia costanza ed alia tenacia del grande impero slavo.

3. L'udozione del calendario gregoriano e uno dei problemi che B'irnpone allo studio delle classi colte in Russia. II corrispondeate di Yarsavia del Novoe Vremia, nella ricorrenza del Natale e del Capo d'Anno, descriveva la spiacevole impressione prodotta su di lui dalle divergenze di calendario tra i cattolici e gli ortodossi. 'Varsavia cat- tolica era in festa il 25 dicembre, laddove gli ortodossi attendevano ai loro affari, e non parteciparano alia gioia comune : tredici giorni dopo, gii ortodossi che formauo la grande ininorita di Yarsavia, celebravauo timidamente la nascita del Cristo tra 1' indifferent della popolazione

624 CRONACA

cattolica. II corrispondente del Novoe Vremia § di parere che un tal fatto contribuisce a porre degli ostacoli ad un sospirato riavvici- namento tra i Russi da una parte ed i Polacchi ed i Finlandesi dal- 1'altra. II Governo e le classi colte non sarebbero aliene da una ri- forma, che le crescenti relazioni della Russia con 1'Europa rendono necessaria. Alia sua attuazione si oppongono sovratutto dei motivi di ordine religioso. Quindici milioni di ortodossi in seguito alia corre- zione dei libri liturgici slavi, eorrezione divenuta indispensabile pei molti errori che li deturpavano, si staccarono dalla Chiesa ufflciale, dsndo origine allo scisma dei vecchi credenti. Adottando il calendario gregoriano si correrebbe il rischio di suscitare un'agitazione religiasa nelle classi inferior! della societa, tan to piu che le medesime, sono as- suefatte sovratutto nelle campagne a considerare le feste dei santi come dei dati cronologici. Nel linguaggio comune diranno per esempio : noi corninoeremo la rnietitura 1'indomani della festa del tal santo ecc. Uno sbalzo di tredici giorni pel loro comprendonio limitato rappresente- rebbe, oltre che un attentato contro Iddio e contro i santi, le cui feste, a parer loro subirebbero delle mutazioni arbitrage, ma anche il ri- pudio dei loro computi tradizionali per la loro vita domestica e sc- ciale. A questa difficolta, che non e da disprezzarsi, gli avversari della riforma del calendario aggiungono dei motivi d'inopportunila. II com- mercio russo con lo straniero prospera in modo mirabile in quelle region! di Oriente le quali non seguono n$ il calendario gregoriano, ne il giuliano. A che pro dunque esporsi ai rischi di un' agitazione interna per introdurre una riforma, che pochi e problematici vantaggi darebbe alia Russia dal lato economico, poich& la sua espansione com- merciale tende ad allargarsi sovratutto nella Turchia, nella Persia e n.ella Cina?... Una commissione astronomica avea ricevuto dal Gorerno T incarico di studiare la soluzione del problema : i suoi membri si pronunziarono contro 1'adozione del calendario gregoriano, asserendo che un tal cambiamento di cronologia urtava contro diiBcolta ine- stricabili. I giornali anche avversi all'Occidente giudicano esagerato il pessimismo della commissione astronomica, e vorrebbero veder pub- biicati i suoi studi per conoscere quali siano le difficoltd inestncabili che ritardano una riforma utilissima.

4. I documenti del Santo Sinodo, riportati in altra corrispondenza della Civilta, documenti che miravano con misure di rigore a rendere piu guardinga la chiesa ortodossa nelle frequenti e poco sincere conversioni di ebrei al cristianesimo hanno suscitato vivi comment! nella stampa russa. II Suvorin del Novoe Vremia non ha gradito un provvedimento che a suo giudizio, e anche in antitesi con gl'interessi politici della Russia. La fede ortodossa, cosi egli si esprime, e, non solamente una religione, ma anche un insegnamento politico russo

CONTEMPORANEA 625

(polititchesJcoe russkoe utchenie), un simbolo russo (in altri termini il Suvorin predica la teoria del Russkii Bog, 1'identificazione tra il po- tere civile e I'ecclesiastico, o piuttosto 1'assorbimento del secondo a favore del primo). Chi e ortodosso, e russo nello stesso tempo. G-li ebrei dunque che abbracciano 1' ortodossia, diventano russi. Che la loro conversione sia sincera o no, spontanea o forzata, cio e indiffe- rente per gli scopi che si propone il potere politico. S'egli non e or- todosso neiraiiima, per la sua conversione apparente, i figli saranno costretti di divenirlo, e di fondersi col popolo russo. IL decreto del Santo Sinodo che allontana gli ebrei dalla chiesa ortodossa, e dunqne incomprensibile perche li strappa anche alia nazionalita russa.

Queste brutali teorie che fanno della Chiesa per fas et nefas lo strumento servile dell'egoismo di atato, sono sventuratamente appli- cate non di rado dal governo russo. 1 Petersbiirgskiia Viedomosli, po- lemizzando col Suvorin, hanno biasimato la crudezza dei suo principii dichiarando che lo Stato non e uno strumento per la Chiesa, n& la Chiesa per lo Stato. Se cio fosse, i sacramenti diverrebbero anche degli espedienti politici. II ricevere un Sacramento unicamente con lo scopo di conseguire dei diritti sociali sarebbe un' ipocrisia sacri- lega. I giornali del clero difendono 1'operato del Santo Sincdo, i cui document! eransi resi necessari per mettere un freno agli abusi che gli ebrei commettevano a riguardo del battesimo cristiano. Raccontano per es. che un ebrco chiuso in prigione domandd ed ottenne il bat- tesimo. Avendogli la madrina offerto un dono che non rispondeva alia sua aspettativa, se ne rnostrd scontento, dicendo cinicamente che era etato battezzato per ben sei volte e non erasi mai imbattuto in una madrina cosi avara, avea mai ricevuto un dono cosi meschino. Noi siamo convinti che i decreti del Santo Sinodo non torranno gli abusi che si deplorano dalla stampa religiosa. Dei popi, per ingraziarsi 1'autorita civile, continueranno ad amministrare il battesimo agli ebrei, aggiungendo sempre nuovi nomi alle liste dei loro convertiti, e nuovi titoli di benemerenza presso il governo. L'autorita civile dal canto suo si limitera a registrare le vittorie delPortodossia, punto brigan- dosl se gli ebrei facciano del battesimo una speculazione finanziaria.

&REC1A (Nostra Corrispondenza). 1. La politica presente: nuovo Ministero con vecchio programma. 2. La rispoata delle Chiese autocefale alle proposte del Fanar. 3. Le ragazzate attorno al sig. Silvestrelli Mi- nistro d' Italia in Atene. 4. Le agitazioni degli Universitadi di Atene. - 5. La risposta delle Chiese dissideati e certi teologi greci.

1. Gli uomini politici di Grecia avrebbero certo buone ragioni per chiedere al paese un po' di riposo in questo nuovo anno di grazia 1904, dacche 1'anno ch' e tramontato non li ha per nulla lasciati in pace

1904, vol. 1, fasc. 1289. 40 27 febbraio 1904.

626 CRONACA

nelle loro poltrcne. In un anno siamo alia quinta muta governativa, e da Zaimi che dopo men di dieei giorni lasoia il patera allo zio Delijanni ; dal megaloinane vegliardo sbalzato dall'aminutinamento di satolliti insoddisfatti, al fine e pieghevole Corcirese; dal S.r Teotochi, all'ardente e schietto Ralli ; da questo infine di nuovo all' elegante Corfioto, abbiam avuto su per giu una pleiade di trenta minietri, che appena han'no avuto il tempo di scorrere i loro rispettivi portafogli, e 1'agio di riscaldare i seggioloni dei loro scrittoi. Non avrebbe dunque ragione chi peasasse che la Greoia fa poco con sumo di uomini poli- tic!, di niinistri e di ministerial!, che se si considera che in Grecia, fcrse un tantino piu che altrove, ogni caduta di Governo trascina seco la caduta o almeno lo spostamento della maggior parte degli alti e bassi impiegati, si avra che molti di loro sono sbalzati dal loro posto prima di oocuparlo, devono cambiare di citta pria di arrivarvi, colti ai volo come gli uccelli, dagli ordini ministeriali.

Se si volesse poi indigare quale sistema pud dare alia Grecia una tan to gran copia di Ministri, si pcnga mente a quanto ne scrive il Perio- dico ateniese « Messager d' Athfaies » nel suo N. del 1G Dicembre pros- simo passato : sotto il titolo di « Ministeriali » esso scrive cosi.: « Sem- briamo proprio rivestirci della semplicita del S.rde la Palisse, affennando che Ministeriale vuol dire un tale capace d'esser Ministro; ciailonta- niamo pero dall'uomo della leggeada proverbiale nel descrivere e pre- cisarele quaiita richieste per queH'officio. Poiche comunernente par- lanlo si crede che il pretendente a qualsivoglia portafoglio niinisteriale, sia un uomo che si alza al disopra det suoi simili tanto pel suo sapere e la sua iotelligenza, quaato pel maneggio dei publici aifari, e un ta.1 quale genio d' iniziativa, o almeao per conoscenze superiori in rami speciali della vita publica : e puo darsi in verita che cosi altrove vadano le cose, quantunque a dirla schietta, gii uomini sono dovunque gli stessi' appo noi peio i pretendenti ai Minister! anzitutto sono quelli che in qualunque maniera han servito al... partito ; i servigi prestati alia nazione vengono sempre in seconda linea. Inoltre presso noi un tale puo divenir Ministro e pretendere percio d'esserlo, allorquando puo provare d'essere stato fedele al partito sotto diversi gabinetti, sia poi per altro degao di stare alia mangsatoia e pascersi di fieao ; gl' in- gegni elevati, nel vero sanso di questa parola, non vengono che in secondo luogo. Di qua nasce quel tanto numero di ministeriali o pre- tsndeati ai minister!, dei quali sovrabbonda ogni partito politico, e pero" quelle uggie e quei dispettucci che si manifestano quando un partito qualunque e chiamato al potere. > Sin qui 1' accreditato Pe- riodico internazionale, e quantunque noi non accettiamo iutierar mente i suoi apprezzamenti, non possiamo cio non ostante negare che vi e un gran fondo di verita nelle sue osservazioni.

CONTEMPORANEA 627

II signer Teotochi ritorna al Governo della Grecia, per succedere all'uomo originate, pieno di energia e di vita, all'uomo perspicace e di azione, al sig. Ralli, il quale dopo di aver salvato il paese per ben due volte da turbolenze intestine or calmando le popolazioni del Pe- loponneso, sollevate contro il Governo per la quistione del moEopolio delle live, or reprimendo i bollori della gioventu universitaria, che per la traduzione dell'Oreste, pretendevano il monopolio della quiete cittadina, ha saputo sagrificar il suo portafoglio al bene generale del paeee, rifiutandosi di sciogliere la Camera, come lo pretendeva il Capo dell'opposizione sig. Delrjanni che pero non dubito di accusarlo di tra- dimento politico. Questa successione rende al sig. Teotochi malage- vole assai la posizione in faccia al Parlamento e al Paeee, e nonostante il suo saper fare, egli trovera la Presidenza molto scabrosa.

II nuovo Governo si preeenta col suo vecchio prcgramma, modificato in apparenza per acquetare un poco i giornalisti, i patriotti della Societa nazionale 1' «Ellenismo > e i pecoroni del popolo. Cos! si annunzia che saran soppressi molti impieghi pubiict superflui, che saran diminuite in via provisoria le paghe degl'impiegati. e per contro sara ristorato e rinnovato il materiale di guerra, Questo e quanto si far a dopoTaper tura della Camera, quello poi che si fa oggi e piu sicuro e jmf certo : si accrescono i balzelli, con un dazio maggiore sui fabbricati e con aumento di tassa sulia fabbrica degli spiriti e altri simili, cercando cosl di riparare al deficit di sei milioni di dracme lasciato dall'eser- cizio del 1902, senza aver punto bisogno di ricorrere al sopravanzo deU'iinprestito di 170 milioni, che non e meno di 20,000,000: in questo modo non sara in nulla diminuito il credito nazionale all'estero. Not auguriamo al Governo presieduto dal sig. Teotochi un esito felice di queste sue concezioni, temiaino pero che queste rose non fiori- ranno mai.

2. Gioacchino III Patriarea greco di Costantinopoli, uno del pift illuminati, e fuor di dubbio dei pift coscienziosi Prelati che in quest! riltimi tempi hanno succe^sivamente occupato quel primissimo seggio delle Chiese dissident! di Oriente, dietro le replicate ed affettuose invitazioni del sapientissimo Leone XIII all'unione di tutte le Chieee in un sol ovile e sotto un sol Pastore, ebbe la lodevolissiwa idea d'indirizzare alle Chiese inclipeadenti, una lettera, colla quale le ri~ chiedeva del loro parere sopra alcune questioni determicate delle quali il punto cardinale avnto in mira dal savio Gerarca e certamente 1'unione delle Chiese. Le questioni da lui proposte all'esame delle Chiese furono quattro : 1.° Quali doveano essere le scambievoli rela- zioni tra queste Chiese indipendenti. 2.° Se credessero niai giunto il moniento di pensare, sia pur da lontano, ad un accordo tra esse e la Chiesa Cattolica o i Protestaati. 3.° Se fosse possibile un avvici-

628 CRONACA

namento cogli Aiiglicani e i vecchi cattolici e finalmente quali fossero le loro idee sulla correzione del Calendario Giuliano tuttora vigente presso loro. Sarebbe certo di non lieve interesse pel lettori 1'avere sott'occhio per intiero le risposte delle singole Chiese e ren- ders! conto del come si pensa nelle alte sfere dissident! ; cio pero essando impossibile farlo in una corrispondenza, si contenteranno per ora di averle in succinto. Le Chiese che sin oggi hanno mandate la loro risposta sono quelle di Gerusalemme, di Russia, di Romania, di Grecia, di Serbia e del Montenegro. Su per giu con parole different! dicono tutte la stessa canzone.

Quanto alia prima quisttone si rallegrano scambievolmente del- 1'unione ch'esiste tra loro e si augurano a vicenda che le relazioni, le quali uniscono le Chiese autocefale divengano sempre piu cordiali, nutrite dalle non interrotte comunicazioni di quanto accader possa ad ognuna di loro, sia di avverso, sia di propizio. Solo la Russia deplora la mancanza d'unione e di carita tra le Chiese autocefale. Per la seconda quistione la loro omofonia e perfetta, non si deve cioe pensare a nessuna unione colla Chiesa Cattolica. E perche? perche, risponde la Sinodo di Gerusalemme, perche il proselitismo, csercitato dai cattolici, questo orribile scandalo impiantatosi nel seno del cristianesimo, ha reso ai nostri giorni difficile assai la scambie- vole carita e il mutuo rispetto che deve esistere tra tutte le Chiese, e cosi reea impossibile 1' unione, per la quale e" mestieri anzi tutto, ch'esso cessi. Perche? risponde in secondo luogo la Curia Metropolitana delle Russ;e : perche tutt'altro che pensare ad avvicinamento di sorta coi cattolici e coi protestanti, le Chiese d'Oriente devoao stare all'erta per difendere i figli loro dalle continue insidie e dalle molteplici seduzioni degli uni e degli altri : dacche i latini colle belle appa- renze di benevolenza e di rispetto verso le Chiese d'Oriento, si studiano di realizzare 1' eterna loro brama, e il sogno che carez- zano gia da seeoli, cioe" di assoggettare a loro con mille strata- gemmi, la Chiesa orientale; i protestanti poi discreditando con ogni miniere di accuse, la nostra Chiesa, spinti da un zelo troppo male inteso, non risparmiano mezzo alcuno per ispargere tra i figli del- 1'ortodossia i loro errori, indebolire la fede ch'essi professano nell'au- torita della gerarchia ortodossa, e nella santita della tradizione ec- clesiastica. Laonde al giorno d'oggi, ne cogli uni, ne cogli altri e possibile un avvicinamento qualunque.

Piu spiccia ^ sii di cio la sentenza della Chiesa di Grecia, la quale dice rotondo che ne ora, in appresso si dee pecsare all'unione delie Chiese, almeno fin a che non si tolgano di mezzo le cause per le quali ogni tentative di unire e riuscito sempre non solamente inu- tile, ma eziandio pernicioso.

CONTEMPORANEA 629

La Romania si contenta di dire ch'e impossibile trovare un punto di avvicinamento'colla Chiesa Cattolica e protestante, poich& queste due chiese separatesi dalla vecchia Chiesa (intendi la greca) gittarono altre fondamenta, e sopra di queste fabbricarono una dottrina dom- matica, un governo ecclesiastico diametralmente opposti alia Chiesa (ortodossa) e pero fin a tanto che le cose restano cosi, e" impossibile trovare un punto qualunque di accordo con esse. Che se poi Catto- lici e Protestanti desiderano veramente 1'unione non hanno che a passare da noi con armi e bagaglio, senza imporci di fare dei sacrifizii, di mettere condizioni o pretendere delle concession!. « E tutto questo certo per pura grazia e mera carita cristiana ! »

La Sinodo serba si rallegra del desiderio dei vecohi Cattolici di unirsi alia Chiesa orientale, e giudica che si devono ammettere al- 1'unione, poiche avendo essi rinunziato a tutto cio ch'e stato causa di divisione nella Chiesa, (cioe aH'autorita del Papa, e a quanto dal Papa s'insegna) e avendo per fermo sol quanto e stato deciso dai sette Concilii General!, per questo solo i vecchi cattolici son rientrati nel diritto sentiero, e si deve pero a loro facilitare 1'unione colla Chiesa ortodossa ! Per somma bonta poi la Chiesa serba finisce di- cendo chs le stesse regole ch'essa traccia un po' a lungo per ricevere i vecchi cattolici, si possono applicare a tutte le Chiese separate che domandano di unirsi alia Chiesa Greca. fi degno di nota che questa benevolenza della Chiesa serba verso i vecchi cattolici, e" tutta sua propria, giacche tutte le altre sono di opinione diame- tralmente opposta !

II Montenegro lu seguito perfettamente le idee della Chiesa Russa, e non vi e nulla d'aggiungere sul proposito.

Dal poco citato ognuno puo rendersi ragione della mancanza totale in quelle risposte d'una parola qualunque, di una frase, anche di pas- saggio, che indicasse almen da lontano un desiderio sincere d'un rav- vicinamento qualunque. Ed a provare che nei membri di quelle sinodi non e germogliato ancora il desiderio sincere dell'unione, si noti 1'am- mirabile loro risposta all'ultimo quesito qual e quello di ammettere il Calendario corretto invece del Giuiiano ch'essi seguono tuttora. Ec- cetto la Grecia, la quale giudicando piu age vole 1'attuazione del de- siderato a questo proposito, lascia alle singole chiese d'intendersi su di cio e stabilire quello ch'e piu conforme ai progressi delle scienze astronomiche, tutte le altre, qualunque siano le riflessioni che vi fanno di sopra, conchiudono sempre col dire che religiosamente' parlando, non conviene affatto lasciare il Calendario Giuiiano, e la ragione sot- tintesa quale sarebbe mai? Quella precisamente ch' esse intendono, cio& a dire il timore che 1'ammettere il Calendario Gregoriano sarebbe pel popolo un passo verso 1'unione.

630 CRONACA

Non si creda pero che questa avversione a preparare le vie alia unione manifestata dalle varie autorita ecclesiastiche delle chiese dis- sidenti, sia comune alia classe piu colta e intelligente dei singoli paesi, perche tutt'altro sono le idee e i desiderii di questi tali ; che se ta- luno di loro praticamente la sente coi teologi ortodossi, cio e uni- camente per tema che il potere civile perda tutta la sua autorita sul potere ecclesiastico, cui tiene inceppato e asservito a tutti i suoi ca- pricci. Tutti generalmente vedono e riconoscono 1'avvilimento delle chiese autocefale sotto il potere dispotico dello Stato che le governa, ma a causa della secolare abitudine non tutti ne sentono la vergogna : il giorno in cui la parte piu sana della classe dirigente tanto eccle- siastica, quanto civile, provera tutta 1'umiliazione di questo stato di cose, sara il giorno che segnera il primo atto sull' unione delle chiese.

3. Se si dovesse giudicare di una nazione dallo stile dei suoi gior- nali, o dalle grida di alcuni tribuui della plebe che hanno avuto la disgrazia di aver rotto lo sciiinguagnolo, senza dubbio che deila Grecia e degli Elleni si porterebbe oggi un assai sfavorevole giudizio. Presso i savii pero non & stato e non sara mai questo il criterio. dei loro giudizii. ft aesai noto il fatto del rappresentante di S. M. il Re d'ltalia in Grecia. II Sr. Silvestrelli mandd al suo Governo una relazione sullo stato presente della Grecia. In questo documento il S.' Ministro se- guendo certi scrittori che trovo conformi alle sue idee, credette dire, il pane, pane e il vino, vino. II Ministro degli Esteri d'ltalia giudico oppor- tuno, il perche vattelo a pesca, di far quel documento di ragione pub- blica e lo diede alle stampe. Tardi si ma pur fmalmente venn? in conoscenza anche dei Greci. Fu una levata di scudi generale e tra poco avremmo forse avuto una seconda Lepanto ; tutti i giornali d'un soldo ebbero articoli gentilissimi all' mdirizzo del ragazzo di scuola che avea imparato solo a riscaldare le panche, al maccarone che avea insultato la Grecia, ai fanfaroni, ai Caldbresi, ai Caserii suoi compa- triotti: e cosi gli davano 1'addio con un calcio sonoro: xVfCO 16 xaieu65co jxe pla xXwiaca aou xavo), per mandarlo dove? Alia capitale delle maccaronate, a Roma, %aiev68to yea TTJSV Pwfxrj T^? Maxa- povca? K6jJ,ir]. E come se tanta garbatezza di stile e gentilezza di maciere non toccasse 1'apice dell'urbanita, si arrivo pei\sino ad invitare il rappresentante italiano ad andarsene altrove. Con quanta prudenza « tatto da diplomatico veramente non sapremmo dire, a badare ai fatti suoi, perch& correa pericolo di essere lavato nelle strade di Atene con quell'aequa, di cui egli neila sua relazione dicea di mancare le citta greche! Domanderebbe csrto un po' troppo chi domandasse pruove piu chiare, piu concludenti, piu perentorie di queste per dimostrare che il signer Silvestrelli si e ingannato, nel dar alia Grecia per vicina 1'Al-

CONTEMPORANEA 631

bania, nel dire che 1'aria delle citta e malsana per mancanza di acqua potabile, che le comunicazioni interior! son assai irregolari ecc. ecc.ecc., e noi siamo piecamente convinti che il gia Ministro d'ltalia, dietro le lezioni datagli dai giornali d'Atene, siasi avveduto del grande errore eommesso nella sua relazio^e, asserendo che i Greci di oggi non har.no pifi nulla degli antichi Elleni, e sara parti to colla convinzione pro- fonda, ch'essi sono quelli stessi in carne ed ossa. Ma il Governo di S. M il Re d'ltalia, che cosi ieggermente espone il suo rappresen- tante in Atene a simili villanie ?

Non si sa proprio quello ch'esso ha fafcto in via diplomatics ; si contentera probabilmente della rispoata indiretta data alia Grecia no- minando il commendatore Silvestrelli suo ambasciatore in Ispagna, o aitrove, e facendosi rappresentare in Atene dal suo Ministro presso il Montenegro! E il Governo di S. M. il Re Giorgio di Grecia? Si au- surra tra le quinte che non e tanto soddisfatto di aver domandato al Governo italiano il cambiamento del Ministro Silvestrelli per simili fa- cezie ; ma c'e chi crede che il suo segreto e maggior cordoglio si e" quello di aver fatte buone le ragazzate della studentesca, la quale aizzata dai giornali patrioUici che fanno la corte al gig. Cazazi, rninacciava di- sturb! e offese al rappresentante d' Italia ; e fu per avventura onde evitare questi grossi marosi, che si decise forse a malincuore a far cio che non avrebbe voluto fare. Quale sara la verita ?

4. Ne si creda poi che i timori fossero del tutto infondati, poiche da qualche tempo in qua gli egregi student) dell'Universita si appro- priarono il diritto del veto; ed e un bel vederli occuparsi di tutti e di tutto, fuorche forse df gli studii pei quali vengono dalle Province. Cosi li abbiam visti insanguinare le strade di Atene per sciogliere una quistione biblica, qual'era la traduzione in greco volgare del sacro Testo. Un punto importante di arte, qual era la scelta d'un locale ar- tiatico per Terezione di un monumento al generale Colocotroni, fu deciso a forza di dimostrazioni universitarie. Che volete di piu? Nel novembre passato anche la filologia e il teatro rischiarono di passare nel dominio delle dimostrazioni universitarie. Figurarsi ! L' impresa del Teatro Reale di Atene avea commesso a man ealva il sacrilegio di tradurre in greco volgare e di mettere nel suo repertorio la grande opera di Eschilo, YOreste; i signori dell'Universita si alzarono a vin- dici delFoltraggiato autore ; si fece un baccano da forsennati, inter- venne la polizia e 1'esercito, poiche invano si vuol fare credere al popolo che sotto la pelliccia dell'idioma popolare, si nasconde 1'orso bianco dello Slavismo, e non mancarono morti e feriti : e tutto cio per la lingua di Eschilo ! E poi viene il sig. Silvestrelli, e al chiaror di questi fatti^ ci viene a can tare che nelle.vene dei greci di oggi, non corre piu il sangue degli antichi elleni ! Ecco perche secondo

632 CRONACA

alcuni il prudente Ministro degii Esteri, temendo che il Rappresen- tante d'una grande potenza incorresse la sorte del sagrileghi tradut- tori deirOresto, dimando che lo si richiamasse, anche a costo di ve- derlo ricompensuto del suo sagrilegio.

5. Non e a dire di qual segreta gioia fosse stato inondato il cuore di certi teologi greci al leggere la risposta unanimemente negativa delle Chiese dissidenti BulPunione colla Chiesa Cattolica : alcuni si sforzarono invano di tenerla rinchiusa nelPanimo loro, e qualche scin- tilla ne usci qua e la nei Periodici greci. Un tale teologo ortodosso, canta proprio 1'inno del trionfo, e nientedimeno scelse un peiiodico internazionale, il « Messager d'Athenes » per provare che quelle Chiese ebbero ragione di cosi rispoadere, per provarlo, dico io. con una esu- beranza di scrittura sacra, di testi di santi Padri, di asserti della tra dizione proprio da trasecolare. Affe, dice il teologo citando un tai passo di quelle risposte, 1'unione e impossible, perche dopo la se- parazione delle Chiese voi avete impastate tante dottrine che puz- zano di eresia, che sono uno sfregio alia coscienza, un ceppo e una pastoia alia liberta; un insulto aH'anima umana! Yoi, Cattolici, avete soppresso le Chiese nazionali, per alzare sulle loro ruine la grandezza della Chiesa romana, a danno della liberta dei popoli. Yoi avete dato a questa Chiesa un Capo visibile, mentre che noi non riconosciamo che un solo Capo, Q-esu Cristo; e per far 1'opera perfetta voi avete dato a questo Capo 1' infallibilita, la quale appartiene solo alia Chiesa. E come se tutto cio non fosse stato bastevole, per alUrgare ancora piu il baratro che separa le due Chiese, voi avete create il domma del- 1' Immacolato Concepiinento di Maria, gia stato condannato niente di meno che da G-esu Cristo, la dove disse : 0 Donna che cosa havvi di comune tra noi due ? (loan. II, 4).

E di tutte quecjte enormita dove sono le prove che le dimo- strano e le conferinano? Restarono tutte nella penna dell' erudito teologo ! Basta ch'egli asserisca, e tutto e bello e ben provato. E cosi si risponde agP innumerevoli e sapientissimi volumi dettati nel corso di tanti secoli da somini intelletti teologici, per ischiarire, per provare, per confermare al lume della Scrittura, dei Padri, della tra- dizione e della ragione, i due dommi dell' Infallibilita e deH'Imma- colata Concezione; che se almeno il teologo greco, avesse sospettata 1'esistenza di queste Opere ! Certo a questo conto si fa presto ad avere la laurea di teologo. Che dire poi delle altre asserzioni senza prova : c La Chiesa greca non fu mai una dipendenza spirituale della Chiesa Cattolica romana » « La Chiesa greca die organismo e disciplina al Cristianesimo ; al cristianesimo ch' e opera tutta dei pensatori della Grecia > « La Chiesa greca doto il Cristianesimo del suo glorioso simbolo, il quale e come il suo Statute, nel Concilio di Nicea ». Che

CONTEMPORANEA 633

dovizia di asserzioni, Signer Teologo ! le Scuole per 5 dicono che quod gratis asseritur, gratis negatur. E per 6 alle prove, date di mano alle Scritture, ai SS. Padri, ai Concilii, alia tradizione, alia storia, alia ragione, provateci quanto avete asserito, e ve ne saprem grado.

Da questa maniera cosi facile di tutto asserire senza nulla pro- vare, si scorge chiaro quale gravissimo inciampo incontra nelle masse non avvezze a dubitare e ad esaminare 1' idea delPUnione. Quindi la necessita d' istruire il popolo come da un secolo in qua si e fatto in Inghilterra con tanto felice successo, con iscritture semplici e peric- diche sparse a larga mano e sia pure gratuitamente, le quali pur illu- minando o confermando i cattolici nelle loro credenze, farebbero co- noscere la verita ai fratelli dissident!, e diradando amichevoltnente le tenebre da tanti secoli e da tanti scritti malevoli addensate attorno a loro preparerebbero infallibilmente la via alia desiderata unione, alia quale aspirano tutte le anime mosse dal vero spirito cristiano.

6IAPPONE (Nostra, Corrispondema straordinaria) . Antiche memorie della Religions cristiana predicata gia in Giappone da S. Francesco Saverio. Stato presente del progress© intellettuale in quell' impero. La ci- vilta europea accettata, tranne il cristianesimo. Condizioni di quella Chiesa e di quelle Missioni. Grave pericolo per 1'avvenire religiose del Giappone e della Cina.

Kyoto, 3 Dicembre 1903.

Oggi e la festa dell'Apostolo del Giappone, e il mio pensiero vola costi con un festoso saluto da quella citta, che fu una volta visitata da S Francesco Saverio, per ottenere dall'imperatore del Giappone, il Mikado, che favorisse la predicazioae del Yangelo. Kyoto 4 e la capitale antica del Giappone, il centro della vita religiosa e politica nel secolo XVI. Quando il Santo ci venne la prima volta signoreggiava nella citta la setta dei bonzi coi suoi magnifici e ricchi monasteri ; e se a Francesco non riusci d'ottenere 1'accesso presso il Mikado, tanto meno egli pote vincere 1'opposizione dei bonzi, quando egli principio a predicare per le strade di Kyoto. Ma dopo dieci anni maturarono i frutti delle apostoliche fatiche, e qui nella cittadella del buddismo giapponese la Chiesa celebro il suo primo solenne trionfo, quando il P. Yilela seguendo le orme del Santo incomincio a predicare per le medesime strade di Kyoto e convert! uno dei bonzi pi.u rinomati della citta.

1 AI tempo degli antichi Padri gesuiti era chiamata Miyako : la parola Meaco del Breviario significa citta capitale.

634 CRONACA

Queste rimeinbranze mi tornavano in mente meatre io nella chiesa consacrata al gran Saverio celebrava i divini misteri alia presenza del discenclenti di qne^li stessi abitanti, ai quali una volta parlava il Saverio, e mentre passeggiavo col parroco di Kyoto per quelle stesse strade.

Ma purtroppo corne e mutalo il suo aspetto ! allora era una chiesa fiorentissima e piena di speranze, ora e una missione che dura fatica a virere. E coloro, ai quali il OHappone costo tan to sangue, sono ora quasi forestieri nella missione ; si forestieri, benche mi sia duro usar quest'espressione, perche io dappertutto, sia presso 1'Arci- vescovo e il Yescovo, sia presso i Missionari, sono stato trattato sempre con carita cosi cordiale come se mi trovassi in mezzo ai miei stessi fratelli. Io ebbi molto a consolarmi quando intesi dai Padri delle Missions fitrangeres, che ancora oggi si coaser^ano molte memorie delle apostoliche fatiche dei primi Missionarii qui nel OHappone. Un vecchio missionario mi raccontava che e veramente da stupire, come si sono conservate le tracce di tali fatiche in tutto il Giappone del sud e dei centro, fioo nei luoghi plu remoti, e sono rirnaste nelle famiglie come ereiita tramaadate di geaerazione in generazione. Le famiglie gia da lungo tempo sono ridiventate pagane, ma in esse vengono conservati come un idolo misterioso gli oggetti, anche co- muni, appartenuti gia ai Padri antichi. Cosi p. e. una famiglia cu- stodiva ancora una tazza che chiamava Pateren-nabe la tazza del Pa- dre (da Nab& che in giapponese sigaifica tazza e Pateren, Padre). Probabilmente durante la persecuzione il Padre la lascio in quella famiglia, che allora era cristiana, e quando fu fatto prigione, rimase la tazza come una santa reliquia in eredita ai discendenti. Ora quando in questa famiglia oggi diventata pagana, alcuno si ammala, gli si da a bere coa la tazza del Padre.

Nel celebre castello di Nagoya (oggi caserma) si trovano due sale interamente piene di memorie di Shogun Yeyasu, che ebbe una volta residenza in questo castello. Yeyasu (il Taifusama del Breviario) era nel primo decennio del suo regrio beae affetto verso i Padri. In una di queste sale si trova un paravento con pitture che allora apparte- neva a Yeyasu. Le pitture rappresentano un science omaggio offerto dai grandi del paese al potente Yeyasu in una festevole ricorrenza. E in mezzo a q'lesti grandi si vedono due Padri che apertamente si riconoscono dai loro abito religioso di color nero e dai largo cappello. Immenso fu il lavoro della Compagnia nel Q-iappoae fino al suo ultimo respiro. Basterebbe solo il leggere 1' ultima opera scritta su cio : « The- Christian Daymyos ; A century of religious and political history in Japan 1549-1650, Tokyo 1903 ». (/ Prineipi cristiani del Giappone, ecc.), per vedere che cosa sarebbe avvenuto del Q-iappoae

CONTEMPORANEA 635

89 non erano quelle terribili persecuzioni, che distrussero interamente la nostra Religione. In un secolo solo gia contava la nostra Religione non meno di 66 principi cristiani, e non pochi erano vero modello di cristiana annegazione quando scoppio la procella.

E oggi il Giappone s'avaaza con passi giganteschi nella cultura del popoli occidental!, e la vita intellettnale vi fa rapidi progress! in ogni ramo di scienza. Non meno di 20000 giovani giapponesi fre- quentano le scuole superiors, in parte private, in parte dello Stato. Ma in queste scuole s' educa una generazione senza religione, che forma 1'avvenire del Giappone, una generazione che ha presa tutta la cultura dei popoli cristiani dell'Occidente, eccetto Gesu Cristo, e percio va avanti senza il cristianesimo.

Ora di fronte a questo slancio impetuoso la Chiesa cattolica, in Giappone nelle condizioni in cui si trova presentemente cola, e sfor- nita di persone e di mezzi sufficient! alia vastita dell' iinpresa. Du- rante il mio soggiorno a Tokyo io ebbi molte opportunity di vedere dei Missionari piu insigni, e alcuni convertiti di gran rnerito, che sono professori all'Universita ; e udire il loro giudizio sopra lo stato della religione cattolica nel Giappone. Tutti s'accordavano in tal giu- dizio. Simile e anche 1'opinione Concorde di altri uomini intendo principalmente i cattolici convertiti dell'Universita di Tokyo che la Chiesa cattolica avrebbe qui un gsgantesco problema da sciogliere, che essa potrebbe e dovrebbe adempiere una missione di suprema importanza. II Giappone e fatto, diro cosi, per 1'ufflcio d'apostolo : un Giappone cristiano potrebb' essere I'apostolo di tutto 1' estremo Oriente. L'energia, il coraggio che si spinge sempre avanti, lo spi- rito di sacrifizio, ond'e dotato questo popolo, sono quelle qualiti che gli assicurano una potente missione civilizzatrice nell' Oriente. Gia ora predomina in Cina un potentissimo movimento per mettere i ci- nesi a parte della cultura occidentale, che il Giappone in breve tempo s'e appropriata.

Ora nella poderosa corrente che trae si energicamente il Giappone alia cultura europea, si possono riscontrare le stesse virtu, che gi& risplendettero nel sec. XVI, quando per la prima volta il Giappone ve~ niva in contatto colla medesima, cio& 1'istesso entusiamo e annega- gazione, 1'istessa risolutezza, 1'istessa tenacita.

Con questa differenza perd, che mentre queste si lodevoli qualita allora servivano £.1 piu alto ideale, ora purtroppo sono a servizio d'un movimento privo di religione e anticristiano. Nel che appunto ^ ri- posto un tremendo pericolo, non solo per 1'avvenire della Chiesa del Giappone, bensi anche per 1'avvenire della Chiesa della Cina. Impe- rocche il cinese se 1' intendera sempre meglio col giapponese che col- 1'europeo, essendo essi entrambi asiatici. II cinese cerchera piuttosto

636 CRONACA

nel giapponese che nell'europeo 1' intermediario che deve comunicargli la civilta europea. Un Giappone irreligioso e anticristiano, quale peda- gogo della Cina e trasmetthore delle invenzioni del]' Occidente, e il piu grave pericolo che sovrasta ai gran problema religiose del lontano Oriente. Epperd e questione vitale per 1'avvenire della Chiesa dell'Asia orientale, di metter mano presto e risolutamente a ricondurre il Giap- pone a Cristo.

II Giappone vuole appropriarsi tutti i lavori intellettuali dell'Oc- cidente, filosofia, etica, e perfino la teologia. Questo movimento e en- trato nella stessa classe dei bonzi si ricca e si potente. I diversi chiostri m-mdano i giovani di miglior ingegno all'Universita di Tokyo ad ap- prendervi non solo 1'inglese e il tedesco, ma per ascoltare ancora dai. professori protestanti nei seminari evangelici di Tokyo la dommatica, 1'esegesi e 1'etica dei protestanti. Al presente 1'evangelico tedesco pa- store Oswald nelle sue lezioni sopra 1' Epistola ai Romani ha di nuovo parecchi bonzi tra i suoi uditori. Questi bonzi poi tornano nelle loro co- munita per diventare professori alia loro volta ; e al presente nelle case dei bonzi si coltiva non solo filosofia, ma anche dommatica ed esegesi. In uno dei piu grandi monasteri dei bonzi in Nagoya si fanno da un bonzo lezioni sopra le lettere di S. Paolo, a un dipresso come nelle nostre Universita si spiega qualche scritto della religione bud- dista. Ma lungi dall'avvicinarsi in tal guisa il Giappone al cristiane- simo, esso ne viene invece piuttosto allontanato. Perche gli unici dai quali i Giapponesi apprendono a conoscere la dommatica cristiana e 1'esegesi, sono appunto i predicanti evangelici. E quegli esercitano sul Giappone un influsso addirittura anticristiano. Poiche" se sono in- glesi e americani, non hanno affatto alcuca cultura; se poi sono evan- gelici tedeschi, allora sono gente che non crede punto alia divinita di Cristo ecc., in una parola gente sul tipo Harnack.

A questa corrente anticristiana che predomina la parte principale del gran risorgimento intellettuale del Giappone la Chiesa non pud tener fronte. Le mancano le forze e i mezzi. Solo la Santa Sede puo venire in aiuto. Yolesse il cielo che fosse mandate un uomo di molta vaglia e di molta influenza, qui, in questo lontanissimo Oriente, in Cina, e innanzi tutto in Giappone, per studiarvi a fondo le condi- zioni e darne esatto conto alia S. Sede.

Frattanto ho pensato che 1' interesse per il glorioso periodo del cristianesimo nel Giappone, tuttora vivo fra noi, dovesse procacciare un postioino anche a queste poche linee. II gran problema che S. Fran- cesco Saverio collo sguardo g^niale d' un apostolo mondiale e d' un santo affrontd nella meta del sec. XYI e che poi i suoi confratelli cosi gloriosamente sostennero, entra ora al principiar del secolo XX in una nuova fase di molto maggior rilievo per la chiesa di Dio.

CONTEMPORANEA 637

Possano anche per 1'avvenire del Giappone e della Cina avere effetto le belle parole del S. Padre instaurare omnia in Christo ! Allora sara con verita chiamato Giappone, vale a dire Paese del sole nascente, che cosi appunto suona il suo nome nel nostro linguaggio.

E tempo di far qualcosa, avanti che sia troppo tardi : e il troppo tardi pno essere da un moniento all'altro. Intanto & certo che il Giap- pone, nella sua tendenza a imitare in ogni cosa dietro resempio del- 1'Europa, gia si risente del nuovo Kulturkampf francese, sotto molti riguardi. Qui nell'Oriente, cattolico si ha come sinonimo di francese; i cattolici tedeschi sono finora si ai Giapponesi che ai Cinesi come un x incognita. Tutto quello che non £ francese per loro non e cattolico.

E interessante sapere quello che mi disse il primo membro del- 1'Archidiocesi di Tokyo, 1'arciprete, che si trova dall'anno 1867 nel Giappone : « E una disgrazia, mi diceva, per la Chiesa Cattolica del Giappone, che essa si trovi solo nelle mani del francesi. E le sole Missions $(rangeres (alle quali egli stesso appartiene) sono insufficient! al bisogno. Sarebbe una benedizione per il Giappone che pure la Ger- mania cattolica potesse pigliar parte all'opera della Missione nel Giap- pone >. E poi P istesso Padre aggiungeva : « La Germania cattolica avrebbe anche per questo molta imporfcanza, perche la cultura supe- riore del Giappone, in ispecie la sua filosofia e 1'etica, si trovano in sostanza sotto PinfLusso dell'Qniversita tedesche*. Ne questo Padre & solo in tal sentimento, perche parecchi dei Missionari piu stimati mi parlarono sull'istesso tenore.

Chiudo la mia lettera nella speranza che Pattenzione del mondo, rivolta in questi momenti con si vivo interesse alle condizioni gene- rali dell' estremo Oriente, debba fruttare pure al bene spirituale di questa intelligente nazione.

J. D.

OPE RE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE

Annuaire de I'Universite catholique de Louvain 1904. Soixante-hui- tieme annee. Louvain, Van Linthout, 16°, XXXIV 500 p.

Antologia periodica di Letteratura e d'Arte, direttori A. NANNELLI c A. GILARDI. Anno I, n. 2. Firenze, tip. domenicaria, 1904. 8°, p. 49-64. Prezzo di associazione L. 5.

1 Non essendo possibile dar oonto delle molte opere, che ci vengono Inviate, con quell* soil eel Incline che si vorrebbe dagli egregi Antori e da not, ne diamo intanto nn annunzlo sommario che non importa alcnn gladizio, riserbandooi di tornarvi sopra a second* dell'op- portnnita e dello spazio conoesso nel periodloo.

638 OPERE

Atti e raemorie della Societa storica, letteraria ed artistica della Mirandola pubblicati per cura del dott. FRANCESCO MOLINARI, presidente della Societa stessa. Fase. 2. Anni accademici 1900-901; 1901-902. Mi- randola, Cagarelli, 1903, 8°, 62 p.

Balestri I. 0. S. A. Sacrorum Bibliorum fragmenta copto-sdhidica. Musei Borgiani. III. Novum Testamentum. Romae, Polyglotta, 1904, 4°, L£VIII-512, p. L. 60. Vendibile presso 1'editore, via S. Uffizio 1, Roma.

Bas G. Nozioni di canto gregoriano. Roma, Desclee, 1904, 16°, 34 p.

Baunard, mgr. L' Evangile du pauvre. Troisieme ed. revue et augm. Paris, Poussielgue, 1904, 16°, XX-354 p. Fr. 3,50.

Bolo H., abbe. Introduction a la vie bienfaisante. 3^m» ed. Parisy Poussielg-ue, 1904, 16°, 366 p. Fr. 3,50.

Bremond H. Le Bienheureux Thomas More. (1478-1535) (Les Saints)- Paris, Lecoffre, 1904, 16°, VIII-196 p. Fr. 2.

Calmes Th. L'Evangile selon Saint Jean. Traduction critique ; in- troduction et commentaire. Paris, Lecoffre, 1904, 8°, XVI-488 p.

Catechismo liturgico tratto dal Catechismo delle Ceremonie della S. Cln'esa pubblicato per ordine del card. Mermillod. Roma, Desclee, 1904, 16°, 160 p. Cent. 60

Daraz T. Speranze, timori, proposte sulla Questione romona. Tre- viso, Longo, 1904, 16°, 144 p L. 1.

De Kerval L. Sancti Antonii de Padua vitas duae quarum altera hucusque inedita. Edidit, notis et commentario ill. L. DE KERVAL. (Coll. d' 'etudes et de documents V). Paris, Fischbacher, 1904, 8°, XVI, 316 p. Fr. 10.

Fonsegrive G. Mariage et union libre. Paris, Plon, 1904, 16°, 396 p. Fr. 3,50.

Gibier, ab. Le obbieziont contemporanee contro la Religione (Con- ferenze agli uomini). Serie prima. Conferenze tenute durante il 1902 alia Messa degii uomini in Orleans. Traduzione di ELISEO BATTAGLIA. Parigi, Lethielleux, 1904, 16°, 372 p. L. 4.

Howard Walter and Langton E. G. Brown. The hereford Bre- viary, edited from the Rouen edition of 1505 with collation of manu- scripts. I. Psalterium,, Commune, Sanctorum, Tejitporale (Henry Bradshan Society XXVI) St. Martin's Lane, Harrison, 8°, XXIV-480 p.

Le Bachelet P. X. M., S. J. L' Immaculee Conception. (Science et Religion}. Paris, Bloud, 1903, 16°, 66 ; 64 p.

Lindblom A. Akter rorande. Arkebiskopsvalet i Uppsala 1432, samt striden darom mellan konung erik och Svenska Kyrkan. Uppsala, Wretmans, 1903, 8°, XIV-1&2 p.

Lugano P. M. Origine e primordi dell' Ordine di Montoliveto. Com- mentario storico. (Spicil. Montolivetense). Apud ed. in Abbatia Septimnia- nensi prope Florentiam, 1903, 8°, 196 p.

Lundstr6m H. KyrkohistorisU Arsskrift. (Skrifter utgifna af Kyr- kohist. Foreningen. I: 4). Stockolni, Norstedt, 1903, 8°, IV-476 p. Detto. Svenska Synodalakter. Efter 1500 talets ingang. Upsala, Wretmans, 1903, 8°, 80 p.

Maciiiai L. L'anima. Apologetica. Roma, Desclee, 1904. 16°, 62 p. L. 0,60.

PERVENUTE ALLA DIREZIONE 639

Maffi P., arciv. di Pisa. Scritti varii. Siena, Biblioteca del Clero, 1904, 8°, 550 p. L. 5.

Razzi S., O. P. La sforia di Ragusa, preceduta dagli appunti bio- grafico critici del P. Lodovico Ferretti 0. P., con introduzione, note e ^appendice cronologica del Prof. G. Gelcich. Dubrovnik, Pasarica 1903, 16°, 411-310 p. Corone 4.

Rendiconti e memorie della JR. Accademia di scienze, lettere e arti degli Zelanti. Acireale. Ser. 3.* II. 1902-903. Memorie della classe di let- tere e arti. Acireale, tip. orario delle ferrovie, 1903, 8°, 106 p. L. 5.

SS. Bibliorum, fragmenta copto-sahidica. Musei Borgiani. III. Ta- bulae. Roma, Danesi, 4°, 40 tav.

Veuillot L.S.te Germaine Cousin (1579-1601) completee par FRANCOIS VKUILLOT. (Les Saints}. Paris, Lecoffre, 1904, 16°, IV-200 p. Fr 2.

Wickham Legg I. The Clerk's Book, of 1549. (Henry Bradshaw So- ciety XXV). London, Harrison, 1903, 8°, LXIV-138 p.

Zanei G. II Canopo nella villa. « Aelia Hadriana Tiburtina » in re- lazione al culto delle divinita alessandrine nel mondo greco-romano. Rovereto, Grandi, 1903, 8°, 56 p.

Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. COISSAC G. M. La Eussie et leu Russes (Bill, des conferences 11) Paris, Bonne Presse, 16°, 46 p. L. 0,30. DES GERBES L. La Divine Enfance de Jesus. (Bibl. des conferences 2). Paris, Bonne Presse, 16', 36 p. L. 0,30. DE SAINT-ELLIER L. La peste antire- ligieuset Reponse a « La peste religieuse » de Tallemand Jean Most. (Apolog. contemp.). Paris, Bonne Presse, 16°, 48 p. L. 0,35. DES GERBES L. a vie puUique de Jesus. Conferences. (Bibl. d. Conferences). Paris, Bonne Presse, 16°, 40 p. Cent. 30. GUALDO F. Ignis ardens. Ode. Venezia, Sorteni e Vidotti, 1904, 8°, 28 p. L'AME HUMAINE par un Missionnaire diocesain de Paris. (Apolog. contempor.). Paris, Bonne Presse, 16°, 78 p. L. 0,35. L'lMMOE- TAL1TE par un missionnaire diocesain de Paris. (Apolog. contemp.). Paris, Bonne Presse, 16°, 80 p. Cent. 35. MARUCGHI O. II valore topografico della Silloge di Verdun e del Papiro di Monza. (Estr. N. Boll, di Arch. Cristiana IX. 4). 8°, p. 321-368. MENNA A. 11 dovere dei cattolici secondo I'Enciclica di S. 8. Pio X. « E supremi Apostolatus cathedra ». Napoli, D'Auria, 8°, 22 p. MINEO JANN1 M. L'Eucaristia e il Papato. Palermo, Mesi, 1904, 16°, 60 p. MONCHAMP G. mgr. Les deux derniers problemes paUographiques du proces original de Galilee. A propos de la nouvelle edition des oeuvres de Galilee par A. PAVARO. (Extr. Bull, de VAcad. Eoyale de Belgique dec : 1903). Liege, Dessain, 1903, 8°, p. 782-794. PELLEGRINI A. abb. La badia di G-rottaferrata e Vunione delle Chiese. Conferenza letta in Vaticano alia presenza di Sua Santita Pio X. Roma, Poliglotta, 1904, 8°, 24 p. POLACCHI G. B. Un po' di storia cittadina. Conferenza tenuta a Penne. Atri, De Arcangelis, 1903, 8°, 38 p. SOZZI V. sac. La questione romana. Ragusa inf., Ciiscione, 1903, 16', 44 p.

Atti Episcopali. CAMILLI D. vescovo di Fiesole. L'Immacolata Conce- zione di Maria SS. Lettera Pastorale. Firenze, Ricci, 1904, 8°, 44 p. CARLI G. vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato. Tre fondamenti di cristiana educazione. Lettera Pastorale. Sarzana, Costa, 1904, 8°, 28 p. GENUARDI G. vescovo di Acireale. La Quaresima e la restaurazione cristiana. Lettera Pastorale. Aci- reale, Dorzuso, 1904, 8°, 10 p. MAFFI P. arciv. di Pisa. Lettera Pastorale per la Quaresima del 1904. Pisa, Orsolini-Prosperi, 1903, 8", 24 p. MA- GANI F. vescovo di Parma. 7 vicendarii parocchiali. Parma, Fiaccadori, 1904,

640 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE

8°, 36 p. MARONGIU DELRIO D. arciv. di Sassari. Spirito di cristiana fortezza. Lettera pastorale. Sassari, Dessi, 1904, 8°, 28 p. EESSIA G. B. vescovo di Mondovi. Instaurare omnia in Christo. Lettera Pastorale. Mondovi, tip. vescovile, 1904, 8°, 24 p. RICHELMY A. card, arciv. di Torino. Lettera pastorale per la Quaresima 1904. Torino, Salesiana, 1904, 8°, 24 p.

Ehiqaenza sacra. MORANDO L. stim. Chi e il Papa ? Conferenze teriute al popolo in S. Maria dei miracoli a Roma. Piacenza, Bertola, 1908,24°, 98 p. Cent. 50. Detto. Cinque corsi di conferenze spirituali tenute ai ven. Chierici del pontificio Seminario Romano, con un'appendice di ritiri mensili per i sa- cerdoti. 2* edizione corretta ed accresciuta, Roma, Desclee, 1903, due voll. in 8°, 740 ; 132 p. L. 5. Cfr. Civ. Catt. 18, 2 (1901) 213.

Agiografla e Biosrafia. BEANI G-. mons. 11 card. G. Battista Tolomei. Cenno biografico. Pistoia, Flori, 1904, 8', 16 p. Detto Mons. Enrico Bindi. Ricordo. Pistoia, id. 1903, 8°, 16 p. CONTEMPORA1NS (Les). Vingt-troisieme serie, Paris, Bonne Presse, 8", Fr. 2. Cfr. Civ. Catt, 18, 10 (1903) 82. FERRARI F. Nicola Gallucci da Guardiagrele. Chieti, Jecco, 1903, 8°, 60 p. L. 5 presso 1'Au- tore in G-uardiagrele. G-AETA S. sac. 8. Nicola di Bari. Napoli, Chiurazzi. 1904, 16°, 126 p. L. 0,50. LE PAPE PIE X. Edition illustree de nombreuses photogravures. Paris, Desclee, 16°, 104 p. L. 1. MEMOEIE di Giampietro Tonini alunno dell'Istituto dei figli di Maria Immacolata in Trento. Trento, Artigianelli, 1904, 24°, 112 p.

Memorie. BORDONI C. can. Leone XIII. Foligno, Artigianelli, 1903, 16°, 16 p. RICORDO del Giubileo abbaziale del Rev. P. D. Vittore M. Cor- vaja benedettino cassinese abbate ordinario di Montevergine. Avellino, Maggi, 1904, 4°, 76 p. WEBER A. Leo XIII. Trauerrede. Regensburg, Habbel,

1903, 1903, 16°, 16 p.

Ascetica. MENGHI D'ARVILLE M. Annuario di Maria o il vero servo della SS. Vergine. Trad, dallo spagnuolo del sac. GUGLIELMO DEL TURCO d. P. S. S. S. Benigno Canavese, Salesiana, 1903, 16°, 296 p. OLMO L. sac. La divozione al Cuore SS. di Gesu. Dalle opere del P. Giovanni Giusto Lanspergio. certosino. Clusone, Giudici, 1904, 24°, 34 p. L. 0,25.

Poesie. LIGUORI A. M. can. Pel solenne battesimo della nuova campana della Chiesa di S. Michele in Piano di /Sorrento. Inno. Napoli, Artigianelli,

1904, 24", 12 p.

Lettnre ricreative. AXTONELLI G. Vexilla Regis. Bozzetti e novelle ad uso della gioventu, illustrati da artistiche incisioni. Roma, Desclee, 1904, 8°. 188 p. L. 2. MACCONO F. L'istituzione puerile di Marc' Antonio Muret con la traduzione in versi italiani e francesi. Tre dialoghi d'occasione per Collegi. Milano, Salesiana, 1904, 16°, 64 p. MIONI IT. I died Comandamenti. Collana di avventure. II f. Alle frontiere del Messico, ossia il terzo Comandamento. (Lett. Catt. di Torino, febbr. 1904). Torino, 1904, 16°, 112 p. Cent. 20. SARTORI G. L'apologia del cacciatore. Scherzo. Schio, Marin, 1904, 16°, 14 p.

Musica sacra, BAS G. Repertorio di Melodie Gregoriane trascritte ed accompagnate con organo od armonium S. Joseph Sponsi B. M. V. Serie II n.° 1-2. Roma, Desclee, 4°, 20 p. Associazione ad una serie di fasc. 12 L. 5. per 1'estero L. 6. Un numero separate L. 0,50.

PAPA INNOCENZO XI

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI

1676 1689

Un fosco orizzonte, sfavorevolissimo alia causa della cri stianita, scorgeva dinanzi a se rilngheria il 1685, al soprag- giungere della stagione propizia per uscire in campo. Verso la meta di marzo giungevano in Vienna proposte di pace da parte dei Turchi ; Terario era esausto e il Papa di fronte alle iterate domande di danaro rispondeva non avere ormai piii che dare ne potere imporre nuovi sacriflci ai suoi sudditi gia tanto smunti e gravati.

In mezzo a queste difficilissime circostanze il cardinale Buonvisi, che indarno era tomato a chiedere di partirsi da Vienna, ripreso coraggio, insisteva perche dentro la prima- vera venisse ricominciata la interrotta campagna. Ma quei cumulo di cause che teste accennavamo e una sconsigliata lentezza nei movimenti delFesercito imperiale fecero si che Carlo di Lorena coi suoi 40000 uomini non prima del luglio mettesse campo dinanzi a Neuhausel, gia un venti anni ad- dietro conquistato dai Turchi. La proposta di questo assedio era gia stata fatta daireminentissimo Nunzio, i cui talenti in materia di tattica militare non appaiono per nulla inferiori a quelli di che aveva dato splendido saggio in diplomazia. Neu- hausel era, secondo lui e non a torto, la chiave di Buda ; di la si sarebbero dovute incominciare le operazioni dell' anno innanzi. Nelle sue lettere rilevava con acuta penetrazione i difetti che si stavano commettendo nel modo di condurre T assedio e non celava il timore avesse a ripetersi davanti a Neuhausel quanto era seguito sotto le inura di Buda. Intanto, sostenuto dalla carita inesauribile di Innocenzo, che face- vagli inviare da Venezia abondanti provviste di medicine, * V. quad. 1288 (20 febb. 1904) p. 415-433. 1904, vol. 1, fasc. 1290. 41 9 marzo 1904.

642 PAPA INNOCENZO XI

toglievasi la cur a di prowedere egli stesso a migliorare la recentissima istituzione delle ambulanze di campo. L'opera riuscl si bene che, alia fine di settembre, 4000 soldati in pe- ricolo di vita vi erano stati curati con esito assai felice.

La doppia vittoria riportata il 16 aprile da Carlo di Lo- rena sopra i 40000 giannizzeri di Ibraim pascia nelle vici- nanze di Sattel-Neudorf e la presa di Neuhausel per opera del general Caprara assicurarono le sorti della campagna di quell'anno e fecero rinverdire le illanguidite speranze della vicina liberazione di tutta 1' Ungheria dal giogo ottomano.

Qui ancora dette di se bella mostra la prudenza e la mo- derazione del vigile rappresentante di Roma. Mentre i mi- nistri imperiali si lenti per Taddietro ed irresoluti, affasci- nati ora dal bagliore delle vittorie e spinti dalle insistenze dei condottieri supremi vogliono che si muova incontanente aH'assedio di Buda, il Buonvisi consiglia con la maggiore efficacia di rimandare 1' impresa alTanno seguente. Egli e al tutto convinto che il porvi subito mano all'approssimarsi del verno torni il medesimo che perdere per lo meno tutto il nerbo delle milizie. A questo fine compose un memoriale, riu- scito un vero capolavoro di militare sapienza, e sotto il dl 23 di agosto mandollo presentare all' Imperatore. Questo scritto gli di6 vinta la causa: Leopoldo si dichiar6 dello stesso suo avviso, benche i ministri la pensassero tutto al- tramente *..

1 Cf. il sunto del memoriale presso il Fralmoi, 147. Questo scritto, letto in fonte nel suo originate, e nno dei tanti document! che mettono in chiaris- sima luce la fine prudenza del Buonvisi. Valgane come saggio il seguente passo: « Le grandi monarchie, com'e quella del Turco, si propagano col tempo e non si distruggono in un momento. La presa di Buda sarebbe al certo un gran colpo, ma puole egualmente esser fatale ai Turchi. quanto a V. M.; perehe essendo la stagione molto avanzata, con il tempo sempre incostante et inclinato alle pioggie, dovrebbe 1'esercito di V. M. combattere non solo con i nemici, ma con la scarsita de' viveri e dei foraggi e molto piu con 1'inclemenza dell'aria, che 1'anno passato distrussero in gran parte 1'esercito di V. M. e 1'obbligorno a tante eceessive spese di rimonte e di reclute che votorno 1'erario cesareo, e sono piene 1'istorie d'Ungaria d' infelici success! per haver attaccato Buda troppo tardi. Hor se si puol

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 643

II rimettere a piu propizia stagione T assedio non poteva naturalmente sfuggire al solito scoglio dove parecchie volte si era stati sul punto d' inf ranger e per il passato. Dato gift 1'entusiasmo del lieti success!, affacciavasi novamente la ten- tazione di rinunziare alia dispendiosissima impresa, tan to piu che il pasci& di Buda offeriva i suoi buoni ufficii di media- tore con la Sublime Porta ed in Vienna deliberavasi se con- venisse prestare orecchio a siffatte proposte. II Nunzio, al primo essere informato di quanto stavasi mulinando, mosse cielo e terra per frastornare il trattato. Egli in cuor suo riputava T Imperatore non cosi forte da resistere ai ministri inclinanti alia pace ; il perch6 tolse a dimostrare con eccel- lenti argomenti che il solo mettere a partito le proposte del Fascia sarebbe stato gravissimo errore. I Turchi gia vinti ne avrebbero preso ardire, gli alleati vincitori abbattimento e sconforto ; quindi tanto riuscire ora sconsigliata la pace, quanto necessaria la guerra. Ma ecco sopraggiungere di Roma

dare tale incaminamento a gl'affari e con la prudente condotta ridurli al segno del quale si gloriava Prospero Colonna, dicendo (come refe- risce il Guicciardino) che non haveva mai combattuto et haveva sempre vinto, non so trovare la ragione per la quale si deve arrischiare la vit- toria, che e certa, con un' impresa incerta e cimentarla ad un gioco d'invito, quando possiamo fare il gioco delli scacchi, nel quale non ha parte la fortuna e tutto si regola col movimento dei pezzi. Buda senza dubio sarebbe di una gran conseguenza, ma vi bisognera molto sangue per espugnarla con la forte guarnigione che vi metteranno; e percio, con la gagliarda resistenza che faranno, piglieremo piu tosto una montagna di sassi che una fortezza defendibile e, non bastando il tempo gia avan- zato per riparare le mura che si abatteranno e le case che si abbru- gieranno, sara obligata V. M. a metterci tutto il suo esercito di pre- sidio, che perira poi non difeso dall'mgiuria dell' inverno ; e guada- gnandosi solo paese rovinato e circondato dalle fortezze nemiche, non haveranno i nostri e la gente de' collegati dove ristorarsi' con i quar- tieri, e servira a loro d' incitamento per partire e di aversione per ri- tornare, mentre dall; Ungaria haveranno solamente cavato pericoli e patimenti senz'alcun ristoro... » Arch. Vat. Nuns, di Germania, 211, dispaccio g. c.

644 PAPA INNOCENZO XI

una nuova che fu ad im punto di mandare a vuoto tutti i suoi negoziati.

Appena seguita la vittoria di N euhausel, Leopoldo con deli- cato pensiero aveva spedito in gran fretta al Pontefice il giovane conte Francesco Andrea di Rosenberg, per presen- targli un suo messaggio di partecipazione deH7auspicatissimo avvenimento 1. Fu ricevuto il nobile ambasciadore da Inno- cenzo XI il di medesimo del suo arrive, 29 agosto. II car- dinale Carlo Pio di Savoia, protettore della nazione alemanna, intervenuto alia udienza per presentare il Rosenberg, credette opportune cogliere il destro per trattenere il Papa sugli af- fari della guerra. Introdottosi col ricordare che Tlmpera- tore ascriveva la vittoria alle preghiere scprattutto e al- Fappoggio di Sua Beatitudine, di che professavale gratitu- dine eterna, passo con bel garbo a supplicarlo non si volesse rimanere dal sovvenire generosamente alle spese ingenti della campagna per il restante di quell' anno e per la prim'avera del 1686. La Maesta Cesarea abbisognare non pure d'aiuto pecuniario, ma sentire forte bisogno che il Romano Pontefice s'adoperasse onde il Re di Francia, ingelosito dei felici suc- cessi delle armi imperial!, non tornasse alle ostilita. C16 po- trebbe sicuramente ottenersi se il Papa inducesse Giacomo II d' Inghilterra ad intervenire in pro delFAustria, con che solo yerrebbe a ristabilirsi Tequilibrio tra le potenze cristiane d'Europa e ad assicurarsi la pace2. Aggiunse inoltre che

1 Cf. la lettera credenziale di Leopoldo nel THEINER, p. 296, n. CCXXI. In essa 1' Imperatore alludendo ai negozi che il Rosenberg aveva com- raissione di trattare, supplicava Sua Santita, ut ad ea, quae alias nostro nomine expositurus est, ita se declarare digmtur, quemadmodum id Ec- clesiae saluti et concessae a Deo opportunitati victoriarum cursum pro- sequendi convenire iudicaverit.

* Fa rilevare giustamente il Fraknoi come dello stesso pensiero che il cardinale Pio fosse anche il Buonvisi. In un dispaccio del 10 marzo 1685, parlando egli della politica che avrebbe clovuto seguire il re Giacomo, esponeva i seguenti concetti che mostrano con quanta somma modera- zione e largo spirito di tolleranza giudicasse delle gravi questioni che agitavano allora 1' Inghilterra, « Se il Re, cosi eg'li scrive, se unisse col suo Parlamento che desidera 1'equilibrio e se usasse una pru^ente mo-

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 645

Talleata Polonia abbisognava di essere scossa dal suo le- targo. In questa guisa il pontificate d'Innocenzo passerebbe alia posterita ripieno di gloria e la fede cattolica ne avrebbe incremento di propagazione non pure in Europa, ma ancor nell'Asia.

* * *

Le parole del Cardinale protettore, ascoltate attentamente dal Papa, dettero luogo ad una discussione della piu alta im- portanza, che e mestieri tenere presente chi voglia cono- scere Tordinata successione del fatti.

Innocenzo rispose innanzi tutto che Giacomo II era troppo occupato in sedare i moti interni del suo regno, si che po- tesse sperarsi che avesse ad applicarsi ad altre imprese fuori d'Inghilterra. Replied il Cardinale che appunto una guerra contro la Francia sarebbe stato il mezzo piu acconcio a ri- tornare in quiete la Gran Bretagna. « Nello stesso punto, ag- giungeva, in che re Giacomo manifestera il suo proposito di attaccare la Francia si guadagnera tutti gl'Inglesi e ri- terra Luigi XIV dal nulla tentare contro dell' Austria ». Ma il Papa torn6 a replicare in termini generali che a quella guisa che per il passato, cosi anche in futuro avrebbe sostenuto il monarca inglese con buoni consigli e stimolato il Sobieski a mantenere i patti verso degli alleati. Nuove e larghe sov- venzioni non poterle piu concedere, dopo il molto gia fatto e lo stato a che era venuto il pubblico erario. Non ismarri a questa netta dichiarazione il Cardinal protettore. Insiste rappresentando che le spese delle guerre sante erano sempre

deratione nelle materie della religione, come la ragione lo richiede, po- trebbe rendersi arbitro dell' Europa et mantenerla in pace. Et io tensro per certo che 1'infinita prudenza di Nostro Signore I'esorter^ a prati- care la moderatione et a resistere al zelo indiscrete de' frati ; perche si Sua Maesta si governera in questo con piacevolezza e stara unito al suo popolo 1'ameranno teneramente et poco a poco giovera col suo esempio piu che non farebbe con 1'ardore in promuovere la religione cattolica. » Cf. FRAKNOI 150.

646 PAPA INNOCENZO XI

state sostenute con i beni della Chiesa e con le pie largi- zioni del fedeli. Come ai tempi delle crociate per la libera- zione del s. Sepolcro, cosl anche ora doversi adoperare gli stessi mezzi a mandare innanzi una guerra diretta allo ster- minio della Mezzaluna. Si degnasse dunque Sua Santita di imporre la decima al clero di Spagna, ne si curasse della resistenza che per certo avrebbe incontrato. Ed Innocenzo rispose che re Carlo II aveva dato parola al suo clero di non permettere gli si imponessero nuove gravezze, tanto piu che omai una parte di esso era al tutto impotente a nuove contribu- zioni. Ma il Cardinale di rimando osservava che Sua Santita non poteva essere legata dalle promesse del Re di Spagna* Essa certo non ignorava che mezza Spagna trovavasi in mano degli ecclesiastici ; essere quindi assai equo che ad essi s'im- ponessero sacrificii per la causa di santa Chiesa. Benche Innocenzo non mettesse in dubbio 1'esistenza del fatto, anzi mostrasse di concedere che il clero di Spagna avrebbe potuto sostenere da se solo le spese della guerra, non voile pro- mettere nulla e volse ad altro argomento il discorso. Se non che il Cardinale senza seguirlo, « Padre Santo, soggiunse con mirabile ardire, cio non mi riguarda; io ho solo il dovere di supplicare V. S. perche il suo appoggio renda possibile iLproseguimento della campagna. » Cui Innocenzo seccamente rispose che era pur tempo di pensare alia pace. E il Car- dinale all'inattesa risposta, che forse avrebbe ridotto ogni altro al silenzio : « Per conchiudere una pace vantaggiosa, riprese a dire, noi dobbiamo continuare la guerra. Se V. Santita veramente desidera che si faccia la pace, la sup- plichiamo ce lo significhi apertamente ; poiche S. Maesta rim- peratore, presso il quale i desiderii di V. Beatitudine ebbero sempre autorita decisiva, e bene sappia con sicurezza a qual partito appigliarsi. » Cosi fu posto fine all'udienza l.

1 FRAKNOI, 149-152.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 647

Giunta in Vienna la relazione di questo ricevimento, e agevole immaginare I'impressione che dovette produrvi, stante la brama di pace da lunga pezza nutrita in corte. Le parole del Pontefice, il contegno alquanto riservato da lui tenuto con il messo imperiale e sopra tutto il rifiuto di nuove somme per le future campagne si ebbe per chiarissimo indizio che egli, abbandonati gli antichi disegni, propendesse soltanto ai consigli di pace. Tutto cio fu un colpo tremendo pel Buon- visi applicato, come vedemmo, in Vienna alia continuazione energica della guerra. Circondato e come avvolto da questo cumulo di circostanze, svantaggiose tutte alia sua politica di guerra al fondo e favorevolissime ai partigiani della pace, innanzi di cedere il campo tentd uno sforzo supremo. Soste- nuto abilmente dalTambasciatore veneto Federico Cornaro, successore del Contarini, venne provando che la mente del Papa non era stata intesa a dovere. Come mai Innocenzo propenderebbe alia pace, se a lui Nunzio faceva scrivere, e ne mostrava le lettere, che operasse confortando Tlmperatore a non lasciarsi muovere dalle lusinghiere proposte fattegli in questo senso e proseguisse la guerra? II contegno alquanto freddo tenuto dal Pontefice verso Tambasciatore doversi at- tribuire non ad animo contrario all'impresa, avviata con si buoni auspicii e molto meno all'Imperatore, ma soltanto al- Fessere il Rosenberg figliuolo di quel regio ministro che gli anni addietro aveva eccitato il giusto risentimento del Papa perJLa cattiva amministrazione dell'erario e per 1'uso fa-tto delle cospicue largizioni di Roma. Infine non osava egli ne- gare che il Santo Padre fosse poco sodisfatto del contegno della corte imperiale. Pero bastava si desse mano una buona volta a togliere di mezzo gli abusi e subito gli sarebbe tor- nata in grazia. Queste dichiarazioni del Nunzio vennero grado grado lentamente modiflcando in meglio la disposizione degli animi in Vienna. Un di che Tlmperatore trattenevasi in in-

648 PAPA INNOCENZO XI

timo colloquio col Buonvisi, tra gli altri lament! che gli usci- rono di bocca sul conto del Papa, si quere!6 che la tema di spiacere a Luigi XIV lo ritenesse dal concorrere con nuove somme alia guerra. A toglierlo giu da questa quanto falsa altrettanto ingiusta opinione il Nunzio trasse fuori senz'altro una nota ricevuta recentemente da Roma e preg6 il Monarca si degnasse di leggerla. In quel dispaccio il cardinale Cibo, segretario di Stato, impegnava la sua parola per impetrare da Sua Santita ulteriori sussidii. Leopoldo ne fu scosso e co- rnincio a ricredersi. II Buonvisi, frattanto, proseguendo a trat- tare con destrezza, venne scancellando di giorno in giorno. le penose impressioni dell'udienza del 29 agosto, si che 1'Impera- tore assicuravalo alia fine di settembre che era omai fermo di respingere ogni trattato di pace od anche solo di tregua. N6 qui rimanendosi, in segno di singolare non attesa fiducia, offerse proprio a lui di stendere la minuta della risposta che il presidente del Consiglio di guerra doveva inviare al pa- scia di Buda. Accetto volentieri il Cardinale, e senza indugio sottopose al sovrano la seguente nota che ci piace riferire integralmente prendendola dalla copia dall'autore medesimo spedita a Roma il 21 di ottobre. E un dei tanti document! che illustrano mirabilmente il senno dell'abile diplomatico. « Vuole ogni regola di prudenza che io non ardisca di portare al mio potentissimo Imperatore T insinuazioni che voi mi fate per la pace, conoscendo che e giustamente sde- gnato contro la vostra Porta, per non haver osservato fedel- mente gl'ultimi patti, fomentando sempre i ribelli d'Ungaria e poi rompendo piii manifestamente la tregua prima del tempo et amministrando la guerra con tanta fierezza e con incendii non piu praticati. Nondimeno conoscendo io Tanimo di S. M, Cesarea ripieno di clemenza e molto alieno dalio spargimento di sangue humano, mi indurro a parlarli, se voi d' ordine della vostra Porta mi farete tali proposizioni di pace ch' io possa stimarle accettabili dal mio clementissimo Imperatore e dai principi suoi collegati, ai quali subito si participeranno per sentire il loro parere e per stabilire con il loro consenso,

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 649

senza il quale non si principieranno i trattati. Voi ben sapete che gl' imperj hanno le loro vicende e che havete ingrandito il vostro, prevalendovi delle congiunture et invadendo i pren- cipi christiani separatamente e quando erano distratti in aitre guerre, con che vi sete resi padroni d'una gran parte del- rilngaria e di molto paese che possedevano i principi col- legati, permettendolo Dio in pena de' nostri peccati, et hora prevagliono i vostri principalmente per haver violata la pace, che solennemente havevate giurata, e per6 Dio ha castigato voi et ha benedetto in tanti modi le nostre armi indivisibil- mente confederate, et e ragione che voi propuoniate quello che volete restituire per regolare i confini in maniera che tra 1' Imperatore con i Principi suoi collegati possa conser- varsi una pace perpetua con la vostra Porta, senza occasione di nuovi contrasti. E significandomi voi T intenzione del vostro Imperatore, la riferir6 io al mio e si concertera con gl'altri confederati l. »

* *

La continuazione della guerra entrava ormai nel novero dei fatti compiuti. Gli avvenimenti che tenner o dietro, flno all' ultima campagna per la liberazione di Buda nell' anno seguente, vennero preparando il terreno al felice esito del- T impresa, non senza tuttavia le solite alternative di speranze e timori.

Nell'Ungheria i ribelli, parte battuti, parte guadagnati dalla mitezza di Leopoldo, largo in accordare amnistie se- condo i consigli del Buonvisi, tornavano in quiete e promet- tevano mantenersi uniti e fedeli al loro sovrano legittimo.

1 II documento fu dal Buonvisi cosi intitolato : A dl 15 ottobre 1685. della risposta che parrebbe conveniente di darsi dal Sig. Presidtnte guerra al Visir di Buda perche, havendo egli scritto in norne proprio, fordim della Porta e potendo cib esser fatto per scoprir paese senza \pe,gno del suo sovrano, pare, opportuno che S. M. Cesarea non si nwstri alcun modo informata. Arch. Vat. Nunz. di Germania, 211, come al- igato al dispaccio 21 ott. 1685.

650 PAPA INNOCENZO XI

Nell' istesso tempo il capo della ribellione Tekeli, benche tut- tora alleato dei Turchi, veniva fatto prigione dal pascia di Buda: avvenimento cosl segnalato che il vecchio Pontefice, non prima lo ebbe inteso dal cardinal Pio, ne lagrimo di te- nerezza e inginocchiatosi di presente a benedire il Signore, ordino che nella chiesa deirAnima si rendessero a Dio so- lenni azioni di grazie l.

Incessante frattanto proseguiva il lavoro della diplomazia pontificia tutta intesa a migliorare le relazioni tra la Francia e I'lmpero. Si voleva che Leopoldo, deposta la diffidenza ispi- ratagli da Luigi XIV, potesse riposare tranquillo rispetto alia fedele osservanza deirarmistizio di Ratisbonaconchiuso 1'ago- sto 1684. Solo perduravano sempre le difficolta, veramente gravi, dell'estrema scarsezza dei mezzi per il mantenimento d'un agguerrito e grand' esereito, quale si richiedeva a dare 1' ultimo colpo alia tirannica dominazione della Mezzaluna neirUngheria. Verso la fine del 1685, quando era gia decisa la guerra e i generali trattavano di fare nuove cerne di fanti e cavalieri, il presidente della Camera, secondo 1'espressione divenuta a lui consueta, dichiarava non avere neppure un grosso da erogare a questo fine 2. Si ebbe allora la prova palmare ehe il Papa, non ostante il molto gia fatto e le stret- tezze a che era ridotto il suo erario, non chiudeva il cuore dinanzi all'urgente bisogno. II cardinale Pio di Savoia, spiato il momento propizio, e fu quando Innocenzo era come fuori di se per il giubilo della cattura del ribelle Tekeli, torn6 a richiedere T imposizione sul clero di Spagna. Fu contentato, benche in parte, essendosi imposto ai prebendati di contri- buire per una volta sola il sedicesimo delle loro rendite an- nuali, con pieni poteri al nunzio di Madrid per accordare dispense agli ecclesiastici veramente poveri.

Neppure ai suoi sudditi risparmio Innocenzo nuove con- tribuzioni ; di guisa che 'nel gennaio del 1686 inviava al Sobieski 100000 fiorini, con questo intento principalmente

1 FRAKNOI, 156-158.

2 FRAKNOI. 180.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 651

<che guardasse all' Ungheria le spalle contro una probabile invasione del Tartar!. Piu pingui rendite dette T imposizione, da lui pure concessa, sugli ordini religiosi nei paesi ereditarii della Corona d' Austria; essi furono tenuti di sborzare la terza parte del valore del beni acquistati negli ultimi set- tant'anni. Al cadere del 1685 il Buonvisi e il celebre vescovo Leopoldo Kollonich, quali commissarii preposti alia riscos- sione, si trovarono avere radunato la ragguardevole somma di 320000 fiorini l.

Tali erano per somrai capi i provvedimenti di Roma quanto al fornire i mezzi peeuniarii per rimminente campagna. Da Vienna roperosissimo Nunzio, mantenendo frequente corri- spondenza col suo collega di Varsavia Opizio Pallavicini, non si dava posa ne tregua per invigilare i moti del Sobieski, che la corte imperiale dipingeva piu rivolto a soddisfare la cupidigia d} ingrandimento de' suoi dominii che non a pro- muovere il bene comune della Lega. « Se le dperazioni di guerra dell7 Imperatore avessero mai ad essere disturbate dairirrompere delle orde tartariche, gli mandava dicendo per mezzo del Pallavicini, rifletta il Re ch'egli solo ne avra tutta la colpa. E allora non potra maravigliarsi se il Turco di- spregiera la Polonia per la sua inerzia ed incostanza di fronte ai suoi stessi alleati, se rifiutera di restituire Kamienic e mandera offrendo pace a sfavorevoli condizioni. La nazione e il Re, proseguiva, sono al punto di giocarsi il loro buon nome. Sobieski col sollecito aiuto arrecato a Vienna a tempo deH'assedio si 6 acquistato il titolo di liberatore della cristia- nit£, seguiti ad avanzarsi sulla via delle magnanime geste ed assicurera al nome suo una fama immortale contro cui non potranno nulla le penne di tutti i malevoli 2. »

1 FRAKNor, 180-186 ; Cf. infra p. 654.

2 Le ultime parole del Buonvisi si riferivano ai libelli che corre- vano in Vienna contro il buon nome del Re polacco. II Buonvisi deplo-

iva il fatto e dichiarava che, ove 1'autore di simili scritti fosse stato Idito dell' Imperatore, questi non avrebbe lasciato di esemplarmente lirlo. Pero, poiche tutte le indagini per iscoprirlo eran riuscite vane,

tclinava a ritenere fondato il sospetto che lo stesso Sobieski avesse a

652 PAPA INNOCENZO XI

Queste Industrie del Buonvisi non rimasero sterili. Pochi giorni dopo, da che ayeva spedito la ricordata lettera al Pal- lavicini, riceveva da lui avviso che il Sobieski, prese le ne- cessarie misure per opporsi al temuto assalto del Tartar!, mo- stravasi risoluto di avanzarsi in Moldavia. La buona novella infuse coraggio al Nunzio che concepl nuovo disegno di piu potente alleanza. Secondo lui i Russi dapprima si avevano da tirare nella lega, poi la Persia e flnalmente TAbissinia che dovrebbe occupare T Egitto. E poich6 prevedeva non senza ragione che ove la proposta venisse fatta da lui medesimo, i ministri di Vienna, poco benevoli a suo riguardo, non avreb- bero lasciato di avversarla, fecela presentare per mezzo del Re di Polonia. Ma non fu nulla dell'accettarla ; il solo Inno- cenzo XI le fece ottimo viso, 1'approvo e giunse fino a scri- vere un Breve allo *Scia di Persia, nel quale, ricordate le ultime sconfltte dei Turchi, 1'esortava calorosamente a non indugiare di muovere alia riconquista delle terre gia da essi rapite ai suoi maggiori J.

* * *

Sull'entrare d'aprile 1686, mentre il Buonvisi piu instava si affrettasse Tuscita in campo, sorsero nuovi incagli che gli fece desiderare e chiedere calorosamente ancora una volta il suo richiamo dalla corte imperiale. Per commissione venutagli da Roma dovette compiere il non grato officio di partecipare a Leopoldo che il Papa, a suo malincuore, non era piu in

bella posta fatto spargere a Vienna i suddetti libelli per avere un pre- testo di separarsi dalla lega. Cf. FRAKNOI, 189.

1 Nella sua brevita lo scritto di Innocenzo XI e quanto si puo im- maginare di piu acconcio per indurre lo Scia a non lasciarsi sfuggire occasione propizia per tentare una rivincita sopra i barbari musulmani. « Et quidem scrivevagli tra le altre cose, ad id agtre te praecipue de- bet tnadens adhuc innocuo Persarum sanguine Babylonis tellus, justam a te tarn opportune tempore de immanissimo hoste ulHonem expectans. Con- cipe itaque, potentissime rex, sensus magnitudine tua dignos, strenuoque non interiturae gloriae occupandae aestu exardescens, ad insignes de ini- quissimis barbaris victorias reportandas alacri cursu contende. » Presso il THEINER, 307, n. CCXXXII.

E L'UNGHERIA LIBER ATA DAI TURCHI 653

grado d'inviare altri soccorsi per le spese di guerra. Nello stesso tempo non pot6 esimersi dairinformarlo del grand! apparecchi del Turchi ; avere essi gia allestito di tutto punto un formidabile esercito capitanato dal Granvisire e gia essere in procinto di mettersi in marcia per 1'Ungheria. All'intendere si sconfortanti novelle T Imperatore esclamo che omai pen- tivasi di non avere accettato le proposte di pace. Questo solo particolare ci fa intendere ad esuberanza quanto diffi- cile addivenisse la posizione del Cardinale. Alle difficolta mosse dai ministri per la mancanza di mezzi aveva sempre usato rispondere dando salde assicurazioni di aiuti da rica- varsi da varie parti della cristianita. Ora queste speranze svanivano Tuna appresso doll'altra. Riuscivano infelicemente superior! i Turchi, e tutta Fonta della disfatta verrebbesi a riversare sopra di lui. Accresceva il suo malcontento e po- nevalo in somma trepidazione la nianiera tenuta nel guidare le sorti deiriraminente campagna. Nonostante Timperiosa ne- cessita di uscire sollecitamente in campo ad affrontare le orde del Granvisire avanti si riversassero nell' Ungheria, si era gia alia fine di maggio e le milizie imperiali da quindici giorni pronte e preste alia marcia non davano un passo in- nanzi. Aggiungasi che il Buonvisi disapprovava altamente i^ piano di guerra, giusta il quale si aveva a dividere Tesercito in quattro corpi di spedizione, destinandone due all'offensiva e i rimanenti alia difensiva. Era dunque da aspettarsi che il Cardinale, facile pur troppo in certi momenti a vedere Torizzonte piu buio che in realta non fosse e persuaso di es- sere omai scaduto dalla pristina grazia dell' Imperatore, tor- nasse non pure a supplicare, ma a scongiurare per allonta- narsi da Vienna.

Innocenzo nondimeno fu irremovibile. La presenza di lui, nunzio in Vienna, facevagli scrivere dal Cibo segretario di Stato, essere allora piu che mai necessaria. In Roma appro- vavasi la sua condotta ; continuasse nell'antica attivita e non parlasse piu di ritorno l. Al Buonvisi non rimase che piegare

1 FRAKNOI, 202-205.

654 PAPA INNOCENZO XI

il capo ; e poich6 il Pontefice lodava il suo operate seguito a governarsi nella stessa maniera anche in futuro. In ogni di- spaccio iterava le richieste di nuovi fondi, si che il Papa, ve- dendo finalmente ripresa la campagna e omai convinto che in quell'anno si era vicini a riportare qualche effetto vera- mente decisive, non lascio di sodisfarlo nei limiti del possi- bile. Nell'agosto gli fece tenere 100000 fiorini ; altre notevoli somme, non pero quante se ne aspettavano, si raccolsero dalla bolla d'indulgenze pubblicata per consiglio del Cardinale. La fonte piii copiosa furono nondimeno i beni dei religiosi nelle terre ereditarie della Corona, tassati nel modo che gia di- cemmo. Da essi il Buonvisi e il Kollonich riuscirono in tutto a cavare 1600000 fiorini }.

Un'insperata soddisfazione otteneva di quei giorni in Vienna T infaticabile Nunzio. Le sue molte ragioni, gia prima non ascoltate, finirono di persuadere il troppo grave rischio cui andavasi incontro dividendo Tesercito in varicorpi d'armata. Pero si convenne di muovere incontanente all'espugnazione di Buda con tutte le forze unite. Apparve allora quanto vivo fosse nei duci supremi il sentimento della fede cristiana, in cui grazia si possono dimenticare e perdonare tante altre de- bolezze e miserie manifestatesi a piu riprese in mezzo alia lega. L'elettore Massimiliano di Baviera e il duca Carlo di Lorena si rivolsero con due nobilissimi Brevi al Vicario di Gesu Cristo per implorare con la sua paterna benedizione Taiuto di Dio. « Prima ch'io esca in campo, scriveva ad Innocenzo il Lo - renese, mi rivolgo, com'e dovere, a V. Santita, supplicandola di sua paterna benedizione. La passata esperienza mi ha

1 Parecchi ministri cesarei volevano dare in appalto la riscossione dell'imposta per soli 400000 fiorini. II Buonvisi vi si oppose energica- mente e la sua resistenza frutto al pubblico erario 1200000 fiorini. Torno anche in sua lode lo spirito di giustizia e di equanimita col quale si condusse in un officio abbastanza in se ingrato. Basti dire che tra le communita tassate, due sole credettero aver diritto di fare richiamo. Cf. FRAKNOI, 210.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 655

insegnato che Tesito della guerra e interamente nelle mani del Signore degli eserciti. Pero io non so impugnare le armi se innanzi non ricevo da V. Santita i soccorsi della religione, del quali sento grande il bisogno. E quanto a me, me le rendo mallevadore che per difesa della cristianita e per il compi- mento delle intenzioni di V. Beatitudine offriro volentieri i sudori ed il sangue '. » Tali nobili sensi esprimeva da Vienna al grande Pontefice il futuro vincitore di Buda il 30 di maggio. Da 11 a pochi giorni presso a Parkany dirimpetto a Strigonia si trovavano gia convenuti 40000 combattenti. I due gene- ralissimi, Carlo di Lorena e Massimiliano di Baviera erano circondati da uno stato maggiore per numero e sceltezza d'uomini tanto splendido quanto forse non aveva mai veduto 1'eguale, nelle interminabili guerre che lo desolarono, il se- colo XVII. Erano generali di chiarissima farna, rampolli di principesco lignaggio, grandi di Spagna, lordi inglesi, duchi francesi, nobili italiani, che in mezzo alia decadenza politica della patria mostravano non ispento nei figli d'ltalia Tantico senno e valore. Purtroppo mancava nella nobilissima accolta la dote sopra ogni altra richiesta, cioe Tunione e reciproca eoncordia, specie tra i due duci supremi. II Buonvisi ebbe il merito di avere impedito, merce i consigli dati in proposito alFimperatore Leopoldo, che si yenisse ad aperta rottura, ed a lui pure si dovette se da Vienna partirono stringent! ordini di por mano senz'altro a stringere Buda.

Un presidio di 15000 uomini sotto il comando di Abdi pa- scia difendeva la fortezza. Ai 18 di giugno gl'imperiali furono ad oste davanti alle sue mura rinforzati da genti ungheresi guidate dai generali Palfi Batty anyi e Bercsenyi. II 24, sacro al Precursore di Gesu Cristo, fu segnalato da un fatto d'arme che, dopo lotta ostinata, rese Carlo di Lorena padrone della parte inferiore della citta. Rilevaronsi allora le abbattute spe- ranze ; in Vienna ne fu letizia indicibile, da Roma si profu- sero lodi al Buonvisi e persino i ministri cesarei riconobbero allora la sapienza del Nunzio pontificio che prima avevano

1 FRAKNOI, 212.

656 PAPA INNOCENZO XI

combattuto perorando in favore della pace. Tanto sono potent! i lieti success! a far lodare siccome sagge quelle medesime imprese che avanti la riprova dell'esito venivano giudicate poco meno che stolte.

II Buonvisi seppe valersi dell'auge onde circondavasi la sua persona, per applicarsi ad un'opera egregia, non sai se piu utile all'esercito o meglio adatta al sacro carattere da lui rivestito di arcivescovo e principe della Chiesa. Si tolse per s6 la sopraintendenza delFospedale di campo. A capo imme- diato vi propose un eroico religioso il p. Giovanni Ruggiero della Congregazione dell' Oratorio, n6 risparmid spese per provvedere alia cura dei feriti e dei molti soldati caduti in- fermi per grave dissenteria. Fe venire d'ltalia larga prov- vista di balsami e medicine, e raccoglieva d'ogni parte li- mosine destinate particolarmente a questa grand' opera in aiuto di coloro che per la difesa del nome cristiano espone- vano la vita. Notevole e tenero fu 1'esempio che a secondare lo zelo del Nunzio dettero le prime dame della corte di Vienna con a capo 1'Imperatrice ; esse vollero di lor proprie mani preparare e bende ed abiti per i poveri feriti; atto di carita si gentile che merito loro le piii vive felicitazioni del Sommo Pontefice '. A seimila si fanno ascendere i feriti ed ammalati che tornarono a riacquistare la sanita nell'ospedale e, come fu visto nel primo assedio della citta, cosl anco in questo del 1686 abbondarono i gregarii protestanti che, avendo appreso all'eloquente linguaggio della carita dove fosse la vera fede, entrarono nella Ghiesa cattolica 2.

Lentamente, piu che forse non conveniva, procedeva 1'as- sedio. L'esercito ingrossato smo a contare 100000 uomini circondava d'ogni parte la munita fortezza. In vario ordine sorgevano le trincee e linee d'approccio, scavavansi nume-

1 FRAKNOI, 212-215. 9 FRAKNOI, 209-215.

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 657

rose mine, e sessanta pezzi d'artiglieria da campo e quaranta mortal davano ben poca tregua alle mura della citta.

Ai 13 di luglio il duca Carlo fe sonare all'assalto: i Turchi lo sostennero vigorosamente, tanto che non meno di 1500 cristiani vi trovarono inutilmente la morte.

Ai 22 dello stesso mese una bomba, invenzione di un in- gegnoso artigliere spagnuolo, fece saltare in aria un magaz- zino di polvere della fortezza cagionando terribili guasti al nemico. Allora il Lo.renese mando intimando la resa. Respinta con disdegno la proposta dai difensori, cinque giorni dipoi rinnovo 1'assalto condotto simultaneamente in tre punti di- stinti. Anche questa volta ressero i Turchi con gravissime per- dite dei cristiani, ma alia perflne dovettero ritirarsi nell' in- terior e della cittadella, lasciando in mano agli assalitori tutto 1'esterno muro di cinta. D'ora in ora cresceva la trepida aspettazione della resa, quando ad infondere nuovo entusiasmo j agli assedianti sopraggiunsero al campo lietissime nuove. L'ammiraglio veneto Francesco Morosini, congiuntosi col na- viglio pontificio aveva inflitto presso Navarino una solenne sconfitta ai Musulmani *. Parve questa al Buonvisi buona occasione da valersene per trasfondere piu vivo ardore nel- 1'esercito imperiale ed incutere abbattimento e sfiducia nei tenaci assediati. II perch6 a suo consiglio la vittoria fu festeg- giata nel campo con dimostrazioni di straordinaria letizia.

1 II doge di Venezia Marcantonio Giustiniani, nel parteeipare ad Innocenzo XI la novella di quella segnalata vittoria, ricordava con grato animo e lo zelo del Papa nel promuovere la Lega e 1'aiuto ricevuto dalla sua armata : « Favorendo la bonta d'Iddio Signore 1'armi della repubblica, che ad imitatione de nostri progenitori tutto contribuisce per 1'esaltatione della iiostra santa fede e beneficio della lega promossa dal santo zelo della SantiU Vostra, s'e compiacciuto permettere che il capitan general da mare Morosini assistito dal valido corpo delle ga- lere di Vostra Beatitudine, in pochi giorni habbia fatto acqi^isto di Na- varino il vecchio e il nuovo di assai maggior rilevanza, havendo anco dato la fuga ad Ismael Seraschier che con 10000 combattenti s'era por- tato poco discosto dal campo de' nostri, per soccorrere la piazza, come distintamente sara Vostra Beatitudine informata dal diletto nobile nostro Giovanni Lando che s'attrova a suoi piedi. » THEINER, 307, n.° CCXXXI.

1904, vol. 1, fasc. 1290. 42 9 marzo 1904.

658 PAPA INNNCENZO XI

Con non minore ansieta seguiva nella lontana Roma le sorti della guerra il Vicario di Cristo. Impensierito del diuturno assedio il piissimo Innocenzo, insisteva piu che mai nell'ora- zione ; e temendo non senza fondamento che quel tanto andar per le lunghe dovesse ascriversi alia disunione del generally mandava istruzioni per procurare di ridurli ad ogni costo in concordia fra loro e di affrettare 1'esito finale della cam- pagna. I saggi incitamenti del Papa giungevano in tempo assai conveniente al bisogno. Che proprio di quei di il Gran- visire alia testa di un ragguardevole esercito avvicinavasi al soccorso di Buda ponendo il campo non molto lontano dalla fortezza tra Erd e Budaors. Fu quella un' ora di an- goscia per tutta la corte in Vienna, per i generalissimi e, forse piu che per ogni altro, pel cardinale Buonvisi.

Varii, come suole avvenire, erano i pareri intorno al da farsi. Lo stato maggiore e la corte cesarea propendevano a dividere 1'esercito, lasciandone una parte ali'assedio e mo- vendo con 1'altra incontro al sopraggiunto nemico. II Nun- zio invece era di opposto avviso. Sotto il titolo : « Che non si deve arrischiare tutta la fortune con parte delle forze » compose uno scritto e rispettosamente 1'offerse a Leopoldo. Da queste non lunghe pagine degne di essere studiate in fonte, traspare mirabilmeute I'acume e la profonda conoscenza che 1'eminente diplomatico possedeva in fatto di arte militare. La disegnata divisione dell' esercito presentava, secondo lui,uguale probabilita o di una splendida vittoria o di un'irreparabile scon- fitta ; poi prevedendo la difficolta che solo potevasi muovere contro questa sua legittima conclusione, rispondeva: « So bene che mi accuseranno di poca fede in quel Dio che ha tanto prosperate le nostre cose finhora e ch'& solito di concedere alia pieta austriaca frequent! miracoli, e particolarmente al presente piissimo Imperatore ; ed io volentieri consentiro alia mia condanna, se mi assicureranno di poter cavar da se stessi un atto cosi perfetto di fede con il quale non solo si vincono i nemici, ma si trasportano i monti e si gettano nel mare. Ma se quest' atto 6 soprannaturale parmi sano

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 659

consiglio Timitare la modestia di Acatz ch'essendogli offer to da Dio che chiedesse un segno in cielo et in terra e nel- Tabisso rispose: Nonpetam, etnon tentabo Dominum Leum meum, e n' ebbe per premio che li fosse revelato 1'imper- scrutabile misterio deirincarnazione. Doviamo dunque rac- comandarci a Dio con tutto lo spirito contrito et humiliato e prometterli fermamente di sacrificarli sacrificium iusti- tiae e poi procurare con tutti i mezzi humani d'assicurarci quella vittoria dalla quale dipende il tutto ». E, procedendo innanzi con altre sagge considerazioni, veniva a ribadire .allora solo potersi dare la battaglia in campo aperto, quando vi concorresse tutt'insieme 1'esercito. Si aspettasse dunque 1'arrivo delle milizie dello Seharffenberg, e con esse e con le altre lasciate all'assedio di Buda, si movesse uuitamente contro il nemico ; poiche, conchiudeva : « Possiamo vincere <ion sicurezza senza Buda, ma senza esercito perderebbemo tutto Tacquistato e bisognerebbe fare una pace vergognosa e dannosa » 1.

Non crede 1'Imperatore di seguire il consiglio e dette ordine al Lorenese di provocare il Granvisire a battaglia campale. Poi penetrato dalla gravezza del passo, pieno di fede, esorto i sudditi a ricorrere air orazione e al digiuno per implorare 1'aiuto di Dio sopra le armi cristiane, ed €gli il primo cominci6 a praticare con Topera cio che agli altri inculcava con la parola. II Granvisire sfidato da Carlo a misurarsi seco stesso in una decisiva giornata, non ardl -cimentare la sorte dell' armi, ma con falsi movimenti si diede a deludere la sua attenzione, per lanciare di soppiatto un forte nerbo di genti alia liberazione di Buda. II colpo fu tentato il 14 agosto ; scoperto in tempo dagl'lmperiali, questi riuscirono a tagliare ai Turchi il cammino, costringendoli a ritirarsi con forti perdite d'intorno a 2000 uomini.

Per questo parziale successo gli spiriti, alquanto prostrati ^e stanchi dalla lunga vita del campo, ripresero lena e vi-

1 Arch. Vat. Nunz. Crermania, 212, dispaccio eitato.

660 PAPA INNOCENZO XI

gore. Perdurava sempre il pericolo che il Buonvisi appren- deva assai vivamente. S'aspettava che fallito il primo tenta- tive, il Granvisire ritornerebbe alia prova con miglior for- tuna o, se tanto non ardisse, temeva che senza neppure uscire dal campo dove erasi trincerato, riuscirebbe a stan- care T Elettore Massimiliano e la cavalieria imperiale co- stringesse a sbandarsi per manco di foraggi. Pero, quasi ad ultima ancora di salvezza, confidava nell' arrivo dei nuovi rinforzi di tedeschi ed ungheresi, i quali avrebbero potuto per forma rinvigorire Tesercito da arrischiare senza teme- rita le sorti di una grande pugna campale. Proseguiva in- tanto Tassedio. II 22 agosto si venne al terzo assalto. Ancor questa volta i difensori tennero saldo, ma il duca Carlo riusci a prendere forte posizione nelle mura interne dal lato di tra- montaua, mentre Massimiliano, che aveva diretto 1'attacco da mezzogiorno, rimase signore d'una parte della cittadella. Sopraggiunsero agli ultimi del mese i tanto attesi rinforzi. Tenutosi subito un gran consiglio dei duci supremi, venne prefisso il 2 di settembre per un assalto vigoroso da ogni lato deH'inespugnabile piazza.

Una divisione degli imperiali prese posto dinnanzi al campo del Granvisire pronta a dargli battaglia se mai accen- nasse ad uscire dalle trincee per accorrere al soccorso degli assediati. Ma egli, mostratosi in tutta questa spedizione di tanto poco ardimento, quanto eroici invece apparvero i di- fensori di Buda, assist^ immobile senza colpo ferire alia lotta disperata della guarnigione che stretta da un cerchio di ferro e di fuoco combatteva disperatamente senza niun pensiero di resa. La lotta fu sanguinosissima ed allora solo ebbe ter- mine quando la maggior parte dei soldati musulmani cadde spenta sotto la spada degli assalitori.

Alle 4 del pomeriggio le trombe avevano squillato all'as- salto e gia sul cadere dei primi crepuscoli di quel memora-

E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 661

bile 2 di settembre il vessillo imperiale sventolava sull'antica sede del prodi Re d' Ungheria, risorta a liberta dopo cento quarantacinque anni di duro servaggio sotto la Mezzaluna.

La descrizione, anche compendiata, del tripudio cui a tanto lieta novella s'abbandonarono i cristiani, specialmente nel- 1'Austria, neirUngheria e nella eterna citta, richiederebbe da s6 sola ben lunghe pagine. In Roma credettero non a torto i contemporanei che il venerando Pontefice, come gia il predecessore Pio V nella giornata di Lepanto, avesse co- gnizione superna di cio che stava seguendo sotto le mura di Buda. Lo stesso dl della presa, mentre nell'eterna citta vi- vevasi in somma trepidazione, aspettando di momento in momento le notizie della guerra, voile tenere un solenne concistoro che npn aveva avuto ne ebbe di poi riscontro negli annali delle solenni creazioni dei principi di Santa Chiesa. In una sola volta creo ventisette cardinali con grande meraviglia dei romani che non arrivavano ad intendere come Innocenzo potesse celebrare tanta solennita senza attendere 1'esito dell'assedio, ch'era allora la grande questione del giorno. Neiraccommiatare i nuovi porporati il Papa disse loro in tono solenne che si avevano a rallegrare non tanto per la promozione quanto per Taccrescimento della gloria della cri- stianita. Parole che, sopraggiunta la nuova della vittoria furono interpretate quasi un velato annunzio della sorte fe- lice toccata in quel giorno dalle armi cristiane e a lui gia prima supernamente nota.

Riconobbe di leggieri TEuropa quanta ingente parte nel merito della vittoria spettasse ad Innocenzo XI ; e le parole, proferite da Giacomo II re d' Inghilterra nelFudirne Tan- nunzio contengono niente piu che la schietta verita quale ora torna a rifulgere in piu chiara la luce per la bella mo- nografia del Fraknoi. « Sua Santita, cosi disse iLSovrano, li- bero la citt& di Vienna ed ha assediato quella di Buda » l.

1 FRAKNOI, 222-223.

662 PAPA INNOCENZO XI

Gli Ungheresi memori di quanto andavano debitor! a Leo- poldo, rinunziarono Tanno seguente (1687) nella dieta di Presburgo al loro diritto di eleggere il Re in favore dei di- scendenti maschili della casa di Asburgo. Innocenzo, rac- consolato della splendida vittoria e stimolato dal Nunzio, non fini di largheggiare in soccorsi perche si proseguisse la guerra, ora che caduta la principale fortezza tornava age- vole impresa ripurgare tutto il paese dalle bar bare orde dei musulmani '. Cio appunto intendeva il Buonvisi quasi corona dell'opera. Facendo suo il detto degli antichi romani instan- dum victis, egli si pose con tutto il calore a ritrarre i mag- giori vantaggi possibili dalla vittoria. L'esercito imperiale, tale era nelle principal! linee il suo vasto disegno, doveva prendere di mira Belgrade fortificata dai Turchi. Nello stesso tempo il Sobieski, traversata la Moldavia, avrebbe dovuto marciare sopra Adrianopoli, mentre Venezia spedirebbe Tar- mata nel Bosforo a Costantinopoli. Preclaro e ardimentoso piano e di esecuzione non impossibile, se non avesse incon- trato un ostacolo insormontabile nella gelosia del potente Luigi XIV 2. Quindi, com' e ben noto, solo una piccola parte di quanto egli aveva ideato fu messa in effetto, e fu Tespugna- zione df Belgrado compiuta dal valoroso Massimiliano il 6 set- tembre 1688, dopo quattro settimane di resistenza accanita.

Questi successivi avvenimenti, tra i quali va ricordato il valido aiuto spedito dal Papa per fortificare Buda contro pro- babili incursioni dei Turchi, espone il Fraknoi nei due ultimi capi attingendo alle solite fonti. La narrazione si arresta alia morte del grande Pontefice (12 gennaio 1689) che pieno d'anni e di meriti chiude il burrascoso suo regno, lieto bensi per la scomparsa della Mezzaluna dall'IIngheria, ma pieno di cordoglio per Tambizione smodata del Re Cristianissimo 8.

1 FRAKNOI, 225.

2 Ivi 229-230.

3 E notissimo che Innocenzo XI godette in vita e dopo morte fama di santita tanto illustre che nel secolo XVIII fu introdotta la causa della sua beatificazione ed ebbe titolo di Venerabile.

E L'UNGHERIA LIBER AT A DAI TURCHI 663

Con Innocenzo XI sparisce anche il Buonvisi non gia dalla scena del mondo, ma da quella non meno inflda della diplo- mazia. Ritiratosi nella riposta e tranquil! a Lucca sua patria, si consacro tutto alle cure del pastoral ministero, finck6 il 25 agosto 1700, in mezzo all'universale rimpianto, vi chiuse santamente i suoi giorni.

E rilngheria non inimemore che ad un Pontefice di Roma andava debitrice della riconquistata liberty voile eternare la sua gratitudine verso la vetusta famiglia del magnanimo li- beratore. Livio Odescalchi, nipote d' Innocenzo, fu prima no- minato duca del sacro romano imperio ; poscia, da li ad al- cuni anni, ottenne il ducato di Sirmio, costituito con una parte di quel territorio, tornato libero dalla schiavitu degli Osmani per opera principalmente deirirnmortale suo Zio l.

1 Questa nostra rassegna era gia data alle stampe quando venimmo a sapere che in questi ultimissiini mesi la bell'opera del Fraknoi e com- parsa alia luce anche in veste italiana presso 1'editore Seeber di Fi- reiize. La traduzione fu eseguita da Leopoldo Ovary sull'originale testo ungherese; ed ha il vantaggio, certo notevole, di riportare i varii passi dei dispacci del Bonvisi tali e quali uscirono in italiano dalla sua abile penna. Cosi anche quelli tra noi che non posseggono il tedesco avranno campo da ammirare il ben riuscito lavoro dell'illustre prelate, che seppe darci un libro di lettura sodamente istruttiva e ancor dilettevole.

UN PREGIUD1ZIO STORICO

INTORNO AI PltJ INSIGNI NATURALISTI l

Mi sarebbe facile moltiplicare altri esempii degli uomini per 1'appunto che avviarono 1'alta analisi matematica o la meccanica razionale per nuovi metodi, a concetti piii vasti, piu precisi, piu universal!. Luigi Poinsot (1777-1859) il rin- novatore della statica e del problema della rotazione dei corpi, uno dei piu. limpidi ingegni e piii profondi ragionatori ; Mi- chele Chasles (1793-1880) il cui nome ricorre ad ogni passo nello studio della moderna geometria proiettiva o di posi- zione; Carlo Hermite (24. XII. 1822— 14. I. 1901), -il piu grande matematico francese nella seconda meta del secolo XIX, a cui tanto deve la teoria dell'equazioni, delle funzioni ellit- tiche, delle funzioni Abeliane, dei numeri, degl' in variant! ecc. E per toccare un punto .piii alia mano anche ai meno addentro nella matematica superiore, F Hermite fu il primo che dimo- strasse la trascendenza del famoso numero e, la base dei logaritmi naturali, donde fu dedotta la conseguenza che anche 7i e un numero irrazionale, che non si puo esprimere in forma decimale finita, questione connessa col non meno famoso che vano problema della quadrat ura del circolo. A qualche titu- banza nelle pratiche religiose durante gli anni giovanili, suc^ cesse nell' Her mite una vita francamente cristiana e catto- lica grazie alia carita d'una buona suora che lo assistette in una malattia (1856) e grazie pure all'lnfluenza del grande Cauchy ; n6 il fervore smise piu fino alia placida sua morte, che « allo spiritualista convinto, come lo qualified il Painleve, aperse I'anima alia compiuta rivelazione di quelle armonie matematiche di cui Fintelligenza umana quaggiu non vede che un puro riflesso. »

1 Continuazione. V. quad, preced. 5 marzo 1904.

UN PREGIUDIZIO STORICO 665

Tra i merit! dell' Hermite s'annovera dai matematici la cosiddetta trasformazione di Weierstrass di grado. Questo nome forse non e popolare, perche le scoperte che ricorda sono titoli noti solo nella piu alta aristocrazia della matematica pura; ma certamente designa il piii fecondo e piti originale rinnova- tore della teoria delle funzioni, che il Weierstrass a differenza del Riemann fondo in concetti analitici unicamente, esclusa ogni immagine geometrica, e tratt6 con rigore d'esattezza fin allora sconosciuto. Quando la fama e la novita de' suoi lavori gli aveva assicurato gia un insuperato posto d'onore fra tutti i matematici tedeschi della seconda meta del secolo XIX, la citta di Berlino senti di non poter lasciare che le sue scuole superior! mancassero di tanto lustro. Ma il Weierstrass era cattolico ; e agl' illuminati spiriti protestanti mai non and6 a genio di vedere trattati con parita i loro ed i cattolici, fosse pure negl'interessi meramente profani. Per6 la sua nomiDa a Berlino non ebbe luogo fin tanto che 1'illustre deputato del cen- tro Augusto Reichensperger in pieno parlamento, ricordati gli straordinarii meriti scientific! del Weierstrass e 1'onore della Germania, non interrog6 senz'ambagi il ministro se per caso 1'essere cattolico poteva essere un impedimento.

Certo questa qualita non impedi che le sue lezioni fossero frequentate da student! e da professor!, i quali lasciate per inter! semestri le loro cattedre, accorrevano con desiderio a raccogliere le nuove idee, le preziose dottrine d'un intelletto si profondo e cosl originale, venuto a Berlino dalla cattolica Westfalia e rimasto fedele cattolico fino all' ultimo respiro (13. X. 1815 19. II. 1897).

Tra le question! che hanno dato maggior pensiero, anzi troppo pensiero agli apologisti del secolo XIX, massime nella prima cinquantina, fu senza dubbio 1'accordo della narra- zione biblica della creazione del mondo colle scoperte della geologia, d'una scienza cioe che nasceva, che vagiva in culla,

666 UN PREGIUDIZIO STORICO

che non prendeva consi^tenza se non attraverso incessant! trasformazioni. Oggi stesso accanto a indubitate conclusion!, quante ambiguita, quante incertezze non regnano ancora in queirimmenso territorio ! Perci6 meritamente ci rallegriamo di vedere da un canto smessa o scemata la smania di natu- ralisti, che senz'avere ancora Tarma in pugrio, gia si rode- yano di scagliarla contro la verita rivelata ; e da altro canto vedere cessata la naturale, ma soverchia e immatura solle- citudine di escogitare nuovi parallelism!, nuovi spedienti di conciliare o concordare enunciati, che intesi colla dovuta discrezione, non sono per niente discordi.

Tanto piu miguarder6d'entrare in siffatte question!, quanto che al proposito di questa conferenza mi basta rilevare come quella maligna pretesa d'avere trovato che appuntare ai libri santi, non sorse punto in cuore ai piu insigni e piu dotti geo- logi cio6 ai fondatori della scienza. Anch'essi furono cristiani convinti e spiritualist!.

Ilgrande Giorgio Cuvier (23.VIII. 1769 13. V. 1832), vero fondatore dell'anatomia comparata, della quale egli pel primo si valse a penetrare attraverso i regni della vita scomparsa nelle evoluzioni terrestri; questo spirito eminente, scruta- tore profondo, mirabile in afferrare le analogic, in sistemare e classificare, che riuniva le doti del maestro, dell'oratore; benche protestante di famiglia, credette sempre in Dio, ebbe in venerazione le sacre scritture, e non ne fece mistero: « I nostri libri santi fin dal principio ci rappresentano il Creaiiore che fa scorrere T opere proprie dinanzi airuomo, ordinandogli d'imporre loro i nomi: felice allegoria la quale c'insegna assai chiaro che uno de' nostri primi doveri e di persuaderci bene della bonta e della sapienza dell'autore della natura, collo studio assiduo delle opere della sua potenza » *.

Nella geologia propriamente detta tenne il campo durante il secolo XIX in Francia Elia de Beaumont (23. IX. 1798 - 22. IX. 1876j, il cui capolavoro fu la carta geologica della Francia, condotta in collaborazione col Dufrenoy, nel corso 1 CUVIER, Rapport sur V&tat de Vhist. nat.: Eloges III, 450.

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 667

di diciott'anni di studii e di viaggi. Nobile per sangue e per carattere, colmo d'onori, senatore, segretario perpetuo del- rAccademia, consultato e visitato da tutti i geologi e mine-', ralogi d'Europa, s'acquisto non solo la simpatia universale, ma (come disse di lui lo Zittel, 1' illustre paleontologo te- desco teste rapito ai vivi, f 5. I. 1904) benemerenze impe- riture per i suoi lavori fondamentali sull'et& e suH'origine delle montagne. Ed il Dumas, succedutogli nel carico alPAc- cademia delle scienze, nel tesserne I'elogio, enumerati gli studii, la pazienza, 1'accuratezza, la poesia e Teleganza ge- niale onde sapeva rivestire la severita scientifica, accennando alia morte improvvisa che lo colse, soggiunge : « Ma Elia de Beaumont comprendeva tutti i suoi doveri, non ne tras- curava alcuno : egli era sempre pronto, e se Tangelo della morte lo tocco coll'ala senza avvertirlo, non lo sorprese per6. Giacch6 egli era di quelli i cui debiti sono sempre pagati. La sua anima pura ed immortale dovette abbandonare senza rimorso e senza paura questa terra... e salire tranquilla alle regioni serene, oggetto costante delle aspirazioni del venerato nostro confratello, per presentarsi fiducioso al Giudice sovrano nel quale aveva sempre riposto la sua speranza ela sua fede » *.

Un altro collega di lui, insigne geologo egli stesso, Carlo Sainte-Claire Deville (26. II. 18T4 10. X. 1876) che illustrola scienza dei vulcani parti colarmente, si compiacque sulla tomba I ancora aperta di Elia di Beaumont di ricordarne con delicato affetto le opere di cristiana beneficenza, ma con breve ac- cenno soltanto, volendo rispettare anche in quegli ultimi mo- menti la nobile modestia del defunto, che secondo il precetto di Cristo nascondeva la mano caritativa : « Non saremmo noi, del resto, che potremmo quaggiu rendervi il merito delle opere vostre. Esse hanno trovato gia, in un mondo migliore, la loro degna e verace ricompensa in seno a Colui che ve Pinspir6, e del quale voi stesso accoglievate cosi gl1 insegnamenti. »

Belle testimonianze queste scaturite dal cuore schietto dei grandi maestri della scienza. Oh ! quanto fu abusato di questo

1 Comptes Rendus, LXXIX, 714.

668 UN PREGIUD1ZIO STORICO

nome, a quale strazio non fu sottomesso, con quale sfronta- tezza opposto ai dettami della religione e della filosofla cristiana. E noi sentiamo la scienza mettere i sentiment! piu religiosi in cuore e sulle labbra del Cuvier, di Elia de Beau- mont, del Saiute-Claire Deville, e cosi potrei soggiungere di Gioacchino Barrande (f 1883) altro celebre geologo di pro- fonda dottrina e d' inflessibile integrity, di Gabriele Augusto Daubree (f 1896), dell'americano James Dwight Dana (f 14. IV. 1895), di A. de Lapparent tuttora vivente, e di tanti altri, I che veramente avrebbe cagione di arrossire, come di una aperta falsit& storica, chi oggi s'arrischiasse ancora di affer- mare non solo che i rappresentanti piu insigni della geologia sono concordi a giudicarla incompatibile coi principii del cri- stianesimo, ma pure ardisse sostenere che i piu illustri tra loro furono di tale sentimento. Chi ignora la storia contempo- ranea della scienza e degli scienziati, abbia almanco il ri- guardo di tacere : troppo ci saprebbe male doverlo convi'ncere di menzogna.

Carlo Sainte Claire Deville, geologo, era fratello maggiore di Enrico, chimico dei piu celebrati nel secolo scorso (11. III. 1818 1. VII. 1881), che ebbe parte nei piu insigni progressi di tutti i rami della chimica, che scoperse 1'ani- dride nitrica, cre6 la metallurgia deiralluminio e presento i primi pani di questo metallo puro all'Esposizione di Pa- rigi nel 1855 ; pel primo riuscl col Debray a fondere grandi quantity di platino alia fiamma ossidrica; riuscl del pari a fondare 1'industria del magnesio, lascio studii preziosi sul boro, sul silicio, sulla dissoluzione dei composti chimici alle alte temperature, ecc.

Orbene chi non vede che bella aureola spande su tutte queste scoperte il pensiero che la fede cristiana accompagno quella vita, e ne conforto la morte coi carismi della religione ! I « I fratelli Sainte -Claire Deville appartenevano per se e per i loro parentadi a quelle antiche famigiie francesi e cattoli- che..., in cui le piu nobili e piu alte credenze vanno natu- ralmente connesse a una fiera indipendenza e a un ardente

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 669

amore del lavoro » *. Ed ecco die il lavoro e le scoperte scientifiche resteranno nelle memorie di famiglia quasi titolo di nobilta, non meno degni che le antiche imprese guerre- sche ed i servigi politic! . Quali esempii a tanta gioventu delle nostre antiche famiglie itnliane, che s'affaticano i giorni e gli anni a pensare come possano cancellare la noia dalla vita oziosa, e non trovano altro spediente che cavalli, automo- bili; e biciclette, alia men peggio!

II Dumas poc'anzi rammentato era il famoso chimico, che insieme col Sainte-Claire Deville e col Chevreul in Francia, collo svedese Berzelius, e col Liebig in Germania, hanno, si puo dire, creata quasi tutta la chimica del secolo XIX. Bella e curiosa combinazione, nuovi elementi alia nostra induzione : come gia i fondatori della scienza dell'elettricita, della ma- tematica, dell'astronomia, della geologia, ora anche i fondatori della chimica appartengono alia scuola spiritualista, alia schiera della scienza cristiana !

Giacomo Berzelius (29. VIII. 1779 7, VIII. 1848) uorno di ampia cultura, e di amabile carattere, alia cui bilancia ed alle innumerabili analisi debbono la loro certezza sperimen- tale le leggi delle proporzioni fisse e delle proporzioni mul- tiple, era aperto credente in Dio e alienissimo dalla filosofia ateistica. Basti riferire questa sua testimonianza : « Nella natura organica ogni cosa manifesta un fine sapiente e si dimostra prodotto di un' intelligenza superior e. E 1'uomo pa- ragonando i suoi calcoli, diretti ad uno scopo, con quelli ch'egli riscontra nei composti della natura organica, e stato condotto a considerare la sua potenza di pensare e di calcolare quasi un' immagine di quell'essere al quale egli deve la sua esistenza. »

Non v'avviene forse d'uscire una volta per le strade della citta che Tocchio vostro non cada su quelle scatolette ro- tonde, sigillate, incartate, ammonticchiate o disposte con bella

1 J. GAY, Henri Sainte-Claire Deville, Paris 1886, p. 21.

670 UN PREGIUDIZIO STORICO

simmetria nelle elegant! vetrine del cosiddetti generi ali- mentari, ove leggete scritta in facsimile una firma, Liebig, estratto di carne. Vi siete mai pagata la curiosita di sapere chi sia stato, che abbia fatto, che abbia pensato questo Liebig cost fortunate che il suo nome si spande persino nelle cucine pm modeste? Un po' di fortuna giova alia fama anche per chi fatica tutta la vita nelle lotte per la scienza. Justus von Liebig adunque fu uno dei piu grandi chimici del secolo pas- sato (12. V. 1803 18. IV. 1873). Principio come giovane apprendista presso uno speziale di Heppenheim, e studiato a Bonn, indi a Parigi presso il Gay-Lussac, professo dal 1826 la chimica alPuniversita di Giessen, finch6 nel 1852 passo a quella di Monaco in Baviera. Se fu alcuno mai che, in qualita di direttore di laboratorio o di professore, esercitasse in Ger- mania influenza sulla chimica contemporanea, certo questi fu il Liebig. II suo campo di ricerche e di scoperte furono la chimica propriamente, la fisiologia e Pagronomia; Invento il cloroformio, ideo e semplific6 i metodi d'analisi per la chi- mica organica, a cui dette forma scientifica, ove scoperse una moltitudine di nuovi corpi e nuovi gruppi, in particolare ottenne pel primo basi azotate, per via artificiale. Egli intra- vide Pimportanza e la possibility di restituire per mezzo dei concimi chimici le parti minerali delle piante: scoperta ca- pitale per Pagricoltura moderna ; e similmente per la nutri- zione degli animali distinse due classi di sostanze, le albu- minoidi occorrenti alia costituzione del sangue e quelle scevre d'azoto necessarie alia produzione del calore. Questi studii, tra le altre conseguenze pratiche, dettero la chiave a preparare gli estratti di carne per infermi e bambini, facili a digerire ed a conservare, che passarono presto nelPuso quotidiano.

Orbene quando egli stava occupato intorno allo studio di concimi minerali, per un pezzo resto oppresso daiPamaro disinganno di vedere svanite le sue previsioni.

Egli partiva dal presupposto che questi sali per scampare alPazione dissolvitrice della pioggia dovessero venire pre- parati sotto forma insolubile. E alPatto pratico le piante non

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 671

li assorbivano. « lo vedevo dic'egli che i singoli costi- tutivi de' miei concimi, separatamente operavano, e riuniti insieme erano inefficaci. Finalmente or fanno tre anni... ne- scopersi il perch6. lo m'ero reso colpevole dinanzi alia sa- pienza del Creatore, e n'ero stato punito a dovere: io volevo correggere 1' opera di Lui, e nella mia cecit£ credevo che nella meravigliosa catena di leggi, a cui e legata la vita sulla terra e mantenuta nel suo vigore, fosse stato dimenticato un anello, che io, debole vermicciuolo impotente, pretendevo supplire... Gli alcali, secondo me, dovevano essere somministrati inso- lubili, perche diversamente la pioggia se li porta. Io non sapevo ancora, che anzi la terra li trattiene, e che cosi la soluzione viene con essa a contatto ; e la legge a cui pervenni suona appunto cosl: all'esterna'crosta del terreno si deve svolgere sotto I'innusso del sole la vita organica e pero il grande architetto ha conferito al suolo il potere di attrarre e fissare tutti quegli element! che servono alia nutrizione delle piante e degli animali, come il magnete attira e trat- tiene la limatura. In questa legge il Creatore ne ha inclusa una seconda, per cui il terreno che regge le piante diventa un' immenso apparato purificatore per Tacqua, sceverandone collo stesso potere tutte le sostanze nocive alia sanita umana, tutti i prodotti della putrefazione l. » Cosi pensava e parlava del Creatore giusto Liebig ! Se altri ha meriti uguali da ci- mentarsi con luir si faccia avanti.

Quanto a Gio. Batt. Andrea Dumas (15. VII. 1800 11. IV. 1884) THoffmann e il Pasteur, tra gli altri non esitano a riguardarlo come uno dei piu benemeriti maestri della chimica moderna. « La grandezza delle scoperte disse di lui il Pasteur all'Accademia francese il 10 die. 1885 il dono di concepire ampio, generale, originale, il senso delle applicazioni pratiche della scienza, final mente la riunione di tutte le qualita che fanno un maestro, giustificail giudizio che colloca il nome del Dumas a canto di quello del Lavoisier.

1 Die Chemie in ihrer Anwendung auf Agrikultur u. Physiologie, I Th. Einleit.

672 UN PREGIUDIZIO STORICO

Cosi facevamo noi suoi discepoli sui banchi della Sorbona: la storia confermera il nostro giudizio. »

Tale era 1'uomo scienziato. L'uomo filosofo e morale era senz'altro un cattolico aperto e dichiarato, che parve sce- gliere le piu solenni occasion! per far risonare le glorie del cristianesimo nei supremi consessi scientifici. « II Guizot - dic'egli in uno de' suoi splendidi discorsi, quando cio6 fu ricevuto neirAccademia Francese, il 1 luglio 1876 difese gia il cristianesimo contro uno scetticismo spirituale e amante della contraddizione : ed ha commesso ad altri tra voi, che certo non verrete meno, il carico di difendere la personalita dell'anima umana contro 1'onde crescenti della filosofla della natura... La religione, la morale, la civilta dell'Europa ri- posano su questa salda base del diritto di tutti gli uomini alia giustizia, alia simpatia, alia liberta, opera del cristianesimo.., Oggi la scienza umana, piu progredita, sa almeno ch' essa ignora il principio delle cose, n6 sembra fin qui, ch'essa abbia ricevuto missione di rivelare degli dei o di pesare 1'anima umana sulla sua grossa bilancia, ne ch'essa abbia il potere di assicurare ai popoli i loro diritti alia giustizia, alia sim- patia e alia liberta. »

In un altro de' suoi discorsi, cio6 nella commemorazione del Berard, il Dumas non si esprime men chiaro: « L'anima umana, immortale, libera, non materiale, le forze non pon- derabili, ond'essa dispone, le parti materiali organizzate, che coll'alito suo essa apparecchia e informa, le parti mi- nerali, ch'essa assimila, sono i quattro grandi soggetti di meditazione, i quattro problem i che la morte ci propone.

« La Chiesa ha posto e risoluto 1' ultimo di essi in quella frase terribile e sublime che ci scrive in fronte ogni anno, allorch6 ci segna colla cenere simbolica e ripete il Memento quia pulvis es et in pulverem reverteris. »

Sembra che il Dumas prendesse un gusto tutto speciale a inserire qualche elevato pensiero spirituale ne' suoi discorsi. Notatelo bene, o giovani studiosi, che m'ascoltate e che entrate stasera a conoscere alquanto anche F interiore dei grandi

INTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 673

fondatori della scienza. Essi non solo non credevano di abbas- sarla con associarle la credenza cristiana; ma col fatto rico- nobbero che in questo connubio, delle due. parti quella che ne torna nobilitata e appunto la scieriza deH'uomo. La verity reli- giosa, che da Dio ha la sua certezza, comunica e spande intorno a s6 luce, nobilta e splendore. « Iddio dice il Dumas nella commemorazione del Faraday ha fatto ogni cosa in numero, peso e misura. Queste parole del libro della Sapienza sono antiche di due mila anni, ed i chimici vi trovano sempre Tespressione fedele deirarmonie osservate oggidi, nel numero delle particelle che compongono i corpi, nel loro volume e nel loro peso ».

Insomnia la chimica, che pure e tutta in maneggiare la materia bruta, non vuol saperne d'essere materialista. Un altro insigne professore, il Wurtz, sulla tomba del Dumas, chiuse il suo ultimo saluto con queste parole: « Spesso voi vi compiaceste di affermare le vostre convinzioni religiose. Ora voi contemplate faccia a faccia le realta che con tanta fermezza avete sperate. »

Tre anni dopo il Dumas, cioe nel 1889, morl a Parigi r altro grande chimico poco sopra rammentato, Michele Eu- genio Chevreul, in eta di quasi centotre anni, dei quali 63 era stato membro deirAccademia delle scienze.

II Chevreul fu il primo, se non erro, che intraprendesse di classificare e distinguere con metodo scientifico la molti- tudine dei colori che si riscontrano nella natura e si adoprano nelle arti. Dotato da natura di attitudine speciale, fornito di grande scienza e di indomita perseveranza, che lo tenne ottant'anni occupato in questo studio, posto per giunta alia direzione della tintoria nella grande fabbrica d'arazzi detta de' Gobelins, il Chevreul si trovava nelle condizioni piu ac- conce ad un lavoro di tal genere. Egli diede definizioni esatte, pose le basi d'un metodo di nomenclatura, stabill leggi e prin- cipii, rapppresentd in effetto un gran numero di tipi ; a dir breve, fu autore di un verace progresso, e consegn6 le sue dottrine in un'opera di gran merito intitolata : « Legge del

1904, vol. 1, fasc. 1290. 43 11 marzo 1904.

674 US PREGIUDIZIO STORICO

contrasto simultaneo del color! »; e in molte memorie sparse nei Rendiconti dell'Accademia delle scienze di Parigi. Forse piu important! ancora sono i suoi studii sui grass! organic! d'origine animale. II suo collega Dumas nel decretare a que- st' op era il preinio di Argent euil, in nome della Societa d'inco- raggiamento, dice che i lavori del Chevreul sui grass! d'origine animale hanno fatto nascere e trasformato un grandissimo numero d'industrie. Da quelli ebbe origine la fabbricazione delle candele steariche, per esempio, 1'uso dell'acido oleico nella preparazione delle lane da tesssre, che oggidl s'e pro- pagato per tutto. Al Chevreul si deve del par! la scoperta di quegli acid! volatili contenuti nelle materie grasse, i quali trasmutati per procedimenti chimici in eteri producono spesso delle essenze odorifere e profumi soavi, che imitano mira- bilmente e talora sono identiche all' essenze e agli aromi natu- rali delle piante. L' opera del Chevreul divenne, diciam cosl, il manuale pratico del saponaio ; nell'economia rurale mi- glioro e rego!6 con principii razionali le manipolazioni che forniscono il burro, dando indicazioni cosl esatte che le stesse operazioni, quali il Chevreul eseguiva su pochl grammi nel suo laboratorio, applicate in grandissime proporzioni alle migliaia dei chilogrammi, ridanno non senza ammirazione del fabbricante le cifre assegnate dall'autore. A dir corto, a quest'uomo insigne sono dovute molte Industrie nuove di sana pianta; da lui altre senza numero riconoscono la teoria scientifica che ora le guida ; ovunque egli pose mano surrogo procedimenti razionali alia cieca pratica materiale, la chia- rezza dei principii alle confuse manipolazioni.

Orbene tanti merit! scientific! e tanti onori dati al Che- yreul furono coronati da una morte degna di una vita cri- stiana, menata per oltre un secolo con la pietk tradizionale in una famiglia, che aveva date prove non ordinarie del suo amore alia fede di Cristo, quando al tempo del Terror e pose s6 e la sua fortuna a repentaglio per salvare la vita e dare asilo ai preti perseguitati dalla furiosa rivoluzione del 89. Nell' agosto 1886 quando compl il centesimo anno

INTOKNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 675

della sua eta, gli fu coniata una grande medaglia com- memorativa ; 1'Accademia delle scienze gli tribute onori e congratulazioni, ricordando in pubblica seduta le sue sco- perte, e da tutte le parti gli vennero segni di venerazione. Ma siccome non maneo a cui sapesse agro che tanta gloria ridondasse pure sul capo d'un cristiano che non arrossiva del Vangelo, e furono perci6 cercate cagioni polemiche e question! fuor di luogo, il venerando vegliardo pubblico per le stampe una lettera dove espressamente protestava : « tutti quelli che mi conoscono sanno che io, nato cattolico e da parenti cristiani, vivo e voglio morire da buon cattolico. » Cosi disse e cosi fece.

* *

II che merita d'essere attentamente considerato da voi, giovani studenti italiani, e quelli specialmente che dovete frequentare i laboratorii e anfiteatri chimici, fisiologici e somiglianti, acciocch6 sappiate mantenere anche la, in mezzo alle arie materialistiche che vi spirano, il celeste lume della fede, e la vera liberta del pensiero.

Quale di voi non si stimerebbe fortunato d'avere anche solo la decima parte dei meriti scientifici d'un Claudio Ber- nard, d'un Luigi Pasteur? Sono i nomi onde piu si gloria, e degnamente, la fisiologia moderna. Ebbene riprendete animop e rallegratevi, quanti avete in fondo al cuore quella fede pre- ziosa che fu gia la consolazione de; vostri anni piu lieti ; con- fortatevi, ch6 le memorande scoperte moderne non la deb- bono gia cacciar di nido ; e quando v'avvenisse di sentir de- clamare audacemente daU'emiciclo d'un anfiteatro fisiologico, che la scienza ha espugnato il dominio della fede, che questa ha fatto il suo tempo, che Tanima 6 un mito, che oltre la ma- teria bruta, oltre la cellula, isolata o associata in tessuti, non occorre altra realta : voi abbiate il coraggio e la liberta santa di pensare colla vostra testa, e almeno in cuor vostro rispon- dere all'audace professorello che sconfina dal suo campo :

676 UN PREGIUDIZ10 STORICO

« poverino, ti compatisco. Veggo che tu non fosti capace di afferrare il pensiero del veri maestri, de; veri genii della scienza. Non ti neghero la mia compassione : ma seguiter6 a pensare a modo mio ».

Claudio Bernard (12. VII. 1813 10. II. 1878), che mori cristianamente, e accolse con riconoscenza i conforti del sa- cerdote cattolico, dichiara apertamente che non compete alia scienza fisiologica ne alia scienza naturale in genere « di salire alle cause supreme ». Cotali ricerche e conclusioni sono do* niinio di altra scienza, epper6 il fisiologo e lo sperimentatore, in questa sua qualita, non ha alcuna speciale competenza in tal genere di question!. « Per investigare e per spiegare il meccanismo della vita, non e necessario di conoscere la forza, che produce la materia anin>ata> piu che sia necessario ri- salire al principio creative della materia minerale per in- tenderne le proprieta » ].

L'insigne fisiologo francese miro giustamente ad affermare che le operazioni della natura organica niente meno che quelle dell'inorganica, secondo la loro ultima effettuazione concretamente determinata e secondo il loro processo fisico- chimico, sono rette e governate dalle leggi fisiche e chimiche ; che pero non ne e impedita per nulla la liberta dell'arbitrio, il quale e il primo e lontano principio d'un processo che termina in quelle azioni fisiche, chimiche, meccaniche. « Nei corpi viventi le forze direttrici o evolutive dei fenomeni sono mor- fologicamente vitali, mentre le loro forze executive sono le stesse che ne' corpi bruti. II chimico puo riprodurre le so- stanze, onde consta un osso ; ma egli non potra mai formare nn osso colla sua forma specifica e colla sua struttura ca- ratteristica » 2.

II Bernard era tanto alieno dal negare il principio vitale e un ordine di verita, che trascendano le sperienze di bilan- cia e di laboratorio, che anzi la sua sollecitudine mirava appunto a questo, di distinguere bene e separare i cam pi diversi. Che se non si riflette atteiitamente a questo concetto

1 De la physioloyty g&nerale, 317.

2 Ib. 320.

1NTORNO AI PIU INSIGNI NATURALIST! 677

fondarnentale ; non si puo negare; il suo linguaggio riesce tal- volta alquanto oscuro e difficile. «V'e secondo lui un sistema di sublimi verita che sfuggono alia fisiologia sperimentale, e che a lei non spetta ne di negare, ne di aff'ermare... » Alludendo all'altezza delle verit£ metafisiche « egli le chiama arditamente iiell' ultimo de' suoi scritti, le sublimUd deWignoranza. Ma queste sublimita illuminavano talora il volto di colui che fu il piii grande sperimentatore del nostro tempo, e grira- primevano quel riflesso delle cose divine senza cui ogni fisio- nomia d'uomo resta povera e incompiuta i. »

La storia della medicina ha registrato finora poche, forse nessuna scoperta che 1'abbia piii profondamente arricchita e rinnovata, che quelle di Luigi Pasteur (27. XII. 1822 28. IX. 1895). « Partendo da studii ristretti e speciali, a poco a poco s' innalza a vedute sempre piii generali, per affron- tare i problemi piu vasti che possano interessare la schiatta umana... Lo studio del corpi cristallizzati lo condusse alia scoperta della dissimmetria molecolare : questa lo avvia allo studio delle fermentazioni, e questo da principio aU'eterno problema della generazione spontanea, cio6 dire aU'origine della vita... Nel corso di queste ricerche, egli s'impegno in una famosa discussione, sollevata dal Pouchet, nel I860, e resa piu ardente a cagione delle considerazioni filosofiche e religiose che vi s' intrecciarono. II Pasteur vi fece risplen- defe il vigore e la sottigliezza del suo ingegno e, come disse con viva immagine P. Bert, non ne uscl se non dopo avere inchiodati tutti i cannoni del suo avversario. »

Queste sono parole pronunciate dal Berthelot alia morte del Pasteur nel 1895. Ei si guard6 bene dal soggiungere che la vittoria del Pasteur nella predetta questione fu la vittoria della filosofia spiritualista e della fede. Ma Tillustre chimico' che trasformo i'industria razionale delle bevande fermentate, la vinificazione, I'industria dell'aceio, che insegno a curare le malattie del vino, del baco da seta, degli animali domestic! ; rimmortale scopritore dei batterii, dei microbi, de; vibrioni;

1 Cosi il CHAUFFARD, nella Revue des deux Mond&s, 15 nov. 1878, p. 3 JO.

678 UN PREGIUDIZIO STORICO

scoperte che trasformarono la chirurgia, 1'ostetrica, rigiener la stessa medicina ; che dettero al mondo le nuove cure del- rinoculazione del virus contro la rabbia, il carbonchio, la difterite, ecc. e crearono dai fondamenti una nuova scienza, la batteriologia; il Pasteur, dico, non aveva fatto mistero mai delle sue credenze ; che anzi amava anch'egli di prevalersi deH'occasioni piu solenni per fame pubblica professione. « Col provare che fino ad oggi la vita non s'e mai mostrata come un prodotto delle forze che reggono la materia, ho potuto servire la dottrina spiritualista, abbandonata da mold altrove, ma sicura di ritrovare in mezzo a voi un glorioso rifugio. »

In tali termini si espresse nel discorso d'entrata all'Ac- cademia di Francia, allorche per curiosa combinazione gli tocco di fare 1'elogio del Littre suo predecessore *. Non gli pareva vero che gli si porgesse si propizia congiuntura di far giustizia di quelle nuove dottrine che pretendono stornare 1'uomo dalle eterne verita sotto ilvano pretesto, che non si possono conoscere. « lo mi domando in nome di quale nuova scoperta filosofica o scientifica si possano strappare airanima umana quest 'alte sollecitudini. A me sembrano avere un'es- senza eterna, perch6 il mistero che awolge 1'universo e da cui esse procedono e esso stesso di sua natura eterno. »

1 In conferma delle citate testimonianze sono lieto di recare qui un novissimo documento, venuto a mia notizia dopo la data di questa con- ferenza, cioe una letterina del Pasteur trovata fra le carte d'un amico suo di gioventu, il P. Legouis, gesuita, morto il 7 gennaio 1904. Questi aveva mandate al Pasteur le sue congratulazioni pel discorso tenuto all'Accademia, e ne ricevette in risposta queste poche righe:

Paris, ce 4 juillet 1882. Mon cher Legouis,

Je suis bien louche de votre appreciation au sujet de ce discours qui a eu un re- tentissement du, en grande partie, aux circonstances exterieures. 11 faut dire souvent ces clioses et ga ete pour moi une grande satisfaction de marquer tout ce qu' il y a de niaiserie (scempiag^ine) dans le positivisme, ou il n'y a rien que ce que la science y a mis. Le reste ne vaut pas la peine qu'il en soit question.

Recevez, mon cher Legouis, la nouvelle expression de ma tres-affectueuse estime.

L. PASTEUR.

Qui e dipinto tutto il Pasteur, modesto per se, tutto per la verita, che difende a fronte levata. (Etudes, 5 marzo 1904, Une letlre inedite de Pasteur),

INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALI8TI 679

Quindi riporta il motto del Faraday : « La nozione e il rispetto di Dio giungono alia mia mente per Tie altrettanto sicure che quelle, onde arriviamo alle verita d'ordine fisico » e sde- gnosamente rigetta il positivismo come un sistema che pre- senta T immensa lacuna « di trascurare, nella concezione del mondo, la piu importante delle cognizioni positive, quella dell' Infinite. »

Ora quest' uomo, che fin dal 1889 aveva rinunziato ad ogni pubblico incarico, per attendere tutto, nella direzione dell' « Istituto Pasteur », alia cura delle piu terribili miserie uniane; quest' uomo che morendo lascio veramente orbato il mondo d'tma delle piu splendide sue glorie, era cattolico cre- dent e e figlio devoto della Chiesa, frequentatore dei sacra- menti, e fini cristianamente col Credo sulle labbra, nel bacio del Crocifisso J.

EL tempo stringe e mi sforza a seorrere rapidamente, ad accennare appena di volo certi nomi gloriosi, Rumford, Davy, Mayer, Joule, Hirn, Rankine, Lord Kelvin, Galvani, Coulomb, Ohm, De la Rive, Oersted, Siemens, ecc. Indi il grande Fresnel T ingegnosissimo autore della teoria delle ondulazioni luminose, anima bella, mite, rapita troppo presto alia terra. Poi Fizeau e Foucault, due amici e sperimentatori dei piu abili nei delicati fenomeni ottici; Fraunhofer lo scopritore delle righe dello spettro e padre di questo penetrante stru- mento di ricerche; Biot, Becquerel, Regnault cioe la preci- sione personificata ; Babinet, Brewster, Schonbein ; T infati- cabile e dottissimo e pio geografo D'Abbadie, il Freycinet, i mineralogi Hauy, Beudant, Kobell, il botanico A. de Jus- sieu, il Martius, ecc. tra gli zoologi il Baer, FAgassiz, 1'Ehren- berg ecc. ecc.

Non ne ho citati che alcuni. Direte : o non abbiamo 'qui il piu e il meglio dei nomi che sogliamo ineontrare ne' nostri studii ? - - Cosl e. Ma per tornare alia questione quale 1' nb- biamopostafin da principiodi questo ragionamento, se nelle te-

1 COUBTTB in La science catholique, Arras 1896, 182.

680 UN PREGIUDIZIO STOR1CO

stimonianze allegate avete trovato un conforto a favore della religione che apprendeste ad amare da bambini, e che ora gio- vinotti pieni di vigore e di brio vi tenete cara come tesoro meglio conosciuto, come fonte di pace al vostro cuore ; se, dico, ci avete trovato conferma e conforto, tanto bene, e un frutto raccolto per via, un soprappiu riportato dalla vostra escursione storica.

Lo scopo mio era dimostrare che quella pretesa incom- patibilita delle idee religiose colla scienza e colla civilta mo- derna non sussiste. E tanto basti airintento. PoichS quando pure fosse divulgata e accreditata tale falsa opinione, essa passera, non dubitate e alia fine la verita trionfera.

Infatti la storia c'insegna che i concetti piii veri e piu elevati intorno alia natura, aU'origine, al destino del mondo, non sempre si trovarono la dove la cultura risplendeva di pompa piu gloriosa. Al tempo di Cristo N. S. la scienza del giudaismo a file serrate si atteggio fieramente contro la dottrina da lui predicata. II nuovo dottore fu spregiato, schernito, perseguitato, insultato, messo a morte. Ma oggi sono mutate le parti : noi di quella sapienza talmudica degli scribi ci ridiamo. Cristo aveva ragione, la scienza contem- poranea aveva torto.

Altro esempio. Gli antichi Ebrei avevano la conoscenza del vero Dio, deH'origine e dei destini umani; sebbene non raggiunsero mai una civilta materiale pari allo splendore del- 1'Egitto, dell'Assiria, tanto meno della Grecia o di Roma. Al tempo de' Maccabei non pochi Israeliti, venuti a contatto coi Greci, si sentirono arretrati, si vergognarono di se, della reli- gione de' loro padri, e miseramente apostatarono, passando airidolatria. Noi che siamo fuori di causa e li vediamo ora a piu di duemila anni d' intervallo, non esitiamo a qualificarli pe-r spiriti deboli e accecati, che non seppero apprezzare il te- soro della verita fino allora posseduto e conservato, la credenza in un Dio solo, unico, onnipotente, creatore delFuniverso.

E non sapendolo apprezzare, ne fecero getto per abbrac- ciare le assurdita della mitologia greca, alia quale tra i Greci stessi gli spiriti piu eletti non prestavano fede in cuor

INTORNO Al PIU INSIGNI NATURALIST! 681

loro, ma solo ne facevano simulazione dinanzi alle turbe. Lascio dunque giudicare a voi quale fosse piii innanzi nella conoscenza della verita : il popolo ellenico tra le grazie e le raffinatezze d'Atene, ovvero il popolo piu semplice e piu rozzo d'Israele.

E similmente in Roma ne' primi secoli del Cristianesimo, dove credete, che avesse preso stanza la verita: nell'oscu- rita delle cataeombe, o tra gli splendori del palazzo del Cesari ?

Verra giorno adunque che anche del materialismo pre- sente sara fatta giustizia ; 1'onore e il merito sara ricono- sciuto a coloro che durante la tempesta e 1'uragano saranno stati saldi come torre che non crolla giammai la cima per soffiar de' venti. N6 vale opporre che le antiche cosmogonie, ed i sistemi filosofici dei gentili, che contraddicevano al Cri- stianesimo, erano in sostanza pure immaginazioni, e che pero non e meraviglia che dovessero cedere il posto ; nel che non s'ha da vedere se non una delle infinite vicende, registrate nella storia della filosofia. Laddove oggi la scienza non oppone teorie, ma fatti, e contro i fatti non c'e argomento che tenga. Dico che tutte queste sono belle ciance, e sfido chiunque a recare in mezzo pure un solo fat to che contraddica ad al- cuna verita insegnata dalla religione cristiana. Non sono i fatti quelli che contraddicono agli insegnamenti della Chiesa, sono le teorie che si pretende di fondare su di quelli.

I fatti, quando sono bene accertati, noi li accettiamo senza paura e senza riserva. Le teorie abbiarno tutto il di- ritto di esaininarle, di analizzarle, di accoglierle se vere, rifiutarle se false. Abbiamo ogni diritto di smascherare il sofisma, e di proclamare altamente in faccia al mondo che la liber ta di pensiero la intendiamo in questo modo : che non siamo disposti per niente a riconoscere uguali diritti alia verita e air error e; che siamo risoluti di ritenere tutta la verita dimostrata e di rifiutare ogni errore riconosciuto ; che pero. non intendiamo pensare colla testa altrui, ma colla nos- tra, ne ci sentiamo inchinati affatto a lasciarci mettere il pie sul collo, ma sapremo bene dif^ndere le prerogative del vero contro le usurpazioni del falso.

I DIR1TTI DEGLI ANIMALl

VI. Esagerazioni morbose nel favorire gli animali.

Sopra tutto non troppo zelo! Era 1'avviso prudenziale- dato a qualche nainistro da un celebre imperatore, cono- sciuto dai nostri nouni. Certi eccessi di tenerume, intern - pestivo, aggressive li vediamo volgersi a danno degli zelanti anzi che profittare alle povere bestie. Qui in Roma, non e molto che una pietosa soccorritrice d'un cavallo maltrattato da un vetturino, per poco non ne toccava per se stessa la parte sua, se la buona gente non 1'avesse protetta dal fru- stino del rabbioso vetturino. Se la buona signora inglese fosse anche stata disposta al martirio per le bestie, non ci avrebbe avuto alcun merito: essa non aveva ne diritto, ne quality per riprendere pubblicamente un libero cittadino; se pure non avesse saputo farlo con tanta grazia da non offen- derlo. Onorevoli protettori delle bestie, con tali scatti di zelo inopportune, non si guadagna altro che il pubblico compati- mento. E lo notiamo perche non e un caso raro.

Similmente pur qui in Roma, il popolino si divert! assai d'un'av ventura toccata ad un altro zelante forastiero. II brav'uomo si era accomodato in'un primario albergo. Questo era tenuto a specchio, e cosi un poggetto annesso, tutto fiori e frutti, che pareva un giardino di Armida. L'Armida pure non vi mancava, sotto la forma di una gatta vezzosa, che a se attirava la gattaglia del vicinato, e con questo, mia- golii importuni, grida di duellanti notturni, e qui e la segni

I DIRITTI DEGLI ANIMALI 683

lasciati da quegli screanzati. II padrone, a cessare i richiami communi degli albergati, ordino una caccia generale delle bestiuole invadenti. Ma che ? Nel meglio delTopera si spalanca una finestra sul cortile, e un valoroso cavaliere delle bestie, indegnato alia vista de' gatti inseguiti a furia di granate, strepita, urla, minaccia, e con tale insistenza e pubblicita, che vi dovette accorrere 1'albergatore, e pazientare asciugandosi una furiosa predica contro la crudelta romana verso le povere bestie. Invano 1'albergatore espose i suoi motivi; il forestiere non capiva nulla, e gravemente pretendeva d'intervenire nella questione de7 gatti, minacciando di partire dall'albergo, giacch6 non poteva sopportare tali scandali, essendo egli Pre- sidente d'una societa di protezione degli animali. A cui il romanesco, che ha spesso una vena di canzonatura, sberret- tandosi sino a terra: Signor Presidente, spero che non fara questo torto al bel quartiere ove sta tanto bene: ma infine ella pu6 fare come le aggrada, io debbo tener quieto e netto il mio albergo. Qui fini la lite, il Presidente non si niosse, forse per la ragione che chi sta bene, non si muove : ma la buona gente ne rise lungamente. 0 perch6 farsi ri- dere? Dunque: sopra tutto non troppo zelo.

E zelo soverchio pur troppo, sebbene per diversa ragione, & quello che innalza le bestie protette ad un trattamento eguale a quello della persona umana, e talvolta le favorisce con in- degna preferenza. E un disordine multiforme e frequentissimo. II Parini lascio inchiodata alia gogna perpetua la dama, la quale cacciava di casa il domestico reo d'aver bistrattata la vergine cuccia, a lei diletta. Porse il delitto non fu mai nella cerchia della bonacciosa Milano, e fu solo nella immagina- zione del fiero poeta. Ma 6 certo e noto lo sciagurato testa- men to di una inglese bestiofila, devota alia razza canina, il quale portava : Considerando che in vita mia ho trovato riconoscenza e fedelta solo nei cani, lascio a loro beneficio tutto il mio avere. Povera matterulla ! Doveva pure essere una disgrazlosa margolfa, se libera di se, e agiata di censo, non seppe mai destare altra simpatia che quella dei cani. Un

684 I DIRITTI

equo magistrate potrebbe, e, secondo me, dovrebbe annullare simili testamenti, che non sono 1'espressione dell'ultima vo- lonta, bensi dell' ultima pazzia. Ma certi magistrati progrediti, saraiino corrivi a trovare il pelo neiruovo in un lascito pei poveri della parrocchia e si faraDno coscienza di defraudare i cani: e cosi avviene che questi scandali non sono piu rari. E v'ha chi li riguarda come opere di progresso sociale, e perfino come opere pie. 81, saranno progresso e opere pie nel Buddismo indiano, nella religione cristiana, no, di certo. E poiche ci vien nominata Tlndia, ricordiamo che la si veggono aggirarsi sui mercati e nei bazar certe vacehe vecchie e piagose, le quali nessun Indii oserebbe discacciare, finche non cadraimo da se, e lasceranno le ossa dove che sia. E ii povero Iiidii e degno di compassione in questo stravagante rispetto per le vacche. Per la sua bestiale superstizione, la vacca e cosa sacra, compresovi anche il suo fimo. Ma chi vorra difendere quei bravi parigini, i quali nell' anno di grazia 1903, aprivano un cimitero pei cani, pei soli cani, come osserva il P.^Ghignoni indegnato, benche zelante pro- tettore dei protettori delle bestie *. E quei degni cittadini della Citta Luce vi aggiunsero un giornale, che doveva perpetuare le imprese dei morti illustri di quei cimitero. Non esageriamo nulla. Un motto, un verso per ricordare una bestia che ha bene servito il suo padrone, puo passare. E nessuno cen- sura i bellissimi faleuci di Catullo, in morte del passero d'una fanciulla amata, 116 gli spiritosi versi del P. Gagliuffl sulle ossa d'un cane del San Bernardo, che avea salvata la vita a numerosi viaggiatori. II poeta conchiudeva dicendo : Quanti medici non potrebbero vantarsi di avere fatto altrettanto ! Siffatte onoranze funebri, leggiere e fugaci, camminano pei piedi loro : ma un collegio di giornalisti, occupati a celebrare le glorie cagnesche, e una celia che violenta il buon senso, e avvilisce la dignita umana.

.Mi ricordero sempre della profonda impressione di schifo

1 GIIIGNONI, La protezione dcgli animali, Confer.; pag". 27.

DEGLI ANIMALI 685

die mi invase, una volta, che sopra il pubblico passeggio (Tuna grande citta., yidi arrestarsi una vettura a due cavalli, guidata da due servitori in livrea. Quello del sederino balzo a term e spalanco lo sportello. E chi ne discese? Due ca- gnacci, belli in verita, ma sempre cani. E giudicai anirno villano quel chi che si fosse, il quale impiegava due cavalli e due uomini per far godere della lussuriante scarrozzata due cani, che troppo facilmente avrebbe potuto maridare a pren- dere aria con un semplice guinzaglio.

Ma piu sporca (e proprio il luogo di questa parola) la fece un cotale o una cotale, che pubblicava in un giornale di pro- tezione animalesca, questo avviso : « Si cerca, per adottarlo come un figlio, un bel gatto grosso, nero di preferenza, trat- tamento garantito eccellente, society piacevole, aria della campagna. » Cosi si leggeva nel Thierfreund di Vienna, da cui

10 prende il Monde di Parigi, 6 giugno 1894. Or a si puo essere thierfreund (amico delle bestie) quanto si vuole, senza cadere cosi basso da yoler dare il nome di figlio ad un bruto. Nel- 1'antichita. quella belva imperiale, che fu Caligola, tanto amo

11 suo cavallo Incitatm, che non fu contento finchfe non Tebbe sollevato aH'onore di Console : ma non si sa che 1'adot- tasse, e ambisse il titolo di padre di queiranimale. Nella ri~ chiesta fatta al Thierfreund e un pervertimento di afiFetti umani, che, per onore deirumanit^, bramo attribuire ad ir- riflessione. Come si fa a supporre che un uomo o una donna non senta un ribrezzo invincibile a chiamare un gatto: Figlio mio?

Via via, spazziamo siffatti eccessi : Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. E male il fanatismo per le cose sante, ridicolo per le cose umane, piu che bestiale per le cose bestiali. Se la protezione degli animali e lodevole fin che si tiene nella sua giusta misura, non la rendiamo ridicola con gli eccessi im- portati dal settentrione. Siano persuasi gli stranieri alia stirpe latina, che in Italia ogni loro cimitero per animali, e cosi pure ogni spedale di gatti rognosi, di cani e di cavalli azzoppati^ serviti da veterinarii e infermieri, non ha verun effetto onore-

686 I DIKITTI

vole pel paladini delle bestie 116 proficuo alle bestie. Per le bestie inferme abbiamo uomini di professione per curarle, e per le bestie morte c' 6 lo scorticatoio, il carnaio, il letamaio : Fospedale e un fuor d'opera: e chi ce ne paiia ci lascia Fim- pressione d'un uomo patito nel plan di sopra.

Maggiormente poi che il costume in Italia e mitissimo colle bestie. Nelle buone famiglie si fa abbondare il cibo alle be- stiuole domestiche, e niagari le delizie al canarino, al merlo, al pappagallo, se ci e. Non troverete in tutte le case civili Italian e tre signore che permettano sieno accecati i loro uc- celletti canon, per fame dei cantaiuoli di mestiere, dedicati a ripetere eternamente due o tre ariette. Nessun portiere e cosl indiscrete da fare perticare i nidi delle rondinelle, che tornano alle solite case, ai soliti cornicioni. Non e niente raro che si dia Faire agli uccelletti caduti in mano o colti nelle camere domestiche. Ed e notabile, che nelle case dove piu alberga la pieta, piii trionfa altresi la mitezza verso gli animali. Gatti, cani, polli, e compagnia stanno per lo piu a grande agio ne' convent!, e nei monasteri: appunto come osserva la divina Scrittura, che il giusto tien conto de'suoi animali, e I'empio invece ha il cuor duro (Prov. XII, 10).

E il simile dicasi pure delle contadinanze italiane. Dovunque non lo impedisce la miseria, gli animali sono tenuti benissimo. E pei bovini specialmente, la buona massaia non va a riposo la sera, se non gli ha sentiti cominciare la ruminazione. Chi non ha osservato, come me, Faffettuosa cura che il contadino ha delle sue bestie, non puo immaginarsela. Non 6 solo Fin- teresse, e Faffetto che parla. Bisognerebbe udire certi loro colloquii colle vacche, e sopratutto coi loro cavalli ! E come le madri strillano, e gli uomini sensati scappellottano i discoli che in primavera vanno a bacchiare i nidi !

Ma si veggono qua e la lungo le redole dei campi impa- lati dei rospi ; si trovano dei falchi inchiodati per le ali alle porte. Si, e vero, e non e una bella cosa. Ma non 6 disamore verso le bestiuole, si bene ignoranza, che crede di vendicare cosl le immaginarie malefatte di quegli animali. E qualcosa

DEGLI ANIMALI 687

come la vendetta del negri, che si affollano a maledire il

leone caduto nella fossa apparecchiatagli, e opprimerlo di ingiurie e di puntate prima di finirlo.

VII. Esagerazioni di certe societa e di certi musei.

Insomma la protezione degli animali non ha in Italia quasi altro vero compito che quello di vegliare sopra alcuni caval- lari e mulattieri, i quali, come il profeta Balaam, si mostrano spietati contro le loro bestie, con offesa della mitezza umana. E a cotesto, mi duole il dirlo, poco o nulla eonferiscono le societa protettrici degli animali, le adunanze, le conferenze. Chi viene a smammolarsi di tenerezza in cotali ritrovi sono buone ragazze o signore, le quaM non hanno a fare penitenza di avere bistrattati i loro canarini, o gatti soriani, o cagno- letti dell'Avana, che esse si portano ne} loro panierini. CM avrebbe da convertirsi sta lontano dalle missioni bestiofile. E poiche non ne abbiamo verun bisogno urgente; potremmo benissimo lasciare che chi ne ha bisogno, se ne provvegga, ed ancora contentarci che chi non ne ha bisogno, se ne passi.

Ma, mi riprendo, anche chi non ne ha bisogno, potra pagarsi I'onore, la gloria, il bene di una Societa bestiofila: e cio pel grande e fondamentale diritto di pace pubblica, che ognun pu6 fare di sua pasta gnocchi. Ma io lo supplicherei umilmente, che ci risparmiasse il terrore di « Una grande esposizione di stromenti di tortura, che gli agenti della So- cieta son venuti via via sequestrando \ » Diamo luogo a! freddo e tranquillo ragionamento-. Ammettiamo che esistano morsi che feriscono malamente le mascelle al cavallo, mas- sime se 6 bocchiduro ; ogni cavallaro che se ne accorgera cer- chera di migliorare il morso sanguinoso ; e cosl il canattiere che si avvede della mordacchia, dolorosa al cane ; cosl il boattiere che vede il bue balzare a traverso del solco quando

1 GHIGNONI, opuse. cit. p. 22.

688 I DIRITTI

viene stimolato col pungolo ; cosi e molto piu il cavaliere, che scendendo da cavallo si avvede che gli sproni hanno fatto sproniera, cerchera subito di rimediarvi. Nessuno ha interesse a nuocere alia sua bestia, ciascuno ha interesse a conservaria sana e forte. Se accade qualche offesa all' animate, e anche vicino il difensore e certa la difesa. Si tratta adunque di dis- ordini che rientrano nell'ordine da per se stessi, e in s6 sono tanto piccini, che a portarli innanzi come tragediabili, si riesce ad una farsa tutta da ridere. Vi sara benissimo, certo vi pu6 essere, una buona bambina, che bagni di tenere la- crimette quei cosl detti strumenti di tortura. Ma la gente seria si ricordera che non occorre tirare alle farfalle collo schioppo n6 ai passeri col cannone.

Del resto se altri s'incoccia a piantare il museo delle atro- eita contro gli animali, 6 nel suo pieno diritto. Ora usano eollezioni di tutto. Si potrebbe trovare im collezionista di tappi di bottiglia, quanto piu di strumenti di tortura che alia collezione di tappi facesse il paio.

VIII. Una esagerazione empia.

Lasciamo qua s all 'ultimo una esagerazione di protezione bestiale che consiste nel disapprovals e rigettare general- mente ogni uso di carni belluine. Or come una tale asten- sione pu6 meritare il titolo di empia? Facciamo ad inten- derci. Se alcuno oggi appunto, che corre il dl delle Ceneri, si risolvesse di praticare il suo digiuno quaresimale col ri- g.ore delPantica xerofagia, la quale restringeva il vitto qua.- dragesimale a semplici seccumi (come dice il nome) senza carni, n6 latticinii, ne olii, non potrebbe incontrare ripren- sione. Siffatte severita furono communissime in Oriente tra i naonaci, e in Occidente pure, specie nei monasteri inglesi, nei quali la penitenza fiori quanto nei deserti di Egitto ; e si sa dalla storia, che tali penitenti campavano anni annorum. Ora a quest! asceti fervorosi sono succedute qua e la delle

DEGLI ANIMALI 689

societal di temperanza, le quali or piu or meno si confor- mano agli antichi digiunatori, e prendono il nome di Ve- getariani.

Di Vegetariani esistono piii specie; prima, di quelli che pro- fessano astensione dalla came per semplice amore d'igiene. E questi se la veggano coi loro medici, non inglesi n6 an- glo-sassoni. Costoro difficilmente sopporteranno 1'idea di sban- dire dalla dietetica la bistecca: dalla quale alcuni di loro fanno dipendere non solo la sanita, ma il pensiero stesso, la filosofia, la politica, la religione.

Vi 6 poi il Vegetariano settario, settario spiritista. La buona gente semplice, ed anche quella che ha studiato alia universita, senza tuttavia rinnegare le grandi verita del ca- techismo, non pu6 agevolmente formarsi concetto delForgia di paradossi in fede e filosofia, che cova e fermenta tra, non dir6 scienziati, ma studiosi moderni. E bene, si, abbiamo dei professori e dei discepoli che ammettono la perpetua vicenda delle creature che compongono il loro Dio, sempre in atto di trasformarsi da una piu semplice composizione ad una piu complicata e perfetta, e cosl si avvicinano sempre meglio alia perfezione divina, entro cui saranno da ultimo assorbite. E puo la divina legge di trasformazione anche tornare indietro, in guisa che 1'anima umana, dopo vissuto nel corpo di tale indivi- duo, trapassi dopo morte in un corpo di bruto, e Tanima d'un dottore entri ad informarne un ciuco, un ciacco, un serpente. E vero che non tutti gli spiritisti accettano questa pazzeronata della metempsicosi umana in novella vita, bestiale ; ma di co storo ce n'6 buon numero, in generale tutta la genla karde- ciana, a Napoli, a Milano, a Vercelli, e specialmente a Teramo, ove fiorisce un'accademia che raccoglie le dottrine del Pa- gnoni morto, del Falcomer vivo, del Cavalli, e d'altri ar- rabbiati difensori della metempsicosi.

Altri riescono allo stesso punto non gia per lo spiritismo si bene pel teosofismo. Chi se lo penserebbe? Ebbene abbiamo, in piena Roma una Loggia teosoflca, alia quale sono invitati pubblicamente piu volte il mese, con biglietto a stampa, i

1904, vol. 1, fasc. 1290. 44 11 marzo 1904.

690 I DIRITTI

Romani, a udire una conferenza, per lo piu di idee buddiste- o semibuddiste. Potremmo citarne le parole. Ma non vogliamo entrare in questo canneto, almeno per ora. Del resto tutti sanno che i teosofisti pencolano nel buddismo. E buddista e Tidea della metempsicosi, introdotta nel vecchio bramanismo indiano, che non la conosceva. Noi sappiamo di valorosi teo- sofisti e buddisti in Italia, che riguardano i cavalli corne loro fratelli. E chiaro che tali buddisti italiani si asterranno dalle carni ne piu ne meno che i buddisti indiani. Chefarci? La frenesla puo prendere a tutte le latitudini e longitudini geo- grafiche, massime ove manca il solido senso religioso ; e le scuole moderne in Italia sono fatte apposta non per insinuare la religione, ma per ispegnerla: e cosi puo formarsi un bud- dista al Corso in Roma, come a Benares, la citt& santa degli Indu.

IX. Difficoltd e soluzioni.

Mi tarda di chiudere questo saggio con alcune obbiezionir che formano talora qualche difficoltet alle buone persone, le quali s' immaginano veramente essere grave obbligo di ogni cittadino il favorire la protezione delle bestie. E non sanno ca- pire come alFobbligo nostro non corrisponda un proporzionato diritto negli animali. E che gran male sarebbe, dicono essi, se noi sentissimo anche pei bruti qualche poco di quella ca- rita, che i Santi mostrarono tante volte per questi, e che Iddio stesso sembra inculcare col suo esempio? Si sa che Iddio ama tutto il creato, e non odia, per se, alcuna opera sua 1 ; egli si piace di ammantare il giglio, piu e meglio che il re Salomone 2 ; egli fece il piccolo ed il grande ed egual- mente a tutti provvede 3 ; si gloria di pascere i pulcini del corvo, e le fiere della foresta, e « il leoncello che ruggendo

1 Sap. XI, 2i. 3 MATTH. VI, 30. 3 Sap. VI, 8.

DEGLI ANIMALI 691

chiede il pasto a Dio l. » Or che cosa guasterebbe un poco di carit& per le bestie, che il loro Creatore espressamente ^,ma e provvede?

Ecco ci6 che si sente dire. E si dice per ignoranza, per- che e assurda la carit& verso i bruti. La nobilissima regina delle virtu, la piu divina, per cosi esprimermi, 6 nella be- nevolenza tra Dio e I'uomo, benevolenza che si fonda e si appoggia alia communicazione del bene2. La communicazione dei beni, e nel possesso dell' Ogni bene che Dio offre alTuomo, •e da parte deiruomo la pratica della legge divina, la piii perfetta possibile, per onorare la divinita. E la carita del prossimo e la stessa virtu onde si ama Iddio, in quanto viene estesa al prossimo amandolo per amore di Dio. E questo basta per dimostrare che carit& non puo essere verso i bruti : ne noi verso di loro, n6 essi verso di noi possiamo concepire un desiderio d'alcun vero bene superiore, e percio non pro- faniamo il nome venerando della Carita, mescolando sacra

Si contentino le buone signore ascritte alle societal zoofile, perche gli uomini poco se ne brigano, di chiamarsi tra loro col bel titolo di protettrici degli anirnali, di amiche delle bestie e thierfreunds a tutto spiano, ma schivino di chiamarsi Suore di carita delle bestie (cosa che fa nausea); e sappiano (cio -che punto non sospettano) che la massoneria 6 devota an- cella delle societa protettrici delle bestie, e non per altro <she per confondere e cancellare 1'idea della vera carit^ cri- stiana. Dalla massoneria vengono quelle massime reprobe che la carita debilita, che la limosina avvilisce, che bisogna sostituirle Valtruismo armato de' suoi diritti, e via via. In- somma si vorrebbe scancellare la bella parola latina charitas (amore) la bella parola greca philanthropia (amore deiruomo), usate dallo Spirito Santo per beiie e salute dell'umanit^ sof- ferente, e fame magari un cencio a servizio delle bestie. Mi

1 Psal. C. Ill, 21.

* « Amor super hanc communicationem fundatus est charitas. » S. TH. 5. 2. q. 23, a. 1.

692 I DIR1TTI

ricordo di avere tanti mai anni fa, esaminato uno stampato, pubblicato dalla massoneria di Lisbona, nel quale si predi- cava la carita verso gli alberi e verso gli animali. Era un piccolo tentative di buddismo. E me ne duole pel bravo Mi- nistro degli alberetti e del campicello, niente buddista, ma prevenuto in questo dai massoni lisbonesi. E cosa saputa, che la massoneria detesta il fatto ed il nome della carita cristiana. E questa e una ragione di piu per conservarla e non barat- tarle il nome, trasportandolo a cio che non e e non pud es- sere carita.

Le parole sopra riferite, colle quali il Signore mostra la sua affettuosa provvidenza che si stende sopra tutte le opere sue, rivelano la costanza e durevolezza, dell'atto divino nel conservarle airarmonia della creazione. Di vera carita di- vina per le creature irrazionali non e verbo nella divina Scrittura: la quale poi per contrario, riesce sommamente efficace e sublime nel parlare del precetto della qarita verso Dio e verso il prossimo. Sono cose notissime, e me ne passo.

Ma i Santi non mostrarono vero affetto di carita per certi animali? L'abbiamo poc' anzi accennato nel proporre le dif- ficolta bibliche. E gli amatori delle bestie rastrellarono non pochi fatti dalle memorie di chiari amici di Dio, a fine di glorificare la povera protezione degli animali cogli splendor! dei Santi. lo sono lungi dal negare o dirninuire tali fatti, di cui si potrebbe comporre un giusto volume. So, e rammento e predico le pernici accarezzate dal grande Apostolo della carita, S. Giovanni; le fiere del bosco medicate da S. Biagio, secondo una leggenda, che o vera o verisimile rappresenta il pensiero antico. So pure i pesci arringati da S. Antonio di Padova ; la compassione di S. Francesco di Paola per le be- stiuole uccise, i complimenti di S. Francesco d'Assisi a frate Agnello e frate Lupo ; e altri fatti simiglianti. E tanto non dispregio tali fatti, che ne voglio aggiungere uno graziosis- simo e quasi inedito. II Venerabile Benedetto Cottolengo, di cui si tratta in Roma la causa di beatificazione, era innamo- rato de' suoi canarini, e guarda che mai loro lasciasse man-

DEGLI ANIMALI 693

care, oltre al solito becchime, anche le delizie del biscottini di Novara, e la zolletta dello zucchero. Ma queste carezze erano concedute colla espressa condizione, che quei canori uccelletti cantassero spesso le lodi alia Vergine Maria, di- nanzi alia cui immagine pendeva la loro gabbia. La pia fama ripete che la condi/ione era benissimo intesa ed osservata. In ricordo della quale gentile poesia, anche al presente si mantengono nelle stanze abitate gia dal Venerabile i proni- poti degli antichi canarini, gi& si docili al sant' uomo. E con grande piacere gli ho veduti.

Potrebbero i signori protezionisti anche osservare che i primitivi cristiani ebbero in gran favore parecchi animali, come attestano le catacombe romane, ornate di colombe, di agnelli, di pavoni, e spessissimo poi di pesci.

Ora quei disegni prediletti dei martiri antichi, e gli esempii tutti dei santi e dei primitivi fedeli hanno una spiegazione vivente in tutti i secoli e nei giorni nostri, spiegazione che nulla accenna ad affezione speciale per gli animali e molto meno a sentimenti caritatevoli inverse ad essi. I santi e i primitivi fedeli erano anime rette e dalla divina grazia illu- strate ; e facilmente dalle creature ascendeva.no alia specula- zione del Creatore, giusta Pinsegnamento delPapostolo S. Paolo: concetto tanto nobile e razionale ad un tempo, che Paveva pure insegnato Platone, nel celebre Dialogo delPAmore, ove il filosofo pagano, ragiona della Suprema Bellezza che e Dio, come un Santo Padre cristiano : e cio cinque secoli prima di S. Paolo. Le anime pie prendevano dolcezza scegliendo tra le creature da cui assorgere a Dio, appunto quelle che piu spesso nelle divine Scritture furono gia da Dio assunte come simboli : la colomba, dello Spirito Santo, Pagnello, del Cristo sacrificato ; i pavoni usavano come simboli delle anime glorificate. II pesce poi, che trionfa nelle catacombe, pre- sentava (come ora sanno anche i pesciolini), preseiitava nel suo nome greco, IXOIS, Pacrostico di un atto di fede ca- rissimo ai cristiani:

694 I DIRITTI

I. lesous Gesu

X. Christos Cristo.

0. Theou Di Dio

1. Yios Figlio

S. Soter Salvatore.

Niente vieta ai protettori e alle protettrici degli animali, di farsi scala degli animali a contemplare Iddio, e di valersi di tutti i simboli devoti a nutricare la propria divozione, coi simboli gia usitati da pietose anime antiche, specie dai santi martiri. Niente vieta ai fedeli romei che arrivano in Roma, per lucrare il giubileo, e che quando sono in partenza di ri- torno, fanno, com'e uso, un po' d'incetta di divozioni e di gingilli, onde rallegrare poi la famiglia e gli amici, niente vieta, anzi e ottimo consiglio che si forniscano di gioielli cri- stiani, che troveranno presso i gioiellieri romani, Tagnello di Dio, il monogramma di Gesii Cristo, il Pesce di alto significato, onde si ornavano anche le antiche matrone cristiane. E sara un vero bene una tale scelta intelligente e cristiana, anche per ovviare alia sfacciata invasione di gingilli pagani e grot- teschi, il gobbetto porta fortuna, le bombe Orsini ], e sopra tutto i simboli massonici che oramai, coi loro triangoli e colle stelle pentagone, insudiciano tutto, i berretti dei fanciulli, gli ornamenti delle divise militari, le monete, le pillole dei ciarlatani, le pomate e i belletti dei profumieri, perfino gli invogli delle caramelle.

1 Le bombe Orsini, a tempo loro ebbero grande voga. Mi ricordo di averne trovato per ornamento ad un cordiglio che doveva sostenere una tenda, in un seminario, dove nessuno pensava all' infame senso di quei globetti di legno colle punte ; e forse il tappezziere ci aveva pensato meno di ogni altro. La vidi pure in petto ad una dama piissima, nel momento che essa reduce da Parigi veniva a vedere una sua sorella, non meno pia di lei. Inorridirono entrambe, quando io, avuto in mano il gioiello, ne spiegai loro il senso, che era la glorificazione d'un atroce assassino. La buona gente non se ne avvede, e la massoneria mette in onore i suoi cenci e i suoi eroi.

DEGLT ANIMAL1 695

Insomma, per finire, il proteggere gli animali dalle vessa- zioni capricciose e crudeli di uomini rozzi, il giovarsene se si vuole a pensieri sublimi, e come di amminicoli di divo- zione al modo dei santi, sono opere lecite, ed onorevoli. Ma guardiamoci dalle esagerazioni, che d'un' opera umanitaria e cristiana, come la disse Leone XIII, farebbero un7 opera ridicola e talvolta colpevole.

E se nelle grandi citta puo benissimo, come opera di civile progresso, sussistere onoratamente una societa di protezione delle bestie, per chi la gradisse ; non 6 tuttavia da fame il per no e il colmo della civilta. Abbiam ben altre opere piti. efficaci e piti. urgenti di civilta : la propagazione della fede, la santa Infanzia, le scuole d'Oriente, Tassociazione anti- schiavista, la societa delle missioni italiane, la lega contro la tratta delle bianche, la preservazione eontro i protestanti, la societa antipornografica, le banche rurali pel povero po- polo, e cento altre, tutte degnissime di assorbire i nostri ozii e i nostri sussidii, con grande vantaggio della religione e della patria.

FINE.

ATTRAVERSO IL HONDO

CLARA HOOD. Storia di un'anima

I.

Era un giorno d'autunno dell'anno 1894. II sole cadeva al tramonto, Taria era mite e pura, e il roseo crepuscolo ve- spertino prometteva per la dimane una giornata ugualmente mite e serena.

Le prime' ombre della sera, uscenti dal seno della terra, stringevano a poco a poco nel loro cupo abbraccio la citta di Chicago, dopo New York, la maggior citta degli Stat'i Uniti.

Le tenebre salivano rapidamente. Nelle botteghe e negli ufficii, collocati a pian terreno sulle vie, era gia notte oscura, mentre ,gli ultimi sprazzi di luce solare illuminavano ancora i comignoli dei tetti e facevano specchio delle vetrate al de- cimoquinto o ventesimo piano delle case, le quali, a guisa d'immobili giganti di ferro e di mattoni, levavano alto il capo fino a 60 o 70 metri dal suolo, e proiettavano le nere ombre sul fondo della strada.

La duodecimo, via ad occidente della citta era, al calar del giorno, piena di popolo, vario, animato, affrettatissimo. Gli operai, compita la giornata nelle officine, a gruppi densi e silenziosi facevan ritorno a casa. I padroni dei fondachi, gl/iinpiegati delle fabbriche, gli scrivani delle banche, gli ufficiali del Governo uscivano da enormi casoni o da palazzi in istile della rinascenza o italo-americano, e si riversavano nella strada che diventava per un paio d'ore viva, rumorosa, fremente. Dal tramorito a due ore di notte essa era corsa da innurnerevoli carrozze, solcata per ogni verso da tranvia elettrici, da omnibus, da biciclette, da automobili e battuta

ATTRAVERSO IL HONDO 697

da pedoni di ogni classe, condizione e stirpe. Era un flume umano che metteva foce per mille bocche sulla pubblica via, per poi disperdersi nei clubs, negli alberghi, nelle trattorie, nei teatri, nelle chiese o nelle case, dove i cittadini di Chi- cago, oltre un milione e seicento mila creature umane, com- battevano le dure battaglie della vita.

Fra i molti che in quell' ora vespertina passavano in carrozza per la detta strada era un signore sulla trentina, di carnagione bianchissima, di capigliatura rossa, con fat- tezze assai spiccate, il volto magro, il naso aquilino, la fronte ampia e pensosa, e un'aria seria, dignitosa e risoluta.

Quando la vettura arriv6 davanti a un palazzone, alto una ventina di piani, egli fe; cenno al vetturino di fermarsi, lo pago e discese rapidamente.

Sulla facciata della casa, fra le molte insegne, vi era anche questa: C. Henry Hood Banker.

II giovine entro difilato nei portone d' iagresso, accennd coH'occhio a un ragazzo in uniforme, pronunci6 il nome del banchiere Hood, e senza piu ando a sedersi entro Tascensore. II fanciullo preme un bottone elettrico e 1'ascensore comincio a salire con una rapidita vertiginosa verso le stelle. Quando la cameruccia aerea giunse al decimoquinto piano, si fermo di botto, 1'usoio si aperse ed il giovane, varcandone la soglia, si trovo sul pianerottolo davanti la direzione della banca Hood.

- E uscito Mister Hood ? chiese a un fanciullo in uniforme, immobile come una statua davanti alia porta.

Non ancora.

Va bene. Annunzia la mia venuta.

II fanciullo scomparve e lo straniero gli ando dietro. In uno studio privato, illuminato a luce elettrica, tutto

pieno di libri e di carte, dietro a un'enorme scrivania, sedeva un uomo sulla sessantina, dalla faccia maschia, dalla tinta giallastra, coi capelli quasi grigi, il naso ampio e un po' schiac- ciato, la bocca larga, e Taspetto severo e duro.

- Buona sera, Mister Hood ! disse il giovane, entrando nello studio e dando la mano al banchiere.

698 ATTRA VERSO IL HONDO

Buona sera, Arturo, rispose 1'altro, senza muovere un solo muscolo del volto. Che cosa mi recate di nuovo? Come va il mio affare? A queste parole, il mio a/fare egli diede un'enfasi strana, come se vi premesse sopra con tutto il peso della sua anima.

II vostro affare va benone. Non poteva riuscir meglio.

Dunque, e finalmente schiacciatu quello scellerato del Plunkett?

Dirlo schiacciato e poco. E annichilato, annientato !

Gran pauico alia Borsa ?

Un vero terrore. Chi possiede azioni della ferriera Plunkett non pensa che a disfarsene. Si vende allo scoperto. In due o tre giorni il vostro nemico andra fallito,

Si sa di certo qual sia il suo attivo?

Mezzo milione di dollari.

II passive?

Due milioni.

- E Jay Gould che fa?

Non aiutera il Plunkett. II vostro nemico e votato alia morte e morra !

Ma, i Barings, gli Elwetts, il Rood mantengono la parola data di non comprare le azioni screditate del Plun- kett?

A puntino. Alia Borsa le azioni del Plunkett sono ca- late di sette punti in ventiquattro ore. I miei cagnotti mi hanno riferito ehe alia strada ventesima e un tremendo ac- correre di creditor! verso la ferriera Plunkett. Quel signore ha il laccio al collo.

Quando gli daremo P ultima stretta?

- Domani, col telegramma che gli arrivera da Londra, il telegramma che voi avete provocato. Insomma, tutto e finito. II Plunkett non esiste piu.

II banchiere si raccolse un istante, form6 la bocca a un lieve sorriso di soddisfazione, poi si levo da sedere.

Va bene, disse. Clara sara ora contenta. Vado a re- carle il lieto annunzio.

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 699

Mi permettete di venire io pure ? domando Arturo Barrows.

No, no ! Non 6 ancor tempo. Ve T ho gia detto piii volte. Clara tollera la vostra presenza, ma amarvi, no dav- vero ! E pure Tamore verra, non ne dubitate. Lasciate che io prepari la via. Fidatevi di me. Mia figlia ha una cieca fiducia nel suo papa, e per contentarmi si getterebbe nel fuoco. Ah ! se mi fossi opposto, sette anni fa, al matrimonio di lei col Plunkett ! Ma a quel tempo io Io credeva un ga- lantuomo. Razza di cani quei Plunkett ! Scellerati ! Diavoli dell' inferno !

Allora, a rivederci domani, disse il Barrows, lasciando Io studio del banchiere. Vi fa bisogno di altro?

Per ora no. Quando domani venite all'ufficio, passate dal cassiere. Egli vi proporra un piccolo affare sulle ferrovie delPOvest che vi frutterk il cento per cento. & un boccone delicato che volevo tenere per la mia tavola. Ma dopo il servigio che mi avete reso...

II giovane sorrise, inchino in segno di ringraziamento il banchiere, gli strinse la mano e si tolse dalla sua presenza.

Un istante dopo, Tascensore Io deponeva a pian terreno, quindi una vettura Io trascinava rapidamente a perdersi nel gran vortice dell' immensa citta.

II.

Partito il Barrows, il banchiere Hood Iasci6 anch' egli Tufficio, ed impartiti gli ordini opportuni ai proprii irftpie- gati, discese al pian terreno. Dinanzi alia porta d'ingresso era fer.mo un calesse elegante. Vi mont6 su, prese in mano le redini, e accompagnato da un servo in livrea che gli se- deva a tergo mise il cavallo a buon passo verso la sua vil- letta di Lincoln Park ad occidente di Chicago.

A Lincoln Park, fra le piante e i fiori, abitava il ban- chiere Enrico Hood.

700 ATTRA VERSO IL MONDO

Quando giovinetto di pochi anni, povero e sconosciuto entro a Chicago in una casa di commercio, aveva fatto il proposito che, ove piu tardi fosse riuscito a farsi ricco, egli si sarebbe fabbricato un villino vicino a un parco fra le piante e i fiori che egli amava quanto la sua vita. La for- tuna gli aveva sorriso. II giovane povero e sconosciuto era diventato un ricco commerciante, quindi un ricchissimo ban- chiere. Non stava alia pari, no, coi grandi magnati della ric- chezza americana, ma gli Astor, i Rockefeller , i Jay Gould, i Vanderbilt, i Pierpont Morgan, i Carnegie, ed altrettali re della finanza e del commercio, si degnavano riconoscere che a Chicago viveva e fioriva un umile loro collega. II ban- chiere Hood andava fiero di questo loro riconoscimento, e lavorava di mano e di piedi per rendersi sempre piu degno della loro compagnia e per salire sempre piu alto verso le cime quasi inaccessibili dove essi sedevano, circondati dal- 1'aureola della gloria, della ricchezza e della potenza. Pel signor Hood unico fine sulla terra era accumular quattrini e dominare il mercato finanziario.

Quando il cavallo del banchiere si arresto davanti alia cancellata del giardino, apparve al soinmo della gradinata che metteva nella villetta la figliuola Clara, la quale, secondo il suo uso, veniva incontro al padre.

II signor Hood, di solito serio e cupo, vista la figlia, tutto si rassereno e parve che il suo volto fosse illuminato da un bel raggio di sole.

Buone nuove ! Clara, le disse, mentre, presala per mano, entravano insieme nella superba palazzina. Buone nuove !

Quali? domando la giovane. E intanto ella fissava in faccia al padre due occhi chiari e scintillanti e moveva la bocca a un dolce sorriso.

Te lo diro poi. Te lo diro a tavola.

Oh! cattivo papa. Sempre cosi con voi. Stuzzicate il mio appetito e poi mi lasciate a denti asciutti. Cattivo pap& !

A questa ingenua e quasi fanciullesca sgridata della fi-

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 701

gliuola, 1'Hood sorrise. Egli si sentiva cosl beato quando la figlia, dimenticando i suoi venticinque anni, lo trattava come sogliono far le piccine. E non ricordava egli allora i lunghi anni di felicita da lui passati con una moglie adorata, la pace della famiglia, la dolcezza del domestico focolare, i cari figli, rapiti tutti, ohime ! eccetto la figliuola Clara, dalla morte crudele nel fiore della vita? Alia dolce ramanzina di Clara, il signor Hood sorrise. Un'onda di strana dolcezza gl'invase il cuore, gli titillo i nervi, e la voce di lei gli parve una musica celeste, piii dolce, oh quanto ! del suono dell'oro cosl famigliare alle sue orecchie, cosi pregno di sensi, cosl affa- scinante per lui, come in generale per la povera umanita !

- No ! no ! papa, ditemela subito la buona notizia ! La voglio sentire adesso ! insistette la figliuola.

- Mia cara, attacca per un momento la voglia al chiodo. A tavola ti dir6 .ogni cosa. E un affare un po'lunghetto. A proposito : avremo commensal! questa sera ?

- No, papa. Dovevano venire i Richardson, ma un paio d'ore fa mi mandarono un biglietto per scusarsi. Sembra che la signora Adele sia un po'amrnalata.

- Dunque saremo soli. Meglio cosi. E come sta la piccina?

E quasi guarita. II medico mi ha detto che domani potra lasciare il letto.

Ottimamente. Da qui a un quarto d'ora fa mettere in tavola.

Con una mano il banchiere allontand da se gentilmente la figliuola che gli moveva dietro per sapere la buona no- tizia, e si ritir6 nel proprio appartamento ad aspettarvi il momento del pranzo.

Clara Hood rimase ferma in piedi sotto il lampadario elet- trico della sala d'ingresso, e accompagnc con uno sguardo pieno di tenerezza il caro suo genitore che si allontanava.

La luce viva e tranquilla che pioveva dall'alto metteva in rilievo tutta la bella persona della signora Hood. I suoi capelli biondi scintillavano come Toro ; il suo volto ovale era pieno di grazia, la fronte alta e larga, modellata dal pen-

702 ATTRAVERSO IL HONDO

siero, gli occhi grand! e ombreggiati da due folte sopracciglia, il naso diritto, le labbra sinuose e piene di sorrisi, il profilo dolce, la pelle morbida e il colorito bianco roseo. La si- gnora Hood andava famosa fra gli amici e i conoscenti per la sua venusta, e piu volte, nelle gare affatto arnericane della bellezza, le amiche 1'avevano esortata, benche invano, a comparir nella singolar giostra promettendole sicura vittoria.

Ma la figliuola del banchiere non aveva solo il facile vanto della bellezza. Possedeva inoltre una mente colta, una vo- lonta tenace, un'anima affettuosissima e passioni forti che spesso mettevano in tempesta il suo cuore, e stendevano un velo di mestizia, di gioia o di collera sopra le sue belle sem- bianze.

A tavola, padre e figliuola furono soli. Quando i servi ebbero servita 1' ultima portata, il banchiere ordino loro di andarsene e rimase a tu per tu con Clara.

- Figliuola mia; le disse, ora vengo alia notizia. Quello che ti voglio dire non era per le orecchie dei servi.

Ebbene? sclam6 Clara, mostrando negli occhi la viva curiosita che tutta la divorava.

- Gustavo Plunkett e rovinato. Domani o dopo dimani dovra dichiararsi fallito. Per lui non vi e rimedio alcuno. E un uomo finito, morto e sepolto !

Ci6 detto, fisso la figlia per vedere T impressione che la notizia produceva sopra di lei.

La signora Hood per un istante non mosse palpebra, non muto lineamenti, non cambio colore. Poi un' onda vermiglia je invase le guance, le si dilato il seno, e gli occhi le scin- tillarono sotto le folte sopracciglia.

Ah ! finalmente la giustizia di Dio ha raggiunto quello scellerato ! grido Ci ho gusto ! Ci ho gusto ! Evviva la giustizia di Dio ! Contatemi papa ; come and6 il fatto ?

Non 6 solo la giustizia di Dio ! Vi entra anche un poco la giustizia umana; e propriamente la mia.

Voi?

Si, io. Non ti volli mai dir nulla, ma io, io sono stato

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 703

il grande giustiziere di Gustavo Plunkett. Ora che T ha pa- gata sono contento, per me, e per te. Quel giorno quando, non ostante le mie e le tue preghiere voile abbandonarti, io giurai che mi sarei preso di lui ima terribile vendetta, e in due anni ci sono riuscito. Cominciai dal ritirare i miei capitali dalla sua ferriera. Fu un'impresa delicata, nella quale mi servii di molte persone a me devote, e vi riuscii. Di poi sparsi il dubbio sulla solidita de' suoi affari, sulla onesta de' suoi procedimentL II Plunkett comincio a tentennare. Ri- solvette di annaffiare il suo capitale. II Barrows per com- missione avuta da me, corse tutti gli Stati Uniti a mettere in guardia capitalist! e industrial! contro la speculazione del Plunkett. II piano di costui falll miseramente. Allora il mi- serabile, sentendosi nelle mie mani e perduto per sempre, venne a gettarsi a miei piedi.

Dio mio ! sclamo Clara.

Si, venne a gettarsi a miei piedi, a scongiurarmi di salvarlo, pronto a far divorzio dalla signora Muirhead e a riprendersi Clara Hood.

Miserabile ! gridd con vivo accento d' indegnazione la figlia del banchiere.

- Io non gli risposi. L'ascoltai in silenzio, e poi gli ac- cennai di uscire. Quella scena muta accadde due mesi fa. Da quel giorno non Io vidi piu. Mercoledi scorso il tristo si trov6 a fondo di quattrini. I suoi creditor! strepitarono : tutte le banche gli chiusero in faccia i loro sportelli, e le azioni della ferriera Plunkett comparirono a migliaia sul mercato. Era giunto il momento decisivo. Io accrebbi il panico, e Gu- stavo Plunkett cadde finalmente nella rete con tanto studio da me preparata.

Ha .dichiarato il fallimento?

Non ancora. Forse domani. Forse fuggira, o si fara saltar il cervello. Non me ne importa un corno. Per me, il Plunkett e morto.

- Ma, e come mai non me ne diceste prima d'ora mm sola parola?

704 ATTRAVERSO IL HONDO

Ricordati, Clara, della mia promessa. Quel giorno che tu cadesti svenuta nelle mie braccia, quando ti riavesti, mi facesti promettere di non ricordarti mai piu queiruomo. lo te lo promisi e non venni meno alia mia parola.

Padre e figlia restarono a lungo a tavola, discorrendo del triste fatto e assaporando con diabolica volutta il piacere della vendetta. II signor Hood era contento perch6 aveva schiac- ciato 11 traditore della propria figlia: la signora Hood poi nella rovina del Plunkett sfogava il suo odio intense contro un uomo che essa aveva amato con tutta ranima, e dal quale in verita aveva ricevuto la piii atroce ingiuria che possa colpire un cuore di donna.

III.

Prima di ritirarsi nella propria camera pel riposo not- turno, la figlia del banchiere si reco in punta di piedi nella cameruccia dove dormiva la sua piccola Maria, una birnba sui tre anni, dalle forme svelte ed eleganti, dai capelli d'oro e dal viso simile a un cherubino. La piccola Maria ritraeva in tutto la madre. Essa dormiva tranquilla, sopra il suo let- tino di bambina innocente e ignorava la battaglia terribile che si combatteva in quell'istante nel cuore della sua mamma, battaglia silenziosa, ma piena di ansie come Tagonia della morte, amara piu del veleno, straziante sopra le torture del- T inferno.

Dalla camera della figliuola la signora Hood passo alia propria, mando via la cameriera che le profferiva i suoi ser~ vigii, si chiuse entro a chiave, accese tutte le lampade elet- triche e diede sfogo alia piena degli affetti che le erompevano dal cuore.

Dalla parete principale della camera pendeva un gran quadro, coperto da un velo. Clara, con uno strappo nervoso tiro a se il drappo, e apparve la figura di un uomo nel fiore deU'eta, il ritratto al naturale di Gustavo Plunkett.

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 705

Era un bell'uomo il marito divorziato di Clara Hood. Un beH'uomo sui trentacinque anni, sul cui volto sembravano fiorire tutti i sentiment! piii nobili e le piu belle virtu. Fronte alta, naso aquilino e regolare, fattezze maschie e piene e un'aria di candore che predisponeva chi lo mirava in suo fa v ore.

La figlia del banchiere guardo quel ritratto con occhi biechi e scintillanti. Esso era rimasto coperto per ben due anni, e non era mai che Clara vi passasse davanti senza mandargli un saluto d'odio, senza lanciargli un dardo di maledizione. Ed ora essa lo contemplava con occhi orribil- mente giulivi, ritta in piedi, nel cuor della notte, nel silenzio delle cose morte e delle vive, colla faccia accesa, il petto ansante, e tutta la persona in preda ad uno spasimo di sod- disfazione e di dolore. Quella . Nemesi dalle trecce d'oro e dalle belle sembianze, non parlava ; no ! Era muta al pari della statua della dea vendicatrice. Ma, mentre nel suo odio crudele divorava cogli occhi colui che fu gi£ suo marito e poi suo nemico, essa rifaceva mentalmente la storia del suo primo amore, il racconto del suo matrimonio, il paradiso della sua gioia, T inferno de' suoi dolori.

Povera Clara Hood! A diciott'anni ella aveva amato ar- dentemerite, appassionatamente Gustavo Plunkett, ricco in- dustriale di Chicago, giovane buono, gentile, colto. I genitori dei due giovani benedissero quel loro amore, gli amici vi fe- cero plauso, i conoscenti predisser loro una felicit& inter- minabile e Gustavo Plunkett dinanzi all'altare di Dio giur6 eterna fede a Clara Hood.

I due sposi passarono tre anni in piena armonia, aman- dosi Tun altro, felici come possono essere felici due creature umane in questa valle di lagrime. II Signore benedisse la loro uniane, e due figliuoletti, un bimbo e una figliuolina fecero lieta la loro terrena esistenza.

Ma in un giorno fatale, sul principio del quarto anno del matrimonio, una donna spunt6 alrorizzonte della loro vita coniugale, e divise quei due cuori amanti, s'epar6 per sempre

1904, vol. 1, fasc. 1290. 45 12 marzo 1904.

706 ATTRA VERSO 1L MONDO

cio che Dio aveva congiunto in eterno, e alzo fra loro con mano maledetta un triste muro di separazione, di antipatia, di odio.

Nella primavera del 1892 la signora Hood fece una lunga e pericolosa malattia. L'origine era semplice e nota : la na- scita della piccola Maria. Male resto una debolezza profonda, una nevrastenia prima acuta, poi quasi cronica, con forti dolori di testa, capogiri, insonnia, dolori dorsali, palpitazioni di cuore ed altri sintomi non men gravi, che piu o meno Fobbligarono a guardare il letto o la camera per tutto il resto dell'anno.

I medici poco le potevano giovare. Consigliavano cura morale piu che fisica, aria pura, luce, cibi ricostituenti, bagni e sopratutto conversazioni gradite e piacevoli. I si- gnori Plunkett erano assai conosciuti e ben visti nel vicinato di casa ioro; e pero frequenti erano le visite delle amiche e conoscenti airammalata, e quasi quotidiane le conversa- zioni, specie durante la lunga convalescenza nella Camera di lei. Essa poco poteva parlare ; ma si dilettava incredibil- mente di veder facce gioviali, di sentire allegri scroscii di riso, e di assistere ad animate conversazioni.

Fra le molte signore che di tanto in tanto la visitavano vi era an che la signora Muirhead, colle due flgliuole, la maggiore di ventotto, la minore di ventitre anni. Esse appar- tenevano ad una specchiatissima famiglia di Chicago, quan- tunque non molto fornita di beni di fortuna, e abitavano in un villino a poca distanza da quello del Plunkett.

L'inferma provava infinite diletto della compagnia dolce e vivace delle signore Muirhead, e avrebbe voluto tenersele sempre vicine. E queste, un po;per inclinazione naturale, un po' per Tantica amicizia che le legava ai Plunkett non erano restie a compiacerla. Ora la madre sola, ora Tuna o 1'altra delle signorine Muirhead, od ambedue insieme le tenevano compagnia, le raccontavano le novelle del giorno, leggevano brani di giornali o di qualche libro ricreativo, oppure sedute al piano le sonavano i pezzi di musica che sapevano tornarle piu a grado.

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 707

A lungo andare le Muirhead divennero tanto necessarie airinferma che questa a furia di preghiere ottenne che Tuna o Taltra di loro passasse con esso lei settimane intere. Non la servivano propriainente da infermiere. Pensava a cio una trained nurse, o infer miera patentata, certa giovane di New York, la quale, colla sua scuffia bianca all' ultima moda, com'e uso nei paesi anglosassoni, prestava airinferma con mano delicata e con passo leggero, tutti quei servigi che il bisogno o la scienza le andava suggerendo. Le Muirhead si facevano vedere di tanto in tanto al letto deirammalata, e poi nel resto facevano vita comune coi signori Plunkett, ospite graditissime in casa loro.

La maggiore delle sorelle Muirhead, Amalia, era di ca- rattere serio, buono e tranquillo, n6, avendo pure una certa cultura, possedeva grandi doti fisiche. Non cosi la minor sorella Alice. Costei era una vera sirena. Quando si rnet- teva in capo di piacere ad alcuno, il che accadeva spessis- siino, era sicura di riuscirvi. Bslla, arguta, colta, piena di brio, affascinante, era sempre circondata nelle conversazioni da una turba di giovinotti che la corteggiavano e se la disputavano a vicenda. Essa lasciava che si scaldassero per esso lei ; anzi con mille astuzie donnesche accendeva vieppiu Tesca del loro amore. Faceva talvolta le viste di corrispon- dere a qualchs vagheggino; lo teneva nelle proprie grazie per qualche giorno, per due o tre settimane ; poi subitamente lo piantava, lo metteva in canzonella presso le amiche o sparge va altrimenti il ridicolo [sul malcapitato. E cosi av- venne che, a ventitre anni e in mezzo a mille occasion!, potesse con verita vantarsi di avere il cuor libero, e non tocco ancora dal dardo di amore.

La signora Muirhead, donna saggia e prudente, insisteva colla figliuola Alice di farla una buona volta finita con quel suo eterno adescare e poi rigettare da se i suoi ammiratori. Ci6 non convenirsi a fanciulla per bene ; passare intanto gli anni, e le occasion! buone, anche negli Stati Uniti, non pre- sentarsi tutti i giorni. Che avverrebbe di lei, se, come la

708 ATTRAVERSO 1L HONDO

sorella Amalia, fosse lasciata in disparte, condannata a pas- sare il resto della sua vita a carico dei fratelli? L' Alice si stringeva nelle spalle, e, troppo sicura di se, rispondeva che un marito 1'avrebbe sicuramente trovato ad ogni ora che il desiderasse; volere intanto godersi nella liberta i migliori anni della sua giovinezza.

La malattia della signora Hood prolungandosi oltre modo, T Alice passava delle settimane intere al letto delPammalata che essa sapeva divertire e distrarre in mille modi. E con cio ebbe agio d'incontrarsi e di fare amicizia col signor Plunkett.

Da principio, il marito di Clara, piuttosto riservato per natura, si tenne alia larga dinanzi all'avvenenza e alle aifa- scinanti maniere della Muirhead; ma poi, la stretta convi- venza degenerando in famigliarita, ebbe occhi da vedere e orecchie per sentire i pregi non comuni onde Alice andava adorna, e ne fu tutto turbato. La moglie giaceva in letto ammalata, affetta da una malattia nervosa, pallida in'volto, macilente, e quasi dimentica della sua bellezza, mentre egli yedeva dinanzi a s6 un'altra giovane, ricca di tutte quelle qualita di corpo e di spirito che possono sedurre un uomo di eta matura, non che un giovane come lui, buono si per aaturale rettitudine, ma non troppo fondato nei severi prin- cipii della virtu cristiana, e non bene in guardia contro le seduzioni dei sensi e della carne.

II Plunkett si avvide tuttavia del pericolo, e da principio fece qualche sforzo per evitarlo. Cerco di persuadere la mo- glie a passarsi della compagnia delle Muirhead, recando in- nanzi per cio mentiti pretesti. Ma essa, ignorando il motivo G-h'egii aveva in farle una simile richiesta, nego risolutamente di compiacerlo. -- Le Muirhead esserle divenute necessarie; non poter vivere senza di loro. Oh! perch6 voler mandar via T Alice che, sola, Paiutava piu a guarire che non tutti i me- dici ele medicine? Esse stavano volontieri al suo letto. Averle interrogate piu volte su cio essa medesima. Le Muirhead essere andate in collera non appena ella accenno a quel sacrifizio di carita, quasi tornasse loro troppo grave. Erano cosi buone !

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 709

cosi gentili ! cosi caritatevoli ! Saprebbe ben ella, una volta die fosse guarita, ricompensarle meritamente di tanta carita ! II marito tent6 di replicare : trovo altre scuse, mendico altri pretest! ; ma invano. Clara rimase ferma nella sua volonta, e Alice continue a rimanere le lunghe settimane in casa e al letto di lei.

II Plunkett allora risolvette di passare il piu del suo tempo alia ferriera. Ma anche in ci6 la moglie venne a guastargli i bei disegni. Amantissima com'essa era di lui, non poteva sopportare che le stesse lontano, e tanto faceva, diceva e pregava che il misero marito, debole per carattere e di na- tura affettuosa, consentiva a starsene lunghe ore in casa, in compagnia delFammalata e della Muirhead.

E cosi, ad insaputa della moglie e quasi per opera incon- sciente di lei, si andava ogni di piu stringendo quella rete d' inferno che la scaltra Alice, prima per leggerezza imper- donabile, poi per selvaggia passione, aveva tessuto intorno al povero Plunkett.

L'Alice si era accorta naturalmente della studiata fred- dezza che il signor Plunkett, i primi giorni, ostentava verso di lei, e sulle prime ci si gabb6 interamente. Ella lo credette in verita insensibile a' suoi fascini e risolvette di conquistarlo. Non solo essa correva a chiamarlo perche andasse daH'am- malata ogni qualvolta questa lo desiderava ; ma bene spesso glie lo conduceva in camera, anche non chiamato, e man- dando T infermiera a riposare, i due rimanevano soli al ca- pezzale di Clara. E quivi avevano agio di contemplarsi, di parlarsi, e di contarsi sottovoce un mondo di cose. Quando I'ammalata chiudeva gli occhi al sonno, la giovane si met- teva d'attorno al marifco dell' inferma, e lo avvolgeva sotto il fascino ammaliatore che usciva a torrenti da' suoi occhi, dalla sua lingua, e da tutta la sua persona.

II Plunkett provava un gran piacere a stare con lei. La ferriera, il suo ufficio, i suoi affari, persino la stessa sua moglie passavano in seconda linea, quasi scomparivano da- vanti a quella visione seducente, ammaliatrice.

710 ATTRA VERSO IL HONDO

Clara, ingenua per natura e alienissima dal pensare il male, non si avvedeva di nulla. La sua cara Alice, mentre ella dormiva, teneva compagnia al marito. Oh! la dolce creatura !

Questo giuoco pericoloso continue, dalla parte della Muirhead, ben quindici giorni. Ma quando essa, da segni piu che certi, venne in chiaro che il Plunkett era innamorato pazzo di lei, fece un' altra scoperta, che la turbo profonda- mente, le fece salire le fiamme al viso, e le suscito una tempesta neiranima. Essa stessa era caduta nella fossa che aveva scavata pel Plunkett. Alice amava perdutamente il marito di Clara Hood.

Passarono altri quattro mesi. L'estate, che quell'anno fu calda ed afosa, entrava in un dolce autunno, rallegrato da una temperatura fresca e piacevole, quando la natura, prima di posare il capo nel sonno tranquillo dell'inverno, sembra ripigliare per un istante !nuova vita nei prati ver- deggianti e nei fioriti giardini. La signora Plunkett ritornava a poco a poco alia sanita primiera. E colle forze novelle riac- quistava il roseo colorito, le belle forme, il brio e 1'antica bonta.

A casa Plunkett la vita continuava come il solito. Alice Muirhead era divenuta quasi di famiglia e il Plunkett non faceva troppi misteri della sua amicizia per lei. I servi ne mormoravano. I genitori di Gustavo, benche da bravi ame- ricani, non badassero troppo pel sottile a cotali cose, pure rammonirono seriamente a guardarsi dalla seduzione di Alice: persino una parola era giunta all'orecchio del signor Hood, il quale, colla moglie ancora viva, benche assai mala- ticcia, e uno dei figliuoli maschi, viveva a Lincoln Park. Ma la troppo ingenua Clara non si era ancora accorta della tresca o la scambiava per un' innocente amicizia. Quelli poi che vedevano piii addentro nel turpe fatto, per non affliggerla, per non ucciderla di dolore, com'essi dicevano, glielo teue- vano celato.

Ma ogni cosa ha fine. La tempesta che da gran tempo

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 711

si addensava, scoppio fulminea sulla testa della povera Clara. Una mattina suirultimo scorcio di settembre, Gustavo Plunkett ed Alice Muirhead uscirono insieme per una passeggiata in carrozza. Non ritornarono a pranzo. Giunse la sera, e i due erano ancora fuori di casa. Fu telefonato ai villini Hood e Muirhead. Nulla si conosceva cola dei due giovani. Giunse la notte, oscura, minacciosa, gravida di tempeste e di ful- mini, e i due infelici la passarono fuori di casa, dimentichi ambedue del proprio onore e de' proprii doveri. Passarono giorni, settimane e nulla si seppe dei fuggitivi.

Finalmente, un mese dopo, una lettera del Plunkett al signer Hood e un'altra della Muirhead alia madre confessava il loro colpevole amore e il proposito nefando di convivere insieme flno alia morte.

Dire che cosa patisse Clara Hood durante quei terribili giorni e impossibile. Per una settimana e piu fu guardata a vista perch6 si credette dovesse impazzirne. Gli occhi di lei erano asciutti, ma scintillavano stranamente nelle livide occhiaie. La fronte aveva ardente, le guance rosse, le fauci arse. Non poteva mangiare, rifiutava il bere, e passava le lunghe ore chiamando di tratto in tratto P infedele marito. Poi, al dolore violento del primo colpo successe una certa tranquillita che mise al sicuro le sue facolta mentali. La po- verina pot6 piangere, pot6 empire di gemiti e di lament! la casa, pot6 slanciarsi nelle braccia del padre e della madre, stringere al seno i due figliuoletti e fuggire da casa Plunkett dove aveva amato tanto e tanto soiferto per rifugiarsi nel villino paterno a Lincoln Park.

Dello scandalo Plunkett si occuparono per parecchi giorni i giornali di Chicago, e tutti, senza eccezione condannarono .1* infedele marito e compatirono la povera Clara Hood. Poi, il torrerite della vita portando a galla altri dolori, altre mi- serie, i giornali trovarono nuovo pascolo alia curios! ta umana, e il Plunkett, la Muirhead e la Hood ripiombarono nelPan- tico obllo.

II triste fatto ebbe un epilogo ancor piu triste, un cuso

712 ATTRA VERSO IL HONDO

di divorzio davanti ai tribunal!. La povera Clara si senti la forza di vedere un momento lo sciagurato marito e di abboc- carsi con lui. Colle lagrime agli occhi ella le protesto il suo amore, si disse pronta a perdonargli; scacciasse solamente da se la druda, ritornasse al suo affetto, all'affetto de' figliuo- letti. Pianse, prego, si gett6 ginocchioni davanti a lui, lo scon- giuro per le vergini teste de' suoi piccini. Tutto fu indarno. II ribaldo, stregato da quella donna a lui fatale, rimase fermo nel volere il divorzio, e 1'ottenne. La famiglia Hood persuase la derelitta a ricorrere ai tribunal!, e questi col vigore della legge consacrarono 1'assassinio morale di una innocente, die- dero facolta alia parte colpevole di godere il frutto de' suoi delitti, e resero definitiva la rovina, che una pazzia, forse temporanea, aveva cagionata in una famiglia.

Colla sentenza il tribunale assegnava il figliuoletto al ma- rito, la bimba alia moglie, che da quel momento, smesso il cognome del Plunkett, torno a chiamarsi Clara Hood. II bam- bino venne collocato in un collegio di Chicago con permesso alia madre di visitarlo quante volte volesse : la piccola Maria rimase con lei. II padre per 6 poteva vederla e parlarle, in casa altrui e alia presenza di testimonii, tre volte 1'anno.

Insieme col nome dello scellerato marito la signora Hood strappo dal proprio cuore 1'amore ardentissimo che prima sentiva per lui, e vi pose in sua vece un odio terribile, un rancore profondo, una smania incessante di vendetta.

La vendetta era giunta due anni dopo, merce 1' opera tenebrosa del banchiere Hood e di Arturo Barrows che aspi- rava alia mano di lei. E in quel momento, dinanzi al ritratto del Pluukett, essa tutta 1' assaporava quella vendetta, im- mersa com'era in un'estasi di odio, distratta in una visione d'inferno, rapita da un vortice di diabolica volutta.

IV.

La notte era giunta a meta del suo corso. Le fredde ombre notturne coprivano la terra. Le stelle brillavano di

CLARA HOOD. STORIA DI UN 'ANIMA 713

luce tranquilla e serena ne' lontani cieli. Quietavano nel- r immensa citta gli odii e gli amori, sepolti in un sonno comune. Ma il cuore di Clara non quietava, no ! Era in tem- pesta violenta. L'uragano sibilava attr averse la densa fore- sta de' suoi affetti e delle sue idee, confuse, tumult uanti, ribelli. Non era pace in quella povera anima, ma ricordi dolorosi, echi di amore sprezzato, richiami d' odio, palpiti d'ira, sussulti d' indomato furore. Ah ! il Plunkett 1' aveva pagata, ma e la Muirhead? Era troppo piccolo il calice del complice per lei ; per lei che era stata la cagion prima de' suoi dolori, 1'architetto principale della sua infelicita. E se Dio era in cielo, perche aveva egli permesso che quella donna in fame, per due anni interi, vivesse felice accanto a un uomo non suo, un uomo che essa aveva rubato all'al- trui amore? Ma no ! quell' uomo or a e suo ! La legge glielo ha donato : la Chiesa protestante ha consacrato quel dono. E Dio ? In quel momento terribile essa alzo gli occhi in alto e una parola che sapeva di ribellione le corse sul labbro contro la societa, contro la Chiesa, contro Dio!

Allora un tremito 1'assalse. L'idea di Dio apparve grande, dignitosa, divina al suo sguardo. Pens6 alia preghiera del Signore, che essa, da buona protestante, soleva recitare fe- delmente mattina e sera : « perdona a noi i nostri peccati, come noi perdoniamo a coloro che ci hanno offesi » . Ah ! essa odiava, Dio perdonava ! Essa odiava, Dio amava! Essa era stata offesa, mortalmente si, ma una sola volta, e non sapeva perdonare : Dio era oifeso di continue dagli uomini, e sempre rimetteva la colpa ai pentiti. E come avrebbe po- tuto essa domandare a Dio perdono de' suoi peccati col cuore pieno di odio inestinguibile contro i suoi due offensori?

In preda a vivissima agitazione, sotto la sferza di que- sto pensiero cristiano che le frugava le inti me. fibre del- r anima, si vergogn6 di se stessa, si batte il petto, pianse, grido a Dio dal profondo del cuore, invoco la morte, spense i lumi, e spalancando le finestre del proprio appartamento, fiss6 gli occhi nel buio della notte, affranta dalla lotta cru-

714 ATTRAVERSO IL HONDO

dele, assetata di pace, invocante ohime indarno ! la tran- quillita dello spirito.

L'aria era fredda e serena. Dal lago spirava un venti- cello lene lene che faceva stormire dolcemente le frondi degli alberi del giardino intorno alia villa, e quelli del parco non molto lontano. Di tanto in tanto il fischio delle locomo- tive o dei vapori che arrivavano o partivano rompeva la quiete solenne della notte, ovvero qualche uccello notturno dava segno col mesto canto della sua presenza.

Clara rimase a lungo davanti alia finestra, e il freddo deH'aria notturna le quieto i nervi. Ritorno in s6, sentl la voglia di pianger di bel nuovo, e alzando gli occhi verso le stelle, domando a Dio che le desse la forza di perdonare. Oh ! la volutta della vendetta era un piacere amaro, pieno di angoscie arcane, col mo di riniorsi e di dolori ! E Iddio rispose subito alia sua preghiera. Lagrime silenziose e* dolci sgorgarono abbondanti da' suoi occhi, e piangendo, perdono allo scellerato che aveva troncata la felicita della sua vita.

Riavuta alquanto la pace delPanima, and6 a coricarsi. Ma non pot6 dor mire tuttavia. Era ancora troppo agitata per trovar quiete in un sonno ristoratore. I suoi pensieri andavano al Plunkett, a' suoi dolori, ai figli. Vedeva dinanzi a se tutta ranima propria e ne analizzava i sentimenti ad uno ad uno, provandone diletto insieme e tormento. In questo travaglio della mente passarono piu ore.

Finalmente, non potendo piu oltre rimaner coricata, si levo, si coperse ben bene, riaperse la finestra e poggio la persona sul davanzale. L'aria fredda e 1ft quiete notturna le faeevano bene. Era quivi da circa un quarto d'ora quando sentl nel giardino, ma un po' lontano, un passo d'uomo. II giardino era abbastanza vasto e circondava il villino da ogni lato : si stendeva tuttavia piii a tergo della casa, dove davano le finestre della camera di Clara.

La signora si arresto sorpresa a que' passi umani. -- Chi poteva essere in giardino a queH'ora? Erano da poco sonate le quattro dopo mezzanotte. I servi no ; il giardiniere, nean-

CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 715

che. Non era credibile. Era troppo presto per mettersi al la- voro a quell'ora. Chi poteva essere quell' intruso ? Essa tese le orecchie. I passi si avvicinavano sempre piu e battevano duramente sulla ghiaia. Forse era un ladro. No ! no ! Un ladro non avrebbe fatto tanto rumore. Poi chi andava pel giardino lo conosceva gia: camminava troppo sicuro, nella profonda oscurita della notte. Ma oh ! Dio ! Quella persona .misteriosa si avvieinava proprio alia sua finestra.

La signora Hood fu colta da uno strano terrore. Lasci6 la finestra aperta e senza accendere il lume, a tastoni fuggl dalla camera. In una stanza vicina dormiva la sua came- riera. La sveglio in fretta, le racconto in due parole quanto accadeva, e tutte due insieme volarono a dar Tallarme ai servi. Ma quando stavano per bussare alia porta di uno di essi, un colpo secco come uno scoppio di arme da fuoco giunse distintamente alle loro orecchie. Le due donne si guardarono in viso e impallidirono. Che voleva dir tutto ci6?

Cinque minuti dopo i quattro servi della casa, messi s*l- Tavviso e bene armati, uscirono in giardino per vedere di scoprire il presunto ladro. La cameriera accompagno la sua signora in camera.

Ma quando Clara entrava, un grido di orrore si levo dai servi che erano giunti sotto alia stanza di lei. Essa vo!6 alia finestra, e giu, a pochi metri di distanza, steso sulla ghiaia, illuminato dalla lanterna dei servi di casa, vide il cadavere di Gustavo Plunkett.

Lo sciagurato marito di Clara Hood era venuto a suiti- darsi sotto alle finestre di lei !

(Continua)

RIVISTA BELLA STAMPA

IL PROGESSO DI GESU.

« L'anno di Roma 783 un cittadino di Nazareth e arrestato a Gethsemani, condotto in giudizio a Gerusalemme e messo a morte sul Golgotha come reo di sedizione.

« Sacerdoti avari Than denunziato, falsi testimonii incolpato, giudici di mala fede condannato; un amico 1' ha venduto, nessuno 1' ha difeso ; 1' hanno trascinato con ogui maniera di scherni e di violenze alia croce del reo, donde ha proferito 1'ultima parola della verita e della fratellanza tra gli uomini.

« E stata la piu grande e la piu memorabile delle ingiustizie. »

Con queste parole Ton. Deputato al Parlamento italiano ed avvo- cato Giovanni Eosadi principia il suo elegante volume di 440 pa- gine, stampato teste in Eirenze \ col titolo sopra esposto, ed insieme annunzia la tesi che in esso ha inteso di cornpiutamente svolgere e- dimostrare.

Che la uccisione di Ges& di Nazareth conseguente il processo fattogii in brevi ore, dal Sinedrio e da Pilato, sia stata « la piu grande e la piu memorabile delle ingiustizie » e verita che, in chi ha la fede cristiana, non ammette dubbio ne discussione. Solo chi non crede Gesu Uomo e Dio pud ritener bisognosa di dimostrazione questa tesi. Troppo e per se manifesta 1'assoluta impeccabilita sua, al cospetto del cielo e della terra, e quindi la pari impossibilita ch' egli, mentre quaggiu viveva mortale, fosse mai in qualsiasi modo giustamente punibile da verun tribunale divino od umano. Peraltro ai tempi nostri questa dimostrazione e divenuto necessario farla lampante, per dissipare le bestemmie degli odierni razionalisti, e le viete cavillazioni degli ebrei, che hanno loro fornito il bagaglio delle bestemmie e dei sofismi.

Dae memorarjde fra le altre se ne sono fatte, nel decorrere del seaolo passato. L'lina ebbe per autore 1'illustre giurisconsulto fran- ceae Dupin, il quale, con un bello e sensato suo scritto, confute

1 GIOVANNI EOSADI. II processo di Gesu. Firenze G. C. Sansoni edi- tor«. 1904.

IL PROCESSO DI GESU 717

1'ebreo Salvador, pretendente di legittimare le enormita del Sinedrio contro Gesu Cristo *. L'altra fu opera del due celebri fratelli Le'mann, gia israeliti, divenuti poi fervidi saeerdoti della Chiesa cattolica, con la quale hanno superato il Dupin e gli altri scrittori precedent!, si per la parte novissima che riguarda le persone fornianti il Si- rjedrio, e si per la minuta disquisizione delle illegalita ed iniquita che nel giudizio contro Gesu si commisero; e vengono indicate, 1'una dopo 1'altra, con una perizia della legislazione ebraica, pint- tosto unica che rara. Le quali illegalita ed iniquita appariscono or- dinatamente numerate e provate nel numero di ventisette, tutte e ciascuna aventi forza di annullarne la validita 2. Di questo classico lavoro noi demmo un ragionato conto ai nostri lettori quando usci a luce, ne vi ritorneremo sopra 3.

Noteremo soltanto averci data gran meraviglia che il Rosadi, il quale dichiara essersi lui, col suo libro, proposto di « rifare il pro- cesso di Gesvt su i testi e le tradizioni della legislazione mosaica e della romana, dalle quali fu alternativamente mosso ed ispirato », abbia mostrato d'ignorare il lavoro ammiratissimo dei Lemann; ne 1'abbia mai citato, fra i tanti degni ed indegni, frivoli e gravi, an- tichi e moderni, che nelle sue pagine vi cadono sotto gli occhi.

Ma checche sia di cio, certo e che tanto i Lemann quanto il Ro- sadi, nelle loro scritture, vengono alia medesima conclusione, espri- mente, si rispetto al Sinedrio di Caifa e si rispetto al Pretorio di Ponzio Pilato, 1'archetipo della politica piu scellerata che fosse mai ; ritratta da chi lamentd di aver veduto nel luogo del giudizio I'em- pieta, e nel luogo della giustizia 1' iniquita 4. Parimente e certo che le due opere si compiono a vicenda, 1'una illustrando perfettamente 1'infainia del processo di Gesu al lurne del giure ebraico, e 1'altra principalmente ai lume del giure romano.

Sotto il riguardo di questo giure, la pienezza della luce che porta il Rosadi nel maneggiare il suo argomento, nulla sembra che lasci adesiderare; ne conosciamo altro simile trattato di questo soggetto, che ne superi la copia dell'erudizione e 1'autorita delle allegazioni, avvegnache non manchino punti discutibili e discussi, tra i cultori di storia .del diritto.

1 Jesux devant Caiphe et Pilate, Paris, Garnot. 1840.

2 Valeur de I' assemble qui prononga la peine de mort contra J6sus- Christ, per MM. les Abbes LKMANN. Paris, Poussielgue. 1876.

8 V. Civilta Cattolica Serie X. Vol. I. pag. 641 seg. 1'articolo inti tolato Del Sinedrio deicida.

4 Vidi sub sole in loco iudicii impietatem, et in loco iustUiae iniqui- tatem. Eccle. Ill, 16.

718 IL PROCESSO DI GESti

Quello poi che merita lode nel libro del Rosadi 5 la dichiara- zione esplicita che egli fa, di non considerare, in tutto lo svolgi- mento critico di questo processo, se non la parte umana delle re- lazioni del Giudicabile coi suoi giudicanti, senza mettere in dubbio, e molto meno escludere, che il Giudicabile fosse Dio.

Dopo accennati gli antichi errori di chi o negava in Gesu runita della persona divina, o le due nature Fumana e la divina sussi- stenti nell'unica sua persona, soggiunge: « Oggi si conviene da tutta I'ortodossia cattolica e protestante che Gesu e Uomo e Dio, quale venne definite nel secolo IY nel Concilio di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). » Ed in questa professione di fede egli, che intende restare ortodosso, si tien fermo, non mai negando o sot- traendo a Gesu quello che divinamente gli compete.

Riconosciutagli per buona nella sostanza questa, diciamo cosl, .patente di ortodossia cattolica, cui non recano grave pregiudizio le impropriety di linguaggio, scusabili in lui non teologo, occorrerebbero non poche osservazioni intorno al suo modo di opinare circa la dottrina di Gesu nel tema economico, nel tema religioso, nel tema politico ed in altri capi diversi, che egli tocca o sviluppa nel suo libro. Ma questo ci condurrebbe troppo fuori di strada e per le lunghe.

Ci restringeremo invece a due sole, attinentisi ai recenti scrittori razionalisti ed ai miracoli.

« Nella seconda meta dell'ultimo secolo sono uscite da un grande lavoro di critica opere magistrali » ; afferma egli, e cita una lunga fila di autori, quasi tutti neganti la divinita di Gesu e 1'ordine so- prannaturale della sua Fede, rnanifestandone tuttavia un'alta stima. Ma, con sua buona pace, come possono meritare lode di « magi- strali », in questa materia, opere che mancano di fondamento? Quale critica del Cristianesimo puo essere quella che parte dalla esclusione a priori di Dio rivelante? Lo stesso Renan scriveva della sua Vita di Gesu: « se la Fede soprannaturale e vera, il nostro metodo d detestabile l. » Or chi ammette per vera questa Fede e confessa Gesu TJomo-Dio, non pu6 di sicuro logicamente stimare « magistrali », e frutti di « grandi lavori di critica » opere che si fondano nel pre- supposto della falsita di tale Fede e dell'essere umano-divino del suo Rivelatore.

Percio non reputiamo serio 1'aggravio che il Rosadi fa alia Ci- vilta Cattolica, di non riverire 1'autorita somma del Harnack e di censurarlo come autore di « falsita storiche e di dialettica pue-

1 Pa£. V.

IL PROCESSO DI GESU 719

rile » . Pud non essere accusato di falsita storiche chi nega tutte le verita cristiane, eccetto la paternita di Dio? L'autorita di un razionalista, in questo argomento, tanto vale quanto i raziocinii suoi e le prove che egli adduce. Fuori di cio, il nome suo non ha peso, ne personalmente ha diritto di essere creduto sull'ipse clixit. Ma quando i raziocinii suoi e le prove sue mancano di verita e di dia- lettica, 1'asserirlo con franca parola non e temerita, e giustizia, non e scortesia, e lealta l.

Di fatto piu avanti, com'egli entra a toccare la questione dei miracoli operati da Gesu, e suno tanta parte della sua vita pubblica, avverte chiaramente che una cosiffatta questione, in quanto « s' im- pernia sulla loro verita e la loro spiegazione, non pud essere indif- ferente dinanzi alia critica teologica e razionalista » : e nota che « una tale indifferenza, affermata dal Harnach, e confutata con piena ragione dalla Civilta Cattolica. » Daaque egli viene a darci « piena ragione » quando al Harnach, che non cura o rifiuta il fatto del miracolo e ne disprezza il valore, rimproveriamo di falsare la verita storica e di puerilmente ragionare.

Tutto il dissidio tra i cattolici ed i razionalisti, in punto di critica del Cristianesimo, fa capo qui. « 80 il miracolo ha qualche reaita, scrisse il Kenan nella sua Vita di Gesu, il mio libro 6 un tessuto di errori 2. » E giustamente : perocche il miracolo e atto del solo Dio, Autore onnipotente e Signore del creato. Ogni opera che porti il suggello del miracolo, si manifesta apertamente divina. Ma co- siffatta e cosi autenticata da Dio fu la missione di Gesu nel mondo. Egli stesso a questo divino suggello si aprjellava, quando diceva ai suoi discepoli ed ai suoi nemici : Se non credetejillejnie parole,

1 E^curiosa 1'associazione che fa il Rosadi del Gesu, dipinto dai mo- derni razionalisti critici del Cristianesimo, con S. Francesco d'Assisi, ch'egli dice « risorto per 1'opera storica e critica di Angusto (Paolo) Sa- batier. » Eppure non vi e stato mai demolitore piu farisaico ed audaee delle virtu soprannaturali e della santita del Poverello di Assisi, di questo incredulo scrittore. Intorno a cio merita di essere letto, ed esortiamo il Rosadi a leggerlo e meditarlo, un ponderoso e poderoso articolo di P. A. Coletti, intitolato: II « Gesu » del Penan e il S. Francesco » del Sa- batier nel Cattolico Militante per la restatirazione cristiana di Geneva 11 ° del 20 gennaio 1904, che termina con questa provatissima sentenza : « L'opera del Sabatier, per noi cattolici, e un'opera empia e detesta- hile come e piit di quella del Renan». Legittima conseguenza giu- stificante la condanna fatta dalla Congregazione dell' Indice del suo libro, che tanti, presi dalle artificiose sdolcinature, onde le sue pagine sono asp'erse, assaporano quasi un giulebbe di paradiso.

2 L. c.

*T20 IL PROCESSO DI GESU

credete alle opere che fo, le quali sono opere del Padre mio che e nei Cieli. II volere pertanto escludere da ogni discussione, sul merito della divina legazione di Gesu nella terra, la realta ed il valore del miracolo, non e da uomo sensato, e, per dire il meno, da insipiente.

II Rosadi, per non incorrere in questa taccia, avvisa, che la questione dei miracoli di Gesu, e pero « affatto indifferente rispetto alia materia delle sue pagine, nelle quali ogni atto della vita di Gesu e osservato od omesso, secondo che e o non e conferente alia ragione stataria della giustizia penale contemporanea. Ora i mira- coli, attribuiti a Gesu, in tanto suscitarono la gelosia dei suoi ne- mici, in quanto li persuasero del favore popolare che si accre- sceva, in grazia del fascino teurgico, attorno a lui : infatti le solle- citudini scambiate tra gli anziani e i sacerdoti adunati per la prinia volta a consiglio (contro di lui) non ebbero altro significato : ma i miracoli non potevano essere e non furono mai di per se stessi un titolo d'accusa legale. »

E bene sta. Quello per altro che egli soggiunge di poi del « si- gnificato che si attribuisce oggi al miracolo, in virtu d'una cono- scenza piu o meno chiara che si presume di possedere delle leggi natural! e dei limiti loro »; con tutte le altre asserzioni sue, ri- guardanti le moderne teorie dell'ipnosi, dell'autosuggestione, delle suggestion! collettive e simili ; genera una confusione di idee sin- golare, la quale pu6 condurre ad errori capital! .

Lasciamo stare la incongruenza della similitudine che egli pone tra il caso di Gesu, gridato a morte dal popolo che prima lo ince- kva, con quello di Era Girolamo Savonarola, ascrivendo tutti e due i casi ad una « suggestione collettiva capace di spingere una moltitudine fiao alia intera incoscienza ed irresponsabilita » . Ma 1'ac- creditare Topinione dello Charcot, capo della scuola ipnotica, che cioe la suggestione possa operare guarigioni organiche, come si operano nei santuarii, per esempio in quello di Lourdesrnon e un procedere da persona avvisata e savia.

Lo Charcot, stretto fra 1'uscio ed il muro da chi gli oppose se non altro la subitezza fulminea colla quale nei santuari si dile- guano le piaghe, si rinnovano occhi, polmoni, nervi e muscoli con- sunti ; che diede in risposta? E vero, la nostra scienza non pud renderne la ragione. "Di tali effetti la causa e per anco « inintel- ligibile ». Ma col progresso degli studi questa si scoprira i.

1 Civ. Catt. Serie XV, vol. XI, pag. 129 segg. A questo proposito e da vedere il LBROY, Constellation du miracle et I' objection positiviste. Paris Bloud 1901.

IL PROCESSO DI GESU 721

Conseguentemente il dottore piu magnificato della scienza nega- trice del iniracolo, fu messo al puoto di dover addurre « 1'inin- telligibile » a causa scentifica di un effetto che sosteneva naturale.

Che dire di una scienza che ha per ultima sua ragione I'igno- ranza ? Ed uscira ella mai da questa ? Potra ella mai dimostrare scieutificamente naturale il soprannaturale ? Lo crede possibile il Rosadi ?

Senza parlare dell' impossibility che naturalmente si rifacciano, e molto piu si rifacciano in un subito, organi distrutti. quali sono gli occhi ed i polmoni, conforme si vedono talora rifatti verbigrazia in Lourdes, e da avvertire, che cosi nel regno vegetale, come nel- 1'animale e legge fissa e costante della natura 1'operare a gradi, tanto nella formazione primitiva e nello sviluppo degli organismi, quanto nella restaurazione loro, se patiti e curabili. II subito e 1'istantaneo e" contrario a questa legge; ne pu6 accadere, se non in virtu di una potenza alia legge superiore ; quindi ogni guarigione repentina, da un morbo che lede un organo, non fosse se non per la sua subi- tezza, e superiore e contraria alle leggi della natura. Ne mai ac- cadra che niuna scienza giunga a scoprire una causa naturale, che passi o contrarii quest'ordine ; giacchS per cid stesso questa causa sarebbe soprannaturale. Onde la speranza dello Charcot, che si possa mai scoprire una causa, la quale renda false le proprieta delle cause conosciute e certe, non era speranza dell' ignoto, era spe- ranza dell'assurdo.

Del resto queste ei altrettali osservazioni, che si possono fare al libro dell'on. Rosadi, non ne menomano il merito potissimo, che, come abbiamo avvisato, 6 tutto di ragione storica e giuridica. II suo minuto esame "critico della legislazione mosaica e romana ap- plicata al processo di Gesu, comprende, senza trascurar nulla, tutta quella tragedia che ebbe princlpio nel consiglio degli anziani e dei sacerdoti, adunati in Sinedrio per decretare a qualunque costo la morte della Vittima designata, ed ebbe il suo cornpimento nel Con- summatum est del Calvario. II Rosadi ne tesse la narrazione discu- tendone tutte le circostanze legali, con una sicurezza e precisione da maestro. Se noi dovessimo renderne conto, dovremmo rifare in queste pagine la storia dolorosa della Passione del Redentore. A noi basta il poter dire con verita, che tutto 1'esame stofico, critico e giuridico delPAutore dimostra ad evidenza la grande verita, da lui afferinata nell'esordire il suo lavoro, che cioe la ingiustizia com- messa contro Gesu di Nazareth, per ucciderlo, « e stata la piu grande e la piu memorabile delle ingiustizie. »

1904, vol. 1, fasc. 1290. 46 12 marzo 1904.

722 IL PROCESSO DI

II libro del Rosadi, pare a noi, non ha solo importanza per gli studios! di leggi e di erudizione, ma Y ha eziandio pel cultori delle scienze sacre, non esclusi quelli che trattaao volentieri 1'oratoria evangelica e 1'ascetica cristiana. II vedere, anzi il toccar con mano, che non vi e stata violazione di diritto naturale e positive, religioso e civile, divino ed umano, che non si sia usata nel processo fatto a Gesu, per vilipenderlo, per umiliarlo, per infamarlo, per tormen- tarlo, ce lo viene a rappresentare come quel Re degli oppressi, che cpnforta in se stesso col suo esempio chiunque soffre oppressions al mondo.

II Rosadi conchiude il suo scritto con queste parole : « Gesu, reclinato il capo, spird. Tutto e consumato quanto era di umano in lui. La croce del suo martirio rimarra piantata per sempre sul vertice delle ingiustizie, delle cupidigie, delle menzogne civili, segno di riprovazione eterna e di rigenerazione infinita; si che a para- gone del legno indistruttibile della croce diventeranno trastulli il ferro ed il fuoco. »

Noi ancora conchiuderemo come facemmo, esponendo gia; le ini- quita del Sinedrio nel processo di Gesu, noverate dai fratelli Leinann. Queste continuano sempre a riprodursi in aitri Sinedrii contro Gesur redivivo nel suo Yicario, ne' suoi ministri e nel corpo mistico dei suoi fedeli. Egli lo predisse : Se hanno perseguitato me, persegui- teranno ancora voi. Ma non temete : io ho vinto il mondo. La fede ci rassicura che la Chiesa come partecipa alle ingiurie del suo Capo divino, cosi partecipa sempre ai suoi trionfi. Quanto durarono i trionfi del Sinedrio deicida sopra Gesu ? Durarono appena tre giorni : e poi ? lesus resurrexit, alleluia.

SCIENZE NATURALI

II radium. Certezze e incertezze. Costo ed estrazione. Analogic e differenze del raggi Becquerel colle radiazioni gia conosciute.

Dopo i raggi X, le onde Hertziane; poi il telegrafo Marconi; oggi £ la volta del radium: tutte scoperte di pochi anni, che hanno occu- pato il mondo scientifico non meno che il profano, che parvero avere sconvolto molte idee, rovesciati sistemi, dato luogo a nuove ipotesi, recata luce su molti punti, ma al tempo stesso rivelate ombre non sospettate, buttando sul tappeto un cumulo di problemi impreveduti. II detto della scrittura c mundum tradidit disputation! eorum » non •6" forse mai stato meglio avverato. Eppure ognuna di queste novita solleva un lembo, un cantuccio del velo che ricopre il mistero della natura. II fisico se ne rallegra, non ostante il molto che sempre ri- mane inesplorato, perche inestimabile S il valore della verita in se stessa, anche d'una particella conquistata a fatica. Ma il filosofo spe- culative, che piu facilmente si adagia nella coscienza di stringerla in pugno tutta, certa, indubitata, almeno in germe, dinanzi allo scon- certo cagionato tra i fisici per la comparea del radium, sogghigna con una cotale compiacenza... : « Lo dicevo io, che non bisogna far caso di tanti sistemi, atomi, vibrazioni, ondulazioni, etere... tutte ciance. Per me non ho voluto mai rcmpermi il capo colle onde del Fresnel, ne coi calcoli del Clausius sui movimenti atomici dei gas, ne colla teoria elettromagnetica della luce... tutte ciance. Yedete se avevo ra- gione. Yiene il radium, e ne pure i fisici ci capiscono piu nulla. Si torna al sistema dell'emissione. Almeno la si capiva qualcosa, un raggio era costituito di particelle materiali, vere, quasi palpabili : mentre quelle onde benedette, lunghe o corte, sottoposte alle fasi oome la luna, chi le ha viste mai?... Torno a dirlo, non se ne sa nulla. Stiamo all'antico: due principii e bastaj > '•

Un pocolino di verita c'e sicuramente in tutto questo. Chi ha mai dubitato che da molti non si sappia nulla ne di onde, n& di fasi, no" di vibrazioni, dei fenomeni che possono dare un po' di luce sulla oostituzione della materia? Ma chi ha faticato per sapere qualche cosa, nella scoperta del radio e degli altri corpi chiamati radioattivi, come Vuranio e simili, vedendosi rivelare nuove forme di radiazioni rette

tftt£i4^^Hiv

5IHE*

724 SCIENZE NATURALI

da nn meccanismo differente da quelle degli ordinarii fenomeni lumi- nosi, calorific!, attinici, elettrici, magnetic!, egli diia lealmente: sieno le benvenute anche lore. Studiereino il loro passo, il loro cammino attraverso corpi solid! e liquid!, attraverso a quelli che chiamavamo opachi per gli antichi raggi e che pei nuovi sono trasparenti, e vice- versa indagheremo qual sia 1' intoppo che trovano nel vetro una parte di loro, mentre un'altra v' ha libero il passo.

Non percio sara bisogno di spingersi all'estremo opposto. Come chi vede e conta gia sulle dita i milioni di elettroni o atom! piu mi- nuti nei quali si dovrebbero scindere gli atom! fin qui creduti indi- visibili : li vede correre, precipitarsi, danzare, circolare come pianeti intorno al nucleo centrale, o prendere posizioni stabili, quasi figure e parate di gruppi coreografici. E per contro v' e chi si turba di questo rifiorire di teoria atomica e dei connessi caprice! di fantasia. Ne 1'uno ne 1'altro hanno ragione di tanto commuoversi. Aspettate, e intanto studiate.

Certo ella e cosa che rnerita tutta I'attenzione di qualunque spi- rito serio, un nuovo elemento, un metallo, finora neppure conosciuto per congettura, i compost! del quale e maggiormente il suo. cloruro, sono luininosi di per se, e collo spandere luce intorno non si consu- mano. Prendete un pezzettino di un tale composto, riponetelo diligen- temente al buio; esso irraggia placidamente intorno i suoi bagliori, rischiarando gli oggetti circostanti, e quel ch' e piu non in forma passeggera, ma comunicando loro una parte della sua attivita. Cosa curiosissima : si dice che ne' laboratori ove si maneggia il radio, tutti gli oggetti di vetro e di porcellana alia fine si tingono stabilmente di un colore leggero e diventano luminosi essi stessi. Forse che qualcosa emani da quel minuzzolo della nuova sostanza e aderisca agli altri oggetti, ovvero che 1'energia stessa si comunichi e si desfci dentro di loro? E un quesito riserbato all'avvenire.

II Becquerel n'aveva incartato un frammento e se lo teneva nel taschino del panciotto. Tosto s'avvide a spese sue che cogli scono- sciuti non s' ha a fare troppo a fidanza : poiche si senti scottare il fianco ben bene. II signer Curie, che colla sua signora ha il merito della scoperta e dei piu important! siudii sul radio, voile provare sul braccio 1'effetto di cotali scottature : e ne fu generosamente compia- ciuto, ch5 la piaga peno parecchie settimane a rimarginarsi. L'ame- ricano ing. Hammer buttando un pezzettino di cloruro di radio, ser- rato dentro un tubetto di vetro, in una coppa d'acqua limpida ove nuotavano dei pesciolini rose! di di versa grandezza, se li vide morire tutti, i piu piccoli in tre o quattr'ore, un altro in 24, e il piu grosso che misurava 6 cm. in tre giorni.

Questi effetti fisiologici, com'e naturale, hanno fatto presagire su-

IL RADIO 725

bito gli usi inedicali del naovi composti : diciamo presagire, cioe rite- nerli possibili, anche probabili se vegliamo. Ma tanto non bastava ai giornali quotidian! ; essi dettero tosto le guarigioni bell'e fatte e per- fettamente riuscite, anzi curato il cancro per 1' appunto. Molte spe- ranze, qualche tentative e nulla piu.

Come volete che abbia gia trovate ample, sicure, metodiche appli- cazioni nella medicina una sostanza di cui si posseggono pochi grammi in tutto il mondo? II prof. Sella, in una delle conferenze che tenne lo scorso febbraio e in questo marzo all' Istituto fisico in via Panisperna, si stimo fortunate di lavorare con 50 milli grammi di cloruro di radio, rinchiuso in un tubettino di vetro. Ed i coniugi Curie nel 1902 per po- terne preparare un grammo, ebbero un sussidio di 20 000 franchi sul- 1'entrate della cospicua fondazione Debrousse, che 1'Istituto di Francia deve assegnare all' incremento di un'opera utile alle lettere, alle scienze e alle arfci. Ora, dietro la grave e magistrale relazionedi Maurice Levy, lo cinque Accademie, che formano 1'Istituto di Francia, a sezioni riunite non giudiearono che fossero mal collocati 20 000 franchi per un grammo d'una sostanza, che sparge intorno a se dei raggi di misteriosa na- tura, ma destinati a chi sa quali rivelazioni sulla costituzione della materia e delle sue energie. Si trattava d'un'impresa d'interesse fisico e filosofioo insieme, di suprema importanza.

Tra i diversi corpi capaci di questa nuova forma d'attivita, cioe Vwanio, il torio, il polonium, il radium che & il pill erergico s'in- contra finora cosi scarso in natura, che per ottenere alcuni decigrammi del suo cloruro bisogna sottomettere parecchie tonnellate, cioe dire parecchie migliaia di chilogrammi, di certi minerali d'uranio, gia inolto rari per se stessi, ad un lungo e costoso procedimento di pu- rificazione e di concentrazione : impresa che trapassa i mezzi ordinarii del laboratorio meglio allestito. Ecco la ragione della forte spesa oc- corrente ai signori Curie per proseguire le loro ricerche.

Ora la Societe centrale des produits chimiques di Parigi ha fatto sa- pere, non ha guari, ch'essa non tardera a porre in commercio del radio quasi chimicamente puro, al prezzo volgare di 30 000 franchi il grammo. Chi ne ha bisogno si provvegga avanti che sia andato a ruba. Che prezzi, pensera taltmo: un diamante dell'acqua piu pura e di egual peso non costerebbe che 7000 franchi ! Frattanto se stiamo ad una recente pubblicazione, copiosa di notizie ma assai disordinata, dei signori Hammer ed Hess A si potrebbe ritenere che al presente esistano 3 grammi di radio chimicamente puro, e circa 2 chilogrammi di radio cominerciale di buona qualita. A sua volta La Nature rife-

4 II radio, sue propriety ed applicazioni, Torino, Rosenberger & Sel- lier 1903.

726 SCIENZE NATURALI

risce che parecchi professor! dell'universita di Princeton ritengono che il radio si trovi pure in America, non gia nella pechUenda, donde si cavava finora, ma nella carnolite, minerale assai piu comune, anzi abbondante nell'Utah, e contenente degli ossidi di uranio e di vanadio. Sicche, verificandosi il fatto, presto ribasserebbe il prezzo.

II costo enorme della materia con cui si deve sperimentare in- tralcia naturalmente le investigazioni ; a molti gabinetti scarsamente dotati le rende addirittura impossibili ; impedisce che si moltiplichino da numerosi osservatori le verificazioni, i saggi, i riscontri e le misure. Ne segue che per un bel pezzo ancora sara necessaria una grande cautela nell'accogliere le nuove notizie, e maggiore anoora nel dedurne conseguenze. Certo e frattanto che si possono ritenere vani ed esagerati i timori d'un rivolgimento nelle leggi e nei principii della fisica spe- rimentale. Potranno mutare le ipotesi escogitate a dar ragione di certi fatti o di certe classi di fenomeni : ma e bene ricordare che 1 'ultimo pensiero per gli spiriti serii e sempre stato quello di fabbricare ipo- tesi, avanti d'avere bene stabilito cid che e di fatto.

Se e vero, come si annunzia, che i raggi di questa nuova sostanza non vengono riflessi, ne rifratti, n& polarizzati; se n' inferifa ch'essi non consistono in vibrazioni ne* si propagano per via meccanica eguale a quella dell'osde sonore, luminose, calorifiche, elettriche; le quali tutte debbono appunto al meccanismo comune, che e" quasi il sub- stratum delle loro different! forme specifiche, quella somiglianza nei predetti e indubitati fenomeni. La teoria delle ondulazioni, per quella parte che rappresenta le misure sperimentali, non ne patisce nulla; ne acquista nuova probabilita quella dell'emissione. GiacchS anche dopo la scoperta del radium, come dopo quella dei raggi X, ritnane certo e inconcusso, per es. che la velocita della luce nell'aria e mag- giore che nell'acqua, come esige la propagazione per onde e come con misura diretta fu dimostrato dal Foucault, mentre 1'ipotesi dell'emis- sione, importando per 1'appunto il contrario, fu smentita dall'espe- rienza per sempre.

Le immortali sperienze del Fresnel sulla polarizzazione e sull'in- terferenza della luce; la forma dell'onda nei cristalli biassi, la rifra- zione conica interna e quella esterna, dedotte a priori dall' Hamilton collo studio geometrico della superficie d'onda del Fresnel, e verificate dall'esperienza sulle lastrine d'arragonite, non sono conquiste passeg- gere che abbiano nulla a temere dalla comparsa di nuove radiazioni negli anfiteatri della fisica.

Meglio e" adunque riserbare le teorie all'avvenire, quando s'avranno piu larghe informazioni.

La scoperta di questi interessanti fenomeni e dovuta al fisico fraacese Enrico Becquerel, membro dell' Istituto e professore al Museo, figlio

1L RADIO 727

e nipote di Edmondo e d' Antonio Becquerel, i nomi del quali sono g:a registrati con onore nella storia della fisica.

I raggi da lui scoperti nel 1896 hanno una stretta somiglianza coi famosi raggi X, detti pure raggi Roentgen : con questa notevole dif- ferenza per 6, che mentre quest! ultimi sono prodotti all'esterno di quelle ampolle di Crookes, entro le quali, estremamente rarefatte, si scagliano gl' impetuosi raggi catodici eccitati da una forte batteria elettrica, i raggi del Becquerel all' incontro emanano spontaneamente da alcuni minerali, come una loro proprieta permanente.

II Becquerel si stava occupando dei noti fenomeni di fluorescenza, per cui certe sostanze sotto 1' influsso dei raggi invisibili ultravioletti diventano temporaneamente luminose; e similmente della fosforeseenza, vocabolo onde suol designarsi un fenomeno somigliante al precedente, che perdura dopo 1'eccitamento momentaneo della luce o del calore. Egli sapeva di certi sali d'uranio che erano forniti di tal proprieta, e sapeva pure che i raggi residui in certi corpi fosforescenti avevano la qualita singolare di agire sopra una lastra fotografica anche at- traverso una carta nera, del tutto opaca, anche attra verso uno schermo di cartone ; che insomnia per loro non esisteva opacita.

Ma i sali d'uranio su cui sperimentava gli dettero piu che non cercava. Essi non avevano pure bisogno di quello stimolo preventive di luce o di calore, ne anche quelli che per se non erano fluorescent! ne fosforescenti : e il rischiararli o scaldarli non ne aumentava 1'ef- ficacia per niente.

Risaputa questa novita, ecco tutti in moto, i Ssici e i chimici, a cercare se anche altre sostanze fossero cosi capaci di influire attraverso i corpi opachi.

II Curie e la sua signora, due fisici polacchi stabiliti a Parigi, trovarono che un minerale nero d'uranio chiamato pechblende (blenda color di pece) si mostrava piu energico ancora dell'uranio puro. So- spettarono che vi fosse nascosto qnalche altro corpo sconosciuto; pro- vando e riprovando riescono a separare dei compost! chimici di questo nuovo corpo, che denominarono polonium, eon legittimo richiamo alia patria lontana, dando la giusta appellazione di radioattivitd alia cu- riosa energia che ne emanava. Essi stimarono che questa nel polonium fosse circa quattrocento volte maggiore che nell'uranio.

Ne si arrestarono qui le loro ricerche : poiche continuando a dis- cernere minerale da minerale, sale da sale, e seguitando sagacemente le tracce delle curiose emanazioni, pervennero nel 1898 a mettere le man! sulla sostanza le cui radiazioni parvero centomila volte piu intense che quelle dell'uranio ; e pero a designarla come radioattiva per eccellenza la battezzarono col nome stesso di radium.

Avuta in mano questa fonte di novelle energie, eccola sottoposta

728 SCIENZE NATURALI

ad esame. Nel che la fisica moderna non precede a caso ; ma fornita delle sicure conquiste in tanti campi different!, la mette al cimento delle proprieta gia conosciute di altri agenti naturali : proprieta chi- miche, elettriche, niagnetiche, ottiche, ecc.

Queste proprieta richiamarono naturalmente 1'attenzione sulla so- miglianza dei nuovi raggi Becquerel coi raggi X gia conosciuti presso a poco dal medesimo tempo cioe dal 1896, ma meglio studiati a ca- gione della maggior facilita di produrli con piccolo costo.

I raggi X, come e noto, hanno efficacia sopra una lastra fotogra- fica ancorche involta in una carta nera perfettamente opaca alia luce ordinaria. I medesimi raggi camminano sernpre in linea retta senza deviare ne per incontro di ostacoli, ne per passaggio in un nuovo mezzo diversamente rifrangente : in una parola non si riflettono ne si rifrangono. Le apparenti tracce di riflessione, che si credette ricono- scervi a principio, meglio studiate, si palesarono per una specie di fluorescenza eccitata da loro nel corpo ia cui s'abbattono.

Se nelle ombre prodotte dalla luce ordinaria i contorni non sono nettamente definiti per effetto del fenomeno detto diffrazione, invano si cerco qualcosa di somigliante nelle ombre dei raggi X, o sia perche essi non abbiano alcun carattere vibratorio, o perche in ogni caso la lunghezza d'onda sia troppo piccola e insufficiente a produrre frange di diffrazione. Similmente non furono potuti scoprire segni di poia- rizzazione.

All' incontro 1'azione elettrica dei raggi X e una delle loro qualita piii notevoli, ma al tempo stesso e quella che diede luogo alle piu lunghe e dibattute controversie. Come la luce o, per dir meglio, i raggi ultra-violetti facilitano 1'esplosione della scintilla elettrica; GOBI del pari i conduttori elettrizzati si scaricano prontamente quando sono esposti ai raggi X, il che vuol dire che i raggi X rendono 1'aria con- duttrice deU'elettricita. Anzi non solamente 1'aria cessa d'essere iso- lante nei punti attraversati dai raggi X, ma per tutta la lunghezza delle linee di forza elettrica che vengono incrociate dai medesimi.

Le prime proprieta dianzi rammentate, stabiliscono una sostanziale differenza tra la luce e le nuove radiazioni X, in quanto al modo della loro propagazione meccanica : i raggi Roentgen non hanno che fare col moto ondulatorio. Or bene le qualita finora riscontrate nei raggi Bec- querel, li ravvicinano strettamente ai raggi X, e li distinguono forse con altrettanta differenza dalla natura dei raggi luminosi.

Cominciando dall' ultima proprieta, anch'essi rendono 1'aria con- duttrice dell'elettricita. Infatti in un circuito ove sia inserito un elet- trometro, e una batteria elettrica, e sia stabilita un'interruzione me- diante due piatti conduttori disgiunti da un certo intervallo ; basta presentare un pezzettino di radio al detto intervallo perche tosto si

IL RADIO 729

trovi chiuso il circuito e I'elettrometro accusi la scarica. L'aria in- terposta, divenuta conduttrice, colma la lacuna.

Quando alle altre proprieta del raggi in presenza di ostacoli contro cui s'urtano, pare che le leggi ordinarie della riflessione e della ri- frazione vengano meno, come gia nei raggi Roentgen. Tuttavia non e dissipata ogni incertezza. Forse a schiarire i fenomeni giovera in seguito la distinzione di tre specie di radiazioni emesse dai corpi ra- dioattivi, le quali sono designate e un pochino accreditate presso il volgo con tre belle lettere greche a, (3 e y.

I raggi a sono i piu numerosi, poco penetranti, anzi pochissimo, carichi di elettricita positiva, ed avrebbero una velocita uguale a 4/10 di quella della luce. A deviarli si richiede un campo magnetico molto intense. I raggi P invece, carichi di elettricita negativa, somigliano in tutto i raggi catodici dei tubi Crookes, hanno efficacia sulle lastre fotografiche, sono deviati da un magnete, ma per verso opposto ai raggi a. La lora velocita s'accosterebbe a quella della luce. Final- rnente i raggi Y sono restii al campo magnetico, sono penetrantissimi, e simili per 1'appunto ai raggi X, con una velocita, dicesi, di 300 000 chilometri al secondo, come la luce ordinaria.

Ci6 posto assegnando a ciascun fascio le sue attribuzioni, si spie- gherebbero da un canto le analogie coi raggi X, e da un altro canto, se la preponderanza spetta ai raggi a, poco energici chimicamente, s' intenderebbe come le fotografie ottenute col radium richieggano posa molto piu lunga che non coi raggi Roentgen, e riescano pure meno nitide e spiccate.

Rimane tuttavia un x, una vera incognita da distrigare di mezzo ai fenomeni di radioattivita. Come il radio lavora e non consuma? II Sig. Browker racconta, che trovandosi a tavola tra H. Becquevel Lord Kelvin, questi gli avrebbe detto [e la metafora e di gusto perfettamente inglese] che la scoperta dei nuovi raggi ha segnato il primo punto d'interrogazione accanto al principio della conservazione dell' energia, dal giorno che esso principio fu enunciato. Non segue pero che la risposta all' interrogazione abbia ad essere negativa ; ne" »' ha da pretendere che le nostre bilance tra quelle estreme sotti- gliezze della materia valgano qualcosa di piu che le grosse stadere da mercato in un'analisi chimica di precisione ; ne abbiamo a dimen- ticare che il peso non e la sola forma d' energia, che entra in giuoco nel principio delPequilibrio e della conservazione.

Si parla e si scrive spesso e molto di altre radiazioni, 'di raggi n che traversano 1'alLuminio, altri di luce nera (!), ecc. Avanti di par- larne e di riferirne con sicurezza sara bene aspettare che sieno in- ventati prismi capaci di sceverare tutta questa matassa, di dissociare e di accertare i connotati, il credito e il debito di ciascuno.

GRONAGA GONTEMPORANEA

Roma, 26 febbraio - 10 marzo 1904.

I. COSE ROMANE

1. Lettere apostoliche pel conferimento dei gradi accademici in Sacra Scrit- tura. 2. Programma del Congresso Mariano e della Mostra interna- zionale per il Giubileo dell'Immacolata Concezione. Missioni Sacre in Roma. 3. Pellegrinaggio Viennese, belga, francese. La legazione co- lombiana. 4. Dispensa pontificia pei giorni 19 e 25 marzo.

1. Nell' Osservatore Romano del 5 marzo furono pubblicate le Let- tere apostoliche colle quali il Santo Padre Pio X ad incremento sem- pre maggiore degli studii esegetici istituisce due gradi accademici da conferirsi dalla Commissione biblica a coloro che, gia laureati in sacra teologia, con doppio esame saranno giudicati degni della licenza e del dottorato in Sacra Scrittura. Eccone il testo :

SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI Pn PAPAE X

LITTERAE APOSTOLIOAE

DE ACADEMICIS IN SACRA ScRIPTVRA GRADIBVS

A « COMMISSIONE » BIBLICA CONFERENDIS

PITS PP. X

AD PERPETVAM REI MEMORIAM.

Scripturae sanctae magis magisque in Clero promovere studium, conscientia Nos Apcstolici officii in primis admonet hoc tempore, quum eum maxime divinae revelationis fideique foctem videmus ab intem- perantia humanae rationis passim in discrimen adduci. Id ipsum quum intelligent Noster fel. rec. decessor Leo XIII, non satis habuit de- disse anno MDCCCXCIII proprias de re biblica Encyclicas litteras Pro- vldentissimus Deus; nam paucis ante exitum mensibus, editis Apo- stolicis litteris Vigilantiae, peculiare instituit ex aliquot S. R. E. Carclinalibus pluribusque aliis doctis viris urbanum Consilium, quod, praelucente doctrina et traditione Ecclesiae, etiam progredientis eru- ditionis praesidia oonferret ad legitimam exegesim biblicam, et simul catholicis praesto esset, turn ad adiuvanda ac dirigenda eorum in hoc genere studia, turn ad controversias, si quae inter ipsos extitissent, dirimendas.

CRONACA CONTEMPORANEA 731

Nos quidem, ut par est, praeclarum istud pontificalis providentiae monumentuni a Decessore relictum, Nostris quoque curis et auctori- tate complectimur. Quin etiam iam nunc, eiusdem Consilii sen Com- rtiissionis navitate confisi, ipsius operam in negotio, quod magrii cen- seinus esse momenti ad Scripturarum provehendum cultum, adhibere constituimus. Siquidem hoc volumus, certain suppeditare rationem, unde bona paretur copia magistrorum, qui gravitate et sinceritate do^trinae commendati, in scholis catholicis divinos interpretentur Li- bros. Huius rei gratia percommodum profecto esset, quod etiam in votis Leonis fuisse novimus, proprium quoddam in Urbe Roma con- dere Athenaeum, altioribus magisteriis omnique instrumento erudi- tionis biblicae ornatum, quo delecti undique adolescentes convenirent, scientia divinorum eloquiorum singulares evasuri. At quoniam eius perficiendae rei deest in praesens Nobis, non secus ac Decessori, fa* cultas, quae quidem fore ut aliquando ex catholicorum liberalitate suppetat, spem bonam certamque habemus, interea quantum ratio temporum sinit, id, harum tenore litterarum, exsequi et efficere de- crevimus.

Itaque, quod bonum salutareque sit, reique catholicae benevertatr Apostolica auctoritate Nostra, Academicos Proly tae et Doctoris in Sacrae Scripturae disciplina gradus instituimus, a Commissione Biblica con- ferendos ad eas leges, quae infra scriptae sunt.

I. Nemo ad Aceademicos in Sacra Scriptura gradus assumatur, qui non sit ex alterutro ordine Cleri sacerdos ; ac praeterea nisi Do- ctoratus in Sacra Theologia lauream, eamque in aliqua studiorum Universitate aut Athenaeo a Sede Apostolica adprobato, sit adeptus.

II. Candidati ad gradum vel prolytae vel doctoris in Sacra Scri- ptura, periculum doctrinae turn verbo turn scripto subeant: quibus autem de rebus id periculum faciendum fuerit, Commissio Biblica praestituet.

III. Commissionis erit, explorandae candidatorum scientiae dare iudices: qui minimum quinque siat, iique ex consultorum numero. Licet tamen Commission! id indicium, pro prolytatu tantummodo, aliis idoneis viris aliquando delegare.

IV. Qui prolytatum in Sacra Scriptura petit, admitti ad periculum faciendum, statim ab accepta sacrae Theologiae laurea, poterit : qui vero doctoratum, admitti non poterit, nisi elapso post habitum pro- lytatum anno.

Y. De doctrina examinanda candidati ad lauream in Sacra Scriptura, hoc nominatim cautim sit, ut candidatus certam thesim, quam ipse delegerit et Commissio Biblica probaverit, scribendo explicet, eamque postea in legitimo conventu Bomae habendo recitatam ab impugnatio- tibus censorum. defendat.

732 CRONACA

Haec volumus, edicimus et statuimus, contrariis quibusvis non obstantibus. - Restat, ut Yenerabiles Fratres Episcopi ceterique sa- crorum Antistites in suae quisque dioecesis utilitatem ex hisce sta- tutis Nostris eum fructum quaerant, quern, inde Nobis uberem polli- cemur. Ideo, quos in suo Clero viderint singularibus Bibliorum studiis natos aptosque, ad promerenda etiam huius disciplinae insignia hor- tentur et adiuvent: insignitos porro habeant potiores, quibus in Sacro Seminario Scripturarum magisterium committant.

Datum Romae apud S. Petrum sub anulo Piscatoris die XXIII Fe- bruarii, festo S. Petri Damiani, an. MDCCCCIY, Pontiftcatus Nostri

anno primo.

A. CARD. MACCHI.

2. Come per le feste centenarie di S. Gregorio, cosi per il giu- bileo dell' Immacolata Concezione ferve 1' opera preparatoria della Commissione esecutiva e dei Comitati speciali onde ordinarne la so- lenne celebrazione.

Nel periodico L} Immacolata sono stati pubblicati i programmi del Congresso mariano mondiale e della Esposizione internazionale ma- riana da tenersi in Roma. Al Congresso sono specialmente invitate quelle persone e quelle Istituzioni che per loro vocazione sono chia- mate ad esaltare Maria ; Ordini e Congregazioni religiose : Univer- sita e Facolta cattoliche, Seminarii, Collegii ed Istituti superior! : Confraternite : Compagnie ed altre pie Associazioni mariane : Rivi- ste mariane : scrittori, oratori ; speciali rappresentanti di tutte le Na- zioni e delle Diocesi di tutto il mondo per concorrere a questo nuovo tribute di onore alia Yergine Immacolata. Esso avra luogo nei primi giorni di dicembre per chiudersi colla solennissima funzione clie si terra in S. Pietro il giorno ottavo dello stesso mese. La materia da trattarsi nelld riunioni e distinta in tre temi : a) il culto di Maria Santissima, specialmente sotto il titolo d'Immacolata, si nel riguardo dottrinale che nello storico, e mezzi pratici per il suo maggior in- cremento : b] la stampa mariana, periodica e non periodica : - c) gli istituti e le associazioni mariane, le loro tradizioni e il loro apostolato di pieta inverse la Yergine : ' e intorno a tali temi sono ammessi lavori e proposte da svolgere al Congresso o da pubblicare negli Atti dopo conapetente approvazione, purche siano presentati, in qualsivoglia lingua, prima del 15 luglio prossimo. Spettera alia Com- missione preparatoria e alia Presidenza generale del Congresso la scelta dei relatori e la determinazione delle altre disposizioni spe- ciali che saranno pubblicate piu tardi.

A com piemen to ed illustrazione del Congresso, il Comitato cen- trale romano dei festeggiamenti ha pure bandito una esposizione in- ternazionale di arte mariana quasi ad unire coll'omaggio della pieta

CONTEMPORANEA 733

figliale, quello del genio cristiano che accumulo tesori attraverso i secoli attingendone altissime ispirazioni dalla phi pura e bella tra le creature.

Questa esposizione sara aperta dal settembre 1904 alia Pasqua 1905 nel palazzo apostolico lateranese a cio concesso dal Santo Padre ; ed il suo programma si modella sul programma del Congresso a cui serve di illustrazione, ripartendosi in tre division! : a) culto di Maria San- tissima e sue manifestazioni aella iconografia e nella numismatica. Alia prima appartengono pitture, sculture, tan to lavori original! che riproduzioni, incisioni, mosaici, ricami, vessilli con immagini della Yergine, ecc. Alia seconda le medaglie, i sigilli, le monete, ecc. b) Stampa mariana, che abbraccia le Opere relative alia Yergine e pregevoli altresi per valore artistico ; i libri corali e codici ; i perio- dici e numeri unici illustrati artisticamente che trattino della B. Y., del suo culto, de' suoi Santuarii. c) Istituti e associazioni ma- riane, loro storia, agiografia, statiatica, relazioni e bibliografie spe- ciali. La mostra non avra scopo industriale e percio saranno am- messi solamente quegli cggetti che abbiano pregio artistico o storico, e dovranno essere consegnati non piu tardi del giorno 15 agosto.

Per la Corona di stelle che, come fu detto, dovra ornare 1'imma- gine della Yergine nella cappella del coro in San Pietro, ricchissirni doni vengono offerti ogni giorno da tutte' le parti del mondo cristiano: e ci basti per oggi ricordare ad esempio il Santuario di Nostra Si- gnora delle Yittorie di Parigi che ad ingemmare una delle dodici stelle diede la bellezza di cencinquanta diamenti, de' quali ottanta- sette lavorati a brillanti, con diecimila lire per la loro legatura.

Un'altra corona, e di pregio ancor piu caro alia Yergine, si sta g:a inte^sendo in essequio di lei colle sante missioni che in quindici parrocchie di Roma vennero cominciate il 10 marzo per chiudersi il 19 festa di S. Giuseppe. Un secondo ed un terzo periodo di mis- sioni sara aperto nel giugno e nel settembre prossimo, di modo che Roma tutta e a suo esempio il mondo intero si rinnovi a purezza di vita cristiana onde disporsi a celebrare degnamente le feste giubilari di Colei che per antonomasia e detta 1'Immacolata.

3. (Hi ultimi giorni del febbraio videro i pellegrini riprendere la via di Roma e prostrarsi ai piedi di Pio X, di cui gia conoscono la squisita boata ed il paterno sorriso. Primo giunse un gruppo di viennesi, circa un centinaio, diretti dal dott. Brauneiss e introdotti all'udienza pontificia il 26 febbraio da Mgr. Lohninger, rettore del- I'Oapizio teutonico di S. Maria dell'Anima. Nel pomeriggio del 29 invece piu di tresento pellegrini della diocesi di Arras guidati dal loro Pastore Mgr. Williez erano ricevuti in una delle logge vati- cane, ed il Santo Padre, rispondendo all' indirizzo di ossequio pre-

734 CRONACA

sentatogli, raccomandava loro piu che mai la preghiera e la fiducia nella divina provvidenza in mezzo ai mail che affliggono la Chiesa di Francia ; poi accompagnato dal card. Matthieu e dai vescovi di Arras e di Bayeux lentamente traversava le file dei pellegrini, benedicendo le persons e gli oggetti da quelle presentati e soidisfacendo alle richieste di tutti, acclamato quindi coi piu vivi applausi di riconoscenza figliale. A sua volta, la domenica 6 marzo, un pellegrinaggio belga com- posto di oltre cencinquanta persone radunatesi nel Museo lapidario, venne presentato a Sua Santita dal conte d'Ursel il quale eapresse a nome comune i sentimenti di fede e di rispettosa affezione dei ca*t- tolici belgi per la Santa Sede : alle quali proteste il Pontefice rispon- dera colljassicurazione della paterna sua benevolenza e coll'apostolica benedizione. Ed il giorno appresso colle stesse prove di cordiale bonta furono consolati i membri del primo pellegrinaggio nazionale francese che in numero di ottocento nella stessa Galleria vennero am- messi a baciar la mano dal Pontefice e ad offerirgli 1'oraaggio della loro devozione.

Ne i ricevimenti de' psllegrini impedirono quelli de' romani. Piu di un migliaio di giovanetti alunni del Pio Istituto delle scuole not- turne di religione furono ammessi nello stesso Museo lapidario 1'ultima domenica di febbraio, a baciar la mano del Papa chez accompagnato da Mgr. Misciatelli presidente dell'Opera, da Mgr. Ugolini, vice presi- dente, e da Mgr. Ceschini eoonomo, si trattenne dapprima encomiando i direttori e maestri delle scuole ed incoraggiandoli all'opera di tanto vantaggio religioso e sociale da loro compiuta; poi benedisse tutti amorevolmente, facendo distribuire a ciasouno per ricordo una me- daglia. Colla stessa benevolenza Sua Santita aveva accolto pochi giorni prima 1'arciconfraternita della Madonna della divina Provvi- denzi, Ausiliatrice de' Cristiani ; le terziarie domenicane che offerser-o una ricca stola; e parecchi altri istituti.

Sullo scorcio pure di febbraio il Santo Padre ricevette in parti- colare udienza Don Jaime di Borbone figiio di Don Carlos, che, in alta divisa di ufficiale russo, voile ricevere la benedizione del Pon- tefice prima di lasciare 1' Italia per raggiungere il suo posto nell'eser- cito belligerante sui confiui dell' Estremo Oriente. Altra udienza era concessa da Sua Santita alle LL. AA. II. il conte Filippo Gastone d'Eu e la consorte Isabella di Braganza coi figli Pietro d' Alcantara e Luigi Filippo e le persone del loro seguito.

fi poi degno a risapersi che il Governo della repubblica di Colombia ha stabilito di ripristinare la legazione permanente presso la Santa Sede che era rimasta senza titolare per 1'assenza del generale Gioac- chino Yelez gia inviato straordinario e ministro plenipotenziario di quella repubblica. A tale scopo d giuuto in Eoma il Signor Nicola

CONTEMPORANEA 735

Casas col titolo di segretario di legazione ed insieme incaricato di affari temporaneo, sino al giungere del ministro titolare destinato a tale ufficio dal Governo colombiano.

4. L' Osservatore Romano nel suo num. 56 dell'8 marzo corr. pub- blicava quanto gegue : « Siamo incaricati di annunziave, con preghiera ai giornali cattolici di riferire 1'anminzio, che la Santita di Nostro Signore Papa Pio X si d benignamente degnata di dispensare i fedeli di tutta Italia dalla legge ecclesiastica delPastinenza nell'unica co- mesiione nei giorni di sabato 19 e venerdi 25 corrente, in cui ricor- rono rispettivamente le solenni festivita del Patriarca S. Giuseppe e della Santissima Annunziata. »

II. COSE ITALIANS

1. Lavori Parlamentari. L'inchiesta sulla marina. 2. Un monicipio socia- lista disciolto. 3. Ancora del P. Ehrle. 4. Le avvocatesse. 5. Una commedia indecente. 6. Le elezioni amministrative in Firenze.

1. Ricorderanno i nostri lettori come per i sospetti, che da lungo tempo si erano venuti accumulando sull'amministrazione della Marina, nel giugno dello scorso anno da tre deputati di partito diverse furono presentate domande d' inchiesta. II favore che esse incontrarono fa si largo che avrebbero ottenuto Papprovazione del Parlamento, se Pono- revole Zanardelli, presidente del Consiglio, non si fosse opposto con un abile discorso. I sospetti di allora crebbero e, specialmente dopo il noto processo Ferri-Bettolo, si allargarono a tal punto da rendere impossibile al governo un'assoluta opposizione. Percio la commissione parlainentare d'accordo col governo stesso presento un disegno di legge, per il quale si creava una commissione d' inchiesta composta di 6 se- natori, eletti dal Senato, 6 deputati, eletti dalla Camera, e 5 fun- zionari governativi da nominarsi dal governo con decreto reale. Su tale proposta comincid la discussione al Parlamento il 25 febbraio. Comune era la persuasione della necessita dell' inchiesta ; pero da alcuni si osservd che sarebbe stato meglio aver] a fatta quando fu do- mandata P anno scorso ; che in questo memento non era opportuna, non essendo le condizioni internazionali sicure da pericoli di com- plicazioni guerresche. Ma piu viva fu la discussione per un emen- damento, proposto a nome delPEstrema sinistra, dall'on. Sacchi, che voleva composta la commissione soltanto di 9 senatori e altret- tanti deputati, escludendo i rappresentanti governativi, la cui pre- senza avrebbe diminuito la fiducia del pubblico su i risultati del-

736 CRONACA

1' inchiesta. L'on. Giolitti alia prima difficolta rispose che 1'inchiesta non avrebbe potuto annebbiare la fama deH'amininistrazione della ma- rina e percio non era da temersi ; contro 1'emendamento dell'on. Sacclii si oppose recisamente, mostrandosi pronto anche a provocare un voto di fiducia. La legge fu approvata nel modo voluto dal governo con una forte inaggioranza di 217 voti contro 52.

II Senato pero finora non ha fatto buon viso all' inchiesta, se si vuol giudicare dall'accoglienza che ha incontrato negli uffici; giacche dei cinque relatori eletti tre la giudicano inopportuna e ne propon- gono la sospensione. Cio non ostante si crede che il governo la fara passare, avendo, secondo un vecchio sistema, preparato un'« infornata » di 28 nuovi senator! per il 4 ma_rzo, anniversario dello Statuto.

2. Fu un brutto quarto d'ora quello che 1'on. Santini fece passare ai socialisti nella seduta del 23, interrogando il ministro dell'Interno sopra certi affari del municipio di Bracciano nel quale i c compagni > spaclro- neggiavano a man salva. Quel municipio fu sciolto con decreto reale in data 21 febbraio e nominato commissario regio il cav. Carlo Botturi. Le cagioni dello scioglimento sono morali e politiche. Tra le prime pare che siano state accertate alcune irregolarita nell'amministrazione. Ora ognuno sa, disse argutamente 1'on. Santini in un' interrogazione al Ministro dell' interno, che quando si « adopera questo eufemismo vuol dire che gli amministratori rubano > . Tra le altre lo stesso ono- revole ricorda che nelio scorso carnevale i socialisti tolsero dalla sala. che precede 1'aula consiliare, il ritratto del re Umberto e vi sostitui- rono, in mezzo a trofei di bandiere rosse, quello di un tale Enrico, che « non e Enrico IV di Francia, ma un Enrico I (Ferri) trionfa- tore con 136 voti nel collegio di Ac^uav'va delle Fonti, monumen- tato ancora vivo precisamente come Paolo Incioda della farsa. > (Si ride lungamente ! !)

3. Anche la gita del P. Ehrle a Torino ebbe un eco nel Parla- mento. Dopo le cortesi parole del Capitan Fracassa, riferite nel qua- derno precedente, sono venute le proposte dell'on. Vigna, deputato dell'Estrema sinistra. Questi in una interrogazione ai Ministri della Istruzione Pubblica e dell' Interno si maravigliava che non ostante un decreto del 1848, per il quale la Compagnia di Gesu e esclusa dallo Stato « un gesuita straniero si e recato liberamente a Torino ed ha passeggiato liberamente per Torino ! » Le grida di forcaiuolo ! accol- sero degnamente le parole di questo fautora di liberta, al quale il sottosegretario al Ministero dell'Interno fece meritamente osservare che per la legge delle guarentige ogni straniero investito di ufficio ecclesiastico in Roma gode la stessa liberta dei cittadini : che per 1'abolizione degli ordini religiosi non esistono piu Gesuiti davanti allo Stato e che infine la espulsione degli stranieri e regolata dalla

CONTEMPORANEA 737

nuuva legge di pubblica sictirezza. Si vede che le cognizioni del- 1'on. Yigna su questa materia si erano fermate al 184.8.

A testimoniare poi la singolare stima che il P. Ehrle gode presso tutti gli uomini dotti, pin che le asserzioni dell'on. Vigna potrebbe bastare la lettera che due illustri professori dell' Istituto di Studii Superiori, Pratici e di Perfezionainento di Firecze, Tocco e R^jna, indirizzarono al Marxocco. La riproduciamo qui ad onore del vero:

Suscita sdegno il modo come da un certo tempo in qua i politicanti parlano della Vaticana e di chi la regge.

Comincio taluno a fare la voce grossa a proposito del piccolo in- cendio del novembre. L'incendio non piccolo, ahime, di Torino fu ri- gposta indicibilmente amara alle balordaggini dette allora.

Ma ecco che, per attenuare i danni della tremenda sciagura, il Padre Ehrle, invitato da non so chi, consents ad andare a Torino e a mettere al servigio di un interesse che e nazionale in primo luogo, la sua grande perizia nelle question! che concernono la conservazione e il restauro dei manoscritti. Era da batter le mani. Invece si strepita, si pestano i piedi, si minaccia.

Sappiano i gridatori che nel mondo degli studi si pensa in ben altra maniera. Li, senza distinzione alcuna di crede.nze religiose e di nazio- nalita, il Padre Ehrle 6 circondato dalla stima universal e, sia per la dottrina, sia per il modo ammirabile come adempie il suo ufficio. Che vesta 1'abito della Compagnia di Gesu, e cosa a cui nessuno bada, una volta che da lui, per venire in aiuto ed esser cortese, non si chiede a chicchessia una professione di fede. E 1' Ehrle e cortese e servizievole coi dotti e coi novizi, con chi conosce da tempo e con chi vede per la prima volta.

Vorrernmo che di tutte le biblioteche nostre ci fosse da dire il bene che, per amore di verita, s'e costretti a dire della Vaticana ; che tutte fossero altrettanto sicure; e che taluna almeno potesse gloriarsi di un incremento che fosse paragonabile, anche solo lontanamente, a quello che la Vaticana ha conseguito dacche il Padre Ehrle ne tiene il governo.

Pio EAJNA. FELICE Tocco.

4. Come se fossero pochi gli avvocati senza elienti, presto verranao a dividers i guadagni della professione anche le avvocatesse.

II del corr. infatti la Camera discusse e approve un semplice articolo col quale « all'esercizio della professione di avvocato, regolato dalla legge 8 giugno 1874, sono ammesse anche le donne». Si pro- pose di ammetterle anche all'ufficio di procuratrici, ma' ai piu tale ufflcio non parve convenire alia gentilezza femminile, e inoltre si riflette che la donna maritata, nell'umcio di procuratrice, andrebbe incontro a responsabilita civili, che non potrebbe assumere, secondo il nostro codice, senza il consenso del marito; percio per una legge 1904, vol. 1, fasc. 1290. 47 12 marzo 1904.

738 CRONACA

incidentals bisognerebbe riformare il Codice Civile in un istituto tanto importante quanto & quello della famiglia. Fu respinta anche la pro- posta di ammettere le donne alia magistratura; benche taluno si ma- ravigliasse come essendo capaci di diventare avvocatesse, non potes- sero diventare anche magistratesse. Si termino coll'accettare la nuova legge come « un primo passo alia piena uguaglianza giuridica dei due sessi ». Yedremo come il Senato accogliera questa inno- yazione.

5. L'anticlericalismo veneto & riuscito in questi giorni a rappre- sentare un'indecente commedia, che potrebbe intitolarsi // richiamo e la seconda espulsione dei Fate bene-fratelli dal manicomio di S. Ser- vilio. Ad esporre convenientemente le cagioni e le circostanze, on.de si Bono svolti i fatti, non basterebbe un volume. Riferiamo breve- mente alcuni punti principali.

Tutti ricordano 1'indegna campagna che fin dalPanno 1901 si co- mincid a combattere contro quei benemeriti religiosi colle armi della calunnia e della menzogna, e riferita a suo tempo dal nostro perio- dico.

Per decreto della prefettura, si tolse allora la direzione del ma- uicornio al P. Minoretti, si nomino un commissario nella persona del cav. Ferrara, e i religiosi, rimasti alia cura degli infermi, furono dapprima sospesi da qualunque attribuzione ed assegoo, ed infine il 16 aprile dello SCOTSO anno si sentirono intimare 1'ordine di sloggiare dali'isola entro cinque giorni. I Padri pero, forti dei loro diritti sanciti da »a regoiamento approvato con decreto reale, benche non avessero piii alcuna ingerenza nel manicomio, non lo vollero abbandonare, e pro- testarono che avrebbero ceduto solo alia materiale violenza. A que- sta non si crede prudente di ricorrere ; ma si ten to con uno strata - gemma di guerra d'indurre i frati ad arrendersi... per fame. II giorno dopo che fu notificato T ordine di sloggiare, il Commissario s' impa- tlroni della cucina dei religiosi e la distrusse ; con una buona serra- tura inglese impedi ad essi di penetrare nell'orto ; proibi agli inser- yienti e perfino alle barche dell' Istituto di prestarsi a qualunque servigio richiesto dai Padri ; talche in caso di grave tempesta, i reli- giosi, non potendosi provvedere il cibo colle barche ordinarie dei pas- «eggieri, avrebbero dovuto rinunziare al pranzo e alia cena. Pertanto »e vollero prendere un po' di cibo, dovettero acconciare alia meglio un fornelletto portatile sul davanzale d'una fenestra, con probability di accattarsi una buona bronchite per la cortesia del CooLmissario. A si dure condizioni i religiosi abbandonarono 1' isola inospitale, e ri- masero al loro posto solamente tre, numero sufficiente per tutelare i propri diritti.

Mentre i religiosi erano bloccati in piena regola, per 1' Istituto

CONTEMPORANEA 739

dovea cominciare un' epoca di agiatezza e di prosperita. Ma, ahime ! ben presto si levarono lament! ed accuse specialmente su i mezzi di cura che si usavano coi ricoverati, sulle condizioni igieniche dell'Isti- tuto, che si trovarono peggiorate, con aumento di mortalita, e sul- 1'alimentazione degli infermi diminuita. Queste accuse furono espo- ste in un Memoriale presentato al Ministero dell' interno e da questo mandato alia Prefettura di Yenezia per le necessarie informazioni. Era dovere del prefetto fare piena luce su tali fatti ; invece si con- tento di radunare il Consiglio sanitario provinciale il 29 febbraio, udi una relazione del dott. Wolner, medico provinciale, che dichiarava infondato ogni sospetto, e lodd 1'opera del R. Commissario. Ora giu- stamente osserva il liberale Giornale di Venezia : « Sara anche me- ritato questo voto di plauso, ma e anche desiderabile che dopo ac- cuse categoriche note al pubblico siano resi di pubblico dorninio i ri- sultati dell' inchiesta del dott. Wolner. Le accuse riguardano 1'tiso della camicia di forza come mezzo contentivo, I'alirnentazione, i me- todi curativi e la morfealita che in questi ultimi tempi sarebbe enormemente aumentata ; a tutto cio non basta rispondere con un co- municato in cui si annuncia che il Consiglio sanitario non ha trovato niente a ridire, non basta la semplice inchiesta di un dottore, per quanto rivestito di un pubblico ufficio, ed e semplicemente enorme il dire che non e neppure il caso di nominare uca sottocommissionc per una visita. L'opinione pubblica non puo ritenersi paga di questo ; del resto, se tutto e regolare, se tutto e degno di plauso, si faccia un po' piii di luce, che non costera niente ».

Erano ormai piu di dieci mesi che durava il blocco, quando il giorno 19 dello scorso febbraio fu notificato ai Padri una delibera- zione del Regio Commissario in data del 10, per la quale erano tutti richiamati al servizio in qualita d'infermieri. I Padri furono ricevuti dal nuovo direttore del manicomio, il dott. Colbacchini, a cui nei rientrare in servizio intimarono per mezzo d'usciere un atto di piena riserva di qualuuque diritto loro spettasse, secondo 1'antico Statuto e regolamento gia in vigore. Questa notificazione era resa necessaria, anche perche le parole in qualita d'infermieri, contenute nella deli- berazione del Commissario, poteano ricoprire un tranello. Grandissima fu I'impressione e gravi i commenti che in Yenezia e in tutta 1'Italia si suscitarono per questo richiamo. Bastera riferire il giudizio del Giornale d} Italia, che lo disse « un fiasco enorme del prefetto Cassis e una srnentita solenne alia campagna di accuse mosse contro i frati 1'anno scorso >. L' Adriatico, giornale della Massoneria veneta, ne rimase scombuiato e tento di provare che 1'ordine di riammissione dei religiosi era venuto nientemeno dalla prefettura ! Non vi riusci, sapendosi da tutti che era venuto da Roma il 17 del mese, quan-

740 CRONACA

tunque il Conamissario lo avesse segnato colla data del 10 ; ma non si diede vinto per cosi piccola cosa. 83 il R. Commissario seppe obbedire all'ordine venuto da Roma richiamando i religiosi, col suo ingegao seppe pure trovare subito un modo per rimetterli alia porta. Appena i religiosi erano tornati al loro posto, compile subito un re- golamento interno pel manicomio, in cui intimo ai frati di deporre il loro abito religiose, indossare il camiciotto o c blusa » degli infer- mieri, e passare la notte nell'ospelale, ancorche non fossero di ser- vizio. I Padri naturalmente si opposero a queste ingiunzioni nuove e non conform! alle regole del loro Ordine ; ed allora il Commissa- rio, con una nuova deliberazione li revocava da qualunque servizio ed obbligava ad abbandonare 1' isola di S. Servilio entro tre giorni. Yelremo ora se i carabinieri andranno a dare lo sfratto, giacche an- che questa volta non intendono cedere se non alia forza.

Frattanto notiamo una vittoria riportata in tribunale dal P. Mi- noretti contro VAdriatico, il quale aveva pubbiicato una lettera del dott. Pieraccini, che tacciava il P. Minoretti d'avere in un memo- riale di difesa citato fraudolentemente alcune parole d'un suo ma- nuale. II P. Minoretti porse querela, e il tribunale con sentenza del 2 marzo ritenne provata 1'ingiuria, e condanno il dott. Pieraccini e il gerente dell' Adriatico a L. 400 di multa per ciascuno, alle spese del processo e alle spese di parte civile da liquidarsi in separata sede. I nostri rallegramanti all'egregio P. Minoretti.

6. II giorno 28 febbraio ebbero luogo a Firenze le elezioni ammi- nistrative. Tre liste si contendevano la vittoria. La prima, detta del comitato indipendente, era stata concordata tra i cattolici e i moderati; la seconda era sostenute, dai socialist! , e la terza era proposta dalla unione dei democratic! coi moderati anticlerical!. I 48 deputati della prima lista entrarono tutti nella maggioranza e capolista fu il signer Giovanni del Greco che ottenne 7241 voti su 12333 votanti. I 12 posti della minoranza furono guadagnati dai socialisti, di cui il primo che fu il deputato Pescetti ebbe 4085 voti. Rimase pienamente sconfitta la lista dell'unione democratica anticlericaie che al massimo raggiunse circa 3000 voti. La lotta fu combattuta con grande ardore. Anche il conte di Torino col suo aiutante di campo si reed alle urne. E do- veroso rallegrarsi cogli elettori cattolici che colla loro compattezza e discipliua seppero dare ai socialisti e agli anticlerical! fiorentiiii una meritata lezione. Naturalmente ne ando sulle furie il Capitan jf'racassa. Nemmeno aspetto 1'esito delle elezioni e gia, fin dalla vigilia, ricorrendo al suo consaeto frasario, si sfogava contro Tarcivejcovo Mons. Mi- strangelo, il quale sebbeae in biona salute compisse la sacra visita nella sua vasta archidiocesi, pure, secondo il Fracassa, « malato e chiuso nell' episcopio » mostrava < una indomabile invidia-energia (sic!)

CONTEMPORANEA 741

nella lotta contro ogoi progresso civile e contro ogni aspirazione uni- taria e libarale >. Se la prese contro la < consorteria fiorentina ridotta ad una schiera di scodinzoloni deli'arcivescovo e dei gesuiti... e com- posta di incorreggibili corteggiatori delle Perpetue dei curati. » E con- tent] amoci di questo saggio di « gentil parlare ».

III. COSE STRANIERE

(Notizie Generali). ESTREMO ORIENTS. Nuovi combattimenti a Port-Arthur. Bombardamento di Vladivostock. Dichiarazione di neutralita delle Potenze. Trattato di alleanza tra il Giappone e la Corea. Due Note del Governo russo contro il Giappone. Risposte di questo.

(ESTREMO ORIENTE). Mentre, come abbiam detto neilo scorso qua- derno, i due eserciti si concentrano verso la frontiera settentrionale della Corea, la flotta giapponese rinnovd 1'assalto contro Port-Arthur tentando colare a fondo le navi russe con torpedini o renderle im- mobili col chiudere 1'entrata del bacino nel quale sono ancorate. A tal effetto nella notte del 24 febbraio i giapponesi spinsero verso il canale d' ingresso cinque vapori carichi di materie infiammabili, ac- conipagnati da piu torpediniere : ma questa volta i russi vegliavano attentamente e scorto il nemico alia luce dei riflettori lo cannoneg- giarono dai forti e specialmente dai fianchi della Revitsan che e sem- pre incagliata nella rada per i danni sofferti nel primo combatti- mento ; i vapori presero fuoco e si sominersero, ma fuori del cauale, sicche non fu raggiunto lo scopo delFaudace tentative. II giorno ap- presso ii grosso della squadra giapponese comandata dalPammiraglio Togo parve voler verificare 1'esito dell'assalto notturno, si avvicino a bonibardare la fortezza per tre ore, danneggiando una controtorpedi- niera ; ma senza altro effetto decisive. Un altro attacco di minor impor- tanza ebbe luogo ne' giorni seguenti, probabilniente per inaacherare il trasporto di truppe che intanto continua sulle coste della Corea. Si era parlatp arche di uno sbarco nella penisola del Liaotung, sulla cui estrema punta si trova Port- Arthur, per tagliarne le coinuniea- zioni; ma nulla si e verificato finora. E da aspettarsi ch'e dalle due parti si rinnovino ostinatamente gli assalti e le difese intorno a quella fortezza che e chiave maestra della posizione e capo linea della fer- rovia. I russi sentendosi inferior! evitano il combattimento e aspet- tano rinforzi : i giapponesi invece moltiplicano i tentativi profittando

742 CRONACA

della presente loro superiorita. Anche a Yladivostock, che e all'altra estremita orientale, sette navi giapponesi il 6 marzo bombardarono violentemente i forti che non risposero, essendo le navi fuori di tiro, ma, dicesi, con poco danno: si dice anche che una colonna di parec- chie migliaia di uomini prendesse terra nella vicina baia di Fossiet, ma fosse poi costretta dalle difficolta del paese e della stagione a ri- tornare sui suoi passi. Uca tempesta violenta di mare ed una bufera di neve desolo per parecchi giorni quelle latitudini, facendo scendere il termometro a 12 gradi sotto zero.

Tali sono le principali notizie della guerra marittima. Degli eser- citi, poche scaramucce d'avamposti, qualche scorreria di cosacchi spinte in ricognizione fino a Phien yang dove si attestano i giappo- nesi. Si e asserito piu volte che la ferrovia manciuriana fosse stata guasta in varii punti, ma paiono piuttosto informazioni maliziose: piu vera forse la notizia che alcuni ufficiali giapponesi gittatisi nasco- stamente attraverso il paese per far saltare il ponte della ferrovia sopra il Sungari furono scoperti dai russi e impiccati.

Piu important! sono gli atti diplomatici durante questo periodo. II primo e la dichiarazione di neutrality dei Governi delle varie na- zioni nel presente conflitto : e insieme la convenzione proposta dagli Stati Uniti ed accettata dalle Potenze di proteggere la neutralita del territorio cinese, fuori della Manciuria che e il campo della lotta. Un altro atto di grave conseguenza e il trattato d'alleanza imposto dal Giappone alia Corea col protocollo del 23 febbraio 1904 nel quale il Giappone assicura « la tranquillita e la salvezza della oasa impe- riale di Corea » e « 1' indipendenza e integrita territoriale del suo impero » . Ma il Governo coreano mettera nel Governo giapponese « una fiducia assoluta e adottera i consigli di quest' ultimo circa il miglioramento della sua amministrazione. > Nell' art. 4 si stabilisce che in caso di pericolo « il Governo del Giappone potra immediata- mente prendere le misure necessarie » compresa 1'occupazione mili- tare. E 1'egemonia giapponese che comincia nell'Estremo Oriente.

La nota del Governo giapponese a giustificazione delie ostilita aveva accusato il Governo russo di aver per il primo interrotto i negoziati lasciando senza risposta le ultime sue proposizioni di accordo, e profit- tando del ritardo per meglio avvantaggiarsi ne'preparativi di guerra. Per contradire a tali informazioni e giustificare la sua coadotta, la Eussia faceva pubblicare nel giornale di Pietroburgo il Messaggero del Ooverno un lungo comunicato ufficiale, nel quale dopo aver citato le date delle proposte e dell'esame che se ne era fatto, si afferma che: « il 4 febbraio, cioe quarantotto ore prima che la Russia ricevesse la notifica della rottura dei rapporti diplomatici col Giappone, il ministro degli esteri Lamsdorff informd il ministro giapponese Kurino che la ri-

CONTEMPORANEA 743

sposta della Russia all' ultima Nota ed alle rispettive proposfce era stata trasmessa al ministro russo Rosen a Tokio. II vicere Alexcieff confermo il 5 che Rosen aveva ricevuto tale risposta. II 6 aile ore quattro del pomeriggio Kurino consegno inaspettatamente a Lamsdorff due note di cui una, col pretesto che la Russia evitava di rispondere alle proposte giapponesi, annunziava la rottura dei negoziati, e 1'altra la rottura

delle relazioni diplomat! che Queste note erano accompagnate da

lettere private in cui Kurino esprimeva a Lamsdorff la speranza che tale rottura si limitasse al minor tempo possibile. Quantunque la sospensione delle relazioni diplomatiche non significhi affatto apertura di ostilita, il Go^erno giapponese commise subito, violando il diritto internazionale, nella notte del 9 e poi nella giornata del 9 e 10 tutta :ina serie di attacchi indegni contro navi da guerra e mercantili russe. L'ordinanza del Mikado che dichiarava la guerra alia Russia fu data solamente il giorno 11. >

II Giappone di rimando rispose con una circolare nella quale dopo di aver provato che la Russia non voleva la pace perche rifiutava le pro- poste da lui fatte, e rinviava s'enza rnotivo la soluzione della questione, si distende ad enumerare i preparativi bellicosi che intanto essa an- dava compiendo coll' invio di navi da guerra nell' Estremo Oriente, coH'aumento delle forze di terra, coi rinforzi delle sue posizioni di Tladivostock, di Port- Arthur e di altri punti strategic!. La rota giap- pone&e poi per render ragione che non fosse necessaria una dichiara- zione di guerra, ricorda che quando il ministro giapponese avverti il Governo russo della rottura delle trattative aveva ufficialmente dichia- rato che ii Giappone prenderebbe < misure indipendenti » . Colla quale espressione, secondo la circolare giapponese, si intendevano aperte le ostilita.

In un'altra Nota diplomatica del 20 febbraio ai suoi rappresen- lanti presso le nazioni il Governo russo si richiamo contro la viola- zione commessa dal Giappone dell'autonomia e dintegrita della Corea riconosciuta da tutte le Potenze e affermata nel trattato di Simonoseki del 1902 e nella convenzione franco-russa dello stesso anno: e della neutralita del suo territorio, dichiarata con risoluzione imperiale sul principio del 1904 e partecipataa tutti i Governi. A dispetto dei trat- tati e dei diritti internazionali, continua la Nota, il Giappone coin- mise i seguenti atti: « 1) Avanti 1'aperfcura dell'ostilita sbarcd truppe sul territorio indipendente della Corea che si era dichiara'ta neutrale. 2) Con una divisione della sua flotta assali improwisamente 1'8 feb- braio, tre giorni prima della dichiarazione di guerra, due navi russe che si trovavano nel porto neutrale di Chemulpo, i cui comandanti non erano stati avvertiti della rottura diplomatica col Giappone, atte- 80'jhe i giapponesi avevano con perfidia arrestato la trasmissione dei

744 CRONACA

telegrammi russi e corrotto la direzione del teiegrafi. coreani. 3) Qualche tempo prima dell'apertura delle ostilita, si impadroDi, come preda di guerra, di alcune navi di commercio russe che si trovavano nei port! neutri della Corea. 4) Dichiaro all' imperatore della Corea per mezzo del ministro giappocese a Seul che la Corea sarebbe sog- getta aU'ammmistrazione del Giappone e in caso di resistenza le truppe giapponesi occuperebbero il palazzo imperiale. 5) Per mezzo del ministro di Francia intimo al rappresentante russo presso il Governo della Corea di lasciare il paese col personale della Legazione e del cocsoJato. La Russia protesta contro tali usurpazioni e tali violazioni di diritto, dichiarando nulli tutti gli atti del Governo coreano in tali circostanze. »

A tale Nota il Governo giapponese replied negando che le truppe fossero sbarcate prima della dichiarazione di guerra : 1'invio di quelle truppe sul territorio minacciato era d'altronde una necessita: ed il governo coreano vi aveva dato il suo consenso. La risposta giapponese nega pure di avere intercettato i dispacci russi. Quanto alia questione della neutralita, la Corea, dopo il consenso dato, si trovava in istato di guerra ed ogni neutralita era cessata. II Giappone nega ancora di aver imposto la sua amministrazione e di aver minacciato violenze : dichiara infine che il ministro russo a Seul parti di suo pieno gra- dimento.

Scelga ognuno di credere a chi piu gli piace tra le accuse e le difese. Noi, fatfce le dovute riserve circa gli usi giapponesi nel dichia- rare la guerra, quanto all'occupazione della Corea stentiamo a cre- dere che la Russia ne avrebbe rispettato maggiormente la neutralifa se avesse potuto giungere la prima sul campo. Tale pur troppo e il ccsi detto « diritto > del piu forte.

Q-ERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. La guerra ruseo-giapponese e le potenze europee; il pericolo giallo; la transiberiana. 2. 11 Landtag prussiano: miove misure eccezionali contro i polacchi. 3. Le finalize: condizioni economiche. 4. Ostilita protestanti. 5. Abrogazione del divieto contro le congregazioni della SS. Vergine. 6. Riforma elet- torale in Baviera. 7. Uno sciopero mal riuscito. 8. La comunione sotto le due specie presso i calvinisti.

1. All' improvviso, mentre si credevano appianate tutte le difficolta, e scoppiata la guerra tra la Russia e il Giappone. Nei ritrovi delle persone bene informate, comprese quelle dedite ai negozii, vi si pen- aava tan to poco da sollevare nella Borsa tal panico, quale mai si era avuto dopo il 1870. Ha recato grande sorpresa vedere una potenza,

CONTEMPORANEA 745

la cui forza militare data solo da ieri ; una potenza asiatioa, di razza gialla, scendere in campo contro la Russia, giudicata dalla maggior parte degli europei piu forte di ogni altra nazione : sebbene per GO- loro che in questo ultimo scorcio di tempo hanno seguito lo svolgi- mento dei fatti non fosse inaspettata qualche sorpresa nell' Estrenio Oriente. Fin dal 1859 il principe Gortschakoff, dopo la conquista di alcune regioni dell'Amur, terminava una sua memoria offlciale dichia- rando che « la Manciuria e la Mongolia erano terre destinate a pas- sare effettivamente e politicamente sotto il dominio della Russia. > E cio e ben chiaro. La Russia, quantunque, riguardo alia estensione del suo territorio sia T Impero piu vasto finora esistito, tuttavia non possiede coste; ed unicamente per via indiretta e per mezzo di molti strettt ha la possibilita di sboccare neH'Oceano. Soltanto nell' Asia, al nord della Cina puo giungere al mare ed aprire comunicazioni con 1'Asia e con 1'America e per rimbalzo anche con le altre parti del rnondo; percio in questi ultimi quarant'anni la Russia si e impa- dronita cola dei porti di Wladivostok, di Balni e di Port-Arthur; ma per assicurarne lo sviluppo avrebbe bisogno di conquistare tutta la costa, non esclusa la Corea, circondando per tal modo dalla parte del nord la Cina, compreso Pechino, e minacciando, anzi dominando anche il Giappone, per mezzo delia Corea melesima, il cui popolo essendo della medesima razza e molto amne ai giapponesi.

Le aspirazioni della Russia e quelle del Giappone evidentemente sono inconciliabili. La Russia vuol sottomettere al suo dominio tutta la costa con numerosi porti di guerra e di commercio ; e dalla Corea renderebbe il Giappone schiavo e vincolato nel commercio. D'altra parte il Giappone per tener fronte alia Russia ha bisogno della Corea, ove potrebbe fortificarsi e difendersi con fasilita essendo la Corea di- visa dal continente per mezzo di una catena di montagne formidabili. II Giappor.e e costretto a prender possesso di questo paese prima che la Russia si sia fermata stabilmente nella Manciuria e nella Mongolia; fatto che potra verificarsi solo dopo molti anni. La linea transiberiana e aperfca da circa diciotto mesi, ma e ancora interrotta a, causa del lago immenso di Baikal, per assai tempo impraticabile per le nevi e pel ghiaccio. Oecorreranno percio molti mesi a compire il trasporto di truppe, di viveri e di munizione dall'interno e dalle regioni fer- tili della Russia alle coste asiatiche; e con tutfea probabilita la guerra presente sara lunga e costera molto denaro, in special modo alia Russia. Ne il Giappone pud star sicuro di salvarsi da una'catastrofe. Si parla di un pericolo giallo; perche i giapponesi vincitori occupe- rebbero la Cina per trasformarla, organizzarla all7 Europea, e fame soprattutto una potenza industriale e militare da scagliarsi sopra 1'Oe- cidente. Ma prima di tutto occorre un periodo lungo di tempo, forte

746 CRONACA

molti secoli, per trasformare i cinesi ; i quali poi avrebbero da lot- tare assai in Asia, specialmente contro i russi, prima di riuscire ad invadere 1' Europa. Mano a mano che i cinesi arriverebbero amilioni, da noi sarebbero sehiacciati, poiche gli Europe! di fronte ai gialli conservano sempre uaa spiccata superiorita. Potrebbe anche aecadere ad essi cio che accadde ai loro aatecati. Gli unni, i mongoli, i tar- tari irruppero in Europa; gli unni, con a capo Attila, pervennero fiuo alia Gallia, ove furono messi in rotta e dispersi sicche scompar- vero dalla storta : i mongoli e i tartari incontrarono la distruzione sui confiai della Germania. Questa, come la Polonia e 1' Ungheria, si era creata una organizzazione politica piu forte che ai tempi di Attila.

Ai cinesi e ai giapponesi, arrivando in Europa gia decimati, po- trebbe eziandio toccare la medesima sorte dei popoli barbari, del ger- niani e degli slavi allorche invasero 1'impero romano : di essere cioe assimilati agli occidental! e divenire cristiani ; d'essere per tal modo rigenerati. II pericolo giarllo e piuttosto immaginario. In qual modo i cinesi, cosi affezionati alia loro terra natale, si indurrebbero ad abbandonarla proprio allora che, grazie ai giapponesi ed agli inevi- tabili europei, le ricchezze naturali dei proprio paese saranno rad- doppiate, decuplicate per mezzo delle nostre arti, delie industrie agri- cole? I ciuesi conservatori per natura non rinunceranno certamente ai vantaggi della propria civilta. Le -strade ferrate, la navigazione a vapore sui fiumi e la canalizzazione completa, preservera inoltre la Cina dalla carestia.

Gli Stati Uniti e 1'Inghilterra senza dubbio parteggiano pel Giap- pone e vi e la possibility che essi si oppongano alia sua invasione. In Francia i partiti si moltiplicano nel far dimostrazioni russofile, chie- dendo di portar aoecorso alia .Russia nella sua guerra di conquista ; ma se la Francia desse ascolto a tali consigli, gli Stati Uniti e 1'In- ghilterra si schiererebbero prontamente dalla parte del Giappone, e cosi la marina francese potrebbe andare inoontro a guai irreparabili, mentre il proprio commercio sarebbe diminuito a tutto vantaggio dei suoi rivali, fra i quali la Germania. La classe borghese dirigentenon permettera mai di intrapreudere una guerra contro I'lnghilterra, che e uno dei suoi migliori clienti : ne d'altronde potrebbe aspettarsi di essere aiutata dalla Russia, che trovasi impegnata neU'Estremo Oriente. La condizione piu favorevole e quella della Germania, che la Euasia trovasi costretta a rispettare, non essendole possibile di opporsi alia sua politica e a quella dell' Austria nei Balcani, in Turchia, in Per- sia ecc. Quanto piu va in lungo la guerra e tanto piu la posizione della Germania diviene forfce ; ed al momento opportune, allorche si trattera la conclusione della pace, avra modo di adoperarsi nel con-

CONTEMPORANEA 747

-ciliare gli interessi di tutti. E uno spettacolo nuovo il presente di vedere 1'Europa, 1'Asia e 1'America seguire con grande attenzione la guerra nella Manciuria, la quale, che Dio ci salvi, potrebbe essere il prodrome di una guerra europea o universale ; fatto unico nella storia. I popoli si avvicinano anche per mezzo della guerra, che scon- volge tutti i paesi, li costringe a sacrificii inauditi terminando con apportare qualche vantaggio alia civilta in generale, la cui espres- sione piu sublime S il Cristianesimo.

Nel Schaa-tung i cinesi comiaciano a stimare i vantaggi derivanti dalle istituzioni europee. I Tedeschi hanno costruito una via ferrata dal porto di Tsing tau (Kiau-Tchau) nell'interno della provincia, a Fusien e a Tsinanton, ove sono a mezzogiorno depositi carboniferi dai cinesi non saputi sfruttare, perche essi non possedono macchine n& pompe per estrarre 1'acqua dalle miniere. Adesso le miniere, prov- viste di tutti gli attrezzi occorrenti, danno molto carbone di qualita eccellente, e che d trasportato, per mezzo della via ferrata, a Tsing- tau pel nolo dei bastimenti. I cinesi, essendo privi di combustibili, comprano ora a buon prezzo il carbone ; e si sono stabiliti in grande numero lungo la via ferrata, per esercitare con piu profitto il loro commercio. La via ferrata al presente & lunga 380 chilometri ; ma deve in seguito penetrare nell'interno per oltre 500 chilometri, con una deviazione per Pechino. II porto e la citt& di Tsing-tau s'ingran- discono a vista d'occhio. Nel territorio di Kiau-tchau, ceduto in af- fitto alia Gtermania, questa vi ha fatto rimboscare le montagne, e il tao-tai della provincia, vedendo i vantaggi ridondanti sul paese, ha incominciato il rimboschimento della catena di montagne della sua provincia con grande profitto dell'agricoltura ed insieme della silvi- cultura. I cinesi, dotati di molto senso pratico, capiscono presto 1'uti- lita della civilta europea, se ce toccano con mano i vantaggi.

2. Avendo 1'imperatore aperta person almente, il 16 gennaio, la sessione del Landtag prussiano, tutti hanno avuto agio di accertarsi della salute eccellente di Sua Maesta; tuttavia si parla di una cro- ciera nel mediterraneo per rafforzarla. Frattanto egli non ha tralasciato, ne tralascia di sbrigare i negozii dello Stato. II discorso del trono mette in evidenza la floridezza delle finanze, apportata in modo spe- ciale dal nuovo impulso dato all' industria ed all'agricoltura ; dimodo- ch& vi e la possibilita di assegnare somme piti grosse all' istruzione pubblica, alle istituzioni di previdenza, ai canali, alle qondutture di acqua e per altre spese necessarie.

Oltre a cid il ministro accenna anche a nuove leggi eccezionali contro il popolo polacco; una di queste presentata al Landtag sotto- pone gli affitti e la lavorazione della terra nelle province di Posen e della Prussia occidentale al capriccio della commissione incaricata di

748 CRONACA

stabilire affittuarii e coloni tedeschi in dette province : eicche per uni- formarsi allo spirito di detta legge la commissione impedira a tutti i polacchi di acquistare terre. Un'altra legge proibira 1'uso dell a lingua polacca nelle riunioni pubbliche ; le cooperative e le altre associazioni polacche, gli istituti di credito dovranno essere sottoposti a restrizioni speciali. Di piu da molto tempo si tenta allontanare i polacchi dalle imprese di lavori pubblici e dalle forniture. Gl' impiegati del governo sono obbligati a non fare acquisti da polacchi ; e tuttocio nonostante che 1' imperatore, nella occasione della visita fatta a Posen, avesse data assicurazione di proteggere e far rispettare la lingua, le tradi- zioni e i costumi dei proprii sudditi d'origine polacca.

Tutti i provvedimenti arbitrarii presi finora contro i polacchi sono andati a vuoto. Dal 1886 in poi la commissione incaricata di fondare colonie tedesche nelle province di Est ha speso 256 milioni dei 350 messi a sua disposizione, ed ha riscosso per la rivendita di piccole proprieta agricole circa 54 milioni. Sono state insediate 7539 famiglie con 48 o 50,00"J membri, spendendo per ciascun colono 5000 marchi. Questi coloni, per una terza parte sono nativi delle province mede- sime ove sono stati stabiliti; cosicche le due province suddette, con- tenenti due milioni di polacchi (e un milione di tedeschi) hanno acqui- stato solo 34 o 35,000 abitanti tedeschi. Fra le 1474 famiglie incor- porate nel 1902, ve ne aveva solo 12 cattoliche. La commissione delle colonizzazioni ha fatto costruire 25 chiese, 17 oratori, 24 presbiterii con terreni da affittare, 177 scuole per i protestanti, ma niente per i cattolici. Dal 1886 al 1902 la commissione ha acquistato 132,840 ettari da tedeschi e 105,326,200 da polacchi per la somma di M. 175,853.630. Nel 1903 acquistd 42,052 ettari per 42,344,114 marchi dei quali solo 3067 appartenevano a polacchi. Aleuni di questi offri- rono 88 grandi proprieta e 143 poderi, in tutto 35,238 ettari : i te- deschi 421 proprieta e 237 poderi, cioe circa 210,575 ettari di terreno. Per gli acquisti fatti dalla commissione il prezzo medio dell'ettare e salito da 767 a 1007 marchi, dando inoltre un grande incoraggiamento alia speculazione. Di fatto alcuni polacchi vendono le loro proprieta a prezzo assai elevato, per comprare terre altrove ad un prezzo piu mite, mentre altri divengono proprietarii di case in citta, oppure im- piegano il proprio denaro nel commercio e nell' industria con dispia- cere dei tedeschi ai quali fanno concorrenza. In generale i polacchi hanno fatto molto progresso nella economia sotto il governo prussiano dal quale per questa parte hanno ricevuto molto impulse ed incorag- giamento; si sono fatti lavoratori, economi, industriosi e intelligent!- ma le leggi eccezionali dalle quali sono colpiti li fanno diffidenti, ostili al governo e ai tedeschi in generale, i cui agenti rinfocolano gli cdii ccntro di loro. Alia camera il ministro Hammerstein dichiaro il 25 gen-

CONTEMPORANEA 749

naio che nelle pubbliche assemblee deve essere tollerato solo il tedesco. « Noi (i tedeschi) noi dobbiamo comandare ; ai polacchi resta solo di obbedire; poiche i loro atti, le loro dimostrazioni ostili ci hanno esa- cerbato all'estremo, hanno esaurita la nostra pazienza. > A tenore della dottrina spiegata dal governo tutto il torto & dalla parte del polacchi; sebbene sia vero che negli ultimi cinque anni la proprieta dei grandi possidenti polacchi sia cresciuta di 22,000 ettari a danno dei tedeschi.

II ministro di giustizia sig. Schoenstedt ad una interpellanza ri- guardante le espulsioni di sudditi russi rispose, trattarsi di anarchici e di nichilisti che istigavano all'alto tradimento ; congiuravano, tene- vano relazioni segrete con i rivoluzionarii della Russia, trasgredendo inoltre le leggi tedesche. Coloro che fecero la interpellanza ed i so- cialisti non erano in grado di smentire le asserzioni del ministro ne di provare i fatti esposti in difesa degli espulsi ; percio la camera fu costretta ad approvare la condotta del ministero : di alcuni fatti perd non si sono portate prove molto sicure. In ogni circostanza il governo prussiano si e dimostrato molto compiacente verso la Russia ; e spesso le ha consegnato individui senza avere prove suffloienti intorno la loro reita. Oggi, in forza di un trattato reciproco di estradizione, sono restituiti anche i disertori, quasi tutti polaechi, i quali a migliaia cercano asilo presso di noi. Essendo buoni lavoratori, modesti e tran- quilli, i proprietarii e gli industrial! si lagnano vedendosi privati in tal modo di buoni operai. In contraccambio la Russia e obbligata di consegnare i disertori prussiani; solamente pero non si e mai da to il caso di prussiani e nemmeno di polacchi disertori, rifugiati in Russia. In seguito alle incessanti proteste della camera, il trattato di estra- dizione non fu piu rinnovato dopo il 1860 ; avendo lasciato per di piu nel popolo la ferma credenza che la Russia ne abusava, facendosi con- segnare persone innocent i col pretesto di congiure anarchiche.

3. Dai resoconti presentati alia camera si rileva che il bilancio del 1903 invece di avere un disavanzo si e chiuso con un avanzo di 70 milioni. Le entrate delle strade ferrate soprattutto sono auinentate, merce il continue accrescimento del commercio agricolo. La Germania ha superato 1'Inghilterra nella produzioae del ferro, avendone dato nel 1903 8,700,000 tonnellate. La produzione del combustibile, sia carbone o antracite, di colla, e di mattoni, e stata di 184.600,000 tonnellate, e continua a crescere, per la scoperta fatta di nuove mi- niere di carbone, specialmente in Westfalia. II commercio con 1'estero ha raggiunto la somma di 11 miliardi e 400 milioni di marchi ; somma finora giamrnai avutasi, poiche nel 1903 fu di 10,600 e nei 1901 di 10,200 milioni. Durante i'ultimo triennio 1' importazione di metalli preziosi ascese a 3 miliardi e 741 milioni; la esportazione a un mi- liardo e 174 milioni. La bilancia percid si piega in favore della Ger-

750 CRONACA

mania, essendo la esuberante importazione di metalli preziosi il ter- mometro dell'agiatezza di uua nazione. Anche 1'agricoltura ha pro- gredito, non essendo accresciuta 1' importazione, sebbene sia aumentata la popolazione e il conseguente consumo ; e cio perche 1'agricoltura e aiutata molto con i sali a base di potassa, estratti dalle miniere di Stassfurt, Leopoldstall ecc., e che formano un ingrasso energico in- »ieme ai dieci milioni di tonnellate di fosfato di calce ricavati dalla defosforazione del minerali lavorati nelle officine del ferro.

Per dare incremento all'agricoltura ed alPindustria si sono mol- tiplicati anche in questi ultimi tempi sulle montagne gli argini per condurre ed utilizzare le acque fluviali e impedire le inondazioni e i danni da queste apportati. L'argine piu importante in tutta 1'Eu- ropa stessa e quello di Urft (Prussia renana), il bacino del quale vi- cino a Gemunde raccoglie le acque fluviali di una superficie di 375 ehilometri quadrati. Qaesto serbatoio potra contensre 45 milioni e mezzo di metri cubi ; dara una cascata alta 110 metri, cioe cinque metri piu alta che quella del Niagara, e fornira fino a 22 milioni di kilowatt per forza motrice, dei quali 16 milioni sono gia afflttati per 600,000 marchi annui. Piu lungi 1'acqua della cascata sara utilizzata per irrigare i prati e i campi. La spesa di otto milioni e mezzo in- contrata nella costruzione fruttera dtinque grossi guadagni, senza con- tare il vantaggio di poter stabilire officine e fabbriche nelle campagne, lontano cioe dalle citta e dalle cave di carbone, ove gia si trovano agglomerate molte fabbriche ; e gli operai potranno stabilirsi in cam- pagna, liberi e disgregati. Nonostante che la Germania sia tanto ricca di carbone, pure non tralascia di usufruire delle cascate di acqua quale forza motrice; a piu forte ragione ci6 faranno gli altri paesi, ove non esiste carbone.

4. Da alcuni anni va crescendo 1'agitazione e la guerra mossa dalle associazioni protestanti contro la Chiesa Cattolica. Non passera molto tempo e il Kulturkampf, la persecuzione contro i cattolici seoppiera di nuovo, poich& i fanatici non hanno riguardo ne all'ordine pubblico, ne al benessere, n& alle condizioni esterne. Eppure, sebbene le con- dizioni nelle quali trovasi presentemente la Germania di fronte al mondo siano ottime, le occorre 1'aiuto di tutti i suoi cittadini, di tutte le proprie risorse per conservare tale stato di cose ed insieme star pre- parata agli eventi che da un momento all'altro possono sorgere. Con. tutto questo i protestanti sono cosi esaltati da preferire di mettere la discordia e provocare magari la guerra civile ; e ci vanno accusando di antipatriottismo, quantunque su tal punto non ci abbiano mai potuto cogliere in fallo. Perfino nelle associazioni, nelle assemblee rac- colte per trattare le question! interne riguardanti il protestantismo, si dedicano prima di tutto a combattere la Chiesa Cattolica, ad aizzare

CONTEMPORANEA 751

le autorita politiche perchd la trattino duramente. La Kirchenausschuss, composta di delegati delle chiese nazionali della Germania, allo scopo di promuovere 1'unione e le federazioni di tali chiese, convoco la sua prima adunanza il 18 e 19 febbraio u. s. in Dresda; ed in dettaadu- nanza, secondo quanto riferisce il Dresdener Journal, si sono occupati del bene spirituale dei protestanti dispersi nei paesi cattolici, eppoi aH'unanimita protestarono per 1' abolizione dell' art. 2 della legge contro i Gesuiti (che proibisce ai Gesuiti isolati di far dimora su territorio dell' Impero) ; riprovando in pari tempo 1'accoglienza fatta dal Keichstag alia mozione del Centre in favore della tolleranza. I lettori si ricordano gia come di recente un prete cattolico, in se- guito alia denunzia di un pastore fu condannato a 30 marchi di multa per. aver conferito un battesimo nel Ducato di Brunswick. Fatti simili accadono pure nel Kegno di Sassonia e nel Ducato di Me- cklenbourg. La Kirchenaussehuss ha dato incarico al sig. Voigts, pre- sidente del consiglio ecelesiastico della Prussia, di iniziare le pratiche necessarie per dar corso ad ambedue le proteste suddette; e questo fatto prova come si aveva ragione prevedendo che 1'unione delle Chiese protestanti di Germania, voluta da Guglielmo II per amore di pace e di concordia, si sarebbe risolta in un nuovo scoppio di odio unanime contro la Chiesa Cattolica.

Nel 1872, nell'inizio del Kulturkampf, il ministro dei culti, M. Falk, pubblico un d,ecreto contro le congregazioni della SS. Yergine, fondate da tempo immernorabile fra gli alunni delle scuole superior! ; il giorno 23 gennaio 1904 il presente ministro dei culti e della pubblica istru- zione, sig. Studt, ha annullato il decreto del suo predecessore : perd ha circondata la esistenza delle congregazioni suddette con tante re- strizioni e sottomissioni, le ha sottoposte ad una sorveglianza tanto rigorosa e stucchevole da renderne estremamente difficile la conser- vazione.

5. La camera bavarese discute presentemente la riforma elettorale diretta allo scopo di migliorare il regime presente, pel quale i diritti elettorali dei cittadini sono resi una vera commedia. L'elezione e di due gradazioni. II governo forma le circoscrizioni elettorali, dividendole poi in piccoli distretti, ciascuno dei quali elegge il numero di elettori di secondo grado fissato daH'ammmistrazione. Questi elettori di 89- condo grado in ciascuna circoscrizione eleggono da uno a quattro de- putati secondo la divisione fatta dal ministero, il quale forma circoscri- zioni di estensione diversa, in modo perd da ottenere che le circoscrizioni medesime e i diritti elettorali assicurino da per tutto la maggioranza ai protestanti, ai liberal!, ed ai ministerial*. Tale divisione e fatta con tanta malizia da mettere i cattolici, costituenti quasi i tre quarti della popolazione, nella condizione di ottenere nella camera solo una debo-

752 CRONACA

lissima maggtoranza. La legge nuova fissa una divisione piu equa, mettendo 1'equilibrio nelle circoscrizioni ; ma quantunque non renda plena giustizia ai cattolici, i liberal! e i protestanti gridano come os- sessi coatro la persecuzione, e tentano di sollevare la plebaglia contro il disegno di legge e contro gli ultramontani. Inoltre caratterizza molto bene le condizioni della Baviera il fatto del conte de Moy, fratello del gran maresciallo di Corte, ed egli stesso benviso al principe Reg- geute, il quale alia camera propose di privare i sacerdoti cattolici del diritto di voto.

7. II 18 gennaio 8000 tessitori di Krimmitschan (Sassonia) hanno ripreso il lavoro senza alcun patto, dopo uno sciopero durato sei mesi, nel qual tempo hanno esauriti tutti i loro risparmi e i sussidi rela- tivam-ente considerevoli, elargiti dalle societa operaie. Lo sciopero aveva per scopo di ottenere la riduzione della giornata a dieci ore ; ma i socialisti volevano rnostrare la propria forza, imponendo condi- zioni ai fabbricanti. Questi pero compresero subito che si voleva pri- varli della direzione dei proprii stabilimenti, e metterli nella condi- zione di troncare il commercio. II vero scopo dei nostri socialisti e quello di stabilire fra padroni ed operai lo stato di guerra permanente; fallito il primo tentativo, i capi vi penseranno su due volte prima di ricominciare e gli operai non si afire tter anno tanto a seguirli. I nostri uomini di governo, immersi troppo nella lotta contro i polacchi ed anche contro i cattolici in generale, non capiscono ancora, non si accorgono quale importanza abbia il moviinento socialista.

8. La parrocchia riformata (calvinista) di San Niccola in Amburgo ha approvato Puso del calice personale. Tale questione e stata discussa anche a Berlino ed in altre citta protestanti, essendo giudicato inci- vile e disgustoso bere tutti in un medesimo calice, nel commemorare la Santa Cena. Si teme la contaminazione ; del resto e molto facile con la pratica presente della comunione protestante, di attaccarsi vi- cendevolmente le malattie.

COSTANT1NOPOL1 (Nostra Corrispondenza). 1. La situazione politica in Macedonia. 2. II Generale Etnilio De Giorgis e T influenza italiana in Oriente. 3. La morte di un metropolita compromettente. 4 Le lettere del patriarca greco sull'unione delle Chiese e le risposte delle Chiese autocefale. 5. L'almanacco delle famiglie cattoliche di Costan- tinopoli e la Nuova Biblioteca di autori ecclesiastic! greci.

1. La stanapa turca non pubblica piu i bollettini di vittorie delle truppe imperial! sui malfattori e banditi della Macedonia. L'inverno rigidissimo sospende le ostilita, ma i comitati bulgari preparano, e forse a breve intervallo, nuove sommosse. La diplomazia si e studiata di lenire i mali che travagliano la Macedonia e di prevenirne dei

CONTEMPORANE A 753

nuovi. La Russia e 1'Austria, che piu delle altre nazioni hanno degl'in- teressi vital! nei Balcani, con 1'appoggio delle potenze firmatarie del trattato di Berlino, presentarono non d guari alia Sublime Porta pel tramite dei loro rispettivi ambasciatori un piano di riforme da attuarsi gradatamente nella Macedonia. I giornali turchi non ne hanno parlato e per giuste ragioni. La censura turca vieta rigorosamente la diifu- sione di quelle notizie, che potrebbero malamente impressionare 1'opi- nione pubblica musulmana. Per le tante disdette subite durante il lungo suo regno, Abiul-Hamid II e inviso ai musulmani di vecchio stampo, in peculiar inodo ai softa o studenti di teologia coranica, e per giuata cordialrnente odiato dalla giovane Turchia. La divulgazione di un trattato, mediante il quale due potenze cristiane dettano leggi alia Sublime Porta, ed alle medesime piu non aggiudicano sulla Ma- cedonia che una sovranita nominate, acuirebbe presso i Turchi gli antichi rancori contro il Padiscia regnante. I sudditi di Abdul- Hamid II devono ignorare il decadimento progressivo del loro impero, ed afflne di non dissipare le tenebre della loro ignoranza, gli annuari ufficiali turchi continuano a noverare 1' Algeria, 1'Egitto, la Tunisia, e la Bul- garia tra le provineie dell' impero ottomano.

Nel loro memorandum la Russia e 1'Austria rivolgono un monito ai governi turco e bulgaro. L'inSurrezione macedone non avrebbe assunto si vaste proporzioni, se i comitati bulgari non avessero trovato un tacito appoggio ed una larga tolleranza nel governo della Bulgaria. Malgrado le sue strettezze finanziarie, la Bulgaria spandeva il suo oro nella Macedonia, e vi mandava delle legioni di maestri, i quali si arruolavano nelle file dei comitati ed obbedivano ciecamente ai loro ordini. Per combattere T influenza greca ed elirninare i Serbi, che rivendicano dei diritti storici sul territorio macedone, la propaganda bulgara ebbe non di rado ricorso a violenze molto odiose. Alcuni villaggi cattolici, quelli di Calinovo, Novo Selo, Rosclovo, Mijderek, Q-avaganzi •ecc. sotto 1'incubo delle minacce dei comitati, abiurarono la loro fede, e ritornarono allo scisma. II delegate apostolico della Macedonia, il ze- lantissimo Mgr. Epifanio Scianov, corse rischio della vita. Per sostenere la loro causa i Bulgari commisero dei truci delitti, barbaramente ucci- dendo dei maestri serbi a Salonicco, a Prilep, a Grhevgheli ed altrove.- Questi fatti, e gli ultimi attentati alia dinamite di Salonicco provo- carono la sanguinosa repressione della Turchia, 1'mcendio e la rovina di molti villaggi cristiani della Macedonia, e 1'esodo doloroso di mi- gliaia d'infelici dai patrii lari. Molte vittime innocenti sono cadute sotto il piombo dei basci-buzuk o truppe irregolari turche, le quali nel loro finatismo contro i cristiani non hanno nemmeno risparmiati i Greci, com'e avvenuto a Novoski, ad Armensko ed altrove.

Nella nota trasmessa alia Sublime Porta, la Russia e 1'Austria 1904, vol. 1, fasc. 1290. 48 12 marzo 1904.

754 CRONACA

riconosccno alia Turcliia il diritto di prevenire i disordini, e di pu» nire gli autori, a condizione pero che siano eliminate le violenze ed i soprusi. Le due potenze esigono inoltre che ispettori russi ed austriaci siano aggiunti alia persona di Hilmi pascia, cui la Sublime Porta ha affidato F incarico di pacificare la Macedonia. Gl' ispettori dovranno seguire dovunque Hilmi pascia, studiare le condizioni ed i bisogni della popolazione indigena, vegliare sulle sue sorti, impedire le vio- lenze, chiedere pel compimento del loro rnandato 1'aiuto di esperti dragomanni (interpreti). La polizia dovrebbe essere riorganizzata, ed al comando supremo della medesima chiamato un generale stranieror coadiuvato da ufficiali e sott' ufficiali stranieri. Per dirimere le cause di conflitto e mantener 1'ordine, nei centri piu important! si forme- rebbero alcune commissioni miste di cristiani e di musulmani, sulle quali i consoli russo ed austriaco avrebbero diritto di sorveglianza* II governo turco dovrebbe erogare alcune somme per restaurare o rie- dificare i villaggi provati o distrutti dall' incendio, e permattere ai rifugiati nella Bulgaria e nel Montenegro di reintegrare il loro do- miciiio, esentare i medesimi dal pagamento delle imposte durante un anno, e consegnare alle commissioni miste le somme da distribuirsi ai danneggiati.

Tali sono in succinto i disegni di riforma proposti dalla Kussia e dall'Austria. La Macedonia non pud come 1'isola di Greta aspirare all'autonomia politica sotto la sovranita nominale della Turchia. In Greta, la lotta religiosa e poiitica nello stesso tempo combattevasi solamente tra Greci e Turchi, gli uni e gli altri legati per giunta da identita di razza, perche i musulmini cretesi sono Greci apo- stati dal cristianesimo. La Macedonia al contrario e un vero pande- monio etnologico. Turchi, Albanesi, Serbi, Bulgari, Greci, Rumenir Montenegrini vi dimorano guardandosi in cagnesco, e pronti a venire alle mani per disputarsene il dominio assoluto. L'autonomia politica. non avendo probabilita di riuscita in condizioni cosi sfavorevoli, egli e giuocoforza tutelare con opportune riforme la vita e gli averi dei suoi abitanti cristiani. Ma le riforme nei paesi sudditi dell' Islam sono una fisima. Bisognerebbe abrogare il giure fondamentale dei Musul- mani, che ai seguaci del Profeta attribuisce la superiorita religiosa e politica sulle razze crisfciane. Inoltre, per quel che concerne la Macedonia, 1'attuazione delle progettate riforma, susciterebbe vivis- simo rancore, e forse sanguinose rivolte tra gli Albanesi musulmani, che Abdul Harnid lusiuga ed accarezza per tenerseli amici. Prevediamo- quindi che le provvidenze proposte dalla Russia e dall'Austria non sa- ranno applicate. La diplomazia turca temporeggia, come Fabio Cun- ctator, e 1' incalzarsi di nuovi avvenimenti nella politica europea fara ben presto dimenticare la Macedonia, ed i suoi sciagurati abitantu

CONTEMPORANEA 755

2. La Colonia italiana di Costantinopoli aspetta per festeggiarlo il generate Emilio De Giorgis, scelto a comandante supremo della gendarmeria nella Macedonia. Questa carica non 6 esente da peri- coli. Gli albanesi sono facinorosi, e potrebbero giocare al gene- rale italiano il brutto tiro che gia hanno giocato ai due consoli russi di Monastir e di Mitrovitza. La Sublime Porta si & mostrata restia sul bel principio dallo stipendiare un generale italiano per ri- stabilire 1'ordine nella Macedonia. Avrebbe preferito un tedesco o un francese. L'esereito e la marina turca noverano nelle loro file degli ufficiali superior! di queste due nazioni grassamente retribuiti. Q-l'Ita- liani sono esclusi dall'esercito turco, fuor di dubbio perche si teme che diffondano fra i soldati delle idee sovversive, secondo la pedante- sca circonlocuzione della censura turca. S' ingannano perd di molto coloro i quali scorgono nell'invio in Macedonia del generale De Gior- gis un trionfo dell'influenza italiana nel Levante. L'ltalia ha molti dei suoi connazionali nell' impero ottomano, ma il suo prestigio e ben deeaduto, tanto piu se questo si paragoni con la supremazia che gli operosi mercanti di Genova e di Yenezia esercitavano su tutti gli scali dell'Oriente. La lingua italiana e totalmente dimenticata one- .gletta dalle odierne generazioni : pei suoi traffici 1'Italia non possiede in Turchia delle banche o degl'istituti di creditor nelle grandi am- ministrazioni il numero degl'impiegati superiori italiani e limitatis- simo, e le piu grandi prebende sono riservate ai tedeschi, frartcesi, <ed inglesi. Noi abbiamo la prevalenza numerica a Costantinopoli {12,000 ai 15,000), a Smirne (8000), a Salonicco (5000) ed in altri centri imports nti : ma la nostra emigrazione risulta in massima parte di braccianti ed operai, e ben sovente, e doloroso il dirlo, di ele- menti che gettaco il discredito e 1'infamia sul nome italiano. Gli ope- rai italiani sono sorvegliati con diffidenza dalla polizia turca. Spesso si rifiuta loro il teskere (passaporto) per 1'interno della Turchia. Alle volte, nelle grandi solennita, o durante il passaggio di sovrani esteri per Costantinopoli, molti di questi sc*"agurati sono rinchiusi per vari giorni nelle carceri turche, e Pambasciata italiana, per una prudenza che alle volte pu6 sembrare eccessiva, non si occupa delle loro sorti.

Al decadimento del nostro prestigio contribui per parecchi anni Panticlericalismo della nuova Italia. Nell' Oriente dove per tutte le razze e le confessioni religiose, la pubblica istruzione e nn mono- polio quasi esclusivo del clero, il governo del Crispi voile acclimare la scuola laica. La loggia massonica italiana di Costantinopoli, P/te- lia Risorta, favori questa politica ostile al sentimento religiose e al decoro nazionale. A scopo di beneficenza si organizzarono ogni anno dei balli massonici, ai quali intervennero coloro che passano

756 CRONACA

per le piii spiccate personalita della colonia, ed anche degli ufficiali di marina rivestiti delle iusegne massoniche. Dalla sua guerra alia religione ed ai missionari Italian! tanto benemeriti dell' Oriente, il governo non raccolse che il danno e le beffe. Le scuole italiane si spopolarono, laddove le scuole francesi, dirette da zelanti edncatori del clero regolare fiorirono mirabilmente. Le niigliori famiglie anche italiane, mandarono i loro figli alle scuole francesi giudicando, e non a torto, la loro tutela morale, superiore a quella delle scuole laiche crispine, che a Costantinopoli su 12,000 italiani giunsero a stento a raggranellare una scolaresca di 200 alunni. Copriamo poi di un velo pietoso certi episodi che non ridonderebbero ad onore dei maestri scelti a diffondere nel Levante 1' influenza e la lingua italiana. I meschini politici della nuova Italia dimenticarono la frase di Garnbetta che 1'anticlericalismo non e un articolo di esportazione. Sembra che se ne siano accorti alPora in cui scriviamo, quantunque un po' tardi. Un nucleo di Salesiani coi sussidii ed a nome dell'Associazione per soc- correre i missionari italiani all'estero si e stabilito a Smirne. Di botto il nuinero degli alunni da novanta, quanti ne contava la scuola laica, si e innalzato a duecento. Due altri padri Salesiani preparano a Co- stantinopoli una novella fondazione. Ci e in tal guisa da sperare che i figli dei nostri connazionali ed emigrant! in Turchia non saranno esposti al pericolo di ricevere un'educazione atea, e d' imbeversi di massime perniciose per la loro vita morale e sociale.

3. A Scopia (Uskub) e morto all'eta di 52 anni il metropolita serbo Firnailiano. Da vari anni il suo nome era divenuto un vessillo di guerra, un porno di discordia nella Macedonia. La Russia, la Tur- chia, la Serbia, la Bulgaria, il patriarcato greco del Fanar non sa- pevano come calmare 1'agitazione e risolvere i problemi che suscito la sua nomina prima a vicario e poscia a metropolita di Scopia. La morte ha sciolto il nodo gordiano. Mgr. Firmiliano, serbo di origine, avea studiato al seminario di Belgrade, ed in seguito all'universita di Praga e di Atene. Di ritorno in patria nel 1880, ottenne la cat- tedra di teologia nel seminario nel quale avea trascorsi gli anni della sua infanzia. Nel 1897, il Sinodo della Grande Chiesa di Costantino- poli lo chiamavaa governare col titolo di vicario Teparchia di Scopia.

I serbi gongolarono di gioia. SulPesempio dei Bulgari speravano di strappare alia Sublime Porta i berat necessari per la fondazione in Macedonia di diocesi con titolari serbi. Durante il patriarcato di Co- stantino Y (1897-1901) i loro voti erano sul punto di essere appagati.

II Fanar consentiva alia consecrazione di Firmiliano a metropolita di Scopia. Tutto era gia pronto per la solenne cerimonia, che la Serbia riguardava come un trionfo della sua influenza, quando la Sublime Porta, cedendo alle pressioni della Russia, di& ordine che si differisse

CONTEMPORANEA 757

la consecrazione di Firiniliano. Temevasi nn sollevamento del Bulgari detti patriarchisti, perch& sottomessi tuttora alia giurisdizione del pa- triarcato greco. Ritornato al potere dopo un esilio di quattordici anni 1'attuale patriarca Gioacchino III, la Russia fe' delle istanze presso il Fanar onde appagare i voti dei Serbi senza irritare i Bulgari. A questi si concessero i Berat per le nuove diocesi di Melenic, Kastoria, Mo- gliena, Doiran ; ai Serbi poi si die' formale promessa che Firmiliano sarebbe stato assunto alia dignita di metropolita. Ed infatti il 15 giu- gno 1902, nel monastero di Scaloti presso Dedeagatch egli fu consa- crato dai metropoliti greci di Ohio, e di Vodena e Lititza. Non per questo cessarono i dissidii ed i conflitti di razza nell'eparchia di Uskub. II clero greco ribellossi al neoeletto, dichiarando che 1'elle- nismo non doveva sottostare ad un vescovo slavo iinposto dalla Russia. I Bnlgari lo considerarono come un intruso in una provincia abitata da 60,000 Bulgari e 300 serbi. I Serbi alia loro volta si studiarono di dimostrare la legittimita dell'elezione di Firmiliano, compilando delle statistiche secondo le quali il vilayet di Uskub novera 60,000 famiglie serbe. II povero Firmiliano, levato a cielo in Belgrado, come il pioniere dell' influenza serba in Macedonia, non ebbe il coraggio di visitare il suo gregge. I comitati bulgari aveanlo minacciato di sopprimerlo e le loro minacce si sarebbero avverate. L'insuccesso degl' insorti macedoni, e la guerra mossa dalla Turchia all'elemento bulgaro, lo indussero timidamente a recarsi nella sua sede metropo- litana, dove la polizia lo teneva d'occhio per tutelare la sua persona. La sua morte ha prodotto una tregua di breve durata. La nomina del suo successore sara laboriosissima e provochera nuovi conflitti. Con 1'andare del tempo, le singole citta della Macedonia diverranno la sede di parecchie metropoliti greco, bulgaro, serbo, rumeno, e questo miscuglio eterogeneo di pastori, i quali si odieranno cordial- mente, e si diffameranno e si combatteranno a vicenda, sara la con- seguenza logica di quel manco di unita che travaglia le chiese or- todosse. Separate dal cattolicismo, sono divenute chiese nazionali che immemori degl' interessi religiosi si trasforraano in servile stru- mento del potere politico, e sperperano le loro energie in una lotta sterile ed infeconda.

4. Neil'aprile del 1903 il patriarca greco di CostantiDopoli Gioac- chino III indirizzava una lettera sinodale alle Chiese antocefale. Gioac- chino III ed i dodici metropoliti del Sinodo del Fanar propone vano agli altri patriarcati delPOriente ed alle Chiese antocefale di meditare la soluzione di alcuni gravi problemi di vitale interesse' per la cri- stianita l. Anzi tutto, scriveva il patriarca, e mestieri studiare la pos-

1 Di questo fatto diede gia un cenno il nostro Corrispondente della Grccia, nel precedente quaderno 1290, pag, 625. N. d. D.

758 CRONACA

sibilita di un'unione delle Chiese ortodosse con la Chiesa romana e la Riforma. S' innalzano continuamente preghiere per 1'estinzione dello scisma che travaglia la societa cristiana : le Chiese dell'Occi- dente anelano di ricongiungersi alle Chiese di Oriente, ma le pro- poste di unione poggiano su condizioni che parvertono le tradizioni dommatiche dell'ortodossia, e percid sono inaccettabili. Dimandavano inoltre il loro parere sull'opportunita dell'adozione del calendario gre- goriano, che buon numero di ortodossi giudicano piu esatto, e di mag- giore utilita che il calendario giuliano per le relazioni continue del- 1'Oriente coi popoli civili dell'Occidente.

Con la sua lettera OHoacchino III mirava ad innalzare il decaduto prestigio del patriarcato greco, ed a rivendicare al medesimo il di- ritto ormai caduto in disuso di arrogarsi una supremazia dottrinale sulle altre Chiese autocefale. La Verita Ecclesiastica, organo ufficiale del Fanar, nel numero del 22 novembre (vecchio stile) 1903 inserisce le risposte delle Chiese autocefale di Q-erusalemme, della Russia, della Grecia, della Rumania, e della Serbia al documecto patriarcale. Spira dalle medesime un'aura di fanatismo anticattolico che rivela nei loro autori un accecamento intellettuale anche nelle verita piu lampanti. II patriarca di Gerusalemme dichiara che 1'unione dell'ortodossia con la Riforma ed il Vecchio cattolicismo, e desiderabile, & possibile, ed e necessario perche 1' una e 1' altro sono pieni di deferenza e di ri- spetto a rigaardo delle Chiese delPOriente : per giungere ad un' in- tesa, si dovrebbe radunare a Costantinopoli una commissione mista di teologi ortodossi, protestanti e vecchi cattolici, e togliere di mezzo le divergenze dommatiche che li separano. Un accordo col cattolicismo non e da tentarsi, perche la Chiesa romana esercita in Oriente a danno dell'ortodossia una propaganda che e cagione di scandalo per le co- scienze cristiane. Riguardo al calendario gregoriano nulla sotto 1'aspetto dommatico e di ostacolo alia sua adozione : la prudenza tuttavia con- siglia che si aspetti per questa riforma il momento in cui sia tolto lo scandalo del proselitismo eterodosso nell' Oriente. II Sinodo di Pie- troburgo e di parere che sarebbe piu utile di lasciare da banda le proposte di unione onde consacrarsi con piu zelo a tutelare la fede dei fanciulli ortodossi contro le insidie degli educatori protestanti e latini. Nondimeno devesi tener conto delle vive e sincere aspirazioni della Chiesa anglicana verso 1'unione. L' intesa coi vecchi cattolici, quantunque non scevra di gravi difficolta, e prossima. E doloroso tuttavia che risentano 1' influsso del protestantesimo e sdrucciolino nei suoi errori. Nelle sue relazioni col vecchio cattolicismo, la Chiesa or- todossa non deve lasciarsi fuorviare da un fanatismo assurdo, ne cedere con la lusinga di procacciarsi degli alleati di valore contro Roma.

CONTEMPORANEA 759

La Russia si occupa della ri forma del calendario. Durante il regno di Alessandro III, 1'Accademia delle soienze avea studiata la soluztone del probiema, ma i suoi lavori furono interrotti anzi tempo. II calendario giuliano dovrebbe mantenersi in vigore nel compute ec- clesiastico, riservando il calendario gregoriano al compute civile. Le regole concernenti la fissazione della Pasqua e delle feste di pre- cetto non dovrebbero subire veruna mutazione. II Sinodo di Atene giudica che le attuali circostanze non permettono un mature esame e la soluzione dei problemi relativi all'unione delle Chiese. I tenta- tivi quindi per attuarla riuscirebbero vani presentemente e nel tempo avvenire, ed acuirebbero vieppiu il dissidio religioso tra 1'Oriente e 1'Occidente. Tuttavia 1'accordo col vecchio cattolicismo non offrirebbe serie difficolta, perche i teologi vecchi cattolici venerano 1'insegna- mento orfcodosso, e vivo no in perfetta armonia con le chiese orientali. Circa 1'adozione del calendario gregoriano, giova ricordare che una riforma di tal genere implica delle mutazioni e dei rivolgimenti nel- 1'ordiue di celebrazione delle feste piu solenni dell'anno liturgico. Dunque prima di dare un passo £ mestieri che le chiese autocefale dichiarino di comune intesa che la proposta riforma non turbera in veruna guisa le coscienze ortodosse. Tralasciamo le risposte della Serb;aT della Rumania e del Montenegro perche di minor conto.

Abbiamo detto che 1'odio contro il cattolicismo accieca gli autori di questi document!. Infatti a pift riprese ei in piu sinodi (quelli di Jassy e di Gerusalemme nel secolo XVII) la Chiesa ortodossa lancio 1'anatema contro 1'eresia luterana. I teologi dell'ortodossia non igno- rano lo scempio che fanno i protestanti dei sacramenti piu augusti della Chiesa, del culto della Beatissima Yergine e dei Santi, e della tradizione ecclesiastica. Sanno anche che il vecchio cattolicismo pre- cipitando sempre piu nel caos dottrinale della Riforma, tende a di- venire un larvato protestantesimo. Come dunque e possibile 1'unione coi luterani e coi vecchi cattolici, che rinnegano parecchi dei dommi fondamentali della chiesa ortodossa, e perche poi e impossibile Tunione con la Chiesa romana, con la quale 1'ortodossia non ha delle diver- genze important*, alPinfuori delPinfallibilita pontificia?... Gli uomini di senno non saprebbero rispondere a tali quesiti se non confessando che 1'odio ingenera nelle menti le piu strane contraddizioni, e che le sette cristiane, anche le piu diverse, cercano sempre, ma indarno, di allearsi contro la Chiesa di Gesu Cristo, che poggiata su Pietro & la colonna incrollabile della verita.

5. Segnaliamo con lode, per coloro che bramano di conoscere il movimento della vita e delle opere cattoliche in Oriente, I' Almanack des families catholiques de Constantinople. E apparso il quarto volume di questa importante pubblicazione, sorta per iniziativa di Mgr. Gio-

760 CRONACA

vanni Borgomanero, zelantissimo vicario generale della Delegazione Apostolica. Cid che forma il pregio principale ed il valore storico di questo almanacco, oltre la spirituale utilita pel fedeli di Costantino- poli, e 1'abbondanza di dati che fornisce sulle origini e lo sviluppo delle opere cattoliche in Oriente. Yi leggiamo per esempio delle pre- gevoli memorie su Leone XIII e Punificazione del calendario, sul- 1'arciconfraternita di Nostra Signora delt'Assunzione per 1'unione delle chiese, sulla casa delle Sucre dell' Immacolata Concesdone a Cadikeuy (1'antica Calcedonia), sull'Associazione artigiana di pieta (asilo cat- tolico pei vecchi, fondato nel 1838), sulla scuola elleno cattolica de- nominata Simpnoia, sul patriarcato armeno cattolico delta Cilicia e quello della Caldea ecc. Interessante e la statistica degli alunni che frequentano le scuole cattoliche di Costantinopoli. II loro numero si eleva a 4648 (lo giudichiamo inferiore alia realta) clei quali 3200 sono cattolici, e 1448 appartengono ad altre religioni (ortodossi, protestanti, ebrei, ed anche turchi). Tra le congregazioni religiose piu beneme- rite dell' insegnamento cattolico citiamo i Lazzaristi coi due collegi di S. Benedetto e di S. Pulcheria (290 alunni), i Fratelli delle Scuole cristiane, con le scuole e collegi di Cadikeuy, del Taxim, di Galata, di Pancaldi, di Pera, di Ferikeuy (1246 alunni), gli Assunzionisti di Kumkapu (187 alunni), le Suore di Sionne col pensionato di Pan- caldi (450 alunne), e le Suore di Carita con le scuole di G-alata, di Ciukur-Bostan, e dell' Ospedale della Pace (1364 alunne). Queste cifre sono eloquentissime e dimostrano 1'estimazione del cattolicismo in Oriente, e la fiducia che gli ortodossi ripongono nell'educazione mo- rale ed intellettuale dei missionari latini. Ci auguriamo che il sul- lodato almanacco continui per lunghi anni la sua pubblicazione e rac- colga dei dati utilissimi per la storia avvenire della latinita di Costantinopoli.

II patriarcato greco annunzia la pubblicazione di una Nuova Bi- blioteca di Autori ecclesiastic! (N£a BipXioOrjy-Y] 'ExxXTjataatiTCfiw Soy- Ypacplaw). Sette volumi vedranno la luce ogni anno, e svolgeranno dei temi storici, agiografici, ma sovratutto di diritto canonico. Prevediamo secza tema d' ingannarci che si stamperanno delle vecchie produzioni ammuffite di scrittori greci del secolo XYII e XVIII. La Chiesa greca e giunta all'ultimo stadio della sua decadenza intellettuale. Lo scisma ha non solo esaurite in essa le sorgenti della santita, ma anche del pensiero teologico. Nell' impotenza di studiare e di difendere la rive- lazione divina, il clero greco si diverte con un diritto canonico sui generis, le cui fonti sono i codici degP imperatori bizantini, i firmani della Sublime Porta, e le lettere sinodali dei Patriarchi. Si comprende di leggieri che un giure canonico sgorgante da fonti si diverse, giu- stifichi tutte le pretese, e sia anche strumento di mire politiche. Per

CONTEMPORANEA 761

eitare un esempio, il patriarcato greco si appoggia sulle massime del suo giure canonico per dichiarare che i Bulgari non devono affac- ciare del diritti sulla Macedonia. E cosi si avvera seinpre piu che lo staccarsi dalla chiesa cattolica o produce il marasmo intellettuale nelle scienze sacre, ovvero lascia libero il varco al pift sfrenato raziona- lismo.

OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE

Alfani A. Ricreazioni. Racconti scelti e liberamente tradotti dal fran- cese. Firenze, Alfani e Venturi, 1903, 16°, 304 p. L. 1,50.

Bittard des Fortes R. L 'expedition francaise de Rome sous la deu- xieme Republique d'apres des documents inedits. Avec une carte des environs de Rome. Paris, Douniol, 1904, 16°, X-432 p. Fr. 5.

Brandi S. S. I. Di chi e il Vaticano? Note storiche e giuridiche. Roma, Befani, 1904, 8°, 72 p. L. 1,50.

Canto liturgico ambrosiano. Ordo ad Funera ducenda aliaque officia mortuis praestanda, cum instnictionibus et decretis quae in pro- vinc. et dioec. synodis hactenus sancita sunt. Mediolani, Palma, 8°, XXVI-170 p.

- GARBAGNATI E. can. Gli Jnni del Breviario ambrosiano, corre- dati delle melodie liturgiche. Milano, id. 8°, XVI -210 p.

- MBLODIE LITURGICHE. 1-5. Contengono : La Santa Messa. Inni in onore del SS. Sacramento. Inni Domenicali pel Vespro e Compieta. Inni del Piccolo Officio di M. SS. Inno allo Spirito Santo e di ringraziamento. Mila.no, id., in 16.°

« DIRECTORIUM CHORI •» per il Rito ambrosiano edito dal can. EMI- LIO GARBAGNATI. 2-6. Milano. Idem, in 16.°

Cappellazzi A. sac. Sociologia civile. Siena, S. Bernardino, 1904, 16°, 324 p. L. 2,50.

Composizioni italiane con appendice di temi per le scuole secon- darie. (Extr. del Gymnasium). Roma, tip. Salesiana, 1904, 16°, VIII- 280 p. L. 0,50.

Debroas L. Le drame de Pekin en 1900. Ouvrage illustre de nom- b reuses gravures. Lille, Desclee, gr. 300 p. Fr. 5.

Divus Thomas. Periodicum philosophico-teologicum scholasticam sectantibus inserviens. Piacenza. Prezzo annuo di associazione L. 10 per r Italia; Fr. 12 per 1' Estero.

1 Non essaudo possiblle dar conto delle molte opera, che ci vengono inviate, oon quelld sollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori a da noi, ne diamo intanto un annnnzia s^mmario oh« u«n import* alcun gludizio, riaerbandoci ds tornarvi sopra a seoonda dell'op- portur.iu e dello spazio conoesso nel periodico.

762 OPERE

Fei R. 0. P. Theologia dogmatica III. De Christo restitutore ordinis laesi. De mysteriis Christi. De Maria Matre Christi. Taurini-Romae, H. Marietti, 1904, 8°, X-208 p. Cfr. Civ. Catt. 18, 10 (1903) 330.

Gorla P. sac. La Samaritana del Vangelo. Milano, scuola tip. sa- lesiana, 1904, 16°, 382 p. L. 3.

Hilarii Pictaviensis de Trinitate (libri XI-XII). De Synodis sen de Fide Orientalium. (Bibl. SS. Patrum, VIZZINI Ser. V. Script, latini postnicaeni. IV). Romae, via dei Cresoenzi 13-15, 1904, 8°, p. 663-926. Cfr. Civ. Catt. 18, 4 (1901) 595: 9 (1903) 329.

Horae Diurnae. Editio II, post alteram typicam. Ratisbonae, Romae, Pustet, 1903, 24.°

La Coree par un Missionnaire. Lille, Desclee, 8°, 192 p. Fr. 0,80.

Le Japon, par un Missionnaire, illustre de 13 gravures. Lille, Desclee, 8°, 192 p. Fr. 0,80.

Lepin M. Jesus Messie et Fils de Dieu, d'apres les Evangiles sy- noptiques. Paris, Letouzey, 1904, 18", XLVIII-284 p. Fr. 3,50.

Menghini J. B. mons. De oratione quadraginta horarum in instru- ctionem clementinam commentaria. Textus exhibetur authentice italico idiomate ac in latinum versus. Editio altera. Romae, Desclee, 1904, 8°, 160 p.

Moriconi F. Fede e scienza. Dialoghi. Roma, Tata Giovanni, 1904, 16°, 148 p. L. 1,50. Rivolgersi al Sig. Giuseppe Blasetti in Raiano (Aquila).

Muratori L. A. Rerum italicarum scriptores. Raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento. Nuova edizione riveduta, ampliata e corretta, con la direzione di GIOSUE CARDUCCI e VITTORIO FIORINI. Fasc. 22 23. Citta di Castello, Lapi, 1904, in 4.° Ciascun fasci- colo L. 10.

Nervegna J. mons. De Institutes votorum simplicium Religiosorum et Monialium. Romae, Cooperativa polygr., 1904, 8°, 86 p. L. 2,50. Ven- dibile in Roma, palazzo della Cancelleria.

Padovan A. L'uomo di genio come poeta. Sguardo generate. II poeta, pittore: it poeta scultore: it poeta musicista. Conclusione. Milano, Hoepli, 1904, 16% VIII-376 p. L. 4.

Pighi J. B. can. Expositio casuum reservatorum in Dioecesi vero- nensi. Ed. Ill Veronae, Cinquetti, 1904, 16°, 40 p. L. 0,70

Poletto G. mons. Prolusione alia cattedra dantesca nell' Istituto Leoniano di alta letteratura in Roma per 1'anno scolastico 1903-1904. Napoli, D'Auria, 1904, 8°, 52 p.

Ricci G. B. sac. La via ai rapporti melodici della musica naturale. Indagine critica. Savona, Ricci, 8", 184 p. L. 3.

Rinieri I. La verita storica net processo Pettico-Maroncelli secondo i loro costituti. Roma, Befani, 1904, 8°, 168 p. L. 1,50.

Rosadi G. 11 processo di Gesu. Firenze, Sansoni, 1904, XVI-444. L. 4. Cfr. presente quad. p. 716 sgg.

Wernz F. X. S I. Tus Decretalium ad usum praelectionum in scholia textus cvnonici sive iuris Decretalium. IV. lus matrimoniale Eccles. Ca- tholicae. Romae, Polyglotta, 1904, 8°, XVI-1136. L. 15. Vendibile all'Uni- versita Gregoriana, via del Seminario 120, Roma.

PERVENUTE ALL A DIREZIONE 763

Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. BONANNI E. monsig.

patria di San Tommaso. Roma, Yeratti, 1903, 8°, 42 p. D' AGOSTINO A. vc- scovo di Ariano. Giolbe. Parafrasi. Ariano, Appulo-Irpino, 1904, 16°, 24 p. EVOLA F. La modernitd e la Ohiesa sotto il Pontificate di Leone XIII, con pivfu- zione di F. PARLATI. Palermo, « Boccone del povero », 1903, 16°. FRANCO G. G-. S. J. I diritti degli animali. (Estr. Civ. Catt. 1904, 1). Roma, Befani, 8°, 32 p. L. 0,50. KLITSCHE DE LA GRANGE D. Madame de Stael. (Estr. Giornale Ar- cadico, gen. 1904). Roma, tip. Sallustiana, 1904, 8°, 16 p. R1CG[ G. B. sac. / rapporti matematici delta melodia gregoriana. Appendice dell'opuscolo « La via ai rapporti melodici della musica naturale ». Koma, Forzani, 1904, 8°, 16 p. RONZONI D. la scena dcll'^azione fittieia della Divina Corn-media secondo Fran- cesco Flamini. Note ed appunti. Napoli, D'Auria, 1903, 8°, 44 p. L. 1,50. ZA- NON G. A. Sulla supposta causa delle cavitd generate dall'elica nell'acqua. (Estr. Atti E. Istituto Veneto di scienze, LX1II). 8°, p. 239-264.

Atti Episcopal!. BLANDINI G. vescovo di Noto. Anno giuUlare della Immacolata Concezione. Lettera Pastorale. Noto, Zammit, 1904, 8°, 68 p. BRIOSCHI P. arciv. di Cartagena. Primera palabra de Pio X. Obolo de fan Pedro. Pastoral. Cartagena, Rodriguez, 1904, 16°, 66 p. CAMILLI D. ve- scovo di Fiesole. Sull'azione popolare cristiana e notificazioni per la musica sacra e canto gregoriano e per il Giubileo. Lettera pastorale. Firenze, Ricci, 1904, 8% 60 p. FERRARI A. arciv. di Milano. Notificazione del Giubileo straordinario, concesso dalla S. di N. S. Pio PP. X. Avvertenze e raccomandazioni. Milano r 1904, 8°, 48 p. GIANI S. vescovo di Livorno. L'Immacolata. Lettera pasto- rale. Livorno, Fabbreschi, 1904, 8°, 36 p.

Eloqnenza sacra. DEGGIOVANNI mons. Gesd, Eedentore e la pace. Con- ferenza. Roma, Tata Giovanni, 1904, 8°, 16 p. FERRANTE G. sac. La Croce. Panegirico. (Estr. Poliantea Oratorio, 1904, 3, 4). Palermo, Mesi, 1904, 8°, 12 p.

Ascetica. FAUSTO DEL NOME DI MARIA, pass. Piccolo tesoro, ossia la Passione di Gesu Cristo. Roma, Tata Giovanni, 1904, 24°, 64 p. Copie 12 L. 1. Rivolgersi alia Sagrestia di S. Celso. Roma. PREPARAZ10NE e rin- graziamento alia 8. Comunione secondo lo spirito di Santo Ignazio. Roma, Desclee, 1903, 24°, 64 p. Cent. 20. RODRIGUEZ A. Esercizio di perfezione riveduto e compendiato da F. T. Roma, Salesiana, 1904, 8°, VIII-820 p. L. 3.

Memorie. FASSIOLO D. arcip. Nei solenni funerali di trigesima del reve- rendo D. Luigi Caroggio priore di Santa Fede. Elogio funebre. Geneva, tip. ar- civescovile, 1904, 8°, 16 p. LORETO G. can. Pel giuMleo pontificate di Leone XIII. Napoli, Pierro, 1903, 8°, 32 p. L. 1. Rivolgersi all' Autore .in Afragola.

Letture religiose. MUNERATI D. Nel XIII centenario dalla morte di S, Gregorio Magno. Cenni storici sulla sua vita e sulle sue opere. Torino, «Letture Cattoliche», 1904, 24°, 120 p. L. 0,20.

Letture ricreative. FERRA VILLA E. La classe degli asini. Farsa. G. F. Massinelli in vacanze. Commedia in due atti. (Coll. di lett. drammatiche, gen. feb. 1904). Roma, Salesiana, 24°, 88 p. L. 0,40.

Poesie. SANTINI L. can. Le odi di Q. Orazio Flacco spiegate e com- mentate. I. Spoleto, tip, deirUmbria, 1903, 16°, 208 p.

ERRATA CORRIGE

p. 609, lin. 28 sec. III. sec. IV.

INOICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOL. I

19O4.

Articoli.

DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA.

« MOTU PROPRIO » DI S. S, Pio X.

Pag. 3

Di CHI E IL VATIC ANO? Note storiche

e giuridiche. 9, 145, 295

LA PROPRIETA DEL VATICANO SECONDO LALEGGBDELLEGUARENTIGE. Note

storiche e giuridiche. 385

Di ALCUNI CRITERII 1NCERTI NELLA ?A- LETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA

ANTICA. Le scoperte di Greta e il criteria cronologico. 26, 434

IL CARBONARISMO E i COST/TUTI DI SILVIO PELLICO E DI PIETRO MA- RONCBLLI. 34

LETTER A E MOTU PROPRIO DI S. S.

PlO X SULLA MUSICA SACRA. 139

HERBERT SPENCER. La sua vita e le sue opere. 158

MARONCKLLI E SILVIO PELLICO IN CAR- CERE. / polli di Renzo. 170

RUSSIA EDlNGHILTERRA NEL TjBET. 191 I NUOVI DGCUMENTI PONT1FJCII SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SA- CRA. 257

IL VANGELO DI ALFREDO LOISY ED i

FONDAMENTI DELLA FEDE. 277, 537

INUTILI APOLOGIE. Mostruose rivela- zioni di Pietro Maroncelli. 310

I DIR1TTI DEGLI ANIMALI. 401, 682

PAPA INNOCENZO XI E L' UNGHERIA

LIBERATA DAI TURCHI (1676 1689).

415, 641 SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI DIVINA

PROVIDENTIA PlI PAPAE X. LlTTERAE

ENCYCLIC AE. Testo latino e tradn- zione italiana. 513

UN PREGIUDIZIO STORICO INTORNO 41 P1U INSIGNI NATURALISTI. Pag". 554, 664

IL CAPORALE TRASTEVERINO. (Rac- conto). 49

ATTRAVERSO IL MONDO. CLARA HOOD. Storia di un'anima. 696

Riviste.

Concetti cattolici e razionalistici sul-

1'origine del Nuovo Testamento.

Pa^. 73

La Francia alPEstero (/. B. Piolef).

205

Dalle sfingi d'Egitto ai paesaggi del

Segantini. Una nuova storia del-

1'Arte (A. Fah). 207

II diritto delle sorgenti. 210

Le pitture delle catacombe romane

pubblicate da G, Wilpert. 329

A proposito di un nostro articolo in-

torno ad Herbert Spencer. 342

Consultazioni canoniche - liturgiche

(Card. G-ennari}. 448

Monografie d'arte e d'artisti (G-uth-

mann, Raushofer, Weber ecc). 453

La filosofia nelle scuole pubbliclie.

574

II Procesao di Gesii (G-. Rosadi).

716

BIBLIOGRAFIA. 82, 214, 346, 591

OPERE PERVENUTE ALL A DJREZIONE.

126, 255, 381, 510, 637, 761

Appendici.

ARCHEOLOGIA. / monumenti del Pa- radiso nelVantica Basilica Vati- cana. Pag. 463

INDICE

765

PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE D' ITALIA. Pag-. 509

SCIENZE NATURALI. Il « radium ».

723

Cronache contemporanee.

DalV 11 dicembre 1903 al 10 marzo 1903.

Cose romane.

i, L'anno giubilare della definizio- ne dell' Immacolata Concezione. Indulgenze concesse dal Santo Pa- dre. 2. Le prime comunioni di a- dulti, nell'anno giubilare. 3. La Societk della Gioventu cattolica ai piedi di Pio X. 4. II Cooaitato pel monumento internazionale ope- raio a Leone XIII. 5. Pellegrinag- gio Toscano. 6. Pei lavori della Commissione biblica. 7. Libri proi- biti. Pag. 90

$. Ricevimento del Sacro Collegio per gli augurii al Santo Padre. Sao discorso. 2. Ricevimento del Corpo Diplomatico. 3. Pubblica- zione dei decreti sul martirio del VenerabiliCrisino, Pongracz e Gro- decz, e sulle virtu eroiche della Yen. Giovanna d'Arco. 4. Accenni storici intorno agli stessi Venera- bili. 5. I milioni al Vaticano. 223

3. Motu proprio intorno all' elezio- ne de'Vescovi. 2. La federazione Piana ai piedi di Pio X. 3. II cir- colo di S. Pietro alia messa pa- pale. 4. La Commissione archeo- logica al Vaticano. 5. Fondazione di una Societa medico-cattolica. 6. La questions del Nobis nomina- verit. 353

4. Motu proprio del Santo Padre per la riunione delle Congregazioni de' Riti e delle Indulgenze. 2. Conferenza in Vaticano pel IX centenario dell' Abazia di Grotta-

ferrata. 3. Ricevimento dato da Sua Santitft alia Societa degli In- teressi cattolici. 4. Movimento di- plomatico pontificio. 5. Prescri- zioni pel Giubileo contenute nel- 1'Enciclica del Santo Padre per il 50° anniversario dell'Imm. Conce ziona. Pag. 474

5. Le feste centenari© di S. Grego- rio. Congresso storico liturgico e d' arte sacra. 2. La musica reli giosa. Udienze pontiflcie. 3. De- creti della Sacra Congregazione de' Riti pubblicati in Vaticano. 4. Modificazioni alia cronotassi de'Sommi Ponteflci. 5. Indulgenze.

605

6. Lettere apostoliche oel conferi- mento dei gradi accademici in Sa- cra Scrittura. 2. Programma del Congresso Mariano e della Mostra internazionale per il Giubileo del- P Immacolata Concezione. Missioni Sacre in Roma. 3. Pellegrinaggio Viennese, belga, francese. La lega- zione colombiana. 4. Dispensa pon- tificiapei giorni 19 e 25 marzo. 730

Cose italiane.

1. Chiusura della Camera per le vacanze. Suoi lavori. 2. Espo- sizione finanziaria del Ministro Luzzatti. 3. Le dimissioni di E. Nathan da Gran Maestro della Massoneria. Pag. 99

9. La morte di Giuseppe Zanardeili. 2. Una convenzione d'arbitrato tra 1'Italia e la Francia. 3. II IV Con- gresso cattolico della Sicilia. 230

2. La riunione politica di Torino. 2. 11 regolamento della istruzione elementare ed il catechismo. 3. II novantesimo compleanno dell'Emo card. Celesia. 359

4. Riapertura delle Camere. Agita- zione settaria contro le congrega- zioni religiose. 2. La proposta Be-

766

INDICE

renini sul divorzio. 3. La schiavitu nel Benadir. 4. Incendio della biblio- teca nazionale a Torino. Pag. 483 S. Lavori parlamentari. Accuse con- tro la Societ^ de' telefoni. 2. Pro- cesso Ferri-Bettolo: condanna del- 1' Avanti. 3. Discordie socialiste.

4. Congresso socialista di Brescia.

5. Nuovo Gran Maestro massonico

6. A proposito dell'incendio alia biblioteca nazionale di Torino. 611

€». Lavori Parlamentari. L'inchiesta sulla marina. Un municipio socia- lista disciolto. 2. Ancora del P. Ehrle. 8. Le avvocatesse. 4. Una com media indecente. 5. Le elezioni ammini- Btrative in Firenze. 735

Cose straniere. Notizie general!.

Francia. Pag. 103, 235. G-erma- nia. 103, 363, Spagna. 104, 363.

Serbia. 104. Russia-Giap- pone. 104, 236, 364, 490, 619, 741.

Macedonia. 104. Portogallo.

235. Stati Uniii. 235, 491. Svezia-Norvegia. 363. -- Inghil- terra. 364, 489.

Nostre corrispondenze.

FRANCIA.

\. La riapertura del parlamento. 2. Condizione presente dell'opinione parlamentare. 3. II governo palesa il suo programma del lavori par- lamentari. 4. Votazione del bilan- cio. 5. II concordato e 1'ambasciata presso la Santa Sede conservati almeno pel 1904. 6. La lotta in- torno alia legge deirinsegnamento. 7. Abrogazione della legge Fal- loux. 8. Nuovi spedienti di perse- cuzione religiosa. 9. Come i cat- tolici si difendono. 10. L'accademia francese e le religiose. Pag, 105

INDIA.

2. L'India e il nuovo Minister© in- glese. 2. La spedizione militare contro il Tibet. 3. Prodotti mine- rali dell'India nell'ultimo d/ecennio. 4. Le vittime dei serpenti e delle bestie feroci. 5. II Delegate apo- stolico Mgr. Zaleski in visita negli Stati Travancore e di Cochin. 6. Notizie varie. Pag. 113

INGHILTERRA.

3. II nuovo Arcivescovo di Westmin- ster. Sua presa di possesso. 2. Po- litica interna. 3. Russia e Giappone. 4. Vertenza fra il Canada e gli Stati Uniti. 5. Spedizione contro il Tibet. 6. II lavoro giallo nel Transvaal. 7. L'arbitrato fra P In- ghilterra e la Francia. 8. La po- sta elettrica deH'italiano Piscicelli. 9. I reali d' Italia in Inghilterra.

Pag 237

STATI UNITI.

4 La questione dell' istmo di Pa- nama. 2. Frodi commerciali negli Stati Uniti. 3. Gli opera! cattolici contro il socialismo. 4. Suicidio della stirpe. 5. Sua Eminenza il Cardinale Gibbons contro il di- vorzio. 6. Agitazione cattolica in favore delle scuole confessional!. 7. Supplica dei negri degli Stati Uniti a Papa Pio X. 8. Amicizia degli episcopalian! pei cattolici. Pag. 243

CINA.

5. Doni modestamente ricusati. 2. Le present! difflcolta nel Koang-si e nella Manciuria. 3. Trattato cino- americano. 4. Persecuzioni de' cri- stiani nel Chen-si e nel Tch6 Kiang. 5 Onorificenza ad un prefetto apo- stolico. 6. Scuole francesinel Kiang.

1NDICE

767

si e fn altri luoghi 7. Relazioni russo-giapponesi. Pag-. 251

. Lagnanze del Giappone contro la Russia. 2. R'sposta della Russia. 3. Politica estera della Cina. 4. Un Vicere progressista. 5. La questione del Sou-pao termmata. 6 Student! cinesi all'estero. 7. Ministero del commercio. 8. I protestanti in Ci- na. 9. Evangelizzazione cattolica.

497

A USTRI A- UNGHERI A .

. La situazione politica monarchica. al principle del nuovo anno. 2. Ungheria: il nuovo ministro Tisza; continua 1'ostruzione parlamentare e lo stato eslege. 3. Austria: 1'ul- tima sessione del par]amento Vien- nese; si governa col §. 14. 4. Atti- vita delle Diete provincial]', specie del Tirolo e della Dalmazia ; la questione dell'universitk itallana. 5. Apertura delle Delegazioni; di- scorso del ministro degli esteri; nuovi bilanci, e nuovi aumenti di gpesa. 6. Notizie del movimento cattolico in Austria, specie in Ti- rolo e nella Boemia. Pag. 364

GERMANIA.

8. La malattia dell'Imperatore e le alleanze di famiglia. 2. La politica arbitrate ; la politica europea in Asia. 3. II Reichstag, cose militari, la politica del Centre, la questione finanziaria, il gruppo polacco, il congresso degli operai conserva- tori. 4. Cose protestanti. 5. II libro intorno a Lutero del P. Denifle. Pag. 372

O. La guerra russo-giapponese e le potenze europee; il pericolo giallo; la transiberiana. 2. II Landtag prug- siano: nuove misure eccezionali

contro i polaccbi. 3. Le finanze : condizioni economicbe. 4. Ostilita protestanti. 5. Abrogazione del di- vieto contro le congregazioni della SS. Vergine. 6. Riforma elettorale in Baviera. 7. Uno sciopero mal riu- scito. 8. La comunione sotto le due specie presso i calvinisti. Pag. 744

BELGIO.

1O. Come i liberali belgi intendono la liberta. 2. Aspettando le pros- sime elezioni politicbe e provin- cial!. 3. Lo stato dei partiti. 4. L'Aisociazione conservatrice. 5. Un battesimo in Corte. 6. Le donazioni di Re Leopoldo. 7. Nel Congo. Pag. 491

RUSSIA.

11. La Russia ed il Giappone, la guerra e la pace. 2. II Tzerkovnyi Viestnik a proposito di una nostra corrispondenza. 3. Le missioni orto- dosse della Russia nel Giappone, nella Cina e negli Stati Uniti. 4. Gli atti di Pio X giudicati in Russia. Pag. 502

1$. La guerra col Giappone ed il ma- nifesto dello Czar. 2. L'entusiasmo patriottico dei Russi. 3. L'adozione del calendario gregoriano. 4. Le polemicbe della stampa a proposito dei decreti del Santo Sinodo rela- tivi alia coiiversione degli Ebrei. Pag. 620

GRECIA.

13. La politica presenter nuovo Mi- niatero con vecchio programma. 2. La risposta delle Cbiese auto- cefale alle proposte del Fanar. 3, Le ragazzate attorno al sig. Silve, strelli Ministro d' Italia in Atene-

768

INDICE

4. Le agitazioni degli Unirersitarii

di Atene. 5. La risposta delle Chiese

dissident! e certi teologi greci.

Pag. 625

GIAPPONE.

I 4. Antiche memorie della Religione cristiana predicata gia in Giappone da S. Francesco Saverio. Stato pre- sente del progresso intellettuale in quell'impero. La civilta europea accettata, tranne il cristianesimo. Condizioni di quella Chiesa e di quelle Missioni. Grave pericolo per 1'avvenire religioso del Giappone e della Cina. Pag. 633

Giorgis e 1' influenza italiana in Oriente. 3. La morte di un metro- polita compromettente. 4. Le let- tere del patriarca greco sull'unione delle Chiese e le risposte delle Chiese autocefale. 5. L' almanacco delle famiglie cattoliche di Costan- tinopoli e la Nuova Biblioteca di autori ecclesiastici greci. Pag. 752

Cose varie.

1. Una nuova bandiera nazionale.

2. La durata della vita umana.

3. La produzione librariaannua in Germania. Pag. 12&

COSTANTINOPOLI.

15. La situazione politica in Mace- donia. 2. II Generale Emilio De

CON APPROVAZIOKE DELL'ATITORITA ECCLESIASTICA

s

BX 804 .C58 SMC

La Civiltaa cattolica AIP-2273 (awab)

Does Not Circulate

-•^ ' - **»*