pJfS-tf. 3./ t^^ '^ . - (5 e i proprj lumi , é un commercio letterario , in cui non fola acquiftano tutte e due le parti, approfittando l'uaa delle idee e delle nozioni dell' altra , ma vienfi anche ad accrefcere fpefle volte la maflà delle idee e nozioni meffe in comune, rifultando un comporto maggiore di tutti infieme prefi gli fteflì fuoi com- ponenti : eflendo taluno per avventura più atto a fpignere oltre ed a trarre miglior partito da un dato , che un altro ebbe la capacità ,. o la fortuna di fcoprire il primo . Perlochè i femi delle grandi verità gettati e fparfi molte volte da puri accidenti , nella moltiplicitk e varietà de' talenti trovano più facilmente quello , che è più a portata di fvilupparli, per un concorfo pa- rimenti accidentale di altri rapporti. Non potendo in oltre le perfone da altre ferie giornaliere oc- cupazioni diftratte , avere il comodo d' intraprendere fempre opere voluminofe ; ed il grado fteflb di avanzamento e coltura , in cui trovanfì di prefente le Scienze e le Arti , non lafciando più il campo all' induftria degli odierni loro coltivatori di paf^ fare cosi facilmente per autori originali , puolTi ali' incontro dalla collezione di varie particolari oflèrvazioni , fperienze , memorie accoppiate inlìeme , combinare col concorfo dell' induftria di molti una confiderabile raccolta di cofe , che ifolate e fole non fariano forfè atte a cimentare la vifta e '1 giudizio del pubbli- co. Gli Atti di tante Società Letterarie fono altrettanti depofiti di colè , che prefe in corpo formano una malfa per l' ufo non meno , che per la mole lor rifpettabile : ma che fole e fiaccate non avrebbero forfè appagato né il pubblico né i loro autori , e forfè anche alcune per mancanza di occafione non avrebbero avuta mai nemmen refiftenza. Ma ciò , che foprattuto oflèrvabile nel cafo noftro rendevafi , fi era che eflfendo per fua natura diverfo l'oggetto di un'Acca- demia da quello di una Univerfità ,. e diftinte e feparate affatto le incombenze e gli uffizj di Accademico e di ProfefTore, non fi poteva né pretendere né afpettare , che una teneffe luogo e fu- pliffe da per fé fola anche all' oggetto dell' altra . E' deftinata una Univerfità all'iftituzione della Gioventù , infegnando le dottrine- già conofciute e adottate nelle facoltà rifpettive , che vi fi pro- a 2. fèf- «su IV 113» felTano. Moftrerebbe però di conofcer poco l'oggetto della pro- pria ifpezione quel Profeflbre di una qualche Scienza , che pre- tendefle foddisfar al fuo uffizio occupandofi in tentativi il più delle volte inutili di nuove fcoperte. Oltre di che , chi lo ga- rantirebbe dal pericolo d' ingannare fé fteflb e gli altri , vo- lendo o deviare o trafcorrere il fentiero dagli altri battuto, col- la fcorta Tempre pericolofa della Tua fola perfuafione privata ? E chi non farebbe in diritto di riconvenirlo come mancante all' uffizio fuo, eh' è quello d'infegnare le dottrine approvate,, e con- facrate dall' ufo e dall' opinione comune ? Si dedica all' incontro l' Accademico ad arricchire e dilatare corj nuovi ritrovati , con nuovi metodi , con nuovi ufi ed appli- cazioni la propria Scienza ; onde accrefcere il tondo delle uma- ne cognizioni , che è il fondo de' comodi e della felicità della vita fociale. Quindi ciò che farebbe un tratto di zelo bensì lodevole , ma inopportuno e pericolofo nel primo , è nel fecondo l'oggetto ef- fenziale della fua deftinazione : e qualunque tentativo anche vano ,. nella fua inutilità medefima conferva fempre un qualche grado d' utilità. Perciocché l'Accademico non è già egli abbandonato folo al pericolo di un rifcaldo di fantafia , che può facilmente gene- rare una grata illufione , e far travedere chiunque fu le proprie pretefe fcoperte ; dovendole prima aflfoggettare , e rifcuoter 1' ap- provazione di un' Affeinblea , che è atta a portarne un giù» dizio pofàto , difintereffato ,. e per quanto puoffi umanamente ficuro . Perciò quand' egli pure ne' fuoi divifamenti prendeflTe abbaglio , il fuo medefimo errore legittimamente avverato giova non per- tanto ed a lui fteflb ed agli altri: a lui, perchè il giudici© con- corde e general de' fuoi pari o lo rimette traviato nel buon cammino , o difarma la pertinacia dell'amor proprio troppo in- gegnofo nel lufmgar fé medefimo ; agli altri , perchè col fuo efempio avverte i men cauti a guardarfi da quella fpeziolà illu- fione , che fenza quefto efame avrebbe potuto per avventura fedurli . Non potendo però a quefto fecondo oggetto fervire , che in- di- «Sii V |f3«> direttamente ed a cafo una Univerfita , {pezialmente nelle cir- coftanze fopraccennate dei tempi noftri ; quindi è che dovunque fi trovavano già fondate Univerfita di antico grido e riputazio- ne , fi fono in feguito iftituite anche delle Accademie , come fegui a Parigi , a Bologna , a Peterburgo , a Berlino , e più recentemente a Torino , a Parma , ed a Napoli , per non par- lare di tante altre , fondate e protette con cura e providenz» fpeziale di tanti illuftri Sovrani , i di cui nomi fono e faranno mai fempre tra le memorie piti care delle rifpettive Nazioni. Colle ville medefime , e coi medefimi nobili oggetti andava- no , come s' è detto , i rifpettabili Moderatori de' noftri Studj coltivando il difegno di fondare in quefta Città una tal Società Letteraria , che qualunque vantaggio trarre potefl'e dall' Univer- fita , pure formar dovefle un Corpo per fua natura dall' Univer- fita ftefla feparato affatto e diftinto ; a cui dovelfe però efler aperto 1' acceflb per chiunque poteffe renderfi atto al fuo nobile oggetto , prefcindendo interamente dal carattere e titolo di Pub- blico Profeflbre : onde rendere per tal modo utile ed operofo ad un fine cos'i importante anclie tutto quel di più di letteratu- ra e coltura , che fparfo ritrovafi e in quefta dotta Città , ri- guardata meritamente come il centro della letteratura Naziona- le , ed in tutto il reftante di quefta colta e fortunata Nazio- ne j e trarre infieme qualche profitto anche dagli Efteri ftefli : e principalmente a fine di porre in una generofa gara e fer- mentazione quegli ingegni meidefimi , che per mancanza di oc- cafioni e di ftimoli reftavano inoperofi ed ignoti non meno a fé fl:efll , che a tutta la civil focietà . Dopo dunque di avere con Regia munificenza in quefti ultimi tempi parte fondati di nuovo , parte ampliati e alla loro perfe- zione ridotti anche con quefta vifta , tanti utili e difpendiofi ftabilimenti di pubblica Biblioteca, di Orto Botanico, di Mulèo di Storia Naturale , di Teatro Anatomico , di Teatro Speri- mentale , di Oflervatorio Aftronomico , di Elaboratorio Chimi- co , di Scuola Agraria, di Scuola Oftetricia , di Scuole Speri- jnentali di Medicina, e di Chirurgia nell'Ofpitale degl'Infermi, ftabilimenti tutti quanto utili, ed opportuni all'ufo dell' Univer- fita j «eif VI 113» fità , altrettanto neceflarj ed indifpenfabili pegli efercizj Accade- mici , altro più non reftava , che mandar ed effetto un difegno coltivato da tanto tempo , e con tante cure e previdenze alla fua maturità già condotto , venendo all' attuai fondazione della nuova Accademia r Accintifi dunque alla nobile imprefa , fattifi a riconofcere , per dir cos'i , fopra il luogo il fondo fu cui fi avvifavano di erigere un tal edifizio , ebbero anche la compiacenza di rifcon- trarvi gettati già da molto tempo innanzi non folo dei fonda- menti baftantemente fodi , ed eftefi , ma anche preflòchè deli- neata r intera coftruzione dell' opera , a cui non mancava , che l'ultimo atto di quella mano architettrice , che fapefle difporne meglio e conformarne le parti , e renderle perfettamente atte a quell'ufo , di cui erano per lor natura capaci» In quella fempre colta e lludiofa Città non era nuova né 1' idos y né l'efècuzione di fimili Fondazioni : e fé le Società Let- terarie , che qui fempre fiorirono dal primo rinafcere delle Let- tere fino a' di noftri , non avevano avuta o la felicità della riufcita , o la confiftenza della durata , che la Pubblica autorità e munificenza promette a quefta , tutt' altro n' era flato il moti- vo , che la mancanza di talenti , o di genia nella Nazione . Varie fondazioni di diverfe Società Letterarie , fotto differenti denominazioni iftituite qui in altri tempi da privati Soggetti y ma per dignità ,, e per Lettere illuftri , fanno onore del pari ed al genio di quefta Patria ,, ed al nome de' loro fondatori . Molte però di quefte rapidamente fuccedendofi l' una all' altra , nel cor- fo di pochi anni , come fondazioni private , o colla partenza ^ o colla morte dei rifpettivi fondatori ,, andarono fciolte e dilperfe. L'ultima detta l'Accademia de' Ricovrati , perché formata da- gli fparfi avanzi delle anteriori Accademie ricoverati e raccolti del r5P5> in Cafa dell' Abbate Monfignor Federico Cornaro,. che fu poi Cardinale ; accolta in feguito fotto la Pubblica pro- tezione , decorata di qualche Decreto dell' EccellentiiTimo Sena- to Veneto , e dotata di qualche pubblico aflègnamento , fuf- MevJt ancora ,, e allettava ancora, una nobile ambizione negli Efteri . «811 VII 113» Efteri a procacciarfene il fregio. Le pubbliche e private riduzio- ni , che metodicamente da efla da prima tenevanfi , nelle quali trattaroiih promifcuamente argomenti fcientifici , e letterari , 1' avevano re(a in paflàto non men attiva, che utile a quefto dop- pio oggetto di Aia iftituzione. Ma rallentatofi per gradi il fuo primo fervore ( il che accader fuole a quefti Corpi a mifura che dilungandofi dall' Epoca della prima lor fondazione vanno perdendo del vigore € del moto impreflb loro dal primo urto dei loro fondatori , fé un' interna legislazione precilà e fevera foftenuta da un' efterna fuperiore autorità e vigilanza non li richiami di quando in quando ai primi loro principi ) un certo fpirito di languore , e quafi d* inerzia, che s'era impadronito del Corpo intero , teneva nell' inazione e nel filenzio gli individui tutti, che pur confervavano e difpofizione e capacita ed anche un qualche conato al moto e all' azione . Tanto lo fpirito generale dei Corpi morali , che non è altro che 1' effetto della loro coftituzione e delle loro leggi , influifce e predomina fulle qualità e fulle forze fìefle degli individui , che li compongono ; ficchè quefti non fono più operofi od attivi , fé non quanto dallo fpirito generale fo- no mofh e diretti , Ciò veggiarao verificarfi anche di tutte le altre proprietà ed affezioni dei Corpi fteffi , che fanno come cambiar natura ai fuoi membri , infondendo loro quello , che chiamafi fpirito del Corpo , e li fann' efière bene fpeffo tutt' al- tro da quel che farebbero , e fono realmente , o come indivi- dui , o come membri di un altro Corpo organizzato e animato diverfamente . Non mancando adunque a quefto Corpo né feli- cità , né moltiplicità di talenti , né capacità e zelo di operare negli individui , mancava folo un urto fuperiore , una legisla- zione più attiva , ed un oggetto capace di metterlo in moto , e confervarglielo in avvenire coftante e perenne. Non occorreva però che rinnovare nell' Accademia de' Rico- , vrati in capo quafi a due fècoli dopo la prima fua nafcita , ciò che erafi fatto in capo a poco più che trent' anni dalla prima fondazione della Reale Accademia delle Scienze di Parigi ; per rendere anche quefta , non meno che quella , una Società dure- vole , ■*Èil Vili 115» vole , e tanto utile quanto ella poteva efferlo per le naturali fue forze. Era quella fiata fondata del 1666 con Hegio beneplacito in vero , e fotro la Real protezione ; ma fenza alcun atto diret- tamente emanato dalla Regia autorità ; e però fenza certe leggi precife ; coficchè , al dire dell' immortale fuo Segretario , il folo amor delle Scienze ne faceva le leggi. Ma pofcia a fine di ren- derla più durevole , e atta a produrre la maffima utilità , nei lópp fu da Luigi il Grande con un atto formale della Regia fua autorità non folo riformata , ma riprodotta e rigenerata di nuovo in un Corpo ftabile e permanente , il quale poi corrilpo- fe con tanto fucceflb alla munificenza del fuo fondatore , ed al nobile oggetto della fua fondazione. DeterminofTì adunque il graviffimo Magiftrato ( a ) a. fare lo fteffo dell' Accademia de' Ricovrati , dandole una feconda na- fcita ancora più nobile, e diremo anche noi col Signor Fonta- nelle ancora più forte della primiera , rlproducendola , e rige- nerandola ad una nuova vita con un diretto atto Sovrano deli' Augufto Senato Veneto ; che e prefcrive ad efla leggi più pre- cife e fevere , e provede alla fua fuffiftenza con afl'egnamenti de- gni della fua Regia liberalità : ond' ella diviene al prefente 1' opera immediata e diretta di un Sovrano , che non lafcia alle noftre Lettere invidiare il fuo Luigi alla Francia. E perchè quella fortunata fomiglianza nel nafcere potelfe con qualche maggior ragione pronoflicare anche la felicità dell' augu- rio di una fomigliante riufcita in progrelfo , fi cercò di adattare poffibilmente 1' interna conformazione dell' Accademia ftefla , e rapporto ai var; ordini e claffi , in cui fi fono divifi i già pre- efiftenti Accademici , e rapporto ai loro rifpettivi uffizj e dove- ri , ad un cos\ illuftre e fperimentato efemplare . Se non che per fingolare e fegnalatiffimo tratto della Pubblica fiducia ( che dovrà certamente vieppiù impegnare il fervore di quello Corpo ) con raro , e puofll dir nuovo efempio , accorda il Senato al Corpo di fua autorità una volta formato , la Nobile libertà di eleg- ( j) Sedevano allora in quello gli Ec- Lorenzo Morosini Kav. , e Procurator cellentiffimi Signori Pietro Barbarigo, di S. Marco , e Girolamo Grimani, m\ IX |t9!> eleggerfi fucceffivamente tutti i fuoi Membri , pago di riferbar a fé fteflb la facoltà di premiarli. In virtù adunque di un Sovrano Decreto dell' Eccellentiffimo Senato Veneto ( emanato fotto il di diciotto di Marzo di que- llo anno medefimo 177P ) venne adottata l'Accademia de' Ri- covrati , e dichiarata figlia del Principato ; fu accolta fotto la Pubblica fpezial protezione ; fu proveduta di affegnamenti del pubblico Erario ; fu corredata di Leggi , che hanno 1' impronta e '1 fuggello della Pubblica autorità : fu qualificata del carattere di un Corpo Pubblico addetto e deftinato particolarmente ai fer- vigj del Principato, fu per fine fregiata anche di un nuovo tito- lo , non meno più fpeziofo , e più conforme al gufto del Seco- lo', che più comprenfivo dell' ufo moltiplice che Ipera e difègna di trarne il Sovrano , intitolandola Accademia di Scienze , Lettere ed Arti di Padova. Viene coli' atto fteflb incorporata ed unita ad efla anche 1' al- tra più recente di Arte Agraria , come quella che aveva già quafi tutti i fuoi Membri comuni e promifcui colla prima , e che veniva ad eflere virtualmente e ncceflariamcnte compre(a fotto la nuova generale denominazione , fotto di cui ogni libe- ral difciplina , ogni Scienza ed ogni Arte eflènzialmente com- prendonfi . In efecuzione di quefto Auguftò Decreto pafsò 1' Eccellentif- fimo Magiftrato a formare la prima fcelta tanto di quell' ordine di Accademici, a cui fu addoflata particolarmente la cura di fo- ftenere il pefo principale delle Letterarie fatiche , ( pefo nobil- mente ricompenfato dalla Pubblica munificenza ) quanto dell' al- tro uguale nella dignità, diverfo negli obblighi, che non aftret- to ad alcun precifo dovere, ha però il campo ugualmente aperto alla gloria : e lafciò poi a quefti primi Membri della nafcente Accademia la facoltà di fceglierfi per compagni e quelli che fparfi per le Provincie di quefto Srato le adornano coi loro ta- lenti , e i più rinomati tra gli Stranieri ; e finalmente quei Giovani, che coltivando le Scienze fotto la loro difciplina dan- no felici fperanze di luminofi progreflì. In confeguenza di che ebbe la prefente fua forma quefta So- b cietà cieta Letterari,! , e fi convocò per la prima volta il di 25 d' Aprile , di fagliato da augurj cosi felici per quello Stato , perchè dedicato e facro al Santo fuo tutelare , e che però è divenuto anche il di natalizio della noftra Accademia. Il primo atto della ftella fu quello di formarfi la fua Prefi- denza o Configlio , a cui è affidata principalmente 1' interna di- rezione di quello Corpo , e l'oflervanza delle fue Leggi , onde progredire colla fua fcorta ad affettarfi il più prontamente , e prendere quella forma , che dalle fue coflituzioni è prefcritta ; il che non mancò di efèguirfi in feguito in varie confecutive Seffioni ; e principalmente per concertare quei metodi d' interna difciplina e governo , che foflero neceifarj al più facile e rego- lato corfo degli affari Accademici. Non è della dignità di quefta giornata , né opportuno a que- llo momento l'intrattenervi più a lungo col difcendere a più minuti dettagli dell' interna conformazione di quello Corpo , e ai particolari provedimenti , che fi fon prefi per agevolarne e afllcurarne l'andamento, e l'oggetto: provedimenti, che quanto fon utili, e neceflarj da prenderh , altrettanto riufcirebbero inop- portuni ed ingrati ad udirli da orecchi già preparati ed im- pazienti di fentir dalla voce di più efperto dicitore , che Ila pronto a verfàre fopra più nobile e intereffmte argomento , il primo faggio , e la prima Letteraria produzione dell' Acca- demia. Non poflb però difpenfarml dal rammemorare, che il primo at- to , troppo per me favorevole ed ambiziofo , del concorde ed una- nime giudizio vollro, o Illuftri e valorofi Accademici, fu quello di appoggiarmi il troppo onorifico impiego di vollro Segretario, donde mi viene l'onore di fervir l'Accademia in qualità di uno degli organi e degli ftrumenti della fua voce : Onore , che fa- rebbe a me oggetto di maggiore trepidazione , che di compia- cenza , qualora non avelie anche avuta la falutare avvertenza di avvalorare e confortare nel tempo medefimo la mia fiacchezza coir appoggio e foftegno di tal colleganza , nel delicato e dif- ficile impiego , che potrà ben facilmente riparare e fupplira alle mie mancanze : Onore , che m' impòfe il dovere di aprire que- quefta prima pubblica Seffione Accademica, e delibando pe- COSI dire , 1 prmu momenti dell' attenzione di quello fcelto Uditorio , dar quali il fegnale alle molTe della noitra comune rnrrif ra camera . Eccoci adunque, o IlluRri e valorofi Compagni, eccoci alanti al grande momento; momento non fo fé più da incontrarli con nobil lenlo di giubbilo , per il nuovo campo che vi apre alla gloria , oppure con quello di un' onefta trepidazione , per il ci- mento , a cui VI efpone del pubblico giudizio fulle prime pro- duzioni di quello Corpo : cimento pericolofo e per natura deli' impre/a in le ftelTa , e per la llelTa prevenzion favorevole , di cui VI onora la Pubblica efpettazione , e fingolarmente per il confronto di tante IlluRri Accademie difflife per tutta l'Europa parte meritamente fuperbe per l'antico e licuro polTelfo'di una ben gmlta riputazione , e parte nella contenzione e fervore dei primi e i più validi sforzi per acquiftarla. ,..Ì1"°" che mi conforta per 1' una parte quel nobile zelo, che Jo'^n "p'^l-'f^'^'r"'' "'^ ^°^^''' ^' '^o^-n^Pondere con ogni sfor- zo alle Pubbliche fperaaze , e all' efpettazione comune ,°fondato pronoftico di non volgari fucceffi ; e mi rinfranca per ' altra 1' afpetto di quello diftinto , illuminato , e per tand titoli rif et- tabil Confeflb raccolto qui ad oggetto d'animarci a fcioglier co- raggiofamente dal Lido , e di accompagnarci co' fuoi favorevoli Mi conforta finalmente e rinfranca la felicità desìi aufpici che ficcome alla prima nafcita , così anche a quello^ primo Let- terario efperimento della nollra Accademia , degnoffi apportare olla fua fempre faulla prefenza il Sevator Preltanriffin^o, che in quefta fortunata Città e Provincia folliene con tanto zèlo e decoro 1 Autorità la Maella , lo Splendore del Principato (a)- H quale non pur fecondando, ma anche facendo fuoi propri i Pub- blici fenumenti di predilezione e favore, che fi compiacquero d' nato! 7^'r' ''^ fondazione, e i'eccellemt^issiIo Se- Se pS^^r ''°'^^^Ì^'^P^^^' ^'^ §^^^'i"''^° Magistrato zelante Promotore e Prefide della medefima , fafll d,l pari uà b 2 do- C«) S. E. Domenico Michieli, allora PodeHi di Padova. «811 XII 1^ dover del fuo uffizio , che una grata occupazion del fuo cuore di proteggerla e incoraggirla , ben conofcendo quanto la coltura delle Scienze e delle buone Arti influifca fu quella felicità e falute de' popoli , eh' è 1' intereflè più gelofo e più caro d' ogni ben regolato governo. SAG- «Èli XIII ||3fr SAGGIO STORICO Sopra le Accademie di Padova DELL' ABBATE GIUSEPPE GENNARI. \^ Na parte non difpregievole della Storia Letteraria è quel- la , che alle Accademie appartiene , vale a dire a quelle Rau- nanze di Letterati , che hanno contribuito alla confervazione e air accrefcimento delle buone arti,' e delle nobili dilcipline. Que- fto iflituto lodevole , ch'ebbe principio in Italia nel fecolo XV colle Accademie del Fontano in Napoli , di Pomponio Leto in Roma , del vecchio Aldo in Venezia , e con 1' Accademia Pla- tonica fondata in Firenze da Cofimo Padre della Patria , fofte- nuta poi da Piero e Lorenzo de' Medici , fi difTufe nel fecolo fufleguente per ogni parte , ficchè non v' ebbe a quel tempo nelle Italiane contrade , non dirò citta riguardevole , ma né meno grofla terra , o cartello , ove non fofle felicemente intro- dotto. All'efempio d'Italia fi andarono formando anche in Fran- cia fomiglianti affemblee; e quella dotta nazione è debitrice agi' Italiani , ficcome di altre cofe né volgari , né poche , cosi del- la iftituzione delle Accademie . Ci manca ancora quefta parte di Storia , perchè pochifTimo è quello che n' hanno detto il Fab- brizio , il Moroffio , e Marcantonio larckio tra' foreftieri ; T Alberti , il Garuffi , e il Gimma tra gì' Italiani ; la maggior parte de' quali non ci diede quafi altro che nudi Cataloghi : e i tre chiarifHmi uomini Quadrio , Mazzuchelli , e Tirabofchi , che più diftefamente ne favellarono , né tutto han potuto vede- re , né r ampiezza dell' argomento , che avean tra le mani , ha loro permeflb di tutto dire . Per la qual cofa , io lafciando ad ahri Italiani la cura di parlar delle loro Accademie , mi arre- fterò nelle noftre, dando di ciafcuna quelle poche notizie che da molti ■SSII XIV llfe molti libri mi venne fatto di ripelcare ; onde fi vegga quafi come in un quadro l'origine , gli efercizj , e il dicadimento ài effe , e chiaro apparifca da quali principj fia d' uopo ripetere la fondazione di quella de' Ricovrati , che per Decreto dell' Augu- fto Senato Veneto a nuova e più gloriola vita è riforta . Nel che fare feguirò 1' ordine de' tempi , e darò principio da quella che fu detta desi' Infiammati. '-o'^ Dell'Accademia degl' Infiammati. ERano già corfi quafi ventitre anni , da che appreffo le funefle guerre che aveano defolata quella Citta y e interrotto il pub- blico Studio , moffo il Senato Viniziano dalle umili iftanze de' Padovani oratori avea rimeflà in piedi la caduta Univerfità . Fioriva effa allora per uomini fcienziatifllmi così nell' arti , co- me nelle leggi ; e vi erano infegnate le umane lettere , ftudio favorito a quel tempo , da Lazaro Bonamico Profeflbre celebra- tiffmio . Vi concorreva numerofa gioventù da ogni parte d' Ita- lia , e dalle Provincie oltremonri; e molti nobili ingegni, prin- cipalmente della Tofcana ^ verfo il i 540 fi trovavano in Pado- va per acquiftarvi làpere ;. fra' quali mi piace di nominare Ugo- lino Martelli , poi Vefcovo di Glandeve in Francia , Benedetto Varchi , Fabbrizio Strozzi , e Aleffandro Piccolomini , grande ornamento di Siena . Qui Ibggiornavano ancora Leone Orfino Vefcovo di Freius , Emanuele Grimaldi , Vincenzo Maggi , Da- niel Barbaro , Matteo Macigni , Cola Bruno , quel grande ami- co di Pietro Bembo , ed altri chiari e onorati fpiriti. Due de'noflri primeggiavano allora nella filofofia e nell' ame- na letteratura , Sperone Speroni , e Bernardino Tomitano ; de' quali conviene meglio il tacere che il ragionare , quando le lo- ro opere abbaftanza ne parlano . A quelli fi aggiungano Marcan- tonio Genova , eccellente interprete delle dottrine più recondite di Ariftotile , e Marco Mantoa , Legtfla a firn giorni di tiome grande , che nel cono/cere e Jìimare il buono e il hello delf mri- chi- «SII XV |[3S» cljità erudita , e nel pregiare le urti noòili di mano e cC ingegtio , fece gagliarda concorrenza a Re granàijjimi deW età fua , come fcrive il Pignoria ( a ). Conofcenza e diletto grande ebbe an- cora a que' tempi de' marmi anticlii Aleflandro Baflano { b ) . Quefti ad efortazione di Pietro Bembo pofe mano ad illuftrare le medaglie de' XII primi Cefari , fpiegandone tutti i rovefci con molta erudizione in lingua latina , la qual' opera fé veduto avefle la luce , il nome di lui , dove a pochi ora è noto , an- drebbe famofo affai per le bocche degli antiquarj . Io , coma cofa preziofa , confervo la prima parte di detta opera di mano dell' Autore , che in tre parti l' avea divifa : e da quella chia- ramente fi fcorge di quanta cognizion dell'antichità ei foffe for- nito . Oltre lo ftudio delle ifcrizioni e delle medaglie coltivò Aleffandro la poefia , principalmente latina , e verfi di lui ab- biamo nelle Raccolte di quel fecolo pubblicate . Per ultimo k- fciando gli altri che lungo farebbe l'annoverare, non va taciuto Jeronimo Co. da Panico , gentiluomo di quefta patria , e ftret- to amico dello Speroni : il quale , perduti gli occhi, non lafciò di poetare nell'una e nell'altra lingua, come prima avea fatto, e chiamavafi per foprannome Tirefia , perchè né più ne meno , che quefti fi foffe fiato negli antichifiimi tempi , era tenuto buo- no divinatore. Tale era lo fiato degli ftudj in quefta Citta , e tale il nu- mero de' letterati , quando il foprallodato Orfino in compagnia del Barbaro , del Martelli , e' di altri vi fondò un' Accademia di* lettere verfo il 1540, la quale è fiata delle prime , che in quel fecolo fi fondaflero , e fu chiamata degl' Infiammati fecon- do lo fiil di que' tempi , che , febbene non fia degno d' imi- tazione neir età noftra , non era poi tanto ridicolo , com' è pa- ruto al Menchenio ( e ) . Si corregga per tanto l' larchio che ne differifce la fondazione al 1550. Né già fi diffe degl' Infiamma- ti 5 ( a ) Nelle Annotazioni nW Anteno- molte Ifcrizioni Greche e Romane, ed ve p. 44. altre antichità . Erra 1' Orfato ( Mon. i ù ) Annibale avolo con fuo fra- Par. p. 49 ) che faìfamente ne attri- tello Aleffandro, e Livio padre di A- buifce il merito al fecondo Aleflandro, leffandro Juniore raccolfero nella loro del quale qui fi parla . Cafa , detta volgarmente tie^li Specchi, ( e ) De cbarìatanerìa Erudii orum . ^1 XVI (134. ti , perchè lo Speroni aveffe infiammati gli animi de' Padovani allo Itudio della filofofia , e dell' eloquenza in lingua volgare , come lafciò fcritto Jacopo Gaddi ( ^ ) ; il quale con altro er- rore attribuifce la iltituzione dell'Accademia al fuddetto Speroni ; ma fu in tal guifa denominata per la Imprefa , che gli Accade- mici avevano fcelta , cioè un Ercole che arde fui monte Oeta , col motto Arfo il mortale al C'tel n andrà /' eterno , Se fi dee predar fede a Scipione Bargagli ( ^ ) molto contri- buirono col conftglio , e con /' opera a drizzarla in pie , a reg- gerla ^ e ad i?igrandirla alcuni de principali Intronati^ i quali , tra primi fondatori della hifiammata Corte furono iftant emente chia- mati. Egli è certo, né puònegarfi, che Aleflandro Piccolomini , Membro dell' Accademia degl' Intronati , molti anni addietro ifti- tuita , diede non poco luftro anche alla noftra, come diremo; e forfè principalmente di lui intefe di parlare il Bargagli. Primo Principe deli' Accademia , o Prefidente , come ora di- rebbefi , è flato Leone Orfino ( e ) : a lui nell' onorato cari- co fuccedettero Giovanni Cornaro , Galeazzo Gonzaga , Alef- fandro Piccolomini , e Sperone Speroni , il quale a' primi di Novembre nel 1 542 fu creato Principe con molta pompa e folennita. Abbiamo la breve Orazione detta da lui agli Accade- mici in tale occafione ( ^ ) , e da quella fi apprende , che il preceflbre confegnava al novello Principe una verga di alloro . Sotto tal Principato finge il Tomitano , che fieno flati tenuti que' dotti ed eleganti ragionamenti , ne' quali Sperone , eh' è il principale interlocutore , dimoflra elTer necefifaria al poeta del pari che all'Oratore la filofofia. Non ( « ) De Scr'ip. non Tccì. Voi. II. delle Iodi de! Catajo ricorda una fua p, 379. Egloga PaQorale fopra i bagni di Aba- ( b ) Orazione delle Lodi delle Ac- no. E' da vederfi una lettera di Pietro cademie , Fiorenza 1569. pag. 40. Aretino fcritta a lui da Venezia nel 1542. ( f ) Queiìi fu rimatore felice e pò- Tomo fecondo pag. 269. Ediz. 11509. lite, amico dei Varchi, del Cappello, ( ^ ) Sta nel Voi. III. delle fue Ope- e del Bembo, Lo Speroni nel Dialogo re pag. 251. io ^^ />/«' ff>le>idetiti raggi che la illuminajje , e la rendejfe più d' ogni altra famofa e chiara : eh' egli era quello ^ che ?iella lingua latina e -volgare a-uc-ua fant-tt hifAUeanx^ , che In maggior parte di noi tutti andavamo a lui per conftglio nelle ?ioJìre compoftzioni { e ). lì qual lettera-to effendo venuto a morte in Padova nel 1542 , mentre era Principe Giovanni Cornaro , fi era deliberato di fargli recitare nell' Accademia una Orazione funebre : ma si lodevole proponimento , qual che fi fofle il mo- tivo , non fu poi recato ad effetto . Lo Speroni e il Tomitano eziandio furono tra' Cenfori degl' Infiammati , di che ha fatto ri- cordo il Pigna ne' fuoi Romanzi. Gioverà ora parlare degli efercizj letterarj di quella Accade- mia . Il Co. Fortunato da Martiaengo , Accademico ( ^ ) , af- c fer- ( a ) Pro/e Fiorentine P. IV. Voi. Lettere di diverfi di Bernardino Pino a I. Lettere pag. 105. car. 58Ó. { b ) Me(Ter Vincenzo Girello intro- ( mentre in Padova dimorò , fu promotore folenne . Sappiamo in oltre che il Piccolomini , dal quale , per detto dello Spero- ni (/?),/ ) Levan di terra al del tiojiro intelletto , eh' è { a ) Nelle Annotazioni ai Fontani- ( i ) Di ciò ho trovato memoria ia ni Voi. I, car. 472 , e altrove. earte mfT. di quel fe(;olo . ■ ■■'è ^\ XXV 113*. eh' è un verfo del Petrarca. Il Canonico Scardeone, la cui Ope- ra deli' Afiiric/jità di Padova in ftampata in Bafilea l'anno 1560, nomina efpreflamente queft' Accademia , e la chiama nuova , in nova Ekvntorum Academia ( <« ), dalle quali parole fi dee con- chiudere , che fofle fiata idituita di frefco : la nomina il Ric- cobono nella Orazione funerale di Bernardin Trevifano ; e Pao- lo Gualdo infieme con altre nella Vita del celebre Gianvin- cenzo Pinelli ; e finalmente Antonio Frigimelica , fotto nome del Povero , Accademico Delio , nella Orazione in morte di Gianfrancefco Muflito , noftro letteratiffimo gentiluomo , che ficcome in quella , cos'i nell' altre , o come Padre , o come Ac- cademico primeggiò. Né dee tacerfi che lo ftcflb Speroni ne fa ricordanza fui principio di quel Difcorfo che ha per titolo Del lattare i figliuoli dalle Madri ( l> )• Ma quello eh' è notabile fopra tutto , dirò che m' è venuto alle mani un Catalogo desili Accademici Elevati tratto da un' antica Scrittura dell'anno 1557, nel quale fono regiftrati cin- quanta e pili nomi di onorati gentiluomini Padovani , alcuni de' quali ricorderò e per laude loro , e per eccitamento de' vivi ad emularne 1' efempio . E lafciando lo Speroni da parte e il Tomitano con altri membri della vecchia Accademia , a capo di tutti fi legge il nome di Marco Mantoa , del quale abbiamo parlato ; donde fi può trarre verifimile conghiettura , ch'egli fìa •flato de' primi padri e fondatori degli Elevati . Seguono Gafpa- re Fabiano rammentato con lode da Pietro Buccio ( e ) , Fran- cefco Capodivacca Cavalier , Girolamo Co. da Panico , di cui s' è detto neir articolo antecedente , Bernardino Trevifano , il Co. Jacopo Zabarella, Gianfrancefco Muffato, Bartolommeo Zac- co , Benedetto Dottori , Albertino Barifoni , Ottonello Defcal- zo , Bartolommeo Salvatico , ed altri ; buona parte de' quali ef- d fendo ( " ) pag. 260. no ad un' altra nota del Toms I. pag. ( i ) I lodati editori delle opere 244, dove contraddicendo a fé ftcfìTi , Speroniane a car. 477. del Tomo li. non degli Elevati , ma degl' Infiammati notano a quello palfo dello Speroni , attribuifcono al Barbaro la fondazione . che fondatore dell' Accademia degli E- ( e ) Nel libro inlitolato Le coretia- levati /ì crede elTere flato Daniel Bar- zioi'i di Polonia e di Francia dtl Cri' baro , ( ciò eh' è falfo ) , e lì riporta- Jìianijftmo Re Enrico III. ec. a car. ^g. ■«Èlf XXVI \^ fendo allor giovani tal faggio diedero di fé medefimi , che al- cuni fra efll clùamati furono ad occupare le Cattedre della Uni- verfitk , ed alla afpettazione di loro concetta corrifpofero com- pitamente. Lalciò fcritto nel citato luogo lo Scardeone, che Bar- tolommeo Zacco fu anche Principe dell'Accademia, e con grand' encomio ne parla . Di quefto gentiluomo amato ed avuto in pregio dallo Speroni fi hanno varie poefie Iparfe nelle Raccolte del Secolo XVI , e qualche fonetto indiritto a lui tra- le rime del noflro Aleflandro Lionardi : ma un intero Canzoniere di Bartolommeo fta nella preziofa Raccolta di Codici Mff pofledu- ta dall' Eccellenza del Signor Giufeppe Bali Fariètti , Patrizio Viniziano , il quale alla chiarezza del fangue unifce con raro efempio la più fquifita letteratura . Pietro Buccio ( ^ ) chiama il fuddetto Zacco eferchatìjjimo al par i ogni altro neW arte ora- toria e poetica , e di giiidicio preclaro : e ne fa fede 1' Epitaffio di lui , che oltre la poefia e 1' eloquenza , coltivò ancora la Storia , avendo lafciato quella di Padova manofcritta , la qua- le , fé egli aveffe feguito in tutto i dotti ammaeftramenti dello Speroni ( ^ ) ^ farebbe per avventura più che non è , letta vo- lontieri e filmata. Ora in quella Accademia appunto , e non in quella degl' In- fiammati , come falfamente han creduto eruditiffimi uomini , prefe Speroni a difendere la fua Tragedia e fé fteflb per fei giorni confecutivi alla prefenza di tutto lo Studio con maravi-- gliofa eftemporanea eloquenza nel fuo materno idioma . E di quefta mia afferzione potrei addurre validiffime prove , tratte dal- la Vita e dalle Opere dello fteffo Speroni, fé la poca importan- za della colà , e 1' amore della brevità non, mi configliaflero a. paflàrle ora fotto filenzio . Anche quella Accademia avea rivolto il penfiero alla rappre- fentazione della Canace , di che abbiamo la teftimonianza dello fteflb Speroni nella prima delle fue lezioni recitate a difefa del- la fua Tragedia ; ma ficcome per la morte di Ruzante fu im- pedito un fomigliante difegno degl' Infiammati , cos\ non ebbe effetto né meno quello degli Elevati . Gilberto Cognato di Na- zaret , ( a ) Ivi a car. 138. (i) Lettere dello Speroni a car. 235 e 236. «ejl XXVII I12» zaret , cartello della diocefi di Befanzone , che foggiornava in Padova nel 1558 , fa menzione di quella Accademia, e dice di eflère fpefl'e volte intervenuto alle recitazioni degli Accademi- ci , febbene , perchè di ordinario ragionavano volgarmente , po- co o nulla intendefle le cofe loro (^ a ) , Aggiunge però , che gli parevano affai facondi ed eloquenti nella lingua latina. Egli è gran peccato che fiali perduta ogni memoria delle letture , che in quella Accademia avran fatto quegli eccellenti ingegni rammentati di fopra . D' una Orazione volgare recitata da non fo chi fui debito che hanno le madri di allattare i pro- prj figliuoli fa menzione il tante volte lodato Speroni. Riferifce il fopra lodato Cognato che tre erano i Profeffori dell'Accademia, cioè Giovanni Fafolo per la Rettorica , il Tomitano per la Poetica , e Bernardino Trevifàno Filofofo e Medico per le Ma- tematiche . Di queft' ultimo leggefi in una Orazione del Ricco- bono ( ^ ) , che egli infieme con lo Speroni e col Tomitano molto lì adoperò a gloria di tale Accademia , e vi fpiegò con grande acume d' ingegno le Matematiche difcipline . Da che fi viene ad intendere , che non era eflà riftretta dentro i confini dell' amena letteratura , ma abbracciava eziandio le piti difficili fcienze . E bene il nollro Trevifàno era tale che potea foftenere con lode , quanto altri fi foffe , il malagevole incarico. Pietro Buc- cio, oltre al chiamarlo medico fmgolare , lo dice dotato dì bel- lijpme lettere latitie e greche ( <^ ) . Ancor giovane di diciotto anni era flato chiamato a leggere loica nella Univerfità di Sa- lerno , donde avendo fatto ritorno , e addottoratofi in Filofofia e Medicina , la infegiiò di nuovo in Padova pubblicamente . Trasferito di poi alla Lettura de' Semplici , cioè alla Cattedra di materia medica , già da molti anni vacante per la morte dell' illuflre Fallopio, diede a conofcere quanto egli foffe profon- damente verlàto nella cognizione dell' erbe e de' minerali ; quan- tunque per un errore affai comune in que' tempi ad uomini an- d 2 cor ( a ) in Topograph'ia aHijiint Italica- ( i ) E' l'ottava del fecondo Volu- rum Civìtaium a car. 384. Tra le fue me. Opere imprelTe in Bafilea in f. ( e ) L. e. pag. 104. di XXVIII 113» cor dottiflìmi egli abufaffe la chimica per trovar la pietra filo- fofale , fé pure il Facciolati ne dice il vero , che lo annovera tra gli Adepti ( « ) . Della fua perizia nella Botanica , e del giardino di piante da lui coltivato fanno onorevole ricordanza Luigi Anguillara ne'fuoi Pareri , e Giovanni Bavhino in più luoghi della Storia delle Piante ; e il Mattioli nella Lettera dedicatoria del fuo Diofcoride lo annovera tra que' Botanici, che lo hanno ajutato in quell' Opera , affermando di aver ricevuto alcu72e piarne non vulgari da lui . A quefti egregj Profeflbri fi aggiunga Pierantonio Michiel Patrizio Veneziano , che due vol- te lo ricorda con lode nel fuo Trattato Mff delle Piante ; la quale Opera in cinque volumi divifa, e di belle figure arricchi- ta è poifeduta dal noftro dotto Accademico Signor Giovanni Marfili . Dalla Cattedra de' Semplici pafsò fucceffivamente il Trevifano a quelle di Medicina teorica , cui lodevolmente occupò fino all' anno 1583 , nel quale mori, commendato pubblicamente con orazione latina dal Riccobono . Alla Teorica congiunle la pra- tica , avendo fempre efercitata la medicina, fino che ville, con fama di dotto e perito medico : uomo giuftamente lodabile an- che per quello fmgolarmente , che avendo un' unica figlia di non legittime nozze nata , fi fcellè a genero il dotto giovane Ercole Saffonia , che nell' arte di Efculapio divenne poi tanto celebre e rinomato . Matteo Macigni , del quale altrove fi par- lerà , uomo nelle lettere greche, e negli ftudj matematici pro- fondo molto , lafciò erede Bernardino della fua libreria , ricca di Godici Mfl". , la quale infieme colle Opere di lui di argo- mento medico andò difperfa per ignavia de'pofteri { h )• Tornando ora all' Accademia ficcome non è ' certo per 1' ap- punto r anno della fua fondazione , cosi parimente s' ignora il tempo precifo del fuo finire . Ma fe quella degli Infiammati non ebbe lunga durata , quella 1' ebbe ancora più breve : e mi fento inclinato a credere , che per 1' andata a Roma dello Spe- roni fui fine dell'anno i%6o abbia ricevuto un gran crollo. Due { a ) Fafti Cymnafù Patavini pag. { b ) Y. Jac. Philippì Tomaftni Bì- 34J. bìioth. Pat. Mjf. pag. 115. <8eil XXIX 1(3» Due anni dopo certamente era morta , e ciò è chiaro per una lettera di lui fcritta di lìi all'amico Zacco addi i6 di Gennajo 15^3, il quale gli avea dato avvifo che fi penfava in Padova a rifufcitarla { a ) . Qual fi fofle quefta Accademia , e con qual nome tornale in vita , poiché il Gh. Tirabofchi confefl'a di noQ iàperlo , fi dirk da noi nel feguente paragrafo. §. HI. Dell'Accademia degli Eterei. T Ratto dalla fama de'chiariffimi Profeflori di quella Univerfita il gran Cardinale Ercole Gonzaga di Mantova mandò a Pa- dova nel 1558 Scipione Gonzaga de' Duchi di Sabbioneta , gio- vane Cavaliere, nel quale non fi faprebbe decidere le fofle mag- giore o la nobiltà del Principefco Cafato , o l' amor delle buo- ne lettere , o il favore che a' Letterati preftava . Egli era flato educato per otto anni preflb del Cardinale fuddetto , e avea da- to belliflìmi /àggi di pronto e vivace ingegno , e di grande in- clinazion per le Mufe . In età di fedici anni venne per tanto a Padova per applicarfi agli (ludj più gravi della Filofofìa , che qui profeflava Marcantonio Genova , il più dotto ed elegante interprete , che allor vivefle , degli oracoli del Peripato : e ci venne accompagnato da Giulio Gabrieli da Gubbio , uomo di coftumi innocenti , e nelle greche e latine lettere verfatiffimo , che il provvido Cardinale gli diede per ajo e governatore. Con- tinuò il corfo filofofico fino all'anno i5 pef debito di pigione di una fc . «Il XXVIII 1(3» cor dottifTimi egli abufaffe la chimica pe trovar la pietra filo- fofale , fé pure il Facciolati i dice il vro , che lo annovera tra gli Adepti ( a ) . Della lua perizia nella Botanica , e del giardino di piante da lui coltivato fann onorevole ricordanza Luigi Anguillara ne' fuoi Pareri , e Givanni Bavhino in più luoghi della Storia delle Piante ; e il Mattioli nella Lettera dedicatoria del fuo Diofcoride lo annovei tra que' Botanici , che lo hanno ajutato in quell' Opera , affenando di aver ricevuto alcune piante non vulgari da lui . A qefti egregj Profeflbri fi aggiunga Pierantonio Michiei Patrizio 'eneziano , che due vol- te lo ricorda con lode nel fuc Trattatf MfìC delle Piante ; la quale Opera in cinque volumi divifa, di belle figure arricchi- ta è poflèduta dal no/lro .'.ucto Accaemico Signor Giovanni Marfiii , Dalla Cattedra de' Semplici a quelle di Medicina teorica anno 1583 , nel quale mor orazione latina dal Riccobon tica , avendo Tempre elerci t fama di dotto e perito mei, j^^afsò fucefTivaniente il Trevifano cui lodeolmente occupò fino ali* comniedato pubblicametite con . Alla torica congiunfe la pra- la mediina , fino che vifle, con : uomc giultamente lodabile an- che per quello fingolarmente , che yendo un' unica figlia di non legittime nozze nata , ''< (celle ? genero il dotto giovane Ercole Saffonia , che nel!' . ne di Efilapio divenne poi tanto celebre e rinomato . Matte ■ Macigni del quale altrove fi par- lerà , uomo nelle lettere greche, e «gli ftudj matematici pro- fondo molto , lafciò erede Bernardino della fua libreria , ricca di Godici MIT., la quale .iifieme eoe Opere di lui di argo- mento medico andò difperf.i per ignaia de' poderi ( ^ )• Tornando ora all' Acca iiia ficcale non è ' certo per 1' ap- punto l'anno della fua Ibn tempo precifo del fuo finire non ebbe lunga durata , qi: fento inclinato a credere , ci.>. reni fui fine dell'anno 15 oc ione , osi parimente s' ignora il Ma : quella degli Infiammati r ebh ancora più breve : e mi per landata a Roma dello Spe- abbi ricevuto un gran crollo . Due ( a ) Fa/li Gymnafiì Patavini pag. ( ) V. Juc. Philìppi Toma/ini Bi- 34Ì?' bliui. Pat. Mff. psg. 115. ^,»rf & V Tu........ - um t m tmmt 10: ikt • «. ■*£fl XXXI fl3» Il primo Principe dell' Accademia è ftato appunto , come o°ai ragion voleva , il fondatore di efla . Se ne fece 1' aprimento fo- lenne il di i di Gennajo nel 1564,6 Stefano Santini Accade- mico vi recitò una Orazione latina, che in quell'anno medefimo fu data alla luce ( a ) ^ la quale poco o neffun lume fonimi- nifìrandomi , meftieri mi fu ripefcare da altri fonti quelle me- morie che agli Eterei appartengono . Ne' lodati Comentarj ab- biamo che gli Accademici fi congregavano due volte per fetti- mana , cioè la Domenica , e in un altro di ftraordinario , e il luogo della loro riduzione era la cafa medefima del Gonzaga , di che dubitar non ci lafcia il teftimonio di Batifta Guarini e di Alfonfo Caraffa. Il Principe e gli altri Prefidenti dell'Accade- mia fi mutavano ogni capo di tre mefi , affine , mi credo io , che potefle eflere più facilmente e più fpeflb comune a tutti l'onore. E perciò che a' loro ftudj appartiene , verfavano quefi:i fopra la più fublime Filofofia e le Scienze Matematiche , e abbrac- ciavano ancora V Etica , la Rettorica e la Poetica , onde tem- perare la feverita di quelle gravi difcipline colla piacevolezza che va congiunta alle umane lettere. Dei modo poi tenuto nelle Seflioni Accademiche è reftata memoria ne'Comentarj da me citati . Ora dietro 1' autorità del Doni , che dedicò le fue Pitture agli Accademici Eterei con fua lettera data nel i5(?4, cioè neil' anno primo della fondazione dell'Accademia , mi farò a parlare di que' Giovani , che infieme col Gonzaga fi unirono a formare s\ riguardevole Corpo ; eflendo ben giufto che , fé delle buone lettere meritarono , pafllno i loro nomi alla tarda pofterità . Ma prima ricorderò due dottiffimi uomini di quefta Città , fo- pra de' quali , quafi come due perni , fi aggirava i' orbe Accade- mico , per ufare la frafe del citato Santini : uno d' effi fli Gio- vanfrancefco Mudato , da me altrove ricordato con lode , e da ricordarfi di nuovo , di cui fcrivendo il Doni { b ) che era Lettor pubblico-dt Arijìotìle , fi vuole intendere ch'egli di let- tere greche pienamente ammaeftrato fpiegafle le opere di quel filofofo neir Accademia , poiché nelf Univerfita non fu mai cer- tamen- C « ) In Venezia apprefTo Niccolò ( ^ ) Nella citata lettera agli Acca- Bevilacqua 1564 in 4." demici Eterei. «8)1 XXXII 1^ tameute lettore: l'altro de' due è flato per avventura Bernardino Tomitano filofofo , oratore e poeta di chiariffimo grido . An- che l'Anguillara è regiftrato dal Doni tra gli Accademici Ete- rei , cioè non il Semplicifta , come io credo , ma Giovanan- drea , autore della pregiata Traduzione delle Trasformazioni di Ovidio ; il quale a quel tempo dimorava in Venezia , e forfè di la Ipeflb veniva a Padova , dove ha pubblicato qualche Ope- retta , e dove lappiamo che pochi anni prima era fiata rappre- fentata nel palagio di Alvife Cornato la fua Tragedia intitolata l'Edipo ( a ). Troppo lungo farebbe poi voler parlare diftefamente di tutti gli altri ; e però , fervendo alla brevità , toccherò alcune cofe fommatamente , che forfè non fono inutili da faperfi. E comin- ciando da' Veneziani , i quali in buon numero fecondo il lode- vole coftume di quell' età le Icuole di Padova frequentavano , Francefco Molino fin dal 1558 foggiornava tra noi fotto la di- fciplina dell' eccellente uomo Marcantonio Mureto ; e Paolo Manuzio ne fa onorata menzione nelle fue lettere latine , e ne loda il raro {quifito ingegno . Anche Lazaro Mocenigo è com- mendato dal Mureto nelle fue pillole fcritte al Manuzio , e af- ferma il Doni { b ) , che molto degnamente nell' Accademia avea parlato della Fortuna • Vincenzo Gradenigo poi s'i bene era iflrutto delle italiane e latine lettere per teftimonianza del CrafTo ne' fuoi elogj , che nell' una e nell' altra lingua fi diede a conofcere eloquentilfimo . Appreflb le più importanti magiflra- ture e le più riguardevoli ambafcerie per la Repubblica fbfle- nute , in frefca età fi mori. Da Vincenzo Gradenigo non dee fepararfi Luigi della flelTa antica e nobilifTima famiglia ufcito, il quale in Padova dimoran- do , e nell'Accademia degli Eterei efercitandofi affiduamente , diven- ne un gentiluomo dott'tjjimo , come il Sanfbvino afferifce , ed ebbe una privata libreria delle migliori che allora ci fofTero nella fua patria , la quale in ogni tempo di fcelte e copiofe bibliote- che fu provveduta . Addottrinato egli nella greca, e latina let- terar ( « ) Girolamo Negro nelle lettere latine , ep. 47. C ^ ) L. e. «fin XXXIII 113» taratura, e nella Filofofia, né delle poetiche cofe ignaro, fu fcel- to meritamente a Bibliotecario della Libreria di S. Marco ; e del- la vigilanza , colla quale vi prefiedette, è da vederfi il Sig.' Ab. Jacopo Morelli nella fua DilTertazione Iftorica della detta Libreria ( « ) . Anche Scipione Bargagli nella Orazione delle Accademie lo- da il Gradenigo come una delle bah e colonne della fabbrica degli Eterei. Aggiungerò di lui che, oltre i libri, d'erbe ancora e di piante rare fu curiofo ricercatore; e ciò apparifce da qualche fua lettera autografa preflb di me, colla quale ne chiede alcuna a Gian- francefco Muffato fuo amico ; il cui orto rimpetto a S. Giacomo ( ora de' Signori Conti Maldura ) è chiamato da Profpero Alpi- no ( ^ ) Jìjypibus r^rioribus maxime confpicuus , e da Ercole Belliro- to P. P. di Filofofia 'vii-'tdarium mbìltjjimum . . . Ó" celebre hi tota civitate , fuav'tjpmis fioribus (7 fru^ìibus repletum^ vartis arbortim generibus exortìatum (e) . Noterò in fine che la morte del Gra- denigo avvenne fui fin di Novembre nel 1582 , ficcome mi conila da una lettera originale di Alvife Muffato, che ne con- forta Gio: Francefco fuo Zio allora foggiornante in Venezia. Di un altro Luigi non pollò tacere della Cafa da Pefa- ro , il quale nell' anno medefimo che 1' Accademia pubblicò come diremo , un bel volume di Rime , diede alla luce in quefta Città un Trattato latino , che intitolò De prifcorum fapientHm placit'ts , deque opttmo phìlofophatìdi genere , indiriz- zandolo al celebre Daniello Barbaro. Per quefto faggio del fuo fapere fu reputato degno di occupare la Cattedra di Filofofia in Venezia , nella quale ebbe fra fuoi uditori Andrea Moro- fini lo fiiorico , Niccolò Contarini , e Criftoforo Vallerò , patrizj chiariffimi ; e pofcia di foprantendere anch' egli alla Libreria dì San Marco , di che fanno teftimonianza i Giornalifti d' Italia {d) . Che Jacopo Cornaro di Greche lettere foffe adorno, pare che fi poffa giuftaraente dedurre da ciò che lafciò fcritto il Doni di lui. e Im- ( « ) Pag. 88. A cotefto diiarifllmo ( r ) Nel libro che ha per titolo. Letterato , e mio pregiatitTimo amico Logia exercìtatrones in Porphyrhim &c. pubblicamente mi confefTo debitore di Patavìi 1616. in 4.° alcune notizie fparfe in quefte Memorie. ( ^ ) T. V. p. 578. Vedi l'Afa. Mo- ( h ) Nella DifTertazione latina de relli nel 1. e. p. 8S, Laferp'iùo . «SII XXIV |[S» Imperciocché racconta {a) che , eflendo il Cornaro attuai Principe dell'Accademia, aveva interpretato un' Oda di Pindaro, moftrando la grandezza della Virtù . Il medefimo Autore non defrauda delle debite lodi né il foprannominato Molino, che del fonno e del fogno tanto bene avea letto ; né Piero Gabrieli di una tanta Accademia degno fpirito ( fono parole del Doni ) che nel mettere lo Jlupore della fortuna m luce foddisfece a tanti di- vini ingegtji con prudenza e dottrina. A SI bel Coro di gentiluomini Viniziani fi unirono , come detto è , altri Giovani che in Padova fi trattenevano a cagione de' loro ftudj , per nobiltà di fangue , o per defio di fapere ben degni che il Gonzaga li ricevelfe tra' fuoi Accademici . I più di loro coltivavano le Mufe Italiane o Latine; ed ebbero grido di valenti poeti Stefano Santini Mantovano , Annibale Buona- gente , Ottaviano de' Conti Capra Vicentini , Ridolfo Arlotti di Reggio di Lombardia , autore di un poema rimafo imperfet- to per la morte di lui , Giovachimo Scaino da Salò , che fu poi profeflbre di Diritto civile nella noRra Univerfità , e Giufeppe de' Signori di Pertiftagno , buon poeta latino , poi cavaliere e dottore ; per tacere degli altri che hanno verfi nelle Raccolte di quella età . Due però fi fegnalarono fopra tutti , Torquato TafiTo , e Batifla Guarini , nomi che faranno eternamente cari alle Mufe Tolcane. Il Taflfo fu afcritto nel numero degli Eterei nel Marzo del 1554,6 indirizzò all' Accademia quel Sonetto che comincia, Poiché in vojìro terren vii Tajfo alberga. Egli da Bologna , ove fu accufato d' avere fcrltto una fatira , venne a Padova chiamatovi dal Gonzaga ; il quale non fola- mente lo ricevette nella fua Ca(à , come prima avea ricevuto il Santini per fomigliance guifa da Bologna invitato ; ma a tanto giunfe di fratellevole dimeftichezza con lui , che eodem atque ille , cubiculo , eadem menfa , (y eodem poculo utebatur , come affer- ma Gian Vittorio Roffi nella fua Pinacotheca . ( P. II. p. 202. ) Quan- ( jj ) Nella citata lettera . «eli XXXV ii-sj- Quanto di onore e di riputazione ne ritraefle da lui la nafcente Accademia è facile conghietturarlo . Cereamente il citato Barga- gji udendo di lontano sì bei principj , vuole che il mondo tutto molto n' abbia a fperare e dal faper del fuo Fondatore , e dal rjilore /tpprejfo di quel Torqu/ito T^lfo , primiera fperajiza oggi che debba ejjcr portata in fu /' ultima cima del vero poetare la ìtojìra lingua (/?). Ma toccando più da preflb le cofe dell' Accademia , dirò che eflendo venuto a morte in Mantova il nominato Santini , giìi eletto a Principe degli Eterei, fu dato il carico a Torquato di lodamelo in Padova pubblicamente ; ed abbiamo , benché imper- fetta, la Orazione funebre da lui comporta in tale occafione {b). Poco più di un anno potè goder l'Accademia i foavi frutti del poetico genio del Taflb , perchè dentro l'anno 15(^5 paflo a Ferrara a' fervigj del Cardinale Luigi d' Efte . E ben vero che fpeflb a Padova facea ritorno , dove la cordiale amicizia di Sci- pione , e la compagnia di s\ leggiadri Ipiriti quafi a forza ne lo traeva . L'altro lume ed ornamento ringoiare dell'Accademia fu Ba- tifta Guarini , l'autore del Paftorfido . Non fi fa il tempo pre- cifo , nel quale vi è flato ammeflb . Né Apoftolo Zeno nella Vita di lui pubblicata nella Galleria di Minerva ( e ) , né A- leflàndro Guarini nella Vita più copiofa del fuo illuftre Bifavo- \o { d ) nulla ci dicono fu tal propofito : anzi raccontando am- bidue che Batifla fu aggregato alle più famofe Accademie d'Ita- lia j fra le quali rammentano gì' Innominati di Parma , e i Ri- e 2 co- C <» ) Nella lodata Orazione delle Lo- ranì,mio onorando amico , nelf applau- di delle Accademie. Il Tallo nel tem- ditifllma Vita di quell'efimio poeta nel pò di fua dimora tra noi ha compollo paffato anno venuta alla luce , la quale 41 fuo Rhmldo , opera giovanile , ma mi certificò di alcune cofe , che molto degna del fuo raro talento, e ha con- innanzi io aveva fcritte per conghiettu- ceputa infieme la grande idea del fuo ra , e che di poi ho levato da quella maggior poema la CerufaUmme Ubera- Saggio affine di fervire alla brevità. ta. Qui pure nel 1564 dettò i fuoi ( 6 ) Sta nel T. XI. delle Opere del Difcorft del Po;ma eroico , e ragie- TalTo, in Venezia 1740. nò pubblicamente fopra diverfe materie ( f ) Voi. 1. Parte ITI. nell'Accademia degli Eterei, come af- ( W ) Supplem. al Ciorn, de Letter. ferma il Ch, Sig. Abate Pierantonio Se- Tom. II. «Si) XXXVI 113» covrati di Padova , tralafciano del tutto di riferire quanta parte egli ebbe nell'età fua giovanile in quella de'noftri Eterei. Con- tuttociò dal Bargagli veniamo a làpere che vi fu afcritto nell'an- no primo dell'Accademia, vale a dire nel 1554,6 probabilmen- te dopo la venuta del Taflb a Padova, perchè il Doni nella più volte citata lettera regiftrando i nomi degli Eterei fa menzione di quello , e del Guarini non parla . Si dee dunque egli nove- rare tra' più chiari membri di quella Società , nella quale , fe- condo r ulànza di que' tempi , lì chiamò il Cojìante , ficcome Torquato Taflb fi denominò il Pentito^ Scipione Gonzaga \ Ar- ano^ ec. Anzi eflèndone flato creato Principe , la qual dignità , come fi è detto fopra , durava tre foli mefi , ne fu lodato con elegante Orazione dal fuddetto Gonzaga , ed ei ne lo ringraziò col Sonetto Se alt alto fuon delia faconda lingua , ec. Sul principio dell'anno 15^7 efercitava nell'Accademia l'uf- ficio di Segretario , mentre Luigi Gradenigo era Principe ; e con tal titolo fi fottofcrive alla lettera dedicatoria , colla quale gli Eterei indirizzarono un bel Volume in 4.° di poefie Italiane a Madama Margherita Valefia Ducheffa di Savoja : la qual Gol- lezione di Rime è forfè la più bella e più pregiabile che ab- bia veduto quel fecolo tanto fertile di Rimatori . Eflèndo di- venuta rara quella edizione , Alfonfo Caraffa ne fece fare nel 1588 una rifèampa in 8.° nella Citta di Ferrara per Vittorio Baldini , e la dedicò a Scipione Gonzaga già Cardinale , prote- ftandofi, „ che non doveano quelle Rime ricevere la feconda vi- „ ta fé non da chi lor diede la prima . Fu ella (fegue a dire) „ non pur cagione che lì ftampaflero , ma che gli autori loro „ le componeflero , eflendochè non pur fotto l'ombra fua , ma „ fotto il tetto di V. S. HI.'"* e Rev."^ quel nobiliflimo Coro „ fi raccoglieva . " Non più di undici fono i poeti che in quel Volume hanno rime ; ciò che forfè diede occafione al foprafcrit- to errore del Quadrio ; ma fra quelli , dirò cosi , giganteggiano Torquato Taflb, e il Guarini. E di «Sjl XXX VI r 1(3» E di queft' ultimo favellando , anche dopo lo fcioglimento dell'Accademia , con dolciffima confolazione recavafi alla memo- ria quel tempo felice , nel quale in virtuori efèrcizj occupavafl qui tra noi . Non vi fia grave fentire di qual maniera egli par- li in una lettera fcritta di Padova nel 1 5510 al Cardinale Gon- zaga . „ Io fono in Padova ( ei dice )... vo intanto per mia „ confolazione. cercandone i veftigj , e per mia fé , s' io mi par- „ to di cafa , come alcuna volta interviene , fenza penfiero .... „ io fon portato, né me n'avveggo... all'Albergo Etereo, do- „ ve abitava l'animo mio. " Afièrma in oltre il noftro Barba- to nella Vita del Taffo , che il Cavalier Guarino non mai veniva a Padova , e ci veniva aflai fpeflb ( ^ ) , che non andaf^ k a baciare la Cattedra degli Eterei per rimemh-a/iza di qtie Di- fcorft /opra di cffa fatti con fiio profitto : la qual Cattedra , come racconta lo fteilb Biografo, fpenta che fu l'Accademia, palfando dall' amenità delle lettere alla fpinofita delle più ferie difputazio- ni , fervi di poi a' Frati Minori Conventuali di quefla Citta a foftenervi le loro fcolaftiche Tefi. Finché il Gonzaga a Padova fi trattenne , fiori l' Accademia , e di mano in mano altri foggetti fi aggiunfero a foftenerne la fama a cui era filita. Non fo bene fé foffe in quefta, o nell'al- tra di Mantova , detta degP Invaghiti , fondata da Don Cefare Gonzaga quafi nel tempo ftelfo della noftra, che Scipione dopo la morte di Ercole Cardinale alzò per impreià una nave , che rac- colte le vele folca il mare a forza di remi , col motto , Propriis nitar : la quale vedefi rapprefentata anche nel rovefcio di una medaglia , che circa que' tempi gli fu battuta . Se non che qua- lora confiderò che egli fi chiamava infra gli Eterei 1' Ardito , mi fento inclinato a penfire che la Imprefa di lui anzi , che all' Accademia di Mantova , debba appartenere a quella di Pado- va , e che con eflà volefle egli per avventura fignificare che , quantunque gli foffe mancata l'aura favorevole del Cirdinale , egli non per tanto fi farebbe sforzato di andare innanzi ardita- mente da fé. Nel Febbraio del i<^66 fi addottorò in Teologia; notizia da ag- ( « ) Il Barbato cita per tertimonìo di veduta il nortro Lorenzo Pignoria. <881| XXXVIII 113» agglungerfi al Farti del Collegio de' Teologi ; e ce la fommini- ftra la quinta parte delle Rime di Diomede Borghefi ftampata in Padova dal Pafquato nel detto anno , e dedicata a Scipione con lettera del di 21 del medefimo mefe , cioè due giorni do- po che gli fu conferita la laurea. Tutto quell'anno continuò la fua dimora tra noi ; indi prima che finifle il verno dell' anno feguente reliBo Patavio ftmulquv fcholajìka vita , coni' egli narra di fé medefimo , andò alla patria, e dopo Pafqua parti per Ro- ma , dove appreflb varie vicende di prolpera e avverfa fortuna , le quali ora a me non tocca di dover dire , nel 1587 fu crea- to Cardinale da Sifto V gran conofcitore degli uomini meri- tevoli . Egli è credibile che rimafa l'Accademia fenza di lui , autore e cagione movente della medefima , in breve fi fia difciolta , non altrimenti che un corpo umano , da cui l'anima s' è parti- ta . Che cos'i fia fucceduto in effetto lo attefta Luca Bonetti ftampator Viniziano nella lettera dedicatoria a Scipione Gonza- ga addi IO di Settembre iji^p, colla quale gì' indirizza la fo- prannominata Orazione del Bargagli ( ^ ) . Ora facendo alcuna breve confiderazione fu le cofe dette , fcar- fo frutto, fé dee confeflarfi il vero, da quella Accademia hanno ritratto le fcienze , non già perchè ne follerò efclufe , che anzi , come veduto abbiamo, la Filofofia , e le Matematiche difcipli- ne erano da principio l'occupazione principale degli Accademici; ma perchè la cieca venerazione verfo Ariflotile teneva quel tem- po in ceppi gli umani ingegni , ficchè non ifpiegaffero il volo ipeditamente a rintracciare la verità . Oltracciò l' amenità delle umane lettere a poco a poco trafle a fé le menti e gli ftudj loro , e l'efempio del Gonzaga fecondato dal Guarini e dal Taffo , fe- ce che alle fìlofofiche differtazioni fottentraffero i Difcorfi fu le mate- C <7 ) „ Avvenne C così il Bonetti ) ,, l'Accademia aperta ultimamente in „ in quelli proflìmi giorni, che ferman- „ quella Città, a cui diedero per ril- „ dofi alquanto nella nolira Libreria al- „ pofla , che già efTendo di là partito „ cuni onorati gentiluomini foreftieri , „ l' IlluilrifTimo Sig.' Scipion Gonzaga , „ i quali molìravano- di tornar dallo „ flato principale autore fra gli altri „ Studio di Padova, furono da certi „ di aprirla, ella s'era per -la fua par- „ nobili Accademici Fiorentini addi- „ tita medefimamente riferrata. „ mandati , in che flato fi ritrovaffe ^1 XXXIX 1(3» materie poetiche. Molti di quefto genere ne ha fatto il Guari- ni ; ed è da prefumerfi che il Taflb ancora ne avrà recitato aU cuni , ficcome quegli che non pur nella parte pratica della poe- fia , ma nella teorica altresì fino da giovane valeva affai. Giu- feppe Millo Voltolina da Salò ci ha confervato la memoria di una Lezione , che recitò in due giorni confecutivi Gioachimo Scaino fopra del Tempo con grande apparato di erudizione ( /? ) . Più che altro per tanto, furono promoffe dall'Accademia le uma- ne lettere , e ciò ben fi vede dalle opere che gli Accademici pubblicarono , e dalla qualità de' nobili ufficj che lodevolmente foltennero . Ma il frutto maggiore che da quell' Accademia fi colfe , fu per mio avvifo la ftretta amicizia , colla quale fi legarono in- fleme a vicenda i membri di effa , e la letteraria corrifponden- za , cui , febbene difperfi in varie parti d' Italia , hanno confer- vata tra loro , confultandofi fcambievolmente fopra punti di dot- trina poetica , e di altre materie ancora . Ne recherò qualche elèmpio. Non è necellàrio ripetere ciò che dell'amicizia del Gon- zaga e del Taflb s' è detto innanzi ; e bafta leggere le Rime di quefto per vedere a qual fegno ci lo riveriva ed amava. Tra le fue lettere poetiche alcune ve n'ha fcritte a lui, colle quali gli ricerca il fuo parere , di cui giuftamente facea gran cafo . Ave- va Scipione non pur efaminato il poema della Gerufalemme , ma tutto di fua mano lo volle trafcrivere { b) . Il Guarini ezian- dio , comcchè foffe fottile Ariftarco delle opere altrui , al giù- dicio del Gonzaga , come a Iquilito difcernitore del bello e del buono , fottometteva le proprie ( e ) . D' altra parte fappiamo che (. a ) De Hortorum cultura , Er'ixix verba fecer'tt , quìn ìllorum fententìas Typ'is Vìiicentìi Sabìì 1574. Nella let- in titam expoftt'ionem colle^erir . fera dedicatoria allo Scaino così dice ; ( ò ) lì Fontanini nell' Aminta dife- Tii .... ibidem in ncbiliffima ^thereo- fo cap. XI. rum Academia , maxima Scholaflicorum, ( e ) Il Guarini in una lettera ferir- le Philofophorum corona , fummo illorum ta di Mantova nel Marzo del 1595 al plaufu , LeSlionem de Tempore in duos Si^.' Ferrante Gonzaga , condogliendofi dies confumptam ita expofuifìi , ut nul- della morte del Cardinal Scipione fra- lui e[fet attcior neyue Cncus , neque La- tello di lui , „ Dove ( dice ) troverò tinus , ncque Hettufcus , qui de ta re „ io mai più, benché vivelTi mill'an- «eli xL 1(3* che Ridolfo Arlotti coltivò l'amicizia del Guarirli e del Taflb da lui in Padova conofciuti , e che è flato cariffimo , non che ad effi , al fuddetto Gonzaga . Da quarto Signor medefimo fu pregiato ed amato affai il noftro Gianfrancefco Muffato , come raccogliefi da alcune lettere di ambidue, che originali preffo di me fi confervano. Ma ben più tenera e più dolce fu l'affezione che uni gli animi di Luigi Gradenigo e dell' anzidetto Mulla- to fino alla morte , de' quali io trovo fcritto che par er>if atns , fummum nmorìs 'utnculum , eadem , qucs fcmper fuerat , imimorum & fìuàtorum conjunBio. E quefta congiunzione di animi e di ftu- dj ne' membri delle Società letterarie, non pur utile, ma necef- faria , è l' unico e più efficace mezzo , e il più acconcio a fquar- ciare il velo della ignoranza , e a dilatare i confini deli' umano fàpere ; come per quella parte che appartiene alle belle Lettere, e fingolarmente alla poefia, dagli Accademici Eterei s'è fatto e nel tempo che l'Accademia era in vita e dopo ancora che fu difciolta . Qualcuno per avventura delle cofe noftre curiofo ricercatore fi farà maraviglia , che fra tante perfone da me nominate , di due non abbia fatto ricordo, cioè dello Speroni e di Giovanvincen- •zo Pinelli. QLiefl:o nobiliffmio gentiluomo che venuto ad abita- ne tra noi per defiderio di addottrinarfi , e prefo dalla foave e tranquilla ftanza di Padova fino alla morte vi fi fermò ; amico de' più dotti uomini di quella età, lodato e magnificato da tutti gli Scrittori contemporanei ; appaffionato raccoglitore di libri e di Codici Mff , liberale protettore de' Letterati , e buon Lettera- to anch' effo ; eomechè foffe defiderato e ifiantemente pregato, per certa fua foverchia ritiratezza , e fmodata ritrofita , non volle effere afcritto ad alcuna delle Accademie , che lui vivente , qui fi formarono {a). E quan- j) ni, un Signore né tanto amico, né „ con effo meco da amico, amico ve- j, tanto caro, né tanto favio^nè sì fin- „ ro , amico infaticabile , compagno de' „ cero, né sì amorevole? il quale né ,, miei ftudj , giudice de' miei fcritti &c. „ per mutar di luogo, né di fortuna, ( a ) Cum Pataviì compiute! claro- j, né fua , né mia , non ha mai verfo rum Vtrorum cxius cogerentur , quos „ me mutato né coftume , né volontà; Academìas appelhmus .... nulli num- „ & avvengaché mi foffe padrone sì (^uam ?iomen dedit . Paolo Gualdo nella „ riverito , ha voluto fennpre trattare Vita di lui ftampata ^i<^. V'tndel. i6oj. «SII XLI |)3S> E quanto a Sperone io non trovo clie fia flato ricevuto nell' Accademia Eterea , né che vi abbia avuto veruna parte , come tanta n'ebbe in quelle degl' Infiammati e degli Elevati , di che s'è parlato negli articoli precedenti. La qual cofa accadde proba- bilmente , perchè nel tempo della fondazione degli Eterei lo Speroni iacea fua dimora in Roma , dove nella famofa Accade- mia iftiruita da S. Carlo Borromeo , che delle Notti Faticane di- cevafi , interpretò la Rertorica d' Arillotile : e quantunque nel Settembre del 15(^4 ei foffe tornato in Padova, gravi difturbi di fua famiglia lo chiamarono torto a Vicenza: e trovofTì di poi inviluppato per lunga pezza di tempo in afpri oftinati litigj , i quali , come ognun fa, fono venti contrarj alla ferena e pacifi- ca vita , che richiedono gli ftudj accademici . Egli è vero però che ricovratafi da lui la primiera tranquillità fu fondata pochi anni appreffo , principalmente per fuo configlio , una novella Accademia, la quale fuccedette alla eftinta Società degli Eterei. §. IV, Dell'Accademia degli Animosi, NOn è da maravigliarfi fé le Accademie Padovane , delle quali s'è parlato finora, ebbero corta durata. Tale fu la condizione di quafi tutte le Accademie d' Italia , le quali , come ofTervò il dotto Giraldi («) , multwn quidem fplendoris eie lucis prceferre vtdeba?itur ^ fed paulo pojì in fumum & 7Jebulas evanue- rwjt . Mancato per morte o per altra ragione il Fondatore di ef- fe, che dava loro fpjrito ed energia , dovevano a poco a poco illanguidire, e poi finire del tutto. Quelle erano Società iftituite da privati uomini , né la pubblica autorità concorreva a regger- le e fofi;enerle, né la munificenza de' Principi fomminiftrava lo- ro premj o penfioni. Un fomigliante deftino ebbe ancora quella degli Animofi, della quale ora fono per dire. Correva l'anno del Signore 1573, quando, già fpenta l'Ac- cademia degli Eterei, trovavafi in Padova l'Ab. Afcanio Marti- f nen- ( « ) Dialog, 2. de Poetis noftrì temporìs . fiata iftituita un'altra in Cremona; e la iòndò per configlio principalmente del noftro Speroni , di Bernardin Tomitano , di Francefco Piccolomini gran filofofo di quella età , e di Matteo Macigni , ito>no per cogmziofie di filofojia etjfai chiaro , e delle Gre- che e Latine lettere molto adorno ( ficchè fi trovò qui tra noi mentre l'Accademia degli Animofi fioriva. E il P. Piercaterino Zeno offerva nelle Annotazioni a quella Vita , che fu appunto in quel tempo che Andrea ftrinlè cordiale amicizia col noftro Muffato , uno de' maggioringhi dell' Accademia , la cui morte di poi pianfe ed onorò con un elogio latino , né , quantunque foffe allora Riformatore dello Studio , credette mal convenire all' eminente fua dignità di por mano allo ftile per celebrare un sì degno amico ( /> ) . E' certo ancora per eia che fcrive Aarelio Palazzolo Medico Viniziano nella Orazione funebre del Morofini , che quefti fi efercitava in Padova dalla Cattedra a lodare, a vituperare , a difputare , a interpretare an- tichi Scrittori nelle affemblee di dottiffimi uomini ; dando prove luminofe d'ingegno, d'intelligenza, di erudizione per guiià, che al firte del fuo perorare fi levava negli Uditori una voce univer» fale ( a) Pr olufìov. XXVI. ( b ) Querto Elogio fi legge tra gli Opufcoli del Motofrai a car. 194. «SII XLV ft3» fale di applaufo. Chi non vede per tanto che quefte efercltazio- ni del Morofini non altrove meglio che nell'Accademia poteva- no farfi , alla quale ajfnijftmi 7iobili Viniziam , giufta il citato Beni , folevano intervenire? Che fé con Andrea Morofini accoppiar volefli Luigi Lollino, poi dottiffimo Vefcovo di Belluno , non direi cofà per avventu- ra che vera non fofle . Fu in Padova nel 1 574 che quefti due ftudiofiffimi giovani fi legarono infieme con iftretti nodi di fcam- bievole amore , e nella fcuola di eccellenti Profeflbri con nobi- le emulazione fi addottrinarono. Ricorda il Morofini già vecchio in una lettera all' amico Lollino que' tempi felici non fenza mol- ta giocondità : e mi piace di riferire le fue ftefle parole , affin- chè meglio fi comprovi ciò che altrove ho toccato del buon nu- mero di Viniziani Patrizj, che in quel fecolo ufavano molto la noftra Univerfita , onde e alle pubbliche Scuole ne veniva de- coro , ed ai Profeflbri grido maggiore ed eftimazione . O precla- ra tempora! ( die' egli ) cum Nobilitatis Venetcs flos in ampl'tjjimo ne pukherrhno lìtterariim theatro fefe ad egregios mores ^ atque di- fcìpUnas effingeret {a). Quanto agli Scolari di varie nazioni che furono aggregati a queffa Accademia per teftimonianza del Be- ni , egli non nomina che fé fteifo , né fenza lode , affermando che , ancorché giovhietto , era udito volentieri , tarnoche eziandio ti tempi pili celebri gli fu incaricato il ragionare ( ^ ) . Io credo però di poter con ragione annoverare tra' primi Aurelio Nobili de' Signori di Monteacuto e di Civitella , Abate di Spineto , imparentato per lato di madre col Sommo Pontefice Giulio III , e fratello di Roberto Cardinale che pieno di meriti e di virtiì nel 1558 mori giovinetto . Aurelio era in Padova nel 1573 , e in quell'anno medefimo fi addottorò: e il fuo dottorato fu ce- lebrato con una Collezione di poefie, che Giovanni Martinengo gli ofFerfe ( e ). Da un epigramma di lui indiritto ai due Aba- ti Aurelio Nobili e Afcanio Martinengo raccogliefi che quefti due giovani nobiliffimi avevano comuni gli ftudj , ed erano molto amici ; dalla qual cofa inferifco con ragionevole conghiet- tu- ( j ) Ne' citati Opufcoii a car. 212. (i) l, e. G) V. la nota (e) pag. XLIII, «eli xLvr 113» tum , che Afcanio inftituendo l'Accademia avrà voluto fregiarli coli' aggregazione di si nobil Signore. Ma difcendendo a cofe piia certe , non v' ha dubbio , che furo- no membri di quella Accademia il Co: Sigifmondo dalla Torre, che ne fu Principe , e in quello grado fuccedette al Riccobono ( /? ) ; Camillo Carga Friulano di S. Daniele , che vi leflè una Difièrtazione , come diremo ; e Giovanni Fratta Veronefe , che In una Raccolta di Poefie flampata nel 1575 s' intitola Accade- mico Animofo . Di quefl' ultimo ci fono alla luce varie Opere in verfo ed in profa , fra le quali mi giova di nominare la Maheide , poema in 8. rima, llampato in Venezia nel i'$p6 in 4.° al quale è premeflb un giudicio affai favorevole di Tor- quato Taffo . E poiché di queflo poeta fi è fatta menzione , non è da racerfi, che egli , ficcome all'Accademia degli Eterei, così a quella ancora degli Animofi fu aferi tto . So che il Co: Mazzuchelli dubita di queflo fatto (ù) , e cita a fuo favore Marcan- tonio Bonciario (r), e il Fontanini nell' ^ww?/z Difefo: ma fo ancora che non fi può ragionevolmente negar credenza all'atte- ftazione] del Beni foprallodato («') , il quale aflerifce di efière flato compagno di lui nelf Accademia degli Animofi (e). Cer- ta è altresì l'aggregazione di Bartolommeo Arnigio Medico e poeta Brefciano , di cui piìi fotto parleremo di nuovo. Narra il Papadopoli nella fua Storia dello Studio (/) che Giovambatilla Rafàrio, il quale avea fludiato in Padova , ed in- fegnava l'arte Oratoria in Venezia con pubblico e privato fli- pendio , folea di tempo in tempo ripararfi in quella Città per riftoro di fue fatiche, e che effendo molto amico de' Padovani , volle effere ammeffo all' Accademia degli Affidati . Io non fo a qual ( a ) De Gymn. Pat. p. loS. Animofi fondata In Roma intorno al tb) Dizionario degli Scrittori Ital. J576, e promoffa dal nofìro Querengo Tom. III. p. 842. che in detto anno colà i\ portò, allega ( e ) Poefitt Gioco fa p. 85. per prova di ciò il Tommafini C ^l°g/ ( d ) Nel Cavalcanti p. 114. T. II. p. 199 ) che neffuna parola fa (. e ) E da notarli in quello luogo di Torquato in quel luo^o. Il Tafio uno sbaglio del Ch. Abate Quadrio frequentò l'Accademia de' noflri Ani- (Sior., e Ragione &c. Voi. I. p. 98 ) , mofi nel 1575. V. il Seraflì nella Vi- li quale dopo avere afTerito che il ta di lui p. 201. Taffo fu afcritto. all'Accademia degli C/) Voi. II. p. 252. «SII XLVII 113» <]ual torbido e corrotto fonte abbia attinto lo Storico tal' erro- nea notizia. E farebbe vano il cercarlo , poiché quella fua Ope- ra , che il Sig/ Card. Quirini d' immortale memoria chiamava per ifcherzo la ftalla di Augia ( « ) , è piena zeppa di errori . E* certo che l' Accademia degli Affidati fior'i in Pavia , e non in Padova: e fé il Rafario è flato membro di qualche Società Pa- dovana, lo fu probabilmente di quella degli Animofi , perchè lo fcambio di Animofi in Affidati in un uomo inefatto fpezialmen- mente , qual era il citato Storico , non è che troppo facile a fofpettarfi. Tuttavia io ne dubito alfai , avendo letto nel Mufco Novarefc del Gotta {b) che nel 1573 egli era in Pavia, e che quivi nell'anno fteflb mori. Checché però flato fia del Rafario, il cui fapere nella Greca e Latina letteratura avrebbe onorato qualunque Accademia , io fono perfuafb che altri molti illuftri ibggetti , i quali a quel tempo tra noi vivevano , fieno flati afcritti al ruolo degli Animofi ; ciò deducendofi e dalie parole del Beni , e da altre del Riccobono che in più luoghi lo af. ferma . Ora e da vederfi perchè con tal nome abbian voluto chiamar- fi i novelli Accademici . Intendendo effi di efprimere con un Corpo figurato la loro intenzione , fcelfero il Montone dal vel- lo d' oro con Friffo , che arditamente palfa il mare , ed Elle che paurofa affoga neU'onde , aggiungendovi il motto Facilis J abiu- ra. E nell'Ariete volevano fignificare la forza della Virtù con- giunta colla immortalità della gloria , alla quale chi ben s' at- tiene , non teme le percoffe dell' avverfa fortuna , né fi lafcia abbagliare dallo fplendore dell'oro, né fi abbandona in preda ai voluttuofi piaceri , che fono quafi come i turbini e le procelle , che rigonfiano e fconvolgono quello mare che Vita il chiama . Friifo affidato al Montone lo varcò animofamente , e da quello egregio fatto di lui gli Accademici , che intendevano d' imitar- lo , prefero il nome di Animofi : ed Elle , fimbolo della umana fragilità, la quale dalla noja non meno delle fatiche, che dalla vaghezza di fenfuali dilettazioni fpeffo viea fopraffatta , reflò fom- mer- ( a ) Lettera mf, prefTo di me. ( ò ") Pag. 164. ^ XLVHI \^ merfa ne' flutti ; alla qua! cofa alludono le parole latine F/tcilis Jii6lura . Stabilita la Iraprefa ed il nome fi pensò ad aprire l'Accade- inia colla maggiore folennità nel palazzo abitato dal Fondatore. Fu dato il carico di parlare la prima volta al Profeflbr Ricco- bono , il quale da grave malattia impedito non potè far paghe le brame degli Accademici che nel Marzo del fopraddetto anno 1573 (^)- Egli con elegante Orazione latina trattò della Fe- licitk , e delle varie opinioni degli antichi Filofofi intorno ad efla : poi in un' altra feffione con una feconda dichiarò ampia- mente la Imprefa da me con brevi parole efpofta • Ambedue fi leggono nel primo Volume delle Orazioni di lui. Siccome quella Società letteraria fu iftituita per configlio e colla direzione di filofofi fcienziatiffimi , quali furono ai tempi loro lo Speroni , il Piccolomini , ed altri ricordati di fopra , cosi più che alle umane lettere , avea rivolto i fuoi fludj alle utili cognizioni che dalle Icienze derivano . E ciò fu notato ancora come pregio particolare di effa dal moderno Storico della nofira Univeriìta ( ^). Quindi è che loda e magnifica il Riccobono i begl' iftituti e le leggi di quella , l'ammirabile ordine nel trat- tare quiftioni ofcuriffime , l'accoppiamento della eloquenza colla dottrina , e l'incredibile ardore degli Accademici per illuftrare e promuovere co' loro letterari efercizj ogni maniera di fcientifiche facoltà ( e ). Sarebbe defiderabile che fi foffero confervati i re- giftri di tale Accademia; che avremmo la ferie delle varie Dii- ièrtazioni che vi furono recitate, e degli argomenti che gli Ac- cademici vi trattarono. Parlerò di alcune che videro la luce , o in qualche libro trovai ricordate , e da -quelle fi potrà fare con- ghiettura dell'altre. Nell'anno 1573 natalizio dell'Accademia, la mattina de' 17 di Maggio fi oflervarono ne' giardini e negli orti di quella Città tinte l' erbe di un umore quafi fanguigno ; per lo che fu creduto dal popolo delle Fifiche cofe ignaro , che la notte precedente avefle piovuto fangue . Che preffo al volgo fino da' tempi anti- chi ( a ) Orat. Voi. i. p. 44. ( i ) Tafi'i Cymn. Fat. V. III. p. 22. ( j ) Orat. Voi. II. p. 80. Ma egli non ifpecifica le materie , delle quali favellò , come gli è piaciuto di fare parlando dell' Accademia de' Ricovrati fondata molti anni appreflò , nella quale fece leggere i primi I>ifcorfi del- la fua Comparazione di Omero y Virgilio e Torquato Tajfo {d )» Molti verfi latini e volgari di lui ho veduto nella Raccolta ci- tata pel dottorato dello Spinelli , che furono de' pr ireu faggi del- g 2 la i a ) lì Co. Ma-zzuchelli nel Dizio- ' (. d ) Ciò fu nell'Aprile Wl'annp nario alla voce Arnifto. 1604. Gli lefle irelT Accademia Simo- ( ^ ) Fu Ihmpato in Padova per Lo- ne Stamini di Candta , poi Rettore del- renzo Pafquati 1575 in 4.» e quello del la Univerfità de' Legifti nel 1606. Summo da Paolo Meietti 1590 in 4.° Non fo perché il Facsiolati lo chiami ( f ) Il Calvi nella Sccìg Lettera- Ft amini , ria ec. ■SÈJl LII |[3* h {ùa vena poetica, e iie' quali gode d' intltolarfi Accademico A- nimofo. Sebbene, per dire candidamente quello eh' io fento , iJ Beni fu ben dotto nei precetti dell'arte , ma i fuoi verfi non furono tali da procacciargli grido di buon poeta ; e in quefto fi può mettere a paro con Giulio Cefare Scaligero , acuto critico e infelice verlèggiatore . Ma fopra tutti gli altri Accademici , de' quali finora ho fatto ricordo , il Riccobono fi fegnalò . Eletto egli a Principe dell' Ac- cademia aggregò a quel Corpo molti dotti ed eruditi uomini (rt); ed oltre le due Orazioni da lui recitate liei natali di el^ fa, conciofoileehè per qualche fpazio di tempo intermefii giaceC- fero i letterari efercizj , a petizione di Niccolò Contarini Prin- cipe , e di altri ragguardevoli Socj , trattò in un altra Orazione latina della /alita al ciclo fecondo la dottrina Platonica , cioè d'elle due ale che furono date agli uomini per alzarfi di terra , e della fcala mifteriofa per afcendere al cielo . Nel fine di detta Orazione rivols;e agli Accademici il fuo parlare, confortandoli ad intervenire in buon numero alle tornate Accademiche , e a prò- fèguire coii calore le letterarie efercitazioni , delle quali correva già il terzo anno. Anche a que' tempi , giacché gli uomini furono fémpre dalle medefime paffioni tiranneggiati , cosi bella Congregazione di dot- te e ftudiofe perfone ebbe a foffrire i rabbiofi morfi d'Invidia , Udite di grazia le parole ftefie dell'Oratore: Ut primum auditum f/?, vos ìjì emiilem locfmì inflituenclts Academtis confa cotpvemfje , we, obfecro ^ qiuxratis qimìn multi i?2vidia: morfum in vos acuerint ^ qua fulmina paraverint ad ferienda conflia rjcfìra. E vejiigio in- furgunt , facci jnBant , difficultates ohjiciunt , exclamatit , vocifc- ratitur , huTic ipfum aetmn parum diuturnum fare , hu7ic vejlrum Fhryxum magnis cita flu6ìihus obrutmn ivi ,. hunc vefirarum >ne»' tium ardorem , unde ANIMOSI appelLmmii ^ brevi tempore extin- 6lum tri (b). Sapete mo voi, o Signori, in qual guifa inten- deva egli che fi aveffe a rintuzzare l'accanita maledicenza de' malevoli fparlatori ? Ecco ciò eh' ei foggiunge : ^id autem voi ( a ) Nell'Orazione de Celi afcenfu , eh' è la XV del Voi. IL ( b ) Orar. Voi. II. pag. 80. \ «ejl LUI |[3& j acere oportct? ^uìd aliiid ^ qua/o , Ji'tft ut conjìamìam rethieS' ffs ? Sic facite , iD" conjìaìiti animo currite ad ea , qua vos ma- jient ^ proemia immortnlitatis . In quello anno medefimo, eflendo flati invitati alle Seffioni Accademiche Jacopo Fofcarini Podeftà, e Francelco Duodo Capi- tano, parlò un giorno il Riccobono de Optinio Praftdi^ , entran-; do nelle lodi del Fofcarini ; e nell' altro prefe a trattare della fortezza e grandezza d'animo, due doti che nel Duodo a mara- viglia fpiccavano (a). Tali furono i meriti del Riccobono ver- fo r Accademia degli Animofi , quali avete fentito , e tali le premure di lui, perchè lungamente duraflè. Ma elfa non ebbe miglior fortuna dell' altre . Partito di Padova dopo tre anni i' Abbate Martinengo, che nel fuo palazzo a tanti begli fpiriti da- va afilo e ricovero, quello Corpo letterario, che tanta afpetta- zione aveva di fé per tutta Italia eccitato ( ^ ) , immantinente fi fciolfe, e come nebbia fvani, per rigenerare ben prefto eoa altro nome. §. V. Dell'Accademia degli Stabili. SOrfe intorno a quello tempo un' altra Società letteraria in Padova che fi chiamò degli Stabili . L' Abbate Quadrio (e) le alTegna per anno natalizio l'anno 1555 con errore manifefto» Se ne avvide il Signor Cavalier Tirabofchi , e benché fi dichia- rì di non averne accertate notizie, nondimeno riflette che fé quell'Accademia aveffe avuta sì lunga vita, giacché, come ve- dremo, toccò i primi anni del Secolo XVII, fé ne troverebbe più frequente menzione (^). Il filenzio appunto de' nollri Scrit- tori, che in quegli anni non mai degli Stabili fanno ricordo, è una ( <7 ) Quefte due Orazioni fono ftam- novera l'Accademia noftra tra le più paté nel Lib. V. della Storia dello Stu- chiare e più rinomate che aveffe allora dio di Padova. _ ,; l'Italia, ( i ) Per tacere degli altri , Diome- ( e ) Storia e Ragione d' ogni poefia de Borghefi , illuftre Letterato Sanefe , Voi. I. pag. Ó8, in una delle fire Lettere Familiari an- Là) Vedi la nota (<) alla pag. LV. -SSil LIV IIS» una forte prova ^ che la fondazione di tale Accademia non ali' anno 1 5 5 5 j nia a tempo pofteriore aflègnare fi debba . Giovan- ni Jarchio Tedefco nel Tuo Specimen H'tjìor'tae Acttdemiarum eru- ditarum Irnliit a lato degli Stabili fegna l' anno 1 580 , e con lui concorda l'Editore delle Lettere non pik Jìampate d' uomini tUuJìn del Secolo Xl^II ( a ) ^ e quantunque non ne rechino al- cuna prova, io fono di avvifo che abbiano colto nel vero. Padre e fondatore di queft' Accademia è flato il Co: Jacopo Zabarella (ù): e per meglio intendere come ciò avvenifle, qual- che cofa fi dee dire di quefto dottifilmo gentiluomo . Nacque egli nel 1535 dotato dalla natura di grande acume d'ingegno: gio- vanetto coltivò l'eloquenza, e le lettere Greche fotto Francefco Robeyrtello, e Giovanni Fafolo: apprefe ancora la lingua Spa- gnuola, e l'Ebrea, e fu membro dell'Accademia degli Elevati. Applicatofi di poi alle Scienze , ebbe a Maeftri nella Loica Pie- tro Arquano è Bernardino Tomitano ; nelle Matematiche Pietro Catena e Francefco Barocci ; nella Filofofia il Genova ; e tanto divenne dotto , che fu riputato degno di fuccedere nella prima Cattedra di Logica al fuo precettore Tomitano. In quella egli ebbe occafione di moftrare la perfpicacia del fuo intelletto, e la cognizione del Grece idioma, non folo pubblicamente ìnfegnan- do , ma colle Stampe ancora illufirando le dottrine del fuo mae- ftro Ariftotile , non già 'tratte da' feceiofi commenti degli Arabi y o dalie barbare traduzioni di alcuni latini interpreti, ma attinte al puro fonte medefimo dei tefto Greco. Dalla Cattedra di Logicia tfàfpertato alla feconda di Filofofia fti-aordinaria fu compagno di Arcangelo Mercenario; indi eflèn- dogli facceduro ottenne poee appi-elfo la feconda di Filofofia or- dinaria, emolo e collega di Francelèo Piccolomini , e con De- creto onorifico del Senato dichiarato a lui pari ed uguale. Que- lli due Filofofi primeggiavano allora aella nòftra Univerilth, e aveano divifb i fufiragj de'numerofi fcolari , e il concorfb, con- ciofoflechè mal fi potefle decidere a qual di loro foffe dovuto il primato. La fama però di Jacopo voiò alìÉiì più loàtano che quella del fuo corhpetito*e Pkcolomini ., Ceche fi moffe SigiC- w • • : xnott- *S]| LV IfS» niondo Re di Polonia a chiamarlo ed invitarlo con larghe of- ferte di ricompenfe e di premj. Ma egli amando meglio di fer- vire il fuo Principe naturale, che di accrefcere le fue fortune, non volle abbandonare la patria Univerfitìi: per la qual fua ge- nerolà deliberazione, oltre gli ftraordinarj ftipendj, la munificea- za del Senato gli donò mille Zecchini per dotare Zabarella fua figlia , rinnovando 1' elèmpio di pubblica liberalità con una fi- gliuola di Marcantonio Genova praticato negli anni addietro. Mori in età di cinquantafei anni nel 158^, e fu pubblicamente iodato nella Chiefa del Santo dal Riccobono. Non era già egli uno di quegli aftratti filofofi, che immerfi unicamente nelle ftudiofe meditazioni fi Uraniano dal conforzio degli uomini, e i doveri trafcurano della civil focietcì; che anzi congiunta avendo con raro innefto la vita attiva colla contem- plativa foftenne tutti i carichi più lurainofi, che Padova a'fuoi Cittadini fuol difpenfare , ed orò più volte dinanzi a' Sereniffimi novelli Dogi eletto Ambafciatore della fua patria. Quindi volendo promuovere nella nobile Padovana gioventù gli elèrcizj cavalle- reschi fondò intorno al 1570 infieme col Marchefe Pio Enea de- gli Obizzi un' Accademia d' armi , che fu chiamata degli Ho- plofofifti, e a fine di rifufcitare la morta Accademia di lettere, ne iftitui una col nome di Stabili, quafi intendendo , che, dove le altre avevano avuto breve durata , quella doveflè vivere lun- gamente. E in vero fé la fua fondazione cadde intorno al 1580, com'è probabile, fi può dire che nella durazione abbia fuperato k altre; poiché trovo ch'eflà era in vita ancora nell'anno otta- vo del fecolo fuflèguente ( ^ ) ; e forfè non era del tutto ve- nuta meno nell' anno idi 4 (ò). Bifogna però confeflare , che non corrifpofe né alla fama , né alla dottrina del fuo fon- datore . I più noti ed illuftri Membri di eflà fono flati Vin- cenzo Contarini , Niccolò Graffo ( e ) , e Fraocelco Vedova . Cre- do che pochi ci fieno , a' quali poffano giunger nuovi i nomi de due ( « ) Di ciò di indizio una lettera ( e ) Giovanni Ferro nel Teatro de!- del Pignoria a Paolo Gualdo tra le /* Imprefe regiftra quelle che nell' Ac- Lettert degli vernini illuflri del Seco- cademia degli Stabili aveano alzato il lo XVII. pag. 4<5. Contarini, ed il Graffo, a car. 301. e io) Vedi le fuddetteLet. a car. lój. 615. «Sii LVI 11^ due Veneti letterati Graffo e Contarini; non cos\ di Francefco Vedova di cui non fia inutile toccar qualche oofa fommatamente . Venne egli alla luce in Padova nel 15(^3 , e dopo avere ap- prefe le greche , latine e tofcane lettere , li diede tutto alla tilofofia , alla giurifprudenza , e allo ftudio dell' antichità , le quali facoltà appena addottorato cominciò ad infegnare privata- mente . Eletto poi profeffore delle Inftituzioni di Giuftiniano diede tale faggio del fuo fapere , che fu trasferito alla Cattedra delle Pandette occupata fempre da forami uomini , ed in quello efercizio mori d'anni 45, lodato da Paolo Beni con una Orazio- ne , che tra le Beniane è la cinquantefmia . Un fimile pietofo ufficio avea fatto anche il Vedova a Guido Pancirolo e ad An- gelo Matteacci già fuoi maeftri : ma lafciando quefte ed altre Orazioni di lui, che al prefente argomento non appartengono , nell'Accademia degli Stabili {a) ragionò ddla Utilità della Stjria nel Marzo del 1 5P^ , avendo rivolto già 1' animo a fcrivere quella di Padova , al quale intendimento molte memorie avea raccolte da' pubblici e privati archivj. Di Vincenzo Goatarini abbiamo la Orazione in morte di Giovanni Savio Viniziano detta nell'Accademia addi 7 di Giù- gno del ij5oi, ciò che con tutta ragione mi porta a credere , che il Savio tra gli Accademici Stabili annoverare fi debba . Quello letteratiflfimo giovane mori in Padova d'anni ventitré, e fé foffe vivuto più lungamente , afferma il Contarini , che fa- rebbe ftato un prodigio di fàpere. Pubblicò una Difefa dei Pa- ftorfido dalle oppofizioni fattegli da Fauflino Summo , Giovam- pietro Malacreti , e Angelo Ingegneri { l' ) ; argomento che in que' tempi efercitava le penne degli Scrittori . Non è da ometterfi in quello luogo Vincenzo Bianco Padovano, che effendo d'anni diciaffette lodò a nome degli Stabili focj fuoi Antonio Friuli Ca- pitano di Padova con un lungo Panegirico recitato addi 7 di Aprile neir anno- ii5oo , il quale meritò gli encomj del Greco poeta Maffimo Margunio Vefcovo di Citerà , che allora in Pa- dova aggiornava ( e ) . Due •{(») fe ftarapata io Padova dal Paf- ci ii5oi in 12. quati 1600 in 4. ( e ) Il Panegirico è fiarapato m Pa- (6) la Venezia per Orazio Landuc- dava da Francefco Bolletta. ^1 Lvri 1^ Due anni prima ,' cioè nel 1 5p8 l' Accademia deg^li Stabilì onorò la partita da Padova di Domenico Dolfino Capitano con una Raccolta di Poefìe { ^) - Alvife Zorzi Patrizio Viniziano la dedica a Francefco Contarini Ambasciatore dei-la Repubblica al Re Griflianiffimo. Ci fono verfi latini e volgari di Niccolò Sanguinazzo dottore , di Niccolò Olivieri , di Caffian Caffiano Udinefe , di Gio: Millo Tedefco , e di altri . Leggo prelfo ì\ Pignoria , che i fuddetti Accademici fi apparecchiavano di fare Io fteflb onore ad Ermolao Zane Podeftìi nel i<5o8 ( i^ ) ; ma ficcome non mi venne fatto di rinvenire ulteriori HOtizie j ) Nel 1679 pubblicarono i Ri- mentre era Capo dell'Accademia il bene- covrati fotto il Principato di Carlo Pa- merito Alvife Antonio Catnpofanpiero . tin una Raccolta di Poefie nella par- ( e ) Di ciò parlano ampiamente gtì tenza da Padova dell' EccellentilTimo Atti dell' Accademia Giornale B . Que- Signor Girolamo Bafadonna Podeftà . fto benemerito gentiluomo ha pubblica- Nel 1684 un'altra per la morte della to un libretto col titolo; Agli Acca- celebre Accademica Elena Lugrezia Cor- àernici Ricovrari di Padova , Officio 0 naro Pifcopia, evTendo Principe il Co. /ìa giuflific azione di Alvife Antonio AlelTandro Ab. de Lazara . Nel 1695 Campofanpiero nel fuo ceffar d' opera- due più voluminofe flampare in Bolo- re. In Padova 1737. Nel fine ci fono Sna per 1' efaltazione del Serenifl'imo alcune Rime di lui. <56il LXIV |!39« pofànpiero, gentiluomo adorno di molte lettere , amato ed avu- to in pregio da Apollo io Zeno (^),e da quanti a que'di del- la Tofcana favella fi dilettavano. Creato Principe nel 1725, nel qual carico flette cinque anni, non folamente corredò l'Ac- cademia di moki neceflarj ed utili amefi , ma coU'airenfo degli Accademici ancora alcune delle vecchie leggi mutò , ed altre a nuovi bifogni appropriate ne fece , e con molta efficacia fi ado- però , affinchè dall' Ecc."" Senato con fovrano Decreto folfero con- fermate ( i& ) - Effendo lui Principe moke Accademie pubbliche fono ftate fatte , e tra le folenni la più magnifica fu celebrata ad onore del fu noftro Vefcovo Gregorio Cardinale Barbarigo , dichiarato pofcia Beato , la quale fi tenne nella fala de'Vefcovi prefente l' Eminentifllmo Gianfrancefco Barbarigo di lui nepote ■e fucceffore nel Vefcovato ( r )^ Su l'orme delle nuove Leggi parecchi anni con affai di fer- vore camminarono i Ricovrati, i quali nella Sala Verde del Pa- lazzo Prefettizio a loro dal Senato aflègnata ( «/ ) in vece dell' altra de' Giganti , che alle private Riduzioni fu allora riferbata, tenevano ogni anno pubbliche e private feffioni : e ficcome le prime , attefo il concorfo di Dame^ di Cavalieri ^ e di Mafche- ■re, avevano più femhianza di veglia che di letterario tratteni- mento , cosi in quelle fi trattavano d'ordinario problemi a tali circoftanze adattati; laddove nelle feconde fi leggevano dalla Cat- tedra Diflèrtazioni di fcientifico od erudito argomento , oltre ad akune poefie ad arbitrio degli Accademici relative al fogget- to (e). Ma, X tf ) In più luoglii delle Annota- S. E. il ^g. Alvìfe Fofcarim . Fu af- zioni alla Biblioteca de! Fontanini ne fegnata all' Accademia nel 1721 con parla con lode, e nelle fue Lettere. Terminazione del Magiflrato de' Sigg. Ce) Lettere Ducali di Alvife Mo- Riformatori dello Studio, ■cenigo a Bartolommeo Gradenigo Gap. (. e ) Molte belle Lezioni mi ricor- e Vicepodeftà di Padova 24 Gennaio iz di aver fentito in que' tempi dell' 1730, cioè 1731 . Ab. Conti, di Giannantonio Volpi, di ( f ) I Componimenti recitati in Giufeppe Salio, del Co. Ercole Dandi- quell' Accademia con altri ancora fu- ni, di Giufeppe Bartoli , di Antonio jono flampati dal Cornino J726. Vallifnieri il giovane, di Paolo Braz- ( noftro Corpo pofllmo indur molti altri a marciar nel cammino da noi fegnato , facendo a noi cortefe omaggio de' lor felici pro- greffi? Vi fono in ogni Città dei giovani pieni d'ingegno , dei letterati tranquilli e liberi eh' errano incerti coi lor penfieri , o paflìmo con indifferenza da uno ftudio all' altro lenza confàcrarfl ad alcuno, folo per mancanza d'oggetto che gli determini alla preferenza, o perchè non hanno chi gl'innanimi nelle loro ri- cerche, e dia loro le vifte e le direzioni opportune. Il Piano da me propofto, ove fi pubblichi e fi diffonda può diventar un fegnale di riunione, un invito generale agli ftudiofi ed ai dotti, un mezzo atto a fufcitar delle idee, a fomminiflrar delle vifte, a porre in moto e in fermento tutti gli (piriti . Qual compia- cenza per noi , fé il noflro Piano ferviife di Codice generale a tutti i dotti che vogliono coi loro fcritti renderfi benemeriti delle difcipline e utili alla focieta? Ma {tendiamo più oltre le noftre fperanze ed i noftri voti . L' Italia ha finalmente nel fuo feno varie Accademie fornite d'illuftri Soggetti: perchè non ten- tare di riunirle tutte infieme e formarne una fpezie di Repub- blica federativa , che a guifa delle Repubbliche civili di quefto genere abbia un Piano di regolamenti comune , e in cui ciaf- cheduna provincia prenda in comune le fue deliberazioni, e co- fpiri al maggior bene di tutte? Ofi l'Accademia di Padova affer- rar quell'idea fublime, ofi comunicar all'altre le utili ed in- terelTanti fue vifte , concepifca giudiziofamente il Piano il più grande, e il meglio architettato d'ogni altro, apra un trattato di commercio reciproco di lumi e di rifleffioni, e inviti le al- tre Accademie a collegarfi con lei per lavorar di concerto alla perfezione del fiftema univerfal delle conofcenze, eh' è quanto a dire alla maffima gloria dello fpirito umano, e al maffimo van- taggio dell' umanità . Un tal fenomeno farebbe 1' Epoca la più luminofa nei Farti della Letteratura: io v'invito a fegnarla coi voftri nomi. «SII LXXXV |[3» SERIE CRONOLOGICA DEGL' ILLUSTRISSIMI ED ECCELLENTISSIMI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA Che governarono l'Accademia dal principio della sua fondazione sino all' anno PRESENTE . FONDAZIONE DELL' ACCADEMIA ANNO MDCCLXXIX. XXIX. MARZO. RIFORMATORI r Pietro Barbarico ^"''^' si'Lf"^'' ^ Lorenzo Morosini Cav." e Proc* {^ Girolamo Grimani Anni Accademici da un Novembre all'altro. MDCCLXXIX. MDCCLXXX. r Alvise Vallaresso Ulujf. ed Eccdl. 1 ^^^^^^ Tron Cav/ E PrOC.» J Ignori I t_ Sebastiano Foscarini Cav." MDCCLXXX. MDCCLXXXL e Andrea QtjERiNi llhj}. ed EcceU. j Alvise Vallaresso Signori I {^ Girolamo Ascanio Giustimian Cav." <8Stl LXXXVI |133> MDCCLXXXU MDCCLXXXir. r Andrea Querini lihfi. edEccdh \ NICCOLO' Barbarico S Ignori I (^ Pietro Contarini Cav." e Proc.'* MDCCLXXXIL MDCCLXXXIIL f Andrea Tron Cav.'' e Proc.'' IlluJ}.,ed Eccdl. Girolamo Ascanio Giustinian Cav.^ Signori I [_ Pietro Contarini Gav."^ e Proc." MDCCLXXXm. MDCCLXXXIF. 1" Pietro Barbarico ^^^''^'s!gr>oA""' < Andrea Tron Cav.'' e Proc- [_ Girolamo Ascanio Giustinian CavJ MDCCLXXXiy. MDCCLXXXK r Andrea Querini Illu/l. , ed Eccell. j „ „^ Signori i Pietro Barbarico L Lorenzo Morosini Cav,'' e Proc,"^ MDCCLXXXV. MDCCLXXXyi. f Andrea Guerini Ilhfi. , ed Eccell. J _ ?. r^ r n r ■{ Lorenzo Morosini Cav." e Proc.'^ [^ Pietro Barbarico Sign ori ^uejf ultimo ejfendo ufcito di Magtjlrato , gli fu foflituito il dì 2 2 di Luglio S. E. Niccolo' Barbarico . CA- «SII LXXXVII |f3» CATALOGO DEGLI ACCADEMICI DISTRIBUITI NEI LORO DIVERSI ORDINI. ACCADEMICI ONORARJ. Onorari per diritto, come Membri d'una delle DUE PRECEDENTI ACCADEMIE , DE' RiCOVRATI , '^ ED Agraria. ~ i Oa E. Alvife Barbarigo Senator Veneto A^ R, S. E. Monfignor Vinciguarra Co. di GoUalto P. V. Abbate di Narvefa A. R. S. E. Ab. Antonio Cornaro P. V. A, R. S. E. Sebaftiano Grotta Senator Veneto A. R. S. E. Pietro Dona Senator Veneto A. R. S. E. Giufeppe Falier P. V. A. R. S. E. Ball Giufeppe Farfetti P. V. Cav."" Gerofolimitano A. R. S. E. Daniel Farfetti P. V. A. R. S. E. Co. Gian-Benedetto Giovanelli Proc.'' di S. Marco A. R. S. E. Rev.ma Monfignor Niccolò Antonio Giuftinian Vefcovo di Padova A. R. S. E. Girolamo Giufiinian Senator Veneto A. R. S. E. Giacomo Marcello Senator Veneto A. R. S. E. Rev.^a Monfignor Giovanni Nani Velcovo di Brefcia A. R. S. Em.^3 Carlo Card. Rezzonico P. V. Camarlingo di S. Chiefa A. R. S. E. «SII LXXXVIII |[3» S. E. D. Abboiidio Rezzonico P. V. Senator di Roma A. R. S. E. Francefco Tron Senator Veneto A. R. S. E. Girolamo Vallareflb P. V. A. R. S. E. Moufiguor Francefco Acquaviva de' Principi di Con\'eirano A. R. Monfignor Co. Antonio Ambivari Vefcovo d'Aureliopoli A. R. S. E. D. Giufeppe Carlo Barone di Bender A. A. S. E. Giufeppe Barone di Brigido A. A. Rev."!" P. Ab. D. Attilio Galini Brefciano Mon. Cafs. A. R. S. E. March. Francefco Grifela Torinefe A. R. S. E. Mvlord Federigo Hervey Duca di Briftol Vefcovo di London-Derry in Irlanda A. R. S. E. Princ. Giufeppe Alellandro Jablonowski di Polonia A. R. S. E. Co. Lodovico Savioli Senator di Bologna A. R. Monfignor Arnaldo Speroni Padovano Vefco\o d'Adria A. R. Onorar; per aggregazione eletti dalla nuova Accademia disposti per ordine alfabetico. S> E. Andrea Dolfin Cavalier S. E. Angelo Emo Cav.f e Proc."" di S. Marco S. E. Niccolò Erizzo Cav."" e ProC" di S. Marco S. E. Monfignor Co. Lodovico Flangini P. V. Auditor di Rota S. E. Andrea Memmo Cav."" e Proc.f di S. Marco S. E. Giacomo Nani Cavalier S. E. Giovanni Pappafava P. V. S. E. Angelo Querini Senator Veneto S. E ■-«gjl Lxxxix i|3e> S. E. Girolamo Zulian CavJ (a) Rev.-op. Ab. D.UlifTe de' Conti di Caleppio di Bergamo Can.Lat. S. E. Co. Gian-Rinaldo Carli di Capodiftria Prefidente Emeri- to della Camera di Commercio di Milano , fu Profeflbre di Nautica in Padova Monfignor Mario Lupi Canonico Primicerio di Bergamo S. E. Giovanni Strange Miniflro di S. M. Britanica in Venezia Monfignor Domenico Stratico Vefcovo di Lefina S. E. D. Antonio Valcarcel Pio di Saboya y Coura , Co. di Lumières S. E. Co. Pietro Verri Aggiunti ad onore sin dalla fondazione dell' Accademia ■Rev."" P. Ab. D. Ottavio Benedetto Ruftici Mon. Cafs. e P. P. P. di Diritto Canonico nell' Univerfità di Padova Sig. Co. Girolamo Beltramini P. P. P. di Diritto Civile nella ftefla Univerfità ( a ) Nella mo'.tiplicità dei Soggetti dall'Ordine Patrizio, ugualmente emi- nènti per nafcita , o per dignità, e ugualmente ril'pettati dall'Accademia , ella non fi crede lecito di aggregar fé noti quelli, che o la prevennero con qualche atto particolar di benevolenia e favore, o le fecero prefentirc che non avreb- bero difaggradito querto teftimonio della fua riverenza. m AC- m xc ii9> AGGADEMIGI PENSIONAR) Distribuiti nelle loro Classi e posti secondo l' ordine della loro elezione. CLASSE PRIMA FILOSOFIA SPERIMENTALE Sig- Leopoldo Caldani P. P. P. di Medicina Teorica e di Ana- tomia Sig. Giovanni Marfili P. P. di Botanica Sig. Giovanni Dallabona P. P. P. di Medicina Pratica Sig. Co. Marco Carburi P. P. di Chimica Sig. Pietro Arduino P. P. d'Agraria Sig. Camillo Bonioli P. P. di Chirurgia Sig. Ab. Alberto Fortis (a) Sig. Ab. Vincenzo Chiminello Aggiunto all' Oflervat orlo (&) CLASSE SECONDA MofTEMATICHE Sig. Co. Simone Stratico P. P. P. di Matematica e di Fifica Sperimentale Sig. Ab. Giambatifta Nicolai P. P. di Analifi Sig. Ab. Giufeppe Toaldo P. P. d'Aftronomia e Meteorologia' Sig. Ab. Pietro Zuliani P. P. P. di Fifica Sig. Antonio Rizzi-Zanoni CLAS- (tf) Soflituitò al fu Sig. Fortunato Bianchini P. P. P. di Mediciaa Pratica. ll>) Softituito al fu Sig. Luigi Calza P. P. d'Arte Ofletricia. m\ xci 1(3» CLASSETERZA FILOSOFIA SPECULATIVA P. Antonino Valfecchi dell' Ordine de' Predicatori P. P. P, di Teologia Sig. Ab. Co. Matteo Franzoja P. P. P. di Diritto Natura- le , e Pubblico , e delle Genti , Segretario perpetuo per le Scienze Sig. Ab. Alvife Guerra P. P. di Diritto Pubblico Ecclefia- ftico Sig. Francefco Colle Iftoriografo dell' Univerfita , fu Socio (<<) Sig. Alberto Zaramelini P. P. di Fifica, fu Socio (ù) CLASSE Q.UARTA BELLE LETTERE Sig. Ab. Melchior Cefàrotti P. P. di Lingua Greca , Segretario perpetuo per le Belle Lettere Sig. Ab. Clemente Sibiliato P. P. di Eloquenza Greca e La- tina Sig. Ab. Giovanni Cofta Profeffore di Letteratura nel Seminarlo Vefcovile Sig. Co. Domenico Polcaftro Sig. Ab. Antonio Gardin P. P. di Diritto Canonico Sig. Ab. Giufeppe Gennari , fu Socio (e) m 2 P. D. (a) Sol^ituito al fu P. D. Girolamo Barbarigo P.P. P. dì FiCca , ch'era fuc- ceduto al fu Ab. Gafparo Patriarchi, (i) Sodituito al fu Sig. Co. Obizzo Campofanpiero • (() Softitaito al fu Sig. Girolamo Zanetti. «s!i xcii \m V. D. Aleflandro Barca Gh. Reg. Som. P. P. di Diritto Canoni- co , Vice-Segretario per le Scienze , e Penfionario Sopran- numerario nella Glaffe delle Matematiche Sig. Ab. Giovanni Goi Rettore del Seminario Vefcovile, Vlce- Segretario per le Belle Lettere ALTRI SOGJ URBANI SECONDO l' ordine DELLA LORO ELEZIONE oig. Paolo Roculini Bibliotecario Pubblico Sig. Ab. Giovanni Brontura Sig. D.f Girolamo Fiorati, Coadiutore all'Anatomia (a) Sig. Co. Annibale Baflàn P. P. di Diritto Peudale , Nautico e di Commercio (h) Sig. March. Anton-Carlo de' Dondi dall'Orologio (e) Sig. D.f Antonio Bonato Vice-Bibliotecario Pubblico , fii Alun- no (d) Sig. Giovanni Sograffi P. P. di Chirurgia (e) Sig. Ab. Simone Aflemani Profeffore di Lingue Orientali nel Seminario Vefcovile (/) Sig. (a) Softituito al fu Sig. Ab. Gaetano Roflì . (i) Softituito al Sig. Clemente Bondi . (e) Softituito a Monfignor Francefco Scipione tao Fratello. (d) Soflituito al Sig. Ab. Chiminello. ( f ) Soilituito al Sig. Francefco Colle . if) Softituito al fu Sig. Ab. Pellegrino Gaudenzi . m xeni [[5» Sig. Ab. Daniel Francefconi , fu Alunno (a) Sig. Ab. Benedetto Mariani P. P. di Diritta Civile (^) SOCJ NAZIONALI DISPOSTI SECONDO l' ORDINE ALFABETICO Sig. Giovanni Arduino Pubblica 'Soprain tendente alle cofe Agra- rie dello Stato Veneto, ec. Sig. Ab. Jacopo Belgrado Udinefe Sig. Ab. Giambatifta Billefimo di Feltre Confultor Pubblico^ della Sereniffima Repubblica, Profeflbre Emerito dell' Uni- verfità di Padova Sig. Co. Ab. Girolamo Fenaroli Brefciano Sig. D.' Girolamo Feftari Vicentino Medico di Valdagno Sig, Co. Daniele Florio Udinelè Sig. Co. Ga/paro Gozzi Veneziano Sig. Ab. Bartolommeo Lorenzi Veronefe Sig. Colonnello Anton-Maria Lorgna Veronefe Cav."^ de' SS. Maurizio e Lazzaro Sig. Francefco Pajola Veronefe Profeflbre di Chirurgia in Ve- nezia Sig. Ab. Alberto Pietropan Vicentina S. E. Sig. March. Ippolito Pindemonte Veronefe Gav.r Gerofo- limitano, P. V. Sig. Co. Giordano Riccati Trevigiano Monfignor Co. Girolamo Silveftri Canonico di Rovigo Sig. D."" Giufeppe Vianelli Medico di Chioggia SO- (a) Softituito al Sig. Co. Antonio Pimbiolo degli Enghelfrsdi P. P. , ch'era fucceduto al Sig. Ab. Giovanni Lovifelli, ora P. "P. (i) Softituito al Sig. Alberto Zaramelini. «eli xciv 11^ SOCJESTERI SECONDO l' ordine ALFABETICO Sig- Carlo Allioni P. P. Emerito di Botanica nell' Univerfita di Torino Sig. Ab. Stefano Arteaga Spagnuolo Sig. Baiily dell'Accademia delle Scienze di Parigi Sig, March. Cefare Beccaria Milanefe Sig. Ab. Saverio Bettinelli Mantovano Sig. Carlo Bonnet di Ginevra delF Accademia delle Scienze di Parigi Sig. Co. di Buffon deir Accademia delle Scienze di Parigi Sig. Chatillon dell'Accademia di Berlino Sig. March, di Condorcet Segretario dell' Accademia delle Scien- ze di Parigi Sjg. Ab. Carlo Denina Profeffore Emerito dell' Univerfita di Torino, Iftoriografo di S. M. Prufliaoa Sig. Gian-Jacopo Ferber di Svezia P. Gregorio Fontana P. P. di Matematiche nell' Univerfita di Pavia Sig. Beniamino Francklin dell'Accademia delle Scienze di Parigi Sig. la Grange dell'Accadmia di Berlino Sig. Antonio Lampredi P. P. di Diritto Pubblico nell' Univer^ fita di Pifa Sig. de la Lande dell'Accademia delle Scienze di Parigi Sig. Cav.r Marfilio Landriani Milanefe P. P. di Fifica nell' Univerfita di Brera, Membro dell'Accademia di Berlino ^ XCV 113* Sig. Louis Segretario della Reale Accademia di Chirurgia di Parigi Sig. Marmontel Segretario dell'Accademia Franzefe Sig. D. Saverio Mattei Napoletano Sig. Angelo Mazza P. P. di Lettere Greche , e Segretario dell* Univerfith di Parma Sfg. Merian dell'Accademia di Berlino Sig. Ab. D. Gaetano Migliore Napoletano Auditor della Lega- zione di Ferrara Sio. Gaetano Monti P. P. di Storia Naturale nell' Uaiverfitk di 'a* Bologna 5ig. Co. di Morozzo Gap. Magg. nel Reggimento delle Guardie di S. M. Sarda , e Vice-Prefidente della Reale Accademia delle Scienze di Torino 5ig. Portai! della Reale Facoltà Medica di Parigi Sig. Andrea Giovanni Retz Svezzelè Sig. Carlo Robertfon Iltoriografo di S. M. Britanica Sig. le Sage P. P. di Fifica in Ginevra Sig. Samohilowitz Medico di Peterburgo Sig. Gian-Criftoforo Daniele Screber Segretario dell' Accademia delle Scienze di Holmia Sig. Ab. Lazzaro Spallanzani Reggiano P. P. di Storia Natura- le neir Univerfità di Pavia SJg. Cav."" Aleffandro Volta P. P, di Fifica Sperimentale nell* Uuiverfità di Pavia. ALUN- <{6|| XCVI 113» ALUNNI POSTI SECONDO l' ORDINE DELLA. LORO ELEZIONE Sig. Sig. Sig. Sig. Sig. Sig. Sig. Sig. Sig. Ab. Angelo Zendrlni Veneziano Salvator Mandruzzato Trevigiano Co. Niccolò Politi di Corfù Pier-Antonio Bondioli di Corfù Giambatifta Zimolato Veneziano D.' Francefco Fanzago Padovano Ab. Paolo Crovato Padovano D."^ Giacomo Penada Padovano Ferrante Salvagni di Bergamo Ab. GiufeppQ Greatti Udinefe AG- «Jl xcvii ||3«» ACCADEMICI SOPRANNUMERAKJ Come Membri d' una delle due precedenti Accademie de' Ricovrati ed Agraria disposti secondo l'ordine alfabetico delle Citta' (*). STATO VENETO ADRIA Sig- Antonio Belloni A. A. ASOLO Sig. Co. Benedetto Bcltramini A. R. Monfignor Andrea Pafini Prevofia A. R. Sig. Giovanni Peliegfini Triefte A. R. B A S S A N O Sig. Ab. Benedftto Borfati A. R. BELLUNO Sig. Co. Luigi Pagani Cefa Sig. Co. Gabriel Barcelloni Corte Monfignor Luci Dogiioni Canonico BERGAMO Monfignor Camillo Alliardi Canonico Sig. Giovanni CafTicci n ( •) Nella impolTibilità di verificar ad uno ad uno e con diligenza fcrupo- lofa i titoli di tanti Accademici per la maggior parte iontnni , gli Editori C\ fono appigliati al metodo il meno imbarazzante e 'I più femplice : nel che pure fé fode corfo qualche sbaglio fperano che lìa interpretato con equità. A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. Sig. «su XCVIII 1138. Sig. Ab. Mario Olivati A. R. P. D. Luigi Macchi Mon. Cafs. A. R. Sig. Sebaftiano Muletti A. R. Sig. Co. Giambatifta Tomini RofTt A. R. Sig. Ab. Pier-Antonio Seraffi A. R. P. D. Bafilio Terzi Mon. Cafs. ^ A. R. BRESCIA Sig. Giufeppe Beccalofli A. A# Sig. Girolamo Francefco Criftiani Capitano Ingegnere della Sereniffima Repubblica Nob. Sig. Francefco Ganaflbni P. Pier-Luigi di Gesù-Maria Carmelitano Scalzo Monfignor Carlo Girelli Canonico Sig. Ab. Criftoforo Filati Sig. Ab. Lodovico Rizzi' CAPODISTRIA • Sig. March. Girolamo Gravifi Nob. Sig. Giampaolo Polefini Nob, Sig. Matteo Polefini Sig. Vincenzo Rizzi CASTELFRANCO Sig. Gian-Antonio Giacomello Sig. Francefco Trevifan Medico Fifico C A T T A R O Sig. Co. Girolamo Bujovich A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. A. R, A. R. A. R. A. R. A. A. A. A. A. A. CE L- «eli xcix |[3» CAVARZERE Sig. Domenico Molin A» R. C E N E D A Sig. Gian-Antonio Lotti A. R. C H I O G G I A Sig. Giufèppe Fabris A. R. Sig. Ab. Paolo Scarpa A. R. C U R Z O L A Sig. Ab. Pietro Ferro A. R. E S T E Sig. Anton-Benedetto Ghirardini Mantovano Med. Fifico A. R. F E L T R E Si". Marco Forcellini A. R. Monfignor Co. Guido Villabruna Canonico A. R. FRIULI Sig. Flaminio Betuffi A. R. Sig. Co. Guglielmo Chiaricini A. R. Sig. Luciano Luciani A. R. Sig. Ab. Co. Giacomo Percoto Efprofeflbre dello Studio di Padova A. R. Sig.''* Contefla Giulia PolcenÌ20 A. R. Sig. Co. Valerio Pozzo ' A. R. Sig. Ab. Bartolommeo Sabbionato A. R. n s Sii A. R. A. R. A. R. A. A. A. A. «SII e I13S. Sig. Co. Ottavio di Sbrogliavacca A. R. Sig. Ab. Benedetto Tommafini A. R. LENDINARA Sig. Ab. D.f Francefco Brandolefe A. R. MONSELICE Sig. Ab. TfJ Pellegrino Bozza Sig. D."" Girolamo Brunelli Rev.™" Sig. D.r D. Gaetano Cognolato PADOVA Sig. Co. Guido Albanefe Sig. Co. Giufèppe Aldrighetti Nob. Sig, Ab. Federigo Dondiorologio Amai Prevoflo di S. Sofia A. R. Nob. Sig. Michele Dondiorologio Amai Efprofeflbre dello Studio di Padova A. R. Nob. Sig. Adriano Dondiorologio Amai P. P. di Logica in Padova A. R. Sig. Pietro Baffi A. R. Sig. Co. Leonardo Bazolo A. R. Sig. Antonio Berci A. R. Sig. Giufèppe Bertoffi P. P. di Medicina Pratica in Padova A. R. Nob. Sig. Antonio Brunelli Bonetti A. R. A. Nob. Sig. Roberto Bonfio A. A. Nob. Sig. Ab. Daniele Bonomo A. R, Sig. Co. Antonio Borromeo A. R, Mon- «SII CI 115* "Monfignor Co. Aleflandro Borromeo Canonico della Cat- tedrale A. R. Sig. Co. Antonio Sclpion Borromeo A. A. Sig. Francefco Bottin A. A, Monfignor Lauro Campolongo Archidiacono della Cat- tedrale A. R. Nob. Sig. Lodovico Campolongo ■ A. A. Sig. Co. Tifo Campofanpiero Nob. Sig. Ferdinando Campofanpiero Nob. Sig. Alvife Campofanpiero "Sig. Co. Angelo Cafale Sig. Ab. Domenico Cerato P. P. d' Architettura Civile in Padova Nob. Sig. Aleflandro Ciera Nob. Sig. Giulio Ciera Sig. Ab. Luigi Cittadini d'Anguillara Sig. Co. Marcantonio Corbelli Nob. Sig. Rinaldo Coniano Nob. Sig. Giacomo Cumano Sig. March. Lodovico Dottori Sig. Co. Antonio Dottori Sig. Co. Girolamo Dottori Sig. Co. Pietro Dottori Sig. Co. Giampaolo Dottori Sig. Giacomo Durer P. D. Antonio Evangeli Ch. R. S. Monfignor March. Francefco Fantini Sig. Ab. Francefco Fanzago A. R. A. R. A. R. A. A. vile A. R. A. A. A. A. A. A. A. R. A. R. A. A. A. R. A. R. A. R. A. R. A. A. A. R. A. A. R. A. R. A. R. SiS . m cir II3*- ^Sig. Ab. Gaetano Fioravanti . A. R. Sig. D. Antonio Flechia A^ A. Nob. Sig. Francefco Forzadura A. R. Nob. Sig. Ab. Marcantonio Franchini A. R. Sig. DJ Matteo Giro Cancelliere delF Unlverfita. A. R. A. Sig. Ab. Bartolomraeo Giapponi A. R» Sig. Francefco Giupponi A. R* Sig. Co. Girolamo Grompa A» A» Nob. Sig. Andrea Gruato A. A. Sig. Ab. Antonio Lavagnoli P. P. di Logica e d'Arte Critica in Padova A. R. Sig. Co. Marziano de Lazzara Commendatore di S. Stefano A. R* Sig. Co. Giovanni de Lazzara Cav."" Gerofolimitano A. R. Nob. Sig. Alvife Lenguazza A. R. Sig. Co. Marco Lion A. A, Sig. Giufeppe Lovifelli A. A. Nob. Sig. Giacomo Maggioni P. P. A. R. Sig. Co. Andrea Maldura A. R- Monfignor Felice Maldura Canonico della Cattedrale A. R. Nob. Si^. Antonio Manfron A. A. Nob. Sig. Giovanni Mariani A. R. Sig. Ab. Pietro Meneghelli A. R. Rev.""" D. Carlo Miglioranzi Parroco della Cattedrale A. R. Rev.™" D. Gafparo Motti Arciprete di Abano A. R. Monfignor Gian-Francefco Muflàto Canonico della Cat- tedrale A. R. Nob. Sig. Niccola Muflàto A. R. Nob. Niccolò Sponza A. R.. ROVIGO^ Monfignor Lodovico Campo Canonico Sig. Co. Antonio Manfredini Sig. March. Giufeppe ManfredinJ Nob. Sig. Lodovico Mutoni A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. A. A. A. A. A. A. A. A. A. R, A. R. A. R. A. R. A. R» A. R, A. R. A. R. A. R» SigJ ra «sa cv 113» Sig." Criflina Roccati A. R. Nob. Sig. Antonio Rofetta A. R. S A C I L E SIg. Giufeppe Linardclli A. R. S A L O" P. D. Gaetano Alberti Mon. Cafs. A. A. Sig. Giambatida Fontana A. R. S E B E N I C O Sig. Co. Ab. Girolamo Draganich Veranzìo A. R. SPALATRO Sig. Giovanni Gelmini A. A. Sig. Ab. Giufeppe Ivelio A. R. TOLMEZZO Sig. Co. Giufeppe Garzolini A, R. TREVISO Monfignor Fioravante Azzoni Avogaro Canonico A. R. Sig. Co. Fiorino d'Onigo A. R. Monfignor Co. Francefco d'Onigo Canonico della Cat- tedrale A. R, P. D. Pietro Polina Mon. Cafs. A. R. Monfignor Co. Guglielmo Scotti Canonico A. R. Sig. Co. Luigi Scotti A. R. o VAL- Gl'evi 113» VALDOBIADINE Sig. Ab. Angelo Fabro fu ProfefTore di Diritto Pubblico JEcclefiaftico jiell' Univerfita di Padova A. R. UDINE Sig. Ab. Gottardo Canzianì A. R. A. Sig. Co. Daniele Gofcio A. R. Nob. Sig. Aleflandro Danieluzzi A. R. Sig. Canonico Giufeppe de' Pafquini Configl. Int. di S. M^ Poi., dell'Accademia di Rotterdam, di Berlino e di Xondra A. A. Monfignor Co. Girolamo de Renaldis Canonico , Efpro- feffore dello Studio di Padova A. R. Sig. Co. Ab. Francefco Romano A. R. Sig. Co. Niccolò Romano A. R. VENEZIA Sig. Angelo Artico A. R. P. D. Gian-Lorenzo Balbi Mon. Cals. A. A. Nob- Sig. Giambatifta Barbaro A. A, Sig. Ab. Francefco Bonicelli A. R. Sig. Ab. D. Pio Bragadin A. R. S. E. March. Venceslao Buzzacarin A. R, S. E. March. Pataro Buzzacarin A. R, Sig. Ab. Giufeppe Cherubini A. R. Nob. ^ig. Alvife Dolfin A. A. Sig. Francefco Grifellinì A. A. Sig, Ab. Natal dalle Lafte A. R. Sig. «61( cvir Ita» Sig. Ab. Adamante Martiaelli A. R. SIg. Giufeppe Olivieri A. A. Sig. Ab. Bartolommeo Piantoni A. R. Sig. March» Ab. Francefco Poleni A» R. Sig» Ab. Angelo Talier Arciprete di Campo: di Pietra A. R. A. S. E. N. D. Catterina Dolfin ProcurateflTa. Tron A. R, Sig. Paolo Zanetti A. R. VERONA Rev.""* D. Vincenzo Bertolini Arciprete Sig. Co. Zaccheria Betti Rev.""* D. Girolamo Bruni Arciprete di Manfuè Sig. Co. Alfonfo Burri P. Maeftro Adriano Guglielmetti Agoftiniano P. Antonio Maria Pedrotta Rev.""' D. Giovanni de Pieri Arciprete delk Bevilacqua P. D. Giambatifta Valleggia GJi. R. Teat. Rev.""" Zanetti Arciprete di Soave VICENZA P. D. Carlo Barbieri dell'Oratoria Sig. Co. Lodovico Barbieri P. Maeftro Bafll Agoftiniano P. D. Valeriano Canati Ch. R. Tear. Monfignor Co. Lelio Ghellini Canonico Sig. Co. Giovanni Montanari Sig. D."" Giammaria Pigatti Med. Fif. Sig. Antonio Turra A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. A. R. [ua A. R. A. R. A» R. A» R. A. R. A. R. A. R. A. R.. A. R. A. R. A. A. ZAN- / ^1 CVIII t^ Z A N T E Sig. Ab. Giovanni Contucci A. R. Sig. Co. Coftantino Rofa Sicuro , A. A. ITALIA BOLOGNA Sig. Co. Niccolò Arioftì A. R. P. Criftoforo Saverio Crìftiani Agoftiniano A. R. Monfignor March. Floriano Matteuzzi Canonico Primi- cerio A. R. C A T T A N I A P. Lettore D. Federigo Lavalle Mon. Cafs. A. R. CESENA P. Maeftro Pier-Tomniafb Prati Carmelitano A. R. FERRARA Monfignor Pio Enea March, degli Obizzi Primicerio A. R. FIRENZE Sig. Lodovico Coltellini A. R. Sig. Ab. Marco Laftri Prevoflo di S. Giovanni A. R* Sig. Ab. Giampaolo Ombrofi A. R. Sig. Ignazio Ronconi A. R. Ball Lorenzo del Roflb Cav.r di S. Stefano A. R. Sig. Gian-Luigi Targioni A. A. FOR- «611 Cix 1^ FORLÌ" Sig. Co. Andrea Colombani A. R. GORIZIA Sig. Co. Ridolfo Coromini A, R. Sig. Co. Giufeppe Coromini ' A. R. Sig. Co. Paolo Seri man ' ^ . A. A. JESI Sig. Gafparo Manoni A. R. LUCCA Sig. Ab. Pellegrino Roni A. R. MANTOVA Sig. Ab. Gian -Girolamo Carli Segretario della Reale Accademia A. A* Sig. Lorenzo Joannon di S.' Laurent Configl. del Magi- ftrato Camerale di Mantova, R. L Commiflàrio per la Mefola A. A. Sig. Camillo Leopoldo Volta Bibliotecario A. R. MILANO P. D. Andrea Bina Mon. Cafs. A. R. Sig. Co. D. Niccolò Vifconti A. R. MODENA Sig. Ab. Giufeppe Malmafi A. R. Sis. m ex 1136. NORCIA Sig.. Ab. Mariano Narduccìi A. R. NOVARA RevJno Sig.. D.. Giufeppe: Albettl Parroca della Cattedrale A. K- Q s; I M o Sig. Ab.. Vincenzo Bertucci A.. R- Sig. Co.. Aurelio Guarnieri Ottoni A,. R. Sig. Ab^ Pietra Quattrini A» R.. Sig.. Ab.. Marcantonio- Taleoni A. R- PALERMO Sig. Ab.. Domenico Salvagnini Padovano Prof» Pub., di Umane Lettere. A. R- PARMA P.. D. Romualdo. Baiftrocchi Mon.. Cafs.. Sig.. Michele Girardi di Salò P. P. d'Anatomia: PAVIA Sig.. Pietro- Galerati Cav.r e Co. del S. R. !► Sig. Gian-Antonio, de' Scopuli P. P. di Botanica. PERUGIA Sig. Abo. Scipione^ PatrizJ A» R. PESARO' Sig. March. Carlo Mofca A. R. REG- A. R. A. R» A. R. A. A. M CXI 1139. REGGIO Sig. Ab. Bartolorameo Salandri Arciprete di Rezzuolo A. R. Sig. J-uigi Vallifiieri A. R. R I M I "N I Sig. Co. Ippolito Cima A. R. ROVER EDO Sig. Francefco Simone Feftl A. R. Sig.'* Bianca Xaura Saibantl A. R. SIENA Sig. Domenico Bartoloni P. P. di Medicina, e Segretario dell'Accademia delle Scienze A. A. S I N I G A G L I A Sig. Ab. Pier-Carlo Groffi A. R. TORINO Sig. Giufeppe Bartoli Padovano Antiquario di S. M. A. R. Sig. Co. Orfini d' Orbaffano A. R, F R A N C I jI Sig. Francefco Latapié di Bordeaux A. R. Sig. Barone Gabriel Francefco d'Aigalliers
  • onde , ad allontanare la comunicazione di quella lue , fra i varj mezzi di prefervazione , ordinati provvidamente da quel Senato, praticavafi anche quello di efporre a fufTumigi aromatici tutti co- loro, che entravano nella Citta. Quindi il pedone teftè indica- to, aflleme con tutto il fuo carico, dovette, ficcome molte al- tre volte ne' giorni e mefi , anzi ne' due anni antecedenti , fog- giacere alla legge del detto fufFumigio: ma in quel di, entran- do nel luogo a ciò deftinato fpoflato e debole più per ubbria- chezza ( fecondo che feppefi da'miniftri di quel fuffumicamento ) che per difagio di cammino o di foverchio carico , ufcitone appena cadde apopletico ; e in quello flato fu trasferito fubito allo Spedale . Giaceva in letto come un tronco, con volto e collo gonfio e quafi livido, come fé folfe poco men che ftrozzato. Aveva una refpirazione grande, tarda, e rullante; i polfi fpiegati, forti, eguali : era privo dell' efercizio di qualunque fentimento , e di moto volontario , fpezlalmente in tutto il lato deliro del corpo , ove anche il fenfo era interamente ellinto . Appena coricato in letto vomitò a fupina giacitura quanto avea nello flomaco e di vino , e ài alimento folido ; ma non per quello fcemò in alcu- na parte la violenza della malattia : la quale non cedendo ai re- plicati falafli , alle profonde fcarificazioni fatte alla nuca , ai cri- ilei ftimolanti , e ad altri pochi ajuti , che fi giudicarono oppor- tuni , prima che tcrminaflè il quarto giorno , crefcendo in fero- cia, anzi rinnovandofi l'attacco, lo traffe alla tomba. Venti ore dopo ne feci la fezione ; ed ecco appuntino quello , che da prima olfervai. Separando gl'integumenti del cranio, tro- vai quelli SI attaccati all' oflb parietale deliro , nel mezzo quafi di eflb , che flirandoli , anche con forza notabile , non mi riufci di fiaccameli . Pallai quindi ad efaminare gì' integumenti medefi- mi al luogo di quello fortiffimo attacco; e fatti radere accura- tamente i capelli , fcoperfi al luogo indicato una vecchia cicatri- ce, di figura ellittica, e di tale ampiezza, che il maggior dia- metro era uguale a un pollice e mezzo del pie di Parigi , il mi- nore ad un pollice foltanto. Premendo quella cicatrice con un dito, offa cedeva, lafciando fentire al di fotto una folTa, fcavata nell'olfo medefimo. A 2 Una •«SII 4 US» Una vecchia cicatrice , con mancanza di oflb al di fotto , mi fé' tofto nafcere il fofpetto , che oflervar fi dovefle qualche cofa di ftrano : e perciò non volli effere il folo teftimonio di ciò , che porca trovarfi. Pregai dunque i chiariffimi Signori Tacconi , ViGNAFERRi , Mazzanti , BoRGHi , e CoNTi , tutti Profeflori peritiffimi di Anatomia, perchè voleffero intervenire a quefta fe- zione, ficcome in fatti non mancarono di favorirmi. Dopo che tutti afficurati furono , che la cicatrice era aflài vec- chia e callofa, e che fotto di efla eravi 1' indicata foflà, conr venne adoperare il coltello per iftaccarvi gì' integumenti medefi- mi comuni ; perchè la loro feparazione non fu veramente altro , che una fezione di parti continue, e flrettamente infieme incol- late. Fatta cotale feparazione, la mancanza dell' oflb avea la for- ma di luna crefcente colle corna anteriormente rivolte, effendo la corda di queft' arco uguale efattamente ad un pollice. Si pafsò a fegare il cranio, fecondo la folita maniera; ma quando la fega fopra il ciglio dell' orbita deftra s' innoltrò fino alla dura madre, dalla feffura, fatta in quefto luogo dalla fega, ufci qualche poco di materia fetente, di colore roflb-ofcuro, e den- fa come quella bevanda, che dicefi cioccolate. Non fi può defcrivere abbaftanza quanta forza convenne ado- perare per iftaccare la parte fuperiore del cranio dalla dura ma- dre , che vi era fortemente per così dire inferita ; e tanto vi era al luogo deli' indicata fofla , che lacerata fegui 1' oflb medefimo ov' era flato rotto , reftandone anche alcune particelle pendenti dalla parte delle tre future, fagittale, temporale, e lambdoidea. Una ftrifcia roflb-ofcura fulla dura madre ftendevafi dal luogo della detta foflà fino alla crìfta galli , ed era quefta ftrifcia im- preflà anche internamente nell' oflb , che la copriva . La maggior ampiezza di tale ftrifcia era di quattro linee, ed il fuo colore uguale a quello della materia, che ufci dal folco fatto dalla fega. Della materia medefima fé ne trovò al deftro lato della crijìa galli ^ e ne' feni e celle dell' oflb cribriforme dalla fteflla parte; ficcome pure una fimile materia appuntino riempiva un gran vano, che nell' emisfero deftro del cervello fu rinvenuto . Raf- . i n 5 113» Ralìbmigliava quefto vano ad una grande finuofitk , perciò che la fua apertura, generalmente circolare, avvegnaché fofle nel maggior Tuo diametro di i6 linee, pure era molto più angufta di fua capacita, che s'internava poi lino al ventricolo corrifpon- dente ; le cui prominenze però , tranne una lieve erofione del ta- lamo , avea lafciate intatte , non meno che il pleflb coroideo , il quale era però contratto , e quafi difeccato . Queft' ulcere antico , dachè tale dee chiamarfi , come fi vedrà in appreflb , era inter- namente linuofo ; il colore de' fuoi pareti , piìi duri del natura- le , cinerizio-ofcuro ; e per una fmuofità più profonda dell' altre pafl'avafi da quefto ventricolo nel finiftro , ma ibpra il corpo cal- lofo. Il paflaggio era indicato da una ftrifcia fimile in colore a quella, ch'era inerente alla dura madre ed all' oflb del cranio; ed in quello ventricolo finidro fi trovò copiofo fangue , parte fciolto , parte raccolto in grumi , al pefo di tre once crefcenti , con diftruzione notabile del corpo ftriato. Si purgarono in appreflb ambidue i ventricoli dalla materia flraniera , che contenevano ; indi feparati gli emisferj con una fe- zion diligente, onde non fi dafl'e più all' uno che all'altro, li collocammo fu di una bilancia , e fi trovò che il pefo del fini- ftro fuperava quello del deftro di tre once, tre ottave, e dode- ci grani. Ne fi tralafciò finalmente di oflervare 1' oflb parietale deliro , eh' era molto eftenuato , e di una fola e fottìi lama ne' contorni del foro , con alcune piccole prominenze e foflette di fi- gura irregolare internamente ; maflime alla parte delle tempia , come fé in quello luogo l' oflb fofle un poco cariofo . Riflettendo ciafcuno di noi fu la fingolaritìi di quella fezione , reftammo tutti d' accordo nel conchiudere , che l' ulcere del cer- vello fofle un affare di vecchia data ; e che la cagione ftrumen- tale dell' Apoplefl!ia , e dell' Emiplegia di tutto il lato deliro , fof- fe il fangue travafato , che occupava il ventricolo finiftro . Ma come conofcere la data di quell' ulcere ? La forte intorno a que- lla notizia non mi fu contraria. Eflendo il foggetto di quella oflervazione perfona aflai nota pel melliere che efercitava, non mi fu difficile il rifapere , che a Minerbio avea moglie ; e quella io feci interrogare col mezzo del Sig. Dottor Grassi, dotto ed efper- ■*£|I ó |[3«. efperto Medico Condotto di quel Gaftello. Ecco in compendio le notizie , che da quella fi ebbero . Mio marito , Ella diflè , contava gli anni j\.6 dell' età fua . Avendo perduto in fua prima gioventù i proprj Genitori, di la a poco fi accasò meco. Un giorno fra gli altri, nel pettinarlo, mi accorfi di quella foflà , che avea nella parte deftra del capo , e gli chiefi quale ne foffe Hata la cagione. Seppi allora da lui, che all' età di fei anni era caduto precipitofamente da una fca- la, e che aveafi rotta la tefta: che per quella ferita fu coftret- to rimanerfi per lungo tempo in letto; d'onde finalmente ufci- tone venne medicato non oftante pel tratto di non pochi mefi dal- la madre fua : ma , guarito ancora , gli reftò fempre quella foflà , per cui ne' primi tempi conveniva pettinarlo con dolcezza, onde allontanare un fenfo dolorofo che fofTriva , qualunque volta non ufavafi in ciò qualche diligenza . Era egli un uomo tollerantif- fimo della fatica; ed avvegnaché apparentemente fembraflè uno ftordito , e foflè di poche parole , pure efeguiva appuntino tutte le molte commiflioni , delle quali veniva incaricato nel fuo me- ftiere di pedone. Avea molta forza, e portava fui capo, o fui dorfo , o pendenti dalle braccia pefi non piccoli con ugual robu- ftezza, e per lungo cammino. Non fu giammai infermo dall' età di fei anni , cioè quando fi ruppe la tefta , fino all' ultima fua malattia , che di una febbre piuttofto gagliarda , di cui fi li- berò in due fettimane . Solo all'occafione di vento freddo la- gnavafi qualche volta di dolore al capo , perchè andava foggetto a infreddature : e ficcome un lìffatto vento avea fpirato con in- folita violenza dieci o dodici giorni di feguito , prima di fua mortai malattia , cos'i , otto o nove di prima , ai fuddetti inco- modi eranfi accoppiate alcune doglie neli' eftremità tutte, e più a quelle del lato deliro; per le quali accufava di non trovarvi la robuftezza ed agilità, di cui era univerfalmente dotato, fuori delle ore di fua ubbriachezza , che potea dirfi quafi giornaliera , perchè amava moltiflìmo il vino , ugualmente che il tabacco , di cui faceva ufo grandilTimo , e che gli purgava copio/à materia dalle narici. Qui ha fuo fine la ftoria morbofa , e la fezione del noto apo- ple- «SII 7 If93> plecico : la quale mentre ci aflìcura, che la cagione flrumentale dell' Emiplegia aveva fuo feggio nell' emisfero finiftro del cer- vello , ficcome faggiamente ne pensò il Morgagni ancora , e che l'ulcere del deliro emisfero avea la data d'anni 40, fenza aver recato nocumento alcuno al moto, al fenfo, alla robuftezza, ed alle funzioni tutte della vita ; fembra anche dimoflrarci , che la materia , la quale andava generandofi nell' ulcere finuofo , erafi a poco a poco aperta una ftrada fra il cranio e la dura madre , ed ufciva pe' feni e celle dell' oflb etmoideo , dal lato deliro nel- Ja cavità del nafo. Quella ftrada, veramente Angolare, pare a me che fia palefe- mente indicata dalla ftrifcia roflb-ofcura irapreCfà nella dura ma- dre , e nella parte interna dell' oflb del cranio corrifpondente : dalla materia ufcita pel folco fatto dalla fega fopra il ciglio deli* orbita deftra : dalla materia medefima trovata allo fteflb lato del- la Ci ijla galli ^ de' feni e celle deli' oflb cribrofo: e finalmente dall' abbondante fpurgamento delle narici. Scemavafi probabilmente , come fuol accadere, quefto fpurgo per infreddatura; ed era ap- punto il noftro apopletico attaccato da reuma quando fii efpofto ai fuffiimig; ; e , più , era anche ubbriaco , e ftanco forfè dal viaggio; tanto più che foffriva allora doglie, naturalmente reu- matiche , in tutte le ellremita . Perchè dunque non potrà conget- turarfi , che trattenuta , anzi accrefciuta da quefte cagioni la copia della materia, che riempiva l'ulcere antico, e che forfè avea acquiftato una qualità più rea , fiafi eflà aperta la ftrada fui cor- po callofo, e paflando all'altro ventricolo ne abbia lacerato il pleflb coroideo; onde poi il fangue copiofamente verfato abbia prodotto r Apopleflia ? La congettura mi fembra aflài ragionevole . Ma perchè mai , diceva io tra me fteflb , un ulcere , che forfè col tempo è crefciuto in ampiezza, non ha prodotto l'Emiplegia del lato oppofto? Mentre andava fantafticando intorno alla fpie- gazione di quefto fenomeno , e comprendeva che ogni mio ragio- namento, ogni mia congettura era vana, penfai di non potere rintracciarne la vera fpiegazione , che nelle fperienze , ed oflèrva- zioni ripetute fu i cervelli degli apopletici. Avea veduto, che il -copiofo fangue travafato nel ventricolo fmiftro ne avea inaltrat- tato tato fpezialmente il corpo ftriato, laddove quefta prominenza nel ventricolo dell' emisfero ulcerofo era intatta. Comunicai dunque ai Signori Borghi e Conti la mia idea di tentare fperimenti fui cervello di alcuni animali ; ed effi non folo approvarono que- fto mio penfiero, ma vollero ancora cortefemente preftarmi il loro ajuto. Feci dunque cercare in primo luogo de' cani piuttofto grandi, e fatta a quelli la trapanazione dell' oflTo parietale, ora di un lato ora dell' altro , con una delle corone del trapano di maggior diametro , ed in cinque o fei luoghi , tutti viciniffuni , onde fiac- care un pezzo notabile di offo, e quindi fcoprire una corrifpon- dente porzione di cervello, feparava colla maggior diligenza la dura madre fcoperta, ed appreflb con uno ftrumento di taglio acutifTmio , avente la forma di cucchiajo , che aveva fatto tra- vagliare efpreflamente a quefto fine, fpartivafi per cos'i dire il cervello in fette. Alle prime feparazloni lafciavanfi i cani in li- bertà, coprendo per altro tutta la ferita con fila afciutte; ma non lì notò negli arti loro alcuna debolezza ; che incominciò per altro ad oflervarfi allora foltanto , e nel lato oppoflo alla feri- ta , e più nelle zampe di dietro , che in quelle davanti , quando fi "iunfe coir indicate fezioni in fette fino al ventricolo. Quefta debolezza avea però qualche fingolarità, che non dee paffarfi fotto filenzio : ed è , che i cani , camminando , portava- no piegato il dorfo ed il capo al lato della ferita : cioè , tutto il tronco dell'animale piegavafi a guifa d'arco , colla concavità rivolta al lato fuddetto ; e camminavano vacillanti , per cosi dire, e non ben fermi, trafportandofi alla parte oppofla, fulla quale parea minacciaffero di voler cadere. Io non fo bene, fé quefta fingolar piegatura fia quella fteflà , che trovafi indicata pref- fo il Sig.' di Haller (a) colà dove fcrilTe; Illuftrh clim F. S. Petit , inde etiam ego -vidi , & Zinnius , & Heticrma?i?2us , ex gra- vibus cerebri aut cerebelli 'uulneribus catìis corpus in arcum aàtrahi ^ ejjeque caufam phcS}iome?ii ifi lateris vulneri refponde?ttis quidem convulftone y lateris vero integri refolutione : ma ella è ben quefta una curiofa convulfione, o, fé fi vuole, una violenta contrazio- ne ia ) Elem. Phyfiol. Lib.X. Seft. VII. §. XXIX. ^1 9 113» ne de'mufcoli di un lato per la paralifia degli antagonifti . Io la chiamo curìofa ^ per eflere limitata ai mufcoli che piegano il folo tronco alla maniera indicata, lafciando intatte le eftremita ( almeno negli animali che io fottopofi a quelli cimenti ) e la quale, s'io non erro, non faprebbe intenderli per qualche modo, fenza ftabilire l'ipotefi, che dalla ferita, e dall'aria efterna fof- fero irritati i principj di que'foli nervi, i cui rami fi fpargorio direttamente ne' mufcoli del tronco di quella parte. Quale però che fia la cagione di quello fenomeno, que'cani COSI piegati in arco fi collocavano di nuovo fulla tavola, e lor fi portava via porzione del corpo Urlato : ma qualunque volta quella porzione fu più tollo notabile, non poterono piìi efll fof- tenerfi full'oppofto lato. Io gli alzava veramente , e proccurava di farli Ilare fulle quattro zampe, ma non mi fu giammai pof- fibile, perchè ricadevano Tempre in quel lato medefimo, ch'era poi anche privo di fenfo. Fu quello il fucceffo più collante di mìe fperienze , e manife- Jliffimo fpezialmente in quattro cani: diffi il pih. cofìame ^ perchè r implacidezza e forza di alcuni di quelli animali cagionò ne' ci- menti delle alterazioni , le quali fecero che da quelli niente di pofitivo potefle dedurfi, E fra quelle alterazioni io noto primie- ramente quella di non poterfi qualche volta mifurare fin dove profondava!! lo ftrumento, con cui feparavafi a fette l'emisfero fcoperto, per la violenza di alcuni movimenti improwifi, che fpeflb facevano; e fecondariamente l'altra di copiofe emorragie, che ne venivano in confeguenza. Quella implacidezza mi deter- minò a follituire a' cani degli agnelli e capretti, tanto più che quattro fole fperienze felicemente riufcite non ballavano all'uopo. Io non ilio qui , o dotti Accademici , ad efporvi minutamente tutto l'apparato di quelle fperienze, le diligenze praticate, il tempo fpefo in ciafcuna, i fenomeni di poco o niun momento, che qualche fiata fi offervarono. Troppo voluminofo riufcirebbe quello fcritto, e troppo ripieno d'inutili ripetizioni. Vi dirò folo, che il rifultato di effe fu appunto uguale in tutto e per tutto a quello che vi ho defcritto pocanzi , parlando de' cani: cioè, quan- do erafi feparata tanta pane di cervello, che rellaflero alla fco- B per- «SII IO 113» pena le prominenze del ventricolo, cominciava la debolezza dei lato oppollo; che quefk era più fenfibile negli arti pofteriori , forfè per la loro pofizione obliqua al tronco che debbono fofte- nere; che tutto il tronco piegavafi in arco alla maniera indica- ta; e finalmente che la totale rifoluzione di eflb lato accadeva, e perdevafi infieme il fenfo, ogni volta che fi fiaccava notabile porzione del corpo Urlato . Quelle fperienze negli agnelli e ca- pretti non furono alterate da verun fmiflro , e furono fra tutte dieciotto di numero. Parvemi per ciò di non dover eflere affatto fcontento di que- fte mie fatiche e di poter conchiudere , che la fede principale dell' incrocicchiamento delle fibre midollari del cerebro dee ftabi- lirfi, più che altrove, ne' corpi flriati. Ne avanzai il fofpetto in quella mia prima lettera pubblicata; ma io voleva pure aver dati ulteriori, perchè la congettura avefle più iodi fondamenti; e gli afpettava foltanto dalle ofl'ervazioni , che potevano e dove- vano fomminiftrarmi gli Spedali di una popolata Città. Di fatti r anno proffmio nell' intervallo di fei mefi ebbi occa- fione di aprire nel fuddetto Spedale i cadaveri di quattro emìi pletici. Fu il primo quello di un fartore quafi fettuagenario , di temperamento fangnigno, ed amantiflimo del vino. Dodeci anni addietro era ftato attaccato da paralifia , eh' erafi avanzata a poco a poco : cioè , cominciò fin d' allora a tremare nel capo e negli arti, e quello tremore fi era poi notabilmente accrefciuto, s'i che camminava con molto ftento. Alli 23 di Febbrajo, circa l'ora prima della notte, cadde apopletico in una ofteria, e fu condot- to fubito allo Spedale. Era privo di qualunque cognizione; avea polfi non molto forti e quafi intermittenti; giaceva privo di fen- fo e di moto nel lato deliro, ed erano quelle due facoltà aflài languide (forfè anche precedentemente) nel lato fmiflro. Cefsò di vivere otto giorni dopo l'infulto; e, fegando il cranio, tro- vai molto fangue raccolto nel finiflro ventricolo, con lacerazio- ne del pleflb coroideo, e con diflruzione non picciola del corpo flriato. lì fangue era per la maggior parte coagolato, avente la figura di cono, colla bafe al ventricolo, e l'apice fuperiormen- te alla foflanza corticale del cervello. Nel ventricolo deliro fi trovò ^1 II ||38> trovò poco fiero infipido ; ma ve n' era un poco più ■ al princi- pio della fpinal midolla, e fino alla metà in circa delle verte- bre del dorfo. L'altro apopletico era un giovine montanaro d'anni 24, fio- rido, e robufto, che ricevette fulla fine di Marzo dell'anno flef- fo una percoflà nel capo col calcio di uno fchioppo. La ferita occupava la regione del parietale deftro in vicinanza alla futura fagittale, e più verfo l'oflb della fronte. Sì trasferì egli fteflb allo Spedale; ma non effendo attaccato da neflùn grave fintoraa, cos'i la ferita, anche per l' efplorazione che ne fece il Chirurgo, parve limitata alle fole parti molli . Di fatti guariva la piaga , ed era preflbchè cicatrizzata , quando efla pure , ficcome facevano anche in quell'anno le altre ferite ed ulceri quafi tutte, pafsò alla cangrena . Quella però andava a fepararfi , e già incomincia- vano a colare marcie di buona qualità , quando 33 giorni dopo la ferita fu affalito all' improvvifo da febbre a freddo , perdendo contemporaneamente tutta la facoltà di muoverfi volontariamente nel lato finiftro , ma non già quella di fentire per qualche mo- do. Anzi è da notarfi che gridava di quando in quando, come fé folTe travagliato da violenti dolori: cofa tanto più credibile,, quanto che quelle grida erano accompagnate da moti convulflvi, non tanto nel lato fano , che nei paralitico , avvegnaché quelli foflèro molto più deboli. Fu fatta la trapanazione al luogo della ferita, ma inutilmente, perchè niente forti dall'apertura: la dura madre pareva cangrenata, e mori con profondo fopore, o piut- tofto apopletico, il quinto giorno da quello infulto. Paffando alla fezione del cranio non trovai alcuna feflura nell' oflà: era negra la dura madre in tutta quafi quella parte, con cui copre fuperiormente il deftro emisfero; e fotto di eflà com- parve un leggier fuolo di marcia; ne trovai però una notabile quantità nel ventricolo rifpondente, che lavato con diligenza, si che potefle diftinguerfi il fuo fondo , fi vide il corpo ftriato cor- rofo quafi per la metà. Ufciva pur marcia dal meato auditorio deftro, ed , offervando perciò internamente l'orecchio , trovai marcia nella cavità media: la membrana del timpano diftrutta per metà nella fua parte inferiore, e ftaccato l'oflètto, chiama- fi 2 ta 4611 12 113» to tncudme, dalla ftaffa, la quale però era fituata a fuo luogo-. Ma ficcome né alla bafe del cranio , né fopra la volta del tim- pano, né in qualunque altro luogo di eflà bafe eravi o marcia, o altro umore di forta alcuna , cosi congetturai che o dal col- po ricevuto tanto fi alteraflè per la fcoffa la fabbrica dell'orec- chio nel luogo indicato, che ne nafcefle infiammazione ed afcef- fo; ovvero che quella marcia fi foflè colà deporta per aflòrbi- mento di una parte di quella, che fcolava dalla ferita, fuppura- ta dopo la cancrena . Un' altra congettura mi parve pur ragione- vole; cioè, che la marcia annidata nel ventricolo, ftinaolando foverchiamente la fenfitiva midolla , fofle cagione de' dolori ,. che fi man ifefta vano colle indicate grida dell'ammalato. Il terzo apopletico fu pure un giovine robuflo d' anni 22,. ajutante di cucina in una cafa nobile, che il di cinque o fei di Maggio , trovandofi fotto quello ftrumento con cui aggirafi l' arro- fìo, rottafi improvvifamente la corda, che foftentava il pezzo di macigno , gli cadde quefto nel mezzo della tefta , in poca di- ftanza dalla futura lambdoidea. Caduta in terra privo di fenti- mento fu tofto condotto allo Spedale . Rinvenne alcun poco dal profondo aflbpimento. Eravi una grave contufione e lacerazione al luogo della percoflà, ed avea perduto non poco fangue: con- tuttociò mantenevafi una fufficiente robuftezza ne' polli , accompa^ gnata però da una difficile refpirazione . Ogni fenfo ed ogni mo- ta era perduto in tutto il defiro lato. La refpirazione fi fece più difficile per gradi, e mori in capo a due giorni. Segando il fuo cranio lo trovai rotto nel luogo della percoH fa, e molto fangue fotto l'oflb parietale finiftro pofteriormente , per una vifibile lacerazione da quella parte del feno longitudina- le, prodotta da un pezzetto di oflò, che vi fi era profondato» Molto" fangue riempieva parimente- il ventricolo di quel lato , ove il corpo ftriato era pure per non picciolo tratto diftrutto. Parte di quefto fangue , ma fciolto , aveva forzato e rotto il fet- xo lucido verfo la metà di fua lunghezza, si che qualche por- zioncella occupava ancora il deftro ventricolo. Un Apparatore d'anni 40 fa. il quarto apopletico. Addobbando egli in Bologna la Chiefa di S. Lucia , cadde precipitofaraente da «SII 15 113?^ da un' alta fcala da mano , e diede del capo in terra , perdendo molto fangue , e dando appena qualche fegno di vita . Fu trafpor- tato di la a poco allo Spedale, e ciò accadde nel di 28 Luglio dell'anno fuddetto . Avea una graviffima contufione, con lacera- zione d' integumenti nella region delira e fuperiore dell' offo co- ronale ; ma l' efTufione di fangue , ed il fuo fpargimento fotto la pelle, ftendevafi fino all'alto della guancia rifpondente, e fopra l'occhio finiftro. Li polfi erano si deboli , che pareano qualche volta mancanti ; la refpirazione aflài tarda , difficile , e ruflfante ; ed era deftituto d' ogni cognizione , e di moto e di fenfo in tut- to il lato del corpo , oppofto alla contufione . Vifle in tale flato fino al finire dell'altro giorno ; e paflàndo alla fezione anatomi- ca , trovai una feffura notabile in tutto il tratto dell' oflb fron- tale , e a delira , s'i che era anche affai fenfibilmente divifa quel- la parte di queft'oflb , che forma la volta fuperiore dell' occhia- ja . Sotto di quella feffura , e quindi fopra la dura madre , eravi raccolto non poco fangue , parte fciolto , e parte grumofo , con molte bollicelle d'aria ; ma una copia maggiore ne trovai nel ventricolo deliro del cerebro , con intera diftruzione del corpo Urlato, e di porzione ancora del talamo. Son quelle le fezioni dei quattro emipletici , le quali pare con- fermino, che alla lacerazione e diftruzione de' corpi ftriati fucce- de l'Emiplegia del lato oppofto : donde fembra doverfi anche conchiudere , che fé nella maggior parte dell' Emiplegie fi trove- rà vizio fenfibile in amendue i ventricoli del cervello o in al- tri luoghi di quefto vifcere , fi troverà pure , che la caufa mate- riale avrà maltrattato più evidentemente il corpo Urlato dell' op- pofto emisfero del cervello. Io avrei profeguito ad oflervare, onde forfè confermar fempre più , che la fede principale dell' incrocicchiamento delle fibre mi- dollari del cerebro fi deve , più che in altri luoghi , ne' corpi ftriati ftabilire , ficcome pare che lo dimoftrino anche più pale- famente le fperienze , che ho qui riferite ; ma in quefto affare fui prevenuto dall'immortale mio antecelfore Gio: Batista Morgagni: ed eccone il come. Quella mia lettera , che citai fui principio di quefta memo- ria» *rm ^1 12 113» to incudine, dalla ftaffa, i. quale peroera fituata a fuo luogo» Ma ficcome né alla bafe d.. cranio, n fopra la volta del tim- pano, né in qualunque altro luogo di flà bafe eravi o marcia, o altro umore di forta alci a , cosi cngettmai che o dal col- po ricevuto tanto fi alterali^ per la fcffa la fabbrica dell'orec- chio nel luogo indicato, eh." ne nafcefi infiammazione ed afcef- fo ; ovvero che quella marcu fi. fofle colà deporta per aflbrbi. mento di una parte di quell<, che fcoiva dalla ferita, fuppura- ta dopo la cancrena . Un'aita congettra mi parve pur ragione- vole; cioè, che la marcia annidata el ventricolo, ftimolando foverchiamente la fenfitiva n dolla, fcfe cagione de' dolori, che fi manifeftavano colle indicar, grida dll' ammalato. II terzo apopletico fu pure un gjvine robufto d'anni 22,, ajutante di cucina in una ca nobile. che il di cinque o fei di Maggio, trovandofi fotto qu. o ftrumeto con cui aggirafi l'arro- flo , rottafi improvvifament^ la cord., che foflentava il pezzo di macigno , gli cadde quelle nel me^o della tefta , in poca di- ftanza dalla futura lambda' a. Gadio in terra privo di fentì- meato fu torto condotto a: Spedale Rinvenne alcun poco dal profondo affbpimento. Era\i una gr;/^e contufione e lacerazione- ai luogo della percoflà, ed avea penito non poco faugue: con- tuttociò mantenevafi una fufficiente rourtezza ne' polii , accompa- gnata però da una difficile fefpirazioe. Ogni fenfo ed ogni mo- ta era perduto in tutto il deftro ko. La refpirazioae fi fece più difficile per gradi, e nori ia cao a due giorni. Segando il fuo cranio j trovai Btto nel luogo della percof fa, e molto fangue fotto offa paritale finirtro pofteriormente , per una vifibile lacerazion da quel] parte del feno longitudina- le, prodotta da un pezze: ; di orto che vi fi era profondato. Molto' fangue riempieva . irimenteii ventricolo di quel lato, ove il corpo ftriato era pire per lon picciolo tratto dirtrutto. Parte di querto fangue , ma Q:iolto aveva forzato e rotto il fet- te lucido verfo la metà d: Tua lut»hezza, si che qualche por- 2ÌoncelIa occupava ancora il deftro ventricolo. Un Apparatore d'anni 40 fu il uarto apopletico . Addobbando egli in Bologna la Chiefa di <^' 'icia , cadde precipitofamente da 1»*^ !••) u'iSi H«iiAr •«su 13 \ìa» fervazioni , die le maggiori o minori ofFefe de' corpi ftriati portano in confeguenza la paralifia più o men grave , e forfè pii!i e meno efiefa , dell' oppofto lato del corpo ; e quindi in quelle prominenze , più che altrove , doverfi porre 1' incrocic- chiamento delle fibre midollari ; e di aver pur anche accrefciu- to pefo a qtiefti miei penfamenti coli' autorità di un uomo illu- ftre , da cui vidi con mio piacere confermato quanto io fu que- fto propofito in quella mia prima lettera aveva fuperfizialmente ac- cennato . E , per verità , defcrivendo Egli ( a) il cafo di un' Emiplegia del lato deftro , nella quale fu oflèrvato rifi edere il vizio nel deftro emisfero del cervello , che nella fua fommita , per lo fpazio di tre o quattro dita in lunghezza ed altrettante in larghezza , era degenerato in teneriffuna pappa ( vizio però che non profondavafi oltre un dito per traverfo nella foftanza del cerebro ) foggiunge ( i> ) che quelta offervazione dee collocarfi in ferie colle altre poche , le quali fanno un' eccezione al domma del Valsalva ; w/ji forte , fegue Egli a dire , lafwnem hic dicas , aut non repent'tnam , cut 7iim'ts ab ih cerebri partibus fuijfe remotam ; nempe •ventriculis & quis in bis fmit protuberan- tiis , quibus pottjjìmum partibus ( di grazia fi offervi fé potea parlarfi più chiaro ) repente Icefts , hemiplaxia folet in adverfo latere ohjer'vari. Mi è ignoto fé da altri , fuori che da me me- defimo , fienfi fatte le fperienze che ho in quefta memoria rife- rite ; e r Autor chiariffimo non ne cita certamente alcuno , av- vegnaché affermi fenza efitanza , fìccome avete intefo , fuccedere r Emiplegia all' offefa repentina de' corpi Itriati . Non fembra dunque eh' Egli abbia qui avuto in mira quelle fperienze eh' io aveva indicate di paffaggio più di quattro anni prima; e le qua- li , come fi è veduto , non gii erano certamente ignote ? ( d) De ftd. & aiiif. morb. Epid, (^) N. 15. LVII. n. 14. ME- «4sa i<5 M* MEMORIA SOPRA LE CANCRENE Nella quale si dimostra auANTO sia inutile e dannoso IL metodo volgare di cura si' riguardo ai tagli , demolizioni , ADUSTIONI , ec. come all' uso INTERNO DELLA CHINA CHINA, RICONOSCIUTA INDISTINTAMENTE COME UNO SPECIFICO IN SIFFATTI MALI. DEL SIGNOR CAMILLO BONIOLI ( LErr^ IL or XXI. DICEMBRE MDCCLXXX. ) I. L^ (A voce di Cancrena , e Sfacelo altro non fignifica che l'ammortimento di una qualche parte Organica vivente, il quals confifte nella ceflazione della viva elafticit^ de' canali , del mo- vimento del fangue , dell' azione dei nervi e dell' altre parti componenti la materia organizzata. 2. Quella malattia , o fia quefta morte fifica di alcune parti , viene preceduta da diverfi fenomeni , e fotte varie forme ai fen- fi natili fi manifefta . Per la qual cofa converrà dire , che ciò accada o per la differente qualità della rea mortifera femenza , o per la varia indole degli llrumenti , fu de' quali la materia agifce colla dimora e contatto , o finalmente per accidentali combinazioni fia eftranee , fia intrinfeche , che fatalmente alla malattia flefla fi congiungono. 3. Dalla moltiplicita di quelle circoftanze dipendono le varie fpezie di quello genere di mali , e le diverfe loro fembianze , individuate da precifi fegni , che fanno conofcere la vera loro in- dole; onde poi coU'ajuto delle debite confiderazioni di caufe, di luogo , di tempo , di ordine , età e particolar temperatura del foggetto , può predirfi 1' efito , dedurfi T efatta indicazione , e arammillrarfi la cura più conveniente. 4. £ m 17 m 4. E' manifefto che nella maliziofa e venefica qualità de' nofei li- quidi ( che fono defll pure corpi ftrumentali ed organici , come diflè Erafiftrato ) confilk la mortifera cagione delle Cancrene , e de' Sfaceli: poiché fembra che degenerando efTì liquidi per qua- lunque motivo diverfamente , giunger debbano colla loro poten- za ad alterare pii^i o meno efficacemente , e per varie guife , gli ftrumenti ne' quali s' infinuano , e nell' azione de' quali confifte la loro vita particolare^ 5. E poiché l'alterazione può effer diverfa; non folo per ciò che gli umori noftri poflbno mutarfi in qualunque fpezie di ve- leno , come avverti Areteo, e polTono attaccare i nervi , o i vafi , o i primi ftami folidi , o le forze inerenti a quefti ; ma SI ancora perchè la copia del veleno può efler maggiore o mi- nore, o d'indole diverfa, e può efler foggetta a fuccedanee mu- tazioni ; e perchè la refiftenza degli Organi univerfali o partico- lari non è la ftefla in tutti i Soggetti , e in tutte le circoftan- ze , quindi rifulta , ficcome è manifefto , che diverfe eflèr deb- bono le fpezie delle Cancrene, e de' Sfaceli. S, Poflono quefte non oftante ridurfi a due fommi generi , de- dotti dagli effetti fenfibiii , uniformi , e coftanti , ciafcun de' qua- li comprende alcune fingolari fpezie drverfifìcate coli' aggiunto dì efl'enziali , di fintomatiche , di critiche , di mifte ec. Confifte 1' uno in un difeccamento delle parti molli , il quale è vario fe- condo la diverfa indole , e i var; gradi di forza della materia can- crenofa , annerandole infieme ferza -«lauifefta alterazione nella forma : l' altro in una puzzofa diflbluzione delle parti medefime ; di cui fi danno varie fpezie, come più oltre fi dira. 7. Quefte diverfe forme di fifica parzial morte derivano più che d'altronde , dalla fpecifica qualità del micidiale veleno , il quale in alcune fpezie di Cancrene , come in quelle, che ridu- cono le parti allo flato di mummia e di efcare ec. ha la facoltà di .condire , confervando più o men dura, ma apparentemente incontaminata la paite ammortita ; laddove in altre manifefta una potenza oppofta , per cui le parti fi difciol^ono variamente in tabida corruttela. E di più avvertafi che le Cancrene fecche e le umide poffono derivare dal vizio delle arterie , come da quello C dei «J8i| i8 113S. dei nervi . Quelle che derivano dallo fconcerto dell'arterie fo- no congiunte all' infiltramento delle parti molli , alle quali que- fte ftefle arterie appartengono . Quelle poi che derivano dallo fconcerto dei nervi non fono d' ordinario congiunte ad alcun ap- parente infiltramento , e nemmeno a mutazion di colore , moftran- dofi anzi pallida la parte, benché in qualche fito fia macchiata d'eritema. 8. Io non ofo definire , Egregj Accademici , la natura e l'ef- ficacia di quefto poflente veleno; né fo individuare quelle multi- plici fpezie, dalle quali rifultano le diverfe cancrenofe apparen- ze ; o quai liquidi e quai folidi elfo attacchi , allorché fembra che differifca nell' eflenza , nell' attività , e nella convenienza, che moftra avere più per alcune parti, che per altre . Solo mi pare eh' elfo fovente fi appiati nei primi (lami elementari e nel glutine che li lega , i quali fono inacceffibili ai noftri fenfi ; ren- dendofi palefe allora foltanto, che ha mortificato le parti orga- niche di manifefta fabbrica; difeccandole , o fciogliendole in un fetido putridume. p. Non è ignoto peraltro , che il difeccamento delle parti , o la diffoluzione , che è uno flato contrario al primo , nafce an- che da una foverchia attività delle forze della vita , ugualmente che da un languore di quella ifteflà forza ; e ce ne fan fede le Cancrene , e Sfaceli , che fuccedono or fubito , or tardi alle in- fiammazioni o gravi o lievi che fieno ; non meno che ai fred- di, o caldi edemi congiunti all'ammollimento, e pallidezza del- le parti , e ad altri mali dolorofiflimi , ai quali tien dietro un putrido progredivo difcioglimento da eritematica zona circo- icritto . IO. QLiefti mali , febbene graviffuni , non lo fono però tutti ugualmente , come fi vedrà : pure fiirono fino al di d'oggi rifguardati per un fol modo, che è quanto a dire fenza diftinzione di cau- fe, di luogo, di coftituzione , di tempo , e di altre o eftranee, o intrinfeche fuccedanee combinazioni: quafi che tutti aveflero le ftefle fembianze, foflc;ro accompagnati dagli ftefli fenomeni, e le diverfe fpezie non meritaflero un trattamento diverfo . Ma con un metodo s'i aflurdo non farà mai poffibile di giugnere a cono- fce- ^ì >9 Ite- fcere per qualche modo la qualità , e forza della femenza can- crenofa; né di diftinguere fé l'aumento nafca da nuovo affluflb, da ridondanza , e dimora di detta femenza , ovvero da una degene- razione di umori tralignati per contatto di venefica potenza diftrug- gitrice; o finalmente da fconcerto dell'economia animale , pofta a foqquadro dalla violenza dei dolori , o dal timore dell' efito , o finalmente da qualche eftranea fopravvenienza . 1 1. Di fatto è troppo manifèfto che fra le Cancrene dipenden- ti da efterne cagioni vi farà differenza fra quelle, che fono pro- dotte dai freddo , e quelle che derivano dall' azione del vivo fuo- co : tra quelle che fuccedono al contatto di qualche diftruttivo veleno , da quelle che feguono le ampie , valide , e coftanti com- preffioni , o le contufioni : e tra quelle finalmente , che qualche volta fopravvengono alle ferite di arma da fuoco , da quelle che fon fatte da ftrumenti da taglio , o da morfb velenofo . Imperocché alle Cancrene di freddo fi congiungono o particole frigorifiche, o fottrazioni di flogifto : a quelle di fuoco , coagulazioni di li- quidi, e difeccamenti di folido: a quelle di veleno , o coagula- zioni , o fcioglimenti di umori , o corrofione di folide parti : a quelle di compreffioni e contufioni , ritardo o fofpenfione di mo- to nel fangue, effufione di quello nell' adjacenti cellulofe, acciac- camento e diflruzione di varj ftrumenti . E quello acciaccamento , e diflruzione coli' aggiunta di efcara è pur comune alle ferite di arma da fuoco , che fcuotono colla violenza del moto le parti anche più lontane , e che variano ne' loro fenfibili effetti fecon- do la forza del colpo , e la refiftenza , ed indole delle parti , che maltrattano . Perciò a quefte ferite fuccede fovente la Cancrena , la quale aflai di rado fi olferva in quelle , che fon fatte da llru- menti da taglio , fé da quelli non venga recifo un ramo infi- gne di arteria , o di nervo , per cui accade la morte di quelle parti , alle quali quello o quel ramo apparteneva . 12. Tutti quelli varj modi di efterna efficacia nel produrre la Cancrena non differifcono molto , almeno a primo afpetto , da quelli co' quali fi manifellano le Cancrene prodotte da interna ca- gione ; poiché quefte ancora fi prefentano ai fenfi coli' ammorti- mento delle parti. Sono accompagnate generalmente dallo fteffo C 2 com- 'Ah mi i8 113» dei nervi . Quelle che deriva > dallo fcncerto dell'arterie fo- no congiunte all' infiltramento elle parti aoUi , alle quali que- fte ftefle arterie appartengon Quelle pi che derivano dallo fconcerto dei nervi non fono ' ordinariccongiunte ad alcun ap- parente infiltramento, e nem" no a mut^ion di colore, moftran- dofi anzi pallida la parte d'eritema. 8. Io non ofo definire , E ficacia di quello poffente ve b.. Jiè in quache fito fia macchiata egj Accadmici , la natura e l'ef- j; né fo idividuare quelle multi- plici fpezie, dalle quali rifultano le divffe cancrenofe apparen- ze ; o quai liquidi e quai folidi eflb aacchi , allorché fembra che difFerifca nell' eflènza , che moftra avere più per ai j parti, :he per altre pare eh' eflb fovente fi appiati nei prim (lami elementari e nel " ' ]o inacceibili ai noftri fenfi; ren- he ha lortificato le parti orga- leccandol, o fciogliendole in un 'V attiviti, e nella convenienza, Solo mi glutine che li lega, i quali dendofi palefe allora foltanto , niche di manifefta fabbrica; fetido putridume. 9. Non è ignoto peraltro o la diflbluzione, che è uno d'.k che il lifeccamento delle parti , tato con'ario al primo , nafce an- che da una foverchia attivit^i delle for; della vita , ugualmente che da un languore di queft.i ifteflà fcza ; e ce ne fan fede le Cancrene , e Sfaceli , che fu cedono o fubito , or tardi alle in- fiammazioni o gravi o lievi che fienc; non meno che ai fred- di, o caldi edemi congiunt all' anime li mento, e pallidezza del- le parti , e ad altri mali i olorofifTur , ai quali ticn dietro un putrido progrelfivo difciogiimento d. eritematica zona circo- Icritto . IO. Qiiefli mali , febbei. . graviffui , non lo fono però tutti ugualmente, come fi vedrà: pure fiiron' fino al d'i d'oggi rifguardati per un fol modo, che è quanto a de fenza diftinzione di cau- ie, di luogo, di coftituzior di teipo , e di altre o eflranee, o intrinfeche fuccedanee cu.: lazion: quafi che tutti aveflcro le fielTe fembianze, foflc;ro accompagnar dagli ftefli fenomeni, e le diverfe fpezie non meritaflero ^ •• tamento diverfo . Ma con un metodo si aflurdo non fai.. )oflibiIe di giugnere a cono- fce- «•• tip ^\ 2 1 m> che ritardato , o foppreflb il movimento degli umori , traligna- no quefti dalla loro indole blanda , ed acquiftano colla varia degenerazione quella rea qualità , che dà origine alla varietà de' mentovati fenomeni . Ora in mezzo alla multiplicità di quelli fintomi qual v' ha artefice , che non ravvifi dipender elfi da una , o r altra delle accennate cagioni , anche variamente com- binate , e che per confeguenza diverfa n' è la indicazione , la cura, e l'efito? 1 5. Pure le colte nazioni dell' età più rimote , ficcome quel- le della prefente , perfuafe che la morte di qualunque parte do- veffe trattarfi a un fol modo , non altro fecero , ed infegnarono che togliere il commercio fra le parti vive e morte , feparando quefte da quelle , procurando che la rea femenza alle parti fané non fi comunicafle , e tentando contemporaneamente di ravvi- vare il folido illanguidito. Ed ecco in quella ipotefi la ragione per cui s' impiegarono , e s' impiegano pur troppo anche oggid'i le incifioni , le fcarificazioni , il fuoco attuale o potenziale ; gli rimedj acri , e vulnerar) , tonici , antifettici , e che fo io. Gli effetti veramente di quefto metodo di cura fono poco o nul- la felici : ma che importa ? cosi fu infegnato , e cosi dee farfi. Pochi , anzi pochifTimi fanno cafo dell' infegnamento di Seneca al capo 38. de Benefiàis libro quarto : Non ejì levitas a cognito (y damnato erme di/cedere ; & ingenue fatendum efl ; aliud pu- tivi , decepttts fimi. No , non vogliono mutar metodo . Si rav- vifa , fi tocca con mano il fine comunemente funefto di quefte graviffime malattie ; ma fi crede una inevitabile dipendenza dì effe , e non già dell' inopportuna ed affurda cura praticata. 16. Ma fé r efito delle Cancrene e de' Sfaceli non è fempre lo fteffo ; fé tante e tanto varie fono le cagioni , le fpezie , i fintomi di quefti malori ; è manifefto che la cura per confe- guenza non può effer comune. Ed in fatti poffono in quanto all' efito , ftabilirfi tre fpezie di Cancrene e Sfaceli. Nella prima fi comprendono le affolutamente mortali ; cioè quelle che per qua- lunque umana induftria , o per efficacia di natura , non poffono fanarfi giammai. La feconda abbraccia le facili , e ficuramente fanabili. Ed alla terza appartengono le gravi e manifeftamente peri- «SII 22 113*. pericolofe . Poflbno ridurfi alla prima fpezie tutte quelle che di- pendono da cancrenofa degenerazione de' liquidi preflb che univer- fale , fia defla cagionata da pronto mortifero introdotto veleno , o dipenda da fubitanea accidentale interna mutazione , e quelle an- cora le quali avvegnaché occupino una fola parte , pure fono di così venefica potenza, che fubito contaminano per affimilazione le vi- cine parti , ed acquiflano in progreflb una maggior forza diftrug- gitrice giufta la maggiore attitudine che incontrano nel Soggetto . Alla feconda fpettano quelle che ammortifcono la pelle , l'adi- pofa , le glandule , o altra parte non neceflaria ali' integrità del- la vita ; e fono per lo più fintomi d' altra malattia , della quale terminato il periodo , il morto fpontaneamente fi fiacca dal fano ; né apportano confeguenze funefte , fé non fieno trattate da volgare artefice imperito . E fono della terza fpezie quelle , che ampie e profonde , fieno effenziali , o fintomatiche , fecche , oppur umide, fi combinano in Soggetto di fua natura cagionevo- le, o da precedente malattia indebolito. Anzi fé vi fieno fenfibili oftruzioni nel baffo ventre , e fpezialmente alla milza, onde l'in- fermo abbia acquiftato un cattivo abito di corpo , le Cancrene fopravvegnenti fono quali fempre fatali . Quefte fono gravi , e pericolofe, e poco o nulla progredifcono , fé non producano af- fimiliazione di umori, o fé ad effe non fopravvenga nuova afflu- enza di rea materia: per la qual cofa, e per la coftanza, e tal- volta gagliardia , e varietà de' fenomeni , ed altre non definibili gravofe circoftanze riefce preffochè impoffibile lo ftabilirne il fucceffo . 17. E quanto alla prima fpezie ,. cioè alle Cancrene aflbluta- mente mortali , è manifefto che effe non giungon giammai a fen- fibilmente manifeftarfi, fé tolta colla morte l'integrità degli uf- fizj , e la continuità delle parti , non moftrino infieme gli argomen- ti più certi del mortifero progreffivo Sfacelo . In così depravata ed univerfale qualità di umori , nella quale tutti i folidi fofferfero più o meno una qualche cagionevolezza , corrifpondente alla rea degenerazione dei liquidi , quale induftria potrà mai emendare un vizio cotanto peftifero ? Quale azione di vita e qual meccanico artifizio potrà mai efpugnarla ? E chi non vede che le eftranee vio- *6l| 23 IO violenze artificiali anzi che recare utilità vera , come alcuni a torto fuppongono , devono per 1' arditezza dell' imprefa , figlia più fovente della Tempre folle ed empirica ciarlataneria , agevo- lare più prontamente 1' infelicità dell' efito ? Quindi egregiamen- te riflette M. la Motte al. Obf. 303. Rèflex, pag. 287. que P art ejì inutile lorfque la nature 71 a plus d' nEìion Ó'c. i8. Che fé non è pofllbile il ravvivare una parte , già morta per univerfale flemperatamento cancrenofo de' liquidi , e inutili fono per impedirne il progreflb gli efterni meccanici ajuti fino oggi giorno mal a propofito adoperati ; con quale fperanza di buona riufcita fi farà ufo interno della China China o della canfora o di altri fpeciofi ritrovati ? Se mi fi dice che , eflendo antifettici , e tonici , hanno perciò la facoltà di refiflere alla corruzione , e di avvalorare la forza vitale dei folidi ; io sfido chiunque ad apportarmi un folo efempio non equivoco , in cui la china, e gli altri antifettici., e tonici Specifici , abbiano fpenta non folo , ed annichilata 1' univerfale cancrenofa femen- za , ma di più abbiano fatto ritornare al primiero llato le parti già proflime a morire , come fu detto dell' aria fiflà . ip. Ma quefti antifettici tanto vantati , quefti tonici , quefte operazioni meccaniche si fpeflb praticate nella cura di cosi fatti mali , convengono almeno nelle cancrene d' indole men cattiva, e nelle fintomatiche ? La cotidiana oflèrvazione efclude pure an- che in quefte quàfi onninamente corali ajuti ; vedendofi tutto d\ che fuflillendo il vigor della vita , il quale agifce inceflantemen- te , onde efcluder 1' alieno , promovendo una buona fuppurazio- ne , fa diftaccare il morto dal fano , e quindi fuperare una puz- zofa effenziale corruzione , un' efcara flofcia , e qualche altro fo- litario fintomatico , ed anche critico ammortimento . E voglio ben credere che affai pochi fieno quelli , i quali fieno d' opinio- ne che la fuppurazione non fia già proccurata dalle forze della vita ; in modo non intefo , ma si bene dalla fola emplaftica medicina , dagli efterni artific; , e dagli aleflifarmaci condimen- ti , come ora fi crede della Chin-Chin . Non negare per altro eh' effa alcuna volta non riefca utile nel promovere buona fup- purazione , anco nelle piaghe , nelle quali pallide e mucofe , fcor- icorgefi deficienza di concezione , fu per languore di vitalità fpecifica , fia perchè flofcia ne fia la tempra del fangue , o al- tramente difettofa ne fia la linfa nutritiva. Ma non ho ragion di vantare , che abbia efifa una particolar facoltà di produr Tem- pre la lodevole fuppurazione , ove manca , poiché mi fi moftrò deficiente in molti cafi , ne' quali coli' ufo d' altri femplici ajuti , o per virtù di natura ottenni quelle falutari fifiche mutazioni , dalle quali dipende 1' occulto inintelligibile lavorio della marcia. Anzi devo avvertire d' aver fpeffe volte olTervato che fi fono tutt' affatto rafciugate le piaghe con Cancrena mediante la deco- zione di Chin-Chin , divenute indi fecch« e dolorofiffime , talmente che fattofi contemporaneamente più celere il progreflb della Can- crena , ed accrefciutifi li fenomeni , mi convenne mutar configlio , ed ottenni foUecita e copiofa la fuppurazione dal Balfamo d' ar- ceo avvalorato con poche gocciole di quello del perù , nella continuazione del qua! metodo vidi che prontamente fi fono ftac- cate le Cancrene e vivificate le piaghe germoglianti ottimi grani carnofi ec. 20. Ora patentemente rifulta , che quelle Cancrene vinte dalla fpontanca fuppurazione , non fono prodotte da interno cancrenofo principio o altra fpecifica reità o malizia , capace di affimilare gli umori vicini , e che perciò non poffono per propria elfenza divenir mortali o pericolofe . Se ciò qualche volta accada , egli è perche ad effe fopravviene qualche accidentalità, che le fa tra- lignare in un' indole mortifera, che di lor natura non avevano. 2 1. Refta a confiderarfi la terza fpecie delle Cancrene , cioè del- le gravi , e pericolofe . Quefte fon quelle , che elìgono tutta la diligenza , e la perizia dell' artefice ; il quale combinando la notizia delle cagioni producittrici , dei danni apportati , e delle facoltà vere , e non ipotetiche , dei rimedj , fa fcegliere que' Ioli pochi di comprovata utilità , difprezzando gì' inutili, e dan- uofi, egualmente che le ardite meccaniche imprefe, tanto apprez- zate dagli artifti volgari per ciò folo che non le conofcono. 22. Né fi creda da taluno , che in quelli cafi debba fempre ricorrerfi all' efficacia dell' arte . Anche a quelle , fé le forze della vita fuffiftono , fopravviene la neceffaria fuppurazione , fé non non tutta ad un tempo , almeno partitamente , e per intervalli , che fi fuccedono , tanto più proffmiamente , quanto che è fce- mata la forza del male o per fottrazione pel-enne dell' alieno inerente agli umori , o per manifefia mutazione , o per i prece- denti diftacchi : e quefto oiTervafi ancora nelle Cancrene nate da efterna cagione , quando però quefte non fieno eccedentemente ampie e profonde , e precedute 0 prodotte da forte commozione con notabile fconcerto deli' economia animale . Se diverfamente accade in quelte e in quelle , ciò dee ripeterfi da eftranee ca- gioni, o da mutazioni interne, o da prava medicatura, o final- mente da debolezza fia naturale, fia acquifita dell' infermo . 23. In quelte fole circoftanze polTono giovare gli efterni ar- tifici 6 gli ajuti interni , amminiftrati con prudenza , perchè ne' Soggetti deboli anche le Cancrene prodotte da efterna cagione per la languidezza delle refiftenze , e delle forze della vita s' in- nafprifcono di d'i in d'i , e fi ellendono per affimilazione dei vicini umori : e quindi è che tutti gli ajuti debbono diriggerfi alle cagioni , all' indole della Cancrena , ai danni recati , ai fin- tomi , alle forze dell' infermo , ficchè il male non fi propaghi y e poflà proccurarfi la conveniente e benefica fuppurazione . 24. hi conferma di quefta verità poiTono portarfi in efempio le Cancrene prodotte dal freddo , e quelle che fuccedono al contatto del fuoco fia attuale , fia potenziale , ove fubitamente fi foccorra l' infermo • Ammirabili fono in un cafo e neli' altro gli effetti della neve applicata , dell'acqua fredda , o agghiaccia- ta , qualunque fia il modo con cui il freddo agifce si nelle pri- me che nelle feconde. Ma fcorfo il primo breve intervallo que- fto ajuto riefce dannofo , dovendofi trattare le Cancrene di fred- do con unguenti aromatici , che difendono dall' aria , e avvalo- rano il folido • e quelle di fuoco , fé fieno fecche , con am- mollienti combinati cogli opportuni antifettici , e fé umide co' vulnerar) mifti agli acidi , come refiftenti alla fettica dilTo- luzione . Sappiafi però che i membri sfacciati pel freddo per Io più fpontaneamente fi feparano , né mai abbifoguano di China , né d'operazione alcuna per facilitarne il diftacco. 25. Negli Sfaceli fecchi , o fia nelle mummie, non v'ha bi- D fu- m i6 \]^ fogno di alcun prefidio , dovendofi lafciar tutto alla provida na- tura , la quale alcuna volta fa promuovere la fpontanea faluti- fera feparazione , come dimoftrai nella mia Diflertazione , già parecchi anni pubblicata . Il principio , che li produce , fi è già tutto determinato a quella parte che ha inaridita ; poiché olfervafi che tali Sfaceli non progredifcono . Ed eflendo quefto materiale atto a condire , per dir cosi , e cOnfervare le parti dalla cor- ruzione , è manifefto che i tagli , la China China , e i tanti altri vantati antilèttici fono rimed; inutili , e dannofi ; ficcome dannofo farebbe 1' ufo delle cofe molli , ed acquofe : perchè quelli accrefcerebbero 1' inarcamento del folido , e quefte potreb- bero promuovere quella corruzione , che non vi è , e che facil- mente comunicarebbefi alle parti vicine. 26. E fono fimilmente- inutili gli ertemi ajuti nelle efcare, o fia nel parzial dilèccamento della pelle e della fottopofta cel- lulare . Il diltacco fpontaneo comincia fempre dalla circonferenza , e nort mai nel centro : perchè dunque tagliare e fcarificare coli' intenzione di evacuare materia che non efifte, o di promuovere la fuppurazione ? Al più in alcuni cafi è permeflb l' ufo interno di qualche cofa che avvalori 1' azion della vita , o qualche empiaftro ammolliente per follecìtare la fuppurazione (a) . Che fé fa d' uopo il praticarli , conviene aver riguardo ai fenomeni , che accompagnano le efcare fuddette: imperocché è utile talvolta unire agli ammollienti i faponacei , ove quelle degeneraflero in corruttela , ovvero anche i vulnerar) , fé fi faceflero maligne , feparando alcuna volta le parti ammortite , che fi ftanna cion- dolone, quand'effe foflero quafi affatto fiaccate dalla fuppurazione» 27. Queffo metodo convien pure in quegli Sfaceli, che fuccedo- no alle gravi contufioni con commozione più o meno violenta , adattandolo variamente giufta l'ampiezza , profondità , ed altre fembianze di quelli ; non avventurando giammai i tagli , che in cafo di valido circofcritto infiltramento , il quale non cedendo all' efficacia de' fuddetti empiaftri ec. può accrefcere il male , fé il rea umor trattenuto non ven?a evacuato ► 28. Inu- ( a) Wan'sw. §. 449. 28. Inutile ancora , anzi perniziofa , riefce qualunque operazione in quegli Sfaceli fecchi progrelTivi che non infolidifcono le parti , i quali fi manifeftano fenza precedente infiammazione , e fono fol- tanto macchiati da circofcritto eritema, e putono acremente per fuccedanea parziale efalazione . Eflendo quefti congiunti a lan- guor di vita fi avanzano o per afTimilazione d' umori vicini , o per nuova affluenza di rea materia . Perchè dunque tagliare , fcar rificare , demolire , bruciare , fé non è per anche ftabilito uà. confine al progreflb loro ? Perchè addolorare il paziente , ed inafprire il male con fanguinolente ferite , con l'accelfo dell' aria , e coli' irritamento dell'apparecchio? 2p. A fronte dei danni palefi , che fono confeguenze di que- lla aflurda pratica , non fi muta metodo di cura : e reca mera- viglia che rifpettabili autorità ftabilite fu de' fatti incontraftabili , non fieno fiate afcoltate. Ma la verità non s'infinua mai si tofto neir animo degli uomini , ficcome pur troppo fa l' errore , il qua- le nel cafo nofljo non potè efler diflrutto dai tanti cafi di Can- crene, e Sfaceli progreflìvi, non ollante le meccaniche operazio- ni indicate ; che fé aveano luogo quand' era terminato il progref- fo , non r avevan certamente fui principio del male , in cui con- veniva farla preflbchè da femplice offervatore. 30. Fra le autorità pocanzi accennate io rammentato quelle fole del Foresto (a) , del de la Motte , (b) e del Duverney (c), che ci lafciarono ilorie di fpontanee feparazioni accadute ne' Sfa- celi , molti dei quali non lafciano di progredire ad onta delie fca- rificazioni, dei tagli, de'corrofivi , e dello fteflb fuoco attuale. E quefte fiorie farebbero aflai più numerofe , fé molti infermi non foflèro fiati vittime più di quefto metodo, che delle ferocia del male. 31. Io non ricordo che con dolore il cafo di certo Signore D. Francefco Segala Veronefe d' anni 60 e di ottimo tempe- ramento , cui pel taglio d' un callo in uno delle dita di un piede fopravvenne la dolorofifiima Cancrena fecca , la quale fi avanzò D 2 fino ( a ) Petr. Forest. 06f. Chìrurg. lib. { e ) 'Dvvs.v.tiii Mémo'ir. de V Accad. 1. Obf. 14. pag. ^9. & Schnì. Royale des Scieuces de Paris an. 1702. ib) De la Motte 0^/. 309. p3g. 526. pag. T70. ediz. d'Olanda. ^1 28 (13*. fino oltre la metà della gamba , non oftante tutto 1' apparec- chio Chirurgico pocanzi indicato , la feparazione delle dita , e perfino dello fteflb tarfo. Cefsò il progreflb mediante la naturale fuppurazione . E vidi ancora in Vicenza li Sig/' Ceriaco Baldi- ni , e Girolamo Beffa Panizza d' Ifola di Malo , foggiacere per la fteflà cagione al conclamato Sfacello progreffivo , che non lì arreftò nemmeno colla demolizione delle dita inopportunamen- te avventurata: come non fi arreftò una Cancrena nei Sig/ Fran- cefco Giovanni d' Arzignano Teffagenario , e di temperamen- to lodevoliffimo. Aveva egli fofì'erto oltre due mefi di freddo in- verno acerbi dolori , e convulfive diilenfioni in una gamba , cui fuccefle la detta Cancrena al calcagno fenza infiammazione , e fen- za intumefcenza notabile'. E quella tanto piìi fi avanzò , e quin- di più prefto trafle di vita l'infermo , quanto maggiori , e piìì frequenti furono i tagli , le incifioni , e le applicazioni degli efca- rotici, combinati coli' ufo interno della China China. Quando coi da me divifato metodo , alieno da qualunque efterna violenza , ebbi la compiacenza di veder fanati dopo lunga cura oltre molt' altri la Sig." Margarita Molon del Pugnello d' Arzignano , e Fran- cefco Grofco Fornajo a S. Lucia di Vicenza ambedue colti da lenta , feccha , e progreffiva Cancrena in un delle dita del piede , la quale fi arreftò coli' efterna pratica dei vulnerar; e di fei gra- ni di canfora , che prendevano ogni giorno partitamente legata colla confezion di Giacinto , della quale foglio fervirmi quand' anche ufi la China; feparando indi fpontaneamente la fuppurazione le dita, infieme coli' ammortimento dell'altre parti molli vicine. 3 2. Un' offervazione del Boeravio , tramandataci dal Sig.' Want- SWIETEN §. 424. prova ad evidenza che a quel grand' uomo non erano ignoti i danni , che rifultano in fimili cafi dalk Chirur- giche operazioni. Non volle egli giammai che a un infermo di Cancrena in un dito follerò fatte le tanto decantate feparazioni , contentandofi di condire, per dir cosi , la parte cancrenata coli' applicazione di femplici vulnerar; . Ottenne per cotal modo che il male pel tratto ben lungo di fei mefi non fi avanzaflè ; ma quando per altrui opinione fi venne ai fuppuranti , il progreffo fu celere , né poterono arreftarlo gli antifettici piìi famofi . Per la qual ^1 ^9 II9* qual cofa è difficile a concepire , come più fi accomoclaflero a quella aflfurda pratica, e lo fteflb Sig/ Wanswieten e l'accre- ditato noftro clinico Sig'. Jacopo Gont'^ Scovolo P. P. P. in ijuefta Univerfità . l'atto è che attaccati amendue da lenta Can- crena in un dito de' piedi, dovettero foccombere, dopo eflere fla- ti crucciati dalle cotanto apprezzate fcarificazioni ed altre mecca- niche operazioni. 3 3. È meno s' intende come i Sig.,; de la Motte , Tratte complcf de Chirurg, Tome Seconcì. obf. CCXCVIII. Ó^ réflexion pag. 266. 26y. 268. 269. e PLATbfERO, C/jir. Raion. §. 201. pag, 66, che avevano pubblicamente proteftato contro i danni che procedono dalle fanguinolente incifioni , e dalla violenta fepara- zione dell' efcara nelle fecche Cancrene alla regione dell' oflb fa- cro , le configlino poi nell' altre Cancrene tutte , quafi che il luo- go foltanto , e non la diverfa reitìi o copia del miafma Cancre- nofo , o altre circoftanze , fi debbano avere in villa . Lo ileflo a un di preflb dee dirfi de' Sig." Quesnai () nelle fue note , i quali al contrario efclamando contro le incifioni nelle Cancrene umide, le fuggerifcono poi in alcune delle fecche. Forfè quelle oppolle autorità nelle diverfe fpezie delle Cancre- ne mantennero nella maggior parte dei Chirurghi l'invecchiato pregiudizio : e l' errore , maggiormente accrefciuto dalla multipli- cita degli Artefici imperiti , non fi fcopre s\ facilmente . Quindi è chs in vano infegnarono anche coloro , che inforfero contro 1' ufo deteflabile delle amputazioni nelle Cancrene d' ogni fpezie : e che fervendofi delle ragioni adoperate da' partigiani di queft' ardita operazione , dimoftrarono , che i foli , e ficuri argomenti , onde defumere la convenienza dell'amputazione, e la Infinga del buon fucceflb , trar fi devono dalla fuppurazione determinante i confini della malattia , dal ritorno delle forze vitali , e dalla cef- fazione o fcemamento de' fintomi, che prima accompagnavano il male . Perciò veriffimo è ciò che difle il Sig.' Accatino alla nota a del capit. X. pag. 87. 88. che fenza i lumi della teoria le of- fer- ( a ) Traìt.de la G^w^c. Gap. 9. pag. { b) Gap. 4. pag. iS. Gap. 5. pag. 62. not. pag. éj. Gap. X. pag, 100. 29. 39. n. 7. 41. 43. <86l| 30 1(3* fervazioni equivoche dei maeftrì non fervono per lo più che a perpetuare gli errori nella pratica. Il che ci viene confermato dal Sig/QuESNAi dove dice, che non v'ha che una foda teoria, la qua- le evidentemente renda l'elperienza decifiva per trarci d'errore. Gap. II. pag. 124. 34. Si è veduto fino a qui, che nelle diverfe fpezie delle Cancrene fecche inutili fono i comuni prefidj di meccaniche operazioni, e di tonici ed antifettici prefi indiftintamente anche per bocca , fiiori del cafo di Cancrene nate per languore
  • accrefcono affluflb di materia, ed aggiungono malizia colla loro venefica potenza corrofiva ; il fuoco ardente , e le cofe fervide adoperate tanto da' noftri antichi Eroi , perchè febbene dileguino col difeccamento delle parti qualunque inerente fomite materia- le , pure per 1' incertezza dei confini , ai quali può giugnere la malattia , è chiaro che un rimedio si crudele non folo può riu- fcir vano , ma s\ bene anche pericolofo , accrefcendo movimento ne'fparfi, e diffufi femi della cancrenofa materia. 35?. Nella feconda fpezie delle umide Cancrene fempre prece- dute da più o meno ampie vefciche piene d' icore diverfo che caratterizza la vera indole , e ne prefagifce il fucceffo , fia am- pio , e profondo 1' infiltramento di materia fanguigna o fierofa accompagnato da flogofi , o non lo fia , poiché la pelle e la cel- lulofa macerata fi fepara, per cosi dire , a ftraccj , e n' efce co- piofa , verde , e fetida materia , piena zeppa di gas mefitico e raccolta in feni eftefi , tortuofi , e profondi , la quale in parte aflbrbita eccita o mantiene la febbre e debolezza delle forze vitali ; è manifefto eilfere convenientifiimo per le ragioni , e nella citata mia Prolufione , e pocanzi addotte , 1' ufo interno y ed efterno della China China . E non è men chiara la conve- nienza dei tagli per aprire i feni e per facilitare lo fcolo della rea materia , qualora la Cancrena abbia moftrato un fine falu- tare . Qui però fi avverta che le incifioni non debbono farfi o innoltrarfi alle parti apparentemente fané : poiché , fé quefte fono difpofte ad ammortire ^ riefcono quelle inutili ; fé non lo fono ,, ma fieno non orlante infiltrate , quefti infiltramenti fi debbono fovente confiderare come alieni ed acceflbrj. Oltre di che eflen- dofi riflretta la Cancrena a determinati confini , ciafcun intende che non avanzandofi quefta , dee elfere annientata la potenza diftruggitrice del veleno , che poi anco fi evacua affieme colle- parti folide mortificate , e degenerare in un liquido putridume- o col materiale diftaccamento . Che fé alcuno mi dice, che po- tendo gli infiltramenti fuddetti farfi maliziofi , è quindi neceflà- rio il produrre le incifioni fino alle parti fané ; io chieggio a lui fu quali fondamenti ftabilifca quefta poflibilita , e fé crede col mezzo dentagli di togliere alla «mteria, che refta trattenuta, la \ «SII 35 1^ la facoltà di feguire 1' indole fua particolare , e di reflituire ai folidi quella viva forza , che loro manca , e per cui fon con- dotti al vincido e fpugnofo ammortimento . Chi cosi penfa , fuppone che 1' efito de' mali feguir abbia ia vanità delle indica- zioni , e quindi non vede i danni d' una rifoluzione fantaftica , che s'oppone ai fatti ed alla ragione. Io però farò fempre d'av- vifo, che imprefe cos'i efficaci , dirette ad evacuar la fuppofta materia rea ancor vagante , e di farle mutare 1' indole fua ma- liziofa , e venefica , debbano fempre portar danno , perchè per mezzo d' effe fi affoggetta la malattia ad un complelfo di fubai- terne cagioni manifeltamente atte al celere progreflb della Can- crena . 40. Finalmente nella terza fpezie delle umide Cancrene con- vengono quelli ajuti interni , de' quali fi è parlato nella feconda fpezie : perchè le parti negre , ammollite , imporrate fenza fea- libile intumefcenza , la fetida copiofa efalazione , e la diftruzione fucceffiva di qualche parte di folido, l'aria filfa o gas che crepi- tando fi fviluppa, dimoftrano eftinta la vita parziale degli organi attaccati , ed il languore delle forze vitali : e ciò tanto più che lùccedono effe a potenze diftruggitrici ; quali fono le rifipole can- crenofe o flemmoni di pari indole , o gli edemi rifipolatofi , e le valide contufioni de' nervi con commozione , e in Soggetti dota- ti di quella cagionevolezza , che dicefi foverchia mobilità ; ne' quali fembra predominante oltre una gracilità e quindi una delica- tezza rifpettiva di folido , un principio pungente e mobilifllmo, il quale determinandofi ora in una parte, ora in un' altra è poi cagione di mille diverfi ftravaganti fenomeni. 41. E fé le più fode teorie dedotte da fatti veracilfimi , e il miglior metodo di cura adoperato in quefti mali refi oggigiorno si comuni, per molte ragioni , che non fa uopo qui annoverare perchè notiffime , ci manifeftano che in quefti Soggetti la mobi- lità eccedente è prodotta da morbido accrefcimento di fenfibili- tà preffochè univerfale , da che i tonici fono generahnente par- lando gli ajuti più validi , che fi • pollano amminiftrare ; egli è chiaro abbaftanza , che per le fteffe ragioni in quelle Cancrene umide , nelle quali il vigor della vita è affai languido , convie- E ne . 461| J4li3» ne , ficcome accennai poco prima , la China China internamen- te non meno che efternamente; acuì può unirfi fé piacciono gli intingoli , i'alliaria, lo fcordio, il dictanio , il paleggio, la va- leriana filveftre , la camomilla ; applicando quelle piante o in polvere o in decozione fatta col vino ; ed aggiungendo , fé fi vuole , altri ingredienti , capaci di prefervare le carni anche morte dalla corruzione* 42. Ma fé da quelli ajuti poflbno ragionevolmente fperar- fi dei vantaggi , non fi creda che io ileffo pofla avvenire dei tagli , e dell' altre fangulnarie operazioni , le quali , come aver- tii nella citata Prolufione , poflbno aver luogo foltanto allora , che la fuppurazione ci moftri il niun ulterior progrefTo della Cancrena. Prima della fuppurazione , come mai lufingarfi di ar- redare con quelli prefidj i' avanzamento d' un male , fovente ce- lere , eftefo , profondo , orribile in fembianza , fpeffo dolorofif fimo , altra volta poco fenfibile all' infermo ? la cui materia è d' un' indole ignota , e della quale niente può pronunziarfi di pofitìvo , o fulla copia , o fulla fede , o fui modo d' agire , o fui tempo in cui finir pofla 1' azion fua diftruggitrice. 43. Quanto a me , perliiafo mai fempre , che quafi tutte le malattie abbiano un termine prefiflb fia in bene fia in male , e che vi debbono giugnere neceffariamente più prefto o più tardi riguardo all' indole ed efficacia delle cagioni che le producono , e all' aggregato delle combinazioni che vi fi affociano ; ho per- ciò abborrito collantemente , nei cafi dei quali fi tratta , le fcari- ficazioni , i tagli , gli efcarotici , ugualmente che 1' ufo di tan- ti aleflifarmaci , tonici , antifettici , fuori di quelle occafioni , nelle quali ho qui avvifato poter elfi convenire. Non mi è ignoto efferfi pretefo da alcuni , fino dal principio di quello lè- ccio , che la China China fia un ficuro fpecifico per le Can- crene e pegli sfaceli tutti indiftintamente, come lo è per le Feb- bri periodiche; apportandofi lunga ferie di fatti, co' quali fi crede confermata quella fua fpecifica facoltà. Ma , è defla poi vera- mente quale ci vien decantata ? O piuttollo ) . Ma l' adefione delle membrane , il numero e la proporzione dei vafi , e la direzion delle fibre differenziano cos'i l' una dall' altra regione , che pajono di natura quafi diffimili . Differenze fono quefte, io lo fo, da rifcontrarfi foltanto nell' utero gravido ; ma una leggiera infiammazione me ne palesò alcune in quello di giovine quadriluftre , moglie , ma non mai madre , per celtica tabe miferamente confunta . Le lamine tutte del Corpo fcorreano parallele dal fondo all'Iftmo , ma le inter- ne (tf) Tav. I. Fig. II. Lett. a. 6. e. (b) Vedi Portal, e Roederero. ■«SII 45 113» ne più ftrettamente unite , che l'elleriori ('j) , e tutte più nu- merofe ai lati ciie al fondo . Un'arteria non tenue , ( ed in altro foggetto più rami arteriofi e venofi , e qualche feno ) attraverHindola fembrava partire in due quefta foftanza : e l'in- terna lamina rofleggiante ed in apparenza lifcia e continua , ad ogni lieve preflione gemea ftille di fangue per immenfo numero di aperti vafellini . L' Jftmo , tutto che d' utero un po' infiammato , pure non fi diede a vedere fé non fé con lamine fitte , denfe e biancaflre . I vafi non apparivano , e la lamina interna , conti- nuazione di quella del Corpo , ma lifcia e bianco-lucida , ben- ché villanamente comprefla , non dava ftilla d' umore . La Cervice finalmente fpiegava lamine meno continue , men denfe , e meno ordinate del Corpo : altre di quelle nell' Iftmo , altre fi perdeano nell'orifizio. Neppur qui fi fcoprivano vafi : ma la lamina interna , continuazione elfa pure di quella dell' Iftmo , benché roffetta , tramandava muco , e non fangue , ed apparia levigata là dove non corrugavafi in quelle duplicature che internamente 1' adornano . Delle quali duplicature alcune camminano diritte come colonne , e tenendo per lo più gli afli delia faccia anteriore e pofteriore di quefta regione , potrebbero fecondo me dinotarne a un di preflb la lunghezza . Altre varia- mente curve s' eftendono trafverfalmente a guifa di valvole , fi fovrapongono inordinatamente ; fanno coperchio a quei forellini che gemono il muco (^) , e ch'io credo comunicare in parte colli feni della media foftanza ; e finalmente attaccandofi fempre con un eftremo alle fuddette colonne , come li rami al tronco , formano il così detto arbore della 'vita. Li corpetti rotondi poi , che fpuntano tra valv^ola e valvola, e che in quefto foggetto erano duri , copiofi e criftallini , da alcuni fi credettero le ova da fecondarli , e da altri femplici goccie di muco informe ; o più veramente follicoli mucofi per ecceffb e vizio di umore induriti e rilevati fembrano grandini o collacj dell' utero , come fon quei delle palpebre . Da quefta diverfita d' efterna figura d' interne cavità e di ftrut- tura , derivano li varj uffizj , ai quali fervono quefte regioni in tem- ( fl ) Tav. I. Fig. II. Lett. a. {b) Vedi Valther De Sìntbus Uteri . intuinidifce anch' eflà ai med.efìmi tempi per fangue , ma ge- me folo in maggior copia il muco^ Mercè adunque di s'i fa- gaci predifpofizioni , contemplate dalla Natura nella mirabile corruzione di quefto vifcere , il Corpo , o fia la fua fupre- ma regione , nel momento della fecondazione potrà , e dovrà accogliere il germe difcendente dalle trombe y offrirgli como- do luogo onde gettare le fue radici y fomminiftrargli materia onde fviluppar le fue membra ed ingrandire , e a norma del fuo ingrandimento diftenderfi . Dovrà Tlrtmo e potrà refiftere al Germe nei primi mefi per impedire la troppo follecita di lui fcappata dal luogo in cui dee prender foggiorno ( a ) ; ma arrenderfi però in feguito anch' egli , ed aprirfi nel cavo della Cervice , per ampliare lo fpazio ,, in cui comodamente il feto fé (« ) Quefta regione ? quella che s'an- lafcia ufcir acqua od aria , tuttoché l'è» gufta anche morbofamente in certe idro- ftemo orifizio fia ajjerto. pi e nella timpanitide uterina ; e non ( «Èli 47 113» fé *n crefca. Dovrà per ultimo la Cervice e potrà in gravi- danza tendente al fuo fine porre una moderata refiftenza alla propria diltenfione , ma ammollirfi pur efla per non vieure allorché fia d' uopo T ufcita al Feto di già pervenuto alla fua maturità . Partendo da quefti principj , facciamoci ora a vedere qua! Si potente materia nell' utero impregnato derivi , che necefliti il vifcere ad arrenderli fenza veruno fconcio , o moleftia , ed il Germe a fvilupparfi , ed ingrandirli , e agire contro di eflb. Una potenza penetrantiflima diftendente , e mobiliffima flogi- fìicò tutto r utero , s inoltrò fino al Germe , 1' eccitò a vita , lo Icaturi dair antico nido , e '1 fé cadere nella cavità trian- golare del Corpo in forma di poco muco. Ma quel rauco inor- ganico in apparenza è bulla formata di due pellicine , 1' una detta Coriofi dlema , ed jimnion 1' altra interiore , forfè per- tugiate al loco , ove s' attaccavano all' ovaja , contenente poco tenuiffimo fluido , nel quale s' alconde e nuota il Germe in fé ileflò rannicchiato e ravvolto . Tali , 1' eflrema diligenza dei dotto Spallanzani ci dimoflrò, nel fuo Prodromo, efl'ere quei mucilaginofi grani , che 1' ova delle ranocchie coftituifcono . Ora non può tal bulla cadere nel tepido ed umido cavo del Corpo uterino , fenza tofto vieppiù rareiare il proprio , ed avi- damente aflbrbire il vario umore , che i vafi perfpiranti e lin- fatici di quel vifcere per lui dillillano. Un feme di vii fava o lupino tenuto per qualche tempo in acqua tepidetta , ftempran- do la propria foftanza polpofa , e guidandola a (volgere la pianticella , che in fé racchiude , rende in qualche modo pa- lefe il grande arcano dello fviluppo . Quello nella bulla uma- na è Sì rapido per V ufo che fa dell' umor fecondante , e di <}uelli che il vifcere le fomminiftra , e la fua membrana efter- na afforbe validamente , che in pochi giorni , ella fi manilefta in fembianza di facco ovale e mocciolb , in cui tra poco il Germe comparifce dentro molt' acqua adombrato in forma che è per divenire umana. Non arriva però a tanto la tumefazione di quello facco ova- le, che credafi riempiere allora tutto il vuoto della regione, in cui «gii 48 I13»- cui fu tratto . Alcune particolari oflervazioni lafciano dubita- re a gran ragione , che il Corpo uterino cuftodifca , fomen- ti e nutra il Germe per ben due fettimane , fenza moltrare no- tabile alterazione. Io difli notabile alterazione , perchè a par- lar vero fu fmo dai primi momenti eh' egli lì rifenti dall' ir- ritamento indottoli s\ dalla fecondante potenza per tutto il cor- pò femminile diffufa , che dal fuo novello abitatore. Irritamen- to , che per meccanica legge chiamò a tutte , ma più alla fu- prema regione del vifcere come alla più difpofta , in larga co- pia gli umori , ed accrebbe la fua naturale perfpirazione . In fatti non altro che leggiera infiammazione e ridondante ma- dore rifcontrò nelle Cagne il Plinio Francefe nei primi iftan- ti dei loro concepimento ; e non altro che 1' abbaflamento e minore mobilità del vifcere refo più grave , il calor non mor- bofo , e la collante morbidezza ed ammollimento del fuo efter- no orifizio , annunziano la gravidanza incominciata , e mani- feftano la qualità dell' indotta flogiftica alterazione . Imperoc- ché danno a conofcere , che quell' ammafifo d' umori chiama- to fangue , derivato più copiofamente all' utero dalla poten- za , che il fecondò , e da effa alterato , fu 'l mezzo con cui la Natura fuppfi in quei giorni alle varie efigenze del Feto 2 un tempo e dell' utero , fomminiftrando al Feto una linfa nu- tritiva pel fuo ingrandimento , e al di lui facco ovale un umor perfpirabile per intumidirfi ; all' utero poi perfpirabile vapore e ferofo fluido per ammollirfi e farfi duttile , e glo- bulofa rofleggiante foftanza per invigorire , colorare e manife- ftar quelle fibre che prima teneva nafccfle. Ma da quello maggior affluifo , ridondanza e flogiftica ra- refazione dei fluidi all' utero rifultò , che s' ingroflalfero le pa- reti di ciafcuna regione a norma della diverfa loro ftruttura , conneflione e fito ; e mentre quelle della Cervice , e dell' Iftmo con quefto fubito aumento anguftarono e chiufero li proprj vuoti , quelle del Corpo fi appreflarono alle membrane del iàc- co già intumidito , e offrirono ad effe luogo acconcio fu cui poter opportunamente appoggiarfi , e telfervi infiememente uno fcambievol legame . Ed è meravigliofo l' immaginarfi come l'in- -«eli 49 113» r interna lamina del Corpo e l' edema del Tacco ovale , get- tati infiniti villi o a meglio dire fiocchetti o pennoncelli va- Icolofi , divennero tutte vellutate ed irfute ; e come alcuni dell' una allungandoli con varia direzione verfo altri dell' altra fu- perfizie, che quali sforzavanfi di venirle incontro , aflicme s'ino- cularono con forte attaccamento ; e come finalmente alcuni al- tri formando varj interftizj a guifa di cellette le riempiono di un umore giallognolo . Intanto gli altri villi dei pennoncelli uterini e del Germe , che fpuntavan dai lati degl' inoculati va- gando ed ondeggiando coli' eftremità loro per le cellette , 11 diedero in parte ad efalare in effe un umore , ed in pai^te aP forbendolo con forza e rapidità pari alla fua capillar fotti- gliezza , il tramandarono al Germe , ed in molto maggior co- pia il guidarono dentro la cavità del facco , che tutta riempi- rono d' acqua e dilatarono. Ed eccovi come il Germe fin da principio fi fé potente incontro all' utero : non tanto colle forze della propria vita , quanto coli' umor acqueo-vifcido efalato dall' utero , afforto dal facco , e ( per fua natura e pel tepore del luogo ) tendente alla rarefazione per 1' alterazione indotta dalla potenza fecondatrice. Egli è quefto fluido per tanto , che nei primi giorni tenendo in volume una decupla ragione al picciol Germe , agifce con ugual forza e in tempo continuo contro ogni punto delle pareti del- la fuprema regione , e le neceflita a concedere 1' ampliazione della fua ■ cavita , tanto più prontamente e facilmente, quan- to più le trova di già difpofte dal fuo contemporaneo ram-' moUimento. Non arrecherà adunque meraviglia , che il vifce- re avvalori fovente fin dal primo mefe gli accennati indizj della gravidanza col minorare o fofpendere la periodica fua fe- parazione , quando fi rifletta che in lui gravido il fangue flo- gifticato , e più copiofamente diffufo pel vifcere e per le fue appartenenze , fvanifce in più abbondante o rapida trafpirazio- ne , mercè la viva forza fecondatrice ; fomminiftra all' acque contenenti il Germe , ed a quefto opportuno nutrimento. Né dee pur anche forprendere , che allora imxmutata in certo modo refti la regione dell' Iftmo e della Cervice , quando vedem- G mo m 5° Jt» mo effere la loro teffitura più fitta , e più adeguata la pro- porzione tra fuoi vafi influenti , e reveenti , che tra quelli del Corpo . Degno di qualche attenzione bensì mi fembra il ve- dere la triaugolare cavità di eflb già sfigurata e rotonda , quan- do r efterna fua figura confer\'afi ancor quali ellittica . Indi- zio per cui fono condotto ad aflerire , che 1' intema ed efter- na foftanza del vifcere colpirino bensì allo fteflb oggetto , ma non vi fervano contemporaneamente. Non giunge però alla metà il fecondo mefe , che quefta fu- perior regione dimoftra gik d' aver incontrato una nuova ca- gione , per cui e cedere adeflb maggiormente alla potenza di- ftenfiva , cioè all' acque del facco , e dover in appreflb inal- zare il proprio fondo nel vuoto dell' addomj . Io parlo di quel- la ferma aderenza a lei e per lo più al fuo tondo , che il Germe fteflb già a forma umana ridotto comincia a prendere eoa quella porzione del facto , per la quale diffonde radici in- numerabili , e le fa acquiftare il nome di placenta , perchè nel mezzo tumida , e fottile nel lembo , rozzamente fomiglia alle focaccie , che anticamente offrivanfi alle divinità nei Sacrifizi . Imperocché quei villi o pennoncelli pofti alla fommità del fàc- co , che propriamente non appartengono all'eiìierna di lui mem- brana , ma al Germe ; quelli che fm dal tempo della fua preefiftenza egli gittava fuori dai fuo umbilico come radici , attortigliate a foggia di cordoncino , per abbarbicarfi all' ovaja , ritrame fucco di vegetante vita , e con perenne circolo ad ef- fo reftituirlo : quelli medefimi trovato comodo fpazio fra trom- ba e tromba , là do\'e i pennoncelli del fondo fono più ai fuoi proporzionati , e guidano linfa più vifcoietta che 1' umor per- fpirabile ; ad eflì tenacemente s' attaccano con queli' artifizio fteflb che ularono gli altri , e ponendo fra fé quella cellula- re membrana detta decidua , che qui chiaramente conobbi ri- piena di fangue. E già il fucciamento dei villi umbilicali del Germe o fia della placenta , al cominciare del terzo mele è sì forte , che alla ftefla deriva la maggior parte dei fluidi ^•e- nienti al viicere. Per la qual colà gli altri fegmenti del Cor- po uterino meno irrigati , meno perfpirano ; e i villi del ri- ma- «Sii 5' l!5» manente facco defraudati del proprio umore impaliidifcono , flofciano , ed in gran parte peri/cono , rendendo fotrile e li- fcia quella membrana, che pria faceano grofTa e velluta. In- tanto però i villi della placenta roflèggiano per fàngue , in- tumidifcono per copia , e s' accrefcono in diftenfione a propor- zione dell' incremento del Feto , il quale circa a quel tempo oltre al ricevere forfè dalla madre il fangue , attrae ancora per la placenta una linfa latticinofa e nutritiva , di cui il fangue materno riempiefi . Dalla quale derivazione di effi fluidi com- binati fuccede , che il fondo uterino ammollito acquila più che r altre pareti una maggiore attitudine a quella duttilità che gli è propria , e il Feto accrelce in fé fteflb forze di vi- ta , per le quali fi aumenta , fi confolida , e affai più trafpi- ra. Cos'i la potenza diftenfiva del facco ovale o fia i' acqua , che per la minorata perfpirazione del Corpo uterino , fi _ an- drebbe a fcemare alla giornata , viene con mirabile provvedi-, mento redintegrata dalla maggiore emanazione vaporofa del Fé-, IO , e dal fuo volume crefcente. E piacciavi d' oflervare , che nel Feto crefcendo pari al vo- lume ancora la folidità , comincia egli fin dal terzo me(è ad agire contro il fuo domicilio , non già colla fola potenza di- ftenfiva del facco , ma ancora col proprio pefo . In fatti la rotondità efteriore , che allora acquifta la fuperiore regione del vi/cere , moftra che alla prima caulà d' ammollimento ed ar- rendevolezza comune proporzionatamente a tutte le rimanen- ti pareti , una nuova ancor fé ne aggiunfe tutta agente con- tro di lei , per cui fatta più duttile , lafcia che il proprio fon- do fia foUevato dentro T addome . Di qui la fua cavita fat- ta ovale , perchè tendente a dilatarfi in quella dell' Ifhno , av- vertifce che dentro il lacco , alla facoltà diftenfiva equabilmen- te premente per tutto , fi è aggiunta ancora la gravitante del Feto , che tende al fuo centro , fu qualche punto . Mirabi- le fembra a dir vero , che un vifcere , il quale per ingroHà- mento e pefo fopraggiunto s'abbafsò da principio {a) in quel de- G 2 ter- { 4 ) Scende T utero, parchi fi a!- giameoto che avviene all' efterna ^o- Ijnga la cervice in grazia del caa- Atnzz. <»S|| 5= 113» terminato cavo in cui foggiorna , all' aggiungerfi di nuovo pe- fo s' inalzi piuttofto e ^appi fuori da lui , anzi che maggior- mente approfondarvifi . Eppure quelF utero , che nel principio della gravidanza s' abbafsò alquanto nel vuoto del bacino , nel terzo mefe s* inalzò già col fondo fuor del Tao lembo fupe- riore , e rifaltò- per un pollice in circa dentro 1' addome . Per il di cui vuoto fegue egli poi ad afcendere nelli due fufle- guenti trimeftri ftadj della gravidanza per modo , che giunto al fefto mefe fa porgere in fuori 1' umbilico , e nel nono pre- me ed inalza il colon ed il ventricolo . Ma fcema la meravi- glia tofto che fi rifletta , che dopo il terzo mefe fino alla fine della gravidanza , due fono le potenze , che amplificano grada- tamente e fuccefTivamente la triplice cavità di quello vifcere. L' una diftendente , che cominciò ad agire fin dal principio , e fegue per fempre , dovuta all' acque del facco , le quali , co- me avvertii , nel calor di quel luogo , e per natura flogifti- che , perchè compofte dall' efalazione materna e del Feto , de- vono fempre tendere a rarefarfi : 1' altra gravativa , dovuta al Feto , il quale fé fempre con effa ag'i , non ne lafciò vede- re gli effetti che dopo il terzo mefe , quando confolidate al- quanto r offa , e crefciuto in volume di foda foftanza , divenne più grave. Ora a me fembra che quefte potenze agifcano contro V ute- ro di confenfo , ma in modo contrario : e mentre 1' acque del facco diftendono 1' utero e ne foUevano il fondo , il Feto riem- pia r utero col fuo volume e graviti col pefo fuo contro dell' Iftmo , e della cervice ; e perciò fé quefte regioni refiftero- no nel primo trimeftre , quando agiva o fola , o principal- mente la potenza diftenfiva , fieno neceffitate in feguito ad ar- renderfi , quando comincia , e fegue ad agire la potenza grava- tiva , cedendo però gradatamente a norma della lor forza di vita , e della lor tefl'itura. In fatti , ftiafi pur fempre capovol- to il Feto , 0 il di lui capo riguardante a principio il fon- do , venga poi dal proprio pefo ftrafcinato alla Cervice : cer- to è , che effendo corpo grave nuotante in un fluido , tanto più dee tendere al centro , quanto più s' accrefce la fua gra- vi- <3S1I 53 113* vita , e quanto più fcema di fotto lui quel fluido che Io fa- ftiene . Crefcendo adunque e pe/àndo il grandiffimo capo del Feto piomberà contro la cavità deli' lihiio non molto amplia- ta , ed infinuandofi in quella quanto più può , refpingerà Tem- pre più addietro la maggior quantità dell' acque iltefl'e , le quali dicemmo fcemarfi a norma eli' egli fen crefce ( a ) . Or fé proprio è dei fluidi 1' efercitare la loro forza più valida- mente là dove trovano meno di refiftenza , dovrà la poten- za diflenfiva dirigere il vigor fuo contro quella parte del corpo uterino che farà la più ammollita e ufata ad arren- derli . Ma febbene 1' utero , fatto per effere dilatato , abbia per tutto vafi , che ampliando i lumi , o facendofi retti man- tengono alle ftefe ed allungate pareti la naturale groflezza , pure fogliono efl'ere i vafi maggiori , e le membrane aflai più ammollite là dove la placenta fi attiene. Avverrà adun- que per ciò , che quando il Feto preme contro 1' interna foftanza dell' Iftmo e della Cervice , la deprime , e ne am- plifica i vuoti , r acque del facco follevino la fuperiore , e quella ftrafcini quafi feco 1' efterna foftanza delle due fottopofte regioni . Da quefto contemporaneo contrario modo d' agire delle due potenze d' eftenfione e di gravità dipendono al mio credere li principali fenomeni delia gravidanza inoltrata e tendente al fine . Se la placenta nel primo trimeftre occupava più che per metà le membrane del lacco , nel fecondo ne tiene la quar- ta parte o poco più , e nel terzo appena 1' ottava ; egli non è per vera minorazione di elfa , ma perchè le membrane a un tempo fteflb depreffe dal pefo del Feto , e fpinte all' insù dall' acqua che contengono , foffrono una diftrazione ed allungamen- 'to di cui la placenta per la groffezza e forte adefione fua non è capace . Se 1' utero crefcendo nell' addome fegue la dire- zione di quella parte , cui s' attaccò quefta vafcolofa foftanza , e forge diritto , quando la placenta occupi il fondo , e incli- na lateralmente o piomba al dinanzi , s' ella tenga le fuperfizie laterali o anteriori della prima regione , egli è perchè quel feg- men- (j) Così neir ultimo tempo fentefi il capo alla cervice e poc' ac^ua al dinanzi. «eli 54 II3?> mento del Corpo uterino pel maggior ammollimento rifente più e manifefta gli effetti della dillendente potenza . Se l' ute- ro s' allunga più in gravidanza di quello fi dilati , fi è perchè oltre r aver fortite tali dimenfioni ancor quand' è vacuo , il Corpo più duttile per teffitura , e per l' adefione della placen- ta foftiene da principio a fine l'azione equabile della potenza di- ftenfiva, e tardi e poco quella della potenza gravativa diretta fo- lo a certi punti ; ed al conti'ario V Iftmo e la Cervice tardi e poco provano il poter della prima , che opera con prontezza , e molto più quello della feconda facoltà , che opera più lenta- mente. E quindi avviene che la Cervice non tondeggia , quan- do il Feto è fituato nell' utero in modo , che s' allontani dalla fua naturai pofizione ; perchè allora il centro della gravità del Feto fta in altro punto dell'utero. La potenza fecondatrice adunque fu il mezzo cui Natura usò derivando all' utero per le folite vie gli umori in maggior co- pia , e diede modo alle pareti fue d' ammollirfi e d' arrenderfi alla fua foggia , e fomminiftrò materia al facco ed al Feto per efienderle gradatamente . Imperocché fu fempre 1' interna fo- ftanza , che nel Corpo , nell' Illmo , nella Cervice s' arrelc con più prontezza dell' efteriore. Mentre fé a principio il Cor- po fi mantenne ellittico , quando il fuo cavo tendaggio , io '1 vidi e r oflervò il Veitrbregio tondeggiare allora , che la fua cavità fattafi fì;rada in quella dell' Iftmo divenne ovale ; ed allora foltanto ridurfi finalmente tutto ovale al di fuori , quan- do alla totale dilatazione delle altre due cavità s' aggiunfe quel- la ancora della Cervice , per formarne una fola . Del qual feno- meno , non meno che degli altri tutti , proprj di ciafcheduna regione uterina in gravidanza , comparirà la ragione dall' elàme di quella foftanza , che lèmpre in lui efiftente , folamente o pro- priamente in quefto fiato fi manifefta ; e che unita alle forze della vita è cagione che egli polla e per si lungo tempo tanto allungarfi ed eftenderfi , fenza foffrime morbofo sfiancamento. Quefta fingolare foftanza che l'utero fplega , quanto più s' in- grand ifce per gravidanza , e non per altra cagion che Tefienda^ è r immenfa copia e varia direzione delle fue fibre carnofe . Egli ^1 55 1^ Egli è ben vero che anche vacuo ne dimoftrò 1' efiftenza colla inli'^ne fua irritabilità : ma ne nafcofe cosi l' infinito lor numero , e le moltiplici loro direzioni , che uomini ancora chiariffimi in Anatomia , il giudicarono cellulare e vafcolofo . Quindi f ur Tem- pre ben accolti coloro , che diftinfero in eflb gravido fibre di quello genere , tutto che partitamente non defcrivelTero gli ftrati loro , né fi determinaflero a definire quali di quelli fi diftribui- fcano più per l' una che per 1' altra delle indicate regioni . Co- sì che al dotto Oftetricante Roederero a Gottinga , e all' ac- curatiflimo Anatomico Hunter in Londra, fti rifervata la glo- ria di aver condotte al fommo le Anatomiche cognizioni , e delineazioni di quello vifcere gravido . Mi direi fortunato , fé avelfi potuto confrontar le mie colle loro «flèrvazioni : ma non lo fon meno per averle inftituite fotto l'occhio di due noftri Accademici 1' uno in Anatomia , l' altro in Chirurgia valentiffi- mi ( /? ) , e di poterle in oggi affoggettare al fevero voftro giu- dizio . Quefte mi dimoftrarono effere veramente trìplice la fo- ftanza dell' utero , come 1' Aranzio , il Malpighi , il Santo- rivi grandinimi ornamenti dell'Italia noftra l'accennarono , e più chiaramente la delcriflero in feguito il Noortvich , ed il Veitrbregio , vale a dire mufcolofa e grolfa all' efterno , Ipon- giofa nel mezzo per molti feni , e mufcolofa pur anche ma fot- tile internamente. Imperocché detratto il Peritoneo che al dinanzi e al di dia- tro involge l'Irtmo ed il Corpo , fi prelènta uno ftrato am- pliflimo di fibre carnofe (^) , il quale forma quafi una foprav- vefta alle due fuddette regioni . Nafcono elle inferiormente dal luogo dove il Peritoneo difcefo per la veffica fi rivolge fopra l'anterior faccia dell'utero ; e quelle di effe che tengono l'afle procedono dirittamente verfo il fondo, l'altre quanto più da lui fi fcoftano , divergono verfo le trombe , o fi cacciano fotto li legamenti rotondi per paflare pofteriormente a quelli dell' ovaja. Giunte a quelli luoghi , li formontano : e quelle che fcaval- carono il fondo, fi attaccano così colle fottopofte, che generano un (a) Il Sig.' Leopoldo M. A, Caldani, (3 ) Tav. II. Letr. A. A. A. A. A. « il Sìg.' Camillo Eomoli. Hit A. A. «Èli $6 IIS» un intralciamento di fibre analogo al xnufcolo orbicolare del RuYSCHio . Dopo di che tutte fcendono coli' ordine ifteflb po- fteriormente fm fopra la Cervice , vale a dire , fino a quel luo- ot) y dove il peritoneo lafciato l' utero fi rivolge a ricoprire il retto intelaino. Quefte fibre erano patentilfime nell'utero gravido in fette mefi , e moftravano di coprire anche la Cervice . Scor- rendo elleno lungo tutto l' utero , mi fembra di doverle chia- mare fibre longiti'.di)i{ili . Sotto a quello ftrato comune l' utero difpiega gli altri , e lafcia in certo modo travedere , quali pof- fano crederfi li proprj di cialcuna regione. Il primo fi è quello che Graafio delineò efattamente nella fua prima Tavola alla lettera a. b. b. , e non defcrifle ; ed il Santorini al contrario non delineò , ma con ogni precifione definì e caratterizzò col nome di mufcolo cìeprejfoyt' (a); febbene poi dagli altri Autori non folfe feguito , e per quanto dai loro eftratti poflb comprendere, nè'l Roederero né ì'Hunter ne faccian parola. Nafce quello mufcolo dai legamenti rotondi , comporti non di foli vafi fanguigni , come dai più fi crede , ma da grofli fa- fci ancora di fibre carnofe, come dopo il Vesalio avverò l'il- luftratore e fcopritore di molti mufcoli il Santorini . Scorrono uniti e ingrolfano per via , fino che arrivano preflb le trombe . Ivi fi allargano per abbracciarle , e poi fpiegandofi in foggia di larga fafcia afcendono a cuoprir tutto il fondo, allargandofi però più fopra la faccia anteriore che fopra l' altra . Tal volta le fibre d' un legamento moftrano d' interfecarfi con quelle dell' al- tro in mezzo al fondo (^) ; ma per lo più paflano a dirittura dall' uno all' altro , e formano al dire del Santorini una fion- da , le cui fottili eftremJta s'attengono al pube, e la più larga parte fi eftende fui fondo . Che fé l' immortale noftro Signor Morgagni rimproverò al Graafio l'averlo delineato , amerei che fatto l' aveflfe , folo perchè egli delineò nell' utero vuoto , quello che nel gravido folo è manifefto. Sotto a quelto mufcolo deprelfore vanno a nafcondere la fupe- rior (.a) Tav. II. Lett. B. B. B. B. B. IV. (è) Tav. VI. ** B. B.B. B. B. B. VI. B.B. B.B. B. B. «811 57 It3«^ rior parte dell' orbite loro due ftrati fibrofi uno per parte , con- centrici all' inferzione delle trombe falloppiane nel Corpo (a). Non poflTono mai fepararfi cosi che non iftrafcinino feco di tratto in tratto altre fibre appartenenti ad altri Ibati che ior fi frammezzano . Pure fembra , che la eftenfione delle loro orbite definifca elternamente i limiti di quella prima regione. Cosi che non crederei di errare , quando aireriffi eflere il Corpo uterino formato fpezialmente da due ellilTi , le quali fi combaciano coli' orbite lungo il di lui alle , e tengono il centro loro la dove fpuntan le trombe . Certo è che quelle fibre dette Orbkolari e Spirali , da alcuni defcritte , non fi ritrovano che in quella re- gione : non uno folo fi è lo (Irato loro (b) ; fon molti tenuif- iimi ed intralciati con altro llrato diverfo ( e ) . Conviene le- varne molti prima di giungere alla media follanza dei feni , ed ho creduto bene d' indicarli . L'orbite di quefti flrati fpirali fi combaciano anteriormente lungo 1' affé uterino , e lafciano uno fpazio triangolare fopra e fotto il loro punto di contat- to ( d ) • A riempiere i quali forgono fpezialmente nelli più interni alcune fibre , che a guifa di flrilcia interrotta int^piii luoghi fcendono direttamente alla Cervice , e ponno ottenere il nome di rette fuperiori . Ma 1' orbite ftefle polleriormente s' avvicinano meno , e lalciano per tutto fpazj maggiori , li quali vengono occupati ora dalle fuddette fibre rette , ed ora da una fingolar fafcia trafverfale (e) . Comincia effa dall' uno dei legamenti dell' ovaja , e paifa all' altro con ordine di fibre trafverfe non interrotto. Sembravi , o Signori , che quella pof- fa affegnare 1' ellremo confine di quella regione ? Io volontie- ri inchino a crederlo , perchè gli ftrati lèguenti fon tali , che fembrano indicare una regione la quale partecipa dell' altre due, ficcome è l'Jftmo. Imperocché gli ftrati retti e gli obliqui afcen- denti-difcendenti , o anulari , dei quali folamente fi moftra compo- rto , e che diniollrerò , tanto s' infinuano tra gli fpirali proprj del Corpo, quanto tra gli ftrati trafverfi che fcorgerete nella Cervice. H Ora (.a) Tav. II.Lett.C. IV.C. e C. • (O Tav. IV. Lett. é. b. V. C. C. VI. C.C. e C. • VII. ecce. ( d ) Tav, V, E. E. E. VI. E. E. E. E. (.b) Tav. IV. Lett, C* a.a.a. (fi Tav. V, L. L. m 58 1138^ Ora gli ftratì di fibre rette fcorrenti lungo V affé dal fondo fino alla Cervice fono tratto tratto interrotti , come li mufco- li retti dell' addome , e fervono d' appoggio a molti llrati obli- quo-defcendenti ed afcendenti ( a) ^ come i retti o la linea bianca agli obliqui ertemi ed interni di effo ventre . Chiamo ftrati o mufcoli obliquo-afcendenti e difcendenti , o con una fol voce anulari , alcuni fafci di fibre ( ^ ) , che nate a varie al- tezze dai legamenti rotondi o fotto di efli e dei vafi Ipogaftri- ci tendenti all' utero , declinano a ritrovare le rette fuddettc , ed avvicinatifi ad effe , quafi pentiti del loro cammino , dan- no addietro , e tentano di ritornarfene là donde partirono , formando cos'i alcuni anelli d' ineguali grandezze ( e ) . Sono eglino e molti e varii , e s' incontrano tanto nel Corpo quan- to nella Cervice tra gli ftrati , che a quefte regioni fon pro- prj . Gli uni fi fovrappongono agli altri , ed alcuni dei fotto- pofti sbucciando fuor per li anelli di quelli che loro ftanno fo- pra , mirabilmente affieme s'intralciano. Cosi fi fcorgono effere quelli y che fcorrono per la faccia fuperiore dell' litmo , e fo- no -forfè le fibre reticolate del Malpighi , del Roederero , e d' altri moltiffimi , effendochè affieme coi vafi iànguigni for- mano un vago intralciamento. Ma gli ftrati obliquo-difcendenti della faccia pofteriore of- frono più graziofo fpettacolo . Due d' effi { ci ) partiti di fotto 1' origine dell' accennata fafcia trafverlàle , fcendono uno per parte finuofi , e dopo lungo cammino vengono all' aflè , e s' in- crocicchiano (e) a. foggia d'X romano. La loro biforcazione in- feriore perdefi negli obliquo-dilcendenti , che incontra: ma la fii- periore unitamente alla fafcia trafverfa forma un triangolo , quafi equilatero , li cui angoli alla bafe fegnano il punto del- la loro origine , e quello al vertice il punto della loro inter- fecazione. Ed un tal punto potrebbe egli effere il punto vero di quella regione ? M' induce a fofpettarlo la certa cognizio- ne , (a) Tav. II. Letr. E. III. E. V. D. D. VI. principalmente D. D. D, IV. E. E. E. V. E.E. E, VI. princi- D. D. D,D. palmente E. E. E. E. (r) Tav. fuddette Lett. ^. ,^. ec. (i) Tav. II. Lett. D. D. D. D. D. (^)Tav. III. Letr. I.I.I.I. V. I.I.I.I.I.I, D. D. D. IV. D. D. D. D, D. D. (?) Tav. III. Lett, O. V. O. m 59 1(3» ne , che gli ftrati anulari , ftrati polli fopra di lui , fi denno al Corpo uterino , come li dinota il nafcer loro ; e quelli che dirò inferiori appartengono alla Cervice , perchè interpongonfi fra gli ftrati che le fon proprj , ficcome è facile da vederfi. Nomino ftrati proprj della Cervice ( a ) quelli , che compa- rifcono tofto che lì detragga la lamina dei peritoneo , di cui è veftita . Efte fibre le fono aderentilTime , fcorrono trafverfal- mente interfecandofi lungo l' afte , e formano il primo ftrato trafverfb . Sotto di eflb difcende dall' Iftmo uno ftrato di fi- bre rette , che verfo i' efterno orifizio divergono : ed ai lati pure difcende uno ftrato di fibre oblique , che incontrandofi colle divergenti formano anelli . Non fi rimuovono quefte fen- za incontrarfi in nuove fibre trafverfe ( ^ ) ^ le quali fenza in- terfecazione {corrono da un Iato all' altro ; e tengono fra fé nuove fibre rette ed oblique formanti anelli . Simile alternativa di ftrati fibrofi profeguifce infino a tanto che arrivili ad uno ftrato tutto vafcolare ( f ) , attenente alla foftanza fpongiofa . Dalle quali diverfe difpofizioni delle fibre mufcolari efteriori , è chiaro quanto ogni regione uterina fi diverfifichi anche per la copia e direzione di quefta foftanza. Non mi è facile 1' indicarvi ugualmente la difpofizione dei feni coftituenti la media foftanza o fpongiofa. Forfè il Roede- RERO e r HuNTER , che molto verfano intorno ai vafi di quefto vifcere , gli avranno pofti in vifta ed illuftrati. Sembra però ad alcuni , che efli feni dipendano dai vafi venofi ; mentre alcuni altri , come il Malpighi^ li vogliono un genere di va- fi particolari . Se m' aflTiftefle un maggior numero d' olfervazioni , direi che appartengono ad alcune di quelle bocche gementi muco da me altrove indicate , che s' afcondono tra le valvo- le della Cervice , e fi aprono nei labbri dell' efterno orifizio . Parvemi almeno che la materia injettata nei fèni ufcifle in gran copia per quelli della faccia interiore , ma in parte ancora per quefti fori . Se la materia injettata per efli fi difperga nei fe- ni , non lo dirò . La mancanza d' opportuni inftrumenti non H 2 mi (a) Tav. ir. F. F. IV. F. F. cipalmente F. * F. * (^)Tav. IL F.» IILF." V. prin- ( t ) Tav. VI. Lett. F. F. mi permife il tentarlo , e farà 1' oggetto di nuove oflervazto- ni . Intanto piacquemi di vedere , che alcune arteriucce ferperì- tine fcorrevano libere e fcioke nel vuoto d' alcuni feni , e di- guazzavano nel fluido che li riempiva , come avvertirono MoN- Ro' ed il Veitbregio. La direzione di effi feni ( ^ ) è dal fondo alla Cervice . S' incontrano molto più profondamente nel Corpo , fono me- no fepohi neir Ilimo , e più fuperficiali nella Cervice ► Tut- to che quelli , che riguardano i' eiterna foftanza derivino proba- bilmente il lor fangue ai feni riguardanti 1' interna , pure non immediatamente comunicano aflìeme. Le injezioni fatte nei k- ni ertemi fuperiori giungono al cavo dell' utero per li feni in- terni SI ma inferiori comunicanti con quelli della placenta. Im- perocché r interna mufcolofa foftanza è si fottile , che vela piuttofto anzi che cuoprir quefti feni ( /> ). Quindi è che rima- nendo efla lacera , ed aperta per il diftaccamento della feconda , non lafcia ben diftinguere e feguitare gli ftrati delle fue fibre » Pochi però fono e fempliciffimi . Pochi io difTì , perchè al pri- mo sflogliare di effi fi arriva alla media foftanza fpongiofa : fempliciffimi , perchè come li vide fenza delinearli il Veit- bregio , e per quanto leggo , li difegnò il Roederero , non tengono che due direzioni • L' una fpirale è propria dì quelle fibre del Corpo ( f ) , che con orbite o circoli concerN trici fi aggirano intorno alle bocche delle trombe falloppiane ( ^ ) , e fembrano infinuarfi in effe , e più addentro inoltrarfi , come nel centro , diffondendo l'orbite anche per 1' Iftmo. L' al- tra direzione circolare o trafverfa {e ) , perchè defcrive cur- ve concentriche al vuoto dell' utero , almeno per quelle por- zioni della Cervice , le quali fono libere dalle valvole , a da quelle colonne , che diffi mifurare la fua lunghezza. Sembravi adunque , o Signori , che la dlfpofizior^e e ferie di quefte fibre carnofe nelli diverfi fegmenti dell' utero , fac- cia più chiaramente comprendere , quanto naturalmente conven- ga ( a ) Tav. VI. Lett. N. N. N. N. N. (e) Tav. VII. Lett. C. C. C. C. (è) Tav. VII. Lett. N. N. N. N. (d) Tav. VII. Lett. a a. N. N. (f) Tav. VII. Lett. F.F.F.F. ■SSII 6i |[3» j»a a qi^gfto vifcere la triplice divifione che gli afl'egnai ? Tur- te le Jpirali certamente si nell' efterna che nell' interna foftan- za appartengono al Corpo folamente : le trafverfe trovanfi unite neir anterior faccia della Cervice ed anche nella interna , dove conferva le fne valvole , e le fue colonne . Le obliquo- difcendenti e aicendenti o anulari fi ricOnofcono copiofe e foli- tarie nell' Iflmo , quando nell'altre regioni fi confondono cogli ftrati, che d'effe fon proprj. E fé il Corpo ha una fionda, che modera la fua eltenfione fuperiormente , ed una ftrifcia trafver- fa , che la modera pure pofteriormente , e rette fibre lungo r afle , che 1' unlfcono in certo modo all' Iftmo ; quello pure ha due fafcie incrociate , che pongono certa legge al fuo allarga- mento , e fibre l'ette continuate dal fondo , e indirizzate verfo la Cervice ; e finalmente quella pure ha le fibre trafverfe , che le vietano il troppo eftenderfi , e le rette che la tengono come congiunta all' altre due regioni. Mercè di quella particolar difpofizione di fibre dinotatrice di ciafcuna regione , Voi ben vedete , come ognuna di effe oppor- tunamente , e per meccanica legge fi prefti con qualche reni- tenza alla fucceffiva ampliazione che incontrano nel corfo della gravidanza . Le fibre fpirali del Corpo , facili a cedere quando fon prefle in ogni punto , ferbando però refiftenza , ammollite che fieno rendono il Corpo facilmente duttile , ed atto a fecon- dare da principio al fine la forza della potenza diftenfiva , che fempre contro di loro s' efercita . Le obliquo-difcendenti o anu- lari fi predano alla duttilità dell' Iftmo circa il terzo mefe , cioè quando la potenza gravativa del Feto fé gli comincia a far fen- tire . Le trafverfe della Cervice mifte all' anulari fan eh' ella polfa cedere paflb paflb dal fettimo al nono mefe, e fempre più d'ogn' altra parte refiftere , onde contenere entro il vifcere quel Feto , che è fatto ognor più pefante . Ho dunque cercato di dimoftrarvi , I.° che Natura inducendo l'utero puerile a nuova forma nella pubefcenza , mercè la mag- gior copia del fangue in quello fofpinto , lo diftinfe in tre re- gioni diverfe per efterna figura ed interne cavità, per ftruttura e per uffizj, a fine di predifporlo ad accogliere , nutrire, e conte- nc- nere un Germe fecondato , crefcente , e condotto a maturità . JI.° Che la mobiliflìma e penetrante forza fecondatrice infettan- do dirò cosi e T utero, e tutto il Corpo materno, ft fpingere in copia ancor maggiore il fangue flogilticato al detto vifcere irri- tato validamente ; e quefto fangue diffufo per tutto l' utero , e tramandando umor trafpirabile al facco , ed umor linfatico al Germe, fece che il vifcere acquiftaflTe certa attiva duttilità equi- librata colla refiftenza , varia fempre nelle varie regioni , e pro- porzionata alla loro ftruttura , e che il fàcco otteneffe potenza di diftendere e coir acque e colla placenta , e il Feto potenza di gravitar col fuo pefo ; ambedue però agiflero contro 1' utero am- mollito , r una follevando il fondo , l' altra deprimendo l' Iftmo e la Cervice , e di concerto tendendo a dilatarlo , ed allungarlo . III." Che il vifcere lafcia eftenderfì fenza sfiancamento per le fòrze della propria vita , ma più per la foftanza mufcolofa , che vuoto ancora conteneva in fé fteflb , perchè irritabile , e che ora moftrafi variamente difpofta per il fuo Corpo , per l' Iftmo , per la Cervice ; che ci palefa perchè deve la prima regione fin dal principio , l' altra dal medio tempo della gravidanza , la terza nell'ultimo folamente rimuoverfi dal naturale fuo ftato ; che in tutti quefti luoghi però cede fempre prima T interna , che l'efterna foftanza mufcolofa , perchè più fottile , ed imme- diatamente foggetta all' azione della potenza diftenfiva e gra- vativa , la quale non giunge contemporaneamente all' efterna più crafla , perchè minorata forfè dall' interpofta foftanza dei feni. Cognizioni fon quefte , che guidar forfè poflòno a porre in vifta più vera e luminofa il meccanifmo della gravidanza . Ma dopo di averle efpofte , io non fo far a meno di chiudere il mio ragionamento colf indirizzare a ciafcuno di Voi , Accademici Valorofi , quelle parole , colle quali l' immortale Malpighi ac- compagnò al Segretario dell' Accademia di Londra le proprie olfervazioni intorno allo ftelìb vifcere gravido . /« /joc obfcw'tf- fifno omnium 'uifcere , Icrive egli , extra gi-av'tditat'ts tempus , ob contraBa linfa , Ó' in varices confona , ita implicitce funt compo- ■uentes parficuU , ut nulla ferme arte dijìingiù pofftnt . hi tur gente au- <8|| 6ì 113» Mtem & prtegmnte utero , brtttorum precìpue , quxàam emergere videntm. Nonnulla ignm ^ qua meriti mete illudere ^ dubitative Vo- bis indicavi , ( non enim integre omnia adh»c fenfus meos explent ) ut excitata vejìra fedulitate vel apertius pateant , vel meam ^M- tv-TÌm amplius non illudant . SPIE. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE- Tavola I. Figura I. Rapprefeftta la Faccia pojleriore delC utero d'ivlfa nelle [uè regioni . A. Regione fuperiore del Corpo . B. Regione media , o fia Ktmo fegnata colle due li- nee a punti . C. Regione inferiore , o Cervice. Tavola I. Figura IL Rapprefenta la Faccia anteriore delf utero aperta per vedere la Cavità delle tre regioni , e la triplice loro Softanxa . A. La Cavifà del Corpo . B. La Cavità dell' Iftnio fegnata colle due Linee a punti . C. La Cavità della Cervice . a. La Softanza mufcolare efterna dell' utero . b. La Softanza fpongiofa , o media dell' utero . e. La Softanza mufcolare interna . Tavola IL Rappréfenta la Faccia anteriore dell' utero [pagliata del Peritoneo , per dimoflrare lì varj [Irati delle fibre carno[e , quali cara. pari[cono nelC ultimo me[e della gravidanxa. A.A. A.A. A. Mufcolo efterno fatto a ftrati di fibre longitudinali difcendenti e afcendenti , le quali invertono gran parte del Corpo , e del fondo dell' utero . B. B. B. B. B. Mufcolo depreffore del Santorini , il quale nafce dai legamenti rotondi , e fi diffonde con ftrato di fibre verfo il fondo dell' utero. A. * «8611 Ó3 113» A. *. Porzione del mufcolo , o dello (irato dì filM-e longi- tudinali rovelciato per dimoflrare gli ftrati lottopo- Ri diretti verfo le trombe. C. Mufcolo , o ftrati fibrofi fpirali concentrici alle trombe . D-D.D.D.D.D.D.D. Strati di fibre , o colonne mufcolari afcendenti e difcendenti di varia grandezza , e di diverfa dire- zione , dall' irregolare incroclcchiamento dei qua- li rifultano alcuni fpazj di diverfa figura , ed ampiezza . d.d.'d.d.iì.d.cl.iL Gli fpazj interpofti alle colonne mufcolari. E. Fafcia mufcolare , o ftrato di fibre obli(juo-difcen- denti . F. F. Mufcolo della Cervice , o ftrato di fibre trafverfa- li , che s' incrocicchiano nel mezzo . F. *. Strato delle fibre trafverfali della Cervice , ma piìi brevi , facilmente feparato dall' altre per inter- pola cellulofa , e rivolto fui lato . Tavola III. Rapprefenta la Faccia pojltr'tore delV utero [pagliata del Peritone» per dimojlrare la direzione , e figura dello flrato ejlerna delle fibre carnofe del Corpo , delC I/imo, e della Cervice dell' utero . A. A. Mufcolo efterno , o ftrato di fibre mufcolari , le quali coprono variamente i lati , e la faccia po- fteriore dell' utero colle fue appartenenze . B. B. Strato di fibre mufcolari , che fegue la direzione , e fi diffonde per i legamenti rotondi . E. Una colonna , o fafcia mufcolare derivante dallo {irato efterno A. A. , la quale fcende abbaflb , e fi fottomette al mufcolo della Cervice F. fepara- to per metà , onde rilevare la di lei continua- zione , e r andamento . F. Il mufcolo della Cervice per metà in fito , le cui fibre eflerne fono trafverfali . F. *. Porzione del fuddetto mufcolo della Cervice rove- lciato , del quale l' interno ftrato di fue fibre fo- no in quello fossetto oblique manifeftamente . I I. I. I. I. 1. 1. I. I. Le due fafcie , o colonne di fibre obliquo-difcen- denti , le quali nel mezzo del lor cammino O. fi decuflano appreffo i' alTe dell' utero inferiormente , e formano un X Romano , e vanno poi a per- derfi e fi confondono colle iìbre del mufcolo o flrato ellerno . O. Luogo precifo del decuflamento. Tavola IV. Rapprefenta il mufcolo Deprejfore , Ji Mte Orbicolari concentrici ali" inferxione delle trombi , gli Obliquo-difcenden' ti , il Retto , e quello della Cervice . B. B. B. B. B. B. Il mufcolo depreffore , le cui fibre mufcolari falgo- no dai legamenti rotondi , e van a coprire il fondo dell' utero . C. Il mufcolo orbi colare , le fibre concentriche del quale fi volgono all' inferzione delle trombe. C. *. Lo fieffo mufcolo orbicolare rovefciato per far ve- dere la figura e l'andamento di certi Arati fotto- pofti a. a. a. b. b. Strati membranofi fu i quali alcuna volta fcorre un' arteria ferpentina e. D. D. D. D. Di D. Il mufcolo erterno comporto di fibre obliquo-afcen- denti e difcendenti , di varia origine , direzione e figura . d.d.d.d.ii.d. Spazii , o anelli di figura diverfa, i quali rifultano dall' allontanamento delle fibre obiiquo-afcendenti e difcendenti , nei quali fi fcorge diverfa dire- zione d' altre più rare fibre . E. E. E. Il mufcolo retto , che fi nafconde fotto il mufcolo trafverfo . F. F. Il mufcolo trafverfo , le cui fibre nel mezzo s' in- terfecano manifefiamente . Ta- mi 67 1^ T A V O L A V. Rapprefenta gli fìejji mufcol't indicati nella Tavola quarta , tna con alcune difiinte variazioni rilevate nella fexjone d altro utero . B. E. Porzione del mufcolo depecffore . C. C. Li mufcoli orbicolari , o concentrici alle trombe . D. D. Vaga direzione delle fibre obliquo-difcendenti , e delle afcendenti , le quali formano fafcie , o co- lonne di vario andamento , figura e grandezza . E. E. E. 11 mufcolo retto con alcuni interfecamenti . F. *. F. *. Il mufcolo trafverfo feparato e rivolto per far vede- re la diverfa direzione dell' interne fue fibre . F. F. Altro firato di fibre oblique poffe fotto il mufcolo trafverfo ,, le quali vanno a perderfi fotto il muf- colo retto . 1. 1. 1. 1. l.L Due fafcie , o coIonne^ delle fibre obliquo-difcenden- ti, le quali nel lor cammino fi decuflano. O. Il fito precifo del loro decuflamento. L. L. Fafcia di fibre mufcolari trafverfale inclinata rei mezzo , la quale dal di fotto dell' inferzione della tromba deftra fen va alla finiftra . d.d.d.d.d.d.d. Spazj frapponi alle defcritte fafcie , o colonne d' ir- regolar figura , e di diverfa grandezza leggiermen- te coperti da vaghe fibre Iparfe irregolarmente per la loro fuperfizie . Tavola VI. Rapprefenta qttefla gli fteffi mufcoli delle precedenti^ ma con qualche fpecifica varietà , come mi riitfct alcuna volta «(' ojjervare . B.B.B.B.B. B. Mufcolo depreffore. *. *. Luogo nel quale le fue fibre fogliono alcuna volta interfecarfi , C C. Li due mufcoli orbicolari delle trombe , le cui fi- bre fpirali concentriche in queft' utero moflrano qualche diverfità nella lor direzione , e fpezial- mente nel baffo. C. . Una porzione dello fteffo mufcolo feparato e rivol- to per moftrare li feni . I z D. D.D. D.D.D.D.D.D.D. d.d.d.d.d.d.d.d.d. D.*.D.*. D.*. E. E. E. E. F. F, Gli forati a fafcie , o colonne del mufcolo obliquo difcendente . Spazj d' irregolar figura , o anelli circofcritti dalle fibre obliquo-difcendenti e afcendenti . , D. *. D. *. |*orzioni del mufcolo fatto a flrati ravvolto per nao- ftrare li feni della media foftanza dell'utero. Il mufcolo retto colle fue iaterfecazioni . Strato vafcolare , che fotto del mufcolo s' aggira per la Cervice . F. *. F. *. Il mufcolo trafverfo feparato e rivolto per far ve- dere la diverfa direzione delle interne fue fibre . E. *. E. Porzione del mufcolo retto che fcorre fotto il traf- verfo della Cervice , ad eflb inerente. G. G. L' Orifizio dell' utero . N. N. N. N. N. Li feni della media foRanza dell' utero , li quali fo- no più profondi nel Corpo e più ampj , meno neir Iflmo , e meno ancora nella Cervice . Tavola VIL R apprefenta la faccia interna delC utero quajì velato nel raexp^o> da mufcolari fibre , che non affatto occultano la media foflan^a /ìrtuofa del mede/hno , perchè fparfe , brevi , e fitperficialiffime . C. C. C. C. Fibre fpirali concentriche alle trombe . a. a. Gli orifizj delle trombe contornati dal loro mufcolo orbicolare , le fibre del quale penetrano per eff» e d' intorno quafi s' aggirano . E. Strato di fibre nel mezzo rette e curve nei lati- F. F. F. F. Strati di fibre femicircolari e trafverfe , che Ibtti- liffime e vaghe fi fpargono per la fuperfizie fram- mezzo li feni . N. N. N. N. N. N. Li feni dell' utero . Tavola Vili. Rapprefenta la firuttura dell' interna faccia della Cervice m. m. e fa vedere certe fihrofe femilunari increfpature a guifa di valvole n. n. n. n.n. n. po/le a tre Ordini intorno ai feni . OS- J^^.I. Memoria Fac? óSTavI. Fi^.n. Onde ad ?Udc /cacce . Mem . Folj . óS . Tav . II . Onde iU/ J'Uiù Vtruto Jù/n . Faq. SS Tav.m'. Cicic Jc-i TL-t/t Tciiiti-' *>•:' Jfc-m. Fa.j'^U' Tav.u: l'.vr.v J(/ Pu-<ù T^fu-A 1 ■■-»* "i-* :'-'9Ai JL^m . P.7J. 53 . Tav . V. lZicù del Tzcdt Vcnciv ìfc'/n . Fci^. 6S. TdL' M\ . / 1/ ■ \mk LKCii u\Y ^ .£,?t Jc/uàr Jfem . Facj. oS . Tav . VU . .^m-mm^rvrn Onde (.{ci Fccc/c Veneto . JlE'Tj. Pocf. oS.Thi'.vm. 4 s Ont ic Jci Fiec/c Veneto Mem.Fa^. SS . Tav.lL Vtew j^nwu/o,/ic/ i^iù.:w si cm/vù? à Z'v Jàvo/r JtU/Uc'/ià.^hvcA/ f/i esse j./ui.'ii sùvXi di Jìére //iicscoMri scf/zj7 ^^izJ nanj/èsà, e si a//o/iàimzmy in juj/cAc 77te>e^ /ie//u cA/mcVW cù^à i/zmca^ . Taccia Estej-na Anteriore . Me/n. PiwMlTav'^ì Faccia. Esterna Posteiiore L Onde l/c/ PiftA- Tenete . s: 7 %>.' ^..'-.J. . Man. Fan. 58 .Tav.Jl. Faccia Intenici. Onde citi Pkac ì'enctf * OSSERVAZIONE ANATOMICA DEL SIGNOR GIROLAMO FIORATI. Insolita posizione dell' aorta , e stravagante ORIGINE de' SUOI PRIMI RAMI. C LETTA IL DI' Xl'lII. CENNAJO MDCCLXXXI. ) L .L giorno fedeci Dicembre dell' anno teftè finito ( 1780 ) , dovendoli far la preparazione pella dimoftrazione anatomica de vafi e de' nervi del Collo e del Torace , e con qualche fret- ta , avendo da terminarfi pel dopo pranzo del d'i medefimo , mentre il Signor Dottor Gambarotto primo Incifore flava lavorando intorno a tronchi ed a' rami che fon fituati nel col- lo , io mi accinfi a mettere in chiaro lume quelli del petto. Avevamo per foggetto della noftra operazione il cadavere d' un uomo di circa quarant' anni , di giufta ftatura , volto nutrito , morto , per quello che Ci fu detto in confufo , da una malat- tia che durò pochiffimi giorni , e the da alcuni fegni che ve- demmo di ripienezza ne' vafi fuperiori , e dalla confidenza no- tata ne' fuoi polmoni , fi potea conghietturare ragionevolmente aver attaccato la tefta infieme ed il petto . Oltre la non poca pinguedine che circondava i vafi fanguigni ed i nervi , ferviva d' impedimento al lavoro molta cellulare all'ai denfa ed ertela , la quale non lafciava vedere cosi facilmente , come ne' foggetti fcarni ed afciutti , le parti che fi dovevano porre in veduta. Effendo già fcoperto ed ifolato nel collo il tronco del nervo vago s\ dall' una che dall' altra parte , rivolfi il mio primo penfiero a trovarne il ramo ricorrente dalla parte finiftra , dove allora io mi ritrovava. Ma perchè le molte membrane eh' era- no all' alto del petto m' imbarazzavano affai , cercato lungheffo r arteria afpra il nervo ricorrente che afcende , lo andai ac- com- Ilio air in giù , credendo di cos^ arrivare iénza gaa- flarlo alla curvatura dell' aorta , fotto deila quale da qrolla ' - ''; :1 Ijo traHÌrto. Ma dùceadendo £no alla regione della a , e poi più forro , e portando femore ria niiox'e cel- loian , rimaii molto forprefo di non x^eder da quel iato il ri- alto che la r aorta prima curvata e poi iljtf i bÌi lice , Non ben credendo a me iìelTo , ne feci ancora più àStgaats ricerca , la cuale riufci aì&no vana . Pa3ai tofto dal laro deliro , e con animo foheio , ma a5ài curiofo , cercai e trovai veramente in quefìa pans ciò cii' eilèr doveva nell' altra , cioè 1' arco dell' aorta , ed il nen'o ricorrente che paflàndovi ibtro aofarx Sk pella trachea alla laringe. Mi pofi allora di buon ptopnfaa a. iLoprire e OEtrare T arteria magna ed i fuoi rami , non me- no che r arteria polmonart ; il che £irto mi appari ciò che ve- deù nella fieura. prima ^ e che ibno per liferire- Dal ventncolo fiai&ro , o poiferiore del cuore , ( il quale era di una mole molto maggiore di quello che conveniva alla grandezza dei cadavere ^ lènza però che un tal volume reoddfe sien EToflè le pareri e men ^tda la icÉaBza. dei aaa mtàdt- n» ) dciva r arteria aorta procedendo dbG^mmKaae vei& Ìs parte ddka , e iàlendo ficcome liiole . Ma avananE alTakeB^ 22 di quattro dita circa lòpra àel cuore , in vecr di ilvolgujì aiKs parte iJMi-ftra ^ nvoìarad pure al laro de&o , ferendo aa «CD aUmamam BaaxD e niricnig alla parte poileriore , ùi ffi~ fa che icendendo il tronco dell' aorta dopo la cun"atura , tro- vxn£ coliocaro fa corpi deile vertebre dodàii , uà po' più a éAa. che nel mezzo di efQ . Cos: iègnà fao camaiB» , che ■DB mi parve hmpaaxaTS di £ir difesnare , fino aU^ ultima ver- irisa dei dod» ^ ad qoal £to inclirandofi a ioà&a pmeadeva^ 2 fa» poéh» TwìJMarih , e icende^-a e fi &amzvz wà. baflb ▼bb> tre fenza vemca parncoiar varietà , OSèrvando i fùoi pò- ma xaai j dbe ae ièm^K &ma , come flgDon & ( il pria» é£^ ^bìk. che mice ésST 3so9 alia pane ditfza è il trtnios' cx^ wmMS atta ficciavia ed alla carotide deftra , il iècondo la caro- ode iaMtay ei H tea» la iùuiiaia £iiifisa) & pari rrnmem m UMUi ai psìmo zipczift ^nrh^ ji ^kAo 'ca&vcre j colia £& fé- SI igBWj 'SK 'diÉflH ^i^Ufff-* Figura I. a. Tronco dell' aorta . b. Tronco dell'arteria polmonare. e. Carotide finiRra. d. Carotide delira . e. Succlavia delira . f. Succlavia fmiflra . g. Tubo arteriofo . hh. Nervo vago deliro. ii. Nervo ricorrente deliro. 11. Nervo vago finillro . m. Nervo ricorrente finiflro . n. Borfa da cui nafceva la fucclavia finiflra. o. Tronco difcendente dell' aorta , portato nella figura un po' troppo a delira. F I G U R A IL a. Tronco dell' aorta . b. Tronco dell' arteria polmonare . e. Carotide finiflra . d. Carotide deltra . e. Succlavia deRra . f. Succlavia lìniRra. g. Tubo arteriofo. US ^i n. Boria da cui nafceva la fucclavia finiflra . f. Curvatura dell' aorta . o. Tronco difcendente dell' aorta . ME- MEMORIA GEOGR AFICO-FISICA Iktorno la vera situazione dell'" Isole. Elettridi degli antichi D E L L' A B B A T E ALBERTO F O K T I S „ ( LETTA NELLA SESSIONE PUBBLICA DEL X.. GENNAJO; MDCCLXXXU. ) §. I. J_^A Storia Naturale , che fra le più gravi ed ampie' ed utili facoltà viene giuftamente- annoverata nell' età noflra , e da tutte le ftraniere Nazioni con particolar favore promofla , e- ili diftinto modo' onorata , è un campu su vafto per 1' una par- te , e per 1' altra s'i poco ancora frequentato da' nobili ingegni Italiani , che opera di rifchio pericolofo ripiena dovette a buon diritto fembrarmi la fcelta d' un qualche ad efla appartenente fubbietto , di cui ragionare alla prefenza voftra in quello luo- go , in quello giorno folenne . S' io avefli il mio primo pen- fiero afcoltato , di codella Scienza Madre mal conofciuta , e quindi non in ragione del merito apprezzata fra noi , mi farei propello di teflervi un elogio ragionato . Ma e lungo il mio' parlare , e poco per avventura confacente alle circoftanze ftatO' farebbe , (è per le numerofe Provincie de fuoi tre vaftiflimì Regni fucceflivamente fpaziando , di quanta importanza vantaggi efla rechi alle Scienze , alle Arti , al Commercio , alle Let- tere perfino , e alla vita noftra quotidiana mi fofll fatto a mo- ftrare. Convinto della neceffità di circofcrivere fra riftretti con- fini di tempo il mio ragionamento , e di fchivare la taccia d' avere fcelto troppo generale , od efotico , e quindi men che le noftrali co fé atto a concillarfi la voflr' attenzione , dopo lun- ga incertezza ho creduto il più meritevole d' efler trattato di- raan- «eli 79 113» nanzl a Voi un punto di Storia Fifica intimamente conneflb colla Geografia , e coli' antichità Padovana , e fufcettibile di quella varietà eh' è forfè il migliore fpecifico per tener viva la fofferenza d' un' Aflemblea comporta di Dotti in vario genere di facoltà- Io mi ftudierò di farvi trovare non impoffibile , che 1' Ifole Elettridi dai più antichi Greci mentovate com' efiftenti alle fo- ci del Po debbano eflere riconofciute nelle mafie ifolate de col- li Euganei e dei Berici ^ quantunque il Principe de' Geografi Strabone , parecchi fcrittori che lo precedettero , e molti più che lo feguirono fino all' età noftra , le abbiano collocate in un feno deli' Oceano Germanico , centinaia di miglia lontano da noi . Le rifultanze concordi delle autorità della Favola allego- rica , e di graviflimi autori che viffero aflài prima di Strabo- ne ; r efame , e lo fcioglimento delle ragioni che furono ad- dotte per negar quefto fatto ; la convenienza delle particolari note caratteriftiche attribuite all' Elettridi con quelle che pro- prie fono de' noftri Colli , e roU' altre che generahnente con- vengono a tutte le mafie montuofè folkvate dal fuoco fotter- raneo , formeranno la naturai divifione del mio dilcorfo ^ Che fé non folamente nuovo , ma ftrano ancora fembraflèvi quefto afiunto , lungi dal trarne augurio finiftro , io mi lufingherò che quindi appunto la cortefia voftra alle prove di eflb fia per pre- ftare orecchio benignamente. §. 2. Perdefi nelle tenebre dell' età più rimote , ed è involta nella non fempre agevole a diradarfi ofcurità dell' allegoria la memoria d' un avvenimento , che alterò la coftituzione fifica di quella porzione della fuperficie della terra , che ora forge montuofa poche miglia diftante da quefta Città antichiflima ; avvenimento , che di molto dovette precederne la fondazione . 31 favolofo notifllmo racconto della caduta dell' incendiato Fae- tonte dal Cielo nell' alveo dell' Eridano , e dell' ambra , o elettro , che colà incominciofll a formare pel pianto delle di lui forelle cangiate in pioppi , copre la Storia della rivoluzio- ne operata dal fuoco alle foci del detto fiume , nello fteflfo mo- do che il reppellimento del fulmmato Tifone folto la vafta mo- ^1 8o !|3» mole dell'Etna copre di velame allegorico T orìgine di quel tre- mendo, e dopo tanti fecoli ancora minacciofo e devaftatore Vul- cano . L' accenfione fubacquea accaduta quinci non lunge lu certa- mente analoga a quelle , che in varj tempi fecero forgere Terafia , Delo, Milo, Anafe, Santerini ed altre Ifole dell' Arcipelago , e del Mediterraneo , dal feno dell' acque. Faetonte , fecond' ogni apparenza , è la perfonificazione d' un nuovo monte ignivomo {or- to all'improvvifo, e forfè anche in parte formato da' maffi infuo- cati e lampeggianti, che dalla violenza dell' efplofione furono bai- zati ben alto in aria , e ricaddero pofcia a pofarfi fu le rovine del cratere d' ond' erano flati cacciati , come ne fogliono ricadere a' di noftri frequentemente fu le aride falde di Vefuvio, e di Mon- gibello. La fubitanea e luminofà comparfa del terribile fenomeno deve aver fuggerito il nome di (pas'd'ccv , tolta dalla radice mede- fima da cui riconofcono l'antica loro denominazione di F^eo tre monti , r uno fra gli Euganei detto anche dagli Abitanti Mo>ite bruciato , e due altri fra' Vicentini , che Vulcanica origine aper- tamente moftrando tutt' ora , ne' tempi meno lontani dalla lor nafcita per lo fplenrlorc delle fiamme faranno flati oflervabili . Le forelle di Faetonte non altro ricordano che le minori col- linette o intumefcenze della pianura fubacquea , contemporanea- mente , o dopo brevi intervalli follevate , fuUe quali agevol- mente i pioppi faranno!! propagati , e che nell' età prefente an- cora rimangono in ifola . Dalle radici di codefle nuove protu- beranze d' un fuolo di graffa e uliginofa terra vegetabile com- porto , come quella de' paludofi luoghi fuol effere , dovette in- cominciar a fluire difciolto , e meffo in moto pel fotterraneo calore il petrolio , che da prima galleggiando full' acqua , indi per opera dell' acido marino raifodatofi in ambra gialla , yìKsKTfov detta da' Greci , farà flato dai rozzi abitanti de' vicini paefi cre- duto aver immediata origine dalla gomma de' pioppi , che nel color la fomiglia , e alle nuove Ifolette avrà dato il nome. Né dobbiamo maravigliarci che pefcatori e marina; ne abbiano concepito quefla falfa opinione ; dappoiché in tempi e luoghi più colti Eschilo , Nicandro , Dionisio ed altri Poeti e profatori Greci adottaronla , e Cornelio Tacito fra' Latini che •«Sii 8i \\^ che r ambra da gomme o refine d' alberi proveniflè , e Plinio ricopiando qualche più antico fcrittore aflèri nudamente eh' era una produzione del pino , fenza moftrar il menomo fofpetto , che dal fotterraneo laboratorio della Natura aveflè da ricono- (cere veruna modificazione preliminare. Chiunque o s' è trovato prefente alle ftrepitofè eruzioni di Napoli , o a' gigantefchi fpettacoli Vulcanici dell' Etna , e chi ne ha vifitato le falde e le radici , o ne ha letto delcrizioni ben telTute , dee convenire , che veri Faetonti per lo fplendore in tempo di notte fogliooo eflère i nuovi colli , che fuccefliva- mente comparifcono nell' attualità delle accenfioni , forgendo dalle brune fpalle o dal pie di que' monti vomitatori di pie- tre ardenti. Il Vefuvio più a portata degli Oflervatori , perchè vicino a una frequentatiffima Capitale , diede fpeffe fiate anche in quefto fecolo nafcimenti di minori colline ignivome ; ma Mon- gibello , la di cui fommità formidabile , deferta , e lontanif- fima dall' abitato è il teatro ordinario de' più magnifici orro- ri , alza il fumante cratprp nel mezzo a un gran numero d' antichi e moderni Faetonti , aflai maggiori di quelli che foglio- no efl'er prodotti dai rigonfiamenti del Vefuvio, e i"! nella mole che neir afpetto e nella difpofizione ai noftri conici monti dei Cerro, di Cinto, de' Rovoloni fomigliantiffimi . Se anche ci mancaflero del tutto precifi documenti del na- fcimento dell' Ifole nuove negli antichi fondi marini o di La- guna , che per la receffione dell' acque divennero pofcia pianu- re Euganee , la nuda favola , e le oflervazioni accurate fbpra la natura del paefe ci avrebbero dato ragione di congetturare , che qualche memorabile avvenimento per opera del fuoco vi fofle in rimotifilmi tempi accaduto ; dappoiché fenza dar negli eftremi , come alcuni dalla troppo fervida fantafia trafportati , è oggimai perfuafo chiunque ha fior di fènno , che non di vane e capricciofe finzioni poetiche , ma di veri fatti fiorici fecondo il genio orientale de' primi popoli che 1' Italia e la Grecia por- taronfi ad abitare , mafcherati „ Sono 7 velame degli fenji Jìranì per •«SII 82 H3» è per la mafTima parte , fé non anche per intero , comporta la Mitologia de' fecoli più lontani. L'infanzia della Fifica, l'amor del meravigliofo tanto proprio dell' ignoranza , la naturai incli- nazione alla paura che determina gli uomini incolti , e la con- feguente abitudine di ricorrere alla religione per la fpiegazio- ne d' ogni ftraordinario fenomeno , erano in qua' ciechi tempi difpofizioni incompatibili collo fpirito d' offervazione proflima , e diligente , come lo furono ne' più vicini all' età noftra , e lo fono attualmente dovunque non ha per anche potuto penetrare la divina luce della Filofofia. Quindi pioggie di fangue , pioggie di pietre , pioggie di fuoco , e si fatte altre indicazioni parziali d' eruzioni Vulcaniche troviamo ifolate , e raccontateci come prodigj anche dagli fcrittori più gravi. Le favole locali de Ti- tani che tre volte nel corfo della guerra loro contro gli Dei il monte Pelio all' Offa tentarono di fovrapporre ; lo fplenden- te Tifone ( a ) che fcaglia in aria il monte Emo , che dal fuo colore ebbe il nome di fanguigno , e rimane finalmente fotte la gran montagna di Sicilia fepnlto dal fulminante Gio- ve ; il ratto di Proferpìna efeguito da Plutone ; le si numero- lè e complicate maraviglie delle quali furono teatro i campi Flegrei ; e la novella di Bellerofonte , e della Chùnera , per Jafciarne cento altre , fono evidentemente tutte emblemi d' av- venimenti naturali operati dal fuoco fotterraneo , quantunque r Epoche precife , e le memorie circoftanziate delle prime eru- zioni Vulcaniche di Sicilia , di Teflaglia , della Licia , della Campania non ci fieno rimafte. Mancano egualmente l' Epoche precife degli avvenimenti nafcofti fotto il velo delle accennate favole : ma non fi può dire lo fteflb di quello che ha dato ori- gine alla novella di Faetonte ; poiché Eusebio fiffa 1' età di codefto perfonaggio allegorico intorno all' anno del Mondo 2500, vale a dire , fecondo il calcolo dell' Usserio comunemente rice- vuto , a circa tre mila dugento e ottant' anni prima del corren- te. Delle circoftanze però del fatto dalla mifteriofa favola co- perto non ci mancano traccie affai ficure negli fcrittori Greci di molto anteriori a Strabone. §• 3- (a) Tùfa , fplendeo . *8e)i 85 1(3» §. 3. V efiftcnza d' Ifole vicine alle foci del Po , che por- tavano il nome d' Elettridi , è teftifìcata concordemente dall' au- tore antichifllnio del libro xff/ Bmi^cìBÌcov àk^t/xcItcov attribuito ad Aristotele da SciMNoChio, da Sozione, di cui abbiamo folamente frammenti, e lo era da moltifllmi altri citati da Pli- nio , le opere de' quali non giunfero perfino a noi . Il primo ne parla cosi circoftanziatamente , che giuocoforza è il credere che da vecchi Autori rifpettabili , dalla fama univerfale , 0 da navigatori degni di fede ed autopfi abbiane tratto la defcrizio- ne. „ Neir Ifole Elettridi del Seno Adriatico , die' egli , veg- „ gonfi due ftatue giacenti , d' antico lavoro , T una di ftagno , „ r altra di rame , opere , per quanto vien creduto , di Deda- „ lo , e monumento delle cofe accadute in que' tempi , ne' ,, quali egli fuggendo da Minos di Sicilia , e di Creta appro- „ dò a que' luoghi . Dicono che codeft' Ifole furono cacciate „ fuori dall' alveo dell' Eridano , che fcorre cola appreflb . V è „ anche non lungi dal fiume un Lago d' acqua bollente , eh' „ efala un puzzore , per cui gli animali non vi fi accolgano a „ bere , e gli uccelli che vi paflauo fopra volando cadono mor- „ ti . Gli abitanti raccontano che Faetonte fulminam piombò „ in queir acqua . Il circuito della principale Ifola è di circa „ dugento ftadj ; e v' anno di molti pioppi , da' quali ftilla „ r elettro , fimile alla gomma , che s' indura a . guifà di pie- „ tra , e raccolto dagli abitanti medefuni viene recato in Gre- „ eia. „ Se quefta non è precifione , dove fi troverà eflà mai ? Origine per eruzione fubacquea j dimenfione dell' Ifola principa- le ; tradizioni relative alla Storia civile ; indicazioni apparte- nenti alla Naturale , alla Geografia , al Commercio vi fi con- tengono in poche parole. E' illufl:re a quello propofito un tratto di Platone nel Ti- meo , per quanto io fo fino ad ora , il più antico , che alla favola di Faetonte abbia dato la conveniente fifica Ipiegazione. Quel fommo genio v'infegna chiaramente che la caduta del fi- glio del Sole nell' Eridano non altro fignifica, fuorché una gran conflagrazione delle terre per teatro di quell'emblematico avve- nimento aflegnate. Ne a si pregevole teftimonianza toglie punto L 2 di ^i 84 |(3g. di pefo la credenza efprefla dal Filofofo intorno all' origine dell' incendio per opera di fiamme venute dal Cielo , anziché peli' im- peto d'effervefcenze fotterranee ; perchè dall'alto folevano mai Tempre il fuoco ripetere gli antichi filofofi favoleggiatori , e quelli altres'i che fenza emblemi fponevano le fifiche loro dot- trine. SciMNO Cliio , di quafi cent'anni anteriore a Strabo- NE , collocò neir Adriatico 1' Elettridi , nominandole infieme colie Abfirtidi , e colle Liburniche , dell' efiftenza delle quali nefluno mofle dubbio giammai , poiché la fituazione loro dalle foci di gran fiumi lontana non potè fubire notabili cambiamenti nel giro di pochi fecoli . SoziONE , la di cui teftimonianza in terzo luogo mi piace d'addurre , il troppo lungo novero delle altre contemporanee , o pofteriori ommettendo , nel trattato che fcriflè efpreflàmente delle meraviglie de' Fonti , Laghi , e Fiumi , in brevi parole accenna le principali particolarità che diftinguea- no r Ifole noftre . „ Preflb l' Ifole Elettridi , die' egli , non lunge „ dal Po, è un lagone d'acqua calda, e graveolente, di cui niua „ animale vuol bere;,, tratto, che fé anche folle flato fcritto fu la fede dell' autore de mirah'ì'l'us , come fembra , proverebbe che nel corfo Aì quafi quattro fecoli l' efiftenza dell' Elettridi non era rtata contraddetta fra' Greci autorevolmente. §. 4. Ad onta di tante , e si antiche , e s'i gravi teftimoni- anze concordi , Diodoro , che pur di mille baje fi fece malle- vadore , quefto fatto non volle ammettere come vero ; e Stra- BONE , la di cui diligenza nel verificare le cofe Geografiche , era pur accurata , per quanto il tempo lo permetteva , negò af- folutamente la località dell' Ifole Elettridi preffo al Po, e trattò da ignoranti tutti coloro che credevano vi fofTero fiate giam- mai . Plinio lo ricopiò , e dietro ad elfo molti Geografi , ed Eruditi de' tempi pofteriori , che dell'antico ftato del paefe Pa- dano dall'attuale giudicarono sbadatamente . Quindi n'avvenne ehe'l Cluverio nella Germania, il Signor d'Anville nella fua Geografia antica , l'eruditiffimo Mattia Gesnero si nel- le note a Luciano , come nella Differtazione de Ele&ro Vete- rum , e finalmente il Signor di Francheville Accademico di Berlino, con altri moltiffimi adottarono l'opinione, a cui Ero- do- «811 §5 115» . DOTO non fi poteva accomodare , cioè che alle foci d' un altro Eridano nel mar fettentrionale doveflero efler cercate l' Elettri- di . Ve le cercarono in fatti l' un dopo l' altro : ma quafi per ifcemare la forza , che da tanti oppofitori farebbe rifultata , fé fi foflero trovati d'accordo nel fiffiirne il luogo, e'i nome at- tuali , chi qua , chi la lungo le cofte del Baltico , ora alle fo- ci della Viftola , ora dell' Elba , ora nel feno Godano , ora nel Venedico , ora più lontano dal continente le collocarono , fem- pre però alla diftanza per lo meno d' un migliajo di miglia dall' Adriatico ; mentre più ragionevole partito farebbe flato che fi accordaflero nel dire , che l'afpetto delle bafle contrade Pada- ne erafi totalmente cangiato nel corfo di tanti fecoli , e che quindi 1' elettro conofciuto dagli antichi avea ceffato di compa- rirvi , obbligando i Mercadanti a trarne da' paefi fettentrionali . E qui mi fembra opportuno il chiamarvi a riflettere , coltiflimi Signori, che la ceflìizione dell' elettro nortrale , e la foftituzione del Germanico non poteva efl'ere molto antica nell'età di Stra- BONE , dappoiché Plinio , che viflè dopo di lui, dice a chiare note che di recente s' ave v'avuto cognizione del lido fettentrio- nale , d' onde veniva recato , e Cornelio Tacito riferifce che gli Eftii raccoglitori di codefta preziofe foftanza aveano ufato di bruciarla pegli ufi domeftici come un altro bitume , e maravi- gliavanfi tuttavia del ricco prezzo che ne pagavan loro i Ro- mani ; prova indubitabile di commercio ancora bambino. §. 5. Per trovare meno ftrano che il quafi fempr' efatto ofler- vatore Strabone abbia decifo contro l' antica efiftenza d' Ifole montuofe preflb alle foci Padane , dell' emerfione delle quali ci confervarono documenti e la favola emblematica e alcuni degli fcrittori più accreditati , fa d' uopo dire eh' egli non aveffe ben vifitato quelle noftre pianure troppo lontane dalla fua Patria e da Roma , forfè contentandofi di proccurarne relazioni da qual- che abitante non egualmente atto a riconofcere le traccie dell' antico afpetto del paefe . E' prefumibile che s'egli fi fofle porta- to in perfona ed agiatamente avrebbe letto l'opera de'fuccefllvi interrimenti nelle campagne , e i caratteri d'antica ignizione , e d' Ifole ne' monti Euganei . Dalla fituazione delle foci del Po , che che mentr'egli ftava fcrivendo trovavanfi già di molto allonta- nate dai Colli noftri , e dall' affoluta mancanza dell'ambra , nel commercio attivo de' Popoli Padani , fu indotto il grand' uomo a negare tutto ad un tratto ed Ifole , ed elettro al litorale dell' Eridano de' tempi d' Aristotile non folamente , eh' erano Parecchi altri fcrittori Greci , compilati pofcia da Plinio, aveano di già fal- vato dalla dimenticanza i documenti di dodici Ifole che a poco a poco s' erano alla Terraferma congiunte , fra le quali Ibanda trovavafi venticinque miglia lontano dal mare . La lunghezza del tempo e le invafioni di popoli conquiflatori non meno di eflà alteratrici degli antichi linguaggi , debbono aver fatto pe- rire quafi del tutto e refo inintelligibile il refiduo de' nomi ori- ginar; appropriati alle fifiche qualità de' monti , e de' piani no- ftri , fecondo l' ufo delle primitive nazioni . Un cambiamento analogo a quello delle Lagune Padane in terreni afciutti è ac- caduto nella Svezia , ma in tempi molto meno rimoti ; e quin- di parecchi luoghi elevati di fra terra , mentovati dagli antichi Storici del Nord come marittimi , ritengono ancora la qualifica- zione di Holm , Ifola , quantunque dal mare fieno confiderabil- mente lontani ; fatto nazionale di cui s'è valuto con felicità il fu celebre Gav. Linneo nel fuo bel Difcorfo Accademico degli accrefcimenti della Terra abitabile . I rifalli della noftra pianura , che , come ognun di Voi avrà fpeflè fiate oflervato , è ben lungi dall' eflere uguale , furono i primi ad emergere dalla vafta Laguna , in cui Icaricavafi il Po , e tutti i minori fiumi delle Venete vicine Provincie . Su di efli rifalti forma- ronfi a preferenza i primi rudimenti delle Citta , che crebbero in eftenfione , in popolazione , in ricchezza , finché poi coli' andare del tempo fi trovarono unite al continente , e parte cad- dero nelle fciagure dell' infalubrità , e della fpopolazione perden- do la navigazione e'I commercio , parte a un nuovo genere di floridezza pell'acceffione di fertili e vafte pianure falirono , fra le quali il primo luogo ottenne la Patria noftra , che potè nell' Epoca più luminofa di Roma vantare cinquecento Cittadini dell' ordine Equeftre, 120" Soldati; tanto diverfamentc volle la for- tuna trattare faéìas ex cequore rerras. M L'ef- ■«SII 90 II38> L' efplorazlone dello ftato attuale fotterraneo della noflra pia- nura, e particolarmente d'intorno ai Colli fomminiftrerebbe qua- fl infallibilmente prove ficure di quanto ho detto finora , e chi fa non forfè qualche pezzo d' ambra sfuggita all'indagini degli anti- chi raccoglitori ci facefl'e {coprire ; come cent' anni fono nello fca- vare i fondamenti delle fortificazioni di Copenaghen ne furono molti rinvenuti . Né io avrei mancato di proccurarmi ulteriori lumi per cotal modo, le fi trovaflè fra noi ben efeguita la mac- china neceffaria a tal uopo . Non ce ne mancano però documen- ti preffo gli Scrittori di tempi vicini , e il cafo ce ne ha offerto nell'efcavazioni fatte a' di noftri . Racconta Pierio Valeri ano nelle fue Antichità Bellmiefi^ clie mentr'egli trovavafi allo Stu- dio in Padova , fcavando un pozzo preffo la Piazza dell' Erbe dopo parecchi piedi di terra , e d'arena fi trovò uno ftrato pie- no di conchiglie da lui confufàmente indicate colla poco efàtta denominazione di p'tmie d'ogni genere. Il Pignori a nelle Origini fa menzione d'un' ancora trovata fotterra preffo al Moniflero del- la B. Elena , e di grolTi alberi di nave Coperti nello fcavare ì fondamenti del Baflion Gornaro ; e colpito da quefli monumenti parlanti dell' infidenza dell' acque falfe , ricorda agi' inveftigatori dell' antica Corografia Padovana il totale affoluto cambiamento dello ftato , eftenfione , e direzione dell' acque d' intomo a noi . Provano la ragionevolezza dell' avvertimento , e la verità dell' infidenza del mare fui piano che ftendefi fra' monti e il lido at- tuale , i teftacei proprj dell' Adriatico che fi trovarono a Sala a più che 14 piedi fotterra, quando vi fece fcavare un Lago, ed er- gere un colle il fu N. U. Abbate Filippo Farsetti di luminofà memoria , e quelli eh' io ebbi occafione di offei'vare parecchi an- ni fono nell'argilla d' uno fcavo fatto a Zovone , e nel fango marino giallaftro ed azzurro che forma la bafe della Città di Vicenza ; (le di cui acque fotterranee fono così caricatamente falmaftre che naufèa ed incomodi di ftomaco promuovono a chi ne fa ufo dopo d' efferfi avvezzato a bere da buone cifterne , o da fonti più pure . ) Io mi lufingo , coltiffimi Afcoltatori , che Voi non mi dobbiate , dopo quefla ferie di fatti , riconvenire di troppo audace, fé ho rimproverato a StraBONE dell' aflèrire , clie Ifo- «6)1 9' m Ifole montuofè non s' erano mai trovate alle foci del Po . Veri- ficato una volta che il mare Adriatico bagnava certamente qua- ranta fècoli fa le radici de' monti Vicentini e Balfanefi , non v' ha più modo di dubitare che gli Euganei , e i Serici non foffero Ifole. §. 7. Come aveano finito d'eflère ifolati nel mezzo dell'acque i Colli noftri in confeguenza degl'interrimenti accaduti d'intorno ad erti nel lungo corfo degli anni , cosi eravi ceflato il prodotto dell'ambra prima dell'età di Strabone, dalla qual cefTazione egli traile un fecondo argomento per non accordare la località dell' Elettridi . Né valfero appo lui le teftimonianze de' molti fcritto- ri che lo precedettero, de' quali Plinio ci ha conlèrvato i nomi, e fra' quali alcuno ve n'ebbe che mentovò notizie del luogo pref^ (o di cui fi raccoglieva V elettro ; né la rilpettabiliffima per ogni titolo , e particolarmente poi nelle cofe alla ftoria naturale appar- tenenti , autorità di Teofrasto , che di codefta foftanza icriven- do avev' afferito efler efla u^a produzione fojjtle ài terre confinan- ti colla Liguria , paefè che in antico ftendevafi fino al Po , ed occupava gran parte della Lombardia Auftriaca de' tempi noftri • E' un afTioma per certo quello , che i fatti ai detti infegnaci a preferire nelle ricerche fifiche : ma 1' applicazione degli affiomi della Critica è molto più efpofta all' errore quando fi tratti di colè fpettanti ai Domiuj di Nettuno , e di Plutone , che quando fi prendono in efàme le riferibili ai vafti Imperj delle Mufè, di Pallade , di Mercuiùo ; e non v' ha poi fra i Regni della Natura il più foggetto a variazioni che'l Minerale, in cui fovente acca- de eh' effe abbiano 1' afpetto di vere annichilazioni , quantunque ben lunge fi trovino dall' averne la realità . Vulcani che d' im- provvifo per occulte cagioni fi accendono o fi fpengono , che dall' una parte fprofondano Ifole , dall'altra ne fanno apparir di nuove, e ora feppellifcono floride Città , ora follevano immenfe malfe lapidofè che giacevano profondamente fepolte ; effervefcenze che cambiano frequentemente d' attività , di località , di rifultati ; mofete che fi dileguano da un luogo , e portano lo fpavento e la morte in qualche altro fprigionandovifi all' impenfata ; acque fotterranee che alternativamente diftruggono e fabbricano ; acque M 2 coi- -«su 9z da» correnti alla /ùperficie che variano d' alveo , di volume , di clr- eoftanze ; mari che abbandonano dall' un lato i loro fondi , e ri- coprono dall' altro nuovi terreni ; caverne clie fra le tenebre di fotterra fi vanno formando e fi sfafciano ; tremuoti che fquarcia- no le interiora delle montagne , e fpeffo fanno rovinar dalle loro vette le rupi , fono gii agenti fempre operofi , che o lentamente , o con. rapido impeto procedendo fucceffivamente alterano , e in fempre nuove guife difpongono i materiali , onde il noftro Glo- bo e compofto . Io ho voluto efprelfamente vifitare parecchi luo- ghi dagli fcrittori delle palfate età mentovati per le proprietà ììngolari accordate loro dalla Natura; e ne ho trovato quafi fem- pre alterate di molto le circoftanze , talvolta ancora cefTati del tutto i fenomeni. Non ho rinvenuto l' Ifola natante del Lago Sta- toniefè mentovata da Seneca , e dal Naturalifta Latino ; non lo Specus- Imrenàum di Virgilio che ha pur defcritto dal vero la terribile mofeta d'Anfanto; non il terreno efalante vapori infiam- mahili preflb la Riccia . Pernottando full' Etna , e in mare pref- fo r Ifole Eolie , mi fono afficurato che né quella vafta monta- gna, né Volcano e Stromboli gettano continue fiamme notturne, come al tempo del vecchio Plinio facevano. Il Lago d'Averno è impicciolito , s' è alzato di livello , ed ha perduto la proprietà malefica d'onde ebbe il nome; il Lago Lucrino non fi trova più dopo la nafcita del Monte Nuovo di Pozzuoli ; e per non annodar- vi con lunghe enumerazioni , la {òmmitìi del Saflb-cardo preflb a' Bagni della Poretta nel Bolognefe , che ardeva a' tempi d' An- drea Baccio non più che dugeut'anni lòno, ha celiato intera- mente dal mandar fiamme. Se il tempo e le vicende fotterranee alterarono tanti prodigj della Natura in cos\ varj e fra loro diftanti luoghi d'Italia, non dee recar maraviglia , fé nel periodo di molti fecoli il petrolio avefle intermefib di fluire dalle colline Euganee eh' Ifole Elettri- di erano fiate, o d'eflere da' minori fiumi condotto, fé d'altron- de veniva , alle fpiaggie Padane. Forfè l'otturamento locale , o un confiderabile fcemamento d' intenfione dell' effervefcenze fotter- ranee fece che celfafiè di fepararfi il petrolio dalle terre cefpiti- che, e dalle torbe che lo contenevano; e fenza forfè poi i'agge- ftio- ■m\ 93 115* ftione di fèmpre nuovi litorali alle radici dell' Ifole già avvicina- te , od unite al continente , e '1 contemperaneo progreflivo rial- zamento de' terreni di tutta la di recente fcoperta pianura , polèro un obice infuperabile al di lui fluire lento e fnervato , e lo im- pedirono dall' effere ulteriormente portato al mare per raflbdarvifi in ambra. Né voglio tralafciar di farvi riflettere, o Signori, che prima del generale rialzamento della valle di Lombardia , pro- dotto da' fucceflTivi dilavamenti , e diminuzioni de' monti che fòr- gevano in efi'a , anche delle colline Bolognefi , Modanefi , e Par- migiane , dove ora fi raccoglie in pozzi profondamente Ica vati , e da' monti Bergamafchi , e Piemontefi che non ne fcarièggiano , poteva il bitume liquido paflTare nel Po , indi al mare , raflbdar- vìCi in ambra , che galleggiando , all' Elettridi più che ad altre fpiaggie veniffe cacciata da' venti dominatori dell' Adriatico ; nel qual cafo l'autorità di Teofrasto, che all'elettro affegnava per patria un paelè confinante colla Liguria antica , e quella dell' au- tore de nih'^bitibtis , e degli altri aflertori dell' abbondanza che ve n'era all' Ifole Padane fi concilierebbono egregiamente. Comun- que però fi fofle dell' antica località degli fìrati , d' onde origina- riamente veniva 1' elettro , io credo che 1' averne rinvenuto un picciolo pezzo nelle famofe Cave di Bolca ne' monti Veronefi , mi dia baftevole diritto di aflerire che anche le contrade a noi vicine poflèdettero una volta le difpofizioni neceflàrie per farne fluire la parte loro . Né ai colli Euganei ftimerei probabile che foflero del tutto mancate; dappoiché la nobile curiofità del Sig.' March. An- tonio Carlo Dondi-Orologio y il giovane , che ci ha dato un ben ardito prodromo di Storia Naturale de mojiti Eugmei , e pro- mette al pubblico nuove fatiche egualmente degne di lode , fco- pi, in varj luoghi di efli, croftoni di terre Vulcaniche, efalan- ti un odore che muove fofpetto di combinazione bituminofa. §. 8. Prova folenne dell' incoftanza di s\ fatti fluori promolTi dal calore fotterraneo ( come Avicenna , e Psello travidero , e tutti i fenfàti Minerologi credono) fomminiftra l'ambra gialla, di cui non ifcarfeggia la Sicilia alle foci del fiume Simeto, che mette in mare dopo d'aver corfo parecchie miglia rafente alle radici dell' Etna , e per un tratto di paefe paluftre . Gli antichi appaf- appaflionatlfTimi encomiatori di quella felice Ifola, e delfelettro al maffimo grado apprezzatovi , non feppero mai che cola iè ne jraccogliefle , o fé ne folle raccolto in iècoli piià rimoti. Se v' an- no cali, ne' quali un argomento negativo poffa aver forza di po- sitivo , egli fi è qiKfto per certo , Io ardifco d' aflèrire , che non trovandoli fatto cenno d'elettro Siciliano né preflb i Greci , né preflb i Latini , che pur della Sicilia lalciaronci cosìf minute me- morie , e dei luoghi di eflb fecondi furono folleciti ed avidi zi- cercatori , è una ragione di graviffimo pefo per conchiudere clie a' tempi loro non fé n' era a que' lidi per anche trovato affo Iuta- mente . Non Omero, che d'elettro intarfia le mobiglie di Me- nelao , e adorna il collo di Penelope regalata da Eurimaco del carello d' un mercadante Fenicio ; non il dotto di lui commenta- tore EusTAZio; non Aristotile e Teofrasto; non Pindaro, che viveva alla Corte d' un Re di Sicilia ; non il Siciliano Dio- DORO , che dal folo mar Baltico , e non d' altronde fcriffe averfi 1" elettro; non Strabonte , Dioscoride, Galeno, e innumerabilt altri Greci , che di codefta lòftanza , o incidentemente o di propofi- to dovettero fcrivere ; non fra' Latini Ovidio , Tacito , Plinio ; non finalmente gli Scrittori più baffi e vicini a noi, fra' quali meri- ta diftinta menzione Giorgio Agricola diligentiffimo indagato- re della natura ed origine delle colè che fluifcono dalla terra , dan- no il menomo indizio d' aver avuto lèntore che in Sicilia fé ne rinveniflè. E chi mai vorrà darfi a credere che s\ concorde filen- zio debbafi piuttofto attribuire ad ignoranza d' qn fatto importan- tiffimo , che alla non-efiftenza, del fatto medefimo ? Forfè potea baftare il filenzio di Cicerone, che fra le rapine di Verre non annovera in modo alcuno l'elettro, per concludere che non ve n'era in que' tempi, e il non trovarne menzione preffo a'Croni- fti Siciliani degli ultimi fecoli provato avrebbe abbaftanza che T apparizione di effo è di recentiffima data. L' incoftanza dell'am- bra fi è manifeftata anche ne' lidi fettenirionali , e fé ne fono av- veduti i Naturalifti da lungo tempo; né forfè v'è altra miglior ragione delle differenti opinioni intorno al paefe corri fponden te alle Gleflàrie , od Elettridi Germaniche mal a propofito foftitui- te alle noftre , ma Vulcaniche ai pari di quelle , e quindi ap- pun- ^\ 95 113» punto producitrlcl . E poiché il dotto di Berlino per facilitare all' Elettridi il gran falto dall' Adriatico al Baltico fi credette in liberta dì paflàre fotto fiienzio alcuni de' più diftintivi loro caratteri , io che mi fono propofto di mantenerle nel vecchio pofleflo ad on- ta di tutti i cambiamenti fopravvenutivi d' intorno , mi farò a dimoftrarvi quanto efattamente le particolarità indicate o indivi- duate dalla favola emblematica, e da' più vecchi autori, ai Col- li noftri convenganfi. Non d' una fola Ifola ci ha confervato la memoria fotto al- legorico velo la favola di Faetonte , ma di parecchie , egual- rhente Eliadi , Figlie del Sole , eh' è quanto a dire del fuo- co ; né d' una fola ci parlano le teftimonianze da me prodotte in parte fm dall' incominciare del mio ragionamento , e in par- te per brevità maggiore accennate fokanto. D' una fola però fra effe , che la principale doveri' eflere , come quella che dell' aperto mare trovavafi più a portata , ci confervarono la dimen- fione di dugento ftadj , che corrifpondono all' incirca a venti miglia Padovane, ed equivalgono poco , più poco meno , al pe- rimetro de' colli Eugaaei , diramati , per cos'i dire , dalle falde di Venda , e coflituenti una fola mafia con elfo. Dopo la pro- duzione dell' ambra , di cui ho cercato di giuftificar la mancan- za con ragioni locali , e dopo la dimenfione di dugento ftadj , i principali caratteri attribuiti all' Elettridi fono f improvvifo forgimento dal fondo dell' acque , e la contiguità d' un bollica- me graveolente. Neil' applicare quelle note , lafciando i Berici quafi da parte per fervire al tempo , io darò brevi cenni della vera indole de' colli Euganei ; e tanto più lo farò volentieri , quanto men giufta idea n' ebbero alcuni rinomati ftranieri , che ne fecero menzione per incidenza . Il celebre Signor Guettard , che ftandofene a Parigi molto prima d' aver vifitato rapidamen- te r Italia profetizzò della natura de' monti dall' eftrema Cala- bria fino alle alpi Grigione , e Svizzere , diede alla luce uno fchizzo moftruofiflimo di Minerologia Italiana , e decife in elfo che i colli Padovani appartenevan alla catena calcarla dell' alpi N del del Tirolo . Non fembra eh' ei li fofpettaffe nemmeno da ogni altra niafla di monti feparatiffimi , e per la maffima parte Vul- canici ; e forfè da qualche fcheggia di marmo Euganeo che gli venne recata , e da' inefchini ricordi dell' Abbate Guenee , che mefchiniffimo Naturalifta confelTava d' eflere , ne giudicò , come pur fogliono far molti in quelle benedette contrade , dove lo fpirito di fabbricar fiftemi fopra bah mal ferme è divenuto un epidemia . La riputazione del Signor Guettard diede credito all'errore, che crebbe e fi dilatò fra le mani del si giuftamente , e per ogni titolo rifpettabile , e rifpettato Signor de la Lan- de . Quefti nel fuo Viaggio d' Italia non folo adottò le afl'erzio- ni del Minerologo , che non 1' avea vifitata , dando i colli Euganei per appendici della fuddetta catena calcarla , ma di più i noftri Colli fituò al Nord di Vicenza , e li dichiarò ab- bondantiflimi di corpi marini lapidefatti ; mentre veramente forgono al Sud-eft di quella Città , e fono fcarhffimi di petrifi- cazioni ; ifolati nella pianura , e fpeflb anche fra loro ; di figu- ra conica qual più qual meno acuminata , e non di raro bici- piti , come il Parnafo ed altri antichi Vulcani già fpenti ; ge- neralmente formati dall' alto al baffo di fcorie , e lave , e ter- re bruciate , ma frequentemente poi veftiti di fcifto calcarlo quafi affatto privo di riconolcibili corpi marini , e talvolta in- terfecato di focaja ; e ora di gran rottami dell' una e dell' al- tra claffe confufàmente ammaffati , or alternamente di ftrifcie e filoni dal fuoco , e dall' acqua provenienti ; e finalmente in qualche luogo verfo 1' eftremità dell' Ifola fituato , dalle vette alle radici , apparentemente almeno , di pretto alberefe fciffde , o petrofo , o marnofo fono comporti i così rinomati , e sì poco ancora efaminati Monti Padovani . Il primo a darcene idee giufie , dopo i brevi cenni del Baccio , e del celebre Si- gnor Giovanni Arduino , fi fu il chiariffimo Signor Cavalie- re Strange, che per le avvedutiffmie offervazioni , già in par- te pubblicate , per 1' efempio , irruzione , e incoraggimento dato agli altri , per le collezioni fattevi e comunicate agli amatori di cotali ftudi , a buon diritto debb' effer chiamato il fondato- re deli' Crittografia noftrale , che poi dal poc' anzi a cagion d' ono- anche in tempi Greci , e Latini adi meno lontani da noi , che r età del perfonificato Faetonte . Ognuno che abbia non più che le prime idee dell' azione del fuoco fu' corpi apparte- nenti al Regno minerale , riconofce agevolmente nelle rupi , nelle fenditure , nelle petraje , ne' burroni di codefli monti gì' indizj di fufione e anche di rifufione frequentemente . Lave ba- fàltine , e pfeudogranitofe , che racchiudono pezzi di fcorie d' anterior data, terre arfe e difcontinue a guifa delle Pozzolane , e forfè a' medefimi ufi adattabili , tufi , vetri , pori ignei , e sherli , e zoofiti , e tutto 1' accompagnamento delle produzioni analoghe a quelle che trovanfi preflb a' Vulcani attualmente ar- denti , formano la l'erie delle foflanze lapidofe in varie ma- niere , e gradi tormentate dal fuoco che foUevò 1' Ifole no- ftre , e buona parte de' contigui monti fubalpini dal feno dell' acque . §. IO. Quantunque però dall' efterne proprietà della mafia ge- nerale degli Euganei , e dall' indole manifeftamente Vulcanica de' materiali che la compongono , principalmente la tradizione ve- nuta perfino a noi colla favola allegorica , e le tefliimonianze de' più vecchi fcrittori ricevano forza bafi:evole a ripriftinare nell'antico loro diritto i'Elettridi Padane, trovanfi nella ferie de'foflTili di codefì:i monti alcune produzioni che potrebbono dar motivo a dubbj intorno all'Epoca del loro nafcimento ; ed io mi credo in dovere di non pafiàrle fotto filenzio . Le fole- pe- trificazioni marine che fino ad ora io conofca de' Colli nofiri fono gli Entrochiti o articolazioni della Medufa , che trovanfi in un'argilla figulina circofcritta a piccioliflimo tratto fra Ven- da e Rua , alcune Goralliti fungoidee dello fi:eflb luogo , e le Faciti , e lenticchie di pietra , Elmintoleti dal Nautilo Centi- forme ancora fconofciuto , che cofi:ituifcono alcuni rottami di ftrato calcarlo capovolto dall' eruzioni poco lungi da Gaftelnuo- vo . Ora è veritìi di fotto che né attualmente ne' mari nofiri fi trovano gli originali di codefti lapidefatti , né v'anno forti ra- gioni di credere che quarantaquattro fecoli fa vi abitafi'ero. Del- lo" Zoofito , alla fpecie del quale lembrano appartenere i primi , ci fece faper la patria il Signor Ellis nel fine della fua beli' ope- •«sic 102 |[3». opera, fòpra le Coralline' , pubblicando la figura d' una Medufa: pefcata per accidente ne' mari antartici ; delle Coralliti fungoidee non credo fia per anche ftato defcritto il prototipo; e del Nauti- Io ( s' egli è pur tale ) da cui vengono le Faciti non abbiamo notizie ficure , quantunq^ue il fu Vitaliano Donati fi fìa dato a credere d' averne rinvenuto T originale fu dell' erbe marine pro- venienti da' mari della Cina . Guardimi il Cielo , e ne- guardi Voi , pazientifllmi Afcoltatori ,. dall' entrare ora nell' intralcia- tiifimo gineprajo delle rivoluzioni , per forza delle quali fi tro- vano fu' monti noftri impietrite le fpoglie di s'i foraftieri viventi ! Non è fortunatamente neceflàrio ,, per rifpondere a chi la lonta- nanza della patria loro volefle oppormi , lo fpiegare un si ftra- no fenomeno , eh' è a tutti i paefi comune , e a tutti i Cofmo- iogi dà da penfare . La diftinzione dell' Epoche è il femplicif- fimo ripiego che mi trae da un paflo cosi perlcolofo . E^ cofa dai coltivatori della ftoria Naturale conofciutifTima , che le pro- fonde vifcerc' de' terreni montuofi , e de' piani,, dove lo fcifto micaceo , i graniti o altre generalmente credute primitive ofla della Terra non abbiano preoccupato il luogo , contengono cor- pi marini anticamente deportivi , che niun parentado moftrano d'avere' co' teftacei attualmente propagantifi ne' mari vicini ; e non di raro anche avviene che Ipezie , delle quali i prototipi non fi conofcono , più s'incontrano lapidefatte fotterra . Lo do- vettero elTere ne' ibndi fubacquei gli Entrochiti ,, e le Faciti de' Colli noftri ,, prima che per l'efplofione di nuovi Vulcani dalle profonde' vifcere del fuolo foffero alzati gli antichi ftrati , e per la maffima parte dalla primitiva loro coftituzione di fango , o> di pietra marina , paflati a quella di lave , e di feerie , folo' mantenendo alcune porzioni nello ftato di calcarla o d'argilla .. Quanti fecoli poflano efler corfi dal tempo della depofizionc di codefti corpi efotici a quello della loro elevazione fu' monti, dif- ficilmente fi potrebbe con qualche apparenza di probabilità con- getturare . Forfè un cataclifmo improvvifo operò fui Globo no- rtro de' cambiamenti grandinimi , e forfè v' ebbe un tempo in cui i cataclifmi fi fuccedettero rapidamente . Certo è che al aiomenta deli' efplofione , e forgimento delle nuove Ifole i corpi ma.- ■«SJI 103 J(3» Tnarini fi trovavano ilratificati , e che da codeft' Epoca ibltanto al mio fubbjetto appartengono . Vi fieno dunque itati deporti in origine dal diluvio; v'abbiano propagato in tempi fconofciuti , ne' quali la differente temperatura di quella parte Ai mondo lo comportalfe ; debbano dall'urto di qualche Cometa riconofcere il cambiamento di patria , o la cellàzione locale delle loro genera- zioni , io non mi curo per ora di faperlo , né di moftrarlo ad altrui . §. II. Il Lagone d'acqua bollente fu anch'elfo dagli affertori dell' Elettridi Baltiche, e d'un Eridano fettentrionale trafcurato affatto , perchè ne credettero impolTibile f applicazione . Quan- tunque colline Vulcaniche non manchino lungo le fpiaggie del Nord , e la favola di Faetonte potefs' effervi a qualche altro fiume forfè meno infelicemente applicata , Lagoni bollenti pe- rò vi fi cercherebbono indarno . Voi riconofcete certamente , o Signori , nell'indicazione fpiegarifTima d'Aristotile e di So- ZIONE i bollicami d'Abano, e di Montegrotto, che fecond'ogni apparenza molti fecoli addietro prima che gl'interrimenti li fe- paralfero , in un folo vafto Cratere fumavano . Vero è che Go- derti non anno più la malefica qualità d' uccidere i volatili , che vi palfano fopra , e folo confervano quella di cuocere i ra- nocchi che inconfideratamente vi faltano dentro a pie pari . Ma che perciò ? Sono fortunatamente ben lungi dall' elTere eterni i vapori mefitici , che dalle terre , e dall'acque Vulcaniche gorgo- glianti a caldo , e più fovente a freddo fprigionanfi . Il famofb Lago d' Averno non n' è più infetto , come v' ho poc' anzi accen- nato , e lo fono poi di nuovo varie fonti e cunicoli d'intorno al Lago di Bolfeno , e fono parecchi luoghi della maremma Sa- nefe , e Volterrana , che non lo erano anticamente , e che cef- lèranno un giorno o l'altro dal tramandarne , quando le circo- ftanze di fotterra farannofi d' intorno ad erti cambiate . La copia di fai marino, di cui fon cariche le acque de' Lago- ni noilri , e le Aponenfi in particolare , è anch' eifa un indizio parlante delf antico ftato delle terre coperte, fra le quali s'apro- no il cammino le varie loro forgaiti . Querta indicazione è co- ftante quafi da un capo all'altro dell'Italia fubappennina , tutta ma- ■^1 I04 113» manifeftamente comporta di fedimenti marini dove i Vulcani non gli anno alterati , e abbondante di fonti falfe tanto lungo l' Adria- tico , che dalla parte oppofta , e d'acque Termali provvedutif- finia , né mancano giammai le conchiglie follili vicino ad efl'e . I veftigj poi de' Vulcani antichi , fra' quali fpeifo fa d'uopo an- noverare le fonti calde , non vi fi trovano mai lontani dalle terre conchifere ; fembrando anche quindi decifo , che il mare abbia loro fomminiftrato il principale nudrimento , e che allora fi fieno fpenti quando le prolungazioni de' continenti gli ebbero allontanati dai lidi . Come i gran Teatri Vulcanici di Sicilia , d' Islanda , deli' Arcipelago Ruflb , dell' America attualmente ar- denti , fi trovano nell' Ifole , o ne' monti litorali , cosi maritti- mi furono i Teatri Vulcanici antichi ; e le varie Ifole nate neir Egeo a tempi di Storie , e l' Irlanda in gran parte compo- rta di lave , e l' Ebridi , e Ferós , e le pianure della Tofcana marittima , del Lazio , della Campania , e quelle del Reno , e del Tago , e di Linguadocca tutte fparfe di colline Vulcaniche , e le nortxe finalmente , che in combinazioni di circortanze ana- loghe prefentano gli ftefll fenomeni , di quefla verità fanno in- dubitabile teftimonianza . In tutto il tratto marino-Vulcanico noftrale fi vede chiaro che le accenfioni feguirono quafi fervilmente il mare a mifura che s'allontanava dai fochi loro pe' continui accrefcimenti del continente • Quindi tutte le propaggini dei monti prodotti dall'eruzioni ; quindi colli , fcoglietti , tumoli ifolati e fparfi per le paludi ; quindi fegni moltiplici d'accenfioni fuccefhve , ben più efpreffi , e dimortrativi dell' antica coftituzione , e delle alterazioni accadutevi, che qualunque autorità di tradizione o te- rtimonianza di Storia fcritta. Ma io non abuferò ulteriormente della pazienza voftra , o Signori , cui per certo ho meifo a dura prova in quefto gior- no. Avrei gran riraorfo d' effervi flato s\ lungamente nojofo , fé da quanto ho detto finora non vi trovarte difpofti a crede- re , che non è un paradoflb il foftenere , ad onta delle molte e gravi autorità negative , che 1' Ifole Élettridi furono vera- mente preifo alle foci del Po , prima che coderto fiume le pro- lun- ■«eli 105 IB* lutigafle nel mare ; e che i Golii noftri confervano tutt' ora in buona parte i caratteri ad effe dalle allegoriche indicazioni del- la favola , e dai più antichi fcrittori aflegnati concordemente . L' individuare più al minuto per rendere ancor più probabile qucft' opinione 1' analogia degli Euganei , e dei Berici colle al- tre Ifole e monti d' origine ignea conofciuti in varie parti del Globo ; lo fpecificare con diligente precifione le particolarità che li diftinguono dagli altri loro fimili ; il render conto ar- ticolatamente delle utili , delle idruttive , e delle curiofe pro- duzioni , che fomminiflrano all' offervatore , non è affare che poffa effere circofcritto a brevi mifure di tempo; perciò . . . Hcec jpfe equidem fpatih exclufus 'viiquis Pratereo , ^tque dt'ts poji me memoranda relittquo. o DE. «8611 loó 113*. DESCRIZIONE Della FIRMI ANA albero esotico, che ha portato fiori e frutti a maturità* nel pubblico Giardino de' Semplici di Padova DEL SIGNOR GIOVANNI MARSILI ( LErr^ IL DI' X, MAGGIO MDCCLXXXI. ) D^ 'l femenze , contraflègnate colla vaga indeterminata deno- minazione di Arbor excel/a ex Chma ^ mandate non fo da chi né da qual paefe al Signor Abbate Filippo Antonio Farsetti Patrizio Veneto , Cavaliere egregio, già da Voi tutti conofciuto vivo , pianto e defiderato dopo la iua jmorte , fatte da eflb fe- minare nel fuo Giardino di Sala , nacquero , fono forfè quin- dici anni , parecchie piantine , le quali alle mani dell' efpertif- fimo e diligentiflimo Signor Francefco Pomai Direttore di eifo , crefcendo d' altezza e diametro manifeftarono ben prefto natura e caratteri d' albero e d' albero infigne. Altre furono trapianta- te e cuftodite ne' Ricettacoli o rifcaldati ad arte , o folamen- te protetti da' rigori e vicende dell' atmosfera , altre in grazia dell' abbondanza arrichiate furono allo fcoperto , con 1' avver- tenza di ben fafciarle e ricoprirle con paglia e fìuoje nella fred- da ftagione . Crebbero e le une e 1' altre con lieta e rapida vegetazione a confiderabile altezza , facendo bella moftra di ra- mi e di foglie , ma fenza dar fegni né di fiore né di frutto. Una di codefte piante , la quale aveva perduta la cima , e s' era lateralmente divaricata in tre rami , fu a me regalata da quel Signore , benefico fempre e riconofcente , finché vilfe , verfo il Pubblico noftro Giardino de' Semplici , cui era debitore de' pro- prj primordj quel fuo celebre di Sala. Allevata diligentemente e cuftodita nell' inverno al coperto nel «eir 107 l(9s> nel Frigidario , e da un vafo all' altro tramutata a proporzione del fuo incremento , fu si grata e cortefe , che in pochi anni volle a me dare il geniale e defiderato fpettacolo de' primi fuoi fiori co primi fuoi frutti condotti a perfetta maturità. Ciò av- venne per la prima volta nell' anno 1775 , dopo il qual tem- po fo che ha prodotto fiori anche a Sala , ma non è a mia notizia che ciò fia avvenuto altrove , né che tal Albero fia no- to fenon a quelli , cui 1' ho io fteflb comunicato , e molto me- no che fé ne trovi memoria ne' libri degli Scrittori. Ma la mia pianta , crefciuta oramai a fegno che fuperava r altezza de' foffitti , e mal poteva capire ed eflere governata nel vafo , fatto già elperimento della fua robuftezza e tolleran- za del noftro clima , ed afficiu'atane col mezzo de' proprj fuoi femi la fucceffione , fu tralportata al bofchetto d' alberi foraftie- ri , da me il primo introdotti per la maggior parte e coltiva- ti in quelle contrade , ornamento non ultimo del belliffimo no- ftro Orto Accademico , e oggetto d' emulazione a tutti gli al- tri d' Italia ; dove fi mantien viva e vegeta dopo molte inverna- te , e rifponde quafi ogni ftagione con abbondanza di fiori e di frutti , gli uni e gli altri , come 1' Albero tutto in ogni fua parte , di fi:ruttura e organizzazione Angolare e nuova , e che niente in complelìb ha di comune con 1' infinità de' Vegetabili conofciuti ; ed è quella , di cui mi fo , dotti Accademici , a recitarvi la descrizione. Grandi fono le fue radici primarie , formate di molti quafi' coni inverfì , che dalla bafe del tronco difcendendo a perpendi- colo , e alTottigliandofi in lunghiflime code , s' approfondano in terra ; riveftite di buccia fottile e fcagliofa , di color incarnato , con molte papille 0 tubercoli neraftri alla fuperfizie della grof- fèzza del miglio , che la rendono ruvida e come làgrinata al tatto , e fanno , come pare , le veci di radichette e di bar- be , delle quali fono sfornite ; fenonchè qua e là fpuntano al- cuni procefTì legnofi duriflìmi e quafi cornei e fenza dirama- zioni , provenienti come fpine dal piìi interno della foftanza; la qual fofìanza non è folida né fibrofa , come fuole negli al- beri , ma morbida e molliccia , della confiftenza e colore della O 1 ra- il il «een 06 m^ DESCRIZIONE Della FIRMI ANA albet^o esoticc, che ha portato FIORI e frutti a % aTURITA fEL PUBBLICO Giardino de' Simplici d Padova DEL SIGNOR GOVANII MARSILI ( LErr^ IL DI' X. MAGGIO TDCCLXXXI. ) T>> h femenze , contraffegnare colla vga indeterminata deno- minazione di Arhoì- excel/a ex China ^ mndate non io da chi né da qual paefe al Signor Abbau PiLiPP Antonio Farsetti Patrizio Veneto , Cavaliere egregio, gikda Voi tutti conofciuto vivo , pianto e defiderato tlo la lua lorte , fatte da eflb fe- minare nel fuo Giardino di a , nacuero , fono forfè quin- dici anni , parecchie piantine , le quali alle mani dell' efpertif- fimo e diligentiflìmo Signor T ancefco ornai Direttore di eflb , crefcendo d' altezza e diametr manifellrono ben preflo natura e caratteri d' albero e d' albeio infigne Altre furono trapianta- te e cuftodite ne Ricettacol. o rifcaldti ad arte , o folamen- te protetti da' rigori e vicei de dell' anosfera , altre in grazia dell' abbondanza arrifchiate 1 irono alle fcoperto , con 1' avver- tenza di ben fafciarle e ricoprirle con aglia e fluoje nella fred- da flagione . Crebbero e 1 une e 1 altre con lieta e rapida jzza , facndo bella moftra di ra- fegni n di fiore né di frutto. \i aveva perduta la cima , e s'era uni , fi a me regalata da quel nofcent , finché viflè , verfo il Pubblico noftro Giardino de' Semplici .cui era debitore de' pro- prj primordj quel fuo celebre e ^'''r' nell'inverno al coperto nel vegetazione a confiderabile a. mi e di foglie , ma fenza d Una di codette piante, la q' lateralmente divaricata in tre Signore , benefico fempre e r< Allevata diligentemente e % "'.1! ^\ IC9 ||3!> ftrati concentrici di fibre longitudinali e tranfverfali , le quali decuilandofi tra loro formano intorno all' alle midollare , eh' è di foftanza molle e rpugnodx come nel Tambuco , un corpo di tenitura rara e porofa , ma nondimeno aflài folida e forte , ri- coperto al di fuori da grolla e lifcia corteccia, d'un verde pal- lido e come appannato nel tronco vecchio e ne' rami adulti , fé fono afciutti , vivo , llneraldino e luftrante , fé fieno bagnati o novelli , con venature bianche variamente fcherzate , e le ci- catrici qua e là fparfe delle foglie cadute , che fi mantengono indelebili , e fannola comparire come pezzata o teflellata . L'in- terna corteccia o fia il libro fi rifolve con la macerazione in falde o laminette membranofe , pertugiate regolarmente , come reticelli , compolle di fibre non intrecciate , ma affaltellate , flefluofe e come fcrpeggianti , le quali fono facilmente • feparabi- li , e hanno tiglio lungo , forte e fottile , d' un bel lucido ar- gentino , come r Amianto ; onde pare che con più regolata macerazione e con la maciulla fé ne potrebbe cavar partito , ri- ducendole a morbidezza e ufo per molti lavori . Quello llefl'o umore mucilaginofo , eli cui è impregnata la radice, Icorre, ma in minor copia , tra le fibre del legno e della corteccia , e fi efprime facilmente coli' ammollarlo nell'acqua. Nell'acqua s'im- merge lentamente e galleggia a mezz' acqua , finché , perduta dopo lunga e continuata macerazione la fua levità fpecifica , va finalmente a trovare il fondo. Ciò è proporzionatamente comu- ne a ogni legno o altro corpo bibulo di pefo fpecifico minore dell'acqua. Strano piuttolto può comparire , che legno cosi leg- giero e porofo diventi duro e fonoro col difeccarfi , come quafi r avorio , e riceva bel polimento. Veduto l'Albero a qualche diftanza, al portamento de' fuoi ra- mi e al colore verdiccio della Icorza ricorda il Fico comune , cui raflbmiglia alquanto eziandio nelle foglie , quando n'è rive- ftito , end' è tacilmente sbagliato dagli imperiti . Nobiliflima è allora la fua prefenza , non effendovi albero alcuno tra gli Eu- ropei , né tra quei tutti che vivono a elei fcoperto nel noftro clima , il quale vantar poffa 1' onore di s'i valla e maeftofà chioma . Il diametro delle foglie maggiori oltrepafla talvolta r un m l'o nas- r uti piede e mezzo in larghezza , è alquanta minore in lun- ghezza , ma fupera il piede nollro Padovano . Sono effe fode e carnofe , d'un bel verde carico e lifcie nella faccia fuperiore , pelofette e verdigialle nell'altro . Cadute a terra refiftono alla putredine , confervandofi da una ftagione all' altra in iftato d' ari- dità, rigide e cartilaginoiè . E' ogni foglia da quattro profondi feni , che arrivano alla metà e oltre del fuo diametro , fpartita in cinque porzioni o lobi , divifi anch' effi irregolarmente in lo- bi 0 rilàlti minori , col margine però continuo , o fecondo la Phrafeologia Botanica intero , cioè fènza piccole finuofità o den- tature , e ognuno de' lobi maggiori è tagliato per lungo da for- te rilevata coltola biancheggiante con nervi fimilmente bianchic- ci , che da efla vanno alla circonferenza • E* fua proprietà di fpiegarfi orizzontalmente , e tal direzione conferva dal tramontare al levar del Sole , quando per l'azione de' raggi folari e per la irafpirazione da eflì promoflà diffipandofi a poco a poco la fò- flanza del notturno alimento, cede al proprio pefo e ripiegando- fi di qua e di là fu la cortola di mezzo , fé ne fta cos'i ciondo- loni, afpettando per rialzarli il ritorno della veipertina freicura. A tanta ampiezza e pelo della foglia corrilponde in nerbo e groffezza il lunghillìmo e nelle foglie più baflè quali bipedale picciuolo , da cui è foftenuta , il quale obliquamente afcendendo s'inarca alquanto all'in fuori verlò la Ibmmità , e quindi entra nel corpo della foglia , formando un femicerchio alla bafe e di- ramandofi , come mano con le dita allargate . Da quelli picci- uoli e da quelle gran foglie , che vanno lungo il ramo propor- zionatamente fcemando in lunghezza e larghezza , n' acquifta l' Al- bero belliffima fimmetria e forma quafi piramidale. Termina ogni ramo con la gemma , onde germogliano novelli rami o fi fvi- luppa la fruttificazione . E' la gemma terminale ricoperta efternamente da tre fqua- me ovali e decidue , e altre fquame di figura triangolare e caduche fono interpofte alle foglioline , le quali da lungo e grofTifTimo picciuolo fproporzionato affatto alla prima loro efpan- fione , fviluppandofi una mano dopo l'altra ordinatamente e di- latandofl a poco a poco col lembo arricciato e ricurvo all'in fuo- ^1 III 113» fuori e di roflb variato col verde dipinte formano un ciuffo o ghirlanda , che non male rapprefenta fui ramo uno fcettro coro- nato o la corolla d'un fiore liliaceo . E' facil cofa in tale ftato della pianta il feparare la corteccia dalla parte legnofa e midollare del ramo , e chiaro apparifce che quel ciuffo di foglie o fia la gemma tutto appartiene alla fcorza ed è continuazione e proceffo delle fole fue fibre . Crefce l'affe legnofo in lunghezza e groffezza per l'applicazione e af- fimilazione delle fibre più interne della fcorza fteffa , e per mezzo alle foglie fofpingendofi con effa vanno infieme a prepa- rare r ordimento della novella futura gemma . Ciò avviene nel- la gemma foliofa e flerile ; ma dal mezzo della gemma ilorife- ra , e dalle fibre del legno e del pleffo midollare s alzano tra le foglie uno o più fteloncelli , li quali , quando fon molti , formano inlieme un corimbo , e ognuno diventa un grappolo o racemo con molte diramazioni deftinate a produrre e foftenere li fiori prima , e dopo li frutti . Ma poiché fono a quella parte giunto che più e principal- mente intereffa la fcienza , e ferve a' Botanici di guida e fonda- mento per riconofcere , diftinguer tra loro e claffificare le pian- te , non vi difpiaccia , o Signori , mentre io farò efatto e precifo nel riferirvene la defcrizione , di fecondare il mio difcorfo con la voftra attenzione , e con qualche occhiata al difegno delle parti più effenziali del fiore , prefo dal vero e di grandezza na- turale , che vi farà prefentato . Forma il fuilo o pedunculo comune con le fue laterali dira- mazioni un tirfo o grappolo o racemo piramidale , della lun- ghezza d'uno fino alli due piedi , i cui racimoli alternamente e quafi fpiralmente difpofti fi dividono in altre ciocchette minori terminate da fiori . Ogni fiore è foftenuto da breviffuno pedi- cello proprio , che ha un nodo , il quale nel maturar del fiore fi fcioglie, e cader lafcia tutti quelli che fono fterili per natura o abortivi , non rimanendo fui racemo che quei pochi , li quali hanno concepito , e portar devono i femi a maturiti . Molte minute glandulette pellucide frammifchiate di macchiette ferrugi- nofe fi veggono fparfe tanto fui pedunculo univerfale che ne' par- ■«611 Ili !13» parziali , e al dorfo ancora de' fiorellini , li quali fono in- queft' Albero di due forti , cioè mafchi e femmine , mefcolati per lo più alla rinfufa , ma talvolta feparati in ciocche o rametti di- verfi . S'i gli uni che gli altri hanno la Itefla figura , grandez- za e colore , eh' è giallo pallido da prima , ma a poco a poco cangia in vermiglio , maillme \-erfo la baie interna , non lenza un delicato odorino , al mio fenfo come di Cedronella . Sono compolti d"un fol girello o cerchio membranofo , che nello fta- to di boccinolo , cioè prima d'aprirfi, è rapprefentato dalle figu- re A A ; aprendofi fi lpi»^g'i in cinque legmenti piani, congiunti alla baie BEI, internamente, cioè alla fauce, lanuginofi . In feguito s'attortigliano fopra fé ftefli , e ricur\'andofi indietro s'u- nilcono con le loro efiremitìi C D . La foftanza d'elfo è camo- la e come coriacea , e ferve di calice al fiore , che non ha petalo , o riceverla . Dal fondo d'elfo o fia dal tubo , eh' è internamente vellutato , s'alza nel fior mafchio una fpezie di colonnetta incurvata , terminata da un globetto di molti apici o antere E I D bislunghe e folcate , le quali non fi diftacca- no che con la forza . Due d' efll globetti , il primo de' quali aveva f orifizio aperto , aggranditi con lente di vetro fi vedono effigiati alle lettere H H , e cos'i veduti ricordano la figura della tefta dello Spugnuolo cappelluto , detto da' Botanici Phal- lus efcidemus . Ma nel fior femmina , fimile nel refto al mafchio , come s'è detto, l'interna organizzazione è alTai diverla . S'alza dal centro del calice uno ftipite o baie , o con Botanico termine Ricetta- colo 2. 2. 2. 2. , fu cui è piantato il piltillo comporto di ger- me , di ftilo e di ftigma . Il germe è tumido , pelofo e a cinque angoli , con un nettario alla bafe . Le membrane , che av- viluppano il germe , allungandofi e attortigliandofi fpirabnente for- mano lo ftilo , eh' è conico e curvo , come nel fior mafchio 3. 3. , e coronato alla fommitìi dall'orifizio o ftigma , divùfo in cinque angoli di color rofl'eggiante 4. 4. In cinque parti è parimenti di\ifo il nettario , che abbraccia la bafe del germe , e ognuna d'elle è comporta di cinque 0 più corpicciuoli bislun- ghi e angolofi , di foftanza molle e diafana, irregolarmente am- niuo- ^1 nj 113» mucchiati , come nella figura F , e G G ingranditi col mi- crofcopio . S'allunga e ingrofla fuUo (telo il pedicello e il ricettacolo , e fi fanno legnofi , gonfia il germe , a poco a poco appaffifce il calice e cade , fparifcono li nettar] . Li cinque embrioni , che congiunti e avviticchiati formavano un fol corpo, fi fviluppano, e fvincolandofi l'uno dall'altro fi convertono in altrettanti peri- carpi della figura d' un cono ottufo , li quali da manichino pro- prio chinandofi e penzolando verfo terra continuano a crefcere , finché arrivati al punto di maturità e alla grandezza efpreffa nel difegno , eh' è al naturale , fcoppiano per lungo full' albero fpon- taneamente , e dalla loro cavita affatto vuota prefentano i femi a tre , quattro o al più cinque e rare volte fei di numero , difpofti fenza regolarità di qua e di la , e fortemente e imme- diatamente attaccati a guifa di bottoncelli al filo fìeffo della fu- tura verfo la bafe. E' il ferae un nocciolo di figura sferica , grande quanto una piccola ciliegia , di fofianza bianca febacea , con (àpor di legu- me , ricoperto di doppia buccia , l' interna grofletta e falda , r alterna fottile , di colore variante tra il verde e il roflb , quando è ancor frefco . Difeccando fi coftipa e riflringe alla grandezza d' un granello di pepe o d' una coccola di ginepro , la fcorza interna s' aflbttiglia e indura , la fuperiore fi corruga e divien friabile , d' un color tabaccato lufirante , e il nucleo fi fa farinacciolo , di gufto dolcigno e un po' aromatico non ingrato tra quello de' Dolcicchini e dell' Avellana . La capfula o gufcio o follicolo che voglia dirfi , prende figura quafi cimbiforme o navicolare , o più propriamente d'orecchio di giumento, e fi ri- duce a una sfoglia cartilaginea , che accartocciandofi verfo l'api- ce , e arrovefciata all' indietro perfifte fui fufto , e ritiene tenace- mente li femi , né fi diftacca fpontaneamente fino alla novella ftagione . Li femi maturano a perfezione nel noftro clima , e col mezzo d'efll m'è riuscito di propagare quella bella fpezie di vegetabile , e di diffonderla ne' Giardini de' Botanici miei corrif- pondenti . Da quefta mia defcrizione di tutto l'Albero dall' ima radice P fino m 114 B3» fino al Tuo vertice , € dai primordj del fiore fino alla maturità del frutto , itefa come ho faputo meglio , ma certamente con efattezza e verità, dopo replicate e diligenti offervazioni, chiaro apparifce a chiunque intende li principj de' moderni metodi Bo- tanici , che quelF Albero per 1' organizzazione de' fuoi fiori rife- rir devefi alla Claffe vigefimaprima del metodo feffuale predo- minante e oramai quafi generalmente adottato , la quale abbrac- cia le piante con fiori di feiTo diverfo fui medefimo individuo , però con Greca frale denominata Momecia^ cioè Claffe àt Contu- bernali , in queir ordine o fazione d' effa che raccoglie quei Ge- neri , ne' cui fiori li Stami fi combaciano inferiormente e for- mano infieme quafi un fol corpo , e perciò porta il nome di- ftintivo di monadelphia ; e fembra infieme abbaftanza dimofiiato, che a neffuno de' Generi Linneani in effa comprefi può giufta- mente appartenere. Ha bensì qualche forta d' affinità con quello dell' Heli&eres , e io m' era da prima indotto a crederlo quella fpezie d' Heli8e- res mentovata dal Signor Jacquin tra le piante da effo offerva- te neir America Meridionale , che diftingue col nome d' apetala , e di cui da la feguente defcrizione , imperfetta per mancan- za del frutto . Arbor elegans , quadragitita pedes alta , coma am- pliffima conctrmaque fpeiìabUh . Folta habet frondofa , plkata , femtqmnqueloba , faàe glabra , dorfo fubvtllofa , diametri pluf- quam pedalis , numerofa , lobis ovato fubrotundis , acutis , integer- rimi! , petiolis teretibus novempollicaribus . Paniculis laxue , magna , pltirima circa extremitates ramufculorum prodeunt . Flores numeroft fordide flavefcunt cum maculis purpureis , in quibus petala (y ne- Slar'ium abfunt perpetuo , FruBum examinare non contigit . Molta conformità s incontra certamente tra il mio Albero e quefta defcrizione nel carattere generale o abito della pianta, nel- la grandezza , natura e figura delle foglie, e qualche accidentale convenienza nel fiore . Ma fenza riflettere che non è verifimile e farebbe il primo cafo , che un albero nativo dell' America Me- ridionale poffa affuefarfi e refiftere alle vicende del noftro clima, e al rigore e durata delle noftre invernate , e che troppo è grande il divario da nove pollici a un piede e quafi due nella lun- «Il its 113» lunghezza de' gambi delle foglie , dal confronto de' caratteri e legnature effenziali nel fiore dell' uno e dell' altro , quando ho potuto farne 1' efàme , mi fono prefto difingannato e convinto , che fono di Ipezie e di genere non folo , ma anche di Claflè diverfi . Molto piuttofto avvicinali nei Caratteri del fuo fiore al Ge- nere della Sterculia , con cui ha anche comune la Claffe . Ma la ftruttura particolare del Fulcro , che foftiene gli Apici fenza intermedio nefluno di filamenti , e fopra tutto la prefenza coftan- te e ben fenfibile del nettario nelle Femmine, con la bellezza e novità della pianta iftefla nel fuo abito e in tutte le fue parti , fono a me fembrati caratteri abbaftanza importanti per crearne un nuovo Genere , degno di più acconcio e fociabile nome. Penfo però , o Signori , che fia per eflère da Voi applaudi- to , e altronde , mi lufingo , non iflegnato il mio configlio di farne omaggio al Genio delle Scienze , delle Lettere e dell' Arti , intitolando e conlàcrando queft' Albero bellilTuno e non più veduto in Europa all' immortale e fplendido nome di Car- lo Conte di Firmian , Gran Cancelliere della Lombardia Auftriaca , il quale col favore, coll'efempio, co' prem; tanto ha contribuito e contribuifce a promoverae lo ftudio e gli avan- zamenti nella noftra Italia. E' a Lui dovuto da' Botanici tribu- to di particolare riconofcenza per la recente fondazione del Re- gio Giardino di Pavia , portato in breve fpazio d' anni , mercè le provide di Lui cure , la Sovrana munificenza , e la perizia , vigilanza e dottrina de' valenti fuoi Prefidi e Direttori , a tal grado di floridezza e di celebrità , che già gareggia co' più rino- mati d'Europa. Sia dunque quello nuovo mio Genere accolto e conolciuto da' viventi Botanici , e con la Begonia , la Bignonia , la Eugenia , Brunfuigia , Maurocenia e Orleana , nomi di piante derivati da Principi e Gran Perfonaggi , la cui memoria anima 1' indu- ftria , rifveglia all' azione gì' ingegni e rincuora l' umanità , palli a' pofteri al pari d' eflè nobilitato e faftofo con quello di FiRMIANA. P 2 Uni- ^1 iitì Ita» Unica fin ora nel fuo Genere , non abbifogna- di diftintivo fpecifico , ma faranno li fiioi caratteri Generici , fecondo il For- mulario adottato. MASCULI FLORES cum fcsm'meis in racemo fpm~ft vel fc- pregati . Perianth. monophyllum , ìnfe-me ovatum , fuperne quinquepar- tÌPum , lactniis oblongo-ovatis , coriaceis , retroflexis. Cor. nulla . Stam. coltimeli a Jìaminum "uke fungens , conica , recurva , fu- Jìinem antberas nu.mero a 15. ad 20. in capitulum congeftas. FREMINE! FLORES per racemum fparfi vel fegregati . Per. ut iìi mafculis. Cor. nulla. PlST. germen Jìipitatum , turgtditm , quinquefulcatum , contov- tum . Stylus , ut columella in ma/culo , conicus , recurvus , Stigma capitatum , quinquangulare . Nectar. quinquepartitum , corpufculis plurimis oMon^is , inor- dinate congejìis compofttum ., germinis baftm circumambientibus , Pericarp. cap/ula quìme , contco-obtufce , miiloculares , unival- ves , fecundum Imigitudinem dehifcentes , propendente! . Sem. nuclei fphcerici quatuor vel quinque , raro plures , 7ìitidi , colorati , futurie dehifcentis margini bine inde appenft. (NB) Nell'anno ifteffo , che fu let- Egli la vuole ermafrodita , e la manda fa nell'Accademia di Padova la prefen- con tutto il Genere alla Claffe Gynati- te Memoria, comparve alla luce il Sup- dr'ia. Ma un efemplare arido ed imper- plementum Plantarum &c. del Signor fetto , avuto da me in dono e porta- LiNN£o il giovine, dove alla pag. 42J. to in Svezia dal Signor Alstroemer , nella Claffe e Sezione Monoecia Mona- cui avevo comunicate infieme le mie delphìa trovafi queft' Albero defcritto e offervazioni , mal potè fervire all' illu- collocato nel Genere della Sterculia col ftre Botanico per ben afferrarne i carar- nome triviale di Stsnulta Platanifolia . teri . ocsfep ME- I ! Ì ^1 n; 113» MEMORIA DEL SIGNOR PIETRO ARDUINO Del genere degli Olchi , o Sorghi , delle SUE SPECIE E varietà', DELLA COLTURA ED Usi economici. ( LETTA IL DT IK TEBBRAJO MDCCLXXX. ) XLSfendomi propofto di trattare con una fèrie di Memorie Agronomiche di tutte le Biade infervienti agli ufi economici , comincierò da quel genere , che col nome di Olco in Botanica diftinguefi dagli altri generi di piante , ed a cui , nella noftra Italia dafTì la denominazione , dove di Meliga , o Melica , dove di Sorgo , e dove di Saggina ( a) . Quanto all' altre fpe- cie coltivate in quella , e nelle circonvicine Provincie , fono talmente a tutti note , che può forfè ad alcuni fembrare inuti- le e fuperfluo di favellarne. Ma oltreché è conveniente che gli Amatori di si fatti ftudj abbiano dinanzi agli occhi quanto ap- partiene alle varie Claffi , tanto per 1' opportunità de' confronti , quanto per la piena conolcenza della materia ; fé non polfo parlar fempre di fpecie del tutto nuove, e ftraniere , farà però mia cu- ra di fparger qualche nuovo lume fulle conofciute e noflrali , rilevando qua e là le inefattezze e gli sbagli d' Autori , per altro rifpettabili , e procurando di trattare il mio foggetto colla maggior precifione ed accuratezza pofTibile. Il genere degli Olchi in fé comprende anche alcune fpecie , e varietà di lontane Regioni a' noftri Agricoltori ancora ignote, le quali , efiendo più ubertofe delle noftre , e migliori , il flir- le a' medefimi conofcere , ed il procurarne l' introduzione , può col tempo riufcire di nazionale profìtto. Io ( <7 ) Siccome quefli finonimi Iian- verranno da ir.e qui' ufati indiffcrc-ii- no tutti un' ifte/Ta fìgniiìcazione , così temente . <^ m8 I139- 10 dunque {piegherò in primo luogo i caratteri , con li qua- li eflb genere da quelli d' ogn' altra forta di Biade diftinguefi : indi paflerò alle di lui fpecie , appartenenti tutte alla Claffe vigefimaterza dell' infigne Linmeo , da lui intitolata Poligamia MoHoecia , perchè le fteflè portano fiori ermafroditi , e fiori ma- fchi in una medefima pianta. Le figure delle Ipecie anzidette , da me delineate al natura- le nelle Tavole annefle a quella mia Memoria , hanno fegni diftintivi , o di numeri , o di lettere , in ciafcuna di quelle lo- ro parti , nelle quali confiftono le note caratteriftiche di ciafcu- na fpecie : ed a quelli legni fi riferifcono le rifpettive defcrizio- ni , che fono per darne. Caratteri generici degli Olchi o Sorghi. 11 calice dei fiori ermafroditi ( Tav. I. Fig. A. e b. b. ) è compofto di due fquame , o fpecie ; di una corolla membrana- cea , che in alcune fpecie ha un'arifta fulla bulla efteriore (e), ed in altre ne è totalmente priva , e contiene tre fottiliffimi fili terminati da antere bislunghe ( d. d. d. ) , ed un germe ter- minato da due tube pennicillate ( f. )• I fiori mafchi hanno il calice parimenti formato di due bulle , ma fono dei primi mol- to più piccioli , e più bislunghi ( g. g. ) , e contengono tre fila- menti co' loro ftami ( h. h. h. ) , e mancano di germe , ef- fendo flerili in confeguenza , cioè non producenti grano . Quelli in qualche fpecie fono fituati dentro il calice del fiore ermafro- dito ( a. a. ) ; ed in altre quello ermafrodito producente grano , e che perciò dicefi anche fiore fecondo ( b. b. ) , fta nel mezzo dei fiori Iterili ( g- g* ) j ^^ ^^ grano , o feme ha figura varia fecondo le diverfita delle fpecie ( i. 2. 3. 4. 5. ec. ) . Linneo caratterizza quello Genere degli Olchi nel fèguente modo : Her- maphrodìti Calyx. Gluma l. feu 2. flora. Corolla Gluma ariflata . Stamina 3. Spyli 2. Semen unicum . Mafculi Calix Gluma 2. vai- vis. Corolla tiulla. Stamina 3. Spiegate le note generiche degli Olchi , o Meliche , vengo alla defcrizione delle fpecie , trattando di cialcheduna feparata- men- «611 119 «3» mente , e premettendo quelle efotiche , che fono le più impor- tanti da farli conofcere. Melica ossia Olco Cafro. Specie I. Tav. I. Fig. L Holcus Cafer. Quella fpecie da me fi chiama Olco Cafro , Hokus Cafer ^ perchè ne furono qua trarmeffi pochilTimi femi , come derivanti dalla Cafreria , valtiffima Provincia dell' Africa . Avendoli femi- nati conobbi torto allo (puntare della loro chioma, o fia panico- la , che quella era , non già Panico , ma una fpecie particolare di Melica , e nel primo anno n' ebbi tre panicole , dei grani delle quali diedi a diverfi Dilettanti di Botanica , e di Agricol- tura. Così io procurai d' aflicurarmi di non averne a perdere , per qualche infortunio , la femenza , e di accelerarne 1' introdu- zione, avendo oflervato, che bene lo meritava per 1' ubertà del fuo prodotto molto maggiore di quello dei noflri Sorghi volga- ri , e pel fucchio zuccherato , che fcoperfi nelle fue canne . L' anno 1777 fu il terzo in cui ne continuai la coltivazio- ne con ottimo fucceflb ; e fo che nel medefimo è ftata anche da altri Soggetti efperimentata con felice riulcita. Quanto fareb- be vantaggiofo che in quelli Paefi fofle la medefima fpecie alle n olire Meliche preferita, potrà ciafcuno da fé giudicarlo da ciò, che dopo l'indicazione de'fuoi Ipecifici caratteri, fono per dirne. Defcrizione . Crefce quello Sorgo , 0 Melica fino all' altezza, d' otto piedi , ed anche più , lècondo la qualità e vigore del terreno in cui fi femina. Le fue canne rielcono grolle quafi come quelle del Fru- mentone Americano, detto Grano Turco. Le foglie, delle qua- li fono vellite in numero di dodici , o tredici , raflbmigliano per la figura e colore a quelle della Canna Montana , detta da' Botanici Amudo fat'vva , e Donax da DioSCORIDE , e da GAS- PARO Bauhino ; ma però meno grofle , e più pieghevoli . Ogni canna di quello Sorgo è terminata da una pannocchia , o piut- m '20 113» 0 piuttofto chioma , alquanto fparfa a guifà d'ombrella , e com- polta di molti rametti attaccati intorno al raco , cioè alla por- zione eftrema della canna che pafla nel mezzo della pannocchia , d' onde la medefima riefce verticillata. I prefati ramufcelli , che non forpafl'ano la lunghezza di /èi oncie j ftanno difpofti in varj ordini , o verticilli , e fono fud- divifi verfo le loro fommita in altri minori rametti carichi di grani , di modo che raflembrano a piccioli grappoli d' uva , curvati verfo la terra , come la Figura nella Tavola fopraccita- ta al naturale rapprefenta. L' Olco Cafro , a differenza delle al- tre fpecie , continua a verdeggiare nelle fue canne e foglie an- che dopo la raccolta delle pannocchie , e fino a tanto che non fopraggiunga il freddo a farlo perire . Le di lui canne , piene di dolce fugo , fono talmente ponderofe , che al tempo della ricolta una di efl'e pefa quanto tre o quattro di quelle del no- ftro Sorgo ordinario. La fua pannocchia , chioma , o panicola , come più piaccia di nominarla , differifce molto da quella delle altre fpecie , ed è anche più abbondante di femi , li quali fono rotondi , e quafi nudi , come moftrano le Figure ( k. k. k. ) a grandezza naturale. Vengono elfi foftenuti da calici piccioli , e pelofi ( 1. ) , dalli quali agevolmente ftaccanfi ; ed accompagnati da uno o due fiori fterili nafcenti dal medefimo pedunculo , cui ogni grano è attaccato , come rapprefenta la Figura ( m. ) . Perve- nuti a maturità, fono efternamente d'un colore rolficcio , e pieni di bianca farina , e poffonfi facilmente macinare col Mulino da Frumento , cui non fono adattate le noftre comuni fpecie. La Figura ( n. ) dimoftra un fiore fertile quando è /piegato , e li laterali fiori fterili che Io accompagnano ( o. o. ) . I-a Figura ( p. ) dimoftra un fiore fterile aperto co' fuoi fila- menti terminati da antere ( q. q. ) . Io qui non pongo altre denominazioni di quefto per noi nuovo prodotto , oltre alle fbpraddette , non avendo trovato , per quanta diligenza abbia ufàta , Autore che ne parli , ed è app'.nto per ciò che mi fono si minutamente difFufò nella fiia defcrizione . Col. ^ «SII- 121 113» Coltura , ed Uft. Non ho a dir molto rifpetro al coltivamento di quella Me- lica , perchè le conviene il medelìmo che ufafi pe' noltri Sorghi volgari . Ella dee , come quefti , feminarfi a' primi d' Aprile , e verfo il fine dello fteflb Mefe fi farchia , quando è crefciuta all' altezza di circa mezzo piede , tirando via la terra dal difo- pra delie fue radici , infieme con 1' erbe natevi : operazione , che in quella Provincia chiamafi roncare ; e per cui rellando elle radici alquanto fcoperte , il fole più le fcalda , e quindi il cre- fcimento delle piante fi accelera. Nel tempo ifteifo fi dirada do- ve fofle nata troppo fitta ; e verfo al fine di Maggio , o a' pri- mi di Giugno rizzappafi ancora , ricalzandola con accumulare della terra fopra le di lei radiclie , onde fieno difefe dal troppo ardore del fole nella ftagione eitiva , e perchè le piante polliin tenerfi fortemente ritte contro all' impeto dei venti . Dopo que- lla feconda zappatura , altro non vi fi fa , fé non fé di racco- glierne il grano quando fia pervenuto a maturazione : e quefta ri- colta cade nel tempo medeiimo di quella dei Sorghi volgari , cioè nel Mefe di Ottobre. Ama quefta fpecie piuttofto terreni umidi che fecchi , e più eh' effi fono buoni e bene coltivati , più anche riefce ubertofa , e più groflè , più alte , e più fugofe vengono le fue canne . Può nondimeno feminarfi in qualunque qualità di terra adattata con opportuni lavori. Le mie fperienze fopra quello Grano fono ftate fatte, quanto alla coltivazione , in terra di mediocre qualità , e fenza fona alcuna d' ingraflb ; ma però arata replicatamente , e profonda- piente . Neil' anno lyjó da un area di terra di venti pertiche quadrate, fementatà dì quefta Melica, ne raccolfi fei quartieri, do- dici de' quali corril'pondono ad uno ftajo Veneziano; e nell'anno J777 la feminagione di pertiche quadrate cento-quar^nt" urta ^lofl piedi quattordici , che di poco fuperano la fefta parte di campo a quefta mifura, ne ho ritratto in quantità di tre facchi : lo che è in ragione a .un. di preflb di fei delle tjoftre Moggia per caiBpo fi ' dì 4611 "2 113* di pertiche quadrate , ovvero tavole ottocento quaranta . Un prodotto cos'i ubertofo fupera di molto, non già folamente quel- lo di qualunque altra fpecie di Sorgo , ma eziandio la rendita di ogn' altra forta di Biade . Sarebbe anche riufcito certamente più copiofo , fé la fopravvenutavi lunga ficcita di circa cinquan- ta giorni non gli aveflè recato grande nocumento . Non evvi in oltre verun' altra Saggina , che produca grano cosi pefante ; giu- gnendo quefto , quando è bene nutrito , al pefo di undici libbre per ogni quaftiero , quando quello delle nollrane non fuole for- paflàre le nove libbre . Un facco del medefimo grano fuol ren- dere libbre centoventotto di pura farina , in Mulino da Fru- mento ; ma quello dei Sorghi noftrani non ne dà , che ottanta a un di preffo. A tutti gli ufi delle noftre Meliche ferve l'Olco Cafro , ma con maggiore utilità ; perchè è deffo piìi nutritivo ; ed è mi- gliore di quelle per polenta e pane in alimento de' poveri Villi- ci , e per nutrire , ed ingraflare i Majali , i Polli , ed altri Volatili domeftici . Io ne ho anche eftratto dell' Amido , facen- do macerare della fua farina nell'acqua fecondo le regole a tal uopo praticate da quelli che ne preparano. Le fue canne eflendo , come diffi , molto fuccofe e dolci , fo- no grate a' Majali , che le mafticano , e fucchiano avidamente . Tagliate in minuti trucioli , vengono pure mangiate , eflèndo però verdi , dalle Pecore , e da' befiiami Bovini ; per paftura de' quali potrebbe feminarfi quefta fpecie , a maniera de' cosi detti Sorghetti , da fomminiftrarfi loro tagliata da frefco . EfTì la man- giano anche fecca , ma la groflezza , e fugofit*! delle fue canne ne difficoltano moltiffimo il perfetto feccamento , neceffario per lungamente confervarle. Dalle fperienze , che ho fatte fopra il fucchio delle canne , fono perfuafo che dallo ftéflb polfa giugnerfi ad ottenere confide- rabile utilità. Nell'anno i77(5' , raccolte in Autunno le pan- nocchie di quefta efotica Saggina , feci poi tagliarne le canne ; e fpogliate dalle foglie , peftate , ed efprelfe al Torchio , ne rac- colfi buona quantità di fugo Umile all'acqua impregnata di Zuc- chero . Fatto indi bollire in caldaja al fuoco elfo fuco , bene fchiu- «SII 123 iis» fchiumandolo , e fchiarificandolo , e riftringendolo fino a cottura di fciroppo , lo mifi in luogo frefco , per oflervare fé zucchero vi fi criftallizzava ; ma ciò non fegui , quantunque lo fteflb foflè tanto dolce ', quanto il melacelo dello zucchero che paflà in commercio per varj ufi . Anche nel paflato Autunno ho replica- to limile fperimento , ed ho tentato di fpogliare detto fucchio della foftanza grafia e mucilaginofa con l'acqua di calcina , fe- guendo i metodi infegnati dal Bomar , e dal Geoffroy ; ma lenza tutto l'effetto bramato , non ne avendo ottenuto che pic- ciola quantità di zucchero minutamente criftallizzatofi nel fondo del melacelo rifultato da quella prova. La moltiplicità dell'ordinarie mie autunnali occupazioni , e la fopraggiuntami venerata Pubblica commifTione di dover visita- re tutto il vallo circondario ed Ifole delle Venete Lagune , per farvi ofl'ervazioni e fperienze di quelle piante , che da me atte li follerò credute al contemplato importantiffmio oggetto delle ceneri neceffarie all' Arte Vetraria , pel quale aifai lunga è riu- fcita la mia aflènza da quella Città , non m' hanno permefTo di poter inflituire fopra quello fugo ulteriori prove. Da alcuni efperimenti però latti anteriormente ho conolciuto , che dal medefimo può ellraerfi per diftillazione anche una fpe- cie d' Acquavite , molto fimile a quella cavata dalle canne dello zucchero , nota col nome di Rum , o Rom , di grandiffnno ufo per bevande , appreifo gì' Inglefi ed altre eftere nazioni . Ciò con- ilfte nel farlo fermentare, prima di dillillarlo , quanto è d'uopo per una perfetta fermentazione vinofa, ed avanti che pofl'a oltre- paflare a quella acetofa , alla quale è aifai difpofto , come lo fono tutti li fucchi zuccherati di vegetabili. L'ufo però più facile a tutti, e piià utile , làrebbe quello già fpiegato , di ridurlo , con baftevole cottura , a confiftenza e qua- lità di melacelo ; il quale per prove fatte da me medefimo , e da alcuni altri , a' quali ne additai li modi , riefce ugualmente che quello di zucchero in tutte le forte di confetture e di con- dimenti , nei quali quello fecondo fuole impiegarfi. Eflb è in oltre ufabile per alimento delle Api fcarfeggianti di mele nell'Inverno , le quali non di rado , mancando il cibo Q^ 2 ad «efi 124 115» ad eflè neceflàrio , fé ne muojono di fame ', 'particolarmente, nelle trifti annate lungamente piovofe e fredde , o foverchiamen- te aride e poco abbondanti di fiori . Gli abitanti delle campa- gne e dei luoghi montuofi , che pofledono Alveari di cosi utili infetti , fé in vece delle Meliche noitrane , fi deifero alla coltura' di quella , di cui parlo , oltre all' averne un prodotto per ogni riguardo migliore , potrebbono con molto di facilita prepararfi del melacelo fopraddetto , per alimentare le loro Api nei cafi di bifogno , ed anche per valerfi , . con pochiffima fpefa , di un tale fuccedaneo del mele e dello zucchero inferiore. ' .-^ In fomma dalle fperienze , che ho fatte fin ora , fono inco- ràggito a raccomandare la coltura di quelF Olco , o Sorgo Cafro , in preferenza a quello comunemente ufato nelle noftre Provin- cie , pel grano molto più copiofo e migliore che produce , per r ufo che può farfi delle fue canne in alimento de' beftiami y e per la qualità zuccherata del fugo , di cui le medefime abbon- dano ; il quale , per quanto ho accennato , e per quel più che con ulteriori moltiplicati tentativi è da fperare di poterfi fcopri- re , diverrà forfè un oggetto di confiderabile profitto. Olco DETTO Panico Indiano. Specie II. Tavola II. '-'.hh ^:r.ì.-) t', Holcus fpkatus. Io ebbi dei fenii di quella fpecie col mezzo del Signor Co^te Francesco Casati , Gentiluomo Milanefe , che nel fuo viag- gio in Afia , e Barbarla aveali prefi a Tunefi , dov' egli oflervò , che fe ne coltivava in grande quantità per alimento di que' Po- poli , da' quali tal Grano nomafi Drob . Ne feci la feminagio- ne , per vedere qual fbrta di Pianta fi foife quefto Droi; ; e quando eflb ebbe fpiegate le fue pannocchie , conobbi effere quel- la fpecie di Olco creduto, e nominato da diverfi Botanici Pani- cum Indicum . Tra quello però coltivato negli Orti Botanici , e quello nato e crefciuto in terreno aperto e fpaziolb , paffa tan- ta differenza nell'abito efterno , che fenza efquifita cognizione della Icìenza de' vegetabili , fi prenderebbero per due fpecie di- verfe . Dagli Agricoltori Europei non fo che quella Biada fia mai <«eil 125 l!3s> mai fiata coltivata ; e folamente fé n' è veduta qualche pianta in alcuno degli Orti Botanici. Ma quantunque ignota agli Agri- coltori , e neppure nominata dagli Scrittori d' agricoltura , li conobbe da' Botanici fino dal tempo di Carlo Glusio , il qua- le nella fua Iftoria delle Piante della Spagna , ftampata nell' an- no 1611 y COSI ne parla : E/i praiterea p^nictim 'vuig/ire , genus aliud ex Peruana Pravificia pr'imum in Europam illnttim : habet autem ciilmos lotigc crajftora , firm'tores , nlnores -uulgari panico &c. Egli ne dà anche la defcrizione , e Roberto Dodoneo , Me- dico Cefàreo , cinque anni dopo , cioè nel 1616 , la defcriflè e figurò nella fua opera intitolata : Sfirpium Hìjìorta pcmptades &c. alle pagine 507. e 508. S\ elio , che Gasparo Bauhimo la nominarono Panicwn hidkum ; e veramente olTervando folo la fua figura , fenza un intelligente efame della fua fruttificazione , fembra elfere una fpezie di Panico : ma fé quella ben fi oflerva, conofcefi non avere errato il Signor Likneo nel collocarla fotto il genere degli Oiclii , ovvero de' noftri Sorgili , nominandola Holctis ( fpìcatus ) glumìs b'iflorh muficis , floribus gemhiis pe/iicil- lo hivoh'.ci-(it'is , /pica ovato-oblonga . Defcrizione . Li culmi di quefta fpecie crefcono all' altezza di cinque e fino dieci e più piedi , e raflomigliano nella groflezza , nel numero dei nodi , e nella figura e lunghezza delle toglie , al nollro Sor- go , o Melica da Scope . Li fuoi nodi però fono molto più grofll , e tutti contornati da anello di folti peli ( a. ) , e produ- cono quali ad ogni nodo , tra le afcelle delle foglie , dei nuovi rami . Lunghiffime fono le foglie de' fuoi culmi o canne , e giun- gono fino a tre piedi , con larghezza di circa due oncie , e con nervo bianco percorrente lungo il mezzo delle medefime : fono anche cìdinaceum , majus , uulgare , panicula unico m- à'tm pendula , C^ /emine rubro . PoNT. Comp. Tab. Bot. 40. Coltura^ ed Ufi di quefla^ e delle pvecedejtti quarta^ e quinta fpecie , e delle loro varietà. Si feminano , come è già univerfalmente noto , nei primi giorni di Aprile ; e quanto ai modo di coltivarle , eflendo l' illef- fo , che ho già indicato fuperiormente , parlando della coltura della prima fpecie , cioè dell' Olco Cafro , e fapendofene la pra- tica da'noftri Agricoltori , foverchio farebbe di replicarlo . Al- lignano quafi in ogni fituazione coltivabile , s\ delle pianure , che dei Colli , e fino nelle terre magre , faflbfe , ghiajofe , e fossette al fecco : come fi vede in moltiffimi luoghi del Friuli, del Trevigiano , del Vicentino , Veronefe , ed altrove . Pro- fperano però molto più nei terreni umidi , e pingui , 0 bene concimati , ed in fui aperti e caldi : maturano in Autunno , e nel mefe di Ottobre fé ne fa la ricolta. Sono Piante che molto dimagrano la terra , pel copiofo ali- mento che ne fucchiano ; e quindi fogliono feminarfi nei fondi che fi diffodano per ridurli a coltura , ad oggetto di fcemarne il troppo vigore , che rlii(cirehhe nocivo ai Frumenti. Quanto al loro prodotto , le fpecie quarta , e quinta , nei terreni di buona qualità , fogliono rendere circa quattro moggia di grano per campo della noftra mifura , e meno a proporzione in quelli inferiori . La ftelTa poi , cioè la Melica da fcope , in pari circoftanze , rende meno ; poiché quantunque la fua chioma fia più grande e fparfa , porta minor copia di grani , li quali fono in oltre inferiori di bontà, e per ciò in poca quantità vedefi col- tivata, e quafi non più di quella che abbifogna per ufo di Scope. Le varietà de' prefati Sorghi , che producono grano in mag- gior copia , e meno carico di colore , dovrebbero a preferenza dell' altre venire coltivate . Il colore certamente non è da trafcurarfi ; perciocché fi offerva che il Pollame , ed altri uccel- li «eli 1,-9 1^ Il ricufano il Sorgo di un rolTo carico , ed il nero , e gli Uo- mini ftelTi non ne mangiano in polenta ec. , the per neceflita . moltiflimi fono i luoghi , ne' quali le Genri povere fogliono cibarfi di pane , e di polenta de' fuddetti Olchi volgari , per mancanza , o fcarfezza di Frumentone giallo , e di Frumento . Oltre ai Polli , fé ne nudrilcono i Majali ; e più dei grano crudo , o cotto , ne gradifcono la Farina bollita a guifa di po- lenta , la quale è loro maggiormente giovevole. Della quarta fpecie , fpogliata che ha del fuo grano , fannoh fcopette da cucina , e della fefta le fcope grandi da pulire i pa- vimenti , e le fcopette da abili : ed i tronchi delle loro canne y che reftano , dopo che fé ne fono tagliate le chiome delle pannocchie per tali ufi di fcopette , o di Icope , o per altri og- getti , fogliono impiegarfi per chiudere all' intorno le capanne de' villici , e gli orti , e cortili , particolarmente nelle campagne di quello Territorio , e degli altri vicini . Se ne vertono pure le giovani piante de' Gelfi , e di Alberi fruttiferi , per dif- fenderle dai morfi de' Beftiami , e dall' Eftivo ardore del Sole , e rigore dell' Inverno. Olco, o Melica con calici neri e semi bianchi. Specie VII. Tav. VI. Holcus bkolor. Anche quefta fpecie è ftara confnfà mn le pn?rpc1enti terza , quarta , e quinta. E' defla bensì alquanto fimile alla quarta , e quinta nel portamento de' fuoi culmi , o canne , e nelle fo- glie ; ma la forma e difpofizione di fua pannocchia , ed il ne- riffimo colore e nitidezza de' fuoi calici , o bulle ,. e quello bianchiffimo dei femi , fono caratteri , che a chiara evidenza la diftinguono , non folo dalle teftè nominate ,, ma anche dall' altre tutte di quello genere. Affinchè però fia tolto ogni dubbio circa 1' enunciata fpecifica fua differenza da ogn' altra fpecie di quello genere , ne ho ef- preffa nella Tavola VI. la Figura , e quella di fua fruttificazio- ne ( a. ) a grandezza naturale . La Figura ( b. ) rapprefenta un fème maturo fpogliato delle bulle. S 2 La ^1 140 !1S» La pannocchia di quefta fpecie d' Olco fuol eflere lunga da otto in dieci oncie del noftro piede , e divifa in più ordini , o verticilli tra fé diftanti. Ogn' uno d' efll ordini cofta di parec- chi ramufcelli fottili e retti , ciafcuno de' quali fuddividefi in varj altri terminati da femi di forma ovale acuta , e fopravan- zanti le loro bulle , o calici ; d' onde avviene che tali pan- nocchie ci apparifcono variate in due colori , nero e bianco . Ogni pannocchia fuol eflere rivolta ad una fola parte ia forza del pefo dei femi , e per la fottigliezza de loro peduncoli. Nella nuova Indizione di Parigi del Siftema del Cavaliere Linneo intitolato : Genera & fpeeies Pìa-nparum , Edirio nov'tf- ftma : quella fpecie è caratterizzata : Hotcus bicolor , Holcus forgum , panicula coarHara , ovali , eresia , loctijfk hermaphyoditis obovath , pene glabr'n , fubanflath: e vi è porto per fmonimo il Milium armidinaceum fiibrotundo fem'tne , Sorga nom'tnatum di Gasparo Bahuino , che conviene al noftro Sorgo volgare ; cioè alla fo- pra defcritta fpecie quarta. E' maraviglia che in Parigi fiafi tol- lerato SI fatto finonimo , che a quefta fpecie non conviene , ed omeflb quello del fuo celebre Tournefort ; cioè di Milium arundinaceum indicum , feu Dora , f emine partim albo , parfim »i~ grò: pag. 515 : il quale è proprio di quella qui fopra defcritta. Coltura^ ed Ujt. Anche a quefta fpecie s' adatta la coltivazione , che ho già fpiegato convenire alle anzidette Ipecie , quarta e quinta ec. ; ma può efla feminarfi anche circa alla metà di Maggio ^ fenza che dì quelle riefca più tardivo il fuo maturamento . La fua rendita in grano è pur fimile a quella della quarta fpecie ; ma è deflb però molto più pregevole : perciocché , mondato alla pila dalle fue bulle , riefce aflài buono per mineftre ad ufo dei villici ; e ridotto , cosi mondo , in farina , può farfene fapo- rita e fana polenta , maccheroni ec. , ed è pur ottimo per nu- trimento dei Pollami , dei Majali , e d'altri Beftiami , che con. si fatto cibo divengono grafliffimi. ME- a ■^<> '' /•^l^^i, ù Mm.Paa 140 Tur J/l ■'0 -0 v^ J Tfc/cus ccrnuus «Eli i4t IfS» MEMORIA DEL SIGNOR CONTE MARCO CARBURI Sopra un ignoto prodotto ricavato dalla decomposi- zione DEL Tartaro Vitriolato purissimo ottenuta COL solo mezzo dell' azione combinata dell' ACaUA , e del CALORE . ( LITTA IL DI' XXVni. NOVEMBRE MDCCLXXXII. ) B( ►Oyle copiando Tackenio, e Kunckel copiando Boyle, diflero , che fenza impiegare neffuna materia che difgiunga i prof- fimi coftituenti principi del tartaro vitriolato , egli fi decom- pone colla fola diftillazione , e che dà in efla il fuo acido vitriolico . Ma Stahl , che replicò quella elperienza , avverte d' averla fatta indarno , benché ci abbia impiegato il più vio- lento fuoco . Pott che la tentò ugualmente , dice d' averne avu- to lo fteflb fucceflb di Sthal , ed oflerva che il medefimo er- rore fi vede trasfufo negli altri copifti di Tackenio , di Boy- le , e di Kunckel . Finalmente da quella ftefla efperienza io non ebbi rifukato diverfo Hi quello n' ebbero Sxahl , e PoTT, e non è nemmeno fpcrabile di ottenerlo , come fi vedrà in feguito . I Chimici avean già oflervato che la tendenza dell' acido vi- triolico ad unirfi coli' alcali fiflb è si forte , che quelle due foftanze precipitano a vicenda ciò che 1' una o 1' altra difciolfe , per infieme congiungerfi in modo infeparabile . Tutte due com- binate formano un fale , dice Pott nella fua Memoria ful- la decompofizione del tartaro vitriolato , ( ^ ) „ que le „ feu , l'eau , les fubftances fallnes , ni les terres métalliques , „ ne peuvent décompofer . „ Anche il Signor Macquer ripe- te ( te neir ultima edizione del Tuo Dizionario ( a ) quello che- avea prima ferino ; cioè , che il tartaro- vitriolato non può decomporfi fé non col mezzo del flogifto , o delle affinità re- ciproche ; né gli altri Chimici fecero finora fu tale propofito maggiori progreflì . I rifultati da' loro efperimentl fu quefto mifto falino forono fino a quelli ultimi tempi affai limitati , come fi vede dalle due oppofte afferzioni di Pott , e di Margraff fuUa di lui femplice fufibilità . Il primo di que- lli Chimici , dopo aver già detto di paffaggio in più luoghi ,. che il tartaro vitriolato è refrattario , dice pofitivanaente ( Z- ) „ ce fel par lui méme ( cioè folo ) n'entre point en „. fufion au feu le plus violent ; il decrepite fur les char- „ bons & dans le creufei &c. „ Ed all' oppofto il Signor Margraff , avendo probabilmente in vifta il fuddetto paffo di Pott , dice ( e ) „ notre fel ( cioè quello di Glauber ) „, fé fond au feu , & méme un peu plus, aisément que le tar- „ tre vitriolé . On ne voudra peut-étre pas convenir avec moi „. de cette affertion ; cependant elle eft exaéìement conforme- „ a la vérité. „ E qui defcrive com' egli abbia fonduto quefto fale , e termina con le feguenti parole „ j'ai re'pe'té depuis „ cette experience , au moins dix fois , en préfence de divers „, te'moins occulaires ,. avec toutes les pre'cautions pofllbles , & „ la plus grande exa^élitude , & elle a toujours eu le méme: ,„ fuccès. „, „ r . -s Credo ancora neceflarìo di riferir bre-v^mente^ 1 efperienze- più intereffanti fin ora fattefi dai Chimici fu quefto mifto falino, alle- quali Stahl diede occafione. Alcuni anni dopo che quefto fom- mo Chimico avea pubblicata la fua decompofizione del tartaro vitriolato col mezzo' del flogifto dei carboni , egli propofe ai Chimici neir anno 1720 un problema da lui addrizzato al celebre Neumann , che fi trovava allora in Parigi ; egli ,, dico , propofe loro di trovare una foftanza che decomponga fui fatto il tartaro vitriolatO' a freddo fulla palma della mano ,. in; modo che 1' alcali fiffo. refti feparato dall' acido vitriolico ,, -^ e que- ( a ) Diftion. de Chy; Tom;. IV.. (i) Pott loc. cir. pag. 247. pag. 19.. (f) Di(rertw.Chy. Voi. II. pag. 583,-84. «SII 14? 115» e quefto rimanga puro . La condizione di decomporre il tartaro vitriolato fulla palma della mano indicava che il mezzo de- componente non dovea eflere un corrofivo. Neumann non diede la foluzione del problema di Stahl ; Geoffroy , e BouLDUC moflrarono d' averla tentata in vano; il primo negli Atti dell' Accademia delle Scienze di Parigi delF anno 1722 , ed il fecondo negli Atti medefimi del Volume 1724. Margraff nella fua Memoria fopra le parti coftituenti le pietre fosforiche , fcopri che la foluzione di qualunque terra calcarla nell' acido nitrofo è precipitata in torma di felenite dalla foluzione del tartaro vitriolato . Pott nella fua fopracci- tata Memoria fulla decompofizione di quello fale , nomina alcu- ne foluzioni metalliche fatte negli acidi nitrofo , marino , e re- gale , le quali fi precipitano colla foluzione del tartaro vitrio- lato- E finalmente il Signor Baume' fcopri che fciogliendo fo- pra il fuoco il tartaro vitriolato con pari pefo di fola acqua forte , il liquore dopo il fuo raffreddamento dà un vero e reale nitro prifniatico , efperienza fu cui egli diede due Memorie all' Accademia delle Scienze di Parigi negli anni i7(5'o , 17(^3. NefTuna però di quelle decompofizioni del tartaro vitriolato foddisPa alle condizioni del Problema di Stahl , mentre o 11 fepari in detto fale 1' acido dall' alcali mediante le fuddette fo- luzioni terreftri , o metalliche , o colla fola acqua forte , 0 fon- dendolo col regolo d'antimonio , come fece il Signor MoNMET ( /? ) , e quindi tentandone nello fteflfo modo la ■ decompofizione mediante le altre follanze metalliche : in tutti quelli cafi fi fa ufo di mezzi corrofivi , e violenti , ed in nelTuno s' ottiene r acido vitriolico puro come efige il problema , che per tal modo refla ancora da rifolverfi dai Chimici . Stahl ne avea già veduta la foluzione prima di proporlo come fi comprende dal Gap. 21. del fuo trattato dei Sali ; ( ù) e febbene non abbia egli fvelata quella foluzione, né altri 1 ab- bia finora trovata ; io reputo nondimeno che fi debba ammet- terla come un fatto , e che per confeguenza malgrado la maf fima (a) Traiti de la difTolution des Me- (ò) Traité des Sels. Gap. 21. pag. tiux . 1775 , pag. 255. 197. «eli 144 H3* fima forza colla quale infieme aderifcono i coftituenti princìpj del Tartaro Vitrìolato , può quefta forza effere facilmente di- ftrutta da femplicifTimi agenti nel tempo fteffo eh' elTa refifte ai più efficaci. In quello cafo Stahl non fa cenno di ciò che ad- divenga dell' alcali fiflb ; egli fi limita a dire che 1' acido vi- rriolico refta puro , e concentrato. Tutte r efperienze dei Chimici fu quefto fale fi riducono alle fopraccennate , dalle quali apparifce eh' egli ci è ancora pochif- fimo noto , benché meriti tutta la noflra attenzione per elfere confiderato dai Chimici come il più perfetto , ed il più inde- ftruttibile tra i mirti falini. Quelle , ed altre confiderazioni mi determinarono ad intra- prendere qualche lavoro fui tartaro vitriolato per meglio ri- levare , fé foffe poffibile , 1' intima di lui natura , ed i can- giamenti a cui può divenire foggetto nelle difièrenti circoftanze alle quali egli fi efpone . Incomincierò a parlare della fua cal- cinazione , di cui foltanto fa qualche cenno il Signor Baume' ( _, dalla quale è imponibile in una lunga calcinazione all'aperto il difendere interamente si quefto fale , che qualunque altra mate- ria • Se la calcinazione potefle incominciare la di lui decompofi- zione , dovrebbe compirla continuandofi quanto abbifogna ; cofa che finora non è riufcita ad alcuno né fopra minima, né fopra confiderabile quantità di tartaro vitriolato. Il fluido elevatofi in vapori durante le defcritte lunghiflime bolliture, ebbe fempre un manifefto odore alcalino, ed il fapore leggerifiimo di quelli vapori era lo fteffo di quello dei vapori d'una lunga foluzione d'alcali fiflb che incomincj ad evaporarfi fui fuoco per effere concentrata. Sembra adunque dimoftrato, che nella bollitura del tartaro vitriolato , non fole non fi elevi in vapore una gran quantità di quefto fale , ma che neppure fé ne foUevi un grano nella fua primiera combinazione falina , e che tutto ciò che fi foUeva in vapori non fia altra cofa che una por- zione dei fuoi coftituenti principj , feparati , e decompofti dall' azione combinata del calore e dell'acqua nella bollitura mede- fima . 1 5.° A quefta fola decompofizione , e non ad altra poffibile caufa , egli è manifefto che attribuire fi deve la produzione dei fiocchi leggeri che ho indicati nel N.° 12.° , e dei quali fono per parlare. Quefti fiocchi fono una congerie di lucenti picciolifTimi aghi, y di ( tf ) eh jr. Exp. Tom. I. p.ig. 459. acidi vi fprìgionarono qualche minima quantità, d'aria; ma nef^ funa di elTe fu precipitata dagli alcali comuni non cauftici . L' alcali fiffo adunque non ha nemmeno colla fufione alcun' azio- ne fulla defcritta terra. Dagli efperimenti riferiti dal N.° 20.° fino al 29." apparifce , che quefta terra non è calcarla, né terra pefante, uè la bafe del fale d' Epfom. Da quelli N.° 30.°, e 31.°, ch'ella non è di na- tura argillofa , poiché non è in elfi feguita fufione. Dal 32.° nuovamente , ch'ella non è calcarla , poiché il vetro rifultato non diede gelatina minerale cogli acidi. Dal 34.° , e 35.° , eh' ella non é filicea , o quarzofa , non avendofi in detti efperimen- ti ottenuto il liquor ftlkum. Dal 33.", che potendofi fonder fola ella deve dare un vetro fuperiormente duro . E finalmente dal 32.°, e 33.°, che il borace ha molta azione fu quefìa terra re- * frattaria. Secondo p rodotto Che piTjfa pel filtro ?iella decompofizione del mifio terreo-falino , in cui egli eftjìe nella proporzione di 24, e fvio 25 a 182. 3,ois I- y,i50 I. 9,030 '• y.035 1. 9,063 1. 9,060 I. 9,006 I. 9,130 I. 8,146 I. 9,118 SS il \ niej. 1.10,001 j I- i^.ISi* I- 5'.i5i I. 9,is(S 1.10,(J02 1.10,015 1.10,019 1.10,027 1.10,017 1. 9,149 1.10,009 1- 9,155 I. 8,o8i5 1. 8,082 1. 8.154 1. 9,116 1. 9,111 I. 9.13» I. 9,107 I. 8.091 I. 9,151 I- 9,155 <= s 1- 9.1S9 I. 9,091 1. 9,099 1. 8,083 I. 8,o6(5 I- 9.1 H I. 8,098 I. 8,077 I. 9,128 1. 8,098 I. 8,o8(S 1 I. 8,051 I- 9.15 I 1. p,i48 >• 9.147 I. 9,146 I. 9,151 1- 9.134 1 .10,001 1.10,004 I. 8,103 ■• 9.157 I. 9,119 I. 8,081 I. 8,076 r. 9,10(5 I. 9,095 I. 8,078 1. 8,067 1. 8,133 1 .10,141 1. 1,070 2. 0,009 2. 1,017 2. 1,052 2. I,0S9 I. 9,089 I. 8,074 1. 8,064 I. 9,132 I. 9,138 I. 8.08 ì I. 8,078 I. 8,oi5i I. 8,07, I. 8,059 I. 8,077 1. 8,079 1. 8,087 1. 8,097 1. 8,075 I. 8,101 1. 8,097 1. 8,094 1. 8,093 1. 8,089 1. 8,078 1. 8,071 1. 8,073 I. 8,090 I. 8,080 1. 8,092 r. 8.077 I. 8,071 I. 8,00(5 I. 8,055 I. 8,058 1. 8,060 I, 8,d88 I. 8,101 1. 8,064 1. 8,069 1. 8,142 r.ii,ooi nicd. (. 57,OM 1- 8.I5Ì i._8,j4^ I. 8,14(5 1. 8,146 1. 8,149 1. 8,154 1. 9,004 I. 9,nli 1.(1,025 I. 9,014 1. 9.009 I. 9,004 ■• 8.I4S 1. 8,138 1.10,146 I. 8,119 l.lo,i3p 1. 1,064 1. 0,001 1. 1,018 2. 1,044 1- 0,151 2. 1,069 2. 0,014 I. 8,129 I. 8,13(5 1.10,151 1. 8,153 I. 8,157 I. 8,i5(S I. 8,15(5 D mcd. med. i.ir,oo7 1. 1,108 1.11,002 i.io.i-jS _i.Ki,lS5 1.10,156 1.10,159 1.11,005 1.11,015 1.11,031 1.11,018 I.II.Oll i.i 1.CC9 1. l.lli 110.155 1.10,141 l.r f ,or7 2. 7,05)7 2. 0,038 2. 1,056 2. 1,083 i-ii,or7 i.it,oi7 2. 1,115 2. 0,061 1.11,014 ^ lì >77T~ 2. I,10« 2. 1,071 1. 0 ,009 2. 1,020 2. 1,057 2. 1,082 2. 1,108 2. 1,105 2. 1,106 2. 1,113 1. 1,124 1. 1,131 1. 0,061 1. I,1C0 1. 1,137 1. 0,062 1. 1,135 2. 1,133 2- 1,127 2. 0,046 2. 1,085 2. 1,099 2. 1,082 1. 1,064 2. 1,108 2. 0,059 2. 1,076 2. 1,105 2. 1,047 2. 2,0 T 4 2. 1,110 2. 1,113 2. 0,0iS2 2. I,0S?2 2. lyllÓ y- S 1- o,osz 1. 0,045 2. 0,038 1. 0,035 2. 0,037 2. 0,042 2- 0,053 2, 1,093 1. 0,060 1. 0,054 1. 0,035 1. 1,071 1. 1,090 2. 0,017 2. 1,056 2. 1,072 2. 0,017 2. 1,040 1, 1,060 1, 0,003 1. 1,014 2. 1,047 1. 0,152 T~iTr5s 1. 1.073 1. 0,027 2. 0,018 2. 1,034 2. 1,070 3r 25 ^ 1- 1,080 1- 1,076 2. 1,072 2. 1,085 i. 1.0(59 2.1, 077 2. 1,073 2. 1,081 1 r,iol 1- 1,107 2. 1,097 2. 1,093 2. 1,085 3S(l { nicd. Ì-''°'' _Ì1_L;?44 1. I.091 1. 1,076 1. 1,080 2. 1,039 1. 1,091 1. 1,100 2. 1,110 2. 1,104 2. 1,099 2. 1,114 "2.'7roS4 n hi 2. 1,040 1. 1,0315 2. 1,031 2. 1,033 1. 1,050 2. 1 ,058 1. 1,062 :■ i.oiS 1. 1,060 2. 1,050 2- l,°4P 2. 1,037 2. 1,002 2. 1,013 1. 1,010 2. 0,159 2. 2,008 1. 1,021 1. 2,018 2. 1,018 2. I,05i5 F ÌD ..1 1 2. 1,138 >77?— '7* -■ MOi X- 0,014 2. 1,157 2. 1,156 2. T,1S4 2. 1,150 2. 1,148 1. i,,sHiunque ha fcoperto un fenomeno generale , che ha leggi , e periodi coitami , dipoi per naturai propenfione di filo- fofica curiofitk ne rintraccia la caufa , e fé dopo molte fue ri- cerche è convinto , o perfuafo in k^i&ffo di averla finalmente ritrovata , quantunque non ne abbia pronta la completa , e di- ftinta efpofizione , lieto ed impaziente non fa trattenerfi di co- municare aidotti, anche imperfettamente, la fua fcoperta. Simi- le è il cafo mio . Da una ferie di oflervazioni Barometriche , che io feci a ciafcheduna ora diurna, e notturna per il corfb di mefi i6 tra il 1778 , e il 177P , ho dedotto un doppio fluf- fo e rifluflb cotidiano dell' Atmosfera , e la collezione di tali oflervazioni coli' efpofizione dei rifultati , e del metodo tenuto neir olfervare fu il foggetto della mia prima Memoria , eh' ebbi r onore di leggere , e prefentare a quella rifpettabiliflima Accademia a d'i 20 Gennajo" 1780 ; di più nel medefimo tem- po non ho faputo trattenermi di aggiungere un abbozzamento imperfetto delle ricerche da me fatte intorno alla caufa origina- ria dello fteflb fenomeno . Ma efìendo appunto imperfetto un tal lavoro , Ipecialmente perchè trafcurai le caufe meno efficaci , e per- «^1 209 If3* e perturbanti , ritirai quello , che ho fcritto allora fenza toccare la parte , che riguarda le offervazioni , proponendomi di lavo- rare un' opera meno imperfetta , più metodica, fornita di nuove Iperienze , e riflefiloni , atte a confermare 1' eflftenza del feno- meno , a determinarne la quantità , e a rifchiararne la fua cau- fa più efficace ; tal che può confiderarfi quello lavoro , come dei tutto nuovo. Ecco ciò che ho efeguito , e che prelènto al voftro fino difcernimento , illuftri e dotti Accademici. 2. Più caufe mi vennero in mente : prima di tutte le altre quella forza perturbatrice del Sole , la quale per le leggi della gravitazione univerfale commovendo 1' Oceano dee commuovere nel medefimo tempo anche l'Atmosfera , contando anche la for- za perturbatrice della Luna , che produce fimile , ma più grand* effetto in ore per lo più diverlè , come caufa generale delle va- riazioni menftrue dello fteflb fenomeno : dipoi mi venne ia mente la femplice rotazione diurna della Terra ; la combinazio- ne del moto annuo di quello noftro medefimo Globo colla detta fua rotazione ; l'azione del calore del Sole per il fluffo diurno, e per il fluffo notturno una confecutiva reazione dell' aria già, polla in moto dal fuolo verfo 1' alto , e verfo i lati ; o pure in luogo della reazione la caduta dei vapori mattutini ; finalmen- te la medefima azione del calor Solare , conformata alle leggi deir equilibrio dei fluidi, e modificata dalla gravita verfo il cen- tro della Terra. Per un efame di tutte le riferite caufe, io per- venni a rilevare , fé pui- non erro , che 1' ultima , cioè 1' azio- ne del calore del Sole conformata alle leggi dell' equilibrio dei fluidi , e modificata dalla gravita verfo il centro della Terra è la immediata , e la più efficace caufa del cotidiano doppio flut fo , e rifluffo dell' Atmosfera ; cosi ora difcendendo in certo mo- do a priori , comincierò dal rifultato , che fu 1' ultimo di quel mio primo ragionamento. Ma prima d' ogni altra cofa efporrò qui fubito alcune oflervazioni , che feci in quello anno corren- te , e in quelli proffimi giorni , le quali vie più confermano 1' efillenza del fenomeno , e le fue leggi , e ne fanno conofcere la fua quantità alla prima bafe dell' Atmosfera , eh' è il livello del mare. D d 3. Ba- 4£il 210 !D» 5. Bacone di Verulamio fuggerifce tra li varj modi di elperimentare anche quello , eh' ei nonaina experimemum compuU ftonh , in quale confifte in difficoltare 1' effetto ponendovi degli oftacoli , cioè o violentando la caufa , o turbando e fovvertendo , ampliando , o reftringendo l' ordine delle prove , 0 finalmente fce- gliendo critiche circoftanze . Io feci alcune offervazioni Barometri- che dalli 3 di Gennajo 1784 fino alli 15, tempo che aveva co- minciato , e mi pareva dover eflere, come fu in fatti", incollan- te , avendo il Barometro d' accordo col Cielo fatto mutazioni ogni giorno , effendofi elevato fin di 8 linee in due giorni , e fubito ritrocedendo , effendofi abbaffato di 4 linee in tre giorni con la ftazione di due giorni , indi elevato di 2 linee in un giorno con altra ftazione di due giorni , e appreflb effendofi ab- baffato di 3 linee con immediata ftazione di quattro giorni con- fècutivi ; e il Cielo frattanto moftrandofi interpolatamente fere- no , dando pioggie , e neve , e venti . Ecco le critiche circoftan- ze. Di più nelT offervare ho turbato l'ordine folito delle ore. Già fecondo le mie offervazioni del 1778 , e 177P nell' Inver- no il maggiore abbaffimento mattutino del Barometro trovafi alle ore 6 , il pomeridiano alle 3 , il maggiore alzamento mat- tutino alle IO, il vefpertino pure alle io: io alterai alquanto r ordine di quefti quattro tempi , pofponendo di un' ora , o di un' ora e mezzo , talvolta di due . In tale turbamento di circo- ftanze fé il fenomeno è piccoliffimo o accidentale non dovreb- be vederfi ; ma nondimeno lo fi fcopre , malgrado tali difficol- tà. Ecco la Tavoletta delle oflèrvazioni. Avverto che ho prefo, come feci fempre , e farò , le differenze fopra pollici 2(5, e che la frazione di linea è di un intero divifo in 160 parti , per la ragione che il Signor de-Luc ha divifo la linea Barome- trica ìa 16 parti , e fi può nel calcolo , anzi giova per la cor- rezione Termometrica , prendere 160 in luogo di 16. Gen- •«SII 211 1(3» Gen- naio 1784 Giorni Ore baflo 5- 7.°'o 1.11,125 6. 7.30 2. 4,000 7. 0 7. 0 2. 7,015 2. 5,150 7- 7.50 2. d,ooo 8. 9- 10. 7. 0 2. 3,120 7- 0 2. 5,100 8. 0 2. 5,050 II. 12. 7. 0 2. 5,020 7. ^0 2. 2,100 '?• 7- 0 2. 2,110 14. 7. 0 2. 2,060 Snmmel |2. 2,090 I50. ?,028 Ore alio 2. 1,020 2. 5,050 Ore 3-30 4.' o baffo io."'5o IO.™ 50 II. II." ii."'3o n- 30 li."" 15 2. 7,020 2. 0,020 2. 0,050 2. 3,065 2. 4,050 5.055 2. 5,060 2. 2,090 2. 2,150 2. 2,090 2. 1,050 50.5,070 o J. 30 4- 30 4-30 4-' 45 5.» 30 3-' o '•'i.'55 2. 5,110 2. 7,000 5.152 2. 5,030 2. 2,150 2. 4,090 2- 5.039 -l_4253o 2. 1,150 2. 2,090 2. 2,040 Ore IO. 50 10.' 30 II. II. alto 2. 0,085 2. 6,100 2. 6,110 2. 6,060 2. 4,130 2,115 5.°55 2.. 5."75 12.' 0 2. 3.1 '0 II.' 15 2. 2,045 IO.' 30 2. 2,125 II.' 0 2. 2,045 Trovafi adunque un fluflb e rifluflb doppio non equivoco anche nelle fomme di tali oflèrvazioni cosi turbate. 4. Dopo quelle io feci delle altre offervazioni in tempo me- no turbato per rilevare la vera quantità del doppio fluflb coti- diano atmosferico , non effendomi curato in addietro che di ri- levare la verità di quefto fenomeno , e le fue leggi , niente piìi ; la fua quantità è un' altra cofa , e la notizia di quefta mi è neceflària per le difcuflioni , che devo fare . Tali oflèrvazioni dovrebbero eflère ftate fatte a livello del mare ; ma io non po- tendo , né avendo perfona che le faceflè , ripiegai in quefto mo- do . Già la legge delle preflloni deli' aria dalla fuperficie del mare fino a 200 piedi di altezza , non variando fenfibil- mente , m' immaginai , che oflervando contemporaneamente , a pian terreno di quefto livello di Padova , a 72 piedi di altez- za , ed a 144 del noftro Oflèrvatorio Aftronomico , quindi fen- za errore fi potrebbe conchiudere la quantità del fluflb e rifluflb atmosferico al livello della Laguna Veneta. Cosi feci ; ed ecco il primo fàggio di tali oflèrvazioni. D d Apri- m 212 11^ Aprile 1784- Giorni V mat. X'' mat. V fera X" fera 4- 2. 3 ,015 2. 3 ,060 2. 3 , o8ó 2. 4 , 010 5- 6. 2. 4 , 000 2. 3.I2S 2. 0, 100 2. I ,130 2. I , I20 2. 0 , 130 2. 0,025 2. 0 , 100 Somme 2. 0, 125 2. 1 , 007 2. I ,027 2. 1,155 8. (5,110 8. 8,132 8. 6, 108 8. 8,065 Dopo quattro giorni tralafciai di oflèrvare , perchè il tempo già eflèndo in commozione , dipoi fi fece molto più turbolento, e perciò inopportuno per tali delicati efperimenti ; ma nondi- meno anche da quelle poche oflèrvazioni emerge il doppio fluf- fo , e rifluflb. 5. Dopo tre giorni il tempo divenuto migliore , ceflati al- quanto i venti procellofi , ripigliai le oflèrvazioni , e ne feci per 1 5 giorni quafi confecutivi ; dico quafi confecutivi , perchè lafciai palsare qualche giorno turbolento. Allora ofservai , come aveva ftabilito , a pian terreno , a 72 piedi di elevazione , ed a 144 ; notando anche il Termometro per diftinguere la tempe- ratura dei tre livelli , fé mai fofse diverfa , e correggerne le con- feguenti differenze. Io non ho per altro eftefo le ofservazioni a tutte le ore, come nel 1778, e nel 177P , parendomi ciò inutile , perchè ormai , fé fi verifica il fenomeno nei quattro fifsati punti , deve efsere anche vero , eh' egli progredifce nelle altre ore , tal rome lo indicano le paliate ofservazioni . Efpon- go qui per eftefa folamente le ofservazioni del pian terreno , e degli altri due livelli efibifco folamente le quattro fomme Baro- metriche rifultanti da tutte le ofservazioni delle ftefse quattro ore ; e del Termometro efibifco 1' altezza media di ciafchedun livello , che rifulta in fine dalle quattro ofservazioni d' ogni giorno » a pie- «Èli 213 l!3* piedi Aprile 1784. Giorni 14. 15- _I7- iS'. 19. V mar. 2. j,o6o 2. 1,024 1.10,050 8,150 1. 9,102 1.11,155 1.11,134 1.10,058 i.ii,i5Ì 2. 4,010 a piedi 72 X*' mar. V" fera X" fera 2. 1,050 2. 1,000 2. 0,050 2. 1,003 2. 0,025 I. 1 1,120 1.10,042 i. 8,095 I. 9,020 I. 8,100 I. 8,132 1. 9,020 I.I0,T3'i 1.11,000 1, 11,130 1.11,120 1.11,138 I. I. 11,150 11,147 1.11,143 1.10,003 i.i 1,135 1.10,036 I. 2. 10,057 3,040 2. 1,044 2. 1,110 2. 4,043 2. 4,004 2. 4,oic 2. 4,074 2. 4,062 2. 4,030 2. 4,063 2. 4,140 2. 3,018 2. 2,066 2. 4,012 2. 2,o6ó ■» ^ 4,045 2. 1,131 2. 1,142 2. 1,155 2. 1,150 2. 2,025 5r. 4,054 31- 0.043 5'- 2,091 28. 8,042 28. 4,139 28. 0,014 1 28. 2,005 27.11,097 28. 2,0281 Altezza 1 med.Terin,| 6 .3 7 )i 7 v4 7 8 8 ,2 7 ,8 8 ,0 8 >5 8 ,7 9>i 9)7 10,3 10,8 Il ,8 9 .^ 13' >3=: a piedi 144 Somme 28. 0,004 28. 2,005 27.11,097 28. 2,028 i5 5,6rr:|io>4 '53)1 = medie 8,S 10,2 Si vede fu quefta Tavola , che la fomma tanto delia V** mattu- tina , quanto della V** vefpertina è notabilmente minore della fua precedente , e feguente X** ; e quella differenza è ciò , che marca il doppio fluflb , e rifluflb . Cerchiamo di dedurre per mezzo di quefle oflervazioni la quantità del fluflb , e rifluflb tan- to diurno , quanto notturno a livello del Mare. 6. Combinando le oflervazioni delli 4 — 7 Aprile con quelle delli IO — 2(5 dello fteflb mefe fatte a pian terreno, rifulta quefta ferie per le quattro ore oflervate V mat. ?. 8 , 022 X^ mat. 40. I , 02^ V" vefp. 39- ^, 151 X'' vefp. 39' }°y i5 °°4- medio aritmetico lin. 3 , I4p e dividendo quefto medio per 15? giorni di oflervazioni , viene lin. o, 033 = 7 ^ P^" ^^ linea : per il fii^ffo diurno poi tra la X** mattut. "1 e la V'^ vefpert. j tra la V'' vefpert. "ì e la X- vefpert. J" ^'^^'' ^^"- ^ , o°5 medio aritmetico lin. 5 , 020 e dividendo quefto medio per ip giorni di offervazioni , viene lin. o , 043 =-j e più dì linea . All'altezza di piedi 72 fi ha per il fiitjfo 720tturno tra la X" vefpert. T e la V' mattut. j tra la V** mattut. 1 t vh . ^ y differ. lin. 2 , 078 e la X'' mattut. j ^ ^ medio aritmetico lin. 2 , 00^2 e dividendo per 15 gierni di oflervazioni, viene lin. o , 025^ =7 di linea: per il fiujfo diurno tra la X** mattut. "),.«-,• ^ . „. ^ y difler. un. 3 , o^j e la V» vefpert. J 3 ? s tra rh .v,^»»,,» h differ. lin. 2 , 048 «È« 215 113» tra la V" vefpert. ì e la X" vefpert. / '^'^''' ^^"' ^ , 03S medio aritmetico lin. 3 , 04^ e dividendo per 15 giorni di oflervazioni , viene lin. o , 035=7 di linea. All'altezza di piedi 144 per il fluffo mttumo tra la X** vefpert. "1 ,.„ ,, , ,,. "^ Y differ. un. 2 , 024 e la V mattut. j tra la V mattut. ì „„ , vh r diner. Im. 2 , 001 e la X" mattut. j * medio aritmetico lin. 2 , 012 e dividendo per giorni 15 , viene lin. o , 022=7 di linea poco meno : per il fiujjo diurno tra la X»* mattut. "ì , ,,h - Y difìer. Un. 2 , od» e la V vefpert. j tra la V' vefpert. ì ,.„ ,. 1 vh r r differ. Un. 2 , opi e la X" vefpert. j ' ' medio aritmetico lin. 2 , 079 e dividendo per 15 , viene lin. o , 02^7=^ di linea. 7. Si fcopre adunque , che in pianura non molto diftante dal mare , come in quefta di Padova , ad elevazioni prefe in ferie aritmetica dal fuolo fino alle più alte torri , regnando il mede- fimo , o poco differente grado di temperatura , il fluflb tanto diurno , quanto notturno dell' aria progredifce in ragione armo- nica continua , cioè all'elevazioni da me prelè o , 72 , 144 , il fluflb diurno come ■; , ^ , 7 , il nonurno , come 7,7,7. Quefta notizia è baftevole per rilevare quanto deve eflere l' uno e r altro a livello del mare . Imperciocché fapendofi , che per le livellazioni fatte replicatamente dai Matematici , e dai Periti , e dai Fifici ancora col Barometro , il pelo di quefto fiume nel- le altezze mediocri fta elevato di piedi 31 circa fopra la Lagu- na m\ i>5 l!3» na Veneta , e che il fuolo , dove forge il noftro Offervatorio , è elevato di piedi 5 , poco più , fopra il pelo del canale conti- guo , fi può concludere , che il iìto , dove io feci le offervazio- ni , a pian terreno è di piedi ^6 circa elevato fopra la Laguna Veneta , e quindi riiiilta , che il fito più alto , dove io feci le offervazioni, di piedi 144 fopra il fuolo, viene ad elfere ele- vato 180 piedi fopra la medefima Laguna. Ciò porto , fé prendell la feguente ferie aritmetica 180 , 144 , 108 , 72 , 35 , 0 ; per il fluflb diurm farà la ferie armonica , che corri f- ponde a tali altezze f. j r. j r» j ■; ? ?■ 5 7 5 ^ P^r il Auffo ?!or- fumo farà n > f, > r. , f. j f. > f • Dunque per le recenti mie of- fervazioni rifulta il rapporto tra il fluflb diurno e notturno a li- vello del mare come f : f , o fia come p : 7. 8. Ripiglio ora quella ferie di rifultati delle offervazioni, che feci nel 1778, quarantacinque giorni prima, ed altrettanti dopo r Equinozio di Primavera , in que' tre mefi cioè , ne' quali la temperatura per la Ibrama totale rifulta media a un di preflb, e le giornate fono o poco più brevi o poco più lunghe di dodi- ci ore . Ecco le differenze fopra pollici 26 nei momenti di fòmma baflezza ed altezza del Barometro. IV'' — V niat. X*- mat. iV» — V» vefp. X'' vefp. 2. o , 008 2. o , 057 I. II , 144 2. o , 034 quindi il fluflb notturno o , o4p 0, 026 medio 0, 037f turno 0, 073 0 , 050 medio o , 061^ Le oflervazloni dalle quali ho dedotto tali rifultati fono ftate fatte ad una elevazione di 50 , o 51 piedi fopra il livello del fiume , e però 82 piedi circa fopra la Laguna Veneta , eleva- zione , che deve dare un fluflb poco minore di quello , che nel- la ferie qui fopra dedotta corrifponde alla elevazione di piedi 72, e fi potrà , volendo , computare anche 1' effetto di tal piccolif fima «eli 217 1(3!» fima differenza. Ora il fluflb notturno dall'elevazione di 72 pletli alla Laguna Veneta crefce in ragion di p : 11, e il diurno in ragion di 'j : 9 \ dunque a livello del mare fi troverà il fluifo notturno , facendo p : 1 1 : : -^Zi al quarto , che farà ^— : e 160 160 il fluflb diurno fi troverà, facendo 7: p : : — - al quarto -2_) 160 160 cioè il notturno tre decime di linea , e il diurno quafi mezza linea. p. Confermata adunque di nuovo con le recenti offervazioni Tefiftenza del doppio fluflb , e rifluflb atmosferico , e trovata la fua quantità molto fenfibile a livello del Mare; v'è ormai tutta la ficurezza, che non fono chimeriche le fue leggi, e che la ri- cerca della fua caufa làrà diretta ad un oggetto reale . In tale ricerca la ragione , che mi determina a fupporre 1' azione del calore del Sole , come caufa più efficace di quello fenomeno , fi è , perchè niuna delle altre caufe, che fi conofcono , né pure la forza perturbatrice dei due Luminari è capace di produrre , fic- come vedremo più fotto , un effetto , che a quello corrifponda nella quantità , e nelle ore , in cui arriva : ed all'oppoflo l'a- zione del calor Solare foddisfa in tutto . Darò poi all' altre caufe quello , che lor conviene. IO. Non è difficile il concepire , come pofl'a il calore del Sole in cialcun giorno una volta far abbaflàre il mercurio nel Barometro. Spuntato il Sole full' Orizzonte , e rifcaldando la fu- perficie della terra , rifcalda a poco a poco anche gli (Irati infe- riori dell' aria , i quali perciò fi dilatano , e nel dilatarfi nafce un movimento in tutto quel volume d'aria rifcaldato , che non è piccolo , come fi vedrà , e finché dura quel movimento , è Icemata la prefllone dei flrati fuperiori, e delle colonne laterali, e quindi il mercurio nel Barometro deve abbaflàrfi fimilmente , come fi abbafla in virtù dell'attrazione Luni-folare per il movi- mento che indi nafce dell'aria , non già pel cambiamento della lìgura . Nella Ragione men favorevole , cioè nell' Inverno , il calore fecondo le mie o/servazioni crefce di 3 gradi dalle 7 E e ore «SSII 218 113» ore della mattina fino alle 2 pomeridiane nei luoghi om- brofi , molto più crefce all' aprico , e per le mie oflervazioni del 1780 , di cui diedi i rifultati all' Accademia alli 14 Di- cembre di quello fteffo anno , la variazione va fmo a 5? gra- di ; fuppofti li foli 3 gradi , fi troverà per la nota proporzione della denfità del mercurio alla denfita dell' aria , che il volume d' ogni colonna atmosferica degli (Irati inferiori crefce come dall' i al 5) , e fuppofti li p gradi , crefce come dalf i al 27 , come in fatti fi deve fupporre , perchè l'aria efterna veramente fi ri- fente del calore aprico . Ma non è quefta confiderazione fola da farfi ; l'aria eflèndo meflà in movimento per il calore , di poi per la naturale' inerzia , eh' è comune a tutti li corpi , feguita ad inalzarfi e dilatarfi anche paflato il colmo del calore , fino a che il freddo fopravvenente non fuperi l'effetto del moto con- cepito ; adunque la prefllone dell'aria fi diminuirà molto più di quello che a proporzione del maggior grado di calore . V è un , altra confiderazione ancora importantiflìma da farfi , la quale fi appoggia ai rifultati delle oflervazioni della mia citata Memoria : la confiderazione è quefta , che tanto la quantità, quanto la du- rata del fluflb diurno crefce dall' Inverno alla Primavera , ed all' Eftate , come crefce il calore , il che fi vede chiaramente in quefta Tavoletta , che prefenta le differenze Termometriche , e Barometriche tra le due elevazioni diurne , la più bafla , e la più alta. 1 Differenze Term. Differenze Baroni. Durata del Fluffo Segni de 'l Zodiaco ÌI778. Gr. 2,79 Poli. 0. 0, 066 X*" m— III vefp. X m — IV vefp. X m — VI vefp. ^ l 4> 17 0. 0 , 078 H Y 7>7? 0. 0 , 089 1779- Gr. ;; , 00 Poli. 0. 0 , 05Ó X" m— in vefp. X m— IV vefp. X m — VI vefp. è Y 4,00 0. 0 , 071 0. 0, 087 6 , 00 05 il Pare adunque certo , che 1' azione del calore dee diminuire il pefo dell' aria fui Barometro . Alla difficolta poi che venifle fat- «self 219 \\^ fatta , perchè non comincia il mercurio a clifcendere fubito do- po il primo aumento di calore, né tralafci dopo fubito il mag- gior grado di calore della giornata , fi rifponderk , che ciò è ben facile a concepire , eflèndo 1' aria per la inerzia , e per la coerenza delle fue parti ritrofa a ric^ere il moto , e avendolo ricevuto , ritrolà ad abbandonarlo : e di fatti è comune proprie- tà quella di tutti i fenomeni naturali di arrivare molto dopo la maggiore impreffione della caufa . Più predo fembrerà una fpecie di paradoflo , che poflà il Barometro per la llefla caufa abbaf^ farli anche nella notte , in cui fopravviene il freddo, che accre- sce il pefo dell' aria , ma ciò s' intenderà torto , premeflb il fe- guente Lemma , eh' è di per fé evidente. II. Supporto un globo sferico Iblido ABD (Fig. I.) circondato da un tenue fluido elartico libero al moto , di cui le parti tanto del folino quanto del fluido tendano al comune centro C, fupporto fempre immobile fecondo la ragione inverfa di qualche potenza delle loro diftanze dal medertmo , fé una picciola forza rtranie- ra fopravvenga in qualche ftrato R del fluido , la quale ivi lo inalzi , e lo dilati , dovrà accadere per legge di equilibrio lo rteflb cambiamento nel fluido anche alla parte opporta del Glo- bo in S. In fatti quando venga alterata nel Globo da una forza ertra- nea in qualche parte la dirtribuzione della mafia del fluido , e la figura voluta dalla fuppofta legge , deve o il centro tanto cangiar di luogo , quanto badi , perchè colla reciprocazione del- le dirtanze , e dei pefi ancora fi componga un equlibrio ; o pure fé il centro rerta immobile , deve farfi o tutto attorno alle me- defima dirtanza un comune cambiamento , o un pari cambia- mento alla parte opporta in S alla dirtanza medefima di R : ma per ipotefi il centro rimane immobile , e il fluido tende al cen- tro in ragion inverfa della potenza della dirtanza ; dunque dee arrivare in S lo rteflb cambiamento , che arrivò in R : eh' è il Lemma proporto. 12. Quindi s' inferifce , che nel cafo , che il fluido circon- dante fia d' una denfità minima rifpetto a quella del folido , e di molto minor volume , introdotta la forza ftraniera , feguirà E e 2 io ^1 i20 \^ Io fteffo cambiamento , che fi diffe , fenza k condizione che '1 centro fia affatto immobile ; cioè anche quando è minimo il cam- biamento del medefimo centro. 1 3. Se adunque fi potefle dimoftrare , che il volume d' aria affetto dal calore fopra 1' orizzonte è aflai grande , onde ne Te- gua un notabile cambiamento nell' equilibrio , ma che nello ileflb tempo è volume di minimo pefo rilpetto a tutto il pe- fo delle Terra , ed Atmosfera infieme ; farebbe dimoftrato , che il centro di gravitazione delle parti della Terra non fi difcofta dal fuo primo luogo , che d' una quantità fificamente trafcurabi- le , e per confeguenza farebbe fpiegato il flufso notturno cotidia- no dell'Atmosfera. 14. Quanto fia il volume dell' aria notabilm.ente difequilibra- to dal calore in varj paelì fimultaneamente ce lo pofsono far conofcere le ofservazioni Termometriche . Prendafi la temperatu- ra equabile di tutto 1' anno ; la quale rifulta dall' eguaglianza dei giorni alle notti , eh' è il cafo più femplice , e può fervire di paragone agli eftremi . Io pofsedo una ferie di ofservazioni Termometriche da me fatte nel 1778 , in tutte le ore del e della notte, nello fteffo tempo che feci le Barometri- che : or pendii , che non fi tura media di tutte le ore ofservazioni , e dividere L ni , ne' quali ho olservato fultò è quefta. potelse meglio dedurre la tempera- quanto che col fommare tutte le 24 forarne per il numero de' gior- cosi feci , e la ferie , che mi ri- Ore I. II. III. IV. 8,57 11,98 v. VI. 8,46 io,6j VII. 8,7? 10,24 VIII. IX. 10,22 X. 10,97 XI. " xìiri Mattina ^,02 8,86 8,7' 8,40 TI, 21 9,38 11,58 1 3,071 Sera I2>47 12M I2,4« 10,09^ -2if. 9,64 9,46^ p,20l Da quefta ferie apparilce , che la minore altezza è alla V ora della mattina , e la maggiore alle II della fera , e quafi eguale alle III : dunque 1' aria nelle ftagioni medie fopra ciafcun pae- fe a quefta latitudine , e in tutte le ftagioni dentro li Tropici fi dilata , ed è in movimento per dieci ore continue ; quefto è L'im- fuppongo , che la variazione diurna dallo fpuntar del Sole fino a i** pomeridiane fia tal nell' Ifole , o nei littorali , come nel Mare ftefso, perchè la differenza farà piccola; ed effendo la va- riazione detta di 12 gradi alla Baja d' Antongil , ficcome riful- ta per due ferie di oflervazioni contenute nel Libro fopra citato del Signor Gentil ( Tom. li. Voy/ige ) , il calor medio del- da giornata in Mare fotto la zona torrida rifultarebbe di gradi 17 , che non farà molto differente dal calor medio di tutto 1' anno . Per comodo di confronto raccolgo qui in una Tavoletta le diverfe temperature medie ritrovate. A Manille gr. 24 , 4 Alla Baja d' Antongil - „ 23 , o A Pondichery .... „ 25, 5 Al Forte Malbrò - - - „ 21 , o A Malacca ,,18,5 In Mare ,,17,0 Temperatura media - gr. 21,3 Adunque la temperatura media della Zona torrida di tutto l'an- no è di gradi 2 1 , circa , comprelb e Mare e Continente . Tale appunto è la temperatura media del Forte Malbrò alle rive del Mare , che deve partecipare del calore del Continente e del ca- lore del Mare, onde fi verifica la noftra fuppofizione , e il no- fìro calcolo . Intorno i Tropici poi , il calor medio farà mino- re . A Madera fituata un poco fuori dei Tropici fecondo il Si- gnor Heberden ( P/yilof. Tra?!/. Voi. XLVIII. pag. 5i8 ) la temperatura media diurna varia da 12-j , a 21^ , cioè la tem- peratura media annua rifultera di gradi 1 7 , circa , e tale vera- mente a un di preffo deve rifultare intorno ai Tropici per la combinazione del calore del Continente col calore del Mare . Per la latitudine di 45° la noftra temperatura media è di gradi IO , 21 . Sommando adunque le tre temperature 21 , 3 ; 17 ; IO , 21 , e dividendo per 3 , rifulta una temperatura media di gradi i ^ ' tralcurando il terzo termine , farà finalmente la detta piramide CGFE = ~à^— + -437- . Sottratta l'una piramide dall' loooo 430000 ^ altra rimane il tronco piramidale atmosferico , di cui fi tratta 4'7 n ABDEFG = --^ . La Iteffa proporzione poi delle pira- 430000 ^ '^ ^ midi ci da anche la sfera efprimente la capacità della Terra e I "i 2 ? 2 2 2 Atmosfera infieme = i -j . — : ed efprimendo que- 43 lOOOOOO fto coefficiente precifamente la capacità della Terra , fi ha quindi la proporzione della capacità della Terra alla capacità dell' At- mosfera, come 43 : I ; e in oltre fupponendo la Terra mille vol- F f 2 te m 223 113?^ te più denfa dell' aria , fi ha pure la proporzione del pefo della Terra al pefo dell'Atmosfera, come 43000: i; e della Terra, e Atmosfera infieme a quello dell' Atmosfera fola , come 43001:1. Ma il volume atmosferico piramidale , che s'è trovato , non è che la duodecima parte dell'Atmosfera tutta, e per rarefazione prodotta dal calore il pefo fui Barometro non viene diminuito , che in ragion di — di linea , al più , vale a dire di -r— di 5 485 tutto lo fteflò pefo; onde moltiplicando 43001 per 12.485 , rifulterà 250205820 : dunque il pefo della Terra e Atmosfera infierae fupera duecento cinquanta milioni di volte lo fcema- mento di pefo prodotto da quel calore diurno , che di fopra fi è confiderato , e difcuffo. ip. Adunque fi può conchiudere, che il cambiamento di luogo del centro della Terra non può eflfer , che minimo , e fificamente trafcurabile , per quell' introdotto dilèquilibrio dell' Atmosfera , e perciò viene in confeguenza del Lemma ftabilito , che fi farà un nuovo equilibrio , cangiandofi il baffo nucleo dell' Atmosfera in figura ellipfbidica , e che quindi meno peferà 1' aria fui Ba- rometro da due parti direttamente oppofte del Globo nello fteflb tempo ; ed ecco fpiegato il doppio fluffo , e rifluffo cotidiano dell'Atmosfera, fcoperto colle noftre offervazioni. 20. Non è poi , che fi replichi ogni giorno , e in ciafcun paefe repentinamente tutto il turbamento dell' Atmosfera , e l'in- tero fiftema del nuovo equilibrio , che fi fpiegò ; ma da che il Sole una volta ha fparfo il fuo calore fu l'Orizzonte , e per lo rotar della Terra ha rifcaldato fuccefl^ivamente tutt'i paefi da Levante a Ponente , l' Atmosfera , che quindi ha prefo nuova figura , e nuovo equilibrio , naturalmente dovè mantenerfi in tale fiato per la forza d' inerzia , che ripugna al cambiamento , e per il calore fuccefilvo , che lentamente trafporta da luogo 3 luogo la figura fatta , cioè trafporta la parte fuperiore coli' e(^ panfione , e la inferiore colla comunicazione del moto impreflb nelle colonne d' aria verfo Ponente , e nelle contermini , che voltano al di fotte in fenfo contrario . Si aggiunga y che il traf- m\ 229 115» trafporto della figura fotta è agevolato nel medefimo t^ivipo dal piccolo flulTo prodotto dalla forza perturbatrice di gravitazione del Sole , del qual fenomeno fi parlerà più fotto . Cos'i il mo- vimento dell' aria , che da principio farà flato verticale , e tan- genziale infieme, ora eflfendo la figura fatta, fi dirige quali tut- to per tangente ; e la maggior parte dell' effetto del Barometro dipende da quello moto. 21. Ora , fé il noftro principio è vero , 1' alfe dell' ellipfoide deve fempre percorrere il parallelo del maggior calore ; cosi in Eftate fi accofterà al Tropico di Cancro , e in Inverno al Tropi- co di Capricorno : dunque i fluffi noftri diurni devono produrre i notturni dell' oppofta parte del Globo , e quelli diurni di là i noftri notturni ; in confeguenza prelTo noi il notturno fluflb Iemale dovrebbe avere la medefima durata , che il diurno di Eftate , e dovrebbe arrivare tante ore dopo mezza notte quante quello dopo mezzo giorno ; e viceverfa il fluflb notturno Eftivo dovrà comparire con le medefime circoftanze di principio , di durata , e di fine , che comparilce 1' Iemale diurno ; ma ciò fi verifica tutto efattamente nelle oflervazioni noftre , ficcome in fine della mia citata Memoria ai §§. 16 , 18 , ip , per varj confronti ho rilevato . Per efempio in Inverno le ore del piiì gran fluflb fono la VI della mattina , e la IH della fera , in Eftate all' oppofto fono la IV della mattina , eh' equivoca colla III , e la VI della fera. 22. Un' altra confeguenza ancora dee venire dal noftro prin- cipio , ed è , che ficcome le diurne Barometriche differenze tra la fomraa altezza , e la più bafla crefcono dall' Inverno all' Eftate fecondo quella legge , che abbiamo offervata al §. io ; COSI le notturne devono avere un progreffo inverfo : or dif- pofte le dette differenze in quefta Tavoletta , fi vede la legge verificata . 1778. €11 230 |[3* 1778. { 1779- 1780. 1779 Stagioni Differenze diurne Differenze notturne ^-2. Poli. 0. 0 , o6ó Poli. 0. 0 , 083 H-Y 0. 0 ,078 0. 0 , 085 0. 0 , 049 55— « 0. 0,011 •-" — e. 0. 0,056 0. 0,050 05 — ft 1 0. 0 ,087 0. 0,025 i ^-k Poli. 0. 0, OÓI Poli. 0. 0,050 -i- \ 55-U 0. 0,08'; 0. 0 , 017 E combinando le ftagloni eftreme del 1778 con quelle del 177^, e 1780 5 fi vede meglio l'andamento inverfo. ri778. H 1779- L1780. 5-1778. f.1779- Ecco verificate due parti eflenziali del fenomeno , ficcome vuo- le la fuppofta cau& ; perchè poi in quefta feconda proprietà non fi offervi un' efattezza matematica , ciò può ripeterfi da aberra- zioni di fenomeni particolari , non ancora ben confumate nella fomma delle noftre oflèrvazioni , benché numerofe . Bafla in ge- nerale vedere un andamento inverfo regolare fenza ritroceffione . 2 3. Reftano da fpiegarfì due piccole anomalie : l' una è , che i fluffi notturni in generale fono minori dei diurni ; 1' altra è una piccola differenza rifpetto alle ore degli fteffi fluffi nottur- ni , i quali inclinano a fuccedere alquanto dopo 1' ora diurna corrifpondente della ftagione oppofta ; cioè , che fé per efempio il fluflb diurno Iemale arriva alle III ore della fera , il not- turno Eftivo arriva più preflo alle IV , che alle III della mat- tina , che farebbe 1' ora fua per ferbare efattamente in durata Y andamento inverfo. Tali due anomalie fi fpiegano facilmente per il freddo della notte ; il freddo ftringendo le molecule dell' aria , ne accrefce r elaterio , e con ciò il pefo , e perciò refta diminuito il fluf- fo notturno . Il medefimo freddo produce tra le molecule dell' aria una maggior coefione , e perciò un ritardo al moto ; quin- di dee arrivare , che le colonne atmosferiche occidentali ritar- de- «eli 2JI i!3s. deranno un poco a dar moto alla parte inferiore dell' ellipfoide , e per confeguenza il fluflb notturno pofponerà. E di fatti un ri- tardo fi oflerva anche di giorno , perchè febbene il caldo fi fac- cia fentire alquante ore prima del mezzo giorno , pure il Ba- rometro non dk fegno di abbaflài-fi , fé non paflàte le ore dieci della mattina. 24. Per il medefimo principio in oltre s inferifce , che il flufso , e rifluflb atmosferico intorno all' Equatore non può avere le viciffitudini , ( eccettuate le due teftè fpiegate anomalie ) che fi oflèrvano preflb noi , ma dee procedere fempre equabilmente , perchè la temperatura , e la durata del giorno fono preflb che coftanti in tutto 1' anno , onde 1' alfe dell' ellipfoide atmosferi- ca non declina tanto dal piano dell'Equatore , onde apporti in paflando una differenza fenfibile da una ftagione all' altra . Qual poi debba eflere intorno 1' Equatore 1' andamento del fluflb e rifluflb cotidiano atmosferico lo può indicare , quanto alle ore , la ferie generale dedotta da tutte le olTervazioni prefe infieme , eh' è r ultima ferie della prima Tavola annefla alla mia cita- ta Memoria. Nella fomma totale delle oflèrvazioni di tutte e quattro le ftagioni devono eflere già confumate le anomalie pro- venienti dalla difuguaglianza delle giornate, e del calore, ed an- che dalla perturbazione del fluflb e rifluflb Lunare : ficchè li vifultati medj di una tal fomraa devono moflirare un progreflb tale , qual dev' eflere intorno 1' Equatore ; diflTi quanto all' ore del flufso , e riflufso, nel refto potendovi efsere qualche varietà. Neil' ultima ferie di quella Tavola le ore della maggior altez- za del Barometro fono la X mattutina , e la X vefpertina , le ore della maggior depreffione fono la V vefpertina , e la V mattutina . 25. Non farà poi diffìcile di conchiudere a rigore anche la quantità del flufso, e riflufso Equatoreale per mezzo delle noftre ofservazioni , e delle notizie di fopra efpofte . Trovo nelle mie Tavole crefciuto il calore medio delle ftagioni dall' Inverno all' Eftate da' gradi 3 fino a' 20,78 , 0 fia 21 , circa , e trovo nel 1778 il flufso diurno fotto il fegno di Sagittario , e Capri, 66 corno TTT, ma fotto il fegno di Cancro, e Leone, tempo del mas- m 252 113» 83 maggior caldo ^ — - ; per un calor fimile nel 177P trovo cre- Iciuto il flufso diurno tra le medefime ftagioni da -^ — g, > 160 160 ora combinando quelli rifultati , lì trova crefcere il flufso diur- no tra l'Inverno , e 1' Eftate da — — a — — : dunque apparifce, 23 che per 18 sradi di calore il flufso diurno crefce di — — -. Ma il 160 noftro calor medio è gradi 10,21 , quello della zona torrida 2 1 , dunque per 1 1 gradi , circa , di calore tra qui e la zona torrida , dovrebbe crefcere il flufso diurno di — — - , pofta la iun- ghezza del giorno pari a quella della notte , com'è fotto la zo- na torrida ; ed avendofi trovato il flufso diurno a quella latitu- 78 dine nelle flagionì medie — — , verrebbe il fluflb diurno fotto 1' i5o ' p2 Equatore —7— ; poco meno di due terzi di linea . Ma ciò fta fenza aver confiderata la differenza di variazione diurna di calo- re tra la nollra latitudine , e la zona torrida ; una tal differen- za è grande . Prefso noi nelle flagioni medie fecondo la ferie di fopra efpofla ( §. 14. ) la variazione diurna Barometrica è di gradi 4,2 ilagione : dunque 1' effetto dev' efler mafifimo a mezzo giorno , e a mezza notte , nullo a fei ore della fera , ed a fei della mattina ; e fé anche vi ioflè un ritardo per 1' inerzia , l' inter- vallo l'ara Tempre di lèi ore dal maffimo al minimo ; ma il noftro fenomeno non fuccede cos'i , come s' è villo ; dunque la detta combinazione almeno non è la fua caufa più efficace : quant' influenza poi vi poisa ella avere , le teorie , ed i principj di calcolo, che abbiamo, fono infufficienti a dimoftrarla, perchè dimofh\ino troppo ; dico troppo , perchè , per quanto fi modifi- chino le formole , fi trova di circa un pollice almeno 1' effetto nel Barometro , quantità , che giornalmente non fi ofl'erva in alcun paefe . L' immortale fu Signor d' Alembert nella fua profonda opera R.ìjicJJionì fu la catifà generale dei 'venti , trova, che la variazione del Barometro in virtù della rotazione della Terra farebbe di 3 pollici e mezzo circa , quantità , che molto meno fi offerva; e fecondo lui non fi offerva, perchè gli sbilangi dell'Atmosfera prodotti dalla rotazione dopo 11 gran tempo de- vono aver ceflato : e tale per li principj lleffi di quello illuftre Geometra dovrebbe anche effere l' effètto nel Barometro per la fud- detta combinazione dei due moti , perchè il moto annuo appunto viene accelerato, o ritardato dalla rotazione, effendo il moto an- nuo quantità come nulla , perchè collante , in turf i momenti. Ma noi non conofciamo ancora bene tutti gli elementi neceffarj per trattare quello Problema : fopra tutto non conofciamo bene l'adefione dell'aria alle parti folide, e poco la denfita degli flra- ti intermed; dell'aria, poco degli flrati interiori della Terra, ed altri elementi neceffarj forfè ci fono ignoti : per lo che fiamo collretti a tenerci a dati in parte ipotetici , ed arbitrarj . In ta- le difficolta r unico mezzo ficuro , e fpedito di fciogliere il Pro- blema farebbe 1' offervazione : ma bifognarebbe offervare ad ogni quarto d' ora , e prima e dopo la mezza notte , e cos'i prima e dopo mezzo giorno . Imperciocché , fé la combinazione dei due moti, annuo, e diurno fa effetto full' aria, quando il Barometro avrà già cominciato ad abbafsarfi per 1' azione del calore \ fi dovrà vedere in qualcheduno dei quarti d' ora una difcefa im- provvifa maggiore delle ajtre difcefe fue contigue ; ma quella la. ■seil 240 1(3» fatica occuparebbe interamente almeno una perfona , tutta in quefto , per il corfo d' un intero anno , e meglio farebbe per più anni. Io cercai di trar profitto dalle mie olservazioni tali , come fono , non iftituite per tal oggetto , e fembra vederli qualche cofa non folo nelle fomme totali , ma anche nelle fe- rie particolari dei rifultati : le differenze medie delle altezze Ba- rometriche tra r ora XI , e la XII , tra la XII , e la I , e tra la I, e la II fono le feguenti intorno mezzodì 7, 1(^7, 14 -r ; intorno mezza notte 2 , 20 -f , 3 ^ . Da qui fi vede , che la differenza tra la ora XII , e la I è maggiore delle altre due , notabilmente quella della notte , alla quale credo , che fi debba attendere più predo che all' altra , perchè di giorno la prefenza del calore dee perturbare la rego- larità delle difcefe Barometriche ; aggiungafi , che il fluffo diur- no s' è già fcoperto maggiore ; dunque , fé la fuppofizione vale , r effetto che rifulta fui Barometro per la combinazione del mo- i8f I to annuo colla rotazione diurna farebbe —7- = — poco più di linea , quantità certamente non trafcurabile , cui per altro adeffo non do che per un indizio. 32. Conchiudo, epilogando in due parole. Per afficurarfi della caufa di un fenomeno bifogna prima dimoftrare , che quella che fi fuppone efifte , perchè fi può fpiegare un fenomeno , e bene anche con una caufa fantaftica , e fimili ne dà il genio fifico d' oggidì : fecondo , eh' ella foddisfa a tutte le circoftanze del fenomeno fteffo . Ora efifte il calore del Sole , e s' è provato , che la fua azione dura tanto tempo full' Orizzonte , ed è sì forte , che può commuovere tutto il bafìb nucleo dell' Atmosfe- ra. S' è provato , che il centro della Terra per tal commovi- mento benché grande nell'aria , fenfibilmente non può difcoftarfi dal fuo primiero fito voluto dalla figura sferica ; onde s' è con- chiufo , che per legge d' equilibrio dei fluidi , e di gravitazione delle parti della Terra verfo il centro , lo fteflb cambiamento di figura e di maffa , che fi fa fuperiormente , deve farfi anche agli Antipodi , dal che deve nafcere anche un fluffo notturno in rutti i paefi , perchè la nuova figura fatta dell' Atmosfera , fi con- Fu 7 . J Fio . 2 / \ \ i - \ 2 i 4- jy. 3. A\ L r .v..r'.' . /f. •:c /,., ; J^: 1^ ! 1 T f g J =• — ^' 7"^ TI « vr — r .— :- e -'■ "-«^ *l ^ii Kl ^' u u / ' Mem.Faff.aJj Tav . n. «SII 241 1(3» confèrva da fé per 1' equilibrio , e viene trafportata da luogo a luogo per r azione fucceffiva del calore , e per la forza pertur- batrice del Sole , che ne agevola il trafporto ; onde per un moto tangenziale dell' aria refta diminuita la prelTione fui Baro- metro. Pofta r azione del calore , come prima caufa del feno- meno , la fpiegazione foddisfa ancora alle fue circoftanze effen- ziali , perchè prima il fluffo diurno crefce in quantità dall' In- verno all' Eftate , come crefce il calore , fecondariamente , do- vendo fempre 1' affé dell' eliipfbide percorrere il parallelo del maggior calore , corrifponde benifllmo dall' Inverno all' Eftare r andamento inverfo del fluflb notturno , rifpetto al diurno . La fpiegazione in oltre acquiftò nuova conferma per 1' efclufione di parti ; cioè , perchè s è provato , che 1' azione fola dei calore del Sole fenza le leggi dell'equilibrio dei fluidi, e della gravita- zione non è fufficiente , né pur fecondata da una reazione not- turna dell' aria , e uè pure fuppuftd iu luogo della reazione la caduta dei vapori notturni ; perchè finalmente fi moftrò ( ciò che importava più d' effer rifchiarato ) che né la forza perturba- trice di gravitazione del Sole produce un effetto si grande , e s\ variante nelle ore , né la combinazione del moto annuo colla rotazione diurna può produrre un tal effetto, che corrifponda al noftro fenomeno nel tempo , e nella quantità. H h ME- , il pefo traente ^ P . La forza acceleratrice verticale coftante di gravita delle particelle del fluido fia = i : la forza concepita dalle par- ticelle del fluido nella direzione orizzontale contraria a GS farà. P P p-y- , ed A L : B L • r I r -^3— laonde fupponendo il raggio = I , ed eflendo AB = y/'AlT+^ìJ farà fen. B AL = y/ 2 P^ + 2 V p -\- p^. Quindi fi polTono dedurre alcune confeguenze. 1. Quanto è più ampio il vafo , cioè quanto maggiore è FO , porte le altre cofe pari, tanto maggiore riufcirà l'incli- nazione della ftiperficie del fluido : giacché il feno dello fteflò angolo è efpreflb da una linea maggiore, fecondo che è maggio- re il raggio a cui fi riferifce. 2. Mutando il fluido contenuto nel vafo , ed in confeguenza il fuo pefo aflbluto , e reftando lo fteifo valore di P , s'avrà di- verfa inclinazione di fuperficie : e maggiore , fé il fluido farà più leggiero , minore , fé farà più pefante . Se nel vaiò vi fià dell' acqua e fìa p=io P:==:io farà il feno d' inclinazione BAL «811 247 HS» IO BAL= ~~ — - = gr.zó. 34'. Se nel vafo fi. contenga dell' oglio, V500 la di cui gravita fpecifica a quella dell'acqua è di 5? 17:1 000 , e per comodo del computo fi fuppone 9 : io , farà IO fen. B AL = -7= = gr. 27. 46'. Se nel vafo fi contenga del mercurio, la di cui gravita all'acqua è 1405)0: 1000, e per com- ic , modo fi fuppone qui 14 : i , il feno B A L = — — - — = gr. 4 . 30 • Y 37800 Quefte differenze d' inclinazione dipendono dal mutarfi il valore di p reftando lo fteflb P : che per altro , fé il vafo col fluido pefafle fempre allo fteflb modo , qualunque fi fofle il fluido in eflb contenuto , e pofto lo fteflb P , l' inclinazione farebbe la medefima in tutti. 3. Se nello fteflb vafo fi contengano fluidi diverfi , i quali per la loro indole non fi confondano infieme , ed il vafb fia moflb fui piano orizzontale con moto uniformemente accelerato, le fuperficie di tutti s'inclineranno egualmente . Contenganfi nel- lo fteflb vafo mercurio , acqua , ed oglio . Sia il pefo totale p=i4o,P=r:io. L'inclinazione della fuperficie del mercurio farà di gr. 4.30'. La fuperficie dell'acqua fi difporra , come fé nel vafo fi contenefle fola acqua al pefo i4o,effendo P=rio : e lo fteflb dicafi della fuperficie dell' oglio . E febbene la fuperfi- cie del mercurio inclinata tenga fopra di fé la fuperficie inferiore dell'acqua a fimile inclinazione , quefto non induce alcuna diffe- renza neir inclinazione della fuperficie deli' acqua ftefla , attefo che qualunque fia il fondo del vafo , in cui fi contiene il flui- do , r inclinazione della di lui fuperficie deve farfi nel medefimo modo , come fé la bafe fofle piana ed orizzontale , non dipen- dendo dalla fteflà né la mifura , né la compofizlone delle forze, per cui la fuperficie del fluido s' inclina ( §. V. ) . 4. Se Pmo l'inclinazione della fuperficie è nulla, cioè efla é orizzontale , perchè il vafo ed il fluido fono quieti. 5. Se ^1 248 l|38> I <. Se V=.p il feno d'inclinazione è *";::. Non è quefto il Y5 calo d' equilibrio tra il vafo col fluido ed il pefo traente . Il primo è foftenuto dal piano fopra il quale infifte : il pefo di- fcende con forza acceleratrice di gravita. (?. Se P = 00 r inclinazione della fuperficie è ad angolo femi- I retto , diventando il feno = — ^ . Laonde tutte le polTibili in- clinazioni della fuperficie. del fluido nel vafo fui piano orizzon- tale hanno per confine l'angolo femiretto. 7. Eflendo il divifore della formula un radicale del fecondo grado , e perciò capace di valore pofitivo e negativo , lo farà del pari il quoziente , Perciò fé O B fia il feno pofitivo , farà OL negativo, e lignificherà, che reftando P e /> pofitivi, il vafo è moflb da G in S , non da S in G come prima. VII. Ora fé il vaiò col fluido ( Fig. 3. ) difcenda per il pia- no inclinato GH , foUecitato dal folo fuo pefo , in queflo cafo la forza follecitante alla difcefà farà ON intercetta tra la verti- cale MN , e la MO normale al piano inclinato , e la forza collante di gravità làrà N M . E perciò le particelle del fluido fi difporranno nella direzione TR parallela al piano inclinato , e normale alla direzione MO delle medefime , comporta dalle due forze M N , NO. La condizione del vafo col fluido difcen- dente per il folo fuo pefo fui piano inclinato è la fteflTa , a cui farebbe , fé fofle egli moflb fui piano orizzontale con moto uni- formemente accelerato , e con una forza , la quale avefle all' af- foluta di gravità la ragione diON:NM, odiAM: AT, che gli è eguale, com'è manifefto per i triangoli fimili HGQ_, M N O , M A T . Debbonfi applicare a quefto moto le ftefle confeguenze di fopra dedotte . E perciò i. Qiianto minore farà r inclinazione del piano , tanto minore rifultando la forza acce- Jeratrice della difcefa del vafo , tanto minore farà l'angolo d'in- clinazione della fuperficie del fluido , come di fatto efler deve , affinchè efla fi faccia parallela al piano inclinato . 2. Qualunque flui- €fl 249 \m fluido fi contenga nel vafo , porta la fteflà inclinazione del pia- no , l'inclinazione della fuperficie del fluido farà la ftefla , per- chè la forza acceleratrice è la ftefla . 3. Se nel vafo fi conten- gano più fluidi, l'inclinazione delle loro fuperficie farà la medefi- ma, perchè la forza acceleratrice alla difcefa è la fteflk per tutti. 4. Se r inclinazione del piano farà ad angolo femiretto , s' avrà la forza acceleratric^e malfima , che foUecitar pofla il moto del vafo fui piano inclinato per azione della fola fua gravità • In fotti fé r inclinazione del piano è maggiore dell' angolo femi- retto , il vafo non ifcorre , ma fi rovefcia fui piano . In que- fto cafo il fluido nel difporre la fua fuperficie orizzontalmente pefa piij fui lato che fuUa bafe del vafo, ed in confeguenza de- ve farlo girare intorno al punto C . Si prefcinde dal pefo de' pareti del vaio . Cos'i la difcefa d' un grave fui piano inclinato , quanto ai moti di rotazione 0 fclrucciolamento ha diverfe modi- ficazioni , fé il grave fia una mafia folida e di figura cofliante , o un vafo contenente del fluido , la pofizione della fuperficie del quale fi muta . 5. Che fé coli' inclinazione ad angolo femiret- to fi combini l'azione d'una forza, che mova il vafo all' ingiù per D C H con un moto accelerato , allora l' inclinazione della fu- perficie fi farà verfo T , ed il punto A dell'acqua orizzontale non folamente s'abbaflerà in T , ma procederà fiotto , e non fo- lamente fi alzerà da S in R , ma eccederà il punto R. Vili. Che fé il vafo col fluido afcenda per un piano inclina- to con una velocità determinata , fuppofta quefta coftante , la fuperficie del fluido fi manterebbe in /?j- parallela all' orizzonte . Ma fé quefta foffe continuamente diminuita dalla forza ritardatrice n 0 corri fpondente allo sforzo di gravità del vaio afcendenre , 1' inerzia delle particelle del fluido , la quale in efle mantiene la forza acquiftata, le farà alzare da /r in ? ed abbaflare da 5 in r, appunto come nel cafo di difcefa , e la fuperficie del fluido fi manterrà parallela al plano inclinato . In amendue quefti cafi , tanto di difcefa quanto di afcelà , è manlfefto che il punto M , oppure m refta fempre nel medefimo fito della fuperficie del flui- do , in cui è a vafo quieto ed orizzontale. IX. Ora fé il vafo col fluido difcendendo per un piano incli- I ì nato ^ì 250 |I3> nato GHP ( Fig. 4. ) pafli in un altro meno inclinato VHI, die s'unilce al primo nel punto H, è manifeftoy che eflendo in quello fecondo piano minore la forza acceleratrice , la fuperficie- del fluido fi dovrà comporre in una fituazione meno inclinata all' orizzonte , e parallela al nuovo piano . Ma in quello pafiTag- gio da piano a piano due nuove direzioni di moto acquiftano le particelle di fluido polle in T M . Primieramente portandofi la baie del vafo col punto C nel piano HI efla s'alza, giacché per la inclinazione del primo piano farebbe progredita per HP fotto HI. Riceve dunque il fluido un moto in C all' insù con direzione perpendicolare all'orizzonte. In fecondo luogo il vafb fleifo mutando direzione di corlo da GH in. HI incontra una refiilenza , che nel fluido produce un moto orizzontale da G verfo O ^ o da T verlo M » Per quelli due movimenti deve fé- guire un movimento delle parti fuperficiali del fluido da e verfo un punto fopra m , per il quale mentre il vafo difcendendo pat fs da un piano^ all' altro , il fluido fcorra fuperficialmente con direzione contraria a quella del vafb . E perchè non può il flui- do eccedere da una parte il fuo limite tm^ che dall'altra, non manchi , e non fìa fotto il fuo limite mr ,. perciò la porzione eccedente moffa in direzione oppofla a quella del vafb , anderà ad^ occupare il luogo dove il fluido manca . E quando per di- •verfi piani fempre più inclinati all'orizzonte il vafo afcende , gli flelfi moti avranno luogo , e continuerà lo fleffo movimento fu- perfìciale di fluido , e nella fleflà direzione , in cui fi faceva du- rante la difcefa . Cioè il fluido nel paflàggio da piano a piano fi comporrà nella pofizìone parallela al nuovo piano ; ma palfando il vafo dal piano I H al piano H G , che è più alto , giacché HG è fopra HV , riceverà il fluido T un moto verticale all' insù , e ne riceverà un altro orizzontale , per 1' oflacolo della nuova direzione di piano , per i quali due movimenti fi porterà con direzione compofla da T ad un punto fopra M , e fupplirà alla mancanza , che deve produrfi in M N dall' ecceflb , che lì pro- duce in TM. X. Da quelle premeffe deducefi , che fé il vafo col fluido- fia: app 'b ad un filo o- ad una verga rigida e mobile intorno al pun- m 251 113» punto di fofpetifione , e fi metta in ofcillazione , egli farà con- tinuamente alla condizione di difcendere per piani Tempre meno inclinati , o di afcendere per piani fempre più inclinati all' oriz- zonte . Sara eflb per tanto in ogni punto della fua ofcillazione fopra un piano diverfamente inclinato , e nel quale fé conti- nuafle a difcendere o afcendere procederebbe per la tangente a quel punto della curva , e la fuperficie del fluido farebbe paral- lela alk ftefla tangente . Ed eflendo quefti piani infinitamente piccoli , e le fucceffive differenze delle loro inclinazioni all' oriz- zonte infinitefime , i fuccefllvi ecceffi nella fuperficie del fluido , che fono fpinti a compenfare i fucceffivi difetti dall'altra parte del vafo , faranno infinitamente tenui e non difcernevoli dall' oc- chio fenza qualche ajuto . Quindi la fuperficie del fluido nel va- fo ofcillante apparirà fempre nel medefimo modo normale alla di- rezione del filo o all' affé del vafo , ed immobile ( Efp. i. ) ; dalla qual pofizione di fatto in ogni iflante s allontana per ec- ceffi infinitamente piccoli , e pari difetti . Qualunque fia la cur- va, per cui il vafo difcende o afcende nell' ofcillare , fempre nel- lo fteffo modo apparirà quieta la fuperficie del fluido , perchè fe- condo la legge d' inclinazione all' orizzonte delle fucceffive tan- genti alla curva nafceranno proporzionate le quantità de' due mo- ti orizzontale e verticale , che fervono a fare , che il fluido 11 fpiani con maggiore o minore velocità nella direzione contraria a quella dell' ofcillazione . Segue in oltre dalle cofe dette , che mentre il vafo col fluido ofcilla principiando la difcelà dal pun- to della maffima elongazione dal perpendicolo , fino al punto della maffima elongazione dallo fleffo per afcefa , le particelle del fluido nel vafo hanno un movimento di circolazione da MR verfo MO, MT, e da MT verfo M R , ed inverfamente quando dopo compiuta l' afceia difcende . XI. Efp. 7. Attaccando una boccia con acqua ad una verga rigida di ferro , la quale liberamente olcilli intorno al punto di fofpenfione, il fluido mantiene la fua fuperficie normale all'alfe del vafo , ed apparentemente immobile. Efp. 8. Attaccando la boccia col fluido ad un filo pieghevo- le , ed applicando al punto di fofpenfione il taglio d' una tavola I i 2 fé. ■«£11 252 1^ fegata a cicloide convefla , per modo che la verticale da detto punto fia tangente della curva nel di lei punto fupremo , il va- fo col pendolo nel cadere defcrive un arco di cerchio , e nell'a- fcendere adattandofi alla curvatura del taglio , che gli fi prefenta, defcrive una femicicloide : e cosi nel regreffo prima il vafo col fluido defcrive la femicicloide , poi afcendendo defcrive un arco di cerchio , e la fuperficie del fluido fempre nello fteflb modo apparifce immobile e normale all'afle del vafo ( §. X. ). XII. A quefta teoria de' movimenti del fluido nel vafo ofcil- lante corrifpondono molto efattamente 1' efperienze , alle quali mi guidò la teoria ftefla , e che li rendono difcernevoli . Non potendofi oflervare alcun movimento nelle parti dell' acqua o qualfivoglia altro fluido uniforme , limpido oppure opaco , fé 1' occhio non abbia qualche fegno diftinto , a cui riferirfi per giù- dicarne, tutta l'induflria doveva diriggeriì a procurare all'occhio SI fatto fegno . Se dunque è vero il movimento della maflà del fluido fpiegato al §. X. , deve anche fuccedere , che un galleggian- te immerfo nel fluido , mentre il vafo ofcilla , acquiftera un moto all' ingiù ed all' insù rifpetto alla fuperficie del fluido. Co- si in fatti avviene. Efp. p. Immerfo un idrometro XY nel!' acqua contenuta nel vafo ACDL, e portato quefto col filo in GS ( Fig. 5. ), in- di abbandonato alle fue ofcillazioni , finché 1' idrometro fta nel tratto del vafo FLE eflb va in giù e s' immerge fino a qual- che punto p durante l' ofcillazione intera fino a GR , da dove difcendendo il vaio e portandofi fino a GS , 1' idrometro , fé continua a fl:are nel tratto FLE, afcende fino ad un punto q , e fono eguali w/> , nq. Efp. IO. Immerfi due idrometri uno nella parte ML del va- fo r altro nella AM , intendendo divifo il vafo in due parti eguali da un piano diametrale , che pafll per F E e per G O , allorché il vafo fi mette in ofcillazione , fcorgefi difcendere fi- no a /» l'idrometro XY , e nello fìieffo tempo afcendere fino a Q_ l'altro HK durante il moto da GS in GR : e nel ritor- no da G R in G S afcende X Y fino a ^ , e difcende H K fi- no a P . L' altalena , che giuocano queft' idrometri è fincro- ■ na «SII 235 i(3* na alle ofcillazioni del pendolo formato dalla funicella e dal vafo. Efp. II. Gl'idrometri non continuano a (lare nello fteflb fi- to , dove fono porti da principio , ma vanno tentennando alcun poco rifpettivamente al perpendicolo nel montare e calare , ed acquiftano un moto di progreffione dal lato del vafo verfo il fuo mezzo e l' oltrepaflano . S' alzano e s' abbaflfano meno a mifura che s' accoftano al diametro FÉ , dove pervenuti rimangono fenza il moto verticale d'afcefa e difcefa ( §. Vili. ), ma conti- nuano a tentennare e fono fpinti all'altra parte del vafo. Quan- to è più ampio il vafo , o ampia 1' ofcillazione , o più breve il pendolo , tanto maggiori fono i tratti , per i quali afcendono e difcendono gì' idrometri immerfi . XIII. Ma in oltre è neceflario di riconofcere il moto fuperfi- ciale , e di circolazione delle particelle di fluido , di cui fi ragionò al §. X. Efp. 12. Spargo fuUa fuperficie dell'acqua nel vafo della grof- fa e lecca polvere di tabacco . Sinché quella non è penetrata dall' acqua , fé fi metta il vafo in ofcillazione , la polvere ri- mane tranquilla e ferma , come fé folfe fparfa full' acqua quieta. Quando poi la polvere s' umetta , penetra fotto la fuperficie dell' acqua , e viene a formare una parte del fupremo ftrato del fluido , allora eflà fegue i movimenti delle particelle dello ftra- to medefimo , e fi rende oflervabile all' occhio , mentre per l' in- nanzi non faceva che cuoprirlo . Meffo in olcillazione il vafo , trafportafi la polvere contenuta in quefto fupremo fl:rato da AM v£rib M L , mentre il vafo fi porta da G S in G R , ed al con- trario la polvere fi tralporta da L M verfo A M , quando il va- fo ofcilla da GR in GS . E perchè umettata la polvere alcune particelle della ftefla penetrano più abbalfo nell'acqua, e reftano folpefe nel fluido a varie altezze , fcorgefi infieme , che mentre il moto delle parti fuperficiali è da A M in M L , il moto delle inferiori è in direzione contraria da Y verfo K. Corrifponde quefta efperienza a quella , che è riferita dal Signor Daniele Bernulli nella fua Memoria coronata dall' Accademia di Pari- gi , fulla ricerca fatta nel 1745) e 17 51 fuUa natura e caufa del- I «SII 254 113» •delle Correnti del Mare. Se fi riempia d' acqua un piccolo vafo parallelepipedo lungo dieci o dodici pollici , largo ed alto due pollici , e vi fi gettino de' briccioli di carta mafticata , o altri piccoli corpicelli , che vadano leggermente a fondo , e fi foffii fopra la fuperficie dell' acqua da un capo del vafo all' altro , fi vedrà , che tutti i piccoli corpicelli , che fono al fondo del vafo fi movono verfo il luogo , da cui parte il foffio , e quelli , che galleggiano , dallo fleffo luogo s' allontanano. XIV, Ma fé li defcritti fpianamenti del fluido in fuperficie , per cui gli eccelfi da un lato compenfano e pareggiano i difetti dall'altro, di fatto fuccedono, come pare dimoflrato per le colè addotte fin qui , debbono effi anche apparire raccolti in fom- me , allorché lo ftrato fupremo della fuperficie del fluido non polfa fcorrere da una parte all' altra del vafo. Se un piano per- pendicolare ad AELF difcenda per FÉ nel fluido e divida gli ftrati fuperiori , lafciando libera la comunicazione degl' inferio- ri , allora tutti gli eccelfi , che nel moto d' ofcillazione da G S in GR fi vanno producendo fopra FAE , non potendofi fuccef fivamente fpianare ne' difetti di E L F , dovranno accumularli fopra FAE, e la fomma de' difetti apparirà fotto ELF, fic- chè la fuperficie del fluido nell' ofcillazione da GS in GR ap- parirà più alta in A che in L, ed a vicenda nel moto da GR in GS farà più alta in L che in A. Efp. 1 3. Corrifponde perfettamente 1' efperienza a quella illa- zione . Prendo un tubo di vetro (Fig. 6.) a. braccia parallele o divergenti PC, LD, comunicanti per il tubo CD, che ferve di bafe . V infondo dell' acqua fino ad S , M , che fegno con due fili avvolti ai due tubi o braccia: indi appefo quello tubo ricurvo per mezzo di due fili annodati al punto G , lo allontano dalla verticale per abbandonarlo alle fue ofcillazioni , avvertendo , che quelle fi facciano nel piano verticale , che pafla per G e per F C O L . Neil' ofcillazione da G Z a G R il fluido afcende fo- pra S in L , e difcende da M in O : nella fufleguente da GR in G Z il fluido difcende da L verfo Q_ ed afcende da O verfo P. Quello è precifamente ciò che rifultava dalla teoria. Efpr 14. Se il tubo fia corapollo di due braccia, uno de' quali fia <^i 255 m fia ampio e capace , l' altro angufto , allora l' afcefa e difcefà del fluido rifpetto ai punti S, M non fi renderà olfervabile nel tubo ampio , e lo farà moltifTimo nell' angufto . Perchè il volume di fluido nel tubo anguito , dove la bafe è piccola , ha maggiore altezza , ed al contrario nel tubo ampio eflèndo la bafe grande r altezza è piccola» XV. Nelle ofcillazioni offervate coll'Efp. 13. fi rimarca, che dopo tre 0 quattro il fluido diviene quafi ftazionario in MS per due o tre altre ofcillazioni , e poi ripiglia il fuo ritmo d' afcefa e difcefà in LI, O o ed in P p , Q_q . La caufa di quarta variazione è la feguente . Quando per qualfivoglia moto impreflb fi fquilibra il fluido contenuto in un tubo ricurvo , co- me quello dell' efperienza , ed il tubo fi metta in quiete , il fluido concepifce un movimento d' ofcillazione , per cui s' abbaflà e s' innalza fopra 1' orizzontale alternativamente dall' una e dall' altra parte. Quefte ofcillazioni fi fanno con la fteiìa legge , con cui fi farebbero quelle d' un pendolo femplice , la lunghezza del quale fofle eguale alla lunghezza della colonna di fluido conte- nuto nel tubo , divifa per la fomma de' feni degli angoli LDC DGP fatti dalle braccia con la bafe. Ora nella noftra fperienza il fluido fi fquilibra nel tubo , quando portato quefto fuori della verticale G F , lo fi abbarltìona alle fue ofcillazioni , e per que- fta ragione devono cominciare le ofcillazioni del fluido net tubo col ritmo predetto. Ma le ofcillazioni dell' altro genere , k che noi confideriamo, hanno il loro ritmo dipendente dalla lunghez- za di G Z coi tubo anneflb , né perciò quefte colle prime pòf^ fono coincidere , né effere fincrone , qualora ciò noa fi tenti con efpreffo divifamento. Quindi i movimenti del fluido eccitati da quefte due fpezie d' ofcillazioni non fincrone fi contrattano e finalmente s' equilibrano , allorché fcorgefi il fluido ftazionario in MS. Poi eftinto il movimento, per cui s'eccitarono le ofcil- lazioni della prima fpecie , fuccedono quelle fole , che nafcono dall' accumularfi gli ecceffi ed i difetti nel modo fpiegato , e continuano fino a tanto , che il tubo col filo ofcilla intorno al punto G , da cui fi producono . XVL Querti fenomeni deli' ofcillazione. del tubo s' ofservano „ qua- «SII ^<>6 m> qualunque fia il fluido , che s' adoperi per riempimelo , ogllo , acqua, mercurio: e danno ecceflì e difetti MP, SQ_. tanto mag- giori , quanto è maggiore la diftanza LP tra i tubi , e quanto è più breve il pendolo GZ : e porto lo ftefso pendolo , quanto è più ampia 1' ofcillazione . Se il fluido contenuto nel tubo è mercurio , oiservafi , che dalla parte , dov' egli nell' ofcillazione s' innalza fopra S M , la di lui fuperficie fi fa convefsa , e concava dalla parte , dove s' abbafsa fotto S M . Appunto come fuccede nel mercurio del Barometro , e ferve d' indizio delle mutazioni d' altezza , alle quali fi difpone per la prefllone dell' aria . E' quefto un particolare effetto della maggiore attrazione , che hanno ti-a di loro le parti del mercurio , di quella , che hatrao alla fuper- ficie del vetro. Dal che ancora dipende , che le afcefe e difcefe del mercurio L S , M O nel tubo fieno minori , pofte le altre cofe eguali , di quelle dell' acqua. XVII. Con quelle premelse è fatta la ftrada alla fpiegazione degli ondeggiamenti delle fuperficie contigue dell' acqua e dell' oglio contenuti nello fi:efso vafo ofcillante . Sia (Fig. 7.) il va- fo A C D B pendente dal filo G Z , ed in efso fi contenga l' acqua fino ad OL, ed uno ftrato d' oglio da OL a MS. Suppongafi , che il vafo allontanato dal perpendicolo GF in GZ fia mefso in ofcillazione. Nella fuperficie dell' oglio MS faranno continua- mente fpinte delle particelle di fluido dalla parte MP alla parte P S , finché r ofcillazione fi fa da N G in G Z , ed a vicenda i fucceffivi moti delle parti fuperficiali dell' oglio fi faranno da S P in P M , quando l' ofcillazione farà da G Z in G N ( §. IX. ) . Cos'i la fuperficie dell' oglio MS fi manterrà ferma apparente- mente e normale a G Z , o all' afle del vafo . Ma non può partire alcuna porzione d' oglio dalla parte M P , fenza dimi- nuirne la fua altezza M O , e non poflbno quelle paflàre in P S fenza accrefcerne 1' altezza SL , qualora per di fotto con movi- mento contrario non paffino delle parti d' oglio da L R in RO. Quindi fé nel vafo fi contenefle foltanto dell' oglio , il moto di circolazione della parte inferiore dell' oglio fomminiftra- rebbe l' equivalente allo ftrato , che fi fpiana per di fopra da M P in PS, e la maffa dell' oglio confervarebbe la fua figura OMSL. Ma «en ^s^ \^ Ma mentre nella fuperficie fuperiore dell' oglio nafce il fuddetto compenfo , la fuperficie fuperiore OL dell' acqua fi mette nello fteflb movimento , e s' alzano delle di lei particelle in OR per ifpianarfi in RZ, affinchè la fuperficie dell'acqua OL fi man- tenga normale a GZ. Ma lo ftrato OR d' acqua non può pat fare in R Q_ , perchè il luogo è ivi occupato dall' oglio incom- bente in LR , le di cui parti non poflbno circolare e foftituirfi in R H , attefo che quefto fpazio è occupato dalle particelle dell' acqua fuperiori ad O R e tendenti verfb R L . Dovranno dunque accumularfi dalla parte PSL gli (Irati d' oglio fpinti fuc- ceffivamente da MP , e dovranno accumularfi fopra OR gli ftrati d' acqua foUevati e che paffar non poflbno in R L Q_ oc- cupato dall' oglio , giacché quefti due fluidi non fono di natura da confonderfi infieme in una fola mafia. E' dunque manifefto , che neir ofcillazione da Z G in G N lo fi:rato o mafia d' oglio muterà' la fua figura da MS LO in MSQ_H, ed a vicenda neir ofcillazione da G N in Z G , e quindi prefenterh all' occhio r ondeggiamento della comune fuperficie de' due fluidi fincrono ai movimenti del pendolo G Z , mentre la fuperficie M S appa- rirà ferma , e normale all' afle del vafo. Sara dunque la quiete del fluido nel vafo che ofcilla foltanto apparente , ed un errore dell' occhio , incapace di difcernere i moti , che fuccedono in un fluido uniforme , e 1' ondeggiamento della fuperficie comune dell' acqua e dell' oglio non farà che un nuovo modo di mani- feftare quefti moti col colore diverfo de' due fluidi , e con la lo- ro incapacità di confonderfi , non difflmile per la caufa , che lo produce dal moto degl' idrometri , della polvere fparfa e mifta neir acqua , e del tubo a due braccia pofto in ofcillazione col fluido che contiene . XVIII. Ma fé nel vafo ofcillante contengafi acqua e mercu- rio , allora la fuprema fuperficie dell' acqua refta quieta apparen- temente , e quiete altres'i e fenza alcun ondeggiamento appari- fcono le fuperficie contigue del mercurio e dell' acqua fovraincom- bente . Quefto fatto , che abbiamo indicato all' Efp. 6. infegnar un' altra circoftanza del movimento de' due fluidi , la quale nell' acqua coli' oglio non fi poteva rimarcare . Quando le particelle K k d'ac- •«SII 238 113» , •d* acqua fono accumulate fopra O R e non fi fpianano fopra RL , ciò avviene perchè a quefto fpianamento relìftono con la loro mafia e forza le particelle d' oglio accumulate in RL. Ed elfendo il volume d' acqua ad un eguale d' oglio come io : p , effe fi foftengono con reciproca preffione ad •; di differenza, prof- fime all' equilibrio. Ma allorché nel vaiò fi contiene acqua e mercurio, la gravità fpecifica del quale è quattordici volte mag- giore di quella dell' acqua , allora il momento delle particelle di mercurio in OR fupera di gran lunga il momento contrario delle particelle d' acqua in R L , e perciò il mercurio fi fpiana fopra il proprio volume , e non lafcia calare ed accumularfi r acqua fotte RL , che perciò fcorre fopra LO per foftituirfi fopra PB e Ipianarfi in 1?S . Laonde la fuperficie del mercurio è rifpetto all' acqua fovraincombente a guifa d' un fondo fermo , né può difcemerfi l' ondeggiamento , perchè non fi produce o non fi mantiene la fpiegata accumulazione di parti, ma effe per il loro pefo fpecifico tanto maggiore dell'acqua prontamente fi ricompon- gono. Quindi l'ondeggiamento non fi fcorge , fé fopra il mercu- rio fi metta dell' oglio : e ben fi difcerne , fé nello fteffo vafo fi metta dell' acqua , dell' oglio di terebinto , e dell' oglio co- mune , perchè le differenze di pefo fpecifico di quefti fluidi non fono cosi notabili, che produr pollano il fenomeno, che il mer- curio produce. XIX. Perchè poi quant'è maggiore l'ampiezza delle olcillazio- ni, dato lo lleffo vafo e la fteffa lunghezza di pendolo, l'ondeg- giamento apparifca tanto maggiore tra l' oglio e l' acqua , la ra- gione è facile da vederfi , perchè è tanto maggiore il numero delle particelle di fluido, che in ogni punto dell' ofcillazione traf- portafi da un lato all'altro del vaio , e quindi ne è maggiore la fomma. Quanto è più ampio il vafo, polle le altre colè egua- li , tanto più fenfibile è l' ondeggiamento , perchè l' inclinazione d'una linea più lunga allo fìeffo angolo defcrive un arco mag- giore , perchè il cerchio è maggiore . Quanto è più lungo il pendolo , reftando le altre cofe pari , tanto meno difcernevole è l'ondeggiamento , perchè allontanati ad angolo eguale dal per- pendicolo due pendoli di diverfa lunghezza , la forza acceleratri- ce , «Èli 259 liso ce , che follecita alla difcefa il più lungo è minore di quella , che follecita il più breve , in proporzione inverfa delle lunghez- ze . Quindi i moti , che s' imprimono alle particelle de' fluidi , per cui eccedono la fuperficie e fi trafportano dall' una all' altra parte del vafo , fono minori e la loro fomma è minore . Perciò allungato di molto il pendolo fono appena difcernevoli . Ma at- taccando allo fteflb lungo pendolo un vafo più ampio y 1' ondeg- giamento fi rende più oflèrvabile. XX. Finalmente fo fi abbia un vafo con oglio ed acqua e fi metta in movimento , poi fi pofi fopra un piano , dopo breve tempo fi vede tranquilla la fuperficie dell' oglio , e continuano gli ondeggiamenti nella fuperficie comune dell' oglio ed acqua . La ragione di quello fenomeno fi deduce dalle dottrine fuefpo- fte . La fuperficie fuprema dell' oglio fi può pareggiare , ed ap- parire tranquilla , percliè le particelle eccedenti per il moto im- preflb , poflbno Ipianarfi fulla fuperficie libera di elfo . Quelle dell' acqua ancora , fé fopra la di lei fuperficie potelfero libera- mente fpianarfi , più prefto fi metterebbero a livello ed in quiete apparente . Ma non poteivJo ciò fuccedere per 1' impedimento dell' oglio fovraincombente, continuano le loro ofoillazioni diftin- te col follevàmento della fuperficie dall' una e dall' altra parte alternativamente . XXI. Mi fembrano {piegate tutte le circoftanze del propofto difficile fenomeno da principii evidenti di Teoria e da fperienze adattate ed indicate dalla lleffa teoria . Forfè da quella fpiega- zione fi potranno dedurre delle confeguenze , le quali fervano all' inveftigazione delle leggi d'alcuni moti de' fluidi ne' fluidi , e de'folidi ne' fluidi. Ma io m'aftengo da ogni tentativo di quella forra , fino a tanto che vegga per altrui giudizio , fo mi fia be- ne apporto nella prefente ardua ricerca. XXII. Il fenomeno , di cui fi è ragionato fino ad ora , diede occafione di rifvegliare una ricerca importante , ed è , fé lo (pargimento dell' oglio lui mare turbato e burrafcofo ferviffe a calmarlo per modo, che fé ne allontanafle ogni pericolo ai bafti- menti. Il Signor Franklin in una lettera diretta al D.' Brown- RIGS il d'i 7 Novembre 1773 da Londra ne trattò coplofà- K k 2 men- «SII z6o I}^ mente ( a ) . Narra egli le pratiche de' pefcatori di variì paefi per togliere coli' oglio fparfo il raggrinzamento della luperficie del mare , onde poter vedere nel fondo : e d'altri , che avendo bifogno di luce fott' acqua , fchizzano a quando a quando un po' d' oglio , il quale falito alla fuperficie la rende tranquilla e con- cede alla luce il libero paflaggio . Riferifce varie oflervazioni ed efperienze eh' eflò fece , e comprovano quella proprietà dell' oglio , piccola quantità del quale fi diftende in un tratto affai ampio di fuperficie d' acqua , che refta ricoperta con un fottiliffimo ve- lo , che impedifce il raggrinzamento , ed il romperfi e fpumeg- gfàre dell' onde . Piìi difufamente quefti effetti fono efpofti nella Memoria del Signor F. de Lelyveld Ollandefe ftampata in Amfterdam nel 1775 , nella quale gli effetti dell' oglio , del ca- trame , e d' ogni altra foltanza , che foprannuota nel mare per diminuire il pericolo delle burrafche fono autorizzati da ragguar- devoli teftimonianze . Codefto Autore ha prefo si fatto interef- fe (per veder efaurito con ficure nozioni tale argomento , che nella fuddetta Memoria ha propofto diecifette queliti relativi al medefimo , affegnando il premio di quattr' oncie d' oro per lo fcio- glimento di ciafcheduno , dentro un certo termine di tempo . Non il è fiputo fin ora , che ne fia fiato confeguitò alcuno. XXIII. Non pare per altro, che i fenomeni offervati nel vafo a pendolo abbiano un immediata relazione all' abbonacciamento del mare con lo fpargimento dell' oglio . Nel vafo a pendolo tutta- la maffa de' fluidi in effe contenuti è agitata dalle ofcilia- zioni , e non la fola fuperficie e lo ftrato fuperiore dalla fuc- ceffiva percuffione dell' aria , come nel formarfi dell' onde . Di fatto l'acqua fola o il folo oglio nel vafo ofcillante fi compon- gono ben prefto alla quiete apparente della loro fuperficie , ed in effa fi mantengono . Tale apparifce anche la fuperficie dell' acqua nel vafo , fé fia ricoperta da un tenue velo d' oglio , nel qual cafo non fi producono i compenfi fopra fpiegati , perchè manca il fluido incombente atto per la fua quantità a produrli vifibilmeiite diftinti , e l'acqua li produce paffando fotto il velo d' oglio , appunto come paffa fotto uno ftrato di fina polvere fec- ( a ) Scelta d'Opufceli di Milano. 1775. Voi, IX. delle Tranfai. Filofofìc. m iéi \m iècca che galleggi fopra d'effa. Anzi a queflo luogo è utile d' oflèrvare , che l'altezza dell'ondeggiamento tra l'acqua e l'oglio nel vafo ofcillante , e 1' inclinazione della fuperficie comune de' due fluidi, oltre che dall'ampiezza del vafo, e dalla lunghezza del pendolo , dipende anche dall' altezza dello ftrato d' oglio fo- prannotante . Suppongafi , che 1' altezza dello ftrato d' oglio nel vafo fia SL ( Fig. 7. )> ^ che l' ofcillazione fia tale, onde nella maflima elongazione fi raddoppii la S L , cioè l' altezza dell' oglio raccolto in S Q_ fia doppia di S L . Poi fi fupponga , che rima- nendo pari tutte le altre cofe , 1' altezza dell' oglio S L fia la metà di prima , 1' ondeggiamento nella maflima elongazione farà alto per la meta di quello di prima , e perciò il piano HQ_ farà tanto meno inclinato all' affé del vafo . Ma non per quefto potrà mai avvenire, che l'acqua efiftente in HR foverchi la fu- perficie dell' oglio in MP,di cui è più pefìmte. Succederà bens'i , che la fuperficie dell' oglio in MP ridurraffi ad un tenuifllmo velo , e fi raccoglierà tutta la maffa d' oglio verfo P S Q_ . Che fé r altezza dello ftrato d' oglio fia minima , 1' accumulazione dell' oglio da una parte è di cos'i poca altezza e momento , che non è difcernevole , e l'acqua fi mantiene tranquilla , come fé foffe fenza velo oliofo fovrappofto , e fenza che poffa gianimai foverchiare il velo fteffo , giacché non può 1' acqua concepire un tal moto fenza follevare infieme le parti d' oglio fopranno- tanti. XXIV. Per accoftarci ad intendere , come 1' oglio fi riduca à fottìi velo allorché fi fparge full' acqua , e cosi ridotto ferva a tranquillare gì' increfpamenti , ed anche i rompimenti dell' onde , conviene rammentarfi , ciò che iViolte fperienze dimoftrano , ed è , che r aria ha una forte affinità all' acqua . Mediante quefta affinità ed il corrifpondente grado d' aderenza , che fuccede tra le parti dell' aria e dell' acqua , l' azione meccanica del vento può efercitarfi fofpingendo le parti fofteaute ed alzate delia fuperficig dell' acqua , e quindi produrre 1' increfpamento , il quale accre- fciuto a molti doppii per la fucceffiva continuata percuffione dei vento diviene ondeggiamento . L' oglio poi , che (ì fparge full' acqua è compofto di parti , le quali hanno un affinità tra di loro , ed ■«eif ^6z 113* ed anche alle parti delF acqua,, maggiore la prima ^ e la fecondi minore. Quindi è, clie Foglio fparfo fuH' acqua forma uno Ara- to unito e non interrotto , e che una piccola quantità di effo fi eftende in un ampio tratto fuUa fuperficie delF acqua affottigliata ia un tenuiffimo velo . Perchè fé le parti dell' oglio efercitaflèro una forza di ripuldone in quelle dell'acqua , e quelle in quelle, ficcome volgarmente fi fuppone , e da quello dipendeffe , che F oglio coU'acqua non fi può mefcere e confondere, gettando dell' oglio neir acqua dovrebbe elfo reftare raccolto e conglobato , non diftenderfr , come fa , la quale diftenfione perciò dimoftra , che le parti dell'acqua hanno un affinità a quelle dell' oglio e la efercitano allontanandole dalla mafia , e formandone il fotti! ve- lo . Finalmente è minima 1' affinità tra 1' oglio e 1' aria come ben lo provano negli elperimenti pneumatici gli ftrati di cuojo , che s' interpongono per ridurre i recipienti vuoti ed a tenuta d' aria . QLiindi l' azione del vento né foUeva né foJpinge le parti- celle della fuperficie dell' oglio, ficchè s'increfpi, e per confeguenza. non può nemmeno fuccedere l' increfpamento dell'acqua Ibttopofta air oglio, e divifa con lo ftrato di eflò comunque tenue dal con- tatto delFaria . Quello pare il modo per cui con lo fpargimentc» dell' oglio fi toglie i' increfpamento dell' acqua . Ma -togliefi an- cora il rompimento dell' onde che per la forte azione del vento può accadere. Perchè, lìccome riflette il Signor Franklin , quan- do fpira vento forte , dietro ciafcuna dell'onde maggiori , fé ne produce gran numero di minori , le quali rendono la /ùperficie dell' acqua ognor più fcabra , e danno prefa al vento d' urtare con maggior violenza . Per quella fommovendofi una maggior malsa d' acqua , l' onde non fono cos'i pronte a cedere e fecondare l'urto del vento, e le loro fommità come fottili e leggiere ven- gono cacciate avanti , fcompofle , convertite in bianca fpuma , e formano il maggior danno dell' ondeggiamento . Ora quelli rom- pimenti fi tolgono coir impedire , che fi eccitino l'onde mino- ri ,. e ciò mediante lo fpargimento dell' oglio , il quale facen- do fparire intorno al baftimento le piccole onde , non altro re- tta , che la fluttuazione o agitazione dell' onde grandi , ficco- me ho io ftefso olservata in un efgerienza di q^uefto genere , che '«SII 2ÓS 115» cTie feci ai lidi d' Iftria efsendo il mare agitato da, forte Li- beccio . XXV, Gli antichi hanno ragionato di queflo fenomeno. Ateneo (a) riferifce un Epigramma greco di Venere, che s'adorava nel Zefirio , i due ultimi verfi del quale fono: Felicem ea nav'tgnt'ionem dabìt ne m media tempeflate Supplicibus htum phiguefcicict ( ìiCKmmi ) aquor : dove fi fcorge che il Poeta fi fervi della comune nozione , che le materie oliofe e graflbfe calmano il fuperficiale turbamento del mare. Giuftino (Z») ed Ifidoro (e) narrano la proprietà del Lago Asfaltite , o Mare chiamato morto, che non fi turba per forza di venti , refiftendo a quelli il bitume fparfo , per cui ogni acqua agitata fi tranquilla . Plutarco in due luoghi ne fa difcorfo . Nel libro De primo frigido fcriflè , che 1' oglio è fom- mamente pellucido , perchè contiene in fé- molta aria , ed aver- fi di ciò certa prova nella fua leggerezza per cui nuota fopra gli altri fluidi . Anzi fé fi verfi full' onde marine produce la tranquillità, non già per il fuo lifcio sfuggevole ai venti, come pensò Arifì:otile , ma perchè V onda colpita da qualfivoglia flui- do s'accheta. E nuovamente nelle queftioni naturali ricerca, per- chè il mare fparfo d' oglio fi fa trafparente e tranquillo , e di nuovo ricorda e rifiuta la ragione d' Ariftotile , ed altre ne af- fegna involute ed ofcure. Fortunio Liceto nel fuo libro intito- lato Hfdrologja Peripatetica , impiega il primo articolo in que- fto elàme col titolo De ìnaris tranquilUtate per oleum & ancho- rnm comparnnda. Non trova Egli ne' libri d' Ariftotile la ragione rifiutata da Plutarco, ma foltanto , che nel Probi. 28 della Sez. 23 , invefi:igò , perchè l'acqua marina fia più trafparente dell' acqua dolce , e lo deduce dall' elfere più pingue di quefta , giac- ché r oglio fparfo full' acqua fa s"ì, che più chiaramente fi poflà vedere a traverfo di efla. Trova poi Liceto che Ariftotile mol- to più ampiamente di Plutarco infegnò, che non folamente l'on- da colpita dai fluidi s' accheta , ma anche dall' urto de' corpi con- fiftenti , avendo inveftigato nel Probi. 4 della Sez. 23 , perchè quando fi getta nel mare ondeggiante e lumultuofo qualche corpo pe- (tf) Lib, 7. Gap. 19. {b) Lib. 36. (e) Lib. 14. Gap. 19. De orig. «^ ì64 116» pefante , come un' ancora , 1' onda cede ed il mare s' abbonaccia . Di che adduce varie ragioni , che non giova ripetere . Il Signor AcHARD efaminò quefti fatti , nelle Memorie di Berlino per 1' anno 1777 , inveftigando , perchè 1' oglio o qualfivoglia altro corpo più leggiero fpecificamente d' tin altro fluido galleggiando fbpra d' eflb calmi 1' agitazione eccitata in qualche parte della fuperficie del fluid» ftelTo , e conchiude , che qualfivoglia corpo più leggiero dell' acqua , e di maggior fuperficie ed eftenfione di quello che fieno alcune goccie d' oglio gettate nel mare, poflbno produrre un effètto molto maggiore quanto al calmarne 1' agita- zione. Propone perciò di foftituire in vece dell' oglio delle barile vuote o delle caffè quadrate vuote impenetrabili all' acqua , le quali fi gettino in mare , quando l' agitazione è cosi forte ficchè faccia apprenfione , legate a corde , onde fi poffano ritirare nel bafti mento. Anche Plinio fcriffe (/z): Marc omne oleo trmquillarì ^ (^ ob id urinatores ore /porgere^ quon'tam m'niget naturam afperam lucemque deportet . Il Signor Franklin riflette nel principio della citata fua lettera , che non dovrebbero gli uomini effère foverchiamente corrivi a farfi beffe delle cognizioni del volgo , e che quefta volgare nozione di tranquillar 1' onde coli' oglio meritava bene un efame . Per quefta ragione ho giudicato che poflàno aver luogo in quefta Memoria le notizie, die ho raccolte fopra tale argomento. (a) Hifl. Lib. 2. Gap. 103. SI- I i «eii 265 II3«> SIDERUM OBSERVATIONES Habit^ a Patavina Specula exordiis usque ad annum mdgclxxix exeuntem A JOSEPHO TOALDO ASTRON. PROF. ErDEMQ.UE SPECULA PRiEFECTO -^ c Socio DOGTORE VINGENTIO CHIMINELLO (Xyil. FEBRUARII MDCCLXXX.) PR.« PATIO In qua precipue , Patavina Specula atque Urbis Latitudo ac Loncitudo Geo- CRAPHICa ImESTlUttiviut^ . xJUM Aftronomìca Specula adificabatur, licet molitìo ipfa fatis operis per fé nobis fuppeditaret , & ad cslum obfervandum eflet impedimento , inftrumenta vero fere omnia deficerent , fal- tem bonse nota ; nihilominus otiofi omnino effe non potuimus nec pati , pri-cipua ca:li phanomena a nobis abire inobfervata pKEter obfervationes meteorologicas , quas aflidue perfecuti fumus Illarum obfervationum fpeciraen Academis judicio modo fifìimus penfi loco , monentes , eas efle conatus tantum primos , ac ve luti praeludia , prout ipfa: per fé teftabuntur. iEdificii ipfius nobiliffimi defcriptionem differo in tempus aliud, nec non inftrumentorum ipforum , quia nondum abfoluta funt. L 1 De «eli 266 ij^ De Linea Meridiana. Palma Aftronomi cura , primufque labor , quocumque in loco ad obfervandum deftinato , verfari debet in meridiani circuii du- tìu inveftigando : a meridiano enim pendet Inter cererà menfura temporis , quod eft primum obfervationum elementum . Hoc jam prius exploraveramus rudiori modo , quo parieces ipfos sdi- ficii , & precipue fafciam marmoream meridiano filo tanquam bafim fubfternendam , dirigeremus. Sed vera ac jufta meridiana ipfius linea collocarlo , qualis in Obfervatorio Aftronomico re- quiritur , eft fubtilius quoddam , nec unius diei opus . Die 5 Junii anni 177*^ collocatus fuit Gnomoti ; cujus defcri- ptionem in tempus aliud refervo. Hic tantum dico ejus altitudi- cem efle Pedum Parifienfium io. PoUicum 6. Lin. 4. vel parti- cularum decimalium i5ió'o. Capiebamus quotidie folis altitudines conefpondentes , mane ac vefpere , vel quadrante , vel ipfo Gmmoìie ofi . Inter duas enim Solis altitudines aquales hinc & inde , interque duo tem- pora correfpondentia , fi horologium refte & aequaliter incedit , medius fitus eft meridies • nifi valde ofcitanter zhs res fuerint , aut omifla legìtlma correctio , qu2 dicitur , meridiei. Simul" auteni filo a centro Gttomoms extenfo fuper pavimen- tum , prò meridiana futura ( eo artificio , ut ope machinulìe atque cochles proraoveri ac retrahi poflet ex parte altera) claufo atque obfcurato cubiculo, intuebamur tranfitum imaginis folaris, a foramine Gmmonh in pavimento projeflaj , per hoc filum , notato tempore horologii eo ipfo momento . Collato enim po- ftea momento vero meridiei , colleéìo per altitudines correfpon- dentes , cum momento obfervato , quo tempore centrum imagi- nis per lineam tranfire deprehenfum fuerat , cognofcere erat , utrum linea promovenda , an retrahenda eflet. Cum haec obfervatio per plures dies ■ iterata fuiffet , & linea modo ad ortum , modo ad occafum vergere , fed quotidie mi- nus , comperiretur , tandem die 21 Julii ejufdem 177^ ( ir. diebus poft obfervationès inchoatas ) reperta eft votis refpondere : me- «eli 267 !t3ft meridles enini uterque , & per altitudines correfpondentes conclu- fus , & a tranfitu imaginis per filuni indicatus , ea die con- gruere compeftus , cum differentia ,-; fecundi , certe habenda pra nulla. Facile porro judicabitis , nos hic minime quievifle ; fed tum primum hunc pofitum explorare volulfle novis obrervationibus , tum filo difrupto , vel dempto ob novas molitiones in edificio , totani obfervarionum feriem , tam longam , non femel de inte- gro iterare coaftos fuifle ; donec tandem anno proximo videtur linea ftabili modo confiituta ( nifi ffidificium labem faciat ) quod incifione fafla in ipfo lapide notavimus. Linea hsec meridiana rite dufta ufui eft ad meridiem quotidie indicandum ( pra:cipue fi defit Quadrans muralis , ac tubus meri- dianus) , ut habeatur tempus verum obfervationum communium, quse intra horas 24 occurrere polfunt . Si vero obfèrvatio ma- joris momenti expefletur , tunc meridies explorandus per altitu- dines correfpondentes, die precedente & confequente; quod nobis folemne eft, prout Ars ipfa poftulat; & faciendum identidem ad. nieridianam ipfam explorandam. Altitudo PoLlr Poft meridiana line« delcriptionem , loci qux appellatur Lati- tiido geographtca , vel Altitudo Foli , exploranda venit : valde pauca enim funt , qu^ gerantur in Aftronomia abfque hoc prin- cipio. Ad explorandum ergo maximum hoc elementum , ftatini ac licuit , folerter incubuimus. Quia vero tunc inftrumenta majora deerant , Gtiomone no- ftro uti coafti fuimus . Si enim obfervatio fnnplex hac metho- do , & hoc inftrumento ( fané obtufiori prò re tam fubtili ) minus valet, plures tamen oblèrvationes coliate, rem intra limi- tes valde anguftos circumfcribere debent. Itaque a die 25^ Julii 177Ó , toto eo anno , ac fèquente 1777 , imo etiam anno pro- ximo 177P , diebus omnibus , quibus nubes , aut alia impedi- menta moram non fecere , hujufmodi obièrvationes peregiraus. Cum plufquam 60 hujufmodi obfervationes in promptu ha- L 1 2 bea- «eli 26S i!s> beamus , agnofco non omnes effe sque bonas , nonnulLis etiara manifefto vitiofas ob caufas quas mox afferam . Has ut inutiles omittendo , exhibeo quadraginta Longitudine? , dico Tangentes , fuperioris atque inferioris limbi Solis , ex iilque alritudhiim Poli conclufam . Eadem altitudo ex iifdem computata fuit etiam a D."" Rizzi-Zantkon'i , Collega noftro prsEftantilìimo , qui , cum in computatione , aliis tabulis & Refraélionis & EJeclinationis ufus fu , nomiihil a me difcrepat , ita tamen , ut fafta omnium compenfatione , extrema ejus conclufio congruat cum ipfa mea intra lecundum. ^ Aberrationum porro cauffs pofsunt efse hujufmodi : i.° error in calculo , qui facillime obrepere poteft in tot numeris verfan- dis ; 2.° incerti imaginis Solaris termini ob umbrs ac penum- bra: fspe tremuliE vagos limites ; 3.° non raro nubes imaginem turbantcs , & languidam efficientes ; 4." demum insqualitas ali- qua in pavimento marmoreo , qua; , quacumque adhibita cura, vitari non potuit ; ficubi prominentia eft , ibi tangens , vel um- bra brevior ; ubi lacuna , longior jufto elle debet . Ipla obferva- tionum feries nos docuit, hoc pavimentum licet ad libellam ope canalis aqua: , aliifque modis maxima cura & patientia exaftum fuerit , tamen prope pedem G?>omotiis , circa fituni folftitii abiti- vi , palilo elatius eflè ; itaque umbrs breviores , & minor alti- tudo Poli proveniunt , ut Tabula oftendet . Circa ^Equinoflia & ultra , pavimentum làtis bene conftitutum videtur : ibi ergo bona funt obferv"ationes , iifdemque nos ufi fumus. D."" Rizzi-Zannoni ex 24 obfervationibus provenir r.hitudo Poli 45.° 23'. 41", 3 ; mihi (ex 33 ) 45.0 23'. 40", o , cura diffèrentia , ut videtis , unius fecundi tantum. ' Conclufioni buie tanto magis fidere poflumus , quod D."" Riz- zi-Zannoni eadem fere provenir ex catena triangulorum , qui- bus Obfervatorium noftrum cum Bononienfi coUigavit ; mihi vero , quo primum die licuit adhibere aliquatenus Quadranteni noftrum muralem , ex altitudine fuperioris limbi Solis obfervata provenir : 6 Dee .' Ghiminellus , atque ipfe , tubis opticis menfurs ac vis insequalis ufi . Vicenz obfervationes hujus Eclipfis ab exteris locis a me acceptse funt , atque vulgata : Lu- tetise ob nubes obfervari non potuit . Itaque , ut cum propria noftra compararem obfervationem aliquam facìam fub meridiano noto ( quia meridiani Parifienfis ac Grenovicenfis notiffimi funt , habenturque jam fere veluti prlricipes ac primi meridiani , ob celebritatem locorum , Afironomorum , & obfervationum ) fele- °i obfervationem Grenovici peracl:am ab Afìronomo Regio CI. Maskeline . Plures conferre non vacavit . Sed hunc defeflum fupplevere Aftronomi alti , Pifanus , ac pra;cipue Mediolanenfes , collata obfervatione mea cum fuis . Ex computatione ergo mea obfervationis noftra , provenir hora Conjunftionis vera Patavii ex principio - 4.'' 23'. io", o temp. vero poft merid. ex fine - - 4.'' 23'. 11", o cum diflerentia unius fecundi tantum . Gre- m 27Ì 113» Grenovici vero Conjunflio vera, ex principio - j.*" 30'. 2", o ex fine - - 3.'' ^6'. 8", 5 Ut magis inter fé confentire videatui obfervatio noftra , nifi er- ror fublit in calculo , quam Grenovicenfis . Interim diffèrentia meridianorum Grenovicenfis ac Patavini fit , ex principio quidem - - - o.'' 47'. 8", o ex fine o.h 47'. z'\ 5 Sumpta vero diffèrentia nota Grenovicen. ac Parif. - $>'. 16" fit diffèrentia Parifini ac Patavini, ex principio - o.'' 37'. 52", o ex fine - o.'' 37'. 45", 5 Collatis vero obfervationibus Pifana, Bononienfi, ac Mediolanenfi , a CI. Slop computatis , fit diffè- rentia noftra ex - - - - Bononienfi Mediolanenfi Pifana - - Ex computatione Aftronomorum Mediolanenfium CI. quidem Reggii CI. vero Oriani - - - - ex principio ex fine Ex computatione D.""' Meghain Aftron. Parif o.'' 37'. 55", o quam mihi GÌ. De-la Lande fignificavit per litteras. Eandem vini habent occultationes fiderum : computatio eft paulo operofior . Obfervatio , quam ad hoc adhibui , a me ha- bita fuit nofle fequente 21 Sept. 1777. Obfervavi enini immer- fionem atque emerfionem pone difcum Lunae , duarum ftellula- rum , in confteilatione Tauri , qua ^ i ac 2 defignantur in ca- talogis . Eas contuli cum obfervationibus parallelis ac fimultaneis a CI. Messier Lutetiae faélis , mecumque per litteras ab amico D. De - la Lande communicatis . Ufus , inquam , fum ftella fe- cunda , quod emerfio primse a parte lucida Lunx aliquid dubita- tionis relinqueret in tempore. Ex hac ergo occultatione computata femel atque iterum , provc- nit mihi diffèrentia meridianorum Patavini ac Parifienfis ex initio femel quidem - o.'' 38'. o" iterum - o.'' 38'. 2" M m Ean- o.'> 0." 37' 47", 5 37'. 50; , 5 O.h 37'- 55 ,0 0.'' 37'- 55", 5 e.'' 38'. 18", ? 0." 38'. 4", 2 m 27+ 1!3* Eandem meam obfervationem computarunt D.*"" Mechain Panfili, D.""' Reggio Mediolani , & D.""' Rizzi -Zannoni hic Patavii . D.""' Mechain eruit differentiam - . - . . o.'» 37' 47" D.""' Reggio Pataviuni Inter & Mediolaaum - o.^ io' 50" Additaque diftantia Mediolani a Lutetia ... o.^ zj 25" Evadit diftantia Pataviuni inter & Lutetiam - - o.'' 38' 15' Deiiique D.""' Rizzi -Zannoni ab immerfione • o.'» 37' 57' ab emerlìone - o.*" 37' 55?" minima cum differentia , ut intelligitis , a conclufione mea . No- lite autem. mirati parva hsc difcrimina in conclufionibus : ori- untur ea a quibufdam parvis elementis , omiflìs vel induétis in calculo , a diveriìs Tabulis afllimptis , ab aliquo parvo vitio in obfervationibus , denique ab exiguis erroribus fere inevitabilibus in tam vafta mole calculorum . CI. ClERA nofter , ex obfervatione Eclipfis Solaris 24 Junii 1778 , quam Conimbris habuit , concludit differentiam meri- dianorura. Patavini & Parifienfis - - - - - o.'' 38'. 23", 5 PoLENUS illam faciebat - o-'' 38'. 22 , o Prout extat in Tabulis Geographicis vulgatis. Media omnium eflèt o.'' 38'. 5", 7 Interim omiflìs fecundis minutis , videtur efle lenenda - - - - o.*" 38'. o'', o Donec oblervationes ulteriores ,, quas curabimus , nos certiora do- ceant. Hic porro numerus intelligendus erit de merldiarfo Speculai ( locifque eidem fubjeétis ) ; qus Specula fita eft prope partem maxime occidentalem urbis . Cum vero Patavina Urbs longe ampliflima quaquaverfum , ab ortu in occafum pateat hexapedis faltem i5 0 23. Decemb. 38578 39Ò30 dub. 38528 39589 43 23 57 . 0 24. Decemb. 45 23 54 . «5 25. Decemb. inter nubes 38432 39^^93 •45 22 58 , 0 28. Decemb. 38212 39226 43 23 54 . ° 1777. 7. Januar. 36428 37370 45 23 43 > 0 10. Januar. 35691 36528 45 23 48 , 0 15. Januar. 34234 35082 45 23 43 > 0 16. Januar. 33946 34750 45 23 44 , 0 Dks «ff ^77 U Dies Obftrvationum, 1777. 17. Januar. Tangente! . 55^19 34432 Ahitudo Poli conctufa. 45-'» 23' 48", 0 18. Januar. 53305 34112 45 23 50 . 0 19. Januar. 32988 357Ó8 45 *3 4", &. ita faélum. Obfèrvatio ergo redafla ita fé habet» H M. Sec. X 58, IO 58. 50 XI. 0. 2Ó 47. 50 S'- 52 55. 20 Xllf. -71. II ?4- '4 55. 46 46. 81 52. l XIV. 2. 38 4. 26 Tempore vero poji Merieiìem , Incipit umbra vera . Grimaldus in umbra Galilius totus. Nubes interveniunt . Mare Crifium mordetur ab umbra . Mare Crifium totum . Totalis immerlio : obfèrvatio fat'is bona. Emerfio incxperat fortaffe 3" vel 4" ante . Grimaldus incipit exire. Grimaldus totus. Arillarchus exit : bona . Tycho : dub'ia . Plato incipit . Plato totus . Reliqua nubes inviderunt. Luna deficiens , dum quidem per nubes confpici poterat , ad- iiuc tamen lucidiflìma apparebat , precipue ad marglnem orienta- lem , ubi Aurora quaedam prseproperans , initium emerfionis in- certurn reliquit . Immerfio totalis uno eodemque momento fimul a Sociis notata fuit , ut adeo hsEC obfèrvatio omnium optima , imo fere unica bona habenda fit. Obfervationi interfuerunt D.""' Vincentius Chiminellus mihi ex Sorore Nepos , & Adjutor poftea ab Excellentiflìmo Magiftratu Veneto hujus Gymnafii Triumvirum aflignatus; D/"' Abbas DuDAN Dalmata Aftronomiae ftudiofus ( hi duo alternis iiorologium curabant ) ; praterea Patricius Venetus Hieronymus Conta RENus Ara buie Prsfeftus ; Albertus Zaramellinus Nobilis Patavinus , & Publicus Philofophis Profeflbr , plurefque ingenui juvenes Dalmata ac Graeci , nec non Patavini. zo. De- «SII 280 It9» 20. Detembris i'J'j6. Occultatio ^ Cseti a parte obfcura Luns , obfervatà telefcopio Gregoriano augente 95. j^ 5p'. 47", t. u, Emerfio ob nebulam obfervari non potuit. Dies prscedens turbatus fuerat a nubibus ; ideoque unius , aut alterius fecundi dubitatio fuper tempore vero fuperefle poteft» 2. Juliì 17 J7' Immerfio Veneris fub Luna , obfervatà a GÌ. Rizzi-Zannoni tubo acromatica 3 -, pedum ; & D/' Ghiminello tubo pedum 8 ; utroque confentiente ad di- midium fecundum , ad Jiorologium - - 7.*" p'. 42" , 5 mane Meridies diei i ad horologium - - o.'' 20'. z6" Ergo immerfio tempore apparente - 6.^ 4p'. 16'' , 5. Meridies confequens diei 2 (ex unica altitudine correfpondente cb nubes ) h. o. 21' 33" dabat incitationem horologii intra 24 horas, 6y" : pars proportionalis prò ip horis fubtrahenda , 52", 5 ; efficit tempus verum immerfionis - - 6^ 48'. 24". Emerfio ob nubes obfervari non potuit ; & obfervatio ipfa valct quantum poteft. 3. jfugujlì 1777. Immerfio jw Csti a parte lucida Luna , A D."° Rizzi-Zannoni , tubo 12 pedum ii.^i^'.zó" ^ 7,t. a. A Jy." Ghiminello , Telefcopio Gregor. pei I ■; ii\ ly. 24'', 2. Emerfio a D."° Rizzi-Zannoni - - 12.'' 16! 6" 21. Se- ai. Septembr'is 1777. Telefcopio eodem Greg. augente 50 es obfervata a me funt fequentes immerfiones atque emerfiones . i l \i immerfio ii«''33'' 29" t, u. poft mer. emerfio 12. 33. 45 dub. 2 S V immerfio 12. 2. 12 emerfio 12. 55. 5 H M. i<5. ZI. Sec. 49 Phafes obfervatéi , VII. Copernicus totus. 51 52 46 Plato incipit. " 1 121. Plato totus. 29. Ticho incipit : vaUìc bona . J2. 4 Ticho totus : item bona . n- 28 Umbra ad Menelaum. ?4- <;2 Maiiilius -incipit. , ?5. 50 Manilius totus. 42. 4";- 5<5 4 Umbra appellit ad Promontorium Somnii. Proclus in umbra: ventus vehementior. 4d^ 49. 4 24 Mare Crifium incipit. Petavius : dubia . 50^ 51- 22 9 Mare Crifium totum . Langrenus, IX. 55- 36 Immerfio tota. D.'Chiminellus illamfibi vifus eft vidi(Te4" ante. H- 51 Initium emerfionis celliniatum . 36. 12 Macula darà ante Grimaldum . ?«. ?^ Grimaldus incipit eùre : fat'n bona. ,97- 46 Grimaldus totus . i 40. 38 Galilatus totus : bona. 44- 44- 21 39 Arilìarchus incipit. Ariftarcliu? totus . 4Ó. 12 Keplerus totus extra umbram : mediocrh . 5i-. 59- 0. 28 24 Ticho incipit . Plato extra . X. Ticho totus extra: bona. ^l^HM Nebula , & halo flavus circa Lunam , fequentes obfervationes turbane; Ventus cadit. ^ Jl Finis umbrK ; fortaire 4" vel 6" antea . Umbra In tota hac Eclipfi , nimìs dìluta fuit ; ideoque fìcut, prster folitum , vifibiles dedit emerfiones macularum , quod hx multo ante cernerentur , ita pnecipuas phafes , initii , finis , im- merfionis totaJis , mùius certas reddidit . N a z Ob- Paulo poft Eclipfim , erupit tempeftas veluti ab explofione ^i 284 n^ ^ Caterum , quod maxime dolendum in hac obfervatione , fuit pertinacia nubium tota illa hebdomade , ut horologium , meri- dies, verbo, tempus verum , ad amuffim explorari non potuerit. Tempora notata , colleéìa font ex meridiebus dierum 22 & 24, utcumque captis Paulo cuniculi. EcLiPSES Satellitum Jovis • Tempore vero. Primi Satellitis. i77P. 24 Martii Emerfio - - - - 2-^ o. 20", 2 mane 25 Martii 8. 25. 45 , 5 vefp. 17 Maji - II. 52. IO , 4 vefp. 25 Maji ------- o. 47. 4 , 3 mane p Junii II- !• 53 j 5 vefp. 12 Dee 5- 41- 15 5 8 "1^"^ 31 Dee 1 5. 48. 4d , 2 poft men Secundi Satellitis. i77p. 20 Martii Emerfio - - - o.''2 5. 58" mane 22 Maji ir. 25. 44 , 8 vefp. 16 Junii 8. 5p. 5 , 4 vefp. Tertii Satelliti! . i77p. p Maji Emerfio - - - - io.** 27'. 8", 4 vefp. 31 Dee. Immerfio - - - - 18. 4p'. 34 , OBSERVATIONES M E T E O R O L O G I C JE Patavii ad Speculam Astronomicam peragtje A JOSEPHO TOALDO ASTRONOMIA PROFESSORE ANNIS MDCCLXXX-MDCCLXXXI. M O N I T A- B. >Arometrum , ex mercurio bene purgato epe ignis in ipfo tubo , qui curvatus a parte inferiore definir , more noto , in ampuUam , fufpenfum eft ad altitudinem pedum fere 55 ( men- fur^ Patavina , qua ad Parifienfem fé habet ut 158 : 144) fu- pra fuperficiem mediani Mescaci flummis. Obrervationes autem , in Barometris antea comparatis , faftat fìmul Jioris condiftis , Venetiis quidem a P. Aurelio a Turre , Dominicano Striftioris Obfervantia: , a me vero Patavii ; a die 28 Oftobris ufquB ad 18 Novembris lyyp , numero plus quam quinquaginta , dedere difierentiam Barometricam -7- , vel — li- nesE : quse difierentia , juxta regulam D. DE-Luc , dat difieren- tiam altitudinis inter duo loca pedum 46 , poli. 2. lin. p. Ba- rometrum Venetiis elatum erat a fuperficie lacuna pedes 40 - meum, ut dixi, a fuperficie fluminis pedes $6: relinquitur ergo depreffio fuperficiei maris infra fuperficiem fluminis , hic prope Speculam , pedum fere 30 ; elatio vero Barometri mei fupra fu- «Il lU 1(34. fuperficiem maris , pedum 'è 6 j qus refpondet in Barometro liti. 1,15. Ideoque , fi altitudo media Barometri ad fuperficiem maris ftatuatur poli. 28. lin. 2. prout hodie ereditar i altitudo media Barometri mei erit poli. 28. lin. 0,85. Duas porro Barometri columnas exhibeo , unam prò fiora ma- tutina fere feptiraa , alteram prò vefpertina fere nona : in aiu- babus numeri fignificant excelTum fupra pollices 2(1 Mercurius aliquando , lioris intermediis. , evagatus eli extra ordinem augmenti vel decrementi notati : hunc exceffum indi- cavi figno + cum elatior fuit ; — cum humilior : credibile eft , fimilia accidiflè no61;u • fed non potuerunt notarla Thermometrum eft Reaumurianum , ex mercurio , valde bo- num. Prima columna exliibet calorem minimum diei circa ortum Solis; altera calorem maximum poft meridiem. Nihii repugnat, hunc , ob inteniperiem vel procellam , reperiri aliquando mino- rem ilio. Inftrumentum expofitum eft aeri libero , Boream ver- fiis , in umbra , elatumque a folo pedes fere 70. Ad calcem eft gradus medius prò menfe ,. ficut prò Barometro exhibetur altrtu-r do media. Ve7iri notati funt fere prò fpatio diurno ; vices noéturns , de- ficiente anemometographo , haélenus a nobis obfervari nequeunt» Status Cceli , ac Meteora ^ fummatim exprefla funt. Tememotus aliquando , & infignia alia , ad calcem indicantur. Ultima columna exhibet menfuram aquae , e calo iapfse , plu- via , nive , caligine , rore , grandine ; coUeftie in vafè quadrato pedis Parifienfis : numeri funt pollices cubici aqua , qu2 funt duodecima partes linea (in altitudine): i a fine menfis rediguntur ad pollices , ac lineas.. JA- *ÈI1 287 1(3» JANUARIUS 1780- Din I 2 3 Baromet , ^ H.«. »cl7. Mane. ror H n. 9.V. Thtrm Gr. min* omttr- . , Gr. max. Ventus . Status C^li, Pluv. Nix . poi. cui. 2. 2,8 1. *A + .,» NW. Sudum . Z. I,« 1. 11,8 -2,8 2,0 1.4 Sol nebulofus . 1, io, 73 26 I. 10,9 I. 9.S N. '• 7i4 !• S.4 —0,0 —1,4 W. 21. N. Nix cum neb. 23. pi. I. 5,0 I. 4)0 _o,8 3)4 SW. 22. E. Nebula . h. i. pi. 1. 2,7 I. 4.4 + 1,6 +=)4 WNW. 18. WSW. Nub. 18. Sol exit . .. *,3 1- 7.5 I. 7)1 S)» N. Var. I, 7)9 4,8 S," N. 19. SW. 21. W. Nub. deinde S. I. 7.4— i- 7>S I. 7,0 +2,0 +i,« N. 20. NW. 22. W. Nebula , dein S. fufcus . I. 7.9 4)8 N.io.SW. II. NE. 2. Neb. dein pluvia iterar. N. V. h. 20. pluviola ; n. f. V. 30 I. 7,<5 1, I. I. 8,2 7,4 7,8 + !,« 2,8 NE. 2. 2 20 I. 8,s — o,S 0,5 _o,o 0,0 2,0 — 1)4 + 2,6 NNE. 21. ENE. 2. N.V.h.is.Sol.inter.h.2i.NixV. IS 1. 8,3 —1,4 NE. 2. Nix V. 40 2(5 17 28 29 30 31 I. 7,8 1. «,6 — 1^ -0*4 _2)< -3.8 -4.8 —0,0 NE. var. 3. Idem . 48 »3 38 f. 8,4 '■ 9.S '• 9.4 I. 9,6 S. 20. NW. Nebula ; Sol paret . I. .9,4 9,1 N. Neb. , dein Sol fufcus . WNW. Sudum . I. 9,0 I. I. 8,0 N. 20. NNE. H. 12. Nix per intervalla . i. 7,0 S.4 3,0 NW. 22. WSW. Sol turb.h.2i.pluv.h.2. fulgura . Media 27. M + ',' Poli. 2.1. I,7.| Nix dici 23. erat rari/Tima*, dedirque ■— aquz , centra die 26 dedit j . Tre- •mot Terre nofle 15-16 h. 6. certus fuit ; 22-23. ^- 4- incertus. FÉ- I m 288 113» FEBRUARIUS 1780. Dics SaroMe , ^ Mane . 'rum . • « Verp. I. 6,4. Tbern / Grad. min- + 0,8 '.S 2,0 tometr. ./ , Grad. max. 5,3 VitltUS . Status C». '9 IO 21 22 23 24 ^5 2« IL 2S ^9 I. 9,6 I. 9,6 4,1 N. 20. W. Nub. 16. Sol tuli:. I. 9,tf I. 10,0 I. 0,0 NW. 19. W. SJmilìs . I. Il,0 8,2 N. 18. NW. Neb. pruina , aura . 2. 2,2 2. 3.3 0,0 — 1.5 -0,4 -0,8 — 1>3 — 1,4 — °.4 «,5 4,5 +3.0 5,0 4,8 3.5 2,4 4.° I 0 -'.4 -0,8 NW. 18. N. Sudum . 2. 3,8 2. 3i4 2. 4,0 N. ,7. ME. I. Sudum , & aura . 1. 1,4 NNW. Sudum ; h. 22. furcum . 2. 0,4 2- 0,6 NW. ,8. E. 20. S. Sol , ac nubes . 2< 0,6 2. 1,2 N. 18. E. Simile . 2- 1,0 I. ii,S N. 20. SW. Sudum . I. Il,« I. 11,0 N. 19. W. S. 17- NE. Nubes rars ,- pruina . I. 9,4 I- (5,o Sol ; aura ftig. I. 7,0 r. 11,0 N. 17. E. 2. Turb. 17. ventus. I. 11,8 I. 11,6 I. 10,4 ~5.4 -S.8 —1,0 -°.s — °.3 —2,4 -4.4 —7.5 -Sl° _0,0 — s.s — s.s NNE. i5 W.12. SW. h.3-NW. Similis h. I. AB. pulcher . 2S9 Media 27. io,% + o,9«. Poi'- *• ^^ I Diebus 5. h. 11. n. f. terra trem'it \ iterum die 8. h. ead. Nix die 20. denfa dat f aqiis ; die 22. ~ . Barom. diebus 18. ip. 28. 29. inter notata , evagatum eft . MAR- m 289 1(3» M A R T I U S 1780. Dici I 2 } 4 Baromtt 1 ^ Mane . , Vcfp- Thcrm , K Grad. min. — 3,0 jmerr. > GrsJ. ma». Ventus. Status Cidi . Min- Plu- via . 1.11,9 »• 0,4 ». 0,9 + 3.0 NNW. Neb. humilis ; Sol . Sol neb. h. i. nub. Nub. h. 21. pi. 2. 0,7 -^.5 + 1.S »)S 4.0 —A 2,0 5,7 4,7 9,1 N. 17. NW. ». o,« 2. 0,2 N. 3 3' I. 11,7 2. o,s N. NW. 19. W. N ub. dein pluvia. S 1 6 2. 2,8 ». 4>4 Var. »• 5.4 2. 4,4 II, I 10,2 NNW.iK. NE.i8.se. Var. 7 2. 3,« 2. 0,0 N. 22. S. NE. E. Sol neb. 8 9 IO II II ■3 «4 'S 1(5 J7_ "18 19 zo li i4 1. 1,8 »• 3," 3iO 4.0 10,6 Nebula denfa , dein Sol . 2. 4,0 »■ 3.3 1. 3,0 ». 3.4 9.4 10,0 ii,« NW. 17. SE. Sol ; aura . 2- 3lO 3.0 3.0 4,0 NNW. i8. SE. Similis . 2. 3.4 1- 3.4 N. \6. E. 22. SE. Item . »• ».4 2. 2,8 2. 1,4 10,6 N. 18. NE. 24. SE. Item . ». 2,4 S.o 4,5 10,0 i»,5 '3.4 12,0 ",5 11,4 11,1 i.,i 12,2 11,4 10,0 N. 18. E. Nub. Fufcum . 1. 2,5 N. iS. E. 1. 0,4 I. 10,6 I. 1 1,0 I. 8,tf 4.5 Iteni . Item . 4,0 4.5 S.o 3.S 4.5 5.4 4.'S Item . Caligo denla ; 23. pi. Caligo, var. aura. Similis . 7 I I. 10,0 2. 1,4 2. 1,0 I. 11,0 NE. 19. SSEi. 2- 2,0 NNE. 19- Ei. I. 11,6 J. n,4 — N. h. 8. N2. Var. h. 8. ventus . 2. C,2 N. 18. W. var. i. Sol (ufcus ; h. s- V. 2. 2,4 2. 2,l5 NNE. 15. E. Var. 2. 1,7 I. II, j 2. 0,0 I. 11,7 1. 0 4 N. 18. S. NNE2. Nebulofura . 7.4 5.0 Nub. Stillicidium . »• 0,3 9.« iNNW:i7. E. 19. SE. Sol. »5 18 3°_ 3' 2. 1,2 + 2. I,» 1. 2,2 ».5 10,5, N. 16. SE. 18. SW. ,2,.'ne. se. SW. Sol fufcus . 2. 1,4 5.0 5,0 5,5 6,0 8.5 8,4 Irem . 2. 2,1 2. 1,5 '3.4 'i,5 '4,5 _L5'3 i4,S NW. E. SE. Item . ». 1,4 1. 0,3 2. I,« ». 0,9 N. E. Caligo ftillans ; dein Sol . 2. 1,4 2. 1,7 I. 11,8 N. SE. Simile; vefp. Steli» cad. AB. '3 E. Caligo ; var. I. 9,4 NE. St. Caligo ,• var. h. 23. pi. EMcdia 2g. ».3- 7.4- Poli. 0. 54 ■ 4.<- O o APRI- *S1I 290 1(3» A P R I L I S 1780. Dici Bsrtmetrum . « Mane. 7:S 12 14 '5 iS 19 8,0 I. s,o 7,« 7,0 l. 8,0 •• 7i4— t. 8.« Vefp. I. 8,8 J. 4.* 4,0 7,< /■ * , Grad. .Grad min. Imax. 6,6 7,S I. 8,5 tf,o 8,« i.'io,o 10,0+ ■ 7.8 I. 7.4 I. 10,0 I. 8,8 '■ 7.7 J. 4.7 1 . 8,0 I. 9,8 I. 9,5 i7 J9_ Medi* i. 9,0— 9,0 I. io,< o ? I. 11,5 '• 8.4 ì. 8,+ 1. 8,8— I. io,S I. 9,8 I. 9,2 ■• 9.8 '• 9.4 I. 8,6 [. 10,0 I. it,o 1. 11,7 '^7 hi ~7.8 I. io,« I. U,o I. IO,o-f- I. 11,6 I. 11,8 i.ir.j' 8,4 5»S 6,0 7^ _2^0 '.° 4.5 4.S _4iS 3.0 5)0 4)4 6,4 6.5 6,0 S.- 7.0 5)0 4)4 2.9 4.0 __7^ _7jf 8,2 8,0 8,0 jo,o 10,0 8,0 •'.7 ■1.4 4.0 8,0 Ventus , Status Celi N. NWj, NE. SE. S. N^ S. W2. N2. W. 8,9 9,0 N. E. SW. NE. var. 2. S. 10,2 9,0 10,0 4.4 9.0 12,0 1 1,0 13,0 l5,c 12,8 CO 12,8 10,9 14,0 14,6 >S.4 73,0 21>4 16,8 NE5. E2. N. W. S. I. var. NE. var. 2. NEj. SW. NE. N. W. S. Item . wTsZ N. W. var. SW2. Item . 2. N. S. SE. NW. N. SW. W2. N. SW. N. NW. S. N. NE. N. N. S. W. E. N. "7.0 N. E. S. E. SE. 27. 8.2. 8,6 Nub. FufCL pi. V. m , aura . Neb var. 24- pi- 4- V. Iris ; var 17. Toa. h 1. V.P' ix ; Vent. Var. Var. Turb . vent. gutta . H. 8 pi. V. Sol; V. Var. aura . Simile h. i. pi. V. pi. cum Nive . Turb. 21. pi. Var. 20. Ton. cum grand. Var. Item . Var. 22. Ton. grand, pi. PI. V. Var. Var.' Var. in agro pruina. Irem PI. item noftu. Var. Men- fura Plu- vi/e* 2« H. 12. pi. h. 2. turb. Sol fufcus . Sol . Sol. Sol. 0,5 4 '5' 4 »)5 48S Toll. ?. 1.4,6. MA- m\ 291 113» M A J U S 1780. Diti I 2 4 _S S>'*7- Poli. 0. 1 i03)7é • g.8.| O o JU- m i92 113» J U N I U S 1780, — Batomttrum , 1 The'momttr, | , K. \ yentui . Status Cji. ftira Più. vii . 0,1 Disi Mane. 1 Vefp. Gr. min- 15,0 15,0 lrf,0 iS,o '11" 1(5,0 17,0 'S'P 12^3 lì^ ìjf '4,0 J4,J 14,0 ■4^ 10,0 11, iS ■3,7 ,4^0 I«,0 UT 14, e. 'If l«,S 17,2 '4,0 Gr. ' max. I 2. 0,0 2. o.fi 2. 0,0 I. 11,04. 1. 11,0 2. 0^4 2. 0,4 21,0 22,1 22,8 23,0 23,0 >2,4 2 2,6 NW. SW. Turb. ftill» . _4 J_ 6 7 8 9 10 II 12 •3 «4 ■7 i3 19 20 2 I 22 ^ 2 + ^5 2« i7 2? 29 30 N. Ei. S. W. SE2. Var. — 1. 11,4 Var. >. 11,0 NW. SW. N. Wi. Neb. denfa . Var. nofl. Ton. aura . I. io,(5 I. IO,« I. 7,«- I. q,6 NW. Si. Var. noft. fulg. Neb. var. aura . 44 19 I. 8,8 Wi. I. TO,o 18,0 — '4'5 W2. E. I. N. Mane Ton. dein P. V. I. 8,8 I. io,tì PI. V. nofle pi. I. 11,0 I. 954" I. I0,« T. 0,2 17,6 E. Var. 7,i 16,2 _23/ '4.'- 22,8 19,0 20,1 NW. W. NE. Var. l . 10.7 1 . 1 i ,0 E. 19. Wi. Var. h. 20. Ton. pi- V. I . I 1 .4 E. h. 20. Ej. ProcelIiB ac nimbi • 7S' I. 11,4 I. IO,0 I. 9,8 1^^7 '• 10,4 I. 9,8 I. IO,« '3)0 '3,7 E. h. 4. NE2. NW. h. I. NE2. N. 19. SE. Var. .Piocelladiu no£luque;h.6.A.B. 45 13,7 l'Iuvia (parfim . 12 '4.4 ij,4 14,0 'S>' l5,0 I«,S N. ig. SE. NEi. W. Pluviiiiìi , i 1. 11,0 I. ii,4 I. 11,4 Var'. cum aura . I. IlyJ 20,0 Iteni . 1. 11^ I. 10,6 20,6 NW. SW. Item . S 2 'S I. 10,4- I. 10,4 I. 10,7 I. to,4 157O 18,6 20.0 NE. SW. Pluvi» ; nofle fer. iS I. 10,5 ■4.0 '3,1 N. E. PI. ac Ton. >7 18 »♦ I. IO,« 10,4 _13,3 »4,3 N. E. Sol. I. 10,6 1.11,0 i(!.S iS,o W. Sol. I. 11,4 1.11,7 I. 11,6 S. E. 18. Nj. Turò. h. 20. Ton. pi. 9 12 IO 21 12 24 1.11,1 _20j4 20,8 SE,. Noft. ac vefp. pi. I. 10,9 I- 9,9 '6,0 1S.4 '«,' 13,0 '5,3 16,8 17,' N. SEI. Var. 13 1 0,1 7 I. 9,6 I. I 1,0 22,« N. SS E. Tutb. «. 1 1,0 1. Il,0 20,6 NE. Turb. 17. pi. Ton . •• 10,5 I. 10,(5 1. 11,6 20,0 N. SE. Var. gutta. 2d »7 2S 19 3° 5' I. 11,2 I- 0,2 '. 1 1,6— 1. 11,0— 2. 0,5+ 21,7 iS,o 23,8 20,' 22,5 N. W. Irem . I. il,« NW. Si. S. med- noét- pi. I . I 1 ,0 N. SE. SWi. N. SE. Sol; V. I. II,. 2. 0,6 .6,2 16,0 '«.2 S. h. I. Aur. Bor. Srel. cad. N. SRI. Var. V. 2. 1,0 + 2. 0,6 NE. Si. Sol ; aura . 2. 0,6 1. 0,6 12,6 W. SW. Sol niali^nus . Media 27. 11, j 18,54 Poli, i.l 109,2 AU- m 294 Ita* AUGUSTUS 1780. o/m ,— \. Mane . rum . Vefp. I. 11,2 2. 0,0 Thermo 1 ^ Grad. min- metr. > Grad. mai. 22,3 22,6 Ventus . Status Cidi. min- Plu- vie . 17 — 2. 0,2 ; «6,7 16,6 16,3 E. SE. Fufcum , noftu pi. Ton. 1.11,2 E. S. E. Si. Var. i. 0,0 1 22,9 Sudum ; aura. 0,1 2. 0,0 l. 11,2 !«,•? 22,7 E.S. SWi. Turb. gutta; ; V. l.'lOfi I. 11,0 15,0 ,;,6 '4>4 14,8 18,0 NEI. Tetrum , aura . 6 1. 11,0 1. 11,0 20,2 19.4 22,4 NEI. E. SW. Var. I. 10,6 I. 10,4 1. 10,4 Nub. 17. pi- Ton. 18 . 8 9 IO 1 1 12 1.10,4 E. SE. Item . •4 1. 10,4 I. 10,6 15,0 14,2 14,0 16,0 14,6 14,6 15,0 14,6 i,,6 2 2,8 NW. Var. h. 3. pi. Ton. 20 9 , I. 10,« 1. ii,(S 1 - 1 1 ,4 19j4 N. Sequitur . I. 11,8 22,6 NW. E. se. Var. 1. 11,3 1. 10,7 17,4 Ni. Nimbi . 41 ■ 13 14 iS i4 57 18 19 10 21 22 IL 24 2S 2« 27 2T 29 i.io.s I. io,s 22,0 23,0 w. Sol inaqu. I. to/+ 1.10,8 I. 10,6 S. SWi. Nubes raras . . I. 10,0 23,0 21,6 NE. NW2. Nub. vefp. nimbus . Nub. aur. nimbus , dein var. 4« , 1.11,6 ,l.Il,S W. 44 ■ I. 11,9 ....,5 I. 10,2 I. 8,« .. .1,3 I. 10,7 23,* 23,0 SW. Sz. Sol ; var. vefp. fulg. Ton. V- Turb. 13,6 Ni. I. 9,0 I. 9,2 1. n,S 15,2 13>7 '4.4 ^5,0 12,7 T",0 13.0 15.° 15,8 15,8 I4>7 14,4 20,2 W. Ei. Nimbi fparfim. '75 E. S. Var. ■ 1. 9,* 2. 0,3 22,6 - 21,4 E. N. Sudum . 1.11,3 E. WNW. Sol ,• nub. fparfaE . I. 10,8 1. 10,4 2. 0,1 1. 11,6 .8,4 17,8 lS,4 N. Ei. Turb. t. io,6 1. 11,8 E. Ni. Pluvia iffimenfa mane . »5S ■ N. E. Nimbi . 80 2. 0,2 21,6 N. SE. Item. Item . 1 2 ■ I. Il, 2 1. 10,0 1, 10,0 ii,o NW. S. W. X '5 , '• 9,«- 21,2 2>,2 '8,5 I9i4 W. N3. So! pali. vefp. pi. fulg. ' I. 10,6 1. 0,0 N. E. Sol pali, ac var. il. 3» 2. 1,2 2. 2,0 N. ESEr. N. ESgi. Item cum aura . = I. 2,1 2. 1,5 10,2 Sol ; aura . Media 27. ii,i i7)82 Poli. 5. 745.1I \. 2.3. SE. mi 295 im SEPTEMBER ,780. Diti I 2 J 4 _7 8 9 10 II ti '? J4 'S 1(5 IL 18 _if IO li ZI U 1* 2« 17 28 IL fioroni r^ — -- Mjne . etrura . Vcfp. Tier -t / Grad min. i 12, mometr . Grad max. Ventus . Status Cji . fura Più. vie . 2. o,(i i.ii^ I. II, 3 20,2 N. S. Sol. 1. I0,< 1. 9,4 2. J0,( ^ 12,' 14, s ^ 21,8 11,8 NW. VV. Si. ^ol ; aura . I. 10,3 N. WSWi. Turb. velp. fulg. '. 10,0 ' 's,^ iS,» N. E... riuviacum vento diu roaiique 38 1. ii,j 2. 0,3 2. 0,3 11,4 '3,4 N. Ei. Var. V. 3<5 I. 11,6 8,8 9i4 ii,< 17,8 .8,4 N. E. S. SW. Sudum . I. ii,« 1.11,2 I. 10,7 1. 9,1 N. W. E. S. Sol neb. I. 10,9 I. 9<9— _^3,7 1(5,1 N. Pluvia diu nofluque. 66 'o,S ",S ",S «,8 Ni. W. Pluvia . nò '. 9,+ 1. 10,6 N. Ei. Sol turb. I. 11,4 1. II,é 1S>' Ei. Sol. I. 11,2 1.11,2 14,(5 14,8 ENE. [tem . Sol var. 1. 11,2 I. 0,0 10,0 Var. 1.11,0 2. 0,0 10,4 16,8 18,0 16,6 '7,5 j_5^o l5,C 'TjO i5,4 N. E. Sol , paucxque nubes . 1. 11,0 2. 0,0 10,8 Item . Itera. 2. ".? 2. 1,3' 9,8 i. ',4 9,5 N. .SE. [rem . Var. • 2. 1,4 Item . 4 2. 0,0 I- 9,4 I. 11,7 10,4 Ei. Nub. 22. pi. V. I. 9,6 10,4 N. W. Nimbi . 221 l ». I0,< 1.11,6 9,4 N. E. SE. Sol. 2. 0,0 2. 0,6 10,0 N. W. Nub- rarae ; pi. 2. 0,0 I. 10,2 1. io,o 1.11,4 12,8 ,($,4 NE. Wj. Procella . 1,(5 ",3 17.3 18,0 N. E. Nub. dcin S. 2. 0,0 2. 0,0 2. 1,0 Il,« tem . Fufcum . 2. 0,0 12,0 18,0 V. Sudum , 1. 0,3 I. 0,3 1.11,7 1. 10,2 11,0 i7,< 1 SI. W. var. Var. i. 0,3 11,0 i7,«: ,8,3 ' 1(5,3 I ;. W. var. Nub. dein Sol . '• 11,4 '^,S W. Nub. vefp. Stel. cad. . 11,1 . 10,1 1. 10,0 12,3 5. SE. Nub. 30 1. 10,0 1 ",< 15,4? JW. SW. PI. noftu Tonitru . lo r ■ kledia 27. 1 ■,3 14,08 Poli. 4. 1 «29 OCTO- ««Èli 29^ ^ O C T O B E R 1780. X 2 Bararne , • Mane . tram . 1 , Vefp. Then 1 — " Grad. min. ^ , GraJ. max. Ventus . Status Cxli . Men- fura Più. viti. I. «,2 I. 0,9 ■3.9 ■9,9 E. W. Noft. pi. Ton. var. 39 I. 8,1 I. 8,7 '3.4 ■7,4 W. N. Var. I I. 9,1 1. 9,7 12,9 ,K,9 N. E. Caligo ; var. nofl. pi. 4 S (5 7 8 9 JO ilS 17 i. 10,0 I. 11,0 ■4,8 '3,1 20,8 s. W. Var. I. II, t 2. 1,4 ■ 4,4 N. E. S». Var. nofl. fulg. V. 1. 0,0 8,6 «,8 84,8 W. N. W. S. Nub. guttx ; noilu pi. o,S 2. 1,4 I. 11,4 16,0 N. ESE. Var. 80 I. 10,4— .. 8,5- i. 9,0 9,0 8,6 14,4 10,4 15,0 N. W2. S. PI. V. '1 .^'3 I. 7,6 NE. W. Pi. 129 177 -IL 0,5 NW. NE2. Pluv. tonitru ; V. I. 8,4 10,0 '• 7,4 1. ii,S 1. 10,8 11,4 NE. WSW2. PI. neb. it. pi. V. Nub. mii. 2. 11.4 8,3 7 7 '3,3 N. NW. 1. 1,8 2. 2,6 '6,} NW. Sol. 2. 2,5 2. 2,4 8,0 i«,8 N. Sol. 2. 2,0 2. 1,8 £. 1,8 2. z.n 9,0 5, e 9r 10,0 i«,8 "7,0 NW. E. Sol insqu. h. 2. fulg. E. SW. SE. NE. NW. Neb. I. 2,0 2. i,< 2. 0,0 ■8,5 19,8 ■7,1 IJ,7 Neb. denfa. ■«1 2. 1,2 Sol. 19 21 22 2J _^ ìS il. iS 19 30 31 ». 0,4+ 2. 0,0 1>,7 10,5 NE. NW. NW. E. N2. var. N. Ei. Sol ac nubes . I. I0,« I. 6,6 I. » 11,9 N. Var. I. 10,8 9,4 10,0 i6,S NW. Var. I. 10,0 J. 8,8 llS,4 NE. Pluv. 0,1 I. 8,(5 I. 9,4 I. io,« 10,2 ■4,8 E. NE. Turb. gurras . o,< 23 12 r. 10,0 10,8 10,7 14,4 ENE». PI. I. 10,4 I. 9,4 I. 9,0 I^_9,4 1. 9,0 12,5 ENE2. ENE2. PI. 10,1 7,8 7,8 ■4,5 ■5,4 ■3,4 Var. I. 10,0 NW. E. Var. h. 2. Aur. Bor. 1.10,4 1 I. 10,6 NE. Var. Media 27. 10,3 1»,6 Poli. 4- 1 588,3 NO- «eli 297 113» NOVEMBER 1780. Dics Bjiromet , -A. Mine . - ■ > Velp. Thermo , ^ Gr. min. metr. Gr. max. 13,7 I«,0 13,0 1J.4 "»5 -5,5 ili _£^4 ZiJ 7^ 10^4 8,8 7.0 «.4 7,9 3.< 5)7 _8^5 10,0 4.6 5.4 7,-5 6,6 Ventui , Statui Cali , Men- fura Plu- vi t. 1 I. io,i5 I. 10,4 8.5 N. WNW. Nub. 0,1 0.5 2 I. io,« I.ii,S I. S,2 8,8 E. N. W. N. Mane guttae; var. Var. vefp. gutta . i I. 11,3 1. ss,o ,8 3,« 4.5 Itera. '3 ». o,S+ 1. o,« Nebulofum . '4 i.ii,< I. 10,6 N. Fui'cum . '5 .. S,7 1. (5,3 N. NE3. Mane pi. turb. nofte pi. V. 30 16 I. tf,4 I. 9,8 I. 11,6 2,0 NE4, PI. V. procellofus ; noft. tulg. 191 '7 i. 11,0 1,0 0.5 W. Sol, ac gelu . 18 I. ir,« 1. 11,2 NW. W. Nubilum ; nofl. pi. 19 I. lOjO 1. 8,5 I. 9.3 2,6 N. W. PI. caligo - 34 '3 1 12 3' 8 io I- 9,5 4.7 5,7 NW. Cai. pi. 1 1 I. «,9 NW. Nr. Item . zz I. 6,6 I. «,8 _l26 4,4 SW. S. W. Nub. vefp. Lux Bor. Tetrum ; vel'p. pi- JJ '• 5>7 '• 4)5 I. 7,0 I. 11,4 W. NE3. 1+ I. 2,6 5.4 NE2. W3. PI. V. »S I. 9,4. 4.2 NNEi. Mane pl.vefp. Aur. Bor. 2« 1. 0,8 J. 1,6 3.4 1.2 NEi. Sol pauCKque nubes. 29 30 1. 0,8 1. 0,4 l. 0,6 N. Sol ; gelu . I. n,+ 4,0 4,0 Ni. Mane pi. iterumque V. 40 •- »,4 + 1. 1,4 i. 0,6 9.0 10,0 Ni. Var. vefp. Lux Bov. 1. I,; 5,S N. ENE2. Var. V. Media 27. 10,3 6,2J Poli. 2. I 4<'4,8f 9.8-i PP DE- M 298 I13& DECEMBER 1780. Diet , ^. Mine . , Vefp- i Thcrm ^-^ Grad. min. ometr- ' > Grad. max. Ventus. Status Cxìi . Mcn. fura Plu- via • 3,2 I 2. 3.0 — 2. 5,4 4,9 3,0 2,0 0,3 7,3 Ni. NNEi. N. Ei. PI. V. 2 2. 2. 2. 4)1 «,2 8,2 7,2 8,1 < 2. 4,4 2- 1,3 N. Snl , & nub. NW. Item . 7)0 NW. N. Sudum . 5 6 7 8 9 10 II IZ ■3_ 14 15 i5 18 2. S>7 2. 7 S.7 5)0 _2,0 OjO 5,4 NW. Var. 2,8 NW. Sol , ac nubet . 1. 2. 2,7 4i4 3,0 2,9 ',7 NW. Item . z. S,« 2. 3,4 2. 5,S 2. 5,i5 — o,s NEi. Sudum ; gelu . 2- Z. 2. 4,4 — 2,3 — 2,4 ~-°,4 NW. Var. ,,8 N. Var. x,6 3.4 2,« NW. Nebulofum . 1. 3,« 2. 3,6 -0,5 "2,3 •>9 3,0 .il* 2,1 -r,8 N. Item . NW. Item . 1> 3,^ 2- 2,7 2. 4>'; 2- 5,3 2. 5,4 2. 4,3 2,7 0,0 + z,c + 0,3 --2^8 — 5,0 WNW. NNt. Var. 1 8 10 '5 ■4 zo 40 Ni. Ei. Var. V. Z. «,o Ni. ENEi. Item . ?.. 5,4 2. 4,7 NEz. Item . 19 2. 4)4 2. 4,8 2. «,2 2. 4,8 2. 4,0 -2,8 + 1,0 + >,7 3,5 4,4 NEz. Nub. V. noflu Nix . IO 2. 2. 5,8 _.,8 NEi. Nub. 5,4 — 0,3 + .,s + .,4 2,4 2,7 N. PI. N. Caligo ac pi. 2£ 2. 4,6 ij 2. 2. 2,2 »■ 3,4 NNE. Caligo ac pi. 24 2. l,ii NNE. NEi. Ca!i?,o ac pi. 2^5 2. 2.4 2. 4,S 1. 5,4 3,1 + 0,8 + 0,8 -,,8 — 1,5 Caligo ac pi. 26 30 3' 2. 4,8 — 2,0 -0,8 'ne. enei. Var. 7. 4,8 2. 4,« jldem . Sol. 2. 2. 4,4 2. 4,«,— 1,0 ENEz. Nub. ac ventus; Nix . Nix. 3,<5 2. 2,8 ,NNWz. 2. 2. z,4 1,6 2. 1,0 ~°'J — 0,4 'nw. S. Nub. var. 138,2 I. tf,2 2. 3,2 — 6,0 E. NW. Sol . .Media 28. 4,3- + '.»<• Poli. 0. I. I JA- 4811 299 I15»> JANUARiUS 178X. Dici I 2 3 1 ' Mine . etfum . ' 1 Vefp. Thir /— - Gr. min • mometr Gr. max. Ventus . Status Cxli. Mcn furJ Più. vi* . >. 3,4 ». 2, \ — i,< 2,3 j NNW. Sol ; var. 1. 0,7 1.10,5 1. 7,c I. 11,2 + 0,1 , N. PI. 4 ' • 7j4 - I. 8,8 i,S N. NNE2. Caligo ; pi. V. 9i 4 — 1,0 — 3,0 — 2,0 — ',4 — 2,0 + 1,0 4, e SW. S. NW. |Var. S X. 0,3 ». .,3 I,C NW. SW. ÌSol , bruma . R 6 X. 1,5 •• ^,3 1,0 j,o 2,0 N. W. llteni . _7 8 9 IO II 12 15 14 2. 2,7 X. 2,7 N. Item . 1. 2,7 1. 2,5 I. 4,5 X. 2,7 ^- 3,3 '• 3,7 N. Sol albus . N. jSimilis . 1,6 1,6 1,4 NNW. E. Sol ; pauc^rque nubes . ». (S,o I. 6,6 X. 5/ — 1,8 -1,8 — 1,0 N. E. NEi. Item , cuni aura . ' "l »• 7>'3 Ni. Var. no^lu venrus , ac Nix . — ' io »• ;,o X. 3,4 0,0 N». Nix , ac ventus . 48 ». 3,0 X. 3,0 -0,3 0,3 NEi. Nix adhuc . 73 1 >S 16 17 18 '9 20 21 22 »3 24 »• 3.3 ». 2,9 — «,3 0,3 — 0,7 — O.S N. Stillse. Caligo ; dein Sol . 2. 2,s »• »,S — 3,3 W. l. 2,« ». 2,8 NW. N. Cai. nub. 1. 2,8 ». 2,4 >-3,3 — '>3 0,0 -0,7 + 2,8 N. Cai. nub. denla h. i. Lux Ber. 1. 1,5 >. 1,3 ». 1,3 »• ^,7 NNW. Cai. nub. 3,« NNW. Item ; 22. V. »• 1>7 ». 1,3 + 0,7 _o,3 f 1,0 f 2,0 3,7 »,7 NW. W. SE2. Nub. X. o,x I. If,X N. W. Cai. nub. r. 11,4 I. II, tf 1,2 W. SE. NE. Item . I. 11,6 I. 1 1,4 - I. 8,8 3,0 NNW. Cai. (lillans. 8 8 -ÌZ. 28 29 3' r. iT,o 1 . 1 1 ,8 1. 1,0 '• 7,? 4,4 NW. SW2. Caligo denfa . X. o,< + 3>" — 1,0 _l2! 3,9 2,8 3,0 SW3. E. Cai- ac nub. ». 4,<5 SW. NW. Cai. ac nub. ». 8,3 ». 8,, N. ENE. W. Sol ; bruma craflTa . ». 8,5 ». 7,8 W. NW. Item. ». 2,4 — «,3 -',3 3,0 NW. S. Irem h. i. Lux Bor. ». 2,6 ». 3,0 S,3 NNW. ENEi. Sol ; aura frigidiir.aia . Media 28. 2,oj + 0,3 Poli. ,. 245 1. 9,« FÉ- «Eli 3°o \^ FEBRUARIUS 1781. IDics 15 23_ Medi ^ ^ ^ Mane . Vefp. 2. 4,0 2. 3,S 2. 3>o 2. 2l4- 2. 4,7 1. 1,7 2. 1,15- 2. 3,4Ì-- 2. 4,7 2. 5.» 2. 4,1 2. 2. 3,5 S,5 2. 4,0 2. 0,9 I. 10,3 + I. 9,4 2, 1,4 2. 2,2 2. 2,4 1. II, « 2. o,i5 I. 7,S- I. 1, 7,8 9,0 I. "r* I. 7,8 I. 7,4 1. |5,2 3,8 2. 3,7 2. 4,8 3,3 5,3 4,5 2. 1,8 '■ 9,9 I. 10,7 2. o,(5 2. 2,2 2- 2,ó II,Ò 0,6 10, ó 7,2 lO.iS 6,0 I. 8,0 9,4 Therm 1 Grad. min. + 1,0 ometr. ' » Grad. max. 4,8 4,7 _0^ — 0,5 + 0,5 3,7 2,7 -0,5 3,5 + 1,0 2,4 3,4 3,0 5,4 6,8 1,0 5.S 5,3 6,8 2,7 4,2 1,2 3,2 3,2 2,2 S,o 5,0 5,« J0,0 —0,3 0,0 9,5 ' 6,z +0,5 4,1 «li 0,7 2,2 5,5 2,0 4,0 —0,5 —2,0 —1,3 3,3 3,4 2,1 — 1,0 3,4 0,0 5.4 Ventus , N. E. NW. Wi. S. NNE. E. NE. NNE. W. N. E. SSE. SW. NW. W. W. SE. S. E. SE. NE. SW. W2. NW2. W. N2. N. ENEi. N. SE. NEi. NEI. ENE;. NNEj. ENEJT W. SW2. EN4. E. NW. SW. W. Si. aS. J,2 + 2,9iS NNEi. SW. Status Cjt , fura r Più- ' vite . Sol fufcus . Itera Sudum , ac pruina . Nub. Var. Nub. Nub. Turb. gutrae . Cai. gutta: ," ros . PI. Cai. denla . Similis . Simills ■ Item . Item V. h. 1. Lux Bor. Stel. cad. Var. V. Sol; V. Fufcu Nix. Sol, paucseque nubes. Var.' Flocci nivis . PI. V. ac Nix. Caligo ; guttae. Var. gel 11. Sol ; gelu . Nix. Opertum . Sol"v^ °,5- 32 1,5 Poli. I. I, 0,5. 91 0,3 4« ■Ss,; 3,5— MAR. *S|| 3^1 \^ M A R T I U S 1781. Dia I 1 J_ 4 5 6 7 8 9 TO li iz 1^ '4 itf '7 18 11. 20 21 22 B.iroTìic , .^ Mane . I. i>,7 Vcfp. Thcmìomctv. r-'--^ , Gr.id. Grad. min. mai. yentus . StaU;! Cj:!Ì . i'iu. Vt£ . —— ij_i^7 2. 1,6 2- 4.7 — '.3 + ■,! 0,0 + 7,. \V. N. Sol. 2. 3.2 _S^9 5,4 7,0 SW. Sol ; neb. pruina . i- 4.7+ N. W. S. [tem . 2- 4,7+ !■ 2,9+ 2. 3.7 2. 2,8 I. 1,2 N. W. S. Item . ',5 '.0 3.5 7,3 NW. W. Sudum . 2. 2,4 7.4 9,3 10,0 12,2 8,4 5,9 «,8 11,2 9,0 N. W. SSE. Sol pali. 2. 0,4 J. 1,7 — ..I.,8 N. W. S. E. N. E. Fufcum . Sol ; vai. 2. 2,0 2. 2,8 2. 0,3 '■ 3,4 °J? 2. 3,2+ 2. .,4 i- 5.4 2. 6,6 «,0 4.5 _4^8 5.0 SWi. Sol ; neb. h. io. Stills. N. Ei. Sol . N. NEi. Nub. 2. «,4 E.. ENE3. Mane gutta ; Tonitru ; ventut . 0,5 2. 5,8 2. 4,6 ■ i- 5.4 o>3 N. E2. Sudum ,' aura . 2. S,i5 N. S. SW. Iteti) . 2. 3/ 2,4 W. Sol albus . 2. s,/S 2- S.4 :• 5.4 3,« N. E. SSE2. Item cum vento . 2. 3,2 1.5 3.4 3.0 3,'S 4.° 8,. '0,4 9,0 10,0 10,6 11,2 ■ o„ I0,< IT,2 N. W. S. Sol . Nebulolum ; aura . 2. 4,4 NW. Si. 0,5 2- 4)3 J- 3,5 NE. SE. Caligo ; ftillae. Sol ; neb. Item . 2- 5.5 J- 4.7 2. 1,3 2. 3,« 2. 5,8 NE. E. 2. 4,4 2- 3.5 N. Ei. 6,0 4.5 Ei. Caligo ; aura . il- 24 M_ 2i 27 18 19 jo 31 2. 0,3 E. NEz. SEi. Caligo ; dein Sol ac vcntus . 2. 5,(; 4,S N. W. Si. Sol ; nubes fparfim . 2"^ 2. «,s+ 2^^< 2- 0,1 i-_9,<5 I. 9,2 I. 11,8 2,< N. SWi. S. Sol. 1. 3.5 3,'« 13,0 N. W. E. var. NW. Ei. SW2. Fulcum . I. 10,6 5,-5 10,8 \'ar. I. 9.'5 <5,2 7,0 10,1 10,8 12,1 NE2. PI. ac ventus . 1. 10,2 2. 0,2 3.5 7.0 8,5 E. Var. 2. 0,2 N. W. SE. Nubiluni . 2. o,i5 2. 1,2 S. SE. Caligo ; nub. Media z8. 2,9. + «,32. Poli. ,. 1. 277,5 11,15 APRI. <\ 302 113» ' A P R I L I S 1781, Tèermometr. /^--^ ^ Grad. Grad. Dici Mane. -1 Vefp. i 2. 1,6 2. I,* z 2. i,< 2. ,,4 I. I 1,2 3 S 6 7 8 2. 1,0 I. 8,9— .. 8,7 I. 10,1. I. 11,5 I. 9,4 1. 10,7 1- 0,3 »• V7 2. 2,< 2. 2,0 9 IO 1 1 II >5 '4 1. 3,3 ». 3,7 >• 3,7 »• 3,3 I. 2,4 '• 3,2 2. 2,0 2. 1,2 2. 0,8 2. 1,4 2. ,,; I. ti,7 '7 I. IO,8 — 1. 1 1,2 2. 2,« ». 0,8 I. 3,2 ». 2,8 2. 1,8 18 2. 2,8 '9 ». 2,8 ». 3,8 ». 4,3 20 »• 4,3 21 »• 4,3 »• 4,3 »• 4,3 » 3,5 2. i,> 22 ìl 24 1- 3,0 2. 1,(5 ». 1,8 1.6 ^7 28 29 2. 2,4 ». 1,8 ». 2,4 2. 1,8 1. 11,9 2. 0,2 ». 0,5 2. 0,0+ I. 1,4 I. io,« min. «,5 7.5 8,5 max. 30 _9^ S,5 4,° S,o o,; é,o I. 9,(i 7^3 8,8 10,0 J0,O IO,0 8,0 "778 10,8 _i:2 9,S 10,0 10,0 '0,2 _iOv4 11,0 10,8 Ti -ili 8,4 10,0 yentus . W. N. S. N. E. NNE2. NE2. ^,5 8,0 »,5 4,0 4,0 o,« 5,5 (5,o 6,0 5,4 3,< 3,4 Grad. min. ìometr. Grad. max. Ventus , Status C^li , fura Più. via . I. II,; '3.9 E2. S2. PI. V. »7 1. 2,2 i',3 IS.» NNEi. E. SSE. Pluvium . I 3 4 S s 7 ». 2,4 ». 1,4 .1,8 iiS,8 s. SW. Var. Var. 23. nimbus. 2. 1,2 ». 0,4 ■».? I2,« iiS,« N. W. SSE. 7(5 0,1 ». 0,+ I. jo,8 ». 1,7 ié,8 NNW. SW2. Var. V. gutta. I. 10,9 13,8 ".S W. NW. t3. Item . 0,1 1. 1,9 ». 0,0 10,4 »4,4 NE. Ei. NEi. Var. aura ; guttas . 0.5 33_ 7(5 8 ». 1,0 ■'.5 10,3 PI. V. 9 IO 11 11 Jj_ '4 2± 16 17 ig JLL 20 i« 22 i± 2± i« iS 1.11,8 I. 11,4 ». o,S ». 2,2 12,0 14,8 E. S. PI. Ton. ». 0,0 ». o,« '5.3 14.'/ NEI. E. Irem . »3 J»,3 12,0 NW. W. SWj. Mane procella . '4 ». 5,2+ ». 3,2 2. 3,» 16,8 NW. var. Cai. var. 2. 1,8 13,0 17,8 N. E. S. NW. S. SE. Cai. Sol. ». I,<— ». 1,8 I4.f 18,8 Sol nebulofus • ». 1,3 ». 1,5 »• 2,0 iS,o i«,« 1 9,0 N. W. SW. S. SE. Fufcum . ». 2,0 19,8 N. W. ESP.. NE. Ei. N. E. Sol albus . ». 2,0 ». 1,2 .,,6 20,(S 20,4 «9, 20,4 1 2 2,8 2. 2,<; 14,0 15,0 S. NW. E. SE. Nubilum ; var. z 2 1. 2,5 2. 1,6 N. W. SW. N. W. S. Sol ac nubss alternatim . 3 ii9 2- 1,3 21,2 Neb. var. Longe nimbi . 5 4 2 ".4 2. 0,6 l6,0 15,0 '5,2 >s,s '4,S 13,0 •4,5 14,0 14,5 14,2 '4,4 '4,8 14,8 16 0 21,4 N. W. S. Item . 5 2 1,2 2. 0,6 20,0 NEi. E,i. SE2. Procellolum ; 20. pi. Var. V. < 7 2 a,6 2. 0,0 20,0 20,4 N. E. W. SW. NE. Ei. SE2. 2 0,0 1. 11,0 2. 0,6 Neb. var. V. 8 9 IO 1 1 12 '3 -li. 'S iiS 1Z_ i« 19 IO 21 21 2±_ 2* 25 T ")7 20,5 NW. SE. SSE3. Fufcum ; vefp. procellofum . 6 2 2 1. 1. °.3— ',3+ 11,9 2. 0,7 18,2 NE. SW. Nimbi . 7i 2. 0,6 '3,0 17,6 '9,3 _i7,o i8,i 78^ 20,6 19,4 20,S W. N. Pluvia fparGm . I- 11,7 W. SW2. Pluvia etfula ; V. '38 .,,8 2. 0,4 SW. W2. S. Var. 2. 0,8 '2. 0,6 N. var. Sol ; var. 16. nimbus; Ton. 2 33 2* 2. 0,1 I. 1 1,6 W. N. Mane pi. 0,0 N. WNW. Sol ; velp. fulg. S 2. 0,3— 2. 0,4 NW. E. Var. 22. Ton. pi. Z. o,S i- 2,0 N. SE. NW. W. S. Nimbofum . 2. 2. 2. 2,8 2. 3,2 Var. 3.3 ^>3 2. 2,7 2. 1,1 I. IO, 8 21,2 Idem . Sol ac nubes. 16,0 17,0 20,0 17,0 S. E2. w. Nub. V. 22. pi. item noflu . 46 I. I. T. ii,8 N. NE2. Pluv. /parla . 53 10,2 11, « I. 10,6 ^4,8 itf,o '6,5 J9,o 19,4 20,5 iS,« '7,5 N. W. SE2. S. Var. V. 2. 0,É 2. 0,1 N. W. S. Nub. pluvioJs . 6 16 2. Ii2 N. SW. SE. Ni. NEi. Var. 22. pi. I. 10,7 I- 9,7 I- 9,9 li'5 '4,5 Nub V.vefp.pluvia inimonls V. Irem , diu noftuque . 334 2« 27 2S 1. 9i5 S. Wz. 161 r. 10,9— 2. 0,1 15,0 17,0 SSW. E. W. W. N. N. W. S. Gutta: iparfim ; Ton. Sol , vai", dein gutta; . 29 6 2- 0,4 2. 1,2 16,o l9,o 2P 2. i,i5 2. 3,4 l6,Sj '7,5 ' 21,0 2!,0 Item . 30 2. 4,2 + »• 3v9 N. SE. S2. Sol ; ventus exficcans . Medis 28. 0,7 17,2 Poli. 6. 1 987 10,7 ....«^n ^^^ ju. m 305 Ita* JULIUS I 781. .5 I. 2,«— 14 2. 1,7 '7 J- 3,4+ li 2- 3,5 >9 IO J. 3,1— «■ 3,7 21 z- 3,7+ I» I. 3,1 15 2. 1,0 t4 2. 1,7 15 1. 2,(i 2. 3,4 Grid. Grad. min- 16,0 16,6 19,0 20,0 20,2 19,6 19,0 18,8 17,8 19,0 20,0 «9,3 19,6 16,8 16,0 15,0 2- 3,3 1. 2,S 2. 3.3 3,7 2. 1,7 14,8 14,0 14,8 15,0 1,7 2. 2,7 2. 0,3- 2,8 2- 3,4 hi 2. max. 21,0 21,4 23,0 24,0 Vmtus . EW. S. SE. N. W. S. NW. SW. SE. SSE. SW. 23,8 N. NW. S. 24, i N. E. SSE. 24,0 24, (S 22,2 N. E. S. SWi. 21,8 22,4 i3)' 23,' 2J,0 21,j5 '9>2 20,4 a 9,8 18,0 19,0 20,0 N. W. Si. N. W. SSWj. S. N2. E2. Statuì C 2,0+ 2,0 l. 2,2 22,4 23, e 24,0 il, 2 21,4 20,1 SW2. Sol . Z- 1,2 E. SE. Var. vefp. hilg. 2* 1,1 + z. o,S N. W4. N. NW. Poli merid. procella fera . 2. 0,2 2. o,< N. NE2. W. Turb. 2. 2. 0,2 0,2 — 2. 2. 2< 0,< 0,4 0,6 N. NNE2. Procella effufa. 11,0 14,0 12,0 13,0 N. W. NE. W^NW. W^. SWr. Var. 2. 2. 0,7 20,0 Sol ac nubes alrern. o,tf 2. 1,2 20,8 22,2 N. W. Snl ac nubeculs. 2. 2. 2. 2. 2. 2. 2 1,« 2. 2» 2. 2. 2. 2. I,< 2,4 2,8 2,5 2,8 N. SW. Sol ; vefp. hi!a- 2,0 14,0 22,2 NW. SW. Sol nebuiofus . 2,8+ ii5,o 22,2 WSW. Sì. Item . 3,0— 17,0 22,3 W. SW. SSE2. Pariter ,■ vefp. fulg. 2,« 3,3 12,2 22,4 NW. NE. SEI. Var. 3,3 17,0 '«.4 SE. S. Sol albus . 3,3 1. 2,9 24,5 NNW. Sudum . Uen- fura Più. via . 0,1 Media 28. 2,2. 0,5 27 ro8 415,2 Poli. 2. 1. ,0,7. SE- n 307 (13& SEPTEMBER 1781. Ditt Bjror r^ Mjbc . -* --» Vefp. Thcrmometr , ^ , Grad. 1 Grati min. jmax. l-'entHS . Status Cali. Mtn- fura Più. vie . I |2. 2,5 2. 3,1 2. 2,8 lS,i > 24/ ^ 24,2 N. NEi. N. Sol ; nub. V. z 2. ì,6 I7,< NW. N2. NEi. Item . _3. _4 S 2. 5,7+ 2. 3,5 I<,C 24,2 VV3. N. WNWi. Item . =• J,J 2. 2,3 2. 0,S l6,c 14,8 N. W. Sol albus . .. .,8 16,0 24,1 N. W. SWi. Sol aìbicans . (5 _7 8 » IO II IX '4 ■S iiS II 18 _L£ 23 21 2 2 23 il 2« 27 28 29 30 2. 0,3 I. 11,4 I. 11,7 '• 3,4 2- 4,7 16,0 '5,2 ■5,2 23,6 N. E. NE2. Var. V. fulg. l?,* N. E. ENE2. Nub. Toh. pi. V. fic noftu . 8 2. 3,7 18,4 Ni. NEi. Sj. Item . i«i 2. 4,8 2- 4,4 _20,4 20,2 N. E. N. NWi. Item . 43 2. 3,< 2. 3,« •5)0 1(5, 0 '4,0 N. SW. 2E2. Item . Tremor Terrse h. io. 40 2. 4,4 2- 4,4 2. 4-4 2. 3,S SW. NW. S. Itcni . 1 '9>4 wsw. Var. *• 3,4 2. 1,7 2. 2,7 2. 1,8 15,0 21,0 N. Sol neb. '4,5 21,0 NW. Item . 2. 1,7 2. 1,0+ 2. 0,7— 2. 1,7 2^ ',4 2. 1,2 14,8 20,8 21,6 Itera . Itera . Caligo; var. V. '5,8 '«,3 SSW. SW2. 2. 0,9 20,0 '4,8 E. SE. SW. PI. fulg. Toh. 78 2. 2,3 «5,0 N. S. N. NW2. Var. V. noau pi. V. 2. 2,4 2. 2,4 2. 0,4 .1,8 N. NW. E2. 1 PI. V. S« I. 2,1 9,6 1(5,2 •7,8 «7,4 N. W. SW. Sol.; var. 48__ 3< 2. t,0 2. 0,1 10,4 13,0 N. E. Var. pnft mer. procella . I. 10,8 •■ 9,4 I^9,2_ N. E. S3. NE4, 1 N. NW. W. 1 Mane pi. item noflu . n,o _l*,4 12,4 13,0 Var. no£lu pi. 37 0,1 I. «5,2 »• 7,2+ _9,4 7,0 8,0 7,0 ENEi. Si. SWi. Var. V. '. 7,+ I. 8,4 I. I0,« I. 8,4 I. 9,« I. n,« NW. SSE. N3. Nub. (lilla. 12,4 N. W2. N. Var. V. Var. Fufcum . '3,2 «3,2 M. NW. W. 2. 0,3 ^ 3.3 2- 4,3 2. 2,3 «,4 NW. 2- 3,9 _8,4 8,6 '5,o: '4,8. N. E. Sol & nub. alrern. 2. 4,1 NW. W. SW. Sol aìbicans . Media 2S. 3,2 ij,9 Poli. 3- 509,3 • 5,5 Vefp. ThcTTl r— ' e rad. min. orrtetr, ' — « Grad. max. Ve>2tus . Status Celi. fura Plu- via . -• 3,4 2. 2,2 10,2 13,8 N. W. S. Ful'cum , 18. giitta . 0,3 I. 2,2 ». 1,2 S.S 13,3 E. N. Item . 0,3 2. 0,7 1. 2,8 ». 2,3 11,0 J3,o '■5,8 N. NEI. PI. V. diu nofluque . Ì6 -il- »• 3v4 11,4 N. Ei. N. NE. Nub. var. 1. 3.8 »• 3,4 2. J,8 9,4 '3,4 Sol neb. 1. 2,8 8,8 10,0 'S>» N. Simìlis . z 2. 1,0+ 2. 2,5 ». 0,4 14,0 N. Ei. NE2. PI. V. ». 4,1 6,0 12,6 N. E. NEi. Var. V. ». 4,4 »• 5>' ». 3.7 4,5 '1)3 11,9 N. NE». Sol ; V. 0,1 0.' 2. 5,0+ 4,3 N. E. S. Sol neb. pruina . 2. 4,(S 5,0 12,2 N. W. Var. guttx. >. 3,1 2. 2,1 5>» 1 1,0 N. E. ttein . '• »,3 >• 4,3 1. 3,3 6,1 T2,2 N. E. NNEi. Turb. »• 3,3 «,4 12,0 N. E2. SE. Var. V. 2. «,0 + ». 4,6+ >• 5j4 8,0 11,0 NEi. N3. Sol ; V. »• i.% ». 3,4 ». 3,8 4,» 10,0 WNWi. Var. >. 3,< 4,8 I,,(S N. S. Ni. Var. V. 2. 4,1 7,4 3,5 10,2 NNE2. Var. V. ». 2,1 I. Ir, 8 ",3 10,4 N. NW2. Sol V. 2. 0,4 ». 0,2 3,0 N. NE. Var. gutta . <».3 ». l,« 2. 1,2 2,S 4 ,.) 10,0 NNW. S9I neb. ». o,S I. II,S 8,6 rdem ■ Item ; aura . ». 0,8 2. 2,2 ». 2,1 3,f^ 2,8 9,8 N. Ei. Sol ; aura . ». 2,« 9,0 8,2 N. W. Sol f'ufcus . ». 2,8 ». 2,2 Ni. Nub. pi. aura . IO 2. I,S ». 3,2 ». 3,« S,S 7,3 N. E2. PI- ventuj validior. 9 ». 3,8+ 'i,3 7.5 8,3 N. PI. noau efTufa . 17 iS» 100 2. 1,8 I. 11,0 9,' N2. NW3. PI. V. diu nsftuque . ". 7,S I. 7,7 10,0 J0,2 NW2. PI. V. '. 8,4 I. ?,4 8,4 10,4 E. N. Caligo ; var. noft. pi. »S ■ I. 8,8 >. 9,4 8,4 10,0 NE. SE2. PI. V. 5» 473,J ^■a »«« ^^ Poli. 3. ■ NO- «fSlI 3'^9 (13» NOVEMBER 1781. Diti I 2 3 4 5 i 7 8 S^rtmltrum . Thir /— — Grill. min. nomttr. ^— ^ Gr»d. max. P'm/«/ . Slatta Cidi . vie . 9 l'I 4 Mane. Veip. I. 9,g 1.11,2 5,8 9,+ 11,2 _8£ 9,1 9,0 10,2 ..,4 '0,4 S,o 67i NW. E. W. Var. h. 22. pi. ». 0,4 ». 0,8 3,2 Wi. Sol. ». 1,3 ». 2,0 1. I,i _ 4,0 7,3 8,4 9,0 9,» 7,0 N. V»r. vefp. pi. ».^,g ^- 3,8 ». 2,8 1. 0,0 NNW. Cai. (Hllans . ». 3,8 »• 3,5 ». i,« NNW. Nub 55 34 Idem . Itero. Cai. nub. noftu fulg.Ton.pl. V. Cai- var. N. NE. WSWj. ». 0,5 ^- >,5 ». 2,8 ». »,< W. 9 IO f 1 II ■3 •4 N. var.2. PI. V. ». 2,8 $,» ',9 2,6 »,S NW. N. Nub. ». 2,2 »• 0,8 7,» N. WSW. Sol. Sol ; pruina . ». 0,1 1. J.,T 7,3 W. I. il,S 1. 0,4+ I. ia,< 7,2 «,7 N. Sol neb. ». 0,8 I. 10,8 '• 9,3 NW. [tem . >5 18 '9 ». 0,4 I. S,o— 3,? «,3 7,4 [dem . Cai. pi. V. ,2 5,4 5,4 7,J N. W2. Nub. I. 10,0 I. 9,i l. 8,8 '• 'o,3 ». 2,2 I. io,S >. II, T 8,6 8,0 9,1 NW. PI. h. 16. tenuis tiemor Terra . iS '. 9,2 NW. W. P!. noclu ("ulg. Ton. 30 84 4 «• 7,5 W. N. Sol. 20 21 ». o,« 3,5 4,5 5,4 8,7 NW. NE. Pluvia die tota ac nofte . ». 1,0 4,5 N. NE3. PI. V. 12 2* I. lO.t 8,4 NW. Wi. Itera noftu h. 5. terra tremit . 5 I I. Ji,« I. 11,8 4,5 7,7 Idem . Item . ». 0,8 ». 1,5 3,0 4^5 <5,8 S,o N. Nub. 42 15 2IS i7 28 29 30 ». 1,7 »^2^3 1. 1,8 ». >,o 8,0 N. NNEi. PI. V. »•: »,4 8,0 N. NE2. Item . 140 ». i^ 7,5 6.7 8,0 7,0 5,8 NE.. Item . » j r ». 0,4 ». 0,8 »• 4,» S,6 N. W. Nub. ». 2,é 4,4 NW. W. Cai. var. ». 4, WNW. Nub. 2. 2,5 2. 1,8 4,0 4,8 5,» NNW. Nub. poli mer. pluvia, & no£l. 2. ,,7 ». 2,2 N. W. Cai. no£lu pluv. IO I. 2,4 ». 3,2 4)0 5,7 W. Cai. 2 0,1 ; ». 3,2 ». 4,t 7,0 7,5 7)0 WSW. Cai. ftillse. ■ »• 4,4+ ». 4,8 -■ 4.? T,6 Idem . Nub. ' 1. ■.'' NNW. Caligo ; dein Sol. Sol neb. 2. 4,». I. 4^ ». 4.J ». 4,8 4,8 NW. W. ». 4,6 1,0 2,4 W. Caligo denfa . II ». 4,(5 0,5 li* 2,0 2,8 2,2 2,0 2,« W. Irem . ». 5,0 ». 4,8 -',4 + 0,2 WNW. Item . 1. 4,0— 2. 5,5 ». 4,» N. W. W. PI. 28 31 ». 3,* ». 2,8 -■,4 Cai. gelu. ». 4.2 2. 2,4 0,4 W. : Cai. denMìma . ». 2,2 1,8 WNW. Sol; vefp. Cai. 2. 1,4 '3. 11,2 ' +.,5 3>o Tdem . Nub. Medii 28 2,7 2, ss Poli. 0. 83,2 .7- OB- j «eli 3U II» 48 Wè OBSERVATIONS ASTRONOMIQUES FAITES PAR OR.DRE DU ROI A LA GUARITE SEPTENTRrONALE DE LA FORTERESSE DE S. ELME DE NAPLES POUR DtTERMINER LA HAUTEUR DU PÓLE DE CET ENDROIT, EN MEME TEMPS QUE LA HCNE MtKIDlENNE QU'ON DOIT PROLONGER D'UNE EXTRtMITÉ A L'AUTRE DU ROYAUME, En^oyées à v Académie des Sciences Lettres et Arts de Padove PAR MONSIEUR RI ZZI-Z ANNONI PENSIONNAIRE D'I CELLE, Hauteurs Méridiennes du Soleil. lours du Mois de Janvier 1782. Hauteurs me'ridiennes du bord fu- pe'rieur . Réfra- élions. Paral- laxe Demi- diametr. du 0 Déclin. Auft du 0 + Hauteur du Póle. D. M. S. 27 7 ^6 M.S. I 50.5 S. ó,o 5.9 M. S. 16 18,7 D. M. S. 22 20 12,4 22 5 55,1 21 54 ?7,5 D. M. S. 40 50 14,8 Le milieu efl 40» 50' I j" pour la hau- reur du Póle He la guarite 7 9 27 24 14 I 49,1 16 18,6 40 50 12,7 IO 27 ^? IO I 48,7 J 48,2 5.9 ló 18,5 40 50 I3,S' 40 50 I 6,5 40 50 9.7 40 "50 16,:; Septentriona- 1 1 27 42 ^0 28 19 ló 28 24 12 5,9 5.B ló 18,4 21 45 19,8 21 14 32,8 21 5 29,2 Elme de Na- oles , une fe- -onde plus 14 I 46,0 ló 18,5 15 I 45.1 I 41,1 5.8 1(5 18,2 grande que par es £toiles ■ 20 29 25 2? 5,7 16 17,5 20 2 18,8 40 5011,1 21 29 58 40 I 40,0 i_37^ I ?7,0 5,7 16 17,9 19 48 50,2 40 50 i5,i] 40 50 9,- 40 so 1 1,9 I? ?o 6 35 ■^0 21 0 5,7 16 17,2! 19 21 4,8 14 ",,7 tó 17,1 1 IO 6 77,1 Ces Obfervations , ainfi que les fuivantes , ont ^té faltes avec un excellent Quart-de-Cercle azimutal de 4 palmes de rayon confiruit a. Londres par le célèbre J. SissoN , & appartenant a M/ LE Prince de Tarsia . Outre un examen fcrupuleux de k^ divifions , qui fé trouverent très-exa6ì:es , je voulus aufll mefurer plufieurs nuits de fuite les diflances des ftoiles /3 & f de Persée au Z9 5456 j- 040,1 5 46 26 B. — 0,4 — 3,8 — 8,7 f du Grand Chien. 20 ,'o 46 25 8 IO 2 31,0 2841 94 A. 26 3 5ÓA. 28 5541 A. -|-0,2 4- 6,0 -8,7 40 50 13,5 ^du Grand Chien. 2 13,0 4-0,2 -h 5,5 —8,6 — 8,6 40 50 i),9 aia Grand Chien. 20 18 45 2 ?:,? I 1.5 0 4.9 0 4,1 0 i,"i — 0,9 4- 5,0 40 50 10,2 l'Étoile Polaire . . 4242 52 88 828 B. 4-1,0 4-18,6 — 1,0 4050 17,1 ' la Chevre 85 453 4545 IO B. 4-0,2 4- 0,9 4-7,1 40 50:2,4 S du Cocher 85 5622 44 5? 38 B. -f 0,1 4- 4.7 4-7,4 40 50 8,1 40 50 11,4 f de Persie 91 28 28 59 21 30 B. 4-0,6 + 5,7 -1-5,6 4-4,6 — 4,1 « de Persée 81 4Ó 10 0 8,2 0 0,9 49 3 5<^ B. 4-0,7 40 50 8,4 0 de Per5ée 90 44 12 40 5 54 B. 4-0,8 4- 9,0 40 ';o 12,6 ""'""' ME- «gli 31S 118» MEMORIA DEL SIGNOR AB. GIAMBATISTA NICOLAI Sopra una nuova Genesi delle Curve ( letta il di' xx. marzo mdcclxxxiu. ) §. I. Jl Oichè Ogni quantità in virtù della fua eflenza fi può confiderare come un aggregato dello fteiro genere di elementi rela- tivamente ad effa minimi, la cui fomma formata da un numero dei detti elementi infinito ficcome coftituifce la data finita quanti- tà, cosi fi può in effa rifolvere ; ben a ragione i Geometri han- no concepite le linee come nate da un elemento privo affoluta- Kiente dell' altre due dimenfioni , e minimo di lunghezza rifpetto ad effe , chiamato da loro pmito , il quale col fuo fluito equa- bilmente fcorrendo, e lafciando di le veftigio, fi moltiplica dopo tempo finito infinitamente , e genera qualunque lunghezza deno- minata linea . Finché quello tale elemento in ogni fuo minimo paflb conferva collantemente la direzione primieramente aflunta verfo lo fteflb primiero fcopo , o non cangia di direzione , fé non dopo fcorfo fpazio finito , egli produce una retta linea , o più rette , fecondo il numero delle direzioni , che muta . Quelle perciò fono omogenee in fé ftefle , e della ftefla natura , né in altro poflbno variare , che nella loro fpecial grandezza , e nell' inclinazione fra loro , o con una terza . Ma fé il fopraddetto elemento fluente ad ogni paflb minimo cangia di direzione, pro- duce bensì dopo tempo finito una linea finita , ma curva , la cui curvatura potendo variare all' infinito , ficcome può variare all' infinito 1' angolo della direzione del punto fluente , può co- fìituire un'infinita di curve di diverfo genere , e di natura fra loro eflenzialmente diverfe . Quindi i Geometri fono ilari in neceffita d' invelljgare diverfi artificj per ritrovare que' caratteri R r ef. «SII 314 113» effenziali , che fra loro le diftinguano , onde collocarle nelle lo- ro claffi , e fepararle nelle loro fpecie . Tralafcio gli Antichi Geometri , i quali privi dei fuffidj fomminiftratici dall' Analifi , che ora abbiamo, ci fuggerifcono bensì artificj eflremamente ele- ganti , ed ingegnofi per ciafcuna Curva in particolare di quelle, che conobbero , ma che non erano però al cafo per la riftrettez- za e particolarità dei metodi da loro adoprati di darci una qual- che Teoria generale delle Curve. §. 2. Dopo foltanto l'invenzione dell' Analifi algebraica quella s'i importante materia ha ricevuta nuova forma , ed una mirabi- le eftenfione e generalità ; potendo gli Algebrifti determinare con elàttezza col mezzo dell' elprelTioni analitiche "li ordini del- le Curve , e le fpecie loro fotto qualunque ordine collocate , col fiflàrne gli afintoti , i punti doppj , i flefTì contrarj , i re- grefll , ecc. e prefcrivere metodi , e leggi generali per ritrovare , e defcrivere il Luogo , oflla la Curva corrifpondente ad ogni fun- zione algebraica , e viceverfa . E febbene 1' affare negli ordini fuperiori riefca di difficiliifimo maneggio , e ricerchi fomma in- duftria ed abitudine per riufcirvi con femplicità ed eleganza ; pure è trattato col mezzo di tali fuffidj con quella generalità , che merita il titolo di Teorica generale delle Linee di qualunque ordine , appoggiata e promofTa da un grande apparato di verità analitiche ignote agli Antichi. §. 3. I metodi generali però e fondamentali dagli Analifti recenti abbracciati fi riducono a quefti due . Il primo data una linea retta indefinita , e prefo in effa ad arbitrio un punto come origine della data di pofizione , che dall' una e dall' altra parte fcorre all' infinito , hanno denominata * quella quantità variabi- le , che ci rapprefenta tutt' i valori poiTibili , di cui è capace 1' indefinita : indi eretta ad un qualfivoglia angolo un' altra chia- mata ^ all' eftremità della x , che fcorre con quella fempre pa- rallela a fé fleffa , 1' eguagliano ad una data funzione di x : de- terminata perciò la « , viene determinata anche la / , e confe- guentemente tutta la Curva defcritta dal punto eflremo dell' or- dinata / , che accompagna perpetuamente la fluente afciffa x col fuo valore ad ogni punto corrifpondente . Perilchè data 1' Equa- zio- «Èli 3'5 I9> zione fra le coordinate ci fi fa nota la Curva ; e data quella lì ritrova 1' Equazione , oflia la funzione di x , che lì eguaglia ad y . Ma perchè un tal metodo, oltre alcune difficoltà infor- montabili , che in alcuni cafi prefenta , viene meno , fé la fun- zione di X non è algebraica , ma tralcendente ; cos'i ricorfero ad un altro metodo non meno elegante che induftriofo , il quale fuppone ciafcuna Curva nata dalla rivoluzione di una linea filla in un punto , che fi chiama foco , la quale nella fua equabile rivoluzione ad ogni minimo paflo fi accrefce , o fcema con una legge collante determinata da una Equazione differenziale fra T archetto di Curva , o fra l'arco di cerchio di raggio dato com- prefo dall' angolo minimo , abbracciato dai due raggi variabili fluènti e '1 loro differenziale . CoU'ajuto fcambievole di tali me- todi fondamentali hanno gli Algebrifti fondata , ed eftefa la Teorica delle Curve si algebraiche , che trafcendenti , oltre a qualche artifìcio particolare in qualche fingolar circoftanza pra- ticato , che non fi è però mai eftefo generalmente a tune le Curve. , §. 4. Ognun vede però , che ficcome è arbitrario lènza alte- rare la natura delle Curve il fupporle generate dalle due coordi- nate ad angolo collante , o dalla rivoluzione di una fola varia- bile ; cosi non effere impoffibile qualche nuovo general metodo dedotto da qualche proprietà efl'enziale delle Curve, che ci ibm- miniftri un criterio ficuro per conofcerle , ed un nuovo metodo di coftruirle . E ficcome ogni nuovo metodo che fia generale ha le fue proprie immediate verità difficililfime , ed anche fpeffe fiate impoftibili a fcoprirfi cogli altri ( ficcome e la ragione , e l'efperienza degli altri due ce ne accertano ) ; cosi è ragionevo- le il conchiudere , che fé in una parte s'i difficile dell' Analifi fi ritrovaffero nuovi metodi , nuove ed importanti confeguenze k ne dedurrebbero , atte a perfezionare ed eftendere gli altri due. §. 5. Da tale fperanza animato , e convinto dalla riHeffione , che non fi pofTono che difficilmente prometterfi fcoperte eflènzia- 11 dai metodi finora noti , man^giati per tanto tempo , e per tante vie da uomini fommi ; mi fono meco ftefTo determinato di ricercare , fé mi fofTe pofTibile , qualche nuovo general arti- R r z ficio «SII 316 I|5i> fido in tale materia ( giacché ci può effere ) , che mi fommi- nifìrafle qualche non ifpregievole , né Iterile verità . Un Teore- ma elementare di Euclide me ne porfe fortunatamente l'indizio . Oflervai nel circolo tre effenziali proprietà , le quali ciafcuna da fé può affumerfi come generatrice di effo , ed effere fondamento di tutte le altre ricerche fu d' effa Curva , e poterfi eftendere ed applicare alle altre Cui've . Il raggio collante , che intorno al centro fi aggira ci dà la fua prima , e più femplice genefi : ma fuppoftolo variabile ci diede la Teorica delle Curve al foco , e dei raggi ofculatori . La feconda che fi appoggia full' Equazione fra le coordinate ad angolo eftefa all' altre Curve algebraiche , non è che il metodo Cartefiano da noi in primo luogo accennato. La terza finalmente e' infegna , che 1' angolo fu d' una data cor- da di cerchio , e nello fteffo fegmento è collante : eguale poi alla differenza di due retti meno il primo 1' angolo dell' altro fermento, complemento col primo a tutta la circolar periferia. §. 6. Qiiefl' ultima proprietà però non vedendola eftefa gene- ralmente alle altre Curve , e non difperando di qualche impor- tante fcoperta , fé fi poteffe eftenderla , ed applicarla alle altre Curve; mi fono propofto di tentarne 1' imprefa . Siccome adun- que fi può defcrivere un cerchio col mezzo di un triangolo di bafe data coli' angolo al vertice , 0 colla fomma dei due angoli alla bafe coftante ; cosi fi poffono confiderare tutte le altre Cur- ve come generate da un angolo verticale di un triangolo di da- ta bafe , i cui angoli alla bafe medefima riguardandofi in una proporzione coftante determinmo l'angolo al vertice di crefcere , o fcemare con una tal legge dalla ragione degli altri due ftabi- lita, nel mentre che colla fommità rivolgendofi per tutti i ver- fi defcrive quella linea fìa retta , fia curva dalla detta fuppofi- zione ricercata. In quefta Memoria per tanto m'ingegnerò, prin- cipiando dal femplice elementare efpreffo analiticamente , d' in- traprendere una tal Teorica , applicandola alla ricerca di alcuni più compofti Problemi già noti , la cui foluzione oltre ad effere conforme a quella fomminiftrataci dal metodo comune ( per cui ci afficura della legittimità del nuovo metodo adoperato ) , ci dà alcune confeguenze fue proprie, che difficilmente, 0 non mai fi fco- n 317 113» fi fcoprlrebbero col metodi ufitati : paflèrò poi ad una general' Equazione , che mi dark delle importanti, e nuove confeguenze, germe d' altre molte , che anderò paffo paflo fviluppando ; le quali non potranno che effere legittime , ic legittimi fono i principi ) da' quali fono legittimamente dedotte. §. 7. Per dare adunque principio dal ca(b più femplice , ed indi procedere al più comporto : propongali la foluzione del fé- guente Problema. Data la retta AE ( Fig. i. ), ritrovare il luo- go di tutt' i punti E , ftcchè menate le rette A E , B E fta fem- pre la fomìnn degli angoli A , B alla bafe cojìaìite . Ognun vede , che il Problema fi può mettere fra il numero degli elementari , e che prefo inverfamente è il Teorema elementare di Euclide , in cui fi dimoftra che gli angoli nella fleffa corda e nello ftel^ fo fegmento circolare fono fempre fra loro eguali , e gli altri nell'altro fegmento eguali ciafcuno fra loro , ed eguali ciafcuno a due retti meno l'angolo dell'altro fegmento. §. 8. Per maneggiarlo però analiticamente pel noftro intento è manifefto , che fé la fbmma degli angoli alla data bafe dei noftri triangoli è coftante , farà fempre di data mifura 1' angolo E al vertice, che faccio =:<|>. Divifa AB = 2<7 egualmente in C , e chiamata CD = .v, DErr:^j farà AE = V a — k -|-/*, E B = V a-\-K +/^ : e condotta A I normale a B E , prodotta r r ,.r ^ - ^ ^ Cc. 2 f

    ,'. r AE.BE-fBE\ §. p. Soflituifco in vece di AB, AE, BE i loro fimboli, che Ce. (py/r ^ ■ mi danno 4a' = a — x^-\-f' — 2. —^ a — x J\-f.a-\-x +f -\-a+s -\-f , odia a^ — x''—/ = — V ^ — X -{-/ . a +« -{-f . Si alzi tutto a quadrato , e fi efpurghi 1' Equazione , che farà <6}| 31S |!S» Sc

    , onde fia 0^=— -^^ , A^ =— ^^ , e 'l circolo farà Io fteflò del primo , ma in pofizione a quello contraria , col centro in /j . §. II. Altrimenti: Menata AI ( Fig. i. ) normale a BE , farà AI t=^^~^^^K+/ : ma i triangoli AIB , EDB r ■ fono fimili ; dunque avremo AB :AI::EB : ED, offia Se. 9 2 a : ^V ^^>: -f / : : V a~>^' +/ : ^'i e Zray ■^Sc.'*— V'- '»*—«' +^*—*** » ed eftram Se

    rapprefentera quella la cotangente dell' arco ^ , oflia la tangente dell' arco s — (^ complemento al retto . r a %. 1 5. Poiché abbiamo trovato il raggio A H = = — - , ira „ <}> ^ e '1 fuo doppio = „ — - y ed effendo Se. (p = Se. — | — oC* cp 2 2 2 . Se. * . Ce. ^ ^ z V a ~^ ì * avremo il diametro 2 A H = -^; — - r Se. ^ „a - . Se. ^ +Gc. 1 Sc.^.^ CCL.a ^^ 7! Sci. Gei ^ Se. 1 . Ce. £ '^ ~ CcTT Se. £ cioè a dire il diametro dei cerchio ricercato eguale alla fomma della tangente dell' angolo - più la fua cotangente , prefi i feni e cofeni ecc. nel circolo del raggio AG = /z : e per confe- guenza AI del circolo raggio AH eguale alla fecante del detto angolo nel circolo raggio AG , ed AZ eguale alla cofecante nel detto fiftema : onde CI = ^ '' -. Perilchè IZ=i:CI-f-GZ Gel Sc. — .a_ Ce. - . a diametro del circolo ricercato — ;;; — -— -j- - — '— r= alla Cc.^ Sg£ (p tangente più la cotangente dell' arco - nel circolo di raggio a : Se. ■?.»• . Cc.-.r e CI + CZ. - = ^^-7- + j^-7- eguale alla tangente più la ^1 3^1 113» la cotangente dell' arco - nel Siftema del raggio r : e perciò CI -f- CZ = ?Sil:I-4.S£ilir x-=: — . Ccf Sc.| r Sc.

    ^ I I fendo ~ = Sc.2 Q.a r.a ira zra o , r zr „ o = =^^ = — , e quindi - + - = — , ofTia - r o Se. 2 ^ o ' ^ r o o ' ,. := - : cioè a dire il zero aflbiuto eguale al fuo inverfo , vale o ' ^ ' a dire eguale all'infinito aflbiuto : confeguenza fìrana, ma vera, che farà da me a fuo luogo fpiegata . La proporzione poi dei S f due «eli 322 ifi* due infiniti diametri fark H G : 2 H I : : : - — ■ : : Se. z

    — cTTTJ ^^'■'^ 2r _ I /Cc4 Sc.^\_/Cc^l Sc^N r ., ~ 2 \Sc. £""Ce.|>'-VSc.| +Cc.|y' 'Cc..^* ^' P' Se. cf» Ce.-* Se? /Cc.^ Se.|\ r ^Cc.^ Se.^\ Se.(p = ( 7; — r — — ^ ) . — ^ : con. altre utilifTime combinazioni , VSc. I Cc.|y Cc.'1>' di cui io qui non do che quefto breve faggio. §. ip. Il Problema elementare da me fuperiormente fclolto, per poco che fi cangiano i dati , e fi voglia che non la fom- ma degli angoli alla bafe, ma la loro differenza divenga collan- te, torto cefla di eflère degli elementari di Euclide; e dipenden- do dalla proprietà dell' Iperbola, richiede trattata finteticamente la teorica delle Curve di fecondo ordine , e molto più induftria e fatica. Seguitiamo però le tracce del noftro metodo. §. 20. Tenute làide le denominazioni fuperiori,fia

    : ma HGC + HCG è eguale a uti retto ; dunque an- che MCH -j- HCG + GCw, offia MCm eguale ad un retto . Per la qual cofa fé pel punto C fi condurra C M , che flxccia con AG l'angolo ACM = -, ed innalzata C»? norma- le a G M fi deferì vera fra gli afintoti CM , C;;? , e pel pun- to A r Iperbola equilatera , efla farà il luogo ricercato . §. 24. Imperciocché prefo ad arbitrio nell' Iperboli il punto E , conducanfi per gli punti A , B le linee E A L , E I B , e cosi pure dai punti A , E, B all'afintoto L R le normali AS, EN , BR . Poiché l'angolo ALC = EAC — ACL , ed EAB — EBA — 2AGL; farà EAB = 2 ACL + EBA: dunque ALC = ACL -|- E B A . Ma l'angolo EIL = ACL -j- EBA; adunque ALC = EIL: e perciò avre- mo AC = GB , LN = NI , CS = CR , AS = BR : e per la fimilitudine ed egualità dei triangoli LAS, IBR è LS r= IR. Adunque LN — CS:=NI — CR: dunque 2LS = 2NC: dunque LS = NC. Ora per eflere fimili i trian- goli LAS, LEN é LS : LN : : AS : EN; farà perciò NC : CS :: AS : EN: proprietà che unicamente compete all' Iperbola . Dunque ecc. §. 25. Dal fm qui detto fi ricava una belliifima proprietà dell' Iperbola equilatera , ed é che fé dato qualunque diametro di effa AB da qualunque punto E fi tireranno ai punti A, B le rette E A, EB; farà fempre la differenza degli angoli E AB, EBA collante ed eguale al doppio angolo fatto dal fèmidiame- tro AG coU'afintoto GL , il qual afintoto però non appartenga a quei «eir 32Ó fi3» 3 quel ramo , in cui è pofto il punto E : di modo che fé i[ punto farà in Q_y la differenza degli angoli BAQ_, ABQ^farà eguale al doppia angolo ACw.. §, 2(5. Le cofe- fuperiormente dimoftrate mi fbmminiftrano un' altra foluzione analitica anche più femplice della fuperiore . Fatto come fopra ( Fig. 5. ) ACZ eguale alla meta dell' an- golo della data differenza , dal punto A menata A T nor- male a CZ , e fetta T Z = T C ; farà per le colè dette ZAV tangente, ed AG = AY = AZ — a^ ed AT CV , , . , . . = — — : ma l'angolo efterna V AC e eguale ai due interni ACZ -f- AZC = (p; dunque §. 8. VC — ^ y 2.y — Cc.<^, r AT = - Y^>^— Cc. '^^^ = - V'-H:^. Ma ciò n verifica poiché 'lIZ^^ r 2 ^^ '-^ -= _J_ > • dunque -y 2.Ì — Cc.<|) r" = -Yl^^' = + Mlf . Similmente ^ìJlS^L^ r^ -h Ce. I — Se. i 2. Ce* j ^tA.r + Ccip =: = i : dunque - V — ! r *•- -i r ^ 1 ■= ± — i Qumdi ^ : + i : : r* r r Cc| _^ Sc4 , Cc^.d^ _ 4> ^ 0 + <7. — i: x, e + = xy : ma Se. - » Ce. — r r^ ^ 2 2 Sc.(p.K , Sc4.Cc.|.^- _^ Sccf). , = : dunque + z = + ^'' = *y,cn e la fuperiore . Ho ciò fogglunto per dlmoftrare che il metodo da me tenuto ai §§. 17. , e feg. è legittimo. §. 28. Si può generalizzare ancora di più il Problema , e fup- porre che la differenza non fia coftante , ma variabile , in una data ragione però coli' angolo EBA ( Fig. 3. ). Per ora fuppo- niamola coflan temente eguale all'angolo EBA ; oflia , eh' è lo fteflb, fupponiamo che l'angolo E AB fia Tempre doppio dell'an- golo EBA. In tale ipotefi ognun vede , che l' angolo H E B = E B H , e che '1 triangolo E H B è fèmpre ifofcele , eflendo perpetuamente EH = HB = AE. Quindi ci fi prefenta l' E- quazione 2 a = V/? — X -f-/'', e 4Ar* = <7* — 2/7A; + x*-j-/*, ov- <^l 3^3 |13«- _i 2<7x a- ^a 1-^ ovvero 3 x' -f 2 /« j< := /:* -f y, ed x^ i + — = f- — ; 3993 e finalmente • — — + *•' + - = — • 93 3 §. 25). Prefa adunque ( Fig. /?. ) C D = - , ed innalzata D F la, a = -7— , farà D il centro dell' Iperbola , e fatta C H = - , faran- no DF , DH i femiaiTi , e T angolo E AB doppio dell' E B A. §. 30. Si potrebbe ancora fcioglierlo con ekganza nella fe- guente maniera. Chiamifi ( Fig. 3. ) l'angolo E AB z= 29, farà EBA = $ : ma abbiamo a — x :/ : : Ce. 2^ : Se. 2^ :: — 1 1 Ce. ^ Se. .Cc.0 : : 7 ;:; — : r\ dunque fofti- ^ Se. ^ Ce. <^ Se. ó tuendo nella prefente analogia i valori di r — , ^:r— 7 datici Cc.cJ) dalla confiderazione che a -{• x : y w Ce. d> : Se. ó , onde „ — -^ ^ ' Se. (p e a — x:f.:a-\- x — ■j''^ : 2. « + "-r , ovvero a'' — .v"" : j : : a-\-x — -f'' : 2; la quale ci dà l'Equazione fuperiormente ritrovata, cioè 3x^-f- 2ax z=: <3* -(- ^* , e per confeguenza la ftefla coftruzione della Figu- ra 6.' §. 3 1. Chi volellè fapere a che ferva F altro ramo ( Fig. 6. ) BC dell' Iperbola , ricerchi qual luogo eonifponderebbe alla fup- pofizione, che l'angolo E A M complemento a due retti dell'an- golo E AB foife doppio dell'angolo EBN complemento a due retti dell'angolo EBA. In tale ipotefi, tenute falde le fteife de- nominazioni , tutto fta faldo , fuorché i cofeni degli angoli , i ^uali , comQ e noto ,, divengono negativi . Per altro fi perviene alla «611 119 l!3» alla fteflà Equazione , ed alla ftefla Curva , in cui eflendo per la corruzione l'angolo ABG doppio dell'angolo GAB, non può r efterno MAO ch'efler doppio dell' efterno GBN. §, 32. Poiché gli angoli MAE , E AH preQ infieme , che fi eguagliano a due reni , fono eguali al doppio EBA più il doppio GBN; farà la meta di quelli eguale a un retto: e per- ciò EBH -f- GBN eguali a un retto . Per la qual cofa l'an- golo EBG farà fempre retto. §. 33. Autenticato colla foluzione dei più femplici Problemi a tutti noti il metodo da me propofto ; prima di paflare più innanzi è neceflario che mi trattenga fopra una importantifTima Sc(p rifleflione. Avendo noi trovato al S. 14. e fee. CG r= — — . a ^ " Cc(p ( Fig. 2. ) tangente dell'arco CQ_, e CH = ^ . a eguale alla cotangente dell'arco medefimo, ofiìa tangente dell'arco SQ_, onde r arco Q_S = C P , e perciò C S = Q_P quadrante ; ab- biamo per confeguenza ritrovato , che il diametro del cerchio , che paria per gli punti H, A, G, fi eguaglia alla fomma della tangente e della cotangente dell' arco CQ_. E' oflervabile però, che fé io fuppongo continuato l'intero cerchio SCP del raggio AC, e, prefa 1' origine degli archi in C, fuppongo da C verfo S la direzione degli archi pofitivi, onde da C verfo P fia quel- la de' negativi , eflendo Q_S ■=■ s — >p = — CP, farà CP = f —

    ^^ qìiSih fa figura in apparenza della differenza Tt del- ««SII 330 l(*> della tangente e cotangente dell' arco C Q., quando in verità nel cafo noftro non è che la fomma. Di fatto fuppofto Gc. ,1 n /Y- 1 • • Sc.^ — Gc.d) e riducendo tutto alla Itefla denommazione —p -- Gc.(p.Sc.9 Ce. — f-f-(J) + Sc. — e + ? Ce. — f + (p + Sc. — f-}-(p Se— e + ?.Gc. — f + < — Gc.p .Sc.p Ce. — g + 9 — Se. — g + <> .^ Gc.(|) — Se. 4) ' Gc.<|).Sc.

    ,Sc.^ _- Z_r_I L-T . Ma pel cerchio Ce. — e +

    — Se. (}) = »■* ; e per tanto febbene CcT^ — STT^ rapprefenti a prima vifta la dif- ferenza dei quadrati del Ce, e del Se; può non oftante figni- ficare la fomma. Confeguenza che mirabilmente dimoftra la ve- ritk di quelle Equazioni da me in altro luogo con altro meto- do dimoftrate. §. 35. Per convincere però pienamente chiunque^ appoggiato alla prevenzione univerfale dubitaffe di una tal verità, io la di- moftrerò qui si invincibilmente, che o dovraiTi interamente ab- brac- •«Èli 33^ l[3» bracciare, o ripudiare tutto il Calcolo analitico cono/cluto. E vaglia il vero , non e è chi ricuferà d' accordare 1' efpreffione Sc. .a CG + CH = ~-^^ + -j^-^ da noi ritrovata §. 14 , che ci dà la foluzione di un Problema elementare a tutti noto dedotta col noftro metodo interamente uniforme alla comune. . , , xSc.0 Cc.cp Sc.(|) + Cc.(p r^ Adunque avremo ( i ) ;=:— - + r =:~^ — = : Cc.

    _ z a y ( 3 } — — • ^= • dunque ( 4 ; Cc.p .Sc,

    * — 2 «" «" — 2 «V* + «* = «' — X* + 2 ^* /^ 4- 2 x-^ ^' + ^-^ r= tf* — 2 a" x^ + X* + 2 /7* ^* + 2^' x' -f- >* - equazione identica, che ci accerta della verità del principio. Di fatto è il primo membro '=■ x* -I- 2 X* /* + >* — 2 <7* X* + 2 /?V* + '«^ = "* — 2 ,?* X* Tt 2 §. 35. «SII 332 113* . , Sc.(p z a y ^Sc.(p §. 76. E poiché = -p-j — ; i, farà — — —-ay, ^ ^ ^ Ce. et) ^ +/ — '^ Gc.cJ) ** + /* — <»* = 4«* j/* . Softituifco perciò nella ( 5 ) in ve- 2Sc.<}) ce di 4«* f* quefto valore, e trovo -7; .rf/.x* + >'* ^ Ce. ®

    ^ 2<7t'.r* Sc.^ Ce.d) + ** +>/* — «*=:p; — —-z = ^ * e finalmente -^ — '— .ay =: x^ -{• y* — a^ ; eh' è 1' Equazione da noi ritrovata al §. p. , per cui fiamo certi della verità del principio affunto , e delle verità di tutte 1« illazioni da quefto ora dedotte. §. 37. Che fé è legittimo tal maneggio di calcolo, e perciò l'T • Sc.tp Cc.

    non ii po- ^ Cc.(p Sc. Cc.(J).Sc.

    Gc.ip tra negare legittima anche la leguente /; — ;; ° ec.<|> Sc.4> Ge. «eli 3^5 113» = '— , offia — I = I , fé ella ricaderà nella ftefla ultima Sc,

    x* -f- /* — "* fopra, fi trasformerà nella feguente -r~, — i 1 — • ■=.a — X -f. /*.rt + X 4- /% ovvero 4-* — eh' è la ftefla che quella fuperiormente ritrovata, colla fola differenza del feeno negativo nel termine -7; .ay. ° ° Sc.

    ritrovare ti luogo di futi i pumi E tale , ci;e /' angolo E A B al- la bafe fia multiplo in una fempre coftante ragione dell' altro fuo corrifpoìidente E B A più un dato angolo cojìante . Facciafi l' angolo EAB =ja, EBA= T,e'l coftante = 4> ; e fia w : w la coftante fuppofta ragione : fi avrà la fe- guente Equazione fondamentale e prima fra gli angoli foprain- dicati /* = — •{■

    t , B =: t , e chiamata AB = 24, e divifa per metà in G , e fatta CD = x, DE=/, avre- mo le due feguenti analogie AD : DE : : Ccjlo : Se. jw- oiTia a — x: y : : Cc.jU : Se. /*(!.') BD : DE : : Ccx : Sctt ; offia a -f * ',y : : Cc.t: Sc.^ (IL*) Ma «SII 336 1^ Ma per la general noftra Equazione [x = 1- (p ; dunque la n prima analogia ci darà la ( III.') • olTia forti tuendo in vece di Gc.tt il fuo valore datoci dalla fe- conda analogia, mir e Sc.t\ a-\-x:-\-vi^ — i + a-\-x — y Z' — i y 2 r — y y^ — I mir /SctN a-\-x 4-y f^ — i — .a4-x Se- v=C^ ■ ,__ .-. 2 *^ — 1 .r §. 44. Ma per la ftefla Teorica dei Seni e Cofeni Gc. — .Gc.0 — Se.- — .Sc.^ mv n n Gc. 1-

    = : dunque la (Ill.a) analogia ci darà la wiT mie (IV. ) d — *:i'::Cc. — .Cc.0 — Se- — .Se. 4) :Se. — ,Gc.d)4-Cc. .Sc.o. Quella, foflituendo i valori di « » ^- ac. — , Ce. — trovati al §. 43 , ci prelenta la a — ii•.y\•.<:.z,.<^Y^a-\^x■\■y^/' — i -f /j + x — y *^ — l Sc^pX^+'^+ZA^ — I — 'a-\-x — y i^ — i :Cc. — A^— i.Sc.(p.^ + x — / //' — I • §. 45. Moltiplico ora il primo termine a — x della fuperio- re (V.') analogia per Cc.

    -.y.i^ — i.Cc.(J> — Sc.(J) ~^ " . /^»^— i.cc.c^+sc.^\ ""; ~ » ^ ' \y — i.Gc. — Sc.(p/ ', « / — Cc.-\-t/' — i.Sc.(p\ . , " . :a + .+,/^x +(^cc.^+^^i.Sc.cp>^+"-^"^^^ ' e divìdendo /r-x.Cc.^+*^— I .Sc.(}) — / , f^ — I . Cc.^— Sc.

    — Sc.^ Ce .^ ^ ^_,_^,^x-j ' ■ \A^— i.Gc.<ì> — Sc.0 Ce ./ e compotiendo ;^.Gc . : / . /^— i .Gc.(J)— Sc^) — ~ » . ^^- 1 .Gc:^^^Zc^:^=S^"^Cc.l ^ , » /— Cc.(p4-^— i.Sc.^N «eli 339 113»- a-\-;( — yf^ — I ; dunque e:t aqm a — x.Cz.^>'X f^— i.C c.— Sc<|) ■>'^— I. Ce. ^4- Sc.(|) Cc.(|) — *^— i.Sc.(|)- (^/^-i.Gc.(p-Sc.(p'^Gc./''"*"''~^ I - >^ — I . Cc.(p -j- Sc.(p — Cc.(p '■^— I .Sc.^> ™ / 1' — I . l-iC.(p -t- iC.(p — L^C.(p ■' — I .CiC.(?)\ ;2.rt-|-x'+^ V-— i""^!^)^— i.Cc.

    S. ^6. Ma —z — ^— ^ 4- -, ^ f^— I .Gc.» — Sc.cp Gc.(J) + *^ — i.Sc.cJ) ^ — i.^ — I ,Gc.p -f- Sc. *^ — i.G e. 9 + 50.(1) — Gc. (p-|-«^-i.Sc.«> *Gc. p + f^ — i.Sc. p' >^ — i.Ge.p — Se. p Gc.?i+*^ — i.Sc. p /^ — i.Cc.p + Sc.p — f^— i.Gc.» — Sc.p y^ — i.Gc.p — Sc.p A^ — i.Gc.p — Scp adunque fi avrk /z — x.Gc.p-j-A^ — i.Sc.p — y ' *^ — l.Cc.p — -Se.;» -x.Gc.p -{-A^i.Sc.p +/.^ — i.Gc.p — Si 'C e . B — *^ — I . S e . ^Cc.p— *^— i.Sc.pN ^ " , i ^ " f e dividendo il primo e fecondo termine per Gcp + A^— i.Sc.p ,. i- y /-f^—i.Ccp — Scpx /^f^ — i.Gc.« — Sc.p\ lararf — x~-yA a ; — 7 ;; — l./z — >f-i-yA ^ ^ i Vv 2 :: «811 ?4o i^ ^Ccp — f^— i.S( /^ — i.Gc.? — Sc.«i S. 47. Fatta poi l'avvertenza che „ ——^ r /^ — i.Cc. p — Scp.t^ — I /l^ — i.Gc.?i — Sc.pv _ = l^ — I ; Cir^ ci — X — / P^ — I -.a — x •\- y <^ — i :: ( —p e ).a-^x — fy^-i:ai-x-\-j^y^~i. \Gc.p -\- '^ — i.Sc.p y Aizo tutt' i termini alla poteftà ^i , onde fia a~x —y ^r— i : ,,_j_x-f-^-^— I ; e finalmente paffanclo all' egualità pervengo / C e . ? + ^ — I . S e . j» \ " alla formola generale (A) ^ Cc . , - ^- 1 . Se . . ) §. 48. Rivolgo ora la cofa da un altro lato, e prefà la (II.') analogia al S.42.<7-f-»;:j'::Gc.'^:Sc.T:ed effendo v=. avremo ^ — i.Sc.f» ;e Se. — = ; m £ - I 2 >'^ — I . r per la L* analogia C e . j* = . S e. /^ , il qual valore fofti- tuito in vece di Ce./^ ei dark a — ■ X Ce. ^ _^ y m -' - 1 m 2f" = C-^0^ !L-i ' 2 r m Se.— ^=- — — — ~~~"~~~~~— ^rr- m - — » >^ — i./ \~irJ irr~ • - y — 1 . 2 r §• 49' •self 34^ m §, 4^r Pongo per femplicita. del calcolo a — >^ -h / f^ — t /• . . nix, n

    ^— i.Sc. -..N"-: w www e moltiplicando il fecondo , e dividendo il terzo per y — i.Ci ncp + Se fiip m avremo «ip n

    ^— i.Cc.-^ — Se. ^ì =; [^-i.Cc.^ +Sc. ^J Cc."^ + ^-i.Sc.^ìJ- I N e. __ _ ^—j.Sc— J wcj) 7Z(p adunque primieramente dividendo /7 + k-Cc, P^ — i.Sc [ r :M — i.Cc — — Se— ^ Cc.- + ^ J-Sc-v I =; v"~i.Cc."-5- + Sc."-^ Ce.-* — >^— i.Sc^ - f Cc."-^ + )^— i.Sc."-^ n 0 Ce.-" — r— i.Sc.^ ^ «1 m J N ; indi componcììdo 7Ì

    ^— i .Ce. — -\-Sc. — : ^ . K — I . G e . — ^ + S e . — ^ :-.2M «Èli 544 119* T^— i.GcA' — Se.-' — fCc.-"^+>^-i.Sc.-"^ì m m V m ' m J N" ^ + « . Gc . f^— >^— I .S.c.^^— /. ^^— i.Cc.i'i + Sc.-"i ' m m -^ f:i ' tu : ^ + ^ . Ce . ^^ — y—i . Se i I L I -^ ^ «t ' m j m • I r— i.ec.-2^ + Sc.^2 Cc.^i — /■— i.Sc.-^ 2M + [ r ^— iXc.-^ — Sc.^^ — ('Cc.^2-4-/"— i.Sc.-^^l - 1 N . Cc.^^-K--i.Sc.i'- m m J (.>--i.Cc.^ + Sc.^ >^-i .Ce. -^ — Sc.-!!£ + Cc.^?-+>^-i.Sc.-^ §.50. Ma ,._,.Ce.^^- + Se.-"^ v^-i . Ce . ^^-Sc . -^ + >^- Cc.-^-i^— i.Sc.-^ m n t . Ce. ^^- — Se . -^ V— I . Ce . -"i+Se . -^ r >^— i.cc.-^^— Sc.-^ ì ^r—i . Ce. ^^- + Se. -^ fCc.^i+>^-i.Sc.^„^1 ^i^Cc^£.-v--l.Se.-lJ 2S. — Se . -^ — Ce . -"^ — ^— I . Se . -^ |^K--z.Cc.=„^^-Sc.^„^ :e ■/"— I . Ce _ t^'^TTcT: i- + Se . ^^ Ce. i?^-^-i .Sc.-„^ ^-i.Ce.-:^-Se.-i - ^-i.Ce.^^ + Se.^J. o : dunque^+;«.Ce.=„^-/--i.Sc."l-/.V^-i.Cc.^„^ +Se.-^ i?-j-. m 345 n* m m f» "» f Ce. '-^-+1^ — 1. Se. "-^ì ^ ^ : -^ -" N": M"; e ^ 4- « - / X Km m J r^— lGc-^+sc."-^ I M m : /J+x-f-/. ( M ' m . N" m n : M", A^— i.Gc.-^+Sc.-=5 Cc.'-f— ^— i.Sc.-^.>^-r Ma Ce.:!*-*/ — I .Se. 2-^ ~~ Gc.~ — *^ — i.Sc. ^^ = f^ — I ; adunque a-{-x — ff^—i :a-\-tc-\-y/' — i fando all'Equazione . N" : M" : e finalineote paf- Gc.!^^ + A^— i.Sc."-* ci N» do i valori di M, N, ed alzando alla poteftU m (B) 'Gc.=-^ + A^ — i.Se.^^'i I.SC.2-^ fll \a — X — y l/'—ì.) §. 51. L'Equazione (A) del §. 47. paragonata coli' antece- dente (B) c'infegna l' importantiffima verità, effere cioè Xx (Gc.

    ^ "" j^ G e . -i eflèado ciafcun membro di quefìe eguale alla ftefla quantità gli efponenti paflTano in coefficienti dell' angolo + f^ — i.Sc.fpN "* /^Cc.72^— i.Cc.— Sc.')^— I Cc.4> + y i.Sc.(p — ;^_I.CC.

    + /^— I . Se . (p y ( ^ ) V Ce .

    ' / — ly ( -" ^ r V— ) ^^s"^° psrò quefti due membri eguali cìafcuno all' unità , faranno anche fra loro eguali • e perciò non mi può eflère interdetta la feguente Equazione ( Ce.» +^-i'Sc,p Y / a^->^^-y^^—l y ^ ^ \ Cc.p — >^— i.Sc.p / * \ /z+x— j'A^— I J ^ ^ a + x-^yr—i ) ' \ a — x — yV—i )' §. 54. Ora non può eflere ciafcun membro dell' Equazioae (C) coftantemente eguale all'unità, fé ciafcuna delle frazioni, di cui fono comporti non fi eguagli all' unità , e le non fìa tanto /Ce. p +f^— I. Se.oY_ h /^^ + ^+r^ — lY VCe. 9-^-1. Se. pj" ^'"^^^ k,^^_x_^^_jV — I,' e ( ; — -;: ) = I , cec. altrimenti non farebbe pof- fibile che fi verlficaflé generalmente f Equazione (A), ovverà la ( B ) , e che l' inverfo fofle eguale al diretto : verità però che viene per altra via dimoftiata al §. 57. Avremo per tanto Xx X (Ce ^( 348 113» (Ce . p + V — I . Se . p N» /Ce.?! — t^ — i.Se.A" Ce . 9 — ^— I . Se . ?> y \Cc.?+^— i.Sc.j/ * V/i!— ^i-//^ — ly v-^ — X— /K — ly ' ^ ^ /-e e .

    Sc.0'^ Ce . y — ^— I . Se .p s^" VCc . 9 — A^ — I . Se . p Ce . <;)4-'^— I • Se . p J^ /'/j-j-x+>')^ — I ^ ^-fx— >- A^ — I \ " y ^-^N'x VCc.' ^— I )"" ('«— Jf — / ^— i)' =^(Cc.

    Cc.(p-h y — i.Sc.qi = Qc.^—i a-\-x — y f^ — 1 y a — x — / y — iz=z — - + / <» — X +/ y — 1 ; fofti- tuifco in effa in vece dei denominatori i loro corrifpondenti va- lori qui indicati , e mi fi prefènta Cc.{|)+5^— i.Sc.cpì " . Ce. -^ ! a-x—yV—i J Cc.-y-i.Sc.f, 1 " r ' fl— .V +> = poiché fé nel primo membro poflb moltiplicare il terzo termine verticale collocato nel luogo del primo con eflb primo , effendo fuo fattore per le comuni regole della moltiplicazione e divi- fione delle frazioni ; per la ftelTa ragione nel fecondo membro poflb collocare il primo termine verticale nel fito fteflb con que- fto moltiplicandolo . Ora moltiplico l' uno , e l' altro membro cosi ridotto per (rO'- i'^'^+f)'"' (T^'^^ +}'')' , ed ho (Ce? *eii 350 113* (Ce. (p+V-i. Se, )".(^ + ^+/^-i )"''(''-*->' ^-i)'" . Cg?— v^— i.Sc,p '*+*+/* ,,^^-yV-ì. ^ X ma '^+*+J'* JXa-^x—_yy — i ) X {a—x-j^jr-i ); offia (Gc.(|) + ì^ — lScìp)*" X = ( Cc.^— >^— i.Sccp ) '".( a-^x—fV-1 ) "x V a — *+>'^"~i ) • Quindi effendo , per ciò che abbiamo detto §. 53., tanto il primo, quanta il fecondo membro di q^uefl' ultima Equazione eguale all' unità , farà pel §. 34. ( Cc.^— i.Sc.cp )"ì. in» — I I» C'^ + *+/^ — l) =( /. + X— ^V^-I ) - - —in» 1» ( '^ + *+/\/-— O = ( < + «— /V — I ) ; ( /! — x-f/'/-— I ) = ( a—K—jyy—i ) ; , — in . .1 » % 57' *eii 551 \m §.57. Prefa per tanto di nuovo l'erpreflìone del §. ^6. Cc.(J)^-^^— i.Sc.0 Cc.<|>— V— i.Sc.(p ^ ^ . , le faccio r^ r* > Ce .

    Ce .4■^^-I.Se.?' r* , . ,, . ;^^ ~ r^ V ^- ^ ^'^'''^^ ' '" 2_ Ce,?» — V — I .Se.?' I peto, fé è permeflb il primo, non mi può eflere contraddetto il fecondo modo di operare , non effendo amendue che 1' uno , e lo fteffo ) , e moltiplicando per >•* troverò Cc.9-f ^-I.Sc.P.r* _ r» -j ■■ ^T , bffia __ Cc.p — >^— i.Sc.p I ->* •^ Cc.f — >^-i.Sc.p »• dunque Ccf-j-/" — i.Sc.p = ■ CcP — V^— I .Se? m 35^ m ■—1 = e e . p — »^ — I . S e . f . Il che ecc. Gc.?+ f^—i.Sc.ip §. 58. Di pia pofto ec..-f^-7:s^. Gc.p Cc.p-(^ — i.Sc.9 ^ , , Se.» — — -; , farà anche pr- Cc^ + K — i.Sc.p ' Gc [.f^-i Se. Gc. f^— I l!— r-i-i Ce. 9 ^ Gc.? 1^^! E poiché ^—--h^- I .F7T- '^' Gc? ^ Scp Se.? Se.? Ce.

    ^ ■— I = ; adunque 1 antecedente Se? Gc? + r — I Se.? Gc.i Se? Equazione fi cangierà nella feguente ■\-l^—i Gc.? Se? G G . ? , - — +/^— I Se? Cc.

    ■f^— I Cc.( S e .«) -f V-i Cc.cp + 1 ; e moltiplicando l' uno e Gc.p Se .« . +1 Ce. — \/--j Se. l'altro membro per * ' Se . C e . p , w- --I- I, avremo 5—+^ ^ Se .(^ Vrf e . (p s7 Gc.^ jT j. T + I Ce. Se. _;r-i Sc.i Ce. S e . ^ 'Cc.< -^^-I dunque Sc.i + ^-1 Ce. Se . 1-^-1 Ce. S e .p -*^- ì» Ce.ip S e • 9 +^'-i L S e. j J 1" r Cc.p _^_j I - e finalmente ^^ s c.p j Yy Cc.^ r Ce. + f^—i m 354. m. T» _ rcc.p ■r- §. 55>. Avendo per tanto nel §. fuperlore trovato (s-^+^--0' =( ec.<|) 'Cc.^ (sT7,+ '"-0 =( farà Sc.^ Cc.(p V , Cc.(p , E poiché — e eguale alla cotangente dell'angolo dato ^ dì- vifà pel raggio : fé faremo ~-^ = - , avremo l' Equazione (P) bc.cp i; ^ ^ equazione , che fèmpre fi verifica qualunque fia il valore di ?i pofitivo , o negativo ; intero , o fratto ; reale , od immaginario : avendo noi dedotte tutte le antecedenti verità fenza alcuna affat- to dipendenza dai valori determinati di w, w. §• 60. Ciò ftabilito non devefi paflàre fotto filenzio che l'E- quazione ( A ) da me fuperiormente trovata fomminiftrandomi l'equazione del §. 54. anche la feguente 1 + Cc.P + V- Cc.

    ^ — i.Sc.

    'K — I— X ; e fatta la moltiplicazione , e ridotto tutto al zero r Cc.<^.*' — «' — 2Cx.(p.tf/^— I — Cc.

    — x^ — 2 e e . $ . ^/ ^— I + cc4/'+ t^—i .Sc.(px o. a'^ — x^ + zSc.tpay — f^ — i.Sc.<$7*ì . /7*— •«* — zayV — i — y* = Gc.^ ^-V-_i.Sc.

    ./* — V — i,Sc./* J da cui fi cavano le due feguenti C e . f — Cc.p.d^-^x^ — G c.f-f-Gc.P.f* — Sc.f-I-S c.p.2 */= o, ofTia I — i.Gc^.rt* — «'' — I -)-i'Cc,?.>'' — i-f-i'Sc.?. 2 ^j/ = o. m 358 m O, - /^ - - - )j e — zCcf/tf — Sc.p./»* — x* + Sc. p/* = o , oflla rt* — ^* = /* r^ : 1 iltefla che la prima , colla i> e. P , . 2Gc.(p fola differenza del rettangolo negativo — — .ay , come bc.(p abbiamo trovato fuperiormente col comune metodo: per, cui fi comprova indirettamente legittima 1' Equazione da noi atfunta C e . (p + f^ — i.Sc. Cc.cp~>^ — i.Se.cj) ^^ 5' 54- Cc.

    ^ — i.Sc.(|) ' dandoci la fteffa confeguenza, che ci dk il metodo da tutti ab- bracciato. Qui però fi principia a comprendere, che la ragione primaria e fondamentale della diverfita del fegno al termine in- dicato fi deve ripetere dalla noftra formola generale (A). §. 6^ In fatti per fempre più accertarci di una tal verità, prima di profeguire fi rifletta , che eflèndo in quarto cafo r= — »j , ed /w = . — w, r Equazione generale (A) ci dark V ec.<}) — /^— i.Sc.<^ ' \ a-\-x — y / — i ^ ^ a-x—yV^—l Y_ ( <^c.(1)4-<^— i-Sc.^ N-"^ . V a — x^yp^—x J ~" V Gc.(p — f^ — i.Sc? J (^ ^^x—yi^—i ) ' ^ a — x-\-yi^—\ y ' ; mutando nel fecondo membro m in — w , ed n in — w . Ma m fi eguaglia ad « nella quantità , e folo diverfifica nel fegno r dunque dividendo gli efponenti per la ftefla quantità \Qz.^ — t^—lSz.^— 1\ _ /Gc . ? + ^— i • Se . g\"\^ V/? — «-f/ i^ — ly^VGc.» — >^— I . S e . p y • /j + « m S59 113» { — i > ) . ( ; 7 1 . Mutando poi ir ^ u -tri r ,. Cc.(?) + f"- - 1 .Sc.0 al iecondo membro il iolo elponente di -p . ^ Gc.<|) — A^ — i.Sc.^* \ .7— x+z/^— I y ~ \ cc.?>- /^— i.sc.?> y -^ K a + .-y^-i ) • V a-.+^y--, ) > '^^^ ^^^^^^ Per gli • • n /Ce. C|)+ 5^—1. Se. (pV comuni fattori ci da ( ,:; 7; ) \Qc.(p — t^ —i,Sc. — Igc.p-^-i.Sc.J ~Gc.p+A^— i.Sc.p ^ ^ '1"'"'^* rGc.o+^— i.Sc.M" _ fGc.P— /^— i.Sc.gl" (.Gc.p — f^ — i.Sc. J ~ lGcp + Z^ — i.Sc.?J * qualunque fia il valore di ?;, comprefà anche 1' unità, §. Ó5. Prendiamo ora 1' Equazione (E) del §. 55, che fatta , /^Cc.p-—y^ — i.Sc.p \ tu = — né — I :=( ;;: ) y r a-h" -\- yy—i'] f a — 'c •j-yy^ — i') ì THZ 7 ! • ! ;7 I > ed avremo — Cc.

    ^ — I .Sc.*) = Gc.-i^ — i.Sc.(|).(-7^ — «^ + 2^>'ì^ — I— /), .che [vi- luppata, e ridotta al ^ero fi cangia nella feguente •Ce. «SII 3^0 m _V^_I.Sc.,./J*— ** — Sc.?.2/T/ + f^— i.Sc.p/) che ci da le due feguenti P = o. ■ f^— I . S e . ?. + >^— I . S e? ../7" — X* + f^— I . S G.9 — V"- I^ C.9X 1 ^ l/" — i.Gc.ip — V— i.Gc^f.i'^j' = o^ offia _ ^_i ^ v'-i.Sc.^.^^-^' + ^-i— ^-i X Sc»?^* + ^ — I — >^ — i.iCc.prf/ r= o^ e — 2Cc.<>./2* — *' + 2Gc.?/ — 2Sc.?.2 L.C.9 f Cc.?i + A^— I .Se.» 1 S. —I J , Gc.» + /^ — r.Sc.P ., . nella fuddetta (E) in vece di ^^^_^_ ^ ^^.^ il luo in- verib , come e' in/ègna il §. 54 , e fegu. ; e trovo ( — Gc.p + A^ — I .Sc.0-('«'-**-2/?/>^-i— /») = (Gc.(J)4-*^-i-Sc.).(''*-^+2<7/y--i— /), la quale , fatta la medefima operazione di fopra è — Ce «eij 3^1 113» r — Cc.p.rt^ — *'-{- Cc.9.2rt/f^ — I + Ce. ipy'^ \ —Ce. f./j^ — X* — Cc.p.i/i/ f^ — I -|- C e . ?>/* -\-V I.Sc.^.>' -f-'^ — I — "^ — i.Gc.9.2«/ = o; e — zCc.ip.a^ — »* + 2Gc.p^'+ 2SC.9.2*/ =:: o, Ovverà 2 Se. ji §. óy. Se fi confronteranno fra loro tutte le fuperiori Equa- zioni nate dalla diverfa legittima trasformazione della fola Equa- zione generale (A), che metto qui fotto in ordine prefe a due a due , procedenti da una ftefla modificazione , cioè (i) I — i.Ce.f./ =0; Sc.j/ + >^ — I — V^— i.Cc.».2a>' = o; (■6) — 2Cc.!>.rt' — iv*-f 2Cc.?>'* — 2Se.®.2/7/= o ; Zz (7) •«SII ì62 I|3fr (y)^^ — i—f^—i. Se. ?./?"—«" — A^ —i + V—i X (8) — 2Gc.p.«^ — «^ + 2Gc.?y + 2Sc.?.2^/ = o; farà facile a conofcere in primo luogo che le (2) , (4) , (6) , (8) . , , ■ , 2Cc.(p CI danno le quattro a^ — « =: / -| — .ay^ ^ -^ ~ Sc.tp ' ^ — x^ ■z=z y^ + -— .a y A Circolo: ma che quefte ul- Cc.(^ -^ ^ time due , febbene nafcenti dalla ftefla formola , fono affatto ignote al metodo comune , il quale non facendo ufo che dell' eftrazione della radice, ( ficcome abbiamo veduto più fopra ) non ci può dare che le due prime , annullandofi le feconde ; le quali fvanite , non ci da né il modo di riconofcerle , né il mo- do di richiamarle . Efaminando poi più da vicino 1' andamento di tali Equazioni fi conofcerìi che la ragione unica, per cui le annullate in una modificazione rivivono nell' altre , fi deve ripe- tere dalla permutazione dell' i — i , o del <^ — i — /^ — i nelle prime in + 2 , ovvero in ■\- 2 '•^ — i nelle altre ; e quin- di fi verificano l' Equazioni i — 1= — i + i^r/" — i — ^ — i = — y^ — I + T^ — I =r:+2=:+ zV^—i, conforme ri- cerca la varia modificazione della formola generale (A) . Verità da me dimoftrata neceflaria per varie vie , che non potevafi fmentire , fé non fi fmentiva .a priori il calcolo , fu cui fi ap- poggia, non per la femplice apparente contraddizione , con cui per ignoranza del principio diretto fi prefentava. §. 58. Che fé la ( d ) e 1' ( 8 ) non fono che la ( i ) e Ja ( 3 ) , fatta la trafmutazione di i — i in + 2 ; e la ( 2 ) e la ( 4 ) non fono che la ( 5 ) e la ( 7 ) , per la converfione di t^ — I — f^ — I in + 2A^ — 1: viceverfa dalla ( i ) e dalla (3) dipenderanno la (6) e r(8); ficcome dalla (5) e dalla (7) la (2) e la (4), colla fola trafmutazione di i — i in 2 , e di ^ — I — f^— I in 2 ^ — I . Ora in tutte e quattro le «eli 163 if3» le prime verticali ( poiché i — 1= — i+i=+i.i — i) ojtre il coefficiente i — i, i^ — i — /^ — i, ogni termine può effere affetto dal + , e quindi cosi efprimerfi (i) e (3) I — I.+ Qc.f.a—x' -\- 1 — I X + C e. V* -f I — 1 . 4- S e . ?> . 2 .7^ = o ; (5) e (7)f^— I— A^— i.±Sc.P./?'-^x*-{-^— I— .>^— iX + Sc.?'j'^ + »^ — I — t^ — l. + Cc.?.2<7/ =r o, con- tutte le poffibili combinazioni de' fegni . Indi convertito l'i — I in 2, e f^ — I — -/" — I in 2 V/"— i,e dividen- do le prime per 2 , le altre per 2 ^^ — i , eflendo comuni fat- tori, nafceranno le altre due libere da ogni coefficiente comune, che faranno o : ■± Sc.f.a" — x^ 4- Se. p/- + QQ. ^ 2 Sc.^. <«* — X* = 1/' H — a f . tutte al Circolo . Ma affetti — Cc.$ ' dallo fteffo fegno i fuddetti termini /z' — *% >'^ ci daranno l'altre 2Cc.? quattro — a' -\- x^z= ^'^ ± —- . ^ >' -, 2 "S e •' — rt' 4- x' rrr ^* -j- — a y ^ che fono all' Iperbola : Equa- zioni tutte , che difcendoao neceffariamente dalla fòla generale formola (A) maneggiata legittimamente. §. 70. Per la qual cofà ogni membro della mia Equazione (A) liberata da frazioni compofto di termini parte reali, parte Z z 2 ini- *^l 364 113» immaghiarj fi divide in due Equazioni , di cui ciafcuna fi eguaglia al zero. La prima formata da tutt' i termini reali, da tutti gi' immaginar) 1' altra , a ciafcuno de' quali compete il + . Quindi ogni membro cosi fviluppato fi eguaglia al zero , e fi eguagliano feparatamente al zero tutt' i termini reali, e tutti gì' immagina- ri. Dal che nafce la fcoperta importantiflima e affatto lontana dalla comune immaginazione, e credenza, e fuperiore alle forze di tutt' i metodi , di cui fa tar ufo finora 1' Analifi : che cioè in una Equazione mifta di reali e d' imm.aginarj ci è fempre permeffo di realizzare l'immaginario, ficcome di rendere imma- ginario il reale : e che non e' è più immaginario , a cui non corrifponda il fuo reale. Imperciocché le nella mia formola eC- lènzialmente, e neceflariamente fono contenute tanto l'Equazioni al Circolo, che quelle all' Iperbola fra loro feparate, ed eguali ciafcuna al zero; ognun vede che quando le une pel cangiamen- to di valore delle fluenti divengono immaginarie , fottentrano le altre, e viceverfa. Verità da me per molte altre vie indica- ta, e dimoftrata neceflària nelle mie Memorie pubblicate fopra la PoJJtbilità della reale folu%ione analirka del Cafo Irreducibile ; ed ora liberata anche da quell' afpetto di paradoffo, con cui fi prefentava: in maniera che o bifogna rinunziare a tutte le dot- trine Analitiche, o con fommo profitto dell' Analifi fteffa cedere finalmente alla verità. Rifervo ad altro tempo il profeguire lo fviluppo mirabile dei principi qui indicati. INTRO- JL'mi"-i'a Pli.^. 35 4- uj. // . M ,J ^ c x> B f^ m\ 3^5 113» INTRODUZIONE A UNA NUOVA TEORIA DI MuSICA MEMORIA PRIMA DEL P. D. ALESSANDRO BARCA ( LETTA IL DÌ XXUL GENNAJO MDCCLXXXIU. ) jLI«G1ì fcmbra evidente a prima vifta , che la più naturai ma- niera di concepire, e comunicare agli altri un Principio , ofTia caufà generale, a cui fi rapportino le altre caufe parziali fino agli ultimi effetti di un intero fiftema, fia infieme Tempre an- cora la pili facile ed opportuna; ficchò bafti formarfi una ben chiara idea del Principio, e da quello ordinatamente difcendera a tutto ciò che ne dipende, per ben eflere intefi, e riufcir fo- cili agli altri nella efpofizione di una qualunque teoria. Pure, con buona pace di chi ftimaffe una tal verità fenza eccezione, io poffo afficurarlo d'aver provato per efperienza il contrario ; quando diciotto anni fa avendo eftefo un corto Saggio (opra una nuova Teoria di Mufica col metodo proprio di chi poflede un Principio , mi trovai poi imbarazzato non poco nel leggerlo ad alcuni amici, tra' quali v'era chi, prefcindendo dal folo primo Principio e dalle Teorie ad effo relative, potea nelle cofe mufi- che effermi , come lo fu , maeftro utilihimo. Mi convinfi in quelle circoftanze , che la più dritta ftrada dal Principio alle confeguenze, appunto perchè tale, riulciva quella volta cos\ in- terrotta da Tempre nuove difficolta , eh' io fteffo infieme con quelli, a cui ferviva di guida, dubitai quafi per pochi momenti di non arrivare al termine che pur vedeva, e che aveva io medefimo collocato. Abbandonai allora nello fpiegarmi 1' ordine dello fcritto; e conformai il mit) difcorfo a poco a poco in tal gui- m 3^0 IfS» guifa, ch^ ebbi alla fine la compiacenza di effere dagli altri in- tefo perfettamente . La forma del mio difcorfo 1' ho attenta- mente confervata nella prefente Memoria; la quale contiene tut- ta ciò che in elfo precedeva Tefpofizion del Principio, e 1' ap- plicazione di quello all' armonia conlbnante, ed alle confonan- ze . Per l' armonia diffonante , i fiftemi , i generi , i modi , fi adattano un po' meglio all' ordine del Principio primo , o d' al- tro fubordinato principio da quello antecedentemente dedotto . Ma , per dire qualche cofa di più intorno alla relazione, che ponno avere le cofe trattate in quefta Memoria col Principio e colla Teoria; noterò, riferirfi effe tutte a due capi di difcorfo, che non enti-avano nel primo Piano , e che , come dilTi , mi fu neceflario premettere a tutto il refto, perchè ne fofle poi 1' ac- csffo praticabile . Anzi a maggiore rifchiaramento della con- nefTione, che l'uno e l'altro capo di diicorfo hanno col Princi- pio, poche parole faremo qui di ciafcuno partitamente. Non v'è perfbna nelle cofe mufiche anche appena iniziata, la quale non riconofca l' epoca del nafcimento di quella faenza nel? epoca della pubblicazione dell' Opera del Sig. Rameau , ftam- pata a Parigi l'anno 1722 fotto il titolo di Trattato dell' Ar- monia ; Opera, in cui fi propone per principio immediato dell' armonia, e in confeguenza di tutta la Mufica Teorico-Pratica , il cosi detto Baffo Fondamentale. Ma fé tutti oggi, e da gran tempo fanno in quanto pregio debba averli una sx fatta Sco- perta ; molto meno è lecito ignorarlo fra noi : mentre qui in Padova , molto prima che in Francia, s' era nella farraginolà ferie degli accordi trovato il paragone del lùono principale ac- compagnato fempre di terza e quinta, offia del Baflb Fondamen- tale; e due valentiffimi uomini fi crearono, per cosi dire, un nuovo perfettiffimo fiftema di Armonia . Francescantonio Calegarf , condotto Maeflro dell' Infigne Cappella di Sant' Antonio l'anno 1703, egli fu, che defiderofiffimo di pur avere una ficura fcorta nella Pratica, prima incertiffima, degli accor- di, fi pensò di fcrivere in partitura le armonie del celebratif. fimo Gian -Pier -Luigi da Palestrina, affine di ponderarle con ogni fludio, e vedere ancora , fé potea fcoprir mai qualche ■ordi- •«eli 367 113» ordine in accordi i più comporti, e nel medefuno tempo i più armoniofi del fecolo decimofefto . Cos'i , in quella maniera che dalla confiderazione de' numeri rapprefen tanti la più piena e la più diretta armonia era arrivato Rameau a comprendere, come ogni armonia confbnante fi rifolva Tempre in armonia di terza e quinta; quello fteflb dedufle il P. Calegari dalle diverfe po- fizioni degli accordi nella Mufica del Palestrina : con quello di più, che ficcome gli efemplari -del fecondo erano di pienif- fima armonia confonante infieme e diflbnante, s'incontrò felice- mente a portare la fteffa femplicità tanto in una , come nelf altra fpecie d'armonia; mentre al contrario non avendo efami- nata Rameau nel fuo efemplare che la fola armonia confbnan- te, gli convenne per la diflbnante progredire a tentone, e dare in mille inciampi , e adottar tali errori , che sfigurarono poi sgraziatamente nelle fue Opere la bella teoria del Baflb Fonda- mentale. Dopo il 1721 fi aflbciò il P. Calegari per compa- gno nelle fue ricerche il P. Francescantonio Vallotti , di onoratiflima memoria appreflb noi ; e si l' uno che l' altro prima del 1727 componevano colla nuova loro Teoria degli Accordi armonie confbnanti e diflbnanti fìraordinariamente fonore , le quali fecero , e fanno tuttora l' ammirazione di ognuno . Ma dopo tutte quelle cofe, benché non vi fia flato chi non ricor- rere al Baflb Fondamentale per parlar d' armonia , e benché quello linguaggio dalla Francia più che dall' Italia difl'ufo diven- tafle il linguaggio della Mufica Teorica e Pratica ugualmente; chi poi non rimarrà moltilTmio forprefo nel riflettere, che ne[- funo ancora defcrivendo le confonanze femplici , oflìa di due fuoni folamente , abbia a quelle attribuito 1' effetto , che lor conviene in forza dell' effetto attribuito al Baflb Fondamentale? Moltiflimo ne fui forprefo io pure, quando mi accorfi leggendo il fopraccitato Saggio , rifultare in parte 1' imbarazzo indicato dall' aver io fuppoflo 1' effetto delle confonanze femplici , quale pur mi fembrava dover effere per neceffaria confeguenza di un immediato principio da tutti conofciuto ed ammeffo . Ma per quanto giuda foffe la mia forprefa , mi convenne tornar addietro nel mio difcorfo , e brevemente enunciare quanto contiene la pri- «eu 56S \}^ prima Parte ài quefta Memoria fotto il titolo „ DelP Armoma a)nfo?ir,nte , e àdle Confonan-ae , come fenomeno . Non era però folamente refprimermi nello Scritto full'efietto delle femplici confonanze in una maniera non ancora da altri adoprata , che mi rendeffe ofcuro quando ad altri lo fpiegava . Mi Iacea foprattutto iembrar quali mifteriofo il trafcurarlì nello Scritto medefimo tutte le Teorie di femplicita di ragioni da' grandi uomini , il Galilei , il Cartesio , 1' Eulero , il Di- derot, propofte quali vere teorie delle confonanze, dell' armo- nia, e della Mufica: mentre poi di nuovo s' introduceva la me- defima femplicita, anzi una femplicita commenfurabile in alcune fra le diverfe ragioni , per elemento , non faprei ben dire fé primario o fecondarlo, della nuova Teoria. Né l'ufar che face- vafi di ciòj che quali non fi contava, era per poco in quefla occafione il maggior male. Offendeva di più fenza confronto il ridurre a calcolo con principi non conolciuti una caufa, per pa- ragonarne lo fpecifico effetto in alcune ragioni, la quale più- fà- pevafi , dai nominati Filofofì effere ftata fottilmente difcuffa, e dal!" Eulero ancora onorata di una elegantiffuna maniera di calcolo. Ma come fcrivere altrimenti , volendo alla prima ef- porre Hr- Principio illuflrato dal proprio lume folamente , per paflar quindi fenza epifodj o appendici a grado a grado a co- rtruire un intero fiftemaf Fu forza adunque mutar penfiero nell' ordire il difcorfo foftituito alla interpretazione dello Scritto an- che per quefta parte, e non lafciare che dalla fola verità pro- pria foffe provato il mio Principio; ma procurare piuttofto che fui fondo delle altrui idvenzioni del medefimo genere, rifultaffe quanto più fi poteva decifamente . Do\'ea dunque contenere il fecondo Capo del mio difcorfo una fedele efpofizione dei peufa- menti di Galilei, di Cartesio, di Eulero, e di Diderot, con un ponderato efame di ciafcuna delle teorie di que grandi uomini; e tutto ciò per condur finalmente a due grandi confe- renze: i.° che la fola femplicita delle ragioni delle confonan- ze, comunque intefa, non balla a dimoftrare l'effetto delle con- fonanze medefmie, e dell'armonia confonante; 2.^ che dovendofi poi la fempliciià delle ragioni delie confonanze ammettere come eie- «SII 169 \^ elemento di una nuova Teoria, debba in una maniera pìuttofio che in un' altra intenderfi e calcolarfi . Cosi certamente toglieva il difcorfo ogni fofpetto o d'elferfi fenza ragione forpaflate quelle teorie , alle quali poi foflfe flato neceflario ricorrere dopo di nuovo ; o di volerfi arbitrariamente anteporre l'una all' altra maniera d'intendere e calcolare la femplicità delle ragioni come elemento delle confonanze infieme e dell' armonia conibnante . Ecco ciò che mi propofi allora, e che arrivai ad ottenere con qualche difficoltà in un difcorfo niente ftudiato, e che dovea eC- kr breve : mi riufci di gran lunga più facile lo ftendere tutte quefte cofe a' mio agio nella feconda Parte della Memoria che vi prefento, la quale ha per titolo: Della femplicità delle ragio- ni delle corìfonatìT^ , come Principio delf armonia confonante e delle confonanze . Né creda forfè taluno 1' oggetto delle due Parti della mìa Memoria troppo vario e difparato. Imperocché fé dovevanfi le confonanze femplici riferire al pieno del Baffo Fondamentale, per iflabilirfene il vero effetto relativamente al mio Principio, o alla nuova mia Teoria; lo fteffo debbefl fenza alcun dubbio praticare, fé abbiano a prenderfi in confiderazione le confonanze relativamente a qualunque altro principio o teoria. Sarà fola- mente ordinata a un continuo ufo nelle mie meditazioni mufi- che quella defcrizione dell' armonia confonante e delle confonanze come fenomeno, la quale nella prima Parte della prefente Me- moria par tutta affatto ordinata alla feconda, all' efame cioè del- la femplicità delle ragioni, come Principio dell'armonia confb- nante e delle confonanze. Aaa GA- «SII 370 I[3* CAPO I. I^ll' Armonia consonante, e delle Consonanze, come fenomeno. I. 3E una data corda fonora fia fra due appoggi dìftelà da an dato pefo ; quefta renderà un fuono determinato, il quale nella determinata groffezza , lunghezza , e tenfione della corda non potrà in grave o in acuto variare. II. Se fi avrà quindi una corda ugualmente groffa, ugualmen- te tefa , e fra appoggi al doppio vicini; renderà quefta un fuo- no più acuto , che perfettamente fi confonderà col primo : e 1' intervallo fra li due fuoni comprefò, rapprefentato in lunghezze da I, -, fi chiama ottava; prodotto affatto eftrinfeco alle con- fonanze riferite qui ad un primo unico fuono. Lo fteflb s in- tenda delle denominazioni di quinta^ quarta^ terza^fejìa^ e fi- mili, delle quali in appreffo ci converrà far ufo. III. Se una terza corda grolla, e tefa come fopra fra li due appoggi , fia lunga di un terzo folamente della prima , oppure di due terzi della feconda; il fuono ancora più acuto ( che cosi lèmpre procede accorciandofi fra gli appoggi la corda ) fpicca un po' più dai fuoni delle due prime corde , che il fecondo dal primo: fi confonde per altro abbaftanza coi due per rinforzare il pieno di tutti li fìioni infieme , ch'equivale al fuono della prima corda detto in quefto pieno o armonia Suo?io fondameli' tale . GÌ' intervalli poi coftituiti dai fuoni delle corde -, -, e I , - fi chiamano quhrta^ e quinta fopra f ottava. IV. Reftando le altre cofe pari , fé un' altra corda fra gli ap- poggi fia un quarto della prima, oppure la metà della feconda, oppure tre quarti della terza ; il fuono , che dà , fi confonde tanto col luono della prima e della feconda , quanto quelli H confondono tra loro, vuol dire , perfettamente; e in confeguenza cor- «SII 37' 1!3> corrifponde il quarto fuono al terzo, o per meglio dire il terzo al quarto, come il terzo corrifponde al primo e al fecondo. V intervallo di -, - fi dice quarta ^ e quello di -, - ottava^ co- me quello di i, -, e cos'i quello di i , - doppia ottava, V. Paflàndo a una quinta corda di un quinto della prima, di due quinti della feconda, tre della terza, e quattro della quar- ta ; quefta avrà un fuono, che fi confonderà meno ancora di quello della terza corda cogli altri; rinforzerà tuttavia eflb pure il pieno di tutti i fuoni, offia il fuono della prima corda, fuo- no nella propella armonia fondamentale. L'intervallo di -, - fi chiama di terza maggiore ; di -, - di fejla maggiore ; di -, - 3 5 j di terza maggiore /opra l'ottava; e di i , - di terza maggiore parimente /opra la doppia ottava. VI. Un' altra corda nella medefima maniera di un fello, due, tre, quattro, e cinque felli della prima, feconda, terza, quarta, e quinta fi unifce al pieno, offia all'armonia del fuono fonda- mentale , come vi fi unifce la terza corda un ottava di fotto ; e gì' intervalli di quella colf altre corde, cominciando dalla più vicina fino alla prima, fono -, 7 terza minm-e ; -, 3 quinta; Il II. -„ . 1 . f -, - Ottava ; ~ j 7 quwta Jopra l ottava ; ed 1,7 quinta Jo- pra la doppia ottava. VII. Finalmente , lafciata la corda lunga un fettimo della principale, la quale introdurrebbe un fuono, che non s' incorpo- rerebbe affatto col principale, offia coli' armonia del fuono fon- damentale, fé fi aggiunga a tutte le altre una corda lunga un ottavo della prima, due, tre, quattro, cinque, e fei della fe- conda, terza, quarta , quinta , e fella; renderà un fuono in tripla Ottava I , g del fuono della prima ; in doppia ottava -, - ; in A a a 2 quar- ^1 572 113» r r II. XI.-.-. quarta /opra i ottava - , ò ; m ottava -, -; m Je/ia mmO' II T I re -, - / e in quarta -, - del fuono delle corde feconda , ter- za , quarta , quinta , ,e fefta j e farà un effetto eguale a quello dei fuoni dell'altre ottave del fondamentale. Vili. Dal fin qui detto rifulta , che fentendofi equitempora- neamente corde di coftante groflezza e tenfione , lunghe i , -,-,-,-, ^, g, r effetto in forza deli' armonia n è unico ; quello cioè del fuono i pieno e rinforzato . Siccome poi per li più volgari teoremi di Acuftica le corde i, -, -, -, -, t,.^ di coftante groflezza e tenfione fanno in egual tempo vibrazio- ni 1,2, 3, 4, 3,6, 8; fi potrà enunciare la medefima con- feguenza relativamente alle vibrazioni, ed efprimerfi ciafcun in- tervallo de' fopra defcritti colla ragione delle vibrazioni , in vece di quella delle lunghezze. Facendo dunque i due fuoni dell'ot- tava , eh' erano prodotti da corde lunghe i , - j vibrazioni in ragione di i : 2 ; i due fuoni della quinta , eh' erano prodotti da corde lunghe - , - , vibrazioni in ragione di 2 : 3 , ec. ; fi potrà efprimere l' ottava colla ragione di 1 : 2 ; la quinta colla ragio- ne di 2 : 3 ; ec. , come qui fotto : Lunghezxe Vibrazioni Intervallo T 1:2 Ottava I I : 3 Quinta fopra l'ottava I, - 1:4 Doppia ottava r , - I •■ 5 Terza maggiore fopra la doppia 5 ottava , Luti' ^ 373 1(3» Lunghezze Vibrazmii Imervallo I l ■6 Quinta fopra la doppia ottava ''8 I : 8 Tripla ottava z' ì 2 : 3 Quinta I I z' 4 2 • 4 Ottava I I z' 5 2 : 5 Terza fopra l'ottava i I I 2 : 6 Quinta fopra 1' ottava ! I I z' 8 2 : 8 Doppia ottava I I 3' 4 3 : 4 Quarta V I I i' S 3 • 5 Sefta maggiore > : 1 I 3' ó I I , 3 3 : 6 Ottava Quarta fopra l'ottava 1 I 4' S 4 • 5 Mi Terza maggiore 1 I 4' 6 4 : 6 Quinta i I 4' 8 ■ 4 : 8 Ottava Jjin- «eu 374 n» Lunghezze Vibrazioni Litervallo - . -> 5 : <^ Terza minote - , g 5:8 Sella minore i , I (J : 8 Quarta Io mi fervirò in feguito delle vibrazioni per indicare un qua- lunque intervallo; primieramente perchè i loro numeri fono più comodi; poi per ragione del Principio dell'Armonia, che in al- tro tempo m' ingegnerò di ftabilire . IX. Intanto , prima di abbandonare la confiderazione delle lunghezze, giova riflettere, clie l'efprefllone di quelle, come a fenfo d' occhio mifurata , ferve meglio per i primi pafll nelle tnufiche deduzioni. Perciò appunto fé ne fervirono gli antichi; e a foftituirvi le vibrazioni hanno avuta della difficoltà alcuni tra' moderni. V è un' altra ragione ancora, perchè dopo i pri- mi inventori in tal genere gli altri ne continuaflero 1' ufo ; 1' avere cioè quegli dato il nome d'armonia alla progreffione delle lunghezze ne' primi termini , oflia alla proporzione quindi dedot- ta ; e r eflèrfi , per 1' ofcurità del Principio dell' Armonia , at- tribuito alla proporzione armonica quello, che fotto altri afpetti fi potea facilmente a qualunque altra proporzione attribuire. E in vero , (è fi voglia aver riguardo ùlle vibrazioni de' fuoni , le,i quali più immediatamente ne coftituifcono la quantità in grave ed in acuto , in vece che alle lunghezze ; la progreflìone armo- nica i,-,-,-,-,T,fi Gambiera in una aritmetica 1,2, '234515' '' 3 , 4 , 5 , 6: e come l' aritmetica in lunghezze era fubordinata all'armonica, cos'i farà l'armonica all'aritmetica in vibrazioni; trasformandofi 1' una nell'altra, come infegnano i Matematici, reciprocamente. Non è però da ftupirfi, fé anche oggi chi crede opportuno di far ufo delle proporzioni e ragioni in Mufica , male ^ fi adat- m 375 IfSfr fi adatta ad un intero rovefciamento di linguaggio ; cofà in una qualunque fcienza Tempre pericolofa. Noi che parcamente adope- riamo , difcorrendo di Mufica , ragioni e proporzioni , pofTiamo fen- za pericolo efprimere le cofe coi nomi loro più proprj e più veri» X. Per pallàre quindi dalla defcrizione dell' armonia all' efame più particolare di ciafcuno degl' intervalli confonanti , offia di ciafcuna delle confbnanze che in efla fi contengono ; l' effetto dell' ottava in primo luogo, cioè a dire di due fuoni che fac- ciano I e 2 vibrazioni nel medefimo tempo, è tale, come fi è oflervato di fopra, che in elTìi il fuono acuto perfettamente fi confonde col grave; anzi dal confonderfi i due fuoni affieme cos\ perfettamente, ne deriva, che tanto il fecondo appoggia il pri- mo, quanto il primo il fecondo; e però l'armonia a orecchio cos'i facilmente all'uno come all'altro fuono appartiene , ciò che comunemente fi efprime col nome d' identità delle ottave . Né la cofa varia dalle ottave 1:2, o 2:4, o 4:8 alle ottave dop- pie, triple ec. 1:4, o 1:8 ec. : eflendo le repliche della ottava ne' limiti del noftro fenfo tutte fimili, ed eguali; almeno fé fo- no repliche del fuono principale dell' armonia . Dico , almeno fé fono repliche del fuono principale dell'armonia; perchè la quinta fa decifamente miglior effetto {opra la prima ottava in figura di duodecima del fuono principale, che in neflfun' altra pofizio- ne; e cos'i la terza maggiore fa miglior effetto fopra la doppia ottava in figura di decimafettima maggiore del principale , che altrove . La quinta ciò non citante nella prima ottava , e la terza maggiore nella prima o nella feconda , fi ponno prendere per li medefimi fuoni della duodecima e della de- cimafettima maggiore : folamente per ragioni dipendenti dall' ottima diftribuzione de' fuoni gravi ed acuti in una data armo- nia, loro conviene uno piuttoffo che 1' altro collocamento nel tutto. Noi però, efaminando in feguito le altre confonanze, parleremo fempre degl'intervalli rapprelfati nella medefima otta- va; porendofi il difcorfo applicare, fenza pericolo d' inefàttezza, agli altri intervalli tutti comunque da una o più ottave allargati. XI. I.' effetto della quinta 2 : 3 di {òpra fi è detto eflere di confonderfi bensì in elTa il fuono acuto col grave; ma di /pic- car- ^1 17^ \'^ carvi ìnfieme quello da quefto, nel tempo medefimo che lo rin- forza, a fegno di ben dilHnguerfi. Confiderata adunque la quinta fola, farà efifa una confonanza di due fuoni, che fi compenetre- ranno in certo modo per riprodurne un folo più pieno ^ ch'equi- varrà al grave de' due fuoni in quinta confonanti . Per la quarta 3:4, complemento all' ottava della quinta 1:3., al contraria ( dopo di aver riflettuto die il fuono 4 tanto fi confonde coi fuoni 16 2, quanto quefti fi confondono tra loro , vuol dire j. perfettamente ) ne ho dedotto per confeguenza , che ii fuono 4 corrifponde al fuono 3,0, per meglio dire, il fuono 3 al fuo- no 4 , come il 3 all' i e al 2 . Dunque confiderata la quarta fola, farà efla una confonanza di due fuoni, che fi compenetre- ranno in certo modo per riprodurne uno folo più pieno, eh' equivarrà non ai grave ^ ma all' acuto de' due fuoni in quaru confonanti . XIL Quanto fi è detto della quinta, fi deve dire a raggua- glio della terza maggiore 4:5. Che il fuono acuto Ipicchi più ancora in quefta confonanza dall' intera armonia , che il fuono acuto della quinta, ciò non dilturba; ma riempie maggiormente l'armonia del fondamentale: a cui corrifpondendo il 4 in doppia ottava, farà vero generalmente della terza maggiore fola ancora, che ha la bafè in grave, offia che dai due fuoni in efla confo- nanti rifulti il fuono più grave. Ma molto diverfamente bifogna difcorrere della terza minore 5 ; <^ , che nella ferie dell' armonia, fùccede alla terza maggiore» I due fuoni di effa fono i due fuo- ni acuti 5^ e <5 della terza maggiore 4:5,6 della quinta 4:tf» Il 5 ora fi è detto com' entri nell'intera armonia; il 6 v'entra come neir ottava antecedente fece il 3 , di cui è T ottava acu- ta : e 1' uno e l' altro però , dando corpo all' armonia di 1,2,4, danno in pieno un fuono, il quale né al 5 > né zi 6 può di. rettamente riferirfi . Dunque fé fi cerchi , della terza minore 5 : 6 fola quale pofla effere il prodotto ; non fi può con ugual franchezza aiferire , che abbia ad elfere un terzo fuono 4, o qualche equivalente, come fi è potuto dire della quinta, della quarta, e della terza maggiore qual fia. XIII. K inutile dire della quarta d:8 , che in niente differi- fce ■«eli 377 113» fce dair altra 3:4, prefcindendo dall' eflere fituata in un' ottava fuperiore. Piuttofto , avendo già nel precedente paragrafo porto mente all' intervallo 4 : <^ , nella noflra lèrie comporto di 4:5, e 5:1^; fi ponno con quefto annoverare due altri intervalli com- porti della nortra fèrie, fenza che nella loro compofizione entri l'ottava; l'intervallo cioè di 3 : 5 comporto di 3:4, e 4:5, e r altro 5 : 8 comporto di 5 : <^ , e <^ : 8 , già fopra denominati il primo fcjìa maggiore , e fejì/t mhwre il fecondo . La fefta minore 5:8, complemento della terza maggiore 4:5 all'ottava, è alla terza medefima quello, che alla quinta è la quarta; fuona neli' armonia com'efla; e fola è una confonanza, la quale ha la bafe in acuto, i cui fuoni cioè fi compongono in un fuono equiva- lente all' acuto de' due infieme confonanti . Come poi la ferta minore è determinata nel proprio effetto dalla terza maggiore ; cosi la ferta maggiore 3:5 lo è dalla terza minore 5 : (^ , di cui parimente è complemento all' ottava . Nella ferie armonica li due fuoni 365 rinforzano li fuoni i , 2 , 4 ec. , cioè il princi- pale ; ma prefa feparatamente , non è la fefta maggiore 3 : J ca- ratterizzata niente piìi della terza minore 5 : (J per rifvegliare 1' idea dell' armonia i , 2 , 3 , 4 , 5 , (5 , 8 o in tutto 0 in alcu- na delle fue parti. XIV. E qui, dopo di aver ragionato compitamente dell' ar- monia di terza maggiore la piii naturale e la piìi fenfibile, vie- ne opportunamente in acconcio di rivolgerfi a quella ancora u- gualmente confonante di terza minore ; nella quale troveremo come meglio definire l'effètto della terza minore 5:5, e della fefta maggiore 3 : 5 fuori del compleiTo dell' armonia di terza maggiore 1,2,3,4,5,5,8. Per far ciò fi moltiplichi ciafcun termine di querta ferie per 5; ficchè fi abbia la ferie, 5, IO, 15, 20, 25, 30, 40. Quindi cambiando il termine 25 in 24, fi riducano li tre termini 20, 25, 30 aritmetici a ter- mini di proporzione armonica , offia reciproca della prima in 20, 24, 30: COSI s'avrà inverfo l'ordine delle due terze mag- giore e minore nella quinta 20:30; e come prima fi aveva la maggiore fotto la minore, cos'i s' avrà al contrario la minore fotto la maggiore. Ora li fuoni de' numeri 5, io, 15, 20, Bbb 24, «8U 378 113» 24, 30, 40 fi corrifpondono , per quanto la fperienza e infe- gna, in perfetta armonia, detta armonia di terza minore ; della quale , benché riefca l' effetto un po' meno forte dell' effetto dell' armonia di terza maggiore , n' è tuttavia ugualmente decifo , an- zi, quafi in compenfo, più dilicato ed efpreffivo. Di più niente effendofi alterata né la ragione, né la difpofizione delle confb- nanze coll'efferfi moltiplicati li termini della prima ferie per 5; il folo quinto termine 25 mutato in 24 potrà fommini/trare occafione a qualche nuovo efame nella nuova armonia di 5 , IO, 15, 20, 24, 30, 40. Veramente mutato il termine 25 in 24, fi mutano le relazioni di effo con tutti gli altri fuoni della ferie; ma poi quelle, trafcurandofi le repliche indotte dalle ottave , fi riducono a cambiarfi la fella maggiore 15:25 nella minore 15 : 24; la terza maggiore 20:25 nella minore 20:24; la terza minore 25:30 nella maggiore 24:30; e la fella mi- nore 25:40 nella maggiore 24:40; e per dir tutto in poco, .a foflituirii reciprocamente nelle due armonie 1' una all' altra le due terze e le due fede. Di qui a me pare che fi pofla a ragione conchiudere , che ficcome nell' armonia di terza mino- re tocca alla terza maggiore , e alla fella minore rinforzare r armonia principale , benché non appartenga né all' uno ne all' altro de' due fuoni che in effe fono confonanti ; appunto in quella maniera medefima che ciò fuccede alla terza minore, e alla fella maggiore nell'armonia di terza maggiore : cos\ debhafi alla terza minore e alla fella maggiore fole, fuori di qualunque delle due fèrie di armonia, attribuire un effetto eguale a quello che fi attribuifce alla terza maggiore e alla fefta minore fole, fuori parimente di qualunque ferie di armonia . Ma la terza maggiore e la fella minore , come fi é veduto di fopra , fono consonanze, la prima delle quali fola fi compone nell armonia del più grave, e la feconda fola nell' armonia del più acuto de' due fuoni di effe ; dunque anche la terza minore fola fuonerà il più grave , e la fella maggiore . fola il più acuto de' due fuoni in ciafcuna confonanti . XV. Tutte quelle cofe abbaflanza fpiegate , riufcirà faciliffimo il difiribuire in claffi le diverfe confonanze finora noverate. V otta- m m \> ottava coftitulra colle fue repliche una clafle, la quale da tutte le altre fi diftinguera per la perfezione di equifonanza ne' fiaoi termini, benché grave ed acuto. La quinta e la terza maggiore o minore, propria dell'armonia, fuccederanno in altra claffe, la quale avrà per carattere, che dalla confonanza rifulti in pieno il più grave de' due fuoni di effa. Formeranno la terza claffe la quarta, e la fèfta minore o maggiore, fecondo che T armonia farà di terza maggiore o minore, complementi della quinta e Terza rilpettiva , e confbnanze , dalle quali rifulta in pieno il più acuto de' due fuoni di effe. Finalmente alla quarta claffe fi riferiranno la terza non propria della data ferie di armonia, e la fefl:a corrifpondente complemento di quella all'ottava, le qua- li confonanze nella data ferie di armonia danno- in pieno un Tuono diverfo dai due che le compongono. XVI. Non faprei cofa aggiugnere al fin qui detto per deferi- vere più compitamente ciò che m' era alla prima propoflo , le due armonie di terza maggiore e di terza minore come un fat- to, del quale una Teoria di Mufica deve render ragione . Sarà bensì neceflàrio riflettere , che in quefte intere armonie ,. tolte le repliche de' fuoni all' ottava, fi riducono a tre li fuoni efl'en- ziali \ e gli accordi comuni confonanti rappreffati nella medefima ottava a tre per ciafcuna armonia. Nella ferie,, i, 2, 3, 4, 5, <5, 8 per la terza maggiore è chiaro , che corri Ipondendofi in ottava li fuoni i, 2, 4, 8, e li fuoni 3,6 6\ col 5 non iranno più che tre li fuoni effenziali all' armonia ; e quefti nella medefima ottava fi potranno combinare ne' tre Ioli accordi 5, 4, 5; 4, 5, , e i:^del grado q', i '■ P <^ apparterrà al grado p-\-q — I. Cos'i fimilmenre effendo i:R del grado r; i:P^^ apparterrà al grado p-\-q-\-r — 2 ec. 7. Dunque z p — i farà il grado- di i : />' ; e di 1 : p" fa- rà 72 p — 7i-\- 1 . Cosi di i : q"' , m q — m -\- 1 . 'E finalmen- te di I : p" q'" il grado farà ti p -\- m q — ìi — m ■\- \ . D' on- de fi ha la feguente regola generale per determinare il grado di femplicità di qualunque ragione deli' unità a un dato numero . Si trovino del numero propollo tutti li divifori primi ; fi fommi- no , e dalla loro fomma fi fottragga il loro numero , meno uno ; e fi avrà il grado cercato. Quello è il calcolo per le. ragioni moltiplici di due termini . Ma volendo generalizzare a quel fegno, che ha flirto il fuo au- tore , la teoria ; dovevafi eftendere il calcolo anche al complef- fo 0 alla proporzione dell'unità e più termini infierae. Ecco co- me fe^uita r Eulero . I. La «611 4°.^ (13» 1. La femplicita di i:p:q, eflèndo />, e ^ numeri primi, dee riferirfi al °rado di i : p q ; e quella di i : p : q : r a. quello di I :pqy. Il grado a cagion d'efempio del compleflb de' fuoni 1:2:3:5 dovrà ftimarfi da quello di 1:2.3.5 ^^^ 3°* 2. Se li numeri primi del compleflb non foUbro tutti difu- guali ; non fi dovrà colla regola antecedente determinare il gra- do loro : e la femplicita del compleflb i ■ p ■ p non farìi la ftef- fa , rilpetto al grado , della 1 ■ p' ; ma farà uguale a quella di I :p. Lo fteflb li dica, le li numeri del compleflb non foflero primi ; e nel compleflb di i : pr : qr : ps il grado flu-à lo ftef- fo col grado della ragione i ipqrs. 3. E' poi pqi's Tempre il minimo dividuo de' numeri del com- pleflb propofto. D'onde fi ha il feguente teorema in tutti li cafi di complef- /b di più termini per calcolarne il grado di femplicita. Dato un compleflb dell' unita, e qualunque numero di termi- ni} il grado di femplicita del compleflb è fempre uguale al gra- do di femplicita della ragione dell' unità al minimo numero , che può eflèr divifo da tutti i termini dati. Il Teorema , che fembra fatto per le ragioni moltiplici fola- mente col far collante il confronto dell' unità a tutti gli altri termini del compleflb , ferve ugualmente bene per un compleflb di ragioni qualunque : perocché fé li termini del compleflb con- tengono l'unità , li può fepararla per uniformarfi all' enunciazio- ne dell' efpofto teorema ; fé no , col fupporvela , il confronto de' termini coli' unità non altera niente la compofizione del com- pleflb , dovendovifi i termini nel confrontarli necefl'ariamente ri- ferire . Cosi tutti li cafi faranno alla medefima condizione; e il Teorema c'indicherà con tutti gli altri anche il grado di fem- plicita delle femplici ragioni non moltiplici di due termini , le quali nella regola di fopra per le ragioni femplici moltiplici non fono altrimenti comprefe . Per altro in confeguenza de'me- defimi principi, co' quali il calcolo è machinato, fi ofl'ervi, non eflere nemmen neceffaria l' indicata feparazione dell' unità ; men- tre r unità non accrefce di nulla il minimo dividuo ; e nel fuf- feguente ufo della regola fopra quefto , per arrivare al grado di Eee 2 fem- m\ 4=4 1^ fèinplicità ricercato , è indifferente ancora confiderare l' unità o no cogli altri divifori . Io non dubito punto , che chi ha data alle cofe efpofte la neceffaria attenzione , non fia per concepirle in tutta la loro precifione ed efattezza . A quello folo calcolo r Eulero appoggia la fua Teoria , la quale propriamente non fi può dire che abbia limiti , fé non fi prendano da qualche al- tro principio eftrinfeco^ alla teoria medefima . E chiaro poterfi COSI a calcolo determinare il grado di femplicità di ciafcuna con-- fonanza , quindi di due e più infieme , anzi di uno e più fuoni ancora diffonanti aggiunti ad effe . Si può eftendere 1" ufo del calcolo dalla fìmultaneità alla fucceffione di uno o più fuoni , e a quante fucceffioni fi vuole , come a una intera compofizione . Le fucceffioni formano i Modi , i Generi , i Siftemi ; e in con- feguenza non v' è combinazione di fuoni o fimultanea o fuccef^ fiva poffibile , la quale nella Teoria di Eulee.o non fi poffa convenientemente rapprefentare . Ma tutti quefti oggetti non ponno cadere ugualmente fotto il noftro efame ora che ci fiamo propofti di cercar folamente , fé la femplicità delle ragioni poffa effere il vero principio dell' armonia . Ci reftringeremo adunque a pochi rifieffi fui fondamenti del calcolo , ed all' applicazione di effo alle confonanze e all'armonia come fenomeno. X, P^ileggendo i numeri , ne' quali abbiamo qui fopra ridotto il calcolo delle femplici ragioni moltiplici da Eulero infegna- to , comincio a dubitare al 2°. e 3'. della verità di ciò che ivi fi fuppon manifeflo . Due colè a mio intendimento fi ricercano , perchè ne' fucceffivi confronti di 1:1,2,4, 8, id'ec. pro- cedano i gradi di femplicità da i a 2 , 3 , 4 , 5 ec in ferie arimmetica . La prima fi è, che la ragione 1:2 differifca dalla ragione 1:1; altrimenti l'unita della progreffione diventando = o , faranno ancora tutte le ragioni 1:2, 1:4, i : 8 ugua- li fra loro . La feconda condizione niente meno neceffaria richie- de , che nel progreffo di i : i , 2 , 4 , 8 , i ó ec. la percezione dell' oggetto non fi renda nell' ingrandirfi di effo ne meno faci- le , né meno diftinta . La prima condizione non fi verifica nel- la Mufica, dove l'equifonanza dell'ottava annichila tutto il pro- greffo di gradazione in i:i,2,4,8,idec:e la feconda man- m 405 IS& manca nelle proporzioni delle grandezze , che coli' occhio fi per- cepifcono ; e re/ta cos'i infruttuofa la Teoria ne' due unici cafi , ne' quali , per quanto fi fa finora , può aver luogo la proporzione di quantità percepita dal fenfo . Di più crederei che la feconda condizione non fi poteflb , nemmeno in aftratto , mai ammette- re per vera : e balta por mente al maggiore o minor numero di operazioni di fmezzamento fuccelfive che li fanno nell' oggetto , e alla difficoltà fempre maggiore per la maggiore indetermina- zione di tali di\'irioni più eh' è grande l'oggetto medefimo ; per credere la mia propofizione probabile aliai, e quafi convincente. Il n". 5.' è {oggetto alle medefune eccezioni del 3.°; anzi, f>er la maggiore grandezza e differenza rifpetto al primo del fecondo termine , crefce non poco la difficoltà nella feconda condizione . Il n.° 6." e coftruiro full' analogia dedotta dall' appartenere i : 4 al terzo grado . La ragione i : 4 appartiene al terzo grado , perchè polto a paragone 1' i colla prima metà del 4 , d' onde rifulta 2 di femplicità , fembra che il paragonare lo fteflb i coir altra metà fia un' operazione , dopo la prima , tanto fa- cile di non accrefcere di più di un grado la femplicità del primo paragone . Un fiinile difcorfo fuUa ragione di i : 6 :^ 2 . 3 dà femplicità 4 ; fulla ragione 1:15 =3-5 dà femplicità 7 ; ed applicato alla ragione di i a un qualunque prodotto di due numeri primi pq dà fempre per grado di fem- plicità p-\-q — I. Ma fi avverta , che quando Eulero ha fta- bilito delle ragioni 1:1, i:2, 1:3, i-5j i-7)£ <^i ^ a un qualunque numero primo , eflere i , 2 , 3 , 3 , 7 ec. il grado di femplicità , vuol dire, quefto fempre uguale al numero primo della ragione ; ha dato il nome di grado a una mifura unifor- me, l'unità, mifura comune di tutti li numeri primi , la quale nel paragone di ciafcuno di elTi fi ripete uniformemente . Quan- do al contrario colloca la ragione i : 4 colla ragione i : 3 al medefimo grado ; nell'ultima operazione fulla ragione 1:4 fo- ftituifce alla milura uniforme una mifura , che a difcrezione le fuppone uguale • Un' altra oflervazione , che non fi può tralcnra- re , è, l'aver luogo qui ancora la difficoltà introdotta al n". 5.', qualunque volta l' uno o l' altro dei due fattori p o q [ia. = 2 , e il *ei( 400 it3& e il prodotto fia o 2^, o iq: anzi la difficolta diventa tanto maggiore , quanto ^ nh p nh q effendo = 2 , fono primi più grandi . Egli è evidentiffinio , che nel paragonare l' i al ó' io concepirò molto più facilmente come <5 fia = 2 . 3 , di quello che nel paragonare l' i al 15 come il 1 5 fia := 3 . 5 . La pri- ma operazione è confeguenza di uno fmezzamento , che di tutte le divifioni è la più naturale ; la feconda di una divifione per tre , la quale , fé non fi prefenta a cafo , folamente tentando può il fenfa fuggerire alla mente . Siccome il difcorfo fatto per dimoftrare 1:4= 2* del terzo grado ferve fecondo Eulero ugualmente per provare i : p q ( porti p ^ e. q uguali o non u- guali ) del grado p-{-q — i: cosi il difcorfo fatto per dimoftra- re I : 8 = 2' del quarto grado ferve fecondo lui per provare I :pqr (porti p^ q^ r comunque fra loro uguali o difuguali ) del grado p -\- q •\- v — 2: e così in feguito fino alla regola generale . Ma per non ingolfare i leggitori in foverchie fotti- gliezze ; traiafcio di fviluppare per i cafi più comporti le accen- nate difficoltà , benché acquiftino fempre forza maggiore . Già ciò che fi è detto , è ciò che precifamente conviene ripetere a chi neir e(àme incominciato amaffe di progredire fino alla fine . Li feguenti tre numeri , che precedono il Teorema , introduco- no alla bella prima un fuppofto , a mio parere, affai inefatto ; fui quale ciò non oftante tutti s' aggirano . Nel paragone del com- pleffo I , /> , q fi vuole , che paragonare l' i con p ^ s q fepa- ratamente fia lo fteffo che paragonarlo con pq: offia, porto il compleffo r , 3 , 5 ; che fia la medefima cofa paragonare 1' i col 3 e col 5 feparatamente , e paragonare l' i col i 5 . Chi ci ha fec»uiti ne'riflelTì di fopra, non può a meno di fentire quanto più facilmente s' abbia a percepire il primo paragone del fecondo ; e quanto quefta differenza abbia d'andare crefcendo ne' più compo- rti compleffi . E chi non vede , che 1' i contro il 1 5 deve pri- m . fuggerire la rifoluzione di 15 in 3.5, operazione incerta e difficile; avanti 'che fi porta dalla femplicita di querto cafo giu- dicare della femplicita del compleffo i , 3 , 5 ? E querta prima operazione quanto non fi renderà più difficile ancora ; fé 1' i contro il 35 abbia d'indicare la femplicita del compleffo i, i ■«SII 407 113» •5, 7? E cos'i a ragguaglio dei compofti di primi maggiori. Ma fé è poco uniforme la gradazione del calcolo nelle ragioni e compieni , perchè fi mette a paro il paragone dell' unità co' nu- meri ieparati ,. e co' loro prodotti : non lo e niente di più per la differente maniera di paragone , che fi adopera nell' uno e neir altro cafo . Come i : 4 appartenga al terzo grado , i : 1 5 al fettimo , fi è fpiegato di fopra . Divifo il 15 in cinque volte tre , 0 tre volte cinque , computati gradi tre o cinque per la prima divifione ; reflano d' aggiungervi gradi quattro , o due per cialcuna delle quattro , 0 due divifioni che fi ripetono. Nel pa- ragone de' termini i , 3 , 5 del compleflb corrilpondente chi fup- porrebbe mai un fimile progreflb ? Che le il progreffo non è li- mile , come potranno dedurfì le fteffe confeguenze ? La difiimi- glianza di operazione compenferà forfè in parte 1' altra caufa dell' incoftanza di "gradazione dalle ragioni ai complelfi : ma ef- fendo il compenfo di diverfo genere , e incommenfurabile col difetto ; aumenterà piuttofto che togliere o diminuire l'incertez- za viziofa . Quello , che ho detto dei piti femplici cafi , fi può applicare ai più comporti ; e il Teorema , fé mai potefle avere confeguenze reali , non farebbe di ufo alcuno. Eulero egli ftef- fo riconofce implicitamente la verità dell' obbietto ; quando al n". 2". riduce il compleflb i ^ p y p non alla ragione i :/»* , ma alla ragione i:p; e il compleflb i, >•/>, rq non a i:r^pq, ma. a i:rpq: la correzione tuttavia non è più fondata ; e fa fem- pre più arbitrar; i dati del calcolo , i quali comunicano la fal- lacia loro alle confeguenze, anche inutili , che il calcolo fom- minifl:ra . Alle colè finora rilevate nell' aftratto del calcolo della femplicità delle ragioni propoflo dall' Eulero fi afpetterà forfè taluno , che al confronto poi col fenomeno delle confonanze e dell'armonia comparifca il calcolo medefimo affatto incompetente ed erroneo ; anche per rifpetri diverfi da quello , per, il quale fi e dimollrato già aflblutamente irreducibile il fenomeno a una qua- lunque teoria di femplicità di ragioni , è fi è trovato tale nelle due già eftminate di Galilei e di Cartesio : eppure non è cos\ ; anzi tolta la gradazione delle ottave troppo contraria al fatto , e qualche avvantaggio delle ragioni moltiplici fopra le mi 408 lu» non moltiplici , nel refto il calcolo regge al pari di qualunque altro modo , nel quale ad altri piacefle di computare la foavità delle confonanze e dei loro complefll. Quefti ne fono i rifultati: Gradi Ottave 1:2 = 2—0= 2 1:4= 2' = 4—.!=: 3 1:8 = 2' = (5 — 2= 4 Quinte 2:3=:i:2.3 = 5 — 1= 4 1:3 = 3—0= 3 1:5=2.3 = 5 — 1= 4 Quarte 3:4 = i : 3- 2'=- 7 — 2 = 5 3:8 = 1:3. 2' =5) — 3= 6 Terze maggiori 4:5 = 1: 2^5=5? — 2= 7 2:5 = 1:2.5=7—1= <^ 1:5 = 5 — 0= 5 Sefta minore 5:8 =1:5. 2' =11 — 3= S Terza minore 5:(5 :=i:5.2.3=io — '2::= 8 Sefta maggiore 3:5=1:3.5 = 8 — 1= 7 Compleflb dell'armonia di terza maggiore fino all' 8 1 . 2 , 3 , 2', 5, 2 . 3 , 2' = 1 : 2;. 3 . 5=14 — 4= IO Compleflb della medefima armonia folamente fino al 5 ij 2, 3, 2% 5, 2.3 = i:2\3.5 = i2 — 3= 9 Tre accordi di terza maggiore 3, 2', 5 = 1:2'. 3.5 = 12 — 3 = p 2',5»2.3 = i:2'.3.5 = i2 — 3= p 5, 2.3, 2' = i:2'.3.5 = 14 — 4 = IO Compleflb dell'armonia di terza minore fino al 40 552.5,3-5,2'. 5, 2'. 3,2. 3-5,2'. 5 = 1:2'. 3.5 = 14— 4=to Compleflb della medefima armonia fi^lamente fino al 30 5, 2.5, 3.5, 2; . 5 , 2' . 3 , 2 . 3 . 5 = I : 2'. 3 . 5=14—4=10 Tre accordi di terza minore 2'- 5 5 2'. 3, 2.3.5 = 1:2'. 3- 5 = 14 — 4 = IO 3 .5, 2' .5, 2'. 3 = I :2'.3.5 = 14 — 4 = IO 2'; 3 5 2.3.5, 2'. 5 = 1:2'. 3.5 = 14 — 4 = IO In tutti quefti rifijitati io noto i.° Le ottave ad ogni replica fcemar di un grado in foavita ; fenza che dalla prima alla fè- con- «eli 409 1(3» conda , dalla feconda alla terza replica diftingua l'orecchio altra differenza che della maggior diftanza de' Tuoni fra loro . E que- lla è confeguenza dell' eflèrfi fuppofla nel calcolo la gradazione 1:1, 1:2 di primo e fecondo grado per la Mufica fenza fon- damento. 2." Che fé le ragioni moltiplici i : 3 di quinta, e i : 5 di terza maggiore compajono a ragguaglio più femplici delle non moltiplici rifpettive , può efler cauiii di quello il metodo pelle ragioni moltiplici diverfo dall' ufato per le non moltipli- ci , o complefll . Imperocché la ragione dell' imita al coinplclìò , col prendere il prodotto de' termini , fi compone più di quello che fi dovrebbe , avuto riguardo al paragone dell' unità co' ter- mini del compIefTo feparati : e più di quello che un qualunque compenfo per parte della diffimigliauza d' operazione dall' uno all' altro metodo può rifàrcire . Dico poi , che può eflere caufa di quello il metodo per le ragioni moltiplici diverfo dall' ufato per le non moltiplici , o compleifi , perchè è quiftione di troppo piccoli termini ; che in termini più grandi non vi farebbe dub- bio ficuramente . Un argomento di ciò .per me infallibile è la femplicita della fella maggiore 3:5 = 7 fuperiore alla fempli,- cìù. della terza minore 5 : 5 = 8 : e mi fpiego come. Già s'è vero, che la terza minore o.fola o nella fua armonia fuoni in grave , e la fefla maggiore al contrario in acuto , dimoftrerò a fuo tempo , doverfi necefl'ariamente inferire la ragione 5 : 6 più femplice della ragione 3:5. Intanto, giacché il primo fatto è incontraftabile , fi fupponga vero anche il fecondo. Ciò pollo, fé fi voglia fapere per quale arbitrio fieno le femplicita della terza minore e della fella maggiore dal calcolo dell' Eulero determinate in contraddizione col latto , fi troverà la foluzion del quelito nell' ultima mia rifleffione : che il metodo da lui ideato per le ragioni non moltiplici, 0 complefll, dia i rifiilta- tì di troppo poca femplicita a ragguaglio delle ragioni molti- plici ; e quello a proporzione cJie fono maggiori i termini del compleffo . E in fatti per le ragioni non moltiplici, fé il Teo- rema fi fcofla dalla vera rapprefentazione di femplicita , a rag- guaglio delle ragioni moltiplici , a proporzione che i termini del compleflb fono maggiori ; paragonate infieme due ragioni Fff non ^1 4to 113* •non mokiplici o due compleflì , uno di minori termini , 1' ah tro di maggiori ; per la coftituzione de' termini folamente il primo a ragguaglio riufcira più femplice del fecondo . La ra- gione dunque 3 : 5 farà più femplice della ragione 3:6, non per propria intrinfeca natura , ma per eftrinfeca caufa di ma- niere di calcolo coftruite fopra incerti e poco fodi fondamen- ti . Che fé il difetto del calcolo ferve per ifpiegare , come fia mal affegnata da effo la femplicità alla terza minore , e fe- lla maggiore ; può viceverfa dalla confeguenza ( fuppolte mal ca- ratterizzate le due ragioni ) confermarfi il principio : cioè , che il calcolo pecchi ne' primi precetti di coftruzione . Oltre le cofe notate ne'' rifultati dell'applicazione del calcolo alle confo- nanze e all'armonia , non vi fono oppofizioni evidenti col fatto e coir elperienza . Ma non è nemmeno per quello da meravi- gliarfi , che i fuppofti di un calcolo , fui quale fi ha avuto mol- to che dire , fembrino quafi verificarfi nelle confeguenze : impe- rocché dandofi al calcolo un' eftenfione fenza limiti , e riducen- dofi l'armonia noftra a una piccioliffima parte della Teoria di Eulero , non è diffidi cofa concepire , che in efla o non ab- biano luogo tutte le propofte difficoltà , o non abbiano luogo a fegno d'eflere molte volte abbaftanza fenfibili nel contraddire l'of- fervazione. E in vero la maggior parte delle confonanze di ter- mini poco differenti fra loro fi calcolano come i compleffi in una foia maniera ; e le poche ragioni mokiplici , benché calco- late con diverfo principio, per la piccolezza dei termini effe pu- re appena fi può fofpettare che , a ragguaglio delle non moki- plici , abbiano dell'avvantaggio nel grado di femplicità loro af- fegnato. Per altro fé i rifultati del calcolo di Eulero fi fuppo- neffero ancora fufficientemente conformi ai rifukati di femplicità i più ragionevoli che fi fappiano concepire , non é per quello che colla fola maggiore o minore femplicità fi renda ragione nella Teoria di Eulero , più che in quella di Galilei o di Cartesio, dell' effenziale differenza già più volte defcritta dell' ottava che fuona in grave e in acuto , della quinta e delle ter- ze che fuonano in grave , della quarta e delle felle che fuonano in acuto , e finalmente della terza non propria dell'armonia e fé- fefta corrifponclente che noa Tuonano né in grave né in acuta , Né foggiungo di più a un propofito che non é nuovo. XI. Il Sig. Rousseau nel fuo Dizionario di Mufica all' arti- colo Confoììan7.a , immediatamente dopo aver riferita la teoria del Galilei, foggiunge:,, Il Filofofo, che ci ha dati del prin- cipi di Acuftica, lafciando da parte tutti quefti concorfi di vibra- zioni , e rinnovellando fu querto punto il llftema di Cartesio , fpiega il piacere , che le confonanze fanno all' orecchio , colla fèmplicità delle ragioni di efle. Secondo quello Autore, e fecon- do il Cartesio il piacere diminuifce a mifura che le ragioni diventano piii compolte ; e quando la mente non le comprende più , fono vere diflbnanze : e cosi prendono per principio del fentimento dell'armonia una lèmplice operazione della mente . D' altra parte , benché quella ipotefi fi accordi col rifultato delle prime divilioni armoniche, e die s'ertenda ad altri fenomeni nelle Belle Arti , flccome' é foggetta alle medefime obbiezioni che la precedente del Galilei, non ne può la ragione rimaner Ibddisfatta . " Il Filofofo non nominato dal Sig/ Rousseau è il Sig/ Diderot, il quale nell'anno 1748 pubblicò a Parigi al- cune Memorie Matematiche , e fra quelle una , cioè la prima e più voluminofa , col titolo di Principj generali di Acuftica. La Teoria qui indicata fi trova in un' Aggiunta al n". VI;, ed è poca cofa affai . „ Il piacere , dice il Sig.' Diderot , in generale confifte nella percezione dei rapporti . Quefto prin- cipio ha luogo in Poefia , in Pittura , in Architettura , in Morale , in tutte le arti , tutte le fcienze ec... La percezione dei rapporti è l' unico fondamento della noftra ammirazione e del noftro piacere . Bifogna partir di qua per ifpiegare i feno- meni i più dilicati , che ci offrano le fcienze e Tarti. Le cofe,, che compaiono più arbitrarie , fono fiate fuggente dai rapporti ; e quefto principio deve fervir di bafe a un Saggio Filofofico fo- pra il gufto , fé vi farà mai alcuno abbaftanza iftruito per far- ne un'applicazione generale a tutto ciò ch'effo abbraccia . Che fé fi ammetta , prolègue , che il piacere confifta nella percezione dei rapporti, faremo coftretti a fare un paffo di più , e a con- venire , che il piacere deve variare coi rapporti ; e che i rap- Fff 2 porti m] 4i-i 113* porti più femplici comprendendofi più facilmente degli altri , debbono ancora piacere più generalmente . Ora di tutti i rap- porti il più femplice è quello di uguaglianza. Era dunque natu- rale , che fi cercafiè d' introdurlo da per tutto , dove poteva aver luogo . Cos'i fu ; ne per altra ragione fi fanno le ale di una fabbrica uguali , e i lati delle fineltre paralelli . Se l'utilità ri- cerca che talvolta altri fé ne fcolH , lo fa i'artifta con difpiace- re , e non manca mai di ritornarvi ec. ... Se alla noftra mente, pigra per l'ordinario nelle fue operazioni , fi conlanno meglio i rapporti femplici , ficcome poi non ama niente meno la varietà di quello che tema la fatica , egli è altres'i neceflario alle vol- te ricorrere anche ai rapporti compofti , o per fare valer mag- giormente i femplici , o per evitare la monotonia , o per ag- giungere all' efpreffione . Quindi l'ufo che nella Mufica fi fa del- le diflbnanze ec Ma com'è poflibile ( fi oppone egli ) che ii piacere degli accordi confifta nella percezione dei rapporti de- fuoni ? La cognizione di quelli rapporti accompagna dunque fem- pre ella la fenfazione ? Ciò non par facile ad ammetterfi : peroc- ché quanti non hanno l' orecchio delicatiffimo , e ignorano per- fettamente qual fia il rapporto delle vibrazioni nella quinta e nell'ottava r L'anima ha dfa forfè quefta cognizione, fenza che fé ne accorga : appreflb a poco come giudica della grandezza e diftanza degli oggetti fenza la minima nozione di Geometria : ficchè una fpecie di Trigonometria naturale fembri aver moltil- fima parte nel fuo giudizio ? ( Ecco le precifè parole della rif pofta . ) Noi non decideremo nulla fopi-a di ciò , e ei contente- remo di oflervare come fatto di efperienza , che gli accordi i più perfetti fono formati da fuoni i quali hanno fra loro i rap- porti i più femplici ; che quelli rapporti poflbno in due manie- re infmuarfi nella nollr' anima , o per fentimento , o per perce- zione ; e che nella maggior parte forfè degli uomini non s' infi- nuano che nella prima maniera. " XII. Intefi dal Sig." Diderot medefimo li fuoi penfamenti intorno alla femplicità delle ragioni , come principio delle confo- nanze e dell'armonia, mi riefce opportuno , per poterne portare un conveniente giudizio , di confrontarli con quanto ne dice il Sig.' ^1 413 US*- Sig/ Rousseau nel i'ovraccitato articolo. Cos'i efamineremo a un tempo medefimo le idee (uUa femplicità delle ragioni della Mii- fica dettate da un Filofofo di molto nome ; e vedremo infienni fé ne abbia il Sig/ Rousseau giullamente (limato il valore . Senza riferire egli in conto alcuno i tentativi del Sig/ Eulero ( il quale , benché fi fpieghi molti anni prima ambiguamente , io crederei aver elfo pure concepita la lemplicitìi dei rapporti delle confonanze più alla maniera del Sig/ Diderot, che Rous- seau dice del Cartesio , che alla maniera del Galilei ) da merito al folo Sig/ Diderot di avere in quell'ultimi tempi rin- novellata quella qualunque maniera di femplicità iielle confonan- ze . Che dia merito per altro al Iblo Sig/ Diderot di ciò che dice, ad efclufione ancora di chi poteffe pretendervi, è cofa affai meno ftrana , di quello che fare il medefimo Sig/ Diderot il rifioratore di una Teoria , la quale o non avea nemmeno mai conofciuta , o non avea certamente in animo di feguire fcriven- do . Da ciò , che abbiamo dal Compendio di Cartesio e dai Principi di Acuftica trafcritto , non parrà improbabile quanto avanziamo . Parla l' autor del Compendio principalmente di dif- ferenze fra termini; anzi di ragione ari mmetica. Qiie ilo de Prin- cipi

  • o minore fia mifura della maggiore o minore fempUcità delie ragioni confonanti . Ma come far quefto affatto al bujo fuUa maniera, nella quale l'anima fente i fuoni? Eppure fé potevano le cofe dette guidarci di fopra a qualche termine nel confronto delle fenfazioni di grandezza e di fuono, non mancano nemme- no qui di fcortarci in affai probabili induzioni. Né perchè di fopra coir appoggio dell' efperienza abbiamo potuto progredire trafcurando la difficokà , o recidendo il nodo , ne fegue , che ci abbiamo impofla legge di non dedur mai da cosi probabili principj altre confeguenze. Se dunque con qualche j-agionevolez- za fi può afferire , che ugualmente l' anima conofca i fuoni , co- me r occhio conofce le grandezze , fi potrà al più manifefto pa- ragone, che fa r occhio delle grandezze col mezzo di una mi- fura comune , foftituire una fimile operazione dell' anima fatta fopra quantità di diverfo genere foggette a diverfo fenfo , le quali fi miiurano per .altro con eguale e maggiore facilita e precifione . Cosi fé aveffimo anche ammefla qualche arbitraria liippofizione nel determinare il maggiore o minor grado di fem- plicitk nelle coppie de' fuoni, 1' avremmo ammefla in una ma- teria che non può iliggerir-e dati piii pofitivi , applicandola al cafo da un altro cafo il piìì analogo eh' efler vi polfa , e ciò fi- nalmente per arrivare a determinazioni , nelle quali un appreflb a poco tanto conclude , quanto la maflima precilioiie . In tutto quefto difcorfo, che noi abbiamo pofto in bocca al Cartesio, non mancherà chi ravvifi una foverchia fottigliezza , e forfè tale che malamente figuri nel fuo Compendio di Mufica , Ope- ra negletta abbaftansa, e da lui deftinata forfè all' ofcurita. Ma è egli il Cartesio, che la dettò quafi in abbozzo , altri dal Cartesio Geometra e Filofofo profondiffimo in ogni genere di fpeculazioni? E quante volte i più grandi uomini non fono gui- dati alle più aftrufe verità quafi per fentimento? Non può egli aver afferrata la confeguenza di quello difcorfo, fenza aver avu- to bifogno di fvilupparne gli argomenti come abbiamo noi fat- to? Comunque finalmente fi penfi full' avere o no Cartesio, per arrivare alla Teoria fua propria , battuta la firada da noi percorfa ; refiera tuttavia provato abbaftanza , che nulla dà .a ve- <8eii 417 115?» vedere maggiormente quanto fia diverfo il fiftema di Carte- sio da quella di Diderot intorno alla femplicità delle confo- nanze, di quello che la Teoria propria del primo polla a con- fronto della Ricerca del fecondo fulla cognizione che può aver r anima dei rapporti de' fuoni. Paflando oltre: dopo aver Rous- seau attribuito al Diderot il rinnovellamento del fiftema di Cartesio , dell' uno e dell' altro foggiunge , che prendono per principio del fentimento dell' armonia una femplice operazione dell' anima . Quello quanto fi pofla dire di chi dopo tutto pro- pone la quiftione, fé l'anima conofca i rapporti de' fuoni , fen- za rifolverla, lo giudichi ognuno . Finalmente Rousseau con- clude col riflettere , accordarfi bens'i 1' ipotefi col rifultato delle prime divifioni armoniche , ed eftenderfi anche ad altri leno- meni nelle beli' Arti ; ficcome per altro è loggetta alle medefi- - me obbiezioni che 1' antecedente del Galilei , non poterne ri- manere la ragion foddisfatta . Se ciò fofle vero , neffuno potreb- be non meravigliarfi , che delle obbiezioni , colle quali noi ab- biamo combattuta 1' ipotefi del Galilei , la principale in nef- fun conto combatta quella del Cartesio , e molto meno quel- la di Diderot , che fi riduce quafi al lèmplice enunciato dell' offervazione . Pure, ficcome la feconda obbiezione contro il Ga- lilei introdotta , prefa dalla cflTenziale differenza fra le confo- nanze che fuonano in grave , e quelle che fuonano in acuto, è una obbiezione comune ugualmente al fiftema di Cartesio e a quello del Galilei ; fi potrebbe credere , che di quella (bla avelTe fatto ufo Rousseau per confutare l'idea del Gali- lei full' incontro delle vibrazioni da lui antecedentemente de- fcritta . Ma fé fi getti un' occhiata full' articolo del Dizionario Mufico , di cui parliamo , non fenza forprefa fi vedrà obbiettarfi principalmente ciò , che nella noftra prima obbiezione fi è con affai maggior efattezza e fpecificazione obbiettato ; e folamente farfi cenno avanti della generaliifiraa difficolta fui limite dell' ar- monia dall' offervazione flabilito efclufivamente ad - : la quale difficoltà , benché comune a tutte le Teorie finora immaginate , fi applica meglio a qualunque'riltra che a quella del Galilei ; Ggg e fo- m 418 113» e fopra tutte a quella del Sig/ Esteve diftinta dal Sig/ Rous- SEAu, di cui parleremo forfè ia altro tempo . Poteva dunque il Sig/ Rousseau aflerire , che il Sig/ Diderot aveffe rinnovella- to il fiftema di Cartefio ? Che quello foife foggetto alle raedefi- me difficolta che quello del Galilei ? E che in confeguenza meritaflero ugualmente di effere rigettati ? L'aver egli finalmen- te a tutti foftituito il fiftema del 5ig/ Esteve ci darà forfè oc- cafione di fciogliere , fé non altro in parte , alcuno de' propofti quefiti , che fembrerebbero altrimenti flrani troppo e contrad- dittori. XIII. Dalle ricerche fin qui efpofte fuUa femplicità delle ra- gioni delle confonanze come principio deli' armonia neffuno ne- gherà poterfi concludere; 1°. Che la fola femplicita delle ragioni, comunque intefa , non bafta a dimoftrare 1' effetto delle confo- nanze e dell' armonia ; 2.° Che dovendofi poi la femplicita delle ragioni delle confonanze ammettere come elemento di una nuova Teoria, vada nella maniera di Cartesio, piuttofto che in altra qualunque intefa , e con un .confacente artificio ridotta z calcolo ff mifurata. DIS- <881I 419 113» DISSERTAZIONE FISICO-MATEMATICx'V Delle Vibrazioni del Tamburo . DEL SIGNOR CONTE GIORDANO RIGCATI. iL .L commerzio di lettere , che coltivai per qualche tempo- col celebre Signor Giuseppe Tartini per iftabilire i veri prin- cipj dell' armonia , mi porle occafione di rintracciare da qual legge vengano regolate le vibrazioni della pelle d' un tamburo . Ella è maflima comunemente ricevuta , che per iftabilire i tem- pi delle ofcillazioni d' un corpo fonoro , fia prima di meftieri r indagare la curva ,, alla quale ofcillando fi accomoda . Mi pofi dunque a cercare la curva , a cui fi adatta nell' atto di vibrarfi la pelle d' un tamburo , ed i calcoli mi guidarono alla formo- la , che fendo ftata propofta agli Analifti dal Conte Jacopo Riccati mio Padre , Riccatiana fuole chiamarfi . Non compe- tendo ad effa quelle condizioni , che fono neceflarie , acciocché fi pofla ottenere la feparazione delle variabili , mi rivolfi al Trat- tato dell' Ab. Vincenzio Riccati mio Fratello De ufu motus fraóìorii tn conjìmilione aquationum dijferefiùalhtm , e coi metodi quivi infegnati ne tentai la coftruzione, adoprando una trattoria di bafe curvilinea , e l'avrei condotta a termine , fé mi foffe riufcito di determinar col calcolo la coftante , che in eflà for- inola ha luogo . Quefta difficoltà , che non potei fuperare , m' in- dufle ad abbandonare 1' imprefa , e forfè non avrei più ad effa f miei penfieri rivolto , fé ufcito al pubblico il terzo Tomo dell' Accademia di Turino, non mi folfe caduta fotto degli occhi una profonda Diifertazione del rinomatifllmo Signor Leonardo Eu- lero, il cui titolo Recherches fur le mowjement da cordes iné- galemcfit grojfes . Concioffiachè i minimi fettori circolari che Ggg 1 com- ^ 42° \^ compongono la pelle del tamburo , fi poflàno confiderare come corde di groflezza variabile , l' analogia dell' argomento m' invo- gliò di prender nuovamente per mano il lavoro , che più anni fa aveva già tralafciato . Ottenuta una più elegante coftruzione col mezzo d' una trattoria di bafe rettilinea , urtai nel folito fcoglio di non poter da effa coftruzione dedurre analiticamente la determinazione della collante. IL Fui coftretto adunque di battere una nuova ftrada ; confi- derando che uno dei minimi fettori componenti la pelle fi vibri divifo in un numero infinito di piccioliffimi elementi tutti fi-a loro unifoni , i quali da circoli concentrici , ed immobili fieno divifi . Potendo la pelle del tamburo prendere innumerabili figu- re fornite d' uno , di due , di tre ventri ec. , il fupporre il nu- mero dei ventri infinito, egli è. un cafo particolare del proble- ma , che mi fono propofto , e lo ftabilimento della coftante iu quello cafo m' apre 1' adito a determinarla generalmente . I mi- nimi elementi , che formano il mentovato fettore , fono adequa- tamente di figura rettangolare , ed i tempi delle loro vibrazioni accettano la legge propria delle corde ugualmente groflè , la quale fi è refi nota , deducendola dalla figura , a cui fi accomo- dano le predette eorde ofcillando, che ci manifefta il compaten- te valore della coftante. Con tale artificio quella legge delle vi^ brazioni del tamburo , che non poflb afferrare col computo^ de* Icrivendo le curve fornite d' un numero finito di ventri , a cui può adattarfi la pelle del tamburo , mi fi rende palefe mercè la deferizione della curva confacente al numero dei ventri infi- nito , ed il problema , eh' era , dirò cos'i , più die trafcendente , diviene di natura più mite , e fi cangia in trafcendente , ficco- me quello , che dipende dalla rettificazione del circolo. III. Il defcritto artificio 1' ho adattatp alle corde d' ineguale groflfèzza , i cui volumi corrifpondenti a qualunque alfifla fono lempre fra loro fimilr , e mi è riufcito di ridurre a computo i tempi delle loro vibrazioni ; il che ho effettuato nello Schediaf- ma , che tratta Delle Vibrazioni delle Corde inegualmente grojfe , Confelfo frattanto col lodato Signor Eulero nella citata Differta- zione alla pag. 28, che fmo al prefente fono ftati inutili tutti sii , e per confeguenza jdee verificarfi 1' equazio- ne == ■= -« (i.)- 8Mr.iL — a 'i Pofto che fi prenda come acoflante l' elemento à a dell' afilfla , è noto eflere r = — ~ ; ma nella curva A'E'FE A è «^y — dxddy dx^ incomparabile con dx ; dunque r = — JIT ' Surrogato quefto valore nella formo la (i.), avremo " = -, o ^'^'^'Ju'ir— l^ — '' ^^ (^0 , e facendo -g^ = ^1(3.),- L — X = ^(4.), e confeguentemente — dx pddy VI. ^1 424 ìm VI. A fine di ridurre una tal formola alle prime differenze , pongo f ^— '^i- ) ' ì oii<^2 s'abbia d/ = — cf Ij ' du^ ddy ■=. — <^\') ' ««"^ + '^ \~J ' "'" -, e — ~ = — ddv + dv". Dalla foftituzione di quefto valore nella formola (5.) ne na- fce g.ddv — dv'' =^ 1^^'' (^O- Facciafi dv = Z^dq , e dif- ferenziando, dd-v ^= dz^dq. Avverto , che fupponendofi coftan- le r/x, è parimente tale dq = — dx . Surrogati nell'equazio- ne ( (5. ) in cambio di dv ^ e di ddv i loro valori , ci fi pre- fentera gd z^d q — g'Z^dq^ =: qdq^ ^ e dividendo per dq^ gdri^ — gK.'^^ ^^ 1^^ (7O j i"^ cui fono fparite le feconde differenze . VII. Quella formola è contenuta nella generale propofta negli Atti di Lipfia agli Analifti dal Co: Jacopo Riccati mio Pa- dre , acciocché determinaflero gl'infiniti cafi , nei quali fi poffo- no feparar le variabili, e non accordandofi con veruno dei detti cafi , io non fo la maniera di ottenere la bramata feparazione . Ma giacché non è noto il metodo di fviluppare l' incognite nel- la noftra formola , tentiamone la cofi:ruzione col mezzo del mo- to trattorio , e facciamo ufo del metodo contenuto nel Capito- lo Vili dell' Opera fopra citata dell' Ab. Vincenzio Riccati mio Fratello De ufu motus tramortì in couJìruBione aquaìionum d'tjferem'tdium . ■^ g%.^-\-qtdq La predetta formola fi feriva cosi = dz. . Pongo ^=r: ^-f-z^^-j-^ j onde s'abbia 0^= d , e fi conduca F L parallela ad I G , ed F E , che tocchi la curva G D nel punto F. Poiché — d

    - della curva A' E' F E A , a cui fi conforma la pelle del tamburo , quando fi vibra, e quindi defcritta la trattoria GFD ( Fig. 3. ) ^ ^" noftra poteftà il delineare la cur- «SII 419 113» curva cercata A'E'FEA ( Fig. 2. ) , purché prima fi deter- mini l'appropriato valore della collante ^ = CI = GN. XII. La trattoria C F D ( Fig. 3. ) ha un fecondo - ramo CF'D' uguale al CFD , ma collocato negativamente. A que- llo corrifponde un fecondo ramo GG'Q^ della curva GGQ_ fi- tuato anche eflb negativamente , onde alle q negative fi riteri- fcano le % parimente negative . Il perchè a due uguali aflìiìfe CK = ^, CK' = — c] competono due uguali ordinate KG = 2; , K' G' = — !s , ed eifendo eguali , ed amendue pofitive l'aje CKG, CK'G', fopra due pari affiffe CK, CK' (Fig. 2.) infiftono uguali ordinate K E , K' E' , ed i due rami F E A , FÉ' A' fono perfettamente uguali. XIII. La pelle del tamburo può prendere infinite altre figure. Comincio dal confiderare quella , che ha tre ventri , cioè ( Fig. 6. ) A'2FS'FS2FA, ficcome più analoga alla figura feconda. Col metodo fpiegato fi deferiva ( Fig. 7. ) il ramo di trattoria CFD, e s' intenda continuato all'infinito. Mediante un tal ramo fi determinerà il corrifpondente CGQ_, in riguar- do a cui le affifle = ^, e le ordinate = z. La tangente infini- ta TD fomminillrerà CT=^2; = oo =SQ_, che fi riferirà ad un dato valore di 5' = CS, il quale dipende dalla gran- dezza della collante g confacente alla Fig. 6. Il ramo CFD' ( Fig. 7. ) è uguale al CFD , e foltanto fituato contraria --■'re. Col fuo ajuto fi delinea il ramo CG'Q^ uguale al CGQ_, .. iion che in elfo fono negative le ^, e le z. . Quelli due rami C G Q_ , C G' Q^ fervono a coftruire il folo ventre S F S' ( Fig. 6. ) ; laonde per defcrivere gli altri due ventri S 2 F A , S' 2 F' A' , fi rendono neceflarj altri quattro rami di trattoria 2/2 D, 2/3 D; zf 2D\ 2/' 3 D' , ed al- tresìi i corrifpondenti 2C2Q_, 2C3Q^; 2C'2Q[, 2C'3 Q^. Per ottenere 1' intento, immaginiamoci già delineato il ramo di trattoria 2F2D, che fia toccato dalla retta 2 FÉ nel punto 2 F . Si tirino 2 F 2 H , 2 F L parallele , quella a C T , quella a C 2 H . Conciofiiachè , come ho dimoftrato , E L = èS-ZX*^» g L2F mi 430 113* L2F=:^^*+^;re accaderà,che il punto 2H cada in 2C, a cui fi riferifce ( Fig. ó. ) un maffimo valore d' j' ^— — ^ = z C 2 F , il quale richiede 7^=0; avremo , tagliata C N = g^ L2F = C2H = q = C2C, EL, o fra CL = — G2G — — , Condotte per tanto parallele a CT le linee 2,Czf C2C == zC zf = , e fegnata la diagonale zfCif, toc- cherà eife i quattro rami della trattoria nei punti zf^ 2/' . Se fi avefìEè la macchina atta a defcrivere la trattoria conveniente al diametro A'A = L del tamburo, alla Fig, ó. di tre ventri, ed alla relativa collante CN =: ^'; la macchina fteflà determi- nerebbe le linee CS = CS', C2C = G2C' , fra le quali le prime corrifpondono a ^ ^-^ + °° y le feconde a 5^ = o. Il ramo 2/2 D ci da la CE = — 3^, e ferve a delineare il ra- mo rifpettivo 2C2G2Q_, in cui alle q pofitive = G2K cor- rifpondono le :?;_ negative = 2K2G. Ci vengono fomminiftrate ie :ì^ pofitive dal ramo zf^ D , e da effe dipende la delcrizione del ramo analogo 2 C 3 G 3 Q_ , nel quale le. coordinate C 3 K =:^, 3K3G = :?^ fono amendue pofitive. Sopra le q negati- ve infiftono le t^ pofitive nel ramo 2 C' 2 G' 2 Q^, che procede dal ramo della trattoria 2/' 2 D'; e finalmente nel ramo 2 C' 3 G' 3 Q[ generato da quello della trattoria 2/' 3 D' le coordi- nate fono tutte e due negative. XIV. Dovendo effere nel ptunto 2 G , dove ( Fig. 6. ) jf =z 2 G 2 F = — e , /z.clq = ly = Oy le due a;e ( Fig. 7. ) CSQ_, 2GS2Q^ una pofitiva , e Y altra negativa hanno ne- ceffariamente da uguagliarfi fra loro. Avremo pertanto CSQ_ — 2Q_S2K2G=:2G2K2G =/— z. — (iq —fTjq ■=ily. Quindi il numero corrifpondente al logaritmo 2G2K2G nel ramo delle ordinate decrefcenti negative della logiflica , la sui «611 43 « IIS» cui futtangente = r, ed il protonumero = e, s'eguaglierà all' ordinata ^ K 2 E ( Fig. 6. ) della curva A' 2 F S' E S 2 FA, a cui fi può accomodare la pelle del tamburo , mentre fi vibra. Ho detto , che l' ordinata 2 K 2 E effer dee negativa ; impercioc- ché la quiete del punto S richiede , che i due rami S F S' , S 2 F A fieno fituati uno al contrario dell'altro. Quella offer- vazione conferma vie più la fentenza , che fieno reali i ioga- ritmi dei numeri negativi. -b" Giacché nel punto 2 C (Fig. y.) fx(iq = o ^ farà nel punto 3 K/'zei^ = 2 C 3 K 3 G = //; laonde fi Icoprira ( Fig. 6. ) — j/=z 3 K 3 E. E poiché l'aja totale ( Fig. 7. ) 2 C A 3 Q r= co , ne fegue dover eflère nel fito A ( Fig. 6.) — j = o. Saremo guidati da fimili rifleffioni alla defcrizione del ramo S'2 F'A', ed io le lafcio ben volentieri alla induftria di chi legge . XV. La coftruzione delle figure fornite d' un numero impari di ventri maggiore del tre , a cui può adattarfi la pelle del tam- buro, è affatto fimile a quella di tre ventri, dovendo folamente moltiplicarfi i rami della trattoria , il cui numero ha da effer doppio di quello dei ventri , e lo fteffo dicafi dei rami delle coordinate q, ^' XVI. M' inoltro alla defcrizione della figura con due ventri A' F" S F A ( Fig. 4. ) , che può competere alla pelle del tam- buro . Segno ( Fig. 5. ) A' A =r L , che taglio per meta nei punto S , e per i punti A', S, A tiro normali a detta linea le rette infinite A' 2 Q^, Q,SQ^, A 2 Q_, che faranno gli alTm- toti delle curve 2 Q^ 2 G'C, G'G'Q^, Q^GC, C 2 G 2 Q ef^ primenti la relazione fra ^ , e z ; perchè, come ho notato di fopra , nei punti A' , S' , A , dove y =. o^ effer dee z :^ «^ . Rifpettivamente ai punti C, G , ai quali ( Fig. 4. ) corrifpon- dono le malfime ordinate C' F' = — e , C F = e , ho già of^ fervato , che dee averfi 21 = 0, o fia ( Fig. 5.) KG = SE = o, Perciò in tale incontro la tangente S/ della trattoria dee paffare pel punto S. Condotta al punto qualunque F della fuddetta trat- toria la tangente EF, e pofcia delineata FL parallela ad A' A, ab- 4611 4J2 113* abbiamo generalmente "S h ■= gz^ •\- q ^ EL= . Ora quando il punto F cade fopra il punto /, e la linea FL fopra la // , anche il punto E coincide col punto S , dovendo effere SE= .^zmo. Il perchè fcopriremo fi ■=. q^ S / = ^* , cioè S C fl=zSC, e fatta S N = ^ , S / — Si tirino per tanto S N S C normali ad A' A le rette C/=: Cf =. , e defcritta la -^ S N linea fSf , toccherà efla le trattorie / D , /; D ; /' D' , /' 2 D' nei punti jf ■, f - Immaginiamoci delineate effe trattorie colla macchina adattata al diametro del tamburo A' A ::= L , alla Fig. 4. di due ventri , ed alla rifpettiva collante S N =^, e la macchina fteffa determinerà i punti C , C , a cui dee rife- rirfi z = o . Serviranno quefti quattro rami per defcrivere i cor- rifpondenti CGQ., C 2 G 2 Q_, C G'q; , G' 2 G' 2 Q; della curva, le cui coordinate q, z. La toccante per efempio FÉ de- termina S E = — z . Si faccia 1' angolo SNK = LFE, ed alzata normale ad A' A la retta KG = SE , il punto G appar- terrà alla curva Q_G C , e farà SKr=^,KG=: — z. XYIL Poiché SK = ^,KG = --z, avremo C K G = J^ — z. — iiq ■= fzdq = l y ; laonde (Fig. 4.) KE := y s' e°ua°lia al numero , che nel ramo delle ordinate decre(centi della logiftica , la cui futtangente = i , ed il protonumero = e , corrifponde al logaritmo = ^% ci q = CK G ( Fig. 5. ) Nel punto Sfzdq = co , e perciò ^ = o. Al contrario nel punto Cf^dq = 0, e per confeguenza / = e. Quando S 2 K = ^ è maggiore di S C , e minore di S A , ci fi prefenta l' ordinata pofitiva 2 K 2 G = z , ed anche in tale circoftanza fz Hq ■=^ C z ìi i G . Diventando effa fomma- to- «Sii 4?3 IH» toria infinira nel fito A, dove ^=:SA=:- L,fene dedu- ce eflere y = o. Con avvertenze analoghe alle fatte tede giungeremo alla def- crizione del ramo S F' A' ( Fig. 4. ) , fé non che è collocato al contrario. XVIII. Se la curva , a cui fi conforma la pelle del tamburo , avefle 4 , (J , 8 ec. ventri , fi richiederebbe per defcriverla un numero di rami di trattoria, che fofle doppio di qusllo dei ven- tri. Io non mi fermerò fu tali corruzioni , potendo effe agevol- mente effettuarfi colla fcorta di quella contenuta nella Fig. 5 , che ho accuratamente fpiegata . XIX. Refta , che fi tenti la determinazione della collante g . Se nella formola (p.) — — — ? =^ z pongo rifpettiva- mente al punto medio del diametro del tamburo ^rrr o, e che al detto punto medio corrifponda la malTima ordinata CF =r j> =i e (_ Fig. 2 , 'r=o ('Fig. 4.), e -f z =<», s'annulla certamente il termine -7*, e fvanendo dall'equazione la collante g , non fi lafcia determinare . Né vale il fupporre q = + - L; imperciocché divenendo nei punti A, A' 'Fig. 2, 4, 6.) 2 z = + »5 , e dileguandofi adequatamente il termine q* , fpa- rifce anche in tale incontro la noflra collante. Bilbgna dunque proccurare di flabilime il valore meccanica- mente. Siaome la figura, a cui fi adatta una corda fonora ofcil- lando , non dipende né dalla malfa , né dalla grolfezza collante più grande o più picciola , ne dalla tenfione, ma foltanto dalla lunghezza, e dalla maffima faetta; non altrimenti la figura pre- fa dalla pelle d' un tamburo , che fi vibra , ha da eflere uni- camente determinata dal diametro della pelle , e dalla maf fima faetta . Se fono analoghe le figure di due corde , cioè le fi vibrano intere, o divi/è nello ftelfo numero di parti, e che di I i i più ^1 434 113» più la faetta maffima fia coftante ; ad affifle proporzionali alle lun- ghezze corrifpondono ordinate uguali. Il medelìmo dee accadere in due tamburi, le cui pelli fi conformino a figure analoghe, e s'incurvino a pari faette. Mettiamoci fotto gli occhi la formo la fpettante al tamburo — - — ^ = ^ J^* ( 5. ), e prefe le affiffe 5^ , ed i loro elementi iiq proporzionali ai diametri L , ne ri- fultano y ^ d }> j d d jf eguali in ambo i tamburi. Quindi farà coftante il valore — — — , e ftando qdq^ come L' , farà pari- mente g come L'. / = K E , ed il punto E apparterrà alla curva confacente al diametro A A' = L. XXL La prefente foluzione può fervire per dare un faggio del ufo del moto trattorie nei problemi più difficili , quando non fi può ottenere la feparazione delle variabili . Eflendo frattanto meccanica la defcrizione delle trattorie , non dobbiamo maravi- gliarci , fé col mezzo d'efla la collante g fi determina foltanto meccanicamente . Egli è d'uopo dunque ricorrere a qualche al- tro metodo , che ci conduca all' analitica determinazione della predetta collante. lii z Me- Metodo per determinare analiticamente la COSTANTE g, OVVERO «, ED IL TEMPO d' UNA VIBRAZIONE DEL TAMBURO. XXII. Concioffiachè abbia flabilito al numero V uguale ad - la forza acceleratrice dei punti della pelle del tamburo , ri- correndo alle formole delle forze continuamente applicate , e con- fiderando per efempio ( Fig. 2 , 4, (5, ec. ) il moto del punto F, la cui velocità = m ( porta FC = e , e lo fpazio da fcor- y rerfi fino al piano A'A=/) mi fi prefenterk -. — <^/ = udu. L' integrazione mi da — — u- , aggiungendo la neceflària a coftante , onde fia « = o , quando j' = e ; ed eftratta la ra- — = u : ma chiamato il tempicello , in cui dal dy punto F fi paflà Io fpazio — ritroveremo t — -rj (io.; tempo mifurato in fecondi d' una vibrazione del tamburo , il- quale fi renderà noto analiticamente , qualora col calcolo fi fta- bilifcano gl'infiniti valori di a appropriati alle altrettante divei- fe figure y che può prendere la pelle del tamburo ofcillando. XXIII. Fingafi , che la pelle del tamburo fi adatti , mentre fi vibra , ad una curva fornita d' un numero infinito di ventri . La diftanza fra due punti ftabili profllmi fia dq ^ avvertendo , che dq non lo confiderò collante , ma variabile con quella leg- ge , che pofcia determinerò . Porta ( Fig. i. ) GK = — L — a 2 = ^,KH=: — dx = (iq y dalle cofe dette al principio ài quella Diflèrtazione al numero V raccogliefi , eifere la malfa j 11 • j- ,, r ^ ^ r SM.iL — x. — dx della porzione di pelle L G 2 G 2 L = -;-— K. L* _ SMqdq — T^y I • Se il raggio e mi dà la circonferenza 4 ^ , al rag- ' T T 1 \ 1 .^ . 2 ^L gio - L, cornlpondera la perilena . Nel luogo citato ho 2^L ftabiliio E2E — — — , e giacché la pelle del noftro tamburo è tefa uniformemente tutto all'intorno dalla fomma di forze P = P , air arco E 2 E ne tocca la porzione . Ef- «eli 4?8 m - Effendo L 2 L = G 2 G adequatamente , fi può confiderare la pelle L G 2 G 2 L come una corda di coftante groffezza L 2 L , la cui lunghezza KH = ^^. Per la nota legge adunque fpettan- te alle corde grofle invariabilmente , il tempo efpreflb in fecondi d una fua vibrazione farà /-^Yj^^jTp = T^ V iTJF K ( II. ), fignlficando B la lunghezza d'un pendolo a fecondi. Si ftabilifca coftante la quantità qìdq^ il che accaderk, quan- do dq ftia fempre in ragione inveria di ^f , e la predetta for- mola efprimente il tempo d' una vibrazione della corda di mini- ma lunghezza KH=^^ m' infegna , che giufto l'affunta ipotefi il doppio fèttore E 2 E G 2 E' E' farà divifo in un numero infini- to- di cordicelle unifone di lunghezza variabile dq ., che fi vibre- r - 2 L ranno in tempo coftante t, Oflervo eflere y q'' dq'=^-q' , e po- ^__ 3 I A - 2 /"E' nendo q-=.-hy] q' dq^=^-\/ — -. In riguardo al doppio fettore ^ 3 " " E2EC2E'E' avremo la mentovata fommatoria=- y — - . Sia — ± r L' A 4 /" L^ ef^ dq^=^ \/ — e comprendendo la quantità T y -— ? V 8 R » 3 tanti n elementi coftanti q^dq ,, quanti elementi variabili <^^ fi conten- gono in A' A =L , pareggerà n il numero infinito di ventri , nei quali fi fuppone divifo il diametro A'A = L. Nella formoli ( II. ) foftituifco in cambia di q"" dq il fuo valore 3 y __, - r r 2r -ì/LM > , e mi fi prefeata r= r V ( i^-. ), n Que- «eli 439 If3» Quefta formo la, che fi è dedotta dalla fuppofizione di « = «> , fi adatta , come vedremo al numero XXVII , a qualfivoglia grandezza di ;; , e determina il tempo d' una vibrazione del tam- buro uguale alla quantità — - y divifa per n numero xlei ventri . Eflèndofi Scoperto al numero XXII t =z — — ( io. ) , avre- jno -T— = , V ì e per conieguenza a = f^J!, n.zb ^ h V^ ^ ^ qn" b^ ' V aVìJ ( 1 3. ) • E poiché per la formola ( 3. ) -^-jr: =-g , ne rifui- XXIV. Ora egli è d' uopo indagare le diftanze dal centro del tamburo dei nodi , o punti (labili , che lèparano un ventre dall' altro , quando il numero dei ventri ?; = 00 . Sia primiera- mente « = co numero impari . Sì richiami a memoria eifere rq^dq=- A^ „?, confiderato un folo fettore E2EC(Fig. i.). 1 r — 24/" L' Ponendo g' = - L , avremo j q^ dq ■:=. - y — , e tal è la 2 38 I fomma di tutte le minime grandezze coftanti q^ dq in riguarda al mentovato fettore. Quefta fomma divifa per 00 è relativa al primo femiventre , ed alla diftanza del primo nodo dal centro del tamburo ; laonde avremo X equazione - /^ q^ ■=. y — 1 3 3» ' 8 da cui fi raccoglie ^= — , - . Si renderà noto il valore della diftanza dei fecondo nodo dal «eli 440 113» 2 A f U dal centro del tamburo , prendendo 3 partì y — , e _ 3co ^ 8 formando T equazione y — ■=■ - /^ ^ j clie determina La quantità y — - moltiplicata per cinque mi fommini- 3 co 8 lira la lontananza del terzo nodo dal centro dei tamburo col mezzo della formola - ^"^Ti = v — , da cui fi deduce 3 ^ 3.00 ^ 8 ' q = . — '-' 2/^CO^ Generalmente le dillanze dei nodi dal centro del tamburo , fé il numero co dei ventri è impari , fi efprimeranno per la fe- guente lene , — ^ , ^r:r^ , ■ 3 , 2^00 2^^z 2^^. Per chiaramente dimoftrare, che in efla ferie l'ultimo termine è rettamente determinato , oflervo che i numeri i , 3 , 5 , ec. dinotano le quantità impari dei ventri contenuti dentro quella tale diftanza dal centro del tamburo. La prima difìanza contiene un ventre folo , la feconda tre , la terza cinque , ec. Ciò pre- meffo , quando il numero dei ventri impari è divenuto infinito , e fiamo giunti al punto A , tanto il numero fuperiore , quanto l'inferiore = ec fignifica il numero infinito impari dei ventri, nei quali fi è ripiegata la pelle del tamburo; e perciò quelli nu- meri infiniti debbono eguagliarfi , onde abbiafi 1' ultima diftanza 1 — ■- '"■ ^^^•^ =z - L = GA. Po- <\ 44» 113» Porto che fia pari il numero co dei ventri , la grandezza - y -- fi duplichi, e fi divida in tante parti, quante unita 2 fi ritrovano in co , e pofcia fi faccia - f^~^ì uguale ad una , a 3 ^ due , a tre , ec. di quelle parti , fin tanto che fi perviene al nu- mero 00 , e fi determineranno le diftanze dei nodi dal centro del tamburo, che verranno dinotate dalla fiattopofta progrellione ^^.L A^^L l^'6\h ^"^L I ^ . , -^ ^ . , ec — — = - L- 2^00^ 2^^z 2;/^, ^ ^ OO^ ^ Anclie in quella ferie i numeri 2 , 4 , 5 , ec. fignificano quanti ventri fi comprendano dentro le diftanze prima, feconda, terza , ec. ; laonde afcendendo all' infinito , il numero fuperiore pareggerà l' inferiore =: «5 , e per confeguenza ne rifulterà 1' ul- tima diftanza dal centro del tamburo = — . = - L 2^CO^ ^ =: CA. XXV. Le fcoperte diftanze dei nodi dal centro del tamburo , quando w = co , fervono a ftabilire anche quelle , che fono confacenti a qualunque valore finito di n. Sia per efempio «=5* Il terzo nodo , pofto 03 numero impari , dilla dal centro del , . ^7. L . tamburo per la mifura — , . Rimanendo immobile il circo- 2^"^^ 2,/ ^^ 2 3A^ g. 2//- „z ^7: L ^T^L L ^" _ ^77l - , — ,-^ ; — -^ : : — : ^ ^ -* = , fi rende- 2/^^ 2f^oo* 2 2^/ 51 2// „^ ranno manifefte le lontananze dei nodi analoghi dal centro del tamburo , il cui raggio — , porto w r= 5. Facilmente ci accorgeremo, che paflando dal particolare al ge- nerale, faranno le diftanze dei nodi dal centro del tamburo nel- la ipotefi di n impari L ^^TTl '^~?. L f^lF. L L — £ *^ . PC — — 2K »^ 2t^ „•■ 2t^ „» 2A^ „i 2 Collo fteflb metodo fcoprirò le mentovate diftanze , fendo ?i numero pari y ' ' ec. 2 n Paragonate le due progreflloni con quelle del numero prece- dente, differifcono in ciò folamente, che al numero infinito ce dee m 445 ((S»' cfee foftituirfi il finito » , e quindi le ftefle ferie fi adattano a' qualunque valore di n finito, o infinito. XXVI. Lo ftabilire i punti tutti delle curve, che può prende- re la pelle del tamburo , egli è un problema , la foluzione del quale ci guida ad un'equazione differenziale , in cui non è con- ceflb di feparar le variabili ; e perciò fono flato corretto di ri- correre ad una coftruzione meccanica . I punti frattanto , che cor- rifpondono ad / ==: o , fono di meno auftera natura , e fi lafcia- no ridurre a computo. Non altrimenti il tempo d'una vibrazio- ne del tamburo , e la collante a poflbno determinarfi col calco- lo ; perchè fé ne deduce la grandezza dalla curva , a cui fi adat- ta una corda collantemente groflà, la defcrizione della quale di- pende dalla rettificazione del circolo. XXVII. Paffo a dimoflrare, che la formola (12.) ? = 3«^ V , quantunque dedotta dalla fuppofizione di » = 00 , fi adat- ta a qualfifia valore di ?i. Supporto impari il numero w r= co ,. abbiamo pel numero XXIV la diftanza del primo nodo dal cen- L . ^ tro del tamburo (Fig.. i.) = CS = — , La circonferen- za oo^ za delineata col' raggio CS refta immobile , quando la pelle fi rrpiega in una curva fornita del numero 03 di ventri ; di modo che poffo confiderare CS come femidiametro d'un tamburo . M' ihfegna il numero XIX, che le pelli della Iteffa materia, ugual- mente , grolle , tefe dalla medefima fomma di pefi uniforme- mente, e adattate a curve analoghe , efempigrazia d'un folo ven- tre, fi vibrano in tempi, che Hanno come le radici dei cubi dei diametri, e per confeguenza ancora come le dette potefta dei fé- midiametri , cioè a dire come CA*^: CS' = i^^^^^ pelle, il cui femidiametro C S , fi vibra nel tempo :=: V ; dunque 3 00^ ▼ /^ p' Kkk 2 CS^ e s ■«SII 444 ì\^ = — 7 Y , ' p tempo d' una vibrazione del tamburo , quando la pelle fi conforma alla figura fornita d'un folo ventre. L Similmente porta CK = 3 , intendendo per w qiulunque 2'^ ni termine della ferie i , 3 , 5 , 7 , ec. , avremo 2 e ^ /LM ... . - . V ., ,, = — 7 y , ed il quarto termine elprimera il tempo d una vibrazione del tamburo , fecondo che la pelle fi accomoda ad una curva comporta di ventri i , 3 , 5 , 7 , ec. Che fé « = 00 fia numero pari , il numero XXIV determi- 1/^2^ . L A^ 2^ . L na C S = '— . Facciafi C K = '— , dinotando ?i qual- 2^05^- 2A^W- fivc^lia numero della progrefilone 2, 4, 6, 8, ec, edall'analo- — j. 2(4L)^ i 2(-iL) 2c \/LM r=: ■ , v ■ — ne raccoglieremo la formola efprimente i tem- pi d' una vibrazione del tamburo , qualora il numero pari dei ventri s' eguaglia ad un termine della ferie 2 , 4 , 6 , 8 , ec. Unite infieme le due ferie i, 3, 5, 7, ec, 2, 4, 6, 8, ec. formano quella dei numeri naturali i, 2, 3, 4, 3,(?, 7, 8 ec. ; «Sii 445 113» ec, e perciò qualunque fia il numero » dei ventri , il tamburo ofcillerh nel tempo t = ■ — • y -rr.. XXVIII. Paragonata una tal formola con quella appartenente alle corde p =: — -v , variano folo nei coefficienti, i 2 I quali fi riguardano come - : -, o fia come 4 : 3 • Lo fteflb tamburo prendendo in ferie le figure di ventri i , a, 3, 4, ec. , fi vibrerà in tempi proporzionali alle quantità I , -,",", ec. non altrimenti che le corde di sroflezza co- ' 2 ' 3 ' 4' ° flante . Pofto che le pelli di due tamburi fi adattino a figure analo- ghe, fieno della ftefla jnateria , egualmente groflè , e refe dalla fteflà fomma di forze = P , ftaranno le mafie M come L' , ed i tempi t come t^\J . Se fuppofta pari la materia, e la groffezza di due pelli, foffe P come L , di maniera che a porzioni eguali delle circonferen- ze s' applicaffero uguali forze tendenti, fi fcoprirebbe t come L, qualmente fuccede nelle corde refe , e groffe ugualmente. Finalmente due pelli della ftefla materia, groffe in proporzio- ne dei diametri , e tefe da una fomma di pefi in ragione com- porta delle groffezze , e dei diametri , cioè a dire duplicata dei diametri ileffi , ofcilleranno in tempi proporzionali ai diametri . Concioffiachè quelle due pelli fieno fimili , ed ugualmente elafii- che, i tempi delle loro vibrazioni accettano la legge , comune a tutti i corpi formati della fteffa materia , fimili , e del pari elaftici, di ofcillare in tempi, che fi riferifcono nella ragione dei lati omoloshi. r> XXIX. La dimoftrata legge delle vibrazioni del tamburo vuol -St5 confermarfi colla efperienza. Battuto un tamburo , trovai il fuo fuono «eir 44•.«'„ Vv<.?ì WVc'f.- <»6H 447 ;II3» SOPRA I VANTAGGI Che jdalla Filosofia Specolativa ridondano ALLA Società'- MEMORIA D E L P. F. A N T O N I N O V A L S E C C H I ( LETTA IL DÌ VL APRILE MDCCIXXX. ) (He la Filofofia rivolta a quegli oggetti, i quali cadono fot- te de'fenfi, e che alla noftra confervazione, o vantaggio fenfi- bile fi riferilcono, utile fia .3\XUma7ia Società^ e perciò degna S eflere coltivata con ogni ftudio, e con ogni applicazione illuftra- ta , teorema egli è , quanto luminofo e folenne , altrettanto da chi che fia fenza contraddizion ricevuto . Ma che poi la Filofofia medefima, mentre fopra le fenfibili cofe innalzata, ad oggetti puramente intellettuali ed attratti le fue mire foUeva , vantag- giofa efler poflà all' umana repubblica, e quindi meritevole fia delle più attente noftre fpecolazioni , egli è quello per non po- chi degli uomini un paradofTo, e ne' tempi cos'i rimoti , come a noi più vicini , da parecchi fempre negato . U inveftigare ( fcriveva Plinio (rt) ) ciò eh' è al di fuori di quefta Macchina Mondiale, né giova all'uomo , né oggetto effer può delle fcoperte di lui : Mundi exfera hidrigm-e rìec hiterejì /jominis^ 7jec caph humanx con- je^ura mentis . Paflaron più oltre nel penfàre a fvantaggio delia neflra Filofofia e quegli Urani Cenfori mentovati da Clemente r Aleflandrino , i quali giunfero fino a crederla introdotta nel Mondo da un qualche Genio malvagio , ed il celebre Cornelio Agrippa , che nel fuo vanifllmo Libro della Vanità delle Scien- :^e dall' univerfo mondo la volle appunto sbandita . Più però ia ) Lib. II. cap. I. d' Ogni ■*5H 448 113» d'ogti' altro le fu ne'proflìmi tempi nemico un ingegno eccelfo, e eh' era infieme di cotefta Scienza aftratta e fublime affai ef- perto conofcitorej dico Pietro Bayle. Goftui e col fuo tenore di fcrivere , e coi replicati fuoi detti la sfregiò bruttamente , argo- mentandofi di farla credere un principio di àiflru-z.ione , e fovver- titrice delle verità più importanti , o almeno di pirroniche te- nebre fovra tutto lo fcibile apportatrice . Con queito fguardo par che miraflè a' d'i paflati la facoltà noftra l' Autore della Storia degli Stabilimenti degli Europei nell'Indie ( Z" ) , mentre fcriveva che te Belle Lettere adornano /' edifiviio della Religione ^ e la Filofofia è quella de lo diftritgge. Ma fé diftrugge , io ripiglio, la Reli- gione ; e come fia poi che non ifcuota anche il Trono , e non fovverta la Società ? Taccia cotanto nera non le appongono ve- ramente i più di coloro che ne formano la cenfura. La mirano d' ordinario come un tefliito d' idee fublimi , che fervono foltan- to ai piaceri intellettuali della fpecolazione ; ma che pe' vantag- gi reali e pratici dell'umana vita non vaglion nxxWa.. I Profejjo- ri di quejìa fetenza fublime ( fcrive fchemendoli l' Autor del «5"/"- Jìema Sociale ) hanno mi furato i Cieli : il loro fpirito fi è lanciato nelle regioni deferte della Metafifica ; la vana loro curiofttà s' è pafciuta di chimere ; i loro f guardi rigirati fi fono tra tenebre pal- pabili ■ /' immaginazione loro fi e sforzata d' indovinare i mijìerj d' un Mondo ideale , mentre intanto 'non hanno avuto fiotizia alcu- na del Mondo reale che abitano , né conofciuto i veri mezzi di renderlo felice (e). Quanto non folo amare, ma ingiufte fieno tali cenfure contro una Scienza , che dopo d' eflere /lata dai più alti ingegni in ogni fècolo coltivata , è fiata raccomandata alle in- duftrie noftre e fatiche dal Veneto Augufto Senato , il quale in quefta da fé novellamente eretta Accademia tra le altre Facoltà letterarie f ha voluta ripofta ; Voi tutti , Accademici valorofìf- fimi , lo conofcete . Quantunque però ballar poflà la Sovrana Autorità graviffima d'un Principe Sapientiffimo a rintuzzar tali infulti , e a tutelare il merito della Specolativa Filofofia , pure ftimo pregio dell'opera di dimoftrare, non già con forme orato- rie, (i) ì-ùfl. Phìlofcph. & Poìit. lies À Amflerdam 1773. T. I. livr. I. pag. 27. Éceilijfem. cìes Eitrcp. dans les Indef . {e) Tom. 1. IntreduiS. pag. i. ^1 449 113* rie , ma con brevi e tra fé legati teoremi , quale e quanto fia quel vantaggio , che da quella Facoltà fublime ed attratta alla Società umana ridonda . Varrà il mio dire , oltre al ribattere r oppofto inganno , a far conofcere la natura e 1' ampiezza di quello Studio a cui dobbiamo applicarci. I. La Società non può fufTiftere fenza Leggi . Uomini dile- giatì o non vivono uniti , o fi dibranano come fiere. JI. Ciò conobbe anche 1' Hobbes : e porto avendo ( lo che per altro era faifo ) che lo Stato naturale primitivo degli uo- mini fofle di mutua guerra , pofe altresì che per iftarfene infie- me, e procacciare cosi i mutui loro vantaggi , ftrignere fi do- veflero con patti e convenzioni. IIL Ma cotefti patti e convenzioni efTendo arbitrar) , nulla valer potevano ; legge non eflendovi antecedente ai patti , la quale obbligafìe a mantenerli . Quella privata utilità , diceva Tullio ( <^ ) , che ciafcun individuo ad unirfi fofpinfe ; ella , qua- lor fi cangi , ad islacciarfi lo invita : Negliger hges , eafque peyyutnpet , ft poterir , is qui fibi eum rem fruBuofam putabtt fore . IV. Or ecco i-I primo fondamentale fervigio alla Società ap- portato dalla noftra Filofofia , lo fcuoprimento d' una Legge an- tecedente le convenzioni umane , e li patti : Legge imm-atabile nei fiioi prmcipj , Legge efficace nelle fanximii . V. Gotefta Legge la Filofofia ce la fcuopre , mentre dalla contemplazione di quefti Efferi contingenti fale a moftrarci con evidenza un Eflete neceflario , da fé efiftente , perfettiffimo , in- finito , avente in fé la ragion {ufficiente di che che fia ; e perciò creatore del tutto , confervatore , provifore , Iddio . VI. In quello Effere fupremo , infinito e creatore io fcorgo l'idea archetipa e neceflària delle cofe tutte , e '1 fempiterno e neceflario ordine che han tra di loro. VII. Gotefta archetipa idea delle cofe tutte, e l'ordine necef- fario ed eterno che v' ha tra efle , Iddio , il quale fé fteflb com- prende, perfettamente conofce : e la di lui divina ragione a tal ordine fempiterno perfettamente conforme Legge eterna s'appel- la. Lfx vera atque pimceps ^ è fempre Tullio che parla (f) , L 1 1 ttpta (^) De Leg. -iib. I. n. i5. (f ) De Leg. lib, II, n. 4. m 430 113» apfa ad jubendum ^ & /id vefandum Ratio efì reSla Summ't Jo- vis. Vili. Di quefta eterna Legge i dettati imprime Iddio nelle menti ragionevoli : e tali dettati fono in noi quella Legge che dicefi di Natura. Ergo ut illa divina mens ^ fegue Cicerone (/"), fumma Lex eft ; ttem cum in homine eft perfetta , ejì in mente Sapientis . IX. Quefta Legge è tanto immutabile , quanto lo fono 1' ef- fenze delle cofe , e quanto lo è lo fteifo Dio , in cui come in efemplare eterno vi fono , e donde in noi le idee ne derivano. X. Tre fommi capi per tanto diftingue l'uomo negli EflTeri ; cioè Iddio , fé medefimo , ed i fuoi fimili : ed agli ordini ne- ceflarj , che quinci nafcono , le tre parti della Legge Naturale fi appoggiano. XI. Al primo ordine , eli' è di dipendenza della creatura dal fuo Creatore , il diritto s' appoggia che chiamafi Religio/o ; al fecondo quel diritto che dicefi Per/anale ; ed al terzo il diritto che Sociale s'appella. XII. Pel primo diritto all'Efler fupremo e riverenza, e ubbi- dienza , e culto fi rende , Pel fecondo ogn' individuo il proprio bene ricerca , con quel rito però che alle due parti , fuperiore e inferiore , ond' è comporto , conviene . Pel terzo diritto ogni fovverchianza tra gli uomini fi divieta, e la fcambievolezza de- gli uffizj e degli ajuti s'impone. Colla fcorta appunto della no- ftra Filofofia tutto ciò vide già Cicerone , il quale nel lib. i. delle Quiftioni Tufculane fcrive cosi : Hac Phìlofophia nos pri- ìnum ad Deorum cultum ; deinde ad jus hominum quod fttum efì in humani generis Societate ; tmn ad modefìiam , magnitudinemque animi erudivit. XIII. Quefta è quella Legge primitiva e immutabile , indi- pendente da ogni umano volere , e da cui ogni giufta umana poiìtiva Legge fluifce , ed ha forza . Per quefta le convenzioni e li patti regolanti la Società , emanati o dalla Repubblica , o da chi e fcelto a governarla come Capo, hanno il loro vigore; né frangere fi poflbno fenza delitto. ^ XIV. (/) Ibid. n. 5. "SSi'l 451 P^ XIV. Quantunque però fermiflìme fieno cotefte bafi , fopra di cui la Filofofia ci mofba la primitiva Legge piantata ; ciò non ancor bafhrebbe a tener in dovere, anzi a né meno renere uni- ta la Società , quando efla Legge fancita non foife da motivi badanti a portare gli uomini ad offervarla in tutte le circoftan- ze , ed a fronte di tutte le cupidigie. XV. Ora quefta Sanzione, unicamente valevole a sì grand' uo- po , ce la difcuopre la Filofofia ; mentre fu le fue tracce fem- pre inoltrandofi , in quell'Efler Supremo, in cui ci moftrò l'E- fèmplare eterno del retto e dell' onefto , ci dimoflra altresì un Provifore Sovrano che, làpientiifimo , potentiflìmo e giuftiffimo, è punitore de' rei , e premiatore de' buoni . ^uod autem , replica Tullio {g)-, non homo judex ^ feci Deus ipfe njindex conjìttu'ttur ^ prafe?Jtis pcenec metii religto co?ijirmnr'i 'vtdetur . XVL Quelli premj , e quelle pene fancifcon la Legge data ad Uomini , che dotati eflendo di Libertà ( ficcome 1' intimo fenfo fovr'ogni altra prova ce ne convince ) hanno l'arbitrio e'I potere o di oflèrvarla , o d'infrangerla; e perciò capaci fono e di merito e di reato , e quinci e di premio e di caftigo . XVIL Ma perchè poi nel breve giro di quefta vita non fi dilpenfano a tutti, a norma delle loro condotte , o premj o pe- ne ; quinci appunto , anzi che arreftarfì , rinforza la Scienza no- ftra il fuo ragionare , giacché dalle diforbitanze che fcorgonfi nel Mondo prefente ne coglie effa 1' efiftenza d' un Mondo futu- ro , in cui tali diforbitanze efler devono ragguagliate. Conferma 111 r * . • ella tal confeguenza quinci per gli attributi di potenza e di giuftizia nel Provifore Sovrano; quindi per la fopravvivenza dell'" Anima oli' è incorruttibile ed immortale. XVIIL Ed eccovi , Accademici generofifiìmi , mercè di quello dogma apporta come con fermo fuggello la Sanzione ultima e po- tentiffima alla Legislazion Naturale, e ai dettati pur anche delle Leggi Pofitive che alla ftefla s' appoggiano . Sanzione operatrice in tutti gl'incontri, perchè proveniente da un Giudice che tutto vede, e che tutto può: efficace contro di tutte le cupidità paflTag- giere , perchè recatrice di premj o di caftighi che non han fine» Lll X E qui C^) De Leg. Lib. IT. n-. io. «SII 4'.- ì'i^ E qui'quafi ad un termine dopo faticofo cammino per pochi ftanti arrecandoci , fiaci a grado volger addietro gli fguardi ; e fu le tracce fegnate quafi analiticamente fcendendo , mirare gli uomini da uno flato di fegrega-x.ions ( nel quale veramente giam- mai non furono , ma in. cui però concepire fi poffono ) mirarli , dico , in Società dolcemente e potentemente annodati . Le forze operatrici di s'i gran bene ce le difcuopre la noilra Filofofia in que' dettati, i quali 1' uom dilegiato e fciolto rendono religiofo verfo l'EiTer Supremo , viyt.uofo per rapporto a fé fteffo , giujio inverfo ai fuoi fimili . La Legge tefluta di cotefti dettati non dipende da condizioni arbitrarie; ma le convenzioni tutte prece- de , ferma e fancifce . ElTa erge T Altare , pianta il Trono e i Dimeftici alberghi unifce e aflicura. E potrk ancor dubitarfi , fé la Filofofia Specolativa di tali verità dimoftratrice influlfca pun- to fovra la Società , e fia alla medefima vantaggiofa? XIX. Comechè però cQs\ eftefe fieno , e sì utili della noftra Filofofia le vedute ; non è perciò eh' effa ne vada pienamente contenta. Sente ella fé medefiina , e cos'i fi rifente ,, che la ne- ceffita d'altra guida più eccelfa e piìli ficura ci moftra : non già perchè effa dubiti della certezza di fue fcoperte , ma perchè la fralezza deU' umana mente conofce .^ XX. I teoremi fino ad ora accennati, onde la Società e fi di- ftringe e fi perfeziona , li dimoftra la Scienza noftra con evi- denza , e li difende contro ogni maniera di affaliraenti. Ma ve- de infieme e dimoftra ,. che tali teoremi fi conofcerebber da pochi; giacché pochi tra gli uomini atti fono alle fottili e pe- nofe meditazioni : fi conofcerebbero foLo dopo un Itmgo tempo di efarncy cosi chiedendo e 1' indole e ia coniplicazion dell' idee : e fi conofcerebbero non fen%,a mefcolan-za d' errori , si per la cor- tezza del comune umano vedere, sì per la moltiplicita ed ofcu- rita degli oggetti. L'efempio di tutti i fecoli , la Storia di tut- ti i Filofofi , e i monumenti delle Nazioni ancora più colte chiaramente confermano tali eccezioni. XXL Dunque ( ecco la confeguenza che la Filofofia faggia e- veritiera ne coglie ) dunque ella è neceffaria per lo bene dell' unian genere una feorta Sovrana y che infegni eoa univerfalita , che. n 45? IIS!> che infegnì con purezza , e che infegni con autorlt'a Inappella- bile teoremi cos\ importanti . XXII. Vagliami a confermare quella illazione il teftimonio d' un de' più liberi ed infieme de' più eruditi Filofoli dell' anti- chità . Quelli è Porfirio ; i di cui fentimenti tratti da una fua Opera già perduta ,. ed intitolata del r'norno dell' Anima ci ha confervato S. Agoftino nel lib. x. cap. 32. delia Città di Dio . Ito era quefto Filofofo in cerca d' un intero Siftema di dottrina analoga a quelle che andiamo qui divifando , e ch'egli chiamava Strada univerfale della itber azione deW Anima . Dice di non averlo trovato cotalo intero Siftema né preflb de' Caldei , né tra gl'Indiani , né nella Storia d'alcun' altra nazione , o fet- ta de' più illuftri Filofofonti . Per la qual cofa conchiudeva egli effer d' uopo d' una qualclie eccellentijjima Autorità , che fcortar dovefle gli uomini in cofa di tanto pefo : Sentiebat adbuc ftbl (ìeejfe aliquam pnejìantijjtmam AuSioritatenì , quam de re tanta /equi oporteret. E quefto , per vero dire , fembra pur folle il fentimento di Platone in un paflb celebre del Timeo , reca- to e difaminato da Clemente l' Aleffandrino nel lib. vi. degli Stromi , dove diceva per la perfetta conofcenza della verità ef- fere neceflario agli uomini un addottrinamento fovrano fenden- te da Dio , o da que' che foifero da Dio fpediti. XXIII. Or che pofla Iddio , in cui folo rifiede quefta pre- fìnntijjlma infallibile Autorità bramata già da Porfirio , e que- fto lume fovrano contemplato pur da Platone ; che poffa ei , dico , far intendere agli uomini la fua voce , o fia rivelare ai meddimi d' una ftraordinaria maniera le verità accennate ; egli è tanto evidente , quanto è evidente effer effo il Provifore fo- vrano , e di tutte le menti , e delle cofe tutte Signore . Che ciò fia ad eflb dicevole , la fua Sapienza , la fua Clemenza , ed altri fuoi attributi lo perfuadono . Ma che poi 1' abbia fatto , la Filofofia non può dimoilrarlo direttamente . Dipende un tal fatto dai liberi voleri di Lui , che non ebbe mai né configliere , né Icrutatore de' fenfi fuoi. XXIV. Non ci abbandona però in tal uopo la noftra fcorta : ci dà effa un principio' onde conofcere con certezza 1' efiftenza de' «elf 454 I^ de' fatti anche più contingenti . Eccolo efpreflb con nitidezza : Un complejjo di fenomeni talmente congiunti coli' efijìetiza d' un fatto , c^e quejìo mnmeffo , tojìo in lui Ji difcmpre la ragion [uf- ficiente e la cagione fempUce che li produce ; ed ejfo negato , quafi fofpefi refìan in aria tali fenomeni , fetiza ragioìi o cagione onde poffano fpiegarfi : quejìo complejjo ^ ripiglio , /' ef\fle7t%a dimojlra di quel tal fatto . Formi ognuno 1' analifi della certezza che ha di mille fatti contingenti e lontani , e troveralla a tal principio appoggiata » XXV. Colla fcorta di tal teorema quali colla luce di chiarif- fima face la Filofofia noftra difamina tutti i fenomeni , o fia caratteri , onde va cinta quella che tra noi Rivelazione fi ap- pella . E trovandoli , fpecialmente nel lor compleiTo , talmente uniti coir autorità deirEffer Supremo ,, ch'egli folo ne può mo- ftrare in le la ragion fufficiente ; e da Lui fiaccati , ne ragion v' ha che gli fpieghi , né cagione che li produca : dunque efla conchiude , che Dio ha parlato , e che que tali Oracoli fcendon da Lui . Quello egli è tutto raziocinio di Metafilica , appoggia- to al gran principio della ragion fufficiente , la cui mercè alle foglie noi ci troviamo del Santuario . Di quel Santuario , io dico , in cui , perchè altra fovrana luce rifpleude , ballò alla Scienza noflra fu le tracce de' lumi fuoi d' averci guidati , fenza pretender efla di entrarvi. XXVL Su quelli limitari però venerabili e (acri due teore- mi ancora pronunzia piena infieme di riverenza e coraggio la noflra guida , e quai ricordi altamente e' imprime . Il primo fi è , che in Dio , oltre degli attributi che col natio lume fi (cuoprono , effer vi poflbno, anzi vi devona perfezioni , configli ed arcani ad ogni uman vedere fuperiori . La dimoilrazione di tal' teorema è evidente : perchè fé in Dio nulla vi foflè di fu- periore al nofko concepimento , o le il noftro concepimento pe- netrar poteflfe cheche v'è in Dio , l'infinito farebbe commenfu- rabile- coi finito ; lo che ripugna . L' altro teorema ^\ è , che Iddio , poiché fapientifllmo , non può errare ; e poiché fantif- llmo , non può mentire . Dunque ( quella è la fomma ed ul- JÒma: confeguenza. che ci fa. intendere la noflra fcorta al puntcc ifleffo ^1 455 113» ifteflb eh' entriamo nel Santuario ) dunque a/colta , e credi , e taci . Vede qui ognun di noi , Accademici valorofi , con htQwt fe- rie di Lemmi , 1' un dall' altro dedotto , 1' un per 1' altro illu- fìrato , l'uno foftenuto dall'altro, formarfi come con tanti anel- li dalla noftra Filofofia quafi un' aurea catena , che ilrigne la Società , che afFrena le cupidigie, che foftiene la Politica , e la Religione ferma e munifce . Quanto dunque errati non van dal vero coloro che fui principio del mio ragionamento accennai , i quali la Scienza noftra fchernifcono come vana, e i ProfelTcri di lei come gente oziofa che pafcefi di chimere , e che „ sfor- „ zandofi d' indovinar i mifterj d' un Mondo ideale , notizia „ alcuna non han del Mondo reale che abitano , e non han „ conofciuto i veri mezzi di renderlo felice ? „ Se quefto Mon- do reale abitato foffe folo da bruti , avrebber forfè ragione : i mezzi per felicitar cotal Popolo la Metafifica non li conofce . Ma fatto principalmente eifendo cotefto Mondo per uomini di 'mente e di configlio dotati, la felicita de' quali è ripofta nel vi- vere oneftamente , nel vivere tranquillamente , nel vivere peren- nemente ; chi dopo gli enunciati da noi teoremi , in cui i mez- zi appunto per s\ grand' uopo contengonfi , potrà negare giam- mai, elTere la Scienza noftra della vera felicita potentiffima pro- ni ovitr ice ? ME- m\ 456 113* MEMORIA DEL SIGNOR ABBATE CLEMENTE SIBILIATO Sopra lo Spirito Filosofico nelle Belle Lettere. ( letta il di' xxix. no'/emb&e mdcclxxix. ) I Teinpi cangiano , e le opinioni umane , ficcome i corpi . celefti, anno le loro rivoluzioni. La Fifica legge di moto e di progreflTione in natura , per cui non è permeflb alle terrene mu- tabili cofe il fermarfi , e l'innata tendenza degli uomini intol- leranti dell'uniforme e deU'ufitato al nuovo e maravigliofo , fono le caufe potilTmie delle variazioni morali, civili, letterarie, che fi fuccedono in ogni età , talora con utile , più fpeflb con noce- vole cangiamento. Concioffiachè , fé talora dal male fi fale al bene , aflai più fovente dal bene fi fcende al male , mentre il perfetto non fi può migliorare , e la perfettibile facoltà dell' uomo vuol progredire , e giunta al punto dell' aurea mediocrità trafcorre all' eftremo dell'eccedenza per quella fteffa forza impulfi- va , per cui prima dall' altro eftremo erafi fpinta al mezzo della ragione. E per favellar folo de' cangiamenti letterarj, e in ifpe- zielta di quelli dell'Arti del gufto acconciamente denominate da quefto corporeo fenfo , che fra gli altri più tiene dell'arbitrario e del relativo , una prova che fiamo fiati nel pmito di perfe- zione fi è quella , che l' abbiam di già oltrepaiTato , e non quefta volta per ecceflb dell'immaginazione perduta dietro a ricercati con- cetti ed a fmaniofe metafore, come nel fecolo antecedente, ma per intemperanza della ragione e d' un'affettata Filofofia , tanto più difficile ad oppugnarfi , quanto eh' effa ricovrafi all' ombra della rifpettata dottrina . Quindi poftergata oggidi la dettatura femplice, fana-, elegante , immaginofa , fenfibiie , correfi dietro con af- ^1 457 [^ affannata lena a Sonetti , Canzoni , Orazioni , Prediche , Elogj rimpaftati d' ogni genere di cognizioni, millantandofi col piacer dell' infulto d'aver finalmente folHtuite le cofe alle parole, il di- fegno al colorito , la midoUofa loftanza all' armoniofa garrulità. Ed oltre che tal pregiudizio non pur d'opinione , ma ancor di fatto , per l' innata fecondità de' mali vezzi e coftumi ognor più fi propaga , v' ha pur 1' altra afflittiva verità , che fé nel feguir l'ottimo fi fcade dal vagheggiato originale , e di copia in copia fé ne fcolora ed illanguidifce l'immagine ftrafcicata , pel contra- rio neir imitare il non buono fi va al di là del modello , e con maniere più caricate e profufe vie maggiormente fé ne torna in peggio la prima forma . Che però dovendomi ftar a cuore lo Itudio della da me amata e profeffata bella Letteratura oferò et fere il primo , ch'io mi fappia , in Italia , e il primo , fé lice il dirlo , anche fra quelli che fuor d' Italia ne fcriflero , che lòtto nuovo afpetto ed intendimento fé la prenda pubblicamente contro lo fpirito filofofico introdotto o piuttofto intrufo negli umani Studj (*), che qual troppo potente confederato ne fopraf- Mmm fa (*) Regge refprefTione quanto all' Italia anche dopo gli anni non pochi trafcorfi dalla recitazione alla llampa di quella mia . Sol comparvero in que- fto intervallo fui programma di Man- tova: QhiiI fia il gujlo preferite de IP Ita- liana letteratura due Memorie rimalle fenza corona, non fenza lode, ove non iì potè a meno di non parlarvifi della predominante filofofia , come d' uno degl'ingredienti alterativi del guflo , ma con quella fobrietà , che fuol ularfi da chi tien volto il penfiero all' affar ft]o principale. N'ufcì più recentemen- te una teria intitolata : Del carattere nazionale del gi'.flo Italiano , che con l'altre due precedenti fui punto di que- flo epidemico fìlofofifmo lodevolmen- te s'accorda, ma lungi dal girvi die- tro di pieno proposto , proteftafi 1' Autore fui principio della prefazione , cfjt vajìo e grande /aggetto dì critica fi prefenterebbe a chi vclcfj'e trattare delT abi'.fo della filofofia in materia di guJlo . Fuor d'Italia bensì , e fpezialmente in Francia , niente di più ricantato di quefto fpirito filofofico , che qual ele- mento univerfale vorrebbefi applicato a tutti gli ufi della vita e della lettera- tura . Ma quanto all' introdurlo nell' opere di genio fi mantenne ognor viva e pugnace la duplicità di partito, che quinci con invettive, quindi con apolo- gie fembra non altro aver ottenuto fi- nora , che d' eternarne il Problema. Degli apologifti non parlo , che non fanno al mio cafo, combattendo elfi la mia opinione . Degli oppugnatori , co' quali convengo , confeflo per altro non averne lette che due fole differtazioni , per l'unica ragione ch'altre alle mani non me ne giunfero. L' una d'un cer- to AbbéFERLET : cantre fabiis de la phì~ lofuphie par raport a la Utteraiure , in N ancy ^1 458 1^ la i naturali lor dritti , e ne turba gli antichi confini. E per combatterlo ad arme pari farò di prevalermi di quelle pure , eh' egli iiiffo mi fomminiftra , affinchè trattando la caufa fol da filologo , io non m'avventuri alla fcarfa fede, che fuol preftarfi a chi fi mette a biafimar facondamente una colà , di cui dia prove d'eflème privo. Ma ragion chiede , eh' io prima eftefamente dichiari cofa m' in- tenda per nome di fpirito filofofico ; quale io pretenda v'abbia a trovarfi nell' umane Lettere , quale a reftarne efclufo, e alle di- fcipline reftituito , che far ce ne vogliono non util ne' caro dono . Io dunque per filofofico fpirito intendo una ferma luminofa abitudine d'applicar la ragione a quegli oggetti tutti , fu quali effa tiene il diritto d' efercitarfi ; un naturale criterio della verità e della bellezza intefa e fentita ; un vivido occulto fuoco , che appunto ficcome il fuoco arde e riluce , accende ad un punto 1' anima e la rifchiara ; una fpecie d' iftinto della retta ragione , o fia un tatto fino d'aggiuftatezza, di precifione , d'ordine, il qual ordine ha diverfe modificazioni, quali adattabili alle Scienze po- fitive, quali all'aftratte, quali all'Arti liberali, quali alle mec- caniche , eh' effe pur riefcono più perfette quanto l'artefice più ne tiene e più ne rifonde nel fuo lavoro di quello fpirito , che potrebbe nomarfi la dottrina delle proporzioni nelle materie di gufto. Effo è quello, parlando fpezialmente dell'Arti noftre, che tutto riempiendofi del fuo foggetto ne abbraccia con agile com- prenfione le ragioni , gli effetti , gli aggiunti , le raffomiglianze , i contralti , e nella moltiplicita degli afpetti d'ogni oggetto rap- prefentabile non folo ne tralceglie il più acconcio, ma il coglie nel fuo momento e lume migliore. Effo dalla contemplata maf- fima univerfale ratto fcende a' particolari , e da quelli rifàle a quella , ed affifando intenfamente 1' uno e il diverfo , e quello con Nancy 177J ; l' altra di M.r Valet de mia , e fi giudichi , fé nel piantar la K.EGANACH che Ci lludib di provar : pUs quiftione , nel diftinguerla , nel ma- nuìftbh quutile Te/prìt philofophit^ue aux neggiarla , e fpignerla a quel maggior Belles Lettres , la qual trovafi nel Tomo grado di verifimiglianza , di cui fafcet- III. Choìx Litteraire , Genève 1775. tive ne fono le noilre materie non più Entrambe di buon grado ricordo acciò che probabili , io poffa aflerire fenza jat- fi kggano , e fi raffrontino con ijuefta tanza d'aver battuto un nuovo fentiero. •m 459 Ifa*- con quefto fagaceraente contemperando sfugge il troppo uaiforme e il troppo fvariato , onde l'animo di chi legge non fia Tempre ricondotto alle medeilme idee , il che produce fazietk , né fover- chiamente diftratto in diverfe , il che genera confufione . Eflb fomminifira il difcreto accorgimento d'inframmetter come crepu- fcoli di dubbia luce fra il viluppo e lo fcioglimento , onde non giungano o troppo afpettati gli eventi, il che ammorza la grata forprefa, o troppo fubitani, il che deroga alla ben afl'eftata e de- dotta congiungitura. Elfo difcerne lo ftraordinario dallo ftrano , il nudo dal femplice , l'ammanierato dall'elegante , e pone con man ficura la terminal linea fra la natura e l' Arte , lafciando a quefta più riftretti i confini, e prefcrivendo che l'Arte del tutto s'afconda e naturai v'apparifca, non mai la natura dimoftrifi ar- tificiata. Congruenza di principi , fagacità d'applicarli , fertilità di prove, lealtà d'alTunti affetti, falubrità di penfieri , limpidez- za d'immagini , intuonazione di ftile , accordo delle parti al tutto , del tutto ad effe , d' effe fra loro , tutto è infegnamento o piuttofto ilpirazione di quell'interno Duce e Maeftro ; e fé Pit- tore fu Zeufi nel pinger Elena , fu filofofo nel riunir dalle cin- que contemplate donzelle i lineamenti ed i tratti correlativi a quei tutto armonico , da cui ne rifultava l' unità , ed il concen- to dell' efeguita bellezza. Ma perchè in luogo di fpirito filofofico non potrem noi chia- marlo fpirito oratorio , fpirito poetico , e ridividendo ancora fpi- rito epico , lirico , comico , tragico , fecondo che appigliandofi all'un genere o all'altro per tacito invito della natura, che abi- lita allor che chiama, pegli opportuni mezzi corre al ilio fine , afferrandone tra via le bellezze che gli fi fanno all'incontro, ed evitandone gli errori antiveduti alla lunge da quell'occhio difcer- nevole e fano dell' animo ? Col quale ftarfi infieme non poffono i viziofi eftremi d' ecceffo o di ditetto , eflèndo effo la giuda norma dell' ammifurato e del convenevole , come la fella , che diceva il Buomarotti di portare negli occhi . Non vi riconofco quefta cotanto inculcata neceffita di ricorrere alla filofofia , la quale ci prefti il fuo fpirito , quando poffiam nodrirci della vi- tale nativa noftra foftanza , e farei tentato a crederla una foper- M m m 2 chia- m\ 460 \^ chiatrice pedanterìa il dar l'epiteto di filofofico al (odo e aggiu- ftato ragionamento nelle materie noftre , quafi fia ftraniero ad effe il buon ufo della fana ragione , o non fia fana che la ra- gion de' filofofi . E fé per effo vogliafi intendere la dottrina ap- parata alle filofofiche fcuole , non veggo come fi giudichi indi- fpenfabile ali' Arti umane , mancando fovente di quefto fpirito chi fece il corfo de' filofofici ftudj , e poffedendolo chi noi fece , com' egli fia un dono piuttofto che un acquiilo . La noftra fi è quella filofofia che aver con feco portata Ifocrate dalla natura affermò Socrate nel Fedro , in veduta della quale prefag'i in lui ancor giovanetto l'egregio futuro Oratore. Elfa è pur quella che prevenir dee , non confeguitare lo ftudio dell' eloquenza , fpe- randofi in vano di trar da' libri la facoltà di concepire diritta- mente e di vivamente fentire , da cui ne emana quella di parlar bene, non altro eflendo il difcorfo che il fondo fteffo e la ftefla ferie d'idee e fentimenti sbucciata dal dentro al fuori, dal filen- zio all' articolazione , per lo che il vocabolo ragionare vale ad elprimere indiftintamente tanto la tacita operazione dell' intellet- to, quanto la udibile della lingua. Prefo dunque il nome di filofofico in tale fignificato in vano fi menerebbe tanto romore da que' , che noi vogliono indivifo dalla- bella Letteratura, ed io inutilmente m'adoprerei a contrad- dirlo , anzi contraddirei a me medefimo , che fempre intefi vo- lervici pure per noi uno fpirito fenfato, penetrativo, metodico e nutricato del latte delle buone difcipline, eiVendo io quel deflb , che la prima volta che feci udir dalla Cattedra la mia voce prefi in affunto; Che compiuta la carriera degli altri Itudj, paf- far dovrebbefi alla fcuola della Rettorica. Ma ciò contro cui me la prendo fi è quello fpirito dottrina- le ed analitico oggid'i inframeflb nell'Orazioni e ne' Poemi , eh' ora rifulta in una fcarna dialettica, che moftra come le nude fila del meglio ordito che tefluto lavoro ; ora in un' alambiccata metafifica , che vuol parlare il linguaggio del fentimento , ed evapora in diftillate aftrazioni , ora ifi una prodiga pompa di acu- ti fprizzi , d'allufioni indirette, di comparazioni prefe a preftito da qualfivoglia difciplina, le quali allontanano la cola comparata in «su 4-51 113» in luogo d' approfTimarla , prefentando una, feconda idea men co- gnita della prima per cui fi cercò la comparazione; e fpeflb an- che adopra i pretti termini delle fcuole , la cui fcabra corteccia toglie la lifcia e trafparente vaghezza del culto ftile. Ma quello fpirito , in luogo di tilofòfico , fpirito fcientifico propriamente chiamar fi dovrebbe , anche perchè non s' addice il nome di filofofico a ciò, che al conveniente e all' aggiuftato fi contrappone. Ora quefto fpirito fcientifico, ma ch'io pure , ac- cordandomi co' fuoi SI encomiafti che riprenditori , feguiterò a nomarlo filofofico , è quello di cui mi fo ad affrontarne non 1' intemperanza e l' abufo, com' altri fecero, (che d'ogni colà l' abu- fo fu fempre mai biafimevole, e porta feco nella fua fi:efla deno- minazione la fua condanna) ma l'elfenza ed indole ftefià, moftran- dola non fociabile colla natura e col genio delle belle lettere , dalle quali radicalmente difcorda , perchè efl'e i. partono da di- verfi fondamentali principj ; ir. rifiedono in diverfe focoltà dell' anima; iii. afpirano a diverfo fine; iv. fi valgono di ftromenti di- verfi quanto alle prove; v. di modi diverfi quanto alla locuzione; VI. fono rivolte a diverfo genere d'Uditori. I. Non dubito d' aflerire , che quefto fpirito rinneftato alle bell'Arti è vlziofo in fé fteflb, o induce di leggieri a viziofità, poiché a norma de' loro diverfi principj ftudiando il filofofo la natura per conofcerla , il poeta per imitarla , chi più raziocina meno imita , e tutto quel luogo che ingombrano le fredde teo- rie e le fottili fpecolazioni vien certamente involato alla fer- vida immaginazione , al tenero fentirnento , all' elegante armo- nia ; non altrimenti che nelle forenfi caufe tanto men vi cam- peggia la fplendida eloquenza , quanto più vi prevale 1' arida erudizione di tefti e chiofe . La filofofia iì concentra nella me- ditazione , e r eloquenza tende all' azione , dovendo quefta lan- ciarli al di fuori, e rigirandofi quella in fé ftcflà per entro alla mente contemplatrice , ove nacque . Se potrebbe per avventura il filofofo trovarfi folo ifolato qui fuUa terra a meditar tacitur- no fulla romita natura , non può efiftere 1' oratore fé non cer- chiato dalla frequenza animatrice de' fuoi fimili , cercando in al- trui il riproducimento di fue opinioni e paffioni riverberate . Il poe- m\ 462 ii3«» poeta pure non può far a meno d' afcoltatori , e fé gli manchi- no , fé ne crea torto una numerofa popolazione in tutti gli og- getti che lo circondano, parlando all'erbe, all'acque, alle ftelle, e preftando loro largamente l'udito e l'intelligenza. Il filolbfo contempla il vero , il poeta il bello , che più diletta e muo- ve del vero , eflèndo quello un' idea attratta ed intellettua- le , laddove il bello tiene il fuo vifibile fimolacro , e come appoggio negli oggetti corporei , che ne tramandano impreffe le congeneri loro forme. Il qual bello agilce più potentemente ful- 10 {pirite che il vero fulla ragione , perchè quefta fi va fvilup- pando con progreffione fucceffiva , e quello con iftantanea ini- prefTione tutto fi riverfa fui lèntìmeMto . E quand' anche il filo- fofo rivolga talora al bello l' indagatore penfiero , folo ne riconofce il bello reale , eh' è copia della natura , non 1' ideale opera del Genio creatore , il quale rimpaftando la fèrie degli oggetti pre- fenti cogli fparfi avanzi del paflàto , e coli' accelerata fecondità del futuro chiama dal nulla , e fi fa rilpondere dall' infinita fchiera degli enti pofllbili , che forfè non paflèranno mai dalla potenza all' atto , ma non ripugna che il poffano nell' immenfi- t;i dello {pazio e del tempo . In tal modo viene a rigenerarfi quella che s'addimanda bella Natura , dalla quale il poeta ne fpicca indeficientemente quel nuovo che le ricorrenti ed ufate colè an perduto , e quel maravigliofo che riconforta la fempre /contenta mente umana , la qual fentendofi ognor maggiore di tutto il reale che la attornia , fi rifìi coli' immaginario , fupplen- do a' vuoti o fconnefii anelli dell' ine/àuribile catena degli eflèri . 11 filofbfo , fé ciò faccia , sforma la verità , il poeta abbellilce la verifimiglianza . Sebbene , io troppo abbondai nel dire , fé dal filofofo ciò fi faccia , perchè quand'anche lo voglia , affai malagevolmente il potrebbe . L' ufo delle idee fpecolative ed aftratte infonde una certa tal qual tenfione e lentore alle fibre , che le dall'una par- te promuove quella longanimità d' attenzione , che ci fa eflère più applicati e profondi meditatori , dall'altra ci rende men de- liri a que' vividi movimenti , e a quelle vibrazioni leggiere e rapide , che guizzar debbono dentro all'anima dell'oratore e del poe- ^1 a6ì 119» poeta , e che fono peravventura le caufe occafionali del gufto . L' efempio di quel matematico di Francia che udita la fcena inimitabile di Fedra nella Tragedia del Racine chiefè agghiac- ciatamente a' circoftanti inteneriti e ammirati cofa ella provafle , non farebbe già fempre il folo a citarfi , fé tutti i fuoi confra- telli interveniflero alle tragiche rapprefentazioni , o intervenen- dovi non difTimulaflero la loro indifièrenza per timor che facen- done alcuno la ftefl'a richiefta non gli venilfe rifpofto : Che ciò prova almeno eh' Egli è fenz' anima , e che in luogo di venir- iène al teatro che lo animoUifca , devefi ritornar a Prometeo che lo rifonda , dalle cui plaftiche mani fembra sfuggito a mezzo lavoro , quand' era giunto appena al grado inferiore di non fentir che le pefanti fcofle de' llUogifmi . E quand' anche non vogliafi che fien eglino rimpaftati d'organi inobbedienti alle dolci attrat- tive del bello , ad ogni modo la preponderante afluetudine alle dimoftrazioni ed a' calcoli ne' geometri ed algebrifti , e quella altres'i ne'filofofi di diftinguere, aftrarre , comporre , fcomporre le idee trafmutata in abito , e divenuta come il centro d' azione non può non imprimervi alle ligie menti il fuo tuono domina- tore . A poco a poco difeccafi il fentimento , la virtù imitativa s' illanguidifce , la fagra fiaccola del Genio fi fcolora , e confi- gurandofi diverfamente la fantafia , in luogo d' una florida fchie- ra di ridenti immagini ti fi difchiude come un implicato pru- najo di affiomi e calcoli . Se ne rimefti pure , e fé ne frughi r ingegno , onde fpremerne 1' eftro ribelle , che la prevalenza della troppo accigliata ragione fpandera fuUa vibrazione dell' eftro fteflb cert'aria fiftematica , ed una certa afciuttezza , che lafcie- rallo come infiacchito e tratto fuor dalla forma fua . Che alla fin fine Natura non fa d' un lancio immediato balzare ad oppofti efiremi , ed altres'i le facoltà dell' uomo fon limitate, né è cofa s'i agevole l'aver ad ogni, uopo in balia la verlàtilita dell' alter- ne veci , e la fcelta delle mifure - Queflo doppio dono fel ab- bia avuto pure qualche raro Genio, come a noftri tempi Eusta- chio Manfredi , eh' oltre al pofleder due decifi talenti 1' un per le Scienze , l'altro per le Lettere , poifedette anche Ìl terzo non men difficile di faper nella fua mente fequeftrar quefle due riva- «811 4<54 Ila» rivali appartate , e loro fcompartire a Tuo tempo il fuccedevole uffizio . Ma r eccezione d' uno o pochiflimi ne convalida anzi la maflima , che quefte due per diverfita di principj mal paren- tevoli facoltà affai di rado coefiftano fenza attraverfarfi , come incrocicchiando le mal contigue loro radici ; o al più vale a dimoftrar , che Natura ricufa tal fiata di fottoftare a que Canoni , de' quali effa ne fu 1' arbitraria legislatrice. E perchè più chiaramente fé ne ravvifi la mal conciliabile diverfiti de' principj , dirò che quand' anche non s' interdica agli Oratori e a' Poeti il valerfi di quelle cognizioni , che dalle fcuole vengono nomate cognizioni di conchiuGone , non però lo- ro è permeflb valerfi di quelle , che s' addimandano cognizioni delle cofe per le loro caufe , e partengono a filofofi come di privativo diritto . Se canti un Poeta , che l' invida notte entro al fuo bruno ammanto avvolgendo la luee invola il bianco a li- guftri , il vermiglio alle rofe , e l' uno e 1' altro alle guance di Lalage , che a torto crede effer ancor si avvenente qual fu di giorno , farà ella quefta una delle cognizioni di conchiufione ; ma paffera all' altro genere , fé venutogli il deliro s attenti dì dicifrare all'amante fua, come ciò fificamente addivenga, e quan- to in fatto di luce e di colori ei fenta innanzi nell' ottica New- toniana . A Virgilio baftò il dire Ef rebus wox abjìidit atra color em. L'atra notte il color tolfe alle cofe. Perchè il Poeta ha ad appigliarfi agli ertemi vifiblli fegni, non rimontarne alle intrinfeche cagioni , ha a conolcere l'efiftenza e la configurazione , non l' effenza e proprietà delle cofe pofte fuor di noi per la realità , e dentro a noi per 1' immagine . Senza dunque arrogarci indebitamente la fcienza, dobbiam contentarci dell' opinione , eh' è di mezzo fra la fcienza e l' ignoranza , come l'albóre partecipa della luce e del bujo , e far si che appo noi la fomiglianza del vero fupplifca al vero originale , ed il pa- rere equivalga all'effere . Perciò il prender gli accidenti per la foftanza , gli effetti per la caufa , la caufa rimota e occafionale per «SII 4«5 115» per la profflma ed efficiente al fino dialettico riefcono improprie- tk , ma vaghezze e figurati modi all' ornato filologo , da cui farà ben detto in morte d'un' amico uccifo in battaglia , o nau- fragato nel mare : Pera chi prima trafle il ferro dalle cavernofe miniere , o primo tagliò nel bofco Pelio gli abeti , onde non mai fabbricate fi foflero fpade o navi . Cosi fé gli farà il buon vifo , s' ei dica non che il naviglio fi muove ed avanza , ma che retrocede il porto , fuggon le mobili fponde feco fui fuggente dorfo portando gli alberi e gli edificj . Ecco perchè il fiftema di Tolomeo trova tutt' ora ficuro afilo nel regno de' Poeti , che feguono a far correre il fole con iftancabil diurno e notturno giro ; poiché fé lo afcrivono alla terra , i fenfi vi tengon fron- te , e fanno depofizione contro l'aftronomica verità , non giudi- cando effi della natura delle cofe , ma della natura delle lor per- cezioni , non altro veggendo negli oggetti che il rapporto fra d' elfi e r organo relatore . Ma lo fpirito filofofico che movendo da altri principi abjurar dee il frafario poetico, come appoggiato più all' apparifcenza che alla realità , e che Ipogliando le cofe delle qualità loro fenfibili e particolari folo vi lafcia qualità vaghe , generali , indeterminate , fé fia eh' egli tenti la lirica cetra non più ravviferà negli og- getti quella configurazione di feducente fuperfizie , quelle miiitìte circoftanze , quelle dilicate degradazioni , quelle ribattute mafie di mifchia luce , che ci giovan cotanto a dipingere la natura , non partenendo a noi lo fcandagliarla ed il definirla. Anzi fé noi vi cerchiam nelle cofe la fbmiglianza , la quale è un trafcorre- vol giudizio dell'impaziente ingegno , che fiutate appena l'orme primiere , prende partito , il filofofo vi cerca la diflbmiglianza , eh' efige più lunga accurata inveftigazione , onde efplorarne le più intime e minute parti differenziali . E però quanto più effe cofe fi chiamano a lento efame , più vi sfugge il fimile , e vi fottentra il diverfb . L'Oratore e il Poeta s' arreftano alla ragi- on comune , la quale agguagliando le menome difuguaglianze , e trafcorrrendo come inoflervati gì' intermedj minuti gradi , per comodo naturale pendio va ad adagiarfi nell' uniformità . Quindi offerviamo , che ancor nella vita il naturai fentimento N n n aocO' ■«Sii 46Ó il3» accomuna gli uomini , e la ragione li diverfifica, trovandofi per quello fomiglievoli negli afletti , per quella difcordi nell' opinioni . Sieno dunque i limiti fpartiti , come ne fono divifi i fonda- mentali principi ; confideri da preflb il filofofo 1' organizzazione e l'interior meccanifmo di quell'ampia fcena della natura , e ne vagheggi come di lontano il filologo la gioconda ,perfpettiva . Il qual punto di perfpettiva viene diftrutto dalla precifione geo- metrica col ravvicinar quegli oggetti , i quali non fanno effètto , che veduti in diftanza . Stiall la dottrina nella mente dell' auto- re , non palTi a pompeggiar ne' poemi e nell' orazioni , nelle qua- li fé ve n ha ad effere , fia efla fufa e {temprata , come gli elementi in un corpo mirto , nel quale 1' aria non ventila , il fuoco non arde , 1' acqua non bagna . Degli fpecolativi fuoi lu- mi fé ne compiaccia nel fuo sé , e tacitamente all' uopo fé ne configli per non mancar riprendevolmente contro d' alcuna di- fciplina , cadendo in errori , fu quali eferciti il rifo 0 la com- paflTione chi di tal difciplina n'è iftrutto , e de' quali potrei ad- durne non breve raccolta ferie si d'antichi che di moderni poeti dell' ordin primo , contro la geografia, la Storia naturale, l'A- ftronomia , la Fifica , fé non me ne diftogliefle anche la rifleffione che tali occhibaglioli non fanno che s'appaffifca fulle lor fronti quél Lauro che ben d' altra vena trae 1' immortai verde ' delle fagrate fue foglie { a ) . Softiene anzi Ariftotile che tali errori fon elfi della fcienza , ond' attinge il poeta , non della poetica , altro effendo che pecchi il poeta in quella parte ov' è artefice , altro dove non lo è , anzi travalica i confini preferirti alla ra- gione dell' arte fua . Il che ci porge induzione non leggiera quant' egli pure ne riputafle difparati i principj e gli oggetti , non volendone comune il lucro e la perdita. E reftituendone prima a' liberali fcoliafti e critici tutto quello eh' ( tf ) Riducefi forfè a meno il me- non cantano ? o divengono men ar- rito poetico de' foaviffimi verfi Virgi- moniofì e felici i verfi di Claudiano l'ani ( Georg, iv. ) full' ufignuolo che ( epitalamio ^' O^or/o ) fugli amori del- plora cantando la nidiata de' teneri le piante, per averne inframmifchiate d' parti fuoi involatagli dal crudo bifol- androgine , che adendo gemino (ei^o co, per elTerfi fcoperto dagli ornitto- non anno ad agognar fuor di fé l'uno logi , che gli ungnuoli dopo figliato de' due che lor manchi ? «SII 4'«7 1(3» eh' efli vi trovano ne' Greci ClafTici poeti , perchè eglino ftefTì vel pongono , mi s' additi da' partigiani dello fpirito filofofico quale e quanto ne regni in loro , tranne Euripide , che mette in bocca troppo fpeflb agi' interlocutori fuoi morali fentenze ed aforifmi politici , e nella or perduta Tragedia la Menalippe in- ducea quefta giovane a fvolger faccentemente fopra la fcena il domma dell' Omeomeria d' Anaflagora , di che glie ne venne dato univerfalmente biafimo e mala voce . Quale e quanto ne' Latini poeti , fra' quali eflèndo ftato attribuito 1' antonomaftico aggiunto di dotto a Catullo ( di che i pofleri non ben fé n'av- veggono ) fé ne raccolga e giudichi degli altri , quando non vogliafi intendere eh' egli lo foffe in fé fteflb , e fuor di poe- fia , il che tanto meglio per il mio affunto . Quale e quanto ne'noftri Italiani, eccettuato Dante, che troppo fpeffo rimanda /contenti i leggitori fuoi con quelle rimate infilzature di peripa- teticifmo , di sfera , di Teologia : che già tutte quelle dottrine ci dovean giunger più eftefàmente per cent' altre penne, ma non però ci giunlè ancora un si robufto pennello che lo pareggi in que' quadri, ov' altro non volle effere che poeta. Quale finalmente e quanto né poeti originali d'altre Nazioni, ShaIcespeare , la FoNTAlNE , Racine , MOLIÈRE , ed altri che moftrano non aver profeflata altra filofofia che quella che fa conofcere e penetrar le occulte pieghe del cuore umano , e di non aver giammai ob- bliato il dover di poeta , qual è di miniar la corteccia promi- nente degli oggetti al fenfo , non di fcolpirne il profondo rilie- vo all'intelligenza. Tacqui di Milton, che nel fuo Paradifo per- duto fi lafciò anch' egli vincere dalla feduzione del vietato a' poe- ti albero della faenza da lui troppo fpeflb oftentata si nelle co- fe che nell'efpreffioni, ributtandone dalla lettura gl'ineruditi che n hanno pur tutto il dritto , e come ad epico lavoro , e come ad argomento il più importante della Religione , qual è la cadu- ta dell' uom primiero: della qual taccia non osò pur d'aflblverlo I'Adisson fuo grandiffimo apologifta ed encomiatore. La fteflà vien data a Klopstoch pel fuo epico poema la Meffiade. Bensì il mede- fimo Klopstoch nella fua Tragedia l' Adamo , e Gesner nel fuo poema fuUa morte d'Abele , fembran nati e vifluti contempora- N n n 2 nei mi 40S i^ nei de' loro protagonifti , né altro aver fatto che trafcrivere in nudo nitido metro i loro detti ed affètti, come gli abbiano udi- ti y fenza lafciar angolo mai ad alcuna nozione pofcia acquiftata collo ftudio e progreflb di tanti fecoli fucceduti . E ptìr non parlar folo de' poeti , fé non fi rifapefle d' alti-on- de effere ftato Demostene uditore di Platone , non ce ne avvedremmo certamente dalle Orazioni di lui ^ che non rivela- no tratto alcuno marchiato di quella filofofia , di cui rifuona ancor si altamente quella Socratica fcuola . E Cicerone , che fu il miglior filofofo che vantar potefl'e a' fuoi tempi la Roma- na Repubblica , parlando da' Roftri non fembra egU averfi rite- nuta tutta per fé , e per le filofofiche opere fue la moltiplice fua dottrina ? Ma quel eh' è più , anche né libri rettorici ,, ove da maeftro detta precetti , ed ove più che nelle aringhe potria- no aver luogo filofofiche oflèrvazioni trattandofi di teorie , el * non per tanto fé ne aftenne, e nel principio dell'aureo opufcolo ifcritto r Oratore , entrato appena a far parole del bello , e dell' idea affoluta del perfetto Oratore , qua! ei dicea di concepire con r animo , ma non vederlo cogli occhi , ritrocede tofto dall' intraprelà , per timore , com' ei s' efprime , che il fuo filofofare o come infolito non forprenda y 0 come oicuro non molefti il fuo leggitore . Ben egli ne intefe la diverfitk de'principj non adat- tabili alternamente , come niega di volere intenderla 1' odierna fpirito filofoficQ , che ftraripando dall' alveo fuo venne ad inter- rare piuttofio che a fecondare gli ameni orti delle Mufe col li- macciofo fedimento della fua piena . E qual lago di metafifica non fu verfato in queft' ultimi tempi intorno appunto a quefio bello archetipo , avendone ognuno fpacciata a fuo fenno un' ingegnola definizione , incominciando fempre dal rigettar quella di chi lo avea preceduto ? la qual varietà e contrappofizione fra loro do- vrebbe farli avvertili , che non potrà definirfi appuntatamente giammai ,. fm a tanto eh' eflb fi rimarrà nel relativo parere ed opinione degli uomini , s' egli è vero che debba la definizione contenere 1' idea diftinta e determinata del definito . Quante e quanto belle eofe non furono fcritte full' entufiafmo per farci ca- pire cos'è , fenza poterne infonder una ftilla dove non è ? che il ^1 409 113» il voler colla dottrina formar ingegno è un pretendere di crear il naturale col fattizio : e tanto influifce , per mio avvifo , a ben comporre , lo ftudio della più profonda pficologia , o della notomia più fquifita dello fpirito e dei cuore umano , quanto all'induftre fabbricatore de' drappi a feta il faper tutto il miftero della Crifallide. Da tale intellettuale applicazione no non ci ven- gono ifpirati i vivi trafporti della gioja , le gagliarde imprefTioni del fublime , le tenere emozioni del patetico . Efla al più ri- ftagna in verità troppo tranquille , in rifleflloni inanimate , in fimmetria troppo compaflata , che pretenderebbe , quafi a dire , di fègnar col termometro i gradi del calore dell' anima , e di cal- colar colla dottrina de' pendoli le ofcillazioni del cuore. Che dirò di quello che chiamafi buon gufto nelle beli' Arti , e che provenendo da altro principio che dall'intelligenza , elèr- citò le penne di tanti ingegni , che fi sbizzarrirono a gara , eC- fendofi perfin trovato chi non fapendo attribuirgli organo e fen- forio corri fpondente, ne creò un nuovo fenfo chiamato il fello ^ che non baftando pur elfo , né comprendendofi ancora cofa egli fia, s'attende che altri più generofo ce ne largifca anche un fet- timo che il rilchiari? Le quali aftratte inveftigazioni nulla con- tribuendo a ingenerare od accrefcere quello buon gufto vanno ad abortire in un erudito fcetticifmo , si perchè ciò che dipende da relative organiche difpofizioni non può generalizzarfi , si perchè polliamo ben noi attaccare alle parole le noftre idee, non le no- itre fenfazioni. Tanto è ciò vero quanto dall' altra parte è ma- nifefto, che in mezzo a cotanta abbondanza di fottili ragionato- ri vanno Icemando tutto di le produzioni originali , che forma- no il vero patrimonio dell'amena letteratura. Si fiilogizza più e fi fente meno ; divenimmo più metodici non più grandi , fiamo critici più illuminati ed autori meno pregiabili. Cosi dopo tan- ta luce filofofica verfata in quello fecole full' arti del difegno , e dopo r opere di Winkelman e di Mengs , che chiamar fi pot fono una metafifica fperimentale della pittura , e fcoltura , man- ean gli artefici , ad altro fervendo tutte quelle teoriche fotti- gliezze che a ridonarci un Rafaello, ed un Michelangelo, che pur fenz' effe riufcirono si preftanti. Si riconducano adunque a' loro «en 470 113» a' loro fondamentali principj i filofofi ed i filologi, e fé col gu- fto non fi vuol fentenziar delle cofe fcientifiche , nemmen colla fcienza fi giudichi dell' Arti umane , appunto come non s' ha a mifurar il pefo con la canna , né a pefar 1' eftenfione colla bilancia. IL E paflando alla diverfa facoltà dell' anima fu cui alligna l'una e l'altra profeffione , flupor mi prende , che pregiandofi i filofofi di conofcer l'uomo, come fé lavorato lo aveflero colle lor mani, e fpartita avendo efli pure 1' indivifibile mente umana in memoria, fantafia, ragione, la ftoria alla prima , la poefia alla feconda , la filofofia alla terza aggiudicando , ora turbati i pre- ftabiliti confini, e rotti i patti di convenzione più alla ragiona- trice potenza , che all' immaginatrice dieno in governo l'Arte della Poefia . La qual' Arte come la primogenita del coltivato fpirito umano , contemporanea di tutti i tempi , concittadina di tutti i luoghi , in ogni luogo e tempo ebbe a fiorire innanzi alle fcienze , appunto come la fantafia fpunta prima della ragione , tutta grande ed attuofa fin dal fuo nafcere , lanciandofi per ra- pida intuizione nel modo , che gli occhi corporei efercitano il lor potere , e non già procedendo per confecutiva ferie di prin- cipj ed inanellate deduzioni , ficcome fa la rifervata ragione. La qual ragione bensì rimarrebbefi inoperofa feiiza le previe trac- cie e fantafini apprefentati dall'immaginazione, che fomminiftra- no gli elementi all'idee, alle comparazioni, a'gludizj. Non altri- menti per mutua uniformità la poefia fembra ella nata perfetta nel gener fuo, ed effere fiata preflb ogni educabil nazione come l'aurora delle difcipline, che venner pofcia, e s'avanzarono gra- datamente alla loro maturità per via d' oflervazioni e teoremi. Se però feppe eflà ftarfene da fé fola per lungo corfo contenta del natio patrimonio, perchè fi vuole oggidì che più baftar non poflà a fé ftelfa , fé non viene pafturata dall' eftranio nodrimento di quelle medefime difciplirie , delle quali potè per tante olimpia- di farne meno ? Non io per poefia intendo quella , in cui furono fcritte da prima le leggi , i morali precetti , gli avvenimenti fiorici , i dettati politici , e qualfivoglia altro genere di manife- ftabiii cognizioni , che altro non era che profa metrica , o fia una «eli 471 1(9» una lingua de' dotti mifurata da certo ritmo per accattar dignità , e foccorrere alk memoria . Intendo quella facoltà figlia del ge- nio , che può dirfi un immerfione violenta della mente nel gran- de , nel forte , nel patetico , dal cui prolifico eftro ne fcoppiarono gì' Inni entufiaftici alla divinità provvidente, le molli elegie per lontananza , 0 per morte de' cari oggetti , le canzoni nazionali per fegnalate imprefe ed avventurati fuccelli ; quella che nelle civili emergenze defiò gli animati eftemporanei difcorfi , e le te- nere perorazioni coronate dal pianto e dalla vittoria ; quella che ne' fubitanei movimenti del dubbio Marte ifpirò le militari concioni atte più dello fquillo delle belliche trombe ad accender gli animi e raddoppiarne il coraggio , ond' effa può equilibrarli col valore , fé fors' anche non gli foprafta , poiché affai volte 1' eloquenza rendette valorofi gli uomini, non il valore eloquenti. Anche la ftoria oggidì fi vuol filofofica , onde vi traluca per ogni dove il cofmologo, il geografo, il giusnaturalifta , il militare, il morale, il politico, che indaghi caufe, bilancj mezzi , calcoli eventi , formi quadri e paralleli fuUa natura de' Governi , fu i ca- ratteri de' Sovrani, fu i coftumi delle nazioni e de'fecoli, quand' effa piuttofto , a giudicarne nel filenzio della prevenzione , efige un ingegno facile e pittorefco, che metta come in focietà i po- iteri co' trapaffati ; che s' affezioni i leggitori per farfi guftare e credere ; che fagrifichi fpeffo le fue rifleffioni per non le ftrap- pare come di bocca ad elfi, che ne le avrebbero di buon grado fupplite ; che in ogni narrazione, in ogni tratto e parola s'in- cammini fempre al fuo fine , e ne moftri come all' anelante re- fpiro r anfiofa fretta di giungervi ; che dia vita , intereffe , azione alle cofe, ed appaghi ognor la curiofita ed infieme la provochi; che nella evidenza delle defcrizioni gareggi co' poeti, e nell'ener- gia delle dicerie cogli oratori. Quello è ben più difficile e raro impegno , che fpacciar maffmie ed intarfiare difquiCzioni fcienti- fiche ; e per quanto dagli adoratori di Polibio voglia fcreditarfi il noftro Livio come poco intelligente di tattica negli affedj e nelle battaglie , non temerò d' afferire , che fi troverà bensì a' noftri giorni un centinaio di guerrieri , che d' arte militare ne fa- pran più del primo , e neppur uno che fuperar poffa il fecondo nel- m\ 472 113» . nelk facoltà di fcrivere o per dir meglio di dipingere e vivi- ficar ciò ch'ei narra, cangiando i leggitori in aftanti. Non altrimenti , per tornare al poeta , il potere di lui è commenfurabile non alla penetrazione dell' intelletto , ma alla relativa eftenfione di quella fantafia ond'è dotato , e nell' azione ed iftante fifico del comporre 1' affollata fchiera dell' immagini , la fermentazione degli umori , le pulfazioni del cuore , il fre- mito delle fibre fono i moventi immediati dell' entufiafrno , che poi fi fpande in ondeggianti periodi, in armonici verfi, in ani- mate figure, in toccanti efpreffioni , che ritrovar fanno le vie del cuore, perchè di là fon venute. Che fé la riufcita delle colè è in proporzion dello sforzo , fé lo sforzo è corrifpondente all' impulfo delle palfioni , e fé i mezzi d' eccitar le paffioni o fono eflerni pel fenfo , o interni per l' immaginazione , tanto rifcofla dagl' idoli degli oggetti rapprefentati , quanto il fenfo lo è dalla reale prefenza loro ; anzi fé 1' immaginazione ( ciò che il lènfo non può) li richiama lontani, li riunifce, i divide, gli altera, gli abbella , non v' ha dubbio che gì' immaginativi non fieno i pili pafllonati , vale a dire i più acconcj a deftar gagliardamente in loro fteffi , e a rideftar potentemente in altrui le concepute impreffioni . Dica pur l'Autore del Dialogo Delle Caufe della corrotta Elo- quenza non poterfi rifvegliar negli afcoltatori l'ira, la niifericor- dia , ed altri affetti da chi non ne comprenda la natura loro , le caufe, le modificazioni, gli effetti , come fé la perizia di cono- fcerli e definirli fia lo fteflo con l' attitudine di fentirli e trasfon- derli. Sappiafi pur quanto vuole il dicitore l'etica e la metafi- fica , ma fappia ancora che 1' inveltirfi gagliardamente dell' op- portune pafTioni non è opera dell'intelligenza e della dottrina , ma dell'immaginativa e del fenfo , e che il grado di concepirle fi è la mifura di rilanciarle in altrui. Chi non è prefi-o ed ar- dente ad appaffionarfi non è nato per l'arti umane , né potrà muover altri chi non è molfo, né muover fefteflb all'uopo chi non è teffuto di fibre al fommo paffibili , ed irritabili , forgenti dell' invafate impreffioni , e de' lancj dell' eftro . Malagevoli im- prefe ed eroiche azioni mai non vennero configliate dall'equabi- li- *81I 475 l!9» lira dello fpirito e dalla calma del cuore , e fé giammai ia al- tra età, certamente alla noftra più v'abbifogna d'entufiafmo che ilpiri la virtù , che di filofofia che la infegni. Quefta pieghevole e vifpa domevolezza degli organi miniftri del lenfo interno e dell' immaginativa , ciie più vivamente per- cepifce gli oggetti che la circondano , e più prontamente rian- da quelli che ha percepiti , non tanto giova a lumeggiarli coi più avvenenti ed efpreflivi colori riproducendo ed ampliando le verità di natura , ma vale altres"! a moltiplicar lo fteflb poeta , abilitandolo all'altra più ammirevole imitazione di trasformarG in tanti e si diverfi perfonaggi , e di foitenere si difparati carat- teri in s\ oppofte fituazioni or di fovrano or di pallore, or d' uomo or di donna , or di trillo or di virtuofo ; rientrando , fio per dire , in tutti que' corpi con fuccedanea tranfanimazione , fenza che ne trapeli la Ibllituzione apprellata , né vi fi vegga ed oda ne' traditi interlocutori il mal celato poeta . Quella con- formità o piuttofto medefimezza del penfiero, del fentimento, dell' azione coli' efemplare imitato , che gittando F imitatore in un reale trafporto lo fa ufcir di fé fteffo , perder 1' intero fenfo dell' elTer fuo naturale , diflruggere ogni anterior relazione co' no- ti oggetti , onde fentire in quell'altro modo eh' egli s' affunfe , e vivere in quell'altro mondo ch'egli s' arcliitettò , è tutta vigo- ria della vibrata efpanfione ed attività della fantafia, cui lo fpi- rito di lenta difcuffione mal capitato non farebbe che aggelarne il calore , e fdormentar con importuno rifvegliaraento il poeta dalla nuova fua gioconda modificazione d' efiftere . Ragion vuol dunque che predomini l'immaginazione nell'arti di pingere e d' appaflTionare , e 1' intelligenza nelle meditative e calcolatrici . L' une e 1' altre hanno i loro vantaggi e i loro fcapiti , e fé un corpo leggiero non può improntar orme rilevate , un corpo grave è mal atto al volo. Se la fantafia ha le fue illufioni , anche l'intelletto ha i fuoi paralogifmi , e quelli fempre noce- voli , quando per lo più fon utili i fantafmi di gloria , di patria , di pofterità , e fimili altri , sbanditi fenza follituzione non men dalla letteratura che dalla vita da quello prurito ragionativo . ■Venga pur ora 1' Oratore d' Atene o di Roma a introdurre la O 0 0 Pa- n 474 113» Patria , la quale per la figura profopopea vertendo offa e carne perori a cittadini fuoi figli con materna tenerezza e gravita ma- tronale in qualche fortunofa emergenza. Se ne faran le beffe i noflri Cofmopoliti come d'uno fpettro rettorico e d'un vecchiume di frivolo pregiudizio. Già Dante colle fue Bolge, Tasso colle fue Selve incantate , Milton colle fue battaglie aeree anno per- duto gran parte del primiero lor merito , rinferrandofi il giro della poetica invenzione , fecondo che fi dilata quel dell' analifi : anzi effendo quafi tutt'uno il rinferrar il regno della fantafia che il diftruggerlo . L' intervento de' buoni o rei Gen; , e l' apparizio- ne dell'ombre de'trapaffati , forgente in ogni fecolo e clima di maraviglia , di compaffione , di terrore , più non fi vogliono patir ne' poemi, non più veder fuUe fcene. E mentre ad ogni rappre- fentazione della Semiramide non ebbe a mancar mai la piena attenzione, il riprezzo, il pianto, il plaufo degli fpettatori, i foli filofofi furon quelli che in voce e in ifcritto ne cenfurarono il grand' Autore , coni' egli , in tanta luce di fpregiudicato fapere , fiafi ofato di richiamar dalla tomba 1' ombra di Nino . Non eh' egli credeflè più di loro a tali apparimenti , ma intendea più di loro , che s ha ad obbliar d' effer filofofo chi la vuol far da poe- ta, e da poeta drammatico . Cos'i pur non l' aveffe obbliato , per recarne un folo recente efempio, M.' de la Mierre nella fua applaudita Ipermeftra , ove introduce coftei a proteftarfi fui tea- tro di non creder punto alle voci dell' oracolo , ma temer folo del cieco popolo che gli crede. Indi fa dire al Re Danao fuo Padre , ch'egli fu che finlè 1' oracolo , trovato avendo un giun- tatore , che fecondò le fue mire , nulla calandogli d' effex taccia- to d' incredulo da fuoi fudditi , fé ciò gli giovi a regnar fu loro . Abituato il LE Mierre ad affaporar l' odierna filofofia , benché calzi il coturno tragico , non è più libero di diffimularne le maffmie coli' introdurle perfino nella antica mitologia , contrad- dicendo all'epoca di que' tempi detti favolofi , ne' quali regnava la più teftereccia fuperftizione , e al fatto fteffo ftorico , fu cui aggirafi la Tragedia , il cui intreccio rifulta dalla fede preftata all' oracolo , e la cataftrofe dall' evento che lo avverò . Per tal intemperanza di filofofare fuori di laogo perdette eziandio di vi- fla m\ 475 113» Ila la drammatica imitazione , mofìraadofi come fprovveJuto di quella forza di fantafia , che dee fveftir 1' indole propria per contraffare l'altrui, e in cambio di portarfi egli a quei luoghi, tempi, coftumi, ne' quali viffeDanao, trafportò Danao e la figlia a fuoi , come non parlino effi dalla Scena fuppofta in Argo , ma in un crocchio di liberi penfatori in Parigi. Or vedi quanto fia vero quello che vantano i foftenitori dello fpirito filofonco, eh' elfo , quando il voglia, fappia flarfene a canto del genio delle bell'Arti, e deftreggiando patteggiare con lui, mentre vuol egli imporre non ricever le leggi , e tratta da baratterie di Politici le vetufte opinioni , e le tradizioni da' filologi più rifpettate , quand' anzi lo fteflb meglio avveduto ve le dovrebbe provida- mente introdurre a bene, fé non vi foffero. Anche la Commedia ne rifenti non pur danno , ma preflb che annientamento da quefta grave e tetra filofofia , la quale vi foftitui le Tragedie urbane fempre fofpirofe , e Ipeffo anche tru- ci , a difpetto del codice poetico , che profcrive tali atrocità dalle Scene , e della fteffa morale, che confultata rifponderebbe , intri- fìire il fenfo umano per si efferati efempli , in veduta de' quali i malvagi fi credono ancora dabbene , come non pervenuti per- anche al grado eroico d' un si beli' affaffinio , o d' una crudeltà sì enormemente fublime . Ma quand' anche non fien effe che la- grimevoli , non può niegarfi, che non coftituifcano un terzo ge- nere anfibio ignorato all' antichità , e nato da due impotenze , cioè dal non faper comporre una vera Tragedia , né una conve- nevol Commedia. E quella io chiamo Commedia convenevole, nel cui difegno ed efècuzione vi Ipiri la forza Comica , cioè la giocola feftività , dote delia fantafia più che della ragione , onde la fcherzofa Talia denuftzj al pubblico e vergheggi colla fua sferza gli errori , i capriccj , le fconvenevolezze degli uomini con- trarie all'ordine, per le quali tacque in ogni Nazione il Codice delle leggi rivolto a vendicar i delitti , non i difetti. Ma ben feppe lo fpirito filolofico in ciò ufar del fuo lume , e conofcer- ne i fuoi vantaggi , effendo più agevole l'accattar da' Novellieri un qualche flebile avvenimento , trafportandolo dalla narrazione all'azione , e moralizzandovi fopra faccentemente , di quello che O 0 o 2 trar ^^1 47Ó 11» trar dal fondo della vivente focieta Tempre nuovi foggetd d' in- treccio lepido , ed inftruttivo , cofparfi d' attico Tale , d' arguti mot- ti , d' inafpettati rimandi , irrigui fonti dell' urbano rifo , eh' è una caratteriftica dell' uomo civilizzato , e come l' iride d' un cuor fereno e gentile , a diftinzione de' bruti , e ancor de' felvaggi , ne' quali non fi mauifefta quefta dilicata fenfazioue , ma bensì quella di triftezza e di orrore . Indebitamente adunque confonder fi vogliono fra loro le ri- fpettive facoltà dell' animo requifite all' una ed all' altra profeH fione , onde preponderando al fine nel difeguale conflitto la pode- rofa filofofia , le fentenze fliccedano a' fentimenti , la ferietà alla vaghezza , il metodo all' eftro , e ftiafi 1' anima tutta concen- trata nel raziocinio , anzi che levarfi deftra in full' ali dell' en^ tufiafmo. A torto però fi richiamano gli eloquenti dal fenfibile all'intellettuale , quand'è l'ingiunta lor cura di ridur anzi l'in- tellettuale ai fenfibile , come più vicino a natura , cui tutto deb- bono gli oratori e i poeti , che ben può dirfi che quefì:i nafco- no , e i filofofi fi fanno. A prova di ciò veggiara fovente rin- novarfi fra noi 1' efempio di Cofimo de' Medici Padre della Pa- tria , del quale da accreditata penna fu fcritto : Era fmza àot- tr'ma , ma eloqucnrìjjimo : come altresì addiviene il contrario di molti y alla fluida facondia de' quali par che contraiti la maf: ficcia loro dottrina , come all' agile movimento del foldato T incarco ponderofo della ferrea armatura. Non eh' io profcritta voglia la ragione a' poeti , e lafciata lor folo la fantafia , come da taluni venne appofto al gran Verula- Mio , perchè quand'egli la cofiituì il lor retaggio, volle inteii- derne il principale, non l'unico , eflendo anche a' filofofi giove- voliffimo un particolar giro di fantafia , e la memoria agli uni ed agli altri. Così chi attribuì la virtù alle Repubbliche, e 1' onore alle Monarchie, non perciò volle efclufa la virtù da' Re- gni, né l'onore dalle Repubbliche. Alche io fovente ripenfando ceffo di maravigliarmi, che l'arte noftra cotanto adefchi e foUe- tichi i coltivatori fuoi , perchè riducendo effa all' atto tutte le noftre facoltà non lafcia alcun vuoto nell' anima , e fa altresì intera preda dell' uditore , cioè dell' ingegno colle folerti prove , dell' ^1 477 m . dell' immaginativa co' tocchi pittorefchi , del cuore coli' opportu- ne mozioni , quando gli altri più Teveri ftudj fono riftretti alla potenza intellettuale , non avendo a che farli la verità teologica dell'immaginazione, né la matematica della fenfibilita. La fqui- fitezza del cuore io oferei dirla più raro dono della bontà dell' ingegno, mercè che quefto s'affina e fi perfeziona coli' età e coli' applicazione , ma refta d' aprirfi ancor una fcuola , che infegni co- me rifonder il cuore in tempre migliori ; fé pur non farebbe a temerfi, che non giungefle anzi a fnaturarfi colla coltura. Gotal dono chi l'ebbe a fortir nafcendo fente ad un tempo per uni- fbna cognazione chi fia quegli che parli e feriva, com'iodir fo- glio , di tefta, e chi di cuore, e quella ognor vi predomina, a fcapito di quefto, qualora profando o poetando fi vuol far com- parfa di efitti ragionatori. Legganfi due Sonetti di Francesco Petrarca fuUo fteflb argomento di Laura , che morta fen vola al Cielo ; 1' uno che incomincia: ^ejf Anima gentil che ft dipm-te , e l'altro : Gli Angeli eletti e /' Anime beate , e fi vedrà che in queft' ultimo abbandonato egli all'accela fanta- fia , e all' effiafione del fentimento forprende , intenerifce , diletta ; ma nel primo, cacciatafi come di mezzo fra l'ingegno ed il cuo- re r intempeftiva \aghezza di fciorinar dottrina aftronomica ne ammorza ogni fenfo di tenerezza , e lafcia libero e indifferente il penfiero per girle dietro , e affegnarle il più congruo albergo in una delle fette Gafe del Cielo. Chi ne voleffe altro più recen- te efempio fel abbia in Eustachio Manfredi , che compofe in terza rima per Monaca due Canti , ne' quali vi profufe tanto di metafifica , ed aftronomia , che non più vi ci trovo la Sagra Ver- gine inabiflata fra tanta luce . Non cosi nell'altra Canzone pure per Monaca , che incomincia : Donna negli occhi vo/ìri , in cui vi fpicca da capo a fondo tiftta l'elevazione d' un anima di- . -«SII 478 I^ dilicata , fenza l'orgoglio della dottrina. L' efl*er pero quello (e- conio componimento più noto , guftato , applaudito dell' altro , mo- lira che tuttavia feguiti a prevalere con non interrotta perpetui- tà il knno migliore di que' , che preferifcono la poefia che dipin- ge, muove, rifcalda a quella che non degna di parlare che alla ragione . Cosi piacefle al Cielo , che T Italia noftra n' abbondaf- fe di SI fatti Capolavori nel tenero dilicato itile, che ftato non le farebbe anche recentemente rimproverato lo fvantaggio di non contar che il Petrarca, e dopo una ben vafta lacuna di quat- tro fecoli, il Metastasio. Lo che fé fia vero, e quanto lo fia, non è del prefente aflTunto il brigarmene. E niente più lo fareb- be s'io m'allungaffi a provare tale genere pafllonato effere il più difficile , il più pregevole , ed altresì il più caro all' umana vita , che confcia di fua fralezza gode d'efleme accarezzata nelle fue reali od apprefe miferie con imitate fituazioni , ed ama più chi la compaffiona e conforta , di chi non vuole che ammae- ftrarla ; che pochi fentono il vuoto della sbavigliante ignoran- za , e tutti fanno fentire il pefo delle travagliofe inquietudini . Dirò bensì , che fempre più andrà mancando codefto genere fra noi , a mifura che fulle perdite dell' immaginazione e del fen- timento acquifterà di terreno lo fpirito dottrinale, che non folo y vuol dar l' orme a' viventi in teoria ed in pratica coli' ingerirli in tutto ciò , che da noi fi compone , o fi giudica , ma tutto comprefo e pieno di fé , ritorcendo gli occhi all' età più rimo- te , vede 0 piuttofto travede le fue fèmbianze anche colà ove non fono , e non v'anno ad eflère. Il Vico trovò nell' Iliade la Storia graduata della Società ; il Bianchini una guerra di commercio per Tufo libero dell' Egeo ; il Minervino 1' eruzio- ne d'un Vulcano che ridufle in cenere Troja. Gli allegorifli me- tafifici riconofcono nelle Divinità Omeriche i conflitti del vizio e delle virtù ; i fifici la pugna degli elementi ; gli alchimifti la trasformazion de' metalli ; qual fé ogni provincia del lettera- rio regno lo voglia fuo cittadino , come un tempo ogni Città della Grecia pretefe d'effergli patria. Quindi è pure, che mentre l'intenerito umanifta piange nel iv dell'Eneide full' abbandonata Didone, l'indolente Cronologo s' indifpettifce contro 1' anacronif- jno «SII 479 113» mo di ben tre fecoli anticipati alla fondazion di Cartagine . Il qual difpetto d' uomo che pregia più l' arte di verificare le date y che tutta 1' Eneide , io lo metterei a paro col diletto , che dicea di gullarvi in quel libro iv un celebre Giurifta , pel largo campo che fé gli apriva di riflettere alle molte nullità, che tro- var fi poflbno nel matrimonio fra Didone ed Enea. Cos'i men« tre r umanifta ritorna alla commozione giunto nel ix libro al paflb ove Nifo veggendo l'amico Eurialo folo efpofto alle frec- cie e alle fpade di ben trecento Ibldati , che gli ftan fopra , balza fuor dell'agguato alto gridando : Me me adfum qui feci • in me converfife fenum y O Rurali , mea fraus omnis &c. Me me , gridò , me , Rutuli , uccidete ; Io fon che il feci : fé gli fa inanzi il filofofo Pietro Ramo a rifcuoterlo da quel dolce rapimento , con cui flava ammirando in un giovinetto 1' amor della vita pofpofto alla forza dell' amicizia , e allungato r indice ludimagiftrale vuol ch'egli noti e bilancj in que' verfi un folido fiUogifmo a caufa efficienti , che loicamente conchiu- de , non doverfi la pena che a chi fu autor della colpa. Non v' ha dunque luogo a ftupore , fé attefe le diverfe potenze dell' animo efercitabili nell' uno e nell' altro ftudio , l' uno coli' altro non fi convenga , e fé furrogandofi la memoria alla fanta- fia , e il fapere al genio n' ufciranao metodici laboriofi dettati , anzi che fpontanee animate produzioni , le quali alimentino col vivo interefle lo fpirito dell' umana fenfibiiità non men utile alla focietà che alla letteratura. Il qual vital germe quando un po' più giunga ad iaaridirfi fi ricadrà univerfalmente nella ftoica apatia , o vogliam dirlo , in un impaffibile egoifmo ( eh' omai converrà adottarne il vocabolo , effendone pur troppo diffufa e abbracciata la realità.) E come efpanderfi fuor di fefteflb, e ab- bandonarfi l'uomo alla gioconda illufione di fua grandezza, e a' teneri trafporti della beneficenza, vantandofi l'odierna filofofia d' aver faputo ftrappare a Natura 1' ultimo fegreto , e rivelandolo per — m\ 480 113» per mille penne , che le fpacciate eroiche azioni , i pretefl no- bili afletti d' amore , d' amicizia , di compaffione , di magnanimità non vanno a finire in ultima analifi che ad un tacito ritorno dell' amor proprio , ad un reciproco commercio, ad un palliato inte- refle , che moftrando di voler far bene altrui non intende di farlo che a fé medefimo ? Predomini adunque la facoltà pen- fante nell'opere , che appunto s' addimandano ragionate , e nelle beli' arti la immaginante , riufcendo in quelle si fcollocata la fublimita del fiUogizzare , quanto in quelle la ricercatezza dello fcrivere '. prurigine d' oggidì , che i trattati fcientifici traboccano di colori rettorie! , e di boriofa eloquenza. IH. Rivolgafi ora il penfiero al fine agli uni ed agli altri prefiflb , e fenza lunga inveftigazione fi rileverà quanto fvarj quello cui tende il filofofo , eh' è d'illuminare e convincere , da quel cui afpira 1' oratore , qual è di muovere e perfuadere ; la prima tutta funzione dell' intelletto , 1' altra della volontà . Chi fa prova d' efpugnar l' intelletto non ha a celarne il tenta- tivo e r aflalto , né tampoco a renderfi lavorabile 1' uditore , o fupponendolo tale , 0 non curandofi che noi fia , ballando ciie l'avverlàrio efaurita ogni contraddizione fia ridotto di buona o mala voglia a tacere . Bens'i a chi tenta affoggettire la volontà convien prima procacciarfi l'attenzione, la docilità, la benevo- lenza , e r altre conducevoli difpofizioni , cattivate le quali , può r oratore gloriarfi d' aver col ben cominciare compiuta la metà dell' imprefa. A ciò nulla meglio torna, quanto ì'uril fe- greto d'afconder il più che fi può il poter dell'ingegno e le in- dicazioni del poflèduto fapere , di modo che 1' accorta e blanda maeftria dell' infinuazione induca l'altrui amor proprio nella cre- dula compiacenza d' incanmainarfi da fé medefimo, ailor che vie- ne occultamente fofpinto; e quando pur giunga ad accorgerfi, che il dicitor lo vuol muovere , fia già moffo . Ma chi non dif- fimula fcientifici lumi , ed aflètta la più calzante e fina dialet- tica , devia dal propollo fine , ed attraendo gli animi a forza aperta gl'invita alla refiftenza , provocando negli uditori gelofi dell' efercizio del libero lor potere , la diffidente prevenzione d'ef- fere fopraffatti come dalla ragion del più forte . Se 1' eftempo- rale ^1 48 1 1138» rale eloquenza è più atta a far paflare con efficace rapidità i ièntimenti di chi favella in chi afcolta, anche per la ragione d' efler men colta, artificiofa, ordinata, e fe la troppo vifibile mar nifeftazione della ftelTa arte rettorica nell'aringhe forenfi , làgre , politiche viene profcritta da' noftri Precettori , perchè fcema all' oratore l' autorità , all' orazione la fede , quanto più non avrà a crederfi disfavorevole al buon efito degli eloquenti difcorfi queft' altra più odibil pompa d' intempefliva filorofia ? Quella al più rifveglia nel foverchiato giudice un po' d' ammirazion paflaggic- ra , pafllone languida e fuggitiva , che tofto da luogo al mole- fio penfiero dell' onerofa fuperiorità di chi magillralmente ragio- na non indivifa dalla tacita pretenfione, che l'aflenfo altrui ab- bia ad eflere un debito tributo dell' intelligenza , non un libero dono della volontà. La qual cofa dovrebbero afl'ai meglio capirla i filofofi , come quelli che e' infegnano , che patifce intendendo , e volendo agifce la liiente umana : mercè che coli' intendere la cofa intela entra nell'animo , e col volere fi porta l'animo alla cofa voluta e amata , onde congiungerfi ad e(fa. Il potere dell' eloquenza io lo aflbmiglierei a quello della bellezza , che for- prende , piace , e foggioga . In fatti la fìlofofia illumina, la ftoria iftruifce, la geometria di- moftra , la dialettica prova , la rettorica perfuade . Ma di que- lle due ultime facoltà potrà appieno comprenderne la difcrepanza chi fappia ben diftinguere il probabile dal perfuadevole , e fpe- zialmente avverta il probabile della dialettica elTer quello , che tal fèmbra o a tutti , o ai più , ovvero a tutti i fapienti , od anche a que' foli che fra gli fteffi fapienti fono i più riputati . Ma il perfuadevole della rettorica di queft' ultimi non fi pren- dendo penfiero , poiché furon elfi e làran fempre pochiffimi , tende a predar tutti indiftintamente , o almeno la quantità mag- giore degli afcoltatori , fenza por mente alla qualità , dipenden- do la fua vittoria dal numero de' fuffragi , non già dal pefo ; come il vigor delle rettoriche prove fi calcola non dalla loro folidità, ma dall'effetto, che ne producono. E ficcome il defide- rio di dominar fugli animi , e la cura di celar tal defiderio per ben riufcirvi , produffe , od aumentò almeno , nelle prime focie- Ppp tk <5eii 48 i 113* ta r eloquenza , cosi non pretende già efl'a di generar certezza con chiare dillinte idee , e con prove compiute ed irrefragabili, il che fi chiama convincimento ; ma bens'i coli' eccitamento d' idee confufe e fenfibili , col luccicore d' indefinite nozioni , col credito di citate autorità , col paragone di cafi analoghi , colla copia de' conglomerati verifimili , coi rinforzo dell' amplificazio- ne , colla commozione degli affetti , in un detto , con tutto quello , che parte men dalla ragionatrice che dalla fenfitiva ed immaginativa potenza giunge ad impetrare che le mobili im- prelTioni , le apparenti congetture , gl'imperfetti pareri, quanto all'effetto , equivalgano all' evidenza ; che i veri fono affai po- chi , e r animo umano nato all' azione nello flato negativo d' indecifa perpleffita fi rattrilta , e alla foccorrevole verifimiglian- za comodamente s'arrende . Guai all'attiva vita fociale , fé non baflaffero morali prove ed induttivi argomenti per operare , e fé n'aveffe ad attendere prima di rifolverfi una incontraftata di- moftrazione . S' attenga a quefta quanto vuole lo fcienziato , e lafci a noi il verifimile , eh' è come il vero della fantafia , e tenendo egli rivolti gli occhi alle cofe , li tenga rivolti 1' ora- tore a' giudici fuoi , non effendo la perfuafione la adequazione della verità col difcorfo, ma piuttofto l'adequazione della mente e del cuore del giudice con il cuore e la mente del dicitore . Intendiamola pure , che il perfuadere non fi promuove dalla fo- la nuda e nervofa argomentazione , ma da altre accefforie fov- venzioni che ne rinfiancano le prove , e fpeffo ancor le fupplifco- no . Non parlo degli artifizi della rettorica fcreditati a torto dal troppo zelante filofofo quali infidiofe circonvenzioni , ma di- fefi dalla prefcrizione del tempo , e dall' efempio delle più colte Nazioni , e rinomate Repubbliche . Tanto più eh' effendo tali artifiziofi infegnamenti efpofti già alla cognizione di tutti , per- dettero quel vantaggio che ha l'oftile ftratagemma fin che è fol noto a chi offende , e però fé n' è iftrutto l' oratore per preva- lerfene , anche il giudice n' è avvertito , onde ftarfene in guar- dia. Parlo di quello eh' è fuor dell'arte e pur non poco coopera alla perfuadibilitk fenz' aggiungere il menomo grado all' intrinfe- ca probabilità della caufa , formandofi dell' accidentario e dell' effen- m\ 483 113» effenziale come un' indiftinta forza ed azione . L' antigiudicata opinione della probità dell' oratore ne fa il colpo primiero , mentre innanzi che fé n' oda il ragionamento , fé ne vede Ìj. perfona , e nell'oratoria paleftra , come nelle battaglie , gli oc- chi reflano vinti i primi . La tacita raccomandazione del volto, e della dignitofa perfona , 1' armonica modulazione della voce , la maeftria dell' anch' elfo parlevol gefto , e che fervi un tempo di primo e folo linguaggio , ed altri efterni rapporti eh' aver poflono gli afcoltanti con l'oratore , o con 1' argomento imme- defimati al potere della facondia e alla morale del cuore ben in- telà e giocata a tempo, preparano quelle dilpofizioni propizie ed eccitano quelle reiterate fcofle di forprefa , di commozione , di diletto , che poi infieme fufe e (temperate vanno a rifonderli in perfuafione . Perverte dunque 1' ordine e fcambia il fine chi ignorando che voglia dire perfuafione rettorica , vorrebbe fòftituirvi la logica verità , o la geometrica evidenza , la quale fé vi poteffe pur efiere , verrebbe tolto a mancare la grata varietà de' pareri , la feconda miniera de problemi , 1' ingegnofo contrafto de' fenti- menti , inefficcabil forgente dell'eloquenza, che fenza il dubbio e la difputa vien coftretta ad ammutolirli ; come diverrebber muti repente Demostene e Tullio , fé lor propongafi da pro- vare che il tutto è maggior della parte , o che fono eguali fra loro due colè che fi trovano entrambe eguali a una terza . Dal- la doppia faccia della verifimiglianza oratoria , che ammette pure varie gradazioni e decrefcimenti , onde fpuntano altre forme e propofizioni intermezze , fèmbra quafi dedurfi , che né anche il perfuadere fia 1' ultimato fine della rettorica , ma il dir ac- conciamente per perfuadere ; altrimenti fé chi non ottien la vit- toria fcadefle dall'arte fua , in ogni caufa 1' un partirebbe non oratore , dovendo 1' un de' due reftar vinto . Balla eh' egli qual dotto arciere faetti dirittamente al berfaglio , s' anche appien non vi colga , non dipendendone 1' efito dal fuo volere p pote- re , ma dall'altrui , fuo effendo folamente il modo di concepire e rapprelèntare le colè , non quello di riceverle e acconfentirvi . Se il vero qual lèguefi da' filofofi non eflendo eh' un folo non P p p 2 la- m 4S4 113* lafcia doppio luogo all' elezione o al rifiuto , ben vel lafcia il verifiniile , che non effendo né vero né falfo , accoftafi all' uno o air altro a mifura che vel fofpinge 1' ingegnofa facondia del dicitore. E paflando al fine della poefia eflb è tutt' altro da quello che la filofofia fi propone , la qual non mai certamente intefe d' ef- fer nata e crelciuta per dilettare . L' arte del poeta a tale fcopo è rivolta , e chi le aflfegnò pur quello dell' utile iftruzione , o le affegnò , per mio avvifo , doppio fine , o prefe il mezzo per fine , o pofe per neceflàrio ed eflenzial fine quel che non può eflerne clie 1' occafionale ed il fubalterno • Ed in vero effendovi fra le varie fpezie de' poemi que' che fègnatamente fi diftinguono col nome di didattici , vale a dire , precettivi , non è egli chiaro , che tal denominazione eccettuativa affai impropriamente ad effi s' afcriverebbe , e la fpezie confonderebbefi col gener fuo , fa r ammaeftrevole infegnamento ne foffe 1' univerfal fine d'ogni poefia ? Ne avverrebbe ancora , che tanto più grande e pregevole s'aveffe a riputar ogni poema , quanto più foflè di fruttifere e nutritive dottrine ripieno , perchè vie meglio adempirebbe il creduto oggetto. Il che al comune giudizio fi contrappone,, non che all'autorità d' Aristotele che niegò l'epico alloro ad Em- pedocle che in verfi efametri fcriffe della natura delle cofe . E pure fi dovea ad Empedocle almeno il merito dell'invenzione, cantato avendo in verfi il fifico fuo fiftema , quando gli altri ricantano argomenti tolti di pefo da qualche faccheggiata faen- za , fol tratto tratto fprizzandovi qualche fuggitivo ornamento , ed appiccandovi qualche pofticcio epifodio . E quefto farà pure uno de' grandi vantaggi che a' noftri tempi avrà apportati lo fpiri- to filofofico alla buona poefia , avendola riempiuta di fimili trattati in metro od in rima , i quali né da' profeffori delle fa- enze , né da' coltivatori delle Mufe rifcuoter poffono il pieno contentamento 5 dovendo parerà quelli troppo fuperficiali, a que- lli troppo profondi ; e gli uni agli altri vicendevolmente fé li rimandano . E chi mai per apprender bene 1' arte dell' agricol- tura ricorfe piuttofto all' elegante coltivazione dell' Alamanni , che all' opera fuftanziofa di Pier Crescenzi ? O chi per conofcer fon- m 485 Its» fondatamente 1' origine delle fontane ne ftudiò il poemetto del Lagomarsini , anzi che il trattato del Vallismeri ? Il nome di poeta nella Tua Etimologia non altro fuona che creatore, e appunto nel greco finibolo chiamafi Iddio Padre On- nipolfente poeta dei Cielo e della Terra , come quegli che donò l'elfere e il parere a tutto quello che dianzi non cfifteva . Per non demeritar si gran nome deve perciò il poeta offerire allo fpirito nuove idee e rivenirle di nuove forme gentili , onde vi- brar incelìànteniente la maraviglia e la gioja negli animi folle- ticati dalle invenzioni pellegrine , e non già dalle ufitate remi- nifcenze. Quindi patir fi può la mediocrità negli oratori , non ne' poeti, perchè nelle cofe e nell'arti di pura dilettazione, non effendo elleno necelfarie fé ne fconfola agevolmente lo fvogliato fenfo, fé fcadono un micolino dalla più fquifita eccellenza. Gost addiverrà dell'oratore paragonato al filofofo , ed in queito meno che in quello fé n'avrà a fchito la mezzanità, in ragguaglio al fine che fé n' attende : potendofi fotto quefta veduta ridurre gli ftudj a tre clafli ; altri che rifguardano la fola utilità , come la filofofia , e 1' alte difcipline ; altri 1' utilità e il diletto , come l'oratoria, la ftoria, l'architettura; altri il folo diletto, come la poelia , la pittura , la mufica. Non però niegar vuolfi , che ne fia difgiunto ogni profitto da poefia , badando il dire che pennelleggi azioni e caratteri , ritragga viz; e virtti , rifvegli af- fetti d'ogni ragione, ond' ifpirarne l'imitazione o la fuga ; ma ciò con efito incerto. Certo bensì può dirfi 1' altro giovamento e che non fa mancarle giammai, vale adir quello che promuo- vefi dallo fteflb diletto , il quale , da poi che s' incominciò ad alfaporarlo , diventa un vero bifogno di natura , tanto più mordi- cante quant' è più infaturabile il fondo dell' anima che quello de' fenfi corporei , non avendo eflà organi che efercitati fi ftan- chino e affievolifcano . Anzi l'incontentabilità dell'interior fenti- mento par anche maggiore di quella dell'intelletto; quello quand' abbia una volta intefa una verità ne rimane per fempre appagato, ma per quanto da noi fi leggano e rileggano i clafiìci autori noftri, lo fpirito non fé ne ftacca giammai fatollo , trovandovi ognor nuo- vo pafcolo di non avvertite , e quafi per lui rinafcenti bellezze. Non «611 48<5 113* Non dunque la bella poefia, che conforta gli animi colle foa- vi attrattive del piacere , fia travolta dallo fpirito filofofico all' altra deftinazione di giovar infegnando , cambianda come natura col cambiar fine; il qual fine, benché ultimo nel confeguimento , ha ad eflere il primo nell' intenzione. S' avvii per l'altro fen- tiero il filofofo ali' imberciata fua meta di beneficar 1' uman ge- nere con fondate iftruzioni ,, e lafci intatta agli amatori delle mufe la dilettevol lor arte y che tiene si intimo rapporto colle care noftre paflloni , non per am-moUir gli animi , e molto mena inviziarli , clie cotal canone nelle noftre poetiche non fi. legge , ma per alleviarne le miferie , o condirne le infipidezze della vita » Cosi a avverrà ad un tempo , eh' eflà pur benefichi gli uomini , perocché l'onefl^o piacere rendendoli foddisfatti influifce fuUa bontà del carattere ^ e quefto fulla pubblica tranquillità ; che che ne Tentano gli fcienziati che con dileggiatrice compaf- fione la riguardano per opera graziofamente perduta . I quali , quando non vogliano mifurare il merito d' una profeffione , che dall'immediato folido frutto apportatone alla focietà, dovran pof- porre , per efler giufti e coerenti , al fornajo ed al fabbro il metafifico e il poliglotto .. Se il fine adunque n' è si diverfo , e il fine fi è quello che con forza ,, quafi direi , retroattiva ne rifonde fulle cofe l' indole ed il carattere , come camminar po- tranno del pari filofofia ed eloquenza , fé entrambe in ogni tempo le linee loro a diffimil meta tenner rivolte ? So anch'io che all'antica età di Protagora furono una fteffa /cuoia la filo- fofia e la rettorica , ma (o ancora che lo furono per breviffimo intervallo , e che tofto fi Icompagnarono , né per si diuturno Gorfo di fecoli fi videro ricongiunte. Lunga fondata prova non effer elleno di tempra si concorde , né di si mutua adefione , anche in riguardo allo fcopo loro, come or fi penfa: mercè che le cofe amiche e fcambievoli ftentano a difunirfi , e appena dif^ giunte per naturai tendenza fi cercan di nuovo fra loro , e s' affrettano alla riunione . Quanto fignifichi poi la difparità e fcambiamento del fine anche nell'Arti le più cognate lo fi ap- prenda dalla taccia data a Demetrio Falereo di corruttore deir eloquenza ,, non per altro fé non perchè le aifegnò il fine della poe- "«eli 487 II3> poefia, eh' è il diletto, mentre il dilettare nell' oratoria non ha che a fervir di mezzo ad ottener l'altro fine, eh' è il perfuadere. Quindi è che la poefia, purché non frivola o fcipita, ottien Tem- pre r intento Aio, non Tempre l'oratoria, quantunque grave ed energica : perchè il piacere non trova oftacolo , bens\ vel trova r infinuazione d' un' opinione fpeflb ripulfata dalla contraria negli uomini prevenuti , o non mai del tutto difappaffionati , provan- dofi incompoflibil cogli animi lo flato d'indifferenza totale. IV. Quantunque 1' eloquente per iftabilire e convalidare gli aflunti fuoi debba ricorrere alla potenza ragionativa , e in ciò rincontrifi col filofofo , niente di meno le modificazioni del ra- gionare , e le formole argomentative fon s\ diffimili , che alcun direbbe effer eglino due conofcenti che rattamente s' abbracciano e baciano per congedarfi. Ed in fatti la rettorica non è una faen- za , ma fi bene una facoltà , o perizia , od arte , che a diffe- renza dell' efatte difcipline prova le cofe, quand'anche ne ignori la natura delle cofe provate , e fi vale di manchevoli ftromenti , quali fono 1' efempio e 1' entimema fimolacri dell' induzione e del fiUogifmo, nel modo che la perfuafione è il fimolacro della accertata evidenza. Quanto all' efempio , farebbe opera perduta r interelfarfi a moftrare quant' eflb fia più debol prova dell' indu- zione dialettica , badando il fapere , che quella ha per principio d' argomentare dalle parti al tutto , e quello da una parte fol- tanto ad un' altra parte , provando quello che può , e potendo alfai poco , fé non venga a foccorfo la fcaltrezza di noftr' arte , di cui fi rendettero ornai complici anche gli uditori per conven- zione fcambievole. Per lo che affai fovente fi valgono gli ora- tori dell' efempio in modo, che particolare efTèndo, abbia elfo a dare quel che non ha , cioè un' illazione univerfale , e però fi fan libito in fua legge il dire : Che i prifchi Romani aveano precognofcenza dell' ecclifll , perchè Sulpicio Gallo , per tacer d' altri (ed altri in tutta l'antica Romana Storia non ne faprebber trovare ) una ne prediffe all' efercito di P. Emilio : lo che non prova giìi che i Romani le eonofceffero , ma che alcuno fra loro non le ignorò . Ecco perchè si fpeffo ricorrono alla s\ cara figura da lor creata di cangiare il fingolar numero nel plurale , ende ■«SII 488 ìm onde poter dire i Sulpizj Galli , come van buccinando ad ogni tratto , i Danti , i Tiziani , i Galilei , Genj ch'anzi dalla fin- golarità traggono il loro vanto. L'oratorio entimema poi com'è di cofe particolari , cos\ non altro che il particolare concliiude, pretermettendo le propofizioni univerlàli , dalle quali fole fi genera la fcienza , od almeno 1' opinione. Elfo perciò difettivo fillogifmo a ragion s'appella, non tanto perchè mutilo d' una proporzione , quanto perchè manco di valore e veracità , fé col fillogifmo logico fi mifuri. Né fi dica efler elio un fiUogifmo intero nella mente , e tronco fol- tanto neir efpreiTione , fopprimendofi a bella porta la propofizione generica, come troppo ovvia e chiara all'uditore, il qual fi com- piace a fupplirla del fenno fuo , e ne fa buon grado all' oratore che l'onorò del fuo filenzio riputandolo un foilitutore opportuno. Io anzi farei inclinato ad opinare che fi tralafci , perchè s' elTa vi fi apponga , troppo manifefb.mente fé ne rivelerebbe aflki volte r infuffiftenza . Per noi è d' oro in oro fé dicafi : Egli è po- vero , adunque viziofo. Ma guardati d' appiccarvi la univerfale propofizione: Tutti i poveri fon uomini trilli; perocché mal vi reggerebbe , non men che l'oppofta fua: che tutti i ricchi fieno da bene. E fé queft' altra vi fi riponga: Molti fra i poveri fon viziofi, non fé ne inferirà torto che quegli, di cui tu parli, lo fia , potendo effer comprefo in quegli altri molti che non lo fono. Del che l'oratore ben avvedendofi lancia per lo più l'en- timema per la figura interrogazione, la quale dirtraendo le men- ti dall' affermazion pofitiva , ne mantella la manchevolezza , e ne ftorna come una macchia con piega induftre. E però dicefi : Come mai non dovrà riamarti chi ben conofce che tu lo ami ? Se la minore propofizione fi enuncj aflertivamente : Rendono gli uomini amor per amore , effa troverà nell' uditorio afiai contrad- dicenti, non tanto per raziocinio quanto per efperienza, e in luogo d'avvalorarne la forza, ne accuferà facilmente l'imperfezione, e ne danneggierà la caufa , perocché la mal ferma bafe feco involve nella caduta ciò che le vien fovrapporto . Sebbene adunque ami r oratore per irtituto dilatar piuttofto che rirtringer le fila del fuo difcorfo 5 ad ogni modo lafciando al dialettico il fillogifmo più •«SII t89 U più lungo eJ intero, per fé ritiene lo fmoccicato e il più breve. Dal che comprendafi , che nella topica noftra , a dilTomiglianza del dialettico , ci contentiam d' aflài poco , prendendo le enun- ciazioni non nella piena lor fliccia , ma di proffilo , e pefando i gradi del più e del meno colla iladera , come dicefi , del mu- gnajo , non colle bilancette dell'orafo . Per quello il dialettico , come ne fuona la greca etimologia , ammette avvicendate iflan- ze e rifpofle , onde a palmo a palmo conquiftarfi il contefo terreno della difputata verità , e 1' eloquente fegue a ragionar egli folo a diftefa e d'un tenere non mai interrotto , dilfimu- lando con l'oftentata ficurezza la diffidenza delle fievoli ed am- bideflre Tue prove. Cos'i pure fcaltritamente avviticcliiando fpeflb la maggiore nella minore , o quella in quella , od entrambe nella confèguenza , e fovente cominciando da quella la capovolta argomentazione , fa si che gli uditori lòprapprefi e fviati non ne veggan la forma , e ne lèntano l' impreffione . Tutto ciò come mai non avrà a femhrar fallacia e difragione al filofofo ufato a fillogizzar fempre colla più ftretta efattezza , fé non fi difvezza ad un tratto de' fuoi principj , e non ritefle tutto fé fteflb ? Il Poeta poi molto piiì difconofce la rigid' arte de' Sum- molifti , ed una ne adotta del tutto fua , e fdegnando di pro- cedere di premefle in premeffe , fi fcaglia alle conclufioni , ge- neralizzando anch' egli i particolari con invafata immaginazio- ne , e con cuor perturbato , da cui fé gli prefentano gli og- getti tinti d' altro colore da quel che fuol contemplarli la fe- data ragione . Qual più sbaleflrato paralogifmo ad ogni filofofo dell'argomento d'Arianna preflb Catullo Carm. 6^. v. 143. Jam tum nulla viro jurmti fcem'via crcdat , Nulla 'viri fperet fermones effe fiàeles . eh' è lo fteflb di Bradamante preflb 1' Ariosto , Cant. 32. Mi fera a chi più mai creder degg io ? V6 dir che ognuno è perfido e crudele , Se perfido e crudel fei Ruggier mio. Q.qq -■ e del- «eir 490 \^ e della Balia di Giulietta contro Romeo , ch'avea uccifo il pa- rente di Giulia ftefla , Atto 3. Se. 4. di Shakespeare Non V ha pih onor fra gli uomini , uè fede f Tuffi malvagi , ipocriti , fpergiuri . Argomentan coftoro , come fé Tefeo, Ruggiero , Romeo fie- no la fola mifura di tutti gli uomini creati , e neflun altro buono e fido trovar fi polla nel mondo intero s' elfi noi furo- no , balzando fcompigliatamente dal fingolare all' univeriàle , dal relativo all' aflbluto, dal centro del fenfo proprio al cerchio del comune fenfo . Il che or mi fa meglio intendere la dottri- na di Cartesio ( Medit. 6.^ ) che la mente q^uando penfa dal- la circonferenza degli ertemi oggetti riede al centro di fé me- defima , e quaad' immagina dal centro di fé fteffa rivolvefi alla periferia deli' univerfo . Un' anima invertita di gagliarde pertur- bazioni non pela ma vibra , e 1' efiger cl\' effa pur refti nello flato primiero di placida riflelfione , egli è un pretender che l' a- nima rtefla ,' perturbata com' è , feguiti ad apparir ferena in vol- to , fenza la menomiffima alterazione di colore o di tratti del- la naturale fifonomia . Pur troppo la paffione ha effa pur la fua folca diverfa da quella de' filofofi , che inerendo a' loro principj guatano , cred' io , la fenfibilitk come un' imbecille fievolezza , e cercano di conofcere le paffioni fol per combatterle e rintuz- zarle . Il che dimortra che 1' etica ftefla , la quale pur fembra la difciplina la più affine all' eloquenza, in fondo poi anch' efla ne difconvenga , volendofi dal morale filofofo ridotti gli uomini po- fto , univerfale , ma partiene al nitido profatore. , e al facil poeta ridurre Taftratto al materiale , il compofìo al femplice , il vago ed indefinito all' individuato e particolare , apprefentan- do oggetti fenfibili fciolti da quelle relazioni infinite che ten- gono con l'univerfo e fra loro , e confideraiìdo il uomo non in natura , e nella fua definizione , ma 1' uomo peculiare di quel clima , di quella Religione , di quella Patria , di quel carat- tere , di quella età , di quel partito y di quella prefentanea im- preflTione , che fi vuol fui momento fpegnere o fomentare . Po- tere fol troppo grande per chi n' abufa , colpa dell' artefice a non dell' arte , o vogliam dirla , più dell' uomo che dell' ora- tore . Il filofofo parla fempre ad un modo in coerenza dell' adottate fcuole , ma 1' oratore di jeri , non è quel d' oggi .. E fé , come a tutti tiene il difcorfo fteflb , cosi doveflè parlar ad uno ad uno partitamente , egli s' induftrierebhe di variar linguaggio con ciafcheduno , a feconda dell' indole e de' gradi della pafTione non mai riconafciuta par pari in due diverfi in- dividui , e neramen nello fìeffo in fituazioni diverfe . Cosi quello che venne aflblutamente afferito da Aristotele , e fpie- gato dal Segretario Fiorentino fol con efèmpj fiorici , vien di- moftrato ancora con la ragione , cioè che il popolo ne' partico- lari non s' inganna , ma bensì negli univerfali : perocché il fenfo è di quelli , e 1' intelletto di quelli , e il popolo vive più di fenfo che di ragione . Quello fi è pure il perchè gufta il popolo nella mufica h. melodia , la quale è una parte , più dell' «su 509 1[3* dell' armonia , eh' è un mirto di tutte le parti , che confértando contraftano fra di loro ; cosi che parmi l'aflurdo fteflb il diri! , mufica dotta, che eloquenza filofofica , poiché limitandofi quefta ai foli addottrinati , quella a' fòli intelligenti del contrappunto , rimane ripulfata prepotentemente la moltitudine da quell' Arti , alle quali a ebbe da natura il dritto e la vocazione . O dunque il popolo , confiftente in più che in due terze par- ti dell' uman genere, non ha ad aver voce che lo affifta, lo di- letti , lo muova y lo difciplini , o v'ha fol quella dell'oratore, e del poeta ; ond'è, che per finire ov' incominciai , non già lo fplrito filolòfico fempre amico della giudezza, dell' ordine, della ragione , ma il furor enciclopedico , il cui nome pur fuona in- tolleranza d' ogni confine , vuol egli invadere anche la libera pro- vincia dell' Arti umane , rtata finora come il comunal bene di quella fchiera innumerevole de' noftri fimili , a' quali mancò la voglia 0 il potere di coltivar 1' intelletto , fenza danno loro fentito , e con utile della focieta , che più di lavoratrice che di meditativa gente abbi fogna . Rientrino dunque rientrino ne'lor dovuti limiti le Scienze e r Arti , eh' anche nella differenziata lor denominazione ne an- nunziano la diverfa lor indole e miniftero ; né fi voglia violen- tar r une , e 1' altre ad un difcorde mefcuglio , il quale prefto ci ricondurrebbe a quel Caos del mondo intellettuale , per cui fvolgere e riordinarlo in adeguate claifi , e in ripartiti rami vi bifognò il decorfo di più fecoli , e l' opera di tanti ingegni . RA- o -«eli 510 115* « RAGIONAMENTO DEL SIGNOR ABBATE GIO: ANTONIO GAllDIN In cui si prova che l' Educazione morale DELLE Nazioni e' meglio affidata alle iNSTiTuzioNi Poetiche di quello CHE ALLE Filosofiche. ( LETTO L" ANNO MDCCLXXX. ) X^Lla è comune opinione non dirò dei filofofi ma degli: fcienziati , che la Poefia debba riguardarfi come un luflò dell' ingegno , un pafcolo della fantafia , un' arte atta bensì a deftare' una fterile meraviglia , e un paflaggiero diletto , ma da cui ne l'umano fpirito né il fiftema della vita fociale poflàno Iperare alcun frutto di folida utilità. Indarno i poeti formando all' Arte- loro un' elogio , che le credeano dovuto , la chiamarono fpeflb fcuola del cuore , guida della vita ; indarno molti tra i filofoft ftefli riconobbero in efla un efficace ftrumento , per cui dominar fugli affetti, ed influir fui coftumi; indarno in fine l'antica tra- dizione ci diede la più alta idea del fuo merito , allorché dalla; fua voce ammanfati ci difle gli animi piìà feroci , erette Città , Leggi fìabilite e cangiato afpetto alla terra. Fole fole appunto fon quefte e vaneggiamenti poetici fecondo quefti aufteri , e freddi talenti ; o fé pur la poefia potè mai in qualche parte effer utile, ciò dicono effer forfè avvenuto foltanto nei rozzi tempi della primiera ignoranza , in cui l'intelletto ancora, per cosi dire,, bambino non potea far un pafTo nel fentiero della verità fenza. brancolar tra i fantafmi della favola e dell' errore . Ma poiché Fumana mente é pur giunta alla maturità , ampliata cotanto la. sfera delle umane cognizioni , in tanto fplendor di ragione fa^- rebbe follia l' intratteneril più a. lungo tra quefli fogni ingegnoli ,, in *«eii 5«i 113» ia cui debil raggio di verità fol tra molt' ombre traluce, quando ci è lecito di falire alla fonte fteffa del vero , e attignendo ad efTa i principi luiuinofi dell' evidenza renderla Icorta ficura dei nodri pafll. In confeguenza di cosi fatti penfa menti i teneri gio- vinetti, che atti non fi credono ancora ad afferrare altro ftudio, occupati vengono fol per pochi anni nella lettura dei poeti pofti nelle lor mani foltanto come piacevoli ed eleganti fcrittori, e a quella fi tolgono tolto che fembra in elfi col vigore del corpo appalelàrfi quello pur della mente, e di la trafportati, fi affidano alla filofofia , come a colei , che fola può piantare ne' loro ani- mi col raziocinio i fodi fondamenti di ogni morale principio. Che la facoltà poetica fia d' un pregio molto maggiore e più fo- lido di quello , che foglia crederfi dal volgo dei dotti ; che pofTa ella influire efficacemente fui bene della focietà ; che i Legisla- tori e gli alfeanati Politici poffano farne mafTimo e feliciìfimo ufo , fu provato non ha molto fuperiormente , e con profondita di ragionamento , ricchezza d' ingegno , e fquifitezza d' eloquenza porto in tutto il fuo lume da un ragguardevole Membro di que- lla noftra Accademia, che gareggiando in quefto illuftre foggetto coi migliori ingegni d' Italia , colp'i meglio d' ogni altro nel fe- gno , e meritar feppefi la contrattata Corona {a). Seguendo io le luminofe fue traccie , benché troppo difuguale di forze , m' ac- cingo a varcare oltre la meta a lui già propofta , ed animato dalla perfuafiQ;ie ofo aflerire , che il linguaggio della Poefia , voglio dire quello della fantafia e del fentimento , non è fol- tanto utile alla focietà ed al coftume , ma che a preferenza ed efclufione di ogni altro s'i neceflario fi rende , che ai Poeti riìizi che ai filofofi la generale àifctpltna del cuore , cioè le morali e politiche iìjjìitiizioni di ima intera nazione debbo7io ajfolutamente affldarft. Né fiavi però chi creda, ch'io pretenda con facrilega au- <3acia di toglier dai mondo la morale e razionale filofofia, fé alle loro mani non commetto liberamente il governo della educazion nazionale. Rertino pur effe le facoltà direttrici, e formino la fcien- za arcana dei Condottieri, dei Capi delle Nazioni; ma non mo- ftri- (a) II Signor Abbate SiBriiATo, la argomento fu coronata dall'Accademia di cui Dillertazione fopra 1' accennato di Mantova . «èH 512 113^ ftrino ài fé ftefle fé non quel tanto , che ferva al vantaggio reale della umanità ; come appunto dai Gabinetti politici non emanano , che i decreti necellarj , ma le cagioni , che li detta- rono , reftano arcani dello Stato. S'avvolgan pure alcuni pochi nei labirinti del firtema intellettuale, fcendano negl'intimi recefli del cuore umano , fcoprano l' occulto germe delle pafTioni , ne cal- colino i gradi e le forze ; lottino animofamente colle contraddi, zioni , e coi dubbj ; e coi fottiii ragionamenti tendano lacci alla troppo sfuggevole verità ; ma bafti a quelli profondi ragionatori di dar al pubblico gli affiomi più certi , i teoremi più lumi- nofi , i precetti pratici , e riferbino per loro le definizioni fqui- fite , gli fminuzzamenti delle divifioni , le tele fottiliflìme dei raziocini , le prove cadute dalle nubi , le queftioni pericolofe, i freddi calcoli dell' analifi , e tutto il gergo mifteriofo degl' ini- ziati : in una parola , qualor fi tratta d' iftruire una intera na- zione nelle mafllme della vita, e generare in effa un forte fenfo della virtù , del dovere , al linguaggio de' filofofi fi foftituifca la voce dei poeti , come il mezzo di neceffaria comunicazione che leghi quelli due eftremi tanto fra loro diigiunti , popolo e filo- fofia . Sarà dunque mio afiunto , egregi Accademici , di fare un «fatto ragguaglio fra i mezzi diverfi , che dai filofofi , e dai poeti fi fcelgono , onde ifpirare negli animi le morali e poli- tiche verità; nel qual confronto fé fatto mi venga di diuioftrar- vi , che il linguaggio dei primi non è né univerfale , né ficuro abbaftanza , né pronto negli effetti , ,nè operativo , né in fine del tutto efente da non leggieri pericoli, mentre l'altro tatti quelli pregi in fé accoppia , né può produrre alcun efletto nocivo , io crederò di aver pienamente adempito al mi© aflunto , di aver da quello allontanata ogn'idea di paradoffo e di vana jattanza, e di aver richiamata la poefia al fuo vero oggetto ; ilantechè il pia- cere non è a lei fine , ma flrumento , né fi appaga foltanto di allettare gli Iguardi , ma di rifcaldare i cuori e di muoverli alla virtù ; fimile al Sole che non s' alza full' Orizzonte fol per ri- veftir le cofe della fua luce , ma piuttoflo per animare, invigo- rire , e fecondar la natura. La morale e la politica come due circoli concentrici nell' uomo ri- 4sa sij n» riguardato in tutte le fue relazioni focievoli anno il lor centro comune ; e la di lui felicita , qual puofll ottenere , cioè a dire il miglior ftato morale di ciafcheduno e dell'intera focieta, è il folo oggetto, a cui le loro linee tendono concordemente, i'una all'altra preltando fcambievoli uffizj. Occupate entrambe di que- llo e più che intefe ad arricchire di nuovi lumi la mente, vol- gendo ogni lor opra ad effer guide dell' uomo per il fentier del- la vita, fcienze pratiche e operatrici anziché di pura fpeculazio- ne, né ftromciiti foltanto di utile curiolita, ma di un bene a noi necelìàrio, non debbono chiufe in feno alle metafifiche fcuo^ le e pochi chiamando a parte de' lor mifterj parlare ognora un attratto e fpellb ofcuro linguaggio; ma di pochi, chiari e gene- rali principi formata ftabile bafe ai loro precetti , debbono alle orecchie di tutti adattar la lor voce , prefiggerfi l'ammaeftramento e il vantaggio dell'intera focieta, e le poche, ma chiare maflime da lor diffufe riveftir di tal luce , avvalorar di tal forza , che un' intima e forte perfuafion feco traggano , ed entrate una volta negli animi in cffi v'imprimano indelebili traxcie e profonde. Glie quello fiafi oggetto di prima neceffitli a chiunque tenta d' infondere negli animi altrui i veri fenfi d' onelta e di patrioti!^ mo, egli è ben facile a dimoftrarfi. Imperciocché dal trarre dai penetrali della Filofofia quelle maflime e quelli precetti , dal fiperli render comuni e fenfibili , dall' infonder in effi queft' in- \'incibile forza di perfuafione, il neceflàrio addottrinamento dipeti- de di quella parte degli uomini, che più n'abbifogna, ed è la più trafcurata; dipende il forte attaccamento a' principj , che la prima educazione e' infufe , e per cui folo nel refto della vita poiliam refiftere agli urti delle pafTioni e alla feduzione del vi- zio ; dipende in fine quell' entufiafmo della virtù , che è il folo fonte delle nobili azioni, il quale fé venga a fpegnerfi, crollano i fondamenti d'ogni morale e politica coftituzione. Potrebbe, noi niego, fembrare a prima villa che della ragione e del di lei di- moftrativo linguaggio opera foffe ed uffizio lo fpargere fopra i morali e politici ammaeftramenti queft' evidenza trionfatrice e quefto vigor penetrante ; ma quefta fuppofizione è troppo chiara- mente fmentita dall' efperienza . Imperciocché puriffimo ente di Ttt ■ fola «SJI 5 '4 113» fola ragion non è l'uomo, fu di cui effa fola fenza ritardo o contrailo parli fovranamente . Ammirabile comporto d'elementi varj e diverfi, ora concentrato ne'fuoi penfieri, che lentamente s'aggirano, ora in preda agl'impeti, che un fenfibil principio in lui defta , fofpefo ed ardente , docile ed intrattabile a vicenda fcorgefi ad ogni paflb contraddire a fé fteflb; e ben non ignora chiunque a lui per fuo vantaggio fi preda, eh' egli fimile al fa- volofo Proteo fi moltiplica ad ogn' iftante e fi cangia; e che quella ragione pregievol dono del cielo , che in lui fu porta, da tante refiftenti forze è circondata ed involta, quante fono le forti e rozze corteccie, entro a cui la natura volle rinchiufo il diamante ; di cui fé lentamente T arte cogli sforzi fuoi non lo fpogli, l'interna puriffima lucidezza non fi difcopre. Per tanto inutile è il lufingarfi, che l'uniforme, il precifo, r attratto linguaggio della ragione, alle cui fonti ignote il co- mune degli uomini né vuol, né può rimontare, il più atto fiafi d'ogni altro a verfare in feno alla focieta le morali e politi- che iftituzioni: anzi confiderati gli uomini non quali effer do- vrieno, ma quali fono, d'uopo è rtabilire, che in quell'arti, che fi prefiggono il dominio del cuore, effer non può il piìi opportuno. Né ciò deve afcriverfi a colpa della Filofofia , ma folo alla fventura degli uomini, i quali popolo la maggior par- te, non avendo piume da foUevarfi, cortretta fi fente a rader la terra, bifognofa di chi s'abbaffi a lei per guidarla, non di chi feco con fuo pericolo la tragga a volo. Ed in futi dov' è que- fta focieta d'uomini non meno immaginari dei Cittadini Filofofi , ne' quali fiafi la ragion dirozzata , e dall' ufo invigorita in tal modo, che trar porta le cognizioni tutte, che all'uom morale o al Cittadino appartengono , o immergendofi con Cartefio nei tor- tuofi e profondi receiìi delle fue m.editazioni , o con Platone in- nalzandofi alle fue sfere dietro al rapido volo de' fuoi penfieri fublimi ? Pochi pochi per certo un favorevol dettino , una col- tura indefeffa traffe felicemente full' orme di quefti Genj elevati; mancando agli uni forza , penetrazione di mente , che folo è do- no di pochi, e trovandofi gli altri involti in gravofe cure , che ne allontanano i mezzi, e ad occuparrt li chiamano folo in quel- le «Èil 515 IISS» le arti , che appagar pofìTono i neceflarj bifogni . Per tanto da pochi intefo qaefto linguaggio, fol di pochi può penetrar nelle menti , può procurare i vantaggi , reftandofi per comune degli uomini qual' era appunto la facra e miileriofa favella degli Egi- ziani . Quindi ben giuftamente da Cicerone è tacciato degli Stoi- ci il coltume, che con aftrufi e fottili difcorfi ifpirar voleano negli animi la virtù ; e quindi non è certamente util configlio il permettere , che infegnamenti si neceflarj in modo tale fi por- gano, che refa fiane imponibile al maggior numero l'intelligen- za. Che fé talun mi foggiunga, che alcuni pochi ammaeftrati nella fcienza del vero difcendendo, per cosi dire, dall'alta fede, ove appartati dimorano, ad abitar verranno cogli uomini, e fol del comun bene folleciti, l'altrui debolezza facendo d'ogni lor paflb mifura , trarranno il vel fovra importo ai loro mifterj , appianeranno le vie, e benché pochi diffonderanno fu tutti un benefico inffuffo; ammiratore di effi, e apprezzator de' lor meri- ti, pur crederommi lecito il dire, che non potranno apportare un tal benefizio all'intera focietà. Imperciocché e troppo fcarfo per la grand' opra è il lor numero , e troppo 1' auftera fronte della Filofofia fembra inamabile al volgo, che al fuo apparir fi allontana, e l'abitudine ftelfa di meditare ed il piacer che ne coglie chiunque del vero è feguace, troppo difgiunge il penfàtore del volgo; ed è per fine difficile, che chi lungamente non fa- vellò, che coll'aflrufo linguaggio della fcienza, parli pofcia all' intere nazioni quello ancor, che dimandano la fantafia e il fen- timento, facoltà che nel comune degli uomini troppo fi mefco- no in tutti i loro penfieri, e tengon luogo ancor di ragione, ove ragion non prevale. Che fé quelle penetrando talvolta in tutti i noftri giudizj pof- fono ancora a lor grado trarre al lor partito la volontà ed in- fluir fu i fuoi moti; e fé poco, o nulla ottienfi dagli uomini, qualora in quelle pure da noi non fi ftampino impreffioni pro- fonde e durevoli, nuovo argomento mi forge a fronte, per cui riputar men ficura l'opra del Filofofo e infufficiente l'ufo del fuo linguaggio , qualor per effi fi voglia nelle intere nazioni il facro foco delle morali e civili virtù accendere e alimentare . Ttt 2 Im- m 5i<5 |[5* Imperciocché movendo i Filorofi da generali principi ì 6 tutti intefi a trarre da quefti con forte e ben connefla catena d' ordi- •nati ragionamenti legittime confeguenze , alla ragione foltanto rivolti ad efla fola favellano , che nelle umane determinazioni non è la foia , né fempre la più forte delle cagioni motrici y delle quali l'interne macchine né moffe dal Filofoto, né porte in ufo, e pofcia fcofle dagli impuliì d' oggetti ad effe in tutto conformi, contrappongono la loro forza , diftruggono quant' egli pianta, né lafciano allignare nell'animo i puri femi, ch'egli vi fparfe. Ed in fatti e che vai non di rado della ragion porre a ironte il terfo fpecchio del vero e fcuoterla per effo da quel fo- pore, in cui giace, fé dall' altre facoltà dentro anguIH confini riftretta, e combattuta a ogni iftante, o cede vinta, o languida troppo contro di lor non £1 fcaglia ? Dov' é la Logica , che con ficuro fucceffo tener poffa a fronte delle paffioni , ove avvampa- no? Ragioneranno forfè feco lei ne' lor più forti trafporti l'ira atroce, l'amore impaziente, l'irragionevol timore? Incitati dalle larve di fantafia feduttrice forgeranno dal cuor quefti affetti a perturbar la non durevole calma di Fiìofofica perfuafione ; e con- fufi allora i limiti di facoltà s'i diverfc , in vano reclamerà la ra- gione i fuoi diritti ufurpati. E potrà forfè fperarfi, che il filo- fofico ragionamento ammanfando gli affetti , e docili traendoli alla faa voce, giunga a fgnoreggiare fopra di loro ? Diverfi fo- no, non fon già quefti i ìuoi pregi; e quindi è, che le morali dottrine dal freddo ragionatore propofte giungono all'intelletto^ ma non difcendon nel cuore; quindi è che parla in lor favor la ragione, ma contro d'effe parlano più forte ancor le paffioni; quindi é per fine, che all'Eroifmo ultimo punto di Morale per- fezione, dove tutte mirano le morali e politiche iftituzioni , non fi traffero in alcun tempo gli uomini con lenti paffi del razio- cinio, ma col lanciar la ragione con altre fcoffe oltre i comuni confini. Ma k l'oppofta forza delle viziofe appetenze, le quali non ft piegano a fiìofofica voce, che il lor linguaggio non parla, fa s\ che quefta divenga inutile ftrumento delle morali dottrine, la ragione fteffa, che tardi fi defta , e che deftata non ha che lenti prò- Parte li. Della caitja pih -efficace, e Memoria del P. Antonino Valfecchi fopra i vantaggi che dalla Filofofia Specolatrva derivavo alla Società 447 Memoria del Sig. x/fùbate Clemente Sibiliato fopra lo Spirito Fi' iofofìco nelle Belle Lettere 4S^ Ragionamento del Sig. abbate Antonio Gardin , in cui fi prova che r Educazione morale delle Nazioni è meglio affidMa alle JJìitttxjoni Poetiche M quello che jille ^Filofofìchs 3 IO NOI NOI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA. A Vendo veduto per la Fede di Rcvifìone , ed Approva- zione del P. F. Francefco Antonio Benojfi Inquifitor Generale del Sant' Offizio di Padova , nel Libro intitolato : S'ìggi Scientifici , e Letterarj letti nelf Accademia di Scien'ze , Lettere ed Arti di Padova .^ ec. Tomo Primo MS. non vi efler cofa alcuna contro la Santa Fede Cattolica , e parimente per Attefiato del Segretario Noftro , niente contro Principi , e Buoni Coftumi , concediamo Licenza a Niccolò Bettinelli Stam- pator di Fene^ja per il Seminario di Padova , che poffi e/fere Itampato , oflervando gli ordini in materia di Stampe, e pre- lentando le folite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia , e di Padova . Dar. lì ip. Giugno lySó. •{_ Andrea Querini Rif. ■f Pietro Barbarico Rif. ■C Francesco Morosini 2°. Cav. Proc. Rif. Regiftrato in Libro a Carte ip^. al Num. 1770. Giufeppe Cradenigo Segrt y • 0- V-'