SAGGI SCIENTIFICI E LETTERARI DELL' ACCADEMIA DI PADOVA TOMO II. EJt qttadam prodtrc te>mi. PADOVA MDCCLXXXIX, A SPESE DEL L' ACCADEMIA CON LIQINZA DE' SUPERIORI 1L.JL. v-a. \.Jk. «SII I \m SERIE CRONOLOGICA DEGL" ILLUSTRISSIMI ED ECCELLENTISSIMI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA Che governarono successivamente l' Accade MI A» ANNO MDCCLXXXn. MDCCLXXXyiT, r Andrea Querini ^""^'sitJ""^^' i Lorenzo Morosini Cav.'' e ProcJ* [^ Zaccheria Vallaresso mdcclxxxvii. mdcclxxxviu, C Andrea Qijerini ^^"^'h^iì""' \ Zaccheria Vallaresso [ Francesco Pesaro Cav."^ Proc.'^ Il primo efjendo ufcìto di Magifìrato gli fu foflituìto S. E. Girolamo Ascanio Giustinian CavJ^ AC- >I O >i jk :\ «eli III 113» ACCADEMICI DEFUNTI SOSTITUZIONI , AGGREGAZIONI l\| Elle due Sefiìonì pubbliche i Segretari alternativamente rendono conto delle fatiche annuali di ciafchedun Accademico , e nel fine di quefte relazioni fanno una breve menzione de^li Accademici che vennero a mancar di vita nel corfo dell' anno . Dalle fuddette relazioni faranno tratti i cenni d'Elogio piuttofto che Elogi formali che andremo ponendo qui fotto , cenni che nella loro brevità non lafciano di racchiudere i tratti più di- ftintivi dei talenti e del carattere di ciafcheduno . Noi ci atter- remo generalmente a quello metodo , aggiungendo foltanto con precifione e femplicita ftorica le notizie di fatto relative alla yita , e agli Studi di eflTi Accademici . Nel primo anno Accademico mancarono di vita i Signori Fortunato Bianchini , Ab. Gasparo Patriarchi. Il Segretario Ab. Cefarottl annim^l^ la inm morte con que- lle parole. „ Compiuto il mio ufizio col ragguaglio d'una porzione del- j, le fotiche Accademiche , mi refta a compierne un altro di „ troppo diverfa, e nella principal fua parte men grata fpezie, „ col fignificare al pubblico che 1' Accademia noftra quafi nel „ fuo nafcere ebbe a perdere due de' fuoi Membri nella perfona „ del Sig. Fortunato Bianchini P.P. P. di Medicina Pratica, e „ in quella del Sig. Ab. Gafparo Patriarchi , foggetti ugual men- „ te ragguardevoli, l'uno per la profonda fperienza Medica non „ meno che per le FiGche conofcenze, l'altro per la colta eru- „ dizione, e la purgatezza del gufto , entrambi poi rifpettabili „ per quell'innocenza di vita, e quell'ingenuo candor di coftu- „ me che retadono amabile il carattere di letterato, troppo fpef- ai „ fo «SII IV (fSft. ,j fo difonorato da due pefti ugualmente odiofe , orgoglio , ed 5j invidia . „ Nel fenfo di quefta doppia perdita abbiamo almeno il con- forto d'averne rifarcito il danno colla foftituzione di due al- j, tri foggetti d'un merito non ignoto alla fama, e tali quali „ farebbero flati eletti dagli ftefll defunti Accademici , fé quefli avellerò potuto fceglierfi i fucceflori . L'uno di quelli dellina- to ad occupare il pofto vacante della Filofofia Sperimentale è il Sig. Ab. Alberto Fortis celebre Naturalifta , illullre Scrit- tore, e pieno di lumi ed ornamenti letterari : l'altro che lì è foftituito nella Glalfe Speculativa è il P. Girolamo Barbarigo qui prefente, che da molti anni cogli fcritti non meno che col- la voce foftiene degnamente la Cattedra di Filofofia Naturale , e che diede non meno faggi fondati di penetrazione e folidità Metafifica che luminofi monumenti di Fifica fagacità . Ci giova fperare che quello primo atto della noftra facoltà elettiva fia „ un felice prefagio alle fucceffive operazioni dell'Accademia, e „ fpezialmente che venga rilguardato come il teftimonio più „ autentico della nofira rifpettofa riconofcenza da quel Sapientif- „ fimo MAGISTRATO , che con una munificenza fenza efempio „ volle trasfondere in noi la parte più fpeziofa della fua fovrana „ autorità coli' abbandonar la fcelta dei Membri ai liberi voti „ del Corpo . Niente onora più il benefattore quanto il buon „ ufo del benefizio „. Ecco ora alcune notizie particolari fopra i due defunti Accademici. Fortunato Bianchini nacque a Chieti di nobil famiglia il ò\ 27 Dicembre dell'anno lyip- Compito in patria il folito cor- fo fcolaftico portofli in Ottona a mare a fludiarvi la Medicina fotto il Sig. Priori , uomo molto accreditato in quella facoltà: indi pafsò a Napoli ad efercitarfi nella detta arte colla fcorta del rinomato Medico Niccolò Cirillo, e dopo aver paflato quat- tro atìni neir efercizio della Pratica diede per altri quattro lezio- ni di Medicina Teorica con molto applaufo. Oltre allo ftudio principale della fua profeffione coltivò co- llantemente e con diftinto fucceflb le Scienze Fifiche ; né trafcu- ro » 5? » ^1 v|!3> io le buone lettere , da cui non fole attinfe l' erudizione e la politezza dello ftile, ma fors' anche quell'amenità di maniere, e quella decente urbanità che condiva le fue converfazioni , e dava rilievo al fuo merito. Trasferitofi in Venezia nel 1748, fi at- trafle torto 1' oflervazione e la ftima dei Filofofi e dei letterati, e cominciò a giuftificarla coli' opere. Fu egli il primo tra i no- ftri che propagò e fofienne la dottrina allora nafcente dell' elet« tricifmo atmosferico, avendone illuflrata e convalidata la teoria coir applicazione che feppe farne all' inutilmente fino allora of- fervato fenomeno della picca del Caftel di Duino , la di cui punta nei tempi burrafcofi all' accoftarlefi del ferro d' un brandi- flocco gitta fcintille, fenomeno da lui comunicato infieme colla file rifleflloni all'Accademia delle Scienze di Parigi che lo infe- ri nella fua Storia dell'anno 17(54. Per il zelo del noflro gio- vine Fifico gli fperimenti elettrici divennero in quelle parti un argomento di moda. Era naturale che un qualche valente Fifico ben s'avvifafle, che la virtù elettrica potrebbe in qualche mo- do renderfi utile alla falute , ma non era facile l'indovinar di primo lancio il mezzo più acconcio per ottener quello effetto^ Gian - Francefco Pivati uomo accreditato in Venezia s'era per- fuafò d' averlo fcoperto col fuo metodo i/elle hitotiacature , col quale ^ intonacato un vetro di eflenze o droghe medicinali , indi elettrizzatolo , pretendeva che la materia elettrica imbe^vendofi delle dette elTenze dovefle introdur leco nel corpo infermo la virtù medicinale di cui era pregna . Molte guarigioni incontra- fìabili, fé volea crederfi al detto Pivati , autenticavano l'efficacia di quello metodo, e la fama delle fue fperienze elettrico - medi- che avea già riempiuto l'Europa , e trovato anche fra i dotti ripetitori e feguaci . Il Sig. Bianchini ebbe il merito di difio- gannar il pubblico fu quefto trovato , mollrandolo più degno d'un ciurmador, che d'un Fifico, e ciò in un modo il più con- vincente , voglio dire con efperimenri pubblici dello fteflb gene- re provati fopra fé fteflb , non lenza apparenza di coraggio Eroi- co, effendofi efpofto all'elettrizzazione per mezzo d'un vetro in- fetto di droghe venefiche, da cui non avendo egli fofferto alcua danno , venne -a comprovarfi che da quefto metodo non poteva atten- «Sii VI 113» attenderfl influenza né buona né trifta , e che le vantate guari- gioni doveano riporfi fri le tante impoilure di buona fede, colle guali gli Autori di fiitemi illudono gli altri e fé ftefll . Aven- do in tal guifa il Sig. Bianchini deflata affai per tempo e fti- ma ed afpettazione non ordinaria di fé , fu egli nel 1750 dal Configlio di Udine eletto Protomedico di quella Citta , ove ia prova del diflinto fuo merito ottenne fucceffivamente molti e non comuni teftimon; di pubblico e fmgolar gradimento , tra i quali il più efprefllvo e onorifico alla fua memoria fu quello di vederfi nel ly^^, adottato fra i Cittadini di quella rifpettabile Patria, e aggregato all'Ordine Nobile, indi promoffo agli ufizj più ragguardevoli . Fu egli che diede il primo e principale im- pulfo alla inflituzione della nuova Accademia d'Udine, come pure alla Società d'Agricoltura che fi refe cosi benemerita. Nello fpazio d'anni 25 che fi trattenne in quella Citta fi mantenne coftanremente in poffeffo dell' eftimazione e del favore univerfale , favore eh' ei feppe confervarfi non fole colla fua dottrina, ma infierae anche col fuo carattere piacevolmente tem- perato di equabilità filofofica, e di politezza fociale {a). ' La brama troppo fcufabile di paffar gli ultimi anni della fua vita in feno della fua famiglia lo determinò non fenza grave contrailo ad abbandonar finalmente la fua nuova Patria coll'idea di rirornare all'antica: ma vago di ritornarvi decorato d'un fre- gio più illuflre afpirò all'onore della Cattedra Primaria di Me- dicina Pratica, refa vacante per la morte del Co: Jacopo Scovo- lo. Accolfe graziofamente il Senato Veneto i voti d'un uomo cos'i rinomato, e lo promoffe nel 1775. Qui efpofio ad un lu- me più vivo, in età non più florida, e già non digiuno di fama, fé parve dalla Cattedra brillar un po' meno di quel che fi fa- rebbe {a) Ecco il ritratto fattone nell'Ac- „ diflenfìoni pacifico , decente nella per- cademia di Udine da un uomo che non „ fona, feftevole ne' luoi motti, anima amava d'adulare alcuno, e molto meno „ e delizia del converfar compagnevole, il Bianchini. „ Qual meraviglia però che a lui fi ac- ,, Ognuno in lui ammirava I' amico „ correlTe , che in lui fi fidafle , che da ,, fedele , il compagno cortefejil medi- „ lui fi accoglie/Tero dai faggi giovani „ co accreditato . Egli nei fegreti ficu- „ i movimenti alle lettere , ai bei co- »ro, egli ne' configli leale , egli nelle „ fiumi, all'onefia vita fociale „? «SII VII I[5J> rebbe afpettato per quei doni abbaglianti, e talora illuforj, che attraggono l'ammirazione della moltitudine, appagò nonpertanto i più dotti , e colla folidità delle fue cognizioni , cogli ottimi metodi , colla perfpicuità e grazia dell' efpofizione fervi utilmen- te al profitto della gioventù . L'EccellentifTimo Magiftrato de' Riformatori lo nominò tra i primi Penfionarj dell'Accademia, che fembrava il campo più proprio allo fviluppo naturale de' fuoi talenti ; ma la Società noftra non potè nemmeno alTaggiar i primi frutti del fuo /àpere, poiché nel 1779 attaccato da una infiammazione di vefcica,conreguenza d'una febbre emorroidale, mancò di vita il d'i 2 di Settembre. Nell'Accademia di Udine gli fu recitato un Elogio dal fu Sig. Gio: Maria Brancaleon, fucceflbre del Bianchini fteflb nel pofto di Protomedico di quella Citta , uomo diverfamente pregevole per qualità e per talenti , e degno anch'effe d'un Elogio , ma che sfortunatamente fi meritò troppo tofto, non avendo il loda- tore, tuttoché in età affai frefca, fopravviffuto più d'un anno al lodato . Le Opere date alla luce dal Bianchini fono le feguenti: Saggio et efperim-ze intorno la Medicina elef nica. VenQzii iy4p preffo Giambatlfta Pafquali . Lettere Medico-Pratiche intorno aìri/uMe thll^ fA4'>', maligne ^ colta Jìoria de vermi del corpo umano , e deli" ufo del Mercurio , Venezia 1750 preffo il Pafquali. Lettera intorno un nuovo fenomeno elettrico alt Accademia R, delle Scienze di Pr.rigi . Offervazioni intorno al fiume Timavo , Venezia 1754 preffo il Pafquali. Difcorfo fopra la Filofofia^ detto nell' Accademia! di Udine i La Medicina et Afclepiade per bcfj curare le malattìe acute ^ r ac- colta da varj frammenti Greci e Latini, ijó^ Venezia preffo il Pafquali . Storia degl' innefìi del vajuolo fatti in Udine neW Autunno deli* inno lyóp. Udine per Antonio del Pedro. Co»' e volle che vi efercitafle fopra la fua lima , a 'fine dì ripulirle \ Il detto Signore morendo atteftò al Patriarchi la fua confida- > razione e riconofcenza aflegnandogli un legato di 500 feudi , o fé lo amaffe meglio, d'un Corpo equivalente di libri eflratto dalla fua fceltiffima Biblioteca. L'uomo di lettere non efitò ful- la fcelta. Non dominato dalla fmania della fama il Patriarchi fcrlffe folo cccafionalmente , e piuttofto per ufo privato che per pompa pubblica. Si diftinfe nelle fue fcritture per una fquifita purgatezza di ftile , come fpezialmente lo atteftano alcune iue traduzioni dal Franzefe che non odorano punto di Franzefifmo , pregio fempre difficile ftanite la diverfa indole delle due lingue, € a' tempi noftri rarilTmio . Amò la Poefia , benché non colti- valTe gran fatto che la Bernefca , nella quale ottenne gli elogj del Co: Gafparo Gozzi, maeftro di quefto genere, e cultore il- luftre d'ogni altro. Dopo 1' affenza di 30 e più anni ritornò al- la Patria nel 1755, per viverci tranquillamente a fé ed a' fuoi ftudj. Dotto fenza pretenfione, Filofofo Criftiano, e decentemen- te fbcievole fi conciliò ben tofto l' affètto e l'eftimazione comu- ne. Dieffi qui a compilare il fuo Vocabolario Veneziano e Pa- dovano, colle voci e locuzioni Tofcane corrifpondenti a rincon- tro: lavoro nel fuo genere commendevoliffimo ', e a cui farebbe ^ dcfiderahlle^che Ogni provincia d'Italia n'aveflè uno fomiglian-- te , poiché dal confronto de'varj dialetti potrebbe form^rfi il Vocabolario Generale Italico , Opera che riufcirebbc di manìmo ufo, e feconda di curiofc e utili notizie relative alla Storia Cri- .tlca e Filofofica della noftra lingua . Contento della fua medio- cre fortuna vide quefta ridurfi preflbchè agli eftremi per una per- dita fatale ed inafpettata che defolò molte famiglie ; colpo eh' egli fbfFerlè con una fermezza e tranquillità che non può infpi- rarfi fe non fé da quella Filofofia religiofa che formava il fon- do del fuo carattere. Nella inftituzione dell'Accademia di Pado- va fu dall' Eccellentiffimo Magiftrato eletto fra i primi Penfio- narj nella Clafse della Filofofia Razionale : ina datoci appena il primo faggio della fua erudizione mancò di vita nell* anno 1780 con quella rafsegnazione edificante eh' era degna della fua illuminata pietà . Abbiamo di lui alle flampe , ol-- k tre «SII X 115» txs qualche Sermone ed alcune lettere fra quelle del Valva- \. Trattato dei Tropi . \ Tradu:^one dei fatiti dcfiderj della morte del P. Lallemant. Tradtizio?ie dell' Agonia di G. C. del Bojfuet . Vocabolario Veneziano e Padovano, Padova preflb il Conzatti Quell'Opera ch'era la fua favorita,, fu pofcia da lui ricorret- ta e accrefciuta notabilmente per la riftampa, che non fu a tem- po d' efeguire . Ab. Gaetano "Rossi ; L'Ab. Cefarotti ne annunziò la morte in quefti termini . „ Non ho più che aggiungere alla mia Relazione Accademi- '„ ca , ma non debbo omettere di ragguagliarvi dei cangia- „ menti accaduti nel noftro Corpo . Quefta parola cafiginmen- „ ti vi dice abbaflanza , o Signori , che s'incomincia da una j, perdita . Efsa è ben tale e fenfibile nella perfona del Signor „ Ab. Roffi Padovano , Socio noftro , nudrito nella difciplina del- „ le buone lettere , erudito fenza pretenfione e fenza livore, cul- 5, tore religiofo della noftra lingua , e che amava nello ftiie j, quello ftefso candore, e quella efatta caftigatezza che fpiccavà „ cotanto nel fuo coftume ■,,. Poco può aggiungerfi a quello ritratto . Il Rossi nacque m Padova l'anno 171 3. Nei primi anni fu difcepolo favorito del Dott. Perdinando Foretti rinomato Grammatico . Frequentò la Scuola del Lazzarini , eh' era l'Oracolo di que'tempi,e fu fami- liare del non men celebre Gian-Antonio Volpi, degno fuccefior del primo nella Cattedra d'eloquenza, le di cui Poefie Latine fpirano tutta l'eleganza , e la grazia dell'aureo Secolo . Tut- ta la vita del Roffi fu dedicata all'educazione della gioven- tù patria , e la fua Scuola ebbe credito e concorfo collan- te . Nato il RofTì in uà tempo in cui la Filofofia e la Let- teratura ■«Mi XI 11^ teratura fi credevano affolutamente infociablli , in cui l' imita-- zione era un dogma , l'autorità una legge , l'audacia la più felice un delitto, la lingua delle Mufe riftretta ad un angufio e convenuto frafario, qual meraviglia fé il N. A. osò meno di ■quel che forfè avrebbe potuto, e fu pago di diftinguerfi in que' pregi che allora fi riputavano i maflìmi , e che ora fortunata- mente parrebbero di picciol conto, Moderatiffimo in ogni cofi egli preferì la riputazione tranquilla ai pericoli della gloria, e le qualità morali alle letterarie. Fu religiofo fenza affettazione, ifreprenfibile nella condotta, mifurato nelle parole , generofo e foccorrevole coi bifognofi, ingenuo, obbligante, e d'una conver- fazione aggradevole . Il Magiftrato lo elelfe fra i primi Socj dell'Accademia. Mori nel 1780 colla tranquillità dell' innocen- za, lafciando un teftimonio della fua virtuolà umanità ben degno d'elfer imitato dai più opulenti, voglio dire un legato di 4000 ducati alla fabbrica del nuovo Spedale, che onora cotanto il zelo generofo e inftancabile di S. E. Monfig.. NICCOLO" ANTONIO GIUSTINIANI Vefcovo di Padova . Dopo la di lui morteli Sig. Ab. Francefco Fanzago Precettor d'eloquenza nelle Scuole pub- bliche, Alunno prediletto del Rofsi, raccolfe i componimenti fparfi del fuo Maefiro ed amico , e ne pubblicò una. fcelta nel 1782 in. Padova preflb il Conzatti ., Ab.. Pellegrino, Gaudenzio. Il Segretario Ab._ Cefarotti , Maeftro ed: amico del defunto lì" eJprefle cos'i : „ Dura cofa è fempre la: morte-, ma i fuoi colpi fon pia' „,fenfibili quand' ella miete in fui fiorire una vita nata e aìle- „ vata alla gloria.. Tal fu quella dell' Ab., Pellegrino Gaudenzì „ Forlivefe, che preferì alla patria naturale quella del fuo fpi- „ rito . . La natura formandolo per le lettere fcmbra aver vo'uto „ per lungo tempo fargli: un - miftero della fua vocazione . La let? „ tura accidentale di Ofsian fufcitò in lui le fcintille d'un G.nio ,, Poetico che non dava', verun fentore di fé .. Da quel punto > 5, agitato da. una . inquieta, fmania; , . avido di procacciar al fuo > b 2: „ Ipirito «Hf XII 11^ -,j'fpirito il più opportuno alimento , Y Ab. Gaudenzi cede. aF '„. fine ali' impulfo imperiofo che Io predomina, abbandona Pa- „ tria e famiglia, e folo, fenza relazioni , preflbchè fenza foc- „ corfi d'alcuna fpezie, fi trasferifce a Padova , portando feco una 3, lanrafla ardente , una fenfibilità viva , un entufiafnio concen- -„ trato e profondo fotto un elìeriore di ghiaccio, fimile a quei 5, -Vulcani che ardono nelle vifcere d' una montagna mentre „ quella mofira le fpalle ricoperte di nevi eterne . Fu forza a „ chi lo conobbe d'indovinar quei talenti che la fua taciturni- y, ta celava ad ogn' altro , e la fua modeftia a lui fleflb . Il „ fuo fpirito non avea bifogno che d'una coltura fiftematica ; „ egli la trovò, e l'afferrò. Lontano da quell'anfieta prematu- „ ra. di lode che guada cos\ fpeffo i migliori ingegni , doci- „ lifsimo agli avvifi , accurato ed infaticabile , pafsò alcuni anni „ nella difciplina filofofica delle lettere , concentrandofi in „ una faggia ofcuritìi , . e malgrado la riftrettezza eccelsi va „ della fua fortuna , ricusò con una fermezza di cui farebbe „ difficile trovar l'efempio qualche condizione vantaggiofà e „ onorifica, per non diftaccarfi immaturamente da quel filtema „ d'educazione eoa 'Cui andava perfezionando i doni della natu- j, ra . I primi fàggi delle fue forze ferirono il pubblico d'una „ luce non comune. L'Italia ornai. fianca di verfeggiatori, fentì j, d'aver un Poeta, rhn- c, folfevò per gradi ad una sfera fublf- „ me . OlTian trovò in lui un'anima della fua tempera . In un j, campo tanto fterile per la Poefia, quanto auguflo per la reli- „ gione, il nqftrq giovine Autore, fièppe .coglier un lauro degno „ di Milton . L'Accademia che lo aggregò al fuo Corpo ebbe „ occafion di conofcere eli' egli era fornito non meno di folidi- jy ta. ragionativa che d'immaginazione feconda. Ella già fi pro- y, metteva da lui una ferie di dotte e luminofe fatiche, ma una yy lunga malattia, prodotta da quell'organizzazione particolare a j, cui forfè doveva la fingolaritk de' fuoi talenti non, meno che j, del. fuo carattere, e aggravata dalla fua perpetua intenfione di ^,.. fpirito, venne a troncar le noflre fperanze ; e noi fitalmentC: ,, poffianio applicargli que'verfi. del fuo Poeta favorito: O/rar «^i XIII m Ojc/ir y cadejììj Cadejì'i^ 0 forte, del tuo coyfo hi mezzo ^ Il cor de vecchi ti palpita /opra Che le future tue 'vittorie ei vede: Vede le tue vittorie ; ahi! ma la morte Dalla tua fama le recide e fcevra, „ Malgrado di cotefle palme perdute, il pubblica ha folto gli y, occhi quanto bafta per giuJlificar il tributo di lode eh' io rea- „ do alla fua memoria, e'I fenfo acerbo della perdita accelera- „ ta che fecero in lui e i' Accademia e le lettere „► Nacque a Forfi ai 3 di Giugno dell' atrno 1749. Fu allevata nel Seminario Vefcovile della fua Patria . Apprefe la Rettorica dal valorofo Sig. Ab. Giambatifta Ramanzini di £fte, chiamato co- là a profeflarla , che primo gli fé conofcere e guftare i Poemi di Ofiian , eh' ebbero tanta influenza fui di lui fpirito dianzi inac- cefllbile alle feduzioni Poetiche . Compiuto il fuo eorfo fcolafli- . Co il Gaudenzi fi acconciò per Maelìro nella nobiliffima fami- glia de' March. Paolucci. Nel 1775 fi trafportà a Padova; qui apprefe rapidamente Li lingua Greca, e li dedicò interamente al- lo ftudio delle lettere fottò la difciplina dell' Ab. Csfarouì . Af- "fiiggiò anche le Matematiche ,. e ci avrebbe fatto più che medio- eri progrelfi , fé le Mule non lo aveflero attratto a fé con una forza predominante. Sino dal nafcer dell' Accademia fu nominato Alunno, indi aggregato fra i Soc; . Mori nel 1784 il di 27- Giugno in età d'anni 35.. Abbiamo di lui feparatament-e fhm- pata la Nafcita di Crijìe -, Poema in tre Canti, e la Campagna^ Poemetto Ditirambico . Quelle ed altre Poefie fparfe o inedite! furono dopo la fua morte raccolte e pubblicare in Nizza nel i78/Egypto veftes ; an externo „ aliquo figno Magiftratus a privatis hominibus diftinguerentur ; „ qu2 templorum eflet , ceterorumque sdifkiorum , qus Nilia- ^ carura navium forma ; qui feftorum , ac funerum ritus ; qua • „ taa. «» *S!I XVIII IK» „ tandem animalia, aut plantas, aliafve res ad ^gyptum fignl- „ ficandam artifices ufurpare polìmt . Atque ha;c quidem DifTer- „ ratio premium confecuta eli. Atque hinc facile intelligi pot- j, cft quam lautam eruditìonis fupelledilem habuerit qui & „ obfcura illuminare , & aliorum errata corrigere , & nova in „ tanta temporum longinquitate proferre potuerit . Mox anno „ MDCCLXIX. alteram , ut ipfe vocavit , Difquifitionem ad j, ejufdem Academis pra;clariffimos Socios mifit de Saturni & „ Rheffi nominibus & attributis, eorumque apud Grajcos & Ita- „ los originibus 8c cauHls , in qua quscunique ad illuftrandam „ non exiguam illani Mythologi^E partem lacere videbantur , j, veteruni Scriptorum teftimonia, & antiqua monumenta, num- ,y mos fcilicet, Tigna, lapides, gemmas accurate collegit. Quam 5, Difquifitionem cum fuffragiis fuis dofliffimi Viri probaffent , „ eidem duplex propofitum premium adjudicatum fuit,raro apud „' Italos exemplo . Ex quo faflum eft , ut Hieronymi Zanetti _ noraen apud exteras nationes clareret , & apud fuos etiam , „ quos non femper in fé liberales, nec squos sftimatores exper- „ tus fuerat, magna ei honoris & auéloritatis fieret acceffio. Ita „ enim plerique comparati fumus, ut noftra ob oculos pofita fa- „ ftidiamus, aliena atque externa magno habeamus in pretio. „ Bene etiam de antiquitate ac de re litteraria , ubi occurre- ret, mereri non dcftitit , depromptis identidem ex MSS. Codi- cibus &, in apricum prolatis operibus , qua CcCs eruditis aut ufu aliquo, aut novitate ipfa coramendarent . Neque non & no- ftrorum temporum hiftorias litteraria confuluit. Socio namque & adjutore fibi adjunflo Angelo Calogerà , mox Abbate Ca- maldulenfi , Ephemerides quafdam fcribendas fufcepit , quibus titulum fecit Memorie per fervire alla Storia letteraria , qua- rura XII voluraina jam lucem afpexerunt . Plurima in illis non modo ejus, fed & mea quoque, & aliorum judicia de li- bris recens editis ; multa ad rem litterariam illorum tempo- rum cognofcendam accommodata; non pauca ad antiquam hi- ftoriam illuftrandam , qua: fruftra alibi qwzras , procul dubio utilia inveniuntur ; & quamvis a multis aufloribus profeta fint , illorum tamen omnium Hieronymus ducebat agmen . •„ Dif- 39 5) y> 5) » <8S1| XIX 1(3» „ DifTimulare porro non licet, virum, de quo loquimur,ut fìn- „ "ulari ingenii vi firmaque memoria prseditum , ita morx & „ fima: patientem admodum non fuiffe , ut ea incudi redderet , „ atque edolaret, quse xftu veluti quodam mentis abreptus iden- „ tidem fcriptitabat . Hinc in iis qua; latine fcripfit , non tulit „ omne punfìum , & quandoque etiam in csteris dormitafle „ compertum eft . Nihil tamen propterea de ejus laude detra- „ Siam velim . Quis enim ufque eo difficilis ac morofus , ut „ ubi plura nitent ingenii lumina , paucis offendatur maculis ^ „ aut quis adeo teretes aures habet , intelligenfque judicium , „ ut non aliquando in errorem rapiatur y precipue fi in rebus „ perobfcuris , quoque difficiles habent explicatus , inveftigandis „ fuam induftriam exerceat? „ Cseterum ille exiftimatione doSirlnx floruit non modo apud 5, noftros, fed apud exteros quoque: cui rei argumento eft, quod „ multorum litteratorum homìnum benevolentiam fibi conciliavir, j, quos tongum eflet recenfère , & in celeberrimos doftorura vi- „ rorum coetas lefìus eft; quos Inter memoraflè fufficiat Parifienfem „ Infcriptionum , & Humaniorum Litterarum Academiam, atque „ hanc ipfam Patavinani, in quam Sapientiffimorum rei litrera- 3, lìz Triumvirum judicio, Augufti Senatus Veneti decreto", jam „ inde ab ejurdem primordiis fuit cooptatus. Quietis & tranquil- .,, litatis retinends cupidus ab omni contentìone femper abhor- ^ ruit; neque unquam commifit, ut vel ipfa Tua nimis extolle- „ ret, vel aliena merita laude fraudaret. In fermone quotidiano „ jocis & falibus mirifice deleftabatur , quos etiam familiaribus y-, epiftolis afpergebat: atque huic hominis jucunditati accepta re- „ ferre oportet five ea qux de Eunuchis apud vetere? fcribere „ inceperat , neque ad umbilicum perduxit aliis diftentus curis , j, five ea qux de Etrufcorum antiquis litteris , de quibus tanta „ hoc fcEculo Inter erudito? controverfia extitit, lepidifllme com- „ mentus eft. „ Corpore fuit paullo graclliori ac breviori , acie oculorum „ valde hebeti , valetudine non fatis firma , cui tamen magna j, viflus adhibita temperantia bene confuluit . Diuturno tandem 5, gravique morbo confeétus ^ cujus incommoda forti animo tu- c 2 „ lit, «^1 XX ||> 5, lit , cuni noadum fexageffmum notium statis Cax annu-m at- „ tigiffet, morte oecubuit ("), & magnum fui, milii in primis ,, „ & aliis quibufcum coajun^ilTinie vixerat , defiderium reliquit . j, Ejus cadaver humili loco in Ecelefia D. Laurentii hujus Ur- j, bis coaditum fuit , nullo infcripto titulo , qui de ipfo loqua- „ tur : verum elogii loco preclara illius fcripta ad diuturnita- j, tem glorias valebunt. „ Videtis, Acadeniici Ornatiffimi , qualem virunx aniiferitisr ^, faxint benigni Superi , ne quod perhonorificum de me judiciuni „ hàbulftis , cum in ejus demortui locum fuffragiis. veftris fuffè- j, 6lus fom j injuria habuiflè videamini ,j.. Opera Edita» Jl Ciclope d* Euripide tradotto e Ulujìrato- con ?iote. Padova per Oiufeppe Cornino 1749. in 8. Kagtonamento dell' origine e deW antichità della. Moneta. Vinì'- %iana. Venezia 1750. in 8. De Nummis Regum Myftcs feu Rafcia ad Venetos Tfpoi per^ eujps Cemmetitariolum. Venetiis 1750. in 8. Nuova Trasfiguraxio}ie delle lettere Eirufehe.. 1750. vct 4. Ojlfervazioni intorno ad un Papiro dì Ravenna ,, ed alctine. att» tichijjime pergame>2e T^ìnixìane . Venezia I7JI« ÌH foL Sigtllum aneum Aleftna e Marchionibifs Motitìs ferrati editum & Uluftratum. Venetiis 1751. 8. & Rom» in Voi. Ili Symbolo? larum, quas edidit Gorius .. Varj Epigrammi dell' Antologia Greca recati in lingua volgare da Antonio Eongiovannij e Girolamo Zanetti, Venezia 17)2. in fol. Urna Contarena nunc primum tentata . Venetiis 1752. in 8. Orazione nell' Ingrejfo del Procurator. dì S^ Marco Luigi Pifanì, .Venezia 1752. in fol. "De caujjìs fero corruptts sloquentiee apud veteres f^ C. , feriuf- que apud recentioresre/litut^. Dift^nìftio. Yemùìs 1754» in 4« Due. U) OtiU XVII. Kiì.Jan. «««e. MDCCLXXXIIi «SII XXI y(^ Due /tntklnjjìme Greche Iferìzmn del Mufeo Nanr fp'tegate » Venezia 1775. iii 4- Delt origine di dcutic Arti principali prejfo i Finizianf , Uhi' due. Venezia 1758-. in 4. Breve fpicgaicione d'^un Marmo amico figurato del Mufeo Ma'- fti . ijói. in 4. Ojfervaz,io}ù fopra un antico Bajforilicvo 'votivo del Mufeo Net' ni, lyói. in 4. e nella N. R. Galogerana T. IX. Dichiarazione di un Bafforilievo del Mufeo Nani, Defmzione e- fpiegazione di un antichiffimo e fegnalato Papiro del VI Secolo. Venezia \j6i. in fol. Nutnmt aliquot ad vcte-rem Galliam perrìnentes ex Mufao^ An- tonti Savorniant. Venetiis abfque anno {fed tamen 176-^.) in 4. / Cefan deW hnp. Giuliano ora per la prima volta volgari"!^ rs^ti ec. Trivigi J7Ó4. in 8. Lettera al Sig. Co: Giandomenico PolcaJIro fopra alcune Ifcri- XJoni votive e militari fcopevtefi ?iella Dalmazia . Padova I7Ó^4' in 4. Difcorfo di una fiatua àtfotterrata appreffo i Bagni d' Abano ^ e d' attre ajitichità. Venezia 1766. in 4. Lettera al March. Antonio Savorgnan fopra una Medaglia d'i Michele e di Bafilio Lnpp. di' ColìantÌ77opoli , Venezia 1767. in 4. DiJJertazione di una Moneta amkhijftmaj e ora per la prima vol^ ia pubblicata^ del Doge di Venezia Pietro Poi ani. ly^p. in 8. De frizione e fpiegaziotie di un Papiro fcritto nell' anno VII ài Giuflino il giovine . Venezia lyóS. in fol. Annali della Città di Venezia. Ivi 1766. in 8. Della Berretta Ducale , o^a Corno che fi ufa dal Doge di Vè>- Tiextit Differt azione . Venezia 177J'. in 8. Lettera fu la Guerra di Pipino cantra li Vsne:^ani. In Diario Encyclop. Vicetino anni 177^. „ Complures Zanetti Epiftolas, aliaque quanti vis preti! reperire 5, eft tum inter memoratas Ephemerides An. 1755. tum in Gol- f.j legione Caiogeriana- T. XLV. XLVI. „ Poftremo, ut mittam cetera, habemus ab eo confcriptam VI- » tam- Axitonii egregii fratris , quem fumma caritate dilexit , „ prs- «SII XXII IIS» ,, prajpofitam Operi Italico ejufdem Antonii,cui titulus: Pittura „ a f re/co ec. P. Girolamo Barbarigo. Il Segretario Ab. Cefàrotti dopo aver fatto menzione d' una Memoria del Sig. Francefco Colle chiufe il difcorfo in tal modo: „ Gioverà ora l'aggiungere che quella Memoria del Sig. Col- „ le unita agli altri teftimonj del fuo talento indufle il noftro „ Corpo a promoverlo al porto di Penfionario , lafciato vacuo „ dal defunto P. Barbarigo, uomo d'cftefa dottrina , d' ingegno „ attivo e fagace, Filofofo non gregario , e che a rifchio d'in- „ ciampare amava meglio marciar da fé che ftrafcinarfi lenta- „ mente fuUe altrui orme» Girolamo Barbarico Veneto fu di fangue Patrìzio , tuttoché il fuo nome non fofle (critto nel ruolo dei Nobili Cittadini . Nacque nel 1723. del N. U. Federigo Barbarigo della cofpicua e Senatoria famiglia detta di S. Polo. Appena compiuti gli an- ni quattordici veftì 1* abito religiofo nella Congregazione de' Cherici Regolari Somafchi , che in que' tempi fpezialraente fio- riva d'uomini dotti , al di cui Catalogo il giovinetto Novizio doveva aggiungere un nome di più . Pronto , acuto , e laboriofo apprefe prontamente la Filofofia e la Teologia , e vi fi diftinfè per modo che potè ben torto inlègnarle con un applaufò che fi difTufe anco fuor de'Chiortri. La Vita Monartica le affoga gl'in- gegni mediocri , vai talora a ringagliardire i più forti . Lo Au- dio per un Cenobita divenuto il conforto d'una vita uniforme, il folo campo della fua libertà , il mezzo unico di brillare an- cora in quel mondo a cui fi brama di tornare almen colla fa- ma, lo ftudio , dico , ha per erta attrattive ben più lèducenti che per i figli del fecolo: dall'altra parte la Ipirito non dirtrat- to dalle diffipazioni fociali affronta le fcienze più aftrufe con tutto il rigoglio delle fue forze ,. le efpugna per cos'i dire , e le fi affoggetta; finalmente ^li ftefft vincoli dei metodi e delle pre- ven- : ori:; Il Co: PoLCASTRO dedicandofi agli ftudj aveva nella fua Faiiit- glia paterna e materna molti efempj che lo invitavano . Sigif- mondo Polcaftro, che nel fecolo XV erafi già trasferito infieme col padre da Vicenza a Padova , ebbe qui dalle fcknze un au- mento di fplendore molto più grande di quello che avea portato fèco coU'antica fua nobiltà. Fu Profèfsore in Filofofia e in Medi- cina cos\ rinomato che le fue rifpofte fi veneravano come ora- coli , fi accorreva alla fua fcuola dalle più lontane pravincie , e i fuoi difcepoli a guifa di quei di Pitagora 1' onoravano coli' Ipfe dixit : il Senato Veneto lo colmò di privilegi e d' onori liraordinarj . Girolamo di lui figlio , Profèfsore anch' efso di Me- dicina emulò le glorie paterne. Dall'altra parte Sertorio Orfato proavo materno del N. A. Erudito di chiaro nome fi refe ugual- mente benemerito della Storia patria e della letteratura. Quefto genere di ftudj allettò a preferenza d'ogn' altro il Co: Domeni- co, nato in Padova nel 1710. L'amor della Filologia Latina, e fegnatamente dell' Ifcrizioni, l'occuparono interamente. Pago pcs rò di efercitarvifi per propria foddisfazione , e non per vaghezza di gloria, tranquillo e riverente del pubblico a ftento farebbefi fatto conofcer da efso fé l'amor domeftico non gli avefse pollo la penna alla mano. Aveva l' Orfato nella fua utiliflìma Opera tic Nofis Romanorum citato e illuftrato alcune Ifcrizioni come ge^ nuine e legittime . 11 celebre March. Maffei che efercitava ia ^uefti ftud} una fpezie di Dittatura , trovò quelle ifcrizioni fup- pofte e fpurie^ e trattò il dotto Padovano con qualche fuperio» rità umiliante . Il pronipote fi credè in dovere di difendere l'onor dell'Avo- eoa un' Apologia che lo refe noto, e il fece fi- lire in pregio prefso gli amatori di quefti ftudj . Conofcendo però quanto 1' Opera dell' Orfato , tuttoché la migliore di quante efiftefsero fu tal materia , fofse ancora lontana dalli d X per- «SJI xxvin \^ perfezione, intraprefe di rettificarla , e migliorarla • Quindi nT- fociatofi. a due dotti amici, dico al fu Gian Antonio Mufsato , e al Signor Ab. Gennari , poftofi a frugar nell' immenfo cumulo deU'Ifcrizionl fcoperte dopo l'Orfato, trovò in else non folo di che correggere o rifchiarare le fpiegazioni del fuo congiunto , ma infieme anche di accrelcer quella collezione di molte mi- gliaja di Sigle inoffervate e difper/è , che illuftrate colle inter- pretazioni dei principali Eruditi noftrali ed efteri, e molte an- che colle loro proprie , formano il Leffico generale e fino ad ora il pili ampio dell'Ortografia e della Lingua Numifmatico-Lapi-. darla , Leffico che farebbe troppo defiderabile che potefle pub- blicarli ad ufo degli ftudiofi dell' Antichità . Applicato collan- temente a quefte ricerche il Co: Polcaftro s'infervorò fèmpre piiì nel zelo per il fuo ftudio , nel quale fra i noflri acquiftò no- me ed autorità . Softenne con integrità e decoro gli ufizj pub- blici , fi preftò alle cure della famiglia ; ma le lapide furono la fola paffion dominante, 1' unica delizia dell'innocente fua vita . Le feduzioni dei vizj, le diftrazioni dei piaceri , le vicende po- litiche , le attrattive fteflè degli ftudj più luminofi lo trovavano infenfibile , e propriamente lapideo . Il Magiftrato de* Riformatori lo fcolTe dalla fua ftudiofa indolenza , onorandola del titolo d' Accademico Penfionario,ch'egli ricevè con fingo lar compiacenza, e vi corrifpofe con zelo . In quello ufizio prefe ad illuflrare le antichità della fua Patria , raccogliendo da tutti i Clàffici Greci e Latini le più accurate notizie dello flato antico di Padova , e di quanto ne rifguardàva. la religione , il governo , le arti , l'agricoltura, e'I commercio, non trafcurando l'occafione di ri- fchiarar qualche lapida relativa alle cofe della Città , e perciò a lui cara per doppio, titolo. Mori d'anni yy^ preparato da lun- go tempo al fuo fine con una vita, efemplare condotta, fra i co-- ilanti efercizj della Crifliana pietà.. Pubblicò colle ftampe la mentovata^ Apologia di Sertorìo QffatOy che ufcl dai torchj del Cornino l'anno iy66. NotÌ7^a della /coperta fatta in Padova d' un Ponte antico . Pàdova per il. Cornino.^ '^771' Fa- «eli XXIX i(a> Fitfcieulus infcrtpeìotium Romaitarum ad u(b delle Scuole. Alcune fue lettere d'erudizione antiquaria fi trovano nelle Me- morie per fervire alla St. Letr. Giovanni dalla Bona nacque il d\8 Settembre del 1712 iiir un Villaggio del Veronefe , benché Tuo Padre fofle nativo delle Alpi abitate dagli antichi Cimbri . Non fi farebbe facilmente immaginato , fé non ce ne avefl'e informato egli fteflb in una fua Memoria Accademica, che il fuo primo ftudio folfe flato la Teologia , né che quefta difciplina avelie avuto certa influen- 2a nella fua foggia di penfare . Fatto fla che il di lui Padre lo desinava allo flato Ecclefiaftico ; la natura difpofe altri- menti, e com'era dritto la vinte. Ella che lo avea fin d'allora difegnato Medico, gli dava ad ogni iftante indizj evidenliflimi delle fue mire . Attefla il Dalla Bona ^q& nella fopraccitata Memoria che fendo ancora fanciullo alla venuta d' un qualche Medico accreditato pendeva dalla fua bocca , ed era tentato di venerarlo a guifa d'un Nume. Comunque fia , apprefa ch'ebbe da un Pàrroco la lingua Latina , e quel eh' è più , com^: affe- rifce, anche la Greca, fi lafciò iniziare negli Ordini minori, e s'' accomodò alle idee paterne a fine d'ottener la permiffione di porrarfi a Padova, Liceo univerfal degli ftudj . Ma dopo du>.' anni eifendo mancato di vita il di lui Padre , depofe ben toflo le fpoglie ChericaH , e dato 1' ultimo addio alla Teologia , li dedicò con ardore alle difcipline mediche- fotto la direzione del celebratiffimo Profeflbre Aleffandro Knips Macope , ch'era giu- dicato l'Ippocrate di que' tempi. Qui dopo aver efaurito il cor- fo di quefia. valla facoltà , e convalidate le Teorie colla pratùca d'anni ben' dodici, fu cjiiamato a far ufo della fua dottrina e de'fuoi talenti in alcune cartella del Veronefe . L'Alunno del Knips fé onore alla Scuola di Padova : l'opinione- del fuo me- rito non tardò molto a pafTare dal territorio alla Cittìl, e a de- ftarvi il defiderio di poflederlo. Qui fu; ove- il Dalla- Bona gittò i fondamenti più' folidi della fua riputazione con- una ferie di cure luminofe e felici che fèmbravano dovute alia fua non co- mune perfpicacia nel: ravvifar i caratteri delle, malattie, e alla no. «sy XXX II3& novità de' fuol metodi , coli' arditezza nell' attaccar alcuni prc- giudizj riveriti come affiomi dalla greggia de' Clinici , e colie varie Opere da lui pubblicate per efporre e avvalorare i fuoi penfamenti. Tali fono il Trattato dello Scorbuto , la Diflerta- zione full' utilità del SalafTo nel Vajuolo (opinione che innanzi a lui credevafi un'erefia medica ) quelle fui Sublimato Corrofi- vo, full' ufo ed abufo del Caffè, ed altre, le quali tutte furono accolte dal pubblico con favore, come ne fa fede la moltiplicità dell' Edizioni fattene dai nazionali e dagli efteri . Dopo nove anni di foggiorno nella provincia pafiò alla Capitale ove lo at- tendevano maggiori fucce/Ti, poiché fatto fempre nuovo acquifto di celebrità , accrefciuta dall'emulazione, e dai contrafti medefuni , .meritò che l'Eccell. Magiftrato de' Riformatori nell'anno lyó^. lo trasferifse a Padova collocandolo nella Sede del fuo antico rinomato Macftro . Alla Cattedra Primaria di Medicina Pratica a lui commefla fu anche aggiunta per la prima volta in di lui grazia l'altra Cattedra della Medicina Pratica nello Spedale, carico gra- viffimo , e onore ftraordinario che atteftano la fiducia del Magi- ftrato nel di lui merito. Egli non la fmenti ; la fua fcuola fu accreditata , l'affiftenza ricercatiflima , ed egli fi procacciò un'ugual fede preflb gi' infermi e i difcepoli . Il lungo efercizio , la fua dottrina fperimentale , la fortuna che fembrava accompagnar- le , il linguaggio fchietto e decifo ,. un certo tuono di ficurezza , una fifonomia che nella fua tetraggine moftrava ad un tempo coraggio , rifleffione , e fagacità , tutto confluiva a farlo rifguardare come l'uomo dell'arte, e a conciliargli preflb il maggior numer ro un' autorità e un favore non ordinarlo . La fcorza Peruvia- na trovò in lui un promulgatore zelante delle fue virtù che ne dilatò l'ufo , e fé fentir in elfa un'efficacia più eftefa di quella che fino allora le accordavano l'opinione e la pratica. Fra le molte cure felici che refero teftimonio al di lui valore quella di S. A. R. il Principe di Glocefter portò il fuo rwme oltre il ma- re. Fu eletto dal Magiftrato fra i Penfionarj dell' Accademia , ove parve trattare la propria caufa , allorché affunfe di provare la poca o ninna influenza delle fcoperte fifiche in Medicina , e la preferenza dovuta allo fpirito d' oflei;v4ziorie particolare, e al cri- c;i XXXI 119» criterio del Genio Medico fopra i fifterai e le fpeculazioni Teo- riche. La fua fama letteraria non fu però efente da fcoflè e vi- cende, né crebbe fenza lotte ed inciampi. Fino dai primi tempi «gli ebbe guerra ugualmente colle malattie e coi Medici ; né le fue guerre furono fempre difenfive o legittime . Vittoriofo il più delle volte , partecipava però anche del dono di Pericle , che, al detto di Tucidide, atterrato da lui alla lotta fapea per- fuadere gli fpettatori, e quafi anche il fuo vincitore medefimo d'averlo vinto. Comunque fia , il fuo credito tuttoché talora fcoflb e fluttuante fra il conflitto delle opinioni , e le lotte co- gli emuli , fi foftenne pur fino all' ultimo , a guifa di grofla quercia che attrae la gente alla fua ombra , ancorché mezzo sfrondata dai venti , e con qualche ramo fpezzato . Il N. A. ebbe una forza di temperamento e un' energia d' anima che ben fentiva dell' origine Gimbrica . Munito di quella sfidò i difagi , s'azzuffo coi piaceri, accoppiò alle fatiche della vita ftudiofa le ftemperature della focievole , calpeftò l' opinio- ne , [provocò la maldicenza, e guardò con difprezzo la morte. Colpito d'apopleffìa nel Febbrajo dell' 1784, e riavutoli in par- te da Ti a non molto , vifle ancora preffochè tre anni continuan- do tuttavia il tenore delle fue occupazioni ordinarie , e traea- dofi dietro per folo vigor di fpirito un corpo che andava sfa- fciandofi di giorno in giorno fenza ch'ai degnafle d'avvederfène. Al fine fconcerrate interamente le molle d' una macchina gii troppo logora mori dopo alcuni giorni di malattia nell'anno 178 (^ il d\ 28 Decembre. Le Opere da lui pubblicate fono le feguenti: DiJJ'ertazmie Teorico-Pratica dell'utilità del Salajfo nel Vajuolo , Verona 1754. TraHattts de Scorbuto Joannis a Bo?ia, Verona l'jói. Dell'ufo ed abufo del Caffè Difjert azione Storico-Fiftco-Medica» Verona . OJfervazioin fopra il fublimato corroftvoi Lettere Apojlologetiiche fopra un polipo del nafo. Efor fazione alì Imiifìo del Vajuolo. Padova I7<5pi <86|| XXXII IO». Obfervat'tofies Medìcee Joannìs a Bona Veronetifis Patavina Acm* denùx Prof ejf ori s ad Praxim in Nofoconiio ojìendendam anno lyó^ , prcemijfa Óratione prima in G/mnafto habita , & Mantijfx loco addita hiftoria aliquot turationum Mercurio fublimato corrodenti perfeBarum olim edita, Pataviì l'jóó, Carlo Bettoni- Pofcia che il Segretario Ab. Cefarottl ebbe riferite le Softl- tuzioni fatte ai due foprammentovati Accademici profeguì con quefte parole. „ In tal guifa fonofi da noi rifarcite nel miglior modo che „ per noi potevafi le perdite interne del noftro Corpo : cosi po- „ telTe rifarcirfene un'altra , efterna s"!, ma graviffima, che fof- „ ferfero ad un tempo l'Accademia e la Società nella perfona „ del Signor Co: Carlo Bettoni, Socio Nazionale di Tempre „ acerba ed onorata memoria. L'Umanità fi vide rapire in elfo „ il benefattore e l'amico. Egli meritava d'efler chiamato co'ft „ foprannome difìintivo il Filantropo . Giovar a' fuoi fimili , „ migliorarli, felicitarli, erano gl'idoli dominanti del fuo fpiri- „ to , eh' ei coltivava non già con Iterili voti , o con oziofe de- j, clamazioni, ma coi facrifizj e coli' opera. Cadetto d'unaopu- ,, lenta famiglia, tuttoché non poflèdefle che una picciolifsima ,, porzione dei beni ereditar] , non lafciava d'impiegarne rego- „ larmente la maggior parte in opere di beneficenza , ora alle- „ vando a fue fpefe ne' buoni ftudj giovinetti di belle fperanze ^, opprefsi dalle anguftie domeftiche , ora eccitando con ricompenfe j, la diligenza degli Agricoltori , o la fagacità degli Artifti , ora „ al fine proponendo premj ragguardevolifsimi ai letterati che fi ,, occupaflfero in opere di fpirito dirette al maggior vantaggio „ fociale; armato collantemente della più filofofica tranquillità „ contro i motteggi e gli fcherni con cui la baflèzza e l'interef- 5, fé fogliono fempre vendicarfi di chi gli umilia con qualche j, eroica virtù. Sopra tutto era fuo mafsimo oggetto di rendere „ gli uomini per quanto è pofsibile eflenzialmente e radicalmen- „ te 3J 5) „ te appafslonatl ^el Isen comune per mezzo d'un fiftema il „ più ragionevole di educazione morale , incominciando da quel- „ li che favoriti dalla fortuna , o chiamati dalla nafcita a porti „ luminofi e autorevoli attraggono tutti gli fguardi , e poflbno ,j educar le nazioni col loro efempio . Egli meritava un Elogio „ finiile a quello che il Senato Romano diede a Varrone idramo Irai dì cuora perdono ai Sighori Acuaro d* Bciihio j e MicHAELis di Gottinga^ fé ingannati da una f alfa voce abbiamo confermata intorno a loro una noti-zia f piacevole , Se?!fiamo ora con vera efultamut c/j' efft fono pieni di vita , quanto di glo' ria.I Greci modemi per att eflato del Sig.Guys fogliono interpretare i fogni alf oppoflo di quel che mo/ìrano , e credo7io che i buoni Jteno prefagj di male y e i trifli di beiie . Ci giova ora d" inter^ pretare alla Greca /' infavtflo fogno che gli rif guarda , e godiama di prenderlo per augurio y anzi pegno di quella lunga vita^ di cui fono ambedue per ogni capo degnifftmi, Vuolfl qui parimenti emendare due piccioli abbagli relativi a due altri Membri di queW illuflre Accademia. Alla pag. 5)4. in luogo di Sig. Ghatillon leggaft Sig. di Ca- fìigHone ; ejfendo quefla il ?tome della fua patria in Tofana , ch'egli ajfunfe e portò fempre dacché egli è ufcito d" Italia , co- me ne ftamo avvertiti dal fuo egregio Collega Sig. Merian . Ivi. Il Sig. Ab. Denina 73on è altrimenti Ifloriografa di S. M. PruJJiana , titolo che non efifle in quella Corte ; bensì fa fcrivenda la vita di Federigo II y il che appunta diede luogo all' errore . e 2 SO- €if XXXVI Ii3 SOSTITUZIONI E AGGREGAZIONI A^ ^Vendo l'Accademia determinato che nslla prima vacan» za nella Claffe delle Belle Lettere la fuddetta Clafle abbia a fcemarfi ftabilmente d'un Membro , per accrefcerne un altro a quella delle Matematiche , perciò mancato di vita il Co: Do- menico Polcaflro fu eletto Penfionario nella Claffe Matematica il P. D. Aleflàndro Barca , che già ne fofteneva gli ufizj in qualità di Soprannumerario . Il Sig. D/ Girolamo Fiorati Socio fu foftituito al Sig. Dal- ia-Bona nella Claffe della Filofofia Sperimentale. Socj Urbani Sig. Stefano Calino P. P. di Medicina Teorica , fu Corrif- pondente. Sig. Ab. Angelo Zendrini , fu Alunno . Socj Nazionali Sig. Francefco Mengotti di Feltre , Autore d' una Diflertazro- ae fopra il Commercio de' Romani , coronata dall' Accademia delle Ifcrizioni e Belle Lettere di Parigi.. Sig.. Antonio Gagnoli Veronefe.. Socj Esteri Sig. Lavoifier dell'Accademia delle Scienze di Parigi. Alunni Sig. Bafilio Stefanide di Coflantinopoli. Sig. Girolamo Alghifi Veronefe. Sig-- Ì8ÉII XXXVII m' Sig. Ab. Bartolommeo Toffoli di Cadore. Sig. Ab. D. Giufeppe Avanzini Brefciano. Corrispondenti Sig. 'Ab. Pietro Simeone Lourdet di Parigi Profeflbr di Lin- gua Ebraica e Siriaca nel R. Collegio di Francia , e Interprete della Lingua Armena. Sig. Francefco Fanzago, fu Alunno, trasferitofi a Pavia. Sig. Brouflbnnet dell'Accademia delle Scienze di Parigi. Nob. Sig. Co: Michele di Sorgo di Ragufi. Sig. D.'' Ignazio Lotti Protonaedico delia Provincia dell' I- ftria. Sig. D.'' Francefco Zuliani M. F. dì Brefcia, Sig. Ab. Antonio Torres di Siviglia. P. Giambatifia di S. Martino, Cappuccino. P. Mazzucchelli Gh. R. S. PRO- \ «mi xxxviii !{§» PROBLEMA L ,L foprallodato Co: Carlo Bettoni raccomandò ndl' anno 1781 all'Accademia di proporre il feguente Programma , affe- gnando un premio di cento Zecchini Veneti a chi ella giudi? eaflè aver fcddisfatto meglio all'importanza dell'argomento. "Trovare i meXTÙ piìi atti ad accendere e mantenere ta pajjlone del bene degli uomini neW animo di que^ giovani che dovranno un giorm effer potenti per dignità o per opulenza. Stabilita fecondo il folito metodo una Deputazione particolare , e compiuti gli e(àmi,fu coronata la Differtazione Franzefe, che portava in fronte il motto Greco: TS j3/y «ec9(tVf/3 cìycth.ft,(iTOf irdvTìx. ixì^n xttXct «yow ^e? . ed aperto il biglietto fi. trovò aver quefta per autore il Sic. Fi- lippo Giulio LieberkìjhNj allora Rettore della Scuola Pubblica di Neu-Rupin. Ottennero VAcceJ/tt due Diflèrtazioni , 1' una Franzefe col ti- tolo: Non ignara mali mi/eris fuccurrere di/co ^ del SlG.YiLhAUMK Paftore della Chiefa Franzefe in Halberftad , l'altra Latina col motto : Homines ad Deos ?iulla re propiits accedunt , cjuam falutem hminiùus ///zwr/ojdelSiG.GiAN-jACOPO Hottinger P.P.di Storia e d'Eloquenza a Zurigo . Fra l'altre fi trovò pure aver un me- rito difìinto un'altra Differtazione Franzefe che avea l'Epigrafe: Homo fum^ humani nibil a me alienum puto^ che avrebbe potuto meritare il terzo AcceJ[it , fé I metodi dell'Accademia lo aveffe- ro permeffb. La Differtazione coronata coir altre due furono poi dall'Acca- demia fatte flarapare in Padova F anno 1784. prelTo Giamba- tifìa Penada. Rap- «HI XXXIX tf9^ Rapporto alle Arti l'Accademia crede miglior partito di boit propone alcun Problema particolare , ma di lafciar un libera campo all'induftria di ciafcheduno coli' idea di promuovere una maggior varietà d' invenzioni utili . Nel 1784 fu aflègnato il premio Accademico di Zecchini 30 al Sig. Antonio Bagatell» Padovano fcoperto Inventore d'un nuovo metodo comprovato con replicate fperienze di coflruir Violini , Violoncelli , e Viole per modo che riefcano di voce umana offia da Concerto -, e di voce argentina offia da Orche- lira. L'Autore procede nel fuo metodo per via di fatto. I Vio- lini detti degli Amati fono riconofciuti generalmente per otti' mi dai Profelfori di Mufica, e i conofcitori gli comperano a ca- ro prezzo , ma ninno finora s' era avvifato di cercar le leggi co- llanti della loro corruzione, in forza delle quali producevano ii bramato effetto, e quindi gli Artefici lavoravano a cafo. Il Sig. Bagatella prefe ad analizzare praticamente le mifure d'efil Violi- ni, e con quella analifi gli riufcì di ridurre a metodo certo , e da efeguirfi con la riga e'I compaflb tanto la figura del contor- no, quanto le groflezze del fondo, e del coperchio, la pofizio- ne del manico, dell'anima, della catena-, del ponticello , degli //. Molti Strumenti lavorati di pianta dal medefimo Sig. Ba- gatella con quelle norme ^ e molti altri viziofi, o imperfetti ri- dotti fecondo quelle regole ad ottima qualità atteflano per cor^» fenfo dei più accreditati Profelfori di Mufica la certezza e il pregio del nuovo metodo. Benché il modo di procedere del Sig. Bagatella non fofle fcientifico , non eifendofi da lui arrecata veruna ragione , perchè le indicate mifure debbano produrre un tal fuono, pure i Depu- tati dell'Accademia non efitarono ad aflegnar il premio a quell' invenzione. 1° Perchè le Arti cercano l'effetto e non la caufa, eh' è oggetto della Scienza , né fi curano del perchè , ma del come. 2.° Perchè incominciando dai più piccioli e volgari Stru- menti di Mufica fino ai più grandi non fi ha veruna certa e dimollrativa Teoria intorno alle leggi della loro collruzione , e quindi la riufcita loro è fempre incerta rifpetto alla qualità e quantità di voce che fé ne trae , e ali' uguaglianza della medefi- ma ma ne' varj fuoni ; né in verun libro o collezione di quefla fpe* zie fi trova pienamente ed efattamente defcritta l'arte di fabbri- care ad uno ad uno i detti Iftrumenti , e molto meno i Violi- ni , come i Signori Deputati moftrarono ad evidenza coli' efame dell'opere più celebri relative alla Mufica Iftrumentale. La Me- moria del Sig. Bagatella fu poi ftampata in Padova nel Semi- nario . Nel lySó fu aflegnato il premio all'Autore d'un tornio di nuova invenzione , e di moltiplice e maflimo ufo nell' efeguire i più gentili e delicati lavori di quello genere , e fpecialmente Dell'agevolare e perfezionar la coftruzione degli orologj . Gli effetti di eflb tornio fono , di rotondare i pezzi più fquifitamente di quel che fi faccia cogli altri. 2. di tornire fu due punte dirit- te e rovefcie , ed in aria. 3. di tornire, far i denti, e voltarli o renderli ritondi ad una ruota per orologio fenza levar il pezzo dal tornio, ed in breve tempo. 4. di fare un' efatta den- tatura in cento e più differenze di numero di denti. 5. di fega- re i rocchelli , e formar i rocchelli a gabbia . 6. di formar i perni delle ruote di quella precifa groffezza che occorre , e di togliere ad effi quelle fponde che producono uno sfregamento dannofo alla macchina dell' orologio . 7. di fare le viti con molta precifione , efattezza , e follecitudine di lavoro . 8. final- ■mente di far una dentatura di ruota di qualfivoglia numero di denti che fia propoflo . Autor d'effo tornio fi trovò effere il Sig. Giambatifta Rodella Meccanico dell' Oflervatorio. Non è da ometterfi , poiché fi tratta di Arti, di far cenno d'una Macchina, che fa onore aU'induftria d' un noftro Alunno il Sig. Ab. Bartolommeo Toffoli di Cadore. Spinto egli da un particolare iftinto meccanico prefentò all' Accademia nel 1787 un fuo planisferio rapprefentante il compiuto fiftema Copernicano meffo in azione con tutti i complicati fuoi circoli col giuoco d' innumerabili ruote animate da un orologio ; e perchè quello ef- prime i moti del Cielo lentiffmii a vederfi , pensò egli di far in gulfa che l'orologio fi ftaccaffe a piacere , onde foftituitavi una chiave con un breve giro di mano moftraffe in pochi momenti tutto il compleffo dei movimenti celefti. Tuttoché la macchina non <ÈlI XLI V^ non fia nuova in fé ftefla , ella è però tale rifpetto al merito del Sig. Tofloli, il quale non avendone mai veduto alcun efem- plare, lo fi formò col fuo fpirito, e cavò tutto dal proprio ca- po. A ciò riflettendo l'Accademia, non meno che alla partico- lare induftria dell' Autore nel combinare tante ruote , e fopra tutto nel prevenire con felici ed ingegnofi ripieghi le implican- ze che rifultavano dalla difficoltà di conciliare la difcordanza d* alcuni moti, credè di dover ricompenfare i talenti del giovane artefice con una privata gratificazione di 50 Ducati Veneti , on- de animar maggiormente e la fua felicita efecutiva,e la fua in- ventiva fagacità . Del redo il metodo tenuto finora di lafciar libero e indeter- minato il Problema delle Arti non eflendo fenza inconvenienti , l'Accademia deliberò ultimamente d'abbandonarlo. Perciò i Pro- blemi di quella Glaffe faranno propofti dall' Accademia allo fteflb modo degli altri . Un nobile amatore della Società e del ben pubblico aflègnò il premio di zecchini 60 alla Memoria che per giudizio dell' Accademia loddisfacefle meglio al feguente Problema: Prevalendo in tutta /' Europa la mnjjtma dì favorire ed aumenta- re il commercio j fi domanda fé le mifure che vanno ogni gior- no prcndettdofi da quaft tutti i Governi d' interdire ne loro Sta- ti le produzioni e manifatture forajli.re ìion fieno piuttojlo una contraddizione -, e 7ion formino un vero ojlacolo e un danno rea- le al commercio mede fimo ; e fé non ffje piuttofto utile per lo fìeffo commercio in generale , e all' eccitameìito dell' induftria e dell' emulazione in particolare'^ che da tutti i Sovrani veniffe ac- cordata un illimitata libertà dt efport azione , importazione , e cir- colazione reciproca di manifatture e di prodotti di tutti i generi in ogni parte , L'Accademia fra le varie Difsertazionl fpedite , avendone tro- vata più d' una degna di lode , ma ninna che foddisfacelse piena- mente all'oggetto, fcrifse al Fondatore del. premio ora afsai lon- tano , per confultarlo fé voglia che il Problema fia ritirato 0 pro- rogato . f II «811 XLII 1^ Il detto Signore non fole bramò che fi prorogafse il concor- foj ma volle inoltre generofamente aumentar del doppio il pre- mio gih ftabilito, che ora formerà la fomma di zecchini Vene- ti 120. L'Accademia per afsecondar meglio le utili mire del bene- merito Fondatore ripropofe il Programma ne' feguenti termini : I. 5"^ una piena , ajjoluta , e illimitata libertà ci' importazione , ef- portazione , e circolazione di generi ^ e di prodotti di natura e di arte pojfa riufcire generalme?]te vantaggio/a ad ogni Stato: e fé paragonando la totalità degli effetti , _g/' inconvenienti che pò- tejfero rifultarne fiaio pilf o inaio conftderabili dei vafitaggì oppojìi . IL In cafo che quejìa indefitiita libertà non ft trovaffe indijìinta- mente utile , j\ ricerca quali fieno i pri?2cipj gena-ali da fé- guirf nelle modijic azioni e rejìrizioni che doveffero apporvtft , fecondo i caratteri e le condizioni Fiftche e Politiche dei varj Stati. Il tempo deftinato alla fpedizione delle Memorie è dal pre- fente Luglio 1788 fino al termine dell'anno 17^0. Con quella occafione fi crede opportuno di avvertire una vol- ta per Tempre i Letterati d'Europa, che i Problemi dell'Acca- demia làranno coftantemente pubblicati nel Novembre di ciafche- dun anno , che lo fpazio conceduto agli Autori per lavorare e Ipedire le loro Memorie farà di mefi 1 8 , e che tutte le opera- zioni intorno i Problemi faranno confumate dentro due anni. CO- «SII XLIII IlSfr COMMISSIONI PUBBLICHE. ,.A^ ^Vendo rEccelIentifTìmo Senato con Decreto del ò\ ip Agodo dell'anno lyyp determinato di provvedere col più accon- cio fiftema al riattamento e alla confervazione delle Strade re- gie portali , incaricò fin dal Settembre del detto anno la noftra nafcente Accademia di verfare fu i metodi di coftruzione delle tre Strade della Provincia Padovana da Padova a Vicenza, da Padova a Rovigo j e da Padova a Fufina . L'Accademia deftinò a tal ufizio i due Penfionarj Sig. Co: Stratico, e Sig. Ricci-Zanoni. Efli do- po aver fatto il più diligente efàme delle Strade fuddette efpofe- ro all'Accademia il rifultato delle loro Meditazioni in una Me- moria, che può confiderarfi divifa in due parti: nella prima ffa- bilifcono i principj che debbono fervir di norma a chi fi efer- cita in cosi fatti lavori, ed efaminando i metodi degli antichi Romani non meno che le dottrine dei pochi Autori che tratta- rono fondatamente di cosi importante argomento , e le pratiche delle più colte nazioni moderne, illuflrarono con qualche nuova rifleffione le teorie d' un'Arte che fembra ancora mancante di li- bri elementari e adattati pienamente all' ufo comune : nella fe- conda prefentata prima la defcrizione circoftanziata dello flato attuale delle tre Strade, e una ferie d'accurati difegni delle me- defime, da cui fi fcorge la loro direzione e la pofizione rifpetto ai fiumi ^ alle fabbriche, e ad altre ofTervazioni particolari, paf- farono ad efporre le dimenfioni di altezza e larghezza convenien- ti alle dette Strade , il metodo della coftruzione opportuna , e tutte r altre avvertenze neceflàrie alla perfezione dell' opera , La Memoria degli Accademici fu graziofamente accolta dalf Eccel- lentilTimo Magiflrato Prefidente alle Strade , e col Decreto del dìt ir Gennaio 1781 fu comandato il riattamento della regia Strada da Padova a Vicenza , e da Padova a Fufina a norma dei fuggerimenti degli Accademici, e del piano da loro propo- fto» Fu efeguita una parte del lavoro da Padova fino al Zecco, f 1 che «SII XLIV |[3» che forma la meta della Strada di Vicenza , e T effetto cor- rifpofe in ogni fua parte agli oggetti contemplati dall' Acca- demia . 2. L'Eccellentiffima Conferenza de' Signori Provveditori all'Adi- ge , e Deputato al ritratto delle Valli Vcronefi con fua Lettera del di 7 Maggio 1781 volle rilevai-e il fentimento dell'Acca- demia fopra un progetto ad effa efibito per afciugar le Valli po- fte fui Veronefe alla fmiftra dell'Adige dette di Bionde, Zerpa, e Belfior di Porci le, progetto tendente a far riforgere dall' abban- dono e dairincoltura un tratto di 13000 Campi , i quali due fecoli addietro erano fertiliflimi , e fgombri dall'acque. L'Acca- demia deputò a tal incarico i Signori Co: Srratico , e Ab. Ni- colai, il primo de' quali infieme coi Sig. Carboni allora Alunno, ora Corriipondente del noftro Corpo, fi portò a vifitare le dette Valli , e i terreni per i quali fi progettava di portarne Io Scolo in Adige , e ì Canali a cui feguendo un miglior configlio po- teafi portar lo Scolo delle Valli ftefle: indi comunicate le noti- zie dei fatti al Collega Ab. Nicolai , fu da entrambi prodotta una Memoria , nella quale contienfi l' efame del progetto , e fi moftra la neceffita di fiftemar infieme l'acque del Fraffine, della Fratta, e del Gorzon, e d'altri Canali, per giunger al fofpira- to afciugamento delle indicate Valli . Efàminara e approvata dall' Accademia la detta Memoria fu effa benignamente accolta dall' Eccellentiffima Conferenza fiàddetta , la quale in confeguenza dei fuggerimenti degli Accademici trovando neceffario il regolamerr- to fiftematico dei mentovati Canali e Fiumi, chiam.ò ad unirfì. fèco i Magiflrati Ecceltentiffimi all'Acque, ed ai Beni Inculti ^ e con nuova commiffione emanata dalla Conferenza delle quattro Magifìrature il di p Novembre 1782 incaricò nuovamente l'Ac- cademia di deftinare ano dei due mentovati Accademici ad unirli al Capitano Ingegnere Sig. Alvife Nicheli , e al Pubblico In- gegnere Sig. Tommafo Scalfarotto,onde unitamente li preflailcro a indicare i' mezzi di quella importante operazione. Deputato a ciò il Sig. Co: Stratico fi portò fopra luogo unito agli altri nel Febbrajo del 1783,6 fu da loro prefeatata alla Conferenza una «ìoraune Memoria, in, cui è individuato in. ogni fua parte il fi- ftcma. JZTJP» fteomA cffi mtSaio, ippìkato ai laqgli^ è calmbw- ai di^Kiidìo. j. L'EccelleotiflìnioM^^ifbato all'AnìgUeria il di 15» Gsimajo 1782 commise all'Accademia di efaminare «tue fpeàe c& ferro crudo, oflia ghiià, e Tikvame le loro inoiofeclie qualità, onde aver fondaa certezza k poffimo impifgirfi nella fcodita ce' can- noni, e qnal efièxco po£Ei aneaderfi dall' ma e dall'altra. Sìmil- meoze ordinò che fi facefléro e&tti cmiIìmiu fira quattro palle ci cannone, due delle quali erano dTuna éifione, e daed'mx'altza, a&as di condcete la nacma del ferro in eflè impiqgiiu , e il loro pregio aflblnco e compaiativo i;qipwto all'oggetto di efiè . L'Accademia deftinò a tal ciame i Signori Co: Catfcmi, e Co: Stx^co, e qoefti fette le più accurate t^peiiaxzc ne caaaBÒc^ reno i riioltati alla Socieà in una Memoria , ove premefe le Teorie della Sdeaza ne fecero r;^licazÌDoe a aonna dei loro efperimmti, e ne «faluffero le coni^uGuze. La BfeuMria appro- vata fecondo i metodi fu fpedita all' Fi-rpll^ii^flìfTtn MasJfbafo, il quale con Tua Lettera dei 2 Marzo 1782 d^nò di fignifirar- ne all'Accadsnia il foo genetoto ag^adunenro. 4. D'on'aloa commiflìone fu incaricata rAccaderaiadaOo fi^i Magiilraio dell' AitigUeiia il di 3 Dicemfate 17S4 ; di oaefla avendo il Segretirìo Ab, Ceferotti iàtto mencdaQe nella Setuooe pubblica tecxò. cel Gitano dell' 85 , ci g^oveià di lifexiria ne- ^ ftefii tenniai eoo coi fu €^e&. „ Mz una compiacenza d'altra ^ezte ben più diretta e più grande prodotta da una cada per cui ferefabe delitco il ma featir vanità, ebbe a provare il no&x> Corpo, quella veglio di- re d'aver avaro li katc di cooperar colie fiie feticiie all'ornve dell'armi Venete, e di fetrir alla gloda di qnelTEsoE che ri- corda il come di Scipione nella fede dell'antica Cartagine. Siy non lice diflimalarlo , le feltri defòlatrid di Shx cfci- lono da loxxm temprati colle nonne dsW Accaddnia . Oso- r»a la noftra Socieà ds^'EccelIemiffino Magiflnto delFAr- tìgKena della ct»3inifsione di efeminar akone les^ dì metal- n lo ptopofte dai valoroso Sopraiatendente Si§. Gaó>aroni per la tf febhrica de'mort^ deftìnMÌ airimprefe di Tuoilì . i treDeoo- »» » }> » 'yf, tati da, noi prefcelti a queft'ufizio Co: Carburi, Cor Strafico ^ ,y e P^ Barca dopo una ferie di fagaci ed accurate efperienze una. j, fra molte ne riconobbero per ottima e tenacifsima : avendo pe- „ rò il fuddetto Sig. Carburi nella fua Relazione al Magiftrato, j, medefimo indicato per impulfo di zelo che anche con ottima „ lega potrebbe per avventura formarli una pefsima artiglieria , „ ftantechè la perfezione di ella dipende da un cumulo di deli- j, cate avvertenze rifpetto al maneggio del fuoco , e a tutte I' ,, altre operazioni dì quello difficile e complicato lavoro, accol- „ to con graziofa clemenza il divoto cenno , ebbe il detto Ac- j, cademico l'onore d'eflere con Sovrano Decreto pubblico chia- „ mata a Venezia per fopraintendere alla facitura e alla fondita j, di que' morta], che doveano decidere del deftino della fpedi- „ zione. Qual foffe in cosi gelofo ufizio la fagace accuratezza 5, del Collega noftro, noi dirò io, ma l'effetto . Un congreffa „, di Marefcialli di Francia avea trovato che un mortajo ài 12 ,j pollici di diametro non poteva refiftere a più di 70 fpari j^, fènza Ipezzarfi. ( a ): i morta; della coftruzione Accademica , „, tuttoché del diametro fteflb , reflero al tormento di trecento e ,,. più fcarichi lènza lefione d' alcuna fpezie , e fi moftrano tutta- ,j, via pronti a fecondar utilnaente le illuftri azioni dì chi lèppe 5, con {ingoiar maeftria dirigerne l'impeto e l'attività . Di ciò „ non ci Jafcia dubitare Tautentico. teftimonio dello fteflò indi- 5,^ to Sig. Procuratore e Ammiraglia Emo , nome tanto venera- „, to. dai Dotti,, quanto formidabile ai Barbari, il quale ftillan- „. te ancora dei fudori della vittoria degnò torto lignificare al jj noftra Sig., Garbati il buon efuo delle, fue. cure con una let- •\ » tera (a ) „ Le? mortiers de doiize- pouce? „, s;randeff portéesn'ònt pu. foutemV pliis yy. à chambre poirée les leiils qu'on eut „ de foixante-dix coup; fans fé trouTcr „ pour /es grandes portées de douze a „. dans le mème état. Eprenves faites à „ treize-cents toifes très-néceflaires dans: „ Strasbourg devant imComhé de Maré- „ les bombardements ,. n'onf pu foutenir „ chaux de France e>2ij64.„'HeirOperi „ plus de vingt coups fans étre hors de- del Sig.. Gribauval intitolata : Difcuffion ,, fervice . „ des chan^ements fahs dans. f^rtilleris. y, Cèux à chambre cylindrique de n:ème' depuis fa?!.. 1705., à Londres IJ76. ,y, dimenfion qui étoient deftinés ^our les. tera fparfa di rentlmenti degni folo del fuo grand' animo (/»); e quel eh' è più, volle infieme farne un cenno generofo all' Augufto SENATO VENETO , facendo in tal guifa ricordare il nome dell'Accademia in mezzo al fremito d'applaufo che defta- va in tutti gli animi l'ammirazione delle fue imprefe „. 5 Sulla relazione data dal Sig. Ab. Fortis all' Accademia di ave- re fcoperto nel Territorio Vicentino alcune cave di pozzolana , fu egli dal noflro Corpo incaricato a continuare le fue invefti- gazìoni fopra quello argomento, al che preftandofi egli ben vo- lentieri, fpedi all'Accademia quattro facchi delle pozzolane da lui fcoperte diftinte in due fpezie . Avendo egli frattanto fatta giunger la notizia della fua fcoperta all' Eccellentiffimo Magiftra- to all'Acque, il detto Magiftrato con fua Lettera de' ip Aprile 1785 commife all'Accademia di efaminare dette pozzolane, per invefligarne le qualità a confronto della pozzolana forafliera det- ta della Cava di S. Polo, di cui attualmente fuoHi farfi ufo. Fu- rono deflinati a quello efame i quattro Accademici Co: Carbu- ri, Co: Scratico, Ab, Toaldo, e P. Barca. Intrappefero effi va. rie fperienze e confronti, efeguendoli in grande e p.^r la mafia , e per il tempo di tenere gì' impafti s'i nell' acqua falfa che nel- la dolce , e avendo refo poi conto alla Società dei metodi , e degli effetti con una Memoria letta il dì 15 Febbrajo del lySd, l'Accademia comunicò all' Eccelleati (Timo Magiftrato il rifulta- to dei loro efperimenti , e quelli il Magiftrato raedefimo fece immediatamente ripetere con altre fperienze iftituite nella fabbri- ca dei muraglioni di Pelellrina . L^ ( a) Quefta pre7Ìofa lettera è in data ÌHcomp.it'ibiìe coi frutti p.r[f,itì d'i tali dei 15 Maggio del 1786. Un'altra con- nojl/i lavori. Nella feconda egli chiama fimile ne avea già il Sig. Carburi rice- quella fondita eccel!en:e dopo tutte h vuta dallo fteffo EccellentiTs. Proc. Emo Storie dei graffi morta) fti-anieri eh' eì nel 1785 in data dei :;o Agofto. Neil' potè leggere. Similmente in altra lette- una e nell'altra il detto Signore entra ra al Sig. Gafparonì autore delf ecceì- in un efatto detaglio dei maravigliofi lente L\^,i , e eh' ei colma parimenti di effetti di cotefli mortaj , e fa il più giufta lode per la fua efperienza , ed grand' elogio al nuovo e accurato me- attività, proteib ch'ei non crede afjolii- todo della loro fondita , in vigor della tamente eh: qucjìi mortai fieno ugt'.a^ìia- quale la nuova artiglieria ebbe un fue- ti da alcoi altro mottaja dil myrido Hi ceffo , che fcmbrava , fon fue parole , tal calibro . &on (P Mne conìtr verncale ^ par le Chev. Landy'tanì . à GiiDevQ, 1782. ÌX Sig. Lorenzo Mafcheroni di Bergamo , ora P. P. in Pavia fpedi all'Accademia un fuo Libro Sopra la maniera di mifurare r inclinazione dell'ago calamitato, Bergamo 1781. Il Sig. Giovanni Maironi pur di Bergamo ci fé tenere una fua Opera intitolata: Storia naturale della Provincia Bergamafca » Bergamo 1782. Il fu Co: Carlo Bettoni ci fé dono della fua Opera intitola- ta: Penftert /opra il Governo de" Fiumi. Brelcia I7S'2. Il Sig. Ab. Domenico Salvagnini Padovano, Profeflbr d'Elo- quenza in Palermo comunicò al Sig. Ab. Gennari la circoftan- ziata, e curiofa relazione della fcoperta fatta in quella Città dei Sepolcri dei Re di Sicilia della Gafa di Svevia. L'Ab. Fortis partecipò all' Accademia 1' interefTante notizia d'avere fcoperte nei Monti Vicentini varie fpecie di pozzolana, che potrebbero fervire felicemente ad ufi privati e pubblici. 1783. Il Sig. Samohilovitz Medico di Peterburgo inviò all' Accademia le feguenti fue Opere: Lettre far les experiences des fri6lions glaciales pour la guertfon de la pejìe. A Paris 1781. Memoire fur rmoculation de la Pefìe. A Strasbourg 1782. Lettre à fAcademie de Dijon avec rèponfe à ce qui a parit douteux dam le Memoire fur timculation de la Pejìe. Parisi 78 3^ Memoire fur la pejìe qui en ij'ji ravagea l'Empire Rt'jje, Ó^ fur tout Mofcou. 1783. Reponfe à M. Gormand Tur la queftion Sì les catiteres peuvenf etre de quelque préfervatif co?itre la pejìe pendant fes rav/iges » Il Sig. Dalia-Bona refe conto all'Accademia di tutte le pre- dette Opere j e fulla indicazione fatta dal Sig. Samohilovitz nel- la fua lettera della fuar brama d'appartenere alla noftra Socie- ty, fu aggregato fra i Socj Efteri della medefima. Il Sig. Ab. Toaldo leffe all'Accademia una Relazione Filolo- fica dei terremoti di Me(rina e di Calabria comunicatagli da utt fuo Corrirpondente di Napoli. Il Sig. Cd: Pinabiola P. P. dedicò all' Accademia la fua Ope- ra «Elf LUI nss» ra Sul vitto dei Villici Padovani ^ ftampata pofcia in Padova nef detto anno. Trovandofi TAb. Fortis nel tempo delle vacanze Accademi- che nel Regno di Napoli , e aggirandoli per quelle provincie colla curiofità d' un Naturalifta, gli venne fatto di fcoprire in Molfetta una abbondante minerà di nitro non mai per l' innan- zi oflervata né fofpettata,e fi credette in dovere di manifeftarlo al Governo . La realità di quella minerà trovò una quantità d* increduli , e incontrò oppofizioni e contraili di vario genere . Al fine avveratofi foknnemente il fatto , la munificenza di S. M. Siciliana volle premiare la fagacità e il zelo dell'Accademi- co di Padova prima coli' onore d' averlo naturalizato , indi coir affegnamento d'una Badia dell'annua rendita di 500. Ducati di Regno. 1784. La Reale Accademia di Berlino ci fé l'onore d'inviar- ci in dono la nuova Collezione delle fue Memorie, invitandoci nel tempo fteflb con una fua lettera ad entrare in una reciproca corrilpondenza (/»)» Monfig. (a) Quefto Monumento è tfoppo per noi onorifico , perchè pofTiamo refiikre alla compiacenza di pubblicarlo.. „ Meflìeurr „ L'Acadi^mie' Royale des Sciences & 5, Belles-Lettres de Berlin , laquelle „ par inciination, & pour fa conformer j, aux fages iatentions de fon Augu- „ fte Fondateur & Protefteur , penlJs „ continuellement aux moyens d'avan,. „ cer les Lettres, & les Sciences, croit „ qu'un des plus efficaces feroit une- cor- „ refpondance amicale , par laquelle „ les divcrs Corps favants de l'Europe „ fé communiqueroient leurs de'couvet- „ tes, & méme leurs projets. „ Dans refpérance que votre iiluftre „ compagnie , Mellìeurs , goùtera cetre „ idee , & dans le deflein de commen- ,, cer à l'executer ,. notre Acade'!iii& vous, „ offre le Nouveau Recueil de (es Mér „ moires , qu'elle vous prie d'accepter „ comme une marque du cas qu'elle „ fair de vos perfonnes , & de vos tra- „ vaux . „ Nous nons trouvons heureux d'avoir „ éte' choifis pour nous acquitter de „ cene com.mi/non , e'tanr avec l'eftime „ la plus dilHngue'e -i ^ „ Meffieurs „ Vo^ très-humbìet , & trcs- „ obèiffanis Serv'nmrs „ De la Grange , Merian , Achard , „ I. de Cailillon „ r Segretari dell' Accademia di Pado- va rifpofexo in quella forma; II- m LIV 113»^ Mònfig^ Maria Lupi Primicerio della Cattedrale- di Bergamo ci trafmife in dono la fua Opera latina intitolata: Codex Diplo^ maticus Civitatis & Ecclefia Bergomenfis » Bergami 1784. Gli Accademici Ab.. Guerra, AL Gennari ne fecero un ragguaglia onorifico, e l'Autore fu afcritto tra gli Onorar; ^ L'Accademico Ab.. Zuliani ci comunicò una lettera del Sig.. Ab. Spallanzani relativa alla fecondazione artificiale Il Sig. Caldani fè parte all' Accademia d' un commercio di let« tere Anatomiclie fra lui e il Sig. Bonnet, nelle quali fra l'altre cofe il Filofofo di Ginevra indicava la fua opinione fopra il fu ftema del Magnetifmo. Il Sig. Co: de la Cepede Colonnello al Circolo di Veftfalia ,. e Membro di varie Accademie, fin dall'anno 1782 inviò una lettera gentiliffima all'Accademia nofira data da Agen in Guien- na, in cui ci avvertiva d'avercir inviato un'efemplare del primo. Volume della fua Fifica Generale e Particolare , e aggiungeva nel tempo fteflò un cenno, del fuo defiderio di appartenere al no- ftro Corpo. Fu rifpofto come fr doveva alla fua gentilezza, ma l'Opera accennata trovò qualche intoppo per via , che non le permife di giungere fino a noi . Nell'anno prefente replicò un'' altra lettera , in cui domanda fc fiaci al fine pervenuto il detta Volii-^ „ lH'uftri' e PregiatiiTimi Signori „ L'idea d'aprire un commercio uni- ^ verfale di conofcenze^ fra le Società „ letterarie d'Europa era ben degna di „ queir Augufla Mente che onora dei' j^ pari l'ingegno umano coi lumi dello „ fpirito , e il trono colle virtù dei Re- ,» gnanti . L' Accademia di Padova fi j, protefla fenfibiliffuna all'onore che le „ vien fatto da quella di Berlino con „ un invito, così lufinghiero , accolto, ,j anche con fignificazioni di particolar- „ gradimento da] ragguardevole Magi- „ ftrato Protertore e Prefide della me- „ defima . Ella vi fi pretta tanta più. „ volentieri j perchè, ben prevede che , queflo commercio non può ridondare ,, che in fuo vantaggio. Attenderà eff^ , con impazienza la nuova Collezione- degli Atti della voftra rifpettabiliiTima Società , Collezione che le- porgerà , ugualmente motivo di profitto e di , compiacenza elli che così degnamente lo rap- , prefentano, quella vera e fondata fti- , ma , colla quale^ abbiam. l' onore di y fottofcriverci „ Dìvnttffimi Obbltgatiffimt Servitori Simone Stratico Prefidente- Abv Matteo Franzoia T. c;.„...-ri Ab.. Melchior CefarottiX^ => ^ ^\ LV !!«!► Volume, e fi moftra difpofto a fpedircene un altro efemplare , e ad aggiungerci il fecondo Volume della fua Fifica, il fuo Saggio fopra l'Elettricità, e la fua Poetica della Mufica. Quella fecon- da fpedizione non ebbe miglior fucceflb della prima ^ e noi fia- mo tuttavia col difpiacere di vederci defraudati di quefti intereflàn- ti teftimonj non meno dell' ingegno di cotefto Signore , che del- la fua gentilezza verfo di noi . Vaglia almeno quella dichiara- zione pubblica ad atteltargli la noftra gratitudine j e la noftri ftima. Il fu Sig. Co: Polcaftro comunico all'Accademia una Ietterà del Sig. Ab. Migliore di Ferrara Socio Noftro, contenente la fpiegazione d' una medaglia dell' Imperatore Zenone , che pw- fenta qualche difficolta di Cronologia e di Storia. 1785. L'Ab. Fortis avea fcoperto in Aquino una lapida ap- partenente a Padova, e che atteftava il culto predato anticamen- te in Abano alla Dea Ifide protettrice di quelle Terme. Il mo- numento era intereffante per fé fteffo , e per la circoftanza del luogo in cui fi trovò. L'Eccellentiffimo Sig. Cav. GIROLAMO ZULIAN, Socio Onorario, allora Ambafciaruxc in Roma, fece trafportar d' Aquino la detta lapida , per farne graziofo dono air Accademia . L' Eccellentlfs. Sig. GATERIN CORNER benemerito Gover- natore di Padova fece fimilmente dono all'Accademia d'un curiofo bafforilievo trafportato anticamente di Cipro fra le fpoglie dell* fua Famiglia. L'Ab. Fortis refe conto all'Accademia d'una fuperba è {in- goiare, anzi unica collezione di pefci foffili eftratti dalla Mon- tagna di Bolca nel Veronefe. La natura dei pefci, var; de' quali non fi trovano che nel mare d'Otahiti , il loro numero , la mole, lo flato in cui furono colti ed invafi dalla materia lapidi- fica, ed altre circollanze rendono in ogni iènfo preziofa quella Raccolta degna di qualunque Mufeo Regio, e che forma il ga- binetto d'un femplice particolare Veronefe, voglio dire del Sig. Bozza. Un Librajo d'Augufla intraprefe di pubblicarne i difegni » con una edizione , la di cui parte Storico-Fifica è appoggiata al- la diligenza del detto Accademico. Conr ^i LVÌ 1(3* Continuando lo ftefib Ab. Fortis le fue indagazioni fulla poz- zolana dei Monti Vicentini , ci ragguagliò d' averne recentemen- te fcoperta una fpezie che nella configurazione delle parti , nel colore, nel pefo , nella forza de' cementi corrifponde a quella che al prefente ci viene da Civitavecchia . La detta pozzolana trovafi alle falde della Montagna detta Calvarina , ove l'erut- tazione d' un antico Vulcano fembra averne gittato una quantità inefauribile. Dell' efperienze dell'Accademia fopra di eifa fi è già parlato nelle CommifTioni pubbliche. Finalmente lo fteflb Accademico ragguagliò con fua lettera la Compagnia della fcoperta di molte intereffanti anticaglie Etru- fche fatta in Elle dal Sig. March. Tommafo degli Obizzi nelle efcavazioni, che da qualche tempo ha egli intraprefo di fare in que' contorni. Fra l'altre curiofitk Eftenfi , delle quali il detto Signore amantillimo delle antichità arricchì il Mufeo della fua magnifica Villa del Catajo, trovanfi alcuni vafi fittili con leg- genda di carattere Etrufco , e un lapis acheruntìcus tagliato a fog- gia di pilaftro quadrangolare con ifcrizione pure Etrufca incifa hujìrophedòn -y come la Tamofa ifcrizione Sigea ;fimigliante al qua- le Icorgefi in Venezia nel Mufeo Nani un altro pilaftrino Ache- rontico pure Eftenfe, e con ifcrizione Etrufca incifa nella fleffa forma. Ultimamente il Sig. March. Obizzi avverti il N. A. d* aver con altre cofe fcoperti due vafi fittili , uno Ichietto , 1' al- tro letterato . Queft' ultimo fi trovò pieno di gufcj di lumaca , e in fondo ferbava alcuni affi confolari di famiglie irreconofcibili a cagion della corrofione fofferta, ma infieme con elfi ritrovoffi una medaglia di Tito di feconda grandezza colle note del COS. mi. Una minore umetta conteneva le reliquie del picciolo morto , e v'erano appreffo due lucernette col nome del figu- lo Fortis. Nel vafo non letterato altro non fi trovò, che un ammaflTo d'officini di rana. „ Riflette, fegue l'Accademico, giuda- „ mente il Sig. Marchefe,che il morto a cui appartiene il vafo „ e r ifcrizione effendo probabilmente flato fepolto nell' anno del „ IV Confolato di Tito , e forfè dopo , ne rifulta che in quel „ tempo gli Ateftini ufaffero ancora del carattere e linguaggio „ Etrufco, quantunque da n],olto tempo vi ft folfero ftabiliti j Ro. *E11 LVII 113» „ Romani. Era forfè l'Etrufco per effl una lingua morta , e „ ufata tuttavia nei Monumenti , come il Latino per noi ? o „ un refiduo dell'antica popolazione fi era oftinato a mantenere „ il carattere e gli ufi religiofi de' fuoi progenitori anche ad 5, onta del predominio Romano? Mi ricordo che dieci anni fo- „ no viaggiando per la Tofcana ho vedute delle picciole Ar- j, che funebri d' alabaftro eh' erano fiate trovate piene di gufcj di „ lumaca ; cos'i non di rado fé ne trovano nell'ifole della Dal- „ mazia, che degli Etrufchi furono un tempo , e in varj luo- „ ghi del Sannio , dove i riti e'I carattere di quella nazione „ fuffifterono lungamente. Non fo fé di queflo curiofo rito gli „ eruditi Antiquarj abbiano rinvenuto traccie negli Scrittori, o „ arrecatene fpiegazioni nelle dotte lor congetture . Comunque „ fiafi di codefti punti fecondar] d'antica erudizione, mi fembra „ che la frequenza dei vafi e colonnette Etrufche , e gl'indizj „ dell'età loro meritino qualche attenzione come oggetti inte- „ reflanti per la Storia antica del paefe noftro „. Il Sig. Ricci -Zanoni Ipedi all'Accademia i tre primi Fo- gli del fuo Atlante del Regno di Napoli . Effi rapprefentano le fpiaggie del confine Pontificio fino a Salerno cogli icanda- gli , e coi rombi dei venti ; e quindi diventano propriamen- te Carte Marine , che poflbno renderfi utili ai noftri lleffi na- vigatori . Il Sig. D. Michele Torcia di Napoli fped'i in dono all'Accade- mia una collezione di corpi naturali della Calabria . 1785. Il Sig. Mederer P. P. di Medicina Chirurgica in Fri- burgo fpedi all'Accademia una lettera accompagnata da un Sin- tagma full' Idrofobia. L'Alunno Sig. Mandruzzato ne leffe l'eftrat- to con alcune fue riflefTioni fopra il medefimo. Il Sig. Ab. Mafcheroni P. P. ci fpedi la fua Opera Sull'equi. lil/rto delle volte. L' Eccellentifs. Sig. Cavaliere e Procurator ANDREA MEM- MO , allora Ambafciadore in Roma , ci fé tenere un efemplare della fua Opera SuW Architettura Lodoli,ma . Il Sig. March. Giannantonio de'Dondi dall'Orologio prefentò- m dono all'Accademia alcune ifcrizioni , e frammenti di lapide- h difo:- ^1 LVIII 113» difotterrate nelle fue efcavazioni di Montegrotto . Quefli monu- menti furono illuftrati dal fu Sig. Co: Polcaftro. Il Sig. Ignazio Lotti Protomedico per la Sanità nella Provin- cia dell' Iftria fpedi all' Accademia un fuo libro d' Efperienze Epi- zootiche , con altri fuoi Opufcoli Medici . . Il Sig. Co:RizzettidiTrevigi fece prefentare all'Accademia il fuo libro Sopra una ?ntova forma dei Carri . L' Alunno Sig. Sal- vagni ne fé i'eftratto, aggiungendoci alcune fue rifleffioni. Il Sig. Andrea Comparetti P. P. P. di Medicina Pratica dedi- cò all'Accademia una fua Opera intitolata: Obfervationes Optica ^ Rampata pofcia in Padova nel 1787. Il Sig. Ab. Fortis a richiefta di S. M. Siciliana Ottenne dall' Eccellentiffimo Senato Veneto la permiffione di pottarfi a Napo- li per attendere alle operazioni della nitriera da lui fcoperta , la quale nella fua lontananza avea fofferto notabili difcapiti. 1787.IIN.U. GIROLAMO ASGANIO GIUSTINIANI di S. E. GIROLAMO ASGANIO Cav. fece graziofamente prefentare all' Accademia un efemplare dell'Opera intitolata : Penjleri d'un Cittadino /opra la Brenta . V Illuftre Autore di efla accoppiando a molto vigor d' intelletto una cognizione profonda delle Matematiche , e la più accurata notizia delle vicende della Brenta prodotte dalla natura e dagli uomini, era attifTimo a metter nel più chiaro lu- me, e nel vero loro afpetto le difficoltà che contraftano alla regolazione di quefio fiume, alla quale tendono da qualche tem- po le mire benefiche del Principato . L'Opera è divifà in due parti. Nella prima l'Autore prefenta un'accuratiifmia Storia non meno della Brenta che della Laguna di Venezia raccolta da una ferie di monumenti antichi e moderni , alcuni de' quali erano inediti, altri poco noti, e combinando nel modo il più lumi- nofo la copia dell' erudizione colla fquifitezza della critica fa (en- tire le molte difficolta fifiche e morali di fciogliere nel modo il più foddisfacente a tutti il problema della regolazione . Efamina nella feconda le varie propofìzioni fuggerite in quefti tempi dal- la dottrina o dal zelo a tutti quelli che fi occuparono di quello intereflante argomento , e dividendo tutti i progetti in due claf- fi, quelli cioè che furono propofìi dagli Scienziati, e quelli che ufci- «Èjl LIX 1^ ufclrono eia uomini forniti foltanto di pratiche e parziali nozio- ni, trova in generale che agli ultimi manca la folidita del ra- gionamento , ai primi il prelidio d' accurati difegni , e dei docu- menti di fatto. Quindi aflbggettando ad uno ad uno i detti pro- getti ad un elIuTie accurato, col confronto degli andamenti dei terreni , delle pendenze e delle direzioni degli alvei , ne fcopre i difetti ed i vizj particolari , con che per una conneflione ne- ceflaria d'idee vien condotto a dare fotto la forma d'avverti- mento la foftanza d'un nuovo pregevoliffimo , ed integrale 11- ftema. Il Sig. Co: Stratico, tuttoché comprefo fra quelli che avevano indicato il loro prere fu tal argomento, fece colla più commen- devole imparzialità un ragguaglio onorifico della detta Opera , rag- guaglio che intraprefo con efultanza , ebbe poi un fine ben diverìo dal fuo principio. Chi fi farebbe afpettato che quello monumento del zelo patriotico d'un tal Cittadino doveffe fatalmente effer 1' ul- timo? Chi avrebbe penlàto che degno Erede d'un gran nome, e d'una fama più grande .... nel vigor dell'età ... nel fiore di luminofe fperanze ... tra gli applaull della Patria .... Heu mìferande puer ^ fi qua fata afpera rumpas Tu Marcellus eris . Il Sig. Bailly dell'Accademia delle Scienze di Parigi e Socio' ji;>flro, ci fè tener un efemplare della recente fua Opera ft'./l' AJìronmìììa degl' hidiani ^c\\Q fu accolta con fenfo di compiacenza proporzionato alla fama di quello dotto ed eloquente Filo» fofo. Il Sig. Berenger fpedr in dono all'Accademia una lìia Opera intitolata Les Soirèa Provengahs , accompagnata da una genti- lii'ilma lettera, nella quale accenna la fua brama d'efler unito al Doftra Corpo , Fu rifpofto come dovevafi ai cortefi fentinienti tli quefto Letterata, aggiungendo che l'Accademia avrebbe riguar- do al di lui nome alla prima vacanza nell' ordine de' Socj Elie-- li ,, ftantechè al pretme erano di già. occupati tutti i polli y h z anzi <6£tl LX H3». anzi fi era ecceduto per inavvertenza il numero già filTato dì quefti Socj eh' è di 32. Il Sig. Giambatifta Marzari di Trevigi fu Alunno , ed ora Corrifpondence dell' Accademia , ci comunicò la relazione d' una tempefta ftraordinaria di fulmini accaduta in Gaftelfranco , ag- giungendoci le fue riflefTioni. Il Sig. Leonardo Salimbeai Capitano Ingegnere , e Profeflbr delle Matematiche nel Collegio Militare di Verona fped\ ali Accademia un fuo libro Su gli archi ^ e fu, le volte. Monfig. de' Dondi dall'Orologio ora Corrifpondente lefTe all' Accademia la relazione d'un MS. della Cattedrale contenente al- cune notizie curiofe dei riti antichi della Chiefa di Padova. Il Sig. Ricci-Zanoni fpedi due altri Fogli della fua Carta Geo- grafica del Regno di Napoli. 1788. L' Abate Chiminello comunicò all' Accademia la re- lazione d'unga Colonna di fuoco veduta a Ceneda per tre gior- ni confecutivì , fpeditagli dal Sig. Abate Giambatilta Zava di Ceneda . Il Sig. Ab. Antonio Torres Patrizio di Siviglia inviò all' Ac- cademia la traduzione dell'Opera del Sig. Gardane fopra le Af- fiffie , preceduta da una dotta Prefazione del Traduttore fopra lo fteflb argomento : indi un' altra fua Opera Sid Commercio e filile Arti degli Europei^ Il P. Giambatifta di S. Martino Cappuccino dì Vicenza in- viò all' Accademia tre fuoi Opufcoli , vale a dire la fua Memo- ria fopr/j la 7ìcbbitt dei vegetabili^ coronata nel 1785 dall'Acca- demia Agraria di Vicenza, un'altra Memoria fui la coltivazione del frumefjto , e una Lettera fui maneggio- del fuo Microfcopio ^ diretta al Sig. Caldani: non lafciando di fignificarci il fuo defi- derio d'entrare in corrifpondenza coi noRro Corpo. Il P. Mazzucchelli Ch. R., S.. prefentò air Accademia le- fue hiftitu-zioni Idrojìntiche.. L'Ab>> Fortis ci fpedi da Napoli un efemplare della fua Me- moria Storico^- Fifica fui Nitro Minerale : e il Sig. Zanoni tre altri Fogli della fua Carta di Napoli. IL Sigv Portali Socia deir Accademia et fped'i in dono uà efem- «Èli LXI 113» etemplare della nuova edizione della fua Opera intitolata : 0^- fcrvations fur ics ahs mephiùques &c. II Sig. Caldani comunicò all'Accademia una lettera a lui fcrit- ta dal Sig. Antonio Gualandris, Medico Pubblico di Belluno e noftro Corrifpondente, nella quale gli dà ragguaglio d' un' ope- razione chirurgica efeguita il giorno 2 Aprile in una donna Bellunefe d' anni 40 in circa , colla quale il eftralfe dal ventre della medefima un feto concepito , crefciuto e compiuto perfet- tamente all' ordinario tempo de' nove mefi fuojri dell' utero . „ Quella donna, dice il Sig. Gualandris, madre già d'altri otto „ figli dati felicemente alla luce , nel Maggio dell'anno fcorfo „ rilenti tutti i fintomi ch'era folita provare durante la gravi- „ danza, cefsò il corfo menfuale, il ventre s'andò inalzando , ,, ma inegualmente , perchè la gonfiezza era maggiore nel lato j, finifiro che nel deftro , fentiva i foliti movimenti della crea- j, tura, e credette lèmpre d'efler gravida nel modo confueto e „ ordinario. Nel paflato Gennajo nel quale venivano a com- „ pierfi i nove meli , ebbe delle gagliarde doglie, ma trafverfali e „ fpurie. Il parto era creduto vicino, ma Svanirono ad un trat- „ to i dolori . Non eflendo il ventre obbediente , prefe ella fen- „ za configlio un po' di gialappa,che le fufcitò dei forti dolo- ,-, ri , ed un orribile fconvolgiraento . Da indi in poi non „ fenti alcun movimento interno , ma la gonfiezza perfiflente „ nel lato finiftro foltanto all'altezza di tre dita trafverfe fopra la „ crefla dell'ileo: ritornarono le fue purghe menfuali. Venti giorni ,, fa chiamato ad efarainarla il Chirurgo Sig. Giambatifta Donico „ gli cadde in fofpetto che potefle aver nell'addome fuori dell'" „ utero un feto, ed eflendo la detta femmina poco difiante dalli „ Città la fece qua trafportare a fine ch'io pure la efamlnaffi . Fatto „ un diligente efame, abbiamo condufo con tutta la probabili- „ tà che il tumore il quale appariva fotto gl'integumenti addo- „ minali, folTe il capo d'un feto. I>i fatto efeguita l'incifione, „ quefta mattiru fi efirafle un feto della naturai grandezza dei „ nove mefi, in neffuna maniera fracido,ma foltanto leggermen- „ te livido, del pefo di fei libbre alla grofla , di k^o femmi- ,> nino. La placenta fi (tacco a pezzi y ed il principale e piiì forte » m Lxii lis* ^, forte attacco era aU'ovaja fiaiftra fui princìpio della tuba Fal- „ lopiana. L'utero era nella flato fuo naturale un poco inclina- jj to alla delira, dove l'avea fpinto il volume del feto. Mi lu- ,) fingo che la donna con diligente cura farà reftituita in falu- „ te. Si fta ora preparando una più efatta deferitone del cafo, ,> eh' è veramente raro „ . D E m I m DISSERTATIO LEOPOLDI M- A- CALDANI De UrETERUM IN^dUALITATE ET DE FffiTUS NUTRITIONE. ( VI. APRILIS MDCCLXXX. ) Ommunis propemo^um do^lorum homì- nuin confenfio eft , hoc , quod vocant , litterarum feculo , propter fcientiarum artiumque incrementa maxima , difficile ailmodum fieri polle , ut , ne dum nova & recens inventa in vulnus proferantur , aliquid etiam inventis ipfis adjiciatur , ad- dendoque atque ornando amplificetur . Magni certe fuerunt Tupe*- rioribus temporibus conatus eorum atque progreflus , qui ftudiis fuis eam dederunt operam , qua natura; arcana perfcrutarentur: quani ob rem multorum Recentiorum labores co collineant , ut vel obfervationes duntaxat coacervent , vel accuratius defcribant illufirentve id, quod alii contraftius , aut non fatis dare, adum- brarunt . A Hoc ^ 2 Ha» Hoc auteni fi de naturali Philofophla in genere, multo «equìus de Anatome, qu£e ejus pars eft,dici poteft ac debet: in humani enim corporis. fabrica, nifi totum penitus innotefcat , id faltem eft folummodo ignotum , quod cum omnes Anatomicorura labores haflenus irritos fecerit, hujufmodi videtur effe , ut in natura majeftate amet delitefcere. Fecit hsc , quam modo memoravi, operis difficultas , ut qui Anatomes ftudio addifti funt , eamque publice profitentur , aut vivencia quidam ani malia fecantes ; aut in natura varietatem , quam in partibus quibufdam concinnandis , conjungendis , collo- candis adhibuit, oculos animumque advertentes; aut demum mor- borum fedes & caufas in cadaveribus inveftigantes, utiliffima ar- tis augmento confulere quodammodo allaboraverint. Porro cum hifce conatibus fua debeatur laus, aliqua iis etiam exiftimo tribuendam effe, qui conftantium quorundam phsnome- noruni caufam fibi qua^rendam affumunt. In quo quidem opere cum Phyfici celebritatem fibi merito comparent qui aliorum cor- porum proprietates , harumque effeflus confiderant ; cur nullam famiE claritateni eos confecuturos effe affirmabimus , qui effeftuum in humano corpore occurrentium latentem rationem qusrendo inveftigant ? II. In hanc ego fpem adduflus caufam quarere inftitui qua: facit, ut ureteres hic adnrifliores , illic ampliores fint, quemad- modum Anatomici non ignorant. Hujus inaqualis diametri ratio- nem CI. CoWPERUs reddere conatus efl: arterias nempe iliacas, fub uretere utrinque decurrentes , alterna earum diaftole, adeoque repetitu i61:u, illius insqualitatis caufam effe affirmavit . At, fi dicam libere quod fèntio, huic explicationi plurimum obefl: ob- fervatio, & inde profeéìa ratio a Gel. Morgagno (a) prolata: videlicet inconflantia loci earum inajqualitatum , qua; alias eadem femper utriufque ureteris fede occurrere deberent , quoties caufa a GowPERO excogitata eas efficeret insqualitates , de quibus in pra^fens fermonem habemus. III. Quseritur ergo adhuc ab Anatomes atque Phyfiologis cul- to- (tio!ie fcetm intra uterum , non parum , fi quid ego video , illufiratur; opportunum duxi haftenus propofitis ea breviter adji- cere , qu£B ipfam qusftionem dirimere pofle videntur . Mulier igitur annos nata duodetriginta, quarta vice utero gerens, ven- trem habebat adeo tumidurn , ut valde metueret ne geminos in lucem emitteret . Nono menfe exaélo , die z6 Januarii anni 1771, fub partus doloribus aqua protinus eruperunt , at multo majori copia quam in partubus anteaélis. Fui t inde partus pauUo difficilior , fed tamen , quemadmodum dicunt , natwtlh: nam pofl fex circiter horarum laborem infantem enixa eft rite con- formatum , praeeunte capite , & debita magnitudine praditum ; erat autem valde debilis , & graviter agrotare videbatur . Et re. vera quatuor dierum intervallo nihil aut laflis aut alterius ali- menti affumere potuit , quo tempore praeterlapfo obiit placi- diflime. XII. Cum ejus abdomen quadrihorio a morte aperlrem , ut ureteres perluftrarem , ventriculum tumentem praiter modum of- fendi , atque , ut atrreflando manifeftum erat , liquore aliquo , & fimul aere repletum . Inflata erant tenuia inteftina , fed va- cua; eademque , lumini objefla, nonnullis locis ex cellulis in- tro latentibus fabrefaéìa videbantur, quafi cellularis membrana elegantiffima eorum cavitatem occuparet . Intra colon minus di- ftentum fsx inerat circa finem, eaque modica , & crocei potius coloris. Secavi propterea tenuia inteftina, & aerem inveni vifci- diuf- diufculo quoJam fubflavo humore coercitum tamq^uam. intra pe» culiares vefciculas, eafque rotundas & a-quales , quantum oculi de partium aqualitate juciicare poflbnt, adeoque plurimum elegantes, i^ax celluiofani illam mentiebanfur, de qua panilo ante dixi. In duodeno bilis aderat fubobfcuri coloris , vix fapida , niucofo fla- vefcenti liquori non fatis accurate permixta . In orificium etiam ventriculi inferius inquifivi, quod neque oculis patuit, neque di- gitis explorantibus: feries duntaxar liellata plicarum in centrum convenientium fupra pylorum fé fé mihi in confpeélum dedit . Cuni autem dubitari non poffet ibi loci ofificium illud latere debuifle, & quadantenus patere propter aerem inteftinis conten- tum , mediocre fpecillum in id centrum urfi , quod non fine alì- qua difficultate fibi in ventriculum viam fecit. Pofì: hsc vilcus iltiufmodi diligenter fecavi, quod plenum erat huraorc vifcidiut culo & dilute croceo : qui quidem humor lingua exploratus fà- porem exhibuit leniffimc falfum : collefìus ,& lance fufpenfus , fuit ■decem unciarum pondo . Igni ejus portionem admovi , quae in coagulum minus coloratura pauUo difficulter abivit : concrevit autem , fed debiliter , etiam affufione fpiritus vini adhibita . Diligentius inquirens in pylorum , nihil vel tumoris cujufcum- que indolis , vel majoris craflltiei in tunicis circumambientibus perfpiccre potui : tantum anguftiam percepì multo majorem quam par eft ; atqae huic peculiari anguftia copiam plicaruni * illarum tribuere non dubitavi , de quibus panilo fupra mentio- nem feci. Sanum erat hepar, quemadmodum vifcus quodcumque aliud ; cyftis vero fellea obfcuriori bile , eaque vix fapida , erat femiplena. .3 XIII. Humorem amnii circa partus tempora turbidum fieri plurimis notum eft, & a priftantiffimis Viris commemoratum . Ea effe folet opacitas, ut modo fubrufus fiat , modo fubfiavus , interdum etiam croceo colore refertus . Cum hac minime igno- rarem , cogitare coepi , humorem in ventriculo repertum ad amnii aquam pertinere , meamque cogitationem firmavit quodammodo natura leniter falfa, ( qua: fortaffe etiam ex mora paullo lucu* lentius fé fé prsberc potuit ) & concrefcibilis maxime indoles hujus huinoris, qus ventriculi fucco minime conv?nit . Pondus B etiam «su IO fl3» etiam aliquod addidit obftetrix, qua interrogata de colore aquae fub partu effufcE, retulit eam fuifle fubflavamjac demum omnein prorfus dubitationem lintea ipfa abftulerunt, qux infignibus ma- culis diiute flavis notata erant ; quandoquidem mulier erumpen- tibus aquis le£lum tenebat. XIV. Igitur non longe abfum ut credam , obfervationem hanc plurimuni tavere fententis illorum, qui foetum , ultimis etiam graviditatis menfibus , non tam per funiculum umbilicalem , Se inhalantia cutis vafcula , quam per os nutriri contendunt . Nc- que opinionem liane quicquam infirmare videntur obfervationes de foetibus extra uterum inventis , fme obvolventibus membra- nis ; aut de aliis, qui labiis connexis, immo fine oris veftigio, &, quod jeque grave eft , fine capite (rt) in luceni editi , ad communem nihilominus incrementi molem plerumque , fi non femper, perduéìi funt. Quemadmodum , ut verum fatear , neque obfervationes qua contra afferri folent de umbilicali funiculo aut putrido, aut deficiente, aut intorto , & in ar61:um nodum con- voluto, ejus funt ponderis, fi quid ego judico , ut oftendant , foetum hujus funiculi epe, cum fecundura naturam eft , nequa- quam ali, atque educar!. Non ego is quidem fum , qui aliorum vel experimenta vel obfervationes in dubium audeam revocare, ut quod ipfe fentio , ceteris quoque fentiendum vel invitis exiftimem; adeoque ex iis qu£E vidi non idcirco protinus colligo , contrarias videlicet ob- fervationes parvi faciendas effe , atque ab illis qua; protuli fun- ditus labefa6lari . Qui prò alterutra opinione decertant , non fa- ti?, ut ego quidem arbitror , in admirabilem natura fapientiani animum advertunt , qua voluit tribus modis foetus nutritioni pro- ( a ) Superioribus annis foetus ace- Amici AtoTsii Calza , Obftetrici» ar- phalus Vicetix natus eA . Nonimen- tis in hac Univerfìtate Pub. l'rofefTo- Ilris erat , ut dicunt , & mater ipfa ris . Ceterum non pauca l'unt exempla id profìtebatur : at vero illius magni- fìmilia ; & ea quidem de ore imper- tiidinis , qua; fex menfium foetibus vio etiam frequentiora , qua; , cum communis effe foiat. Affervafaatur mon- nota effe exiftiaiem , ideo filentio prai- firùra hoc inMufeoCl. olimCoilegs & termitto. . jjjp ^ profpìcere, ut altera nutritlonis via deficiente , alix cum prò- prium tum alterius munus exequantur : cujus porro providentiz exempla adeo obvia funt in animali prxfertim corpore , ut his recenìendis immorari fupervacaneum prorfus videatur. ;: T A T 6 2 EJUS* «SII 12 113» E J U S D E M DISSERTATIO Pe Chord^ tympani officio, et de peculiari Peritonei structura. ( XXIX. JANUAKU MDCCLXXXIF. } JLN medio auris receflu , quem Anatomici f/mp/tnì caveam appellant, praiter ofTicula fufpenia, atque alia , qus non attiner commemorare , cum omnibus 'nota iìnt atque perfpefla , filum te- nue obfervandum occurrit ex nervéa fubftantia conflatum , quod timpani chordn communiter dicitur. Ita vero pofitum eft filum iftiufmodi , ut quicunque a fundo auditorii meatus tympani membranam removeat , & in tympani ipfius caveam introfpiciat , filum videat brcviffimo prius interval- lo nudura a parte faciei ; raox , & fiiperius , pone officulum fer- ri, quod m/illeus audit; dein ante crus longius alterius officuli ^ quod incus dicitur, decurrens/ & ex ea fède, femper occiput ver- fus, in proximum Falloppii aquxduflum tranfire, ut cum nervo duro conjunflum de cranio exeat. Filum hoc, feu chordam , in majorem malici mufculum in- feri , in coque definere fcripferat Molinettus; quem errorem emendavit immortalis MoRGAGNUS {a) noftcr, qui monuit, ne tenuem quidem fvrculum ad id tempus nmfculo UH prcebere fé vt-- dijfe ; etfì interdum ea ( ipfi MORGAGNO ) fufpicio inciderti , ali- quem olim ab ih fortajfe confpeQum ejfe , qui duos eidem mufcu- lo tendines adfcripferv.ììt . Qu2 porro Morgagni verba, etfì abunde fignificent , nun- q^uam ab ep obfervatum fuiffe, mufculum majorem malici ner* veos (■j) Epift.. Anst. in Valfalv. ?j». XXXL veos furculos ab ea chorcla accipere; non ideo tamen ab iirdem nervis , ex quibus chorda hsc coalefcit, filamenta non educi, quje malici mufculos , & mufculum ftapedis adeant, exiftiman- dum eft . Quod enim Morgagnus non obfervalTe videtur, alio- rum auétoritate recipere non dubitavit . Et revera fcripferat SCHELHAMMERUS, i» ìiobis ea?ìalem Falloppii , per quem dura nervi portio (iilabitur , totum conteBum ejfe ojffe ; hi aìjìmatibus •vero alili àpertum^ ut minima filamenta facile inde ad mufculos derivari queaìit . Hunc autem ScHELHAMMERl locum fequenti ratione carpfit Vjr celeberrimus paullo ante laudatus , quem ho- noris caufà nominavi : Nec fi ( aquazduftus ) totus ojfie conreóìus effiet , hinc tamen fieret , cjuin minima ex eo filamenta ?iervea in mufculos prodirent : fiquidem in homine ipfo prodeunt , ut ViEUSSENIUS & ValSALVA docuetanC , quamvis totus offe aqucS' dutlus adulti fjominis opertus fit. Obfervationibus igitur Vieussenii & Valsalva fufFuItus , ad malici mufculos nervea fila ex nervis fakem illis propagari , qui tympani cliordam componunt , libenter concedit , etfi ipfe produci reapfe non viderit . Hanc porro nerveorum furculoruni produflionem in malici mufculos, jam antea demonftraverat Jo: Jacobus Ravius (rt), qui tertiani defcribens nervi quinti paris propaginem, {èu nervum maxillarem inferiorem, hanc monet in fex furculos difpertiri ; quorum poftremus , feu lextus , antequam linguam adeat^ ramum di?mttit , qui reflexus fupra aquctduBum Falloppii y eavitatem tytnpani ititrando , mu fenili s inali e oli ..... dtiobus ramulis profpiciem fic didam chordam tympani format, Atque hxc quidem Ravii defcriptia cum re ipfa , quantum ego obfervare potui, plurimum confentit . Cum enim fcalpella lamina offea, qua: fupremum tympani parietem conltituit, dera- ditur,. feu potius excutitur, ut cavitas ipfa ea in fede in cotìfpe- flum prodeat, &, cunei ac malici ope, ofl'is temporum cxterior pars a petrofa apophvfi feparatur, feflio aliquando adeo feliciter fuccedit , ut minimi ex chorda procedentes uervei rami , ad mal- C'i) Tn Di/Terf. De orni & re^ener. Jentfum, Edir. nnn. i6(?4,- n 14 113» rtallei mufcalos , atque etiara ad ftapedium , pergentes , & cultro perfequi , & commode quodammodo perfpki poflint. Nullus igitur dubito, quin ex hac chorda nervi procedant y, qui ad interiores auris mufculos ferantur. At cui bono ? An ad eam chordam fonus eft referendus ; ut ipfa videiicet in tremo- rem afta auditus fenfum extorqueat ? An ideo tributa fuit , ut ejus tremores ad nervum duroni tradu<^i auditum excutiant? Art illi moleftus ille dentiura ftrepitus adfcribi poteft , ubi quofdam fonos audieris, prsfertim acutos ? An denique ex ejus tenfione varia , veluti in tympano proprie dié^o fieri compertum eft , ipfa tympani membrana diverfimode inteoditur , ut variis foni? excipiendis fiat aptior? Sed quid praftat tempus conterere in con- je61:uris recenfendis , quae propofits qusftioni minime fatisfa- ciunc ? Siquidem apiKl Recentiores omnes cum Phyfiologos tuni Anatoraicos in confeflb eft,, illius chorda ufum in natura maje- ftate delitefcere . Qixara ob rem illuftris Hallerus (a) poft- quam fcripfit, doceri nos liabitis experimentis auditum nullo ex- teriori auris apparatu indigere , cum exempla occurrant ètiam hominum, qui deftruéta auricula tympanique membrana , atque excuflis ofTiculis , fonos perfentiebant ; ac praterea furdos audire feaculo ad oflà temporum admoto, lònofque percipere ubi eorum corpus a fonis ipGs in aere excitatis concutiatur ac tremai ; ad eo- que non ex chordse tympani aut hujus membrana vibrationibus auditus fenfum pendere; conficere non dubitavit, amem externam eum tympano remotis potijjimum fonis rccìpiendts y ac robore augeru dts in/ervire. At hinc eruitur ne ufus chordse illius nerve« , de qua nunc fermo eft? Quem quidem ufum ipfe Vir eeleberrimus (a) hu- ;ufniodi effe conjeótatus eft, ut nempe ad auditum ob eam ratio- nem faciat, quod ramulis fuis regat tenforera mailer mufculum , & flapedium? Nil profeéto dubii eft , quin liorum mufculorum motus confervet ac dirtgat, cum carnium motus omnes & fingu- ìi , & ii maxime qui velmtarii dicuntur , inter^erfis nervis fu- fti- (/?) Elem. Phyiìol. Tom. V. Lib. XV. §. Vili. ( b ) Loc. cit. §. IX. «sa 15 1^ (tineantur, reganturque . At quomodo chorda illa regit? Hoc il- lud efl , quod Vobis priore loco proponere conftitui , Sodales ce- leberrimi , ut ex judicio veftro , quod certe plurimi facio , ipfe quoque de mea qualicunque cum obfervatione tum conje£ìura ju- dicare queam. Certum ratumque eft, propter experimenca prorfus innumera , eos mufcuios vGluntnì^os appellari , qui non folum prò volunta- tis ipfius arbitrio in motum aguntur , verum etiam eorura ner- vis quovis modo follicitatis, plus minus ( in univerfum prò ma- jori aut minori irritationis vi ) contrahuntur . Quod autem in- terni auris mufculi voluntate regantur, duo, me quidem judice, confirmare videntur: primum t'à , quod lenfionis fenfus quidam intimus in aure percipirur, quotiefcunque debilibus fon is commo- ti , ncque fàtis perfpicuis, animum aurefque intendimus , ut eos accuratius perfentiamus: alterum eft , quemadmodum alio in lo- co (^7) propofui , quod admoniti de flrepitu aliquo in aere de repente excitando , tympani membranam ea ratione difponimus & accomodamus , ut, ea non perculfk magis quam par eft, ftre- pitus ille neque auris dolorem exfufcitet , ncque nos terrore per- cellat. Porro tympani chorda ( ex qua, uri fupra monuimus, furculi ad internos auris mufcuios protenduntur ) cellulofs tunica ope , tympani ipfms membrana nunc propius , nunc paullo remotius , tum & officulis, malico videlicet atque incudi , alligata eft. Igi- tur fonorz aeris unda in meatum auditorium illapfa , tympani membranam & annexa olTicula concutienres, faciunt , ut confri- éla feu follicitata ea chorda mufcuios hofce minimos in contra- ftionem impellat. Atque hujus contraflionis efficacitate non tam membrana illa a malici mufculis tenditur diverfimode, &, animi attentione accedente , ad exteriores quofdam fonus accuratius au- diendos, vel edam prò opportunitate moderandos, accommodatur; verum etiam ftapedis motus ea ratione regitur , ut labyrinthi aquula nunc fortius percutiatur, nunc vero debilius; ac propterea nervea pulpa , qua: labyrinthi caveam obducit ac veftit, aqus mo- ( a ) Inftit. Phyfiol. Gap. de Auditu . ^1 i6 |l-3-> motu perculfa , receptse imprefllonis effeéìura ad animse fedem traducat . Conjefturam propofui , qu^ , nifi ego in magno verfor errore, cum auris fabrica , cum experimentis , cum nervorum ad mufcu- los, de quibus qusftio eft, pertinentium origine atque dirtribu- tione, maxime confentanea eft . QuJEfo autem ne quis putet in ea me effe fententia,ut credam , fonos mclius per duriorum offium auris & capitis tremores non audiri . Audiri equidem melius lubens profiteor: fed cum non omnes foni ea polleant vi,quaoflà me- morata in fenfibiles ofcillationes cieantur , non videtur abs re conjeétari, fonos debiles ac remotiores per auriculam , meatuin auditorium, ac tympanum, medianico artificio fuperius propofi- to, videlicet irritatione chords & hinc mufculorum internorum aiStione, animum commovere; adsoqus eaieniam miremycum t^m- patio ^ ut re6le fcripfit HalleruS, remotis pot'tjjimum foim-reci- pte7idh , & robore auge?jdis infewire . Pot'tJJìmum autem dixit , quatcnus dubitare nequaquam poffumus, quin hac eadem via fo- ni etiam intenfiores auditus fenfum excutiant, adeoque, fonoruni robur augentes, auditum ipfum reddant exquifitiorem . Neque vero quis niihi objiciat, fieri non poffe^ ut follicitata chorda, & voluntatis etiam efficacia, mufculorum motus mode- retur; cum illud ufuvenire conftet , ut , ex vehementi fono , etiam admoniti, furdi efficiamur. Nam neque aliis viribus,cum 62 modum excedunt, alii refiftunt mufculi multo craffiores & validiores; adeo certum eft Horatianum illud : £/? modus in rebus , funt certi denique Jìfies , ^uos ultra ^ citraque nequit conftjìere reóìunt. Pertinent ha6ì;enus difta ad priorem hujus diflertatiuncul» partem: alteram protinus exponendam aggredior. Ventri inlìrao, qui Anatomicis abdomen audit , limites inte- rius conftituit membrana quidam fimplex, ab interiori facie le- vis, & humore paullulum vifcidiufculo perfufa, exterius fpongio- fa quadam fubftantia ( qu^ variis locis intra cellas adipem plus minus continet ) quafi dicam exafperata, alibi valde tennis, ali- bi pauUo craftìor, qus membrana ab Anatomicis peritofìxum ap- pelktui-, Neque folum membrana ha:c abdominis caveam tam- quam \ f> m «7 1»* quam fiicco peculiari compleflitur , fed plura etiam vìfcera con- veflit, feu compreheiidit , iifque propterea extimum velamentum impenic. Pericardio quodamniodo comparari poffe vide tur; quem- admodum enim faccus idiufmodi cor laxe compIe£ì:itur , ipfum- que in propria fede quadantenus detinet, deinde fupra cordis ba- lim in fé ipfum reflexum, & defcendcns, vafa e corde prodeun- tia & in ipfum revertcntia, tum auriculas , & ipfum cor qua- quaverfus circunivedit ; pari ratione faccus ille membraneus , d« quo fermo eft , & vifcera ferme omnia, quae fub diaphragmate pofita funt, intra abdominis cavum coercet ; & fuper plurima explicatus ipfa fuis in fedibus fufpenfa tener , unaque fimul fere undique obducit. Princeps vero hos Inter duos faccos difcrimen eft, quod pcritonsum, propter vifcerum copiam qu^ involvic , & produfliones plurimas, quas ex fé dimittit, membranam con- ftituit fané continuam,at ex multiplicibus propaginibus quafi di- cerem coalefcentem ; qua; porro propagines in pericardio locuiu non habent. Simplex tunica eli:, etiamfi tenuem , fi generaliter loquamur, membranam referat, attamen in tanta tenuitate norunt Anato- mici atque Chirurgi infigni peritonseum vi atque virtute polle- re . Neque enim infrequenter illud maxime diftendi obfervant in graviditate, in hydrope , in morbofa ac valde fenfibili vifcerum quorumdam magnitudine, in herniis nonnuUis, & in aliis etiam morbidis affeftionibus . Inflant porro Anatomici inteftina aliquan- do prater modum , aut in cadaveribus enormiter turgefcentia perfpiciunt; & tamen peritonaum inteftina circumclaudens refiftic valide , licet admodum diftentum fit : quod quidem alia mem- brana inteftina componentes non prasftant, qus vulnerato alicu- bi, aut cafu aut de induftria , peritoncEO obvolvcnte, de vulne- re , praefertim fi inteftinum tumidum fuerit , protinus extru- duntur. Etfi autem hsc tunica maxime diftendi queat, non ideo ta- men in infinitum propemodum id fieri poffe cenfendum eft . Si enim magnum eft cjus robur, ubi fenfim fènfimque diftendatur , difrumpitur tamen aliquando , & hemias momento parit, fi im- petu quodam id fiat . Inimo gtiam fi paulatim , & lenta qua- C daca «eli i8 1(38> dam vi diflendatur, fcinditur interdum peritonxum , ubi ea vis tanta fuerit, ut partiuni texturam labcfaétet: id enim mihi olim iti Patrio Nufucoinio videro contigit, & quidem in pariete ven- triculi anteriore, cum mulieris cujufdam cadaver fecarem . JIJius ftomachus ( in quo longitudinalis peritona;i ruptura quinque fere pollites squabat ) adeo diftentus erat , ut nuUum iere vi- fcus, referato abdomine , fé fé in confpecìum dederit ; & xgrx tum ex abnormi totius infimi ventris volumine , tura ex fignis aliis, propemodum omnibus, hydrope afcite iaborare videbatur . Quo tempore in Nofocomium traduca fuit, propter morbi diu- turnitatem , fumma erat totius corporis macie fere confefla ; hinc, paucis exaflis diebus, cum [tììx infideret, fyncope correpta e vivis repente deceflit . Confèntiunt tamen omnes, rarius accidere, ut peritona^um dif- rumpatur, licet plus minus infigniter difiendi fateantur . Ncque id effici poffe alia ratione puto, nifi vim & robur, cum flexili- tate, ut ita loquar, conjunflum peritona;o tribuamus. £t robur quidem aliis etiam argumentis confirmatur , quorum duo , m.ea quidem fententia , precipua funt. Primum eft , quod membrana hsc macerari propemodum negat: alterum a peculiari hujus tu- nica ftruflura defumitur . Difficilem peritonei dilfolutioneni , macerationis efficacia, non paucis didici periculis : cum enim, ad vifcerum ftrufluram aliis atque aliis artificiis perluftrandam , vi- fcera ipfa diuturna? interdum macerationi tradiderim , deprehendi fané paucorum dierum elapfo fpatio, seftiva pra;fertim tempcfta- te, vafà extra ea vifcera pofita, & celtulofas revincientes in pu« tridum liquamen abiiffe; extimum autem eorum vifcerum invo- lucrum, ideft peritonsum, nulli prorfus , faltem fenfibili muta- tioni fuifle obnoxium . Immo , quod modo de peritoneo propo-i no, de propria renum tunica , tum & de ea quae conglobata? glandulas etiam extra abdomen pofitas compleflitur , affirmare non dubito. Diuturna nimis maceratio requiritur , ut involvens tunica laxetur , & facile a fubjeflis partibus decidere queat , aut ab iis nullo negotio deglubi; dum , contra , fubduclo exteriori vekmento ab hepate, aut rene , aut liene , aut detraeva a con- globatis glandulis circumpofita membrana , multo breviori tem- poris ^1f 19 118* poris intervallo accretae partes ita disjuiifliores fiunt,ut ipfa haec vifcera aliam quafi fp$cieai prai fé ferant, cum propriam figuram propemodum amittant. Ad altcrum roboris argumentum quod fpeflat , hoc ab ipfius peritonei rcltitutione petendum cenfeo . Qj-iis enim ignorat in hydrope,& in graviditate, membranam ifUufmodi pLurimum ex- plicari; at fi aqita vel arte educìa, vel , natura opem ferente , per renes fuerit eliminata , aut excuflus foetus , peritonceum ad priorem diraenfionem, faltem fenfibiliter ^ reverti? Verum quxri poteft qui fiat , ut tantopere diftenmm perito- nxum in priRinum ftatum tam prompte refHtuatur . Si Anato- vnicos confulimus recentifTunos, qui de ejas ltru<5ì;ura vel eonful- to, feu data opera, vel obiter fcripfcrunt , cuna videlicet delcri- berent partes omnes qu^ humanum corpus componunt , membra- nani effe dicunt , tenuem quidem , at robuftam , paucis vafculis intertextam, qua;, fi maceretur , fabricam oftendit cellulofam . Verum ltru£lura iàtis ekgans in peritona:o fé fé pr;i:bct , qua filentio pra;termittenda non erat ; quamque ego etiam fine vitri ullius auxilio, nudis videlicet oculis nuper detexi. Reni ipfàm- , quemadmoduni raihi fé fé obtulit, breviflime narrabo. Portio illa, eaque fatis magna , tennis illius interini , qua; poft Iliacam aRefìioncni cum f^ecibus ex alvo dejefta argumentum differtatiuncultc fuppediravit, quam anno fuperiore ex lioc eodem loco habui y fuis omnibus ac fingulis membranis donata erat . Antequam peritoncEum fubJucerem, ut carneam tunicam obferva- rem, ordinem quemdam fibrarum nudo oculo perfpexi , quem prima fronte ad carneas fubjeflas fibras abfque ulla dubitatione referendum putavi . Sed cum- in peritonajo diligenter feparato idem prorfus fibrofus ordo fervaretur , dubitare coepi num ordo hic ad periton.xum ipfuai fortaffe pertineret , & ideo in oculos in- curreret tum quod vi morbi fibrarum ipfarum craffities- aufla fuif- fct, tum etiam quod ater interini color, cancrena correpti , illud oculis objiceret, quod in ftatu fecundum naturam proptcr pel- luciditatem inconfpicuum eft . Nolui tamen meis tatitum oculis fidcre: lentes fimplices & parum augentes adhibui ; amicos in auxilium vocavi ; demum peritonasi intefiina alia conveflientis C 2 por- / «Sii 20 f|9» portlones macerandas curavi, & quidem in atramento, u^ de co fibrarum inceiru atque difpofuione conftaret , vel errorem emen- darcm fi forte obfervando irrepfifTet . Priufquam vero vitrorum examini peritonseum objiceretur,ope- ram femper dare confultum duxi , ut textus ille fpongiofus , qui averfam pcritonasi faciem occupar , diligenter deraderetur . Poft hsBC, peritonasum debili vitrea lente lufiratum Ihuflaram exhi- buit illi prorfus fimilem qua fine lente fé fé prsbebat , quoque in Figura I perfpici poteft {a). Exterius fibrarum ftratum pa^ tentius eft; minus patens llratuin alterum quod fubjicitur , fed ta- men hujufmodi, ut palam fit, duplicem liunc fibrarum ordinem ita decurrere , quo fibrs ipfs areolas rhomboidales interci- piant . Et quonlam lentcs ad obfèrvandum adhibits quo funt acutio- res objeflum exhibent aliam a naturali fpeciem prse fé ferens , propterea nimirum quia minimcs obje6torum inflexiones , finus , prominentiae , plurimum magnitudine augeantur , & facile in confpeftum prodeant , ut potiuì perturbent , quam rem ipfara perfpicue demonftrent ; hinc faftum efi, ut multo minor perito- nei portiuncula, Dollondii Microfcopio perlpe£la, ac lente adhi- bita objeBha ut appellant , quce vicibus tantummodo quinquagin- ta fex objefìum fé ipfo majus efficere videtur , & areols non amplius ordinatam illam figuram ofTerrent , & fibra non refla decurrere aut ferpere viderentur , & demum , fi quid cellulofum ( quemadmodura fere femper accidit ) in averfa peritonei fa- eie fupererit , fibris ad omnia perturbanda intermixtum , obfer- vatorum oculis objiceretur. Heec in Figura II fpeflari pofllint , in qua peritonei particula exhibetur, qualis inflrumento panila ante indicato fé fé priebuit. Neque mihi foli peritonei fibra ea ratione difponi vifse funt , veruni etiam Sodali nofiro Clarif- fimo HiERONrMO Fiorato Primario Anatomes Profeflore , & egregiis Viris Stephano Gallino , Francisco Aglietto y Antonio Gualandris ^ MedicinaE Doftoribus fl:udiofiffimis , nuper^ {a) Inteftinum hoc apuJ me efì , in difpofitioneat omnibus (fetaofirare' pof- ^Bo regulareni hanc fibrarum petitonseì fum.. «5}| 21 113* nuperrime literarum commercio cum hac Socletate noftra conjun- ais (a). Cum autem fibra ita fint difpofita: , & ea ratione in decuf- fim abeuntes , ut areas quodammodo rhomboidales comprehen- dant , nuUus dubito , quin ab hoc fibrarum ordine non tam ro- bur, Se ea peritonxi facilis explicatio fìt repetenda , fed & illa vis & poteftas, qua plerumque eadem membrana fé prompte re- ftituit, & in veterem modum componit . Retia ex filis quibut cunque fimili modo conftrufla ; tel^ cujufqua fpeciei ita dilìèét^, confuta:, & partibus accomodata , ut intertexta fila oblique fe- rantur, ha;c, inquam, omnia viribus trahentibus , aut impellen- tibus multo facilius obediunt, & una fìmul refiftunt quin rum- pantur , quam fi alia ratione fila ipfa fuerint difpofita & or- dinata. Eodem accedit, quod in membranis omnibus viventium ani- malium quidam ineft proprietas , plurimis phsnomenis confpi- cua, ( contra^liUtas a noftris vocatur ) atque ex ea proprietate, tamquam ex caufa, educi quoque potelt facultas illa, qua effici- tur ut peritonsum fé nullo labore in priorem ftatum refl:ituat . Proprietas porro memorata , ut id obiter moneam , nunc for- taffis aufta, nunc imrainuta, modo tandem fublata , aut quavis alia ratione a naturali ftatu recedens , quantum conjeflura aflfe- qui poflumus , plurimorum reorboruni fons eft, atque origo. Verum poftrema hzc altioris funt indaginis , & longum lèr- monem poltularent, a quo ego libenter abftineo : quinimmo buie dilfertatiunculie finem faciam , poftquam unum vel alterura ad- didero . Primum eft , quod nemo , quantum quidem ego fcio , fingu- larem hunc fibrarum ordinem in peritonieo defcripfit . Monet fané Vesalius (Z-) membranam hanc ex Jìhis ma ejfe confla^ far». (a) PofFquam Fitec Diflèrtatfo ìn A- Diarfo Medica prxslì , qifod fingiifrs cademia Icaa fuit , CI. Galliki Soda- menllbus ea in Urbe italice evu'gatur , libus noftrÌ5 adfcriptus eli , & in hac Gualan'dris vero in Bellunenfi Civitate Univerfitate ad fedem eveftus P. P. Medi- Protomedici murru; cum fionore fulUnet . Cina: Tlieorics . Aoliettus magno cura ( i ) Oper. Omn. Di pcritonxo , piaufu CJinicam Venetiis exereet , & «511 z2 [}3» f/jw». An vero hoc ideo fcriplk , quoti ali{]uis ante ipfiiin has fibras commemora verit ? Hoc me ignorare pronteor. Jllud tamea non ignoro, GÌ. videlicet Buttnerum (z?) ad annura hujus fx- culi XXXVIII fcrìpCiffe^ periiofiisi te/ìuif.item a fìùris /lihil/J/ìtnis ?;«■- veh effe deducendam : '& perifo}TtSitm , ex filamentii nerveis fubti- ItJJìmh textum , tam firnìum extflerc y Jiullam aliam rat'ionem fuper^- tjje , quam quod hiales fmt , tiuìic diverfo modo fefe decuffent , ut fibra tendinece in plano tendinofo diaphragmatis , Atque hsc Hensingii defcriptio adamuITun cum ea convenir, quam in hydropici cadavere anno hujus fajculixLViir RoBERTUS Stephanus Henrici ( c ) obfervavit ; ut proinde- inerito fufpicari quis pofìit, Henricum ab Hensin&io defcri- ptionera hujus membrana integram decerpfiflè. His autem defcriptionibus pofitis , fi quis contendat me afla agere, is qu^fo prius animadvertat, pofteriores Anatomicos atque Phyfiologos, immo ipfum illuftrem Hallerum in Phyfiologiaj Elementis , & Sabathierum Glarifs. in ejus Traité complet d'A77atomie^òiQ his peritonei fibris ne verbum quidem protuliU'e ^ ut credibile fit eas propriis non potuifl'e obfervationibus confir- mare. Deinceps in exhibitas Icones, & quidem in Figiiram pri- mam infpiciat, ut inde intelligat ordinem fibrarum , qiias in: peritona;o nudo cculo perfpexi , non parum diff'erre ab ea maxi- Jiie inordinata fibrarum didribucione, quam laudati Auflores com-. memorant. Maxitiie inordinata dico, quoniam cum fibris , tendi- neum diaphragmatis centrum conftituentibus , peritonsei fibras- comparare non dubitarunt . Demum obfecro ut noentem advertat, gfque confiderei, peculiarem hanc peritonei texturam neque ex é-bris tendineis , ncque ex nerveis coagmentari y quemadmodun^ COlTlr {a) Differr. Anar. De perìtonico . (b) Diflerr. Uè psritonxo . ( f ) Dsfariptìo Omtnti Anatomica .. commemoratis Scriptoribus vifuni fuit . Commune èft nerveis fi- lis, etiam fuper omnem propemodum fidem tenuiflimis , fi luci objiciantur, opacitatem prs fé ferre ; tendineis vero fingularem pelluciditatem , ab ea, qus membranarum propria eft , non pa- rum diverCim. Repetitis autem obfervationibus mihi compertum eli , nsutram ex his qualitatibus in peritonsi fibris occurrere ; ut proinJe conjefturam capere poflunus eas ad cellulofa fila per- tinere , indicata ratione fimul ad hoc intertexta , ut peritona:um cedere poHìt obfequiofum , & prò opportunitate remitti . Ner- vorum fubdantia diventa non refilit; refiliunt tendines, maxime propter contraflionem mufeulorum ,quibus ipfi tendines neftuntur, & qui tamen potius quam viribui dillendentibus obtemperent, non infrequenter difrumpuntur : 8< ob has- etiam rationes nervofa ac tendinofa ftruftura a peritonazo removenda effe videtur. Quod fi ea, qua haflenus dixi , apud aliquos non ejus funt ponderis, ut novam liiijus membrana fabricam a me propofitam fuiffe cenfeant , illud tamen concedant neceffe eft , eam me in peritonso ftrufluram confirmaviffe , cujus recentiffmios Phyfiolo- gos atque Anatomicos oblivio cepcrar : ac prsterea tendinum ac nervorum naturam ab hujus merabrans fibris ^ tamquam com- mentitiam , amandaffe . Denique illud non eft filentio prx'tereundum , tunicam , de qua loquimur, quemadmodum paullo fuperlus indicavi, morbo- rum & macerationis efficacitate, fibras magis confpicuas pra:bere : quafi nempe in peritona:o idem fere accidat , quod in utero qui, dum foetum continet, carneas fibras patenter cxhibet , noti fecus ac eas peritonei uterum ipfum obducentis : dum , centra extra graviditatis tempus, hx ipfa; fibnr nequaquam funt confpi cua:. An vero in allatis circumftantiis fibra; idcirco apparent quia majori liumorum copia fpongiofa carum fubftantia irroratur ac turget? An ( fiquidem neque hoc pritereundum videbatur ) an , Inquam, defcripta peritonei fibra; illuftrium quorumdam Vi- rorum obfervationes coniirmant, de filis primigeniis , aut de cy- lindris intortis , feu potius ad fèrpentum modum decurrentibus , quos membranarum, & aliarum etiam partium folida propemo- dum elementa conltituere autumant ? Primum affirmare aut ne- gare «Il 24 119» gare non aufim : poftremum hoc alias poftulat obfervationes in aliis etiam membranis inftitutas , quas data occafione perficere non omittam ; Si. Vobis , Sodales celeberrimi , alias corarauni- cabo. ME- 'fia'J Paal^ '"7%4 conteneva. 5. Dicefi naturale ogni qualvolta fia pfromoffo , cominciato e compito dalle iole forze della natura. 6. Molte cofe a queflo richieggonfi nella madre, molte nel feto ; ma bafta a me il fupporre ben conftituito il bacino ma- terno , direttamente collocato i' utero fopra di cflò , ed il feto 0 m»- Ty'it m 25 1» MEMORIA DEL FU SIGNOR LUIGI CALZA CONGHIETTURE INTORNO IL MECCANISMO DEL Parto. ( lETT^ IL Dr XXIII. MAGGIO MDCCLXXXIL ) 1. JL/Imoftrai in altra mia Memoria l'utero divifibile in tre tegioni , alla fuperior delle quali lafciando gli antichi nomi di Corpo e Fondo , ed ali' inferiore l' altro di Cervice , credetti di dover contrafTegnare la media con quello d'Iftmo. 2. La forma, la teflìtura, la capacità , e l'ufo in ognuna dì effe diverfo, appalefà per naturale e non arbitraria quefta divi- fione. A confermarla però maggiormente, paflai a confiderare non folo quei cambiamenti , che , fatto eflb gravido , gradatamente in- contrano r una dopo l'altra quelle regioni, ma ancora quella particolare ftruttura, che fpiega ciafcuna di effe in quello flato, cffendochè in quello folo tutta la vilcera fa conofcere qual fi fla la fua vera foftanza. ■' 3. Vengo ora ad efaminare la particolare azione di cadauna regione , e l'univerfale di tutto l'utero nella lunga e faticela opera del partorire. 4. Parto fi è quella meccanico-volontaria azione della Donna gravida, mercè la quale elfa fi fgrava di quante dentro l'utero conteneva. 5. Dicefi naturale ogni qualvolta fia promoflb , comiiKÌato e compito dalle fole forze della natura. 6. Molte cofe a quello richieggonfi nella madre, molte nel feto ; ma bada a me il fupporre ben conili tuito il bacino ma- terno, direttamente collocato i' utero fopra di eflb , ed il feta D m»" maturo, proporzionato, vivo, e debitamente atteggiato, e fitua* to in quella vifcera. 7. Coflrutta bene è la pelvi o fia. bacino materno , quando il fuo margine fuperiore , chiamato ingreffo , accofìifi all' ovale ; aven- do il maggior diametro dall'uno all'altro fianco, o piuttoiìo dal- la finfifi facro-iliaca al pube oppofto, ed il fuo fondo o fia ca- vità in certo modo tondeggi. 8. Dicefi l'utero gravido dirittamente collocato allora , che appoggi cosi la cervice al margine fuperiore della pelvi , e cosi fottoponga la fommita 0 fondo alla regione umbilicale,che una linea condotta dall' umbilico di Donna giacente fupina, op- pur feduta con qualche inclinazione della fchiena , e guidata li- no all'articolazione dell'odo facto col coccige , formi una per- pendicolare che pafTì per il centro dell' utero , e del bacino . p. Il feto poi ha la dovuta attitudine, quando fi raggruppa cos'i , come veggiamo adagiarfi i quadrupedi di recente nati , op- pure adulti , qualora alla quiete ed al fonno fi abbandonino. 10. Ma non può dirfi a tutto rigore ben fituato , fé quella porzione del fuo facco , in cui diramatifi i vafi del funicolo um- bilicale formano la placenta , non fi abbarbichi cos'i vicina all' orifizio d'una delle trombe Falloppiane, che non refti ella nà pofteriore, né anteriore affatto, né adatto laterale , ma quafi di mezzo fra quefte fituazioni ; perché allora il feto fi è nella ne- cefìltà di obliquare il fuo corpo , e prefentare alcun poco il fian- co al ventre materno : e nel finire della gravidanza trovandoli capovolto, o par primordiale fua fituazione , o per meccanica leg- ge di gravita, rivolgere alla placenta il vifo , l'una orecchia ad uno degl'inguini, al Pfoas mufcolo 1' altra , e la nucca al luogo dond'efcono li legamenti rotondi . In tal modo egli ap- poggia il vertice alla cervice uterina , ed apporta la maggior di- menfione del capo fuo alla maggior dimenfione del margine di quel, bacino cui foprafta; difpoflo da quelìa giacitura ad entrar- vi , a pafTare per elfo , a fortire fubito che da meccanica forza vi venga aftretto. 1 1. Tutte quelle condizioni fanno , che natura per mezzo della gravidanza dilponga quanto é neceflario al parto naturale. 12. Im- 12. Imperocché puote il feto gravare col proprio pefo la rcfìftente cervice uterina , premerla ovunque coli' oHuto e gran- de fuo capo , e necellitarla al fine ad accoglierlo , e ton- deggiare . 1 3. E intanto effendo la vifcera imialzata fino preffo allo fto- maco colla fiia fommità , viene la cervice ftrafcinata fin fopra il margine fuperiore del bacino, vale a dire in uno fpazio mag- giore alquanto del fuo volume. 14. Quindi l'utero non pili foftenuto inferiormente, cade fi- nalmente colla fommità contro i mufcoli abdominali , che fian- chi di avere si a lungo fofièrta tanta diftrazione,e foftenuto un tal pefo , s' arrendono alla fua forza, e fanno facca, lafciandolo in- • clinare tanto all' innanzi , che la cervice foUevata ancora più fu, ne appoggia l'anterior parte fopra il pube, occupa con efla lo fpazio circofcritto dal detto margine fuperiore, e volge l'ori- fizio fuo quafi all'ultima vertebra dei lombi; in una parola, in vece d'effere perpendicolare all'apertura, fuperiore della pelvi, la attraverfa. ' o.-::q i'!OÌ:sM'?no dai-. 15.11 tatto aflìeura di tutto ciò : come Io abbaflàmento del ventre , un fenfo di rodimento al finir della fchiena , e la copia degli umori acquo-vifchiofi gementi ^alla cervice comprefla , avverto- no la Donna, che fé le approffiraa il tempo del partorire. -J - 16. Ma un utero porto in tale flato non potrà efpellere fa- cilmente quanto contiene, fé non acquifta una maggiore gagliar- dia , ed una pii^i adequata direzione . 17. In fatti, o fiafi , che la raoleftia rifentita dalla Donna In quella fituazione offènda li nervi della vifcera , e li de- termini ad eccitare l'irritabilità delle fue fibre : o fiafi a più ragione, ch'effe non foffrano di effere diftratte fé non che fino a certo fegno fenza rifèntirfene ; certa cofa è , che dopo quefto abbaffamento le potenze mufculari dell'utero in pochi di firifl vegliano, e dallo fiato di arrendevoli, e cedenti , paffano a quel- lo di prontamente attive, mercè la propria contrazione. 18. Gli effetti di quella a troppo chiare note fi manifs- flano. 19. Ogni contrazione delle fibre agifce in qualche modo fu D 2 i ncr- m 28 113& i nervi, ficcome ogni affezione di quelli efercita il Tuo potere- fopra di quelle. 20. Ora avviene per legge meccanica del Corpo umano , che- ogni qualvolta i nervi in una parte fenfibile ed irritabile ven- gano alterati villanamente , tutto ad un tratto e contemporanea- mente in punti diverfì, ne nafca la fenfazione detta dolore: Ma quando ciò loro fucceda in lungo o largo fpazio , e forte , ma equabilmente , e con certa progreffiva fucceflione , allora fi rifvegli eerta altra fenfazione mifta di dolori, e di fmanie: e fé finalmen- te quella progreffiva , equabile , ed eftefa loro alterazione per po- co o per molto tempo fi mantenga coftante , s' eccita la fènfezio- ne d'ogni altra più grata, detta piacere. 21. Quafi tutte quelle diverfe Icnfàzioni l'utero prova nel partorire, a norma che le fue fibre agìfcono a parte a parte o aitte irffierae: e di più fotto la varia azione di quelle egli cac- cia fiiori di fé o fluido, o folido corpo, il quale maggiormente e più precifamente diftingue li. varj fladj o fia tempi,, che que- fta naturale operazione percorre .. 22. Quelli tempi poffono genericamente diftinguerll in due 1 r uno di apparecchio , cui fpettano il proVnuovere ,. il difporre ,. «d :il determinare il parto; l'altro di efficacia ed efpulfione, di; cui fono parti l' incominciarlo , 1' avanzarlo , il compirlo . 23. Ma di quali potenze farà neceffario effetto , quella cosi- ordinata efpulfione di quanto è dentro l'utero contenuto? Il facco dell'evo inerte di fua natura , e tutto aderente in qualche modo alla vifcera, e l'acque ond'è ripieno, non fanno che foftenere la forza delle, potenze; operatrici, e contrapporvi, gualche' refiHenza. tdì ciisb &jiii tnì 24. Il feto in eflè ' acque niiètante e capovolto, che che ae penfaffero gli antichi, e molti moderni Scrittori &&i ragguarde- voli, non preftafi , fé non fé come paziente , ed opera foltanto coi proprio pefo,, o colio fcuotimento , vai a dire , come caufa ftimolatrice . 25.. L'utero dunque, nulla per ora confidierando le forze aufi- fiatrici , è il folo agente mercè la fua foftanza fibrofa , cui può eonvenirs ii. nome di mufculare^ perchè irritabile, cioè, a dij-e, per- m ^9 115» perchè prontifTima a raccorciarfi , tofto che o fé le accrefca fenfibl- iità, o fé le aggiunga nuovo ftimolo, o fé li detraggano o mi- Horino le refiftenze. 2(5. Eflendochè qualunque fubitanea e fucceflìva azione dei mufcoli motori di qualche parte , confifte bensì generalmente nella contrazione delk lor fibre ,- ma confifte pur anche nei ri- laflamento contemporaneo di alcuni altri mufcoli o fibre antago- nifte, o nella minorazione del pefo , o delie refiftenze che ne fanno le veci. 27. L'utero gravido pertanto come che provveduto di fibre irritabili , fenfibile , e contenente corpi pefanti , è capace d' au- mento di fenfibilità , di nuovi , e gagliardi ftimoli , e di mino- razione delle refiftenze provenienti o dai corpi contenuti , o dalla turgefcenza dei proprj vafi , o da alcune delle proprie fi- bre operanti in fenfo contrario dell'altre . Dunque fi porrà in contrazione alla maniera dei mufcoli , fubito che fé le prefenti qualunque di quefte occafionali cagioni. 28. Ma perchè la fua ftruttura, come altra volta vedemmo, ei dimoftra l'efterna foftanza fua mufculare , vafcolofa la media intralciata con alcune di quefte fibre , e di nuovo mufculare la interna ; perciò mi do a credere , che quefte tre foftanze agifca- no nel parto con certo determinato ordine di fucceiTione y avve* gnachè tutte contemporaneamente confpirino alla grande imprefa del parto. 2p. Agifca più , e più validamente a principio , e contraggafi l'efterna foftanza più irritabile, perchè più provveduta di fibre , ed eferciti il fuo potere contro la media. 30. Agifca quefta feconda, allorachè minorata in qualche mo- do la quantità dei fluidi per la preffione della prima , dà mag- gior adito alla elafticità dei fuoi vafi. 31. Agifca finalmente l'interna, quando irritata dalla concor^ de azione delJe due precedenti, venga eccitata ad operar feco loro di concerto. 32. Sofpetto ciò, perchè li primi fegni del parto fono dolorofi ftringimenti dell'utero, che a mano a mano fi eftendono giufta ]a^ direzione dei ftrati fibrofi, coftituenti 1.' efterna foftanza del cor- po <8)| 30 113» pò tutto ^ e deir iftrao antagonifla della cervice. Secondariamsn- te perchè li effetti di quelli ftringinienti altro non fono , fé non che un efprelTione d'umori dalla cervice , derivante in parte dal- la media foftanza fuperiore , ed un indebolimento della cervice medefiraa. Perchè in terzo luogo fé quefta o quella refifte all' azione dei detti ftrati fibrofi , fcemata per arce la quantità degli umori, cedono eflè ben tolto, e la fecondano. E finalmente lot- to quelli dolori, ancorché eftefi , ed intenfi , molte mutazioni avvengono alla cervice, che fi ammollifce , s'abbalfa , e lafcia, aprire il proprio orifìzio ; ma niuna ne fuccede ai corpi contenu- ti, che per tutto ciò non comparifcono . 33. Quando per lo contrario, chiamata ad agire contempora- neamente, ed efficacemente colf altre anche l'interna foflanza , è certo che fi contrae tutta la vifcera , perchè li ftringimenti dolorofi commutanfi in isforzi meno penolì e confortanti ; e cer- to pur è, che quell'azione allora ricade tutta fu'l facco o cor- pi contenuti, perchè le di lui acque vengono fpinte a far velTi- ca colle membrane s'i nell'aperto orifìzio della cervice, che nel- le altre flrade da dilatarli , e cacciato pur viene dietro di effe il feto, la placenta, ed il fangue. 54. Da tali fenomeni fembrami effcre quafi condotto a ma- no a congetturare , che la eflerna foftanza fìbrofa fia data per preparare il parto , togliendo le refiftenze che pone l'utero ftelìb ,, e perciò debba agire ed agifca la prima più fortemente a prin- cipio r che l'interna fia deftinata a farlo, operando fuquanto egli contiene, e perciò debba agire ed agifca in ultimo luogo , ma però affiememente coli' altre : che finalmente la media fìnuofa o fpongiofà con efle loro intralciata, fiali come un tramezzo , che non permetta alle due Ibftanze fìbrofe irritabili di convenire con- temporaneamente nella e pari efficacia delle loro ripetute azioni, fé non quando è ridotta a refiftenza minore . 35. Sembrami quefto un provvedimento della natura , onde far SI , che li irritamenti ertemi prodotti da caufe accidentali y o le interne moleftie nate dalli movimenti del feto , arrivino bensì ad eccitare dolorofi ftringimenti della vifcera, 0 sforzi ga- gliardi, ma non giungano però mercè l'impedimento di quefta tra- «Il 5' 113* tramezzo ad operare concordemente , e porre la vifcera nella to- talità della Tua forza cfpultrice, e far quindi l'aborto. 35. A me lo perfuadono quei tanti dolori, quei validi conati deprimenti, e quel violento abbafl'amento dell'utero ifteflb , che foffrono tante gravide, fenza però, che loro s'aprano le vie del parto: come pure quei cali, nei quali comparifcono tutte le dif- pofizioni al parto , che ponno mettere le fibre eflerne , fenza però che il parto fucceda , perchè rimangono meno attive l'in- terne, 0 da qualche cagionevolezza fconcertate. 37. Ma fé l'ufo da me aflcgnato alla media foftanza fpon- giolà può reflarfene incerto- non parmi che pofli eflere lo lleflb delle due (uflanze irritabili 0 mufculari , perchè la varia direzio- ne delle fibre efterne ed interne modra abbaftanza, effere, come accennai , l' efterna defìinata fpezialmente a difporre il parto col fuperare le refiflenze della media foftanza , e della cervice poco alterata o nulla nella gravidanza; ed eflere l'interne riferbate a fare il parto col dirìgere le fue forze contro del facco, e del feto. 38. Piacciavi, o dotti Accademici , di confiderar meco in tale afpetto tutte quelle fibre, onde altra volta vi dimoftrai munito r utero . 3p. E duopo l'avvertire fu'l bel principio, che la faccia an- teriore dell' eftcrna foltanza uterina Tav. I. ha ftrati fibrofi meno denfi , e diverfamente diretti da quelli della faccia poderiore , Tav. II., che li mufcoli , o flrati fibrofi di ciafcuna faccia fono diverfi nelli diverfi fegmenti dell'utero, vale a dire nella fom- mita, nel corpo, nell'iflmo, Tav. I. Tay. II. i , 2, 3. che tutti quelli fono antagonifli deila cervice. Tav. I. Tav. II. 4. 40. Come che per tanto tutti li detti ftrati efteriori tendono a vincere li oftacoli , e fpezialmente la refìftenza della cervice , fembrami, che quelli di ciafchedun fegmento operino fucceffiva- mente fecondo li varj tempi dell'apparecchio al parto; e prima la fommità col proprio ftringimenro e depreflìone, poi il corpo colla propria contrazione , ma unita alla dilatazione e folleva- mento dell' iflmo, e finalmente l'iftrno colla propria dilatazione e col maggiore innalzamento della cervice, ed una tale di lei am- pliazione, che rendala quafi del tutto inoperofa. 41. In «èli 3^ V^ 41. In queiìe azioni, fa«e contemporanee nei progredire, tutta la faccia anteriore e pofteriore è pronta ai movimenti ; ma la pofteriore feinbra mollrare qualche renitenza e fermezza, tutto -che concorra alio fleflb oggetto di vincer gli oftacoli. 42. Tolti o minorati li quali, li ilrati fuperiori dell'interna foftanza fpettanti alla foramità, ed al corpo, agiranno tofto con- tro dei corpi contenuti , e per il loro mezzo contro il mufcolo o firato inferiore attinente all'iflmo e loro antagonifta , fecondo che farà neceffario per fervire agi' indicati tempi d'efficacia od efpulfione, che fanno il parto, 43. A vedere adunque qual luogo poflano avere quelle conget- ture, nello fpiegare i fenomeni del parto naturale , efaminiamo l'azione conveniente alli varj ftrati fibrofi uterini , cominciando prima dagli edemi , e poi palTaado agl'interni , ed efaminiamo partitaraente gli eftètti che denno meccanicamente da efll afpet- tarfi : imperocché tanto mi fembrerà d'avvicinarmi al vero , quanto li effetti dipendenti da quelle materiali cagioni fi acco- lleranno più alli fenomeni difponenti, od efficienti del parto. 44. Poflbno li ftrati fibrofi uterini dividcrfi in comuni , e proprj. 45. Li comuni fono quelle fibre longitudinali , che vedem- mo feguire l' andamento del peritoneo , far facco all' utero , ed eflère le più efterne. Tav. I. II. A A. 46. Li proprj fono quelli che dimoftrammo coftituìre la fom- mita, il corpo, l'iflmo, od anche la cervice ; in numero però e direzione diverfi; e tali per l'ufo , che i primi fono ftrati congeneri, cioè tendenti alla medefima azione , e quelli della cervice antagonifti o fieno agenti in fenfo contrario alli fuddetti. Tav. I. IL 1 , 2 , 3 , 4. ^ 47. Ciò pedo , duopo è che accenniamo di nuovo la direzione di tutte quefte fibre già nell'altra Memoria defcritte, per inten- dere r ufo di effe in ciafcun fegmento uterino . 48. E cominciando dalli ftrati appartenenti alla fommità; tor- niamo ad oftervare , che tutte le fibre nafcono bensì dai lega- menti rotondi, là dove moftrano d'inferirfi , ma più veramente difpergonfi neli' utero , ma fcorrono pofcia in più modi , e fanno li m\ 33 113* Ji ftrati ricorrenti , ed interfecanti anteriormente , la fionda o depreflbre del Santorini nell'apice, e pofteriorment-e li obbliqui afcendenti. 45). E ciò perchè le fibre degli ftrati ricorrenti tendono all' aflè, ma per via fi rivoltano, e tornano addietro. Tav. I. B, 50. Quelle degl' interfecanti giunte all' aflè s'incrociano , e vanno in breve a finire in punti oppofti. Tav. I. GCCC. 51. L'altre della fionda del Santorini afcendono lènza inter- -rompimento all' apice , ne formontano tutta la volta , e paflano dall'uno all'altro legamento. Tav. I. D. 52. E finalmente nella faccia pofteriore non poche obblique -afcendenti dirigonfi all'apice, feguendo un ordine determinato » Tav. IL BB. 53. Tale adunque elTendo la direzione di quefte, mi fembra , 1°., che li mufcoli ricorrenti qualora agifcano , s'abbiano a raccorciare verfo il proprio centro , e quindi reftringere la fonv mitk, premendola verfo la parte pofteriore. 2°. Che r interfecanti facendo un moto compofto debbano anguftiare la fommitì ftefla, ftrafcinando l'un lato verfo l'altro, e alquanto ancora deprimerla , fpingendola anche efll alla parte pofteriore . E quefte fono elleno le principali motrici ? 3°. Che la fionda del Santorini molto più debba concorrere a quefta depreffione; e perchè fi eftende piii anteriormente, che pofteriormente , nel deprimere la fommita debba guidarla o fpin- gerla un poco all' indietro. 4°. Che le obblique-afcendenti abbiano a concorrere efle pure,, ma meno prontamente a deprimere, e tirare addietro la fommi- ta ftefla . E fono elleno le direttrici ? 5°. Che le fibre longitudinali comuni debbano eflere le mo- deratrici di tutte le altre, per l'intralciamento fermifllmo , che tengono feco loro, e qui più che altrove ; e perchè fono più lunghe pofteriormente, che dinanzi, debbano pur fare l'altro uffi- zio di condurre alla propria direzione l'utero inclinato all' innanzi. 54. Cosi al momento , che tutte quefte potenze agifcono di concerto , la fommità uterina verrà ovunque riftretta, alquanto abbaflata, e condotta un po' più alla fua perpendicolare. E 53. Ed «SII 54 IISS- 55. Ed ecco perchè li primi fenomeni difponenti al parto av- vengono, e fi manifeftano in quefto primo fegmento. 55. Le fue fibre, perchè cefléro fino al principio della gravi- danza, fono giunte ormai all'efiremo grado di diftrazione , dun- que fi denno rifentire le prime , e raccorciarfi per accrefciuta fenfibilith : li fuoi vafi fono per la ftefla ragione pervenuti all' apice della turgefcenza , dunque denno le loro tonache aflieme colle fibre fuddette sforzarfi le prime ad efercitare la pro- pria elafticità , qualora fentano fcemarfi in qualche modo le refiflenze . 57. E quelle appunto già cominciarono a minorarfi , perchè la cervice prefla vieppiù per la inclinazione della fommità , fi fgrava in quelli ultimi giorni dei proprj umori ; ne deriva una qualche porzione dai vafi fuperiori feco lei comunicanti , e ren- de quelli men renitenti, e fé ftefla più molle, e più cedente al legamento fuperiore antagonifìa , fecondo che quefto va acquiftan- do forza ed attività. 58. Cos'i adunque operando quelli fibrofi ftrati fuccede , che li primi ftringimenti apparecchianti fieno dolorofi , inforga- no brevi, e pafleggieri, perchè piccola è la porzione, che tenta come, e fa prova di operare, e momentanee le operazioni che fanno: fi rifentano acuti, perchè violenta, fubita , irregolare fi è la compreflTione o ftiratura fatta a pochi nervi: fieno l'uno dall' altro aflai diftanti , perchè l'umor che geme alleggierifce di poco li vafi fuperiori , e di poco infievolifce la cervice , e perciò que- lle potenze refiftono ancora molto : finalmente non occupino , anche eftendendofi , fé non fé la region fuperiore dell' umbilico, perchè a quel luogo appunto corrifponde il fegmento uterino che allora agifce, e comincia a guidar la cervice verfo il centro del margme , 59. Che fé nello ftadio fecondo dell'apparecchio, allora quan- do i dolori chiamanfi falfi , e rodono la fchiena , e fafciano an- teriormente il ventre , ma fempre nel detto luogo , il gemitio degli umori s' arreda o fi minora, e la cervice s' irrigidi ice, ob- bliquafi di nuovo, e chiude di più l'orifizio fuo proprio ; ciò accade , perchè agendo la fommita con ogni fuo ftrato fibrofo , com- n 55 113» comprime gagliardamente li fottopofti vafì della fua media fo- iìanza, e determina il loro fluido a fcorrere in troppa copia ne- gl' infievoliti canali inferiori della cervice , che irritata dal vio- lento affiuflb rifenteli , iuturaidifce , e ipafmodicamente fi rin- ferra . do. Ma quando le fibre mufculari uru volta rifvegliano per qualunque caufa l'irritabilità propria, e tutte le altre rinvigori- fcano per minorata refiftenza la propria elafticith , fieguono ad efercitare con più vigore quefte due forze , e tendono vieppiù gagliardamente a fuperare li oftacoli. ói. Quindi all'azione efterna della (bramiti fi affocia quella ancora del corpo uterino, e paflb paflb quella dell' iftmo. 62. Quanto però diverfaraente dall'anteriore , agifce la faccia pofteriore di elfo corpo ! 6^. Lo accennano baftantemente, a mio credere, le direzioni varie delle fue fibre, lo perfuadono li fenomeni del terzo tempo d'apparecchio, oramai refi determinanti il parto. 64. Le fibre anteriori del corpo o (corrono lungo l'afle for- mando piccoli ftrati retti , ed embricati , Tav. L d d d , o nafco- no dallo sfafciamento continuato dei legamenti rotondi , e fcor- rono all' ingiù, obbliquamente dai lati inverfo l'afle per perderfi vicini ad eflb, e formare li obbliqui difcendenti , Tav. L EE, o per tornarfene addietro formando anelli l'uno infinuato nell' al- tro a guifà di maglia. Tav. L F F. 6^. Ma delle pofteriori fibre probabilmente nate dai legamen- ti medefimi parte paflà dall' una all' altra ovaja a modo di fa- fcia, formando uno ftrato trafverfo, Tav. H. CG,e parte fcen- de da quel punto, cioè , da cadauna ovaja in lunga ftrifcia ed obbliqua perfino all' iftmo, Tav. IL DD;nel qual luogo interfe- candofi Tav. IL E paflàno ai lati oppofti ; ed in tal guifa cofti- tuifcono colla fafcia trafverfa un triangolo Tav. II. F, di cui T area non meno, che la rimanente fuperficie pofteriore è occupa- ta da ftrati ricorrenti, od anulari. Tav. IL E E. 66. Quella diverfa ftruttura parmi , che palefi per attiva la feccia anteriore del corpo uterino, e per l'indicato triangolo re- fiftente la pofteriore» E z 6y. La «6» ^,6 113» 6y. La fomraitk irrigidita nel tempo della Tua azione, li puni- to d'inclinazione delle fibre obblique , la refiftenza dei tronght vafcolofi forgenti ai lati del corpo uterino , e l'adefione ad efTo dei legamenti rotondi ponno confiderarfi come tanti punti d' ap- poggio alle potenze motrici di eflb corpo. 6'è. Il rifultato loro farà poi , non gih lo ftringimento unito alla depreffione ; ma una moderata coftrizione del proprio feg- mento , ed un innalzamento del fottopofto . 6^. Li ftrati retti per tanto guideranna anteriormente ali' insù alcun poco l'iflmo , e più lo faranno li obbliqui , approfUmati gli uni agli altri dall'azione degli anulari, che fervono anche a comprimere : e potranno confiderarfi li primi come principali motori , e quelli come congeneri , e direttori ; lafciando l' ufo di moderatrici alle più efterne fibre longitudinali, e comuni. 70. E intanto pofteriormente la fafcia, o ftrato trafverfo, for- mante la bafe dell'accennato triangolo , giova bensì a compri- mere e ftringere il corpo uterino ; ma negli obbliqui firati co- ftituenti i lati , trova egli due- moderatori , allora quando comin- ciano ad agire; e quando quelli due lati pongonfi in un equili^ brio di forze colla bafe, porranno tutti infieme refiftenza agli al- tri ftrati , e diverranno tutti e tre li moderatori dell'azione di quelli, lafciando ai mufcoli o ftrati obbliquo- anulari pofteriori r uffizio di concorrere ali' intento delli congeneri fuoi ante- riori . 71. Ma l'iftmo fi è quello, che finalmente fupera la refiften- za della cervice ,, contro cui fi direflero pure tutte le accennate- potenze.. 72. La fua ftruttura ed azione è quafi del tutto uniforme a- quella dell' inferior parte del corpo con cui continua. •jl. Fibre 0 ftrati retti, più o meno interrotti occupano l' af- fé di, tutte e due le fafcie di quefto fegmento , Tav. I. d d di. Tav. II. GG. e vanno a frammifchiarfi colli ftrati trafverfi della, cervice. Tav. I. O O. 74. Le fibre , nate dai legamenti rotondi , allontanandoli dall'utero s' incurvano , laddove elfi entrano nell'anello abdomi- nale, e formano li obbliqui difcendenti antariori, e pofteriori ,. Tav. I. m 77 11^ Tav. I. H H , lì quali pure s' intralciano colle trafverfe fibre cer- vicali . Tav. I. O O.. 75. Li ftrati anulari finalmente riempiono più profondamen- te io fpazio che refta infra li cbbliqui . Tav. I. I ì. yó. Ma la faccia pofteriore tiene di più quelli due (Irati cb- bliqui difcendenti, Tav. II. K K, che provengono dall' interfeca- mento delli due lati del fovraefpofto triangolo, Tav. IL DD, e le rette più innoltrate nella cervice. Tav. II. 4. yy. Saranno adunque le rette fibre e le obblique le princi- pali motrici di quefto fegmento , e quelle ferviranno a fiirare air insù la cervice , e quelle a flirarla non folo,ma a dilatarla, e non permettere, che fia troppo depreflk dal capo del feto , quando vi fia entrato del tutto . Direttrici faranno le anulari, approflìmando anche qui le obblique ; e per moderatrici fottenr trano alle longitudinali, che mancano, le trafverfe della cervice', Tav. I. 00, e di più le fibre prodotte dalla interfecazione dei lati del triangolo , Tav. II. DD , le quali approflìmandofi allora, che agifce il corpo , impediranno che la cervice non venga po- lìeriormente, né tanto ftirata all' insù, né tanto dilatata late- ralmente . 78. E ben era neceffario, che molto e facilmente foflè folle- vata la parte anteriore della cervice, e meno affai la pofteriore, fé l'utero dovea ridurfi alla fua giufta direzione. yp. £ neceffario pur era 1°. , che nell' apparecchio del parto la fòmmitìi non foio fi contraeffe per minorare la refiftenza dei vafi , fpremendone il fluido , e in qualche quantità inviandolo inferiormente ; ma contemporaneamente fi deprimeffe per comin? ciare a determinare contro 1' antagonifla cervice quanto nella, vifcera è contenuto. 2°. Che il corpo all'oggetto fteffo fi contraeffe fu perior mente-; ma inferiormente non lafciando di ftringerfi alcun poco contra la media foftanza, tendeffe piuttofto a follevare. l'ifimo , e di- latarlo . 3°. Che quefto poi fpezialmente s'adoperaffe a follevare- per tutto , e dilatar la cervice . 4°. Ma che in ogni fjgmento però la pofterior parte- aveffe qual- «eli 58 iis» qualche fermezza, onde moderare tutte quefte potenza mcfTe in azione , e che l'anteriore operaiTe con maggiore prontezza per ridurre l'utero a fito perpendicolare. 80. Vedianio in, fatti un eguale provvedimento ^ella natura ia quelle contrazioni del ventre, che foao le potenze aufiliarie del parto : nelle quali mentre il facco del peritoneo, colle contenute vifcere è fuperiormente depreflb dal diafragma, repreflb anterior- mente dai mufcoli retti abdominali , e lateralmente riftretto dai grandi obbliqui , e tralverfi , viene pofleriorm^ente foftenuto dai mufcoli lombari. 81. Ed eccovi ormai quale fèmbrimi la cagione , per cui nell' ultimo ftadio. di apparecchio, i dolori diventano veri e determi- nanti , e prendono la direzione del foramo ventre ai fianchi , al- le inguinaglie , alle cofcie , fegnando cosi la direzione tutta dei legamenti rotondi meffi in azione. Infiftono più a lungo e irrigi- difcono tutta la vifcera, perchè ogni mufcolo d'ogni fegmento. agifce coatemporaneamente , e fono dalla Donna più tollerati ^ perchè meno crucciofi a cagione dell' equabile , e fucceffiva alte- razione ch'è fatta ai loro nervi. 82. Ma perchè la varia azione di tutte quefte fibre è diret- ta ,. come più volte dicemmo , a minorare la refiftenza della, media foftanza, ad ampliare la cervice , ed a conciliare all'ute- ro inclinato la convenevole direzione , fuccede,. che fotto ognu- no di quefti dolori determinanti tornano a fluire umori , ma. più vifchiofi ,. più denfi , più coloriti , ed alla fine fanguigni dalla cervice; quella fi affottiglia,e fi riduce coli' anteriore parte verfo del pube , e l'utero viene condotto a perpendicolo . 83. Da quello punto, e forfè anche prima , ( ch'io non in- tendo di ftabilire il tempo precifo, ma folo d' indicare l'ordine fuccefllvo , e l'oggetto , per cui li (Irati fibrofi dell'utero agifcono ) da quello, punto , io dico , comincia la foftanza interna ad eccitarft . 84. Sempliciffima coni' ella è nella direzione delle fue fibre , indica quanto femplice pure effer debba l'azione , che preda. ( Vedi la Tavola fatti ma del primo Tomo delle Memorie dell' Accademia ec. : mollra ad evidenza, quefti diverfi flati fibrofi circolari , che la compongono .. ) 85. Delli «Il 39 H-3* 85. Delli tre fibrofi ftrati circolari , che la compongono, li <3ue fuperiori fiflàno per proprio centro l'orifizio delle trombe Falloppiane , ed appartengono alla fommitìi ed al corpo; ed il terzo inferiore, che loro tiene luogo d' antagonifta , fi fa centro dell'orifizio dell' iftmo, cui appartiene. 8<5. Puote egli l'iltmo nella gravidanza refiftere alla potenza diftenfiva dell'acque, ed alla gravitante del feto quafi perfino al- la fine, perchè la cervice rimaflia preflb che immutata fino all' ultimo tempo, li preftava ajuto e foftegno. 87, Ma adeflb ch'ella è infievolita dalla prevalente forza del- le indicate fibre efleriori , l'iftmo pure cede alle acque ed al feto, che Io premono Tempre più , e vien fuperato dalle circolari con- centriche alle trombe, le quali meno diftratte dalle acque fieguo- no ad efercirare con più energia le loro contrazioni : mentre è noto con quanta prontezza e vigore li corpi circolari concentri»- ci fi reftituifcano all'eflere primo, da cui furono rimoffije perciò comprenderà facilmente ognuno di voi , con quanta e quale «nergia fi adopreranno le fibre circolari fuperiori contro del facco . 88. E ben conofcerìi ciafcuno , aggiungerfi altro gravifilmo momento alla naturale loro potenza, qualor fovvengafi, che el- leno agifcono contemporaneamente alli ftrati ertemi compreflbri , e depreflbri della fommita: e che l'acque ed il feto fono viep- più fpinti su le circolari inferiori , nel tempo che gli altri efter- ni firati del corpo e dell'iftmo, dilatatori ed elevatori della cer- vice, anno aperto e ridotto il di lei orifizio al centro del mar- gine del bacino , ove ella non ha più fofiegno veruno . 8p. L'acque per tanto del facco fuperiormente comprefle do» vranno lìi fluire , ove è diminuita la refiftenza : ma quella è minima nell' orifizio 0 centro delle circolari inferiori corrifpon- dcHte air efterno orifizio della cervice già aperto ; dunque ivi entro dovranno fpingere ie membrane del facco , e farne vef- fica. pò. E perchè proprio fi è delle fibre irritabili il rilaflàrfi do- po di averfi contratte , perciò l' utero dopo la fiftole fua ricade nella fua diaftole. pi. Al- ^1 4° Jie» ■ ^ I. Allora r acque iritornano addietro ; la cervice efternamen- te , e le circolari interne dell' iftmo tentano di rimetterfi in for- ze, ma non vi riefcono molto , perchè alle acque retrocedenti Ibttentra tolto la tefta del feto , ftrafcinatavi a forza dal pro- prio pefo. pz. La moleftia continua lo ftiramento , 1' efprefFione d' umo- ri, che la tefta allora induce in quell'ultimo fegmento uteririo, accrefcono l'irritabilità delle hbre circolari fuperiori per la mi- norazione delle refiftenze Tempre più eftefa , e determinano la ■volontà ad ufare di quelle aulìliarie potenze , che poflbno to- glierle una tanta moleftia , vale a dire delle volontarie contra- zioni del ventre , che fecondando la meccanica azione delle po- tenze uterine, vincono alla fin fine qualunque oftacolo. P3. Li dolori determinanti , che mutanofi in isforzi di de- prelTione incalzanti, eftefi,e fmaniofi s\, ma pur confortanti; la velTica dell'acque, che a guifa di cono entra nell' orifizio uteri- no, l'amplifica, e precedendo il capo del feto , dilata tutte le vie, che ei dee tenere; la rigida e collante contrazione di tutti i mufcoli, fono meraci effetti di quefte interne uterine potenze, che quando fi pongono in pari gagliardia colle eiìerne comin- ciano i'efpulfione del feto. 94. Ma, dirà alcuno di voi, li ftrati circolari fuperiori non poifono agire ambedue con egual forza e maniera nel parto na- turale, perchè la placenta fi iradica in uno di elfi ; e perciò lì vafi ivi fempre più tumidi, che nell'altra parte, faranno una refiftenza maggiore; e la placenta medefima Jèmpre fitta in quel luogo, non permetterà a quelle circolari di agire fé non con flento ; e renderà lenta ancora , e in parte vana l' azione dell' e- fleriori fibre a lei corriipondenti • 5) 5. E quefto appunto fi è quello che dee meccanicamente fuc- cedere, acciocché il parto , dacché incominciò , felicemente s'a- vanzi , e fi compia , come gli ultimi fuoi fenomeni lo fanno , al creder mio, manifefto. p6. Diffi, che l'utero in gravidanza pende alcun poco dall'u- no dei lati, perchè là fi colloca, e creice il feto, ove la vifce- ra libera dall' innefto delia placenta cede più facilmente. py. Dif- «f!l 41 11» P";. Dlfiì , che neH' apparecchio al parto l' utero fi irrigidìfce ti inarca, e guida cosi a linea retta quella fua parte, che fu Tem- pre obbliqua , e falleva a perpendicolo la fommità negli ultimi giorni abbaflata all' innanzi. p8. Aggiungo finalmente, che nell'efficacia , quando il fèto ^ifcende pel vuoto del bacino , ruota la faccia fu l'oflb facro per modo , che la pofa aggiuftatamente in fu '1 coccige al for- tirne , quando all' entrarvi tenevala un po' rivolta lateral- mente . ^ pp. Ora a me fembra , che la direzione dell'utero, e quefta ruotazione del feto, tanto neceflarie per facilitare il parto nata» lale, dipendano appunto dall' efterne ed interne fibre , che piti liberamente, e fortemente agifcono la dove non tengono attac- cata la placenta^ loo. Una tale provvidenza giova fommamente al compimen- to del parto , perchè le fibre corrifpondenti all' innefto di eflà placenta trovinii più pronte al fuo diftaccamento . loi. Eflendochè 1' utero dopo i'efpulfione del feto diventa inerte nei fuperiori fegmenti,e la cervice al contrario e l'iftmo interno riprende forza ; fi doveano adunque avere come in ri- ferbo alcune fibre , che meno ftanche o poco affaticate , foflèro pronte ad agire. 102. E quefte appunto fono fpezialmente le interne circolari , che foftennero la placenta , ed aflTieme le efterne corrifpondenti , le quali trovando minorate per tutto le refiftenze , per l'acque fcolate , pel feto ufcito , e per li vafi della foftanza media, che vuotanfi ; fi raccorciano di concerto , rifvegliano nuovi do- lori, e inducono nuovi sforzi, mercè dei quali riaperto l'orifizio ■della cervice, cacciano fuori efla placenta, che feco ftrafcina tut- to il rimanente del facco . 103. Tolto cosi qualunque impedimento, tutte le fibre agifco- no concordemente, e fieguono le efterne a comprimere la media foftanza, e fpremerne col tempo li umori: e le interne a reftrin- gere finalmente la vifcera , e reftituirk alla {«-imiera fua di- menfione. 104. Con quefte leggi, per mezzo di quefte forze a me fembra acca* E dere «eli 4^ It3& dere la meccanica azione del partorire ( a ) . Infegnò il ce'^" bre Signor Levret l'antagonifmo fra l'uterino corpo , e ^^ cervice : vi aggiunfe il Sig. Petit uno sfafciamento delle fibre del corpo , e della cervice per ifpiegarlo : altri finalmente efciu^ dendo dalla vifcera qualunque mufculare potenza , attribuirono tutta l'azione alla elafticità fola dei vafi. ' ; Ma quanto io convenga, in quanto difcordi, è quanto ag- giunga a quelli prellantiffimi Autori , voftro farà, o dottilTimi Accademici, il giudicarlo; ed io farò ben fortunato fé colla fcor- ta delle mie oflervazioni fopra l' utero gravido , e dei fenomeni che fuccedono nell'apparecchio, e nell'efficacia' del parto natura- le, avrò pur traveduto in argomento cosi difficile ed ofcuro uù qualche piccolo barlume di verità. (a) Haller chiamò l'azione de! par- "potenze aufiliatricì di efla poffono eflere in lo meccanico-volontaria : forfè perchè le' ^qualche incontro moderate dalla volontà* ■^-'tt'^. Me- Tu : ' J JE s te]-ji a Ali te j -j or e C C D //;• D D G A A H ' 3 o o. -/ 'ic/e d.'/ Pùdc Jc/i^c Tu: l'accia Esterna ^^iitejiijre . 3 ': e e D D D O A 'I'?;' 4 4 Jncic j1-/ PiL'i/c Ic/zc^e '<"} Esterna Posteijore B fc I H^ fa. CI G /> i/c-/ FL\ù VcncL-' lavJL v^, Faccia Esterna Posterjore «eji; 4s lite. M E M ORIA DEL S I G. C A M 1 L L O B O N I O L I Sopra l' opinione comune, che non possano guarirsi SENZA pericolo LE PIAGHE VECCHIE , E CHE IN ALCUNI Edemi delle gambe non debba FARSI USO DELLE FASCIATURE. ( LETTA IL Df XIV. DICEMBRE MDCCLXXXVL ) PARTE PRIMA.. i.-CtRaffif (RafTiffimo errore, ma popolare e comune ,, fondato fu de' principj del tutto fallì , fi è quello di credere , che la gua- rigion delle inveterate piaghe delle gambe rielea fempre fatale, e fi converta in fecondiffima origine di molti mali , e gravofi. Per quefta erronea credenza , alla mentovata falutar guarigione vengono fcioccament? attribuiti i trifti effetti , anzi la mo r.te medefìma, che vien prodotta talvolta nelle perfone guarite da qualche infanabile malattia, indipendente per altro dall' accufata cagione; errore, prnatiffimi Accademici, il più cieco, il più ver- gognofo , e il più pregiudiziale di quanti fieno fiati mai in Chirurgia e in Medicina. Quefto error dunque io prendo in og- gi a combattere nel voftro rifpettabil Confeffb, e mi lufingo cU riufcire nell' imprefa , perchè mi trovo validamente foftenuto dall' efperienza , e dalla ragione. 2. È' pur troppo noto sì per antica , che p6r moderna efpe- rienza, che gli oziofi fi credono, in dritto di giudicare in Me- dicina piucchè altri, per quella vanita, loro propria di riputarfi a fufficienza informati della cognizione dell' Uomo , quafi che quefta parte dell'umano fapere debba, eflère connaturale t comu- ne, e non abbifogni di molto ftudio , e di lunga, efperienza , F 2. onde ^ talché alcuna rara volta ne rifulta l'atrofia : 6°. che fé alcune piaghe vecchie fono guarite fenza recar alcun danno alla falute , alcune delle recenti, o nate da caufa efterna , e in fani temperamenti fono (fate f^guite da gravi accidenti. Vorrà perciò dirfi che nell' une e nell'altre vi fìa concorfa la ftefla caufa, e trarne la con- feguenza che non fi debbano fanare neppure le piaghe di tal in- dole ? ognun vede che la ragione è diverfa : 7°. che in alcuni foggetti i quali foffrono piaghe della medefima natura in ambe- due le gambe , dipendenti dalla ftefla caufa , offerviamo facil- mente guarir nell'una, quando nell'altra oflinatiffime fono , e fpcflb degenerano , né mai ridur fi poflbno a cicatrice, fia per il diverfo lor fito , o per la varia figura , o per altre circoftanze ; eppure ad onta del continuo getto foffrono gli ammalati fre- quenti cagionevolezze, e dei mali univerflili gravilTimi : 8°. che fé fpeffe fiate nella cicatrizzazione e cofiante chiufura delle an- tiche piaghe non più riapertefi offervarono il Camper, e I'Uk- DERWOD con altri molti, non efferne accaduto alcuno llrumen- tale difetto dipendente dal trafporto della materia morbifica, come l'afma , la tifi, od altro fconcerto negli organi cardiaci, € nei digeftivi , come la diarrea , la febbre , ficchè fia poi mor- to il foggetto , non fi dovrà nemmen credere che fieno morti per la (ìefla cagione que' tanti riferitici dal Morgagni, dall' Ildano, dal Le-Dran, dallo Sharp, e da altro innumerabilé ftuolo d'antichi , e moderni dottiflTimi Medici. Non ofo negare i fatti efpofli da Uomini cotanto celebri; ma credo che la mor- te in elfi accaduta fi debba dedurre da altra caufa accidental- mente combinata. Poiché è maiìifefto che farebbe utl folenne af- furdo r; 5 f ;l<;ffi ! l'Ali, f «SII ^s \m PARTE SECONDA ..Un fecondo peccato non men grave del primo , fi è , a mio avvifo , quell'altro volgare medico pregiudizio, cioè che non fi debbano curare colle fafciature, o col gambiere i particolari fin- tomatici edemi, che accompagnano le piaghe, o che feguono la guarigione delle ftefle , o d' altri mali delle gambe . La falfa cre- denza che il fiero effufo e ridondante nella cellulofà fia fornito di ree qualità , e che fcacciato dalie gambe vada a gettarfi fu qualche vifcera , ha mantenuto 1' errore di creder neceflario ii riaprimento delle piaghe cicatrizzate , e la perpetuiti delle me- defime, fecondiffinia d'altri gravi malanni, come ho accennato. Non fi confiderà fé quelle bianche e fredde, elaftiche, o paftofe tumidezze fieno effenziali o fintomatiche ; e fé eflendo riconofciu- te come dipendenze d'altro male , ne confifta la caufà in un vizio eflerno , o in qualche interno difordine fituato nei liqui- di , o nello fconcerto di qualche organo intereflante . Né fi ri- flette , che la materia dimorante non ha fempre ree qualità, delle quali fono anzi privi affatto gli edemi ricorrenti , come quelli che dipendono da vizio particolare della parte per languo- re e debolezza de'folidi. Eppure dall' efatta confiderazione delle vere cagioni, e dell' elfenza dell'edema , rifulta la Ticurezza dell' indicazione . 2. Per vero dire non fi confiderà che una rifipola , o un flemmone nella gamba , una frattura , una ferita o altro male ivi iìtuato fono feguiti dall'edema : e febbene fiafi onninamente dileguata la lor cagione, pur tuttavia mantienfi la tumefazione, che riene luogo di mal fucceffivo, quando altra volta vertendo i caratteri di mal primario dà occafione ad altri mali diverfi . Voi v'accorgete , Accademici Ornatiflimi , ch'io non voglio far parola degli edemi delle gambe , che rifultano da materiale /concerto del polmone , o degli organi cardiaci , o da oftruzione di fegato , o d'altronde , né di quelli che dipendono da foverchia denfit'a àella linfa, o da debilitamento dell'ampio fiftema dei vafi lin«. l fati; «eli 66 113» fatici, o da altra loro diverfa viziatura fia primitiva , o fuccef- fiva, come quelli che feguoiio altri mali d'indole acquofa ; ma intendo foltanco di dire di quegli edemi particolari , che feguo- no i mali delle gambe , e dipendono da fconcerto di llruttura delle medefime , i quali edemi ma^e intefi , o interpretati ,. vo- glionfi perpetuare ad oggetto d' allontanare gravi malanni , che nella loro rifoluzione fi tiene per Wmo che poffano fuecedere , quando in verità neffuno deve fuccederne , poiché innocente ef- fendo il liquido dimorante , e confidendo la caufa nei dcbilita- mento particolare dei folidi,è manifefto, che corretto e dilegua- to quello, deve ben pretto annientarli anco la malattia che ne dipende . 3. Per procedere con efattezza di metodo parmi ben fatto il diftinguere l' edema eflcnziale , avvegnaché topico , dal fintomati- co . Elfenziale fi è quello , che indipendente da altri malanni contiene in fé ftefTo la cagione morbifica , cioè il vizio , o la ridondanza della linfa combinata col fiero . Ora quello bianco ed effènziale edema , in qualunque fituazione fia il foggetto , egli fi mantiene fempre del pari , ha le fue note caratteriftiche , per le quali è dagli altri diftinto,e corre li proprj periodi gra- datamente, fecondo la naturale fua indole di caldo , o freddo , mutandofi o confuniandofi col dileguamento d' ogni gonfiezza la cagione inerente al materiale morbifico; offervandofi di più, che fé per avventura rimane dopo la rifoluzione del mal primario qualche ricorrente gonfiezza , fi dovrà effa allora confiderare co- me una dipendenza da un fucceduto debilitamento della cellulo- fà, ed infieme dei vafi linfatici. 4. Laonde quefto edema che allora deve dirfi fintomatico, do* vrà ben eifer diftinto dall' eflenzial topico j come fi dovrà diftin- guere dagli altri tutti, i quali febbene in origine dipendono da adunamento fierofo , o da vizio^fìrumentale interno , o da altre cagioni, pur tuttavia quai mali fucceffivi vertono fovente il ca- rattere di primitivi ; ne' quali mantengonfi le gonfiezze collanti fènza gran cangiamento di mole , feguendo effe le medefirae vi- cende alle quali è foggetta la caufa , di cui effe fono una ma- nifefta dipendenza . E appunto quefti or grandi ed ora piccioli ede- m à7 lOft c<3emi fintomatici , oltre che la caufa è fenfibile e manìfefta, an» co per i fenomeni che gli accompagnano , e ne contraflegnano l'indole , vengono ad efl'ere allora coltanti , ed a mantenerli Tempre anco nell'orizzontale diurna pofitura, come fuccede nelle innondazioni umorali, nell' anafl'arca , nell'afcite , nell' idrope di petto, e negli avvertiti eflènziali edemi, i quali febbene alcuna volta minorano , non mai fi dileguano interamente . Anzi ben fpeflb s'oflerva, che fatti ampliffimi, portano a cagione della di- Itenfione e della pigiatura fatta fu i canali , e per la fuccedente acrimonia dei liquidi dimoranti l' eritematico prurito , le rifipo- Je, e le fteflè piaghe di corruzione. 5. Che fi debbano curare gli edemi , che fuccedono ai mali delie gambe, come quelli che privi d'ogni malizia dipendono foltanto dal debilitamento particolare dei folidi , è manifefto, quando fi voglia diligentemente avvertire la loro natura, e non decidere diverfamente a capriccio, o per bafla voglia di dir ma- le . £ in vero fenza fagacita grande di critica fi oflerva , che quelli edemi comparifcono fovente dopo il dileguamento della malattia principale , qualora il foggetto fi dh al moto, e fi efer- cita; che fvanifcono nella fituazione orizzontale fenza più ritor- nare, fé il foggetto col mutar fede non affatica e cammina; che nella loro comparfa non portano alcuna moleftia , fé fi eccettui un piccioliflìmo fenfo di pefo , e di diltenfione , quando fono ampli ; che nella loro rifoluzione in grazia, della fola quiete nulla mai di finiftro accade al {oggetto; e che finalmente occu- pano una loia gamba, quella cioè che fu ed è, cagionevole , e non mai la fana. Ma fé per avventura le occupafTero tutte due, ciò farebbe perchè tutte e due furon del pari cagionevoli. 6. Ora fé cosi facilmente dileguafi il fintomatico edema, chi non vede che quel rigonfiarfi che fan le gambe nel moto , dipen- de dal debilitamento della parte,, maflime della cellulofa, poiché accelerato il mota della linfa per i vafi linfatici , egli è niea {ironia nelle gambe-, perciò che affievolita nei canali la viva or forza e l'irritabilità, ritardafi e fconcertafi nelle gambe fteflè il mota circolatorio , ed aflai più tardo ne fiefce il riaflbrbi- mento, ed il ritorno per le vene ^ dalla quale non proporzionar li ta «eli és 119» ta circolazione ài moto rlfulta il rigonfiamento de* vafi, l'efìTu* fione della linfa nella cellulofa, vale a dire l'edema. E la for- za ftefla contrattile , e quella d' elafticità della cellulofa medefiraa affievolite per la foverchia diftenfione , concorrono anch'effe al maggior accrefcimento dell'edema; poiché oltre l'efler tolta con ciò la naturale refiftenza, manca in oltre quella viva forza che dirige e fa impulfo alla linfa , onde facilmente rientrare ed ef- fere afforbita dalle ivi aperte vene linfatiche. 7. Quindi è vanitk il credere che la linfa che fi trasferifce dopo breve dimora nelle gambe fia viziofa, e che colà fia deri« vata per provvidenza di natura . Dalle feguenti rifleflìoni fi può fcorgere facilmente l'errore, i". Dal ritornar che fa nel fangue la linfa ciafcuna notte nel dileguamento dell' edema , fenza recare alcun danno, e quand'anche la fituazione orfzzontale foffe affai lunga, nuU'oftante n'è innocente il ritorno , poiché durando la quiete non più fi genera l'edema . 2°. E' certo che neffuno po- trà mai moftrare che a formare l'acquofa ricorrente gonfiezza tutta concorra precifamente la linfa fteffa dei giorni innanzi fup- pofta cattiva , già rientrata e confufa colla mafia , poiché nel vario numero delle ore che paffa l'uomo tenendofi molte notti coricato nel letto , dove entra e da dove fi leva a tempi ine.- guali, non potrà mai fuccedere , attefe le note leggi del moto dei noftri liquidi, che debba appunto quella fteffa identifica lin» fa dei giorni innanzi trasferirfi alle gambe per formarfi l'ede- ma. 3°. Aggiungafi che fé quefta linfa foffe rea veramente ,^ do«- vrebbe colla dimora, e col contatto a norma del proprio vizio.j offender più o men le parti ch« la contengono , come accade de* gli edemi caldi ed elaftici, dei rifipelatofi, dei flemmonofi . 4*. In oltre fé affa linfa foffe di reo carattere, e perciò come noce- Vol'e foffe dalle forze della vita derivata alle gambe, qualunque Jìa. la legge di cos'i provvida non intefa determinazione, è manifeflio che il Ikìatar trafporto deve farfi e quando agifce il foggetto , e quando è in quiete, ficcome accade dell'altre metafl;afi tutte ; «ppure non vi è elèmpio , né vi farà giammai , come non vi è tagione, che quefta avvertita fpezie d'edema ricomparifca nella ÌUD§aj e nella breve giacitura orizzontale. 5°. E non fi puònep* pur m 69 \^ fiitt dire, che dalla ridondanza d'eflà dipenda la mentovata goni £ezza, poiché non vi è in. natura una legge, che il ridondante debba Tempre andar a fopraccarico delle gambe , e non altrove fra pelle e pelle; e di più fi fa , che due libbre di liquido ri- dondante, che lìa a pefo dell'ampio filtema dei canali , che è ciò che coltituirebbe un grand' edema nelle gambe , non recano sbilancio alcuno nella falute , quando proporzionatamente lìeno didribuite a tutti i canali , finché mediante le adequate fepa- razioni fi conferva il neceflario equilibrio fra gli urti e le re- fi ftenze . 8. Se cosi è, fi potrh poi decidere a fcranna,che la cura dei mentovati edemi non folo è fofpetta , ma che anzi è ferace di gravi(fime confeguenze ^ fc, fi dirà che i'ufar delle fafciature è un gran peccato, perciocché fi ri voglie l'umor al petto , quell' umore ifteflò. , che la benefica natura confinò nelle gambe per falvezza dei polmoni ? JMa d'onde nafce che in quelli parziali edemi fafciate le gambe, non gonfianfi mai le ginocchia, le co- fcie , né l'altre parti vicine , che tanto cercano gli uomini di prefervare, quando pur dovrebbero efse gonfiarfi ? Ha forfè pre^ fcelro la natura madre le gambe ,. e s' indifpettifce e fi fdegna , fé per avventura le vien fatta refiftenza , e quindi sfoga il fuo mal animo col cacciar la linfa al petto pluttoiio che alle CO- fcie vicine? Si fa pure che nell' attuai gonfiezza è grave errorfl il fafciare, e che non s'intraprende mai l'artifiziale foftentaraen» to , fé non fé nel totale dileguamento delle gonfiezze, oppure in quei duri confirmati, edemi ,. nei quali la materia ha acquiftato una denfità quafi vitrea, o gefsofa , ed i foLidi fono prefsochc illanguiditi; licchè è evidente che coli' artifizio altro fine non fi ravvifa, che quello di confèrvarle in, quella fituazione medefima^ nella quale erano efse ritornate fpcntaneamenie colla fola quiete ed in pofitura orizzontale. E fé la fola quiete prontamente dile- gua l'edema ,. chi non vede ,. che non dalla malizia della linfa , né dalla di, lei ridondanza y ne da interno vizio ftrumentale egli dipende, ma bensì dallo fpofsamento dei vafidelle gambe, e par- ticolarmente della cellulofa? 5>. Anzi fi tocca con mano,, che nei. foggetti deboli gonfianfi le. m 70 \m le gambe nel moto, attefa la lor fituaziorie, e I varj uffìzi , a cui devon efse preftarfi nel camminare , non avendo la celluiofa coir altre parti abbaftanza vigore per dirigere proporzionatamen- te il movimento della linfa , e fupplire infieme alle meccani- che facende , ficchè è forza che per il foggiorno dei bianchi umo- ri debban gonfiare le gambe : quando nella quiete le parti già foUevate da ogni violenza, e godendo efse fufficiente viva elafti- cità per mantenere equabile lo fpartimento dei liquidi, è mani- feflo che deve allora dileguarli qualunque innocente edematofa gonfiezza. Dicafi pur adefso e fi blateri contro le fafciature ne- gli accennati edemi , e fi sforzino gli oppofitori di fedurre il volgo de' Medici, che adottarono la maflima fenza conofcerne il valore, occupati foltanto da quel fuono che lor zufolò negli orecchj la prima volta, non convenirfi il fafclar le gambe gon- fie , acciocché l'umore di là fcacciato non innondi il polmone ed ammazzi l'uomo. L'autorità dell' Underwod procuratafi colla lunga efperienza dovrebbe afficurare che dalle fafciature non fuc- tedon poi i temuti mali , perciocch' ei crede che col moto fi ven- ga ad ovviare a quegl' inconvenienti che forfè accaderebbero non cfercitandofi il foggetto. IO. Dal fafciarfi le gambe nei mentovati edemi non ne viene la confèguenza, che debbano reftar fafciate nella notte , e che debba ufarfi s\ fatto artifiziale foftentamento per fempre, mentre egli non è neceflàrio, né utile nella quiete ; e rinforzata una volta che fia la gamba , è certo eh' ei fi rende inutile intera- mente. Ma fi guardi il Chirurgo dal trafcurarne la pratica alla, comparlà di elfi edemi, poiché è certo, che poffono talvolta ti- rar feco delle fpiacenti cagionevolezze . Quante volte non fi of- fervano degli edemi trafcurati , che da principio fi: rifolvevano nella quiete del letto, non più dileguarli, anzi crefcere a mano a mano, per eflerfi maggiofmente sfiancati i vafi, ed accrefciuta reffufione umorale nella celluiofa, e quindi fatti duri ed irrefo- lubili, renderfì incurabili mutando affatto la bruttura, e la for- ma delle gambe? E quante altre per la degenerazion della lin- fa dimorante , o per la diflenfione , o per la comprefiìone non vienfi a fconcertare l'equabile , e proporzionato moto dei liqui-. di. «li , onde rifultano le molefte proriginl , e l' innumerabile ferie dei mali cutanei , folto forma di eritemi , di rifipole , d' erpeti , di corrofioni, di piaghe, e forfè talvolta di peggio ancora. Ed il ritorno che fa al fangue la linfa già contaminata per il fog- giorno, fi potrà mai riputare cofa innocente, per non doverne temere le trifte confeguenze ? Quelli fono i danni reali da te- merfi , e non i già avvertiti erronei e fantaftici , come ho di- moftrato, dei quali veraci danni la fincera floria a niun di Voi può elTer ignota , elicendone ampliiTimi i regiftri nei farti della Chirurgia. 11. Nulla di meno fi fegue l'errore : s'infantano mille cali finiftri , perchè accaduti in chi portava le gambe fafciate , quafi non fuccedeifero tutti i mali anco agli edematofi , ai quali le gambe non furono fafciate giammai . Quindi fi declama contro la pratica dello flivaletto , e delle fafciature , come cagioni di graviflime malattie. Ben è vero però che non fi fa conto alcu- no dello fpontaneo dileguamento fatto per la giacitura , quand* anche ne feguilfe qualche pericolofo accidente: ma s'inveilce fol- tanto contro la guarigione delle gonfiezze procurata coli' ufo dei rimedj , o de' meccanici artifizj , da' quali fi vuol prodotto qua- lunque male, che fopragglunge a tali dileguate gonfiezze, e fé ne citano i mille efempj , e ft mordono , e fi deteftano beneme- riti autori di tali cure. 12. In conferma della qual verità potrei recarvi molte lìorle di foggetti guariti da gravi ampli/limi edemi da lungo tempo ftabiliti nelle gambe col mezzo della fafciatura , febbene follerò aflbciati alle piaghe, o al raolefto prò rito con forforaggine. Del- la lor guarigione io non ebbi a pentirmi giammai, non eflendo accaduto in alcun tempo ai miei ammalati il minimo dei temu- ti mali, avvegnaché ne foffero flati avvertiti da quegl' indifcre- ti, che fono di contrario avvifo a una pratica cotanto falutare e ficura. Esli è però vero, che l'univerfale abborrimento delle fafciature derivò dai finiftri efletti che furon oflervati in quelli , che ne fecero indebitamente ufo nell'idrope di petto, o dell'ad- dome , o in altre non lodevoli circoftanze , delle quali ognun ne vede la difconvenienza, poiché per effe vengonfi a riconcen- trare «Èli 72 113» trare le acque al petto o altrove con grave danno dei foggettì. Ma non fi potrà, né fi dovrà perciò temer mai alcun fconcerto, qualora fi ulìno leltanto nei particolari edemi dipendenti da de* bilitaniento , 0 altra ftrumentale cagionevolezza, e tutta propria delle gambe , lontana anche da acquofa univerfal ridondanza , mentre con si fatto meccanico artifizio, altro oggetto non fi con- templa, che di reftituire quel tuono che loro manca, e conciò mantenere equabile e proporzionato lo fpartiraento dei liquidi, acciocché per debolezza non riftagnino. 13. Che fé quefto è il folo retto fine delle fafciature , chi non vede quanto a torto vengono condannate, e di quanti dan« ni non fono colpevoli gli accufatori, opponendofi ad una pratica tanto utile e ragionevole . Eppure egli è vero che ho trovato negli ammalati , e molto più nei domeftici gran ripugnanza neir accordare le fafciature, ad onta ch'io promettefiì loro d'ab- bandonarle tortamente al comparir di qualunque apparente legge- ro fconcerto ; pure tanto erano mal prevenuti contro le fafciatu* re, che nell' accordarle manifeftavano tuttavia la loro fcontentez- za, e una total ripugnanza. E fé in molti cafi non foffi fiato infiftente fino all'arditezza , tanto è avanzato il volgar pregiu- dizio, che fi farebbe trafcurato il miglior dei rimedj con danno di molti foggetti ragguardevoli per nafcita e per dignità . Ad uno appunto di quelli , la di cui falute intereffava altamente non meno lo Stato che la noftra Società Letteraria , io ricordai la pratica della fafciatura per dileguare l'edema delle gambe acca- dutogli dacché ebbe fofferto la ricorrente bullofa Refipola, con papule ed ulcere . Io non vi efporrò le ciarle degli oziofi , e qual romore fe ne menaflè nelle vicine contrade , appunto perchè fi credeva che 1' umor che foggiornava nelle gambe foffe ito al petto , e n' aveflè malamente fconcertato i polmoni allora afflitti da reuma acuto di petto . Per mia gran fortuna ci guari , e forfè il di lui efenipio varrà quinci innanzi a fgomLrare l'inve- terato pregiudizio contro le innocenti fafciature, e ligambieri, e a procacciar a quelle , e a quelli quei giufto credito , che lor fi conviene. ME- MEMORIA DEL SIG. CONTE MARCO CARBURI Sopra l' Acido Vitriolico Glaciale. { lett^ il di' xxiil cennajo mdcclxxxi. ) §. I. JONO più anni lacchè avendo voluto rettificare, e vieppiìi concentrare in vafi perfettamente congiunti infieme co' loti una picciola quantità d'Olio di Vitriolo nero e fumante , mi avvidi che il di lui pefo fpecifico in luogo di crefcere aveva fenfibil- mcnte diminuito dopo la fua rettificazione . Per eonfeguenza quel- la parte di pefo fpecifico, che l'Acido iìefCo avea perduta, egli la doveva alla fua porzione più volatile , che il fuoco avea da effo fiaccata, fubiimata, e fatta paflàre nel recipiente durante la rettificazione. Il fuoco non era ftato nemmen gagliardo , mentre avendo più volte immerfo il Termometro di Reaumur nella par- te più calda della fabbia, che conteneva la ritorta, il Mercurio non era montato che ai no gradi , o fia ai 280 del Termo- metro di Fahrenheit. Quelle ofl'ervazioni mettendo dei confini alle ricevute Teorie intorno alla concentrazione degli Acidi , come pure intorno a quella dell'Acido Vitriolico, mi fecero toflo ripetere con mag- giori dofi la flefsa efperienza, che d'allora divenne familiare jiei mio Elaboratorio per la ragione che dirò in feguito. La defcri- verò col necefsario dettaglio si per gì' interefsanti fenomeni da efsa offerti , che per eiser quella efperienza fin ora ignota a prefsochè tutti ì Chimici, e, per quanto io fappia, da nefsuno iefcritta . Erima di farlo credo di dover ofservare, che l'Acido Vitrio- K lieo 1> «SII 74 115» lieo glaciale è fin ora poco conofciuto dai Chimici , e che quan- to ne dicono , apparifce unicamente fondato full' efperienza di Hel- XOT, la fola da ognuno citata. Quindi io renderò tanto più vo- lentieri giuftizia a Lemery, il primo che nel pafsato fecolo ab- bia ottenuto r Acido Virriolico glaciale , quanto che fu tal pro- pofito egli non fi vede citato dagli altri Chimici. Ecco però le fue precife parole C''):,, Il m'eft une fois arrive', qu'ayant mi'; dans mon fourneau une tornue dont les deux tiers étoient „ pleins de Vitriol d'Allemagne defleché , pour en tirer les ef- „ prits : je fis difìiller en premier lieu le phlegme & l'efprit „ fulphureux , lefquels je retirai de mon ballon: je le radaptai „ enfuite, & par un grand feu continue pendant trois jours & „ trois nuits, je fis diftiller l'efprit acide en la maniere accou- „ tumée : quand les vaifl'eaux furent refroidis , je fus bien étonné „ de ne trouver dans mon ballon qu'une mafle de fel ou d'huile „ de Vitriol congelée. Ce fel étoit fi cauftique , & fi brùlant , „ que quand le moindre petit morceau touchoit a la main , on „ fentoit d'abord une cuifon infupportable, & Fon étoit contraint „ de mettre promptement la main h. l'eau; il fumoit toujours, „ & quand on en jettoit dans de l'eau , il fé faifoit le méme „ bruit, que fi l'on y eut jetté un cliarbon allume; il échauf- j, foie méme l'eau très-confidérablement , & plus que l'huile „ de Vitriol ordinaire . Je gardai cet efprit congelé environ „ fix mois , puis après il fé mit en une liqueur, dont je me „ fuis fervi comme d'huile de Vitriol , car c'en étoit effeftive- „ Bient „. Lemery che fece la fuddetta oflervazione verfo l'anno i6y6 non ebbe più lo fteffo fucceflb , come fi vede dalle ultime edi- zioni delle fue Opere. Stahl maneggiò l' Acido Vitriolico anche nello (lato fuo quafi proffimo al glaciale, ricavandolo fempre di- rettamente dal Vitriolo. Perciò diflè (h): „ Hac ratione ( cioè „ colla co7Jcentra%ione ) etiam Spiritus diflus Vitrioli in olei con- „ fiftentiani redigi poteft . Hoc oleum tenerius eft ( cioè pih firn- ..do) ( IV. Frattanto il calore del fornello accrefcendo per gradi la m So 113» la fua impreflìone nell'Olio di Vitriolo contenuto nella ritorta, vi rprigiona pure fucceflivaraente in grand' abbondanza un Gas,o fecondo fluido aeriforme inviiìbile, che obbliga ad aprire di trat- to in tratto il pertugio del fecondo pallone . Quelto Gas fom- mamente elalìico, e del tutto inviabile ne' due recipienti, fcap- pa dal loro pertugio, ovvero attraverfo i loti , fé arriva a for- zarli, con impetuofo fifchio a guifa di dardo, lungo talora più di un piede; e nell'iftante che forte dai recipienti fi converte in un getto di neriffimo denfo fumo, il quale fi vede continuare a mifchiarfi tranquillamente coli' aria dell' Elaboratorio, ed in effa dilatarfi, ed afcendere. Contemporaneamente a quello effetto 1' aria efterna introdotta per il detto pertugio ne' due recipienti li fa, comparire nell'iftante tutti due riempiti dello fìeflTo nero den- fo fumo, il quale in tutti e due fparifce affatto di nuovo , po- co dopo che fi è di nuovo turato il pertugio. Il fuddetto fluido aeriforme, o Gas è dunque affatto diffimile dal fopraddetto pelante fumo , il quale, come difli, tranquilla- mente difcende in una vifibile riunita colonna , che viene agi- tata dallo fteffo Gas , e dall'aria efterna , tofto che s'apre il pertugio del recipiente , e profeguifce a difcendere chetamente nella ftefl'a vifibile riunita colonna, tofto che il pertugio fteflb fi chiuda di nuovo. I caratteri di quefto Gas nel periodo della diftillazione fono: i°. ch'egli ha una grande elafticità; 2°. ch'egli ha bifogno dell' aria efterRa per renderfi vifibile ; 3°. che coi di lei contatto egli prende la forma di un nero e denfo fumo, il quale a foggia di un fumo ordinario fi dilata ed afcende che- tamente nell'aria ; 4". che dall'Olio di Vitriolo quefto Gas cet fa quafi affatto di fprigionarfi ifolato, allor quando l'Acido Vi- trioìico comincia a montare fotto forma glaciale ; 5°. eh' egli forte in grand' abbondanza dall'Olio di Vitriolo nero , concen- trato , e fumante , e che Io fteffo Olio refo colla rettificazione chiaro , e bianchiffimo , ed incapace di più fumare , ceffa di fom- miniftrar quefto fluido aeriforme; 6°. che quefto Gas ha un pro- prio odore fpecifìco , che fente il fecco bruciato . Finché quefto fluido fi fprigiona dall'Olio di Vitriolo conte- nuto nella ritorta , e fia turato il pertugio del fecondo recipien- te, o<;ii Si iij* t-e, i due recipienti non hanno alcuna immaginabile nuvola, fo- no cliiarinimi, e trafparentilfimi , né in efll fi vede altra cofà -, fuorché la tranquilla dilcefa del primo defcritto fumo . Se o fi neglige, o efpreflamente fi ommetra di aprire il detto pertugio^ il fluido fa da fé iteflo balzarne il turacciolo , e fé non può far- lo, egli fi fa ftrada improvvilamente a traverfo i loti coi mede- fimi effetti fopra efpolii di fifchio, di dardo fumofo, e di denfo annebbiamento, che ingombra, e riempie i due recipienti. E {è non può né far balzare il turacciolo , né farfi ftrada a traverfo i loti, egli fpezza repentinamente con fracaflb il recipiente più debole, riempindo di denfa nebbia tutto 1' Elaboratorio . Eccoci adunque una nuova fpezie di Gas non conolciuto fia ora, che mi fembra degno d' efame, ed a cui parmi convenirfi il nome di Gas Vitriolico puro . §. V. Accrefcendofi finalmente per gradi il calore nell'Acido contenuto nella ritorta , incomincia egli nel primo recipiente a difiillare ( aflieme con poco fumo della prima fpezie , che in fcguito p'm non fi vede ) a picciole gocce pefanti , che fi fucce- dono con intervalli confiderabili ; e nello fteflb tempo s'inco- mincia a vedere nel recipiente più lontano , o più vicino , un fecondo interellante fenomeno . Il vapore che il caldo del for- nello foUeva dairOlio di Vitriolo , e che veduto nella ritorta a traverfo la fabbia che la ricopre fembra ièmpre raro , tenue , e di acquofa apparenza; paffando nei recipienti fi rifolve in due porzioni, cioè nell'Acido che fi vede difcendere in gocce pefan- ti dalTefiremità della ritorta, e nel defcritto Gas, che fi man- tiene elaftico, ed invifibile , fino a tanto che il loto tien chiu- fe le giunture, e mantienfi perfettamente chiufo il pertugio d' uno dei due recipienti. Se quefto fi apre, o il fluido fteflb rie- ica ad aprirfi con una fiffura nel loto la fua comunicazione coir aria efterna , fi fa egli tolto vedere fempre più copiofo,più denfo, più nero, ed in proporzione anche meno elafiico nei due recipienti . In allora foltanto quefto nero fumo , che fembra pro- dotto dall' unione del Gas con l' Acido elevatofi in vapore vifi- bile nella ritorta, incomincia a condenfarfi in ogni angolo dei recipienti in forma di bianchiflìme flelle, raflbmiglianti alla ne- L ve. m 82 i!s> ve, e compofte di fila , o aghi rettifTiniamente divergenti in ogni fenfo dal loro centro alla circonferenza . Ond'è che dopo efl'erfi formata qua , e la fparfamente nell'interna fuperficie dei recipienti la prima orditura di qutlte ilelle, s'incomincia a ve- der partire dai centri loro comuni altre fila rettiffime , e fof- pefe verfo l' interno dei recipienti , ficchè tutte affieme formano d'ogni ftella un fiocco quafi globofo di lanugine perfettamente raflbmigliante ad un grolfo fiocco di neve che fofle di tal figu- ra . Se il tempo è affai freddo , né i recipienti vengano intiepi- diti dalla vicinanza del fornello , in meno di una mezz'ora fi vede con gratiflimo fpettacolo feminata di ftelle tutta T interna loro capacita alla diÙanza l' una dall' altra di circa un pollice . Effe a principio fono lucenti , e perfettamente formate : fi di- rebbe che la Chimica con magico fpettacolo ha creata in un foffio una sfera celeiìe ; ed a mifura che progredifce la diftilla- zione vengono quefte Itelle ingrandite , ficchè fcemandofi per gradi l'intervallo che da prima le divideva, l'interna capacità dei palloni ne reità canto occupata , che appena fi può trovare fra di effe un qualche fpazio libero onde poter offervare quanto accade nei recipienti . Facendofi quella operazione con otto o dieci libbre d'Olio di Vitriolo , e con un folo recipiente , o pallone di un piede di diametro , tutta 1' interna fua fuperficie reffa interamente occupata da effe ftelle, prima che l'Acido fia divenuto bianco nella ritorta. Le defcritte ftelle coftituifcono , come fi è veduto , la parte più volatile che fi poffa ottenere fotto forma concreta dall'Olio di Vitriolo meffo nella ritorta. Effe fono il vero Acido Vitrio- Hco nel maggiore poflibile fuo grado di concentrazione , e di fpecifico pefo : ftato nel quale non fu fin ora veduto tra i Chi- mici, fé non che forfè dal folo Cristiamo Bfrnhardo , il quale fembra dal fopraccitato paffo di Mever che le abbia vedute . Io darò in feguito a quefte ftelle il nome di ^cido Vitriolico Jìellato , pef diftinguerlo dall' Acido Vitriolico glacia- le ottenuto da Lemery , e da Hellot , di cui parlano gli altri Chimici, eh' è fempre meno concentrato, meno pefante, e meno volatile dell' Acido ftellato . §. VI. §. VI. Il noRro Acido /iellato fi raccoglie , coma fi è detto ài fopra , nel cielo e all'intorno dà recipienti nel tempo mede- fimo che lo fteflb Acido Vitriolico meno concentrato dell' Aci- do ilellato, e più concentrato dell' Olio di Vitriolo , efce dal collo della ritorta a piccole e rare gocce pefanti , il quale a mi- fura che difcende nel recipiente fi congela in Acido VimoUco glaciale candidiffimo . Terminata l'operazione quell'Acido glacia- le fi trova tutto rapprefò in un folo duro informe pezzo raflb- migliante ad un informe pezzo di docciatura di torcia , o di burro d'Antimonio fatto in tempo freddo col regolo . L'Acido glaciale riefce più o meno concentrato, fecondo il grado di con- centrazione dell' Olio di Vitriolo meflb a rettificare , ed il tem- po impiegato in quefta rettificazione. Se l'Acido glaciale è ben concentrato, forpaflk di molto in durezza la cera; ed effendo mef- fo a fquagliare fui fuoco, fi ricongela in una bianca informe mafia, che ha l'afpetto della cera , e della viva calce bianca . S'egli è meno concentrato, fi Iquaglia fui fuoco con minor ca- lore, indi fi ricongela in una mafia criftallizzata a guifa degli altri Sali. Tanto l'Acido ftellato, quanto il glaciale fi anneri- fcono nello fì;efso iftante che vengono toccati da una materia combuftibile^ fulla quale pofsano agire, ed agifcono iftantanea- mente fopra infinite materie. §. Vii. Se non s' ha altro oggetto che di ottenere l' Acido Vitriolico condenfato fotto quelle due forme, in 4, o al più 6 ore l'operazione è terminata, maneggiando bene il fuoco , e operando Ibpra otto o dieci libbre del fuddetto Olio di Vitrio- lo. Se poi fi vuole ridurre a perfetta trafparenza, e bianco, co^ me r acqua difiillata , l'Acido nero e fumante melso nella ritor- ta, bifogna profeguire più o meno la diftillazione, feconda che l'Acido fteffo era più o meno nero . In allora dopo che la di- ftillazione ha eflratti ed efauriti dall'Acido della ritorta lo ftel- lato , ed il glaciale , o dicafi i principi, co' quali il calore datofi a tutto il fluido dovea comporli fublimandoli , non fe- gue 2 montare nel recipiente , fé non che un Olio comu- oe di Vitriolo, ben concentrato , ma fluido , e di colore rof- figno più 0 meno carica , o quafi nero , che fi deve conti- la z nuar «86il H f[S» Buar ad eflraere , finché quello della ritorta abbia perduto ogni colore. §. VITI. La fin qui defcritta operazione dimoftra, che la ret- tificazione dell'Acido Vitrioiico concentrato fegue una legge af- fatto oppofta a quella ftabilita fin ora dall' efperienza della retti- ficazione di quell'Acido medefimo più debole , e più comune . In quell'ultimo il fiacco fa fucceflivamente montare in vapori la parte più acquofa, meno acida , e meno pefante , lafciando ad- dietro nella ritorta la più pefante , e la più concentrata . AH' oppofto dal noflro Acido concentrato il fuoco fteflb fa fuccefiiva- mente montare prima il deferirlo pefante fumo , a cui fuccede r elaftico fluido aeriforme , ed in feguito condensata e divifa fot- to due forme diftinte la parte più pefante , e la più concen- trata dell'Olio di Vitriolo , lafciando addietro la meno concen- trata , e la più leggera . Una data quantità di Olio di Vitriolo nero , fumante , e di un dato grado di concentrazione, non ne contiene, che una de- terminata s'i d'Acido Vitrioiico ftellato, die di glaciale. Alcuna volta mi è accaduto di ricavare da fole p6 oncie d'Olio nero , e fumante dodici oncie d' Acido Vitrioiico glaciale , e quafi feì di ftellato , ed altre volte da 120 oncie ne ho ricavato poco più di quattro del primo , ed appena i e mezzo del fecondo . Mi riufcì fempre variante la proporzione di quefti prodotti . Tali varietà dipendono più particolarmente che da altre caufe dal pefo fpecifico dell'Olio di Vitriolo atto a fomminiftrare il concreto, ed olfervai, che minime differenze in quello pefo fpe- cifico ne producono di confiderabili nei prodotti della rettifica- zione dell' Acido nero . Ho prefo fempreil pefo fpecifico in una bottiglia cilindrica ter- minata in un collo anguftiffimo, ed in varj anni , e ftagioni di- vcrfe mi fono rifultati i fesuenti numeri: "S" Per l'acqua diftìllata 33P per l'Olio di Vitriolo nero, e fumante 6y^ E per lo fteflb Acido dopo h fua rettificazione , ma non refo affatto biapco.. 666 359 ■5 » 359 per altro Olio di Vitriolo nero , e fumante 66^ Per lo ileflb Acido ancora torbido per terra bianchilTima, ch'egli depone nel tempo della fua rettiHcazione 66c E per r Acido fteflb refo bianchiamo come la più pura acqua dopo l'intera depofizione di detta terra, pre- cifamente come fopra, il che è da oflervarfi 660 Parimenti il pefo dell'acqua dilUUata eflendo 359, un altro Olio di Vitriolo nero , e fumante pelo ^72. Quello depofe nella ritorta più terra bianca , che il pre- cedente, e pelato ancora torbido fu anch' egli óóo-. E dopo refo colia depofizione chiariflimo,ed affatto fimile all'acqua pura, reltò ancora precifamente 660 L'acqua diftillata elfendo 358, ebbi i feguenti numeri da altri fimili Olii di Vitriolo» Ofcuro carico , e. molto fumante 664 Alquanto meno ofcuro, e più fumante 070 Confiderabilmente più chiaro , e fumante , come il pri- mo 6641 Di tutti più nero , e meno di eflì fumante 661 Avendo mefcolato 5 libbre del n°. 664. , altrettante deL n". Ó70, e libbre 4 e tre quarti del n°. 661 , dopo una mediocre rettificazione, l'Olio rimaflo indietro nella ritorta fu 660 Ed il nero paffato nel pallone, e non glaciale fu 705. Parimenti avendo mefcolato. libbr a Sdì. I Chimici che vorranno ripetere quefte mie fperienze riconofceranno appieno le difficolta che in effe s'incon- trano, e le, cautele neceflàrie da ufarfi nel farle. Non v'è dubbio alcuno che il vero pefo del puro Acido Vi- triolico ftellato non debba effere ancora maggiore di Sdì in con- fronto di quello dell'acqua diftillata erpreflb dal fbpraddetto nu- mero 3 5p . Il folo mezzo di aver quelto pefo è di fquagliare il detto Acido , applicandovi un efterno calore nell' allungatore , o nel recipiente, in cui egli fi forma per la prima volta in iftelle, ed in fiocchi. Ho anche tentato più volte di riufcirvi , ma ne fui fempre arreftato tanto dal calore uguale, e fuperiore a quel- lo dell'acqua bollente, che bifogna impiegare per fquagliar l'Aci- do Vitrolico ftellato , e che mette a rifchio li recipienti , nei quali è rinchiufo, quanto dalla fomma copia di Gas e di fumo, che un tal calore fprigiona dal noftro Acido ftellato . §. X. Tutti quefti fenomeni , e con effi alcuni altri che fono per riferire, agevolmente s'intendono ; poiché derivano da fé fteffi dalla fola prima infpezione di quanto fuccede nella defcrit- ta rettificazione dell'Olio di Vitriolo nero, concentrato , e fuman- te. In effetto il folo contatto dell'aria rende leggermente fu- mante queft' Olio, e da effo fa fortire una maggior nebbia , eften- dendoglifi la fuperficie col verfarlo nella ritorta, o in altro va- fo. Ecco nei coltltuenti principi di quefto fumo, o nebbia , la principale miniera di tutte le folide differenti preparazioni d'Aci- do Vitriolico, che vi prefento. Il primo leggeriffimo calore del fornello fprigiona dal predetto v^lio di Vitriolo il primo defcrit- to pefante vifibile fumo , che difcende in un getto riunito nei recipienti , al quale poco dopo fuccede il Gas , o invifibile ela- ftico ftico fluido precurfore d'ogni altro prodotto . Quello Gas riei^- pie i recipienti, contro di efli efercita la fua elallicità, ma non. offre altro effetto che la forza di poterli fpezzare . Egli nulla produce di concreto , poiché è folo , e gli manca una bafe che lo fidi. Incomincia poi ad afcendere allieme con effo un tenue vapore acquofo , ed ecco la bafe, nella quale egli fi Uffa . Si mantiene nuUadimeno invifibile,ed incoercibile.il contatto dell' aria lo trasforma in una nera caligine, e nel momento di que- fto contatto egli ha feco tutti i materiali , che gli convengono per condenfarfi fui- fatto ftefso in candida neve di vifi bile Acido Vitriolico ftellato concentratiffimo . §. XI. Quelli hiateriali però, che l'aria gli fomminiftra per comporre una concreta materia, non fono 1' aria medefima, ma foltanto alquanto più d' acqua di cui egli abbifognava . Poiché continuando il calore del fuoco ad agire full' Olio di Vitriol» rinchiufo nella ritorta, monta più in copia anche l' acquofo ele- mento in efso contenuto , il quale 11 divide in due porzioni . La minore fi dirada nei recipienti , i quali efsendo già fempre riempiti dell' elaftico fluido incoercibile , elsa gli fomminiftra la ftefsa dofe di acquofo elemento ch'egli aveva prima alsorbito dall' aria, e che più non gli abbifogna di ritrarre da lei . Per- ciò anche le ftelle crefcono a villa d' occhio , febbene i recipien- ti fieno perfettamente chiufi . La maggior porzione di efso va- pore acquofo, che nel collo della ritorta fi addenfa fotto minor volume, compone collo ftefso fluido di fua natura incoercibile , l'Acido Vitriolico glaciale , che dallo fteffo collo difcende nel recipiente. QueRo Acido è perciò meno concentrato di quello che inveite il cielo, e l'interna fuperficie dei recipienti. Si efau- rifce la miniera del fluido incoercibile, o Gas, e ne rimane fol- tanto quello che la picciola forza del calore del fornello , e la brevità della fua durata non poffono slegare dall' abbondante quantità d'Acido Vitriolico acquofo, in cui egli trovafi combi- nato nella ritorta. Si ceffa di vedere l'Acido glaciale , e refta addietro un comune Acido Vitriolico concentrato. §. XII. Quindi rifultano di necelTaria confeguenza i feguenti fatti : 1». Che «SII 89 |(3»_ 1°. Che l'Acido Vitrlolico, in cui noii' efifte maggior dofe di acqua che la eflenzialmente neccflaria al fuo eflere concreto fali- no, cioè r Acido ftellato allorché fi forma per la prima volta, è un Acido volatiliffirao , e nello fteffo tempo pefantiffimo . Il fuo pefo è forfè all' incirca triplo di quello dell'acqua, come fi è veduto di fopra ; d' onde rifulta che in queft' Acido- al fomrao corrofivo e bruciante , l'elemento terrellre è fidato in gran co- pia in una combinazione volatiliifima , che con minima aggiunta di acqua è tolto refa molto meno pefante , molto meno v olati- le , e molto meno corrofiva e bruciante , come fi è per vede- re. La fomma volatilità poi dell'Acido ftellato è dimoftrata tan- to dalla riferita copia di denfo fumo ch'egli fparge torto che fi trova efpofto al contatto dell'aria ; quanto dal rifolverfi queft' Acido in un fluido incoercibile , o fia nel fopra defcritto Gas , torto che fi applichi un erterno calore al recipiente nel quale fi, trova rinchiufo . D' onde anche deriva la difficoltà eh' io ebbi fin ora di fquagliare con erterno calore l'Acido rtellato ; difficolta che probabilmente non mi riufcirà di poter fuperare fé non col mezzo di un più ftudiato conveniente apparecchio di vafi. 2°. Che l'Acido Vitrlolico, in cui fi trovi congiunta una mi- nima porzione d'acqua non effenziale al fuo ertere falino, è mene» pefante, e meno volatile dell'Acido ftellato, e forma una maflà bianca, dura, d'apparenza fecca e terrertre, nella quale, e nelle fue parti non fi faprebbe fcorgere nelfuna figura. Quella malia è il có- nofciuto Acido Vitrlolico glaciale , perù nel fuo maffimo grado di concentrazione , al di la del quale s'egli fi concentri fubli- mandolo in vafi chiufi coli' applicazione di erterno calore, fé ne riduce una parte in Acido rtellato; come una parte di quert' A- cido fi riduce in Gas, o fluido incoercibile, fé fi tenti di viep- più concentrarlo in vafi chiufi coli' applicazione di erterno ca- lore. Li fuddettl due Acidi rtellato , e glaciale concentratiflìmo ^ non poflbno con alcun' arte confervarfi per lungo tempo immu- tati in neffuna fpezie di bottiglie ; ond'io da parecchi anni li- curtodifco, ed offro all'oflervazione di chiunque , ermeticamente chiufi in matrarri di lungo collOj ed in picciole ritorte. In tal M modo «efi 90 113?» modo quefte due fpezie , o forme d' Acido Vitrlolko fi vedono anche dopo lungo corfb d'anni, (e devono fenza dubbio fempre vederfi ) ed in tutte le ftagioni dell'anno, aflblutaniente immu- tate ne' vai! che le contengono . La fola differenza che in Qks apparifce fi è, che nella State fi vede minor numero di aghi , o Itelle fparfe'nel vuoto del vafo che contiene 1' Acido (Iellato, i quali aghi , o ftelle ricomparifcono nell' Inverno . V Acido gla- ciale poi fembra alquanto umido nella calda llagione, e ritorna ad apparire afciuttiilìmo nella fredda. E quindi fi può in pochi iftanti con elegante ed iiìruttivo efperimento far comparire , e fvanire a piacere quefte ftelfe defcritte variazioni nei detti due Acidi accoftando al calore , ed immergendo nell' acqua fredda i matracci , o ritorte , che li contengono ermeticamente chiufi . 3°. Che r efiftenza d' una dofe alquanto maggiore di acqua non effenziale alla folida concrezione falina del fuddetto Acido Vitriolico glaciale, deve farlo vieppiù fquagliare nei calori erti- vi, benché rinchiufo ermeticamente ; né in tal cafo egli potrà riacquiftare la fua primiera apparenza di una bianca mafia terre- ftre, prima che il calor atmosferico non trovifi diminuito in proporzione della maggior mollezza che nella State egli aveva prodotta nell' Acido glaciale. 4°. Che per poco che trovifi ancora maggiore delle indicate la proporzione dell'acqua non effenziale all'effere falino dell'infor- me Acido Vitriolico glaciale , egli deve in allora reftar inte- ramente fonduto dall' erti vo calore, e foltanto all' approffimar dell' Autunno ricongelarfi non nella primiera informe fua maffa, ma in ben conformati criftalli . Quefti comparifcono più o meno pellucidi , e di afpetto , e figura diverfa , fecondo le minime , e preffochè infinitefime differenze di fuperfluo acquofo principio efi- iìente nell'Acido glaciale. 5°. Finalmente , che queft' Acido ceffera di effere glaciale ,' tìoè congelabile, nemmeno nell'ordinario invernale freddo at- mosferico , per poca maggior dofe d'acqua che in effo efifta , ond'egli fia un femplice comune Olio di Vitriolo. 6°. L'Acido Vitriolico adunque nero, concentrato , e fuman- te } neir originaria fua concrezione , è una comhinazione falina pefan- «èli 91 Pi3«> pefantliTima i" volatìllffima , folida , incapace JI eflere refa flulcTa dal maggior calore atmosferico , le di cui parti rifolte in neb- bia (i attraggono con una legge collante per difporfi nella de- icritta figura di ftelle , che ha una maflima tendenza ad unirli coir acqua , e col principio flogilHco dei corpi, fui quali può agire ; alla quale combinazione una minima quantità d'acqua o attratta dall'aria , o aggiuntavi diminuifce pefo , volatilità , caufticità, e toglie la capacità di reggere folida lenza fonderli non folo nel maflimo ellivo calore , ma nemmeno nel mini- mo calore , o fia maflimo freddo invernale . Per confeguen- za il minimo calore atmosferico è tanto più capace di man- tenere fluido quell'Acido, quanto maggiore, fino ad un conude- rabile grado , è in elfo la dofe di acqua fuperflua al fuo eflere ialino. Quindi anche rifultano manifeftamente le caufe dei feno- meni non intefi dal Sig. Macquer, ( Di£l. de Ch. Tom. I , arti . AcUe vitr. ) né da altri fpiegati , e riferiti in una fua Me- moria all'Accademia delle Scienze da un altro , non meno del fopraccitato , illuftre Chimico il Duca d' Ayeni. Quello Signo- re avendo colto per alcuni efperimenti il freddo llraordinario fucceduto in Parigi nell' Inverno deir anno 177Ó , efpofe nel- la notte dei zy ai 28 Gennajo fopra una fottocoppa di Porcellana ad una fineftra dell'Olio di Vitriolo il più concen- trato che foglia trovarfi in Parigi , ed iufieme con eflb ef- pofe anche allo fleffo freddo dell' Acido Vitriolico più debo- le . Egli vide con fua forprefa , e di quei Chimici , die di- fcendendo il Termometro di Reaumur fra i 13615 gradi fot- te il zero, il detto Olio fi riduceva tutto in criftalli ; e che all'oppoflo l'Acido Vitriolico molto più debole, cioè molto più acquofo , non folo fi manteneva fluidiflimo a quello grado dì freddo, ma anche a un freddo più intenfo. Quei dotti Chimici non comprefero come accadette la criftallizzazione dell' Olio di Vitriolo , perchè non conofcevano le proprietà di quell' Acido fcevro da ogni millione d'acqua fuperflua al fuo eflere falino ; «k. ignoravano che , rifpetto alla fua accidentale fluidità , queft' Acido è precifamenre come il Mercurio, cioè fufibile a leggeriili- mo calore artificiale, ed ai minimi gradi di calore atmosferico , M X fccoa- ■«su 92 Il5-> fecondo lo flato di fua maggiore o minore concentrazione ; colla fola differenza che il Mercurio è fempre più fufibile dell'Acido Vitriolico . §. Xill. Paffo ora ad efporre alcune fperlenze da me fatte neir apparecdiio pneumatico al Mercurio col noftro Acido gla- ciale impiegato nello flato di fua maffuna concentrazione, dalle quali fembra dimoftrato in chiaro e facile modo, che quell'Aci- do fia compoflo da una femplice combinazione d'acqua col fo- pra defcritto Gas , fin ora ignoto, il quale non è il Gas acido fulfureo volatile ottenuto da Priestley colla mefcolan- za dell' Olio di ulive , e di alcune altre materie infiamma- bili coir Acido Vitriolico debole , benché abbia delle pro- prietà comuni col detto Gas . I feguenti effetti , che pro- duce r Acido glaciale, fono ugualmente prodotti dall' Acido fìellato. 1°. Se fi efpone il detto Acido glaciale ad un calore capace di farlo fondere in vafo ben chiufo , e adattato al fuddetto ap- parecchio pneumatico , egli fi fonde tranquillamente nel vetro che lo contiene , come farebbe la Cera , fenza che apparifca fol- levarfi da elfo neffuna fpezie di vapore: ma nel tempo fteffo vi fi fprigiona un elaftico fluido invifibile , che attraverfa il Mercu- rio, lo caccia fuori del recipiente che lo contiene , e ne occu- pa il luogo. Quefto fteffo- Gas fi fprigiona in maggior copia dall'Acido 'ftellato quando egli fente il calore , e prima di fonderfi . 2°. A mlfura che l'Acido glaciale concentratiffimo contenuto nella caraffa va fomminiftrando di quefto Gas , egli anche di- minuifce di volume, e finalmente ceffa di fomminiflrarne, quan- do fé n' è fprigionata una certa porzione. Refta in allora nella caraffa un Olio comune fluido di Vitriolo , che non può più congelarfi fé non in un freddo di dieci 0 più gradi fotto il ze- ro del Termometro di Reaumur . La prefenza dunque di que- fto Gas rendeva folida nell'Olio comune di Vitriolo la porzio- ne di acquofb elemento, che in effo efifteva fuperffua alla fua concreta miftione falina : vale a dire che il fopra defcritto Acido Vitriolico glaciale concentratifllmo , quand' è rinchiufo ermetica- mente , «811 9ì m mente, deve alla prefenza di quefto Gas la fua facoltà di niaa- teiierfi ne' più cocenti ertivi calori di quello Clima , folido , candido , fccco , e immutato . 3°. Quefto Gas nel mifchiarlì coli' aria comune produce , co- me fi è detto, una denra,e nera nube, nella llefsa guifa che il Gas Acido Marino ne produce una bianca più, diradata , ed ii nitrofo una rofsa. r 4°. Lo ftefso Gas febbene prodotto dalla parte più concentra- ta dall'Acido Vitriolico, cioè da quella cui egli deve il Tuo mag- giore fpecifico pefo, e la fua forma concreta , non efercita però veruna azione difsolvente fui Nitro ; eppure ognun là che que- llo fale è all' iftante decompofto dall'Olio comune di Vitrioio. 5°. Il noto Gas acido fulfureo volatile diffolve la Canfora fenza produrvi confiderabile mutazione , ma il noftro Gas la ri- duce in pochi iftanti in un Olio nero, e denfo, il quale fé fog- giorna per alcune fettimane con quefto nuovo fluido aeniorme, fi diminuilce di volume , e quafi fi perde , riducendofi in una dura e nera corteccia fimile ad una pece fecca : fenomeno ri- marcabile, poiché la Canfora , che refifte immutata all' azione del calore che la fublimi, e degli Acidi i più attivi che la dif- folvano , tra i quali dee pure annoverare l' Olio di Vitrioio , fembra che non poflfa reggere al contatto del noftro Gas fenza dirporfi alla decompofizione . Una parte della Canfora fmarritafi all'occhio nel recipiente, fi combina invifibilmente a faturazio- ne col detto Gas, e forma con eflb un Gas acido fulfureo vo- latile , che a guifa del Gas conofciuto con quefto, nome ha un odore penetrantiftimo di. Zolfo; mefcolato coli' aria comune non più fi conforma in una nera nube, ma refta invifibile, ed eftin- gue la fiamma; e a differenza del noto Gas acido, fulfureo vo- latile, paffando per l'acqua fi decompone in un iftante fenza quafi. diminuirli di volume , e fi riduce fui fatto fteflb in aria refpira- bile, e pura. L'altra porzione di Canfora volatilizzata, e non combinata col noftro Gas, refta invifibilmente difperfa. nel detto fluido fulfureo volatile, col nativo- fuo odore ; come, in una fo- luzione fatura di un Sale, il di più che non ha potuto, dlfciorfi vi refta difperfo, e immutato,. 6°. Lo «Sii 94 1!^ 6". Lo fteflb Gas , a differenza Ai tutti gli altri noti , neir attraverfare il Mercurio , rapprende e fifla fui fatto tutto il Meii. curio con cui egli fi trova in immediato contatto , e lo riduca in una polverofa e bianca Galee, fimile a quella dello ftagno ^ della quale fi vede anche fui fatto invertita tutta l'interna pa« rete del recipiente j che conteneva il Mercurio . Quefla Calce non è un Turbit Minerale, cioè la conofciuta combinazione dì Acido Vitriolico concentrato, e di Mercurio; ma è una pura e mera Galee Mercuriale bianca, firaile nell'afpetto a quella, in cui fi riduce da prima il Mercurio coli' azione del fuoco diretta a farlo paffare allo flato di precipitato per fé, 7**. Il noftro Gas , a differenza di tutti gli altri , alcuni iftarr- ti dopo aver egli occupato il fuo luogo fopra il Mercurio , fi dilata , caccia fuori dal recipiente puovo Mercurio , ed occupa maggior volume di prima . Anche tal fatto non è meno oflèr- vabile, fia che quefto Gas fi dilati nel raffreddarfi ( mentre già egli forte caldiffimo dall'Acido Vitriolico glaciale fonduto ) o fia eh' egli cangi fui fatto fiieifo natura , iftantaneamente attac- cando, com'egli fa, filTando, e calcinando il Mercurio; e quin- di venendo dai principio flogiftico del Mercurio in posili iftanti trasformato in comune Gas acido fulfureo volatile . 8°. La parte adunque del noftro Acido glaciale che fi rifolve in Gas, è la fua porzione la più fpoglia dell' acquofo^ elemento , poiché la prefenza di quefto principio impedifce la produzione del Gas . Ella non è nemmeno della femplice natura dell' aria comune, poiché il noftro Gas raifreddandofi fi dilata, e poieh' e- gli rende fluida la Canfora, e calcina il Mercurio . Né ella è neppure la ftefla miftione Chimica che- coftituifce l' Acido Vitrio- lico comune, poiché non efercita veruna azione fui Nitro . Per confeguenza la materia del noftro Acido glaciale , che da effo feparata mediante il calore fi rifolve in un fluido aeriforme, e invifibile, è la parte fua più fecca e terreftre , quella ftefla Ja di cui prefenza aumenta il pefo fpeeifico di queft' Acido , e io offre fotto forma concreta. Il fuoco volatilizza l'acqua pura, la riduce in un vapore i-nfinitamente elaftico, e di maffima forza, ma per quanto fappiamo fin ora , fempre- coercibile. , né mai aeri- «JH 95 l!S» ìierìforme, quand'egli attraverfi il MeicUrio , o qualunque altro fiafi fluido concreto . Il privilegio di poterfi trasformare in un fluido aereo , è foltanto riferbato alla più immediata combinazio- ne dell'elemento terreftre cól fuoco. È chi determinafle coi fat- ti le vere cagioni delle differenze di fufibilità , e di capacità a volatilizzarfi tra i tre Acidi nominati , e il Mercurio , avrebbe fatto un gran pafso per accofìarfi al vero facrario dei milterj della natura. §. XIV. Ma che ? Da quello facrario la fcoperta dei Gas ci ha forfè più allontanati di prima. Vedrete, dotti Academici , che la qualità delia Calce Mercuriale prodotta dal noftro Gas non coin- cide colla dottrina dei Gafifti fulle Calci metalliche; che i feno- meni di quello nuovo fluido aeriforme non convengono colle idee da molti abbracciate fulla propria origine dei Gas ; e che fi può dire con ragione, che gli efperimenti intereflanti , e tea- trali fu que/li fluidi ci hanno arricchiti di fatti , e impoveriti di fcienza ; poiché o li abbiamo amminiftrati con mani poco efércitate, dirò cosi, nella Chimica diflezione dei Corpi, o ab- biamo voluto inferirne prima del tempo delle confeguenze che abbracciano la natura molto al di là di quello fia efla abbrac- ciata dalle fperienze fin ora fattefi fui Gas. Perciocché tali fono le naturali dirpofizioni del noftro fpirito , che quando gli Uo- mini colle poche ficure notizie che hanno fulla natura delle co- le, non poflbno innalzarfi all' univerfalità del fapere,a cui afpi- rano per illinto, fi abbandonano alla conghiettura , e nel circo- lo delle noflre idee 1' epoca delle nuove verità fcoperte ha fem. pre confinato con quella dei fogni . Molti però fin ora non ad» dottarono tutte le confeguenze feducenti, che alcuni Soggetti ri- fpettabili hanno inferite, o dagli efletti dei Gas , o dall'appa- rente integrale rifoluzione in quelli fluidi invifibili di alcuni Corpi comporti. §. XV. Jo mi rifervo di far nuove erperienze fopra ì nomi- nati prodotti della defcritta rettificazione, o decompofizione dell' Acido Vitriolico nero, concentrato, e fumante, e di renderne conto all'Accademia. Frattanto vedranno i Chimici fé l' infieme di tutti i fatti fin or% ; «eli 96 iis?= ora efpofii ftabilifca qualche luminofa , e manifefta analogìa nell' origine dei tre Acidi minerali , e forfè di altre foftanze ; come pure fé pofla crederfi verifimile , che anche gli Acidi nitrofo , e marino fieno ^ come il Vitriolico , di loro natura capaci di fo- lida concrezione ; cioè che tale fia per le ftefla l' originaria com- binazione dei principj coftituenti il loro eflere falino : combina- zione però fufibile a minor grado di calore atmosferico di quel- lo in cui fi congela il Mercurio, e per confeguenza volatilizzata, e rifolta in vapore dal minimo calore atmosferico fin ora co- nofciuto , com' è volatilizzato, e rifolto in vapore il Mercurio da un grado non molto attivo di caldo . Ecco frattanto defcritto un facile modo di ottenere in poche ore, ed in copia un Acido Vitriolico glaciale fenza né violen- za di fuoco, né lunghezza di tempo, né incertezza di efito i Chiunque fiafi potrà ora farlo efeguire , ed efeguirlo da fé negl' indicati breviflimi iflanti . Egli è lo fteflb Acido glaciale di cui il citato Chimico Olandefe Brand fece un prefente al Sig.BAU- MÉ, fenza aggiungergli il modo d'ottenerlo. Egli né accende là polvere da cannone, come penfarono alcuni Chimici di primo nome, ma bens\ la decompone inftantaneamente fprigionando 1' Acido nitrofo ch'efla contiene; né infiamma l'Alcool , ma gli fa toflo fpargere un abbondante odore di etere ; né finalmente accende un legno fecco inzuppato di un qualche Olio eflenziale^ né alcun' altra femplice foflanza infiammabile. Queft' Acido non può mai trovarfi nella natura fotto forma concreta, e vifibile ^ poiché egli agilce o Iftantaneamente, o lentamente fu tutte le ibdanze, fuorché fulle felci, e fui vetri Vulcanici , fé pure fi può afferirlo con ficurezza ; e poicliè il folo contatto dell' aria Io rifolve in liquore. Egli può cuftodirfi per più anni immuta- to nei noftri buoni vetri , quando vi fia perfettamente rinchiu- fo, com' io lo confervo da tanti anni in tutte le defcritte fud forme ; e la natura ne perpetua una gran miniera nel Zolfo . Quafi tutto il pefo di quello corpo fu trovato da Stahl folo Acido Vitriolico , ed i Sig." Boucquet , Lavoysier , ed altri lo trovarono criflallizzato, e glaciale nell'interne pareti di una Campana di vetro fovrappofì:a al Mercurio , nella quale abbru- ciarono «611 97 \% ciarono il Zolfo con una lente. Stahl avea già preveduto , che nel Zolfo r Acido Vitriolico fi trova purifllmo , e nello flato di fua mafiìma concentrazione* N ? MEMORIA DEL SIGNOR PIETRO ARDUINO Intorno il genere delle Piante Avenacee, che , o esser possono usati alimento o foraggio. SONO , O ESSER POSSONO USATE PER ( LETTA NEL MDCCLXXXL ) u. N nuovo prodotto pochi anni fa procacciatomi d' Inghil* terra col nome di Avena Tartarica , o fia della Tartaria , fpe- eie dimoftratami dalle fperienze fattene molto pia ubertofa , e migliore delle noftre Avene , m' ha determinato alla formazio-> ne della prefente Memoria. Parlo in primo luogo di quell'Ave- na Tartarica , perchè veramente inerita d' effere all' altre preferi- ta per l'abbondanza ed eccellente qualità del foraggio , e del grano che fomminiflra : indi paflb ordinatamente a trattare dell* altre fpecie, delle quali ho fatte prove per più anni . Ho qui feguito l'ilteflb metodo Botanico-Economico j che ufai trattando delle Meliche, in altra Adunanza: metodo non praticato, ch'io fappia , da verun altro Agronomo , e la cui imitazione non è certamente a portata di molti , per la conofcenza della Bota- nica, che necelfariamente efige . Moltiffimi degli Scrittori Geo- ponici , o per ignoranza di queRa Scienza , o per non ne aver fatto buon ufo nelle loro Opere , indicando folo le Piante con nomi volgari, o non defcrivendole con Botanica precifione , rie- fcono non di rado ofcuri , e tal volta affatto inintelligibili per fino ai più efperti nella conofcenza de' Vegetabili . Io mi Infingo d'evitare tale dannofo difetto, dando non folo le Figure efatte delle fpecie ; ma anche premettendo , come fò- glio far Tempre , all'indicazione dei modi di coltura , di prepa- fazio- «SII 99 \m razione e degli ufi delle Piante , una defcrlzione delle note ca- ratteriiliche fufliciente alla conofcenza del genere , ed a bene di- iHaguere ciafcuna fpecie dall'altre fue congeneri ; ed indicando le denominazioni, che le fono ftate date dai più accreditati Bo- tanici , inlìeme con li nomi triviali . Efige il metodo da me praticato , che , trattando di un genere di Piante , io ferbi un modo ifteflo, tanto per q.uelle non conofciute, o poco note agli Agricoltori; quanto per le coltivate, o che fono a comune no- tizia. Proccuro per altro di rendere, più che poflò , intereiTànti anche le defcrizioni delle fpecie volgari con utili notizie , col dilucidare qualche equivoco, in cui trovo incorlì alcuni Scritto- ri , e col diltinguere le varietà dalle vere fpecie . Ho in oltre divifa quella Memoria in due Parti ; nella prima delle quali fono defcritte le fpecie di Avene annue , coltivabili a grano ; e nella feconda quelle che durano vegete per molti anni , e poflono utilmente fervire a formarne prati lungamente durabili, come fpiegherò opportunamente a'proprj luoghi» Caratteri generici delle Avene. l\ genere delle Avene è comprefo dal celebre Linneo nell* Ordine fecondo della terza Claife del fuo Syjlema ì^aturce , dove lo difiingue dagli altri generi della medehma GlaiTe coi carat- teri : CaltK bivalvii miiltijloyus , ar'tjìa dovfdt contorta . E per- ciocché i fiori delle fpecie di elfo genere portano tre filamenti o fia itami ( Tavola I. Fig. a. a. ) , appartengono alla Claffè,, cui egli da il titolo di Triandùa ; e non avendo che un. folo germe ( g- ) terminato^ da due ftili pennicellati ( h. h. ), con- vengono all'Ordine fecondo della Clalfe iftefìà, da lui detto Di- gyyùn^ Il calice delle piante di quello genere è comporto di due buie ( i., i. ) , tra le quali fono o. due , o tre ,. o più fiori y fecondo la diverfita delle loro fpecie.. Giafcun fiore cofìa di due- buie, dal mezzo, delle quali forgona tre filamenti terminati da. antere bislunghe ( a., a.. ) , ed un germe di figura ovale termi- nato da due tube pennicellate ( g. h. h. ).. Efle buie ftanno at- tiaccate al feme ,, e lo tengono, veftito anche nella flato, di fua. N . a. per- «SII 100 113» perfètta ihaturith. Ogni buia efteriore di clafcun fiore è munita di arifta fui dorfò , genicolata , e contorta verfo la fua bafe ( k. k. ). Il feme è della Figura ( F ) , coperto di peli feta- cei fuUa punta oppofta al fito del germe. La prima, feconda, terza e quarta delle feguenti fpecie, e le lo- ro varietà fomminiftrano i loro femi tenacemente vediti delle lo- ro buie; ma la quinta, feda, fettima, e ottava li danno nudi, «ome quelli dei Frumento . P A R T E PRIMA. Delle fpec'te di Ave}ie coltivabili per raccoglierne il grano, o fta biada^ Avena di Tartaria a panicola unita , e curvata . Specie I. Tavola I. Quella Ipecie, di cui precedentemente ho fatto cenno, tanto raflbmiglia alla noftra Avena fativa , qui appreflb deferi tta alla fpecie feconda , che per non dilungarmi fuperfluamente , mi ri- ftringo a indicare foltanto in che ne difFerifce , e quale fia il Ilio carattere ipecifico che dall'altre fpecie di quella prima Parte la diftingue. Efla crefce co'fuoi culmi all'altezza di circa tre piedi , ed anche più , a mifura della bontà del terreno , e della temperie- delia ftagione. Produce le foglie molto più vigorofe della noftra- volgare Avena, e più cariche di color verde , e più larghe , e più della medefima ceftifce . Il portamento delle fue panicole è da quello della volgare , e dell'altre fpecie diverfo , poiché le produce lunghe, unite, molto più abbondevoli di femi, e tutte curvate da uno de' loro lati . E' già noto ad ogni Agricoltore, che r Avena fativa noftrale forma panicole fparfe , e rare di^ grani . Le indicate fono le note caratteri ftiche che la diflinguono- dalle fpecie qui inferiormente defcritte . Le locute che compon- gono la pan-icola , hanno la figura , e grandezza rappr-efentate nelLi ^1 101 J[9* nella Tavola I ; nella quale ne ho delineata in varie poli- ture la fruttificazione, onde (ì pofla chiaramente conofcere. La Figura ( a. ) rapprefenta una locufta, o fia fpighetta men- tre è in fiore ; e la Figura ( b. ) una locufta , o fivvero fpighet- ta di quell'Avena nello flato di maturità. Le Figure ( e. d, e. ) moftrano li femi feparati dalli loro calici . La Figura ( F ) dimoftra li femi fpogliati delle buie , che li coprivano ; figurati ìa doppio afpetto , e della loro naturale grandezza . Deftommaziofie ► Non trovando quefta fpecie defcritta da' Botanici ) da me chiamafi: Ave/Lt Tartarica , o della Tartaria; e botanicamente: Avetia ( Tartarica ) panicula maxima curva , locujìis u/ìo ver/u inflìnatii , petìdulis { a ). Coltura^ ed Ujl^ La coltivazione dì quell'Avena è la ftefla, che praticali per la nolìra volgare, e cos'i parimente gU ufi,, che poflbno farfene; cofe note comunemente , e che nondimeno indicherò qui appref- fo, parlando della fpecie feconda , cioè della medefima Avena nodrale, in grazia di quelli che non ne aveflero l'opportuna co- gnizione. Mi difpenferò dunque dal favellarne prefentemente ; e dirò foloj che fecondo le fperienze da me fatte, l'Avena Tarta- rica (a) Dopo di eflere già flato lètto dì querta cheho ora defcritta; e che daf quefto mio Trattato, in una delle pri- fuddetto viene denominata: Avena pa-- vate Accademiche Seflloni , dell'anno ntcuìa heteromala , calice flore majoriy 1781 , mi venne in quell'anno alle Iccujìis bifloris , gluma majort cartila- mani il Tom. VI. delle Memorie del- ginea ;\<{: cui denomina7Ìone trovo con- ia R. Società di Gottinga , nel quale venirfi con quella noflra fpecie , ma vi trovai defcritta e figurata dal Cele- che quafi affatto ne differifce nella Fi- bre Sig. IIaller una fpecie , che mi gura.. fa fofpettare poter eiTere la rceddìma -8511 103 1133^ rica fupera, quelb. volgare nel prodotto in grano , e che dk aui die paglia o foraggio in più abbondanza . Li fuoi femi fona pure più dilicati , e più nutrivi , e la loro farina , fé fi riduce, in pane , effo riefce di maggior fapore di quello formato eoa farina della noftra Avena comune. Quindi è certo, che l'intro- duzione di fua coltura è un oggetto importante , e ch'efla meri- ta d' eflere preferita all' Avena noftrale fativa , per la maggior copia, e migliore qualità del fuo prodotto, si in foraggio, che in biada. L'Avena , come ognuno fa , è bifognevole a quelli particolarmente, che alimentano Cavalli , e altri Giumenti , e fé ne fa di continuo grande confumo: farebbe dunque d'un pro- fitto confiderabile il foflituire alla, coltura di quella volgare il cultivamento di quefi:a fpecie , la quale con minore occupazione di terra potrebbe fomminlftrare U ftefla quantità di prodotto ìl\ biada, e molto migliore. Avena sativa volgare. Specie II. Tavola II. Quella è di due forte , una cioè di feme bianco , l'altra di grano nero , creduta una varietà della prima . Io però qui non parlo che di quella a femi bianchi , che feminafi in Autunno , ed in Primavera . Quella femlnata in Autunno , refifte all' In- verno , purché non fìa ecceffivamente freddo , e matura nell'E- ftate fulfeguente ; e quella di Primavera dopo quattro mefi per- viene a maturità . L' una e l' altra , mentre è in erba , molta al Frumento s' alfomiglia , ed all' Orzo , ma è di un verde più ofcuro , e più prolificante , e vigorofa , e produce culmi più grolfi , e foglie più larghe j afpre al di fopra , e contornate di peli nei loro margini. Li fuoi culmi , o paglie mandano, fuori alle loro, fommita. una panicola fparfa , fornita di locufte , o follicole pendenti e tremule , fofienute da crene , o peduncoli molto, fottili . Effe locufie fono biflore ; cioè coflano di un calice a due buie. ( a. a. a.. ), dentro le quali ftanna due glume, o fiori, più cor- ti delle medefime e più firetti ( b. b. ) . Ogni fiore, ha due buie, che tengono dentro di fé nafcofti gli fianii ed il germe , le ^\ 103 I1S-» le quali fi aprono all'atto di fiorire^indi fi chiudono , tenendo il ferine medefimo rinferrato , che dentro di efle formafi in grano, crefce e matura > né mai laicianlo ufciré, fé non che a forza di pilamento, o macinatura ( e. e. ). lì feme è bislungo , e pelo- fo ( d. d. ) , e di colore più chiaro di quello della Segala , e contiene bianca farina. Stimo fupcrfluo di dame piià minuta defcrizione, perciocché la Figura delineata nella Tavola fopra enunciata , dimoftra bafte- Volmcnce la differenza di quella fpScie dalle altre Avene, a chi tìe faccia con efle comparazione. Ma ficcome molte fono le fpe- cie comprefe fotto il genere dell'Avena, le quali tra fé difFeri- fcono nel nunlel-o dei fiori delle loro locufle^o follicolo j alcune avendone uno folo ^ altre due , altre quattro , ed anche più ; Cos\ ripeto che il vero e collante carattere generico ^ che qucfte Piante diftingue da quelle di altri generi , in ciò precifamente confifté) che ogni Avena ha li fuoi femi con un'arifta articola- ta fui dorfo ed intorta j come rapprefentà al naturale la Fi- gura ( d. d. ). La fpecie,di cui parlo, non è originalmente indigena de'noftri Climi , come lo ftelfo è pure di quafi tutte l'altre Piante Ce- reali; ma bensì delle Regioni Afiatiche, per quanto viene riferi- to, dove nafce fpontaaeamsnte, ed anche dell' America, fecondo il Sig. Linneo , che dice eflere originaria dell'lfola d' Ivan Feir- nandez ver/b il Chili. dfj'tmntift da Bota mei: Aventi ( fatila ) pnniculata , cdiàhus difpermis , feminibm la- •Djbus. LinNjEI Spec. Plant. 118. Avena /, five vulgaris i Bauh. pin. 23. Theat. 470. Avena Ma & nigra . Bauh. hift. 2. pag. 432. Avena vefca . ParkINSONII. In Greco BpàfMot , che fignifica cibo : in Italiano Avena ^ Fe- fta^ e Binda. Varie fono le opinioni degli Autori intorno a quefta fpecie, volendo alcuni ch'ella fia il Bmnos ^ altri \! Mgilops ^ altri la Fc. cioè nel mefe di Febbrajo , e fino alla metà di Marzo . Alcuni la fpargono anche nel mefe di Aprile; ma ciò non è da lodar- fi , perchè , riufcendo troppo tardiva , va foggetta alla ficcità dèlia calda ftagione, che molto le nuoce . La feminatura fatta nel mefe di Febbrajo , o a' primi di Marzo, ftagione più ficura per la fua profpera riufcita , è utile per l' ufo di foraggio , sii verde, che fecco; ma pel prodotto in grano , che dicefi Biada, quel- ( a ) PuN. Hift. Nat. Lifa. XVIIL (r) Pan, Hift. Nat. Lib. XXII. Gap. Gap. X. Seft. XX. num. X. pag. ni. XXV. Seft. LXXIX. pag. 292. nota 50. { d ) Plin. Hift. Nat. Lib. XVIII. ■( b ) Galen. Lib. I. Alim. faculr. Gap. XVII. Seiì. XLIV. pag. izo. Gap. XIV. pag. 322. Tom. VI. «SII 103 iis«> quella di Autunno e preferibile , perchè rte dk rftaggiot- copia , e più nutrito e pefante ^ e matura più prefto ; oltreché non è tanto fbggetta al fecco, ed al caldo , che Cuoi farle molto dan- no , avendo efla bifogno di ftagione temperata . E perciocché quella Autunnale molto più ceftifce di quella fparfa in Primavo« ra, deve feminarfi più rara : e ficcome il freddo ecceflivo ne fa perire la maggior parte, bilbgna guardarli di fpargerla , in tale ftagione , fopra terre troppo bafle , umide , e facili a gelarli : cautela non neceflaria quando feminafi in Febhrajo , o poco dopo. Seminali anche mefcolata con della Veccia ad ufo di foraggio verde, o di fieno ; ed in quefto cafo , mirti infieme tali femi, fé ne fa la feminatura nel mefe di Settembre, oppure verfo agli ultimi diFebbrajo. Golumella avverte, che la Temente facciali dopo che la terra lìa afciutta della rugiada , e che coprali con r erpice prima che tramonti il Sole , onde la Veccia non fia bagnata dall' umido rugiadofo , che dice farle danno . Verfo al fine di Maggio , od al più alla metà di Giugno , fé ne racco- glie il fieno da confervarfi agli ufi nei fenili bene ftagionato. Sia che faccjafene la raccolta in foraggio o fieno, oppure pel grano , è utile di arare torto la terra , onde le ftoppie reftino fotterrate mentre fono ancora verdi e fugofe , come infegnò an- che Palladio ( Lib. I , titolo IV. ) , affinchè marcendofi più prerto, bonifichino il campo. Qualunque fituazione, ed ogni qualità di terreno può conve- nire a querta Biada , ad eccezione però di quello molto fabbiò- nofo , o di altra fimile natura , foggetto troppo a difeccarrt e fcaldarfi ; locchè è contrariffimo all' indole della medefima . La terra , in cui fi vuole feminarla, debb'eflere bene preparata con precedenti lavori , e con buoni concimi , s' erta non fia natural- jTiente affai pingue. Avendo la fteffa la proprietà di fmagrare il terreno, come avverti anche Virgilio, dicendo: Urit enrm Utìì campum fes^es ^ urit avena {a) ; d'uopo è di avere riguardo alk di lui qualità, per non ridurlo foverchiamente fpoffato. O Nel ( • ) ViRGii. Georg. Lib. l. verf, 7^. <^| Joó |[5S> Nel mele di Aprile conviene di farla nettare- da quell' erbe infefte, dette volgarmente AJÌoni , e nel Veronefe Garzoni ^ fpe- cie di Cardo , detto da' Botanici : Carduus in Avaia proveTiiens ; perchè particolarmente tra quella Biada fuol nafcere copiofo , non fenza molto nocumento della medefima ; perlochè fi con- numera tra' mali dei Grani in erba. Siffatti Ajìcni fono fpinolì , e producono un fufto alto al pari dell'Avena , ed anche piìi , guer- niti di fiori della forma di bottoni e fpinofi,da'quali, allorché fie- no maturi , fi fiaccano i minuti fenii , muniti di papi piumofi di un bianco argentino , che il vento a volo ovunque trafporta , e fparge . L' eftirparli dalle Biade è utile , si perchè le ftefle profperano affai meglio , si anche perchè effi fervono di buon alimento a'Majali, che fé li mangiano avidamente. Debbefi tagliare l' Avena quando tutta è ingiallita , e prima che fi difecchi , perchè fé fi lafcia feccare prima di tagliar- la , deteriora nella bontà , e molto del fuo grano perdefi nel trafporto , ed anche la fua paglia riefce meno nutritiva e grata a'BelHami: cofa rifleffibile, e da non doverfi negligere; poiché la ftefla tagliata a dovere è un buon foraggio per l' In- verno da darfi a' Buoi , ed a' Cavalli , e molto falubre nei tem- pi di caldo , effendo rinfrefcante . Tagliata che fia , giova lafciar- la diflefa fopra i Campi tre, o quattro giorni ; poiché, cosi fa- cendo, il Sole, e le rugiade producono in effa una leggiera fer- mentazione, che influifce molto a ridurne il grano pii^i perfetto. Quelli, che vogliono far ufo dell'Avena per paftura verde da nutrire i loro Animali, oppure da purgare i Cavalli , tanto fo- ia, che con Veccie melcolata , debbono farne la feminatura anti- cipata , onde poterne più preflo fare raccolta , ed effere a tempo proprio di rimettere la terra in lavoro , ed in vigore , feminan- dovi dei Legumi , tra li quali li migliori fono i Fagiuoli , per difporla alla feminagione del Frumento nell' Autunno feguente. Giova avvertire però che , venti o piti giorni avanti di fpar- gervi il Frumento , debbefi arare , e ben erpicare , indi lafciarla in ripofo , affinchè i femi di Avena , e di altre erbe , che vi foffero , vengano a nafcere . Cosi facendo , quando arafi poi la terra per la feminagione del Grano , l'erbe nate vengono a re- ftare «SII 107 |}J> fcrc fepolte e diftrutte . Chi cosi non fa, trova fovente delufa la fua fperanza di buona raccolta ; poiché l' Avena oafce infienie col Frumento , ed efl'endo più vigorofa e prolifica , occupa il terreno, e con le fue lunghe e forti radici ruba al vicino Gra- no il nodrimento ; donde avviene, che vi fi veda talvolta in tanta copia da indurre gli Agricoltori neli' erronea credenza che in effa il Frumento fiafi trafmutato. Il feme dell'Avena da vigore agli Animali , purché fia bene nutrito , lucido , e pefante : quello poco maturato riefce flatur lento , e poco nutritivo . D' uopo è anche di badare che non ila infetto di femi cattivi , prodotti dall' erbe folite nafcere e crefcere tra le Avene ; come altreù ch'elfo non abbia contratta qualche alterazione nei Campi , o ne' Grana) . Quantunque buoni comunemente fieno gli effetti di quella Biada, efla nuoce non per tanto a' Cavalli infermi , ed alli rifcaldati : conviene dunque di darne loro in quantità affai moderata ; come ancora 3 quelli troppo giovini , 0 ardenti^, e collerici : anzi giova di loro fomminiftrarla mifta con crufca di Frumento , o con Orzo. Il fuo grano , oltre all' eflère cibo molto confacentc e nutri- tivo e fano pei Cavalli, per li Volatili domeftici , e pei Ma- iali, al tempo particolarmente d' ingraflàrli , lo è pure per gli Uomini. Se ne può far pane, ed anche mineftre , mondato che fia alla pila , fpecialmente per alimento de' malati . Quando è cosi ridotto, chiamafi da' Medici, e Speciali Avena di Aumve;- y ed e in pregio tra gli alimenti di facile digeftione , rinfrefcan- ti , nutrienti e falubri , e viene moltiflìrao ufato oltramonti . Scrifle Giovanni Rayo che nelle parti Settentrionali d'Inghil- terra ec. ne fanno focaccie in varj modi , principale alimento di quei Villici, e che vivono fani e lungamente ; ma che rie- fce un poco amaro a quelli che non vi fono affuefatti . Se ne fa anche Birra , che cede di poco in bontà a quella di Or- zo , e di altri Grani, ed è anche talvolta alla fteflà preferi- ta . Abbiamo da Plinio , che alcuni Popoli di Germania fe« minavano 1' Avena in vece di Frumento , e ne viveano ; ioQché efprime dicendo : Skut i^fa fnmenti fit rnjìar : qutp^e O a cum «SII io3 \^ cum Germania populi feraìit eam , ìieque alta puhe v'yvent Nella Medicina l'Avena ha le facoltà medefime dell' Orzo ; e neir Inghilterra, per aflerzione di Geoffroy , fé ne fa bro- do, o fia decozione per alimento degli oppreffi da morbi acuti. Omtìes fere ( egli dice ) apiid Anglos Medici i» morbis acutis. ìion attis fere forbitiontbtis agrotos ^liint , qiiam Aventi (^b), Ab- bruftolandola in padella con alquanto di fale , indi ponendola COSI calda in iàcchetto di tela fottile , ed applicandola fopra il ventre di chi è tormentato da' dolori colici, fuole molto folle- vario , e rielce ancora più efficace , fé vi fi unilcano delle bac- che di Ginepro , o dei femi di Cumino . Quefta Biada, fgufciata alla pila , ferve ad alcuni Popoli di cibo in varj modi. I Saflbni, e gl'Jnglefi ne fanno molto ufor i primi la chiamano Grofe-, e Grotes i fecondi , li quali, fran- ta che fia fotto le macine, ne fanno una vivanda , che dicono Cruald f ufata si dal poveri, che dai ricchi, e riputata molto fana, particolarmente per le perfone di ftomaco debole . Il Sig. Giovanni Kesselmayer , nella fua Diflèrtazione Sul prhicipio tiufrieme di alcuni 'vegetabili , inferita nel fecondo Tomo della Nuova Raccoha di Opufcoli /celti ec. di Milano , pag. 315, pre- tende che l'Avena fia meno nutritiva dell'Orzo, perchè, fecon- \o^lf de' Greci : Egilopo o- Avena felvatica degl' Italiani': Wild Oats degl' Inglefi.. Non (a) MoRis. Hirt., Ili, pag. 2,0$). {b) ViRGu, Ceorg. Lib. I. verf. 155. ■«eli no 113» Non mi farò a parlare della fua cultura, efiendo pianta d'ab- borrirfi come vera perte dei Campi , e delle Biade , e da cercar anzi di diftruggerla ; perciocché, quando la terra ne fia una vol- ta infettata , molto è difficile di liberamela . Inter fegetes nimis frequens eji ^ ( dice Giovanni Rayo ) nec agri , qui ea fernet inferi funp^ facile hac pejìe liberantur {a). Giova piuttofto di fa- pere i modi più efficaci di farla perire , e per mio avvifo il più adattato è il feguente. Deve tagliarfi o f'.'ellerfi, prima ch'eflà cominci a maturare, e la terra , che n' è infetta , dee lafciarfi in ripofo , arandola fpef- fo, ed almeno quattro volte in un anno, cioè nel corfo di quei mefi, nei quali il feme di efla può nafcere , per far perire le piante che ne fpuntano dopo ogni aratura • Dove però fiafi ta- gliato il Frumento, o altre Biade da quell'Avena infettate, ba- fta di ben erpicare la terra, affinchè li cadutivi fuoi femi ven- gano a nafcere , e di fotterrarne poi coli' aratro le piante , da' medefimi crefciute, verfo alla meta di Ottobre fufleguente. La fua erba piace molto a' Beftiami , e li nodrifce quanto quella della prima fpecie; ma ricufano di mangiarne i femi per le rigide loro aride, e peli , de' quali fono coperti. Leggefi nelle Amenità Linneane(^)che i femi di effa Avena fono buoni a man- giarfi quanto quelli della fativa , ed anche migliori : ma fé fi voleffe farne raccolta, d'uopo farebbe di tagliarla prima che fia matura, altrimenti fé ne cadono, come ho già detto.' Ho io oflervato, che avendo la medefima i femi congiunti a due a due, e ftando quelli cos'i infieme attaccati, anche dopo che fono caduti, uno folo di effi germoglia nel primo anno , e l'altro folamente uel fecondo. Feci prova di ridurre a prato un pezzo di terra, in cui prima io avea feminata di queft' Avena , e ridotto , lo lafciai cos'i pel corfo di tre annate , facendo fem- pre fegare il fieno a tempi opportuni. Lo mifi poi di nuovo a coltura con l'aratro nella Primavera del quarto anno , e lo la- fciai vuoto fino a' primi di Giugno ; e non fenza maraviglia vidi fpuntarne quantità di detta- Avena, i di cui femi cranfi tan- to {«) Rav. Hift, pl^nt. Tom. II. pag. (b) Linn. Amocnit. Academ. Tom.. 1234. m. pag. 80. Diflert. de Plantis efcul. «Sjl III |!3» to tempo confervati fepolti fenza germinare , e fenza marcirfi . Oltre a quella ho altre prove della lunga durazione fotterranea di femenze, fenza fvilupparfi, né perire . Già fei anni ebbi dal Vicentino dei femi di Senape nero, che que' Villici dicono Ra- ganella^ e li feci feminare in un pezzo di terreno di quefti pub- blici Campi. Per quanta diligenza abbia dopo ufata per diltrug- gerci efla fpecie di pianta, facendone ogni anno tagliare tutti i gambi che vedeanfi nati , fenza lafciarne andare neppur uno in femenza, non ho par ancora potuto eflirparla. Ciò dipende dall' edere caduti nel primo anno moltiffimi femi , li quali fotterrati poi col vangamento del terreno , quelli che reftarono profonda- mente fepolti, non hanno potuto fvilupparfi; ma avvenendo che in ogni nuovo aramento , o vangatura ne vengano diverfi , col voltarfi la terra, alla fuperfizie, o poco coperti, nafcono a mi- fura che vanno fortendo la fituazione £ivorevole al loro fvilup- po. Eflendo elfi minuti, come quelli delle Rape , quando fono a maggiore profondita di un mezzo pollice più non poflbno ger- minare. Ma d'uopo non è di addurre di fimili effetti maggiori prove, elfendovi Scrittori riputatiffani , tra' quali il celebre Sig. DuHAMEL , che aflferifcono di avere efperimentato che anche li femi del Frumento, fotterrati a profondita d'un piede , fonofi confervati pel co-fo di vene' anni fenza nafcere , né putrefarfi , e che i loro germi fonofi poi fviluppati, ridotti che furono proffi- mi alla fuperfizie del terreno. Avena di Spagma . Specie IV. Tavola IV. QLiefta fpecie di Avena , i di cui femi furonmi trafmefTì col nome di Avena di Spagna,, è pianta non ancor conofciuta dagli. Agricoltori , e poco , o niente da' Botanici , quando per altro non fofle quella una varietà di quella indicata dal Sig. Linneo, e defcritta dal Sig. Cav. de la Marck ( tra le quali buie vi fta racchiufo il fenie ( g- ) » ^^^ ^1^^ ^^^ maturità refta veftito come quelli delle tre precedenti fpecie . Da quanto ho fin qui detto , ognuno può dunque rilevare la differenza che paffa tra la noftra Avena di Spagna , con quella Loefiingiana, e perciò io la diftinguerò con la feguente denomi- nazione botanica: Avena ( hifpatjka) payikula co7itraiìa ^ fiofcu" Ih binh glabrts ^ gluma exteriore bianftata. Coltura^ ed Ufi. Quefta fpecie di Avena Spagna altra coltura ,' né altre dili* genze richiede, che quelle indicate per le precedenti, prima, e feconda fpecie, e ferve anche agli fteffi ufi, tanto la fua erba , che i fuoi femi, che fono più minuti, ma più numerofi,e più aggraditi da' Beftiami per ufo di Biada ; la fua erba ridotta in fieno, m\ uj 113* fìeho, eflèndo più gentile e più faporlta di quella dell'ordinaria Avena, e anche più grata agli Armenti , e Umilmente la fua paglia, raccolto che fé ne abbia il grano . K pianta annuale y ed originaria della Spagna.. Avena nuda. Specie V. Tavqla V. E' quefta una pianta che alzafi a tre piedi circa di gambo , 8 raflbmiglia efla pure alla feconda fpecie, ma è più gentile, e- tutta di un color verde cenerino , ed ha le foglie più. corte e più ftrette, ed anche più afpre , e la panicola meno ruvida . Li caratteri fpeciftci, che dalle precedenti la diftinguono , fona li feguenti. Le fue foUicole, o fpighette (a.) fono compofte di tre, di quattro, ed anche di più fiori j cioè le prime, che fpun- tano da' rami della panicola , coftano ordinariamente di tre fiori, o glume; quelle , che alla fomraitk fono profllme , fono quadriflore ; e l' ultima ( b. b. b. b. b. ) è di cinque glume .- Ogui fiore è comporto di un calice ( e. ) , di una corolla di due bu- ie, l'eflerna delle quali è più grande, e terminata da una puq- ta bifida, cioè divifa in due a guifa di penna da fcrivere , ed ha fui dorfo un' arida ( d. d. ) . La buia interna è a guifa di linguetta picciola e membranacea. Dentro efle buie i\à. nafcofto il feme, ma fciolto e nudo, come quello del Frumento, e non. da efle veftito, come lo è quella delle fpecie precedenti . Gio- vanni Rayo così ne parla : Hujus femcn dunim conicem noìt habet ^ vt AvencB vulj^aris y fed plure<; glumas. ttuikapve tenueSy p/f- leaceas { a) . .Eflb ième, quagda ^ maturo ,, è limile, al grano, di Segale (e.). Lì fuo't non» BotantcV fono». Avena ( nuda ) panicul'ata ,, ciilktbus. trtflorìs , recept^culb co* ìicem excedents ^ petalis dorfo ari/ìatis. LlNN. Spec. plant. ii8. Avena- nuda-, Bauh. pin. 13. Bauh. Hiftli, pag. 33^. MqrjS. Hill. III^ pag. 20^, Tab. VH, Fig. 4.. P Col- i a) Ray. Hift. II. pag, T254. m\ 'H 113» Coltura j e Uft. Quefta fpecie è quafi del tutto ignota nei noftri Paefi , né (o eh' elTa fi coltivi in alcuna parte d' Italia , ed io non ne ho avuti i femi che nell'anno 177P ; e perciò poco poffo dire dei modi di coltivarla, ed ufarla . Per quanto ho potuto rilevare dalle fatte prime efperienze , fono perfuafo che la terra e coltura propria all'Avena volgare fativa ( Specie II. ) anche a quefta convenga . Matura nel medefimo tempo , ma meno ceftifce , ed è più fcarfa di prodotto ; e quindi pare anche meno dimagrante la terra. Il fuo grano però, eifendo nudo, come ho detto, può meglio ufarfi per cibo , s'i in mineftre che in pane . In qualche Regione fé ne fa molto ufo, come abbiamo da Giovanni Rayo: Ifiter extrema Coniub'ta ( cosi egli ne parla ) prope Bclerkitm prò- motitorium copto/e feritur , ubi non m'wori pretto venditur , quam Triticum ipfum . Può dunque ragionevolmente fperarfi che l' in- trodurla in quefte noftre Provincie, fé non in tutte le fituazio- ni , in alcune almeno poffa riufcire di comodo e di profitto . A queft' oggetto ho creduto ben fatto di darla a conofcere , indi- candone i caratteri, e rapprefentandone la figura , e non man- cherò di poffibilmente diffonderla per utile della Nazione. PARTE SECONDA. Del/e Piante Ave n are e ufate^ od uf abili U7iicameiìte per foraggio da nodrirne gli Animali erbivori , sì a coltura di Prati temporanei^ che dei pere>mi . Avena detta dagl'Inglefi Rye-grafs, Specie VI. Tavola VI. E' quefta una pianta perenne , dalle cui radici fpuntano nu-- merofe foglie, fimili alquanto a quelle dell'Avena fativa , ma più lunghe , meno larghe e più gentili e più pallide .. Tra le: mede- «SII 113 I(3* medefime alzanfi molti culmi fottili, e nell'interno vacui , che fogliono pervenire all'altezza di tre in quattro piedi, ed anche maggiore, e forniti di foglie fimili a quelle radicali , ma al- quanto pili pelofe . Sono effi culmi divifi da tre o quattro nodi , e terminano in una panicela lunga circa un palmo , eretta e poco fparfa , di color argenteo porporino , e rifplenden- te quando incomincia a maturare . Quelta è difHnta in varj or- dini alternatamente difpofti, e quafi femiverticillati , eflendochè ogni ordine ha varj ramufcelli occupanti metà della grofTezza di ciafcun culmo, 0 paglia, tra fé inuguali , ed ora più ora meno fuddivifi a proporzione della maggiore o minore loro lunghez- ?a . Tutte quefte fuddivifioni terminano in follicole o locuile , ognuna delle quali contiene due glume. Ciafcheduna di effe lo- cufte corta di un calice di due buie (a.) difuguali , lucide , membranacee , dentro concave , e convefle al di fuori , l' efterna delle quali è più grande dell'interna . Ogni calice contiene due fiori , uno de' quali è mafcolino con arifta fui dorfo , lunga , genicolata, intorta, ed alquanto pelofa alla bafe ( b. b. ): l'al- tro è ermafrodito, avendo in fé mafchio e femmina , e talvol- ta è armato di breviflima arifta fui dorfo della punta . Il fème di quelV Erba è picciolo , bislungo , e di un color roITiccio chiaro . Nella Tavola fopraindicata ( a. ) rapprefenta il calice col fuo peduncolo; ( b.b. ) il fiore ; ( e. ) una locufta , o fpighetta in- tera a grandezza naturale ; ( d. ) una locufta non ancora fiori- ta; (f.) il germe con fuoi ftili ,0 tube; (g.) gli ftami; (h. ) il feme. Le fue dcnomhì anioni Botnìùche fono le feguenù. Avena ( elatior ) p^nicidata , calicibus biflorìs ^ flofculo hcrma- phrodito fubnmtico , mafcido ar'tjlato . LiNN. Spec. plant. 117. Fior. Svec. ed. II, n°. loi. Cramen non nodofuìn. MoNT. prodr. pag. 53. Ciamen aventiceum ehfius ^ juba longa fplendente , Ray. Meth, I7p. Angl. Ili, pag. 405. MoRis. Hift.III,pag. 2i4,Sefl. 8, P 2 Tab. VII. «su ii6 113» Tab.VÌI,Fig. 37. Scheucb. gram.i-^p. Halc. Hélv. 225. Vaill. parila 8p. Oder. fior. Dan. Tab. GLXV. Kye- grafi degl'inglefi; Fromentd de' Francefi. Nafce fpoHtaneamente in prati montuofi, in bofchi, e luoghi aprichi , particolarmente delle Regioni Settentrionali , e molta fé E€ coltiva nell'Inghilterra ec. Coltura y e Ufi e Tta lo fpecle di Gramigne da me coltivate in, quefti pubbli» ci Campi della Scuola Agronomica, quella, di cui parlo, fi fa conofcere la plìl adattata e utile da farne Prati perenni , che diconfi naturali , ed anche di quelli temporanei , che comune- mente chiamanfi artificiali. Una feminagione di effa fi tiene in vigore otto in dieci anni , e più ancora , e produce copia di ot- timo fieno, di cui fannofi folitamente tre fegature all'anno, e di più un ubertofo pafcolo Autunnale * Uopo non ha dì altra coltura , che di bene preparare il ter- reno con replicati profondi lavori , e con buon concime , e di erpicarlo, e renderlo uguale , prima che vi fi fparga la fua fe- menza, di cui ne abbiìognano dieci libbre a pelo groffo di Pa- dova per ciafcuno dei noftri Campi . Preparato cos'i il terreno , e bene erpicato, fé ne fa la feminatura ; indi fé ne cuopre il feme erpicando di nuovo ) e per ogni verfo . Ciò fatto , il Rye- grafs non richiede verun' altra attenzione, fé non quella di far- ne fegar 1' erba , quando incomincia a fiorire , trovandofi allora crefciuta all' altezza di tre o più piedi , ed in iftato da ridurfi in fieno . Fatta la fegatura , elfo rinafce prefiamente , e viene pronto ad un fecondo taglio , indi anche al terzo per li primi di Settembre. Potrebbefi anche falciare una quarta volta , ma cosi facendo, troppo il Prato verrebbe a eftenuarfi, e fé n'avreb- be un pafcolo troppo tardivo e fcarfo. Secondo le prove da me fatte, un Campo a rtiifura Padova- na, fementato di queft'erba , produce quattro Carra di fieno ; fé però il terreno fia prima flato , come ho detto , bene difpo* fio, e che fia piuttofto fciolto, che troppo tenace. il «Èli 117 115^ Il celebre Sig. Haller ^ in una Memoria pubblicata tìclk Raccolta della Societh Economica di Berna dell' anno 1770 j Parte prima, n°. I, dice che quella fpecie è molto pregiata da' Franceii per la fua durazione , e che dà un annuo prodotto in fieno di libbre 18000 per ogni Campo di terra , che dicono /Irpent. Sembra però ch'egli non ne fia molto perfuafo, poiché dice : Ce gramen me paroìp matgre , dur & trop premature j ma io mi do a credere ch'eflb abbia confiderata detta Pianta nello ftato di fua maturità , perchè egli è allora , eh' efla ha le im- perfezioni dal medefimo accennate. Ho già avvertito, che dcb- befi fegare quando incomincia a fiorire , ed è ancora meglio di farlo quando principiano a fpiegarfi le fije panicole , onde il fieno riefca più tenero , e più grato a' Beftiami . Il Sig. Hal« LER dichiara che , quantunque fifiatta Gramigna Avenacea fia indigena e abbondante negli Svizzeri , ivi non fé n' è introdot- ta ancora la coltivazione; ed egli non moftra di parlarne da A- gricoltore , ma folamente per indicare le Piante da' Moderni im- piegate ad ufo di foraggio. Quefto riflefTo fembrami appoggiare l'accennata mia credenza , la cui manifeftazione non ha altro fcopo, che quello di togliere il fofpetto contro la bontk di un' Erba cos\ pregiabile, nel quale potrebbe taluno eflère erronea- mente indotto dalla lettura della prefata Memoria; e quello al- tres'i che ci fia qualche efagerazione nell'elogio eh' io ne fo , quand' anzi nel pronunziare della quantità dei prodotti ^ ufo fèmpre la dovuta cautela di non oltrepaflare il vero. Il tempo più opportuno per la feminagione di quefto forag- gio è l'Autunno , dagli ultimi di Settembre fino a' primi dì Ottobre; e devefi avvertire di farla quando la terra fia umida , affinchè i femi poflano agevolmente fvilupparfi e germinare : e cos'i facendo , fé ne poflTono avere tre raccolte anche nel primo anno, purché corra propizia ftagione. Può feminarfi pure in Pri- mavera al principio di Marzo, ma non riefce allora così proii- ta al nafcimento, né fuolc fpuntare sì ugualmente dalla terra , e non dà che due fole raccolte e fcarfe nell'anno medefimo. Quella porzione, da cui vuolfi raccorre la femenza , non fi fega j ma fi lafcia intatta fino a maturità dei femi , non li la^ fciando «SII u8 113» fciando per altro troppo maturare, perchè moltifllmi caderebbo- r.D a terra. Matura ch'efla fia a fufficienza , tagliafi col falcet- to alta da terra, cioè cimandone le fommità cariche di Temen- za, che fi raccolgono , fi portano fopra un' aja ben netta , fi battono, ed il feme fi fecca,e fi conferva in luogo afciutto per feminarlo a fuo tempo. Levate dette fommità , fi fa tofto fal- ciare r Erba rimafta nel Campo , e feccafi in fieno , il quale veramente riefce duro , ma nondimeno è buono per ifvernare i Buoi ) le Vacche , Cavalli ec. Altra Avena o Gramigna avenacea a radici TUBERCOLATE. Specie VII. Quefta è fimìle alla predetta , e nafce nei luoghi medefiml ,' ed anche tra le Biade , alle quali è nociva . Da alcuni è credu- ta una varietà della fteflà , ma veramente dimoftrafi eflère di fpecie diverfa . Ne difFerifce nelle radici , che fono compofte di piccioli bulbetti , rotondi , compreffi a due lati , e gli uni agli altri foprappofti , come dimoftra la Figura ( I ) nella Tavola fuddetta . Ha in oltre differente natura , come fi oflerva feminan- dole ambedue in un medefimo terreno; perciocché quarta, appe- na dopo la fioritura, ingiallifce, perifcono indi le fue foglie ed i culmi, né più rinafcorto, fé non fé nel fuflèguente Autunno. E' anche più gracile in ogni fua parte, e ben di rado porta fe- mi a maturità . La Figura ( K ) rapprefènta una delle fue lo- cufte ; e la Figura ( L ) un fiore con fuoi piftilli , e (lami fpiegatìt Dkefi dà Botanici: Cvarnen avenaccmvt eìatìus , radice tubercuUs prtedita . MoRlS. Hift. IH. pag. 214. Sea. 8. Tab. VII. Fig. 30. Gratnen fwde/utn^ avenacea penìcula. BAUH.pin. Theat. Bauh. hift. Non mi dilungo maggiormente fopra quefta Pianta , non la conofcendo tale da averfi in pregio « Efla è anzi una pefte dei Campi «SII i«9 113* Campi, ne' quali alligna, e difficiliffima da efllrparfi , percioc- ché li numerofi tubercoletti di fue radici , fupplendo alla fcar- fezza dei femi, Tempre di nuova ne riproducono : e quindi de- vefi abborrire, anzi che cercare di propagarla nei terreni che fi coltivano a Grani. Avena giallognola. Specie Vili. Tavola VI. Fig.. II. Alligna quella fpecie con l'altre erbe confulà nei noftri Pra« ti, s\ piani che montuofi; ed è pianta perenne , che crefce all'al- tezza di due in tre piedi , con culmi fottili , e divifi da tre o quat- tro nodi, con altrettante foglie , e carichi di fottiliffimi e brevifllmi peli, de' quali molto fono guernite le vagine delle foglie (A.A.A.) Ora pelofe, ora lifcie fono dette foglie, e di colore verde palli- do. Li culmi fono terminati da panicola lunga circa un palmo, ftretta e denfa, di un verde gialliccio, divifa in varj ordini, e carica di numerofiflime picciole locufte , o fpighette , foftenute da peduncoli molto fottili. La panicola , prima di fiorire , fta unita a forma di fpiga; fi fpiega mentre fiorifce , come in tale flato è al naturale delineata nella Tavola; indi il riunifce dopo la fioritura, né più fi riapre; e quando incomincia a maturare diviene di color giallo lurido . Le fpighette componenti la pa- nicola, legnate (a. a.), fono comprefle , e delle Figure (ed.); e ciafcuna coda di un calice a due buie (e. ) , e di tre glume fertili, e qualche rara volta di quattro. Ogni gluma è formata d,^. due buie, delle quali l' citeriore ha fui dorfo un'arifta fotti- liffima genicolata e curva ( f. ) . Giovanni Rayo non vi of- fervò die due foli fiori ariftati , dicendo egli : Singula antem to' cujìcc duas habent arìjìas , ita uf b'tfurcce apparcant ( a ) . Cia- fcuna gluma contiene un feme picciolp. e bislungo ( e. ) ,, di fi- gura e colore dei grani di Frumento. Sì (a) Ray. Hitì. II. pag. 1284. 120 s> Si comfce dal Botamci fotta le feguentt àenom'mazjotit . Avéna ( flavefcens ) patiicula laxa , calìcibus tr'tfioris brevibus:^ flofculis omnibus arijìatis . LiNN. Spec. plant. ii8. Gramen avenaceum pratenfe elatius ^ paìiiada flavefcente ^locujì'ts parvh. RAr. Angl. III. pag. 400. HilK II. pag. 1284. Gramen avenaceum ^ /pica fparfa jlavefcente ^ locuflis parvis^ MoRiS. Hift. pag. 21. Sea. 8. Tab. VII. Fig. 42. Coltura^ e Uft^ __ Il modo di femìnarla, di raccoglieroe la fènienza , e di ri- durla in fieno, è del tutto fimile a quello già defcritto della Specie fefta , ma è della ftefla meno produttiva . Ciò nondi- meno ho qui voluto defcriverla , e delinearla , perchè il fuo Fie- no è più gentile , ed a' Beftiami più grato , ed anche per la fa- cilità di poterne ridurre a coltura . Effa trovafi quafi per tutto nei luoghi prativi; e quindi è agevole a chiunque voglia di fa- le raccolta de' fuoi femi . La fua introduzione può efler utile particolarmente nei terreni afciutti , e poco fecondi ,. nei quali rie/ce meglio che in quelli di altra qualità. Le Avene e Gramigne Avenacee finora da me defcritte non fono le fole fpecie di quefto genere : altre varie eflb ne com- prende ; ma non avendo per ancora avuta opportunità di farne le fperien?e neceflàrie , debbo differire di trattarne ad altfo ^empo ., mi:- "Ih L' . • lai Peto i%j. Jai'oiaAJ'cu Tavola .ÌR^itJ Ta MEMORIA DEL SIGNOR AB. GIUSEPPE TOALDO • Delle qualità' fisiche delle Plaghe. ( LETTA IL DV XFL M.4RZ0 MDCCLXXXyh ) I. JL< Argomento di quefta Memoria è la ricerca dei cafat- teri particolari, delle proprietà , o qualità fifiche delle Plaghe, voglio dire , delle efpofizioni , e degli afpetti de' luoghi , rifpetto alle regioni del mondo , Levante , Ponente , ec. argomento che comprendendo la falubrità de' luoghi , e la più o meno felice vegetazione delle piante, può intereflare ad un tempo la Medici- na, e l'Agricoltura , e per una certa varietà ed amenità di og- getti riufcire anche non meno curiofo e dilettévole. -\II. Il motivo per me d'intraprendere quefta ricerca fu il pre- cetto di Virgilio , che vieta fituare le Vigne verfo Ponente: Neve (ibi ad Soletn njergant vineta cademem ( Georg, II. ifj. ). Varie differenze in vero fi prefentano ben ovvie delle diverfe Plaghe . ChiarifTima e nota a tutti è quella che paflà tra la Tramontana ed il Mezzodì : ma dubbiofa molto può efler quel- la tra il Levante ed il Ponente; mentre, per ragione di Sfera, tanto di Sole gode l'una che l'altra. Il Sig. Duhamel ha efaminato tal queftione nel fuo Trattato del Governo de'Bofchì ( Lib. I,Cap.V,Art. ITI,), fenz' altro conchiudere, fé non che i legni efpofti a Plaga calda riefcono più compatti , e più forti . Varie cofe dicono gli Autori d'Agricoltura antichi e moderni J ma appunto varie, incoftanti e confufe . Fui dunque perfuafb , che il foggetto, reRando indecifo, meritava di venir trattato di «uovo, efaminato e difcuflb a fondo» Q, III. Quc' «eli 122 m- III. Queflo poi è da tenere in ogni argomento , che con opi- nioni , con autorità, con difcorfi vaghi, nulla fi conchiude di fodo. Vogliono effer fatti; e per iftabilire i fatti , vi vogliono efperienze , ed olfervazioni ben prefe . Stabilii dunque d'iftituire una ferie d' offervazioni , dirette ad ifcoprire la verità del fatto nel propofto foggetto ; il che avendo eoa pazienza e coftanza efeguito , crederò convenirfi al buon ordine dare prima notizia delle offervazioni raedefime; indi efporre i loro rifultati , e ve- nendo in fitiè all'applicazione, ragionare fu i vantaggi , o fvan- taggi delle principali Plaghe del mondo relativamente ai noftri Paefi; potendo , anzi dovendo elferci varietà di fatto non folo tra le Zone oppofle della Terra, ma in un Clima ifteffo , fe- condo le particolari località. IV. Tra le qualità delie Plaghe , le principali certamente fono' il Caldo, ed il Freddo, 1' Umido, e il Secco . Per conofcere i gradi di quelle vi vogliono iftrumenti , Termometri , Igrometri, Vafi evaporatorj ec. Tante fono le Plaghe, quanti i gradi o punti dell'Orizzonte: io mi limitai alle quattro cardinali. ,, V. Si richiedeva un luogo opportuno , efpofto e libero : l'ec- cella quadrata Torre , che fa bafe al noftro Oflervatorio , ad efempio della maggior Piramide Tebea in Egitto , riguarda col- le fue quattro facciate le detta quattro Plaghe del mondo : op- portuniflim4 dunque prefèntoffi alle contemplate oflervazioni . Nel penultimo piano di eflà, elevato 80 piedi dal fuolo, apronfi nelle quattro faccie altrettante fineftre , fuori delle quali fofpefi le quattro nicchie , o caflètte di tavola , da collocare gì' iftru- menti in modo , che foffero efpofli alle impreffioni , e protetti dalle ingiurie del Cielo. ; VI. Erano quelli quattro Ta-momefrl^e quattro Igrometri della coftruzione del Sig. D.' Ghiminello , fabbricati tutti dal dili- gente noftro artefice Gio: Batifta Rodella , tutti tra loro con- cordi , o con marcata differenza . A ciafcuno era porta la pro- pria marca, per non confonderli mai. VII. Sulla piatta-forma, o terrazza fuprema dell' Oflervatorio, fuori de' parapetti , che riguardano le medefime Plagile , fu- rono collocate altre quattro caflètte , per riporvi quattro Va- m 12.5' i[3* ft d* evaporez'tojte , acceflìbili all' aria , e difefi contro la Vili. Coiìtigue' fi pofero anche quattro cafiette piene di terra comune, con diverfe Temenze, per vedere, fé fofle pofllbile , la differenza di vegetazione da una Plaga all'altra. Il Sig. Pietro Arduino nello (leifo tempo feminò avena ed altri grani , in afpetto di Levante, Ponente , e Mezzodì , mancando della Tra- montana. A dir vero nulla di rilievo fi potè concludere da que- lle noftre fperienze; non dalla mia, per l'aridifUma ventofa fta- gione corfa in Primavera , che non permilè ai grani nelle caf- f?tte di fpuntare fuori ; non da quella del Sig. Arduino, per non elfer quei fi ti alVai aperti e liberi y come avrebbe conve- nuto. IX. Si cominciarono le oflervazioni il di 23 Aprile 1785 , e fi continuarono fino a tutto il 20 Luglio feguente, che vuol dire per lo fpazio di 100 giorni . Furono allora fofpefe , tanto perchè un turbine avea difordinato qualcheduna delle caffkte , quanto perchè erano le oflervazioni moleftiffime , dovendofi fali- re la Specola a notare tutte le ore del giorno , la qual fatica fu divifa tra me, il D.' Chimintello, e gli altri Afliftentì all' Ofl'ervatorio . X. Il metodo era di vifitarc gì' iftrumenti , come accennai , tutte le ore del giorno artificiale , dalle vili della mattina in circa fino alle viii della fera . Il regiftro occupava due facciata d'un gran libro divifo in tante colonne : ad ogn'ora erano 1 1 gli oggetti da notare, li quattro Termometri ; li quattro Igroìnctri ; il Barometro , che Hon fi doveva omettere ; il veftto; e lo /iato del Cielo , nuvolo , fereno ce. XI. V Evaporazione j ch'era il duodecimo oggetto, non fi no- tava che di 3 in 4 , 5 , 0 più giorni : per offervare , non dirò ad ogn'ora, ma a ciafcun giorno, vi avrebbe voluto iftrumenri più dilicati con bilancie lottiliflìme ; e pur troppo la fatica era di già caricata . L' Evaporazione dunque fu notata , come fi dif- fe, in un libretto a parte. XII. Se qualche ora fu omcfl^i , com' era inevitabile , ciò fu interrottamente , e fcambiando le ore : e quelli vacui furono Q_ 2 fup- «SII 124 II5> fuppliti colla gìufta interpolazione dal D.'-' Chiminello , e- adii noftro Alunno Sig. Giuseppe Gassella. :,\n Xlir. Rimaneva di raccogliere il frutto delle fatiche, noflre^ vale a dire i rifultati delle offervazioni . Ma ecco ua'akra fati- ca qua(ì intollerabile , fé fi avefle voluto feguire i minuti .con- fronti di tutte le ore in tutti quelli giorni . Mi contentai per- ciò di prenderne una ventina qua e là , colla fola avvertenza , che uguale a un di preflo foffe fiata la condizione del Cielo, tanto la mattina che la fera; altrimenti il confronto non fareb- be flato giuflo. Un giorno folo di tenor uniforme avrebbe nio- flrato la diverfa indicazione degl' iftrumenti efpoRi alle diverfe Plaghe; molto più dunque ballerà una ventina di giorni . Ecco quello che io credetti effenziale. XIV. Sonofi fatte le fomme dei gradi dei 4 Termometri , e dei 4 Igrometri per le ore della mattina^ e per le ore della fe- ra a parte . Indi la fomma di quelle due fomme , per vedere ogni giorno il contingente di ciafcuna Plaga . Efpongo in Ta vole quelli rifultati . La prima è la "Tavola, dei Termometr, ( Tav. I. ) : la feconda la Tavola degl' Igrometri ( Tav. II. ) Ciafcuna ha quattro fpazj per li quattro iftrunaenti ; ed ogni fpazio tre colonne , ìnatùna , fera , fomme : al baffo delle Ta vole fono le fomme totali di ciafcuna colonna , che fono i riful- tati richiefti. XV. Una terza Tavola ( Tav. IIL ) efibifce in quattro co- lonne l' Evaporazione mifurata in dati intervalli , coli' Evapora- ■zione media di ciafcun.o intervallo , ed in fine le fomme > e i luedj de'medj., XVI. Tutte quelle Tavole devono averfi fotto^ gli cechi , e- ponderare da chi vuol farne un efame particolare . Io mi conteato qui d' enumerare i rifultati generali , e più effen- ziali. XVII. 1". Quanto al Termometro ^ confiderandofi le fomme totali della giornata , 11 vede ^ che il caldo progredifce per le quat- tro Plaghe da Tramontana a Levante , Mezzodì , Ponente , eoa aumento regolare, fecondo queRi numeri 52, 53-, 54., 55. La Plaga di Ponente dunque è la più calda, anche, fopra quella di Mez- «eif 123 US» Mezzodì: la Tramwitana conforme all'opinione comune fi trova. la più frefca. XVIU. 2°. Quefti rifultati fono più fpiccati, fé fi riguardana le ore pomeridiane , nelle quali fi accendono i luoghi efpolli a Ponente , e all' oppoflo il Levante acquifta un grado di frefcura fopra la Tramontana. XIX. 3°. Ma fé guardiamo le ore d.ella mattina , il Levan- ta , eflendo battuto dal Sole , fente più caldo che le altre Pla- ghe, il Ponente refta inferiore alla Tramontana : perchè quella gode qualche raggio di Sole , di cui è del tutto privo il Po- nente. XX. 4." Rifulta da tutto quello, che il Levante gode di un calore temperato ; il Ponente foffre un ecceflò ; la Tramontana un difetto di caldo; il Mezzod'i s' accolla più all'ecceffo , che al difetto. XXI. 5°. Quanto poi agi' Igrometri , i numeri totali della giornata col detto ordine di Plaghe fono 83,5 ; 8 5,p ; 8<5,4 ; 8(^,0. Dunque V Igrometro del Mezzodì ftabilifce il maggior afciutto per quella Plaga: il Ponente, quantunque più rifcaldato , pure non è tanto afciutto che il Mezzod'i: il Levante , benché di poco, cede ad am'oedue; reftando notabilmente più umida di tutte la Tramontana. XXII. vazlone fi rofpefero de' naftri di feta di varj. colori ^ blò,:.ver-. de , roffo, e con effi dei boll'mi blò delia tintura di Tornafole:, ai 22 Giugno vifitati quefti corpi, fi trovarono tanto li naftri^ che li bollini fvenuti di colore , come fucceder doveva ftando efli efpofti all'intemperie dell'aria, febben coperti : i più fvenuti erano quelli, di Mezzodì, li. Vneno quelli, di Tramontana ; me- diocremente tanto quelli di Ponente, che quelli di Levante. So- lamente i bollini elpofli a Levante parevano divent^ati un poco roffi, il che indicherebbe un acceffb di acido da quella parte: ma i'efperienza è troppo leggera e rozza. XXXVIIL Sinché dunque non fi. trovano mezzi migliori per conofcere le qualità intrinfcche de' venti, io -non pronuncierò fu quelle del Greco . Quanto alla corrofione , diflbluzione , o de- Gompofizione eh' egli opera nelle pietre' e nelle fabbriche , io credo , che a fpiegarle pofla ballare 1' azione meccanica della pioggia. Dobbiamo premettere che nell' Autunno , e nel Verno le pioggie quafi tutte , le procellofe particolarmente , vengono in quefti Paefi coi venti Grecali ( fé anche fieno riflefli di Sci- locco ) . Ora i fili di pioggia inclinati , e cacciati dal vento battono le malte e le pietre ,. che cotte o native contengono tutte piccole o grandi felTure , fcrepoli , pori , nei quali T acqua fpinta dal vento penetra, e replicando i colpi ne . convelle le parti : fpeflb vi fi gela dentro , e dilatandofi vie più le fmuove e diftacca , tanto che in fine cadono in polvere , e le muraglie reftano logorate. Prova di quefto è che una muraglia quantun- que rivolta a Greco , fé venga in tutto o in parte protetta da eafa o muraglia ulteriore , in quella parte o nel tutto non rice- ve nocumento. Quefti effetti, che appreflb di noi opera il ven- to di Greco, in altri Paefi vengono prodotti da altri venti : di ih dall'Alpi dal Garbino, vento in quei paefi piovofo : ciò che fi trova molto bene illuftrato dal Sig. Conte Giovanni RAt ZoMOUSKi Cavalier Mofcovita gran viaggiatore, ora ftanziato a Lo fan a ^ in una Memoria , eh' è la prima del primo Volume della Società delle Scienze d'i quella Città. XXXIX. Ecco dunque la ragione del precetto di voltar le facciate delle Cafe verfo Scilocco, il fianco verfo Gxeco,. fecendo quivi miu'i «eir 'sj IB» muri più forti con ottimi cementi e fmaltl dì pozzolana , a portando da quella parte le danze meno abitate, o corrette dal fuoco, come le cucine, ed altre officine . Per altro le ftanze d' abitazione devono aver un afpetto che fia tra Levaiue e Mez- zodì , configiiandofi un luogo alquanto elevato fui dolce pendio d' un colle : Colltbus ^cì Orientem , 'vcl ad Meriditm moììiter dc- vexis.^ come prefcrive Columella y qual è il Catajo del Sig. March. Obizzi,o il Palazzo DuoDo a Monfelicer Tempre poi s' intende cogli Autori, che il fito per le fia fano ; poiché iè fof- fe dentro o preflb acque ftagnanti , poco gioverebbe la bella Pla- ga d'O/lrO- Levante {a). . XL. Il Sig. Co: FlLiASr nel fuo dotto 5'^^_g/o /« ; Veneri di' moilra la falubrità dell' abitazione Veneta per molte ragioni : la primaria è quella dell' afpetto, e del vento Orientale. Oflerva , che le Cofte d'Italia , che guardano Ponente- Libeccio fui Mar Tirreno, fono per lo più mal fine, fingolarmente le Maremme- Tofcane, le Paludi Pontine, i lidi di Terracina, di Civita-Vec- chia , e Livorno fteffo . Siane pure in gran parte cagione il ri- flagno dell'acque; non fi poflbno efcludere i venti hebbiofi, umi- di, e caldi di Ponente . Al Littorale Adriatico non fi poflbno rimproverare quefti vizj , molto meno al Veneto . Efalta Vi- TRUVIO ( Lib. I. ) r mere dibile faltibrha delle /piagge d'Aiti- no^ Concordia^ Acjuileja . Se ora le ftelfe fpiagge fono malfene y. procede dal cambiamento fucceduto . Prima rimafero fpopola- te ; l'acque poi fi fono alzate, molte ifole fommerfe , mefco- late le dolci alle falfe ; molte erbe mallane vi crefcono : ec- co le cagioni dell' inlàlubrith : k falubrità fi è trasferita colle altre- circo- { a ) Evvi quiilche li'ogo, fituato in- le , clie decide della falubrità de' luo- buon alpetto di Levante , o Me/zndì , ghi : una gola , una valle , una bocca ^ che pure riefce malfano , per non efler un canale , che vi fia o non vi fia , ren- ventilato , a cagione d'un bofco , o d' de un abitato l'alubre o morbofo. Quin- una catena unita di monti a cui foggia- di Ippograte per liberare dalle Epide- ce . Tale è un Borgo fra MarolHca e mie la Città di ... . comandò , Baffano ( paelì ianifTimi ) chiamato ilii?»'- che fi tagliafle un bofco. Si fente la fan , quali Mal fan ( come gli Storici differenza dell'ambiente a due pertiche .-Kteltano , PAr.nARiNt ed altri ) a ca- di dillanza , per efempio da dentro , e gion di tale Ituazione foiro il monte-, fuori delle mura della Città. I.a ventilazione è un articolo elfenzia- .- 'm 134 II3»' circoflanze al »uovo Lido{a)^ e ali'ifole adiacenti; dove in fatti ^ veggono tanti ameni giardini feraci di fquifitiflime frutta cf ogni fpecie . Per altro la Laguna non è morta ,• come quella di Man- tova, ed altre : il fluffo e rifluffo vi cambia l'acqua quattro volte al giorno: quell'acqua è falfa, acqua tanto fana, che mol- te malattie fi curano in mare , mentre il falfo corregga l' im- preffione umida : e mi ricordo aver letto j che un Comandante , effendo di prefidio in luogo umido paludofo , dove tutti i Sol- dati erano caduti ammollati , fece loro bagnare i letti con- acqua falata, e prontan-iente ricovrarono la fàlute : cosi l'aria fefotina e notturna tanto malfana in Terra ferma , non ìó è tanfo a' Venezia, perchè corretta dal falfo. Sì aggiungono i venti quafi «on- {a) Giova qui recare l' intero palTo «JiViTRuvio, della traduzione del Mar- chefe Galiani . Parimenti ,fe vi farà luo- go fabbricato dentro paludi , ma che quefle fieno lungo il mare , e riguardino o il Settentrione , o fra Settentrione ed Orien- te, e fieno più alte di livello , che non è il lido del mare , non è difettofa la fi- tuazìone : il mare follevato dalle tempe- fle , entra nella palude , e mefcolandovi r acqua amara , fa che non vi nafcano animali palufìri di neffuna fpecie , e fuei , che vi fono già , calando da'" luoghi fuperiori vicino al lido , muojono per /' infolita falfedine . Poffono fomminiflrare un efempia le Paludi Galliche chi fono intorno ad Aitino , a Ravenna , ad A- quileja , ed altri luoghi vicini , /' quali , non per altro che per quefìe cagioni fo- no fuor d'ogni credere fani . Ove poi fono bajfe le paludi, e non hanno f colo , ni per fiumi , ni per fojfi , come fono le Pontine , flagnando s' imputridifcono y e vi efalano vapori grofj'olani e pe/liferi . ^nche nella Puglia l'antica Città di Sa- iapia \. . ^ . fu fituata in luogo ta- le, che gli abitanti , f offrendo continua- mente gravi infermità , ricorfero final- mente a Marco Ostilio, da cui in no^ me publico dimandarono , eà ottemieto. y che cercale efceglieffe loro tot tuBgo pro- prio per trafportarvi le abitazioni , Al- lora egli fenza indugio , e fatti bene i fttoi conti , compra in un luogo fano , luììgo il mare-, un podere , e rickiefe al Senato , e al popolo Romano , che gli per- metteffero di trafportare la Città : vi di- fegnà le mura ,• * difiribu) il fu»lo a c:a- fcun Cittadino , dandoglelo per vii prez- zo . Ciò fatto , aprendo la comunicazio- ne fra il lago e il mare , focmìi del lago un eccellente porto per la Città . Cos) ora i Salapini , non ejfendofi difcofiati più di quattro miglia daW antica Città y abitano in luogo fano . Il cafo di Salapia nuovo foffliglia molto alla nuova Venezia noiVa , avvi- cinata al lido , in cui le bocche aperte al mare coi porti , colla moffa o rin- novazione continua dell' acqua prefta la falubrità agli abitanti della Città , e dell' ifole circonvicine . Il cenno poi di Vi- TRuvio fulle Paludi Pontine tocca la cagione , per cui llenti a riufcir mai il loro afciugamento ; e quella è per ef- fer quel fuolo più baffo del mare : lo (ieKo pretendefì delle Maremme Sanefi : deviate che folTero le acque dolci , vi nalcono, le fjlfe. «eli IJ5 iis» continui, che tenr^ono l'aria niofla e cambiata, i più frequenti elTendo gli Orientali lrefchi,ed alciurti. S'aggiungono tanti fuo- chi, i quali purificano l'aria da quelle infezioni che vi fi pro- ducono. Prove poi di fatto di quella falubrita fono, che gli abi- tanti di Venezia arrivano in gran numero ad una vita longeva; che, giuda gl'indiz] Ippocratici , quelli che non fono guadati, godono di belle forme , dì color florido , fono protjti no7i meno all' ira^ che alt intellìgeìixn ^ fono vivaci^ allegri ^ gtovtali , le donile •ui fono belle ^ e feconde ; che Vi. foraftieri d'ogni paefe, anche quel- li nati nell'arie più fottili, li Gadorini, i Friulani,! Valtelli- nefi ci vivono fani e robufli . XLI. Che fé uno obbiettaffe il predominio dello Scilocco ; rifpon- deraffi , che lo Scilocco poHiede molte proprietà falutari , il fon- do delle quali è il fuo tepore umido , poiché quefto mitiga i rigore dell'aria, apre i pori, Icioglie i fluidi, ammoUifce i fo- lidi , quindi promove la circolazione, e l'evaporazione, apre ì meati della terra, ajuta lo fviluppo delle femenze , e la fecon- dità, tanto negli animali , che ne' vegetabili : quelli vantaggi generali fono riconofciuti univerfalmente , e in particolare per rapporto alla falute in Venezia dallo Scilocco , quanto li danni deli'afciutto, rigido e mordente Greco-Tramontana. XLII. Parlando ancora della fola efpofizione de' luoghi verfo Scilocco, contiene ella ftelfa moltifhmi vantaggi fopra le altre. 1°. Ella gode del temperato falutar vento di Levante: 2°. Gode anche del difcreto caldo del Mezzodì . 3°. E' difefa dallo fmode- rato caldo della fera, e dai venti umidi di Ponente: 4°. E' pa- rimenti difefa dalla molefta Tramontana : 5°. Nel Verno gode per tutta l' intera giornata del beneficio del Sole , mentre nella State nell'ore più molefte riceve il refrigerio dell'ombra. Sono quelli vantaggi comuni all'abitazione, e alla vegetazione, della quale parleremo ben toflo. XLIII. Qui non fi deve tacere in una compagnia di dotti e ftudiofi , rafpetto di Levante venire dagli antichi raccomandato particolarmente per le Biblioteche: io lleflb è pe' luoghi di ftu- dio. Amica delle Mufe è chiamata l'Aurora : ma quella non fi gode meglio che dalle ftanze rivolte a Levante; ricevono elfe i primi €tl i5à ([3* plinti raggi del giorno, e quell'aria vivifica, che fvègira, elet- trizza, feconda gli fpiriti. In generale la mattina è fempre più chiara che '1 vdìo del giorno, e fempre rimarcai, che andando qua e là a vedere delle pitture , mi pareva di vederle me- glio nelle ore della mattina, che in quelle della fera ; e non capiva la cagione , prima d' aver fatto quella rifleffione , eh' effen- do l'aria la mattina meno vaporofà , doveva efl'er più chiara. XLIV. Sono quelle le vifte che fi devono avere nell'abitare, e nel fabbricare. Si oflèrvano eflè? Ben raramente. Vinti , come fono gli uomini, Ipecialmente a quelli giorni , dalla vanità del- le apparenze , e da crafla ignoranza , ficcome nel veftire , cosi nell'abitare , preferifcono l'efterno apparente all'interno reale . Conofco qualche vado palagio, nel quale non v'è una fola Ila n- za ben difpofta ; i luoghi fani fono occupati da corridori , da fcale, da fale; le fìanze di abitazione fono grotte orride : ma tengono le fineftre ornate in vifta della pubblica ftrada , e ciò bada. Cos'i nel fabbricare fi ha un luogo liberiffimo per ifce- gliere le buone Plaghe : ma no , la facciata ha da guardar la flrada maeftra , onde il pafleggiere vegga , e chieda di ciii è quei Cafino: che poi fi alloggi male, che il fabbricato fi guafti,non importa. Eh bene: lafciamo che ognun fi compiaccia, caftighi fé RefCo , e i fuoi poderi . Effendo detto abbaftanza delle abita- EÌoni ; paffiamo all' oggetto , che principalmente ci abbiamo pro- pofto, eh' è la vegetazione delle piante. XLV. Il Levante ha egli de' veri vantaggi fopra il Ponente? Guardiamoci di confondere colle Plaghe i paefi Orientali e Oc- cidentali : farebbe quello un equivoco , dal quale non s' è ben difefo lo fleflbIppocRATE nelfopraccitato teflo. Che fé l'Oriente vantafle gli aromi, le gomme, le gemme, o anche il Paradifo terreflre; l'Occidente opporrebbe i Giardini dell' Efperidi , e 1' Ifole Fortunate. Non è quella la quiftione: fi tratta della fem- plice efpofizione; e polle le altre circoflanze pari, fuolo, eleva- zione, ventilazione, coltura, ec. ( difficili in vero da combina- re ) fi dimanda, la femplice efpofizione di Levante ha ella dei vantaggi fopra quella di Ponente ? quali fono quelli vantaggi ? quali le loro cagioni ? uVi i „. ■ • ■«; XLVL «il ii7 115» XLVI. Noi gjh ne abbiamo toccato dìverfe: ma prima dira* gionare, bifogna aflicurarfi della verità del fatto. Veramente io- non ho quei precifi fperimenti, che cercava, e che accennai ef- fere riufciti indecifi. Non oflante credo che non fi polìa dubi- tarne. Sempre ho oflervato , camminando per le Campagne, le Biade maturarfi prima dalla parte di Levante , e le frutta efler meglio colorite, più faporite, che dalla parte di Ponente , in uno ftefib albero, in una iftefla vigna, e nello flefib grappolo i grani rivolti a Levante. Quella è l'opinione comune, e unani- me per il confenfo degli Autori di Agricoltura. Vaglia per tut- ti l'efperto Tanara (oltre il citato paflb di Virgilio): il Ta- NARA all'autorità fua aggiugne le ragioni. XLVH. „ In quello paefe di Bologna la vigna , dice, ( Lib. „ IL ) non fi coiluma molto per la mala qualità del j, fito , e dell'aere: poiché volendo il fito della vigna effer in j, colle, o terra afciutta, né fottopofta a' vapori con gran cal- „ do, e in luogo riparato da Tramontana, quello difficile s'ag- „ giufla in quello Contado freddiffimo , e tutto efpollo a Tra» „ montana, piano, per grafl'ezza morbido , umido , vaporofo . „ Ritrovafi nondimeno in quelli colli qualche fito, il quale feb- „ bene non fi può difendere da Tramontana, gode affai del Le- „ "oame , e Mex%ogio>-/ìo , c/j t- qiiafito defìderni:o le Vtt't . Poiché j, febbene alcuni hanno opinione , che gli fia piti a propoli to „ il Sole d' Occidente , come (/uello eh' è piìt caldo da Mezzogior- „ no fino a fera ^ che noìi è dal Jiafcer fino al Mezzogiorno • a „ quelli fi rifponde , che quel calore maggiore non viene dal „ Sole, ma da' vapori che la terra rifcaidata manda in alto , i „ quali rifcaldando in quel tempo l'aria, la rendono per l'or- „ dinario più vaporoia la fera, che la mattina : oltreché aven- „ do più virtù e forza i raggi del Sole la mattina, le piante, „ e in particolare le Viti , che dopo la lunghezza dell' umida „ fredda notte cominciano prefto a godere quello calore , ven- „ gono più belle e vigorofe ; e per efperienza vediamo , che „ mati'V/iiio pìk prejìo le uve quelle che fono pofte a Mattino e „ Mez^gtomo , che quelle che fono -voltate a Mezzogiorno e Oc- 9, adente. „ S XLVin. «eii 138 113* XLVIII. Sin qui il dotto Tanara : ed in fatti fenza citare delle vigne particolari, ch'io conofco in Breganze, ed altrove , le più belle e felici , porte in colliere verfo Levante e Scilocco , ehi ha veduto andando a Triefte le famofe vigne di Profecco } avrk anche oflcrvato che quella bella coftiera riguarda Oftro-Sci- iocco. Due fono le Riviere del Lago di Garda, la Veronefe, e la Brefciana; quella guarda il Ponente , e quefta il Levante : ambe in vero felici per un certo tepore , che o il Lago fteflb tra- manda dal fuo fondo, o fi raccoglie in quell' anfiteatro di mon- tagne. Ma qual confronto vi può effer tra i'una e l'altra? qual giardino delie Efperidi puoffi paragonare alla beata Riviera di Salò ? Senza andar tanto lungi , riguardiamo la Riviera della Bat- taglia, Monfelice, ed Efie.- quanto non fupera quella di Ponen- te di Rovolon , Zovcn ec. per la delicatezza , bellezza , fquifi- tezza de' frutti ? Qual confi-onto tra la Riviera Vicentina di Barbarano , che riguarda il Levante , con quella oppofia di Bren- dola rivolta a Ponente? Quefta è un deferto , e quella un giar- dino . Credo che baftino quefti efempj di fatto ( infiniti altri ne potrei citare ) per afficurare dei vantaggi effettivi della Pla- ga di Levante, quanto fpetta alla Vegetazione. Cerchiamo piut- tofto di porre in chiaro le cagioni di quefti vantaggi . Ci pre- fentano tofto del lume le fcoperte della moderna Fifica. XLIX. Viene in prima l' Elettricità , fopra la quale febbene non tengo oflèrvazioni proprie , ampiamente fupplifce la Difler- tazione Latina del Sig. Dottor Francesco Giuseppe Gardi- Nl Medico del Monferrato, coronata dall' Accademia di Lione per l'anno 1783. Eccone i principali rifultati. i". Quanto alle ftagioni , l'Elettricità della Primavera fupera quella di tutte 1' altre ftagioni unite , non che feparate. 2°. Quanto alle ore del giorno, avanti il levar del Sole poca , o ninna Elettricità fi fcopre nell'Atmosfera . 3°. Levato il Sole comincia ad inforger l'Elettricità; ed a mifura che il Sole s'innalza, effa fi dilpiega e rinforza, feguitando i moti dell' Igrometro verfo l'afciutto , arrivando al colmo nelle ore pomeridiane. 4°. Alla fera va fce- mando a mifura che l'aria s' inumidifce , e l'Igrometro cala. 5°. L' Elettricità fi moftra più forte a proporzione del caldo : e que- fte «II ^Ì9 W fte fono le vicende fòmmarie dell' Elettricità . Ecco quelle della VegetnTJone . \°. Quanto alle ftagÌQni,la Vegetazione fi trova nel fommo del fuo vigore nella Primavera ^ in proporzione dell'E- lettricità regnante . 2". Quanto alle ore del giorno , la Vegeta- zione procede inverfamente dell'Elettricità : ella opera fomma- mente la notte; rallenta la mattina; nel Meriggio, e nelle ore più calde ceffa, e, fé grande fia la ficcità,^ diventa anche nega- tiva, le piante riftringendofi per la foverchia evaporazione. Quefl' apparente difcordia è un reale confenfo. Infatti l'Elettricità fé- gue il veicolo dell'umido dei vapori della rugiada : nel giorno col Sole e col caldo la materia vaporofa fi difperde per l'aria , perciò negli EletiFofcopj fi manifelia l'Elettricità: all' oppofto nella notte concentrandofi l'umido intorno le piante, applica alle me- defime quel fuoco animatore, il quale infufo proraove la circo- lazione de'fucchi, indi la nutrizione, l'aumentazione, in una parola la Vegetazione.. Se anche in quelle vicende non fi volef- fe conofcer altro che l'azione del calore e del freddo a vicenda, il fatto fuflifie. Ma comunque fia , la Plaga di Levante gode ella per quello conto qualche vantaggia? Non in vero efclufiva- mente da quella di Ponente ; perchè rirapreflTione dell'Elettri- cità, qualunque fia, è comune a tutte le Plaghe : non oftanta ella tiene qualche vantaggio per quella ragione. S' è veduto , che. la Vegetazione procede con ordine inverfo della Elettricità; nel- le ore del gran caldo s' indebolifce, e ceflà affatto , o- anche tor- na addietro. Ora, per le noflre ofTcrvazioni , il maggior caldo non folo ha luogo nelle ore pomeridiane , ma affetta partico- iirmente la Plaga di Ponente : dunque la Plaga di Ponente ,. quanto agli effetti dell'Elettricità ,. refla inferiore a quella di Levante. L. Un' altra bella fcoperta hanno fatta i moderni FHìci . Altri già avevano provato, che le piante hanno la proprietà di afforbire l'aria impura, mefitica , corrotta dagli aliti degli ani- mali, e render con ciò più falubre l'aria ambiente . Il Signor Ingenhauzen , e il Sig. Senebier fono andati più avanti : quell'ultimo particolarmente con una ferie di delicatiffime fpe- rienze ha dimoftratOj che quella mirabile trasformazione d' aria S 2 mefi- «sii «40 1,1?* mefitica in aria pura fi operava dalle piante per 1' azione diret- ta, ed immediata della luce, e non altrimenti; il calore ifteflb fenza la luce riufcendo inoperofo. Quindi le piante tenere , e i germogli fi veggono manifeftamente cercar la luce del Sole ^ della Luna, ed anche quella d'una candela , inclinandofi vifi- bilmente verfo la medefima. Ora fé anche la mattina godeflè d' un pari fereno , e d' egual luce che la fera, (io trovai che pio- ve meno la mattina , ciie la fera ) fa ben differenza che le piante fieno battute da luce diretta , o da luce rifleffa e adom- brata, da luce pura, o da luce impura : quella è la condizione della Plaga di Ponente, quella di Levante. LI. Senza rintracciare ragioni recondite, vaglianci le familia- ri ed ovvie . Quantunque per ragione Aftronomica pari fia la condizione della mattina e della fera, del Ponente e del Levan- te, vi corre però gran differenza in ragion Fifica, e Meteorologi- ca, e per altri riguardi. Quantunque fia una ftefla diftanza tra il pie e la cima d' un monte , fa gran differenza tra il falire e Io ìcendere la medefima firada. Prima di tutto gode la mattina il frefco accumulato della notte ; foffre la fera il più cocente bol- lore: la Plaga ftefla di Levante , come s'è veduto , gode d' un grado temperato tanto d' umido , che di frefco ; tutto all' oppofto del Ponente. Il Levante però fomig'ia alla moderata e feconda Primavera; il Ponente alla cocente Eftate : e ficcome un'Eftate calda e fècca, quali furono le profiìme , danneggia la Vegeta- zione, privando le piante del neceflario umore , e perciò o to- glie le frutta , o le rende crude, afciutte , legnofe ; cos'i a pro- porzione fa l'afpetto di Ponente: all'oppollo il temperato frefco ed umido del Levante è quello, che fi richiede per la felice vegetazione , e maturazione delle frutta . Il fuoco folo brugia , o diflìpa, 0 coagula e cofiiipa : l'acqua ridondante ingorga, ed annega: mali ambedue proprj del Ponente; refta brugiato la fe- ra, annegato la mattina dalla guazza , che non vi fi afciuga fa non tardi , talor non mai . O fi confiderì l' azion del fuoco come caldo femplice, o come modificato fotto la forma di flui- do. Elettrico, o nella foftanza pura della luce, fenipre farà vero che l'ecceflb dell'umido e dell'erto, proprio, del Ponente tanto s' op-- «611 141 113» s'oppone a queft' azione , quanto vi fi prefta favorevole il tem- perato dei Levante . Si rifletta, che nelle ore cocenti a quella parte cominciano ben prefto l' ombre a mitigare quegli ardori , che infeftano i luoghi a Ponente; e s'intenderà che quello che fi è detto delle abitazioni , vale non meno per la Vegeta- zione. Lli. Che diremo della Rugiada fteffa? Crediamo ch'ella non doni qualità e foftanza alle piante, e alle frutta? Se le fue fili- le imprigionate nelle conchiglie non formano le perle; ben con- cotte dal Sole, incorporate colla luce, afforbite pe' pori inalan- ti, formano il fucco preziofo de' frutti. Sì , la luce ilìefla , co- me dopo il Galileo pensò il gran Newton , probabilmente fi fifla nelle frutta, e loro dona quei colori, quei fapori , que- gli odori delicati, che le rendono cos'i fquifite . Però con fenla più filofofico che poetico, del fucco della Vigna difle il Red: nel Dkinmiùo : Sì bel fangue è lift faggio tìccefo Di quel Sol che hi Ciel 'ucdete y Et Ytmafe avvìnto e prefo Di prì: grappoli alla rete . Or quefta operazione non e dubbio che non fi faccia meglio- dalia pura luce della mattina , che dal torbido lume della fera. Lin. A quelli pregiudizi del Ponente fi aggiungono quelli delle gragnuole, degli uragani,, delle nebbie ,, ordinar; regali di quella Plagx (/?). Luce fecutura^ tutos pete-, Jiavìta^ portus ."• Ventus r.b Occafii grandine vnixrus erif . OviD. Fall.. S'i, (a) Delle ntéèiè accadute in^ qucrti co, 2- coli' Cifro , 14 col Garbino, 24 cinque ultimi anni 1781-80 , vennero col Ponente, 75 col Maeftro. Rifulta, 21 col vento di Tramontana , 6 col che 115 vennero coi venti di Ponente Greco, 6 col Levante, 4 collo Sciloc- contro 16 coi venti di Levante. m 142 113» Si, ie gragnuole, le nebbie, gli uragani fono proprj delle ore» e delle Plaghe della fera, per quella gran ragione che in quel- le ore fi forma il cumulo delle efalazioni . Perciò il Sig. Du- HAMEL ifteflb biafima quefta efpofizione per li bofchi e legna- mi da fabbrica, poiché per le ftefle cagioni reftano magagnati , cicatrizzati , biftorti . LIV. Non può dunque dubitarfi, tanto per le cafe , che per le piante che non fia da preferirfi la Plaga di Levante . E' que- fta la conclufione e regola generale . Per altro la località , o qualità del Clima, può permettere , ed efigere delle eccezioni . Quindi Plinio (Lib.xXXVII, Cn.) de fitu vinearum: Virgilius^ dice , ad Occafus ferì damiravif : nliqui ftc mnluere , quam in Exorfum: a pluribus Meridìem probari adverto: nec arhitror perpe- tuum quicquùm in hoc pr^cipi pojfe : ad foli riaturam ^ ad loci in- genium^ ad cali cujufque mores dirigenda folertia erit . Per efem^ pio nel Bellunefe, nel Feltrino («)-, nelle Vallate dell'alto Tri- vigiano, fi preferifcono, come ho veduto, le coftiere in Ponen- te; credo per due ragioni: una per lo fteffo Clima più frefco , come («) La località fa delle grandi dif- ferenie nella temperatura de' luoghi . Trovafi qualche Cafa , Villa, Città, fi- Tuata alla bella Plaga del Mezzodì . Tal' è li Città di Feltre , difpofta in vero in quella fituazione anche vjga a vederfi : ma ella tiene davanti l'impor- tuno Tematico f e quello vicino a fegno d' eccliniirle per. qualche mefe di Sole di Mezzodì . Un corpo qualunque al Solftizio d' Inverno nell' ora della mag- gior alt€zza del Sole , al Mezzodì , getta, in quello Clima, un'ombra lun- ga quali tre volte la fua altezza : per efempio , fé iL Tematico è alto 500 pertiche , la fua ombra meridiana nel Verno farà lunga 1400 pertiche in cir- ca : quanto più nelle ore avanti e do- po, trovandofi il Sole tanto più baflb I Vi fi aggiygne la penombra , la quale , nella fuppolta altezza , fi eflenderà 40 in 50 pertiche anch' efla ; e col Sole jpiù baffo , tanto più nelle ajtrg ore . Bifogna poi tenere , che ficcome v' ha un' ombra, ed una penombra di luce , così del pari v'è un'ombra, e una pe- nombra reale , fors' anche più eftefa , di caldo e d'afciutto . In oltre fi deve- riflettere ^ che il concentramento di ta- li qualità , freddo , umido , ec. deve avere una propria atmosfera , la quale fi diffonde all'intorno con impreffone frigida , umida , ec. il chefifente paf- fando vicino ad una malfa di neve , ad un' acqua , ec. Ecco un cumulo d' im- preflìoni , il cui, effetto è quel' famofo freddo Feltrino , e d' altri luoghi fituati tra le montagne. Quelli medefimi luoghi devono fof- frire un eftrerao oppofto di caldo la Sta- te , per lo concentramento, riverbero , e sbattimento da tutte le parti dei rag- gi del Sole . Nelle efpofizioni meridia- ne femplici , ed- aperte , non vede il Sole un luogo , fé non per 8 ore circa della. g,iornata : tria ne' luoghi chiufi b;\tte I o Tavola IIL Evaporazione* Pag. 145. i 1 1 I 1785. NuM. de' Giorni. 4 TRAMONTANA . LEVANTE. mezzodì. PONENTE, CALDO MEDIO Di:r,L' Inter. VENTI DOMINANTI. GIORNI DEL MESE. LiN*. d'Evap. Med. LiN-. d'Evap. 14,0 Med. LiK. d'Evap. -. r- Med. Lin'. d'Evap. 5,12 15,0 Med. ;,25 2Ì — 27. ApR. 10,5 2,él 12,'; u,o \ento forte dì Ll-v. , Ifcco . 27. Apr. I. Mac. 4 IO 8,5 2,12 12,0 ^ito 9,5 2,]7 14,0 ",50 S,o Simile . I — 1 1. Mac. 22,0 2,20 52,0 5,20 28,0 2,So 30,0 3, co 1,3 Vento mire ; Nuv. iqu-iHÌ di pioE;. 1 1 — iS. Mag. 7 5 21,0 3,00 26,0 3,71 22,5 3,21 23,0 3,29 1,2 Vento di Lev. fortifllmo , e lecchila. j8— 2?. Mag. 5,5 1,10 9,0 1,18 7,'= 1,40 8,1 1,70 5,00 ',4 Nuv. Caligo , piosgi.1 . 2^—27. Mac. 4 8,5 2,25 9,5 10,0 2,50 '2,0 14,5 14,0 Domina il Garbino . 27. Mag. I. GiUG. 5 ?,o I,8o '5,'^ 2,60 '2,5 2,50 2,«0 ' 7,0 2,60 2,40 3,00 Piovolb ; vento d'O. Garb. I — 6. GiuG. ■; ir,o 2,20 11,0 2,20 '?,o 12,0 14,6 Tempi rotti. 6 II. (j'iUG. 5 8 '°,5 2,10 '4,0 2,,S0 15,0 5,00 '5,0 i6fi Venti d'Ortro gagliardi . 1 1 — 17. derro . '2,5 2,0S '3,o 2,1- 13,0 2,17 '4,0 2,5-7 iS,6 PiogRie molte . 17 — 1^. detto . 14,0 ',75 '7,0 2,12 2,8^ ','4 19,0 2,57 5,07 2,07 24.5 3,06 3,2' 15,0 Var. venti di Tram. , e Pon. 2"i. (iiuc. 2. Lue. 7 7 '5,5 2,21 0,7! 20,0 21,5 22,5 18,4 Venti Oliti, e Garbini. ^-'•^"" l-Dub. 9 — 20. der. J 'I.o 8,0 14,5 18,0 2,7' '7,2 ì G'o;ni burralcoH . II SS 21,0 1,90 29,0 2",5 2, '4 2,86 27,0 ^,4^ 18,1 Simili. Somme 174,5 220,5 j 245,5 — Media diurna — l,9S - 2/99 2,6C0 1 ^.s^° — 1 ::!:^=::s^ iJ^s;„iS;5 17S5 GIORNI. Aprii IIGROM. DI TRA- MONTANA . ORE \ ORE Mattina.! Sera. Maccio Luglio- io/.') 225,9 ■78,?- l'5?,7 104,2 120,5 ZOO,:; 194,5 I«7,7- I7S,2 '5S,7 '54.t i;',9' I<74,2 :!5,! 255,: 2^7,(5 24I,tì 226,0 Z2J,4 lS(5,l "T747' Tavola IL Degù Igrometri. J"H>^ f 474:,7 • ICROM. DI LE- I VANTE. SOMM ORE MATTINA. ;6Q,2 i8«,3 389,4 170,2 _459,8_ 375,'5 228,4 17«,8 357,9 525.3 i7 '43,3 279,5 86,9 310,9 >25>4 3 78,9' ■57,6 44l,< 215,8 4-5,3 2oS,2 4"-,« -17,1 398,? 195,8 443,7 376,1 208,5 170,5 389,1 409,5- 185,8 ■92,3 47<;,8 343,5 175,8 159,0 518,0 20\3 154,6 1,8,4 Psg. 14J. ì^:^S;^^!^;^^^;^:^'^!^5<;^^;^^'^^''^=^^5<^s?^^l 590,5 461,9 575,7 354,5 510,1 311,7 384,5 454,: 4''5,5 198,1 505,8 428,7 426,5 421,5 437,1 486,5 492,8 jC9,4 3! -'.2 859^ 164,7 2149 240,0 229,1 171,0 192,0 154,9 160,3 186,9 192,2 124.9 169,5 146,4 1 97,8 160,2 245,4 215,4 235,5 207,8 248,5 249,6 204,4 212,7 185,6 195,8 270,5 158,2 237,7 226,8 237,8 _209,9_ I96",8 175,2 188,; 165,6 161,0 145,2 193,8 140,0 170,0 405,» 134,8 470,6 1 i''°,4 460,1 252,7 180,2 365,0 341,8 146,4 352,5 145,0 294.2 123,5 344,2 12 2,9 405,6 ■ 154,0 448,9 2C6,8 450,3 2GO,l 462,3 204,5 150,0 189,0 161,0 390,0 466,3 395.9 400,0 177,5_ iS3,4 426,1 575,5 160,3 556,8 357.0 159,4 139,2 126,6 310,9 2 14,0 262,5 195,9 189,4 196,3 248,1 252,7 228,7 278,0 244,2 241,6 204,4 217,9 Somme . 394,2 _495>£_ 376,1 335,8 33<5>4 295,8 519,- 400,5 456,4 451,2 457,2 387,7 467,0 405,2 422,6 434,9 365,8 557,1 CALDO Medio , QUALITÀ DE' GIORNI , ec. Sole ; venie forre di GL. 1 Soletto , vento di L.O.S., forte a lem. Ventofo di GL. Nuv. , mat. Scirocco ; fera GL. L Kuv. vento di T. L. S. » 12,7 V.ir. Vento di S. , poi Garb. rugiada abb, ^ Nuv. , vento , mat. L. , fera OS. fj] Niiv. , vento di S. , poi Garb. forte . Lx Soietto ; vento forte di GL. Vario ; vento violento di LS. 11,9 3 Sole; vento forte di L. 13,3 •5,7 17,8 17,4 Simile . Soletto, gr.Tn rucììaJa \ lenro . Gnrb. O, r8,2 I Soli.' ; vento L. S. OG. Sole; fera vento fecchil's. di M. et! O. r-^nl ; rugiada ^ vento L. S. Solctio^ V, var. dì G. L. S. O. forte. 23,7 _ 2[jO II ^- vento, mar. GL , poi OG. Lofco i vento di L. S. torre. S. vcn. GL, OG. eior. pr. drùi'ie . Tavola L Dei Termometri. Vig. 145. ^;^5j:^5;S<;^32^;?^5^>^a!^g3^^ 1785 GIORNI. TERM. DI TRA- MONTANA. Somme. TERM. DI LE- VANTE . Somme . TERM. DI mez- zodì. SOM.ME , TERM. DI PO- NENTE . A Somme . 222,2 CALDO ORE Mattina. ■ 1 ORE Sera . ORE Mattina. 1 ORE Sera . 102,8 91,4 68,4 àÓA 78,0 ORE Mattina. ORE Sera. ORE Mattina. ORE Sera. Medio . Aprile ^5. 9^,4 1 14,0 207,0 104,2 2-7,0 97,4 106,7 204,1 92,3 129,9 '3,' ^7- 8(5,J 97," 185,1 82,4 ■7!,8 82,2 97,8 180,0 87.4 iS9,8 '97,2 ",5 ti. 6:,i 16,0 138,2 121,4 6«,5 1J4,9 65,6 73.7 139,3 65,4 96,6 161,8 8,9 in. 5',7 1^9,7 84,5 97,4 IC2,0 V->7 1 19,1 5:,7 52,2 69,7 Si,5 97,1 12 2,4 5 3,4 ■^7.4 120,8 7,6 50. 60,9 145,1 1,9/' 92,9 '37,6 ■33,7 ■83,3 192,3 52,0 84.S 97,4 136,8 8,6 Maggio 78,9 ■7<5,J 180,9 9;,- iS6,i 86,2 86,5 75,4 .72,8 1 1,2 h 7S,9 82,5 98,9 181,4 105,8 80,8 108,0 iS8,8 197,3 11,6 4- 84,7 111,1 195,8 278,8 95.0 109,2 204,2 2Sl,4 29-,S 98,2 116,3 2 '4,5 292,5 296,5 84,9 1.2,4 12,7 9- 114,8 154,^ 130,6 150,8 "34,i ■58,4 125,0 165,4 290,4 •7,9 IO. 176,: 148,5 101,6 284,7 145,9 '44,9 142,7 ■53,6 133,9 i6o,r 294,0 18,2 I ?. 81,} 182,9 87,6 95,8 .83,4 87,7 104,9 114,1 192,6 81,2 122,9 204,1 11,9 87,9 '14,4 202,7 94^5 119,8 128,0 •58,5 107,9 202,4 99,8 213,9 85,8 145.3 231,1 '5,3 100,2 117,1 21,, 1 111,6 150,5 231,4 106,4 116,5 222,9 93,8 118,7 212,5 295,4 305,8 '5,7 ^H 117,0 i';7,'i 275,'i 258,9 273,5 276,1 125,8 16;, r 288,9 ll6,2 179,2 187.3 '7,8 Giugno .4. 11^,8 '::9,'; 147,1 •37,S 128,5 "4<5,5 154,8 275,0 116,5 '7,4 25. '■;5,4 284^9 ■48,! "34,5 168,4 145,9 152,0 294,2 135,0 280,7 129.3 178,0 307,3 18,2 26. 170,6 i«i,8 292,4 286,5 341,0 140,8 158,5 160,6 '70,3 180,6 301,4 328,8 135.0 '77.5 3 '3,4 523,7 .8,7 LuGIIO 4. l'ino 177,8 328,8 172,6 150.5 '73.2 20,1 5. '54>' i;5,4 i'St," 322,0 "5=,; 163,2 3'5,5 158,6 3 39.2 3 '5,8 147.2 190,8 185,4 358,0 316,1 2 1,0 17. IC,2,2 297,6 '54,9 r6o,o 314,9 330,8 144,9 171,9 '30.7 '9,5 1^. irO,T i';7,r 316,0 166,4 164,4 "^7,9 =75--;,6 164,9 '72,? 181,3 346,2 145,9 151,0 '88,5 334,4 20,6 19- • 80,- 7'-'.'^ 161,0 3 7 :>,8 5304,8 ij^,4_ 2512,1 195,0 3'73,'5 :'-l6,Q 1 21,3 SOMMR 1 2967,4 i 2856,4 5^23,8 2899,9 5'4i2,o i 2335,2 55 = 8,8 * m H3 m come più elevato, e montuofo, che perciò ha bifogno del cal- do di Ponente; l'altra per la località : fé una gran montagna toglie ad una coftiera il Sol di Levante, conviene per forza ap- pigliarfi al Ponente . In fomma conchiudiamo colla prudente maffima di Plinio : Experimentis optime creditur. Mio fcopo in quella Memoria fu di ricercare le qualità fifiche delle 'Plaghe ia generale , rapporto ai noftri paefi . Ognuno potrk applicare al ca- fo fuo i rifultati attefi, o non attefi, che fi raccolferot batte tina parte , o F altra del conti- fempre tutto l'anfiteatro col rifleffo : nuo ( • ) , dalie 8 alle 12 , e dalle tali luoghi fono quali a peggio partita 20 alle 24 in Tramontana ; nelle la State che il Verno j e farebbero iaa- ore di mezzo al Mezzodì, fuccsffiva- bitabili,fe qualche bocca, o canale noà mente il Ponente , e il Levante , e porgefle loro il refrigerio de' venti . ( * ) Pejfima Cafa ì una Terrazza dando nelle flanze quejìe tmpreffionì età aperta davanti alle Jlanze d' una Cafa : indicìbile incomodo . Se la Terrazza nel Iberno raccoglie il freddo , e la ne- fia coperta , forma ttna Lo^^ia delizi»' vtjla State F ardere del Stle, traman- fa. ANNO* «su 144 im ANNOTAZIONE DELL' AUTORE. MI fu comunicata un'amichevole e giudiziofa cenfura intorno a quefta Memoria, dalla quale rifulta , che varie cofe fi defide- rano per la piena prova, ed illuiìrazioue deli' afiunto Argomen- to. Io certamente non diiTento, che farebbe un gran vantaggio di poter continuare per molti anni le offervazioni . Ma egli è moralmente quafi impoflTibile, che un uomo pofTa oflervare gli efpofti Iftrumenti, lo ftato del Cielo, i venti ec. a tutte le ore non folo del giorno , ma anche delia notte ( come farebbe uti- le ) per molti anni. Un uomo folo non potrebbe certo bafta- l^e , e fi richiederebbe una Società fondata per queft' oggetto con un apparato ben difficile da conciliarfi. Per conofcer con precifione la differenza delle Plaghe , cofa da me già tentata, dovrebbe oflervarfi il rifultato collante dei Vegetabili fituati precifamente nelle diftinte Plaghe . Ma è an- che quella imprefà più facile a dirfi, che ad efeguirfi. Un Mon- te ifolato ( fé anche fi trovaffe ) per la fua rotondità non la- fcia diflinguer le Plaghe, e per la fua figura Conica non getta ombra fufficiente. Vi vorrebbe un quadrato, per non dire un ot- tangolo , fituato in campagna rafa, colle facciate rivolte alle Quat- tro Plaghe, di cento pertiche ciafcuna , con muraglioni alti alme- no cinquanta piedi : allora fi potrebbe fotto tali muraglie den- tro e fuori piantar arbori, e fèminar grani , e vedere 1' effetto precifo delle Plaghe, che farebbero tagliate e tronche in modo da mofirar la loro propria efficacia . Replicata l'efperienza per molti anni in quello luogo, farebbe decifiva per quel Clima . Ma come incontrare quello comodo f Qui alli Campi pubblici della Scuola d'Agricoltura che circondano per tre parti il recin- to quadrato delle Monache Eremite, fi potrebbe qualche cofa pro- vare. Si è anche provato, mediante il zelo del Sig. Arduino, ma niente è riufcito, perchè tutto all'intorno è imbofcato , e ingombrato da alberi, e bifognerebbe fpiantare per dieci pertiche all'intorno. Più grave è l'ultima difficolta ; mi fi oppongono principj da tutti , tutti, e ii me fteflb riconofciuti per veri. L*aria Mefitica del- la fera, o del Ponente, fé nuoce per le abitazioni, s'è trovata favorevole per le piante . Dunque non farà vera la mia offer- vazione, che là Pla;ga di Ponetite rìefce infelice del pari per 1' Abitazione, e per la Vegetazione. La difficolta è fpeciofa; ma contuttociò non indebolisce la for- 2a di quanto fu da me oflèrvato. 1°. Il vantaggio della Plaga di Levante fopra quella di Po- nente non dipende da quello folo capo; ne ho enumerati molti altri, che polfono abbondantemente compcnfare il detto pregiu- dizio, fé ci fofle; quali fono il temperato calore , il temperato umido, il vantaggio della luce, mediante la quale le piante pro- fittano appunto dell'aria Mefitica, lafciando gli altri pregiudizj delle nebbie , delle tempefle , de' venti furiofi , a' quali va fog- getta la Plaga di Ponente. 2°. Quel che decide è quello: l'ecceffo d'alimento ingorga e foffoca le piante , come fi fcorge dagli 'ingraffi troppo calidi , mal digeriti ec. e però l'abbondanza d'aliti nella Plaga di Ponente non è meno contraria alla falubritk delle abitazioni , che alla profperità de' Vegetabili : e fa gran differenza dalla mattina al- la fera per ogni Plaga , quella tendendo a fciogliere , e qucfta a condenfare. u.i„iv T M E« n h6 113» MEMORIA DEL SIG. ABATE ALBERTO FORTIS Sopra lo stato attuale della Valle, Lago, E MOFETA d'AnSANTO. ( LETTA IL DV XIII MARZO MDCCLXXXIIL ) JC^Sfendomi fembrato maifempre , che lo Studio della Storia Naturale incominciar potefle utilmente dall' efame di quei feno- meni , dello flato antico dei quali trovanQ notizie preflb gli Scrittori de'paflati tempi , efame più volte conducentiffimo a darci idee giufte cosi della durata e mutabilità delle caufe , co- me de' cambiamenti , modificazioni , o infiilenze degli effetti lo- ro , io mi fono nelle peregrinazioni mie particolarmente pro- pofto di vifitare que' luoghi per le qualità loro oflervabili , de' quali o i Poeti, o i Geografi, o i Fifici, o gli Storici Greci, e Latini ci hanno lafciato defcrizloni , e anche femplicemen- te cenni . La Valle d'Anfanto , funata , fecondo l'antica Geo- grafia, negl'Irpini, e fecondo la moderna nel Principato Ultra, è uno di codefti. Io tratterrò oggi la pazienza voftra, o Signo- ri, rendendovi conto primieramente dello flato di ella Valle , qual rifulta eh' ei foffe dieciotto Secoli addietro dalle teftimo- nianze di Scrittori autorevoli; palTerò indi a defcriverla qual' io r ho trovata ; e finalmente ricorderò alcuni luoghi analoghi fparfi per le regioni d'Italia a noi più vicine , che dagli anti- chi , fecondo ogni apparenza , non furono conofciuti , e quin- di poffono effer a buon diritto creduti d'origine meno rimota. Cicerone nel fuo Trattato della Divinazione nomina il pe- ricolofo Terreno d'Anfanto in modo, che fembra lo abbia vifi- tato, ma non fi ferma a parlarne diffufamente . Egli lo anno- / vera fra' luoghi mortiferi , infiemc co' Plutonj dell' Afia , eh' erano «Il 147 m erano probabilmente la Mofeta di Serapoli , e l'antro Coriclo i foggiungendo all'enumerazione le parole, qua •uìdimuSy riferibili a tutti collettivamente. Virgilio ne ha lafciato una defcrizio- ne quanto bafta buona, quantunque non dettata colla fcrupolofa efattezza d'un Topografo, e molto meno con quella d'un Orit- tologo. Ecco il tratto dell'Eneide, che v'appartiene: EJÌ loeus Italice in medio , trans montibus altis Nobilis , & fama multn celebratur in oris jfm/anóìi Vallis . Denfts hunc frondibus atrum Urgef utrinque latus nemoris -^ ìnedioque fragofus Daf fonitwn faxis , (D" torto vertice torrens. Hic fpecui horrendurriy & favi fpir acuta Ditis MonJìra?itur ^ ruptoque ingens Acheronte voraga Pejìiferas aperit fauces» Strabone , diligentilTìmo fra I Geografi antichi di codefto luogo, che pur a detta del Poeta , era dalla fama refo celebre in molti paefi , non fece il menomo cenno ; e Plinio , quan- tunque Naturalista di profeflione, ne dà un ricordo fecco fecco, e tale , che fi può arguirne non efiervi egli mai flato , né aver- ne avuto informazioni da perfone degne di fede . In Hirpinis y die' egli annoverando le terre mortifere , Anfanai ad Mephitis éedem tacus y quem qui intravere moriuntur\ dal qual paflb abbia- mo, fc non altro, il documento dell' efiftenza d' un Tempio im- mediatamente contiguo alla forgente de' vapori mofetici di quel Vallone. Il Cluverio, che ha voluto cinguettarvi fbpra, tro- va che dire intorno alla pofTibilitk della morte che alcuno v* abbia potuto incontrare, riflettendo che nefTun uomo, fenza efler pazzo matricolato, potrebbe andarvi volontario, e non penfando , che non era poi impoflibile che anche un favio v' incappafle fen- za faperlo. Egli avea però ragione di così credere , mifurando gli altri fui braccio fuo ; poiché tanto paurofàmente andò a vi- fitare quel luogo, cui dà la qualificazione di dirus , che fem- brandogli di fentirne gli aliti micidiali un miglio prima di giun- gervi, fi turò col mantello j e col fazzoletto la bocca e'I nafo, T 1 fumma ^1 148 113* fumma dìligentta, ne qiità mali contraheret . Foriè il Gluverio avrebbe moftrato miglior criterio, fé , trovando impofTibile che uomo vivente entrafle in quel brutto Lago , le di cui acque , come udirete, fembrano fatte efpreflamente per fugare qualun- que gagliarda tentazione di bagnatura, fi foffe avvinato di forti - tuire locus^ alla, per mio credere, corrotta lezione di lacus , onde il tefto dicefle : ^d Mephitis adem locus , quem qui itttr avere moriuntur. Forfè più ragionevolmente ancora potrebbe leggerfi /«- cus , ftando al vero fignificato originario di quefta voce , che vale luogo dihofcato neW interno d'una Selva : poiché gli alberi muojono, quando avvenga , che uno fprigionamento di Mofeta circondi le loro radici , e veramente fi formano degli (piazzi fenza verun ingombro nelle più fitte bofcaglie , dove ciò acca- de . Il laboriofo Geografo tacciò anche Virgilio di po- co efatto per l' efpreiTione trans montibus altis ; e cercò in vano i monti alti a cavaliere del Lago. Egli ebbe il torto , fé mal non m'appongo io; e prima di findacarlo, dovea riflettere che Virgilio fcrivea da Roma , o forfè da Napoli , d' onde facea d'uopo varcare l'Apennino per andare a vifitareil Tempio della Mefiti ad Anfanto. Cosi trovò che opporgli, perchè attualmen- te la Selva non urget utrinque il Lago, e, quantunque Virgi- lio non abbiane colpa s'effa fu tagliata da chi venne dopo di lui, il Cluverio in quefto ha fempre più ragione che '1 Bau- DRAND, il quale defcrivendo il luogo fenz' averlo veduto , fi fidò al Poeta , e contò, che la pittura da elfo fattane doveflè quadrare efattamente anche dopo dieciotto Secoli, come fe'l bo- fco non potefs' efler fiato tagliato d'allora in poi. In pieno, il Poeta defcriffe fedelmente la cofa ; il botro dopo le gran piog- gia, cadendo dall'alto , vi dee far del rumore anche a' di no- Itri , e porterà qui de' faffi ne' fuoi vortici . L' antro orrendo pro- babilmente farà fiato contiguo al Tempio , e forfè anche fcava- tovi con malizia ; la ripa fmottando lo avrà riempiuto, e obli- terato nel corfo di tanti anni ; gli fpiracoli mefitici , e la vora- gine vi rimangono tuttora , come udirete . Dopo Virgilio , la fola menzione ch'io ne trovi preflb i Poeti, è di Claudi ano nel Ratto di Praferpina^ e confifte in tre parole: Fhtumque rC' prejftt «li 149 113* pYeJJit AmfanEiut ; le quali nulla di più e' ìnfegnano , fé non che il vigore della Mofeta vi fi manteneva anche in quel tempo , e non era mancato , come in altri luoghi accadde fovente , per po- fcia repriftinarfì . ' Fra i molti Scrittori a noi d'età più vicini , che del Lago d'Anfanto qualche cofa differo occafionalmente , il folo che me- riti d'effere rammemorato, è Lionardo da Capua, che fior'i verfo la fine del paflato Secolo , e fra le altre pregevoli opere lafciò tre LeT^tojii /opra le Mofete , piene d' erudizione , e di fpie- gazioni ingegnofe, e felici, per quanto la Fifica,e la Fifiologia di quel tempo poteva permettere. La delcrizione ch'egli ne dà nella prima di -efle Lezioni , non è del tutto corri fponden te a quanto io ho colà potuto olTervare: ma ciò non per tanto fono ben lungi dal credere neceffario il tenervi a bada , o Signori , con iftucchevoli paragoni. Efatte faranno fiate certamente le offervazioni perfonalmente iftituite al Lago d' Anfanto , o le informazioni procuratefi da Lionardo da Capua : ma i cambiamenti de' luoghi foggetti a violente convulfioni fotterranee , frequentifTimi fono per 1' indole fteffa de' Fenomeni, a' quali fervono di Teatro , e quindi i ri- fultati d' efami , fattivi in tempi diverfì , riufcir debbono diffe- rentifllmi. Non vorrei però impegnarmi , eh' egli avefle ufato di tutte le avvertenze neceffarie , onde poter dare un ragguaglio perfettifTimo dello flato della Valle, e della Mofeta. Alla prin* cìpale di tali avvertenze per Io appunto fogliono mancare i Viaggiatori più frequentemente ; è deifa lo fcrivere fui luogo medefimo , e cogli oggetti fotto agli occhi anche i più minuti ricordi , non arrifchiando mai di troppo contare fu la propria memoria . Io mi fono fatto una legge d' ufarla coftantemente ; e non credo mai di poter affermare veruna cofa in propofito di Località Crittografica, fé non la trovo ben circoflanziata fui mio taccuino. Il luogo da Virgilio detto Valle d'Anfanto non è che un burrone fcavato dalle acque piovane fcorrenti giù per lo pendio della Campagna fuperiore , che flendefi fopra una diramazione di Colli depreffi, e di falde poco declivi , lungo il corfo del Fiume «Il 150 IH* Fiume Calore. Giace in fianco della Via, che da Fricento, po- vero luogo forto dalle rovine di Ercolano , o d' Eclana , con- duce alla Rocca-San- Felice . La profondità dei burrone , dov* eflb ha l'origine, eh' è precifamente appiè d'una balza tagliata quali a piombo fotto la via, non giunge forfè a 130 piedi . La ripa vi forma una teftata a ferro di cavallo , che prefenta lo fpac- cato di ftratificazioni arenofe , e argillolè , di color cenerognolo , fé afciutte fieno, e di piombato, fe bagnate dalle pioggie in tut- ta la fuperficie efpofta alle ingiurie dell'aria , o in parte dalle venoline d'acqua, che filtrando dall'interno del Colle vi fi fan- no ftrada. Codefte ftratificazioni fono alternate con letti di pie- tra calcarla , del tutto fimile a quella che i Tolcani chiamano Marmo paeftno . Piano è lo fpiazzo che forma il primo alveo del burrone , e foltanto lo ingombrano il pietrame caduto dall' alto , e dorfì rilevati di terre , e arene , e fafluoli ammonticchia- ti dall'acqua; colà precifamente , dove la Natura ha moltipli- cato i fenomeni, può avere intorno a 300 piedi di largo . Si riftringe poi poco più fotto, e diviene un canale angufto , alle fponde del quale ho veduto banchi di pietra dolce calcaria com- pofta d'aflài riconofcibili tritumi marini , che pofano fopra ftra- ti di galeftro; v'hanno anche delle faldezze di cote groflblana . La calcaria, e la cote in più luoghi, par l'azione dall'emana- zioni fotterranee , vi fi sfarinano , e dalle terre galeftrine fiori- rifce lo zolfo , e l' allume piumofo criftallizzato in temoccoli fi- Oiili alle tefte di cavol fiore. Dallo fpiazzo, che ferve d'arena all'Anfiteatro naturale teftè defcritto, e dalle ripide fponde che lo circondano, fprigionanfi parecchi fra loro diverfi fenomeni, che però debbono aver ori- gine da una medefima caufa diverfamente modificata . Io vi ca- lava la prima volta da per me folo nel paflàre da Fricento al- la Rocca-San-Felice . Alcuni pallori , che da lontano mi videro fcendere giù per la balza , incominciarono ad alta voce a (gri- darmi i e vedendo , che io pur perfifteva a calare , benché con molta circofpezione , corfero precipitofamente verfo di me repli- cando: Dove vai? ferma; tu vai a morire . Afiìcurai il primo che mi fi accolto, ch'io avca tutt' altra intenzione, e lo induflì anche «eli «5' It5> anche a calar ineco alcun poco; ma fcarfo partito ne potei^ trar- re. Il terrore, che que' buoni felvaggi hanno del Vallone pur troppo fpeflc fatale alle loro pecore, non li lafcia dar orecchio a ragioni, né fidarfi all'efempio . Temendo più della infedeltà dei fuolo , il di cui afpetto minacciava tradimenti , che delia malefica indole de' vapori, io mi contentai per allora d'oflerva- re la cofa all'ingroffo, cioè, di fiutar la Mofeta^ di contempla- re a prudente diibnza il violentiffimo , e romorofo gorgogliare del Lago, e di girar gli occhi replicatamente tutto all' intorno di quell'orrido Anfiteatro nudo d'alberi, e d'erbe , per formar- ne un'idea generale. Vi ripaflai nel giorno Tegnente , in compagnia dell' erudito , e ofpitalifTimo Sig. Ab. Santoli , Arciprete della Rocca fuddetta , che particolarmente conofce il Vallone, non più che due miglia diftame dalla Tua Cafà, e v'ha fatto fpefse volte efeguire degli fcavi ad oggetto di rinvenirvi refidui d'antichità, con efito ba- ftevolmente fortunato . Calai con elfo fmo a mezza balza , giù per la finiftra ripa del burrone, e vi riconobbi per le di lui in- dicazioni, non folamente i fondamenti dell'antico Tempio della Dea Mefiti, ma il terreno altresì che coftituiva forfè il fuolo dell'Antro facro, o di tal zitto Penetrale ^ occupato dal formida- bil vapore, dove i divoti gettavano monete e donar; . Codefto terreno giace attualmente fepolto parecchi palmi fotto agli fmot- tamenti della ripa ; efaminandolo , nello fcavo fattovi praticare dal Sig. Santoli, ho rilevato eh' eflb dovett' eflere piano , quan- tunque il Tempio, e le annefle Fabbriche forgeffero fu d'una falda declive . Lo ftraterello dell'antico fuolo non ha più che otto dita di groffèzza ; per entro vi fi trovano coftantemente piccole monete di rame greche e latine , i tipi delle quali fono per l'ordinario irriconofcibi li, perchè il metallo decompofto tut- to all'intorno dall'acido dell'emanazione Mofetica , indi ricom- buiato fotto r afpetto d'ocra compatta , non potè confervarne i tratti poco rilevati; quindi è, che fi ravvifano folamente i tipi affai prominenti d'alcune grofle monete Tarentine col pettine dall'una, e'I caduceo, o'i Delfino dall'altra parte, e alcune te- tte d'Augufti per difcrezione . Le picciole monete d'argento fa- rebbero «n 152 RSfr t'ebbero poi alTolutanleiite irriconofcibìli , fc la mole e la figura concava d'alcune di effe non deffcro indizj fufficienti per giudi- carle Veliati, Siritiche, ed Erecleotiche per la maggior parte . Sono ridotte a uno flato di fragilità, e di decompofizione tale, che fembrano effere di plombagine, e non mai d'argento origi- nariamente puriffimo. Appena nella interna parte le più groffi- celle confervano un refiduo d' apparenza metallica . Le monete , e i donarj d' oro , che talvolta vi fi rinvengono , fono in un per- fetto flato di confervazione , e di lucentezza . Io ne ho veduto parecchi preffo il mio buon Ofpite , e particolarmente un ido- letto, e un orecchino finiffimamente lavorato, a navicella , con riportini di fìlograna, fé mal non mi ricordo. Godefto dovette eftervi flato gettato da qualche Signora, per quanto fi può con- getturare, affai premurofa di liberarfi , !o di prefervarfi dal mal odore. Anche più baffo nell'alveo del botro trovali un pezzo di antica fuperificie ora fepolta , da cui fi traggono monete ; e probabilmente è un refiduo dello fmottamento della ripa . Neil' atto che un Contadino rimefcolava , frugando per appagare la mia curlofita, lo flraterello de' divoti quattrini , dal quale in- fallibilmente fprlgionavafi la Mofeta ne' tempi del credulo gen- tilefimo , e che trovafi ben trenta piedi più alto che la fuper- fìcle da cui attualmente follevanfi -. i vapori pericolofi , io , com' era ben naturale , andava mifurahdo cogli occhi , e calcolando colla mente i cambiamenti accaduti in quel luogo nel corfo dì circa fedici Secoli ( poiché le più baffe monete, che colà preffo fi trovino, fono de' tempi di Gallieno ), e non mi fembravano cos'i proporzionati a tanto numero d'anni , che poteffero fervi- re utilmente a coloro che alle mutazioni accadute fui Globo nollro per opera dell' acque montane affegnano brevi periodi , onde poter combinarle colle loro iporefi favorite. Un altro pen- fiero mi pafsò pel capo in riflettendo, che il num.ero delle mo- nete e de* denari tratti da quel terreno è pur conficferablle ; e fu, che i Sacerdoti della Dea Mefiti doveano avere tanta pau- ra del vapore malefico , quanta- vi avrebbero a' di noflri gì' ignorantlffimi Calogeri di Morlacchia ; poiché ad effi cedeva 1' avarizia di maniera , che non ofayano d'andarvi a raccogliere n ., l'oro «eli 15? !}?> l'oro e l'argento. Ne la fuperfìiziofa paura ] ch'io congettur* dovefs' eflerfi impofleflàta degli fpiriti di que' rozzi Editai , dee crederfi in contraddizione coli' ufo che aveano di efporfi ai va« pori della Mofeta, per metterfi in quello ftato d'alienazione di mente, eh' è mai Tempre paflato come il più opportuno per 1' cnunziazione degli oracoli . Come alcune donnicciuole maliarde fi credono veramente in commercio col Demonio , e di buona fede fi arrogano un potere fopran naturale, in confeguenza d'una vera alienazione di niente non mai difgiunta dall'ignoranza , e dalla fuperftizione ; cos'I coloro doveano trovarfi realmente per- fuafi d'avere la Divinità indoflb , allorché rinvenivano dalla fof- focazione cagionata loro da' vapori non refpirabili ; né queila credenza era atta a fcemar la paura . Quegli fciagurati erano tutt' altro che impoftori ; e le monete d'argento , -e i donar; d'oro lafciati in abbandono fomminiftrano una nuova dimoftra- zione della loro religiofa convizione, e dei terrore che li pofle- deva. Una terza riflefTione finalmente mi fu dettata dalla na- tura della cofa. Non fi potrebbe indovinare facilmente il perchè fra le tante fuperftizioni , o confervate da' noftri , o fuccedute alle antiche ne' tempi d'ignoranza, non ve n'abbia una che tragga partito dalla puzza, eh' è pur tanto comune. Calammo nell' arena, dove giace il Lago, e d'onde fprigio- nanfi le Mofcte. Il Lago è si picciola cofa, che appena fi può fenza fcrupolo dargli un tal nome . Elfo non è più nel mezzo dello fpiazzo , com'era forfè al tempo di Lionardo da Ca- PUA , ma da un lato , e immediatamente fotto la ^ripa deflra del Vallone. Anche la fua figura è cambiata; non è più trian- golare , ma ovale allungata . Il fuo perimetro è di circa 1 54 piedi Parigini. Non fi può dirlo pien d'acqua, ma s'i bene pien di brodiglia fangofa, biancaftra, carica d'allume , di fai mari^ no, di fegato di zolfo, e di petrolio . Bolle a ricorfojo , con impeto grandiflìmo , e romore aflbrdante , fimile a quello di molte gualchiere infieme , alzando la brodiglia due , tre , quat- tro, e più palmi in varj luoghi, dove più, dove meno: niuna gran Caldaja fovrappofta al più attivo fuoco potrebbe dar un' idea d' approlfimazione del bollimento furiofo , romorofo, diabo- V lica «eli 154 \m lieo di quel pantano. Non bolle però eflb a caldo , né manda fumo o vapore vifibile di forta alcuna , né ha emiffario collan- te che ne fcarichi la brodiglia. Fuor del cafo, in cui le piova- ne vengono a farlo ftraripare, il fuo cratere gli bafta , e non fembra che fontane abbondanti lo tengano pieno . Verfo l'eftre- mità fuperiore cacciava fu fino a quattro piedi d' altezza un getto di melma, o paftume fangofo a fpicchj feparati , che facevano un curiofiffimo effetto al vedere , e ricadevano fulla fteffa linea della loro elevazione, incontrandone degli altri in cammino , e mandando un fuono loro particolare, diltinguibiliffimo da quello dei gorgogliamenti della brodiglia. Precifamente dall'angolo che forma il Lago colla ripida fponda deftra , ufciva cacciato dal va- por di fotterra con grand' impeto , friggendo , un voluminofo fprizzo d'acqua torbida , inclinato verfo il largo del Vallone : elfo formava colla fuperficie del Lago un angolo di 150 gradi, e avea da quattro piedi d'elevazione. Il terreno che faceva fpon- da al Lago a fmiftra , per un buon tratto di . fei piedi era di lo- to ingannevole, quantunque afciutto al di fuori , e pofava full' acqua, o fu la mota fluida per modo, che chi fi folfe arrifchia- to a camminarvi, farebbevifi di certo fprofondato al primo paf- fo. Io volli gettarvi una pietra quanto più grolfa potei alzarla da terra, e lanciarla alla piccola diftanza di tre piedi ; effa vi fi affondò; la brodiglia occupò il vano fattovi immediatamente; un po' più acuto odore di zolfo, e petrolio fi fparfe per l'aria; e il gorgogliamento v'incominciò dopo pochi minuti, dilatando a vifta d'occhio l'apertura circolarmente. Il vapore invifibile , che paiTa àttraverfo della brodiglia del Lago , e v'infetta l'am- biente d'un odore bituminofo, ha tutte l'apparenze d' elfere abi- tualmente infiammabile ; lo é talvolta fenza che l'arte ci met- ta mano; e Liomardo da Capua. riferifce, che talvolta vi fi fecero vedere delle fiamme . Non è però una Mofeta micidiale codefto vapore, o almeno non lo è collantemente . Nello flato in cui la trovai, lungi dall' elfere dannofo al pohnone , potreb- be- riufcir falutare ai mal affètti di quel vifcere , effendo carico di particole balfamiche, e per niente difficoltanti la refpirazione. L'odore che s'alzava dalla fuperficie del Lago d' Anfanto forai- gliava «su 155 113» «liava a quello del vapore aflai conofcluto , e trafportablle an- che in vafi ben chiufi , che manda 1' acqua Buja preffo Petra- mala in Tofcana , e delle fonti volgarmente dette infiammabili d'ogni paefe. Forfè anticamente , e quando il Capua v'andò , 0 fi procurò di colk informazioni , una vera , e micidiale Mo- feta fprigionavafi dalla fuperficie della brodiglia d'Anfanto: non fi può mai contare infallibilmente fu le qualità di fiffatti luo- ghi. Per la pratica ch'io ho acquiRato , andando particolarmente in cerca de' fenomeni di quella clafle , durerei fatica a perfua- ùermi, che vapori fofibcanti abbiano mai potuto alzarfi confi- derabilmente da quel bollicarne, e molto meno poi che abitual- mente n' abbiano coperto la fuperficie . Replico però , che non ardirei di formalmente impegnarmi dell' impofiìbilita della cofa; quantunque io abbia fpeflb toccato colle mani , che il terrore panico impedifce per lo più i curiofi dal far buone olTervazioni in luoghi fimili . Chi potrà contare fu 1' efattezza. del Capua , leggendo nelle fue Lezkni , che fi può attingere l' acqua dal Lago d'Anfanto attaccando un vafo a qualche lunga pertica; e chi contare fui coraggio de' Naturalifti, a fronte de' vapori me- fitici, trovando in una Storia del Vefuvio , che per aflicurarfi dell' efiftenza lora in qualche luogo, lo Scrittore di effa aveva fatto il beli' efperimento d'allungarvi una torcia accefa , temen- done fé vi fi accollava, col nafo , o colla bocca, le qualità re- Iciiofe ? Nella relazione , o fcritta dal Capua dopo la vifita del La- go , o comunicatagli da qualche altro Oflervatore , potrebb' elferfi agevolmente introdotto un equivoco . Eccone il come . Da più d'un luogo dello fpiazzo contiguo al bollicame fprigionanfi vere Mofete foftbcanti, e fpelTo deve accadere, che fpirando il vento- di Scilocco, il vapor loro fi gonfj , e come più pefante fpeci- fitament? dell'aria atmosferica, fi fparga per tutto quel piano, e anche fu la fuperficie del Lago , eflendone ofpite temporario, non abitante indigeno, e permanente.. In fimile circoftanza , è difficile che chi non è agguerrito, e familiarizzato con emana- zioni così poco aggradevoli e cos'i temute, poflTa diftinguere la cafualità dalla permanenza .. Ne' tempi antichi , allorquando le V 2 fpon- «eli 156 113» iponde del Vallone e le campagne vicine erano più fittamente felvofe , e per confeguenza 1' aria del luogo abitualmente pia umida , è probabile che la Mofeta vi regnafle con poche inter- ruzioni. Anche a' di noftri , quantunque la felva fia (lata dira- data d'aflài , l'intumefcenza del vapore foffocante , e la confeguente fua efpanfione per tutta l'area dello fpiazzo non debbe effere un cafo raro. Le vere Mofete d'Anfanto , ne' due giorni della vifita ch'io feci loro, non erano forfè impunemente spirabili dagli animali minori: ma io le trovai fopportabililTime dal mio polmone , e il cortefe Ofpite non n'ebbe gran paura. L'odor loro era diver- fo da quello , eh' io ebbi occafione di fiutare frequentemente in varj luoghi della Campania , dell' Agro Romano , e della Ma- remma Toscana . Elfo ricordava piuttofto il fito delle Cave di 2olfo del Cefenate , e de' pozzi di petrolio del Bolognefe , e del Modanefe ; né veramente in quei giorni meritava i'ingiuriofo nome di puzza. 11 vento di Nord-Eft,jJie fpirava collantemente e temperava un poco il calore degli ultimi di Agofto , rompe- va forfè anche la denfitìi e continuità del vapore , lo mefcolava cogli effluvj innocenti del bollicarne , e lo rendeva innocuo , ravvoltolandolo coli' aria pura atmosferica. Io non lo trovai pe- ricolofo e fimile alle Mofete d'altri luoghi, fennon più fotto del Lago, nelle anguille d'un canale fcavatofi dal botro fra gli llrati petrofi poc'anzi accennati, dove il vento ijon poteva agire con forza. L'emanazioni , che dallo fpiazzo e dalle fponde di eflb fi fprigionanc, per quanto m'è fembrato flando fui luogo medefi- mo, fono adunque di due fpezie , egualmente fatali alle minori beftiuole, ma non egualmente ali' uomo e a' grofli quadrupedi. Dove trovano acqua che s'opponga al loro paflaggio, e fune e l'altre la fanno gorgogliare o la cacciano violentemente all' in- sù, formandone belliflìmi fprizzi. Uno di codefii , fimile al te- ftè defcritto, ma eretto, e forgente da un fondo di terra gale- ftrina , facea nobil moftra di fé , non più che venti pafli lonta- no dall'orlo del Lago. S'alzava oltre a due braccia dal letto del botro con energia non interrotta; il fuo getto era divifo in mi- m «57 113» mlnutiffime ftille divergenti , che aveano in aria un diametro dx tre piedi all' in circa ; il Sole illuminava codefto bello fcherzo dell'Idraulica naturale. Tutta l'acqua, che ricadeva nel magro botrello, gorgogliava a freddo; le pietre v'erano intonacate di mei- letta finiflima, di color quafi nero, come fé fofle molibdena ma- cinata ben fottilmente;deponevanla fu di eflè le continuamente ca- denti (lille dello fprizzo. Gola preffo v'ha una Mofeta affatto Ci- mile a quelle delle Grotte Luferefi e d' Agnano . Io mi polì a fcrivere de' ricordi dando immerfo nel fuo vapore fino a mezza gamba, e provandovi per la trafpirazione difficoltata dalla den- fità di quell'ambiente una fenfazione di tepore, che veniva fpef- fo interrotta e alterata dal vento. Varie pozzangherette d'acqua appannata vi bollivano a freddo ; altre cacciavano fprizzi , e iriggevano d'intorno a me. Gli fmottamenti delle fponde , e i cumuli di terre e pietre che vi fanno le piovane eventuali , come alterano frequentemente l'afpetto dello fpiazzo, e lo ingombrano, cosi fpeffo coftringono i getti d'acqua a cangiar fituazione . Quindi la defcrizione ch'io vi fio facendo , potrebbe non corrifpondere allo flato attuale di queir incoftantiffimo luogo. Se fi verfi dell'acqua fu d'un qual- che ritaglio di terreno afciutto e arenofo , effa non lo penetra gih , e non viene alTorbita , come in altra f nolo farebbe ; ma bensì incomincia nello fteffo momento a friggere , e alza innu- merabili bollicine, che rapidamente fuccedonfi. Se alcune delle gorgoglianti pozzangherette rimangono afciut- te, il vapore fi fa flrada attraverfo la melletta arenofa del loro- fondo, e la fa bollire a freddo, come 1' arena bolle al fuoco r ne ho veduto parecchie, nelle quali l'emanazione fi fprigionava friggendo dal fondo di piccioli crateri futi a foggia d' imbuto , e affatto fimili a quelli del cacciatore Mirmicoleone . Intorno a cederti racGolfi de'criftalluzzi di geflb colonnari, flriati , a eftre- mitU troncati per ifghembo' , de' quali formafi anche gran copia fu la ripida fponda defìra del bollicarne . La violenza del vapo- re, allorché le pozzangherette rimangono a fecco , caccia lunge da fé le crofticine della melletta afciugata , che gì' impedifcono il paffaggio libero ; e in tal cafo vi fi forma uno fpiraglio o tu- \ «eli 158 113& tubetto, ora più, ora meno ampio, da cui liberamente foffia a freddo. Io ho accoftato la bocca a più d'uno di que'fori , e v'ho ifpirato una Mofeta di fapor vinofo come le Laterefi, ma che non offendeva gli occhi com'eflè. Verfo la metà della balza , che forge ripidiflima a fianco del Lago, v'avea uno fpiraglio mofetico, nel quale potei introdurre il mio braccio fnudato; mandava un vento freddiffimo e violen- to, che impazientatofi dell'obice frappofto alla fua libera ufcita, per farfi ftrada, mentre io la teneva quafi affatto chiufa, fiacca- va , e allontanava fucceffivamente le poco coerenti maffoline di terra che circondavano la fua bocca non del tutto occupata dal mio braccio . Volli aflaggiare anche quella ftizzofa Mofeta , e la trovai d' un fapor acido non dilgullofo, e poco intenfo . Il braccio che ritirai dalla fua bocca vi portò fuori un fortiffimo odore di nafta, eh' è micidiale agli uccelletti, ai rettili , e agi' infetti, de' quali gran copia vidi giacere fu quella balza. Portai meco un pezzo di terra argillofa , tolta precifamente dagli orli dello fpiraglio ; eflà ricorda all'afpetto le fcorie sforacchiate de' Vulcani; e conferva tuttora, dopo quafi tre anni, un graviflimo odore di petrolio , quantunque debba averne difperfo una gran quantità. Prima d'abbandonare quel greppo , volli fare un dif- pettuccio alla Mofeta , e le chiud la bocca ben bene con varj croftoni di terra; efla noi foffri , e dopo pochi minuti fecondi aveali già rifpinti, e fcagliati a piccole diftanze. Eccovi , o Signori , il poco che iio potuto notare al Lago d'Anfanto , viaggiando a cavallo , fenza il bifognevole per iftituire fperimenti, e fenz'aver poi tempo abbaflanza per molti- plicare e ripetere almeno relativamente ai varj flati dell'atmos- fera le offervazioni , come lo avrebbe richiefto l'importanza de- gli oggetti. Il mio colto Ofpite mi confermò ciò che '1 Gapua dice del romore fpavcntofo e ftraordinario che mena talvolta il Lago , facendoli fentire fpezialmente in tempo di notte a confl- derabiliffime diftanze. Non m'ha però detto che poffa eifer pre- fo in ifcambio pel fuono di tamburi , e trombe , e nacchere^ , come , facendo un po' di torto a fé fteffo, moftrò di credere il buon; LiONARDO . Lo. fìrepitare del. boUicame fuol farfi. udire molte. «e» 159 l!3» molte miglia lontano, fpezialmente col favore del filenzio di tutta la natura nelle notti d' inverno umide e (ciloccali , e quan- do l'aria è difpofta a notabili cambiamenti. V'hanno però an- che delle anomalie nelle furie che Io agitano , e delle inforgenze che non farebbono dipendenti dalle mutazioni dell'aria. Nel 1732, dall'imo fondo del Lago, l'indiavolato vapore cacciò fuori a più ciie centocinquanta piedi d'altezza pezzi di tofo , e di vera lava; io ne ho veduto in cafa del prelodato Amico. Quelle lave appartengono certamente a conflagrazioni profonda- mente fepolte non folo fotto agli fmottamenti accidentali di balze 0 ripe , ma fotto alle radici degli alti colli di que' con- torni , dove alla fuperficie nemmeno un faffo vulcanico fi ri- trova . Le radici poi di que' colli, o petrofe, o galedrine che fieno, hanno manifefta origine dalle depofizioni d'antico Mare. Refterà a deciderfi da'Maeftri in Cofmogonia, fé le conflagrazio- ni v'abbiano preefiftito alle depofizioni marine , 0 fé parte di codefte abbia , per un proceifo della Chimica Natura difficilmente indovinabile , potuto cangiarfi in lava , ftandofi cosi profonda- mente fotterra . Comunque fia dell'origine ed epoca loro , 0 fi voglia dirla rimotiflìma e nafcofta nel bujo de' tempi favolofi , o fofpettarla più vicino ai di noftri ài quello che molti penfa- no , certo è , che dall' imperverfato bollicarne furono fcagliati con grand' impeto pezzi di lava voluminofi , duri, e pefanti. Quelli ch'io ho efaminato alla Rocca-San-Felice aveano più fomiglianza colle produzioni de' Vulcani fpenti dell'Agro Roma- no , che con quelle del Vefuvio o del Monte Volture , tra i quali preflb che a eguale diftanza giace il Lago d'Anfanto . E' men raro fenomeno che la collera del bollicame fcagli violente- mente in aria degli fpicchj di tenace melma , e li mandi fu i campi che ftendonfi di fopra delle balze , fra le quali elfo è fprofondato . Le Mofete foffocanti non fono rare ne' luoghi vicini , ed è particolarmente conofciuta una caverna preflb alla Terra di Pa- lo, dove l'emanazione , per quanto dicono, è fempre collante. A Montecchio , preflb il Cartello dove rifiede il Feudatario , poco lungi dal Lago , fcaturifcono acque che conducono petro- lio, «EH i6o |[3» Uo , e nel Tenere di Fricento , di Grotta-Miranda , di Monte Mileto , e d'altri luoghi fituati fuUa medefima linea fubapennina , fono copiofamente fparfe le Moje, o pozzi da fale. Molti analoghi fenomeni fomminiftra 1' Orittografia delle regioni à' Italia più vicine a noi , come molti ve ne hanno in altre parti del Mondo , dei quali preffo gli antichi Scrittori non trovali fatto il menomo cenno . Io non vi parlerò ora né de'. luoghi voraginofi d' Apfcheron fui Gafpio , già vifitati dal Kemp- FERO , che vi s' ebbe a fprofondare , né de'Macalunti d' Agrigento in Sicilia, né d'altri fomiglianti teatri di naturali meraviglie che trovanh in terre lontane . Mi riftringerò a darvi breviffimi cenni di quelli che fi trovano alla noftra portata . Di codefto numero è la Salfa di Safluolo ne' Monti del Modanefe, già il- luftrata dall' immortale Vallisnieri Padre , ma che meritereb- be vi foffero fatte nuove ricerche da qualche Naturalifta che po- tefle trattenervifi lungamente, e farle andare d' egual pafTo colle offervazioni meteorologiche; giacché non v'ha più dubbio , che colio flato dell'atmosfera non abbiano una ArettifTima relazione per la mafTuna parte i fenomeni , che in fiffatti fvaporatoj del Globo noftro fogliono farfi vedere . La Salfa di Safluolo , che occupa il centro d'.una fquallida e Aerile pianuretta in vetta a un colle formato di fango argillofb, e di ghiaje eruttate , è un tumoletto talvolta non più alto che mezza pertica , ed è tal- volta una buca , che fi profonda fenza fponde prominenti , a foggia di cratere poco più che due piedi largo all'imboccatura. Vi gorgoglia dentro continuamente una brodiglia cenerognola bollendo a freddo ; e non di raro efla vi fa eruttazioni violente , fopra alle quali fi accendono fiamme di breve durata , o fcaglia melme, e pietre fino a quaranta braccia d'altezza. Un intenfo puzzore di zolfo precede corali eruttazioni . Poco lungi di la fi trovano i pozzi di petrolio del Monte Zibio , e non guari più . oltre , fu la medefima linea , quelli del Parmigiano , prefib a quali fono anche voragini fangofe , e pozzi di fale . Confimilc fenomeno fi oflerva a Querzola ne' Monti di Reggio , dove non da un folo , ma da parecchi crateri , per di fotto comunicanti fra iè, vedefi gorgogliare a freddo la mota ; lo fleflò fi trova an- che «sii i6i 113» EL MARCH. ANTONIO CARLO DONDI OROLOGIO ( LETTO IL DI XIX^ CENNAJO MBCCLXXXVL ) X* Ino dall'anno 17&0. fònomi io impegnato con il Pubbli- co, col rne22o di un mio Prodromo , di dargli la Storta Natu-^ rale de Monti Padovani . Alcune eventuali combinazioni mi fe- cero a vicenda abbandonar quel lavoro , e ripigliarlo parecchie volte ; e per non parere del tutto dimentico dell' aflTunro impe- gno , ho voluto dare in quello intervallo di tempo qualche cofe- reila , che fi atteneflè a quel propofito . Fino d' allora , fecon' dando quell'oggetto medefimo, aveva io di già rammaflàto mol- ti Foffili ào" Colli Euganei , per formarne un Gabinetto Naxiona- le; la Dijìribuzione Metodica de' quali aveva io promeflb di dare nel fine di quella Storia. Ma nella tardanza di quel lavoro, al- cun foUecito Amatore di fimil genere di ftudj mi ftuzzicò con qualche premura , eh' io volefTì intanto anticipare quel promeflb Catalogo^ giacché mi ritrovava a buon termine dell' avere con metodo diftribuito , come mi conveniva di fare , nel mio Gabi- netto le cofe raccolte ; ciò ch'io ho fatto appigliandomi al Si- Jìema Mineralogico di Walerio , che mi parve il più oppor- tuno per l'apparato di un Gabinetto , feguendolo per Claffi , Ordini , Cep^ri, , Specie ,^ e. Varietà . Noa Rìi parve per verità cos'i 'm lós 113» cos'i fuor di tempo , e dì luogo la richieda , che mi fi faceva , ch'io non doveffi averla In gran conto. Perchè volendo io pure aderire alle brame altrui , e foddisfare in qualche parte all' im- pegno mio , lio formato la Dijìribuz'tone metodica , e ragtoìiata- delle Produxioni Foffil't de Momi Euganei , eh' io amo chiamare con più breve denominazione Littologia Euganea , che è quel- la appunto j Dotti Accademici , eh' io vi prefènta in queft' oggu CLA- «£11. i66 \^ CLASSE PRIM A. LE TERRE. Ordine I. Le Terre solubili ... T^/r^ macya. Wal. Ord. L. Genere I. Terra vegetabile . . . Humus. Wal. Gen. I. Specie I. Terra nera , comune y campeftre . . . Humus atra. Wal. Sp. i. Specie 2. Torba . . . Humus fibrofa combujììbtlìs , Cef- pes. Wal. Sp. 7. Quefta Torba ^ non per 1' addietro conofciuta negli Euganei,, io l'ho ritrovata fpecialmente nelle Valli di Galzignano ,. di S. Bartolommeo , di Val/ànzibio ( Val S. Eufebio ), e di Lifpida ; ed in tratti ben lunghi , ed eftefi . Effa è di un colore bruno- nero; più leggiera della terra ordinaria; feccata all'aria abbru- cia nel fuoco ottimamente , efalando però un po'^ di odore fpia- cevole . A tempo più opportuno vi darò , Signori , una breve- ftoria di quella Torba j e degli efperimenti , eh' io, vi ho fopra inftituiti . Gen. IL Terre calcaree . . . Wal. Gen. II. Creta. Spec. i. Creta friabile , e compatta . . . Creta coha- retis ^ folta a. Creta alba, Wal. Sp. p. Quella Creta ^ che volgarmente viene conofciuta fra noi fotto il nome di Scaramo^ non ritrovafì cosi frequentemente alle fom- mith de' Monti, ma bensì ne' luoghi baffi , e vallivi ; e fpecial- mente in que' luoghi dove il terreno moftra un' origine preflbchè marina . Affai di fovente vi fi ritrovano chiufi in quefìa Creta. compatta de' piccioli fruftuli di Selce. Spec. 2. Creta pulverulenta, bianca, leggera .. ^^/«ncw Mhjeralis .. Wal. Spec. 11. Ritrovai di quefta Creta putverulema m varj luoghi de' Mon- ti Euganei, come rimpiattata in buche . Una di quelle buche fi offerva nella via montuosi , che conduce alla fommita di Teolo, , cacciata nella falda del Monte , che guarda il Po- nente-, «SII 167 .|(3& nefì.te , alta all' in circa fette piedi dal livello della flrada me- dfifima: il fuo diametro è di oltre dieci piedi, e s'interna appa- rentemente molto nelle vifcere del Monte. Ordine II. Le Terre teììaci... Terra te»aces. Wal Ora, U. Csa, I. Le Argille . . . ArgilU . Wal." Gen. V. Spec. I. Argilla rozza. . . Argilla vitrefcens ^ rud'ts ^ ri- m:s fuh exftccafioNe inórdittatis . Wal. Sp. 16, Varietà, a. Argilla volgare, bianca, b. Argilla volgare, cerulea, e Argilla volgare, cinerea. Quelle Argille ritrovanfi frequentemente in tutto il Piede- monte di quelH Colli, fcavando il terreno a piccoliflima profon- dità ; e fopra i Colli medefimi vi fono dei lunghi tratti di que- fte Argille, che non fono atte ad alcun ufo. d. Argilla volgare, giallo-roflìgna . Quefta è quella, di cui fi fa maggior ufo per la fabbrica de* mattoni, e delle tegole. •Spec. 2. Argilla de Vafaj . , . Argilla Tejfttlaris. Wal» Spec. 18. Molte cave vi fono di quefta /pecie dì Argilla ne' noftri Monti, ma fpecialmente ne' Colli di Efte, e di S. Pietro Mon- tagnone, capaci di provedere tutte le officine de'Vafaj della Cit- tà, e del Territorio noftro. Gen. II. La Marna . . . Mm-gte, Wal. Gen. VL Spec. I. Marna Argillacea . . • Marga argillacea , lu- brica , friabilis , plajìica . Wal. Spec. 3 o. Quantunque non abbondantiffime , pure in molti luoghi degli Euganei ritrovanfi delle Marne; e quefta noftra prima fpecie ri- trovafi fingolarmente nei Colli di Efte , dove viene anche im- pregata in una fabbrica di belliffime terraglie. Spec. 2. Marna Cretacea . . . Marga cretacea , inqt&- nam. Wal. Sp. 32.. Se ne ritrova al Trefto , a Lozzo , a Galaone . Spec. 3.- Marna Tofacea . . . Marga indurata j fiJJHìS^ friabilis. Wal. Spec. 34. Ne' Monti preflb Teolo , nelle Appendici del Monte della Ma* don» «eli i<58 113» donna , ed in molti altri luoghi ancora ritrovane de' lunghi tratti , fuperficiali , di quella Marna , che nella frattura dividefi in iftrati. CLASSE SECONDA, Le Pietre . . . Laptdes. Wal. CI. IL Ordine L Pietre Calcaree... I-^j/'/Vw calcarei. Wal. Ord.L Gen. L Calcarea rozza .... Calcareus rudis . Wal. Gen. XI. (A.) Spec. I. Pietra da calce . . . Calcareus folìdus partt- culis hnpdpabilibus , & indiJì'mÙis . . . Wal. Sp. 4p. Delle intere Colline fi veggono formate di quefta pietra - Principiando a cagione di efempio alla Bajìiglia per la Collina detta 5". Giacomo ( che è 1' ultima di quella catena verfo i Monti Vicentini ) , e progredendo per le FraJJtnelle , Cereo , Cafterotto , e tutta quella giogaja , che conduce alle falde di Rovollone , non ritrovafi , che un ammaffo di Pietra da calce , quivi detta comunemente Scaglia . Da tutti quelli luoghi , e da altri ancora fi trae la pietra calcarea per farne Calce , che rie- fce bianchilTima , e di ottima qualità. Varietà, a. Rofla. b. Bianca. Quelle due varietà fomminiflrano la miglior calce ; e diflin- tamente la prima. e. Verde, d. Bigia. Si ritrovano quefte per lo più vaganti ; alcune volte , ma non COSI di frequente , ritrovanfi incamerate fra' ftrati della calcarea bianca. Somminiflrano una cattiviffima calce. Spec. 2. Pietra da calce, rofsiccia,granellofa,fcintillante. Calcareus granulis denfus ^ particuUs micaìiti- bm immixtis . Wal. Spec. 50. Ritrovafi fempre accidentale, e vagante, e non è d'alcun ufo. Gen, '.«^ Gcn. 11^ Pietra Calcàrea fufcettibile di politura. Marmo. Calcareus pnlitmam admitfens , Wal. Gefli XI. (B.) Spec I. Marmo variamente colorato. Marmar diverfts colonbui varìegapHm . Wal. Sp. 57. Varietà, a. Giallo- venato , variegato, con 11 , . criftallizzazione fpatofà , di S- ^ t V A • tenitura finiflìma. . -> . J h. Giallo - venato , dendritico . ■. ") e. Cinereo-fofco ■d. Bianc© - pallido , venato , e maculato di nero ... e. Bianco-giallaftro , con qualche dendrite .,.,,. ^ . f. Giallo- dilavato . ^ ... 1 g. Cinereo -ofcuro , maculato di j nero .......> v h. Cinereo-venato , dendritico. . J i. Palombino , dendritico . . » 1 ì. Giallo-venato, variegato. . . j m. Bianco - pallido , venato di - giallo ....... n. Cinereo maculato di giallo-oA ■curo, e nero ..... o. Giallo con venatura rofla. . r di Arqu»-. Fontana-fredda» di RU2. di Cai to -freddo J preflb Bajamonte» p. Bianco-pallido, dendritico . . ì q. Roflb amandolato . . . . | r. Verdolino-bianco ...../ di - f. Bigio con venatura nera . . r Gaizignano» t. Bianco - fudiccio , maculato di j giallo J Tutte le fopraccennate varietà di marmi fono fufcettibiii della più bella politura. Vedefi un faggio del nurmo giallo -ve?iatO) dendritico di Arqua nella Chiefa Parrocchiale di quel luogo Y fteffo. «eli 170 ii3s> fteffojdove ne fono formate quattro piccole colonnette, che ador- uano il Tabernacolo dell' Aitar Maggiore , di che niente può vederfi in tal genere di più nobile , e dilicato . E nella Chiefa Parrocchiale di Fontana - fredda vedonfi molto bene adoperati i marmi, ritrovati in que contorni, da un induftre Parroco di quella Villa. Peccato, che tante, e cpsi belle varietà di marmi non ritrovine fu quelli Monti, che in pezzi folitar) , e vaganti.' Se noi pofledelTimo le Carriere abbondanti di tutti que' marmi, certamente non avremmo che invidiare alle altre Provincie, co- me ce ne fan fede i faggi , che fatti fonofi di quelli colla poli- tura , e eh' io confervo nella mia raccolta . Il ritrovare tutti cotefti marmi folitarj , e vaganti fu quelli tioftri Monti Euganei non mi, farà però cosi di leggieri negare r efiftenza , o una traccia almeno refidua dei loro Filoni . Qua- lora io mi fo a confiderare. , che cotefti pezzi vaganti non ri- trovanfi fra loro confufi , ed indiftintamente in ciafchedun luogo , e figurati, ma fempre amorfi , e rozzi , e ciafcheduno in pecu- liar fuo fito , coficchè in Arqua non ritrovanfi i marmi di Galzignano , né quivi que' di Fontana-fredda ; mi è pur meflie- ri il credere, che in quelli .luoghi medefimi riconofcano la loro culla , né fieno flati trafportati da lontane Regioni per farne ufo fu quelli Monti , come avrebbe voluto taluno pur crederfi . E fé nel difotterramento di antiche fabbriche alle radici di quelli Monti ritrovanfi bei marmi lavorati, io non vorrò gik per ga- la , o per accrelcere lo ftupore Jiel volgo , fuppor venuti d' Ol- tramonti,e d'Oltramare que' marmi medefimi , de' quali ritro- vo identifici faggi fu i noflri Colli . Io crederò piuttoflo , che e molte di quelle cave fienfi dagli Antichi efaurite , e molte per la barbarie de' tempi venuti dopo ritrovinfi neglette , e fe- polte fotto molti piedi di terra, e foriè dove meno fi crede , e molte abbiano feguito tutte quelle circoflanze , che veggiamo efler nate da tante mutazioni occorfe fu i Monti in lunga fe- rie di anni . Forfè non è fuor di ragione il fofpettare , che le grandiofe conflagrazioni, che veggiamo fuccefle in quelli luoghi, e delle quali rimangono tanti vefligj , poflano eflèrne non ulti- ma caufa. I fuochi fotterranei non potrebbero per avventura avere par- m 171 1(3* parte calcinate, parte fondute di quelle cave; e le gagliarde efplofio- ni cacciati in aria i croftoni più efterni , e gittad qua e la de' frantumi di varie grandezze, ed efl'er quefli que' pezzi ftelTi foli- ur; , e vaganti , che tuttora fi ritrovano ? Certo è che quefti ritrovanfi il più fovente in luoghi decifamente Plutonici , liceo - me a Galzignano , a Bajamonte , alle falde di Rua , ed altrove . Ma le mie idee fopra ciò più diffufamente vi dichiarerò, Signo» ri, qualora vi parlerò, come penfo di fare in altra occafione , della Vulcaneita di quefli Monti. Gen. III. Gli Spati . . . Spathum . Marmar Manllicum . Wal. Gen. XII. Spec. I. In hm.mQ...Spathum lamellare. V^aX. S'p. 6 1» Spec. 2. In criftalli . . . Spathum cy-jìnìlixamm . Wal. Spec. <^5. Varietà . a. In Piramidi a fei facce . . . hexangulare pyram'tdalc . b. In Piramidi duplicate ...bexaììgulave pyramida- le duplicatum . Si ritrovano frequentemente quefti Spati nelle cave della pietra calcarea, alla quale fono aderenti in belliffimi gruppi. Gen. IV. Pietre Geflbfe ... Gypfnn. Wal. Gen. XIII. Spec. I. Alabaftro ... Gypfum particutis m'mimìs , pu}j- óìtilis n'netis , polituram aduìir- tetts. Wal. Sp. 6y. . Varietà, a. Cinereo-fofco . b. Variegato. Ne' luoghi , ove fono le Acque Termali , e particolarmente ad Abano, ritrovafi quello Alabajlio .. Egli è fufcettibile di po- litura, ma non ha alcuna trafparenza. Io ckii^mo Alabajìro que- lla pietra , che formata viene dai fuccelTivi depofiti delle acque Termali ; e perchè , oltre le depofizioni calcm-ee , ve fé ne aggiungono di faline ,6 1' interpofizione dell' ac'tdo 'vitrw/ico , e perchè fembra, che i Littologi vogliano convenire in quefto , di denominare Alabajtri quelle pietre , che formate dalla fuccefflva depofizione dell' acque, portano coftantemente nella frattura , e nella politura l' impresone di quella depofizione fteifa in fìrie parallele , ed ondulate . Y 2 Spec. 2. «ir 172 [i^ Spec. 2.. Pietra Epatica . . . Gypfum temura Irreguiarty, facte fpatJjofa , friciìone fcctidum^. Lapis hepaticm. Wal. Sp. 7^. Quefta pietra ritrovafi, non molto frequente, accidentale, va» gante nel Monte detto MnJpìto^ alle falde di Zemola, a Lozzo, a Bocon. Ord.. II, Pietre Vitrescenti ». . Lnpides vìtrefcentes . .: ; Wal. Ord. II. Gen. L Quarzo ...... ^arzum. Wal. Gen. XVII. Spec. t. Quarzo criftallino...- j^/TKzww yò//W«^>w, /jf/- luctdum. Wal. Sp. p5. Quefto ^ttrzo ritrovafi in piccoli criftalli ahbondantiffimo Heir impafto. particolarmente, del P/audo-gra7tho y di cui più fotto farò parola. Spec, 2. Quarzo (oììào .^.^ar%um folidum ^opacum ^ durìjfimum , aqueolaSieum . In raoltiffimì luoghi di quefti Colli ritrovanfl di quefti .^/ij'. xJ, raminghi , e folitarj ;. e. fmgolarraente né torrentelli mon- tani.. Spec. 5. Quarzo criftallizzato . ., Dr«/^ quarzofa ..l Wal.. Sp. 1.01.. Specialmente nelle ceneri Vulcaniche di Galzignano , e a Ba- jamonte fi ritrovano, de belliffimi , e brillantiffimi gruppetti di eriftalli di Quarzo poUiedri , Gen. II. Le Selci ... SHices. Wal. Gen. XX. Spec. I. Pietra, focaja... 5];/fi«/^«/rfr/»j. WaL.Sp. 117. yarieta. a. Rofla.. b. Gialla.. e. Nera., d. Variegata.. Negli ftrati della' Pietra calcarea, fon» frequentiffimi ne'noftri Euganei Colli akuni ftrati di Pietra focaja. Molte di quefte fi ritrovano in grandi Noccioli di figura per ordinario sferoidale de- prefla, incamerati nella calcareo^ e qualche volta vaganti. Qua^ iora ritrovanfi ftratificate con b.. calcarea j mantengono, fempre k- €0 lei il parallelifmo ^ Spec. 2.. 48n 173 fi» Spec. 2. Agate ... SHìus Achatìnì. Wal. (C) Varietà . a. In lamine . b. In nucleo. Si ritrovano anche frequenti le^<7r?, si in lamine, che in nucleo; ma queiT^e appartengono tutte alla fpecie delle ^g^(e Calcedonie, Achates vi» pellucidus , nebulofus , colore grifeo mixtus . Chalccdonius . Wal. Sp. 128. Sopra un Colle detto Monte Olivetto , o Monte del Boldh , nella Villa di Teolo, ritrovanfi le Agate per lo più in lamine, Qi-iefle lamine fono groflblanamente rettangolari , di tre , o quat- tro pollici di lunghezza, di un pollice, e mezzo circa di larghez- za, e di due linee, 0 tre di groflezza. Le Agate in Giudeo fi ritro- vano più facilmente a Galzignano ; ma fono quefle d' ordinario cosi irregolari , che non fé ne potrebbe trarre alcun partito , vo- lendole ridurre a politura . Si ritrova ancora alcuna volta qual- che piccolo 7iucleo di Agata colorata , ma rarifTimo ; ed a me è avvenuto di ritrovare una grofla lamina di Agata fìriata , e va- riamente colorata , con fopra un belliffimo , e fpefilflìmo aggre- gato di criftalli di quarzo piramidali efaedri. Spec. 3. Pietre Silicee ... Petroftlices.. Varietà, a. Con criftallizzazioni quarzofe. b. Variegate. Io riduco 3 quefta fpecie , e fotto quefte due categorie , . mol- te varietà di pietre dure , che folitarie , e vaganti fu i noRri Colli ritrovanfi. Sono tutti fdicee ^ ma affettano raoltilTune varia- zioni; e nello fteffo tempo variano in cosi piccole cofe , e cos'i po- chifTimo elfenziali, che troppo impazzamento farebbe il volerne- fere altrettante varietà feparate- Gen. III. Diafprl ... Jafpides. Wal. Gen. XXL Spec. .1. Diafpro di un fol cqÌoxq ... Jafpis particulis fubtilijftmis ^ unicolor . Wal. Sp. 1 37. Varietà, a. KofCo, .. Lapis fanguinalis. Wal. Sp. 1^7. (e) Ritrovali quello Diafpro di un roflb ofcuro fui Monte diRua; altrove non mi è avvenuto di ritrovarne. Spec. 2. Diafpro variamente maculato. .//r^/'j /)/z>7-;V«/rf fubfilijftmis , fetida , variegata . Wal. Sp. 138. Io «SII 174 1(3*- Io affoggetto a quella fpecie tutti i varj Dlafpri , che ritro- vanfi vaganti fui Monte Venda, Rua, Monte Koflb , Galzigna- no , Lozzo , ed altrove , non ritrovandofene , per cos'i dire , due TqIì pezzi, che non differifcano in alcune macchie fra loro . Spec. 3. Pietra Nefritica ... Jafp'ts umcolor-f partkii- lìs fubt'tUJJìmìs 'u'tfu , Ó" attaSlu pinguis , diiriis . Lapis Nephrhicus . Wal. Sp. 140. Varietà . a. Verde-ofcura . . . Oh [cure •vmdefcem . Lapis Amazofiius . Wal. ( e ) Sul Monte detto Muffato , ed alle corte di Galzignano fol- tanto ho rifcontrato quefta pietra vagante. Ord. III. Pietre Fusibili ... Lapides fuftl/iles . Wal.Ord. III. Gen. I. Pietre Zeolitiche, Bafaltine. Lapides Z solitici Baf aitici . Wal. Gen. XXII. Spec. I. Zeoliti cn^3.\WzT2.tQ „.Z eolites crfjìallizatus. Wal. Sp. 1^6. ... Radiis in fonnam globofam concurreiitibus .{f^ In moltiffime fpecie di quel Pfeudo ■ granito ^ o Granitello ^ che volgarmente fra noi vien detto Mafegna , ritrovanfi Zeoliti cri- /?/7//:?3;^re,ma per l'ordinario piccoliffime . Se ne rifcontrano piut- tofto di belle in alcune Scorie Vulcaniche , come io ne ho raccol- to in una bafla giogaja, che eftendeh a guifa d' Iftmo tra Baja- monte, e Rua, dove tutto il cammino è ingombrato da frantumi di Lave, materie fufe, e mezzo -vetrificate. Spec. 2. Bafalte fpatofo . SckòrI. ... Bafaltes fpatofus , planis cubitis , vel rhomboidalibiis jìitens . Wal. Sp. 145!. Varietà, a. SckòrI nero. b. SckòrI bianco.. Nel fopraccennato P/eudo- granito fi, ritrova frequentiffimo lo Sckod nero in piccole laminette per lo più paralellepipede , ed al- cuna volta in piccolifTuTii cubetti . In alcuni impafti Vulcanici però rifcontrafi di quefti Sckorli il lamine maggiori , e che fi sfogliano in laminette minori . In poca diftanza del Monte Sie- va ( fra la catena de' Monti di S. Pietro. Montagnone) evvi un piccolo •mi '75 US*» piccolo Coilicello quafi del tutto ifolato, (fé non che G attacca preflb alla eftrema fua bafe col Sieva fteflb , e con li Colli di 5. Bartolorameo) detto il Monte di Magro. Quefto Colle niente altro è y che un ammaflò di dura Scoria Vulcanica , di materia tutta foracchiata, e che deve naturalmente i fuoi natali a fian- chi di Sk'v^, che fi fccj-gcttio aperti da antico Vulcano , e tutti abbruciati. In tutta la materia componente quefto Colle, dovun- que io l'abbia cimentato, ho ritrovato lo Sr^óV/ w^ra abboadantif- fimo, in bei paralellepipedi. In alcuni pezzi di quella Scoria da me fiaccati ve ne ritrovai , che aveano un pollice , e mezzo di lun- ghezza, uno di larghezza, ed un quarto di pollice di groflezza . Quelli fi sfogliano poi in fotti liflime lamine più fragili di un fragiliffimo , e fottiliilìmo vetro. Lo Sckiirl bianco l' ho ritrovato in una fola fpecie di duro impa- fto Vulcanico, compattiffirao, di colore ofcuro-giallafiro , alle fal- de del Monte Rua. Spec. 3. Bafalte crlfiallizzato colonnare ... Bafaltei figura col twin /ir j -, lateribtis inordwatis ^ cry- Jìalliz.ntus. Wal. Sp. 150. Avendo il Walerio , che propofto mi fono di feguire in quefta DiJlribux.ione metodica de Fojfili dei noftri Euganei , po- llo a quefto luogo nel fuo Siflema Mineralogico l' Aggregato colon» tiare della Strada de Giganti d' Irlanda , coiivien pure eh' io egual- mente vi ponga gli Aggregati colonnari di Monte Roflb , e le co- lonne di Caftel-nuovo . E tanto più ciò mi conviene di fare , fe- guendo quelle tracce , che tutti li Viaggiatori oflervatori , e fin- golarmente il celebre , e dotto Sig. Cav. GiovAMNi Strange , che tanto avanti fente nelle materie orittologiche , aflìcurano ef- fere quefte colonne bafaltine di Monte Roflb fimiliffime , e nell* impafto, e nella maniera di criflallizzazione a quelle d'Irlanda . Ma ciò però io faccio, a confeflare la fchietta verità , alquanto di mal animo, fembrandomi a buona ragione , che quei Bafalti colonnari fi fteflero meglio riporti fra le Vulcaniche , anziché in quefto luogo. L' impafto di quelle colonne, che formano le tra ferie colonnari al mezzodì di Monte Roflb , fembra certamente formato di materie, che abbiano fofferta gagliarda azione di fuo- co: «eii ^7^ n^' co; ficcome tutto quel bicipite ifolato Monte non altro prefen- ta, che i veftigj di grandiffime conflagrazioni . E molto più mi ftuzzica a quella opinione , di ripetere da' Vulcani que Bafalti , l'averne io raccolte undici varietà intorno a quefti luoghi me- defimi, il di cui impafto non potrebbe non riconofcerlo per Vul- canico il pili novizio Lirtologo . Ma di ciò bafta ; che non è ora qui rnio propofito l'entrare in fimili difcuflioni . Ord. IV. Li Sassi ... Saxa. Wal. Ord. V. Gen. I. Safli compofti . . . Saxa mìxta . Wal. Gen. XXVI. Spec I. Granitello, Pfeudo-granito , Mafegna. Quefta Pietra forma quafi la intera oflatura de' Colli Euga- nei , detratte le Colline calcaree . EfTa è tanto varia , che non fé ne faprebbe determinare una vera caratteriftica denominazione . Fu detta Grani f elio ^ e Pfeudo-granito-^ volgarmente fra noi dicefi Mafegna . Sembra , che a lei fi pofla , per approflimazione alme- no , in vifta di molti componenti , applicare la denominazione di Gronstedt. 270. Saxum compofttum feldfpatho , mica , & quarzo , quibus acciden- taliter interdum horiiblende , fìeatites , gritnates , (y bafaltes im- mixti fiiìTt . E' facile il ravviarvi per entro delle crifìallizztizionì quarzofe ^ e frequentemente alcuni punteggiamenti neri, che parrebbero , co- me parvero ad alcuni , crifìallizza%io7ti di ferro ; ma che bene efaminate, non fono che laminette, o cubetti di fckórl ^ che co- me ho detto poco avanti , ritrovanfi in quefta pietra , in figura ora di paralellepipedi , ora di cubi, ora di romboidi ec. Vi fono Granitela di un bianco -fudiccio^ di cenerognoli , di ci- nereo-nerì. di rojjlcci , di giallo-pallidi , e cos'i variano di Cava in Cava-^ e non di rado avviene , che nel luogo fteflb fé ne ri- trovino a piccole diftanze de' fvarianti . Alcuni duriffimi , ed in- trattabili dal ferro; altri men duri ^ e fono i più comuni ; ed altri finalmente fi sfarinano affai di leggieri , e fembrano di un impafto qualche volta ocraceo ; e quefti portano ordinariamente molta mica bianca , e non di raro della mica gialla , fìmile ad altrettante pagliucce d' oro brillantifllme . Tutti quefti Granitelli , dal friabile , e farinofo fino al più duro , e compatto , vanno prò* m ^77 f(8» progredendo cosi lentamente , e con variazioni cosi leggiere " che a mala pena diftinguere fé ne poffono le tracce ; ed aflorchè rimarcafi in fra due alcuna variazione fenfibile, già fé ne poffono annoverare due, o tre d' intermedj . A un di preffo in ciafchedu- na fpecie rimarcafi il quarzo^ il feldfpato ^ k tnica ^ lo fckbrl^ la terra argtUofa , l' ocracea ; ma in ciafcheduna con ifvariate pro- porzioni . In alcuni vi fi ravvi/ano delle Zeolttì ; e quelle pure in alcuni fpeffiffime , in altri rariflìme . Lo fteflb dir fi vuole an- cora de' veftigj di fuoco , che fi oflèrvano in quella pietra . Si parte da alcuna fpecie di Gramtello , che fembra tutto opera del fuoco, e fi va per gradi infenfibili a perdere ogni traccia d'igni- zione . Non credo imprefa cosi facile, almeno per me, il tener dietro efattamente a tutte quelle variazioni , e formarne di ciaf- cheduna una fpecie feparata. Ed io credo, che la Natura medefima fi prenda giuoco delle ClaJJìficaxtom de' Littologi , ponendo loro fra le mani ben di fovente all' impenfata alcune produzioni, che hanno in fé caratteri appropriahili a due, o tre generi differenti, ma a neffuno appartengono decifivamente , per le quali converrebbe for- marfi fubito ordini , e generi nuovi , e feparad . Per lo che ben fi vede , che dobbiamo effere affai contenti , fé poffiamo claffifica- re all' ingroflb per ajuto della debile nofira memoria : ma effere inutile fatica l'oftinarfi a voler dividere con giufia precifione tut- te le produzioni della Natura in Claffi , Ordini , Generi , Spe- cie, e Varietà ; mentre ciò è lo lleffo, che volere imponere alla Natura que' limiti , e confini , che non fono che nel corto noflro intendimento. Io mi contenterò di dividere i Gr^wV^//», o Pfeu- ào-gramù , o Mafegne , che dir li vogliamo , in cinque fpecie alle quali ridur poi fi poffono tutte le variazioni. Spec. I. Di teff:tura farinofa, con mica, e terra ocra- cea. Spec. 2. Di teffitura più compatta, ma friabile. Spec. 3. Di teffitura compatta , e folida , fenza vefti- gj di fuoco. Spec. 4. Di teffitura folida, con veftigj di fuoco. Spec. 5. Di teffitura folida, con marche decife dell* ignizione . Z Molte m 178 j!3» "Molte fono le Cave di quella pietra ne' Monti Euganei , dalle quali fi eftrae per farne ufo, e dì felciati , e di gradini da Sca- la, e di Colonne , e Pilaftri per le più folide fabbriche . Le prin- cipali , e migliori , e più refiftenri alle intemperie fono le Cave di Monfelice, Lifpida , Monte Merlo , S. Pietro Montagnone , Monte RoflTo , che fono tutte per la maggior parte appartenenti alle due ultime fpecie, con alcune però intermedie varietà. Vi fpno molte altre Cave ancora, ma di qualità più inferiore. Gcn. IL Saffi aggregati . Breccie ... Saxa aggregata-Waì. Gen. XXXI . Spec. I. Breccia arenaria ... Saxum petrofum arenar ium fragmentts lap'idh urenarù compofìtum. Wal. Sp. 217. In moltiffimi luoghi ritrovanfi , accidentali , e vaganti , quelle Breccie , che tra loro formano preflbchè altrettante varietà , quan- ti fono, per cos'i dire, gi' individui. Spec. 2. Breccia filicea ... Poudingue ... Saxumpetrofum , filkeum , diverfis ftlicibus concretu m Wal. Sp. 220. Singolarmente a Torreglia ritrovafi quella Breccia^ che è bel- liffima. Eflfa è di un colore violaceo-ofcuro , e racchiude delle fel- ci , della groflezza poco più poco meno di un grano ordinario di fava , di figura irregolare, di un bel colore giallo carico , che forma un belliffimo contrappoflo , Quelle felci fono tutte circon- date da una linea di Spato calcareo crifiallizzato, che fembra co- me loro formare una brillante legatura . E' fufcettibile quella Breccia di politura , ma fi perdono in allora i bei cerchietti fpatofi . CLASSE TERZA. Le Concrezioni ... Cowcre^tf . Wal. CI. IV. Quella nollra Terza Clafle è la Quarta di Walerio ; ma ciò è perchè nella Orittologia de'nollri Monti , almeno per quanto è noto fino al giorno d'oggi , non abbiamo di che formare la ài lui Terza Clafle. Qiiella comprende le Miniere ^ ed / Metalli-^ ciò «è!I 179 113» ciò di che noi fiarao privi . Un po' di avena ferrea in qualche luogo , ed incerta , dell' Ocra Marziale nella compofizione di alcune pietre, un po' di rttgghie ai ferro in alcuni Granitela y non fono oggetti baftevoli per formare una ClaJJe. Ord. I. Corpi indurati .. Indurata ...Pori ... Wal. Ord. I. Gen. I. Pori Ignei ... Wal. Gen. LX. Spec. I. Ceneri Vulcaniche . .. Porus igneus arena- rius . Wal. Sp. 407. Si veggono lunghlfsimi banchi formati dalle Ceneri Vulcani- che, /pecialmente in una Vallata, detta Schivanoja. A Pendife ^ a Galzignano^ a Rua^a. Baon , ed in molti altri luoghi ancora fi ritrovano di fimili banchi , e la terra ordinaria che forma il fuolo , è tutta cenere de' Vulcani . Quelli banchi prefentano all' efterna fuperficie un croftone, il quale è friabile , poi rifcontrafi la cenere farinolà, che va viavia impetrendofi verfo il centro ', ciò che farà forfè l'effetto di acqua pofteriore . Stropicciandone fra le dita efalano quelle ceneri un odore quafi emptreumatico , coficchè potrebbero far fofpettare l'aggiunta di qualche foftaaza bituminola . Spec. 2. Ciottoli ferrigno-vulcanici lamellati. E' un oggetto ben intereflante la curiofità del Littologo la ftrana coflruzione di quelli ciottoli. La foftanza, di che fon com- pofti , non altro è , che un impaflo di quelle medefime Ceneri Vulcaniche, con alcune criftalliz'zaz.ioni ferrugmofe . Sono formati a llrati concentrici, a guifa di cipolla , li più ertemi de' quali fono friabili , e vanno poi indurandofi verfo il centro ; e per- dendo i veftigj de' ftrati , terminano in un durilTimo nocciolo . Sembra che pofTano dovere la loro coftruzione ad un moto vor- ticofo del fuoco . PrefTo ad alcuni luoghi Vulcanici fi veggono delle Colline compofte tutte dall' ammaffàmento di quelli ciottoli ^ tale è Monte Cartello di Baon , il Monte detto del Boldìi preffo Teoloj un Colle nella falda di Bajamonte, ed alcuni altri. Spec. 3. Pomici ... Porus igneus^ lapideus, porofus ^ fì- brofus , levis , aquis innatans . . . Wal. Sp. 408. Querte fono rarifsime ; ma pure fi ritrovano qualche volta Alcune piccole Pomici chiufe in alcuni coaguli filicei. Z 2 Spec. 4. «II i8o 1^' Spec. 4. Scorie Vulcaniche. ChìarnG con qucììo nome molte varietà di foftanze, che aven- do Toffèrta una gagliarda azione di fuoco , fono ftate 0 del tutto , o in parte alterate , e foracchiate , ma che non vi ha alcuna ap- parenza per ragionevolmente crederle, o un impafto , ficcome i ciottoli^ dovuto agi' iftanti di que' terribili fenomeni, o un raf- freddamento di materia, che fatta fluida dal fuoco , abbia avuto alcun corfo , ficcome le Lnve. Eflendo moltiflìmi i luoghi Vul- canici negli Euganei, cosi moltiffime , e varie rifcontranfi , ad ogni paflb, le Scorie. In molte di quefte è dove foglionfi ritro- vare i più groffi criftalli di Sckprl , e le più belle Z eoliti. Spec. 3. Lave ... PoKKj igneus lapideus f^cie terrejìrìy mtt /coriacea , folidus . . . Wal. Sp. 405». Da qualunque lato rifguardafi quefto prefTochè triangolare am- maflb di Monti , fi ravvifano ovunque i veftigj di antichi eftin- ti Vulcani . Ed avanzandoli verfo il centro , ben fi vede , che Hna gran parte di que' Colli non fono , che tagli , e divifioni prodotte dal fuoco, e dalle fucceffive gagliarde efplofioni. Un oc- chio alcun poco avvezzo alle confiderazioni di fimill fenomeni non ritrova diffìcile il ravvifare le tracce delle correnti , ed il fiflare i luoghi delle avulfioni. Le Lave raffodatefi , dopo aver corfo in iftato di fufione , formano de' grandi tumuli, ed in al- cuni luoghi de' Colli interi. Alcune di quelle fi raffomigliano a Granitelli , confinando molto d' appreflb con la noftra Spec. 5. di quelli ; altre fono duriflìme , altre friabili , altre criftallizza- te , coficchè variano in mille guife . Io qui pongo le princi- pali varietà , alle quali con piccoliffime mutazioni riduconfi tutte le altre. Varietà . a. Cinereo-chiara , ftriata , con plccoliffimi punteggiamenti di fckòrl nero. b. Di colore ferruginofo , con piccoliffime, e fpeflilsime criftallizzazioni quarzofe , con piccole , e rare Zeoliti , con alcuna criftallizzazione ferrea, di mafia folida , e duri/sima . e. Di colore di porfido ofcuro , con piccole , e fpeffe «SII i8i \\S» é fpeffe Zeoliti , dì mafia follda J di tcA fitura uniforme. Ammette politura. d. Verde-ofcura , maculata di nero', con fpato calcinato , criftallizzazioni quarzofe , piccole lamine di fckòrl nero , piccole , e rare Zeoliti . Ammette beliifsima politura. e. Nera, con ruggine di ferro, fpato calcina» to, e poche Zeoliti. f. Simile, con poche, e bellifsime Zeoliti, e piccole criftallizzazioni quarzolè. g. Nera, di tefsitura compatta, ed uniforme^ con fpefsi punteggiamenti di criftallizza- zione quarzoià , con piccole, e Ipefle Zeo- liti. Ammette politura. h. Nera, criftallizzata , vitrea nella frattura, . fcagliofa, friabile, con fpato calcinato, e fpefle Zeoliti. i. Di colore ferruginofo , criftallizzata , nel- la frattura filicea , con criftallizzazione quarzofa , Ipato calcinato , e poche Zeo- liti . I. Variegata di bianco-fudlccio , e giallo, con minutifsime ftrie , con ocra marziale, rari criftalli di quarzo , terrea nella frattura , e fragile. m. Giallo-ofcura , criftallizzata , vitrea nella frattura, fcagliofa, ftriata, con moltiÉirae Zeoliti. Spec. 6. Vetro Fofsile ... Porus ìgneus , lapìdetts^ foli' dus^ vitreus ...Wal. Sp. 411. Lapis obfidianus Plinti. Varietà, a. Nero, b. Striato. Ritrovafi a Valfanzibio , Monte delle Croci ^ a Schivanoja, e fopra Teolo. Gen. II. Pori Acquei . . . Wal. Gen. LXI, Spec. i. «Il isi m ^ ' Spec. I. Stalattite ... StaìaElttes fpathofm^ folidus , figura diverfa ... Wal. Sp. 415). Varietà . a. Sqaaniofa . b. Striata. e. Di coni coerenti. In molti/simi luoghi fi ritrovano bellifsime , e curiofifsime fta- ì Attiri . Spec. 2. Tofo... Tophus Pol_ymorphus ,Y4d.\.S^. 42^. Varietà . a. Volgare . -^ Ritrovafi in molti luoghi degli Euganei . b. Incroftante. In tutti i luoghi Termali di quefti Colli , e fegnatamente ad Abano . }. j ^ s. 1.; e. Pififorme. N-elIe acque Termali di Abano, fimililsimi' a quelli delle acque di Tivoli ; che perciò da alcuni furono, come quelli, chiamati Confetti di Tivoli. Ord. lì. Corpi pETRiFiCATi ... Petrificata . Wal Ord. IL Gen. I. Vegetabili petrificati . . . Petrtficata vegetabdia . Wal. Gen. LXII. Spec. I. Piante petrificate ... Pctrificata vegetabdia Platitarum. Wal. Spec. 42?. Alle Terme di Abano ritrovafi una pietra , la quale fu da me fcoperto niente altro eflere , che una verifsima pianta pctri- ficata, Quefta petrificazione fuccede perennemente ; la quale non è già da confonderfi colla quotidiana incroftazione , che quivi pure fuccede, da me annotata nella feconda varietà dei Tofi. Di quella Angolare petrificazione io ne do la defcrizione , la fi- gura, ed una ragionevole Teoria all'Artic. III. del mio Saggio di Ojfervazioni Fiftche fatte alle Terme de' Monti Euganei, ftam pa- lo già qui in Padova dal Conzatti. Gen. II. Animali petrificati...Pe/^r/^r<7//? Atiimalìa. Wal. Gen.LXI V. Spec. I . Entrochi ... Entrochitce /Iellati . Wal. Sp. 4(5p. (e) Le petrificazioni animali cos'i comuni a moltifsimi Monti d' Italia, fono incognite affato fu i Monti Padovani, almeno fino al giorno d'oggi. Non altro abbiamo di quello genere, che gli Entro- m <8j 113» Ejitrocbi^ o A/ìèrìe colonnari nelle vìckianze di Galzignano , fo- pra una 61da di Venda, e in qualche altro luogo. Una fol voi- ta mi è avvenuto di rifcontrare in un pezzo di pietra calcarea informe , e vagante preflb la fommità del Monte , detto della Madonna , due Belemniti beoifsìmo conlèrvate . Quefto folo ., ed unico cafo non mi perfuade certamente ad enumerare nella LittO' logia Euganea le Belemmti; potendo accader facilmente, che noa altre fé ne ritrovino . Anche il Sig. Vandelli feri ve nel fuo Trattato de Therm'ts Agri Patavini Gap. I. pag. 4. di aver ri- trovato nella calcarea bianca qualche corpo marino , e fpecial- mente Y Echinum Spatagum del Linneo ; né fo che alcuno do- po lui più ne rilcontrafle : e ciò iàrù flato forfè jun cafo fingola- re, come le mie Belemniti. Ord. III. Pietre figurate . . . Lapides figurati , Lufus na-^ tura. Wal. Ord. III. Gen. I. Ltthotomt ., . Wal. Gen. LXXIV. Spec. I . Geodi . . . Mtitei terra vel arena mobili inclufa , Wal. Sp. 6ì6. (e.) Non molto frequenti fono le Geodi fu quelli Monti ; ma pu- re alcuna fé ne ritrova . Non ho mai avuto la forte di ritro- varne con entro il fuo embrione. Spec. 2. Uteri crirtallini *.. Lit botami fpharici^ ca* vitate latente^ cryjìallis adfixis j vel fé- paratis ornata. Wal. Sp. ^37. Si ritrovano frequentemente di quelli Uteri criftallini in va- r; luoghi, ma fpecialmente in alcuni banchi di Ceneri Vulcani- che. Sono quelle , dotti Accademici , tutte le Produzioni Fofsili j eh' io rinvenire ho potuto nei replicati viaggi fatti fui Monti Euganei. Nel peregrinar quelli Colli io ho pollo ogni diligen- za , onde niente mi sfuggifce; ma non per quello io vorrò te- nermi certo , che niente pure mi fia sfuggito : anzi ch'io fono d' opinione , che , o altre reiterate , e diligenti ricerche , o ac- cidentali combinazioni, ci faranno fcoprir nuove colè ; perlochè non crederò io già , che la mia Littologia Euganea fia verace- mente completa , ficcome veracemente completa non credo elTer- vcne véne alcuna . Lo fteflò Signor Walerio confeiTa, che In ogni nuova edizione del fuo Sìjìema Mineralogico ha dovuto fare e variazioni , ed aggiunte , per cognizioni acquiftate dappoi . Io mi lufingo, che nella mia Littologta tutto fiavi di ciò , che fi- no al giorno d' oggi è noto di quefti Monti; tutto ciò che in appreflb potrà fcoprirfi , farà facile cofa 1' aggiungerlo a que' luoghi, a' quali meglio fi credeiTe appartenere. ME- m 185 m MEMORIA DEL SIG. CO: SIMONE STRATICO Intorno ad un fenomeno della diffrazione DELLA Luce. ( LETTA IL DV XXVII GIUGNO MDCCLXXXV. ) JL e raddrizzamento dell' ombre anno luogo nello fteffo modo , e come fuccede, allorché fi opera fui raggio riiielib dentro la Ihnza dallo /pecchio alla macchinetta . 1 8°. Quando la luce del fole è affai vivace , e l' aria pura e fgombra da vapori e da nubi , tutti i fenomeni della diffrazione riefcono più diftinti e marcati . In luce tale le fimbrie colorite fono di tinte più forti e più fiaccate, e fcorgonfi da amendue i lati della macchia lucida con lo fteflb ordine di colori , princi- piando dalla macchia, fino a quattro ripetizioni. Le code di bian- ca luce fono più allungate da amendue le parti. L'ombre de'fi- li non fono mai equivoche o confufe. L'ombra raddrizzata nell' ultimo fuo limite è precifa e fen^a penombre . Anclie le dimea- fioni dell'ombre inclinate, ed orizzontali , i raddrizzamenti rela- tivamente alle diflanze del filo delie laftre, ed all'ampiezza del- la fclTura fofTrono delle differenze dalla maggiore o minore viva- cità della luce folare; ond'è che ho tralafciato nella relazione dì quefle efperienze di notar mifure , affinchè la varietà loro non in- duca confufìone , ed equivoco : trattandofi prefentemente foltanto d* ìnveftigare, quale fiala cagione per cui l'ombra del filo pendente dinanzi alla feffura verticale comparifca orizzontale, indi dalla lu» ce pofteriore alle laflre' fi getti inclinata, e finalmente fi raddriz- zi come lo ftefso filo . Avvertirò finalmente , che {correndo tal- volta delle nuvole nell'aria , e la loro immagine nella ftanza ofcura correndo con direzione contraria , fé quella direzione at- traverfa la porzione della fefTura , il moto della fteffa immagine nella macchia lucida fi fa con direzione che attraverlà la prima ad angoli retti. Tutte quelle modificazioni della riferita fperienza , e le ofser- vazioni full' annunziato fenomeno dimoflrano, ficcome mi pare , palefemente l'andamento e lo fpargimento di luce, che fuccede nella diffrazione . L'ombra prodotta da un corpo opaco , nioflra co' fuoi limiti il luogo a cui non giungono i raggi di luce , che fono intercetti e ripercoffi, o eftinti dal corpo fteflb. Perciò gui- dato dall' ofTervazione io, dove, qualunque fia l'inclinazione del filo, fé la feffura fia verticale , Icorgo coftantemente effere oriz- zontale l'ombra, deduco, che la luce fi Iparga dall'una, e dall' altra «eli 198 113» altra parte de' due margini taglienti, e formi un prifma triango- lare tronco , le di cui bali ( Fig. 4 ) fono i due triangoli tron- chi X O P D , M R F I , ed i piani laterali fono i rettangoli O X M R , PDZF,XDIM,del qual ultimo sfumano gli eftremi X M , D Z , fenza che fi pofla difcernere , dove il piano R X taglia il piano ZX, o il piano FD tagli lo fteflb ZX. Tutto quefto prifma è di luce diflufa dalla feifura, e nel piano ZX fono fiflati i limi- ti di altezza della macchia lucida, dai lati XD, MZ , nell' in- tervallo tra i quali fi diffondono le code luminofe. Laonde quan- do il filo HI taglia la direzione della feffura ORFP , ficchè intercetti con la fua porzione ab ì raggi di luce, l'ombra dal medefimo gettata deve eflere della larghezza a e ; occupare attra- verfo della macchia lucida il tratto GB , che farà maggiore a mifura che ftringendofi l'intervallo tra le ladre, fi dilaterà la macchia; e prolungarfi nelle code luminofe verfo XM, DZpiìi o meno fenfibilmente , fecondo che la luce fparfa in que' tratti fa- rà più 0 meno fplendente . Quindi inclinando il filo , ficchè s' accofti alla pofizione della feffura, ma la tagli ancora , l'ombra farà più larga, perchè s'allungherà ab, e con ■ ciò ' s' aumenterà la /?c, o larghezza dell'ombra, ed eccederà a molti doppj il dia- metro del filo. Comparirà al contrario più dilavata, più tenue, più angufta l'ombra, a mifura che 4 e farà minore, perchè in- tercetterà quantità minore di luce;, e finalmente minima quando il filo taglia ad angoli retti i margini delle laftre , perchè allo-* ra intercetta uno ftrato di luce mifurato dalla fola groffezza del filo. E rigirando il filo fino a tanto che coincida con la dire- zione della fefsura, tutta s'intercetta la luce , che pafsava prima per la fefsura ftefsa , e quindi l'ombra lì diffonde per tutto lo {pi&io XDZM per l' innanzi illuminato. Che fé il filo rifpetto alla fefsura fia aftai tenue , o la fefsura larga rifpetto al filo , co- me nella ofservazione 1 3 , allora è lo ftefso , come fé fi facefse tódere il raggio di luce fbpra due angufle contigue fefsure divife dal filo medefimo. Quindi deve comparire l'ombra nella mede- fima pofizione del filo, come appunto l'ombra de' margini taglien- ti delle laflre confèrva la pofizione che effi anno di fatto ; e debbo- jM) comparire le frangie doppie che conterminano le due macchie , ..ij. . e far fi «Il 199 l|3> e farfi nuovo fpargimento di .luce ne' fpazj verfo XM , e DZ ^ come di fatto fuccede. Ma non tutti i raggi, i quali entrano per il pertugio nella itanza ofcura , paflano anche per l' intervallo tra le due laftre , anzi molti ne rimangono efclufi, come è evidente. Perciò il filo tenuto dinanzi alle laltre , allora foltanto tramanda la fua om- bra, quando entra in quel fafcio di raggi che è vicino all' aflè del cono luminofo, ed è quello propriamente che fi fparge, e fi diffrange tra le due laftre , come fi oflervò all'efp. 15: ma l' ombra fua deve effere fempre orizzontale , perchè formata da que' raggi clie fpargonfi nel piano XZ, ed incontrano il filo, dove taglia obbliquamente i margini della feffura . 1^ oJ; Quindi ancora, come fi oflervò ai numeri 2'^ 3 , -qualunque fia la pofizione delia tavoletta, fempre l'ombra tenuta nella flefla pofizione de' tagli delle laftre, comparifce perpendicolare alla me- defima, perchè il piano illuminato XZ prende tanta inclinazio- ne, quanta la tavoletta. E ficcome nel movere il filo dinanzi alla feflura , tanto può avvenire, che il punto d' interfezione a afcenda , quanto che di- fcenda; cos'i relativamente all'uno, o all'altro cafo fi vedrà l'om- bra orizzontale afcendente , o difcendertte , ficcome additano le oflervazioni 13, 18. Tutte le volte per tanto , che nelle addotte oiTervazioni s'Jado-' perarono i termini di feflura verticale a confronto di filo verti- cale , o generalmente di direzione di filo , che combacia con la direzione della fefsura , e trovafi nello fteflb piano , vogliono quelli elser intefi non nella precifione geometrica del loro figni- licato , che l' occhio non può difcernere , né aflicurare , e la luce per altro efattamente palefa ne'defcritti fenomeni. Quando fi pro- duce l'ombra del filo diftinta nella macchia lucida in direzione normale alla direzione del filo, è certiiTimo , ed è manifefto per la oflervazione io , e per l'altre , che il filo taglia trafverfal- mente, e da un margine delle laftre all'altro la feflura. E quan- do veramente fieno nello fteflb piano il filo , e la linea , che divide la feflura in due feflure larghe per metà , allora l* ombra diffondefi per tutto lo fpazio X Z , e lo ricuopre , o com- m 200 113»^ comparifcono due macchie di luce difFratta, come nell' offervazio- ne 14. L'ombra inclinata che comparifce allorché fi tiene il filo pen- dente vicino alla faccia pofteriore delle laftre , e che fi va rad- drizzando a mifura, che il filo fteflb fi difcofta,e finalmente ac- quifta a certa diftanza la pofizione dello fteflb filo , e combacia con la direzione dell'ombre gettate dalla luce libera, che pafsa fotto e fopra la tavoletta, è una confeguenza dell' infleflione di- verfa de' raggi , i quali pafsando per la fefsura altri urtano, al- tri rafentano , altri fcorrono in qualche diftanza dagli acuti mar- gini delle due laftre . Qualunque fia la forza , per cui i raggi di luce in quefto pafsaggio s'inflettono e fi dividono per modo on- de divengono più divergenti , e dallo ftefso punto dell' acuto mar- gine fi feparano portandofi all'uno , ed all'altro lato della mac- chia lucida, è certo che altri progredifcono con la direzione de piani, i quali da OPFR giungono in XM , altri in xm nella bafe o faccia illuminata X D Z M del prifma fopra defcritto • Quindi la divergenza de' raggi dopo pafsati per la fefsura è di- verfa: maflìma è quella de' raggi che toccano i margini delle la- ftre, minima verfo il mezzo dell'intervallo tra i margini fteflì , ed affatto nulla in uno ftrato di raggi medio, che taglia la faccia XZ del prifma ad angoli retti, nel quale s'equilibrano in certo modo dall' una , e dall' altra parte le azioni delle forz« inflet- tenti . Ciò pofto (Ftg. 5) quando il filo è tenuto pofteriormente alla fefsura in qualche diftanza dalla medefima , con direzione tale che tagli da un margine all'altro la fefsura fte&a, è manifefto che i punti fucceflivi della porzione del filo al/ verfano in raggi diver- ìàmente divergenti, e que' punti, che più fono vicini ad a han- no l'ombra loro prodotta da raggi refi più divergenti per mag- giore infleflione fofferta, di quello che que' punti che fono vici- ni al mezzo tra ganno , con foddisfacente evidenza in ogni fua parte il fenomeno da me annunziato , il quale non lafcia di forprendere a prima giunta , e d' irritare la curiofita . Serve il medefimo cos'i fvilup- pato a palefare col fatto l' andamento de' raggi di luce nella loro infleffione, e la diffrazione propriamente cosi nominata dal pri- mo offervatore della medefima P. Grimaldi . Manifeftano le no- ftre offervazioni <5 , ed 8 , che quella proprietà di diffrangerfi , e fpargerfi de' raggi di luce appartiene egualmente ai raggi fempli- ci , ed ai comporti : e che la divifione della luce in fimbrie colo- rite non altera la direzione de' raggi prodotta dall' infleffione , poiché l'ombra del filo fenza mutar direzione fopra d'efle fimil- mente fi ftende , come fopra la macchia lucida . Ma non lafcieròdi confiderare, che nel cafo della luce diffratta offervafi un altro fenomeno già noto ai Fifici, fui quale, a mio parere, non refta appagata la mente con la Ipiegazione che fé ne dà. Prodotta la macchia lucida con le fimbrie colorite, dalle la- flre porte con i margini paralleli , fé aperta la vite G ( Fig. i ) , ficche la laftra PFGH poffa moverfi intorno H, fi muti la fi- gura della feflura , facendone i lati convergenti o divergenti , fcor- gefi del muramento nella macchia lucida da amendue le parti . Ond' è evidente che l'azione di ciafchedun margine s'efercita fopra i rag- gi, che giungono ad amendue i lati dell' immagine o macchia lucida. Parmi difficile da intendere con perfuafione , che ciò av- venga , perchè i raggi attratti da uno de' margini, mediante il movimento dell'altro entrino nella sfera di ripulfione di quefto , come da graviffimi Autori è detto . E' fenza dubbio più agevo- le da concepirfi , e più coerente alla nota proprietà del diffran- gerfi della luce, che i raggi, i quali nel pafsare toccano ed ur- tano negli acuti margini della fefsura , di fatto dividanfi in altri, che all'una, ed all'altra parte dell'immagine lucida (1 diffondano. Cosi il movimento d'una lartra non può a meno di non alterare amendue i lati della macchia lucida . Anzi in vece d'afsumere querta divifione di raggi come un' ipotefi per ifpiega- re il fatto, parmi che il fatto ftefso guidi a ftabilire la ragione- volezza di tale concepimento , che può fervire a qualche non ifpregevole congettura full' origine e formazione delle fimbrie co- lorite. HirìU'i X Ui^^i / BarWt Uf^. - ^__^^^^ A e 0 e- ^_J^ 5^ «eli 205 iis» lorlte. Né riiicrocìcchìamento de' raggi quindi nafcente perturba punto i ragionamenti da noi iftituiti fulla pofizione dell'ombre , giacché quefta divifione appartiene alla minima parte de' raggi , e la loro difiufione fi fa Tempre per linee che illuminano la più volte nominata faccia del prifma raggiante , e fono refe più di- vergenti per la fofferta infleflìone. Dopo tutto ciò, fé taluno mi ricercafse, quale fia l'utilità di quefta inveftigazione , io non rifponderei altrimenti, che eccitan- dolo a confiderare, che ogni verità di fatto nuovamente ofserva- ta nello ftudio immenfo della Fifica è in qualche tempo frutti- fera: ed in quello argomento della diffrazione per fé difficile, ed à cui tanto manca per renderfi d'ufo , potrà per avventura gio- vare quello noftro ragionamento. Ce 2 U E- m 204 1^ MEMORIA DEL SIC. AB. VINCENZO CHIMINELLO. Nuove Ricerche sulle Maree. < LETTA IL DT XVI MAGGIO MDCCLXXXIL ) I. Xl fluflb e rifluffo del Mare fu nel paflàto tempo un ammi- razione , e un miftero ai Filofofi , e lo farebbe ancora , fé le of. fervazioni colla felice Teoria della Fifica celefte non aveflero in quefto fecolo fparfa luce fulla ofcurità di quefto fenomeno. Sino dai iecoli più rimoti s'è conofciuto per verità , che il Mare fi alza verfo i lidi, e fi abbafla cotidianamente ; ma non fi aveva una diftinta notizia dei fatti , e delle leggi di un tal movimen- to, molto meno fé ne comprendeva la caufa . Preflb i Greci me- defimi i più illuminati Filofofi dell'antichità , il folo Piteas di Marfiglia fembra che aveffe delle Maree una idea un poco meno confufa, avendone rimarcato il rapporto alla Luna; e poteva egli avere acquiftata una tale idea , s'è vero che navigò fino in In- ghilterra. Fallarono dopo quefta Epoca molti anni ancora prima che fi conofcefle chiaramente il fenomeno . Vi voleva una occa- fione, che porgefle il motivo di fare delle oflèrvazioni metodi- che, e il comodo di replicarle . Le grandi fpedizioni marittime ìftituite per la dilatazione degl'Imperj, e del Gommerzio, porta- no bene fpeflfo incremento ancora alle Scienze. I Romani verfo quegli anni di Gefare , ne' quali navigarono nell'Oceano per la conquida della gran Brettagna, oflervarono per bifogno,e per di- letto il fluifo, e rifluflTo del Mare, e s' accorfero , che quefto feno- meno ha rapporto particolare alla Luna, ed al Sole. Plinio, Se- neca, Macrobio, ed altri parlano chiaramentedi quefta fcoperta , IL Gonofciute poi , o non conofciute le leggi delle Maree furono fempre varie , e ftravaganti le fpiegazioni , che fé ne d|g. dero . «SII 203 113» dero. Primieramente dagli Antichi fi pensò , clie la bafla Marea provenifle dallo fcarico delle piene dei fiumi , che fpingono le acqiie marine , e l'alta Marea dal reftituirfi che fanno le acque medefime verfo i lidi , e la replica del fenomeno dal riproduci- mento confècutivo delle ofcillazioni ricevute dal Mare ; alcun di loro credendo il Mondo un grandiflimo animale , immaginava , che il Mare periodicamente ifpirafle , e refpiraffe le acque ; chi ripeteva il fenomeno da ebollizione cagionata dai fuochi fotter- ranei , o dal fuoco centrale , o da quelle fermentazioni fotterra- nee produttrici dei terremoti ; chi dai venti , o dai vapori ; chi dall' interruzione dei Mari per mezzo dei continenti , o dal dife- quilibrio tra le varie parti del Mare fteffo. Altri adduffero, co- me caufa , i movimenti generali del Mare da Oriente in Occi- dente, dai Poli all'Equatore; altri il pefo delle acque fuperiori, che fanno rifalire le acque del fondo ; finalmente vi furono anche di quelli che aifsrirono , eflere le Maree effetti di occulte influenze, d'intelligenze motrici. III. Ad onta però della varietà, della Tpeciofita , del pregiudizio di quefte opinioni , non fi potè non riconofcere di tempo in tempo da più di un Filofofo la Luna, come caufa principale delle Ma- ree; ma il difficile era di ben comprendere, in qual maniera, e con qual forza mai produca quefto fenomeno : perciò varie , e ftrane fuppofizioni ancora fi fono fatte . Si pensò , che la Luna rifcaldando, e rarefacendo le acque , o per una certa fua fimpa- tia influendo fopra i liquidi , l'intero volume del Mare diven- tafse maggiore; alcuni hanno creduto efsere la Marea un effetto dell' efalazioni eccitate, e fbllevate dalle azioni del Sole, e della -Luna j ma più ingegnofa, e celebre è la fpiegazione di Gali- leo, quantunque male adattata. IV. La combinazione del moto diurno della Terra col moto annuo efsendo caufa , che il movimento delle parti di queflo Globo nafcofte al Sole cofpira col moto lungo l'Ecclittica, e il movimento delle oppofte parti difcorda, deve produrre , fecondo il noftro Filofofo, delle ofcillazioni nelle acque del Mare , co- me fi producono in un vafo pieno d'acqua mofso difugualmente. Spiegava poi i cambiamenti di ogni mefe colie inegualità della Luna, ài inafTmio nelle SIzigie, e difcende al minimo nelk Dicotomie: fi può nominarla Marea S'wodka delle Sizigie. La particolare poi eh' è quella propriamente, che fi oflèrva , e che fi conofce, è 1' agitazione, e'I gonfiamento di ciafcun Mare, o tratto di Mare, e confta di tre parti, due additive, ed una fottrattiva; cioè del- ia Marea Sifiod'tca , dell' effetto d' inerzia , che quefta in paflando cagiona nelle acque del dato Mare, e di una quantità Ai fluflò , che la Sinodica fteffa leva dal luogo medefimo per la fua lonta- nanza dal Meridiano . Sia eli gr, una eftenfione di Mare L P {Fig. I ): giunta la Marea Sinodica in M, efla ivi alza le acque allo fteflb fuo livello; ma non balta: concorrendo le acque ver- fo la Luna, o verfo tutti e due i Luminari uniti da Levante , da Ponente, e dai due Poli, quantunque poi la fiefla Marea Si- nodica pafla in N verfo i lidi , non oflante per naturale inerzia Seguitano ancora le acque a concorrere verfo M per le prime di- rezioni oppofte LM,, PM; e per tal movimento imprelfo , eh' è accelerato, come fi vedrà, fi alzerebbero oltre il detto livello per altro fpazio uguale al primo, fé frattanto la Marea Sifiodica pallata in N non levaflè una porzione del cumulo d'acqua , che il forma in M, eh' è appunto la parte fottrattiva , che fi diceva, e quefta riduce la Marea particolare in un' ellipfoide Ghiacciata . Ciò arriva nei Mari , perchè fono interrotti , e rinchiufi dai conti- nenti; e la caufa è, perchè non potendola Marea particolare fe- guitare la 5'/«o(//V/j, allorché è paflàta fui continente, le acque nel cra- tere reftano gonfie, ed agitate (a). Ciò deve arrivare parimenti, e molto più ticir Atmosfera , effendo l'aria balla, eh' è la più pe- D d fante , («) Io fuppongo, che !e acque della cialmente nella Marea della notte : Ce- Marea particolare non tengano dietro al condariamente molto più viene impedi- giro dei Luminari attorno la Terra, per- to da quell'altra caufa più potente eh' che rn effetto pochiffimo dev'eflere quel è V effetto medefimo , il quale arriva moto orizzontale verfo il lido di Occi- nella Marea ; cioè le acque "ià dirioen- dente, rifpetto al corfo , che avrebbero, doli , e concorrendo verfo la forza traen- fe foffero del tutto libere^ non fono poi te , quando la detta forza è giunta fo- libere , perchè il loro moto orizzontale pra il mezzo del Mare, quello è il pun- prima viene diminuito dalla diverfa prò- to , e'I momento del completo nuovo ibndità del fondo del Mare , e dalla equilibrio , e della completa figura di reazione dei lidi , che farà effetto fpe- tutta quella maffa di fluido; l'equilibrio aduR- «ai "o ti» feflte, interrotta da tante irregolarità dei globo terreftre, valli \ monti, acque, pianure folide, venti centrar j , elementi diverfi » che. la fciolgono, o la tengono vincolata in alcune parti più i in alcune meno , e difequilibrio prodotto dal caldo , e dal freddo • Senza tali oftacoli probabilmqate non vi farebbe che la fola Ma.' rea. S'modica. La particolare può nominarfi Marea Cotìdiana de- gli appulfi al Meridiano. In quefta Marea particolare arriva, che vinta ritìérzia dalla forza laterale fottrattiva dei Luminari , I' acqua ceflà di afcendere , fi fa ftazionaria qualche poco , pofcia difcende per uno fpazio doppio di quello , ch'efla fi trova avere di più dell'altezza, che in quell' ora le avrebbe lafciata la fola Marea Sinodica ; cioè difcende per uno fpazio doppio del 'puro ef- fetto dell'inerzia con moto accelerato fino alla metà , e ritarda- to al di fotto, rifale poi naturalmente con moto accelerato fino al detto livello , e con moto ritardato al di Ibpra , e compie cosi varie ofcillazioni . Il periodo poi di quarte ofcillazioni va- riando, la Marea Sinodica ora fi troverà concorde col movimen- to verticale dell'acqua, ed ora difcorde, e la parte , ch'era fot- trattiva per la Marea Sinodica dopo l'appulfo , diviene additiva prima dell' appulfo: confifte dunque il calcolo della Marea parti- colare nella fomma, o nella fottrazione di quefti elementi. Nel- la ftefla maniera fi potrà calcolare anche la Marea Sinodica nei giorni dopo le Sizigie . Ma prima la Marea particolare . X. E' già dimoftrato , che l'altezza della Marea fopra le baf- fe acque, in quanto effetto della fola forza traente in un dato luogo , è uguale al prodotto del quadrato del cofeno della diflan- za deli'aftro dal Zenith nell'altezza maffima , che viene eflerva- ta in quell'altro luogo, per lo cui Zenith pafla 1' afiro medefi- mo. Ora fia ( Fig. 2 ) PE il Meridiano di un dato luogo , PQA il cerchio orario, EQ_ l'Equatore, Q_B la declinazione borea- a(}unque,e la figura medefìma prefa da rifponde appunto alla parte fottrattivi rutta la malia delle acque refifte al cor- del noftro calcolo . Anche per quefta ra- fo orizzontale della Marea verfo i lidi gione bifognerebbe offervare la Marea Occidentali ; e fé un corfo d' acque fcor- non ai lidi , ma in mez70 il Mare af- gefi verfo i detti lidi , quefto deve at- fatto libero, fecondo il metodo, che fa- tribuirfi , nella noftra fuppofìzione , al rà indicato al §, XX. paflaggio della Marea Sinodica , e cor- «gif 211 ||38> boreale, Q.A la declinazione auftrale , ZB , oppure ZA la di- ftanza dell'altro dal Zenith : le fi faccia l'angolo orario EPQ = ^, la latitudine EZ — l, Q.B, oppure Q,A = d ^ ì\ fegm^n- tQ p S = y^ fi avrà primieramente i : Gof. - ^°f- '^ ^en- 2ii Sen.y { d ^ f) ; e farà fempre quella la forma generale dell' et prefTione dell' alta Marea , qualunque fia il valore del pri- mo termine, fia prima , fia dopo il punto d'acqua . Di quella efpreffione io farò ufo per determinare la Marea a diverfe latitu- dini , e a diverfe declinazioni , fpecialmente dei due Solfliz; . Ora tratterò il cafo più femplice , quando il Sole colla Luna percorre l' Equatore , e un Òflèrvatore fi trova pure equidiftants dai Tropici. XIV. Nel fuppofto femplice cafo la diftanza della fommità dell* ellipfoide acquofa , o fia della Marea Sinodica dal Zenith farà fempre un angolo orario , e la parte di Marea prodotta dalle forze Luni-Solari farà fempre M. Gof. a ; quella prodotta dall' h inerzia farà +• M. Cof. 180° ~77 ; e 1' intera Marea M. "" 2 ri ' (h — — \ + Cof. 180°. jpj -f- Gof.* a j. Per determinare il valore di quefta , •^1 2IÓ 113* quefta forinola bifogna fapere il tempo H , che non deve con. tarfi dal momento, in cui l'aftro fpunta full' Orizzonte , ma dal momento , in cui le acque cominciano veramente a muoverfi , fi- no al paflaggio dell' aftro medefinio per lo Meridiano , quando efercita la maflima forza, ed è completa l'ellipfoide acquofa del dato luogo ; ciò però fi deve intendere uella fuppofizione , che prima la Marea folfe nulla , o pure minima , cioè all' altezza del livello medio del Mare , il che può arrivare dopo una quadra- tura apogea preflb la Sizigia: fempre bifogna partire da un pun- to fìffo. Il Sig. Abbate Frisio ha dimoftrato , che un tal tem- po è di ore 4 foLamente ( Corali. ^^Proùl.S jCap.llIj Co/mogr. pag. 2(^5 ), perchè nelle due ore antecedenti le acque non pof- fono muoverfi a cagione delle varie refiftenze, le quali non han- no poi luogo , quando la forza dell' aflro le ha vinte . Per altro fi trovarebbero analoghi rifultati, anche aflumendo un tempo più lungo . Gonfiderando dunque il tempo dell' intera ofcillazione di ore otto , e calcolando la Marea per ogni mezza ora , fi farà 2H = i5, e fi avranno i rifultati , come nella feguente Ta- voletta (a). ::.'-'i.;J;'viiir (a) Parerebbe che fi dovede prende- re di ore 6 il tempo , in cui la figura sferica delle acque pafla in ellipfoide ; ma ciò non può ftare , atteil i diverfi elementi, che vi concorrono. Ora e/Ten- do già dimoftrato , che un tal tempo è di ore 4 , non v' era bifogno , che io intraprende/Ti un nuovo calcolo : e così fupponendofi l'effetto dell'inerzia paria quello della forza I.uni-Solare , l'intera ofcillazione dev' effere di ore 8 , in cui le acque di là , e di qua del Meridia- no fi muovono , e verticalmente , ed orizzontalmente . E" però da rifletterli , che' il calcolo del tempo fuddetto valendo M. (Cof. folamente in fuppo/ìzione , che la Marea antecedentemente folfe o nulla , o affai picciola, come il diffe , non potrà affu- merfi ancora di ore otto compiuta una combinazione della prima ofcillazione colla Marea Slììodica; ma tanto la quan- tità , quanto la durata della Marea fe- guente verrà fempre determinata dalla combinazione medefìma , il che non dif- fìculta punto l' applicazione della noftra formola : così dopo la maggiore eftefa delle acque , che arriva due ore e mez- zo dopo l'appulfo al Meridiano , fi af- fume il tempo non più di ore otto , ma di cinque, come tofto fi vedrà. Ore dopo i.' appulso . EfF«TTl beh' INERZIA. Effetti dei LUMI^ARI . La Marea . 3\ o' M ( 7908 + 5000 = 4- M 1,2908 j'- 50' M ( 6727 + 3721 = -h M 1,0448 4". e M ( 4888 + 2500 = -i- M 0,7388 4^ 30' M ( 2569 4- 1444 = -1- M 0,4013 5^ 0' M ( 0000 4- 6y6 = + M 0,0676 3". 30' M ( ^2509 + 169 =. — M 0,2400 ó^ 0' M ( —4888 + 0 = — M 0,4888 6\ 30' M ( — Ó727 4- 169 — — M 0,6558 7". o' M ( —7908 4- 6j6 =: — M 0,7232 7\ 50' M ( —8315 + 1444 = — M 0,0871 8.\ 0' M ( —7908 4- 2500 =: = M 0,5408 8^ 30' M ( —6727 4- 3721 = — M 0,3006 9\ o' M ( —4888 + 5000 = 4- M 0,01 12 9". 30' M ( —2569 4- Ó294 = 4- M 0,3725 io\ 0 M { 0000 +- 7500 = + M 0,7500 io\ 30' M ( +2569 -f 8464 = — M 1,1033 Il\ 0' M ( +4888 4- 9409 = + M 1,4297 ■ M 1,6528 II''. 30' M ( 4-6727 + 9801 = + iz*". 0' M C 4-7908 4- lOOOO =z — M 1,7908 12°. 30 M ( +8315 4- 8oi ) =: 4- M 1,8116- Per operare ' rigorofamente fi avrebbe dovuto far ritrocedere la ofcillazione verfo l'alto, fubito dopo la fettima ora, avendo la Marea realmente allora finito di difcendere ; ma perchè la forza traente dei Luminari , che torna a tirare le acque , agifce pochif- fimo in quelle ore , fi è trafcurata la picciola differenza , che può effervi dalle y^ alle 7^-{ , XV. Alle ore dodici e mezzo la ofcillazione dovrebbe ritro- cedere verfo il baffo , fé neli'afcefa non foffe fempre d'accordo colia Marea Smodica : per quello confenfo avviene , che la Ma- rea «II i'9 II3S> rea acquila uno sforzo maggiore ad innalzarfi per forza d' iner- zia ad un'altezza pari a quella delle bafle acque fino al punto , in cui eflà fi trova alle ore dodici, e mezzo; e in ciò pure non fa differenza fenfibile , che la forza traente finifca di agire alle ore dodici, e la ofcillazione fia compiuta mezz' ora dopo , perchè realmente Fappulfo della Luna al Meridiano , eh' è l'aftro più potente , è più vicino alle ore dodici e mezzo , che alle dodici . Si potrà dunque ftabilire fenza errore il momento delle ore do- dici e mezzo, come termine comune, dove fini/ce e l'anteceden- te ofcillazione, e la forza traente dei Luminari di agire pofitiva- mente. Da quello punto l'acqua falirebbe, come fi accennò, per l'accrefciuta inerzia per altrettanto fpazio ; ma la forza traente laterale dei Luminari ne leverà una parte , come fi è fopra ve- duto. Ora prendendo il tempo fcorfo dal baffo Mare fino all'ap- pulfo al Meridiano di ore cinque Lunari , come fi vede nella ferie dei rifultati , trafcurato il tempo della flazione , e facendo z H =:: 20, e per la diftrazione di forze dei due Luminari, che van- no feparandofi, moltiplicando ogni volta gli effetti dell'inerzia , e dei luminari per un coefficiente dell'ordine di quefta ferie 1000, 987, P4P, 887, ec, che fono le altezze della Marea tali , co- me-deono diminuire dalle Sizigie alle Quadrature calcolate dal Sig. Bernoulli, fi avranno quelli rifultati (a). £e 2 Ore (/;) Forfè a prima vifla non fi rile- verà il perché il coefficiente M , ch'ef- prime l' altezza mafllma delia Marea , fenza l' inerzia , ficconne fi fuppofe , fia nelle feguenti formole moltiplicato per 2, ')548, e non femplice, come prima: fi rifletta perciò , che la Marea crefcen- ào fino al quarto giorno, l' altezza maf- fima , che devefi introdurre nel calcolo 12 ore dopo l'appulfo della Llina al Meri- diano del di della Sizigia, dev'eflfer cre- fciuta , e 1' anmento deve prenderfi nel momento , in cui le forze Luni - Solari fono le maffime , cioè all' appulfo infe- riore , e non fiafi ancora fatto vedere 1' effetto dell' inerzia , il quale fi fcorge interamente 2 f , o tre ore dopo . Ora prendendo dalla Tavola precedente la più baffa Marea, M o, 7252, e lajiìi alta M I , 8 [1(5 dell'ore i : f ( mo- mento , in cui paffa la Luna ) ;- fom- mando infieme, fi ha M 2 , 5548. / m 220 1^ Ore dopo l' APPULSO » Effetti deli' INERZIA •- Effetti dei Luminari. La Marea, o". 30' M 2,5548 ( 15Ò4 -f. 9725 ) = M 2,5348. 1,1287 l\ 0 ( 3°9° + «24 ) = 1,2414 l^ 30 i 4540 + 8380 ) — 1,2920 ■ 2^ 0' ( 5879 + 7425 > = 1,5504 z*". 30' ( 7071 4- 6231 ) = 1,5 ?02 ( 8090 -j- 4950 ) ~ 1,9040 Ancora la più alta Marea arriva due ore , o due e mezzo dopa l'appulfo inferiore al Meridiano, e la quantità di quefta farebbe M 1,5348^ . 1,3 304 = M 3,3723 , affai più del doppio della Ma- rea diurna antecedente- XVI. Che la Marea notturna fia tanta, non è credibile, per- chè le ofcillazioni antecedenti non fi faranno fatte liberamente , e interamente ,, come fi è fuppofto, per lo ritegno della coefio- ne delle parti dell'acqua, e per T implicazione di varie altre caufe; forza è dunque diminuire la quantità M 3,3723 fecondo una cèrta ragione di»-:/, che non fi potrà determinare li non per ofl6r\'azioni ; e le offervazioni a ciò relative mancano affatto, ed anche volendofe- ne fare a queft' oggetto , è molto difficile di trovare intorno le Sizigie una Marea non affetta dall'inerzia : non oftante (ceglien- do per offervare le circoftanze più favorevoli , fi potranno otte- nere dati molto proffimi al vero per la foluzione di quello Pro- blema fuffidiario. Per efempio fi offervi più volte in Mare libe^ ro le alte e baffe acque due giorni , o uno prima di una Sizigia apogea, e quefta farà a un di preffo la Marea delle Sizigie, qual farebbe non affetta dall' inerzia , perchè nella precedente Quadratu- ra r effetto dell' inerzia farà fiato pochiffirao , dalla Quadratura alla Sizigia l' inerzia fi farebbe fentire , ma l' apogeo ,. che foprav- viene, ne fopprime l'effetto . Effendo poi rariffimo che arrivino tali Sizigie , ficchè la Luna fia nello fteffo tempo apogea , e nell'' Equatore-, fi prenderà il mediO' delle due. Maree diurna , e not» turna^ ^ 221 [^ rama . Si fcielgano in oltre delle Sizigie equinoziali , quando fra la Luna alla media diftanza dalla Terra, fi offervi l'alta Marea della Sizigia dopo Tappulfo fuperiore dei due Luminari , e la baffa Marea della- fera, indi l'alta Marea fufleguente della notte, e con quefti dati fi potrà determinare la ragione di r : f . Per altro fuppongafi, come fi vuole, ciò balla per vedere, che nelle Sizigie la Marea della notte dee riufcire maggiore di quella del giorno . Supporto ef. gr. che la ragione di / : /" folfe come 3:2) la Marea efpreffa per M - 3, 3723 diverrebbe M 2 ,.24.8 2, mag- giore fémpre della diurn^ precedente , fia che quella fi prenda dal baffo Mare intermedio, 0 dal baffo Mare antecedente . Una tal diminuzione forfè non è lontana dal vero , impiegando le acque del Mare un'ora più a difcendere ( talor più , o meno di un* ora ), che ad afcendere , come fu offervato (M/ de-la Lande Tratte du Flux^ & Reflux ^ ec. pag. 118 ) ; il qual ritardo ci fa avvertire, che la forza d'inerzia s'indebolifce nella difcelà, e per confeguenza ugualmente, e più forfè nell' afcefa fuffeguente : per il che, fé l'indebolimento è proporzionale al ritardo , del pari deve accorciarfi Tofcillazione dall'alto al baffo, e dal baffo all' alto; ficchè fé la prima ofcillazione fu come 6 , la terza , che appartiene alla Marea della notte, dev'effere a un di pjeffo come 4, cioè di un terzo minore. Quefta Marea notturna poj viene ad effere la vera Marea delle Sizigie , effendo più ragio- nevole, e più naturale , come offerva il Signor de-la Lande ( Trahé du Flux ^ ec. pa^. 116 ) , di prendere l'altezza della Marea dal baffo Mare all'alto Mare fuffeguente, quando 1' ofcil- lazione è compiuta , che di prenderla dal baflb Mare fieffo all' alto Mare antecedente. Non è poi da ftupire , che intorno alle Sizigie la Marea della notte fia maggiore della diurna; quello è un effetto neceffario , e naturale della combinazione delle ofcil- kzioni prodotte dall'inerzia, e della Marea Smodica crefcente fi- no a un certo termine , che influifce fulla Marea particolare , che fi oflèrva , dopo il qual termine vice-verfa la Marea diurna comincierà a farfi maggiore della notturna , perchè la progreffio- ne degli effetti diminuifce una tal differenza dal giorno alla not- te.- «eli 222 113» te. si potrebbe /piegarla anche fenza le ofcillazloni per la fola. Marea Sinodica , ammettendovi il fuo confeguente effetto dell' iner- zia , che ha luogo fino al quarto giorno , come fi vedrà più fot- te. M.' DE-LA Place (Mem. dell' Acc.Real. lyyó p. lyy yi9p ) ha prefo in confiderazione , e calcolò la rotazione della Terra colle oicillazioni, che dipendono dai due Luminari, colla varian- te profondità del Mare iteffo , per ifpiegare la poffibilità della differenza tra la Marea diurna, e la notturna : ma poi conchiu- de , che le ofcillazioni dello ftato primitivo effendo ormai ri- dotte a zero , prelà la profondità media del Mare , o fi-a la co- ftante, non vi può effere varietà tra le Maree di un medefimo giorno; e che fé, generalmente parlando, vi ha differenza si di tempo, che di quantità, ciò proviene dalla diverfa profondità dei Mari, dalla pofizione, figura, ed ampiezza di quefti , e dei luo- ghi . Ma egli non ha confiderato le ofcillazioni in quel fenfo , che le fuppongo io , difìinguendo la Marea Sinodica dalla particolare . XVJI. Per determinare il giorno della più alta Marea Sinodi- ca dopo le Sizigie ferve l'ifteffo metodo , con cui fi è determi- nata l'ora, e la quantità della Marea particolare , bada pel va- lore di H foftituire il numero dei giorni dall' ultima Quadratura in luogo delle ore, e cambiare 1' efpreffione M. Cof. /? , eh' et prinv2 gli effetti uniti delle forze Luni-Solari, in un' altra, eh' ef- prima la Marea come effetto della di/trazione delle fteffe forze . Il Sig. DE-LA Lande impiega una formola fempliciffima per ef- primere la Marea nel tempo intermedio alla Sizigia, e alla Qua- dratura, la qual formola , fé fi nomina S la diftanza del Sole , L la diftanza della Luna dalla fommità , offia dall' affé della Sfe- M / — * — * \ roide acquofa , fi riduce a quefta — ( 5- Cof L + 2. Cof. S J : ma quella formola porta il difturbo di trovare gli archi L , S per falfa pofizione, cioè con replica di operazioni , che recano tedio, calcolando la Marea di più giorni, e di più ore : perciò io amo meglio di ritenere la Marea della Sizigia M moltiplica- ta fucceffivamente di giorno in giorno per un coefficiente dell'or- dine di quella ferie looo, 987, P49, 887, ec. , come io feci fopra ( n°. XV ) per la Marea delle ore . Così è lo fleffo , che ftip- «eli 225 113» fupporre il Sole , e la Luna ancora uniti , nia con quella dimi; nuzione di forze perturbatrice , che rifulta dalla loro mutua di* ftanza . Dunque , prendendo la Marea della Sizigia non affetta dall'inerzia come M , e la forza della Luna a quella del Sole come 5 : 2, la Marea dalla Quadratura alla Sizigia deve cre- fcere , come - M , ed altrettanto dopo dovrebbe crefcere fopra M. per la forza d'inerzia , fé i due Luminari feguitaflero a ilare uniti: ma perchè fi difgiungono la Marea non falirk tanto alto, e l'equazione, che la efprime, fupponendo 2 una parte di 1000, farà quella M ( f • Cof. 180.° — -)- o, ;^ ). Dalla Quadratu- \ 7 2H y ra alla Sizigia, e da quefta alla Quadratura , prendendo la di- ftanza tra i due Luminari di cinque in cinque gradi fuccelTiva- mente, fi dovrà fare il tempo dell' intera ofcillazione 2H = 3i7? ?5 M 4- 574 -+- 846 = M •)'74 40 M 4. 64? + Se 6 : — M I.17S 1,164 M^ M M ^ 7- 7°7 + 760 — M Apparifce, che il più gran fluifo deve arrivare compiuto il ter^ zo giorno , anzi ben cominciato il quarto , poiché calcolando la Marea per la diftanza di 37° t", che non è nella Tavola, io la trovo Mi, 178. Qualcheduno forfè ftentera a concepire come polTa continuarfi da un giorno all' altro l'effetto d'inerzia nelle acque mi 124 ^ acque del Mare, ch'S fono interrotte; ma fi rifletta, che rìnno- vandofi ogni dodici ore l'imprelTione della forza dei Luminari , l'effètto antecedente non è ancora fpento , quando il novello fi riproduce , e ciò fpecialmente fi manifeftara - nella vaila latitudi- ne dei Mari; ma fi propagherà anche ai piccoli Mari per co- municazione . Sarebbe dunque dimoftrato il fenomeno fecondo il fentimento dei marinari , che afpettano la più alta Marea delle Sizigie il quarto giorno dopo ; e per analogia fi può dire, effe- re fondata la ragione, perchè gli Agricoltori, e i Meteorifti Af- fano al medefimo giorno la più grande commozione dell' aria , giacché la caufa che tira le acque , e l'Atmosfera, è comune . Anzi molto più ciò deve dirfi rapporto all' Atmosfera , che fopra le parti irregolari o diffimili del Globo terreftre deffa è un flui- do continuo: e a quello propofito fi può tirare il feguente Co- rollario . XVIII. Come dimoflra il Sig. Ab. Frisio ( CoroU. 3. Prop. 38, pag. 231 de Gravitate , e Coroll. Probi. 6 de Atnwfphcera Pian. pag. 257 Cofmogr. ), meffa a parte l' inerzia , la Luna pro- duce un abbaffamento di Mercurio nel barometro di - - di linea , 4« e'I Sole un abbaffamento di — , che vuol dire — di linea pro- 108' ^ 33 ducono i due Luminari uniti. Si è veduto , che la Marea delU ^izigia prefa dalle baffe acque intermedie crefce come loooo "• 33723 ( n." XV ) , e fattavi una diminuzione , come loooo '• 2,2482. Ma fupponghiamola crefcere come 1:2; diviene dun- que r effetto nel barometro -- -=1 — di linea : ma la Marea Si- 33 . i<^ mdica crefce dal giorno della Sizigia fino al quarto giorno do- po, come 1000 : 1178; dunque farebbe l' abbaffamento nel quar- to giorno ^ di linea, vale a dire per cagione della Luna 14 ipr fola, e _i per cagione del Sole. Ma fé fi combinaffe una Sizigia peri- W/r^ come M 1,1780 ( n°. XVII ), e la particolare, applicandovi la correzione di un terzo negativo, come s' è fitto ( n°. XVI ) , farebbe nel quarto giorno dopo la Sizigia M 2,2482. 1,1780 — M 2,(^484. E prendendo i rifui- tati , che dh 1' Eulero ( §.§. 38, 41 , 4^, 82 ) per la Marea della fola forza Luni-Sokre, fi trova M = 4,12^ piedi, nieffa F f a par- «su zi-S 113» a parte l'inerzia; e in confeguenza dc'noftri calcoli M 2,(^484 z= 10,55352 piedi; quafi undici piedi. Comunemente, ftimando r effetto dell' inerzia all' ingroflb , fi fa la Marea di piedi 8 in Mare libero ( Bernoulli §. 2, Gap. IX. Frisio Corol. 4, Prop. 38 Ore dopo l'appulso» Effetti dell' INERZIA. Effetti dei Luminari . La Marea. o\ 0 M ( 0000 + 8Ó5Ó • — M 0,8656 o\ 30' M ( 1423 + 8530 ' M 0,9953 l\ 0 M ( 2809 + 8321 ' — ' M 1,1150 l\ 30' M ( 4116 + 7Ó98 = M 1,1814 2^ O' M ( 5514 -f- 7115 ' M 1,2429 2^ 30' M ( 6:;6o + 6288 — ■ M 1,2648 3\ d M ( 7241 + 5527 == M 1,2768 t. 30 M ( 7919 + 4598_ 1 ^m ^i^^. M 1,2517 \ V alta Marea dunque arriva alle ore tre , avendo cominciato la ftazione alle due e mezzo , e contrattando la forza d' inerzia colla forza laterale obliqua dei Luminari , da cui finalmente è fuperata. Il tempo dell' afcefa dell'acqua per l'inerzia potrà con- fiderarfi di ore tre , circa ; l' effetto dell' inerzia nella più alta Marea fi è M 0,7241 , perchè fenza di quefla forza la Marea non avrebbe potuto eflère che M 0,5527. Sarà dunque l'arco intera della nuova ofcillazione =M 1,4482; e operando,, co-^ me fopra ( n. XIV )> fi trovano i rifultati feguenti. Ore m 23' IR* Effetti dell' Effetti dei appulso supr.r, inerzia. luminari, La Marea. Il ■« ■ IM^B^Wt—W^lMMl— g.1 4^ u»- jh. :;o' M ( +6994 + 4598 ) — + M 1,1592 M ( +'5271 + 3Ó27 ) = + M 0,994^. 4". 30' M ( +5120 + 2772 ) — -)- M 0,7892 5\ o' M ( +3620 + 2040 ) — 4- M 0,5660 5'- t°' M ( +'i^74 + '3,94 ) = 4- M 0,3208 6\ o M ( +0000 -f- 795 ) = + M 0,0795 6\ 30' M ( — 1874 -f- 387 ) = — M 0,1487 7". o' M ( — 3Ó20 -H 131 ) — — M o,34«9 7^ 30' M ( —5120 4- cO — — M 0,5120 || '8^ o' M ( —6271 + 18 ) — — M 0,0253 ^ 8". 30' M ( — Ó994 + 128 ) =: — M c,6S66 9^ 0' M ( —724' + 3'5 ) ~ — M 0,6920 9'- 3°' M ( —6994 4- 537 ) = — M 0,6457 IO*". 0' M ( — Ó271 4- 782 ) =z — M 0,5489 io". 30' M ( — 5120 4- 997 ) = — M 0,4125 M ( — 3Ó20 -f- 1190 ) =: — M 0,2424 Il\ 30' M ( —1874 + 1.915 ) ::z: — M 0,0559 1 2''. 0' M ( -f-0000 4- 1343 ) = 4- M 0,1543 12". 3o' M ( 4-1874 4- i^i^ ) = 4- M 0,5189 iS\ 0 M ( 4-3220 4- 1196 ) = 4- M 0,4816 I3^ 50' M ( 4-5120 4- 997 ) = 4- M 0,6117 I4\ o' M ( 4-6271 4- 782 ) = 4- M 0,7053 i^\ 3°' M C 4-'5994 4- r.7 ) = 4- M 0,7551 i5\ 0- M ( 4-7241 4- .^15 ) = 4- M o,755ó I 15^ 50 M ( -(-6ciQ4 4- 128 ) z:: 4- M 0,7122 | Anche dì notte la più alta Marea della Sizlgia folfiiziale alla latitudine 45° arriva 3 ore dopo 1' appulfo inferiore dei Lumi- nari . Alla fteffa ora deve arrivare anche alla latitudine 23° r colla fteflh declinazione. XXV. Of- -«eil 252 IH* XXV. Ofiervando gli efpofti rifukatijfe fi prende il baffo Mare (fenza la riduzione del n. XVI), che arriva alle 5)'', ed è=— M o,jp25, da quello punto all'altezza delle ore 3 fi ha una Marea = Mi,5)ó^4;ma all'altezza delle ore 15 effa è = M 1,4482: il medio di quelle due :::=M 1,7085. La Marea degli Equinozj ( fen- za la detta riduzione ) prefa pure dal baffo Mare alle ore 2 j- è =: Mi,op2o;alle ore 147= M 2,0477: e'I medio di quelle = M I,'SÓP9- Dunque nel giorno precifo della Sizigia le Maree de- gli Equinozj , confiderati i due medj , realmente fono un poco minori delle Maree dei Solfiizj , ma v' è una circoflanza notabi- le a favore delle Maree degli Equinozj; imperciocché la Marea media de'Solftizj fupera di poco la media degli Equinozj , e all'oppolb la Marea notturna degli Equinozj fupera d' affai la notturna dei Solftizj ( e la fuperarebbe anche colla riduzione ac- cennata al n. XVI):e in quello fenfo hanno ragione quelli, che ftimano averfi le Maree più grandi verfo le due ftagioni Equi- noziali , o quando anche la Luna fola fi trova nell' Equatore. Vediamo come proceda la differenza ad un' altra latitudine . XXVL Supponghiamo la latitudine di 50° ( a ) ; a quefta l'arco femiJiurno è di S*", 5' circa; ritenuta la fteffa declinazio- ne Solfliziale, fi avrà per altezza meridiana della Marea diurna M 0,8008, e la più alta Marea intorno alle tre ore ( un po- co dopo ) = M i,ip2i , la balla Marea alle ore p = — M 0,6580, e l'alta Marea notturna a ore 15 =; M 0,0828, l'al- ta ( rt ) Io feci i medefimi calcoli anche per la latitudine di 60° , e mi rifulta- rono i valori feguenti : Degli Equinozi alta Marea diurna r: -f- o, 51^55 baffa Marea rz — o,i8o8 alta Marea notturna ni -{- 0,8452 Dei Solftizj alta Marea diurna m -\- 0,9445 baffa Marea =: — 0,4673 alta Marea notturna zr -f- 0,04:55 prendendo le due Maree dal baffo Mare , viene la media degli Equinozi ::: 0,7851 ; dei Solftizi tir 0,9615. Sì raccoglie adunque da quelli rifiilrati , che anche alla latitudine di 60° la Marea media dei Solftiz; fupera di poco la me- dia degli Equinozi ; ma che la notturna degli Equinozi fupera d' affai la nottur- na dei Solfìizj, ^11 ^33 113* età Mat'ea iliiirna degli -Equinozj fìu-ehbe alla latitudine 50" ( ef- fendo la meridiana M 0,4132 ) =zM 0,60^6 , la balla Ma- rea = — M o,2p88 , l'alta Marea notturna = M T,^p^6. Prendendo le alte Maree dal baffo Mare intermedio , li ha la diurna del SolHizio =: M 1,8501, la notturna =: M 1,3408-; il medio di quefte due =: M 1,5054: la diurna degli Equino- zj = M o,po24, la notturna — : M i,6cp24; il medio =:: M 1,25)74. Anche qui il medio dei Solftizj fupera alquanto il me- dio degli Equinozi, e la Marea notturna degli Equinozj fupera di più k notturna dei Solftizj , ed e il primo giorno della S'izi- •gia. Ora quefte circoftanze fono da rimarcarli , perchè quello eh' ■era fola apparenza a favore degli Equinozj diviene un fatto reale •un giorno o due dopo la Sizigia . Imperciocché la Marea notturna dei Solftizj eflendo più picciola per la minore forza dei Lumina- li , la ofciilazione antecedentemente concepita dalle acque s inde- bolifce in vece di rinforzarfi , e non può reftituire una Marea COSI grande coiiie 11 ore prima: all'oppofto la Marea notturna tlegli Equinozi eflendo maggiore, e fufliftendo 1' uguaglianza del- le forze perturbatrici dei due Luminari tanto nella Marea diur- na, quanto nella notturna, agevola, ed ingrandifce la ofcillazio- •ne precedente delle acque, e induce una Marea maggiore ancora della notturna nel giorno feguente . Per conferma di quefto non v' è bifogno di calcolo ulteriore , effendo giufta la congettura . Prendendo il medio aritmetico delle due Maree confecutive , l'Eu- LERO trova, che anche le Maree delle Sizigie negli Equinozj fo- no maggiori che nei Solftizj , eccettuati i paefi vicini al Polo ^ come di fatto deve eficre . La diiferenza è , che confiderando l'EuLERO la ofciilazione unica, le dette Maree non fono maggio- ri che pel medio aritmetico , quando 5 ammeflà fecondo il mio metodo la replica delle ofcillazioni , devono eflere maggiori nei giorni feguenti -alla Sizigia , anche feparatamente . M/ DE-la Place dietro alla teoria delle fue ofcillazioni credè pure, poter eflere più grandi quefte Maree degli Equinozj ( Mem. dell' Acc, R.i'jjó png. lyj^i^^ ). La quantità poi delle Maree dei duà giorni confecutivi alla Sizigia Equinoziale non credo che fi pof- ia determinare col calcolo , perchè ci è affatto ignota la naturi G g delle *S!1 :^54 m delle ofcilLizloni dei fluidi , quando fi replicano al di la di un ritorno, e fé la prima orcillazione fi adatta comodamente a uà certo metodo di trattarle , chi fa poi qual genere di movimento prendono in feguito; anzi è cofa cauta l'applicare una qualche mo- dificazione, anche alla prima ofcillazione, come io feci più fopra. XXVII. Per conchiuderé : avendofi ritrovato oltre le ore dell' alta , e baila Marea , e '1 giorno della piìi alta Mm-ea Si?iodica , che le Maree della notte delle Sizigie Equinoziali fono mag- giori delle Maree del giorno , e che in confeguenza fono mag- giori le Maree degli Equinozj di quelle dei Solftizj fino a una certa latitudine tra i Tropici, e i Circoli Polari, ferve il mio metodo a flabilire l'efiftenza dei fenomeni , che fi ponevano in quifìione, il modo con cui iuccedono le loro modificazioni , e i punti di oflervazione da farfi per determinarne la quantità; né altro da me fi pretende di aver prodotto . Rimane la quifiione delle Maree dei Novilunj, e Plenilunj. XXVIII. Più fopra accennai , che non fi può finire la qui- flione della differenza tra le Maree dei Novilunj , e quelle dei Plenilunj , fé non per offervazioni . Ciò fubito fi capifce riflet- tendo , che la Teoria , come fu flabilita , dà un rifultato pel Novilunio, eh' è differente da quello del Plenilunio foltanto di una quantità trafcurabile in Fifica , e che perciò il confeguente effetto dell'inerzia non potrebbe eflere più grande in una , che nell'altra Sizigia. Se vi foife una caufa incognita , o dirò me- glio un elemento non avvertito, che introdotto nel calcolo fa- ceflè una Marea maggiore dell'altra, le offervazioni lo manife- fterebbero . A quello fine ho profittato di alcune olfervazioni delle Maree di Brefl raccolte nel Trattato del Sig. de-la Lan- de. Ho prefo tutti i Novilunj , e Plenilunj intorno agli Equi- nozj lontani ugualmente, più che fu podibile, dagli Apogei, e Perigei , cioè alle medie diftanze , affinchè fi foffe in parità di circoflanze . Ho trafcritto un' oflervazione fola per ogni Sizigia, cioè la più alta Marea , che trovai tra il giorno fteffo della Sizigia, e '1 quarto giorno dopo, che deve eflere il vero effetto della Fafe . Le altezze della Marea a Brefl: furono prefe da un punto filfo j tanto dell' alto Mare , come del baflb . Otto perà fole Ih.!.ir. ì Sc-tr. 2 Otr. 1714. 15 M.ir. 1715- 50 Ago. 1716. 2S F.b. N O V I L U N J . « — Altomare Pied. Poi. Lia. 18. II. o. >7- 2. 0 17- 8. 0 18. 5. 0 18. I. 0 17- 7. 0 17. 1 1. 0 18. I. 6 14^ 6. 6 E ASSO Mare Pied. -Il ~^ Poi. Lin. 0. 0 — t. IO. 0 + 0. 6. 0 — 0. IO. 8 2. 7. 0 0. 7. 0 + 0. 0. e T E M P I 17II. 50 Aqo. 27 Setr. 1712. 28 Feb. 24Mar. 16 Sete. i?Ott. 1714. I Apr. 171Ó. 9 Mar. PLENILUNI -I ... .A Alto Mare Pisd. Poi. Lin. 17. 7. o «7- 6. 0 18. 5- 0 19. I. 0 19. I. 0 19. 2. 0 16. TO. 0 \j Basso Mare| Pied. Poi. Lin. — o. 5. 8 — 0. 4- 0 — I. I. 0 — I. 6. 0 — T. 0. 0 -fo. 0. 0 — 0. 4- 6 ^^ 7. 0 —6. Da quelle poche oiTervazioni rifulta , che V altezza della Marea al di fopra del punto filTo nel Novilunio è minore che nel Plenilunio; e che la diflanza dell'acqua al di fotto del medefi- mo punto è maggiore. Quindi fegue, che fé fi aggiunge all'al- tezza la depreffione, la Marea del Novilunio è più grande: ma fi deve conchiudere , che finora non abbiamo dati fufficienti per iftabilire una differenza fra la Marea del Novilunio , e quella del Plenilunio. Quando fi abbiano offervazioni in buon numero fatte in diverfi Paefi, come fi /pera di raccoglierne j potrà efTer quello il foggetto di un'altra Memoria , che io , o qualche al- ' tro de' noftri Accademici avrà la cura di (tendere , e raflè- gnare . Gg TA- TAVOLE DELLA MAREA Dei Noviluni e Plenilunj ,. osservata a Brest ,. E A GHioeGiA. MEMORIA DELLO STESSO ACGADEMICO ( LETTA A' XFIL MARZO MDCCLXJPC^..) I. 1^ Ella mia Memoria Nuove ricerche full a Mar e a ho aflerito eflervi ancora cinque quiftioni importanti da definirfi in quefìa parte di Fifica Gelefte, febbene molti fublimi Matemati- ci r abbiano trattata profondamente ; cioè , facendo entrare ne' calcoli l'effetto dell'inerzia delle acque, poterfi chiedere i°. , qual fia l'ora precifa della maggiore altezza delle acque dopo l'ap- pulfo della Luna al; Meridiano nel d'i della Sizigia ; 2°. , qual lìa il giorno del maflimo fluflb dopo la Sizigia ; 3°. , fé nelle Sizigie Equinoziali la Marea della notte fia maggiore di quella del giorno ; 4°., fé le Maree delle Sizigie Equinoziali fieno maggiori delle Maree delle Sizigie Solftiziali ; e prefcindendo anche dall'inerzia, 3°., fé le Maree- de' Novilunj fieno maggio- ri, o minori delle Maree de' Plenilunj . Avendo già molto pen- fato a quelle cofe, m'immaginai finalmente una formola femplì- cilfima, elementare, atta, fecondo me, a definire le quattro pri- me quiflioni; e la fpofizione coli' applicazione di tal -formola fu il foggetto di quella Memoria , in cui feci vedere , che l'ora dell'alto Mare nel di della Sizigia è la feconda dopo l'appuìfo della Luna al Meridiano ; il maffimo fluffo dopo la Sizigia ac- cadere tra il terzo , e quarto giorno , ma più vicino al terzo; le Maree notturne delle Sizigie Equinoziali maggiori delle diur- ne; e in generale le Maree delle Sizigie Equinoziali maggiori delle Sol- m 2BT 113» Solftìziali. Reftava la 5*- quiftione, cui la mia formola in qua! fi voglia maniera modificata non potea definire ; perciò io dilli y doverli ricorrere alle ofl'ervazioni . Ma oflervazioni per fare un confi'onto in quel modo precifojche aveva concepito allora , non aveva baftevoli , febbene quelle di Brefi, colle quali feci un pic- colo tentativo, formino una ferie di quafi 6 anni: rifervai adunque' ad altro tempo la foiuzione di tal quiftione. II. Il modo di fare una prova incontraftabile , fecondo me, era quefto: prendere folamente le olfervazioni di que' Novilunj , e Plenilunj , che accadono proifimamente alia medie diftanze del-- la Luna, e ia tempo degli Equinozj, cioè poco prima, o po:o dopo, perchè, eflenJo fofpefo ogni effetto di Apogeo , Perigeo , e Declinazione d^;! Sole , fi manifefti cosi tutta i' efficacia , fé v'è, di una Sizigia Ibpra l'altra. Ma ben fi vede, clie né fei anni, né dodici poflbno baftare per un confronto fimile , onde abbia a tjnerfi per indubitabile la concluGone. Perciò, penfan- do meglio fu quella ricerca , ho poi riflettuto , che fé in una»: ferie di limili otìèrvazioni foflero regifirate per ogni giorno tut- te e due le più grandi elevazioni della Marea, non importa di- fcegliere le Sizigie, che abbiano le accennate condizioni, perchè una elevazione compenla l'altra a qualunque declinazione fi tro- vi il Sole, o la Luna; balla folo di paragonare le oflirvazioni dei Noviluni Apogei con quelle dei Plenikinj Apogei, quelle dei Noviluni Perigei con quelle dei Plenilunj Perigei , quelle dei Noviluni alle medie diftanze con quelle dei Plenilunj a fimili diftanze, fenza punto badare che fia , o non fia tempo Equino- ziale: e cos'i bafta anche una collezione di Ioli fei anni. Quefta vifta mi fece ripigliare le ofiervazioni dr Breft , e Iccrrendole trovai, che cotidianamente Ibno ftate regiftrate le due più gran- di elevazioni della Marea; rariftime volte ne manca una , alla quale fempre fi può fupplire per interpolazione . Quelle ofierva- zioni fono ftate trafportate dagli Atti della R. Accademia delle Scienze di Parigi dal Sig. de-la Lande nel 4". Volume della; lù'a Aftronomia a pag. i(5i, e fegu. III. Altra ferie di ofiervazioni della Marca ebbi manofcritta dal dottiflìmo ,. e meritifiimo Accademico, uaftro Sig. D'. Giu- SEP- «sir 23 s im* Seppe Viamelli, il quale oltre all'efercizio della Tua profeflio- m medica, alla lettura alTidua di fcelti libri, e alle offervazionì fue Medico-Mffeoyologicòe y fi occupa giornalmente con incredibile pazienza, anclie in notare la Marea del Porto di Chioggia • La ferie di oflervazioni del Sig. Vianelli è ancora più preziolà di quella di Breft , perchè oflervò egli la Marea , e la oflerva tut- tora quattro volte al giorno , cioè le due elevazioni , e le due depreflloni delle acque; quando a Breft fi offervò tre fole volte al giorno , cioè le due più grandi elevazioni delle acque colla depreflione di mezzo; ma fpeflb quefta depreiTione vi manca , e v' è qualche picciola interruzione di giorni in uno di quegli anni . IV. Così ho potuto valermi di due copiofe ferie di oflerva- zioni affai lontane di tempo, di paefe , e di circoftanze locali, effendo ftate fatte le offervazioni di Breft dal 171 1 fino al lyió inclufive , e quefie di Chioggia. dal 177P fino al 1784 proffi- mo ; Breft avendo 3 gradi di latitudine, e 17 di longitudine più di Chioggia ; Breft riceve immediatamente la Marea dall' Oceano Atlantico inferiore, e qualche poco di Marea riceve an- cora dall'Oceano Atlantico fuperiore pel Canale della Manica ; ivi le acque fi accumulano nelle finuofita delle cofte e del Por- to , e perciò Ci oflerva la Marea afcendere talvolta fino a 22 piedi e più , e per folito a 18 piedi nelle Sizigie delle medie diftanze ( per la fteffa caufa la Marea afcende , fi dice , alle volte fino a 60 piedi , almeno a 45 a S. Malo , che fi trova fituato in angolo , ove le acque fono verfate dalle cofte fètten- trionali della Brettagna ( Vedi M/ de-la Lande Tr/iiré du Flnxy &c. ) ); Chioggia ha la Marea per comunicazione del Mediterraneo, che la riceve dalla Stretto di Gibilterra, il qua- le per la fua anguftia non lafcia entrare , Ce non che una pic- ciola parte della Marea dell'Oceano, ed in fatti ivi è pochiffmm r elevazione delle acque ( Vedi M.' de-la Lande Traité dn Fluxj &c. ): entrata nel Mediterraneo, fi diffonde, l'elevazione d'elle acque è infenfibile y e la Marea (i fcorge folamente ali' eftreme cofte della Soria , dove offervava il Celebre Sagredo amico del Galileo, alla eftremita del Golfo Adriatico, e nell'' Eftua- / «SII 239 i|9» Efluarlo ; e cos'i à Chioggb e a Venezia, ove le correnti fono arredate, fi oflcrva una Marea fenfibile di 3 piedi e più, ma a Venezia un poco maggiore ; lo ftabilimetito del Porto n Ereft è a ore 3^, a Ghioggia a 10^. Tali accidenti diverlì , e diffe- renze tra Breft , e Ghioggia fono rimarcabili , perchè quanto confluifcono ad alterare la uniformiti, e quantità delhi Marea, altrettanto provano la verità dei rifultati , fé quefti emergono identici. V. Occafionalmente qui ripìarterò le rifleflìoni del Sig. de-la Lande, perciic il Mediterraneo, come fi difse, non abbia qua- fi Marea propria. Il Mediterraneo, riflette il Sig. de-la Lan- de, deve elTere riguardato, come un Mare ifolato , perchè la comunicazione, ch'egli ha coli' Oceano per lo Stretto di Gibil- terra, è afl'ai fcarfa , le acque per là difficilmente entrano , ed efcono in poca quantità per l'anguftia del paffaggio. Il Mediter- raneo dunque è un picciolo Mare; nei piccioli Mari poi il fluf- fo, e rifluflb dev'effere infenfibile, e la ragione fi è , perchè le acque del Mare forzate dall'attrazione Luni-Solare a prendere la forma d' un' ellipfoide , non prendono quella figura perfettamente , fé non fopra uno fpazio di 180 gradi ; fopra un tale fpazio le acque hanno una eilenfione fijfficiente, onde dislogarfi , abbaflan- doll cioè a pò gradi di qua , e di là , ed elevandofi verfo Ja Luna, e verfo il punto oppollo ; perchè bifogna che le parti del Mare a pò gradi fomminiftrino acque per le parti , che fi fol- Icvano , e colla loro depreffione foftengano la elevazione della parte fuperiore. E' dunque neceifaria una eflenfione confiderabile di Mare, come nell'Oceano, perchè fi- formi la Marea; e '1 Mediterraneo, o '1 Cafpio, per efempio , fono piccioli Mari per quello fenomeno. La dimoflrazione Geometrica della piccolezza della Marea nei Mari angufti fi potrà vedere nel Trattato del Fluflb, e Rifluifo del medefimo Aflronomo §. 124. pag. iiy. VI. Il modo poi , con cui fi prendeva 1' altezza della Marea a Breft, e la prende il Sig. Vianelli a Ghioggia, è quafi lo fielfo : a Breft da un punto baffo determinato fopra una regola di legno divifa in piedi , e pollici afi'.fsa immobilmente a una muraglia; a Ghioggia fimilmente da un punto fiflb ftabilito fot- to «fil 240 \}^ to le più grandi magre del Febbrajo 177P, l'inverno dell'afclut- to memorabile, in cui per lo fpirare di Maeftro la Marea colh fu Tempre baila. L'elevazioni dell'acque alte, e baffe fono ftate prefe dal punto fiflb; onde niun equivoco, o differenza può pro- durre nei rifultati noftri il modo di oflervare la Marea. VII. Ora paffo ad efporre il metodo, che ho tenuto nel con- chiudere i numeri delle mie Tavole . Divife prima in quattro claffi le oflervazioni di tutte le Sizigie , cioè dei Novilunj e Plenilunj Apogei, Perigei, delle medie diftanze indifìintamente, e delle medie diftanze nei tempi Equinoziali , feparando già le oflervazioni dei Novilunj da quelle dei Plenilunj ; ho prefi. cin- que giorni di oflervazioni per ciafcun Novilunio e Plenilunio , cioè il giorno precifo della Sizigia con un giomo prima , e tre dopo , e notai le due più grandi elevazioni della Marea dì ciafcun giorno fopra l'indicato punto fiflb , e divife le fomrae pel numero delle oflervazioni , rifultarono i numeri medj , che il veggono nelle Tavole, che foli ho trafcritto dalle mie Co- pie, lafciando il refto per non imbarazzare inutilmente: ho cre- duto bensì utile l'indicare i giorni delle oflervazioni , e le cir- coftanze della Luna in due colonne laterali , omettendo però il giorno della Sizigia . Ef. gr. , perchè fi vegga come ho fatto , fia nel ijyp dalle oflervazioni di Chioggia: 16 Marzo •£ Piedi 3 3 Poli. 3r 4t '7 i 2 3 '': N. L. 4i ,8 £ 3 3 5 , Eq. Afcend, i 3 3 3i 6ir i 2 3 Ili 10^ Somma Divifa per IO := 33 = 3 3^ 3- 11)4 VIIL La '■'•»_.".»>. _J*. %s OSSERVAZIONI DI CHIOGGIA TAVOLA Vili. pag. 141. GIORNI 1779. 16—20 Mar. N. L. ALLE MED. DIST, 1782. 12 — 16 Mar. 1^ I Mar. Apr. 25—29 Sett. (iì 17S4. 18 — 22 Apr. I?— 17 Ott. RISULTATI Piid. Foli. 2 Lin.d. 4- 0. 10,2 5- 9- 11,4 4- 3- 7,2 4- 5- 3,6 4. 7. 2,0 CIRCOSTANZE LUN. .1 18 E. Afe. a 12 E. Difc. OSSERVAZ. 60 a 14 E. Ale. a 31 E. Afe. a 27 E. Difc. a 17 E. Afe. M EDIO de' Medj 4- I. / J" r^■ P. L. ALLE MED. DIST. GIORNI RISULTATI CIRCOSTANZE ; LUN. V ■779-t-j Apr. Pied. 5- Poli. Lin. d. 4. 9,0 a 31 E. Difc. 178^ 17—21 Mar. 4. 3. 10,8 a 19 E. Difc. 9—15 Sett. 4- 3. 7,8 a II E. Afe. 9— ij Ott. 4- IO. 1,8 a 9 E. Afe. 17 84. 4-8 Apr. 4- 9- 5,4 a 4 E. Difc. ^ \^, 1 M EDIO 11,8 de' Medj 4. 3* OSSERTAZ. 50 RISULTATI FINALI N, L. 4. o, 10,2 Apof^. 4. 6, "èfi Perig. 4. 2. 7,0 med. dift. 4. I. 7,2 med. dift. eq. 16. II. yjù EccelTo del P. 'l. fopra il N. L. Doppiando . . . . . P. L. 4- 4. 1,5 Apog. 4- 4- 4,4 Perig. 4- 2. 5,0 med. dift. 4- V :i,8 med. dift. eq. 17- 2. 10,7 ló. I I. 9,0 .?• 1,7 . 0. 9,4 > 1 1. d,8 % Ma prendendofi il medio 4. 5. 8,5. della Tavola dei N. N. L. L. Perigei , com' è ragionevole di fare , eflcndovi tanti rifultati .iberranti dal medio più che nei Pleniluni, farà l' ecceflb del P. L. fo- pra il N. L E doppiando f 1. 0,5 2, 1,0 ;;^5^^j^^^^^^^^^22^22^^^^^'^^^!^5^ì^^j^?^s;iSJ^?^;^^ OSSERVAZIONI DI CHIOGGIA. TAVOLA VII, Pa.f! 241. Wj N. L. ALLE MED. nrsT. GIORNI 1779. IO— 20 Mar. 15—19 Apr. 7— n Nov. .780. 3-7 Mao. 1 '—5 Giuc. 24 — 28 Die. 1781. 22 — 16 Mac, 20—24 GlUG. I7S2. 12—16 Gew. 11—15 Feb. 12—16 Mar. "^ Ì.-4APR. 26-3C Ago. 25—29 i»ETT, 1784. l8— 22 Apr. liS— 22 Mao. 13 — 17 Ott. Nov. 7— II Ago. 6 — IO Sett. RISULTATI CIRCOSTANZE LUN. Picd. 5- Poli 5* Lin. a. 11,4 3- 7. 2,4 4. 5- 4,8 j' 1 1. 4,8 ?* IO. 9,6 4- 7. 0,0 4- 6. 6,0 4' 2. 7,8 4- II. 9,0 4- 7- 11,4 4- 0. 10,2 J- 9- 11,4 4- I. 9,0 4- 5- 7,z 4- 5- 3,-5 5' 9- 11.4 4- 7- 1)4 4. 8. 0,6 '^■ 7. 1,8 a 18 E. Afe. a 14 E. Ale. a 21 Bor. a 4 E. Difc. a II Aull. Bor. a 4 Bor. a 25 Auft. a 21 Bor. a 12 Auft. a 15 E. Afe. a 14 E. Afe. a ji E, Afe. P. L. ALLE MED. DIST. -: — — * GIORNI '779-^ 50 Mar --J Apr. i-^ Apr. Mac. 24—28 Ott. 1780. 17—21 Mao. 15—19 GlUG. IO — 14 Die. 17S1. 4-8 LUG. 3 — 7 Ago. ^% Nov. Die. i7S2.-[ 29 Die. -2 Gen. i"i Gen. Feb. ^i Fee. Mar. RISULTATI Pied. Poli. Lio. d. 3. 4. 9,0 9. 10,2 3. 1,1 3. 10. ^,6 II. 10,2 o. 3,6 I. 7,8 li. ic,8 8,4 CIRCOSTANZE LUN. a 51 E. Difc. a 27 E. Difc. a 29 Edi. a 21 Auft. a 17 Aull. a i; Bor. a 4 Auft. a 2 Bor. a 30 Bor. a 26 Bor. a 2 E. Difc. E. Difc. Medio de' Med] 4- 2. 7>o OSSERVAZ, 200 N. B. In quefta Tavola pure vi fono med; aberranti , come in alcuna delle altre ; ma fi fono tenuti tutti 1 perchè il numero dei maggiori eguaglia il numero dei minori , e fi compenfano nella quantità . OSSERVAZIONI DI CHIOGGIA. TAVOLA vr. Pag. HI- 1 Efclufi i fegnati coli' afterifco , che fono aberranti dal medio di meno Piede. OsstnvAZ. 520. In quefla colonna dopo 1 due prim, vo "^ &»" > ,„ aber^ann , come nella pr.ma ; ma f. tengono, pC7cliò i maggior, compenfano 1 minori. Osservai. 2(/o. OSSERVAZIONI DI CHIOGGIA, TAVOLA V, y^g. HI ^:^j2^5<'!^^^5i'^;^:^5;;^53^;^:^8^5!^5a^:;^^52^^ ;^? N, L. Apoc. GIORNI 1770. 1^ — If) Ffbb. 6 — IO Die. -So. 5-9 Cen, 4-3 FZB. 5—9 5—7 Apr. Mar. RISULTATI Pud. Poli. Lin Z. 5- I 5. 11. 6,6 4. 4. 4,1 5. Q,6 CIRCOSTANZE LUN. a 12 Ap.a ló.Bor. a 19 Eq. Afe. a 9 Aulì. a 5 Auli a a Apog. 4 Apog. a 5 Apog. a 7 Eq. Afe. a ji M.AR. Apog a zH Apog. 22— 2tì Apr r-^T^TT^ 11—15 Apr. 9—15 Giuc. 9—13 LUG. ^■i^: ;o Apr. Mac r 29 Mac. C — : Giuc. r 28 Giuo. L — 2 Lue. LI! r iS Lue. Il] L — I Ago. HI 1784. 18—22 ló— 20 Lue. 14—18 Ago. IJ— 17 StTT. 1,8 4,9 5,6 4>S MtDIO or' Medi 1 34 Apog. 1 25 Eq. Afe. . 24 Ap. E(]. Afe a 20 Eq. Afe. Ap a 14 Eq. Ali. a 18 Apog. 10 Eq. Ale. 15 fior. ,pog. a II Eor. a 9 Eor, 4 Apog. a 51 Apog. a j Bor, a 27 Apo: a 29 Bor. 27 Ap. e Bor. a 22 Bor. a 24 Apog. a i» Bor. a 21 Apog. a j8 Apog. a 14 Apog. a 19 Eq. Difc. 10 Apog. . 15 Eq. Difc. OSSERVUI. 14 P. L. Apog. GIORNI r 29 Mac t — 2 Giut {27 Glug — I Lun. Sett. 17S0. 15—19 GlOG. 15—19 Ll/G. 12 — Io Sett, 12- ló Ott. 17S1. r-7 1—5 Sett. r ì;i Ott. X~4 Nov. r 29 wov. i.— j Die. '^^^■i^S^ 20 — 24 Ott. a— 12 Nov. iS— 2: Die. .785. 17-2 7 — 11 Nov. 17S4. 6— Gè 5—9 Fi:b. 5—9 Mar. Nov . Die' RISULTATI lo. 2,4 2. 11,4 6,0 4. 11. 9,0 8,4 CIRCOSTANZE LUN. a 4 Mac. Ap 7,8 4. 6. /,,c a I GiUG. Aurt. .1 2 Apog. a 29G[';. Au. Ap. a 26 Apog. a 22 Apog. a z8 Eq. Afe. a 25 Eq. Ale. a 20 Apog. a 17 Aulì. a 21 Apog. a 14 Aulì. a iQ Apog. 16 Apog. 12 Apog. 14 Eq. Ale. : Apog. a II Eq. Afe. a 7 Apog. a 8 Eq. Afe j S Eq. Ak a 9 Apog. .1 4 Eq. Afe. a 6 Apog. a I Eq. Afe. a 2 Apog. a 29 Eq. Afe. a 50 Apog. Apog. 25 Apog. ;ù Bor. a 21 Eq. Alt a 2Ó Apog. a 19 Eq. Afe. a 24 Apng. a 20 Apog. a 22 Bor. a iS ApoL; .1 20 Bor. 14 Apog. a 12 Bnr. a i:; Apog. a •; Cor. a IO Apog. a 6 Bor. 7 Apog. 4 '^P'JS- 9 Eq. Dirc._ a I Apog. 3 8 Eq. Difc. 3 28 Bor. 3 ìo Apog. .T 2(5 Bor. .1 ;8 Apog. Mfdio nr." Mf.Dl O OSSERVAZIONI DI BREST. TAVOLA IV. P^S- -41 P. L. BqUIN. alle MED. DIST. N. L. EqUIN. alle MED. DIST. ..^____ —A. GIORNI m '7"- II— l.'J Sett /712, ò— -IO Mar. i4 ^i Ago. Sett. (il {-' 1 Sett, Ott. 1714. 15—19 Mar. r 28 Ago. ' ^ L--I Sett. 1716. 22 — 26 Febb. 21—26 Mab. RISULTATI Pisd. Poi!. 6. Lin.d. (5,3 16. ir. 1,0 17- 0. I,^ J7. «. 6,0 18. 0. 0,0 16. IO. 2/ 17. 6. 7,4 17. 7- 4/ CIRCOSTANZE LUN. 2 12 E. L. a 7 E. L. a I Sett. E. L. a 29 Sett. E. L. a <3 E. L. a 30 Ago. E. L. .T 24 E. L. OSSERV.AZ. 6j Medio zie' Medj 17. 4. 1,0 GIORNI 17 II. 27—31 Ago. 25—29 Sett. 1712. 21—15 Febb. 22— 2« Mar. 14— IS Sett. 1^—17 Ott. {51 Mar, k APR. 171Ó. y-^il Mar. RISULTATI Pied. 17- P«U. 2, Lin. d. lo. 9. 5,8 17. 7. 5,3 18. 7- 0,0 18. S" i,j 18. 3- 9,0 I«. 5. 5,4 17. e. 4,^ CIRCOSTANZE LUN. i I a 29 E. L. a 25 E. L. a '-: E. L. a 22 E. L. a 14 E. L. a 12 E. L. a 29 M E. AR. L. i i S E. L. B.Jglfc.gJT II IIIIIIIIPII Medio de' Medj 17. 6. 0,3 OssERVAZ. 71 N. B. Non elTendovi alle volte Sizigie negli Equinozi , fi è fupplito col prendere due Sizìgie equi- dillanti di un Mele prima, e dopo. i I RISULTATI FINALI N. L. 1(5. I. 3,6 Apog. 18. 1. 3,7 Pcrig. 16. lo. 2,8 med. dilì. 17. 4. r,o meo, dilì. e(j. P. L. i«. 3- 5,3 Apog. 18. I. 7,3 Perig. 17. o. 10,5 med. diil. 17. 6. 0,5 mtd. dift. eq. ~68Ì 77. 77^ 68. 5. 1,1 6. 10,5 Ecccffo del N. L. fopra il P. L i. S,6 W Doppiando 3. 5,2 m OSSERVAZIONI DI BREST, TAVOLA JII. i N. L, ALLE MED. DISTANZE, Vi GIORNI i [il '-"• >5— 17 1 1712. 7— Il Feb. 6 — 10 Mar. 5—9 Apr, 51 Ago. Sett. « 1—5 OrT. 14. 12— ló >>< GlUG. IO — 14 LUG, 6—10 Nov. (5— IO Die. 1715. 4—3 {JO GlUG. '4 LuG. {20 Lue. -2 Ago. 1 rzS Ago. F.TT. r28 Ag L-I Sf.t I716. 2^ — 27 GE^'. 22 — 26 Feb. 16 — 20 Ago. RISULTATI Pi.d. 17- PoU. C. Lin.d. 16. II. 0,0 1(5. II. 1,0 '7- 8. 0,0 ■7- 0. *)j 17- 9. 0,0 id. 2. 4,7 id. 5. 10,8 16. 2. 10,5 tó. 2. 9.° 16. 2. 3,« ló. 8. 0,8 '?■ 5* 10,8 16. 9- 10,8 16. IO. 2,6 16. 0. 10,0 >7- (S. 7>4 17. 8. 7.0 . , , CIRCOSTANZE LUN. a 12 E. L. a 9 E. L. a 7 E. L. E. L. a 1 Sett. E. L. a 29 StTT. E. L. a 15 Bor. a 12 Bor. a 9 Bor. a IO Auft. a 8 Aull. a ■:; A ufi. a 29 GlUG. Bor. a 27 Ldg. Ault. a 2 Ago. E, L. a ^0 Ago. E.L. a 28 E. L. a 24 E. L. a 19 E. L. Medio de' Meoj 16. IO. 2,8 OssERVAZ. 167 P.g. J4I- P. L. ALLE MED. DISTANZE . GIORNI RISULTATI CIRCOSTANZE LUN. r2SLuG. '7-'-i.,AG0. Pied. 19. Poli. Lio. d. .1 2 Ago. e. L. 27— 5 1 Ago. .9. 2. 5.9 a 50 Mag, Aurt. 26 — 50 GlUG. 16. II. 4,8 a 26 Auft. 20—24 Nov. '7- 7- 0,6 a 22 Ber. 20 — 24 Die. '7- '■ 3.3 a 20 Bor. 1715. 18 — 22 Gen. 16. 5* 3,<5 a 16 Bor. a 25 E. L. 16—20 Giug. >5. II. 0,2 a 16 Auft. 15—19 Lue. id. 9- 1,2 a 14 Ault. a 20 E. L. 1716. 8—12 Gen. ■7- 0. 10,2 a 7 Bor. a ij E. L. 6—10 Feh. 18. 2. 8,8 a IO E. L. 7 — " Mar. 17- •5- 0. 4.0 a 3 E, L. 2—6 Ago. 9. 1,6 a 6 E, L. Medio de' Medj 17. o. 10,5 1 I Osservai. 190 5'^5'^^Ki^5<^S2^52^K^K^sJ^^J^J^5i!^K^^^^S?^';^^^Sia ?ì 1 «ZI OSSEP. VAZIONI DI BREST TAVOLA I. Pag. 241. N. L. Apog. I I 1 GIORNI RISULTATI CIRCOSTANZE LUN. 1711. 15—19 GlUG. Pied. 15- Foli. 7- Lin. i. 6,0 a a 12 Apog. 15 Bor. 14—18 Luglio IO. 0. 1,0 a a IO — II Apo. 15—14 Bor. 1712. 4 — 8 Mag. 1(5. 3- 7,4 a 8 Apog. e Bor. 3—7 Giug. 15- 8. 8,0 a a 4 Bor. 5 Apog. 2— ó Lug. 15- 5- 11,7 a 2 Bor. e Apog. 1—5 Ago. 15- 9- 9,5 a a 50—51 Lug. Apog. 4 E. L. 1714. 9—13 Ago. i<5. 8. 2,0 a a 12 E. L. 13 Apog. 7— II Sett. 16. 3- 4,8 a a 9 Apog. IO Q. L. 7— II Ott. 16. 4- 6,5 a a 9 Apog. 10 E. L. 171 5. 26—50 Sett. 16. 7- 9,9 a a 6 E. L. 7 Apog. 26 — 50 Ott. 16. 4- 8,3 a a 2Ó E. L, 50 Apog. 25—29 Nov. 15. IO. 5,5 a 27 Apog. Medio de' Medj 16. 1. 3,6 a 24 Apog. a 27 Aurt. Pl. L. Apog. * OSSERVAZ. 123 GIORNI RISULTATI CIRCOSTANZE LUN. 17W. 2Ó — 30 Sett. Piei. 16. Poli. 7- Lia. d. 11,8 a 25 E. L. a 30 Apog. 25—29 Ott. 1(5. 6. 11,4 a 28 Apog. 24—28 Nov. 1,5. I. 9,1 a 25 Apog. a 2(5 Bor. 1712. 20 — 26 Gen. 16. 4- 0,0 a 19 Apog. a IO Bor. a 27 E. L. 12 — 16 Nov. 1(5. I. 11,6 a 15 Bor. a 17 Apog. 12 — 16 Dec. id. 3- 6,S a 12 Bor. a 14 Apog. 1714. 1—4 Genn. 15- II. 3,6 a 31 Die. P. L. a 4 Gen. Apog. 1715. 17—21 Apr. 16. 7- 9,1 a 18 Apog. 17—21 Mag. 16. 0. 4,4 a 15 Apog. a 20 Ault. 17 ló. 5—9 ApR. 1(5. 3- 4,2 a 10 Apog. 5—9 Mag, 15- 11. 5,8 a 7 Apog. a 9 Aulir. 1 Medio de' Medj 1(5. 5,5 OsSERVAZ. 103 4^1 241 H9>- Vili. La ragione poi di prendere un giorno prima , e tre dopo la Sizigia , in vece di due prima , e due dopo , fi è , per- che il colmo di un effetto naturale , che abbia durata , non fe- gue mai nel punto raedefimo , in cui la caufa efercita la fua maffima forza , ma fegue dopo per 1' inerzia della materia , e perciò fi vede , nel propofito noftro , che la Marea più grande arriva tra il terzo, e '1 quarto giorno dopo ; e la più grande Marea farebbe affatto efclufa, prendendo due foli giorni dopo la Sizigia: ho poi prefi cinque foli giorni, non più, per non toc- care l'efif^tto dei quarti , per non ufcire talvolta dall' influenza propria d^lla Sizigia Apogea , o Perigea , o delle medie diftanze , e per la ftelTa ragione ho anche avuto fempre attenzione di prendere le Sizigie lontane non più di $ giorni priiua o dopo dall'Apogeo, o Perigeo. IX. Renderò anche ragione perchè ho prefa la femplice altez- za della Marea fopra il punto fiffo , piuttofto che la differenza tra l'alto, e baffo Mare, eh' è la vera Marea. La ragione fu per ifchivare una fatica inutile , e foggetta ad errore nello ftef- £o tempo. Qui non fi tratta di fapere la quantità della Marea, ma folamente la prepotenza di una Sizigia fopra 1' altra : dun- que fé vi ha un punto fìffo , e che l' altezza dell' acqua fi pren- da da quel punto ( ficcome fu fatto a Brefl, e a Ghioggia ) la differenza tra due altezze cos'i notate è la metà della differenza di due Maree , perchè quanto una elevazione fupera l'altra fo- pra il livello medio del Mare, tanto anche la fupera a un di preffo fotte lo fteflb livello abbalfandofi : fi aggiunga , che nelle ofTervazioni di Breft non è fempre notato il baffo Marc. La fa- tica poi , diffi , farebbe ftata foggetfa ad errore , perchè il pren- dere le differenze delle Maree tra numeri or pofitivi folamente, or pofitivi e negativi , avrebbe imbrogliato le riduzioni in pro- greffo fiancando k tefta, e più d'una volta fi poteva sbagliare. Cosi ho fpedito tutto facilmente con fomme , e divifioni , e raddoppiai i rifultati in fine . Ciò premelfo , vegganfi le Tavo- le, e prima fieno quelle delle OfTervazioni di Brefl. H h ESA- «Èli 242 113» ESAME DELLE TAVOLE. ^^^ X. La conchiufione fommaria di tutte le Tavole fi è, che la Marea del Plenilunio è maggiore di quella delr Novilunio , e quella conchiufione rifulta da 1242 oflervazioni per li Novi- lunj , e da 1223 per li Plenilunj. Un tal numero di oflerva- zioni farebbe una prova fufficiente della conchiufione generale , fenza i rifultati corrifpondenti delle claiTi particolari , perchè nello fpazio di 1 1 anni vi deve elfere un numero quafi pari di Novilunj e Plenilunj in ogni claflè delle aflegnate , e deve fvanire qualunque anomalia , fìa prodotta da caufe particolari , fia prodotta dalle circoftanze della Luna non potute talvolta ri- gorofamente compartire nella diftribuzione delle clafli ; e per ve- rità in grazia delle due più grandi elevazioni delia Marea ofler- vate cotidianamente fi poteva omettere fenza Icrupolo la diftri- buzione delle quattro claffi : fi fece però la detta diftribuzione per avere un indizio, e una prova maggiore di quello, che fot fé per rifultare . Ora a favore de' Plenilunj non folo v' è l' indu- zione generale delle Tavole indiftintamente , ma ancora delle claffi particolari , tanto delle oflervazioni di Breft , che di quel- le di Chioggia , il che fi oflervi . Per efempio, di 8 rifultati contro 8 , i Plenilunj ne hanno 5 fuperiori fopra i Novilunj, 2 pari, e un folo inferiore, eh' è il rifultato Perigeo , il quale anche, facendo le ragionevoli riduzioni , com' è indicato nella Tavola , viene all' egualità ,6 1' egualità nel cafo noftro , in fat- to di oflervazioni , fta a favore dei Plenilunj ; perchè , fecondo che fi crede comunemente dfetro la teoria , che riporterò più fotto, i Novilunj dovrebbero dare una Marea maggiore. Se poi vuolfi ancora efaminare la cofa più particolarmente , la Marea di Breft moftra la prepotenza dei Plenilunj fenza equivoco dal primo fino all'uhimo rifultato, perchè il fecondo rifultato è più tofto fuperiore, che uguale. Avvertiti dalla Marea di Breft, fi fcorge una ind'cazione fimile in quella di Chioggia , perchè due riful- tati , r Apogeo , e l' Equinoziale , fono fuperiori coftantemente , come nella Marea di Breft; e '1 rifultato Perigeo, eh' è il folo infe- «Èli 245 1(3» inferiore, fi riduce quafi all' uguaglianza ( fatta la giufla corre- zione indicata nelle Tavole ) , l'Equinoziale è pari fpontanea- mente fenza riduzione, ed anche la parità, come fi difle , mo- ftra la prepotenza de' Pleniluni . XI. Che poi i Plenilunj Perigei non moftrino fchiettamente la loro fuperiorità , ma in vece moltrino od egualità , od un picciolo difetto , non è tanto da ftupire ; perchè , fé fi prende quella fola clafle di Sizigie per prova , il numero di 1 1 anni di offervazioni è ancora fcarfo per manifeltare, e feparare un ef- fetto COSI piccolo da una Marea, come la Perigea, eh' è la più grande bensì in genere, ma infieme la più agitata, e fconvolta, la più anomala si nella quantità , che pel giorno del fuo maf- fimo colmo, pei venti più gagliardi, e pelle burraiche più pro- cellofe. Se i Plenilunj dunque hanno fuperiorità fopra i Novilu- ni ; quella per le noftre oflervazioni dovea manifeftarfi nelle Maree meno turbate delle Sizigie Apogee , e delle medie di- ftanze, come di fatto in quelle fi manifella. XII. Sarebbe ora da faperfi quanta parte della Marea fia recceflb dei Plenilunj fopra i Novilunj , e quanta parte della forza , con cui la Luna produce la Marea , eh' è un'altra qui- ftione , ed a cui non ballano le noftre offervazioni . Per fapere ciò , bifognerebbe avere lunghe ferie di offervazioni di molti anni , e fpecialmente del Mare libero intorno la Linea, e di olservazioni fatte con una lunetta immobile orizzontale , munita di micro- metro, fituata in quel modo, che io propofi nella mia Memo- ria Nuove ricerche fulle Maree . Ma nondimeno , componendo la Marea di Breft con quella di Chioggia , per mezzo di analogie fi verrà ad un rifultato, che non farà molto lontano dal vero. XIII. Si può prendere la Marea di Breft di 18 piedi, quel nelle Sizigie delle medie diftanze della Luna l'affume il Sig. DE-LA Lande ( Trahé cìu flux >if Reflux pag. 41 ) , quella di Chioggia in fimili circoftanze di piedi 3 ; e fi avrà , com- prefo già l'effetto dell'inerzia, una Marea media di piedi 10^, di cui la parte della Luna è di piedi 7 r ; prendendo in oltre i due rifultati fommarj delle noftre Tavole , cioè di Breft poli. 3. lin. 5, 2, di Chioggia poli. 2. lin. 1,0, fi avrà il rifulta- Hh ij to «eli 244 (I3> to «ledio poli. 2. Un. (p,i. Quiadi fé la Marea delle Sizigle nei Mari veramente liberi, fenza la refiftenza del fondo , inclu- fo anche l'effetto dell'inerzia, foflè di piedi 8, oppure di piedi 1 1 ( come ho io diraoftrato nella citata Memoria ) , farebbe la parte della Luna di piedi 5. poli. 8. lin. «J,8; oppure, fecondo me, di piedi 7. poli. io. lin. 3,8; offia di linee 822,8; op- pure di linee 1131,4. Perciò piedi 7^: poli. 2. lin. p^i : :così lin. 822,8, o pur lin. 1131,4 al quarto termine, e fi trove- ranno in una ipotefi poli. 2. lin. 1,2 ; nell' altra poli. 2. lin. 10,7. Dunque l'ecceflb della Marea del Plenilunio fopra quella del Novilunio è quafi di 3 pollici fecondo la mia citata dimo- ftrazione ; ma almeno farà di 2 pollici crefcenti , fuppofta la comune determinazione delk Marea . Quindi la forza , con cui il Plenilunio opera un tal ecceflb , è — di tutta la forza . con cui la Luna produce la Marea : polliamo fupporre la trentefima parte» SpiEGAZiONE DEL FENOMENO. XIV. Eppure l' opinione comune degli Aftronomi Fifici , e dei Navigatori fi è , che le Maree dei Novilonj fieno un poco maggiori di quelle dei Plenilunj . Il Sig. Gentil , che ha offer- vato affiduamente le Maree quafi cinque mefi di feguito all' Ifo- la di Madagafcar , afièrifce , che le Maree dei Novilunj fono coftantemente di 35 ì- a 38 pollici, quando quelle dei Pleniluni fono di 24. a 30 pollici ( M.' de-la Lande Traité du Flux dy Reflux pag. 5 3 j §• ^4- ) - Ma ciò deve provenire , dice il Sig, de-la Lande, dalla fKuazione dell'Apogeo della Luna, ch'era oppofto al Sole in- tempo delle oflTervazioni del Sig. Gentil , ch'era l'Ottobre dtìl 1761. Se l'effetto fofse coftante , aggiunge il medefirao Aftronomo , bifognerebbe attribuirlo alla proflìmità delle acque fuperiori . In fatti la Luna è piì> vicina alle acque , fopra le quali effa domina , che al centro della Terra ; efla è più vicina al centro della Terra, che alle acque inferiori : e lar prima diSèreaza deve produrre uà effetto un poco più grande , che «eli 245 1^ che la feconda , a cagione della proflìmith . Tale appunto a un di preflb è il ragionamento, che fi fa comunemente dagli Aftro- nomi Fifici, e '1 ragionamento è giuftiffimo . In confeguenza fi dice, la Luna tirando con più di forza le acque fuperiori , che il centro della Terra , e cosi facendo il Sole ; in tempo di Novi- lunio , in cui le forze dei due Luminari fono unite dalla fteffa parte , la Marea diurna fuperiore làrà tanto più grande della inferiore, quanto i due Aftri tiran meno il centro della Terra; e in tempo di Plenilunio la Marea fuperiore diurna farà tanto minore della inferiore notturna , quanto la Luna tira più le acque inferiori , che il centro della Terra, e quanto il Sole tira meno le acque fuperiori di quello che dalla parte oppofta la Luna tira lo fteflb centro . XV. Ma fi da alle confeguenze una eftenfione confufamente, che non conviene. Se fi pretende, che per le fole forze attraen- ti femplicemente le Maree dei Novilunj fieno maggiori , il ra- gionamento non prova ; prova foltanto , che la Marea diurna del Novilunio è maggiore della diurna del Plenilunio, ma nien- te più . Se fi aggiungeranno le forze dei Luminari , che opera- no la Marea fuperiore, e quelle che operano la inferiore tanto del Novilunio , che del Plenilunio , fi troverà che le due fom- me in ambi i cafi fono eguali , e quefto è il vero metodo di filmare la propria efficacia di ciafcuna Sizigia: (è dunque le fom- me delle forze fono eguali, le fomme delle Maree non poflbno effertf difuguali. Se poi fi dirà, che anche la Marea notturna del Novilunio è maggiore , perchè la diurna v'influifce per ef- fetto d' inerzia ; in quefto fenfo la propofizione può effer vera , non altrimenti . XVL Perchè dunque la Marea del Plenilunio trovafi ella maggiore di quella del Novilunio ? Devefi tal differenza attri- buire alla maggior copia di luce , che in pieno v' è in tempo di Plenilunio? Se ciò foflfe, la maggior luce, fi direbbe, fufcita forfè maggiore Elettricifmo , e Magnetifmo terreftre, e per que- fti mezzi maggiore agitazione , tumulto , e gonfiamento dei Ma- ri , e quindi anche in feguito maggiore evaporazione , onde mag- giori sbilancj dell'Atmosfera, e maggiori procelle. Ma v'è una confi- m 246 113» confiderazione più intrlnfeca da farfi, ed è anche la: vera, fecon» do me , sfuggita finora agli altri , non perchè fia difficile da venire in mente , fluendo efla fpontaneamente dai principi dell' attrazione, ma perchè niuno mai fi occupò feriamente nella pre- fente quiftione , e npn fi avvisò di fare fimili confronti di of- fervazioni. XVII. E' noto che i Corpi Gelefti attraggono , e fono at- tratti fcambievolmente a minori diflanze più , meno a maggio- ri; la Luna in Novilunio difta dal Sole 120 femidiametri ter- reftri meno che in Plenilunio ; efla dunque dal Sole è più at- tratta nella prima , che nella feconda Sizigia , e nella feconda è attratta verfo la Terra , quando nella prima ne è diftratta : dunque la forza Lunare fopra le acque è più grande in Pleni- lunio, che in Novilunio , e in confeguenza la Marea dev' elfere maggiore XVIII. Con quefto lavoro debole , e fcarfo vi fcopro , o Si- gnori , un fenomeno , che prefo in le fteflb fembreik a prima villa minuto aflai , ma riferito alle Teorie della Fifica Celefte , lo fi prevede ferace di confeguenze. Quefto fenomeno ben deter- minato colle oflervazioni, fi potranno correggere, e perfezionare i calcoli della nutazione, dell' obliquità dell' EcJclittica, della pre- cefTione degli Equinozj ; fi avrà il vantaggio di poter meglio de- terminare in uno fteflb tempo le mafle del Sole , della Terra, e della Luna; le diftanze dei due Luminari , quindi le paralaf- fi, elemento indifpenfabile nei calcoli deirEccliffi,e delle Occul- tazioni delle Fifle per la Luna ; fenomeni , che ben oflervati , porgono il ficuro metodo di determinare le Longitudini Geogra- fiche , per le quali a giufta ragione hanno prefo , e prendono tanto interefle i generofi Principi, e le Nazioni commercianti. OB. OBSERVATIONES METEOROLOGIGìE PERACT^ IN Specula Patavina ^NNIS M.DCC.LXXXIL M.DCC.LXXXIII. À JOSEPHO TOALDO ■^c Socio VINCENTIO GHIMINELLO e METHODUS EST EADEM S^M PRXCEDENTIUM. ) O O J O >I o «a i49 1^ JANUARIUS T78Z. t z ì _♦ S 6 7 S 9 IO II II '3 '4 'S i« •7 18 >9 20 2l , ^ Mane ttum • Vefp. Thtrm > * Mane omttr. 1 , Vefp. Ventili , C/clum . P/uv. Nix. neb.4 S I. 10,7 2. 2,7 -o,« -2,6 '-3,'4 -3,4 2^0 — ',4 0,0 NW. Sol ; dein Neb. denl'a , pruina . ^- S,4-(- »• S.7 2. 3,2 »• 4,5 2. 1,8 NE. Var. ». 4,« N, WNW. S. pruina . 1- '4,4+ W. S. gelu. 2. 3,2 —2,2 -»,s — »,0 1,0 -3,4 -0,4 4,0 1,6 -i,« -»,o 0,6 —0,6 0,0 0,0 2,0 i7;2 3,0 «,» 3,4 wi-sw. Nebula (lillans. 2. 0,9— 2. J,4 Idem . Neb. ftil. »■ 3,7 ». 3,1 NW. Itetn . Mane pluvia. 1. o,t ». 1,7 l. 11,4 [dem . ^. 3,0+ W. Neb. perpetua. II I20 2. 0,0— N2. NE2. Nub. vel'p. pi- V. 2. 1,7 »• 4,3 PI. V. 2. J,I »• 5,3 N. E2. Sol tulcus,- 18. Ser. Veut. ». «,3 + 2. 4,,3 2)5 3,0 3,7 7 Si' 8 '•",3 I. 11,6 5,0 9 i.ii,« I. ii,< I. 11,0 '■4 4,0 10 1. ii,s 1,0 — 1,0 _4,o ',3 _ 1,0 II I. 10,3 I. 10,7 12 I. 11,0 I. 9,8 — 2,4 I? I. IO,* 2. 0,4 — 4,4 0,2 — i)S '4 2. 1,4 + 2. 1,0 -«■7 1. 11,9 2. o,« 1. 10,3 j. 2,3 2. 4,8 -«,5 — i,=t -4,7 -«-s 17 2. ?,« —10,8 — 5,7 — 4i4 — 2,4 t8 2. S>4 + 2. 3,0 2. 4,4 —10,0 -7,8 19 2. 3,8 20 2. 4,2 2. 5,5 -4-6 — i,o + 4,4 2,0 3,0 1,4 «,0 21 2. 7,0 2. (5,o 1. 5,8 2. 5,2 2. 5,0 -2,8 0,2 13 2. 5,2 24 2. 5,° 2. 5,8 2. 5.8 1,0 »3 2. 6,4 2. 8,4 _ 3,4 0,7 6,0 2« 2- 7,0 5,7 27 ». 7,2 2. 5,(5 0,0 4,<5 5.8 28 2. 5,0 2. 4,4 0,8 Ventut . NWi. NE. Neb. h. 19. Sol var. N. B. N. Var. Var. NW. NNEi N. Nub. W. E. NW. NNE. , NEi. Nr'."" NE. Ni. Ei. NE2. SE. S. NW. -.yA ENEj. ENE?. NEI. NNW. ESE. SE. NWr NE. Si. N. Ni. NE2. NW. W. Item . Item . N. S. SE. Calum . Nub. pruina h. i<>. nix. PI. V. P!u. via. % 74 Nub. dein Sol var. Var^ Var. h. 22. PI- V. 32 Var^ Var. V. Var. V. S. S. Noilu Ventus. Var.' Ventus violentus . Item . Ser. dein Var. S. pruina ; noflz ftcHae cad. Var. V. Var. Nub. h. 14. nix cum pi. ij Mane pi. V. Neb. Sol langu. Nebula. Neb. Var. Media 28. 1,4 ■0,58 Poli. o. N. B. Fri£us infolitum circa med. Menfis cum excurfionibus Barometri. MAR- «611 25' (I3&- M A R T I U S i78z. +.4 2. 4,2 4,0 2^_2,J I. l',7 I. 11,4 I. Io,S 2} z6 »7 iS 1. io,o o,8 I. 11,2 2. 3.« 2. S;" 2. I. ii,4 1. _9,S ■■ 9,- 2. 2,1 2,« Thirmcmetr, I " — — I Mane Vefp. 4,o S>8 4,0 5i3 6,0 8,0 ".S 11,(5 I. II,S 7>2 8,4 6,6 9,2 8,o 7,3 S,(S 9,0 9.4 1 i,o S.4 _5>o 6,o '1,0 8,5 8,4 o,5 i2. 2,2 'l2. 2,2 _2,0 — I)0 — o,7 7.0 (5,0 '.5 4,o 2. J,« I. 1 1,(5 I. 9,tf '■ Si* i,o 2,4 J.2 2. 7.2 5.5 29 30 ;2. 1,0 31 !2. CO I. ii,o -1,6 j. 11,6 1. 7,« I. 3,0 1. 6,0 2. 1,4 0,(5 3.4 4.4 «,8 5.4 5.3 S.« <5,0 2. 4,1 ^- 7.4 2. 6,0 2. 2,1 2. 0,5 I. 1(3,8 «,o (5,4 3.5 2,4'' 3^ «,o 7,4 6,6 111 8,4 (5,4 6,9 7.2 7,8 _7^ 8,« Ventus. N. S. SE. N. E. SEi. NNE2. Ni NW. E. SE. SE. NE. SE. W. NNE. N. Wi. N. NW. Ei. N. SE. N. S. SWi. Wi. N\V2. NEi. ESEi. Var. NEi. Ei. N. E. Var. 3. NEi. SE2. N. Ei. Si. NE. W. SVV. N. W. E. N. E2. SE. N. SW. N. W. SW3. NEj. NE. SWi. SE2. N. SSEi. NE. SEi NW W. Ei. NW W. SE. NE. E. NEi. Ni. Cahm . Nebula , dein Var. Neb. Var. no£lu pi. V. PI. V . din nofluque Neb. dein Var. Neb. dein Var. Neb. nub. Neb. Var. Mane pi. vefp. Fulg. Ton. Mane pi. Toti. grando ,deinS. S. Sol neb. dein clarifTimus. Neb. Var. Turb. Var. V. Var. Turb. Turb. Nimbofum ; vefp. fWlse nivii , Var. V. Var. V. S. pruina. S. V. PI. Nub. vefp. pi. Pi. V. noflu Nix pi. V. Var. V. Var. V. S. V. S. V. Sol langu. Var. vefp. pi. PI. V. vefp. fer. Più. via . 104 7 8 2+ '4 3' 5 2< . Media 2«. 0,8. + 5.5' Poli. 1. (5.;. N. B. Extremas escurfiones Barom. die 24 & 28 ; item faltus Tfierm. nam die 14. cum poft raeridiem oftendilTet gr. 8. , h. 2. noiSis defcendit ad zero , flante NE. li a APRI. «SD 25^ II» A P R I L I S I 782. Batomcirum . I T/itrmomctr. . ^_. Mane I. 11,0 1. 8,7 Si5 S 'I. 10,0 ji. 11,4 7 la. 0,0 8 ,. 11,4 — ii,« 10,8 9,0 10,8 li,l 13 .'4 II. Ji,i 'S Ili ■7 8,0 7,0 + 12. i-i'ir 4 21 I, 11,4 10,8 ^5 26 a? 28 29 ,0 2. 0,5 Vefp. Mane Vefp, «,3 7,3 1. 9,i 1 . 1 1 ,0 M,8 '•">4 I. 11,2 2. 0,4 '• 9,4 U 10,2 Si' 7/ «.7 1. M I. II, iS '• "i4 I. io,8 I. 11,4 S)5 4,8 J'4 S!4 4)4 5i4 (5,4 «,o 4,S 7)4 6,4 7)4 9>8 9,4. 8,6 6,8 8,S 7.4 8)4 2. 1,8— 0,1 I. 8,0 1. 9)8 '• ",4 2. 1,0 2. 0,6 2. >)4 I. 2. 0,8 I. 8,8 I. ij,4 2. o,<5 I. I. 11,4 9,0 8,8 9)8 8,0 8,0 8,« 7)0 5)4 «.4 8,0 9)4 11,0 11,6 10,0 (5,4 8,9 Ventus , N. E. S. NW. N. ESE. ENE2. NE E. 3. Wi. SW. SSEz. Ni. W . SW3. N. Ei. SE. C^ìum . ' Pluvia . NNW. ESE. NW. Ei.LSEi. 9)4 8,4 Tl,4 •3^ 10,4 12,0 H,3 ii,4 12,8 12,0 12,4 12,4 9)4 8,6 I3,(S 13,0 Nebula dein pi. die ac no£l. (■ V" PI. V. Var. h. ig.Nimb'Js cum grand. Var. Vefp. pi. Var. h. 19. pi. S. Nubilum var. Ei. Var. gurtat. NE2. Ei. N2. Procellofum , favills nivis . N. E. Si. Var. h. 22. nimbus , Iris. WNW. S. SE. Neb. denfa h. ij.S.i?. Ton.gut. S. N. NE2. Nub. h. 12. pi. V. SSE. N. NE2. PI. V. NW. SE2. E2. Neb. pi. V. etiam nofte f. E. NW.Ni. Var. h. 20. Ton. pi. V. NW. W2. PI. V. E. NW. Wi. Neb. Sol var. N. Si. Wi. Neb. nub. gurtae . NNW. SK. Var. N. SE. Var. N. SSE. SSW2. Var. h. 22. nimbus Ton. pi. V. N. E. SE. W. S. Var. h. 18. pi. Ton. N. E. SSE4. Neb. Var. guttae . 22.pl. V. NW. SE. Var. noilu pluvia . SW. W. Turb- N. SE. Turb. N. ESEz. Nimbi iterati , fulg. ton. N. E. SSW. Var. SWi. NE3. Procella . Più. via . 84 82 »7 103 9 11 ^5 IL 102 0)5 Media 27. 9,96. 8,87. Poli Diebus 17. 18, Medoact fluminis eximdatio. MA- «Il 253 IIS» M A J U S 1782. v^l^H B.irome 1 ^ Mane truryj . , Vefp. r--- ' Mine 4,0 5,0 lOT/ietr, S. , Vefp. Ventus . Cilum . Più- via . 1 ' ». 0,0 ». 1,0 8,0 ENE. ESEi. Var. l ^ 1. T,2 1. i,S 1. 0,6 I. «,8 — .. 7,6 ». 1,6 jo,o N. SW. Var. b , 1. .,2 7,0 N. E. SEi. E. N. var. E2. W3. Wi. SW3. Sol , V. i 4 I. io,o i. 5,8 8,5 11,4 9,4 8,4 7,S 9-5 PI. »9 33 -f 11,4 Procelloruin . I. 11,2 ». 0,6 ■4,0 ^2^4 12,0 ■3,0 Var. V. 9 7 1. 0,2 SSE. SW2. N. NNW. E. SW. S. FuCcum . 8 ». 1,4 2. o,(S ». o,S ». 0,0 ». 0,6 1. 2,4 S. h. 20. guttz . 9_ IO 11 II '2 '4 ■ 7 iS •9 20 21 21 ^3 IL 16 J7_ 2S 19 ?° 3< S,ó N. Ei. SE. Var. h. 2». pi. 2 «. 11,6 8,2 7,5 12,4 14,1 NNE. SE. NW. SE. Pluvia. Nebula , var. 3« 2 6 1. 1,6 1- 2,7 + 1. 2,0 2. 1,3 io,s 12,0 14,9 SE. NW. E. SE. Var. Vefp.pluvia fere tota nofte . 1. 1,8 1(5,0 1(5,4 Var. Sol , dein nub. ». 1,7 ». 1,2 12,0 N. SE. ». 1,1 ». 0, 2 »• 0,7 I- 1 1,6 ». 0,0 •»,S 14,5 ■4,5 14,8 = 5,» 15,0 ■5,7 l«,3 SSW. ESE. Nebula, dei» Sol var. NE. SW. S. Vefp. fiilg. ton. 1. 0,0 '5,4 17,0 ■4,8 NW. SE. S. I. II,« I. 10,8 ESE. 5. — i I. IO,! I. io,j NE. SW. Neb. dein S. ». 0,3 1. 1,(5 »_^_2,7 ». 1,2 ». 1,7 NE. ENti. Sub aur. pi. h. is. nimbus . Jj^ 14,» 14,+ 14,+ 2i>5 13,0 12,0 11,0 iS,o ■4,8 14,8 N. SW. Var. »• >,S N. E. 'ar. h. 21. pi. etiam noflu . »7 18 »• l.S ». 1,8 '5,4 '7,5 18,0 17,(5 NE. S. E. Var. noflu nimbus . 2. 2,0 ^- '»4 1. 4,« SE. NEi. NW. PI. V. t. 2,8 W2. E2. S. V. 1. 4,4 ^ »• 3,4 NE. E. ■■ol nebulofus. ». 3,4 ». 2,6 J8,2 S. E. S. Sitnilis . »• 3.0 + »• »,s ». 2,8 I. 1,6 20,0 21,0 20,0' NNW. WS. S. 16,0 NNW. S. S. 1. 1,6 i». 2,0 16,0 N. E. S. s. 2. J,5 1 1. 11,8 15,0 N. W. SE2. S. V. Media 28. 0,94 10,3 Poi). ,. 5,3- Diebus 7. 9. 15. 16. 31. Vefp. Lux Boreali! ; in coUibus Vicetinis Terrxmotus circa medium Menfis, fenfibilis in Stsemilia, &. Infubria. JU- «ea 254 1(3» J U N I U S 1782. z 2 _ 3 4 __5_ 6 7 s 9 30 r 1. Baiomei — .^ Mane rum • , Velp. 2. 0,4 Thtym Mane omeir* ^ Vefp. 18^5 18,4 »4^« 15,0 'il''- 17,2 17,0 18,0 19,0 22,0 22,0 Ventus . Cxlum . Plu- via. 11,8 — l;,o S. SWi. NW. Var. J8 'S 2 2. >.3 2. 1,2 13,0 NW. Ei. Nub. vefp. fulg. ton. 2. 2. 2. .,8 4,1 1. 3,0 9,4 N. E. var. Sub. aur. procella. 2. 3,8 10,4 12,0 NE. SEI. var. Var. h. 2». nimbus . 3,8 ^- 3,4 NW. E. SE. N. E. S. NW. Eulcum . ^- 3,4 — 2. 2,(i 12,4 Var. h. 20. ton. pi. Var. velp. nimbus . 2, 2,8 2. 2,4 13,0 N. E. S. NE. SEI. NW. SW. S. 21 2. 3,» »• 3,3 13,0 Var. h. 23. pi. 4 2. 3,» ». 3/ Ful'cum . S. V. ». 2,6 2. 2,0 2. 1,6 - 15,0 N. S. SSW». II 12 ^• 1,8 — 15,0 ESE. WSW. Turb. 1. 2,S »• 3,4 16,4 NNW. W. SE2. " S. V. '3 14 ■5 ». 2. 3,4— 4,« »• 3,2 J7,0 17,0 17,0 N. E. S. E. N». Maneguttae, h. 1 9. nimbus . S. V. 4,5 2. 5,4 22,1 N. E». », 5,8 2. 5,i5 22^ 22,0 21,4 ■llf 23,0 22,8 23^2 »M 21,0 »2,0 2»,8 2_2^4 25, tf 2S,0 NE2. SE. S. V. 7 95,5 r 15 2. 5,8 I- 4,4 2. 3»! SE. E2. S. V. 17 19 IO 11 21 2 + 2« 2. 4,3 I7,'5 NE2. E. S. S. V. 2. 2,8- 2. 2,7 2. 3,« 18,0 N. E. Sol pali. h. 21. ton. no£l. pi. 2. 3,2 18,4 N. E. S. Var. vefp. ton. 2. 2. 4,0 4,< »• 4,4 iS,j 18,2 IS,2 15,6 NE. SE. S.SW. S. 2. 4,^ N.W. S. SWi. NW. NE.S.NE4. Fufcum . Z. 4,7 + H.17. Turbo cum grand. nofl. pi. 2. 4.4 ^- 3,2 2. 3,0 2. 2,8 N. E. S. Fufcum . 2. 3,4 16, 0 N. S. SEi. S. V. 2. 3. 3,<5 18,0 NEW. SE. S.SW. SW. S. E. N. SW. s- S. pali. 2,8 ». 1,8 iS,o »7 2. >,«- ». 1,3 17,0 S. pali. vefp. fulg. »32 28 2. 1,3 ». i,« iS,o N. S. W. var. N. SSE. N. S. 29 ». 2,8 »• 3,« 18,0 ' 23,0 Sol. nub. h. 16. pi. ton. Iris. 30 ». 4,0 »• 3,4 17,0 22,7 NNW. SE. S. Media 28. 3,r. 18.31. Poli. 2. ",i- Hoc Menfe gradhies ac turbine! graffati funt . Frufìuum penuria . Vefp. 5. ac 4. vifa Ux Borealis . JU- «M i53 na*- JULIUS 1781. -il 11; >7 Baromtttum ■ | Thermomctr. r- Mane 19 Vefp. [Mine 2. 1,0 1. o,z 2. 1/ t. IO,? I. 10/ 0,2 2. 1,5 1,6 2-_3,3 2. 2,0 2. I," iS,s t8,5 il 14,0 Vefp. Z3i5 2^j 23. S 20,4 Hi' '4)4' 1^,0 17,0 ],«— 2. o S 2. 3,5 2. 4,4 2. 4.4 2. 4.» 2. 3i4 2. 3,0 »)4 1. Il, 8 2. 0,2 1. 0,(5 3>'' 2. 3,8 2, 4,<5 2. 4,4 2. 2,(! 2. 2,8 »,9 18,4 20,0 10,0 19,0 '5,o 15,0 '7.5 15. S '7)5 18,5 '9)0 19,0 I- ^,;ì 19,0 2. 0,4' iS,i5 '. 11,4 18,0 2. 0,5 j*,o 20,5 23,0 22,0 »3i 2Ó,0 2g,; 25,4 17,4 i5'5 Ventus . SW. SE. S. N. SE. W. var. N. W. N2. N. E. SE. NNW2. N. E. SE. N. NEi. var. NW. SW.var. N. SSE. N4. NW. W. Si. N. E. SE:. N. E. S. Celum , Neb. var vefp. Culg. Neb. h. 20. procella . Turb h. 20. pi V. ton. Var. /el'p • fuìg. Mane pi. iterum cum ton. S. Turb. h. 22. p! ac ton. Tutb ve ip. pi. V. ton. Turb V. S. V. s. SE. NW. E. S. Var. Sol albus ; velp. fulg. N. SEi. WE. var. Sol denfus ; aura turb. Più. via . NNW. Si. N. NE2. NNWi.Ei. NW4. ' 9>° 20, '5 i',7 N. SSE. Ni. W. S. 22,5 23,7 ^5)4 25,2 25,0 2i5,4 23,5 2. 0,5 i5,ol 22,0 Ni. N. W. S. SW. WNW. S. NW. SW. SE. N. SSE. SW. N. SE. S. vefp. turb. f'ulg. ftella; cad. Fufcum V. fulg. Sol turb. h.iS.Turbocum grand S. Sol denlus . Fuiciim . N. SE. Ei. SES. E2. N. SW. S. NW3. N. E. N. S. SW2. S. Sol rub. V. vefp. fulg. Turb. V. Var. vefp. fulg. Nub. Ninibus. Medi; 28. 1,0 '0,33 Poli. o. ii,v Granrlo diei 18 fuit vere prodigiofa ; grana erant ut ova anferina : nienfura uniiis fuit lin. 25. long. , 20. lar. , i:j. profunditatis . Grande hxc erat ficca, vibrata ven- to violento inftar glandium e tormentis ignei'; ; fregir tegiilas , vitra , vegetabilia omnia pelTum dedit. Curfus turbinis fuit 50 milli.-.rium , latitudo fere unius . Alibi quoque fa'vierunt typhones hoc menfe. Die 27. vifa ùolis ignea ab Auflro. AU- A U «0 25^ (13» G U S T U S 1782. r I 2 3 Baromti , -^ Mane rum . Vefp. Tberm , « Mane metr. 1 , Vefp. Ventus . Q*lum . Plu- via • N. E. S. NW. S. ». 1,1 1. o,s ». 0,7 2. 0,5 ». 0,3 ». 2,0 ■3,7 21, S 22,0 22,0 Var. h. 17. pi. ton. 22 13,7 N. WSW. Var. 1. 0,3 1. 0,8 14,0 4 S 15,0 25,0 NE. SW. SE. Var. I. i,« 2. 0,8 Il5,o 23,+ E. NW. NE4. NE2. SE. NE. Ei. Tutb. fulg. toD. notlu V. 2 tf i. 1,8 ». 1,0 17,0 _i£,4 18,0 i7,° Var. i. o,« I. 11,2 22,0 NR. W. Si. Var. I. Oi'S ». o,S 20,4 ^-,» _2 3,0 »3,» Ni. Ei. N. W. SE. S. 1. 1,2 ». 1,6 1. ,,S 1. 1,2 Var. »• 2,4 + N. W. E. S. Neb. poft var. 17 jS 19 I. 2,0 J7,o 17,0 17,0 ii5)0 i«,S N. SW.S. ESE. S. 1. 1,0 t. 11,6 24,2 »3,» 22,0 N. SW2. S. V. ». 0,» 2. 1,2 N. W. E. Var. 20 21 22 23 24- ». 1,8 1. 2,8 N. E. S. S. ». 3,2 ». 2,8 24,7 N. E. SSE. S. 2. 2,8 ». 2,0 iS,o '7,4 NW. S. S. ». 1,8 — ». i,« 22,0 NW. W. S. SW. Var. ». 2,S ». 2,7 2. »,3 »7,3 25,5 24^5 J5,4 23,0 NE2. SE. Nebulofum . 2« ^7 ». 2,7 17,5 18,0 N. W. S. SEi. S. V. ». 2,4 ». 2,« ». 1,1 — ». 2,4 NE2. S. vefp. fulg. Var. V. 2. 1,0 19,0 Ni. 28 t. il,(5 I. 11,7 l5,o i(S,8 NW. S. var. S. & mib. altern. i ^' I. 11,8 1. 0,4 -ìli' 22,7 W. SW. SE2. Sol Inter ntfbes . i ^° 2. 0,0 ». 1,5 i<5,; NW- SE. var. Turb. vefp. fulg- 1. ir,7 iS,5 20,9 N. W2. NE4. Dies procellofa . [Media 28. 1,0. 19.4». ,.„, ''°"- °- 3,7. 1 N. B. Calorem infolitum cum fìccitatc poft dimidium menfem ; die 2^ h, 5. poft merid. crevit ad gradus 27. , ventus ab occidente fere femper Thermometrum attollit . SE- «su 257 1(3» S E P T E M B E R 178^- Kk OCTO. «Sii 233 l!3» O C T O B E R 1782. IL 21 31 Bafometrmti . r Mane 2. o,« 2. 2. I. I. 2. 2. 0,6 I. 1,0 I. 11,0 0 0 S,6 1. 9,1 I. 10,2 9,1 0,2 2. 0,3 Ovt 2. 0,2 I. I 1,2 I. 10,8 I. 2. .I,S 2. 0,2 0,6 I. io,S I. 7,2 7,3 + 2. 3,5 2. 4.5 2* 5,> + 2. 4,S 2. 4,^ 2. I,S I. 2. 10,5 — I- 9.5 '1,3, 4.'5 + 2. 2,3 2. 4,S 2. 3j9 2. 2,5 'i9 1,8 2,0 S,8 0,5 + Vefp. Thirmomixr. Mane Vefp. 5.7 9,4 1,8 ■.4 2. 2,? 2- 'i3 2j_2^ 2. 1,8 1,8 9,0 2. 2,0 9,9 8,7 8,5 8,0 8,5 8,8 lo, o 8,2 8,0 7^5 5,5 12,4 n,4 '4,5 10,5 10,7 12,0 '3,4 9,0 10,(5 14,0 '3,2 IO,, 10,0 '0,4 10,0 10,^ 8,9 3,4 S,<5 8,0 1,0 _4;4 3,0 7,5 7,0 8,7 10,0 10,8 7>o 8,0 10,0 9,8 10,0 9,1 Ventus . N. N\V. NE. ENE. NNW. ESE. N. W. E. SE. N. NE. NW. NE. N. S. SE. N2'; SW. NEi. E. SE3. E. N. N. NW. W. N. N. NE2. N. SW. S. E. M. SE. S. SW. w. NE3. NW. N. NNEi. NWi N. Qjiìnm . PI. n. 20 s. h. 22. Iris . PI. Vat . pi. PI. r-i. noite feq. pi magna . deìn. S. Mane piuviola ; Var. PI. Neb. \'ar. PI. V. die ac noQe . P. V. Var. V. Pluvia iparl'a. Neb. var. vefp. pi. PI. Toaitru . Var. V. Var. WNW. SSE. NW. NW. SW. NW. N. ENEz. NW. NE. NW. NE. NW. ENE. Var. Nub. Var. V. S. S. Pallidum . Poft med. no£l. pi- V. S. S. Sol turb. noflu pi. PI. nofla increfc ir. Plj V. Var. Plu- via . '4 81 i£ 4 44 I 22 J72 4 JO 4S 14 IS2 8,8. Poli. Sk Die 8,9. vefp. Jnrora Boreaìis ; 15 vefp. 7r/V integra fpeciofifTima : totus turbiJus, pluviiis , procellofus, non lìae fulminibus & typhonibus . menfis NO- «su 259 H3» NOVEMBER 1782. l 2 ì 4 S Barom f— ^^ Mane etrum . , Vefp. Thirn 1 Mane 4,« 4,0 0,6 -111 6,0 6,8 4,0 2,7 3,S torrìetr. Vefp 7,6 6,0 Ventus . Cxhm . Plu- via . 315 10 ». 9,8- 1. 10,6 N..W. SE2. l'I. V. roflu iulg. ton. 2. 1,0 -• ',? S. NW. S. v.ir. Var. 2. 1,3 1.11,6 N. NNE4. Pruina, gel. unii, procella. I. 9,«- 1. 9,S 0,7 Ni. WSW. PI. V. T64 1. lOrf 1. 9,4 8,0 WNW. W. N. NE,. .ME2. E2. Neb. V. pi. J2 6 7 I. 7,S I. 9,2 7,4 <5,8 PI. noél. procella , ton. 127 I. 10,5 i.ii/ I. 11,7 PI. V. S» 8 9 IO 1 1 12 ■3 '4 'S 16 >7 I. 11,7 I. J 1,0 !• tl,2 6,1 N. W. Sol var. I. 10,4 7,4 6,0 W. NW. SW. Var. 2. 1,8 0,2 4,« 6,0 NW. S. gclu , pruina . J. 5,1 2. 3,7 N2. PI. V. 39 2- 3,7 2. 4.' 12,0 8,0 7,6 6,8 ENE. SEi. PI. V. nofte feq. ton. 71 2. 4,2 2. 4,4 6,0 NW. Neb. S. 2. S>4 2. 5,0 4)0 3,0 1,4 4,4 3,0 0,0 NW. N. E. W. Neb. S. 2. 6,0 2. 4,4 NW. W. s. 2. 2,2 I. ll,S 3'° 3,4 NW. W. Neb. nub. I. 10,1 I. 8,7 I. 9,2 N. NE2. PI. V. 92 '^ ■• 9,S W. SE. N. Turb. 4 •9 I. 10,1 I. io,3 I. 10,9 I. 11,4 3,4 N. S. gel. 20 I. io,s 1. Il, 2 + 0,2 -o,S 0,0 — 2,0 — c,6 1,6 0,0 3^4 2,9 NW. SW. Nub. Sol malignus. 21 NW. SW. s. 22 I. ii,+ I. 10,9 3,8 2,4 W. Nub. 23 24 :« 27 2 9_ 80 I- 10,9 1. 10,9 2. 0,3 1. 11,7 2. 0,6 NNW. E. Var. I. IT, 9 1,8 4,0 ',4 N. Nub. favillae nivis . 2. 0,I W. Var. iS I. Il,+ NW. Nub. dein. pi. I. 1,0 J. 0,1 2. 0,4 4,0 4,8 2,0 6,0 6,8 ] 4,8 V. NE2. PI. V. 16 2. 0,} l. 1,2 ^'W. SW. Var. pi. 16 2. 1,0 V. Var. 2. 0,5 ■ H)9 3,8 t V'. PI. 3 > Media aS. o,a. 4. a,; Poli. 4. 8,1. Die 4. Fluxus aqua- altHTimus Venetiis ; cimbi agebantur per Plateam S. Marci . Hoc menfe ter tonavit. Nota quoque frigus intenfum poft med. meofem . Medoacus hoc, y & prceced. menfe , turgidus non femel evagarus eli . Kk 2 DE- «611 2«5o (13* D E C E M B E R 1782. Burometì t --^ Mane firn * Vclp. 2. 0,1 T bermi , — ^ Mane 4i5 , Vefp. Vcntu!. Cjihm . Più. via , k 7. 0,1 «,6 6,6 5,6 3,4 NEi. V,ir. flocci nivis. 2. .,0 + 2. 1,0 2. i,s 5>o NNEi. NE. ri. V. 2S PI. 8 3 4 S 2. 2. 0,; 2>3 3,^ 2,2 2. 2,6 N. E. S. 2. 2,« 2. 2,0 NNE. NW. NE. Nub. vefp. flocci nivis. Poli mer. pluvia . 30 4 6 2. '>4 1. 1,2 2. 1,7 2. 2,S »,2 4,2 7 g 2. '>5 4.° 5,0 NE. Item . 2. 2. 2,4 2,8 3jO 5,0 4,4 N. \V. Sol, Var. 9 2. 2,2 1,2 NW. Sol pali. vefp. neb. 3 IO 2. 0,4 I. 10,4 I. 9,6 I. n,3 3,« 5,2 5,4 N. NE. NW Er. PI. u I. 9,0 3,0 S. I. 10,3 1,0 4,4 NNW. s. — 13 2. 0,3 2. 0,5 0,4, - *'* NNW. NE. E. s. 14 1. Oi5 I. 11,9 I. 10,8 — 2,0 — 2>2 0,4 NW. Riuma diu nofluque . 15 11,9 0,2 WNW. Bruma . 112 i(? I. 9^9 i.ii,S 0,2 1,4 2,6 1,2 N2. Nix ac pi. V. '7 i. ?.. '.5 2. 4,1 1,4 N. ENE. N. S. "Tr~ S.« 2. i + — 0,4 SE. S. Nub. 24 2. 2,0 0,4 — 1,1 0,0 NW. NE. Nub. Sol albus . 25 7. o>4 \^. 2,8 3,5 NW- N. 2(5 2. 2. 2. 2. 5^' + 2. 4,8 2. 4,* 0,0 -3,8 2^0 1,0 NE. Sol nebulofus . »7 4.4 4,i5 NW. Sol ac nubw . iS 2- 3.7 0,4 0,2 NNW. S. calig. 19 3>4 2. 2,8 2. 0,8 — 2,0 NNW. Neb. S. ^0 2. l 1 2,4 11,7 — 2,0 0,4 SW. Var. h. 19, neb. 5t '2. i„ — 1,1 1,1 sw. Neb. Media i». 1,3- i!«4 Poli. I 3,2. J^' «SII 261 11?» JANUARIUS 1783. I 3 4 S iS 7 8 9 IO II li '3 14 'J i« ■7 18 '9 IO II Barom , -^ Mane ttrum . ^ TAerr /— -- M;>ne ìomecr, V«fp. Fentui . Cxli'.m. W"-| 1. 0,4 »• 3,4 ». 4,3 2- 4,' ». 4 2. 1,1 0.4 -0,4 — »,4 —0,4 — 1.0 0,0 2>» 1,6 _o^4 1,4 0.4 0,0 !,« 4,0 1,2 i,< 4.7 N. NE. Sol inter nubes ; velp. lux Bar. 9 »- 3i9 N. S. g »• 4,5 N\V. S. 1. 5,8 N. Sol pali. 2. (5/ N. Nub. h. 19. gutt^ ne'.ids. I 1. 4^ 1. 0,+ HI,; N. S:m;!irer . I 1. 11,1 N. Item . I ». 0,7 »,0 N\V. Var. l. ll,S — l-",7 ». »,3 »• 3.3 1,0 '.4 '.7 ',7 2,9 o,.; '.2 NW. NE. Neb. denl'a . ». 0,4 NW. SW. Item . 1 ». 2.3 NW. SW. Var. »3 3 1 1 ». J.4 ». 2,8 3,4 WNW. Nub. dein nebula ftillans . 1 ». 0,5 I. 10,4 I. 9,0 3.'S »i4 NE. Neb. mixta pi. ' I. 10,4 I. 8,S NW. WSW. Neb. I. I'>,2 3,8 3.4 5.° 4.4 SW. NW. Nub. ■■ 7,9 '. 7,4 '• 7.7 — I. 6,4 '• 7.4 I. 7,1 I. 9.-» ». 0,1 ",» 2,0 WNW. SW. NW. Neb. craffa ac flillans . Turb. pi. 0,2 N. E. var. 2. Tinbidiiirc. I. 7,« -l'I 3.2 NW. SW. S. pruina . I. 10,9 ». I,S + 0,0 -1,0 0,3 N. Fufcum . S. »• 1,4 I. 7,6 I. 8,0 2,S| NNW. I. 10,0 0,3 NNE5. Procella ,nivis ac pi. repentina . 108 M '• 7,7 + 0,0 '.4 NNEi. Pi. ac ventus . 39 104 12 14 1. 10,^ = - 1,4 »• 3.0 ~o,6 — o,« 3.' NW. SW. Var. 25 2. »,« + ». 2,2 ». 1,8 I. 1 1,1 2,0 NW. S. l5 ». 1,8 2. 0,2 • 10.4 1,8 NW. Sol pali. . ^7 i9 i — 1,4 ■2,0 2,(5 I 7,2 I WNW. W. Magis fufcum . 1,2 V2. Nub. pi. V. l. Il, (5 -. 1,6 2,S MW. PI- 30 , 2. 2,5 >. 4,2 °.» 4,8 r ^W. S. ,.l • 4)1 :. 3.» 0,1 4.6 t -«■E»!» B.tromet , ^ Mine •unt, > Vefp. Thirr, 1 * M«ne 2,(5 0^ 0,0 o,S ìometì'. \ Vefp. 3.2 VentKS . Ctelum . Più. via . z i"~ 2. 2,4 2- S>4 + 2. 4/ Ni. Pluvia. i ^ 2- 4it 4,8 N. NW. NE. Var. i 3 1. 2,8 2. 2,8 3,4 3,2 Neb. dein var. l~^ 2. 2,8 + 2. 2,0 N\V. SW. Sol inter nubes . 1 ~ 1. 1,8 + 2. 0,4 I. 1 1,9 '. 9,13 1,7 3,9 N. W. S. Var. I !~ 2. 1,0 — 1,8 2,'} 3,0 N. Neb. denia ac flillans- 7 2. 1,3 7,2 NNW. E. Fulcum . 8 '.10,3 3,4 6,S N. NEi. Neb. pi. 3 9 I. 9,8 I. 9.7 3,0 «,o 7,0 N. S. var. Nebulofum ac pluvium . 2 IO .. 7,^ I. 10,2 3,« NE. NW. PI. 78 II 2. 1,0 2. 4,0 1,3 3,3 N. S. SW. Caliginofum . 12 2. 4,4 + z- 3'4 2,7 <5,i NWN. Sol inter nubes . '4 13 'i. 17, iS '9 20 21 22 23 .1* 2« _27_ 28 2. 2,<5 2. 1,1 4.0 7,0 (5,4 Ni.' Neb. vefp. pi. 7 2. 0,0 I. 11,3 4,0 N. NW. SWi. PI- V. diu nofluque . 78 79 I I. 11,8 2. 0,4 3,4 <5,t W. SW. NE. Var. 2. 0,4 2. 4,0 a- 3,0 2. 5,^ 2. 5,1 4,0 3,« NE. W. Nub. pi. 2,6 1,0 0,2 3,4 5,0 N. SE. Nebulofum . 2. 5,2 N. SW. Var. 2. 5,2 2. 3,S 4,'5 N. E. SE. S. 2. 3,4 1. 3,1 1,8 2,4 3>S- 7,7 I. 6,9 t. 8,5 3 '5 16 17 iS 2>S S>7 I. 10,4 Vefi'. 7:4 S,< 8,1 5,* 9.7 '• 3,7 o,< 4,S (5,1 '■ 7,S 9i4 0,0 2. },« 1. 4,8 »• 4,5 »• 4)4 ». 5,1 J. 1,3 '1,1 I. 11,9 '■ $,■ I. s,i- .. S,s Tlìcrmometr. Maae ^i Vefp. 3,8 6,2 ^,^ 3,0 i.o I. 7r- I. I. 7^4 I. 9i3 4,6 3,"? '• 5,^ *• 4,7 1. 0,2 I. il,9 I. IO,T I. 6,6 I- 6,% z. 0,5 1. 2,3 3,» ». 3,7 »,» 4,« 6,S "4^ 4,0 4,« o,($ ì,6 .J2I 3,0 Si5 _7_>» d,S 7,1 _±! °,s 3-' 5,0 Ventus NW. E. SE. NVV. W. Ni. NEz. _4_£ 8,7 8,0 8,0 9,4 S,i 10,4 9,0 ii,« 7,« 8,0 (5,8 S,4 9,5 10,9 1 1,0 »i,4 10,0 7,6 NE2. NW. E. NE. var. N. \Vi. E. NW. SWi. SW. S. N. E. NE2. SSE4. S. W. N. SSE. var. NW. var. NNW. NEi. N. Ei. NW. W. SW. SE. SE. E. N. W. NW. Et. NW. E. NE. NE. ESE. SE. S. W2. NW. SW. N. E. SSE. E. N. var. S. W4. W. NW. SW2. NNW. NE. SE. 8,0 NE. SW. S. r Media 5.7«4. Ctelum . pruina Nub. flocci nivis . S. V. Var. vefp. fulg. PI. V. Turb. aeHu V. l'uribundus , PI. V. Mane nìnibus cum ton.dein S.v. S. pali. Plu- via . S9 66 »J Neb. denfa ; noflu pi. V. Neb. pi. V. no£lu procella . S. V. gutta. PI. h. 20. ton. grando . Fufcum . S. V. S. ventus frigidus. S. pruina . Sol inter nirbes . Sol ac nubes Nub. gutta;. Nub. fti; Turb. V. pi. noflu ventus . Var. V. Turb. Nub. OiUa. Turb. poft mer. procella. Mane pluviola, Var. Gelu , S. Sol pallidus, ■93 4 59 Poli. 4. t,8. pie rr.n.f. Procella teterrima in Adriatico : fxviit Venetiis , & in Continente. No- tari poflunt fakus Barometri atque Thermometri , nec non Ventorum . Per eos dies etiam Medoacus exundavit ; nec defuerunt , etiam apud nos , terrarmotus , Bergomt noSe 9-10. Patavii die )8. ante crtura Solis: alibi vero, imo fere ubique terrarum , gravilììrai . APRI. «SII 2^4 l^ A P R I L I S I 7^B^ ■ , Mane ,'■ 4,3 tyunj , 1 Vcfp. '• 5,' ». 7,0 / M»ne 4,0 'ìomeir, ^. — > Vefp. ' Ventus . deìum , via * I I 9,0 NE. Si. S. S 2 3i° 10,6 N. W. S. 3 ». «,2 »• 5,» •;,+ '3,0 N. W. s. s. 4 ». 4,2 2. 5,2 2. 1,4 ». 4iO ». 4,8 6,0 9,0 12,8 N. SW. - S i6,S N. SWi. Sol nebulofus. 6 7 «. 1,5 S,« '3,8 N. SSE2. t'urcum ; V. 1 »• 4,8 7,0 11,8 12,4 NE. E. SE2. S. V. S 1. 4,8 2. 4,4 — ». 4,4 + *. 4,4 6,6 N. SW. Si. Sol neb. 9 10 ». 4,0 ». 4,0 ». 0,3 7,0 7,0 14,2 NW. S. var. Sol caliginofus. 1 14,0 14,0 NE. SE. S. i II II '2. 14 16 JZ 18 19 20 :' 21 25 31- 1— 1 ^^ 1 3Z.- 1 "' 1 3" ». 2,9 7,0 SE. Ei. var. Var. V. 1 I. 11,4 — I. 11,5 I. 11^4 7,0 13,4 NW. SEI. Nubilum . i ». >,s 8,ì '4,0 '»,0 N. E3. Ventus , nub. ftillse . ». 3,0 + ». 2,6 S,o NE. E. SWi. S. ». 2,7 1. 2,0 — ». 2,3 2. 0,8 S-o 'J>» 14,7 NW. S. SE. Var. ■ 5,5 N. W. N2. Var. V. 1. 2,2 *• 4,4 7,0 10,0 7,0 14,0 '3,0 N. SE2. Nebula S. V. 2. 4,4 + 2. 4,2 N. SE. Si. Fufciim . 1. 4,3 ». 4,! ». T,0 ». 4,1 1J,0 '4,7 NE. SW. SE2. Var. V. ». 2,« I. 9,4 NE. SE. Sol pali. 9,0 14,8 10,0 NNE. E 3. Piocellolum . 72 I. 9,8 I. 10,4 6,2 N. Wi. Turb. I. 10,8 I. Xl,2 S,6 4,6 5,0 II, 4 N. SE2. Var. V. pruina . I. ji,8 »■ , ',» ». »,» 11,0 S. SW». S. pruina . ». 2,0 ». 2,2 1 '2,4 N. NEi. SE. Var. ». 3,0 6,0 14,6 N. E2. SE. Sol albus . ». 3,0+ ». 4,2 ». 2,8 ». 4,8 8,4 '3,4 N. E2. Var. vefp. sur. Bar. 5.0 «,5 8,0 i 12,0 NNE. E3. S. Ventus . ». 4i» 2. Z,9 ' «. 4.» 12,3 ENE2. SE. Turb. 2. 3,3 '2,0 |Medì< 1 28. 2,85. 9,87. Poli. 0. Notari potuit prarcox tempeftas : die 22. vifi Ceraf.c bene maturar; Januario ipfo fpina , fambucus , aliixque pianta; flores ediderimt , agrigne virebant , ut Vere aperto : fjc an. 1764. M A» ^1 2<55 113» "M A J U S 178J. Btromttrum . Mane 1. },0— 1. .,8 1. I,Z - 4,8 1.11,5 J. 0,0 2. 0,g 2. l.C 0,9 I. 11,6 I. 10,3 Vefp. 0,9 I. 11,1 I. 10,3 I. 11,9 ^S 16 19 I. 0,+ 0,4. n,S I. 10,3 '■ 10,7 I. Il, (5 I. 10,8 !• 0,0 »!4 2. 0,8 2. 0,5 Thetmomeir. Vefp. Mani —fi! 10,0 10,0 ".5 ".S' i°i4 i';5 13,0 'i2 ■S.° '4,4 15,4 ». 11,5 I. 0,4 11,8 I. IO,'"' 1. 10,4 o,< I. 10,6 7.° r. Jo,o 14,0 11,0 1. 0,8 30 '2. 0,8 "TT'i-HiS-Ii. 11,5 Media 27. 11,94 15,0 14,° -ili ■;,« 13.0 ",^ '3.0 12,0 it,o "»4 12,2 11,0 ■3,5 '4,3 '5,0 Veti t US , NW. NE. ESE. W. SEi. i5>o '5,3 '3,0 14,1 \6,6 17,3. iS,S 1 9," '9,4 '9,4 19,0 17,0 19,0 Ei. SE. E. SEi. N. E. S. SE. NB. SW. S. NE. E. SE. SSEi. N. N\V2. N». NEi. NW. WNW. S. SE. Ni. N. SSE. NW. N. Si. N. SW. S. N. E. SWi. W. E. Ni. NE. ESE. N. SEI. N. SW. SE. 19,0 NW. SW. SE. .8,5 '5,' NE. SE. N. E. N2. '7.0 .6,0 NW. SW. NEi. NW. SW. S. NE2. E. N. iS,o N. E2. var. i3.o|NW. S;. Tó^o NE. Si. J<>o 'S.z N. W2. var. W. Ni. Calum . vit . Sol langu- Var. Neb. Var. Nub. foarla, gutt» Sol , ac nubcs . Nub., p. m. pi. cum ton. Procella cum grandine . l'IuvioU . Item . Sol pali. Sol obtufus. [tera . Nub. vefp. ton. fulg. Nub. Rumor magn. esigua pi. Siir.ilitcr . Sol albus . GuttK , fulg. Var. Var. Procellae cum grandine . Turb. rumor fine noxa . Mane So! ; vefp. pi. Procel X . Item . PI. V. diu noiluque . PI. V, Mane pi. i-efp. nimbus . Mane tutb. vefp. nitntus . ^! 6a 132 29 ì '5- E 37.3 ! Poli. ;■ 2,«. Hoc anno , ac menfe fumma jjenuria , ac fames : tritici modiiis venir Ifei 240» ob ficcirateiTi an. prrec. Oh convulfìonem terrarom àc tnarium Pifces ignori in Hadriati- cum ingrefll funt . Procella vero teterrima toto vere atque SEftate graflatt funtj nec alias plura ceciderunt fulmina; item diluvia. L 1 JU. ^\ 266 jia» J U N I U S 1783. 4 s (S 7 8 9 IO 1,0 1 hi. >,s 9'7- 2. 0,4 I r,o 2. 3,(i 4,0 1. 4,0 2- J,' I. 0,7 »■ I.? ». 1,3 0;3 '1,7 I. ii,S 1,6 il- io,T ii,o ',4 2.3 0,9 0,2 10,8 '■ 3; »• 3 2^£,o »■ 3 ».4 »• 3iO 2. 2,1 »■ 2,4 2. 2.S 10,0 1 1,0 3." '3i_S '4.5 'Si° '5.^ '4," 14,0 '4.° 14,5 14,0 .8,7 19,15 19,0 19,6 19,6 3,4 2. 4,0 1(5, o 1(5,0 1(^,0 "n "i4 "i4 -Ili? '4,° _i4>5 14,1 ';■" ■5,0 14,0 15-0 ii?,S 19,° 19,0 20,0 ,S,4 '5,0 19,0 19,0 iS,9 18,6 20, j 2 1,0 .22,6 22,5 W2. N NW. Si. NW. Wi. N. Wi. NE. Ei. SE. N. Wi. N. W. N. SW. NE. S. NE. W. NEi. SE2. E. SWj. NW. N. Ei. ^2. NW. Si. Ni. N. SW. S. SE. E. N. W3. NE.. E. W3. W. NW. SW. SE. S. SE2. SE. S. Wj. SE. Min» proc. a beunt • Sol pa . vefp. ftilla. Item . Mane p!. var Turb. vefp. minax . Turb. Pluvium cum ton. Var. velp. tulg. Sol Var. Turb. gutfa . Var. gurta . Procellas cum grandine. Nimbi. Mane pi. ton. h. 19. Sol albus neh. Nebula qua denlatur in nubem Neb. velp. tonitrua; V. Neb. dein procella. Nub.dein imbres diu noftuque , ^ol nebuIoTus. ENE. S. NNV/. NEi. N. E. E. SE2. Nebula , Sol ruber . Neb. Sol ianguineus . SiiTiiliter. Item ; vefp. fuls- Neb. venfus , ftlllae . 2 S4 I 3 0,1 1 1 2. 24 i9 I S5 6- .(5 Neb. mila Sol nebulofus , vefp. denfior. Media 28. 1,34. i«,S?. PolL o.J- Die 18 poli meric). coepit apparere famofa illa Nebuìa ficca, qui totam Europam pervafit , de qua tam mulra fcripta prodierunt . JU- «Il ^6-, 115* JULIUS 1783. Bflromttrum . «. - .A. T/jiTmometr, ^'j'/fwx-. Ccliim . Più. 'via . Mine Vdp. Mine ^ Vcfp . 2. 4,0 2. 4,t 2. 4,0 2. 3,S > l(S,c 13,5 N. Ei. Solita Nebula ; notlu t'ulg. a 2. 4,0 '7,0 1«,0 '772 17,0 23,4 22,8 23,(5 23,8 N. E. SE. Neb. noflu lulg. 4 17 I Z I- «4>4 E. SEi. Neb. nub. Sol abl'. Ipl. h 3.nimb. 4 2. 4,2 2- 3>4 NW. S. SW. Neb. nillse. S 2. 3,2 2. 2,3 2. 2,2 2. 2.1 2. 2,7 S. SE. E. SSEi. Sol var. merid. neb. 6 1. 2,(5 17,6 Neb. Sol pali. velp. fulg. 7 g 9_ IO II 12 '3 >4 ■5 16 '7 iS 19 lo 21 22 2J 24 2; 2< 27 29 2. 2,5 24,0 E. ESE. Neb. velp. ton. 2. 2,5 18,0 23,0 E. Neb. ton. pauca pi. 2. 2,0 2. 2,5 2. 2,1 »• 3,0 IS,4 23,0 21,0 E. SEi. Neb. Sol neb. I i(5,o NEI. E. Neb. nub. 2. 3,2 1. 3,^ «1,0 ai,2 NE. E. Neb. ton. ftilla;. 1. 2,9- 2. =,1 14,(5 12,0 22,0 NW. S. SW. Sol involutus neb. 140 2. 1,5 2. 0,8 N. SE2. NE2. Neb. plures nimbi . 1- 0,9 2- ''3 12.S 19,8 21,0 22,4 N. E. SEI. Sol dein neb. 2. 1,3 ». 1,7 ■ 4,0 Ei. SE. Neb. aura . 1 13 2. 1,7 1. -,3 2. 3,1 ■7,0 N. E. SEI. NEi. Neb. procella! . Nebula rarior . 2- 2,7 15,4 17,0 N. SE. z- 3,* 2. 3,0 2. 3,0 2. 3-0 I. 1,8 21,4 N. E. SE. Sol clarior , vefp. Culg. ton. 2. 3,0 16,S 22,1 NE. SE. Iterum nebula . 2. 3,4 T<,2 22, 0 NW. SW. SE. Sol albus . 2. 3,0 '«,4 15,0 23^4 11,4 22,2 2 1,2 SW. SE. NEI. Neb. noflu nimb.trag.cum t'rag. 1 1 1. 1,6 2. 1,6 NE. SW. SE. Vir. pi. a 2. o,«' . 2. 0,0 ■3.4 N. .W. Nebulofum . 3 2. 0,9 2- 1.3 2. 2,1 l5,o ENEi. vAr. Turb. 2. »,s • 5,0 23,0 11,1 22,0 22,0 NW. ESE. Var. 3. n. fulguia ardentia . 2. 2,2 2. 1,8 i(5,o 1(5,0 'S,o N. W2. NEi. Mane nimbus . 2. 1,4 — 1. 1,3 2. 1,1 2. 1,0 NW. H. S. Nebula rurfus. Ventus . N. E2. 2. 1,? 2. 0,0 N. SSE. N. SE. Neb. Sol fufcus. 2. 3,0 '• 3'4 Mebula raagis rara ; vefp. fulg. 3<^3|2. 2,5 1 1(5, 0 1(5,6 21,(5 31 ' I. 3,2 1 22,(5 E. NW. Sol nebulofus . Med a 2». 2,34. 19,2. Poli. 2. 1,1. Hoc menfe perfiitit nebula; fulmina , procella , grandines , typhones frequentes fiipra hominum memoriam , LI a AU- «eif a6» 11^ A y G u s T u s lo II 12 -'1- '4 '7 i8 2« 27 il IL 3' Batorr.etvurr. . Mtne VEfp. 4,0 4,3 2. 2,0 — 2. 2,4 2. 3,, 2. 2,8 J. lr,+ I. II, S 3,4 3,8 2. 3,4- 2. 3,2 2. 2,4 2. 1,4. 1. 1,8 2. 2. 2,4 2,« 2. 2,d 2,4 3,o 2,8 (31 '• 2,7 Media 28 2. 4,2 2,5 >,2 2, 1,8 2. 1,(5 3.2. I. 10,6. iiv4 2- 3. 3,4 2- 2,-1, =~, 1,4 2. 2,2 2. 2,(S ì,6 Thermoìiìtitr. Mftne Vefp. 7j2 8,0 7.7 8^0 8,0 Zi? S.o s,° 3,4 2,4 0,0 w^ 2,Q ili M 3,4 34 l!^ 3,2 3,7 3,3 3,3 ±! 6,0 2,7 li' «,o 4,4 26,5 26,0 24,4 23,4 25,0 Ventus < NW. E. SE. N\V. E. E. SEt. S. E. Nj. N. E. SE. 24,0 ii,o zz,o .8^4 i«,8 17,0 ■8,4 19,4 20,4 20,8 18,4 20,4 19,; W. N. S\V. NW. SS E- var. W. SW. SE 2. NW. SW. SE. NW. E. SSE. SW. NW. W. W. N. SSEi. 10,3 SW. ESEÌ^ >o,3 2l,« 10,7 21,0 SW. ESE. NE. E. SE. N. E2. NE3. W. NE. »i,S 11,4 ENE. S. W. NW. SWi. 1.78^' N. E. SE W, NW. Sr. SW. N. E 2. NWi. N. E I. NW. E. s. NW. W. SSE2. SSE. W. NW. N. E W I . var. NW. NE 2. NW. SE 2 . E. Ct/« P/k- via . Neb. S. h-i6. aftus infolitus. Sol nebulofus . S.ve(p. Jlatnma vilartt ab Auilro. Neb. velp. V. ton. pi. Sol pali. Sol caliginolus . S. vefp. fulg. S. velp. procella . S. levis neb. Sol fulcus . V. Sol pali, dein procella. Turb. dein procella . Procella . Nub, vefp. pi. Niib. guttie vefp. fulg. ton. Fufcum . Fufcum , no£>ii ventus . Nebulofum . Turb. vefp. pi. ton. in noflem . IFufcum , fulg. Turb. '31 i« S4 Sol var. Neb. (lilla. Item . Neb. var. Procella . io,S Sol pali. iTurb. N. NE. ESEi. Neb. var. Turb. 28. 2,243 »7,987- Poli. ?erftat nebula, paulò rarior; fimulque temgeftas procellofa, fulminea.. SE- m 2 '59 113» SEPTEMBER lygj. ■■■■■■■■ra Baromeirum . . K , Mine Vei'p. —ili. t- 2,7 ». i,a 2,4 2. o,9 10,5 ',4 5,5 2. 1,7 /— ' — * ^ M»ne Vefp '4,3 14,0 12,0 10,8 '0,0 12,0 J2,0 '9 io- li 2+ 2« 27 30 3,« 2. 3,1 2. 4-0 2. 3,4 2. 4,0 2. 4,0 2. 1,6 3.» '4,5 14,4 1. Ifl 2. 3>9 2- 0,7 2. 2,0 2. 2,lS 2. 0,5 2. 4,4 Si^ 2. 3,l5 2, 0,ò 2. 3,2 '• 5,- 2. 4,iS I4,S 12,0 10,8 Venti'.s . 13^4 'il 19,0 :. 3,4 2. 4,4 12,0 13,0 2. 5>4 i- 0,4 2- I,> 12,0 13,8 i»,o 2. 3,0 n,2 2. 0,4 >3,« '724 19,0 17,6 Is78 18,4 1^ 20,0 20,0 10,0 iS,o iSjO N. NE. ENE2. SW. N2. N. SW. N. S\V2. SE. E. N2. SW. NW2 NW. E. SE. N. Ei, se. NE. bW. SSB. NW. W2. NW. W. SE. N. E. SE. 1S,6 N. Wi. NW. NEI. E. N. ESEi. N. E. NW. NW. N. NE. NW3. N. SSE. E. SSE. '7.4 Ili, 6 ■7,0 17,0 \^± '«,7 i N.'l '!i,7 N. E. '9,« N. E;. NE. 2. 1,S _ii7 '3,; '4,0 J3^| i?.4|w. N'vr N. Wi. ^. 3,4 »• ^,< !-■ 4 2. 5,2 14,2 19,4 NE. Ei 11,5 ii,o N. E. SSE2. 1. 4,4 '2. 4,S' ir,(5|i<(,4 N. Ej. C.f/« Procffllat diu nofluque . (rem . Sol Vii-. Turò. Sol pai. ve(p. nimbus . Sol (iilcus- S. t-utcum , V. Nebula tenuis . Sol ntb. velp. fu! Sol neh. Sol aibus. Turb. vefp. pi. ton. S. V. S. V, Nub. vefp. ac noSe pi. ton. Neb. humida . Sol var. Neb- hum. dein. pi. Nub. h. 22. nimbus . Var. vefp. Jtur. Bor. Neb. poftea S. Dies proceliofa . Var. Var. gulta . Var. Fiifcun Neb. Sol fufcus. Sol & nubss ; vefp. fcìg. Var. V. 'Turb. no£>g pi. (Medi: 28. 2,1. 13, 9- Poli. Più- via . 7-8 Lóg 74 .78 J^l ìót Non valde mitioaia e(ì terapeftas. Maioacus bis exundavit diebus 3, 4, 1, &■ ijj ©CTOi- «eli 270 II3» O e T O B E R 1783. w v^ms , -^- Mane fttm . Vefp. Thcrmi f— »L — ^ Vefp. Ve>itus . 2. z. 2. 4,8 4.0 3,1 2. 4,8 2. 3,7 2- 4,1 2. 4,4 2. 3,< Jl,6 10,« 9,0 9,5 14,0 N. W. NE2. E. T 1 J_ 4 S i5 7 8 9 13 11 12 M N. — ■5.0 14,« N. W. 2. 4,4 4-0 13,0 NW. 9,4 j£ 9,7 11,1 '5,7 N\V. 2. 4,0 2. 4,0 i,,8 N. W. I. 3^0 1 2. 2,2 •5,7 i<,4 NW. SE.. 2^ 2. 2. 2- 2. 2,1 ",4 o,S 2. 0,6 SSE. E2. 2. 1,2 11,5 IO,C 13,0 13,6 I 1,4 14,4 NNE2. E2. ENb2. SW. -■- 1. 3,0 2. 3,« 2. 4,0 3,4 3,« 8,0 9,4 N. Ei. NEI. 2. 3,8 2. 3,6 2. 4,2 2. 4,S 2. 4,S 9,4 9,2 ENE. Ih 1 '1 2. 3,« 14,0 13,0 E. 2. 2. 4,6 9,0 NW. E. It^- 4,S S,5 >2,5 ENE. N. E2. w' 2. 4,8 2. s,2 S,3 10,4 7,1 6,6 >4,i iS 2- 5,4 + 2- S,2 13,7 Ni. Ei. 19 2. 2. 2. 2. 2. 2. 5,» 2. 4,6 «• 3,4 13,1 »2,3 NET. E2. 20 4,0 NW. 21 3,2 2,7 2. 2,8 2. 2,4 2. i,S 2. 2,4 4,8 12,4 NNW. 22 5,4 6,0 12,4 N. W. NWi. 2,0 11,6 W. r' 24 2« 27 2,« 10,0 8,6 I4,r, NE. var. 2. 2. 2. I. 2. 2. 1. 2,3 0,3 2. 1,7 12,6 NE. 1. IT, 9 2. 0,8 I. 10,0 12,0 12,4 NE2. 0,« 11,4 14,0 14,0 13,8 ",7 11,6 SW. 2S 31 ii,S 11,8 SW. _IjO_ 3,1 2. 3,o N. Et. 2. 3,7 7,5 N. 4,4 2. 4,8 7,0 N. ENE. Med a 2S. 3,13. I ',3- Sol i'ui'cus; velp. pi- Nel), humilis ; Var. Sol neb. del unì . Pi. tori. Plu- via . Sol albus. Simiiiter . Nub. rarae. PI. V. l'I. V. PI. V. PI. PI. V. Sol lanfu. Sol var. 84 IH. 28 Var. Gutta . Sol var. V. Sol var. V. S. V. Fufcum ; vefp. -^ur. Bor. Neb. Sol var. Nub. Iparf» . Neb., dein pi. PI. V. Neb. pi. Var. Ipiuvium . HL Poli. 3- ^,3- Die 26, Mane a• 3,4 12,4 N. »■ 3,? 2. ^,0 2. 2,6 6,0 10,0 10,6 6,S 1.4 0,2 'i.i N. 2. 2,8 11,8 N. Irem , (ìilìs . I s 7 8 9 IO 1 1 xz <3 '4 >? 15 >7 18 19 20 21 21 »3 24 25 2« 28 50 ». 2,5 2. 1,1 11,8 7,4 6,0 4.4 4,0 J.2 3.» 4,7 s.« 7,^ N. Nub. velp. vcnrus. 2. 0,S 2. 0,1 I. 11,8 I. IO,S NB2. V. var. I. ii,o N. E3. Turb. Venrus . 1 X. I 1,4 T. JI,4 I. 10,8 WSW. S. SE. Var. pruina . I. tl,l -,,S — »y^ — 2,2 N. E. NW. S. pruina , giac. I. 9,8 I. io,i Item . »• 9.7 NW. SW. Iteir . I. 10,7 2. 0,3 1. 11,7 — 0,6 2,8 NW. Sol fulcus , 2. 0,; I. o,S NNW. PI. 6 2. 0,4 1,4 NNW. Sol pai. 2. 1,2 2. 1,8 ^'4 4,6 4,0 7.0 NNW. Var. • 2. 5,1 »■ 4,3 »■ 4>o 2. 3,6 S,S N. W. Nub. 7.S 8,8 7)4 7.4 NNW. Neb. S. Neb. nub. Neb. nub. 2. 2,8 2. 1,1 I. 10,0 i. 10,5 SW. t. 11,8 8,0 1,6 3.4 — 0,4 — 3.0 — 2,0 — 0.5 0,0 — '.S -».5 — »,7 w. I. 10,2 NE. E. NE2. Nub. var. vefp. tulgura . I. II, z ». 2,2 6,8 3,0 NEi. Turb. vefp. t'ulg. Ruttat . 0.3 2. 4,0 1. 4,4 Ni. S. V. 1. 4,2 2. 4,0 1. 1,6 2,6 4.4 3.3 NNE. S. gelu . 2. 3,6 NNW. s. 2. !,•; 2. 5,1 NW. NE2. Turb. 2. 6,7 I- 7,7 ^- 7,3 _ »i4 »i5 N. Nub. vefp. S. 2. ^,1 NW. E. s. -! ■>■■ 7,S 2- 7.3 1.3 NNW. S. 2. 7,3 2. 7,2 3,' NNW. S. Media i8. 2,z. 4,43 7- Poli. 0. _,^_ ,^^_ .__ _^^ DE- m 272 ffs» DECE M BER lyg^' Sarometrum . , ^ , Mane Vefi'. t VIo 2. 3,7 ». 2,0 NW. S. g i($ »■ 4,5 — 3,» — 4,7 — 4i7 J.» 1,0 NW. S. I '7 ». 3,0 NW. Neb. rara . 1 'S a. 2,4 ». 3,8 1,7 SW. N. Neb. bruma . IO j. 5,0 ». 5,6 -»,4 — 4>7 — 3,4 NE. S. S. '7 20 22 24 ». 4,+ ». 3,» 0,0 NNW. i. 2,S I. 2,2 1,0 0,» NW. Nub. ». 0,4 I. 9,» -^4 0,0 NW. N. Turb. vefp. pluvia . I. S,2 I. 9,0 I. 10,0 1.10,9 1,6 ',» — 0,2 0^3 »,4 3,« 4,= NE2. PI. V. _!! I. 9,1 I. 10,5 — 0,4 NNEi. Nub. 1 !•; — 2,0 NE». Nub. V. no£lu nix . 1 ^"^ I. 10,0 I. 8,0 i. (S,8 I. 9,» I. 7,0 I. 6,2 I. 7,0 — 1,5 0,6 NNW. PI. ;6 2 11 i ^^ W. Neb. pi. i ^^ 1,6 W. NWi. Neb. pi. i ^' I. 5,0 3,'1 ^-4,<= W. SWi. NE2. Item , noflu ventus validus . § '° I. 8,S I. 8,S — 2,C — I, ) NNEi. Pluv. nix. V. ». 0,8 ». i, ^^^m^ OB. «5fl 280 11^ OBSERVATIONES ANNI MDCCLXXKI. M O N I T U M. P> Eculiare quoddam obfervationum genus habuimus hoc anno, quod diu nos exercuit, de quo paucis fic habete. ChriStiakus Mayer Aftronomus Palatinus clari nominis , cum diu in Stellis fixis contemplandis fuiffet interi tus , tandem novos quofdam mun- dos detegere fibi vifus ed, Fixarum fcilicet Planetas. Vifus , in- quam, vel fufpicatus eft , neque enim audet hoc conftanter affe- rere, licet in eani opinionem valde prOnum fefe prodat. Hanc porro five fufpicionem , five opinionem fuam notam cum feciffet Aftronojnis , etfi hujufmodi , vel Satei lites , vel Pla- netse Mayeriani minus fefe haftenus probent , cum parum credi- bile videatur, etiamfi exifterenr, in tanta diftantia cerni pofle in- ftrumentis vel validiiTimis , tota tamen res minime contemnen- da vifa eft : patefìeret enim novus campus ad Stellas fixas , earumque variationes, quarum nonnulla certo jam detegi ccepe- runt, explorandas. Summa veruni Capita, qua: fibi obfervata ac pene comperta profitetur Mayerus, funt omnino fex. I. Nullam efle Steliam infigniorem , precipue ad plagam Cai- li Auftralem, qua non una , pluribufque proxime ftipetur Stel- lulis comitibus , ita enim meliori vocabulo Satellites liofce fuos appellai . II. Multas repente novas Stellulas, minimas, exiliffimas, pro- pe majores illas, enatas, novas, inquam, Stellas emergere. III. Stellulas liafce plerumque pallido primum atque exili lu- mine kk oftendere , deinde paulatim , & luce, & magnitudine augeri . IV. Diftantiam, atque habitudinem Steliam intcr prcEcipuam , ejufque comites, fubmdc mutati. V. Stellas infigniores majore quoque comitum numero ftipari. VI. Denique , Stellis duplicibus, prsefertim novis , complures afias Stellulas valde vicinas,lumine plerumque pallefcente, velati ancillari. Cum «SII 281 113!» Cum àe his mecum per litteras egiflet Mayerus , Au6tor fui ut Czli regiones diltribueret Inter Altronomos ad obfervanda mi- ra ine; cumque hoc placuiiTet, nobis obtigit conftellatio C gni ^ qu2 ejus eft declinationis , ut Zenith uoltrum meatu fuo diur- no ampleftatur, & quidem primis no61:is horis , menfibus ( tunc imminentibus ) Septembri, atque Oflobri. Hos igitur menfes in hoc pra2cipue obfervationum genere in- fumpfimus . Horis autem faltem binis intentos elle oportebat y. cum Sidus hoc Cygni valde fit amplum , Rellifque confertifll- mum^ Difficile vero di£lu eft , quantopere laboriofa llt hic ob- fcrvatio. Socii quatuor adelfe debent : unus quidem Tubo Qua- drantis affixus oculo immoto excubias agens ; penfunx hoc obtin- gebat plerurnque Chiminello infigni quippe pollenti oculoruni acie, qua vel maxime opus eft, agitur enini de confprcandis Stel- lulis oflavi, decimi, duodecimi ordiuis , vel potius atomis Stel- laiTjm, quippe quz exigua vaporis atomo, vel luce admora (qua tamen opus eft ad fila Telefcopii illuftranda ) obliterentur , nec nifi oculo acutiffimo, ut ajebam,Tubo eximio, cujufmodi eft no- iler murali applicitus , Ca'loque puriffimo cernantur r aliquando autem tam confertz ingrediuntur , ut totum Telefcopii campum invadant, inftar pluvia, tendantque ad trajiciendum fìlum verti- cale , veluti animai Virgiliana ad tranandum fluvium lethaum . Hic autem eft tranfitus expeéìatus, & maxime notandus ,, fi fieri poffit; veruni omnium prorfus non licer. Accedit altera cura, & quidem moleftior, circa fitum , quo fi- lum idem verticale trajiciunt fupra, vel inlra horizontale, unde differentia declinationis, quod eft alterum caput , a Stella prin- cipe ftatuenda . Ad hoc propofitam quamque Stellam ad idem ho- rizontale filum citiffime adducete oportet , quod fit ope co- chiese Tubum agentis. Sed hic alter obfervator prafto fit oportet, qui lumine repente prolato , Qiiadrantis ac Nonii divifiones In- fpeftet. Interea tertius in horologiumaflìdueintentus toto hoc tem- pore minuta , ac fecunda clara voce numerare debet. Quartus de- nique eadem prompte fcribere , & in album referre . Tota res eft anxia, perplexa, prolixa, maxime fatigans: fuit ha:c duorum menfium exercititio noftra.. Nn Cum «811 282 f|se> Gum innumeras hujufriiodi Stellulas ( quingentas ampllus ) ob'-- fervaverimus ^ paucas tantum , quaidraginta fere , Acadamia; exhi- bemus; illas fcilicet, quarum fitus per obfervationes plures ( alì- qux enim folitaris funt ) tam ratione Afcenfionis vsEìz , quam Declinationis , fatis tuto conftitutus videtur, ut annis confequen- tibus, fi qua in illis mutatio contigerit , facile cerni ac dignofci: queat. Ad lioc conferantur obfervationes anni 1782. Stellulas hafce. porro Comites in Elencho in duas GlaiTes prò quaque principali Stella divifimus , naturali ordine, ut alia: pr«- cedant, alia; fequaruur; fed ita, ut qus remotiores funt, prseanc in primis, pone eant in fecundis , propioribus proximo principi^ IpcQ , reiifto. j Se. ante Se. retro o Où. «eH 285 I!» I. Ol'ferv.itìo Com'ttum Steli arum Cj'g»t & Equuli ,pera^'a ^adrante Murali 8 Pcdum. ( Afcenfio ReSa Stelli ptincipis ponitur o , item Declinati». ) 17 8 I. Stella cum Comit. Comes Comes (S Cygni Comes Còmft Comes Comes Nuìnert'.s Obfervationt-gni Comes r$ Sept. 6,8,9,10,11,12,15,16,18, 20 Oftob. Afe. & Deci. O o 39,35 Ò io 5, 34 A Comes 10,1 r, 16,18,20 Of>. Afe. & Deci. O 2 10,59 O 17 30 , 70A Comes 11,12,15,16,18,20 Oft. Afc.Refta ir, 18, 20 Oftobr. Deci. O 3 50,08 O ló 26,0 A Comes 11,12,15,18,20 Oéìob. Afe. Refta 12,16,18,20 Oélobris Declin. O 3 5i , o O io 56, oA Comes 19Ì21 Oflobri': Afe. & Deci. Comes 9.15,16,20 Oftobris Afe. Refta 16,21 Oftobris Declinatio Comes 6,8,9,10,11,14,15 oa. Afe. Refla 10,11,14,15 Oftob. Deci. O" O 27",75 O" i' 47.58 o; 6 18., A 57,50 B ^ I ^7 ì9?> O 6 2 2, 20 A Nn Steli» <8l) 284 |[» Stella Ntimerus XìbfeTvaùonum , Differentta Afe. Dtfferemia citm Com'it. ex ^uìius media . ReB.c Decl'r/iatìonis , in tempore -cero. Nova Cygni Comes io,n,ié Oftobris Afe & Deci. Comes 10,1 1,14,1 5, ró, 18 Oftob. Afe. 14,15,16,18 Oflob. Deci. Comes < 11,15 O(9:ob. Afe. & Deci. Comes 14 18 Oftob. Afe. & Deci. Comes 14,18 Oftob. Afe. & Declin. • 0" * I 5", 0 • 0° 14 25», oB 0 1' 20,50 0 7 22,258 0 2 i,'7 0 «7 S6,5oB 0 4 24,25 0 2 38, oB 0 4 45)75 0 4 3i,5oB 7 Cygni Comes 14»! 5 Oflob. Afe. & Declin. Comes 14,15 Oftob. Afe. & D.-ciin. O*" 3' 5c«,oo 0° 8' o^oB O 4 28, 50 O 4 25,708 « Cygni Comes 28 Sept. 10,11,15 Oftob. Afe. R. 10,11,15 OSobris Declin. O'' o' 3o»,5o O" 4' 27'',53 B Comes 10,11,15 Oftob. Afe. & Declin. O i 56,67 O o 10, 33 A Comes 28 Sept. 6,9,10,11,15 Oft. Afe. 10,11,15 Oftobris Declin. O 2 28,20 O 4 26, cA Comes 28 Sept. 8,9,10,11,15 Oft. Afe. 8,11,15 Oftobris Declinat. O" o' 4«,S3 O» 5' 89»,83 B ' Cygni Comes <5,8,9, 10,11 Oftobris Afcenf. 10,11 oftobris Declin. O i 16,80 O 11 2,5oB y Equuli Comes 26,27 Septemb. 5,8,9,10,11,14,15 oftobris Afe. Refta 27 Sept. 10,11,15 oft. Deci. O'' o" ii»,6r O» 5' 4i»,87 A K Cygni • Comes 10,1 iji 5 Oftob. Afe. & Declin. Oh i' 26''j67 O» 7' i0'',33A StelU «eli 285 119» Stella Numerus Obfervatìoniim Dijfcrentla Afe. cum Cornh, ex qiiiljus msdia , _ ReS,c ì>! tempore vero. D'fferen tU Declì/iat iiinis . fi Equuli Comes Comes Comes 15 Oflobiis Afe. & Dediti. 6 Oftobris Afe, & Declin. 15 Oftobris Afe. & Declin. 0" 0' • • 49" ,00 O» • 1 • 44") , oB 0 I ^i 1 00 0 0 2^ ,oA 0 4 17) lOO 0 5 30 , oB . o" ì' IQ' ",80 0° 0' 2 1". ,80 B 0 • I 39^ * • ,25 • 0 2 • 39: ■ « ,5oA Comes i5,i<5,i7,20,2r Oft. Afe. & DccL Comes 9,10,20,21 Oftobris Declin. fi CigTii Comes 8,ro,i i, 12,14,1"!, 16,17,18,19,20,21 Oa. Afe. Reóìa 8, 1 o, 1 2, 1 4, 1 6, 1 7, 1 8,20,2 1 Oft . Dee. Comes 5, 6,7, 8,9, 12, 13, l'i,! 0,17, 18, 20, 21 Oa. Afe. Refta 5,9,15,15,16,18,20,21 oa. Deci. Comes 8,9,10,12,21 OSob. Afe. Reaa 10,12,21 Oflobris Declinat. Comes 8,9,10,12,15,10,17,18,19,20 oa. Afe. Reaa 15,16,17,19,20 oaob. Declin. Comes 11,12,15,18,19,20 oaob. Ale. R. 11,13,20 Oflobris Declin. Comes 12,13,16,17,18,19,20 oa. Afcen. & Declin. O o 0,94 *^° 3»2oB O I 33. 38 A O 1 53,66A O 6 i8 ,6oB o 2 33.33B O o 32, 38A 0 p 15,05 0 I 35 . 90 0 t 40,60 0 3 50,17 0 6 29,00 II. Occultat'mies . 17S I. 15 Januarii Appulfus fi WJ ló*" 59' 29» temp. vero Hax Stella vifa eft Lunam quodammodo tangere, eique adhxrers min, 6 circiter , poftea difcedere , defcribendo tangentem : tempii? vero fejunaionis obfervari non potiiit , quia Stella continuo cerne- batur, pallida tamen , & fere deficiens . 15 Martii 1 £Li Cccpit pallefeere 15* Immerllo dare vifa Enierfio a duobus obfervata fimul i6 N.B. Limbi orÌL'ntalis tranfitusC per filiim vert. Tubi Quadr. niur 15'' 14' 56" t. p. ipfius I ^ 15 15 5 t. p. 2Ó 55^ 29 25 20 37,9 t. Vw Mala «eiJ zS6 113» ■Hale flavus cìrcumdabat '([ tempore immerfionls^: Aquilo fpirabat aliquatenus vehemens toro tempore obfervationum . 2 Septembris i 4 !^ immerfìo ........ 14'' 4 5ó«,8i t. v. cmerfio 15 19 54, 14 2 4 ^^ prxterlapla eft abfque immerfione ; locis 'tamen magis boTealibu^ ctefcente d. paralJaxi po- tuit occultari . 33 Novembris i 4- itZ immerfìo ...;.... 9" 3' 47» t, v. emerfio ......... io 16 50 Immerfìo vifa fuit a duobus fimul obfervantibus, & contentientibus ; nempe Chiminello Tubo DoUond. 5-1- ped. objeftivo triplici , Rodella Mechanico no- ftro Catadioptrico iv pedis . Emerfio vifa Chimi- nello Tubo eodem Dollond . ^ed lia;c obfen^atio datur ut incerta, quia deficit Meridies diei fequen- tis, quamvis P^ndulum iilis diebus uniformiter re- tardabat . III. ■^*- ■Obfervap'tones Solis, 19 Martii Afcenfio Reità vera ^ ex Afe. R. «TOrionis . '. . 5590 18' ;o', 4 Dillantia vera centri ^ a Zenith 4? 4^ 3<5, 4 20 Martii Afcenfio Refta vera ^ ex Afe. R. f Orionis . . 02429,2 Diflantia vera centri 0 a Zenith 45 17 58, 8 19 Junii Afcenfio Refta vera ^ ex Afe. R. S' Herculis . . 88 ló io, 5 Diftantia vera centri -J^ a Zenith . 21 j5li,5 20 Junii Nubes 21 Junii Nubes ■. 22 Junii Diftantia vera centri igt a Zenith 21 58 52, 5 20 Septembris Afcenfio vera Refta ex Afe. R. « 522. . . . 177 58 50 , 5 21 Septembris Diftantia vera centri 0 a Zenith 445121,7 21 Septembris Afcenfio vera Refta 0 in Afe. R. « ;^ , . 178 52 ló, 9 Diftantia vera centri ^ a Zenith 44 54 25 , 8 22 Sept. Nubes ^25 Sept. Afcenfio Refta vei-a ^ ex Afe. R. « S*S • • . • 180 40 26, 6 Diftantia vera centri ^ a Zenith 45 4i 5^2' 16 Oftobris Finis Eclipfis ^ fatis manifeftus tribus fimul ob- fervantibus . 21'' 15' 57'',9t.V, 21 Decembris Afcenfio Refla vera ^ ex Afe. R. K Eridani . 270° 4' 45" Diftantia vera centri ^ a Zenith éS 51,55 Hinc Lathudo Obfervatorii coneluditur 45 29 41, 8 Obliquitas Eclyptica ...,.-.- 23 28 13,07 m ^«7 m I V. Miercurii. 1:7 8 u 1 Mart. hor. o*" 35' 59'',5 Afc.R. ^ Geoc. ex Afe. R. « Cam ma;. 351° 39' 50"^ Declinatio Q Gcoc. AuflraJis .... 4 29 13 7 Marc. hor. o 52 37 , 5 Afe. R. 0 Geoc. ex Afe, R. te Tauri. i 29 50 Dcclinatio V Geoc. Borcalis .... o 57 à 8 Mart. horo. 54 56, 5 Afe. R. ^ Geoc. ex Afe. R. « Tauri. 2 39 42 Declinaìio 0 Geoe. Borcalis .... i 50 9 9 Marr. hor. o 57 7, Afe. R. 9 Gecc. ex Afe. R. « Tauri . 4 27 3^ Dcelinario ^ Geoc. BoreaJis .... 2 41 3^ i.o Mart. hor. o 59 5,b' Afe. R. 0 Geoe. ex Afe. Refla 0 . 5 5^ 3^ Deelinatio 9 Geoe. Borealis .... j 52 24 i4Marhhor. r 4 r, Afe. R. ? Geoc. Afe. R. « Orionis . 10 45 34 Deelinatio Ó Geoc. Borealis .... d 35 2 1-5 Mart. hor. r 4 24,5 Afe. R. V Geoc. ex Afe. R. «Orionis. 11 46 40 Deelinatio $ Geoe. Borealis .... 6 i5i. "= lóMart. hor. I 4 25,8' Afe. R. ^ Geoc. ex Afe. R. « Orioms. 12 42 5° Deelinatio 0 Geoe. Borealis .... 7 50 18 jojuniihor. I 38 18,5 Afe, R. ^ Geoc. ex Afc.R. « Bootis. r24 18 8 Deelinatio V Geoc. Borealis . . . . 21 ir 4a. 1 Juliihor. I 40 19,8 Afe. R. 9 Geoc. ex Afe. R. «Bootis. 125 50 27 Deelinatio ^ ^^°<^' borealis .... 20 45 6 2 Julii hor. I 42 IO, Afe. R. ? Geoc. ex Afe. Rv «Boctis. r27 20 3 Deelinatio $ Geoe. Borealis ... 20 17 24 5 Juliihor. I 45 40,2 Afe. R. ^ Geoc. ex Afc.R. «Bootis- 1-28 45 41 Deelinatio 0 Geoc. Borealis .... 19 49 7 4 Juliihor. I 45 13, & Afe. R. $ Geoc. ex Afe. R. aEootis. 130 9 39 Deelinatio ^ Geoe. Borealis ... 19 20 22 . 3 Julii hor. r 46 24,3 Afe. R. 0 Geoe. ex Afc.R. «Bootis. i'3i ^9 22, 8 Deelinatio ^ Geoe. Borealis . . . . 18 50 21 , (5 6Ju!iihor.> 47 30,0 Afe. R. 0 Geoc. ex Afe. R.. «Bootis. 13^ 4^5 50^ 6 Deelinatio <5 Geoe. Borealis .... '^ ^i 53 7 Juliihor. I 48 18^,5 Afc.R. $ Geoc. ex Afc.R. «Bootis. i-?3 3^ 32 Deelinatio ? Geoe. Borealis .... 17 3^ 10 8 Julii hor. I 48 34,3 Afe. R. 5 Geoe. ex Afe. R. « Bootis . ^35 "■ 38 Deelinatio V Geoc. ex Afc.R. « Eooris • '7 ^^ 40 9 Julii hor. r 49 23,9 Afe. R. v Geoc. ex Afc.R. « Ecotis'.. I3 18 Off. hor. i" 2' 5'',5 Afe. R. ^ Geoc. ex Afe. Reda ^ 219' 3- 14", i Dedinatio ^ Geoc, Auftralis .... ló 44 ij 5 19 Oa. hor..i 4 I, Afe. R. 9'Gtoc. ex Afe. Refta ^ . 220 29 30 , o Declinano 5 Geoc. Auftralis . . . . 17 16 58, 5- V. Veneris ». 1781.. 27 Jan. 21" 48' 5i",5 Afe. Refta Q Geoc. ex Afe. Refla 0 278° 30' 52", 7 Dedinatio V Geoc. Auilralis .... 22 34 14, 5 28 Jan. 21 50 4,6 Afe.Refta Q Geoc. ex A. R. a Can. ma;. 27? 49 5^ , ó Declinano V Geoc. Audralis . . • . 22 32 3Ó, 4 29 Jan. 21 51 22,44Afc.Re£ì:a 9 Geoc. ex A.R. «: Cane, maj- 2S1 9 50 , 9 Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... 22 30 8,6 50 Jan. 21 5232, /Afc.Refta 9 Geoc.ex A.R.J^Or.& «Can. "^- ^9 22,0 Dedinatio 9 ceoe. Auftralis . . . . ^- ^7 4 , 31 Jan. 21 53 48,2Afc.Reaa 9 Geoc. ex Afe. R. .T Orionis. ^^5 49 27, 9 Dedinatio 9 q^q^, Auftralis . . . . 22 23 35 , 5 I Feb. 21 55 2,5 Afe. Refta 9 Qg^c. ex Afe. R. ^Orionis. 285 9 n, i 2 Feb. 21 5Ó 29, Afc.Refla 9 Geoc. exAfc.R.J^Orionis. 28Ó 30 27, Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... 22 14 28, j 3 Feb. 21 57 44, Afe. Refta 9 Geoc. ex Afe. R. i" Orioni; • 287 50 41 , 5 1.6 Feb. 22 14 44,4 Afe. R-efta 9 Geoc.ex Afe. R. « Can.maj. 304 54 4° 5 S Dedinatio 9 Geoc. Anftralis . . . . '9 54 20 , 6 17 Feb. 22 15 55,5 Afe. Refta 9 Geoc.ex Afe. R.« Can.maj. 5°'5 12 14,4. Dedinatio 9 Geoc. Auftralis . . . . '9 59 43 3 7 18 Feb. 22 17 9.3 Afe. Refta 9 Geoc.ex Afe. R. « Can. ma;. 307 3' 21 , 4. Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... '9 24 32 , ^ 19 Feb. 22 18 50,8.Afc.Reaa 9 Geoc. ex Afe. R. Can. maj. 30S ^6 52, Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... '9 9 ^> 23 Feb. 22 23 34, Afe. Reità 9 Geoc. ex Afe. R. Can. ma;. ^^ì 5i S» > 5" Dedinatio 9 Geoc. Auftralis . . . . ^^ ° 9 -, 7 24 Fefa, 22 24 34,4. Afe. Refta 9 Geoc. ex Afe. R. « Can. ma;. ?^i5 7 I9j o Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... '7 42 'o , o 28 Feb. 22 29 ii,9Afc.Refta 9 Geoc. ex Afe. R. «-Can. maj. 3^° ^ 4<5 , Q Dedinatio V Geoc. Auitralis . . . . "^ 23 27, 6 ^ 1 Martii 22 30 54,3 Afc.R. 9 Geoc.exA.R. «e &1-Can.m. 5^1 22 10, Dedinatio 9 Geoc. Auftralis .... 16 2 * ° ' 2 Martii 22 32 H, Afe. R. 9 Geoc. ex Afc.R. Can. ma;. 322 35 4», Declinano 9 Geoc. Auftralis . . • ■ i5 ^'^j^^'^" 5 Martil 21* 33' 19»,^ Afe. R. Dedinatio 4 Martìì 22 J4 28 , o Afe. R. DecJtnatio 14 Marcii 22 45 43, Afe. R. Dedinatio 14 Marni 22 55 50, Afe. R. I Apr. 23 3 !?> Afe. iR. Dedinatio ló Apr. 23 T(5 14,3 Afe. R. Dedinatio 17 Apr. 23 i; 7,5 Afe. R. Dedinatio 5 Julii o 39 36, 5 Aie. R. Dedinatio "8 Julii o 43 18, Afe. R. Deelinatio ^ Jolii o 44 TI, 9 Afe. R. Dedinatio il Julii o 5(5 55,3 Afe. R. Dedinatio «S'Oà. 2 20 57,5 Afe. R, Dedinatio 19 Oft. 2 22 14,5 Afe. R. Dedinatio ai Oft. 2 24 50, 5 Afe. R. < 'Dedinatio 2 56, 7 . 14 57 34 > ' 537 •z 20, IO 55 35 . "9 348 .42 23, ■357 51 16, 2 23 25, 7 14 49 44. 5 4 47 55, 4 14 58 18, 6 5 1(5 59, 6 ri4 44 39, 7 22 38 57, 6 . n8 41 8, 22 3 37. "9 59 34, 21 50 39, i-?5 18 23, > i8 28 7,0 23« 49 27 , 0 21 39 55, 0 240 5 54, 7 '21 55 57, 5 242 38 16, 5 a 50 48, VI a78t. -« Julii 12" '9 Jn'Iii 12 10 Julii 12 it Julii lì Martìsl 24' 25», 5 Afe. R. ^ Geoc. ex Afe. R.'aÌBòotls. 294' 26' 40», Dedinatio ^ Geoc. Aeflralis . . . • 27 19 "13-, 0 Afe. R. Q-» Geoc. ex Afe. R. « Bootis ■> 294 Dedinatio q^ Geoe. Auftralis .... 27 '3 58, 5 Afe. R. (j> Geoc. 'ex Afe. R. «Bootis. 293 Dedinatio ^ Geoc. Auftralis .... 27 ^ 41 , 4 Afe. R. Q.» Geoc. ex Ak. R.k Bootis. 295 Dedinatio p" Geoc. Aaftralis .... 27 O o 20 32, 9 '27, 7, IO, ■38, »3, 2(5 5t 3^ 5Ó 49, 12 Ju- «SII 290 f[g» rizjul. Il" 3'25",i A.R- d' ^eoc. ex Afe. R.« Bootis. 293° 14 23»,7 oppoU * Declinatio cr^ Geoc. Auftralis . . . . 27 41 41 ,5 Lijjul. II 58 87, A. R. cT' Geoc. ex Afe. Refta tJH, 291 5^ 0,9 Declinatio a^ Geoc. Auflralis . . . . 27 4(5 35,2 I4]ul. II 52 31, A.R. ^ Geoc. ex Afe. Refta r ?n, 292 37 27,9 Declinatio ^ Geoc. Auftralis . . . . 27 51 16,0 13JUI. II 47 55. 5 A.R. o^ Geoc. ex Afe. Refta r JfL. 292. 18 53,0 Declinatio cT' Geoc. Auftralis . . . , 27 55 48,0 VII. Jov'ts . 1 *? R T li Majii2hó'24",2 A.R. 2^ Geoc. ex Afe. Reila « :Qs 230" 36' 2", 3 Declinatio 2/, Geoe. Auftralis . . . • 17 21 o> ^ ri2Ma)ii2 I 48, 4 A.R. 2/. Geoc. ex Afe. Refta «=Q= 23° 3° 45 > 4 |-J Declinatio 2^ Geoc. Auftralis . . • • 17 20 18, 4 LijMaji ii57 2ó,3A.R. 2/. Geoc. ex Afe. Reaa«=G= 230 19 7,9 Declinatio 2/. Geoe. Auftralis . • • • 17 18 18, 6 i4Maiiii52 59,3A-R-2/' Geoc. ex AfcRefta c.=Q= 230 12 14, 2 Declinatio 2/, Geoc. Auftralis . . . • 17 16 36, o Vili. Saturni. '^'-'' lJun.:2^23•49^ A.R.^ Geoc. ex Afe, Refla « M, 2^5.-^-^^ * Declinatio^ Geoc. Auftralis . • • • 21 '3 9, 2 Jun. 12 19 29,8 A.R. ^ Geoe. ex Afe. Refta « ìt[, 235 3^ 2? , o Declinatio % Geoc. Auftralis . . . • 21 14 57, 3 Jun. ,2 55 1,7 A.R. % Geoc. ex Afe. Refta «e nU 25S 5i 4i , 6 Declinatio ì) Geoc. Auftralis . . • • 21 H 43 , 4 Jun. 12 IO 33, 8 A.R. ^ Geoc. ex Afe. Refta « JU, 255 47 3. Declinatio ^ Geoc. Auftralis . . . . 21 i4 22, 5 Jun. 12 dio,3A.R. ^ Geoe. ex Afe. Refta « ,n, 253 42 26,4 Declinatio b Geoe. Auftralis .... 21 13 5»' f6 jun. 12 x;43,8A.R. | Geoe. ex Afe. Refta « ni, 255 37 4°. ^ oppof.-ì Declinatici Geoc. Auftralis . . . • 21 i^ y, ^Jun.ii 37 21, 9 A.R ^ Geoe. ex Afe. Refta « Itfe 235 33 o, ■ ^^^^ Declinatici Geoc. Auftralis .... 21 15^ 4. « «SII ^9l Il3fr 9 Jun. ii''48'29'', 5 A.R. ^ Geoc. ex Afe, Reéla » J/t- 255° 25' ^2», 5 Declinatio ^ Geoc. Auftralis . . . . 21 12 2Ó, II Jun. II 3935, A. R ^ Geoc. ex Afe. Refta « JIU 255 14 6,6 Declinatio ^ Geoc. Auftralis . . . . 21 11 54><5 SiiteU'ttum Jov'ts Tubo Dollondìano 3 i Pedum cum lente ohjeóìiva. triplici 1781' I. Satellitis 3 Februarii Satelles incipit obfcurari . . • .15'' e 23vt-v Videiur. evanefcere • • • I i3>7 Immerfio certa .... 23,7 14 Martii Incipit pallefeere .... 13 28 5,8 . Pallidior, & fere immerfus. 15,8 Videtur certe inimerfus. . 28,8 15 Aprilis Immerfio aliquatenus dubia, nubium caufa . . 10 10 4,4 22 Aprilis Incipit pallefeere • . . «12 5 0,2 Videtur immerfus . . . 5 50,» Tubo Catadioptrico forfitan difparuit . . 6 5,0 17 Maji Incipit emergere,five fcintillare 8 5Ó 49, 2 dare cernitur 57 0,0 31 Maji Emsrfìo , Tubo Catadioptrico obfervata . . .12 44 42, <5 2 Julii Emerfio e Lire vifa ... 9 15 56,7 9 Julii Emerfìo r • ^i IO 33, 24 julii Emerfio 9 27 49,2 II. Satellitis Satelles incipit pallefeere . . . .12 34 43.2 Proxime immergendus . . 35 13.2 Alternatim fefe abfcondit , & micat . . 29)5 Certe immerfus, nec portea vifus . . . 33,^ II. Satellitis 21 Aprilis Satelles incipit pallefeere .... 12 12 42, Certa immerfio .... 14 2, 16 Maji Emerfio, Tubo Catadiop.obf, io 42 35. S Oo 2 OB- «Èli 292 113*^ 1^ 8782. 17 Dee, Afe. R. 0. ( ex Afe R; « H ) • • ». •- • 2^5° 23' 19»,, Declinatio ad Quadrantem Muralem . . . . . z^ 24 44,4 18. Afcenfio R. .... . . . • • • • . . 266 28 57,3- Declinatio ........... . .. . 25 25 52,0 ip Afcenfio R 267 3Ó 5,4 Declinatio . . • ..... . . .. ., . 23 27 10,0 30 Afcenfio R. ........... ., .. . 268 42 16,0 Declinatio 23 27 52,0 ai. Afcenfio R. . . . 269 48 29,6 Declinatio- 23 28 17,0 az Afcenfio R. ............ . 270 54 42,0 Declinatio ............... 23 27 58,8 i3 Afcenfio. R. 272 o 42,0 Declinatio . . . , . 23 27 25,0 Ex his Solftitium concluditur die 21 . , .4'' io' i» Sclipticoe vero obliquitas ita eruitur : Pars proportionalis Declinationis ......... .. ijj- Declinatio eodem die ( libera a Refraftione ) . . . . 23 28 17,0 Fit Declinatio apparens 23 28 18,3 Subtr. Parai. &",o plus Nut. maxima 9" 17 >o » - .1 L I . I I J I I II t Supereft obliquitas Ediptica: 23 28 1,5 Quanta fere in Ephemeride Parifienfi confignatur . Alìronomi Mediolanenfes «xhibent obliquitatem apparentem , qui mutationem continet : pr.TJterea a Tabulis. «liveifij deduca eft; &.ideo ftatuitujf 23° i8' 13"». II. m m II» II. 1782. 22 Jannarii annunciabatur a Diariis Aflronomicis occultatlo # Y > q"^: mini- aie locum habuit ; fed Stella Lunam prxterlapfa eft , & vifa defcribere- partem quafi circuii tangentis Lunani . Nihilominus hxc notata : Tranfitus margini? Occid, ([ ad Muralem . ... 6'' 28' 59',4t.v* Diftantia Marg. fuperioris a vertice ...... zó" 47' 8", o Tranfitus i i" >/ 7 48 ?8 , 4 2 J' V 7 49' 49 > 4 Diflèrentia Afe. Reftae inter centrom C , ac Stella: qua; occultar] debebat n" 49' 20» J2 Decembris Emerfìo Stefluli informis H ..•■•• 7'' 59 '5 v J Immeriìo accidere debuit i*" prius circiter , cum ob an- gudiam temporis obfervari nequiverir . Interim Afcenfio R. Stelhilx ( ex Afe. Refta a X die 17 Dee. ) . 4° 47' 2», Declinatio Borealis o 40 8, Hxc obfervatio tumultuaria fuit , quia minime expefta- taynam dum Chiminellus tranfitum Luna; perTuburrr Muralis obfervaret , vidit hanc Stellulam paulo poft oc- cukandam . 17 Decembris Iramerfio jt^*. ....».» 9'' 8' 56", 5 N.B. Emerfio accidit multis minutis citius , quam expeftaretur , & quidem ad partes Lunx Auftrales , cum fecundum Ephemerides Mediolanenfes ad parte; Bo- reales fpeftari debuiflet , proinde effugit . Obfervationes ha; peraftse lunt Tubo Dol- londiano ped. jf objeftiva. lent« triplici vitro corapofita Excell. Eq^uitis Hieroh.. AsC. JUSTINIAN! . i ' wmi^mmm^im III.. Piane far un? . Saturni circa oppafttionem ^ 1782. 13 Junii 12'' 24' 6'' ATc. R, ex Afe. R. 9 Ophiuci . .. 2<58* r-i* ii»j y Declinatio Auftralis ...... 22 22 50, 6 14, 12 19 37, Afcenfio Refta 2(58 6 12 ., j Declinatio 22 2Z 55 , ó 15 12 15 IO, Afcenfio Refta 268 i 58, Declinatio . 22 23 2 , <5 ì6 12 II 40, Afcenfra Refta . .. 267 5 7 13 12 ó 23 263 4Ó 33 22 S7 55, 14 12 I 50 2Ó3 58. 14 . . ... 22 57 53 , 15 II 57 o 2Ó3 30 II 22 57 14, 16 II 52 20 263 ó 2(5 ..... 22 57 27 > 17 II 47 49 262 58 43 ..... 22 57 20, 20 li Sì 29 262 48 53 22 5<5 45 ^ 21 li 28 4Ó 202 40 17,5. . . . . 22 51^ 22, I 1111 1 1 I ^^— ^— ^— — ^— — — ^^— ^— ^— — — — — . Verter is circa elongationem maxìmam Tran/, per Merìd. 1782. II Maji 2 il" 10' 39" > 2 12 21 9 49,7 ZI 21 4 3, 25 21 I 41,7 27 21 9 49, « 28 21 0 12,7 3^ 20 59 35; 7 1 Junu 20 5« 53, ó 7 20 57 1,6 8 20 57 1,6 9 20 $6 43,2 II 20 56 22, 18 20 55 1,6,3 20 20 SS 59» Declin.B. Geoc^ 2fi IO' 55», O 2 22 42 , O 4 58 2,0 5 4<5 47, 6 22 11,0 ó 40 8,0 7 ló 47, y 7 54 18, o 9 48 5°, o IO 8 7y o 10 28 51,0 11 ó 15, 3 13 18 17, o 15 57 1,5 23 '«SII 2i?3 113» Tr-rv/^ ptv Mer'td. 2j Junii 20 ^5 44,8 25 20 ^5 ^5,0 ='^ ,- 20 57 42,? 1 Julu 20 38 2,6 2 20 58 25, 8 21 1 ^,4 9 21 i 5«,S ^w 21 2 12, 3 ' II 21 2 48,5 12 21 ? 25,1 «* Declin. B. Geac. 14 55 25. 5 15 27 0, 0 16 51 47, 17 8 0 , 0 17 23 Ji , 0 18 S2 5, 0 19 5 54, 0 19 18 35 , o 19 5' 6, 19 48 51 , o Mer curii circa elongationem maximam. 1782. 17 Junii 18 19 20 21 24 26 I Julii __ Tran/, per Mertd. 44' 24'', 4 45 35 ,5 47 2 , 48 17 , 49 6, 50 8 ,3 49 33,3 43 4* ,2 '■0 ì^c .•;fv i'"-* Declin. B. Geoc. 29° 2S' 50", o 25 9 ì^ 1 o 23 49 22 , o 22 28 4^5 , o 22 7 19 , o 21 o 4,0 20 13 42 , o j8 19 40 , o Pìanetts Novi, 782. 2 Feb. 8'' 50- 2», Afe; R. 89' 12' 21», Declin . B. 25° 43- 15", 7 5 8 45 56, . IO 35, 2 . 23 43 45 , 6 4 8 41 4<5, . • ^ 3, . • 25 45 19 , 0 8 8 25 II, • ^ 5 19, . 25 45 13,0 *5 8 5 20, 88 55 40, . 23 43 13, a 14 8 I 22, 54 25, . 23 43 IO, 0 iS 7 57 26, 55 '«, . 25 4; 7.0 16 7 55 29,5 SI 18, . 25 45 50 , »7 7 49 54, 51 2Ó, . 23 45 40 , 18 7 45 5», 5° 52, . 19 7 41 49, 49 59, • 23 43 1 , <3 20 7 37, 59, 4^ 54, . . 25 45 1,0 21 7 ?t 7, 4S 6, . . 23 43^ 5,0 ' 45 7 t8 47,+ 45 17, • 25 45 7, 0 2Ó 7 14 57, 45 9, . 25 45 4, 6 27 7 IO 47', 44 54. 23 43 5, 0 28 7 6 10, 44 10,8 . 25 45 5.. 0 4 Martii lyZz, 4 Martii ò*" 52' lìS», Ak s é 4« 50. « ^ 37 48, 9 ò 34 7. IO 6 ^0 25. II ■6 2Ó 5'', 1? ó 19 32, 14 ■6 15 5«, 19 5 57 19» 48il 296 m 4j' 4" , DecKn. fi. 23» 42' 53», 42 59 , 4 43 'i5> 2 45 6,9 43 28, 9 43 5'j 4 44 33 . <5 45 9> 5 48 17 , 8 Stationarius 25 43 2.5 23 43 I . j 23 43 J . o 23 42 59» 4 23 42 56, 6 23 42 54> 4 23 42 47» • N.B. Afcenfionem Reftam hujufce Aftri deduélam plerumque fitiifle a fex ,- feptem- ve Stellis , nempe a , t, ^ , ^ Tauri , ft & > Pollucis . Sfellayum Fixarum^ Obfervatìones Stetlulafum t'trca |Q Cfgnì • Prxcedenpium . 1^82. Dies Oifen. Num, Masnit. :^ Diff,j^R.tn t.9. Obf. 5 8-9 Alb. Lue. 7 10-iiPallid. 1 8 Liic. 6 8 Lue. Rub. 4 12 Pallìd. 2 II -i2PaIlid. 1 13-T7 JuKi li 10-17 J"''' in 20 Julii JV 10-16 Jnlii V lo-ió Julii VI 11-12 Julii VII 13-17 Julii 29 Sept. Vili 9-17 Julii 27 Sept. IX 5-11 Juhi 9 IO -II Pallid, ! 5-17 Julii jj 28-29 Sept. II 10-17 Julii 29 Sept. Ili 9-17 Julii 9 IV 9-17 Julii 29 Sept. V 5-16 JuJii 9 Oh IO 30' > o d 59 , 7 e «5 15 , 3 o 6 17 , 4 o 3 23 . 8 e 5 22 , 7 o 2 28 10 8 Clar. Pallid. S^quenfìum, 5- 6 Liicid. 9 12 Pallid. IO Pallid. 5 Alb. Lue. S- 9Lucid. Oh I 3<5 , 4 I 32 , 8 o 1 40 , 3 o 4 36 , 2 o 4 40 , <5 P 5 57 , I D'iff. Declinata o 2», B, 3 48 , B. 9 29 , B. o o o o o 9 31 B, 4 42 , 7B. 4 45 » oB. j 51, B. 0 1 *7 , 7B. e o 58 j oB. 2", S t5h O l8», 9B •c 2 43 . 3A o <5 58 , 4A o 4 30 , lA » ^ « , oA 1782, mi ^97 113* 'Oht'Oi/ert. Niim. Ma^nit. it: Dìff.jì.R.ìn -t.v. Diff.Oeclìnat. Obf. '^'■""'i; se"pl! ^ ^5 ^^allid. o-8'46., 8 o=8-3...5B VII 12-17 Julii 5 9 Lue. Rub, o 9 jd , <5 o ló io , A "Vili 13-13 Julii 3 9 Clar. Lue. o io 6,1 o 14 5 , jA IX 13-1Ó Julii 4 8-9 Ltic. o 10 52 ,1 o 18 22 , 7A Ex his comparatis cum obfervationibus Anni prcecedentis 1781 concluduntur mutationes in fitu quarumdam ex hifce Stellùlis , tem in Afcenfione Refta , quam in Dedinationfr. •*^— ^■**— ■^''*"*****^'— ^■^^— '■^■— ^— —— 1— *r Mutationes Comttum Pracedent'mm. 1782, 12-1^ Òàobris -1781 Dift. 2* 50», Ó70 Diff. Declin. i 33», 770 5-17 Julii 178-2 2 29 , C166 I. 31 , 000 In Grad. — 0», 704 ■^■° . ■? , 0' 2", 770 5-16 Oiftobris 1781 9-17 Julii 1782 — i' 550, 800 I 35 , 466 + 0' 0», 666 IO , 0 L I 22», 670 17 , 666 In Grad. 0' S". 004 Cnmttum Sequenttum-. 1782. 25 Sept. 2oOft. 178 1 5-17 Julii 1782 0 2" , 610 0' 2 , 517 0' 0 12", 830 18 , 882 _ In -Grad. — 0 0", 93 0 1,4 + 6", 052 28 Sept. ló Oft. 1781 IO- 17 Julii 1782 1' 40", 620 I 40 > ,344 2 2 29', 950 43 > 333 . Grad. — 0' 0" , 276 4,- 3 + 0 13", 385 12- ló Oftobris 1781 9-17 Julii 1782 4 35". 670 4 36") 177 7 6 0", 570 58 , 444 Grad. -f- 0' 0», 507 07», 5 >*• 0' 2», 12(5 Il- 15 Oftobris 1781 9 -17 Julii 178Ì 4' 41", 000 4 40, 630 4 4_ 55". 000 50 , .25_ *- o' o», 370 »• o' 4», 875 ■Grad. o 5 > 5 12- i8 Oftobris 1781 3 - ló Julii 178Ì Grad. «SII 298 113* 5' 56", 333 5 57 > "^ -}- o' o", 781 P II > 7 6- <15"> ^70 6 8 , eoo o' J7"j 670 Satellmm Jovis. I 1782. 27 Man Immerfio coepit - • • 8" 35 ^3%? •'^' Item per vices * 42 S Totalis immeriìo . . • ^. • • * 4 > J Tubo Catadioptrico ped. I r« . ,, - ^ il Julii Emerfio ^° ^ ^ ' | 14 Sept. Emerfio . / V '2' , -i 27 JuUi Immerfio ,'•■•• " -3 » ^- ' * Immerfio duravlt 5», vel ó", circiter- Caeteras obfervationes infeftuiH Cxlum invidit. , O Ti- «eli 199 t^- aBSERYATIONES ANNI MDCCLXXXIIL. !.. Obfervatt0 7ies Soli: ^uadr^tite Murali.. ^7^3' ^7 Martii Deci. 0 Auil. i° 17' i", 5 Afcenf. Refla 957° 2' ji^ 18 o 55 4,4 557 S7 5? . 19 ...... O 29 27 , ? 558 J2 II , 20 ...... o 5 40 , o . . . . . 359 44 .^i^ , Equinoftium concludi vidstur die 20 . . ó"" 5Ó' i8» 1 18 Junii Deci. O B. 25° 2Ó' ii", 5 ..... . Sd» 4^' 47'', 2 19 . 25 27- 15 , o 87 41 I , 20 ...... . 2..5 57 52 } 5 88 42 5 , 21 (perinterpolationem )23 28 11 , o . . . . . 89 49 14 , Diebus feq. nubes obfliterunt; nihilominus ex diurno motu 0 SollHtium celebratum videtur die 21 per Declinationem . j*" 56' 4", Per Afe. Reftam . 3 52 ^9 > Ex Medio ... 3" 54' 16», Prxterea ex Dcclinatione dici 18, & A. R. ejufdcm diei ( conclula per Afe. R, >• , & a Bootis ) eruitur obliquitas Ecliptica; 23° 28* 14", 30 Sept. Deci. ^ B. 1° 5' 45», 8 177'= ^3' 57,,, 7 21 o 40 52 , o .... ». 178 26 45 , o 22 ..... O 17 4 , . . . . , 179 20 9,2 23 ... Auftr. o 6 19 , 5 180 16 10 , 4 24 o 29 45 , 7 i8t 8 20 , o Hinc Equinoftium elicitur dia. 22 . .. 17'' 17' 27'' . 16 Dee. Deci. 0 A. 23° ~i 16", 4 .'. . . , 264" o' 52», 17 ••.... 23 23 29 ,. ..... 265 6 48 , 18 ... . 23 25 28 , ..... 2ÓÓ 12 16 , J9 ..... 23 2Ó 48 , . ,■ :3'J;:tJC ■ 2Ó7 18 48 , 20 ..... 23 27 44 , .... . 268^ 25 8 , 21 23 28 8 , ...... 269 31 32 , Elicitur Solftitium die 2r , . io** 17' 19" Obliquitas Ecliptica; ex obferv. die iS 23=28' 13», 4 19 23 28 9,4 20 ...... 25 28 15 , 8 ti ..... . 23 28 10 , 2 Media 23° 28' 11», 7 Habita firtìul Theorise ratione flalui potefl' ....... 23 28 12 , Pp 2 Alt!- «èlt; 300 iBft" ^^Itìmdo Polir Pro Obfervatorio noflro, collatis obfprvationibuG Declinationis Solis, tam- direétce, quam ex Afcenfione Reéta conclufa; provenit. ■jjySj. Dìflant, la venie . Ohfetv, Dsf/; Alt. Polì. 16 Dee. 68 44 58 ,9 23° 2t' 20», 8 45= 25' 38",! 17 68 47 12 , 2 23 23 57 1 9 45 23 34,3 18 a 49- 5». 5 2j, 25 2:6 , 6 45- 25 4.2.^ 19 50 29 j 4~- 23 26. 49 , 2. 45 23 40 ,2 20 ÓS SI- 23 , 3 25 27 43 . 1 45 2,3 42 ,0 2.1- 68 51 49 , 2 23 28. 9 1 4 45 2.3 39 ,3 45° 23' 39»,ó ' Seiexclufa obfervatione die 17 , veriòr erit . » , 45 25 40 ,6 Ili. 3783. n Febr, j^- ^6 16" Declin. B. 28' 16' 54'A.R. 79» 9' 32», 12 8. 88. I 28. 35, 48 92 42 II, 25 19 35 I A. 28 42 27 272 ^^ 39, 26 20 36 6 27 17 8 ^ 288 48 8 , Ex his aliquid ftatui poteft circa maximanj <[ decliìiatìonem , quse circi dies ìIIqs locum hafaebat. Eclipfts Limne io Septembm.. Conferti qubjutn gjobj intercurrentes obfervationem turbant. io"" 53' 26' Fumus quidam cernebatur , five penumbra. 40 30 Jarn cernitur umbra ingreffa- e regione Arirtarchi ,. 50 ^^ Dimidium Mare humorum teftum videtur. lì- 2. 39 Dimidium Mare tranquillitatis . 4. 49 Tycho teftus videtur , fed nubes intervolànt .. 9 21 S. Dipnyfìus ; obf. fatis bona. Ipterim. fulgura micant ab Euro-Borea , nubefque inftant: non femel de difceffu deliberavimus , perftitimus tamen ; Stellce enim nonnulla a Zephyro-Bprea egrediebantur. : perftantes itaque fequentia confecuti ftimus . Se- «eli 301 113» Sequitur Obferv^. Ed. Obfervatio diei 20 ob curiofos adftantes , valde confufa , atque incerta . Omnibus expenfis, collatis, atque redaftis fequentia concluduntur. A. R. 9 Declinatio A. Die 17 206"' 50' 240 , ; . i8° 41' 3", 6 20 205 2 38 ., ... 17 39 i'8 , 22 204 o 57 16 58 5 , 23. 203 30 52 16 29 55 . ex hifce porro Longitudo 9 Gc-oc Latit. Auft. Geoc. Die 17- 211' 25' i(>" 7° 12' 25", 20 209 37 4 -5 45 8 , 22 208 24 47 . 6 29 o , 23 2C7 49 34 .. . 6 12 36 , Sumptoque diurno Veneris motu a die 22 ad 23 ( 35' ii» ) qui magis ad verum accedere videtur , collatifque locis 9 > ^"^ '^ '^'^ ^j'j elici- tur conjunftio Patavii die 21. . . iS*" 53' t. v.Alircn. Martìs.. ( Circa dies oppoijtionis ) 1783.26 Sept.iz'' 28' 9», 8 A.R, ab A.R..r^ 10° 30' 2"DecI.A.o° 15' 25", 5 27 12 24 21 , ........ IO 26 ^-j , o 52 43,5 2 oa. II 59 15 , ...... 8 37 9, o 37 34,5 3 II 54 35 , 5 8 22 20 , o 41 15,5 4 II 49 o , o ....... 7 52 31 3 o 44 29,0 >- «SII 5<53 113» J QVtS , ,78?. 16 Julii 12" Io' 21», 300 17 12 II 48,3 300 •j8 12 7 IO > ^'^'■^ •J9 12 2 42,7 ^99 20 li 58 9, 299 22 n 49 7, ........ 299 15 II 44 37 1 • -99 24 1. 40 <5 ,5 .....•• 299 26 II 5' 9. ^9» 27 li 2d 41 , .... . ■« 29S 8' 37' o 51 44 33 17 9 I 45 58, 37, 34. 15,5 15, 17. •» j I 57 > 21° 7 55-. 2' 9' 39 , 21 IO 38, i" 21 12 57, 14 Ì9, '7 55, 19 30, 21 21 ló, 21 22 27, JI 2Ó lo-, 21 21 21 S a turni. 1783. 26 Junii 12'' iS' 26', 27 12 14 52, 28 12 IO 22, 29 12 5 58, 30 12 I 32, 1 Julii li 57 3 , 2 li 52 3Ó, 3 1 1 48 I o , 5 li 59 19, 6 li 34 54, R.concl.exKW^ 280» 21' 40', 280 280 280 280 279 279 18 28, i? 12, 3 , 2, 9 4 59 54 I, 279 49 25, 279 40 39, 279 35 43» ■22" 32' 22S 22 32 42, 22 35 12, 22 ìì 33, 22 33 55, 22 34 IO, 22 34 25. 22 34 S5i 22 35 14. 22 35 56. Piane fa Novi. IO» 6' -SO", t.v. A.R. ex A.R.i Caft. 94° 42' 49", Deci. B. 23" 42' 44", 1783. 20 Jan. IO- 5' ■SO", t 25 ■9 45 5,3 2(5 9 40 49,5 30 9 2 3 15,3 1 Feb. 9 15 21,0 5 9 7 1,6 4 9 2 50,3 5 8 58 40, 6 11 8 35 39,5 17 8 IO 24,0 18 8 6 28,5 19 8 2 39,4 21 7 54 59,0 22 7 50 54,6 2? 7 47 0,5 28 7 27 58,9 . . 30 55, 45 9, . 28 55, 45 19, 20 18, 45 24, 16 0, 45 42, 12 II , 43 44,7 IO 34,2 45 42,7 8 22,7 43 4<5|8 95 58 12,3 44 7 ,7 49 51,7 . , 44 14,5 48 4', 5 ' 44 15,2 47 25,9 ■ 44 15,5 45. 19,0 . 44 17,'* 44 34,0 44 19,9 45 35,0 44 ^7i6 39 52,0 44 20,0 1783. 178?. 5 Mar, 7 8 9 14 16 17 18 19 2ooa. 21 22 29 5 Nov> 8 12 9 I 54 30 ■2S 25 21 46,4 5.5 22 ,-5 12 ,2 50,0 20,4 17 42,0 9 5, 5 19, 1 28, 34 Vj ló 30 32 , ló 2Ó 33 , "5 14 35» 15 58 8, «5 41 59. «Èli 504 1^ A.R.ex A.R.f Caft. ()f ^6 5Ó«,5 0601.8.23" ....... 3<5 22.0 -. 3(3 20 ,6 ••••••••> 3<5 15 .3 . ^. . . . . . 36 4(5 ,0 .-...,.. 37 53,2 37 38,0 37 48,0 ••••••• 37 59,5 A.R.ex A.R.J' Poli. 102 57 <,6 , 3-5 59, .'•<.... 5^ 2 , 53 *i, 52 59- 51 3<5, 48 58, 44 5«, 29 34, 44' 50",2 •■44 20,5 44 20 ,Ó 44 20 Vi 44 20,5 40 20,5 44 «7,4 44 16 ,0 44 15,8 16 28, i6 30, 16 28, 16 58, 17 4, 17 2, »7 IO, 17 44 > 18 28, IV. SateUttum Jovìs^ 1733. Prinit. 8 Junii Imtnerfìo ....,,.,.. iih 3' 3», t. v. 2 Augufti Emerfio * .... io 26 9, 9 II 53 45,7 obf. bona» 25 ,....,.... IO 1(5 29,5 •17 Septembris io 38 52, valde bona. 3 Oftobris . . 9 4 40 ,5 item . II Novembri! 7 47 31,5 27 • S 59 20,5 valde bona^ Secundì. 25 Februarii Immerfio ; é 4 8,5 N.B. Ante totalem immerfionem fatellitem vifibilem fuiffe per vices fpatio fere 17" Tenti, 29 Oftobris Emerfio ,..,..... ''SS * 23 Odtobris Emtrfio 8 24 51 dub. 15", vel lo» OB- «611 3«3 IO» OSSERVA TX ONES ANNI MDCGLXXXIX^, Oppofttio Saturni d CMIMINELLO obfeyvata-. 1784. 9 Julii Tranfitus ^Sagittarii Limb. occ ^ , Bar. 28, zTher. ly IO .... 'T Sagit. . . Liir.b. occ. ^ . Bar. 28,2 Ther. ip,o ti • « - . •'!" Sagit. . Limb. occ. § . Centri . . . Bar. 28, 2 Ther. 19 'n. i . . . 1: Sagit. . Limb. occ. ^ . Centri -. . . Bar. 285 iTher. 20 (4 P 66 67 43 14 0 , 0., II 5 Il 36 47 8 , 2 ) 4 66 67 43 15 2-, 30» II I 11 31 48 8 > 4 . 4 66 67 43 16 4 . 15^ Harum obfervationum duabus feleftis, una nempe proxime pra.'cedente oppofìtio- nem, altera proxime fequente, eruuntur elementa calculi , & loca Saturni , momentum oppofitionis , errores Tabularum, ut fequitur. I. Ex Sagitt Compìem. Afe. R. Geoc, DecLGeoc^ Tro die II Julii 12" 2 2 2-'6 67' ^g' 2i",8 21° 50' 34» Pro die 11 ..... 15 58 0,0 67 44 8 ,0 21 51 19, ObliqUitas vera Eclipticx i Julii 1784 := 23 28 5,2 t>9 "ttifce «eli 500 1(3» aifce pofitis, fit in Fig. qux hic fubjicitur. ¥ M D jEqaator , Y N K Ecliptica , M P N orbita Saturni , P locus ipfius PU- netx, PL ejus latitudo Borealis, N Nodus, DP Declinano Auflralis. Ducatur- que linea YP : prò die 11 Julii ex notis Y D = óy" 59' 22» , & D P r:: 21° 50' 54", invenitur argulus PYD z= 25° 23' 51», & PY rr 69° 20' 20» ; hinc in Triangulo Y P L ex notis P Y , & angulo P Y L ( = 25° 28' 5",2 — 23° 25* 51» =^ 2' »4">2 ) concluditur PL r:: 2' y,6 Lat. Geoc. , & Y L =: ^9° 2o' 20" compi. Long. Geoc. , ideoque ipfa Longltudo = 9' 20° 39' 40», quam minuere oportet 12", ob aberrationem , ( nutatio fupputata, & inclufa eli prius in perafto feorfitn calculo ) eritque Longitudo vera Geocentrica ^ prò die li Julii 12'' 2' 23» r: 95 20° 39' 30». IL Pro die 12 Julii. Similiter ex datisYD, & DP in Triangulo DYP inve- nitur angulus DYP ^: 23° 25' 56»,5, & P Y ::r: 69° 24' 42* , & in Trianguio PLY, ex angulo PYL =r 23° 28' 5'',2 — 250 25' 5Ó", 5 r= z 8'',7 , ec. PY item cognito, invenitur P L rn 2' i» Latitudo Geoc. & Y L =:: 69° 24' 42» complem. Long. Geoc, ideoque ipfa Longitudo 9» 20° 35' 18», qua minuta i2« aberrationis , fit Long. Geocentrica vera 9* 20° 35' 6". III. Ut concludantur Longitudines , & Latitudines Heliocentrics prò die 11 tem- pore exhibitOj cum fit Longit. vera ^ 3' 20° 6' 49» & Longitudo vera ^ 9 20 39 30 erit Angulus elongationis ^ 3- ^ • • • . 6» 0° 32' 41» ejufque complementurn 5 29 27 19 feu o o 32 41 & hinc per analog. D'ijl. ^ a ^ : Diflant. ^ a Teli. : : S'iìi.Eìong, : Sin, CommuU ìnvenietur angulus commutationis :rr 29' i5",4 Pro die vero 12 tempore exhibito, cum fit Longit. vera ^ 3» 21° 4' 34» & Long. Geoc. vera ^ 9 20 35 6 erit ang. elong. ^ & ^ • 5' 29° 30' 32» ejul"que complementum . 29 28 & per eamdem analogiam ang. Commut. := 26' 22",i5 IV. Nunc ut inveniantur LatitudinesHeliocentricx, adhibita analogia, Siit. 488 307 m Si». Ehng. : Sin. Commut. : : Tang. Lat. Ceou : Tan£. Lat. Heliet. concluditur prò die ii Julii Latitudo Heiiocentrica zz, i' 52",j Pro die 12 i 48,5 V, Ut inveniantur Longitudines Heliocentricat , prò die ii» cum fit angulua Commut. =: i° 29' i5",4 Compi. Elong. = 179 27 19, p Summa 179" 5 6' 54'',4. erit ProftapJiSErefis orbis zn o 3 25 ,6 Igitur cum fit Long. Hel, f X ri £o«^. Geof.i' Prolbph. , concluditur prò die ts Long. Helioc. ^ =r 9" 20° 3Ó' 4",4 Pro die 12 jam icTentus eli: ang. Commut. . . ::::; o o 2Ó 22 ,0 & ang. Elong. . . • 179 ;o 72 ,0 Summa • 179° 56' 54",ó linde Proftapfixrefis ... ; * . . . ?' S^'j + cui addendo Long. Geocent 91 20» 35 6,0 Habetur Longir. Helioc . 9 20 38 11,4 VI. Comparando Long. 0 diei ir, hora notata , cum Longitudine ipfius diei 12 , hora item ut fupra notata , comperitur motus ^ intra revolutionem Sideream ^3" 55 57">4> minutorum 57, fecundoruni45 , Saturni vero intra ipfam revolu- tionem 2 7», Longitudo vera ^ die 11 tempore exhibito . 3* 20° 6' 49», Long. Helioc. ^ vera 9 20 5Ó 4^ Ergo ^ difVabat ob oppofitione ... o 29 1 5 ,4 ad Orientem . Nunc reducendo , habetur motus diurnus ^ ad motum diurnum ^ , ut 54Ó5" ad 127" diflantia ab oppofitione rr 175 5"v , Igitur poft quot fecundos grad. ^ affequutus punftum oppofitionis ? Arcus a ^ percurfus ,antequam 0 afle- queretur punélum oppofitionis, vocetur * , ergo arcus a ^ eodem tempore per- curfus fuit ■=: 1735"» +■ *• Igitur cum horum arcuiti proportio data fit, habe- tur 1755.I + X : X : 54Ó5 : 127 & dividendo, 1755-'^ : x : : 3338 : 127 , & xquando * — 127 x ij^^j 333^ trr 66 Ex 3.34° 4«' 39 2Ó 334° 49' 3> 5" 50 . 353° ' 2-V 55" . 11° 48' I 0" 24 II' •- 46' 5Ó" 5 «£ll 309 1(3* Ex Catalogo D. Bode Berolin, Afcenfio- Reèta a 7i^ 1780 ........ 3^4' 43- c". Variatio ann. 47» ad 24 Augufti 1784 ... 3 39 AfcenlTo Refta Stella: die 24 Junii 1784 , . . Aberr. -}- 18 Nutat. -f- 8 Afcenfio Refta Stella.' app Jupiter poli Stellam Afcenfio Re£la Jovis die 24 Angiifti h. obf. . Declinatio Stellx ex codem Catalogo .... Yariatio fubtraft. ad 24 Aug. 17S4 ( 18 an. ) . Aberr. "-« 7 Nut. + 2 ..... . Declinatio Stella: appar. 24 Augiidi 1784 . ... ^ » 11° 46' 3'"- Diff. dift. Limb. fup. :^ 5' 55" Minus fecund. 22 5-> -»u Plus Parallaxi z. Dlff. deci. 2/,, ac ^ 5' 55" . . . ...... j ■^•y Declinatio app. 2(1 fi. obferv. 24 Aiigufli 11" 40' 5Ó" Ex bis eruitur 2^ Longitudo die 24 Augufti h. obferv, . 552 5.7 41 vel . Il' 2 57 41 Latitudo Auftralis .............. 1 20 42 Longitudo ^ 55 2° 18' 12» 2/, II' 2 57 41 Aberratio ... 20 H Nutatio . . 8 5' 2° 17 44» II* 2° 57 22» Dift. 2;^, & ^ oppof. . . . . .. .. .. 59 38 Piurni]s motus ^ . • ... 57' 57" 2/. Retrog. . 7 50 Motus Compofitus Ó5' 47" h Pro 59' .58" dat L ;. 14 27 35° Hora Oofervationis die 24 Augufti ....... 1-2 4 30 Oppofitio die 25 . . . 2" 32' 5.' poft Mendiem . Ad eamdeni horam Longitudo 2/, ....... n»- 2° 52 27» tatimdo .. . .. . .. . .. .. .. .. I 20 45 Ad «511 310 113» A<1 eamdem horam ex Tab. de-la Lande Longitudo 2^. Differentia' Tabularum defìciens . Quod fi. addaftir fumma 5 Equat. ob turb. Sat, . Fieret Longitudo 2/, . , , , , Differentia autem. Tab. exced "f" 7' 55" Ideo a;quationes ilice videntur potius omittendit • Latitudo computata «..•••«. io 20' 36» obfervata . i 20 4^ Defeftus Tabularum i" ti» 2» 51,' J5». 52'. . + 8 45 . Il» l" 0' 20» Qccultat'io T Scorpii^ S784 6 Maji Immerfio r Scorpii fub > to'» 55' 38" t. r. Emerfio li 119 Tubo DoUondiano 3 ped. ^ • Cxlo fereno , & tranquillo , non tamen fine velo nebulofo . Notandum eamdem immerfionem obfervatam 1 2 prius tuba communi a Josepho Cassella Neapolitano juvene Aftronomis maxime lludiofo y & revera juxta Chi- MiNELLUM Stella dilparere videb. io" 35' 48" t. v. , fed iterum illam vidit Chimi- NELLus fupra Limbiim, reptitantem velut formicam per vices ^ intórwallis l'yvel z» «fque ad 10" 53' 58/', ut fupra.. Ob- «SII 311 m Obfervationes novi Pianeta. 30 55,0 . ; • . 3Ó M,0 30 28,5 Stationariasjó is«3 30 37>5 • • • 5•.'•• ro*" 5p' 7», 5 t.vs 14 OSobris . Incipit obfcurari « . 7 35 0,0 Difparuit . . . , 7 5.? 52 3 0 Dubium , an poftea vifus fuerit per vkes , fpatio 15», vel 15" ji^M^MMafc— — Mw— *w»»— !■ I i»i'n» i>ii iioiiii— fcwwpwwa— — iw II I li 1784. 50 Junii. Immerfìo , . w : * . n" 56' 50", t, »; 17 Julii, Immerfio ,,,«..,,.., io 52 40 , ME- n 3 '5 i[e» MEMORIA DEL SIG. AB. GIAMBATISTA NICOLAI G0NTINUAZI0N£ DELLA NUOVA GENESI DELLE Curve . C PRESENTATA JIV-ACCADEMIA IL tiV XCllI MAGGIO MDCCLXXXn. ^ i\ Ella precedente mia Memoria preferitata all'Accademia, Teguendo le tracce ivi fègnate fopra una tal materia , fono per- ,, t- 1 , . ^ /Ce. d) + f^ — I Se. 0V venuto alla formoia regolare (A) ( — — 7 — - ) ° ^ \Cc.

A^— I— Cc.(^ — Sc.(pA^— ] Golem Se. ncp =: Cc.(J) + Sc.(p/^— I + Cc.

^^ra - Ce.

+ Se. (t) A^ — I Cc.n(p -{-Scn (pt^ — i , ■ = — — - » e la ?; — ^-r-7 " Cc,«(J> — Se.» — Se. (J) K — I ^ ^ no- «eli s'5 lf3> noftra Equazione per confeguenza — e. <^ -f- e. (pi^ i — . n Ce. ^--i ec. ■ -n h~y^^—l m a—byk^~l—cy^-\-dy^l^—l-\-ey'^—fy't^—iQC.^ le quali infierae moltiplicate fecondo i metodi cogniti ci danno la ferie Rr 2 *A — f A/— e B/' A^— I +ce/*4-cD/'A^— I + É- A/*+ eB/3;/i:i -/A/'A^-t cos\ pure- che moltiplicate ci danno la ferie « A — tf B/ f^— I. — a C^^4- rf D/'^— I + a E/* — ^F>''/^— i— ec. 4- ^ A/ »^-i - ^ Bj^- /^ cy ^— I 4- ^ D/' + ^Ey ^-^i — e A/^ 4- r B/' >^— I + e e >''^ - rDj/^/^— I. — ^A/A^— i+^By + ^E/'^— t +/A/'//'_i Quindi fottratta queft' ultima dàlia, prima , e là differenza mol- tiplicata per Ce. n

-. 2 Se. H(p '/"■— I X a A — aCy''-\-aEj/* — Z-B/^ + Z-Dj/* — cAy^' + cCy* -^eAy^ Quindi fommate infieme quefte fèrie , e divife per 2 /-^ — r ci daranno per confeguen^a 1' Equazione noftra generale fviluppata , e ridotta. §. IV. Per poco die fi faccia attenzione ai valori di quella ferie , fi conofcerà facilmente die la prima ferie divifa per 2 i/~ — I fi egualia a tutti i termini del prodotto /+/ "^ — i h — -yy~ — r moltiplicati in Ce. wó, che fono affètti dall'imma- ginario y — I per.queRo fteffo divifi: la feconda poi pria divifa per 2 Z' — I fi eguaglia a tutti i termini reali dello fteflb prodotto — m — — — — — ^ n f-^yT^—i . h — y^ — I moltiplicati in Se. n(p: dunque per avere la nollra general' Equazione , bafterà attualmente inalzare. e moltiplicare infieme le due ferie f-\-y'<^ — r , h — yV — i • indi prefi tutti i termini immaginar; moltiplicarli in Gè. «(|> , e prefi i reali moltiplicarli per Se. ?/(p»^ — r; finalmente divifo il il tutto per y — 1 fi avrà la defiderata Equazione . Un fonii- gliante «811 Ji8 IIS» gliante calcolo ci farà conofcere prefentarfi gli ftefli valori , fé prenderemo l'altro membro Ce. (p — Sc.

^^^^ ^' cangerà nella (R), che ci darà la noftra Equa- zione evoluta in tutti i cafi ricercati dai diverfi valori di m^ n . §. VI. Una mediocre attenzione all' indole di quefta ultima ( R ) ci fomminiftra il modo di continuarla ' quanto conviene . Poiché la ferie, che fi moltiplica in Se. «<^, ha i termini al- ternativamente pofitivi e negativi : il primo termine è il prò. B — n. 71 1 > C : I. 2 ■f ~ m . m — I. m — 2 dotto di rf-f-« . a — X \ il fecondo di /* nei termini a-\-K ./z — X ^ a-\-x , a — X ,^-f-x , a — x affètti dai fuoi coefficienti, che corrifpondono al luogo, che occupano nel- la loro rifpettiva ferie (M), (N). Collo fteflb metodo fi com- pone il terzo moltiplicato in /* , aggiunti alla ferie verticale liei V TAVOLA Pag. 319, -j^^TUTT^Z" ~~7^s _ A. a—'x'' .y '^ — I — B. « — 'v' ./ + C. «-X '. ,5/--i + D. ,;-* \ >* — E. a — x ' . y ^_i — ec. — (M) ^ w— I — m—\ m— j '«—4 . -■— .n— s '^^-^4-,//_, z= « + * + /7. o + x .7 /^— I — b. "+>■■ . y' —e. „+x ._y'V-i + lì. ^+x ./♦ + f. «+x .>'*^— . — ec. = (N) ^x" , «"31^ "— A. /r + x". rt — x" '. , A^— I — B. T+Tx" . J^ . / + C. o + x" . rt — X '. ^' e'— I + D. /; + x . a — x . ,,* — wi n — ; E. /r-)-x . a — X . J'^ y ec. + /:, rt + x" ', « — "" -.yl^ — I + rtA. .' — aB.a + x .a — x . y' {/- — I — <7C. ,7-|-x .a — x . >* + /iD. rt+x .a — x . y l^—i — A. fl+.v .a — X ./+AA.rt-)-x .tf — X . f 1^ — 1 + Z-B.rt + x .a — x .y'^ — bC.a+x .a — x . f 1^ —i = (P) — f. /! + « . a — X ./'/'' — I — cA.rt + x . a — x . y* + rB. a-\-x . a — x . y^ Z' — I m— 4 n m— 4 1—1 -j- d. a-\-x .a — X , >■* — ^A. rt-f-x .a — x . y l'^' — i ■\- e. a-^x . a — x . y y'' — i Sc.»;()) X " + * • " — '^ — B- " + " • """^ •■■*'' + ^- '' + -'^ • " — * ■ >'^ — ^'^^ ^'^- " ^ X — A. n-\-x . «_x , / + C. a-\-x . a — x . y> — ec. —m — I ì\—\ ■\- ith. a-\-x .a — x . /' — aQ. n-\-x .a — x . y'' -^ u, a-\-x , a — x . y — a^. a-{-x , a — x n—\ It. a-\-x .a — X , >■' -f- ZiB. ii-\-x .a — .v . y — rA.Tf — r A. a-fx . <7 — X . y* — e. a-\-x . a — .v . /' = ( Q_) Sc.w 'J^Xl/» + -'' • " — X — "1 ~ . a-\-x . a — x •.>'' + -.n-\-x ,a — x . y* — ec. Ce. «0X — ìi.a-\-x .a — x , y 4- ■ a-\->= . n—x ,/ . n-\-x . a — X . y* — ec. Ce. «0 X — >i.a+x . a — x . y 4- 3. 4' T'^ 1.2 "'-' "-I m . n . il — I . n — 2 n-i .-j .,^1 , m . n . n — r . «-i — -n-i + 7>i. 71. n-f-x . -= ■ — . a-\-x . a — x . }* 4-m.a-\-x .a—x . y " • «+X •'»""*' • / =(R) 1.1.2.3 ' '' ' 1 . i . z ^ \ , m . m—l "i-i 1 m . m — i . » . >i — i »i-i 0—1 >n . ni — i . n «— 1 «— i — ~ r~ ■" + * • a — x . y -f- •— . n-j-* . a — x . y* . + . a-\-x .a—x . y' !•- 1.2. 1.2 ^1.2.1 IH . >«— I . m — 2 . il m— j n— I — . a4-x . a — X . y* — ,a-\-x . a — x . y' 1.2. 3.1' ^ I.J.3' 71 . n — I . il — 2 1 • - • 3 ni . Il . il — r I .1.2 m . ni — I . n I 2 . I m, . m — I . m — I m . ni — I . ni — 2 . ni — 5 m-^t « «SII 319 II3«> dei coefficienti altri due termini , e Tempre tanti quanti poflano confervarc la fomma degli efponenti di ^— I -, offia a-\-x-\-yV — I ,a — x~yV — i Gc.^p + Sc.fJ) >^ — I Cc.«^ — Sc.«^^ — I a-\-x-\-y'^ — I . a — x — yV- Cc. » /p-l- ^ r. M ^ /" I — ; '" — «f (l-YX—y V — \ , a — * -^-y Y — I che ci d'a lo ftefso prodotto, e membro dell'Equazione Cc.«4»-f"Sc.«(pf/ — I . a'\-x-\-y/' — I . a — .v — /p— Il da cui è nata l'Equazione fopra defcritta . Che fé poi l'uno , o l'ai, tro degli efponenti m , n fofse negativo , fi fuppongano bure nella ferie evoluta fempre pofitivi gli efponenti , e fi cangino foltanto i fegni a tutti i termini dell'Equazione, in cui fi rin- viene >M, od » ( fecondo che il primo , o il fecondo farà ne- gativo ) , nel coefficiente moltiplicato in fé fì:e(so con numero im- pari di volte: tutto il refto procede collo ftefso metodo di pri- ma. Di fatti fia »7, ovvero n negativo; in amendue quefti cafi i tre binomj , che formano la general' Equazione fono G e. ff (^ -|- S e. ?; (p f^ — I . d-f-x — y l^ — I . a — X — y i/" — i , il qual •:;/; V a-\-x' ■\-y'^ -^ Y. a — X r. R-^-x dunque Ce .u = . .., — — ; Ce. v =r ' f ^ =^ Sg. fo =: •/•■ ■ ^ ; Se. 'r=: ^ : e àìi- , /? — x'' . d y '\- y . a — x.dx terenziando dSc. // = >\ ——————— i a — K ^-/^ -1 rt ^ X . (7 1' — y . a-\-lK: . d x d Se. T = r, — ;■ . Avremo dunque d Se. f'- y d X -\- a -^ X . d y d Se. tt Ce. y. » — x' -fj'* ' C e. T — / ofTia a' X — y y' — I X .'7 + X-f-/ V^- -I -._ m Ce. //" — i fono quantità imm;i- ginarie; perchè differenziando quelle, quantità, fi ha D L.a-{-x — ^/T— I — L. /?— .x-f-/ ì^— -i. z=: X l'^ — I . / d .V. — .. ^ + X D 'L.a — x.^y^^—^ — L.a — x— /f' — i 2 K — I . f d X -\- a-\-x . dy ; quantità vifibilrnente a — a +/* immaginarie , le- quali non fi rendono reali ,. fé non dividendole per A^ — I : dunque ec. §. XIII. Nel §. X, abbiam.o veduto che l' Equazione differen- ziale reale del noflro Problema prende il feguente afpetto : dx — dy 1/^ — r m dx-\-dy A^ — I J» J^—i '' a-\-x—yV-~i, zy—i a-\-x-\-yl^—i *e]| 325 If3» n — dx-^dyl/' — I n — d >: — dy^—i "^ 3^ — I * rt — .v-j-/'"^ — I 2A' — 1 * a — .V — y t^ — i* e che f)er confeguenza quefta efpfedìone è reale : dunque anche la fua integrale farà reale . Ora quella è Ce. <|) + Se. (p r — I ^-j-.v — y ^^ — r — r— X Ce. (J) — Se. $ A^— 1 ^ + A;+^f^— L 1 fv — I ^ — - : dunque fi rende reale , quando l' efpo- lev — I a — x. — y l/' — ;! nente è immaginario , quantunque ci comparifca fotto l'afpetto d'immaginario. Vedremo in altro luogo che quell'erpreiTioni in- dicano archi di cerchio. §. Xiy. Se in vece degli angoli ^. , t, ^\ voleffe che gli efter- nl feguiflèro l'aflègnata proporzione, allóra avreflimo l' Equazio- 2 m V — m ir ae 2r — tx — — + «^ j 2 perciò diflerenziando — ndiJ.^=. — mdr; che è la ftefCi di prima, e che perciò foddisfa al quefito la ftelTa Curva, prefo però l'altro ramo ^ co- me abbiamo avvertito al §. XXI. Memoria I. §. XV. Che fé poi y. non fofle multiplo dell'interno x, ma del fuo compimento a due retti ; allora 1' Equazione farebbe ; m r — mtr jw = + (f> ; e perciò diflerenziando 7ì d u. =. — mdSc.T yd>t-\-a — x > dy mydx — m.a-\-x.dy ~~p. , ofTia • ; i := ^ '' e l'È- «SII Ilo U e l'Equazione ecumenica la feguente C e. (|) -j- S e. (p y^—i ^ — — .; Cc.ip — Sc.fj) y — I gJ^-x-^-y -y-^i a — x + yi^- ' :: X ét-\-x — ^ y — I a — X — j/ i^ — I §. XVI. Se fi paragona quefta Equazione colla fuperiormente ritrovata , fi avrà ( — ; -^ j X ( 7 ) V a + '^-y^-r) "= l. a + x^y ,X_x ) ' ^ ^"^ ^' nuovo ci fi affacciano l'Equazioni ritrovate ai §. §. LVIII , e LIX. della mia prima Memoria, cioè quelle del Sig. d'Alembert, e del Sig. Ferroni da me nella fuddetta Memoria citati. §. XVII. Dalle quali cofe fuperiormente dimoftrate fi ricavi la generale, ed importantifliraa confeguenza , che non ci può el^ fere Equazione mifta di reali, e d'immaginar) , che coli' induftria , e cogli artificj analitici non poflafi liberare dall'immaginario, e ridurfi alla realità; e che per confeguenza non ci è im.maginario aiToluto , perchè non ci può effere immaginario, a cui non cor- rifponda il fuo reale ; ficcome da me è fiato dimoftrato nella Terza Memoria Della Pojftb'd'ttà della reale foluxàotìe analitica del cafo irreducibile nell' Equazioni di terzo grado . Imperciocché fé la mia formola generale nel cafo degli efponenti razionali , febbene mifia di reale e d'immaginario , fviluppata che fia , fi ri- duce dopo le debite operazioni alla (R) del §. V. tutta affatto reale ; e fé quefta comprende tutte le poffibili Equazioni alge- braiche di qualunque grado: egli è evidente che qualunque altra Equazione fotto di quefta general formola comprefa deve feguire la fteffa legge, e godere le ftefle prerogative della generale, da cui «S]| 527 if3» cui è difcefà , e di cui ella non è che un cafo particolare . In fatti fé fi rillctterà al modo da noi tenuto per pervenire alFE- quazione generale nata dairevoluzione della noftra formola (A), fi conofcera che tutti i termini immaginar; infieme prefi fi egua- gliano al zero , e che perciò divifi per Io fleflb immaginario V — I fi riducono alla realitk : propofizione che dimoftrata dal Sig. BouGAiNViLLE coUo sforzo dei Calcoli più fublimi diffe- renziale, ed integrale , non feppe applicare ai Calcoli più fem- plici algebraici ; e che perciò Iterile , ed infeconda non poteva fomminiftrarci il modo di bandire afiatto generalmente l'immagi- nario, come da me fi è fatto nella Prima Parte dell'Opera da me pubblicata : e pure più acconciamente non poteva farci co- nofcere la maniera di adoperarlo con fommo profitto di tutto il calcolo analitico ; fìccome da me fi farà nella mia II. Parte , oltre quello , che fi potrà vedere nella ftefla Prima Parte , in cui fondato fu d'una propofizione generale da tutti gli Algebri- fti adottata, dimofiro non folo la poffibilita di efcluderlo, quan- do fi vuole, dalla formola che fi maneggia, ma anche ne fac- cio trafpirare l'utilità, che può trarfene in tutta l'Algebra. In- tanto ella è propofizione dopo il Sig. d'Alembert , e dopo altri Valentuomini anche recentemente dimofirata dal celebre Sig. Sebastiano Canterzani Profefibre di Matematica, e Segretario perpetuo dell' Accademia di Bologna nel II. Tomo della Società Italiana, che ogni quantità immaginaria algebraica fi riduce all' efprelTione A+-Ba^ — i. Ora da queda fola propo- fizione io deduco femplicemente il modo di maneggiare l'imma- ginario , in maniera che lo ftefTo immaginario renda reali quel- le formole , che vengono da eflb contaminate : e cos\ trarre il rimedio da quella ftefla cagione, che il male produce. §. XVni. Al §. XII. poi di quefta Memoria dimoftro , che non folo le quantità algebraiche mifte di reale, e d'immaginario fi poflbno liberare da quefi:' ultimo , ma anche le trafcendenti ed efponenziali : con quefla fola differenza , che le algebraiche imma- ginarie fviluppate che fieno, fi riducono reali , perchè ci è per- meffo di dividerle, o' moltiplicarle per quello fiefìb immaginario, per cui fono moltiplicate, o divife; che all'incontro le trafcen- den- • «£il 32S 11S& •à^ntì dlfferonziate, ed indi integrate col mezzo d;-i logaritmi, e ridotte alle quantica efponenziali , ricercano per realizzarfi la fot- tangente immaginaria, che fa il medefimo ufficio che la divifio- ne o moltiplicazione dell' immaginario nelle formole algebrai- fhs. Quella materia però importante farà da me con più eften- fione in altro luogo trattata. Ora conchiudo, che fé per comun confeffione di tutti gli AlgebrilH farebbe faciliflìrao di liberare affatto dall'immaginario qualunque formola , che ci fomminiflra con qualunque Metodo l'Analifi, quando ci foife poffibile di li- berare dall'immaginario i radicali del fecondo grado : io credo •d'averne ottenuto compi utam.ente , e generalmente l'intento nel- la mia I. Parte, Nova Anrdyfees Rlementa ^^\:x pubblicata, nel- la quale mi fembra di avere evidentemente dimoftrato , non ef- fere l' immaginario , che un error di fiftema , nato dalla con- traddizione, in cui inavvedutamente fi cade dal Metodo comune, nello ftendere oltre i limiti voluti dal fiftem.a afliiuto i valori delle fluenti , che non poflbno competere che all'altro fuo omo- logo fiftema, nel quale ficconie proprio in tale fuppofizione fe- ri 0° reali que' valori , che nell'improprio fi prefentavano imma- ^'inari. Quindi -fi vede la necefìita di dover rimontare la prima bafe fu cui fi appoggia tutto quanto egli è l'edificio analitico che abbiamo: fenW di che tutti i Metodi ulteriori faranno fog- <:?etti alle ftefle equivocazioni , e contraddizioni dei principj da cui fluifcono: contraddizioni , che l'ofcurita dei calcoli intralciati che fi adoprano , ed un tacito unanime accordo degli Analilti facilmente copre fotto lo fpeciofo titolo di paradolfi. IN- •«eli 329 113» INTRODUZIONE Ad una nuova Teoria di Musica M E M O R I A SECONDA DEL P. D. ALESSANDRO EARCA C. R. S. ( -LETTA IL DI' XX. DICEMBRE MDCCLXXXVL ) JLyOpo aver defcritto e porto in tutto il fuo lume in altra mia Memoria 1' Oflervazione delle confonanze e dell' armonia confonante , e dopo avere m cenfeguenza di un diligentiflìmo efeme dimoftrate infufficienti a fpiegarla in tutte le fue parti le Teorie di femplicita di ragioni immaginate dal Galiì-EI , da Cartesio, da Eulero, e da Diderot; anzi dopo avere indi- rettan-iente provato che -la fola femplicita di ragioni non potea afl'tJlutamente foddisfare -a tutte le condizioni nell' Oflervazione enunziate : v'afpettate a ragione , D. A , che -ricordevole del propofto piano io paffi ornai ad indicarvi il principio della mia nuova Teoria di -Mufica, per dedurne da elfo la fpiegazione primiera- mente delle confonanze -e dell'armonia confonante, quindi in feguito dell'armonia diflbnante ancora , de' fiftemi , de' generi, de' modi, e dell'intera pratica dell'armonia e della Mufica. Se però in vece vi fentite a proporre una feconda Memoria d' Introduzione, non temiate che io vi trattenga fu cofe al primario noftro fine non conducenti , o che differir voglia più lungamente a {coprirvi guai fìa il nuovo mio principio. Veramente in quefla Memoria non trovate una minuta e individuata applieazion del principio alle confonanze, e all'armonia confonanre nemmeno; ma la ef- pofizion del Principio, colla quale finifce, farà in compenfo me- glio preparata: ficchè fé ancora dopo aver udito la prefente Me» moria non ne comprendefte tutte affatto le confeguenze relativa Tt alle «511 5.-;o 115» alle confonanze, e all' armonia confonante; non vi darà certa- mente minor piacere il vederne le principafi dipendere immedia- tamente da un Principio, il quale fìa già efpodo in tutte le fue parti, e quanto mai fi può pienamente illultrato. La propria e vera cagione, per cui nella prima mia Memo- ria ho creduto di dover far precedere alla «fpofizion del Principio r efame delle Teorie di femplicità di ragioni , fi fu eh' io dovea poi far molto ufo della femplicità medelima, e quella a calcolo mifurata , nella mia nuova Teoria, benché non ne fia propria- mente il Principio. Oltre di che potea fembrar imponente e mifle- riofo , trafcurando affatto nel proporre una nuova Teoria di Mufica le Teorie di femplicità da' grandi uomini il Galilei , il Cartesio , I'Eulero , e il Diderot applicate alla fpiegazio- ne delle confonanze dell'armonia e della Mufica. Ora il fecondo di quelli due motivi;^, il timore di fembrar Imponente e miile- xiofo col trafcurare le Teorie di uomini nella Scienza Mufica i più riputati , miliuva ugualmente per la Teoria della rifonanza del Corpo fonerò ideata -/7//-/7/o dell' Armoìiìa^t la DhnoflYa-x.ione ec.,, è facile quindi congetturare quanto grande fia il numero di quel- li anche fra' Dotti , che alla Teoria della rifonanza conforma- rono non folamente il linguaggio , ma 1' opinione loro ancora .. Tutto ciò non oftante io era molto lontano , ciò che fi può vedere dal piano nella antecedente mia Memoria fìflato, dal vo- lere per quefla fola ragione premettere alla efpofizion' del Prin- cipio anche l' Efame delle Teorie di rifonanza o terzo fuono: ma è avvenuto nel volere appunto defcrivere il Principio fenza fòrpaflar nulla di ciò, che aggiunger potefle alla, fua chiarezza , univerfalità e perfezione, è avvenuto ,, dico, che m'accorgeiTI ve- rincarfi delle Teorie di rifonanza e terzo fuono anche il primo motivo de' due fovraefpoRi', da me creduto efclufivo per quelle di femplicitli ; le Teorie cioè di rifonanza C' terzo- fuona potere eflfe pure aver qualche ufo nella corruzione più ampia del mio Principio, benché non eftefo ugualmente di quello delle Teorie di femplicita , ne al par di quello: neceflàrio . Ciò badò perchè giu- dicalTi convenire all'oggetto principale di quella Memoria, che la. prima parte di efla contenefle l'Efame delle Teorie di rifonanza e di terzo fuono, e il loro confronto, col fenomeno delle confo-^ uanze e dell' armonia confonante : riferbando la feconda parte- tutta intera al Principio. Ma poiché in quella feconda parte fi narra piuttoflo il modo, in cui nacque, crebbe, e fi rinforzò in me l'idea del Principio, di quello che fi tirino dal Principio confeguenze, nemmeno per le confonanze e per l'armonia confo- nante; non ho creduto tuttavia che difdiceflfe alla prefente Me- moria il titolo di Seconda: Msìmriiiì d". Introduzione: a. una: ìtnovcs, . Teoria dr Muftca ^ Tt 2- CA- «11 332 m^ e A P O: T, I3ei,la risonanza del Corpo sonoro , e del terzo SUONO, come Principj dell'armonia con- sonante E delle consonanze.. I. X* Ino dai tempi dì Mersenno e Wàllisio era- nota il fenomeno, della rifonanza del Corpo fonerò ; il quale confifte in fentirfi da, chi afcoka con molta attenzione, fpecialmente in alcune particolari circoftanze di pofizione e percufllone del- Cor- po fonoro,a produrrle fvilupparfi dal fuono principale di queflo la fua duodecima, e la fua decima fettima maggiore, offia la quin- ta fopra r ottava , e la terza maggiore fopra la doppia otta- va. Colla duodecima, e colla decima fettima maggiore ancìie Rameau fi accorfe , che rifoaano tutti li fuoni , i quali fan- no 2., 3, 4, 5,. <^, 7,. 8 ec. vibrazioni nel tempo che il Cor- po fonoro impiega a farne una fola : cioè l'ottava, la quinta fopra l'ottava , la doppia ottava , la terza, maggiore fopra la doppia ottava,, la quinta fopra la doppia ottava, il fuono che ad una cprrifponde con fette vibrazioni , la tripla ottava ec, , fra' quali non fi diftinguono a fenfo che. il. 3,. e. il 5, perchè gli altri fono o in ottava col, principale , o troppo deboli per effere apprezzati . Non è qucfto il luogo di Teorie acuftiche , ne mol- to meno di frammifchiarmi nelle fottiliflìme quefiioni fatte da' Signori Daniel Bernoulli, e la Grange fulla curvatura del- le corde vibranti; per fapere fé fi polla colla, fpla curvatura at- ta a produrre tutti li fuoni , che rifonano col principale , di- mofirare il fenomeno della rifonanza , oppure fé fé ne abbia da rintracciar fuori della corda ftefla la cagione : balla per noi fapere , che neifuno oggi mette in dubbio il fenomeno della rifonanza , e che , qualunque ne fia la Teoria acudica per la Mufica , è cofa affatto indifferente . Dovendo per altro a maggior chiarezza annunfiare il fenomeno teoricamente per il cafo di una corda ; mi m 333 1^ ini atterrò alle ruppofizioni , che il celebre noftro Socio Co... Giordano Ricgati ha neTiioi Schcdi^fmi illufh-ate come le più femplici, e le più vere: e ciò tanto più volentieri, quanto che convengono efle appunto colla Teoria acuftica della riibnan.- za nelle fue ultime Opere dal Sig. Rameau abbracciata. Quan- do dunque vibra una corda , ofcilla quefta infieme nella fua tota- lità e in ciafcuna delle fue parti aliquote, componendofi il moto- delia medefìma di tutti li moti che feparatamente forebbe la corda , fé fi moveffe intera , divifa in due , in tre , ec. parti uguali: e però oltre il fuono i della corda intera fi produrran- no li fuoni in vibrazioni 2 , 3 5 4)5 ec., indefinitamente. Quello che accade nella corda per meccanifmo delle forze ap- plicate, le quali hi determinano ad ofcillare in una curva a cal- colo COSI comporta, accade anche per li già efiftenti fuoni del- le aliquote nell'indefinita corda d'aria, per cui dalla corda all' orecchio pafla il fuono, e nel molle non lungo nervo in noi de- ftinato air udito , il quale per feliciffima conghiettura , benché non lungo , può perchè molle equivalere a. una corda., come quella dell'aria, indefinita., II. Premeflli cosi la defcrizione dèi fenomeno della rifonanza del Corpo fonoro, cominceremo dal tirar partito dal modo in cui forfè è quello divenuto Principio di una Teoria di Mufica; per paflar quindi ad un giudo e pefato efame della medefima. Pub- blicatofi, come già difli altre volte , l'anno 1722 il Trattato ih- W Armonia , primo frutto degli fiudj nell'arte fua del Sig. Ra- MEAU nel quale, come oflèrvai, non fi fa ufo della rifonanza, Prin- cipio , che il Sig. Rameaef medefimo confeiTa nell'altra fua Opa- ra della Ceneraxione armonica eflergli fiato allora affatto igno- to: nel rendere conto il P. Castel della nuova Opera nel Giornal di Trevoux an. 1722, Mefe di Settembre ,_ s' efprime in termini tali,, che fi può ragionevolmente quindi conchiudere-, eflere fiata a(fii vera la. prima idea d'applicazione della, rifonanza alla Teoria- Mufica; ma nel tempo medefimo. molto, diverfa dall' idea, dal Sig. Rameau di erigere la rifonanza in primo Princi- pio dell' armonia. „ Il P. Pardies ( dice a carte- I73'3 i^ ^- „ Castel, dopo, aver riferiti i difcorfi del Sig.. Rameau fulia. quar- m 334 II5^- „, quarta ) avea, uà penfiero , che efifle in alcune' carte fcritte dì „ fua mano, e che prefo da. quefte carte fu l'anno 1Ó82. pub- „ blicato dal P.. Anco nella fua. Ottica : potere cioè una corda „ ofcillare. nel tempo medefimo in due diverfe maniere atte a „ far fentire due fuoni uno alla, ottava, dell' altro . L' efperienza „ ha. confermato, quefto penfiero; e ciò che. fucccede in una cor- „ da,, può ugualmente fuccedere nell' organo noftro « Quando dun- j, que fuona all'orecchio la quarta 3 : 4, deve fremere in efla ancora „ la. quinta. 4: (5, e l'anima fempre. intefa al. prefentaneo flato del „ corpo, dee, fottintendere , e quafi fentire una. tal quinta : e cosi. ,5 non. potrà mai la quarta riufcire diflbnante .. Si può portare „ ancora più: avanti quell'idea, perchè una corda, non folamente „ può fare nel. tempo medefimo, due fuoni uno all'ottava dell' „ altro , ma. ancora, tre , quattro , e anche li fei della ferie i, „ 2, 3, 4,, 5, 6.. Egli è un fatto, e lo attefta il Sig. Sau- „. VEUR , che. quando la notte fi tocca, una corda , fi fente la „ duodecima, i ,. 2 , 3 (cioè, la quinta fopra l'ottava) e foventi „ volte la. decima fertima maggiore r, 2, 3, 4, 5 , ( cioè la „ terza maggiore fopra, la. doppia ottava ) anzi nelle, trombe 5, fi: prolunga di, molto quella: ferie.. Cosi nella Fifica la- Natu- ,, ra ci da il fiftema, medefimo, che il Sig. Rameau ha fcoperto „ nei numeri:- ed ecco il concorfo. precifp della ragione: e dell' ,,. orecchio , al quale- mira, nell'Opera, fua l'Autore ,, .. Fin. qui- il É Castel. Che fé il P. Castel con quella fua maniera di ra- gionare aveffe mai fuggerita al Sig. Rameau l'applicazione della rifonanza all'armonia ;: dovrebbe; quella tenerfi da lui per ben tutt' altro che per primo Principio ., Ci infegna qui che il fifle- ma. della Fifica. fi accorda col fiftema, della ragione., Siftenia del- la, Fifica fi chiama il fiftema: armonico: nella: corda fonora , per- chè, il, fuonOi riefce nella rifonanza armonico fificamente : ma di quefto fiftema della Fifica fuppone il! P.Castel un Principio , una ragione nei numeri. Quefto. Principio: o ragione: nei numeri io non fono perfuafo che' il Sig.. Rameau Favefle troppo; fpiegata nel fuo Trattato. Il confronto ciò non; oftante- fuflìfte ; né il fenfo dell'applicazione' della rifonanza fatta all'armonia dal P. Castel è per quefto, meno chiaro , o precifo .. III. Un «£ll 5.^5 il3:> IJI. Un tal fenfo e di gran lunga diverfo dal fenfo dell'ap- plicazione fatta dal Sig. Rameau quando o condòtto dalle riflcT- lioni del P. Castel , oppure da fé nella fua Generazioìie m-ytìo-nk» l'anno 1737 adottò qual vera primaria cagione dell'armonia la rifonanza del Corpo fonerò ; e molto più quando l'anno 1750 nella fua Dimojìrazìone del Pr'oicipìo dell' armonia diede a zione di armonici vi fi è l'organo noflro cosi affucfatlo ^ anzi ha contratto tale affezione , che non può non gufbrne l'imita- zione in più fuoni efprefla colla noflra armonia . JVla per quan- to mi ftudii di dar tutto il pefo alla correzione clie efpongo , ben m'avveggo di non far nulla per chi intende la fmifurata di- ftanza che paffa fra gli effetti dell' abito e quelli della natura . A chi di quelli non fovviene che dovremmo nel fuppofto di fo- pra al gufto della Mufica educarci nella medefima maniera ap- preflo poco che fi fa in tutte le altre cofe , le quali da folo abito ed efercizio dipendono? In quelle fempre s'incomincia dal- la non efiftenza dell' abito ; fi avanza a lentiffimi paffi ; e ben- ché la naturale difpofizione di ognuno influifca moltiffimo nella facilità della riufcita , alla difpofizione però fempre equivale un più lungo efercizio per arrivare al medefimo fine . Al contrario nell'ayìionia tutti ne guftano alla bella prima i prodotti delia melodia, le confonanzc fole, e forfè i più femplici accordi . E fé v' è cofa che abbifogni d' efercizio, è il formar l'orecchio alle più forti confonanze, o vogliam dire diffonanze, o fuoni aggiun- ti, e agli accordi più comporti . Finalmente la naturale difpofi- zione per l'armonia ha fui gufto un influflb coftante : ciò che prova, trarne efla origine piuttofto da coftruzione di macchina , che da leggere modificazioni , le quali fi poffano da lungo ufo di moto in quella imprimere . Per iftabilire con fondamento quanto qui femplicemente afferifco, fi potrebbero addurre argomen- ti dal gufto della Mufica propria di diverfe eù. , e di diverfè nazioni, fempre lo ftelTo nei limiti fiffati di fopra , e di pro- greffo conforme alle leggi indicate : ma poiché quelle fono que- ftioni da altri già abbaflanza difcuffe , non ferve infiftervi più lungamente . Bafterà per chi è capace di giudicare dar una oc- chiata alla Mufica de' Greci negli Autori antichi , che ci refta- no , dalla fua origine fino ai tempi di Tolommeo ; e alla Mufica de'Chinefi delle diverfe Epoche di quell' Impero ne' bei monu- menti raccolti dal Sig. Amiot, ed illuftrati dal Sig. Roussier recentemente. Aggiungerò piuttofto per ultimo che, fuppofta an- cora fufficiente all'effetto la forza della continua ripetizione , e dell'abito, e fuppofto quefto efiètto fuperiore ad ogni eccezione j Vv ne m 338 113» ne deiiverebbsj fecontlo la maniera di penfare del Sig. Rameau un'altra confeguenza per lui, e per tutti afiatto affurda. Preten- de il Sìg. Rameau ( ciò che non ho avuto di fopra difficolta ad accordare ) eflere la Hfonanza la proffima cagione che fa il fuono pieno, fonoro, e perfetto nel l'uo genere . Quindi deduce riufcire il fuono incondito, e tale che s'abbia piuttofìo da chia- mare ftrepito che fuono folamente, fé gli armonici non rifonino bene , o non vi fia rifonanza del tutto . Ora quanto mai più fre- quenti non fono li cafi di ftrepito che di fuono ? Se dunque 1' orecchio prova nello fviluppo degli armonici quel piacere , che non prova percoflb dallo ftrepito, oftia fuono fenza armonici , o fenza armonici ben rifonanti : bifognerìi affegnarne per ragione tutt' altro che la ripetizione, l'abito, e l'efercizio ; ripetendofi alle orecchie di ognuno infinite volte più ftrepito fenza rifonan- za, ó fenza rifonanza precifa, che fuono dagli armonici bene ac- compagnato . So che il Sig. Rousseau all'Articolo Bruh del fuo Dizionario di Mufica, dall' eflere la rifonanza la proffima ca- gione, che fa il fuono pieno, e fonoro, non intende col Sig. Ra- ' MEAU ch'abbia da riufcire il fuono incondito , offia ftrepito piut- tofto che fuono, folamente fé gli armonici non rifonino bene , o non vi fia rifonanza; ma che anzi lo ftrepito a confronto del fuono fia prodotto dalla moltiplice , e però confufa rifonanza di molte , ed infinite parti nel corpo fteflb . Quefta ipotefi tuttavia non conclude niente meno nel fovrefpofto argomento della dedu- zione del Sig. Rameau: e ancora a chi vorrà foftenere 1' intefo effetto della rifonanza converrà dar ragione , perchè confonden- dofi fempre nell' Organo al moltiplice rifonar dello ftrepito non una, ma moltiffime, ed infinite rifonanze, s'abbia per folo effet- to di ripetizione, di abito , e d'efercizio di guftar la fola com- binazione della rifonanza unica nel fuono propriamente detto tale . VI. Tutte le difficoltà finora promofle contro la rifonanza ) qual principio , fuppongono che foddisfaccia effa almeno piena- mente all' ofl'ervazione dell'armonia . Ma è tanto ciò lontano , che anzi vi foddisfà al più per metà folamente . L' offervazione dell'armonia , come è ftata da noi nella noftra prima Memoria - . , de- «SII 339 l!3* ilefcrltta, comprende ugualmente l'armonia per terza maggiore , e quella per terza minore • La rifonanza tuttavia quanto il ap- plica facilmente alla prima , altrettanto contraddice apertamente alla feconda. Se di fatto rifona fempre nel Corpo fonoro la de- cimafettima , o terza maggiore , come fi potrà mai introdurre neir armonia la decima fettima , o terza minore , fenza con- traddire alla rifonanza nel tempo Aeflb che fi prende quefta per norma e principio dell' armonia P Non è che Kameau, e molti altri dopo di Ini non abbiano fitto ogni sforzo per togliere al loro principio una taccia di cos'i grande importanza . Ma dalla ferie de' loro penfamenti apparifce appunto quanto male fi fotti- lizzi fui falfo , e con quanto difpendio anzi dell'opinione che fi difende. Il Sig. Rameau fino da quando nella Cc^m-azione ar- nwiica efpofe la prima volta il fuo principio , alla prima e prin- cipale efperienza della rifonanza ne aggiunfe una feconda per fup- plirne in qualche maniera il difetto . OlTervò egli , toccandofi forte fopra una Viola o Violoncello una corda acuta , alla qua- le ne corrifponda un'altra grave perfettamente accordata alla duo- decima, o quinta fotto l'ottava , che al fuono di quella freme quella, dividendofi in tre parti uguali . Notò beniffimo i ventri della corda il Sig. Rameau in ciafcuna divifione. Ma poi in ve- ce d' indurne ( come già fatto avea in efperienze fimili il Sig. Sauveur al principio del Secolo ) fiiU ed immobili i punti di mezzo, s'immaginò piuttoflo che tutta intera fremefle la corda, e che per pochiflimo tutta intera non rifonafle . Si ha il mede- fimo rifultato, fé in vece d'eflerlo alla duodecima o quinta fot- to l'ottava, è accordata la corda grave alla decima fettima mag- giore, oflia terza maggiore fotto la doppia ottava , e tanto ba- llò al Sig. Ra.me.\u perchè ai Gap. Ili, pag. 37 della Genera- %io7ìe trovafle indicato dalla natura l'accordo in lunghezze 5,3,1 ugualmente quafi che dalla rifonanza il perfettivi mo accordo di terza maggiore in lunghezze i j - , - . Ma 5, 3, i in lunghezze equivalgono In vibrazioni a l'i, i , offia a 3,5,15,01^3, ridotti! V V 2 ter- «su s^° \> termini rxelta medefima ottava, a 10,12,13, i ec, non fi poffa andar oltre il lei , fuori delle repliche in ottava de' fuoni ante- cedenti , fenza dillurbare l'armonia , o renderla almeno di con- fonante , confonante infieme e diflbnante con fuoni aggiunti . Ognun vede, che il folo progrefTo dal 5 : porzione , che ho chiamata di fopra proporzione del bello . IV. Ammefle tutte quelle definizioni e fpiegazioni , mi era ia- cile affai di convincermi quanto male fi apponefl'ero quelli i quali, di un qualunque Mullco efemplare ottenuta la rapprefen- razione in una qualun - j - ? - ? - 5 - ec. non fi dia termine h» 6 2 3 4 5 (^ ^ ficamente armonico diverfo dai fummoltiplici de nominati ; ben- ché la ferie polfa colla ferie naturale de' numeri procedete indefi- nitamente . 2.° Ne' medefimi fuppofìi non potrebbe coftituirfi mai una per- fetta armonia, quale pure fi ha , da una ferie di regiftri d'Or- gano; corri fpondendo quefta il più delle volte a una ferie armo- nica ne' fuoi termini fenza alcun ordine mutilata. 3.° Un intervallo Mufico qualunque da due fuoni comprefo , benché non confonante, anzi a rigor di termine inconcinno, po- trebbe fempre renderfi fificamente armonico col procedere al ter- zo armonico decrefcente, fempre poffibile. 4° Finalmente fé la proporzione armonica avelfe la intrinfeca coftruzione della proporzione fifica dell' armonia per terza mag- giore , dovrebbe viceverfa l' efemplare dell' armonia per terza mag- giore prefentarfi fempre fotto la forma di proporzione armonica; e dovrebbe il fuo effetto , relativamente alla coftruzione della proporzione armonica, effere fempre uniforme. Kè l'una, né V altra di quefte due condizioni fi oflervano nelle tre forme dell' efemplare di proporzion fifica nell'armonia di terza maggiore. Sono le dette forme -,-)-• -■>-•>-•- •>-^'> ^i\ delle quali la prima , benché di proporzione armonica coftruita come l'armonica della feconda , fuona nel fuo mezzo , mentre la feconda fuona nel fuo eftremo più grave , la terza poi non è nemmeno di pro- porzione armonica, oltre al fonare nell' eftremo più acuto. Dì. «8H 353 ^ Uimofira^iofie della feconda P^rte-, i." L'armonìa piena di terza minore rifulta dalla ferie dei itjoni - j — , — , — , — j — , ~ , dei cruali i foli ultimi quattro 5 io' 1-5' 20 a4 3o'4o ' ^ ^ fono in proporzione aritmetica continua fra loro . E' vero che i primi fono in proporzione armonica , ed all' ottava bafla, o dop- pia ottava di alcuno degli ultimi : ma fé fofle la corruzione in- trinfeca della proporzione aritmetica quella della proporzion fifica dell'armonia per terza minore; anche le repliche all'ottava do- vrebbero effer comprefe nella rapprefentazione della proporzione arit- metica 5 come lo fono nella proporzione tìfica dell' efemplare, 2." Anzi fé in vece delle ottave di —, — fi foflituiifero altri fuoni in progrefllone aritmetica crafcente quanti piaceffe ; farel> be legittima confeguenza dell' effere la proporzione aritmetica la proporzione del beilo , relativamente ali' efemplare dell' armonia per terza minore , che in detta armonia ^avaffero tutti a fuonar bene : cofa aflbrdiiTima a immaginarfi folamente • 3.° Quanto fi è detto di fopra di un inten^allo qualunque , perchè ai due fuoni fi può fempre aggiungere il terzo armonico in acuto ; fi può qui replisare di un intervallo qualunque pari- mente, perchè ai due fuoni fi può fempre aggiungere il terzo aritmetico in grave. 4.° Finalmente delle tre forme dell' armonia di terza minore III i I II I I :«5'2o'24' 2o'24'3o ' 24"'3o'4o metica fuona nel termine grave ; l'ultima benché aritmetica , fuona nel termine acuto; e la prima, oltre al fonare nel termi' ne di mezzo, non è nemmeno aritmetica, V. Bafta effere arrivati a quello termine per convincerfi , che le proporzioni del bello non vanno altrimenti cercate nelle pro- porzioni aftratte matematiche , tali quali fono per iftituzione di chi certamente non penfava al bello fifico nel coltruirle ; ma bens'i neir efemplare del bello fifico fteffo , con cui le proporzio- ni anche d'arbitraria iftituzione polTono alle volte accidentalmen* Y y te ,--,--; --,—,— , -, — ,— i la foladi mezzo arit- te convenire. Mi pod dunque a meditare fulle condizioni necef- farie in un efemplare fifico , perchè riefca bello di proporzio- ne . Anzi , ficcome il bello di proporzione ammette fen- za dubbio un piìi , e meno di aflai fenfibile differenza ; mi fono ftudiato di nulla trafcurare di ciò , eh' io mi potea im- maginare atto a produrre del bello in una fifica proporzione . Evidentiffima in primo luogo è la neceffità della condizione, che le parti di., un efemplare bello di fifica proporzione fieno fra lo- ro commenfurabili. Pure potendo effere l' efemplare in queftione di qualità fifiche in vario, fenfo commenfurabili ; non farà affatto inutile r infiftervi per un momento . Commenfurabile dunque a ufo di proporzione è quella qualità , la quale non folamen- te fi diftingue in punti poco diflanti del fuo progrelfo per mez- zo di un continuo di fenfazioni fempre varie ; ma che di più ha una fenfibile, ed efatta mifura , la quale ne determina i gradi relativamente. Non fono commenfurabili in queflo fenfo i colori della luce, nemmeno nella ipotefi del Newton, che all' urto de' diverfi colori fi produca nella retina un vario numero di vibra- zioni ; e la mufica de' colori fu un mero fogno , appunto perchè in neffuna ipotefi ne è fenfibile la mifura . Sono commenfurabili per lo centrarlo i fuoni, ne' quali , contuttoché la quantità di celerità o lentezza di vibrazioni non fi lafci ad occhio mifurare , fiamo per altro ficuri , che fi mifura dal noftro udito ; fapendo effo colla maffima precifione diftinguere in un continuo que' pun- ti che fono i {Minti di ritorno dell'unità ; e quefto almeno fino a un certo fegno di compofizione. VI. Ma fé è necelTaria la commenfurabilità nelle parti dell' efemplare bello di proporzione, niente meno alle volte riefce na- ceffario che le parti più ftrettamente nell' efemplare fi leghino, e l'una air altra più particolarmente fi riferifcano . Veramente la fola commenfurabilità nelle parti dell' efemplare può parere a pri- ma vifta che foddisfaccia in qualche maniera anche a quella fe- conda condizione ; ma la fola commenfurabilità non è poi fem- pre quella, che nelle particolari circoftanze produca tutto l'effet- to di paragone, che può influire nel bello. Se di tali circoftan- ze fi voglia un efempio luminofo , fi può elfo prendere o dalla bafe *Sfl 555 113*' ba(è qualunque di una colonna, le cui parti all'occhio fi legano ia un tutto, anche prefcindendo dall' effere le medefinie commen- furabili, o meglio ancora dalla cornice di qualunque ordine , la quale in eflo rifaltando fempre decifaniente (laccata in un fol cor- po, fa che fi paragonino più particolarmente fra loro l'architra- ve, il fregio, e la corona, benché dette tre parti fieno con cat- tivo gufto combinate in dimenfioni all' occhio noftro incommenfu- rabili . Le circoftanze che nel dato efemplare accrefcono l'effetto di paragone , fono nel cafo delle confonanze, e dell'armonia an- cora più efficaci. Ma ne parleremo a fuo luogo. VII. Finalmente per terza condizione mi fi fugger'ì alla men- te quella, ch'io chiamo ordine di proporzione . Confifte l'inte- fo ordine di proporzione di un tutto in mantenerfi appun- to r unità del tutto nella moltiplicità delle relazioni : ciò che fenza un certo ordine nel grado di efficacia delle relazioni non è pofTibile di ottenere perfettamente. Più ancora delle altre due ne- gli efemplari fifici del bello quefta condizione è foggetta a varia- re: e verificandofi in tutta la fua eftenfione negli efemplari mu- fici ; effa dk alle altre due l' impronta di quel Principio , del quale in quefto punto mi trovai fortunatamente in poffeffo. . L' applicazione delle noftre tre condizioni alle confonanze e all'ar- monia confonante vi faranno ben difcernere, D. A., s'io m' in- gannaffi o no quando mi lufingava di tanto. Vili. Il riconofcerfi la condizione di commenfurabilità ne'fuo- ni degli efemplari mufici, nella maniera da noi fopra fpiegata , fu cagione che i Filofofì, andando in traccia del Principio dell' armonia, fi accordaflero tutti, come fu offervato dall' Eulero , a rinvenirlo nella femplicità di ragioni . Imperocché fé i fuoni fono commenfurabili , e di una commenfurabilita che fvanifce colla compofizione de' termini; era troppo naturai confeguenza il dedurne, che la femplicità di ragioni dovea influire a farne gu- ftare gli efemplari di ragioni i più femplici ne' fuoni , cioè a di- re gli efemplari di confonanze, e di armonia . Ma era poi la (èmplicita delle ragioni fola caulà del bello negli efemplari mu- fici, come fi è fuppofto? No certamente: perchè alla femplicità di ragioni comunque applicata non fi adattano bene i fenomeni Yy z delle m\: 356 113». 3felle coiìfònanze, e dell'armonia. Se dunque una caufa, la quale pure è vera caufa, non foddisfa all'effetto ; forza è concludere ^ che una o. più altre caufe compongono nell'effetto i'azion loro: ed io non dubito di afferire y quefte altre caufe efiftere nelle altre due noftre condizioni, e nell' ultima la principale ^ Intanto vi fovvenga, D. A., che la noflra terza condizione ricerca un più , e meno nelle relazioni, una maggiore,. Q minore corameniìirabi- lita de' diverfi rapporti, del raedefimo eferaplare.. E' neceflaria dun- que una. raifura della maggiore: o minore commenfurabilità de' filoni nel cafo noftro, ofTia,. ciò che riviene allo ftelTo , un cal^ colo per determinare ne' diverfi rapporti d-e' fuoni la maggiore o. minore femplicità di ragioni. Quello d' Eulero fi è da noi di- moftrato inefatto ne- fuoi fuppofti -.: aazi nella efpofizione della Teoria di Cartesio, e nei confronto di quella coli' altra di Di- derot, abbiamo fin d'allora gettati i fondamenti di una nuova: maniera di calcolare la commenfurabilita , o femplicitìi di ragio- ni ne' fuoni. Quefto è il calcolo y il quale prefo dal raetodoi matematico de' divifori comuni, corrifponde efattamente alla ma- niera., in cui l'occhio filma le grandezze , e la cui dall' udit» fi percapifcono i fuoni fecondo Cartesio.. i.° Goftituendo l'ottava periodo e termine, ne potendo ella, per confeguenza entrare in altro intervallo come parte compo- nente; baftera cercare rifpetto alla Mufica il grado di femplicita; delle ragioni, che non hanno l'efponente minore di » ., 2.° Ciò poflo, fidiftinguano le ragioni in Glaffi. Sia la prima; di quelle, nelle quali il minor termine, è mifura dei maggiore». Giulia la noflra fuppofizione , a quella CialTe appartengono le fo- le ragioni i : i , e i : 2 , in Mufica unifono , e ottava. La fe- conda ClalTe fia di quelle , nelle quali il minor termine fottratto. dal maggiore lafcia un refiduo mifura. comune de' due termini * Di quefia Ciaffe fono le. ragioni 2 : 3 ,. 3 : 4 , 4 : 5 , 5 : d ,. in Mufica quinta, quarta,, terza maggiore , e terza minore, con infinite altre- Nelle ragioni della terza Gialle ,, procedendo a rag- guaglio , la differenza, del maggior termine fopra il minore , fot- tratta dal minore quanta volte lì può, lafcierà un- refiduo mifu- ra comune de' due termini . Cos'i appunto fuccede nelle: ragioni 3o>- ««èli 357 m> 3 • 5j 5 ^ P» ^^^ Mufica ragioni della fefla maggiore , e dsìh maggior fèttima minore. Finalmente fé fatte le operazioni fopra; indicate, il refidiio della differenza de' due termini fottratta quan- te volte fi può dal minore, fi dovefle elfo ancora levare quante volte fi può dalla detta differeniza , avanti di arrivare a un nuo- vo refidao mifura comune de' due termini ; farà la ragione della quarta Ciaife. Cosi in 5 : 8 , p : i5 , in Mufica ra:^ioni della felta minore, e della minor fettima minore. La ferie delleClaffi fi potrebbe ad altro propofito profeguire a piacere . Sempre il numero delle differenze adoprate, aumentato dell'unita, è l'efpo- nente della ClalTe di una data ragione. Che fé, oltre it fuppor- fi l'efponente delia ragione fempre maggiore di i , fi fupponga fempre fra numeri primi; farà la formula delle ragioni tutte del- la .prima Giaffe i : n ; della feconda n : 7Z -{- i ; delia terza znn-\-i : nin-\-i-\-n; e della quarta pmn -\- p-\-n : pnjn-\-p ■\-7i-\-tnjt-\- 1 ; M, w, p eifendo numeri interi. Nelle quali for- mule fi vede chiaro ciò che anche di fopra fi è enunciato : nel fuppofto dell' efponente della ragione maggiore di f , non poterli nella feconda Clafle replicare la fottrazione del minor termine per arrivare alla differenza mifura comune ; come fi può nella terza, fotrraendofi la prima differenza, e nella quarta, fottraendo- fi la prima differenza , e la feconda , Quindi fé fi faccia nelLi terza fòrmula fucceffivamente ?w = i , 2 , 3 ec. , fi otterranno da efla altrettanti diverfi generi di ragioni ; i quali fi moltipliche- ranno non poco nella quarta formula , avendo due indeterminate M , Q p òa. determinarfi a piacere • Ma 1' ufo che noi- facciamo delle noftre Claffi non arriva tanr' oltre. 3^^ I gradi di fèmplicità delie ragioni di ciafcuna Gialle fo- no fra loro commenfurabili ; non cosi quelli delle ragioni dì Ciaife diverfà . 4° Nella medefima Gialle il: grado di fèmplicità di diverfe ragioni farà inverfàmente come la fomm.a de' termini divifi per k comune miilira • Cos\ l' unifono farà ali" ottava in fèmplici- tà :■ : 3 : 2 ; la quinta alla terza maggiore : : 9 : 5 ; la feftas maggiore alla maggiore fettima minore .- : 14 :■ 8-; e fmaimentu; li. feda minore- alla minor f;;t;tima. minore : : 25- : 13. «Sif 55» !13» 5."^ Quanto è grande la diSrenza di fempllcìtà, offia dell' ef- fetto relativo alla fempiicità delle ragioni della prima Claffe ri- ipetto a quelle della feconda ; altrettanto piccola debb'eflere la differenza di effetto di quelle della terza rifpetto a quelle della quarta Claffe . Arrivano le quattro Claffi , anche ne' loro cafi più femplici, al maffimo grado di compofizione che poffa il fenfo no- ftro comprendere . Dunque , fra limiti fìffi e riftretti , quanto più rapido farà il progreffo a un eftremo; altrettanto dovrà elfo ral- lentare all'altro elìremo oppofto. 6.° Dalla commenfurabilità dell'ottava coll'unifono ne fègue nel noftro calcolo Tidentità delle repliche all'ottava: la cofa non ha alcuna difficoltà. La femplicità dell' unifono è a quella dell'ot- tava :: 3 : 2. Dunque quella dell' unifbno a quella della doppia ottava farà : : 3^ : z^ ; e quella dell' unifono a quella dell' ot- tava w : 3" : 2" . Ma quella dell' unifono = oa ; dunque farà. la femplicità di qualunque ottava = co . Nella medefima ma- niera la femplicità della quinta farà a quella della quinta fo- pra r ottava , fuppolta m la femplicità affoluta della quinta , : : 3>M : zm ; e quella della quinta a quella della quin- ta fopra r ottava n : : ^m'' : zm'^ . Ma 3" = 2" ; dun- que ^m" : im" : : )n : m • offia la femplicità della quinta , e della quinta fopra qualunque ottava uguali fra loro. Quindi po- tendo m indicare in feguito l'efponente affoluto di femplicità di qualunque altra ragione oltre la quinta ; fuUe repliche in gene- rale a qualunque ottava fi può fenza pericolo di errore ragio- nare come fu gì' intervalli femplici , che non eccedono V ot- tava. Dei calcolo bafla. Che già fra le cole dette le più ovvie j e palmari folamente fervono al noftro principio . IX. La feconda condizione , la qual vuole che le particolari circoftanze del dato efemplare accrefcano in effo l' effètto di pa- ragone fuggerito dalla prima condizione di commenfurabilità, ha non poca influenza nel cafo de'fuoni, e dell' efemplare dell'armo- nia. Fra quefte circoftanze la principale è l'identità delle ottave. Quella fa , che non fi poffano mai paragonare due fuoni fra lo- ro , efempigrazia dal grave all'acuto, fenza che replicandofi all' otta- m 559 113» ottava acuta lacilifTimamente il grave in forza del ritorno dello (IcP fo tuono all'ottava, non 11 paragoni dal grave all'acuto anche l'acuto coi grave. Si duplica cosi in certo modo il rapporto di due fuoni , e l' uno all' altro fi riferifce per mezzo della commeii- furabilita , ma non in forza di efifa , con legami affatto propr) del folo cafo de' fuoni. Accrefce poi la facilità della replicazione de' fuoni all'ottava acuta anche il fenomeno della rifonanza ; e nell'effetto de' paragoni cos'i replicati ha luogo il medefimo feno- meno della rifonanza, e l'analogo del terzo fuono, come in al- tro tempo avrò campo di efporre . E qui è dove ho prefo nuo- vo argomento di afficurarmi , che la flrada da me battuta era la vera. I fenomeni della rifonanza, e del terzo fuono, i quali fu- rono da noi efclufi affolutamente dal rango di principi primi , non v'è chi non veda aver ciò non oflante troppa relazione coli' armonia per fepararneli affatto , e non lafciar loro di comune con effa, die il trattarli da fenomeni dello fteffo genere folamen- te. La noftra condizione per quanto a me fembra , li ripriRina in qualche maniera ne' loro pretefi diritti; limitati però tanto , quanto comporta la verità, e la buona ragione . 11 non efiftere mai un fuono, fenza che per naturale fviluppo delle fue qualità colla rifonanza non divenga generatore di un intero efemplare di proporzione ; il non efiftere mai due fuoni , fenza che per ne- ceffità di natura colla produzione del terzo fuono non indichino effere il rapporto loro uno de' rapporti di un intero efemplare di proporzione, del quale producono il generatore ; finalmente in tutte quelle generazioni , e produzioni prefe ciafcuna da fé , il non fentirfi che rinforzato, che refo più pieno un fuono folo , non fono effe tutte cofe , le quali debbono neceflàriamente au' mentare l'effetto di paragone, qualora nell' efemplare dell' armo- nia avvenga, che l'orecchio noftro rifcontri combinazioni di fuo- ni tanto ripetute, e che fogliono dall'orecchio riportarfi fempre, 0 nella rifonanza , o nel terzo fuono , a un fuono folo ^ X. Ma l'ordine de' rapporti negli efemplari belli di propor- zione di qualunque genere, ficcome quello che nella moltiplicità mantiene l'unità del tutto, fi comprende facilmente doverfi fem- prc contare fra le principali caufe del bello fifico . Nella propor- zione e cultura in un popolo paflàno nel di lui linguaggio a formarlo , arricchirlo, e rettificarlo; come potranno eflergli indifferenti tut- te le altre mutazioni di coftume, che negli ftefli popoli già fat- ti colti non cefla mai di foggiacere a continue rivoluzioni? Im- perocché fi cangiano i coftumi non folo fé barbari s' incivilifcono , o infelvatichifcon civili ; ma ancora quando dall' uno all' altro gra- do palfano di cultura, e acquiftando nell'una, perdono nell'altra parte, o in qualunque modo fi variano nel fociale commercio , nei vizj, e nelle virtù. Ne folamente ogni Nazione, ogni Pro- vincia , ogni Città , ma ancora ogni fecolo , ogni età , e direi quafi ogni anno ha le fue virtù predilette , e i fuoi vizj domi- natori, in una parola il caratteriftico fuo coftume. E di qua na- fce l'inceflànte confuetudine della fempre querula vecchiezza lo- datrice importuna dei tempi andati , e accufatrice dei prefenti ; giacché avendo effa di continuo al penfiero i vizj , che fon di nuovo crefciuti di forza , e d' impero , non ricorda , o non com- puta quelli, che l' han perduto. In fatti le pafiloni degli uomi- ni, e i loro affetti oltreché fono tanti di numero, fufcettibili anche fono ciafcuno di gradi , e variazioni infinite nella lor qua- lità, e nella lor forza . Chi dunque potrà calcolare a qual nu- mero infinito abbiano a montare le diverfe unioni, e combinazio» ni di quefti affetti? Adunque i coftumi , che in gran parte da que- «SII 371 l]5» quelle combinazioni rifultano, faranno fempre in una continua ri- voluzione. Quindi fé il coftume nel fuo primo germogliare , e crefcere ebbe una gran parte nella prima formazion dei vocabo- li, credo non improbabile la congettura di chi aflerifca, che la ftef- fa adozione di nuove parole in una lingua alle variazioni del co- (tume in gran parte fi debba afcrivere, fé vero è , che gli ftefTì effetti ci dan motivo a giudicarne uniformi le caufe. Ed eccovi l'origine della neceffità , in cui ci troviam tratto tratto di comporre voci novelle per enunziare appunto i nuovi rapporti, che ci avvien nelle cofe di difcoprire . In fatti i nuo- vi vocaboli, che s'introducono, rare volte fono tali radicalmente, né altro fono che una compofizione di altri già ufati ; fegno evi- dente, che altro quefti non fanno, che efprimere una di verfa com- binazione d'idee feparatamente già note, e nuove relazioni fco- perte tra oggetti già conofciuti. Non è però, che a ciafcuno pri- vato Autore competa una licenza infinita di coniar a capriccio nuove parole. Le differenze d'indole , di pafiloni , di affetti , e in confeguenza di percezioni, e d'idee , che diftinguono gì' indi- vidui della fteflà Nazione , e del fecolo fteffo , non fono tra fé cosi dirtanti, che fpeffo non fi contentino del folo diverfo ufo , e combinazione delle ufate fenza bifogno di affatto diverfe voci a produrfi. Ma una diftanza rimota molto di luogo, e di tempo può introdur tale diverfità di coftumi, onde dall' intera Nazione inetti fi fperimentino gli antichi vocaboli a colorarne a dovere le idee nuove, che ne rifultano . Per egual modo nei lineamenti ofteriori del volto, e della figura crefcon per gradi le differenze, e dalle perfonali , che non cancellando i tratti della domeftica fomiglianza diftinguono gì' individui della fteffa famiglia , fi fa gra- do alle Gittadinefche più rilevate , e quindi con fucceffivi au- menti fempre maggiori alle Provinciali , ed alle Nazionali , le quali fimilmente crefcendo fempre più , e infermando i caratteri di fomiglianza a mifura , che crefcono le diftanze , e le varietà dei climi, e delle altre cagioni , che v'hanno parte, producono quella fomma diverfità tra i Bianchi, i Negri, i Settentrionali, ed i Meridionali , che potrebbe quafi farceli fofpettare di origine tra fé diverfa. Aaa 2 II «su 572 !i5^ II- fin qui «letta riceverli maggior luma cfalla ragion del eon-^ irario.. Che diremo in latti di tante voci , che noi chiamia- mo an;tiq.iiate ^' e che avendo avuto onore un giorno, giaccio- no- ora neglette^ e di niua ufo? So, che alcune di queite ceder dovettero lède y e fortuna> ad altre novelle ,. che più abbigliate moftrandcft ,, e d'ingegno migliore fi acquiftarono grazia , e per- fuadendo gli uomini di poterlo empire più degnamente ebber da effi il luogo ,. e l'impero delle primiere. Ma fo ancora , che molte altre furona efclufe fenza che pai Cafi empiuto il lor po-- fìo. Non crederò d'ingannarmi ^ fe ravviferò. nri eoflume quel difpotico- Monarca, che le efliò . Ritirati da efib gli uomini dai contemplare l'oggetto in quell' afpetto , e punto di villa ,, di cui quelle erano 1' efpreffione ,. e l'imagine ,. giacqueso conae inutili trafcurate per lungo tempo,, finché ceflatane quali affatto la ri- cordanza, fé talora anche ardirono tiraorofe di prefentarfi non più riconofciute ebbero piuttoflo onta ,. e difprezzo . Lo fteffo fe- nomeno fi verifica quanto all'effetto quando eonfervatolt il voca- bolo, il colìume però me varia il fignifìcato, e la forza. Serve, Famìglìave^ Liheyt'mo: hanno certamente tra noi tutt' altro valore da quello., che avevano nel latino linguaggio, da cui nel noftro furono derivati - Ma r argomento a mio giudizio cotìvincentiffmio , onde raccoglie^ re , che l' adozione delle nuove parole dipende dalle varie reJazro^ aiy ed afpetti, che nel diverfo coftume fi fcoprono negli oggetti, fi defume da ciò, che gli ellèri reali efiftenti nella Natura , fo- pra i quali non ha forza il coftume, atK;he perchè non fufcetti- bili di var; afpetti, né di relazioni diverfé, hanno per ordinario un folo vocabolo, che li denomina, laddove l' aftrazione delle Eofe, gli oggetti intellettuali, e morali, e le idee d'ordine, che ci proponiam nella mente, le quali effendo in noi , non nella Natura , fi poflòno anche varia^re fecondo i varj coftumi ,, abbon- dano di molti fegni , che noi perciò chiamiamo Sinenimì ^ dei quali dobbiam ora trattare con brevità. Non mi abulèrò qui del- la tolleranza, e dottrina voftra col trattenermi a fviluppare il fignificato , e il valore della parola Shmimcy , e col moftrarvi , che prefa in tutto il rigor del fuo fcnfò , fé quelle poclie voci ven- I «SII Ì75 fé» vengano eccettuate, che appartengono ad alcuni cfferì Fifici , "non li può veramente adattare ai vocaboli degli efleri morali, ai qua- li 'il comune ufo 1' appropria . Imperciocché i'e con tal titolo il poflon efli chiamare in quanto hanno comune 1' oggetto , e l'idea principale, che enunziano , e a cui come ad ultimo ter- mine fi riferifcono, non lo meritan parò in quanto ciafcuno con altra idea acceflbria , per ufar le parole dell' Ab. Girard , di- verfilìca al modo fuo , e modifica l'idea principale , e le dà un carattere proprio, e fmgolare , e fi diftinguono quindi tra fé in certo modo come le diverfe mefcolanze , o atti dello fieflo co- lore. E cos'i deve eflere in fatti preflb quelle Nazioni , che vo- gliono efl'ere follecite del vero onore, e ricchezza della lor lin- gua. Quindi r ufo, a cui viene affidata la fiiprema autorità le- gislatrice in tutto ciò , che appartiene al linguaggio, non deve mai perdere di veduta i' economico principio dello fieflb Gr-' HARD „ che non nella numerica tnoltitudine delle parole , ma nella loro diverfita rifpondente a quella, che brilla nelle opere della Natura, è riporta ogni ricchezza di lingua. ... Se le pa- role varian folo nel fuono fenza variare nell' energìa , eftenfione , precifione , compofizione, o fimplicità dell'idee, che prefentano, icmbran più atte a fiancar la memoria, che ad arricchire, o fa- cilitare l'arte della parola . Chi protegge il numero fenza por niente al fenfo confonde la ricchezza colla fuperfluitk , e potreb- bcCi paragonare a colui , che più curalTè il numero de' piatti , che delle vivande „ . Molti Scrittori fingolarmente di Roma an- tica, e della Francia moderna hanno rilevato alcune di quefie dilicate intrinfeche differenze dei vocaboli nelle lor lingue; e fa- rebbe a defiderare, che qualche felice ingegno coi lumi , che ci lafciarono , e con quelli , che raccogliere fi potrebbero fparfi per l'Opere degli altri Autori, fi adoperafle a perfezionare il grande lavoro, che oltre l'onor della lingua di tanto vantaggio farebbe alla comunicazione della verith , che geme fpeffo , e iì attriila della caligine, in cui l'avvolge, e delle guerre , che le promo- ve l'ufo non abbafi:anza efatto delle parole , che fi dicon Sino- nime. Parlando però dell'Italia dobbiamo anzi aver dolore, che a fronte dei lumiaofi efempj d'altre Nazioni fi.a flato il nofiro 1ÌQ- «SiJ 374 ItS* linguaggio con turpe indifterenza negletto in gran parte. Se non che egli è pur troppo il confueto vizio degl'Italiani eruditi d' indagare con tanto lervore le colè antiche , e llraniere con quan- ta freddezza trafcurano le odierne, e le domeftiche. Quefte poche cofe accennate fuggendo mi aprono la ftrada a moftrarvi l' impero grandiflimo del coflume full' introduzione , e fuirufo dei finonimi in una lingua . Quanta alla loro introdu- zione, ficcome hanno per origine i diverti afpetti , fotto cui fo- no dagli uomini riguardate le fteflè cofè , che li movono ad af- fegnarloro i nomi, che a ciafcuno rifpondano ^ d'onde nafce eziandio la vera intrinfeca differenza del lor valore ; cosi flimar veramente fi devono vocaboli nuovi, ch'entrano in una lingua, e quindi foggetti a quella ftefla autorità, che il coftume efercita fopra quelli. Rifletto qui folamente a confermazione delle cofe dette di fopra, che, oltre il focievole commercio , il più ordi- nario canale, che porta nelle lingue le voci nello fpiegato mo- do finonime, fi è quello delle Verfioni degli Autori ftranieri . Siccome i Traduttori fi trovano allora coftretti a feguire la trac- cia, e lo fviluppo, e ad efprimere colle proprie voci 1' indole , e la forza delle idee degli Stranieri ; così non trovando alcuna volta nella propria lingua vocaboli , che adeguino interamente l'idea concepita, ftimano meglio di prendere anche quelli come in prellanza dagli Stranieri veftendoli colle eflrinfeche fpoglie de' Nazionali. Il quale arbitrio de' Traduttori fé venga in progreflb approvato dall'ufo della N azione, reflano i vocaboli naturalizzati dalla patria legge di convenzione , e paffati al eonforzio degli al- tri accrefcono il patrimonio della lingua . Ed ecco in tal cafo una Nazione , che adotta idee , che in origine non furon fue , quantunque ne aveflè delle altre affini , come indicano gli affini vocaboli, dei quali perciò prendono i nuovi il titolo dì Sinoni- mi. Quindi vedendo, che la diverfita della forza , e del fignifi- cato delle parole fi manifefi:a fingolarmente quando vengono al confronto Nazioni per età, per difl:anza , per clima d'indole, e di coflumi diffèrentifilme, abbiamo un altro argomento a conchiu- dere , che dunque al coflume compete una forza grandiffima ful- ia generazione, e fulla forma di effe. Paffia- «eli J75 J13» . . . Paffiamo ora al vario ufo di quefti Sinonimi , nel quale vera- mente per riguardo ai vocaboli proprj è riporto preflbchè tutto l'arcano del vario ftile. ConfelTo efìere quelia una materia , che non riconofce altro legittimo Tribunale > che l'intimo fenfo , i giudizi del quale fentendofi appunto fenza conofcerli , difficilmente il poflbno analizzare col raziocinio dell'intelletto. Con tutto ciò ufando quei pochi languidi barlumi, che ci lafcia pur trafparire quello Giudice si gelofo, tenteremo di accennare almeno i fonda» mentali principj, che poflbno effer bafe ad un più eftefo tratta* to. Egli è Canone generale , e facro della letteratura , che la bellezza dello ftile tutta confifta nei fentimenti ^ nelle imagini, e negli affetti. La nobile verità dei primi , l'opportuna grazia delle feconde, la generofa energm dei terzi appagando la ragio- ne, l'imaginazione, ed il cuore , appagheran tutto l'uomo, la cui natura a quella triplice facoltà fi riduce. Un tal Canone pe- rò veriffimo nel fuo aflratto concepimento non ricufa di affogget- tarfi a varie circofianze, cke temperandolo nei varj cafi gli dan- no forma , e modificazione diverfa . In fatti v' ha in ogni colà quel punto medio, che il vero feggio può dirfi della perfezione, che non fi ottiene perciò né da chi lo trafcorre, né da chi non vi arriva. Quefta fecondiflìma verità, nella quale è racchiufa la regola più ficura di tutte le umane azioni, quella è fimilmentej a cui tocca di modificare il Canone generale intorno allo ftile » Voglio dire cioè, che anche nell' enunziare la verità, nella gra- zia delle imagini , nell' energ'ia degli affetti determinar dobbia- mo in ogni cafo il punto medio, e farà quello, che foddisfaccia alle particolari circoftanze della materia, del luogo , del tempo, delle perfone, e in generale a quella decente convenienza, in cui Cicerone fiisò la principal legge dell' arte . Quindi conchiudo ^ che a quefte medefime circoftanze duopo è di por niente nella fcelta delle parole , che lo ftromento fono , anzi le imagini di quelle, onde fieno effe non folo chiare ^ ed ufate , ma adattate ancora, e opportune, eh' è il terzo , e forfè più importante lor pregio. Qualor dunque s'ingiunge, che fia forte lo ftile, che fìa vivace , che fia paffionato , non fi pretende , che lecito fia in ogni cafo di protrarre tali qualità a qualunque illimitata eftenfione. Ki. *Sil 57^ 113» RivoIgenJoci ora ai caratteri delle varie Nazioni , e dei Seco- li non è difficile a difcoprire , che non folamente la diverfuà dei climi ; ma la varietà ancora dell' educazione , degli ufi , e delle altre varianti cagioni , ponendo diverfamente in azione ne- gli uomini le facoltà della ragione, della fantafia , e dei cuore, le temprerà ancora, fé pofTo cosi (piegarmi, ad un tuono parti- colare , loro comunicando un determinato grado di docile fen- fibilita . Non è nuovo , che quella diverfa fenfibilità infu- fà da tali caufe fi riconofca , e confeffi da molti Autori , i quali anche ad eflà ricorrono per giuftificare i prodigioli effet- ti , che fono tra noi preffo che fenza efempio prodotti in alcuni tempi , e preflb alcune Nazioni dalle Arti fenfibili della Poefia, e della Mufica. Ma fé il coftume ha forza di coftituire le facoltà degli uomini in uno flato particolare di fenfibilith , dipenderà fimilmente da elfo il determinare qual forza , e vi- vezza convenga allo ftile nelle particolari circoftanze dei tem- pi , e delle perfone , onde né offenda per ecceflb , né per di- fetto languifca: ed è quella la ragione , per cui conchiudo , che fi deve accordare al coflume un ellefo dominio full' ufo dei Si- nonimi, i quali ficcome hanno- ciafcuno un particolare fignifica- to; così fcelti a dovere, anzi fomminiftrati fpontaneamente dall' animo abituato fono appunto quel mezzo , da cui ottener nello flile il proprio bramato grado di vivacità, e di paffione. A que- fla medefima variazione di fenfibilita dal vario coflume comu- nicata, e al diverfo ufo degli flromenti, che la pongono in mo- to, crederei, che fi potefle non inutilmente ricorrere da chi bra- maffe render ragione della fomma varietà di fortuna , a cui nei luoghi diverfi ìbggiace lo fìile delio fleffo Scrittore. Un altro ufo , e vantaggio grandiffimo dei Sinonimi è ripo- so nel farci fuggir quella , che dicefi fconcia , e bafla dici- tura . Sonovi alcune idee naturalmente fconcie in fé (lelfe per na- turai turpitudine inerente alla cofa per effe efpreffa . Non mi fermerò qui ad indagare onde una tal turpitudine fi derivi , potendo fembrare ad alcuni , che tra le produzioni della Natu- ra, che nulla fece, di cui pofla arroffire, un egual grado, ed ef- fenzial dignità competer debba agl'individui tutti dello fleffo or- dine . «eli 577 IB» <ìine . Ma qualunque fìafi la caufa , che fi attiene forfè ancor efla al coftume come a fua fonte , fonovi alcune cofe , l'idea delle quali offende il decente decoro qualor con diretti, e proprj vo- caboli tutta ignuda ci fi prefenti, e non fi copra di quei mode- fio velo , che febbea non la afconde , ne rattempra però la difgu- ftofa indecenza. Qui per altro fi confideri , che non è già pro- fcritta i'aiìbluta idea di tali cofe, ma folo ingiunto , che fi de- fti efla con vocaboli più temperati . Dimando io dunque a chi appartenga di qualificare a quefto modo i molti vocaboli , che tutti finalmente fono atti a deftare le fteffa idea ? Non ad altri certo, che all'Ufo arbitro fupremo della condizione ,6 del defii- no delle parole . Ma queft' Ufo non fi arroga già egli un cieco difpotifmo , anzi dal coftume delle Nazioni , e dei tempi fuol prendere la legge, e la regola nei fuoi giudizj , In fatti noi lo vediamo profcrivere come turpe iti una Nazione , e in una età quello fteflb vocabolo, che tollera come decente in un'altra. E per addurre tra molti un foio efempio piìs luminofo, fé i nofiri cortumi deteftano come ofceni tutti tjuei termini , che pingono direttamente 1' union dei dite feffi , dai cofi:umi dei Munfulmani ■è profcritto come tale il vocabolo , che dinota il vino liquore proibito da quella legislazione. Ciò molto più chiaro apparirà confiderando gli altri vocaboli fìimati baffi, e non convenienti ad un nobile ftile, la cui baffez- za. però non ha alcun fondamento nelle qualità della cofa , eh' ■efprimono. Tali fono i vocaboli di fcherzo, d'ingiuria, di vil- lania, e di altro fimile genere , che fi ufano dai Plebei nello sfogo d' una furio/a paffione . So , che alcuni tra quefti , o perchè' fvegliano idee turpi in fé ftefle , o perchè proprj di qualche par- ticolare dialetto hanno perciò baftevole reità per effere efclufi dal- la lingua erudita , e colta della Nazione. Ma tutti gli altri, che pur fono efenti da tali vizj, per qual ragione guafiano , e nel comune giudizio avvilifcono la maeftà d'uno ftile nobile, e de- corofoP Per qual ragione Io avvilifcon per fino in molti cafi gli fteffi nomi di molti Animali? Quefti fenza dubbio fi direbbero ri- guardi inutili d'una falfa delicatezza da chi li prendefle ad eia- minare fenza il dovuto penfiero al coftume legislatore , l'autori- Bbb tà m\ 378 !!®> ù. del quale fi riconofcerà facilmente anche in quefto da chi oi- iervi nelle leggi , che riguardano rali vocaboli quella ftefla varie- tà, ed incoftanza, a cui eflb per propria condizione è foggetto . Per non parlar di Nazioni, e di tempi a noi più vicini, i qua- li per altro non farebbero fcarfi di efempj , chi educato in que- fta età ergendofi Giudice delle opere degli antichi Maeftri non abbia fempre il penfiero alla diverfitk di coftume di quelle Na- zioni, e di que' tempi, in cui fcriffero, corre il pericolo, a cui urtarono molti Critici mal avveduti , d' apporre loro l' ingiufta ac- cufa di baffo ftile , e di umili modi mal rifpondenti alla dignità , ed al decoro degli Eroi , e degli Dei , che fi fanno parlare . Ma quelìi Eroi , e quelli Dei preifo Omero , e gli altri Poeti di Gre- cia; i Filofofì, e gli Oratori di tutte l'età di quella Nazione dottiffima ; Cicerone fteffo con tutta la fchiera de' Romani Ora- tori dall'imprudente fenteiiza di quelli Critici fi appellano giu- ftamente al più fano giudizio di tutta l'eflatica moltitudine con- temporanea, e delle augufte Adunanze , che accolfero con tanto applaufo le lor parole, ammirando in effe il decoro , e la mae- ftà non paato offefa da quei vocaboli, che nei variati noftri co- ilumi fembrerebbero quafi lordare le private converfazioni delle gentili perfone . Chi bramaffe di ciò una ragione , potrà offervar di paffaggio, che non effendo a quei tempi cosi eminente , né COSI fertile di leggi, com'è tra noi, la differenza tra Nobili , e Popolari, non dovea neppur il linguaggio effere vincolato dall' im- menfa legislazione della noflra s\ fcrupolofa Cavalleria . Ometto qui di cercare fé le molte leggi, e gì' innumerabili riguardi fpet- tanti a quella decenza, che vita, e forma ha dal coftume dipen- dentemente in gran parte dal politico fiftema degl' Imperj prefen- ti, rallentino il corfo dell' Eloquenza, e fé effa efiga quella liber- ta da vincolo non riftretta, che ad imitazione dei tempi antichi vorrebbele ridonare un Autore Inglefe. Mi bada fol , che appa- rifca, che l'efclufione dal noftro ftile di alcuni vocaboli ftimati baffi è un ragionevole omaggio , che noi preftiamo al coftume , di cui non poffiamo lagnarci , quando accufar non fi voglia di ti- ranna ufurpazione una legittima autorità. Aferivo finalmente in gran parte al coftume il poffedere una lin- «eli 379 113» lingua un vocabolo , che non ha il rifpondente in un' altra . Imperciocché la mancanza del vocabolo indicando certo quella anterior dell'idea, fi dovrà attribuire alle caule, che poflbno aver influenza fu quella. Anche Gicerome nel coftume dei Greci in- vefligò, e trovò la ragione del mancare affatto al loro linguag- gio ogni vocabolo, che all' 7V;6p?«<;w latino corri fpondefle . Ciò tanto più fi vuol credere , perchè una tale mancanza allora (ingolarmen- te fi manifefta, come dicevamo di fopra , quando per noi fi tenta di efprimere colle noftre parole le idee degli Stranieri . Anzi una giudiziofa rifìefiìone fopra le cofe fin' or ragionate potrà forfè re- car qualche lume a terminare l' infinito litigio , che fi agita con tanto calore tra gli Eruditi fopra il modo miglior del tradurre. Non lo , fé gli Autori ftranieri abbiano a faper grado a coloro , che per non travifarli combattono per la verfion letterale . Certo le il coftume ha qualche influenza fulle parole , un tal partito per- der dovrebbe gran parte dei fervidi fuoi difenfori. A confermar ciò fi potrebbe con vantaggio inftituire un para- gone tra fé delle varie lingue . La focievole comunicazione , e il commercio delle idee, e dei penfieri tra i varj popoli preftan- do vicendevole fòccorfo ai linguaggi col tributo di molti voca- boli, ne arricchifce il patrimonio agli uni, e agli altri. Se par- liamo dell' odierna lingua d' Italia , oltre i molti doni , che non le negarono , direi quafi a riftoro di fue calamità , quelle ftefl'e Nazioni, che invadendola barbaramente la difpogliarono d' ogni altro fuo bene, fi prevalfe ella in gran parte delle parole , che qual preziofo retaggio ereditò dalla moribonda Madre fua la La- tina. Mi faccian però ragione i verlàti nell' una , e nell' altra lingua» Molti vocaboli, che dal latino terren nativo furono traf- portati nel noftro , non ritengono tra noi lo fteflb fignificato , non hanno la ftefsa forza, non deftano precifamente la ftefsa idea. SI potrà egli recare plaufibile ragione di ciò , fuorché in una al- quanto diverfa contemplazione dell'oggetto dal coftume origina- ta , che trasfufe nel vocabolo l'analoga diverfità di fignificato ? Io penfo che no ; e mi conferma nel mio penfiero il confiderare l'accordata impofllbilità di apprendere intimamente le lingue ftra- niere per modo , che fi giunga a rilevare , e fentire tutti i più B b b 2 di- ^ 33o né» iliicatr intrinièci gradidifignificato, e di forza nelle parolb a me- no che col lungo convivere non ci divenga in- certo modo natu- rale anche il carattere, ed il coftume della Nazione- . Anzi la maggiore , o minore difficolta di apprender le lingue ftraniere non tanto dipende dal vario luon dei vocaboli, quante^ dalla di- verfità djella loro indole. Avvien perciò, che lo ftudio delle lin- gue non fia fatica della, fola memoria ,- ma di tutte infieme le umane facoltà dell' ingegno , e del cuore , e che il folo ufo- dei Vocabolarj non ce ne poifa mai fare intimi coaofcitori . Chia- miamo, indole dei vocaboli l' intriafeca ior fecolta di dipingere nel proprio modo gli oggetti. Tal làcolta rifulta non folo dai (etili principali, che l'ufo attaccò a ciafcun d' efli ;• ma da tutti gii ac- celforj eziandio molto fuperiori a quelli; e di numero , e di- va- rietà, perchè dipendenti in gran parte dal vario mefcolamento , e combinazione degli altri vocaboli , a cui ciafcimo fi affocfa . Quindi fi apprendono con molto maggiore facilità le lingue dei popoli, più, vicini , i cui cofiumi meno difcordan dainoftri. Im- perciocché l'uniformità dei ccftumi inducendo a cosi dire una certa fomiglianza nella delineazione ,. e nei colori , con cui fi pingono gli oggetti, infonde ancor nei vocaboli un'indole fomigliante. Il fin qui detto intorno alle lingue delle Nazioni tra fi di- verfe applicare fi può a proporzione ai var; dialerti della lingua medefima. Se quella diverfità di coftume , che: può. aver luogo nelle varie Città della ftelTa Nazione fu una tra le cagioni prin- cipali, che ne divife la lingua in varj dialetti ,. i molti gra- di ancora di fomiglianza di quello ifteflb coftume produce la facilità in quelli della fleffa Nazione di apprendere, e di parlare tali dialetti; ed è certo mirabile quefta facilità , né può aver origine dall' analogo fuon dei vocaboli ^ giacché quefto in iàtti è cosi diverfo, che il giudizio fole dell' orecchio li potrebbe fèn- tenziare per coftituenti una lingua affatto diverfà . Ma cefferà in parte la maraviglia rivolgendoci all' indole dei vocaboli quafi uni- forme nella preffochè totale divesfità del loro fuono; indole, eh' io congetturo infufa dal cofhime non molto diverfo, per cui av- viene eziandio ,. che gl'idioti plebei facilmente intendono la- lin- gua- ooka della Nazione, quantunque airefterao dal loro dialet- to mi 381 1(3» to si difcordante . Sarebbe quefto uno dei fondamentali principj per chi volefTe trattare della identità , 0 diverfita delle lingue , e delle varie lor filiazioni. Si confideri finalmente, che quantunque, come abbiam detto, i linguaggi con vicendevole contribuzione fi preftino mutui foc- corfi ; nulla cflante tra le molte derivazioni d' ogni vocabolo non tutte paflano mai da una in altra lingua . Noi avremo adottato a cagione d'efempio un radicale latino. Spuntano Tempre da ogni radice come altrettanti germogli innumerabili derivati , nomi , verbi , avverbj , aggettivi . Per qual ragione adunque fé fu tra- piantata la radice nel nofiro terreno, fu mutilata di molti rami, che fpunravano dal ceppo ftelTo ? Per qual ragione fé alcuni di quei rami le fi lafciarono , e fi coltivarono , non le furono fi- milmente lafciati gli altri? Tanto più , che ciafcuno aver pote- va il fuo e/èmpio in altri fimili : d'onde conchiudafi , che non la clafle fu efclufa, ma l'individuo. Addurre per caufa la volon- tà dei Maggiori, oltreché accorda ad effi un vantaggio fopra di noi non fo con qual diritto acquifiato , egli è in oltre voler un effetto fenza la caufa, giacché non farà mai caufa l'arbitrio, e la volontà. Se non che lo fieffo confenfo , e volontà dei Mag- giori continuata fuccefllvamente infino a noi indica certamente , come altra volta accennai , la ragionevolezza della prima fua in- ftituzione, la quale potrà avere in molti cafi fondamento nel co- ftume , il quale ficcorae vale ad efcludere alcune idee, 0 ad im- primere nelle altre un particolare temperamento, atto farà fimil- mente a rendere i rifpondenti vocaboli più, o men necefiarj , a temperarli ,, e modificarli in varie, forme > A K- ^t 38z IK^ ARTICO L O IL DeW influenza del Coflume nelle voci: traihte„ \E negar noti fi può al coffume una, efficace influenza nel let- terario itile per quel potere non piccolo, ch'eflb ha fui vocaboli proprj, che ho tentato di efporvi nel primo Articolo; mi Infin- go, che ognuno facilmente fi avvegga, che deve quella crefcere a più doppi P2r quella molto maggiore autorità , che forza è gli competa, fui vocaboli, che fi dicon traslati, una breve efpofizion della quale formerà il foggetto- del prefente Articolo , o Memo- ria, colla quale ho l'onore di trattenervi . Imperciocché le non è indifferente il coflume neppur per le femplici , e intellettuali percezioni , e concepimenti della mente , che danno l'eflere ai vo- caboli propri ; tanto meno Io potrà eflere per le imagini dell' agitata fantafia,, e per le commozioni del cuor paffionato , alle quali predano i traslati i colori, ed il fuoco- Se dalla fantafia, e dal cuore prende in gran parte il coflume e vita, e forma, fi può dire ancor fenza errore,, che il coftume fteflb per una certa mutua caufalità efercita reciproca forza nella conformazione , e abitudine di quelli, la qual forza tutta fi trasfonderà nei trasla- ti, che ne fono il linguaggio, e la fenfibil pittura.. Infatti fan- tafia, paffioni, e coftume fono cofe connefle tanto, e con vinco- li cosi llretti, che fi può quali dire, che ne abbiano Ipeflb con- fufe, e indiflinte le cagioni, e gl'influfTi. Quindi mi perfuado , che libera pofla andare da ogni accufa di temerità la confiden- za, in cui fono di moflrarvi in maniera ancor più fenfibile , e perfuadente, che il coflume influifce nel letterario, ufo delle vo- ci traslate. I Traslati ,^ che tali Ci chiamano- que*" vocaboli, che dal nativo, e proprio trafportanfi a un fenfo alieno, col quale moftra quel primo qualche analoga fomiglianza,, conneffione,o rapporto, ^ pof- Ibno in due afpetti confiderare.. Imperciocché o rltengon quel po- llo dalla Ragione, che nella povertà del linguaggio per neceffità fé «eil 3^3 l[3» fé ne vale a femplicemente enunziare , ed erprìmere : o lo 'hanno dalla fantafia, che ne ufa nella dovizia per luflb a colorare , e abbellire. Io non richiamerò qui il penfier voftro alla prima fel- vaggia vita dei popoli, né li defcriverò folitarj tutti, e vagami a maniera di fiere per le forefte fenza vincolo di leggi , e di fo- cieta . Sia lecito al più all' imaginofa eloquenza di offendere con quefta forta d'ingiuria il fupremo lume di ragione all' uo- mo partecipato , e di forpettarlo capace di tollerare in eflb per un fol punto un tal genere di vita cosi contrario agli eterni, ed imperioli di lui dettami ^. Ma fé nella ftoria d'ogni Nazione i primi tempi non trovanfi della ferocia infociabile ', vi fi rinven- gono però quelli dell'incolta ignoranza, e della infantile rozzez- za d^ ogni umana arte , e intellettual difciplina . Imperciocché fic>- come nafcono quelle, crefcono, e giungono a maturità folameft- te quando la ftabile concordia , e la pace ficura dalle llraniere cure richiamati concentra gli uomini negli lludj del luflb , del piacere , e del comodo , e ne fviluppa lo fpirito gradatamente; cosi non potremo mai trovarle perfette nei primordj delle focie- ta combattuti quafi fempre da elìranee, e domeftiche turbolenze* Tali primordj per altro non li cerco io già per l'ordinario ^ come iliceva, negli uomini, che dai bofchi, e dalla feroce vita fi unifcono in focietà più tranquilla; ma piuttofto nelle famiglie > •e nelle colonie, che pellegrine , e da altre fiaccate fermano in qualche parte avanti difabitata la lor dimora : come pure per qualche fomiglianza quanto agli effetti , primordj di focietà ofe- rò di chiamar quelli, in cui i lunghi devaftamenti, diffenfioni , e tumulti guerrieri abbiano eflinto ogni reliquia della cultura an- tica, a cui pur troppo per fatale difavventura foggiacque 1' Ita- lia noftra ne' Secoli non lontani , che ancor fi chiamano della barbarie • Anche la lingua adunque, la cui ricchezza fempre mifurafi dal numero delle idee di chi la parla, non pofl'ederà in tali circo- ftanze fé non la fuppellettile di pochi termini indicanti le poche materiali cofe più neceflarie alla vita. Quindi qualora i fucceffi- vi tempi migliori permetteranno allo fpirito di rivolgerfi alla propria cultura, effo nei principj di quefta farà fempre nell' im- ba- «Sii .^S4 |l3i> barazzo di non trovare nel riftretto patrimonio del comune lin- guaggio gli opportuni vocaboli ad efprimere le idee nuove na- fcenti . Comporrà egli allor veramente vocaboli nuovi aflbcian- do, e combinando utilmente gli ufati, come abbiamo veduto nel primo Articolo : ma non farà quefto baftevole fuflìdio al gran bifogno; non folo perchè l'introduzione di nuove parole in una lingua è Tempre affare di fomma difficoltà; ma ancora perchè le la lingua è bambina , e aflai povera richiede , che ciò fi faccia con tanto maggior parfimonia , e cautela per non renderla mifìe- riofa 'troppo, e inintelligibile alla rozza moltitudine. Fia perciò migliore partito 1' aver ricorfo più che puoifi ai traslati , trafpor- tando con qualche fomiglianza fondata fulla ragione agli elferi aftratti , e morali i pochi primi termini delle cofe fenfibili . Quefta confiderazione, eh' io folo accennai leggermente, rende baftevol ragione perchè le lingue delle Nazioni negli iniziamen- ti di lor cultura trovinfi abbondar più di metafore, e di traslati. Se fin' ora fu ciò attribuito all'influenza del caldo clima, perchè fu {limato proprio foltanto degli Orientali ; riconofcafi adeflb a miglior ragione frutto dell'uniforme neceffltà, dopoché le fcoperte d'America, e il difotterramento di Codici antichi ce lo moftran comune anche agl'incolti popoli dell'agghiacciato Settentrione. Non è però la fola povertà della lingua , che arricchifca di tanti tras- lati il linguaggio della barbarie. In quel filenzio, e ofcurità d'ogni fcienza l'unico pubblico linguaggio, che refta, e di cui può confervarfi. memoria , è quello della paffione. L'arte dello lcrivere,e del parla- re riftringefi allora foltanto in qualche Genio fublime, che tutto in fé fperimenta il potere, ed il fuoco della Natura imperiofa , che lo eccita, e lo infiamma a produrfi a fuoi fimili , e a fard ad effi Maeftro di Umanità , di Religione , di civil focietà . Tac- cion però allor tutti quelli , che a forza non fieno tratti a par- lare da quefli ftimoli irrefiflibili . Tali arti adunque , che noi contro Natura tentiamo di ridurre a fiftema col farle dipendere da condizione di nafcita, e da bifogno di profeffione , nei tempi della barbarie non dipendono , che dalla veemente paffìone , che le produce fola , e governa . La paiTione poi unica figlia di que- fta efficace Natura nell' entufiaftico fuo fermento non conofce al- tro «SII iS3 II» rro lirigDaggio, che quello dei traslati , col quale falò può com- prendere , e pTefentare in una fola parola i varj oggetti , e k varie lor fomiglianze , e connefrioni, che l'ardor proprio prefen- tale vivacemente, e dalle quali prendon efll lume , e vigore. E da quefto appunto , che i fccoli della barbarie non conobbero , e non poterono tramandarci altro linguaggio , che quello della paflione Tempre colorato, e animato dalle iinaginofe figure , che è quello poi finalmente della Poefia , io (bn d'avvifo , che na- fcefle l'opinione foflenuta da Platone , e in progreflò da pre/^ foche tutti i Sapienti antichi, e moderni, che il linguaggio poe- tico abbia preceduto ogni altro j e fia fiato il primo ad ufurparfi nelle Scritture. Ma per trarre qualche utile confeguenza al noflrro fine , noa vi difpiaccia di confiderar alcun poco l'ordinario carattere di taH. primi traskti . Prima proprietà ne fuol eflere l'imperfezione di molti tra loro, ìr quanto che il rapporto , e la raffomiglianza dal traslato introdotta tra due oggetti e fpeffo languida aifai per la difcrepanza in molti punti , da cui refla anche ecciiiTata la con- venienza loro in alcuni , che fpeflb cflTcr non fogliono de' più eminenti. E cos'i dev'eflère in fa-tti. Uno fpirito non educato , e non imbrigliato dalla timida riflelTione ravvila negli t)ggetti que' foli rapporti, che gli fa balenare il prefente entufiafmo dd- la pafTion fermentata, e non vede , o trafcura tutte le fconve- nienze, che la Ragione meditatrice difcopre agl'ingegni più raffi- nati. Altra proprietà ne fuol eflere l'efpreifione , e la forza tut- ta originaria, e nativa, che noi fentiamo, e a gran fatica dopo tanti anni di meditazione, e di ftudio ci riefce pur di emulare . Figli fono elfi appunto naturali, e fpontanei della natura , della paffione, e del cuore, che rifcaldato , e commofTo , tutto folo fènza diftrazioni , fenza vincoli, fenza imbrigliamenti parla, e fi efprime . Che fé al dire di Cicerone deve ricorrere all'età 'puerile chi brama di veder ignuda la Natura come in fuo fpec- chio; a molto miglior ragione la riconofciamo noi quella Natu- ra nei popoli barbari, che alla difadorna , e fchietta fimplicità emula dell'infantile unifcono un cuore già adulto, e formato, il quale manca ai fanciulli. Quindi elTendo veriflTimo, che la Natu- Ccc ra •«Sii sSó |fS& ra in quelle opeiuzioni , che fon tutte Tue vanta fempre , e ci moftra uria certa fovrana , e inimitabile fuperiorità ; qua! mara- viglia è fé r energia , e la forza di que' primi traslati fi fperi- menti fuperiore ad ogni sforzo dell'emula Arte imitatrice? Sono quelli i caratteri , che nei traslati infonde il coftume confiderato generalmente nella vaga , ed aftratta qualità di barba- rie . Aggiungo ora , che in quello flato medefimo anche ogni in- dividua qualità di elfo deve improntarli del proprio fuggello , e neceifariamente produrvi le proprie corrifpondenti diverfità . La Natura dagli efterni oggetti vivamente colpita, e che nell'ardore d' una paflTione entufiaftica prende da quelli i colori , e le imagini del fuo linguaggio è l' unica , e fola Madre di elfi . Ma chi non fa, che quella voce Natura fotto una femplice denominazio- ne comprende innumerabili cofe , capaci ciafcuna di gradi , modi- ficazioni, e combinazioni infinite, indicando tra le altre l'indo- le, l'abitudine, le qualità tutte dello rpirito , e del cuore, che poflbno da tante caufe ricevere variazioni? Gli ufi poi, ed i co- itunii fé non fono la più efficace, non faran certo 1' ultima tra quelle caufe . E certo fé nei varj fecoli s' incontrano diverfificati i caratteri delle flefle Nazioni, che vivono fotto lo flelTo Cielo, tale diverfità almeno, fé mal non mi appongo, non al clima , o alle altre collanti cagioni, ma agli ufi bens'i , ed ai varianti collumi fi deve afcrivere . Quella diverfificata Natura poi non farà forfè dagli oggetti fenfibili variamente fcofla , e colpita ? La diverfa abitudine di fpirito, e di cuore non farà forfè , che diverfe fo- miglianze, diverfi rapporti, connefTioni diverfe fi ravvifino negli oggetti medefimi; che gli uni più vivamente , e con maggiore diletto fi fentano fcuotere da una claffe , gli altri da un' altra ? Non farà in oltre, che l'intera Nazione abbia qualche clafle di oggetti più familiare, più intereflànte , più atta a commoverla dolcemente ? Che fé tutto quello negar non fi può, fi rifletta ancora , che la familiarità appunto , l'interefTe, la vivezza , il diletto , che hanno gli oggetti fono i più forti determinativi dello fpirito, e della paflione a prender da elfi le imagini, ed i fantafmi , giac- ché non altro cerca da elfi fé non che forza , e vivezza al fuo lin- «Eli 587 113» linguaggio . E' aflài comune , e noto il precetto del Maeflri dell'arte, che introducendoli nei componimenti a parlare a cagio- ne di efempio Naviganti , Soldati , Partorì fi prendano 1 traslaci dagli oggetti a quelle Profefllonl più relativi: e ciò appunto per imitar la natura, che tutta fola operando , non altri oggetti of- frirebbe a tali perfone , dai quali prendere le loro imagini più energiche, e più toccanti. Aggiungafi , che dal cofturai , che le deftano, e le alimentano dipender deve In gran parte lo fvilup- po, e il carattere delle ftefle paffioni. Da ciò avviene, che quan- tunque fia lo fteflb l'umano cuore in ogni paefe,ein ogni feco- 10 col fondomedefimodifentimenti ,edi pafTtoni; nondimeno tanto variata fi vegga la fcena dell' umano vivere. Sara fempre amore, farà fempre collera , eppure in diverfe Nazioni , e in tempi diverfi avranno la loro diverlita. Ma quefta diverfità di carattere infufo dal coftume nelle paffionl non dovrà forfè per neceflària legge tras- fonderfi nel Jor linguaggio, ch'efler ne deve la fedele pittura ? 11 qual linguaggio eflendo appunto quel dei traslati , fono per- fuafo perciò , che un dilicato , e giudiziolò efame degli antichif- fimi Codici delle Nazioni , nella qualità , nel carattere , nel ge- nio particolare di quelli, che erano allora in maggior ufo, pre- fentar ci potrebbe quafi in uno fpecchio la non fallace imagine dell'indole, e del coftume proprio di quelle . Cosi le un dotto Autore nella Paftoral vira unlverfale all'antico Ebreo Popolo, e nel coflume di que' Sacerdoti di cuocere nelle cucine annefìè al Tempio le carni degli animali facrificatl alla Divinità, trova la ragione dei sì frequenti Tropi prefi dalle pafture del Gregge , C' dalle Caldaje, che incontranfi nella divina Scrittura ; io penfo ancora , che il genio , e 11 particolare carattere di molti altri Tropi della Scrittura medefima ci poflano far conofcere quel po- polo alquanto materiale , e groflblano , e più furente, che generofo nel fuo e.ntufiafmo. Raccolgo dal fin qui detto , che nel tempi della barbane il linguaggio del traslatl non è il linguaggio dell'artifizio, ma quel- lo della Natura. L'intelletto allora Ineducato , ed incolto lafcia libero il campo alla fantafia, che fola vi domina, e fignoreggia - Efla efercitando tutte le forze fue intorno alle fole fenfibili co- C e e 2 fé , m :ss ifs»- fe:, che- la ciraoiìdaaa , a Li, conimovono-, ppoduce queflo linguag- gio enfarico , e imaginofo , fui quale perciò otterrà il collume quella forza , eh' elfo efercita nel formar l' indole , il carattere , e la natura degli Uomini : la qual forza , fé grande fi confeffa in qualunque circoftanza di tempo ,. e fiftema di focietà , fi dovrà ri- conofcere fomma ip_ que' tempi dell' incoltezza , quando né meto- do di educazione, né Audio di faenze, g d'arti può aver parte alcuna in tale conformazioae , che tutta, perciò al coftume fole, refta affidata» Ma dal primo u/ò de'^Tropi ingiunto parte dalla necelTita , e parte dalla natura nei primi sforzi dello fpirito per paffare dalla felvatichezza alla cultura ;, veniamo ai loro u/o confervato , e adottato per ornamento dalle Nazioni già coltivate . Qui mi fi prefenta. ad efaminare non tanto- la Natura realmente eccitata, e commofla,, quanto l'Arte, che tenta imitarla in tale flato . Qui più noa afcolto l' Eroe pafllonato , il Maeftro della relig'ione , e del coftume , che parla ; ma il freddo corapofitore , che poftofi imaginando nella Ctuazione di lui ne ritragga , e ne imita il perfonaggio.^ e la lingua. So, ch'egli ha fempre alla mente, ed al cuore il precetto „fii commoiro, fé vuoi commovere „; ma fo ancora ^ clie tal comrnozione attendere per lui non C può , fé non dalla fantafia, che li finge , non dalia realtà degli oggetti, che flen prefentù Ed ecco diftanza infinita di commovintento, e di paffione tra quefto , e il felvaggio , quale appunto avervi deve, tra l' originale , e il ritratto; tra la verità, e la finzione; tra la paffione del cuore, e quella, fé poffo cosi chiamarla, dell' in- telletto. Sia pur dunque l'Arte ricchiffima di precetti tratti dall' olTervazione della Natura ; abbondi pure di perfetti efemplari mol- tiplicati all'infinito nel lungo corfo d' una cultura non mai inter- rotta; moftri pure negli ampi volumi diciferata ogni ragione, e fcoperto ogni arcano del bello , e del buono ; non potrà efla lu- fingarfi giammai di ottenere ne' fuoi allievi fé non languidi imitatori della Natura ; oltre al pericolo , in cui fempre fa- ranno, che la troppa ricchezza generi confufione,. e che i trop- pi lumi dell'intelletto' ammorzino gl'impeti del cuore, e il fifte- ma adottato da quello per educazione , e per maffima Ca can- tra- «)} 58? (19» trarlo, o affatto non rifpondente al vero grado, e temperamcnt» della paffione propria di quefto . Quindi quantunque anche nei fecoli della cultura fieno i traslati il linguaggio della pafTione , che fi pafce d'imagini, e di colori ; vi è nulla oftante la diffe- renza, che la palfione allora fi fveglia più dall' artificio , che dal- la Natura ; l' artifizio almeno vi ò Tempre compagno , e viene, per giunta affociato dalla rifleffiva Ragione, che fi pone a fianco della paffione ragionatrice , e a difpetto di lei ergefi a Giudice per efaminare, e cribrar lentamente ogni vocabolo , che le efce di bocca. In vano adunque fi cercherà, nel traslati dei fecoli della cul- tura quella vivace energia, e quell'ardore nativo , che avevano nella barbarie. E per renderne qualche ulteriore ragione , riflet- tafi , che le due facoltà dell' uomo cuore , e intelletto con efito rfiverfo molto, e quafi oppofto fi preftano al magirtero di chi Je coltiva. In fatti mentre l'ingegno nel coltivarfi fi rifchiara , fi fviluppa, s'invigorifce; il cuore all'incontro pare, che fi raf- freddi, che languifca,e perda fempre in progreflb ardore, e for- za. Forfè ciò avviene, perchè la Natura nel formar l'intelletto altro non fece, che predargli le facoltà, le forze, e l'energia . Con quelle ufate opportunamente, e applicate, effo può veramen- te ottenere l'acquifto delle cognizioni , e delle fcienze , che gli appartengono : ma fé oziofe le tenga , lo che interamente da lui dipende, giacerà fempre nella nativa ofcurità, ed ignoranza - Non coTi è il cuore . Gli affetti , e le paffioni non fono cofe pro- podegli ad acquifere coli' efercizio delle fue forze , ma fono in lui inferite naturalmente . Sono come fecondi femi ad ottimo ter- reno aflSdati, che per ingenita forza di fecondante virtù fi fvi- luppano da fé fteffi, e con vegetazione fpontanea crefcono ^ e fi maturano . Se ciò è vero , come io lo ftimo ; l' educazione , e la. cultura giovar molto devono all' intelletto ponendo in azione , e applicando agli oggetti le di lui forze , e quindi in fatti Je fcienze puramente fpeculative tra le Nazioni, che le coltivano, fi^ trovano in continuo progreflb di avanzamento , e di perfezione fé qualche finiftra avventura non ne interrompa, o ne volga ad- dietro il corfo. Ma quella cultura medefima applicata al cuore , quan- «SII sp° I!3» quantunque polTa recar it vantaggio di dar legge , e di modera- re con temperata difciplina l'orgoglio troppo lufsureggiante delle paffioni; ne rallenta però, e ne mortifica nel tempo lleflb la vi- vace vegetazione . Efla è fimile all'indurtria di efperto Giardi- niero, che nel dar legge, e regolar forma alle piante, ne tronca i rami, e ne impedifce il crefcere più rigogliofo. Quindi le Ar- si di ièntimento ,. e il linguaggio delle paffioni giunto in breve alla fua perfezione , dalia continuata cultura , piuttofto che avan- zarfi, ritorna addietro, e degrada dal fuo fplendore. Se adunque diftinguafi in ogni Nazione , oltre 1' epoca della barbarie, le altre due della media, e della perfetta cultura, noi troveremo, che ficcome nella prima il barbaro coRume trasfon- der dovea nei traslati l'impeto, il fuoco irregolare, e i'entufiaf- mo alcune volte sfrenato , come abbiamo veduto ; cosi i proprj corrifpondenti caratteri vi comunicheranno ancora ciafcuna dell' altre due . Confideriamolo brevemente . Neil' epoca della media cultura le paffioni veramente ricevono qualche maggior regola , e temperamento; irta non tale però, che le faccui timide trop- po, e fervili . Le differenti condizioni , ed ordini tra i varj membri della Società, e quindi le varie leggi di urbanità , che mei vicendevole commercio ne impongono gli uffizj rifpettivi , vi fono in queft'Epoca ftabilite ; ma quelle contente di moderare nelle paffioni la sfrenatezza, non ne impedifcono però la libertà del franco entufiafmo. Si aggiunge, che quelli fono i tempi, in cui la fcienza , le lettere , e ogni altra facoltà dell'ingegno ri- cevono gli omaggi maggiori dagli Uomini , non folo perchè le trovan piìi rare; ma ancora perchè fono effi appunto nel cafo di riconofcerne meglio col confronto, e col fatto il pregio tutto , e di mifurarne, e fentirne i giornalieri vantaggi . Se nei tempi già colti uffizio è delle fcienze , e delle lettere di confervare, e euftodir la cultura; nei terapia che non vi fono ancor giunti, è loro uffizio di generarla. Adunque il grato fentimento degli Uomini verfo eflè farà tan- to minore nei tempi della cultura , quanto la continuata poflef- fione dei beni più languidamente ci muove del loro acquifto pri- miero. Quindi vediamo, che il favore dei Principi , T ammira- zione «Il vyi 115» zione dei popoli, runivciTale benevolenza, il plaufo , i prcmj fono in quefti medj tempi delle lettere , e dei letterati . Tali colè poi, che tanta forza ottengono fui cuore umano , lo foUe- veranno ad un generofo entufiafmo, frutto del quale farà un rif- pondente linguaggio tutto nobile, tutto libero , tutto ingenuo • Non vi fi riconofcerìi perciò nei traslati quel primo fuoco impe- tuofo, che quantunque produca fpeflb bellezze ammirabili; pure, come diceva un Autore, fomigliante al calor della febbre, irre- golare, ineguale fale fpefTo alla telta , urta, e ribolle ; ma un calore temperato , e tranquillo , che per tutto diifufo come ii calore della fanità dona alle membra vivacità, forza, e vigore, Si giunge in fine ai tempi della cultura , che diremo perfet- ta. Eccovi gli Uomini opprefiì da numero infinito di doveri, e di uffizj : eccovi innumerabili briglie , che in ogni punto tengo- no in freno, e in guardia le ior paffioni ingiungendo, che fiane guardingo, mifurato, rifle/Tivo ogni paflb;e fé per proprio ifiinta non altro affettano che liberta, fentonfi qui Ior malgrado alTog- gettate in tutto a metodo, ed a fiftema. Lungi qui pure nei let- terati quel primo nobile ardore. Refi elfi familiari troppo , e fre- quenti, non più deftano ammirazione, non piìà rifcuotono applaufi, e fa ognuno quali fieno i premj propoli ad effi , e quale , e in che modo fi diriga, e fi fondi la fperanza di confeguirli. Quin- di anche il linguaggio delle paffioni ci farà allora fentire l'abor- rita fervitù, che le opprime, e faranno perciò i traslati forzati, affettati , ricercati , metodici, frutto più di ftudio,e di rifleflione, che di fpontanea Natura. Non è difficile il riconofcere colla ftoria , e col fatto verifi- cate le congetture cosi dedotte per raziocinio. Imperciocché l'im- peto irregolare, e trafportato fi troverà nei primi Poeti, e Ora* tori d'ogni Nazione; la delicatezza, la nobiltà , l' ingenuità tem- perata forma il carattere di tutti i medj; come l'affettazione, e la ricercatezza quello degli ultimi . Così ogni Nazione ci può moftrare nella prima epoca gli Orfei , gli Ennii , gli Ofllan ; nella feconda gli Omeri, i Virgilj , i Petrarca ; e finalmente i Plinj, i Seneca, i Marziali nell'ultima. Ometto i nomi, e gli Autori nazionali , e recenti , e perchè troppo noti , e perchè ri- pe- «Sii :,r- lls> potute fono anclie troppo le querele , e le accufe , che lor iì ap- pongono. Anzi fé vogliafi inlHtuire un efame piìà fottiie fu que- lli Autori, fi ravviferanno in effi più luminofi , e fenfibili i li- neamenti di quella tra quelle epoche , a cui villero più vicini . Cos'i Omero, Lucrezio, e Dante fpirano tratto tratto il fuo- co impetuofo , e irregolare della non rimota barbarie ; come fi cominciano a fentire in Tibullo , e in Properzio i legami , e la ricercatezza del fecolo , che già difponevafi a movere loro dietro. Ed eccovi ancora, fé mal non giudico, refa qualche ragione d' un fenomeno, che formar potrebbe nelle lettere un Problema di non cosi agevole foluzione. Che a' tempi noftri lo ftil letterario di molte accufe fia degno , e riprenfibile per molti vizj non è bifogno , che il dica . La fottiie ricercatezza , l' affettata lifciatu- ra, la fervitù, il legamento, ed altri difetti di fimil genere fo- no eminenti troppo , e fenfibili per poter copnrfi , e difenderli giuftamente. Ma nel tempo medefimo il linguaggio delle fcienza fi vede giunto quafi all' ultimo fuo onore per la proprietà dei vocaboli, e per quella elegante precifione, perfpicuita, nettezza, ed ordine, che in vano cercherebbefi negli antichi . Quello ne moftra appunto, che quanto l'intelletto nella progrelTiva cultura acquifta di chiarezza, ed ordine nelle proprie idee , tanto perde il cuore dell'ingenuo fuo fuoco. Quefto cuore in fatti, che fen- za perdita del fuo vigore non può affoggettarfi ad un metodo ri- fleffivo , e ordinato tofto languifce qualora debba ne' fuoi lanci aflbggettarfi alle mifurate leggi del rettificato intelletto . Egli , che nella prima originaria fua libertà per infita forza efegui le vere leggi del Gufto fenza conofcerle , par che non fappia , o più non pofla , che a grave ftento adempirle fé abbia al fianco l'illuminato intelletto, che da elfo medefimo apprefe , gliele fpie- ga, ed ingiunge. In vano adunque ci lamentiamo della Natura, quafi che fpoflata , e languida più non vaglia a produrre que' Ge- nj fublimi, dei quali fu ai fecoli antichi s"i liberale . Certo not\ venne in lei meno né il potere, né la benefica difpofizione , e ne fanno amplifilma fede ì progreffi delle fcienze , e i molti lu- mi in effe acquifi;ati, clie dilatarono tanto in quefti ultimi feco- li «eli 395 US* ii i confini delle umane cognizioni . Ma i coftumi noflri ', che per riguardo al cuore fi poflbn dir troppo colti, a forza di xiflet ilone, e di precetti ne hanno ammorzato il focofo impeto , e collo fcemargli la libertà di fcorrere a fuo talento come , e do ve gli aggrada per gli ampj fpazj , che vede aperti nell' impeto della paffione, e coi riftringerlo a forza ad anguRo fegnato fen- tiero, che fi giudica, e farà forfè l'ottimo, fi è refo cotanto lan- guente , e fiacco , che negli ftentati fuoi pafll par , che indifpe- tito accufi i'error di chi penfa , eh' eflb pure al pari dell' intel- letto pofl'a camminare più franco , o per un fentier già battuto , o con una guida, che lo conduce. Le fteffe private converfazioni , quanto fpeffo eloquenti , e fparfe di nitida venufia fé qualche fcien- tifico argomento dia il foggetto al focievole commerziare , al- trettanto fcipiite, affettate, e languide per troppa ricercatezza nei geniali foggetti fomminiftrano ulterioi- prova del danno, che reca agli affetti una troppo doviziofa cultura d'ufi, e coftumi. Tutto ciò confermar fi potrebbe cogli efemp; non rari degli fcienziati medefimi, lo flile de' quali quanto fuol elfere a' noftri tempi, come dicevamo , pieno di grazia nella propria fcientifica meffe; altrettaato riefce le più volte viziofo per troppo vincola- ta ricercatezza fé mai venga loro il talento mal configliato di cercar aumento alla lor fama dagli argomenti di Gufio , e di Lettere . Almeno il faticofo , e fottile raffinamento dei lor traf lati mofìra il troppo riflelfivo fiudio della mente piuttofto che la naturale eflufione del cuore commoifo dalla paffione. A quello luogo per altro mi avveggo, che farò forfè accufato di attribuire al coftume ciò, che afcriver fi deve con più ragio- ne alle fcienze , travifando cosi un foggetto già efaurito con tan- ta grazia, e moltiplicità di brillanti argomenti dal fecondiffimo ingegno di un altro noftro Accademico . Ma fi confideri , che quel danno medefimo, che reca allo ftile la troppa fpeculazion delle fcienze , per efatta parità di cagioni glielo deve apportar fi- milmente in gran parte il troppo colto cofl:ume . Imperciocché fé r abituarfi nelle aftratte , e intellettuali meditazioni infonde nell'anima quella certa arida feverità,che impedifce i vividi mo- ti della Fantafia, e della paffione si necefllirj alla fucofa delica- D d d tezza « *aìi :94 115> tczza, e fènfibilita dello ftile, parmi , che l'effetto meclefimo s' abbia a temer dai cofìume, quando la cultura di eflb moltipli- cando all' infinito la legislazione del cuore tende a renderne le paffioni metodiche nel loro fviluppo, e regolate in ogni lor mo- vimento. Parlando poi dei traslati precifaìiiente , ficcome ciafcun d'efli prefenta due idee contemporanee, l'una dell'oggetto, a cui propriamente appartiene ; la feconda dell'altro , a cui fi appro- pria , nel che appunto confifte ogni lor grazia, e bellezza; co- s'i prefentandofi quefta analogia a guifa di un lume fuggente, che in un iftante folgoreggia, e dileguafi , dovranno neceflariamente farfi in fimil modo fmorti, e languenti, non folo dalla profon- da meditazion delle fcienze , ma anche dal troppo vincolato co- ftume, giacché quefto ancora non men di quella tende a rallen- tarne la naturale rapidità . Anzi fi rifletta , che il danno , che dalle fcienze riceve il cuore, gli fi comunica folo mediatamente per via indiretta ; da quella forza , cioè , che per neceflaria leg- ge aver deve fopra eflb la contratta abitudine dell' intelletto , a cui folo fi riferifcono, e in cui operano direttamente le fcienze; e quindi farà tanto minore di quello, che fi avrà dal coftume , la cui efficaciffima operazione tutta al cuor fi dirige, e tutta in elfo fi ferma come in fuo centro. Tali caratteri generici , e comuni , che ricevono i traslati coftantemente dalla più fenfibile , e luminofa diverfità del coftu- me delle due epoche di media , e di perfetta cultura ci danno plaufibile ragione a congetturare , che ogni altra diverfificazione di eflb debba in quelli trasfondere analogi cangiamenti . Saranno quefti in vero dilicati molto, e quafi infenfibili , ma non man- cheranno veramente , né affatto fi afconderanno alla fagacita di acuto conofcitore. In fatti, fé ogni diverfità di coftume indica, e comunica alle pafTioni diverfo fviluppo , diverfa indole, qualità diverfe; fé concede alle une maggior libertà, riftringendo le altre con più feveri legami ; fé in fomma con diverfe leggi , e con dofi, per cos\ dire, diverfe, le modera, e le contempera ; forza è parimenti, che diverfo ne faccia il linguaggio, che è come il ritratto, e la fedele pittura di efle. Quindi l'aufterità , la mol- lezza, la generofità, l'abiezione, la durezza, il languore fé con più «eli 395 Ii3» più fenfibile predominio formino, come accade, il diftinto carat- tere d' una Nazione , o di un fecolo , marcheranno ancora del loro impronto le Metafore , ed i Traslati . Celebri fono infino a noi le Metafore Africane , ma non farebbero meno didinte le Ger- mane , e le Inglefi fé ad un più fottile efame fi aflbggettalfero. Abbiamo di quefta Teoria una fenfibile prova di fatto nella diverfitk dei traslati , che incontranfi nelle lingue diverfe ; diver- iità , che più eminente ci fi difcopre all' occafione delle verfioni , quando fingolarmente vengono al confronto le lingue delle Na- zioni per ufi, e per coftumi più difparate . In fatti ciafcuna lin- gua aver fuole grande numero di traslati , che fi poflbn dire iuoi proprj, e che ricufa di predare alle altre, e tanto più quan- to le fon più rimote. Che fé alcuno a forza ve li trafcini, elfi nella fparutezza, che li ricopre, e nella perdita d'ogni vivacità, forza, e vigore, che aveano nel nativo terreno, ci moftrano abba- fìanza, e quanto di mal animo ii fieno fl:accati dal proprio feg- gio, e quanto ingrato accoglimento ritrovino in quefia aborrita peregrinazione . Né qui vale il diverfo fpirito della lingua. Al- meno ficcome uffizio è dei traslati di prefentare con grazia , e con vigore la fomiglianza , la conneffione , o il rapporto degli oggetti ; così non veggio in qual modo polTa avervi parte il ma- terial della lingua, non valendo eflb a qualificare a quefto mo- do le analogie, o ad introdurvi quelle , che non vi fono . In fatti che diremo di tanti traslati, che dignitofi fono in una lin- gua , ovvj , adattati , e recati in un' altra comparifcono vili , ricercati, incongruenti ? Tutto quello certamente non gi*a dallo fpirito della lingua p^^ nalcere, ma da quel delle idee, che va- rie poflbno effer negli Uomini fecondo il vario loro coftume , potendo quello rendere ad una Nazione ovvj , decorofi , analogi alcuni oggetti , che fono ad un' altra o quafi ignoti , e lontani , o umili, o difparati. Quindi, per recarne un efempio, l'univer- fale Bucato del Mondo, con cui Tertulliano chiamò il Dilu- vio, non avrà forfè defiato negli Africani labafia idea, che fve- glia tra noi , né avrà chiamato quei popoli a contemplare ii Nume fupremoqual vilFeraminetta follecitameme alìàccendata alla Calda ja, ed al Fiume.. Ddd 2. Le «SII 196 i[3» Le cofè dette- fin qui., che qualora per troppo afletto al mio aflunto io non travegga, ftimo veriflime , molto maggior pefo riceverebbero , fé per noi. fi poteffe analizzare, e conofcere quello, che chiamafi Gufio , che fentito in noi fenza intendere d' onde oafca, e come fi formi è ,. nei tempi fingolarraents della cultu- ra, l'unico difpotico legislatore dell'arti umane sì gelofo di fua autorità, che pago di farne fentir le fue leggi , fdegna per fino d'eflère interrogato Tulle ragioni di. effe. . Noa.potendofi negare per altro, che un tal. Gufto ,. o confifie unicamente in un inti- mo fentimento del Buono , e del Bello, o da effo in gran parte dipende, potremo almeno concludere , che fark eflb a quella au- torità,, e a quelle variazioni foggettOi ,. a^ cui quello fentimento non ifdegna, di ubbidire,, e rifpondere • Q_ui però' per non dilun- garmi foverchiamente ometto di confiderare il Bello, e il Buono di eflenza,, tale appunto e percJiè indipendente da ogni infiituzione,e perchè non fottopoflo a. varietà.: bello , e buono , che piace 'm in ogni tempo, in ogni luogo,, e- ad ogni Nazione, e che trat- iando.fi dell'opere di fpirito fi ftabilifce dall' Andre' nella verità,, nell'ordine, nella dece n, za , neli'oneftà. .. iMa oltre a quefio Bei- io , avvi ancora fecondo lo fleffo Autore il. Bello naturale ,. e l'arbitrario. Quanto alle, lettere confifte quefto. nelle animate imagini, e nei colori, che vedono, e afabeilifeono la verità,, on- de effa bene accolta nel veftibolo dalla fantafia introduttrice- cosi raccomandata prefentifi allo fpirito, e; alla Ragione o. Mi fé noi- gli chiediamo quali abbiano ad effere i pregi di quefte, imagini,. a di quefti colori-, che dai traslati appunto 'Ci prendono ; egli non altro rifponderà, fé non che grandezza, che follevi, e grazia, che diletti la fantafia . Dalla fl:efra vaga aerazione di tal rifpofia , che quanto certo ci fa il precetto , altrettanto ci lafcia ofcura , e indeterminata r applicazione di eflb,dedur fi può, che ficcome la grandezza, e la grazia nelle im_agini noa fono qualità affatto, affolute, ma relative in gran parte y. che fi riferifcono cioè al- lo flato, e abitudine della Fantafia, da cui prendon forma, e mi- fura: cosi il giudizio di effe , cioè il fentimento intimo del Bello naturale, e arbitrario farà vario, e incollante , fé tale poffa ef- ière i' abitudine della. Fantafia , da cui dipende . Quindi of- '«Il 597 nsfr fervanilofi in fatti, che tutte le facoltà tlello rpirito , e In par- ticolare la Fantafia fi modificano, e variano, e 11, conformana al diverfo genio, e indole delle Nazioni , che è appunto la bafe dei lor diletti; forza è di conchiudere , che quel medefimo fen- timento del Bello naturale, e arbitrario dipender debba da quel- le caufe , che hanno forza full' indole delle Nazioni . Eflendoi adunque indubitato, né abbifognando di prova , troppo luminofe avendole dalla ragione , e dal fatto , che l' indole delle Nazioni dagli ufi, e dai cofiumi in gran parte fi forma , e fi varia, de- dur ne dobbiamo di legitima confèguenza, che dai coftumi ileflì formar debbafi , e variare il fentimento del Bello arbitrario , e quindi parlando del nofiro argomento, il giudizio fopra i trasla- ti, il loro ufo, e la lor forza. Variato perciò il coftume , potranno come accade, comparir vili, fgraziate, fvenute quelle imagini , che fembravano un tempo nobili, graziofe, vivaci. Veggo ben io, che l'introdotta argomentazione mi aprirebbe l'adito ad un immenfo trattato, da cui riceverebbe lume, e for- za maggiore il noftro aflunto prefente. Imperciocché raccogliamo da efla, che ficcomc il Bello eflenziale fi riferifce alla Ragione; cos'i il naturale, e l'arbitrario, che è per noi quello delle imagini, vale a dir dei traslati , fi rapporta alla Fantafia facoltà all' Uom naturale non raen di quella. Quindi fé la Fantafia è quel legl- timo tribunale, a cui è demandata la giudicatura dei traslati , la forza , die ha il cofiume fopra quelli- valutar fi dovrà dalla forza, ch'elio ha fulla Fantafia; ed é quefto l'argomento eh' io debbo efler contento d'aver qui accennato perchè vallo di troppo,, e alieno in gran parte dal noftro fine prefente , ma che intatto fin' ora,, per quanto io lo, potrebbe offrire a qualche felice inge- gno un fertiliflimo campo ^ da cui fperarne mellé ubertofa di leggiadre, ed utili cognizioni. Confiderò folo. primieramente, che quella facoltà si fenfitiva, e's'i mobile, che fi fcuote ad ogni ur- to, e ad ogni minima occafione si rifenta y e fi vibra , duopo è che rifponda co' fuoi docili movimenti ad ogni mutazione mini- ma di coftume. E fé, come abbiam detto, il fatto, e l'opinio- ne di tutti i Dotti accorda agli ufi , e ai coftumi una forza gran- diflTima a variare il genio , e. i' indole delle. Nazioni , tal verità: noa «eli 39S 113^, non può certamente aver bafe nelF Uomo fé non nelk Fantafia , che è l'unica tra le di lui facoltà incoflante , e varia nei fuoi giudizj , tendenze , e piaceri a differenza della Ragione , e del Cuore , codantiffima 1' una ne' fuoi eterni dettami di verità , fìccome r altro ne' fuoi intimi movimenti d' oneftk , e di de- cenza.. Confiderò in fecondo luogo ^ che anche tutto ciò , che alla Fantafia fi rapporta, non folo è fottopofto a continue fvariate vicende , ma ci fa ancor trafparire qualche fentore di analoga eonneflion col coftume. Certo di tale incoftanza ne abbiamo efem- pi innumerabili nelle Mode, e negli ornamenti del Corpo , che varianfi ogni giorno con sì fìravaganti viciffitudini . Ma io non vorrei effere filmato fognatore ài fpettri, e di vuote vifioni fé avventuraffi , che le fteflè capricciofe , e varie introduzioni di ve- ftiti , e di abbigliamenti or più leggeri , or più gravi , or più brevi, or più lunghi , or più affettati, or più maefiofi , or più am- maffati , or più fobrj , e fempre in cento forme variati hanno qualche corrifpondenza col coftume dominatore » Io certo non lo reputo irragionevole: fìane del redo il più maturo giudizio pref- fo le perfone, che e per le cognizioni loro più eftefe , e accer- tate , e per la tranquilla indifferenza dello ipirito poflbno con migliore criterio pronunciarne fpaffionata fentenza • Che che fia dunque di ciò ; buon per le lettere, foggiungo io, che quantun- que anche il giudizio degli abbellimenti , e delle imagini loro dalla Fantafia in gran parte dipenda ; non di meno quella nel giudicarne non fi è ancora arrogata una totale indipendenza dal- la Ragione, come la vuole nel giudicar delle Mode ; appunto perchè in quelle imagini ha qualche luogo verità , ed ordine , che non conofce altro Giudice , che la Ragione. Per altro noi la vedremmo cosi volubile, cosi capricciofa , e sfrenata nei giu- dizj di quelli , come la fperimentiamo tutto giorno nelle leggi di quelle.. Con tutto ciò una tal dipendenza è più d'amillà, che d' impero cuftodita fingolarmente dalla facile condifcendenza , con cui la Ragione per quanto può accarezza , e feconda i capricci della fantafia . Imperciocché fé non fieno quelli incompatibili affatto co' fuoi eterni dettami , quantunque in qualche parte '«SII 399 ]» li offendano , con prudente diiìlrauiazione JI tollera , e li for- pafla. Siami qui permeffo di ripetere dai bizzarri capricci, della Fan- tafia tollerati per mera condifcendenza dalla Ragione, lo Matura- to pervertimento di Gufto , che accade non rare volte negli ftef- fì tempi della cultura, e quello tra gli altri del fecole , che ci precorie appena credibile in mezzo a tanto luflb di fcienze , e ài ftudj, e feguito a difpetto d'una retta, e profonda cognizion dei precetti , e di un numero grande di perfetti efemplari , che pur fi volevano, e fi proponevan per guida. Io poi fofpetto verace- mente, che il coflume allor prevalente abbia a quel modo for- mata , o /travolta la Fantafia , e mi rifervo a rendervene qual- che argomento di congettura nella feguente Memoria , in cui mi ftudierò di moftrarvi , che nello fteffo coftume indagar fi de- ve la caufa di quello Itile concettofo , e forzato , che infieme colla fmodata gonfiezza , e colla sfrenatezza indomita dei tras- lati forma il vero carattere di quel fecolo per le lettere mal au- gurato . Da queRa Fantafia fimilraente , la quale fecondo i diverfi co- ftumi potendo ricevere maggior nutrimento , e maggior liberta potrà fimilmente acquiflare diverfi gradi di robuftezza , e più o meno edefo dominio, dipenderà il vario ufo più , o meno fre- quente, e doviziofo dei traslati , Secondo i generali precetti , che ad effi appartengono, abbellifcono i traslati lo fl:ile,e quin- di, come è dovere di tutti gli ornamenti , illuftrare lo debbo- no, non ingombrarlo. Sono fiori, che adornano il Manto , ma Iblo allora, che fieno diftribuitì con giudiziofa parfimonia , e contornati dall' ombre , che lor dieno forza , e rilievo . Sono condimenti , che profufi con intemperanza offendono il fenfo per il piacer troppo piccante , con cui lo fcuotono . Sieno perciò ufurpati con quella fobrieta, che vaglia a fvegliare lo fpirito fen- za fiancarlo , a fcuoterlo fenza opprimerlo , a foUeticarlo fenza abbagliarlo . Egli è Cicerone , che ci fa offervare colla gior- naliera fperienza, che il difgufto confina fempre col Ibmmo pia- cere, e che la profufione di ornamenti in tutte le arti , che al- la prima impreffione maggiormente ci fcuote, non foftenta a lun- go «gfl 400 113» go il diletto ,' ed annoja col farfi troppo ammirare . Ma fé egli è Tempre vero , che l'ecceflb ci offende , farà vero altresì , che la mifura del grado , a cui fi può impunemente arrivare , di- penderà dalla diverìa forza, o dominio, che ottiene la Fantafia, e che perciò una Nazione , in cui prevalga la feria ragione , e un indole grave , e meditatrice, potrà ftimare eccefTivo luflb d ornamenti quello, che da un'altra, nella quale i coftumi più brillanti, e vivaci abbiano alla Fantafia permeffo maggiore autori- tà, fi ftimerà non oltrepaflare i confini d'una giufia moderazione . Prima di por fine a quella Memoria mi è neceflario di nota- re due cofe. La prima è, che in tutto il corfo di effa intefi di parlare di que' traslati , che tali fi filmano, e fono anche prefen- temente . Mi era neceflario un tale avvertimento dopo che il Ch. Socio noftro Sig. Abate Cesarotti {a) ci ha fatto oflervare la doppia fuccefilva metamorfofi , a cui foggette fon le parole , colla prima delle quali dovuta al bifogno diventano traslate, e coir altra di traslate tornano proprie . Imperciocché la felicità d' un nuovo traslato, che s' introduca , per il piacer, che produce, ne fa l'ufo più univerfale, e facendolo in mille forme adottare, di un folo che era ne forma una felva , e lo applica a molti og- getti diverfi, che hanno tutti qualche analogia col primo, quan- tunque fpelfo difcordino da quello fieilb, e da loro di natura, e di qualità. „ Quindi avviene, foggiunge l' eruditiffimo Autore , „ che la voce primitiva , la quale originariamente combacian- „ dofi in tutti i fuoi punti coli' oggetto rapprefentato aveva un „ fenfo particolare , e vivifllmo , peregrinando per altre fpezie ,, di cofe, a cui non fi attiene , che per un folo meno eflen- „ ziale rapporto , acquifta a poco a poco un fenfo generico, in „ cui la prima imagine refta in gran parte ofcurata,e non con- „ ferva più fé non qualche sfumato lineamento. Finalmente per- „ duta, come fpeflb accade, la naturale etimologia della voce , „ o la memoria della circoftanza, che diede luogo all' invenzio- „ ne di efla , il traslato logoro dall' ufo perde interamente la „ fua natura, e diventa un termine proprio di quell' oggetto, o „ di quella clafle di efleri, a cui fu più frequentemente applica- „to (/?) Cefar. Open di Demolì. T. VI. pag. ii6. «eli 401 1I3& ,", to o dal rifieffo , o dal cafo . Ora prendendo le parole dal „ punto, in cui cominciano a farfi traslate fino a quello , in „ cui ripigliano l'antica forma di proprie, dirò, che ogni meta- „ fora paflà fucceflìvamente per tre flati à'imaghie, d'indizio^ e „ di /egno . Nel primo cafo il traslato pregno , per così dir, delF ,5 oggetto, da cui « prefò, Io trafporta vivo, e figurato fuU'aU „ tro, e colpifce F anima di chi afcolta colla forza della novi- „ tà, e colla forprefa di fcorger il medefimo nel diverfo . , . , „ Nello flato dì -indizio le metafore non rapprefentano più i'og- „ getto primitivo pieno, e diflinto, ma l'accennano foltanto , e- j, lo moftrano di lontano , e in ifcorcio con tracce meno fenfi- ,j bili 3 e con tinte più modefte,e men vive. Perciò quefla fpe-' „ eie di traslati forma ciò , che fi chiama eleganza , che è la „ principale bellezza dello ftil femplice ; perciocclac confervando „ pur quei vocaboli un qualche colore , e non effendo né cos'i „ nuovi, che arreftino , né così comuni, che sfuggano , né j, troppo ricercati , né troppo ovvj comunicano allo ftile una „ certa grazia, e vivacitk naturale che fi fente più di quei che „ fi ofTèrvi, e lo fpargono non d'uno fplendore sfoggiato , ma „ di un certo lume temperato , e piacevole , che folletica io „ fguardo fenza abbagliarlo . Giunte finalmente le metafore al- „ io flato di fegno diventano come cifre indifferenti deflinate a „ ricordar una idèa convenzionale , e rientrando nella sfera or-.- „ dinaria dei termini proprj paghe di fervir all' ufo dei difcor- „ fo rinunciano all' onor di abbellirlo . „ Fin qui il leggiadrif- funo Autore, il cui luogo ho ftimato di dover qui tutto trafcri- vere, perchè fi aveflero con più precifione, e felicità marcati i varj caratteri , che ponno aver quei traslati , di cui abbiamo fin qui ragionato. Sia r altra cofadanotarfi ,che in tutto quefto Articolo io ho Tempre parlato dei traslati generalmente, confiderandone l'ufo co- mune di ornare e rinvigorire il difcorfo , fenza individuarne le varie fpezie , in cui fi diftinguono . A tre fpezie , fé mal non avvifo, fi poffon tutti ridurre : alla Metafora fondata fuUa raffomiglianza degli oggetti , che offre fempre perciò un' avviluppata fimilitu- dine i alla Metonimia, e alla Sinecdoche, quella, che ci prefen- £ee ta ^1 402 113» ta la fcambievole dipendenza , e quefta la connefTione degli og- getti . Parlando adunque in particolare di quefte , accennerò foia- menta^ che la Metafora, come la più fenfibile, toccante , e ani- mata farà più frequente preflb le Nazioni di fpirito vivace , e pronto , e di paffioni più focofe , ed entufiaitiche ; abbondan- do le altre due maggiormente fra gli fpiriti più temperati , più equabili, e rifleffivi. Aggiungerò anche parlando precifamente dei Tropi delle due ultime fpezie , che non fi può negar al coftume una particolare influenza fopra ciafcuno di efli qualor fi confideri , eh' eflb ebbe cer- to fingolar forza di generarli quafi tutti nella prima loro introdu- zione ^ Imperciocché una parte grandiffima dei vocaboli proprj , dei quali abbiamo parlato nel primo Articolo , furono Tropi di quefte fpezie , che fecondo la dottrina del Ch. Cesarotti , fvanita nella lontananza dei tempi la memoria delle circoftan- ze generatrici , nel venir fino a noi hanno perduto la loro origi- naria natura . Per chiarirfene ad evidenza , baftera confultare i dottilTimi Autori , che iiflarono i princìpi , e coltivarono con maggior erudizione 1' arte etimologica • Noi fcopriremo dalle dottiffime Opere loro , che per trovare 1' etimologia , e vera origine di tali traslati duopo è quafi Tempre d'aver ricorfo al coftume , e agli ufi Religiofi , focievoli , domeftici , politici , da cui furono d'ordinario prodotti • Ma fé il coftume di allora potè introdur tali Tropi in quei tempi antichi , perchè non po- tremo dire , che parimenti l'odierno coftume fia quello , che ne dirige in gran parte 1' ufo anche al prefente ? Ometto di aggiungere altre cofe fu quefto , temendo il pericolo , a cui forfè ■ avrò urtato, di magnificar ' troppo le tenui congetture, e di portar l'argomento ad un viziofo eccsffo di fottigliezza. Tralafcio anche affatto di far parola dell' altre , che fi dicon figure , oppure ornamenti femplici di parole , e che non fono trasLati , Sono quefte leggiadrie , fono grazie di lingua dipenden- ti fingolarmente dal genio, e dallo fpirito proprio di eflà , che tanto più abbonderanno, quanto Ja Nazion,che la parla, farà d' indole, e di temperamento molle, dilicato, brillante; come pof- iìamo anche argomentare da ciò , che avendo eflè pochiflimo luo- go ^ «Èlt 405 m go negli a^omenti dì ftil fublime,, fona volute , e campeggiano come in lor feggio nel medio ftile , che è appunta lo ftile più proprio della più dilicata fenfibilità „ Qui poi finalmente non cer- cherò da quali caufè dipendano tali qualità d'indole, e di tem- peramento > non eflendo qui luogo d'indagare fé debbanft afcrive- re al clima, all'aria, ai cibi , e ad altre fimili caufe , oppure forfè con maggior fondamento ali' educazione , agli ufi , ed ai collumi j come abbiamo altre volte accennato di fofpettare» Eee 2 M E* *ìlì 404 \ì> M E M a RIA Et' E L S l G., A. L B E R T Q Z. A R A. M E. L IN,. Riflessioni; intorno all'Imitazione considesata. come principio attivo morale 0. ( letta; lìl dl wu. giugno. mjdcclxxxiv. ) t"). n. X^ Uòmo è evidentemente comporto di' dìie foftanze ,. l'una materiale, l'altra fpirituale . Tutte e due quefte fortanze hanno 1 loro attributi, e le lor proprietà ; e dall'unione ,, e concorfb delle facoltà di quefte due fofknze- rifulta quei compleflb d'incli- nazioni , e d'azioni che cofpirano al carattere morale di cadaun: uomo.. La materia- dell' uomos ha; tutti gli attributi univerfàlL e comuni al reftante della; materia,, più lo fue proprietà che la dir verfificano dall'altra, materia che compone il, rimanente de' corpi organizzati 5 e non organizzati.. Non. fi può negare,. che nelle di-- verfe Ipezie di materia,., che diverfi. corpi non; animali compon» gono ,. fi ofiTervino delle, proprietà e delle forze d' ofcuriffima; in* teiligenza. Tali fono per carico; d! eférapio le. forze.- della, mate» . ( * ) Quefìà M&moria fó lètta dà!' Ilio Autore nella privata fe/Ticne Acca- demicadel dì 17- Giugno 1 784 , e/Tendó pi-efenti alcuni chiarilTimi Soggetti efirin^ feci all' Accademia fleffa . Nell'anno- 1787-, vale a dire tre anni dopo la let- tura della Memoria, ufcì per la prima volta in Parigi il Tomo di Medicin.i- dell'Enciclopedia Metodica , nel quale alla parola AffeSions vi è un lungo Ar- ticolo del Sig. Andry , ch'egli dice di aver tolto da un Manufcritto Portog.he- ■fe del Sig, Marc' Antonio Nunès Ri- EETKO Sancbès ,. ììt ctjì' tra le affezioni della macchina umana fi" conta quefto iflinto meccanico d'imitazione, e fi rap- portano moltilfìmi ,, e meravigliofi.Timi fatti che Io comprovano . Siccome l' Au- tore e molto al coperto dal fofpetto di plagio per 1! anzianità del tempo in cui egli loriiTe :: così egli molto defidera , che i fuoi Lettori rifcontrino quefio Articolo dell' Enciclopedia Metodica , dove trove- ranno copia di fatti comprovanti la di lui Teli , dei- quali forfè fcarfeggja la Memoria fteffa^ «£JI 405 (13» ^ ria elettrica, della magnetica, delle diverfè fpezie d'am,o fieno fluidi aeriformi, dei fali, dei metalli, e fimili . Non è credibi- le, che la materia animale, deiHtuta di qualunque fpecifica prò- prieth , altro non vanti , ciie gli attributi comuni al reftante del- ia materia, come l'ertenfione, l'impenetrabilità, l'inerzia , e ft- mili. Effa dunque d^-ve avere le Tue proprietà Specifiche, benché nella loro effenza a noi perfettamente ignote. L'illuftre MAcauER. confefla , che noi fiamo molto lontani dall' aver una conofcenza elatta delle materie animali, quantunque fia per noi del maffimo intereflè l'averla . Ma fé ci contentiamo di riconofcer effe pro- prietà dagli effetti , noi le potremo confiderar come caufe di tut- ti quei fenomeni animali , che dall' altra folianza fpirituale non il poffono derivare. n. Quelle azioni comunemente dette d'iftinto, proprie di tutti gli animali , e dell' uomo fteffo , non hanno in fé niente che dalla materia non poffa derivare ; anzi quanto è di effe non fi potrebbe mai ripeter dall'anima. Riduconfi quefie alia conferva^- zione del proprio individuo, s^ con l'appetenza di ciò che può reftaurar le fue perdite , che con la fuga di tutto ciò che può fconcertar la fua. organizzazione; ed alla propagazion della propria fpezie. Movimenti , o fieno azioni relative a quefti due iliin- ti rifcontranfi, benché in grado molto inferiore, anche ne' vege- tabili, ai quali neffuno per certo fi penferebbe di attribuir un' anima fpirituale . Che fé pur alcuno corali iftinti nelle befiie ri- peter voleffe dalla tanto difcuffa anima de' bruti ; poiché a queft' anima non fi potrebbe mai accordare l'immortalità, il libero ar- bitrio, e la ragione, quanto da effa veniffe operato fi potrebbe fempre confiderare come prodotto d' una caufa fifiea , meccanica , e neceffaria . Ed in fatti non è niente più difficile 1' intendere come le azioni d'iftinta poffano derivare dalla materia ,- o da quahivoglia caufa meccanica, di quello fia l'intendere come due aghi magnetici poffano validamente atrraerfi coi poli di diverfo nome, e rifpingerfi coi poli del nome fteffo : ovvero fia co- me due , o tre foftanze affieme rimefcolate poffano portarfi ad una violenta fermentazione ; od in genere come tra materiali corpi ahbiaa luogo le tante diverfe leggi di particolari attrazioni die. «£i!: 406 113» ihe in, efll fi., offervano .. Che poi quello iftintò. tìa prodotta da una caufa, meccanica, e non appartenga per niente all'anima uma- na , lo. fi. defume, anche da ciò , che efl'endo dal principio del na. fcere comune ed eguale all' uomo ed. alle belile ,, in quelle col crefceE degli anni, va, fempre più perfezionandofi e corroboran- dofi j, in quello fempre più s' infiacchifce , e quafi fi eftingue , e ciò per lo fviiuppo fempre avanzante delle potenze dell' anima , che lo regge , e talvolta porta anche 1' uomo ad operare contro gì' impulfi. deli' iflinto. medefimo ,, lo che. noa mai avviene ne.' bruti o. III. Ma- deli' iflinto aflai- fi è penfato e detto, sì rapporto all' uomo, che alle beflie.. Non fi. fono però mai attribuite ad ifiin- to altre, facoltà che le due , di provvedere cioè alla conferva- zione del proprio individuo , ed alla propagazione della propria fpezie = Avvi una. terza facoltà dell' iflinto comune sì alle- beflie che agli uomini, aflài- più forte in. quelli che in. quelle, non. av- vertita in quelle, perchè per noi poco intereflante; non conofciu- ta, in quelli , perchè perfiftendo. in. varj gradi per fino al fia della vita,. fi frammìTchia e s'incorpora cogli uffizj della, facoltà penfan- te,ficchè i fuoi effetti a c^uella fola s' attribuifcono : e quefl'è una meccanica e involontaria tendenza ali' imitazione di tutti que- gli, atti, alL'efecuzione, dei: quali idonei fono gli organi dell'ani- male . IV.. Che dairillinto provenga una tal tendenza- airimitazioiTe- in alcuni animali non potrà negarfi , fol che fi rifletta ai modo coi quale s' infegnana ad alcuni uccelli varie note di flromenti , di parole,, di fuonir lo che non: in altro modO' s'ottiene , che col far loro fentire replicatamente sì fatte modulazioni; ond'è , die quand' elfi intraprendono, d' imitarle , e ai modo loro- le efe- guifcono,, fafTì in- tal fenomeno- evidentemente conofcere la loro meccanica tendenza all'imitazione.. Dipoi la tendenza fleflà fi ma- nifefla all'ofièrvare,, come' fpontaneamente imitino, e per proprio impulfo s adattino, agli atti umani le fcimie , ed. alcuni animali domeftici. Dico fpontaneamente, e di proprio impulfo; poiché in conta di tal tendenza non fi voglion mettere i tanti induflriofi gio- chi ed azioni proprie dell' uomo, che colle buffe e colle attrattive del «SII 407 .5f3» ■del cibo alle beftie fi fanno apprendere, clinentanilo in ciò fok- niente l' iltinto della propria confervazione . Quando le beftie; per tal guifa imitano gli atti veduti , moftrano iblo la loro capa- cità d'imitare : ma quando imitano fpontaneamente , allora ìan manifefta la loro meccanica tendenza all' imitazione . L' educazio- ne poi che dalle beftie madri ricevono i piccioli figli , non d' altro fonte che da quefto deriva ; poiché quefta :aon in altro confifte che nel ieguire che fanno i figli per alcun tempo co- ftantemente e dappreflb i veftigi e modi della madre ftefla ; con che, dal folo iftinto d'imitazione fofpinti , tutti i metodi della vita animalefca apprendono che alla loro con Tentazione abbifo- gnano. E quefto è tanto vero, che chi a bella pofta l'animaletto nafcente dalla madre feparafle , ancorché e di latte , e di conve- niente cibo il provveda, e tutti li prefidi alla Tua prefervazione gli apprefti , mancandogli quell' animalefca inftituzione che dall' imitazione della madre foltanro apprender puote , o muore , o vita debole, mefchina e di poca durata fé gli procaccia. L' am- maeftramento poi degli animali , che agli ufi e comodi dell'u- mana vita foglion fervire, chiaramente un tal iftinto comprova: poiché potendo elfo farft o colla forza , o coli' efempio , -molto più facilmente e brevemente quefto che quella riefce . Poiché aggiogando il giovenco o il poledro con bue o cavallo, che a tirar carro o cocchio fieno efperti , faciliflimamente ancor quelli vi fi addeftrano : dove che colla forza, o con le lufinghe moho ftentatamente , e qualche volta non mai., vi fi poffon ridurre. Ods'i parimenti il giovane cane da caccia meflb in muta , e mandato a icorrer la felva con altri cani di tal efercizio già pratici, fenz' altro ftimolo in breve per 1' iftinto d'imitazione riefce eguale a fuoi maeftri . Dello fteflb ordine é il fenomeno giornaliero di mirare una truppa di cani d' una contrada abbaca- re, e correre immediatamente, e con impeto folo al vedere un cane che a ciò fare fi metta. Cos'i pure un intero gregge di pe- core fi ferma, o devia dal cammino fol che una di eflè per qual- che accidente interrompa la marcia , e quel che fa la prima e r altre fatino^ e lo perche- non fanno. Che fé l' iftinto d' imita- zione è meno fviluppato in alcune fpezie d'animali di quel che lo «ai 408 115* Io fia negli uomini , queft'è perchè non vivendo tra loro in una focietk llretta e permanente , non poffono dar occafione a quefto fviluppo : ma appunto per ciò effo è più forte, e più àì- ftinto in quelle fpezie che vivono in focietk , come le api , le gru, i calbri ed altre. Il poco interelTe, o la poca facilità che abbiamo di ftudiar accuratamente le abitudini animalefche non ci lafciò fin ora raccogliere un cumulo badante d' oflervazioni ; ma non è da dubitarfi che con più diligenza non poteflero trovar- fene delle traccie ancor più fenfibili . V. Ma già per provare che queft'iftinto d'imitazione fia in qualche cafo inerente alla materia animale , bada il folo feno- meno degli uccelli , e delle fcimie , che fpontaneamente , e fenza verun altro impulfo , imitano i fuoni , e gli atteggiamenti che lor fi fanno udire e vedere . E ficcome in Fifica , quando fiafi fcoperta una caufa operatrice d'un particolar fenomeno, tenendo ad efifa dietro, ed oifervandola in più circoltanze, la fi fcorge in feguito effettrlce di pili e più altri fenomeni , che prima della fcoperta di eflà riufcivano inefplicabili ; cosi io penfo che con- cludere fi pofla di quefta animale tendenza all' imitazione : cioè che pofla riconofcerfi come prima fonte della maggior parte del- le azioni animali. Cosi abbiam veduta a giorni noftri la materia elettrica fcoprirfi da principio quafi non equivoca autrice dei fulmini atmosferici, e pofcia per ulteriori efami ed oflervazioni, manifeftarfi principale e quafi unico agente nell' univerfale econo- mia de' fenomeni meteorici . Cos'i parimenti dalle prime oflerva- zioni intorno all' aria fifla , riconofciuta autrice di pochi ma ben comprovati fatti, fiam pervenuti alla fcoperta del vafto im- pero delle foftanze aeriformi , che colla loro moltiplice attività quafi tutta la Fifica particolare han riformato. VI. Si è voluto fin ora fermarfi con qualche diligenza a di- moftrare queft' ifiinto d'imitazione nelle beftie , perchè eflendo fcopo noftro d'illuftrare quefta tendenza all'imitazione nell'uo- mo , e filmandola noi di meccanico iftinto , come fi è quello del- la propria prefervazione, e della propagazion della fpezie, giova alla noftra Tefi il trovar quello ancor nelle beftie , nelle quali queft'altri due della fteflà meccanica natura pur fi ritrovano. Del re- ^1 409 I!» redo poi non fi può negare , che nell' umana fpe^is qucOo iftin- J.0 d'imitazione non (ìa più forte ed efficace, e diftintamente dalie beftie , ad ogni individuo comunemente impartito , fioche ali' eflènza della materia avvivata dall' anima dell' uomo fembr; neceffariamente appartenere, e coftituirlo animale imitatore. VII. Del che non leggera pruova fi può defumere dal diletto che prendiamo dall' arti imitatrici , il quale generalmente altro non è che meccanico .' Dico di quel diletto che ne provan gì' idioti : poiché quanto agli eruditi , effi ne fono forfè men deli- ziofamente affetti, come quelli che arreftandolì nella contempla- zione delle difficolta fuperate dall' artefice imitatore , e quindi foltanto al piacer del mirabile fenfibili , pochiffimo fono dall' illufione fedotti , Quanto poi agli idioti , quefti' oflèr- van pitture e fcolture, odono mufiche , mirano danze, fannofi fpettatori di rapprefentazioni teatrali , che per lor nulla dicono all'anima ragionatricc , e intanto paflano fuccefilvamente per tur- te quelle paffioni che in quelle opere d' imitazione fono accen- nate , fentendo foltanto nel loro corpo dall' iftinto d'imitazione agitato que' movimenti che a tali paifioni corrifpondono . E per- chè l'arti imitatrici d'ordinario imprendono di rapprefentare fol- tanto azioni e fituazioni difìintamente amene , deliziofe , volut- tuofe, energiche, eroiche, e fublimi , pei-ciò da que' fantafmi , prima agenti fugli organi corporei, rifcoffa l'anima , oltre a quel diletto che dal cangiamento di flato, e dalla mozione qua- lunque a lei fuol derivare , fente anco rapirfi in quelle ertali de- lizioilffime, che corrifpondono a quelle intereffanti fituazioni a bello ftudio immaginate , e dalla maeftria del genio refe natura- li non folo , ma d' una bellezza e forza adornate al di là dì quel che natura comporti. Per il che io fon d'avvifo che i pia- ceri che per tal modo dall' imitazione ci fon procurati , non va- dano comprefi nel genere dei piaceri d'immaginazione, ma bens\ di realità, per cosi dire, del fecondo ordine , effendochè gli og- getti j che li procurano, meccanicamente agifcono, e vanno per certo modo al contatto dei fenfi : rifervando il nome di piaceri d'immaginazione a quelli che dalla fola memoria e reminifcen- za, e dall'arti femplicemente iftoriche all'immaginazione vengo- F f f no «ejl 410 113» no procurati, fenza la prefenza d'alcun vero o fimulato ogget- to. Dal che addiviene che l'arti imitatrici moltiplicando per lo- ro inftituto gli oggetti d' imitazione , e fra quelli prefentando Tempre i più intereflànti e commoventi amplificano d'affai nell ' umana Ipezie l'efiftenza vitale , aggiungendo all'ampia ferie de- gli oggetti reali che il mondo fifico ci prefenta tutti quei più eh' effe fanno creare , poco meno di quelli , ed a certo riguardo ancor più di quelli fugli organi noftri fenforj , per i'iftinto d'i- mitazione, operativi . Cos'i allora quando i noftri fenfi ftanchi ed annojati delle ripetute impreffioni degli oggetti cittadinefchi anelano alla varietà e vaghezza delle vedute campeftri, ed all'a- menità delle ruftiche occupazioni , fé ci mettiamo a paffeggiare in una fala dove meffi e vendemmie e pafcoli e caccie fieno maeftrevolmente dipinte , noi con piacere per molto tempo vi ci tratteniamo, e non mancano all'anima quelle foavi percezio- ni che da quei villerecci tanto a natura diletti efercizj eccitate effer fogliono ; fioche a vifta di quelle pitture in cacciatori e baccanti e paftori a vicenda ci trasformiamo . E quando un giovane cuore lontano dall' oggetto di fua tenerezza , e bifogno- fo di quelle focofe efpanfioni che infiorano la fua vita , fi trova prefente ai patetici teatrali colloquj di Cleonice , e d' Alce- fte , egli non è meno agitato da quei palpiti voluttuofi , e da que' trafporti che provar fuole allora quando colla fua amica una folitaria ftanza lo accoglie . Poiché , convien ripeterlo per chiarezza e precifione della noftra Tefi , la prefenza di quegli oggetti , per l' iftinto d' imitazione di cui fiamo dotati , fa si che gli organi noftri corporei fi conformano meccanicamente alle prefentate fituazioni , e coerentemente a quelle riefcono affetti, ficchè mandano all'anima le percezioni e fènfazioni analoghe a quelle che a tali fituazioni appartengono. E quindi s'intende perchè di queft' arti fole gì' illuftri monumenti abbiano fopran- nuotato al vortice diftruttore del tempo; come pure fi fpiega la ragione per cui li grandi maeftri e profeflbri di tali arti abbia- no riportati in ogni tempo eforbitanti premj, ed ottenute mag- giori mercedi di quelle che ai guerrieri , agli agricoltori , ai fi- lofofi fieno mai ftate conferite : né più fi refta forprefo , né fi fpac- •«SII 4" 1(3» fpaccia per incredibile , che gli Ateniefl confumafTero nelle tra- giche rapprefentazioni quei tefori , che per la difelìi della patria erano flati ammaflati : poiché fé l' eflenza della vita piacevole 0 dolorofa confiile nel numero e nella qualità delle percezioni e fenfazioni che dagli oggetti ederni all' anima ne derivano , 1 arti che li moltiplicano , e li accrefcono non lolo m numero ma in ifquifitezza ancora ed efficacia, fi polTon confiderare fopra tutte l'altre intereffanti . Vili. Che fé dalla parte materiale dell' uomo un tal iftinto dipende , noi poflìamo defumere un altro carattere eflenziale per la definizione della fpezie umana. Poiché fé dalla varia flruttura dslk membra e dagli appetiti e modi di foftentar la vita dei diverfi animali le loro deftinazioni fi riconofcono , non meno che i fini pe' quali dalla natura fono flati creati-, certamente al vedere una tal meccanica tendenza d'imitazione nell'uomo, con- vien concludere efTer efTo alla vita fociale deftinato : giacché po- llo effo folitario e lontano dal conforzio della fua fpecie , del tutto inoperofo e fuperfluo reflerebbe in lui un tal iflinto . AI contrario vivendo effo in focietà noi vediamo quello iflinto me- dehmo di già cimentato a gran profitto dell' uomo fin dal fuo nafcere, e poi efèrcitato mai fempre non folo a fuo vantaggio, ma' a foflentamento ancora del fiflema fociale per tutta la vita. IX. Non fi durerà fatica a riconofcer quella tendenza all'imi- tazione ne' fanciulli , nei quali fola prefiede all' inflituzione in- fantile e puerile . L' offervazion ci dimoflra efTer quefla 1' unico movente che determina i fanciulli quafi Automi a tutte quelle picciole azioni ( e fono in gran numero ) che dall' iflinto della propria confervazione non polTono elTere fuggerite : poiché ognun fa con quanta violenza appetifcan di fare ciò che veggon far da- gli adulti, e non altro che ciò fappian fare. E ben non d'al- tro impulfo potea valerfi la natura per portarli all'azione, giac- ché in quella età la lor anima efler dovea cos'i inetta , e come inelercitata al lume della ragione. X. L'affetto della compafhone ci prefenta un altro afTai evi- dente argomento dell' efiflenza di quello iflinto d'imitazione . Se ben fi confiderino li fenomeni della natura umana, noi troviamo Fff 2 che «Ti 4!^ (!^ ehi un tal aifetto non foio il manifefta nei caii ai quali è ri- fervata una tal parola.; ma ancora in tutti quelli che poflbno cadere nella fua vera etimologia . Poiché compaffione altro non lignifica che l' atro di patire in compagnia d' un altro - Ora que* fta parola, per comune ufo e fignificato , è rifervata al cafo in cui qualchedimo , effendo prefente al dolore che foftre un qual- che animato individuo per qualfivoglia circoftanza, elTo prefente, per la fola caufa d' elfer di quell' angofcia. fpettatore , ne partecipa e rimanfi dal medefuno dolore -afflitto . Ma le ci riportiamo all' efperienza , noi troveremo che non folo ci facciamo paflivi aflieme con quelli che in no (Ira prefenza foffrono fen fazioni do- lorofe, ma anche con quelli che da piacevoli e deliziofe fon toc- chi.. Nel che fi raanifefia l'errore di coloro , che non fofpettan- do l'involontario meccanifmo di tali fenfazioni d' imitazione , per ripeterli dal penfamento , hanno immaginato- che il feufo di compaffione che in noi fi della, dipenda dalla confrderazione del- la pofiìbilità che vi è, che noi fieffi a quei medefimi mali an- dianoD una. qualche volta foggetti . Ma fenza ricorrere a quello , ben (1 conofce che tutte le elterne azioni e- pafTioni che fono a portata degli organi noftri, colla fola prefenza loro, ad imitarle ci fpingono: come il recere, il toffire,. lo sbadigliare , il bere, vi mangiare, il faltare, il cantare,, gli atti venerei , e fimiii , ai quali ci fentiamo portati e fpinti fol che ci troviamo tra per- fone- che efercitino tali atti . E ficcome degli altri meccanici iftinti dell'uomo avviene, che fieno cioè foggetti a maggiori e minori gradi di forza e vivacità , e poifano depravarfi per eccef- io e. per difetto, cosi pure dell'iftinto d'imitazione efièr fuole: cioè che in alcuni fia tanto potente, rapporto ad alcuni atti, che non poffano per verua modo aftenerfi dal farli in prefenza di chi li pratica : ed in altri per io contrario fia tanto ebete e fiacco che folo affai flentatamente o non mai fi adattino ad imitare le azioni di quelli che gli circondano. E quando nn tal difetto fia affoluto e totale coftituilce gl'imbecilli ed infenfati , vale a dire quegli fventurati individui che non poflbnO' per ve- run modo entrare e far parte del corpo fociale : quando poi fia medioae, e tale che renda foltanto difficile da eccitarfi l'iftinto d' imi- m 415 ii33> d' imitazione , coftituifce quel carattere che fi chiama indocile , indilciplinabile , inurbano, e più feguace degli alni due anima- lefchi iftinti, che di verun' altra più nobile inclinazione. XI. Abbiamo detto fino da principio che a mifura che fi fvi- luppano le facoltà dell'anima penfante negli uomini, fi ammor- zano le forze dell' iftinto in generale . E cosi pure avviene di quefio particolare ifiinto d'imitazione , il quale continuando per tutta la vita per l'impulfo d'inclinazione, cede poi e fi; ritira pe' fatti a vifta dell'impero della volontà ragionata. Che non è già da penfare che fia un tal iftinto di diverfa tempra degli al- tri due di fopra indicati iftinti , ficchè più di quelli valga con meccanica ed inevitabile forza a determinare le umane azioni . Quantunque la fua influenza, più che quella degli altri due ge- neralmente s'eftenda a tutti gli atti umani e buoni e rei e in- difTèrenti e intereflànti e frivoli , eflb non ha fé non che quella fteflà forza che fi riconofce in tutti gli altri fifici impulfi , dai quali traggono origine le umane paffioni ; e con le ftefle armi colle quali la facoltà penfante a quefti s'oppone, colle ftefle an- cor effo può eflere combattuto ed oppreflTo . Ma ficcome in niol- tiflTimi quefia facoltà penfante fa tardi e pochi progrefli , e che per altra parte nel compleflb di pratiche e d'azioni alle quali quefl' iftinto d'imitazione ci porta , infinite ve ne fono che non hanno uno fpiegato carattere di colpev^oli, benché molte di que- fìe fieno come apparecchj e quafi incamminamenti alla colpa; cosi in moltiflUmi pure un tal iftinto refta qual arbitro della condot- ta morale per lunghifllmo tempo , anzi in non pochi per tutta la vita. Poiché è da riflettere che qualora da replicati oggetti d' imitazione d' un qualche partico'lar atto è ftato per migliaja di volte eccitato quefto meccanico iftinto , vienfi a formare in chi n'è pafllvo una sì forte abitudine di quel tal atto, che lo trag- ge in certo modo ad imitar fé medefimo, ritornando quanto più gli è poflTibile alla ftefla azione. Quindi fi fpiegano innumerabili fenomeni relativi ai caratteri degli uomini, e delle Nazioni. Co- me l'oftinazione degli ignoranti, e la loro indocilità alle dirao- ftrazioni più manifefte. Quella ficurezza e quella tranquillità di- fperaute colla quale gì' idioti, venuti in difputa coi ragionatori, zi£- ùti più malvagi che ci prefentin le ftorìe , ed off^rvandoli coìk icorta dell' erudizione dal aafcer loro , vedere da quali oggetti d'imitazione fieno flati circondati, onde poi rifultaffero quali ap- parvero fulla fcena del mondo. Ma perchè troppo difficili riufci- rebbero tali efami in un numero fufficiente a dar pelò ad una convincente induzione, farh più agevole, e fors' anche più dimo- ftrativo il far vedere 1' influenza del noftro principio nel com- pleflb dei caratteri e coftumi delle Nazioni. Non già di que'co- ftumi e caratteri che il volgo crede annefli al fuolo ove abitano le Nazioni ftefle; come allor quando dice leggiero il Gallo, tri- lle ringlefe, l'Italiano gelofo, lo Spagnuolo fuperboj poiché di tal pregiudizio facilmente fi fpoglia chiunque , anche per poco , fra quelle Nazioni fi mefchia: ma bensì di quelli caratteri e co- ftumi che alle varie epoche di tutte le Nazioni coftantemente ap- partengono. Poiché egli è ben vero che ogni individuo di no- flra fpezie può talmente ordinare il fuo tenore di vita che ne fia ogni forta di vizio efclufo, e di fole occupazioni virtuofe fia tutto conipofto: ma le pratiche oflervazioni fulla corrotta natura dell' uomo pur troppo ci moftrano che in una moltitudine qua- lunque, che coflituifca un Popolo od una Nazione, fempre i vì- zj fi trovano mifti con le virtù , e gran vantaggio farebbe fé fempre lo folfero in dofe eguale . Ed è facile altresì il ricono- fcere che i vizj, ficcome anco le virtù dominanti in una Nazio- ne, dal fiftema fociale vi fon fomentviti e foftenuti: come pure è manifelìo che quello fiftema fociale dalle fifiche circoflanze viene determinato . E quando fi dice fifiche cìrcoflame , non fi vuol certamente efcluder da quelle il naturale e progrelTivo fviluppo delle facoltà e tendenze dell' uomo , operato fovente dal di lui arbitrio, che di tali o tali altri vizj o virtù più fufcettibil lo rende . Qualora leggiam nelle florie i grandi moti e cangiamen- ti prodotti fulla faccia dell' Univerfo per opera di conquiflatori e d' eroi , ci fentiamo invafi da un fenfo d' ammirazione verfo quelli enti prodigiofi, confiderandoli come efecutori d' imprefe ec- cedenti le forze dell' umana natura . Ed é anche vero che la mag- gior parte di queft' uomini flraordinar; furon dotati di tutti i ca- ratteri d'un genio il più eftefo e robufto . Ma ci fcordiam di Ggg ri- •SSìl 4'S iS> riflettere che fé tutti que' gran morie cangiamenti furon l'ope- re di quegli eroi , quelli eroi medefimi furono in parte il pro- dotto del tempo, e delle morali e fifiche circoftanze e della Na- zione in cui nacquero, e di quelle nelle quali ftefero i loro voli. XVII. Tutti li Politici s'accordano di riconofcere tra il corfo po- litico d'una Nazione qualunque ed il corfo dell'umana vita una pre- ci fa analogia ;ficcliè rifcontrano in quello , egualmente che in que- llo lo flato d'infanzia, di gioventù, di virilità, di vecchiezza , e di fcioglimento.Ma quella analogia fi verifica in due foli pun- ti, cioè nella gradazione d'ingrandimento, e di decadenza, e nel vigore. Quanto poi ai coftumi la cofa procede tutta a rovefcio. Poiché nelle Nazioni il nerbo delle virtù e dei coftumi fubli- mi di gik grandeggia nel nafcer loro . E non è già l' iftinto d' imitazione che l'abbia prodotto ; ma bens'i un iftinto ancor più potente, qual fi è quello della propria confervazione . XVIII. Raccoltoli un branco , od anco uno fciame d'uomini per fuggir da un terreno che più non bafta a nutrirli, o da un tirannico potere che ad ogn'iftante li mette in forfè di lor efi- ftenza , abbandonano le loro fameliche e pericolofe capanne , e van- no alla ventura in traccia di miglior fuffiftenza . Chi non vede in qual violento ftato li metta quefto primo paflb di lor carriera ? L'iftinto della propria prefervazione ad ogn' iftante cimentato dalle pericolofiflime circoftanze moltiplica fra loro all' infinito le incre- dibili prove di fortezza e di difperazione , che i loro pofteri chiameranno coraggio . In tutte le Nazioni queft' època del loro primo nafcimento è ciò che chiamafi il fecolo favolofo ; non tanto perchè i pofteriori tempi nei quali lo fi contempla , fendo da elfo molto remoti, le bugie hanno avuto tempo di mefchiarfi in larga dofe alla verità , ma più perchè li colti fecoli pofte- riori che a lor grand' agio e tranquillità efaminano li gradi di verifimilitudine , che in que' racconti poflbno contenerfi, trovan que' fatti tanto diftanti dalla capacità loro, che li taccian da fa- volofi. Ma intanto, aftrattamente confiderando quello ftato, ben fi concepifce che quanto di più violento ed energico in tutti i generi può cadere nella natura umana, in quello ftato dee fvilup- parfi. E ciò non folo rapporto alle potenze del corpo, cioè al va- «Èli 419 lU* valore, ma ancora rapporto alle facoltà dell'animo . Poiché pri- mieramente è chiaro , che in qaefta fpezie di focieta niente dee cflèr più a cuore d'ogni individuo, quanto il bene di tutta inte- ra la focieta ftefla , poiché in quella Ila riporta la fua forza , e la fua qualfivoglia ficurezza. Non vi fono tefori, non fondi, non (labilimenti , che poffano rendere un uomo fuperiore ed indipen- dente da' fuoi eguali . Non v' è chi gufti un bene particolare fé non gli viene dal bene dell' univerfale. L'amor dunque del pub- blico, 0 fia della patria, la fuga dell'ozio e dei piaceri fono li caratteri fondamentali di quelli eroi della neceflita : e badano que- fli per intendere, che tutte le più mafchie virtù in tale focieta deono fvilupparfi e regnare. XIX. Li piccioli figli che nafcer poflTono fra queRo ftuolo d' eroi fon d' ogn' intorno circondati da memorie ed efempj di for- tifìimi fatti , e quantunque la loro prima età fia men agitata dal penfiero e dall' iftinto della propria prefervazione , come quella a cui il valore de' padri ha già accurata una tranquilla cuna , forge tuttavia l' iftinto dell'imitazione a formarli, e per cosi di- re ad organizzarli fui modello de' padri loro . Quindi anche in quella feconda epoca regnano per iftinto d' imitazione tutte quel- le virtù e tutto quel valore, che l' iftinto della propria preferva- zione avea fatto nalcere nella prima, fempre però con quel de- grado che neceflariamente ha luogo dall' originale alla copia ; e quefto degrado fi manifefta nella minor dofe di ferità che nel va- lore di quefti fecondi fi frammifchia. XX. Ma perché finalmente la bafe di quelli caratteri è la for- tezza ed il valor bellico, con tutte l'altre virtù che a quefte s' accoppiano, bifogna che quefte trovino di che efercitarfi. Ond'è che refafi in tal Nazione meno preflànte la cura della propria con- fervazione, in certo modo aflicurata dagli anteriori sforzi, ri vol- gefi efla alle conquifte, ed imprende d'efler arbitra e domina- trice delle confinanti Nazioni. XXL Quefto fecondo paflb, che mai non manca di felice fuc- ceflb, la mette in iftato di verlàre e dimorar con impero tra Nazioni d'epoca diverlà , e per Io più pervenute all'apice della cultura nell'arti , dello Iplendor del luflb, delle delizie, dei co- G g g 2 modi «SII 423 US» Vtiodi e dei piaceri della vita . A tai rapprefentanze non rimanfi già inerte l'iflinto d'imitazione nella Nazion virtuofa povera e guerriera che per la prima volta le mira . S' avanzano gradata- mente gli effètti di queft'iftinto, e per qualche età ancora durar poflbno in parte le primiere abitudini frammifehiate alle nuove, e trattenute , più che dalle leggi e dalle declamazioni de' vec- chi-, dagli efempi e memorie de' prifchi fatti . Ma finalmente aggirandoft continuamente ai lor occhi quelli novelli eferapj , e' per iftinto d' imitazione Tempre più tingendofene il compleflb della Nazione , va anch' eHa ad incontrar l' epoca fatale del maf- fimo ingrandimentO', della maffima ricchezza , luflb e cultura , e quindi di quella debolezza che al fuo fin la conduce. XXIL Tutti quelli paflàggi , che la ftoria di quafi tutte le Nazioni coftantemente ci moftra, fanno affai fofpettare che tutti li caratteri fucceffivaraente prefi da un Popolo ( detratti quelli che han luogo nell'epoca della fua fondazione , che interamente originati fono dall' iftinto della propria confervazione ) debbanfi ripetere dall'organico iftinto d'imitazione, che fopra ogni altra forza di ragionamenti o di leggi la cornuti mafia degli uomi;- ni tragga e governi . Che fé ciò fi potefle con evidenza dimoftra)- re , apparirebbe allora la ragionevolezza dei divieti d' alcuni poli- tici e legislatori , che fenza quello rifleflb potrebbe parer flravar ganza e barbarie , alcuni de' quali proibirono a lor cittadini il viaggiare in paefi foraftieri , altri vietarono a' flranieri di por piede nelle lor terre , ed altri finalmente le induflrie e le beli' arti de' forailieri paefi deteftarono , sbandirono , ed alle loro Città riputarono perniciofiffime . XXIII. La fteflà fopraccennata analogia tra la durata del cor- po animale e del corpo politico ci fomminiflra un altro argo- mento a favore della noftra Tefi. Neffun corpo animale, giunto a vecchiezza, e proffirao al fuo fcioglimento , può per veruna forza o propria o d' altrui rinvigorirfi e ringiovenire; e folo osò Ja favola immaginare che Efone per l'arti magiche di Medea ri- tornafle alla giovanil floridezza . Ma nefluna favola , non che iltoria alcuna, osò moftrarci una Nazione, che pervenuta all'epo- ca di fua decadenza, per altrui violenza, o per forze proprie, o in #11 4M m in vigore di fempllce ragionamento, ritornaflTe d'improvvifo al pri- miero Itato di coftume e d'attività. Converrebbe che quefia, qual Fenice , prima s' inceneriffe del tutto , onde poi da quefte ceneri , pel corfo di molti fecoli giacenti, fi riproduceflè e ricomparifle di nuovo fotto le antiche fembianze . E quello avviene perchè r iftinto d'imitazione dei pravi coflumi , eflendo meccanico , e neceflariamente attivo , ove fi corrobori colla moltipiicitk degli efempj, contamina poco o molto fin dai primi iflanti della vita gl'individui che in quella corrotta Nazione aprono gli occhi alla luce. XXIV. Avrebbe però colto affai male lo fpirito del noflro ra- gionamento chi pretendefle inferirne, che ove una focietà fia ri- dotta ad un grado flraordinario di corruzione , fia perciò tolta ogni fperanza di far germogliare in mezzo ad effa anime inno- centi e virtuofe. Imperciocché tende il mio 'difcorfo folo a pro- vare, che fé riufcirono vani gli sforzi comunemente praticati per correggere l'univerfal corruttela d'un Popolo, ciò accadde per 1' ignoranza dei veri mezzi che impiegar fi doveano; fcoperti i qua- li , e ad effi attenendofi , può concepirfi una fondata Infinga che migliorando il fillema dell'educazione comune , poffa riprodurfi una ferie di più felici , e meglio avviati individui , e quindi an- che poco a poco la Nazione fteffa rinvigorirfi e rifiorire di coftu- matezza e virtù . Poiché primieramente fé la maggior parte de- gl'impulfi che portano gli uomini alle viziofe paffioni fono egual- jnente meccanici, è altresì incontraftabile che la facoltà ragiona- trice d'ogni uomo può farvi e fpeffo vi fa una refiftenza effica- ce. In oltre al meccanifmo di quelli impulfi , altre refiflenze e temperazioni parimenti meccaniche fi poffonoefi fogliono con gio- vamento opporre e prefcrivere da chi con occhio filofofico nella loro indole fa internarfi . Che anzi quelli medefimi fifici impulfi dell'umane paffioni dai faggi legislatori ed inftitutori deliramente maneggiati e polli a cimento, hanno mai fempre fomminillrati vali- diffimi mezzi per determinar gli uomini alle utili e virtuolè azioni. ti .Non altrimenti io penfo che dalla fcoperta di quello mecca- nico iftinto d'imitazione, rìconofciuto forgente della perpetuazio- ne di molte viziofe abitudini , grandi lumi pratici trar fi poffa- no per correggere e migliorare la pubblica e privata educazione . ME- m 4ii m MEMORIA DEL SIC. ABATE GIOVANNI COSTA. La Disciplina morale insegnata dalla Poesia per mezzo degli oggetti flsici » ( lett^ il or xxiii dicembre mdcclxxxii. ) OTrano a prima vifla, e lungi dal vera fèmbrar potrebbe ad alcuno il dire, che l'afpetto della macchina mondiale, in cui , come in centro fta collocato l'Uoma per eflerne contemplatore, pofla per mezzo della Poefia fervire all'Uomo lleflò di fpecchia per la Vita , e d' iftruzione al Coftume . Ma qualor fi rifletta , che non v' à cofa in Natura cotanto difparata , e difgìunta , la quale non abbia in qualche modo rifpetto ad un' altra punti di unione, di convenienza, e di fimiglianza con quella; e che dal- le Leggi d'Ordine y con le quali il Fifico Mondo immutabil- mente fi regge, intendere j e dedurre, come prova un grave mo- derno Filofofo y quelle ancora d debbono del Mondo Razionale , vedraflì torto l'apparente aflurdo fvanire.. Chi può mai credere ,, che il fovrano Artefice dell' Univerfb non altro abbia da noi vo- luto, che una Aerile contemplazione di oggetti feguita da vano piacere, che termina collo fpettacolo? Se T efiftenza d'un primo Eflere, e gli attributi di lui pur fi fcorgono a caratteri si lu- minofi, e diftinti per ogni dove impreflì nelle Fifiche colè, che ci veggiamo d'intorno, perchè ne' var; rapporti , che abbiamo con quelle, giacché tutto è legato nel Mondo, e Hanno in eflo le forgenti di tutte le noftre idee, e de* principi non meno Ipe- colativi, che pratici, non potranno pure vedervifi immagini , o fimolacri fenfibili di Virtù, e di Viz;, purché da fagace oflèrva- tore infieme, e dipintore efperto, qual è un Poeta Filofofo, av- vicinati fieno al fenfo , e da vivido fpirito animati , ed eipreffi ^ Bel «SII 4^5 It» Bzì campo egli ù quefto per la Poetica gloria , ampio quanto mai, e fecondo, e per quello io mi credo, non ancor coltivato abbaftanza, né conofciuto a pieno, qual è, avvegnaché la Natu- ra con le varie fue forme ognor l'additi a' nobili Ingegni , per- chè in effo travaglino feco lei a maggior diletto, e utilità deli' Uomo. Non fo, come mai da' più rimoti Secoli fino al noftro i Cultori d'un Arte, qual' è la Poefia, nata,€ crefciuta alla vi- fta forprendente del ]3ello fenfibile, e tutta intefa ad indi coglie- re le opportune dovizie per la più bella , e moltiforme Imita- zione , non abbiano di propofito ancor fatto ne' lor Componi- menti quell'ufo di Fifica, che promovefle più vivamente la mo- ral Difciplina, ed ampliafle a un tempo fteflb i limiti della Poe- tica Facoltà. Per la qual cofa io mi lufmgo , che a nuovo lu- ftro della Poefia infieme, e della Scienza de'Coftumì riufcir pof- fa il ragionare alcun poco fu quello punto, e mortrare,qual ufo di Fifici oggetti dal Fifico-Moral Poeta fi voglia; in che quefto dagli altri Generi fimbolici differilca ; quali ne fieno i teorici fonti , e quale per effo la pratica . Non parlo io qui di quell' Ufo , di cui non a guari un ele- gante Scrittore moderno pulitamente trattò in una fua Lettera , che a per titolo : Ufo della Fi/tea 7icUa Poefta , poiché tutta quell'Operetta fi reftringe folo a provare, che ogni Soggetto Fi- fico qual fi voglia, purché nobile , può effere da un Poeta ma- neggiato, colorito, e idoleggiato a piacere fuU'efempio di parec- chi dotti, e fegnalati Scrittori . Ufo egli è coteflo antichiffimo , né fia mai tolto a' Poeti, che n'anno da Secoli il pien poffef- fo. Ma quello , che da me proponefi prefentemente alle Mufe , tutt' altro egli è , che trattare folo poeticamente un Fifico argo- mento. Efce queft'Ufo nobile, e intereifante dal feno , dirò co- sì, de' Fenomeni naturali veduti dal Poeta, e moftrati, quant'è poflTibile , nelle loro benefiche > o nocevoli proprietà analoghi a quelle delle buone azioni, o malvagie ; fi moftra non già per femplice fimilitudine , e ragione rimota , ma bens"! per pluralità di afpetti , e relazioni fimboleggianti le varie fituazioni della Vita, i caratteri dell'Uomo, e le palTioni di lui; non abbifogna per dipinger le cofe, che e' intereifano , e ci muovono il cuore , né ^1- 4=4 lisi- ne di caute allegorie, né di mifteriofe parabole, né di firane fin- zioni, né di quanto i Mitologi fan produrre. Bafta ad effo Ra- gione , che attenta miri , e colga rapidamente all' uopo gli oppor- tuni rapporti ; Fantafia , che ne aggrandi/ca , ne irradii , e con fuoco ne apprefenti le Forme ; Sentimento in fine, quel dolce mo- tore, e animatore di tutto, il quale fcuota, ed eletrizzi il Poe- ta in modo, ch'ei pofià negli altri la fua pafiTione dal fimbolo fviluppata, ed efprefla trasfondere, fufcitando in eiTi con lor for- prefa un egual fenfo , e trafporto per la più amabile , e lufin- ghiera Virtù. La Natura in fomma fenza velo qui difpiega fé medefima , e nelle femplici fue immagini a certa maffima rap- portate una Morale inafpettata fuori dell' Uomo all' Uomo ftefto ne moftra. Poiché qui vuolfi, che lo fpettatore , e ammiratore dell' Ordine Fifico , dopo d' aver apparato da' fuoi fimili ciò , eh' è dicevole ad Uomo , o difdicevole , abbia eziandio nelle cofe fenfibili , che '1 circondano , a trovare nuovi motivi di perfezio- nare fé fteflb . Genere egli è quello d'iftruzione ben diverfo da quello, che negli Epici , e Tragici Poeti gloriofamente non meno , che utilmente le azioni umane, e paiììoni dipinge , e da queir altro parimente per le materie fcientifiche da' Didatici ufato. Per- ciocché da primi ci fi da un vago bensì , e intereflante fpettaco- lo, ma tutto però collante di Fenomeni nati dentro all'Uomo , da lui procedenti , e tutti affatto connaturali , e proprj di lui me- defimo, e da' fecondi un elegante, e vivace teffuto , o di Fifici oggetti, che non anno alcuno , o fol tenue rapporto a ciò, che più importa all'Uomo, eh' è di eflere prima onefto, e virtuofo, e poi dotto in Fifica , o di precetti morali , che l'orecchio ne lufingano, e la fantafia, perchè mefli in verfo , e di colori ve- ftiti , e d' immagini , ma non giungono mai fino al cuore . Non dico già quello, perchè io voglia con ciò fcemare né punto, né poco la gloria a tal Poeti dovuta per li dotti , e preziofi lor travagli a comune ammaeftramento , ma folo , perchè veggafi chiaramente la differenza caratterifiica del genere da me propo- fìo. Anzi dico, che il mio Fifico-Moral Poeta nell' imitare ciò, che nafce fuori dell'Uomo in Natura, dee prenderne dai Dram- matici la maniera di poetare , che da Aristotele vien appella- / «efl 425 il:?» ta Patetica , e dai Didatici la Defcrittiva coli' illuflra ipotipofr degli oggetti Fifici a parte a parte pennelleggiati , e coli' ener- gico entuGafmo del fentimento da' Simboli rifvegliato . Dee egli far vedere, qual divario paflì tra le morali maffime a bei verfi legate, e le trattate poeticamente; tra la nuda fpofizione di na- turali Fenomeni , e la viva analogia d' impenfati rapporti ; tra lo ftile puramente pittorefco , e quello , che fuoco fpira, e pafllone; e tra la timida , e fervile uniformità di difegno , e l' artificio moltiplice,e variato dell'Invenzione. Quello fi è l'Ufo di Fifica da me voluto , come diffi , non adV Uomo , ma per 1' Uomo neir Univerfo . Ma, perchè cotefto Genere da taluno cogli altri fimbolici dì leggieri confondere fi potrebbe, credo non e{fer fuor di propofi- ro r efporre ancora, cos' abbia quello di proprio , e cofa di co- mune con quelli. Son noti i Generi del Poetico fimboleggiare , l'Apologo, la Parabola, e l'Allegoria. Tutti e tre propriamen- te altro non fono , che Forme allegoriche variamente tra lor diflinte ne' modi di lor diffimile Imitazione . Facciamone breve- mente il paralello. Non v'à dubbio, che l'Apologo fotto il ve- lo della Finzione non ricopra fempre qualche maffima utile alla Vita, non fi adatti al rozzo intendimento del popolo, e de' fan- ciulli fpecialmente , e non foddisfaccia appieno all' Amor proprio di ciafcuno , che gode di vedere in altri ciò, che eflb dee fare , o no fenza elferne direttamente ammonito , o riprelb . Ma , per quanto la femplice , ed ingenua forma di quello, la fcelta efpref- fione de' caratteri , la vivezza del dialogo , la precifione, l'armo- nia, e '1 colorito dello ftile ne forprendano, ed allettino fempre mai, tuttavia negar non fi può, che la ftravaganza di perfonag- gi di ragione, di vita, e di fenfo privi , che si fpeflb introdu- confi a parlare, e ad agire, come noi, e che forfè foli formano psr fentiiTiento de' più Dotti il vero genere della Favola , non ifce- mi di molto l'intereflè, che ad efli ci attacca, al folo riflettere, che quegli Attori si fatti folo al Mondo immaginario apparten- gono , ìbn falfi ufurpatori de' noflri penfamenti , ed affetti , e col tuono patetico, che talvolta da lor fi prende , non fanno j che illuderne piacevolmente. Perciocché l'Apologo iaverifimj.le di fua Hhh na. ^il 4-^ li» natura non viene, aldir delSig. De la BARr.E, da noi creduto, e con piacere accolto , ie non perchè fi confiderà qual rappor- to d' una cofa vera , e polTibile , o qual' immagine della cofa ftef- fa, benché di quella non abbia le reali note da fé. Cos'è la Pa- rabola? Ella è una fpecie particolare dell'Allegoria, che fotto ve- ri colori ci prefenta un fatto reale , o immaginario , di cui 1' Analogia con quello , eh' efla a effettivamente in villa , per mez- zo delle idee, e circoftanze acceflbrie fcoprir fi polla. Quefta non per tanto, che l'ultimo apice , e sforzo dell'allegorico genere chiamar fi può, e che dal gran Bacone vien tenuta per cofa fa- era, ed augufta, come quella, eh' è idonea più, che ogn' altra di avvolgere al cafo , e d'illuftrare egualmente gli arcani di Fifica, di Politica, e di Morale, ne' fuoi miftici involucri giace ai più quafi affatto ignota, e fol tramanda a' Saggi fpecolatori raggi in- certi del fuo lume. Poiché, quando elTa non efca di fue tenebre, come fuole ufcirne appo i Sacri Scrittori , e non ne moftri in fine apertamente l'Analogia de' fuoi fimboli colla cofa rapprefen- tata , ficchè dubbio alcuno non relH dei fublime fuo , ed utile di- vifamento ad iftruzione degli Uomini, ella è cofa difficile affai, per non dire impoffibile, che gli alti fenfi di quella fieno intefi a dovere, e giufta l'intenzione dell'inventore Poeta. Le Favole certo Mitologiche degli Antichi , che tutte in facra nebbia fi ftanno fenza indizio aperto di lor medefime, non fono si intelli- gibili a' Dotti fteffi più acuti, che luogo non rimanga ad altre più forfè intereflantì, e più proprie fpiegazioni di effe. Perciò il fopraccennato Bacone, vedutone l'arduo impegno, timidamente propofe, quant'egli fentia intorno le Parabole di Pane, di Per- seo, e di Dionisio, di più probabile conghiettura in mezzo al- le tante incertezze degli efpolli Soggetti. Quanto poi all'Allego- ria propriamente cosi detta, qual diverfa fpecie , egli è chiaro , che quefta a differenza della Parabola moftra il Fatto direttamen- te ne' colori non fuoi, ch'ella prende ad impreflito, e dalle for- ine dell' accefforio Oggetto in virtù dì una tacita fimilitudine fa intenderne il Principale- Però ella periònifica , trasforma, anima, e divinizza tutto talora a fuo talento per dar aria di Novità , di Maraviglia, e di Sublimita a' comuni Soggetti ; per iftendere un «!l 427 liso un cauto, ma trafparente velo fopra quelli, che fon gelofi , e dilicati di troppo per non oflendere , quando nudi , ed aperti fi moftfino; per infinuare finalmente in coral modo aggradevole, e indiretto le fue importanti idruzioni. Si efamini adeflb, e fi confi-onti co' Generi poetici or or efpo- fii quello del mio Poeta. Neil' Apologo fono i perfonaggi quafi fempre falfi, la lor indole natia bene fpeflb contraria , e'I rac- conto femplice, credulo, e firailc ad un giuoco puerile; in quel- lo all' incontro da me adombrato i perfonaggi o veri , o finti fo- no, ma falfi non mai , la Verifimiglianza dal principio al fine fempre giufia, e l'efpofizione per natura, non per arte ingenua, e piena infiememente della più fublime dottrina . Dal Poeta Pa- rabolico ci fi moftra un Fatto, perchè ad eflb foftituifcafi un al- tro; dal mio s'illuftra colla Fifica un Oggetto, eh' è fempre lo ftefifo, invariabile, e Cofiante ; e quando quegli ama di cingerfi ài niaeftofà caligine , quefti né fa , né vuole , né può celarfi in verun modo giammai . Verte quegli le cofe d' ornamenti fittizj , e poffibili; le dipinge queRi , quai fono nella bella Natura, eh' eì vagheggia, ed imita, fenza che punto fé ne alteri il fondo . L'Allegoria fiefla maneggiata dal mio Poeta ritienfi 1 rapporti , e depone il miflerio, perchè preparata da' Perfonaggi introdotti, ed indicata ad ogni tratto, qual'è. L'azione poi, le pitture, il fèntimento, e l'intreccio anno appo lui più valla efl^enfione, più particolareggiata evidenza, maggior forza, ed intereffe, ed artifi- cio più vario, più palpabile, e più vero . Se l'Apologo ne da uno fpecchio fedele d'una qualche Verità ifolata; il mio Genere ci fpiega un Quadro magnifico di ciò, che anno di più bello , ed utile la Fific^, la Morale, e la Poefia. Se il Parabolico , e r Allegorico ci fcuotono, dirò cosi, con fuggitive fcintille; que- llo e' inveite da ogni parte, e penetra co' raggi perenni- di Veri- tà. Non ^ qui luogo Metamorfofi alcuna , né perlbnificazione di Efferì altratti; tutto è naturale, e femplice , e'I mirabile nafce dagli Oggetti fiefii, che dal Poeta fi efpongono ne'punti di vìfia più eminenti, ed illufiri. I fimboli tutto efprimono fenza equi- voco colla loro natia bellezza; elfi dan calore, e moto al conce- puto fèntimento; elfi la palTione fublimano coli' analoga loro rea- H h h 2 lità , ^1 4^-8 iUs» iita^ ed infpìrano altrui colle ifpoftilTimc ^ e rilevata immagini un. giufto orrore per lo Vizio, e. uà nobile, e generofo entufiaf- mo per la Virtìi,. Se dunque la Simbolico-Moral Poefia dee eflere tanto più paf- fionata , e toccante , quanto più. da vicino interelfa l' Uomo ;. s' ella dee forgere in, piena luce dal grembo lleflb della bella Na- tura, che ne circonda; s'ella in. fine, qual' è defcritta nei. mio Progetto, coftituifce un Genere poco finor coltivato, ma pur uti- le, e grande; bea merita per tali titoli d' eflere a certi. Canoni per la Pratica diftintamente ridotta.. Eccogli dedotti da quanto^ ù detto fin qui . I. Fiflar conviene una qualche Mafllma morale , che vuoili porre in vifta, e d'efla' rintracciare pluralità di rapporti fimilari,, ed elpreffivi in qualche Oggetto Fifico fiaori dell' Uomo .. IT. Trovati quelli, e quafi. raggi, in foco, raccolti, lafciar,^che fopra vi operi la Fantafia fino a tanto ,. che un, certo Idolo , o Simolacro vario, e interefrant& ne forga. III. Far , che l' Idolo già fiifcirato abbia un' influenza natura- le fuUa ferie delle Idee , e. Ci l movimenti, del Cuore d'uno , o. più perfonaggi introdotti. IV. Ridetto alla data fituazione dì fpirito , o circoft'anza dì fatto il Simbolo , e dal Simbolo fviluppato fpontaneamente il fentimento , teflerne un vago Idillio Narrativo ,, o Drammatico , che colori, ed animi la meditata Dottrina.. Or fiami lecito di qui aggiugnere un' Appendice> qual' ella ca- demi lotto la penna. Serve quella a raffermare vieppiìi l'affunto da me prefo ,, non già a proporre agli altri un efemplare ,. o una norma . Veggo , e lento pienamente la difficoltà della cofa , e molto più la fcarfezza de' miei talenti. Quel poco adunque,, che l'eflro mio debole alla veduta de*^ Fenomeni prefentati à potuto cogliere alla meglio, i'ofo timidamente di elporse in luce, come. un rozzo foltanto , ed imperfetto Saggio di Oggetti a me mo- (Irati dalla feraplice Natura nel Cielo , neH' Aria , e nel triplice cerreilre fuo Regno. M tanti in lor vaghezza le rofe, l'oro, il croco, le verdi erbette, l'acque del Mare, l'azzurro del Cielo , e le pallide viole . O Sole, quanto fei grande, e magnifico ne' Fenomeni, che ci mo- flri! Il Saggio ti contempla, lo Stolto ti ammira, il Selvaggio ti adora. Tutto fente la tua virtù fin ne' Climi più ri moti, ed abitabili; piante, animali, ed Uomini, o fia che di giorno nell' eterea immenfa Solitudine efultante Tu fplenda, e folo; o fia , che in notte fenza nubi al Coro de' Pianeti, che da Te an mo- to , e ti applaudono intorno , tu afperga il tenebrofo volto d i tua gioconda , e luminofa bellezza . Su centro immobile Tu ti muovi in Te Iteflb, e fegui a fegnare giorni, mefì, anni^efecoli colla perenne effufione di tue dovizie , né potendo effer Tempre qual vorrefti, benefico, d'alcune macchie taior ti tingi , e tutto pure il bell'afpetto di triftezza ne copri. Felice, chi tutto d\ ti contempla, e t'imita nella tua univerfale , infaziabile, e depura- ta Bontà 1 Cosi Filandro dalla ruftica, e folitaria fua torre, do- po d'aver girato avidamente lo fguardo fu le vafle , e ridenti campagne, e fu le colte, popolofe , e ricche Citta del Regno , ebbro di gioja per la regia beneficenza per tutto difFufa, e quafi. in eftafi rapito fi rivolfe al ball' Aftro del Giorno, e coppiò al matutino canto de' fefteggianti augelli l'Elog iico. del fuo Signore, e Padre». Jl Aurora Boreale , O fia la fiuta Vtrtìi » IDILLIO IL Eschine ieociTi'ta. .„_^Ra la notte, e Sofronio Tamico della Natura paflèggiava a Ciel fereno folo folo per un ameno giardino al dolce mormorio de' Zefiri. Ecco all' improvvifo a lui iì fpiega al Borea un'Auro- ra la più bella, che mai foffe veduta. La contempla egli, e ne oflèrva attentamente la vaga Scena fino al fine. Sparifce l'Auro- ra, tornan le tenebre, e lafciano il Filofofo a fé. Qui egli rac- colto lieto ac- 10 firabo- «]l 45' m colto in fé fteilb, e rlancUite collo Ipiiito acccfo le viceuJe dell* ammirata Meteora, corfi torto coi rapido penfiero alla nota Im- poftura dell'ipocrita Efchine, che fotto il talfo fembiante diVir- tìl lungamente avea coperti i più orridi misfatti, e tradito poc anzi Sofronio Raffo; e con feco in tal modo parlò: Dov' è lo fpettacolo or or veduto ? dove la pompa fmiulatrice dell' Aurora ? Tutto è fparito , La corona rifplendente girata a vortice fopra il mio capo è fvanita, guai fumo • Eflinti fono i raggi j dileguati gli archi; le colonne, le cupole, e le torri con le loro lanterne disfatte. Ove fiete , o colori , or rofTì , come fangue, or fmiili alle viole, or gialli, or cerulei, or biondi ? Ove voi, vaghe bende, ftrifcie , e fafoie quafi di arazzi varia- mente dipinti? Non più veg^o i getti luiniacfi infieme, ed ofcu- ri, e le fiammelle gocciolanti nell'aria, e sfumanti; non più que" varj ondeggiamenti, come di volteggiate bandiere ; quelle fubite vibrazioni in alto, e qu':' lampi fpefTx dell' eftuante , ed agitata Piramide. Quella forma sì vivace poc'anzi, e si brillante alla villa, che incendio vero efler parea, non è più ; più non refla alcun fegno, ov'ella con eftinzioni, e raccendimenti fuccefiivi di fuoco fotto varie guife, e movimenti rigogliofa moftroin. D'ofcu- ra, e nera nuvola ufcita s'immerfe in notte , e da fé flefla nelle fiamme, e nel fuo fumo avvolta rapidamente fi ftruflè. Natura, maeftra della Vita, or io t'intendo. Tu mi pingi d' Efchine la fimulata Virtù : Tu vuoi , eh' io vegga nella vaga e fugace ap- parifcenza l'efito di fue frodi. A baldanza ingannò egli me ftel- fo, ed altrui. Già vacilla, il veggo, agli occhi miei, ondeggia, e sfuma cinto di tenebre il virtuofo Fantafma da Lui eretto ;gia fi Icioglie l'incanto; e i bugiardi colori , le fiamme di amore , gli atti, e trafporti celefti brutto fpettro fon latti, e perduti nel Nulla. Efchine , impoftore malvagio , e obbrobrio degli Uomi- ni, ecco il tuo fine . Già ti fifchia fui capo la giufia vendetta del Nume olfervatore, che profanarti fin ora , e l'apparato fedu- cente d'Oneftà mentita, fotto cui covarti le tue nefande fcelle- raggini, diffipato ti cade a' piedi con tuo roflbre,, ed indelebile infamia. La pio, che d'innocenti finor ai fatto . E* fordo il Polipo , vuol feguire fue frodi, ed à per dritto la Forza. Miferi Infetti .' Ma non meno , anzi più miferi noi Uomini , che infidiatori abbiamo lii di ■iìii 434 !r8S> di Ragione armati nei noftri fimili? Polidamante, Polidamante è peggiore del Polipo, che voi perfeguita. // Cedro Paìejlim^ o iàa Plmocefiza, IDILLIO V. Acacio,ePartenio. jfcac. ^EggiauOj o Partenlo, fé ti piace, a pie di quefto an- tico , e ombrofo Cedro . Pan. Ben volentieri . Ofpizio più bello non vidi mai . Acm. Dolce oggetto egli è quella per me da' miei più teneri anni. P/irf. Che fu? dimmi di grazia. ^Mf.Qui il canuto mio Padre ( ahi troppo predo da cruda Morte a me rapito/ ) qui me co' Germani miei , e coli' amate Suore folca condur fovente, ed Inni facri cantarne . Oh quanto eran belli , ed amabili.' P^rt. Un folo almeno, ti priego , giacche fcolpiti gli avrai tutti in mente, fa, ch'io n'oda, e mi dimentichi per poco degli orrori de noftri tempi . Aatc. Son giufte le tue bra- me, e fon lungi i profani. Odimi dunque. L'Inno è in lode dì quefto Cedro, fotto cui fiamo . Qui il buon 'Vecchio pieno d' innocenti Idee de' primi noftri Padri , quaft fofle nell' Edenio giardino, ridente in volto in mezzo di noi, che taciti, e inten- ti fedevamo attorno , fciolfe il puro , ed infiammato fuo labbì-o in tal guifa: Dimmi, o Sole, rifcaldafti tu mai con più miti , e benefici raggi Pianta alcuna più di quefta? e tu, o Cielo, fpargefti mai rugiada più pura di quella , onde fu da te nudrito il bel Cedro , ch'io qui vagheggio ? Come lieto, e tranquillo erge inver le nubi lamaeftofa fua fronte ? Quanto d'amena, e frefc' ombra lungi ften- de co' vafti , ed elevati fuoi rami ! Nodofo a. il tronco , e ruvi- de, e, fpinofe le frondi in fegno di fua. robufta natura. Pendono a Lui d' intorno vaghe bacche , e foavi , e da eflb ftilla umore di non più fentita fragranza. Pianta eccelfa, ed augufta J Tu fe' la Gloria de' vicini colli, e de' monti; Tu la fovrana dell' al- tre «èli 455 1138» tre piante, che d'appreflb ti fan corona . Tu non mai ne da crudo verno , né da faffofa grandine , né da turbine impetuofo tocca forti nell'onor di tua Forma incorruttibile , quafi d' Albe- ro di Paradifo . Si ti guardi mai Tempre il Cielo 1' eternità di tue foglie , e renda più , e più odorofe , ed efficaci le tue lagri- me . Te fuggano i maligni Infetti , e ferpenti ; a te cedano i morbi; per te acquiftino nuovo pregio le Carte , e le Cafe de' Grandi; e i noftri più cari in feno a Morte ci (ì ferbino intat- ti . Vengano ogn' anno ne' d'i folenni a Te , bel Cedro , le can- dide Verginelle, e i teneri Giovanetti a farti cerchio intorno , a refpirar la tua aura celefte , e a ravvifare in Te con gioja il vivo Simolacro d'incorrotta Innocenza . Qui egli fi tacque ; e noi inebbriati lungamente il mirammo , qual Angelo qua difcefo in Terra, a bearne colle delizie del Cielo. Parp. Torna torna , Innocenza; fatti veder tra noi. Son quelli i Quadri , quali appunto gli ò creduti dì poter qua recare fecondo le mie deboli vifte , ben fapendo , che altri con r acuto fuo ingegno veder potrebbe di molti altri e nuovi, e più belli rapporti negli Oggetti fteffi da me defcritti . Effi , a dir vero, fon tra loro ftaccati; ma per quello non credo, eh' efler poflano meno accetti , come pure men grata non dee dirli la Natura flefla ne'fuoi Fatti particolari. Chi fa, che un gior- no un qualche Genio non forga , il quale quelle tracce mie te- nui calcando , e affai più di me fcorgendo la conneffione del- le Cofe Fifiche con 1' Uomo , un Corpo intero ne formi di le- gata Morale con giuda ferie di Simboli naturali , e rifponden- ti a tutti gli umani Vizj , e Virtù ? Il Mondo Fifico é un Volume a' Poeti aperto , pieno di arcani non ancor ballevol- mente conofciuti . Più eh' effi '1 leggeranno con occhio attento , più loro fi apriranno nuovi profpetti , e nuove ricchezze per la lor Arte . Si fludj dunque da effi inceffantemente 1' Uomo , Oggetto primario dell' Imitazione Poetica ; ma non fi trafcuri giammai per quello ciò , eh' è fuori dell' Uomo fleffo . La Na- tura è madre dell' Uomo egualmente , che degli altri Efferi , e vuole , e può efsere in tutto dall' Uomo a Lei diletto imita- li i 2 ta , «Sì} 43^ US» te , ed efprefsa ., So , che oell' Domo gli Efempj del Coftuy me fon più vivi , più tQccanti , e più vicini a Noi ; ma fo ancora. , che gli Oggetti Fifici efteriori all' Uomo y effi pure iftruire ne pofsono ,. come fi,mboU della Vita , e. prepararci co' loro Segni lenfibiii a più foblioiQ .Dottrina^ liìiiì iii /din v-i M E- m 457 lU* M E M O R I, A DEL SIC. AB. ANTONIO GARDIN Sopra l' influenza del Platonismo NELLA Poesia. ( LETTJ NEL GIUGNO MDCCLXXXIV. ) B. ► EnchE' la Poefia come figlia foltanto dell' entufiafmo e della fenfibilità, altro non fiafi, che un dono fpontaneo della Natura, pure è certo, ch'eflà riceve ancora conformazioni diverfe dal cu- mulo delle fifiche, morali, e politiche caufe,che influifcono uni- tamente e full' uomo, e fui fociale fiftema. Per tanto hccome ogni qualunque Filofofia impronta, fé lice il dirlo, di qualche orma r umano fpirito accertando i' idee , ordinando i penfieri , modifi- cando gli aftetti, cosi necefTariamente doveva avere ella ftefla un' influenza fpeziale fulla Poefia , e in affa imprimer le traccie dei fuoi caratteri . Ora poiché i fondatori della Filofofia quantunque tutti a un folo oggetto rivolti , cioè alla ricerca del Vero , e del Buono, pur fi fecero per fentieri diverfi ad indagarne le fonti, e perciò fra i molti architettati fiftemi, e le molriplici fette l'una full' altra diftrutte ricomparve fpeflb quefta feguace del Vero, non fol diverfa di afpetco, ma ancora d'indole e di coftume;cosi pur la Poefia, che poco o molto alimentafi del di lei fuco vita- le , forza era , che rifentifle pur anco le fucceffive impreffioni di quefta oriainaria influenza, e perciò modificata alternamente, e cangiabile fui vario efempio materno, fecondo che gl'ingegni confacrati alle Mufe all'una o all'altra filofofica fcuola fi atten- nero , veft'i pur eflà tra le lor mani diverlè forme , e cangiò mo- di e fembianze. Il rintracciare, qual fiafi di quelle conformazio- ni diverfe alla Poefia più opportuna, e più adattata al naturale fuo filo genio ^ ella è per certo, o Signori, una ricerca ben degna di cliiunque voglia rifalir ragionando ai più fublimi principj dei poetici ftudj. Tre fono fra le antiche fìlofofiche Sette quelle, che diftinguendofi fopra^ l'altre per l'oppofta diverfita delle fifiche e morali dottrine poffono eflere a quello propofito il foggetto di qualche efame, la Stoica, l'Epicurea, la Platonica. 1 Giardini del Filofofo della voluttà, benché da elfo additati come l' afilo d'inceflànti delizie, e il vero Elifo terreftré, non furono gran fatto alla Poefia favorevoli. Chi ftranamente acciecato non rico- nofce ne'fuoi principj un Ente provvido e attivo, che il tutto fcorga e governi- chi non afcrive la grand' opera dell' Univerfo , che ad un cieco accozzamento del calò ; chi abbraccia qual pre- feribile a ogni altra una vita indolente , fciolta dalle cure focia- li ; chi crede che l' interefle prefieda a tutte le azioni degli uo- mini; chi non fa d'aver anima, che per chiamarla a deliziarfi fu i fenfi , e deftinata la crede ad aver fine con efll; coftuì cer- tamente trova inaridite tutte le fonti principali dell' Entufiafmo poetico: muta è per lui la Natura, fpopolata di quegli efferi in- vifibili, che la rendono piìi animata e più viva; l'Epopea priva del macchinifmo della Divinità nulla prefenta di ftraordinario e mirabile; la Scena è fpoglia d'Eroi, che in un tal fiflema non fono che infenfati e fanatici; la Lirica fenz' idoli morali perde i più fublimi fantafmi; il cuore fteffo mancante di attività non rifente, che tenui ombre di paffioni, né altro refla a un Poeta di quella fcuola, che di cantar fui la cetra amori fenz' anima e comuni all'uom colle belve. Meno di quella al Poetico genio fu sfavorevole la Stoica Filofofia, benché d'una tempera troppo rigida e poco fleffibile nella Poefia ugualmente, che nella Morale. L'auftero dominio della ragion fugli affetti ,di cui faceanogli Stoici il lor vanto, l' entufiafmo della virtù Ipinto non rade volte ol- tre i confini non fuoi, il cupo concentramento della lor mente in le ftefla, l'alienazion dai diletti; l'idolo ineforabile del dove- re, innanzi a cui talvolta la lor fermezza fi rivolgeva in furore, e quei faftofo linguaggio, onde uguagliavanfi ai Numi, imprimer doveano fuUe poetiche produzioni un'impronta d'energia alquan- to sforzata, rendere gigantefche le loro immagini , più che umani i ca- ^1 4^9 1i3» i caratteri de' loro Eroi, e perciò più ainmiral)ili,.clie intereffan- ti; lo flile loro per fine, fentenziofo, declamatorio , grandifonan- te, quale è quello appunto dei due fra i Latini Poeti in quella Setta iniziati, dico di Seneca e di Luciano. Contemplatrice di un Bello figlio dell'ordine e dell'armonia impercettibile dai foli fenfi, fciolta fpeffo da quelli, e dolcemente rapita con fublimiffi- mi voli a vagheggiar la Natura non già nell'opre fue fingolari , ma negli archetipi fuoi diregni,ben dovea dare la Platonica fcuo- la alla Poefia coltivata da' fuoi feguaci altre attitudini e colorito diverfo . A quella Poefia , cui ella ferv'i di bafe , fu troppo angu- fto il mondo reale; osò ella di concepirne degli altri, per cui fcorrendo liberamente l'ingegno di là traeffe arricchito novelle idee peregrine: ella agli Enti fteffi morali con utìlilTimo incanto impartì vita ed azione: ella tutto feppe sfiorare de'noflri afietti il più gentile e il più puro, mefcere alle più vive efpreffioni del fentimento i concetti più fini dell'intelletto, riveftir tutto per fine con una miftica e di lei propria -favella d'una leggiadra decenza. Da quello breve cenno prefentir già potete abbaflanza. Uditori ornatiffimi, a quali di quelle conformazioni per me fi dia preferenza; e poiché un tale foggetto filofofico e letterario ad un tempo conveniente mi fembra ad accademici ftudj, atto a preftarci argomento di ragionata ricerca, e quindi non indegtro di quello luogo, di quello giorno, e di Voi, così mi farò a di- faminare vie più ancora partiramente i principj della Platonica fcuola , a fine di conofcere meglio qual dovefle efferne l' influenza fopra i poetici ftudj, e quindi inferirne, che le dottrine di que- lla fopra quelle d'ogni altra all'indole lor confacenti , più ancora dell'altre arricchir ne poffono il patrimonio e foftenerne il vi- gore. Due valli Quadri e ammirabili offre la Natura alla contem- plazione del Filofofo ugualmente, che del Poeta, il mondo fifi- co, ed il morale. Soggetto al primo elfi fono di utili fpecula- zioni,, per cui dagli effetti ofl'ervati rifalendo col raziocinio alla caufa tenta di difcoprirne il magiftero occultato; non fervono all'altro che di ricchilfima e vada fcuola d'imitazione, per cui fpaziando il fuo fpirito tutti ad uno ad uno vi fcorge gli origi- na- «£j! 440 II3& nalì più fcelti , e dalle immagini loro in fé fcolpite e avvicinate dal Genio a fare un tutto perfetto trae egli l' inefauribil mate- ria dell'arte fua, e tutte le natie forme, fu di cui fole può di- fegnare, efeguire, e compiere i fuoi lavori . Quindi benché abbia- no entrambi un folo oggetto e comune, pur con modi, e fini molto diverfi in effo s'affifTano; e quindi di tal contemplazione è ben diverfo l'effetto. Un tranquillo offervatore è il Filofofo, che cerca, medita, e giudica; fpettatore arrendevole ad ogni me- noma fcofla è il Poeta, che vede, comraovefi, e fente: ogni pic- ciolo oggetto di Natura , purché il ben conofcerlo pofla fervirgli utilmente a vie più ftrignere ed allungar la catena delle fue co- gnizioni, intereffar puè il Filofofo; fdegna il Poeta tutti gii og- getti, in cui non grandeggi un vero, nuovo, e mirabile che a primo afpetto forprenda ; quegli per fine con tutto ciò , che appre- fenta , non vuole agli altri comunicare, che fol la fua perluafio- ne; quefti ciò vi trasfonde, che ha più d'impero full' anima, il fentimento. Porta per tanto una tale diverfità tra di quefti non men nei modi di contemplar, che nei fini, non è come utile, COSI ancor facil'opra l'avvicinare tra loro, e ftrignere in focietà il Filofofo ed il Poeta; anzi ben tenterebbefi in vano di aflbciare alla poetica facoltà quell'arida , e fpinofa Filofofia, che immerfa foltanto in aftrufe fpeculative ricerche, in effe fegue o il folo tenuiffimo filo di metafifiche deduzioni, o tutto aflbggettando al rigido efame degli analitici metodi, ricufa ogni altro mezzo di progredire alla fcienza, come men utile, e men ficuro. Che fé pur avvi Filofofia, efclufane quefta fpecie, acconcia a mefcerfi e attemperarfi colla Poefia, e quindi a fecondarne i naturali prin- cipj , a nutrirne il genio, a fvilupparne le forze, quefta efler può quella fola, il di cui fiftema tal fiafi, che atta la faccia ad un tempo ad elevar l'intelletto colla più intenfa meditazione alle regioni dell' evidenza; indi di la difcefa ed al fenfibil rivolta, op- portuna non meno la renda a colpir vivamente la fantafia con quanto di fplendido, di grande, di forprendente può fu di lei dominare . Una tale Filofofia , in cui conciliati fi veggano facilmente quefti diverfi caratteri, riconofco nel Platonifmo; né per mio av- / CI «Sfl 44* I!» avvifo Setta alcuna più d' efla (qualunque fuiì il fuo merito nelT ampliata sfera del fcibile) architettò giammai uà fiftema di mon- do tìfico, e di morale acconcio maggiormente all'indole ed alle forze del Poetico ingegno ed airaltifTima illimitata carriera, che gli è dovuta. Ed in fitti fé la Poefia in vifta di quel dilettxi , che d' ifpìrar fi propone , preferir deve nella fua fcelta i foggerei , che o per la loro naturale grandezza , o per le loro fingolari combinazio- ni , circoflanze , e rapporti muovono gli animi a meraviglia ; fé forma quindi il mcravigliofo una gran parte della fua effenza, e fol per elfo ella grandeggia ed abbaglia ; e quale mai di tali fog- etd più ricca miniera può rinvenire di quella, che il Platonico moadial fiftema le fchiude? Cosi è: la fublirae e fingolar archi- tettura di quello grande Edifizio, fia che fi miri nel fuo totale, o nelle grandiofe parti, che lo compongono, fembra immaginato ed elèguito ancor per ufo della Poefia , e forlé anzi che la fcuo- la della Natura, il Teatro può dirfi della immaginazione. Scor- riamo, per riatracciar fé ciò fia, i principali punti di un tal fi- ftema, e muoviam prima da ciò, fu cui tutto ei s' appoggia , co- me a fua bafe. E^ quefla la prima, eterna, increata cagione, onde han principio ed efiftenza le cofe. Avvi,dicea Platon nel Timeo, chi per fé foIo,eper fé fempre fu;immenfo, intermina- to oceano, in cui tutto contienfi, non concepibil che dalla men- te che fé medefima interroga , e volge il guardo a contemplar rUniverfo. Le Gaufe, e la Natura furono, perchè ei lo volle. Egli è l'artefice, quella il lavoro, che ha in fé fcolpita l'im- pronta della fua delira , e che miniera fedele ferve a ogni fuo cenno in filenzio . Cieca forza brutale, neceflaria, ed innata alla materia inerente l'agita, e la trafporta; e come d' efla non ha il poter di fpogliarfi , quindi fcoppiano in truce afpetto dal di lei feno il difordine e i mali ad infeftare la terra. Ma un ine- faufto principio di poter, di bontà, di fapienza,che fcorge fem- pre, e folo vuol ciò, eh' è bene, arreda il corfo di quelli, e torce ad altra parte le ree tendenze di quella. Quindi un eterno efemplare , eh' era mai fempre , ed è in lui , né a cangiarfi è foggetto, folo lo relfe, ove ordinò l'Univerfo; e quefto imma» K k k nen- <«il 442 1159 nente efemplare, quefta primiera ragione della cofe tutte in fé abbraccia i tipi, le caufe, e le ragioni dell'altre. Tal è il So- vrano della Natura, dinanzi a cui nel fuo nulla rientra ciafcun mortale, che ha troppo deboli l'ale dell'intelletto, ond' ergerli a ravvifarlo . Potea mente umana per -quanto ad eflà è poffibile abbandona- ta a fé fola, rapprefentarci la divinità, i fuoi caratteri, ed i fuoi fini in un quadro più luminofo, più nobile e più efpreffi- vo? Potea fcopririi forgente alcuna per la Poefia di più larga ve- na d'idee fublimi, e ammirabili? Poteano forfè in confronto di quefte fervire ad eifa ugualmente o il meccanico eventuale con- corfo degli atomi d'Epicuro, e l'oziofa beatitudine de' fuoi numi indolenti, o la cieca neceffità degli Stoici legislatrice fuprema, e il loro Giove impotente annodato con infolubil catena ali' urna fatai dei deftini ? Queft' è l' idea , qual la trafmifero i Pla- tonici fcritti, del grande Artefice della Natura. Ora veggiam 1' opra fua, e quanto l'idea pure di quella, quale rifulta appunto dagli ftefli principj , ben fi convenga alle poetiche forme d' im- maginare, e qual grandezza vi apporti. Pria che il celefte Faci- tor d'ogni cofa crealfe il mondo (cos\ Timeo) l'anima ne creò, e allora quando alla materia die forma, allorché volle, che il mondo foffe, queft' anima in lui trasfufe. Effa dall'altre cofe di- ftinta, principio coftante di fimmetria e proporzione, ftaffi nel mezzo della gran mole, da dove la di lei forza, e attività per ogni parte diffondefi. Effa ordinò; la malfa obbedì, e fu fenfibi- le; ella ugualmente diffufa fuggi alla forza dei fenfi , e fol fi co- nobbe per la fua azione . DeÌTa non pur foftiene quefto gran tut- to ammirabile, ma regge ancora quante mai fono le cofe: il va- flo corpo del mondo, che moto, e vita da lei riceve, ruotale intorno come a fuo centro ; ed è si grande la di lei forza , che come pel vincolo, e pel confenfo d'anima e corpo ogni anima- ta fpecic qui fra di noi fi conferva, cosi pur 1' Univerfo non fu foggetto a difcioru pei ftretti nodi di amichevol conforzio di quefta intelligente, e materiale natura, che in elfo fi accoppiano con ammirabili nodi. Chi non ravvifa in tal dottrina,© Signori, il Filofofo com' elevato fu i vanni della più fervida fantafia con- ce- «SII 44? I[3* cepir qual Poeta? Chi non fente l'analogia della fteffa cogli en- tufiaftici concepimenti del Genio, e il vantaggiofo partito cii'ei dall'ufo di quefta ne può ritrarre? Ben lo conobbe il grande Au- tor dell'Eneide, che nuovo fregio aggiunfe alla epica grandezza del fuo foggetto {temprando con fmgolar artifizio nel fedo libro quanto egli in quel gran campo vi colle. Pr'nicip'io cah'.m & terr^s , c^mpofque lìquentes-, Lucetitenique globum lunte^ titatiiaque aflra Sph'itus intus alif y totamque infufa per anus Me>js agìtat tnolem^ & magno fé corpore m'tfcet : Inde hom'mum pecudumque ge?ms , 'uhceque volamum ^ Et qux marmoreo fert monflra fub cequore pontus (a). Ne già men riveftita di colori fantaftici , anzi campo ugual- mente ubertofo di poetica fublimità, fembrami , s'io non erro , la Platonica opinione fui Cielo . Queflo , ch'ei chiama la piii fublimc fra le create foftanze, traffe la fua natura dal fuoco. In- telligenza, cui diede ad elfo chi Io formò , prefiede ai fuoi mo- ti, la di cui perpetua attività governa i corpi inferiori . Con movimenti collanti e diverfi , ma l' uno all' altro proporzionati , roteando le di lui sfere furon la prima forgente dell' ordine , e dell'armonia. Erano, prima di efler quai fono, i valli corpi ce- ledi nel l' archetipa mente del loro autore ; e qual n' era in ella i' immagine, tali ufcirono di fua mano : una Deità fecondarla , che d'elfi fiede al governo, modera i loro giri e vicende; ed è ben felice colui, che ne può intender la voce . Ecco il Ciel di K k k 2 Pla- (a) Tutta la filofofica dottrina intro- atinotazioni dei P. Roso fuU'Eneide fe- dotta da Virgilio nel fello della fua guono l'Autor paflTo pafTo ne' fuoi bei Eneide, che forma certamente uno de' verfi , moflrando com'egli delibò i fuoi piìi ricchi e fingolari ornamenti di que- fentimenti da quefto Filofofo , le di cui iio ammirato Poema , il quale non è dottrine efpone a fronte del tefto Poeti- ricco di foli quadri fantallici , ma di co, onde farne riconofcere la congruen- pezzi ancora luminofiffimi tolti dalia za . Qui fi tralafcia di rinnovare quefto Filofofia più fublime e dalla Religione , confronto da altrui già fitto , poiché ben è sfiorata con finifllmn poetica indurrla può chi foffe vago di farlo rifcontrarlo dai principi Pitagorico-Platonici efpolli efegulto nell' eruditifllme illuftrazioni di da Platone nel Timeo . Le dottiflìme quefto dotto Commentatore. 5 «81f 444 Ii5» Platone , di cui altro mai non ne fa divifato per certo più con- fecente ai rapimenti dell' eilro e alle fattizie idee, di cui fon va- ghe le Mufe. Qui trova per ogni dove la fantafia una ragion di arreftarfi con fao diletto , e un nuovo mondo vi fcopre tutto formato per lei,. Ma fé gli efpofti principi del Pktonifrao fervi- rono a meraviglia al fublime Poetico. ,, ed al mirabile ,. che di lui nafce , fimmenfo num.ero, e le diverfe claffi degli elferi in- telligenti, di cui eflb popolò i'Univerfo,e che eoiue Dei fubal- terni influifcono fulla gran macchina alle lor cure affidata , ancor maggiormente di nuovi , e nobiliffimi attori arricchirono la for- prendente fcena della Poefia . Alcuni di quelli, che furono collo- cati nella mifteriofa catena degli efieri fra gli uomini , e fra gli Dei, fervon di mezzo alla feambievole lor comunione ;. e per- ciò feco elevano al Cielo i merti noflri , i fagritìcj ed i voti , e di là riportano all' uomo le ifpirazioni , e le grazie . Ad altri che per la loro natura non erano né infolubili ^ uè immortali ^ ma ch'efler tali doveano fol per divino decreto , commife chi tutto può la creazione dei corpi, cosi dicenda dal Cielo : Dei ,. di cui io fono il Creatore, m'udite. Rivolgetevi fecondo la Na- tura alla fabbrica degli animali y di modo che per voi quella vir- tude s'imiti, di cui mi valfi per darvi vita , Io verferò nella gran malia appreftata quel germe immortale e divino , che ani- mera chi deve fignoreggiare fugli altri e coltivar la giuRizia ; Voi quello germe di là traete , indi teflèndo il mortale alla im- mortale natura , create pur gli animali , che forgan per opra vo- ftra dal Caos primiero alla luce. Si dille, e di nuovo nella pri- miera coppa , ove mefcendo T anima di tutto il mondo la tem- però , fparfe rimsfcolando il rimanente dei primi in certa fimil maniera, ma non per altro incorruttibil del pari. In quella dot- trina mifticamente avvolta entro allegorico velo , e fparfa al di fuori di tinte cosi vivaci non fpira tutto Poefia? Non fi rinven- gono in efla i fuoi caratteri più dillinti ? Le caule naturali rap» prefentate per quelli Dei, ed in tal modo fimbcleggiate , lìcco- me- furono io sforzo del più felice entufiafmo d' un Saggio , che fu pur caro alle Mufe , cosi introdotte nella Poefia non dovean effer del pari tant' idoli venerabili ed ammirati, che trasferiti da filo- «Èli 445 113» filofofica mano nel fàcro tempio di Pindo ne rendelTero il fuo l'plendore ancor piia vivo ed augulto ? EfTì in mano al Poeta fu- ron ben tolto per opra fua nuovi agenti e fortifTimì della gran macchina dell Epopea, che ha il ben moral per oggetto; e ben diverfi dai Dei d'Omero rapprelèntati da lui fuUe rozziflime idee della volgare opinione, tanto più fervirono all'ammirabile ed ai fublime, quanto più cornfporero ai luminofi caratteri d'una divi- na natura. Eccovi rapprefentato , o Signori , in un gran quadro, e fedele il Fifico generale fìftema del Platonifmo ; ed eccovi pure efpofto con breve efame dei fuoi più grandi principi quanto , ed in quai modi influir poteflero le fue dottrine fulla Poefia . Ora la vada fcena gi^ contemplata fi cangi , ed altra ci forga innanzi più in- tereflante per noi, il moral mondo , quale fu lui meditando lo concepiva Platone . Contemplatori di quello fcopriamone l'in- dole , la bruttura, la fimmetria delle parti, e quanto ognuna di quelle alle poetiche forme acconciamente rifponda. Parla all'intelletto il Filofofo,al fentimento il Poeta. Il lin- guaggio di quello, che ad una femplice , e tranquilla facoltà fi dirige fempre placido , fempre uniforme dal retto fentiero a de- viar non è aftretto; quel del Poeta all'oppoflo mai fempre vol- to a torcere, e maneggiare a fuo grado il Proteo , che in noi fi chiude ognor cangiante d'afpetto , da fé medefimo difcorde, e ad ogni menoma fcofla fluttuante e in tumulto , dee pur eflb ugualmente, ove n'è d'uopo , in moltiplici guife infletterfi , e conformarfi, e tanti modi rinvenire di difefa o d'attacco, quan- ti pur eflb ne trova di combattere , e di fottrarfi . Quindi una piena notizia del cuore umano, di Tue tendenze , di fue vicende è neceflaria al Poeta; e quindi d' ogni grande ed ammirata Poe- fi ,i la fcienza morale fi può dir bafe, e ftrumento . Ma quella, qual fu comunemente trattata dai più diftinci Filofòlì , non fi può facilmente appreflare al Poeta ; anzi falendo al vero per allratti principi, e di là difcendendo per metafificbe deduzioni , profonda, aftrufa, in fé medefima riftretta, può pafcer bens'i l'in- telletto, che nelle fue meditazioni paflb paflb la fegua, non già farli compagna al Poetico ingegno de' fuoi metodi impaziente , aè «8|f- 44<5 113* né a lui fomniinKtrar , s'ella è tale , adattata materia alla va- ria , e ricca ferie degli animati quadri , che formar deggiono il più diftinto fuo pregio . Gonvienfi per tanto , ove trarla util- mente fi voglia agli ufi della Poeiìa , ricondurla talora dalle lunghe fpeculazioni ai varj oggetti reali , e ricoprir tratto tratto ì fuoi precetti più aflratti d'un efterior luminofb , e dirò quali fenfibile ; e perciò quella fra 1' altre fìlofofiche fcuole , che feppe in cotal modo trattar quella Icienza , e meglio d' ogn'altra invol- gerla tra quefle fpoglie, più ancora dell'altre alla Poefia fu op- portuna . Queft' arte , e quello vanto al Platonifmo è dovuto . Per elfo le immagini più pittorefche, e più vaghe tratte da rut- ti i regni della Natura accorfero in folla a fpargere della lor lu- ce i più profondi penfieri; le umane pafTionì , i vizj , le virtù ceffaron di elfere allratte idee, fol concepibili dall'intelletto; la beltà ftefla, e le grazie, percezioni dell'anima s\ delicate, e tut- te r altre idee fattizie e compofte di primitive nozioni d' una forma quafi fenfibile ricomparvero adorne ; ed un mirabile infine, che riponea fatto ai fenfi ciò , che involato farebbeli ai raen figaci intelletti, rinvenne tutti i modi di dominar fugli fpiriti <> Quindi la giuflizia , la prudenza , il valore , Genj benefici del moral mondo, animatrici divinità della Lirica, fai irono al Cie- lo, e tra gli Dei collocate da filofofica apoteofi ebbero altari ed incenfi ; quindi l'odio, l'invidia, l'ambizion, l'ingiuftizia prefer l'afpetto di moftri che dall' Èrebo ufciti fpargono il lor velcri fui mortali; quindi additaron le furie la difperata fituazion del colpevole , i trifli effètti del fuo delitto; e il redivivo cuor di Prometeo parto d' augello vorace , le angofcie dell' animo in preda a inutile pentimento e lacerato da' fuoi rimorfi . Né già men di quefle la dottrina dell' anima , e de' fuoi flati diverll avviluppata in allegorica verte di la ci venne trafmefla . Erta , dicea quel Filofofo, pria di difcendere in terra e unirli a ciò, che è mortale , trafportata fu rapidirtimi vanni trafcorre libera il Cielo, e in varie forme fi cangia ; ella fègue il carro di Gio- ve, ove fi porta al gran convito dei numi . Lìi felice , là làg- gla, ella è di fé fol beata: ma fé a lei cadon l'ale , fcende , s'appiglia a un corpo, e ad abitarlo cortretta , qual guida farti di <«&ll 447 II» tli un cocchio alato, ma tratto pur da lieftrieri , altri de' quali, fon docili, altri impazienti di freno ; e quindi è grave , e mal licuro il fuo viaggio. Che più? Lo fteflb dogma Platonico d'u- na vita immortale, e delle pene e de'premj ferbate all'anima dopo la morte, fplende più luminofo , e vieppiù grande forge a forli ftrada nei fpiriti con quefto folo artifizio . La calma , e l'innocenza, die' egli , fcefero in feno agli Elifi ad abitar coi beati. Quant'ha la Natura di più perfetto, e di bello ih. fi rac- coglie ad allettare ogni fenfo; e là s'inebbria la mente nella vi- fione del vero. Antro vaftiffimo , fede d'affanno ed orrore fpro- fondafi in altra parte. Odio, angofcia , difperazione là fi dime- nano in fiera lotta. Morte agli empj il diferra ; fui vado dorlb eternità io foftiene . Sparla di tali immagini , e ben per effe da ciafcun' altra diftinta è la moral di Platone - Cos\ fervendofi di un doppio mezzo d'infinuarfi negli animi parlò col raziocinio alla mente, con quelle al fentimento , ed alla immaginazione ; COSI per opra di quelle immagini iftelfe entrò in commerzio col- la Poefia , e in lei trasfufe ftraniere merci opportuniflime ai fuoi lavori . Ma fé queRe utili giunfero all' opre fue fchiudendo ad efla novelli regni di ciò , che dicefi meravigliofo , non infervirono meno le Platoniche Teorie fugli affetti all'altro genere di Poe- fia , che chiamafi con efprefflone adottata dall' arte app:tfp.onato e toccante. Volto il greco Sapiente a dar precetti fu d'cfli, ei non li vuole, quali li refe Epicuro affopiti per arte di fcioperata in- dolenza o illanguiditi nai molle fen del piacere ; nò vuole, co- me gli Stoici , con una vana jattanza , e con inutile sforzo fvellerii affatto dal cuore , come ftromenti d'errore , e femi in- fetti di colpa. Ei fa, che fono all'umana natura inerenti; che utili ancora efler ponno ; e che non tanto fpegnerli in noi , quanto ammanfarli egli è d'uopo • Quindi ne' fuoi precetti ogni fuo ftudio a depurarli è rivolto ; ed anzi che i nemici della ra- gione, in effi riconofce , per ufare delle fue fiefle efpreffioni , i fuoi mantici, ed i fuoi fproni . Con efli cos'i temprati dalla /à- viezza l'entufiafmo della virtù promuove, e rinforza; rende più forti i nodi della focial fratellanza, anima l'amicizia , forma il di- «SII 457 l[.^ „ ri, e non dei movimenti che traggono feco. „ In que/lo ragio- namento fembra che fi fcorga un pompofo sfarzo piuttofto che un retto ufo di Filofofia applicabile alla natura dell' Uomo , e conveniente alla verità delle cofe. Un Biografo Filofofo , qual fi propone <\' eflèr Plutarco , dovea innanzi a tutto formarfì in mente il modello dell' Uomo reale confiderato in fé fteflb e ne* fuoi rapporti , non il fantafma dell' immaginario fatto oggetto di una vaga ideal perfezione. Primo Canone irrefragabile della vera Filofofia fi è, che non avvi fuUa terra l' Uomo perfetto , mer- cè che per quanto negli efempj d'Uomini venga divinizzata ta- lora r umana natura , fé quelli fi rifguardino più da vicino , e fi fpoglino i fatti delle apparenze di un imponente maravigliofo , fi troverà che l'Uomo il più giuftamente ammirabile è fempre un comporto di debolezze e di forza , di virtù e di paflione . Sic- come però quefle affai fpeffo a motivo della loro affinità s'inne- ftano a quelle, cosi ne rifultano azioni mifte , e temperate da quelli contrarj elementi , che vedute da diverfe parti prefenta- no afpetti diverfi , e a grado di chi 1' efamina cangian di no- me fenza cangiar di natura . Quindi è che per coglierle nel vero punto di vifta , e farne un giudizio dettato infieme dal- Li perfpicacia , e dall' equità, vuolfi avere tre importanti av- vertenze : i.° indagare l'origine delle azioni , ed analizzare i principj; 2.° ponderar le circoftanze che ne fcemano 0 aggrava- no il pregio, e il difetto; 3.° efamlnarne le confeguenze . Sì , Cicerone fu alquanto debole, il confeffo fenza difficoltà; ma la fua debolezza era figlia di quella medefima tempra di fpirito che lo rendeva dolce, ingenuo, fleffibile, compaffionevole , nato a fentir vivamente tutte le impreffioni del bello , e pronto a ri- fpondere con efattezza a guifa di ben accordato ftrumento ai toc- chi degli oggetti che lo colpivano . Non vuolfi dunque confon- dere la debolezza che tragga i fuoi natali da una delicata e vir- tuofa fenfibilità con quella che fcaturifce dall' inetta coftituzione di un cuore flupido e fiacco . Ora fendovi molte virtù ( altro punto che non deve mai ufcir di mente a un Filofofo ) le qua- li, ficcome i talenti, l'efcludono neceflàriamente a vicenda , è di meftieri confiderare fé meglio fia che un tal Uomo in una Mmm tal «SII 458 1^ tal condizione di flato , natura di affari e di governo quelle pof- fegga, e ila sfornito di quefte , e gli uni abbia di que' difetti che vanno in fequela delle medefime o agli altri foggiacela . Vor- remo noi fofìituire alla dolcezza e manfuetudine di Cicerone l'infleffjbilità di Catone, o la rigidezza di Bruto ? Sarà egli men debole agli occhi del pubblico; ma oltreché non ne ridon- derebbero perciò vantaggi maggiori alla Repubblica ( cofa di cui altrove fi. tratterà più ampiamente), verremo a fpogliarlo di que' fingo lari pregi che lo rendono fotto tant' altri afpetti caro e am- mirabile. Ella è un' ingiuftizia adunque verfo dell'Uomo l'acca- farlo perchè non è perfetto , ed una contraddizione 1' efiger da eflb alcune prerogative ch'egli non ha appunto perchè ne poffie- de molt' altre, e volerlo fenza quelle debolezze, la di cui man- canza ne trarrebbe feco alcune altre o uguali o maggiori, come fé gli foffe conceflb veftire e fpogliar l'animo a fuo grado di ciò che vuolfi o non vuolfi dalle circoftanze e dai tempi . E' si lungi per tanto dal dover fembrare ftrana cofa che Cicerone nell' efiglio non portaflè con fermezza il carico della fua fciagura , che anzi attefe le circoftanze dei cafo , e l' indole del fuo animo , quefto appunto e nuli' altro dovea afpettarfi da lui . Immaginia- moci un Uomo virtuofo, ingenuo , fenfibile , incapace di doppiez- za e d' infidie , amatore appafllonato della Patria , della fami- glia, della gloria, che fi compiace dell'onore come premio e te- ìlimonio della virtù, il quale perfeguitato da una furiofa fazio- ne, mal foftenuto dalla leggerezza del popolo , facrificato dall' ingratitudine dei potenti , abbandonato dagli amici deboli , fedot- to e tradito dai finti fi vede d'iraprovvifo coftretto a fuggir dal- la Patria che poco dianzi rifonava d'acclamazioni al fuo nome , non per altra colpa che per quella d' averla falvata , e fcacciato dalle Provincie , ramingo fra difaftri e pericoli in baHa della for- te e dei venti, diftaccato da tutto ciò ch'era più caro al fuo cuore, ondeggia fra il tumulto di timori e fperanze, mentre in- tanto la fantafia gli rapprefenta al vivo la Patria in preda dei fcellerati , la fua cafa atterrata come di un fellone e facrilego , ftrafcinata dinanzi ai tribunali la Moglie , dilapidate le fue fo- ftanze, perfeguitato il fratello, i figli defolati, cinti di pericoli e fpo- «Èli 459 113» e fpogli di foftegno e conforto ; immaginiamoci , io dlfTì , queft' Uomo rivolgendo alternamente gli occhi or a lui fteflb , or al quadro orribile della fua inafpettata fciagura, e a norma del con- naturale intimo fenfo, non di fantaftici pompofi ragionamenti , decidiamo poi fé la cofternazione del fuo fpirito non fia una le- gittima confeguenza non meno del fuo carattere , che della fcia- gura medefima , e s' ella meriti la taccia d' imperdonabile debo- lezza . Ma un SI profondo rammarico non lo fi farebbe afpettato giam- mai da un Uomo di cosi vafta letteratura , il quale pregiavafi d'effere Filofofo di profefllone. E che vuoili egli Plutarco al- lorché mette in campo il Filofofo ? Sembra a dir vero che il Filofofo ch'ei fi vagheggia, fia quello eh' è piti figlio della fan- tafia che della Natura, quello ch'efifte nel tranquillo ripofo del gabinetto, non fra il bollore ed il tumulto della focietà . E di latto chi potrà mai, com'egli non dubita aflerire , intrometterfi ne' pubblici affari , e non entrare a parte de' movimenti che li accompagnano , e che come 1' anima al corpo fono ad elfi con- giunti? Vorrafli dunque che il Cittadino nel governo della Re- pubblica non vi porti calore di forte, e che non ne riceva dal- la natura ifleflà delle cofe, le quali riagifcono fu chi le maneg- gia ? Come attraverfarfi agli oftacoli che fi frappongono , o farne inforger de nuovi, combattere o fomentar le paflloni che fervono d' iftrumcnto colla mifurata freddezza di chi medita in fecreto e difpone le cofe a fuo grado ? Come fenza lafciarfi trafportar dai luminofi idoli del bello e del grande, ed infiammar dall'entufiaf- mo del zelo ifpirare negli animi altrui i fenfi di virtù , di giu- ftizia, di libertà? E come per la ragion de' centrar; fentire a fangue freddo il trionfo dell'iniquità, e l'oppreflione del giudo? Che fé l'amor proprio (prendendo quefto nome nel vero fenfo) è il principio generale delle azioni umane, come pretendere che un Uomo fenta con minor forza l'impreflìone degli oggetti morali e fifici quando quelli cadono fopra di lui , che quando fi riferifco- no agli altri? No, la vera Filofofia non è quella che fi forma un'idea immaginaria di perfezione, che domanda cof^ contraddit- torie, che conofce le affinità morali dei difetti e delle virtù , e M m m 2 non «MI 4'5o 113» aon h. calcolarne i conipenli . Non è vera Filofofia quafla che tende a fpegner nell' Uomo l' innato fomite della gloria a cui fi -debbono i nobili sforzi delle anime intraprendenti , ne quella tampoco vantata ed ammirata da tanti che fi fa fcopo di ren- derla inipafllbile col difeccar in effo i fonti del fentimento, ed iftupidire una metà dell'anima , che inneità le virtù ifteSTe coli' orgoglio e colla fierezza , che ingigantifce l'Uomo e lo fnatura ad un tempo , onde produrne i fantafrai di vana fermezza e d'inutile ol tentazione; ma quella bensì che alimenta la fenfibili- tà del cuore e 1' indole ingentilifce dello fpirito , che tempera le più fevere virtù colla dolcezza^ e le rende umane e fleflibili , che governa le debolezze medefime della Natura fenza reciderle ; che finalmente a^ira alla poflibile perfezione de' var) caratteri , ed al bene reale della fodera . Cicerone ifteflo prefentava a Plutajrgo i principi fu cui dovea findacarlo .. „ ConfelTo , die' j, egli ( parlando del fuo efiglio nell' aringa a favore di Domi- 3, ZIO ) eflère ftato grande il mio cordoglio , né io mi arrogo j, quella fapienza che s' arpettavano da rae coloro, i quali di<- „ ceano^ ch'io era d'animo troppo fiacco ed infermo ,. perciocché y^ una SI fatta durezza di animo ,, come del corpo che allorquan- 5, do fi abbrucia non rifente dolore ,. è ftupidità piuttofto. che „ virtù „. Se non che è un inganno l'immaginarfi Uomini fempre tran- quilli in feno alle calamita ^ fempre forti ,, fempre uguali a fé fìeffi ; imperocché fé noi aveflimo la ftoria fecreta del cuore dì tanti che a noftro credere hanno oppofto alle dure vicende un'' anima ferma e collante , s'elfi ne aveflero lafciate fcritte come Cicerone le fituazioni tutte del loro fpirito, fé da loro fi fofle fenza veruna diffimulazioae comunicato a un amico quant' ebbera a foffrir nel tumulto dei vari penfieri ed affetti y troveremmo certamente- più d'un efempio da paragonarfi a Tullio anche in buona parte di coloro che a noi fono propofii per modelli d' inalterabil fermezza. „ Gli Uomini più grandi e più unifor- j, mi ( COSI con la fija folita fenfatezza e vivacità un noftro j, illuftre Accademico) fi contraddicono almeno internamente , ma „ non fono pienamente finceri che con fé fteffi: ftando in un fi- «Eli 4^1 Ile*- „ lenzio che impone fi articolano piano da fé a fé i fentimenti ^, di debolezza infeparabili dall' umanità , ma fi gridano ad alta „ voce i più nobili e più luminori,e li declama alle volte per rin- ,, forzarfi „. Da ciò poffiamo inferirne che la vera colpa di Ci- cerone fu di eflere più ingenuo e più fìncero degli altri . Né già è da crederfi collante in lui quella defolazione di fpirito on- de le fue lettere fono ripiene , ftantechè vuolfi riflettere che i momenti in cui faceafi a verfar il fuo cuore in feno all' amico , efler doveano i più inconfolabiii d'ogn' altro , e che tutta fer- mentandofi , dirò così, la malfa de'fuoi affetti, era forza che la fciagura lo ftringeffe viemaggiormente , e comunicafìe al fuo ftile le tinte di un animo agitato e fconvolto • Oltreché in effe let- tere non appar fempre lo ftelfo grado d'afflizione e fconforto ; e fé noi avefìimo le tante altre di quello genere che fonofi fmar- rite , troveremmo forfè argomento da indurne che tratto tratto munì il cuore, e raflbdò lo fpirito mercè appunto di quella Fi- lofofia eh' ei profetfava . Ma dato ancora che fi giacelfe conti- nuamente rammaricato ed afflitto, che potrebbe inferirfi da ciò? S' egli fentì tutto il pefo della fua difgrazia , fé noi diffimulò , dovraffi per quello ragionar con difpregio di lui come fé la fua debolezza aveffe deturpato il fuo nome ed ofcurate le altre più luminofe fue qualità? Uno dei punti importanti ( e pure comu- nemente trafcurato ) nell' appreziar le virtù e le debolezze dell' Uomo fociale parmi che debba effer quello di confiderare quali di effe diramate per la focietà o cofpirino al pubblico bene o alla comune tranquillità fi oppongano , e quali riflrette in fé medefime l1:3gnino , dirò così , negl' individui fenza che fuori ne ridondi agli altri o vantaggio o danno . La debolezza di Cice- rone neir efiglio oltreché forgeva da fonti né fpregevoli né condannabili, terminò tutta in lui medefimo , fenza che poffa al- cuno rimproverarlo fé non che d'aver tribolato fé fleffo. E a dir vero quali fvantaggi ne ridondarono dalla fua afflizione? A qua] eccelTo d'odio e vendetta lo fpinfe il fuo dolore ? Si pentì egli perciò de'fuoi virtuofi principj ? Cospirò coi malvagi contro la Patria? Le fue lagrime fruttarono effe disdoro alla laa famiglia, a'fuoi amici pentimento e ruina? Ma <8S{1 ^ùz 1138. Ma qui e appunto ch'egli vien condannato altamente d'aver per la fua foverchia fiacchezza ohraggiata l'amicizia con ingiufti rimproveri. „ Il luo dolore ( dice l'Ab. Millot né Tuoi Ele- „ menti della ftoria ) e le Tue amare querele contro de' fuoi mi- j, gliori amici fono una prova che la Filofofia, di cui egli in- „ cea pompa con compiacenza, era affai meno nella fua anima „ che ne' fuoi difcorfi „. Io dimanderei volentieri al Sig. Mil- lot quali foffero quelli migliori amici di Cicerone di cui egli lagnavafi , e come fàppia che le fue querele verfo di eiTi partiffero da fiacchezza d'animo addolorato piuttofto che da ben fondate ragioni ; imperocché la ftoria non ci fòmminiftra lumi baftevoli onde conofcerli , e nelle lettere di Tullio fono con- traflfegnati foltanto col generico nome di malevoli ed invidiofio Egli è perciò che quand'anche non vogliafi dar alcun pefo all' indole dell'amicizia di Cicerone che per cui è nota, fé gli fi accordi non oftante il diritto di cono(cere aflài meglio di noi coloro di cui fi duole, decider non polliamo per lo meno s'efli meritaffero i fuoi rimproveri, o s'egli il loro carattere oflendefle con mal fondati fofpetti . Fra i molti che lo configliarono a ufcir di Roma, Catone, Ortensio ed Attico fono i foli ac- cennati in qualche modo nelle fue lettere, i quali o egli fcufa, come il primo, o non ofa condannarli apertamente , come i fe- condi. Azzarderò qualche rifielfione fopra ciafcheduno di quelli, di cui può parlarli con qualche maggior fondamento . Intorno a Catone io non ardirò aflèrire ch'egli ne' fuoi configli aver po- teflè qualche privata mira che rifguardaflè tutt' altro che l'evitar una turbolenza nella Città, e por in falvo la vita di Cicero- ne. Certo è che la fua indole, e le fue maffime anche in ma- teria di governo non erano molto conformi a quelle dell'Orato- re Romano ; ne farebbe punto Urano che qualche principio oc- culto indifcernibile a Catone ftefso ( alcuni de' quali entrano fempre a determinar le azioni degli Uomini anche le più pure ) lo iàcefse traviare ne' fuoi configli , ficcome altre volte gli fece fcordar le fue maffime nella condotta politica . La profeffionc di Ortensio a chi ben conolce le pieghe dello fpirito umano varrebbe forfè a fomminiftrar qualche prefunzione che autorlz- zaffe zaffe i fofpetti che Io riguardavano . Primeggiava egli in Roma fuUa bigoncia allorché Tullio inforfe a contendergli la palma , e già parecchi trionfi gliene aflTicuravano il pofleflb; ad onta per- ciò di una fcambievole amicizia l' amor proprio di Ortensio dovea fofìrir in fecreto la mortificazione di vederfi il più delle volte umiliato , e non farebbe quindi un afl'urdo l'immaginarfi ch'egli fotto fpeziofe amichevoli apparenze cooperafle di buona voglia ad allontanar l' emulo , onde aver nel Foro fgombro e li- bero il campo alla gloria. Rapporto ad Attico poi offervo che Cicerone non lo rimprovera fé non che di una ipecie d'indolen- za, che avealo tenuto in uno flato d'inazione, e quindi egli non mette in dubbio giammai la veracità del fuo amore ; la- gnafi Ibltanto che al maggior uopo non abbia fatt' ufo di quel configlio, avvedimento e zelo che alle circoftanze fi conveniva- no: tu tantum lacrymaì ■prabmjìt dolori meo ; il chiaro rimprove- ro fatto ad un amico, anche allorché s'ha'di meltieri del fuo foccorfo , porta feco una prova affai forte di non effer oltrag- giofo ed ingiallo. Attico farà flato uno di quegli amici i quali non fi lafciano vincere in rimoftranze di tenerezza, ma che po- fcia ove abbifogni foftener un pericolo, incontrar un difagio per l'amico, preferifcono fempre a tutt' altro il loro ripofo ; né le grandi fomme di denaro da lui prefiate a Cicerone vagliono a provarlo irreprenfibile in fatto d'amicizia. Chi trovaffe ftrana quefl:a afferzione può configliarfi coli' Ab. di S. Real, che fi prefe la cura di efaminar a fondo-ii carattere e il merito di que- llo celebre Epicureo . Allorché per tanto Middleton dice , che a buona equità dubitar fi potrebbe, le l'inquietudine che re- cava a Cicerone il fuo dettino non proveniffe anzi dalla timi- da e querula indole della miferia fteffa , che da alcun folido fondamento di verità , non è per avventura molto plaufibile la ragione ch'egli ne adduce, vale a dire che Attico non volle mai accordargli che i fuoi fofpetti foffero veri e giudi , neppur contro di Ortensio, ove parea che foffero più fondati; ftante- chè egli dovea farlo , e per non aggravar maggiormente il do- lor dell'amico coli' autorizzarli , e per non deftar in effo qualche diffidenza anche rapporto alla fua perfoua, che fu del numero di quel- 4611 4'^4 i'fS» quelli che lo aveano configliato alla fuga. Ciò può baftare, a mio credere, fé non a giuftificar i fofpetti e le querele di CiCE- ROME , a dimoftrar per lo meno che non è poi sì evidente , che quelli fofsero mal fondati, ed offendeffero quelle l'integrità de' fuoi amici i più ben afletti e linceri. DiON Cassio come quello che tutte coglie le opportunità di mordere il Romano Oratore, parlando del fuo efiglio ci prefenta in efso un Uomo debole ed avvilito per modo che prorompe in continui pianti e lamenti come una vii femminuccia del volgo . Introduce egli perciò nella fua ftoria un certo fÌLisco amico di Tullio in Atene , a quel che ne dice , il quale capitato non fo come in Macedonia ( per ordine certamente di Dion Cas- sio ) e trovatolo allo ftremo della triftezza gli fi fa preffo con parole affai poco amichevoli, ed imprende fu due piedi a fargli un trattato di confolazione . La lunghiffmaa parlata di FiLlSCO è un teffuto di mafllme in parte, fé vogliafi, confolanti e vere, falfe in parte , fofiftiche ed oltraggiofe . Io non ne riferirò che il termine alquanto bizzarro, in cui egli fui momento invertito da profetico fpirito gli predice la morte in s'i fatti termini. „ Se „ tu vorrai pure infi fiere pel tuo ritorno , temo che ripatriato „ non abbi ad involgerti in più gravi fciagure . Ella è cofa „ turpe ed orrenda che ad un Uomo fia recifa la tefta ; che ven- „ ga efpofla nella pubblica piazza , e vi redi a uomini e a „ donne oggetto di fcherno ed infulto „. Udite quelle cofe Ci- cerone , foggiunge lo Storico , fi rafferenò alquanto , e fu da indi in poi meno abbattuto e dolente. L'augurio, a dir vero, non era confolante gran fatto, ma baftava a Dion Cassio onde porre in trionfo la debolezza di Tullio il farlo debitor di con- forto allo sfarzo della Filofofico-Profetica eloquenza di FiLlSCO, intrufa con maligno animo fuor di propofito, e fconveniente del tutto alla veracità della ftoria . All'incontro Sebastian Cor- rado, il quale in tutta la fua Apologia di Cicerone guidato dallo fpirito di cieca parzialità non crede mai di giuftificarlo a dovere fé non lo dimoftra perfetto, anzi più che Uomo, venuto a parlar del fuo efiglio fpinge tant' oltre il fuo zelo , che non fomminiftrandogli il criterio alcuna buona ragione per difen- derlo , _ «sfi 4<5s m dirlo, fé ne crea una affai capricciofa e flraniflìma. Softenta egR a tutt' uomo che Cicerone fingeva d'effere addolorato oltre mo- do per movere a compaffione i fuoi amici, ed incalorirli a coo- perare al fuo ritorno , ma che realmente poi non era che tran- quillo e fereno ; e ciò che più curiofo ancora fi è , riporta lo fquarcio della fua aringa a favore di Sestio , in cui CiCERONfE medefimo confefTa d'eflere ilato e pei congiunti , e pegli amici, e pei figli fconfolatiffimo , onde pofcia inferirne che anche fendo prefente finfe d' elTere ftaco trillo ed afflitto ; „ e quello , die' „ egli, per fervir alla Scena, a fine di conciliarfi l'affetto degli „ afcoltanti , parlando egli come Oratore non a uno fluolo di „ di Filofofi , ma bens'i a una moltitudine d' uomini foggetti j, alle imperfezioni della Natura „. Una tal' idea , come ognun vede, non giuftifica l'accufato, e rende ridicolo il difenlbre. Il dolore e io fconforto di Cicerone per la morte di Tul- lia è r altro capo da cui fi traggono le prove a convalidar l'accula della fua debolezza . Plutarco parlandone alla sfuggita s'efprime cos'i: „ Da ogni dove concorfero Fiiofofi a confolar „ Cicerone , imperocché fofferfe quefla fciagura con s'i acerbo „ cordoglio che ripudiò la nuova Spofà , perchè fembrò allegrarli „ ed efultare per la morte di Tullia „. In quelle parole non fi fcorge, è vero, un'aperta cenfura della debolezza di CicerO' NE, pure ben confiderate nella loro brevità medefìma prefentano argomento baflevole onde crederla e fpacciarla eccedente; e quin- di è che molti de' fuoi detrattori portandola in trionfo la con- dannano feveramente all'ombra dell'autorità di Plutarco. Che molti Fiiofofi concorreffero d'ogni parte a confolar Cicerone può afferirfi da lui per aggiungere una circoftanza di più che ferva a prefentarci il colmo della defolazlone di queft' Uomo , ma non già per meritar piena fede a' fuoi detti , fendochè ciò difficile mente può eflfèr vero , come offerva Middleton ifteffb , falvo che di que' Fiiofofi i quali viveano in Roma , o nella fua pro- pria famiglia. Del reflo poi fé intorno alla morte di Tullia. non efifteflfero altri monumenti che quelli che ce ne ha lalciatì Plutarco, Cicerone in mezzo alla fua difgrazia fi rifguarde- Tebbe_,non ha dubbio, da tutti per un Uomo di fpirito e d'animo N n n fmoda- «Il 4<5<5 |[3» fmodatamente debole e fiacco ; imperocché non vi fi vede che un Padre che s' attrifta all' ecceflb per la morte d* una Figlia . Ma il Biografo non fi curò d* iftruirci qual Figlia ella fi fof- fe, ed egli qual Padre, ed in quali circodanze ne piangefle ama- ramente la perdita . Allorché fappiafi per tanto per una parte che Tullia era adorna di tutte le grazie che rendono amabile il fuo feflb , che il di lei animo era fornito delle più eccellenti virtù, che fra le Dame Romane additavafi come fpecchio di fo- da dottrina e di matronal probità , che fola dei congiunti vifle inviolabilmente attaccata ad un Padre che coltivava con tutta la tenerezza e la (lima; allorché Ci vegga per l'altro canto che Cicerone la rifguardò mai Tempre con compiacenza ed affetto ficcome il primo frutto del fuo amor conjugale, l'opera prezio- fa delle fue inftancabili cure , il fingolare ornamento della lua famiglia , il più dolce rifioro de' fuoi penofi travagli , non fi troverà firana cofa per avventura eh' egli fconfolato già per le calamitofe circofianze de' pubblici affari , e pei vili trattamenti ed indegni del Fratello, Icorgendofela rapire nel fior degli anni ne reftaffe altamente colpito , e tanto più viva ne ferbaffe la memoria, quanto più refa forte in allora la voce del fangue ri- volgeva il di lui animo a cercar in effa foUievo alla fua tri- ilezza , compenfo e conforto a' fuoi mali . Ora non ofando io afferire che la forza del dolore non indeboliffe il fuo fpirito , ofTervo foltanto , che le fue lettere da cui fi traggono si fatte accufe non ci determinano però ad aderir pienamente al parer di Plutarco . „ Io non fo , die' egli nella Lettera XL del „ Libro II ad Attico, che riprendano, o che fi vogliano gli 5, uomini. Ch'io non mi addolori? e chi puollo? Che non mi „ giaccia opprefTo ? e chi mai lo fu meno di me ? Allorché la ,, tua abitazione m'era di follievo , a chi fec' io negar acceffo? Chi venne a ritrovarmi che difguftato ne partifTe f Dalia tua cafa fei paffaggio ad Afìura , e quelli lieti che mi ripren- dono, tante cofe non ponno leggere quant io ne ho fcritte : 0 bene, o no, quello non fa nulla, bafta che tu fappia , che tale fi fu la materia che da niuno d'animo abbietto trattar fi potrebbe „. Che poi debba condannarfi per aver ripudiata la fecon- «eli 4^7 113» feconda Moglie , oltreché non è indubitabile eh' egli l'allonta- naflè da fé per la ragione foltanto che ne adduce Plutarco , vuolfi riflettere che le rimoftranze della efultanza di Puelilia erano un indizio evidente di baffo e maligno animo , un tefti- monio della fua avverfione per Tullia , ed un oltraggio il più fenfibile al cuor d'un Padre : né certamente averebbe verun al- tro j non che Cicerone , potuto comportare in pace che la Moglie rendefle a lui più gravofa quella difgrazia che d'ogni iato i fuoi amici concorrevano ad alleggerirgli coli' entrar a parte del fuo cordoglio. Se in oltre fi oflervi che Tullio fposò PuBLlLiA unicamente, che che fi dicano altri , per raffettar lo fcompiglio delle foftanze domeiHche col mezzo d' una grolfa Do- te, ch'egli nelle fue lettere non ne parla giammai come di Mo- glie ben affetta e di compagna amorofa, e che finalmente il di- vorzio autorizzato dalle leggi era pur anco a' fuoi tempi refo co- mune da' preffoché giornalieri efempj replicati affai fpeflb più d'una volta nella perfona medefima , non fi troverà, cred'io, puato flrano eh' egli abbia ripudiata una donna di cos'i poca oneftà e delicatezza in un punto cosi effenziale al fuo cuore . Qui caderebbe in acconcio parlar del Tempietto eh' ei divifàva di ergere in onore di Tullia ; ma pofciachè 1' Ab. Mon- / GAULT in una fua Diifertazione inferita nel I Tomo delle Me- morie dell' Accademia d' Ifcrizioni e Belle Lettere ha trattato il foggetto e con fceltez2a d'erudizione, e con imparzial critica e maturo difcernimento , io rimetterò al dottiffimo Accademico chiunque ami di trovar perdonabile al cuor paterno di Cicero- ne un trafporto di tenerezza e di flima a lui dettato dalla Na- tura , e fomentato in effo dal fuo giuflo dolore . Dal fin qui detto che dovrem per tanto conchiudere rapporto alla debolezza di Cicerone , e qual confèguenza ritrarne ? Ch' egli quand' an- che abbia fofferto la calamità del fuo efiglio con animo un po' troppo fiacco ed infermo , e quand' anche fiafi per la morte di Tullia abbandonato più del dovere, fé vogliafi , all'afflizione , non perciò fi deve parlar di lui come fé aveffe ofcurato il fuo nome ed avvilito il fuo carattere ; e che dalle fue lagrime non altro può dedurfi fé non che egli ebbe a fofìxire una crifi Nnn 2 nelle «Sii. 4'58 I18> nelle- glandule lacriniali , cofa di tanta confeguenza per la Re- pubblica 5. e pel vero merito di Cicerone , come fé nel tempo del fuo efiglio foffe fiato foggetto a uà lungo e violento dolor di ftomaco. Io perciò non condanno Plutarco di averci fatto rilevare la fiia debolezza,, ma bensì d'averne parlato fenza diftin- zione, e fenza darle il dovuto grado di pefo ; anzi di uà certo^ modo che le dk rifalto maggiore , e ne aggrava l' intrinfeco , la- fciando travedere a fuoi leggitori eh* egli fi compiacque di tro- var dei difetti in quefl'Uomo, e d'ingrandirli con aggiunti che fervono più ad ifpirar dififtima e difprezzo pel fuo carattere^, di quello che a. prefentarlo in tutto il lume dell' imparzial verità^. M E- «U 4<59 II» MEMORIA DI MONS."" FRANCESCO SCIPIONE MARCHESE DE' DONDI DALL' OROLOGIO, canonico della cattedrale» Notizie sopra Jacopo e Giovanni Dondi dall' Orologio» ( LETTA a DL VII MARZO MDCCLXXXIL ). J_uEggesi nel Tomo XX degli Atti dell'Accademia delle Ifcri- zioni e Belle Lettere di Parigi una Diflertazione di M. Falco- net con quello titolo : Dijfert azione /opra JACOPO DoNDI autore d'un Orologio ftfigolare^ e nel tempo fìejjo /opra gii antichi Orolo- gi . Io la ho letta ed efarainata con tutto queli'interefle che è proprio di chi fente le lodi de'fuoi Maggiori , molto più non ignorando li difpareri,e contraddizion-i che regnano fra gli Autori che ne hanno ragionato. Ho cercato tutti i monumenti che noi avevamo nel noftro Archivio famigliare , onde venire in chiaro d'una si gloriofa invenzione. Neflun Autore ftampato o inedito fu da me trafcurato, ed il rifultato delle mie oflervazioni forma r argomento di quella Memoria. Riefcirà cara ad ogni Cittadino r illuftrazione d' una benché piccola parte d'Iftoria Patria , ed a Voi j Accademici , quella d'una porzione dell'Italiana Letteratura ► PAR- «63 470 (13S> P A R T E I. X^Eesi prima d'ogni altra colà premettere una breve , ma neceffaria notizia dell'origine di quefta Famiglia de'DoNDi nelle noftre Contrade. Regnando nel 1247 Innocenzo III fui Trono di Piero, e Federico nell'Impero, era Cremona Città nobiliffima divifa da que' due partiti cosi fatali all' Italia de' Guelfi , e de' Ghibellini. I primi occupavano in Cremona la Città Nuova, ed i fecondi la Vecchia, come rilevafi dalla Eolla d'Innocenzo fu que- llo affare del 1244, riportata dal Campi nell' Iftoria di quella Città (/?). Crebbero fempre più quefti civili rumori, finché del 1251 pre- valfe il partito dell'Imperatore, Capo del quale era, Uberto Pal- lavicino, che fcacciò dalla Città Nuova tutte quelle Famiglie che negarono di preftar obbedienza a Federico . Tra quefte che fi fpar- fero per tutta Italia fuvvi anche quella de' Dondis, accordandofi quello fatto con le date che ci danno i noftri Cronachilli; tra i quali Giovanni Bafilio ( l> ) cos'i ne parla : Familia Hlorum de Orologio^ aliter de Dutidis ^ fuerunt de Cremona ab nnnh 200, (if ultra . Benché da quefto Autore non venga particolarmen- te alfegnata l'epoca della traslazione dei Dondi in quefta Città , certo è però , che dal 1 200 in poi non vi fu in Cremona no- tabile follevazione con ifcacciamento de' Cittadini che nel 1251, come lo attefta il Bufinelli che gli vuole qua .trasferiti , /'/Vj, die' egli , fuggendo della lor parte contraria ( e ) . Sopra tutti ne fa indubitabile teftimonianza una belliffima Pergamena , c!ie è come il fondamento di tutta quefta Memoria, e che farà da me pili volte citata, fcritta da uno di quefta Famiglia. Familia no- flra in Civitate Cremonenjì florens ex illa fa£iio!:e popula^-i , ut af- folet , pulfa fuit anno \z^\ ^ac fé Patavium contuli t . In Padova reftò fino al 13 18, di dove trafportata in Chioggia ritornò qui nel ' (.a) Lib. II. p. 57, e~ì\h. III. p.6i. fìer Gjov. Roberto Pappafava. 62. 63. (f) Codic.MSS. 8. nell'Archivio del (è) Cod. MSS. in fol. del dotto N.U. Nob. Sig. Antonio Zacco. «8)1 47» 113» nel 1401, e d'allora in poi fi ftabilì coftantemente in quelle fe- lici Contrade. Ciò premeflb nacque Jacopo Dondi d' Ifacco Dondi nel i2p8 ( come fi può facilmente rilevare dalla prima , e dalle feguenti Pergamene del Tomo J nel noftro Archivio (a) ^ e da' fuoi Ge- nitori fu allevato nello ftudio, e nelle buone difcipline, e fingo- larmente die a divedere la fua inclinazione per la Medicina , Corrirpofe di fatto alle faggie lor mire in tal guifa , che della lòia et^ di venti anni fu chiamato a Medico falariatodi Chiog- gia, e là Ci trafportò con tutta la Famiglia nel 13 18. Ivi con la celebrità del fuo nome, e col fuo fapere s' impadron'i dell'ani- mo di que' Cittadini, che concordemente porfero fupplica al Se- reniffimo Doge Francefco Dandolo , nome facro alia gloria della Repubblica , onde giacché aveva fervito per anni quindici la lor Città volefle aggregarlo alla Cittadinanza Veneta. Ader'i il Do- ge ai lor defiderj , e l'onorifica Ducale è nel noftro Archivio data il di 30 Fcbbrajo 1333. Nel tempo della fua permanenza in Chioggia ed in Venezia aveva raccolte molte oflervazioni fui fluflb e rifluflb del Mare , per la qual cpfa ne fcriffe egli un Trattato, nel quale fecondo le dottrine di quei Secoli cercò di fpiegare, e dilucidar quel feno- meno . J^COBUS DE DuNDlS , dice la prelodata Pergamena , D. Job. Pater compofuit Opufculum de caufa accejjtonis Ó* recejfionis , tìtque Maris augmenti (y decrementi. Del qual Trattato concor- dan tutti gli Autori Patrii elferne egli l'Autore; e Bernardino Scardeone fopra gli altri {b) cosi parlando di Jacopo: Is etiam Venetiis eli^uancfo commorattts de fiuxu (D" refluxu Maris per ftn- gti/os dies fe^ta qunque bora d'tl'tgentius quam qu'tfque alius antea commetitntus ejì. Quella Opera rimafe manofcritta,nè per quante efarte ricerche io ne facefii mi fu mai poflibile di rinvenirla. Fu indi chiamato alla lettura di Medicina in quella celebre Univerfità Padovana, e con quanto onore egli adempilfe al fuo incarico, e quanta fama perciò s'abbia procurato, balta il legge- re (a) Raccolta eCopia di molte Perga- e da me terminata, mene cominciata dal c;l. Ab. Brunacci , {b) Lib. II. ci. 9. p. 205. «Bll 475113* _ ra r Iftoria delh medefitna , o gli elogj de* contemporànei pef i&- llarne convinti. La Natura che era ftata da lui per tante guife efaminata , e nella quale o cercò di fcoprire, o di avanzare nelle fcoperte,gli apr"! una nuova ftrada alle fue ricerche. Negli ameni orrori del- le folitudini de' Colli Euganei fi pofe egli all'efame di quelle acque che a beneficio dell'Umanità fé fcorrere in quelle parti la Previdenza. Efaminandone perciò la natura , e veggendo le con- tinue feparazioni feline che lafciavano depofitate per tutto ove paffavano , raccolfe di quello Sale , e trovato il modo di purifi- carlo, bianchifiimo e puriffimo lo riduffe; e di fommo ufo e do- meflico, e medicinale. Quanto in que' tempi lo relè celebre que- fta fcoperta apprelTo dei Dotti, altrettanto lo refe odiofo a' Cit- tadini,! quali avendo per loro primo commercio un tal genere, ( ed ignorando quanto poco profitto trar fi poteffe da quefta fab- brica ) s' infofpettirono che ciò ridondafle in lor danno ; e perciò lo calunniarono appo Francefco VI Principe VII di Padova come fraudatore de' pubblici diritti , e derubatore d' un prodotto devoluto di fua natura al Principato . Rifcaldato da tali cofe il Principe Francefco diminuì di molto il fuo affet- to verfo del DoNDi , il quale abbandonata l'imprefa die in que- fto frattempo l'ultima mano nìV y^ggregatore . Di qual genere fia ella quefta Opera facile è d' argomentarlo dal fuo medefimo titolo : Aggregator Magi/ìriJ JCOBI DE DoNDIS in quo funt medkamentorum Jtmplicium , & compofitorum faculta' fes ex varìis Scrìptorìbus aggregata, E come Pietro d' Abano prima di lui dal conciliare che kce i diverfi pareri de' Medici l'Opera fua chiamò Conciliatore^ cos'i quefti dall'unione di tutte le Me- dicine proprie per ogni male Aggregatore volle chiamarlo . Affai lode riportò Jacopo in allora per quefta Opera , tal che i Me- dici non più il DoNfDi, ma per antonomafia Y Aggregatorc il di- ceano. Michel Savonarola dotto Medico di quel tempo ne forma r elogio in tai parole : ^uefto grani Uomo fermò un Opera ammira- bile , e laborioftffima , ed una Raccolta detta 1' Aggregatore del Don- di" Opera che è così neceffaria e cara agli Italiani^ e Tedefchi , che per loro riefcirebbe troppo pef ante l' efercitare la Medicina fen- xa «SIf 473 113» xa quejfa fcorta ftcura ( /? ) . Di quefta Opera fé ne fecero varie edizioni in piiì luoghi, ma particolarmente la prima in Venezia òiì 1481 in fol. , la feconda dai Giunta nel 1543 non ricorda- ta dal Fabricio {b)y e la terza del 1572 tutte due ia folio . Quello libro prefentato al Carrarefe, in confèguenza del fuo gran- de applaufo produflè f effetto di ritornargli in grazia l'Autore. Il noftro Jacopo cogliendo occafione gli fé parola dell' inven- zion fud del Sale , e quel Principe meglio difpofto gli diede il libero permeflò di fabbricarlo , oltre ad onorifico Decreto che glie ne accordava il diritto privativo, concedendogli di trafportar- io ove pili gli pareva, efen te da ogni Dazio, e Gabella (e)» L'anno dopo per appagare i fiioi nemici, e dar a divedere co- me fabbricafle cotefto Sale, fcriffe un breve trattato fu quello ar- gomento. Eccone il titolo r Conftderaf'w JACOBI DE DoNDIS de catifa falfedinis aquarum , & de }mdo corìfic'tendi fai e» eh e II Sig. Falconet che ha veduta certo la Raccolta dei Giunta (^)» poiché più volte la cita , ci dice che quedo Trattato non gli è noto fé non in quanto viene citato dall'Opera di Giovanni fu le acque Termali. E' bene da lìupirfi che egli non abbia oflerva- to che nella fleffa ftampata Raccolta immediatamente avanti i£ Trattato di Giovanni vi è quello di Jacopo di cui parliamo. Quello non è il Iblo luogo nel quale T erudito Scrittore fi mo- ftri inefatto , e ciò appunto m' indufle principalmente a {tende- re la prefente Memoria- Per reprimere ^ ci dice Jacopo , le ca» lumùe che li miei fremici han-no [cigliate contro d^ un Opera che è piuttojìo dono della mano di Dio di quello fta frutto d^ umano ;V- tclletto ^fono co/ir etto a fcrivere un Trattato fopra il modo che pO" co fa ho inventato di fabbricar il Sale dalle acque de caldi font» del Territorio Padovana . La natura , le qualità , gli effetti dì quello Sale, l'ufo per la Medicina di quanto utile effere ei pofl fe ^ queflo è un argomento che a me ignaro di tali cofe non ap- O 0 o par- (fl) Ex Commenf, Rer» Italie. Script.- Padihi: in no/Ira C/incelFarìa 1555. Tn>- T.XXIV. lib, I. p. 11Ó5. dm'ione Vili, die Sab. 20- Jug\ {b) Bibl.Med. & Itìfini. Latin..T.ÌL (^) De Balneìs omnia qu.t extant » p. 60. Typis Seminarii Par. Apud Jontas 1554. fol» Cf ) In Archivio de Dondis , Datiinr m 474 I13&- fartkne. So bene però che da alcuni Medici ne fu ufato con pro- fitto anche ai tempi noftri, e che il Dondi ne afferiva ottimo r efito non fbio per la Medicina , nia anche per l' ufo domeftico . £go enim , concliiude cosi il Trattato , cum tota Familin mea plufquam trtbus annis ufi 7ion. alio. Sale fanì fumus Dei gratin coìi- fcrn)att . Giovanni Dondi accaduta la morte di Jacopo fé fulla lactt- Metta ove il Sai raccoglieafi fabbricare alcune cafe , che a comodo de' fabbricatori del medefimo , e degli infermi fervir pcteflero . E giÀ.^ dice Michel Savonarola ( <7 ) , il fempre di venerabil memo- ria dottiffimo Uomo GIOVANNI DE DONDl Paào'oano 'vicino ai Ba- gni di Mcntegrotto y e a quelli di S.. Pietro fabbricò una cafa y e •vi preparò li tiecejfarj flromenit onde dalla fìeffa acqua de Bagni fabbricarne v.n bianchijftmo Sale. Il DoNDI preparava quefto Sale a Bagno-maria, cofa lunga, e tediofa , poiché a mille libbre d*^^ acqua una fola di Sale ne corrifpondeva . JVè ciò col calore del fo- Ì£ j nota lo. Scardeone,o del fuoco ycome comunemente ft pratica neW acque f alfe y ma con lo fìeffo tepore dell' acqua medefuna. Il qual fa le fi dice effera pili dolce , pili, bianco , e ptk f aiutare del mari- no (^)» Chi braraafle di vedere il modo della manifattura di que- fto Sale confulti il Trattato de Fontibus di Giovanni . Trenta fei anni dopo una fupplica ritrovafi, nella quale Bene- detto figlio di Jacopo ,. ed i figli di Giovanni pregavano il Carrarele a rinnovar loro il Decreto del gius privativo di quefta- fabbrica . Dicono in quella , che ficcome Maeftro Jacopo de. DoNBis uomo di foramo ingegno inventò il modo di fabbricar il Sale nel Territorio di Padova, il qual Sale e ha fpedito- , e ha venduto fenza alcun Dazio fino ai prelènte ,. cosi volefle egli loro concedere il medefimo privil^io . Ed in altra pofteriore di quattro anni dicono,, che avendo fACOPO DONDI inventato, que- llo Sale , lo fabbricava nelle fue terre y, e co?i gfave difpcndio , e eo!ì (a) Uè Baìneìs p. 17. Molti aftn par- Joh.Grattant ExamenThermar. Pata-e. farono de' Bagni delle Cafe Nuove che or p. 5-6, più non efilicno. Si confultino , Dominici Fondelli ,■ Ds Thertn. Agr.ì Ongarello MSS. parte i. e. r. Patav. p. 50-59. hi" colkEìione de Balneis pag» 37, (_b ) Sca.ideoae uùi /npra , 70. 198. zòo,. m\ 475 113* •roB pìccìdijjima urìlkìi ^mentre non afcendii'-oii a qu ut tvo cerno Vtbbìr hi un anno. Ma ad onta di ciò crediamo che 7ìella co?jti>7uazione di quefla fabbrica fta intereffata la gloria della vofìra Città di Padova^ e per noi la grata memoria d'un Padre inventore d' wi» cofa , che a chi la vede no?i può che recar mm-aviglia . Ecco come fi parlava in que' tempi di quella invenzione . Tanto era però l'utile mefchino, quanto che poco tempo dopo l'Opera fu affat- to abbandonata , ed i noftri anteceflbri atterrarono i Bagni della Ca Nuova , che in adelfo non fono che un Praticello con due campi ben coltivati. Cadde perciò un dubbio in mente all'erudi- to Sig. Marchefe Gio: Antonio Orologio fino dai primi d'i delle fue fcoperte, che quelli da lui ritrovati efler poteflèro i Bagni della Cala JNluova; cofa che fu dileguata con un noftro difcgno à.i\ 1500 , che il luogo già atterrato ne dinotava con le paro- le : l/icm libi erant Doìmis noviS ; fi inazione ben diverfa e lonta- na . Che che ne fia , l' abbondanza di quelli Sali in Italia fé dimen- ticare quello del Dondi. E ciò badi circa queflo ritrovato. Il Signor Abate Cav. Tirabofchi , nome noto, e caro all'Ita- lia per la fua profonda erudizione e dottrina, nel Tomo V del- la fua Iftoria ove parla delle Opere da Jacopo compofte , ci pone in dubbio s' egli fofle 1' Autore d' un' Opera che gli viene dal Falconet attribuita, cioè d'un Eflratto di tutte le voci con la loro fpiegazione tratte dal Leffico d' Uguccione Vefcovo di Ferra- ra (a). Si ftupifce il dotto Uomo, né fa donde abbia quel Let- terato Francefè tratta quella notizia : Non trovo uno^ dice egli , ) Bìbliothec. Meclìa & Inf.nne ceromitis Medio! ani y Ccmitis Virtutum,. Lai in,, T, II,, p» óo.. cui rnvaletado dìfficilis fere anna integrai «Il 481 113» Sul finire del 1388 ritornò a Pavia ; isd ivi tenne l'ultima pubblica difputa che conferviamo manofcritta , ed è appunto l' ul- tima del Aio Codice di Prolufioni . Quello Uomo celebre com- pofe un'Opera intitolata ì' AJìrario ^ della quale parleremo a fuo luogo . Finalmente portatoli a Genova preflb Antonio Adorno Doge di quella Repubblica, e fuo amico nel 138^ , ivi finì di vivere nel mefe di Febbrajo nell'età d'anni 71 in circa. Molti Autori lo credettero mancMO di vita nel 1380, ingannati dalla fua lapida fepolcrale , che fu incifa molti anni dopo la di lui morte. Di fatto fi ritrova un Iftrumento d'Affitto fatto da Gio- VANNI in Pavia a Guglielmo Pozzobonelli nel 1385; nel 1388 legge in Pavia ; Manzini dalla Mota gli fcrive agli 1 1 ili Luglio del 1388; e vi è nuova Affittanza del 1388 de' 22 d' Agofto. ^clla lapida adunque, ripeto con le parole dello ftef- fo Tirabofchi, deve crederft recente ^ e perciò poco autorevole. Avvi di lui tra li MSS. della Biblioteca Riccardiana a Firen- ze un Trattato fopra la Pelle, e del modo onde prefervarfene ; nel di cui titolo il DoNDi chiamafi Medico del Duca di Milano («i). Quello fé creder forfè al Cav. Tirabofchi che Giovanni vivefTe fino al IJPS, poiché non prima di quell' anno fu il Vifconte chiamato Duca . Egualmente io lleflb dubitai , che non foffe Opera delDoNor, poiché era morto alcuni anni prima. Mi cor- jreffe però il Tirabofchi in una a me fcritta fua lettera , facendo- mi vedere che non era per quella parola Ducis da rigettarli il MSS., giacché poteva il Copifta avere per errore aggiunto il ti- tolo pollerior del Vifconte ; o forfè Galeazzo era veramente Duca allora che fi copiava 1' Opera del Dondi . Io tengo preflb di me quello MSS. ricopiato fedelmente dall'Originale. Eflb non è che una riunione di tutte le Medicine proprie , o credute dal DoNDi atte a prefervar dalla pelle, li di cui terribili effetti fu- rono provati dall'Italia nel 1384. Gabriele fratello di Giovanni Profeflbre noftro, fu anch' egli pregevoliffimo Medico. Egregio Filofofo , e fommo Medico lo Ppp chia- {a) Madia vivendi tempore peflilen- Ilinjlriffimi Domini Dticis Mediolanenjìs filili compofttus per Reverenditm Magi- Venerabilem Medicum , ad ijìarjtiam &_ flrunt JoH. DE D0HD1S jiB ORtLoeio requifuionem Epifcopi Papienfis , «gll482lI3«' Éhiama Scardeone , e dice , che aveva tal riputazione a Vene- zia , che Io chiamavano Ippocrate redivivo . Se crediamo al Savo- narola egli correfle le Tavole ARronomiche d'Alfonfo turo del Battifterio del Duomo efteriormente che riguarda il Vefcoyato , ove cosi fta elpreflb : Orfus eram Fatavi Jacobus , terrs(jue rependò ^oà àcdit , (y calidos cìneres brevis occulit urna , . Vfilis officio Patr'ne , fat cognttus orbi , Ars medicina mihi ^ calumque Ùj fydera vojje ^ &U0 mine corporeo refoluTits carcere per 00 : Utraque nempe mas manet ars ornata Ubellis. ^uin procul excel/ce monitus de vertice Turris Tempus , & inftabtles numero , e^uod colligis , 6orai Inventimi cagno fce meum_y g/atijjime /eiìpr ^ Et pacem mi/ji vel veniam tacjtufque precare. Un'invenzione cosi fingolare, fi dice, meritò gli applaufi del Mondo a fegno , che fu a' fuoi difcendenti , fé non cangiato , al- meno aggiunto il foprannome d'OROLOGi , onde eterna reftafle U memoria d'una cotanto celebre Macchina. Portenari , Bufinelli, Papadopoli, Scardeone tra noftri Storici, ed altri ne attribulfcono l'invenzione a Jacopo, e con loro i Francefi Falconec , Mgn- tucla. De Sade, ed i LelTicografi di quella Nazione. . Ma i coetanei del Dondi, e quelli che viflero poco Jc^ Iq- .TO, ne credettero l'inventore Giovanni. Gli antighi monumén- ti, Savonarola, Decembrio, Vergerlo , Gortulb ,' Manzini, Me- zieres, Petrarca , quafi tutti dello ftelfo Secolo o di poco pofterio- ri, e tra' moderni 1' Ab. Lazzeri , il Cav. Tirabofchi , e qual- Ppp 2 dà'. «811 484 m eh* altro attribulfcono a Giovanni Dondi l'onore di quefta in-' venzione . Un MSS. che lafciò Giovanni fu quefta Macchina non fu abbaftanza efaminato, e forfè non veduto da' noftri Sto- rici ^ i quali ancorché certi della fua efiftenza credettero foltanto che fpiegaffe il meccanifmo dell' Opera paterna . Pur quello avrebbe potuto chiarirli del loro errore . Io però dopo avere a lungo efaminato il detto MSS. ne concludo, che Jacopo non inventò alcun Orologio, bensì farà forfè flato Prefidente all'ere- zione di quello collocato fotto Ubertin da Carrara nel 1344, e che Giovanni folo è l'inventore, e fabbricatore d'un Orologio Aflronomico, che per eflere flato il primo diede alla fua Fami- glia il foprannome d'OROLOGi , meritogli il titolo di Divino , e la Macchina fua fu allora collocata tra le maraviglie del Mondo . Che ciò fìa vero, quali fono i monumenti di Scienza Aftro- nomica che ci abbia lafciati Jacopo Dondi ? Egli fu Medico di grido per i fuoi tempi , in quefta facoltà ci lafciò Opere ; ma di Aftronomia né Autori coetanei , né pofteriori ce ne fanno al- cuna menzione. Pure la lapida alTerifce pofitivamente : ufrs medicina mthi , cxlumque & fydera nojje Utraque nempe mtis manet ars ornata libellis. Per due ragioni avrebbe certamente meritato Jacopo Dondi il gloriofo titolo d' inventore , cioè , s' egli foffe flato il primo a fabbricare Orologi a ruote , o il primo ad unire a quelli il cor- fo de' Pianeti e le altre co fé Aftronomiche . Ora nel 1344 al- lorché Ubertin da Carrara fé erigere il fuo Orologio , l'epoca del quale è creduta anche quella dell' invenzione del Dondi, cran già noti gli Orologi a ruote per tutta Italia , di modo che Dante che morii nel 1321 , cioè 23 anni prima dell' Orolo- gio detto del Dondi, al Canto IV del Paradifo ne fa parola con quelli tre verfi riportati dal Tirabofchi , e che a noi giova ri- petere : «II 485 II» E come cerchi in tempra d'Orivoli Si girali sì j che il primo a chi pon mente : Quieto pare^ e l^ ultimo che voli. In oltre l'Orologio di Milano del 130^, un altro nella ftef- *Ca. Citta del 1320, e 1339 erano tutti anteriori a quello di Padova; onde per quefto capo l'autore dell'Orologio Padovano non poteva raeritarfi tanti elogi, potendo aver fatto ciò che era comune ad altre Città d'Italia. Di fatto, gli Storici fteffi che fa- vellano di quefte macchine non ci parlan del DoNDi. E dunque chiaro che Jacopo non fu l'inventore di quefto Orologio , né io faprei a qual fondamento potefle eflerfi appoggiata quefta vol- gar opinione , fé non fé a quefto , che forfè a Jacopo come ad Uomo di dottrina e di fapere fornito aveflè Ubertino commefla la prefidenza all' erezione d' una Macchina che in Padova era af- fatto nuova- Quefta fopraintendenza avrà ingannato l'autor pofte- riore di quella lapida, il quale in confeguenza avrà creduto di poterlo qualificare come uomo perito in Aitronomia e autor dì Opere di quefta fpezie, attribuendo al Padre ciò che dovevafi al Figlio . E' qui da cffervarfi che l' Orologio del Dondi non è quello che fi vede al dì d'oggi nella Piazza detta de'Signori , co- me con lo Scardeone molti penfarono , poiché l'Orologio eretto nel 1344 non avea alcun fegno Aftronomico . E vaglia il ve- ro , fi leggano gli Autori che ne hanno parlato . Eoc/em menfe ( Martii ) Horilogium XXIV horarum jujju Domini ( Ubertini ) ponitur in fummo Turris Palatii : così Cortufo (a) . Horologium quo per (iiem Ò" noBem IV & XX horarum fpatia /ponte fua defi- gnarentur in fummo Turris conftituendum curavit : così Vergerlo il vecchio (^). Qui non fi nomina né corfo de' Pianeti, né Fe- ■ fte , né giorni , come fi vede nel teftè citato . Né tampoco può il prefente efler quello eretto nel 1344, poiché la Torre del Pa- lazzo d' Ubertino riguardava l' odierna Cattedrale , e non la Piaz- za («) Rer. Italie. Script. T. XII. pag. {b)Rer. Italie, Script. T. XVI, pag. 912. 171. «SII 48^ 113» za de'Signori. Dì fatto fu prefa parte {a) nel Monfiglio dì fab- bricar quefta Torre nel 1423 , ne furono gettate le fondamenta nel 1427 , e Maeftro Novello Orivolajo fu incaricato di fab- bricar l'Orologio nel 1428, e lo terminò come fi vede al d'i d'oggi nel 1437. Jl Savonarola medefimo {b) che in un luogo dell'Opere fue ci delcrive l'odierna Torre , ed il fuo Orologio, non ci parla neppure del Dondi, bensì nella vita di Giovanni lo loda come Autore d'un Orologio fingolare. Onde conchiudafi che la Torre , e l'Orologio della Piazza de'Signori creduta da alcuni Storici , e dal volgo opera dì Jacopo Dondi , gli è pofte- rìore dì più d'un Secolo. Per provare poi che Giovanni Dondi , e non Jacopo fia flato r Autore d' un fingolare Orologio , di quello cioè che gli meritò gli elogi di tutti i tempi , noi pofliamo recare moltif- fime_ prove , e prima d'ogni altra l'Opera fua detta Y Aftraria , che il Sig. Falconet volle fupporre che fpiegafle 1' Opera del Padre . Queftó cel. MSS. del quale ve ne è una copia nella Libreria dì Turino (f), e due altre nelle Biblioteche d'Inghilterra, e d' Irlanda ( vSre le fané nozioni d'Aftronomia avvolte , ed aflbplte In que' tempi fotto la moltitudine degli errori popolari avvalorati dall' ufo fempre deteftabile dell' Aftrologia , per la qual mcfcolanza era ella univerfalmente riguardata con del difpregio , ed i fegua- ci di lei avviliti ed infamati , onde effervi pochiflimi i quali voglianfi dedicare a quello (ludio. Quella Opera è divifa in tre parti . Nella prima s'infegna a formarne i pezzi , nella feconda ad adattarli a lor luogo, e nella terza a correggere gli errori acciden- tali, come li chiama il Domdi, ovvero fia a ricaricare le ruote de' Pianeti che avevano terminato il lor corfo . Idcirco immagi. 1 natus fum opus materiale componcre ; Q più (otto: Et ille fwùis /i(fjit- ' tor fit qui hanc immaginatioiiern pulcram primo duxit r,d mentcm. Dunque egli è l' Autore , e non il commentatore d' un' Opera falfamente al Padre attribuita. Inoltre Giovanni nel fuo fcritto avrebbe certo fatta menzione del Padre , almeno come Autore d' un comune Orologio , ma cos'i non è ; poiché la macchina fua eflendo tutta appoggiata, e fabbricata fopra un Orologio che egli fpeft'e fiate ci ricorda dicendo : Farete quejla ruota come ft vede ejjer fatta nei comuni Orologi , doveva farlo rifovvenire del Padre , tanto più che anche nell' altre fu£ Opere religiofamente lo no- mina con lode qualor gli cada in acconcio. Cosi nel Trattato de' Bagni : (^ondam bonx memoria Geìiitor meus . Perchè dunque non ricordarcelo dove farebbe di maggior fua gloria riefcito , di quello che fofle l' eflrazione del Sale dalle Acque falfe Apo- uenfi ? Dovrei ora dar una qualche idea almeno abbozzata di quefta Macchina? Ma non farei che prolungare vanamente quella Me- moria col replicarvi 1' elècuzion d' un fiftema tanto conofciuto dagli Allronomi fotto il titolo di Tolomaico - Potrei dirvi al- cuna cofa fopra la forma di certe ruote fingolari , uniche fecon- do il DoNDi , per defcrivere con efattezza le variazioni de' Pia. neti. Ma quelle a' tempi noflri non fono più meraviglie : balli dunque fapere che la Macchina era tutta fabbricata di rame , e d' ottone , che fu l' opera di 1 5 anni , che i pezzi che la com- pongono fono circa 200 , ed in fine che egli la fabbricò nei 1354. Invejiigavi i^itur gradum XII S agitarti-^ ibi fiamque tempo. re «SII 488 113» re coMpofìtioiih ' hujuS evat auges Saturni , quod fu'tt anno Chrtjìl perfeBo 1^64, Serve di feconda prova che Giovanni fofle 1' autore d' una Macchina tanto fingolare la lettera che gli fu fcritta da Gio- vanni Menzini nel 1388 inferita in un' Opera dell'Ab. Lazzeri , ed a me favorita dal Cav. Tirabofchi { a ) . In quefta il Menzini dopo mille elogi fatti a Giovanni gli paria d' un fo- gno che fatto egli avea. In quefta tutta gli defcrive la Macchi- na , che il DoNDi avea fabbricata; gli moftra la fituazion de' Pianeti, i giorni del mefe, le Fefte dell'anno , in fonima tutto quello che vi era nell'Orologio di Giovanni. Infanta dice il Menzini con enfatico tuono , f7on fu per i tempi addietro fatta una così grande^ così celebre , così iìigegnofa epera come la tua. Che fé viffuto ti fofti in què tempi avanti che Iddio prendejfe umana carne nel fen d^ una Vergine ^ a te avrebbero fabbricato un tempio , e ti avrebbero qunl vero nume adorato . Di fatto fé Apol- line per la Cetra , fé Efculapio , fé Apollo fleffo per la Medici- na , fé Saturno , fé Bacco , fé Cerere per /' Agricoltura , fé Vul- cano per la Meccanica^ fé Ofni per il lino^ fé Minerva per Po- livo furono tutti quejìi adorati -per Dei , e perchè tion anche tu inventore d'un così ammirabile Orologio^ tu sì grande nell'Agrono- mia j e nella cognizion delle cofe naturali , che il noftro Petrarca così tuo amico t'ebbe fra tanti celebri Medici d' Italia a chiamare il Principe; e perchè^ dice a .^ non imrefli a ragione meritato che i pojìeri ti adoraffero come divinità ? Tu Uomo così religiofo , tu così eloquente^ tu d'un ingegno capace per tutto ^ tu Poeta j Afìro- nomo ^ e Medico^ talmente che di te dir fi potrebbe ciò che ft dif- fe di Giulio Cefare ; che pare che tu fti ìiato per quelle cofe alle quili ti applichi ^poiché in tutte tu riefci eccellente. Quefta lettera oflervabiliftima, e piena di lumi per un tal fatto non fu al cer- to veduta dal Falconet , né dagli altri che vollero Jacopo l'inventore di quefto Afìrario. In terzo luogo è da citarfi quel tratto dì Filippo Sieur de Me- {a) Ex lib. M<7«/. MSS. Coli. Rom, Soc. Jefu T. I, p, 195. Romas 1754. «Sii 489 11^ ^ezieres , che era intimo amico di Giovanni Dokdi , gih pub- blicato dal Lebeuf (a), dal Tirabofchi tradotto, e riportato dagli Enciclopedilti all' articolo Horloga-ie . E' prezzo deli' opera trafcrivere il tefto originale. Eccolo. „ Il «ft à favoir que en „ Italie, y a aujourd'huy ung homme en philofophie , en mé- „ decine & en aftronomie, en fon degré fingulier & folempnel , „ par commune renomée fur tous les autres excellent ès defiiis „ trois fciences, de la cité de Pade. Son furnom e(t perdu ( cioè j, DoNDi ) , & eft appellé ma'tjlre Jehan des Or/oges , lequel de- „ meure à prélènt avec le Comte de Vertus , duquel pour fcience 55 triple ( triplice ) il a chacun an de gaiges Si. de bienfaits , 55 deux mille flourins, ou environ. Cetuy maiftre Jehan des Or- 5, loges , a fait dans fon tems grandes oeuvres Se folempnelles , j, ès trois fciences deffus touchiées , qui par les grands clercs 5, ( Letterati ) d' Italie , d'Allemagne & de Hongrie , font au- 5, torif^es, & en grane reputation , entre lefquels oeuvres, il a „ fait un grand iftrument par aucuns appellé E/pere ou Or/oge du „ mouvement du elei, auquel infti-ument font tous les mouve- „ mens des fignes & des planetes, avec ieurs cercle & épifticules 5, ( vuol dire épicycles ) , & différences par multiplicatioa „ des roes fans nombre, avec toutes Ieurs parties , & a. chacune j, pianeta en ladite efpere, particuliérement fon mouvement. „ Par telle nuit on peut voir clairement en quel fìgne & 5, degré les planetes font , & étoiles folempnelles du ciel . Et „ eft faite fi foubtilemcnt cette efpere, que nonobftant la multi- „ tude des roes, qui ne fé pourroient nombrer bonnement, fans 5, défaire l'inftrument ; tout le mouvement d'icelle eft gouverné j, par un tout feul contre-poids , qui eft fi grant merveille , que „ les folempnels aftronomiens de loingtaines régions viennent vi- „ fiter a grant révérence ledit maiftre Jehan , & l'oeuvre de fes „ mains; & difent tous les grant clercs d'aftronomie , de philo- „ fophie & de médecine , qu'il n'eft me'morie d'homme , par Q.qq „ éfcript (a) Lebeuf. Aftes de l'Accad. des bofchi Ifloria uòi /upr, Encyclopedie Ifcr. & B. L. T. XVI. p. 227-228. La Art. HorlogerU . Sartie T. XVII. p. 471 , e 481. Tira- I «8!! 49= Iti* „ éfcript ne antrement, que èa ce monde, alt fait fi fubtil, ne „ fi folempnel iiiftrumenc du mouvement du ciel , comme l'or- „ Ioga defufdit ; l'entendement foubtil dudit maiftre Jehan , il , „ de fes propres mains, forgea ladite orloge, toute de laiton & „ de cuivre , fans aide de nulle autre perfonne , & ne fit autre „ chofe en felze ans tour entiers , fi comme de ce a été infor- „ me l'écrivain de celtuy livre , qui a eu grant amitié audit „ maiftre Jehan „. Qiiefto pezzo veduto dal Sig. Falconet , e dal quale ei fi tro- vava confufo, lo fece determinare , o a credere uno sbaglio del Mezieres che avefle detto Giovanni dove dir Jacopo fi dovea ( ciò che è imponibile , poiché e Mezieres fi protetta amico di Giovanni, e più fiate lo ricorda, e dice l'Autor della Macchi- na eifere alla Corte del Conte di Virtù ftipendiato , dove giam- mai fu Jacopo), oppure di fupporre l'Opera apocrifa: fuppofizioni vane e leggiere. Il più curiofo fi è che i Signori Enciclopedifti dopo aver affermato che fu Jacopo Dondi Autore d' un fingo- lare Orologio, per darci prova della loro aflerzione apportano il paffo teftè citato, che ripete loro per ben cinque volte Matjìre Jehan ^ Maejìro Giovamìi . In quarto luogo allegherò 1' autorità della più volte citata Pergamena, che dice parlando di Giovanni : A Mnchinam perfe- £ìam fuo ingenti acumine Jìruxit^ ubi multiplicata Orbium arque Flanctaruyn congeries dare ac diJìinSìe moveri ordinate digmfceba- tur , ut diviììum potim quam humanum opus videretur. Per ultimo nel poffeflb d'eredità prefo a nome del pupillo da Caterina da Tergola di lui moglie , e nell' Inventario de' di lui mobili, e beni fatto nel 138P a 22 di Giugno fi rilevano due cofe. Primo che egli lafciò una fomma di foldo grandiofiffima per que' tempi, poiché gli furono ritrovati iz6^y Ducati d'oro, oltre a quantità grande di argento lavorato , ciò che moftra aver egli accumulato molto con la Cattedra , ed il fervigio de Principi. Secondo nell'Inventario vi é il Catalogo di tutta la fua Libreria; Catalogo curiofifllmo ,ove può offervarfi qual genere di libri foffe neceflario per un Letterato di tanto grido in allo- ra, e dove vi fono tutte le Opere di Giovanni : fra le quali è l'A- «Sii 491 I1SS> è fAJìrnrio^Qà altri Trattati che a quello lì riferifcono , ma che lì perdettero . Ogni qual volta nell' Inventario dcbbafi nominar la Macchina, fi dice Horologii fui ^ ciò che non lalcia alcun dub- bio circa l'invenzion di Giovanni («). Nello fteflb Catalogo fi dice aver Giovanni comporti molti Trattati di Fifica , e di Medicina • Premefla , e confolidata con prove dccorofe ed incontraftabili , a mio parere, la verità che Giovanni Dondi fia flato l'Auto- re di quella Macchina, che meritò l'ammirazione dell' Univerlb, ne viene come per naturai confeguenza che egli abbia con que- fb dato il cognome alla noftra Famiglia dell'Orologio. Non e difficile il provarlo. Abbiamo in primo luogo la tante volte da me citata Pergamena, la quale dopo averci latto parola di cotal opra mirabile di Giovanni foggiunge: E ficcome dal volgo jn qtiefla Macchina A/lronomica creduta un Orologio, perciò né 'venu- to alla Ca/a Dondi il cognome d'Orologio (l>). In fecondo luogo nell'efame delle Pergamene che ci rimangono, e che ci fanno p:.- rola di Jacopo Dondi, tutte concordemente /^rcoZ-t/j de Dondis ne lo chiamano , e nulla più ; e per lo contrario di Giovanni ci dicono Job. de Dondis diBus ab Horilogio. Per terzo prova la teftimonianza di Michel Savonarola (r) che fi efprime così: Da efuejlo Orologio ebbe la gloriofa Cafa Dondi il fuo cognome. L'ul- timo luogo infine l'occupa il gran Petrarca . QueO.i nel fuo Te- ftamento a chiare note ci dice: Dijìuli ad ultimuìn giicm primuni ejje decutt: Mag. Job. de Dondis Phvjicum AJìronomorum facile Principeyn , diHum ab Horologio propter illud admirandum Piane- nefarii opus ab eo confe6iun: ^ quoà vulgus ignarum Horolo^ium effe arbitrapur^ cui lego Ò'c. Nacque però dubbio dell'autorità d'un dqq 2 tal (a) Primo Odiatemi quhique de Ope- Mag. Job. re Horologìi fui. Item Planetarìum lììcli Mag. J(,l;. Itsm Traiìatus alitili per eundem Ma- ^flrarium Job. de Dondis &c. gijlriim ]oh. compofiti . (ù) Vevum cum vulgo Horìlogium effe Item Quicjìiones alit]ii,c in Phyfica & exiflimabatur , ob hoc Dondinx dcmui co- Medicina . gnomen ab Horologio additum fitit . Item Pars PLinetarii . ( r ) jlb hoc tjuidem Horologio Domus Item Serraones & Collationes , & Con- gloricfj de Dondis cognomen accepii , fidetatio de Fonùbiis , &" Epijì. diìlì Savonarola loco l'upra cit. mt 492 its»' tal paflò al veJere che in alcune edizioni dell'Opere del Petrar- ca le parole : /'(fr il fuo fimmir abile Plajietaricr che l'ignorante 'volgo crede un Orologio^ non vi fi trovano^ Si vuole perciò qui offer- vare che il Sig. Ab. D2 Sade che cosi elegantemente fcrilTe la vita di quel Poeta illuRrandola con nuovi monumenti della fua làmiglia^ alla quale apparteneva la celebre Laura, così come io lo riporta ; che Aldo il giovine ne' fuoi cementi ai libri dì Cicerone cosi egualmente lo trafcrive ; lo fteflb dicali deirAuto- re antico della vita del Petrarca dell'Edizione di Venezia 1750'. ; cosi ritrovafi in alcuni MSS. , e così ci vien dettato dal dotto Ab. Brunacci, che aflèrifce averlo copiato dall'Originale che efì- fteva neir Archivio del Venerabile Capitolo di quella Citta ove più noa ritrovafi . Che che ne fia io non iftarò qui a combattere a favore di quello tratto, e Iblo rifletterò che è ragionevole che chi ha compofta la Macchina delle anche il cognome alla Fa- miglia. Quello era un antichiffimo coftume, e il Falconet ce ne dà molti efempi tratti dalle Iftorie nella citata fuaDifTertazione^ ed anche uno de noftri Sodi Onorarli rifpettabile per nafcita ,. e per dottrina ce lo ha fatto- vedere , e in una data alla pubblica luce^ ed. in una udita da Voi erudita Memoria. Soggiungerò ìa fine che il Blafone di quella famiglia è parlante , in relazion: (iella Macchina, poiché ne'^ primi tempi era un raggio da ruota, in campo bianco, ora è urt pezzo di ruota. Pretefe il Montucla(/?) di ritrovare un errore nell'Orazione di Giovanni Mullero, accufandolo d'aver detto che l'Orologio pub- blico di Pavia folle quello del Dondi : ma l'errore non è che fup- poflo , poiché il Regiomontano dice così : Aftrarinm ejus quod in- Arce Papienft Duif Meciiolani hod'te depofitum tenet {(?), Ora ciò non vuol dire che fofle il pubblico Orologio , poiché quello fu fabbri- cato nel 1402, ma che la Macchina del DoNDr era nel Caftello di Pavia , cioè nella Biblioteca ; e ciò fi conferma dalla Pergamena citata. Era quella Macchina nel Caftello dell' Illuftre Duca ài Milano nella fua Libreria , ove con fomma cura e diligenza come un C -7 ) Hlrtoire des Mathematiques T. {b) Oratìo mtnduRor'ia hi ScUnt. L p. 43 S. Mal km. «eli 493 1(3* un teforo fi confèrvava. Cosi anche il Savonarola ; e Pier Can- dido Decembrio ( « ) ci dice parlando del Duca : Egli ebbe nella fua Biblioteca in Pavia un itiftgne Orologio /òpra rutti quelli del- la nojìra età memorabile fatto da Giovanni da Padova i?jftg)7e AJìroììomo ^ in cui vedeanft i movimenti de fette Pianeti. La ftefla OiTervazione {à anche il Tirabofchi {b) . Due volte ebbe quella Macchina a foggiacere alla voracità del tempo, poiché non aven. do Giovanni lafciato in Pavia il MSS. col quale potere in ca, fo di Iconcerto riordinarla , non fi trovò alcuno capace di ridur. la allo flato primiero. Provarono molti Aflronomi , e Meccani, ci inutilmente; alla fine giunfè di Francia uno che vi riefc'i. Cosi Savonarola : Tanta era di ciueW Orologio la complicazione che dopo e/fere fconcertato non vi fu Afìronomo atto a riordinarlo ^ Pero venne di Francia uno condotto dalla celebrità di quejìa Mac- cbina , e portatoft a Pavia moltijfimi giorni lavorò in quelle ruO' te per unirle , ed in fine vi riejcì e di comporte ^ e di dare alla Macchina quel moto che le conveniva ( e } . La feconda volta fu allora quando Carlo V portofll a Bolo- gna, per effere incoronato. Bernardino Sacco cittadino Pavefe(«') che ignorava 1' Autor della Macchina ne fa il racconto cosk „ Regnando in Lombardia Gian Galeazzo Vifconte fi dice „ che fofle fabbricato quello Orologio, il quale moflrava non „ folo le ore, ma anche il corfo de' Pianeti, il Sole , la Lu- „ na, le variazioni, l'Autor del quale s' ignora ; e fu collocata „ nel Caflello di Pavia , ove dopo la morte di quel Principe „ reflò un'Opera cos'i ammirabile abbandonata alla polve , e la „ sfere della fteffa rimofle dal loro luogo . Paflato poi il tempo „ fino al 152P circa , allorché Carlo V ricevè in Bologna „ l'Imperiale corona, li fu quello Orologio come era dalla ruggine j, corrofo moflrato . Veduto che lo ebbe Carlo lo ammirò fom- „ mamente , e volle da per tutto foflero chiamati abili uomini „ capaci di ricomporlo. I quali avendo inutilmente lavorato cir- „ ca ( /i ) Ret, Italie, Script, T. XX. p. {J) De Italicar. rerum varietale, & loij. elegantia . Ticini 1587. 8°, lib. vii, cap. (. b) Loco cit. p, 151, ( f ) Savonarola loco fupra cir. «SII 494 115» „ Ci la rertituzione d' una tant' opera , alla Hne prelentofll uno „ detto Giovanni da Cremona di foprannoms Gianello, deforme „ d'afpetto, ma illuminato d'ingegno, il quale dopo avere efa- 3, minata la Macchina diiTe^ che potea riordinarfi , ma che con „ que' ferri che eran corrofi dalla ruggine non fi potea, ma che „ doveafi un nuovo Iftrumento firaile a quello fabbricare . Poftofi j, perciò all'opra, e o imitando 1' Artefice antico, o emulando, 3, o efeguindo con maggior finitezza, dopo tratto di tempo la „ gran Macchina terminò , la quale volle l'illufire Imperatore >, portar feco in Spagna infieni col di lei fabbricatore Maeftra „ GianeJlo „. Dice il Sig. Falconet che l'Orologio di Walingford Benedet- tino avrà forfè data 1' idea del fuo al Dondi ; ma fappiamo di eerto che l'Opera del Campano de Theorìa Planttarum fu quella che gli pofe in mente il penfiero di far la fua- Egli fteflb ce lo attorta nel fuo AJìrario ( a) . Per ultimo è un errore in confe^ guenza di quanto abbiam diraoflrato la lapida porta fotto la fta- tua di Jacopo Dondi in Prato della Vallc , ove egli è qualifi- eato per fommo Matematico : poiché Jacopo né coltivò quella fetenza, né in quefta fi refe celebre. Bifogna cancellarvi LiCOBo^ e porvi lOANNl^ ed allora andrà bene» ( a"). Sumpjl autem hujus pfopofitì & doctàt in fua Theorìa Planetarum » Job» ìmaginatìonis exordìum ex /ubtili , & de Dondis in Ajlrarìo , trtffieiofa ìmag'matime Campani ^ quam FINE, IN- <6ll 493 119» INDICE DELLE COSE CONTENUTE IN Q.UESTO VOLUME. PARTE STORICA t^ Elie Cronologica degF lUtiflrìfftmi ed Eecellenttjfmi Signori Riformatori dello Sin dio di Padova Pag. I Accademici defunti III Soflituxjoni e Aggregazioni XXXVI Problemi XXXVIII Commijftoni Piiibliche XLIII Libri, Opere, ed altre cofe letterarie inviate aW Accademia dalla fua fondazione fina „l prefente , e notizie relative alla medejìma , q ad alcuno de" fttoi Membri H SAGGI SCIENTIFICI E LETTERARI Dijfertatio Leopoldi M. A. Caldani de Ureterum inisqualita- te, & de Foetus nutritiont £ Ejufdem Differtatio de Chordie tympani officio, & de peculia- ri Peritoniti /Iru&ura i j Memoria del fu Sig. Luigi Calza . Conghiettttre intorno il Meccanifmo del Parto 2,5 Memoria del Sig. Camillo Bonioli fopra P opinione comune , che non poffano guarir fi fenxa pericolo le Piaghe vecchie , e che in alcuni Edemi delle gambe non debba farfl ufo delle fafciature ^., Memoria del Sig. Co. Marco Carburi fopra f Acido Vitriolico Glaciale Memoria del Sig. Pietro Arduino intorno il genere delle Piante Avenacee , che fono , » ejfer poffono ufate per ali- mento 0 foraggio pg 73 Me, 1 «SII 49Ó 113» Memoria del S/g. Ab. Giufeppe Toaldo delle qualità fiftche delle Plaghe Pag. i 2 t Memoria del Sig. Ab. Alberto Fortis [opra lo fiato attuale della Valle, Lago, e Mofeta d' Anfanto 14 5 Saggio di Littologia Etiganea , o fìa Difirtbu^tone metodica e ragionata delle Produxjoni Fojftli de' Monti Euganei, del March. Antonio Carlo Dondi Orologio 1^4 Memoria del Sig. Co. Simone Straiico intorno ad un feiiomi- fio della diffrazione della Luce 185 Memoria del Sig. Ab. Vincenzo Chiminello . Niiovg ricerche fui le Maree 204 Tavole della Marea dei NovilunJ e Plenilunj , ojfervata a Byeft e a Chioggia . Memoria dello fleffo Accademico Z^6 Obfervationes Meteorologice peraBa in Specula Patavina artnts 1787. , 1783 a Jofepho Toaldo ac Socio Vincentio Chiminello 247 Obfervationes Siderum peraBa ab lifdem , annis 1780, 1781, 1782, 1783, I7i*4 273 Memoria del Sig. Ab. Giambatirta Nicolai. Continuazione deU la nuova Ge^'f '^elle Curve 31^ Introduzione ad una Nuova Teoria di Mujtca . Memoria II del P. D. Aleffandro Barca C. R. S. 329 Memoria dei Sig. Francefco Maria Colle fopr^ l' infiuenxa del Cofiume nello Stile Letterario 3^3 Memoria del Sig. Alberto Zaramelin . Rifiejfioni intorno ali* Imitazione confiderata come principio attivo morale A^^ Memoria del Sig. Ab. Giovanni Colla. La Difciplina mora/e infegnata dalla Poejìa per mezjz? degli oggetti Fifici 42 i Memoria del Sig. Ab. Antonio Gardin fopra l' influenza del Pt atoni fmo nella Poefia 437 Memoria del fu Sig. Ab. Pellegrino Gaudenzj. Efame Critico della Vita di Cicerone ferina da Plutarco 451 Memoria di Monfìg. Francefco Scipione Marchefe de' Dondi dall'Orologio, Canonico della Cattedrale. Notizie fopra Jacopo e Giovanni Dondi dall' Orologio A6p NOI NOI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA- Avendo veduto per la Fede di Revìfione , ed Approvazione del P. F. Girolamo Zanettun Inquifitor General del Sant' Officio di Padova nel Libro intitolato : Degl'i Atti àeW Accade- mia di Padova ec. Tomo II. MS. non vi efler cofa alcuna con- tro la Santa Fede Cattolica , e parimente per Attefiato del Se- gretario Noftro, niente contro Principi, e Buoni Coftumi , con- cediamo Licenza a Niccolò Bettitielli Stampator di Venezia per il Seminario di Padova^ che poffi eflere ftampato , ofl'ervando gli ordini in materia di Stampe , e prefentando le folite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova. Dat. il 9. Ottobre 1788. ( Girolamo Ascanìo Giustinian Kav. Rif. (Zaccì^ria Vallaresso Rif. ( Francesco Pesaro Kav. Proc. Rif. Regiftrato in Libro a Carte 271 al Num. 2547. Marcantonio Sanfermo Seg. ^-' /;