LIBRERIA già NARDECCHIA

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STORIA

LETTERARIA

D' ITALIA.

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STORIA

LETTERARIA

D' ITALIA.

SOTTO LA PROTEZIONE

DEL SERENISSIMO

FRANCESCO III.

Duca di Modena, ec. ec.

VOLUME V.

Dal Settembre MDCCLI.

al Marzo MDCCLII.

IN VENEZIA, MDCCLIIL

Nella Stamperia Poletti. CON LICENZA DE* SUPERIORI , E PRIVILEGIO .

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Agli Umaniffimi LEGGITORI.

Otto i fortunati aufpicj d'un gran Principe $ Italia con- tinua T annuale Storia Let- teraria della noftra Nazio- ne ; ma con altr' ordine diipofta , e pure nel mo- do dal tenuto fin ora alquanto diverfamen- te trattata. Se un fol tomo ne aveflìmo ogni annodato, come per lo pattato s' è fatto, forfè avremmo pure lo ftefs'ordine confervato; ma conciofiachè dall'ampiez- za della materia , e dalla moltitudine de' libri coftretti fiamo a partire la Sto- * ria di ciafcun anno in due tomi, ficco- me nella prefazione al Supplimentò de' ■precedenti volumi prometto fu ,'abbiam giudicato, che meno fconcia cofa dovef- fe apparire , nuova forma fi dette per noi ai lavoro . Ne ad alcuno di mara-

* 3 vi-

w

viglia efler dee la noftra condotta ~. Ope- re di tal natura , di quale la noftra è , non poflòno ad un tratto riufcir perfette. La fperienza , i contratti , i configli de* dotti amici fon quelle cofe , che folo pof- fono alla debita perfezione condurle . Ma delle fatte mutazioni è da dare ra- gione .

E per quelle , che Y ordine riguarda- no, faranno i noftri tomi in tre libri al folito diftribuiti, ne alcun cambiamento fi farà per quello , che al terzo Libro di fole letterarie notizie s appartiene . La mutazione ne' primi due libri farà tutta. A lungo andare diffidi cofa è , che un Uomo folo, comechè per le notizie da altri ajutato fia, regger pofla all'i mmen- fa fatica di veder tante cofe, d' ordinar- ie, di (tenderle . Perchè onde al perpe- tuamene dell' opera proveggafi per ac- concio modo, uopo farà al lavoro am- metter compagni. Ne la diverfità dello ftilc , 'che allora dovraffi fentire , faccia alcuna difficoltà . Perciocché tal' è queft' opera , che il «vario ftilc non folamen-

te

te non difdicevole ] ma quafi necef- fario , ancorché un folo fìa a compilar- la . E certo ( il che qualche criticuz- zo moftra di non aver avvertito) or fa meftiere lodare, or confutare, orarifpon- dere, quando comporfi a ferieta , quan- do ufar piacevoli maniere, alcuna volta dare precetti , tal altra ancor declama- re: nelle quali cofe come uniforme ftile fi pofla adoperare , noi veggo . Cicerone fteftò, attentamente riguardali, ne'di- vini libri de Oratore, comechè fempre da fuo pari feriva, cioè da inimitabil Mae- ftro , non vai fi fempre d' un mede fimo ftile, ma or più grave , ora più faceto, ora più fciolto, ora più legato, ora più vibrato , ed ora più facondo 1' ufa , non pure giufta la diverfità de' ragionanti , eh' egli introduce a difeorrere , ma an- cora fecondo le varie materie , di che quefti fuoi interlocutori prendon a fa- vellare ; e farebbe in lui ftato grandiffi- mo errore altrimenti fare . Per la qual cofa non è da temere , che il diverfo fti- ! le oftacolo fia ad avere nell' avvenire ,

* 4 quan-

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quando che fia , compagni dell' opera . Pur tuttavia certa cola è , che una tal varietà meno fenfibil farà , ed a certi oltre modo dilicati Uomini men difgu- ftoia , quando la diverfita delle materie la cuopra . Perchè abbiam penfato di partire i libri, de' quali dovremo parla- re, si fattamente , che fi poffa da una ad altra claffe pattare, fenza che molto fentafi da diveda mano venirne gli eftrat- ti. Ed in qual modo ? Eccolo . E' ben più facil cofa, che uno trovifi, il quale delle profane Scienze anche tutte poffa debitamente difcorrere, che non chi nel- le profane, e nelle Sacre fia ugualmen- te vertato ; ed ognun vede , in altro mo- do doverfi le Sacre Scienze maneggiare , in altro le profane . Perchè i due pri- mi libri di cialcun tomo faranno per F innanzi cos'i difpofti , che uno alle pro- fane Scienze fia , 1' altro alle Sacre de- sinato .

Quefta è la mutazione, che all' ordi- ne della Storia fi rifèriice . Due quelle fono , che alla maniera di trattarla ap-

par-

IX

partengono . Perciocché primamente al- cuni per maggior chiarezza defiderano , che il titolo di cialcun libro non a pie della pagina Ma porto , ma nel mezzo . Noi tanto più volentieri ioddisiaremo al loro genio, quanto che ciò ad altro ne- cerTario cambiamento ci apre la ftrada . E certo lonovi altri , i quali non ba- dando a quello , che ièmplicemente ri- feriamo tratto dagli altrui libri , e di contradizioni, e di fentimenti c'incolpa- no , che noftri certamente non fono . Perchè quanto od a conferma , od a cenfura , od a giunta iara nel riferire i libri da noi ferino, fi metterà per mo- do d' annotazione lotto al noftro tefto , nel quale lalvo il giudizio noftro non fi darà , che il puro eftratto de' libri ftel- fi ; Laonde non a noi , ma agli autori loro quello fi dovrà , che ivi leggeraffi , attribuire , non effendo dovere , che di ciò , che altri ha detto , fiamo malle- vadori .

Avvertiamo ancora , che nel citare gli autori per maggior brevità lavere- mo

mo d* ordinano i titoli di ChiariJJìmo , e fomiglianti , il che niuno dovrà re- carli a noja , avendo ognun potuto ve- dere , quanto di tali dovuti encomj fia- mo per lo pattato flati liberali . Anzi per la cagion medefima dopo aver la prima volta nominato l' autore del li- bro , nel decorfo ci varremo della fola iniziai lettera del nome , o pure ufere- mo quefta abbreviatura il N. A. , cioè il noflro Autore.

Nuovamente efponghiamo a'noftri Let- terati le più vive premure , perchè ne vogliano a tempo le notizie fommini- flrare , che vedranno efTer più proprie al difegno della noltra opera , e ipezial- mente brevi dittertazioni , che, come fi ditte nella prefazione al Suppl intento y fa- ranno da noi intiere inferite , o apologie ancora contro i noitri giudizj , purché F oneflà delle maniere non fi dimenti- chi ; folo in fine ricordando loro , che quando fpezial mente trattifi di grotti pli- chi , vogliano francarne la lpedizione Ma baili di tutto ciò.

Al-

Alla Sovrana protezione di quel ma- gnanimo Principe , del cui eccelfo no- me va queft' opera ornata , il pubbli- co dovrà tutto il vantaggio , qual eh' e* fiali per effere , di vederla perpetuata . Ma noi all' incontro niente tralafcere- mOj che più utile rendendola, e più ri- cercata , pofla , quanto F Impero delle lettere ftendefì , più gloriofa portare la fama delle comuni obbligazioni al no- ftro SERENISSIMO Mecenate.

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XIJ

INDICE

DE CAPI. LIBRO I.

Ragguaglio de Libri ufciti in materie riguardanti le Scienze profane.

Gap. I. " Ibn di Lingue. pag. i. II. I -^ Poefia, Eloquenza. 29.

III. Matematica. 70.

IV. Filofofia , e Storia Naturale »

V. Libri di Filofofia Morale. 134. VI. Medicina , Chirurgia 3 Chimi- ca. 151. VII. Libri, che riguardano gli uomini in Società. ipo. Vili. Libri di Geografia. 209. IX. Antichità Profane. 217. X. Storia Civile , Genealogia . 245. XI. Storia Letteraria. 275.

LI-

xuj

LIBRO IL

Dèlie Scienze Sacre.

Cap. I. fT^Crittura , Padri y Conci*

II. Ltkri di Teologia Scolaftica , e Dommatica. 374.

III. Libri di Teologia Morale, 3P4.

IV. LibH di Liturgia. 454* V. Diritto Canonico, e altre Leggi

Ecclefiaftiche . . 464.

VI. Eloquenza Sacra, 4^7*

VII. Libri d Ecclefiaftiche Antichi* tà. 483.

VIII. Storia Sacra univerfale. 532. IX. Stofia Sacra particolare . 562. X. Opere Miscellanee y Lettere di vario argomento , Raccolte eru- dite . 660.

LI-

XIV

LIBRO Ili

Notizie Letterarie.

Cap. I. C^ColaJìiche efercit azioni , Trat- ^J tenimenti Accademici , Nuo- ve Accademie iftituite . 62 o. IL Applauft de' Letterati , Muffi , Librerie, Stamperie , Contro- verfte nate da Scritture pri- vate. 720-

III. Ritrovamenti in co/e Tifiche .

725-

IV. Scoperte £ Antichità. 728.

V. Elogj di Letterati defunti . 733.

Appendice I. OpuJ coli a noi mandati. 741.' Appendiceli. Libri Oltramontani. 771.

NOI

XV

NOI RIFORMATORI

Dello Studio di Padova.

AVendo veduto per la Fede di Revifione , ed Approbazione del P. F. Paolo Tommafo Manuel- y$ Inquifitor General del Sant'Officio di Venezia nel Libro intitolato: Storia Letteraria d'Italia, ec. Volume V. MS. , non v1 efler cofa alcuna con- tro la Santa Fede Cattolica , e parimente per Atteftato del Segretario Noftro , niente contro Prencipi , e buoni coftumi , concederne Licenza a D. Andrea Paletti Stampatore di Venezia , che poflì efler ftampato , ofiervando ci* ordini in materia di Stampe , e prefentando le folite Co- pie alle Pubbliche Librerie di Venezia , e di Padova .

Pat. li 9. Luglio 1753.

( Gio; Emo Proc. Rifornì.

( Barbon Morofini Cav. Proc. Rifornì.

Regiflraro in Libro a Carte 18. al Num. 117.

Ciò: Girolamo Zuccato Segret,

Addì 22. Luglio 1753.

Regiftrato nel Magift. Eecell. degli Efecufori con- tro la Beftemmia .

Alvife Legrenzi Segret.

L'I-

LIBRO h

Ragguaglio de' Libri ufcitì in -materie riguar- danti ìe Sciente profane.

CAPO I.

Libri Lìngue.

L P. Velajìì fu ita apre la noftra Letteraria Storia di quell' anno con un erudita diflertazione in dife- (a de' Greci moderni nella pronun- zia loro attaccati da alrro dotto Ge- fuita . Ma innanzi, che a quello li- bro fcendiamo col ragionamento, non difaggradevol cofa larà a letterati , che a' più antichi princi- pi di quella controverfia li facciamo rifalire, e tut- ta brevemente ne pogniamo loro fotto gli occhi la Storia . Erafmo il primo fu , il quale dalla pronun- zia, che oggidì ancora tra Greci è in ufo, ficcome corrotta, volefle ritrarre gli ftudiofi di tanto utile, anzi ad ogni fcienza neceflario linguaggio , e'1 fece in quel celebre fuo Dialogo de retta Latini, Greci-

A que

2 Storia Letteraria

igne fermonis pronunciatione ttarftpato in Bafiìea dal Frobenio, che YHavercamps a Leiden rittampò nella feconda Tua Sylloge Scriptorum , qui de lingua Greca vera , & reflex Pronunciamone Commentario* relique- runt . Vuolfi dagli emoli, e la tettimonianza recano di certo Enrico Coracopetreo Kuik ( i ) , vuolfi , di- co , che Erafmo non da altro fi muoveffe ad inti- mar guerra al pacifico pofleiTo, in che da tanti fe- "•éóLì Clava la pronunzia de' Greci, non da una favoletta datagli dolcemente a credere, che a. Pari- gi venuti foflTero dalla Grecia alcuni dottiflfimi Uo- mini , i quali altramente pronunziavano . Io non entrerò a deputare della verità di quefto racconto, il quale da' difenfori della volgar pronunzia con trion- fale infulto s'oppone agli Erafmiani , com' eglino chiamano i loro avverfarj . Dirò bene , che l'opi- nione d' Erafmo fu fubito da parecchi dotti Uomi- ni abbracciata, e difefa. Il primo fu Giovanni Cbek Jnglefe , e Profeffore nell'Univerfità di Cambrige . Quetti infieme con Tommafo Smith altro Profeflore di quella Univerfità cominciò e nelle private fcuo- le , ed in pubblico a (ottenere , che la pronunzia de' moderni Greci guatta era, e che voleafi emen- dare; al qual fine dava egli le fue regole, che trat- te dicea dagli antichi Maeftri di quella lingua. Ma il Cbek ebbe per tal cagione un contratto, che for- fè riufcigli impenfato. Era Cancelliere dell' Univer- fità Stefano Vefcovo Vintoniefe, dotto Uomo a ve- ro dire , ma delle antiche confuetudini oltre modo tenace . totto come egli intefe , che una nuova pronunzia introducevafi dal Cbek nella lingua Gre- ca , credè di non dovere grave abufo permettere più oltre, e per l'autorità, che penfava competer- §n_

( i ) Veggafi il Voflìo Ariftarch. 1. 1. e. 18.

D' ÌT al i A. Lib. i. Cap. I. g

gli in fomiglianti affari , un fiero Editto promu>!, in Londra nel mefe d'Aprile del 1542. centro gli adulteratori della ufitata pronunzia, Si quis autem , ( eran quefte le claufole deli' Editto pi. 201. edif* Ha vere ) quod abomino* , fecus f ecéri t , & de So- ni* ( re fané , fi ipfam fpeEles j levicula ; fi contcn- tionis inde nata: indignitatem , non ferendà ) contro- verfiam pubi ice mover it , aut objìinato animi propofi- io recepium a plerifque omnibus fonorum modum abro- gare , aut improbare perrexerit , quive feiens prudenS ad hoc data opera , quod heic fancitum efi , verbo , faSìove publìce , palam contempferit , bunc hominem , quifquis is erit , ineptum omnes habento j & a fena- tu , fiquidem ex eo numero jam fUerit , is , qui au- mentate praeft , nifi refipuerit , expellito ec. Il Can- celliere mandò ai Cbek copia dell' editto , ed ac- compagnolla con amichevole , ma forte lettera Ma il Cbek per l'editto sbigottì, per la be- iiivolenza delle private lettere di Stefano fi com- iriofTe . Replicò anzi al Cancelliere , e fpedigli un apologia, la quale efoquentiffima è, e piena di for- za . Montò fulle furie il Cancelliere , e fcriffe al Cbek una fofmidabil lettera. Non fi tacque il Cheki e fece al Cancellière fentire in una nuova lettera tutto il pefo della fua facondia . Ma non combat- teva il Cbek ad armi uguali . Egli era dotto , eru- dito , eloquente, ma Stefano era Cancelliere, e per molti altri titoli di grande autorità . Per la qua! cofa avendo Stefano al Chck replicata una minac- cevol lettera , mutò quefii ftile , e in un altra let- tera fi prefe ad ammollirlo colle preghiere « Il che per altro gli andò a vuoto . Perciocché Stefano gli rifpofe, che egli alle umili maniere di lui cedef- fe, e contro l'editto fatto permetteffegli d'infegnare qual più voleffe pronunzia , farebbe a medefimo un indelebile sfregio , ed alle rifa di tutti efpor-

A a rebbe

4 Stori a Lettera ri a

l'ebbe la fua autorità. Perchè l'editto rimafe in fi- ne nel fuo vigore. Tutre quefte lettere furono Cam- pate in Bafilea nel 1555. (2^* Non fu per altro folo il Chek a difendere la fua caufa contro del Cancelliere . Il dianzi mentovato Tommafo Smith avendo di Francia fatto ritorno, fcrifle contro l'e- ditto di Stefano lo fìefio anno 1542. tre eruditi li- bri de reSìa & emendata lingua Greca pronuntiatio* ne, che in Parigi furono da Roberto Stefano divul- gati colle (lampe nel 1568. (3). Intanto Giovanni Cajo di Londra infigne Medico, e letterato de'fuoi tempi avendo intraprefo a rivedere , ed emendare l'opere di Galeno nel 1545. viaggiò per Y Italia , affine di collazionare Manofcritti . Con quefta oc- cafione ollervò , che tutti i più dotti Uomini de' paefi , per gli quali paffato era, pronunziavano il Greco in modo diverfo da quello , che il Chek avea cercato d'introdurre in Inghilterra. Per la qual co- fa fi moffe a fcrivere il bel Trattatino de pronun- tiatione Grara , & Latina lingua cum fcrìpttone no- va , che nel 1574* fu ftampato in Londra , ed ivi jmedefimo riftampato nel 1729. con tre altri rari li- bretti di lui . (4)

II. Mentre nell' Inghilterra per la nuova pronun- 2Ìa fi combatteva, in altro paefe Teodoro Beza fcri- vca per efTa il noto fuo libretto de germana pro- nun- ci) Non 1655. come nel libro del P. Velajli leg- gefi (p. 32. ) per errore , come pare, di iìampa , non corretto per altro nell' errata.

(3) Morhof. Polihtjl. liter. li v. evi. n.iS.p.ySS. edit. a. 1747.

(4) De canibus Britannici* , libcr unus , de rario- rum animalium , & Jìirpium hi/loria , libcr unus , de libris propriisy libcr unus.

D' I T A L r A . L I B. I. C A p. t . 5

Tiuntt attorie Grecce lingua ; e pure Jacopo Teyn? , o Ccratino di Hoom i\t\V Olanda Boreale mandar fuo- ri un picciol trattato de fono litterarum , prafertim Gracarum ; ma più copiofamente ne fenile Adolfo Mekercb Fiammingo di Bruges , del quale Valerio Andrea Deffelio nella Biblioteca Belgica , ed altri hanno lodevolmente parlato. A Bruges die egli fuo- ri nel 1565. un Comentario de veteri , & retta Pro- nuntiatione lingua Greca , molto approfittandofi del libretto di Beza. Fu poi nel 1576. rirtampato que- flo Comentario in Anverfa . Per altro giunto in Inghilterra queflo trattato , lo fi prefe a confutare Gregorio Martino col libro prò Veteri, & vera Gra- carum litterarum pronuntiatione , il quale poi con Meride Attici/la fu per opera di Giovanni Hudfon dato a luce in Oxford nel 17 12.

III. In Francia ancora prendeva piede V Erafmia- na pronunzia per opera di Fiero Ramo , e di Dio- nigi Lambino . Ma più d'ogni altro benemerito ne fu Enrico Stefano. Perciocché nel 1^78. indirizzò al Cancelliere ài Francia Michele O [pitale un Apologe- tico prò veteri , ac germana lingua Greca pronuntia* tione ex hodierna cacophonia in prifeam euphoniam facile vindicanda; anzi nel 1587. pubblicò in un fol volume una raccolta di var] libri fu tale argomen- to pubblicati , come quelli di Beza , di Ceratino , di Mekercb, e'1 fuo Apologetico col titolo de lingua Graca, ac Latina vera pronuntiatione commentarti do- ttijfimorum Virorum.

IV. Dopo quello tempo anche maggiore fu il numero de' libri da parte , e parte ufeiti . Noi la- a? J<à bella ' e veramente do"* DifTertazione

j n ^™' Ia quale fl Ie8Se in qualche edizio- ne della celebre fua Gramatica fatta in Ingolftad , e nelb raccolta delle fue opere, gli Scritti d' An- drea Elvigtoy e di Samuele Gelbudoy ed altre fat-

A3 te ope-

6 Stori a Lettera ri a

opere. Nella Spagna l'erudito Lorenzo Ramirtz de Prado nel Tuo Pentecontarco ftampato in Anver- fa nel i<5i2. , e riftampato da Giannalberte Fabri- cio in Amburgo cento anni appretto nella Raccolta intitolata Obfervationes [eletta in varia loca Novi Tefìamenti , fa un capo a parte , che è il 34. per provare , che la vocale H va letta Età , non Ita , Ma nel 161 j. Erafmo Scbmidt pubblicò in Vittem- Serga, ov'era Profeflbre di Gre ca lingua , e di Mat- tematica un difcorfo de pronuntiatione Graca ariti' qua contra Neo'ipuroy . Col nome di Neofito chiama egli un di coloro , che dagli altri fon detti Eraf- miani . Egli è però agli Èrafmiani un avverfario mite , perchè confetta , che alcuna differenza vi fia tra l'antica pronunzia òe Greci , e quella de' Greci volgari, e folo vuole, che quefta all'antica s'acco- rti più, che quella de' Neofiti, o degli Èrafmiani. Anche- da Gianridolfo fVetflenio Profeflbre di lingua Greca in Baftlca abbiamo alcune Orazioni recitate in Amfterdam nel 1681. apologetiche per la pro- nunzia degli anti- Èrafmiani , o come altri dicongli Jotacifìi . Per lo contrario Enrico Crifìiano Hcnni- nio , il quale contro la novità degli accenti Greci volgarmente ufati mife al pubblico una elegante Diflertazione , un altra Dittertazione promife (5), in cui avrebbe dimoftrato, che i Greci moderni, e i loro feguaci malamente pronunziano le lettere, e i dittonghi della lingua Greca : la qual prometta s'egli abbia attenuta, a me non è noto . Ben so , che la fletta opinione dell' Herminio riguardo agli accenti (la quale parte è della contro vcriìa tra gli Èrafmiani, e gli altri) è (tata nel detto anno 1685. difefa da Giovanni Daniele Major in una lettera de Num-

(5) Morb l.c. n. 17. p. 787.

D'Italia Li b. i. C a p. i. 7

Nummis Grece infcripth (6) . Ma l'una e 1' altra fentenza dell' Henninio fu anche in Francia (ottenu- ta nel nuovo Metodo di P ortoreale t

V. Molti più que' dotti Uomini furono , i quali fu queft' argomento non ifcriflfero , ma fonofi tut- tavia per occafione d' altre materie baftevolmente Spiegati o per una o per l'altra fentenza. Ecco al- cuni celebri favoreggiatori degli Erafmiani . Uno è lfacco VoJJìo ( /. de Natura Rbytmi p. 15. ) . Egli contra coloro fi fraglia, i quali credono , avere la lettera B avuto il fuono di Vita , e le lettere n, 1 , e v eflerfi tutte ad un modo pronunziate, come i: tutto il contrario f u , a lui diamo fede ; ma quanto a' dittonghi afferma , che 1' una e 1' altra vocal de' dittonghi fpiccavafi da' Greci, innanzi che a Roma foggetto foffe il loro paefe, ma fotto Ne- rone , e Claudio Imperadori ficcome nel latino da' Romani , così nel Greco da' Greci finitimi adula- tori de' loro padroni efler mancato quefto antico ufo, ed affatto fpento fotto Trajano , e Adriano. Hinc efl, foggi ugne ( p.i<5. ) , quod in illis marmo- ribus , quorum Infcriptiones fatta funt pofl ea tem- pora , mera dipbtbongorum confufio appareat , cum E prò AI , I />ro OI w/ EI pajjìm occurrat , cum tamen in vetu/ìioriùus lapidtbus orthographite ratio optime [ibi confiet . Per quefta opinione fi dichiara ancora il Morbofio, e 1' Havercamps nella Prefazio- ne alla feconda Silloge degli Scrittori di queft' ar- gomento (l.c.n. 18. p.787. ). Perciocché è da fape- re , che due raccolte di fatti Scrittori diede Havercamps . La prima fu ftampata a Leiden nel 1736. con quefto titolo : Sylloge Scriptorum , qui de linguse Graecae vera & recìa Pronuntia- » tio

(6) Morbof. Lc.p.7%6.

A 4

8 Storia Letteraria

tione Commentarios reiiquerunt , videlicet Adol- phi Mekerchi , Theodori Beza? , Jacobi Cerati- ni , & Henrici Stephani , quibus accedunt Sige- ., berti Havercampi Differtatio de litferarumGrce- ,, carum varia, in antiquis prafertim Nummis, & ,, Marmoribus, Scriptura, & forma, & antiquiflì- ,, ma quidam Numifmata Greca , numero xlix. roagnam partem inedita . Ufcì l'altra nel 1740. pure in Leiden : eccone il titolo , onde facil cofa ila vedere , quanti abbia il raccoglitore lafciati ot- timi libretti , onde potrebbe!! il fuo difegno mi- gliorare in una rittampa : Sylloge altera fcripto- rum, qui de linguae Gra?cx vera , & recìa Pro- j> nuntiatione Commentarios reiiquerunt , videlicet j, Defiderii Erafmi , Stephani Vintonienfis Epifcopi Cantabrigienfis Academise Cancellarii , Joannis Checi , Thomae Smith , Gregorii Martini , & ,, Erafmi Schmidt : quibus accedit libellus rariflì- mus Guillielrai Polfelli de Phcenicum litteris , feu de Prifco Latinae, & Gra?cae lingua Chara- ,, cìere, ejufque origine, & ufu.

V.L V Italia fu forfè la prima a dubitare, i Greci oggigiorno dirittamente pronunzino la loro lingua . Perciocché Aldo Manuzio Padre di Paolo (7) moffe fopra ciò alcun dubbio, comechè il ri- cevuto ufo (eguifle egli (lefTo . Ma poca fortuna ebbero univerlalmente in queflo Paefe gì' impugna- tori de' Greci moderni . Qual di ciò la cagione fia Hata , non faprei ben dirla : forfè fu prevenzione contro l'odiofo nome d' Erafmo , il quale aveva il primo alzato bandiera contro l'ufata pronunzia; for- fè fu Teffer tra noi più familiari , che in altri Pae- fi , 1 Greci ritenitori di quefta pronunzia. Ma che

che

(7) P. Vellajli p.i9.

D'Italia Li b. i. C a p. i. o

che fìa di ciò , certa cofa è , che Giovanni Cajo dianzi ricordato nel libro de libris propriis aftella (p.198. efeg. ), che in Italia fpezialm ente i più dot- ti Uomini del fuo tempo , come in Padova Laze- ro Buonamici , in Bologna Pompilio Amafeo , in Venezia Giambattifta Egnazio tutti (lavano per la pronunzia de' Greci volgari. E tanto ancora è flato in appretto, comechè alcuno Tempre fiavi pure tra noi (tato, il quale l'altra pronunzia abbia più vo- lentieri abbracciata. Ma per venire ornai più dap- prefìfo al libro, che di quefto racconto ne ha occa- fion data , il P. D. Gregorio Piacentini erudito Mo- naco Bafiliano di Grotta-ferrata nel 1739. (lampo in Roma un util compendio della famofa Greca Pa- leografia del P. Montfaucon^ al quale foggiunfe una DiiTertazione de rsBa Graci fermonis Pronunciatio- 7ts . In efla Y autore fi ftudia con varj argomenti di foftenere la caufa de' Greci , e la loro pronun- zia. Non fappiamo , il P. Bonaventura Gireau- deau Gefuita Franzefe , il quale nella fu a introdu" zione alla Greca lingua , in Roma pure pubblicata colle (lampe nel 1739. , propugnò con molta forza l'oppofio modo di pronunziare il Greco , abbia avu- to di mira quefta Diflertazione del Piacentini . Nel 1750. vi fu certamente un Gefuita , il quale la fi prefe ad impugnare di propofito . Quefii fu il P. Federigo Reiffenberg , il quale fotto X Arcadico nome di Mirtisbo Sarpedonio ci diede in Roma una Dittertazione altrove da noi ricordata con que- llo titolo: de vera Atticorum Pronunciatione ad Graecos intra Urbem Dittcrtatio , qua cum ex hiftoria , tum ex veterum Grsecorum , latinoram- }) que teflimoniis perfpicue oftenditur , quam Ion- •>■> hodiernaGraecorum pronunciano a- veteri dif- ceflerit . Ecco il fegnale d' una- nuova lette- raria guerra . Il P. Piacentini l'anno appretto in

Roma

lo Storia Letteraria

Roma fimilmente oppofe alia Differtazione del Gè- [ulta Commentarium Gr<eca Pronuncìationis notis in Veteres Infcriptiones , & in alias nunc primum edif tas locupletatimi. Quafi al tempo fleffo in ajutodel dotto Bafìliano altro Gefuita di nazione Greco ac- corfe contro il Gefuita Tede/co', intendo il P. Tom- maso Velajli ) al libro del quale già fiam pervenuti.

Thoma Stanislai Velafli S. J.

Differtatio de litterarum Gracarum Pronunciatio- ne. Roma 175 1. 4. pagg. 111.

VII. In quattro parti divifa è quefta erudita Di f- fertazione . La prima parte in univerfale riguarda la pronunzia de Greci moderni , e i generali argo- menti propone , con che può difenderti , che cor- rotta non fia. Son quefti I. (p. 8.) Tutti i Greci di qualfi voglia luogo, e nazione pronunziano ad un modo le lettere controverfe , e i Dittonghi , e pro- nunziano non con riguardo alla quantità , ma agli accenti. II. (p. io.) Nella liturgia, nella quale la pura antica lingua s'ufa da1 Greci, non la volgare, e negli altri Divini ufizj , s'ufa da tutti la (leda pronunzia, comeche la volgar lingua fia diverfa fe- condo la diverfità de'paefi (8). III. (p. i2.)Niu-

na

( 8 ) Forfè quefl' argomento potrebbe di leggieri fciorfi , dicendo , che ancora gì* Italiani , comechè diverfi fieno i Dialetti d' Italia , pronunziano tutti fimilmente la lingua latina nella Liturgia, e negli altri ufizj della Religione , perciocché al torto lati" no adattano la pronunzia della lor lingua volgare , la quale con tutta la diverfità de* Dialetti è final- mente una fola lingua, e in certi fuoni è univer- falmentc la mcdcfima ; ne perciò potrebbe inferirli,

che

D'Itali a Lib. i. C ap. i. n

na può afTegnarfi cagione , per la quale corrotta debba dirfi la pronunzia (9). Perciocché o quefta farebbe 1' innondazione de' barbari ; ma quefta non tolfe, che i Greci feguiffero ad ufare ne' Sacri Mifteri le parole più pure del Grifoftomo , diS. Bafì- lio ec. nelle lor liturgie, perchè ne avrà la fola pro- nunzia guadata? (io) o le viciflfitudini delle urna- ___

che la pronunzia latina de' moderni Italiani fia quel- la deffa, che gli antichi nolìri Latini ufarono. Ne giudichi il Leggitore.

(9) Il P. Reiffemberg tornerebbe forfè a rifpon- dere ciò, che fcrifle nella fua Differtazione p. 20.,, 5, Oftende enim mihi , fipotes, mi Velarti , quando, quave occafione faclum fuerit , ut quae quondam in latina, Gallica, Germanicaque lingua fcriben- di , & pronunciandi ratio fuerat , in praefentem commutata fuerit? Erat , cum fcriberetur, & di- ,, ceretur : vofter, vorto , carnufex , aeftumo , di- vom, a vom, taboleis , poblice , hau , & innu- mera ejufcemodi ; Erat, cum & Graeci notis ilJis inter uterentur Dialecìis , cum fine fpiritu , fì- ne accentu, atque alio prorfus modo fcriberent , quam hodie fcribimus.. .. Unde igitur ( eodem 3, ego jure te interrogo) unde demum tanta in lo- quendo, pronunciando , icribendoque extitit rau- j, tatio? quae cauffa? quis author ?

(io) Anche ne' tempi più barbari della lingua la- tina il linguaggio delle liturgie s' è confervato in quella prima purezza, eh* ebbe o da' paflì latini del- la Sacra Scrittura in effe ufati , o da' primi autori loro; eppure noi per le fuffeguite invafioni de' bar- bari perduta abbiamo la pronunzia , che avevano i latini de' tempi di Gelafìo Papa , e de' più antichi Pontefici.

i2 Stori a Lette rari a

ne cofe , l'ufo del popolo ; (p. 15.) ma come duri* que i Greci non dubitaron mai , . che la loro pro- nunzia fotTe l'antica? (il)- IV. ( p. ióe fegg.) Non può tempo aflcgnarfi , in che !a pronunzia del Gre- co parlare fi corrompere (12). Nel che farà be- ne, che noi rechiamo a poco a poco le parole del P. Reijfemberg, e, quali cofe in effe riprenda il P. Valajli, veggiamo. In tre flati divide il P.Reiffem- ^fr? ( P* 5- ) 'a decadenza della Gr;ca lingua . La prima prendefi dalla divifione della Greca Monar- chia dopo la morte del grande Aleffandro y per- ciocché allora avendo i Re nell'Egitto, e nella Si- ria fatto linguaggio dominante, e volgare il Greco , non farebbe maraviglia , che il popolo non avvez- zo a tale idioma ne ft or piade le parole, e la pro- nunzia ; ma quefta prima epoca fa al noftroca- fo , pafia più oltre dell' Egitto , e della Siria y per la qual cofa pattiamo alla feconda Epoca ( 13. ) : Quefta è la traslazione dell'Imperiai fede nella Tra- cia per Coflantino Magno. L' f mperador Giuliano è buon teltimonio, dice il V.Reiffemberg( p. 6\) , che

al-

( 11 ) Confrontifi quanto fu ciò dice il P. Rsiffem- berg ( p. 23.

C 12) Veggafi fopra il fcfto del P. Rciffemberg.

(13) 11 P. Velajli ( p. 16.) oppone al P. Reìffem- berg Tullio, il quale afferma in più luoghi, che a'fuoi tempi puro era il Greco linguaggio, comechè egli af- fai tempo dopo la morte d' Aleffandro fiorito (ia. Ma perché la morte d' Ale [[andrà poflTa veracemente dirli prima Epoca del decadimento di quella lingua, ba- da , che di quel tempo ella in alcun tratto di paefe cominciafle a perdere la fu a prima purezza , già neceffario è, che fin d'allora veniffe in tutti i luo- ghi a mancare.

D'Italia Lib. l.Cap. i. 15

allora fi depravò vie maggiormente la lingua , con- ciofiachè confeflì (ep. 50. ): ad me, quodatttnct, mi- rum eftifivel grace loquipojjim ; tamtam ex regioni" bus ijiis barbar iem contraximus . Rifponde il P. Ve- lajii ( p. 20.) 1. che Giuliano non confcfla di par- lare barbaramente, ma folo, che maraviglia è , Grecamente parlava tra' Barbari ; 2. che quantunque vero folle , avere Giuliano nella Tua Greca favella contratta alcuna barbarie , non ne fegue l' univer- si corrompimento di -detta lingua, conciofiachè non folo nelle lcuole , e pretto gli eruditi, ma ne' tem- pli maflimamente , e ne' divini ufizj quella della reltafle, che era dianzi (14). La terza epoca co- mincia dalle conquide da' Turchi fatte di Cofìanti- nopoli , dalla Tracia , della Pale/Una , e delle cir- convicine regioni . Qual fordida barbarie alla Greca lingua togliefle allora tutto il luilro , ripiglia il P. Reiffemberg a dire (p. 6.) , non io il dimoftrerò , ma hannolo già inoltrato il du Gange, il Meurfio , il Crufio , e folo contenterommi di recare le paro- le dei B elioni 0 . Aggiugne in altro luogo l'autorità d' Aleffandro Elladio ( 1. 1. Obf. e. p. 13. de Jlatu prx- fenti Eccl. G. p. 17. p. 20. ). Ma il P. Velajìt così in- veite il fuo avvertano: Quid Helladium , O* Bel- lonium vexas , Sarpedonie , qui id tejlentur y cujus rumor jam raacus ejìì ma foggiugne ( p. 21.)» che avvegnaché dopo il fecol fettimo alcuni fcrittori ab- biano barbaramente parlato , non può tuttavia ne- garfi , di qualche eleganza effer gli fcritti di S. So- fronio , di S. Giovanni Dama/ceno , e d'altri . Rif-

pon-

(14) Veggano i leggitori, il contraximus di Giuliano a lui folo fi riferifea . Quello per altro da- rebbe neceflario , perchè le rifpofte del P. Vclajli fodero di tutto il pefo.

14 Storia Letteraria

ponde finalmente, in Grada omnibus Academìis non tanquam gladium in vagina reconditum , [ed conti' tiuo ufu trita aurea Flatonis, Xer.ophontis , Thucydi- dis /cripta ( 15 ) , fuijfc fcmpcr omnibus in Tem- pli* viva voce prolata , & audita Divina officia , qua aurta lingua veteri i tejle du Cange ipfo , con- Jcripta funt : atque banc pronuntiationem Gracam ef- fe auream Atticam , ex nullius Graci Scriptoris du- bio , & omnium populorum confezione , ut teflatur Cotlius , comprobamus (16). Ma conciofiachè il P. Reiffemberg in confermazione delle già efpofte cofe entrato qui fia a difcorrere della dottrina , ed eru- dizione de' Greci , udiamo , come il P . Velafti va- dalo confutando . Certa cofa è primamente , udiamo il Gefuita Tede/co, che le fcuole , ed Ac- cademie de5 Greci non folamente nell'aureo fecolo di Platone , e di Demojìene fiorirono affai , ma al- meno fino al tempo del Concilio Niceno I , cioè fino all'anno 325. di Criflo ritennero in qualche maniera il primo fplendore ; perciocché Maefiri ce- lebri in quattro Citta troviamo in quel tomo, cioè in Atene , in Cojìantinopoli , in Ce/area j ed Alef- fartdria. Altra cofa è certa, fegue a dire il P. Reif- fembcrg (p. 7. ), non efferfi dappoi lo Audio nella Greca Chiefa del tutto fpento , ficcome il fu nella Chiefa latina; comechè molto ofcurato , e nel fe- co-

(15) Sembrai! P. Reiffemberg aver quefta rifpo- fìa prevenuta dicendo (p. 12.). Numquid apud la- tino; Cicero» is , Livii , ceterorumque fcripta non ex- tant ? an ideirco eumdem adhuc in fcribendoy & lo* quendo nitorem , 0* vim fervamus ? ec.

(16) Dalle cofe dette dianzi giudichi il lettore della forza di quede due ragioni , nelle quali il Vela/li tanto confida .

D'Italia Lib. i. Gap. x. 15

colo fefto quafi dimenticato ; perciocché, ficcomeof- ferva M. Fleury ( a. 600. T. xin. ), i Musulma- ni , la potenza de' quali andava ogni più raffor- zandofi, introduffero, e lìabilirono l'ignoranza. At Saraceni, entra a così dire il P. Vela/li ( p. 17. ) ; adulto feptimo feculo invaluerunt ; Niceaena Sy- nodus anno 325. celebrata eft ( 17). Deinde Sa- raceni Syriam folum , iEgyptum , Mefopota- miam , Chaldaeam , ac Palajitinamoccupaverunt : Sacra Grsecorum lingua , cujus Pronuntiationem hic defendimus, omnibus inTemplis, atqueadeo toto pene terrarum orbe canebatur. Quonatnigi- 5, tur modo fieri potuit, ut Saraceni STATIM ( 18 ) a Nicsena Synodo , antequam fcilicet erupiflenc per OMN ÉS ( 19 ) Graecorum Ecclefias , quo numquam pervenerunt , everterent facri fermonis . ?> pro-_

(17) Sin qui cofa non dicefi , che ancora il P. Reiffemberg non abbia detto.

(18) A noi pare, che il P. Velafli faccia al fuo avverfario quello dire, che non mai fognò di dirfi. Quello ftatim non trovafi nel P. Reiffemberg ; anzi tutto l'oppofio ; dicendo egli , et fi multum fuerìt •bfcuratum, ac fexto jam tum faculo pene negle&um ; propterea quod ( quefta ragione cade manifestamente fulle teftè citate parole fexto jam tum feculo pene negleSum ) magna undiquc , ut author ejì Fleury , per Munfulmannos invalefceret ignorantia . ec.

(19) Il P. Reiffemberg non parla nel luogo qui impugnato ne di tutta la Grecia , ne della pronun- zia , ma bene degli (ludi : Studium Grxcum , il quale, allora non ceffo in tutta la Grecia , ebbe però in tanti paefi tale fcoflTa , che ne rifentì anco- ra negli altri pregiudizio, e danno i ne altro di pio dice il P. Reiffemberg.

\6 Storia Letteraria

pronuntìationera , cujus tamen vocabula integra reliquiflent? (20) Ma nel fettimo, e nell'ottavo fecolo, ritorna a parlare il P. Reiffemberg (p. 7.), vedefi nella Chiefa Greca ancora maggior rovina degli ftudj per gli crudeli e fpaventevoli turbamen- ti, che al civile (rato portarono i Munfulmani , gli Sciti) i RuJJi , i Bulgari, a tale, che, dice il ci- tato Fleury , fi perde negli ufi facri ancora la lin- gua, in cui luogo la volgare s' introduce, refiando i foli Melcbiti a celebrare nel Greco idioma i fanti riti. Rifponde il P. Velafti (p. 18. ), che il Fleury non parla , che della lingua , e non della fcienza ( 21.) , ne altro dice, non a Melcbitis etiam non folum (22.) in oriente [aera Itngua pronuntiationem (23.) in templis ddigentiffime cuftoditam . Ma poi così incalza ( ivi ) il fuo avverfario. Confetta al- trove Mirtisbo ( p. 23. ) , che l'odierno modo di pro- nunziare a' Greci venuto è da Melcbiti; ma 1 Mel- cbiti hanno e l'antica lingua, e '1 primo modo di pronunziarla confervato; dunque il modo, che ten- go-

(20) I Barbari hanno nell' Occidental Chiefa la- feiate le parole latine delle antiche liturgie , e non pertanto la prima pronunzia fi è perduta . L'oflTer- vammo anche di fopra .

(21) Ma il P. Reiffemberg non cita qui il Fleury, non per quello , che riguarda la lingua , non già in prova , che le feienze fol tra* Melcbiti fofler ri- mate.

(22) Le Grec ne fui confervè , que par la Reli- gione & ebez lei Mclquitcs SEULEMENT : fon le parole del Fleury.

(23) Non parla il Fleury della pronunzia , ma della lingua : le Grec.

D' Italia Lib. i. C a p. i. 17 gono gli odierni Greci di pronunziare, è l'antico

Vili. Veggiamo ora gli altri generali argomenti del V.Fela/ìi. L'ignoranza ftefTa de'Greci ( p. 25.) > e la loro fomrna tenacità delle cole loro (embra-li forte ragione per credere , tche abbiano confermata la vera antica pronunzia . Oppòfè il P. Reiffemberp ( p. 21. e 22. ), che ancora gli Ebrei tenaciilìmt erano oltre ogni credere delle ufanze , e cirimonie loro; e nondimeno nella Babilonefe Schiavitù ogni notizia perdettero della lor lingua. Similmente iìa- tini erano (tudiofiflìmi di confervare la purezza del loro; idioma; per tuttociò diremo, che l'antica pronunzia della lingua Latina fia a noi pervenuta . Che rifponde il P. Velajli ? I. ( p. 28.) nega , che gli Ebrei abbiano veramente ogni ufo della lor lin- gua allora perduto, che in Babilonia rimafero (chia- vi. (25) II. (p. 29. ) permette, che gli Ebrei,, ed ___ i La-

(24) Fortiffimo argomento farebbe quello , Mirtisbo, o fia il P. Reiffemberg concedette la mino- re ; ma egli la negherà , avendo nel luogo fieflo , che cita il P. Velallt^ elpreiTamente detto: tota Gra- Im^ua feientia, utvidimus ex Fleury , apud folos Melcbitos UTCUxMQUE con fervala . P. Velajiì crede infeparabile l'antica lingua facra dall' antico modo di pronunziarla; ma pochi glie l'accorderan- no: L'efempio della lingua latina non ha replica.

(25) Noi crediamo , che il P. Velafii abbia fu quello punto ragione , e del fuo fentimento fiamo col dottiOìmo Sig.M.Maffei (T. V. O. L. p. 267. e *eggOi col Gefuita Sgambati nella Differtazione de prima lingua , & primis literis (e. 9.), e coli' altro pur Gefuita rinomatirtìmo, che è il V.Erafmo Eroe- licb negli Annali de Re della Siria ( c.'i. part. v. -

B Pro-

18 Storia Letteraria

i Latini abbiano perduro il loro linguaggio , e la loro pronunzia. Che però? Ecco la difparita . I Greci hanno la loro lingua ; qua! maraviglia , che abbiino ancora la pronunzia confervata > (2(5). L'ul- timo argomento del P. Velajìi ( p. 29.) è la novi-

Proleg. ) . Ma primieramente la parità de' Latini reità in piedi : in fecondo luogo non vorremmo , che il P. Velaftt aveffe fcrirto: quam ergo CONFI- DENTE R omnis nottua , & ufus Ebraici Sermonis Habylone dicitur pernffe . E certo l'opinione del P. Reiffember^ è di fommi Uomini , come del P. La- rwj/, del Rtpord in una Differtazione inferita nelle Memorie di Trevoux dei 1704. (artic. Civ.)» e del Geluita Souctct , il quale )' ha prodigiofamentc di- fela ; ne fembra da effa lontano ed Eulebio nel Cronico (ad ann. II. Olymp. LXXX. ) , e S. Giro- lamo {in Prolog. Galeato). Giufeppe Scaligero chia- ma o/ini coloro , che altrimenti fertono . Egli è troppo ; ma anche quel quam ergo confidenter poteafi ratte miserare .

(26) Rifponderh M'trtisbo , non efTer vero, che i Greci abbiano l'antico linguaggio confi r^ato ; ed avrà ragione . La volgar lingua de* Greci non va confidtrata. La letterale^ della quale folo fi quiltio- na, è morta, quanto la latina; infatti 1 Gravile fli debbono Itudiarla, quanto 1 Latini j dal the ancora fi vede, che non dobbiamo mara vigliarci , tutti i Greci fi ti. 1: mente la pronunzino. Perciocché 1 Gre ci, a cagione d* eferrpio, che l'imparano nel Colle- pio Greco di Roma , la (tudian tutti (otto uno Itef- To Maellro ; torneranno que' giovani ne' lor paefi , e l' infogneranno agli altri, com' elfi hannola appa- rata , e così degli altri . L' effere in ulo la lingua letterale nella Liturgia non fa, ch'ella non fia mor- ta;

D'Italia Lib. i. Cap. i. 19

della pronunzia contraria alla fua . Erafmo ne fu il primo autore ; ma per altro egU medefimo fegui

l'altra (27 )

IX. Una delle lettere , delle quali principalmen- te quiftionafi, è la lettera n. Di quefìa lettera trat- ta il P. Velajìi nella feconda parte della fua DifTcr- tazione , e fi fludia con tutto lo sforzo d'ingegno, e con molto apparato di non ordinaria erudizione di dimoftrare , che quella lettera vale ita , ed è unifona co\V jota , co\V ypfilort y e co' dittonghi ti , e 01. La prima prova della fua propofizione ( p. 36. ) è prefa dall' autorità di varj Scrittori Greci , quali fono Eujlazio (28) di Sutda, d' Ammonio, di Di- dimo Aleffandrino , e d' Apollonide Niraneo . Segue (p. 40.) altra prova dagli errori de' Greci Coptjìi , errori , che manifeitamente dimonhVangli ingannati ?avTQ<puvix> minore argomento è il vedere ( p. 44.) , che i Greci Scrittori in >V* fradulTVro 1 I'« de' Latini : così prefio Tolommeo leggiamo n«x<rov2s per Piilones , predo Su abone XxttwiW per Scipio . Confermafi tutto quefto dal vedere ( p. 46. ) che nel Greco volgare per I rendonfi molte V"d , che nel Greco letterale (crivonfi per tt , come pilns Unum da

vn-

ta i altrimenti farebbe viva ancor la latina, della quale ci ferviamo ne' Sacri Miìterj .

(27) \\ Mckerch ha baftevolmente rifpofl-^ aquefto argomento nella fua Differtazione (c*-\ vii.)

(28) D' Ei'.ìlfrjo può leggerO Be%a (0.332. deW edizione dell' Havtrcamps ) , e fpezialmente Enrico Stefano ( p. 415. e feg%. deMa (tefla cdi7'ione ) . Ma che Eu/iazio non fia tellimonio d' indubitata fede , veggafi da Jn a t o rrrore, che riguardo all'Ou/ p»V difeuopre , e rifiuta lo fìeflo Havercamps ( <:>. 2^ ". della prima Silloge).

B 2

?o Storia Letteraria

«rtfxcj dipnifo coenabo da llirvma . Finalmente reca in mezzo il V.Velaftt (p.49.) molte voci Greche, nelle quali preflb varie nazioni 1';; Tuona i (29). Sentiamo ora , come rifponda il P. Velajìi alle ra- g'Q«

(29) Noi vogliamo , dobbiamo dimoftra- re di qual £>rza fieno quelle ragioni . Il giudizio ne fia pretto i Leggitori . Tuttavia full' ultima ci piace fermarci alcun poco . Il P. Velajìi porta tra gii altri efempli . 1. La voce Eleifon . 2. Alcune l'oci del Simbolo tratte dal Sacramentario Gelafiano , e aggiugne quia ilio antiquius ? Ma quanto alla prima, il P. Reiffemberg non , come dice il P. Ve- la/li , reca un folo codice ( p. 37. J , nel quale leggefi elcejon , ma ancora Innocenzo III. che eleefon cin- que volte ha (1.2. de Myjì. Miffa). Quanto all'al- tre voci del Sacramentario Gelafiano , non pofTiam difpenfarci dall'avvenire, che antichiflfimo è vera- mente quefto Sacramentario , ma non abbiam codi- ci del tempo di Gela/io ; eppure quefii converrebbe avere per decidere, Gela/io così fcrivefle, e non piuttofio fia fiato arbitrio de' copifti il mutare 1' e in fu Non farebbe già quefta nuova cofa . Un an- tichi !hmo falterio Greco latino , ma in latine lettere fentto anche nel Greco ha tra'fuoi pregiatiflìmi Co- dici il Capitolo di Verona . Parlando di quello Co- dice il Sig. Marcò. Maffei nella (uà Biblioteca Vero- nefe manojcritta ( p. 65.) ne avverte: quod atti- net ad H, prima manus reprarfentavit pere, fed ,f pofierior , quamvis antiqua, linea in longam du- cìa fecuit , ac fi per I legendum moneret : per / etiam effingitur in iis paginis , qua: olim fup- ,, pktae , atque infertae funt . Quo confìrmatur , ,, quam vetulla iit cjus Intera* transformatio , ac duplex inficxio ; quam cetcroqujn antiquiffimis

tem-

D' Italia Lib. i. Cap. i. ti

gioni degli avverfarj . Ma conciofiachè la brevità de'noftri eftratti non permetta di (tenderci nel ri- ferire tutte le obbiezioni del P. Reiffemberg, colle rifpoUe del V.Velafli, Su due fermiamoci. Una fia l'autorità di Platone (30). Ne porteremo prima le fole parole latine fecondo la traduzione del P. Ve- la/li ( p. «54. ) . Velerei littera «W* maxime ute- bantur . ISfunc vero prò Ìcotx aut e aut nix reddunt (31). Antiqui ffimi enim tpsp<xi cum icotx vncabint nm nipoti cum nrx , max vero ef/ipw cum s ( 52 ) . Adverte igitur hoc dumtaxat , idefl bunc vetercm /'ri- bendi morem per làrx nome» vetus tnentem lnflitu^

torts

temporibus prò E habitam effe , ambigi omnino j, nequit. Ma perchè non paja, che noi voglia- mo fiancheggiare la fola opinione del P. Reiffem- berg , aggiugneremo, almeno per erudizione ^ che in un Codice de'PP. Teatini di Ferrara, dal quale nel Tomo Vili, delle Mifcellanee in Venezia itampate pel Bettinelli nel 1744. furono pubblicati alcuni at- ti Latini attenenti alla legazione del Card. Beffa- rione in Bologna , e nelP Efarcato di Ravenna , il nome del Cardinale fi fcrive fempre Bijfarion,

(30) Maraviglia è, che avendo il P. Reiffemberg portate le autorità di Terenzio Fanone , di Giove- nale , di Perfìo1 di Plutarco, di Tercnziano Mauro, e di Platone , non abbia il P. Velafli fatto cafo , che del folo Platone.

(31) Platone qui aggiugne nel refto Greco alcu- ne importanti parole , che non do-veano da fedel traduttore difTimularfi w he (jayaKoT pini : stpet oume, quafi magnificentius quiddam hoc patio fonarent vo- tabula .

(32) Anche qui manca, a h vcv vuip«i nunc ve- ro vuipttv , riempe cum littera »m.

B 3

2j Storia Letteraria

toris explìcare , nani optantibus bominìbus , E* ^«psfft defilerantibus lucem , tenebria fuccedebat lux , Ao<r nfj.ipvv ( 33 ) appellar unt diem , w;/»f autera mantfe- jlum eji , /e tntelligere non pofle , ^«/'^ y?£/ rr//'* w//gp« , /^ /? undenam derivent vopem iftamnutpitvfcri- ptam.per m«- Quefto è il refto. Stntiamo le riflef- fio i, he (ivi) (opra vi fa il P. Velafli : Hic So- crate! ( uno degl'Interlocutori ), nifi omnia me fai- lant , duo ad fummum contenditi l.Veteres ab lyetpco defilerò derivale thv vfAtpetv , Recentiores autem ab H/L/spcs tranquillus , Ntbtl hic de pronuntiatione litte- rurwrt . II. Tna tempora diftinguit Socrate* , O* #»- tiquiffìmos adftverat de riva ([e , x^/ // mavis , ?r/an» pxonunt'taffe iptpyp ab tuupo» , pofleriores vero impaci ; tandem Atbentenfes aevo fuo n^tpav ab Mpipot non fo- lum fcripjiffe , fed etiam pronuntiaffc (34). At inde quomudo deducitur ex P 7 itone , alium effe fonum lit~ fera jùjoa, & alium Intera w<rw ? fieri omnino non pò- terat , ut Atbenien'es , <?«/ Socratis aevo ttfitpuv due- bant , di f ceder ent ab avorum pronunt lattone antiqutf- fimorum^ qui ifAtpui ab mstpu deducebantì (35)

X.Al-

( 33 ) Nel Greco leggefi tutpxv , e così vuole il Confetto, che leggati .

( 34 ) Come dunque ? nihil hic de pronuntiatione litter arum .

(35) efler n^n poteva, direbbe il P. Rcif- fembeg , Perciocché Platone dopo aver detto , che in vece del uutm ufavafi a'Iuoi tempi !'•, o l vota ne quefta ragione , che il P. Velajìi , come di fopra veduto è, ha lafciata nel deferivere il tetto, qua fi mat-mficinttus qutddam hoc paElo fonent voca- lr.ii 1 ; ma le )' ,1 nel a voce tifjupctv foiTe allora luo- nato < , come quando pronunziavafi Mi?** , non

avreb-

D'Italia Lib. i. Cap. i.

23

X. Altro fortiflìmo argomento dagli Erafmiani Contro i Reucblimant ( che così i difenditon (iella pronunzia tra' moderni Greci ufirm dal Lancio Add. ad §. I?. Exercit. de differenti a lingua Gr*ctrum V. & N. chiamati fono in grazia di Giovanni Reuclmo uno de' primi riftoratori delle Greche lettere in Lamapna ), altro fort.tfimo argomento dagli Era- fmiani quello fu reputato (empre , che dal tradurli i'w de" Greci per e da' latini fi trae ; quindi hanno- Jo tutti obbiettato , e tra gli altri il P. Gnaudeau ( p. 375. ) l'ha molto promofio . Rifponde il P. Ve- laftt ( p. 64. ), non effer ciò vero; pe> ciocché ab- biamo i'ti anche rradotto ora e breve, come in pa- ter ^ calpe ec. ora in la, QocnzThracia , ini. come in fignum , genitus , ora in 0 breve, come cor, ora fi- nalmente in A , come in fama , plaga . Dice ap- preso ( p. 66. ) , che l'è avea preflo 1 latini il

fuo-

avrebbe avuto quefto più chiaro, e pia grave fu ono , per lo quale appunto aveano l'antico iyap«r cangia- to in «utptxv ; dunque l'v non Tuonava utmt . Con- fermiamo quello di'corfo con un evidente teflo di Dionigi AlicarnafTeo già citato da Tommalo Smith- inter vocales longas A fonantiffimum eli , pro- li fertur ore dilatato plurimum , (p ntu furfum ver- 1, fus palatum (ubiate .Proximum « quod infra cir- si ca ba'ìm linguae fiftat fequentem fonum , non ,, furfum verlus , & os mediocnter aperit . Ter- », tium 6) ; rotundatur enim os in ilio , labraque 9, contrahuntnr , Ipiritus fummos oris margines fe- j, rit. Mmus hoc e eli; nam labiorum notabili con- i, tractione fatta prarfocatur, & anguiius inciuir fo- », nus . Extremum omnium 1 ; nam circa dentes x percutitur fpintus , ore parum aperto , ncque », quicquam labra fonum illuminant.

B 4

24 Sto ri a Letterari a

fuono dell'/, ficcottìe ne attefta Quintiliano (J.O. 1. 1. e. 6. ), onde ve [peri, e vefpera, leberyerliberec. Finalmente ( p. 67. ) vuole, che quando i latini tradu- cevano Tf? in e lungo, non imitaffero l'uni verfal co- ltume de' Greci, ma folo quello degli Eoli. Chiaro è il verfo d' Aufonio vroc quod Aeolidum , quodque E valet, hoc lattale E, Quindi foggiungne: an eget interprete ? Lattale efi nr« , non Gracorum , fed Aeo- lidum , quodque e valet ipfis . tira igitur Grjcis reli- quia non fonabat E ; omnis enim exceptio excepti fon- dant regulam in oppofitum , ut ajunt (36) XI. Ma

(36) Diciamo primamente alcuna cofa d' Au fo- ttio. Ecco l'intiero tefto. vat quod Aeolidum , quod- que e valet , hoc lattale e pra/ìo quod E latium femper breve Dorica vox e. Qui Aufonio paragona l'è Jungo de' latini con l' e breve de' medefimi latini , e dice, quella differenza pattare tra l'uno e l'altro, la qual corre tra Yeta degli Eoli , e IV de' Dori ; ficcome dunque mal didurrebbefi dal fecondo ver- fo , che i foli Dori pronunziafTero e Ve breve de* latini , così dal primo non dirittamente fi trae , che i foli Eoli pronunzi a (Tero Veta e al modo da* latini tenuto nel pronunziare Ve lungo . Ma ne fia permetto di qui proporre un noftro fìffema . Certa cofa è, che predo i Dori Vn avea il fuono dell'oc, C quindi quelle parole , che in altri Dialetti fcri- veanfi per ti , da coloro feriveanfì per a ; così TKcrycc , <p*\*# per mhtiy» , <pii[/ti . Quindi i lettini al- cuna volta ufarono di tradifrrc I'» de' Greci, anziché per «, per a, feguendo anli il Dorico cofrume, che quello degli altri Greci . Gli Eoli, l'abbiam teltè veduto , davano all' 11 il fuono , con che i latini esprimevano l'i lungo . Scnibra in ciò , che qucfti popoli divifi fofTcro nella pronunzia dell' n, come i

Fran-

D'Italia Li b. i. Cap. i. ì$

XI. Ma troppo a lungo va quefto eflratto . II defiderio d'illuftrar certi punti ne ha più che non

pen-

Franzefi nella pronunzia dell'or, alcuni pronunzian- dolo oa, altri oc . Andiamo avanti. Tra' Greci eb- be Ve alcuna fomiglianza coll'o , onde quello, che altri fcriveano «r^e/s/», gli Eoli fcriveano Tpouso. Sic- come però hanno i latini alcuna volta 1'» tradotto in « breve , qual maraviglia, che tornando loro in acconcio il mutaffero in 0? E tanto più, che pref- fo i latini medefimi ebbe l'è qualche affinità coli' 0; onde han detto adverfnm , e advorfum , verto , e vorto , vojìer , e vefter , tute , e tufo ec. Dal che manifeftamente fi vede , che i latini nel tradurre ]'» , fuor folamente quando variavano affatto defi- nenza , come ne' nomi T braci a , Catania , Pkceni- cia ec. avvenuto è , hanno Tempre feguito alcun Greco Dialetto . Or conciofiachè la più ordinaria maniera di recare Yn in latino fia quella ftata di mutarlo in s, convien dire, che quello fotte ancor tra' Greci il cornuti fuono dell'»/ . Ma come pro- nunziavano Te? Confuetum , dice GeUioì veteribus fuìt E , & i uti indifferenter : così ripiglia a dire ( p. 66. ) il P.Velaflt . Ma primamente, ben fi mira, non tanto quefto lignifica , che l'È fuonafle anche i, come penfa il P. Velafli , quanto che do- ve farebbefi fcritto i , ne' più antichi tempi fi fcri- vefTe e ; onde dove fi fcnfle dappoi viam , Miner- va , libex , Magifler , fcriveafi veam , Menerva , le- ber, Magejler . In fecondo luogo queito fu antichif- fimo ufo , il quale folo rimafe in qualche partico- lare Dialetto latino ; onde a Patavtnità attribuiro- no alcuni 1' eflerfi fcrirto da Livio Sebe , e quafe per /ibi , e quafi . I Siciliani, quando pronunziano Vitaliano, non danno anche oggi giorno all' i un

fuo-

t6 Storia Letteraria

penfavamo, trattenuti per via . Accenneremo dun- que ornai foltanto le cofe , che i elle reflanti due parti della Diflertazione del P. Vela/li ( p. 69. ) fon contenute . Della controverfa pronunzia dell' altre lettere B,r,T,Z,A, ed pure de' Dit- tonghi trattafi dal N: A: in (ette capi nella terza parte. Ma nella quarta in tre capi prova, che an- tico , e necefifario è nella pronunzia , che nello fcritfo l'ufo degli accenti . Facciamo al P. Vclafii giuftizia . Noi abbiamo molte Diflcrtazioni vedute fu quelìo argomento; ma niuna ne abbiamo letta, nella quale con maggior erudizione, e più a fondo trattifi la materia , che nella (uà . Il folo amore del'a venta, il defiderio di non comparire parziali, la fperanza d'illuftrare qualche punto non ancora forfè ben rifchiarato ne ha corretti a confutarla in al-

fuono, che pizzica dell1*? e cosi pure i Pavé fi ài- cono Tefen per Ticino^ quafi come i Franzffi pro- nunziano l'i avanti la n nelle voci vin , fin ec. ? Direbbefi per tutto ciò , <he l'i pretto gì' Italiani fuona r, e che P# /? certamente; tanto più, che quantunque preffo quelli popoli abbia I' 1 un fuono, che pizzica dell' r, tuttavia egli è quello un e più mortificato, e di men chiaro fuono, chtquan- do erti pronunziano e nelle voci, eh- tra noi han- no e . Perchè non può dirfi : preffo i latini fuo- nava anche t , dunque quantunque traduce(fern Pti in r, potevano eflì dargli ti fuono dell' 1 . Potrebbe be- ne dall'affini. à . che un tempo ebbero tra Ij'im l'È, e 1' I , t (Ter nato, che in alcune poche parole (il che però non è così certo ) Tufi l'i» tradotto t per maggior dolcezza; td allora gli clcmpli di tali voci Fattam nte recate in latino nulla non giovereb- bero a' Rcuchlimam , per parlare col Langto.

D'f tali a Li 3. i. C a p. i. 27

alcuna parte. Per altro vorremmo, che dell'anti- ca pronunzia de' Greci fi difputaiTe meno , e più fi ftudiaffe loro lingua. .

XII. Paflìamo ad altro libro.

Novijfìma Gramatica Francefe ridotta a metodo af- fai pia facile, ed arricchita de* precetti più utili dtl Feri, Buffier , Gourdar , Rejlaut , Gauzen , Munier , e altri eccellenti maejlri di quefìa nobthffima lingua, con una [celta di Dialoghi , bei detti , e varie altre giunte non più jlampate . Venezia J7 51. nella Stani' per/a Remondini . 8. pagg. 552.

Ornai la lingua Franzefe entra nel numero delle dotte lingue; tanta e la Tua univerfalità, e la mol- tiplicai degli eccellenti libri in eflfa fcritti , Perchè dirittamente fa , chi penfa ad agevolare a noi Ita~ liani il metodo d'appararla . Noi dobbiamo quefta nuova Gramatica al Sig. Gìambattifla Remondini , il quale defidera di rendere i fuoi Torchi del pub- blico vie più benemeriti . E non vuol negarfi , che quefta fia tra le tante, che in noftra lingua abbia- mo, affai ragionevole; ma molte cofe, a noftro cre- dere , mancano ancora alla fua perfezione ( 37 ) . fa

(37) Primieramente manca il trattato degli ac- centi, il quale, quanto neceflario fia , veggiamo da un folo precetto, che giuiìamente fi da in querta Grama- tica ( p. io. ): per quel, che riguarda il verbo appeller , pronunziando^ acuto il primo e , bijogna fcriverlo con un l fola , altrimenti l'è diverrebbe aperta ; ma il fecondo e divien femminino , è ben mettervi allora due II , come fapelle ec. ( Qui vi farà qualche errore divam- pa , perchè fecondo quello, che s' infegna p. 3. , IV muto, e femminino è la fìefìfa cofa: Laldamo ciò) . Ma come faprò , quando nello fteflb verbo Ve farà mu- to , quando nò? Ecco la neceflìtà di fapere, come

£ mu-

1% Stòr r a Lettera ri a

Intanto però godiamo di quello , che ne viene col miglior animo del mondo qui prefentato .

mutin gli accenti . Imperfetto poi è il capo dell' articolo . A chi ftudia la lingua Franzefe importa grandemente il fapere , qual fia l'ufo dell' articolo indefinito , e quando debbafi adoperare, quando per lo contrario il definito. Innoltre il Trattato de' Pro- nomi è intralciato , come in quali tutte le Grani- tiche. Ne vedemmo una volta una per gli Tedefcbi fcritta in loro lingua dal Cramer , nella quale i Pronomi erano molto meglio distribuiti , e la giaci- tura loro nella corruzione era efattamente infegna- ta . Perchè, a cagione d'efempio, i Pronomi per fona- li non fi dividono in congiuntivi , cioè quelli , che non mai vanno dal verbo disgiunti , e in affolliti , che da foli ftanno? e di que' primi parlando per- chè non fi dice nettamente, con qual ordine, e tra loro, e riguardo all'altre parti dell'Orazione vada- no nelle diverfe maniere delle propofizioni colloca- ti ? Sopra tutto defiderabil cofa farebbe , che nelle noftre Gramariche fi defTero diritte regole per fa- per , quai cafi reggano i verbi dopo di . Nella Gramatica , della quale parliamo , v'è di buono ( p. 263. ) una raccolta di fra fi , che in qualche mo- do fupplifce a quella comune mancanza . I noflri Gramatici fogliono ancora trafeurare T ortogra- fia Franzefe ; ma qui ne da un Sufficiente trat- tato.

CA-

D'Italia L i e. i. Gap. ir. 29

CAPO IL

Poefia^ Eloquenza ,

I. T?' Sfrana cofa , quanto in verfi fi feriva in Jj Italia \ ma tutti quelli , i quali per ciò paf- fano come Poeti , e quafi pretendono 1' onore del Campidoglio , fon eglino tali?

Ingentum cui fit , cui mens divinior , atque os Magna fonatorum , des nominis hujus honorem ,

dicea il gran Poeta Orazio ( Serm. I. 1. Sat. iv. ). Quefta è la pietra del paragone, alla quale per non farlo noi con troppa odiofità, efamineranno i letto- ri le molte poefie , che vanno tutto giorno affati- cando i Torchi d1 Italia. Diafi per noi fubito ma- no a quello, che è del noltro ittituto, di riferire i libri di queflo genere.

Traduzioni dal Greco.

II. Il P. Carmeli continua con gran lena nella fua laudevol carriera di tradurci in verfo le trage- die d' Euripide . Già abbiamo la xiv. e la xv. Ec- cone i titoli .

Ey/»9rjJ» Kvxxoa: il Ciclope d' Euripide. Tragedia decima quarta , 0 f%a Componimento Satirico , del P. Carmeli. S' aggiungne in fine una Differt azione apo~ logetica. Padova 1751. Nella Stamperia del Semina' rio: appreffo Gio: Manfrè: 8. pagg. 123. per la Tra- gedia, e pagg. 106. per la Di ff inazione .

Gli Eraclidi d" Euripide Tragedia xv. del P. Car- meli. Padova 1752. 8. pag. 152.

Le Prefazioni fono da leggerli , ficcome quelle ,

le

30 Storia Letteraria

Je quali perfettamente e' iftruifcono degli argomenti delle Tragedie, e trattano di molti eruditi punti , come la prefazione del Ciclope , nella quale abbia- mo affai belle cofe de' Ciclopi , de' Baccanali degli antichi , de' Satiri ec. Ma del modo di tradurre , che ufa il P. Carmeli , già il pubblico ha giudica- to coli' univerfale applaufo , con cui fono fatti traslatamenti da lungo tempo ricevuti.

Abbiamo dal medefimo Traduttore un elegante verdone d'uni Commedia d' Ariflofane

APIXTO<Ì>ANOTX HAOTTOX il Pluto , o fia il Dio della Ricchezza, Commedia d' Arifìofane . Ve- nezia 175 1. 8. pagg. 120.

Traduzioni dal Latino .

II T. Anche dal latino abbiamo o riftampe di no- te traduzioni, o nuove verfioni in verfi . La felice traduzione di Fedro , che già avevamo dal Chiarif- fìmo P. Abate Trombetti ^ é fiata per opera d'alcu- ni giovani fu iti in Milano ri Campata con al ri- contro il teito latino, e con a pie le note dell'edi- zione del Seminario di Padova*

Phcedri Aup^ujli liberti FabuLe cum adnotationibus . Le Favole di Fedro , liberto cV Augujlo tradotte in verfi volgari d'ili1 Abate D. Giovan Gnfo/lomo Trom- betti Canonico Regolare del Salvatore, Milano 1752. appreso Giufrppe Marcili 12. pagg. 221 . jenza l'In- dice delle Favole .

Mi nuova traduzione quella è, che nello ftile del celebre Pier-Jacopo Martelli ci ha data dell1 E pi /iole di Ovidio il Sig. Abate Cefare Fratoni.

Epillole di Ovidio tradotte dall' Abate Cefare Fraf- foni , Modena 175 1. per Francefco Torri 8. pagp;. ijy.

t' da avvertire , che il diligente traduttore ha premetto quali a ciafeuna lettera una efatta dichia-

razio-

D'Italia Lib. i. Cap. i i. 31

razione in profa dell'argomento. Ma ciò, che pia- cerà anche più , è , che alla fine del libro in una Corona di xxi. Sonetti ne ha il noftro Sig. Abate tutte felicemente epilogatele lettere Ovidiane . Nuo- va è pure, e molto chiara, e leggiadra la traduzio- ne , che abbiamo avuta dal Sig. Abate Pellegrine Salandria Reggiano , de' Frammenti d' Ovidio .

I Frammenti d? Ovidio Nafone tradotti in ver/i I~ taliani dal Sig. Abate Pellegrino Salandria Reggia- no. Milano.

Quefta verfione è propriamente fatta per la tan- to applaudita raccolta de' Poeti latini volgarizzati , che in Milano fi feguita con gran calore dal Sig. Filippo Ar gelati.

Ma quanto più importante, e d'immortale onore all' Italia è la, oltre ogni creder, bella, e magnifi- ca, ed originai tradu7Ìone , che il Reverendidìmo P. Abate Ricci ha finalmente metta a luce òe^YAn- tilucrezto latino poema egregio del Cardinale di Polignac! Noi , che alcuni pezxi ne avevamo con incredibil piacere Tentiti dalla viva voce dell' Auto- re, ed ammirati ,. eflendoci occafion venuta d'an- nunziarla al pubblico ( Voi. 3. p. 6*30. ) , quando non era ancora ftampata , non potemmo a meno di celebrarla , e promettemmo infieme di parlarne lungamente , tolto come ufeita tofle a luce . El- la è pubblicata. Reità, che noi adempiamo la no- fìra parola. L' Editore ha colto maravigliofamente nel fegno , così della traduzione del Reverend. P. Abate Ieri vendo. A ben tradurre 1' Anti Lucrezio può dirfi il meno, che fi ricerchi, la piena pra- tica delle due lingue. Ad ufeirne con loda, e a non tradire l'Originale v un filofofo vi Dilogna , un Agronomo, un Anatomica, un Uomo, che ,, fappia quel tutto , che tece conofeerfi di fapere il grande Autore, che lo compofe . Quanta co-

« gni-

j2 , Storia Letteraria

goizlone delle Divine cofe, quanta fperienza ne' fittemi Filofofici così moderni , che antichi , quanta notizia delle naturali cofe non vi fi ri- chiede? Altrimenti, che sbagli. , che errori , che ,, mottri! Il Traduttore, che non può tradurre, non come intende, farebbe un prodigio, che tra- ducette , come 1' intefe 1' Autore , qualor la ma- teria a perfezion non intenda, come l'Autore la ntefe ; materia difficile, involuta, artrattiflima . ,, Il P. Abate Ricci , che fi propofe , non già una Parafrafi , ma una fedel Traduzione, ha porto in opera tutta la diligenza per colpire nel fenfo, e conformarfi al gulìo dell'Originale. A quello fl- ne , e per meno difficultarfi di propria elezione un'imprefa, fcabrofa anche troppo e malagevole per ttefla , al verfo fciolto fi apprefe ; impof- 3, fibile riputando 1' obbligarli alla rima, e non dir cofe dal primo Autore non dette , o delle dette tacerne più d'una. Anche il verfo slegato aggiu- gne impacci , ed anguftie ; ne fempre la fola Ri- ma è (rata in colpa delle Traduzioni poco fede- li . Meglio del verfo potea fervirgli la profa: chi non lo vede ? e 1' efempio del Traduttore Franzefc dell' Anti- Lucrezio autorizzava in certa maniera il fervirfene \ dilperando ancor egli di ben ufeiroe col verfo , miglior configlio cre- dette il valerfi della profa ; e grandi , ciò non ottante, e fingolari elogj fi meritò da' Giudici di fua Nazione . Ma il P. Abate Ricci ftimò in- convenienza da non perdonarfi , il tradurre in ,, profa un Poema , e diffidò di poter farlo in ma- niera , che la lua Traduzione non comparirle una profa , perchè slegata da metro , e poefia non pareffe , perchè di grazie ripiena, e d' im- magini, che della poefia (ono proprie. Soffre con troppo difgufto l'orecchio Italiano quella moftruo-

fa

D'Italia Lib. i. Cap. i r, so

fa complicazione. I! F rame conil-fsò nella Tua

verdone queflo viluppo , e nondimeno credette

nel trafportar quelle patti dell' Ami- Lucrezio , do-

- ve ,1 gufto poetico più brillava , di dover cari.

carne Ja Tua profa , anziché fcemarglielo , femi-

nar/a maggiormente dr fiori , cercarvi l'armonia

LT «C ^ nCC,heZ2a dd.r efPr^'oni, e fopra tutto conferva™, le immagini , che della poefia fon 1 c/lenza : e così in fatti ne fu perfuafo che appunto m q.e'luogh, r ne' rari , ne'brievi fi co nofee ,1 fuo Audio di comparir piu 1 ieo C°e

" r m'"arr°>1 A,° medcfim0 Originasse,;.! fta maniera di comporre colle regole fi conven-

" Si A nell'ef^ at0rÌ 5^™Tfc «£$*£

" àutl Ai \ efeCfUZ,°n,e del,a fua imP^a ha cre- " .Ila eL™ ^^ ì{*r*""f< > noi pregiudichi

meno fcrnnnl r T, ,Traduzione » ° » q«Ha al- " wl Tradurr ^ *?''*' d,e VU°ln **& Uali™>

dizio , °rej aItn ne facciano ^, e giù- " réo£,^m^r0n rTando il deciderlo. Non !.. "bf ««Poffib'Ie, ehe lodevol pareffe a' Franzcfi

Ti T«V£ °CCh' /f*/'"*' è'™ncio, e difforme;

L J rrc' n°n per ^uem in »«ngua Vita.

» dal fanno 1' ^„-JW*;0 f II Padre X,

Sr^*^ d'avanti a,,a ™^ ^»> **2

Iw V^ V"; nd T«dnttore agi' /„. / «i< per I, quali ha tradotto : ha conservate » u te |e , ini de,r0rigina,e fenza Cd;rf So

" ri hT ^ F"n?^ } dl *rc a farle m gWo-

; ce f,apt ° 3l1 ,dreC de11 Poeta quell' ertenfion,

ero2]neUCDa 7d^mo «««".benfatto, che avef-'

ftrinf. n. rSo CVo V CTT;- ne p* ,e re-

, almpnn j S " ver/o hdt*™, d.ù corto

jj almeno d un aitarm rt*>J .ri- r . cutu;

fo.

>»u 'unga , ma non ,

34 Storia Letteraria

foftanza . Ma della fedeltà del noftro infigne Traduttore ce ne dia egli fletto tcftimonianza. Co- sì fcnvea egli all' Editore il 3. Febbrajo 1751. ( ivi p. xx ni. ) Non fo di aver tralafciato ( trattone il primo libro ) verun epiteto dell' Au- tore , e pochi(fimi avervene aggiunti; quafi direi, che i venti non oltrepaflano in tante migliaia di verfi : ma que' pochi gli ho riputati conformi allo fpirito, e all' intenzion del Poeta, o nafcen- ti dalla natura della voce principale, e delle co- , o richiedi in ajuto dalla voce Italiana non equivalente, fenza que' tali aggiunti, alla latina, ?, o in altra guifa fomminjftrattmi dall'Autore me- ,, defimo, che forfè non gli avrebbe tralafciati, ,, foffer capiti nel verfo. Per dire anche quefta: le voci non buone Italiane io mi lufingo , che fie- no affai rare nella mia verfione : e quelle poche o fon filolofiche , o vocaboli di neceflìta : Ap- punto la neceflìta mi ha obbligato qualche volta all'ufo di latinifmi \ ma non po{f> temerne con- danna, claffici Autori e in bifogno , e fenza non ne fono attenuti : IlCaron'è uno. Noi poMìamo aflìcurare i noftri lettori, che ne l'edito- re , ne il Traduttore non hanno niente amplifica- to. Diamo ora alcuni faggi di quella preclarifTtma traduzione , e meglio fi conofcerà al paragone , quanto fincero fia Itato il dato giudizio.

Così fcrive il latino Poeta ( li b. 11. p. 186. )

Huc accedi: , MTf, quoties rare fiere corpus Conti t , admiffa veniant in vi fiera parte* t Quarum abitt* denj'um , ejeèlo velut h'fpite , fiet . Stc aqua conceptis ebullit fervida flammis , Peltitque in teretes d il 'fatimi aera bttllas : In glaciem concreta riget , fimul avolat igni* Exiguus , qui particulas agitare folebat »

D'Italia Lib. r. Cap. ii. 35

Afi hujus miranda quidem natura videtur , £)uod falis haud aequo plus unquam forbeat ; omne Quud fupereji , fundo inlaftum fattala remittat : Nec minus interea fucum , variofque co/ores Ebibit : & quoties vim cetani ardori* adepta eft Sic fiat , & adjunfiis ni hi lo magis igni bus ardet . Quare diffxmiles in e* , multofque meatus Abfit ut effe negem ; folum nego prorfus inanes : Aere nani foetos , & partibus aetheris ajo , Qua non effugiunt femptr ; nam crejeere lympham Cernimus adjeftis falibus , quos lympha refolvit . Ligna quoque in fpatium y fi quando irrepferit humor , Amplius evadunt ; contratta bumore fugato Arefcunt , rimifque brevi finduntur hiulcis : Tantum prorfus abefl , ut cor por a vana tumefeant , Atque incr-emento cava dilatentur inani.

Sentafi la Traduzione ( p. 187. )

Se in oltre avvien , che fi diradi un corpo ;

Nelle v: fiere fue s* accolgon parti,

Che fuor efean poi , denfo et diventa ,

Quafì sloggiato uno firanier ne fia .

L. acqua così per conce pute fiamme

"Fervida bulicando , in tonde bolle

Innalza il dilatato aere (fintolo;

Qonverfa in ghiaccio hrigidifee , e infieme

Vola il foco fottìi , ch'effer di tutte

Sue particelle agitator fole a .

Ma mìrabil di quejla è la natura ,

Che V fiale olirà il dover mai, non afforba ,*

Sazia il fiover ch'io intatto gif ti al fondo ;

Ne meno il fuco , e color varj bee ;

E d1 ardor giunta a certo grado , in quello

Staffi , ne più per foco aggiunto IP arde .

Onde in lei varj , e più meati io lunge

San dal negar ; fiol che fien voti io nego .

C 2 Pien

36 Storia Letteraria

Pie» d* aere fon , pieni <P eteree parti, Che non fempre ne van : poiché ridonda V acqua , infuftvi i fai, eh' ella dtfcicglie. Spazio altrefi maggior' empiono i legni. Se talor gli penetri occulto umore; Riftretti poi, che n' è l' umor fugato, Aridi fan fi , e in beve apro» feffure . Or tante dal ver lungi è, ch'entro vani Vengano i corpi a cnfiarfì , e eh* entro cavi Ven^anfi a dilatar per vóto aumento.

Quanfo è felice il principio latino del 4. libro ! ( p. 284. )

Ac ve/uti medio jam f'fjur monte viator , Saxofum per iter poflquam ereptavit , in alta Tandem rupe fedens vultum fudore madentem Te» gif , & afeenfu labefuSlos recreat artuj ; Tum rigidus cautes , & qua fuga vicit anhelans Cerne» e amat , relegitque oculis vefligia latis ; Sur gif mox , avidus fummum exfuperure cacume», Quique vt<e fupereft labor , lune animofior implet . Abdita materia /te nos penetrali a tandem Emenfos , juvat ire, novojque accìngier aufus.

Ma qual beller7à ha quello latino cominciamenfo » cui pari non fia quella dell' Italica traduzione ? ( P- 2B5. )

Qual pellegrin , che fianco a mezzo il monte Per J affo/6 fentier , rependo , afeefe , Su d'alta rupe afflfo il molle volto Di fudor terge , e per la gran falita Riflora al fin P affaticate membra: Poi le rigide balze , e quei , che vinfe doghi anelando, in mirar gode, e l'orme Ricorrendo fen va con lieto fguardo :

Indi

D' I T A L I A L I B. I . C A P. II. 57

Indi forge , P ecce/fa ultima cima

Di fuperar biamofo j e la fatica ,

Che rimari della via , più franco adempie ;

Ta/, poiché tutti i penetrali afcvfi

Della Materia io mi furai , mi piace

Dy accingermi a novelle ardite imprefe .

Un altro fingolariflìmo pezzo è quello dello fìeflo quarto libro. ( p. 400. )

Qualis homo faceat molli ftu lentas in berba , Seu pernicis equi fodiat calcaribus armos , Semper homo efl . Ita nil proprium fihi campar at aer , Admittitve , file t calo cum forte fereno . Vei cum terribili ventorum turbine raptus Sternit humum fi Ivi s , quaffas ruit aqiore naves .. Sic Anto , pojìquam de rupibus erta Sabinis Flumina tranquillus vesit fub Tiburis arcem , Deficiente foto con film , alvei que ruina Pracipitatur , & in bar at bri preerupta fragofus Mergitur ; ac niveo defpumans imbre refultat : Unde levem tollit nebulam , qua pingitur Iris Pxurfum C^ vorticibus per concava Jaxa retortis Infremit : & cacar fluóìu Jubeunte cavernas Ingreffus , vai lem crebri s mugitìbus implet : Hic redit ad lucem : dein per juga Collis ameeni Labitur in centum rivos divifus ; & ima Cum tetigit , fubito difperfas colligit undasy Ut placido Latios tnterluit agmine campos . Sed nibil ipfe novi tot moti bus accipit ufquam , Non primum a lapjuy praceps cAm decidit omnis ; Nil quoque dum reflit j necy dum forbenti bus antri s Ingeritur ; nec dum variis amfraclibus exit i Aut ubi declivi tacitus prolabitur alveo .

Non meno gaja, e viva è la traduzione, (p.401.)

C 3 Cos),

38 Stori a Letterari a

Così, gìaeciafi PUom lento fulP erba

Molle , o cP acuti Sproni et punga i fianchi

A veloce deftriero, egli Uomo è fempre .

12 aere così nulla eli proprio acquifta ,

O perde già , tace a del ferino ,

O de* venti è dal terribil turbo

Rapito sì, eh'' a terra trae le felve ,

p in mezzo al mar le feoffe navi affonda.

Così PAnio, poiché P acque nafeenti

Dalle Sabine rupi , ove fovrafta

Jl monte Tiburtin , tranquillo addujfe ;

Mancando a un tratto il fuol , per la mina

DelP alveo fuo precipitando cade ,

p fra le vie del dirupato abiffo

Pie» di fragor s'immerge ; e fpuma , e balze

biancheggiante pioggia, onde leggiera

Nebbia sy efìolle , in cui fi pinge P Iri .

Poi , ritorti infra quei concavi [affi

J fuoi vortici, freme; e Pam pio flutto

Volge fotta le cieche atre caverne,

p di fpeffx muggiti empie la valle.

S^uì riede a luce: indi d^ ameno colle

Per le pendici va divifo in cento

Rivi, e toccando il pian, tutte raccoglie

Tojìo P acque difperfe ; e bagna, e parte

Con la placida piena i Lazi campi,

Nulla pero di novo in tanti moti

Trae PAnien; non pria dalla caduta,

Mentre vien giù precipitando intero;

E nulla ancor mentre rimbalza ; e nulla

Mentre negli afforbenti antri s* immerge ;

Ne mentre in varj giri efee, e fi volge ,

Q tacito in declive alveo fen corre.

Partiamo a) fecondo tomo , conciortiachè in due tomi divira Ha quefta traduzione , alia quale Cam- pato ò al rincontro d'erta l'originai tcfto latino; e

da

D'Itali a Lib. i. C a p. xi. 39

da quefto fecondo tomo ancora tragghiamo almeno un faggio.

Il Poeta latino così mirabilmente s' efprime nel libro vi- (pag. i2*J

Catera quid referaml quanto Formica labori Menfibus incumbat calidis , tetloque recondat Provida congeftas hyberna in pabula meffes i Erudiens mortale genus , tardamque pigrorum Defìdiem increpitans , hebetemque ad munta fenfum ì Cernisi ut avidulos libans Apis aurea flores Decerpit lentum humorem , & falfuginé dulci Telluris medicatum adipem , pretiofaque costi Munevd, purpureis [par firn gemmantia mappis i Ut rorem exfugit , quem concoxere tepenter Primitive radiorum , & blanda exordia lucis . Inde domum revolat fpoliis fragrantibus uda j Scrpylloque , thymoque gravis , prtedaque fuperbtt . Tum letlas partitur opes ; fexangula primunt Piorrea ducili bus ceris , cratefque favor um Per forulos & cancello^ quicunce polita JEdifìcans . Credas mu/ivum opus , ordine comtum Dadaleo ; Euclidi fque omnei didietre figurai , pabrilefque diu docilem excurri (fé per artes. Sic ad libellum concinne , fic ad amuffxm Cun&a j cavis adeo vaginis lìmpida forma efl , Et nitor ; ingeniumque , <& mi a induflria lucent . His tandem dites tpulas , pr&faga futuri ^ Condere amat : cum triflis hyems nudaverit Orbem , Ommaque ingrata torpedine capta jacebunt , Melle fuo tacitos inter faturanda penates . Praterea , fi qua latebris peraguntur in illis Invefii giare ejì , quot erunt mimoranda*. Eovetur Publica res', fraternus amor , mevs omnibus una, Sunt mores apibus , funt ju*a , ducemque fequuntttr , Et fua quemque manent obeunda negotia civem . Pfi quoque militi te labor , ac decus ; arma capejfunt

C 4 Pro

40 Storia Letteraria

Pro patria , exiguifque focis : funt agmina fiepe Mijfa colonorum , nova qui procul opp/da condant } Et gentis leges , ritus , nomenque propagent . S^uid majus , meliufve hominum fapientia prajìat ?

Paragonili la traduzione ( pag. 13. )

Il rejìo io narrerò? quanta fatica

SoftenencJo fen va ve' caldi meji

La formica, al /or e he provvida afcondfi

Entro la tana fua lefìive mejfi

Per la fua ver nericcia efea raccolte j

E ammaefìrando in un la moria1 gente ,

La tarda infingardi» degli uomin pigri ,

E il lento alP opre in lor fenfo rampogna .

Mira che , mentre gli umi detti fori

Va libando la pecchia aurea , ri elice

Il lento Jucco, e da falfuggin dolce

Jl pingue della terra umor condito ,

E i preziojt in lei doni del Cielo ;

Che in purpurei tal or manti li fparfì

Splendon, quai gemme ; e la rugiada fugge

Concotta da i primier tepidi rai

Della vezzo/a mattutina luce .

Vola indi aW alveo , di fragranti fpoglie

Molle , di fermollin corca , e di timo ;

E della preda Jua vaffen fuperba .

Poi gli opimi comparte eletti fucchi ,

Pria fefagone fue celle con cera

Fleffibil fabbricando , ed a1 fuoi favi

Le grate quafì fcrigni , e quai cancelli ,

, che rordin non è retto ovunque miri .

patta a Mu falco tu crederai t'opra ,

Con or dm Dedaleo difpofìa e adorna :

Crederai , che d* JLuclide ogni figura

Abbia ella apprtfa , e che lunga flagione

Docil per le fabbrili arti jìa Jcorfa :

Si

D'Italia Lib. i. Cap. ii. 41

acconcio, e a livella, e a norma è il tutto;

tai cave vagine han netta forma i

E mirai/il vi luce induftria e ingegno,

Jn quejìe il ricco fuo cibo riporne

Ama al 'fin , del futuro ella pr>faga:

Che quando f fogli il triflo verno il mtndo ,

E da ingrato torpor giacciaujì avvinte

Le co tutte, del fuo mei fatolla

Vivrajfi in mezzo al queto fuo joggiorno.

Se tutto in oltre ciò, ch'entro di quelle

Latebre fajfi , invejìigar fi voglia .

jQuante vi fi vedran mirabil cofe \

La Repubblica lor mantienft , e crefce ;

Tutti han fraterno amor , tutti una mente.

Cojlumi han Papi , han leggi , hanno il loro duce s

E a ciafcun cittadin Popre fon fijfe,

Qti hanft a far. V è della milizia ancor*

La fatica , e Ponor : corrono al? armi

Per la lor patria, e per Pangufte cafe .

Speffo colonie lor mandanfi altrove

jH lontane fondar novelle Jedi ,

E della gente lor le leggi , / riti ,

E il nome a propagarvi . Or fa maggiore

Cofa, 0 miglior la fapienza umana?

Può egli in genere di traduzione volerli di più? Or fappiafi ( T. 1. Pref. p. xxxi. ) che il P. Abate cominciolla nel principio del 1749., e in Ottobre dell' anno feguente aveala già terminata . Quedo è ciò, che fuperiore ad ogni lode rende la felicità del noftro Traduttore . Ma ancora lo Stampatore vuol la fua lode, ed ha ragione, perciocché da Tua parte niente ha lafciato, onde renderne nobile l'e- dizione, che ha il titolo feguente.

Antilucrezio, ovvero di Dio, e della Natura », libri nove. Opera poftuma del Cardinale Mclchior- » re di Polignac , di latino trafportata in verfo

fciol-

42 Storia Letteraria

fciolto Italiano da Don Francefco Maria Ricci Romano Abate Benedettino Cafinefe . Tomo primo. Verona 1751. per Agoftino Carattoni 8. pagg. 526. T. 2. pagg. 504.

Se alcune annotazioni vi foriero fiate a luogo a luogo aggiunte, farebbe quefta una perfetta edizio- ne dell' Antilucrezio . Non difperiarao di vederne una feconda così ìlluftrata.

Poeti Latini,

IV. Parlando a' componitori di verfì latini richia- minfi i lettori a mente la fuperba edizione de' la- tini verfi del Sannazaro, che accennammo nel ili, volume della Stona ( p. 630.) . Il Sig. Remondini ce l'ha in buona carta , e in buon carattere rido- nata.

Jaccbi, Jtve AVxii Synceri

Sanazarii Neapolitani , Viri patricii Poemata , ex antiquis Ediitombus accuratijjime de/cripta ec. Vene" tiis 1752. 8*

Precede una dottiffima lettera del Chiariflìmo Sig. Giann antan io Volpi: Segue una vita del Sanna- zaro dallo (te(To Volpt latinamente fcritta (p.xxm.); una annotazione di Francefco Elio Marche/i della Famiglia del Sannazaro ( p. xiviii. ); varie feci» te teftimonianze d'Uomini illuftri a favore del no- terò Poeta ( p. I. p. 1.). Vengono appretto i verfi del Sannazaro , a'quali fi pone fine ( p. 165. ) con alcuni poetici latini componimenti di chiari Poeti , o al Sannazaro indirifti , o delle lodi di lui, e con un avvilo del mentovato Volpi fopra l'edizione del Sannazaro fatta in Napoli nel 1526. Ma a rendere quefia nuova edizione affatto limile alla

Comi»

D'Itaia Li e. i. Ca p. it. 43

Cominiana di Padova , le fi fono aggiunti alcuni altri Poeti latini , cioè Gabriele Alttlio , Onorato Fa/citello, Scipione Capece, al quale fi premettono le notizie, che in volgare ha meffe di lui il cele- bre Sig. Conte Giammaria Mazzucbellì , e Benedeu to Lampridio Cremonefe.

V. Il Chiariflìoio Sig. Francefco Maria Zanotti ne ha fatti godere nuovi elegantiffìmi frutti della fua vena Poetica in nove Elegie fopra le princi- pali folennita di Maria. Noi fenza defraudare della dovuta lode la traduzione in Italiani Endccafilla- bi , che v'ha aggiunta il P. Bracchieri Barnabita con alcune fue erudite annotazioni , invitiamo i lettori a guftare d'alcuni faggi di quefte leggiadre Elegie. Eccone alcuni verfi della v. Elegia (p.56. ) fopra la Vergine, che va a vifitare S.Elifa&etta.

Hac igitur juga , & hos fcabros contendere montet

Audeat ignotas virgo fecuta vias ! Atqut illa nec candì dior , nec mollior itila eji ,

Et nova virgtneo pondera fert utero , Nam modo, quum vis tilt infederit Omnipotentis ,

Ipfe Deus caffum intuiti in gremtum . Tu Gabriel , tu nempe auftor , tu caufa laborts :

Qui , ut cara venter creverit EUfabeth , Narra/li ignara ' tunc tilt injeSla cupido ejì, ut

Longe abfentem vi fere vellet anum . Quanti erat td retteere ! en ut jìudiofa abeundi

Jam patitur nullam pulcra puella moram . Ab Hit , 0 cunSios inter pulcherrime divos

Magne Ales , longa Jis comes ipfe vis, Et quacumque jertt , teneram defende puellam

Ne fol , ne capiti frigida nox noceat, Neuferpens, neuquis morfu canis appetat illam ; Ac ntmium , fuperat dum juga , ne properet , Jniice fermones jucundos inter eundum :

Stis

44 Storia Letteraria

Scis tu virgineum , qug capiant animum . Forjttan ec.

Senta fi ora una fuperba aUufione all' Accademia de* Pajìori Arcadi eretta in Roma , la quale ogni anno nella gran Sala della Sapienza celebra il Natale di N. S. Ella è tratta dall' Elegia vi. (p. 70.)

Fallar ? an arcadio veniens ab littore turba ne feto

Qux ripis fedit in aufoniisì Qua [ibi Saturnum quemdam , campofque bentos

Finpjt ; & Evandrt /e putat effe genus ; Ac ftbi dum pingues meditatur veyjìbus agros

Thj/ùridis in viridi litore pafeit oves. Thybri pater, parvam , quafo , ne defpice gentem:

Rege fub Evandro tu quoque parvus eras .

Quindi al Regnante Pontefice fi volge, e prega- lo di favorire ['Arcadia , e ripiglia a dire (p. 74. )

Hac quoque tempus erit ( prafens modo faveris UH ) ,

Annua cum facro vota feret puero . Et matris magna in laudes dum mollia fletlet

Carmina , & alternis ludet arundimbus , Septem Romani refonabunt undique colles

Felices colles ! quis mi hi fam Sinaim ì Quis m/hi frondofi memortt jam culmina Oreb't ?

Vos ego vel Libarti pr afero verticibus . Solvete 0 colles SanEli { fa he te receffus

Cai rti bus /acri , ftuminaque & nemora. Grata Deo fedes . At qua qua nomina ve/ìris

Pajlor nefeio qui fculpftt in arboribust Hic mibi quid Nemefts legitur , quid candida Phylles ,

Ltjha quid flavis confpicienda cornisi

Cur

D'Italia j-i*. i. <~ap. i\ 45

Cur lu^ens illic narratur Delta , Mozrh

Quam fequitur , fervat dum Melibaus ovesì

Ah ijìos verjusy ijihac jam nomina facris Arcades , ah facris demite corticibus .

Scrii ite in bis Puerum » quo non formofiorter , alter , Non fuit in tenti alter amabtlltor ec.

Ma non tutte fono di quello fpirito l'Elegie di quella raccolta; fon però tutte terfe , e gentilmen- te (critte . E qual è il titolo? Il feguente.

Elegie ladine per le folennità Principali di ,, Maria compolte da Francefco Maria Zanotti Pubblico lettore nell' Univerfirà di Bologna , e ,, trafportate in Endecafillabi Italiani coli' aggiun- ta di alcune note, da D. Pier Maria Brocchieri Cherico Regolare di S. Paolo ec. Bologna 1751. pagg. 107.

VI. D' un Accademico Quirino s ha ora a parlare. QuelU in Roma tìampò una bella pillola in verfi latini , nella quale meritevolmente loda il Reve- rendiflìmo Padre D. Feltce Nerini , Abbate Geroni- tnittno de' SS. Bonifazio , tàAleffio. Ne venne copia a Brelcia , e conciofiachè molte lodi in efla lettera frammifehiate fodero del preclariflìmo Cardinale ferini , un Brefciano amator defla Patria s'è prefo cura di riflamparla . Ma grandi pregi ha quefta ri- fìampa fopra l'edizione Romana. Perciocché oltre la lettera del Brefciano editore, nella quale curiofe no- tizie fi hanno, e di fomma gloria al gran Vefcovo di Brefcia, fonovi due leggiadri volgarizamenti in verfi fciolti di quella lettera , uno del P. Tajfis Gefutta y l'altro del Padre Antonio Ghidoni della Congregazione Somafca . Di belliflìmi rami , che illuftrano le azioni del Cardinale , è pure ornata quffta rillampa. Pregio le aggiugne un appendice. Nel Poema Romano, tra libri del Cardinale lodati ,

e ram-

46 Stori a Letter a r i a

C rammentati manca l' infigne Diatriba Prelimina- re alle lettere di Francefco Barbaro, e l'eruditiffimo faggio della Brefciana letteratura. A fupplire quefta mancanza l'anonimo Bref ciano , ma vero amator del- ia Patria, che tanto fplendor riceve ó&W Eminenti f- fimo fuo Ve/covo , aggiugne due Endecafillabi del dotto P. Rocco Volpi Gcfuita in lode di que' due eccellen- ti volumi . Un altro confiderevole fupplemento ab- biamo in queit' appendice , cioè alcuni belliffimi verfi dello fteflo Brefc'tano in commendazione di quel me- morando atto, che fece il Cardinale ^ «quando volen- doli ergere a lui in Roma nel Portico di S. Aleflio una rtatua, ficcome a liberalismo riftoratoredi quel Tempio, non volle mai accordarne la permiflìone , e in vece della fua, una a Benedetto XIII. proccurò , che foflfevi polla. Indiriti fon quefti verfi all'erudi- to Sig. Federigo Gottlieb Frettag autore d'un libro intitolato Oratorum, & Rhetorum Grecorum , quibus ftatua honoris caufa pofita fuerunt , Decaf. Lipfice 1752. e da lui dedicato al medefìmo Querini . Ecco un di« ftico, che meriterebbe d'eflere in lettere d'oro tra- fermo .

Verum unum 4 cunólis folum numerare Quirinum

Cui fignum fuer'tt deditum, Cf abnuerit.

Se volefTe alcuno fapcrc il titolo di quefta operetta , è il feguente.

Fabii Devoti Romani epiftola ad Reverendifs. Patrem D. Felicem Mariam Nerinium SS. Bo- nifacii, & Alexii Hieronymianum Abbatem poft editionem Romanam iterum Brixix , mdcclii. Binis adjccìis Italici1; Verfìonibus metro ligaris.

Ma non è da tacere, che i verfi del Brefciano fui Cardinale, il quale non per viltatc , ficcome queir

altro

D' Itali a Li i. i. C a p. ii. 47

altro pretto Dante , ma per Crifìiana modeftia fece il gran rifiuto , fono flati meffi elegantemente in Greco , ed in Italiano , e fono anche a parte Cam- pati con innanzi un graziole» endecafillabo , e con quello titolo.

Ad Virum EruditiiTiraum Fridericum Gotti. Freitag authorem libelli de Statuis honoris cau- fa pofitis ec.

VII. Ma ornai gl'Italici verfeggiatori a chia- mano la noftra Stona. Comincio da'

Poeti Lirici

Sotto il qual nome comprendo fonettanti , e com- ponitori di Canzoni , di terze rime ec. E prima è da lodare l' attenzione del Sig. Remondini di rilìam- parci in Venezia affai bene fullc migliori edizioni i primi noftri Poeti lirici . Così abbiamo da lui avuto

Rime di Mefs. Francefco Petrarca» Venezia 175 1. 12.

e pure

Le rime d'Angelo di Coftanzo Cavaliere Na- poletano, Edizione novifTima delle palTate molto più illuftrata, e ricorretta coli' aggiunta dJle Ri» me di Galeazzo di Tarfìa Autore contempora- neo. Venezia 1752. 8. pagg. 184. come ancora

Le Opere volgari di M. Jacopo Sanazzaro Cava- liere Napolitano colla di lui vita fcritta da Cri- fpo da Gallipoli , da Perfona anonima novella- mente postillata, e con tutte le Illutazioni, ed ,1 Accrefcimenti , con cui fono Hate fin ora ìm- 5, prede T.2. 1752. Venezia 8.

Noi

48 Sto ri a Lettera ri a

Noi ci rallegriamo eoa queflo attento propagatore delle buone edizioni.

Vili. Ben meritava l'eccellente Poeta Perugino Francefco Beccuti fovranomato il Coppetta, che al- cuno mettefle mano a darcene una nuova edizio- ne. L'unica, che avevamo, in Venezia ufeita l'an- no 1580. per opera ti Ubaldo Bianchi , olrreche ra- ra era divenuta , feorretta era , e di molti compo- nimenti mancante. Il benemerito Editore è il Sig. Abate Vincenzio Cavallucci . Sentiamolo parlar lui (teflb della fua edizione nel proemio al Lettore . Non ho a fatica alcuna perdonato , acciocché l'opera riufeifle, più che per me fi poteflfe, per- fetta , gli errori , che v' erano, corregendo, e a i difetti della vecchia Edizione fupplendo coli' ajuto di più Mfs. , fette de' quali fi confervano in Perugia , cioè cinque da i nobiliffimi Fratelli Graziane, uno, eh' è il più antico di tutti gli al- tri , dal non mai abbaftanza lodato P. Ab. D. Cam- millo Bontempi Olivetano , e un altro già poflfe- duto dal defunto Sig. Dot. Cri [li ani , pubblico Bi- bliotecario della Città , ed uno in Venezia , che era pretto il celebre Sig. Apojlolo Zeni , morto pochi mefi fono con difpiacere univerfale della letteraria Repubblica . Ma non contento di que- lla diligenza, e d'aver dato a i Sonetti una più comportevole difpofizione di prima, con rigetta- re in fine quegli, ch'io dubito, fieno dell'Au- tore, o no, e quegli , eh' elfendo d'altri, ven- gono a lui attribuiti; e con aggiugnere dopo que- lli le varie Lezioni ; mi fon tolto a fpiegarlo con alcune mie Note , nelle quali , o Lettore, per- chè ad effer più grate v' averterò , mi fono ftu- diato di non impacciarmi nelle minuzie grama- f icali , non quanto la neceflìtà difendere il P. mi ci ha corretto : e il più delle volte ho

» quel-

D'Italia Lib. i. C a p. xi. 49

'„ quelle cofe toccate, che fpettano alla Storia, al- ,, la Filofofia, alle Sagre Lettere, e ad altre facol- tà, che s'innalzano fopra la Gramatica, con far 3, regnar da per tutto una Critica , per quanto a me fembra, libera, e difappaflìonata . Ho altresì porto cura di rintracciar con verifimili conghiet- ture la verità de i fentiroenti del P. , e ciò, che io non poteva con certezza affermare, l'ho pro- pofto, come probabile, non come ficuro ; fchi- vando in quello modo la taccia, che fi da a certi interpreti , imputati di far dire gli Scrittori, che fi fon prefi a fpiegare , quello , che i medefimi nep- pur fi fono per avventura fognato . Così egli , il quale per dire alcuna cofa in particolare delle fue favie, ed erudite annotazioni, belliftìme notizie let- terarie ci ha date tra gli altri di Bernardino Alfani , di Paolo Lancellotti , e di Lodovico Senfì . Speriamo, che'l plaufo , con che è fiata quefta edizione accol- ta, farà al Sig. Cavallucci corraggio ad intraprendere un fimil lavoro intorno alle Rime di Cefare Caporali altro Poeta Perugino; di che egli ci da un cenno nel- la fua Prefazione. Il titolo dell'Opera è

Rime di Francefco Beccuti Perugino detto il Coppetta, in quella nuova edizione d'alcune altre inedite accrefeiute, e corrette, e di copiofe Note ,, corredate da Vincenzo Cavallucci . Venezia 1751. appretto Francefco Pitteri 4. pagg. 218. del Can- zoniere, e pagg. 240. delle Annotazioni.

IX. Una Raccolta di leggìadrijjìme Canzonette A- nacreontiche fopra diva fi foretti ufeita è della nuova ftamperia di Livorno 8. pagg. 82. Tra gli altri han- no vi Canzonette Pieno Metajlafio , Marcantonio Pin- demonte , Abate Antonio Conti , Abate Innocenzio Frugoni, Avvocato Zappi, Gio: Battijia Ricchi eri. E' raccolta di buon gufio, e le accrefeon pregio al- cune Canzonette ora per la prima volta fiam-

D paté.

50 Storia Letteraria

paté . Abbiamo veduta anche una bella Canzone di Cinto Cctau fio Pafiore arcade alla Iliuftriflìma Sig. T>. Maria Angela Ardinghellt di Napoli da noi lodata nel terzo tomo della noìtra Storia (p. óio.). E' ftam- pata in Siena 175 1. Aggiungati

la Trai\cr magione d'Adria al Sereniffimo Doge Pie- tà Grimani . Venezia 1752. 4. pagg. 28.

Fingefi in quello leggiadro Poemetto , che una Ninfa marina per nome Adria amata fia da Net-- tuno, e trasformata venga in un I Toletta , dove poi fu limata la

Gentil Vineg'ta, Città degna d'Impero, Ovunque il vero Valor fi pregia

Siccome dolcemente cantò il P. Jacopo Baffani , L' autore di quello Poema è un valorofo Patrizio VinizianoS'ig.Giufeppe Farfetti , il quale lo ha anco- ra d'opportune annotazioni faggiamente adornato . Abbelliscono l'edizione alcuni rami.

X. Le perfone divote alla loro divozione trove- ranno pafcolo ne' feguenti libri

1. La Paffione di Gesù Criflo efpofta in ver- fi con altre diverfe rime del P. Carlo Maria da Cefena Sacerdote Cappuccino. Venezia 1751. 4. pagg. 151.

11. La via della Croce efpofta in verfi da Cri- toneo Celleniano P. A. Faenza 1751. 8. pagg. 14.

XI. Non volea più parlar di Poetiche Raccol- te, e ne ho Tempre rimorfo (intendo Raccolte per Maritaggi , Dottorati , Monacazioni ec. ); ma che s'ha a tare ì Ve n'ha alcune, che non le ne può- far di meno

„Per

D'Italia Lii. i. Gap. it. «jì

,•, Per lo folenne ingrefTo la primi volta al Goa 5, falonierato' di giuftizia del Nobiliflimo, ed ec- celfo Sig. Senatore Conte Giovanni Fantuzzi . Parma 1752. 4. pagg-4ó-

Ho detto , che non ne può far di meno , e lo: provo per doppia ragione ; Primieramente vi fono rime di celebrati, e valorofi Poeti, come ùtWAba* te Frugoni^ del Conte Jacopo Antonio Sanvitali , del Conte Guidafcanio Scutellari , del Conte Aurelio Bernieri , ec. ( giacché non vogliamo qui dire le Litanie) . Ma fopra tutto precede a que.ìo libro una difefa delle Raccolte, che viene da buona pen- na. Il Potmetto contro le Raccolte , del quale do- vremo in quello capo nuovamente parlare , dovea trovar gente , che guatalTe bieco , e ancora ten- tale di morderlo . Sarebbe troppo mal pratico del mondo l'autor fuo, Te non fi forte tal cofa imma- ginato, e troppo dilicato farebbe , di quella di- fefa fi rifentitTe. Perciocché ella viene da mano a lui amica (il P. G. G. n'è autore, il quale erti na- fcofo fotto il nome di Clonico Aureno) ; e lafcia- mo ilare, che tal difefa onefta è , e moderata , e ancora in modo tal concepita, che lo fìeffo inge- gnofo Clonico moftra di non elTere di quel piena- mente perfuafo, che pir difende con ' iftile forfè ad Arte vario, e difuguale. Ma in riguardo del Poe- metto contro le Raccolte ne lafciamo delle centina- ia, ingrazia della difefa loro ne portiamo ben no- »inare un altra; ma che la cofa non vadainefem- pioj di che ficuro fono per le particolari ragioni , che muovonci a farlo. Riflettati al titolo della fc- guente Raccolta

j, Ragunanza' dell' Accademia de' Vagabondi ,, di Corfica in occafione delle Fede celebrate da S. E. il Signor Marchefe di Cnrfay Marefciallo' j, di Campo delle truppe di S. M. X. in quello Re-

D 2 1, gno'

52 Storia Letteraria

gno efiftenti per la nafcita di S. A. il Duca di Borgogna. Baiti* 1752. 4..pagg. 36.

Uno al mondo Crilhano felice avvenimento non è buona difcolpa per dar qui luogo ad una Racco'ta ? E tanto più , che ella dedicata è al Re Cnfiianiffimo , ed è la prima più abbondante raccolta di componimenti , che abbiamo avuta da quella nuova -Accademia di Bajììa. I pezzi, che vi fi leggono , fono un Diicor fo , una Corona , Otta- ve, e tre altri Sonetti.

XII. Anche in genere Satirico abbiamo libri da ricordare . Noto è il Sìg. Dottor Borfetti per la fua Storia almi Ferrarienfis Gymnafù, che in Fer- rara (lampo . Ora egli è , che ha compofte certe , com'egli dice , Satirette innocenti , le quali i fuoi Signori Nipoti han giudicato per vantaggio del pub- blico , e per gloria dello Zio quali fettuagenario di non dover più oltre tenerle inedite . Nella fieflTa Città di Ferrara fimo quelle (late pel Poma- felli ftampate col titolo feguente.

I colpi all' aria Capitoli giocoli del Sig. Dot- tor Ferrante Borfetti Ferrarefe, colle note di Tre- taferno Brefti , dati in luce dalli Giufeppe , Fi- lippo , e Francefco Fratelli Moretti Nipoti deli* Autore ancor vivente. Ferrara 1751. 4. pagg.314.

1 Petrarchifli non faranno molto foddisfatti di certo pafTo , e forle potrebbono vendicare il mag- gior Tofco con qualche critica di quefti Capitoli meno ingiuila , che non lo è la cenfura dall'Auto- re fatta del Petrarca, e de* iuoi feguaci . Non può tuttavia negarli , che in quelli Capitoli non vi fìa moito di buono , ed una gran naturalezza , quale in tal fatta di Componimenti è neceflarifiìma. Ma che diremo noi delle Satire del Senator Jacopo Sol- dani ? Certamente che molto debbe il pubblico al Sig. Propojlo Gori , il quale dalla polve , in che

già-

A

D'Itaiia Lia. 1. Gap. iì. 53

giacevano , ha tratte quelle belliflfime Satire dall' Accademia della Crufca tanto citate , e dal ceìebre Sig. Canonico Salvino Salvini fommamente lodate ne' Fafii Confai ari dell' Accademia Fiorentina : So- no fette: la prima fopra la Corte, e che la mala co* fetenza è tormentatrice di mede/ima ; la feconda fo- pra r ipocrifia: la terza fopra la Satira : la quarta contro i Peripatetici : la quinta contro il luffo ; 1; fefta fopra V incoflanza degli umani defiàerj ; la fet tima contra '/ luffo , e l 'avarizia. Chi leggerà quefh. Satire , vedrà con fuo piacere quello avverato , che dice il noftro Satirico fui fine della terza Sati- ra ( p. 34. ) , cioè

Che il baffo Satirefco fide Canzonando , ritrova le magagne j E rende colf agu glia fua gentile Gli artifizj de trifli opre ds Aragne ;

Ma il Sig. Gori non s'è contentato di dare a luce quefte Satire. V'ha premetta una Prefazione, nel- la quale e della vita del Soldani lungamente par- la, e della Satira con molto fenno ragiona; appref- fo a ciafeuna Satira ha foggiunte copiofe , ed eru- ditiflìme annotazioni , che nobilmente le illustrano \ Soggiungo il titolo.

4, Satire del Senatore Jacopo Soldani Patrizio Fiorentino con annotazioni date ora in luce la a prima volta. Firenze 1751. 8. pagg. 239.

XIII. Ad altra forta di Poetici componimenti fa- remo pallaggio.

Poeti Epici

II Fùntanini nella prima edizione della fua Elo- quenza Italiana affai ridevolroente tra le Commedie

D 3 col-

54 Storia Letteraria

collocò il divino Poema di Dante , di che a ragio- ne riconvenuto fu nelle dotte Offervazìoni Lettera' rie di Verona (T. 2. ). Noi daremogli più conve- nevolmente qui luogo , dovendone annunziare unat riftampa fatta in Venezia.

La Commedia di Dante Alighieri tratta da quella , che pubblicarono gli Accademici della Crufca 1' anno 1595. col comento del M. R. P. 3, Pompeo Venturi della Compagnia di Gesù di- 3, vifa in tre tomi. Venezia 1751. predo Giambat- tifta Pafquali. T. 1. pagg. 317. T. 2. pagg. 342. T.3. pagg. 375.

Quefta è una fcorretta, e disfigurata, e ne' Pro- legomeni tronca rifUmpa della bella edizione, che l'anno 1749. in Verona ne diede Giufeppe Berna . Per altro é una fenfibil prova,

Rumpatur quifquis rumpitur invidia,

della ftima , con che il pubblico riguarda quefta degniflima opera , e fol maltrattata o da qualche maligno cenfore per rabbia, che il rode, o da al- cun bizzarro giovanotto per vanità d'acquiitarfi no- me . Abbiamo appunto l'efempio del giovinottonel feguente libretto.

Oflervazioni fopra il Comento della Divina Commedia di Dante Alighieri (rampato in Vero- na l'anno 1749. Verona 1751. 8. pagg.71.

Il giovane Autore non ha molto ulcito delle Scuole de' Gefuiti per lo più col Calepino , e colla Crufca alla mano chiamafi avanti in brufeo modo a rendimento di conto il povero P. Venturi, il qua- le feppurc , innanzi che la motte ce lorapiflTe, vi- de sì fatte o(fervazìoni , avrà certamente all' età del cenlorc condonato qualche mcn dicevole intui- to, e ftrapazzo in cofe, che per lo più fono baz- zecole

D'Italia Lib. i. Gap. ir. 55

zecole da nulla, e falfe ancora, ficcome potrebbe- agevolmente dimoftrare. Quello, che a me pre- me di far fapere, è, che il Venturi avea terminato il fuo Comento fino nel 1728. ; come appare dal fuo Manofcritto -, perchè Te non era da Dio dota- to di profetico fpirito , non poteva fapere , che i nuovi Compilatori del Vocabolario della Crufca avrebber dappoi meffe nella novella loro edizione alcune parole di Dante , eh' egli non trovò nell' edizioni innanzi fatte , e delle quali potevalì fola valere . Eppure quella è la dominante accufa dell' offervatore , che il P. Venturi mentifea per la gola negando, che nella Crufca vi fia tale, e tal altra parola, la quale vi è bella, e lampante. Se quefte primizie degli Jìud) del Sig. Filippo Rofa Morando foffero accompagnate da moderazione , e nella vo- glia di comparire , e nella libertà di pungere Uo- mini grandi , potrebbeglifi fare buon augurio , per- chè certamente moHra impegno, vivacità, e lettu- ra . Tra quefte OJfervazìoni ve n'ha una lunga (p.24.) fu quel paflfo di Dante (Pag. ix.)

La Concubina di T'itone antico

Già s' imbiancava al balzo d'Oriente

P. Venturi ( p.86\ ) col Mazzoni , e col Landino In- tefe qui dal Poeta denotarfi YMba della Luna . Il Critico penfa altrimenti ( e in q\iefto ha tutto il diritto ) , e ne porta delle ingegnofe ragioni . Ma un altro favio , e valorofo giovane Veronefe ,. il quale fcrive con molta grazia , e forza , è ufeito in campo pel P. Venturi. Quefto è il titolo del pic- ciol libro.

t, Confiderazione del Sig. Antonio Tirabofco fopra un parto del Purgatorio di Dante Alighie- ,, ri. Verona 1752. 8. pagg. 24.

D 4 II

\

5<S Storia Letteraria

Il Sig. Tirabofco ftringe bene il cenfor Vettturia- no, e moflra, che darebbegli V animo di vendica- re il P. Venturi anche dalle altre O([ervar.ioni con- trarie.

XIV. Tre azioni più rimarcabili , che abbia nel fuo Poema 1' Ariojlo , hanno all'erudito Sig. Dottor Girolamo Milani Sane/e dato materia di tre giudi- ziofi , ed applauditi Accademici difcorfi da lui det- ti in Ferrara nella pubblica Accademia degl' Intre- pidi. Gli ha il Pitteri ftampati in Venezia col ti- tolo di

Difcorfi Accademici fopra tre azioni più ri* marcabili , che abbia nel fuo Poema 1' Àriofto 5> detti in Ferrara ec. 175 1. 8. pagg. 47.

Il primo difcorfo è fulìa pazzia d' Orlando , e vi fi prova , che tal pazzia lungi dall' eflere co- •> fa incredibile , e ftravagante , fu anzi ella non »i fol venfimile, e naturale , ma eziandio necefla- yt ria, che Orlando impazzaOTe fino a quel fegno , ,, che celo moftra 1' Ariofto . Dell' amicizia di Leone , e ài' Ruggiero ci fi ragiona nel fecondo di- fcorfo , e tutte le circofianze fi efaminano , che eroica ce la pofìono dimodrare. L'ingratitudine di Bireno verfo Olimpia è il foggetto del terzo difcor- fo, ne fi giunge al fine d'elfo, che uno non veg- ga, efTer quefta leggiadriflìma favola di Bireno , e d1 Olimpia con tal fantafia immaginata , di tali ac- cidenti, e circodanze fornita, con tal giudizio, e con tal arte condotta, che viene per ella a porfi , ficcome intendimento fu del Poeta, 1' ingratitudine Del più orrido afpetto , nel quale fi porla confide- rare. Con che la tela di quelle tre azioni rimane affai felicemente fvolta . A quefii difcorfi fopra i Canti dell' Artojlo unifeafi una pulita riflampa pel Rcmondini fatta ( In Venezia 17^1. 12.) della Gcrufalemme liberata di Torquato Ta{J~o , il quale

coir

D' Itaìia Lib. i. Cap. ii, 57

coli' Ario/lo tanto contratta fui primato dell' Italico Poema . Il Davide Re d* Ifraele Poema Erotto-Sa- cro d Antonio Bianchi Barcaiuolo V'iniziano è flato ristampato {Venezia 1751.8.^^.296'.) coir aggiun- ta dell' Oratorio Drammatico intitolato EJia fui Carmelo Dovremmo qui foggiugnere alcuna co- fa del bel Poemetto del Sig. Orazio Arrighi intito- lato il Sepolcro £ Ifaceo Newton , ed in Firenze {rampato nel 17 5 1 . ; ma ci riferbiamo a parlarne nel tomo feguente , dove della riftampa fattane ci converrà far menzione.

XV. Il Sig. Dottore Giandomenico Plodes da noi rammentato nel terzo tomo della noilra Storia ( p. 569.. ) fa voli , a' quali appena è, che portiamo te- ner dietro . Dal divertimento della Borlanda impa- nicciata è paflato allo flile grave di Poeta Epico , e in cofa fanta, qual è la Vita, morte , e Mira' coli del glorio fo S. Carlo Borromeo .

Vita, morte, e miracoli del gloriofo S. Carlo Borromeo Prete Cardinale del Titolo di S. Praf- fede Arcivefcovo di Milano. Opera riftretta in uri divoto Poetico Epinicio del Dottore Giandome- nico Prodes prefentato , e dedicato alle «Glorie fempre immortali dello (tetTo Santo , e propofto vivamente al pubblico per modello d' imitazione ,, ec. Milano 1751. 12. pagg XL1V.

Quello è il titolo del Libro .

A chi fi riferifee quell' e propoflo vivamente ? Al Santo parrebbe , ma è fuor di luogo : al Poetico Epinicio? ma una beftemmia letteraria, che tal maniera di compofìziòni propongali vivamente al pubblico per modello d' imitazione .

Sentanfi di grazia le due ultime ottave

Benedici ancor me, che di te ferivo, •E rifebisra la Mufa, e la mia cetra,

Per-

58 Storia Le-Zteraria

Perche dy amor divin io non fìa privo , E la falvezza mia Carlo impetra . dalla Chiefa mai fìa fuggitivo, Anzi aggionga alla Pietra nuova Pietra , Ed alli Voti tuoi or nuovi voti Del Promiscuo Seffo coi cor divoti, E di Umiltade fempre con i gradi, Qual fu fcala veduta da Giacobbe, Tuti i fiati pervengano, e /' Et adì , O pur con la Pazienza del buon Giobbe Della Terra trapajfmo li guadi Con r innocente vejìe , che fi addobbe } Ed arrivin con lucido forrifo A dtffettar le labbra in Paradifo.

XVI. Rimettiamoci a difcorrere di libri buoni in Poetico genere. E prima fi dirà della nobile ri- ftampa fatta in Milano del Poemetto del P. Saverio Bettinelli Gefuita contro le fcipite Raccolte.

Le Raccolte, Poemetto al Nobiliflìmo Signor Andrea Cornaro Gentiluomo Veneziano. In Mi- lano 1752. 4. pagg. LXXX.

Precede a quefta riitampa una favia Prefazione , nella quale e fi conto d' alcune giunte 1 e cor- rezioni dall'Autore fatte al fuo gentil Poemetto , ed uno fquarcio di lettera fi recita dal medefimo giudiziofamente fcritta a perfona , la quale confor- tavalo a quello dare alle Stampe. Daremo un fag. gio delle mutazioni . Ecco come terminava!! il fe- condo Canto nella prima Veneta edizione

Ma innanzi che P armata , e gli animai Avanzin fotto a P Elicona cima, Afpettan fornii quel, che loro invia Rinforzo d^armi l' empia poefia.

I due

O' 1 T A L I A L I B. I. C A V. I T. 5?

I due ultimi verfi cambiati fono nella Milanefc ri- ftampa in qurfi

Affettano pofando a mezzo il corfo

Da P empia Poejia Parme, e il foccorft.

Nel terzo canto 1' ottava fefla è tolta , e in fu» yece quella fi legge all'argomento più adatta

O Cacoete, a cui fon P arti in cura, O delP ingegno urna» Donna e Reina , Te la Borrominefca architettura , Te P eloquenza incappucciata inchina, E la moderna indomita Pittura, £ la moderna Mu/ica affajjìna ; Guidami tu, tu ne la propria Chiojlra La Poejia tua fuddita mi moflra.

Ma nel quarto canto oltre la prima ftanza mutata ne aggiungono cinque , erte qui daremo

Chi mi darà la voce , e chi la lira

Degna d' Arioftefco alto principio,

Per dir più grave incendio d'armi, e d'ira,

Che quel d" Orlando, d"1 Annibal , di Scipio ?

O voi Poeti , o miei fratei qual dira

Furia ha ciafcun di noi fatto mancipio ;

Sicché in van fempre incontro al mal , che piace

V gridando pace pace pace ?

Ah Italia , ahi terra , ov1 ogn invidia alberga

Cantra chi poggia per valor */' ingegno !

Mifer colui , che fovra ogni altro emerga

Primo giugnendo al desinato fegno.

In vano di grande ala arma le terga

In vano ha i venti , ed ha le nubi a sdegno :

Da ogni ima valle , d1 ogni ofcura macchia

Qual paluflre ftridor dietro gli gracchia f*

fin che in fen de la perpetua pace

éo Storia Letteraria

Il travagliato fpìrito non pofa & implacabile mai latrar non tace Incontro a qualche fìa laudabil cofa . Ma quando in marmo fcritto fia ; qui giaci i Clemente è fatta ogni animi sdegnofa : Suo nome intanto il freddo cernir lajfa , E vincitore in ogni età trapaffa. Non creder trovar mercè tra i vivi , ( i ) lAajfei , per quanto a prò cP Italia fudi , Onde a rigar da te van tanti rivi Già diece luflri i culti ingegni , e fiudi. Un verrà , ctì io tardi prego , arrivi , ( 2 ) U ire a placar degli animi più crudi , E P opre lor , xh' oggi fi eòi a man dotte , Ricoprirà di fempiterna notte . Del ben oprar tu intanto al premio giuflo Poggiando in del più ratto, che Colomba y Udrai tua fama dal bel feggio auguflo Stancar qua giù d* una chiara tromba ; Pur forridendo , che il fuo freddo buflo Veneri , e baci il pel le gr in la tomba: Ve-

( i ) Qpalche efagerazione condoniti al Poeta. Del refto quanti onori al Maffei tributano e infi- gni Accademie, le quali glorianfi d'averlo tra' Tuoi aferitto , ficcome precipuo ornamento , e illuftri Letterati, e $ Italia, e d' Oltramonti , i quali il ri- guardano, come uno de' principali Uomini, che ab- bia negli ultimi fecoli avuti e Verona , ed Italia ? Non manca certo invidjofa gente, che d'ogni par- te grida, o gracchia contro di Lui ; e queuo ba(U al difegno del noftro Poeta, il quale non potea, più nobile efempio fccrre , più acconcio al fuo intendimento.

( 2) Ben di cuore ci uniamo ancora noi in que- fto voto del grazio!© Poeta.

D'Italia Lib. i. Cap. ii. 6"i

Verona allor ( $ ) piangendoti partito Le tue memorie moftreragli a dito.

Ma ricordiamo un altra mutazione, la qual moftra la docilità dell'ingenuo autore . Noi nel terzo to- mo della Storia C P- 555-) defiderammo di vedere in una riftampa cambiati que' due verfi della fìanza XI. al Canto IV.

Preffo ba Virgilio , e /' Arioso , un paffo Dopo di lor Milton , Voltaire, e il Taffo .

L'Autore gli ha mutati , anzi ha pur tutta l'otta- va cangiata colla giunta d' un altra . Dice dunque così

Con lunga barba , e con rugofa faccia Primo appariva il gran Padre Alighiero

Che

(3) Intendali , che più allora Verona riconofcera il merito del Marchefe Scipione ; non che anco al preferite noi celebri . Qual più chiara prova , che l'avergli Y Accademia Verona a pieni voti decre- tato , mentr' egli fuori era dal paefe , e lontano , l'onore d'un bufto di marmo? il quale perciocché il modefto Cavaliere fece poi levarlo di notte dal vestibolo, e nafcondere, l'Accademia fletta ha dap- poi in altro luogo di nuovo efpofto. Non so, il Freitag ne abbia parlato nel libro da noi di fopra rammentato al numero VI. Potrebbe Verona cre- derfi in diritto di difputare a Brefcia l'onore d'ave- re nelle fue mura accolto unum, cui ftgnum fuerit deditum ., & abnuerit , e forfè ancor di pretendere , che maggior atto fia levare la llatua mefTa , che ricufarla .

6i Storia Letteraria

Che dopo tanta età par fi compiaccia jD' aver le forze , e il vigor anco intiero . Ognun fegue di lui /' orma , * la traccia; Ognun con lui fi fa più, franco , e altero ; Preffo ha il Petrarca , e P Arioflo ; un pajfo Dopo di lor il Cafaì il Bembo , il Tajfo . Ne P Alamanni , e */ Rucellai fon tardi , E V Cofiunzo a la pugna , e l Poliziano , .£?««' ra/rro d' or, quejli arco d'ero, e dardi, Gentil vincajìro ha il Sannazaro in mano . Tu fé* in altr* arme , ed altri pofli guardi Chiabrera , e vicin fulmini , e lontano. Altri altrove , chi giovane , e chi antico , Ch'io per troppo non dir più non ne dico.

Deefi quefta riftampa al fino gufto del Chiariflì- ino Monf* Vitaliano Borromeo Vicelegato di Bo- logna .

XVII. Il P. Giambattifìa Roberti Gefuita fem- bra' egli pure nimico delle Raccolte ; perchè eflfendo dal degno Tuo fratello Sig. Guerino corretto a met- tere infieme qualche componimento per le feliciffì- rne nozze di S. E. il S'g. Giovanni Mocenigo con una Dama Loredana , fìccome per fimil congiuntu- ra fatto avea nel 1746. ftampando un bel poemet- to della Moda , o>sì per quella ha un altro dilica- to poemetto in due canti divulgato , che ha per titolo'

Le fragole. Poemetto. Venezia 1752. nella/lampe- ria Remondtni . 8. />"??• 56.

Nel mentovato Poemetto della Moda poco avea la natura ,• e quafi tutto l'arte ; e in quefto la na- tura , e P arte concorre a renderlo un' leggiadriflì- mo componimento . Ciò, che riguarda le lodi, e la coltivazione della fragola , è (oggetto del primo canto ; del fecondo il modo di mangiarle , ed altri ufi d'efle, e quello fpczialmcntc di farne forberti

con

D'Italia Li b. i. C a p. n. 6$

con poetica finzione elegantemente deferitt© . II principio del fecondo canto è veramente drìo/ìefeo. Sentiamo una flanza y che è la quarta del primo- canto

A quefio molle venticel beato

Donar vb quejii miei placidi ver fi:

Ma deb ! ti piaccia , 0 Santo apollo amato ,

Cb' oggi ejfi [un delle tue grazie afperfi\

Ónde Zefiro poi non dica : 0 ingrato !

Son da' miei doni troppo i tuoi diverft ;

Pereti io *' allegro con odor foavi ,

E tu con ver fi rei mi ducei , e gravi.

Graziofo penderò ! Il Poeta è flato efaudito da A- pollo , e Zefiro non avrà* occafion di dolerli, ch'e- gli abbialo con verfi rei crucciato , e gravato . Di querto Poemetto n' è fatta in Bologna una fuper- ba riftampa in 12. con galantiflìme , e adatte vi- gnette.

XVIII. Il Remondtni , dalla cui Stamperia ab- biamo per la prima volta avuto il lodato elegan- tiffimo Poemetto , avea poc'anzi da'fuoi torchi man- dato fuori .

La coltivazione, e gli Epigrammi di Luigi A- lamanni e le Api di Giovanni Rucellai Gentil- uomini Fiorentini colle annotazioni del Sig. Dot- ,, tor Giuleppe Bianchini di Prato fopra la colti- vazione ; e di Roberto Titi fopra Je Api , con la vita dell'Alamanni fcritta dal Sig. Conte Giam- maria Mazzucchelli Brefciano Accademico della Crufca , e con una dotta lettera del Sig. Gio: j, Checozzi Vicentino 1751. 8. pagg.

Se il Kemondini ftamperà fomiglianti libri , e con quella proprietà f e diligenza , con che quello è ftampato , pretto accrediterà il fuo negozio . Pec

ulti-

6+ Storia Letteraria

ultimo compimento di quefta clafife noteremo un util libro affai bene Campato per Antonio de Ca- fro-

Il Galateo fatto in verfi fdruccioli , affine di

recart diletto, e giovamento a' Giovanetti, e a tutte quelle persone , che defiderano apprendere il civile, e coftumato procedere. Venezia 175 1. »> 8. pagg. 52.

Avevamo già quefto fteflfo libro col titolo di Tro- potipo , cioè a dire norma de cojìumi ec. Ora è ri- verito alla moda, e polio in miglior metro.

XIX. Reda, che de* Poetici Drammatici faccia- mo il novero.

Tragici

Bruto tragedia M. de Voltaire tradotta dal Francefe da Ciò: Batt. Zanobetti . Livorno 175 1. 8.

PaZ2-79> ; , . . r ,.

Quetta è una buona traduzione in prola di quel- la celebre tragedia Franzefe . La precede una bella dedica del traduttore in verfi feiolti alla Nobile Donna Elena Zorzi Titi. Ma non quefta fola Tra- gedia del Voltaire , ma altre fette ne ha pure in profa trafportate il P. Antommaria Ambrogi della Compagnia di Gesù . Compongono quefte tradotte Tragedie due tomi.

Le Tragedie del Signor di Voltaire adattate ail* ufo del teatro Italiano. Tomo I. Firenze 1752. 12. pag%. 290. fenza la prefazione .

Contiene quefto tomo la Zaira, il Maometto , il Giunio Bruto, la morte di Ce/are.

Le Tragedie del Signore di Voltaire adattate ali* ufo del Teatro Italiano . Tomo 2. Firenze 1752. 12. pagt>. 330-

Vi fono X digita , la Marianne , la Merope , la

Se-

É)' Itali a Lìb\ i. Càp. fi. éj

Semiramide. Dee leggerfi la Prefazione + nella qua; Je moflra il Traduttore, nella Poetica facoltà molto ^erfato, di ben conofcere lo fvantaggio, che pretto gli Uomini dotti avranno le Tragedie y le quali effen-* do in verfo fcritte fi rechino in prófa j ma in- lìeme le favie ragioni , che fuo malgrado hannol corretto «d attenerfi alla profa . Altre ragioni ivi egli rende de' cambiamenti , che ha fatti nella fua fraduzione degniflìmé d'efl'erc offervate , perciocché manrfeflano il fuo diritto giudizio. Noi per quan> to di fatte traduzioni' in profa ninnici fiamo ,• diremo a lode dell' autore , che quella fua tradu- zione è grandemente piaciuta al Sig. Cardinal Que- ruli. Se ad alcuno fembratte che l'autore nella lin- gua abbia anzi ri vivo' ufo de' Fiorentini feguito , che le (crupolofe regole de' Gramaiici , comechè tratte fieno da' gran Maettri della noftrà lingua , non ne maravigli ; percioecebè* egli è Fiorentino y e per gli Fiorentini ha principalmente fatte le fue traduzioni . Per altro conciofiachè fuori della Tofca~ na grandittìma parte óTtalia abborra dalle Tragedie Profetiche , forfè era meglio dire qu'ette Tragedie adattate all' ufo del Teatro To/carto y che a quello' del Teatro Italiano .

XX. Traduzioni di Tragedie abbiamo in verfo ,■ e pure tragedie e riftampate, e per la prima vol- ta pubblicate in una giudiziofa raccolfa , alla qua- le pattiamo .

Teatro Ebraico , ovverà fcelta di Tragedie ,T tratte d'argomenti Ebrarci , parte tradotte dal Fran-5 cefe, e parte Originali Italiane. Tomol. Vene- zia I751, 8. pagg. 368. T. 2. 1751. 8. pagg. 920. T. fi 1752*. 8. pagg. 354. appretto Pietro Valva- fenfe.

Niente effer potea al pubblico più giovevole ài «fcueda Raccolta di Tragedie tratte da Ebraici argo»-

E men-

66 Storia Letteraria

menti (4) . Perciocché l'ufanza delle Sceniche rapt prestazioni^ fitcome nota il favio editore nella Pre- fazione del primo tomo ( p. vnij, è fiata dal- le più illuminate Nazioni coltivata non folo per un traftullo del popolo , ma principalmente per utilità, e per ifcuola- Al che quanto più che al- tra azione opportuna è la Tragedia ; tanto più che quelle d'altri argomenti, che dalla Storia Ebraica da alcuni valentuomini furono tratti ; conciofiachè ,,da 5, quelli ( p. ix. ) la Tragedia acquifti grandiflìma gravità , e fi riempia di fentimenti , e di coftumi ,, più condicevoli per nudrire gli animi d'ottime maf- fime, e di nobili, e più penfamenti. A quello intendimento s'è formata qyefla Raccolta, nella qua- le, perciocché non potea di fole originali Tragedie Italiane efler comporta, non avendone noi gran nu- mero , ammette ne fono alcune Franzeji , ma in verfi volgari traslatate . Il primo tomo ne contiene quattro, cioè I. la Marianne del Sìs,. di Voltaire egre- giamente tradotta in verfi Italiani dal dotto Sig. Conte Gafpero Gozzi . 2. l' Attalia del Racine tra- fportata in Italiani verfi dal Chiarifs P. D. Bonifacio Cettina Monaco Camaldolefe . 3. il S edeci a . 4. il Manaffe , Tragedie l'una e l'altra celebratiflìrae del P. Granelli della Compagnia di Gesù . Altre quattro Tragedie abbraccia il fecondo tomo, cioè 1. T Efler di Francesca Manzoni Milane/e fra gli Arcadi Feni- cia Lamùeatica , ma non già fecondo l'edizione fat* tane nel 1733. in Verona per Gio: Alberto Tumcr- rnanni, ma bene fopra un autografo manoferitto ,

che

, _ 1 1 -. -0 . .,

(4) Solamente il titolo non pare molto felice : il primo penfiero, che viene, a chi legge Teatro E- braico) è, che quella fia una raccolta di tragedie fcrit* te in Ebraica lingua,

D'Italia Lib. i. Cai», n. 6y

che avca il tanto de' dotti Uomini benemerito P. D. angelo Calogeri. 2. il donata del Sig. Duchi. 2. i Maccabei del Sig. della Motte . 4. l' Affalonnt -dei mentovato Sig. Duchi. La traduzione di quefte tre tragedie viene da una valorofa Donna, la quale col- ie fole lettere iniziali L. B. G. s'è fatta conofeere , cioè della Sig. Luifa Bergalli Gozzi, moglie del Chia- rifs. Sig. Conte Gozzi, del quale avremo anco occa- fion di parlare nel tomo feguente. Comincia il ter- zo tomo col Ciro in Babilonia Tragedia felicemente tefluta dal dotto P. Carlo Sanfeverlno della Compa- gnia dt Gesà. Segue il Davidde dei Chiari fs. Sig. Fla- minio Seat felli da noi altrove meritamente celebra- to . Viene in terzo luogo il Geu Tragedia del Sig. Daniele Giupponi nobile Riminefe . Chiude il tomo 1 Efler del Ratine , che il lodato P. D. Bonifacio Collina ha meflTo in verfi Italiani.

XXL. A' Comici premetteremo il difeorfo in lode dell Arte Comica, che il Sig. Dottor Giovanni Bian- chi di Rimino recitò nell' Accademia de' Lincei . dirizzandolo ( p. 24. ) alla valorofa Fanciulla Signo- ra Antonia Cavallucci. Il difeorfo è ftampato in Ve- nezia preffb Giambattifìa Pafquali 1752. Noi da quello difeorfo trafeerremo alcune cofe , che faranno conofeere l'ingegno, e il giudizio del Ragionatore . 1 nmieramente ( p. 22. ) egli dirizza quefto difeor-

» Il rCan5e!;,2? Cavallucci 1 e biafima altamente Ja Muuca de Teatri . Innoltre per provare, che i Rimmefi oltre ogni altro dovrebbono l'arte comica coltivare, quefte due forti ragioni. 1. (p. 23.) perchè elli lono molto vicini a Sarfina, dove nacque, eda- ve fiorì Plauto padre della Italica commedia , la ,, cui- Città, die* egli, ne' tempi felici de' noftri'an- tichi Signori di quefta Città, quando tutte le buo- ne arti qui fi coltivarono, fu a noi fottoporta. 2 perche fegue egli a dire, la principal porta di que-

E 2 l fta

68 Storia Letteraria

(la Città, ed una buona parte della Città noftra , che fuori di efla. porta, prende il nome da S. Ge- nci.o gloriofo Martire di Gesù Crifto , il quale e:* JJrione, o Commediante , che vogliamo dire . ,> ]1 buono è , che a più d'uno metterà fcrupolo il li- bro del P. Concina fu Teatri; nb, qua] Comico furore non comprenderebbe gli animi de' Riminefi 9 da tante efficaci ragioni penetrati , e vinti 2 Ma adagio. Ecco lo sforzo dell'ingegno del N. A. Era- fi egli ( p. 17. ) obbiettato , che gì' Iftrioni fono poco avuti in onore dalle leggi Civili , e che le Canoniche gli privano fino de' Sagramenti , e dell* EcclefiaOica fepoltura ; il che in Francia ancora s'offtrva . Al che egli molte rifpofte , una delle quali è qutfta ben memorevole : E in j, Francia per un rigorifmo eccedente, per aver male intefe certe leggi , fi pretende di non dare l'Eccle- fiaftica fepoltura agli Attori delle Commedie; l'in- vitta, e glonofa Nazion Britannica non ha avu- ta difficoltà di far feppellire folennemente inLon- ,, dra nella Cattedrale di frVefìminjìer, Chiefa, dove fi coronano , e dove fi feppellifcono i loro Re , ,, la valorof» , e ricchiflìma non men che bella loro Attrice Madamigella d'Oldfield . „0 quefta niu- no fc la farebbe afpettata , che fi paragonarle la Chiefa Gallicana coli' Anglicana de' noli ri tempi , e che fi voleffe quella migliore interprete de' Sacri Canoni, che quella. Ma il N. A. l'ha faputa trova- re quella si bella, e rara rifpoila .

XX. Dopo una chiara difefa dell' arte Comica quii ribrezzo d'annunziare un T 'eatro Comico , che fin- ge la data di Firenze, quando la ftampa èòìVenczia.

,, Teatro Comico Fiorentino contenente xx. del- le più rare Commedie citate da' Sigg. Accademi- ci della Crufca divifo in fei tomi . in Fircn-

LC I7.5P. «.

Con-

D1 Italia Li b. i. C a p. ii. 6g

Contengonfi in quefto Teatro i. la Dote ridotta era ; ficcome leggefi nel titolo, alla fua vera lezio- ne . 2. la moglie. 3. gì' Incantefimi . 4. la Stiava . 5. i Dirimili. 6. 1 Alivolo. 7. il Servigiale, com- medie tutte di Giovammaria Cecchi Fiorentino. Ap- preso hannofi le fette commedie d' Antonjrancefco Grazzini detto comunemente il Lafca , cioè Gelo- fiaì la Spiritata , i Parentadi , la Strega, li Si bilia , Ja Pinzochera, l'Arzigogolo . Seguono il Furto, i Bernardi, e la Cofanaria di Francefco dell' Ambra , e queft* ultima cogl' intermedi di GiovambattiflaCi- m. Anche il Granchio, e li Spina del Cavai ter Sai- viati hanno qui luogo. Termina quella raccolta col- la Tancia di Michelagnelo Buonarroti .

XXIII. Non dimentichiamo i Drammi in Mu- fìca . Eccone uno del Chiariamo Sig. Duca Bru- vajjx da noi commendato già nel primo volume del- la noftra Storia.

Il Marcelliano Tragedia di Lorenzo Brunafjì Du- ra di S. Filippo. Napoli 1752. 8. pagg.Si.

E' ben condotto , ed i caratteri fonavi giudiziofa- mente confervati, ed efpreffi. Ma il Sig. Pagani Ce- fa di tai Drammi non ce ne ha dati meno di tre tomi.

Drammi Eroici del Sig.Gio: Carlo Pagani Cefa No- bile di Belluno . Venezia 175 1. T. 1. 12. pagg. 364. T. 2. pagg. 372. T. 3. pagg. 360.

Il Paride , Cajo Marzio Conciano , V Uìafpe , Tra- iano, r Eroe nel tradimento , F Etevoldo fono nel pri- mo tomo; nel fecondo ve n'ha altri fei, l'Adelaide, 1' Alfonfo, l' Amazone del Settentrione , B 'affla no , Eu- ri/iene 1, Eumena , o fia h forza dell' onc/ìà . Altret- tanti fé ne leggono nel terzo, cioè Eudoc/a , Beh fa- rio , il Siila , Sigi [mondo , Flavio Vefpaftano, Teo- dora .

XXIV. Daremo in quefto capo luogo alle Ret-

E 3 tori-

yo Storia Letteraria

loriche cofe, non ne avendo noi in maggior copia , onde farne un capo a parte. E di Latine Orazioni una fola ne abbiamo, la quale per la Tua Ciceronia- na eloquenza vale per molte.

In Orti* Sereniffimi Principi* Ludovici Burgundi^ Ducis Oratio baùtta in Collegio Romano x. Kal. Ja- nuarias CIoìoCCLI. a Jolcpho Maria Mazzolarlo e Societatc Jefu* Roma; 175 1 . 4. pagg.^6.

Sembrerà quefta Orazione riguardo al foggetto foverchiamente lunga ; ma è anzi da ammirare la facondia dell' Oratore , il quale fi è faputo aprire un largo campo in cofa affai riftretta ;

XXV. Di Profe Italiane non parleremo , che dell* util riftampa delle Profe Fiorentine y della quale al Re- mondini fìam debitori.

Profe Fiorentine Raccolte dallo Smarrito Acca- demico della Crufca .

Sono tre Volumi , divifi in più parti , che legati fanno fette tomi. Nota è l'edizione Fiorentina, che quella ristampa perfettamente efprime ; onde ci di- ipenliamo dal darne un più minuto ragguaglio.

CAPO III.

Matematica .

I. ^TOn fi corruccino i Filofofi^fc prima di par* 1 \ lare della lor facoltà decorriamo della Ma- tematica. Badi per ogni ragione lapcrlì, quanto al- la buona Finca nectlfarie fieno le nozioni geome- triche , e cento altre cofe, le quali dalla fola Ma- tematica fi (fan prendere . più faremo fu ciò parole, rimettendo 1 Lettori al libro del Vojjio de Ma- thematicarum feientiarum natura , ac Conflitutione

cap. iv.

D'Itali a Li b. i. Gap. in, 7i

éap. iv. Ora vuol concederfi il primo luogo alia1 Meccanica, alia quale appartiene la tanto fàmofa 4 e decantata quiftione delle forze vive , della quale con graziai ed eloquenza Angolare ha ultimamente ragionato li Sig. Francefco Maria Z amiti , membra della dotti/lima Accademia di Bologna . Ma appun- to per la celebrità di quefta quiftione potrebbe fem- brar cofà inutile , che io ne dichiararti in quefta Stona il principio, il profeguimento , e lo {tato pre- dente. Poiché non parlano tutte le novelle di que- itc forze vive? Non fon pieni tanti libri di (peri- menti , di dimoftrazioni , di calcoli fopra la giua» Arnia di quefte forze? Così è . Ma per l'ordinario luccede , che fpiegandone poco i fògli volanti , e trattandone troppo i già (rampati libri, quertà qui- itionc ha per le bocche di moltiflìmi, ma nel cer- vello di pochi . I fogli volanti fi rimettono a' libri ; i libri tono per lo più pieni di Geometria, e d'Al- gebriche formole . Onde avviene , che coloro , i quali non pofleggono bene la geometria, ed il cal- colo, (e fono aflaiffimi) non altro fanno, che que- lle due voci forza viva. Il peggio é\ che alcuni di quello poco fon contentiflìmi . Adunque per rap- prelentare in qualche maniera intelligibile ciò , di che h ragiona , conviene avvertire, che tutte le icuole tanto antiche, quanto moderne, hanno fem- pre riconofciuro , e nconofeono due generi di for- ze , delle quali le prime fpingono al moto , fenza che alcun moto lucceda, e le feconde confeguifeo- no i effetto del moto, che imprimon ne' corpi. Un gioDo polato fopra un piano immobile preme cer- tamente il fottoporto piano, e fi sforza a difeende- re, o cadere, ma egli per l'oppofizione del piano, che vince fempre lo sforzo , che fa il globo, rena nella lua quiete, tuttoché ai moto fi a per la natu- rai gravita ad ogni iftaote portato . Che le tolgali-

E 4 l'im-

Sto ria Letteraria

¥ impedimento del piano , quel globo comincierk a «iifcendere fecondo la direzione de' gravi, e difen- dendo ha facoltà, o terza di rompere, o d'agir fu gli ofhcoli , che alla fua libera caduta fi frapponef- fc o Ciò, che detto è della forza della gravità , dcefi dire delì'altre forze , che realmente e fi (tono in natura , cioè la forza magnetica , la forza elaflica , la forza centrifuga , ed altre fimili, le pur altre ve n'ha. Sino all'anno lóBó". alcuno non fu, il quale contraltare fulla (lima di quelle due forze . Poiché la prima forza computava!} per la malfa moltipli- cata nella potenza premente , e la feconda per la malfa moltiplicata per la fua velocità . Se due pal- le pofavano fopra un piano orizzontale , e l'una foffe fiata di mafia doppia della feconda , effendo la medefima la gravità animante ciafcuna particella , veniva ad argomentar doppia la forza della pri- ma rifpetto alla feconda . Quando la gravità foffe fiata diverfa, effa entrava nella mifura della forza. Così doveva Aimarfi la preflìone di un globo collocato alla diftanza della Luna , effendo ivi la

gravita come \ fecondo la comune opinione; in

° 3600 r

parità di tutte le altre cofe , quello globo avrebbe efercitata una preffione d'una parte tremilefima fec- centefima nfpttto a quella , che eferciterebbe nella terrefìre fuperficie . Nel computo di quella forza fi conviene da tutti fino al giorno d'oggi. Non così nella flima della feconda . Poiché il Sig. Leiònizio l'anno 1686. negli atti di Lipfia attaccò una guer- ra , che dura ancora adeffo fra gl'ingegni più inti- gni dell' Europa . Egli mife fuori un foglio, che a- vea que io titolo : Brevis àcmonjitalio , erroris me' morabths Cartefii , & aliorum arci le^cm natura ec. In effo cominciò a chiamar morte le forze del primo genere, e vive quelle, che ha il corpo in aaual mo- to,

D'Italia Li», i. Cap. m, 75

lo . Pretefe di dimofirare , effere un manifefiifilmo errore di Cartefio- , e di tutti gli altri meccanici lo (limare Ja forza viva per la mafia moltiplicata per la velocità, argomentando, che doveafi (limare per Ja mafia moltiplicata pel quadrato della velocità , Così in due globi d'egual mafia, ma de'quali il primo abbia una velocità femplice , e doppia il fe- condo , per Leibntzio il fecondo farà fornito d'una forza quadrupla del primo, laddove per Cartefto fa- rà fornito di forza doppia . In quelle parole rutta Ja quiftione^ è riporta. Se in parità dell'altre cole la forza de' corpi fegua la velocità femplice, o la velocità moltiplicata in medefima. Sieno due glo- bi di mafia perfettamente uguale , ed il primo fi lafci cadere da tale altezza , che guadagni una ve- locità da feorrere un braccio di fpazio equabilmen- te dentro un fecondo di tempo , mentre l'altro fi lafcia cadere fino a guadagnare una velocità da feor- rere tre braccia equabilmente dentro un fecondo . E' chiaro, che Ja velocità del primo alla velocità del iecondo farà, come i.a^. Ora fecondo i Cartefiani larà la forza del primo al/a forza del fecondo fi- milmente come i. a 3. ma fecondo i Leibniziani farà come i.a 9., effendo 9. il prodotto del tre in medefimo, cioè il quadrato del 3. Infefo così lo fiato della quillione prefente , è da faperfi , che i Meccanici da Leibnizio in qua fi fono affatto di vifi . Gl'Inglesi, e i Franzefi la più parte (1) feguono

l'an-

CO Non tutti però i Franzefi la fenton così . La celebre Madama di Chatelet nelle fue Ifiituzìo- ntdi Fifica, delle quali fi ha un dotto efiratto nel fornai Fiorentino T. 1. p. 2. artic. 2., per tacer a altri , con tutto lo sforzo del fuo mirabile inge-

gno

74 Storia Letteraria

l'antica mifura delle forze vive . La fegue il Mac* laurino , il Clarke , il Pemberton , lo Stirlingio , il Defaguliers , il Mairan con molti dell' Accademia Reale . di Francia. Gli Olande fi , e Tede/chi fonò con Leibnizio , il qual feguono il Gravefand , il Mufcenbroeky i B er nulli ^ il Volf.o , ed altri . GÌ' I- taliani non fono punto tra di loro concordi; mentre alcuni favorifcono l'opinione Cartefiana ,• ed altri la Leibniziana . Tra' primi contali il Sig.F/Vfro di Martino , tra'fecondi il Sig.Marchefe F aleni. Il V.Riccati in undici dottiffimi Dialoghila, incredibilmente promofla , e con- fermata la ftima delle forze Leibniziane , parte fcuo- prcndo gì1 infiniti Paralogifmi commeffi dagli autori più accreditati , e parte producendo argomenti affat- to nuovi in favor di Leibnizio.

IL Quello Iodatiffimo libro non ha incontratoli genio del Sig. Francesco Zanotti , il quale contra d'elfo fi è poderofamente armato di tutte le grazie dell'eloquenza, di tutti gli artifizi del Dialogo, e di tutti i mezzi , diciam così, politici per combatterlo con buon iucceffo . Il titolo di quello libro è il fe- guenie .

Della forza de' corpi, che chiamano viva, libri ,, tre , del Sig. Francelco Maria Zanotti al Sig. Giambattifta Morgagni . in Bologna 1752. 8. pagg. 311.

Fa molto onore a quello libro primieramente il gloriofo nome del Sig. Giambatijla Morgagni , a cui è dirizzato \ poi i riveriti titoli , e la grandezza di que'perfonaggi, i ragionamenti de' quali vengono in quello libro immaginati. Sono quelli il Sig. Marche- di Campo Hermofof il Sig. Conte della Cucva , ii Sig.

gno difende l'opinione del Leibnitz , fpczialmcntc contro 1' oppofizionc del Sig. Mairan.

D'Italia Li e. i. Cap. m. 75

Sig. D. Francefco Serao , il Sig. D. Niccola de Marti- no , a' quali fi fa prefiedere la Sig. Principe (fa di Colubrano D. Faufiina Pignatelli de'nobili, e leggia- dri ingegni raccoglitrice . Il luogo, che per quefta convenzione fi fceglie , non può eflfer più ameno ; eonciofiachè Ha l'aroeniffimo, e deliziofo Pozzuolo. Ma queftó ancora é poco rifpetto alle amenità , che gli fteflì libri contengono . Perciocché lafciando ftare le fludiatiffime introduzioni di ciafeun libro, in cut ora fi cerca^ ( Introduzione del lib. ni; pagg. 237. e fegg. ) più giovevole fia, o pur nocivo l'amor della novità; ora (Xxh.u.pag. i2<$.finoz 137.) fi rin* traccia per qual ragione non abbia. alcuno compoflo fopra l'ottimo Filofofo, ficcome altri ha fcritto fe- rrai'ottimo Oratore; lanciando, diflì, .ìaretai cole, certo è , che da ammirar fono le altre molte va- ghezze, ed ornati del dilicato e graziofo ftile.

III. Ora più particolarmente feendendo alle ma- niere, onde il N. A. argomentato" d'impugnare gli autori delle forze vive , è da fapere, che egli a tal fine nega quefte forze trovarti in natura . Quello è il fuo principale aflunto , il quale egli prova con

me

dichiarare , che colla fola forza d' inerzia infie._ colle potenze produttrici del moto , qual farebbe la gravità, e l'elaaicità, fpieganfi tutti felicemente 1 Fenomeni, e le fperienze tutte, colle quali o nell* una , o neir altra fentenza s* intende provare la forza viva ( 2 ) . Nel primo libro ( pagg. 18. e

fcgg-, )

( 2 ) Lo (reffo troviamo efferfi già fatto molt'an- 01 prima dal Chiarifs. P. Bofcovicb della Compagnia di Gesù in una latina , e nota DifTertazione intito- lata ,, De viribus vivis Differfatio habita in Col- » legio Romano Societatis Jefu a P.P. ejufdem So- » cictatis. anno 1745. Roma: 1745. L' all'unto di

quefta.

j6 Storia Letteraria

fegg. ) fi propongono alcune definizioni della forza viva, e fi efaminano. Si afferma ( pag. 20. ), che il P. Riccati ha fatta la quiftione in un fenfo di- verfiffìmo da tutti gli altri ( 3 )• Si dice, che i! P. Riccati fi è fìnta nell'animo certa qualità nuova, formandola , e diffinendola a modo juo. ( pag. 20. verf. 16. ) ( 4 )• Si dichiarano poi i Fenomeni della gravità fenza alcun fuffidio di forze vive Quafi tutto il fecondo libro impiegato è a ragionar

degli

quefta Di (Ter fazione fi è . Vires vivai in corporibus nullas effe, che è affatto il medefimo. La via, per cui egli lo prova, è. Contendimi^ phcenomena omnia ita pendere a vi inertiaj , & momenta- neis, & perpetuo pereuntibus potentiarum aéìio- nibus , five viribus mortuis , ut vires vivae fint prorfus fuperflua.'.,, Gli efempli, onde lo prova, fono 1. quello della gravità: 2. quello degli elaftri : 3. quello delle leggi della percoffa. ( Vedi pag. 9. fino al fine. ) Il Sign. Zanotti dice più a lungo quafi le lì«ffe cofe , e non nomina il P. Bofco- vicb , farà certo, perchè s'è felicemente incontrato» a penfarle fenz'aver veduta quella DiflTertazione.

(3) Quello a chi ha alcuna pratica del merito, e del libro del P. Riccati, parrà poeticamente efa- gerato ( e il Sig. Zanotti \\ fa fare , effendo ec- cellente Poeta ) . Il P. Riccati folo fpiega le cofe un più, che gli altri non fanno.

(4) Per altro nello fieffo libro ( p. i\6. v. 2. e fegg.) fi riconofee, che il Riccati penfa, altro non tfìerc la forza viva , che la forza d' inerzia ; ma quefta fòrza d' inerzia può ella dirli una qualità nuova) Ella fu nota fino a Keplero. O il P. Ricca- ti dunque fi contradirà, o'I fuo Impugnatore. Veg» gafi la nota 6.

D' Ita l i a Lib. i. Cap. ih. 77

degli tlafiri , e a dimostrare , che i Fenomeni della gravità^ e degli elajlri non provano 1* opinion di jLeiènizio (5)» E qui notifi , che Giovanni Bernulli opinò , la forza viva effere un entità foftanziale . Non così penfa il P. Riccati . Egli crede , che la forza viva non fia una entità reale dipinta dalla forza d' inerzia , e dalle potenze producitrici del movimento ( 6 ) . Veramente quefto è un punto, che bifogna bene intenderlo; onde non refti aggra- vato queflo valente Autor di Dialogi non così ele- ganti a vero dire , ficcome quegli il fono del Sign. Zanotti , ma pieni di foda dottrina. Il P. Riccati, ed affaldimi altri o nell'una, o nell'altra fentenza non pretendono , che la forza viva fia un entità

nuo-

(5) Qpì non fi creda, che il Sig. Zanotti la vo- glia col P. Riccati . Se la prenderà egli certamen- te con altri Leiùniziani , i quali di tale argomento valuti fi fono . Ma il P. Riccati in quefto punto feco lui accordali perfettamente , ed ha innanzi al Sig. Zanotti da fuo pari dimoltrata l'infuilìflenza di quefto argomento.

(<5) Dialogo di Vincenzo Riccati ec. Bologna 1749* Leggafi alla pag.26. e fi troverà {ver/ozi.) Similmente rifponderò io intorno alla forza viva, Eft'a non è per verun modo dilìinta dalla forza ,, d'inerzia; anzi è la medefima forza d'inerzia da alcune particolari condizioni modificata . Do- vunque egli la chiama o una virtù, o una facoltà, o una entità , la intende fempre in quello modo . Appunto come fi parla della forza Centrifuga . La forza Centrifuga, realmente parlando, non è altro, che la forza d'inerzia congiunta colla forza centri- peta, E pure fi confiderà a modo d' una virtù , e facoltà, per cui il corpo fi feofta dal Centro.

78 Storia Letterari a

nuova, e diverfa dall'altre conofciute. Concedono, che fia la forza d'inerzia congiunta colle potenze, che producono il moto. Tutta la difficoltà confitte in determinare, quefte potenze mettano infieme nel corpo , che per effe fi muove , una tal fomma di piccioliffime forze , che quefta fomma fegua la ragion fcmplice, o la duplicata della velocita. Più chiaramente : Si riduce la quiftione a decidere, quefte potenze raccolgano nel corpo F Elemento della forza viva, eh' è lo ftefìTo , che la forza mor- ta, fecondo la legge de' tempi, o fecondo la legge degli fpazj trafeorfi dal corpo ; cioè in ciafeun. tempicello fi accrefea nel corpo una nuova forza infinitamente piccola , ovvero ciò fi faccia in ciafeuno fpaziettq . Se in natura ha luogo folo la legge de' tempi , farà vera la fentenza Carte/tana ; la legge degli fpazj , farà vera la Leibniziana . Si tratta folo della maniera , in cui le potenze , «he certamente efiftono , e che certamente agifeo- no , raccolgano , ed amrnaffìno ne' corpi morii le loro piccoliifime azioni . Non fi vuol introdurre niente di nuovo; fi vuole intendere, come agifeano le potenze, le quali fon vecchie, quanto lo è il no- flro vecchiflimo mondo.

IV. Refìa a riferire le materie, che il terzo, ed ultimo libro contiene. Effo quafi tutto fi aggira in efaminarc , volgere, e rivolgere in tutte le guife, e per così dire in tutti gli afpetti un nuovo argo- mento , che il P. Riccati produce in favore della ftima delle forze. Leibmziant . V argomento in po- che parole è quefto . Nella fentenza di Ltibnizio , quantunque volte di due forze una ne compon- ga, o d'una fi faccia la risoluzione in due, fi con* ferva l'ugualità tra l'azione, e l'effetto \ all' oppo- fio nella Cartefiana non fi conferva, ma egli è ra- gionevole, che tale ugualù in natura fi confcrvi .

Onde

D? Italia Lib. i. Cai», ih. 79

Onde laftimadiZ<?^»/Wo avrà luogo, e non già quella di Cartefio ( 7 )• E' incredibile, quanto artifizio ufi il N. A. per u (ci re di quefto impaccio. Comincia ! a dire , che non tutte Je cofe, che pajon nuove , fono realmente tali , ma fono andate nafeendo a poco a poco. Così il fiftema del Sig. Ncvvton co- minciò a poco a poco a fpuntare a tempo di Pit- tagora , e di Arinotele . Seguitò poi a crefeere al tempo di Tolommeo. Poi a tempo di Copernico Ti' corte , Keplero , e Carte/io . Finalmente ( pag. 243. 244. ec. ) quando Nevvton nacque , e quando creb- be , quefta bellifiìma . e pellegrina pianta colla forza dell' ingegno di lui fu condotta a maturità ( 8 ) . Ma perchè erafi il P. Riccati fervito della forza , che fanno due corde elaftiche per tifare un corpo facendo tra di loro un qualunque angolo, fi mette feriamente il noftro Dialogijìa ( pag. 264. ) ad in- veftigare la ragione , onde abbia il detto Padre piut- tofto l'efempio della fune adoperato, che quello del-

. _. ^ r ^ !l_

(7) Un tale argomento è lungamente trattato nel Dialogo, o giornata fettima dal Padre Riccati ( p. 202. )

(8) Che che fia di quefto efempio, la tefi è ve- riffima. Se poi adattar ella fi porta al nuovo argo- mento del P. Riccati , è un altro conto : e la s'ha a dire con fanta candidezza , crederei di nò. Il Bulfingero, il quale fembra a quefta nuova car- riera aver dato la moda , efpreflamente negava , che diafi in ogni Parallelogrammo Obliquangolo l'u- gualtà tra l'azione, e l'effetto. E appunto il nuo- vo argomento del P. Riccati confitte in provare ta- le ugualtà nelle forze compofte rapprefentate o per gli lati , o per la diagonale del ParalkUgrammo obliquangolo . _*

So Storia Letteraria

la gravità ( 9 ) ; e dopo le molte fi conchiude zU Ja fine ( pag. 264. ) , che egli ha prefa la fune per gabbare con un giuoco di parole, e pigliare al lao ciò i deboli ingegni. Ora finalmente venendo a ri- fpondere all'argomento, il Dialogtjla parla in mo- do, come il P. Rìccati aveflfe intefo di provare,' che l'azion della corda (la l'accorciamento , o che nelle forze vaglia la legge degli fpazj ( io ). L' ultimo sforzo, che in quefto libro fi fa , è di mo- fìrare l'ugiraltà tra l'azione, e l'effetto nell'opinion di Cartefto . Oh qui veramente fla il punto, e fal- che

(9) Ecco finezza di penfare dello fpiritofo Dia- logijta . Ma forfè fu quella benedetta fune non v ha fatto alcun mifiero. Il P. Riccati , mal non erro , avrà melhire di porre in opera non una ,■ ma più forze di pofizione diverfa , e ù.\ diverfa energia; perchè e (Te mìo la gravità una foia forzai , la quale predo di noi agifee con un fol centro , e con una quafi medefima azione , per rapprefentar giuftamente quelle forze ha dovuto ricorrere aNe corde elafikht ,

(io) Ma quella volta l'artifizio del Dhlogifta Bolo^nefe fembra paiTare i confini del vero . Non quello inten te provare il P, Rtccati , ma lo aflu- me, ed aflumendolo prima per ipotefi, poi fi pro- va da lui , che tal legge in vigore è nella natura . L'argomento è, a dir breve . Se in natura ha luogo la legge degli fpazj nella cornpofizione , e rifoluzione delle forze , manfienfi 1' ugualtà ,* l'azione , e I' effetto ; non cosi, fc ha luogo la legge de' tempi; dunque la legge degli Ipazj farà/ la vera, non quella de' tempi. ,, Chiaro è dun-

?[uc, affumerfi primi, come ipotefi, la ls^gc degl paz; , e poi provarli

D'Italia Ltts. i. Cap. ili. 82

che quella ugualtà fi conchiudeffe dirittamente , - tevafi il redo lalciar tutto , con folo pregiudizio dell'eloquenza, e deli" arte, che non avrebbe avnto vallo campo di fargli ammirare . Ma quella ugualtà d' azione, e d'effetti nella (lima delle for- ze Cartefiane fi prova legittimamente? Alfume l'Au- tore ( lib. ni. pag. 309; verf. n. 3. ec. ) la rife- luzione delle forze fenza badare in efla a quella ugualtà , e poi prova , che fi darà P ugualtà nella compofizione . Quello è il fenfo dell'ultima dimo- fl razione , con cui fi pretende di vincer la caufa , Lafcio efaminare a'Geometri pofatamente, e tran- quillamente la forza, e la dirittura di quella dimo- ilraiione. Eccoci al termine del noflro eflratto \ ma non crediamo d' eflere al termine di parlare di quella controverfia . Non Tappiamo veramente, il P. Riccati rifponderà . Ma vedendo noi , che nella giornata ottava egli propone un altro argo- mento affatto nuovo, ed altri parte nuovi, e par- te nuovamente confermati ne rimette in campo nella giornata nona , nella decima, e nell'undeci- ma, e che di quelli in tutti i tre libri del Dialo- gijìa Bolo^neje non ne dice neppur parola ; ci giova fperare un altro tomo dal medefimo Dialogi- jla per difaminafe, e dileiogliere quelle tralafciate ragioni . Ma i lettori preparinfi ancora per quello nuovo volume, quando ulciffe, a feparare accorta- mente l'artifizio, a fcuoprire la verità in diritto * dalla medefima verità. Un altro impugnatore ha il P. Riccati avuto , ma nel feguente tomo ci rifer- ivamo a parlarne , dove della rilpolla fattagli ne converrà dar conto.

V. Alla Meccanica pure appartiene una Diflerta- zione del P. Ruggiero Bofcovicb della Compagnia di Gesù intorno alla Teoria del Centro della gravità , e degli ufi , eh' ella gode nella Geometria , nella

F Sta-

82 Stori a Lettera ri a

Statica , nell' Agronomia , nella F///f* . Eccone il titolo :

De centro Gravitatis Diflertatio habifa in Col- legio Romano Soc. Jefu . die 6. Augufti anni 1751, Romse. 4. pagg. 28.

Quefta Teoria , Hata Tempre importante , e neceffaria, lo è molto più nel noftro fecolo , nel quale dalla Scuola inglefe del Sig. Nevvton ha co- minciato ad aver grand' ufo nella Fifica agronomi- ca . Prima del Nevvton tanto Copernico , quanto Keplero, e tutti gli altri della loro fcuola riponeva- no il centro delle rivoluzioni de' pianeti primari nello ftefìb centro folare , ed il centro della rive- lazione de' Pianeti fecondarj nel centro de' primarj. Così il centro delle rivoluzioni di Mercurio , Venere, della Terra, di Marte , di Giove, e di Sa- turno era per loro il centro del Globo Solare . Il centro delle rivoluzioni lunari era il centro terre- /ire , ed il centro delle rivoluzioni de' Satelliti di Giove, o di Saturno, era il centro della grandezza di quefti Pianeti . I Newtoniani hanno col loro maeftro riabilito , che il centro delle rivoluzioni de' primarj fia il centro comune di gravità oc1 pri- marj , e del Sole . Ma fuperando il Sole di gran lunga nella fua malfa le mafie di tutti i Pianeti uniti infieme, ne viene , che quefto centro corna- ne di gravità non è molto lungi dal Sole medefi- mo . Indi è , che il Sole medefimo diviene come un Pianeta , il qual fi rivolge intorno al centro comune di gravità ; e ficcome quefto centro , che dipende dalle porzioni di tutti i corpi mondani fempre varianti, patifee una gran varietà, così non v' è orbita più irregolare dell'orbita, benché piccolif- fima del Sole . A quefta irregolarità contribuifeono in gran maniera le Comete , le quali e fon corpi affai grandi, e affai numerofi , e d'orbite elìrema-

mente

D' Italia Lib. i. Cap. ih. 83

mente fchiacciate . Similmente la Luna non fi vie- ne a rivolgere intorno alla terra , ma intorno al cornuti centro di gravita della luna e della terra, che da' più moderni Newtoniani fi fa lontano dal centro terreflre d' una parte quarantefima di tutta la diftanza della luna dalla terra; cioè di un femi- diametro terreflre e mezzo della medefima terra. Adunque la grande importanza di quefta teoria ha eccitato quei}' infigne Scrittore a (tenderla primie- ramente con più rigore , e poi con più femplicità, e facilita , che non fia {tato fatto da molti . Le propofizioni, ch'egli principalmente dimofira , fon le Seguenti:

Prop. I. (pag. ix.) In quavis matta confante ex quotcumque corporibus, utcumque a invi- cem difiunclis, habetur centrum gravitatis, quod eft unicum, per quod tranfeunt omnia plana di- ftantiarum aequalium , & quod dato numero, & pofitione puncìorum ejufdem mafia inveniri po-

* telK

In quefta propofizione , e ne' fuoì Corollar) dimo*

fìranfi , e fciolgonfi alcuni problemi più facili , e

femplici in quella materia.

Prop. II. Si vel linea , vel fuperficies movea- tur circa datum axem , & generet illa fuperfi- ciem , haec folidum , figura genita femper sequa- ,, bitur generanti du&a in viam centri gravitatis .

Quefto è il famofo canone del bravo Gefuita Guidino, il quale dal noltro autore col fuo metodo è fempliciflìmamente dimoftrato. Grande è la con- neflìone, e dipendenza, che una fcienza fuol ave- re con un altra . Ecco congiunte in quefto Canone la Meccanica , e la Geometria . Dato il centro ài gravità , per confeguerite la via di quefto centro , Ja quale appartiene alla meccanica , e data la figu- ra generante, fi trova Cubito la figura generata, che

F 2 ap-

84 Storia Letteraria

appartiene alla Geometria . Per l'oppofto s data la figura generata, e la generante, chedaflì dalla Geo- metria, fi trova torto la via del centro di gravità, e per ciò il centro medefimo , di cui è follecita la Meccanica . Non vi è lode , che il Guidino non meriti pel ritrovamento di quella regola .

Prop. III. Si quoteumque puncìa cujufcumque mafia? moveantur direcìionibus, & velociratibus uteumque inter diverfis, ita tamen , ut fingu- la moveantur motu uniformi in direéìum ; cen- trum commune gravitatis vel quiefeet, vel pari- ter raovebitur uniformiter in direéìum .

Quefto è un teorema Newtoniano dimoftrato dall' autor col fuo metodo, eh' è affai elegante.

Prop. IV. Si puncìa quotlibet cujufdam maflfx compofita: ex corporibus quoteumque , uteumque a invicemdifiunéìis, vi inertiae prceditis, agant in mutuo acìionibus, qua; inter bina quaecum- que puncìa fint aequales, & contraria?, flatus cen- 3, tri communis gravitatis quiefeendi , vel movendi uniformiter in direéìum nihil turbatur , & manet ,, prorfus idem, qui eflet , fi in mutuo illapun- 5, cìa nihil prorfus agerent.

Queft' altro Teorema Newtoniano è dimofirato con gran chiarezza ; laddove la dimoftrazione Newto- niana è molto ofeura ( 1 1 ) .

Il redante di quello libretto abbraccia 0n Uii più intigni, che il Teorema Guldmiano , ed il Newto- niano fomminiftra alla Geometria, alla Statica, all' jQJìronomta, ed alla Fi/tea . Una digreflìone, che fa. l'autore fui fine fopra la fottigliezza de' raggi fola- ri, farà cipolla nel capo della Filofofìa.

VI.

(il) Newton i Princip. Matb. Phil. nat. lib. r. in Cor. 4. i>oJl leges motuum .

D' Itali a Lib. i. Cap. in. 85

VI. Abbiamo, per venir più dappreflfo alla Geo- metria , la traduzione in lingua volgare dal Frange- /<r, in cui fono flati dall'autore fcritti , gli Elemen- ti di Geometria del celebre Sig. Clairaut dell' Aca- demia reale delle Scienze di Francia . E' tanto im- portante il primo Audio della Geometria , che non ifdegnano i più illuftri geometri di abbaflarfi per agevolarne l'intelligenza . II Sig. Clairaut , che è uno de' primi Geometri del noftro fecolo, ha volu- to in quefta nobiliflìma imprefa metter Je mani . Egli tanto negli Elementi di Geometria , quanto in quelli dell' Algebra fi è ingegnato di feguir quella via, che hanno tenuta gli Uomini per ritrovar que- lle importanti due feienze . Alcune volte trovata una qualche importante verità fi vede , e fi fpiega per una via affatto diverfa da quella, con cui fi è prefentata all'umano intendimento. Altre volte gio- va moltiflìmo di efporre i ritrovati colla (Uffa fe- rie di cognizioni , con cui ne venne a capo . Parlando della Geometria ^ e dell' Algebra ì io non so, quanto fia utile il feguire una tai via . Mi fembra però , che fia fempre bene di tentare in tal pro- pofito tutte le vie, che fi poflbno . Facile è , che il confentimento de' giovani Itudenti decida fopra il vantaggio , o fvantaggio delle diverfe vie , che fi tentano .

Elementi di Geometria del Sig. Clairaut dell' Accademia reale delle Scienze, e della Società rea- le di Londra tradotti dal Francefe in Lingua Ita- liana. Roma 1751. 8.

VII. Ora convienmi rivolgere il filo di quella floria ad una delle più fottili , ed importanti feo- perte, che la moderna Anali/i pofla fare perlofcio- glimento de' problemi più difficili della Geometria . Quello è un nuovo metodo del già mentovato P. Riccati per rifolvere, ed integrare alcune equazioni

F 3 dif-

86* Sto ria Letteraria

differenziali , la cui integrazione era fiata in vano tentata dagli Algebrici più famofi del pattato, e del prefente fecolo . E poiché in quefta ftoria io mi fo- no propo(lo di dar fempre una qualche idea conve- nevole ancora delle più aftrufe materie , che in og- gi fi maneggino da' letterati di primo grido, mi converrà in quefìa , che è delle più recondite , di ripigliare la cofa alquanto da alto, per far compren- dere giuflamente, in che confida quefia bella fcoper- ta . Ogni mezzano geometra sa, che quelle grandez- ze , le quali fucceflìvamente vanno crefcendo o fcemando, ( come farebbe la velocità di un grave , che difcende, o di un altro, chefale) foglionochia- marfi indeterminate , o fluenti, e foglionorapprefen- tarfi per le ultime lettere dell'Alfabeto x , z , y , te. Ne può ignorare , che l'arte dell' Algebrica è ripofìa tutta nel faper con varj argomenti , e ma- niere feparare nel calcolo quefle indeterminate me- defime Con tal feparazione fi ottiene o l' integra- zione di una formola differenziale , o Ja riduzione alla quadratura, o retti fxcazion delle curve . Ad ot- tenere una tal feparazione 1' Ermanno , i Bernulli , il Sig. Gabriele Manfredi , il Sig. Conte Jacopo Rie- cati padre del noflro Autore hanno aperte, o tenta- te diverfe vie. Anzi alcuni giovevoli ritrovamenti in quello genere di cofe avea già pubblicati lo llef- fo P. Riccati (12). Ma con tutti quefli tentativi , aflaiffime forinole algebriche vi recavano , le quali ef-

(12) Nel tomo 11. dell' Accademia di Bologna, dove 11 ottiene la feparazione delle indeterminate nelle formole , in cui due d' effe hanno la fola di- menfione lineare, per quanto le quantità differenzia- li fieno elevate a qualunque podeflà, o infieme moltiplicate.

D' Italia Lib. i. Cap. ih. 87

effendo anche fempliciflìme , non potevano con al- cun artifizio liberarli dal mefcolamento delle inde- terminate . Così quell'arte ammirabile deli' algebra degl'infiniti veniva a rimaner tronca , ed imperfet- ta . E' vero, che l'Eulero Geometra di gran nome avea già tentato di procedere alla fommatìone , ed integration dell' equazioni lenza valerli della fepara- zione delle indeterminate ; ma a confeflar la verità gli artifizi di quello grand' Uomo erano poco gene- rali , e non fi eltendevano , che a pochiiTime for- mo/e. Ecco pertanto in che confitta l'ammirabile in- venzione del P. Riccati , nel difcuoprire V integra- zione lenza (eparar le indeterminate , e nello Mende- re un tal metodo ad un gran numero di formole , alle quali l'arte d' più infigni Geometri non era ancor pervenuta. Somminidrata così l'idea diquelt' opera , che è affatto lup^riore alle lodi , ch'io po- trei telTere in favor d* effa , non mi remerà altro , che riportare il titolo d'effa , ad intendere il qua- le balta fol tanto aggiugnere , che una tale efien- /ìon di merodo egli l'ha condotta a fine coli' ufo di una curva chiamata da' Geometri Trattoria , la cui natura convien imparare da' Geometri mede- fimi ,

,1 Vincentii Riccati Soc. Jefu Presbiteri De ufii 5, mot us Traftorii in conftrucìione a?quationum dif- ferentialium. CommentariusBononise. 1752.4. pag. 5, 72. con tre tavole .

V 1 1 T. La Citta di Verona ha fomminiflrato un opulcolo appartenente alla Geometria , ed infieme al- la Mercatura. Un accozzamento di Geometria, e di Mercatura parrà forfè Urano a qualcuno , e pure qui fi propone un problema di Mercatura, e colla Geo- metria fi fcioglie. Del dotto Sig. Torelli, dal quale oltre un nobile faggio della fua Traduzione , di Vir- gilio , altre piccole cofe , ma irigegnofe abbiamo

F 4 avu-

SS 'Stor i a Letterari a

avuto in fomigliante genere Matematico , è l'opuf- colo, di cui parliamo .

Scala de' meriti a capo d'anno, trattato geome- trico del Sig. Giufeppe Torelli . Verona 1751. 8. nagg. 29.

Leggendo un tal titolo , io credo che i lettori , i quali non hanno nelle mani avuto il libretto, tro- verannofi affai inviluppati per intenderlo , e per im- piegarlo. Una tale ofcurità nafce parte dalla mate- ria medefima, eh' è un poco difficile , e parte dall' accoppiamento di qualche voce propria de' Geome- tri * e de' Mercanti . I Geometri adunque chiamano Scala una linea curva, la quale gradatamente ci va rapprefentando con alcune linee comprefe fra l'afte , e la curva certe grandezze, che crefeono , o dimi- nuifeono di mano in mano, Così effi chiamano Sca- la delle velocità una Parabola , perchè appunto efta colle fue femiordinate ci va rappreientando i divertì gradi del/e velocita, che va acquiftando per l'aziof ne continua della gravità un grave , che vada ca- dendo per l'afte della ftefta Parabola. Preftb i Mer- canti dicefi merìtum il frutto, che fi cava da un ca- pitale, o dalla forte dentro un certo fpazio di tem- po . Sicché Scala de' meriti a capo di' anno lignifica una curva, la qual colle fue linee vada rapprefen- do la quantità del frutto , il qual va crefeendo col crefeer del tempo, e fi fa al tempo proporzionale , fino a maturarli tutto il frutto col finire dell'anno. Finquì ognuno fi crederà , che la cofa fia faciliffi- ma, e che colla regola del tre fenza T involgimene di tante curve la cofa pofta venire al fuo capo . S< cento feudi di capitale dentro un anno mi danne tre, dentro quattro mefi mi daranno uno. Eh la co- fa non va così . Quello capitale fi pub confederare il due modi. Prima come una cofa collante, che frut- tifica col folo feorrer del tempo ; poi come una cofa

va-

D'Italia Lib. i. Cap. ih. 89

variabile , che avendo fempre un accrcfcimento , opera infieme con queft'accrefcimento un frutto. In fatti il frutto, che ricavato* in un mefe nella merca- tura, fi accumula col capitale; e così il nuovo frut- to dell' altro mefe dee corrifpondere ed al primo capitale, ed all'accrefcimento di cfib , e così andan- do innanzi. Ora in vece d'andare a falti , fi penfi , che ogni piccol tempo abbia il fuo frutto , il qua! fubito pafiì in capitale ; e poi al fecondo tempo competa il frutto del capitale, e 1' accrefcimento , e così del terzo, del quarto , e degl'infiniti tempicel- Ji, fi verrà a formare una ferie di frutti corrifpon- dentì a' tempi , che però colla legge de' foli tempi non fi rapprefentano baftevolmente . Tutta quella ferie crefcente di frutti intefi a quefìo modo può ef- icre efprefia da una ferie di linee , che formeranno una curva , eh' è appunto la curva , le cui dimen- iìoni , e proprietà prende a dimollrare il nofiro au- tore. Se gli accrefeimenti della forte, checorrifpon- dono a ciafcuntempicello, fon proporzionali alla forn- irla del capital primo, e della forte corrifpondente , fembra a noi certo , che la curva , la qual fi cerca , niente altro fia , che la comune Logijiica , com' è agevole a dimortrare (13). Ma la cofa fi voglia

in-

(13) V afeiffa di quefia curva rapprefenti il tem- po, e dicafi x. Una linea compofia del primo capi- tale, e del frutto aecrefeiuto nel tempo x dicafi y , Il tempicello feguente farà dx . Ma in quefto tem- picello fi fa un accrefeiraento di frutto , che è pro- porzionale al primo capitale , ed al frutto già gua- dagnato nel tempo x. Dunque un tale accrcfcimen- to (ara come ydx. Ora queft' accrefeimento picco- liftìmo di frutto fatto in tal tempicello farà come d y . Dunque aggiugnendovi per V Omogeneità una

qua-

90 Storia Letteraria

intendere altrimenti , fi muteranno le condizioni di quefta curva . D' un problema mercatorio , ma da quefto diverta parlò affai dottamente il S. Goffre- do Guglielmo Leibnizio , fciogliendolo colla fua pro- fonda Geometria ( 14 ) . Tanto è vero, che tutte le facoltà, e le arti fi danno la mano . Senza una buona Geometria il mercante più bravo non potrà ne fciogliere , ne comprendere un problema , che tutto riguarda il fuo traffico , e '1 Tuo guadagno . Per altro dall'ingegno, e dall' aflTiduo Audio del Sig. Torelli dobbiam attenderci tra poco opere di mag- gior riguardo , e fpezialmente quelle d* Archimede da lui raccolte, tradotte, illuftrate .

I X. Mentre altri penfa a perfezionare la parte più fublime della Matematica , non manca chi fi argomenti di confermare, e difendere le prime pro- porzioni elementari della Geometria. Parliamo del P. Tommafo Gabrim de^ Cberici regolari Minori , il quale ha mefla alla luce la feguente difTertazione Dif-

qualunque colante A , avremo * y àx - A dy Che appunto è V equazione alla Logifiica , la cui fottotan- gente fia uguale alla coftante A. Dunque la curva , che cercali , è appunto la Logifiica . Sicché tutta farà conveffa verfo il fuo afte, e non già parte ro»- cava , parte conveffa, come l'autore ha rapprefen- tata la fua Scala de* meriti. Il che vogliamo aver detto a folo motivo di dimoflrare la giufla cltima- zione, in che abbiamo il Sig. Torelli ; non efTendo noi ufi d'efaminare, non i libri degli Uomini di fapere , affin eh' efTi o ribattendo le nortre oppofi- zioni anche più fedamente I' opinioni loro frabilif- cano, o riconofecndo qualche erroruzzo meglio an- cora, che non abbiamo fatto noi, il combattano. (14) Negli Atti di Lip/ia anno 1683. mc^e di ottobre (p.405. )

D'Italia. Lib. i. Cap. m, 91

DifTertazione fopra la Propofizione ventèlima ,, del libro primo d' Euclide fcritra dal P. Tom- mafo Gabrini. In Pefaro 1752. nella Stamperia j, Gavelliana. pag. 16.

Eravi flato chi contro a quefta certiflima propo- fizione avea fui ferio propofto il feguente fofifma . 9, Ne* triangoli rettangoli il quadrato dell' Ipotenu- ,, fa uguaglia i quadrati de' Cateti infieme prefi ; dunque l'Ipotenufa uguaglia i Cateti,,. A dif- ingannare il Sofijìa mette il P. Gabrini in opera prima la Logica, poi la Tifica, indi la Metafijìca. Come quefto fofle poco , chiama ancora l'ajuto dell' aritmetica , della Trigonometria , della Geome- tria , e finalmente dell' Algebra . Par quefto uno fcialacquamento di dottrina in cofa si aperta; ma ferve a dimoflrare l'abilità del P. Gabrini , ed a rintuzzare colP altrui efempio, chi prefumefTe d'at- taccare per qualche vana fpecolazioncella alcun al- tra geometrica propofizione.

X. 11 folo P. Valentino Roveda d' Afli avrà avu- to particolar piacere nello fventato Sofifma . Per- ciocché fi farà confolato di non efTer folo nella fua vaftiffima intraprefa di atterrare la Geometria , e di confondere ne' loro errori tutti i feguaci d'E«- clide . Ma egli il fa con altra forza , che non il cavillatore di Pefaro. Ecco una fua nuova bell'opera venuta alla luce non già di un foglio , com' era l'altra , di cui l'anno fcorfo fu ragionato , ma di più, e pia fogli.

D. O. M.

Qui dans parvulis intelleclum vere folus con- fìtendus eft in Tnnitate unus, immenfus. P. Va- lentinus Roveda Attenfis Ordinis Eremit. S. P. Au» gultini . Nova theoremata inventa , & propofi-

tiones

92 Storia Letteraria

tiones Geometrica? in fcientia hominis. Bononia: » 1751- 4- pag: 103.

Quefto religiofo è fempre fimile a medefimo ; ma noi pur fiamo a noi fienili nella difgrazia di non intender tampoco ciò , ch'egli fi dica. Ten- tiamo , gli altri foffero pia fortunati di noi ad intenderlo. Prefenterò a' lettori un periodo qualun- que, che mi venga agli occhi. Eccolo (pag. f. §. 15. 16.)

Effe curvum, & effe rectum (& ecce definì- tiones feu natura; abftracìaj a materia ) funt duse natura? diverfa?, feu dirti miles, feu inacquale*; ergo vel effe curvum, vel efTe recium, prout funt ina»- quales , habent effe majus, & minus; atqui effe curvum per Geometras habet effe majus , quia effe curvum poteft commenfurari a retta, id eft 9, a parte minori ; ergo effe curvum habet effe ,, majus , & effe recìum habet effe minus. Per me è bujo petto.

XI. Della nuova edizione , che fi fa in Verona degli Elementi Matematici del Sig. Cùjìiano Volfìo , abbiamo già il quarto tomo , che porta quello ti- tolo .

L. B.

Chriftiani Wolfìj ec. Elementa Mathefeos uni- ti verfseTom. IV. , qui geographiam cum hidrogra- j, phia , Chronologiam , Gnomonicam , Pyrotech- niam, Architecìuram militarem , atque civilem compleétitur. Editio nova priori multo au&ior , & correcttor. Verona? 175 1.

Le molte edizioni , che fono fiate fatte di que- fto corfo di Matematica , che certamente pel gran numero delle materie , per l'ordine , con cui fi trattano , per la brevità , con cui fi fpiegano , e

final-

D'Italia Lib. r. Cap. ih. 93

finalmente per la felicità, di affaifiìmi calcoli , che per entro fi trovano , ha oltre pattato il merito , e la lode di alcuni, che innanzi a queft' autore fi accinfero a quella diffìcile imprefa , affai chiara- mente dimofìrano , che quello è un corpo non fo- lamente commendabile, ma giovevoliffimo ancora. In fatti n' è piena non folamente la Germania , ma eziandio la Francia, e l' Italia. E forfè a que- llo corpo debbefi una certa maggiore eftenfione , che in quefto (ecolo gode una facoltà , che femprc fi è tenuta nafeofla in poche perfone . Le tante edizioni però, che fono fiate fatte di quell'opera , lafciano ancora da defiderar qualche cofa. Impe- rocché avendola io feorfa più volte vi ho trovati degli errori di calcolo , e delle mancanze anche importanti , alle quali in quefta Veronefe edizio- ne fiali portato alcun rimedio , non avendola, noi po(fo dire . Vero è , che alcuni fono errori dello Stampatore ; ma altri il fon certamente dell'Autor medefimo ( 15 ) , e mancanze pur vi fono di

lui

(15) Quefti errori non fon pochi, e fono fparfi per tutta l'opera. Ne recherò alcuno per modo d'efempio. Quefto è al tom. 11. cap. xi. Problema xcvii. §. 516. Ivi fi feioglie generalmente il pro- blema, qual fia la curva della proiezione de' gravi in uno fpazio privo di refiftenza , e con direzioni parallele . Si efemplifica il problema nell' Ipotefi del Cavalier Baliani , e fi conclude , che in tal cafo la curva della proiezione fia una Logaritmica } la cui fottotangente uguaglia 1. Il che è falfiffimo, dimoftrandofi , che in tal Ipotefi la curva è una linea retta . Similmente /'/ Cap. ir. dello freffo tomo §. 113. Probi, x. vi è più di un errore. Nel Cap. vili, dello fletto tona© Problema 1. nell'efem-

pio

94 Storia Letteraria

lui (16. ). Ma non fi potrebbe in qualche opportuna nota togliere molti inciampi, ne' quali incorrono i principianti ? Non fi potrebbe ancora nelle iìefle note fupplire alcune mancanze, che fono più effen- ziali? Qual cofa farebbe più utile, e più plausìbile di quella? Nulla fi toglierebbe con ciò al fuo ri- nomatiffimo autore, il quale niente perderebbe del- la fua efìimazione, in un opera , che tante ab- braccia, e così difficili materie , fi faccia notar al- cuna fvifta , qualche piccolo errore . Bifogna non avere veleno in cuore, e a queuV imprcfa metterti non per grandeggiar fopra un Uomo grandi (Timo , ma per far benefìzio a' novelli fludenti di quefte martrie . Allora neppure l'autor rnedefimo ne attuterebbe , e ad un critico di quella fatta ren- derebbe egli Ite fio affaiffime grazie. La malignità, e non la moderata, e ragionevol critica quella è, che altamente ferifce.

XII. Alla nuova edizione dell'opera , di cui ho ragionato fin' ora , ha con molta affidili per una gran parte affi fi ito il Sig. Gaetano Marzagaglia , il quale quali per un fupplemento di ciò, che nel tVolfio fi defidera nel Capo della proiezione dey gra- vi , ha comporto , e mandato alla luce un libret- J to ,

pio, che recafi della Cicloide, ì tempi, che fi de- terminano per la difeefa de' gravi ne' pezzi della Cicloide, fono erronei,

( 16) Delle mancanze fimilmenfe ne trova- no fparfe in tutta l'opera , ancora di quelle, che fono affai dannofe a' principianti . Vero è , che in quella parte il componimento di quefV opera fareb- be difficiliffimo , e ricercherebbe un grand' uomo . Io lafcio di recarne efempj, perchè fono quafi ovvj in ciafeun trattato , e fon facili a riconofeerfi.

D'Italia Lie. i. Cap. m. 95

fo, nel quale s'infegna a calcolare con ugual faci- lità i tiri delle bombe tanto orizontali , che obliqui, e fi sa bene , che gli obliqui contengono una par- ticolar difficoltà, che quell'autore fi è ingegnato di fuperare.

Del calcolo Baliftico, o fia del metodo di cal- colare colla medefima facilità i tiri delie Bom- ,, be orizontali, e gli obliqui. In Verona. 4. 175 1.

La Militare architettura è molto tenuta alla di- ligenza, e fatica di quell'autore; ma elTa è un gran pezzo, che va cercando qualche Scrittore, il quale la perfezioni in due parti , che fono mancantiffìme fino al giorno d' oggi. E ficcome V intendimento di quella Storia è principalmente quello di eccitar gì* ingegni degl' Italiani alla coltura delle Scienze , e dell'arti, io (limerei di far torto alla materia, di che tratto, ed al fine dell'opera, lafciaffì di fcuopri- re in qual parte l'arte militare defidera la fatica , e l'indulìria degli Scrittori, E primieramente è da fapere , che i libri, e gli ftrumenti, che fono flati fin'ora meffi in mano de' Bombardieri , appongo- no il Problema delle Projezjom fciolto in un mez- zo , che non abbia refiilenza veruna (17.) Ma per quanto fia fottile l'aria della noftra atmosfera, la velocità delle bombe è (ale , eh' effe vengono a riceverne una refiilenza affai confiderabile , come farebbe facile a dimolìrare colla Teoria , che colla fperienza. Onde avviene, che la curva delle Bombe fi venga fenfibilmente a feoftare dalla Pa- rafo-

(17) Così la fquadra di Filippo de la Hire , le corruzioni del Sig. Domenico Cajfini , i metodi del Bion , e del Montanari , ed affaldimi altri opufcoli di fìmil fatta fuppongon la niuna , o non lenfibilc refiilenza del fluido aereo.

Stori a Letteraria

rabola Apollonica , fu 1 1 a quale fono fondati i cal- coli, e le corruzioni , che vanno per le mani de' pratici . E' vero , che non mancano Algebrici , che in quella curva di proiezione hanno confederata la rejijìenza. Poiché lo ha fatto il Varignon, YErman~ no , e lo ftefTo fVolfio , del quale poc* anzi ho ra- gionato. Il Sig. Newton non manca di fommini- Ararci alcune eleganti corruzioni. Ma a confefTar la verità, quelle forinole algebriche , e quefte coflru- TJoniy che fomminiftrano la vera curva di projezio- riC) fono reftate nell'intelletto di pochi Matemati- ci . Manca qualcuno , che riducendo alla pratica un tal problema , metta nelle mani de' bombardie- ri o uno frumento, o un facil libretto, nel quale i tiri vengano rapprefentati nella vera , e reale Ipotefi della refifìenza del fluido aereo . Gli altri frumenti, e calcoli, che fono flati propofti fin* ora , fon buoni , quando fi avefle a tirar delle bombe nel vuoto di qualche recipiente Pneumatico * E* vero, che ad ordinare * e ben digerire una tal Teoria vi vuole un Uomo di gran valore ; ma io porto fentenza , che la cofa potrebbe condurli a tal facilità , che un femplice bombardiere poteffe metterla in opera colla medefima facilità , che fi trova al prefente nella l'alfa ipotefi della niuna re- fiftenza- Una feconda irregolarità nafee ne'tiri del- le bombe da qualche urto , che effe vanno incon- trando nelP interior fuperficie del mortaio. Impe- rocché fi veggon le bombe , di notte girare intor- no ad un afTe , che è falle della gravità , e ciò con una velocità molto fenfibilc . La forza, che fi confuma in quello rivolgimento, fi viene a toglie- re alla proiezione, e perciò fi viene ad errare nelf ampiezza della medefima. Andccebbe penfato mila maniera d'impedire un ral rivolgimento il più che li potclTe. Io dico, / pia che fi poteffe . Poiché in- tendo

D'iTAtrA Lrr. i. Gap. ni. rr>

fendo bèlle, che per varj accidenti inevitabili ut? tal moto non fi può totalmente impedire ; nondi- meno mi pare di feorgere qualche ripiego , per Cui fi potrebbe ridurrò ad eflfer piccioliffimo , e per ciò a recare un tenui (Timo errore ne' tiri ancora più malagevoli. II Sig. Marzagaglia farebbe al calo di ben trattare quefti punti.

XIII. Ecco un' altra òpera militare.

Jn/ìruzioni Militari raccolte dal Colonnello Tran- cerò Ferrò al fervizio della Serenijjima Repubblica di Venezia. In Brefcià 175 1. dalla Stamperia di Ja- copo Turbino in 4.

Frutto è queft' opera quafi d'otto luflri , quanti il S\%. Colonnello Ferro ha fervit'o gloriofamente la Repubblica Veneziana , e dello Audio delle Scienze Matematiche alla guerra appartenenti , alle quali fino da' fuoi primi anni s'applicò nel Collegio de' Nobili di Verona. Intraprefe la militar difciplina nella più frefea età fotto la direzione del Sig. Co- lonnello Fulvio fuo Padre ; e co' fuoi meriti , e coli' efempio Ci è poi anche avanzato ad uguagliar- lo nella dignità . Indirizza egli l'opera al SereniflTi- mo Doge Pietro Grimani ultimamente trapalato all' immortai vita , Principe di gran mente , e molto coraggio , ed ottimo eftimatore de' meriti altrui , come nel feguente tomo faremo vedere . Ma che fi contiene in quelle Irruzioni ì La ma- niera di formare im Uffizial Comandante , e fubal- terno . Trattanti con debita efienfione, e con otti- mo difeernimento le materie , e tratto tratto com- pruovanfi i precetti da' migliori Autori derivati co- gli avvenimenti , de' quali a' piedi della pagina fi (ta ragguaglio a modo d'annotazioni, io non credo, che di queft' opera ne pofìTa dare un' idea più giufta di quella , che ne prefenta V Autore mede- fraio neir avvertimento al lettore con quefte pato-

G le--

98 Sto ri a Letterari a

.le - - Per dare poi alla raccolta un qualche ordine ho creduto bene dividerla in capitoli , e quegli , che abbracciassero le occorrenze , e le funzioni neceffarie alla laboriofa , e difficile profeffione . Comincio però dalle difpofiztoni d' uno sbarco y indi paffo al modo di ordinare un armata in battaglia , accamparla , farla operare in campagna , negli attacchi delle piaz- ze ,• delle linee circonvallazione , nella di fa delle medejirne , terminando col Capitolo delle refe , e dei fegnali ec. Quantunque le prefenti irruzioni mili- tari fieno dirette , ed accommodate particolarmente a formare un Ufficiale delle Venete Truppe , po- tranno però effere', leggendole , e fludiandole di moltiffìmo profitto per qualunque altro fervizio - Son quefte Ijìruzioni ornate di molti rami.

CAPO IV.

Filofofia^ e Storia Naturale.

L TTNAlla più difficile, e fpinofa materia, quale JLV certamente la Matematica , io mi rivolgerò alla più facile, ed amena, qual'è appunto la Filo- fofia . Di Logica abbiamo una nuova ftampa del Sig. Dottore Luigi Antonio Vernejo Arcidiacono d'E- vora , il quale la indirizza agli (tudenti Portoghefi . Egli la poteva ancora indirizzare agli autori Italia- ni , almeno ad alcuni . Poiché in alcuni opufcoli , che veggono la luce delle ftampe , quanto fcarfo , e ftorto è il raziocinio , che vi fi adopera ! Quefto nafee da mancanza di Logica, e di Geometria. La prima infegna le regole del diritto di (correre , e la feconda ne infegna la pratica più ficura. La Logica di cui ho parlato ha quefio titolo.

Aloyfii Antonii Verncii equitis Torquati, Ar- ,, chidiaconi Ebrcnfis de re Logica ad ufum Lufi-

,, tano-

/ D'Italia Lib. i. Cap. iv. 99

tanorum Adolefcentium , libri fex . Rorrae 1751.8. Si è veduto affitto in Roma contro quefta Logica un indegno frontifpizio colla data di Pamplona . Sa- rà una Pamplona molto vicina.

II. Scarfa è fimilmente la materia della Metafifica . Poiché (olamente abbiamo i nuovi Elementi di Me- tafifica del Sig. Dottor Antonio Genovefe regio Pro- fejfore d'Etica nella pubblica Accademia della Città di Napoli. Il titolo della prima Parte fi è.

Elementa Metaphyfica: mathematicum in no* rem adornata ab Antonio Genuenfi in regia Nea- politana Academia Ethices Proiettore , SS. P. N. Benedi&oXIV. dicata, Pars I. Neapoli 175 1. 8. Accedit difputatio Phyfico-hiftorica de rerum cor- porearum origine, & contlitutione.

Somigliantemente è intitolata la feconda, e terza Parte. Ma diverta è il titolo della quarta.

De principi is Legis naturali s , & de officiis . Il metodo, con cui fcritta è quefta metafifica , è il migliore , ehe potta mai immaginarfi . Il procedere erettamente per le definizioni , poflulati , ed aflìo- mi , nel che confitte il metodo de' Matematici , è cofa, che può adattarli a ciafcuna facoltà. Magran- diflìmo accorgimento vi vuole per faperlo bene ap- plicare . Non è così facile lo fcegliere i veri aflìo- mi nelle facoltà remote dalla geometria . Vi faranno certe propofizioni , in cui non convengono tutti, ed allora appartiene all'autore d'efcluderle dal novero degli attiomi. Lo flile , in cui è fcritta que- fìa metafifica , è alquanto diffufo , ma ben colto , ed ordinato . La parte prima contiene pagine 290. La feconda pagine 304. La terza 391. La quarta 250. Il pubblico ha tanto applaudite le prime edizioni di queft' opera ; quanto dunque gradirà più quefta piena, e di tante confiderabili giunte fornita?

III. La Tifica ci prefenta tre delle più plaufibi-

G 2 li ,

ioo Storia Letteraria

li, e belle pòfizioni , che quefta facoltà poffa van- tare; cioè Vorigine de terremoti , V origine delle fon- tane , e finalmente la figura terre/Ire tratta da' prin- cipi della Tifica. Della prima ha difTufamenu trat- rato il P. D. Andrea Bina Benedettino , della fecon- da il Sig. Conte Barbieri , e della terza il P. Paoli Fnfio Barnabita . Di tutti e tre quelli autori è de- gna di lode la diligenza , e la dottrina,* e qual- che difetto fi feorgerà ne' loro fcritti , quello vuol condonarli alla difficoltà della materia, che elfi han- no maneggiato. I terremoti, e le fontane occulta- no la loro origine nelle vifeere della terra , dove ad umano fguardo non è lecito di penetrare , e 11 figura, che la fuperficie terreftre ha pigliato, ben- ché erta fia cofa vifibile, ed ofTrvabile, pure iovi- fibili fono, ed inoflervabili tutte le particelle della mafia terrelìre , dal cui equilibrio nafee l'efterior fuperficie. Dal che viene, che a fviluppare, e de- cidere quelle tre quillioni , bifogna adoperare i pia forti, e più (ìcun razi>ci:j, per penetrare cogli oc- chi della mente , dove non è a' nolìri fenfi corpo- rei permeilo di giugnere. La prima quiilione adun- que è trattata in un libretto di tal titolo

Ragionamento fopra la cagione de' terremoti , ,, ed in particolare di quello della terra di Gualdo ,, di Nocera nell' Umbria , feguito l'an. 175 1. Di D. Andrea Bina Calinenle . In Perugia 1751. pagg. 48.

Il Libretto è dedicato a S. E. D. Carlo Gonzaga de Duchi di Mantova Prelato domeflico di S. S. Governatore di Perugia. Il P. Bina comincia (p.6. e fe^. ) dal dimoflrare la grande analogia, che tra l'effetto d'una mina palla , e tra quello di molti ter- remoti, de' quali menzion fanno gli antichi, e mo- derni Scrittori, (putito e un pezzo di molta Storica erudizione, benillimo raccolta all' intendimento del

N. A.

D'Italia Lib. i. Cap. iv.

ioi

N. A. Quindi viene ad efporre hi prima fentenza inforno la cagione de' terremoti . Credono molti , non elTer quella , che una fotterranea accenfi.-nc del- ia infiammabil materia difp ria per re vifeere della terra. Ma il N. A. ( p io. ) oppone a tal fenten- za due difficolta. La prima è, che i terremoti ac- cadono bene fpetTo in paefi, dove Zolfai are, ntì miniere fi veggono di combuiìibile , ed infiammabil materia (i). L'altro argomento è più bizzarro. Col- la_

( i ) Forfè gli autori di quefta fentenza doman- deranno al N. A., alcuno abbia mai fcavafo nel- le vifeere di que' terreni ? Noi abbiamo una bea lunga induzione , che più grandi , e più frequenti imperverfano i terremoti , dove una fimil materia infiammabile fi feorge in gran copia . Ne è tefti- monio il regno di Napoli , e di Sicilia , dove si gravemente infuriano i terremoti , e dove la mate- ria combuflibile fi fa palefe non folamente per le miniere , che fi fcavano , ma eziandio per la vifiì» bil fiamma del Vefuvio , e dell' Etna . Dove mai quello flagello più frequentemente riluona , quanto nel Perà , nel Chile , ed altre parti dell' America Meridionale , e dove i Vulcani più frequenti fono, e più terribili? Quefta induzione ha una gran forza a perfuadere, che ancora negli altri luoghi, comechè non appaja , pur vi fia fomigliante materia. Il col- tello anatomico non ha mai fatta prova , tanti ammali, che vanno per certe campagne, e per de- ferti, abbiano cuore, e Polmoni; pure l'induzione degli altri animali dirittamente ci perfuade, clu in quegli altri ancora v'abbia quelìi organi della cir- colazione , e del refpiro . Forfè que' terreni fi fcavalTero profondamente, troierebbefi la combufti- bil materia.

G 2

ioz Storia Letteraria

la Teoria delle mine , e col calcolo , che in effe adopera la militare architettura , fi vuol dimoftra- re , che la materia comburtibile ne' gran terremoti dovrebbe efler riporta di dal centro terreftre . Onde avrebbe Tempre a crollare tutta affatto la ter- ra. E certo, dice il N. A. ( pag. 12» 13. 14. 15. ), perchè li Terremoti più furiofi non (oloeguaglia- no in forza , ma fuperano altresì di molto le mine, e le imitano negli effetti ; farà molto con- forme al fenfimento di coloro , che derivano li ,, Terremoti dalla fotterranea vampa , il credere , che la natura altresì offervi una regola fomi- gitante alla poc anzi addotta, cioè che deponga la materia infiammabile ad una tale profondità ,. che ad un dipreffo eguagli la metà àtì diametro del terreno fcrollato (2): di maniera che un » tre-

(2) Se quefto calcolo veramente conclude, non occorre più penfare a difender quefta fentenza . La Teoria delle mine è certiffima, ed è dalla cotidia- na fperienza confermata. Se l'applicazione è ugual- mente giufta , i fuochi fotterranei faranno liberati dall' ufizio pefantiftìmo di far crollare, e rovefeiare le città , e le provincie . Ma que(V applicazione è ella certa? La profondità della mina fi fa uguale al Semidiametro della Bafe di quel Cono terreo , che vuolfi feompaginare , ed innalzare , ma non già al Semidìametio di quel terreno, che fi fa tremare al- lo feoppiar della mina. Lo feoppiare, ed il trema- re fono due cofe differentifrimc. Si fa feoppiare una quarantina di braccia cubiche di terra; ma nel tem- po fìcfTo ne trema, e fc ne fcuotc forfè quaranta, e forfè cento volte più di quello, che feoppia. La Teoria riguarda il terreno fcoppi<itoy non già il ter- reno tremolanti . Dunque ad applicar ben la teoria

bifo-

f

D' I t a 1 1 a L i b. i. Gap. i v. ióV

tremuoto dal Tuo centro fi eftenda per la diflaà^ za di <fooo. miglia ex. gr. l'infiammazione fuc- ,, ceda alla profondità di miglia <5ooo.: ed una tale eftefa non farebbe più che mediocre, tra le mol- te di gran lunga maggiori , e più picciole , che nelle Storie (3) leggiamo aver avuto varj Tre- muo-

bifogna foltanto ne' terremoti far conto di que' pez- zi di terren, che fi fquarcia, non già del circolan- te, che trema. Lo Squarciato èpiccioliflìmo; gran- de è il fuolo, che trema. Dico dunque, che ne* più infigni terremoti fi voglia foggetrare al calcolo quel folo tratto di terreno, che falla in alto, come una mina , la profondità della notoria combuftibi- Ie verrà appunto tale , quale convienfi alla ragione, ed alla fperienza. In quanti terremoti , anche gran- di, non ifcoppia neppure un palmo di terra? Quan- do mai fi è fentito, che 60. miglia di paefe all'in- torno fia volato in aria , e poi ricafeato , come fa il terren fovrapporto ad una mina? Quefta difficoltà po- trebbe far dubitare, che l'argomento del N. A. non abbia tutta la forza, che noi vorremmo, per abban- donare la fenfenza da lui impugnata.

(3) Stde di Tr^muoti più picciole di 6oou. mi- glia mi ricordo averne lette nelle ftorie ; ma di mag- giori, o anche folo di 6000. miglia non faprei vera- mente fu due piedi trovarne nelle Storie efempio. Un arco terreftre di oooo. miglia(ancora pigliando il mi- glio Italiano Geografico ) abbraccia niente meno di 100. gradi terreftri , de' quali 90. fanno un qua- drante. Ora un'terremoto, il quale a veffe fatto tre- mare ioo. gradi terreftri d'ogn' intorno , cioè affai più che la metà della fuperficie della terra, fembra alquanto firaordinario . E tanto più che il miglio del N. A. è molto più grande del miglio Italiano'

G 4 fin'

«©4 Storia Letteraria

5, muori , Ora la profondita di óoco. miglia ( che fupponghiamo le Parigine (4) ) ridotte in piedi equivale a piedi 94500000 Renani , lunghezza maggiore del terreltre femidiametro, che fecondo 3, Picart è di piedi 1 961 5800. , e perciò il luogo dell' accensione verrebbe ad eflere in un Cimile cafo più al di fotto , che il centro della terra : ,, ciò, che per molti capi è afTurdo. Così l'au- tore .

" IV. Ora egli parta ad impugnare la feconda fen- jenza , la quale ad Anaffagora , a Teofra/lo, Cali- Jicne , Lucrezio , ed alla fetta tutta degli Stoici s' at- tribuire. Vogliono queftì , che l'aria nelle profon- de caverne della terra forzatamente rinchiufa , e compresa fìa la cagion vera d' effetti memorabi- li , quantunque volte il terren fovrapofto a ceder

ven-

fin' ora adoperato . Quefto miglio del P. Bina è di 15750, piedi Renani ; poiché fecondo lui 6000. miglia vengono a formare 94500000. pie del /fon?. "Ma 295837. pie Renani fanno il grado medio ter- restre ( Vedi Grevafend ed. di Leida 1748. pag. 1048. ) Onde tal miglio farà quafi doppio dell' adoperato fin' ora. Sicché il terremoto del P. Bina farebbe crolla- re in giro 200. gradi terrefìri, cioè più che rutta la terra , la quale forma col rivolgere 180. gradi in- torno ali affé.

(4) Sarebbe qui fiata afTai bene una nota per jfpi garci , che fieno quefte miglia Parigine. Percioc- ché in Parigi , ed in tutta la Francia negli antichi iiinrarj fon fempre nominate le Leugae^ come mi- fura propria de' Galli ; nell'età media, e nella pre- fentc non fi parla d'altro , che di leghe . Ma for- fè intenderà l'autore miglia compolli di piedi Pa~ rigirìi

D'Italia Lib. i. Cap. iv. 105

venga alla forza dell'elaterio dell'aria. Reccanfi pu- re dal N. A. (p. 15. §. x. ) argomenti contro una nuova fentenia, che dicefi effere d'un autore gran- diflìmo del noftro fecole Pretende egli, che il tre- mar della terra fia un inganno , e un pregiudi- zio del volgo , e che foltanto tremin le fabbriche per l'urto folo dell'aria edema . Ma in tempo di terremoti l'aria il più delle volte è talmente quie- ta , che non vi è neppure un aura , che porta muovere una foglia , benché leggeriflìma . Nulla non importa tutto quefto all'autore ingegnofiflìmo di quella fentenza . L'aria con impulfo, che non è ienfibile al noftro corpo, alle foglie degli al- beri , fa far crollare le fabbriche più ben pian- tate . Io per me , per quanto grande fia , ed inge- gnofo quelt' autore anonimo , voglio col P. Bina reftare nell'inganno, e nel pregiudizio del popolac- cio , il quale quando fentefi fotto i piedi ballare il terreno, crede, che tremi la terra (5). Confutate le altrui opinioni viene il noftro autore a proporre, e fiabilire la fua . Quella è, che la fiamma accefa nelle fotterranee caverne intorno la fuperficie d ef- fe rivolgendoti", e fortemente fregandola, ne eccita 1' Elettricifmo , il quale a gran pezzi fi comunica di terra, e di paefi . Così i terremoti altro non fo- no , che lo fcuoti mento , che fi offerva alla mac- china Elettrica . Se dunque , die' egli ( pag. 28. ) , in qualche cava di mediocre vaitità ritroverai!! certa copia di materia accendibile , e per qual- che

(5) Quella fentenza è fiata anche fodamente con- futata in un dìfeorfo [opra i Terremoti del P. Mi- chele del Buono Gefuita , ftampato in Palermo nel 1745. , e riferito nelle Memorie di Trevouxdel 1750. &ÌFarticolo xcv.

io<5 Storia Letteraria

3, che cagione o intrinfeca, o efteriore pigliera fuo« co, e convertirai in fiamma, farà quefta le ve- ci d'un vetro di gran mole ivi fortemente fre- gato ec. (6)

V. Quaiì un ordine fomigliante nella tenitura delle materie ha tenuto il Sig. Conte Barbieri , per altre opere noriffìmo a Dotti , nella dichiarazione dell'origine delle fontane , fomigliante, ditti, a quel- lo, che l'erudito Benedettino ha feguito per l'origi- ne de' terremoti . Imperocché egli prima propone la fentenza dell' Allejo H il quale con giudiziofiflìmi cal- coli foli iene, i vapori ammafiati fulle altezze delle alte montagne fomminiftrare alle forgenti un pe- renne alimento ; la quale opinione dal N. A. fi proccura d' indebolire in più maniere . I calcoli dell' Allejo in quefto propofito fon molto famofi .

Egli

__ ; .

(6) Non credo, che il N. A. lufinghifi di non trovare contradittori . E qual v'ha ornai, il quale nello fpiegare le cagioni de' tanti , e fi varj natura- li avvenimenti porta il vanto darfi di tutti trarre nella fua opinione i filofofanti ? Non può negarli : il P. Bina tutto mette in opra il fuo ingegno , e tutta profonde la fua molta erudizione a pervade- re quella fua fentenza . Ma le fi opporrà la man- canza d'un vero mecanifmo, e della vera analogia tra le fperienze Eletrtche , e gli effetti del Terre- moto. Si dirà, che V Elettricità , onde coli' ufo del fofFregamento eccitata fia , ricerca il fofFregamento di due corni duri, e confidenti , non gii d'un duro con altro fluido, quale è il fuoco. Vorrcbbevi alcu- na fperienza , che ci roanifcllalfe qualche elettricìf- mo per l'avvolgimento della fiamma intorno ad un folido . Per altro il P. Bina avrà fempre il merito di cercate , quanto è da sé, nuovi lumi alla Fifica-

D' I T A L 1 A L Z B. I. C A P. IV. I07

Egli a dimoftrare la fufficienza de' vapori al nutri- mento de' fiumi più doviziofi tentò una fperienza , da cui argomentò, l'altezza dell'acqua (Vaporata per l'azion Solare per lo fpazio di due ore dover effere d'una $3-a parte d'un pollice, la quale altez- za per agevolezza del calcolo , e per abbondare in

cautela egli aflumette di d' un pollice . Su tal

principio ogni miglio quadrato (Vaporerà in ore do- dici 6914. botti d'acqua, ed ogni grado quadrato 33. milioni di botti. Ora abbracciando la fuperficie del Mediterraneo 160. gradi quadrati , dal Mediterraneo in un giorno d'eftate faranno efaltate 5280. milio* ni di botti . Che all'evaporazione fatta per la fola azione del Sole quella fi aggiunga, che i ven- ti cagionano, fi verrà a trovare, che tutta l'acqua fvaporata per quefle due cagioni eccede a difmifura un tal numero. Con un altro calcolo, e con alcu- ne fuppofuioni ragionevoli trovò lo lleflb Allejo 9 che l' Ibero , il Rodano, il Tevere, il Pò, il Danti- b'to , il Niejìer , il Bori/iene, il Tanai, ed il Nilo, che fono i fiumi più grandi , i quali nel Mediter- raneo fi accolgano, vengono a fcaricarc foltanto 1827. millionì di botti d'acqua. Dunque l'acqua fvaporata dal folo Mediterraneo per la fola azion Solare è quafi tre volte maggiore di quella, che i maggior fiumi vi portano. Contra un tale argomen- to , e contra la fentenza di quefto bravo Inglefe molte cofe fono fiate fcritte dal Sig. Derbam ( 7 ), dal

(7) Il Derbam reca contra tale opinione l'ofler- vazione da lui fatta fopra una fontana nella fua parocchia di Upminjler , la quale nafeeva da ba(Tc colline , e portava un acqui perenne , e quafi co- dante.

io8 Storia Letteraria

dal P. Ghozzi (8) , e finalmente dal Sig. Conte Barbieri. S'impugna pure la più giufta, e più fìcu- ra opinione del Valifnieri , e del Mariotte , i quali dalle acque piovane , e dalle nevi , che cuoprono le più alte montagne derivano 1' origine delle fon- tane . La fentenza dal noirro autore abbracciata è l'antica, da lui modernamente, e nuovamente fpie- gata . Coloro , che al mare hanno l'origine delle fontane attribuita , fonofi Tempre trovati in grande imbarazzo per ifpiegare la falita dell'acque fopra il livello del mare . Per farle tant' alto falire altri ha fatto ricorfo alla minore fpecifìca gravità dell'acqua dolce rifpetto alla falata , come ha fatto il Sig. G/'o- vanni Bernoulli (9). Taluno fcorgendorinfufBcier*- za della proporzione, che pa(Ta tra la fpecifìca gra- vità dell'acqua marina rifp<tto all'acqua delle for- genti, ha immaginato degli Alambicchi, o follatoi formati dalla natura ne'feni delle montagne, ficco- me Carte/io penfava . Altri ha melTa in opera l'at- trazione, che oggi gode il porto delle occulte qua- lità già tanto abbominatc nell'antica Filofofia. Re- cali la fperienza de' tubi capillari, e ficcome in ef- fi fi riconofee la falita dalla forza attraente , così negli angufriffimi meati terrctrri , che formano una gran mafia di tubi capillari, fi vuole , che per l'at- trazione falgano le acque dolci fopra qualunque al- tezza rifpetto al livello marittimo . Una tale fpie- gazione hanno abbracciata molti Filofofì , ed il P. Bina , di cui poco dianzi ho ragionato , fi di-

chia-

(8) In un fuo libro intorno all'origine delle fon- tane , del quale con lode li è parlato in più Gior- nali .

(9) dppendix ad dijfert. De cffervef(cntia & fer- mentatione .

D' Itaia Lzb. z. Cap. tv. zo?

chiara di quefto partito. ( Ragionamento fopralaca- gione de Terremoti pag. 30. ) Tutte quefte fpiegazioni difpiacciono al Sig. Conte Bmbieri , il quale con grandiflìroa forza d'ingegno argomentafi di perfua- derci che le forze vive delle acque marittime fia- no la vera cagione dell' innalzamento dell' acque dolci fopra il livello del mare . A quefto intendi- mento , die' egli, che le particelle afpre, e promi- nenti , le quali nell' interna fuperficie de' canaletti terrertri fi trovano, fanno l'ufizio di valvole , o ani- melle , per ritener l'acqua ancora dopo l'azione del- la forza viva del mare , che non fi efercita , non nelle tcmpefle , e ne'varj movimenti dell' O- ceano . Quando l'afprezza de' tubi pofla veramente cfler fornita d'una organizazione fimile ad una val- vola \ quando le forze vive dell' acque marine mi- furate (econdo le ficure Teorie dell' ldrofì*tica ba- llar poflano ad elevare le acque ad una tale altez- za, quale quella delle vene perenni; quando final- mente le medefime forze vive vagliano non fola- mente a tener alte dentro i fottili meati , ma ezian- dio a fare, che fgorghino le particelle dell' umorac- queo, allora non vi farà filofofo, il quale non ami di fecondare gì' induftriofi , ed ingegnofi tentativi del Sig. Conte, il qual con queflo fuo erudito trat- tato merita la lode d'aver tentata una via , a cui molti altri non avean penfato . L'opufcolo, di cui fin' ora ho recata la ftoria, è il feguente .

Trattato dell' origine delle forbenti , e de' fiumi del Conte Lodovico Barbieri Vicentino . In Vicenza 1751. 8. pag. 87.

VI. L'opufculo della figura terreftre del P. Pao- lo Trifio giovane di grande efpettaztone , e d' am- mirabile diligenza parte appartiene alla Tifica , e parte alla univerfal geografia . Ma cercandoli in quefta diflertazione la figura terreltre per me7zo

del-

no Storia Letteraria

delle cagioni finche , le quali agifcono Culla gran mafia, farà ben fatto , che in quello luogo ne ragioni .

P. D. Pauli Frifii Mediolanenfis Congregatio- nis D. Pauli Clerici Regularis &c« DifquiGtio Mathematica in caufam Fhyficam figura? , & magnitudinis telluns nolìrae . Mediolani 175 1. 4. » Pag- 86.

Divifa è quefta Differtazione in dieci capi. Nel primo fi narrano dal N. A. le ofifervazioni , e fpe* rienze fatte per determinare la terreo" re figura. Ra- gionati prima (pag. 1.) delle offervazioni delle lun- ghezze del pendolo femplice a diverfe latitudini della terra, e poi delle mifure de' gradi del terrc- ftre meridiano fatte a diverfe diilanze dall' equatore. Quefta è la bafe, fu cui dtbbon tutti pofare in que- lla materia i raziocini de' Fifici , e de' Geografi . Non è meno importante lo ftabilimento d' alcuni principi , e d' alcune Ipotefi di Fifìca , fopra le quali pur fi appoggia quella teoria . Di quefte fi trattane! Capo I [.(pag. io.), e tra quefte fi mette come una cofa fuor d'ogni fofpetto la leg;e della gravi- tà Newtoniana . E ficcome quefta legge abbraccia due parti, la prima, che la gravità vada diminuen- do nella fteffa proporzione, in cui crefee il quadra- to della dillanza , e la feconda, che la gravita al- la fieffa diltanza fia in ragion della mafia attraen- te , così il noftro Autore fi argomenta di confer- marla con nuove conghietturc nfpetto ad amendue quefte parti . La prima fi prova colle lunghezze del Pendolo ofTcrvate dal Sig. Bou^uer al Quito , « fui monte Pichincba al Perà ( Figure de la terre SeEl.j. §.22.), e la feconda coli' aberrazione , che il piombin del Quadrante (offeriva al Perù fui pie- de del Monte Chimburafo , fecondo le offervazioni dello fteffo Bou&uer (Fig. de la terre Seti.?. §-74-)

(io).

D'Itali a Lib. x. Ca p. iv. ni

(io). Premette adunque fomigliantì Ipotefi patta il P. Fri/io nel Cap. III. ( pag. 21. ) alla Teoria delle forze centrifughe , fenza le quali la ma fifa ter- reftre piglerebbe la figura sferica in tutte le ipo- tefi della gravità , e della omogeneità delle parti- celle terreftri . Scomporla che fia una volta la truf- fa terreftre per l'azion delle forze centrifughe , na- fce una neceffaria mutazione nella fua figura , la qual non farà più sferica , ma fchiacciata a' Poli , ed innalzata nell' Equatore . La figura del Meri- diano farà diverfa nelle diverfe Ipotefi di gravità. Dunque nel Capo VI. ( pag. 29. ) fi produce la fi- gura terreftre nell' Ipotefi della gravità crefcente nella ragion diretta delle diftanze da un centro . Indi vienfi a trattare dell' attrazion de'corpi roton- di,

( io ) Faremo qui una difficoltà contro ciafcuna di quefte offervazioni, fperando, che il N.A. gra- dinila, ficcome opportuna non pure a conofcerela verità , ma ad efercitare l'acre fuo ingegno . Pare a noi dunque , che la prima di quefte offervazioni provi foltanto, che Ja gravità fminuifca fcoftandofi dalla fuperficie terreftre , ma non già , che dimi- nuisca fecondo la legge Newtoniana delle ragioni reciproche de'quadrati delle diftanze , come ciafeu- no potrà feorgere, mettendo in paragone la dimi- nuzione , che porta la Teoria , colla diminuzione della gravità ottenuta . La feconda fomminiftra una aberrazione dal perpendicolo di 7. fecondi e mez- zo , quando fecondo il computo della gran matta della montagna etter doveva più, e più volte mag- giore. E' poi da metterfi in dubbio, queftifette fecondi fiano di reale aberrazione , o di qualche picciolo errore commetto nelle due offervazioni fat- te, per venire in chiaro di quefta deviazione

In Storia Letteraria

di, della comparazione della gravita in diverfiputM ti di uno Sferoide omogeneo , dal qua! fi fcende alla terreftre figura nel Cap. VII. ( pag. 59. ). De- terminata la rcrreftre figura fi parta a computare i gradi del Meridiano , e de' Paralleli . Indi volgen- do ti difeorlo alla curva Coxodromica , che le na- vi defenvono fulla fuperficie marittima viaggiando fotto lo fteiTo rombo, ed alla lunar Parallaiti, pre- tende l'autore (pag. 75. ) , che la differenza delle Parallajfi lunari fecondo le due Ipotefi della terra Sferica , e Sferoidale non fia fenfibile, ne da tanto contarfi , quanto il Maupertuis la fa valere (il)» Si compie queft' opufcolo col recare il gran con- Pentimento , che pafifa tra la Teoria Newtoniana , e le oflfervazioni .

V I [. Tal è la difpofizione , e l'ordine delle par- ti, e, per dir così, delle varie membra, checom- pongono quarto corpo» il quale fi può in diverti af- petti confiderare . Primieramente ne può guar* dare la parte Storica , nella quale le varie miiure , e i varj artifizi adoperati per venire a capo di que- llo grao dil gno , ottimamente raccontati fono, e raccolti . Perciocché lafciando le più antiche olTer- vaziom ci H mutono innanzi le varie milure prefe dallo Snellio in Olanda , dal Norvood in Inghilter- ra , dal Piccar d iq Francia , dal Sig. Maupertuis nella Lappoma , da' Caflìni Padre e figliuolo di nuovo in Francia , dal Bougutr al Perà . Niente manca a quclta parte, la quale con brevità, e con chiarezza tefle la ferie di quelle illuftri oflerva-

zio-

(11) Prima del Maupertuis V avea fatta valere anche il Sig. Eujìacbio Manfredi in un opufeota inferito nella/ reale Accademia di trancia 1 anno- '734-

D'Italia Li b. i. C a p. iv. 113

zioni. Se poi fi rivolga T occhio alla parte critica di quefta differtazionc , troverannofi critiche affai faggie, ed opportune. Si critica per efempio la ter- reftre mifura del Maupertuis , e fi avverte efferc in primo luogo tralafciata la correzione delie Re- frazioni , che introduce un fecondo d' errore nel!' arco, e 16. tefe parigine nella mifura; in oltre ef- iere flato fcelto un intervallo de' maggiori , che con più ferie di triangoli fi veniva a determinare . Onde fi fa conofcere , che la lunghezza del grado della Lapponia pecca un poco per ecceffo . Quefta è una gruftilTìma critica (12)

Vili. Le

- .. . I, .

(12) Poteva il N. Autore efercitare ugualmen- te la giudiziofa fua critica full* offervazione del Norvood . Poiché e fifa non è tanto efatta , quanto fi fpaccia. Alcuni Autori fono veramente fortuna- ti, ed altri per contrario di poca fortuna. Io ho trovata f offervazione del Norvood fempre riferita , come una cofa efatta ; e pure egli è certiffimo , che vi è bifogno d'una buona correzione , egli l'ha fatta tal quale ne vkn riferita. Poiché tanto il Sig. Newton, quanto il Sig. Maupertuis ci han- no fatto fapere, che il Norvood ha prefa la diftan- za fra la Città di Londra , e quella di fork . Ma quefte due Città non fono già fotto lo fieffo Meri- diano ; ma 1' una è più occidentale dell'altra , alme- no d'un grado,. Dall'altra parte il Sig. Newton , ne il Maupertuis ci avvifano di alcuna riduzione fatta al Meridiano , che era un' importantiflfima circoftanza di quefta offervazione . Sentiamo il Newton (Phil. nat. Princ. Matbem. lib. tir. prop. XIX. ) : Ut Norvoodus nojler antea invenerat . Hic entm circa annum 1635. men furando dijìantiam pe- dum Londinenfium 905751. inter Londinum , & Ebo- li racum

H4 Sto ri a Letteraria

Vili. Le dimoftrazioni fono un'altro profpetfo, fotto cui polliamo rimirare il bell'opufcolo del N.

A. Il

' .11 i . 'i ' ■>

racum , & obfetvando dtfferentiam latitudìnum 2. grad. 28'., collegit menfuram unius gradui effe pe- dum Londtnenfium ^6f\<)6. &c. . Qui certamente non vi è riduzione alcuna , ed è chiaro , che la diiianza fu prefa tra Citta , e Citta , non già tra due paralleli, Il P. Frijìo aflerifce C pag. 4-) > che tal riduzione fu f^rta , ma non ci dice da qual do- cumento abbialo ricavato, Egli pure afferma , che il Norvood avea fortunatamente fuggito Terrore del- le aberrazioni Bradlejane . Ma le aberrazioni fono delle (ielle fitfe , e il Norvood , fecondo 1' attediato del Sig. Maupertuisy fi valfe del difeo folare, come può vederfi nella Prefazione del fuo libro : La fi- gure de la terre ec. ( pag. vili. verf. 13. ediz. di Parigi fatta l'anno 1729.). Oflervò il Norvood l'al- tezza (olare meridiana in due diverfi follHzj d'efta- tc , e coaclufe la differenza di latitudine dalla dif- ferenza delle due altezze, una a Londra , e l'altra a Jork . Dunque all' offervazione del Norvood vi vanno tre correzioni. La prima della retrazione, la feconda della riduzione dell' arco tra Londra , e ]oik al Meridiano di Londra , e la terza di qual- che picciola mutazione in declinazione, che il cen- tro folare avrà fatto dall' Mante del Sotftizto fino al Mezzogiorno : giacché* il Solfiizio o dell'uno , o dell' altr' anno farà caduto fenfibilmente lontano dal Mezzogiorno di Londra, o di Jork . Io tralafcio qualche altra correzione , come farebbe quella della mutazione dell' aflc terrcllrc . Torniamo a ripeter- lo ; vi vuol fortuna, e quella fortuna l'hanno più gYInglefty che gì' Italiani , i quali non accade mai , che vadano efenti da' rabbiofi morfi di tanti cani ,

che

D'Italia L i b. i. Cap. iv. n5

A. Il Sig, Newton non feppe realmente trovare, qual foffe la figura del tcrreftre Meridiano nell' Ipo- tefi della fua gravità, e della omogeneità delle par- ti terreftri ; e egli il fuppofe ellittico, come real- mente poi è flato dal Mac laurino dimodrato, ciò fu più per un feliciflìmo azzardo , che per ragion meccanica , che egli averte trovato . Dopo il Mae- laurino (13), che con femplice Sintefi dimoftrò la figura elittica del Meridiano , per altra via di- moftrò lo fteflfo il Sig. Clairaut nel fuo eccellente libro della figura della terra tratta da princip) dell' Idrojiatica , fcritto in franzefe, e vi aggiunfe Teore- mi bellilfimi, e fenfatilfime correzioni contra lo ftef- (o Mac-laurtno . Ora il nollro autore prende a di- raoftrare i' ellitiicith del terreftre Meridiano in altra maniera , la quale abbia un efito bello , e fì- curo, come quelle de1 due accennati nobili Scritto- ri , il decideranno coloro , che pofatamente efami - neranno le tracce di tutti i calcoli . Io la fo da Storico , e non da giudice ; e di quefte dimoflra-

zio-

che latrano per /' Italia * Se in qualche flampa di autori Italiani fi poteife feri ver lotto London , oh quanto nfpetto efTa incontrerebbe in Italia? quan- to meglio farebbe fpacciata ? Che bel hulro ad un libro, 1' effer libro navigato? Un libro, che na- fee in Firenze , non farà mai buono . Bifogna farlo venire di dal mare. Milera condizione degl'Ita- liani , maeftri una volta , e Signori del mondo , ed ora di più d'una Nazione divenuti o almeno con» fiderati, come fcolari, e fchiavi.

(13) Vedi la fua maravigliofa diflertazione. De caufa Pbyfica fluxus , & refluxus , inferita nel dot- tiamo commento fopra il Newton da' Padri le Seur , e Jacquier. Tom. III.

H 2

Storia Letteraria

fcioni mai non vorrei effer giudice . Finalmente il rifultato di tutta quetV opera , eh' è una impegnata difefa del Newton , fi è , che la figura terreftre computata dal Newton corrifponda affai bene alle offervazioni, e che un picciol divario, che vi cor- re , porta attribuirti agi' inevitabili errori delle of- fervazioni (14). Gran cofe portiamo prometterci

dal

(14) In quefto punto ha il N. A. contrari i medeffni fautori, e difenfori del Newton. Percioc- ché il Sig. Maupertuis , ed il Sig. Boupuer ì per om- xnetter molti altri , al filtema delle attrazioni ba- ftevolmente inclinati fecero eglino rterti le offerva- zioni, forfè con qualche occulto genio per la parte Newtoniana; e pure il primo giudicò, che la fi- gura terreftre forte d'una Elliffì affai più fchiaccia- ta della Newtoniana , e '1 fecondo paragonando le offervazioni fue fatte al Perà colle ultime Cajjinia- ne ripetute in Francia , e colle Maupertuifianc della Lapponia , giudicò, che la curvatura del Meridiano non poterte effere ellittica . Le ragioni del Bouquet ( Fig. de la terre feti. vi. n. 35. pa«. 301.) non lem- brano ancora baftevolmente difciolte , e pare , che fenza un maggior numero di mifure di gradi ter- rertri , o alla rteffa latitudine , ma a diverfi Meri- diani, o allo fteffo Meridiano, ma a latitudine di- veda una così grave quirtione non porta falire a quella evidenza , che fi defidera . Allora fi potrà con più grave conghiettura giudicare , la nortra terra fia d'una irrcgolar curvità, come l'autor del- la Storia della controversa fulla figura della terra cominciò a fofpettare ( Vedi le ojfcrv.iz. Ictter. del Maffei Tom. IV. pag. 311. ) , e come con più con- fiderazioni ha confermato WP.Bofchovicb della com- pagnia dì Gtiu ( Diffcrt. 2. de figura terrx . Menfe

Au-

D'Italia Lib. i. Cap. iv. 117

dal fervido ingegno, e dall'applicazione del P. Fri- fio\ e noi fperiamo , di dovere di lui, e delle fue opere fovente parlare.

' ; IX. Tn

Auguflo anni 1739.) , ovvero realmente fia uno sferoido ellittico , come il Maupertuis ha fuppofto (Fig. de la tene chap. IX.) , o piuttofto vaglia Ja figura del Bouguer (Fig. de la terre pag. 305.) , fe- condo cui i gradi del Meridiano hanno gì» afcre- fcimenti , come i quadrato quadrati de' fini delle latitudini. Veramente noi feriamente penferemo , che di tutta la valtiiTima fuperficie terreftre noi non abbiamo la curvatura , uion di tre foli ar- chetti della curva , cioè l' arco del Perà , quel della Trancia , e quello della Lapponia , e che in qualcuno di quelli tre , cioè in quel della Lapponia , vi può cader qualche fofpetto , noi non dovremmo arnfchiare facilmente i noftri giudizi . Quelli fteflì tre archi fono flati mifurati non già fotto lo fteflb Meridiano , ma fotto Meridiani fra lontaninomi . Chi sa , tutti i Meridiani fiano della fteffa figura ? Chi sa , la terra abbia qual- che picciolo fchiacciamento da Oriente in Occiden- te} Chi sa, l'Emisfero auftrale corrifponda efat- tamente al Settentrionale ? Mi fi dirà , che la Teo- ria porta una regolarità , che perciò non occorrerà mifurare. Ma quefta tal Teoria qual mai farà ? Se è n«ll* Ipotefi della gravità Newtoniana , baderà una qualche irregolarità nell' interior teflìtura per produrre un altra irregolarità nella fuperficie dell' acque. E chi ci ha accurato, che le vifeere della terra fieno regolariflìme , e che in niuna parte , più che in un alrra , non fi trovino delle caverne confiderabili, o delle maffe denfiflìme gettate qua, e con qualche occulto fine dell' artefice fupremo

H 3 del-

ìi8 Stori a Lettera ri a

1 X. In quefto luogo conviene , che io foddisfac- cia alla prometta per me fatta di riferire una di- greflìone alla fìfica appartenente , che fa il P. Bof- chovich fui fine del fuo già mentovato libretto del Centro della pravità . ( De centro gravitati* Differtat'to 1751. pag. 25.)* L'importanza della materia, che vi (1 tratta , e la relazione , che effa ha colla teoria della luce , mi ha perfuafo a farne una particolar rimembranza in quefto capitolo , a cui la Tifica fi appartiene . I Signori Newtoniani , i quali negli fpazj Planetari vogliono 4 che fiaci un grandiilìmo vuoto per confervare i moti de' Pianeti , de' quali fono erti grandemente folleciti , hanno fempre im- maginata , la fottigliezza de' raggi luminolì dover eflere eftremamente grande, e quafi impercettibile. Perciocché diffondendofi effì da per tutto negli fpa- zj, per cui i Pianeti fanno il loro viaggio, verreb- bono a recare una confiderabile refiftenza , quando la materia della luce avene una qualche fenfibiie denfità . Per tanto a metter fotto degli occh; la gran fottigliezza della luce, molti e varj argomen- ti hanno fempre prodotti gli amatoti di qUefìo fi- ftema . Hanno fatto vedere , che per un fottitiflì- mo foro fatto in una carta con un ago il più fine, pattano liberamente i raggi tutti , che vengono ri- percottì da una gran quantità di corpi terrettri , e vengono a dipignere in una camera ottica o la fi* metria di un gran palazzo , o le amenità di una campagna, o l'orrore delle forefte , e delle più feo- fcefe montagne . Quanta fottigliezza bifogna im- maginare pur dare un ordinato , e rettilineo patto ad

della natura? Niente unque ci attìcura l'immedia- ta mifura, niente la Teoria . Solpendiamo dunque di portare con pochiilimi dati fentenza di tutta la gran matta.

D' It a i i a Li b. i. Cap. iv. 119

ad una prodigiofa quantità di falcetti luminofì vegnenti da parti così remote ! Altri ha fatto com- prendere , che il Sole , eh' è la tergente di tutti i raggi, verrebbe a diminuirli notabilmente, e poi a mancare dentro un certo giro di fecoli , la lu- ce , da lui vegnente averte una qualche notabile quantità di materia, Ora non effendo mai tal di- minuzione fiata offervata , è neceflario d'inferirne , che l'effluvio igneo luminofo, che ci viene dal So- le , fia tenuiflìmo oltre la noftra immaginazióne.'. L' aurora boreale avea fomminiftrata al P. Bofcbo- vich una nuova conghiettura in favore di quefta fottigliezza , della quale egli ragiona nel giornale degli eruditi di Roma . Le particelle della folare atmosfera , che fecondo il Mairan vengono a ca- fcare nella terreftre , per la gran diftanza* a cui fi mantengono dalla terrestre fuperficie, debbono eflfer fornite d'una grandiflìma fottiglkzza } e pure que- fte particelle reftando effe immobili , ci riflettono i raggi luminofì , i quali fopra di quelle urtano can una velocità da (correre dieci mila Diametri ter- reftri in un mezzo quarto d'ora. Dunque le parti- celle dell' aurora Boreale rifpetto alle particelle lu- minofe debbono avere una quafi immenfa grandez- za. Ma effe fono tenuiflìme in realtà. Onde rifpet- to ad effe faranno tenui, oltre ogni noflra idea, gli effluvj luminofì . Tutti quefli argomenti fon belli , e plaufibili, e i loro autori gli hanno fenduti affai rifpettabili per l'accompagnamento di bel li Mimi cal- coli, de'quali gli hanno fregiati ; ma intanto vi è una certa fperienza , che parla in contrario, e che fenz' alcun labirinto di numeri fa fentire a' fenfi più ottufi il pefo de' raggi folari . Imperocché una matta di Regolo d* Antimonio fi efponga ali' azione, e riverbero d'uno fpecchio uftono , finché fi venga a calcinare, effa viene a crefeere notabil-

H 4 men-

i2o Storia Letteraria

mente di pefo . Poiché fi vede un accrefcimento d' una parte decima del pefo dell' Antimonio pri- ma, che all'azione de' raggi folari fotte efpotto. Or quefto accrefcimento di pefo , che fi otterva dopo J' azione de' raggi , a qual cagione pub attribuirà* , fuorché a' raggi medefimi? Dunque i raggi nell'An- iimonio raccolti nel tempo della calcinazione con- tengono una decima parte della materia del regolo d'Antimonio. Al quale argomento rifponde il P. Bofcbovich , che un tale accrefcimento di pefo a tutt' altra cagione dee attribuirai , che alla materia de' raggi folari . E certo , que(V accrefcimento d'una parte decima di pefo, fofie della materia de' raggi , ettendo portata quetta materia con una ve- locita da (correre in mezzo quarto d' ora dieci mi- ia Diametri terrestri , ed avendo perduto ogni mo- to per i' urto nell'Antimonio , ne viene per le ne- ceflarie leggi meccaniche , che il centro di gravità della matta dell'Antimonio per 1' urto dovrebbe ac- quetare una velocità, che fotte la decima parte del- la velocità de' raggi ; cioè una velocità da (corre- re iooo. Diametri tcrrettri in mezzo quarto d'ora. E pure quetta matta non fi è motta dal fuo polio neppure una linea Parigina . Onde l' accrefcimento non può venire dalla materia della luce inviluppa- ta nel corpo calcinato . Quetta è in fottanza la ri- jpolla del nottro autore , il qual prende un nuovo argomento in favore della fottigliezza della luce . Una carta, die' egli (pag. 26. n. 106.), ancora chiu- fa nel recipiente di Botle dentro io fpazio di un ora efpotta a' raggi folari non guadagna una veloci- tà da (correre dentro un ora una parte ventèlima del pie Parigino. Dunque convicn conchiudere, che la denfità della luce alla dcnGtà della carta fia in molto minor proporzione, che non è l'unità ad un numero , che abbia venti zeri dopo 1' unità . Toc- che-

D'Italia Lib. i. Cap. i v.* 121

chera dunque a' Fifici d' aflfrgnare un altra cagione di quel)' accrefcimtnto di pelo, il qual certamente a' raggi folari non può attribuirli.

X. Alla Fifica ottimamente s' unifce la Storia naturale . Ecco un libro di quefta materia.

Trattenimenti Teorico-Pratici [opra i vantaggi , che fi ricavano dallo jìudio della natura . Tomo I. Vene- zia 1752. pag. 408. in 8.

I Dialoghi fi fingono tra un Sig. Marchefe , un Sig. Conte , ed un Sig. Propoflo , de' quali il Sig. Marchefe è quello , (otto la cui perfona parla lo {ieiTo autore . Quefti trattenimenti fon veramente

fiieni di buone erudizioni , e di notizie le più bel- e, ed utili per la geografia, e per la Storia natu- rale . Si ragiona molto delle arti , e delle manifat- ture. Vi fono fparfe delle notizie appartenenti alla Tifica , alla Chimica, alla Meccanica . Tutto é ben dilpofto, e le membra di quefto corpo fon ben col- locate . Quefio in generale pub dirli di quefti trat- tenimenti. Discendendo ora alle parti , io foddisfa- al desiderio degli eruditi , i quali da me afpet- tano , anzi richieggono una dipinta relazione delle materie, che fono ne' libri racchiufe. Il primo trat- tenimento adunque abbraccia (pag. 6. e feg. ) Je no- tizie generali della noitra terra , che fono la figura d'effa , e la fua teoria . E prima della figura egli va raccontando le nuove feoperte fino a queiV ul- timi tempi. Ci rapprefenta idoneamente, e breve- mente (pag. 18. ) le intraprefe fatte per determina- re lo fchiacciamento . Indi fi viene a ragionare delle principali Teorie della terra , e fi fa beniffì- mo notare , che prima di Tommafo Burnet , il qua- le affai diffufamente ragionò della caduta dell' an- tica terra ( 15 ) , vi era (lato Francefco Patrizj

OóJ,

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(15) Theoria telluris: pubblicata nel 1699.

122 Sto ri a Lettera ri a

(to'), e Gonzalez de Salas (17) , che ne aveaa» ragionato. Si pafTa (pag. 19.) alla feconda Ipotefi della formazion delle irregolarità terreftri per l'azione de^mari , che una volta 1* hanno coperta , e con molta erudizione vengon citati all'ai autori, i quali 1' hanno con qualche divario abbracciata , cioè , ( tralafciando i più antichi ) Bernardo Paliffy , Ale ff andrò ab Aleffandro, il f alpino , il Leibnizio , il Vali tfni eri , lo S tenone , il Wiflhon , \ Halle jo , l' Hartfothr , il Butner, il Gautier , il P. Cafìel. Poi vien ragionamento ( pag. 20. ) della terza Ipotefi , che è della diflbluzione dell' antico mondo fpiegata dal Woodvvard ( 18), e dallo Sbeucbzero ( 19) . Si tocca brevemente la gran difficoltà di quefta Ipo- tefi , e fenza abbracciarne alcuna fi rammentano (pag. 22. fino alla pag. 49.) le belle offervazioni del Sig. Bourguet , le quali pofTon valere di capi fondamentali per la teoria, di cui fi tratta. La Sto- ria naturale del Sig. Buffon non era giunta alle ma- ni di quell'autore, onde non può ragionarne (20). Cosi chiudefi il primo Dialogo. Nel fecondo fi co- mincia a far parola del regno de' follili , i quali fi dividono (pag. 56. ) in cinque Gaffi , cioè Olj , Sa- Ji, Terre, Pietre, e Metalli. Delle tre prime claflì ù ticn difcorfo nel fecondo trattenimento, e parti- ___________ ta-

(16) Ne' fuoi Dialoghi della Rettorica degli art» t'ubi. Venezia 1^62.

(17) De duplici viventium terra.

(18) Jean 17 oodvvard . An EfTay tovvardi the naturai hifiory of the barth. ce.

C 19) In una dilfertazione , che egli indirizzò tXV Accademia delle Scienze nel 1708.

( 20 ) Buffon. Htjloire naturcllc tom. 6. Paris . Terza edizione 1750.

D'Italia Lib. i. C ap. itr. 12J

tamente fi riferiscono le fenfibili proprietà di que- lli tre follili . E' da notarli , che egli col nome d'oli non intende cib , che comunemente intendefi da* Fifici , da1 Medici , e da' Chimici , cioè una mate- ria crafTa, untuofa , ed infiammabile, che da' corpi naturali in varie maniere fi trae, ma intende (pag. 56*.) que fughi liquidi , 0 in parte cortdenfati , che fi ritrovano /otterrà , che fono una fpeeie di bitume li- quido te. A quello modo i Carboni foflili faranno olj , ed in quella claffe l'autor dei trattenimenti li racchiude . Nel terzo trattenimento fi mettono fot- to gli occhj i varj artifizi adoperati per tritare , rnefcolare , comporre , e maneggiare varie maniere di fali , e di terre . Per efempio fi ragiona ( pag. 156.) della maniera di lavorare la polvere da fchiop- po , e delle dofi del nitro , dello zolfo , e del car- bone, che la compongono. Poi fi contezza de* Fosfori artifiziali , e ne deferive ( pag. 163. e feg.) tutta 1' operazione per farli ben riufeire . Diftin- guonfi i Fosfori da Pirofori , benché alcuni autori li confondano, e (Tendo comuni le loro proprietà prin- cipali. Nel quarto trattenimento fi tratta (pag. 179. fino a 240.) delle Porcellane affai minutamente, e curiofamente . A dire il vero quella manifattura è trattata con tali circollanze , con tal cognizione della terra, di cui fi fa , delle pitture , e modo di colorirla, delle vernice, della cottura , che io peu- fo, che difficilmente trovifi un libro , che accozzi infieme utili, ed importanti notizie (opra le por- cellane. Non meno intcrelfanfe è il quinto Dialo-* go , che tratta della maniera di gettare i Criftalli, e generalmente dell' arte vetraia ; ed il fedo dove fi ragiona delle pitture fu i Vetri , e de' Mofaici . Finalmente l'ultimo Dialogo è tutto fopra i Colo- ri. Si ragiona (pag. 23?. fino al fine) del Cinabro, del Minio, del Cobalto, dell' incrudirò della Cina

ce.

i24 StormLetterama

ce. Quelli fon fenza fallo libri pieni di utilità, e di profìtto . Vi fono veramente pochiffìme fpecola- zioni , ma quello è appunto il maggior pregio di quelli trattenimenti (21)

XI. Te-

(21) Io non credo di niente togliere al merito di quello utiliftìmo libro , andrò accennando al- cuni luoghi, ne' quali potrebbefi a giudizio mio cor- reggere, o migliorare. Nel primo trattenimento ra- gionandofi delle mifure franzeft fatte dal vecchio Cajjìni fui principio di quefto fecolo per la terre- ltre figura , dicefi ( pag. 8. verfo 11. ), che efTa aver dee nella fuperficie una figura ellittica allunga- ta verfo i Poli ; e di cui una proprietà è tale , che venendo divifa in gradi , ognuno di quelli aumenta a mi fura , che fi avvicina a Poli . Nel qual luogo primieramente bifognerebbe efprimere il terreftrc Meridiano, a cui folo, e non alle altre infinite Se- zioni il Cajfmi attribuiva la figura Ellittica . Poi riflettafi, che il Sig. Domenico Cajfmi argomentava l'allungamento verfo i Poli, non già perchè i gra- di al polo più vicini crefceiTero, ma perchè dimi- nuiffero. In fatti dall' effere il grado Franzefe Bo- reale più picciolo dell' Aujlrale , egli arguiva l'allun- gamento . Il Maupertuis , il Cajjini , de Thuy , il Bouguer , e gli altri moderni offervatori ( Vedi Suite des Memoires ec. della Reale Accad. Parigina l'anno 1718 ) ne hanno dedotto lo fchiacciamento dal crefeere, che fanno i gradi in maggior vicinan- za de' Poli . Di più la figura terreftre fi fa ( pag. 17. verfo 14. ) come già fidata per la comparazio- ne del grado della Lapponia col grado Franzefe; laddove noi fappiamo, che la difeordia delle moder- ne oflervazioni tiene ancor fofpcfi gli animi de'più

D'Italia Lib. i. Gap. iv. 125

XI. Tei minerò quello Capitolo con dare a' let- tori qualche ragguaglio del quarto tomo de' viaggi

per

infigni geometri , alcuni de'quali hanno fino abban- donata l'Ipotefi dello Sferoide Ellitico , ed altri ne hanno ritenuto lo Sferoide , ma mutata la propor- zione dell'afte terrcftre col Diametro dell' Equatore, come di fopra è fiato per me dichiarato . Aggiu- gnerò, che nel dar 1' idea della terrefire grandezza gli Uomini dotti abbandonano il miglio Italiana Geografico, e fi vagliono d'un qualche miglio reale, e cortame . Il miglio Italiano comune è nato pri- ma per un errore del Cluverio, e d'altri Geografi , i quali facevano un minuto di grado d' un miglio Romano, e poi è fiato adottato per comodo della navigazione. Ma in realtà la fua incofianza lo con- danna . Si fa , che i gradi dello ftelfo Meridiano non fon collanti , ma crefeono fenfibilmente acco- flandofi a1 Poli. Dunque il miglio Italiano comune farà incorante ancor eflb. Poiché eflb è fempre la parte feflagefima di un grado. A voler dunque rap- prefenure il circuito d' un Meridiano efattamente, convien pigliate un miglio reale, e coflante. Info- gnerebbe computare fecondo tal miglio un grado medio del Meridiano . Un tal grado medio può moltiplicarli per 360. , e poi far tutto il calcolo fo- pra una tale ftima . Il Sanfon , nella Introduzione alla Geografia , ha fatto appunto come il noftro autore ', ma egli non è commendabile in quefio punto. Ma pafliam oltre. Dove delle arti , e ma- nifatture fi ragiona , potrebbefi in alcune parti giugnere ad efattezza maggiore . Per efempio , parlando l'Autore ( pag. 157. ) della conapofizione

della

Storia Letteraria

per la Tofcana del Sig. Dottor Giovanni Targioni Tozzttti .

Re-

della polvere da fchioppo , prefcrive libre 75. di nitro» libre 12 r-» di zolfo, ed altrettanto di car- bone. Ma nella compofizion della polvere fi varia fecondo gli ufi . Nella polvere forte da Cannone per ogni cento libre di falnitro fi mettono z^. li- bre di zolfo, ed altrettanto carbone. Nella polvere debole da Cannone fi fanno andare libre 20. éi zolfo, e 24. di carbone per ogni cento libre di fal- nitro. Per la polvere da fchioppo (Vedi Cbambcrf. lettera P. Polvere ) piglianfi libre 18. di zolfo, e venti di carbone con cento di falnitro ec. Diverfa pur è la proporzione d' altri autori di grido . Se- metnovitz prefcrive per gli Cannoni libre 100. di falnitro, 15. di zolfo, 18. di carbone, ec. Le qua- li cote era bene in un opera, che nelle manifattu- re fi diffonde, o raccontar diffufamente, o almeno indicarle. La Teoria della polvere non mi par ficu- ra. Si dice ( pag. 1 56. 157. ), che /'/ Carbone da-

il colpo alla polvere lo Zolfo infiamma,

la compofizione e il Nitro gli da la for- zi, e il romore per P efirema facilità , che tiene di rarefarft . Qui fembra , che non ci abbia che fare la molla dell'aria, e pure dopo Filippo de la Hire a tal molla agente nelle picciole mokcule dell'aria chmla maffimamente ne' pori del carbone comune- mente fi atrnbuilcc la forza della polvere. E' cer- to che la groffezza della grana contribuire affai al- la forza della polvere, e la polvere peita fa minor effetto, che la granita, onde fembra, che l'aria vi abbia almcn qualche parte . So, che qualche mo- derno

D' I T A L I A L I B. I . C A P. IV. 1 27

Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverfe parti della Tofcana , per offervare le produzioni naturali , e gli antichi monumenti di e(fa dal Dottor Giovanni Targioni Tczzetti . Temo quarto in Firenze 17 52. in

Quella è un opera, che fi rende fempre più uti- le non {blamente aìTofcani^ ma ancora a' Forestie- ri per le Storiche , e naturali notizie , che la fa- gacità dell'autore vi va mefcolando , e per le di- greflìoni , che egli vi fa opportunamente entrare . Quefto tomo contien due viaggi ; il primo viaggio abbraccia i feguenti articoli , cioè, 1. Il viaggio da

Bar*

derno Filofofo confiderà afTai la refrazione del ni- tro; ma non per quefto fi deve tacere l'azion del- la molla , ed elaterio dell' aria . In quello fteflo trattenimento , quanto piacere avrebbero avuto i lettori , ricordanza fi [offe fatta della polvere bianca, ( Chambers Dizionario Lett. P. Polvere d* Archibufo), fi fofle ragionato dell'ufo della pol- vere per ellinguere il fuoco, e finalmente k II fof- fe mefTo in campo la nuova compofizione ( Me- morie della reale Accad. delle Scienze 1752.^^.155. ediz. Parig. l'invenzione è di M. Geoffroi il Ca- detto, Le riflejfioni di Reamur . pag. 143. ) tentata col fai di Pietra , e il difetto, che in ella può ri- trovaci? Somiglianti rifleflìoni io potrei tare fopra, qualche altra fabbrica , o manifattura ( Memorie della jleffa Accad. l'anno 1734. pag. 175.). Ma ba- derà di averne recato un dempio , il qual faccia conofeere, che le opere poflbno afTai perfczionarfi , e che l'ingegno degli autori ancora eccellenti ha un infinito campo da efercitarfi con fommo giova,* mento delle arti , e delle feienze .

128 Storia Letteraria

Barga alla Romita', 2. la defcrizione della Romita di Calomi ; 3. Alcune rifleflfioni fulla formazione delle pietre, e de' Monti (dalla pag. 1. fino alla 11.) 4. Il Viaggio dalla Romita alle Chiufe, ed alcune rifleftìoni fulla formazione de' Canali de' fiumi . 5. Il viaggio dalle Chiufe alle Bocchette del Forno Vo- lajiro . 6. La Storia della Provincia Ver/il iat e degli antichi Signori d' effa ( fino alla pag. 3^. ) .

7. Una general defcrizione della Valle di Verfiita .

8. Il viaggio dalle Bocchette del Forno Volaflro a Stazzsma, colla defcrizione di Stazzema , ed offer- vazioni ivi fatte ( fino alla pag. 6z. ) . 9. Una particolare ofTervazione fopra il Saffo morto . io. Le ofTervazioni fatte intorno alle miniere di ferro di Sclvano . 11. Una defcrizione della Valle del Carciofo , le ofTervazioni fopra le pietre da Forni di Rofina , e fopra le Lavagne, iz. Si trovano al- cune ofTervazioni fopra la Miniera di ferro di Staz- zema, fopra le Cave de' Mirti , e fopra le brecce d'efla. 13. Si narra il viaggio di Se ravezzct , la fua defcrizione , le Miniere di Val di Rimagno , e fi fanno alcune rifleflioni ( pag. gj. ) fopra la forma- zione delle Corniole . 14. Si da la defcrizione di Monte Altiffxmo, e della Valle di Rimalo . Indi fi viene alla defcrizione delle cave de* Marmi delia Cappella. 15. Si narra il viaggio da Scravezza a Terrinca , fi ragiona delle fue miniere di Piombo , e delle miniere di Mercurio di Levigliani ( pag. 138. ) » 16. Seguono le ofTervazioni fopra i mar- mi mirti , e la Miniera di Rame di Levigliani , e Je rifleflioni fopra la miniera d' Argento di Galle- ria ( pag. 161. ). 17. Viaggio da Rofina a Calca- ferro , dove fi offervano le miniere di Vetriuolo .

18. Viaggio da Stazzema a Pietra/anta t a Filecchio , e relazione delle miniere di Ferro di Verzaglia , of- Tervazioni intorno allo i'mcriglio , ed alle miniere

d'Ar-

fr 1 1 A L I A L I fe. I. C A P. iv. H$

d'Argento, e di Rame di Val Caftello (p.193.^ 19. Segue una relazione delle miniere, che tono* iiella Montagna di Seravèzza , Capitanato di Pie- trafanta. za. Si aggiungono le notizie Storiche di Verfiltaì una digreffione fopra la coltura de' Mori, ed il viaggio da Sefavezza a Lucca , a Pijìoja , a Firenze ( fino alla pag. 269. ). 11 fecondò viaggio verfo Monterotondo abbraccia i. alcune ofìefvazioni fatte in Siena 2. il Viaggio da Siena al Caftclletto . 3. dal Cafielletto a Monterotondo . 4. La Storia, fi- tuazione , ed aria di Monterotondo ( pag. 284. ) . ^. La deferizione de' Lagoni di Monterotondo , di Gar- bali , e del Lago dell' Edificio . 6. La delcrizionc delle miniere di Vetriolo di Monterotondo , e deli' Allume di Monteleo. Qui hanno fine le offervazio- ni di quefti viaggi.

XII. Due partì di queftò tonto fono affai impor- tanti , e connetti colla tanto contrattata Teo- ria della terrai II primo è, fopra la formazione delle Pietre , e de' Monti ( pag. li. ) . In una fcavo della Romita fi ofterva Una forte di pietra comporta di frammenti , e di Scappiolc non legate infieme con alcun glutine, ma fepar2te, e feompa- ginate . Onde tutti gli Arati fon pienf di peli, è di feflfure , che hanno variiffima la loro direzione . Ora i peli , e le fpaccature delle montagne fi at- tribuirono dal Sign. di Buffon ( Hift. Nat. Tom. 1. pag. 567. ) ad un cedimento , che venga a fare la bafe, e '1 fondamento della montagna . Ma con quefta cagione fi {piegano fufficientemente i peli , 'e le feflure verticali, non già le orizzontali , o le obblique , le quali in quefto monte fi ofTervano . Onde conviene introdurre qualche altra cagione , la quale valevol fia a produrre quefie fenditure orizzontali , ed obblique . Qui fi mette in ifeen* l'attrazione. Le particelle più Omogenee , dice l'auto-

I re

*3o Storia Letteraria

fc { pag. 15. verf. 7. ) , fi principiarono in un tal tempo ad attrarre , ed approjfwarfi fcambievolmente , fino a tanto die combaciarono con i maggiori , e più «mpf contatti, eh poterono ...... Con quefto ap-

proffimarfi formarono un paftme pia denfo9 e più ri- ftretto, /premendo , e lafciando fuori di V acqua , che f evviva prima loro di veicolo; finché in ultimo il fuolo di Fanghiglia refìò divifo , e fpartito in pia , 0

tro reflb folamente acqua pura, infipida , ed inerte , le feffure nel filone devono oggidì trovarfi vote , e dì' Jhnte , come fi verifica in fatto : Se poi vi refìo de- terminata , ed imprigionata qualche altra Jofianza fangofa di natura diverfa , le feffure fi devono trova- re piene di quaUhe altra petrificar.ione di/Unta da maffelli della prima ec. Mi fi permetta qui di di- re, che non intendo come tra maflTello, e martello imprigionata relìaflTe quell' acqua inerte . Le leggi della Statica vi fon contrarie . Quando il maflTello fuptriore era ancor tenero, e nello llato di mezza fluidità , perché le Tue particelle tanto più gravi fpecificamente dell'acqua non difeefero ad occupare il polto di eflfa? Perché non fece lo (ledo il fecon- do maflTello fupcriore , il terzo , il quarto, e così di mano in mano \ V acqua dunque dovea galleg- giare, e non già redare imprigionata * L'artrazione di tutta la terra ( anche mettendo, che tale attra- zione vi fia ) non dovea prevalere alle attrazioni f articolari tra maflTello , e maflTello , o tra maflel- o, ed umor fluido? Tuffo dunque dovea fuccede- re fecondo la legge delle fpccifiche gravità . Da quella fanghiglia confufa le particelle più denfe do- veano calare ali'imo fondo; poi doveano fortentra- re le maio denfe, e poi le meno, con una grada-

v.io-

D'Italia Lib. i. Caì>. iv. 131

zione regolata da una legge , o fcala uniforme di denfità . E quello è quello , che non fi vede. E* trita, e comune offervazione del Woodvvarà , del Burnet , del Bourguet , e dello fttffo Sig. Buffon , che alle volte ad uno ftrato di terra , o di pietra di gravita fpecificamente minore flà di fopra un aitro Arato di gravità maggiore ; onde fi vuoi parlar a rigor di fifica , convien dire , che lo ftra- ro di fotto era già indurito , ed aflbdato , quando fopravenne la materia fangofa di maggior denfità . Il che ci mette nella belliffima Teoria del Signor Buffon, degli (Irati fatti , o portati fucceflivamen- te, come una depolìzione di diverfe piene. Ma in- tanto quelli vani tra macello, e mafTello come fi fpiegano? Quello è un fatto reale , e conviene af- fegnargli una real cagione . Ora io dubito un po- co di quefta realtà. Non già, che l'autore non fia fedeliflìmo nelle fue oflervazioni . Ma egli guardò quel cavo fpogliato, ed efpofto all'ingiurie dell'ac- que, e de' venti . La faccia di quello fcavo fi fark trovata parte di telTìtura fitta, e pietrofa, e perciò refluente all'impresone degli ertemi fluidi, e par- te di terra femplice fenz' alcun glutine, o attacca- mento, e perciò di deboliifima refillenza. E uno diceffe, che le acque, e i venti aveller portata via quella terra intermedia , e aveffer lafciati gli Arati di pietra nudi , e feparati , che t;li fi potrebbe ri- fondere? Bisognerebbe condurlo allo fcavo, e far- lo profondamente tagliare fotto gli occhi fuoi , e poi fargli vedere nel recente taglio que'vani mede- fimi , e que' ferii , che la elìerior faccia dub- biamente dimodra . Allora fi potrebbe penfare alle cagioni . E tali cagioni d' una parricolariflì- ma collituzione di qualche monte fi potrebbono beniffimo trovare negli fcritti del Sign. Buffon benché egli abbia prefo di mira i vafti , gene-

1 2 rali

132 Storia Letterària n

rali e certiflìmi Fenomeni della noflra- terra * ( 22. ì.

XIII. Il fecondo paffo relativo alla teoria della terra trovafi nella detenizione delle Chiufe , dove le acque del Toniti hanno (cavato unfolTo, ouna val- lata , attraverfo alla quale effe paffano . Con otti- mi argomenti, ed ofTervazioni ci fa conofeer V auto- re ( p. 23. 24.) , che realmente quefto torrente , e non già le acque marittime hanno formata quella via. Se il Sig. Buffon ha fcritto, che le acque de' fiumi non rodono, non rompono, non approfondi- no nifsun foffo , o canale , egli non merita d'efTer letto. I gran valloni, a cui le acque de' fiumi non poffon mai giugnere , e che da alte montagne fon chi ufi, fono di lui attribuiti all'urto , e moto dell* acque marittime , quando la terra ricuoprivano . Vien quindi l'autore ( pag. 25.) a riferire fette ar- g -utenti , che un anonimo fcrittore , che fappiamo effere il P. de Lignac Oratonano di Saumur , non molto affezionato al Sig» ó'\ Buffon , ha prodotticon- tra la fu a Teoria in alcune lettere critiche, intito- late Ltttres a un Ametiquain ( p. 25. ). ec. Io fo, eie molti eruditi hanno gran curiofita di quefta cri- tica fatta contro d'un autore di tanto merito, qual è il Sig. di Buffon; onde effì defìdererebbono di fa- pere almeno l'attacco principale fatto alla fua Teo- ria , che va per le mani di tutti. Soddisfarò, co- me pofTo, a quefto giù Iti Aimo defiderio con recare i primi argomenti non folamentc riferiti , ma an- co-

. _ 1 ' - - L - Il

(22) Vegga fi la fua Hìfìoire Natur. T. 2. p. 377. 8. della Te rza edizione . Dove egli le cre- pature non folamentc verticali , ma orizontaii , ed obblique in qualche monte particolare attribuire al- la forza del ghiaccio.

D'Itali a Li b. i. Gap. iv. 133

cora approvati dal Sig. Targioni . Il primo è ( p. 25), che fuppolìo col Sig. di Buffon, che la terra abbia una crofta di vetro unita , e regolare , coper- ta dall'acque del mare, non vi potevano efler cor- renti da aprire i valloni, e produrre le altre irre- golarità . 11 fecondo, che non eflendo formati an- cora i monti, non potevano ancora muoverfi le cor- renti. Il terzo, che il fluffo , e rifluffo non avreb- be allora prodotto un effetto tanto confiderabile , quanto a quelt' uopo farebbe richiedo . Io non in- tendo di difendere tutta la Teoria del Sig. di Buffon. Perciocché la prima origine terreftre , che riponfi in un urto, che una Cometa cadente nel Sole ob- bliquamente contra quel globo , e il romperfi un pezzo di Sole, e lo ftaccarfi, e poi formarti i Pia- neti tutti circumfolari , qual è la nollra terra , pen- f o , che fia una favola da riporfi neHa prima clafTc delle favole più favolofe . Ma tagliando fuori una tal origine, e fupponendo la terr* d" irregolar teni- tura, niuno è, che poffa negare, che le acque cuo- prenti la terra o prima che ella foffe feparata , cioè nel principio dell' Univerfo, o dopo l'univerfaie di- luvio, polfano fcavare, ammucchiare, fprofondare , ed indurre una grande irregolarità nella fua faccia . L' anonimo Scrittore agli americani potrebbe consi- derare, che i moti generali del vafto Oceano non di- pendono ne dalle montagne , ne dalla irregolarità del fondo del mare, ma da cagioni affai fuperiori, e maffìmamente dalla Luna. La irregolarità del fon- do muta folo la direzione , e turba la regolarità de* moti dell' Oceano , ma non gli produce efla ne pun- to, ne poco . Onde non fi può attaccare quella teo- ria per quefta parte. Un attacco affai forte farebbe que(V altro non toccato ne dall' anonimo , ne dal Sig. Targioni. Porto fui principio, che la crofta foffe re- golare, e poflo, come viene in confeguenza , che

I ? re-

1^4 Storia Letteraria

regolari foflero i moti dell' Oc eano da. Oriente in Oc* ridente , e i moti del fiulfo, e rifluir» da' Poli all' Equatore , tutto da quefti moti dovea produrfi re- golarmente . Regolari i Monti, le Vallare, leSpiag- gie , i Mari doveano ri u (ciré . La terra dovea for- marli con alcune fafce parallele all' Equatore , come Giove fi oiìtrva, e qualche folco da' Poli all'Equa- tore dovea produrli . Ma ciò non accade . Poiché tutto è irregolare, e quelle (leffe proprietà di Mon- ti , che diconfi regolari , fono irregolarìfiìme . Ciò fia detto, per dare un picciol faggio di quello com- battimento letteraria tanto famolo per la Francia , e per V Italia.

CAPO V.

libri di Filofofia Morale.

L QE v'ha facoltà, nella quale polliamo verace- v3 mente dire, che fiamoda capo , eniunoavan* xamento fiali fatto , è quella la maral Filofofia. Sembrerà quello un paradolTo a coloro, i quali fan- no, quanto i più faggi Uomini dell' antichità fienofì intorno il'elTa affaticati, e come non d'altra abbia- no più fatto profelTìon , che di quella . Ma cefTerà tolìo ogni maraviglia , fol che riflettali , aver elfi, tutta la loro fabbrica pofata fu) fallo principio, che vera felicità fi pottfTe fu quella mifera terra tro- vare. Perciocché fi divilero veramente in varj par- titi, e chi nella fola virtù, tali nel piacere, alcuni nell'apatia y a fu indolenza , altri in altro cortituì la piena felicità, della quale è l'Uomo per fua na- tura bramofo ; niente pero di meno fuppofer tutti , che poteffe quaggiù l' Uomo aggiugnere alla piena fe'iutù. Ma, the è peggio, da' lilolofantt della cie- ca gentilità patio ancora a'nollri Crirtiani tal dilor-

di-

D' Italia Lib. i. Gap. v. V35

binata foggia di morale Filofofia , e i noflri Maeftri di fai facoltà non hanno pure altro più fublime ob- bietta finor prefentato alla loro Morale, che il be- ne efftre del'a vita prefente , ne delle virtù anda- rono ad a'tro fin ragionando, che di renderle, quan- to il fapefser più , acconcie a procacciare onore, e ftima , comodo e contentezza, quale fu quella terra pofsa fperarfi maggiore. Ben d' altro' avvifoè il Chia- riffimo P. Niccolò Gbezzi della Compagnia di Ge- sù , quel defso, che e àt\Y origine delle f&npttte dif- putando, già fono alcuni anni, fi rnoflro v'alenfe na- turai filofofo, e fulla tantooggi giorno dibattuta con- tro verfia del Pnbabìlifmo fcrivendo due libri fat- tamente firinfe gli awerfarj fuoi, e dell'ordine fuo , che non hanno finor faputo rifpondere , che o con ifgraziate declamazioni , ocon artifiziofe calunnie, e querele. Crede egli per ufare le precife fue forinole, che quefìe grandi verità e del fine fu Premo di coni' piuta immortale felicità alTUom def linaio , e de* mez~ zi, con cui egli deve poggiarvi , fono i gran fonda- menti , non che della vera Rtligtone , ma della vera morale Filofofia ..... -Affine però , che la Morale Filofofia fia , qual effer deve, guida fedele , $ ficurat alla vera felicità , uopo è il chiamarla , e fiabtlirla fu quelle grandi Verità , che fole effer poffono i fuoi fondamentali prìncipi . E quello ha egli intraprcfo a fare nell'opera in Milano ftampata nel 1752. col 1 itolo.

De1 principj della morale Vilofofia rifrentrati co prìncip) della Cattolica Religione libri tre di Niccoli C bezzi della Compagnia di Gesù. . Tomo primo , cbt abbraccia il libro primo , e la parte prima ael libro fecondo 4. pag. 422.

Mette egli dunque dapprima in chiaro que' ma- nifefti documenti, onde il Sovrano in viH bile Iddio ci fi apertamente a conolcere, come Creatore^

I 4 le-

{

\$$ Storia Letteraria

Legislatore , e Rimuneratore fu premo , e onde ogni Uomo conviticeli , venirgli da lui desinata quella compiuta indefettibile felicità, di cui fentefi da luì medefirno accefa in cuore ineltinguibile brama ; in- di conciofiachè quefìa non altrimenti vogliati da lui conferire, che a titolo di guiderdone, prende a considerare gli attributi, e l'erTenziale proprietà d'o- gni umano atto , il quale di merito valer poflTa a confeguirlo, cioè a dire, l'è (Ter libero, e l'effer one- sto. Perchè tutta queito trattato divide l'Autore in tre libri , e cialcun libro in due parti . Tratta nel primo libro I. dell' Efiftenza di Dio Creatore , Le- gislatore , e Rimuneratore . II. della felicità da lui all' Uom deftinata . Efamina nel fecondo lihro I. v'abbia nell' Uomo vera libertà d'arbitrio II. in che ella confida. Cerca nel terzo I, qual fia la re- gola primitiva, onde un atto umano ha l'eiTer d'o- nefto , e di meritevole di mercede . II. Come tal regola venga all'Uomo applicata, per dirizzarlo a oneftamente adoperare . Per quella volta noi non parleremo che del primo libro , e della prima par- te del fecondo: del fecondo tomo, nel quale il re- cante dell'opera fi contiene, faravvi agio di ragio- nare nel feguente volume.

IL Dunque dell' Autore dell'umana Natura trat- ta il P. Ghetti nella prima parte del primo libro in tre Dialoghi ; la qual maniera di trattare punti di tanto rilievo in Dialogo è conforme , ficcome ogni mezzanamente dotto dovrebbe fapere, alla pra- tica de* Santi Padri , onde ( per non fare un più Jungo inutile ammalio d'cfempli ) in Dialogo prefe il S. Martire Gtu/ìino a combattere Trifone Giudeo ; e ferve mirabilmente ad allettare, e tenere attento , chi legge . Il primo Dialogo ( p. i. ) è intorno la netejjìtà ài tiattare de" prineipj della morale Filofo- fia , e full» maniera di farlo ; dove l'Autore più

difTu-

D' I T A L I A L I B. I. C A P. V. I37

diffufamente quello efpone , che da noi è fiato ora ora detto per introduzione di quello capo ; ma in- noltre fcioglie una obbiezione , che affai naturalmen- te potrebbe farfi . Come? dirà alcuno ( p. 20. ), al Filofofo morale appartener può lo ilabilire la gran verità dell' efiflcnza d' un Dio Creatore , e Rimu- neratore fupremo , e dell' immortai premio da Dio all'Uomo desinato, e'i fabbricare fulla lor bafe la Criftiana virtù ? Non è egli quello un pattare i confini della moral filofofia , ed entrar nelle meflc del Teologo, e del Crifliano Oratore? Facileèlari- fpofta , riflettafi , che da diverti principi può la fletta conchiufione didurfi; dal che manifeifoè, non violare i diritti della Teologia un Filofofo, il quale fu' chiari principi della naturai ragione llabililca le predette verità , che la Sacra Teologia da proprj principj fuoi ritrae, onde amendue unifeanfi a com- battere da ogni laro la sfrenata libertà dello fpirito umano. Ed è ben vero, che una di quefìe verità, cioè il fine in quefF ordine di Provvidenza propo- ngo all'Uomo, e i mezzi, concheconfeguirlo, inac- ceflìbili fono alla fola ragione . Ma vero è ancora ( p. 22. ), che quanto intorno a ciò infegna la di- ritta ragione, è tutto il fondo di quello, che a noi rivela la fede , e in noi lavora , e prepara la gra- zia . Perchè ad un Filofofo Criftiano conviene , quello fiffar prima, che fopra i fondamentali punti della Morale dettagli il lume della natura , e paf- far dappoi a rifcontrarlo cogl' infegnamenti della Fede, e difeuoprirne l'accordo. Ciò porto, nel fecon- do Dialogo entra l'autore a proporre alcuni argo- menti della efifìenza di Dio; al che fi fa egli ftra- da con una giufliflìma rifleflìone ( p. 28. ) , cioè , che coloro, i quali, come tanti pur fanno oggidì , ofano mettere in problema, o ancora negare l'efi- fìsnza di Dio, a non comparire Solidamente sfron- tati

i$& Storia Letteraria

tati farebbono in dovere di recare ben forti argo-* menti, che obblighino a fchernire , ficcome femmi- nile fempliata , la fermitTima comune perfusione di tutti gli Uomini , che flavi Dio . Ma tale argo- mento non è certo il dire, che a portata del corro , e debole umano intendimento non fia un obbietto lontano da' noitri fenfi , e illimitato, qual'è l'ef- fer di Dio ( p. 31. ); perciocché negar non fi può, che noi abbiamo non poche, certe, ed evidenti co- gnizioni d' obbietti non pure attratti da' fenfi , ma infiniti . Che direm poi di coloro , i quali la co- lante , e uniforme perfuaiìone degli Uomini in- torno la Divina efilìenza attnbuifeono alle fcaltri- te arti di certuni , i quali in ogni nazione , in ogni fetta (rudiati fi fieno di fomentarla , onde farne lu- crofo rniftero ? Quanto è mai mtferabile quefta ri- tirata! Niente lafcia il N. A. ( p. 34. e feg. )', che vaglia a dimoflrarla tale , e finalmente conchiude ( p 43. ) 1 cne in taì perfuafione vennero gli Uomi- ni al contemplare quello fenfibil mondo , il quale non cella di predicare la podanza , e la fapienza di colui , il qua'e creollo , e tuttavia lo regge , e governa . Ptonra è la rifporta dell' ateo ( p. 44. ) , che quefto mondo è opra del cafo, o fia d'un ca* fuale incontro- delle infinite particelle della mate- ria , le quali increate , e moventifi a cafo tra le infinite combinazioni pofTibili abbiano quefta for- mata, che noi veggiamo. Ma il N. A. con vigo- re incalza l'ateo, che così rifponde , e lo ftrigne in più modi. Uno ne trafcclgo, che non è de" più ufati tra' Filolofanri impugnatori dell' A rei imo . OHerva il N. A. ( pa*. 47. ) , che in quella Filo- furia dell' ateo non (olo tutto il fenfibil mondo , ma ancora quella facoltà, che nell'Uomo penfa, vuole , ed elegge , non altro cfTer dee , che pura materia ; il che è contro la maniictta ragione. Per-

cioc-

D' IT A LI A LlB. X. Ca P. Y. 139

ciocché vera cofa è ( p. 50. ) 1 che di tutti ì moti fenfibili, che veggiamo dall'Uomo farfi , neHanao- va, e più acclamata filofofia fi può per viadìfeai- plice meccanifmo render ragione, ficcome preten- de ella di darla di tutti i moti , non che degli elementi , e de' milli , ma de' vegetabili ancora, e de' bruti fenz* alcuna intrinfeca definita forma , e per opera di fola macchina . Ma altra cofa è dar ragione di que' moti tìfici, che l'ateo vede da altro Uomo farfi ; altra è ragion rendere di quel penfa- re, di quel volere, ch'egli fperimenta in sèfieiTo; il che non pub non da uno fiolido , ed infen- fato reputare folo neceiTario movimento . Altri ar- gomeuti porta 1' Autore della efilìenza di Dio nel terzo Dialogo . Dimofira prima ( p. 60. ), che fc Dio è poflìbile, debbe realmente efifiere ; indi pro- va la poflfibilita della Divina efitten7a: quindi così argomenta ( p. 69. ) Realmente è pojfibtle tutto ciò, (be nella [uà idea non racchiude qualche oppojizione , e ripugnanza d'e(fcrcy e di non e (fere ; poiché dunque l'Ente perfettiflìmo , mentre inchtudc tutto l'effere , tfcludc ogni non ejfere ; però l'Ente- perfettiffiwo non può non ejfere realmente pojfibile : altronde s' ejfo è realmente pojfibile , è pur anche per neceffìtà realmen- te eftjìente ; dunque non ve riparo a riconofeere fat- tuale ejìjlenza dell' ejfere perfettijjìmo , cioè adire, ZV fijìenza di Dio. Quello argomento è in fofranzaquel deffo , che già propofe il Gefuita P. Pereti ( 1 ) : il confeflTa l'Aurore ( p. 72. ) , ma aggiugne , che dianzi gli Scolatici mofiraronfi di quefta dimoftra- zione poco foddisfatti , ora ella è da più d'effi con altro occhio riguardata, e che in un tomo de' Gior- nali

( l) Veggafi l 'incredulo fenxa fsufa del Scgncri ~

140 Storia Letteraria

nali di Trevoux (2) lefle egli già una Diflertazio- ne, in cui l'Autore efpone quelta medefìma dirno- ftrazione , qual egli dice d'aver1 tratta dalle opere del Chiarifs. Leibnitz (3). Ma il p;ù ftrignente ar- gomento a favore dell' efilìenza di Dio è quello , che ogni Uomo e dotto, e ignorante trova nell' in- timo del Tuo cuore, cioè il dettame della ragione, e Ja finderefi, che lo convince d'avere un fupremo invifibil padrone, il quale gl'intima le fue leggi , le fue promette , le fue minacce . Quefto argomen- to viene efpreflo dal N. A. ( p.73. ) colla debita eftenfione , che niente toglie alla forza, propofto , e dichiarato.

III. Ma conciofiachè quefto argomento ci dimo- ffri Dio fotto l'efpreiTa ragione non pur di Padro- ne , e di Legislatore, ma ancora di Rimunerator fu- premo', quindi neceflario è di pacare a vedere , qual guiderdone abbia all'Uomo preparato Iddio dopo la prefente vita mortale} ed eccoci alla feconda parte del primo libro . In un Dialogo adunque , eh' è il primo de' tre, che pure compongono quella fecon- da parte , a perfoaderci , che l' immortai premio e desinato all' Uomo, vuole l'Autore ( p.09. ), che badi fi fpezialmente alla naturai brama d'una com- piuta felicita. Perciocché voce é quefla della natu- ra , la quale altamente ne predica, che il fovrano Padrone noftro , ficcome nel dettame della ragione c'intima i fuoi comandamenti, così nell' iltinto prò- met-

(2) Quefto tomo è il mefe di Luglio 1702. ( p. 108.)

(3) Potrebb' efferc , che a quello nome certuni prevenuti da nomi de' grand1 Uomini penfaffero di quefta dimoflrazione più favorevolmente, che non fa- rebbono, fentendola come propofta da uno Spagnuo- lo, comechè ingegnofiffimo.

D'Italia. Lib. i. Cap. v. 141

riletteci il premio. Ma quefto premio che altro ef- fer pub ., che l' immortai felicità? Perciocché vana oftentazione fu quella degli Stoici ( p. 100. ) , pre- tendere , che la virtù fia a fteffa il giufto pro- prio guiderdone \ ne minor follia debbonfi reputare ( p. 102. ) le perpetue vicende, in che Pittagora , e poco meglio di lui ( p. 105. ) Origene fognarono , amlarfi le noftre anime ravvolgendo . Con che ri- mane co' foli principi della naturai ragione l'im- mortalità dello fpirito umano (labilità , e dimo- strata . Ma che non al folo fpirito , ma ancora al corpo umano desinata fia dopo quefta fuggente vi- ta il giurto premio colla rifurrezione a immortai nuova vita, pub ancora ( p. io<5. ) da' principi del- la ragione naturale didurfi ; e didotto fu da Paolo Apoltolo, allorché tra' Filofofanti dell' Areopago pre- fe a parlar da filofofo, onde difporli alla verità del Crirtianefimo . Ed è ben vero ( p. 22. ) , che non abbiamo chiara idea di que'beni, che pago, e bea- to poflbn fare il corpo umano , e tutti i fenfi di lui ; ma oltre la fede ci aflìcura il lume della ra- gione , che la magnificenza del fovrano rimunera- tore quello faprà fare , che noi non fappiamo in- tendere, cioè, fare anche al corpo godere i più fini piaceri , fceveri da ogni noja , e da ogni brutta (convenevolezza. Quefto inabilito, fi fa l'Autore a parlare più didimamente (p. 113. e feg. ) di tali beni feri libili , e fecondo il lume della ragione dal- la fede foftenuto , e rafforzato ce li va proponen- do . Ma qui potrebbe nafeere una quiftione , la quale a prima vifta fembrerà forfè lontana dall' iftituto d'un Filofofo morale; ma pure tale è, che a meglio ftabilire le dette cofe vale affai. Quefta è, la beatitudine, della quale fi è fin ora par- lato , dovuta fia all' Uomo per debito di natura , o per fola gratuita liberale magnificenza di Dio ci

fia

142 Storia Letteraria

fia preparata? L'Autore non ricufa d'entrare in quefta ©ontroverlìa , anzi le confacra due interi Dialogi ; nel primo de' quali contra Bajo, e Gian- fcftio (4) prova poffìbile uno fiato ài naturale bea-

titu-

wi 1 1 . 1. . . ,,,

(4.) Non farà inutil cofa l'avvertire, che Teo- logi non mancano, i quali confettano , che l'Uo- mo poteva efler da Do creato fenza grazia , fen- za ordinazione a fupernal beatitudine , e fenza e- fenzione dalla morte , e da altri mali di quefta mifera vita ; ma non accordano, che Dio potefTe infieme crearlo colla fciolta concupifeenza ; e in quello fai fenfo negano , che poflìbil Ila lo flato di pura natura . Quella fentenza , comechè con dotti Uomini io creda , che polla la condanna di Bajo fi porta difficilmente foftenere , pur tuttavia non dee tacciarli di Baianifmo, fi. come non l'han- no tacciata ne il P. la Fontiine , ne il dotto Ar- civefeovo di Vienna nel Delfinato . Se poi dalla cenfura di Ba)anifmo immune fia anche la fenten- za di coloro, i quali vogliono , che impiffìbil fia ancora tale flato, in cui l'Uomo fia fenza pecca- to, e infieme lenza grazia, lenza elevazione alia fovranafurale felicita, e fenza efenzione dalla mor- te, e dall'altre miferie di quella vita, il vedranno i leggitori dopo avere attentamente confiderai! que- lli Dialogi , che potranno confrontarli colla Pafto- rale Jjlrurjon* , in cui il citato Aicvefcovo di Vicnn* condannò ['Apologia del P. Berti Aoojltniano ( p. 58. e feg.). Ora 1' aver nominato quello degno Teologo, mi fa fovvenire di certo lungo catalogo di Teologi, che egli cita a favore di quella lenten/a nel Ino ragionamento (p.8}.) contro la nollra Storia. Ma qui avvertiremo 1 noltri Lettori, che non fi lafci- no abbagliare da quello novero, e molto meno da

quelP

D'Italia Li b. i. Gap. v. 145

titudine diverta dallo flato di fuperna felicita. , alla quale fiamo da Dio elevati £ nel fecondo dimostra

contro

quel!1 efagerate parole, che innumerabili Teologi [a- pientiffimi abbiano a lui, e al P. Belelli ferviro di fcorta , in negare la pofTibilita di quello ilatodipw- ra natura dianzi fpiegato . Perciocché gì' innumera' bili Teologi fi riducono a' Tuoi Lovaniefi ( ed h noto di qual partito quelli fieno), ed a pochi altri, che non faranno certo reputati tutti fapientijfimi , almeno al paragone di tanti altri d'ogni Scuola Dottori celebratiffirni , i quali penfano altrimenti . Veggafi ancora la citata Paftorale irruzione del va- lorolo Auivefcovo di Vienna ( pagg. 78., e 73.)» e s'imparerà, the conviene andar rilento nel prelìar fede alle citazioni del P. Berti. Benché diamo pu- re al notìro Agojìiniano , che la lua fentenza fia da innutner abili Teologi fapientijfimi propugnata . Convien dirla: quella filaftrocca d'autori è fuor di Juogo , ed è Hata dall' accorto Apologifia fol fatta per concitarne odioiltà . Avevamo detto nella Sto- ria , che i P P. Belelli , e Berti eranfi dichiarati contro alla poffibilita dello fiato della pura naturai . Che v'è qui di riprenfibile? Eccolo, ripiglia a dire l'Apologida : Perchè no» avete voi mentovato piut- tojlo il Cardinal Noris ? perchè non Crtjìiano Lupo ec. ? Quella figura d' interrogazione , eh' egli non avrà imparata dal Pomey , è bella , e buona , ma miglior farà la rifpofìa : Padre Teologo fapien ti (fi- mo , ivi trattavafi di dar ragguaglio della vottra opera, e in parte ancora di quella del P. Belelli , e non già di quelle del Noris , del Lupo ec; ne quando fi dice: /'/ tale fegue la tale optninione , v'è Fedcl Crilìiano , il quale porta pretendere , che tutti coloro fi citino, i quali hanno la fletta cofa

affer-

144 Storia Letteraria

contro a' medefimi , che all' Uomo innanzi alla colpa dovuta non era la totale efenzione da' mali del corpo, e dell'anima, cioè pel corpo da' trava- gli, da' dolori , e dalla morte, e per l'anima dall' ofcurirà della mente , e dalle viziofe inclinazioni del cuore, cioè dalla fcioha concupifcenza ; Noi nulla più diremo di tal quiftione , rimettendo al libro i leggitori , che ne fofler curiofi , e folo gli afficuriamo , che troverannola con mirabil chia-* rezza dal N. A* trattata . iv. Dimoftrata l'efi-

ftenza

affermata ; , voi vedete , che farei flato in obbligo di mettere per capi di lifta Bajo , e Gian- fenio , e tutti i feguaci loro , i quali , che che (ìa t in quelto abbiano errato, di che io non vb di- fputare, hanno certamente penfato, come voi , e'I Beltlli votiro. Ma il P. Berti s'è creduto di fare ad un folo taglio della fua fcaltrita penna due col- pi maeftri, cioè e di moftrare, che noi 1' aveflìmo aggravato , diffìmulando a torto gli altri ingegnato- ti della fua dottrina , e di far credere , che una fentenza tenuta da tnnum tra bili Teologi fapientif- fimi non può efìfer rea di Bajanifmo , quale per altro non io holla dichiarata (che il cicl mi guardi da arrogarmi un autorità , la qual folo compete a' Paftori dallo Spirito Santo porti a guardar la Greggia iti Gesù Cri/io) , ma \ Ar uve [covo di Vienna , ma cent1 altri infigni Macrtri in Teologia hannola giudicata. Per lo che a fventare quelle fue mac- chine , giacché ne abbiamo qui avuto opportuno luogo , neceflario era di tare quella oflervazione * la qual fola fenza le altre cofe da altra penna fcritte nel noftro fupplcmento a favor noftro dee badare , perchè conofeati la i>oca linceriù dell' Apologijia.

D'Italia Lib. i. Gap. v. 145

(lenza di Dio, e la qualità del beatiflìmo fine, per Jo quale fiam fatti , volea ragione , che il N. A. fi mettefle a trattare de' mezzi , de' quali ufandò fi può , e fi dee giugnere a tanta felicità'} cioè de' noftri atti umani . Ora quefti atti perchè predo Dio poflano aver ragione di merito, aver debbono due prerogative , libertà , ed oneflà . Lafciamo ad altro tomo della noftra Storia quello , che deli' oneflà degli atti nottri fcrive l' amore . Per ora di quel contentiamoci, che riguarda la libertà , e in otto Dialogi dall' Autore è comprefo . Nel primo Dialogo efpone egli ( p. 181.) le ragioni , onde ogni uomo convincefi di fu a libertà , e infieme combatte il fatalifmo dagli Stoici introdotto, e di- fe(o . Le menzogne degli Aflrologt , i, quali per tro- varfi credenza vanno fpacciando, agire le ftelle (a- pra l'umano arbitrio , fono appretto confutate dal N. A. nel fecondo Dialogo ( p. 205. ) . Ma più gagliarda guerra hart motta alla libertà noftra i Prede/ìtnaziani , i quali dalla Divina efficaciffi- rna Prede binazione, o come da principio parlava- fi , dalla Divina infallibil Prefetenza affermavano , la libertà del bene o male adoperare ad ogni Uo- mo venir tolta i nel che convengon tutti , come che altra tra loro flavi diflfenfion di pareri , vo- lendo 1 più antichi , e i più rigidi quella loro Pre- deftinazione in riguardo agli Uomini anteriore ad ogni previfione di qualfiafi opera rimana , metten- dola i più moderni , e mitigati confeguente alla previfione del peccato d' Adamo . Tra' Prederìina- ziani novera a ragione il N. A. ( p. 227. ) Gotte' [calco Monaco Tede/co , dal quale l'antico errore de' Prede flinaziam rinnovato fu nel fecol nono (5).

Il

(5) Vane fono le apologie^ che di quefto fgra-

K ziaro

J46 Storia Letteraria

Il coftoro errore fi troverà dal V.Gbezzi invincibil- mente impugnato nel terzo Dialogo (p. 229.) col- le regole e della retta ragione, e della fede. Ne con minor forza inveite egli nel Dialogo quarto ( p.245.) i Gianfenifii , i quali difendono la neceflìtà degli atti umani, e diftruggono la libertà ti indifferenza . Ma conciofiachè coltoro faccianfi forti in S. Agofìi- no , che predicano eflere tutto loro , ha creduto il N. A. di dovere a parte trattare dell' autorità di quefto Chiariffìmo Dottor della Chiefa in più Dia- Jogi . Promette egli dunque nel quinto dialogo ( p. 287.) (e provalo con evidenza), grandifììma etTere l'autorità di S.Agofìino; ma non però tale , che da' fuoi detti dipender debba la decifione della controverfia tra' Cattolici , e i Gianfenijìi, per gui- fa, che potette provarli , aver negato S.Agofìi- no la libertà dell'Uomo, qual la Cattolica Chiefa proponla a credere, potettero i Gianfenijìi preten- dere , che la fola autorità del Santo debbali difob- bligare dall' interna fommiflione alle Apoftoliche diffin zioni della Chiefa Romana . Vedraffi qui , (p. 295. e feg.) in qual fenfo abbiano e Papi , e Concilj encomiata , e raccomandata la dottrina di S. Agojiino, e qual abufo fia volere , che tali elo- gi Itendanfì a tutte le dottrine del Santo . Quello Dialogo non è già difonorevole alla memoria del Santo Dottore, anzi molto conforme agli umili, e Cat-

ziato Monaco fonofì ingegnati di fare il Mauguin , più atto a far da Prefidente della Moneta , che a trattar materie di quella natura , il Noris , e gli Autori della Storia Letteraria di Francia . Leggali la Storia del Predejìinazianijmo dell' erudito P. di* Chefnc , e l'articolo iv. de' Trivulziani al mele di Gennajo del 1742.

D' I t a l i a L r b. i. <S a p. v. I47

Caftolici ferimenti di lui. Per altro chi pia im- pegnato dei P. Gbezzi a difarmare i Gianfenifli dei! autonta d un Dottor celebrato? Spende eeli il fefto Dialogo a dimoiare (p. 5^.) , che la Dottrina d' Agofltno non è punto favorevole alla Gtanfentana .Perchè fi fa a fcuoprire il vero fenfo di quel famofo detto dei Santo ( P. w. jn ep. ad UaJJ: quod ampltus nos deletlat , Jecundum id ope- remur necefte e/i; e quindi pafTa ad efaminare , che ioile il celebre adjutortum quo , e l'altro (p wO adjutorrum [me quo del J,bro de correzione &L. na . Più fa ,1 R Gbezzi per S. Agogno . Prtva

SfÌTm°ADia0§0 (P' 557- ;, che la Dottrina àAoolitno è del tutto conforme a quella , che og- gidì infegna la Chiefa. Qui poteva terminare qui- fta 1 prima parte de fecondo libro ; ma l'Autore

\^JT\ny r Vr °,Ut0 a88iuSnere un o«avo Dia- logo del Gianfentfmo tramato. Noi quafi vorrem- mo , eh egli avete tracciato querto Dialogo non perchè crediamo, ch'egli non tolga con buon fucceflb . ijucRo Gianfenifmo tifato la maschera" non perchè non reputiamo con erto lui, che fia pm da temere tal Gianfenifmo , martimamente per

ta„? . ! ' la'urA° ^P^° de' Gi«»f<»ifli oltramon- tan, ; non perchè il P. Gbezzi niente più dica che detto hanno fu querta materia il Toumely Dot' torSorbomeo, e '1 grande Arcivefcovo di Cambray , e lAravefcoyo di F/r»», nel Delfina* , ed altri «no ti , nfigm Vefcovi , e Dottori di Francia, I perchè ,1 contrario partito potrebbe facilmente fol- largli contro una fiera burraia . Vorremmo al-

TuZn e8h m, qUcrt0 DÌa,°S° c P^e «I quinto, certi interlocutori non averte introdotti, da

che potrebbe alcun ceto di perfone , e qualche

ti 5' ere t0l\°> ? a ra8lone, reputarli aggrava- ta, ed offcft. Ma che che ne avvenga, è da defi-

K 2 derar

348 Storia Lette r a ri a

derar fommamente, che fenza fpirito di paflione fi difamini da tutti quefto Dialogo . Noi in generale direm di quefto libro, che il P. Ghezzi vi fi ino- ltra un gran Filofofo , bravo Teologo , e feliciffi- mo fponitore de' fuoi concetti ; tanta è la chiarez- za, la precifione, la forza , con che efprime , vi- bra , anima i fuoi penGeri ; fapremmo vedere , che altro poteffe al merito di queft' opera pregiudi- care , non il troppo coraggio dell' Autore in mettere di certi odiofi punti ragionamento , e la condizione de' tempi.

V. Abbiamo ora da parlare d'una Diflertazione , che riguarda un particolar punto di moral Filofofia .

De amore fui. Dijfertatio Cofma Mài Fiorentini tntlitaris Ordtnis SS. Mauritii , & Lazari Equitis corn- uti endatarìt . Patavii 175 1. 4. pagg- lxvii.

Quella D'.ffertazione al nobile, e dotto Sìg. Mar- chese Antonio Niccolini dall' autor fuo indirizzata è molto erudita , e faggiamente condotta . Premette l'autore , che naturale è in ciafcuno l'amor di fletto , e quindi agli effetti viene , che in noi tale amore produce \ e conciofiachè uno d'etti fu cercare 3a propria felicità, prende quinci occafione di met- terci innanzi agli occhi le varie opinioni degli an- tichi Filofofi fopra la noftra beatitudine. Ma che è fropriamente l'amor di fìeffo , o come i Greci appellano, <pikocjtì'uÌ Quello imprende il N. A. ad efporrc fecondo la mente d' Artjlotele , e d'altri ve- tufti Filofofanti , e poi ( p. xl i v. ) conchiude con Pla- tone, quello efTere amante di (teffo, che invitatria babeat precìpua fludia , animi primum , medium corpo- rìs , tertium pecunix', non ut ca abutatur in illis , qua in 'Ulta fupervacanea funi , fed ut vitx ipfius incom- modis , qux funt neceffaria , ca queat fubpeditare . II che pollo viene l'autore a meglio dichiarare , quale il virtuofo amor di lidio fia, quale il viziofo.

VI.Mol-

D'Italia Li e. i. C a p. v. 149

VI. Molto ajuto poterti per l'oneflo regolamen- to della perfona, a che riguarda la moral Filofofia ancora da'gentili Scrittori derivare , non v'è chi non fappia . Qua mirò il dotto Franzefe Abate ti Olivet , quando dall' opere di Tullio tratte i più faggi penfieri , che alla morale appartengono , e recolli in Franzefe . Era affai convenevol cofa , che la gioventù d'Italia non fotte fenza quefto util mezzo d' imparare ad un tempo e la più pu- ra latinità, e la onefta coftumanza . Il Sig. Cano- nico Gianfrancefco Guenzi Maertro di Rettorica nelle Regie Scuole di Torino fi è applicato a fare a' noftri giovani godere i vantaggi della fletta ope- ra, trafportandola in buona lingua Italiana , non però dalla traduzion Franzefe , la quale non fi è qui ommeffa , ma dal latino originai tetto , che a traverfo delle pagine è (ìampato con fotto i due volgarizzamenti Franzefe , e Italiano, l'uno all'altro rincontro . La Prefazione dell' Olivet è lafciata, el traduttore Italiano un altra ne ha metta di fuo . Quefto difpiacerk agli amatori della Storia lettera- ria, i quali godono di vedere le Prefazioni delle anteriori edizioni . Forfè ancora fpediente era mettere le note a pie delle pagine , ficcome fatto avea 1' Olivet , anzi che rigettarle alla fine dei li- bro , il che piaciuto è al noftro Traduttore ; ma non mancano efempli , con che autorizzare la ma- niera da lui tenuta Tutto dipende dall' aver let- tori più o meno facili a prenderli noja della ne- ceflìtà di correre ogni dalla pagina , ov' è il tetto, alla fine del tomo, a vedervi le corrifpon- denti annotazioni. Il titolo del libro è quefto.

Sentimenti di Cicerone in Franzefe , ed in Italia- no . Torino 1751. 8.

Noi abbiamo fin ora parlato, come l'opera , che ci prefenta il Sig. Canonico, quella fletta folTe,

K 3 che

15© Storia Letteraria

che in Franzefe ci diede V Olivet ; perchè fappjam certo, che 1' Olivet fìmil opera divulgò nella Fran- cia . Ma vedendo , che il traduttore chiaramente noi dice , e folo nella Prefazione afferma di pub- blicare quefti fentimenti ad e/empio dell' Abate Oli- vet , damo entrati in fofpetto, che porta quefto ef- fcre un libro diverfo da quello del mentovato Aba- te . Ci duole di non avere l'opera del Raccoglito- re Franzefe , onde poterla een quella dell' Italiano Scrittore paragonare . Potranno altri fare quefto con- fronto.

VII. Non fapremmo in qual altro luogo me- glio , che in quello capo accennare un libercolo in- titolato.

Lettera ad una Spofa tradotta dal Franzefe . Li- vorno 1751. 8. pazg.23.

Stimafi , che l'autore abbia pretefo di deridere con una perpetua ironia i vizj donndehi ; ma l'iro- nia è così coperta , e fgraziataimnte condotta , che vi vuole un atto di fede per crederla tale ; ed è ben compatibile , chi ftampò una riipofìa per ri- futarla , temendo , non fotte la derilione prefa per approvazione de' vizj femminili; avvegnaché io cer- to Ha, ch'egli non avrebbe a tal confutazione po- rta mano , aveffe mai fofpettato , che ne dovef- fero alcuni fentir difgufro. Ben più lodevole è, chi ha tradotti gli avvertimenti ad un giovine , cF entra nel mondo ; la qual traduzione ufeita è in Venezia della fìamperia d' Antonio de Cajtro nel corrente an- no 1752.

CA

D'Italia Lib. i. Cap. vi. i$i CAPO VI.

Medicina , Chirurgia, Chimica*

I. A Lia Medicina io ho giudicato d'accoppiare XX la Chimica, come quella, la quale a lei fer- ve immediatamente per fafle conofeere , ed inten- dere la natura, la forza, ed il giufto grado dell'ef- ficacia de' medicamenti . Imperocché coll'ajuto del fuoco , e delle ritorte non veniflTe a difeuopri- re, quale , e quanta parte di [ali , d'o//, d1 acidi , o d' alcalìche particelle è racchiufa ne' corpi, che a noi in varie maniere adoperati fervono di medici- na, come mai ne potrebbono preferivere le giu- fte dofi ì come potrebbelì alla cura de' mali proce- dere con diritta regola di raziocinio ? In fatti non mai troveraflì infigne medico , il quale neh" arte Chimica non fia nel tempo (teffo verfato . Di che teftimonianza ne abbiamo dal Boerhaave , il quale nella feienza medica parve , che collo ftefTo patto» faliiTe , col quale nella Chimica s'innoltrava . Un nuovo atteftato ne fomminiflra il primo opufcolo me- dico, dal quale io intendo di cominciare quello ftef- fo capo della mia Storia . Queft' è fopra V ufo , e V abufo di una bevanda, che in oggi divenuta è aitai comune, cioè del Caffè, nella Storia del quale s'in- tenderà la conneflìone della Medicina, e della Chi- mica , della quale ho ragionato.

Lufo, e V abufo del Caffè, Dìffert azione Storico- Ftfico-Medica del Dottor Giovanni dalla Bona Vero- nese . In Verona 1751. 8. pagg. 70.

In quella differtazione prima ragionali del Caffè ftoricamente . Riferifconfi le opinioni di coloro , che lo hanno orefo pel Nepenthes d' Elena riportato da Omero ( lib. iv. Odifs. ) , o pel Brodo nero de' Lace- demoni, ài cui parla il Muralto . Paffando poi alle

K 4 me-

»5- Storia Letteraria

memorie de' tempi di mezzo , fi viene alle più di- pinte contezze , che Profpero alpino viaggiando in Egitto , e tornando in Italia a noi recò di tal be- vanda (pag. 3. verf.4. ) . Appartiene pure alla fio- ria il divifarci , per qual modo da principio preflb gli Arabi fu introdotto . Al qual intendimento fi reca la trita ftoriella delle Capre , e Cameli , che nell' Arabia felice fpeffo erano inquietati da difu- fata vigilia . Il Paftor di tali armenti ne avvisò certi Monaci Criiliani , i quali coli' oflervazione irovarono , che tal vigilia nafceva dal pafcolarfi dell' erba d'un arbofcello chiamato Bon , che ap- punto era il Caffè. Onde i Monaci fteflì (pag. 4.) cominciarono a fervirfene per efler dciti alle not- turne lor preci. Riferifcefi (p.4. ) la critica, che il Sig. Reiger fa di quefta ftoriella , e poi l'opinione fua, fecondo cui verfo la metà del quindicefimo fe- colo un certo Muftì degli Arabi fu il primo a traf- portar P ufo del Caffè dalla Perfia nella Città di Aàem dell' Arabia felice . Dalle notizie ftoriche fi palla alle Botaniche, ed affai accuratamente fi de- ferì ve la pianta, le foglie, il piftillo, il feme, che appunto contienfi negli acini del Caffè ( pag. 8. ) . Si annoverano le tre differenti fpccie d'effo, e ne fa riconofeere (pag. 9.) la bontà dalla groflezza , e dal colore. fi ommettono le varie maniere di prepararlo, e di berlo (pag. io. il. ). E qui fi paffa ad efaminare le parti componenti il Caffè coli' ufo delle Chimiche fperienze . Si recano le prove fatte dal Sig. Du Four , dal Bourdclin , dal Neumanno , dal Geffroy , per le quali conchiudefi , che oltre al flegma, che a tutti i corpi è comune, nel caffè to- flato rifeggono molte particelle oleofe , craffe , empi- reumatiche , e ratefcibili , e molte gommofe , /aline , ed alcaline (pag 15. 16. )• Il Sale è un Sai volatile urtnofo . Con quefie proprietà fpcrimentali , e chi- mi-

D'Italia L r s. i. Cap. vi. 153

miche del Caffè fi difcende alla principal quiftione, cioè , fc il Caffè fia bevanda giovevole , danno- fa, indifferente. Si viene a concludere, che in- differente affatto non fia , che in alcuni tempera* inerti vifeofi, pingui, lenti , e tardi può effer gio- vevole , ma che negli adulti, macilenti, deboli, e colerici può effere eftremarnente nocivo, e perico- lofo, maffime quando intemperatamente venga ufa- to . Si fa vedere a lungo, che l'accelerazione delle pulfazioni , il promuover»" foverchiamente la trafpi- razione , lo fcioglimento del fangue, Torrefa de' ner- vi fono effetti (oliti, e neceffarj dell' abufo del Ca/- (pag. 17. fino al fine ) . Il che vien comprovato dalla lìona Medica, da' Sintomi d'alcuni mali, e dall' esperienza prefa dallo fìeffo Profcffore . Si fa particolarmente intendere (pag. 28.) gli effetti del Caffè nello Scorbuto , che da lui può effer genera- to , ed accrefeiuto . Non fi lafcia di fciogliere la grande obbiezione, che ciafeuno può fare , dell'ufo cotidiano , che i popoli Orientali fanno del Caffè , ne effi muojono d'Epidemie nate dal Caffè . Si fa intendere, che la gran quantità di latte, d'erbe, e d'altri cibi frefehi , che ivi fi adoperano in gran modo , viene ad impedire gli effetti perniciofi del Caffè. Dalla minuta relazione, che ho riportata di quella differtazione , fi può ben conofeere l'ottimo metodo , con cui è maneggiata la dovizia delle dottrine , onde è ornata , la forza degli argomenti comprovanti i perniciofi effetti del Caffè bevuto fenza mifura. Quella differtazione dee almeno pro- durre l' effetto di mettere in guardia coloro , che nell'ufo del Caffè fono fmodati (1 ) II. Un

(1 ) Qualche efagerazione par, che fi ritrovi nel- la efpofizione de' danni, che cagiona il Caffè. Pur

tan-

154 Storia Letteraria

II. Un grande fconvolgimento della noftra mac- china ad altri è paruto , che facciano le particelle mercuriali nel noltro fangue . Oh qual confufìone di cofe f Oh quaii urti , percoffe , ripercuffìoni , e giravolte fi venivano ad introdurre nel noftro fan- gue ! Le tenuiflime tuniche de' noftri interini , e molto più delle vene , e delle arterie capillari fi dovevano torto fquarciare , e reftar crivellate , co- me da una falca di cannonate . Son venuti poi al- tri fcrittori meno fpericolati , i quali hanno molto fpenta la forza delle palle mercuriali, ed hanno fat- to conoscere , che 1' ufo temperato , e giudiziofo del mercurio può giovare per molti oftinatiffimi mali , e di fatto ha giovato ad afTaifiìme perfone , fenza ch'effe rimafte iìano traforate, e crivellate dall'im- peto di quelle artiglierie. Ed ultimamente un ano- nimo fenttore vi è (tato , il quale fi è fatto l'av- vocato

tanta non , è quanta ne trova in un altra differ- tazione di Michel Pinelli , ftampata in Roma nel 1734. col titolo di Nuovo fiftema deW origine della Podagra, e fuo rimedio. Ecco un faggio d un mec- canifmo forfè un troppo precipitato (pag. 19. ). Per qutjlo dibattimento continuo dividendofi le oleofe particelle del Caffè in altre minori, e cacciando/i tra le poro/ìtà de' globetti rojjl del fangue jquar ciano , e rompono gli Jìretti loro combaciamenti , dividendo ap- punto coir urto , e colla loro incidente forza t mede/i- mi roffi globetti in fiero , in linfa, e in altre minori particelle j e così di mano in mano ne aumenta la divi/ione fino ali1 ultima sferetta folidiffìma .... ed in tal gut/a fi /compone la naturai teffuura del fan- gue , e degli umori , mutnnd.fi la mole , /'/ fi to , la conneffxone , la proporzione , il numero te. Che Dio per fua bontà ce ne guardi*

D'Italia Lib. i. Cap. vi. 155

vocato del Mercurio , facendo in favor d'elfo una buona diceria appunto al modo degli avvocati; ma con quello divario , che dove quelli empiono i fo- gli per viver più ricchi , l'anonimo fi è indotto a fcriver quell'Apologia per falvar la fua vita. Egli una volta fu aHalito da' Metalli , i quali entrando a folla nel Tuo gabinetto gli andavano alla vita , minacciandolo fortemente , egli non pigliava la difefa del Mercurio loro fratello . Così egli corret- to fu a fcriver quell'Apologia , nella quale fa ve- dere, che il Mercurio è galantuomo, e non già un contrabandiere, un afTaflìno, un bandito, come al- tri lo vuol dimoltrare. Ecco il titolo di quella chiac- chierata.

Le querele de* Metalli, ovvero t Apologia del Mer- curio. In Firenze 1752. in />*<§£• 45»

III, Ben differente dalla già elpolla verbofa di- fefa del Mercurio è il trattato intorno al veleno de- gli animali naturale , ed acqvijìato, che ha prodot- to alla luce con fingolare erudizione , critica , e dottrina il Sig. Dottor Domenico Brogiani, uno de' molti, e chiarirmi Profelfori della celebre Univer- fità di Pi fa. Eccone il frontifpizio .

De Veneno animanùum naturali , & acquisito tra- Batus , auBore Dominico Brogiani Fiorentino in Pi- fano Atbeneo Medicina prof e ff ore . Fiorenti* 1752. in 4. pag. 152.

Gli animali velenofi o hanno una tal proprietà , o 1' acquetano folamente in alcune determinate oc- casioni . Con ragione adunque 11 divide quello li- bro in due parti , delle quali una contiene l' Illoria del veleno naturale degli animali, l'altra del vele- no acquìjìato per certe date caufe . Avanti che es- pongali la ferie di quelle forti d'animali , leggonfi fui principio di queft' opera molte diverfe oflerva- zioni , e quiftioni , che alla Spiegazione della teoria

del

156* Storia Letteraria

del veleno animale fervono di previa generale illu- tazione . Ed intorno alla maniera , con che opera elfo fui corpo vivente con tanta velocità , e con vigor tanto , fi fa vedere coli' autorità de' più illu- minati Medici , e più finceri , non effere così facil cofa 1' indovinarla , e che fopra ciò forfè nien- te più potrebbe illuminarci della Medicina infuforìa ; che l'unica più verifimil cognizione , che poffa a- verfi in tal materia, fi è, che probabilmente il ve- leno agifca fopra le parti nervofe ; che diverfi au- tori, i quali han voluto addurre il modo, col qua- le un tal veleno operalfe , o hanno propolto trop- po particolari cagioni , o ancora contradittorie fra loro, o ripugnanti a' lumi della più delicata medici- na , o non bartevoli ad efplicare i Fenomeni dal veleno ifteflb prodotti . Per illultrar turto ciò non fi tralafciano varie curiofe rifleffioni fopra il vele- no minerale, e vegetabile, dalle quali fi ritorna fu- bito al difeorfo del veleno animale , dimoltrandofi , che egli agifee folo con infonderli, e mefcolarfi im- mediatamente col fangue , e non già col prenderli per bocca : la qual dottrina pare , che nota folle anche agli antichi . E avvegnaché con varie ragio- ni da molti efcmpli affi (li te fi faccia manifeftamen- te vedere , che in alcuni cali qualche determinato genere , o compofizione di veleno animale ha ope- rato coli' immediato citeriore contatto, o anche in forma di cibo , pur tuttavia ciò non balta a di- ftruggere la generale verità del fopra efpolto prin- cipio . PaiTa quindi l'autore all' elame , e alla de- tenzione di varie importanti quifiioni . Tali fono , perchè e. g. nel verno molti velenofi animali non fieno nocivi , quanto in altre ttagioni ? Quanto verifimile fia l'opinion di coloro , i quali hanno creduto, che non d'altra cagione, che dalla rabbia fi produceiTe negli animali il veleno ? Se vi fieno

par-

D'Italia Lib. x. Gap. vi. 157

particolari paefi privi d'ogni forte d'animai vele- nofo : ficcome gli animali di tal natura offen- dono gli altri , così offendono , e fieno mortali a loro fteflì, ove mordono, o pungono medefimi? perchè fucceda fpeffo, che un animai fia morfo im- punemente da un animai velenofo ì perchè fu gli animali velenofi trovinfi tante divertita pretto gli Scrittori ? Finalmente perchè abbia la natura dato ad alcuni animali una tal proprietà, ed una poten- za tanto offenfiva ? Dopo 1' efpolìe cofe vienfi al novero delle varie clalTi degli animali velenofi , il quale incominciafi da' Serpenti ; e qui de' Draghi ancora dal N. A. fi parla , della fuppofta loro efi- ilenza, figura.

Uno de'più terribili , e più velenofi ferpenti quel- lo è , il quale dicelì Caudifonoì perchè dopo l'ulti- ma vertebra ha una continuazione di varj offetti concavi , lifei , che infieme ripercuotendofi fanno un certo ftrepito , il quale a quefto animale ferve, non, come hanno alcuni creduto , per avvertire i circolanti del pericolo ; ma per isbalordire gli uccel- li annidati fu gli alberi , e farneli cadere fua pre- da . La Real Società d' Inghilterra fatte ha molte fperienze fui veleno di quello Serpente , veleno co- sì efficace , che fino in un mezzo minuto metteva i cani a morte. Siccome quefto Serpente è una fpe- cie di vipera, delle vipere trattali appretto, come- chè con brevità ; conciofiachè la Storia loro trovi- li già ne le immortali opere del celebre Trancefco Redi faggiamenre illuftrata ; e da quefta Storia vienfi a quella degli afpidi , ed alla famofa quiftio- ne fopra la morte di Cleopatra tra' due dottifiìmi Filofofi, e Medici Lanci/i , e Morgagni con impe- gno agitata. Hanno gli antichi parlato d' un am- mirubiie, e forprendente genere di veleno in un Serpente detto da elfv JBafilifc , il quale averte la

prò-

158 Stori a Letterari a

proprietà di avvelenare colla vifta . Poco ci vuol a conofcere la inverifimiglianza , e falfità di tale effetto; onde non retta che a ricercarci, dove mai abbia avuto origine curiofa immaginazione di veleno; di che molto diffufamente ragiona l'auto- re. Efamina egli dappoi un altro non meno for- prendente effetto ad altra ferpe attribuito . Dice- fi , che quefto animale producete col Tuo ve- leno per diverfe parti del corpo un fluflb di (an- gue, onde chiamato fu Emorroo. Fa vedere l'Au- tore colle Storie d'alcune malattie, come poffa que- llo nel corpo animale avvenire , e cita Paolo Er- manno fulla verità dell' Emorroo macaffarico .

Un altra claffe di velenofi animali dopo i Ser- penti fono i Ragni ; intorno a' quali premeffe pri- ma alcune generali notizie fopra o la loro ftruttu- ra, o certe loro particolari proprietà, l'autore tut- to s'impiega nella Storia del Salanfio , e della Ta- rantola . La puntura del Salanfio produce fintomi differentiffimi ; e benché di rado ella fia mortale , pure è cagione fovente di graviflìme malattie : ed è notabile tra gli altri il periodico annuo ricorfo degli effetti morbofi prodotto alle volte da tal ve- leno , come imparafi da alcune Storie recate qui in mezzo. Ma quel, che ha più occupati i Medi- ci, fi è la Storia de' forprendenti effetti , ed i rime- di della Tarantola . Il che al N. A. fommimftra occafione d'accuratamente difaminare, quale fui cor- po vivente o fano , o infermo effer poffa la forza della mufica. Ma le maraviglie della Tarantola ite fono tant* oltre, che al Sig. Brogiani parute fono incredibili, e con tutta la differtazione della Ta- rantola fcritta dal celebre Giorgio Ballivi , della ve- rità d' effe moflra di dubitare . Una gran parte di malattie paffa nella Puglia per effetto del veleno della Tarantola: multerà precipue , dice il N. A.

decan-

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decantatum illudi affuetumque portentis animai, dttm cblorofi laborant , prò tarantatis haberi , & nufquam percipiendos infanientis uteri lufus , & obfc&nam fa- vorì* uterini famem TarantuU meritis adfcribi & ca- jlo muftcee , faltufque defiderìo cohonejìari . Ma il Sig. Francefco Serao uno de' più dotti, e Filofofi, e Medici di Napoli ha più d'ogn' altro manifefta- mente difingannato fu ciò il pubblicp in due eru- dite lezioni, delle quali qui riferifeonfi alcune dot- trine . Dopo la Tarantola parlali degli Scorpioni , delle Canterelle , delle Migna"; , del Buprefte , cioè d' un infetto creduto pr Cucitore della pefte Bovina, del Rofpo , intorno al quale fi dimoftra, come poffa intenderà* la celebre novella del Boc- caccio ( Giorn. iv. Nov. vii.) , e finalmente della forza venefica da alcuni attribuita al fangue di va- ri animali, e fino al medefìmo fangue mentfruo, del quale per altro fi compone il feto .

La clafie ancora degli animali aquatici non è efente dall' averne alcuni dotati di veleno . Tra quelli nota è la Torpedine, la qualle nella mano , e nel braccio di colui , che toccala, produce un fen- fo come d'iftupidimento , il che dallo fcuotimento deriva da eflTa fatto de'due mufcoli falcati, i qua- li una gran parte cuoprono del petto , e dorfo di lei. Si confutano le opinioni di coloro, i quali per ifpiegare un tal effetto hanno recate altre cagioni, e quelli pure fono impugnati , i quali lìccome la credenza d'alcuni tale effetto produrfi dalla Torpe- dine anco morta, fi fono avvifati.

IV. L' efpofizione di tanti velenofi animali , e d'altri, che noi tralafciamo a bello ftudio, ci con- duce infenfibilmente , a ricercare , quali fieno i mezzi per isfuggirne le loro offefe. E' celebre pref- fo gli antichi la fama della Triaca, del Mitridazio , ec. , ma quelli rimedi non hanno al prefente , al- meno

iob Storia Letteraria

meno per gli morfi velenofi , una ficura riputazio- ne. I più ficuri mezzi per impedire il danno de* morfi velenofi fono le purificazioni, le pronte , e forti fucciature, quando Cavi libero, e facile adito a farle, e tutto ciò che ad effe analogo è, e pro- duce un firaile effetto. Con queft' occafione fi par- ia delle piche fet penùrie , e cobras , le quali per ef- fer porofe , ed afciutte, poflon forfè qualche volta a trarre in parte il veleno , ma non fono tutta- via fempre ficure . Oltre le fcamificazioni è d' un ufo particolare anco la combuftione, o fcottatura della parte offefa , e non fervendo quelle , o paren- do troppo tarde, l'amputazione. Non fi tralascia di parlare della famofa difputa , che fra uomini ài chiariffima dottrina controvertefi prefentemenre , fo- pra l'efficacia dell'olio femplice, ficcome (opra tant' altri rimedj , che più lungamente fi riferifcono (2), de* quali non eflendovi fufficienti ficure fpe- rienze favorevoli non iftaremo a difcorrere , ed in- comincieremo a parlare di ciò, che contienfi nella feconda parte di quefto libro , cioè di quegli ani- mali , che non eflendo di natura loro velenofi , di- ventano tali per alcune date combinazioni . Fra quelli il più rimarchevole fi è il cane, quando ar- rabbia, e moiri altri animali qui nominati, i qua- li, benché meno frequentemente del cane, pure foggetti fono ad arrabbiare . S' incomincia dunque

a Par"

( 2 ) Uno ne aggiugneremo dal diligentiflìmo N. A. non riferito. Io Inghilterra nella rabbia at- taccata da' Cani , fi fono con qualche pretefa riu- fcita tentate cure col folo Mufchio fenza cinnabro . Per altro ne parlano le ultime Tranfaztoni Filolo- fiche Anglicane. Vicmi detto, che ancora i Medi- ci di Bologna ufm tal cura.

D' I T a l r a Li e. i. C a p. iti. *$éi

à parlare della rabbia, ricercando il tempo , in eh" primieramente nota fu tal malattia . Quindi fi ef- pone la Storia de'varj maravigliofì effetti da effa prodotti , e recanfi le pia forti ragioni per impiega- re , come poffa un tal veleno dar nafeofto lun- go tempo, quanto è quello di 40. giorni , dopo i quali ordinariamente manifcfta i (uoi perniciofi ef- fetti .

E' da avvertire, ciré non manca efempio d' ani- mali j idrofobi divenuti, per effere (lati morfi da si- tri animali non arrabbiati, ma foto fieramente in- colleriti. Avvertafr ancora, che urta fpecie d* ià\ó~ fobia alle volte producefi in alcuni mali fenza il morfo, e che l'idrofobia non è Tempre una necet- laria , ed indivifibil compagna* della rabbia , ficco - me neppure il delirior ; perciocché molti arrabbiati muojono in perfetta cognizione .

La faliva del cane , che è il principale umore infetto nella rabbia , è ài tale attività , che efem- pli non mancano di notabilitTìmi pregiudizi col fo* lo contatto da e(fa recati ; ficcome non mancano elempli , che anche l'eiferlì cibati di carni d' ani- mali morti arrabbiati è flato di notabil nocumen- to. L'autore della prefente opera ha avuto Tocca - (ione d' afTiftere , ed offervare in vàrj (pedali il corfo , e gli effetti dell' Idrofobia , e di vedere la lezione di molti cadaveri idrofobi ; onde avver- te, che molti e differenti fono i fenomeni nel cor- po animale dalla rabbia prodotti , de' quali ci fa l'enumerazione , ma che i più frequenti f e co- muni (ono alcune particolari infiammazioni, e can- crene, e la fenfione univerfale, e (lecita delle par- ti folrde . Fra' più Angolari fenomeni , che produ^ ce poi nelP animale vivente la rabbia , uno fi è certamente quello, di comunicare all'animale mor- fo T appetito di mordere , benché a lui non na-

L tu-

i6i Stori a Letteraria

Curale ; il che in una certa maniera la prova della trasfusione delle malattie , che alcuni han fatte in un animale fano , trasfondendo porzione d' umore infetto . Si efpongono appretto vane 6- (ìche conghietture per ifpiegare , come poffa ciò farfi ; quindi fi cerca per qual ragione la rabbia piti familiare Sia al cane , che ad altro qualunque ani- male , e fi fa vedere , che molto a ciò conferifce la Struttura del fuo meccanifmo , e la fua manie- ra di cibarfi. Finalmente, dopo aver metto in ve- duta , quinto coitituifce 1' intera Storia della rab- bia , e de' luoi fenomeni , efpone 1' Autore , ed efa- roina le varie cagioni , che pretto varj autori cre- donfi della rabbia producitrici . Fra quefte la pri- ma è il calore, e in particolare quello della Cani- cola . Ma i cani arrabbiano in ogni paefe anche freddo, ed in ogni Stagione v e fin nel piti rigido verno, e queSto pretefo effetto della Canicola, ol- tre ad cffere un fogno, è anche contrario alla buo- na Agronomia . Un altra Supposta caufa della rab- bia , che dal N. A. fi confuta, è l'irritazione vio- lenta di vermi interni ; ed anco altra irritazione prodotta dagli eccellivi Stimoli Venerei , e final- mente T azione della collera forte , e continuata (3). Effendofì dunque veduta 1' infufficienza delle fin qui addotte cagioni , propone 1' Autore a con- siderare, fc la rabbia poffa eSfere nel cane effetto piuttosto d'una Sete infiammatoria. Una gran par- te

( 3 ) Può qui aver luogo uno fperimento del gran Boerhaave . Racconta egli d' avere i cani col molto lardo dato loro a mangiare, e col tenerli al tempo fletto Sema bere , in 24. ore condotti alla rabbia .

D'Italia Lib. i. C a p. vi. 16$

te delle febbri infiammatorie ha quefto di proprio, che negP infermi produce un' agitazione come di col/era, ed un furiofo delirio, e bene fpeffo atter- ra talmente gli umori , che fa loro acquietare un alito venefico, ed una forza morbofa, per la qua- le quefte febbri diventano contagiofe . Perchè dun- que non può lofpettarfi, che la faliva del cane di- venti contagiofa per mezzo d' una febbre ardente ; il primo effetto della quale è di farlo infuriare sì, che ad altro non penfi , non a mordere chiunque incontra? Imperocché e dalle offervazioni de' cada- veri infiammati, e dalla Storia degli effetti dique- fto male, troppo prudentemente fi deduce, che egli è il prodotto d'una forte infiammazione. Tralafcio molte altre ragioni , colle quali fi fa vedere fem- pre più la venfimiglianza d'una tal opinione , che anche più fi ttabiliice, rifondendo ad alcune ob- biezioni . Ma qual è 1' origine di una infiamma- zione , e febbre così violenta ? Ella è fecondo il N. A. un origine epidemica , ficcome quella di molte febbri maligne. Che pare incredibile, che un male d'origine epidemica diffondafi in pochiffi- mi corpi (conciofiachè pochi cani arrabbino al tem- po ftefto , e quefii pochi per la maggior parte , perchè da altri fon morfi ), può rifponderfi , che primieramente ciò nafee dalla pronta uccifione , che fi fa del cane torto come fi fcuopre arrab- biato : ficchè non vivendo infieme i cani , come molti altri animali, più difficile è la comunicazio- ne del contagio, e tanto più, perchè quefio conta-» gio deefi produrre per mezzo del morfo - Tutto ciò dee intenderai di quel genere di rabbia , che da cagioni intrinfeche può derivare \ benché la più comune origine d'efia è per mezzo di cagione efirin. feca , cioè di contagio per via del morfo . Che poi alcune volte qualche cane arrabbi fenza effec

L 2 morfo

iÓ4 Storia Letteraria

morfo , lo dimoftrano varj cfempi , e Storie in varj luoghi dell'opera efpoQi .

Un altro forprendente fenomeno , e difficile a fpiegarfi prodotto dalla rabbia fi è V idrofobia , o orrore dell'acqua \ il qual fenomeno , benché la mag- gior parte degli autori abbia creduto di facilmente ipiegare , riducendolo ad una fpecie d' afma , o ad un effetto di dolorofa deglutizione , pure è manife- flamente confutato, e dall' anotomia de' cadaveri , e dall' efame fteffo del male , come evidentemente fi fa qui conofeere ; onde par molto più verifimile fupporre , che il veleno della rabbia produca una tale alterazione nella teffitura delle parti folide , ficchè effe neceffariamente , per dir così, dal contat- to dell'acqua debbanfi rifentire. Ciò è lungamente, e con molte ragioni , ed offervazioni chiaramente confermato . Perchè adunque il contatto dell' acqua è per gì' idrofoli così cattivo , non par ragionevole lo fperar foliievo dalla immerfione nell' acqua me» defìma, come molti hanno creduto. Quello condu- ce l'autore a difeorrere della cura di quefto male Nel qual luogo anche brevemente difeorre , e per ufo di Storia delle varie religiofe coftumanze , che alcune nazioni offervano per guarire dalla rabbia . Dopo di che fono efpofli infiniti altri rimedj fino a' più celebri de' noftn tempi , facendofi di ciafehe- duno un particolare efame . Si termina il generale difcorlo di quello male con avvertimenti circa la cautela, che debbe averfi della faliva degli arrabbia- ti ; lui pericolo , che poffon fare anche i cani do- medici , i quali feioccamente crede il volgo , che arrabbiando non mordano il loro padrone ; e final- mente intorno la cura, che dovrebbe avere il pub- blico per impedire un tanto male.

Non è iolo il veleno della rabbia quello , che taccia vclenofi diventar gli animali naturalmente

in-

D'Italia Lib. i. Cap. vi. 1Ó5

innocenti . Perciocché tutti i mali contaggiofi han- no una fimile proprietà. Chiunque ha un mal con- taggiofo acquifta una forza venefica comunicabile altrui. Quella rifleflìone corredata dal novero d'in- finiti mali di fimil carettere , fa vedere , che la clafle degli animali , che pottbno acquiftare una dannofa forza venefica , è infinitamente flefa ; e tanto flefa, riflettafi a' molti , e facilitimi mez- zi, co' quali fi propaga, e fi accrefce il veleno de' mali contagiosi . E tanto bafli aver detto fui de- gno Libro di quefto eccellentiflìmo ProfeflTore.

V. Pattiamo ora ad una coflituzione Epidemica accaduta in Corbetta , luogo, il qual retta verfo Oc- cidente non molto lungi dalla Citta di Milano. Il vigilanti (fimo Magiftrato della Sanità di Milano veggendo la gran mortalità in que' contorni cagio- nata , fcriffe a più Medici premurofe lettere , affin- chè etti non folamente notafltro i fintomi , e la più minuta ftoria di quefto malore ; ma eziandio con incisioni anatomiche , con fifiche oflervazioni , e colla perizia medica ne veniflero a rintracciare la qualità , e la forgente . Abbiamo due opufcoli in quefto propofito; il primo è del Sig. Dottor Giara» maria Schiera medico di Corbetta , e '1 fecondo del Sig. Dottor Carlo Mazzucchelli lettore anatomico della Regia Univerfità di Pavia.

Cvjiituzione Epidemica Corbetta dell' anno 1751. in 8. pagg.tii.

Sentimento del Sig. Dottor Tìfico Carlo Mazzuc- chelli intorno a' morbi Epidemici graffanti nello fia- to di Milano . Sino alla pag. 104. dello fletto li- bretto .

Due cofe fono importanti a defcriverfi in quetto fatto . La prima è una breviflìma Moria di quetto male, la feconda è la natura d'etto . Adunque do- po un autunno vario , e variamente dominato or

L 3 da

i66 Storia Letteraria

da venti fciroccali caldi , ora da freddi Boreali , ed ora da piovofi Auftrali , effendo fucceduto ver- no ne' fuoi principi nevofo, ed auftero, cominciò a farfi fentire il malore , che attaccoflì per lo più a robufti giovani , o ad uomini di fibbra rigida , im- muni lafciando i Vecchi , i Fanciulli , le Donne , quando qualche particolar cagione in quelli non forte .

Manifeftavafi generalmente il male con duolo , e gravezza di capo, con notabile laffezza di mem- bra , e con inappetenza . A' quali fintomi indi a poco fuccedevano lunghi , e gagliardi rigori , e tre- mori febbrili , ed a quefti un intenfo interno calo- re , che affannofi all'iftante rendevagli afflitti , ed acremente nell'efteriore al toccare de' poi fi irritava le nervofe papillette del tatto, dal quale una fom- ma durezza in quelli comprendevafi . O unito , o poco lontano da quefto primo affalto febbrile com- pariva un acuto puntorio dolore , il qual nella if- pirazione era più fenfibile . Un tal dolore fiffavafi ora nella delira , ed ora nella finiftra parte del To- race , ora nella parte pofteriore fotto le fcapule , ed ora ancor nello fterno . Quindi rendendoli a mo- menti Tempre più difficile il palfaggio del fangue negli arteriofi vafi della Pleura , che de' Polmo- ni , crefeeva 1' affanno , che cagionava una toife lecca, ed afpra Il volto, e gli occhj apparivano infiammati , afpra , e lecca la lingua , il decubito era inquietiffimo , una Imaniofa agitazione ingom- brava l'infermo, che faceva vedere cariche, e rof- fe le urine , e lo fputo tinto nella maggior parte di fmgue . La qualità del fangue offervavafi tena- ce , vilcida , e con una gelannofa fuperficie , che non più giugneva alla grolle/za d'un pollice. Non offervavafi alcuna goccia di linfa leparata . Quindi fatta maggiore la celerità , tempre più compariva»

no

D'Italia Iib. i. cap. vi. téf

ito piccioli i polfi i e '1 color della faccia , e èij}ì occhj dal rubicondo pattava al piombino. Così per- venuti al più all' ottavo giorno ( termine non fu- perato da veruno de' morti di tal male) recavano ftrozzati , ed eftinti da un forte catarro (pag. li. (ino a 17.) . Quefta è in breve la ftoria del male accrefeiuta dall' autore di molte altre opportune particolarità, che a me convien tralafciare . Intor- no a tal male correvano fra' Medici due opinioni . Dicevano alcuni , che foffero febbri maligne , ed altri più verifimilmente , che febbri Mero pleuro- pneumoniche , le quali nafceflfero da una ftafi del fan- gue ne' vafi della Pleura , o nell' eltremita de' cana- li roffi polmonali , i quali facendo impeto ne' bian- chi vafi, che lateralmente diramanti , ivi rincagnan- do facefFero l' infiammazione (pag. 22.). Di tal opi- nione fu il Sig. Dottore Schiera, dal quale il Dot- tor Mazzuccheili niente difeorda. Quali niuno alle- viamento , o rimedio ritrovavafi a tali infiamma" 2Ìoni . Poiché Sanguigne , e le bevute fpefle , ed opportune , le quali fembravano effere i due più: acconci rimed; , non facevano 1' effetto . Dal che polliamo argomentare , che quella vifeofita , e te- nacità coagulofa contratta in lunghiflìmo tempo f ed annidata nel fangue non era fuperabile , con diminuire il volume del fangue , coli' allungarlo a forza di bevute ufate in que' pochi giorni , che erano gli ultimi della vita di quegl' infelici. Infeli- ce è alcune volte la condizione de' poveri Medici t i quali per quanto doti fieno, ed accurati, hanno quafi Tempre ad edere aggravati, ed incolpati della morte di perfonc , alle quJi altri , che Domened- dio , non poteva portare la liberazione , e la fa- tate .

VI. Un altro dettino corrono elfi forfè affai più, che altro qualunque ceto di Letterati. Se alcun di

L 4 lo-

i<58 Storia Letteraria

loto per accreditare qualche metodo di vitto , o di medicina alcuna cofa mette alla luce del pubblico, non manca quafi mai o più collo , o più tardi chi ior contradica . Così appunto avvenuto è ad un li- bretto picciol di mole, ma grande d'erudizione, e di dottrina , il quale , anni fono, Campato avea il Sig. D. Cocchi Copra il vitto Pitagorico , cioè fopra il vitto erbaceo. Ben è vero, che egli in quefta lua vicenda può chiamarfi fortunatiffimo . Imperocché il Sig. Dottor Giufeppe Antonio Pujati , che è que- gli appunto , il quale contra la Tua dottrina fi è niofTo , non è uno di quegli oppofnori , de' quali piena è oggi 1' 'Italia, i quali fenz'altro patrimonio, e corredo fuori , che quello della maldicenza, del- la malignità , e dell' empietà , vogliono metterli a paro , o anche fovraltare a perfone , che alla foda dottrina aggiungono la prudenza , e la modeftia . Quefta volta certo non accade cosi . Il libro del Sig. Pujati è commendabile per la erudizione non meno, che per la modellia. Diamone il titolo.

Riflejfioni fui vitto Pittagorico di Giufeppe Anto- ni* Pujati primo Medico di Feltre te. In Feltra

175 1. *■ Pagi- 9°'

Lffendo una tale oppofìzione piena di moderazio- ne, e di rilpetto, io prendo a raccontarne gli attac- chi affai volentieri, fenza tema d'offendere alcuno. Il giudizio fi ialcierà agli uomini difappaffìonati . Siccome il Signor Dottor Cocchi , per accreditare il vitto di Pittagora, incomincia dalle lodi dello ftel- fo Pittagora , così qui fi comincia ( pag. j. ) a moderarne, e qualche volta a dillruggerne la lode. In commen lazi me di quel Filoloto era (tato det- fot I. che egli il primo conofeeffe , e fofteneffe la generazione degli animali per mez/.o della loro fe- rvenza. L' oppofitore diminuifee una tal lode, af- ferendo, che Pittagli avea una (ti opinione pro«

pò-

D' IT ALI A L IB. I. C A P. vr. 169

porta firanamente , e con tanti errori , che non merita gran fatto la riputazione di bravo fifico ( pag. 8. ) 2. Era (iato detto dal Sig. Cocchi , che Pittagora averte il primo conofeiuta la rotonda fi- gura terrellre , e che la terra forte tutta abitabile , >e che ancora vi follerò antipodi. Si rifponde , e fi cerca di provare, che Pittagora non feppe , che vi foffero Antipodi , che la terra forte tutta abita- bile, né che erta forte di figura sferica ( p.8.12. ). 3. Avea detto il Sig* Cocchi full' autorità di fedeli Storici, che Pittagora il primo conofeerte !e appa- renze di Venere. Si rifponde, che per apparenze s' intendano le Fa/i di Venere , erte non poterono per immediata ortervazione elì'er note prima dell'in* venzione del Telefcopio ; ma intendafi il fuo pre- cedere , o feguire il Sole , un tal vanto è picciola cofa , e da alcuni contrattato a Pittagora ( pag. 12. io. ). 4. Era (ìata meffa fuora per commendazion di Pittagora V opinione da lui tenuta dell' erter le Comete altrettanti Pianeti , e dell' eflfervi altri fi- ttemi Planetari diverfi dal noftro . Qui fi contradi- ce in più modi . Prima f pretende , che ciò non coftituifea Pittagora per un gran fìfico . Ma poi fi afferifee , che tal opinione è fiata bensì attribuita a' Pitagorici , ma che non j*e fegue per ciò , che Pittagora ne forte o 1' inventore , o il foftenitore ( pag. 16. 19. ). 5. Con pari artificio fi nega a Pittagora l'invenzione del moto annuo terreftre in- torno al Sole, lui attribuita dal fuo difenfore. Per- ciocché ortervafi, che la conghiettura, la quale in favore di ciò potrebbe valere, cioè il tefìo di Cle- mente Aleffandrino , diftrugge appunto il merito , che vorrebbe!! dare a quel Filofofo ; conciofiachè da quel parto di Clemente appare, tal feritenza aver Pittagora dagli Egiziani imparata ( pag. 20. ). Ma io Stanlejo avea fcritto , che Filolao , il qual fi fa

fotte-

170 S tori a Letterari A

foftenitore del moto annuo terreftre , tutto avea raccolto da Phtagora . Dal che ne verrebbe , che Pittagora ne fofle l'inventore. Per rovefciar quefto argomento fi fa vedere ( pag. 21. 22. ), che Filo- tao non conficcò il Sole nel centro Planetario , ne fece girar la terra intorno al Sole. Dal che ne fe- gue , che Pittagora ciò non fapeffe , e che egli non un bello, ed ordinato futema , ma che al pm pro- ducette un imperfetti (Timo, un rozzifTimo, un mo- ilruofo aborto . Si profegue con regiftrare alcune altre vanità mediche, e fifiche di Pittagora , e con lignificare ( pag. 27. ) , eflere contro il testimonio di tutta affatto l'antichità , l'aflferire, che Pittago* ra non riconofeeffe ne' numeri alcun miftero , co- me il fuo difenfore ingegnofamente contende.

VII. Si difeende quindi ( pag. 36. ) al principa- le argomento del vitto erbaceo frefeo , e con più efempi preti dalla Storia medica parte antica , e parte moderna fi viene a condannare il vitto foto , < continuato di vegetabili . Incominciati querta Storia ( pag. 40. ) da una donna , che all' età noftra per un ufo continuato d' infalate venne forprefa da vo- miti , e da sfinimenti . Poi fi feguita col racconto delle birbe, e de' monelli, che il Maggio, e'1 Giu- gno fatollandoG d'acetofa, e d'altri erbaggi vengo- no allo fpedale con dolori di ventre , e con enfia- gioni. Si torna indietro in cronologia, e fi fa me- moria d'una peltilenza , della quale dicefi , che la gente per mancanza di biade cibatali arborum , fru- ticumque germinibus , ac turrtontbus , bulbifquc , & Jlirpium malo fucco praditarum radicibut ( 4 }. Un altro efempio fi aggiugnc dell' eie rato di Serfe , di _ cui

( 4 ) Galeno . De fuccor. bonitatc , & vitio . Cap. 1.

D'Itaha Lib. i. Cap. vi. 171

cui parlando Erodoto dice, che pafcevanfi ipfa ber- ba , ut e folo germinabat , nonnulli deitbatis cortici- bus , & JìriBis frondibus arborum tam agreflium , #«£»* manfuetarum , »/£/'/ omnino relinquentes , /»<rr pra fame facere conati ( pag. 45. ). Un terzo efem- pio fimile a' due primi fi regiltra accaduto all' efer- cito di Cefare preflb a Durazzo , che fu aftrctto ( 5 ), come cantò Lucano Pbarf. vi.

pafcere dumos , £V mor/w fpoliare nemus, lethumque m'tnantet Veliere ab ignotis dubias radicibut berbas .

Si avverte opportunamente , che lafciando le poetiche iperboli , fi fa per attertato di Cefare , e ài Plinio, che i Soldati cibavanfi d' una certa erba nominata Cbaray o Cima col latte . E pure i Sol- dati di Serfe , e di Cefare furono forprefi da Epi- demiche febbri peftilenziali. Ciò, che è flato detto dell'erbe ( pag. 47. fino alla 53. ), fi aflerifee pro- porzionalmente de' frutti , i quali fi fanno rei di gravi malattie di varie maniere. Da tutto quello vienfi ad inferire, che il vitto vegetabile folo folo fenz' altro dannofo fia a' corpi noltri ( 6 ). Dalla Storia medica pafla il N. A. alla Fifica Teoria , e

voleri--

( 5 ) Per altro vogliam noi dire , che tutti ac- corderanno al N. A. i germogli degli alberi , de" frutici, e le loro cime, e molto più le rabiche lo- ro efiere un vitto frefeo , vegetabile , ftagionato , quale quello è, di cui fi quiftiona?

(6) Ma in quefio io non fo, dal noftro auto- re disordino i difenfori del vegetabile tenero , e frefeo. Non fo, eflì intendano , che fi abbia a vivere di (©le erbe fenza pane , fenza rifo , fenza

latti >

172 Storia Letteraria

volendo rapprefentare il vitto vegetabile di più ma- lagevol digeìtione, che il vitto animale non è, pre- mette una fperienza , per la quale fi fa vedere , che il fugo puro animale , qual fi fuppon , che fia il fego di bue, ha minore fpecifka gravita del fu- go ettratto dall' erbe più frefche , e più innocenti . Indi argomenta ( pag. 54. 55. ), che ficcome mag- gior forza richiedefi per iftritolare un corpo più compatto , che un altro meno compatto ; così maggior azione , e forza digeftiva vi voglia per domare, e digerire il fugo erbaceo, che il fugo a- nimale; e che per ciò più digeribile fia la carne , che l'erba tenera. Poi fegue l'applicazione di que- fìa fteffa dottrina, per cui fi vuole dall'Autore in- culcare, che ne' mali particolari, in cui il vitto er~ baceo fi prefcrive, il fuo maggior pefo il rende no- cevole. Cosi per efempionello fcorbuto (pag. 76. ), che nafce da un addenfamento del fangue , fi pro- va efier dannofo l'ufo de' vegetabili (7). Vili. Or

latti , Senz'altro innocente, e temperato mefcolamen- fo. Non fo , il difenfore di quello vitto avreb- be prefcritto a quel Curato già. coftituito ne' primi gradi d' Etifia ( pag. 46. 47. ) niente altro , che infalata col butiro mattina , e fera . Non fo, egli avrebbe piuttoflo ordinata la cura del Latte , che tanto bene col vegetabile fi accorda . Ragio- nando poi delle pestilenze venute negli Eferciti per mancanza di grano, e di biade , niuno farà. , che non fi avvegga , che effi tutt' altro fecero , che vivere alla Pittagortca , pure alla Pitagorica vi- ve , chi fi pafee di frondi , e di radiche d' alberi non Solamente, ma anco felvaggi.

(7) Mi fi prefentano alla mente tante, e va- rie cofe da dire fopra quella fperienza , e fopra

quel!'

D'Italia L i e. i. Ca p. ti. 173

Vili. Or conciofiachè d' una controverfia medi- ca fiafi detto, altra foggiugniamone , che vie piìi

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quell'applicazione, che a volerne dire una picciola parte , non fi troverebbe la fine . Io tralafciando tutte le confiderazioni, foltanto pregherò i valenti Fifici a penfar bene , parlandoti delle forze dife- ttive, la cofa abbia a paffare per via delle maggio- ri, o minori fpecifiche gravita, e quel tal cibo abbia a digerirò più di leggieri , che ha minor pe- fo. Se confultiamo l' immediata fperienza , noi tro- veremo, che l'acqua femplice, e pura^paffa con fa- cilita maggiore, che non facciano gli oli comuni, e il graffo animale in parità di tutte le altre co- fe ; e pure la fpecifica gravità dell' acqua femplice fi troverà maggiore della gravità degli o!j , e del graffo, che nell'acqua galleggiano . Che consi- deriamo l'umor falivale, e gli altri fughi in r vie n- ti alla digeltione, come tanti diffolventi, e voglia- mo dalla teoria de' diffolventi conghietturare per quella de' digeribili , oh quanto ci troveremo dif- ingannati ! I diffolventi non operano già con mag- gior energia, dove la denfìtà del corpo da Iciorfi fia minore, ma qualche volta tutto a rovefeio. Il diffolvente fpeffo ha maggior azione contra un cor- po più compatto, che contra un altro più rado. E' fotto gli occhi di tutti la prova dell' acqua forte , che rode, e confuma il rame, il ferro, il piombo, e non tocca ne il legno , ne la cera , che fon le cofe più rade, e deboli di refifienza. Convien dun- que a mio giudizio ripigliar la cofa con altri prin- cipi ; e colla fteffa dottrina , eloquenza, ed eru- dizione, che.rifplende nel Sig. Pujati , alcun auto- re s' incamminaffe per la vera, e giuda via , ne potrebbe affettare tutto il buon efito .

174 Storia Letteraria

fcmbra voler effere interminabile. Quella è in prò- pofito della Giovane Cremonefe . Ritorniamo al fé» condo tomo della noftra Storia . Narrammo ivi ( pag. 109. ) , che il Sig. Dottor Andrea Fromond Trovando nella celebre Dijfertazione del Sig. Valca- tenghi , e nella fpofizione de* fatti principalmente , co- fc, che a lui fem bravano aver meftiere di correzione , e £ e fame , al medefimo Sig. Valcarenghi una lettera dirizzò , nella quale prefe a difaminare la Dijferta- zione di lui. S' aggiunfe, che il Signor Dottor Ja- copo Maria Zanotti avea quella lettera in un libro di ftile forfè pia afpro, e mordace, che non conveni- va , meffa ad efame . Non s' è taciuto il Signor Dottor Fromond , e alla Lettera dello Zanotti ha replicato col feguente libro

Lettera apologetica d' un Anonimo ad un amico contro alla Di f amina u fetta in Milano r anno 1750. [opra la lettera critica del Sig. Dottor Andrea Fro- mond fpettante il raro fenomeno della giovane Cre- monefe . Crema 175 1. 4. pagg. 71.

In quella Lettera , che è franca , ed artifìziofa- roente condotta , troveranno gli lìudiofi di medici- na delle buone notizie . Quanto alla principal con- troverfia noi nulla diremo, troppo effendo riscalda- te ambe le parti , e troppo ornai note a' Medici le ragioni dell'una , e dell'altra ; vi farebbe ancora pericolo , che certa prevenzione per lo merito , e per l'onoratezza del Sig. Valcarenghi ne facelfe pen- der da lui più, che altri non vorrebbe; e noi, per quanto poflibile, non vogliamo difguftare alcu- no. Per ciò, che riguarda il Signore Zanotti, egli non è certamente, quale certi tratti di quella lette- ra apologetica ce lo dipingono; e fc contro del Si- gnor Fromond aguzzò un piìi , che forfè non conveniva, la penna, o non andava imitato, o di quefto folo difetto doveafi con qualche afprezza ri-

con-

D' Italia Li b. i. C a p. vi. 175

convenire. Un'altra cofa non portiamo diffimulare, ed è il grave impaccio y in che ne' venturi fecoli tro- vcrannofi gli Scrittori, delle vite de' dotti Medici , quando vorrannoci dare 1' elogio del Sig. Fromond. Egli protesa di non efiere flato fcolare del Signor Valcarenghi , anzi in prova di non efTerlo fiato re- ca un atteftato del dottilfimo Sig. Cocchi , il quale afiìcura d'avergli in Firenze dati i primi avverti- menti di pratica» Il Signor Valcarenghi per lo con- trario ancor dopo quello atteftato afiìcura , che il Sig. Cocchi è fiato Maeftro del Sig. Fromond in Firenze , egli lo è fiato in altro paefe ; le quali due cofe, come ognun vede, ben potrebbono accor- darli. Come abbiano que' poveri galantuomini a po- tere ufeire di quello intrigo, noi veggo. Certa co- fa è , che non potranno già attribuire la rifoluta negativa del Sig. Fromond a vergogna, eh' e' s'ab- bia d'avere a Maeftro avuto un illuftre, e rino- mato Profefibre , malli ma mente eh' egli ingenua- mente confetta ( p. 9. ), d'averlo fovente accompa- gnato alle vifite deW of pedale , e della Città . Non rimarrà altro , non eh' eglino mettanfi a difa- minare, vera Ha la diffinizione , che il Signor Fromond da ( ivi ) dello Scolare, dicendo : colui } folo /coloro d' un altro , // quale ha dal mede/imo ricevutele PRIME mediche ifiìtuzioni , 0 i PRIMI avvertimenti di pratica . Ma che che fia di ciò , parmi di potere ficuramente dire , che il Sig Fro- mond, fé non è àtì Sig. Valcarenghi fiato Scolaro , merita d'eflerlo fiato; ficcome lo è fiato il Signor Zanotti, il quale per quello appunto laudevole è , d'avere al fuo Maefiro data nella fua dif amina una pubblica tefiimonianza della fua gratitudine . Noi abbiamo fulla certa fama al Signor Fromond que- lla lettera apologetica attribuita , comechè egli in terza perfona favelli ; ma fua non è certamente la

pò-

tyó Storia Ltrtt^ AtliÀ

pofcritta ( pag. 58. e fegg.*) cootro le Rifteffiòni del Signor Dotror Gandim< da noi rammentate nel terzo tomo ( p. 217. ). L' autore ci è noto 4 ma noi paleferemo, temendo, non debba piacergli d'apJ parire Scrittore d'una così feroce pofcritta . Se il Sig. Zanotti alla lettera fia per replicare, alla pofcritta il Sig. G andini , noi faprem dire. Noi de- sidereremmo, che ancor erti facertero buon ufo dell' avvertimento , che da S. Afflino prende 1' autore della Pofcritd ( p. 63. ): Qùis difputandi finis erit j aut differendi modus, fi refpondentibus refpondendum effe fempcr exijitmemus?

Ma non abbiamo finito di parlare fulla Giovane Cremonefe. Ewi da rammentare ancora il libro del Sig. Dotror Franchetti . Manco male, che l'accer- tammo ne1 citato terzo tomo fcrivendo ( p. 217.) j che finalmente farebbe uscito quel libro da noi con tanto Icandalo del P. Migliavacca annunziato già troppo innanzi , che venirle a luce . Eccone il ti- tolo.

Lettera di Franccfco Franchetti Mildnefe intorno all' Informazione (opra il raro , ed abitato Fenomeno della Giovane Cremonefe. Milano I751. 8. pagg.%6.

L'mgenuo aurore di quefta lettera le premette nn avvilo , nel quale efpon la cagione del nollro accennato sbaglio. Rechiamone le parole: II Signor Dottore D. Rocco Orelli , che nel Ma^ìo del fuddet' to anno (tj<$o.) avea veduto il manoscritto, ne rag- guaglio il p>e ato Storico, non avvi fan dolo per dimen- ticanza , foffe flampato, 0 nò; d'onde nacque que- flo errore, da non farne per altro fchiamazzo, fapcn- do ognuno , che t Novellici fono più d' una fiata cojhcttr a ripofare fulle altrui relazioni . Non mancò nondimeno y chi in una certa (graziata leggenda , ( Lettera di Colmo- poli ) che il lepido Berni avrebbe detto una minejhra rrtora > non mancò , dico , (hi ne lo riprendere agramente ,• e ten -

tajfé

D'Italia Lib. x< C a p. vi. 177

[ tajfe di mettere a rumore per leggi er cofa la Re- pubblica letteraria : nella quale [graziata leggenda y per giunta alla derrata , lo fconjìderato autore , a guifa di un certo giudice , che pronunziava le condan- ne prima d' aver udite le parti , Jt fa lecito di fen- tenziar malamente [opra quejìa lettera , eh1 e non po- teva in alcun modo aver veduta . Così 1' autore . Or parlando alla lettera , che dedicata è bensì al Sig. Conte D. Giufeppe Arconatti , ma è indiritta al Sig. D. Baldassarre Ragazzini Medico , e Filofofo Mi- lanefe^ è quefta favia , e moderata, e chiara rifpofìa alla Informazione del Sig. Canonico Giovanni Cado- nici , della quale dicemmo già poche cofe nel fe- condo tomo della Storia { p. 109. e fegg. ) . Alla di- rittura del giudizio , con che quefta lettera è ferie- la , vedefi ancora accoppiata una niente affettata , ma graziofa coltura di itile Tofcano . Per la qual cofa non può effere , che il Sig. Valcarenghi non fi confali grandemente d'avere così bravi, e così gra- ti fcolafi , come è il Sig. Dottor Francbetti . Ma entriamo in un più minuto eftratto della lettera , onde pofTano i leggitori noltri più , che forfè non fono, reftare di quella controverfia informati.

Ella a due capi riduceO : primamente alla verità de' racconti, che della Giovane Cremonefe fonofi fat- ti , in fecondo luogo alle cagioni di quefto, come dicono gli attori di quefta conte fa , raro , ed agitato Fenomeno. Cominciamo da' fatti . t. Dicefi, che co- fiei vomitale un fatto prima ingoiato , lungo tre pollici, largo due pollici, ed otto linee, ed alto un pollice, e cinque linee. Ora al Sig. Dottore Fromond , da cui il Sig.Cadonici ricopiò quefla obbiezione , fembrà ( p. 36. e fegg. ) una fatta grandezza formontare la capacità d' ogni bocca umana , onde entrare non vi po- tefTe, non a viva forza, fendendo ne' ioro angoli le labbra, e slogandone le mandibole . Ma qui abbia-

M aio ,

17^ Stori a Lette ra ri a

ino, che alla preferita non pure del Sig. Valcarengbì , ma del Sig. Propojio Rubini , il quale loattefla , e d'al- tri dopo ufcita [' informazione àe\ Sig. C a donici , richic- ita altra volta la giovane , che volefTe di bel nuo- vo il vomitato faffo porfi in bocca , il cacciò tut- to intiero nella bocca. Oltreché riflette il N. A. , ini gnarfi dal Boerbaave ( Prapleft. Acad. §. 60. in not. additi. Praleft.) , che l'inf riore mafcella pof- fa per la mifura d'un pollice dalla luperiore allon- tanare j la qual dilatazione viene dall' Ellero (né molto da lui fi fcolta il Sig. dtlla Mettrie) fino a due pollici eitefa ( Inltit. de iM dee. T* I. p. 183. ). Secondo fatto : che la giovane fi ferifea il ventre, per la qual ferita diceffe, che ufcita le era una la- mina di ferro pur da effa ingollata , di niuna feri- ta eflendolì da) Sig. Dottor Gbtfi trovato veftigio ; ma quelle ferite •, delle quali Culla fola altrui rela- zione avea il Sig. Valcarengbì ragionato (p.44.), le ha poi egli fteflo trovate, vedendo la parte, e non come gli altri fatto aveano , folo col tatto efami- nandola . 3. Aflìcura la giovane d'avere non per vomito , in altro modo, ma folo per l'uretra mandati fuori gli fpilli , e certi pezzi di ferro, che avea ingojati . Quefto fatto parve al Sig. Cadonici inverifimile , non potendo quello accadere fenza gravi lacerazioni della parte , delle quali niuna fi può in quella giovane dinotare. Al che rifponde il Sig. Franchctti 1. non eflergli necefiano difendere la verità di quello fatto, della quale dubitò affai il Sig. Valcarcngbi inclinato anzi a credere , che la giovane corpoia folida in mcntum winarum fibì per vim tdentidcm intruferit ( p. 77.) . z. che le lacera- zioni torle vi furono , di che alcun fegno furono forfè gli atrocidimi dolori , e le gravi diffenterie , da che colei per l'ingojamento de' predetti corpi fu afflitta (P.73O > e fc le ferite degV imefiini , fog-

giu-

D'Italia Lib. i. Cap. vi. 179

giugnc il N. A. , eziandio graviffxme , furono fa* nate , come già offcrvammo , dalla fola natura , la quale a dire di quel buon vecchio d' Ippocrate , £ la medicatrice de mali, perchè non potevano faldarfi an- che quefìi minori laceramenti , fenz ajuto alcuno di Chirurgo, e fatica di fiudto (p.74.) p 3. con alcuni fatti fomiglianti fa vedere che non erano poi di tanto neccflaria confeguenza ali1 ingojamento di que* corpi, le lacerazioni , di quanta ie reputa il Sig. Cadonici . Vero è, che quelli oppofe l'autorità del gran Valli fni eri , quafi , perchè egli eftimò favolofa la ftoria dell' evirazione dalla vefeica d'un ago cri- nale d' avorio , che '1 Sig. Proby nelle Tran/azioni Filofofiche credette ingojato , ma che in fatti per per altra parte era {lato introdotto, fotte lontano di dar fede a fatti (Irepitofi racconti . Ma quanto alieno fotte il Vallifnierì dal negar fede a tali rac- conti, quando fien comprovati, il moilra il N. A. (p.75.) da una lettera di lui al Vefcovo d'Adria. Perchè a quel particolare racconto del Proby ne- gò fede quel valentuomo, non fu (p. 77. ), eh' egli tutti eftimatte falfi fomiglianti cafi ; ma bensì, eh' egli non credendoli neppur tutti veri, volea buone prove innanzi di predare ad Q(h atttntimento . Ma non è da lafciare qui una giulla riflettìone dei N. A. (p.45.). Pogniamo, che niuno di quelli fatti vero fotte , non il vomito del fatto , non le ferite , non ogni altra cofa . Non per tanto niun difcredito ne dovrebbe riportare il libro del Sig. Valcarenghi . Par- lò egli di queste ferite , del vomito del (affo ec. , come di cofe , che voleanfi avvenute in quella Gio- vane , le quali però , non ettendovi tetlimonj di veduta , incerte , e dubbiofe rimanevano . E folo egli ha intefo di provare fcrivendo fo, ra tal argo- mento (Difs.de faxif. p. xix. ), che dove anche tut- ti quetti fatti foflero veri, nientedimeno non facef-

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i8o Sto ri a Lettera ri a

d'uopo di ricorrere a cagioni fuperiori per ifpìe- gargli , badando per ciò la mera Fi fica, e ne reca in prova le chiare parole del Sig. Valcarengbì .

Perciocché è da fapere (con che discendiamo all' all' altra parte della Disertazione ) , che varj fu- rono i pareri intorno i detti fenomeni , altri vo- lendogli effetto di poffeditore Demonio , altri, co- me il Sig. Valcarenghi , effetto di Maniaco morbo , ed ultimamente il Sig. Canonico Cadonici mera im- pofiura della Giovane niquitofa ( p. 53. e fegg. ) . Qui il Sig. Francbetù felicemente feioglie , quanto il Sig. Cadonici fpiegato avea contro il Sig. Valca- renghi , onde provare , che la giovane non fu mai foggetta a Mania, con minore felicità ( p. 17. e fegg.) quell'altre conghierture avea a niente ridot- te , per le quali il Sig. Canonico non avea avuto ribrezzo di (vergognare in faccia di tutta la pre- fente , e le venture umane generazioni quella giova- ne infelice . Ma di tale condotta del Sig. Canonico veggafi quello, che 1' Autore ne dice (p. 82. e fegg.) per conchiufione della fua ella operetta per folo fpirifo di paffione , e per difpetto di vedervi lodata , e difefa la noftra Storia in vano da altri fcredita» ta . Eccone ona graziofa . Io penfava d'avere ora davvero finito di parlare di quella benedetta giovane ; ina non vuole il Sig. Dottor G -andini , il quale ha ri- flampata la Pofcritta della lettera del Sig. Fromond , ed halla con erudite ofTervazioni , e con molta vivez za fiele accrefeiuta , cioè fieramente malconcia a perpetuo ricordo di colui, che la fece.

Pofcritta di autore anonimo a favore del Sig. Dot torc Andrea Fromond . Edizione feconda accrefeiuta di alcune offervazioni del Dottor Carlo Gandini , in Lucca (Lugano) 175 1. 8. pagg. ^6. fenza la riflam- pata pofcritta.

Anche l'autore s' e* avveduto d'avere maltrattato

jl pò-

D'I TAL I A Li B. I. C A P. V I. iSl

il povero autore della poferitta ( p- 55* ) i ma vuole, che noi riflettiamo , aver egli ferino offefo,, e contro un anonimo . Quanto al primo dovevo , die' egli , ri- parare alla mia riputazione y quanto al fecondo, ef- fendofi egli tenuto nafeoflo , non mi fi potrà opporre giammai , che io fia flato veemente contro la perfona , ma contro l'opera ; laddove V Anonimo fi e jngiu- flamente [cagliato contro di me , ed ha guajìato , e malmenato un libro , che porta in fronte il mio no- me. Così egli. fc' curiofo il catalogo, che fa l'au- tore C p. 34. e fegg. ) d'opere , che per arte Magica diconfi fatte .

IX. Neil' efaminare le materie mediche gioverà fempre oltremodo lo ftar lontani dalle Ipotefi , e .'accollarli il piti , che poffibil fia , alla ficurifli- ma via delle fenfate , e giudiziofe fperienze . A quello intendimento il Sig. Dottor Piero Cornaccht- rit Filofofo , e Medico Senefe ha fcritte fei erudite lettere Fifico-mediche , indirizzate a ragguardevolif- fimo Mecenate, nelle quali egli argomentafi di (ere- ditare le ipotefi poco alla fifica 5 e pochilfimo gio- vevoli alla Medicina.

Lettere Fifico-mediche dedicate al? Illuflrifs. Sig. Abate Giulio Franchini Taviani Auditor Generale della Città , e Stato di Siena per S. C. M. dal Dot- tor Pietro Cornacchina Filofofo, e Medico Senefe. In Siena ij<ji. in g. grande pagg. 334.

La prima di quefte fei lettere è tutta contra l'at- trazione Newtoniana , le cui leggi oramai voglionfi tanto dilatare , che viene a farfene un ridicolo , e dannofilfimo abufo . Il circolo degli umori nel cor- po umano ha una cagione affatto meccanica, qual' è l'impulfo , o la forza de' mufcoli de' due ventri- coli del cuore ( da qualunque cagione nafea quefla medefima forza); e pure non fon mancati Fifici, e Medici, che tal circolazione hanno voluto attribuì-

M 3 re

182 Storia Lettera ri a

re alle forze attrattive. Contra di quefli è compo- rta ia feconda lettera , nella quale tanto colla ra- gione, quanto coll'autorità fi viene a provare, che l'attrazione non può aver luogo nella circolazion degli umori nel corpo umano . Oitre alla circola- zione , che non farebbe picciola briga , fi vuol da molti Fifici , e fpezialmente dal Keil aggravare la povera attrazione della fatica di le parare gii umo- ri. L'autor di quefle lettere impiega tutta la terza lettera per provare , che non è carità , giu- stizia di gravare d' un tanto pelo la facoltà attrat- tila , la quale non penfava di dover fare tante co- fe in quello mondo . Nella lettera quarta ragionari del freddo, e del caldo, che fono due affezioni cer- tamente efidenti in natura , e fi fa conofcere qua- li , e quante affezioni morbofe da effe fon genera- te . La quinta lettera tratta della infenfibile trafpi- razione , e difeuopre quanto nocumento poffa na- fce>e da una improvvifa diminuzione, o foppreflìo- ne della medefima . L' ultima lettera fa conofce- re , quanto importi ad un Medico la giufìa cono- feenza delle paflioni dell'animo, the alterano fpef- fo gli umori dell'infermo , e che cagionano alla macchina delle imprellìoni dannofe , e qualche vol- ta pericolofe . T) fine di quefle lettere , non è folo di fcrivere contro la dottrina de' Newtoniani , ma vi è fotto un altro dilegno più occulto , e queito è d'impugnar le dottrine del Sig. Dottor Nerucci fpar- fe nelle lettere di lui Tifico mediche ftampare in Lucca , ed una certa rifpoita dello fieffo, pubblica- ta pi re in Lucca l'anno 1749. colla falla data à'Am* Jl'rdam , fotto il nome di D. Antonio Arrighi di Cajlrl piano .

X. Un nuovo trattato di Medicina prefervativa abbiamo dal Sig. D. Carlo Giannetta , il quale pel fuo ^articolar merito è dcllinato ad occupare una

difìin-

D'Itali a Li b. i. C a p. vi. 185

diftinta Cattedra di Medicina nello Audio di Pado- va. Eccone il Frontifpizio.

Trattato di Medicina prefervativa divi/o in fette parti , in cui brevemente fi ragiona delle fei cofe da Medici dette non naturali , e s infegna parimente la maniera di confervare la fanità , e prolungare la vi- ta , ferino da Carlo Giannella Medico Ftlofofo . In Verona 175 1. in 4. pagg. 504.

Nella prima di quelle fette parti, nelle quali di- vifa è tutta quefia pregevole opera , fi comincia a ftabilire , in che confitta la fanità . Si rigetta Taf- ferzion di coloro, che vogliono riporla nell' equili- brio de' folidi , e de' fluidi , e la mette l'autore in un proporzionato predominio di tutte le parti , per cui prevalendo ora i fluidi a' folidi , ed ora i folidi a fluidi , in una perpetua , e reciproca azion fi confer- vano ec. Indi fi pafTa a ragionare intorno ad alcune fenfibili qualità dell' aria , intorno all' ambiente fa- lubre, o nocivo/ e finalmente intorno alla natura, e proprietà de' venti . Nella feconda parte in otto Capitoli trattali del cibo, e della bevanda, inquan- to debbanfi adoperare per prefervare la fanità . E qui fi viene a criticare l'ufo de' vegetabili frefehi * nel quale il Sig. Dott. Cocchi ripone la prefer vairo- ne da molti malori, il cui piccioliflfimo libretto del vitto Pitagorico ha ferito , come fi vede , l'animo di molti , i quali con lunghi artihzj , e con armi di varie maniere fonofi modi contro di lui , per farlo cadere dall' alto pofto , a cui lo ha innalzato la mirabile forza dell'ingegno, e la varia erudizio- ne di queflo bravo profcffor Fiorentino . La terza parte tratta del fanno , e della vigilia , e ricercanti curiofamente le varie azioni de' Sonnambuli , e gli effetti , che pub in noi cagionare la forza della fan- tafia. Nella quarta parte ragionafi dell' efercìzio y e della quiete , ed in quella fi rappreftntano le cin-

M 4 que

184 Storia Letteraria

que regie vie de' fcnfi , le quali guidano alle perce- zioni fenfibili delle cofe . Nella quinta parte difcor- refi delle Pajjìoni dell' animo ; nella fella delle [epa- raTJoni , e ritenzioni di tutte quelle cofe , che fi formano e dentro di noi , e fuori di noi . Qui riget- tali l'opinione del Levenoek , e del Vallifnieri , e di tutti coloro, che nello [pernia ammettono una tur- ba di vermicciuoli . Finalmente la fettima, ed ulti- ma parte racchiude le regole, e prefervati vi per la fanità , e per viver lungamente. L'oflervazione im- mediata , che ciafcuno fa fopra medefimo di ciò , che gli nuoce, o gli giova, è la vera ed univtrfal regola , che abbraccia , e corregge ancora tutte le altre regole, che fi voglin proporre. E' vero, che in quefta fiefTa oflerva/ione alcuno potrebbe ingannar- li ; ma egli nel far quelta^oflervazione fi vaglia di alcune generali , e facili notizie mediche , e di più olTervi penfatamente , e criticamente , farà dif- ficile , che s'inganni .

XI. Intorno alla facoltà medica dobbiamo ora far menzione d'alcune nuove edizioni d'opere illu- fori , ed uriliflìme al pubblico. La prima fia la nuo- va edizione di Profpero Alpino , Uomo tanto ripu- tato dal dotto BoerhaavC) che nella prefazione dell* edizione di Leida egli aflìcura , ragionando del li- bro de Pr<gfagicnda vita & morte agrotantium , me- liorem in medieos ufus librum alium vix inve- niri .

Profperi Alpini Pb- & Med. DoB. in Gymnafio Pa- tavino Med. Prof, ordinarti De prxfagicnda vita , & morte agrotantium libri fcptcm , in quibu.% ars tota Hip- pocratica ec. Cum Prtfatione Hermanni Boerhaave , nec non emendationibus recentioribus , fupplemcntis Hieron. Davi: Gaubii . Edilio altera Veneta omnium tmendatijjima . Venetiis 175 1. 4. pagg. 515.

A queft' optra fi aggiugnc un opufcolo di Girola- mo

D' Italia Li e. i. Cap. yt. 185

mo Fracajìario De diebus criticis , il quale è un bel fupplemento dell'opera di Profpero alpino.

XII. La feconda edizion nuova è dell'opera uti- liffìma di Gian- Domenico S amorini intorno alle feb- bri . Queft' autore mori in Venezia nell'anno 1757., ed oltre all'opera, di cui parlo, fono affai note due altre fue opere, la prima delle quali va fofto il ti- tolo dOffervazioni anatomiche dedicate al Czar Pietre il Grande , e la feconda De Jìru&ura , & mctu fi- bra, de nutritione animali , de Hcemorroidibus , & Ca- tameniis. Il frontifpiziodell' opera , di cui ragiono, è, come fegue

Iftruzione intorno alle febbri di Giovan-Dome- nico Santorini Protomedico Anatomico. Edizione noviflìma, accrefeiuta di varie aggiunte tratte da' Mff. dell' autore medefJmo . In Venezia 1751. preflb Giambattifta Recurti . 4. pagg. 116.

XIII. Abbiamo ancora il fecondo tomo à' Sag- gi » ed ojfervazioiai della Società d> Edimburgo . Quella è una nuova edizione , ed infieme una traduzione di quelli Saggi nella nofrra volgar favella . Il nuo- vo editore ha proccurato alla fua edizione i vantag- gi, che avea l'edizion Parigina, ed ha ancora ficel^ to tutto ciò , che ha di buono l'altra edizione d'O- landa. Quello tomo fecondo abbraccialo, memorie, tra le quali una è intereffatiffima del celebre Pro- fetare Monrh, fopra un Aneuù[ma prodotto da un Salaffo. Ecco il titolo di quefla nuova edizione, e traduzione.

Saggi, ed OfTervazioni della Società d'Edimbur- go ec. Tomo fecondo. In Venezia appreffo Fran* cefeo Storti 1751. in 12. pagg. 419.

XIV. E' flato pure riflampato il Leffìco Far- ,, maceutico Chimico , contenente i rimedj più ufìtati d' oggidì da Giov: Batt. Cappello in jj Pagg- 250.

L'au-

iZ6 Storia Letteraria

L'autore aggiugne una prefazione in queita fua nuova edizione , nella quale rende ragione non fo- lamente delle nuove aggiunte, che egli vi ha fatte, ma eziandio delle correzioni, che egli vi ha inferi- te d'alcuni errori, i quali fi fon lalciari correre in una prima edizione furtivamente fatta da altro ftam- patore dietro alle fpalle dell'autore ancora vivente. Dallo ftefTo Cappello abbiamo di nuovo un altro opu- fcolo intitolato.

Istituzioni Farmaceutiche per ufo de' Signori Speziali medicinali approvanti nel Collegio no- bile dell'inclita Città di Venezia. In Venezia 175 1. apprettò Domenico Lovifa in 4.

XV. Una nuova (lampa abbamo ancor del com- pendio dell' opere d' Ippocrate , il qual dobbiamo al- la diligenza di Tommafo Burnetto , che ne fu il com- pilatore. Quello compendio oltre alla prima edizio- ne comparve per la feconda volta nel Te/oro della Medicina pratica , che tempo fa mife alla luce Gi- rolamo Salvioni. Quella è la terza edizione, che ab- biamo dal Pafquali.

Hippocrates contracìus , in quo magni Hippo- 3, cratis Mcdicorum Principis opera omnia in bre- vem Epitomcn furnma diligenza redacìa haben- tur, (tudio & opera Thtwae Burnet M. D. Me- dici Rfgii, & Collegii Medici Edimburgenfis fo- ,, cii. feditio altera longeemendatior. Venetiis 1751. 8. pagg. 227. ...

Vi fono due indici, decapi, che abbraccia quen? opera, c'1 fecondo delle cole più infigni , e più no- tabili.

XVI. Una traduzione in lingua nofìra volgare de' Principj di Chirurgia del chiarite. Sig. la Faye è fiata nuovamente t.rta da un profefTor pubblico di Ventzia , e la iLmpa di quella (Iella traduzione è fiata cicguita dal Sig. Rcmondtni .

Prin-

D'Itali a Lib. i. Cap. vi. 187

Principi di Chirurgia del Sig. la Faye Accade- mico della real facoltà di Parigi , utiliffimi a chiunque fi efercita in cote(V arte , Tradotti dal Francefe nell'Italiano da un chiariflimo pubblico profefTqre. Veneiia 1751.

XVII. Di Chirurgia abbiamo un opufcoletto di Francefco Bettinelli, il quale dallo Audio da lui fat- to in Bologna fi è portato a Rimini ad cfercitare Ja Chirurgia, dove niente gli ha giovato la prote- zione , e'1 favore del Sig. Giovanni Bianchi , per cuoprirlo da qualche critica, che i fuoi emoli han- nogli fatta . Due querele erano (late mode centra di lui , delle quali fi difende in quello foglio lati- no , intitolato.

Francifci Paulae Bedinelli Fanenfis Chirurgi E- pigifis in errores quofdam vulgi ad veritatis ama- tores. Pifauri in Typographia Gavelliana 1751.

Quctti errori fono appunto le accufe , che a lui hanno motTo i fuoi avverfar) , e fon due , cioè , che egli fia troppo giovane per efercitare la Chirur- gia, e che abbia errato, cavando il fangue per una Gonorrea virulenta, e rifenura nello Scroto. Rifpon- àt alla prima col tetto àiCelfo(\\b. vii.) : cjfedebet chirurgus adolefcem , vel adolcfcentia propior ; man» Jìrenua, /labili &c: ed alla feconda coli' autorità dell' Ajlruc, dell' Etfltro, del Platnero* e del Boerhaavc, i quali in tali gonorree configliano la cavata di fan- gue per diminuire la Pletora , e per impedire l'in- fiammazione . Fatta la dtfefa della fua caufa , palla ad attaccare i fuoi emoli , e particolarmente biafi- xna taluno di loro, per aver praticato la causazio- ne di un giovanetto fulla fede di liberarlo da un Ernia inteOinabile. Quefto tale ha ottenuto perfet- tamente il fuo intento . Poiché egli è certo , che gli è riufeito di liberarlo non folamente dall' Er- nia, ma da tutti gli altri mali di quella vita.

XVIII. Un

i88 Sto ri a Lettera ri a

XVIII. Un Apologia pure ha fatta di certa fua cura il Sig. Dott. Ranieri Ganniteci medico cTAnghia- in un foglio volante.

Difefe Mediche confecrate al merito di un Ec- cellentiflìmo Sig. D. R. G. in Firenze predo An- drea Bonduci , in 4. 1752.

Egli oltre agli altri medicamenti , e rimedi in una febbre continova , cagionata da dolore d'acuta puntura avea ufato il Laudano del Sinedam con buona riufeita ; effondo guarita quella Signora d'età di anni 40. , che era fiata attaccata dal detto ma- le . Di che egli eflendo ilato riprefo , quafi che il Laudano a febbre acuta fi difeonvenifle, fa in que- llo foglio le fue difefe , le quali più validamente fa in fuo favore la medefima Signora già rifanata . Ma un altro ammalato affalito da febbre continova remittente , e priva d'infiammazione coli' ufo della China china era morto. Da quefta accufa pur fi di- fende il Sig. Gamucci , allegando, che la China china non era fiata data a tempo, nella debita quan- tità, né nelle opportune circofianze. Così o fi gua- rifea, o fi muoja, il medico curante avrà una buo- na difefa. Il guarito lo difende parlando, ed il mor- to tacendo lalcia correre le ingegnofe difefe) che fi mettono in carta in limili circofianze.

XIX. Di cofe Chimiche ha fra gì' Italiani lun- gamente trattato il Sig. Abate Giufeppe Marzuccbi, i\ quale ha nuovamente compofii gli Elementi di quella utiliflìma facoltà.

Abbatis Jofephi Marzucchi M. D. & in regia Neapolitana Univcrfitatc Mathematum profefio- ris nova, & vera Chcmiae Elcmenta. Patavii 175 1. in 8. pag. 238.

Queflo dotto libro è divifo in -àac Sezioni t la pri- ma delle quali dividefi in 6. capitoli , e confiderà Je generali proprietà de' corpi ne' loro pori , co-

me

D' Italia Lib. i. Cap. vi. 189

me nella loro Elafìicità , divifione della materia , e fua attrazione . L'ultimo di quefti capitoli tutto aggirafi nel prefcrivere alcuni canoni fopra le leggi dell'attrazione, che a quell'autore piace fuor di mi- fura Premetta quefta prima Sezione , fi pafTa alla feconda , nella quale fi efpongono i veri principj de' corpi , i quali nella Chimica, coli' ufo del fuo- co, eh' è un general diflblvente, ci fi difeuoprono. Si ragiona della proporzione, che vi ha tra l'uno, e l'altro corpo, della mefcolanza de' mirti, di quel principio, che fi trova in tutti 'i corpi, e chechia- mafi da' Chimici Mercurio . Quello fiefib principio viene dal Sig. Jìbate affomigliato al fale, o allo zol- fo fciolto nell' acqua. Egli ce ne l'analifi , la quale è importantirtima , come quella , la quale fi aggira fopra un principio così univerfale , il quale riconofeefi da' Fifki negli animali , ne' vegetabili , ne' follili , ed in tutti i corpi , che alle operazioni Chimiche poflbno foggettarfi . Lo fpogliare la Chi- mica degli antichi pregiudizi è cofa oltremodo lode- voJifhma , ma al tempo (telTo non converrebbe ve- nirla de' pregiudizi moderni . Se necefiario è ban- dire, quanto più fi può, dalle naturali feienze le Ipo- teli, Io è mo'to più nella Chimica, nella quale non altro pretendefi , che d'efporre le fenfibili proprietà de' corpi , e de' loro componenti feparati , e com- porli colla forza del fuoco. Prima d'introdurre l'at- trazione a fpiegare i Fenomeni della Chimica, for- fè taluno bramerebbe, che fi efaminaiTe meglio l'efi- ftenza di quefio principio, e le fue leggi ; e intan- to mentre fi da tempo ad un più difappaflìonato efame fopra quello principio, fi potrebbe impiegare tutta la cura ad analizzare i principi de' corpi , col aggettargli a quelle prove , che ribaltare ne fanno tutte le più mirabili proprietà.

CA-

190 Storta Letteraria

CAPO VII.

Libri) che riguardano gli Uomini in Società,

I. T L primo luogo tra' libri, che riguardano gliUo- JL mini in focietà, vuol darfi a quelli, che trat- tano di diritto . Il Sig. Avvocato Gtannantonio Fabbrini tano Fiorentino , del quale altrove lodammo altro li- bro, è unode' maggior Uomini , che abbia V Italia in materia di naturale diritto , la qual facoltà a vero dire meriterebbe d'edere un più da' noftri Uo- mini coltivata , onde non doveftlmo pretto che a* foli Profetanti ricorrere con pregiudizio del diritto pofitivo maflìmamente Ecclefiaftico. Quello valoro- so Fiorentino ha dunque un libro dato a luce pic- ciolo sì di mole, ma e nella fodtzza della dottri- na, e nella precisione, e nella condotta pregevolif- fìmo, e in tutto degno d' elTere prefentato al nobi- li (fimo, e veramente erudito Cavaliere Sig. Abate Commendatore Giufeppe Buondelmonti . Il linguaggio proprio deila facoltà, di cui fi tratta, renderà a ta- luni ofcuro il titolo del libro, eh' è il feguente . // Naturate diritto di vendicare , 0 di perfegui- te una cofa mobile efaminato ne' fuo't principi , e nel- la fua eflenftone preciftvamente dalle spiegazioni fino- ra datene da varj fautori digius naturale , Lucca ij$l. 4. pagg. Il,

Ma l'autore fpiega fubito i fuoi termini. Vendi- care /lenifica pojlulare , o richiedere eftìcacemente con titolo di dominio una qualche cofa, che trovi- li in altrui mano , ficche poflìamn efficacemente ricuperarla . Perfeguire lignifica pojlulare , o richie- dere una qual cofa , o il valore intiero d' ef- fa, o parte d' cfTo valore con un titolo inferiore al dominio, cioè con diritto di pegno, o d'altro qua-

lun-

D'Italia Lib. i. Cap. vii. 191

lunque contratto ec. , per cui una qualche cofa ci fia obbligata. Ora ecco il problema , che l'Autore prende a fciogliere. Po/io, che una cofa mobile , la duale a principio ci apparteneva con titolo di dominio , ovvero ci era obbligata per un qualche diritto inferio» re , fia paffata in altra mano , feconda , terza , quar- ta ec. jlabiltre , nel fijiema naturale ci competa di- ritto di vendicarla , 0 perfe^utrla refpettivamentc ; e pojla quefla competenza , ftabilire , e (fa abbia qualche termine ; pojìo finalmente , che vi fìano que/li termini , affegnare t medefimi . Per lo fcioglimento premette il N. A. ( p. 7.), che il dominio non è una quali- tà, ficcome moiri ed antichi, e moderni hanno cre- duto, inerente o nelle cofe , che cader poflòno fot» to la difpofizione , e godimento dell'Uomo, o nell* Uomo , in quanto può goderne , e difporne a fuo talento, ma una relazione morale , o fia un abitu- dine intellettuale fra il proprietario , e tutti g'i al- tri fuori di lui, perlaquale s'intende, che uno ab- bia diritto , di non poter tfftre impedito da chic- chefia nel godimento, e nella difpofizione di qual- che cofa . Dal che ne fegue 1. ( p. 8. ), che molto meno faranno inerenti qualità tutti i diritti infe-> riori , e fubordinati al dominio, cioè tutti quelli , che verfano intorno all'ufo lemplice della cofa. 2. ( p. 13. ) che ancora le (equele e del dominio , e de' diritti minori del dominio faranno fequeledi rap- porti morali , e non di qualità inerente . Premette innoltre l'autore ( p. 5. ) , che le Relazioni morali poflbn crearfi , e polTono eftinguerfi .

II. Stabilite quelle cofe viene l'Autore alla de- cifion del Problema , e primieramente afferifee , la relazione morale, che Dominio chiamali, dar luogo alla vindicazione , qualora la cofa ingiuflamente tol- taci efilte preffo colui, il quale ce la tolfe , o efirte pretto un altro , che quando acquiftolla , fapeva ,

quel-

192 Storia Letteraria

quella eferci fiata tolta contro nortra voglia. Ma fc Ja cofa efìfte prefso uno ( p. 19.)» il quale nell' ac- quetarla fofse ignaro dell' ingiufta occupazione fatta- ne dal primo, dice egli ftcondanamente (p 24.), non efservi luogo a vendicazione , non contro co- lui, il quale di mala fede occupò la cofa, e riguar- do al fecondo pofleffore di buona fede ( p. 23. ) nien- te altro reftare al proprietario , fuorché il diritto di riaverla colla refufione del prezzo , in cui contrac- cambio la cofa è nelle mani di lui pervenuta. Di- ce in 3. luogo (p. 20.), che ciò debba intenderfi ancora quando il nuovo pofTeflbre , il quale nel fare l'acquifto adoperò con buona £.-de , averte dap- poi faputo , che la cofa ebbe procedenza ingiufta. Che però mai fi trovafse in pratica autorizzato (p.20-)§ il contrario, quello dovraffi ad citeriori cofe attribui- re, ed a tutt' altro, che all'efsenza del dominio in le confiderato, e al puro, e femplice dettame della natura. Ma l' efame di quefte cofe efterne è lo (tef- io (p.29. ) , che l' efame de' luoghi , e delle perfone, ne'quali , e dalle quali la contrattazione fi fa; che pe- rò riducendofi quefii a due fpecie , di commercio ec- cellentemente intefo, e non commercianti , ne vie- ne di confeguenza, che nella pratica degli affari la determinazione della quitlione proporta: il diritto di vindicare, e di perfeguire una cofa mobile , ab- bia dal gius di natura certi limiti , e quali fieno queft» limiti; fi dee fperare dall' efame, e dalla co- gnizione dell'indole particolare d' eflì luoghi, che r.on fono eccellentemente di commercio , e delle per- fone non Negozianti , e dalla cognizione dell' in- dole degli Emporjj e de' Negozianti, dal quale efa- me dee rifultarc il dettame Naturale in concreto , cioè relativamente all'indole peculiare de' luoghi , e delle perfone contrattanti . Perciocché la filiazione delle cofe umane relativamente alla «^trattazione

non

D'IT ALT a Lr B. I. p. VII. I'

non è in ogni luogo , e fra tutti gli Uomini uri-* forme. Così l'autore , delle cui parole ci fiamopref- fo che valuti , per ifpiegar meglio i faggi firof fentimenti .

III. Sinora detto fia di cofe attenenti al folo na- turale diritto. Grand' ufo ha, nelle materie LegaU la preferizione . Quelra è di due forti , ficcome è noto, temporaria , e immemorabile . Dell'una e dell' altra ha con diritto raziocinio , e con liceità eru - dizione trattato il Sig. Gaetano Fortes Avvocato confiftoriale nella feguente DifFertazione .

Cajetant Fortes Sacri Con fi fiorii A avocati Diserta- tio de jure ufucapìendi . Roma 1752. 4. paqg. 30.

Quanto alla temporaria dimodra l'Autore, non ripugnare ella a' principi del gius delle genti , effe- re tuttavia (lata introdotta dal diritto , e dalla ra- gione civile j per V immemorabile prova , dirivar quella dal diritto naturale, ficcome uno de' più ac- conci mezzi a mantenere dopo la diitinzion de' do- mini l'umana fodera.

IV. Eruditiflfima è pure, ed importante una Dia- triba y di cui è queflo il titolo.

Diatriba civilis-Canonica ad legem decimam in duo- decim Tabulis ^ qua cavetur: hominem mortuum in Urbe nefcpelito, neve urito, & in Canonem Frac:- piendum 13. quajl. 2. §. 1. quo fìatuitur : prohiben- dum eft etiarn lecundum Maiorum inftituta, ut in Ecclelia nullatenus fepeliantur, in atrio, aut in porticu , aut in Exedris Ecclefia? ; intra Ecclefiarrt vero prope altare , ubi corpus, & fanguis Domini conficitur , nullatenus fepeliantur , auttore Xantho Gentili Sac. Theol. & V. J. dottore. Roma? 1751 .

L opera è meritevolmente dedicata al Regnante Pontefice , e in due parti è divifa , nelle quali inaefl re voi mente fi efaurifee la materia .

V. Ne' libri delle leggi civili fonovi inferite al-

N cu-

1 94 Storia Letteraria

cune orazioni degli antichi Imperadori . Niunoerafi awifafo (inora di quello fare riguardo a quelle Ora- zioni , che era già (lato faggiamente fatto per gli frammenti de' Giureconfulti . Ad intender quelli debitamente fi è confultata da' dotti Uomini la (lo- ri a , e l'antichità Romana; altrettanto defideravafi, che alcuno intraprendefle , onde penetrare il fenfo di quelle . A quella imprefa s' è accinto il Sig. I- gnazio Lovera , e già abbiamo la prima parte d'una Dittertazione , nella quale fi comincia a vedere il gran vantaggio, che alla vera intelligenza delle leg- gi porta lo lludio della rimota antichità .

In Principum Orationes Dtffertatio , auftore Ignatio Lovera Taurinenfi J urifconfultorum Collegio ad/cripto. Pars prima . Augujia Taurmorum typisAntonii Cam- pane.

Di cinque paragrafi comporta è quella prima parte, e in tifi tratta l'erudito autore de' giorni falli , nefalli , intercifi , e delle ferie ; apprettò di quali alimenti fi potta tranfigere , e de' predj de' Minorenni, e de' Pupilli da non venderfi lenza de- creto del Pretore: eiamina ancora , a chi e in an- tico fotte, e oggi giorno permetto fia il dare i Tu- tori ; finalmente difeorre de' matrimoni de'fenatori, e de'figlivoli loro , e delle nozze de'Tutori , e d* altre perlone libertine.

VI. Abbiamo libri ancora in materie crimina- li . Il dotto pubblico Profettòre di Giurifprudenza Sig. Niccolò Alfani ha metto fuori il primo to- mo in quarto del fuo Jus criminale , nel quale molto eruditamente ragiona de'Maellrati criminali di Na- poli , e di tutto quel Regno . Saremo molto obbli- gati al degno Autore , atterrà la data parola di darcene dentro un altro anno due nuovi tomi , do- ve tratterà de' delitti, delle pene, e di tutto V ordi- ne giudiziario . Allora parleremo più a lungo di

tut-

D'Italia Li'b. i. Cap. vii. 195

tutta quefta degnirtìma opera . Appartiene a quefla materia un altro libro, il quale è opera d'Uomo grande fperienza in fomiglianti affari.

Vero metodo , ed ordine da tener fi da' Notar j della formazione di qualunque Proceffo Criminale , ed in- cera in via mifla fino alla loro ultimazione , con ciò , che s* appartiene in qualche parte anco all'i Procura- tori, con altre offervabili , e non pia ufate particola- rità effenzialiffime . Pratica criminale formata da An- tonio Maria Garofolo Nodero Collegiato di Verona , e caufidtco criminale attuale efercentc . Verona 175 1. 4. pagg. 102.

VII. Succedano a quefti libri quelli, che al Fo- ro appartengono. Si è trovato finalmente , chi ha efeguito il gran progetto dal Muratori propotto nel fuo trattato de' difetti della Giuri/prudenza (cap. xi. p. 88.), di formare una Iflituta, nella quale fi ri- ducono i principi della legge tutti quanti , tutte le conclufioni legali , le regole , le muffirne , le limi- tazioni , 1' eccezioni per comune confenfo de' Tri- bunali grandi (late già adottate , ed ammette nel foro come principi incontrovertibili. Quello valen- te efecutore di util progetto è il P. Serra Cap- puccino , ed hallo efeguito a fpefe dell'infigne Giu- reconfulto Sig. Cardinale de Luca , ch'egli ha piti fiate colto in fallo. Noi accenniamo per ora il fo- lo tomo primo di quell'opera.

Caufe civili agitate dall' Emin. Sig. Card. Giam- battifta de Luca , ed efaminate dal P. Giannanpelo Serra Cappuccino da Cefena . Tomo L , nel quale fi contengono le caufe agitate in materia del Matrimo~ nio , e degli fponfali , dell'i Tutori , e Curatori , delle fervità , dell' Ufufrutto , e delle Donazioni . Venezia 1752. 4. pagg. 276.

Il titolo non dice tutto y v' è innoltre in queflo tomo ( pag. 251. ) una lettera refponfiva del molto

N 2 Re-

iy6 Storia Letteraria

Reverendo Padre Giannangelo Serra da Cefena Cap- puccino ferina ad un G tur econj ulto , da cui gli furono fatte alcune oppojìzioni , riguardanti la prefente Ope- ra , data alle /lampe a comun benefizio de' Curiali» vtde , che quelli benedetti Curiali non fanno darfi pace della galante pirturina , che il molto Re- perendo Padre Giannangelo da Cefena ha fatta di loro nella lettera previa ( pag. vii. ) a queflo To- mo , e perciò vanno mordendo quella opera , co- mechè fiafi già ritrovato, chi rechila in latino. Ma il P. Cappuccino fecondo gli Evangelici infegnamen- ti fa bene, a chi mal gli rifponde , e a comun be* ncfizio de' malcontenti Curiali ha quella lettera ag» giunta ala dia opera. Noi non ne direm di piò, perché mai ne criticaflìmo alcuna cofa , non fembrafle, che fofTe vendetta di quella ingiù rio fi (fi- ma lettera, ch'egli ha fcritta contro di noi. I Cu- riali , e gli eftimatori del Cardinale de Luca forfè ci daranno un tempo occafione di parlare con mag- gior libertà. Certamente non pare, che eglino pof- fano effere d' umore d' adattare alle regole del P. Giannanpelo Lettore della facra eloquenza ; onde non farà difficile , che cerchino , fenza che noi il fac- ciamo, di fcuoprire il debole di quell'opera.

Vili. Aggiugniamo a quefto libro le caufe cele- bri , ed intere/fanti con le fentenze , che le hanno de- ci fc, raccolte dal Sig. Gayot de Pitaval Avvocato al Parlamento , e tradotte dal Franzefc . Il Bartoit ne ha (lampato in Venezia il primo Tomo , eh' è di pagg. 420. fenza la dedica, e la Prefazione di pagg. xxxvi 1 1.

IX. Dopo i libri legali , e forenfi quali più ap- partengono alla comune focietà, che quelli di com- mercio? Ora abbiamo di quella materia un util li- bro dalle (lampe di Livorno.

Introduzione alla pratica del commercio , avvero no- tizie

D'Italia Ltb. i. C a p. vii. 197

tizie neceffarie per V efercizio della merci tura , con- tenenti un trattato <X Aritmetica , valutazioni di qua~ ìunque forte di monete , pefi , mifure , e cambi fora- Jlieri con quei di Livorno . Opera utilijfima ad ogni negoziante. Livorno 1751- F. pagg. 280.

Due parti ha queir' opera utiìiflìma , una Mer- cantile , Letteraria l'altra , e ciafcuna da diveifo autore proviene, ficcome abbiamo dalle Novelle Vi- niziane del 1752. (pag.334. ). La parte mercantile è del Sig. Ricci Mercatante celebre in Livorno; La letteraria , che è una preliminare differtazione fui commercio, è del Sig. Guidoni. Quella differtazio- ne è molto commendevole per la precifione unita ad una fondata erudizione , e la ftoria del com- mercio , che n' è una parte , non è la meno ftudiata, la meno degna di lode.

X. La materia delle Monete è una delle più ne- ceffarie al commercio. Un opera magiftrale dobbia- mo in quello propofìto annunziare.

OJfervazicni [opra il prezzo legale delle monete , e le difficoltà di definirlo , e di foflenerlo , dedicato al Sig. Conte Gianluca Pallavicini. Milano f. pagg. 122. fenza le anneffe fcritture . Autor n' è il ciotto Sig. Prefidente Neri Fiorentino .

Eflendo pendente in Milano un regolamento da concordare" in materia di Monete colla Corte di Torino, furono in due Giunte, nella flefTa Citta di Milane tenute , mofTe non poche difficoltà fui re- golamento Affato in Torino. Su quelle aggirali tut- to quello eccellente trattato . E ficcome il fonda- mento del mentovato regolamento, anzi pure d'al- tro qualunque poflìbile a farfi , fono i faggi , co- mincia appunto nel primo capo 1' Autore da que- lli , che furono concordati in Torino : paffa in ap- pretto nel fecondo capo al punto della proporzione da offervarfi tra 1' oro, e 1' argento ; dove prima-

N 3 rnen-

198 Storta Letteraria

mente ricerca , qual proporzione fia , e pofla dirli comune al prefente in Italia ; indi prova \ che in un regolamento monetario non porta una propor- zione fiflTarfi diverfa da quella , che di fatto è la comune in Italia . Vien quindi nel j. capo alla quiftione , le monete d' oro ' meritino fopra le monete d'argento qualche prezzar maggiore , oltre il rifultante dalla giulta proporzione de' metalli . In feguito parla nel quarto capo del prezzo dell' ar- gento fino, e pattando nel capo quinto al modo di conteggiare le fpefe della monetazione , termina nel fello capo con diverfe faviftìme RifleiTioni fo- pra le cagioni del corta, che fi dice abufivo, e fo- pra altri accidenti, che potrebbono impedire la du- revole oflervanza del concordato . Abbiamo appref- fo una utilirtima appendice di nuove ofXervazioni . Si troverà qui (pag. 77.) una non più Campata carta d' un concordato di monete fatto nel 1254. in Cremona riportafi poi (pag.84.) una tavola del valore dato al Fiorino $ oro in Firenze dall' anno 1252., in cui fu principiato a batterfi , fino all'an- no 1738., eftratta dalla parte feconda del libro inti- tolato: il Fiorino a" oro antico illujlrato , e ofTerva- zioni vi fi fanno atte ad illulUare , e correggere qualche paflb di quelto celebre libro: così a cagio- ne d'efempio fi prova (pag. 8<5. ) , che nel princi- pato della cafa Medici cominciale il Fiorino oro ad avere in Firenze due prezzi , cioè uno legale , e l'altro popolare , e che fia peggiorata la lira Fio- rentìna (pag. 90.) , come avea detto il Davanzatiy benché vi repugni l' Autore del Fiorino é£ oro an- tico illujlrato. Dottiffima è la difcfa, che intrapren- de poco appreflb l'Autore (pag. 105.) de' Romani Giureconfulti, dimofinndo, che eglino non mai fi fognarono il prezzo arbitrario , o impofitizio delle monete, ma che conobbero, il prezzo delle mone- te

1

D' Ital i a L ib.*i. C a p. vit. \gg

te efTere relativo alla loro materia. E perchè l'Au- tore Napoletano de' libri cinque della moneta da noi lodato nel fupplemento avea contro il du Tot fo- ftenuto l'alzamento arbitrario delle monete, come- thè con molte limitazioni , il N. A. brevemente èfamina , e confuta ( pag. 120. ) quefta opinione Segue per compimento dell' opera una voluminofa ferie d'atti fpettanti al concordato di Torino, e ad altre cofe nell' opera difaminate ; e molte tavole de' faggi, e delle proporzioni di varie monete. Co- sì termina queft' opera , nella quale il degno Auto- re dimoftra una confumata dottrina nella materia monetaria

XI. Ecco altro libro in materia di moneta. L'Au- tore è anonimo , ma per quanto vienci fuppofto , egli è il Sig. Avvocato Cojìantini Vinixiano . Se vuolfi fapere il titolo, quefto è

Delle monete in fenfo pratico , e morale Ragiona- mento divi/o in fette capitoli* In Venezia 175 1. pagg*

JI5- .....

Premettonfi nel primo capo alcuni principi di

ragione, e di fatto; indi le vere cagioni, onde al- teranfi le monete , fi efamitiano nel capo fecondo , e fi difeernono dalle falfe , quale è fecondo 1' au- tore (pag. 21.) la feufa degli eferciti llranieri. Ma contro un abufo fpezialrpente inveifee qui l'autore, ( pag. 23.), e i danni ne mette in chiaro. Quefto è il ricevere, che in alcuni paefi fi fa, per buone le monete tofate ; perciocché quindi ne' paefi ben re- golati, ne' quali fatto abuio non è fiato introdot- to , le monete di giudo pefo divengono capo di negozio. I mali, che dalle alterazioni rifultano , e per gli privati , e per lo pubblico , fono nel capo ni. prop.ìfti . Il capo iv. è indintto dal N. A. (.Pa8-3?0 a rapprefentare alcuni rimedj a tanti ma- li. Noi ne acceneremo alcuni, cioè. I. (pag. 41.)

N 4 L'cf-

:oo

Storia I?e t t e r a r i a

L' efpurgazione delle monete tofate , e fcarfe , co- minciando dalle forestiere . II. L'uniformità di va- lore in tutte le Città del Dominio terreftre ( pag. 42. ), (parla l'Autore del Dominio Veneto , per lo quale principalmente fcrive ) . Ili. Soiìituzione di monete nazionali alle forelliere chiamate al taglio . IV. Obbligare i fudditi fpezialmente in relazione al commercio di fervili! della moneta ideale , conti- nuandofi per altro i lavori della zecca di ducati , e zecchini . V. Non battere nella zecca, che due fole monete nobili , una d' oro , cioè lo zecchino , l'altra d'argento, cioè il ducato. VI. Chiamar do- po al taglio (pag. 44.) i vecchi ducati logori dall' ufo per riftamparli . VII. E fimilmente gli zecchi- ci vecchj. Vili. Non lafciare (pag. 45.) libero il corfo nelle Piazze dello (lato die monete nobili foreftiere d' oro , e d' argento , ma folo in partita fra Mercanti , i quali faranno in libertà d' impie- garle ne* loro negozj con paefi erteri , e nel calo di bifogno portino quelle d' argento al concambio di ducati , e zecchini Viniziani alla zecca , e nelle camere delle Città fuddite,e quelle d'oro cambin- le con altri Mercanti . IX. Ridurre il valore in- trinfeco delle due antidette monete d'oro.1, e d'ar- gento a valor tale intrinfeco, che poffan le zecche comprar l' oro, e l'argento da' rimoti paefi prove- gnente ,• e come merce , foggetto a maggiore , e minore eftimazione, e prezzo, fecondo le maggiori, e minori introduzioni d'eflì metalli in Europa. Se- gue il N. A. a fuggerire altri fimili provvedimen- ti, e ben conofc'cgli , che quefti non fi confanno, con quanto- hanno dotti Uomini hi quella materia divifato ; ma egli con tal rilerbo propone i fuoi penficri , e con fatta modelli* , che niuno do- vrebbefi (limare offefo . Ugual modeftia conferva l'Autore ne'due foglienti capi , ne' quali ad alcune

ob«

D'Italia Li e. i. Cap. vii. 201

obbiezioni rifponde. Termina il libro con un' efatta recapitolazione di tutta l'opera . Non pafferem' ol- tre lenza comunicare a' noftri leggitori una lettera- ria notizia, che ci il N. A. ( pag. 40. ) . Quella è , che il trattato del valore , e del t abufo delle monete dato fotto il nome del Sig. Giminiano Montanari dato per la prima volta alla luce dall' Argelatt nella fua util raccolta degli Scrittori de Monetis Italia , è la menoma parte di quel trattato , che in altri Manoscritti fi legge intiero con quello titolo : La Zecca in consulta di flato , Trattato politico mercan- tile , ove fi moftrano , e con ragioni , e con efemp) antichi , e moderni fi [piegano le vere cagioni dell' aumentar/i giornalmente di valuta le monete : danni del Principe , come del fuddito , che ne fuccedono , e modo dt preservarne gli fiati: 1683. 14. Luglio:

XII. L'uomo in focietà dee converfare , e trat- tare cogli altri ; ma que' tanti titoli , che la vani- tà , e l'adulazione ha introdotti nel!' umano com- mercio , fanno all' affannate perfone defiderare la fblitudine . Il Signor Abate Quadrio ha cercato di porre a quefla più che Vandalica perfecuzione di ti- toli qualche modo in una lettera , la quale , oltre 1' effere in Tofcano Itile elegantemente fcritta , è piena di foda erudizione .

Lettera intorno' a' Titoli d'onore alT Eccellentijfimo Signor Conte Gianluca Pallavicini 8. pagg. 179.

I primi tratti di quella lettera quello conferma- no, che già fenderò gli Accademici della Crufca , il dare del voi ad una perfona fola effere fiato per maggiore onoranza . Perciocché offe r va 1' autore ( p. 14.) , come cofrume fu e de' Greci , e de' La- tini di dare favellando a' Numi del voi ; ma pur anco trattavano* così gli uomini di riputazione. Infinua Dante {Par. C. i<5. V. io.), che Giulio Cefarc il primo foflfe , il quale in Roma fi co- min-

2G2 Storia Letteraria

minciatte non fenza pena a trattare non più coi T«, come pare , che Ja buona Gramatica efigeffe , ma col voi . E* però vero altresì, che il P. Venturi nel fuo celebre tomento di Dante trova qui un far- fallone di Cronologia, e vuole, che l'ufo del voi , ad una fola perfona dato , non a' tempi di Giulio Ce/are , ma molto tempo dappoi introdotto foffe , e fol quando la lingua latina cominciò a dicadere. Ma il N. A. (p. 17.) coli' autorità d' Omero , e di Plutarco dimofira, che tri Greci ben più antico fotte quelt' ufo; e conciofiachè fieno i Latini flati in ogni cofa imitatori àt Greci , e di loro ufanze, patta a dire , che vcrifimile è , tra loro altresì queir ufo del voi in vece del Tu avere avuto cor- fo ab antico (1). Determinato in quella guifa il pronome, del quale ragionando a' più degni come prcfenti , fi dovevano 1 noltri maggiori valere , paf- fa l'Autore alla voce, con che dittinguevanli, an- co ragionando, di loro , (ebbene affenti . Quelta è

la

(1) Per altro l'Autor confetta , non effervi eferapli da potere in prova allegare. Ora trattan- doci di cofa , che è contro le Gramaticali leggi , parrebbe, che vi voi (fé alcuna prova di più, che l'ufo de Greci ; tanto più che incredibil cofa fem- bra , che niun efempio in tanti Latini Scrittori ci redatte di tal maniera, (e praticata (i fotte; e che ne Svetnnio , altro Scrittor vetuito , comechè ve ne fieno flati de' poco favorevoli alla memoria di Giulio Ce/are, di ranta adulazione non abbiaci detto nulla . Almeno a (utteguenti Imperadon fa- rebbefi dato tal titolo; di che pure niuno veffigio trov^fì o ne' libri , o ne' monumenti a noi perve- nuti . Per la qual cofa può ancora (oitcnerfi la ceofura del P. Venturi.

D' Italia Lib. i. Cap. vii. 203

Ja voce Senior , d'onde la Noftra Italiana Signore . Il N. A. ( pag. 23. e fegg. ) con (omnia erudizio- ne ce ne mortra l'ufo prefTo varie nazioni (2.); e quindi prende motivo d' efporre le varie opinioni (p. 36. e feg. ) fulla origine della parola Sire ; conciofiachè alcuni abbianU reputata abbreviatura t e contrazione della voce Signore. Ma che che fia di quello, certa cofa è, che il Signore egualmente, che Sire furono termini amendue in quella figni- ficazione adoperati, nella quale i Latini della vo- ce Dominus folevanfi valere . Quello titolo non s'attribuiva (p. 51.) tra' Romani ab antico, che a' Numi (3) ', onde il Senato di Roma , il quale non ebbe difficoltà di dare ad Ottavio il nome ày Att- guflo , non imaginò giammai di dargli, non ottante ogni lifeiamento, il titolo di Domino. Simigliante- ràente il termine Domina ( p. 55.) non davafi dap- prima, che alle Dee; e in alcune Ilcrizioni tro- vano* Donne dette Domina, ciò fu, perchè confide- rate

(2) Della fola Italia egli non reca efempli Eccone uno tratto dalle dotte annotazioni del P. SantineUi Somafco ad un'Opufcolo del Panctroli. Neil' Ugbelli abbiamo una capitolazione di pace tra Lupone II. Patriarca d* Aquileja , e Fiero Can- diano Doge di Venezia fatta Tanno 944. , dove il Doge di Venezia è chiamato Senior.

(3) I Greci non ebbero tanto fcrupolo. E certo comechè non abondino efempli del titolo ■x.ypioi da- to tra' Greci agli uomini, tuttavia havvene alcu- no; così in preziofo teltamento d' Epitteta , che confervafi in marmo nel Mufco Verone , il coOei tu- tore Iperide è chiamato xupios. Il Maffei ( M. Ver. p. xvii.) reca in quello propofito un palio d' Ef~ chine .

204 Storia Letteraria

rate furono ficcome Dee . Ma ficcome al dire di Stazio (Th. I. in. v. 661.) primo a partorire al mondo gli Dei fu il timore, così l'amore pafsò a fare dell' amate femmine tante Dee ; onde dagli amanti loro appellate furono Dontìnce (p.62. )• An- che i Mariti diedero alle loro Mogli il nome di Do- mina , e fimilmente a' mariti le mogli quello di Domìni (p. 65.)' L'abufo poi di così nobil titolo a poco a poco allargandoli tanto oltre pafsò, che fotto lo (teflb prefetto di tenerezza, e d'amore, i Padri erano da' figliuoli , e Nipoti, e i Fratelli da' loro Fratelli, e gli Amici daMoro Amici per fimil gui- fa chiamati Signori , o Domini \ e vicendevolmen- te per carezzamene i Figliuoli , e i Nipoti da* loro Maggiori fole vano con tal nome onorar- li . Ma T ambizione ancora ebbevi in fine parte . Cajo Caligola il primo Imperadore fu , il quale fi facefle intitolar Domino. Non tutti però i tegnenti Imperadori imitarono la coftui vanita ; ma altri fofferfero quello titolo, altri affettaronlo, altri il ri- fiutarono. Ma poi l'ambizione ruppe ogni freno j e quindi (p. 77.) i titoli di Nume , di Mae/ià, di SacratiJJìmi , di Divinifjìmi , e cent' altri a quefti fimiglianti. Per lo ftelTo modo dapprincipio l' adu- lazione diede alle Imperadrici (p. 81.) i titoli d' Augujie, ed altri aggiunti fino a chiamarle Dee , ficcome Livia detta fu in Ifcrizion Reinejtana (4), ma non quello di Domina. Il primo ficuro com- pio d' Imperadrici dette Domine l'abbiamo in Iscri- zione di Elena Madre di Cojlantino. Perciocché il N. A. dimoftra (p. 85.) con invitte ragioni , falfa eflere un' Ifcrizione , nella quale Domina vien chiamata Salonina . Dopo quefii tempi cominciò a farli

( 4 ) E Giulia pretto il Maffci ( M. Ver. cccclxxx. 4.

D'Italia Lib. i. Gap. vii. 205

farfi quefto nome comune; benché ora Dominus , ora Domnus per fincope fi dicelTe . Maravigliofe cofe fonofi dette da alcuni Copra quefte due voci , che furono fattamente distribuite , che Dominus del folo Dio fi dicefle , degli altri a Dio inferiori Domnus . Ma il N. A. ( p. 91. ) rigetta quella femplicità , facendo vedere , che indifferentemente gli Uomini (e fippure le Donne) appellati furono e Domini, e Domni (5). Ne tampoco vero è , che quella nominazione di Domno folTe dapprima peculiare de' foli Papi ; indi fi {rendette anche a' Vefcovi , e dipoi agli Abati, e per fine a' Monaci , alle Monache , e a' Secolari univerfalmcnte fi am- pliale. Perciocché fin da' tempi di S. Girolamo a tutti indifferentemente fi dava, come dimoflra egre- giamente il N. A. ( p. 96. ) (<5). Dal troncamen- to di Domnus , e Domna venuti fono il Don , Dama, e Donna, che tra' Secoli a noi più vicini s'introdulTero . Altre origini furono a quefti nomi

date

(5) Vuolfene un' altra prova chiariflìma ? Veg- gafi nella no/Ira Storia ( T. 11. p. 532. e feg. ) la Ifcrizione de' Santi Martiri Papro , e Mauroleone : da una parte detti fono Domini, e dall'altra Domni .

(6) GENIO DOMNOR. CERERI, ec. fi ha in Ifcrizion Padovana riferita dal chiarifs. Orfato ne' Monumenti Padovani ( T. 1. p. 4.). Dal che appare l'origine Pagana di quella voce ; tanto è lungi, che da' Papi pattata fia agli altri . Quello , che a noi pare, poterfi dire di quelli nomi è I. che Dominus, non mai Domnus trovafi detto di Dio Signor noftro. II. che Domnus in alcuni Secoli fu più ufitato , che Dominus. III. che il Domnus a poco a poco reflò a' foli Monaci »

2oó Storia Letteraria

date da vari Etimologici; di che il N. A. (p. 105. ) parla a lungo . Ma egli poi ripiglia 1' intraprefo fuo corfo, e dimoftra ( p. 126.) l'ufo, che di que- lli troncati nomi Don , Dama, e Donna han fatto le diverfe Nazioni della nofìra Europa ; dal che fi vede , che tutte le più giudiziose Nazioni non ufarono mai gli fmodati titoli , che cominciarono nel fedo decimo Secolo a guaitare la prifca fem- plicità de'noftri maggiori , benché non pofla ne- garfi ( p. 159. e fegg. ), che la Corte di Cojìanti- nopoli EccIefiaftLa, che Imperiale fofle d'alteri titoli piena, e in terza perfona per maggior fafto ufafle altresì di parlare (7). Ma il fatto (ta , che dal XVI. Secolo in giù fono i titoli ftranamente crefciuti : di che molto fi duole il N. A. , e cer- ca rimedio , moftrando , quanto ridicoli fieno , e meno gloriofi, ( fpeziaimente degli aftratti parlan- do) che il Megere di que' buoni uomini del quin- to decimo fecolo . Sarebbe defiderabil cofa , che l'Autore ottenerle il fuo giudo intendimento y ma i Principi non fanno qualche Prammatica anco- ra fu' titoli, come nelle Repubbliche ve n'ha fui lufTo de' Nobili, la cofa è difperata.

XIII. Le Arti fono 1* anima del Commercio ; ma tra tutte quale più neceflaria anche al confer- vamento delia vita, che l'Agricoltura? Perchè laude- vole è fenza dubbio (lato il penliero del Reveren- di (fimo P. Abate Montelatici di darci il feguente Ragionamento .

R

agio-

( 7) Di querti titoli oltre gli Scrittori dal No- Aro eruditismo Autore citati , veggafi il fecondo tomo de' fupplementi al Giornale de" Letterati d' Ita- lia ( Art. IX. p. 144. )

D'Italia Li e. i. Gap, vii. 207

Ragionamento [opra i mezzi più neceffarì per far rifiorire ? Agricoltura del P. Abate D. Ubaldo Mon- telatici della Con prefazione Lateranefe , colla Rela- zione dell'erba Orobanche detta volgarmente faccia- mele , e del modo di ejlirparla , del celebre Pieran- tonio Micheli , dedicato a S. E. ti Sig. Conte Ema- nuelle di Richecourt . Firenze 1752.8. pagg. 127.

Ma quanto più commendevole è il N. P. Aba- te per Jo giudizio fommo, con che lo ha guidato? Efpone egli in primo luogo varj difordini , con che l'ignoranza, e l'orinazione de* Contadini im- pedifee i vantaggi fommi dell' Agricoltura ; indi i mezzi più acconci fuggerifee per rimettere quefta neceffaria arte nel fuo bel fiore . Ma egli non s'appaga, che i Contadini apparinla fondatamente in una Scuola a tal fine aperta nelle Comunità (il che è il precipuo mezzo da lui fuggerito ) ; vorrebbe ( p. 37. ) , che quefta medefima arte dell' ottima coltivazione fofTe da' Padroni ftudiata prima, ed intefa. Quello è quel paflb del Ragio- namento , dove l'aurore moftra la fua erudizione . Perciocché a dileguare il gran pregiudizio , che a quello fuo penfiero s'oppone fubito, cioè che a' no- bili perfone fconvenevole fia (ano (ludio, reca in mezzo (p. 40.) illuttri perfonaggi aflaiffimi , i quali all' Agricoltura volfero le loro cure , e libri ancora divulgarono utilizimi in tal materia. Ma a rendere quello ragionamento più utile gli ha il P. Abate foggiunta la Relazione già {lampara del celebre Micheli, nella quale dimofìrafi la vera ori- gine dell'erba detta da' Bottanici Orobanche, e vol- garmente facciamele, Fiamma , e mal d' occhio, il danno, che reca a' legumi , e'I modo d' Stirparla . Certamente quell'erba fi è da molt' anni in qua quafi pertutta la Tofcana fopramodo propagata . Onde fpediente era, a benefìzio degli Agricoltori

Tofca-

io8 Storìa Letteraria

Tofcanì più comune rendere quefia dotta ed utile! relazione.

XIV. L'Invenzione di fare una ferratura combi- natoria da non poterli aprire con chiavi falfe, delta quale fi è da noi nel fupplemento a' tre primi tomi della Storia parlato , non è fiata da un' anonimo approvata. Quindi C\ è veduta in data de' 28. Ago- ilo 1750. una Intera al Sig. N. N. , m cui fi mo- fha il modo e? aprire con chiavi falfe la ferratura combinatoria ultimamente pubblicata in Bologna . L' Autore della ferratura combinatoria intefo al pubblico bene ha a quella lettera fubito pppofta altra lettera intitolata lettera del Sig. G. D. al Si?. C. P. , la quale può fervire di rìfpofta alla lettera del Sig. N. N. pubblicata giorni fono contra f invenzione della ferratura combinatoria . Ma fa quella nuova lettera ufcirono poi nel 17^1. alcune offervazioni , le quali confermano l'invenzione in e(- fa difefa. Dicefi , che i ladri a quella prima lette- ra eontrapofta all' invenz>one faceffero grandiflìma fella , ma che dopo la rifpofia dell'Autore, e mol- to più dopo quelle oflfervazioni fieno caduti in pro- fonda mitezza. Voglia Dio, che non aguzzin co- loro tanto l'ingegno, che alla fine a drfpetto della ferratura combinatoria trovin modo di rubbare la mifera gente . Staremo a vedere.

XV. Il Sig. Conte Francefco Bonfi da Rimino I»' è fatto molt' onore in altro utile argomento . S'intenderà quello dal titolo del libro.

Redole per cono f cere perfettamente le bellezze , e i difetti di Cavalli . Rimino 1751. 4.

Egli ci promette un altro importante trattato fulle malattie di quelli animali .

XVI. La Pittura arte così notabile , ed eccel- lente non novera più que' grand' uomini , che fo- nofi nel mondo per le loro divine opere acquistati

imrror- I

D'Italia Lib. i. Cap. vii. 209

immortai fama . Ma a rirornarla ben predo al fe- lice flato , in che era , acconcio mezzo farebbe , i giovani Pittori ftudiaflero attentamente fu' la- vori di quegli egregi Maeftri , che a tanta ellima- zione hanno 1' arce loro condotta . Ecco loro un libro , che potrà giovare a quefto intendi- mento .

Defcrizione delle Immagini dipinte da Raffaelle d? Urbino nel Palazzo Vaticano , e nella Farne/tana alla Lungara , con alcuni ragionamenti in onore delle fue opere , t della Pittura, e Scultura , di Gio: Pie- tro Bellori . In quefìa nuova edizione fi aggiunge la vita del mede fimo Raffaelle fcritta da Giorgio Vafa- ri. Roma 175 1. in f. e in 12,

CAPO Vili.

Libri di Geografia.

I. T)Arlerem prima di due libri, ne* quali l'anti-

JL ca Geografia è illuftrata . Celebre è la ve- tuftà della Città di Selinunte nella Sicilia . Dove il precifo fuo fito foffe , non uniforme è il fenti- mento degli Scrittori . Un opera poftuma del Sig. Canonico Sauzone lo ftabilifce , ove al prefente è la Città di Mazara.

Selinunte difefa dalle falfità contro ejfa dimojìra- te dal Reverendo Sig. Gafpare Sauzone Canonico , Cìantro , prima dignità della Cattedrale di Maza- ra , opera pofluma per Giufeppe Gramignoni 1752.

Quefto è il titolo della diflertazione .

1 1. Ma il Sig. Cavaliere Guazze/i ci richiama a par- lare della fua diflTertazione del pajfaggio cC Anniba^ le per le Paludi . Egli V ha riftampata con nuovo titolo, e , che è più , con pregevoliflìme copiofe giunte.

O Offcr-

ìio Storia Letteraria

O[fervazioni Storiche del Cavaliere Lorenzo Guaz- Ze/i Aretino , Accademico Etrufco intorno ad alcuni fatti d' Annibale , dedicate all' Illujìrifs. Sig. Mar- cbefe Scipione Maffei. Arezzo 1752. pagg. 182. fen- za la nobiliftìma dedica.

Lafciamo i due primi paragrafi , ne' quali il Chianfs. Autore riferisce , e rifìura le altrui opi- nioni folla fituazione delle Paludi da Annibale va- licate . Già da ciò , che della prima difTertazione del N. A. detto fu nel 3. Tomo della N.S. ( pag. 287.) , noto è , ch'egli il primo ha provaro , che le paludi non folTero nella Tofcana, ma nella Gal- lia , e che Annibale le attraverfafle innanzi di fu- perar ^Appennino . Quella opinione è ora mirabil- mente riconfermata nel terzo paragrafo di quelle oflervazioni . Perciocché dimoltra primamente il N. A. ( p. 81.) ad evidenza , che nella Gallia , o Lombardia eranvi paludi tali , che quattro gior- ni, e tre notti doveflerfi fpendere per guadarle, cioè quanti Annibale ne impiegò . Ciò polio, che que- lle Paludi di Lombardia foflero le valicate da An- nibale, con molte ragioni , ed autorità dimoftrafì dall' Autore ( p. 289. ) , e prima col chiariMìmo patto di Strabone da noi citato nel dar conto del- la prima ftampa della Guazzejiana difTcrtazione ; indi colla Storia de' fatti d' Annibale dopo il paf- faggio delle paludi . Tra il paffaggio dejle paludi , e la battaglia del Trafimeno feorfero da circa tre meli . Se dunque le Paludi fofTero l\ate nella To- fcana , converrebbe dire , che Annibale lungo fpazio di tempo fi trattenerle tra F'tefole , Arez- zo in vicinanza del fuo nemico ; il che è incre- dibile in un avveduto Generale , qual era An- nibale ( p. 119. ) , dopo il paflTo delle Paludi era così rifinito , come cel rapprefentano gli Storici ? Innoltre quando anche Flaminio , il quale per al- tro

D'Italia Lib. i. Cap. viii. 211

tro vietici deferitto Uomo feroce, e furiofo , rat- tenuto fi fotte dall' attaccano in quefto frattempo ad iftanza de' Fiefolani , e d'altri circonvicini po- poli amici de Romani , pe' quali non poteva effe- re non funelto si lungo foggiorno dell'Efercito , Cartaginefe fopra le rive dell' Arno , non è veri fi - mile , che il fuo Collega Servilio reftatte per Jungo tempo a guardare un pafso , dal quale cef- fato era ogni timore , che dovette il nimico efer- cito incamminarli dopo aver le cime fuperate dell' Appennino , lafciando intanto efpofìo 1' efercito d' Arezzo a doverfì con tutte le nimiche forze ci- mentare . Ma che dich' io non ì verìfimile ? Sap- piamo per certa cofa da Polibio ( lib. 3. ) , che avendo Servilio intefa la calata d' Annibale nella Tofcana fi motte fubito per unirfi a Flaminio , e che , ficcome il marciare con tutte le fue legioni avrebbe l'importante foccorfo ritardato , ftimò be- ne di mandare avanti un Pretore con quattro mi- la Cavalli per rinforzo al Collega dimorante an- cora in Arezzo . Chi dunque non vede la precifa necettità di collocare 1* efercito Cartaginefe nella Lombardia, edi riguardare , come un'opera di pochi giorni continuati la motta d'Annibale dalle Paludi, la difeefa in Tofcana per Y Appennino , i campeggia- menti tra Fiefole ed Arezzo , la battaglia del Tra- fimeno? Quefta ragione par decifiva. (1)

III. Obbiezioni non mancano a quefta bene appoggiata fentenza. Perciocché l'autor della vita d'An-

( 1 ) Veggafi quindi , come potette fcrivere un JSJovellijìa , che il Guazzefi fi fonda fu un ^paffo di Strabone , dittimulando una forte ragione , e l'altra, che fegue appretto , e che noi per brevità pattiamo fotto filemio.

O 2

2i2 Storia Letteraria

è* Annibale , che inferita è tra le vite di Plutar- co , è contrario a quello fi (tema. Ma ella non è già opera di Plutarco ( p. 96. ) , bene di Dona- to Accia juoli . Sappiamo, è vero ( p.97. ) , che An- nibale paisò le Paludi dopo aver fofferte le tempe- He degli Appennini , ma non ne fegue, eh' ei le guadaffe dopo aver valicato i detti monti . Due furono i palli dell'Appennino, uno tentato , 1' al- tro efeguito. Le Paludi fi guadarono in un tempo di mezzo fra l'uno, e l'altro. Ma Silio Italico non pofe fra quelli due paraggi alcuna diftinzione , fa- cendo più da Poeta , che da Storico (2) . Anzi è da avvertire , che Silio oltre federe molto lon- tano da' tempi d' Annibale , non era nelle deferi- 2Ìoni fue baftevolmente accurato , ne intera prà» fica avea de' fatti , e de' luoghi . Nel deferivere la battaglia del lago non pone egli il Trafimeno alla finilTra del Confole , quando dovevali elfere alla diritta ? Nella giornata di Canne fuppone , che vi fodero gli Elefanti , i quali non potevano effervi in alcun conto . Maggior faltidio potrebbe recare l'autorità di Livio , il quale chiaramente di- ce , eflere (late le dette Paludi d' intorno all' Ar- no ; ma di quello palio abbaltanza dicemmo fu II a feorta del Chiariamo Autore nel 3. Tomo della N.S. (p. 291.)» come che nelle nuove ojfervazioni abbia egli le dianzi date rifpolìe con nuovi lumi confermate (p. 99. ). (3)

IV. Do-

■ni ... . . ■»

(2) Quella rifpofta del Guazze/i al paflTo di Si- lio accenna il mentovato Novellala, come Tuni- ca foffe; ma fi palli avanti, e fi conofeerà o l'at- tenzione , o la buona fede del Novellala .

(3) Il bello è, che il citato Novelli/ìa afferma , fondarfi il N. A. oltre Strabone, perchè in qualche

mano-

D'Italia L i b. i. Cap. viii. 213

IV. Dopo trattato il principal punto del pafTaggic delle paludi conduce il N.A. (p.i?9.) Annibale To- fana per la via più corta , e fallo dal Bolopnefe vahcare 1 monti , che gli paravano innanzi o pel Giogo di Scarpetta, e Firenzuola, o fi v vero per la valle di Lamone , non eflendo poffibile determi- nare precifamente , per qual fece degli Appennini

frl-T-'T,??!"0 il cammino dal paefe de Galli Bo/ verfo 1' Etruria . Che per gli Liguri paha/Te Annibale 1' Appennino andando nella To- fana ,1 dice Cornelio Nipote ; ed appunto i luo- ghi d intorno quelle montagne erano abitati da* Ltgun , forfè quelli , che fi chiamavan Magelli LV4^/ i m ;?UnqUC, ^"''^ P" quella via tinuare il cammino a dirittura verfo di Fiefole , piego per la vai di Steve nel Ca fatino , onde più

nXT" riC<?Srfcer Ie f°rZe del CouCoìi Flaminio. il w 5 / d,(re.rta£i°?e di quefio argomento avea

montagne d, Ca fauno verfo la parte di Bagno ;

» lT, (P*127' £ Nd che è mol"> chia- ro, come il folo amore di verità muova, e regga

al

nanoferitto fi trova la voce Arnus in margine, ben- chi tn tnfimtt fi* nel tejìo. Ma dove fi fofda l'Au- corenel paflb di LtvtoP anzi opponfelo per ob.

toSTVV?" n'P°ndervi non fi fo«d* egli piut-

che non ^ " ' f *Ui,C C°^t0K fu *»/, « che non nomina ^ , anzi chiaramente V efclu-

ii4 Storia Letteraria

ai N. A. la penna , non fazione, e fpirìto di Ca- bala , e di partito . O tutti i Letterati feguifle- ro nobile efempio ! Benché la più bella prova, che ne abbia il N. A. data di non cercare , che la verità, è la dedica delle Tue Ojfervazioni al Sig, Marcbefe Maffei . Qualche controverfia un tempo vi fu tra quelli due Cavalieri per l'Anfiteatro d'A- rezzo; che perciò? Siccome il Guazze/i non ifcrif- ìe per rabbia di mordere il gran Veronefe ( vizio per altro a molfi comune), ma perchè reputava vo- Jerlo la verità, così niente in lui fi fcemò di quel- la eftimazione , in che egli aveva uqo Scrittore , il quale addietro fi lafcia

De [pitti bei la più lodata fcbiera

Quindi maraviglia efTer non dee , che abbia il N. A. indiritte al Sig. Marcbefe le fue Offervazio- ni . Ma ritorniamo ad Annibale . Il N. A. ne fe- gtre i paflì fino al Trjfìmcno , ne deferive i cam- peggiamenti ( p. i4<5. ), determina il fito della fa- mofa battaglia , che tanto fangue corto a' Roma- ni , narra ( p. 1 53. ^ le confeguenze di quella gran giornata , tra le quali egli ha difficoltà ( p. \6j. ) d'ammetter per vero il tentativo , che Livio nar- ra aver Annibale fatto di forprendere Spoleto ; di che niente dice Polibio . Querte fono in compen- dio le dotte OJfcrvazioni del Nobile Scrittore Are tinoì del quale avremo nel feguente tomo a lodare altra opera pure Geografica.

V. Per la Geografia moderna non mancano an- cora libri . Primieramente abbiamo dalla Veneta Stamperia del Sig. Polettì avuta una Grammatica Geografica fcritta in Inelcfe , e poi tradotta in lin- gua Franzefe , e da quella ora traslatata nella noftra Italiana. In due parti è divifa quefl' opera. Nel- la

D'Italia. Lib. i. Cap. viii. 215

la prima confiderà 1' Autore il Globo terreftrc in generale ; la feconda contiene una particolar deten- zione del medefimo Globo. In quattro capi fi fpe- difee la prima parte, e in elfi ci fi danno le fpie- gazioni di tutti i termini afTolutamente necefTarj per ben conofeere il globo, tutti i problemi curio- fi, che rifolver fi pofibno col mezzo del Globo , diverfi Teoremi di Gecfrafia chiaramente dedotti da quefti problemi , e una generale deferizione del- ia fuperfìcie del Globo terreftre, in quanto compo- Ita è di terra , e d' acqua . La feconda parte con- tiene un efatta deferizione di tutti i Paefi notabili , i quali ritrovanfi fulla fuperfìcie della Terra , e de1 popoli, che gli abitano, cominciando dalla Scan- dinavia. Il metodo, che ufa l'autore , è molto u- tile a fidare la fantafia de' giovani j perciocché a ciafeun paefe fi parla della fua fituazione, ellenfio- ne , divifione , delle fuddivifioni , delle Città prin- cipali, del nome, dell' Aria , della qualità del ter- reno, delle mercanzie, del commercio , delle rari- tà, degli Arcivefcovati , de'Vefcovati , delle Uni- verfità, de'coftumi , del linguaggio, del governo, dell'Armi, e della Religione . L' Autore di quefta Grammatica Geografica è il Sig. Pat. Gordon . Il Traduttore Franzele vi ha molte cofe emendate .

VI. Era da molto tempo interrotta la rilìampa , > che a Venezia faceafi del Salmo». Ora fi è ripiglia- ta, ed i leggitori fapranno grado allo Stampatore della dilazione, avendo egli cercato dotti Uomini, i quali fuppliflfero alla fcarfezza delle notizie , che dava il Salmon della Noftra lealtà . Quelli fono i titoli di due tomi ufeiti nel 1751.

Lo fiato prefente di tutti i Paefi , e popoli del mondo , naturale , politico, e morale , con nuove ojfer- vazioni , e correzioni degli antichi , e moderni viag- giatori. Volume XVIII. dell'Italia, cioè della Savo*

O 4 )*>

n6 Storia Letteraria

ja, del Piemonte, del Monferrato , e del Genove fa' to . 8. pa%g. 461., e Tavole in rame XXV11L Vo- lume XIX. Continuazione dell Italia , 9 fia deferì" zione del Mìlanefe , Parmigiano , Modonefe , Manto- vano , e Lombardia Veneta . 8. pagg. <$74«

Di non minore utilità è la Storia generale de viaggi , la cui traduzione Italiana è arrivata in Venezia al VI. Tomo . Pietro Valvafenfe Librajo Veneto ha in quella traduiione un utiliffima opera intraprefa , e feco lui ci rallegriamo di così buona fcelta . Troppo nota è quel!' opera , ne abbifogna , che noi ne diamo più lungo eitratto.

Pregevoli (Ti ma è pure r opera feguente , di cui abbiamo Colo il primo tomo .

Raccolta d1 offervazioni curio fspra la maniera vìvere, i e 0 fiumi , gli ufi , il carattere, le differenti lìngue, il governo, la Mitologia , la Cronologia , la Geografia antica , e moderna , le cerimonie , la Reli- gione , le Meccaniche, l' Agronomìa , la Medicina, la Fi fica particolare , ly I/lori a naturale, il Commerzio , la navigazione , le Arti , e le Scienze de differenti popoli dell" Europa , dell' Afta, dell' Affrica, e dell* America, 0 fia Storia generale , civile, naturale, po- litica , e religio fa di tutti i popoli del Mondo , dell' Abate Lambert. Traduzione dal Franzefe . In Vene- zia 1752. per Sebafìiano Coleti . 8. pagg. 240. Saran- no 15* Tomi. In quello abbiamo quanto (petta al- la RuJJia , e alla Siberia.

VII. In mentre che vanno pubblicandoli quelle opere generali di tanto lume alla Geografìa , non trafeurano i Veneti Stampatori ancora le particola- ri. Veggafi il feguente titolo

,, Viaggio in Guinea, contenente un' efatra de- fcrizionc della Storia naturale, del Traffico delle Terre litorali , la Religione , il governo , e i •oilumi, con altre rarità , fin' ora incognite agli

Eu«

D'Italia Lib. i. Cap. ym. 217

Europei, del Sig. Guglielmo Bofman, già confi- gliere, e primario Mercante nel Cartello di San Giorgio d'Elmina , e Vicecomandante della Co- (la , tradotto dal Franzefe , ed in quefta nuova edizione arricchito di belliflìme figure tratte da veri fonti . Tomo I. Venezia preflb Marcellino Piotto. 1751. 4.

inderebbe tradotto il Viaggio del Skavv , pieno di utiiiffime, e pellegrine OiTervazioni .

Vili. Pifa, Lucca , Firenze , e cent' altri paefì hanno i loro libri da metterti in mano de1 Foreftie- ri vaghi di vedere le più rare cofe , che trovine ne' luoghi, ove fi portano . Siena non farà più d' inferior condizione all'altre Città. L' Erudito Sign. Cavaliere Giannantonio Pecci ha Campato un libro tutto proprio per fatte perfone .

Relazione delle cofe più notabili della Città di Siena antiche , come moderne. Siena 175Z. 12. pagg. \6z. Le pitture ivi fono con particolar diligenza deferitte . Ma non è da tacere, che l'autore vi ha premerlo un difeorfo preliminare , nel quale ci da brevemente la Storia od vario flato politico di Sie- na , e delle vicende, alle quali fu quella Città fot- topofta .

CAPO IX.

Antichità Profane .

I. "P\A1P Etrufcbe antichità farera principio , fic- JL-/ come quelle, le quali hanno fopra le Ro- mane maggioranza d' età . Ma che Etrufcbe anti- chità dico io } Un' apparizione di Teodorico Re di

Goti {"«■ailtta t a-""» «*-> fn/inr, "\ o A .... __A_~ 7*_/..'-

no r lingua

■•»—'»■ >"»55i"i»»ii u . nu vuc i^irt*j(,rjc anti- chità dico io ì Un' apparizione di Teodorico Re di Goti feguita ( ma in fogno ) ad un noftro Italia- no, il quale fi è voluto tener celato , abballa e la lingua da' noftn Antiquari creduta Etrufca , e i

mo-

2i8 Storta Letteraria

monumenti Etrufchi pur reputati , a' fecoli de1 Go- ti . Veramente farebbe quefta una mortificazione per tanti dotti uomini , i quali hanno tante vigilie fpefe, e durate tante fatiche, e (ottenute tante con- tefe per ritrovare l'alfabeto Etrufco , per far voca* bolarj di quell'antica perduta lingua, per efplicarne le difcoperte memorie, vederfi colti in fallo, e tro- varli d' aver battezzato , ficcome preziofe reliquie dell' Etrufcherìa gli avanzi della barbarie de' Goti . Ma niuno dee meno rifentirfi del Marchefe Maffei\ avvegnaché egli in fatto Audio d'antichità Etru- fche fia ito tanto innanzi , quanto il dimoftrano i tre libri da lui Campati in altrettanti tomi delle OJfervazioni letterarie. Perciocché finalmente quefto è per lui un colpo, conche il Re Teodorico fi è av- vifato di ricattarti della Verona illufìrata , che a'Go- ti tolfe l'onore de' Caratteri , e di tanti altri lavori fino a'noftri tempi avuti in conto di Gotici ; per- chè ha il Noftro Sig. Marchefe tutta Toccafione di confolarfi , e di ridere di quefta vendetta da Goto . Ma gli altri (tudiofi dell' Anticaglie Etrufche ? I Bourguet, i Pajferi , i Gori , e tutta in corpo Y Ac- cademia Etrufca di Cortona , che nulla nocquero al Regno de' Goti ? Io non faprei , che mi dire , che mi far altro , fuorché vivamente compatir- li ; non potendo io, né, dovendo oppormi a un formidabile Monarca. Ecco il titolo del libro. Nuova trasfigurazione delle lettere Etrufche

Se tu or, lettor , a creder lento Ciò , e ti io dirò , non farà maraviglia Che io , che 'l vidi , appena il mi confento Dant. Inf. Cant. XXV.

jfn. 1751. fenz» nome dello Stampatore , e del luogo 4. pagg. 27.

Que-

D'Italia Li e. i. C a p. ix. 219

Quello è il titolo del libro , che tutta abbatte 1' Etrufcheria. L' autore non racconta , che un fo- gno, nel quale Teodorico Re de' Goti lo iQruifvje , che le lettere da' nolìri Antiquari avute per Etru» fche , fon Runiche , o Gotiche , e che Gotiche fono umilmente le altre memorie, che agli Etrufchi fu- rono attribuite. Ed ecco il Mufeo Etrufco divenuto mercè d' un fogno 'Mufeo Gotico , e J' Accademia ~Etrufca cambiata in Accademia Gotica . Ma il So- gnatore, al quale ancora fapeva male quella meta- morfofi , non ha lafciato di fare a Teodorico le fue difficoltà, e quella principalmente dell' Etnicifmo , che fpirano chiaramente tanti idoli ec. Che farci tuttavia? Teodorico gli ha tolto quello fcrupolo, di- moftrandogli , come i Goti non erano affatto dalle Gentilefche fuperflizioni lontani.

II. Ma quefto non è il tutto . Il Re Teodorico avendo faputo, che il fogno non avea gran fortu- na , ha fcritta una lettera in iftile Latino-Gotico Univerfi Tufcorum monumentorum Prapofitis , nella quale impegna la fua Real parola , che il fogno è vero, e che la cofa ila, ficcome il Sognatore haila Ipacciata . Finché la cofa palla in lettere , non vi farà gran male . Bada che il Re Teodorico non ri- torni con qualche efercito de* fuoi Goti ad invader V Italia ; allora veramente bifognerebbe per forza rinnegare l' Etrufcheria . Ma il Sig. Claudio Wolfke- ro , il quale dicefi aver quella lettera Teodoriciana data in luce, l'ha fatta groffa. Sentafi , che titolo abbia porto al foglio volante. Theodorici Regis epi- Jìola nunc primum e Mfs. Codiciòus eruta curante Claudio VVolfkero Viderpluem , Haga Comitum .

Quelli Codici MSS. non debbono elTere di gran- de antichità, mentre , oltre 1' aperto alluderli fui principio al fogno , citali nella lettera il Cronico

GotV'

220 Storia Letteraria

Gotvvicenfe , un libro del Pontoppidano flampato nel 1740.1 e il Goti nella fua Stòria dello Studio Etrjifeo. Ora la cofa potea dunque congegnarti me- glio, e in vece di quel num pnmum e MSS. Co- dicibus eruta , potea metterfi ex autograpbo editti . Ma egli è far torto al Re Ttodortco.) che dall' Aja abbia a feappare una lettera fua. Che? Nella Lom- bardia , la qnale foftenne le prime invafioni de' Gc- fi, non vi fono Stamperie ( 1 ) ubbidienti a' Rea- li cenni di Teodorico ? Noi non vogliamo impegni con fua Maeftà Gotica . Ma non poflìamo difpen- farci dal dare un' opufcolo a noi inviato da perf»- na anonima contro il fogno. Il metteremo alla fi- ne del tomo . Così praticheremo con altri ppufco- li , che a [noi veniflfero da inferir nella ptoria , quando avremo abbondevol materia di libri eia em- piere i capi, a quali eflì appartengono; riferbando- ci, quando fiavi fcarfezza di libri, a darli nell ope- ra ileffa . Se il Sognatore , o il Re Teodorie» vorrà mandarci qualche piccola differtazione in fua dife- fa, ben volentieri le daremo luogo nel tomo fe- guente ; conciofiachè noi vogliamo in tali contefe mantenere una perfetta neutralità , e aprire a' let- terali campo di promuovere le loro ragioni, purché facciati in debiti modi .

III. Paniamo ora alle Romane , e Greche Anti- chità. Quelle fi poffono quafi in due ciarli partire. Perciocché altre riguardano gli ufi, e le coltuman- ze de'Gr^a, e de* Romani , altre ci fpiegano i lor monumenti a noi pervenuti. Quanto a' primi , due dottiflìme diflertazioni abbiamo da proporre a' no- itri Lettori, una Italiana del Sig. Abate Quadrio, Tal^

(1) Per altro ì'Aja, dove fi dice (lampara que- lla lettera, ftimaG appunto efler Milano ,

D' Italia Lib. i. Cap. ix. 22 r

l'altra Latina del celebre P. Pauciaudi Chericò Re- golare .

Lettera intorno alla sferica , o fia giuoeo alla pai- la degli antichi. Milano 8. pagg. 95.

Quello é il titolo della prima } quello dell' altra è il feguente

Panili M. Paciaudi CUric. Regul. Presbyteri Hi- Jiorici Ordinis Hierofolymitani ffxiKhetpspttfji* , five de umbella geflatione Commentarius . Romèi 1752. 4. pagg. 64.

Ora a dire qualche cofa della lettera intorno alla sferijìica, molti hanno trattato fatto argomento (2); ma il N. A. ha faputo aggiungere al già detto nuove oflervazioni . Ragiona egli dunque in primo luogo delle logge, o Tale , ove giuocavafi a palla , e come da Greci Sferijlerj dette foffero , e per qual ragione ci efpone ( p. 8. )> ne dimoftra (p. io.) il fito effere ordinariamente flato nell'ap- partamento fuperiore al piano, e vicino a' Bagni, prova (p, 13.), che il Coriceo di Vitruvìo non era luogo diverto dallo Sferifterìo . Entra appreflb a cercare ( p. 21.) il ritrovatore di queflo giuoco, e dopo averne le opinioni degli fcrittop erudita- mente raccolte , inclina a credere ( p. 29. ) , che l'invenzione fia di Phut figliuolo di Cbam , e che egli fia il Pythus , a cui Plinio l'attribuifce. Quin- ci pafia l'autore ( p. 31.)» a metterci fotto gli oc- chi le varie maniere di Palle , che aveano e i Greci , e i Latini , e qui con molte ragioni fi met- te contro la comune opinione a provare , che la palla nominata Pbainiada diverfa fofle dall' Harpa- J±_

(2) Come il Mercuriale, Pietro Fabbro, Raderò nel dotto Comento alt epigramma XÌV. del quarta libro di Marziale, il Burette, ed altri.

222 Sto ri A Lettera ria

fio ( p. 47. ). «Non lafcia il N. A. di trattare an- cora (p. 71.) de'diverfi modi di giuocare a palla, che in ufo erano preflb gli antichi; dopo di che ri- torna alle lodi di quefto giuoco , dalle quali avea alk fua eruditiffima lettera dato cominciamento . Confacrata è quefta lettera al Chiariflìmo Sig. Mar- chefe Trivulzi. Perchè con più ragione, che in al- tro propofito non diffe ii Cofkanza , dirò di quefta Lettera

Or potrà già volar falda, e ficura

Dal gran fplendor un tal nome difefa ,

Degna vernice a nobil pittura .

IV. Venendo alla Diflertazione del P. Paciaudi f noi in e(Ta troviamo un opufcolo da aggiungere al- la Bibliografia del Fabricio . Di cento fimiglianti cofe avevamo particolari differtazioni ; dell' ombrelle pochiflìmo erafi detto dagli antiquari . Il P. Paciau- di entra il primo in quefto arringo , per lo qual titolo folamente farebbe certo commendevole la fua fatica. Ma da ciò, che ne diremo, potranno i leg- gitori argomentare, quant'alrri pregi unifeanfi a ren- derla del comune applaufodegnitfìma. Non perdiana tempo. Nel primo capo(p. vtj.) con alcune teitimo» nianze di Polluce, d'Eficbio, d' Ateneo , e di Pau- fonia mal intefo dal Kunio prova, che in molte fe- fle Dianiftacke , o di Bacco non a rintuzzare il cal- do del fole, o a difenderli dalla intemperie del cie- lo, ma per motivo di religione ufavano almeno i Greci l'ombrello* Quefto collume vienci nel fecon- do capo ( p. xr.) dall'autor confermato con tre mo- numenti antichi , cioè con un baffo rilievo , e con due gemme, una delle quali è nel raro Mufeo del dottiamo Sig. Barone Filippo di Stofch. Veramen- te potrebbe qualche dubbio nafccrc , che quetV ul- ti-

D'Italia Lib. i. c ap. ix. 223

tima gemma non appartenga a Bacco dal vedcrvifi un Gemo, che fuona la lira; ma il N.A. con tan- ta erudizione dimofìra ( p. xiii. ) , effere fatto ftromenro con Apolline comune ancora a Bacco , che fvanifcc ogni difficoltà . In un antico vafo terra, che il Montfaucon poco felicemente fpiegò , e che ci rapprefenta una fetta di Bacco, vedefi fi- milmente l'ombrello. Vuoili di più? Tanto in vi- gore era in fatte fede Tufo degli ombrelli che Bacco tra gli altri fopranomi ebbe ancora quello di ffHxtfevros , cioè umbra tetti , o timbratici (p. xvi.) . Ne abbiamo una chiara prova in Greca Ifcrizione, che non era finora (lata a buona lezione ridotta , e quella è , che il Conte Montani Pefarefe provoflì a fpiegare ndGiornale de' letterati d'Italia (T. xxxn. n. 1. ), e il Sig. Gori riftampò dopo il Reinefio nel primo tomo dell' Ifcrizioni della Tofcana (3) . Gli Ebrei all' idolatriche fuperttizioni piegando contami' narono la feda de' tabernacoli con alcune cirimonie prcfe dalle fette Dionifiache. Con molti rifcontritra quefte , e la fetta de' Tabernacoli , ficcome celebra- vafi fui cader della Repubblica Giudaica , dimottra quctto l'autore nel m. capo ( p. xix. ) , ne vi manca l'ombrello, del quale in una med *".'!* u' Agrtppa femore ( 4) appar chiaro il veftigio. ivla non ,;,;>• ;,, al-

(3) Il ChiariflT. P. Corjini avrà campo d' efami- nare di nuovo quella Ifcrizione, mai rittamperà il fuo libro Nota Gracorum , conciofiachè ne abbia parlato ( p. 64.), folo rimettendofi all'oflervazioni del Reinefio , del Montanine del Salvini.

(4) Il dotto Conte di Khevenhuller Convittore del Collegio Terefiano di Vienna nel belliflìmo libro da lui compotto colf indirizzo del celebre Gefuita Froelicb, e ora dato a luce col titolo Regum Vetc

rum

224 Storia Letteraria

alle fole fette di Bacco riferbato era l'ombrello i ufavafi àncora nelle fefte in onor di Cerere chiama- te Eleufinià , e Thefmòphoria , come abbiamo Ariflofdné, che ilN. A.illuftra nel capo IV. ( p.25.) , e fimilmente nelle fefte di Minèrva dette Panathcné- ca ; di che fui da è buon teftimonio , ma , almeno nelle Fede di Minerva , erano di color bianco ( p. xxvn.). S'iti qui l'autore ha parlato degli ombrel- li riguardo agli ufi della Religione pagana. Paflaora a fcuoprirne gli ufi profani. E prima nel capo iv. (p. xxx.) fa vedere, come l'ombrello parTafle per legnale di dignità, onde gli antichiflìmi Re di Per» fia, di che rimangono alcune memorie nelle rovi- ne della famofa Perfepolì non lungi dal fiume Araf- fe già fituata, ebberlo in grande ufo. Non credè tuttavia (p. xxxii.), che predo i Romani fia mai l'ombrello fiato infegna Senatoria, benché altrimen- ti abbia il Tiraquello opinato . Un pafib di Boezio in certo libro de difciplina Scholarium moftra a pri- ma vi fia , che l'ombrello fotte proprio del Pretore; ma quel libro è di Boezio, quando il folte , ivi parla Boezio del Pretote , ma del figliuolo del Pretore , e dell'ombrello , che quegli portava non a titolo di dignità , ma a ripararti dal fole ( p. xxxvi.). Perciocché quefio fu uno de' precipui ufi, a che deftinato fu l'ombrello , onde e ne' Teatri , e ne* viaggi , e nelle cacce portavafi . A provar ciò impiega l'Autore il fedo capo, dove ( p. xxxix. ) ancora dimoflra, che ufo era tra' Greci , e ira' Ro- ma- ni»» Numifmata anecdota prova ( p. 106), che que- lla medaglia appartiene ad Aptippa Juniore ,011. Perciocché ve nc'ha un altra afFatto Cimile coli' an- no ix. del Regno. Aptippa Seniori non regnò, che fette anni.

D'Italia Lib. i. Cap. zx. 225

mani , che i fervi , e le ferve portaflero a fervigli de' Padroni, e delle Padrone gli ombrelli. Spiega nel fettimo capo (p. xli.) un'antico vafoj, che confer- vafi a Nola nello fcelto Mufeo del Nobile Sig. Fe- i'tce Maflrilli , e quindi occafion prende di provare l'ufo degli ombrelli ne' bagni fcoperti . Della forma, e della materia degli ombrelli fi è l'autor rifervato a trattare nel capo vi 11. f p. xlvii.). Qui troveran- no i leggitori una fondata fpiegazione di quei famo- fo pafTo di Giovenale ( Sat. ix. ) , fui quale tanto hanno ghiribizzato gl'interpretri

En cui tu viridern Umbellam , cui fuccina mittas grandia

Perciocché non qui il Poeta riguarda al verde colo- re, di cui l'ombrello fofle dipinto , come penso il Kippingio , ma allude al color verde della fazione , di cui era quegli, al quale parlava . Noto è, che a Roma, quando davanfi i Giuochi Circenfi 9 e gli at- tori , e gli fpettatori dividevano in quattro fazioni, le quali con altrettanti colori prefi dalle Cagioni dell'anno fi diftinguevano (5). Ma a compimento di quella materia nel nono, ed ultimo capo ha vo- luto l'autore accennare alcune cofe full' ufo Crifiia- no degli ombrelli. La prima volta , che in Criftia- ni Scrittori abbia il du Cange, e '1 N. A. ( p. Lv. ) trovata menzion degli ombrelli nel fenfo proprio, e ' (tret-

(5) Il Raderò approverebbe queff a fpiegazione del N. A., perciocché comentando egli qnel diftico di Marziale lib. xiv. 28.

Accipe, qua nimios vincant umbracula foles , fit licet & ventusy te tua vela tegent dice, che umbella prò affeSiu vario in quatuor fattio- nes erant vel viri de s , vel pra/ina, vel cxrulea , vel candida .

P

226 Storia Letteraria

eretto di cofal voce ( perciocché in altro fenfo , co» me di berretto largo, e fregiato colla croce, di Bal- dacchino eci n'ha più antica memoria), è nel Cronico $ Andrea Dandolo, dove afferma, che ritor- nando a Roma Aleffandro III, dopo la pace fatta con Federigo Imperadore Anconitani duas um- brelias praefentanr , unam Papa;, Imperatori alte- ram . Tunc Summus Pontifex ait , deferatur ter- tia duci Venetiarum , cui merito congruit , qui nos ab seftu turbationis liberans in refrigerio pacis pofuit: quodbeneumbrella fìgnificat. In cujusrei memoriam duces Venetiarum volumus in fuis fo- m lemnitatibus uti . Non è però , che più antico non fìa tra noi Criiìiani l'ufo di tali ombrelli. Narra il Sigonio, che Berengario I. defiderofo oltre- modo d'innalzare fovra ogni Città la Sede del fuo regno Pavia , da Papa Anaflafio ottenne al Vefco- vo di quella Città il privilegio d' ufar l'ombrella , di cavalcare un Cavallo bianco, e di farfi andar'in- nanzi la Croce. Il primo a godere di tale concef- fione farà flato Giovanni III., il quale dall'anno ot- tocento ottanta quattro fino al 924. fantiffimamen- te governò quella Chiefa. In un verde diafpro , ed ancora in un monumento antico in pafla di vetro, che il Sig. Baroni di Stofcb conferva nella fua prc- xiofa raccolta , vedefì rapprefentato un Vefcovo a cavallo veftito degli abiti Pontificali, preceduto dal Crocifero, e feguitato da altro, che gli porta l'om- brello; e nel campo leggonfi ( p. lix. ) fparfe que- fte lettere IANNIN. III. Il Nollro AutoremoI- to felicemente conghiettura , che quefto Giannino fìa Giovanni III. Vefcovo di Pavia (6). Affai altre

co-

-- ----- -■■ , inni, 1 11 1

(<5) Solo a rendere quefta conghiettura più verifì- milc manca , che fappiafi, donde, e per quali mani

que-

D'Italia Li e. i. Cap. ix. 227

cofe fono dal ChiarifT. P. Paciaudi per occafionè del principale fuo trattato toccate , ed illustrate . Così a cagion d'efempio (p.xLin. ) difcorre dementa- gli, e dell'ufo, che ne facevano gli antichi Genti- tili , e fi pure Criftiani. Coriofa è (p. lxi.) in pro- posito dell'ufo Sacro de' ventagli predo i Criftiani una pittura del XIII. Secolo in Codice della cele- re Libreria Barberina di Roma. In quefta vedefi ( p. 1x111.) l'Accolito con in mano un ventaglio in atto di far vento al Sacerdote di particolar pianeta veftito.

V. A'coftumi de Greci , e Romani aggiugnerem- mo ben volentieri due lettere , che riguardano il coftume ancora antico de' Peritarti nella maniera di fcrivere: ma per degni rifpetti prefentemente ceneaftenghiamo.

VI. E degli antichi coilumi detto fia abbaitanza. A' monumenti fi venga. Di due tomi parleremo in primo luogo, che non tanto all'antichità d' Ercola- fjo , per le quali fono principalmente fatti , quanto ad ogni maniera d'antichità poffono dirfi prodromi.

Prodromo delle Antichità d' Ercolano alla Maefìh del Re delle due Sicilie Carlo infante di Spagna, Du- ca di Parma Piacenza ec. ec. di Monfig. Ottavio Antonio Bay ardi referendario del V una , e dell'altra Segnatura , Accademico Etrufco, e Cittadino Roma- no. Napoli 1752. 4. Parte 1., e 2. pagg. 1048.

L'efpettazione , con che il mondo letterario at- tendeva l'antichità d' Ercolano fpiegate dal valoro- fiflìtno Monfig. Bayardi , vedendofi delufa con due tomi di Prodromo , e con gli altri più , che ven- gon-

quefte gemme fieno venute a' moderni pofleditori . Quante I Scrizioni , quante medaglie , quanti altri monumenti con difficoltà fi fpiegano , e malamen- te, che* con nulla potrebbonfi interpetrare , noto ci fofie il luogo, ove furon trovati!

P 2

228 Storia Letteraria

gonci dall' Autore prometti , ha pretto gli eruditi notabilmente pregiudicato al merito di quefto Pro- dromo. Per altro o guardifi la molta erudizione, di che tutta l'opera é piena zeppa, o fi considerino ì curiofi , ed importanti punti, che vi fi trattano, o fi riguardi l'eccellenza de' rami , e la beltà della itampa , è quefta un opera, che renderà celebre il N. A. Fino alla pagina 127. ci elpone egli le dif- ficoltà , e l'incertezza dello fiudio Antiquario ; perciò vuol egli introdurre il Pirronifmo in quella materia. Egli chiaramente ne protetta ( p. iz%.) . Premette tutto quello , perchè, quando verremo a* defiderati tomi delle Antichità Ercolanefi efplicate , vi faranno degli otti duri da rodere più , che altri non penfa , ed egli fi prepara cosi un giufto , ed irriprenfibile Salvum me fac , alle volte non ci coglierà , e tal altra confetterà con oneftà da ga- lani' uomo di non fapere, di chi fia quel butto, di chi quel vifo , di chi quella mano ec. Ma il fatto fia, ch'egli con tutta quella efagerazione delle dub- bietà , a che foggetto è lo fiudio antiquario, ftabi- lifce infieme, come dalle Ifcrizioni, e dalle Meda- glie tragganfi prove per ifeoprire fpezialmente il giudo fito d'una Città vicina (p. 129. ), o per ca- pire, a cui (petratterò quelle, o quell'altre ruirie . Anche le ttatue degli Uomini illuftri , i badi rilie- vi , i Templi , e le Deità tutelari ne fomminiftra- no (p-i?5>) altra prova. Ma egli è da confettare, che le più ficure prove per determinare il fito del- le antiche Città derivanfi da' fonti eftranei allo Au- dio dell'Antiquaria. Perciocché fervono a ciò i fiu- mi ( p. 142. ) , e ne abbiamo in Babbilon'm l'efem- pio , e pure in Sparta ; fervono i monti ( p. 1 51. ) , ed i laghi; fervono le dirtanze (p. 156. ) , che da una Città , e d'altri circonvicini luoghi vengono dagli Autori degni di fede additate (p. 202.) ; fer- vono

D'Italia Lib. z. Cap. ix. 229

vono gli accampamenti (p. 218.) , e le Marchie degli Eferciti . Tutto quelto dall' Autore fi confer- ma con efempli, che fono tante geografiche difqui- fizioni . Ma come dalle dette cofe ficuri argomenti trarre per la fìtuazione de' luoghi , non fi fanno le mifure itinerarie? Di qui prende il N. A. moti- vo d'entrare dalla pag. 235. fino alla fine della fe- conda parte in un ferio efame di tutte le varie mi- fure predo differenti popoli , e di quanto n'è flato finora detto da' più rinomati Scrittori. Non tutti faranno perfuafi , di quanto dicefi dall'Autore in tal propofito; ma chi negheragli la lode d'averci radu- nato con Erculea fatica il dicibile ? dyavere molti altrui errori felicemente fcoperti ? e di raoftrars co- gnizione di molte lingue ? Per occafion poi di que- fte precipue cofe, che l'Autor tratta, quante altre non fonovi difaminate? Tal è il luogo della ftpol- tura del Magno Pompeo ( p. 8. e feg.), e così pure quello , ove i Curiazj , e gli Orazj fon feppeiliti (p. 21. e feg. ), L'Età in che fiorì Erone ( p. 526 ), il quale ferirle del piede Regio Fileterio ; la Milu- ra dell'Arca di Noè (^638.); il viaggio d'un Sab- balo mifura rammentata negli Atti Apposolici (p.695.) ; le mifure dell' antiche Piramidi d' Egitto ( p. 894. e fegg. ); il trattato òeGiuocbi Olimpici . Ma una par- ficoiaritìima fpiegazione , che fi da ad una lapida ( p. 300. e feg. ) , non portiamo pafTare cosi alla sfug- gita. La lapida è quella.

D.M.

230 Storia Letteraria

D. M.

MESSORI

MYSTAE

BATHYLIANENSES

Monf. Fontanini r\eW Antichità e? Orta dopo aver dubitato , che fi potette fpiegare quefta Ifcrizione del Dio Meffore , di cui pr^ffo Servio fa menzione Fabio Pittore , l'intende pofta ad un Sacerdote dello fìeffo Dio Meffore . Il N. A. moftra l'infuflìfienza di quel dubbio, e dice : E che? a Mani fi un Dio aveafi ad innalzare un monumento ? Mi giunge nuo- vo (8). Non gli piace neppure l'applicare riten- zione ad un Mifla del Dio Meffore (9) . Come dunque la fpiegheremo ? Porta il N. A. 1' interpe- trazione d' un'erudito Abate , il quale per Myftcc Bathylianenfes vuole , che intendanfi Fratres Arva- les ; perciocché {2a£w>Vo« è un nome comporto da #«£yj, e da hmor y che lignifica produr biade in ab- bondanza , e i Fratelli Arvali , ficcome abbiam da Varrone r a ferendo , & arveis arvales ditti funi j C

quan-

(8) Ancora a me ; ma il Fontanini quando al Dio Meffore riferita fi fofle la lapida, avrebbcla for- fè fpiegata Deo Magno Meffori , non diis Manibus Meffori .

(9) Neppur piace al Muratori , il quale (T. 1. N. Infcript. p.cvn.) porta una buona ragione, cioè, che non farebbevi il nome del Mifla , come è ncl- Ja Gruteriana y che ivi porta il Fontanini per difen- dere il dativo Meffori , L, Valer ius Sacerdos Jovi Tonanti . E poi farebbefi più naturalmente detto Myfla Meffori, non Meffori My/U.

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D1 Italia Lib. i. C a p. ix. i}t

guanto al Meffori crede (p. 305. ), che porta eiTer una fincope di Menfori , come fi trova alle volte Mcfis per Menfis, Iferos per Infero s . Ma il N- A. ( p. 306. ) riflette aitai bene , che Meffori forte una fincope di Merifori farebbefi (colpito Meforì non Mejfori. Sicché conchiudè (p.307..), dobbiamo dire , che i Fratelli Arvalli , o fia i AZ//^" B a ti liane fi er- geffero il Monumento ad un mietitore di vaglia , e forft morto nel mietere per la foverebia fatica ( io) » Quefto è un piccol faggio delle cofe contenute ne* due tomi del noftro Monfignore , che noi colle vo- ci del pubblico preghiamo a volerci dare con tutta preftezza la continuazione d' un'opera tanto afpet- tata . Le cofe, che all'Autore rimangono da trat- tare Prodrome all' Antichità d' Enolano , faranno an-

he

( io ) La fpiegazione è ingegnofa ; ma io non fo acchetarmi a quell' Etimologia di Bathylianenfes . Dice , è vero , il N. A. (p. 304.) ,. non effer cofa nuova , che i nomi Greci fi fieno pronunziati in la- tino ; onde il Flamine Diale non chiamoffì Giovia- le da Giove voce latina , ma da &iói voce Greca / ma conciofiachè gli Arvali averterò il loro nome bello, e lampante latino , e in quanti monumenti àbbiam di loro (che non fon pochi ), dicanfi tem- pre latinamente Fratres Arvales , difficilmente pof- fo adattarmi a quella metamorfofi nel nome Greco Bathylianenfes . Pare a me, che meglio di tutti fiafi apporto il Muratori, il quale legge din Mani- bus Meffori, cioè Meffori myfltt ; e quanto al Ba- thylianenfes , chi fa che non fieno qutrti , abitatori di qualche piccol luogo , e forfè fituato vicino al fiume Bathys nella Sicilia? Il Myfitg non giurerei, che appartenerte al Meffori , e piuttofto l'appliche- rei al Bathylianenfes.

P 4

232 Storia Letteraria

che più curiofe, e faranno meglio conofcere l'inge- gno, e l'erudizione del nollro Prelato.

VII. Ora ad altri particolari Greci, e Latini mo- numenti traportiamo il difcorfo . Alla fine del dot- to libro, che il Chiariffimo P. Cor/ini delle Scuole Pie fcrifle fulle Sigle de' Greci, trovato" un indice di tali note nel commentario più diffufamente efplica- te. Quello fìefTo indice è flato a parte Itampato in 8. a benefìzio degli fludiofi , i quali non poiTooo procacciarfi il groflo volume di tal materia.

Index Notar um Gracarum , qua in areis , ac mar- morei* Grjtcorum tabuli* obfervantur , excerptus ex opere de Nvtis Grxcorum jampridem edito ab Eduar- do Corjino CI. Reg. Scbolarum Piarum . Fiorenti* 1752. 8. pagg. 40.

Ci manca per gli giovani una fimil fatica fulle Sigle latine . La raccolta di quefte Sigle , che ha fatta il Nicolai, è mancante.

Vili. Una Medaglia Greca è fhta egregiamente illustrata dal Sig. Conte di Pianura in una lettera al Chiarifs. P. Baldini indiritta.

Lettera al ReverendiJJìmo Padre D. Gianfoancefco Baldini Generale della Congregazione de' Cbcrici Re- golari di Somafca fcritta da un fuo amico di Napo- li. 4. pagg. xvi 1 r.

Questa Medaglia in bronzo di mezzana grandez- za da certi contadini fu ritrovata nel territorio po- rto tra Pozzuolo, e Pianura. Nel diritto ci rappre- fenta un femibullo di donna acconciata in teda fì- milmente, che in altre medaglie vedefi Etrufcilla , o Salonina , e con alcune lettere all'intorno cor- rofe , delle quali quelle fole leggonfi intiere xcuirip . . . Nel rovefeio ha un tempio nella fommità arcuato , e retto da due colonne , tra le quali Ila un'aquila coli' ali fparte, e a pie de' gradini vi gia- ce una capra : vi è ancora la fua leggenda , cioè

AI-

D'Italia Lib. i. C a p. ix. 253

AI -E: . UN. NEI2K. NATAP all'intorno , e fotto i gradini a mano manca ©qc. Poche Meda- glie fon note di Cornelia fupera ; una latina ne pubblicò il Triflano , due pur latine di diverfo ro- vefeio il Vaìllant , un altra Greca lo fteflb Fati- la nt . Eccone una nuova ben rara . Rara è prima- mente, perchè il tempio coll'Aquila , uccello di Gio- ve è cofa nuova nelle mrdaglie d' E%e , comechè frequente ila in quelle di Tarfo di Cilicia , e di Laodicea . Rara è io fecondo luogo per le lettere numerali , dalle quali fi trae , che quella medaglia della Città degli Egeefi Neocora Navarcbide fu bat- tuta l'anno 299. Tra le molte Città, che abbiamo col nome d' Ege , fembra , che gli eruditi dopo il Noris attribuivano le medaglie, che hanno l'Epo- ca Giuliana , o fu l' epoca del diritto della Cittadi- nanza , o liberta da Giulio Cefare confeguita , ad Ege di Cilicia, la qual Citta, fotto Aleffandro Sue- ceflbr d Elagabalo ottenne la dignità di Neocora , e dal terzo Gordiano quella di Navarcbide . Certa cofa è fimilmcnte, che queft' epoca d' Ege comincia negli anni di Roma DVII. , o nell'autunno, come opinò il citato Noris, o intorno lo fcadere di Mag- gio , ficcome più venfimilmente pensò il Vaìllant . L'anno dunque 299. indicato nella noftra Medaglia di Supera cominciava verfo la fine di Maggio deli' anno di Roma MVI. , di Crtfto CCLIII. , e ter- minava nell'ufcita del medefimo mefe dell'anno fe- guente . Ora intorno a quell'anno accaddero nel Ro- mano Impero varie mutazioni , e memorabili av- venimenti . Perciocché Trebonian Gallo , e Volujia- no fecondo il parere de' migliori Cronologi furono uccifi da'lor Pretoriani a Terni fra l'Aprile, e'1 Maggio di detto anno ò'iCriflo 253. Fu dopo la co- loro morte falutato Imperadore Emiliano; ma que- lli dopo un corto impero di ire, o quattro mefi

morì

234 Stori a Letteraria

morì a Spoleto o di naturai morte , crediamo ad Aurelio Vittore , o fecondo altri fiorici ammazzato da'fyoi foldati . Valeriano gli fuccedette o nella fia- te , o nell'Autunno ; fu di che vario è l'opinare degli Scrittori, forfè perchè taluni non hanno com- putato i pochi racfi d' Emiliano , e a Gallo, e Vo- lufiano fanno fubito fuccedere Valeriano . In tante turbazioni , e in fatto cambiamento di cofe av- venute nel corfo di pochi mefi', che penfarèdi Cor- nelia Supera ? Il Bandurio la vuol moglie di Tre' boniano j ma o che facciafi 1* anno degli Egee/i co- minciare dall'autunno , o dal Maggio del 253. di Cri/lo , morto era allora Treboniano , e non pare probabile, che agli Egee/i poteffe più tardi perveni- re la nuova, che Treboniano folte morto ; percioc- ché non elfendofi finora veduta alcuna medagliai degli Egee/i ad onore di Treboniano , come perva- derli , che appunto in que' pochi giorni, che furo- no neceffarj per avere importante novella, fi ri- ibi vefìTero a batterne una alla moglie di quell' Im- peradore ( tampoco probabile è l'opinione del Trijìano , e d'altri , che Supera fofle moglie def gio- vane Licinio Valeriano . E certo Valeriano il veccbit falito all'Impero prefe per collega Gallieno fuo fi- gliuolo , dichiarandolo Augnilo , e poco appreso creò Cefare, non già Licinio Valeriano , come il Mez- zaùarba s'è immaginato , ma il nipote Salonino fi- gliuolo di Gallieno . Valeriana fratello di Gallieno non ebbe per molto tempo alcun maneggio ne' pub- blici affari , e folo nell'anno 25X. creato fu Conta- le; e mai fu Celare, «d Augutto (di che gran contrailo è tra gli Scrittori) noi fu certamente, non dopo la cattività del Padre , e la morte del Nipote Salonino net ilo in Colonia agrippina l'anno di Cn/io 260. Ora è egli credibile , che gli Egeefi battcfTcr» medaglie eoo effigie , e titolo d' Jlugujla

ali*

D'Ita ha Li$.ri. C a p. ix. 335

alla moglie del fecondo genito dell' Imperador Va- levano , giovanetto in qutl tempo di niuna dignità riverito , e lontano da ogni ammimftrazione della Repubblica l Che alir 1 dunque reità , non che abbracciti la felicll: .onghiettura del bravo Sig. Conte di Pianarci? Cred' egli, che Supera foiTe con* forte d' Emiliano , ad onore del quale Imperadore lo ileffo anno 299. molte medaglie coniarono gli Egcc- fi . Perciocché non oliarne il breviflìmo cotlui impero gli Egeefi più medaglie batterono a fuo o- nore , qual maraviglia , che ne abbian battute ad onor dell' Imperadrice fua moglie? Certamente che Emiliano aveiTe moglie , ottimamente il raccolfe il Bandurio da alcune medaglie di quefto Imperadore male interpetrate dal Vatllant , nel rovefeio delle quali leggefi JEternitas Augg. e Concordia Augi* , perciocché il doppio G. non a due lmperadori fi riferilce , ma al marito Augujlo , ed alla Moglie , fkcome vedefi ancora nelle medaglie di Trajano , di Decio , e di Gallieno . Io non faprei bartevol- mente lodare quefta giudiziosa lettera , alla quale (bifogna pur dirlo) poche (ìmili ne veggono in tanta copia di diiTertazioni , e di lettere fopra me- daglie , Ifcrizioni ec. O il dotto Autore pren- dere quinci a trattare fomiglianti punti incita- mento !

IX. Si accennò da noi nel III. tomo della N.S. ( p. 516. ) Mufeo Ode/calchi illuftrato dall' eruditif- fimo P, Niccolò Galeotti Profeffore di Filofofia Mo- rale nel Collegio Romano ; e infieme promettem- mo di darne altra volta maggior contezza . Libe- riamo ora la data parola Fino da tempi dell' Ec- cellentifs. Sig. D. Lodovico Ode/calchi i rari monu- menti di queir illuilre Mufeo erano flati dal cele- bre Pier Santi Banali delineati, ed incifi. Voleavi gualche perito Antiquario , che gli fpiegaflfe in ac- concio»

236 Storia Letteraria

concio modo . Il Monaldim rinomato Mercante di libri in Roma pofe a tal fine gli occhi fopra il Sig. Abate Enrico Brulò Franr.efe , il quale cominciò il lavoro, ma da inafpettata morte impedito fu di trar- lo a fine. Allora il carico ne fu dato al P. Galeotti foggetto notiffimo in Roma per la celebrità , con che avea ivi molt'anni infegnara l'Arte Rettorica , e per pia eloquentiflfime latine orazioni, e qualche oltremodo elegante Sermone Oraziano, che erano 2 luce, e finalmente per le fue applaudiriffime Differì tazioni Tulle Romane antichità , da lui recitate ai» la prelenza del regnante Pontefice nelle periodiche adunanze accademiche , in quello gloriofo pontifi- cato illituite. Noi portiamo aflìcurare il pubblico, che la fcelta non è (lata vana; perciocché il P. Ga- leotti fi moftra, qual'è, verfatiffimo in ogni manie- ra d'antichità Greca, e Latina.

Mufeum Odefcalcbum , ftve Thefaurus antiquarum gemmarum cum imaginibns in iifdem infculptìs , & ex iifdem exfculptis , qua a Screnifjìma Chrijlìna Svecorum Regina collctta: in Mufeo Odefcalcho aàfer- vantur , & a Petro SanElo Bartolo quondam incife nunc primum in lucem proferuntur Romt ij%\.f.T.\. pagg. 60. T. 2. pag. 122.

Precede al primo tomo oltre la dedica al viven- te Eccellentifs. Sig. Duca Odefcalchi una nobiliffi- ma prefazione, o piuttodo difTertazione in xxxn. paragrafi diftribuita, nella quale delle varie qualità delle gemme , delle fcolpitevi immagini , de' Sim- boli foliti efprimcrfi in efTc, degli ufi , a chedefti- nate erano, delle lettere, che vi fi aggiugnevano , e de' loro più generali lignificati , e fpezialmentede* nomi degli artefici, e d'altre fimiglianti cofe ragio- na il P. Galeotti , che ne rimane la dignità di tanto argomento uguagliata. Seguono xlix. Tavo- le di Gemme , dove effigiare fon Iole tette , o al

più

D' I T A L I A L I B. I. C A P. IX. 3^7

più bufU . Le fpiegazioni d'effe fino alia Tavo- la xlvi. fono del Sig. Abate dianzi mentovato > quelle delle rettami tre fono del P. Galeotti . Più copiofo è il fecondo Tomo alla Eccellentifs. Sig. Ducheffa donna Maria Or/ini Odefealchi dedicato . Tutto quefto tomo è opera del folo P. Galeotti , il quale nella prefazione molte notizie ha raccolte fo- pra il famofo Pier Santi Battoli . Cinquantatre fono le tavole di queflo volume . Trentadue ci rapprefentano altrettante gemme con figure intiere; nelle altre incifì fono alcuni fimolacri di bronzo , e baffi rilievi di marmo , monumenti tutti prege- voliffimi della veneranda antichità. Una delle co- fe, che nelle fpiegazioni date a quefti pezzi dal P. Galeotti è più commendevole , è il confronto , che egli fa delle gemme da lui illultrate con altre me- morie , le quali in altri mufei fi confervano , come nel Capitolino , nel Fiorentino , nel Cortonefe . Il Mufeo Ktrkeriano de' P. P. Gefuiù di Roma ci fa anch' effo una nobiliflìma comparfa , e ben degna di que'preziofi accrefcimenti, che gli ha procaccia- ti la diligenza, ed il fapere del P. Contuccio Can- tucci fuo celebre , e dotto Cuftode . GÌ' Indici e delle Tavole , e delle materie , che accompagnano ciafcun Tomo, fono effi pure efatramente fatti. In iomma niente manca a queft' opera, onde merite- vol fìa , che il pubblico l'accolga con ptaufo.

X. Un altra preziofa raccolta di gemme abbia- mo da ricordare .

Gemma antiqua Antcnii Maria Zanetti Hierony- wi F. Ant. Francifcùs Gorius notis latinis illuflra- vit , Italice eas notas reddidit Hieronymus Francia fcus Zanetti us Alexandri F. Venetits 1750. /. pagg. 148.

QuefU raccolta porta veramente in ^fronte la data del 1750., ma in realtà non ù fiata almen

pub-

23S Storia Letteraria

pubblicata, che nel 1751. Noi non fapremrno, qual cofa poteflfe in una edizione di gemme defi- derarfi, che qui non fi trovi . Non fon certamen- te tutte antiche le gemme , che qui fi danno , ma quelle poche moderne , che vi h.3 , fono de pia eccellenti maedri di Scultura , come la Tefta di Focione lavoro d' Ale J] andrò Ce/ari , che ftupir fece lo fteffo Micbelagnoto Buonarrotti . La Faujìina Augura moglie di M. Aurelio con rara maeilria intagliata da Valerio Vicentino , il Commodo Anto- nino , e una donna incognita del valente Marmit- ta, il quale nelP aureo xv. Secolo fiorì con fua gran lode . Ma le antiche , le quali fono le più , non fon già volgari . Che pub vederfi di piò pre- ziofo, e più vago, che Y Ermafrodito di Diofcoride , e la macchiata tigre, la quale rapprefentata è nel- la Tavola 65. tra le ottanta, che compongono que- lla raccolta? Tra quefte gemme condoneranno i lettori , vedranno porti due butti di marmo , uno di Domizia alla tavola xviii., l'altro di don- na incognita alla tavolaLXXiv., e alle tavoleLXJcvi. lxxvii. lxxviii. lxxix. una lucerna di marmo jn tutte le fue vedute. Perciocché la eleganza, e la An- golarità del lavoro rende fatte cofe degne d'effere uguagliate alle più pretiofe gioje, e forfè anche d'ef- fere a quelle per avventura antipode. Il Sig. Antom- maria Zanetti pofleditore di qucflo teforo ha innohre di propria fua mano difegnate le gemme tutte, con con quanta diligenza fi potè per lui maggiore, e difegnate intagliar le fece in rame da' più valorofi Intagliatori, che ebberle fempre prcfenti , accioc- ché gl'intagli venilfero perfettamente (omiglianti , e , che è più , già diligentiffimamente intagliate più d'una volta egli (ìerTo halle confrontate , e ammendate , ove gli parve , che facefle meftieri. A cosi dilicati, e vivi, e perfetti intagli delle Ta- vole ,

D'Italia Lib, r. Cap. ijc. 230

vole, aggiungono grazia , e nobiltà le vignette , colle quali prefToche a ciafeuna fpiegazione delle Tavole fi mette una leggiadra finale. Che diremo delle fpiegazioni fteiTe ? Son elle del Chiarifs. Sig. Propojìo Gori , il quale per l'amicizia , che tra lui patta, e il Sig. Antommaria Zanetti , niente ha tra- lafciato, che e alla celebrità del Tuo nome, e alla dignità di quefta raccolta corrifpondefle . Ad imita- zione poi della fambfa opera del Montfaucon full' antichità [piegata , ha voluto il Sig. Zanetti , che Je Goriane fpofizioni latine recate fofTero diligente- mente nel noftro Italiano idioma ; il che con grand' eleganza di ftile è fiato efeguito dal Sig. Gi- rolamo Francefco Zanetti Cugino del mentovato Sig. Antommaria. Quefte fono edizioni da far ono- re all'Italia , e da prefentarfi con buona faccia a' Sovrani (11.)

Xf. Alcun altre particolari anticaglie voglion qui luogo.

I.

,, Pianta della Villa Tiburtina d'Adriano Cefa- re già da Pirro Ligorio , di poi da Francefco Contini Architetto riveduta , e data in luce , ora nuovamente incifa in rame , coli' aggiunta della traduzione latina. Roma 1751. f.

II.

a. Delle antiche Terme di Firenze , autore Do-

me-

(11) L'opera di cui fi è parlato, è cenfecrata alla Reina di Svezia»

2Ao Sto-iiia Letteraria

menico Marmi Accademico Fiorentino . Firenze

I751- 4- pagg- .72- . .

Non tutti i Fiorentini fono d'accordo coli' auto* re fopra alcuni punti , ch'egli pretende ftabilire i ma non può negarfi , che molto lodevole non fia e lo Audio Tuo d'iliuflrare le antichità della pa- tria , e la molta erudizione , di cui quella Ope- retta è adorna. Quella parte di efTa , che riguarda, e comprova l'alzamento di Firenze dall' antica più batta fituazion fua , merita fpezial menzione , e lode .

XII. Sonovi ancora alcune antichità de' baffi tempi , che fono fiate illustrate Lafciamo le an- tichità Italiane del medio evo in volgar favella ri- dotte dal Chiariamo Autore, che già in latino le faide, delle quali nel 3. Tomo della N. S. (p. 519. ) annunziammo il primo volume , e già abbiamo il fecondo , e terzo . Il Signor Girolamo Francesco Zanetti ha fiampato alcune dotte , ed importanti Ojfervaztoni intorno ad un papiro di Ravenna , e ad alcune anticbtjjìme Pergamene Vtniziane ora per la prima volta pubblicate. Venezia 17 5 1.4. pagg. 56. Quello Papiro , che appartenne già J mufeo del Sig. Bernardo Trivi/ani , ed ora in Venezia confervafl a fua Eccellenza il Sig. Bernardo Nani , fu già pub- blicato dal Chiarifs. Sig. Mar che Maffei nella tanto applaudita opera dell' IJioria Diplomatica ( p. 175.)» ma perciocché il Sig.Marchefe ne avea probabilmente avuta copia, da chi poco pratico era di fatte Scritture, il Sig. Zanetti , che ha tutto avuto l'agio di considerare l'originale, ha ritrovato in fette parole da quello diverfa la Stampa fattane nell' IJioria Diplomatica . Contcngonfi in quefio papiro fol poche fottoferizioni , ma pure un uomo dotto, qual è il Nofiro Sig. Zanetti sa fcuoprirvi utiliffirae cofe . E prima dal pulito ed elegante

carat-

D'Italia Ltb. t. Gap. ut. 2i^

carcere .con che è fcritta Ja quarta fottofcrizio- ne di Sagene, riflette, che eh. ofTerveralla , e con quelle (p. in.) de' p.ù rimoti fecoli , che ben poche, pur ci rimangono, vorrà confrontarla, co- nofeera tolto , con quanta ragione il Ch m' n Maffct CU dipi Vel l,b. XlYsbal e "eff giò i vani fogni de caratteri Ganci , Longobardi \ Saffont FrancogalUct. Era al R A. venuto in ca- podifpiegare(p.vi.)ciò, che Jeggefi in altra fottofcnz.one Genius Conjul vie carfulL co Georges confutar,* vtearius cartulam , e qualche cor»- ghie ttura ne reca i ma è da att nerfi all'ani vece d, buu fenza tanti accorciamenti, che dapo ri" ma propone , N. medefimo A. , perciocché d quella (concordanza buie cartulam non conviene ne le carte d. que' tempi prenderfi alcuno kZTo Ma in che tempi fu fcritto il no[ìro PapiroT^l mamente dal vedere , che tutti i teOimon eforef" famente affermano d aver veduto a sbafare e a

2SC" .E" 3°°- ^M? tonala iegge ; iv. di Kacbis, argomenta N. A. (o »., >

che fcritto , foffe dopo gli anni dc«lv, f? n J nel mefe di Marzo fecondo iJ coftumè d" fua" nazione, Rachigi pubblicò le fue giun ° al cod"'- ,> ce Longobardo nelle quali la riposa" gge é «comprela,,. Innoltre tra* fottoferiventi tfovafi ancora aperto Scavino ; of. degli Scivi n la prT ma menzione h fa in un capitolare di Caro Ma- gno dato ,p Aqutf grana nell'ottocento nave e che le ft.pulazioni degli firomenti dovette™ fare dV Cancelheri ante Gomita , ©• ^4/ , L ^e fu

01 Lotario T. i nnal« v.^11» ' Co&C lU

r ore Ma rU* r T rr ^ } anno e"ere ante*

à, Popone i MA' Verf° ^'^"ocinquai,- a, propone il N. A. un ingegno firn ma conghiet-

Q- tura.

£42 Storia Letteraria

tura. Il Muratori ( Ant. Med. Aer. T. I. p. ifò) fia pubblicato una carta di dona2Ìone fatta da Ilde- garda Contesa a Piero fuo figliuolo Diacono della Chicfa di Ravenna , e feruta nella fiefla Città l'anno 896. 11 Marito d'Ildegarda era Al panda , no- me, che gran fatto da que' d' Atrovaldo , e ó'Atre- paldo non fi di (colia ; il Suocero era Gregorio Du- ca, il quale era morto . Fra' teiiimon; vedefi un Gregorio figliuolo di Pietro Duca forfè nipote del morto Gregorio . Ora mentovandofi nel noftro Pa- piro pur fatto in Ravenna Gregorio Duca , qual difficoltà , che quelli fìa il medefimo , di cui fi parla nella Carta d'Ildegarda fcritta in Ravenna ? Dal che ne verrebbe in confeguenza, che il Papi- ro fotte fiato fcritto pochi anni innanzi all' indicata Carta ; mentre Gregorio , che in quella fi fa mor- to, era ancora fcrivendofi il Papiro fra' vivi; di modo tale , che efTendo la dona?ione d' Ildegarda fegnata negli anni 896., il Papiro potrebbe collo- carfi dopo gli anni 850., o in quel torno. Così l'autore (p. xu.), nel quale è da ammirare oltre la felicità della conghiettura il modello modo di proporla. Altri giudichi , die' egli; io ho propojlo . Con quella occafione reca (p. xiv.) un picciol frammento d' altro Papiro , che è fiato poc' anzi feoperto in Venezia nella pubblica Libreria di S. Marco .

XIII. Quindi pafla a proporre un fuo penderò, che può edere di molta confeguenza per la diplo- matica dell'antica Venezia . Perciocché porta egli opinione , che nelle Scritture di Ravenna abbiafi fptzialmente a cercare la vera fonte della Diplo- matica di quella Provincia . Sarebbe a comprovar ciò neceflaria cofa avere antiche carte di Venezia, e confrontarle colle antiche di Ravenna . Fin' ora non gli è riufeito d'averne in mano originali (che

tali

D* Itali a Lib. i. Gap. ut. 243

tali efler vogliono per quefto intendimento), le quali del decimo Secolo non foriero più recenti : ma non dtfpera di doverne in fine trovare . Noi glie l'auguriamo per pubblico vantaggio . Intanto gli é nulcito di trovarne alcune non tanto, a vero dire, antiche , ma tali , che molto favorirono il fuo penfiero . Tale è una carta del mlxxiii. (p. xv.)« E certo, quantunque da' tempi del Papiro a quelli di quella Carta ci fia un divario d'intorno a due Secoli, fi vede tuttavia , che, (ebbene per la grandezza delle lettere , che nella Pergamena fono affai minori , poco in vero fi rafTbmigliano , niente però dimeno nella figura, nelle ciffre, e ne' legamenti non fono tanto diflfomiglianti fra fé, che tolto non fi riconofea eflere e quello , e quefta lavoro d> luoghi , e di Provincia , ove que' modi di (crivere, e di fpiegarfi eran da lungo tempo co- muni . Ma perchè in quella carta ricordafi l'antica Cbioggia piccala, Ciucia minor , s'impegna il N.A. ( p. xvin. ) ad additarne il Tito , e crede , do- verli ella cercare in quello fpazio , che (tendefì fra la prelente Città di Cbioggig^ ch'era l'antica mag- giore, e la Terra , o Caitelio di B rondalo y e pia guelfamente in quella parte , ove oggi fon orti , e vigie , fra' quali alla (pondi della lacuna evvi la Chiefa appellata la Madonna di Manna . Nella flelfa Carta leggefi la parola juncino , o juntina, come altrove o per isbaglio de' copifti, o per gua- ftamento di voce fla (ìcntto, Ma che lignifica ella? Congiungendo un paffo di Cajfiodorio ( Var. lib. xxi.) col coitume de Veneti, il quale come fi ha da car- ta del Doge Ottone Orfeolo , durava ancora nel Mxv. , di racchiudere in quel modo con giunchi l'è (tremità de' terreni, che fi vofeano a (lodare, po- trebbe (oitencrfi col N. A. (p. xxu.) , che un terreno circondato da que' lavori per la qualità

Q. 2 della

244

Storia Letteraria

della materia , con cui racchiudaci , aequiftafle la denominazione di /uncino, ftefa poi a poco a poco ad ogni pezzo di palude , e di fpiaggia . In quefto propotuo cita alcuni verfi , che leggonfi nella Ilio- ria MSS. della venuta a Vincaia di Papa Aleffan- dro IIL, comporta, per quanto credefi , nel Secolo XIV. , e fono quefti

V

Dove li Fari con angufto porto

Per entro el qual entrando el mar [parte

In pia lagune , e Zugne a lo ncjìro otto.

Dove in quella parola Zugne pargli di rawifare , quantunque affai sfigurata la voce juncino (12). Altre barbare voci confiderà il N. A., e fpiega (p. xxiii.), come la voce jaglare , e tranfia giare , la quale in quella parte de' Vmiziani antichi Iftromen- ti s' incontra , ove efprimonfi i diritti de' pc (Tedi to- ri di terreni , e faline , e fi fa menzione del pefea- re , e dell'uccellare; e quefta voce credela egli de- rivata dal latino jaculari ; perciocché non eflendovi negli antichi tempi archibugi per la caccia , con- veniva ufare gli archi , e le faette in quel cam- bio; di jaculari , die' egli adunque , fi fece jaclare , C di jaclare fior piando all' ufanza que' fecoli , ja* giare , indi tranfia giare , che forfè indicava tirare an- che agli uccelli , che eran di dal proprio terreno . Ragiona ancora ( p. xxv. ) delle lire d' oro , che mentovate fono in detta carta , e prova , che tali lire mettevanfi negP Klromenti prima del Malipie» ro, e che niente han che fare cogli Aureoli , quand*

an-

(12) Ma non nome io crederei cotal voce , ma 1 fibbenc verbo, che lignifichi giugne , e allora nien- te arebbe a fare col juncino della carta di Cbiwgia,

D'Italia Li e. i. Cap. ix. 245

anche ci fieno flati . Ma non quefta fola carta di Cbioggia egli ci trafcrive; più altre ne dà, ed illu- fira con fino giudizio diplomatico , e da tutte ne cava poi un altro ficuro rifcontro della conformi- tà, che tra le carte di Ravenna pafsò, e quelle di Venezia. Quefto è, che ficcome nello (piegato Pa- piro dopo le fottofcrizioni de'tcftimonj il notajo fog- giunge di bel nuovo divifi in tre linee i nomi de' teflimonj medcfimi , mettendo loro in fronte il ti- tolo Notum teflium , ( la qual formola trovafi in altri Papiri di Ravenna ), così in più carte Venete fra nomi di teflimonj divifì in due clafiì evvi un monogramma , che apertamente contiene la detta formola Notum Teflium . Se in tutti i paefi fulle vecchie carte fi faceflero rifleflìoni giuftc, la di- plomatica in breve falirebbe alla fua perfezione.

CAPO X.

Storia Civile , Genealogia .

I. \T On v' è finora fiato volume della noflra X\l Storia, in cui non abbiamo, ficcome con- venevol co(a era , con lode rammemorato il nome del Chiariflìmo ?. Cor fini delle Scuole Pie , già nell' univerfità di Fifa Profeffore di Filofofia , ora ivi medefimo Profeflbre di Lingua Greca. Ma quefta è la prima volta , che abbiam potuto parlare della fua grand' opera de' Fafli Attici. Nel 1744. ufcì il primo tomo, nel 1747. il fecondo. Il terzo, che è fiato pubblicato nel 1751. , è di ragione della no- fira Storia.

Fafli Attici , in qui bus Archontum Athenienfium feries , Pbilofopborum , aliorumque illuflrium virorum atas , atque precipua Attica Hiflorice capita per Olym- picos annos difpofita defcrìbuntur , novifquc obferva- tionibus illujhantur , aurore Eduardo Cor fino Cler.

Q_ 3 Reg.

i^6 Storia Letteraria

Reg. Scholarum Piarum . Tomut tertius . Fiorenti* 175 1. 4. pagg. 305. Senza i Prolegomeni di pagg*

LXIV.

I due precedenti volumi hannoci date XIV. dot- tiflìme diflertazioni , le quali a' Fajli Atttct fervo- no d'apparato . Ora cominciamo ad avere i Farti medefimi. Vario fu il governo d'Atene, tbbe que- fta Città dapprima Re , indi Arconti perpetui , poi Arconti decennali, e finalmente annui. Il P. Cor/ini non vuol darci la Storia d' Atene, fetto i Re , (otto gli Arconti perpetui , i quali innanzi la prima Olimpiade governarono quella Città ; Concio- fìaché quefta parte àcW Attica Storia fia o favolofa , oper lo meno fofpetta , e dubbiofa ; rimette egli per- ciò i Lettori a que'tre libri del Meurfio , che inti- tolati fono Regnum Atticum , e filo ne* Prolego- meni (§. V.) ci prefenta la ferie de' Re , e degli Arconti , quale 1' abbiamo in Eufebio , ne' Marmi d' Oxford , e nell'autore Excerptorum lattno-barbaro- rum , dando la preferenza a quella d' Eufebio , e cercando la ragione della diverfità , che tra quefìe tre diverfe ferie appare non pitela. Dunque i Fa- Jli Attici del P. Cor/ini cominciano coli' anno pri- mo della prima Olimpiade , e ventitrefimo innanzi Ja fondazione di Roma. Correva allora l'anno ter- zo d' Efcbtlo Arconte perpetuo, il quale ebbe Tanno fecondo della (efla Olimpiade fucceflore Alemeone ultimo Arconte papetuo . Seguirono fette Arconti de- cennali, il primo de'quali fu Carope nell'anno primo diYi'Oltmpiade fettima, e I' ultimo Ertflìt , il quale terminò la decenne fua dignità Tanno primo della ventefimaquarta Olimpiade. I anno appretto in Creon- te cominóina g\\ annui Arconti. Il N.A.ne continua la ferie fino a tutta I Oi » piade centi (ima, e l' ul- j timo Arconte, di LUÌ < pali , è CalUa . Il Stgo- nio , lo Scaligero , il Meurfio , e il Dodvvello avtano

D' I T A L I A L I B. I. C A P. X. 247

già molto contribuito colle loro illuftri fatiche a perfezionare la ferie Cronologica degli Arconti Ate- niefi , e a ridurla agli anni delle Olimpiadi ; ma come può vederfi prelTo il N.A. ( pag. iv. e feg.) oltreché coftoro non ebbero i nec'effarj monumenti ) alcuni dequali fonofi folo in quefti tempi diflbtter- rati , non tutta ufaron etti la diligenza fu quelle ftefTe memorie , che pure aveano , 0 dalle loro opi- nioni troppo lafciandofi traportare, anzi che la ve- rità cercarono di ftabilire i lor pregiudizi. Il N.A. fonda la fua ferie Copra le teftimonianze degli an- tichi libri < e quelle degli ferirti marmi , che in buon numero abbiamo a luce; ad ogni Arconte quelle ci deferive , che ad efTo appertengono , niente Jafciando; che poffa fervire ad illustrarle: v'aggiunge àncora i nomi de'vincitori ne'giuochi Olimpici , e an- cor ncPitii : accenna altresì i precipui fatti della Sto- ria Greca, che aVì Attica abbiàn riguardo ; finalmente Ci ordina fecondo la ferie delle Olimpiadi gli Uomini in lettere i e in armi più illuftri , i quali fioriti fie- no in Atene . Ora è da dire delle varie maniere d anni, che il N. A. ha faggiamente notati ne'/a- Jtt Attici t Egli a ciafeuno Arconte premette per cararteriftica del tempo , in che refle la Repubbli- ca à Atene, gli anni del famofo periodo Giuliano, quelli delle Olimpiadi, e gli anni ancora dalla fon- dazione di Roma, intorno a'quali fegu' egli co' più nnomatr Cronologi l'Epoca di Varrone . Le necef- iane notizie per valerfi di queQi varj computi , e per confrontarli infieme , fono molto accuratamen- te dall autore premefle ne' prolegomeni . A perfet- tamente rapprefentare 1' idea del Chiarifs. Autore dobbiamo inno'trc olTervare, ch'egli ha voluto agli .Arconti d Atene unire i corrifpondenti Magiara» Romani , onde ad un tempo e la Storia Attica, quella di Roma con ordine Cronologico mettiti

Q- 4 ci

ì4§ Stòria Letteraria

ci innanzi agli occhj . Vana cofa farebbe , che al- xro noi voleffimo aggiungere in lode dell' Autore , e dell'opera . Ci fon certi nomi d'Autori , che fanno e a , e all' opera loro da foli V elo- gio •

II. Del Remondini Librajo Viniziano , e della di- ligenza fua nei far utili ristampe altrove s' è detto. Anche in quefio capo il dobbiam commendare . Perciocché egli ci ha dato nel 175 1 . una buona edi- zione di Cornelio Nipote , con in fine la Cronolo- gia degl'illufori Capitani de' Greci fecondo 1' Olim- piadi difpofta , e tratta da Erodoto , Tucidide , Se- nofonte , e principalmente da Diodoro , e con altre tavole pur Cronologiche , e colle varianti lezioni dell'antica Veneta edizione di Niccolò Jenfon fatta l'anno MCCCLXXI. (1), e dell' aldina del 1522. La vita di Cornelio Nipote tratta da Gerardo Gio- vanni VoJJìo ( de H. L. 1. 14. ) , e gli elogi dagli antichi (T ultimo è Macrobio) fatti a Cornelio Ni- pote fono alla tefta di quefta rifiampa (2). Lo fìcf- fo Remondini ha riftampato il Livio del Crevier in cinque tomi in 12., ma con ottime giunte. Percioc- ché primieramente alia fine d'ogni deca fonovi po- lle le annotazioni del Clerc ; in fecondo luogo do- po la prefazione del Crevier al primo tomo è fiata aggiunta una nuova efpofizione ponderum , pecunia- rum , menfurarum , quibus mentio apud Livium oc- l cur-

ii) Errore di ftampa : correggi MCCCCLXXI, (2) Quanto farebbe flato utile a?,giugnervi l'ar- ticolo , che il Fabricio ha nella Biblioteca latina fopra Cornelio , ma arricchendolo d' altre edizioni da lui lafciate (traquefte ve n'ha una corrcttiflima in Macerata pel celebre P. Lupi Gefuita ) , e di no- tizie tratte dalla Verona illujirata .

D'Italia Lib. i. Cap. x. 249

currit . Ma il quinto forno è tutto una pregevol giunta . Vi fono le analifi di tutte le beile ora- zioni, che Livio ha ne'fuoi libri inferite , la Cro- nologia di tutta la Storia di Livio , le annotazioni di varj inugni comentatori cavate dalla fuperba edi- zione fattane nel 1708. in Oxford, e molti utilizi- mi indici.

III. Vegniamo agli Storici de' baffi tempi.

Italica; hi fiorine Script or es ex Btbliothecce Vaticana , aìiarumque infignium Bibliotbccarum Manufcrtptis Codici bus colle git , & Prafationibus , Notifque tllu- Jìravit Jofeph Simonius Jlftcmnnus ejujaem Valica- rat Bibliotheae PnefeBus ec. Tornus I. de rebus Nea~ politanis , & ftrulis ab anno Cbri/ti D. ad annum MCC. Roma 175 1. 4. pagg. 678.

Fu altrove da noi accennata quefta nuova col- lezione , che intraprende Monf. Giufeppe Simonia Afìeman , degli Scrittori delle cofe Italiche , nella quale quegli Scrittori avran luogo , che dal gran Muratori furono tralafciati nella tua immortale rac- colta , o da lui ftampati fono, da'Codici Vatica- ni pofìfono efifer nella lezion migliorati . Ora che due tomi ne fon pervenuti aWe mani , ne daremo efatto conto . £ dal primo cominciando , il quale dedicato è al Re delle due Sicilie , alcuno volef- fe veder coloro fmentiti, i quali fpacciano, la Bi- blioteca Vaticana effere inacceffibile , permetter- li , che i MSS. ivi rinchiufi vengano a pubblica lu- ce, legga la Prefazione, nella quale innoltre fi ri- battono le apparenti ragioni , di chi per 1' oppollo difapprovafle l'edizione delle inedite Storie in quel- la celebratiffima Biblioteca confervate . Noi pallia- mo all' opera (Uffa . Piaciuto è al noflro raccogli- tore di feguire l'ordine topografico, e di darci gì' inediti Scrittori delle Italiche cofe fecondo l'ordin delle Provincie, dal Regno di Napoli, e di Sicilia

in-

250 Storia Letteraria

incominciando . Non avremo però predo quefti Scrittori , volendo il Raccoglitore premettere alla loro edizione alcuni tomi di Tue oflervazioni . A, buon conto nel primo, di cui parliamo , in io. ca- pi abbiamo un erudito trattato , nel quale l'Autore efamina , e narra come i Longobardi dalla Scandi- navia nella Pannonia pattando , e quinci in Italia , iftituittero il Regno d' Italia , e '1 ducato di Bene- vento ; qual folte la coloro religione fotto i primi Re, e i primi Duchi, e quali i confini del Duca- to ; come avendo i Duchi fletti di Benevento gran parte occupata della Campagna , il Sannio , la Pu- glia , la Calabria, la Lucania , niente a' Greci Im- peradofi redatte, fuorché la Sicilia , il Ducato di Napoli , e alcune marittime Città della Puglia , e dell' Abruzzo ; qual finalmente in quelle regioni , che ora diconfi il Regno di Napoli , e di Sicilia , fotte fino a'rempi di S. Gregorio M. Pontefice, e di Foca Imperadore la maniera dell' Ecclefia.tico Go- verno .

Nel primo capo ( per venire ad un più precifo ragguaglio) premette il N. A. varie divifioni dell' Italia, quella in XI. regioni fatta da Au^ujlo, l'altra in XVII. Provincie, che altri ad Augujlo (ietto, al- tri ad Adriano, altri attribuifcono a Cnflnntino, ma non etter feguita, che a' tempi di Teodofio prova il dotto P. Bianchi M. O. nell' cruditiifima opera dell* Podeftè della Chitfa (T. IV. p.215), e la più re- cente del medio evo in XXII. Provincie . Lodafi appretto il P. Beretta , il quale in tre maniere di* vide l' Italia del medio evo. geograficamente in due parti, cioè quella di qua, e quella di làdal Tevere^ politicamente prima in due governi Greco, e Lon- gobardico , e poi in tre , Ftanctro Ecclefiaflico , e Greco molto diminuito , conciofuchè a que io tolti fotte oltre la Pentapoli 1' E/arcato ; ma la ricon- ti*-

D' I t a l i a Li*, i. C a p. x. 251

viene il N. A. 1. D' aver lafciato in queft' ultima divifìone il governo Longobardico , il quale, finché i Greci ebber piede in Italia , durò nel Ducato di Be- nevento . 2. D' avere dal novero dell' Italiche Pro- vincie del medio evo tolta la Sicilia^ la quale do- vea avervi luogo, liccome quella , che a' Greci ap- parteneva , quanto la Puglia , la Campagna ma- vittima , e F inferior Calabria ; ed avvegnaché i Sa- racino avellerò la Sicilia invafa , alcuna parte però lungo tempo reftò a1 Greci , i quali contro dz Sara- ceni con vicendevol fortuna pugnando ora alcuni luoghi perdevano, ora toglievano a'nimici : ma ciò, che più monta, è, che i Saracino alcun tempo ten- nero la Puglia , e la Calabria inferiore ; eppure il P. Beretta non tolfe dal Catalogo delle Regioni ita- liche quefta Provincia, perchè a' Greci , o fiaa'io»- gobardì prima appartenevano, e poi furono da que- i\ì ricuperate.

Un altro errore del Benedettino fcuopre il no- flro Autore nel capo 2. Il nome ài Longobardia tro- viti dagli Autori diverfamente adoperato. Percioc- ché alcune volte prefo fu per turta 1' Itali* , onde Carlo M. nel fuo teftamento dice : Italiam , <jut & Longobardia dicitur ; altra volta per la Tosca- na : cosi ufollo Ditmaro all' anno 1014. ( Cron. L.7. ); altra per lo paefe, eh' è dz\Y Appennino fino a' confini del Modonefe , e del Mantovano. Princi- palmente però , e più iptfTo adoperato fu tal no- me a fignificare , o quel paefe , che chiamiamo anch' oggi Lombardia , o \1 Ducato di Benevento. Ma a diilinguere quelle due Lombardie ìenironfi i più diligenti autori dell' aggiunta major , e minor. Il F, Beretta credè, che la longobardta major foffe quella del Ducato di Benevento , e minor l'altra , Ma '1 paffo di Teofane nella Cronografia , che il V. Beretta cita, moftra appunto V opposto $ cioè,

che

252 Storia Letteraria

che major fofle la Lombardia , minor \\ Du- cato di Benevento . Quindi paflTa l'aurore a far ve- dere , come full' efempio de' Re della maggior Lombardia , i quali chiamavano ne* Diplomi Do- mini excellcntiffimi Reges gentis Longobardorum , i Duchi , e i Principi, o di tutto il Ducato di Be- nevento , o di parte d' elTo , intitalavanfi gentis Zcngebardorum Ducei , o Glorìofiffimi Principe* . Veggafi il Pellegrini nella Storia Principum Longo- hard. (T.ILR.Ìt. pag. I. ^.85.), il Pratili i ( Pro- luf. in Paulli Diaconi excerpta p.71. ) il Muratori (T. 2. R. I. par. 2. p. 341. all'anno 751. ) . I Sa- racini chiamavano Alancaberda la minor Lombar- dia. Vedi il Cronico Saraceno-Siculo ( T. I. R. I. par. 2. p.iq.6. all'anno 925. ) . Giambattifia Carufi nella Prefazione al detto Cronico efclude dalla mi- nor Lombardia Ja Calabria inferiore oggi Bruttium ; ma l'autor noftro il convince di falfo con una chia- ra teftimonianza di Giovanili Cinnamo ( Hi lì. L. 3. fui principio).

Quefto paefe, ficcome la maggior Lombardia , eb- be u fuo nome da' Longobardi . E quefti donde furono così detti ? Lafciamo la favoletta , che da Paolo Diacono ( Lib. 1. e. 8. ) ci ha tratto il Saffone Cromatico ( Lib. 8.)» e poco diverfamentc narrano Fredegario Scolaflico (Hifl.Epit. T.\. ), e Cerva fio Tilleberienfe nel libro de ot'tis Imperi alt bus ad Ottonem IV. ( Hi fi. Frane, p. 374. ). Lafciamo pure le ricercate etimologie , che reca il P. Gian- netta fio ( L. 1 . btfi. Neap. p. 60. ) . Angelo della Noce nelle note al Cronico Caffinenfe ( L.ì. e. 2.) deri- va il nome de' Longobardi dalle lunghe alabarde , che portavano. Ma Paolo Diacono Longobardo ( Lib. 1. e. 8. ) , il quale meglio , che noi , dovea fapere l'origini , e i nomi della Tua gente , il diduce dal- la lunga barba, nel che è feguito non pure da' più

dotti

D* I T A L I A L I B. I. C A P. X.

*53

dotti "Moderni , come dal Grozio , ma da Ottone Frifingenfe (L.2. c.13. de gejìis Frider.) t dal G ante- ra ( L. 2. ) , da Co/lancino Porfirogenito ( L. 2. de Thematibusc.11.) . In varie maniere è flato da'Grec* il nome àt Longobardi fcrirto , Longibardi , Long/barbi , La bardi , e Lagnò ardi . Bardi ancora femplicemen- te furori detti , o per aferefi , o perchè , come al- tri vogliono , Bardi prelTo quegli Scrittori fof- fero gli fletti , che i Longobardi . Così li chiama Erchemperro (H/Jl.Lang. e 74. ) » e per tacere al- tri efempli , che poflbn vederli nell' autore (£.37.) , e nel Muratori ( T. 2. R. 1. par. 1. p. ari. 315. 342., e T. 2. p. 2. p. 281. e 2Ù6.) , nell' Epiufio di Drottulfo abbiamo, che

Bardorum innumcras vicit & ìpfc manus .

Dalla Scandinavia moffero i Longobardi con Ibore , e Ajone lor Duchi , e in varj luoghi parlarono de- fcrittici da Paolo Diacono (L.i.c 3. e fegg.) , de'qua- li può vederfi Giorgio Eccard nelle note al Lebni' zio de origine Francorum (p-2^.). Dopo la motte di quefli Duchi ebbero in Re Agilmundo fìgliuol d' Aitone , LamiJJìone , Leth , Hiidehoc , Gedeocb , fotto il quale occuparono Rugiland^ Claffone , Ta- tone , fotto il cui Regno disfecero gli Fruii ; ben- ché il racconto , che ne fa Paolo Diacono ( L. 1. 1. 20. ) non ben s'accordi colla descrizione di Proco- pio {L 2. e 14.)» Wacbone , il quale foggiogò gli Svevi , Walterto fìgliuol di lui. Parlando Paolo Dia- cono de' primi due Duchi , e d' Agelmondo Re de' Longobardi dice, eiTer eglino flati d' origine Gun- gingi , degli altri afferma eflere flati Lttbtngi. Ma- ravigliofe cofe dette furono dal Cluverio , dal Gro- zio , dal Sig. Orazio Bianchi fu quefli due nomi . Ma feliciflìma è la conghiettura del uoflro Monfi-

gnor e.

254 Storia Letteraria

gnore. Che fono i Merovingi? che i Carolingi nel- la ferie de' Re Franchi ? Sono difendenti da Me- rovto , e dal Re C^r/o . Così appunto i Gungingi fono i difendenti dalla ftirpe di Gungo , e i if- */;/»£> dffee adenti da quella di Leto terzo Re de' Longobardi .

A Walterio fuccelTe Auduino , il quale fecondo Sigeberto I' anno 527. conduce nella Pannonia dona- tagli dall' Imperator Giuftimano i Longobardi . Mol- te guerre ebbero in quelli paefi i Longobardi co' Gepidt y la prima da Procopio deferitta 1' anno 549. ( L. 3. e. 34. ) , l'altra, che pure ci narra Procopio , l'anno 551. ( L. 4.c.i8.)> «lue altre l'anno 553. , la prima delle quali ci è narrata da Paolo Diacono (L. i.c. 23. )i la feconda da Procopio ( L.4. e. 25. )* Tutte quelle guerre furono fatte eflendo vivo Aw duino , Perciocché aperto anacronifmo è quello di Paolo Diacono , il quale ( L. I. e. ult. ) mette la morte d1 Auduino innanzi la guerra di Narfete con- tro Totila, cioè innanzi l'anno 552. Ma la g'oria di diltruggere il Regno de' Gepidt ebbela Alboino fió'iuol di lui l'anno <66. pochi mefi dopo l'affun- zione all' impero di Ciujiino 'funtore , come traefi da Menandro Protettore Scrittor di quel fecolo . 57- geberto mette la dillruziooe di quello Regno all' anno 547. , Giovanni Abate BicUrienfe all' anno 570. Errore 1* uno, e l'atro ; perciocché l* anno 547. era ancor vivo Tonfino padre di Cuntmondo ultimo Re àc Gepidt, e l'anno 570. già dalla Pan- nonia venuto era in Italia Alboino . Ne minore è Jo sbaglio del Papj , che all' anno 551. 1' afFegna confondendo la gutrr* d' Auduino con Tonfino Re àe'Gepidi Tanno 553. decentraci da Procopio ( L.4. C. 25 coli' altra d' Alboino con Cummondo figliuoldi Tonfino, delia quale non parla Procopio , ma Pao- lo Diacono (L. i. e. 27. ). Per altro quando a Pao- lo

D'Italia Li b. i. Gap. x. 255

fo Diacono contrario forte Procopio , dimoerà l'Au- tore (p.79. ), dovere la coftui fede a quella di Pao- lo prtvaleie in quefte cofe , conciofiachè quelli le cofe fcrifle Aiccedute a' fuoi tempi. Per la qual ra- gione poc'anzi llabilifce (p. 67. ), che non Alboino, come dice Paolo feguifo dal Pagi , dal Muratori, e da altri , ma Auduino , ficcome narra Procopio, nell' anno 552. mandò contro Totila Re de' (joti truppe aufiliari a Narfete . Un' error manifesto di Paolo fa qui a proposito di ricordare particolarmen- te. Quello è , che la guerra de' Franchi in Italia fotte folto Teudcberto Re , quando Agatia fcnrtor di que' tempi la mette fotto Teobaldo figliuol di lui. Ne da Agazia difcorda Procopio, benché Ora- zio Bianchi abbia! citato per il Regno di Teudcbcr- to contro l'.efprefle fue parole . In quefta guerra niuna ebbero parte i Longobardi , che che fiafi Scrit- to da Cofiantino Porfirogenito , il quale in quello racconto più sbagli commiie, che parole non ìfcnf- fe, come dimoltra l'autore ( p. 89. e feg. ). Egli pe- rò è (cufabiL-, perchè ftmbra in error tratto da un racconto, che leggefi nella Storia Mifcclla di Pao- lo Diacono intorno la penitenza di Beli/arto , e l' introducimelo di varj popoli nella diltrurta Cit- tà di Napoli . Ma efler quella un' aggiunta d' un moderno impollore alla Storia di Paolo , bcochè il P. Beretta non fc ne fia avveduto ( n. 141.), ne il Muratori negli Annali d' Italia , fi prova affai be- ne dal polirò Monfignore ( p. 95. e fegg.)» perciocché primamente è (lato dimollrato dal Pagi ( a. 533. n. 6. ) , che in quel!' anno Belifario intraprefe la guerra de' Vandali , e Belifario non innanzi 1' an- no 536. efpugnò Napoli; eppure nella Mtfcella fi legge , che dopo il ritorno di Belifario da Roma a Napoli già prima diftrurta , fu quefta fpedizione jncominciata. 2. Perchè nella fuperba edizione del-..

li

256 Storia Letteraria

la Mi/cella fatta in Roma Tanno 1471. manca tut- to quefto racconto di Silverio , che riprende Belifa- rio , e di Belifario , che a penitenza commofìfo adu- na popoli per ripopolar Napoli . 3. Perchè il Preto- re nella Sicilia ivi nominato mortra, che quel rac- conto finto fu , quando i Greci aveano un Pretore nella Sicilia, il quale amminiftrava appunto il Te- ma della Lombardia , cioè della Puglia , e della Ca- la ùria .

Intorno l'anno 560. ad Auàuino fucceffe Alboino , Di qual religione folte egli co'fuoi Longobardi , accenna- li dall'autore ( Cap.vi.). Che Alboino fofle ancora Ariano l'anno 563., fi trae da una lettera di Nice- zio Vefcovo di Treveri a Clodofuinda Regina de' Longobardi . Ma che i Longobardi venuti dalla Pan- noma in Italia fino all' anno 663. fieno fiati o ido- latri, o Ariani, ficccme vuole il Pellegrini , non può foftenerfi. Gli atti di S. Barbato, fu quali fi fonda il Pellegrini, provan piuttofio , che i Longo- bardi fofier Cattolici . Veggafi la prima fua vita (n. 2.)* Ne però vuolfi negare, che fofiero anco- ra dediti ad alcune fuperflizioni , di che è da ve- derti* 'anche il Bollando ( 19. Febbr. ) citato dall' Autore* Anche tra1 Franchi , comechè Criftiani, fu- perflizioni durarono , aazi immolazioni di capi d'animali , ficcome raccoglicfi da S. Gregorio ( Lib. 7. ep. ) , e da Procopio (L. 2. de bel. Goth. e. 25.). Per altro tra' Longobardi quando vennero dalla Pan- non/a erano alcuni idolatri , come fi vede preda il citato S. Gregorio ( L. 3. dial. e. 28. ) , altri aria- ni , come lo ile/lb Santo e' infegna ( L. 3. dial. e. 29. , e L.2. cpift. 2.) , ma alcuni ancora eran Cat- tolici . Veggafi lo ut (Co Santo ( L. 3. ep. 2.4. ).

Alboino motte dalla Pannonia V anno 568. ; co- me fi raccoglie dalla Mifcella ( T. 1. R. J. par. 1. p. 3J , dove però dee leggerfi bujui ( Jufiino Ju-

niorc )

O'Itaiia tu. i. Caf. x. 257

«iore) impttli anno ficndo , non undecime e A, Tcofant.il Bafag* mette quarta epoca nel full automa di Afw, Avtntictnf, ; mlL^osl??,' tote tutto mette all' anno <69i quX ™« T Tanno antecedente era feguito' TT0fanc Zc- 'indi

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258 Storia Letteraria

il Muratori lo mette nel 584., e 'I Pagi dopo Si- geberto nel 586. Al principio del Regno d' Autori appartiene r elpugnazione di Breffello narrataci da Paolo (e. 18.) colla fuga del Duca Drottulfo . Chil- deberto Re de' Franchi avendo con Maurizio Impe- radore fatta la pace , una feconda fpedizione prepa- rava contro àt Longobardi (la prima nel 584., du- rante 1' Arillocrazia, aveala fatta ) ; ma niente fe- ce per la difTenfione de'fuoi Capitani, fìccome Pao- lo racconta dopo Gregorio Turonenfe . Nulla però meno Autori da quelli preparativi commofTo fece pace di tre anni con Smaragdo Éfarco di Ravenna. Quella pace fu (labilità fui la fine del 585., come appare da una lettera di Pelagio Papa a' Vefcovi è'ijlrta data nel 586. Il Baronio credè , che quella lettera con altre due agli fteffi Vefcovi d' Jflria in propofito dello Scifma per gli tre Capitoli folle fc ritta da S. Gregorio allora Diacono , a nome di Pelagio j ma Paolo Diacono ( L. 3. e. 20.) una fola lettera di Pelagio , cioè ia terza , detta 1 omo , o libro , atrribuilce a S. Gregorio Diacono . Autari nel

587. mandò Legati a Cbtldebetto per avere a mo- glie fua Sorella Clotjuinda ; ma avendola Childe- berto negata, finita la tregua triennale, a perfuafio- ne di Maurizio fui la fine del 588. una terza fpe- dizione fece contro i Longobardi , che gli riufeì in- felice per la grandiflìma ilrage de' fuoi . Quella flrage l'Autore (p.n^.e feg.) anziché all'armi de' Longobardi l' attribuire alla peOilenza, che in Mar- fipha faceva feempio . Ma è ben vero , che nel

588. a' 18. d' Aprile eravi quella pelle , ma non pare, che Cbildeberto , non ceffata quefta pelle, fpedilTe i tuoi loldati , maflìmamente , che Gun- tramno Re gli avea negate truppe aufiliari a moti- vo di quella pelle . Paolo Diacono poi a vittoria de' Longobardi 1" attribuire . Cita l'autore Teofa- ne

D'Italia Li b. i. Gap. x. 259

ne ( p. 221.), C£K altro non dice , non che in quell'anno Longobardi adverfus Romano* beli urti moverunt.

Nel 589. Antan prende in moglie Teodolinda fi-

fliuola di Garibaldo Re de' Boi ; dopo di che per poleto giunfe a Benevento , e fino a Reggio di Ca- labria fece una feorreria . Così fWo , il quale non dice, come il Carufio, ed alrri fembrano averlo in- tefo, che i Longobardi fotto Autori poffedeflero Reg- gio di. Calabria , ma folo , che colà feorrefie . II che avvegnaché dal Pellegrini fi neghi , V indica ol- tre Paolo anche S. Gregorio M. , il quale (lib. 1. cpifì.41.) afferma, i Monaci di Tauri Città vicina a Reggio occafione difperfos barbarica cfler partati in Sicilia. Ed è ben vero, che Reggio era de' Greci y ma il P. Beretti , che fa quella rifleffione , dovea avvertire , che de' Greci eran pure i luoghi da Be- nevento a Tauri , eppure parte prefi , parte attacca- ti) furono da Autart . Nel 590. una nuova guerra foftenne Autart da Childeberto , e poi a' 5. di Set- tembre dello fletto anno morì , elTendogli nel No- vembre fucceduto Agilulfo . Da una lettera di Ro- mano E/arco a Childeberto fcritta in quell'anno cor- regge l'autore (p. 252.) la Cronologia de' Duchi del Friuli dataci da Paolo, il quale comincia da Giful- fo, quando il primo Duca fu Grafulfo fuo padre.

Nel capox. l'Autore ftabilifce P Eposa del di.ftrug- gimento da' Longobardi portato a Monte C affino , ed egli lo mette nel 578. , e 579. , indi fa una fiera cenfura all' autore dell' Epitome Chronicorum Cafi- nenftum, data dal Muratori (T.2. Rer. Ital. par. 1.). Eccoci nel capo xi. all'Epoca del Ducato di Be- nevento non meno incerta , e contrattata di quella di Monte Caffino diftrutto. Riporta il N. A. (p.275.) anche qui le varie fenteme, e prova che fu in- tuito nel 571., come avea provato Anton Caraccio*

R 2 /,•

2<5o Storia Letteraria

-nel Tuo Propileo ad iv. Chronologos ab rpfo tdi- tos , benché fuor di proposto guaiti il teflo di Leo- ne Oflienfe , mutando il 330. in 320. La lìrana opi- nione del Pellegrini feguita dal Giannone , che fino dal 553. Narfete battette in Italia i Longobardi, e che quelli fin d'allora gittaffero i fondamenti del Ducato di Benevento , vi è ftefamentc confutata , (p.285. ), e con quella occasione moilranfì varj er- rori dt Co/fantino Porfitogenito .

Altri errori del Pcrfirogenito fi fcuoprono nel ca- po xii. intorno la Conte? , e 'I Principato di Ca- puti . Prova dunque 1., che e (Tendo ancora in piedi Capua vecchia^ fu edificata Sicopoli circa V anno 827. da Sicone morto nell' 833. 2. che effendo quella in- cendiata , da Landone , e Landolfo Vefcovo, e da alfi fratelli fu nell' 856. edificata Capua nuova . . Di Capua vecchia parlafi ancora lungamente ( p. 318. ), e di iua varia fortuna. Con quella occafione ragio- na il N. A. dell'anfiteatro, e quindi del luogo det- to Berelais, Btrolafis , e volgarmente li Vorlefci . Il Mazochi ( per lafcure le altre etimologie qui efpo- fte di quello nome) la deduce dalla voce Unghera Var , e Alt , o Oh , cioè Città vecchia ; il Pratilli per lo contrario la vuol voce Longobarda , che li- gnifichi Città nuova . L'autore (p.348. e fegg.) la trae dalla voce Arabica Bit al as , che fignifica ar- cetn fortem , amphitheatrum munitum ; è maravi- glia , perchè allora falò cominciò quello nome ad ufarfi , quando i Saracini feorrendo la Campagna , la Puglia, e la Calabria incendiarono Capua.

Seguono airi errori del Pcrfirogenito nel capo xi 11. E prima fallo fi moftra , che Napoli forte il Preto- rio de' due Patriy , che fi mandavano dall' Impera- dore di Cnft mttnopoli . Secondariamente falfo efTerc, the a' Greci non reltaflTc dopo la venuta de' Longo- bardi , che le fette Città marittime, Otranto, Calli'

poli,

D'Italia Liz. i. Cap. x. 261

polii Rufanno, Napoli, Gaeta, Sorrento, e Amalfi. Anche il Pellegrini notò quell'errore del Poifiroge- nito, ma un'altro falfamente glie n'attribuì d'aver divifo il Ducato di Benevento in due Temi , di Lombardia , e di Calabria , quand'egli' folo diftinfe il Tema della Lombardia da quel di Sicilia , nel quale la Calabria inferiore fi comprende , la qual Calabria non è altro, che l'odierna. Sino dal vii. fecolo fu a' Bruzj trafportato il nome di Calabria; e per occafione di quefto notanti (p. 378. e fegg. ) altri errori del P. Beretta , e cofe accadute a Be- nevento fi narrano.

Nel capo xiv. continuan le cofe di Benevento nell' attedio fattone dall' Imperador Co/tante, tratte dagli atti di S. Barbato . E prima l'autore rifiuta coloro , che vogliono idolatri i Beneventani fino ai 663. Indi entra a lungamente difeorrere della fa- mola Chiefa Sipontìna di S. Michele . Antichiftìma , e certa per le tavole Ecclefiaftiche è la memoria di quefta apparizione . Monf. Sabbatmi afferma , che documento più antico del Calendario Napoletano del ix. fecolo non v' abbia di quella apparizione . Ma egli s'inganna, come con chiare teftimonianze più antiche prova il N. A. (p.450. ). Ma la ftoria di quell'apparizione fino a' tempi $ Adone era già interpolata. I principali errori, che l'Autor trova, e confuta nella ftoria datane da Adone nel Marti- rologio fono 1. di metter Siponto in Campania fi» nibus, in vece d' Apulia . 2. che '1 mante Gargano , prenderle il nome da un Gargano colà venuto , quando fino da più rimoti tempi dell'antichità era noto fotto quefto nome, dicendo Orazio 1.2. ode ix.

R 3 Aquì-

i6z Storia Letteraria

Aquilonibv.s

Querceta Gargani laborant

III. Nel mettere tra' Napoletani , e Beneventemì una guerra , che fu tra' Napoletani , e Sipontini . Peggiori cole s'aggiunfero dopo Adone , come di- moerà il N. A. ( p. 410. ) Ma quanto alla guer- ra tra' Napoletani , e Sipontini , conciofìachè i Sipontini fofler Criitiani , non farebbe ella d'alcun» maraviglia, vero foffe quello, che Giannone fcri- ve , Napoli^ ficcome tutte le altre Città del regno , efTere (tate fino alla fine del iv. fecolo univerfal- mente Gentili . Ma 1* Autore primieramente mo- fìra , che '1 Pellegrini in vano fi reca dal Giannone come del fuo parere ; poi fi rifiuta quefta a' Napo- letani poco equa opinione ; perchè Napoli fino da* principj della Criftiana Religione ebbe Vefcovi » Clero, e Popolo Crifiiano ; ebbe ancora, mafiìma- mente in tempo di Coftantino, Chiefe . Rifpondefi poi alle ragioni del Giannone. Crede bensì l'Autore (p455« ), che la guerra, della quale fi fa menzione negli attr dell'Apparizione di S. Michele, apparten- ga all'anno 647., in cui i Greci tentarono d'entrare nella Grotta del monte Gargano, e furono da Gre- moalde Duca rifpinti . Abbiamo in quello fletto ca- po la Cronologia de' Duchi di Benevento . Eccola .

Zotone 571. muore 591. Arichi 591. 640.

A jone un anno, e mefi 5. Rodaldo anni 5. fino al 646. finito Grimoaldo 647. fino al 661. , in cui avanti il mefe di Luglio diventò Re

l'unendo alle cofe di Napoli , nel capo xv. fa vedere > il

D'Itali a Li b. i. C Ai», x; i«5j

il N.A., che l'attedio di Napoli , da alcuni fcrittori Na- poletani attribuito à' S ar acini ^ fu fatto ài Longobar- di nel 581. Similmente nel capo xvt. dimoftra, che Ja guerra fatta nel 788. fotto Carlo Magno tra* Longobardi uniti a' Franchi, e i Greci, e i Napole- tani, feioccamente da alcuni fi riferifee aSaracini . In quello capo prova , che la lettera di Papa A- driano (n. 64. Godic. Carol.) non all' anno 780. co- me il Cointio , e'1 Pagi credono , ma al 787. ap- partiene; fcuOpre uno sbaglio del Muratori, il qua- le confufe Teodoro Pretore di Sicilia con Teodoro , o Adelgifo figliuolo del Re Deftderio , difputa del culto di S. Agnello ( p. 508. e fegg. ), e quando in Protettore fia flato prefo da' Napoletani . Ne) ca- po xvii. abbiamo le cofe della Campagna , e del Ducato di Benevento fotto Arieti it. Òuca di Be- nevento , Agilulfo Re de' Longobardi , e S. Gregorio Magno Pontefice.

Nel capo xviii. provali, che nè'l Vefcovo d'O- tranto, né quel òiBari, altro Vefcovo del Re- gno fu fotto f impero di Foca dal Patriarca di Co- Jìantinopoli onorato col titolo d' Are ive / "covo contro Giannone (lib.q. c.ult.p.zgo.) . Con quella occafio- ne (P.56J.) contro il V.Beatdli copiato dell' Ugel- li efamina l'origine dell' Arci vefeovado di Bari. E prima fa vedere, the Gervafio fottofencto nel Con- cilio di Sardica nell' anno 547. dal Beattlli pollo come primo Vefcovo di Bari , non di Bariera, ma di Berea nella Macedonia , e non Gervajio , mtG«- ronzjo diceafi . Rifiutafi poi l'afferzione del Beatil- li , e àzW'Ughelli , che Epifanio Patriarca Cojianti* nopolitant (orto Felice tv. Papa concedette a Pietri Vefcovo di Bari il titolo d' ArcivefcoVo . Patta quin- ci T Autore a difeorrere della traslazione di S. Sa- bino di Canofa , e della vira di lui fcritta per co- mando di Pur* pur Vefcovo di Canofa , e quivi

R 4 cor-

2^4 Storia Letteraria

corregge alcuni errori del Bollando. Efamina appretto Cp.583. )^n Diploma di Leone III., nel quale fi di- ce il Monafiero Cupetfanenfe di S. Benedetto da' Sa- ratini , e da' Greci dillrutto prima dell' 875. , che penta XVghelli (T. 7. Irai. Sacr. p. 72.) , e lo di- chiara per molte ragioni falfo (p. 585.). Scuopre poi molti errori dell' Ughelli medefimo.

Nel capo xix., che è l'ultimo, moftra l'Autore, che tutti i. Vefcovi del Regno di Napoli , e di Si- cilia fino a Leone Jfaurtco più volte furono (ogget- ti , come a Metropoli , alla Chiefa Romana . Lo prova prima della Sicilia , ma con altre ragioni da quelle di Giovanni nel Codice Diplomatico di Sici- lia , che egli filma molto deboli ; quindi general- mente il prova ( p. 611.) per le ftefle ragioni del Regno di Napoli . Dilcende in particolare primo a Capava , e prova , che folo nel 966. fu eretta in Metropoli da Giovanni III. Secondo fimilmente pro- va , che Napoli non ebbe Arcivescovo innanzi a Giovanni XIII.

IV. Ci fpediremo con più brevità dal fecondo Tomo

Italiese hifioria: fcriprores ex Bibliothecae Vati- canoe, aliarumque infignium Bibliothecarum MSS. Codicibus coilegit, & Praetationibus, notifque il- luftravit Jofeph Simonius Aflcmanus ejufdcm Va- ticanat Bibhothecar pracftélus ec. T. 2. de rebus Neapolitanis, & ficulis ab anno Chrifti D. adan- num MCC. Romar 175 1. 4. pagg. 600.

Queflo fecondo tomo dedicato alla Reina di Na- poli divifo è in XIV. capi. Nel primo capo dob- biamo principalmente offervare la bella feoperfa , che fa il N. A. , the il Diploma riferito dall' Ug- hellt ( T. 6. pagg. 568. ), con che Giovanni Papa a Lande no l[o Conte E/ermenfe conferma il diritto dell* ChicU di S. Maria ne conviene a' tempi $ Aùth* I.

Duca

D'Italia Lib. i. C a p. x. 265

Duca di Benevento , ne a Giovanni IV. ma aG/'»« wwni Vili, nell'anno DCCCLXXIX. Abbiamo nel fecondo capo le cofe accadute fotro Ajone Du- ca di Benevento , e fpezialmente l'efilio del S. Papa Martino. L'autore dimoerà, che non a Mifcno del- la Campagna , come dopo il Pellegrini feri ve il .Afa- ratort , ma a Mejjìna fu condotto quefto Pontefice . I quattro capi feguenti fono alcune erudite digref- fìoni fopra le cofe d' oriente. Tratta nel 3. l'autore delle dignità di Vicarj Apollolici nell' Oriente , che a Stefano commife pur Teodoro Papa , e S. Mar' tino pur Papa a Giovanni vefeovo di Filadelfia ; nel quarto ragiona di Giovanni Marone primo Vefeovo de' Maroniti confecrato dal detto Giovanni , e mol- te favole fcuopre in riguardo di quello Velcovo det- te dal Quarefmio ; anche parla di Macedonio d' An- tiochia, e di Piero d' Alexandria da S. Martino Pa- pa dannati. I principi, ed i progredì dell'Impero de' Saractni nell'Arabia, nella Siria , nella Paleftt- na, nell' Egitto , e nell' Affrica veegonci efpoih nel V. capo, e con tale occafione notanfi alcuni errori del P. Le Quien riguardò a Ciro Patriarca Aleffan- drino , e finalmente fi ha nel VI. capo una diflfer- tazione fui giudizio, ed efilio di S. Majfimo , eful- le fue lettere, (ìccomc pure fopra gli avanzamenti de' Saractni nella Libia, e nell'Affrica. Tornando poi nel fettimo capo l'Autore a' Duchi di Beneven- to ci fa vedere Sorrento invano attediato da Rodoal- do Duca di Benevento', indi ne da ( p. 185. ) le va- rie ferie de' Duchi Napoletani, che hanno pubblica- te il Traili , il Falcone , il Pr aitili , ì'efamina , e le corregge. Rigetta pure il favolofo racconto, che fanno il Beat ili i , e ì Giannetta/io riguardo a Gio- vanni Confino tiranno . Vediamo nello fiefifo capo la prima fatale invafione àé1 Saracini nella Sicilia, e la ftrage, che fece de* Greci Grimoaldo nel Du- ca-

i66 Storia Letteraria

etto di Benevento fueceduto a Rodoaldo nel 647. Ebbero un' altra rotta i Greci da' Longobardi nel 663., nel qual anno aveano a Benevento porto l'af- fedio. Di quello parlafi ilei capo Vili. Ivi mede- fimo abbiamo , còme Grimoaldo fatto Re àéLongo- bardi diede a' Beneventani per duca il fìgliuol fuo Romoaldo , e Trofemondo agli Spolettiti . Trovafi in quefto fteflb capo la ferie de' Conti di Capava da Audoaldo fino a Landolfo ftniote , e la feconda irruzione de' Saracini nella Sicilia . Fu creduto da' dotti Uomini , che i Satacini affediaflfero fett' anni Coflantinopoli \ ma il N. A. prova ( p. 225. ), che folo due anni durò queuVaftedio , cioè 1' anno 672. e 673. Della Sicilia , e delle varie colonie , che in Viverli tempi furono colà introdotte , prende l'au- tore occafione di eruditamente decorrere nel nono eapo dalla infelice fine, «he ebbe nella Sicilia Tan- no óód. una Spedizione di Cojìante Auguflo. Crede ancora egli , che nella Sicilia vertiffe dapprima una Colonia d'antichi Ferney ma non già lo prova con certe Ifcrizioni di Palermo, le quali non fono in Cal- daica lingua , ficcome opinò il Fazello , ma Arabi- the pofie dopo l'anno 832. , nel quale prefa fu da' Saracini quella nobil Città (3). Ritorna il N. A. nel capo x. a Grimoaldo Re de' Longobardi , e infic- ine favella ai Cbildmco Re de' Franchi , e di Gun- deber^a Reina de' Longobardi moglie prima d'Arto» mldo , dappoi di Rotarr . Mollra ancora , che Tafone ài Tofcànn fu diverfo da Ta'one Duca del Friuli. Il eapo ai. e ili. fono per gli Napoletani di molta importanza. l'rvafj nell'undecimo , che Coflantin* il Grande non mai fu a Napoli , e che una fola Chic-*

la

(3) Veggifi il Mufe$ Vcronefe

D'Italia Lib. i. Ca*. k* 167

fa fecevi fabbricare , la quale detta poi fu di S. Rtfli- tuta dal Corpo della Santa ivi trafportato tra 1' aa* no 770, e 789. (p. 980.) fotro Goflantino i e Irene da Stefano II. Vefcovo di Napoli* Sforzati poi l'Ali* tore di moftrare contro il parere dei Chiariff. Mato- ebi, che quefta Bafilica è diverfa dalla Basìlica Ste- faniana , così chiamata non già da Stefano IL, fna dal primo. Parta quindi a dire , che a Napoli vi fa fempre un folo Vefcovo , e così pure una fola cat- tedrale , non due , non fucceiTivamente una do- po l'altra , prima in S. Reflituta , poi nella Stefa- nia , e finalmente nella nuova Bafilica . Ma oltre alla Bafilica di S. Re/lituta altre Chiefe preten- dono in Napoli l'onore d' e fiere fiate da Goflantino fondate . Tuttavia il N. A. nel capo XII. dopo V efame delle loro ragioni, a niuna l'accorda . Seque- fio rigore di critica non piacente a' Nipnletani , pia- cera agli eruditi , quanto il N. A. in proposto della Chiefa di S. Gregorio Armeno ragiona della mortt di lui, e della traslazione del Sacro fuo Corpo. Sia- mo di nuovo nel tredicefimo capo col racconto & Ma- roniti ì i quali sforzarono il Galtfo de Sat acini a fare coli" Imperador Coflantino la pace. Altre cofe \ e de* Califi , e et' Maroniti quivi fi trattano . Vegniarriò all'ultimo capo. Il Monaftero di Farfa fu da S. Lo- renzo firo edificato, e da Tommafo ri dorato circa il 680. Ad efortazione dello (telTo Tommafo tre nobili Geneventani Paldone, T afone, e Tatone fondarono il Monaftero Vulturnefe , ma quefto non fu per tutto ciò foggetto a quello di Farfa , come per altro ferri- era, che infìnui Gregorio Monaco di Farfa . Ma la cofa piì» importante di quefto capo è la ferie de* Duchi di Benevento da Romoaldo fino ad ArichtW. molto pia accurata , che quella non è del Pelle- grini , del Caracciolt del Bianchi , del Muratori , e del Traili . Del terza tomo di quefla erudi nifi ma

©pe-

2(58 Stori a Lettera ri a

opera, che già è ufcito, parleremo in altro volume della N. I.

V. Soggiugneremo un'opera , che ha colla pre- cedente grande affinità.

Hidoria Principum Longobardorum , quae con- tinet antiqua aliquot opulcula de rebus Longo- bardorum Beneventana? olim Provincia;, quae mo- do Regnum fere eft Neapolitanum. Camillus Pe- ,, regrinius Alex. Fii. Campanus recenfuit , atque carptira illuftravit. Hac nova editionc notis, in- editis adhuc opufeulis, variifque diflertationibus , atque Peregrini vita auxit Francifcus Maria Pra- tillus. Tom. III. Neapoli 175 1. 4. pagg. 347.

Grazie a Dio , non tutti iono del rino guiio di quel Teologando , che non fi vergognò in faccia T Italia tutta di dichiarare la Storia Teologica del Marchefe Maffei un Guazzabuglio , anzi di parago- narla all' Amaats di Gaula , alle Prodezze de' Pala- dmt di Francia , agli Amori Paris , e Vienna , al Medico Grillo , al Caloandro , al Bertoldino (4), Il dotto Pratilli dedicando quello tomo alSig. Mar- chefe Maffei , e i meriti di lui colla Repubblica Letteraria rammemorando , tra 1' opere Maffeiane con diiiinta lode mentova la ,, Storia Teologica , qua divi Paulli A portoli epitlolis fedulo explicatis, ac S. Auguftini dottrina in Pelagianos , illorurnque ,, affeclas clarius explanata, Catholica* Ecclefiae or- thodoxa veritas non parum confirmatur . Quae quidem opera Vir CI. P. Turncmmius (5), nifi

u pef-

f 4 ) Migliavacca nell' infarinato pofìo al vaglio.

( 5 ) Il P. Toumemme Gefuita è flato uno de'pio dotti uomini della Francia , e prò fondamente ver fato in ogni maniera di flud;.

D'I T A L I A L I B. I. CAP. X. 269

peflimo Christiana? Reipublise (6*) mors eripuif- fer, in fuum Gallicum Sermoncm vertere, & in plures tomos diltincìim digerere cogitarat, ut quae ,, publiese utilitari plurimum conducere adfirmabat. Ora regniamo al libro . Il Pratili/ ci da fulle pri- me un'inedito Cronico de' Duchi di Napoli , al qua- le premette una erudita Prolusone, in cui abbiamo la detenzione del Ducato di Napoli , e le notizie attenenti al Codice del celebre T afuri , d' onde il Cro- nico è tratto. Un Cronico degli ultimi Conti òìCa- povi fegue appretto già ftampato dal Pellegrini; ma il N. A. gli fa precedere una molto giudiziofa dif- fertazione de primis Capita Comitibus , & Gajìaldis. Trafemondo è il primo Conte di Capova , di cui faccia menzione Paolo Diacono ( L. iv. e. 53. ); ma egli non fu attolutamente il primo Conte di Capo- va. Una genuina Ifcrizione ci (cuopre quefto pri- mo Conte .

Rogo vos omneiy qui legit Tumulum IJìum rogare Deum prò anima Adualt lllu/iris, qui fuit natus ex generi Jldualt prtmus Comes Caput.

Oltre il Cronico del Pellegrini viene appretto un breve Cronico degli detti Conti di Capova da Codice de' PP. Benedittini di Capova incominciato da Mauringo Monaco Cajfmefe nel x. Secolo, e poi da Altri Monaci continuato fino al xii. AI Pratil- lt il dobbiamo , il quale hallo innoltre di buone annotazioni corredato. Segue una differtazione del- lo fletto Pratilli de Ludovici lmp. Auguri Capti-

vi-

(6) Manca per negligenza dello ftampatore fa» toy o cofa fimi le

: ^

270 Storia Letteraria

vitate . Prova egli , che que(t' accadde 1* anno MCCCLXX. , e che la colpa non fu de' Beneventani ingrati ali' ajuto dall' Imperadore preftato loro con- tro i Sarac'mi . ma piuttofto ob uxorit fu* infolen- tiam , come fi ha nel Cronico Cinglenfe . Importan- te è pure un altra diflertazione , che fa il N. A. de nova Capute extru&ione . Di diottra in e fifa pri- mieramente, che i figliuoli di Landolfo fintare Con- te dt Capova inraprefero di riedificare Capava l'an- no DCCCLHi. 2# . cerca (e la nuova Capova fab- bricata fotfe nel fifo medefìmo , in cui ella è al prefente locata ? I Capitolari de' Duchi Longobardi di Benevento già erano (lati dal Pellegrini medi a luce. Il N. A. ce gli ha dopo la detta diflertazio- ne riftampati , ma con ordine Cronologico , e co» le fue annotazioni. La diflertazione de Libarla, che il P ratilli ioggiugne, è di gran pregio . Perciocché ci vengono qui aflegnati con molta precifione i confini di quefto paefe , fi rifiutano alcuni erro- ri del celebre P. Beretta nella Tavola Corografica dell' Italia , e la cagione fi fcuopre , onde poi detto fu quel tratto terra dt Lavoro. Molte altre cofe con tengonfi in quello volume, cioè 1. un Cronico d' Ar- nolfo Monaco già pubblicato dal Tafuri , ma qui corretto , ed illullrato con note . 2. il frammento d'iftoria d'un anonimo di Benevento, che il Pelle- grini avea dato alle {lampe . 3. Turatili principum aliquot Longobardorum con addizioni del N. A., tra le quali degna d' eifer qui riportata ne pare quefia per un Cattolico importante Iscrizione trovata l'an- no 1720.

HIC

D'Italia Li b. x. C a r. x. 271

HIC REQVIESCIT IN SOPNO PACIS. AGELPERGA ANCILLA CHRISTI. QVAEVISCIT AN. PL. M. XVIII. CREDO DEVM PATREM. CREDO DEVM FILIVM CREDO DM SPIRITV SANCTV CREDO Q.NOBISSIMO DIE RESVRGAM

4. Tumuli Ducum Neapolis con altre giunte del» Jo {re(To Prattlli , come per efempio, 1' epitafio di Teodoro Confole già riportato dal Mobiliane ( 7 ) nel diario Italico . 5. Epijlola Leoni s III. Pont. Max. ad Carolum Magnum Imp. de irruptione Sara- ceno™ m in Gracos fub Anthimo duce Neapolis an. dcccxii. die VII. Sept. tratta dall'edizione del Labbé '. Potrà ognuno di per dal fin qui detto raccorre, quanto util libro ila quefto, fenza che noi più oltre il raccomandiamo con noftre lodi .

VI. La Città di Fano ha avuto uno Storico , che le farà fempre onore.

Memorie iftoriche della Città di Fano racco!- te, e pubblicate da Pietro Maria Amiani . Fa* no 1751. f. nella Stamperia di Giufeppe Leonar- di T. 1. pagg. 442. T. 2. pagg. 356. fenza le prefazioni, il fommario de' Diplomi ec.

Affai buone notizie fi trovano in quefli due to- mi, e altro non foffevi , la raccolta, che s'ha nel fine, d'una feffantina d'antiche Iscrizioni, di buon

nu-

(7) Piccolo errore: correggi dal Montfaucon.

272 Storia Letteraria

numero di Diplomi, e d'altre carte, rendeli molto filmabili. Riuicirà nuovo l'impegno dall'Autor pre- fo di quello confutare, che in fine della Storia del Varchi narrafi d' urr nefando infulto di Pier Luigi Farnefe al Vefcovo di Fano Cofimo Ghiri Pijìojefe . V'ha dell'altre cole non così ovvie. Ma forfè una maggior preci one farebbe (lata defiderabile , e chiarezza maggiore di Itile , la cui mancanza fen- tefi maffimamente io certi punti d'antica erudizio- ne. Alcuno ancora vorrebbe , che il degno autore fi fofle dimoftrato in certi luoghi per la fua patria alquanto rruno appalTionato (8),

VII. Ecco una Stona d' illultriflìma Città , ma fcritta con ifjinto di partito, e fenza il dovuto ri- guardo a' Nobili Signori, che con raro accorgimen- to, e con ammirabil prudenza la governano.

Compendio della Storia di )Genova dalla fua fondazione tino all'anno 1750., dove veggnnfi le

guerre

(8) A quello foverchio amor della patria quello s' attnbuifcc, che leggefi in certo luogo (T.i.p.42.) La Legge degF Imperadori Valentiniano , e Valente 9 la quale è la quinta del titolo de patlis nel Codice Teodofiano , dicefi allegata IV. Kalendas Maii Fla- via Faneflri in Secretano. Da quella fofcrizione tn- fcrifce 1' Autore l'accetto, e la dimora di que' due jfugufti in Fano , dove fuppon fatta , e fpedita la legge . Ma non fcmbra avere tal confeguenza al- cun fondamento; anzi contraria è a quella forino- la allegata , la qual dimolira , efTcr la legge al- tronde venuta , t follmente nel]? allegazioni dal- le parti prodotta al Tribunale di Fano , dove rì- fedeva ir Conjnlare del Piceno , a cui erta è infat- ti dirizzata.

Italia Li e. i. Cap. t. 273

i, guerre intraprefe daTuoi cittadini per la confer- vazione , e difefa delia Liberta fino alla pace ,, d' Aquifgrana: variazione di governi: Iitituzione de" Magilirati : fondazione di Chiefe , e delle pub- j, bliche fabbriche, e tutto ciò, che può defiderarfi per a?ere una perfetta cognizione delle getta il- luftri di detta inllgne Metropoli, divifo in due tomi. Tomo 1. in Lipfia (9) a fpefe de' Bene- j, fattori l'anno mdccl.

Continuazione del Compendio della Storia di Genova dall'anno mdcc< all'anno mdccl. , dove oltre le memorie iitoriehe di detti anni contieni! una fedel narrazione della rivoluzione fucceduta del 1746. contro gli Aulkofardi , e continuali la confutazione della diatriba di Gio: Giacomo Rehinard imprefla in Francfort all'anno 1746.

Qual che lìa l'Autore di quefto Compendio (io), non può negarfi , egli moftra d' avere avuto mano in varj archivj , e. fa molto bene promuovere le ragioni della fua Patria, ma non doveva tanto efal- tare il popolo a depreflìone della Nobiltà . Il fuo metodo è anzi da annalilta, che da Storico.

Vili. Con una lettera genealogica porremo fine a quello Capo

Lettera ottava del P. Maeftro D. Fedele So!- dani Priore di S. Maria a Rig.nalla contenente ,, un' Iftortetta genealogica delia Famiglia di Sol- dano da Poppi fcritta all' Illultriflfimo Sig. Abate Ottaviano Bonaccorfi eruditismo Gentiluomo Fiorentino. Lucca 1751. 4. pagg. 40.

Non

«*> 1 11 1 . . » .1.

( 9 ) Sofpettano alcuni , che quella Lipfia fia Maffa di Carrara .

(io) Credei!, che l'autore Ila uno nominato nel fecondo tomo (£.278,;.

S

*74 Stori a Letteraria

JsJon Vana ambizione ha moiTo il celebre P. D, Fedele Soldati Monaco Vàììombrofano a fttndere qudta Stonètta genealogica di (uà- nobil famiglia , ma la mera necelf.ti d'una giudi difefa ( p. ^. ) . Quefta lettera è piena d'erudite notìzie . Noi non re Icegliamo, che quella , la quale può efltre più a genio del pubblico. Quefta è , che il bravo Au- tore dall'Archivio della Badia di Ftfènzt ha tratto a luce ( p. 8. ) il folenne contratto d' affoluzione dal- la {comunica, che incorfa avea il Comune d'Arez- zo, perchè Piero Saracino (p. io.) nel principio del- ia Tua Podefteria avea rapito alla Cattedrale Areti- na le Cartella d' Atborcro , e di Slguleéo , e di più correrti avea gli uomini di qué' Gattelli a ferverli Cittadini d' Arezzo , ed a predar giuramento di fe- deltà allo fletto Coniane . Poco1 meno d' un rhefe avanti che Maeflro Zaccaria Cappellano, e Legato del foromo Pontefice alTolveffe dalla détta Scomu- nica la Città d'arreso , cioè a' io. Marzo del 1236. , elTendo Podellà d' Arezzo il Marchefe Cavalcacene reftituì quel Comune alla Cattedrale i tolti Cartel- li, promettendo innoltre di reftituirle i frutti fino a quel tempo da erto tratti , e liberò gli nomini dal predato giuramento di Cittadinanza. Tanto ab- biamo da 1 linimento , che il N. A. dall' Archivio de' Canonici d' Arezzo ha ricopiato ( p. 11. ) . A che, diradi, portare fi fatti dromenti? Eccolo. Nel primo trovanti nominate oltre a dugentó perlonc della Città d' Arezzo , che 1' Autore in fei Gladi molto acconciamente dirtingue . Ora nella Seda , nella quale comprefi fono i Militi , o Signori d' Arezzo , leggefi Dominus Soldanus . Ebbe Soldano due figliuoli ( p. 25. ), uno Monalduccio nomato , dal quale (embra , che dilcendano i Vifdomini cP Arezzo oggi efiftenti, l'altro chiamato Spreca , il eguale ù rimafe in Poppi , dove per cagioni di guer- ra

D' Italia Lib. i. Cap. x. 275

ra de? Fiorentini cogli Aretini comandava coli' altro Fratello Monalduccio , e prefe a Tua donna Baldi- no di Martellino di Vigluccio di- Martello da Spru- gnano , da' quali deriva la nobil famiglia Mandimi Kdella Cervia di Firenze . E qui faremo fine a dire di quella lettera , nella quale il P* Soldani , oltre il fuo particolare interefTe di far Vedere, la fua Fa- miglia eflere P unico rampollo degli antichi Vifdo- tnini di Firenze , grandemente dirrtoltra la fua già nota perizia negli (tudi di genealogia -

CAPO XI.

Storia Letteraria.

I. À Bfeiamo avuti i foliti tomi delle Novell*

jt\. Letterarie V'iniziane , e Fiorentine . De[ Giornale di Rema non fi è veduto , che il compi- mento dell' anno 1750. Reftammo nel tu. Tomo della N. I. (p.486.) all'articolo XXIV. del mele- di Luglio. Eceo gli articoli, che feguono

Àrtic. XXV. ( p. 225. ) Olfervazioni fopra il ,, fale della Creta con un faggio di produzioni na- turali dello fiato Sanefe del Dottor Giufeppe }, Baldaffarri ec. Siena 1^50.

Artic. XXVI. (p.229.) Venus Phyfique. Pre- miere Partie contcnant una diflerration fur l'o- rigine des hommes, & dei animaux.

,, Artic. XXVII. (p. 247.) Continuazione della Lettera del P. Ruggiero Bofcovich della C. di di G. al Sig. Abate Angelo M. Bandini.

Artie. XXVI II. (p.257.) Annali d Italia ec. ,, compilati da Lod. Ant. Muratori T. XI.

Artic. XXIX. ( p. 277. ) Continuazione della Lettera del P. Ruggiero Bofcovich.

Artic. XXX. ( p. 282. ) De Monetis Itali*

S - -2 Va-

r]6 Storia Letteraria

Variorura illuftrium Virorum DifTertationes ce*

Philippus Argelatus collegit ec. Mediolani. 1750.

» Artic. XXXI. ( p. 289. ) Continuazione

dell'articolo XXV III. Annali d'Italia ec. Tom.

XI.

Artic. XXXII. (p. 307.) Continuazione della lettera del P. Ruggiero Botcovich.

Artic. XXXIII. Obfervatio Eclipfis Lunae die 19. Junii 1750. in Collegio Anglicano Romac habita.

Artic. XXXlV. ( p. 325. ) OflTervazioni fopra ,, un'antico Colombario Scoperte nella via Salaria Vecchia verfo il fine dell'anno 1750.

,, Artic. XXXV. ( p.341. ) Annali d'Italia ec. T. xii.

* Artic. XXXVI. (p. 361.) Annali d' Italia ec Continuazione dell'articolo precedente.

Artic. XXXVII. (p-377-) Lettera latina fcrit- ta da Oxford. Math. Mano M. D. fui libro del- la Nuova Storia Naturale dell'Uomo.

Indice degli Articoli contenuti nel Tomo del Giornale de' Letterati del mdccl.

Il volume intiero ha quello titolo

Giornale de' Letterati per l'anno mdccl.

Roma 175 1. 4. pagg. 386. Senza la dedica all'E- minentiflìmo Sig. Cardinale Valenti.

II. Il Gavelli a Pefaro continua la fu a traduzio- ne delle celebri Memorie di Trcvoux . Anche in Venezia fi profegue il Magazzino Univerfale . Ne abbiamo per queiìo noftro Tomo da efporre due Numeri.

Magazzino univerfale aperto per /' utilità , e per il diletto di tutti in Venezia Fanno 175 1. preffoAn» tomo de Ca/ìro . Secondo Numero 8. Continua la numerazione delle pagine del precedente Numero dalla pag. 169. fino alia pag. 374.

Ri-

D'Italia Lib. i. Cap. xi. 277

Ricordini! i Noftri Leggitori , che quefto Ma- gazzino è indiritto a fare all' Italia note le ope- re, e le fcoperte d' oltramonti . Le materie, delie quali parlafi in quefto numero fono le feguenti . I. Storia della Terra ( p. 169. ). Il libro poitumo del Chiarifs. Leibnitz ftampato a Goettinga da Cn- Jìiano Ludovico Scbeid 1' anno 1749. col titolo Pro- togea% o fia, de prima facie Telluri* , & anttquiflì* ma vejìigìis in ipfì* Natura monumenti* , è il prin- cipal libro di quelto articolo. 11. della figura della Terra ( p. 175. ) . Si da 1' eftratto delle Offerva- zioni fatte nel Perà da' Signori Bouguer , e de la Condamine fopra la figura della Terra, ni. de' Terremoti ( p. 181. ). Si comincia dallo fpavento- fo Terremoto feguito nel Regno di Valenza l'anno 1748. \ fi pafia poi a Terremoti di Francia , d' In. gbìlterra, di Svezia , di Germania, dell' affrica, e dell' America, iv. ( p. 194. ) Del mare , e prima del Muffo, e rifluflb , e d' alcuni libri ufeiti &d ef- plicare così diffidi fenomeno ; indi dello fminui- mento delle acque marine, v, ( p. 206. ) Innonda- ztoni. vi. ( p. 212. ) Acque minerali , e Bagni . vii. Storia Naturale in genere. Di molti libri fi ragiona in queft' Articolo , e fpezialmente della diflertazio- ne d' Ifacco Bibergio de Oeconomia natura ufeita in Vpfala 1748., e della Storia Naturale del Signor Hill, ftampata in Londra, vi 11. ( p. 226. ) Del Regno Minerale; e qui abbiamo un breve raggua- glio della Mineralogia , o fia della introduzione al- la Storia del Regno Minerale pubblicata 1' anno 1747. in Stockolm da Giovan Gottefcalco Vallerio. IX. C p. 229. ) delle Terre . Hifloria naturali* Ter- ™ru™ , feu Terra ex regiis Augufìorum cimeliis Vrefda conditi* , qua* digejjìt , deferipfit , illujiravh D. Cbr. Gotti. Ludwig ( Lipfia 1749. ) è l'opera, della quale in quelV articolo fi da ragione . x.

S 3 (p.231.)

278 Storia Letteraria

( p. 231. ) Delle Pietre . Qui fpicca la bella edi- zione della Storia di Teofraflo delle Pietre con una traduzione Inglefe del Sig. Hill dianzi mentovato , in Londra 1748. XI. di Sali . XII. del Salnitro. XiU. deli' A mèra Gialla, xjv. della Nafta Perfiana. xv. di' Carboni di terra, xvi. à<\X Antimonio . xvii. della Calamita, xviij. delle Calamite artifiziali. xix. delle Miniere. Se ne difeorre a lunp.0 (p.251.) e in generale , e in particolare fecondo i varj pae- , ove (e ne trovano, xx. delle petrifìcazioni . Tta libri, de' quali fi rende qui conto ( p. 267. ), no- teremo il Seguente di rinomato Scrittore . Alberti Kittert fuplementum fcriptorum fuorum hijiorico pi)y- ficorum , cum jyllabo Fojjìlium Carlsbuttenfium , Helmfiadii 1748. xxi. del Regno Vegetabile , fui quale riferifeonfi ( p. 247. ) le notizie per ordine di Paefi , cominciando dall' Alfazia , e dal libro di Francefco Baldaffarre de Linden intitolato Orto A- fatico, e conducendo poi i lettori fino in Germa- nia . Ma oltre gli eflratti de' libri s' inierilcc in queft' articolo ( p. 505.) una bella lettera d'un dot- to Naturalità Sulle Muffe- . xxu. degli Ammali. E' da notarfi , che fi confuta (p. 308.) una ftra- na opinione del Sig. Roberto Douglas , il quale nel 1747. pubblicò in Londra un curiofo libro So- pra la generazione del calore negli animali . Ma vienfi poi alle varie fpezie degli animali . Del Ri- noceronte fi parla ( p. 312. ) a lungo tra quatru- pedi . Degli uccelli fi accennano varj libri, e in- fine ( p. 325. ) fi da una lettera (entra da HaJa di Madgburgo fopra un Canarino virtuofo , e An- golare ; de' Cocodnlli difeorrefi appretto lungamente ( p. 322. ). Finalm nte ( p. ^j. ) la grand' ope- ra del Sig. Jacopo Teodoro Klein Segretario della Repubblica di Danzìca in più tomi, cioè bijlori* Pi- Jcium natutalis promovenda da all' autore occafio-

ne

D'Italia tra. i. Cap. xt. 170

ne di terminare quefto numero del Magazzino con articolo fopra i Pefci .

III. Per fimil modo daremo l'eftratto del terzo numero , il quale dalla pag. 377. arriva alla pagi- Da 332. Seguita ancora in quefto numero il trattato degli animali. Vi fi parla ( p. 577. ) degl" infetti , e riguardo alla migrazione degl' infetti alati ci Ci da ( p-383. ) , quanto il dotto Filippo Corrado Fa- brizio ne fcriffe nel primo tomo della fua Pelino- Teologia . ( p. 390. ) Le in va fioni delie Locufle fi deferivono apprettò fecondo i varj paefi , che nefu- rono devaftati . Delle Conchiglie prefetto il Sig« <$ Aubenton nel 1743. all' Accademia di Parigi una Memoria , o Scrittura , della quale abbiamo qui ( o> 402. ) un fuccinto ragguaglio. Di tante opinio- ni de' Filofofantì fopra l'origine delie perle non è (tato contento il Dottor Gianpiero Everbard ; dted* egli nel 17^0. a luce in Ala un trattato*, nel qua- le foftiene ( cap. v. ), le perle edere una fpezie d'uo- va immature, che fonolì fiaccate dall' animale . li N. A. ( p. 405. ) fa l'analilì di quefto trattato, e- poi ci preferirà ( p. 407. ) una Lettera d'un fu© amico, il quale dell'opinione dell' Everbard da molto ravorevol giudizio. Altre notizie ci fi danno (opra le perle , e poi fi patta ( p. 414. ) a certi animali {ingoiati . Importantifììmo è il lungo artico- lo ■( p. 418. ) della mortalità delle beftie a corni Perciocché oltre la loro Storia abbiamo qui la de- tenzione de' rimedi da' dottiflìmi Ftfìci in tali oc- cafioni tentati in varj paefi. Ancora di mali epide- mici de' cavalli fi tratta ( p. 440. ) dall' Autore # anzi pure de' mali tra' cani . L' articola , che fegue ( p. 442 ) della Caccia , fi comincia dal riferire ( p. 444. ) un1 infigne opera nel 1750. pubblicata in Altenburgo da Giorgio Cnjìiano Kteyfig . Quelto il titolo . Btbltotheoa Scriptorum Venaticorum , conti-

S 4 tens

s3o Storia Letteraria

»tns auBores , qui de Venatione , Sylvis , autupio , Pifcatura , & aliis eo fpeSiantiùus commentati funt„ Terminate le notizie appartenenti alla Storia degli Animali viene l'Autore a quelle della Tifica , che riguarda le vicende della noftra Atmosfera , e la Jloria del noiìro globo. Nel che primieramente ( p. 452. ) fotto il titolo di Cofmologia parla egli di due libri , uno de' quali e una nuova teoria dell' univerfo in Londra Rampata l'anno 1750. da Tom- wnafo Wrigbt di Durham , l'altro è il faggio di Cof- mologia del Sig. di Maupertuis Tanno fieno pubbli- cato a Berlino. ( p. 456. ) Poi in particolare ragio- na del fuoco, e d'un libro fu tale argomento del dian- zi mentovato dottore Eberhard ( p. 458. )„• delle vi- cende dell'aria ( p. 483.) ,<i' alcune mereore ( p. 490. ), de' vapori , del regno dell'acque ( p. 499), e di- fìintamente del ghiaccio ( p. 503.)- Noi ci ralle- griamo di*cuore di bella , e giudiziosa raccolta di letterarie notizie oltramontane ; e tanto più ci rallegriamo , perchè falfa fappiamo edere la fparl» voce , che l' inlauda morte del Sig. Gnandaniello Bayfel primo Autore del Magazzino doveflergli metter fine. Un altro Magazzino s'è cominciato a Livorno , ma con troppo diverfo gufto , e non tanto per gli letterati uomini, quanto per gli ozio- fi, e sfaccendati , che voleflero pure qualche ora dare alla lettura d'un piacevol libro . Vienci fatto iperare , che quello Magazzino prenderà miglior forma ; allora ne parleremo più lungamente.

IV. Ad altro genere di Storia Letteraria vol- giamo la penna . Le Biblioteche , o i Cataloghi de' libri , e (pezialmente de' Manofcritti , che in alcune librerie fi confervano , fon quello utiliflfimo genere di Storia Letteraria. Quindi merita molta lode il Sig. Dottor Lami , il quale continua a darci il Catalogo della celebre Libreria Riccardiana . In

quclY

D'Italia. Lib. i. Cap. ix. 281

quefT anno egli ne ha pubblicata la fetta decade , nella quale oltre il piacere di conofcere molte opere finora ignote, fi ha l'altro maggiore di ve» dervene interamente inferite alcune più brevi non ancora mai edite . Quefto Catalogo non più fi fìamperà in Firenze , ma a Livorno . Quando ne avremo l'edizione compita, ne parleremo più lun- gamente. Molto ancora dovremo dire della Biblio- teca mano fcritta de Canonici Regolari Lateranenji di Fiefole , quando farà a debito fine condotta. In- tanto abbiamo dal P. Antonio Pallavicini il dife- gno di quefta utiliffima opera.

Summa Bibliothecae Manufcripta? Fefulanae ., Ganonicorum Regularium Congregationis Late- ,. ranenfis ab cjus auclore Antonio Pallavicini No- varienfi ejufdera Congregationis Canonico erudi- tis viris.exhibita. Fiorentine 1752. 8. pagg. xxxv. In quefio piccol faggio ci da il dotto P. Palla- vicini primamente una giufta idea dell' opera , e del modo, con che vuol trattarla . Quefto è, deferivere accuratamente il Codice, notandone il numero, e a luogo a luogo aggiungere annotazioni , o anche brevi dilatazioni, fecondo che richiederallo il bi- iogno; ma fopra tutto le cofe inedite dalle ftam- pate feparerà , e quando le inedite fieno brevi , come lettere, e fimiglianti opericciuole , pubbliche- ralle. Non può effere meglio concepito il difegno . Segue in quello fletto libricciuolo 1* Elenco de'Co- dici MSS. , de' quali ci darà ragguaglio quella nuova Biblioteca . Son elfi excvi. , e non meno di lxx. ne mancano nel catalogo , che della Bi- blioteca di Fiefole ci diede il Montfaucon nella fua Biblioteca delle Biblioteche . Da quefio folo già ap- pare l'utilità dell' opera a noi promefTa .

V. Un altra più copiofa Biblioteca abbiamo avnto dal P. Zaccaria Gcfuita,

»Bi-

282 Storia Letteraria

Bibliotheca Piftorienfis a Francifco Antonio ,, Zacharia Societatis Jcfu Presbytero defcripta » inque duos libros diftributa , quorum prior ma- nufcriptos trium , pra:cipuarumque Piftorienfium Bibliothecarum Codices , pctterior Pitlorienfes Scriptores compleditur , cum duplici appendice , una vererum, altera recentium, utraque inedito- rum ha&enus , pra?itantiumque monumentorum . Auguttae Taurinorum 1752. f. pagg. 378.

Nel parlare di quell'opera dobbiamo primiera- mente a nome dell' Autore apprefentare al pubbli- co, che in quella edizione fatta in fua lontananza fcorfi fono notabili errori , ed anche ommiltìoni importanti per colpa , di chi o non ha curate , od ha fmarrire alcune cartucce , che erano attaccate al margine . Nel frontefpizio medefirno dopo le parole ineditorum bacienus mancano queiV altre oue maximam pattern, colle quali fignificava l'Autore non eflfere già tutti inediti i monumenti da lui podi nelle due appendici, ma fibbene per la mag- gior parte . Altri errori , che riguardano il primo libro , fi noteran poco appretto . Ne aoceneremo alcuni più importanti feorfi nel fecondo libro •; del quale ci riferbiamo a parlare più a lungo nel to- mo feguente. Nella Prefazione è flato con foramo difpiaccr dell' Autore tralasciato tra' letterati viven- ti il Chiarifs. Mons. Giacomelli, che poi in alcuni efcmplari è (tato aggiunto a mano. Al nome Fab- troni (Caroltts Auguftinus) manca una lunga ag- giunta fopra quello mfigne Uomo, e poi Cardina- le celebratiffimo , e così pure a qualche altro. Ma quelle mancanze faranno fupplite nelle copiofe giunte a quella Biblioteca, che faranno polle alla fine degli Antedoti, i quali ora pure in Tonno fi ftampano; ivi pure faranno tolti due viventi, che l'Autore fidatoli d'una Relazione, di chi forle non

bene

D'Italia Lib. i. cap. jx. 283

bene intefe la domanda fattagli , credette morti , cioè il Marcbefe Cartoli , e'1 Sig. Bramanti, e in vece d'eflì altri faranno aggiunti a lui sfuggiti . Intanto prega per noftro mezzo l'Autore i Signori Pìflojefi , ed altri letterati , che degnin fi a tempo comunicargli le opportune notizie, onde arriccili re le fue giunte, niente più defiderando egli,' che d'il- luftrare la Storia Letteraria d]una Città , la quale è (lata fempre feconda di fvegliati , ed acri inge- gni . Le Biblioteche fono per medefime un tal lavoro, che fempre da luogo a nuove notizie, ed a fuppliraenti ; quanto più quella Piftojtfe , della quale l'Autore ha pretefo di dare folo un faggio , onde animare i Signori Pijìojefi ad intraprènderne una piena, e perfetta . Ma diciamo qualche cofa del primo libro, che il N. A. ha meritevolmente dedicato al gran Mecenate de' Letterati Sig. Card. Quirini . Niun maraviglili , che in quello libro , nel quale vienci dato il catalogo de' Codici M S S. delle priocicipali librerie, e degli Archi vj di Pifto- ja, non fi nomini la bella Libreria , che. a pubbli- co vantaggio di quella Città lafcio a' Padri dell* Oratorio il gran Cardinale Fabòroni. Perciocché è bensì quella Libreria e magnificamente ornata , e d'ottimi libri provveduta, ma de' MSS. da alcu- ni moderni in fuori, a quel che fappiamo, è man- cante. Ciò polio (il che a torre ogni finiftro giu- dizio voleafi avvertire ) di tre parti compollo è quello libro. Nella prima fono noverati pochi Co- dici , i quali confervanfi nel fegreto archivio del Vefcovo di Ptftoja . I più importanti fon due , cioè un Paffìonano , dal quale l'autore ha tratto un proemio in verfi , che manca alla vita di S.Sri- gida pubblicata da' Dottiflìmi Bollandtfti , ed una Collezione di Canoni in 183. capi divifa , e feru- ta nel xii. Secolo, in maggior numero fono i

Codi-

284 Storia Letteraria

Codici dell'Archivio Capitolare, de' quali intrapren- de l'Autore il novero nella feconda parte. Perchè l'ha egli divifa in più capi. Il primo capo desi- nato è a' libri della Santa Scrittura (p. 3.) , ed a fpofizioni, e Catene fu quefti venerabili libri . Tra quefti fi trova una gloria (opra il Salterio. V Au* tore ne dava un piccol faggio , ma o il copifta ,

0 lo Stampatore ha avuto la bontà di lafciarlo . Seguono nel fecondo capo ( p. 8.) i Padri. Il Co- dice più eccellente è quello de' Sermoni di S. Zc* none fcritto nell'undecimo , e forfè anco nel deci- mo Secolo . Sono ancora molto confiderabili ( p. 9. e io. ) quelli di S. Girolamo , di S. Agojlino , di S. Ifidoro (per altro la relazione del codice , nel quale fono più opere di quello Santo (p. IJ.), mu- tilata è nella ftampa ) , e di Brunone Segnienfe .

1 Codici de' Concili , e de' Canoni fono nel ter- zo capitolo noverati . Degniflimo d' elfere oltre ogni altro rammentato è il Codice xiv. ( p. 18.), nel quale abbiamo una raccolta di Canoni non più veduta, e d'autore feonofeiuto . Da quello Codice più cofe ha tratto il Chiarifs. P. Man/i per gli fuoi fupplìmenti & Concil} . Qualche giunta fi farà dal N. A. riguardo a quello Codice , e più cofe dirannofi pure da lui fopra il Codice III. e XV., che fono fiate, non fi faperqual ragione, trafora- te nella flampa (t). Segue il Capo IV. , che ab-

brac-

( 1 ) Tra l'altre una è la feguente memoria fcrit- ta nella coperta del Codice ni. Prima vice prardicavit Florentia* Beatus Petrus Martyr in vigilia Afcenfionis in Ecclefia S. Mariac Novellai Fratrura Praedicatorum fub anno Domini mccxliv. Itcm io fello S. Simonis & Judae receflìt de Fio-

ren-

D'Italia Lib. i. Cap, ix. 285

braccia i Codici Liturgici . A' Codici accennati al numero VI. lunghiflìma ofiervazione erafi fatta t che indarno qui cercherebbefi . \\ Pontificale de-. fcritto al numero I. ha molto merito (2) , ed hallo ancora particolare l'ordine de' divini Ufizj fe- condo la consuetudine della Chicfa Pifiojefe , del quale al numero 11. fi parla (3). Codici Mifccl- lanci hannofi nel quinto capo (4) , e a quefta fe- conda parte ponfi fine col capo vi., nel quale fi noverano alcune antiche edizioni confervate nello ftefTo Archivio Capitolare . Il noto Libro del V.Orlandi full* origine della Stampa ec. vi è corret- to, ed illuftrato. Sopra i MSS. della Sapienza di Pifioja è la terza parte . Nel 1744. ftampò il V.Zaccaria negli opufcoli del Chiarifs. P. Calogerà

(T.xxx.

^ W1 MI II W I —— ^■^—W ■■ ■■! , ! «II. .1

rentia fub anno Domini mccxlv. Item martiri- zatus ed vi. Idus Aprilis fub anno Domini

MCCL.

(2) Secondo l'efemplare del N. A. dopo le pa- role ad Diaconam faciendam dovrebbefi leggere : ,, item Mifìa ad Diaconam confecrandam . In quarta hebdomada Quadragesimi agitur fcruti- ,, nium tertium , quod maximum eft inter feptena fcrutinia &c. Feria v. Majoris hebclomada» legi- tur ordo reconciliandi penitentes. Exrtat in eo- dem Pontificali &c.

( 3 ) Anche qui nella ftarnpa trovanfi errori : Un e m pio : legge fi poji tertiam major campana fernet pulfatur ,©*.... Riempiafi quefta laguna & diu . Un altro efempio : fine dalmatico , in qua , ha la flampa j ma dee leggerli : fine dalmatica , ibique.

(4) Manca al numero 1. un libro intitolato de Summo Bono, che farà rimefTo nelle giunte.

225 Stori a Letteraria

(T. XX*. p. 43?.) una lettera ài V.Lagomdrfthi fu que'fìì Còdici. Quefta lettera fi ha qVi rilìarnpata, rnà corretta, e di notàbili giunte arricchita . Del fàrtìofo Canùfiiéo Ptftojefe Soiomeno fi tratta a lun- go, e alcune lettere inedite fi pubblicano (p. 30.) riguardanti le accufe , eh' ebbe il Vefcdvo di /*/*- Jìop Matteo Diamanti . Sarebbe bella , che alcuno con occhio buco mirarTe quelle lettere , perchè moniimenti di poco onore alia memoria di quél Vefcóvo. Ma primamente non dice l'Autóre, che Vére fodero cótali accufe . Appretto niuno s' è fcandofe7at0 , che ingenui Uomini abbiano dalle Biblioteche , e dagli Archivi tratte memorie di poco decoro agli ItetTi Sommi Pontefici , non fa- rebbe ftranezza il volere, che quelle fiien feppelli- te, le quali d'alcun Vefcovo di qualche particola- re Città ci fcopnlfero men dicevoli azioni? Ma il P. Zaccaria non Ha Bifogno , che nói il difendia- mo fu quello putito, maflìmamente, che egli pie- nti di nlpetto al grado Vefcovile s'è guardato dal metter fuori l'originale procelfo , che egli ha nelle mani , f<. ritto dal SoidmtAó contro quel Vefcovo Diamanti .

VI. Al liBro foggiugné il N. A. un'Appendice di varj inediti monumenti .

t. Una lettera ( p. 60.) dell' Abate Teodemiro Benedettilo al fàmofo Claudio Vefcovo di Torino . Le annotazioni, che vi fa l'editore, moftrano l'im- portanza di quella lettera .

II. (p. 61.) La rifpolh di Claudio a Teo&omko col principio del comento dello lleffo Claudio fopn i libri de'RfP/, illuftratà da opportune annotazio- ni. Con quella lettera fi perfeziona la Storia deal* lconodajli , e la ferie delle opere di Claudio ; e , che è più, fi rifiuta la temeraria propofizione dell' A- poftata OudirtOy il quale tolfe a S. Gregorio Mapno

i Co-

D'Italia t. r. Cap. ix. 287

i Conienti, che fono tra le opere del Santo Pon- tefice (opra i libri de' , ed attnbuiJIi a Claudi* T 'orine .

III. ( p. 66. ) Novanta Canoni del Vefcovo Pellegrino^ pref) dalle Pi/iole di S. Paolo contro gli eretici de' Tuoi tempi. Chi quello Pellegrino foffe , cercafi dall'Editore, ma egli difpera di fcuoprirlo»

IV. V. ( p. 78. ) Due Catalogi de' Papi feruti ver- fo la meta del Sii. Secolo con qualche offerva- zione dell' Editore.

VI. (p. 84.) Gli atti Apocrifi di S. Zenone à^W editi in parto diverfi.

VII. (p. 86.) Un antico Calendario cavato da un Mettale dell'Archivio Capitolare.

Vili, (p.90.) Altro Calendario Pi/ìojefe($). Vi fono in quello alcune memorie marginali , che meritano a" efferé confiderate .

IX. (6.) Le varie lezioni del Martirologio d' Adone.

X. Varie lezioni del Martirologio d' Ufuardo .

La Srampa di quello libro é magnifica, e la di- vertita de' caratteri, aggiuntavi la bontà della carta, rendela veramente pregevole. Il che tanto più ci fa defiderare una maggiore attenzione e del Com- ponitore, e de' Correttori a non lafciar cofa alcuna del tefto manoferitto , e ad ammendare gli errori nella Stampa feguiti . Ma a queflo male, ficcome fi è detto, fupplirà facilmente una buona giunta , la quale fi porrà alla fin degli Anecdoti. l VII.

(5) Gràziofa è fiata la fvifta , o economia del- lo Stampatore di mutare i numeri Romani fecon- do le none, Idi, e le Calende in numeri Arabici.

(6) Non viii. , come leggefi per error nella Stampa.

288 Storia Let^teii a ìu a

VII. La Storia degli Scrittori delle Città è anch' tffa una parte della Stana Letteraria importantiflì- ma . Defiderabile è , che venga finalmente a luce la faticofa opera , che il Celebre^ Sig. Canonico Bifcioni prepara da lungo tempo; fu gli Scrittori Fiorentini. Perciocché non può negarfi , che Firen- ze tra le Italiche Città abbia Tempre grandiflimi Uomini dati alla Repubblica delle lettere. Intanto ci bafli un' opera dell' erudito Sig. Abate Bandini ora Prefetto della nuova Libreria Marucelliana di Firenze. Sin dall'anno 1748. pubblicò egli il pri- mo tomo del faggio della letteratura Fiorentina del quintodecimo Secolo. Ora egli ce ne ha dato il fe- condo volume con quefto magnifico titolo.

Specimen literaturae Fiorentina? Scculi XV.» in quo , dum Chriftophori Landini gefla enarran- , tur, virorum ea state docliflìmorum in literaria , Republica merita, Status Gymnafii Fiorentini a , Landino inftaurati , & Afta Academia? Platoni- , ca? a Magno Cofmo excitata! , cui idem praeerat , , recenfentur, & illuftrantur. Omnia ex Codicibus , MSS. Laurentianis, Riccardianis , Magliabechia- , nis, Strozianis , Ambrofianis Mediolanenfibus , & ex Archivis publicis eruit , digeflìt , notifque locupletava Angelus Maria Bandinius Academiae Fiorentina: focius. Tomus li. Fiorenti» anno

Il Sig. Bandini con quefio tomo da compimen- to alla vita del fuo Eroe Criftofano Landini , il quale, ficcome più probabilmente fi crede, morì a Borgo alla Collina in Cafentino Tanno 1504. Ma non fi (limi , che tutta la Storia ridringafi al Lan- dini. Tutta la letteratura Fiorentina di que' tempi s illuftra, e i maggior Uomini , i quali allora fio- rifero in qualche cllimazion di dottrina, ci fanno una nobil coraparfa. Perche* più tollcrabil fi rende

la

D'Italia Li è. i. Cap. xi. 289

la per (tetta eccedi va lunghezza dell 1 viti del folo Landinì in due grotti tomi; ficcom' l'abbon- danza delle buone notizie cuopre qualche errore' qua e feorfo all'autore.

Vili. D'altri Scrittori ora favelleremo. LiCon- gregazione de' Chetici Regolari di S. Pao'o volgar- mente detti Barnabiti è irata fempre fornita d'Uo- mini di molto fapere, e di molta pietà. Il P. Gra- zioli per più opere conofeiuto al mondo ha intra- prelo d' illustrare le gette de' Dotti Uomini della (uà ragguardevolittìma Congregazione . La (uà idea è di darcene le memorie in tante Decadi . La pri- ma è venuta alle nottre mani , e noi ci (limiamo in debito di raccomandarla a'noftri Leggitori.

Prallantium Virorum , qui in Congregatone *, S. Pauli vulgo Barnabitarum memoria noltra fìo- ruerunt > vita; , Don Petro Gratiolo Bononienlì i, Sacerdote ejufdem Congregationis ardore. Decas ,, prima. Borioni^ 1751. 4. pagg. 208.

E qui primieramente ci piace di dare una tavo- la Cronologica di quelli dicci illu(tri Scrittori.

tiome Cognome Patria: ISSafct fanno .Muore.

I. (p.I.) Bartolommeo Canali di Milano . 160-3.10.Dic.168t. ttt y>-2l'^GrfSorio Rofignoli di Borgo Maneri. ló^.^.Gtug.ij 15. Il}' \P'V-)Gtan»»ndrea Mazze* ài Roma. \66g.\^Mag.\-jzd. IV. {p.^Sigifmondo Calchi di Milano. 1685. 21. M*£. 1728» „l Y 70.)Raimondo Recrofi di Vercelli . i6tf.i.Ottob.ijT>z. trrV (/,I250G«fw» Niceron di Parigi. 1685. ìo.Marz. 1738. vttt y-ll6-)Pa°l° Cignani di Milano. 167 1. zó.Ottob. 1742.

VUl-KP.ili.)FrancefcoArboreodiGtttin.diPav.i.6tf.iì.Gtn.i7W4 IX. (p.i66.)Angelo Maria Rinaldi di Milano . 1685.9. Die. 174H. A. (p.l%i.)Tommafo Frane. Rotario d^Afli. 1660.l7.FeWr.1748*

Ma di ciaicuno è ora da dire.

IX. Fu uomo di fantittìma vita il C inali ; Ve» feovo di Nizza fu il Recrofi ; il Gatti nata fu pn-

T ma

\

290 Storia Letteraria

ma Vefcovo d' Alexandria , dappoi Arcivefcovo 4'i Torino a tutti Tempre di felice ricordazione , ma s?Gcfuiti maflìmamente, ch'egli con incredibile be- nivolenza riguardava ; ne noi più oltre ne diremo per iftrignerci fecondo il noftro iftituto ad alcuni di quelli , i quali per gli ftampati libri fono al mondo pifi chiari . Il P. Gregorio Rofìgnoli fratello fu del celebre Gefaita Carlo Gregorio Rofìgnoli . Un piacevol fatto raccontaci di quefto (ìudjofiflìmo re- ligioso il Grazioli . Una volta Jafciogli il fervente di camera fui tavolino due involtini di polvere d' archibufo. Il buon P. Gregorio (tanto era afforto negli ftudj) non badando più oltre , come ta- bacco forte , ne andava faporitamente prendendo ; (ìnchè dal fervente ne fu avvertito. Ma que(ta fil- iazione del P. Gregorio negli ftudj non rendevalo , ficcome alle volte veggiamo in alcuni curiofi Let- terati , fuggitivo dal conforzio degli uomini , e ni- mico dpi trattar converfevole ; anzi con chiunque andafle a vifitarlo umaniflimo era , e di piacevoli maniere. Sottenne i primi impieghi dell'ordin fuo , e per la celebrità della fua dottrina da ogni ordine di perfone ftimato era , e confultato , e maflìma- mente dal Card. Odefcalchi Arcivefco di Milano , il quale lo fi prefe anche a confeflore . Le ope- re da lui flampate fon le feguenti . I. Praxis Theologico-Legalis de contracìib'us ut Fic , Em- ,, ptione, & venditione, mutuo, & ufura, Emphy- theufi , & cenfibus. 1678., e 1719. fol. II. De j, Cambiis, & permutatione. 1680., e 1697.^ III. De focietatibus , fimonia , commodato, & depo- (ito. 1Ó82. , e 1704. f. IV. De locato, oc con- ducìo, Pignore , & hypotheca , fìdejuffione , & afTecuratione , & de Tranfacìionibus. 1683., e 1707. f. V. De fponfalibus. 1684., e 1711.fr VI. De Matrimonio pars prima. 1685. f. Pars altera

1688.

D'Italia Lib. i. Cap. xi. 291

1688. f. VII. De effe&ibus Matrimonii 1690. f. Vili. De reftitutione . 1688. f. IX. De dote ,, pars prima. 1691. f. pars fecunda 1695. f. X. De Tutore , & Curatore pars prima . 1695. f. pars fecunda 1^99. f. XI. De Sacramentis in com- muni , & in particulari . Tomi 4. f. XII. De patria potevate. 1709. f. XIII. De Cenfuris Ec- clefiafticis , opus poftumum. Due parti f. 1722.,, Tutte queft' opere con altri cinque opufcoli di di- vozione per gli giovanetti , fono (Campate a Mila- no dal Malatefti . Ne parlan con lode gli Atti di Lipfia , \\ Cotta nel Mufeo Novarefe , Agoflino Fon- tana ntW Anfiteatro legale , 1* Argelati nelle giunte alla fua Biblioteca Mtlanefe.

X. Altro infigne Scrittore della Congregazion di S. Paolo fu il P. Mazzei , il quale di Genitori Fio- rentini nacque in Roma , e poi mandato per gli ftu- dj al Collegio Romano de' Gefuiti dopo il corfo di Filofofia , e di Teologia prefe ivi la laurea dotto- rale. Era il Mazzei in ogni maniera di letteratura verfato , e nella Greca lingua , e nelle Orientali ancora avea fatti progredì laudevoli ; perchè a' dot- ti Uomini fu graditiflìmo, ficcome, quando in Ma- cerata infegnò la Rettorica, la Filofofia, e la Teo- logia , al Lazzarini , iWAlleona , al Marche Giovam- maria Baldinucci . Tra Santi Padri egli dilettava!! oltre ad ogni altro della lettura de1 Santi Girolamo , e Giovanni Grifojìomo . Ma 1' impegno fuo per le lettere non meglio fi fcorfe , che quando eflendo nell'ordin fuo Vifitatore, fifcelfe ad abitare il Col- legio d' Arpino per amore di Cicerone , del quale quel luogo fu patria , e per potere fovente andare a Sora , ch'egli con parzial occhio mirava, ficco- me patria del gran Cardinale Baronia . Potrebbe iorfe a prima vifta fembrar quefta un' affettazione di letteratura . Ma quanto da certe maniere fol

T 2 prò-

2<)2 Storia Letteraria

proprie degli fcioli lontano foflfe il Mazzei1 appari- rà da un fatto , che fiamo per raccontare . Era a Juce venuto il Poema del Gefuita Carrara intitola- to Columbus. Un letteratuzzo ito a trovare il Maz- ze* mife di tal Poema ragionamento , e fattoli in aria di fputatondo dopo mille dileggiamenti pronun- ziò feri za remiflTione fentenza , quello efler poema da portarli a dirittura

In vicum vendentem thus , & odores ,

Et piperì & quidquid Chartìs amicitur ineptis,

Credevafi egli fenz'alcun fallo, che il Mazzei do- verle a tali detti far plaufo , e celebrarne il buon guito, e lui chiamare un terzo Catone dal ciel ve- nuto. Oimè! la bifogna andò molto diverfamente . Il Mazzet (tomacatofi di cotal franchezza interrup- pe il profontuofello, e che tu mai ì foggiunfe . Haud tu decimam , credo , vel fi annos centum vixeris , ejus poematis partem fcceris . Nugari tibi videtur interdum ? Non id fuo auclor , fed ,, eo, quod ferebant illa tempora, vitio fecit . At ,, poetam praebuit ; at ingenium exercuit , hoc ,, vero , quod in maxima laude pono , non otio- ,, funi reliquie . Quo piane fignificavit , dice faggia- mente il nojlro Storico (p.47. ) , quantum eas ob- ,, trecìarioncs abhorreret . Ejus etiam Poetae , qui », ex pracclara focietate Jefu fuerat, vindicias fufee- ,, pit , aliquam , nifi fallimur , ut Ordini referrec gratiam , a quo primas , ut meminimus , didice- rat faculratcs.

Poche fono Je opere fìampate da quello dotto Barnabita .

I. De Macera Urbe in Piceno , Elegia cum notis. 4.

II. Annotazioni a cinque ^'Sonetti del Mar-

i)

D'Italia Lib. i. C a p. xi. 293

chefe Gio: Maria Baldinucci fu i vizj capi- tali .

III. Methodus Saccrdotalis circa Mifiam , & divinum officium. 8.

Molte più, e più importanti fono le inedite. La- fciamo due prefazioni in Logicarti , un Panegirico di S.Lorenzo, e tre Orazioni latine, una intitolata Nexus eloquenti^ cum philofopbia , la feconda de Phyftca , la terza de calumnia , che confervanfi dal P. France/co Pentolini, e lafciam pure due Orazio- ni latine dal Mazzei dette in occafione di due ge- nerali Capitoli dell' ordin fuo negli anni 1710., e 1717. Tredici volumi fonofi dopo la fua morte tro- vati, cinque de' quali con un efemplare della Sto- ria del Concìlio di Trento di mano di lui pofìillata con brevi, ma acconce annotazioni furono manda- ti a Roma al Reverendiflìmo Prepofito Generale della fua Congregazione , e gli altri fono nella li- breria del Collegio di Macerata.

Son quefti i titoli de' predetti Volumi.

In fiaronium , & Pagiurn animadverfiones . Voi. I.

In Ciceronis opera. Voi. II.

Ad Sacros Ritus fpecìantia , & Biffi confuta- tiones aliquot . Voi. I.

Hilloricae adnotationes, ac potiffìmum in Vi- ,, tas Pontificum Romanorum adverfus Platinam . ,, Item de Benedi&ionibus , & ufu Campanaruan . Voi. I.

,, Adnotationum eruditarum . Voi.' VIII. ,,

Molte di quefte annotazioni fono fopra S. Giro- lamo. Tratta tra l'altre cofe il Mazzei la quiftio- ne, fé, e per qual modo fi a fiato S.Girolamo Cice- roniano ? V' é una difTertazione non affai digerita fopra la gente Anìcia. Un'altra difTertazione imper- fetta , ma che potrebbe!! facilmente compiere , è

T 3 fui-

294 Storia Letteraria

fulla patria de Santi Màgi. Sonovi ancor» oflerva- zioni fopra il Romano Martirologio , e fui Brevia- rio . In uno di queftt volumi hannou" molte dotte annotazioni in materia di Moral Teologia , di Ri- ti, e di Diritto Canonico . Molte note fonovi ri- guardanti la Tofcana favella con efempli tratti di due Maeftri del bel dire ^Boccaccio , e Petrarca. V'ha pure Ifcrizioni antiche del Gruferò, e Fabbretti con erudite fpiegazioni, elegie, ed Epigrammi dell'Auto- re. Il povero Cicerone meritava bene di correr la forte d'altri gentili forfè di lui più viziofi , della falute de' quali non pertanto hanno alcuni noftri favorevolmente giudicato , e fcritto . In fatti una diflertazione avea il Mazzei comporta de falute Ci- ceronis ; ma per difgrazia ella era malamente fcritta , che la difperazione di poterla leggere fece- la tra le inutili carte rigettare.

XI. Di tre altri celebri Scrittori Barnabiti fare- mo ancora poche parole . Il primo è il Niceron . Leggefr la fua vita in fronte del XL. tomo delle fue memorie pour Servir a V hifloire def bommes il- luflres , delle quali 39. foli volumi ne ftampo in vita l'autore, gli altri cinque fono poftumi . Altre opere, oltre quefle erudite Memorie , le quali a Ve- nezia riftampanfi nell'originale lor lingua , pubbli- cò il Niceron , cioè . ,, I. Le grand febrifuge , ou difeours, ou l'on fait voir, que l'eau commune eft le meilleur remede pour les fìevres, & vrai- femblablement pour la peftc . Quefla è una tra- ,, duzione da lui fatta dall' Ingleie di Giovanni Hanckock: fu riflampata in Parigi nel 1730. col titolo di Trine de l'eau commune. II. Les Vofa- ges de Jean Ouvington a Surate, & en divers autres lieux de 1' Alio , & de l'Afrique , avec P hiftoire de la Revolution arrivée dans le Ro- yaumc de Golcondc , & quelques obfervations

« fur

D'Italia Lib. i. Gap. xi, 295

35 fur les vers a foye . Paris 1725. T. 2. III. converfion de l'Angleterre au Chriftianifme cora- parée avec fa pretendue Reformation, ouvragé tràduit de l'Anglois. Paris 1749. (7). IV. Geo- graphie phyfìque, ou hiftoire naturelie de la ter- j, re , traduit de V Anglois de M. Woodward par Nogues Docìeur en Medecine , avec la refponfe aui obje&ions de M. le Dodleur Camerarius. Più- fieurs lettres ecrites far la meme rnatiere , & a diftributiori methodique des Fofiìles , traduites », de l'Anglois par le P. Niceron. Paris 1735. 4. Ha lafciate alcune opere imperfette 4 tra le quali la. Biblioteca Gallica fino a tutta la lettera C.

Il P. Rinaldi autore di parecchi libretti divoti avea a perfuafione del Conte Carlo Archinto intra- prefa una nuova edizione degli annali del Tornìelli rari ornai divenuti, con erudite annotazioni, nelle quali illùftrava , o emendava quel celebre Annali- jla i ma effendo morto V Archinto , 1' uomo umile ri tratte dall'opera la mano , e lafciolla imperfetta Ma non dobbiamo pertutto ciò dolerci di fatto ac- cidente» Perciocché PimprefaèpaflTataa migliori ma- ni, a quelle dicodeldotro P. Ago/lino Negri, il qua- le de'materiali del Rinaldi Ci fervirà , nuovilumi , e of- fervazioni aggiugnendovi , degne del fuo molto fapere ,

Noi niente diremo in lode del P. Rotano , o Rovero, badando per ogni elogio avvertire , che il Regnante Pontefice nel dottiflìmo Trattato de Sa- crofanElo Mtff<g Sacrificio (L. 3. e. 5. n.7. ) ne parla con molta estimazione . Solo aggiugneremo le pia celebri fue opere , le quali fono

Apparatys Theologint Moralis 8= in molti luoghi riftampato . E*«-

(7) Forfè J729.

T 4

igó Storia Letteraria

Examen promovendorum ad ordina , & Beneficia : anche di quello trattato abbiamo più riftampe.

Tbeolopja Moralis Re gularium T.III. Bononia , e poi due volte in Venezia rillampato dal Bacioni.

Con quefto illuflre Scrittore termina il Chiarifs. P. Grazioli la fua prima deca felicemente Uefa con buon' ordine , fenza affettazione , e con raro can- dore .

XII. Dell' IJìituto delle Scienze di Bologna ( per paffare ad altro genere di letteraria Storia ) videfi nel 1723. in Amjìerdam una Storia descritta da M. Limiers . Il Sig. Giuseppe Gaetano Bolletti ne ha da- ta un'altra affai bene fcritta in Italiano, e tratta da' Contentar) dell' Accademia delle Scienze ad effo IJìituto congiunta, meffì in luce dal celebratiffmo Dottor Francesco Muria Temoni Segretario della me- deOma .

Dell'origine , e de' progredì dell' Iftituto delle Scienze di Bologna, e di tutte le Accademie ad ,, effo unite , colla descrizione delle più notabili ,, cofe , che ad ufo del Mondo letterario nello (tef- ,, fo Iftituto fi confervano: Operetta in grazia de- ,, gli Eruditi compilata da Giufeppe Gaetano Bol- ,, letti Sacerdote , e Cittadino Bolognele . Bologna 1751. 8. pagg. 126.

Di 22. brevi capitoli è quefta Storia . Noi veg- liamo in effi , che la prima origine di tanto cele- brato IJittuto decfì alle premure , che per le bel- le Arti avea Lui%i Ferdinando Marftgli nobilidì- mo Patrizio Bolcgnefe , le quali fecondate dalla fa- vie /za del Senato Bolognefe , e dalla generofitìi di Clemente XI. Romano Pontefice ebbero felice com- pimento nell' anno 1714. , in cui a' 13. Marzo s' aprì per la prima volta il nuovo IJìituto . Donò il Mar fi gli all' IJìituto una copiofa fupellettile di libri, d" antichità , di flromenti , e d'altre fatte

CO-

D'Italia Lib. i. Cap. xr. 297

cofe (p. 21. ); la quale fu dappoi accrefciuta con quella de' due Mufei Aldrovandico , e Cofpiano. Ma convien dirlo, i più preziofi ornamenti dell' Ijlituto fono le due chiarifiìme Accademie àz Pittori, Seul' tori, Architetti, e delle Scienze. Ebbe 1' Accademia de Pittori, ec. nella cafa del Marfigli la fua origi- ne l'anno 1710. , più antico principio avea avuto l'altra delle Scienze per opera del Giovane Eufia- chio Manfredi fino dall' anno 1Ó90. , ma poi era ancor ella (lata dal Marftgli invitata , e ricolta in fua cafa . Indi il Marfigli flefib a proccurare loro la defiderata (labilità cercò , ed ottenne di farle tutte e due all' Ijlituto di Bologna aggregare con quell' illuftre vantaggio, che ognun sa, eflerne alle Scienze, ed all'Arti derivato. Perchè al Marfigli dovranno i Letterati grazie immortali , e fìppure a Benedetto XIV., il quale , onde 1' Accademia delle Scienze in vigore durarle fempre , con breve fpedito il dÌ22. Giugno 1745., iftituì XXIV. Accademici, Benedettini dal fuo nome chiamandoli , ed annui premj costituendo loro , purché ognuno d' erti reci- tarle ogni anno un difeorfo fopra alcuna delle ma- ferie , che trattanti nell' Accademia , e al Segreta- rio il confegnaffero poi per inferirlo , giudicato foflfe opportuno, ne1 Contentar} da darti in luce. Tra' molti fingolari doni , che Benedetto XIV. all' Ijlitu- to] Bolognefe ha largamente conferiti, il N. A. ( p. 60. ) ci rammenta in particolare una fcelta quanti- tà di Medaglie , delle quali mille , e cinquecento di differente grandezza fon quafi tutte imperiali da Pompeo , e da Giulio Ce fare fino ad Eraclio . Ma gli Antiquari vifitando Yljlituto loderanno la liberalità di Benedetto XIV. , che diranno i Mate- matici ì che i Fifici ? ehe gli amatori della natu- rale Storia? offervando la fpecola , e le ftanze del- la Diottrica, della Tifica, della Notomia , della Sto- ria

198 Stori a Lettera ri a

ria Naturale , dell» Nautica , dalia beneficenza ài tanto Pontefice o erette ,; p rari j e pregevolif- fimi ftromenti arricchite? Il N. A. va brevemente accennando quefti eterni monumenti dell' amore di Benedetto XIV. per la Patria fua , e per le faen- ze. Col fine dei libro fono alcune tavole in rame, nelle quali delineate fono , oltre la pianta di così nobile edifizio , due delle fue più belle vedute , cioè la facciata, e lo fpaccato,

XIII. Ne dilpiacque l'anno feorfo di non pote- re un convenevole eitrarto dare dell'opera del P. Giufeppe Carafa Cber/co Regolare , (e che folo po- tevamo) ne demmo il frontifpizio (T. 3. p. 476. ) Portiamo ora , che il libro n' è pervenuto , otte- nere da noftri Lettori una licenza ì Quefta è di foddisfare al noftro impegno di rendere diltinta con- tezza de' miglior libri , e al merito del dotto Au- tore di tanto erudita opera , ritornando a parlarne colla debita eftenfione . Ma pigliatacela pure , che gli fletti Leggitori nottri , attefe le curiofe , ed of- fervabili cofe , che efporremo , ce ne dovran faper grado. Cominciamo da ripetere il titolo.

De Gymoafio Romano , & de ejus Profeflbri- bus ab Urbe condita uique ad haec tempora, li- ,, bri duo , quibus accedunt Catalogus Advocato- rum Sacri Confiftoru , &. Bull* ad ipfum Gym- ,, nafium fpe&antes, Au&ore Jofepho Carafa C. R. in eodem Gymnafio Hiitoriae Ecclefialticaz Pro- feflbre. Roma? 1751. 4. pagg. Ó59.

Numa (8) pafTa (p.4. ) per lo primo introdut- tore delle Scienze in Roma , e tale il inoltrano i do-

( 8 ) L'Abate le Mnjne nelle fue confiàera%ioni full* origine ,• e fa' progredì delle belle lettere preffo ( Romani , e /opra le cagioni della lor decadenza i ri- co-

D'Italia Lib. i. Gap. xi. 299

dodici libri , che aver egli fcritto di Filofofia ab- biami da Plutarco, e il nuovo corfo, ch'egli (labili all'anno; ma dopo Numa lunga (ragione viderfi in Roma giacere abbandonati gli (ìudj delle liberali di- fcipline ; anzi più editti emanarono òzi Settato (p. 5.) per efiliarne da Roma i ProfeflTori . Il Primo Mae- ftro di Cromatica fu Spurio Carùilio Liberto di quel Carbilio , che moftrò il primo l'efempio del divor- zio . Aprì egli Scuola dopo la prima Guerra Punì' ca. Per altro queft' onore, che Plutarco a Spu- rio Carbilio , Svetonio lo attribuire a Cratc Mallo- te, il quale molto più tardi infegnafTe , cioè tra la feconda, e la terza guerra Cartagine/e. Da quel tem- po venti fcuole furono in Roma di Qramatica . I primi Poeti di Roma ( p. tu) non fono più anti- chi del fefto fecolo (9) . L'anno di Roma dxiv. Livio Andronico rappretcntò la prima Commedia , gli fuccefle Gneo Nevio Poeta; venne appreso En- nio, e innumerabili infigni Poeti gli hanno dappoi feguiti; anzi un Collegio di Poeti troviamo in Ra- ma nominato da Valerio Maffimo ( L. sf, e. 8.) . La Rettorie* ebbe da prima predo i Romani anche peg- giore fortuna. I ProfeflTori di quella facoltà due vol- te furono cacciati di Roma , nel Confolato di C. Fannio Strattone , e di M. Valerio Meffala , e in

____________________ *lue'"

111 11. , . ,

comincia la Moria della letteratura Romana da Ro- molo ; ma vegganfi fu quefto paradoiTo i Padri Tri- vulztani nelle Memorie del 1751- ( Artic. xxiv.)

( 9 ) Per altro qualche veltigio di nafeente Poe- fia fi ha fino da' primi principi di Roma . I Sai/ iftituiti da Numa cantavano verfi nelle pubbliche proceifioni, e le leggi delle xn. Tavole proibisco- no d'impiegar la Poefia negl' incantefioù , e per ifcreditare il profilino.

300 Storia Letteraria

quello di Qn. Domizio Enobarbo , e di L. Graffo . Ma da' Greci Oratori, fìccomc narra Tullio (Lib. i. de Qfaf.) , furono dappoi i Romani grandemente (limolati a coltivare quefta preclara Arte domina- trice de' cuori/ e il primo, che pubblicamente la infegnaffe (p. 15.) fu , effendo Cicerone ancor fan- ciullo, L. Pio-zio Gallo. Le Matematiche, la Filo- fofìa , e la Medicina furono Umilmente affai tardi conofeiute in Roma (io) . La fola Giurifprudenza nacque con Roma . Noto è il diritto Papiriano (p. 23), così appellato da Papirio , il quale in un corpo riduffe le leggi di Romolo , di Numa , di Servio Tulio, e degli altri Re, e note pur fono le leggi delle XI 1. Tavole, che dopo lo fcacciamento de'_

fio) In propofito della Medicina il N. A. ac- cenna la fua opinione fopra la fatnofa quifìione , fi i Medici foffero appreffo i Romani di fervile , o libera condizione, ed egli faggiamente inchina a cre- dere , che non tutti foffero fervi, o liberi . Noi fuggeriamo , a chi voleffe di tal quiftione effere maggiormente informato , che legga la lettera del- lo Zornio fu quefto argomento ne'fuoi opufcoli fa- cri fT.i. p-335- efeg. ), e molto più la dotta dif- fertazione di Giulio Carlo Scblaeger ftampata nel 1740. in Elmflad col titolo: Hifìoria litis de Medi- corum apud velerei Romanos de Pentium conditione . Anche degli Archiatri parla il N. A., ma di quelli una dotta , e molto fondata opinione nell'infìgne opera oc* Marmi Pefarefi (p. 152. ) propofe il bravo Cavalier Pefarefe Sig. Annibale Olivieri , la quale opinione merita d' effere dillintamenfe ricordata . Perciocché egli crede , che gli archiatri foffero i Medici ài Decurioni delle Città (ìipendiati con pub- blico Salario a differenza degli altri venturieri.

D'Italia Lib. i. Cap. ix. 301

de' Re furono da' Decemviri compilate . Altre leggi ebber doppoi i Romani (11) . Ma il primo , che la maniera infegnaffe d'interpetrare le leggi, fuT/- òerio Coruncano fulla fine del fecolo v. di Roma ( p. 27. ) . Le fcuole in Roma ebbero colle fcienze comune la forte loro; perciocché ,ficcomequefte fo- lo dopo alcuni fecoli furono introdotte nella Città, così ancora folo affai tardi vi fi aprirono le fcuo- le , a riferva di quelle di leggere , e di fcrivere , che antichiffime furono .' Di quefte fcuole ragiona il N. A. molto eruditamente, e appreso infcgna , qual la maniera forfè da' Romani ufitata d'ammae- ftrare nelle fcienze i Giovanetti (p. 31.) (12)

XIV. Sotto gì' Imperadori Gentili varia fu la fortuna delle fcienze, e delle fcuole in Roma. Per- ciocché primieramente tra quefV Imperadori non pochi ve n'ebbe , i quali (iudiofifTimi furono delle buone arti ( p. 34. ), e in parecchie facoltà verfati , come Giulio Cefare , Ottavio Augujìo , Tiberio , Vefpafiano , Trajano , Adriano , M. Antonino Filofo- fo, ed altri . Quindi maraviglia non è, che eglino molto godefTero d'un familiare intertenimento co* dotti Uomini ( p. ^<). ) . Così ad Augujìo caro fu Areo Filofofo , Tiberio molto favorì Trafitto Mate- matico ; preffo Vefpafiano C. Muronio Rufo , pref- fo Nerva , e Trajano Dione Grifofìomo , preffo M. Antonino Filofofo in grand' onore fu Frontone , Pro- colo , e Giunto Rujìico. Affai volte ancora (p. 41.) andavano gì' Imperadori alle pubbliche fcuole o per

afcol-

(11) Veggafi l'infìgne Storia della Giurifpruden' za Romana del Sig. Terraffon .

( 12 ) Una noftra differtazione fulle fcuole degli antichi Romani è nelle mani del Chiariflìmo Pro- pofto Goti per le fue Simbole letterarie.

3o* Storia Letteraria

afcoltare i ProfefTori ragionanti , come di Pertina- ce narra Capitolino , e d' ' Ale jf andrò Severo afferma Lampridìo , o ancora per proporre loro dubbj , e di- fputare con efTo loro , ficcome d' Adriano è noto . Quefto fteflb Imperadore al riferire d' Aurelio Vit- tore una Università coftituì in Roma (p.47.) , che detta fu Ateneo , in quella parte di Roma , dove oggi è la .Chiefa d' Araceli . Altri Imperadori altre fcuole ereflero e in Roma , e nelle Province . Ma (ciò , che fommamente necefTario era) penfarono a provvedere di buoni Salarj i ProfefTori. Di Vefpa- Jiano V abbiamo da Svetonio , d' Antonino Pio , e d' Adriano da Sparziano , d' A leandro Severo da Lam- pridio. Concedettero ancora gì' Imperadori (p. 52.) a' Maeftri delle più nobili facoltà molte efenzioni , delle quali parla Modellino Giureconfulto (p. 27. ). Da tanti benefici allettati i dotti Uomini , fioriro- no in Roma grandemente le lettere (Digeft.Tit.x.)* Il N. A. fa un erudito novero d' infigni letterati , i quali fotto gli Etnici Imperadori f p. 55.) illuftra- rono colla loro dottrina le Città capitali del Mon- do . Ma ficcome accennavamo dianzi , ebbero le lettere (p. 61.) fotto i Gentili Imperadori le loro vicende. Caligola alieno era dalle feienze , e nimi- co AtGiureconfulti . Narra Filo/irato , che Nerone fi fece a perleguitare i Fi lo fa fi , di che niente ci difTero Svetonio , Dione , comechè diligenti raccoglitori delle gefte di lui . Ma fofpetto è co- tal racconto, certa cofa è, che Vitellio efiliòdi^o- ma i Matematici , e Vcjpiftano i Filofofi Stoici . DomÌ7.iano pure dimoftrom lontano da ogni amore di letteratura, anzi Philofopbos urbe , ìtaltaque fub- tnovit , come abbiam da Svetonio . Niun riguardo agli fiudiofi ebbe Antonino Caracolla , e peggio an- cora trattolli il figliuolo Antonino Elagabalo. Ma il più fiero nimico degli feienzati Uomini fu Licinio ,

il

D' I T A L I A L I B. I. C A P. XT. 305

il quale gli Oratori principalmente , e i Fìlofofi ri- putava , eflere veleno, e pelle della Repubblica , ed avea ragione , perciocché4 faptndo egli appena fcrivere, quanto badava a fegnare col luo nome i decreti , non poteva da coloro non eflere alieno , che tanto a lui erano difTomiglianti.

XV. Cojiantmoy almeno apertamente primo Cri- ftiano Imperadore, non lafciò (Theod. C. L. XIII, Tit. LII. ) di favorire gli Itudj ; perciocché legge promulgò, nella quale a' Prof e fiori , e a' Medici raf- fermò i lor Privilegi , e facre dichiarò le Joro per- fone ; ordinò pure , che folfero loro pagati gli fìi- pendj. Una terribile feofla ebbero fotto Giuliano le feienze, e le pubbliche fcuole, maffìmamente quel- le di Roma ,• avendo l'empio Apollata vietato a' Criftiani Tinfegnare (p-87.), anzi pure lo 'ludiare le belle lettere (13) (p. 65.) . Ma fotto gl'Impe- radori Valentiniano , e Teodofio Giuniore rifioriron le lettere. Stabilì quegli un favio regolamento per gli fludianti in Roma, e quelli ottimi ordini (p. 68.) promulgò per gli ProfeiTbri , e avvegnaché voglia Gotto/redo , che quella legge di Teodofi» riguardi le fole fcuole di Cojìantinopoli , pur tuttavia (p. 68. ) , conciofiachè Treboniano abbiala nel Codice Gin/li- nianeo inferita col titolo : de Jìudiis liberalibus Urbis Romt) & Con/ìantinopolis , verifimile è, che l'Im- peradore avertela fatta ancora per Roma ; tanto più , che non fembra probabile , aver Teodofio del- le fole fcuole di Coftantinopoli avuto impegno , e avere le Romane non curate, le quali i predeceflb- ri fuoi avute aveano in gran conto. Ma che che

fia

(13) Di quello editto trattano molti Scrittori ci- tati dal Fabricio nel libro Salutari* lux Evangeli'' (P.30?.).

304 Storia Letteraria

ila di quefla legge , non può dubitarti , che GiuflU ni ino non la ilendeflc dappoi alle fcuole di Roma 4 Gli fteiTi mentovati Impcradori, ed altri conferma* rono con grand' ampiezza fp.75.) a' Medici , ed a' Maeftri di Roma i Privilegi , che già godevano, e gli affegnati ltipendj . Quanto per tanti favori Im- periali follerò in fiore le fcuole di Roma , quanti da tutte le parti del Mondo colà accorrelfero a ftu- diare le (cienze , quali infigni Maertri le infegnaf- iero , facil cola è immaginare , e '1 N. A. ( p. 81.) con certe telìimonianze il dimoftra . Per la muta- zione , che nel governo civile portarono le incur- fioni de' Goti , non ifeadde dal fuo fplendore la fcuola Romana. Teodorico, e Atalarico Angolarmen- te ( p. 87O. 'Indiarono di mantenerlo, e d' accrefccr- lo, (iccome ne alficura in più luoghi Cafjìodorio .

XVI. Ma fopravenuti i Longobardi , una ge- neral barbarie tolfe , e diftrulfe ogni amor per le lettere , che Paolo Diacono , come cola degnitTima d' Iftona ci racconta , che Tanno Dee. lotto il Re Cuniberto fiori a Pavia Felice Gramatìco . Il Bru- cker ut tanta fup-avvenuta ignoranza la colpa a S. Gregorio Magno , A quale in tant'odio avelte le fetenza profane , che al fuoco dannò

Strtpta Palatinus quacùmque tenebat -Apollo ,

come narra Giovmni Sarisbcrienfe . Ma oltre che quello racconto ( p. 102.) del Sarisberienfe è ftaMf perfin dubbiofo, e (ofpetto al Baile , ed al Bar bey- rac , niente dicendone Giovanni Diacono fcrittore dtli?,entiiTimo della vita del vSanto Pontefice , Gre- gorio aprì (p. 106. ) nel fuo Palazzo di Latcrano un» fcuola , nella quale colle profane s' inlegnaflero le feienze Sacre, come avea da Agapito Papa defide- rato CaJJìodoro . Noti quella fola fcuola però- fa ir»

Ro-

D'Italia Lié. i. Cap. %t. 305

Roma. Quando l'anno dcclxxiv. Carlo Magno an- dò a Roma (p.no.) , dice Anaflafio , effergli if» incontro Scbolas puerorum , qui pergebant ad difcen- das literas / anzi lo (telfo Carlo da Roma fico in Francia conduffe Maeftri di Gramatica, d' Aritmeti- ca , e di Canto, e libri ancora trafportò a tal ufo principalmente . E farebbe ben maraviglia , che i Romani Pontefici, a' quali fu lommamente a cuo- re, che in tutto il mondo Crirtiano fiofiflTer le let- tere, come prova il N. A, ( p. 1 13. ) , averterò ogni Audio rivolto per mantenere l'ignoranza in Roma. Nel ix. fecolo pareva, che nell'Italia dovettero le belle arti rivivere ; perciocché Lotario ordini fece ( p. n<5. ) , che in nove Città fi apriffero fcuole . Ma quefte o erano fole fcuole di Gramatica , fic- come penfa il Muratori, o al più T come conghiet- tura il N. A., colla Gramatica la Poejìa , Y Orato- ria , e la Storia . Per altro in Roma ( p. 117. ) non furono fpente affatto le Lettere, Balìa riflettere ad Ana/la/ìo , e a Guglielmo Biblioteca! , a Giovanni Diacono , e ad alcuni altri dotti Uomini , che in quella (ragione effere ivi fiati lappiamo da' loro li- bri . Durava ancora in RomM la fcuola Lateranenfe iftituita da S. Gregorio , e da quella ufcirono Ser- gio li., Stefano Vi., ed altri Pontefici di quel feco- lo . Ma con tutte le diligenze degl'Imperadori , e de' Papi fattamente aggravaronfi nel fecol decimo fopra l' Italia le tenebre dell'ignoranza, che pochif- firni trovavanfi , i quali alcuna cofa fapeflfero . In Roma tuttavia ( p. 121.), che che detto fìafi per mera maìivoglienza nel Conciliabolo di Rbems Van- no 992. Arnoldo Vefcovo d'Orleans, qualche avan- zo rimafe di letteratura , e'1 provò lo fteflb Arnol- do, quando in altro Concilio di Rbems poco appref- fo tenuto da Leone Legato dell' Apoftolica Sede tro- vortì con incredibil forza di dottrina confutato , e

V con-

3o£ Storia Letteraria

convinto . Ma molto più riebberfi le lettere nel Pontificato di Si heftro II. , gran cercatore di mano» ferirti , e nelle Filolofiche , e Matematiche difcipli- ne molto verfato , fino ad effere perciò, e per la p< rizia fua nel lavorare macchine Idrauliche nell' ignoranza di que' tempi di Magia accufato . Vorre- mo poter feguire il N. A. nel riftabilimento delle belle arti , ficcome nella lagrimevole decadenza d'effe l'abbiamo leguito, ma la Grettezza de'noftri eftratti cel vieta; maffimamente che ci refta a par- lare del fecondo libro . Quello , che a noi è iblo permeffb, è il dare, innanzi di venire a quello fe- condo libro, una feconda notizia de'reftanti capi del primo.

XVII. Il Capo v. ci rapprefenta lo flato della Sapienza di Roma nel fecolo xill. , e come Inno- cenzo tv. vi itabilifse la Cattedra dell'uno , e dell' alt') diritto civile, e Canonico, e a quell' Accade* ima i privilegi concedette dell'altre univerfità . Ci narra ancora, come Onorio in. rimetteffe in piedi la icuola del Palazzo Apofiolico , e la dignità di Maejiro del Sacro Palazzo iftituifle . Tre Pontefici nel Capo vi. compaiono benemeriti di quefta Uoi- verlità , Bonifacio vin., il quale e di cattedre in ogni facoltà allora prò te (Tara l'accrebbe , e ornolla d'affai privilegi, Clemente v. , che vi (labili lo Au- dio d«. Ile lingue Oruntali , e Giovanni xxu. , dal quale i già dati privilegi furono confermati , e le condizioni prcfcrittc per creare dottori . Abbiamo nel capo vii. per Innocenzo vm. la rinnovazione della Romana Univerfità , la quale e per la lonta- nanza de' Sommi Pontefici, e per lo nato feifraa era a niente ridotta , e i vari favori , onde colmol- la Eugenio iv. nel mezzo di Roma , alzandone l' edi- lìzio , e per gli dipendi de' Profeffori affegnando un certo fondo . Vcdcfi ancora la premura di Nicco- lò v. ,

D'Italia Li e. i. Gap. xi. 307

v., e d'altri Pontefici del quindicefimo fecolo per mantenerla in fiore, e con queSta occafione ci rap- prefenta 1' Autore le varie vicende che ebbe nella Romana Università la FiJofofia Ariflotelica , e la Platonica . Non può tuttavia negarfi , che (caduta alquanto foSTe dopo Niccolò v. la celebrità dell' Ac- cademia Romana. Leone x. fu il gran riparatore di queSta università . Ildimoftrail N. A. nel capo vi n.), dove ancora deferive le feguite calamità fotto Cle- mente vii., e il ristabilimento fotto Paolo in., ed altri Pontefici, ma principalmente lotto Sifio v., il quale agli Avvocati Confi/toriati ne commife il go- verno; ordinò, che dal loro ceto ne fcegliefTe il Rettore , e dichiarò , che al loro Collegio apparte- nefle il diritto di crear Dottori in Jure , Siccome al Collegio de Medici fpetta quello d' addottorare in Filofofia^ e Medicina . Ma tre Pontefici oltre ogni altro fegnalarono il loro zelo per la Romana Uni- vcr/ità , Aleffandro vii., e Clemente ix. , de' quali parla l'Autore nel capo ix. , e Benedetto kiv. lun- gamente celebrato nel capo x. Alejfandro vii. ne perfezionò la fabbrica, le diede una pubblica copio- sa libreria di Stampati libri , la quale era Stata de' Duchi d' Urbino , le aflfegnò nel monte Giannicolo un'orto di Semplici per gli (tudj Botanici , fifsò meglio gli Stipendi de' ProfcfTori , vi aggiunfe nuo- ve Cattedre , e finalmente con folenne pompa la dedicò. Ma Clemente ix. ne accrebbe lo Splendore, prdinando , che alcuno, trattine gli approvati Col- legi , non ofafle aprir pubblica fcuola Senza averne dal Rettore dell' Umvef/tta ottenuta licenza . Superò tutti Benedetto xiv. , il quale di due nuove impor- tantiilìme Cattedre , di Matematica , e di Chimica halla nobilitata , ne ha agli Avvocati Conjij%rial> raffermato il governo , vi ha (Ubilito il nuoirro , e gli Stipendi de' ProfefTori dell'una, e dell'altra

V 2 kg-

I)

308 Storia Letteraria

Ugge, di Medicina, e di Botanica, e falufevoli co- iìituzioni ha fatte, orde dirittamente procedali nell' elezione de' Lettori , e qutfti non ii folo titolo ab- iano di pubblici ProfelTori , ma coll'aflìduità della cuoia vi corrrfpondano a vantaggio degli fcolari . f XVIII. Il fecondo libro, al qualedicemmodian- zi , che voleafi paffare , è una Storia Cronologica de' profelTori della Romana Univerfìtà , ma divifa fecondo le claflì delle Scienze da cialcuno infegna- te. Tutta contienfi in otto capi . Da' Profeflbri di Rettorica, e d'Umanità incomincia P Autore . Ne daremo il Catalogo, i, Niccolò Perotto (p. 299. ),il quale fu poi creato Arcivefcovo Sipontmo l'anno 1458. 11. Domizio Calderina ni mici Mimo del Perot- to, ni. Lorenzo Valla, del quale Tritemio affai lo- devolmente racconta , che nel Concilio di Coflan- za gran nome s' acquiftaffe d' eloquenza , quando egli nacque 1' anno dopo quel radunato Concilio . Fu Uomo acre di ftile, e d'ingegno; perchè fi trafse 1' invidia di molti . Narrali di lui , che a Napoli eflendo d'erefia accufato sfuggì l'incendio, al qua- le era (tato dannato, per lo Patrocinio del Re Ai- fon fo , cui era cariflìmo; ma non però, che non doveffe alla frulla effer foggetto, e ritrattare* . Ma il Bruckcr crede fatto racconto un' invenzione del Poggi , non fapendofi perfuadere , che un tan- to uomo, e così favorito dal Re fofle con pubbli- ca pena vergognofifTima gaftigato. iv. Enoc d' A [co- li. v. Franccfco Filclfo . vi. Pomponio Leto ( 14).

VII.

, .

(14) Pomponio Leto, qui dicefi incorfo nell'odio di Paolo ir. con Platina , e Callimaco ; ma non farà , che bene elaminar le ragioni di tanta ira . Vegganli dunque le Vindicic di Paolo n. pubblicate d a I I)ot t i (fimo Cardinale Qjtcrtni ( p. x 1 1 . ) .

D'Italia Lib. i. C a p. xi. 309

Vii. Porcellio. vili. Calàdio, ix. Giovanni Sulpì- zio da Ver oli , il quale (otto Innocenzo Vili, intro- duflfe in Roma ( p. 305.) Je azioni teatrali, x. An- drea Brenta . xi. Bartolommeo Portento Brefciano . xn. Antonio Flaminio . xiil. Giovanni Regio Vi- niziano . xiv. Tommafo Ingeranm di Volterra . xv. Filippo Beroaldo /untore, xvi. Cammillo Porzio Romano, xvi 1. Donato Polio Fiorentino . x vi 1 1. Gia- no Pana fio , o fia Giovanni Pari fio di Cofenza . xix. Nicoco di Ro^giano . y.\. Augu fio Valdo y o Baldo Padovano . xx I . Piero Marfo . xx 1 1 . Antonio Ami terno . XXIII. Antonio Ttltfio Cofentino . xxiv. Lazero Bo- riamici, xxv. Li on ardo Marfo \ xxvi. Niccolo S ce- dola. xvii. Gtambattifia Pio. xxv ni. Cefareo Co- fentino. xxix. Romolo Amafeo d'Udine . xxx. J/7- v/'o Antoniano, poi Cardinale . xxxi. Giambattifta Camozio . xxxii. Tommafo Correa di Coimbra . xxxi n. Marcantonio Mureto, il quale (otto Pio IV. nel MDLXIII. infegnò ancora la Moral Filosofia. xxxi v. /Wo Vialardt. xxxv. Pompeo Ugoni Roma- no. XXXVI.

xxxvii. Maurizio Breffio . xxxviu. ^/^/o M*- »«z/o. xxx ix. Jacopo Marchefctti di P efaro; quelli infegnò ancora ia Matematica dal 1.59 1. fino al IÓ05. XL. Bernardo Guglielmi, xli. Enrico Chiffel & Anverfa . XLii. Agofiino Maf cardi di Sarzana . XLiil. Iacopo Albano Ghtbbefio di Londra . XLiv. Michele Brugueres Romano, xlv. Benedetto Menzi- ni Fiorentino, xlvi. Giù fio Fontanini . xlvii. Ale/- /andrò Burgos Meffinefe > poi Vefcovo di Catania . xlvi 11. il p. Paolino da S. Giufeppe Lucchefe delle Scuole Pie . Alcune fue Orazioni latine oltre le lodi, che nfcolTero da' Giornali jìi di LipfiafaìtVal- ch'tO) e dal Budeoì in Lipfia (retta furono riftam- pate nel 1728. xlix. il celebre latino Poeta Bene- detto Stay di Ragugt . Seguono nel capo 11. i Pro

V 3 fello-

310 Storia Letteraria

feflori di Filafofia , nel in. quelli di Medicina; nel ivr. i Matematici , nel v. i Maeftri delle lin- gue Orientali , nel vi. i Profeflbri di legge , nel vii. i Profeflbri delle Sacre Scienze, nel vnr. gli avvocati Conjijìoriali . L' Autore mette i coftoro nomi, i cognomi, la patria, l'anno, indie a' Profeflbri eletti furono , alcune opere da loro ftampate, fpeffo 1' anno , in che morirono, e gli autori , che ne parlano . 11 capo degli avvocati Con/iftoriali fembraci fatto ancora con maggior di- ligenza degli altri. Dell'antichità, e dell' ufizio de- gli avvocati Confifìoriali avea già il N. A. trattato» nel primo libro (c.vm. §.ix. p. 118.), e avea pro- vato, efler eglino quegli (tedi, che anticamente ap- pellavanfi Scbolaflici defenforcs , e Regionari! defen- forcs. Per compimento di erudita opera l'Auto- re v' ha aggiunge ( p. 573. ) le Bolle de' Papi , che riguardano I a Sapienza di Roma, cominciando da Bonifacio Vili, fino al regnante Benedetto XIV.

XIX. Cofe attenenti alle antiche (lampe hanno- fi irt una belliflìma Lettera del Sig. Card. Que- uni .

Ad Virum Clariflìmum Abrahamum Gotthef. j, Kàeftn?rum Math. Pub. Prof, in Academia Lip- fienfi , Epirtola 4. pagg. 16.

Ivi pure fi troverà un nuovo faggio della felice vena Poetica del medefimoSig. Cardinale , il quale ha in latini verfi recato un pezzo d'una difTertazione di quel ProfefTor ProteOante, cui indiritta è la let- tera , fui doverfi alla Divina volontà riferire que- gli accidenti, de'quali il volgo arbitra fa la fortu- tuna . Ma la mcnzion fatta di quella Lettera ci avverte di ringraziare lo Stampatore Biefctano Giam- maria Rizzardi i, per averci dato un efatto catalogo delle opere dell' Eminenti ffìmo , e Reverendi (fimo Si' more Cardinale Qtierini . 8. pagg. 40, Perciocché da

più

D'Italia Lib. i. C a p. gì. 311

più parti ufcivano di tali opere celebratiflìme Ca- taloghi, ma troppo mancanti, e disfigurati, i qua- li fol per metà ci rapprefentavano il merito di tanto Scrittore. Niuno s'afpetti , che noi qui infe- riamo Un fatto Catalogo. Bensì quello faremo ^ che all' Italia , ed al gran Porporato (Uterini farà d' onor fommo . Daremo notizia d' una Lettera Franzefe in verfi (rampata nel Mercurio di Francia (Decembre 1752. p. 40. ) r la quale ha i-dazione ad un' opera del Cardinale in quello Catalogo accen- nata (p. 30. ), e da noi molto Iodata nel ^. Tomo della N. S. ( p. 619.)' H Sig. Cardinale in latini verfi trafportò un Franzefe Idillio del Sig. dei Por- ga Màillard fopra gli Alberi j e quefto Poeta Fw»- zefe ha voluto al pubblico far nota la fua gratitu- dine all' Era inenti Aimo traduttore . Gli ha dun- que una Lettera dirizzata iti verfi Franzefì , la qua- le comincia

Illuflre Quirini i dont la Mufe immortelle Repand Jur mes ecrits une grace nouvelle , Des Lettrefy & des Arts genereux ProieSeur t £)ui traduiffant f ouvrage as reproiuit Pauteuty Il me femble aux accens de ta vene facile , j(Jue P Aufonie encore conferve de Vii gilè Les legers cbalumeaux , qui doux comme autre

fois Refpirent fur ta levre , & parlenf fous tes doh

gts . ce.

Cioè in noftri verfi:

Duirini illuflre, P immortai cui Mufa Sovra i miei fcritti nuova grazia fpande , O delle Scienze Protettore eccelfo , Che i vérfi miei recando in latin metro

V 4 A me

jii Storia Letteraria, ec,

A me medefmo un'altra vita doni ; Tarmi agli accenti ài tua facil iena Che di Virgilio pur lyItalia ferbi he lievi canne , e' or , con? altra volta , Al muover di tue labbia, e di tua mano Modano al tocco , fuon dolce , e pregiato.

I

L I-

LIBRO IL"

Delle Sciente Sacre. CAPO T.

Scrittura , Padri , Conci!) .

Cco un nuovo faggio della diligen- za di Mode/io Fenzo Stampàtor Viniziano , nel continuare la lua utile edizione di varj Commenta- tori Culla Santa Scrittura. Biblia Sacra vulgatac editionis *, SixtiV. Pontificis Maximi jufl'u rtcognira, &Cle- 5, mentis Vili, aucìoritatc edita cum feìtclitfìrms Lit- j, teraiibus Commentariis Joannis Gaguzet , Joannis 3, Maldonati,EmmanuellisSa,Guilielmi Eilii ,Joan- 5, nis Mariana?, Petri Lanfelii , Thomar Malven- dae, Jo: Stephani Menochii, Jacobi Tirini , Ja- 3, cobi Gordoni, & Jacobi Benigni Bofluet . Acce- jj dunt Romanae Correcìiones , ac Leclic.num va- 3, rietates a Francifco Luca Brugenfi obfervatae, & 3) Notationes in loca variantia ab eodem concin- », natse in Tua fingu'ac capita tributar : nec non le- 3, lecla variorum Prolegomena , nunc primum in j, unum collega : Indices d^nique plures accuratiC- )> fimi. Tom. XIV. compleòìens Canticum Canti- », rum , & Sapientiam . Venetiis 1751. Excudit 5, Modeftus Fentius.

La (tampa, la carta è al folito bella (1 ).

II. A

r- .. n '■>

( 1 ) Nel primo Tomo della Storia parlandofi di

que»

314 Storia Letteraria

II. A particolari diflertazioni or difcendiamo fo- pra i Santi ,Jibri , e tre con piacer fommo troviamo di doverne rammemorare. La prima è del P. An- tonio Cafmi Lettore di Scrittura nel Collegio Ro- mano. Quelìo dotto Gefuita prefe già a comprova- re , che nella Scrittura trovavafr ogni fcienZa ; del- la qual fua erudita intraprefa ha il mondo lettera- to un bel faggio in quella parte d' Enciclopedia Bi- blica, che anni fono ufcì in Venezia* Dalle fetenze palla ora il P. Cafmi alle Arti, e, come delle pili nobili trovìnfi nella Santa Scrittura illuftri velti- gie, fi fa a dimostrare. Comincia dalla Poefia , e fu quefta una intiera diflertazione ci da, nella qua- le è maravigliofa cofa , come abbia tutto in breve riftretto, quanto di quella materia potrebbefi dire . fi titolo è quello.

p De divina Poefi ,■ fi ve de Pfalmis , Canticis ,

de-

queila Raccolta di Contentatoti fu generalmente det- to , che eranvi de' difetti . Siane lecito d' additarne uno particolare. I Lettori di quella Raccolta s' in- fadidifeono di dovere qua e andar girando per trovare la fpiegazione , che fi da quelli diverti Cementatori ad uno llelTb luogo della Scrittura , e poi fempre tornare da capo, per vedere, a tale, o a tal altro paffo del capo vi fia qualche interpetra- zione . Quanto utile ^ e fpedira cofa farebbe Hata imitare gli editori degli antichi Scrittori cum notis vanorurn , e a cialcun fello dello Scritturai capo foggiugnerc tutte le fpiegazioni di quelli diverfi fpo- ntori ! Oltre all' alleggerimento , che ne avrebbono i leggitori fpcnnientato , farebbe anche più magni- r edizione comparita, e agli occhi farebbono» più faltati i plagi leucrar; de* Sacri Interpetri.

D'Italia Lib. ii. Cai», i. 315

deque omni re poetica S. Scripturae . Romaei75i.

,i 4- Pa8S- 22> . . , j r , y ,.

Due punti principalmente qui trattanti , de quali

renderemo conto. È primieramente dimoftra l'Au- tore (p. in.)» averc ^ P°efia nel'e °<ue precipue cofe , in che confitte, cioè nell'Imitazione , e nel metro, due, direna così attributi, onde grandemente degna è, che Dio agli Uomini favellando 1* adopri ; e niente in efla trovarli , che contendale l'onore tfeffere follevata a divin parlare . E perchè alcuni Critici oppongono 1., che Ja poefia è fiata da fag- gi Uomini, qual fu Platone , Audio vano , e dan- nofo reputata: 2., che ella per natura fua a fine ha il folo diletto : 3. , che vera Poefia , ficcome da Arinotele ( de A.Poetic.c. i.)infegnatoè , fenza qual- che finzione, e favola, non fi da, le quali tre co- fe troppo aliena dimofiranla dalla dignità di Scrit- tura da Dio fpirata ; il N. A. con molta chiarez- za tutte e tre quefie ragioni difeioglie . Perciocché certa cofa è anzi, e con molti cfempli comprova- ta, che gli Uomini in maggiore eflimazione di fa- pienza vivutì , e lodatori, e coltivatori furono del- la Poefia , ed onor fommi rifeofiero i Poeti dalle più colte Nazioni (2); ne è altrimenti vero, che Platone la vera Poefia dannale , ma folo l' abufo d'erta i Perciocché non chiamò egli i Poeti ,* In- terpetri degli Dei nell'Jone, Padri , e duci del- la fapienza nel Lifide * Padri delle virtù nel Con- vitos figliuoli degli Dei nel fecondo Libro della ,, Repubblica? (3). Similmente non è vero , che - ognj

(2) Veggafi fu ciò anche il Quadrio nella Storia , e nella Ragione d'ogni Poefid ( T. I. Lib. I. diff. I. cap. 4. pari. 2. e 3. )

(3) Vedi Quadrio L, e p. 124. , e cap. 6. parf. 1* p. 141.

:§Ì6 Storia Letteraria

ogni diletto indegno fia* d'una fcrittura divina, (p. vi. ), la quale del diletto unicamente fi ferve per ànfìnuarfi più facilmente negli animi noftri a loro prò , ed infegnamento \ e quand' ancora fine della Poefia il diletto fofTe f4), non può già dirfi , che fialo il folo diletto ; conciofiachè negar non fi pof- fa , che ella coli' Imitazione non intenda pure all'* ammaeiìramento noftro (5). Finalmente mal fi ap- pone , chi penfa non darfi Poefia fenza finzione , quando quello intendali per finzione , che ne per medefimo, ne per proponimento del ragionatore riferifeafi alla verità . Alla Poefia bafta cotal finzio- ne , onde le finte cofe e atte fieno a rapprefentar cofe vere , e a quefto dallo Scrittore fieno indirit- te. -

(4) Il che negafi da affai eruditi Uomini , e tra gli altri dal Qnadrio nella citata opera ( L. 1. diff.

*• c 3- )

( 5 ) Oppone il Quadrio , che niuna cofa ebbe

mai , ne aver può , ne poffibil è , che abbia egual- mente per fine due cofe. Si può rifpondere co'prin- cipj del N- A. ( p. vi. ) con una diflinzione , cioè che non può una cofa avere egualmente per fine proffimo , ed immediato due cofe , ma non già una per fine proflìmo , l'altra per rimoto fine. Percioc- ché la Poefia è, come un condimento, con che Dio ha voluto a guadi palati degli Uomini faporofa rendere la fana dottrina , e noto è , che fine proffi- mo del condimento de' materiali cibi è dar gufto , e diletto. Può ancora vederfi il Muratori nella Per- fetta Poefia ( T. 1. lib. 1. e. 4. p. 34. della Ven. ediz. I73°')i1' quale in altra maniera foftiene lo fteffo. Ma oorv effo lui pur dicati , che , fìa come fi vuole di tal quiflione, per comun confentimento de' faggi il Poe- ta colla buoni imitazione ha da giovare, e dilettare.

D'Italia Lib. h. Cap. i. 3i7

te. Quella è dottrina di S. Agofììno in affai luoghi dal N. A. (p.vii.) diligentemente accennati (6). III. Patta quinci l'autore a ragionarci delle qua- lità della Scritturai Poefìa, e in primo luogo dimo- erà , come di più alto ordine (p. x. ) ella fia , che altra qualunque umana Poefìa, fìccome quella , del- la quale Dio autor fu, ne in quel modo già , con che agli altri Scrittori Sacri predò ajuto, reggendo certo la penna, ficche lungi dal vero non andaf- fer mai, ma pure dello ftudio, e della induflria lo- ro valendoli; perciocché quello, che di Poetico ab» biamo nella fcrittura , è tutto da Dio, e niente del loro vi contriburiono gli Uomini o dolcemente neceffirati a dettarlo , come alcuni penfano , o ( il che altri vogliono ) in ciò liberi furono , folo olTequiofi nel lafciarfi da Dio , come più piaceffe- gli, cjndur la lingua. Ciò pollo viene V Autore al verfo della fan ta Poefìa, il quale, che fìavi , non fi può in dubbio recare (p. xi). L'Autore inclina a credere, che la Poefìa Scritturale, anzi che alla La- tina , o Greca poefìa, accollili più alla nofìra vol- gare ; ma diftingue due forra di verfì , uno pia eretto di certa mifura di piedi , e di defìnenze , e tali, die' egli , i verfi fono delle Lamentazioni , de' Cantici, e àt Salmi i l'altro più largo, e vario tra la profa , e il verfo noftro , non così legato, ma pure armonico , e di tal giacitura di parole , la quale molto vaglia a dettare gli umani affetti ; e in quello metro crede l' Autore (p.xi.), che le pro- fetiche vaticinazioni fieno fcritte (7). Ma quello,

che

(6) Può vederli ciò, che ne dice ancora il Qua-

£nVÌ' l'M' '• c' f' Part'4- ), e il Muratori ( Perf. Pocf. T. i.L. i.c.9.)

(7> Non farà «'leggitori difearo , che noi qui le

va-

3i8 Storia Letteraria

che nella Poefìa ha le prime parti , è 1* imitazione o fantajlkay o lcaflica , e Similitudinaria . Ora dell*

una

varie opinioni accenniamo fu Ha qualità del verfo Ebreo . Non è mancato , chi nella fola fublimità del dire facendo 1' Ebraica Poefia confiftere , abbia- le metro tolto, e rime : di tal opinione fu Andrea Dacier, e il P. Calmet nella diflertazione de Poefi Veterum Hebreorum , ed è maraviglia , come l'eru- dito Quadrio ( T. i. 1.2. difT. 2.c. 2. part. 2. p. 6oo. ) potefle tra coloro noverare quefto dotto Benedet- tino , i quali all'opinione (ofcrivano di Francefco Gornaro^ quando egli l'impugna acremente . Volle il Gornaro , che la Poefia Ebrea in verfi metrici confiiteffe egualmente , che quella de Greci , e de' Latini. La quale opinione fu poi da Rafaello Rab- benio Medico Ebreo foftenuta contro l' Abate Bia- gio Garofalo . Perciocché quefti nelle con ftd erazioni intorno alla Poefia degli Ebrei , e de* Greci ^ ficcome avea fatto fino l'anno 1688. nella Biblioteca Uni- 'uer/aUy e I/lorica (T. 8. a. 8. p. 219.) Giovanni Clere prefe a dimoltrare, che la lingua Ebrea non è ca- pace di verfi metrici, ma foltantodi verfi Ritmici. Quali poi dalla parte del Rabùenio1 e da quella del Garofalo libri ufcifTero fu tal contefa , veggafi nel Giornale de letterati £ Italia ( T. vi 1. 8.9. ,e T. xvi 1 1. a. 7. )• 1 Giornalifii di Trevoux furono al Garofalo almeno tanto disfavorevoli, quanto il favorì il men- tovato Giornale d' Italia ; ma forfè altra fu la ca- gione di quefti contrari giudizj , che non il meri- to, o '1 demerito della prefcnte caufa . Il Garofalo un Ragionamento avea dianzi pubblicato per le confi der azioni del Marchefe Or/i contro il P. Boubours da' Trtvulziani difefo , da' Gtornalt/ii d* Italia con- tradetto, e punto. Che che fu di ciò, il Quadrio

nel

D'Italia Ut BAH, Cap. r. 319

una , e dell'altra, o le perfone riguardinfi , o le cofe, o le azioni trova il P. Caflìnì nella fcrittura efempli chiariffimi ( p. xiu.efcgg. ). Legganfi i fa-

t **}■

nel teftè citato luogo fi dichiara per la fentenza od Garofalo. Un altra fentenza recano (7. p. 270. ) i citati G tornai ijli $ Italia , e quella è di Gilberto Gaulmindi Malines nell' Ebraica lingua verfatiftìmo uomo , il quale tutta la poefia Ebrea ripofe negli accenti; ma il Quadrio mette Gilberto ( L. e. p. 600. ) tra'difenfori de' verfi Armonici, o Ritmici. Da que- fìa fpofizione delle varie fentenze degli Autori fal- la Poefia Ebrea più facil farà l'intender la mente del P. Caftni . Il Sig. Giufeppe Torelli nelle Tra- duzioni Poetiche ftampate in Verona nel 1746. ci nar- ra, che il Sig. Marchefe Maffà (p. 154.) crede d'aver (Scuramente trovato, che forte di verfoaveffero gli £- brei, edincheconfiftcfferolclormifure;,, ed io, fog- giunge egli , per quella cognizione , che con lun- ji go 1 e non leggiero Audio ho proccurato acqui- (tarmi della lingua ebrea, pofTb dire, cheionper- ,, fuaGflìmo , che la cofa non fia altrimenti, e ren- go per certo , che ne remeranno perfuafi anche gli altri , fi rifolverà a dar fuori , quanto fo- » pra ha metto da parte . Perchè noi preghia- mo il Sig. Marchefe a non volerci di quefta feoper- ta privare più oltre , acciocché quello a lui pur non avvenga , che al Vatablo avvenne , del quale pure affermò il Mercer0) che la vera (ine. }. Job.) maniera de' verfi Ebrei, e le mifure loro* avete ttovato; ma di fatto ritrovamento non fen' è fa.- puto mai nulla , ne alcuna notizia n'ebbe in appreffb, forfè con minor danno de' dotti, che non iarebbe , loro venifle più lungamente afeofo il pen- todo del Sig. Marchefe tanto felice nelle fuefeoperte.

320 Stori a Letter a ri a

cri luoghi dall' autore citati , e fpezialmente per l'imitazione Icafiica i Salmi (8. ), e que' due Canti- ci di Mosè meritevolmente da S. .Ambrogio appella- ti tali, che tamquam duo Mundi oculì , Caelique lu- mina totum corpus operis illius illujlrant . (9). Anche la più nobili fpecie della poefia fcuopre

il

(8) Il Muratori nella Perfetta Poefia due luoghi ( T. 1. p. 112. ) de' Salmi trafcelfe a dimoftrare >l medefimo, cioè quel palTo del Salmo cui. qui ref- picit Terram , & facit eam fremere , e l'altro del Salmo cxxxvi. fuper flumina Babylonis ec.

(9) Abbiamo quelli Cantici nobilmente tradotti dall' originai tcllo Ebreo pel Sig. Marcbefe Maffei , il quale ha Similmente traslatato il Cantico di Dcb- bora (Judic. V. ) , il Lamento di David ( 11. Reg. 1. 18. ), e'1 mentovato falmocui. Pochi fono t di- ce il Torelli, ( Trad. Poet. p. 154. ) quelli Ebraici componimenti, ma veramente chiunque ha (en~ fo per la vera Poefia , il che per verità non è ,, di molti , fi fentirà rapire in leggendogli ; per- che tratti ci fono così belli , e così poetici , che niente di fuperiore hanno certamente i più ec- celienti Greci , e latini ; e alcuni paffi fienili , che ne' Greci fi trovano , fono appunto de1 lor palli più infigni. Notili di grazia (conciofiache fatte oflervazioni non debban fi, da chi feri ve una floria letteraria per accrefcimcnto delle faenze tra- iafeiare, ove ne abbia opportuna occafione) Notili di grazia , come dallo Audio di rali componimenti fi porta la noflra Poefia nobilitare . Qual più ci i li— cato penderò di quello, che nella celebre Canzone del mentovato Sig. Marchefe Maffei in morte del Principino Elcttoral di Baviera abbiamo cfprcfib in quelli verfi?

O no*

D' I T A L I A LlB. 1 1. C A P. I. 32!

il N. A.(p. xvi.) nella Sacra Scrittura $ 1' Epopeja , e la tragedia, e della tragedia efempli fono la ftoriadel creato Mondo, Ja quale per opinione d'alcu-ii fu in verfi fcritta, la noria di Giobbe pure io vcrfi diile- fa, e ancora V Apocaliffx , corheche ne in verfo fu , ne al picciolo fpazio di 24. ore fecondo le leggi Tragiche fia riftretta. Qualche Angolarità d'opinio- ne potrà alcuno travedere in quefli efempli , e ne- gli altri dell' Epopeja ( p. xx.), che tralafciàmo. Ma quale leggiadro ornamento ha la Greca , \zLiti- na, l' Italica poefia , da che la Scritturai Poefia non fia fimilmente illuftrata ? Tre fono fatti orna- menti , le metafore , le fimilitudini, e le figure \ ma di tutti e tre piena è la Poefia de' Santi libri . Per le. metafore j e le fimilitudini il dimoerà 1' Au- tore^ p. xxi.) i quanto alle figure fi riferba a trat- tarne in altra diflertazione , della quale fiamo im- pazienti. In tanto quefta, che a detta dell'Autore non è compita , confrontifi colla diiTertazione de'

Cui- *i" 1 ■— _

Ó noflrì voti affarti 1 Non fia che in Tracia la Novella porti , Perchè al noftro martir la gente infida Non infoiti^ e nel duol noftro non rida

Ma quefto é felicemente tratto dal lamento David (2. Reg. 1. 18. ). Eccone la traduzione del medefimo Maffci

Come caddero oime ! guerrier forti , Non fia chi in Geth /' afpra novella porti , Ne a" Afe a Iona ne le folte vie, Accìb le Filijìee [pò , e le rie Dy incirconcifi figlie non ej ni tino , E del noftro dolor non facci an fefta„

X

322 Storia Letteraria

Calmet , e coli' Efercitazione del Fleurydì fomiglian- te argomento, e fi vedrà, quanto effa e nella mol- tiplicità delle trattate materie , e in altri pregi le avanzi.

IV. Altro erudito Profeiforé del Collegio Roma- no ci fa godere il vantaggio d'altra utiliflima dif- fertazione . Jn altro luogo ( T. n. p. 3. ) fu da me ricordato il P. Piero Curti Lettore di Lingua fanta . Sua è la diflertazione , alla quale fcrivendo palio .

Chriftus Sacerdos Diflertatio ad v. 4. Pfal. cix. ,, Hcb. e. x. contra Judaeos , & Calvinianos . Ro- m* 1751. 4. pagg. xii.

Il Tetto, fui quale l'Autore ragiona, è il famo- fo pafTo : Juravit Dominus , & non pccnitebit ,, cura : tu es Sacerdos in aeternum fecundurm or- dinem Melchifedech,, e la fpiegazione letterale, che egli gli da, è quella: Tu es, erilqueadSaecu- lorum ufque finem Sacerdos ejus rationis, ritus, inllitutique Sacerdotio , cujus rationis ritus , in- ftitutique fuit ( reprasfentarione feilieet, arque fi- 3, gura ) Sacerdorjum Melchifedech . Ma con- viene la data cerfifiìma interpetrazione difendere da due maniere di nimici , da' Giudei , e da' Calvini- fti, i quali per diverfa fìrada hannola infelicemente ìmvugnata . Al qual fine flabilifce prima l'Autore ( p. iv. ) , che tutto il Salmo cix. del folo Meffia va intefo, non Àbramo, non di Davide , non<^£- zechia , non Zoroù'òele , che che detto abbiano alcu- ni Rabbini . La fletta cortoro difeordia nell' afle- gnare la per fona , alla quale riferii cafì il Salmo , è una buona prova del loro errore. Aggiungaci la co- frante tradizione degli fteflì Bòrei, i quali, ficcome non pure dal Nuovo Tcframento , ma ancora da' Libri de' Rabbini appare, da Davide fine a Ge- sù Crijlo hanno del MeJJìa intefo quel Salmo. Ma

che

D'Italia Lib. ii. Cap. i. 323

che al folo Crijio porta il Salmo riportarfi , n'è fo- pra tutto chiariffìma prova il comedo medefimo , nel quale tai cofe contengono", le quali a niun altro poflfono dirittamente adattarfi, che al Mejfia (io). Ciò porto prova l'Autore ( p. v.) primieramente , che la parola Ebraica Chohen n«n lignifica in quefto luo- go un Principe meramente politico. , ma propriamen- te [acro minijiro , e Sacerdote. E veramente così efi- ge il contefto, così la verfion de' lxx , così la tra- dizion degli Ebrei non d'altronde venuta , che da querto medefimo parto (11) . Quindi apertamente ne fegue 1. : che Crijio m quant' Uomo : fia vero Sacerdote , d'altro più eccellente ordine, ed irtitu- to, che non fu il Sacerdozio d'Aronne . 2.: che il nuovo Sacerdozio di Crirto abbia il Levitico tolto , non potendo fotto una ftefla Legge avervi due Sa- cerdozi d'ordin diverfo. 3.: che la Mofaica Legge fia ceffata , ficcome quella , la quale Mare non può fenza il facerdozio, con che fu riabilita . Tre cofe potrebbono opporfi a querto diritto ragionamento , cioè 1. che la parola Chohen in alcun luogo della Scrittura lignifica Principe Politico (12) ; onde la Pa-

(10) Veggafi il Latino fu querto Salmo (pag. 345.) e quanto ad Abramo , S. Girolamo ( 1. 4. in Mattlr e. 23. )

(n) Rimettiamo fu ciò il Lettore al Pererio fui capo xiv. del Genefi ( n. 50. ) ; e al dotto P. Be- nedetto Giujìinìani fui capo vii. della piftola ad Hebr. ( p. 708. )

( 12) Leone Cajlro , ed il Salmerone vogliono , che la parola Chohen non mai fi prenda per Principe ; ma il Pererio , e'1 Lorino di buona voglia 1' accor- dano. Se non altro nel paflb ( n.Reg. viii. 18. ), dove i figliuoli di David diconfi Chohen , manife-

X 2 fla

324 Storia Letteraria

Parafrafi Caldea in quefto, fte(To iuogo del Salmo refeìa magnatem , o Principe . 2. che Melchifedecco nome proprio non fia, ma appellativo. 3. c\ìq Mel- chifedecco y delquale nel Genefi ( xiv. 18. ) fi par- ia , non fu Sacerdote , ne -offerfe alcun facrifizio . Il P. Curii rifponde con brevità , e con fodezza , che , lafuando Ilare la Caldaica verdone , la quale tutto quel luogo ha alterate? , e guado , manifefla ragion vuole,, che Cbchen. nel nollro patto inten- dafi nel fenfo di proprio Sacerdote , come che in altri vi pofTa efler ragione di dargli altra forfè non propria fignificazione . Favole Rabbiniche fono, che il nome di Melchifedecco fia appellativo , ficcome i nomi di Cefare , e Augujìo (13). Ma egli è bea certo , che Melch-fedecco Sacerdote fu , e che fece a Dio (acrifizi (14) ; Vero è, che in una epiftola , che va fotfo il nome d'Anacleto , fembra negarli , che Melchifedecco , ed altri antichi Patriarchi innan- zi d'Aronne ofFtriiTero facrifizo Sacerdotali autori' tate . Ma dice acutamente il N. A. ( p. vi.), ben fi mira , non d' altra Sacerdotale autorità fi fa

ivi

fia cofa è , non poterfi tal voce in altro proprio fenfo efplicare, che di Principi,

(13) Credono alcuni Rabbini, che Melchifedecco altri non fia (iato, che Sem figliuol di Noè, e che Melchifedecco detto fofTe per fopranome , cioè Re di Ginjlizra . Maraviglia è , che quefta favola poteflTe trovar credenza preflo il Gaetano, il 7 'ornielli , U- gon Grczio, ci Cumberland. Il Percrio la rifiuta af- fai bene nel luogo citato ( n. 6<. ) . Veggafi anche la Storia uaiverfale tradotta dall Inglefe ( T.4. par. 2. pagg. 126., e 1 27. della Veneta ediz. )

(14) Il Lorino cita ( p. 345. ) molti autori, che hannola dimoftrata.

D'Italia Lib. ii. c ap. i. 325

ivi parola, che di quella, la quale conferita da Dio fotte con pubblica Legge, (labile ittituzione , e con determinare cerimonie (15).

V. Fa il P. Curti un altro patto, e in qual fen- fo dicali Crijìo Sacerdote in ccternum , ci fpiega fon- datamente . Vi fono Cattolici , i quali della ererna durazione hanno cotal parola interpetrata , ficchè ancora dopo il final Giudizio Sacerdote fia per ef- fere Gesù Cri/io. La qual fentenza e di molto fner- va l'argomento, che da quetto patto de' Salmi traefi a favore dell' Eucarittico fagrifìzio contro a' Calvi- nitti , ed ha gagliarde oppofizioni . Perchè al conte- fio , al confentimento de' Padri, all'ufo delle Scrit- ture , ed alle parole di Paolo Apofiolo , laddove a quetto luogo del Salmilla allude, ( Hebr. vi. 2.), inerendo il N. A.dice , niente altro dalla parola in aternum venirci fignifìcato , non che tale efler dovea il Sacerdozio di Critto, che fino alla fine del mondo farebbe durato, ne altro farebbegli fuccedu- to . Paolo Apoftolo quando dice di Critto ( Hebr. vii. 24. ) : hìc autem eo quod maneat in aternum , fempiternum habeat Sacerdotium , non altro più ci volle dinotare ; ne altrimenti ( p. vii. ) vanno in- tefi i Padri , quando affermano , che fine non ha, il Sacerdozio di Cri/lo . Potrebbefi muovere un al- tra difficoltà da que' molti più tetti di Santi Pa- dri (io), i quali dalla fletta divinità affermano ef- fere ttata unta l'umanità di Criftn, ed etter egli/w natura Sacerdote , e Pontefice ; dal che parrebbe ,

eh

(15) E poi non v'è oggi giorno , chi gabelli co- tal pillola, fapendofi, che le Decretali fino a Strido a riferva di pochittìme fono fuppofte .

(16) Legganfi pretto il Petavio( de Incarn. lib. xi. e. 8. e 9.)

X 3

3i6 Stori a Lettera ri a

che Xipofìatica unione forte quafi la ftefla forma s per la quale Crijìo coftituito è Sacerdote, e potreb- befi argomentare, che, ficcome fempiterna farà l'u- nione ipoftatica^ così perpetuo farà ne' fecoli de' fe- coli il Sacerdozio di Cri/lo . Ma è da ofTervare , che fomigliante maniera di dire quefto folo figni- fca , non eflere Crifto (iato per edema alcuna ci- rimonia, e legale unzione facrato.

VI. Eccoci al forte contro de' Calvinifli. Si do- manda ora, per qual cofa principalmente dicaGCri- fto Sacerdote fecundum ordinem Melchifedecb ? Po- gniamo prima , che in quello luogo la Volgata no- ftra ha ottimamente renduto l'originai tefto Ebreo , intendendo ordine , per rito , e maniera . Vero è , che Rabbi Davide Kìmchi fpiega quefte parole : propterea quod tu es Rex jujìus , e'i Calvinifta Ja~ copo Guffet Y interpetra fecundum fermonem meuw Melchifedects ( Comm. ling. Hebr. ). Ma qual fede fi meritan coftoro in cofa , che gli altri Cattolici , ed Eretici tutti i più intendenti dell' Ebraica lin- gua, e pure gli Ebrei eftiman certa? E ciò, che è più i fettanta ( 17) apertamente inteferle, comel'in- terpetra il noftro latino; anzi S. Paolo (Hebr. vii. ) non le fpiega fecundum ftmilitudinem (i8).p che torna allo fteflfo (19) . Or tempo è di decidere col N. A.

( 17 ) xctTtt Tyv votati , così etti rendono quelle pa- role fecundum ordinem .

(18) x*<7« «r«y ofAowyret .

(io) Non pò/Turno tralafciare un eccellente paf- fo di S. Cipriano ( cp. 63. ) Ut ergo in Genefi per Melchifedech Saccrdotcm benedicìio circa A- braham poflct rite celebrari , przeedit ante ima- go facrificu Criniti , in pane , & vino feilieet 11 conftituta . Il Petavio altri molti tefli de' Pa- dri

D' Italia Lib. ii. Gap. i. 327

N.A. la propofta quirtione. Die' egli i., che queftà ftmilitudme del Sacerdozio di Crìflo con quello di Mclcbifedecco fia porta nella Angolarità di qualche fagrifizio proprio di quefto Sacerdote, che con al- tro non fiagli flato comune. 2., che querto|fagri- fizio non altro efier può, che l'Eucariftico dell' Al- tare. Deli' una, e dell'altra propofizione colla bre- vità propria d' una differtazione per conclufione fatta accenna appreflTo le ragioni , fpezialmente I umyerfale confentimento de' Padri , e degli fpo- nitori . Per altro il Greifero fu d'avvifo , che il cruento fagrinzio della Croce fi poffa dire for- malmente fecundum ordinem Melcbijedecb ( T. x. prò Dell. lib. e. 12. ). Ma quella Angolare opi- nione va abbandonata, come con chiare ragioni di- moerà l'autore ( p.x. e-xi. ). Ora fi dirà qui cer- tamente : come mai avvenuto è , che Paolo nella Pillola agli Ebrei paragonando il Sacerdozio di Cri- Jto con quello di Melchtfedecco quefta precipua fo- miglianza tralafciafle , in quella vero è confi- le il Sacerdozio fecundum ordinem Melcbifedecb ? Quella è la più plausìbile obbiezione degli Etero- doflì, a' quali rifponde l'autore, che YApofiolo quel- la fomiglianza tralafciò , perchè l'altre all' intendi-

men-

dn ha in tal propofito radunati ( de Inc. 1. xn. ti. 6. e fegg. )„ Ne aggiugnerò uno da lui traccia- to, che leggefi nella lettera d'Aurelio, e d'altri quattro Vefcovi ad Innocenzo 1. inde Melchife- 5, dech prolato Sacramento mente Dominici , no- ,, vit «ternum ejus Sacerdotium figurare . Ma di quella quillione è da vedere anche il Pererio lui capo xiv. del Genefi ( n. 80. e feg. ) , il Lori- no fu quello patio del Salmo 109. , il Giufìinian* ( p.720, ) fui capo vii. della lettera ad Hebrtos.

X 4

328 Storia Letiekaria

mento fuo bacavano, ne volle con quefla aggrava- re i -deboli animi degli Ebrei , i quali per erta in maggiori difficoltà , e dubbiezze farebbero entra- ti (io) . Se il P. Curii darà fuori fugofe , ed importanti diflertazioni , non lafceremo d' ornarne la noflra ftoria con un diligente eftratto .

VII. Una ben più ampia diflertazione fopra dit- ficiliflìmo argomento dobbiam qui foggiugnere del Chiaridìmo P.Anfaldi delV ordine de" Predicatori . Il folo titolo fcuoprirà la difficoltà , e infame X im- portanza fua.

Cafti Innocentis Anfaldi ordinis Praedicatorum ,, De Baptifmate in Spiritu Sancìo, & igni Com- ,, mentarius facer Phi.'ologico-criticus, cui accedunt , .,, ejufdem Auéìoris Orationes duae in Atheneo Ferrarienfi habita? . Mediolani 1752. 4. pagg. 277.

Già vedefi , che quella diflertazione indiritta è a fpifgatci il famofo paffo di S. Matteo (in. 11. ) : ., Ego quidera baptizo vos in aqua in poeniten- ,, tiam; q ii autem poft me venturuseft, cujusnon ,, fum dignus calceamenta portare , ipfe vos bapti- zabit in Spirito Sancìo , & igni . ,, Il Millio ( Prcleg. 1098. ) (ofpettò già, che quefte parole & igni folftro dal margine tralportate inconfiderata- mente nel tefto . Sarebbe in quello cafo tolta la difficoltà ; ma lo fleffo Millio convinto e dall' au- torità di S. Lucca , nel cui Vangelo hannole tutti i Codici , e dalla moltitudine iKantichiflìmi manolcrit- ti , dove fi leggono anco nell' evangelio di S. Mat- teo , e dal confentimento dt-gl' interpetri Arabi- co , Perfiano , Etiopico , Coptico , e Siriaco , de Padri , e degli Scrittori EccleTiaftici abbandonò poi

l'in-

(20) Così rifpondc anche il Lorino ( 1. e. p. 945.)

D'Italia Li b. ii. Cap. r. 320

i' infuffiftente fuo fofpetto ( nelle note a quel pajjo ) (21). La gran difficoltà é di (piegare, che s'inten- da per quefto Battefimo in Spiritu SanElo , & ipni . Dove, ficcome certa cofa, vuole itabilirfi, che non può per alcun modo intenderò" battefimo di vero material fuoco. Quefto l'error fu d'alcuni Eretici i quali, ficcome narra Clemente slleffanclino , ufa va- no d'imprimer col fuoco un fegno all' orecchie de' battezzati . Chi foff'er colloro , confetta ti Graùe ( not. ad T. 2. Spiai. ) di non faperlo . Grazio di- ce , incerta cofa cffere , 1 Stleuciani , e g'i Er- miani , i quali, fecondo che il Pratevlo Icrive , bat- tczzavan col fuoco , guardaffero ii coitume da CU-

_ __ mente

_ r

(21) Non potè vedere il Milito l'atoica verfio- ne di S. Matteo che fi ha nel Codice di Vercelli at- tribù ito a S. Eufeòio: ora in quel Codice pure vi è J et igni . Non può per altro negarli , che in alcuni vetuftì Codici di S, Matteo manchino querte paro- le : alcuni ne vide Erafmo , alcuni Bez* . Grozto ad alcuni Uomini d'ardita pietà attribuire cotal man- canza, i quali veggendo, che certi Eretici da quel- Je parole , ficcome or or diremo , traevano il loro coftume di dare a' battezzati un botton di fuo- co, voletter così privarli di tal foftegno. Il Salme- rone per lo contrario ( 1.4. p. 1. TraSi.6. p. mibij^.) ne accagiona l'ignoranza de' copifti , i quali non in- tendendo , che fotte battefimo di fuoco , giudicaf- fero meglio di tracciarle. Ma all'uno, e all'altro di queftì fenttori potrebbefi domandare , come mai J ardita pietà di que' primi , e l'ignoranza de' fe- condi abbia folo in S. Matteo mette le mani , non in S. Luca. Egli è più tollo da credere, che per ne- ghgeuza d'alcun copirta fieno fiate ommette, e che da quefto efemplare altri poi ne fieno venuti.

330 Sto r i a Lettera ri à

mente ivi rammentato. De' Valentiniani fembrà non poterfene dubitare : del loro maeltro ferive Tertul- liano .

Bis docuit tingi traduth corpore fiamma.

Anche certi Giacobiti del fettimo fccolo per ifta- re alla lettera del citato tefto , o nelle guance , o nella fronte de' battezati facevano con un rovente ferro un fegno (22). Lafciamo dunque coftoro, e parliamo pure fotto filenzio le varie fpiegazioni da- te a quel parto, e da' Cattolici , e da Eterodofi , e dal N. A. impugnate ( p. 5.7. io. 188. ), come quelle del Nonnenio , e del Burneto, dello Sebootgenio , del Keucbenio , e del Clerc ( 23 ) . Vegniamo follo alla nuova , ed ingegnofilTìma interpetrazione del P. jinfaldi . Stabilire egli dunque primamente , come- che in breve , che S. Giovanni non intefe ivi di parlare del vero Battefimo da G. C. iftituito. Per- ciocché, die' egli , avvegnaché il Battefimo di San Giovanni , e quello di Cri/io diverto* foriero per ra- gion della Grazia , e de' Celeftiali doni , non lo erano già nel fegno di cotal grazia , o nella mate- ria , conciofiachè e l'uno, e l'altro Battefimo lofiTe d'acqua, eppure la ragione, e le circollanze tutte dimoftrano, che ancora in quefta parte volefTe San Giovanni il fuo Battefimo a quello contraporre , e

: pu ' l ; ' \ pofpor-

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( 22 ) Vcggafi Gianfederigo Miegiò nella difputa de bapttjmo ifhà . TV 1. Mifcullan. Dutfbmg, ( pag'. 626. e (tg. )

(23) Oltre il Miuk-o, ed il Màgio citati dall' Autore ha il P. Caìmet diligentemente raccolte quelle varie opinioni nella fua Differuzionfl [iti Battefimo (artic.$.).

D'Italia Lib. xi. Ca*. x. 33i

pofporre di Crijìo. Ora oflervifi ( p. 16. ) un patto di S. Paolo , dove J' Apojlolo ( i. Cor. x. ) degli antichi Ebrei dice, e Aere eglino flati battezzati in nube, & in mari . Che cofa fu mai quefto Batté- fimo? non altro, che l'avere gP lfraeliti avuto nel- la nuvola, che precedeali nel cammino, e nel paf- faggio del Mar rodo due fegni dell' alleanza, che feco loro ftabihva il grande Iddio per mezzo del Condottiero Mtà ; non altrimenti, che l'arco ba- leno fu per gli antichi Patriarchi elevato a fegna- le , che nuovo univerfal diluvio non mai innonde- rebbe nell'avvenire la Terra. Or fimilmente vuo- le difeorrerfi del Battefimo in Spirita San&o, & igni degli EvangeliAi . Quefto efler dovrebbe un fe- gno della nuova alleanza , che in Gesù Crijìo raf- fermavafi tra Dio, e l'Uomo, fegno, che avernon dovea il Battifia , conciofìachè non il Mejfia fofle egli, ma folo precurfore del Mejfia ; ma fe°no ta- le, che caratteriftico fofle del folpirato Mefia ( p. *4- e fegg. ), come da tutto il contefto di S. G/#. vannt Evangelica fi cava. Qui fla il punto di do- ver trovar quefto fegno, e qui fla pure il bello del libro..

Vili. Siccome al dire di S. Girolamo. ( p. 27 ) aveano gli Ebrei per tradizione , che alla ve- !" r;dCi ?,alva5°re, ^0vea Precorrere il ritorno tlt , i- A fondatl fu,la maJ intefa Profezia di Malachia, la qual folo un mift/co Elia prometteva loro; ond'è, che dagli Ebrei al diferro paflati ad- dimandato fu il Batti/la, {ode Elia (vii )•

cosi credevan pure eflì , Eliam reftitutu-

rum omnia , di che ( in e. x vii. Matth. ) il me- deumo Santo ci fa fede , cioè quelle cofe , che al A empio teZorobabele innalzato mancavano, e che ? , A ?alom*™ già furono, P Arca , il Ra- dale del Giudizio, la Gloria del Signore, o fia la

Nubt

33* Storia Letteraria

Nube della Gloria fopra il propiziatorio , e Io Spiri- to Santo, o'I dono della Profezia, e de1 Miracoli . La reftituzione di quefti doni fembra prometta per Aggeo ( n.), e quefta è il Battefimo, del quale par- lava il Battijla . In fatti appena che Crijio det- to avea : Joannes quidem baptizivtt aqua ; vos autem baptizibimini Spiritu SanSìo non poft multos hos d'tes , foggiunge fubito lo Scrittore Sacro , che qui convenerant , intcrrogabant cum dicentes : Domi- ne fi in hoc tempore refìitues regnum Ifrael ? Tanto è vero , che pretto gli Ebrei tanto fuonava Batté- fimo in Spiritu Santto , che riparazione del Regno Israelitico , o fia della perduta gloria del Tempio di Salomone. Ed ecco falvata ( p. 73. ) la diverfi- del Battefimo di S. Giovanni B..tt/fta dal Batté- fimo di Cri/io perciocché il principale de' doni ( p. 159. ), che gli Ebrei afpettavano dalla venuta àElia riftorato, era ii dono de' Miracoli , e quello non l'ebbe il Battilìa . Refta a vedere , come fi fatte cofe fiate fieno da Gesù Cri/lo rettituite , non già materialmente , come gli Ebrei fi divifavano , ma in fenfo più nobile, e in maniera più fplendi- da . De' fedici capi , ne' quali divifa è la ditterta- zione, fei dall'Autore ne fpendono a quetto in- tendimento, e dalla gloria di Dio cominciando egli ( p. 88. ) nella Nafcita di Cri(to dimoftrala in primo luogo apparita ; ond' è , che da' Paftori det- to è ( Lue. il. ) & Claritas Dei circumjulfit tllos , cioè quel lume grande, il quale ( p. 90. ) la pre- fenza della divina Maeftà rapprefentava a' Giudei alla fin fine rettituita , e in S. Giovanni fi legge C Job. 1. ) & babitavit in nobii , & vidimus glo- riam e)us. Anche la fiella , che a' Magi apparve, fi pub a quella colonna di nuvola , e di fuoco ( p. 102. ) paragonare , la quale feortava gli Ebrei nel loro Viaggio . Nel Battefimo di Cri/io apparve

pure

D' I t a l i a L i b. 1 1. C a p. i. 333

pure vifibilmente la gloria del Signore ( p. 105. ), perciocché oltre a ciò, che gli Evangelici ci nar- rano, nell'Evangelio de' Nav.arei ( p. 117. ), detto ancora degli Ebioniti, C\ fa. menzione d' una luce , che ivi sfavillò d' ogni intorno , ed avvegnaché apocrifo Ila quefto Vangelo , antico è certamente , q in molte cofe può elìere d' autorità ( p. 106. )-, e in quella maflìmamente , nella quale s'accorda col vetulìo Scrittore de non iterando Baptifmate Hxreti- corum , pubblicato dal Rìgalzio , con S. Giufìino nel Dialogo contro Trifone , e con altr^ Padri , ed anco- ra ( p. no. ) con alcune prifche verfioni de' no- irri veri Evangeli , come colia verfione creduta di S. Eufebio di Vercelli ( p. 112. ), e con un Codi- ce di S. Germano. Ma dove apparve più chiara la gloria del Signore ( p. 1 14. ) , che nella Trasfigu- razione fui T aborre? nella quale nubes lucida obum- bravit eos . Altre apparizioni ( p. 122. e fegg. ) dei- la divina gloria fi videro appretto , e nella morte di S. Stefano ( p. 140. e feg. ) , e nella Conver- sione di S. Paolo. Non meno della Gloria del Si- gnore furono ampiamente per Ja venuta di Crifto retlituiti gli altri doni del primo tempio . Percioc- ché nella Pentecoste fi videro lingue di fuoco , e incominciarono non pur tra gli Apoftoli , ma tra* Criltiani i doni de' miracoli , delle profezie , delle vifioni, doni , i quali nella Chiefa durarono lunga ferie di fecoli , e in gran parte durano ancora (24) . Alcune obbiezioni , che contro quefta fpiegazione

po-

(24) Non fi lafci di vedere il Chiarifs. P. Ma- machi ( T. 1. Orig. & Ant. Cbrifi. 1. 2. e. 7. ), e il P. Chardon nella Storia de' Sacramenti ( T. 1. 1. 1. Seti. 2. e. 7. )

334 Storia Letteraria

potrebbonfi fare, fono dal dotto Autore in gran parte fciolte negli ultimi due capi.

IX. Che diremo noi quefta differtazione? di- ciamo primamente, che ella è molto commende- vole per la varia erudizione e Greca, ed Ebraica, e che per occafione del principal punto altri dall'au- tore fé ne trattano molto importanti, ed affai luo> ghi delle fcritture fonovi acconciamente illuftrati ; Diciamo in fecondo luogo, che un impenfato van- taggio da efla ne pub trarre , cioè e di cavarne un nuovo argom«nto indiffolubiie contro i Giudei, e d' atterrare da' fondamenti il Sillema del Burnet fui millenario Regno di Cn/ìo , e de' giudi fu que- fìa Terra. Perciocché quanto a' Giudei , conciofia- chè per la venuta d' Elia precurfore di Crifto fpe- raflfero elfi di vedere al fecondo Tempio ritornati i doni del primo, facil cofa è di convincerli , che venuto è il Meffia , per lo quale noi appunto go- diamo di que' doni riabiliti ( p. 81. e fegg. ) . Il Burnet poi è a ferra per la fteffa ragione . Égli non per altro motivo s'induffe a ftabilire quel Millena- rio fuo Regno, non perchè dicea, dover que'do- ni , e fpezialmente quello della divina prefenza nel mondo rifiorire : provato dunque , che quefti doni furono da Gesà Crijìo reftituiti , il fuo fìftema è diftrutto . già quefti vantaggi dipendono dalla fentenza qui propugnata dal P. Anfaldi , la quale potrebbe eflere falfa, e non per tanto tutta a que- lli argomenti reflerebbe la forza loro . E certo ò il Biftcfimo in Spiritu SanElo , & igni Sia la re- fìituzione di quelli doni , o ; tal reftituzione fatta a niente manda le macchine della Giudaica perfiJia, e i penfamenti dell'ardito Burnet. Perchè a folo titolo d'averci quefta llrada aperta di con- futare cofroro, meriterebbe gran lode quefti difler- tazione; ma quanto maggior le dee per le tan- te

D' Italia Lib. ir. Cap. i, 335

te erudite conghietture , delle quali è ornata . Ma dirà : qual è il fentimento Voftro fulla fpiegazio- ne del Batte fimo in Spiri tu Sanfto , & igni ? Lo diremo liberamente. A noi pare , che foggetta Ila ad oppofizioni; di che maraviglia effer non dee quando tutte le altre , che fommi Uomini hannoci' Jaiciate, non ne vanfenza. La fperanza, che il pro- porre alcune difficoltà contro V opinione del dotto Domenicano ci polla da lui meritare qualche erudi- ta lettera di nfpofta da inferire nel tomo feguente a vantaggio del pubblico , ne da animo a qui no- tarle ( 25 ) . Intanto per compimento di quefto eftratto avvertiremo , che a tutto il libro pongon mmmmm ___^__ " fine

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(25) n Prima difficoltà. S. Giovanni Battila avendo detto : Ego quidem baptizo vos in aqua in pcenitentiam , foggiunge , qui autem poft me venturi» eft , ipfe baptizabit in Spiri.

tu Sanfto : per quefto fecondo batteftmo s intende la reftituzione de' doni del tempio, trop- po sanerebbe Ja lignificazione del vero baptizo nella econda parte deli' orazione da quella , che ha nella prima ; eppure fembra , che per fare Ja contrapofiz.one giufta , e dare il dovuto rifalto al battefimo del Mcffia , dovette prenderli in poco di- verla lignificazione . E tanto più che '1 fanto Pre- curlore quefto rifponde a coloro , i quali aveanlo interrogato : quid ergo baptizas , ft tu non es Còri- Jtus, neque Elias, neque Propheta (Job. 1. ) ? fic. come dunque il Santo mantiene nella fua rifpofta il lignificato fteffo del baptizo , che quello del ta- pinai nella domanda , così fembra , che per non ulcire del femmato , e non cagionare negli afcol- tant. errore , ed equivoco , dovete in fomigliante lignilicazione ufarlo nel feguente baptizabit.

Se-

336 Storia Letteraria

fine due latine orazioni gii ufcite a parte , e da noi altrove commendate , le quali fono una nuova

prova

Seconda difficoltà. La tradizione degli Ebrei era, che Elia dovette ritiorare gli onori , e i doni del tempio, non il Mefjì-i . Ed è ben vero, come no* ta il No irò chiari Aimo Autore ( p. 74. ) , che alcuni Ebrei confufero il Meffia con Elia. Ma ol- tre a ciò, ch'ego (te ilo avverte altrove ( p. 226. ) ,• ben da Elia diiiiuguevano 1' afpetrato Cri/io que- gli Ebrei , che andarono dal Batti/la . Perciocché avendo eg'i apertamente detto , che non era Cri- Jio, foggi un r fubito : quid ergo? Elias es tu ? Il che non avrebbe avuto luogo , creduto ave/Tero* una lltfTa pedona dover effe re Elia , ed il Mejjia: quindi nuovamente di '(inferii replicando: quid ergo baptizis ■■, Ji tu non es Chrìflus , neque Elias ? or qui natee la difficoltà: vuo'fi , che il Battijia allu- de (fc alla tradizione degli Ebrei; ma (e quella por- tava, che la r. Irruzione de' doni del tempio dovef- fe per Elia farli , mal parrebbe , che avertela il Battijli recata per fegnale del venturo Mejjia , ne avicl>l)on quindi potuto altro inferire, gli Ebrei , non fc C >- 1 1 io t (Ter Eliay ciò che falfo era, e contro- l'intendimenti del Precurfore-

Terzi d'fficoltà . Quello , che da Cri/io , o dal Mefiti Spettavano propriamente gì' ingannati Ebrei r tra ti rnUb limento del temporale lor Regno. Se dun |te il Prccurlore averte agli Ebrei qui voluto» dare il tarattcriltico legno del Meffia fecondo l'idee lon) , anzi che della riparazione del tempio , an- drebbe fpiegato del miglior Regno , che Crifto ne hi i,)erroT e ricomperato, che è* il cclcftiale .

Quarta difficoltà. Abbiamo al numero vi ir. ve- duto, che quando Crilro ebbe promeflb il battefi-

mo

D'Italia Lrs. il. Cap. i. 337

prova dell'erudizione, e del buon guflo del N.A., una contro il falfo vanto , che dannofi i Proteflan*

ti,

mo nello Spirito Santo , qui convenerant , interroga- bant eum dicentes : Domine fi in hoc tempore rejìi- tues Regnum Ifrael . Sul qual paffo difcorro così : gli Ebrei aveffero per battefimo nello Spirito Santo la reftituzione de' perduti onori del tempio riconofciuta , non avrebbono domandato fubito gli Aportoli : Domine fi in hoc tempore refiitues Re- gnum Ifrael? Perciocché o quefta reftituzione inten- deafi fotte» il Regno d' Ifraele , o : ; dunque non fembra , che il Noftro Autore potefle da tal domanda argomentare ( p. 159. ) : ,, vides , ut vix memorato Baptifmare Spiritus Sancii, vel in Spiritu Sanclo , ftatim Juds;i prò recepta tradi- tione , animum intendunt ad reftitutionem eo- rum, qose Regnum Ifraelis , Salomonici riempe glonam Templi illuftrabantj ceu non elfe poffet Baptifma in Sanerò Spiritu , nifi ex reiìitutione donorum , quibus circumeifi poft captivitatem Ba- bylonicam carebanr. Se poi inrendeafi fotto il nome di Regno d' Ifraele, a che tale interrogazio- ne, dappoiché Crillo avea chiaramente promeflb il Battefimo nello Spirito Santo ? Ma che preffo gli fìeffi Ebrei altra cofa fofTe il Battefimo nello Spiri- 0 Santo , altra l'afpertata reftituzione dell' Israelitico Regno appar charo dalla rifpofta di Crifio : non. eli vejìrum noffe tempora , vel mornenta . E certo il il Battefimo nello Spirito Santo era da lui flato già promefio non p fi multos bos dia , non potea egli aVe co al rilpotta, quando il Battefimo nello Spi- rito Santo , e la refiituzione del Regno Giudaico fiata fofle la medefima cofa.

Y Ma

3^8 Storia Letteraria

fi , d' ufare nella lor Teologia un metodo della Criftiana (implicita tutto proprio , V altra fopu la moderazione dell' animo a' Teologi necefTaria . x. Ma da'libri, che intorno alla fcrittura ufciti fono in Italia, a quelli è da venire, ne'quali fono i San- ti Padri Uluftrati.

Appa-

Ma la fentenza del P. Anfaldi patifce queft'ec* cezzioni forfè di leggier pefo , e le altre pure fino- ra date, come offervava di (opra, hanno le loro, e graviflìme . Forfè la meno a difficolta fottopofta opinione farebbe per mio avvita fpiegare il Batté- lìmo in Spiriti* SanSlo , & igni del vero Battefimo noftro ifiituiro du Gesù Cri/io . Ma perchè mai chia- marlo Battefimo in Spirita SanElo, & igni? dirol- lo: volea il Battijla dimoftrare la differenza, che tra il fuo Battefimo paffava, e quello di Cri /lo , e perchè quefta principalmente confile nella fantifì- cante Grazia, che il primo almeno di fua natura non conferiva, ma bene il fecondo, e a' mate- riali Ebrei la grazia giuftifìcante voleafi con qual- che vifibil fegno dinotare, perciò, cred'io, che dopo avere lo Spirito Santo nominato , fotto il qual no- me la Grazia intendeafi , aggiugnefle Giovanni per maggior forza & igni i con che i fenfibili do- ni dello Spirito Santo denotava , i quali veramen- te per T impo(Ì7ion delle mani fi compartivano , non pel Battefimo , ma al Battefimo potevano in qualche modo ri ferir fi, in quanto cioè l'impofizion delle mani davafi a' battezzati fubito dopo ii rice- vuto Battefimo \ ond' è che in alcune Chicle col nome ordo Bapttfmatis s' abbracciano le due difiin- te facramentali cirimonie del Battefimo , e della Crefima .

D'Italia L r b. i.Cap. ii. 3$?

Apparatus ad novam L. Caecilii Firmiani La- ,, cìantii operum editionem una cum Praelatione n generali , & duabus diflertitionibus praeviis in fpecimen caettrarum. Romac 1751- 4- pagg. 91.

Il P. Eduardo da S. Saverio Carmelitano Scalzo non fi è fgomentaro dalla bella edizione d, Lattan- zio , che il Sig. Niccolò LengUt du Frefnoy (lampo in Parigi nel 1748., e ne ha un altra inrraprefa . E veramente avvegnaché quella fia una cupiofa , ed elegante edizione, pur tuttavia ha i Tuoi difet- ti » ed alcuni ne hanno notati i dotti Padri di Trevoux (1749. art. xm.). Tra le altre impor- tanti cofe, che in quella nuova edizione faranno, avremo non meno di 40. Differtazioni, nelle qua- li l'autore vuole, quanto può fervire ad illulirarc Lattanzio, metterci innanzi. Onde non potremo do- lerci dell' autore , non forfè perchè troppo ab- bondi, non già perchè vada con rifparmio di fati- ca , e d'erudizione. Due di tali differtazioni col- la finopfi dell'altre 38. in quello Apparato vengon- ci date. Nella prima ragionati di varj nomi, con che è (lato finora chiamato Lattanzio \ nella fecon- da della patria , e de' parenti d'elfo dikorrefi, e che non già africano fia egli (lato, ma Italiano , e della Città di Fermo nella Marca , provali con tutto l'impegno (26. ) Noi auguriamo al P. Eduar- do ,

(26) Appretto alcuni sfatatori di quanto contra- rio è a certi critici, già farà contro il P. Eduardo di pregiudizio quella fua opinione . E certo non vuolfi negare , che grandiffimi Uomini foftengano Ja contraria fentenza, come il Baluzio% il P. D. Le Nourry , il Tillemont tra Cattolici , e tra gli Ete- rodofli ii Fabricio , YOudinoì Cri/io foro Augufto Eu- manno , a quali tutti ha recentemente aderito il

Y 2 Reve-

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540 Storia Letteraria

do , ch'egli pofla la fua bell'opera condurre a fine , non dubitando, ch'ella riCponderà all'efpettazione , in che quefto Apparato ci ha medi.

XI. Tra' Padri infigne luogo fi merita S.Pro- [pero grande difcepolo , e difenfore di S. Agoflino . Il fuo Poema de ingrati* ufcì nel 1679. in Parigi tradotto in Franzefe da M. Sacy. L' Italia non ne avea ancora alcuna traduzione. Ma il Sig. Abate Gianfrancefco Giorgettì ce l'ha finalmente data.

Il Poema di S. Profpero Aquitano degl'I ngra- ti , o fia Copra la Grazia, Traduzione in ottava rima dell' Abate GianfranceCco Giorgetti. Vene- zia 1751. 8. pagg. 226.

Va innanzi a quefto utile traslafamento una diflertazione Copra la vita , e l'opere di S. Profpero Aquitano . Pareva, che dopo quanto Cu qutflo ar- gomento è Ciato Ccritto nella ultima Parigina edi- zione dell'opere del Santo , nulla reftafle a dirne di vantaggio . Il Noftro Traduttore ha Caputo ag- giugnere alcune coCe , ed altre anco emendarne . Noi non abbiam tempo di tutto qui metter in veduta quello, che potrebbe più a' curiofi CoddisCa- re . Quanto l'autore ha radunato (p. 63.) o per provare contro il Centimento del Noris , che Pro* /pero non Cu altrimenti ( p. 66. ) Segretario di S. Leone Magno , o per iCpogliark) della dignità di VeCcovo , della quale alcuni moderni hannolo pia- mente infignito, merita d'eflere almeno accennato;

ma

.■1 111 11.

Reverendi (fimo Padre Or/i ; e noi pure non temia- mo di paleCarci di quefto Centimento. Pur tuttavia fonovi ancora Critici rinomatiCTimi , i quali pen- dano , come il P. Eduardo . Eccone un pajo : il Cave, e Giangioreio Walchio nella Storia Critica della lingua latina (e. XI* §. 3.), come nella Storia EcolcCTai'tica (p. 1398. )

D' Italia Lib. ii. Cap. i. 541

ma faremo ancor più parole di ciò, che al Poema lìeffo de ingrata principalmente appartiene. ,, Quale , fi fofle l'Epoca d'una tal Opera , dice l'erudito Au- , tore . non è cofa agevole a prima giunta il ravvifarlo . Ella è certa cofa , che fu fcritto , , efTendo ancora in vita S. Agoflino , mentre par- , landò del medefimo al verfo 90. con J'occafio- , ne, che ne teflfe l'elogio, parla di lui, come di , perfona vivente . Quello viene olTervato ancora

, dal dotto Abate Antelmi (27.) Piacque al

noftro Profpero di dare al fuo Poema il titolo de ingratis , o fia in altra lingua ctx«pnvv: lotto il qual nome pretendono alcuni autori , che in- , tendere fi vogliano tanto i femipelagiani , come , ancora li Pelagiani , ambedue nemici della Gra- , zia. Lo Steyaert tutta volta aflerifce, e dimoftra , , che dinotati vengono foltanto i primi . Con quan- , ta ragione tuttavolta (tato fia attribuito un tal , nome a quefta fatta di perfone, non è cofa rna- , lagevole il dimoiarlo ; e vaglia la verità , fc , ingrato fi domanda quello , che avuto avendo , da un altro un qualche dono , o non vi corri- fponde , o, quel eh' è peggio, non lo riconofee; con

(27) Quefta è pure l'opinione dello Steyaert Dottor di Lovagno , del V.Salinas nelle fue note , ed offervazioni all'opere di S. Profpero Aquìtano, e d' Onorato di Marftglia , e del P. Garnier nel fuo Mario Mercatore ( Praef. p. io. ) , il quale altre ra- gioni reca per quella fentenza. Ma il P. Cacciari nell'opera , della quale or ora parleremo , preten- de ( p. 290. e fegg.), che il Santo fcrivefle quefto Poema dopo la morte di S. Agoflino . Ne giudiche- ranno i Lettori , confrontando maffimamente il Garnier .

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542 Storia Letteraria

con quanta ragione ingrati non fi doveranno j, chiamar coloro , i quali avuto avendo dall' in- finita mifericordia, ed onnipotenza del Signore gli doni ineltimabili della Grazia , non vogliono quelli dal medefimo riconofcere , ma dalle forze foltanto del libero arbitrio? Per ciò T che alla traduzione s'appartiene, ella è in ottava rima; il che all'autore ha accrefciuto certamente affai pia la fatica, che in ifciolto verfo , ficcome consu- me è di fare , avertela lavorata . ,, Nella manie- ra di tradurre ho proccurato , ditegli ( p. 13.) , ,, di portarmi in tal guifa , che ad efiere avefle, quella una cofa di mezzo tra la troppo licen- ,f ziofa libertà d' una Parafrafi , e la troppo rigida ,, fcrvitu d'una letterale efpofizione ,f « V'è il te- ito latino fecondo la Parigina edizione al rincon- tro della traduzione. A pie delle pagine finalmente veggonfi copiofe , ed erudite annotazioni affai di- verfe da quelle , con che hanno (p. 15.) quefta fteflb Poema illuftrato e il Sacy nella mentovata fua traduzion Franzefe , e Martina Steyaert * Ecco per dari un faggio della traduzione , come trasla- tinfi qui i feguenti verfì del Santo (p. 148.)

Hunc ìtaque effe&um , quo fumunt mortua vitamf Quo tenebra fiunt lumen t quo immunda nitefeunt f Quo fluiti fapere ìncipiunt , agrique valejcunt , Nemo alii dat , nemo fibi , non Intera legis t Nec naturalis fapientia , qua femel aBa \n pracepry labi novit , con/urgere nefeit : ->JPr licet eximias fìudeat poi/ere per artes , Ingeniumq .e bonum geneiofìs mori bus ornet ,- Caca tamen fileni ad mortit per devia currit T Nec vita aterna ve<os adqutrere frutlus De falfa virtute potefl vanamque decorìi Occidui fpeciem mortali perdit in avo .

Omne

«D'Italia. Lib. ii. Cap. i. 343

Omne etenìm probitatis opus , nifi [emine verte Exoritur fidei , ptccatum efl , inque reatum Vertitw , & jìerilis cumulat fibi gloria posnam .•

Cosi Pro/pero. Sentiamo il traduttore

tfn s) gran ben j per cui U vita acqui/la Quel i ch'era evìnto , *7 bujo fi rischiarai faggio il folle , e la dolente , e trifta Inferma falma il fuo vigor ripara , Neffun per altri > ne per conquida : Non la legge, eh a tutti è aperta , e chiara ; Ne tUj 0 fapienza naturai , eh i tuoi Sud or vedi perir , ne ofiar vi puoi . ^ Ben puoi coli1 arti illuflri , e i generofi Cofiumi ornare il ben difpojlo ingegno; Ma ognor per fentier orti j e tenebrofi Della morte ti avanzi al fatai fegno j È d"1 una virtù fai fa fperar ofi Indarno i frutti del cele fle regno; Che quell* ombra di bel , eh in te rìfiede $ Al compier de'' tuoi tramonta , e cède . Ogni buon opra , quando in pria dal fente Della fede non trae la fua radice, Divien peccato , e rei t ad* infteme ± [ 28. ] cui vantar fi alPUont giammai non lied Nel

(28) Il nortro Traduttore dice nella Prefazione (p. 13.), mi fono impertanto diffufo^ dovunque mi e* f ambrato dovermi diffondere fenzà pregiudizio del fentimenio . A vero dire parrebbe , che in quefto paflb , più che in altro qualunque, avelie egli do- vuto valerfi di quefta ragionevole liberta , concio- fiaché troppo cruda fia una fatta proporzione . Facciam pere* giustizia ai Sig. Abate Giorgetti : egli J'addolcifce nella fortopolU annotazione (p. 150.),

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344 Storia Letteraria *

Nel terminar queft'eftratto non portiamo a me- no d'anticipare al pubblico la notizia, che il V.An-

[aldi

w .. .... im- pregnando , che ficcome S. Ago/lino in più luoghi, così pure S. Profpero fuo difcepolo chiama l'opere degl'infedeli peccati non nel reo fenfo di Bajo , ma o perchè fiano fatte per la maggior parte a malvagio fine , o perchè fiano Aerili , ed infrut- tuofe per la falute . Di che veggafi ancora la mara- vigliofa Storia Teologica della Grazia fcritta dal Marchefe Maffei ( lib. xv. p. 410. e fegg.) . Per altro quanto è men dura la traduzione del N. A. di quella del Sacy .

Car fi noi aSlions , quoìque bonnes en foi^

Ne font des fruiti naiffans du germe de la foi ,

Elles font de peches , qui nous rendent coupa-

bles , Quelque attrait fpecieux, qui nous les rende ai-

mables .

Così il Sacy , mettendo in bocca al Santo il pretto, ed inelcufabile Ba/anifmo . In queito pro- pofito foggiugneremo , che la nota al verfo 372. ( p. 144. ) avrebbe biiogno d' alcun maggiore ri- fchiaramento in tempo, in che ancora in Italia fi va ditTeminando, la libertà d'indifferenza efTere un ritrovato de' PeUgiani. L'autore dicendo: la vo- lontà adunque dovrà perdere il proprio equili- brio , e verrà fpinta in verfo un qualche ob- bietto , allor quando troverà in erto quantità li maggiore di bene obbiettivo , ,, non ha certa- mente voluto intendere , the ciò fi f»rà neceffaria- tnente , e in modo, che, le la volontà ulando del fuo dominio volerte poi anche dal feguire quel

mag-

D'Italia Li e. il C a p. i. 345

[aldi Domenicano fratello dell' altro dianzi colle de- bite laudi celebrato ha all'ordine una nuova tra- duzione in verfi di quefto Poema . Quando ufeira f il che non dovrebbe andare a molto tempo) me- glio al vicendevole paragone fi conofeerà il merito di quefti volgarizzamenti.

XII. Abbiamo poc'anzi accennato un libro del P. Cacciari: a quello ora fi patti . Gran tempo era, che 1 Cattolici alpettavano di vedere una nuova edizione dell'opere di S. Leone I. Pontefice di Tem- pre felice ncordazione , dappoiché Quefnello fcaltro, e oltre ogni altro Eretico maliziofo Scrittore avea queft' opere e guade , e tratre a' fuoi perverfi in- tendimenti, e con maligne diffcrtazioni bruttamen- te disfigurate. 11 P. Cacciari già noto per la edi- zione della Storia Ecclefiajiica di Ruffino è lode- volmente metto a quella necettana , ma più che altri non crede, malagevole imprela. Ma ficcome il Chianfs. Sig. Msrchc Poleni alla fua edizione di Vitruvio giudicò di dovere alcune Eccitazioni pre- mettere, le quali pretto i letterati hannogli grandif- fima fama acquittata, così il noilro Carmelitano ha Umilmente reputato, convenevol cofa effere , che alla fua edizione di S. Leone con parecchie eferci- fazioni faceffe ftrada . Riguardano quelle le quattro Èrefie de' Manichei , de' frifcillianijii , degli Euti- cbiani , e de' Pelagiant , le quali fotto il Pontificato di Leone e nell'Occidente, e nell'Oriente la Catto- lica

maggior bene obbiettivo ritrarfi, colla divina Gra- zia noi pofla. Egli fteflb par, che fulla fine della nota fi fpieghi, comechè con qualche avvolgimento di parole il faccia , il quale in tali materie deefi Tempre sfuggire.

34<$ Storia Letteraria

J/ca religione mifero a gran pericolo . In due libri fi contiene la Storia del Manicbeifmo , nella quale con piacer Comma veggiamo quella impugnata 1 che Ifaccó Beaufobte in due volumi ftampò ad Amfter- dam in idioma Franzefe: un libro tratta dell' Erefia de' Prifciltianijii , un altro pure di quella de' Pela" giani , e due VEutichiana Ere/la ci rapprefentano nel vero fuo (lato a' tempi del Santo. Ma diamo il tito- lo deli1 opera.

Exercitationes in univerfa S. Leonis Magni o- i, pera pertinente? ad hiltorias Hcerefum Manichaeo- y, rum , Prifctllianiitarum , Pelagianorum , atque' ,, Eutychianorum , quas fummo (ìudio , & labore ,, SS. Pontifex evertir , afque damnavit, in fex li- 44 bros diitributae , & dicatae SS. Patri Benedir ciò XIV. P. M. a Fr. Petro Thoma Cacciari » Carmelita . Roma; 1751- £ pagg. 559.

Ora è da dire brevemente ,• ma pure in par- ticolare d'alcuna delle tante erudite cofe * che irt quello ufi! libro contenute fono.

XIII. E da' due libri cominciando , ne' quali lai ftoria de' Manichei troviamo vendicata dalle impo- flure , e dall' empietà del Beaufobre , il primo autor d'effa fu certo Scitiano. S. Epifanio afferma (h.6ó. ), che coitui andò a Gerufalemme intorno a' tempi de- gli Apo/ìolt , cioè venlimilmente de'difcepoli degli Apofloli (p. 5. J, perciò, Come noto è, detti Apojìo* liei Uomini , e ancora abufi vamente Apojìolt . Il Beaufobre pretende y che Scitiano molto tempo do- po viveffc , e che coetaneo fotte di Mancte . Il più forte argomento del Beaufobre è un frammento di lettera da Mtnete fcrifta a Sattano . Ma é egli quello argomento tale 4 onde per etto non pure ad Epi finto , ma a Cirillo (ì'mfoitmitano y ma a Tito Bo/lrcnfe , ma ad Eraclianu , ma agli antichi Atti ti Archelao debbafi negar fede ( p. 4. ) ? Batta col

Ville-

D' Italia Li e. ii. C a p. i. 547

Tillemont due Scitiani diftinguere, uno più antico, l'altro più recente ; il che ne é un paradoflb, è fenza fortiflìme conghietture (29). Meno certa è ancor tra' nortri fcrittori l' Epoca * nella quale Manete da' libri di Scitiano avendo il veleno trat- to, fi pofe a diffeminare le lue malvage dottrine . Abbiamo un celebre paflTo di S. Leone in quefto propofifo . Dice il Santo, che la Erefia di Manete damnanda innotuerat nel tempo , quo pofl Kefurrt- Bionem Domini ducentejtmus , & fexagefimus annui ìmpktus eft, Probo Imperatore, Paulinoque Confidi' bus , cum ottava jam in Chr/flianos perfecutio defa- liret 4 Non può in alcun modo difenderà* l'errore fenza dubbio per colpa degli Amanuenfi corfo qui nel numero degli anni della Rifurrezione di Cri- fio, e lo accorda ancora il N. A. (p.6\). Jl Con- folato di Probo , e di Paolino cadde fecondo tutti nel 277. Quindi il Cave s'immaginò, che folo in quenY anno cominciafTe Manete a fpargere i fuoi

Dom- ' ' . ■>

(29) Il Beafobre prefe tal fentimento dal Fa- bricio, il quale nella Biblioteca Greca ( T.v. p.280.) prima di lui il propofe fui medcfimo fondamento della lettera ài Manete a Sentano . Per altro av- verte il Fabìicio fteflb ( p.284. ), che quefta lettera, la quale in alcun codice intitolata è Manis Epi- flola ad Scythianum , in altro Codice porta il no- me di Valentino , qui Manis Magijier futi , cioè fìccome faggiamenre fpiega il medesimo Fabricio\ quod Man?* fimilid cum Valentino docuit , non quod cum audivtt. O- Valentino (otto il Pontificato d'Igi- no andò a Roma. Vuol dunque dire , che Scitiano appunto viffe negli Apojlolici tempi * cioè verfo la metà del fecol fecondo*

343 Storia Letteraria

Dommi . Ma convien diftinguere i principi della fetta (p-7- ) dal tempo , del quale parla S. Leone. Noti n fi quelle parole : àamnanàa innotuerat , le quali chiaramente lignificano il Manicbeìfmo adul- to ( 30 ) . Ma , foggiugnerà qui un difenfore di Quefnello , come coli' anno 277. accordare l'ottava perfecuzione ? S. Leone fembra parlare della perfe- cuzione & Aureliano , la quale non l'ottava fu, ma la nona . Il P. Cacciari più rifpofte . La prima è, che gli antichi fcrittori non feguiron tutti ( p. 8.) lo fte(Tb calcolo nel contare le perfecuzioni (31)» La feconda è , che fotto Aureliano non vi furori

Mar-

c'30) Così ancora opina il Tìllemont ( Not. v. fur fberes. dei Manich. T.^.pag.6gz.c.2.), che me- rita d'effer veduto . Il N. A. contro il Cave pro- va , che all' anno 277. anteriore è 1' Erefia de' Manichei , perchè Eufebio nella Storia Ecclefiajli- ca ( I.7. e. 27.) ne mette il principio fotto il Pon- tificato di V elice, il quale eletto fu l'anno 270., e folo cinque anni fedette . Ma il Marangoni nella fua Cronologia de' Papi , della quale al capo del- la Storia Ècclefiajlica dovremo parlare , dimoilra avere errato il Bianchini nel ricopiare gli anni di quefto Papa dalle pitture della Bafilica di S. Paolo (p. 16.), nelle quali fi legge di Felice , feditann.z. tnenfes x. Bifogna anco avvertire , che fecondo Eufebio , a ciò , che riflette il citato Tìllemont , S. Felice entrò nel Pontificato dopo il 276. Nel qual cafo vedefi torto , che Eujebio non può re- earfi a prova, contro chi all'anno 277. riduce l'Epo- ca del Manicbeìfmo.

(31) Buona ragione. Veggafi la noftra Storia (T. 2. p.396\)

D'Italia Lib. ii. C a p. i. 349

Martiri , eflfendo l' Imperatore morto innanzi , che agli Editti fottoferiveffe contro i Criftiani (32). La terza, che il defievire lignifica non incrudelire , ma l'oppofito ceflare d'infierire {33). Ora (giac-

_^_ che

C 32 ) Non patteranno all'Autore, ficcome buona , quefta ragione ne il Tillemont , ne il Mamacbi ( Ori- gin. & Ant. Eccl. T. 1. p. 449. )

( 33 ) Non può negarli , che quella ila plaufibil ragione, artefo 1' ufo ancor de buoni latini d' ado- prare il verbo defxvìo in quello fenfo . Ma fot- to Aureliano furono Martiri, e molti Martiri, av- vengachè intendimento di Leone fofle di contare quelle fole perfecuzioni , nelle quali innumera mil- ita Martyrum , ipfi fuis coroni s Cbrifli vaticinici apud Matìbeum (x. 19. ) impleta ejje demonflrabant , come oflerva il N. A. ( p.9. >), non pare, che giu- stamente fi mentovale il ceflamento dell'ottava per- fecuzione in tempo , che altra men fiera si , ma pur moietta incrudeliva contro de' Noftri . Appref- fo quando niuna perfecuzione fotto Aureliano forte ftara , oltreché l'antecedente di Valeriano contali da alcuni , come dal Mamacbi , per decima , come nell'anno 277. dirfi jam defeviret , cioè già calman- do fi , o tranquillandoli , o cominciando a fedarfi , della perfecuzione di Valeriano, la quale fotto Gal- lieno a Milano uccifo nel 269. già era finita . Que- fto mi fa credere, che il de/avirct veramente, qui prendali nell'altro latino fenfo d' infierire ; che al- ludali alla perfecuzione d' Aureliano ; che S. Leone abbia altro conto feguito nel noverare le perfecu- zioni da quello , che altri Scrittori ci rapprefen- tano . In ogni modo Quefnello è un arrogante a criticare S. Leone, quando a tante difficoltà fogge t- U è la fua immodelta cenfura.

350 Storia Letteraria

che non portiamo tutte l'erudite cofe, che dal N. A. trattano, feguir ragionando) nell' anno 277. ac- cadde la famofa difputa di Manete con Archelao Vefcovo di Cafcara (34). Gli atti di quefta difpu- ta da una antica verfione abbiamo per opera del dotto Zacagni (35) . Ma il Beaufobre , feguendo anche in ciò il Tuo malgenio, tra gli fcritti fuppo- fìi novera quefti venerabili atti . Le coftui frivole conghietture fono ( p. 54. e fegg. ) affai bene dal N. A. rifiutate. Poco appretto morì il mifero Ma- nete ( p. 99. e fegg. ) per divino gattigo fcorticato d'ordine del Re di Perfia , ne' cui foldati incappò miferamente . Non finì però col morir di Manete la fua fetta , anzi pel numero de' fuoi difcepoli fi dilatò, e crebbe di forze . L' Armenia , la Mefopo- tamta^ e altre regioni dell' Afta ne furono guafte . I libri, che andavan cottoro fpargendo , furono uno de' più acconci mezzi a confermare l'errore. Il P. Cacciari ne fa un erudito novero . Eccolo 1. (p. 114. e fegg.) P Evangelio di certo Tommafo fotto il nome dell' A portolo S. Tommafo ( 36 ) , diverfo dal-

(34) Può vederfi P Oriente Crijìiano del P. Le- Quien (T.z.col. 1001.). Il Fabricio (BibLG. T. v. p. 262.) vuole, che fia errore il nome di Cafcara , e che dtbba leggerfi Carra .

( 35) Il P. Manfi gli ha pur riportati nel pri- mo tomo de' fuoi /upplimenti a' Concili del Labbi (pag. 15. e fegg.)

(36) Il P. Cacciari dice, che gli antichi non duo , fed unum dumtaxat Manicheos habuifle Eangelium tettati funt . fc certo quefto è il più celebre rammentato da S. Cirillo Giro/olimita- no nella Catechefi iv. , e vi. , e da altri . Ma negli Anatcmatifmi dal Cotelerio , dal 7 'olito , e dal

Fa-

D* I T A L I A L I B. II. Cap, I.

clalla Rivelazione di Tommafo Apofìolo , conciofia- chè ficcome di due differenti libri ne parli Gelafio Papa nel fuo decreto, il. (p. 115.) un volume di lettere Di quefte era fenza dubbio la lettera Fun~ damenti confutata da S. Agoflino , la lettera a Mar- cello t ed altre noverate dal Cave (37). III. il li- bro intitolato m'tjìerj (38). iv. un libro de diffe- rentia eorum , qui accedunt ad puram fidem . \- il li- bro detto Apocriphus (p. 116. ). vi. un libro di pre- ci . Altri libri pubblicarono altri Manichei . Arda divulgò un falfo Vangelo , che egli alludendo a quel di S. Matteo (iv. 21.) intitolò juo lioi , e Tito Bofìrenfe ( 39 ) con ogni ftudio prefe a confutare . Arijiacrito un libro pur raife a luce (40), nel qua- le pretendeva dimoftrare , che una fola fotte la dot- trina de' Giudei , de1 Gentili , de' Crijìiani , tòt Mani- chei (p. 118. ) . Anche Adimanto celebre per le lo- di_

Tabricio ( Cod. Apocr. N. T. p. 354. ) dati fuori , due Evangeli, ut Manichei y fon rammentati, il vi* vo, che forfè fu quello di Scitiano , e quello di Tommafo ; anzi tre ne mentova Timoteo Prete Co* fiantinopolitano nella lettera del Meurjio pubblicata » de iis , qui ad Ecclefiam accedunt, cioè , 1. E- ,, vangelium vivum . 2. Evangelium fecundum Tho- 5> mam . 3. Evangelium fecundum Philippum . Anche Leonzio de feSlis ( Leéì. 3. ) ricorda quefto Evangelio fecundum Thomam .

(37) Ed anche più accuratamente dal Tabricio {Bibl. G. T.v. p.283. e fegg.).

(38) Il Tabricio nel luogo citato (p.282.,efeg. ) novera altri libri di Manete .

(39) E Diodoro Cilice con 25. libri pretto T ozìq (Cod. 85.)

(40) étO(TO<t>M .

352 Storia Letteraria

di dategli da Faufto , e per gli libri di S. Agojlìnó in Tua confutazione va tra gli fcritfori de' Mani- chei contato, e così pure Fortunato Prete Manicheo , col quale per due giorni difputò Si Agojìino V an- no 382. (p. 120.) (41)5 Felice, Faufto y Secondino , fui quale alcuni errori prefe il Cave . Due altri Manichei fcrittori (p. 123.) d'incerta età rammenta il P. Cacciari , cioè (p. 117.) Agapio , e Alexandre Licopolita (42). E Papi, e Imptradori a rompere il corfo a quefta Erefia volfero il loro zelo . Di tutto quefto accuratamente tratta il N. A. Noi fe- co lui ci fermeremo per alcun poco fopra il Tanto impegno di Leone Magno contro de' Manichei (p. 15J* e fegg. ) Dall' Affrica da Cenferico occupara , in maggior numero , che non aveano dianzi fatto , pattarono coftoro ad abitare in altri paefi de' Cat- tolici , e molti ancora ebber coraggio di portarfi a Roma , dove già altri fino da' tempi di Strido Pa- pa eran venuti. S. Leone Magno pensò ad ogni pof- fibil modo di terminarli , ed un concilio nel 444. tenne contro di loro , nel quale di molti delitti convinti furono , e dannati . Il Pagi , e Quefnelto non vogliono , che Concilio quefto fotte , ma una adunanza , ed un confetto . Ma troppo deboli fono Je loro ragioni. Il P. Cacciari ( p. 165.) le abbatte a maraviglia (45)* Altre maniere tenne per ridur- M_

(41) Error di ttampa: correggati 392.

(42) Aggiungafi Leucio fabbricator di molti falfi libri, de' quali parla il Fabricio in più luoghi dei fuo Codice Apocrifo del N. T.

(44) Anche il Muratori nella difquifìzione fopra gli Anatematifmi , de' quali or or fi diri, accorda (p. 117.) 1 cne S. Leone in un Concilio condannar- le i Manichei.

D'Italia Lib. ir. Cap. i. 353

li il Santo Pontefice . Molte, e le più memorande

contengonfi in una lettera del Santo a' Vefcovi

d'Italia: Plurimos (die* egli) impietatis Manichi**

fequaces , & doftores in urbe inveltigatio noftra

repernt, vigilante divulgavi^ aucìoritas, & cen-

fura coercuit . Quos potuimus emendare, corre-

ximus ; ut damnarent Manicha?um cum predica-

tionibus , & difeipulis fuis publica in Ecclcfia

profeffione , & manus fuse fubfcriptione compu-

V ,,mus" Cp.58-eregg.) (44). Ia vano \\ Braufo-

àre garnfee contro una favia condotta. Il N. A.

i ha molto ben vendicata.

XIV. Manichei, & Prifciilianìfla , dice S.Leone K ep. 93. adTurib.), tnter mutuo feederc funt conne- xi , ut folis-nominibus difeernantur . Perchè a' Ma* mchesj^ù N. A. fuccedere i Prifcdlianifìi . Ebbe- ro .eOÌ.1 nome da Prifcilliano . Che Spagnolo co- ìtui folle, e comune opinione, dalla quale il N. A. . 1 ____ non

(44) Un preziofo frammento, in cui varj ana- umattfmt contengonfi contro de' Manichei è (lato in antichifìlmo Codice ritrovato, e divulgato dal Murato» ( T. Jnccd. p.„2.). Quefto è sfuggito t AJ'?,benchè dal M"»fi riltampato nel primo lomo de fuoi Supplimenti ( p.n8. ) . Ma non fi può ne tutto avere, ne tutto leggere . Ora il Mu~

1^'.°; ?.1,.u.n6* dal crcdere » che querti anate- ntattfmt ftabilm fodero da S.Leone a norma di co- Joro , 1 quali Ja fctta Manichea doveano abiurare Jlnatemattfmt in fomiglianti occafioni abbiamo da molti monumenti della Storia Ecclefiaflica; ed an- che in qucfto propofito te Manichei . Così ilP.57r- mondo pubblicò certi anatematìfmi Profperi ex Ma- mehao converfi prtjìhos Manichtorum errores dete-

J'flflttS .

z

554 Stori a Le tte r a ria

non s'allontana (p. 214.) Pure che nella Gallia foflTe egli nato , muovefi dal P. Cacciari un pìaufi- bil dubbio (p. 213.) , conciofiachè nel Cronico di Profpero Aquitanico leggali : Vrifcillìanus Epijcopus de Calati a , Prtfcillianus Epifcopus de Gallili . Ma ancora fcioglie egli ikffo il fuo dubbio, riflettendo e che il Cronico di Profpero è di molti errori con- taminato , e che il nome di Galazia è fiato da va- rj Scrittori ufato a denotare alcuni popoli dentro la Spagna fituati (45) Che che fia di ciò , all' an- no 379. mette Profpero il cominciamento di quefta nefanda Erefia, ne fi può (p. 212. ), che che tianfi detto il Cave , ed altri , più oltre differire queft? Epoca . Fu egli dapprima condannato nel Concilio di Saragozza. Ma la condanna ad altro non valfe, che a fargli intraprendere il viaggio di Rama per appellarti a Papa Damafo . Per altro quanto andò fallitoli luo difegno ! Il Papa noi volle neppur vede- re . Allora egli gravido di penfìeri col Vefcovo I- jianzio lafciò Roma , e fi volfe a Milano , fperando di tirare nella fua comunione il gran Vefcovo Am- hrogio ( p. 217. ). La quale fperanza non ebbe alcun effetto . Perciocché Ambrogio torto come intefe , averli Damafo dalla fua prefenza tenuti lungi , inorridì alla propolla d'udirli , o di riceverli nella (uà comunione. Che fecero allora i protervi ? Per mezzo di Macedonio Maèjìro degli Ufìzj guadagna- rono! l'animo di Graziano Augujìo , il quale co-

man-

(45) Ma col Sigonto,c col Drufio leggafi de GalUcia, tolta è ogni difficolta , effendo. quella Pro- vincia fiata nella Spagna Tarraconefe . Un antico Codice della Lauxenziana di Firenze , il quale fan deil'undccimo fecolo, da noi confutato, haappunto de Calice i a .

D'Italia Lib. ii. Cap. i. 355

mandò , che Iflanzio , e Prifctlliano alle Vefcovili lor Sedi ( iflanzio , e Salviano Vefcovi aveano po- co dopo il Concilio di Saragoza Ve/covo d? Abula Sacrato Prifctlliano) follerò rettituiti . Ritornaronfi dunque lieti nelle Spagne ; ma qui non ridette la loro perfidia . Penfarono di rovinare Itacio Vefco- vo , e tante ordirongli trame , -eh' egli impaurito fuggì nelle Gallie al Prefetto Gregorio . E perchè egli Teppe innanzi al Prefetto bene trattar la caufa fua, che quegli d'ira s'accefe contro gli Ere- tici , coftoro per mezzo di Macedonio ancor Mae- (irò degli ufizj ottennero , che il povero Itacio , il quale tfava in T 'reveri , fofle nelle ^^««ricondot- to (4<5) . Ma uccifo Graziano il Tiranno Majjìmo

con

(46) Tempo é , che noi proponghiamo ilnoflro parere full' anno , in che tenuto fu il Concilio di Saragozza . Uno ne abbiamo ne' Concilj dt\Labbé , e dell'Arduino, che il Baronio , ed altri, da' quali alieno non è il N, A. (p.215.), riportano all'anno 381. ; ma conciofiachè quefto datato fia coli' Era 418., non può quefto Concilio in altro anno por- fi, che in quello, in che il Tillemont, il Pagi, e l' Arduino mettonlo , cioè nel 380. Potrebbe affai verifimil cofa fembrare, che il Concilio contro de* Prifcillianifli tenuto in Saragozza vada d'un anno anticipato. Così crede il dottiflìmo P. Manfi (T.i. fuppl. C0/.245. e 24^-) E certo Macedonio grandiflìmo Protettore di Prifcilliano nel mefe di Marzodel I381. era Conte delle Sacre Largizioni , conciofiachè a lui già di quefta nuova dignità riveftito indiritta fia la legge de appellat. di Graziano , e di Valentiniano . Avea egli dunque circa quel tempo dimefTa la di- ; gnità di Maefìro deoli Ufizj a quella di Conte delle i Sacre Largizioni inferiore , la qual godeva , quando ,

Z 2 fic-

55^ Storia Letteraria

con tanto zelo fi diede a perfeguitare i Prifcìlltd* nifti , che prima nel 385. citolli al Concilio di Bor-

àeaux ,

ficcome detto fu, ottenne il trafporto d' Itacio da Treveri nelle Spagne. Ciò poflo ofTcrvifi, poflìbil fia fra il 4. d'Ottobre del 380 , nel qual tempo fu celebrato il Concilio di Saragozza , che abbia- mo , e il 17. Marzo del 381. , nel qual giorno data è la mentovata legge , le poflìbil fia , dico , tante cofe racchiudere , quante abbiamo veduto fe- guite eflere , ed altre da noi lafciate, il Vefcova- to conferito a Prtfcillìano , il ricorfo d' Itacio , e d' Itacio agli Imperadori contro gli Eretici , il re- fcritto contro coftoro , il viaggio di Prifcilliano a Romaì il paffaggio a Milano , i trattati con Gra- ziano , il ritorno in Ifpagna , le macchine contro Itacio? Non v' è altro mezzo , che dire, elTere il Concilio di Saragozza , in cui dannati furono i Pri- fcillianifìi , diverfo da quello , che reftaci , ed a quello anteriore d' un anno . Ma quefto plaufibile argomento non fi fonda , che fui fuppofìo del dot- to Gotto/redo , che il Macedonio Conte delle Sacre Largizioni fia quel deftb , che come Maeflro degli Ufizj tanto promofTe ia caufa di Prifcilliano . Il che porrebbe effer falfo , non efsendo gran cofa Arano, che due Macednnj fi ritrovafsero ad un tem- po, uno Maeflro degli Ufizj , l'altro Conte delle Sa- cre Largizioni . Ed è vero , che Sulpizio Severo di Macedonio parlando dice {1.2. hi/i. Eccl.) , tum Ma* gi/lro o/ficiorum , ma quel rum non inferi fee , che dappoi ad altra maggior dignità fa I i f se colui Da altra banda pare troppo racchiudere in pochi meli le divifate cofe , non è minor violenza nel folo anno 379. mettere il Concilio di Saragozza^ e quegli altri fatti, clic innanzi al Concilio narra

Sul-

D'Italia L r b. ii. Cap. i. 357

deaux , indi alcuni a morte ne condannò , come Prifcillian» fletto , altri a filo di fpada ne fece met- tere

Sulpizìo ftttto accaduti, in quelli termini: Jam- que paullatim perfìdia? iflius tabes pleraque Hi- fpania» pervaferat , quin & nonnulli Epifcopo- rum depravati , inter quos Inltanrius , & Sal- ,, vianus , Prifcillianura non folum confenfione , fed fub quadam etiam conjuratione fufceperant . ,, Quo Hyginus Cordubenfis , ex vicino agens , ,, comperto ad Itacium Emeritae civitatis Sacer- }, dotem refert . Is vero fine modo, & u'tra quam oportuit , Inftantium , fociofque ejus lacettens , ,, facem quamdam nafcenti incendio fubdidit . . . Igitur poft multa inter eos, & digna memoratu ,, certamina , apud Cxfarauguftam Synodus congre- ,, gatur : cui tum etim Aquitani Epifcopi inter- ,, fuere. ,, Eppure folo l'anno 379. Prìfcilliano co- minciò a difleroinare i falfi fuoi Dogmi : l'abbiam chiaro dalla Cronica di Profpero Aquitano . Innol- tre l'anno 379. erafi già in Saragozza celebrato contro de' Prifcillianifti un Concilio , come l'an- no appretto tenendofi l'altro , nulla contro d'etti fi riconferma ? quando appunto erane maggiore il bi- fogno per gli tumulti da' contumaci in difprezzo del primo Concilio commottì . Ma egli è tuttavia da confettare , che il Concilio del 2^0. non può quello ettere , in cui i Prifctllianijt: furono con- dannati, che che ne dica il titolo, non da antichi efemplari a noi venuto, ma dalle conghietture del Loaifa , e àtW Aguirre , come otterva il P. Ardui' no. Perciocché niente in etto fi dice de' Prifcillia- nifli , niente di quello fi ha , che ne ha lafciato Sulpizìo Severo . Perchè io penfo , che il Concilio

Z 3 con-

358 Storia Letteraria

tere , e tali rilegonne in efilio . Quindi (p. 251.) manifefto efTer dee, che fino all'anno 385., in cui tali cofe accaddero , Simfofio Vefcovo non era in fufpicione venuto di Prifcillianifmo y perciocché cre- dibil cofa non è, che al Concilio di Bordeaux non fofle chiamato , e allo fdegno sfuggile degl'Impe- riali Tribuni . Ora in un Concilio di Toledo , del quale or or fi dirà , leggiamo di Simfofio quel def- fo , che nel 380. fottoferifle al 'Concilio di Sara- gozza, (47) : Sola tamen una die Concilio Cae- faraugufiano iìitifle , qui poftmodum declinan- do fententiam prarfens audire contempferat . Un nuovo Concilio di Saragozza forza è dunque ammettere ( p. 232. ), e non nel 383., come opinò il Card. Aguirre , ma bene dopo il 385. , come felicemente oflerva il N. A. E tanto più, die' egli , quanto che nello fteffo Concilio di Toledo abbia- mo , che tra le condizioni a Simfofio propofte per riammetterlo alla comunione Cattolica una fi fu , che non più tra' Martiri reciterebbe il nome di Prifcilliano , e degli altri, il che non potè eflere , che dopo la coloro morte, cioè dopo il 385. (48). Do-

contro de' Prtfcillianifti nel 381. fia (lato convocato, e che gli Atti ne fieno periti.

(47) Il P. Couftant ( T. 1. epifì. Roman. Pont. col.fÓK).) non vuole, che il Simfofio, del quale qui fi parla, credafi quello fieno , i) quale al Concilio di Saragozza trovafi fottoferitto ; ma non v' è al- cun fondamento di di linguerc quefti dueSimfosj.

(48) Non farei forza fu quella ragione , perchè quefta ben prova, che ancora Simfofio dopo la morte di Prifcilliano il contava tra Martiri , ma non già , che innanzi ancora non fofle fuo feguace ; poten- do l'una, e l'altra cofa efler vera , e che prima

ca-

D'Itali a Li b. ii. C a p. i. 359

Dopo quello Concilio di Saragozza , e innanzi la morte di S. Ambrogio C 9**33'% ° nel 397., o nel feguente avvenuta par' neceffario di mettere un Concilio di Toledo . Dittinio , e Simfofio andarono a ritrovare S. Ambrogio , e pregaronlo, che volerle farli nella Chiefà ricevere . Acconfentì S. Ambro- gio, e a' Vefcovi di Toledo una lettera dirizzò, ut fi condemnaffent , qUa perperam egerant , & implef- fent conditiones , quas prafcriptas littera continebant , reverberentur ad pacem ( adde , qua Sanala memoria Siricius Papa fuafijfet ) . Ora avvenga che S. Am- brogio poteffe a' Vefcovi di Toledo non radunati in Sinodo fcrivere quella lettera, fembra almeno, che la gravità dell' affare richiedeffe un Concilio dopo pervenuta quella lettera ; maflfimamente che Sim- fofio lalciò dopo quelle lettere di recitare tra' mar- tiri i nomi di Prifcilliano, e degli altri, più II fervi degli apocrifi libri , e dell'altre opere di Pri- fcilliano . Quello par effetto di qualche Sinodal (txx- tenza. Ma non paflìam oltre fenza difaminare quel- la parentefi (adde, qua SanSia memoria Siricius Pa- pa fuafijfet) . Il Tillemont inclina a crederla una giunta intrufa nel redo ; ma il N. A. affai ben lo rifiuta e crede, che in quello cafo S. Ambrogio ado- perarle (p. 242.) come legato della Sede Apoftolìca . £ certo trattavafi di difpenfare da un canone di Siricio pochi anni innanzi Inabilito nella fua decre- tale ad Imerio : come avrebbe Ambrogio potuto que- llo fare di propria autorità? (49J Simfofio poco ap- preso

caduto fofse negli errori de' Prifcìllianifìi , e che dappoi , ficcome altri di lor Tappiamo aver fatto , agli errori aggiugnefse il culto de' morti Prifcìllia- nifìi , quafi Martiri foriero (lati.

(49} Senza volere in quello fatto S. Ambrogio

Z 4 Le-

5^o Storia Letteraria

predo da altri ingannato , e corretto cadde' in nuovi difordini . Perchè citato fu ad un Concilio di Toledo tenuto innanzi l'anno 400. da 19. Vefcovi , ì quali, conciofiachè egli sfuggiffe di comparire, ad» verfus Prifcilltani feftatores , & htcrefim , quam ad- firuxerat , lìbellarem direxere fententìam . Fu tutta- via alla Comunione rimefTo in altro Concilio, che gli (ledi Padri celebrarono l' anno 400. La condi- Lendenza de' Padri di Toledo v erfo Simfo/io, e Dit- tinio cagionò un fiero feifma , al quale fedare In- nocenzo Papa ad jQnaftafio fucceduto nella Sede Ro- mana fcrifle una memorabil lettera univerfis Epifco- pis m Toletana Synodo conftitutis . Il Beonio credè, che qutiìo Concilio non nel 400. , fìccome detto è per 1' incontrallabile data , ma nel 405. tenuto fotte ( 50). il Bìnìo ad altro Sinodo di Toledo re- putò quefta lettera d' Innocenzo dirizzata. Il N. A- ( p. 245. ) lafcia la cofa indecifa (51) Noi non

fa-

Legato Jlpojlolico potrebbefi dire , che il Santo al- le rapprefentaziont di Sìmfofio , e di Dittinio fcri- veilc a Strido , e che quelli gli rifpondefle, accon- fentir egli all' accertazion di coloro nella Chiefa a quelle condizioni \ la qual lettera infiem colla fua mandale Ambrogio a' Padri di Toledo.

(50) Per altro, fìccome avverte il P.Couftant , (co/. 759. ), il Baronio nella feconda edizione degli Annali correfTe quefìo madornale errore egli ftefTo, e confefsò , che il Concilio di Voledo celebrato fu nel 400. ; aggiunte folo , che la lettera d' Innoccnzio è fiata ad altro pofterior Sinodo di Toledo indi- ritta .

( 51 ) Ma il P. Coujlant prova affai bene (col. 762.), che la lettera d' Innoccnzio è fcritta a' Padri Tolctani del Concilio del 400., non però, che ad

e (fi

D'Ital i a Lib. ix. Cap. i. 361

fappiamo , nella diftribuzione di quefti tre Con- cili di Toledo avremo bene le idee dell'aurore af- feguite ; conciofiachè egli in quefto punto fia un poco ofcu*o ; ma ci lufinghiamo almeno d'avere toccata la verità, e difimbarazzato agli ftudiofi dell' Ecclefiaftica ftoria il camino . Le cofe feguite dap- poi ci vengono dal N. A. accuratamente defcritte , e per occa/ion d'effe molti errori fi difcuonrono di Quefnello ; ma a noi permeffo non è di più oltre feguitarlo in quefto viaggio. Anzi ancora dalla Pc- lagiana Erefia , della quale appreffo intraprende di trattare , ci fpediremo in poche parole , dicendo , che egli lafciando faggiamente le altre cofe, folo fi ferma in quelle , che contro i P elogiarti adoperò S. Leone , vendicandone gli fa itti , e le gefte dalle maligne punture di Pafcafio Quefnello .

XV. I due ultimi libri di queft' opera fono de "Eutycbiana Hcereft , & Hi fiori a , e nel primo libro da' principi della Erefia conduce 1' Autore la fua Storia fino agli avvenimenti, che precedettero im- mediatamente il Concilio di Calcedonio ; nel fecon- do quel tutto ci mette innanzi, che a quefto Con- cilio appartiene , colla mira fempre indiritta a di-

fen-

effi indirizzata fia, quando erano nel Concilio, ma a loro , i quali in quel Sinodo erano fiati alcuni anni dopo. Certamente era già morto Patruìno, il quale avea a quel Sinodo fotroferitto, e la fua Se- de da Gregorio era occupata . Il precifo tempo , in che fcritta fu la lettera , non può affegnarfi ; ma conghiettura il dotto Benedettino , che il foffe in- nanzi , che da' tumulti di guerra foffe perturbata la Spagna , cioè avanti il 408. , nel quale ad Onorio fu quella Provincia tolta da Cojìantino , e forfe cir- ca il 404.

6i Storia Letteraria

fendere dalle impofture del Quefnello , del Launojo, e d' altri fatti Scrittori i diritti dell' Apoftolica Sede . In una cofa fola abbiamo con maraviglia veduto , che 1' Autore a quello laudevole impegno non ha corrifpolìo , cioè riguardo alla famofa let- tera di S. Leone a Flaviano , dalla quale ftrane cofe argomentati fi fono di trarre ed antichi Ere* tici , e i moderni Gianfenifti , ed altri nimici dell' autoriti Pontificia . Ma forfè egli s' è rifervato a dirne a lungo nelle note a detta lettera , quando ci darà l'edizione compita di S.Leone. Noi abbiam penfato di dirne qualche cofa, accennando que'luo- ghi dell'Autore , che vi avranno relazione . Ogni altro eftratto ci porterebbe troppo a lungo, e que- llo, oltre il piacere della varietà , potrà effere an- che più vantaggiofo. Avendo Flaviano in un Con- cilio di Cojìanrinopoli ( p. 518. ) condannato Etni- che , ne mandò il Santo Patriarca a Leone Papa la ferie degli atti, accompagnandola con una lettera , nella quale , che piacetegli confermare il Sinodo (p.3zi.)i pregavalo a grande iftanza. Ancora Eti- liche dalla fentenza del Concilio di Cojìantinopoli appellò al Romano Pontefice ( p. 305. ), e Cri/ì/ano lupo Agojltniano celebratiiTimo da un Codice CaJJi- nenfe ne pubblicò il memoriale d' appello , contro il qual prezioso monumento in vano alzò la cen- foria verga Quefnello . Ma in quello frattempo (p. 360.) per le arti di Crifafio 1' Imperadorc Teodo/io ( p. 369. ) mandò a Diofcoro ordine di radunare in Efefo dieci Metropolitani , quai più volelTe , per difcutervi in un Concilio la caufa d' Euttche . Per- venuta alquanto tardi a S. Leone la nuova di que- llo Concilio fpedì (libito a quella volra i fuoi le- gati Giulio Vcfcovo ( p. ff\. ) , Renato Prete , e Ilario Diacono colle debite Irruzioni , e cori mol- te lettere. Tra quefle la precipua è la lettera dom- ina-

D'Italia Li b. xi. Cap. i. 363

matica a Flaviano fcritta il 13. di Giugno, ef- feado Confoli After io , e Protogene , cioè 1' anno 449. Il N. A. prova (p. 374.) eruditamente la ve- nerazione , in che fu quella lettera avuta femprc nella Chiefa (52) . Ma vegniamo ora alla difficol- ta. Pretendono i Novatori, che la mentovata let- tera di Leone a Flaviano , comechè dalla maggior parte de'Vefcovi ricevuta fofle , non fu tenuta ir- repugnabile diffinizione , non dappoiché confer- mata fu dal Concilio di Calcedonia . Niente potea- fi, che più falfo fotte , inventare . E certo quando per l'Oriente fi fparfe la fama d'un nuovo Conci- lio , Flaviano feri (Te a Leone ( p. 326. ) .• Caufa eget folummodo veftro folatio , atque definitione , qua de- betis confenfu proprio ad tranauillitatem , & pacem cun&a perducere ; fic enim barefis , qua [urrexit , & turba , qua propter eam fatta funi , facile de- ftruentur , Deo cooperante per vefìras litterasj remo- vebitur aulem Concilium , quod fieri divulgatur . Si- milmente quando Eutiche a favor fuo ftudtofliì d'in- terporre 1' autorità di S. Pier Gri foioso , gli rifpofe quefti : in omnibus autem hortamur te , ut bis , qua a Beato Papa Romana Urbis f cripta funt , obedien- ter attendas , quoniam Beatus Petrus , qui in propria Sede vivit , & prafidet , praflat quarentibus fìdet ve- ritatem . Per la qual cofa da quelli due gran Santi dell' Orientale , e dell' Occidental Chiefa chiaro ap- pare, quale fopra le diffinizioni dommatiche de' Ro- mani Pontefici fofle l' antica credenza . Ma fentia- mo i be' cavilli , che vanno i Novatori opponen- do . Dicono, che al riferire d' Evagrio (1.2. e. 4.) ( il che pure dagli atti del Concilio Calcedonenfe (Aft,

C 52) Di quefto tratta anche più diffufamente il Tìllemont .

3^4 Storia Letteraria

Acì. ii. & iv. fia manifesto) la pillola di Leone fu difaminata, e che S.» Leone fteflfo ( ep. 63.) fcri- vendo a Teodoreto fi gloria , che la (uà diffinizione fiata foffe confermata dal confentimcnto universe fratemitatis . Ad Ermanno Luterano , il quale di queflo argomento valuto erafi , rifpofe il Bellarmi- no (1.2. de Conc. e. 11. e 19.), che Leone avea al Concilio mandata quella lettera, non come conte- nente l'ultima diffinizione, ma folo come una irru- zione, fulla qual regoland >fi potettero i Vefcovi di- rittamente giudicare. Perchè la fentenza di Leone, la quale innanzi era una fempliee irruzione de' le- gati , non diffinitiva fentenza , quando i Padri del Concilio preilaronle afifentimento , divenne diffini- tiva fentenza e del Concilio , e del Papa . Non avette mai il Bellarmino data cotal rifpofta . L'au- tore dell'ultima di fa del Clero Gallicano ( L. XI f. e. 18. ) , qual egli fiali o il vero Boffuet Vefcovo di Meaux , o altri del fuo nome abulantefi , ebbe a dire, che miferabile , e inetta era fatta rifpolìa , e tale , che altri dovrebbono arrottirfene pel Bel- larmino . Eppure da parte lafciando le ingiurie , nelle quali non ci vergogniamo d' efTere dagl' im- pugnatori del Romano Pontefice , e della Chiefa fuperati , non crederei , che il Bellarmino dovette della data rifpofta arroffire . E che^ Non dovrebbe anzi il difenfore del Clero Gallicano vergognarfi al- tamente d' avere ivi medefimo avanzato quel ba- diale fpropofito , che non poteva la lettera a Fla- viano efTere irruzione a' legati data , conciofiachè auando Leone la fcriflTc , non eravi chi penfattc a fare un Si rodi) ? O preclaro cenfore del Bellarmi- no ! Non pnfa a Leone al Sinodo a' 13. di Giu- gno del 449-' Ma lo (ietto giorno non tfcritte egli all' Imperudore , ed all' Imperadrice Pulcheria (ep. 12., e 13.) fulla detonazione', de' legati al Concilio?

an-

D'Italia Lib. ii. Cap. i. 365

finii altra lettera (ep.xv..)\\ medcfimo giorno non indirizzò egli a' Padri del Sinodo? E' vero, che al- lora non fi penfava al Concilio di Calcedonio ; ma non è già la fletta cofa non penfare al Concilio , e non penfare a quello di Calcedonio . Pensò Leone al Concilio d' Efefo , il quale allora doveafi cele- brare, dappoi per la pervertita degli Eretici in Con- ciliabolo degenerato , onde necelTario fu altro con- vocarne in Calcedonio . Ma fentiamo le altre belle ragioni del mafcherato Bojfuet . La lettera, dic'egli, intitolata era a Flaviano > non a' Padri del Sinodo; non dunque era iflruzion per que' Padri ; appretto per qual ragione non avrebbe Leone V ultima diffi- nizion data , quando di ciò avealo pregato Flavia* wo, ed Eutiche fletto per tal motivo erafi a lui ap- pellato ? Finalmente non dice Leone egli ftefTo , che avea tutti i dubb) pienamente , e chiaramente tolti , ed appianati ? e in altre lettere non prote- ftottì, che non avrebbe permetto giammai , che fof* fefi in dubbio petto , Eutbiche avette cattolica* mente fentito ? come dunque afpettò Leone la dif- fìnizion del Concilio ? Quefli fono i grand' argo- menti , onde il Prelato Franze/e fi credè in diritto di beffarli del Cardinale Italiano . A' quali rifpon- do , che a Flaviano indiritta era la lettera , ficco- me a colui, il quale e il primo avea Eutiche con- dannato , e nel Concilio dovea la cagione efporre dalla fatta condanna ; ma al tempo fletto e data fu (ep. 16.) a' Legati , che andavano al Sinodo , e doveafi legger nel Sinodo , Diofcoro contro il giuramento dato non avettelo artifiziofamente im- pedito , e come ittruzione fu mandata a* Padri del Sinodo , onde nella lettera , che a loro fcrifle Leo- ne , fi rimette alla lettera a Flaviano fpedita , nel- la quale afferma d' avere pienamente il Cattolico dogma propotto . Che vuoili di più per dirla vera-

men-

366 Storia Letteraria

mente irruzione per gli Padri del Sinodo? Ragion poi eravi, e forte ragione , onde non voleffe Leo- ne portar egli la diffinitiva fentenza . Lo (tetto gior. no, in cui feri ve a Flaviano, accordava, che fi te- nente il Concilio d' Efefo ; mandava quel medefimo giorno al Concilio i fuoi legati . Era egli conve- nevol cofa , che Leone in tal circostanza prevenire colla fua la diffinizion del Concilio? Perchè fi vede, che Leone non voiea , che pure in quiilione ve- nifife , Eutiche aveffe dirittamente opinato, non era ciò, perchè egli reputale d'aver la cofa diffini- ta , ma perchè chiarillima cofa era quella , e nelle Scritture , ne' Simboli Nicenoy e Cojlantinopolitano , anzi pure neWApo/iol/co apertamente infegnata; on- de non dalla diffinizion fua , ma dalla fua irruzio- ne in manifesta dottrina fondata volea , che i Padri del Sinodo non fi doveffero allontanare. Que- fto detto fia per dimollrare , che la rifpofta elei Bellarmino non è difpregevol tanto , quanto il di- fenfore del Clero Gallicano la fpaccia.

XVI. Pogniam per altro, che diffinitiva fenten- za fiata fia la piftola di Leone Negafi , che nel Concilio di Calcedonio fiata fia difaminata , ma fu aflolutamenfe ricevuta, ed approvata. Nella fecon- da azrone del Sinodo letta fu quefta Lettera , ed i Vefcovi gridaron fubito : hac Patrum fides , h<sc Apojlolorum fides: omnes ita credimus .... Petrus per Leonem loquutus eli : Apojloli ita docucrunt . E' egli quefto dilaminare , falla dottrina, oppur ve- ra contengali nella lettera? Nulla dillìmulo. Si può dire , che i Padri foggiunlcro : pie , & vere Leo docuit , Cyrillus ita docuit : Leo , & Cyrillus fimi- liter docuerunt ; eppure niuno crederà, che i Pa- dri del Sinodo efiimaflero le diffinizioni di Ciril- lo fuperiori ad ogni difamina . Si può dire , che i Vefcovi dell' Illirico , e della Palrftina non pri- ma

D'Italia Lib. ii. C a p. i. 367

ma s' induffero a fottofcrivere la lettera di S. Leo- ne , che fodero loro certi dubbj levati . Si pub dire , che 13. Vefcovi dell' Egitto ripugnarono fempre ad accettar la lettera di Leone , come- chè condannaCTero Euticke . Che però ? 1' unione di Leone, e di Cirillo fu fatta , perchè non fi cre- derle , che Leone condannando gli errori d' Euticbe propenderle a quelli di Nejlorio impugnati da S. Ci- rillo. I Vefcovi dell' Illirico , e della Palefìina du- bitaron veramente fu tre luoghi del fenfo loro ; ma primamente il dubbio loro nacque dall'ignoran- za della lingua latina, corri' eglino fteflì confettaro- no (ASI. iv.) , in fecondo luogo quando i Maeftra- ti conceder Joro, che privatamente prelTo Anatolia da alcuni pochi foflero in tali cofe iftruiti , gli al- tri Vefcovi l'ebbero in difpetto, omnes Reverendi f- fimi Epifcopi clamaverunt : omnes ita credimus , Jìc- ut Leo , ita credimus , nullus nojlrum dubitai . Dal che manifefto è , che il Sinodo non efaminò la let- tera, ma folamente , perchè perfetta pace fi ftabilif- fe , e tutti alla fede fi riducefTer gli erranti , usò verfo que' pochi dolcezza , e condifcendenza , fin- ché fodero loro que' pafiì efplicati , ch'eglino non intendevano, Ma che fon 13. Vefcovi d'Egitto, e , che più è , di rea , e malvagia fede , come Li- berato accenna (e. 13O1 elTer coloro flati, al para- gone di eoo. , e più Vefcovi, che erano nel Con- cilio ì Quindi è , che al coloro tergiverfare gli al- tri Vefcovi ( ASI. iv. ) cominciarono a gridare : EpifloU Leonis fubfcribant , anathematizantes Euty- eben , & dogma ejus : confentiant epiflolce Leonis : qui non et fubfcribit , bareticus ejì ec. Univerfalis beec Synodus JEgiptiaca major efi , & fide dignior . Oltra di che non mai allegarono que' Vefcovi d'£- fjteo dubbio , che Leone non aveffe la verità (labi- lità , ma folo il loro coftume di niente ftabilire

fen-

^63 Storia Letteraria

fenza il lor Patriarca ( 53 ) . Potrebbefì inflare di- cendo, che i Padri del Concilio Calcedonefe (Acì. iv.) affermarono , che la lettera ài S. Leone accor- davafi co' Sinodi di Nicea , d' Efefo , e di Coflanti- nopolty e nelle fottofcrizioni fcriffero : confonat y & fubfcnpft ; anzi Anatolio di Cofìantinopoli ufa quella efpreffione : Quapropter confenfi , C^* fubfcripfi ; dun- que efaminarono, le la lettera conteneva falla dot- trina. Ma facil cola è rifpondere , che i Padri del Sinodo non altro con ciò pretefero, non che più. appariffe la verità della contenuta dottrina . Se noi diceffimo a cagione d' efempio: /'/ Decreto del Con- cilio di Trento fui peccato originale concorda colla Scrittura, e co Padri , vorremmo noi chiamarne la verità a difamina (54)? Ma fi dirà, che nel quin- to Sinodo leggiamo, che i Padri di Calcedonia non avrebbon mai la pillola di Leone approvata, pa- ruta non foffe loro conforme alle dottrine de' Santi Padri . Veriffìma cofa j la quale è folo una prova quafi dagli effetti , che quella lettera infegna la ve- race dottrina \ ficcome noi1, a denotare , che cele- ftiale è la dottrina di Gesà Crijio, ufi fiamo di di- re , che Celefte non foffe , non mai avrebbela tutto il mondo creduta . Reda una fola obbiezio- ne , la quale prela è da una lettera ( ep 63. ) di S. Leone a Teodoreto . Scrive in effa il Santo Pon- tefice , che la fua diffinizione era (tata confermata irretraftabili affenfu univerfs fraternitatis ; innanzi

duo-

(•«) Veggafi il Tillemont nella vita di S. Leo- ne ( Artic. cxrr. ) .

(54) t' da leggerli il Tommafrni nelle differta- zioni lopra i Concili nell' Appendice alla diflcrta- zionc XII. (Num. 1).

D'IT AL I A Ll'B; I. C A P. XI. 369

dunque a quefto aflentimento non era irretrattabi* le . Falfa è la confeguenza , perciocché e poteva quella diffinizione effere irretrattabtle, ed effere con aflenfo irritrattabile confermata . Quanti dogmi fo- nò nel Concilio di Trento itati con irretrattabile conferma riabiliti , i quali eran dianzi irretral tabi- li ! Tanto avverrebbe del Concilio fteflb di Tren- to , altro polterior Concilio i dommì rafTermafTe da quel diffiniti. S.Leone , orando nella citata piftola a Teodoreto dice : ut Deus vere a prodire ojìenderet , quod prius a prima omnium fede forma- tum totius Chrtjtianì Orbis judicium recìperet , altro lignifica , non che quantunque la lua lettera a Tlaviano norma fotte di fede , pur tuttavia quando dal general Concilio di Calcedonia fu confermata , in nuova maniera mauro Iddio , quella edere dot- trina fua . Or di tai cofe bafti", alle quali trattare ci ha occafion data il libro del P. Cacciari . Per tornare fulla fine a quefto , non portiamo a meno di non pregarlo , che pretto voglia la fua edizione di S. Leone mettere a luce , della quale defiderio grande ne ha accefo la fua erudizione , il fuo Ze- lo per la Pontifìcia autorità , e la diligenza rara nel rifeontrare antichi codici nel!7 Efetcitazioni qua, e accennati . Sappiamo , che ad un fimil lavorò intefi fono i Signori Ballerini , il valor de' quali in fomiglianti letterarie intraprefe noto è per la bella edizione di Santo Zenone Vefcovo di Verona . Ma , non è che lodevol cofa, che da piìi parti ci affati-

Ìhiamo noi Italiani per illuftrare 1' opere del gran Pontefice S. Leone , e per vendicarle dagli oltraggi lor farti oltramonti , Forfè un terzo approfittandoti di tanti lumi potrà un giorno darne una nuova edizione , che metta in dilperazione d' altra intra- prenderne . XVII. De' libri, che a' Concili appartengono ,

A a ci

570 Storia Letteraria

ci rimane in quefto capo a fcrivere . Il faremo in pochi tratti di penna .

,, Sancìorum >Concilir>rum , & Decrerorum colle- òlio nova, feu Colìecìionis Cooiiliorum a PP. Philippo Labbeo, & Gabriele CofTartio Soc. Jefu Presbyreris primum vulgata, dein emendation» , & amplions opera Nicolai Coleti Sacerdotis Ve- netiis recufa? fupplementum &c. Tomus fextus ,, ab anno 1599. ad annum 1720. Luca* 1752. f. col. 720. oltre col. 396. degl'Indici.

Quello è l'ultimo tomo del celebratici mo fupple- mento a' Concili già dal Labbè , e dal Coffirt pub- blicati , indi con giunte tlal Sig. Coleti in Venezia riftampati . Il ChianfTimo P. Gian- Domenico Manfi della Madre di Dio tre cole ci da in quello tomo , cioè 1. la continuazione del fuo (uppltmento . 2. due appendici a' fupplimenti de' precedenti volumi . 3. gl'Indici di tutto il corpo . Quelli per ifpedircene fubito fono fui modello degli Arduiniani con otti- mo gufto lavorati, e cinque fono, l'Indice Alfabe- tico de Pontefici , l' Indice Alfabetico de Concili , l'Indice pure Alfabetico de1 Vefcovi a' Concilj in- tervenuti , l'Indice Geografico de' Vefcovati con fot- to a ciafcuno gli appartenenti fuoi Vefcovi , e fi- nalmente l'Indice delle materie. Di niente piùdob- biam dolerci , che degli errori di (lampa in tutta J'opera codi , ma principalmente in quello tomo , e, che è più, ne' detti Indici, col danno di non po- terne perciò , attefe le fa 1 numerazioni , fenza molta fatica trarre quel vantaggio , di che foglio- co agli (ludiofi eflere per medefime fatte ta- vole . Nella continuazione de' fupplimenti abbia- mo 1. (ci. ) il Concilio di Diamper dall' Arcive- feovo di Goa Aleffio de Meneffes tenuto l'anno 1599., e prima in Cotmbra (lampato in Portogbefe V an- no i6qó. , indi in latino a Roma riftampato l'an- no 1745.

, D'Italia Lijì. ii. Cap. i. mj

«01745. dal P.Gianfacondo Raulin valente Agojlinia- no, il quale lo ha a luogo a luogo illutfrato con erudi- te, ed utiliffime annotazioni qui pure dal P Man/i porte a pi è delle pagine (55). 2. (e. 209.)/] Con- alio di Capita celebrato dai Ven. Cardinal Bellar- mino l annoi% (5<5) 3. (c.215. ) H Concilio óAlòania nel 1703. adunato dall' Arcivefcovo Vin- cenzo Zmajevtch. 4. il Sinodo de' Ruteni nel 1720 avuto m Zamofcia . Qui termina il funplemento 1 Ma opere di tal natura, di qual fono. Biblioteche , Raccolte di Lettere, di Concilj ec. luno foggetti l

con-

Itti Ma è accaduto un difordine. L Agojìmiano alcune volte nelle fue annotazioni rimette i leggi- tori ad una fua Diffrazione , altre ad un Gloffaria di voci efotiche , ch'egli ha unito alla fua edizio- ne di Roma ; e 1 una , e l'altra qui manca . Se il 1. Manli non fotte rtato lontano, quando fi (rampò quello Tomo , non farebbe querto difordine avve- T°r ^a Ul\ faggio de' decrcti di quefto Sino-

clarat Synodus, Cathol.cam docere fidem , beatif- limam V.rginem numquam adualis peccati ma- culam incurnfle; immoque credi , eam fui (Te a peccato originali prsfervatam , quod fané Matris " ?i dlf°Itate» «aximc decet : etfi quoad hoc " r A Ir, an6b mater Ecclefia definierit.

v5°) Nel primo canone fi rtabilifce ut pcena » vio lant.um fella non fit exeomunicatio , fed » muleta pecuniaria, eaque moderata, ftatim in pios " "„ frof nda PriEter eam partem , qua; dabitur «ccutoribus . GiudiziofifTimo Canone. Le feo- muniche vanno con gran riferva fulminate , e le pene pecuniarie h fanno al comune più fentire , cne le pene fpintuah.

A a 2

\

572 Storia Letteraria

continui fupplementf , e ftolto farebbe , chi ad un Raccoglitore di si fatte cofe metterle a reato om- miflìoni. L'ha per ifperienza provato il P. Man/i , il quale oltre le appendici ne" precedenti tomi infe- rite, per gli fopra venuti monumenti altre in que- sto tomo medefimo è (lato coflretto ad aggiugner- ne. Noi guarderemo l'ordine Cronologico delle co- fe in que(to volume ftampate. 1. un importante ap- pendice di cofe Greco-Latine il Concilio Calcedo- nefe riguardanti , da un Codice della pubblica libre-» ria di S. Marco ora per la prima volta pubblicate colla verlìon latina del dotto Sig. Antonio Buongio.- vanni , il qual lo ha ancor corredato di corte , e buone note , cioè V Apologia di Leonzio Monaco Gè- Yofolimitano forfè lo fteffo col Coflantinopolitano già noto, in favore del detto Concilio di Calcedonia con varj frammenti di teftimonianze de' Padri ( 57 ) . 1. la famofa lettera di S. Gregorio Magno a S. Ago- fimo Vefcovo degl' Jnglefi già (rampata, ma ora trat- ta da un antico Codice di Lucca con molte confi- derabili varietà dalle pattate edizioni. 3. una lapida dell'ottavo fecolo , nella quale ha memoria d'un Concilio di Ravenna, dove intorno l'anno 1731. confermato fu a' Monaci di Clajfe certa donazio- ne . iv. un Concilio Romano di Niccolò 11. l'an- no 1058. ( il P. Manfi propone per altro ragionevoli dubbj contro l'autenticità del monumento, che egli ci ) v. Varianti lezioni al Concilio Piacentino ò'Uróano 11. l'anno 1095. vi. una lettera òiPafyua- le 11. vii. una Breve Irruzione fatta nel 1408. in tempo d'un Concilio di Rhems. vi 11. il Concilio

Ma-

r 1 "

( 57 ) Tra quefti frammenti ( col. 498. ) citafi una Ictrcradi S. Cirillo a Giujlo Vcicovo Roma: pare che debbafi leggere Si(io .

D'Italia Lie. ii. Cap, i. 37 3

Matìfconenfe del 1286., pubblicato già dal Martene con grandinimi errori, ficcome inedito, quando era già flato due volte ottimamente itampato . ix. il Concilio anfano del 1299. x- 'a Sentenza diffinitiva del Concilio di Cojìanza de ordine fervando in aBi- bus publicis inter Venerabiles Canonicos Re^ulares , €f Monacbos confermato da Innocenzio vili, con Bolla l'anno 1489. xi. Un Catalogo d'Orazioni det- te nel Concilio di Cojìanza diverfo da quello dello Schelbarnio , e d'altri, xn. molte memorie del Con- cilio di Bafilea parte al Raccoglitore mandate dall' ■umaniflìmo Sig. Abate Meluis , parte da lui cavate da un Codice della libreria Cefarea. xi 11. di un Con- ciliabolo della Boemia nel 1434. xiv. le contu- sioni del 1491. di Niccolò Franco Ve (covo di Trevi- , e Legato Apoftolico , al P. Manfi comunicate dal chiariflìmo P. Calogero . xv. un Orazione di Pao- lo di Middelburg, e altre aggiunte al Concilio La teranenfe. v. Ora che il P. Manfi è fpedito da que- lla fua laboriofa raccolta , fpenamo d'avere da lui altri preziofi aneddoti , ch'egli ha da più librerie diligentemente tratti.

XVIII. Ecco un Sinodo diecefano, che, non fa f- fe tanto voluminofo fecondo il moderno coftume , avrebbe nella Raccolta del P. Manfi potuto aver luogo.

D. Ferdinandi Romualdi Guiccioli e Congre- gatione Camaldulenfi Archiepifcopi Ravennatis Conftitutiones in S. Metropolitana Ecclefia cele- bratae xvn. xvi. xv. Kal. Majas mdccli. ad SS. D.N. Benedicìum XIV. P.O. M. Pifauri 1751. ex Typographia Gavelliana,, pagg.454., fenzala dedicatoria, ed altri Prolegomeni di pagg. Lii-

Ledizione di quello Sinodo con nobile dedicato- ria intitolato al Regnane Pontefice gran Benefatto- re della Chiefa di Ravenna , e del luo Paftore , è

A a 3 bella,

374 Storia Letteraria

bella , ma più bello è il Sinodo fteffo , maffima- mente per la copiofa appendice di documenti, e di Bolle pel Clero di quella illuftre Chiefa urilifiTime. Vi fi leggono anche alcune allocuzioni , ed omilie del degniamo Monfig. Guiccioli Arcivefcovo della medefima Chiefa di gravità piene j e di facra elo- quenza . I pregi della Chiefa Ravennate fono lode- volmente medi in veduta nel capo li. della quar- ta parte, il quale ha quefto titolo: de Sanfta Me- tropolitana Ecclefia Ravennate . E' flato ancora un buon penfiero premettervi l'elenco de' Concili Pro- vinciali , e de' Sinodi diecefani di Ravenna in nu- mero di 44. fenza il prefente . Tutto in fomma fa onor grande alla Chiefa di Ravenna , e al fuoChia- rifs. Prelato.

CAPO II.

Libri Teologia Scolaflica^ e Dommatìca .

I. TL moltiplicar libri , ne' quali gli errori contro JL la Cattolica Chiefa combaftonfi, avvegnaché nulla in erti v'averte , che non fofle da altri flato già detto, non dee, fìccome inutil cofa riprenderti , o averfi a vile. Perciocché la diverfa maniera , con che efpofte fono le cofe , può, così difponendo Id- dio delle fue Grazie mirabile e fovrano difpenfato- re , d'alcuni cuori, che alle iteffe ragioni , ma in altro modo propofte aveano retto faldi, edoflinati, trionfare . Egli è ancora bene rinnuovar fovente nuovi libri a difefa d'olla verità , perciocché gli al- tri già (rampati o non fono affai volte baflevol- mentc comuni , e divolgati, o vanno per le tante vicende dell'età, e degli umani avvenimenti man- cando . Ma fempre dee Kftpntirti iaudevole , e vir- tuofa cofa , che uno gli ftudj (noi , le fue fatiche

con-

D'Italia Lib. ii. C a p. ii. 375

eonfacri al riducimento de' traviati Fratelli noftri in Gesù Cri/io. Benché a vero dire non eravi bifogno di quello proemio per fare lìrada ad un, libro , del quale in primo luogo voglio parlare, quaGchè altfc nuove pregevoli cofe oltre il buon ordine * e la chiarezza dell' offervato metodo noi dovettero rac- comandare tra la moltitudine de' libri, che dot ti (fi- mi Uomini hanno fui medefimo argomento con molta laude feruti, e pubblicati. Il libro è quello .

La Guida alla vera Chiefa di Gesù Criflopro- porta principalmente a' feguaci di Fozio , come ,, utile per ricondurre alla medefima ogni traviato, e di profìtto ad ogni vero Fedele . Opera del P. Gio: Andrea T paldi della Compagnia di Gc- ,, su. Parte I. Roma.

Già fi vede il difegno del noftro dotto Autore . Egli e per fecondare le altrui premure,, e per lo fuo zelo del bene di tutti , ma de' fuoi Nazionali princrpalmente ( conciofiachè Ha egli di Nazione Greco ), vuole un modo proporre, onde dallo feifma Foziano ricondurre , le poftibit foffe , alla Chiefa Romana i Greci feifmatici , i quali ne fon fepara- ti . A quello fine egli fi vale ancora della Italiana favella , la quale più , che la latina , nota è alla maggior parte de' Greci bifognnfi di quella Gui- da ( 1 ) . Avrebb* egli molto innanzi queft' uti- le opera incominciata , e a fine condotta , la varietà degP impieghi da lui cfercifati nella fua Re- ligione non aiveffel finora diìlratto da laudevoi difegno . Ma ancorché più tarda , che il fuo zelo non avrebbe voluto , lìa la pubblicazione di quefV . ope-

( 1 ) Per quella ragione forfè era anche meglio i tedi de' Padri Greci non in latino , ma in volgar nollro tradurre.

Aa 4

Ij6 Storia Letteraria

ftpera , egli ha motivo di confolarfi nella fondata fperanza , che debba ella effere di gran giova- mento agli fcifmatici , e pure ad ogni maniera d'infedeli .

II. V'ha due ftrade , ficcome il N. A. faggia- mente oflerva nella Introduzione , da ridurre dall' errore gli traviati. Una più facile, e piana, e bre- ve , foggetta a molte difpute ; più lunga l'al- tra , e contenziofa, nella quale tutti ad elame chia^ minfi t particolari punti , ne' quali la Greca Chiefa jet [matte a , e la latina tra fedifeordano. Tutte e due queite vie vuole il N. A. tentare ; ma la feconda rifervala egli ad altra parte della fua opera, e per ora nella prima parte, di cui parliamo , batte animo- fo la prima . Quefta prima parte è dunque indiritta, a (ìabilire cinque propofizioni .

PRIMA PROPOSIZIONE.

Gesù Cri/io fondò la fua Chiefa durevole fino alla fine del mondo , e viftbtle .

DUe parti ha quefta propofizione : in una la perpetuità , nell' alrra fi rtabilifce la vijiòilità della Chiefa. E quanto alla durevolezza la prova , che ne reca l'Autore, non può efTer più certa. El- la è la tellimonianza di Cy'tfìo fretto in S. Matteo ( cap. uh. ) : ecce et>o vobtfcum fum ufque ad con- fummattonem /eculi . E certo non può da ragionevo- le Uomo dirfi , che quelle parole a' foli Apofloli ridrette foffero , i quali da a non molto dovea- no , chi in uno , e chi in altro modo lafciare la terra. Certa cofa dunque efTer dee, che nelle dette parole, ficcome mirabilmente notarono ancora que' due gran Padri della Chiefa Latina , Girolamo , ed jfgo/ftno , a' fucceffori degli A portoli ancora , e a

tutti

D'Italia L i b. i x. C a p. ir. 377

tutti coloro , i quali avettero la vera fede abbrac- ciata, prometta fu da G.C. perpetua aflìltenza. Al- tra prova è quel detto del medefimo Crifto in S. Giovanni ( cap. xiv. ) : Ego rogabo Pattern , & alium Paraclttum dabit voùis , ut maneat vobifcum in aternum . Trova il P. Tipaldi la (letta verità in quel- le altre parole di 5". Luca { cap.x. ) : & regnabit in domo Jacob in aternum , & regni ejus non erit finis ; in S. Paolo nella pinola agii Ejefi ( cap. iv. ) : ipfe dedit &c. , in Daniele ( cap. 11. ), in Ifaia ( cap. xvi. ),

Segue alle feri t ture la Tradizione . Perciocché la Perpetuità della Chiefa fino alla fine de' fecoli vien- ci da' Padri coftantemente infegnata . Veggafi Ter- tulliano nelP apologetico , S. Girolamo ne' Conienti alla Profezia d'Amos ( e. vili. ) , S. Ambrogio nel libro de Salomone ( e. iv. ) , e in grazia d* Erafmo , il quale in quel libro non riconolceva lo Alle del Santo Dottore, nella lettera a Cojlanzo Vefcovo^4- raujìcano, S. Ilario nel libro fettimo de Trinitate , e tra' Greci S. Giovanni Grifoflomo ne 11' Omilia quar- ta , e in quell'altra, che, quando trattavafi dicac- ciarlo dalla fua Sede di Cojìantinopoli , fece al fut> popolo. Perché quelle famofe parole, con chzS.A- gojìino ( Enarr. in Pf. ci.) deride i Donatici , a ragione indiritte fon qui dal N. A. a tutti coloro , i quali hanno coraggio di negare un punto nelle Scritture e nella Tradizione contenuto chiara- mente , ficcome quetto è della perpetuità della Chiefa .

Non meno fode fon le ragioni, con che ilN.A. comprova la vtfibilità della Chiefa . S. Agojìino a- veala riconofeiur^ in quelle Profetiche parole del Salmifla ( in eum Pf. & epijì. 106. ) : In fole pofuit Ta* bernaculum fuum : che più chiaro ancora di quel detto di Crifto Vos e/tislux mundi? e di quell'altre

paro-

378 Storia Letteraria

parole ut luceat omnibus ec ? Eppure ì Profetanti non temono di dare a aperte teftimonianze una folenne mentirà . Ma il P. Ttpaldi gl'invefte, gli fìringe per ogni parte , ed ogni loro cavillo chia- ramente difcioglie.

PROPOSIZIONE ir.

Cesa Cri/io volle U fua Chi e fa immune da qualfiafi errore, che riguardi la fede , e yl buon cojiume .

OUefta dommatica propofizione è dal N. A. provata i. colle chiare teftimonianze degli Evangeli ( Joh. xiv. , Matth. xvi. ), e di S. Paola in più luoghi, malfimamente nella pillola agli Efe- Ji ( Eph. iv.). 2. coli' autorità de'Santi Padri, di S. Atanafio nell'Orazione quod unus efl Chrijìus , di S. Girolamo fonra gli accennati paflì del Vangelo , di S. Agojtino ( Aug. 1. i.de Symb. e. 5. ) , di S.Gis- van Damafceno nell' orazione de tranfitu Domini . Fa innoltre acutamente vedere il N.A. , come dalla prima propofizione difeenda manifeftaraente queiìa, feconda, ne' quella vera efler pofla , fiecome lo è , quefta pure vera non (la. Ma vogliamo una po- polar ragione, e infieme fortiftìma ? Cela dia il P. Tipaldt. Noto è, con qual rifpetfo ricevute fode- ro da' primi Critliani le decifioni del primo Conci- lio di Gero/oltma: e fimilmente qual abbiano i Fe- deli avuta venerazione al Concilio Niceno detto da S. Cirillo ( /. 1. de S. Trin. ) : divtnum & fanStJJi' tnum oraculum . Ma donde riverenza tanta , raffe- gnazione cieca alle fante in que' concilj (ìabilite leggi r" Non è ella effetto d'un fentimento nell'in- timo de' cuori fedeli quafi fcolpiro dallo Spirito San- to, il quale infrenavi loro, irrepugnabili effere , e (cerere da opm ; ncolo, o fofpetto d' errore le De- cifioni della Chicfa?

PRO-

<

D'Italia Lib. ii Cap. ii. 379 PROPOSIZIONE III.

Ce su Criflo volle la fua Ciefa ben ordinata , e di-

flinta colla prefldenza in primo luogo degli

Apojloli) e poi de' Ve f covi i che dovean-

la governare.

NOn mai i Greci fonofi avvifati di negare que- lla propozione: L' olferva il N. A. , errore è quello de' moderni Eretici , i quali pretendono, non aver Gesù Grijìo diflinzione veruna polla di Laici , e d' Ecclefialìici , ne alcun ordine , o grado aver egli tra quelli colìituito . Pur tutta volta , co»cio- fiachè defideri il N. A. di giovare a tutti quegl'in- felici, i quali dalla diritta llrada, dalla vera dottri- na van deviando , mettefi a provare con forza la detta propofizione . Dimollra dunque quella diflin- zione di gradi in molti modi. E primamente chia- ra è la teftimonianza di S. Gregorio Nazianzeno : (Orat. de mod. in difptferv.) : Or do in Ecclefls confit- titi t , ut alii oves fwt , alii P a flore s , alti prafint , olii fubfint . Tertulliano pure fin da' iuoi tempi in- veiva contro certi Eretici in, quello punto precur- sori de' nollri fettarj . Confiderà appretto il N. A. opportunamente , che Iddio nella finagoga coflitui la dillinzione de' laici , e de' Leviti, e facerdoti; e colla fcorta di S. Paolo \(i. cor.*.) , il quale ne af- ficuraj che omnia in figura contmgebant din , argo- menta , che dunque una tal diflinzione molto con- venevolmente avrà polla Gesù Criflo nella fua Chie- fa. Ne picciola prova è la collante tradizione del- la Chiefa Greca e prima , e dopo il fatale kilma di Fozió. Il N. A. qui prende una giulla opportu- nità di fcuoprirci la fua erudizione , e di farci ve- dere, come, avvegnaché riguardo agli ordini e mi- nori e facri fiavi tra la Ghiefa Greca , e la Latina

(la-

380 Storia Letteraria

flato , e pur fiavi alcun divario (e in che queflo divario confiftefle innanzi allo feifma , troveraffi qui didimamente efpofto, e dichiarato), pur tutta volta credè Tempre la Chiefa Greca , che diftinzione vi averte tra' varj ordini degli Ecclefiaftici , non che tra quelli, ed i Laici. Spezialmente conferma il N. A. con molte autorità de' Padri la fuperiorità de' Vef- covi fopra de'femplici Preti, e finalmente rifpondc agli argomenti degli Eretici .

PROPOSIZIONE IV.

Gesà Cri/io ha alla fua Chiefa conceduto un vifibil

capo colla fuprema podejìà di giuri (dizione ,

cioè S. Piero , e i Papi fuoi fucceffori .

A Procedere in importante punto colla dovuta chiarezza ha penfato il P. Tipa!di di dividere in cinque articoli quefta fua propofnione.

Prova nel primo articolo , che S. Piero dato foflfe da Gesù Crifto alla Chiefa per vifibil capo con fu- prema podeftà di giurifdizione . Il patto di S. Mat- teo: Tu es Petrus ec. ( M. e. xvi.), e l'altro di S. Giovanni ( Joh. cult. ): dicit Jefus Simoni ec. , ed altri luoghi dell'Evangelio fono dal N. A. rimeflì in campo colle debite offervazioni . Vengono appreffo in buon numero i P P. Greci tellimonj della flefla propofizione . Anzi riflette il N. A. , che in alcune fede dell'anno i Greci cantano ad onor di S. Piero molte lodi, le quali efprimono querta mede fi ma ve- rità . Scioglie in fine alcune precipue obbiezioni de- gli Eretici.

Dagli ftefli fonti delle fcritture, e de' Padri maf- flmamente Greci trac nel fecondo articolo il N. A. fortiffime prove, che i Romani Pontefici* fieno fuc- ceffori di S. Piero, e veri Vicarj di G. C. colla fu-

pre-

D' It A l 1 A LlB. II. C AP. li. 381

prema podefià di giurifdizione fulla Chiefa . Lo flef- fo nel 3. articolo conferma coli' autorità de' Conci- li Ecumenici celebrati in Oriente, cominciando dall' Efefino , del quale ebbe anche Fczio a confef- fare nel fuo Nomocanone , che per autorità di Cele/lino Papa fu convocato , e terminando nel Niceno I ti 1 in cui lette furono pubblicamen- te , ed approvare le lettere d'Adriano Papa, nel- le quali il primato della Chiefa Romana veniva chiaramente efpreflb . L'articolo iv. contiene una nuova prova di quefta propofizione , ma tratta dal- le più ìlluftri memorie, che trovinfi nella Storia Ec- clefiaftica de' primi nove fecoli ; ma fpezialmente fi fa forza in alcuni fatti , che precedettero i Concilj Nìceno 1., e S ardicele , acciocché non dicafi , che da quefti Concilj ebbe la Chiefa Romana le fue pretefe prerogative. Tale è l'andata a Roma di S. Policarpo per intendere dal Papa lo fcioglimento cV alcuni dubbj fulla celebrazion della Pafqua , e la condotta de' Papi Aniceto , e Vittore , uno de' quali non approvò , l'altro condannò il rito degli Afta- ni, e fece forfè vali re la fatta condanna fino a ful- minare, o certo a minacciare fentenza di feomuni- ca , contro chiunque ncufaflc d'ubbidire al fuo decreto.

Nel folo terzo fecolo delia Chiefa tre fegnalati efempli trova i) N A. atti a dimolìrare le fovrane prerogative del Romano Pontifice nell'accufa de' Vefcovi Pentnpolttani portata al Papa contro Dioni- fio celebratiffimo Vefcovo ti Alexandria , il quale per troppo ardore d impugnare l'Erefia Sabelliana fembrava inclinare ad altro errore , e ne'ricorfi al- la Sede Romana fatti da Fortunato Vefcovo di Car- tagine , e da Baftltde Vefcovo dell' Ajturia . Non lafcia dopo tutto ciò il N.A. di riferire, e di com- battere le rifpolte, e le ragioni de' F oziarli. Quello

fa

382 Sto ri a Lettera ri a

fa egli nel quinto articolo in modo, che niente re-

fta fu quello punto a delìderare.

PROPOSIZIONE V.

Contiene tre corollari dalie antecedenti propor- zioni didotti .

PRimo corollario . Fuori della Cbiefa dee dirfi colui, il quale "V'alia viver divifo dal capo al- la Chiefa dato da Gesù Cri/io . Secondo corollario . Fuori della Cbiefa , quale Gesù Cri/io ha coftituita , non può ettenerji eterna falute. Terzo corollario . Fuori di quefla Chiefa non puh tampoco aver/i la ficura regola del [ano credere , e del virtuofo adopera- re. Avvegnaché quelle tre confeguenze dirittamen- te difcendano dalle ifabilite propofizioni , tuttavia il N. A. le rafforza con nuove plaufibili prove , e maffjmamente la prima .

Termina l'Autore quella prima parte con una critica annotazione, nella quale pretende dimoftra- re , che Vittore realmente fcomunicaffe le Chiefe Orientali , che non aveano ubbidito al Decreto del fuo Concilio Romano . Nel che a tutti piacerà la forte e (oda maniera, con che l'Autore ribatte i contrari argomenti del Duguet . Il P. Tipaldt pub fenza dubbio affrettarli a darne la feconda parte della (uà degniffìma opera ; la quale rifpondendo a quella prima (ara con uguale approvazione dal pub- blico ricevuta.

III. Oime! quanto e nelle dottrine, e nella ma- niera d'efporle ci fembra cattivo un libro Campato a Lugano colla data di Lucca',

V Infarinato hojlo nel vaglio , 0 fia difcujjìone del libro intitolato Conferma delle rifpojle date al f anoni- mo Impugnature del? ì flotta Teologica . Lucca 1751. 4. pagg. 360.

Quc-

D'Italia Lib. li. Cap. ìi. 383

QueHa è una nuova opera contro il Sig. Marchefe Maffei. DJ la fu a Conferma delle nfpojie date alf sinonimo Impugnature delV Ijìoria Teologica fi parlò da noi nel T. 1 11. ( p. 73. e fegg. ) L'opera , della quale dato abbiamo il titolo, è una difcufione delle Conferme, Chi n è Autore i A maggior vilipendio del Mar- chefe , e più veramente a fcaodalofo profanamento delle più dilicate materie di Religione ne compari- le autore Fra Giufeppe Pagani cuoco nella Cano- nica di S. Celfo di Milano; ma noto è, che P Au- tore è quello fi e (Io Anonimo , contro cui indintta fu la Maffejana Conferma , ftppure ornai Anonimo può dirli un Autore (coperto da tutto il mondo , cioè il Rcverendiflìmo P. Abate Mtgliavacca. Que- fìa è la prima volta , che diamo eìtratti delle Tue dottrine (opra 1 fuoi libri , e ben volentieri ce ne faremmo attenuti ancor querta volta, la favia , forte, e con incomparabile moderazione fcritta rif- polta del Maffei a quello libraccio ufeita forte en- tro i termini da noi preferiti a quello tomo. Ma conc:ofiachè forza pur fia parlarne, riferbandomi a confiderai , quanto moltruofe fieno le dottrine dal cuoco di S. Celfo infegnare , quando nel tomo fe- guentc diremo della nuova rilpolra del Sig. Mar- ebefe, non ha molto, con plaufo di tutti i buoni pub- blicata, ci contenteremo di folo fedelmente efporre quefte fteffe dottrine ; e appena effer potrà, che Uom Cattolico leggale fenza or ore, non a me do- vrà imputarlo il cuoco Cattedratico di Teologia, ma a , che in vece di trattenerfi fulle minefire ribal- date ha pretefo di flar a tavola rotonda ( p. 14.) col Marchefe in queflo genere . A certi capi ridurremo tutte le Arane dottrine del noftro cuoco .

D O-

384 Storia Letteraria DOTTRINE

Sopra /' ejfenza della divina Grazia *

,, ¥)Er Grazia tanto fi pub intendere quel dono * ,, X che Iddio ci da , quanto 1' operazione , con cui lo da (p. 17. ).

Qnando fi difeorre della divina grazia , tutto ,, il mondo Crilliano nel quinto Secolo a' tempi ,, di S.Agoftino intendeva parlare di quella divina ,, operazione, che in noi , e con noi produce quell' Amore , che ci fa oflervare la divina legge (p. 19.). .

La Grazia confifle nella volontà di Dio On* ,, nipotente , che comanda , e fa quel , «he co- manda ( p. 23.).

Il volere, che l'Azione di Dio non fia Dio, è un negare la femplicità della Divina effenza... ,, ( p. 127.) E ciò non folamente fi verifica delle azioni immanenti ( p. 128.) , o fia delle opera- zioni ad intra, ma eziandio di qualunque opc- razione ad extra ; mentre il divario, che corre ,, fra quelle, riguarda il termine, o fia effetto pro- dotto dall'azione, e non già l'azione medefima.

,. L'azione, con cui lo Spirito Santo ( p. 130.) diffundit Carìtatem in cor di bus no/ìris, non è di- fiinta dallo Spirito Santo , che è Dio j perchè a /pargerc la carità ne' nofiri cuori ninna creatura è ballante.

Appunto Qucpnello tra' Gianfenifìi ( p. at. ) per coprire il (uo errore fi fervi di quella efprel- 5, (ione : Gratta ejl operatio manus Omnipotentis Dei , perchè fapeva non negarfi da alcun Cat- tolico ... E peiò l'Anonimo collantemente ri- pete . . . che la parola Operatio può lignificare li la Volontà, o fia azione di Dio, nel qua 1 fen-

fo

5 D1 Itali a Li b. n. C a p. ri. 38$

5, fo la decima propofizione di Querncllo : Gratta e fi operatio manui Omntpotentts Dei , quanti nib/l ,, impedite potejì , aut retardare , farebbe un artico- lo di fede . . . Non però in quello fenlo viene ,, prefa la voce operatio da Quejnello \ il quale pre« tende con eflfa fignificare la Grazia di Gianje- ìi nio, confidente in un diietto indeliberato , eh' ei ,, crede effetto dell'azione divina ; il qual diletto ,, nihil impedire potejt , aut retardare .

L'undecima poi di Quejnello è falfa (p. 22.) ,, in quanto , che della Grazia dice : non eji aliud , ,, quarti voluntas Omnipotentis Dei (jubeniis , & facìentis quod jubet) \ perchè oltre alla volontà ,, di Dio è vera grazia ( fecondo S. Afflino , e S.Tommafo) anche l'effetto in noi prodotto dalla divina volontà; onde quelle parole non eji aliud ,. fono Q_U E L L E , che falfificano la detta pro- ,, pofizione; la quale fenza d' elle farebbe un arti- colo di fede .

DOTTRINE

Sulla collazione della Grazia.

QE è vero, che cavitai e* Deo eji (p. 49.), tan- 3 to l'attuale, quanto l'abituale, tanto la prin- cipiante, quaoto la perfetta ex Deo eji , e dallo Spirito Santojnmmediatamente diffunditur in cor- dibus nojìris ', producendola in noi , e con noi ; 3, imperocché effendo la carità un buon muqvi- mento delia volontà, cioè una buona volizione, Dio è quello , il quale operatur in nobis velie prò bona voluntate , e non già verun altra cofa dipinta da Dio, e da quella volizione (13.)- » r £. DOT-

(13) La Grazia attuale s'infonde dunque , quan-

Bb to

;8<5 Storia Lettìkaria DOTTRINE

Intorno V Azione della Grazia [opra la volontà dell' Uomo.

T A grazia prefa in tal fenfo (14) pub chia- I a marfi onnipotente (p. 28.)» perchè la vo- lontà di Dio è onnipotente.

L'azione di Dio, la quale, come s'è detto, è ,, onnipotente ( p. 29.), ed irrefiftibile, non impe- difce, che fia libera anche l'operazione dell'Uo-

" mo-

Quafi che dove fi tratti d' umano arbitrio

( p. 57. ) , il voler divino non fia più onnipo-

,, tentc, ed irrefiftibile.

Se col nome di Grazia intende ( il Marcbefe ) l'azione di Dio ( p. 183.), ella è neceffitante con recediti ipotetica , e di confeguenza , efTendo neceflario, che fegua ciò, che l'onnipotente vo- lontà di Dio vuole , che fegua ; poi col nome di Grazia intende il bene in noi prodotto dalla divina azione ec.

COROLLARIO DI DOTTRINE

Sulla libertà della volontà umana.

/'""\Ui fi fuppone dal celeberrimo Storico T ,, \^f logo (p. 62.) t che al libero arbitrio (cioè alla volontà, in quanto ella è elettiva) fia ef- fcnziale quella liberta d' indifferenza , che confi- » fe

to l'abituale. Veggafi anche p. 26". , e 41., e 188. ,e 278. (14) Di fopra fpiegato .

D'Italia Lip. ii. Cap. ri. 387

fle nella facoltà ad oppoflta . . . L'anonimo all' incontro tune, che al libero arbitrio, o fia alia volontà in quanto elettila non fia eflenziale fa- le indifferenza; ma folamente fia eflenziale quell' indifferenza , eh' efclude le neceflìtà , le quali fono naturali; e quelle, che precedono la libera elezione , o fia determinazione della volontà medefima .

Ciò non potè intendere ( p. 63.) i' Santo {A- gojlino ) di quella libertà d' indifferenza , che Tecondo il Cavalier Teologo confile nella po- tenza ad oppofita , e nel potere il o il , onde con ragione S. Agojìino a G-iuliano , che ri- chiedeva negli uomini una tal forra di libertà (15), rimproverava, che ponendo come eflen- ziale una tal libertà , veniva a fpogliare Dio , gli Angeli, i Beati, e i demonj di quella liber- tà, che alla creatura ragionevole è neceffaria , ed eflenziale .

L'Indifferenza (ivi), eh' è eflenziale alla vo- lontà, in quanto è elettiva, confìlle nell' effe re immune da quelle neceflìtà , che fono naturali , e da quelle, che precedono l'elezione, o fia la determinazione della volontà medefima , come fono il Fato , l'influenze de' corpi celefti , il tem- peramento degli umori, la luce e le tenebre, li diletti indeliberati ec.

Efclufe, che fiano ( p. 64.) le neceflìtà natu- rali, e le antecedenti, niun altra neceffità s' op- pone alla libertà eflenziale all'arbitrio. Avea il Marche allegato molto a propofito il P. Berti , il quale dice, che denegare la libertà d' in-

dif-

r - 11

(15) Fu dunque errore de' Pelagiani la libertà d'indifferenza intefa per la facoltà ad oppofita*

Bb 2

?88

Storia Let terapìa

differenza pracipuus cbara&er efl dogmatis J an feniani . Rifponde il Cuoco di S. Celfo ( p. 82.), che per quello riguarda al P. Berti, farebbe facilismo il dimoftrare l'abbaglio, che prende, nel volerci dare , il carattere principale del Dogma àiGianfenio; dal , di cui errore egli forfè non fi feofta , che con un 1 div<_rfo giro di parole.

Dice fuor de' denti ; (p. 147.) (e con linguaggio , intelligibile anche da chi non è flato a Scuola Teologica, ne ha fatto ftudio nella Filofofia Peri- , patetici), che volendo Dio produr buoni penfieri o , immediatamente , o col mezzo de' Predicatori , , de' libri , illuminare l'intelletto , donar la fede , , cioè il libero confenfo della volontà alle verità ri- , velate, infondere il (uo Amore, eh' è il principio , d'ogni buona operazione, e che ci fa offervare la , divina legge (to'. ); a quella divina volontà (che , è quanto il dire, all'azione , con cui Dio quelli , beni) la volontà creata non può refifiere; cioè , non ^uò impedire , che Dio produca que" buoni , penfieri, illumini la mente, doni la fede , infon* , da il fuo amore; ma lolo potrà l'Uomo non ac- , confentire a quei buoni penfieri , impugnare quel , confenfo, che avea prefiato alle verità rivelate , , ed eccitare in un perverfo Amore, più intenfo , dell' ifpiratogli da Dio . In fomma, potrà impu- , gnare l'effetto in noi prodotto della gratuita divi- , na volontà, ed azione, ma non potrà impedire , , che quella divina volontà produca l'effetto, che , vuol produrre.

DOT-

(16) Notifi di paffaggio quefla bella dottrina dalla qual fegue, che fenza il divino Amore non fia buona operazione, fi offcrvi la legge.

D' Italia L r b. h. Cap. n. 389 DOTTRINE

Sulla Grazia /ufficiente .

, Z^He il P. Berti ( p. 83.) nel fuo Si/iema A^o- , V ,1 Jliniano dica « Janfenianam Haerefiro in eo fi- , tara elle, quod Janieniani negent Auxilium fuf- , ficiens dirtin&um ab efficaci , non ho difficoltà , di crederlo al Cavaliere. Il male fi è, che il , P. Berti s'è lafciata ufeire tal propofizione , darà , un gran motivo d'accettarlo per vero Gianfeni- , Jla , mer.tr' egli pure nega quella Grazia fuffi- , dente , che negoffi da Gianfenio , ed ammette , quella, che Gianfenio non ebbe ripugnanza d'am- , mettere,

Non ho mai trovato ( p. 84. ) , che Innocen- , zo X. in alcuna delle cinque propofizioni , che , condannò, abbia fatto menzione della Grazia fu f- , fidente, più di quella, che ne fecero il Concilio , di Trento , quello di Oranges , quelli d' Africa , , S. Agoflmo, S. Prof pero y S. Fulgenzio . Che dalla , Santa Sede (ivi) , e dalla Chiefa tutta fia flato , condannato Gianfenio , per avere negata la Gw- 1 xw fufficiente fenza dichiarare nel medefimo tem- > quel , che debba intenderli col nome di Gra- , zia fufficiente , è uno fcreditare le definizioni della Santa Sede ec.

Quanto alla quinta propofizione ( p. 92,.) tra le condannate da Aleff andrò Vili. . . . non è condannata , perchè neghi la Grazia fufficiente , poiché averebbe dichiarato , qual fia la Grazia [ufficiente, che deve ammetterfi.

Bb 3 DOT-

390 Storia Letteraria DOTTRINE

:C

Sopra U preghiere, e nitriti di G. C.

Rifìo nelle Tue Orazioni ( p. 212.) fa rem* pre efaudifo , prò fua Reverent. Eflendo noto al Redentore ( p. 214 ) furto ciò, che Dio nel fegrefo configlio della Predeltinazione ha de- cretato circa la lorte degli Uomini , non poteva dtfìderare , ne chiedere cofa contraria a quanto l'eterno fuo Padre avea decretato ( ty ) .

Secondo il Nojiro Cuoco la quinta propofizio-

ne di Gianfento Semipeiagìanum eft dicere ec. è

fiata condannata (p. 222.) , perchè Gìanfenio vera-

mente con quella pn pofizione attribuifee a' Se-

mipelngiani , cnme uno de' loro errori, quella fen-

tenza, che Crrjio è morto per tutti gli Uomini,

(not/fi bene) in quel fenfo, ch'era prefa da mol-

ti Cattolici , che non può condannarli d' alcun

errore; e che in niuna maniera favorifee l'erro-

re de'Semipelagiani . E quejlo fenfo qual è ? Ee-

colo ( p. 223.) , che tutti gli Uomini, allorché

giungono all'ufo di ragione, ricevono per li me-

riti di G. C. grazie interne, colle quali credino

in e(Tb, allorché viene »d erti predicato il Van-

gelo , e che in fatti crederebbero , la Jor

malizia non impedire l'effetto di quella Grazia.

Quella è la fentenza , che falfamente viene da

,, Gianfento accufata di Semtpelapianrfmo ( 18. ).

Ouan-

(17) Non pregò dunque Crillo, che per gli fo- li Prtdeftmati .

(18) O che ftiracchiafura ! Veggafi colle debite licen'e V Afflino di Gl'inferno , e fi conofeera , fc mai Gianfento fi fognafTc quello ghiribizzo.

D'Itali a. Li b. n. Gap. i. 3^1

,, Quanto poi alla feconda parte di quella quinf* H proporzione di Gianfenio , cioè 4 che Criflo fa mor-> i, to folamente per la falute de' Predejltnati , ella meritamente vien dichiarata empia ec. imperocché i, (notifi ragione) oltre all' eterna falute , che Cri' ,, /io colla fua morte meritò a Predeftinati , mc'- tiffìme altre Grazie ha meritate ancora , a chi ,, non è Predertinato ; anzi non folo la Fede , ,j l'Amore, le Virtù fpirituali , che ritrovanfi in molti de' Criltianì non predeftinati all' eterna fn- Iute , ma anche quanto di bene da Dio vien ,, concedo agi' Infedeli medefimi , tutto può diro* conceflb a riguardo de' meriti di G. C.

Vili. Quefta è una parte delle Dottrine del Noftro Cuoco. Dico una parte , perchè ve n'ha altre affai particolari e circa la carità, e l'erefia di Pelagio (p. 104. e fegg. ) , le quali potrebbono far qui la loro comparfa ; ma potrannole i Leggitori vedere nel libro ( p. 227. e fegg. ) . Non tocca a noi il giudicare , quanto fané, e Cattoliche dottri- ne fieno le finora efpoiìe : fonovi i Tribunali da Cri/io , e dalla Cbiefa cofiituiti a tal fine. -Non portiamo per altro negare , che ci tremava la pen- na nel trafcriverle ; tanto a noi pajono orribili . Simile alle dottrine è la maniera , con che fono fcritte , e difefe - Non potrebbefi non che da un Cuoco , da un Taverniere feri vere con maggiore ftrapazzo , non dirò del Sig. Marchefe Maffei qui prelo di mira , ma d'un Bertoldino . Non v'ha legge d'oneftà, che non trovili in quefto Jibro dal principio fino alla fine conculcata le mille volte . 11 Maffei è un Afino, la fua Conferma è un guaz- zabuglio (p. 4., e altrove); gli fi rinfaccia vanità, bugie , ec. Ancora que' due dotti Lettori Giubbilati Minimi (p. 7. ) , i quali con fa via lettera appro- varono la Conferma del Marchefe , fono giuftiziati

Bb 4 dal

w

Storia Letteraria

dal Cuoco. Dio lo illumini, acciocché nel fecondo libro , che dovrebbe feguire (feppure inoperabili oflacoli non fono ormai frapponi ad impedirne l'edi- zione, come farebbe dovere, e come da fupremo , e diritto Tribunale fi dice già dTerfi fatto), non vegganfi fomiglianti obbrobri delle Italiche Stampe. Il libro , del quale abbiamo finora parlato , è divifo in quindici capi. Palliamo ad altro.

IX. Avendo il celebre P. Fortunato da Brefcia pubblicato nel 1749. la fua dotta Diflfertazione de qualitatibus Corporum fenftbilibus , il P. Weìs Bene- dettino s'offefe d'alcune cofe , che in quella dirTer- tazione trovò contrarie, a quanto egli avea ftam- nato in certa fua opera de emendatione Immani in- telleBus . Perchè in data del 31. Gennajo 1750. diede contro il P. Fortunato alle Stampe una furio- 1a lettera Apologetica . Il dotto Minor Riformato con certo fangue freddo /che è di pochi , s'è pre- fo a rifpondere al violento Apolcgtjla nel feguente libro.

P, F. Fortunati a Brixia Ordinis Min. Ref. Prov. Brixia? Animadverfiones Critica? in Epifto- lam Apoìogeticam R. P. Udalrici Weis Benedi- cami Urfinenfis contra P. Fortunati a Brixia ca- lumnias , aliafque ec. Infcriptam , atque Urfinii datam pridie Kal. Februarii 1750. Brixia; 1751. 4. pagg. 192.

Dopo una giudiziofa Prefazione premette il N. A., quanto nella mentovata DiflTertaiione de qualitatibus ( p. tió. e (egg. ) trovafi contro il Weis . Ci da indi la lettera del Weis polìillata con moderate , e giufte odcrvazioni. Finalmente aggi ugne una Man- tijfa ( p. 164. e fegg. ) , in qua (con metodo Geo- metrico familiare al Noftro chiarillìmo Autore ) dottrina F. Udalrici Weis in dijfertntione de quali- tatibus corporum oppugnata ittrum expenditur , &

invi-

D' Italia Xib. ii. Cap. ii. 393

invi&e confutatur. La dottrina del Weis fi riduce a quefte tre proporzioni.

1. Corpus Chrilti Domini in Euchariftia exi- ftens , non eft praefens totum tanto pra?ci(e fpa- ,, tio , quantum ante confecrationem occupaverat hofìia, & poli confecrationem illius fpecies oc- cupare videntur.

2. Ex alio capite afTerenda eft in EucharifHa Realis prasfentia Chrifti , ex alio panis, vinique defitio.

3. Non ideo quia Chriftus Dominus prxfens in Sacramento eli , propterea in ilio abefle debet ,, panis.

Il P. Fortunato dimofìra , che la prima propofizio- ne contraria è al Concilio di Trento , a S.Tommafo , a Scoto , a' Cardinali Gaetano , Bellarmino , Gotti, e alla comune de' Teologi.

Quanto all'altre due premette un Lemma (p. 175.)» che, per le parole della Confecrazione fi taccia rea- le mutazione di tutta la foftanza del pane (dicafì lo ftefTo della foftanza del vino) nel corpo del Signo- re, nectffario è dire I. che dallo fìeflo capo deb- befi lìabilire e la prefenza di Crifto nell' Eucariftia, e l'affenza del pane. 2. Che perciò nel]' Eucariitia non v' è pane , perchè vi è prelente il Corpo di Crifto . Quindi a combattere le due oppofte propofi- zioni (p. 176.) ftabilifce invincibilmente quefta, che per le parole della Confecrazione tutta la foftanza del pane veracemente , e realmente convertefi nel Corpo di Cri ito.

E'ammirabile ancora in queft'opufcolo la precida- ne, e la chiarezza del P. Fortunato.

CA-

394

Storia Letteraria

CAPO

III.

Libri di Teologia Morale.

I. TL P- Concìna ha terminato la fua Teologia X Criftiana . Reftammo nel Volume ni. della N. S. al tomo ix. di quefta Teologia . Dobbiamo ora parlare del decimo , e de' due tomi dell' -Appa- rato', ma ne parlerem brevemente, avendo noi ne- gli altri tomi baftevolmente fatto comprendere il raro merito del Noltro Teologo Crifiiano.

Tbeologia Cbrijìiana-

Dogmatico-Moralis auéìore F. Daniele Conci ,, na O.P. Tomus Decimus de Sacramentis Extre- mae Unéìionis, Ordinis, & Matrimonii , nec non de cenfuris, peccatis, & virtutibus. Romae 1751. 4. pagg. 654. j

Quattro libri contien querto tomo. Tratta il pri- mo del Sacramento dell' Eflrema unzione in una DiflTertazione , in una altra di quello dell' Ordine (l), indi della Simonia , e òe Benefizj Ecclefiajìi- ci in due altre Diflertazioni . Il libro fecondo è

tutto

(1) Alla pag. 52. trovali una cofa, che dee da- re a'compratori di quell'opera non piccol faiiidio . Si plurima PP. teltimonia , dice F Autore , cupis adverfus eos, qui Paftoris gradum, & animarum regimen anhelant, qui indtiltria , & arte huma- na utuntur , ut vororum fuorum compotes effi- ciantur lege Naralcm ab Alexandro , Bonum ,, Merbefium, Ludovicum Habert ; quia in Cafui- ,, ftis modcrnis communiter vix unum SS. PP. tc-

,, (limo-

D' Itali a Li b. li. C a p. tir. 395

tutto impiegato a compilare in quattro DifTertazio- ni la vada materia del Matrimonio (2), Due Dif* fertazioni nel terzo libro ci prefenta uno fcarfo

tratta-

ftimonium offendes . Quefta volta il P. Corià- ria 1' ha fatta da Cafifla moderno , vix unum citando PP. tejlimonium fui fuo propofiro. Ma l'è cofa un dura, a chi ha fpefo 12. Scudi per la fu a Teo- logia Crifliana, dover poi per gli tefti de' Padri ri- correre ad altri Autori, come dovrebbon fare , avtffero con minore fpefa comprato un Tamburi- no , un la Croix , un Mazzotta, e, eh' è tutto dire, un Ca'fijìa moderno «

(2) Una cofa per" faggio debbo notare, che in quelle DifTertazioni non faprei approvare . Il P. Concina fi dichiara per la fentenza di Melchior Cano , che il Paroco fia MinilUo del Matrimonio ; e in quefto egli ha diritto di tenere , qual più gli piace fentenza . Ma io non fo intendere , come dopo aver egli provata la fua concluderne ( p. 197. ) * perchè la fua fentenza è pia tuta , e trattandoli di Sagramene dopo il decreto d' Innocenzo XI. v'è ob- bligo di feguire la più tuta, fiafi egli lafciato afug- gire poche pagine appreflb ( p. 200. ) : ideirco di- fputare licite in utramque partem quifque valet , eamque ( fententiam ) fibi elicere , quam probabilio- rem judteat . Lafciamo ftare , che la cofa qui fi ri- duce al probabtliorifmo fub/ettivo , che può efTer fonte di maggiori falfità , che non Io è il tanto a lui odiofo Probabili fmo . Domando folo, come mai, vale il fuo argomento prefo dall' edere pia tuta la fua fentenza, poteffe egli affermare , che lecita- mente potefTe ognuno feguire in quefta materia , qua! più voleffe opinione. Qui v'è contradÌ7Ìone . Avrei anche defiderato , che il P. Concina fi foffe

tra

39<* Stori A Letterari a

trattato delle cenfure in generale , che in parti- colare. Ma del peccato in generale , de' fette pecca- ti capitali , delle virtù , e delle Beatitudini difcorre l'Autore in tre DifTertazioni nel quarto libro, che termina con una patetica parlata a'Confefìori , ani- mandoli allo (ludio dell' Evangelica legge , e racco- mandandoli alle fante loro Orazioni , perchè impe- tragli dal Signore perdonanza degli errori fcorfi nella Tua Teologia . In fine v' è aggiunta 1' Epoca del giorno, nel quale il dotto Autore ha pollo fi- ne a quefta Tua fempre memorabile Teologia. Que- ìto giorno è 1' ultimo di Luglio del 1750., giorno dedicato a S. Ignazio Lo/ola fondatore de' Gefuiti ,

cujus patrocinio , die' egli , p. 616. ( ed ha

certo ragion di fperarlo per gli grandinimi meriti fuoi colla Compagnia dal Santo iftituita ) me funi- tnopere commendo. II. Leg-

tra- tanti argomenti, che feioglie, quello obbietta- to, che come validiffimo a' fottenitori della fenten- za del Cano oppone Benedetto XIV. nel libro de Sinodo ( 1. 7. e. 28. n. 8. ) , il qual libro e in Padova , e in Roma ora riftampafi , ma in Roma con importanti aggiunte . Se il P. Concino lo avef- fe considerato, non avrebbe forfè detto, che la fua fentenza omnino conjormis efì univerfa Eccleftx Ca- tholica praxi , perchè appunto il dottiflìmo Nortro Pontefice il fonda fulla pratica della Chiefa , la quale non obbliga a rinnuovare innanzi al Paroco i matrimoni Clandejlmi celebrati ne' luoghi , ove ricevuto non è il Tridentino , ne quelli, che ancor ne' luoghi , ove accettato è il Concilio , fi fanno talvolta chiamaro il Paroco, che tutt'altro fi afpet- ta , e che vedendofi forprefo , non altro fa, che fgridare i contraenti .

D'Italia Lib. ii. Cap. ih. 397

II. Leggiadri (lime cofe contengonfi nel primo Tomo àz\V apparato ) del quale è quello il titolo.

Ad Theologiam Chriftianam dogmatico mo- ralem Apparatus Auclore F. Daniele Concina O. P. Tomus primus de locis Theologicis . Ro- ma? 1751. n 4- Pagg« Sl6- » ^enza } Prolegome- ni . Primieramente vi è la famofa dichiarazione , e [incera Protefia di Frate Daniello , della quale- nel fupplemento dicemmo abbastanza . Segue col titolo di Monitum un altra Sincera dichiarazione fopra al- cune falfe imputazioni da lui date al P. Martino Torrecilla. Vienne appreso la Prefazione Generale , nella quale il P. Concina tra gli altri avverfarj fuoi ne ha fatto l'onore di noverare anche noi, e di de- clamare contro la noftra Storia con quello Spirito, che nelle due lettere aggiunte al Nollro fupplemen- to abbiamo ammirato. A quefta Prefazione fuccede Vindice delle cofe nel tomo contenute, e ( che è inafpettata cofa in tal luogo ) 1' errata corrige ad alcuni Tomi . Compie i Prolegomeni di quefto to- mo una giovevole abbondante raccolta plurìum co»' Jlitutionum , & Decretorum Pontificum Romanorum prò ref or manda fi dei , & tnorum Theologia. Tra que- fte Bolle, conciofiachè la Teologia Criflìana per la fua celebrità debba paifare i mari, e fervire ancora a'Criftiani deila Cina, e del Madurì , il N.A. ha molto opportunamente riftampate quelle due del Regnante Pontefice, che appunto riguardano i Ri- ti Cinefi , e del Madurè . Più . Ha faputo il P. Concina ( tanto è ingegnofo ) in mezzo alle cofli- tuzioni Pontificie , e fotto il titolo di Raccolta di Bolle Pontificie dar luogo ad una lettera ( p. 53. ) Romani Philalethis ad Theologum Lovanienfem de jufla Biblìothecx fanfenianne proferiptione ( 3 ) . Co-

nofeo ,

(3) Quefta lettera è affai nota .

39% Storia Letteraria

nofco, chi ditte avere il P. Concina qui fubito do- po la Bolla Unigenitus riliampata quella lettera quafi per modificazione di quella coltituzione. Sog- giunfe Altri , che in vigore di quella lettera nel ruolo delle Pontifìcie coflttuzioni polla forfè potreb- befi dubitare un giorno, nel gloiiofo Pontificato di Benedetto XIV. fiavi fiato un Antipapa chia- mato Romano Filalete , le cui lettere abbiano avu- ta in qualche tempo autorità nella Chiefa , onde fenza fcrupolo fodero tra quelle de' Papi collocate. Ma quelli fono (cherzi di gente oziofa ( 4 ) . La verità fi è, che il P. Concina fa tutti i colpi mae- flri , con cui s'imagina di pottre ferire certa gene- razinn di perfone. t viva il maellrevole colpitore, «'1 felici (Timo feritore.

In quello tomo medefimo abbiamo un altro fag- gio importanriflìmo del mirabile ingegno del N. A. Tratta egli nel decorfo del Turno de locis Tbeoloqi- cis , feu purioris Etbtces Chriftianx fonti bus . Dirà fubito taluno, che quelli luoghi faranno la Scrittu- ra, le Tradizioni, la Chiela , i Concili, i Padri , la Teologia , la Storia , la ragione ; e ben s' ap- porrà , ma folo in parte . Perciocché a fcuoprire quelle fonti delle morale Criiliana è arrivato an- che il P. Z. nel luo fupplemento al La Croix . Il P. Concini non è Uomo ordinario. Ha egli trova- to un altro luogo Teologico a tutti finora incogni- to, onde maraviglia effer non dee, ch'egli dirit-

tarnen-

(4) Dovea per altro il P. Concina per colorire, qual che Ha fiato, il Tuo dilegno , fiamuare ancora il giulliflTimo Decreto proibitivo della Biblioteca Gianfenijìica , e allora vi irebbe fiata qualche ap- parenza di ragione per metter qui la lettera del Filaltte Roméno .

D'Italia Lib. ii. c ap. ih, 399

tamenre ragioni , come ognun fa . Eccolo quefto luogo (p.116. ), che ftavanafcofo nel fanto librodelle Scritture, anzi negli Evangeli. Alter Theclogite mo- rum fons efi Cbrijii Domini oraculum : Multi funt vocali, pauci vero eletti. Per illuftrare quefto nuovo Juogo Teologico fi mette 1' Autore a provar lunga- mente , che i più degli adulti Cattolici fi danna- no; e conchiude da fuo pari , ex dottrina anti- probabilijìica confequitur plurimos damnari ; Dun- que quefta dottrina è conforme all'Evangelio, non la Probabiliflica , che a tutti i ribaldi apre il Para- difo.

III. Quefto folo dovrebbe badare per atterrare il Probabilifmo ; ma per tuttavia ex abundanti il buon P. Concina ha voluto nel fecondo tomo del fuo apparato rimetterci in latino parte compendia- ti , parte accrefciuti di confiderabili giunte i due tomi della Storia del Probabilifmo , e del Rigo- rifmo .

Ad Theolegiam Chriftianam Dogmatico-mora- lem Apparatus Auclore F. Dianiele Concina Or- ,, dinis Prsedicatorum . Tomus fecundus de Con- fcientia, & Probabilifmo. Roma; 1751. 4- pagg;

116-

Di due libri è quefto tomo ; nel primo , che è il fecondo dell' Apparato , abbiamo tre Diflertazio- ni , una de Confaentia , l'altra de ignorantia Pela- giana, Janfeniana, & Probabilijìica y la terza de igno- rantia expellenda , & veritate affequenda . Il libro terzo dell' Apparato , e fecondo del tomo in dieci DifTertazioni abbatte ii Probabilifmo . Belliflìme no- tizie abbiamo in quefto tomo riguardanti la Storia del Probabilifmo . Impariamo dal N. A. f p. 271.), che appena, per così dir, nato eftendo nelle Spagne il Probabilifmo , i Padri Teatini nel loro Capitolo Generale dell' anno 1598. proibirono il feguitarlo

(5)- Fi*

4co Storia Letteraria

(5). Fino nel 1609. non trovali fuori delia Spagna veftigio del Probabili fmo , crediamo ( ivi ) al N. A. ( 6 ) , e il P. Laiman il primo fu, o tra primi ( p. 274. ) , che in Larnaca introducete (7) quefta a coftumi fatai dottrina. Prefe poco a poco piede in quafi tutte le fcuole il Probabilifmo . li Generale de' Gefuiti Muzio Vitellefcbi per ovvia- re a'dhordini di quella Tentenna in una lettera del 1Ó17. comandò a' fuoi , che feguiffero le fentenze , qua turi or es j qua graviores , major ifq nominis àoBo-

(5) E quefto lo fcrive il P.Concinay dappoiché il P. Gradenigo con una lettera flampata in Brc- fcia ha dimoftrato ad evidenza , che non mai t PP. dell'inclito Ordin fuo fognaronfi di promulga- re sì fatto decreto. Quando fimil cofa fcrifle il P. Daniello nella Storia del Probabilifmo , fu in qual- che parte fcufabile, fidoffì delle autorità del Fa- gnano , e del Merenda; ma ora o bifognavà rifpon- dere alle ragioni del P. Gradenigo , o con umiltà ritrattare il commetto errore , e non ripeterlo con franchezza , du'fìmulando la lettera del dotto Tea- tino .

(6) Vuol dire, che il P. Goncina non feppe , che fino dal 1581. P Agofliniano Beja difefe il Pro- babilifmo in Bologna , per quel che ne dice Frate Leandro Alberti Domenicano, Città d' Italia.

(7) Il Valenza ftarapò fino nel 1595- in Germa- nia la fua Teologia , dove chiama il Probabiltfmo fentenza comune , il che non avrebbe certamente detto , in Germania in non piccola parte delle Teologali fcuole non fi fotte gu infegnato . La confeguenza viene da ; che il Laiman non potè eflTere ne il primo , ne tra primi , a introdurre in Alemagna il Probabili fmo .

D' Italia Lìb. ii. Cap. m. 401

dotlarum fuffragiis funt frequentata ( 8 ) . Molti infigtii Teologi della Compagnia , cornc il Comitale Rebello , Bianchi ec. ubbidirono agli ordini del Vi- telli"

«-"■■ i ; - . . . ., mm

(8) I Gefuiti per altro non trovano nella tan- to decantata lettera ctel Vitellefchi il Probabiliorifmo . Dice il Generale , che i fuoi non fervanfì nelle materie morali di quefta regola Tueri quis potejì i Probabili» e/I , authore non caret . Ma quello non al Probabilifmo s' oppone , bene all' abufo s oppone del Probabilifmo i ed elclude il feguire le fentenze, che altra probabilità non abbiano , non te- nue. Dice, che feguano le fentertze più tute ; ma quefia frafe in que' tempi non lignificava il Tuzio- rifmo moderno , lignificava folo fentenze fode , o come fp.ega il medefitno Vitellefchi , qua gravio- rum , ma Jori f que nominis Dottor um fuffragiìs funi frequentata, e tale fin d'allora era il Probabilifmo. Il P. Goncina iteflb nella Storia del Probabilifmo of- ferva ( p. 21. ), che il P. Gregorio di Valenza nel M93-1 e Pietro Navarra nel 1597. la chiamano co- mune ne Jor paefi . Ma v'é di più. Il P. Concini nella citata Storia del Probabilifmo ( p. 23. ) im- mediatamente prima delle parole del General Vitel- lefchi aflerifee : L autorità ^raviffima del Medi- na del Merendo, del Lopez, del Banner , del Valenza, dell' Azorio , dell'Enriquez, del Salas , del òuarez , e del Sanchez fu uno fiimolo efficaciffimo % l\aÌ[y.P°Iiertort T^logi per dichiarar fi del partito Probabili/lieo Dunque il General Vitellefchi vo- leva, che 1 fuoi fudditi feguiflero le fentenze, qua graviorum , majorifque nominis doElorum fuffragiis /""'fintata voleva , che follerò Probabili. Ancor p,u. Il Vitellefchi ricorda a' fudditi fuoi Con* Jtitutwnes, decreta, Regulas de S. Thoma fequendo \

Ce de

4©2 Storia Letteraria

fellcfcbi ( 9 ). Tra Gefuiti efecutori di quefti fag- gi ordini portiamo contare tutti i Gefuiti , i quali (dappoi difefero il Probabiliorifmo , come ( p. 441. ) Lodovico Scildere , Michele Elizalda , Tir/o Gonza- \ez , Tommafo Muniejfa ? Egidio EJìrix , Gabriele

An-

de non provehendis ad Qathedram , aut etiam remo- vendis , ^«/ ejufmodi doElrmam parvi facere , *»«* rord/ »o» habere prafeferunt . Ma i principali To- inijìi di que? tempi Medina , £o/>«: , Bannez infe- gnavano il Probabrfifmo, non poteva chi raccoman- dava a fuoi l' effer Tom'tfìi, pretendere , che fi al- lontanaflero dal P rob abili fmo . Benché quefto Gene- rale raccomandava a' fuoi il feguitar S. Tommafo, iìccome fanno, non 1' effer Tomifii , effendo in pra- tica due cofe affai diverfe . Dice finalmente il Ge- nerale , che i fuoi feguitino quelle opinioni , qua ptetatem alere , & prodeffe queant , non vajlarc , non perdere . Certo il Probabilifmo foffe quel Diabo- lico moftro, che vuol il Concina , di qua potrebbe trarli qualche conseguenza per provar favorevole il Vitellefcbi al Probabiliorifmo ; ma il mondo ha fat- to ornai il callo alle fue efagerate declamazioni, e che che fi a di ciò, a' tempi del Vitellefcbi non po- tea per tale riguardarfi una dottrina , che in tutte le Scuole , e nella Tomiflica principalmente era comune,

(9) Qp* 1* Cronologia ne patifce un pocolino. Il P. Concina in qucfto medefimo tomo ( p. 294. ) e' infegna , che il Gefuita Rebello nel 1608., e il Gomitolo nel 1609. aveano già colle (lampe impu- gnato il Probabilifmo. Non dunque ubbidirono que- lli al Decreto del Vitellefcbi polleriore d' otto , q povc anni, ma il prevennero.

D* I T A t I A L I B. 1 1. C A P. m. 405

Antoine^ Edmondo Martene (io), Gifberto ec. Pur tuttavia fi mantenne nel Gefuttifmo un groffo par- tito Probabili/lieo. Ma l'aver nominato Tirfo Gon~ zalez ci fa fovvenire di due egregj monumenti , che il P. Concina diligentiffimo cercatore di quefte da pochi conofeiute gemme ha meflì per la prima volta a luce . Uno è la cenfura ( p. 712. ), che fece il P. Aìfaro Gefuita della Cenfura , onde i Gefuiti Revifori del libro di Gonzalez cercarono d' impedirne 1' edizione , 1' altro è ( p. 330. ) un memoriale di Tirfo a Clemente XI. prefentato nel 1702. , perchè il Papa proibiffe nella Compagnia il Probabilifmo ( 11 ). Quefto fia un picciol faggio delle

(io) Quello Edmondo Martene mi fa fovvenire di Natale Alexandre, il quale per accrescere il nu- mero de' Gefuiti Anti probabili/i i , tra Gefuiti Proba- biliorifti noverò il Carmelitano Bona: Spei . Io co- nofeo un Benedettino di gran nome chiamato Ed' mondo Martene ; farebbe bella , che il P. Comma per non efler da meno di Natale Alejfandro, avef- fe veftito da Gefuita il Monaco Benedettino.

(n) So che alcuni dubitano dell'autenticità di quefto Memoriale ; ma io non veggo difficoltà in ammetterlo. Grandiflìma difficoltà fo nell* aggiunta fatta, come qui fi dice ( p. 339. ), dal P. Sagar- ra , cioè che il Papa dicefte dopo avere il memo- riale veduto, rem gratiffimam fanclitati fuse fa- ), cìuros Supenores Societafis , fi praeftent , ut Je- fuitaj abftineant a docenda , & defendenda fen- tentia, qua? aflerit , licitum effe ufum opinionis minus probabilis , & minus tutse ec. Percioc- ché come mai avvenuto è , che il Gonzalez mu- nito dell'Autorità Pontifìcia non proibiffe il Proba- bilifmo ? Egli voleva , che il Papa s' uniffe feco

Ce 2 lui

4ó4 Storia Letteraria

delle accurate notizie , che ci preferita il P. Conci' na. Finiremo con avvertire , che 1' ingenuo No- ftro Autore confefTa ( p. 748. ) , che i fuoi Tomi portano la falfa data di Roma , emendo per altro ftampati in Venezia , affinchè qualche malevolo non abbia occaflone di rinfacciargli una bugia di fatto, o una vana pretenfione d'autorizzare collo fpeciofo titolo di Roma le fue dottrine.

IV. Alla Cri/iiana Teologia del P. Concina ben dice voi cofa è , che facciam feguire certe lettere in difefa della Storia del Probabilifmo del medefimo P. Concina . Son quelle lettere fcritte con fangue più freddo, che non avrebbe fcritto 1' enteo (12) Storico del Probabiltfmo , e con cert' aria infidiofa , e con qualche garbo . Ma chi confiderà le cofe a fondo, troverà , che in efse molte cofe vi fono, che non reggeranno al noltro efame . Quanto ne abbiamo detto nelle lettere aggiunte al fupplemento in noftra giufta difefa , potrebbe ballare per farle cader di credito. Pur di mal animo alcune altre poche cofe ne toccheremo al prefente riguardo al iolo Tomo primo ; del fecondo diremo un altra volta .

Lettere Teologico- Morali dEufcbioEranifle all' 'Au- tore della Raccolta delle molte proporzioni ec. in di- fefa dell Ifloria del Probabiltfmo del P. Daniello

Con-

Jui per irterminare dalla Compagnia quello mollro ; il Papa gli da ajutatrice mano; perchè dunque non ufare rutta la forza a rovinarlo ? Una delle due : o non è vero 1' oracolo Pontificio ; o il Gonzalez tradì quefta volta la (uà cofeienza , non fervendoli d'un mezzo tanto opportuno ad abbatrere tra'fuoi il Probabilifmo. *( 12) Si è voluto dire fervido.

D'Italia Lib. ii. Gap. Ih. 405 Conctna. Tomo primo in Trento (Venezia) 175 1. 8.

Quelte lettere hanno per autore un P. Domeni- cano della flretta offervanza , e principalmente in- di ritte fono contro la Raccolta del P. Jacopo Sanvitali ftampata in Lucca colla data d' Aqui- leja l'anno 1748. ; ma in realtà piglian di mira , quanti Gefuiti hanno fcritto in difefa della maltrat- tata lor Religione contro lo Storico del Probabilif- tno. Dieci ne contengono in quefto primo tomo. Non è credibile il vilipendio , con che fi parla in quefte lettere del chiariflìmo P. Sanvitali ; ma egli già s'è baftevolmente difefo in un libretto , del quale parleremo nel volume feguente . Fa ri- dere la pretenfione a lungo promofsa nelle pri- me lettere , che ingtufte fien le querele de' Ge- fuiti contro il Conctna , e che quelto innocentiflì- mo Storico del Probabiitfmo fia anzi più bene me- rito della Compagnia per lo male, che non difse , che fiale fiato ingiuriofo in quello, che da necefli- (forfè venutale addofso per qualche predetermi- nante qualità ) affretto ne difse . Che ! vogliono quefii Signori farci tutti ciechi , onde non cono- fciamo i loro artifizi, i lor difegni? vogliono eglino mutarci in mano le carte, come fuol dirti , e far- ne travedere? vogliono, che in grazia loro rinne- ghiamo i vocabolari comuni , e che le ingiurie ci (uonino galanterie, lodi, finezze? Anche quell' al- tra è graziofa, fentire il P. Eufebio ( p. 61. ) , che fa al P. Sanvitali il Mi (Bonario , e gli rinfaccia , che quando pure veri fofsero gli llrapazzi dal P. Comma fatti alla Compagnia , egli dovea fecon- do gli Evangelici infegnamenti flarfene cheto, e non rendere malum prò malo , nec malediBum prò ma- ledillo y ed egli poi (lafciamoftare,che mal a propofito traefi qua in ifcena la carità, dove trattifi del ben

C e 3 co-

4o<5 Stori a Lettera ri a

comune , e d'aggravio in materia di fana dottrina , come potrei dimortrare con cento teftimonianze de* Sanri Padri) ed egli poi lo zelante , e caritatevole P. Milionario in tutte quefte lettere non fa , che malmenare \\ Sanvitali , conforme certamente allemaf- fime facrofante di no/ira Religione , e a quelle leggi adorabili di dolcezza i e di' amore , che prefcrive il Vangelo E viva. Non fa digerire il Noftro Eufe- bio C p. 34.), che il Sanvitali doluto fiafi della pre- potenza , di chi a' Ge\ uni ha eh/ufo i torchi circonvi- cini , e con poca avvedutezza va fu quefto partico- lar punto Mancando la pazienza , di chi potrebbe formare un intiero libro di graziofi efempli da di- vertire il pubblico; vede^ che le (rampe de' Gè- fuiti da lui oppollc (p. 37.) a confondere il Sanvita- li provano appunto l'intendimento di quefto Scrit- tore, ficcome quelle, che furono o fatte in luogo , ove la prepotenza accennata dal Sanvitali non avea forza , o fc in altri luoghi , fatte a grandiffimo rif- chio, e danno di chi tentolle. Che direm della da- ta d' Aquile/a mefsa dal Sanvitali fui frontifpizio del libro fuo? V'é egli lu quella da rider tanto , quanto il graziofo Eu;ebto fi crede ? Non è forfè più tollerabile in Uom Cattolico quella data , che quelle, le quali compaiono in fronte di più libri

del Serry , DtiphlS , CO

V. Ma vegniamo a qualche efempio della lince- rità, e della dottrina del N. A. Avea il Cenema traT Probabtliorijli mefso il gran Cardinal Bellarmi- no , perchè feri vendo al Vekovo di Teano luo Ni- pote avealo awer.ifo , che fi quis velie in tuta» (alutem fuam collocare , & fimul oporteat eutn Epilcopali officio fungi, is omnmo debet de no- ,, vem controvtrrliis cercarti ventarem inquirerc , oV nr»n refpic* ri , quid 11 ulti hoc tempore dicant, «ut faciant. Et fi rei cu mudo non poflit ad li.

n qu»-

tVÌTALIA LlB. II. CAP. ih. 407

*i quidum apparere , debet omnino tutiorem par ji tem (equi. Replicò il Sanvitalì , che il Bel- larmino fu al pia Tuziorifla. O qui j che ad Eu- febto viene un Santo zelo per l'onore del Bellarmino : t\£?T0% 8rVdae8^P-II<50,,>è af più Tuzio. riftaf Dunque fecondo voi è un vero Gianfeni- " i »V°- Prr ì1- meg,ior un precurfore degli errori

" C^n^l[ìì'AV°Vuer0 BelUrmino ! tramato da G .ofenifttf , da eh, ? Non già da qualunque

» Luterano .... Ma io non voglio tutta fraferi- vere querta patetica figura del N* A. bene che quelle due paroline al pia gittano a erratut-' ta querta eloquente d.ceria . Che vuol dire que- llo al ptà ? Non vuol già dire , che \\ BAll

ìTiraatiiiimo P. Eufebio : vuo d re che f* *kk,\. mo « «are alle parole del bJZ^cI „f ! gerle) »nz, che Probabil.orifìa , farete' eg flafo l»f"'fiji onde a torto tra' Probab.lioriflHl me° «e il Cmtma , come un preziofo loro foftenir™ quando egl, (tefio per non farlo appar ft Si ne dee .nrerpetrar le parole. Non v'è bEo di gran dott-ina a intendere quella chiarirr.™, r fa»™ Ma realmente fu egli rZr^B^J^

no. e' I rdebba iW del »<""»<»/, e lo Z Io ,{"""« */ Probabilità, e jf >' £„À.

, perchè non m'abbiano un alt™ volta a fii.

ttL" fi"0"*" '> fc Fopofizio'e de

ftJebbTn. - 7. e*ifrende,e ""talmente , I, larebbe ,n , Bellarmino farebbe anzi (laro p.u che Tuvmjia , concofiachè per re„ola del

BRWaTSS ? ffl^taS;

Ce 4

4c8 Storia Letteraria

te dichiarato con due limitazioni ; Una è quel- la de novem controverfìis y dalla quale traefi eviden- te argomento , che il Bellarmino riftngne la Tua dottrina a nove particolari punti , e non parla in generale , L' altra eccezione confide in quelle pa- role non a cafo meffe dal dottiamo Cardinale , & fimul oporteat eum Epifcopali officio fungi ; il che dimoftra , parlare il Bellarmino de' (oli Velco- vi , Si dirà fubito . Che ? v' è una morale per gli Vefccvi » per gli altri Cristiani un' altra ? bene , Siccome gli accreditati Probabilijìi obbligar foglio- no un Giudice , un Medico , ed altri tali non fola- mente ac abbracciare il pia probabile ; ma ezian- dro il più ficuro , quantunque volte trattifi di fod- jdisfare a' loro doveri, ed impieghi; così il Bellar- mino, comechè Probabtliorijla nonfoiTe, poteva efi- gere fimi! maniera di condotta da un Vefcovo , nell' efercizio del fuo gelofiflTimo carico , da un Vefcovo io dico , obbligato in virtù della fua di- gnità , a vita non pur Criftiana , ma ancora per- fetta .

VI. Sarebbonvi da fare alcune rifleflìoni (p.134. ) fui fatto del Gefuita Buffier , fatto , che non è il più edificante del mondo , per chi predica la mo- rale Jevera , fapendofi e chi era 1' A rei vefcovo di Roven , e qual parte abbiano in erto i Padri Do- menicani , conciofiachè trattifi principalmente la cau- fa del loro Natale Aleffandro . Ma potrannofi leg- gere fu ciò le Memorie Cronologiche , e Dommati- che ( T. iv. all' anno 1697.). Noi fermiamoci fopra due (ole cole . Jllcftandro VII. così comincia il fuo decreto del 1665. condannati vo d* alcune pro- pofizioni: ,, Sancìiflimus D. N. audivit, non fine magno animi fui meerorc , complures opiniones ,, Chriltianz difeipiina? relaxativas, & ammarimi 11 pcrnicicm infcrcotcs , partim antiquatas iterum

,, fu-

D' Italia Lib. ri. Cap. in. 409

fufcitari , partini noviter prodire , & fummam illam luxuriantium ingeniorum licentiam in dies ,, magis excrelcere , per quatti in rebus ad con- ,, fcientiam pertinentibus modus opinandi irrepfit ,, alienus omnino ab Evangelica fimpiicnate , fan- ,, clorumque Patrum dottrina; & quem fi prò re- ,, eia regula fideles in praxi fequerentur , ingens ,, irruptura eflet vitaj Christiana; corrupteia. ,, Per quello modus opinandi &c. il P. Concino volle ad ogni collo nella Storia del Probabilifmo , che s1 in- tendere il Probabilifmo. Rifpofero i PP. G bezzi ^ e Gagna tra gli altri , che elTer non poteva il Probabilifmo quefto rio modo d' opinare ; e ne re- caron molte ragioni . Sentiamo prima il V.Ghez- zi ne' fuoi Dialoghi ( Dial. ni. p. 120. dclV edix. di Lucca ) : Qui chi fa dirci , trattandofi di un tal Uomo, qual' è il P. Concina , per l' una parte zelante della verità, e per l'altra eru- dito, dotto, Lettore emerito di Sacra Teolo- già, ec. chi fa dirci, quella fia in lui impe- j, mia, o fidanza della imperizia de' fuoi Lettori; mentre prende , e fpaccia per una vera condan- na un Preambolo, in cui il Santo Pontefice al- j, tro non fa, che riferire ciò, che gli è flato rap- 9, prefentato ; cioè , fpargerfi varie dottrine rilaf- fate in materia di Morale , e ferpeggiare un co- ,, tal modo di opinare , alieno dalla femplioità Evangelica , e dalla dottrina de' Padri , atto a corrompere il Crifliano coftume ì Quello é ciò che in quel Proemio del fuo Decreto dice ii Santo Pontefice avere intèfo con fua gran do- ,, glia ; e ciò averlo mofTb a commettere a più; Teologi, e Cardinali 1' accurato efame di dette denunzie. Indi udito il lor voto effere devenu- to a proferire fopra di effe il fuo Apoftolico giu- dizio , cui in appretto efponc . Egli è dunque

ma-

4io Sto ri a Le tter a ri a

manifefto, che in quel Preambolo il Papa nulla condanna, ma foltanto riferifce ciò, che glièfta- to denunciato, come dannabile. Bene è da cre- derfi eflere fiate f*tte detfe denunzie da perfo- ne di zelo, e quel, che più monta, dizelofag- ,, gio, e moderato, e che nulla dia nel Fanatif- mo . Ma finalmente la denunzia de' zelanti el- la è tutt'altra cofa dal Giudizio del Papa; mentre alla denunzia di quelle opinioni IafTe , e di quel pi modo d opinare fegue in appreffo V efame de' De- putati, indi la fentenza della Santa Sede. Se dun- ,, quequel modus opinandi era veramente non altro, che U fentenza del Probabilifmo , e qUeftà dal Santo Pontefice fu riconolciuta per rea, e fcandalofa, qual fugli denunziata, non dovrebbe ella trovar- fi la prima traile dannate dall' Apoftolica Cenfu» ra ? Non leggerebbe»* in capo a tutte P al- ,, tre, o trall' altre almeno anche quefta ? Nelle quiitioni morali , in cui difputafi , una tale azione fia comandata, o vietata , è lecito il fe- guire un' opinione favorevole alla libertà vera- 3, mente probabile, benché men probabile dell' op- porta 4 Scorrete ora il Decreto Aleflandrino , e* vedete , vi venga fatto di ritrovacela . Ora io foftengo J fef>ue a dire il P. Ghezzi (p. I23. che in quel modus opinandi vien' efprefTo i Probabilifmo , quelto è anzi un fortiflìmo pre giudizio a fuo favore . Non vi ridete di quello1 ,, mio aflunro , fino ad averne intefa la brcviiiìma prova , che vi propongo . Quel modus opinandi adunque elprime il Probabilifmo. Quefto dunque fu lo ertnemeute denunziato alla Santa Sede, co- me dottrina direttamente contraria all' fcvangeli- ca femplicita , alla dottrina de' Padri, e al buon coltume ; e in confeguenza ella , per Pontificio comando, e Hata polla ad accurato fevero efame

» di

e

l

D'Italia Lib. ii. Cap. m. 4If

di Teologi e Cardinali ; e dopo tutto cib ella ,, non fi trova dannata , come trovanfi dannate nel mede fimo Decreto tante altre fentenze unitamen- te denunziate, ed efaminate, E che altro di più: ci vuole per conchiudere , che il Probabilifmo dal Santo Pontefice non fu fcopefto reo, qua- le fugli denunziato ? E chi mai può darfi a cre- dere, doverfi fenz'altro condannare come reo ciò, che per reo vien denunziato alla Santa Sede ; e non piuttofto doverfi avere per innocente ciò, che accufato a quel fupremo Tribunale per reo, ed efaminato con tutto rigore , da lui non vien condannato? Palliamo al P. Gagna. Argomen- ta egli primieramente così (p. 47.;, Il Probabi- lifmo nato , come è fama, entro i Chiofiri Do- menicani , e quindi diramatofi altrove , regnato ha ne'diflretti della fua prima forgente cotanto alla sfrenata, che per pochiflìmo meno di tutto l'i'n- tero fecolo, che precedette immediatamente alde- creto , con cui Papa Aleffatidro riprova il mo- dus opinandi , i Domenicani Teologi, quanti trat- tata aveano la qui/rione del Probabilifmo, e con le (lampe meflo in pubblico il proprio fentimen- to ; Tutti ad unum ( e quefto è fatto da più fcrittofi irrefragabìlmente dimoftrato, e forfè am- mefTo per vero per fino dal P< Comma) ìnfe- gnata * foftenuta , difefa aveano la benigna kn- tenza. Dunque è EVI DENTE , che nel modus opinandi Papa Aleffandro non ha intefo il Pro- babdtfmo , pure dir non vogliamo , che per quel fecolo 1 PP, Domenicani con un univerfalc aspirazione (tati fieno i corruttori della morale Crhtiana , e fentto abbiano, e (rampato in una foggia lontana HtT.tto ab Evangelica fimplicitate , fandorumque PP. Ondina . Altro argomento - Niuna proporzione, che fcandaJofa Ila, o perrn-

zio-

4ii

Storia Letteraria

ziofa ; Niuna , che fia lafTa , ed ioducente cor- ruttelia del Criftiano coftume ; Niuna , che fia lontana dall' Evangelica (implicita , ed oppolta al- la dottrina de' Santi PP. , niuna di quefte può effere tutt' infieme veramente, e fodamente pro- babile . Crederei , che quefta propofizione foffe per darmifi per evidente. Inferifco: Dunque niu- na propofizione, la quale fia veramente, e foda- mente probabile, effer può fcandalofa , pernizio- fa , lafla , inducente corruttela , lontana dall' E- vangelica femplicirà, e dalla dottrina de' PP. Dun- que fé il Probabilifmo non per lecito ( come di fatti noi dà) l'ufo dell'opinione meno proba- bile, fé non in cafo , che e(Ta fia fodamente pro- babile, è una follia immaginarli , che Papa Alef- fanàro mirato abbia al Probabilifmo , quando nel fuo decreto l'è prefa contro il modus opinan- do &c. Il raziocinio è irrefragabilmente giudo per quelle dimoftrative regole di legittima argo- mentazione , che da i Logici regole di conver- fione fi appellano ; ed altresì perchè elfo ridurre fi può all'altra regola evidente d'argomentare , detta a coorradiclorio confequentis &c. , così : 1' opinione è fcandalofa , perniziofa , lafTa ec. Dun- que non è veramente , fodamente probabile . Quindi a contradicìorio confequentis &c. L'opi- nione è veramente, e fodamente probabile: Dun- que fcandalofa non è, perniziofa, laffa ec È qui di nuovo : non dandofi dalla corrente de' fenfati Probabilifti per lecito l'ufo dell'opinione meno probabile , non in ipotefi , che efla fia veramente , e fodamente probabile , con quale buona logica , o con quale Teologia dir fi po- trà , che da loro diafi per lecito l'ufo delle opi- nioni fcandalofe , perniziofe , laffe ì che quelli i frutti contagiosi fieno della pianta Probabiliilica ?

e che

D'Italia Lib. ii. Cap. ih. 413

e che il S. Papa Aleffandro gli aveffe in vifta, quando ha detto: modus opinandi irrepfit? Of- ferva altrove il P. Cagna ( p. 476. ) , tanto e Afe re flato lungi Aleffandro vii. dal condannare il Pro- babilifmo , che anzi egli (offrir non volle , che co'l rifpettabile ammanto della probabilità fi te- neffero ricoperte (per trovare buon'accoglienza ,, preffo i Teologi, e proccurarfi preffo di loro fi- curezza , e franchiggia ) alcune laffe opinioni , che cib ofarono : e condannolle però , perchè voleano parere probabili , quando non l'erano , così (offrir non fi vogliono a proporzione ; e fi ferifcono anzi più acremente co' Vaticani fulmini quelle propofizioni maffimamente , che ardifcono ,, traveflirfi , e coprirfi co'l titolo fpeciofo di dog- mi, quando errori fono oppofti alla Fede. Della fuddetta tempera s'è infra le altre la propofizione 40. fulminata da Aleffandro medefimo „: Efi pro- babile opinio, qu£e dicit effe tantum veniale ofeu- lum habitum ob delectationem carnalem , & fenfi- bilem , quse ex ofculo oritur feclufo periculo con- fenfus ulterioris, & pollutionis : Offervafte ? Chi fabbricò , o manipolò cotefta rea propofizione , volle far paffar per probabile, e con ciò per tol- lerabile quella opinione , che in effa inchiudefi . Attentato ardito , e maliziofo provocò le collere , provocò i fulmini dal Vicario di Gesù Crifio,,. Quefte ragioni meritavano pure qualche rifpofta , da chi volea rimettere in campo l'accufe, che il Probabìlifmo era il Modus opinandi &c. Ma il buon Eufebio la paffa con gran difinvoltura , tutto quello diflìmulando , e facendo fol pompa di alcune fue conghietturelle , che or ora rifiute- remo . Davver davvero , che quefto ancora mi fembra un modus di rifpondere affai curiofo , e alieno da quello d' un Uomo oncfto , il qua*

le

414 Stori a Lettera ri a

le cerchi la verità . Ma fentiamo lo fteflb Eufe- bio .

Potete voi altri ( p. 342.)» M.RR. PP.y fcri- vere , quanto vi piace per ofcurare il fenfo iurai- nofo di quefto Decreto ; potete con tutti gli sfor- zi de' vollri ingegni luflfureggianti applicarvi in- terpretazioni , quante più volete , e pretendere , che ivi folo s'efprima in genere T abufo d' opi- nare ; che non verrete in eterno a perfuadere , », chiunque fgombro da prevenzione fi ponga a leggerlo „.

Ma chi ha detto al M. R. P. Eufeè/o, che ivi fo- Jo s'efprime in genere V abufo d'opinare? Il P. Gbez* xi non già. Ecco le Tue parole. Rileggete di gra- , zia, die tuli (p. 124. ), tutto quel lungo Tefto , , riferitoci dal P. Concinay in cui il Terillo cal- , damente declama contro gli abufi introdotti da tanti fommifti , e Cafifti nella Morale Teolo- gia , colla laffità di tante loro opinioni , mala- mente fondate fu un qualche leggeri (fimo argo- mento a fimili , inabile a partorire vera proba- bilità ; onde è feguiro , dice egli , che altri di minore capacità, e dottrina, facendofi lecito un fimil modo di argomentare, fimilem arguendi mo- dum, (ono precipitati di laffità in lafììtà peggii ri, e ciò non di rado, ut ad famam, quam ai cupabantur, pervenirent, fubtili fatanae infiouatio- ne decepti. Eccovi trovato, deferitto, condanna- to dal Principe de Probabili!!» quel modo d'opi- nare contrario all' Evangelica lemplicità , e alla dottrina de' Padri , e corruttore della Morale Cri- (liana , di cui nel luo Proemio parla il Pontefi- ce Aleffandro. E quello, come ben vedete, non é una determinar* dottrina , che poffa efprefla- mente dannarti , ma è una cotal maniera di pen- fare , e decorrere nelle materie morali , che da

tur.-

D'Ftali a Lib. ii. Cap. Irr. 4I5

» J^'V f™0™ P»kbilifti , a! pari, che dagli al- tri Teologi deve eflere abbominata, ficcorSc in- degna di Criftiano Datore , e che, ficcome nafcc 5, da vizio , cosi e atta a fomentare ogni' mio ' Cicche eccoci tuttavia ben lontani da quella " pr*"a conda™a del vero Probab.Jifmo , che il 1 . Concina ci fpaccia per cofa manifefra , e ficura. Neppure il P. Cagna. Vaiamolo (p.48.) ! Se mai qualche corpo ài dottrina dilegnato , ed ,, intaccato foflc (lato colla formola del Pontificio ., decreto ( modus opinand, &c.) fapere voi , qud

" MT efi? ^rn Ók° fub,t°' l'obiettivo' C » babihonfmoC Credetemi) eflb fiato larebbe ,1

" ì ttTTl C \XTCCAt° '■ ° efr° •' che * nato

» aliena dal! Evangelica ftmplicità .contraria alia dottrina de' Padri ec. Di fatti ciò veggiamo a - " %«Ta 8eneralm€"te «gli autori delle propofi- zioni dannate , o fieno li pofieriori , o gli ante- », non ali Epoca Concimai» del Probab.liimo. Ef-

" cnlTfr9 ?? rdd,e Pr°P°fizioni Pofcia dannate , » come fcandalofc, permz.ofe , JafTe ec. fi facesti

" hiì T d °?,n,oni a loro fobjeaive proba-

« auXwif P3 PI -Ìfp^a PUÒ facl,^ente ridurli a quella del P. GA«». Ma perchè vegga il P. £«. f'ho , quanto ,0 voglia efTer feco luT liberale come prova egli , che non potefTe da Meandro il

cofa chiara . Abufo d'opinare ( p. J2 T\n 0J; » «arena fempre v'è fiato', e fempre^vì i a,ln

i: d'un Zfìl m0n°' C a ^"Pontefice ^rl

le -ri a n<\v,e,,amen* introdotto nella mora-

" d'u„a nanaj d > abuf° Stemmo di frefeo ,

d una nuova maniera d'opinare , che in altri

dU Posano J C/a" * IO trACOÌ° ' COme Uomm "0ttl pofrano S1 fa"e propofizioni avanzare, e con

4i<5 Storia Letteraria

aria magiftrale, e fenza efitare un puntino . Ripe- tiamo le parole del Papa , & fummam illam luxu- riantium inoeniorum licentiam IN DIES EX CRE- SCER E , PER QUA. VI . . , modus opinanti irre- pfit . Non dunque il Papa fi; querela , che quello iìa un novel modo d'opinare fottentrato di frefeo , tutto l'oppofito: duolfi, che di giorno in giorno cn- fcefle la licenza de' luffureggianti ingegni , per la quale entrata era nel mondo una maniera d'opinar re ec.f ma quando quella maniera fottenrrata fbflTe, nel fecol pafTato , dieci fecali innanzi , noi dice il Papa. Fingiamo, che nel quinto fecolo del- la Chiefa introdotto fi fotte uno fcandalofo abufo d'opinioni nella morale, e che nel decimo fettimo foflTe ita crefeendo la libertà degl'ingegni cagione di quell'abufo; farebbe meno, e men propriamente vera la propofizione d* AleQ 'andrò ? Me n'appello a chi folo intenda la forza del latino fcrivere . Ma ripiglia Eufebio (p. 345.) « AletTandro di tale ma* niera d opinare parla, la quale i Fedeli prò refta Regula fegui fiero ec. Forfeche , P. M. R. , V abufa tC opinare può effere afiegnato , e feguito qua! rego- la , e Regola retta delle azioni umane ì Chi mai oferà £ avanzare propofizione ftravagantc , e bizzarra ? Non fa pietà cotale ifianza ? Un abufo d'opinioni conofciuio per tale niuno proporrà mai per diritta regola d'adoperare ; ma chi tale abufo introdufie, chi lo promofie , non per tale il conob- be , anzi come favio , e fondato modo d'opinare il propofe . Un chiaro efempio . Non è pel P. Eufe- bio ? non è pel P. Daniello un intolerabile abufo d'opinare il Probabilifmo? eppure trovali e! » lo af* fegna, e lo fegue qual Regola, e Regola retta del- le azioni umane . Perchè ? perchè i Probabili/li fo- (lengono, non efTere il Probabilifmo abufo d'opina- re , avvegnaché a* due RR. PP. della Jìrctta 0 [(fer- venza

D'Italia t i b. ii. Cap. in. 417

marna fembri il contrario \ che ancora i Proba- bìltfii conofceflero , effere il Probabili fmo abufo d'o- pinare, farebbono eglino i primi a deteftarlo.

VII. Un altro faggio, onde conofcerc quanto il N. A. dirittamente ragioni , fia quello. Reca egli (p.444. ) certe parole del La Crcix : fi quis etìam per TOTUM DIEM fentiat in corpore inordinatam deleBationem , [ed non advertat ejus malitiam , vel fi advertat malitiam , fi eam dde&ationcm invitus habeat , NULLO MODO peccat , quia fi non ad- vertat , efl, ac fi invincibilitef ignorar et ; ignorantia autem invincibilis excufat ; e poi foggiugne (p.445.): Nulla ho che dire riguardo il fecondo membro della proporzione , fi eam delecìationem invitus habeat , non che [piega più chiaro , qaal fia il vero fenfo del primo. Dunque fecondo il P. La Coix , chiunqug eziandio per lo fpazio d' un giorno intero , per to- tum diem , fperìmenta in fteffo una fozza e di- fordinata dilettazione , non incorre la minima colpa , nullo modo peccat , qualora non avverta alla malì- zia della medefima , ancorché eam non habeat invi-* tus , mala voglia ; perché il non avvertire è lo Jieffo , che ignorare invincibilmente pravità di quel' la dilettazione ; quia fi non advertat ejt , ac fi in- vincibiliter ignoret. Mirabile raziocinio, che è que- llo! Ma per cortefia, dicami l' epifiolografo , egli erede , che fi polla in pratica non avvertire in niun modo neppUr confufo, e pafTeggiero (che que- llo baderebbe alla- rea avvertenza) alla malizia d'u- na difordinata azione j e infieme non averla di ma- la voglia ? A me fembra molto diffidi cofa . Se non fi può, il fuo maravigliofo difeorfo da in nul- la ; fi può, che in quefto raro cafo ad avve- nire uno non fia dichiarato reo di colpa , è ella dottrina larga, quanto pare al P. P ?

Ho detto al P. jP, ..., feguendo la comun voce,

che

4i8 Storia Letteraria

che a lui attribuifce qucfte lettere . Ma io fo da un canto , che il P. P.... fuol meglio penfare , e ragionare , che non fa Eufebio Eranifle ; dall'altro trovo in quefte lettere più cofe quafi colle flette parole , con che s'efprime il P. Concìna nel fuo apparato alla Teologia Cri/liana . Veggafi a cagion d'elempio Eufebio nella lettera fcfta ai num. xi., e il P. Concina nel Tomo fecondo dell' apparato ( p. 272. n. xi. ) . Sicché potrebbe darfi un cafo , che il P. P. ... averte preflato la penna al P. Concina , e i materiali da lui datigli abbia egli di (refi in mo- do tanto più atto a far colpo negli animi de' fem- plici , quanto meno furiofo del Concimano. In que- llo cafo s'intenderebbe, come mai il P. /\ ... debolmente in quefte lettere contro il fuo coftume penfi , e difeorra.

Vili. Ecco ora uno de' foliti libri del P. Prior Rotignì .

Trattato della Confidenza Criftiana , e dell'ufo legittimo delle verità , che riguardano la Grazia di Gesù Crifto, delle quali ne da qui unfugofo compendio , giufta la dottrina di S. Tommafo , tradotto dal Franzefe , con altre lettere , ed ap- pendici, che s'indicano dopo la Prefazione . Per opera d' Alttofilo Pacifico. Venezia, 1751. 12. >> Pagg. ?6o.

Il P. Rotigni va ora un nome , ora un'altro pren- dendo ; ma fempre regala all' Italia la traduzione di qualche libro Franzefe . Siamo reftati forprefi di trovare quefto libro nel Nuovo Dizionario de' Gian- fenifli. Se a ragione, giudicheranno i Leggitori da- gli argomenti , che 1* Autore del Dizionario ne ad- duce (T. IV. p. 124. ) Nel capo v. , die' egli, leg- fionfi le feguenti parole : la difpofizione , in cui ci dobbiamo mettere per fare legittimo ufo delle ve- rità della Grazia , e la confidenza , o fperanza cri-

(Ha-

D'Ita li a Lib. il. Cap. ni. 419

fìiana .... Ella fa , che riguardandoci noi come del numero degli Eletti , (periamo , che Dio ne condurrà al termine della noftra elezione, facendo- ci giufti , e fanti , fc noi fiamo ancora , e confe- rendoci la giultizia , e la fantità , non fiamo già in poffeflb ... La confidenza , dtcefi ancora nel capo xvi., a prenderla in tutta la fua eftenfio- ne, confìtte nel riguardarli, come del numero de- gli Eletti , e nello fperare in confeguenza tutti i favori , che Dio fparge fopra coloro , i quali ap- partengono a quefto avventurofo gregge. Quelle propofizioni trovanti più volte fparfe in termini formali , o equivalenti in molti altri luoghi deU la medefima opera \ donde ne fegue evidente* j, mente , che la fola mifericordia , e bontà fpe- v ziale , per la quale Dio conduce i fuoi Eletti alla celefte gloria , è il fondamento della noftra fperanza. Or conciofiachè non fappiamo , fia- 3, mo nel numero degli Eletti , confeguentemente ,, ignoriamo , noi abbiamo alcuna parte a que- ita fpeziale bontà. Quale fperanza è dunque que- ita, la quale non è fondata , che fopra nn aju- 5, to , eh' io non so , farammi conceduto , op- pur negato? PiccoliiTimo è il numero degli Elet- ti in paragone di quello de' riprovati . In confe- guenza il Criftiano , la cui fperanza non è fon- data , che fopra lo fpeziale amor di Dio per gli Eletti , non ifpera l'eterna falute , che inquanto egli può efTere di quello picciolo numero . Egli non è ficuro d'andarne efclufo; cioè a dire, eh* egli non lo difpera affolutamente ; ecco tutta la fua fperanza. Ma è ella quella la fperanza , che fecondo 1' A portolo non confonde quella , che il contro gli affuocati dardi del nimico deeei fer- vire d'elmo , e che come un ancora ferma , e ), ficura ne rende fino alla fine forti , ed immobi-

Dd 2 „li?

420 Sto ai a Letteraria

li ? E' ella quella la fperanza fermiflìma , che giuda il Concilio di Trento aver dobbiamo nell' j, ajuto divino? La fperanza del Crilliano non pub », e (Ter , che foda ; egli non può fperare perfonal- mente per la grazia , e la gloria promeffa , », non ha una ficurezza , per così dire, perfonale, », che la promeffa lo riguarda , e gli appartiene . », Egli fpera fenza efitare , e nel Signore ferma- », mente confida , perchè sa , edere Gesù Crido », morto per fua falute, voler Dio finceramente la fua falute, che quedi non mai abbandonerallo il primo , e per la fua grazia V ajuterà in modo ,, da rendergli poffibile la fua falute , fattamen- te , che da lui dipenderà il pervenire alla pro- ,, melTa felicita , a' mezzi , che farannogli dati ,, rifpondendo } perchè tutte quelle verità di tanto conforto fonogli note per lo lume della fede , e a lui toccano perfonalmente . Togliete- gli la certezza di quefte verità , che non fono da alcun Gianfcnifta ricevute, toglietegli la par- te perfonale , eh' egli vi ha , e non gli moflra- ,, te , che le fpeziali promefle fatte al picciol nu- ,, mero degli Eletti ; non avendo più quefle parti- colari promeffe per lui certa applicazione , non potrà lenza temerità fperare con ficurezza d' ef- fere di quello beato numero , perciocché niuna verità della fede l'aflficura, ch'egli vi fu , e an- zi gli rapprefenta la fede quello numero , come piccolo , che avvi più luogo a temere di nor entrarvi , che a credere d'eflervi comprefo . Sc- condo il Gianfenilla , Gesù Crido non è morto per l'eterna (aiuto, che de' foli prtdcllinati ; Dio prtdellina alla riprovazione i Fedeli , che non fi ialvano , e in confeguenza nega loro i mezzi (ufficienti , onde pollano a falute pervenire. Pic- colo è il numero degli Eletti , perchè Dio vuo- ile»

D' It a l i a Li b. ii. C a p. n. 421

le , che i pili perifeano ; e ciò cfler dee unica- mente, perchè così a lui piace . Qual meizo di

1 conciliare una tene- urore del trattato non

potere con quella dottrina ra, e ferma fidanza? L' Ai

,, diliimula , che grandiflìma è la difficoltà , e per trarfi d' imbarazzo rifponde , che. la confidenza è una fpezie di Miftero , per cui .uno fidali in Dio per ifperare in lui contro ogni fperanza . Ma che deefi penfare d' un pretefo Milìero , la cui fpofizione apertamente contradice varj punti della credenza Cattolica, cdilìruggeli vifibilmen- te? Che è un Millero fondato fopra l'errore , e che non può far lega con più verità della Santa Religion noftra ? Un Miftero , che favorifee la licenza , e la difperazione , e che tende a rovi- nare i fondamenti della preziofa virtù, che vor- rebbeli lìabilire ? Ecco che (ìa quello , che i nuo- vi fettarj olano darci per un Trattato ortodoffo ,, della confidenza Criftiana . Sin qui V Autor Franzefet di cui abbiamo le parole in lingua nolìra fedelmente recate. Il V.Rotigni per rendere quello trattato ancor più compito full' idea dell'autore tra l'altre cofe, che v' aggiugne , mette un appendice , nella quale fcuopre nel libro del Muratori fulla Regolata divozione il Pelagianifmo . Può forfè con- folarfi il gran Muratori d'eflere fpacciato per P eia- giano , da chi crede in fomiglianti Trattati conte- nerli dottrina fana , e Ortodolfa.

IX. Un libro pieno d'errori di flampa , ma per parte dell'Autore ottimamente condotto, con mol- ta unzione fcritto , e all'ai utile a' Fedeli , quello è del P. Moroni.

Breve injìruzione fopra la pratica degli Atti di Fede , Speranza , e Carità , efpojìa dal Padre Don Gaetano Moroni Cherico Regolare. In Bergamo 1752. 4. pagg, 190.

Dd 3 E' que-

422 Stori a Lett erari a

E'quefìo libro divifo in feì Capitoli; nel primo ef- ponfi dai N.A.ildivino comandamento degli Atti in- terni delle Teologali virtù, e quando obblighi que- llo divino precetto ; di quanto riguarda la Fede, il fuo motivo , l'obbietto , l'utilità, lo Audio di confervarla , ed accrcfcerla , difcorrcfi nel fecondo capo. Nel terzo della fperanza Criftiana ( 13 ), del timore nel quarto, nel quinto della carità, nel fefto finalmente dell'Orazione fi tratta. Segue una lettera del N. A. al P. D. Giacomo Aleffandri Che- rtco Regolare , in cui fi rifponde alle repliche fatte da' Signori Verone/i ( dal Biancolini , e da un fuo amico) fopra la verità delle Sacre Reliquie de' San- ti Fermo , Rujìico , e Proculo con ferva te in Berga- mo. Vedremo , il Biancolini farà altra replica ; io credo, che non ve ne fia gran bifogno \ e quan- do pure egli fcriveffe di nuovo, non mi pare il P. Moroni Uomo da arrenderli. V'è ancora per com- pimento una leggenduola contro la noilra Storia

Let-

(13) Il P. Moroni in quefto capo (p. 70.) ad- dotta la dottrina del Trattato della confidenza Cri- /liana, ma lenza aver badato all'artifìzioia malizia del fuo Autore, e in fenfo ortodofTo . Altro è che io pofla , e anco debba riguardarmi come del nu- mero degli Eletti ; altro è , che la mia fperanza debba confi/iere nel ri/guardarmi come del numero d'pli Eletti . Quello è neceflario , come dice il P. Moroni , altrimenti non mai potrei I pera re la mia eterna iJurc ; quefto è falfo, altrimenti la mia fpe- ran?a fi fonderebbe in quefto, dubbio , e interto ri- guardo . Ouelto ItcfTo riguardarmi del numero degli Elmi comprendefi negli atri della fperanza , ed ha bifogno del (uo certo motivo.

D'Italia Iib. ii. Cap. m, 42$

letteraria ; ma a quefta nel fupplemento s' è fatta bade voi rifpofta.

X. Continuano gli fcritti fopra la Magia. Quan- do quefta credeafì dileguata , ceco de'torchi del Re- mondini ufeita .

L' Arte Magica dimoftrata . Diflerrazione di Bartolommeo Preati Vicentino < Venezia 1751. 4. pagg. 95.

Abbiamo in quella Diflertazione ( p. 5. ) un ar* ticolo fulla Magìa in genere, un altro fulla feten- za del Demonio ( p. io. ) , ne fegue uno della poj- fanza del Demonio , e particolarmente 1' Autore fi ftende a provare ( p- 19. ) , che come dice Cefa- re Carena * i Demonj pofìTono con ogni preftez* za trasferire da luogo a luogo i corpi degli Uomini , e degli animali , ficeome comunemente avviene nelle Streghe , o Lammie, che veramente e real- ), mente dagli Spiriti infernali alle notturne afìfem- blee fono trasferite.,, Un articolo fi fa della malizia del Demonio ( p. 43. ) ; e qui 1' Autore ftabilifce (p.49. ) i famofi patti e taciti , ed efprefji del ma- lefico col Demonio * Nel quinto articolo riprova l'Autore ( p. 61.) le opinioni, di chi a virtìi natu- rale de* fenfi , o alla forza d' una gagliarda malin- conia , e alla frenefia attribuifee varj effetti credu- ti da altri malefìci . Rifponde nell' ultimo articolo (p. 69.) alle obbiezioni di quel valorofo Uomo, il quale dileguò /' arte magica , e conchiude ( p. 9$ ) % che ficeome V attribuire pia del dovere alla virtù del Diavolo, e dell'Arte Magica è cofa pcrniziofa , cosi il cadere nell% altre efiremità , col giudicare ogni effet- to ( ben anche firavagante , e affatto infoino ) feconde l' h&Z' della Fi fica , e della natura , 0 coW afertver- lo a iltufione, e immaginazione, non é men danno- fo, e pregiudiziale.

XI. Un libro d'altro fondo di dottrina, ed eru-

' 4 di-

424 Storia Letteraria

dizione , che queflo non è , abbiamo avuto in fo- migliante proposito dal Chiarifs. Sig. Abate Tartan- rotti .

Apologia del congrefìfo Notturno delle Lam- ,, mie , o fia rifpofla di Girolamo Tartarotti all' ,, Arte Magica dileguata del Sig. March. Scipione Maffei, ed all' opposizione del Sig. AflefTore Bar- tolommeo Melchiorri . S' aggiunge una lettera ,, del Sig. Clemente Baroni di Cavalcabò . Vene- zia 175 1. 4. pagg. 268.

Tre cofe dunque contengonfi in quefto libro , La prima è 1' «tipologia del congrego notturno delle Lirnmie contro l'arte Magica dileguata del celebra- tiifimo Sig. March. Maffei. Il Sig. Abate Tartarot- ti porta a diftefa la lettera del Maffei, ed ove cre- de neceiTario , va frapponendo le Tue oflfervazioni vivamente efpofte , ma ( cofa lodevoliflìma , e rara a' potòri tempi ! ) fenza travalicare i termini della convenienza, e del rifpetto verfo il fuo grande av- verfario. Crediamo di far piacere all'erudito Apolo- gijla , quello lafciando da parte , che riguarda J'cfiitenza. della Magia (benché queflo fia il pre- cipuo (oggetto della contefa ) , faremo a'noft ri Leggitori oftervare la differenza, che tra Magia, e Stregone- ria egli trova , e conferma . Perciocché certamente a prima villa iembra incocrenza , ammettere la Magia , e negare la flregoneria . Die' egli dunque (p. 99. ), „effer credenza del volgo, che fìrega fia ,, una donna , la quale coli' ajuto di Satanafio ca- pace fia d'operar mo'te cofe, anche a danno de- gli Uommi , in virtù del patto o tacito, o ef- prefTo. Ma chi coll'ajuto, e cooperazione di Sa- ,, tanaffo molte cofe effettivamente opera , non è llregone , ma è mago . La firega nulla opera , 3, benché molto creda operare : niun patto ha col 3, Demonio, benché con effo lui s'immagini di fa-

mi-

D'Itali a Li b. ii. C a p. iii. 425

5, miliarmente trattare ne' notturni ritrovi, i quali fuori della fuafantafia non elìdono. In fomma tol- ta la compenetrazione de' corpi , e tolto il tra- fporto per aria a' notturni congrefìì , le qual\ co~ crede f Autore (p. 101.) fuperiori alla naturale virtù del Demonio , una Donna realmente fa del male per opera del Demonio , le affitte il Demonio , non è ftrega J ma è Maga , e fu (frega , palla ad elTere Maga . Sicché l'incoe- renza della dottrina del N. A. è folo apparente , e nafee dalla volgare idea , che s'ha delle tlreghe , idea , che colle vere ftreghe di fola fantafia con- fonde ancor le Maghe di profeflìone . Ma perchè nulla dire di ciò, che riguarda l'efiftenza della Ma- gia? Confetterò l'uman rifpetto , che mi fa tacere. Io temo , non debba in quefla difputa mettere fi- nalmente mano autorità fuprema; conciofiachè trop- po ornai rilcaldifi quella contefa . Ora per quanto è potàbile , non vorrei , che ù doveffe mai dire di me

ViBrix caufa Diii placuit i fed viEla Catoni.

Quello , che fenz' alcun timore aggiugner poffo per la verità, è, che in poche carte ha il Maffei det- to, quanto contro la Magia potrebbefi dire, e che il Tartarotù fi è con molto ingegno , e con larga , e profufa erudizione difefo . Di quella erudizione darò due faggi molto confacevoli all' illituto di que- lla fioria. Il Maffei avea fofpettato, che dove nel libro di S. Girolamo de Vir. Illujìribus leggeri di S. Pietro, effer egli ito a Roma ad expupriandum Si- monem Magum , quelle parole fodero parlate anti- camente nel tefto per nota malamente aggiunta nel margine , non parendo credibile , che il Santo per fine di quello viaggio , anzi che il piantare nel ca- po

420* Storia Letteraria

I>o del mondo la Fede, e la prima Cattedra , rtó» effe efprimere la vittoria di Simon Mago . Ma il N. A fi oppone a quefta feliciflìma conghiettura , perchè il fanfo protetta nella preliminare lettera ad Dexterum d'aver feguito Eufebio di Cefarea ; ora que- lli parlando di Simon Mago ( Hi/i. Eccl. I. 2. e. 14.) avea detto , che benigna , & clementiffìma Dei pro- videntia fortijfimum , & maximum inter Apoflolos Peti km .... Romam adverfus illam generis hu ma- ni labem, ac peflem perducit . Ecco, ripiglia a dire il Tart arotti ( p. 121.), Pietro, che va a Roma ad ex- pugnandum Simonem Magum , ed ecco il fonte, on- de il fanto derivò così fatta notizia ( 14 ) Ma fin-

g°-

(14) Mi fia tuttavolta permetto d'avvertire , gran divario correre tra il perducit £ Eufebio, e il Romam pergit di S.Girolamo . Parla Eufebio di Si- mon Mago , e riflettendo , che appunto , mentre co- lui era in Roma, vi andò S. Piero, potè fenza al- cuna fconvenevolezza affermare, che a confusione di quel protervo avea la celeltial Provvidenza condot- to a Roma il Principe degli A portoli ; perciocché quello non toglie, che per altri più gravi , ed im- portanti fini avttte il fanto intraprefo quel viag- gio . Ma quanto diverfo è il parlare di S. Girola- mo. Egli ragiona di S. Piero, e del fuo viaggio per Roma dicendo , afferma , che per efpugnar Simon Mago il Santo Apoilolo portoMì a quella Citta . Crede egli dunque, che S. Piero o a folo, o a pre- cipuo fine di quel viaggio averle lo fcredito di Si- mone . Ma qui (la appunto la difficoltà : come un S. Girolamo fi potette perfuadere tal cofa , lafciando l'alrro gra vittimo intendimento di piantare la Fede nella Capitale del mondo . Se il fanto avefle ferir- to, Romam perdutila e/I y farebbe ottimo il para-

go-

D'Italia Li i. n. Cap. hi. 427

johrmente mi piace un altra ottervazione del N. A. fopra un altro patto di S. Girolamo . Narra il San*

gone tra Eufebio , e S. Girolamo ; ma il pergh ne diverfifica la propofizione , e rende incredibile, che il Santo tal cofa potette fcrivere . Un altro erudi- tismo Avverfario ha incontrato ia conghiettura del Maffei . 11 P. Travafa Teatino nel primo tomo della fua egregia Storia Critica degli Erefianhi , delia quale diremo lungamente nell'altro volume , oppone primieramente, che l'Autore d'un opera in- titolata, de laboribus , certaminibus , & peregrinati*- mbus Sanftorum Apolìolortim Petti & Pauli dice fi- milmente, che S. Girolamo : Petrus occafione perfi- dia Simonis Magi Romam perrexit ; in fecondo luo- go, che bifognerebbe indicare alcun Codice antico di S. Girolamo mancante di quelle parole nel Tello. Ma potrebbefi quanto a qucll' Autore rifponderc I. che incerto è, qual egli fiali, comechè i più cre- dano ettere Sofronia Patriarca di Gerufalemme nel fettimo fecolo . 2. Che l'Autore fcrifle in Greco ; ora chi (a , che la traduzione Latina non fia trafeu- xata, e che in vece d' occafione non fi dovette piut- totto rendere il Greco tempore. 3. la parola occafione non efprime chiaramente , che S. Piero andatte a Roma a motivo d'abbattere la perfidia di Simone , come Pefpnme l' ad expugnandum Stmonem Magum de libro de Vtris illuflnbus , ma folo che per occa- fione di Simon Mago andatte a Roma, fenza efcltt- dere i più gravi motivi, che aver potea , ed ebb« fenza dubbio PApoltolo di quel fuo viaggio. Ma il pretendere per ogni correzione , che abbiali a fare in un redo, antichi codia , è un troppo gran pre- giudizio a favore de' Manofcritti , e contro la for- za della ragione , la quale dovrebbe valere per mil- le

428 Stori a Lettera ri a

Santo nella vita di S. llarione , che avendo llarione dato a certo Italico Criftiano il fuo bicchiere pieno d' acqua, quefli contro un malefizio ufollo afpergendo- ne rhedam, carcerumqttc repagula . L'Editor Veronefe di S.Girolamo (limò meglio leggere rhedam , carruca- rumane regulas afperfit ; ma egli , foggiugnel'eruditif- mo N. A. (p. 123.), non ha intefo, che carceres li- gnifica in quejlo luogo que fui , 0 parte del circo ( quelCrifliano teneva Cavalli da corfa pergliG/»o- ehì Circenfi ) munita grate , ove fi cuftodivano ì Cavalli, e i cocchi prima di dare il fegno . Varrone de lingua latina lib. iv. cap. 32. In circo primo, unde mittuntur equi , nunc dicuntur Carcera , dicii quod coercentur equi , ne inde exeant , antequam magijìra- tus mifit . Quindi Ovidio Amorum Uh. 111. Eìeg. z.

Maxima jam vacuo Prator fpe&acula circo Ouadrijuges Jìgno carcere mifit equos . EVir-

le Manofcritti , quando ella chiaramente moftri l'er- rore d'un tefto, come appunto pare, che qui ce lo fcuopra . E quanto più, che Commi Uomini , avve- gnaché guardati fi fieno di non far lenta l' autorità de' Manofcritti mutazione ne'telti, quando non fof- fe la mutazione affitti ra da gagliarde conghietture , niun tuttavia ebbero fcrupolo di farla mal grado i Manofcritti, ove fembrò loro richiederla un' aperta ragione . Piuttofto recherei contro la conghiettura del Sig. Mar e he il parto di S. ì fi doro di Siviglia nel fuo Cronico , ove dice : eo ( Claudio ) regnante Petrus Apofiolus cantra Simoncm Magum ( e con più enfafi in un antichiffimo Codice della Cattedra- le di Lucca dclcritto dal P. Manfi nel Tomo xlv. degli Opufcoli Calogeriani , ad fupcrandum Simoncm Magum ) Romam pergit .

D'Italia Lib.. ii. Cap. ui. 429 E Virgilio Aeneid. lib. 5.

ruuntque cffufi carcere currus

Ove così fervio : carceres , ofìia , & repagula , quibus equi arcentur (15^. Ecco che fignificbi carce- rum repagula afpergere . All' oppoflo chi intendereb- be mai co/a foffe afpergere carrucarum regulas , co- me vorrebbe 1' Editor Verone [e ? (16)

XII. Do-

■. .

(15) E nelle Georgiche lib. 1. fui fine

Ut cum carceribus fefe effudere quadriga Similmente Lucrezio l. 2.

Non ne vides etiam patefaElis tempore puntlo , Carceribus , non poffe tamen prorumpere equorum Vim cupidam tam defubito , quam mens avet ipfa ?

Aggiugniamo anche Orazio ferm. 1. lib. 1.

Ut cum carceribus mijfos rapit ungula currus Veggafi S. Ifidoro lib. xvm. Htym. e. 32.

(i<5) Le cofe dette dimoftrano non neceflaria la correzione dell'Editore Verone/e; Il che bartar dee a con ammetterla . Ma tuttavia non parmi ofeu- ro quefio modo di dire carrucarumque regulas . Sta- zio (Theb. lib. vi. ). Ut ruit , atque tzquum fummi- fit REGULA lime», corripuere leves fpatium , dove , ilecome nota il Bulengero de Circ. Rom. cap. XI. re- gula^ vel linea e/I funiculus , quo repagula laxantur , e per conseguenza linea, fune, che tratteneva! Caval- li, o cocchi , perchè innanzi al prefiflfo tempo non correderò . Che difficoltà dunque d' intendere que- lla maniera di dire , carrucarumque regulas ?

430 Stoma Letteraria

XII. Dopo le cxxxiv. ofTervazioni (p. 210. ),

colle quali il Sig. Tartarotti rifiuta la lettera Ma{- fejana , fcgue un Appendice , in cui l'Autore efa- niina la Differf azione del Sig. J(fe[fore Melchiorri in- torno a$li Ornici dj commejfi con (ortiltgto. Manonifìà quefV appendice nella difamina di quefta fola Difìfer- tazione. Ve n'ha una buona parte, ma la più fie- ra ( p. 217.) , e piì» fanguinofa ( ne noi fapremmo compatirlo ) l'Autore di quelle Animavverfioni Cri- tiche (opra il Notturno congrego delle Lammie , che nel 3. tomo della N. S. ( p. 149.) furono da noi ri- cordate . Qui termina f opera del Sig. Tartarotti , ma non il libro, effcndogli aggiunta ( p. 22J. ) una letteti del Sig. Clemente Barone delti Mar e he fi Caval- calo ad un Giornalijla Oltramontano (opra il con^ref- fo Notturno delle Lammie del Sig. Abate Girolamo Tartarotti . In quella il Sig. March.fe entra a giu- dicare de* vari giudizi fino allora dati dall'opera del Tartarotti. Qualche cofa fu qu.fta lettera fi è detta nel fupplemento a' precedenti tre tomi della Nolìra Storia. L' Apologia del Sig. Tartarotti non abbifogna- va di quella lettera; era ella fenza quella degna di molta lode, ficcomc le altre ftimafiliimc opere, che Jo fletto autore ha date alla Repubblica letteraria. Tuttavolta lodevole è fempre , chi fludiafi di difen- der l'amico. Dal Sig. Marchefe afpettiamo qualche opera anco più degna di lui.

XIII. Dalla Magia vengali alla fuperftizione. Nel dare ragguaglio dell'opere del chiarimmo Mu- ratori, ci rimettemmo zWcmto Novellila per la fio- ria della controverfia fui Voto di ditendere V im- macolata Concezione di Maria. Ma conciofiachèun nuovo libro abbiamo lu quella difputa, farà a' no- tòri leggitori grata cofa, che al ragguaglio d'effo pre- mettiamo la fioria ivi da noi folo accennata , e tanto più che facil cofa ne farli il farla, or che ne)

ca-

D'Italia Lib. ki« Cap. ih. 431

catalogo dell'opere Murator'tane ^ porto innanzi alla riftampa del libro de ingeniorum moderatione ( della quale ci caderà in acconcio di parlare nel tomo feguente ) ne da una molto accurata notizia . Dunque fino dal 171 5. nella prima edizione in Pa- rigi fatta del teftè mentovato libro ( I. 2. cap. vi. ) de ingeniorum moderatione erafi il Muratori dichiara- to contro quefto voto, con termine un pocooffen- fivo detto da lui Sanguinario. Il P. Francefco Bur- %i dotto Gefutta fi prefe nel 1729. a confutarlo , e l'otto il nome di Candido Partenotimo ftampò in Palermo una Teologica diflertazione intitolata : Votum prò tuenda immaculata Deipara Concep- tione ab oppugnationibus recentioris Lamindi Pri- ,, tanii vendicatum. Siccome tardi in Palermo ve- nuto era il libro del Pritanio, così tardi alle mani del Pritanio giunfe la diflertazione del Palermitano Teologo , e folo dopo due o tre anni gli rifpofe con un libro, che ha per titolo: De fuperftitio- ne vitanda , five cenfura voti fanguinirii , in ho- norem Immaculatae Conceptionis Deiparse emif- fi , a Lamindo Pritanio antea oppugnati , atque a candido Parthenotimo Theologo ficulo in caf- fum vindicati. Per altro tennelo il Muratori ; af- fai tempo tra le fue carte inedito . La gloria di proccurarne l'edizione fi dee fecondo il Veneto No~ v.ellifla allo Zelanhflimo P. Fra Daniello Concina , e non giurerei, ch'egli in alcun luogo non v'avef- fe pofle le mani . Che che ne fia , il libro ufcì fi- nalmente nel 1740. in Venezia colla data di Mila- no . Appena fparfo quefto libro fi fuonò da ogni parte all'armi contro il mafcherato Lampridio . Il dot ti (fimo P. Giovanni de Luca Minore OJfervante , il quale avea a Napoli nel 1739. (rampata una eru- dita, e forte diflertazione de immaculata B.Virginis Conccptione , non prima vide il Libro di Lampù-

dio ,

432 Storia Letteraria

dio , che fubito diede alle rtampe un foglio da pré^ mettere come Prologo Galeato a quella Tua differta- zione; e in elfo fa vedere , come il Lampridto a- velTe le maggiori prove della Concezione Immaco- lata o diflìmulate , o poco a propofito impugnate. Stefe al tempo fieno tre lettere contro Lampridio il P. Francefcantonio Zaccaria Gefuita , e diedene la prima bozza al P. Alefìandro Santocanale celebre Predicatore , perchè volelfe dirne il fuo parere ; ma egli appena lettele, fenza farne parola all' Au- tore, mandolle al V.Burgi in Palermo: ne fece- ro ivi alcune copie manofcntte , e in fine da una d' effe furono da uno zelante dell' onor della Ver- gine fatte (lampare . Il titolo del libro è quefto ì Lettere al Sig. Antonio Lampridio intorno al fuo li- bro nuovamente pubblicato de fuperftitione vitanda 1741. Furono poi riilampate a Lucca anche a per- fua(ione del teflé lodato P. Giovanni de Luca , cori qualche piccola mutazione , e coli' aggiunta d' una lettera all' Eminentiff. Sig. Cardinale il. N. fcritta dal mentovato P. Santocanale , e Campata dianzi in Roma , e poi in Palermo . La data di Galermo è Hata ancora in quefta rillampa ritenuta. Dopo que- lle lettere più libri ufcirono in Palermo contto Lam- pridio . Ne daremo i titoli . I. Rrfpoiìa ad un ,, Cavaliere erudito dcfiderofo di fapere ciò , che debba intendere intorno il libro del Sig. Antonio Lampridio , nel quale (i aflferifce imprudente , fuperftiziofo, languimmo, e peccaminoso il voto ,, di difendere ufque ad fanguinern rimmacol.ua Concezione della Madre di Dio. Palermo 1741. Au- tor ne fu il P. Melchiorre di Lorenzo Gefuita . I L Lettera di Pier Antonio Saguas (r/&£ del P. Vefpa- fiano Trigona pur Gefuita , ora Provinciale di Sici- lia) ad Antonio Lampridio, in cui fi dimoflray che il fuo libro intitolato de (uperftitione vitanda , (cu

D1 I T A L I A L I B. X Ir C A P. XII. 433

cenfura voti fanguinarit ec. tròppo fi opponga alle leggi del Buon gu/lo già con plaufo Jtabilite da La- minilo Pritanio. Palermo 1741. 4. 111. de pjetatc in Dsiparam amplifieanda , dijfertatio duplex , in qua duplex exponitur , & vindicatur votum prò tnenda ejufdem Deipara Immaculata Qonceptione , aurore Candido Parthcnotimo ( /'/ P. Burgi Gefuita) ficulo, Sacra Tbeologia Profejfore . Panormi 1741. 4. iv. Lamptidius deteElits , & caftìgatus , feu intemerata Mariana ConcefJtìonis magnanimo Voto vel ufque ad fanguinem propugnata Dijfertatio , Aurore Laurentio Migliaccio Panormitano, Panorraitanoe Ecclefit Ca- nonico ec. Panormi 1741. 4. v. Larifpofiafenzamaf- chera al Sig. Ludovico Antonio Muratori del P. (Bonaventura ) Attardi Agoftiniand. Palermo, vi.- Lampridius ad truttnam revocatut . Dijfertatio Theo* logica Immaculatse Maria? conceptionis certitudi' ne , ejufdemque Immunitate ac debito proxirrto Origi- nali* culpa contrahenda i AuSlore Jofepho IgnatioMi- l*nefe Soc. Jefu Panormi 1742. 4. Lampridìo attac- cato da tante parti non fi fgomentò . Prefe folo il partito di mutare per la terza volta il nome.. Quan- do (criflTe de ingeniorum moderatone , era Lamindo Pritanio ; divenne poi Antonio Lampridio ; final- mente mutofli in Ferdinando Valdefio , e con quefto nome mezzo fpagnuclo pubblico xvn. lettere iri Venezia colla (olita data di Milano . Quefto era il titolo di tutto il libro : Ferdinand! Valdefii Epiflo- la , feu Appendix ad librum Antonii Lampridii de fu- perjìittone vitanda, ubi votum fanguìnarium rette op- pugnatum , male oppugnatum ojìenditur . 1743. Le prime cinque lettere fono contro la Diflertazione del P. de Lucai la vi., e lavu. contro le tre lettere del P. Zaccaria. L'ottava contro la rifpofla del P. de Lorenzo, contro il P. Trigona la nona, e la de- cima, le tre Tegnenti contro »1 P. Burgi, contro la

E e let-

434 Storia Letteraria

lettera del Santoc anale la xiv. , contro il Sig. Migliaci ti la xv., contro il V. Attardi laxvi. , l'ultima con- tro «I P. Milane . Mentre già erano le lettere di Valdefio a Venezia per la (lampa , due nuovi libri pubblicarono i Palermitani a ditefa del voto . i. Nuovi fervori della C:ttà di Palermo , e della Sicilia in offequto dell' Immacolata Concezione di Maria Ver- gine , opera d? un Sacerdote Palermitano ( il celebre Canonico D. Antonio Mongirore ) . Palermo 1742. 4. // Concina Editore delle lettere di Valdefio / 'ac- cenna nell' awifb premevo . 11. Fratrts Ignatii Como L«'y boera ni Ord. Min. Sancì Francifci Conventua- li um , Differtatio Tbtologtca in Vindici is certitudmis Jmmaculata Cvnceptionis SanSee Maria? Virqinis ad- ver us Antonii Lampridn animadverfiones \nOpuf cu- lo de fuperliitione vitanda . Panormi 1742. 4. Qua appartiene ancora la Vita della Ven. Suor Benedetta Re^io , data in luce dil Sig. D. Michele Scavo Cano- nico Palermitano. Palermo 1742. 4. perciocché nella dedicatoria alla SantifìTima Vergine molte cofe tocca l'Autore fui voto controverso . Appena ftampate le lettere del Valdefio replicò il P. Zaccaria tre lette- re *, ma per altri riguardi ne fofpefe allora la ftampa . Non ebbero que (li riguardi ne il P. Tri- gona , ne il P. Melchiorre di Lorenzo , ne il P. de Luca Minore offervante . Il P. Trigona (di che eb- bero qualche lenrore il Veneto Novellifla , e l'erudi- to Oratoriano , che ci ha riltamparo il libro de in- genmrum moderatione , ma non già certa notizia ) pubblicò nel 1743. in Palermo tre lettere col folito nome di Pier Antonio Saguas al Sig. Ferdinando Val- defio , in cui fi dtmojìra , che le Pijlole raccolte nel libro intitolato Ferdinand! Valdefii Epillole &c. non fieno atte a difender Lampridio dalle oppofìzioni del Saguas y e molto meno a fojlenere , che fia juperfiizio- /o // Voto di difender con [angue Immacolata la Con-

eczion

D' It a li a Li b. ir. C a p. ni. 435

cezion di Mafia. 4. pagg. 128. Lo fletto anno ivi me- defimo ftarapò il P. di Lorenzo , Rifpofta data in quattro Dialogi all'ottava lettera del Sig. Ferdinando Valdefio , ne quali fi pruova lodevoli ffimo il Voto di difendere fino all' effujìone del [angue la pia fentenza dell' Immacolata Concezione della Madre di Dio . 12. pagg. 234- Solo l'anno appretto in Venezia colla data di Milano ufcì l'elegante, e foda latina rifpo- fta del P. de Luca col titolo Confutatto fex priorum Epifioiarum ex eo libro , cui titulus ejì ; Ferdinandi Val- defii Epiftola? , five appendix ad librum Antonii Lampridii de fuperftitione vitanda . 8. pagg. 85. Un libro ignorato dall' Oratoriano dianzi nominato, ma pieno d'erudizione , e di fondata dottrina ora è da riferire . Caufa Immaculatze Conceptionis San- cìiflìmae Matris Dei Maria? Dorninae Noftrse fa- cris Teftimoniis ordine Cronologico utrinque al- legatis , & ad examen Theologico-criticum re- 3, vocatis, agitata, & concluU, Aucìore Benedióìo Piazza Syracufano Societatis Jefu in Academi» Panormitana ejufdem focietatis fludiorum Praefe- ciò, & S. Inquifitionis ficulae cenfore, & conful- tore . Accedit oratio S. Petri Argorum Epifcopi in Conceptionem S. Anna?, quando concepitfan- cìam Dei Genitricem ex Gratis MSS. Monafte- rii S. Salvatoris prope Mettanam latine reddita , & nunc primum edita . Panormi 1747. pagg. 672. E Lampridio , e Valdefio vi fono in più luoghi ri- prefi, e confutati. L'ultimo libro, che a mia noti- zia contro il Muratori fia flato in quefta materia divulgato , è di un foggetto per avventura pia at- to a ftrapazzare indebitamente Uomo grande , comechè ancora a parer mio in quefto punto da* pregiudizi tratto fuori del diritto fentiero , che a difputare da moderato , e dotto Teologo . Eccone il titolo : Dionyfii Bernardi de Moraes corufcatio'

E e 2 ncs

4$6 Storia Letteraria

nes Dogmatica Ulys fipone 1748. 4. pagg. 588.

XIV. Mentre colle pubbliche ftampe s'agitava gran controverfia, l'erudito Minor OJfervante Rifor- mato Vittorio da Cavalefe cominciò a trattare di quello argomento col Muratori per lettera , propo- nendogli alcune fue nuove difficoltà in favore del Voto . La prima lettera del Franccfcano è de' 17. Novembre 1744. Fecele il Muratori rifpofta il 16. dello fteflb Mele . Da quefta il P. Vittorio prefe mo- tivo di riftabilire le fue difficoltà , e nuova lettera dirizzò al Muratori il 15. del feguente Dicembre. Ma il Muratori infastidito replicò a' 29. del mefe mcdefimo , che non volea più fatto carteggio, e fi tolfe d'impegno; e mantenne la data parola ; per- ciocché avendogli altra lettera fcritta il Francefcano a' 9. del 1745. , non più gli rifpofe il Muratori . Da quelle lettere è nato il libro, in grazia di cui abbiamo diftefa la Storia della controverfia . Per- ciocché il P. Vittorio vie più impegnato a difami- nar la materia fi è veduto crefcere in mano l'ope- ra fino a formarne un giudo volume.

C. Ocìavii Valerii De fuperftitiofa timiditate vitanda , fi ve vindici^ voti , quod vocant, fan- guinarii , prò tutela Immaculatx Conceptionis Deipara fufeepti contra cenfuram precipiterò Vi- ri alioqui Clariffimi , qui modo Lamindum Pritanium, modo Antonium Lampridium , modo Fcrdinandum Valdefium fuevit adpellitare . Ac- cedunt Lpiftolic quinque hac ipfa de re olimda- 9) txy & nunc primum edita? in lucem , una cum prarfatione Typographi ad Lcclorem Benevolum . Tridenti 175 1. 4. pagg.^iy. fenza le cinque let- tere di carte xxxix.

Non è inttnzion mia di quello efpor qui tutto, che l'Autore con forza mette in villa a favore dell' Immacolata Concezione di Maria . Toccherò alcu- ne

!

D'Italia Lib. ii. c ap. m. 437

ne cofc , le quali riguardano la facra Antichità , e la ftorica erudizione. Prova egli nel capo ti. ( p. io. )j, che il culto di Maria Noltra Signora appartiene al- la Cattolica Fede, e che antichilfimo è, quanto la Chiefa , avvegnaché non fieno di pari vetufta le Fede in onor della Vergine . Di quelle Fede efa- rnina in particolare nel terzo il primo introduci- mento. E quanto alla Purificazione , la crede nella Chiefa Greca introdotta almeno nel fecol terzo ; giacché abbiamo un fermone di S. Gregorio Ni(feno in occurfum Domini ( 17) . Ma nella Chiefa Latina la reputa col Baronto istituita de Gelafto Papa ( 18). Dell' Annunziamone dice non trovarli più antica fi- cura memoria , che ne' Canoni de' Concilj Toleta- no x., e T rullano ; confefla per altro, chepiùvetu- fìa n'è certamente la Fetta ( 19) . Per la Fella del-

la

(17) Io mi farei anche forte fopra l'autorità di •S". Metodio , della quale veggafi il P. .Piazza e nel libro intitolato Caufa Immaculatx Conceptionis ( P* l93' ) » e nell' altro vindicata Devotionis ( p. 494. ) ,

(18) Potrebbe per altro oliare a quella lentenza il Martirologio volgarmente detto di S. Girolamo . Veggafi il Regnante Pontefice nel fecondo libro del- le Fefle ( e. 2. n. 12. ).

(19) Ma da S. Gregorio Nifteno il N. A. ha argomentato col P. Martene , che del fecol terzo iolTe la Fella della Purificazione ; perchè col Pape- brocbio^ e col Regnante Pontefice da un fermone, che abbiamo di S. Gregorio Taumaturgo non didur- remo noi una pari antichità della Fella dell' An- nunziamone ? che quel fermone fia del Nijjeno , provalo il citato P. Piazza nella caufa dell' Imma- colata Concezione ( p. 187. ). La (teda Feda, come oliervò il citato Regnante Pontefice ( 1.2. de Feflis

E e 3 e. 3.

438 Storia Letteraria

la Natività prova contro il Tommafini , che già ce- lebravafi nel fecol nono, ma infieme contro \\ Mu- ratori , eh' ella non è più antica di quel fecolo . Più antica e nell'oriente, e ridi' occidente fu la Fe- fla óelV A (funzione. Per editto dell' Irnperador Mau- rizio ( p. 24. ) folenneggiavafi nell' Oriente innanzi la fine del fefto fecolo, e circa l'anno 688. nell' Oc- cidente . vero è , che negli antichi tempi s1 in- tendeffe ( p. 25. ) per nome A' A (funzione la fola efaltazione dell' anima in Cielo , che che abbia in contrario opinato Natale Ale(j 'andrò . Nel fecolo vi., o al più nel fettimo celebrarono i Greci la Conce- zione ( p. 29. ) , come da' Canoni , e Triodi di S. Andrea Cretenfe tratte il dotto Domenicano Combe- fis . Nella Spagna fi faceva già nel fettimo fecolo ( p. 32. ) per irtituzione di S. Idelfonfo di Toledo , e il Tommafini non va afcoltato nella fpiegazione, che da ad una chiariflìrrta legge del Re Ervigio ( p. 209. ) . Neil' Inghilterra nort nell' undecimo fecolo , almeno fu' principi del duodecimo fi folen- nizava , come appare ( p. 30. ) dalla Vita di Gau- frido Abate del Monaftero di S. Albano . Innanzi i'anno 1140. alcune Chiefe della Francia aveano cominciato a folleggiarla, e già nel 1 195. ne veg- liamo la foiennità mentovata in Fiandra ( p. 35. ) in un diploma del Conte Baiduino. Prima del Con- cilio di Bafilea anche la Chiefa Romana ( p. 36. ) ne avea la fella , non però Innocenzo 11 1. aveala /labilità, come alcuni poco critici hanno creduto . Si/lo iv. è il primo Pontefice , il quale con Bolla abbiala confermata. Come poi i Pontefici fuccettbri di Si/io abbiano fino al Regnante proccurato con

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e. 3. n. 18. ) , e* notata nel Martirologio" Geroni'

rniano .

D' Italia Lib. ir. Cap. ih. 439

ogni ftudio d'ornare, e d'efaltar quefta Fella, fcgue J'Autore colla foJita fua erudizione a raccontare . Moftra ancora, che i Padri non furono così alieni dal credere l'Immacolata Concezione, come penfail Lampridìo ( p. 191. ) . Si fa vedere ( p. 174. ) in particolare di S. Ago/lino, che le fu favorevole ; an- zi falendo ( p. 164. ) agli Apoftolicì tempi negli Atti di S. Andrea^ che l'Autore difende dalle cen- fure del Roncaglia (20), fi trova un bellifltmo te- fìimonio per X Immacolata Concezione della Vergi- ne. Ma noi non polliamo in quefte cofe trattener- ci più a lungo .

XV. Palliamo piuttofto alla nuova maniera di foftenere il voto fangu inatto , che il N. A. ha raefia in campo; Premette egli ciò, che falva la riveren- za alle Apostoliche Bolledi Paolo v. , di Gregarie xv, e tiAleffandro vii. negar non fi pub, fenza pecca- to non poterli palefemente affermare , the in ori- ginai colpa fia Hata la Vergine conceputa , o ini qualunque modo quefta fentenza impugnare. Cercai folo , polTa alcuno fenza peccato aimen veniale entro all' intimo del cuor fuo opinare in contrario/ Nel che è da avvertire, che altra cofa è. o parlan- do,- o fcrivendo tacciare di colpa, chi così (ente , altra di lui fecò it e ilo avere quefta opinione. Quel- lo certamente è proibito da' Papi , ficcome vietata

è da'

(20) Anche un Luterano, il quale ne ha dato il ieHo Greco di quelli atti , ne ha fatta una dotta , e forte apologia nel 1749. Quelli è Carlo Crtfìidn» Wog> Non è molta gloria de' Cattolici ,• che gli E- cerodoflì ftudirifi di veri difendere certi monumen- ti , in mentre eh' èglino per prurito di vana criti- ca , o per gli pregiudizi del loro allieva li rigetti- no come fallì e

Èe 4

44^ Storia Letteraria

è da1 Pontefici anche agli avverfarj della pia fen- t?nza affermare , che i difenfori dell' Immacolata Concetion di Maria fien Eretici , o rei di mortai colpa y comechè con quefto importante divario , che a noi ciò è folo proibito , ma agli avverfarj dell' immacolata Concezione è flato fattamente vietato , che Sifio iv. dichiarò , che cotal loro af- fezione farebbe falfa, & erronea , & a ventate pc nitus aliena. Ma che io a cagione d'eiempio meco medefìmo , e dentro i cancelli della mia mente af- fermi , rei effer di colpa coloro, 1 quali negano l'I*»» macolata Concezione , ed è molto alla ragione con» forme , e non s'oppone a' decreti de' Papi . Non è già quefta opinione del folo P. Vittorio ; fu in effa preceduto e dal Card. Nidardo , e dal gran Proba- òiltorijla Tir/o Gonzalez^ e da altri ( p. 269. ) . Ma Jafciamo l'autorità . Sentiam le ragioni di così opi- nare, che porta il N. A. 1. ( p. 271. ) Rei di col» pa larebbon quelli , i quali credettero o non effer? la Vergine Hata in Cielo Affunta non pure coli' anima , ma ancora col corpo, o non effere innan- zi che a luce veniffe , fiata fantificata . Perchè ? Perchè prelumerebbefi , dice il Card Gotti , tali co- fe da coloro afftrmarfi per erroneo giudizio, nimì» rum quoà Ecclefta univerfalis proponeret B. Virginem fub fal/is titulis colcndam ; ma chi crede, non effer Ja Vergine concepura in Grazia, dee per confeguen- za di dottrina (eco (leffo opinare, che la Chiefa pro- ponga a venerarfi la Vergine fub falfo titulo ; dun- que reo è di peccato. 11. Sin da' fuoi tempi (p. 272. ) confettava Melchior Cano che'l volgo a udire quefla propofizione : Beata V'tgo peceatum originale ab A- dam traxtt Protoplafto , s'offendeva ; ma lo fteffo Cano ( I. xii. dt Loc. cap. 10. ) infegna , che pia- rum aunum offenfio crimen eji ; dunque. Ili. chi oggi negando immacolata la Concezione ne celebrai

fc

D'Italia Lib. il C a p. ih. 441

la Fefta ( p. 274. ), conciofiachè la Chiefa , co> me abbiamo dalla Bolla tìdleffandro vii., folenni* zi con fefta l'immacolata Concezione , o peccherei be di bugia, o di difubbidienza alla Chiefa (p. 275.) » anzi un altro peccato agognerebbe di Superfluità , peccato , che il Card. Gaetano novera tra' peccati di fuperjiizìone . I Papi hanno vietato prò bono unita- ti , e per ragione confervandó pacis , che ò\ colpa non fi tacci in voce, ed in ifcritto la fentenza del* la Concezione in peccato ; dove hanno proibito , che alcuno feco (ìefTo non la condanni ? e come potevanlo proibire , militando per la condanna così forti ragioni? fi può opporre, che per teflimonian- za dell' Efimio Suarez ( in 3. P. difp. 3. feci. 6. quali. 27, artic. 2. ) hanno i Pontefici dichiarato , non efler grave peccato tllam opinionem de' corru- pto vitiatoque Virginis conceptu defendere ^ & tene- te , ut patet ex Extravaganti Sixti iv. & ex motu proprio Pii v. Ma il Suarez fcriffe ( p. 279. ) , non folo avanti Aleffandro v 1 1 . , ma ancora innanzi Gre- gorio xv. , e Paolo v. Perciocché lecito era per la Bolla di S. Pio v. agli Uomini dotti difputare per l'una , e per l'altra parte ; la qual facoltà tolta fu *la' mentovati Pontefici Paolo v. e Gregorio xv. e Aleffandro vii. Non forebb' egli grave peccato do- po la Bolla di quelli Papi foltenere in pubblico la Concezione in colpa, o impugnare la contraria fen- tenza , avvegnaché innanzi a quelle ciò folTe leci- to ? Ma con buona pace del Suarez , non è vero ( p. 280. ) , dice il Gonzalez , che i Papi abbiano mai dichiarato, che grave colpa non era difendere la Concezione di Maria in peccato ; hanno folo proibito il tacciare di peccato quella opinione ; le quali due cofe fono affai diverfe. Altre ragioncelle in contrario fcioglie appreffo l'Autore (p. 281.), e finalmente conchiude: quod vero antea protcfU-

« tus

442 Storia Letteraria

tos fum , rurfus mihi in loco monendum ed * atque iterum iterumque indicandum , videlicet a ,, me neutiquam atteri , peccare eos mortaliter , ,, qui folo animo addicìi funt opinioni Conceptio- nis inquinata?, & infecìa?, quippe quod vetuerint ,> oranino id afferere Pontifices* Dumraxat intus& in corde id de illis fentiré clariffimorum Viro- u rum veftigiis infiftenfes haud effe nefas , exifti- 5, mamus : ac ne id quidem temere videamur cre- n dere , rationes quoque * cur ita credamus , nec fané evanidas, imo magni etiam ponderi* protu- limus in medium.

XVI. Quindi ne fegue , che la quifHone della Immacolata Concezione di Maria non è una qui- flione puramente fpecolativa, nella quale qualunque parte tu fegua , non pecchi , ma Morale . Spiegali l'Autore ( p. 204. ) molto acconciamente coir efem- pio prefo dalla Natività della Vergine. Due quiftio- ni inforno ad effa fi poffon fare : la prima è , [anta fia fiata la Vergine innanzi al fuo ttafetmen- ? la feconda , [e ài peccato timor vi fia , in chi altrimenti fentiffe dopo un tanto folenne culto alla Natività di Maria dalla Chiefa decretato . Questio- ne fpecolativa é la prima, non così la feconda , che è fenza dubbio morale . Due quiftioni della Conce ttione di Maria fi poffono firnilmente muovere . Una è , la Vergine fia (tata feiza peccato con- ceputa , e quefta è fpecolativa queftione ; l'altra, da colpa immune fia , chi celtbrando fecondo ti pre- ferito della Cbiefa la Concezione, credetela tnfieme- mente fatta in peccato ? la quale non é certo fpeco- lativa, è morale* Che ha tutto ciò a fare col voto fanguinario? Molto, molriffimo Ma qui rechiamo- ci all'animo la quiltione dell' officiofa bugia a' tem- pi di S. Agallino . Forfè fu egli il primo a llabili- te , che peccato folle ogni bugia , comechè folo of- ficio*-

D'Italia Lib. ii. Cap. ih. 443

flciofa . Confefsò il fanto medefimo ( Qutjl. 68. fa- per Levitic. cap. 15. ) de mendacio PENE OMNI- BUS videtur, quob ubi nemo Udhttr, prò falute meri' tiendum eji. Più, avvegnaché il fant© con ogni for- za del fuo incomparabile ingegno ftudiato fi foffe di comprovare, che colpa era ogni bugia, pur tut- tavolta non credè la fua Temenza certa con cer- tezza di fede, ami fi dichiarò: ( epi/l. ad Hier. 8z. al. 19. ) Eligat quod voluertt , qui hoc exijlimat , ubi mentiatur, Or fentafi* Agojiino comechè ne per cer-- tezza di Fede, ne per l'Autorità de' precedenti Pa- dri non reputaiTe indubitata cofa effece , che niuna bugia fofle da peccato efente , affermò tuttavia , dovere un Uomo anzi lafciarfi a morte condurre , che a dire una bugia. Quindi effendofi obbiettato, che le levatrici degli Ebrei , e la meretrice Rahab le non aveller detta una bugia, farebbero (tate mef- fe a morte , rifponde di quelle ( lib< conU Mena. €. 17. ) che morerentur coelefìis habitationis in- comparabiliter ampliore mercede , quam domus ilte, quas fibi fecerunt, in terra effe potuerunt ; ,, morerentur futura; in aeterna felicitate , morfera ,, perpeffa? prò innocentiffiraa veritate , edìqucflai che Vitam iflam finiendam pretiofa in confpecìu Domini morte fiuiffet. Ma perchè cibi1 perchè quando trattai! di fuggire il peccato , meglio è in- contrar mille morti, che offender Dio, avvegnaché leggermente. Dunque conciofiachè di fuggire il pec- cato fi tratti ancora nel noftro cafo , come detto è , rimane , che prudente , che giufto , che pio e lodevole fìa il voto di difender coi (angue imma- colata Concezione , la qual nego , o pecco , o a grave . rifehio m' efpongo di peccare . Venga ora ( p. 298. ) Lampridio , Venga Valdefio a proporre il grande , e folo argomento fuo contro quel Voto : Non fi può lenza peccato dare un bene certo i

a q«al

444.

Tir

Storia Letteraria

», qual è la vita , per un bene incerto ; l'efenzione della Vergine dal peccato è un bene ancora in- ,, certo , conciofiachè niente abbia con certezza di fede pronunziato intorno ad eflTa la Chiefa ; dun- ,, que non fi può per difenderla dare la vita . Che rifponderebbe Lampridio , argomentaci così : Non può fenza colpa un bene certo darfi per un bene incerto ; ben certo è la vita , non era a' tempi c£A- gojiino ben certo l'aftenerfi da una bugia officio* fa ; dunque a' tempi di S. Agojlim non poteafi per non dire una bugia officiofa perder la vita. Quefto è pure il medefimo argomento ; anzi trovia- mo, che S. Ago/Uno ( p. v. ) l'oppofe. Udiamo , come egli induca a ragionare i fuoi avverfari ( lib. de Mendac. e. 13. ): Paratus effe poflum ad quae- libet ferenda tormenta, vel etiammortemfubeun- dam, ne peccem. Cum autem peccatum non fit 3, ita mentiri , ut neque cuiquam obfis , neque fal- fum teltimonium dicas, & profis alicui : ftultum elt & grave peccatum, voluntaria fruftra fuftine- 3, re tormenta , & fortaflìs utilera falutem , ac vi- tam incafTum fasvientibus projicere. Per tutto ciò tanto non fi ritratte Agoftino dalla riabilita dottrina fua, che anzi conchiufe : prò qua fide, atquchu- manitate quidquid fortiter tuleris, non folumnon culpabile , fed etiam laudabile judicatur . Sta- bilito, che certo fia il peccato, o'I pericolo di pec- cato nel tenere la fentenza della Concezione in ori- ginai colpa , non può efler più felice, e più inge- gnofamente ritrovata quelt' apologia del voto fan- guinario, la quale fi continua nelle foggiunte lette- re al Muratori ; e vuol ragione , che col valorofo Fran- cescano per cfla ci rallegriamo di cuore.

XVI. A diverfa, e nella pratica più util materia è da venire . Le moderne converfazioni dal primo loro introducimcnto (late fono lobbietto di focofe

in*

D'Italia Lib. ii. Cap. ih. 445

invettive degli eloquenti Predicatori , e di molti li- bri di fperti fcrittori ; ma con qual prò? L'abufova ogni giorno mettendo vie più profonde radici , e appena è da fperare a tanti mali rimedio , finché l'Italia fchiava farà delle mode oltramontane . Pur tuttavia dopo tanti valorofi , ma sfortunati combat- titori di quefta tanto più perniciofa, quanto piùlu- finghevol moda entrato è in campo ad attaccarla uno zelante ed erudito Paroco. Sentafi il titolo dell' opera a diritto fine intraprefa, e pubblicata.

Lo fpecchio del difinganno per conofeere la de- formila del moderno coilume , divifo in fei ve- glie tra D. Gilo Parroco, e Proba Gentildonna . Opera dell' Abate Stefano Zucchino Stefani di Lucignano Rettore del Vener. Semiaario di Sez- ze , e Accademico Abbozzato . Venezia 1752. 8. Pagg- 128.

Dal titolo già vedefi , efìfere l'opera fcritta in Dialogo. Noi defideriamo che non vatio fìa il trion- fo , che canta il N. A. nell' ultime veglie , per la conversione della fua Dama perfuafa ornai della rei- tà di fatti divertimenti, ma l'umano riguardo y J'ufanze , la paflìon dell'amore fon troppo forti ora- coli maflìmamente in giovanili animi , e in perfo- ne , che dallo (iato, e dal grado loro a' nojofi im- pieghi obbligate non fono. Povera Italia! chi mai avrebbe creduto , che dopo i fecoli di tante effu- fioni di fangue , di tante crudeltà, di tante gclofie tra' coniugati ne dovette uno venire di tanta ef- femminatezza , di tanta indifferenza de' mariti per le loro mogli , di tanta non curanza del proprio onore ?

XVIII. Rimangonci due libri fopra la materia de' Sagramenti. Ecco (p. 3.) in qual maniera d'uno s'e- fprime lo ftampatore: Avendo il Reverendi^. Pa- dre Abate Gattico di Novara , Canonico Rego-

lare

44<5 Storia Letteraria

lare Lateranefe , comporta una fua Opera nella materia (ingoiare, de Oratoriis Privatis, merite- 3, vole di flima per la Dottrina , Erudizione , e à Pietà , già ftampata in Roma nell' anno 1746. , ,,* con due Dedicatorie, l' una a Gesù Crifto, fai- tra al Santiflìmo di Lui Vicario nella Cattolica 3, Chiefa , il Regnante fommo Pontefice BENET- TO XIV., ed eflfendofi nel Capitolo xxix. della » fteffa Opera dimoftrato, non effere lecito ammi- jj niftrare ne' privati Oratorii la Venerabile Euca- 3> ridia , con indipendenza dagli Ordinarli ; un A- 3t nonimo , ( noto per le fue moderne opinioni : 33 mortaliter peccat Sacerdos , non adminiftrans in 3, Mifla Euchariftiam digne petenti &c. Non ed 33 poteftas in Ecclefia , qua? pottìt prohibere admi- 3, niftrationem Eucharifliae in Miffa &c. ) ha volu- 3) to impugnare quefto punto, col foftenere, che la » detta Amminiltrazione fia lecita anche ne" privati 3> Oratorii fenz' altro, in un Libello, che hailtito-

3) lo : Nuove Offervazioni [opra il Decreto

per la Comunione da farfi nella Mejfa . Il Padre 3, Abate perciò fi è ftimato in dovere di rifponde- 3, re con una Apologia nel fuo folito uniforme La- 3, tino Olle, a difinganno di chi potrebbe forfè ri- manere forprefo dalle contrarie Apparenze. Il P.Gattico, in mentre che la fua apologia ftava (ot- to il torchio , ha la bella forte avuta di vedere la dottrina fua mirabilmente confermata dal Noflro Sommo Pontefice in una lettera enciclica al Prima- te , agli Arcivefcovì , e a' Vefcovi della Polonia . Non defuit dice Benedette XIV. ( p. 76, ) qui ex eifdem verbis ( del Concilio di Trento felT. 22. cap. 6. ) deduceret , quod certe , & dare inde confequatur, ut in privatis Oratoriis, quando in ipfis celebrandi Miflam facultas cft-, dillribui Eu- 3, chariftia poflit iis , qui Miffa pratfentes adftant ;

ne-

t)' It al i a Li b. ii. C a p. ih. 447

5, ncque ad hoc praelrandum ullo particulari indul- to opus fit . Super hujufmodi quaeftionis capite Nos in noftra Inflitutione 34. §. 3. difleruimus inter eas , qua tum cum Bonomo refideremus 3, Ecclefiar illius Archiepifcopatum gerentes, publi- cavimus; quas quidem Inliitutioncs cum Italico fermone edidiflemus , poftea Romse latine reddi- tae , arque impreflae funt : ibi autem expofitam paulo ante opinionem retuìimus ; Veruni aliam effe fubjunximus , qua? Epifcopi- Jicentiam requi- rif, ut qui domefticum Oratorium domi habet , dum Miflfa» in eodem intereft , communicare ,, poflTit. Hujufmodi opinio tum bono rerum or- 3, dini, tum Romana; etiam confuetudini , five pra- 3, xi cohaerens Nobis vifa eft ; Ac proinde ordina- vimus , ne in privato Oratorio recipi Commu- 33 nio pofTet ab iis , qui in eodem MifYa» inter- 3, funt, quam vel Secularis Sacerdos, vel Sacerdos Regularis celebraret, nifi vel Noftram, vel Vi- 33 carii Generalis nofìri licentiam obtinuiflet. Ne- que etiam in prxfens voluntas Nobìs, aut ratio eft , cur ab hoc fyltemate recedamus . Siquidem ,3 cum nos in magna ìJJa controverfia fuper Com- 3, munionc ilJis diltribuenda, qui Miffz prarfcntes 33 cum fint , eamdem petunt, qua: aliquot ab hinc 33 annis in Italia exorta fuit , poftquam Tridenti- 33 ni Concilii verba retuliflemus , atque eorum 33 zelum commendafTemus , qui inter San&as Mif- 33 fae celebrationem Communionem recipiunt , Ec- D clefiafticos quoque Paftores excitaviffemus , ne 5> Euchariftico cibo illos fraudarent , qui ejufdem 3, famelici forent ; cum , inquam , animadvertiflTe- 33 mus ejufmodi circumftantias dari poflTe , in qui- 33 bus vel temporis, vel loci ratione Epifcoporum 33 prudentia opportunum facìum exiftimet Sacram 33 Euchariftiam etiam illi , qui Miflae interfuit ,

mi-

443 Storca Le i-ter a ri a

3, minime difìribui; eo magis quod juxta prafen- j, tis temporis difcipiinam libera eidem facultas patet, ut eandem alio loco , atque alio tempo- ,, re recipere pofiìt , ordinavimus i ut in hoc de- bita proprii Superioris prceeepto obedientia prar- j, flari deberet, cui qui morem gerere recufaffet , 5, nimis manifeiìum indicium praebuitfet, quam pa- rum animo difpofitus, ac paratus eflfet ad Alta- ., ris Sacramentum recipiendum . V'è tuttavia * chi peafa , da quefta Pontificia Enciclica niente provarfi contro l'Autore delle Nuove OJJervazioni . Ora abbiali il titolo della dotta Opericciuola.

Johannis Baptitta: Gatrico Canonici Regularis Congregationis Lateranenfis Epilìola ad Amicum Apologetica, in qua defenditur capitulum xxix. 5, de vetita adminiftratione Sacramenti Euchariùize ,, in Oratoriis privata domus Operi1; Inlcripti de ,, Oratoriis domefticis ec. Additur Epillola Ency- ,, elica nuper edita Regnantis feliciter Pontificia Maxirai Benedicci XIV. , per quam tota haec controverfia finita eli . Bergomi 1751. pagg. 78*

XIX. Nata è in Milano erudita difputa tra'l Sig* Canonico Irico, e'1 Sig. Conte D. Diego Rubini fopri il fine primario del Matrimonio . Quindi abbiamo? avute.

Due differtazioni fopra il fine primario del., ,) Matrimonio, la prima del Canonico Giannan- drea Irico Giureconfulto , e Dottore del Colle- gio Ambrofiano, la feconda del Conte D. Dre- go Rubini . Bergamo 1751. £ pagg. 153*

In una Convenzione di Dame, e Cavalieri, dice il Canonico (p. 3.) , fendofi pollo in que- ,, (lione, quale (ia il fine principale- del Sacramen- ,, to del Matrimonio , vi fu chi diffe , che quello ,, fine primario era la propagazione della umana il fpccic nella generazione de' figliuoli . Ma altri

D1 Italia Lib. ii. Cap. in. 440

(/'/ Co«f<r Rubini) fi oppofe, volendo affeverarì- j, temente {ottenere, che il fine principale del fo- j, praderto Sacramento fu l'Economia , ed il buon ,, governo della Cafa . Il Sig. Canonico colla fua ,, Difiertazione foftiene ( p. 35.) la prima opinio- ,, ne per comune confenfo de' Padri Latini , e Gre- ,, ci , appoggiati all' autorità della divina Scrittu- ,, ra, e per fentenza comune de' Teologi , e de* }, Giurifii ; o fi confideri il fine, che fu al Matri- monio prefitto nello fiato dell' Innocenza, quan- », do fu da Dio medefimo iflituito nel creare la prima Femmina, e congiugnerla con Adamo ; o in quello , che precedette al Vangelo , quan- ,, do il Matrimonio non era altro, che un Civile contratto; o dopo la elevazione di quefto con- tratto alla dignità di Sacramento fatta da Crifio Signor Noflro , che in quefia maniera ha vo- luto perpetuare la fua Chiefa fino al giorno fi- naie .

Segue la ingegnofa Difiertazione del Sig. Con- te Rubini (p. 41.) i il quale duolfi di vedere (p. 45.) nella Difiertazione dell' Avverfario travi - lata la fua opinione La fua fentenza è quefta , che il fine primario del Matrimonio non confida nella Generazione de' figliuoli , ma bene nella unione degli Animi , e nella reciproca fede de* Maritati, donde nafee Ja buona economia , e il buon governo delle Famiglie , e per confeguenza il bene, e l'utile della Repubblica . Il Sig. Conte a confermare quefia fua opinione fi rifa (p. 46.) dalle ragioni , e dalle autorità eruditamente recate in contrario dall' luco. Indi perché queiìi erafi (ra- diato di rafpoodere a due obbiezioni una prefa dal Matrimonio degl'impotenti, l'altra dal Matrimonio dell Immacolata Vergine con S. Giufeppe , cerca il N. A. di riconfermarle , abbattendo le contrarie

Ff riflef-

450 Storia Letteraria

rifleffìoni del dotto Canonico . Viene appretto a meglio fpiegare la fua fentcnza , Rechiamone un palio, ,, // Matrimonio, due il N.A.,è una Con- giunzione dell'Uomo eoa la Donna, vale a dire? di tutto l'Uomo con tutta la Donna, Coteiìo Uo- mo, e cotefta Donna fono del pari comporti di lpiriro, e di corpo ; di fpirito parte più nobile; di corpo, parte men nobile i ond' egualmente nel Matrimonio dtbbono gli fpiriti , ed i corpi con- giungerli: ne fi ha a credere, che principalmente abbiano a congiungerfi i Corpi men nobili, e non ,, gli fpiriti più nobili . Primamente però il Matri- monjo dee riputarli inftituito per fare di due vo- ,, Ieri , e di due animi un folo ; dalla quale unità ,, d'animi quella de' Corpi nalca , e derivi ; non 7, tanto già per la congiunzione carnale, la quale, ,, come fi è detto, fi può del tutto ben efcludere ,, dal Matrimonio; ma aliai più per rindiflblubile ,, compagnia, per cui i conjugati a vicenda quegli :, ofTequ; , e que' fervigi fi predino , che rendano ,, men afpri i djfagi di quella mifera vita morta- le. Da tale union d'animi , a firinger la quale il Matrimonio è in fingolar modo ordinato, na- feono , come da proprio principio , tutti que' Beni , che non pur ne' Conjugati quanto in tutta la Natura umana il Matrimonio diffonde . Da efTa unione proviene la Generazione de" fi- ,, gliuoli, la quale da' Conjugati , fi confiderà, co- me uno fpezial Bene d'entrambi ; per natu- ral dcfiderio di lafciar al mondo una viva im- magi ne , e memoria di y pir procacciare ,, alla lor vecchiaia un amorevole , e forte fofte- gno : e quindi eglino inclinano d'accordo a bra- maria, e proccurarla, non ollantc gl'incomodi , 5, e gli aggravj, che arreca. Da effa unione proce- * de la comune follecitudine de' Genitori nell'alle-

,, vare

D'Italia Lib. ii. Ca.p. ih. 451

vare a dovere gli fteflì Figliuoli , perchè renda- no durevole, e buona Teftimonianza delJa pro- bità, e del valore, di chi li generò, ed educò } e procede ancora la cura di cuftodire , e au- mentare oneftamente le domeniche foftanze per riparar fé, ed i figliuoli dai difaltri , e dagli af- fanni della povertà. Da eflTa unione fopra tutto rifulta la fedeltà de' Coniugati nel ferbare incon- taminato il maritai letto , e difenderlo da qua- lunque infulto ; e non meno lo fcambievole Jor defiderio di compiacerfi l'un l'altro , il quale la pace, e la felicita d'entrambi produce , e man- tiene. Finalmente così conchiude ( p. 128. ) : da quanto in quefta mia Differtazione mi fono in- gegnato d' efporre , fcorgerà ognuno aver io Tempre parlato del fine intrinfeco , per cui fu da Dio inftituito il Matrimonio, chiamato da' Teo- logi Fine dell' Opera ; non già aver io mai avu- to in mira veruno di que'fini eftrinfeci , per li quali fi può dagli Uomini medefimi contrarre , che da' Teologi medefimi fi appellano fine dell' Operante . Fine primario del Matrimonio per- tanto è la congiunzione degli Animi , e la So- cietà della Vita tra i Coniugati : o fi confideri la fua Inftituzione nello fiato dell' Innocenza , allorché Eva fu creata per aiutorio d'adamo: o fi confideri nel tempo, che precede al Vangelo, come puro contratto Civile: o fi confideri, quaì Sacramento della nuova legge , e qual figura di Cri/io con la Chiefa , e fecondo la Grazia , che conferifoe a' Fedeli, che lo contraggono . Tanto apertamente comprovano Je Leggi Civili , che in effo ravvifano precipuamente un Vincolo di perfetta Società, il parere comune de' Teologi , e de' Santi Padri , dai quali mi fono fiudiato d'eiUarre pura la verità ; il fentimento della Ff 2 Chie-

4$z Storia Letteraria

Chiefa Cattolica , la quale non proibifce il Ma- triraonio tra Perfone vecchie , ed impotenti a ,, generare ; il Matrimonio perfettiflìmo della Bea- ta Vergine coi Vergine Spofo S. Giufeppe ; il ,, configlio piiflìmo, che dietro all' Apoftolo dan- no i Santi Padri a' Coniugati di attenerti dall'atto Cenjugale ; e gli efempli di Santiflìmi Uomini , che tale configlio lodevolmente abbracciarono, e finalmente lo iteflb profitto dell'Umana Natu- ,, ra , dalla quale principaliflìmo bene è la So- cietà.

Fine fecondario intrinfeco pure del Matrimo- nio è la Generazione de' Figliuoli , meno prin- ,, cipale , perchè non folo lecitamente , ma in commendabil maniera fi può deludere . Punto di più non provano le molte autorità dal Signor Canonico addotte ; ne le rifleflìoni , eh' egli fa fu' var; partì delle Scritture Sante; ne gli argomen- ti , che s'induflria di ricavare dallo fcioglimento 3, del Matrimonio degli Impotenti dalla Chiefa permetto, e dalla Benedizione degli Spofi ; poi il dare un oggetto lecito alla Concupifcenza Ha ,, uno de* fini intrinseci , non è mia infpezione l'elaminarlo. Certa cofa è , che nella prima fua Istituzione il Matrimonio non fu a quetto fine ordinato, mentre nello (tato dell'innocenza, in cui fu inftituito, non v'era ribellion della carne. Altri fini del tutto eftrinfeci può avere il Ma- trimonio, i quali folamente dipendono dall' in- tenzion di coloro , che lo contraggono . Tali fono l'accomodamento di qualche contefa, o in- ttreffe fra due Famiglie; l'educazione de' Figliuoli d'un altro letto; l'acquillo di ricca dote; ed al' ,, tri , da cui la umana volontà o buona , o rea, può lafciarlì muovere a contrarlo . Ma a fimilì batti fini non mirò certamente Iddio , il quale

uni-

D'Italia Lib. ii. C a p. ih. 453

,, unicamente al Bene deli' uman Genere riguar-' dando , ha ordinato opera eccellente , e Sa- gramento grande a (tabi lire in prima la Società fra i due fefli j di poi a perpetuarla nella fuccef- fione degl' Individui . Il giudizio di quella conte- fa fi a de leggitori .

XX. Daranno fine a quefto capo alcuni pochi libri , i quali propriamente appartengono alla Teo- logia Catechijìtca . Quattro Volumi d'un nuovo Ca- techifmo ci ha prometti l'erudito P. Savonarola Cberico Regolare . Ne abbiamo già due . Il titolo del fecondo, che proprio è di quello noftro Volu- me, è il feguente .

Catecbifmo , 0 fia Dottrina Cattolica [piegato per via d'autorità della Sacra Scrittura , de1 SS. Padri ec. dal P. D. Gabrtelo Savonarola Chierico Regolare , divifo in quattro libri. Libro Secondo. Catania 175 1. 4. pagg. 381. oltre la Dedicatoria , e gV Indici .

XXI. Un utiliflìma opera fotto il titolo di Bi- blioteca per li Parocbì , e Cappellani di Campagna dobbiamo ad Autore Anonimo , il quale nulla cu- rante delle umane lodi , e folo intefo al pubblico bene ha voluto celare il fuo nome . Dtbb' effer quefì' opera comporta di dodici Tometti , de' quali comechè fei ne fieno già ufeiti , i foli primi quat- tro faranno da noi lodati , riferbando gli altri due al feguente Volume.

Tomo 1. Venezia 1752^ predo Marcellino Fiotto 12. pagg. 42 6. Tomo 2. pagg. 442. To- mo 3. pagg. 468. Tomo 4. pagg. 480.

Nel primo dopo una generale Irruzione a' Pa- rochì fopra i tre indifpenfabili loro doveri di pa- feere la greggia di Crifìo co' Sagramenti , col buon efempio , colla parola di Dio , entra 1' Autore ad efporre , quanto faper debbono , e infegnare i Pa- rochi riguardo a' Sagramenti del Battefimo , e della

Ff 3 Con-

454 Storia Letteraria

Confejfìone . Dell' Eucarijliat dell' Eflrema-unzione , del Matrimonio tratta il fecondo Tomo , e pure della maniera, onde un Paroco può agli altri due Sagramenti , de' quali non è miniflro, contribuire, e ancora delle benedizioni , delle proceffìoni , e di più altre cofe ordinate al buon regolamento della Parrocchia. Contiene il terzo Tomo il Rituale Ro* mano con alcune giovevoliflìme previe oflervazioni . Incomincia nel Tomo quarto una Raccolta di do- mande , e di difcorfi , che poflbno mirabilmente fervire al Paroco e per dottrina Cristiana , e per gli familiari ragionamenti ali* Altare. quello To- mo fpiegafi il fimbolo, fi danno irruzioni fulle Teo- logali virtù , fi dichiara l'Orazione Domenicale, e KAve Maria , e fi propongono var; efercizi di Crifliana pietà, e quello maflìmamente della Me- ditazione ; anzi riltampafi il noto utiliflìmo libric- elo lo di Meditazioni per ciafeun giorno del Me . Tutto è ftefo con piano , e facile (lile , con foda dottrina , con diritto ordine , e con abbondanza d'efempli, che al popolo fogliono nell'animo impri- mere le cofe infegnate . Perchè non a' foli Parochi può utile efTere grandemente quefta Biblioteca, ma ad ogni altra Ecclefiaftica Pedona. Ringraziato fia il Signor Dio, che per mezzo di pii e dotti Uo- mini non manca mai di provvedere all'irruzione del Criftianefimo .

CAPO IV.

Libri di Liturgia.

I. "T\Ue foli libri abbiamo fu quefia materia , e JLV di uno ci fpediremo io poche parole. Rituale expenfum , five in Sacrarum Con^regatio-

num decreta Commentar iorum tomus tertius auttore

P. Joan-

D'Italia L i b. ii. Cap.iv. 455

P. Joanne Antonio Cavalieri de Ber gonio Ord. Herem. S. Auguftìni Congreg. obferv. Lomb. S. M. Lettore- emerito. Bergami 1751. 4. PagR>^91'

La materia è utile; l'idea dell'autore è commen- dabile j ne dubitiamo, ch'egli abbiala lodevolmente efeguita; ma non effondo a noi pervenuta l'opera, non portiamo dirne altra cofa .

I. Il degnittimo P. Vezzìofi ne ha dato un nuo- vo tomo dell'opera del Venerabile, e dotto Cardi- nale Tommafi j e al fuo folito oltre avergli pre- metta una eruditiftima Prefazione , lo ha di oppor- tune e giudiziofe annotazioni corredato. Dopo ave- re il titolo del tomo fedelmente deferitto , parlere- mo della Prefazione .

Venerabilis Viri Jofepbi Maria Thomafii Cler. Re- gul. S. R. E. Cardinalis opera omnia , Tomus fextus , in quo Codices Sacramentorum nongentis annis vetufiio- tei ad Mfs. Codd. recenfuit , notifque auxit Antomus Francifcus Vezzo fi C. R. Hi fieri a EccUfmfiica in Ar- cbigymnafio Romano Profefs. Roma 175 r. 4. pagg. 4i6. fenza la Prefazione dell' Editore , e del Tom- mafi.

I più antichi Mettali ^ o Codici de Sacramenti della Chiefa Romana, e della Gallicana trovanti iti quello tomo . Perchè il Chiarittimo P. Vezzofi nel- la fua dotta Prefazione primamente del Codice del- la Chiefa Romana , dappoi di quelli della Chiefa Gallicana imprende a ragionare . Seguiamo le fue tracce. E quanto al Codice de' Sacramenti , che al- la Chiefa Romana apparteneva , e che il Tommafi pubblicò, effer qUefto il Codice di Gelafio Papa, è itato già dal mddefimo Tommafi cori molti efficaci argomenti abbauVnza comprovato. Che reltava egli dunque ad uno , il quale volette quefto Codice ri- ftampare ? Dovealo dalle ragioni vendicare ,• con che i Proiettanti fonofi divifati di combatterne la

Ff 4 gran-

45<5 Storia Letteraria

grandiflìma antichità pervetu(la-;-e quello veggia- mo con fomma fona appunto fatto dal P. Vezzofì. Jacopo Bafnage celebre Calvinista ( hilt. de V Eglife \.\6. e. io. n. i.) oltre ogni altro l\ fegnalò in at- taccare l'antichità di quello Codice. Pretende egli, che il Manofcritto , donde il Tommafi trattelo a luce, più antico non fia del fecol decimo. Quattro fono le coftui ragioni . La prima , che in quello Codice fi preferi ve il rito di benedire con molte cirimonie il Cereo Pafquale; ma quello rito fu in- trodotto da S. Gregorio Magno , e non fu ricevuto nella Chiefa , che dopo un lungo volger d'anni , anzi poco dopo la morte di Gregorio i Franzefi , o piuttollo i popoli della Galizia vi fi oppofero for- malmente . La feconda è , che in quella Liturgia pregali per l'Impero Romano, o de' Franchi , il quale impero non cominciò, che l' anno 800. per Carlo Magno . La terza è , che vi fono notate le Felle della Natività, e dell' Affunzion della Vergine, le quali non furono , che nel fecolo decimo illitui- te . La quarta è finalmente la divcrlìtà dello llile, con che fcritto è quello Codice , da quello delle lettere di Gela/io . A quelle ragioni ne aggiugne Matteo Pfaff ProfcfTor di Tubinga un'altra. Quella è, che S. Gregorio {letto confetta d'avere alla Mef- fa aggiunta V Orazione Dominicale ; non può dun- que quello e (Ter Codice Gelaftano, in cui tale Ora- zione fi trovi . Rifponde a tutte quelle ragioncelle il dotto Editore. Della terza, avvegnaché (p.xxi 1.) con molta erudizione fia da lui confutata , nulla diremo , conciofiachè nel primo Volume della no- llra Storia ( p. 64. ) abbiamo accennata la ri ("polla , che diedele il Muratori, il quale prima del P. Vez- zofì difefe contro il Bafnage l'antichità del Codi- ce Tommafiano . Quella ragione dunque lafciando avvertiremo primieramente, non negarfi dal N.' A.

(p.xxxn.)

D'Italia Lib. il Cap. iv. 457

(p. xxxii.)» che in quefto Codice trovinfi delle giunte al fece lo di Papa Gela fio pofteriori . Condi- sion fu quefta di tutti [Liturgici libri, i quali, co « ciofiachè non ad erudizione , o ad ornamento delle Biblioteche foffero ricopiati, ma bene ad ufo del- le Chiefe , fecondo i varj luoghi , a' quali fervir doveano, e la diverfitàde'tempi , in che furon deferir- ti, trovanfi di mano in mano accrefeiuti d'Orazioni , Meffe , di riti . Quefta fola rifpofta potrebbe alle recate ragioni torre in parte la forza. Ma da quel- la del benedetto Cereo incominciando , the preten- de il Bafnage ? che prima di S. Gn^orto niun ufo nelle Chiefe vi foiTe de' lumi ? o folamente che il Cereo Pafcuale non folle benedetto ? Ma ne l' una ne l'altra cofa è vera. Perciocché e dalle riprenfio- ni di Vigilanza ( p. xvn. ) , e dille rifpofte , che diedegli S. Girolamo , da S. Paolino di Nola nel terzo Natale (num. 8. ), e per le Chicle di Spagna da'Canoni del Concilio Tarraconefe ( p. xix. ) dell' anno 516., del Bracarenfe fecondo del 572. , del To- htano del 597. manifeflo è , che nelf Occidente pri- ma di S. Gregorio incominciato era l'ufo d'accende- re nelle ChieTe di giorno lumi, e cerei. Ma ella è pure di Gregorio Magno più antica la cirimonia di benedire il Cereo Pafcuale . Se n' ha menzione (p. xx.) in lettera a Preftdìo Diacono , la quale, non è di S. Girolamo , ficcome lungamente fu cre- duto , per confeflìone di Guglielmo Cave Eterodof- fo, fcritta è tuttavia da Uomo coetaneo del S. Dot- tore . Qualche indizio n'ha pure in S. Agoftino (de Civit. Dei lib. xv. e. 32.). Due benedizioni del Cereo Pafcuale compofe fui principio del fecol fette S. Ennodio di Pavia.

Non meno facilmente rifpondefi alla feconda ra- gone del Bafnage (p. xxn.). Dovea egli riflette- re, che nel Codice Tommafiano non dicefi : refpi-

ce

458 Storia Letteraria

te propitius ad Komanum , & Francorum benignai impetium^ non pregafi prò Imperatore , & Rege , ma s'adopera la difgiuntiva iW. Che dunque? Ne fe- gue dunque, che quando il Codice fu fcritto, norì era ancora l'Impero paflato a' Franchi, altrimenti effondo dopo 1' ottocento i) Regno de' Franchi , e T Impero de' Romani divenuti u ia fola potenza , un folo dominio , non la difgiuntiva vel , ma la copulativa & aveafì ad adoperare . Or ficcome fi- no al detto anno ottocento durò nelle mani de' Greci 'l'Impero d' Occidente , così dunque anteriore a quel tempo efTer dee la Scrittura del Codice , e fatta certamente in tempi, ne' quali al Regno de' Franchi una parte d' Occidente ubbidiva , un' altra all'Impero de Greci . Ecco dunque colla itefs'arme , con che noi minacciava, invertito , ed abbattuto il Bafnage . Ma quanto (p.xxvii.) alla diverfith. del- lo ftile maravigliofa cofa è a dire , come il Bafna- ge , il quale quindi vuole argomento trarre , che non più antico fia il Codice Tommafiano del fecol decimo, riconofea in elfo lo (hle di S. Leone, an- zi che di Gelafio, quafi che la Somiglianza di ftile con autore anche più vetullo di Gela/io buona prova fia a creder T opera di più fecoli posteriore a Gelafio . Non è ella graziofa cotal maniera d'ar- gomentare? Ma non fu già il Bafnage il primo a ravvifare in quel Codice lo Itile di S. Leone j vel notò il Tommafi medefimo, anzt molte cofe anco- ra di maggiore antichità , che il Pontificato di S. Leone non è, vi feoprì il Morino. E così certa- mente eiTcr dee . Perciocché che i Liturgici libri opera fieno, a cagione d'efempio, di Papa Gelafio , non vuol già dire , che quello Papa abbiali di nuo- vo interamente compodi; ma che abbiali a miglior forma ridotti , ritenendo alcune preci ,• che gli an- tccclfori fuoi aveano (Ubilitc, altre aggtugncndone ,

alrre

D' Italia Lib. ii. Cap. iv. 459

altre forfè ancora togliendone via . Nel qual cafo che maraviglia , che in alcune fentefi la diverfita dello itile dall' opere di S. Gela fio ? talune fembri- no di S. Leone ec. ì Pattando ora alla nuova ragio- ne del Pfaff applaudita da Gianfrancefco Buddeo , non può quefta ( p. xxvm.) edere più miferabile. E come potè cadere in penderò al Pfaff" per altro dotto Proiettante , che S. Gregorio Magno iftituif- fe il primo Ja recita della Domenicale Oratìone nel- la Meffa i il Santo Pontefice fteflò chiama ufanza degli A portoli il dirla nel tempo della Sa- cra Liturgia? Non i feri ve egli a Giovanni Vefcovo di Stracufa ( I. 9. ep. 1 2. ) : Orationem vero Dominicam mox pofl precem dicimus , quia MOS Apofiolorum fuit , ut ad ìpfam folummodo orationem oblationis Ho- fiiam confecrarent ? Gregorio non altro fece , non rimediare ad un introdotto abufo d'alcune Chiefe, le quali dall' Apoftolica confuetudine deviando altre recitavano quell'Orazione innanzi la confecrazione s altre dopo la comunione , e alcune ancora , come nelle Spagne lafciavanla i giorni feriali , e folo di- cevano le Domeniche . Ordinò egli dunque , che dopo il Canone fecondo I' Apoftolica ufanza fi re- citato da tutti la Domenicale Orazione , cioè la già introdotta confuetudine , ma da alcuni violata ri- stabilì. E quella è ella prova, che a' tempi di Gè- lafio non dicevafi alla Mefla il Pater Nojler ? Non co' foli Eretici ha dovuto combattere il P. Vezzofi. Noto è, che avendo Monf. Bianchini trovato un Codice de' Sagramene in un antico Manofcritto del Capitolo Veroneje , e avendolo creduto di S. Leone Magno, il P. Orfi fcrifle al Bianchini una lettera, nella quale riprovava cotal fentimento, e anzi che di S. Leone codice ftabilivalo di Gela/io . Quindi ficcome tra quel codice, e il Tommafiano grandif- iima feorgefi differenza" , pafsò il P. Orfi a dichia- rare,

460 Storia Letteraria

rare , che il Tommafiano piuttorto che Gelafiano , dovea dirfi Gregoriano . Noi già nel primo Volu* me della N'olirà Storia C p. 79. ) toccamo le preci- pue ragioni del P. Orfi , e brevemente le rifiutam- mo . Il N. A. (p. xxx. e fegg. ), fa lo fteflb con maggiore eftenfione , e al tempo {ieffo contro co- loro , i quali credono Leoniano il codice Veronefe , propone una non leggiera difficoltà . Quetìa è , che i Sagramentarj più antichi di S. Gregorio fem- brano in più libri effere fiati divifi , dicendo di quello Pontefice Giovanni Diacono , & Gelafta- num Codtcem de Miffarum folemniis , multa fub- trahens , pauca convcrtens , nonnulla adjiciens , in UNIUS libri volumine coarftavit , e avvegnaché qui fi mentovi il folo Codice Gelajiano , non par tuttavia , che Gela/io di tal distinzione di libri lof- fie il primo inventore , non altro dicendoli di luì nel libro Pontificale , non che fecit etiam Sacramento- rum Prtefationes , & Orationes cauto fermone . Ora il Codice Veronefe non ha che un libro ( 1 ) .

III. Dopo quelle cofe diligentemente efaminate accenna brevemente l'Autore (p. xscxv. ) i vantag- gi , che pub alla Chiefa portare il diritto impe- gno di riferire all' età di Gelafio quello Codice . Uno è , per darne un fe^nalato efempio , vedervi un mamfeito indizio della a' Luterani tanto odiofa Eucariftica Tranfujlanzi azione : così tra le ragio- ni , per le quali il Vefcovo fopra i novelli Sacer- doti implora la celefliale benedizione , quella ivi : Ifil.,

( 1 ) Ma fu quefio argomento afpettiamo anco- ra maggiori lumi dal Sig. Marcbefe Maffei , il qua- le nella Biblioteca Manofcritta Veronefe , che a gran vantaggio del pubblico ha ripigliata ad illuiìrare , ne ragionerà colla lolita Ina tìnillìma Critica.

D'Italia Lib. ii. Cap. tv. 461

leggiamo: ut purum , atque immaculatum Minifle- rii tui donum cuftodiant , & per obfequium plebis tua Corpus <& Sanguinem filii tut immaculata bene dizione TRANSFORMENT . Ci fa appretto il P. Vezzo/i (p. xxxvi.) una breve Sinopfi delle prin- cipali cofe contenute ne' tre libri di quello Codi- ce, e a quella parte della fua Prefazione pon fine con quello metterci innanzi agli occhi , eh' egli a renderne quella nuova edizione e più bella , e più, giovevole ha conferito. Ma ficcome dianzi avver- timmo , non il folo Codice Sacramentario della Chiefa Romana contienfi in quello Tomo , ma quello ancora della Chiefa Gallicana. Quello al N. A. motivo di brevemente efporre nella recan- te Prefazione 1' ordine della Liturgia Gallicana . Nel che egli da onefto, ed ingenuo Uomo confef- fa (p.xLvm.) d'eflere flato da molti dotti (lìmi Uo- mini preceduto , cioè dal Mabillon , dal Rutnart nella Prefazione all' opere di S. Gregorio Turonefe , dal Marlene nel nuovo T eforo degli Anecdoti, e dal Le Brun . Ma vuolglifi dare ancora la lode d'ave- re alcuni sbagli corretti di quelli Valentuomini . Siane dunque permeilo di dare feguendo le offerva- zioni del N. À. una fuccinta notizia della Liturgia Gallicana .

IV. Appreflb gli antichi Galli non altrimenti , che da' tempi di Celeft'tno Papa nella Chiefa Roma- na, cominciava la Mefla dall' Antifona , che noi di- ciamo introito , dal verfo del Salmo , e dalla Glo- ria Trinitatis , cioè dal Gloria Patri ( p. xlix. ) . Quelle cofe finite , e all' altare accoftandofi il Sa- cerdote , filenzio intimavafi dal Diacono ; indi il Sacerdote falutava il popolo, dicendo: Dcrninus fit femper vobi/cum , e gli era ri f polio , & cum [piri- ti* tuo » Il Mabillon , e il Martene hanno credu- to, che dopo il Dominus vobifcum feguilfe un ora- zione,

4<*2 Storia Letterari a

z/one, ma il N. A. eftima, che dal Dominus vobì* fcum fi pafTafle fenz' altro al Tri/agio intuonato dal capo del Coro, e feguitato dagli altri Cherici , il quale Inno terminato , tre fanciullini ripigliavano a cantare Kyrie Eleifon . Seguiva il Gloria in ex- celfis ; dappoi dicevafi, trattane la Quarefima , il BenediElus , che in antica carta di S. Germano chi a- mafi Profezia, e dopo quefto la Colletta , Appref- fo venivano due Lezioni una del vecchio, \ altra del nuovo Teftamento, e nelle Fette de' Santi alle volte lafciavafi la Lezione del vecchio Teftamen- to , alle volte nb, ma fempre la prima Lezione «ra quella degli Atti del Santo. In qualche Chie- fa delle Gallicane ( p. lii.) tra le due Lezioni di- ceafi Danihel cum benedizione , cioè il Benedicite pueri , ma in altre quefto cantico intermediava le Lezioni, ed il Vangelo, però, che dopo il Can- tico, innanzi di cominciare il Vangelo, cantava- fi un Refponforio in alcune Chiefe dal Diacono , di che ci fa teftimonianza S- Gregorio Turonefe (). vili. hift. Frane, e. 3.) , in altre da' fanciulletti. Come fi cantafle il Vangelo, l'impariamo dalla men- tovata carta di S.Germano. Egreditur procejjio SanSìi Evangeli/ ( cioè il Diacono con fette , o cinque Cherici) . . . cum prxdiftis armoniis (cantavafi in- fanto dal Coro iìTrifagio), & cum feptem cande- labri luminis . . . vcl quinque . . . afeendens in tribunal analogii ( F ambone , o il pulpito ) . . . . ut inde intonet dona vita: , clamantibus Clericis , Gloria tibi Domine. Ripigliava!! dal Coro il Trifa- gto , in mentre che il Diacono finito il Vangelo tornavafene proceffìonalmente ; indi il Vefcovo fa- ceva ì' Omilia al popolo , o intermo forte , o altro impedimento averte , o leggevane , o faceane legt-cic di quelle da f e , o anche da altri compofk. Terminata l' Omilia alcune orazioni diceanfi fopra i

Ci-

D' I T A L I A L I B. II. C A P. iv. 463

Catecumeni , i quali dalla Chiefa licenziati , ed in- timato dal Diacono filenzio cominciava ( p. liv. ) Ja Metta detta de' Fedeli da una Prefazione , e qua- li efortazione al popolo : feguiva j' Orazione , o Colletta, indi i circolanti (p.Lv.) all'Aitare por- tavano Je oblazioni del pane, e del vino, ciman- doli intanto dal Coro alcun Salmo . I Romani al principio della Metta facevano dagli Acoliti in una cattetta (capfa ) portare dal Sacrario 1' EucarilHa rimafa dal Sacrificio del precedente , quz(iadmix~ t'tone Eucbarifìitc , come parla il Concilio Araufi- cano 1., cioè colla prefenza dell' Eucariftia al nuo- vo Sacrifizio ( p. lvi. ) alcuna maggior benedizio- ne , e fantificazione dovette venire . Nelle Chiefc Gallicane il Diacono la portava in una Torretta, e folamente dopo fatta 1' oblazione del popolo , tra' Canti fpirituali, che forfè altro non erano, non le laudi de' Mozarabi , cioè 1' alleluja . Gli offerti doni che doveanfi confecrare , e Ja recata Eucari- ttia, e tutto anzi l'Altare copri vanfi d'un pallio, o Palla di feta . Dopo di che diceafi 1' Orazione Ve- ni fanElificator Omnipotens ateme Deus, o altra fo- migliante . Recitavanfi in feguito i Sacri Dittici , e terminavafene la Lezione con una orazione chia- mata Collettio pofl nomina 't apprettò davanfì i Fe- deli la pace, e dal Sacerdote foggiugnevafi collegio ad pacem . Quefta dal prefazio feguita era. Il Ca- none era breviffimo; ma dopo le parole, quipridie qttam pateretur , i Monumenti, che abbiamo delle Li- turgie Gallicane , ci rapprefentano folo il rito Ro- mano fino a certa Orazione intitolata pojl Myfle- rium. Rompevafi indi l'Ottiaconfecrata(p.Lvui.), e nel Calice ne metteva una particella ; nel qual tempo il fupplice Clero cantava un Antifona. V Orazion Domenicale , la quale dopo cantavafi non dal folo Sacerdote , ma alla Greca da* circolanti ,

pre-

464 Storia Letteraria

preceduta era da un breve Prefazio , ma varia (e* condo le varie folennita , fìccome diver/a era l'o- razione libera ncs , la qua e ficcome da noi , cosi pure le fi foggiugneva da' Galli. Qui dal Vefcovo davafi al popolo la benedizione , e in procedo di tempo" introdotto fu , che ancora deflerla i l'empii- ci Sacerdoti , il che era {iato vietato dal Sinodo Agatenfe (Cari. 44. ). Dopo la benedizione comuni- cavafi il Sacerdote, indi tra' falmeggiamenti del Co- ro il popolo . Alla Meffa ponevafi fine con due Orazioni , una detta Po/l communio , 1' altra colle- gio , e confummatio Mtffje . Sin qui il N.A. ( p.Lix. ) * il quale avverte poi i Leggitori della fua diligen- za nel riftaropare i Meflfali Gallicani dal Tommafi già divulgati . Volevamo dire ancora delle annota- zioni alcuna cola; ma la lunghezza d'alcuni capi , che reftano, ne lo proibifee.

CAPO V.

Diritto Canonico , * altre leggi Ecclefiafiicbe .

I. 1 ' Idea da alcuni anni intraprefa di pubblica*

I 4 re Je genuine Rtfoluzioni della Sacra Con*

greqazinne del Concilio non poteva effer più utile ne per la morale , ne per lo Audio del diritto Ca- nonico . Solo potevafi temere , non s' intermettefle dopo pubblicatine alcuni tomi. Ma vano è (lato il fofpetto . Va Tempre quefiY opera continuando , e già ne abbiamo il ventèlimo tomo con quello titolo. Thclaurus Relolutionum Sacra; Congregationis, quae confentanee ad Tridentinorum Patrum de- creta, alialque Canonici Juris (ancliones, munus Secretarli nufdcm Sacra; Congregationis obeuntc m R. P. D. Funerro T prodierunt in caufi9 fub an- )> no 1751. propoficis , Epifcopis, corurnqile Vica-

.. riis

D^ItALIA tlB. H. CAP. V. 4Ó5

;, riis , caufarum patronis , ac aliis in Ecclefiaftur» J, foro vcrfantibus apprime utilis , & neceffarius . Roma: 1752. 4. typis Mainardi.

II. Il plaufo, con che fu ricevuta la prima edi- zione dell' Utilimmo Trattato del P. Shguanin Ser- vita fopra i Benefizi, ce n'ha proccurata in Roma nna ri (lampa .

Tracìatus Bcneficiarius prò indemniter falvan- H dis Juribus S. Matris Ecclefias quoad beneficia j, Ecclefiaftica defumptus ex indubitatis ( poft ver- bum Dei fcriptum ) veritatis fomibus , nimrrum n ex oraculis Suramorum Pontifìcum , ex do&rina San&orum Patrum j ex definitionibus Concilio- j, rum , facrorumque Canonum prò fumma utilita- te Miniftrorum Dei, & D. N. Jefu Chrifti , U quaecumque , aut in quocumque gradu Beneficia Ecclefiaftica poflìdeant, aurore Fr. Caefario Ma- ria Shguanin Ordims Servorum B. M. V. & Sa- crae Theologiae Profeflbre, editio fecunda Romae.

III. La materia degli Afili appartiene al diritto Canonico . Ella è {tata egregiamente trattata, e di Sacra e profana erudizione mirabilmente abbellita in tre libri dal Sig. Abate Raimondo Cecchetti . Dell'origine , e del progreflfo degli Afili ragiona 1' Autore nel primo libro , nel fecondo delle varie fpezie , e de' diritti degli A fili , nel terzo degli A- fili Sacri , dove fpezialmente efamina 1. Se l' afilo fia di diritto divino . 2. Se di diritto delie genti . 3. Se di naturai diritto. Il Veneto Novilh fi '* ne da un ragionevole ertratto (1751. p. 339. ), al quale ci rimettiamo . Il titolo del libro è quefto.

Degli Afili libri tre dell' Abate Raimondo Ceccbet* ti. Padova 175 1. 8. pagg. 147.

IV. Noto è , che il diritto Canonico, avvegna- ché col Giure Civile convenga nel contare i gradi della parentela nella linea retta , nella trafverfale

G g tue-

M Storia Letteraria

tuttavia da quello molto s'allontana. Perciocché il diritto Civile non computa lo llipite , e folamente riguarda , in qual grado due parenti d'ordin diver- to fieno tra dittanti ; ma per l oppofito il dirit- to Canonico confiderà , in che grado i parenti dal comune ftipite fieno lontani . Emendo nell' undeci- mo fecolo nata contefa , come riguardo a matri- moni dovefferfii gradi della parentela contare , e vo- lendo i Giureconfulti di Ravenna , che ancora per Je nozze fi tenefle il computo del diritto Civile , Meandro II. (Can. ad fed. cau. 35. quaelì. 5.) de- terminò , non doverfi in quello avere delle Civili leggi alcun riguardo, ma folo de Canoni . La qual coftituzione non pure dagli Eterodoffi trance/co O- tomanno , dal Boemero, e da altri (i), ma da al- cuni Cattolici , quali furono il Cujacio , e \ Vane- fpen fu acremente impugnata . Pretendon dunque coftoro , che che detto fiaf, Aleffandro II. , doverfi per gli matrimoni computare i gradi della paren- tela fecondo il Giure Civile . A rintuzzare la co- loro arditezza (2 ; il Sig. Giacchino Sandonnmt ProfclTore di Giure Canonico nella Pifana univer- sa ha indiritta una sua Differtazione, che haque-

ito titolo. ,

De Matrimoni impedimento, quod a natura- li cognatione procedit , auaore J achino Sandon- nino in Pifana Academia Juris Canonici Profef- fore. Florentiae 1751. 4- pagg.xLin. ^

( x ) Come a dire dal Treutleto , e dal Wifer-

(2) In Germania avea prima del N. A. gli ar- gomenti degli Eretici fu quello punto egregiamente confutati il P. Melchiorre Friderich de confangutmt. C ajfinit. quajl.z.

D'Italia L r b. ii. C a p. v. 467

Per meglio riufcire nella fua intraprcTa ponfi il N. A. a provare , non eflere il computo Civile ido- neo a difcernere le nubili perfone . Per altro con- tro i Canonici , ed il Cardinal Bellarmino foftiene ( p. xxxvi. efegg. ) , efifere flato il computo Canoni- co guaflo, e corrotto da quelle due celebri Regole per efplicarlo da alcuni antichi Maellri inventate ; cioè , che per le linee uguali quoto gradi* quii di- fiat a fiipite , toto dijiant tnter , e per le dilugua- li quoto gradu remotior difiat a fiipite , & a quoli- bet per aliar» linear» defeendentium ab eodem . Me- rita quefto pa(fo della chiara , ed utile DiflTertazio- ne d' edere confiderato

CAPO VI.

Eloquenza Sacra .

I. TL P. Giovambattijla Nogbcra della Compagnia JL di Gesù ha illuftrato per così dire il fuo pri- mo ingreflo al Magillero de' Giovani Gefuiti (lu- ci ianti Rettonca in S. Girolamo di Milano con un libro applaudito , che in pochiffìmo fpazio di tempo ne fono iti via tutti gli (rampati efem- plan.

Della moderna Eloquenza Sacra, e del moder- no ftile profano e Sacro , Ragionamenti di Gio- vambattifta Noghera della Compagnia di Gesù . Milano 1752. 8. pagg. 314.

Dallo Itile in fuori, con che fcritta è quefta ope- retta , lille troppo difuguale , ed ora pretto Tofca- no , ora di Lombarde voci mefcolato , quando fe- rio , e quando feftofetto , anzi burlevole più , che forfè alla materia non fi conveniva (il che tutta- via può condonarfi alla fretta , con che protetta fantamente l'Autore d'averla fcritta), noi non fa-

G g 2 prem-

468 Storia Letteraria

premmo cofa ritrovarvi , ia quale non fofle di commendazione degniflìma . Per gli noftri Predica- rori eranvi a vero dire moltiffimi libri e in Fran- cia , e in Italia divulgati , fu quali format potreb- bono la facra loro eloquenza ; ma v' ha pericol grande , che da' Maeftri Franzefi quello non pigli- no, che folo potrebbe alla più fciolta, e veramente Oratoria Italica eloquenza confarfi , e anzi a certa maniera di comporre s'adattino o troppo fmunta * e concifa , o troppo ingegnofa , e niente popolare ; e per lo contrario è da temere, che dagl' Italiani , conciofiachè da molti pregiudizi o del guafto fecol pattato , o dell'allievo, o d'una ingannevole fpe-* rienza fondata fui plaufo da alcuni Oratori riporta- to, non imparino o un troppo facile , e (nervato, e incolto modo di dire , o certo fuoco pazzo di furiofe declamazioni , di fproporzionate figure , di fmodate immagini . Chi ftudierà l'opera annunzia- ta ( e faprà approfittarfene , da tutti quelli pericoli fi terrà lontano.

II. Il primo Ragionamento riguarda le prediche, e in quefto quelle cofe con faggio magiftero pro- pone , e fminuzza il N. A., le quali poflbno per l'eloquenza regolare la fantafia , l'intelletto, ed il cuore . Ci piace di qui traferi vere un paffo molto giudiziofo , e iftruttivo fopra il P. Segncri . Ne fcuopre primamente l'autore ( p. io6\ ) i difetti , cioè detti, e fatti profani a dovizia, e quel, che peggio è , alcuna allufione a favoleggiamenti fri- ,, voli de' Poeti , amplificazioni , e racconti talora ,, sfoggianti, e pampinosi oltra nnlura , talvolta cfa- ,, gerate foverchio le cofe più dei confini della credibilità, un artifizietto ancora, e un figurare, ,, che un tantino di quando in quando rende odor ?, della fcuola , qualche zimbello di parole, che fi >, richiamano con poca grazia , qualche parola o

for-

D'Italia Li e. ii. Cap. vi. 469

formola , che inchina al giocolare, o al poetico. Ora , fegue egli a dire ( p. 107.)» fi mettano in paraggio gli antidetti vizj con le virtudi , che ,, in alto grado poflìede . E che ? uno» in lin- gua maeftro , di affai fcienze conofcitore , della ii eloquenza Sacra a' Tuoi miferamente caduta non (blamente coltivatore efperto , ma gloriofo reftauratore , in Teologica dottrina verfato, nel- ,, la fcelta del tema folido , nello accertare i con- venevoli penfieri fagace, nelle gradazioni efatto, forte nello incalzare, nell'argomentare fortile , fper- tiflìmo nel trattar la fcrittura , nello efplicar Tuoi fenfi ubere, chiaro, magnifico, vario, figurato , per quelle cofuzze farà riputato un Oratore da poco ? E a lui farà antipolio anche l' Oratorello il più leggiero , perchè vada fregiato di alcune fettucce , e merletti della recente moda ? Dicami non iniquo giudice , quelle non fieno in fac- 3, eia a luminofo aftro rariffìme , o minutiflìme 9i macchie? Aggiungafi, che farebbe lieve fatica a volerle tergere tutte . Avverto , che alcuni fe- guaci del Segneri gli hanno fatto poco onore , perchè felici a pigliar più del cattivo , che del 5, buono, e fi fono fifle in capo alcune arie, e fi- gure , che fempre tornan le fteffe . Avverto di più, che un (ingoiar pregio del Segneri fi è, che ,, non ci ha forfè predica , nella quale le due e tre volte fopra non fi levi con qualche tratto , che tien del fublime, così come ita nel contefto, ,, voglio dir, tratto, che vi forprende, v'innalza , ,, vi rapike: e quefti fono i paffi, a cui non mai fallifce il faccetto , paflì luminofi infieme e po- polari: e colui felice , che n'è fecondo.,, Anche util farà il metter qui innanzi colle parole dell' Autore la differenza , tra il far Franzefe , e Ita- liano. „ Se mi cercate (p.114.), in che cofa il far

Gg 3 Fran-

4?o Storia Letteraria

Franz: fi differenzi dal fare Italiano , dirovvi primo (cofa ftrana a chi fa la vifpezza di quella nazione), che il Franz? è più temperato e gra- ve , che non l' Italico , e dico il buono : quello comunalmente rivolgefi al dolce, e infirmante , quello a) veemente, e figurato. Ciò procede dal naturale affettuofo, e tenero di quella gente, che prendendo cattiva piega , porta a molto male j ma piegato al bene, è il più accomodato alla di- vozion fenfibile , attributo (come il Bellarmino attefta ) tutto proprio de' Franzefi . Ma come quelli alla ftagion prefente , a ciò che moftra « più affai che non per addietro « partecipano al brio Italiano , così forfè agi' Italiani non farebbe nocevole il partecipare alquanto dello infinuante Franzefe . Per grazia almeno non fi ftrafaccia < Gran che ! che non fi fappia dire una cofa, co- me ella è ! fi fente troppo il puzzor della (cuo- ia , e dei precetti . Ma la Dio mercè oggimai fono ridotte le cofe alla difcrezione, e naturalez- za . In fecondo luogo tirano / Franzefi al dot- trinale , riducendo per via, direm quafi, di mac- china le verità a' fuoi principi. Già fopra di ciò fono efprefli , quanto bafta , i miei fentimenti . Aggiungafi , che non fono molti coloro ,' che ab- biano l'ingegno grande, com'è il difegno . Che mi fiate a far mifteri in cole , che noi merita- no? volete fpacciarmi vetri rotti per diamanti di fommo prezzo. Quello è ingannare il proffimo « con cottilo grande apparato dir poi le cofe, che tutti dicono . Terzo difiintivo dei Franzefi è il dono della cfpolizione , o vogliam dire repetizio- ne . Cento volte ti fanno tornare innanzi la me- defima cofa. Quando la cofa di bel nuovo mi fi apprcfeftta in afpetto femprc diverfo , e fempre più vivo e firingente , io mi fento rapire da

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D'Italia Lib, ii. Cap, vi. 47Ì

tanta facondia . Se , tu mi difecchi fino al midollo. Quanto è ai due efordj , io nulla dico ; perchè non hanno avuto feguito pretto gì' Ita- liani y perchè ne fono difviziati i Franzefi fteffi, come ne fa fede il Buffier . E ili verità , a che fervono generalmente cotefti approcci così alla lontana, e fuor del tiro della baie Ir ra? Com' effi fon nati fenza ragione , e fenza efempio , così fono periti. Chi fi appiglia ad imitare alcu- no , noi faccia mai fenza Ja guida della ragio- ne , e rifletta, che un grande efemplare ha me- nato fovente a grandi errori. III. Sopra i Panegirici è il fecondo Ragionamen- to. „ Due mi fi moltra , dice l'Autore ( p. 124. ) , ettere i fini precipui di quelli , ciò fono 1. la glorificazione dei Santi, 11. l'avvantaggio j che quindi ne vuol proccurarè al popolo dei Fe- ,, deli . Sapete chi è , che tai duo fini propone ì Egli é il gran Dottor della Chiefa, e d'ogni elo- ,, quenza Maeftro celebratittìmo S. Giovanni Boc cadoro , il quale nel fermone t. dei Martiri quel- ,, lo , che io ho toccato , con gravi parole dichia* ra , come cofa da non doverfene poter dubitare. Ponete mente, egli è detto che parla :„ None uom , che non fappia , le glorie de' Martiri per divino configlio ettere a quefio fine dai popoli di Dio ce- lebrate, che e ad effi il debito onor fia dato, e a noi col favore di Crifio fi rrioftrino gli efempj dei- fa virtù .... ond' etter da quegli ftimolati a pari fortezza, e fimigliante pietà, e fede > acciocché col divino ajuto poflìamo combattere , e vincere il ni- mico ,' e avuta vittoria , nel celefté regno in un coi Santi medefimi trionfare. Tali fono tradotte nel volgar noflro le parole del S. Padre, parole, che non il privato fuo fentimento, ma l' univer» », lale di tutti contengono * intorno alla maniera

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4~a Storia Letteraria

di celebrare i Santi , ciò , che fpecialmente fi fa mediante i panegirici : e forfè anche a fine di renderne avvifati i fuoi Miniftri , ha voluto la ,, Chiefa regiftrare dette parole in luogo , dove fpefle fiate loro tornaflero fotto l'occhio , per non doverfele dimenticare . Che più } Lo fleffb naturale conofeimento ci ammonilce, di quanto io dico. I panegirici profani non devono a pro- ,, porzione tender anch' efli ai due fini predetti > L' ittinto , che fa amare le lodi , è dato da Dio ,, ad eccitamento , e conforto della virtù, la qua- le, tuttoché belliflìma in fletta, pur è d'ordj- nario fatiche vole , e dolorofa molto. Dietro lagui- 3, da di tale iftinto , preflb a' più culti popoli Car-* 3) taginefi , Jitentefi , Romani s'introdufTero tante fogge di pubbliche laudazioni , a difegno di dar j, con quelle giufto guiderdone alle virtuofe opera- zioni, e invitare, e accendere generalmente alla virtù gli animi , e dai vizio rimoverli . Che ,, ciò parve convenevole di praticare rifpetto ai pro- fani Eroi; quanto più è dover, che fi faccia nel- la celebrazione di quegl' incomparabili Perfonag- gi , che fopra il comune ufo mirabilmente fiori- rono di fopranaturali virtù , e dalla Chiefa fon ,, tolti ad efemplari dell' onefto vivere ! Or i detti due fini deono porgere a noi tutta la norma dei panegirici; fini , guardi l'apparenza, Aerili, e ,, fempiiciflimi; ma nella fua femplicira, eftcrilez- za tali , che, bene fvolgendoli, e penetrandoli , vi metteranno in vifta più affai , che al prefen- te per ventura non apparifee . Io certo mi lu- fingo con quelli alla mano , di potervi moftrarc tutto , quanto è richiedo alia giuftezza e perfe- zione di qualfivoglia panegirico, e lciogliere ogni dubbio , e controverfia importante fu quefta ma- ,, ccria. E quanto promette, tanto attiene.

IV. La

D' Italia Lib. ii. C 4 p. vi. 47$

IV, La Digreflìone, che in quefto Ragionamento fi fa fopra le funerali Orazioni ( p. 183. ) , meri- ta d'eflere interamente trafcritta.

Finitime ai Panegirici , e qqafi una fletta 11 cofa con quelli fono le Orazioni funebri fo- lite recitarfi tra noi; e perciò, quale una perti- » nenza dei medefimi , qui incontanente fo^giungo ,, le avvertenze pochittìme , che mi è avvifo di produrre . La fletta Aeflìflìma debb' efiere la cu- lt ra a fermar la propofìzione , e difcoprire il ca- li rattere j uqo fletto 1' artificio a lumeggiare le 11 prerogative del fuggetto compianto, una (ietta la i) fonte degli ornamenti ad accrefcerne il luflro , e la 1, vaghezza. Flefcier, Bourdalouè , e Bottuet, che H tra i Franzefi fono i migliori , non forfi gli ii ottimi , nelle funebri orazioni fogliono riferir le N cofe alla gloria di Dio, e al frutto dell'anime , quafi del pari che nei panegirici » Un cotal co- 5, (lume non pub al certo riprenderli in Orator Crittiano , almen quando 1' ufanza del paefe il 11 confente . Affinchè però 1' Italia non paventi al 11 grave pericolo di fruttar troppo nei beni fpiri- tuali, e incorruttibili, oflervo, chele orazioni fu- 11 nebri partecipano del Sacro, e del profano : del ,, Sacro, quanto al luogo , dove fi fanno , e alle 11 funzioni e riti , che l' accompagnano , del profa- no, in quanto è quefta una cerimonia civile, in omaggio non già all' eroica virtù Crittiana , ma i, alla temporale grandezza, che è ritornata al fuo nulla Quindi lice diffonderli alquanto più 11 fopra i naturali pregi e umani, nobiltà , paren- tadi, abbondanza di ricchezze , fplendore di ca- richi , altezza d' animo, fagacità d' ingegno ec. 11 Tu ben m'intendi, voglio dire , quando fatte 1, qualità fono veramente nel tuo Eroe; altramente l'uditor feco ne ride, e ti motteggia. Dove ben

M

474 Storia Letteraria

ci fia verità , fi vuol guardare moltiflìmo alia: profeflìone diflìmile dei perfonaggi , che fon lo- dati. Se tu parli di Prelato Ecclefiaftico, o Re- ligiofo, e altro qualfivoglia , il qual dalla prò- feflìon Tua fofìfe impegnato fpecialmente al fervi' gio di Dio, e alla perfezion della vita , io non ti configlieli no, a perderti in cotai cole imper- tinenti , non nel modo , e col riferbo pre- fcritto più fopra nei panegirici , o poco più. Non ogni perfona dalle ftefle cofe riceve luftro , e onore : anzi quel , che contribuifee al pregio delle une , talor ritorna in difonore dell'altre * Che poi tu lodarti un Principe fecolare , un Magiftrato, un Capitano, un chi che lia , dalla profeffìon fua portato alle cofe mondane , tu ti potrai pigliare affai maggior libertà . Che anzi , l'indole del tuo argomento ti da licenza di ufare altresì la erudizione profana , richiamando la me- moria di fatti, e detti d'altri Principi, Magiftra- ti , e Capitani, come vien bene al tuo proponi- mento. Qual ragionevole opposizione ti può egli efTer fatta ? Ciò nulla ottante però quelle brevi e fode rifleflìoni non ti lafciar giammai sfuggire dall'animo: i. di non dar tutto alla vanità mon- dana in tempo, che la medelìma vanità è ita in fumo , e in rovina , e che gli afcoltatori rtefiTi i! veggono , e il fentono , chiariti dalla funeral pompa meffa lor davanti agli occhi . n. Che lei in luogo Santo, a villa degli Altari, davanti ,, a Dio, e ai Divini milteri , che fon celebrati , intorniato dalle immagini dei Santi ; e che per- ciò fei tenuto^ a dire ancor qualche cofa degna di un tanto fpettacolo . Quello in prima deve imprimere a te orrore di mai lodare con vitu- ,, perofa adulazione cofa , che moralmente viziola fia, o in qualunque maniera adduca il vizio , e'

« lo

D' Italia Lib, ii. Cap. vi. 475

,, lo protegga . Però ti guarda da accendere viep- più con mal configliate lodi la fete pur troppo ardente degli onori , e delle ricchezze . Di poi ti rammenta di ridurre le fila al vero perfonal merito, e alla virtù; (poiché a quella finalmen- te, e non ad altro è dovuta la lode.* ) che an- zi non a qualfifia virtù politica ed apparente , ma alla foda e CrifHana . Tal fi conviene lau- ,, dazione nel Santuario , e al cofpetto del Santo de1 Santi , ficchè non apparifca , approvarfi dagli Uomini quel, che fi condanna da Dio . Ma qui j, fon le ambafce. Che dire di bene , il fugget- ,, to talora non ne fomminiftra ì Si debb'egli giu- care d' invenzione a fimilitudine dei Poeti ? Sen- ,, to anch'io beniffimo il pefo di quefta difficoltà. , dover dire gran bene , e non dir bugia . Pur ,, aguzza l'ingegno , e la materia non mancherà . j, Come non e' è uomo da tanto bene , che non j, abbia qualche cofa di male , così non ha uomo da tanto male , che non abbia alcuna cofa di 5, bene . Un fatto , un detto ancora fcappato di bocca alla ventura , ti può dar gran cole, che dire , uomo fei , e V arte non ignori . E allo fcarfo merito fi aggiungano difetti gravi e ,, palefi ? che fare ? Diflìmulargli è la cofa più fa- ,, cile, ma noa è fempre la più ficura per la ripu- tazione tua , e per quella del tuo Eroe . Difen- ,, derli? ma come, '1 vizio è manifefio? Le fot- tigliezze di una infuffifiente difefa equivagliono a poco onorevole confeffion del delitto . Confef- farli dunque ? Scufarli colla drittufa della inten- tione, e coll'error della mente , anziché travia- viamento della volontà? Che vuoi , eh' io dica? Debb'io infegnarti la fagacità , e l'accorgimene to ? Egli mi é mefiier di mandarti prima alla Scuola di quell' uom bizzarro, che infegna l'Ar-

i?

te

47^ Storia Letteraria

te d'aver ingegno . Se ti vien fatto di acquifta- re fotto un tal magistero quell'ingegno, che non 3) hai fortito dalla Natura, allora per affinarlo vie 9, maggiormente a tale uopo io ti proporrò efem- pli di tale avvedimento belliffirai nell' opere di M. Tullio, e nelle menzionate orazioni di Bof- 3, fuet , e di Bourdaloue in lode del Principe di 3, Condè , che ribellato fi era contro il fuo legitti- 5, mo Signore. Ma chi d' ingegno patifee difetto , di grazia non fi cimenti a angufti parli. Non farebbe poi cofa firana , che fi facefler ridicoli 3, infieme il lodato, e il lodatore.

Se tali difagevolezze hanno le Orazioni fune- bri fopra i panegirici , non manca però a quelle }, un compenfo notabili (fimo. E qua! è? i. La no- 9, vita del fuggetto per molto idonea a diletta- re; li, le circostanze minute , che , fendo la 3, cola frefehiflima , di leggieri fi poffon raccoglie- 93 re, e maravigliofamente giovano a illustrare e 3) quella azione, e quella . Gli Scrittori delle Vi- te , che hanno conofeiuto il perfonaggio , del 3, quale fcrivono , e ufato hanno con lui alla di- 3, medica, o almeno viffero nel luogo, e nel tem- , che quegli vide , hanno fopra gli altri tut- 3, ti un vantaggio ineStimabile . Quindi nella vita 3, di S. Carlo fcritta dal celeberrimo Giufiant 3, ci fono alcuni tratti maraviglio!! , come altresì s, nell'Orazion funebre a onor del medefimo San- 3, to recitata dal Chiarirli mo Panigarola . E tu 3, ci porrai mente, vedrai , che quel dolce, che ti 9, rapi (ce, nafee dal maestrevole congiungimento 9, molte minutezze , che aver non le può , 9, non chi convive, e vede, oda tefiimonio ocula- 39 re le piglia . Che dirò poi del patetico , che fpe- cialmente a così fatti argomenti conviene ? Per », poco che abbia di merito il tuo Eroe» qual co-

« fa

D'Itali a Lib. n. Cap. vi. 477

fa non ti offerifce lutto e dolore ? La Città , la famiglia, il parentado , i Clienti , la gente po- j, verella raro farà , che non ti fuggerifcano paflfio- j, nati fenfi , e veementi figure . E qui di bel nuo- 3, vo te le ripeto, perchè fermo il tenghi nella me- » moria, che quando fenti da me nominare il pa- 3, tetico, non s'intende, che tu facci Jo piangolo- fo , come una Prefica prezzolata . E che? non ,, c'è altro affetto , non quella , che Orazio- 3, chiama ( Epod. io. ) non virile emulazione ? Co- i, tali teneritndini già fai dalla fperienza, dove per ordinario vanno a finire, con molta fobrietà, 9, e delicatezza non fon maneggiate . Gli affetti 3, fon varj, e bene Hanno tra loro, e con le altre operazioni tramifehiati ; e qui fi faccia fine.

V. Intorno allo fìile moderno de' Sacri Oratori aggirali il terzo Ragionamento , nel quale parla il P. Noghera in prima degli Autori prefi a imitare, in fecondo luogo della quiddità del moderno fìile , e de' pericoli d' errare in effo ; favella poi del di- verta fìile richiedo a' divertì generi di componi- menti ; indi pafla a più H rette particolarità iopra Io fìile Oratorio; per ultimo tratta dello fìile Ora^ torio Sacro. Ancora qui recherò un eccellente paf- fo del N. A. ( p. 308. ) Di certi Predicatori altri foileciti di raoftrarfi valere in Gramatica * una gragnuola di tedi latini ci riverfano fopra la tetra, fenza pure fpiegarli nella lingua vòlga- re , che , chi non fa di latino , può far conto -, che la predica non Ila per lui : non fofle ,, qualche anima da Dio eletta , che a contrizione fi muova , come quel Forefe già fece , all' udir d'una Orazione degli fìudj . Molto buoni Predi- catori per Monache farebbono quefìi, giacché di latino tanto più ne vogliono , quanto ne inten- 33 dono meno . Altri per altra via fi voglion far

3, nome

478 Storia Letteraria

nome d'eruditi nelle Sacre carte, volli dire, con inferire per entro a' periodi le frafi , e locuzioni della Scrittura trafportate nella volgar lingua , fenza pure accennare, che tolte fieno dalla Scrit- tura : e quante più ne poflon raccogliere , tanto fi apprezzano più , e fono beati . E voi quefto far riprendete? Udite quel, che in ciò riprendo, e quel, che approvo. Appruovo, che dalla Scrit- tura fi piglino parole, frafi , efpreflìoni , che al- la proprietà del noftro idioma non difconvengo- no, e aggiungon forza , o maeftà al nofiro par- lare; ne punto tolgono di chiarezza: quello non pub eflTere , che lodevoliflfimo , e colui feli- ce, che il fa fare . Le dizioni di quella foggia prender fi poiTono con lode da qualfivoglia Au- tore, in qualfivoglia linguaggio abbia egli fcrit- to , a miglior diritto fi potranno prendere dai Libri fanti , ad un Predicatore fingolarmente propofti a prò fuo , e altrui . E di vero chi non fente una energia , e dignità adatta a, ogni genere d'afcoltatori in quelle formole : Le ftagioni fopra te fette volte fi cambieranno , fin- ché tu fappi , che nel regno degli uomini figno- reggia 1' Altiflìmo ( Dan. 4. ). Verrà lóro ad- dotto la tribolazione, e la miferia ( Prov. 1. Commifero abbominazione , e non feppero arrof- firne ( Jer. 6. ). Di formole di tal natura pie- ne fon le fcritture, e non ci vuol più del buon fenfo, a faperne far buona fcelta . Oh quello si che farà un parlare Scritturale da uom di fen- no! Ma vada un per contrario, altre maniere di dire accattando , mal confacenti al nofiro idio- ma; e a lignificare la dilamina, e lo fpurgamen- to della cofcienza , dica fcopare il fuo fpirito ( Pf. lxxvi. ), a lignificare i pravi infegnamen- ti, e peftilenziofe dottrine 9 dica, che fedette in

catte- "

D' I t a l i a L r b. ir. C a p. vi. 479

cattedra di peftilenza ( Pf. i. ) , che fantafie deggion correre per la mente a genfe idiota , nell'afcoltar cofe tali? Voglia Dio, che, neppur fognando effer quelle formule della Scrittura , non vi faccia fopra le beffe . Altro è, quando una efpreffion di Scrittura , comechè a noi stra- vagante, fi propone, fi fpiega , ne dilucida il retto fenfo; altro è, quando cosi di fuga fi get- ta , come una efpreffione foflè del Predicatore medefimo. Quello non fi difdice , quefio da uo- mo faggio non fi può confentire . E perchè niu- no per ventura fi fcandalizzi di quello mi» par- lare , come poco riverente alle parole di Dio ; qui giovami di fare una rifleffione grandemente .utile , anche rifpetto a tutti gli Autori , che fcrifTero in linguaggio diflbmigliante dal noftro . Iddio, quando dettò i libri Santi in lingua E- braica, e Greca , accomodò i fuoi fenfi divini alla proprietà dell'una lingua, e dell'altra . Chi traslatò in latino gli e (fi libri, per riverenza al Dettatore Sovrano non pensò tanto alla proprie- tà dell' idioma latino , quanto con accuratezza fomma diede opera a ritenere non folo i fenti- menti, ma altresì le frafi ììraniere, quale inter- prete fedele , che quanto può il più , parola fo- ftituifee a parola ; a fine che il divino depofito nel fuo intero a noi perveniffe . Quinci per ne- ceffità n'é venuto, che affai luoghi della Scrit- tura fono intralciati ed ofeuri , e altri tengono un linguaggio totalmente alieno dal nolìro Ita- liano. E quefta debb'ella parer cofa firana, a chi poco poco abbia di fentore di lingua eftranea ? Chi farà tante volte vomitar fangue, e fiamme, e fatti, quante fece Virgilio ì Chi il vento euro, ad imitazione d' Orazio , farà andar cavalcando per 1' onde . Siciliane ì e pur la vulgare nofira è

con-

43o Stòria Letteraria

*, congiunta in parentado ftrettiflìmo con la Iati- 3, na . Tant' è: fia il cafo, fia l'educazione, fìa la 3, varietà dei climi , fia 1' alta riputazione di alcu- no Scrittore, che preoccupa le menti altrui , e fa accettare per buono quello ancora , che alla ragione contrafta ; in ogni linguaggio ci ha co- 33 tali dizioni , che 3 trafportate a linguaggio non fuo, diventano ofeure, o tronfie, o ridevoli , o 3, viziofe , come che fia . D' eflfe ben fi può dire ciò, che da affai cotlumanze avvifatamente amino- ni Cornelio Nipote nel fuo preambolo alla Vita degli eccellenti comandanti, accennando alquante 3, cofe, che alle orecchie degl' imperiti mal fuono renderebbono in Roma , mentre che nelle Città della Grecia fi praticavano con lode , non che, 3, fettza biafimo. Così l'Autore.

VI. Fortunatamente dopo belle, e giudizio- Irruzioni abbiamo da fuggerire alcuni libri di Prediche in quelV anno .ftampati } e quali? Le Pre- diche di Monf. Barberini Cappuccino ì Il Quarefima- Je del P. di Coconato Gefuita ì . Sono ancora veramente quelli libri venuti a luce , e aliai lode* Voli cofe vi fono per entro ; ma noi fermi (ìaim di non propor libri in quefta materia , ne' quali all' ingegno, e all'erudizione dell' Oratore non ao coppifi pulito ed elegante Tofcano Itile . Cornine remo dunque dalla bella , e corretcrrTima riftamp per gli Paglìarini fatta in Rema del Quarefimah del P. Segneri Culla magnifica edizion Fiorentine del 1679.

Quarefimale del Padre Paolo Segneri della Com* pagnia di Gesù. Roma 175 a. 4. grande pagg. 505.

Indirizzano gli Stampatori quella rara edizione al P. Giannantonio Timoni della Compagnia di Gè' già Provinciale della Provincia Romana , ed ori Vice-Prepofito della Cafa Profejfa dt Roma , al cui

meri

D'Italia Li è. 11. Cai». Vi. 4&1

merito danno i dovuti encomi . Appre.To direma d'altro Gefuita, che tutt* altra (ìrada feguì dal Se* gneri, ma tragganfene alcune pochiffìrnc affettate maniere di dire , ed una foverchia oftentazion di dottrina, e per lo chiaro, e infieme Tofcano dire, e per non rari tratti di magnifica eloquen2a, e per la fceltezza degli argomenti farà fempre preflTj i diritti conofeitori della Saera Eloquenza in grandrf- fima estimazione.

Prediche

del P. Jatopo Antonio Baffani della Compagnia di Gesà dedicate alla Santità di Nojìro Signore Papa Benedetto XIV. Bologna 1752. 4. pagg. 435.

Il merito di quefta edizione , che è (lata fubito dal Poletti rifatta in Venezia ( tanto è il corfo , che ha l'opera avuto), hallo il Chiariffìmo Signor Abate Domenico Fabbri . fton più di trenta fono , conciofiache X incredibile difficoltà dell' originale non abbia conceduto effa, che fi flampino tutte, e a gran pena pur auefìe, ficcome avverte l'Editore.

VII. Vedemmo nel Supplemento , come il P. Lettor Serra Cappuccino fiali con noi ferocemente incollerito per quello, che detto fu nel tomo III. ( p. 649. ) di certa fua Rettorica contefa col Sig. Abate T ad/ni , e alla lettera, ch'egli divulgò con- tro di noi, facemmo ivi medefimo breve, e mode- rata rifpolta . Veramente aveffimo preveduto, che il Sig. Abate Tadini avelTe egli iteflfo voluto difenderci, avremmo rifparmiata la noftra rifpofla * Ma al fatto non v' ha rimedio . Dobbiamo bensì ringraziare il dotto Sig. Abate Tadini per l'amore- vol difefa, ch'egli ha di noi fatta nel feguente libro non già, come è flato poi detto, alla macchia ftam-

Ipato, ma in Firenze con tutteje debite approvazioni. H h **.

4S2 Storia Letteraria RifleJJioni Critiche

Sopra varie Scritture del Padre Lettore Gian frigio* lo Serra fìampate contro del Sig. Dottore Francefco Tadtni Cefenate efpofle al pubblico dal Sig, D. M, <d- 8. pagg. 35.

Noi da quefte RifleflTioni impariamo , che nella relazione da noi data di quefta poco importante controvcrfia abbiamo prefi due erroruzzi \ X uno , cHe la prima Satirica fcritrura contro il Tadmi comporta fofle coli' ajuro del P. Serra, l'altro, che il Tadini facefle in Faenza lampare la Tua prima rifpolìa , quando in realtà fecerla ivi venire a luce i nimici di lui. Veramente (ulle informazioni a noi venute da perfone di conto avevamo così fcritto ; ma go- diamo d' avere un occafione di dare al pubblico , ritrattandoci in quelle bazzecole di fatto, una ficu- ra morirà della noiira docilità e del noftro impegno per la fola verità , e della (incera difpofizione, in che fiamo di confettare anche più gravi errori, che ne sfoggiflero. Nel re/lo V Autore giuftifica e , e la Relazione noftra per fatto modo , che del comune Avverfario pienamente trionfa . Piaccia a S. Luigi Gonzaga , per lo cui panegirico s'è acce- fo un gran fuoco, che quello fi fpenga, affinchè non ne (capiti di vantaggio la carità. Ma il Santo non pare, che voglia farci la grazia almen pre- do, perciocché a quefte Fifìejjioni ha il P. Serra oppolle due lettere, e non così corte. Non abbia- mo per ora tempo da perdere in darne relazione . Ne diremo qualche cofa nel feguente tomo , e colle Rtflejjìoni del Tadini paragoneremole e nella dottrina ( primo punto J, e n la Crilìiana modera* zione tenuta ( fecondo punto ).

CA-

D' Italia Lib. zi. Ca p. vii. 485

CAPO VII.

Libri Ecclefiaftiche. Antichità.

I. "VTOn dovrebbevi efler clafle di (lampare ope- | JlN. re , la quale ad un Cristiano più gradita fofle, che quella de' libri, che i riti, le cirimonie, le cottumanze de' Santi maggiori noftri mettendoci innanzi agli occhj;, fcntimenti di foda pietà ne de- ftan nell'animo, e di facro diletto . Il che ve- ro è di que'dotti volumi, che qualunque parte del- ia Criftiana antichità ci (piegano per acconcio mo- do , quanto più dovremo così fentenziare de' li- bri , ne' quali appunto la maniera di vivere, che i primi fedeli guardarono , ci venga deferitta , e lo ftudio delle più rare virtudi , le fante efercitazioni loro , e la condotta tutta quanta troviamo rappre- fentata. Ecco dunque quanto al Chiarifs. P. Marna- chi dobbiamo . Perciocché egli dopo il Paganini , il Frontone , il Cave, il Fleury , ed altri, ma più diffufamente, che non han quefti fatto, ha nel ter- zo Tomo delle fue Orìgini , e antichità Cri/itane prefo a trattare colla fu a nota erudizione bello, e piacevole argomento,

Fr. Thows Mariti Mamachii Ora. Frxàic Theolo- Cafanaten/ts Originurn , & Antiauitatum Cbriflia* narum libri XX. Tomus tertius . Rom# 175 1. 4. pagg. $66. fenza la prefazione.

Non fia dunque, chi maravigli, o di noi dolga- fi , che in deliziofo giardino più lungamente , che noftro coftume fia , lafciamo fpaziare la pen- na; ma anzi e a noi fappia grado , che vaghiflìmi fiori gli andrem così prefentando, e molto più all' autore , il quale tanti , e di tanto pregio ne ha fa- puto con ingegnofo modo raccorre . In tre parti

Hh 2 di-

484 Storia Letteraria

divifo è quello volume fecondo i tre riguardi , che la vita de' Criftiani aver può, a Dio, a lor mede- firai , a' loro profiìmi . Nel primo afpetto, che Dio ha per termine fuo precipuo , tre cofe principal- mente in altrettanti capi confiderà il N.A., lo Au- dio, cioè, e l'impegno grande degli antichi Criftia- ni per la Religion fanta, che profetavano, la fpe- ranza in Dio, e la ferventiflìma carità . Seguiamo l' Autore .

II. Lafciamo agli Afcetici i due primi paragrafi del capo primo, ne' quali con acconce teftimonian- ze dimoftrafi , la virtù degli antichi fedeli avere per fondamento avute quefte due maflìme (p. 7. ) , che Dio era in ogni luogo prefente per l'immenfi- fua, e che quello Dio era d'infinito potere ( p. li. ) , e di fapienza fomma fornito , e innoltre di grandinimi eternali premj a' fervi fuoi promettito- re , ficcome a malvagi autore di fempiterno pena- ce fuoco , e d' altri (upplizj tremendi . Fermiamci noi alcun poco fui terzo paragrafo , nel quale le maniere, e i (imboli eruditamente fi efpongono dal N. A., con che ufi erano i Criftiani di efprimere la dottrina della lor Religione , affinchè non mai ne venirle a mancar la memoria, ed eglino a pra- ticar le virtù averterò forte continuo incitamento . Perciocché primieramente i dogmi della fede no- lira (colpi vanii con lettere da' Fedeli ne' marmi. La Divinità del Sig. Noftro , e la fua grandezza tro- vafi in più lapide efprefla, come in quella del Mu* feo Verone f e ( p. CLXXVZII.).

DEO

D'Ita i,i a Lib. ii. Cap. vii. 485 DEO MAG NO ET ETERN O ce. ( 1 )

Per F unità di Dio qual più chiaro monumento vogliali di quella Ifcrizione (p. 18. ).

DEO SANC. VNI

Le tre Divine Perfone fono diftintamente nomina- te in lapida predo Y Aringhi (T. I. p.410. ) (2) . XPO

r

(1) Il Maffei legge con alcuna differenza Deo Magno eterno .

(2) QVINTILIANVS HOMO DEI

CONFIRMANS TRINITATE ec.

Quefta Ifcrizione , che riportata è dal Fabretti (p. 736. ) oltre lo fpiegare la Trinità delle Perfone , da me tanto più volentieri addotta è , quanto ci fa vedere certamente quefto nome u fato l'anno 403., al quale credo indubitatamente appartenere P Ifcri- zione. Perciocché v'è notato il Confolato Theodofio Aug. ec. E' manifeflo, che quefto è il primo Con- folato d'uno de' due Teodofi \ altrimenti aggiugne- ■febbefi la nota II. ec. , il fecondo foffe ec. Ma il primo Confolato di Teodo fio Seniore fu con Graziano , e Graziano è antiporto nella lapide al nome di Teodo- fio , dove qui al mancante Collega fi prepone Teodofio . Non par dunque, che il Teodofio qui nominato al- tro efTer polla , che Teodofio ] untore , il quale con Rumoriào fu Confole l'anno 402. Perchè la lapida andrà fupplita; Theodofio Aug. & Rumorido Cofs.

Hh 3

486 Storia Letteraria

XPO SANCTO , CHRISTO DEO SVO (3) 0E« KTPEIw XPEICT© , Deo Domino Cbriflo , (p. 21., e 2}.) O 0EOC O KÀ0H MENOC IC OEZIA TOVnATPOC Deus qui fedes ad dexte- ram Patris, IN DOMINO ZESV hanno antiche Ifcrizioni ad ifpiegare la Divinità del Verbo , e di Crifto Signor Noftro . Per Ja Divinità dello Spiri- to Santo reca il N.A. quella celebre Ifcrizione.

HI SPIRITO SAN. MARCI ANETI ec. (4)

Memoria s' ha pur nelle lapide ( p. 23. ) della pa- ce , e comunione Ecclefiaftica ; così in quefta

CONSTANTI IN PACE CESQVE (5)

L'irn-

(3) Così anche la lapida del citato Mufeo Vero- nefe p. clxxix. DEO CRISTO. In altra Ifcrizio- ne pretto il Fleetvvod, p. 403. in Deo Patte noJìrot & Cbnjìo ejus.

(4) Dubiterei , che pofTa da quefte parole trarfi nulla per lo Spirito Santo , non con lungo difeorfo . Lo Sptrif Santo qui nominato non è la terza Perfona dell' Auguftiflìma Triade , ma l'ani- ma di Marcianete. Veggafi il P. Lupi (p. 165.).

( 5 ) Siccome il N.A. (p. 24. ) laggiamente av- verte , che quefta formola in pace affai volte fi ri- ferire alla fempirerna pace , e felicita de'Santi (il Chiarifs. Malocchi nella feconda lettera a Monlìg. "Giorgi full'Ifcrizione ò'Ilaro (p.47.) pare inclinato a credere, che generalmente pax in tnfcritionibus notet Ecdeftafitcam communionem ; ma ivi medefimo altre

co-

D'Italia Lib. il. Cap. vii. 487

L' immortai vita è fimilmente (p. 25.) negli iati- chi Criftiani Epitafi commemorata.

DIOSCORE VIBE IN ETERNO (<5)

Àncora 1' efficacità delle preghiere de' Santi trovafi mentovata*

ATTICE SPIRITVS TVVS

IN BONV ORA PRO PAREN

TIBVS TVIS (7)

La

' »■ «

cofe leggonfi , che non faprei ammettere) , così avrei per l' altra lignificazione della pace Ecclefia- ftica recato con uri efempio meno equivoco, come farebbe quefto preffo il citato Fabretti ( p. 757. n. «28.) DEPOSITVS HERILÀ COMES IN PA- CE FIDEt CATHOLÌCiE.

(6) In queflo propofito rriaravigliofa è l' Ifcri- zione di certo architetto Gaudenzio riferita dall' Aringo ) dal Reinefio^ e dal Flcctvvood (p. 351.3. )<s

Sic proemia fervas Vefpafiane dire Civitas ubi glorie tue autori Premiatus es morte. Gaudenti letare Promifit irte. Dat Xnftus omnia tibi Qui alium paravit theatrum in celo .

Aggiungano* altre Ifcrizioni prefTo il Fabretti pag. 323. n. 440. , e 442. , e p. 736. n. 46Ó. , e p. 740. n. 500.

(7) Similmente preffo il Maffei nel Mufeo Ve ronefe (p. cclxiv. 13.) .

Hh 4 PE-

488 Storia Letteraria

la Speranza della Rifurrezione fi ha in (ingoiar la- pida (p.2<5. ), comechè non così antica (8) ripor- tata dal Muratori (T. iv. p. 18.41.)'

Qre-

PETE PRO PARENTES TVOS MATRONATA MATRONA QVE VIXIT AN. I. DI. LI!

Ancora in altra lapida riportata dal Fabretti (p. 738.)

SABBATI DVLCIS

ANIMA PETE ET RO

GA PRO FRATRES ET

SODALES TVOS

( 8 ) Il Fleetvvood, il quale prima del Muratori l'ha inferita (p. 520. ) nella Tua collezione , la re- puta dell'ottavo fecolo . Più antica , e più impor- tante è P Ifcrizione in altro propofito da noi tra- forila nel primo libro , dove del terzo tomo del Pratilli.

HIC REQVIESCIT IN SOPNO PACIS AGELPERGA ANCILLA CHRISTI QVE VIXIT ANNO PL. M. XVIII.

Credo Deum Patrem , credo Dm Filium , credo Dm Spiriti* Santtu , credo » nobiffimo die refur- gam .

In

D'Italia Lib. ii. Cap. vii. 489

Credo quia Redemptor meus bibit , & in noviffx- nto die de terra fufcitabit me , & in carne mea vi' debo Dominum meum . Ego Bafilius ec.

L'altra maniera d' cfprimere i Dogmi della Fede era ( p. 27. efegg. ) con certi (imboli rapprefentar- ìi . Tali furono le immagini d' Adamo , ed Eva , di Noè (9), ti Abramo ) e d' Ifacco , e d'altri anti- chi Patriarchi, e Profeti , dell' Arca , del candela* èro ec. Il N. A. brevemente tocca quelli rari firn- boli, e accenna gli Scrittori, i quali ne hanno più lungamente trattato . Più diffuiamente ragiona il N. A. ( p. 46. ) de' (imboli tratti dal nuovo Tefta- mento, delle Immagini di Cri/io infegnate fui mon- te, dal qual monte fcaturifcono quattro fiumi, del- la Croce ( io ), del Monogramma (11) delle figure

del

In altra più vetufta Ifcrizione predo il Gruferò ( 1050. 3. ) leggefi hìc in fpe Rcfurre&ionis quie- scenti. Vero è, che il Cafaubono non la crede Cri- stiana \ ma rifiutato è quefto critico dal dottiflì- mo P. Cor/ini (Difs. i- p. 15.) dopo le nota Grx- cor unti .

( 9 ) In un antico baffo rilievo , che ferve di lilla al fepolcro de' SS. Martiri Fiorenzo , e Compagni nella Cattedrale d' OJìmo fi vede ap- punto Noè , come in altri farcofagi dal N. A. accennati j poco appreflb Giona , che efce della balena.

(io) Abbia tra tanti Autori citati dal P. Ma- machi luogo il Propofta Gori nel dotto Comenta- rio de Mitrato Capite Jefu Cbrijìi Cruci fixi ( cap. vii. ).

(11J Veggafi ancora il citato Comentario del Gori (cip. vi. e vii.) .

490 Storia Letterarìa

del buon Paflore (12), e dell' agnello (13) » e. quanti altri fimboli Y Aringhi s il Buonarroti , il Lu- pi ec. fpezialmente nelle Criftiane lapide hanno offervati . Noi non diremo , che tutta quella pro- fufione di raccolta erudizione neceffaria foffe all' intendimento dell'Autore* ma oltre che gli fa ono- re la notizia , che egli moftra d' affai cofe per al- tro ne' detti libri ovvie tutte * e più. maeflrevol- mente trattate, riman per effe il libro e più orna- to, e più acconcio a folleticare il genio de' curiofi per la varietà delle materie j e pure per quella de' rami « IH. Ma

(12) Vcdefi quella fteffa figura del buon Paflore jn due farcofagi , uno nella Chiefa di S. Zeno di Pifa , P altro nella Cattedrale d' Ofimo . Il citato Gori parla di tali figure (cap. v. n. 6. ).

< 13 ) Confrontifi quanto dice il Gori ( cap. v. n. 7.) , e il P. Ve/ir ini nella Dtffertazìone [opra V ufo Sacro i e Profano degli Agnelli nel Tomo VI. de' fagoj dell' Accademia Etrufca ( p. 147. e fegg. ) . Of- fervercmo (olo con quello erudito Padre , che nel Canone 82. del Concilio Trullano , o Quinifejlo te- nuto verfo la fine del fecol fettimo fu condannato 1* ufo di dipingere Crifto in figura d' Agnello , ma' cotal Cànone con altri di quello illegittimo Conci- lio fu riprovato , e nel feguente fecolo il Niceno II. generale Concilio (labili , che lecito era qucll' antichi/lìmo ufo ; tutfavolta perchè alcuni calun- niavano , che s'adoraffe da noi il folo (imbolo , e non il figurato , prdciitto fu dallo (leffo Concilio, che a chiuder la bocca a cesi farti calunniatori in- ficine Coli' agnello fi dipingtffe la figura d' Uomo , la quale era di Criflo immagine più verace . Ma celiato il pericolo di tali querele fi ritornò dopo il

do-

D'Italia Li b. ti. Gap. vii. 491

III. Ma aHa Religione de'Criftiani molto oppor- tunamente riduce l'Autore i.(p. 105.) il riferir , che facevano ogni lor cofa al fovrano Signore, e alla gloria fua. 2. (p. io<5. ) lo (ìudio dell'Orazione . 3. Ja riverenza fomma inverfo Dio, per la quale rado era (p. 114. ), che a giuramento venifTero, e che giu- rando alcun falfo Dio nominaffero ( 14). 4. (p. 119. ) la guardia di non prestare agli Angeli , a' Martiri , e a' Santi Uomini divino culto, e di non fabbrica- re immàgini , e fimolacri di falfe Divinità . Molto più proccuravano di tenerli lontani da cofa , la quale ombra fola avefle di fuperftizione. Quinci a,* templi degli Eretici (p. 124) non andavano ne tam- poco per fola curiofirà di vederne l'edificio ; non mai non trafcinati a forza (p. 126. ) aflìfteva- no a' facrifizj de' Gentili , e non che confultafTero gli oracoli (p. 128. ), i maghi (15), e fomiglianti

r____ fev

dodicennio fecolo al primo ufo di dipingere il folo agnello *

(14) Giovanni Seldeno nelle note a' marmi d'Ox*- ford ha una piccola Diflertazione de jure furando Veterum per gentium ^ & Fortunam Virorum Primi" pum . Lo Zornio Y ha riftampata , ed illustrata nel- la Biblioteca jQntiquario-Efegetica (p. 811. e fegg. )

(15) Chi nega, dopo la venuta di Criftocflervi Magia , non nega darfi perverfi * e infiememente fciocchi Uomini , i quali allo Audio intendano di cotal vana fcienza . Verché o la Magia abbia an- cora dopo l'avvenimento di Criflo fua forza, o noti l'abbia, potevano ne' primi tempi del Criftianefimo eflervi maghi , da* quali guardalterfi que' buoni Fe- deli . Ma il P. Mamachi non ha Voluto da cotal quiftione prefcindere. Troppo l'animo gli efultava, che occajjone gli fi prefentafie d'attaccare una Zuf- fa

492 Storia Letteraria

fuperftiofi Uomini, ne sfuggivano ogni commercio, ed incontro. Agi' Imperadori niun onore non tribu- tavano ( p. 135. ) , il quale puramente civile non fofle (io). Da' conviti de' Gentili tenevanfi lungi;

quan- ta con un Veterano, e gloriofo combattitore, quàl è il Sig. Marckefe Maffei . Entra dunque il N. A. in campo con quello inOgne letterato, l'urta, fi lufinga d'abbatterlo, e certo d'atterrirlo non già con magici giuochi , de' quali fa egli riderli , ma con gittargli in faccia ( p. 129. ) unrifoluto baud feto , an communi veterum Patrum de praflìgiatori- bus , maleficifquc fententia negletta ullum fuperfit dogma ex traditione profeólum , quod negligi PARI te- meritate , audaciaque non pojjit . A Dio non piaccia , che ciò fia vero . Quale per avere rea fentenza difefa farebbe il rammarico, quale l'orrore d'un let- terato, il quale ne'fuoi varj, e diffìcili ftud; niente più ebbe a cuore , che di foftenere i Cattolici Dog- mi , e nimicizie perciò contraffe animofo ancora con fuo temporale (vantaggio?

(16) Tra quefti civili onori noverano alcuni CriUiani , in coronare d'alloro le porte , e accen- dervi lucerne ad onore degl' Imperadori nelle con- giunture di pubblica letizia. Il N. A. nulla ci dice di quell'ufo, contro cui in più luoghi , e ma(fima~ mente nel libro dell' Idolatria rifcaldafi il Severo ] Tertulliano (e. x.). Se egli ben s' apponeffe in cre- dere si fatto coftumc idolatrico , può farfi quiftione. Il Baronia (an.201) s'unifee a Tertulliano, e d'ido- latria condanna quell'ufo . Paganino Gaudenzi ( de Vita Chrift. ciò. n. e 12.) porta alcune non ifpre- gevoli ragioni, per le quali appare probabile di niu- na Idolatrica fuperftizione contaminata, e puramen- te civile e (fere (tata cotal cotlumania.

D' Itali a Lib. il. Cap. vii. 493

quanto più dagli fpettacoli degli Anfiteatri (p.137.)» i quali e di fuperftizione erano pieni, e per la cru- deltà de' rapprefentati giuochi ( p. 138. ) alieni dalle leggi Criftiane. De' Teatri eran umilmente nimici , e non (blamente de' fuperftiziofi , e degl'impuri (p.143 ) , ma di qualunque altro, dove d'uomini e di donne fofle concorfo , ut mimos , qui amorem fìngerent , recitante* audir ent^ afone hoc patio levar ent a conti' venti labore aliquanto animum , tametfi (notifi) ni- hil ìis turpe , nihil obfccenum , nibil fuperflitiofum contineretur (17). Penfate poi (p. 152. ), aftene- vanfi que' buoni Criftianì da ogni maniera di bal- lo. Ma non meglio comparifee l'amore, che i pri- mi fedeli aveano per la Religione , quanto nella loro condotta in tempi delle perfecuzioni de' Genti- li . Perciocché allora per non fìdarfi foverchiamente delle loro forze, colla fuga fottraevanfi (p. 155.) al- la crudeltà de' perfeguitatori (18) , ora in diferti

luo-

C 17) Vi vogliono buone prove di così limitato affunto . L'Autore fi ftudia di darle , ma in ogni cafo egli ha ancora qui la bella forte d' impugnare il Sig. Marche/e Maffei . Così il P. Mamacbi , e nella dottrina , e nella mifchia con queflo grand* Uomo è flato percurfore di quel famofo libro de fpeftaculis , del quale parleremo in altro volume.

(18) Grandiflìma quiftione fu tra' Cattolici , e i Montani/li , lecito foffe fuggire in tempo della perfecuzione. Quefta controversa era all'iftituto del N. A. più acconcia, che quella dellaM*g/V* . Tut- tavolta egli fi è contentato di folo allegare ( p.i 53. e fegg. ) alcuni pochi tefti , ed efempli , che pro- vano lecita cotal fuga . Tertulliano già Montanifla un intiero libro contro quefta ortodofla fentenza compofe de fuga in perfecutione . Sottili fono le fue

ra-

494 Stori a Letteraria

luoghi ritirandoli , ove tra mille difagi menavano ftentatiflìma vita, ed ora nelle catacombe delle Cit- ta , quali oltre le Romane n'ebbe al riferire del Boldetti e Terni , e Spoleto , e Chiufi , e Lucca , e Padova , e Brefcia , e l' Aquila , e Napoli , e Nola (19), e Pozzuolo , e Milano, e Firenze (20J, e la Pale/lina ec Ridicola è 1' qbbiezion del Burneto (p. 158. ) , che non potevano in fatti luoghi af- conderfi i Criftiani, perciocché farebbono morti per lo malvagio odore , che rendevano i Seppelliti ca- daveri. E certo oltre che ( p. 163.) le fotterranee vie de' cimiteri, nelle quali fofler cadaveri, cofturae era di riempire di rena, erano i cimiteri, almeno in Roma , cotanto vafti , e di tanta dirtela , e tan- ti di numero , e di (ito diverta , che potevano i Criftiani in una da quelle , ove fotterravanfi i ca- daveri , molto lontana parte fare foggiorno . Ma

quan-

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ragioni ; il Pamelio le ha confutate nelle note a quel libro . Vegganfi ancora i Paradojji di Tenui' liano , che lo fteiìo Pamelio premette all' edizione di quello fcrirtore (n.20.)- I' Renano nelle annota- zioni a quello fteflo libro di Tertulliano ( p. 445. edit. Paris. 1580.) efamina molto diligentemente le cagioni, per le quali lecito è di fuggire nella per- fecuzione . Qui appartiene la faggia , ed tlegante difefa , che fa il P. Nicolai nelle Memorie Storiche di $. Biagio (p. 19. ,e fegg ) del ritiro del Santo Vefco- vo da Sebafle nella perf.cuzion di Licinio,

( 19 ) Del Cim.terio Nohno ha con grand' erudi- zione trattato il P. Remondini Somafco nel primo tomo della Nolana Ecclefiaflica Storia ( lib. 2 ).

(20) Oltre il Fo^mi citato dal N. A. non fi laici fu! cimircrio Fiorentino il Goti nel 3. Totflp delle If evizioni della Tofcana,

D' I T AL I A L I B. 1 1. C A P. VII. 493

quando avveniva, che malgrado la cauta fuga , e Je pofte diligenze prefi fodero i Crifliani, qual era mai , e quanto grande , e quanto divina la loro coftanza. Il P. Mamachi qui prende occafione d'ef- porci lungamente dopa il Gallonio , e '1 Sagitta- rio le varie maniere di tormenti , che per fa fe- de fortennero tanti generofi Martiri . Egli nella Prefazione protetta , che non ha faputo trovare a quella DifTertazione altro più opportuno luogo . Ma querta qualunque fiafi deformità , che poterle all'opera venire dal non ertere afFatro polla al fuo luogo (21) tale Diflertazione , preffo gran parte de' lettori farà battevolmente compenfata dalle tavo- le, che a rapprefentare ancora agli occhi l'atrocità di tanti tormenti troveranno qui aggiunte , dalle originali tavole del Gallonio, Noi ne ridiremo due, o tre cofe. Che cofa forte il penofo (frumento la- tinamente detto FidicuU fi difputa dagli eruditi . Lorenzo Valla fu di parere , efiere quefto flato una macchina di due legni obliquamente mefiì comporta (22). Il Baronio per lo contrario, e il Gallonio , a' quali Monf. Battati fottoferive nella Prefazione

al

(21^ Forfè però il luogo più acconcio fenza mol- to ftudio , anzi folo propio era nel primo tomo 5 dove delle Perfecuzioni de' Crifliani fece l'Autore ragionamento.

( 22 ) A intendere compiutamente la fentenza del Valla non deefi tralafciare, ch'egli a tal macchina ;redè derivato il nome di fidicuU o dalla Confef- ìone , che da' tormentati traevafi per forza , o da :erte funicelle di nervo, con che i pazienti erano fretti alla macchina; nel che egli s'accorta alla entenza del Sigonio , della quale ora diremo .

496 Storia Letteraria

al fecondo tomo della Roma fotterranea ( 23 ), Vo* gliono, che fidtcuU foflero lo fieiìo tormento, che ungula trovali ancora detto. Il N. A. ben s' avvifa (p. 189) a feguire la fentenza del Sigonio (24), il quale foftenne, che le corde di nervo , onde i rei legavanfi all'eculeo, fi chiamaflero fidicuU . Certa cofa è , che in quello (olo fenfo , e non mai per imputa hanno quella parola prefa e Svetonio nella viTa di Tiberio, e Valerio MaJJimo (!. 3.C.3.) (25). La più forte obbiezione , che poffa fard a quella fentenza , è un pafTo di Prudenzio nell' Inno di S. Romano Martire. Comanda Afclepiade

Vertat iEium carnifex in os loquentis , inque maxillas manum fulcosque auttos {26), O" fidiculas trànsferat .

Ma il P. Mamachi domanda , cur bis vinculis confiringi maxi , indeque ungulis lànìar't non potc-

rant

(23) E il dotto Gefuita La Cerda nel libro Ad- verfariorum Sacrorum cap. LXXI. n. 9.

(24) La fentenza del Sigonio è feguita dal Li' pfto , dal Turnebio, dal V.Halloix nelle note al ca- po v. della Vita di S. Ireneo , e ultimamente an- cora da Monf. Stefano Evodio Affeman negli Atti" de' Martiri Occidentali (p. 122.)

(25) Anzi ancora l'Autore delle declamazioni a Quintiliano attribuite . Il confettano gli (l'elfi con- trari Scrittori, come il Gallonio , e la Cerda . Per- chè dunque negli Atti de' Martiri vorrem noi dire , che fiali quello nome ufato in altro fenfo ? tanto più che Eufebio Cifarienfe unifee in freme fidiculas , & unpulas come due divertì tormenti .

( 26) Leggi fi acutos

D'Italia Lib. ti. C a p. vii. 497

tant(2y)P Dello Scafifmo parlando l'Autore (p.183. ) niente feofta dal Gallonio (28J . Non Tempre a

mor-

■il,, " '

(27J II N. A. è troppo ftringato in quello pun- to, ne fa fentire, dove Aia la difficoltà . La diffi- coltà è quella , che dopo 1' ordine dato da Afe le- piade ne' predetti verfi, foggiugne Prudenzio

Implet jubentis ditta liclor ìmprobus , Cbaraxat ambas , ungults fcribentibus, GenaSj cruenta & fecat faciem rotis .

Perchè l'èfecuzione rifponda al fatto comandamen- to, par neceflana cofa, che le fidicule d' Afclepia- de fieno l' ungula del Littore. E varie rifpofte han- no dato a queito paffo gli Autori . Monf. Affe- man rifponde , che da un Poeta non conviene a rigore efigere una perfetta proporzione tra gli or- dini del Prefidente, e l'operare del Carnefice . Que- lla rifpofta ne vera la reputo , ne neceflaria. An- che quella del P. Halloix dal dotto Affeman riferi- ta pafmi un futterfugio, di chi non vorrebbe efìTer convinto , e non fa come ufeire d' impaccio . Il P. Mdmachi dopo il Pitifco , ed altri la mi- glior rilpoita . Noi in modo anco più chiaro la proporremo . Littore implet primieramente ju- bentis ditta, trafportando al volto del Martire fi- diculas . Qui finifee l'èfecuzione del dato ordine ; ma poi il Carnefice patta più oltre } Legate da quelle cordicelle , e Itrette le guance rigonfiano . Allora il Carnefice v' applica le Ungule , e crudel- mente le ftraZia.

(28) Ma il P. La Cerda ( Adverf. Sacr. e. 128. w.42.) non a Scapbis, come l'Autore, ma si bene a Scapbto , quod i/i vas jìerecrarium crede derivato

li tal

498 Storia Letteraria

inorte dannati erano iCriftiani, ma tal fiata (p.240.) erano condannati a' metalli dopo mille ignominiofi ftrapazzi (29). Ancora rifplende lo Audio de' Cri-

fìiant

tal nome ; inclufi enim in pelle aliqua , aut Ugno » ubi corpus egereretur^ vermtbus ex putredine exortis , infeliciter conjumabantur. Se non fi fpiega lo Scafi- fmo in quefta forma , non troviamo Martire , che fìa a quefto tormento (lato foggetto. Bensì nel mo- do , con che lo fpiega il P. La Cerda , abbiamo il .Martire S. Crifanto tormentato . Veggafi Valerio MaJJìmo (1-9. e. 2.). Di fimil maniera fu il tor- mento da Cajo Caligola inventato, quo mi/eros bo- mines , al dire di Svetonio , pei brevi cavea coercebat , ubi fuarum egefìionum putredine confumerentur . Po- trebbe eflere tuttavia, che da' Per/ìani , a' quali in ufo fu quefta crudel maniera d'affliggere i rei , a' Romani venuta fofle , e che dove quelli fervivanfi delle Scafe, quefti allo fteffo intendimento valefTerfi dello Scafio .

( 29 ) Di quefti ignominiofi ftrapazzi il N. A. ne novera due , cioè Y indebolimento delle giunture de' piedi con affuocate laftre di ferro , e '1 trar lo- ro di fronte gli occhi . Per altro afTai più furono , e più n' efpope il Gallonio . Tra quefti ontofi ludi- bri non fu il minore , ne il meno difonorato il radere, che facevan loro per meta i capelli , onde S. Cipriano ( ep.77. ) : femitonfi capitis borre feit capillos . Era quclto un fegnale d'Uomo fceleratiflìmo, ed infa- me ; quinci Tullio (Orat. prò Rofcio Contado): non ne ipfum' caput , & Jupercilia illa penitus abr a fa ole- re malitiam ? Aggiungafi , che Cajo Imperadore , come narra Svetonio , per ludibrio ordinb , che fofTero in tal guifa rafi alcuni giovanetti . Da Ta- cito fimilmentc fappiamo , che coftumc fu de' Ro- mani

D'Italia Lib. ii. Cap. vii. 499

(liani per la Ior Religione nella coftanza , con che rigettavano (p. 244.) le larghe promette di dignità, e di ricchezze , nell'orrore , con che (p. 246. ) ri- guardavano gli Eretici , e la loro convenzione , nel dolore , che fperimentavan ( p. 249. ) grandittì- mo, ove alcuno de'noftri per l'umana fragilità ca« dette in idolatria, o in qualche erefia ( p. 253.) , e nello zelo, con che procuravano la converiione degl'infedeli, e degli Eretici.

IV. Pattiamo alle virtù della fperanza , e della carità . Di quefte due virtù brevemente difeorre il N. A. E quanto ferma fotte la fperanza de' primi fedeli , e la loro condotta il dimoitra ( p. 255. ) , maflìmamente in mezzo alle perfecuzioni , e lo provano le derifioni , che fappiamo (p.257.) per tal mo- tivo aver loro fatte i Gentili . Ne è ancora una prova il nome di Cimiterj , che diedero i Fedeli ( p. $58. ) a' luoghi, ove feppellivanfi i lor cadave- ri , nome * che fignifica Dormitorio ; per la qual ragione pure fono così frequenti nelle Crifliane la- pide ( p. 259. ) quelle forinole Dormit , quiefeit in pace , in fomno pacis . Simbolo di quefta fperanza era l'ancora ( p. 261.) , che fovente a' loro epitafi. faceano fcolpire , per altra maggior cagione a' novelli Criftiani davano i nomi di Sperato, e di Spe- ranza, fé non fé, perchè loro fervitter quefti di ri- cordazione delle Sempiterne future cofe ( p. 264.) . Ma della carità , onde accefì eran forte di Dio 1 primi Criftiani , dopo avere il N. A. molte prove

accen-

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mani radere i fervi, e alla condizione di Servi ap- punto eran ridotti {Galton, p.241. e. |.§. 9. ) quegf infelici , che a' metalli fi condannavano. Ma veg- gafi il dotto Giovanni Morino nella quindicefima efercitazione de Tonfura Clericali .

li 2

5©o Stori a Lett erari a

accennate , fermato* ad efporre , ed ornare i Tempre ammirabili efempli , che ce ne diede il Santo Ve- scovo, e Martire Ignazio.

V. La feconda parte del libro , ficcome detto è , riguarda i coftumi de' Criftiani rifpetto a lor me- defimi . Quindi parrà forfè ilrano di vedere in que- fto luogo trattarfi dal N. A. non folo delle ma- niere , onde all' efercizio delle virtù fi difpone- vano , e della umiltà degli antichi Criftiani ( p. 272. ) , ma ancora delia cura, con che cercavano d'iftruire coloro, che alla Religion nolìra ventilerò, e della loro liberalità (p. 280. ); le quali due cofe piuttofìo alla terza parte appartenevano . Ma Jafciam ciò . Nel capo quarto , che della liberalità de' primitivi fedeli è intitolato, più cofe s' efaminano dal N.A., le quali debbonfì da noi più lungamente efporre a vantaggio de'noftri lettori. La prima è, qual fofle preflb i primi Fedeli la Comunione de beni ? In va- rie propofizioni fpieghcremo il fentimento del N. A.

PROPOSIZIONE I.

I Crijliani de' primi tempi ( p. 285.), i quali in- nanzi la morte di S. Stefano fiorirono in Gerufalem- me , profetarono una volontaria povertà , vendendo i loro beni , cafe , campagne , e a' piedi depli Apoftoli recando il ricavato prezzo . Quotquot poffeffores agro- rum , aut domorum crant, dice S.Luca (AEl.iv* 34. C fepjg. ) , vendentes afferebant pretta eorum , qua ven- debant , & ponebant ante pedes Apoflolorum . Dove oltre che le parole fteffe quello lignificano abba- ftanza, che dal N. A. intendevi di provare (p.28o\), riflettali , che S. Luca non parla , non della Comunione de beni , la qual vedeafì tra' Criltiani di Gerufalemme ; eppure qualche comunione de' beni vi fu lino al terzo fccolo in tutte le Chicfe Crillia-

nc

I

D'Italia Lib. iz. Ca p. vii. 50Z

ne. Che fegno è quefto? non che più perfetta , e quinci più degna d' effere ricordata fu quefta Co- munione de beni nella Chiefa Gerofoltmitana , che nelle altre ; ma tale non farebbe certamente Hata , fiata non forte unita al volontario fpogliamento de' beni nel divifatomodo; fu dunque ella tale. ( 30 )

(30) Noi troviamo, che il Mofemio dotto Pro- tettante nella rifiampa della fua Differtaiione de vera natura communionis honorum in Ecclefia Hiero' folymitana , inferita nel fecondo tomo Differtationum ad hijìoriam Ecclefiafìicam pertinentium , muove due difficoltà contro quefta propofizione , e reputiamo ben fatto di non lafciarle fenza rifpofta . La prima è (p. 34.) , che cotal comunione de' beni è contra- ria alla carità ordinata da Gesù Crijio , il quale vo- lea , che fi fovveniffe a' poveri ; che a ciafcuno , che il domandaflTe , fi deflfe danaro a preftito ec. . Perciocché ove è comunione di beni , non poflfono efercitarfi quefii pi i atti comandati da Crijio . Al che fi rifponde , che dalla fola carità follerò i primi Criftiani fiati fpinti a fare i loro beni comu- ni, pur pure potrebbe aver qualche apparenza di difficoltà la propofta obbiezione , non dovendo noi fingerci una carità più di quella, che infegnò Cri' /Io , perfetta . Ma in quefio non è da feguire Rie- cardo Simon, il quale fotto nome di Girolamo Aco- fta ( non Giufeppe , come per errore feorfo è nel libro nel N. A. p. 285. ) nella Storia Franzefe dell' origine, e del progrejfo dell1 entrate Ecclejiajlicbe alla fola legge della carità riduce la Gerofolimitana Comunione de1 beni. I Criftiani a fpogliarfide'beni loro fi conduflero dall'amore della volontaria povertà da Cri- jio Signor Noftro configliata ; ne perciò venivafi a icemar la carità ; perciocché il particolare non

li 3 pò-

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502 Storia Letteraria PROPOSIZIONE II.

Coloro , che nella Chiefa Gerofolimitana profeffa* fono la Comunione de' beni , noi fecero per alcun

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poteva al bifogno de' poveri fovvenire , vi dava provvedimento il comune, anzi tra loro non erari poveri } ncque enini quifquam egens erat inter illos ; ma quefto fteffo effetto era della carità , la quale non è meno grande , quando foccore i fopravenuti bifogni , che quando li previene , e gì' impedifee . L'altro argomento del Mofeim è quefto ( p.45.) - Origene afferma (in Matth. Tom. xv. §. i<. ) , che i Vefcovi eforta (fero i ricchi a fpogliarn per gli po- veri delle loro facoltà , e dal comun teforo della Chiefa fomminiftraffer poi loro il neceffario foften- tamento, vedrebbefi allora una certa immagine ài quella concorde vita , che negli Apojìolici tempi me- navano i fedeli . Ma foggiugne il Mosheim. Finga- li , che il defiderio d' Origene adempiuto fofTe , e che molti Criftiani averterò per gli poveri date tutte le loro foftanze , non farebbe però quefta fiata una perfetta Comunione de beni , perciocché di quelli beni non avrebbono participato, non i poveri , t i venditori de' loro beni* non già gli altri Cridiani ; Dunque Origene non eftimò , che quella degli A popolici tempi foffe perfetta Comunione de beni . Nel che è da maravigliare , come un Uomo dotto caduto fia in tanfo enorme equivoco , e vergognolo. Per- ciocché la Comunione d* beni relativa è a quelli , tra' quali é coilituita, o pochi o molti che fieno; ne alla fua perfezione richiede , che tutta una Cit- ti, rutta una Provincia, tutta una Chiefa s'unifea infieme a profeffarla ; ma folo, che quelli, i quali vantanti di mantenerla, niente abbiano, che comu- ne

D'Italia Lib. ii. Cap. vii. 503

precetto , ma di configlio , e di libera loro elezio- ne. (31)

Chiara è quella propofizione dal racconto , che Ci fa S. Luca ( Acì. v.) et Anania , ai quale diffe S. Piero : Anania cur tentavit Satanas cor tuum , menttri te fpiritui SanZlo, & fraudare de pretto agri ? Nonne MANENS TIBI MANEBAT, & venum- datum iti TUA ERAT POTESTATE ?

PROPOSIZIONE Uh

Non tutti i Criftiani di Gerufalemme profetava- no vita comune , ma alcuni ritenutifi le cafe abi- tare, e i fondi neceffarj per vivere, vendevano il re- cante , è agli Ape/Ioli davano il prezzo , che ne' pò* Veri doveafi difiribuire ( 32 )

E cer- ne non fia agli altri di fimile profeflìone ; Perchè dato ancora, che non tutti i Criftiani della Chiefa Cerofolimitana averterò quèfta Comunione de' beni ( di che or ori diremo ) , potrebbefi veracemente dire, che tra i primi Fedeli di quella Chiefa eravi tal Comunione j e perfetta .•

(31) Quella propofizione è contro gli Anabattijìi.

( 32 ) Io non (o adattarmi a quella propofizio- ne . S. Luca dice efpreffamente ( Acì; ii;44.e45.) di tutti i credenti , che aveano tutte le cofe co- muni , e che a tutti gli altri dividevano il prezzo delle vendute poflefiìoni . OMNES etram qui cre- debàni , crant pariter , & kabebant OMNIA com- munio : Pofjejjiones , & fubjtantias vendebant , & dividebani tlla OMNIBUS , prrut cuique opus erat . E ben fo, che nella Scrittura i\ termine Omnis li- gnifica fovente molti, e non tutti; ma in quello luo- go quanto più rigorofamenté fi pub* doverfi inten-

1 i 4 dere

$04 Sto ri a Letìer a-r-ta

E certo, dice l'Autore (p. 287, )t aveflero eglino le cafe loro vendute, qual luogo farebbe lo- ro rimafo da abitare? (33). E non aveano al* tro

dere il moftra lo fteflfo S. Luca ^ il quale altrove ci afficura ( Adì. iv. 34. ) , che QUOTQUOT poffeffo- res agrorum , aut domorum erant vendente* afferebant pretta eorum , qua vendebant . Aggiunganli alcuni Padri . Sentiamo S. Giovani Grifojlomo (bom.yn.in Acìa Apcjì. ) : Qui in Mona/i eriis nunc vivunt quemadmodum olim Fideles . Di S. Afflino narra Poffidio : Fa&us ergo presbyter monafterium intra Ec~ clefinm mox injììtuit , & cum Dei Jervis vivere ces- pi t fecundum modum , & regulam fub Santi is Apo- fiolis confiitutam , maxime ut NEMO quidquam proprtum in dia Societate haberet , [ed eis e(fent OMVilA COMMUNI A , & diflribueretur UNl- CUIQUE, ficut opus erat . S. Girolamo nel libro de Viris tllujlnbus fcrivendo di Filone (cap. xi.) affer- ma , talem prtmam Chrifio credenttum fui [fé Ecclc- fiam , quales nunc Monachi effe nituntur , & cu- piunt , ut nihtl cujufpiam proprtum Jit , nullus inter eos dtves , nullus pauper , patrimonia egentibus di" viduntur . Argomento ora così. Quelle teftimonian- ze ngorolamente, e come fuonano , voglianfi in- tendere , lignificano, che tutti i Fedeli da S. Luca rammemorati di tutti i lor beni fpogliavanfì , on- de menare tutti vita perfettamente comune ; ma nulla v'ha , onde necefiario fìa limitare fatte te- fìimonianze; Oenotan dunque, che tutti i Fedeli, de' quali parla S. Luca , conduffero vita perfetta- mente comune. Le rilpofte , che daremo alle in- gegnose ragioni del V.Mamachi , proveranno la mi- nore propofizione di quello fillogifmo. ( 33 ) Qucfta ragione è d' EJI19 ; ma la rifpofta

è fa-

D'Italia Lib. ii. Gap. vii. 505

tro che un poderino per vivere , chi avrebbeli fp. 288, ) a venderlo obbligati, e corretti? ( 34 ) . Che vivuti fonerò in comune, come farebbe na- ta la contefa , e Ja querela de Greci ( Acl. vi.) , che nella diftribuzione delle limofine le vedove lo- ro non tran confederate , avendoli a quelle degli "Ebrei tutto il riguardo? Sarebbonfi piuttosto i Greci doluti d'eflere tutti abbandonati ? Perciocché nella vita comune niuna vedova più povera è della Ver- gine, o della maritata, la quale niente poflìede, e delle comuni facoltà della Chiefa è mantenuta quanto le vedove (35). Che più? Non dice S. X«-

è facile: o abitavano in cafe a pigione, come vuo- le il P. Arduino , e 1' affitto pagavafi dal comune erario, o abitavano in cafe già loro , e non ven- dute, ma cedute alla Comunità.

(34) Già detto è, che eravi in ciò libertà; ma T amore della volontaria Povertà da Crifio racco- mandata e in voce, e con tanti ammirabili efem- pli ve gli obbligava.

(35) Quefto argomento prova troppo . In fatti il Mofemio ne vale a dimoftrare, che non v'era per alcun modo tra' primi Fedeli comunione di beni» E certo vogliam noi dire, che appunto de' Greci non vi foflero altri fuor folamente le vedove , che profeflaflero la vita comune ? Quefto non è credi- bile. Eppure forza ha l'argomento, proverà, che le fole vedove quelle foflero , Je quali tx2Ì Greci vi- veflero in comune . Perchè è da dire, che il ram- marico òz* Greci potè aver origine , comechè altri di loro , oltre le vedove , enrraflero a parte della vita comune ; e ciò è , perchè non poteva tal querela nafeere , avvegnaché tutti in comune vi- veflero ? E veramente con tutta la vita comune

non

506 Storia Letterari a

ea ( AEt. iv.): & nemo quidquam eorum , qua pof* fidebat , dicebaC proprium effe ì Adunque poffedeva- fio (36).

PRO-

tion arrivando forfè al numero de' convertiti il rac- colto denaro (in fatti S* Luca dice $ crefcente nume' io difcipulorum faElum ejì murniur Gracorum) potè darfi , che nella diftfibuzione delie neceffarie cofe qualche minor riguardo s'aveffe alle vedove de.' Gre- et , o le peggiori cofe fomminilìrandofi loro, o cori qualche maggiore fcarfezza;

(36) Il poffìdebat di S. Luca non dee qui pren-* derfi nel fenfo ftretto , e rigorofo , altrimenti nort farebbe vero j che nemo ..* aliquid fuum effe dice- bat , fed crani ulti omnia communta , e folofignifica babebat . Che pur vog!iafi prendere quefìo verbo nel rigorofo fuo fenfo , dirò, che il poffìdebat è an- teriore ali» rinunzia, che poi faceafi de' beni, onde fegue , quotquot tn'tm poffeffores agrorum j aut domo- tùnt erant , vendcntes àfferebani pretta eorum , quti 'vendebant . Perchè il fenfo è , che niùno le cofe1 fqe aveà per fue , conciofiachè ne disfaceffe pef darle al comune . Non togliefì tuttavia , che il Mamacbi fofienga la fua opinione , la quale è d'altri Cattolici, e da quella di Calvino , e d'altri fettarj s'allontana, non volendo quelli in niurt mo- do vita comune ne' primi fedeli della Chiefa Gera- fbiimitana , non riguardo a' foli poveri , che da' ficchi foffero liberalmente focc'orfì. Per cortìpimen-* lo rifpondiamo a due obbiezioni , che fa il Mof- bcint . Fingiamo , die' egli (p. 33.) , che Anania (giacché quello libero era * ficcome abbiam con f- lato) non aveffe il poder fuo venduto; ecco a ter- tt la pretefa comunità. M.iinò, perciocché quanda pure alcuni pochi ( il che effer potrebbe ) non avef- fe ro

D' Italia Li*, ii. Cap. vii. 507 PROPOSIZIONE IV.

La comunione de beni ( p. 285. ) non durb nella Cbiefa Gerofolimitana oltre il Martirio di S. Stefa- no (37)-

Provali dall'autore , perché non ne fa più

menzione negli Atti degli Apofloli ( 38 ) .

PRO-

fero profetata la vita Comune , farebbe tuttavia vero, che tra' primi fedeli eravi quefta vita comu- ne ; per altro il modo di parlare de' Padri , e di S. Luca affai deAota, che tutti la profe n'afferò. Ma ripiglia a dire il Mofheim (p.47. ). Lattanzio (Epi* tome dìv'tti. Infili. §. xxxvin. ) riprerìde Platone , perchè nella (uà Repubblica omnia omnibus voluit effe communia* e foggiugne : de patrìmoniis toterabi- le eft , licei fit INJUSTUM ; nec enim aut obeffe cuiquam debtt , fi fua indnfiria plus habet, aut pro~ deffe , fi fua culpa minus . Ora è egli credibile , che Lattanzio aveffe così parlato , aveffe fapufo, che i primi Crirtiani aveano appunto , come Pia* Une Volea s tutte le cofe avute comuni ? Ma trop- po è aperta la differenza tra la forzata comunione de beni, che fìabiliva nella fua Repubblica Platone , e la Comunione de' beni ^ che fpontaneamente pro- feffavario i Criftiani per 1' Evangelica povertà .

(37 J Troppo" picciolo fpazio di tempo ci femori quello per cola da' Santi Padri celebrata * Appe- na un anno farebbe durata.

(38) Ma nemmeno S. Luca dice, che non du- rarle più nella Chiefa ; anzi conciofiachè egli ne abbia parlato ,< e non foggiunga , che aveffe fine , Ve prefunzione , che per più lungo tempo corìti- nuaffe. Le limofine, che gli Antiocheni marìaVòflo* H! Fratelli di Gerufalemme nel tempo , in che 1*

care'

508 Storia Letteraria

PROPOSIZIONE V.

Nella fola Cbiefa Gerofoliraitana (p. a8<5. ) fu in ufo la perfetta comunione de" beni (39).

PROPOSIZIONE VI.

Qualche comunione de" beni fu ancora nelle altre Cbiefe, e confijìeva nel dare a Poveri , e alla Cbie- fa liberalmente , che che loro neccffario foffe , come la roba difacoltofi foffe roba fimtlmente de poveri , e della Cbiefa.

Il N. A. ne allega in prova due chiare teftimo- nianze di S. Barnaba nell'antica lettera a lui at- tribuita (num. xii.) , e di Tertulliano nell' Apolo- getico

careftia da Agabo predetta affliggeva que' luoghi ,

f>ofTono ancora fervire di qualche conghiettura , che a comunion de' beni in Gerufalemme durarle \ per- chè fé vi fodero flati Criftiani ricchi , come dian- 21 , quelii fenza bifogno del fovvenimento degli Antiocheni avrebbono i fratelli loro ajutati .

( 39 ) Va eccettuata ia Chiefa Aleffandrina , i Terapeuti , de' quali parla Filone, furon Criftiani , come alcuni hanno opinato, e tra quelli S. Girola- mo de viris illujhtbus (e. 8. ,en.). Ora le prove della propofizione hannofì , come notò l'erudito Protcftante Giangiorgio Walcbio nella Storia Eccle- fia/ìica del primo fecolo ( p. 393.), per la Chiefa di Teffalonica nella prima lettera di S. Paolo a' Teffa- lonicefi iv. 11. 12. , e nella feconda 11 1.8., per V An- tiochena Acì. xi. 29.30. , per quella di Corinto 1. Cor. xi. 20., & 2. Cor. vili. 12. 13. Può vederfi anche il P. Arduino nel comento al capo fecondo degli Atti Apoflolici.

ty Italia Lib. ii. Gap. vii. 509

getico (e. 39.) (40). Aggiugne ancora dopo il Mo- fheim un paflb di Luciano . Ma di quefto punto bafìi.

VI. Nello fteffb capo tratta il N. A. dell' arti , che i Criftiani efercitavano per procacciarci il vit- to , e qui pure avertiamoci alcun poco . Noi vo- lentieri fcegliam querti punti non per contradire al degno Autore, ne quafi per riconvenirlo di om iflìo- ni, o di qualche erroruzzo, ma per dare nel genio de' noftri lettori, e per illuftrare , quanto alla noftra mediocrità, o pochezza è permeflb, alcune piii im- portanti materie ; di che l'ingenuo Autore dee Ca- perci grado, tanto più che nella gran farragine del- le cofe, ch'egli ha intraprefo a raccogliere, impof- fìbil cofa è di tutte debitamente trattarle ; e ciò detto fia una volta per fempre . Comincia dunque da' Giureconfulti , e fa vedere, che innanzi l'Impe- ro di Cofiantino non trovafi altro Criftiano Giurecon- [ulto fuor folamente , che Minitelo Felice . E certo il N. A. ( p. 299. ) non fi fa perfuadere, che Ter- tulliano fia flato vero Giureconfulto di profeffione nel foro ( 41 ) , comechè alcuna notizia abbia egli ;'' avuta

(40) Similmente, che que'due antichi Scrittori, parla un altro fcrittor di que' tempi , cioè S. Giu- jfìino Martire e nel Dialogo con Trifone ( p. 266, del? edizione di Colonia 16*66. ) e nella feconda fua apologia (p. 61.) per gli Crifliani*

(41) Un Tertulliano Giureconfolto, econfoleev- ttato. Il Cujacio credè, che quefti foffe lo fcrit- tor Ecclefiallico Africano ; ma diverfo effere (tato l'uno dall'altro Tertulliano oltre il Vale/io, ci Gra- zio citati dal Fabricio nella Biblioteca Latina pro- vato" dal dotto Terrajfon nella bella Storia della C/«- rifprudenza Romana ( p. 270. ) ,

5«o Storia Letteraria

avuta della Giurifprudenza , e ne tampoco (p. 298. ) f che quel Vezùo Epagato da Eufebio chiamato Advo- catus Cbriflianorum fia flato Giureconfulto ( 42 ) . Dopo i Giureconfulti novera il N. A. ( p. 300. ) alcuni Oratori , e Filofofì Criftiani. Pafla a' folda- ti, e prima ( p. 303. ) in un dotto parergo efami- na la quiftione , Ce lecito fofìfe a' Criftiani l' arruo- larli nella milizia ; difende la parte affermativa , e fcioglie le contrarie ragioni (43); indi alcune poche Crilliane Ifcrizioni riporta ( p. 314. ) , nelle quali foldati fon nominati . Vien quindi a' Medici ; Ne comincia il novero da S. Luca , del quale fcrifle l'Apo-

(42) Giovanni Bertrando pretende , che Ermoge- ne fia (lato Criftianp. Alcuni vogliono Criftiano an- cora Licinio Rufino col folo fondamento d'attribuir- gli l'opera intitolata Mofaicarum , & Romanarum le- gum collettilo , che il Menage, e'I Terraffon con tut- ta ragione reputano opera d'altro più recente fcrit- tore.

(43) Sigifmondo Jacopo Baumgarten in ./^/a {lam- po nel 1741. , e nel 1745- riftampò un fuo libro di quello argomento: il titolo è: Examen fententiteVe- terum Cbriflianorum de militia . Qui (limiamo op- portuno d'accennare una quiftione , la quale è affi- ne alla trattata dal N. A. Ito a Roma Tertulliano , e trovativi molti Soldati Criftiani , i quali per le fefte , che ad onore dell' Imperadorc Severo ivi fa- ceanlì folenniffime , portavano in capo corona et al- loro , declamò contro Vittore Papa , quali egli per- mettere un iptolerabilc idolatrico abufo ; anzi per tal cagione fertile il libro 4e corona militis % nel qua- le fa ogni sforzo per dimoftrare fuperdiziofo , e ido- latrico quello coltumc . Nel che feguì egli il fuo rigido naturale . Frutto dello fcon/ìgliato rigore di

Ter-

D' IT Al I A LlB. II. C A P. VII. 511

l' A portolo a' Coloffefi ( iv. 15. ) •* falutat voi Luca* medicus cariffimus ( 44 ) . Reca

Tertulliano fu la fuffeguita perfecuzione dell' Impe- radore. Per altro Vittore pensò altrimenti . Veggafi il Baronio { a. 201. ).

(44) Veramente la comune, e certa fentenza è , che S. Luca fia flato medico . Così hanno creduto tra' Greci Eufebio nella Storia Ecclefiajìica (1. 3. e. 4. ) , S. Epifanio, il Grifojtomo nella dodicefimaOw///* fo-

1>ra la piflola a' Coloffefi , Teodoreto nel comento ful- a detta lettera, Teofilatto, il Metafrafle dagli eruditi ftimato Autore di certo comento /'» «S*. Apojiolum , O* Evangeliflam Lucam ( 1.2. e. 43. ), Niceforo nel- la Storia Ecclefiajìica , e tra' latini .?. Girolamo e nel comento (opra i/a/a f e. ó\ ) , e nel comento fopra la lettera a Filemone, e nel libro <& IWTW illuflribus , e nella lettera a Paolino , e in altri luoghi , S. Aga- tino nel primo libro de confenfu Evangelifiirum , S. Paolino di iVo/a ( carm. 24. ) , e'1 Venerabile Beda el fuo Comento fopra gli Atti Apoflolici . Ma do- e arriva l'umana licenza d'opinare ? contro una collante tradizione ed Erafmo nelle note al Nuovo Teftamento , e Calvino nel comento alla citata let- tera a' Coloffefi, e Samuele Bafnagc negli annali Po- litico- Ecclefiaflici ( ad a. e. 60. n. 33. ), e Giannenri- co a Seelen in una Diatriba de medicorum mentis in facram fcripturam , e Crijloforo Augujìo Eumanno ( T. 11. Poeciles p. 518. e feg. ) hanno alzata la cen- lbria verga, ed hanno pretefo, non effere giammai ftato S. Luca medico, ed altro dall' Evangelica ef- fere ftato il Luca da S. Paolo nominato nella let- tera a' Coloffefi. Fanno pietà le coftoro ragioni. Le ha confutate in una particolare Diflertazione de Lu- ca Evangelica medico ftampata a Lipfia Vanno ij $6.

Gian-

512 Storia Letteraria

Reca poi due Crifliane lapide , che ci rammen- tano Medici. Una è quella ( p. 3 1<5. )

HIC RE

Q. ESCIT ME

DICVS (45) MR

CVM PLVRIB.

I. P. C. Q. E. S*

T, B. A. M.

Che l'Autore affai felicemente (piega : h'tc tequiefcit Medicm Martj/r Cbrifli cum pluribus in pace quie*

fcen-

Giandiederico Wmckler . Veggafi ancora il Maldond- to nel fuo dotti {Timo comento fopra gli Evangelici 4 e Giangiorgio Walcbìo rie Ila Storia Ecclefiaflica del primo fecola . Il chiarifs. Gefuita Corderio nella Pre- fazione alia Catena Greca fopra S. Luca fu d'avvi- fo, che S. Paolo parlaffe veramente dell' Evangeli- Ita , ma ch'egli il dicefle Medico folo in fenfo mi- flico . Quello è un troppo dare alle fue conghict- ture.

(45) Io dubito, non fia qui Medìcus nome d'ar- te efercitata , ma bene nome proprio . Non dia noja la fìranezza di quello in ufi tato nome; in ogni cafo non farebbe neppur picciola (IraneZza , met- tere cosi affolu tamerice il nome Medìcus fenza il nome proprio . Ma compenferemo quello Mar- tire tolto a' Medici con fugge ri re un Archi atro , la cui Ifcrizione leggefi nel Tcforo Muratoriano ( p. MCMLXIX. ).

D'Italia Lru. li. Cap. vìi. ^i?

fcentìbus ali'ts Martyribus ( 46 ) . Quindi viene ad altre arti , e dopo averne non poche noverate conchiude ( p. 320. ) : Sed kas ego namétandas cen- fui . Nam omnes per [equi longum , & t aborii ple- num , & ab inflituto meo , qui brevitatem confe- 6lor , alienum fuijfet . Crediamo all' autore quello tuo amore di brevità , giacché e qui , e altrove ce lo inculca . Ma tanto più ci faremo qui lecito d' aggiugrìefe alcuni ufizi de' Crifliani da lui trala- fciati, e dalle antiche Ifcrizioni a noi manifeftati, quanto più ficuri dopo quella fua protetta efler pof- fiamo, che le noftre giunte non dovrannt gli difpia- cere . Ora per ciò fare con maggior utile de' letto- ri noftri , ad alfabetico Tndice ridurrerno quegli ftef- fi ufizj, de' quali parla l'Autore, e quefto pur fegui- remo noi nelle foggiunte annotazioni.

VII. Diamo dunque principio a quefto catalogo

A libellis.

Tal fu Epafrodito liberto di Nerone (p. 317.).

Asti*

* , 5 A.

(46) Tuttavia chi fa, che non folTe meglio leg- gere le due ultime figle Amen . Perciocché la pa>* rola Martyr è abbreviata con due lettere . L' altra Quiefcentibus è (critta in modo, che vedefi l'iniziai lettera di ciafeuna Sillaba . Quella mi fa credere * che il Martyrtbus non farebbe (critto colla fola let- tera Méy quefta mi mette fofpetto, che le due fe- guenti lettere fieno le iniziai» di due Sillabe , le quali compongono una fola parola ; e quefta che può eflere non Amen? come fi ha in altra Cri- (tiana lapida di Marco Zardeo riferita dal Goti nel Tomo v. delle fìmbrie Fiorentine ( p. 25. ).

Kk

514 Storia Letteraria

Agrìcola .

Vegganfi ( p. 320. ) gli Atti [inceri de' Marmi p. 433. dell' edizion di Verona , e'1 Fabretti Jnfcr. dome/}, p. 574. (47)

Arcar iut.

Leggafi ( p. 317. ) la lettera & S. Paolo a' Ro? mani xvi. 23.

Argentarius .

Vedi Eufebio ( p. 318. ) H. E. lib.v. e. 28. (48)

Ba-

( 47 ) ArebiteElus .

Cojìanzo Architetto fi ha in Ifcrizione dell' anno di Cri(to44i. pretto il Muratori nel fuo nuovo Te- foro d'Ifcrizioni ( p. 405. 3. ) . Tale fembra efTere ancora flato quel Gaudenzio , del quale (opra s'è l'Ifcrizione recata.

(48) Helias argentarius fi ha in Ifcrizione riferi- ta dal Gruferò mliii. 4., e dal Fleetvvod p.4i<$. 5, Similmente Juhanus argentarius rrovafi in lapida di Ravenna , preflfo il Gori nelle Simbole Fiorentine ( T. in. p. 223. ) y potrebbe tuttavia efler qui co- gnome que(lo argentarius . Forfè è quello fteflo, di cui s' ha la fepolcral lapida nel Mufeo Verone/e ( p.CCLXXVIII. 8. ).

Attrifex . Vedi il Muratori (p. 911. 4. )

Ah-

D'Italia Lib. ir. Cap. vii. 515 Bajulus .

Qiial fu ammonio ( p. 320. ) detto Sacca* dal portare le Sacca: Eufebio lib. vi. e. 19.

Carbonarius .

Leggafi S. Gregorio Nijfeno ( ivi ) nella vita di S. Gregorio Neocefarienfe ( 49 ) .

Caupo .

Leggi gli Atti ( p. 320. ) di S. Teodoro Martire negli Atti /inceri .

Coriarius .

Oltre gli Atti Apoflolici (ix.x.) veggafi(p. 319.) Eufebio 1. v. H. Eccl. e. 28.

Cubiculario .

Di Decio Cubiculario abbiamo ( p. 317. ) la fc- polcrale Ifcrizione nel Muratori ( p. 1857. ) (50)

Cu-

Auriga .

Eutìmus Auriga tfoVafi in Ifcrizione del 439. preffo il Muratori ( p.405. I. ).

(49) Abbiamo Actlio Carbonado in lapida dell» Bafilica Oflienfe nel Muratori ( p. 1820, 1..)

(50) D'una cubecularia fa menzione lapida cita- ta dal Fabretti ( p. 182. ) .

Kk 2 Cut-

5i<5 Storia Letteraria

Cujìos Qarinarum .

Trovafi ( p. 320. ) in lapida preflb V Aringo T.i. R.fubt. p. 168. (51).

Faber Ferrarius.

Tal era Euticio ( p. 319. ), di cui il Muratori ci riporta l'Epitaffio p. 1868. 6*.

Figulus.

Vedi il Boldetti p. 357. Certo tante lucerne Cri- ftianc non poffono efler lavoro degli Etnici (52)

Lapi-

Curfor Do mini cus.

Leggi il Muratori ( p. 1888. ) .

Exceptor .

In Ifcrizione del Muratori ( p. 1369. ).

(51) Vedi il citato Fabretti ( p. 573. ).

Taber . Si ha in lapida Muratoriana ( p. 1863. ).

(52) Flaturarius. Vedi il Muratori ( p. 1369. ).

Horrearius .

In due lapide del Muratori ( $.411, 2. ,*$. i<>i9-J'

Hor-

D' Ital I A L I B. XI. C A P. vii. 517

Lapicida .

E' da vedere Y Aringo nel luogo poc' anzi cita- to (53)

Mufivi operis artifices.

Battano per ogni riprova ( p. 319. ) tanti Mofai- ci de' Ctmiterj Criftiani , e d'altri facri luoghi (54)

Nu-

Hortulanus .

In altra lapida Muratoriana ( p. 420. ) .

C 53) Marmorario.

Ifcrizione del Muratori ( p. 1839. ) , nella quale però la Sigla M. va forfè fpiegata Martyris.

Minifirator Cbriftianus .

Vedi il Maffei nel Mufeo Veronefe ( p. 282. ), e la noftra Storia Letteraria ( T. 2. p. 364. ) .

(54) Nauclerus.

Diofcorus Nauclerus trovafi in una Ifcrizione tra* Marmi Pefarefi ( n.CLxxm. ) . Che i Criltianina- vigaflero, e che forte quefto lecito loro, fi trae da Tertulliano nelT Apologetico , dove dice ( e 42. ) : Navigamus & nos vobifeum. Come poi fi porrafle- ro , ove lovraftante folle il pericolo di romper la nave ,- e dalle Gentilesche fuperftizioni in cotali frangenti foffer lontani , veggafi Paganino Gauàen-

Kk 3 zio

518 Stori a Letteraria

Nutrì (or "* Nutrì x j

In due lapidi dell* Aringhi (p. 318.).

Pittar.

Qpindi tante Sacre Pitture ( p. 519.)' Vedi an- cora Tertulliano nel libro de idololatria (55.)*

Purpurarius .

Lidia (p. 318.) negli Atti Apoftolici xvi. 14. vendeva la porpora (56. ).

Sceno-

zio nel libro de vita Cbrijìianorum ante tempora Con- flantini ( p. 131.).

Negociator . In lapida dell' anno della Criftiana era dot. ab- biamo Agapio Negoziante appretto il Fleetwod ( p. 342. 3. ), e il Muratori p. cdxxxii. 1.

(55) Piflor.

Veggafi il Muratori p. mcmxxxv. 9., ove ripor- ta un Ifcrizione di Sallujlio Fornajo.

Primiccrius Monetariorum .

Lapida pretto ["Aringo T. 1. p. 416.

( 56 ) Rationaliì .

Simplicìus ex Rationalibus fi ha in una lapida

pretto

D' Italia Lib. ri. Cap. vii. 51^

Scenofatlores .

Vedi WBaronio (p. 319.) all'anno 329. n. xvin., é l'Aringo T. 1. p. 416.

Sculptor .

In Menzione del Fabretti p. 587. e in altra del Boldetti p. 3ió\ Vedi anche Tertulliano nel libro de idololatria.

Se&or Signor um .

Aringo (p. 320.) T. 11. pag, 168. (57.)-

Sutor .

Alcuni giudicano tale eflere ftato Aniano Vtfco- vo d' Alexandria ( 58. ) .

Textor .

pretto il Rànefio CI. xx. 190. , e'1 Fleettvvod

p. 480. 7.

(57) Servus* Fabretti p. 450.

Tabernarius . Muratori p. 1845. 1.

(58) CNISMI SUTORIS

Trovafi menzione in Lapida dell' Aringa T. 1. p. 610.

Kk 4

5-ìo Stori a Letterari a

Textor .

Veggafi il P. Lupi ( p. 320. ) nell' Epitaffio di S. Severa p. 28. ( 59. ) .

Vejlitor Imperatori! .

Lapida (p. 318.) pretto V Aringo T. 1. p. 417.

Vili. Viene ora l'Autore alle altre virtù de' Cristiani. Ne celebra l'amor della pace ( p. 331.}, la pazienza . la fortezza nelle travagliose cole , e molerte . Ne dimoflra appretto la temperanza , la quale e nella fobrieta loro fi riconofee in ciò, che il vitto riguarda , e nella cafìità ( p. 362.), onde non pochi vollero anzi che obbligarli colle leggi del Matrimonio, mantenere la Verginità (60. ), e coloro, i quali prendefTer Moglie ( p. 375-), da ogni fufpicione d'adulterio eran lontani , e ove la prima moglie morifìTe loro , rado era , che pattaf-

fero

( 59 ) Tinttor .

Severo Tintore s ha predo il citato Muratori (p. 1941. 1.).

Venditrici .

P olicela qu& ordeu bendet de bìa noba , leggiamo pretto V^rmgo nel Tomo I. della Roma Sotterra- nea ( p. 521.).

(60) In lapida riportata (Verna Lapida del Fa- bretti p. 422. ) dal Fleetvvod p. 407. 3. trovali Gabmia Gaudentia H. F. , in qua fuit immutabile , o come legge il Doni , inimttabilis cajiitas , verecutt- dia incomparabilis , innocntia perpetua .

D'Italia Lib. xi. Cap. vii. 521

fero ad altre nozze ; non che quelle giudicafTero ree (61.)» ma per maggior continenza \ per la quale ancora da ogni pericoiofa occafione guarda- vano! con foliecita cura . Affine a queite vir- tù ( p. 381. ) è la modeftia del volto , e la mo- derazion del vellito. E qui entra Fautore (p. 382.) a difcorrere delle velli de'Criitiani , ma il fa con molta brevità , e ne' punti più controverfi rimet- tendoli a coloro , i quali hanno di quella materia più abbondevolmente trattato \ ma forfè i fuoi let- tori avrebbonla voluto più breve in altre cole, che non così dappreffo riguardano l'inltituto della fua opera , e in quette più lungo (62.) . Finalmente

come

( 61 ) 11 Barbeyrac accufa alcun' Padri d' avere delle feconde nozze finiltramente opinato. Lo con- futa brevemente il N. A- ( p. 374. ). Ma noi al Bavbeyrac opporremo un celebre Profetante. Veg- gafi Gioacchino Ildebrando nel libro de Nuptiisvete- rum Chrijlianorum in Emllad 1701.

(62) Nota l'autor ( p. 307.)» che i Criftiani guardavano" dal portar vedi , le quali dalla fuper- ìtizione foflero (tate introdotte , e ci rimette a Tertulliano {de idol. e. 28.)* Ma a noi piacerebbe, che egli quelle fuperftiziofe vedi avelie partita- mente nominate. Perciocché allora avremo da lui faputo , e la Pretejìa fi potelTe lecitamente dal Cnlliano portare , e la To%a fia da Tertulliano {lata tra le pompe del diavolo noverata ? Delle quali cole tratta il Gaudenz) nel libro Salebra Ter- tulliano (p. 84. e fegg ). Quell'autore credè, che Ja Pretejìa, la quale alcune volte dagli adulti pren- devafi Itraordinariamente, come ne' facrifizj, foiTe infegna di dignità , e in quello cafo illecita al Criftiano; non così la pretejìa puerile \ e quanto

alla

g22 Stori a Lettera r i a

come fi portafferoiCrirtiani incafa j e fuori, cfpone egli neil' ultimo capo della feconda parte ( p. 388. ) .

IX. Palliamo alla terza parte. In efla l'Autore brevemente accenna quelle cofe , che praticavano i Criftiani riguardo a' proffimi , la loro carità ve ì genitori ( p. 393. ) , e gli altri congiunti o di faogue , o di religione , e fpezialmente verfo i Cherici , e i ConfelTori della Fede rinchiufi in car- cere (63), gli infermi, i pellegrini, i morti, an- zi pure l Gentili (p. 414.) . La pace , e la con- cordia de' Criitiani, l'amor de' nemici ; la premura di render bene per male fu ancor (ingoiare , e ta- le fi vede nelle prove , che ce ne da il N. A. In quefto propofito offerva , che dall' antica dol- cezza de' CriiHani aliene fono cinque Ifcrizio- ni (64.), nelle quali contro a' violatori de'fepolcri

fca-

alla Toga conciofiachè effa comune vede foflfe de' Romani, non di una natura di ftinti vo d'idolatria, eftima, che non difdiceffe a'Crirtiarii.

( 63 ) Quefto forfè lignifica un Ifcrizione, che leggefi preffo l'Aringhi (T. 1. p, 464.)

MANDROSA HIC NOMINE OMNIVM GRA- TI A PLENA FIDELIS IN XPO CVIVS MANDATA RE- SERVANS MARTYRVM OBSEQVIIS DEVOTA ec.

(64) Ne aggiugneremo una feda da più Anti- quarj riportata, e maffimamentc dall' Aringo (T*i.

D'Italia L i b. ii. Gap. vii. 523

fcaglianfi imprecazioni . Commendevole è pure la giuftizia de' primi Fedeli ; onde gli fteflì Gentili fludiavanfi d'imitarli. Nel qual propofito l'Auto- re ( p. 434J con brevità accenna, quanto più dif- fufamente fcrifife il Mofemio in una DifTertazione de Jiudio Ethnicorum imìtandi Cbriflianos , e ag- giugne m prova ( p. 454.) una gentilefca Greca Ifcrizione, nella quale imitate fono le maniere de' Crifìiani Epitaffi (65.). Nel Volume feguente par- leremo d'altro Tomo , che il valorofo noftro Do- menicano ha già dato fuori . Due cole prima di pattar oltre avvertiremo . La prima è , che non dee crederti, tutti i primitivi Criftiani eflere (iati, quali ce li dipinge il P. Mamachi , d'ogni virtù lu- minosi. Pur troppo in ogni tempo v' è ftata tra '1

grano

IC REQVIESCIT IN PACE DOMNA BONVTA

QVAE VIXIT ANNOS XXXX. ET D. MENNA

QVI VIXIT AN... E ABEAT ANATHEMA

AIVDA SI QVIS ALTERVM OMINE SVPER

POSVER... ANATHEMA ABEAS... DV

TRICENTI

DECEM ET OCTO PATRIARCHAE , QVI

CANONES

EXPOSVERVNT, ET DA SANCTA CHRISTI

EVANGELIA

(65) Così ancora in Lapida dal Maffei riporta- la (Muf. Ver. p. ccclxvii. 15.) fi ufa la parola àormitio tanto propria de'Criftiani,

324 Stori a Lettera ri a

grano eletto la malnata zizania . Se de' caduti In apoftafia per lo timor de' tormenti aveflìmo ne' primi due Secoli memorie , come ne abbiamo di quelli , che nel terzo Secolo abbandonarono la fe- de vinti da vile codardia, e temenza; più libri a noi venuti foriero degli Scrittori di que' primi Secoli , forfè non vanteremmo tanto la Santità per altro grande di efli . Ma i foli Atti Apojioltci , e le piftole di S. Paolo non ci mettono innanzi agli occhi abbominazioni , facrilegj , difcordie , ioforte erefie ? Quefto detto fia per coloro, i quali il pre- fente Cattolicifmo piangono con lamentevoli treni dall' antica virtù affatto decaduto , e la moderna Chiefa ofano coli' Abate Sancirono al paragone della primitiva chiamare adultera , e projìituita . L'altra è, che non vuolfi da quello, che hanno i buoni antichi Criftiani praticato, argomentare ciò, che falva la legge dobbiam noi fare . I clamori di certi fanatici Teologi de' noftri tempi m' obbli- gano a fare quella grave offervazione . Volerle Dio Ottimo Maffimo, che ritornaffero gli antichi coftumi , e la prima femplicità, la fervente carità, la diritta giuftizia , che nella maggior parte de' Santi maggiori notòri fi vede , a norma fi prendef- fe del viver noftro . Ma che quando fi tratta , lecita fia tale o tal altra cofa , vogliali dalla vita de' primi fedeli quafi da indubitato Teologico fon- te derivare la fentenza, che contro la libertà favo- rire la legge, quefto è ciò , che non C\ può per alcun modo foffrire , fenza che ad un perniciofo rigore d'opinioni libero aprafi il valico, e il foave giogo di Gesù Crifto aggravili fulle cofcienze. La- fcJamo a' Predicatori le patetiche defcrizioni de' beati tempi , che già godeva la Chiefa Crifìiana , e un giuflo , e vivo maneggio de' preclari efem- pli, che hannoci in grandiflima copia dati i primi

fegua-

D'Italia Lib. ii. Cap. vii. 525

feguacì dell'Evangelio. Quanto valer pub quefto a riempirci di falutar confufione , veggendo , come da illuftri modelli ci dilunghiamo nel vivere, e ad innanimarci a Tanta vita condurre , concio- fiachè figliuoli fiamo di Santi . Ma non pretendia- mo, che gli efempli di perfezione fiano la regola del lecito, e che peccato debbafi tutto ciò reputa- re, che i Santi non hanno fatto.

X. All'erudito Volume del P. Mamachi fegua una non meno erudita DifTertazione d' un Chiarif- fimo Cavaliere.

Differtatio Pbilologica, qua nonnulla Sacra vetu- flatis ex Mufeo Vittorio deprompta ari mei fa tabula vulgantur , expenduntur , illujlrantur . Roma 1751. 4. Pa£g' 94- Senza la Prefazione.

La Prefazione non è un inutile chiacchierata » che ferva di cirimoniofo introducimento per gua- dagnarfi gli animi de' Leggitori . Il Sig Cavaliere Vettori v illuftra alcuni preziofi monumenti della Crilìiana antichità, che fervono d' abbellimento a quefto fuo opufcolo. La prima lettera della Prefa- zione è ornata col rame d'un antica gemma, ma de' baffi tempi, nella quale vedefi l'immagine dell' appaffìonato Signor Noftro impreffa nel velo vol- garmente detto Veronica. Altra gemma, la quale fe- condo il coftumc de' primi Criftiani dianzi da noi offervato , rapprefenta Giona in atto d' ufeire del- la balena, ferve d'iniziai lettera alla Diflertazione . Il vuoto della carta, che dopo la Prefazione Tetta- va, occupato è da un frammento di calice di vetro. Ha quefto nel centro un' immagine d'un Santo , e fei ne avea in ugual diftanza all' intorno , delle quali ora appena due fono intiere. L' immagine del mezzo è di S.Pietro, de' Santi Ippolito, e Timoteo 1 altre due. Due Ippoliti diftingue il dotto Rumarti uno compagno di S. Lorenzo, l'altro rammentato da

Pru.

526 Storia Letteraria

Prudenzio, e Vefcovo OJlienfe. Il N. A. confide- rando, che V Ippolito del Calice è veftito di toga, e di pallio, e che innoltre ha in mano un Volume , molto ragionevolmente fi determina a crederlo anzi il Vefcovo, che l'altro, il quale era foldato. Monf. Giorgi nel fuo Martirologio di Adone ci fece fperare una Diflertazione del dotto Sig. Abate Cofiantino Roqgieri fopra S. Ippolito Portuenfe . Noi col N. A. defideriamo di finalmente vederla, fapendo, quanta fia l'erudizione di quefio valente Bibliotecario del- la Libreria Imperiali (66.) . Oltre a quelle facrc anticaglie tre altre ne veggiamo per ornamento della prima carta della Diflertazione. Nel mezzo ila una Corniola, nella quale lcolpita è la Beatif- fima Vergine con in braccio il Bambino Gesù. Uno de' tre fanciulli Ebrei per ordine di Nabucco git tati nella divampante fornace Babbilonefe vedelì alla diritta di quefia Corniola in altro emblema , eh' è un antico vetro : ha il valorofo Garzone in capo il berretto Frigio , e fta colle mani alzate, e aper- te, ficcome aveanle gli antichi Crifiiani oranti. Il Giovane Tobia efpreflb è in altro vetro alla fini- flra della mentovata Corniola, ed ha in mano il pefee da lui prefo nel Tigri per ufarne a medicina del vecchio padre accecato . Ma non più delia Prefazione .

XI. Tre Sacri Monumenti prende il N. A. * illuftrare nella diflertazione . Il primo é un Ifcri zione già pubblicata dal Muratori.

PA-

. . 1 1 ili»

(66) Nel 1737. Cr/fioforo Au^ujio Eumanno a Gocttmga fiampò una Diflertazione ubi & qualii Epifcopus jutrit S.Hippolytus Siculi III. Scriptor . Il Sig. Abate Ruggieri la metterà ad efame.

;

P'Jtalia Lib. ii. Cap. vii. «527

PASCASVS VIXIT II

PLVS MINVS ANNVS XX

FECIT TATV UH IDVS

QCTR OBIS Gii ANTE

NATALE DOMNI AS

TERI DEPOSITVS IN

PACE A <g a

Comincia l'autore (p. 4.) a fpiegarci il nome t e credelo importo a Pafcafio dall' efìfcr egli nata nelle Fette di Pafcua . La (uà conghiettura è fon- data full' ufo della Chiefa di dare a' Battezzati il no- me $ Epifanio dall' Epifania, e così fomiglianti al- tri da altri Mifleri celebrati nel giorno della lor nafeita . S'aggiugne una lapida dal Norss , e dal Fabretti divulgata , nella quale efpreffamente fi dice.

NATV SEVERI NOMINE PASCASIVS DIES PASCALES PRID. NOV. APRIL, ec.

Ma paflìam oltre . Che è quel Fecit Tatù? Il Boldetti , e '1 Muratori l' hanno fpiegato : Fecit Tata. Ma la (piegazione del N. A. (p. 7.) è lenza dubbio la fola vera, cioè Fecit fatum. Così fi ha in altra Ifcrizione del fuo Mufeo .

AGATE FILIA DVLCISSIMA QVE

VIXIT ANNPM Villi ET DLXIH

FATVM FECIT PRID. IDVS MARX

11

528 Storia Letteraria

Il che non è altro ( p. 9. j, che i! F^m deceflìt iniquis , e l' in fata concejjìt , che trovafi in altre Cri (lia- ne Kcr-Z'oni. La lettera M. , che manca nella Ifcriziort di Pafcafio, non dee dar noja . Pieni fono i libri degli Antiquari di lapide, nelle quali ( p. 16. ) è quella lettera rralafciata . Noi partiamo Cotto filen- zio altre erudite minuzie , colle quali e qui , e appreso il N. A. da luce alla fua lapida , e altre ne illultra . Troppo più importano le rifleffioni , ch'egli fa In quella formolo Gii ante natale Do- rmii A fieri , cioè oZìaVó* ante natale Domni Afieriì conciofiachè quella cifra G lignifichi fei . Ora il Natale, come dimoftra l'Autore ( p. 17. ) con co- pioia, e non ovvia erudizione , quando trattali di Martin, lignifica il giorno della beata for morte, per cui all' immortaf vita rinafeono . Quindi palla 1' Autore ( p. 26. ) ad illulìrare il titolo Domni, che a titolo d'onore e di riverenza dato fu ancora a* Santi Martiri. Da rutto ciò ne diduce ( p. 35, ), che Afleno fia flato Martire, e chiariflimo Marti- re. Ma quale è quello Afierio? Pafcafto morì a' do- dici d'Ottobre, e quello giorno era l'ottavo innan* zi alla Fella del Martire Afierio . Innoltre la lapi da di Pafcafio è Hata tratta dal Cimitero dell via Ojìienfe. Ciò porto, oflerva l'Autore ( p. 94 che a'21. d'Ottobre fi fa nel Martirologio Roma no memoria apud Ofiia Tiberina SanBi After ii Pres byten & M>rtyrii ; Pcchè" offendo Pafcafio mort otto giorni innanzi la Fella d' Allerto , e comincian- do quella ne' primi Vcfperi del 20., torna il conto a maraviglia . Ecco dunque l' Afierio ram- mentato in quella lapida, come in alcun altra per dinotare il giorno della depo/ìzionc ( p. 38. ) fi legge Natale Sufti, cioè fu/ti, e pojìera die Marta font. In quella lapida è Icolpita una fronde. Di qui prende occafione il N. A. di ragionare ( p. 45- )

dell' ufo

1

DItalia L r b. n. gap. tu, 52?

dell' ufo delle fiondi , e de' fiori ne' funerali degli antichi Cristiani *

XH. Il fecondo Monumento, che il N. A. eru- ditamente ci fpiega , è una Gemma , nella quale Julia graticola fupino giacer fi vede il gran Marti- re S. Lorenzo , attizzandoci intanto da due littori con lunghe ade di fottopolìo fuoco , e altro fopra- venendo a recar legna , La forma della graticola qui rapprefentata ( p. 50. ) apre all' autore largo campo di ragionare di quello atroce firomento di Martirio. Veggiamo Io fteflb Martirio di S. Loren- zo efprefTo in un antico Sacro amuleto di piombo, benché la forma della graticola fia in quello diver- fa. Il N. A. ce lo defcrive ( p, 4 ), e prende opportuna occafione di parlarci dell'ufo degli amu- leti , de' donarj, dell'invocazione de' Santi, de' Sacri Cerei , del culto del beato Martire Lorenzo , e del- le Chiefe erette ad onor di lui . Il rovefcio di que- llo piombo è Angolare. Perciocché vi è fcolpita ia Confezione di S. Lorenzo , quale Si/io III. la fab- bricò al riferire d' Anaftafto Bibliotecario. Un Uo- mo palliato vi fi accorta, colla finiftra reggendoli pallio , e colla diritta offrendo un cereo accefo. All' intorno poi fi legge , come ancora nel dirit- to, SUCCESSA VIVAS, acclamazione de' primi tempi della Chiefa , e forfè aliai vicini al Martirio del Santo Levita. Non taceremo, che l'Autore ci da ( p. 89. ) un antica immagine di S. Lorenzo, la quale é m un antichiflìmo Codice in pergame- na fcntto mill' anni fa , e confervaro neh" illuftre Libreria della Vaìlicella . In quella pittura efpreflTa e Governano Suddiacono, il quale a S. Lorenzo fe- dente, e colla fi nifi ra mano tenente la Croce offre il volume. Nella fommità vedefi una celelhal ma- no, che benedice il Santo Martire. Sopra il Capo del àanto leg&onfi quelle parole ^ S7$ Laurentius

93 Le-

53© Sto ri a Lette rari a

Levita & Martyr ; e Copra l'immagine di Giove* piano ì$* Juvenianus HZm Sub. Diae. ma tra l'uno, e l'altro fotto all'offerto libro è fcritto >£. Offero ubi Beatiffìme Sé* L7u Levita , & Martyr , e fotto a' piedi del Martire. Laurent! propitius elio mihi miferrimo peccatori . Qual piacere per un Criftiano veder belle memorie , e con tanto fapere efpli- cate!

XIII. Un altra Diflfertazione appartiene a que- llo Capo.

De Cruee Cortonenfi

Dtffertatio

Libwni 175 1. 4. pagg. 35.

Celebre è una Croce , che in Cortona conferva!! nella Chiefa de' Padri di S. Framefco , dono del fa- xnofo Frate Elia già difcepolo di S. Francefco , al quale venuta era di Cojìantinopoli . Molti ne hanno parlato, e tra gli altri il Propojìo Gori nell' erudi- tiflìmo Comentario de Mitrato Jefu Chrifti Crucifi- xi capite. Oltre la particella del vero legno della Salvifica Croce è da confiderare nella Teca , nella quale è quella rinchiufa, 1. l'ifcrizione del rove- feio , 2. il diritto colle figure efprefle, 3. T ufo . E quefte tre cofe appunto fono nobilmente illuftra- te nella prefente Diftertazione dal Chiariflimo Sig. Propo/ìo Filippo Venuti.

Greca è I Hertziane, ed ha quello fenfo (p. 13.J

Magna Ecclefia Dei Sopbia Scevophylax Stepbanus^ nutritori Monajierio lubens offert , & primum forti Domino Conjiantino Chri/ius àeàit Crucem in falu- tem , C nunc Nicepborus in Deo Rex eam babens evertit Barbarorum copiai

Accennafi qui , (e la tradizion Cortonefe piil chiaramente il conferma ) che quella Ila quella

parte

D'Italia Lib. ri. Cap. vii. 531

parte (Uffa della Santiflìma Croce, la quale dall' Im- peradrice Elena donata già fu al figliuol Coftanù- no. Ogni parola dell' Menzione è dal Noftro Au- tore pienamente efplicata . Noi ci fermeremo fulla parola Nicephorus , dalia quale poflìamo fiffar l'epo- ca di quefta Teca . Non può certamente intender- li ( p. 17. ) 1' empio Iconoclafia Niceforo , il quale morì nella guerra co Bulgari l'anno 811. La con- troverfia pub folo ridurli a due altri Nicefon, l'uno fovranomato Foca, che all' Impero pervenne l'an- no 963. , 1' altro detto Botancate , il quale 1' anno 1078. ottenne il Principato . L' Autore fi dichiara per Niceforo Foca, il quale de' Barbari ottenne vit- toria, e vincitore in Cojiantinopoli ritornato con in- fìgne efempio di Criftiana pietà offerì al Tempio tutte le Croci dalle mani degl'infedeli tolte, e del- le fpoglie nimiche a Dio pagò la decima . Perchè tuttavia ragioni vi fono , onde attribuire quefta Teca a' tempi di Niceforo Botaneate , il N. A. le riferifee , e con molta fodezza le confuta . Patta quindi a fpiegare ( p. 18. ) le molte figure del di- ritto, ed a ragionare de' Filatterj fia minori , che al collo appendevano* ( p. 23. ) fia maggiori , tra quali è certamente quefta teca , (oliti collocarfi a pubblica venerazion nelle Chiefe . Aggiugne 1' Au- tore 1. ( p. 26. ) una lettera fermagli dal famofo Benedettino Montfaucon fu quefta medtfima Croce , e una fua breve diatriba de inventione , & cttltu ve- ra Crucis D. N. J. C. adverfus Henricum Ktppin* gtum , & alios . Anche quella diatriba moftra il buon gufto , e il favio Criterio del Sig. Propofio Venuti , dal quale ci giova fperare altre opere del pari , che quefta , utili , e degne del fuo carat- tere.

LI 2 CA-

5J2 Storta Letterari a

CAPO Vili.

Storia Sacra Univerfale .

I. 1 O Studio delle Criftiat\e antichità giova mol- I 4 to alla Storia Sacra, e da quella Umilmen- te quello riceve grandiffimo rilchiaramento . Ecco per qual ragione a' libri di Sacre antichità uniamo quelli di Storia Ecclefiaftica . E cominciando da' li- bri più univerfali parleremo di due tomi della Sto- ria Ecclefiaftica del Reverendiflfimo P.Orfì, de'qua- li folo s'accennò alcuna cofa nel primo, e fecondo volume della noftra Storia.

Della Storia Eccleftaflica de ferina da Fr. Giù Tep- pe Ago/lino Orfi deli Ordine de Predicatori Mneflro del Sacro Palazzo Apcjlolico , Accademico della Crufca , Tomo quinto contenente la feconda parte del- la Storia del IV. Secolo della Chic fa . Roma 175 1. 8. pagg. 536". Tomo Sefìo contenente la III. parte della Storia del IV. Secolo della Cbieja . Rema 17SI.

P*gg- 593- n ... f _*

A dare di quefti due tomi un ragionevole eltrat-

to feguiremo queft' ordine di toccare le cofe dallo Storico narrate , le quali riguardano 1. gì' Impera- dori. 2. i Papi . 3. i Ve/covi delle prime Sedi , o Patriarchi. 4. gli Eretici. 5. i Conci! j . 6. gli Scrit- tori della Chiefa . 7. la difciplina . 8. i prof peri av- venimenti della Chiefa. 9. le Perfecuzioni . Ma pri- ma avvertiremo in generale , che il quinto tomo abbraccia in due libri, i quali fono il duodecimo , e *l tredicefimo dell'opera, quanto accadde dal 319. fino al 350. di Crijlo , e che in altri due libri ci mette innanzi il Sefto tomo gli avvenimenti di 14. anni cominciando dal 350.

II. Abbiamo dunque , per rifarci dagl' Imperado- ri , ficcome fi è propofto , abbiamo in tutto il do-

dice-

D'Italia Lib. ii. Cap. viii. 533

dicefimo libro la ferie delle azioni di Coflantino , l'impegno di lui per lo dilatamento della Religio- ne, lo zelo contro l'idolatria, ed altre preclare fue gefte, fenza diflìmulare però ( p. 301. e fegg. ) e la fua foverchia indulgenza verfo i Donatifli , e la iua dabbenaggine nel lafciarfi circonvenire dagli A~ ti ani , e ma (fi ma mente da Eufebio di Ni come di a ( p. 214. 225. 239. ). Certamente avvegnaché ne- gar non fi voglia , che molti difetti egli aveffe , gran Principe è flato Coflantino , e , quanto altri mai , della Criftiana Religione benemerito ( 1 ) . Zoftmo intefo fempre a calunniare le memorie di Coflantino, dappoiché ebbe narrato ( 1. 2. ) il par- ricidio di Crifpo , e 1' atroce morte di Faufla mo- glie di Coflantino , foggiugne , che agitato quefto Imperadore da'rimorfi della rea cofcienza per tan- ta itrage ebbe a' Sacerdoti degl' idoli ricorfo , per- chè voleflferlo delle Cirimonie partecipe rendere, le quali alla purgazione dell'anime da' più gravi delit- ti erano deftinate ; ma che avendogli coftoro rifpo- fto di non avere alle fue brutture baftevole efpia- zione, fopravenne dalla Spagna alla corte un Egi- zio , il quale lo aflìcurò , che nella Criftiana Reli- gione eravi quel rito, ch'egli indarno avea da'Gen-

tili

1 " 1 1 1 .

( 1 ) E' rtomachevol cofa vedere , come Criflofo- ro Toma/io in certe Difiertazioni inferite nel To- mo I. Obfervationum SeleElaritm ad rem litterariam fpeSlantium ftampato in Ala ( p. 356. e fegg. ) abbia e da' Gentili , e dagli Eretici liudiofamente raccolto, che che può .dirfi a difonore di Coflanti- no . Gli ftefli Protestanti hanno un tal procedere dei Tomafìo deteinato , e Criftoforo Cellario lo fi è prefo a confutare D'i fu de primo Imperatore Cbri- fliano nelle fue Accademiche Difiertazioni.

LI ?

534 Storia Letteraria

tili cercato ; al qual detto predando fede 1' Ifflpc» radore abbandonale la Religione de' Cuoi Padri . Non fa, dice il P. Orfi ( T. i. p. 121. ) , non fa di mejliere di confutar quefìa favola . Erano ornai tredici anni , che Cojìantino facea pubblica profef- fione di Criftianefimo , e in quefto intervallo di tempo molte leggi avea promulgate contro l'idola- tria , ed in favor della Chiefa ( 2 ). Tutta volta però Coftantino non feppefi mai rifolvere a prende- re il battefimo ( 3 ) . Finalmente vicino a morte il ricevette ne' iubborghi di Nicomedia. Eufebio di Cefarca, dice il N. A. ( p. 311. T. 5. ), incol- pato già da alcuni di aver voluto in grazia de' 3, fuoi Ariani impofturare il mondo, con fargli ere- » dere,

(2) Sozomeno ( 1. 1. bìjì. Eccl. e. 5. ) rifiuta quella favola colle dottrine degli fteffi gentili . Co- me , die' egli , pcteano mai i Sacerdoti degli Idoli avere a Coftantino rifpo/ìo, che nelle loro cirimonie alcuna non aveane , la quale a lavare le fcelleraggi- ni di lui valevol foffe? quando Ercole dopo avere i figliuoli trucidati fu cai' riti di Cerere purgato ? Ma crederebbefi ì Scaligero, vere fono le cofe narra- te nel libro Scaligiriana , forpafsò le calunnie di Zofimo ; perciocché vuole , che Cofìantino folo ap- pai cntemente fi converrifTe, onde provveder meglio all'impero univerfale del mondo. La qual follìa , per non dir davvantaggio , ha tra gli Eretici ftelTi trovati im pugnatori . Veggafi Giangiorgio Walchio nella Storia Ecclefiaftica del quarto Secolo ( p. 1*569. ) , e '1 Mofheim nelle Iftituzioni Hijiori* Crijlianx antiquioris ( p. 283. ).

(3) Le varie Sentenze fopra le cagioni , che a differirlo molTcro Colfantino , foao accennate dal Walchio ( 1. e. p. 1 57 1 . efegg. ) .

frlTAtr a Lii. ii. Gap. viii. 535

dere , che Coftantino , eflendo pretto a morire, abbia ricevuto il Battefimo ne* fubborghi di Ni- comedi»; tanto più a torto è accufafo di un tal difegno, quanto che ne pure ha nominato il Ve- fcovo, da cui fu celebrata quella facra funzione (4 ): ed è flato S. Girolamo il primo a farci fapere , effe re (lato Eufebìo di Nicomedia ( 5 ) Pafsò Coftantino dalla prefente all'immortal vita l'an. Ho 337. a' 22. di Maggio ( p. 313. ) , nel qual- giorno cadde quell'anno la folennirà della Penteco- ste. Il fuo corpo fu , ficcome egli avea ordinato ; a Coftantinopoli trafportato, e poi in una magnifica tomba collocato nell' atrio della gran Bafilica de* Santi A portoli ( p. 315. ) , e alla porta d' effo , ,, avendo giudicato Coftantino di rendere un fom- mi) onore a fuo Padre, e al più grande di tutti ,, gl'Imperadoria col metterlo in quefto luogo, co* me portinaio , o miniftro de' Pefcatori , i quali jy erano dentro la Chiefa , o vi ricadevano come ,, padroni ( p.3>i6*. }„. I Gentili , comechè contro di lui irritati, non omifero di celebrarne in qual- che modo 1' apoteofi , o di collocarlo tra' numi . Ma ciò, che più monta , molte Chiefe gli hanno gli onori renduti , i quali fon propr; de' Santi , avendolo venerato * e pur venerandolo come San- to ( 6 ). . Dopo

(4) Alcune cofe fai Battefimo di Coftantino fo- no da noi (late accennate nel Tomo 3. della Sto- ria ( p. 539. ). Può vederfi fu ciò ancora un eru- dita nota del fValcbio ( I.c.p. 1559. ).

( 5 ) Del vero battezziere di Coftantino legga fi il P. Janningo nell' apologia per gli Atti de Santi ( T. 1. Jun. ).

(6) A' 21. di Maggio, come può vederfi negli L I 4 Atti

53^ Storia. Letteraria

Dopo la morte di Coflantino paffò l'impero ( p. 320) a' foli tre figliuoli di lui Cojìantino^ Coflanzo , e C/Jlante , malgrado le difpofizioni di Cojlantino iteflo a favor de' Nipoti (p. 305. ). Ma pretto l'im- pero fi ridulTe a due (7) . Zelar) ri Aimo fu per la Religione Cojlunte (p. 3Ó3. ) ; perciocché con legge data l'anno 341. abolì in Roma i Sacrifizi de' Gen- tili, e fece chiudere i loro templi . In premio del- ia qual legge parve , che l'anno feguente Dio vo- Jefle profperare le imprefe guerriere àiCoftante con- tra i Barbari dell' Occidente , e del Settentrione. An- che nei 348. die motìra del fuo zelo per ia Fede, proccurando di redimire contra i Donatijìi (p. 483. ) la pace alleChiefe dell' Affrica '9 al qual fine colà man- dò Paolo , e Macario . Ma quello Principe per la cattiva condotta de' fuoi principali Miniftri odiofo divenne a' foldati ; perchè orditagli!! contro mortai congiura (T. 6. p. 5.) d'ordine di Magnenzio fu tru- cidato . Allor 1 Occidinte vide tre concorritori all' Jmpero , Magnenzio , FI. Popilio Ncpoziano , e FI. Veti anione . Ma Cojìanzo in pochi anni fi vide folo padrone dell' Oriente , e dell' Occidente . Perciocché Uepcztano dopo 28. giorni del fuo infelice principa- to perde la vita ( ivi p. 7. ) ; Vetranione in capo a dicci mefi rinunziò' all' impero , e ritiroflì a Prufa

nel- ' 1 ■*" "■

Atti de' Santi a quel giorno ; ma non fi lafci di leggere , quanto ne dicono e il P. Sabbatini , e '1 Canonico Mazocchi fui Calendario Napoletano , nel quale in detto giorno abbiamo : Memoria Confìan- tini Imperatoris .

(7) Conjlantino fu nel 340. fatto uccidere dal fratello in un imbofeata pretto Aquilt'ja , conciofia- chè con ingiufta guerra aveflelo travagliato tre anni .

D' I t a l i a L i b. ii. C a p. viii. 537

nella Bitinta , ove paffò i! rimanente de' Tuoi gior- ni in una Cristiana filolofica tranquillità ; Magneti- zio poi ( p. 22.) nel 353. infeguito dalle vittoriofe legioni di Co/ianzo, e vinto ( p. 52.) a partì angulìi dell' alpi Cozzie venne all'ultima difperazione , e jper non cader nelle mani dei vincitore uccife tut- ti gli amici , e congiunti , e finalmente rterto . Rettava FI. Coflanzo Gallo, che T Imperadore Co- jlanzo avea creato Cefare nel 351. (8) ; ma an- ch'egli ( p. 67. ) finì i Tuoi giorni 1' anno 354. per comandamento di Coflanzo {tetto , il quale in un Juogo poco dittante dalla Citta di Fola nell' Ijlria fecegli tagliare la tetta. Coflanzo rimafo folo a go- vernare l'Impero con maggior rabbia, che non avea dianzi fatto , fi mife a perfeguitare i Cattolici a favore de\V Ariane fimo . Contra gl'idolatri veramen- te fegnalò il fuo zelo e intimando a'Soldati , che, non fi facertero battezzare (p. 17.) , lafciaflerola mi- lizia, e facendo abbattere in Roma il Simolacro, e l'altera della Vittoria pollo nel veflibolo deìCampi- doglio, toltone da Cofiante , ma ad ittanza d'alcuni Senatori pagani rillabilitovi da Magnenzio (p. 192.). IMa che è ciò riguardo a' danni , ch'egli cagionò alla Fede Cattolica favoreggiando gli Ariani} In- tanto da' faccheggi , e dalle incurfioni de' Barbari coftretto fu V Imperadore (p. 177. ) a creare unCc- fare , e mandarlo nelle Gallie . Quelli fu Giuliano Apoflata , il quale feppe bene co' foldati fuoi ma- neggiarli ( p. 349. ) , che nel 360. il proclamarono Auguflo. Stava allora Coflanzo occupato in una guer- ra contro i Perfiani \ ma da quella libero l'anno appreffo (p. 368. ) fi morte contro Giuliano ; il che non ebbe effetto , Perciocché da una leggiera feb- bre

(8) Altri anticipano un anno.

§3& Stòri a Letterària

fere affalito fu dapprima ih viaggiò j ìndi àggràva- toglifi il male a' 3. di Novembre del 361. pafifò a pagare alla divina giuflizia il fio di tante onte , e di tanti mali , con che avea la Chiefa Cattolica afflitta , e difonorata . Ma troppo peggiori mali portolle il nuovo Auguflo Giuliano , come piò a baffo diremo. Morto Cofianzo andò egli in Cofian- tinopoli , dove al corpo di Coftanzo die onorevole fepoltura . Dopo di che non altra maggiore cura ebbe coftui , che di fnegnere , poffibile gli foffe flato , il nome Crifiiano. Ma quello avvcroffì ( p; 507. ) , che detto avea S* Atanafio : fiate , avea egli detto a* lagrimanti fuoi Aleffandrini , fiate di buon animo \ è quefia una nuvoletta , che in breve tempo /vanirà. Così fu. L'anno 363. mentre combafte a Ctefifonte contra i Perfiani , fu mortalmente ferito * come fembra pia verifìmile , da celeftial mano (9), e la notte precedente a' 27. di Giugno Spirò l'anima rea.

III. Spediti dalle cofe, che riguardano gl'Inope- radori , vegniamo a' Papi. Silveftro era da più anni Papa (T. 5. p. 53. ), quando non potendo per laftìa grave età portarfi in perfona a) finodo di Niceà vi fpedì V'itone, e Vincenzio fuoi Preti , perchè a fuo nome infkme con Ofto prefedeffero al concilio , e ne fottoferi vertero le decifioni . Quefto è quanto di

SU-

'

(9) L'Autore ha ( p. 570. e fegg. ) raccolte dili- gentemente le varie opinioni fu Ila morte di Giù- diano. Ma quello, che in tanta diffenfìone di pare- ri lembra effVr certo, è , che non da uno , che i Criltiani aveffero quafi a tradimento mandato con- tro di lui, fìa flato uccifo , che che óiaiì Libnnio con- futato dal Fabricìo nel libro Salutaris lux Evangelii

D'Italia Lib. ii. Cap. vi ir. 539

.Sìlveflro ci narra l'Autore in quefto tomo (p. 336'.) ( io) . A lui fuccedette S. Marco , il quale dopo un breve Pontificato d'alcuni mefi ( 11 ) fi morì. L'anno fteflb, in che egli pafTò al Cielo, ebbe per fuc- ceflbre S. Giulio . Gli Eufebiani tentarono di for- prenderlo ( p. 337 ) , mandandogli deputati » i quali predo lui s' adoperaffero per ottenere a Pìfio falfo Vefcovo d' Alexandria lettere di comunione , e di piace ; ma il Santo Padre prefe rifoluzione di con- vocare un finodo in Roma^ per la qual caufa fpe- Tuoi legati in Oriente , che lo intimaffero agli Eufeùiani (p. 413.) ; ma indarno furon coftoro ap- pettati al finodo (p.422.)- Di quefto concilio non ci reftano gli atti ; rimanci folo una lettera del Pontefice agli Eufebiani , la quale è una de' più be* monumenti della Criftiana antichità. Degna è pure d1 edere commemorata ( p. 499. ) l'altra lettera di S. Giulio al clero , e popolo d' Alexandria , nella quale lodato è S. Atanafto. Morì quefto Santo Pon- tefice (T. 6. 54.) a' 12. d'Aprile dell'anno 352., e gli fuccefTe Liberio . Quefti è il famofo Liberto , che comunemente credefi per la noja dell' efilio , e de'fuoi travagli prevaricatore dalla Fede Nicerta, o per avere una veramente Ereticai forroola fotto- fcritta , ficcome alcuni più arditi vogliono , o per avere condannato S. Atanafio , e altra forraola di fede fegnata , la quale eretica realmente non era , ma a gufto però degli Eretici fabbricata . Qual fi* fu quefto celebre fatto il fentimento del N.A.; fu già : ac-

(10) Secondo le pitture della Bafilica di S. Paola prefTo il Marangoni ( p. 19. ) refle S. Stlveftro la Chiefa anni xxm., mefi x., giorni xxvu.

(11) Ma le ftefle Pitture danno a S. Marco di Pontificato due anni, mefi otto, e giorni xxi.

540 Storia Letteraria

accennato nel fecondo tomo della no/ira Storia ( p.203. ) . Softiene egli dopo un dotto Canonico della Catte- dra! Chiefa di Soffioni , il quale è il Sig. Abate Gorgne , che nulla di quefto fece Liberio , e che i monumenti (T. 6. p. 201. e fegg. ) , ì quali hanno quefti fatti perfuafi , impofture fono degli ariani. Le ragioni , eh' egli ne reca , fono tratte dalla Dif- fertazione da quell'Abate fìampata nel 1732., e fo- no a mio creder fortifTime (12)

IV. A1 Papi faremo fuccedere i Vefcovi delle pri- me fedi ti Alexandria, d' Antiochia , àiConftatinopoli e di Gerufalemme . Tre Vefcovi d' Alexandria fon nominati in quefti due temi del Reverendiffimo P. Or/i . Il primo è Achilia (T. 5. p. 1.) fuccefTòre di S. Pietro Martire . Avea c^li per una lunga ferie d'anni avuto la cura dell' ifiruxione de' catecume- ni, e la principal direzione della Scuola Teologica d' Alexandria . Meritò da S. Atanafio il titolo di grande. Nondimeno un Uomo di tanto rare prero- gative fu circonvenuto da Ario, a tale che ) ep. ad Epifc. iEg. & Lyb. num. 23. ) non folo il facrò Sa- cerdote , ma deftinollo alla cura d'una Chiefa nella fletta Citta d' Alexandria appellata Bancale , e lo incaricò della interpetraziune delle Sante Scritture (i,9). Af-

(12) Maraviglia è, che il P. Orfi da Felice An- tipapa fi sbrighi in due parole, quando narra la ve- nuta di Co/ìanzo a Roma ; tuttavia la Santità di Felice è uno de' più gagliardi argomenti , che pof- fano farfi contro la fua opinione a favor di Libe- rio ; e in ogni cafo l'Ifcrizione di lui quafi mira- colofamente trovata a Roma, in mentre che fipen- fava a levarne il nome dal Martirologio , e altre circostanze mcritavan forfè , che alcuna cofa di più ne diceffe.

D'Italia Lib. n. Cap. viii. 541

(13). Afpirava a fuccedergli Ario (p. 9.), ma gli fu preferito (14) S. Aleffandro SantilTìmo Uomo, e di piacevoli coftumi . Piccato Ario di vederfi ad un tal Uomo pofpofto cominciò a difieminare gli errori fuoi . Di che avvertito S. Aleffandro proccu- primamente di convertirlo alla buona credenza ; dappoi conciofiachè vane fofTero ftate le Tue dolci maniere in cercare la traviata fua pecorella , per- chè altre non ne traefle feco fuor dell'ovile , con- vocò in Alexandria un Sinodo di cento Vedovi , nel quale condannò 1' Erefiarca (p. 11.). Ma il con- tumace dalla condanna, che dovea ammendarlo, pre- fe motivo di vie più imperverfare . Ebbe Aleffan- dro ( p. 34. ) a feri vere contro gli Ariani da 70. let- tere . Cojìantino Imperadore , il quale fcritta avea indarno ad Aleffandro , e ad Ario una lettera per vedere di riunire gli alienati animi, mandò Ofio in Alexandria (p, 44. ), perchè a tale intendimento te- neiTe un nuovo concilio . Ma quefto pure nulla giovando fi venne al Concilio Niceno , del quale apprefTo diremo . Verifimil cofa è , che Aleffandro ila il Vefcovo , di cui è fcritto , che a nome de' Padri Niceni complimentafTe 1' Imperadore Cojìan- tino (p.c7.)« Porto fine al concilio Niceno S.Alef- fandro relìituitofi alla fua Sede , e indi ad alcuni mefi (15) infermando (p. 189.), videfi ben tofto ri-

. (x3) Quindi i Giocoliti favoleggiano, che in pu- nizione di quefta fua forprefa Dio ii togliefle dal mondo . Secondo i Calcoli del P. Le Quien illuftre Domenicano governò fett' anni la Chiefa Aleffandti- na - Se ne fa ne' martirologi Latini memoria a' tf. di Novembre.

(14) Intorno l'anno 312.

(15) A' due d'Aprile del32<5., ficcome col Mont-

fau-

542 Stori a Letterari a

ridotto ài termine della mortai fua carriera . Per- chè follecito, che il trono di S. Marco dopo la fu* morte provveduto fotte d'Uomo atto a fo(tenerne i diritti contro Je ufurpazicni de' Meleziani , e a di- fendere contra le infidie , e '1 furore dell' erefia la cattolica fede, non fenza fpeziale divina ifpirazione dettino per fuo fucceflbre il grande Atanafto , e or- dinò , che non altri , che egli , locato fotte nella fua Sede . Morto il Santo ad un aronfi i Vefcovi dell' Egitto per la elezione del fucceflbre (p. 191.) con tutta la moltitudine, e tutto il popolo; ed av- vegnaché Atanafto fi fotte nafcofo, tutti ad una vo- ce proclamarono loro Vefcovo. Quali e quante co- fe ad iftigazione de' perfidi Ariani abbia egli foffer- te per la Cattolica fede , le calunnie , gli efilj, i difcacciamenti dalla fua Sede, e cento altri affron- ti, e {trapazzi troveranno i lettori in piti luoghi di quefti tomi del N. A. ftefamente narrati . Quefto folo direm noi, ch'ettendo Atanafto dalla fua Sede cacciato , più altri dalla fazione degli Ariani ( p. 33&eiegg.) intrufi furono a reggere la Chiefad'/4- lejjandria, Pijio sfacciatittìmo Prete, Gregorio Cap- fadoce , il quale dopo avere orribili violerize fatte (p.346. ) agli Aleffandrini y e di mille crudeltà per tutto Egitto lafciate deteftande memorie (p. 354. ) dagli ammutinati Alefsàndrinì (p. 420. ) fui princi- cipio dell'anno 349. fu metto in pezzi, Giorgio pu- re Cappadoce fceleratiflìmo Uomo ( T. 6. p. 137. e fegg. ), e per le fue abbominevoli azioni degno di quella morte , che incontrò ( p. 479. ) dal furor

de'

faucon afferma il P. Le Quien , i cui computi fa- ranno, fenza che il nominiamo, da noi feguiti in quello ettratto .

D'Italia Li b. 1 1. C a p. viii. 543

de* Gentili (16), e finalmente (p.484.) un certo Prete Lucio appellato.

Dalla Chiefa Meffandrina volgiamoci all' antio- chena. Il primo Vefcovo antiocheno , del quale tro- vifi menzione ne'due tomi delN. A. ( T. g.p. 34. )?, è S. Ftlogonio annoverato da S. Atanafio tra' Vefco- vi ortodoflì , e da S. Gian Grifojiomo lodato in un* orazione , che recitb il giorno della fua feda . Ef- fendo egli morto (p. 36.) verfo la fine dell'anno 323, ebbe per fucceffore dopo il breve Vefcovato d'un Paolino , di cui non abbiamo non ofeure memorie ( 17 ) , il grande Eufìazio , dal quale i Cattolici d' Antiochia chiamati furono Eu/iaziani , iìccome in Francia i veri Cattolici fono fovrano- mati Molinìfli . Egli zelantiflìmo confeflbr fu della fede Nicena , per la quale (p. 205.) in un conci» Jiabolo d'Antiochia depolio fu, e cacciato in efilio o a' Trajanapoli nella Tracia , o a1 Filippi nella Ma- cedonia lungo tempo viffe in dilagio. Ma a lui fur- rogarono gli A 'riatti (p. 211.) Paolino di Tiro (18), e poi Eul 'alio ; ad Eulalio , indi a poco palliato all' altra vita , Eufcbio di Cefarea , a quefto , il quale; ricusò di far divorzio dalla fua Chiefa , Eufronìo ,

e poi

(16) Il N. A. mette l'affa (fi namento di Giorgio all'anno 362, Il P. Le Quien prova, che va porto all'anno antecedente.

(17) Fu prima Vefcovo di Tiro , e morì 1' an- no 324.

(18) Paolino di Tiro, crediamo al V. Le Quien , fu anteceffor d'Euftazio, non fucceffòre . Certo Teo- dareto ( L, I. hiJì.Eccl, e. 22. ) , col quale s'accorda S.Girolarho tìel Cronico , efpreflamente dice : hi porro Eujìathii loco Eulalium ordinante

544 Storia Letteraria

e poi Flacillo (19), ed altri , come Leonzio, Eu~ dojjìo . Ma 1' anno 360. era T Antiochena Sede feri- na Paftore; effendo già da gran tempo i! legittimo Vefcovo Eufiazio palfato alla beata eternità (20), e Aniano , ordinato in luogo di Eudojjio dal Sino* do di Scleucia , effendo flato tolto efiiiato, e con- ciofiachè non pia intendali parlare di lui, forfè an- che già morto. Gli Ariani dunque da Cojìanzo Au- guro ottennero, che eletto forte a Vefcovo ò'Alef- fandria Melezio Vefcovo d'una Città dell' Armenia , che favorevol credevano al loro partito ; ma con- ciofiachè nel primo difeorfo , che tenne nella fua Chiefa , della Divinità del Verbo parlafle in modo f p. 362. ), che molto favoriva i Cattolici, pattati appena trenta giorni dal fuo ingreflò in Antiochia fu qual Sabelliano rilegato a Melitina fua patria . Cojianzo a lui fece fodituire ( p. 364. ) il più inti- mo, e familiare Difiepolo , e fedel compagno de- gli efilj , e delia fortuna d' Ario , cioè il Diacono Euzojo .

Ora fecondo 1' ordine divifato è da dire de' Ve- feovi di Cojlantinopoli . Comincieremo dal famofo S. Aleffandro ( T. %. p. 285. ) tanto celebraro da S. Gregorio Nazianzeno ( Orat. 27. ) , e da T eodore* to (I. i.hifi. , Eccl. e. 3. e 9.)- Che non tentarono gli Euftbiani per indurlo a comunicare con Ario? Ma indarno . Ebbe egli coraggio di refiflere all' Impe- rador Co/tantino y il quale ordinato gli avea di ri- ce-

'' 111! - - -

(19) Forfè meglio Flacillo.

(20) Per altro il P. Le Quien prova, che Eufla- zio l'anno 370. era ancora vivo, e ordinò Evagrio, come narra Sozomtno (L. 6. e. 12.) , anzi fofpctta il dotto Domenicano, che folo naorifTe intorno l'ar- no 382.

D' It al r a Li b. ii. C ap. v1 ni. 545

Cevere Ario . Pur tutravia gli Eufebiani ( p. 290. ) dalla Imperiale parola fatti arditi recaronlì Ario in trionfo per condurlo a forza in Chiefa . Ale^andro intanto protrato con altri Vefcovi Cattolici a pie del Sacro Altare ( 291. ) nella Chiefa cognomi- nata la Pace , e bagnato di lagrime a Dio appli- cava , che o voleffegli torre la vita, o levarle Ario dal mondo , affinchè entrando nella Chiefa non fembraffe entrarvi V erefia , ne l'empietà . Efaudita fu dal giufto Signore P orazion del Tuo Servo , e mentre tra le viva de'fuoi era già Arto pervenuto alla piazza, ov'era la ftatua di porfido di Cojlanti- no , coftretto per improvvifa convulsione di vifeere a (gravarli ritiroffi in un luogo additatogli per le comuni neceffità , e quivi poftofi a federe come un altro Giuda, crepò per mezzo, e mandò infie- rne cogli eferementi fuor le interina . Poco fopra- viffe S> Aleffandro alla gloria del fuo trionfo, emen- do morto lo ftefTo anno , che Ario verfo ia fine d' Agofto in età di quafi cent' anni ( 21 ). Ebbe per fucceffore San Paolo giovane d' età , ma gra- ve, e maturo di fenno, il quale fu per l'aftio de- gli Ariani rilegato in Ponto ( p. 298. ) . Indi da Co- Jìanzo gli fu forti tuito Eufebio di Ni comedi a ( p* 335. ) . Morto coftui , la Plebe Cattolica numero- iiflìma in Co/ìantinopoli ripofe S. Paolo nella fua Sede (p.429.). Ma gli Ariani in altra Chiefa rau- natifi ne ordinarono un altro , che fu Macedonio , Coftanzo intanto venuto aCoJlantinopoli cacciò Pao- ■< y>. lo,

(21) Narra quefte cofe il N. A. all'anno 336. Il P. Le Quien fa morire S. Ale(fandro nel 340. , quattro anni dopo la morte di Cojìantino Impera- tore , il quale non avrebbe rimotfo dalla Sede di Bizzanzio il Santo fugceflor d' Aleffandro .

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54^ Storia Letteraria

lo, e quanto a Macedonio, ne cafsò , ne confermo la Tua elezione ( p. 430. ) , ma folo permifegli di renere le fue afflmblee nella Chiefa, dov'era ftato ordinato . Paolo poco apprefTo cedendo , ficcome è da credere, alle reiterate iftanze del popolo , il qua- le amavalo teneramente , fi arriichiò a ritornare a Cojìantinopoli per affìdere al travagliato fuo greg- ge . Di che avvertito Coflanzo , ingiunfe con fue lettere ( p. 431. ) a Filippo prefetto del Pretorio di nuovamente cacciarlo dalla Città , e di mettere in pofleflb del Vefcovado il fuo emulo Macedonio . Perfeguitb coflui fieramente i Cattolici; ma fu nel 360. per gli fuoi delitti deporto (T. 6. p. 333. ef- fe ndo in fuo luogo dalla Sede Antiochena alla Co- jìantinopolitana trasferito Tempio EudoJJìo.

Refta a parlare de' Vefcovi di Gerufalemme dopo Adriano comunemente appellata Elia, ficcome accon- ciamente offerva il N. À. (T. 5-p. 96. ) (22). Ma- cario Vefcovo di Gerufalemme intervenne ( p. gj. ) al Concilio Niceno nel 325. Nel 349. fi tenne da Maffimo fucceflTor di Macario ( p. 508.) un Conci- lio di fedici Vefcovi in difefa di S.Atanafio. Mor- to S. Maffimo i Vefcovi della Provincia della Pa- le/lina ordinarono in Vefcovo di Gerufalemme S.Ci- rillo, al quale il defunto avea già commefla- la cu- ra de' Catecumeni . Le calunnie, e le favole (T. 6. p. 35.) , che contro la fua ordinazione furono da' nimici del Santo divulgate , e credute ancora da fommi Uomini, come da S.Girolamo, e da S.Ru- fino, fono baftevolmente dileguate, e fmentite dal- la

(22) Accenneremo per erudizione de'noftri Let- tori , che potranno confultare una dotta dilTerta^' zionc intitolata JElia Capitolina Oripines , & hijto^ ria ftampata in Lipfia nei 1743.

D'Italia Lib. fi. Cap. viii. 547

la lettera del Concilio di Cofiantinopoli II. Ecu- menico a S. Damafo Papa, nella quale fi afferma , effer egli già flato canonicamente ordinato da' Ve- fcovi della Provincia.

Accadder poi fra effo , ed Acacio di Cefarea (p. 276.) graviffime coatroverfie per ragion del prima- to fu tutta la Paleftina . Dalle quali controverfie nate erano fra loro delle fcambievoli accufe intor- no alla Fede . Acacio pafsb in un Sinodo di pochi Vefcovi a deporlo , e lo coftrinfe di più a fuggire di Gemfalemme . Appellò il Santo da quefta iniqua fentenza , e intanto ritiroflì appreffo Silvano di Tar. /ò, dal qiale era malgrado i lamenti d' Acacia {ta- to onorevolmente , e, come a Vefcovo fi conveni- va, accolto, e trattato. Seco lui andò Cirillo al Con- cilio di Seleucia, non tanto per profeguirvi la fua appellazione , quanto per farvi le parti d'attore con- tro il medi?fimo Acacio . Dopo molti contratti, che turbaron la pace del Sinodo ( p. 287. ) , fu ricono- fciuta Y innocenza di Cirillo , ed egli riporto fu nella fua Sede.

A quefti Vefcovi delle prime Sedi lecito mi fia due altri aggiugnerne celebratiflìmi nella ftoria di querti tempi . Uno è Marcello d' Andra , il quale era (tato depofto dagli Eufebiani , e di molti erro- ri accufato . Perorò egli con gran forza (T- 1. p. 423.) la fua caufa, e alfoluto fu nel Concilio Ro- mano tenuto da Giulio Papa ; fimilmente giuftifi- cofi nel Concilio di Saràica Y anno 347. (23) . Il fe-

(23) Di Marcello Ancirano , e della fua fede trattano ampiamente il P. Garnier nel fuo Mario Mercatore (T. 2. p. 312.) , Natale Aleflandro (difs. 29. Sec. iv.), Papebrochio nella vita di S. Atanafio ( e. 19. p. 20. ) , ed altri citati dallo Zornio nel pri-

Mm 2 mo

548 Storia Letteraria

fecondo fia Ofto di Cordova, il quale tante gloriofc cofe adoperò per la confezione Nicena . Ma quanto più quefte azioni gli acquetarono d'eftimazione , tan- to più deploranda fu la fua caduta nel Concilio di Sirmio* Il N. A. pare , che in un luogo ( T. i. p. 197.) creda vera quefta caduta , e folo cerca di fminuirla; ma in altro parlando di Liberio (p. 203.) vien poi tacitamente a torre la forza a quelle au- torità , colle quali avea dianzi la caduta del venc- rabil Vecchio confermata (24).

V. Degli Eretici tempo è, che fi dica. Gli Aria- ni fono gli Eretici , de' quali più a lungo fi parli dal P. Orfi, ed efigevanlo , oltre il portentofo nu- mero, loro le tante ribalderie, le tante macchine, le tante infidie , le tante formole di fede, le tante crudeltà , che viderfi per opera loro a danno , e _^ fter-

mo Tomo de' fuoi Opufcoli Sacri (p. 204.). Veggafi pure la Diatriba del r. Montfaucon de cauffa Mar- celli nella fua Nuova Collezione de' Padri Greci (T.ll. p.Li. e fegg.).

(24) Che che fia di ciò , io inclino ad averla in conto d' una invenzion degli Ariani . Perciocché lafciando quelle cofe (lare , che il N. A. accenna , trovo , che Febadio nelP incomparabil libro contro gì' Ariani cflendofi obbiettato la caduta d'Q/jo, non la concede per vera , anzi moltra di dubitarne ; e Sulpicio f evero ( Sacr. hift. I. 2. ) così ne parla . Ofium quoque ab Htfpanta in eamdem perfidiar» concejjiffe opinio fuit . Quod eo mirum , atque incredibile vide- tur , quia omnis fere atatis fua tempore confiantiffi- vnus nojharum parti um , £?* Nicana Synodus auElore ilio confetta babebatur . Nifi fatifeente evo ( etertim major centenario juit , ut San'dus Hilarius in epi- Jloln rejert ) deliraverit .

D'Italia Lib. ii. Cap. viii. 549

fterminio della Cattolica Fede . Scatenarono* colo- ro contro il Concilio Niceno , nel quale la Divini- tày e la Con fojlanzi alita del Verbo era ftata (bienne- mente diffinita in riprovazione d' Ario . E perchè (ino che opprettb non fotte S. Atanafio , vedeva- no, che la Fede Nicena avrebbe lor difpetto trion- fato, qua volefTero tutto l'ingegno, a (ereditar con calunnie , e a difeacciar colla forza il Santo Vef- covo . Nel tempo (retto penfarono nuove formole di fede da opporre al Simbolo di Nicea . Quindi tanti Conciliaboli , eh' eglino andavano qua , e raunando . Due principali promotori avea la fetta Ariana, Acacio Ve(covo di Cefarea , ed Eufebio ài Nìcomedia ; donde agli Ariani i nomi d' Acaciant , ed Eufebiani . Ma verfo il 358. V Ariana finagoga in due potenti , e 1' una contro 1' altra infierite fa- zioni redo divifa (T. 6. p. 219.). De puri Ariani era il primo partito , e la pretta Eretta del loro Maeftro fenza palliamene, ed equivochi difendeva- no e(fi ; fon quetti gli Aeziani , ed Eunomìani , a' quali Aezio , ed Eunomio principali foftenitori lo- ro dato aveano il nome ; e perchè la di [forni gli an~ za del Figliuolo dal Divin Padre predicavano, Ano- mei ancora furono detti . Fu il fecondo partito ap- pellato de y Semiariani (p. 220. ), i quali avvegnaché a* Cattolici s' uniflero in condannare le orribili be- ftemmie d' Ario , non convenivano tuttavia con eflì nel confettare la Confojlanzialità delle Divine Per- fone , contenti di chiamarle fimili in tutte le cofet e principalmente nella fojlanza . Capi di quefto fe- condo partito furono Bafilio d' Andra , e Giorgio di Laodicea. I Padri non hanno di coftoro formato un concorde, ed uniforme giudizio, efecrandoli al- cuni , e tali avendoli in conto di Cattolici , e di Fratelli ; anzi tra quelli , i quali per amor della, pace, e per facilitare la converfione degli Eretici

Mm 3 atte-

55° Storia Letteraria

aftenevanfi dalla voce confoftanziale (25)5 v'ha Mc- lezio antiocheno , Cirillo di Gerusalemme , ed Eu* febio di Samofata dalla Chiefa venerati , ficcome Santi .

Ma di quelli, i quali o per odio contro il Con- cilio Niceno , o per mero fpirito di contenzione non (blamente tacevano , ma propenfi moftravanfil a condannar quella voce , ficcome fatto aveano i Padri del Concilio d' Andra , eravi forfè ragione di fofpicare , non fotto la fpeciofa efpreflìone di fimile nella foflanza , afeondeflero il veleno d' una men fana dottrina. Anzi alcuni d'effi (p. 221.) al- la Chiefa divennero odiofi , e la fetta formarono , la qual propriamente detta è de' Semiariani con in- timare la guerra alla Divinità dello Spirito Santo . Della qual fetta capi furono Macedonio di Cojìan- tinopoit , onde i feguaci fuoi prefero il nome di Macedoniani , Eu/lazio di Sebafle , Eleufìo di Ciz- zico , e Maratone di Nicomedia ( Veggafi V Autore

P-3?8- efegg. ) . . . , . . . . e

Ma oltre gli Ariani altri Eretici ci furono in quello tempo. Colluto Prete della Chiefa d' Alexan- dria con facrilego , e temerario ardimento arrogof- fi ( T. 1. p. 15.) il diritto, e la podeftà dell'ordina- zione de' Sacerdoti, (tata fempre propria del Carat- tere, e della dignità Vefcovìle. Fattifi non pochi fe- guaci fi fottrafie all'ubbidienza dei Vefcovo S. A- leflandro dianzi mentovato , e feparatofi dalle adu- nanze , e dalla comunion de' Cattolici fi prefe di

pro-

(25) Un penficro , che rallegri in tanta ferietà di racconti. Io fon curiofo di fapere, fc il P. Con- lina creda, che quelli foffero Probabiliorifli . A me lun tutti tutti i lineamenti di Probabili/li.

D'Italia Lie. ii. Cap. vtii. 5$t

propria autorità il governo d' alcune Chiefe , ove di quelle fue illegittime , e chimeriche ordinazioni faceva traffico vergognofo . Ma egli in fine ravvi deli de' Tuoi traviamenti (p. 45.) , e deferendo all' autorità del Concilio Aleffandrino celebrato da Ofio fi fottopofe a' fuoi decreti, condannò l'erronea dot- trina, e riconobbe la nullità delle fue ordinazioni . Non così fecero per altro tutti i fuoi feguaci ; per- ciocché preiTo di taluni d' elfi ( tra quelli il famo- fo Ifchira ) non tanto potè 1* efempio di Colluto pentito , quanto avea potuto 1' efempio di lui tra- viato.

Peggiore Erefia quella fu di Fatino di nazione Calata Vefcovo di Sirmio . Rinnovò egli ( p. 453. ) intorno alla Trinità l' erefia di Saòellio , negando la real distinzione, e fufiìftenza delle divine perfone ; e circa l'Incarnazione quelle d' Artema , di Paolo Samofateno , e degli antichi Eòioniti , di Gesù Cri- fio facendo un puro Uomo, e una perfona non elì- cente ab eterno prima della Ina madre, de- gna degli onori divini, ma di que'folamente , i quali ad un puro Uomo per fantità eccellente do- vuti fono ; donde venne a' fuoi feguaci il titolo d1 Otnuncionijìi .

VI. Tre foli di tanti Concilj , che ne' due tomi del Chiarifs. P. Maefiro del Sacro Palazzo fon no- minati , noi trafcerremo per dirne poche parole . E il primo fia il Concilio Niceno. Fu quello Con- cilio a reprimere 1' Erefia d' Ario convocato di con- fentimento di Sihejiro Papa , dall' Imperador Co- fiantino (T. 1. p. 50.) , il quale non contento del femplice invito efibì ancora a' Vefcovi le fpefe ne- ceffarie per lo viaggio , e le vetture , e il corfo pubblica dell' Impero . Nicea Città della Bitinta deftinata fu a quefta veneranda AflTemblea de' Ve- fcovi di tutto il mondo . Se ne adunarono fopra

M m 4 tre-

552 Storia Letteraria

trecento (p. 52.) (26), Uomini in grandiflìma par- te di rare prerogative . Silvejlro Papa non potendo per ia Tua grave età colà portarli in perfona vi (pedi (p. 55.) i fuoi legati , che prefedettero al Si- nodo, liccome di lopra narrammo. Secondo la pili comune opinione (p. 57. ) diedero i Padri principio alle ieflioni nella gran Chiefa di Nicea a' 19. di Giugno dell'anno 325., e Tanno (tetto la termina- rono . Furono prima (pedite quelle tre controver- se , per le quali principalmente erafi l'adunanza fatta , cioè quella della Divinità del Verbo contro gli Ariani , della Palcua contro i Quartodecimani , e dello lcilma di Meiczio. Dato fello a quelli pre- cipui affari pubblicarono ancora 20. Canoni (p. 88. ) per regolare P Ecclefia;iica difciplina . Oltre quelli 20. Canoni altri molti decreti fi trovarlo attribuiti al gran Concilio Niceno ( p. 108.) . Il che fi crede , eflere principalmente proceduto dall' éttere a' mede- fimi (tati annetti , fenza la debita jflilhnzione nell* antiche collezioni de' Canoni , quei di molti Con- cili, e Spezialmente quei del Sinodo Sardicefe (27) . Uno

(26) Comunemente ne contano cccxvm. Quindi ne ile lapide Crifiiane, e negli (tronfienti de* batti tempi la formola anathema fit a cccxvm. Ptf- tribus . Vtggafi il Cotelier nelle note alla luppolta pillola di S. Barnaba (T. 1. PP. Apoji.

( 17 ) Gran controverfia anche a' noflri tempi v'é eccitata lui numero di quelli Canoni . Ocranta ne tratte da un Codice Arabico , e ne divulgò col- la lua latina verfione il celebre Gefuita Franca [co T umano . Settanta aveanc fino nel 1572. pub- blicati in Diltn^a altro dotto Gefuita di Toledo Al- fonfo Pifano nella (uà ttoria del Concilio Niceno , quale dal Nicolini , e dal Bini inferita fu nelle

lor

D'Italia Lib. ii. Cap. viii. 553

Uno de' più venerabili monumenti , che abbiamo (p. 77. ) del Concilio Ntceno , è il Simbolo compo- ito da Ofio , e recitato /biennemente nel Sinodo da Ermogene allora Diacono , poi Vefcovo di Ce/area nella Cappadocia (28)

Jl Concilio di Rimini merita d'efTere qui ricor- dato ,

Jor Collezioni de' Concil; , ma tralafciata dal Lab- èè , e dall' Arduino , e fettanta appunto ne con- tano nella falfa lettera d' Atanafio a Papa Marco , e nella rifpolta del Pontefice ( T. 1 . Hard. p. 5 54. , e jegg.)» Ma che che fia di quefto numero de' Cano- ni Ntceni , della qual cofa vegganli gli Autori ci- tati dal Fabricio T. xi.Bibl.Grxc. ( p. 3Ò5. tfeg^. ) , e dall' litìgio nella fua Storia del Condito Ntceno a Liplìa nel 17 12. pubblicata dal Ludovici y certamen- te mancano a noi le leggi fatte da quefto Sinodo . Niente di quel, che riguarda la celebrazione della Pafcua, ci refta ne' 20. Canoni dal P. Orfi in vol- gar noftro defcritti ; eppure ordini in tal proposto lecer que' Padri 5 di che abbiamo e S. Atanafto , ed Eufebto chiariflimi teftimonj . S. Ambrogio in una lettera a S. Eufebto di Vercelli ci aflìcura , che i Padri del Concilio Niceno ftabilirono, che non fo- lamente ordinato non fotte Prete, Vefcovo, chi alle feconde nozze foffe pattato , ma neppur Cherico ; e neppure di quefto troviamo veftigio ne' 20. Canoni . S. Girolamo del libro di Giuditta feri ve : quia bunc librum Synodus Nica:na in nume- ro Sacrarum Scripturarum legitur computale aquevì petitioni ve/ira ; ma e dove di ciò menzione ne* 20. Canoni ?

( 28 ) Quindi alcuni pretto Gìangiorgio Walcbio (Hi/i. EccL p. 1641.) hanno di quel fimbolo autor fatto Ermogene fletto.

554 Storia Letteraria

dato , per avvertire i lettori , che non fi lafcind da quelle iperboliche parole forprendere di S. Giro* lamo : mgemuit orbis , & Arianum effe mtratus eji , ma vogliano quello leggere , che il N. A. ne di- ce (T. 6. p. 272. ) (29 ).

Tre Concili di Strmio diflingue il N. A. ( p. 25. 19S,253-)i ne' quali altrettante formole di fede fie- no (late flabilite , uno nel 951. contro Fotìno , l'al- tro nel 557., il terzo nel 959. (^o).

VII. Quanto agli Scrittori Eccleliaftici appartiene, (T.i.p.62.) Trifillio j il quale avea le Romane leggi Elu- diate in Bevilo , e al Vefcovada di Ledra era per- venuto , fcrifle de' Comentarj [opra la Cantica , e altre opere. In grazia d'alcuni foverchiamente fcru- pulofi in adottare certe parole Latine dalla noftra* Religione confecrate non vuol tacerti l'accaduto a Trifillio in un CongreiTo di Vefcovi nell' Ifola di Cipro (p. 6*1.) Citando egli un tefto dell'Evange- lio fi prefe la licenza di mutare la parola graia- tum in quella di Sctmpodium , la quale più terfa parevagli , e più elegante . Spiridione Vefcovo fa- mofo di Triwitunte trovava^ prefente . Accefofi di

( 29 ) Una eccellente Disertazione abbiamo fu quello propofito dal Chiari fs-. Abate Corgne.

( 30 | Gran contela fui Concilio di Sirmio , e fulle formole di fede dette Sirm/enft è irata tra' Gefuiti S /rimondo, e Petav/o. Note agli eruditi io* no le loro differtazioni fu quello argomento inferi- te nel iv. tomo dell'opere di S ir mondo . Può ve- derti anche il de Marca nella di flirta/ ione de tem- pore Synodi S/rm/enjis P tenari x , il T/llcmont , e il P. C>u(l.xnt nelle rote a S. Ilario. \\ Fabr/cio nel- la Biblioteca Greca (T. xi. p. 979.) cita altri auto- ri , che di quello argomento hanno trattato.

D' Italia Li b. il. Cap. vili. 555

di zelo a Trifillio fi volfe , ed acremente il ripre- fe , e che ? dicendogli , ne fai tu forfè più colui , il quale diffe grabatum , che ti vergogni df valerti delle fue voci?

D' Eufebio di Cefarea due fole lettere ci rammen- ta l'autore (p. 37-) » una ad Eufrazione , l'altr*. %* fuoi Cefarienft . Ma giunto a narrarci ( p. 75.) U fua morte circa l'anno 338. avvenuta ne fa (p, 328. ) un carattere d'Uomov la cui fede, per peggio non dire , fia (tata molto fofpetta .

Molte più opere fonoci dall'Autore (p. 412. ) ri- cordate di S.Atanafto*. la fua lettera circolare a' Ve- /'covi Cattolici di tutto il mondo (T. 6. p. 18. ), la fua apologia contra gli Ariani , un libro intorno a* decreti del Concilio Niceno , altro libro in difefa di S. D'ioni fio Ve f covo cCAleffandria , una lettera a Dra- conzio Monaco , per cui lo efortava ad accettare il Vefcovato d1 Ermopoli , una lettera confolatoria agli Aleffandrini , altra lettera a Vefcovi dell' Egitto , e della Libia , fua apologia a Co/ìanzo , fua apologia in propria difefa per effer fuggito , fua Storia degli Ariani , fua lettera a S. Serapione della morte d'Ario , quattro Orazioni contro gli Ariani , il libro de' Sinodi di Rimini, e di Seleucia, una lettera a Lucifero di Cagliari , altre lettere a Serapione*

Delle Catecbeft di S. Cirillo Vefcovo di Gcrufa- lemme il N. A. ( p 31. e feg. ) una idea molto vantaggiofa , e degna, e ci dimostra, quali aperte teftimonianze ne poffan trarre a favore de' no- flri dogmi. Ne reca un efempio (p. 33.) della Ca- tecbeft quarta*, dove il Santo non poteva con mag- giore energia, e proprietà di parole efprimere , e confermare la reale, e tìfica mutazione del pane, e del vino nel Corpo, e Sangue di GesàCriflo.

Con diligenza fono pure*a luogo a luogo nove- rate le opere di S. Ilario di Poitiers , come il libro

de'

55<5 Stori a Lettera ri a

de Sinodi (p. 226. ) , i libri della Trinità (■/>. 237. ) , Contentar j [opra il libro di Giobbe ( p. 240. ) ec.

Vili. Efporremo ora le cofe , che riguardano la difciplina . I principali punti di difciplina ( T. 1. p. 89. ) tratti fono da' 20. Canoni del Concilio Ni" ceno I. Ne accenneremo alcuni. RimiferoiPP. Ni» ceni in vigore il Canone dell' Apoftolo , che vieta di promovere al Vefcovato il Neofito . A fin poi di mettere maggiormente in ficuro ( p.90.) la continenza , e la buona fama degli Ecclefìaltici , vietò il Sino- do a' Vefcovi, a' Preti, a' Diaconi, e a qualunque altra perfona dell' ordine Chericale di non avere appretto di loro alcuna donna fìraniera , fuorché la Madre, o la Sorella, o la Zia, o alcun altra ftret- ta parente , della quale non potette nafcere alcun fofpetto . Se preftafi fede a Socrate , ed a Sozomeno (31), voleva il Concilio pattar più oltre , e {tabi- lire con inviolabil legge il celibato de' Vefcovi , de' Preti, de' Diaconi, e ancora de' Suddiaconi ; mane fu diftolto da S. Pafnuzh (32). Il P. Or fi con fo- de ragioni rifiuta ( p. 91. e fegg. ) quefta novella (33). Il Canone xvn. del Concilio Niceno proi- bire a' Cherici d'efigere ufure dal pretto, o di far alcun traffico a quefto limile (p. 104.) , o di pre- tendere la terza parte oltre la forte , o d'inventa- re alcun altro mezzo per fare un fordido, e turpe

lu-

(31) Siccome l'hanno loro predata il Tillemonty Natale Alefsandro , ed altri, oltre gli -Eretici.

(32) Se ne fa la fetta agli undici di Settem- bre.

(33) Appunto novella è, ficcome ha anche più lungamente dimoftrato il dotto P. Stiltingo negli Atti de* Santi T. 3. Sept. nella vita di S. Pafnuzh . (iiv.p.784.)

D'Italia L*b. ii. Cap. vnr. 557

lucro. Varj abufi introdottifi tra' Diaconi (p. 105.) tolgonfi col Canone xvin. Si vieta in eflb a' Dia- coni di dare a' Preti l' Eucariftia , di comunicarli prima de' Preti , e di federe in un confeflb di Pre- li . Dal Canone xix. ( p. 107. ) abbiamo , che le Diaconefle portavano un abito particolare, che era- no al fervizio della Chiefa ammette mediante l'im- pofizion delle mani, e che venivano confiderate, come perfone a Dio confecrate , e dall'ordine di- pinte de' puri laici . Coli' ultimo Canone vollero i Padri Niceni riftabilire ( p. 108.) una cerimonia di grandiftìma antichità nella Chiefa, cioè di orare in piedi , e non in ginocchione nel giorno della Do- menica , e ne' cinquanta giorni del tempo Pafqua- ]e . Alla difciplina appartiene l'origine de' Monaci. Se per Monaci intendanfi gli Afceti, cioè perfone , Je quali o nelle Città , o ne' diferti menavano da fole, o molto poche infieme una vita dura, ed aultera, non può negarti, che antichilfimo fia nel- la Chiefa flato quell'ordine di perfone. Ma non prima dell'anno ( p. 175.) , in cui celebrato fu il Concilio Niceno , fi crede aver avuto principio la vita cenobitica , e i Monafteri de' Religiofi , fecondo che oggi giorno fi prendono quelli termini . Per comun fentimento degli antichi Padri , e Scrittori il primo Iftitutore d' una tal maniera di vita fu S. Pacomio.

IX. I profperi, e i travagliofi avvenimenti della Religione dal N. A. raccontati debbonfi qui in ul- timo luogo accennare . De' profperi il minore non fu la converfionc degl' lucri , popoli, i quali abita- vano il paefe di mezzo fra il Ponto Eujino , e il Mar Cafpio (T. 1. p. idi.). Una fchiava Criftiana di mirabil virtù quella fu , della quale al Signor Dio piacque valerfi per adoperarla . Rifanò ella un fanciullo già difperato d' uman rimedio. Quello pro- digio

Storia Letteraria

cligio divulgato occafion diede alla (chiava di farne un fimile nella perfona della Reina , e di manife- (làrie infieme le glorie di Gesù Crijìo , nella cui virtù avealo operato. E ben predo ne vide la buo- na (chiava gli effetti , che foli bramava . Il Re , al quale li moglie avea parlato di Gesù Cri/io fen- za riceverne fullo fpirito veruna efficace impreflìo- ne , trovoffi un giorno , che a caccia erafi con al- cuni de' fuoi domeftici portato in certe Selve * di repente da foltiflìme tenebre ingombrato a tale , che eflendofi (marriti , e chi in una , chi in altra parte parlati quei della fua comitiva , rimafe egli folo fenza faper , che fi fare , o verfo quai parte rivolgerfi . Allora egli de' ragionamenti della mo- glie rifovvenutofi, a Cr'tjìo fece voto, che ave f- felo da quel pericolo tolto , lafciati gli altri Dei farebbefi tutto al folo culto di lui confecrato . A- vea appena il Re fol colla mente conceputo il vo- to , che all'aria tornò torto il fereno , col cui fa- vore alla regia fano e falvo fi ritornò. Ne infede- le fu egli nel fatto voto ; ma chiama a la fchia- ▼a, e che voglialo iftruire nella Criftiana legge, le ordina . Convocato dappoi il popolo e(pongli ciò , che a lui fteffo, ed alla Reina avvenuto era, l'am- maeftra nella dottrina di Critlo , e non ancor bat- tezzato fi fa Apoftolo delle fue genti . Abbiamo quello fatto da Rufino , il quale fimilmente ci nar- ra la converfionc in que' tempi feguita (p. \6j. ) degli Etiopi Auffumiti, oA&'iJfin't per opera di Fru- rheitzio caduto in potere di que' barbari, mentre na- vigava con Merop'to fuo Zio , e fuo Fratello "Edi* fio. L' Invenzion pure della (aiutiti ra Croce, fulla quale Cri/io Signor Nortro (acerò il fìer Chirogra- fo della nodra condanna , debbe tra' felici fucce(Ti aver luogo . Il N. A. la racconta da' buoni fonti , e oflerva ( p. 127. e fegg. ) la debolezza dell'argo

men-

D1 It al i a Li e. ii. C ap. viii. 559

mento, di cui a negare la verità di qufifto fatto fi valfe tra gli altri il Salma/io fondato fui filenzio d' Eufebio .

X. Ora le perfecuzioni , con che fotto Cojìanz9 dappertutto incrudelirono gli Ariani contra i Cattoli- ci, fono una gran parte de'travagliofi accidenti, a che in quelli tempi fottopofta fu la Religione in tutto 1' Impero Romano . Ma quafi nello IteflTo tempo altra non meno afpra burrafca fi follevò in Perjìa dai Re Sapore II. detto il Longevo . L' Au- tore fa qui giuftizia ( p. 5Ó8. ^ al merito di Monfìg, Stefano Évodio Affcman , il quale da un antichiflt- mo Codice della Siria nel 1748. diede fuori gli at- ti de' Martiri Orientali , cioè di quegli appunto , i quali ( a riferva di due morti fotto il figliuol di Sapore ) nelle perfecuzioni del mentovato Re di Perfia foftennero generofamertte il Martirio; proc- cura ancora (p. 369. ) di prevenite gli animi a fa- vore dell'autenticità di quefti atti , la quale non farebbe diffidi cofa ad accadere, che alcun piò fc- vero Critico lor contraffatte . Dopo ciò entra l'Au- tore a compendiarci ( p. 371. e feg.) quefti atti , de' quali è (tato fortunatamente il primo a far ufo . Oltre gli altri ftrapazzi (T.6\ p. 374. ), che fotto l'Apoftata Giuliano tollerarono i Cridiani, ftrapaz- zi da non leggerli fenza pietofe lagrime , s' infierì contro d' elfi dal perfido Apoftata ancora fino al fangue. D'alcuni (p.431. e feg. ) fa il N. A. men- zione (34) . Per lo iopracarico di tanti mali due Scifmi turbarono l'interna pace della Chiefa, quel- lo de' Meleziani , e quello di Lucifero di Gapliari

. (uh

( 34 ) Troverannofi anche più cofe di quefta per- fezione accennate dal Fabricio nel libro falntaris lux Evangelii (cap.miv.).

5<5o Storia Letteraria

(35), il quale (T. 6. p. 82. , e in altro T. 6. p.492. e feg. ) fi feparò dalla comunione de* caduti nel tempo del furore Ariano . Ed ecco terminato que- ito eftratto, che non dovrebbe parer lungo, non a coloro, i quali alcun iutereiTe non abbiano nelle cofe della Religione.

XI. Da una difTufa Storia del quarto fecolo del- la Chiefa vegniarao ad un picciol compendio della Storia Ecclefiaftica del quinto fecolo, ma pieno di preziofi lumi , ed importantiflìme cognizioni . Il titolo darà faftidio a qualche fconfigliato Cenfore \ ma egli fel foffra in pace : noi esimiamo più al- cune conclufioni ben digerite , ed efpolte , che grotti volumi, ne' quali niente s'abbia , che non fia (iato le mille volte detto, ed anche meglio da altri.

Thefes feleElx ex biftoria Ecclefiaftica J eculi V. Romx 1751. ùf.pagg.^

Il P. Piero Laceri dotto Lettore di Storia Eccle- fiaftica nel Collegio Romano divide in queftc teli la Storia del quinto fecolo in quattro parti , cioè nella Storia de fatti , delle perfone , de' dogmi , e della difciplina . Nella Storia de' fatti comincia l'autore dal correggere Pietro de Marca. Credè que- fto dottiffìmo Uomo, che la divifione dell' Illirico in Orientale , ed Occidentale fotte fatta a' tempi d' Onorio , e d' Arcadio , al quale toccale 1' UH-, rico Occidentale ; ma il P. Lazeri inclina a met- terla a' tempi di Teodofio . Maggior controver- sa è tra gli eruditi , in qual anno Alarico pren-

defle

(35) Di Lucifero Capitari tratta il Fabricio nella Biblioteca Greca ( T, v 1 1 1. p. 402. e 403. ) , do- ve accenna gli autori , 1 quali ne difendono la Santità.

D' It AL I A Ll8. lì- C AF. VilT. 5ÓJ

defle, e faccheggiafle Roma. Comune opinione era > che l'anno 410. feguiffe quello a Roma funefto av- venimento . Il P. Lazeri foli iene contro il Pagi quella fentenza , ma vuole che tre volre prima d'efpugnarla Alarico alTedialTe Roma . Prova , che 1' Epoca delle rovine dell Impero Occidentale corri - fponde all'anno dopo la fondazione di Roma 1228. iecondo il ricevuto computo di Varrone . Nel Cro- nico di Cajjxodorio voleva il Celiano , che fi cor- reggette il nome Ifonti ; ma riflette il N.A., che Mario pure lo ufa (T. 1. Script. duCbefn. p.2H.), Ieri vendo His Cofs. ingrefsus ejt Theudoricui RexGo- thorum in Italìam ponte Ijonti ; onde confermafi la lezione di Caflìodorio. All' incontro emenda la data della legge 17. de poenis C. Tb.-x.vi. Kal. Febr. in xvi. Kal. fext. Moltittìme fono le correzioni , eh' egli fa ad altri autori ; ma ficcome fopra fpinofì punti di Cronologia verfano tutte, e non tutti fo- no a portata di guftarne, patteremo ad altre cole, che contengonfi nella Stona delle perfone . E prima (p. xv. ) contro Bafnage difende , che a S. Arfenio ììa veramente (lata la cura data di ben allevare i Principi Arcadio , e Onorio . Alcuni hanno credu- to, che Arfenio fotte Diacono \ il dirfi di lui, nel- le vite de' Padri, che egli de ùapti/mo fujcepit Ar- cadio, e Onorio, non è pel P. Lazeri di ciò balle» voi prova, conciofiachè non fotte quello iolo ufi- zio de' Diaconi . appretto il P. Lazeri un altro bel faggio del fuo valore nella Cronologia de' Pa- pi , ficcome dianzi ce l'ha dato in ciò, che riguar- da la Cronologia dell' Impero, e ùt'FaJii Confolari. Così a cagione d' efempio dimottra , che Zoftmo fu ordinato Papa a' 18. di Marzo del 417., e morì il 23. o 24. di Decembre del 420. Parla ancora della morte di S. Ambrogio Vefcovo di Milano , e ponla nel 397. contro il P. En/ehemio , De' PelaPianì ,

Nn de'

•józ Storia Letteraria

ÓV Maffilieji , o Semìpelagiani , de' Nejìorìani , e degli Eutichiani parla il N. A. nella Storia de* Dogmi , efamina , in che confirteffe il loro errore, e qualche volta allontanafi dal Petavio . Alcune correzioni , che Quefnello fece nella edizione di S.Leone, fono nella Storia della disciplina dal P, La- zeri rigettate . In Anaflafto fi legge, che S. Leone fupra Jcpulcra Apojìolorum inflittiti cujìodes , qui di- cuntur Cubicularii ; cioè cuftodi della Confezione , detti anche Confejforcs , e Cujìodes Marty rum (36). Quindi fa vedere il N. A., che mal s' appoìe il Cotelier fpiegando fimil nome nelle note alla lette- ra ad Antiocheno* falfamente a S. Ignazio Martire attribuita , qui nomen Chrifli confejji funi coram Ty- rannis , e anco il Menardo interpetrandolo Can- toni . Noi vorremmo vedere quefti punti , e qae' molti più , che abbiamo tralafciati , dal P. Lazeri dilìefi alla fpiegata ; che gran vantaggio ne trar- rebbero gli amatori della Storia e profana , e Sacra ,

CAPO IX,

Storia Sacra particolare.

I. ]VT On potremmo quefto capo cominciare da 1\| libro , il quale di maggiore importanza

fofle di quel, che fia un libro dell'eruditilfimo Mon-

fìg, Giovanni Marangoni in Roma ufeito nel 175 1.

col ieguente titolo.

Chronologia Romanorum Pontificum fuperfles

11 in parietc Auttrali Bafilicae Sancii Pauli Apofto-

-li

(36) E Mar tyr arti.

D'Italia Lib. ti. Cap. ix. 56?

li via» Oftienfis depiéta feculo V. , feu state S. Leonis PP. Magni cum additione Rcliquorum Summorum Pontificum noflra ad ha?c tempora perdura jufiìone San&iflìmi Domini Noftri Be- ncdifti Papa? XIV. ,, f. pagg. 200. fenza le previe animadverfioni di pagg. 112.

Secolo veramente fortunato è quefio per 1' Ec- clefiafiica antichità. Non ha molto fi trovò il Sa- gramentario Leoniano ; ora vengono a luce pitture Leoniane, e pitture, che hanno la efattiffima Cro- nologia de1 Papi più antichi . Ma noi non vorrem- mo, che ficcome va crefcendo il numero di colo- ro , i quali o dubitano , o fi perfuadono , ficcome certa cofa , che il Sagramentario Leoniano fia tutt* altro che Leoniano , così Tulle prime vi fotte , chi delle pitture Leoniane fomigliante dubbio formafle, o ancora opinione . A tale intendimento noi re- cheremo le ragioni , onde Monf. Marangoni crede di poterle reputar Leoniane , e infieme proporremo alcune difficoltà , acciocché quefie tolte da quel dotto Canonico niun dubbio refii , e che Leoniane quelle fieno , e di molta autorità nello fiabilire la Cronologia Pontificia . Ma innanzi che a quefio fi venga , è da fapere , che tre Ordini di pitture Pontificie trovanfi nella vetuftifiìma Bafilica O- Jlienfe di S. Paolo . Una ferie dipinta è in tanti ovati , o fcudetti fopra il Corniccione dalla parte Aufirale del Tempio ; l'altra fui Corniccione op- pofto alla parte Boreale ; la terza è fotto il Cor- niccione tra i capitelli delle colonne , fulle quali s'appoggia 1' una e l'altra muraglia Aufirale , e Bo- reale . Di quefta terza noto è il tempo , in che fu fatta. Niccolò III., il quale era di quell'infigne Mo- naftero fiato già Abate , effendo l'anno 1277. fiato eletto a Pontefice, tra gli altri ornamenti, cheag- giunfe alla Bafilica, fece dipingere quella ferie di

N n 2 Papi

5^4 Storia Letteraria

Papi in numero di 48. La feconda ferie non fi fa, quando fia fiata dipinta; ma certa cofa è , che il fu ne' baffi tempi , e che niun conto vuol farli d' effa , conciofiachè lavoro fia d'imperito Uomo , il quale turbò l'ordine, e la Cronologia de' Papi , due volte ripete lo fletto Pontefice Eufebio , fram- mifchiò Antipapi , e Papi fi fognò , che non mai furono, come un certo Paolino . Refta la prima , la quale termina in Innocenzo I., ma fi continuava ancora nella oppofta parte per otto o dieci fcudet- ti , fopra de' quali altri nuovi dipinti furono dal mentovato rozzo artefice ignoto. In quefta, ficco- me nell'altre, preffo allo fcudetto, nel quale fi ve- de 1' immagine del Papa , vi è aggiunta I' Fpoca del Pontificato . Gli autori , i quali hannoci date Je immagini de' Papi , come il Platina , Papebro- chioì ed altri , non ci hanno rapprefentata non la ferie di Niccolò III., ficcome la più vicina . Dell'altre due niuno fece pur parola . Il primo a, fcuoprirle , e a farne ufo fu il chiariffimo Monfi- gnor Bianchini nel fuo Anajlafio ; ma egli non ebbe tutto l'agio di ben confiderare le lettere, che ci danno 1' Epoca de' Papi ; onde errori fon corfi nella fua edizione . Toccata è la forte di poterle attentamente leggere , e ricopiare a Monfig. Maran- goni in tempo , che il Regnante Pontefice intefo a mantenere i preziofi monumenti della Crifliana antichità , volle che fi riftoraffero le dette pittu- re, e che fopra i migliori fonti della Pontificia Cro- nologia fé ne continuale la ferie fino a' noflri gior- ni . Egli dunque fino a Innocenzo I. ci da le pit- ture, e r Epoca notata tal qual è nella prima fe- rie , ch'egli reputa Leoniana ; appretto ci rapprc- fenta le pitture , e 1' Epoche de' fegutnti Pontefi- ci , come ora fono fiate dipinte. Ma tempo è, che efponghiamo le ragioni, ond' egli nella Prefazione

s'ar-

D'Itali a Li b. ii. C a r. vm. 565

s'argomenta , che quella prima ferie Ila del fecolo di S.Leone Magno.

II. Queite fon fei . I. Le immagini Pontificie fono del gufto medefimo , con che lavorato è il Mofaico da Galla Placidia fatto ad Manza di S.Leone Magno. II. Di Simmaco , il quale era Pa- pa l'anno 498. , dice Anaftafio , che rinnuovò la tribuna di S. Paolo , & poft Confeffìonem pittura ornavit ; e quefte pitture appunto fono pofl confef- fìonem (1.). Anzi nelle riparazioni , che ne' fe- guenri fecoli fatte furono da -Adriano}., e da Leo- ne III. (2.) niuna menzione fi fa di pitture, ma folo di marmi , e di travi (3. ) . III. L'ufo di mettere nelle Chiefe le immagini de' Patriarchi è

più

( 1 ) Come dunque fi vuole poco appretto col tetto d' Adriano provare , che tali pitture facefTe S. Leone Magno ? Pare contradizione . Ma è da dire, che Simmaco altre pitture facefle , le quali erano forfè nel Presbiterio di Marmo, che Si/io V. al dire del Severano fece togliere per lafciare die- tro la Confèiììone maggiore fpazio.

(2) Altri molti riftoratori di quefta illuflre Ba- filica fono mentovati e dal Panvmio de vii. Urbis Eccleftis (pag. m.71.) , e dal Severano nelle fuc Memorie Sacre delle vii. Chiefe di Roma ( p. 389. c fe§§' ) 1 » quali per altro lafciano Dono j eppur qudti Ecclefiam Apoflolorum fitam via Oflienfi , ut decutt , reflauravit , atque dedicavit , come dice Ana- Jìafio dell' edizione di Monf. Vignoli (p. 274.) .

(3) Neppur di pitture, o di Mofaici fi fa men- zione da Anajìafio nella vita di S.Leone L, di che per altro buon tetti monio ci è Adriano . E delle pitture della feconda ferie quale abbiamo noi nelle Vite de' Papi documento? Veggafi la nota quinta .

Nn 3

5ód Storia Letteraria

più antico di Leone III., e fotto Giovanni Vili. (4.) Tanno 705. furon dipinte nella Bafilica di S. Pietro le immagini oc Venerabili Padri , cioè de' Papi (5.). IV. Perchè quella Cronologia non palfa S. Simmaco ( 6. ) . V. A Carlo Magno fcrive Adriano Papa di S.Leone Magno: & ipfe fecit 5, Ecclefias , quas in Mufivo, & diverfis hirtoriis, feu imaginibus pingens decoravit : magis autem in Bafilica S. Pauli Aportoli, arcum ibidem ma- jorem faciens, & Mufivo depingens Salvatorem ,, D. N. Jefum Chriftum, fed xxiv. Seniores no- mine fuo verfibus decoravit , & a tunc ufque hacìenus fideliter a nobìs venerantur . ,, Querto a Monfig. Marangoni fembra ( p. vi.) argomento pia valido (7.). VI. Le noftre pitture hanno il

pallio "

(4) Debb' effere errore di ftampa non corretto in fine del libro.- Allora era Papa Giovanni VII., non Vili.

( 5 ) Eppure Anaflafio , o chiunque fiafi l'autor delle vite de' Papi, fi è dimenticato nella Vita di Giovanni VII. quelle pitture ; e rammenta pit- ture , e Molaici da querto medefimo Papa fatti in altre Chiefe *

( 6 ) Vegga fi la nota 8.

(7) Primieramente dice Adriano feu imagintbus^ ed avvegnaché feu fi pigli alcune volte nel libro Pontificale per congiunzione , il fenfo fuo proprio quello non è. 2. Quelle immagini fono da Adria- no nominate nel generale fecit Ecclefias, e quando fi viene da lui al particolare della Bafilica OJlien- /<r, non mentova, che il Mofaico del Salvadore , e i xxiv. Seniori ; Dunque piuttofto fi dovrebbe quindi inferire, che le nollre pitture non fieno di S. Leone .

D* Italia Lib. ii. Gap. vìii. 567

pallio filofofico , non il Pontificale ; il che fcgno è di rimota antichità (8.). Su quefte ragioni fi ftìn-

da

(8 ) Io ho offervato, che fino a Zofimo le Im- magini Oflienfi non hanno il titolo di Santo . Zo- fimo è il primo, che fi dica S.Zofimus, e nel fuo fucceffore fi varia anche maniera nel nimbo. Per- chè io non farei alieno dal credere , che qucfte pitture fieno fiate mefTe dal bel principio, quando fi rifabbricò la Chiefa da Valentiniano , Teodofìo , ed Arcadia .. Perciocché la Chiefa non fi finì in tempo loro , ma folo d' Onorio , il quale viflfe fina al 423. Sull'arco leggeafi anticamente

Theodofius caepit, perfecit Honorius aulam Dottori* mundi facratam corpore Paulli ,

Ora Innocenzo I. , che è l'ultimo a non avere il nome di Santo, morì fui principio del 417. Potè in quel tempo terminarfi la Chiefa da Onorio . Certa cofa è , che oltre il titolo di Santo dato a Zoftmo , fi vede in lui , e molto pia ne' feguenti una cert' aria alquanto diverfa da tutte le pattate pitture. Ofiervifi ancora , che fino a Zoftmo non fi dice mai Sixtus II., Felix II., dove da Zofimo in gid abbiamo ^Sixtus III., Felix III., Anafttt- fius II., fegno che quefte pitture non furono in- fiemc fatte coli' altre , ma dopo. E quando? Non crederei, che (otto Simmaco , ma non dopo il fuo fucceffore Ormifda . Non fotto Simmaco , perchè v'è la fua pittura col titolo di Santtus , e tutte moftrano la ftefla mano ; non dopo Ormi/da, per- chè vi manca il ritratto di lui. A confermare que- lla opinione , che non poffano tali immagini efTere a' tempi à'Ormifda pofteriori , vai molto la ragione

N n 4 del

5^8 Storia Letteraria

da I! Epoca del Secolo Leoniano , che Monf. Marangoni alle pitture Oftienfi . Le quali egli ci rapprefenta con ogni fcrupulofa diligenza fatte coli' altre nuove fino al Regnante Pontefice , aggiu- gneodo a ciafcuna una breve annotazione , che ri- guarda l'Epoca fegnata . Noi nel Tomo II. della Storia (p. 494.) demmo dal Giornal Fiorentino Je

note

del Pallio Filofofìco , che avvedutamente porta JVIonf. Marangoni, Perchè dunque , fi dirà fubito , non portò quefte pitture Adriano nella lettera a Carlo Magno anche più antiche di quelle di Leone ? Rifpondo , che neppure di quefte di Leone fi valfe lo fiefTo Adriano nella lettera a Cojlantino , ed Ire- ne, contento di ricordare quelle di Silveflro , e di Gregorio ; potè dunque nella lettera a Carlo lafciare quelle altre, fenza che didurre ne poffa , che el- leno non vi foffero . Forfè ancora non le nominò , perche non da' Pontefici fatte, ma dagl'Imperadori . IVIa la vera ragione , per la quale credo, che Adriano non le rammentale, è , perchè non a culto furori fatte, ina a fola memoria de' partati Pontefici ; al- trimenti bifognerebbe dire, che Santo da venerarfi foffe a cagione d' efempio Liberio , cui la Chiefa Latina non preftò mai gli onori di Santo . Non credo , che a Monf. Marangoni fia per dilpiacere una conghiettura diverfa dalle Tue , ma che moftra però , crterfì egli apporto nel dare alle immagini Pontificie della Bafilica OJhenfe V Epoca del quinto Secolo . Non veggo che polla opporfi . Perciocché a penfare , che poteflero quefte pitture efTere ne' più baffi tempi ri fiorate , non luogo l'ottima riflciTionc del N. A., che falle dicci antiche dell' oppofto lato veggonli chiaramente fatte le nuove ; di che nell'altre non v'ha vcftigio.

D'Italia Lib. ii. Cap. vnr. 569

note Croniche de' Pontefici in quefte pitture rap- prefentate fino ad Innocenzo ; ma fonovi corfi er- rori , e mancanze , che qui emenderemo, e poi vi aggiugneremo le altre fino a Simmaco', onde s'abbia perfetto nella noflra Storia quefto pregevole monumento dell' Ecclefiaftica Antichità . In Cleto dunque in vece di D. vii. leggali D. xi. Dopo Igi- no fi feriva: Plus. fed. ann. vi 11. m. hi. d. hi. A' mefi ih. d' Eleuterio s'aggiunga un'altra uni- tà. In intero va letto ANNI I. I mefi di Sijìo fono xi., non xn. , xi. pure gli anni di Cajo9 non ix., xxv. i giorni di Marcellino. Dopo Giulio fi legga Liberio tralafciato dallo Stampatore: Ltbe- rius [ed. ANN. x. m. vii. d. hi. Ecco ora i nuovi, che traferiviamo dal libro del N. A.

* S. ZOSIMVS

*

S. HILARVS

SED

SED.

AN. I.

AN. VI.

M. IX.

M. III.

D 1X3

D. X.

# BONIFACIVS

$ SIMPLICIVS

SED AN. IV.

SED.

M. IX.

ANN.

D

XV.

XXIII.

D.

;

VI.

*s.

570 Stori a Lettera ri a

* S. CAELESTINVS $ S. FELIX III.

SED

SED. ANN.

AN. IX.

VIII.

M. X.

M

D.

xr.

IX.

D.

XVIII.

# S. SIXTVS III

*fc S. GELASI

SED

VS SED.

A. Vili.

ANN.

D.

mi.

XIV.

M. VIIL

D

XVIII.

$* S. LEO

*£fc S. ANASTA

SED.

SIVS II.

A. XXI.

SED. AN.

M. I.

I.

D. XIII.

M. XI.

D

XXIV.

#s.

D' Itali a Li b. ii. Cap. viii. 571 $ S. SIMMACHVS SED. ANN. XV.

M. VIT. D XXVII.

III. Non è contentato Monf. Marangoni di darci la Cronologia de' Papi; vi ha premede dotte animadverfimi , e le ha fatte fegcfire da una erudi- ta appendice. Dell'une, e dell'altra dobbiamo ren- der conto. E dalle Jlnimadverftoni facendo princi- pio, in Tedici capi fono elle partire. Tratta in que- lli l'Autore della difficoltà , che s'incontra nello fìabilire la Cronologia de Pontefici e per la varie- tà dell'opinioni , e per lo diverfo modo , che gli antichi autori de' Catalogi tennero nel compilarli , e per la fomiglianza de' nomi d'alcuni Papi ; di- fende appretto contro gli eretici J'ufode'Papi di mu- tarfi il nome ; difcorre della differente maniera , che fecondo i Secoli fu introdotta nelle velli de' Papi , del pallio Filofofico , del pallio Sacro , o Pontificale, della Mitra, della Tiara, del Rocchet- to, della Stola, del Camauro, della mozzetta ; fi- nalmente ragiona fui monumento di Giovanni XVI., del quale parlammo nel terzo Tomo della Storia noftra (p. 545.) per occafione d'una favia lettera, con che fu ìliu (Irato. Non n'è poffibile entrare in un minuto ragguaglio di tante eruditiflìme cofe . Parleremo folo d'alcune . Antonio Pagi tra le re- gole , fulle quali fondare la Pontificale Cronolo- gia , (Ubili quella , che fino alla metà dell' unde- cime Secolo non dal giorno dell'Elezione , ma fo- lo

572 Storia Letteraria

io da quello dell' ordinazione va prefo il principio di ciafcun Pontificato. II N. A. fa vedere (p. j.( , che ne' primi Secoli della Chiefa il giorno fteffo della elezione confecravafi il Papa (9) ; onde la regola del Pagi per que' Secoli non ha alcun luo- go. Ma quando fui principio del fefto Secolo co- minciarono gi' Imperadori a pretendere di eflere richiedi di confermare 1* eletto Pontefice , allora necefTario fu di feparare l'elezione dall' ordinazio- ne, finché l'imperiale refcritto veniflTe. Per altro egli è d'opinione, che in ordine all'autorità Pon- tificale all' eletto Pontefice nulla mancarle , per- chè intanto che l' Imperadore confermarle la fatta elezione , s' intronizava il Papa , con che veniva porto (p. 12.) in polTeffo del Pontificato, e degli anneffi diritti, perchè la Pontificia Podeftà non dalla ordinazione (p. 18.), o confecrazione dipen- de , ma da Dio , il quale al Papa la comparte immediatamente dopo la feguita elezione. E quan- to alla prima ragione , ficcome il Mabillone opi- no (Comm. in ord. Rom. §. xviii.) , che Yintro- nizazione non Tempre fi facefTe negli antichi tempi prima dell' Ordinazione , ma anzi il più frequente ufo portalfe di premetterla alla confecrazione , egli prova con molti paffi del libro Pontificale , che Tempre all'ordinazione andafTe innanzi Xintronizt- zione (io). Ma all'altro argomento pafTando il

confer-

(9) Il che è tanto vero, che Simmaco Prefetto fcrivendo ad Onorio delle contefe nate tra Eulalio , e Bonifacio dopo la morte di Zo/imo ufa la parola folemniter ordinari per elipi , come oflervò il dotto Mabillon nel Comentario in ordtnem Romanum <p. ex II.).

(10) In qucfto non poffiamo diportarci da' feriti-

menti

D' Italia Lib. ii. Cap. viii. 573

conferma l'Autore (p. 18. J , e l'illuftra con certa fcntenza del Bellarmino ( de R. P. 1. e e. 12. ) :

ex

menti del dotto Autore . Egli ha troppe teftimo- nianze adunate , le quali ne coflringono a credere feco lui , che Y intronizamento non mai feguifle la confecrazione del Papa . Quefto punto dovrebbe parlare per dimoftrato . Ma io penfo ancora , che all' intendimento dell' Autore neceffario folte di provare altre due cofe ; la prima è , che fempre dopo l'Elezione fi premettere V intronizamento avan- ti che gì* Imperadori alla fatta elezione dettero af- fentimento ; l'altra che quefto intronizamento fia fempre {tato di pari forza nel mettere quafi in polTeffo de' Pontificali diritti il nuovo eletto. Ora noi aveffimo a dire il fentimento noftro fu que- fto punto, noi crederemmo, che per tutto il trat- to di tempo, che doveafi da' Romani afpettare la conferma de' Greci Imperadori , e degli Èf archi di Ravenna , cioè fino a Gregorio II., fotto il cui Pontificato gì' Italiani dall' ubbidienza di Leone Jfaurico fi ritralTero per lo culto delle Sacre imma- gini , o non feguiffe fatto intronizamento , o una cirimonia folle , la quale niuna autorità con- ferirle al Pontefice. E veramente la prima volta troviamo qualche veftigio d' intronizamento nella elezione di Giovanni V. l'anno 685. , cioè dappoi- ché l'Imperador Coftantino Pogonato awea all'ante- ceffor Benedetro II. conceduto, ficcome narra Ana~ fia fio , ut qui eleSius fuerit in Sede Apoflolica , e vejligio abfque tarditate Pontifex ordinetur fenz afpettare il confentimento dell" Imperadore . Ora per qual ragione mai allora folo fi nomina da Anafìafxo cofa di qualche affinità all' intronizamen- to , non perchè eflendo folo in qu«' tempi fiata

la

574 Storia Letteraria

ex quo bine fequitur , ut qui eligitur Romanus Pori' tìfex , co ipfo fit Pontìfcx Summus Ecclefia totìus , etfi

la Chicfa fciolra dal duro legame d' afpettare i re- ferirti di Cojìantinopoli fi pensò , che allora fi po- tette dare al nuovo Eletto qualche maggior autori- tà , che dianzi , fino a tanto che all' ordinazione di lui fi venifle? Ma rechiamo il palTo d' Anajla- fio , dove di Giovanni V. favella . Hic . . . juxta prifeam confuetudinem a generatitene in Ecclefia San- ili Salvatoris , qus appellatur Confìantiniana elcclus e/i , atque exinde in epifeopium duBus . Il N. A. vuole (p. 13-), che fi notino quelle parole juxta prifeam confuetudinem ; ma effe non cadono full* atque exinde ( o almeno non potrà, recar fene pro- va ) , ma bensì full' a generalìtate , quefta effendo l'antica confuetudine , alla quale nel citato luogo s'allude, che tutti gli ordini del Clero , ed i pri- mati della milizia , e del popol Romano all'ele- zione interveniffero, e le preftaffero aflentimento. Perchè non piuttofto noterem noi quell'/V» Epifco-*. pium duElus? Non ci fembra certo di vedervi efpref- io fintronizamento , che fi pretende . Sinché gli Eletti o dagl' Imperadon , o come dopo Cojlantino Pogonato fu, dagli Efarcbi foffero confermati, erari condotti al Palazzo di Laterano : era quefta molto convenevol cofa , che l'eletto in tanto fi fteflTe nel Palazzo della Chiefa Romana , ne quefto folo pro- va, che il Papa foffe intronizato . Il Mabillone rico- nofee più particolarmente Yintronizazione in Canone , il quale a Giovanni fu Succcffore. Perciocché di lui detto è, che dopo la fua elezione: e veftigio au- tem omnes judices una cum primatibus exercitus pariter ad ejus falutationem venientcs , in ejus laudem omnes firaul ad clamaverunt. Videns au-

« tem

D'It a l i a L i b. ii. C a p. viii. 575

etfi forte id non exprìmant ElcSlores , e con altra dottrina delio {teflb Ven. Cardinale (1. 2. e. 17.), che la

,, tem exercitus unanimitatem Cleri , populique in decreto ejus fubfcribentium , poft aliqùot dies & )9 ipfi flexi funt, & confenferunt in perfona praedi- cìi Sancìiflìmi Viri, atque in ejus decreto devota ,, mente fubfcripferunt, oc milfos pariter ex Ckri- cis , & ex populo ad excellentiiììmum Theodo- rum exarchum , ut mos eft, direxerunt ,, . Ma quelle acclamazioni, quella falutazione fu fat- ta innanzi, che l'efercito fottoferivefie l'elezione , non può intenderà* X introni zamento ^ il qual non fe- guiva , che dopo l'elezione . Perciocché juxta pri- fcam confuetudinem a rendere }' elezione compita voleavi , comechè foffe il confentimento dell'efer- cito . Come poi mandafferfi all' "E far co meffi, fc l'Imperador Cofiantino avea ceduto alle fue preten~ fioni intorno la conferma degli eletti Pontefici , crede il N. A. (p. 8.), che ciò avvenuto fia , per- chè Giujìiniano non voleffc di quella ceffiont far conto . Ma forfè più verifimile è dire con Monf. Vignoli (T. 1. p. 299. ) , che Cofiantino liberò bensì l'elezioni Pontificie dal pefo dell' imperiale conferma , conciofiachè troppo tempo fi ricercarle per le fpedizioni a Coflantinopolt , ma non già da quello di ricorrere a' vicini Efarchi , acciocché la voleffero ratificare. Sella Pontificale fi nomina la prima volta dove , Anafìafio parla di Filippo in- trufo dopo la morte di Paolo I. , ma oflerve- raffi attentamente, ivi non ò'intrvnizazionc fi favel- la, ma d'ordinazione come che invalida . Le note di Monf. Vignoli (T. 2. p. 140.) comprovano que- fta mia rifleffione . Che che fia di ciò, vero intronizamento , qua! fembra , che quello folle di

Va-

57^ Stori A Lettera r r a

Ja podeflà del Papa viene immediatamente da Cri fio 9 fuppofta 1' umana elezione ; aggiugne (p. 19.) alcu-

ni

Valentino , ufavafi dopo l'elezione , niuna autorità conferiva SU' eletto , prima ehe (otto Gregorio II. Roma , e Y Italia fcuoteflfe il giogo degl' Impera- dori Orientali. Lo provo con tre ragioni : I. Trai le lettele di Giovanni iv. a' Vefcovi e Preti di Sco- zia , una ve n' ha con quella Ifcrizione , come da Beda n'è riferita : Dilecìillìmis , & fancliffimis &c. Hilarius Archipresbyter fervans locum fedis 3, Apoftolicae, Joannes Diaconus, & in Dei nomi- ne ele&us, item Joannes Primicerius , & fervans locum fedis Apoftolica: ; dove olfervifi 1. che l'eletto è in fecondo luogo, non nel primo, 2. che ancora dopo l'elezione feguiva, come nella fede va- cante, a (tare l'autorità della fede Apoftolica, nell* Arciprete, nell' Arcidiacono , e nel Primicerio de'AV taj . Dal che hanno il Garnier , il Papebrocbio , il Mabilloncy il Pagi ;, e l'eruditilfimo Garampi tutto diritto d'argomentare, che almeno a que' tempi, a' quali folo in quella annotazione io mi riftringo , l'elezione non dava autorità all' eletto Pontefice . 2. Nella Relazione de elezione Ponti ficis ad Exar- chum prefTo il citato Garnier ( p. 18. ) tra' motivi , che il clero, e'1 popol di Roma recano della necef- f\ÙL di pretta conferma dell' eletto Pontefice , uno fi è , prafertim cum plura fini capitula , <& alia quo- tidie ptocreentur , qua cura fplicitudinem , & Vonti- ficalis favorii cxpeèìant remedium 0"c. Dunque l'elet- to non poteva predare quello rimedio, ed operare. 211. Ma quello , che toglie ogni dubbio è , che S. Gregorio Magno s'adoperò gagliardamente predo la corte di Cojlantinopoli , perchè non fofTc appro- vata Ja fua elezione ; è dunque manifcllo legno ,

che

D* Itaha Lib. li. Cai», viii. 577

ni efempli di Papi folo eletti , i quali efercitarona la loro podeltà . (11) Nel capo xvi. ptr pattare ad altro , riporta 1' Ifcrizione di Giovanni XVI. trovata in Rapugnano e coli' Abate Borgia la cre- de fatta da Enea Silvio ,* la va poi a parte a par- te con dotte .offervazioni (piegando ; tra le quali degna è d'eflere ricordata ( pag. 106.) quella , che riguarda il cognome di Sicco dato a Giovanni in quattro antichi Catalogi , e moltra, che egli è un folenne sbaglio degli autori loro, i quali a cogno- me

I . 1 ^_l__L . 1 *- -- -

che il Santo credeva , la fua elezione dover effer nulla, 1' Imperadore non l'approvava ; dunque quella elezione Romana noi faceva aflblutamente Pontefice. Aggiungali cofa già da' citati Autori of- fervata, che gli Scrittori de'Catalogi Pontifici pren- don tutti il principio de' Pontificati dalle ordina- zioni , non dalle Elezioni ; ma come è credibile , che tutti commettefTcro un fatto errore , non fodero (iati perfuafi , che V Elezione di Roma non faceva il Pontefice? e donde tal perfuafione , non dall' ufo di que' tempi ad elfi ben noto di non ri- guardarli il Papa ne' diritti del Pontificato lenza i referitti degl' Imperadori, de' quali l'ordinazione n'e- ra il certo fegnale?

(11) Godo , che Monf. Marangoni mi apra la ftrada ad efporre fu quello importante punto un mio fiftema , che al giudizio fuo fottopongo , e a quello degli altri eruditi. Io fono d'avvifo, che non debbafi in fimil modo difeorrere dell' elezioni de' Papi fino a Gregorio il, e delle feguite dappoi , ef- fendo a' Latini d'Occidente parlato l'Impero. L'ele- zioni, che faceanfi prima fotto gì' Imperador/ Gre' ci, non eran perfette fenza l'approvazione Imperia- le, la quale entrava a parte dell' elezione, Ila Ila-

Oo to

57^ Storia Letteraria

me di Giovanni attribuirono il nome del Padre Cuq Si eco» e f IV. L'ap-

to per connivenza del Clero, fia flato per ufurpa- zione, o per altro titolo; il che al cafo noftro non fa. S.Gregorio Magno, fabbiam veduto, eradi tal ientimento . In una parola allora col Clero , col popolo , co' primati dell' efercito l' Imperadore lon- tano anch' egli eleggeva in (uà maniera , e quello era il ìuq voto , la conferma della elezione fatta in Roma. Quindi era, che l'eletto da' Romani, con- ciofiachè non ancora fofle l'elezion fua accurata , non riguardava!] come Papa , e alcuno fece in que' tempi atto di giurifdizione , come Benedetto n. , il quale alcuni negozi commife non ancor con- fecrato a Piero Raggionario V anno 684. , e Sergio ed altri dall'autore citati, e prima di lui dal chia- riffimo Abate Garampi nella fua differtazione^ww- mo argenteo Benedigli 1 1 1. ( p. 20. p. 80. e feg, ) , è da dire , come in fomigliante propofito notò il Gar- nier , che a quelli fatti aveffe l'eletto dal Clero fpe- zial facoltà. Non così è da difeorrere dell' elezioni feguite dappoi , che l'Impero cadde in mano degli Occidental: . Allori l'elezioni erano compite fenza il conlenfo Imperiale, e quello fola volerli per la confecrazàone , e non perchè quella invalida fofle Ma- ta fenza la prefenza , e l'aflentimento dell' Impera- dore , o de' fuoi Meflì , ma perche gì' Imperadori volevano obbligare l'eletto a confermar loro i pri- vilegi da' predeceflori Pontefici lor conceduti , e quello quali per patto , e convenzione degli fteflì Pontefici . Il P. Manfì nel primo Tomo de' fuoi fupplementi a Concilj ( col. 467. ) dalla collezione ò'Udalrico Bambergenfe ftampata dall' Eccardo ne ha dato un decreto di Deus duìh Papa , nel quale oq

man-

D'Itali a Li b. i i. Cap. ix. 579

IV. L'appendice ora è da confiderai, nella quale fi tratta de translationibus Corporum San&orum 11 Por»-

manda quefto Pontefice , che cum prseftituendus eft Pontifex, convenientibus Epifcopis , & univer- fo Clero , eligatur , expetente fenatu & populo j, eum , qui ordinatus eft , fic in confpeclu om- nium celeberrime elecìus, praefentibus legatis Im- perialibus confecretur . E' manifefto > che tal decreto ripugna alla difciplina de' tempi , in che viflTe Deus dedit , e che facil cofa è , che Udalrico erraiTe nel nome , attribuendo a Deus dedit un de- creto, che è di Giovanni ix. in un Concilio Roma- no ( can. x. ). Ma Leone iv. un fomigliante ne fe- ce, come confetta il N. A. (p. io. ),e chiaro è dal- le parole àìOttone Magno in un fuo genuino diplo- ma : Ut omnis Clerus, & univerfa populi mul-

titudo , Sacramento obligent , quatenus

futura Pontificum eleftio canonice, & juftefiat, ut & ille, qui ad hoc San&um , atque Apoftoli- cum regimen eligitur, nemineconfentiente, con- fecratus fit Pontifex ( parla/i della Confecrazione)ì priufquam talem in praefentia Miflbrum noftro- rum , vel Filii Noftri , feu univerfae generalita- tis faciat promitTionem ( ecco la ragione , per la quale fola ricbicdevafì dagf Imperadori , che al- la Confecrazione doveffero intervenire i loro Mejjì ) prò omnium fatisfaclione , atque futura confer- vatione , qualem ( viene la concezione del Papa ) Pominus , & venerandus fpiritualis Pater No- ftcr Leo fponte feciiTe dignofcitur . Ne que- fto era da Leone la prima volta conceduto agi' Im- peradori . Era quefto , come pub vederfi nella cita- ta erudita DiiTertazione del Carampi ( p. 22.eftg. ), il privilegio AdvQcati* da gran tempo a' Carolingi

Oo 2 dato

580 Storia Letteraria

,, Pontificum Romanorum ex primis eorumdem fc- pulchris ad alias Ecclefias : feu loca . Fermia- moci

dato da' Pontefici, ed era a favore della Chiefa Ro- mana per evitare gli fcifmi , comechè da parte dell' eletto Pontefice dovefTerfi i privilegi agi' Imperado- ri confermare . Quindi maraviglia non è, che non eflendofi a quello privilegio avuto riguardo nella confecrazione di Gregorio iv. , mandatteì'Imperadore a Roma coli' Arcivefcovo di Metz Drogane Lodovico fuo figliuolo per impedire , che non fi pattatte per l' innanzi alia confecrazione de' Pontefici fenza la prelenza de' Metti Imperiali; il che narra non pur Sigeberto , ma l'autore degli annali Bertiniani ; on- de a ragione fcritte il Mabillone nel fuo eruditiflimo Contentano fopra forame Romano ( p. cxiv. ) quem locum ( degli annali Bertiniani ) Baronius fi le%iffct , vnitiui utique egi[fet cum Sigeberto , qui idem faSìum quemquam alio modo commemorat . Il N. A. credè ( p. 8. ) che il Mabillone parlatte d' altro fatto , che in alcuni efemplari di Sigeberto fi legge in propo- sto di certo Concilio fotto Adriano Papa , onde gravemente il riprefe; ma chiunque leggerà il Ma- bilione , vedrà, ch'egli ragiona dell'altro fatto fotto Lotario, che il N. A. medefimo patta per vero full' autorità degli (letti annali Bertiniani citati dal Pa- gi , e conferma con un patto tìAnaflafio . Or dico 10 , che non richiedendofi in quetti fecoli , come dianzi, la Imperiale conferma dell'elezione, , e per modo , che lenza etta di niun valor fotte, va- le qui la dottrina del. Bellarmino dal N. A. recata in mezzo, e che gli anni de' Pontefici di quetti fe- coli vanno dirittamente cominciati dal giorno dell' elezione , non da quello della confecrazione . E quind/ è, che in quefli fecoli più, e più autorevoli

atti

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 581

moci un poco prima fulla Prolusone, che le va in- nanzi. Cercali in effa, chi il primo autore fia fiato di tali traslazioni, e rifpondtfi dall' Autore ( p. 132.) 1 che il primo certo monumento di fatte trasla- zioni è una bolla di Paolo 1. , il quale alla Chiefa di S. Silveflro in campo Marzo trafporrò molti cor- pi di Santi. Potrebbelì opporre, che S. Dama/o, e

S. Gre- miti di podeftà efercitaronfi dagli eletti Pontefici, e non ordinati , che non ne' fecoli più rimoti ; per- ciocché in quefii non era l'elezione compita fenza Ja conferma degl' Imperadori, ma in quelli era ve- ramente eletto il Papa , fenza che gì' Imperadori v'aveffer parte . Gli autori de' Catalogi hanno an- cora in quelli fecoli feguito il metodo, che tenner ne' primi y ma è maniferto errore nato dal vero fatto de' primi fecoli male applicato a quelli più, moderni , e dal non diftinguere il diverfo valore , che avea nell'elezioni del Papa l'autorità de' Greci Imperadori , e quello, che da' Papi Iteflì concedu- to fu a' Latini Imperadori del Noftro Occidente . In quello filtema , che per femplice conghiettura , ma a mio creder fondata, propongo, fi tolgono tut- te le difficolta , che hanno le oppofte fentenze . Quelli, che generalmente vogliono, non efTerfimai avuto riguardo agli eletti Pontefici, (e non dappoi- ché confecrati erano , fono oppreflì dalla vera dot- trina del Bellarmino , e da' manifesti atti di giurif- dizione , che i Papi non per anco ordinati hanno ufato. Gli altri, che vogliono fempre l'elezioni de' Papi e fiere fiate confiderate , come principi del loro Pontificato , trovanti firetti dalle ragioni , che ho promofie nella precedente annotazione . Il mio fi- fiema pare a me, che fcanzi e Pune e l'altre, e che concilii ogni cofa.

Oo 3

582 Storia Letteraria

S. Gregorio Magno altri aveane innanzi di Paolo tri* fportati . Ma certa cofa effer dee ( p. 140. ) , che S. Gregorio non mandava , che veli , e iomiglianti cofe , non corpi Santi . E quanto a Dama/o qual prova può recarfi j eh' egli o introducete , o ufatte limili traslazioni? Gli atti di S. Zenobio Vefcovo di Firenze dicono veramente, che il Santo ricevetteda Damafo in dono i Corpi de' Santi Abàon , e Sen- nen ; ma apocrifi fono qutft' atti, ne più vi vuole a dimoflrarli tali , che quefta fletta traslazione indi- cata. Perciocché lafciamo flare, che tante altre Cit- tà pretendono quelli corpi, come mai Damafo gli avette a Firenze mandati ( p. 138. ) , avrebbe aCo- fianza Augufta fcritto pretto a cento anni dopo il Magno Gregorio : cognofeat tranquilli filma Domina , quia Romanis confuetudo non e/I , quando SanBorum reliquias dant , ut quidquam tangere prxfumant de cor* portbus &c*f Altri efempli di traslazioni a S. Da- mafo attribuite fono daf N. A. ( p. 159. ) acconcia- mente efanrwnati , e rifiutati. Ciò pollo in 44. para- grafi patta l'autore a difeorrere delle particolari tras- lazioni de' corpi de' Santi Pontefici . E prima ne- ga , che innanzi del fecol nono particella alcuna fia fiata tolta dal corpo di S. Piero Principe degli Apo- fìoli , e molto più, che il detto corpo divifo fotteda Co fi amino , e una metà alla Bafiiica di S. Paolo fof- fe portata, reflando l'altra metà alla Chiefa di \S, Pie- ro , con una metà del corpo di S. Paolo ; nel qual propofito dimoflra ( p. 142. ) il niun conto , che vuol fard d'una lapida di fecol barbaro, dove fat- ta divifione fi trova accennata . Segue poi per or- dine a parlare degli altri Santi Corpi , e in ciafeun paragrafo eruditamente raccoglie le pretensioni di va- rie Chiefc, e Città, le quali vantanfi d'avere ilcor- , o parte d'uno fletto Santo Pontefice. E' da no- tare l'ultimo paragrafo, nel quale difendefi la fanti-

D'Italia Lib. ii. Gap. ix. 583

di Adriano i.j'fc (1 moftra ( p. 178. ) lo sbagli de' Monaci di Nonantola $ i quali quello hanno ad Adriano in. attribuito, che al priaio appartiene . Per rendere queft' opera piti compita vedefi in fine dall' Autore aggiunta una breve, ma diligente noti- zia di tutti gli fcifmi , che hanno travagliata la Chiefa , é degli antipapi in tali funefie occafioni eletti contro i veri Pontefici. In fomrrta niente ha lafciato Monf. Marangoni , perchè utile fode l'opera fuaì e al nome rifpondefle, ch'egli con altri erudi- ti libri fi è già appretto tutti acquiftato.

V. Ma dalla Romana Chiefa, e dalla Cronologia de' Romani Pontefici fuoi , ad altra particolar Chie- fa ornai fi pàflì . Quefta è la Chiefa Nolana.

Della Nolana Ecclefiaftica Storia alla Santità di Noftro Signore fommo Regnante Pontefice Benedetto XIV. dedicata dal P. D. Gianftefano Re - mondini Sacerdote della Congregazione di Soma- j, fcà Tom. it. Napoli 175 1. nella ftamperia di ji Giovanni di Simone f. pagg. 724.

Fino dall' anno 1747. avevamo avuto dal chiarii* fimo P. Remondini il primo tomo della fua Nolana Ecclefiaftica Storia: ed egli aveala condotta fino al- la morte di Paolo xnr. Vefcovo di quella Chiefa, vale a dire fecondo i computi fuoi ( T. 1. p. 651.) , fino al terminare dell'anno cdix. , od al principio del cdx. SuccefTore di Paolo fu il celebre S. Ponzio Mcropio Paolino , il quale però farà xiv. Vefco- vo (|a). Di quello SantiflTimo, e dotti (Timo Uomo tratta il N. A. in tutto il fecondo tomo, del qua- le tocca a noi di parlare . Non paja ilrana cofa , che non altro contengali in quefio volume. L'Au- , tore

(12) Per errore dello ftampatore leggefi nelfron- tifpizio Xlii. Vefcovo di Nola.

O 0 4

5S4 Stòria Letteraria

torc non contento di darci l' efatta fìoria del Santo Vefcovo ha tutte l'opere di lui, quelle, che in pro- fa ferine fono, come l'altre, che in latino verfo fu- rono flefe , in volgar noftro recate , e qui le ha a profitto de' Cristiani leggitori inferite. Noinonfap- piamo , tutti i letterati faranno paghi di que- llo nuovo medo di dare Storie Ecdefiatiiche parti- colari ( 13) .

Ma che che fìa di ciò, noi lafciando la tradizio- ne, della erudiriffima Storia del Santo, che la pre- cede, tra(c<.n\m brevemente, quanto allefuegelle, agir ferirti iuoi , e all'edizioni finora fattene s'ap- partiene. E dalle azioni del Santo dando principio, il P. Framcfco Sacchino Gefuita ne compilò già in tre libri la vita, la quale fu dal P. Rofvveido fen- za nome del modelliamo autore Campata nella fu a

edi-

(13) Potrebbefi certamente dire , che il difegno di vo'garizare l'opere del Santo poteafi in alt o li- bro , il quale di per ftamparo frode , recarfi ad effetto. Sarebbe quello un cattivo efempio, perchi intraprendendo la (toria del Patriarcato Cojìantino» politalo, o del Vefcovato Cartnginefc credeife di po- térti in Italiano dare tutte l'opere di S.Gio: Grifo- fìorno , o di S. Agofi'mo . Egli è ben vero , che il nollro docili(fimo autore , ficcome appare ancoradal- la prefazione del primo tomo (p.xm.), avrebbe di kggieri mutato intorno a ciò proponimento , alcuno nel trafcorlo triennio aveffel fatto avverti- to , che tale idea non potea elTcre comunemente approvata \ perciocché fino dal 1747. nella mento- vata Prefazione del primo tomo (p. ix.) avea egli efpolto il fuo penderò di darci nel fecondo la tra- duzione di tutte l'opere di S. Paolino.

D'Italia Lib. ii. Cap. ijc. 585

edizione di S. Paolino (14)* Non foddisfece quefla vita, comechè giudiziofamente fcritta al P.Le Brun; perchè egli un altra latinamente ne (lefe , che leg- gefi nella edizione del mcdefimo Santo Padre da lui fatta in Parigi nel 1685. (15) . Il noftro Autore nell'opere del Santo, che dopo l'edizione del le Brun il Muratori (lampo ne' fuoi anecdoti , ha belliflìmi lumi (coperti per correggere , ed illuilrare amendue quefte vite (16).

VI. Della Gente Anicia (17), e certo ( p. 12. e fegg. ) di (enatorianobiliflìma , e ricchittìma (chiat- ta nacque il noftro Paolino un anno circa prima, che il grande S. Agojìino venifle a luce , cioè l'an- 353-

(14) Hannola pure riftampata i PP. Bollandijìi a' 22. di Giugno.

(15) L'anno appretto il P. Le Brun riflampò in Parigi quella Tua vita in Franzefe.

(io) Oltre le vite del Sacckini , e del Le Brun fono le gelie del Santo (late ilìuftrate , Iafciamo il GiraSy e il Baillet nelle Vite de' Santi da loro (lam- pare in Franzefe, dal Gefuita Cbifflet nel Tuo Pau- ' linus iliufiratus , e dal Ttllemont Mem. Ecclef. T. x I v. Il Fabricto ( Btb. Lat. T. 2. ed. Ven. p. 348. ) men- tova ancora una vita di S. Paolino (critta in In- glefe da Enrico Vaughan , e pubblicata in Londra nel 1654. Ma olfre ogni altra ha da rammentar- li la bellittìma Vita Franzefe del Santo (lampata nel 1743. a Parigi dal P. Gervajìo , della quale un bello, e lungo tftratto fi ha nelle Memorie Trivul- ziane del 1744. ( artic. Lvm. ).

(17) Così dice l'autore col Card. Baronio ; ma io non l'affermerei francamente , e così trovo ave- re ancor fatto il Sacckini . Vegga il Ttllemont ( T.xiv. a. 1. p. 2. )

586 Sto ri a Lettera ri À

ho -$53., o a' principi del feguente 354. , e nacque riell' Aquitania , o in Bordeos, o in uri vicin luogo < dove folea poi far fovente fua dimora j detto Èm- bromago (18). Ebbe due fratelli, uno uccifogli ver- fo l'anno 392., del quale il P. Remòndini è il pri- mo benemerito difcuopritore ( p. 14.) , l'altro mor- to circa l'anno 403. , ed affai verifimilmente unafo- rella , come più a baffo vedremo . Decio Aufonio Gallo infigne Oratore , e Poeta di quel fecolo fu iuo Maeflroj e nell'una , e nell'altra facoltà * laPoe- tica dico, e l'Oratoria, fece fotto la colui discipli- na maraviglio»" avanzamenti fino ad efTere da Eraf- tno appellato Cicerone Cri/ìiano , e dal Fleury il pia pulito fcrittor del fuo fecolo (19). Applicoffi anco- ra alla lingua Greca; perchè S. Girolamo proponen- dogli i libri di Tertulliano (20) l\*pi «pxw da latinamente fatti, gli fcrive (ep. 85. j quorum exem- plaria a fupradiEìo fratte poteris mutuari , licet tibi Graca fufficiant , & non debeas turbidos nojlri inge* nioli rivulos quarere, qui de ipfts fontibus bibis . Eru- ditismo fu pure nelle Filofofiche difciplìne,» e pro- va n'è il fuo Poema contro a' Pagani ; non così nel- la fìoria, alla quale confefTa egli fi e fio di non ave- re mai l'animo feriaraente volto. Anche nella Geo- grafia egli fi moftra poco verfato , crediamo al

Le

(18) E' da vederli di quello luogo la prima no- ta del Tillemont ( p.710. ).

(19) Niccolò Ein/10 il chiama fcrittor terfo , e puli- to ( ad Valer. Flac. p. 187.). Altri fuoi elogi leg- gonfi prefTo Gafpero Bartbio ( p. 2971. e feg. Adverf.) Si accordan tutti a preferirlo al Maeftro Aufonio . Veggafi il Tillemont ( T. xiv. p.<5. )*

(20) Ecco un altro errore di (lampa. Leggafi 0" risene .

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 587

te Brun; ma il N. A. ( p. 18. ) fludiafi di difen- derlo ( 21 ). ,

VII. Di quefti, pregi fornito portoflì il Giovane Paolino a Roma, dove per la fua eloquenza, e per l'altre rare fue prerogative fall in tanta eftimazio- ne, che eletto fu a Senatore ( p. 20. ). Il Baronio , il Cbifflei, il Rainaldi) ed altri fatinolo ancóra Edile Curule , Pretore Urbano , e Prefetto di Roma , macon- ciofiachè il Santo, il quale nel Natale xm. le fe- colarefche fue dignitari minutamente novera , di quelle niente ci dica , dirittamente Conchiude il N. A.y che non fiane (lato mai riverito ; Ed é ben vero, due referitti etfervi nel Codice Teodofiano in- diritti ad Pautinum P. V. , cioè Pratoreni Urbanum , come fpiega ì\Cbiffletì o PrafeElum Urbi , come me- glio intende quelle lìgie il Rainaldi, ma era quegli un altro Paolino diverfodal Noftro, e forfè il mento- vato in una Gruteriana lfcrizione (p. cclxxxiii.)

DEDICANTE. ANITIO. PAULINO V.C. CONS.

ORD. PRAEF. URBI.

Ma Paolino non fu di quefte cariche ornato i fu però Confole , ficcome lo accenna Aufonio ( ep. xx. ) e lo fleflb Santo ( Nat.xiu. v. 32. ). Vero è , che tra gli eruditi quiftione è , Confole flato fia Ordinario , óppur furrogato , o folamente onora- no» Ordinario lo vnole il Baronia : onorario il Pagi,

e'1

(ai) Non è però quello vero , che l'Autore di- ce del Le Brun , efler egli flato l'ultimo , e Puni- co , che abbia ofato di dare al Santo la taccia d'ignorante di Geografia. Gliela diede ancora il Tillemont ( p. 6. ) .

588 Sto ri A Letterari a

c'1 P. Giandomenico Man fi ; furrogato il noftro Au- tore col Cbifflct , e col Muratori (22). E potè ef» ferlo nel 378. , quando 1' Irnperadore, e Confole Valente fu uccifo, ed abbruciato da' Goti a' 19. d' A- gofto ( p. 26. ). Finito il Confolato ottenne per fua Provincia la Campagna Felice; ma non a Ca- pita, la qual n* era la Metropoli, bene a Nola per la divozione , che avea prefa a S. Felice ivi fepolto e venerato , (labili la fua refidenza Era tra' Gentili molto felìivo il giorno , in che per la prima volta radevafi la barba , di che ci fa tcfti- monianza Marziale ( 1. 3. ep. 5. ) , e agli Dei coftume era di folennemente Sacrarla , come di Nerone racconta Suetonio. Pafsò queft' ufo da' Gen- tili a'Criftiani, i quali a'SS. Martiri, od al Signo- re confecravano le primizie della lor barba; e pro- va ne abbiamo nella Vita di S. Villelmo pubblica- ta dal Mabillone. Paolino Proconfole della Campa- gna era ancora Gentile , ma fecefi in breve Cate- cumeno ; perchè volendoti fare per la prima volta la barba , ìa fi fece radere nella Bafilica di S. Fe- lice al Sepolcro del Santo, e a lui confecrolla. Ma terminata la Proconfolare fua carica ( Nat. 13. v. 325. ) tornofTene Paolino l'anno 380. in Francia a rivedere la Madre; quindi paffato in Spagna prefe in dicala a Donna una nobiliflìma femmina Cri- fiiana nomata Terafia ; dopo di che altri viaggi intraprefe per varie Provincie di Spagna, di Fran- cia, e d' Italia , e nella Spagna infin rincondottofi verfo 1* anno 388. ririrofli colla moglie in Campa- gna. Vcrfo l'anno 391. nacquegli un figliuolo , il quale otto giorni appreflb venuto a morte fu da

do-

(22) E fimilmente il Tillemont (Not.2.) foflicn- lo furrogato.

D'Italia Lib. ii. Cap. ijc. 589

dolenti genitori mandato ad Alcala, perchè ivi vi- cino alla tomba de' gloriofi fanciulli Martiri Giu- Jìo , e Pajiore avette religiofa fepoltura . Un altra difgrazia circa queflo medefimo tempo gli avvenne. Dicemmo col N. A. , avere il Santo avuti due fratelli . Uno gliene fu da traditori rivali uccìfo ; ma conciofiachè a lui aferitta ne fotte la morte , venne egli in maggiore trilìezza , e in grave peri- colo ( Nat. xiii. v. 363. ) non pure di vederli dal Fifco fpogliato delle lue vatte ricche7.ze , ma ancora per capital Temenza tolto del mondo . Da quali pericoli come per 1' interceflìone di S. Felice liberato fotte , e come l'innocenza fua fotte feoper- ta, ci narra egli fletto ( ibid. ).

Vili. Con quefte, ed altre afflizioni difponevalo Dio al S. Battefimo , che Tantamente ricevette in Bordeos dal Vefcovo S. Delfino . Ma in qual anno prendette Paolino il Sacramento della falvifica rige- nerazione , non è fuori di controverfia. Il Cbifflet ne mette P Epoca nel 3^9., o 380. Almeno innanzi, l'anno $89., e'I ritiro del Santo in Ifpagna ponla il V.LeBrun (23), nel 392. il Baronio feguito dal Canonico Ferravi Nolano, nel 395. L' Ughelli . Pro- babiiiflìma oltre ogni altra è l'opinione dell'Auto- re ( p. 49. ), alla quale il Sacchini aperfe il primo la ttrada, cioè, che'l Santo battezzato fotte fui prin- cipio del 393. Perciocché nell'autunno del feguente anno 394. così fc riffe Paolino a S. Ago/lino: atas mihi fccundum camera ea jam efl , qua fu'tt ille ab Apofiolis in porta f pedo fa Verbi potè fiat e fanatut ( era egli dunque entrato nel quarantunefimo an- no d' età ) in natalìbus antera anim<e , illius adhuc mihi tempus infantile efi , qua intentatis Cbriflo vuU . neri»

(23) E così pure il Tìllemont (Not.3.)

5po Storia Letteraria

neribus immolata dìgno fanguine agni ViBìmam prue' cucurrit , & Domtnicam aufpicata eji paffxonem , cioè il bimato degl'innocenti . Sicché nell' autunno 394. correva il fecondo anno del fuo Battefimo ; aveal dunque ricevuto fui principio del precedente anno 393. (24). Il P. Le Brun a mettere il Bat- tefimo del Noft.ro Santo innanzi che paflfarTe in Ifpagna, fi determinò dall' aver fattamente creduto, che ne' primi quattro anni del mentovato ritiro di Paolino in una campagna vendefle le fue pofleflio- xii , ed il prezzo ritrattone diftribuiflTe a' poveri . Ma ne farebbe Paolino , quando pure averle ciò fatto, il primo flato tra' Catecumeni ( p. 47. ) , il quale giunto foffe a difpogliarfi non che delle fo- ftanze, ma pur delle vefti per ricoprirne un po- vero ignudo: tanto infra gli altri fece il celebre S. Martino di Town. Dappoi falfo è, che fino d'allora averte Paolino quella vendita fatta (25). Quefta la fece egli tofto, che rinato fu alla Grazia per lo Batte-

(24) Se l'Autore averle alle mani avuto il TU- lemont , avrebbe fenza dubbio rifiutata la fpiegazio- ne , che egli alle citate parole. Le intende egli della rifoluzione dal Santo prefa di rinunziare a' fuoi beni , e di profetare vita Monadica ; ma il nome Natalia anima per folo dimoftra , quanto violenta fìa una tale interpetrazione .* primo anno nativitatis pretto il Diacono Ilario nel comento fu quelle parole di S, Paolo , non neophytum lignifica il primo anno dopo il Battefimo , ma quanto più avrà quello nome nel citato luogo di Paolino tal forza, conciofiachè contrapongafi alla corporale na- tività?

(25) Potrà a taluno far forza un altra obbie- zione del Tillemont , alla quale però noi giudichia- mo

D' Italia Lib. ii. Cap. ix. 591

.Battefimo, e in Bordeos cominciò a farla di gran parte groffe poffeflìoni, che ivi avea , indi ripaga- to in Ifpagna la compì, quell'altre vendendo, che dalla moglie avea in dote ricevute, Così de'fecola- refchi bene fpogliato , e fatta a' poveri una larga diftribuzione di tante ricchezze ritiroflì colla mo- glie Terafia , la quale non più qual moglie volea riguardare , ma come Sorella , in un diferto non lungi da Barcellona a menarvi vita Monadica.

IX. Mentre quivi fi flava in Orazioni, e in let- terari efercizi palTando umil vita e nafcofta, fu Sco- perto da un Mercatante fuo Cittadino -, indi a poco a poco d'ognintorno fuonando chiariffima fama delle lue virtudi , tratto fu per forza al Vefcovo Lam- po \ il quale volle facrarlo Sacerdote. Fu ne' pri-

mi

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mo di dover foddisfare . Domanda egli , come mai avvenuto fia , che in Bordeos ricevette il Battefimo S. Paolino? Egli avrebbe potuto riceverlo in Jfpa- a,na fenz' andar perciò a Bordeos . Ma Co/ìantino differì fempre il Battefimo per brama di riceverlo nel Giordano , perchè non potè Paolino volere anzi :he nella Spagna efiere al Sacro fonte rigenerato ta quel Vefcovo medefimo , che altro fuo fratello ivea battezzato in Bordeos fua patria , in quella -hiefa , al cui fervigio per rara filial tenerezza 'erfo la memoria de' morti genitori teneva uno

Ee'fuoi liberti ? Che vuolfi qualche altra ragio- e, eccola. Il Santo prima di ricevere il Battefi- no avea generofa rifoluzione prefa di vendere tut- "o il fuo per feguire gli Evangelici infegnamenti . M qual fine neceffario eragli di portarli alla pa- ria . Perchè polio quello neceffario viaggio, avrà .ncora voluto nella patria prendere il Battefimo . 2_ual cofa più naturale?

592 Storia Letteraria

mi Secoli coftume , che ognuno obbligato fi rima* nette al fervigiodi quella determinata Chiefa, nella : quale ordinato era. Ma conciofiachè Paolino dogo molte ripugnanze a quefto fol patto s'arrendette a ricevere il Sacerdozio , di non reftare alla Chiefa di Barcellona in verun modo foggetto, il Vefcovo feco lui difpensò dal rigore di quella diftipli na , ficcome erafi con S. Girolamo fatto da Paolo Ve- feovo d' Antiochia . Del prefo Sacerdozio parla S. Paolino in una fua lettera ad Ammdo (26). dappoiché al Sacerdotal grado fu montato nell'an- no 393. , tornò Paolino in Bordeos , dove il rima- nente vendè de' fuoi beni : s' imbarcò appretta in Narbona, e pattando per Genova , Milano , e Firen- ze, dove allora era S. Ambrogio , giunfe a Roma, nella qual Città maravigliola cofa è a dire , con quanta letizia, e venerazione accolto fotte da mol- ti Santittimi Perfonaggi. Per altro Papa Siricio o perchè offefo fi fotte, che Paolino da f mplice Lai- co al Sacerdozio fotte pattato fenza riguardo ad fuo novel Decreto, o che quafi una fpecie di fafto travifatte nella (tetta umiltà di Paolino , che a traeva gli fguardi di tutta Roma già di lui Senato- re , e poi Confole ammiratrice , o qual altra la c$» ion ne fotte , gli fi moltrò crucciato , ed alien 27) . Ancora in Roma vendè Paolino alcune (uè

pof-

(26) Per altro il P. Cbifflet intende quefla Jet* tcra del Vefcovato , non del femplice Sacerdozio . Ma è da vedere, come fu ciò ragioni il Tillemont ( not. vi. ).

(27 ) Il Til/emont, il Baillet , il Dupin prendo- no quinci motivo di biafimarc Sirtcto Papa ; ma paragoninfi di grazia le loro tacce colle fa pienti (li- me rifleffioni di Benedetto XIV. Sommo Regnan- te

D'Italia L i e. ir. C a p. ix. 593

poiTeflìoni, ed a' poveri fece larghe iimofine. Quin- ci a Nola fi ritirò a condurvi Monadica vita con alcuni fuoi difcepoli; ma non era egli fattamente intefo alla folitudine , che dimenticane il (uo S. Fe- lice. Anzi i'anno 400. ( p. 130. ) s' accinfe ad al- zare magnifiche , ed ornate fabbriche al Sepolcro dell'amato (no Santo . Noi folo accenniamo quelle cofe , ed altre ne tralafciamo per venire al tempo per Nola fortunati (lìmo d' avere a fuo Vefcovo S. Paolino . Quello fu 1' anno 410. nel mefe di Mag- gio ( 28 ). Ma appena che ebbe Paolino la cura prefa di quella Chiefa , videla miferamente afflitta e Graziata . Il Vincitore di Roma Alarico pofe a Nola l'afletlio, I' efpugnò , la rubbò con grandiflì- mo feempio de' Cittadini . Allora però ebbe campo l' accefa carità di Paolino di farli vie maggiormente conofeere . E qui luogo farebbe d'entrare nella di- lamina della celebre volontaria (chiaviti* del S. Ve- fcovo. Ma l'Autore riferba a trattare quefto pun- to nel terzo tomo . Afpetteremo anche noi a par- larne allora. Per ora diremo folo, che la fama del Vefcovo Paolino vie più dilatandofi fu dall' Impe- radore Onorio invitato nel 418. al Sinodo di Ra- venna ,

te Pontefice nella dottiiTima lettera fui Martirolo- gio Romano ( n. lxxix. e fegg.).

( 23 ) 1] P. Cbifflet ftudioiTi con molto ingegno di provare, che S. Paolino fofìfe flato eletto a Ve- fcovo di Nola fino dall' anno 396. Ma queflo fuo fentimento non ha avuti feguaci 1 II N. A., lo ha molto fedamente impugnato nel primo Tomo (lib. 3. e. 21. ). Ne tampoco può feguirfi l'opinione del Pagi) che all'anno 403., o al più tardi al 404. ne ti (fa 1 epoca . Veggaii il N. A. nel citato luogo, e 1 TdlemoTìt ( Not. xix. ).

594 Storia Letteraria

venna , e nel feguente anno a quello di Spoleto. Dodici anni ancora fopraviffe Paolino , e tutti gli fpefe in imprefe di grandiflìma divina gloria ; ma finalmente a ricevere V immortai premio di tante fatiche, e delle virtuofe azioni fue chiamato fu il 22. Giugno del 431. Uranio Prete , il quale ne fu dolorofo teflimonio, in una lettera a Pacato ne deferirle la morte . Fu pofeia il beato fuo corpo ( p. 187. ) da Nola a Benevento , e quinci per Ot- tone Imperadore , il quale credettefi di riportarne j\ corpo dell' Apoftolo S. Bartolommeo , trasferito a Roma .

X. Il dotto Autore frammezza , ed orna quelle lue notizie Cronologiche di S. Paolino con oppor- tune ricerche fopra alcuni altri celebri Uomini del fuo tempo . Cosi parla di Vigilando ( p. 85. ) , e più a lungo ancora ( p. 62. ) del famofo Sulpizio Severo ( 29 ) . Ma forfè ancora più degna d' offerva- zione è la digreflione fopra Giuliano gran difenfore dell' Erefia Pelagtana . Prova egli primamente col Muratori (50), che Ja moglie di Giuliano, quando

era

(29) 11 P. de Prato celebre Filippino di Verona, dal quale abbiamo fino dal 1741. il primo tomo della fua nuova eruditiflìma edizione di Sulpizio Severo , non palerebbe al Noftro Autore , che Sulpizio fia flato Sacerdote . Veggafi la Vita di quello grand' Uomo dal mentovato Editore deferit- ta ( §. x. p. lxv. ) . Ne fi tralafci di confrontar quinto dell'altre cofe di Severo dice il P. Remon- timi colla pillola del Regnante Pontefice fopra il Martirologio Romano .

(30) Anche i dotti Ballerini nelle loro offerva- zioni aggiunte al quarto Tomo dell' opere Norifta- ne ( Hi. 1. e. 9. ) aveano quella (ìciTa opinione

dife-

D' Ital i a L ib. ii. C a p. ix. 595

era folo Lettore, non fotte figliuola d* Emilio fra- tello di Memore Padre di lui . Vuole appretto ( p. 99. ) , che fino dall' anno 599. già fofle difciolto , qual che la ragione ne fofle , queflo matrimonio ; conciofiachè in una lettera di quell'anno S.Agnjìino chiami Giuliano Condiacono . E' vero , che il P. Le Brun , ed i PP. Maurtni mettono quefla lettera di Agofltno, la quale è la ci.) nell'anno 408. , ma il N. A. prova , che ella nel detto anno 399. fu Icritta. Perciocché, die' egli, S. Ago/lino mandolla per Poffidio, il quale due volte d' Africa partì per l' Italia, una volta nel Giugno del 399., l'altre al- cuni anni appretto. Ora in quale delie due Itàliche fpedizioni di Pojjìdio mandò S. Agoflino la mento- vata lettera ? Certamente nella prima , perciocché in efla dice Agojltno che troppo ingrata , e non comportevol cofa farebbe Mata , che Poflìdio fuo Santo fratello, e Collega venendo in Italia ( il che indica apertamente la prima volta , che ei venne , e non già quando ci ritornò ) o non avefle conofeiuto Memore, od a conofcerlò avef- fenza recargli fue lettere. (31).,, Finalmen- te

difefa, che qui brevemente fofliene il noflro Auto- re . Ma egli certamente non vide quefte ©nervazio- ni , perciocché prova che Giuliano non potè eflere à'Atella, conciofiachè fotte della Puglia. Ora i ci- tati Ballerini riflettono, che due Atelle vi furono, una nella Campagna, l'altra nella Puglia ; per la qual cofa potè efler Giuliano d' Atella , ed effer di Puglia . Per altro dove le (lampe del Cronico di Pro/pero hanno di Giuliano Atellenfis , l'antichittì- mo Manolcritto della Laurenziana di Firenze da noi altrove citato ha Eclanenfis.

(31 ) Ma i Signori Ballerini ( d. 2. cult. ) pro- Pp 2 vano

596 Storia Letteraria

te contro il Cbifflet foftiene vigorofamente (p.103.), che Giuliano non fu Vefcovo Atell anen , ma be- ne Eclanenje. Il Baronia V ha creduto Vefcovo di Capava, fidatoli nella volgar guafta lezione di Gen- nadio ( e. 45. de Vir lllujì. ) (92) XI. Palliamo al Catalogo dell'opere.

Opere , che efijìono .

Eccone il novero fecondo l'ordine , che ha loro dato il N. A.

I. Martirio di S. Gene/io. V ha , chi gli atti di S. Gtnefio d' Arles attribuire ad un Paolino Biter- renfe ; ma i miglior Critici hannolì di comune con- fentimento riconofeiuti opera di S. Paolino di No- la. Crede il N. A. (p. 53. ) con probabili conghiet- ture , che il Santo abbiali fcritti non effendo ancor Sacerdote nel Tuo Barcellone/e ritiro.

II. Cinquantadue lettere. La prima (p. 6%. ) 2 Se- vero fu fcritta 1' anno 394.

La feconda (p.69. ) ad Amando Prete òiBordeos , il quale eragli flato nel Battefìmo Padrino. Fu fcrit- ta 1' anno medefimo

La

vano con ; non difpregevoli ragioni , che il primo viaggio di Pojjìdio in Italia cadde ncll' anno 408. Il che vero foffe , tutto il fondamento del P. Remondini farebbe a terra.

(32.) Avverte il Fabncio nella Biblioteca Ecclc- fuiticà , che in quel luogo un manoferitto Siger- bcr^enfc legge Campania . Ora nella Campagna comprtndevafi dopo Cnjìantino Eclano , che negli andati tempi appartenne aila Puglia . Vcgganfì i ti Ballerini ( I. i.c.Q.col, H8l.

D'Italia Lib. ii. C a p. xi. 597

La terza ad Alìpìo , pure fcritta ( p. 81.) nel 394- Vi fi mentovano 1' Eulogie .

La 4. a S. Ago/lino fcritta ( p. 81.) nell' autunno di detto anno.

La 5. al medefimo S. Agoflino (p.83.), dal qua- le non avea alla precedente rifpofta ricevuto, fcritta l'anno 395.

La 6. a Severo ( p. 93. ) fimilmente fcritta nel 395. Notifi in quefta lettera il pan di Salpine, pre- ziofiffimo frumento di que' tempi in Nola , ed una tazza di buffo , che il Santo mandava a Severo per fargli vedere, qual fotte la fua argenteria.

Quattro lettere appartengono all'anno 396. cioè

La 7. a Romanzano (p«97<), la 8. a Licenzio fi- gliuolo di detto Romaniano , la 9. a S. Amando , la io. a S. Delfino (p. 98. ).

Altre quattro lettere fono del feguente anno 397. L'undecima ( p. 105. ) , e la duodecima a Severo (p. 107. ), la 13. a S. Amando (p. 109. ), la 14. a Pammacbio (p. 111.) . Il P. Le Brun pone la pi- itola undecima a Severo nel 401. Ma 1' autore il rifiuta ( p. 107. ) 1. perchè il Santo rifponde a Se- vero , il quale avealo di notizie richiedo per la fua Storia delle genti ; la quale per confeguente non è credibile , che foffe già pubblicata ; or quefta ven- ne a luce nel 400. 2. perchè vi fi fa menzione dell' amicizia dal Santo contratta con Rufino indi- vifibil compagno di Melania; ma quefta giunfe in Nola fui principio del 397.

Nel 398. Scritte il Santo un altra lettera a Se- vero, che è la xv. Anche qui 1' Autore ( p. 120. ) corregge il P. Le Brun, il quale all'anno 402. ri- portò quefta lettera . Ma conciofiachè vi fi parli della venuta in Nola di S. Niceta Vefcovo di Ro- maziana fra Duci, la qual feguì (p. 118.) nel det- to anno 398., non può non a queft'anno fif*

P p 3 farfi

598 Storia Letteraria

farfi la mentovata lettera (33) . Son pur di queft' anno (p. 121.) la xvt. lettera a S. Delfino , e la xvii. ad Amando.

Abbiamo ( p. 125.) nel 399. le lettere 18. a G/o- vio , T eridi 0 , e Pojiumiano , 19. a Severo , e la 20. a S. Vittricio Vefcovo di Roano.

Del 400. fono le lettere 21., e 22. a S. Delfino , la 23. a S. Amando , la 24. a Severo ( p. 128. p. 129. ).

Al feguente anno 401. appartengono ( p. 134. ) la 25., e la 16. a Severo , la 27. ad un Soldato, la 28. a Sebajliano Eremita ( p. 135.)» 1* 29* a Severo

Vi furono alcuni, che a S- Girolamo attribuirono la 27., e la 28. diquefle lettere; ma a torto. Che a quel tempo predicaflero ancora in Francia i D/a- con/*, dalla lettera 28. raccoglie affai verifimilmente l'autore.

Scriffe

(33) Il Fontanini vuole ( Ruf.- Vif. I. I. e* 5.) anteriore quella lettera alla 12., conciofiachè la 12. fcritta fia nella State del ^97. , quando Vittore flava pronto per ritornarfene nelle Gallie , e che la xv. per lo contrario fìa fcritra nella primavera dello fleffo anno 397. , quando Vittore era a Nola venu- to. E quanto all'ordine delle lettere par certamen- te, che non fi poffa dubitare, che pel Fontanini Aia la ragione ; perchè manifelìa cola edere pur dee, che quella lettera va mefla coli' altra all'anno antecedente. Pretende imvltre il Fontanini ^ e ne porta coofiderevoli argomenti , che Niccta innanzi di Melania in Nola perveniffe , cioè fui principio del 397. , nel qual anno a primavera Melania fimil- mente vi giunlc.

D'Italia Li è. ii. Cap. ix. <$gy

Scritte il Santo nel 402. la 30. lettera a Severo ( p. 138. ), al quale due altre ne dirizza l'anno fe- guente la 31., e la 32. Da tre Ifcrizioni ( p. 140. 141.)» che Paolino manda a Severo in queft' ultima lettera per lo fepolcro di S. Chiaro Prete , argomentoflì Onorato Agnello ( Difs. 1. Culla Canoniz. de' Santi p. 14.) , che fui principio del v. fecolo non fola- mente in ufo fotte di feppellire fotto agli Altari i SS. Martiri , ed i Vefcovi , ma pur anche i fempli- ci Sacerdoti ; perciocché pretendeva , che Chiaro Prete fotte ancor vivo, e che a lui da Severo fotte il fepolcro preparato, quando verrebbe a trapaffare. Ma l'Autore ad evidenza dimoftra (p. 145.) , che già era morto Chiaro , e che a lui non come a femplice Sacerdote avea Severo quell' onorevole fé- poltura data, ma ficcome a Santo. Altre tre lette- re fcriffe il Santo in queft' anno 403. la 33. ad A- lezio fopra la limofina (p. 151.) , la 34. a S. Del- fino, la 35. a S. Amando ( p. 152. ).

A S. Vtttricio indiritta é la 36. lettera ( p. 153. ) feruta nel 404., ficcome la 37. (p. 154.) a S. Apro (34) , al quale altra ne fcritte (p. 158.) nel 405. cioè la 38.

Due lettere a Santo (35) , ed Amando abbiamo lo fletto anno 405., fo^g-, e 40. (p. 158. e 159. ) » le quali da alcuni reputate furono una medelima let- tera , ma coli' autorità di due Codici furono dai P. Chifflet molto acconciamente diftinte . Anche a Fio-

(34) Leggali il Ttllemont (not. 14. )

(35) Potrebbe da alcuno fofpettariì , che quefto Santo fia quel Santo Endeleco , al quale Paolino di- rizzò il fuo Panegirico di Teodofio . Ma inchinerei piuttorto a crederlo diverfo . Veggafi il Tillemont (not. x.)

Pp 4

6oo Storia Letteraria

Fiorenzo Vefcovo di Cahors fcrifle il Santo nel 405. la 41. lettera ( p. 160 ).

Nel 406. troviamo due lettere, cioè (p. 162. ) la 42. a Defide} io (36) , la 43. a S. Apro , ed Aman- do ( p. 163.) . La 44. , e la 45. a Rufino fono del 408. ( 37 ) 1 c f°rk a queft' anno appartiene la 46. , o piuttofto il frammento d'una lettera riferitoci da S. Gregorio Turonefe , la quale eflere (lata da S. Pao- lino Nolano fcritta, che che abbia in contrario det- to il P. Cbifflet , fi perfuade l'Autore.

La lettera 47. è a S. Agofiino ( p. 165.) , e fcritta fu nel 410. nel qual anno ancora mandò Paolino Ja 48. lettera a Macario , ed altra ad Agofiino ftef- fo, cioè la 49. ( p. i<5o.). La 50. lettera a Marcel- lo (p. 173. ), e la 51. a Celanzia (p. 175.) fono da moltiffum attribuite a S. Girolamo . Non mancan tuttavia dotti Critici , che dicanle di Paolino . £ tra quefti è il N, A. , il quale reputale fcritte nel 412.

La

" '■ 1 ■.-■■■'' il»

(36) Il P. Saccbini dubita , quefte due lette- re fieno di S. Paolino ; ma il Ttllemont ( not. 17.) non vi riconofee alcuna divertita di llile. Per la 44. anche il dottiflimo V 'aliar fi , il quale l'ha riltampa- ta in fronte de' due libri di Rufino de Benediclio- nibus Patriarcharum , fi dichiara per la comune opi- nione , che fia di S. Paolino . Ma molto dall' autor noftro difeorda nell' epoca d' efla lettera , eh' egli col Fontanini nella Vita di Rufino (1.2. e. 2.) pon- la fcritta duci anni innanzi nel 398. Le fue ragioni meriterebbero d' efiere confiderate.

( *7 ) Quella lettera fecondo il Fontanini nella Vita di Ruffino (1. i.c. 5.) fu fcritta nel 19?- <> èva polla dopo la Ietterai 2., 028. fecondo l'edizione dei P. Le Brun .

D' Italia Li e. 1 1. C a p. ix. obi

La 52. ed ultima lettera (p. 182.) a S.Eucherioy e Gallò appartiene all'anno 422. (38)

HI. Poemi,

Il primo è un frammento d'un perduto più lun- go Poema de Regibus ex Svetonio colleSlis .

Il fecondo, e il ferzo a Gejlidio . Furono fcritti quetti Poemi ( p. 37.) l'anno 388. cogli altri fei fe- guenti, de'quah due contengono matutine preghiere, uno è del Precurfor S, Giovambattijla^ gli altri fo- no una pentrafi de' Salmi di David primo , fecon- do, e 136.

Il decimo , e l'undecimo Poema ( p. 45. ) fono del 392. in rifpofta quefto alla feconda, quello alla prima, terza, e quarta piftola d' Auferto .

Il duodecimo è un Panegirico (p. 54.) fulla mor- te di Celfo fanciullo fuo parente, e compofelo il San- to nel 393. co' due feguenti.

Il 13. è l'Efortazione alla moglie (p. 57.)* che il Labbe , ed altri vogliono di S.Profpero. L'autore niu- na difficoltà vede , per la quale effer non polla di S. Paolino (39).

Il 14., che dobbiamo a Gafpero Barzio ( p. 59.)»

è fopra il nome di Gesù . Sembra a prima villa ,

che quello Poema altro non fia, non una perifra-

ù de' larghi elogj , che il divoto S. Bernardo a

^ que-

(38) Quefto detto è per femplice conghiettura ; ma conghiettura è quella pure del Ttllemont , che nella nota xx. anticipa la data di quella lettera di dieci anni.

(39) Ma il Tillemont (not. 4. ) fiancheggia tal- mente T opinione, del Labbe , che non olerei torre per verun modo a,S. Profpero quello Poema.

6o2 Storia Letteraria

quefto Santiflimo nome ; ma ben facil cofa e, che S. Bernardo fiafi di quefto Poema approfittato. Cer- tamente a dottiflìmi Uomini lo (ìile di quefto Poe- ma partito è degni flìmo di S. Paolino , al quale J'attribuifce il Codice di Strasburgo , dove ritrovollo il Barzio.

Nel 394. (40) cominciano (p. 66. ), e termina- no nel 407. i facnofi Poemi intitolati Natali ài Sart Felice , che abbiamo fino al numero di 14., e che (per quelli dico, che dobbiamo al gran Muratori) avrem tra poco migliorati , ed accrefeiuti da un Codice del dotto P. Mingarelli Canonico Regolare di S. Salvador e.

Segue il Poema fingolariffimo (p. 89.) contro a* Pagani, che fcritto fu nel 395.

Nel 396- compofe il Santo un bell'Epitalamio a Giuliano , ed Ja .

Un Safico Poema a Niceta (p. 119. ) è del 398. , del 399. il Poema a Giovio ( p. 124. ) , e del 400. il Poema a Citerto (p. 131).

XII. Opere perdute.

Il Panegirico di Teodo/ìo Imperadore ( p. 83. e feg. ) latto nel 395., e celebra ti Aimo da S.Girolamo. Al- cune lettere ( Pref. p. 3. ) de contemptu mundi ad ' Sororem , che alcuni hanno falbamente creduto altra non efTere che Terafia moglie del Santo così chia- mata, perchè ficcome tale riguardartela dopo il fuo ritiro.

Un Sacramentario. Un Innario , che, come oflerva il N. A. ( Pref. , P. £ )

1 5 ;

( 40) Nel 393. fecondo il I \nt*m ni , che vuolfi vedere (1. 1. c.5. n.5.)

D' I T A L I A L I B. II. C A P. XI. 603

p. 3. J, il P. Le Bruti mal confonde co' Natali io lode di S. Felice. De Pcenitentia .

Alcune Opere di Clemente (41 ) tradotte dal Gre- co , de laude generali omnium Martyrum .

Svetonit libri de Regibus in compendium redaEli . Molti poemi .

Molte lettere , come una lettera ( p. 80. ) di ri- fpofta ad Aurelio di Cartagine nel 394. , alcune ( p. 84. ) del 395. ad Endelecbiot a Severo , a S. Girolamo, al- tra a S. Girolamo del 396. (p. 98. ) una del 397. a Rufino ( p. 107. ) , tre dello IlefTo anno a Daducio (p. no.) , a S. Agallino (p. ni.) , a S. Girolamo (p. 117. ), una a Papa Anajlafio del 399. ( p.127. ) , una del 400. a Venerio Vefcovo di Milano (p. 129. ) , molte lettere a S. ./fyro (p. 153. ), alcune del 405. a Severo , e Defiderìo ( p. 1 59. ) ; una a Rufino del 406. (p. 162.), una a Macario ( p. 169.) rammenta- ta da S. Agojìino nella pillola 259., alcune a' SS. Eu- cberio , ed Onorato (p. 183.).

XIII. Dell1 edizioni ora è da dire, che abbiamo avute dell'opere del Santo . Nel che feguiremo l'Autore, il quale eruditamente le novera neila ge- neral Prefazione del Tomo ( Pref. p. 5. ) .

La prima edizione imperfettitfima quella è di Pa- rigi del 1516. per opera di Giodoco Badia Afcenfto .

L'ac-

. . .

( 41 ) Dal P. Gervafio nella Vita di S. Paolino Parigi 1743. fi fa una Diflertazione, fu quelle ope- re. Cerca egli, opera fofle di Papa Clemente I. , o di Clemente Aleffandrino , ed inclina molto a cre- dere , che foffero non le falle Ricognizioni di Cle- mente Papa , ma bene qualche opera dell' Alef- fandrino . Vedi i Trivulzianì nelle Memorie del 1744. Agolto p. 400. della traduzione di Pejaro .

<So4 Storia Letteraria

L'accrebbe d'alcune lettere il P. Giovanni Antonia- no dell' ordine Domenicano nella feconda edizione , che fecene in Colonia nel 1560. Sei anni appreso- ne abbiamo pure in Colonia altra di non pochi er- rori purgata per opera d'altro erudito Domenicano , cioè del P. Enrico Gravio (42), il quale avea nel- la precedente ajutato il V.Antoniano. Seguì nel 1569. quella di Jacopo Grineo in Bafilea . Pannarono nel 1618. l'opere del Santo nella Biblioteca Majjì- ma de Santi Padri raccolta da Margarino Bigneo (43) con molte giunte, ed oflervazioni del Gefui- ta P. Andrea Schote . Un altra edizione ne intra- prefe un altro famofo Gefuita , che fu il P. Rof~ weido , e pubblicolla in Anverfa nel 1622. corre- data della Vita del Santo latinamente fcritta dal P. Saccbini , e di pregevoli note e fue , e del fuo infigne Correligiofo il P. Frontone Duceo (44). Al P. Chifflet non foddisfece quella edizione , e tentò di migliorarla nel fuo Paulinus illujlratus (45). La fettima edizione fu quella del P. Giambatttjla le Butn ufcita in Parigi 1685. in due tomi in 4.

Que-

( 42 ) Il Fabricio ( Bibl. lat. T. 2. p. 348.) con errore , eh' egli ha copiato dal P. Le Brun , mette l'edizione del Gravio l'anno 1560.

(43 ) Per altro nella Bigneana fino dal 1589. cranvi le opere di S. Paolino fecondo l'edizione del Gravio, la quale dieci anni prima era (tata inferita nell'appendice alla Biblioteca Maffima de Santi Pa- dri di Parigi.

(44) Quella edizione del Rofvveido , ma fenza le dotte annotazioni fu ricopiata nella Biblioteca de' Padri Motel liana T. 4. , e in quella di Lione T.6.

( 45) Divione ìóóz.

D Itali a Li b. n. e ap. ix. 605

Quefta è la migliore, che abbiamo. Perciocché l'ul- tima di Verona del 1736. è bensì di quefta Parigi- na più copiofa per la confiderabil giunta degli A- necdoti Muratoriani , ma al maggior fegno difordi- nata (. p. 7. ). Se uno volerle intraprenderne una nuova far fi potrebbe comodamente, dice f autore (p.195.), in tre tomi , ponendo nel primo la vita , che ac- crefeer di molto fi potrebbe con inferirvi quella, che porto ne abbiamo nel primo tomo: fi collo- cherebber nel 11. l'opere in Profa con le difler- ,, fazioni, e note , che ad effe appartengono , e nel in. con fìmil ordine i di lui Poemi,,. Noi desideriamo, che il P. Remondini quegli fia , il qua- le ad effetto mandi bel difegno ; ma non prima però , eh' abbiaci dato il terzo tomo della Nolana Eccleftaftica Jìoria , che con impazienza afpettiamo di vedere tra non molto venuto a luce.

XIV. Forza è a continuare nell' intraprefa car- riera , che de' libri, i quali d' alcuni Santi hanno illufirato o gli atti , o le traslazioni , o che altro ad eftì appartenga, cominciamo a ragionare . Nel che proccureremo di feguir l'ordine de' tempi, ne* quali gli Iteflì Santi fono fioriti . La più antica è Santa Mufliola , la quale credefi nella perfecu- zione d' Aureliano coronata di Martirio . Il Sig. Dottor Jacnpo Migliori nel 1747. ftampò una let- tera Fifico Medica delle qualità deli' aria della Cit- tà di Chiuft. Nella qual lettera toccò di paflaggio alcune poche cofe intorno il corpo della Santa Martire Mufliola. Vi fu un cenfore , il quale nel- le Novelle Fiorentine (Co/. 519., 6533.) dello ftef- fo anno 1747. fece contro quefte poche righe in- ferire una (uà critica riprenfione . Dopo lungo tempo il cenfurato Sig. Migliori ha rotto il fuo fi- lenzio col feguente libro.

Apologia del Dottor Giacomo Migliori di Radico-

fatti

6o6 Storia Letteraria

[ani Fitofofo , e Medico alla Critica del Marcbefe . . . in Siena 175*. 8. /wgg.48.

Noi compendiererao le obbiezioni, e le rifpofte del moderato Apologi/ia. I Lettori ne faranno giudizio.

Avea detto il Migliori nella fua lettera (p. 52.) che nella Cbiefa dt S. Mujliola de Padri Reforma- ti ve anco il corpo della Beata Mujliola Martire di Cri/lo [otto Turcio Aproniano , qual corpo fi man- tiene incorrotto da 1466. anni in qua , che fu il tempo del fuo Martirio , e poco dopo foggiunfe : fmfli la Fejìa di S. Mujliola in Cbiufi il 3. di Lu- glio , e ne celebra la Meffa , e V Offizio come Vergine , e Martire. In quelle poche righe ripren- de il Cenfore i..la particella fon» , quali con effa ; denotale , che Turcio fofTe Imperadore . 2. il j computo degli anni 1466. , perchè dal 272., o 273. . diCrifto, nel qual anno feguì laperfecuzione dìAu-1 rcliano, al 1747. Tono anni 1474., 01475.3. 'a Pa" rola Vergine , non parendogli , che S. Mujliola Ha . celebrarli come Vergine , conciofiachè ella foflfe Matrona . Alle quali critiche rifponde con molta forza il Migliori . E quanto alla prima , nega C p. 8. ) che la particella [otto contenga idea d1 Ira- pero, e n'appella al fimbolo degli Apofloli , do- ve fi legge Pajfus fub Pontio Pilato , lenza che alcuno abbia finora melTo lite agli Apofloli , qua- li ci aveflero per tal maniera di dire voluto crea- | re Imperadore Mejfer Ponzio Pilato . Quanto all' altra obbiezione, dalle cofe , che nella fua lettera criticata contengonfi , prova ( p. 9. ) , che erta fu bensì Campata nel 1747., ma fcritta nel 1738. , da qual anno faiendo al 272. fono fecondo l'abaco an ni 1466. (46").

Per

( 46 ) Piuttoflo dovea il Cenfore riprendere l'è

poca

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 607

Per Io titolo di Vergine , il Sig. Jacopo dice al ilo riverito Cenfore ( p. io. ) , che voglia aver la >ontà d'intenderfela cogli hcclefialh'ci di Cbiufi : i quali recitano 1' ufizio della Santa come di Vergi- ne , conciofiachè egli non abbia altro fatto , che raccontare i loro ufi . Per altro che 1' effere la Santa (p. 11.) detta Matrona (47) non olii alla Tua Verginità (48 ).

Lo prova l'autore, perchè fecondo il Vojjio Ma- trona S 0 LU M 4'icuntur [emina bone/io , illujìri- jue loco nata; , prefcindendo marito abbiano, o ao ; anzi dal Calepino abbiamo , che quello nome l/l etiam honoris yocabulum , quo feniores jemiaas ompellamus , e che la ftefla parola Matcr , donde 1 nome di Matrona , al dire del citato VoJJio, non empre fignifica Donna avente figliuoli , ma ancora padrona di cafa , o donna degna , e ©nella . Che naraviglia è dunque fi è, ella nel Martirologio ,

e dal ' -.

)oca della perfecuzione d' Aureliano , la quale non lee fiflarfi , che verfo la metà del 274., come in- vincibilmente prova il Tillemont . Morì Aureliano u' principi del 275. ( non nel 279. , come contro utta la Storia feri ve ii P. Mamacbi Orig. & Ant. Zbrijl. T. 1. p. 489. , il quale errore noi amiamo uttavia d'attribuire allo (iampatore , aon al dotto autore , bench' egli affai diverfamente pratichi con fio noi); ora alienatofi protinus inter initia fui fu- oris extinftus e/i, ficcome abbiamo da L. Cecilia. I (47) Così la chiama Ufuardo a' 3. di Luglio. ; (48) Della quale hannofi veftigia in certe lapi- de de' tempi di Liutprando riportate da molti , e naffimamente dal P. Lupi nell' Epitafio di S. Seve- a ( p. 182. , e 183. ), e dal Chianfs. Propofto Gori ielle ljcrizioni della Tofcana ,

<fo8 Storia Letteraria

e dal Surio fia chiamata col nome di Matrona , a ,cagion della gran nobiltà , e pure delle Tue vir- tù , e maffimamente della carità verfo i caiccrat? Criftiani ? Aggiugne X Apologifta ( p. 15.) , che di S. Francefca Romana leggefi nel Romano Breviario ch'ella iftituiffe la cafa , o Monaftero chiamato d Torre di [pecchi , ut Matrona s Roman as a pompis culi , & vantiate revocarci y eppur certi (Fi ma cof è, che in quel Monartero pochiflìme fono Tempre (tate le maritate, o Vedove, ma affaifiìme le Ver- gini (49).

XV. Più importante e la critica al Migliori fatta riguardo al luogo del Martirio della Santa. Il detto Migliori colla comune la mette Martire mChiuft\ ma il Cenfore ha trovata una fpecolazione da tra- fportarne il Martirio a Stttn . Eccolo quello fotti! penfamento. Avendo, come negli atti della Santa fi legge, Turcio, il quale venuto era in CivitatenK Falifcam , me Ab a morte Felice Prete , Ireneo Dia- cono ne raccolfe il Sacro cadavere , e diedegli fe- pultura juxta murai Civitatis farina fub die ix, Ka). Julìarum . Seppelo Turcio , di che incollerito man-

(49) Da Ufuardo chiamata è Santa Mulìiola wo- bilts Matrona; il che fa vedere, che tal nome dal- la nobiltà fua ella ha tratto , per lo qu.'il riguardo matrone fon tutte le dame di Torre di Specchi. Ag- giungafi , che nella Vita di Simmaco , e di Grego- rio iv. abbiamo in Anajìafio Matroneum per luogo indifferentemente di donne ; argomento , che Ma- trona, donde quefto nome derivato è, non lignifica neceflariamente Donna non Vergine , comechè l'ufo

f>iù frequente degli antichi Zìa (lato d'attribuirlo al* e maritate , onde anche per fignificarc la moglie i flato adoperato preffo il Du Gange .

D'Italia L i b. il, C a p. ix. 6og

mandò a prendere Ireneo , & ambulava exinde in Eufinam civitatem conducendo il Sunto Diacono avanti il Tuo cocchio con a' piedi catene di ferro . Et veniens in Eufinam ( o Eluftnam ) civitatem fece morire Ireneo li e fio, e S- Mujìiola . Ma q ne IT Eufina Civitas è manifetio error de.' Copiiti , al quale Cìufirta Civitas il Sin io , ed i Bollandijìi hanno fortuito. Ora il Cenfore non la dir pa- ce di quello Clufina, e vuole , che YEufina Civitas correggafi Sutrina Civitas. Perciocché, die1 egli, leda Falena , o Civita Calisi land i\ molle dopo aver (ennto Ireneo , che cola erafi fatto venire , e con Ireneo (teflfo fi ffiofse , par manife/iò , ch'egli dovejfe andare a Sutri mede fimo dijiante xi. miglia , ove fapeva , che vi erano de Cri/iiani , ne vedefi , perchè gli fi voglia jar fare il lungo viaggio , e , quel , che è più notabile , fenza motiva , fino a Chi ufi , lontano circa quattro giornate dalla fua Re/ìdenza . 01 tra di che fecon- do gli Atti dalla fepoltura di E dice alla morte di S. Mujliola vi furono foli undici giorni , da' quali ic tolgonfi le quattro giornate del fuppoflo viario da Civita Ca/lellana a Chiù fi , non v'è te-m ba- ltevoJe a tutti i fatti , che ù ractontan ieguiti . Sin qui il Cenfore . Ma il Migliori non 0 perde d'animo ; e rifponde ti che la parola Sutrina recede più dalla parola Elnfunt di quel , che le ne fcolti l'altra Ciufina , e regola di buona critica è , che nel]' ammendare i corrotti tetti facciali minor mutazione, che Lia podìbile, e, più che fi può, ri- tengati li guaito vocabolo . 2. Che più ventimi! cola è , che il Copili» abbia in una Ioli lettera errato, che in quattro . j. Che improbabile . è , che il Copilta dopo d'avere .poco dianzi Icntta la rurola Sutrina abbiala dimenticata preilo , e in ce d'effa ulata ab'bia la tatu^ diveda parola Elu- {tu*. 4. Che quando negli atti dovelfe leggerli S-...

Qq trina

/io Sto ri a LtTTEtR a ria

trina , Y Autore avrebbe piuttofto k ritto , & ve* niens in tamdem Civitatem . Ma che dirà il Mi- gliori alle due ragioni , colk quali il Cerifere ptna- tella il Tao ingegnofo ritrovamento? Anche a que- Oe ha egli molte rifpoiìe . E primieramente egli vuole ( p. 28.) , che la Città Falifca mentovata negli Atti diverfa fia da Falena, e da Civita Ca- fìellarm ; di che ne reca in prova I' autorità del Calepino ( 50 ) ', ne di ciò contento patta a fofpet- tare , che Sutri etter potta la Città Falifca degli atti di S. Mufliola (51); perciocché è ben più ve- rifi-

(50) Piccola autorità in cofe Geografiche . A- vrei piuttofto citato Stradone , e Solino, i quali co- me due dittimi luoghi hanno riguardato Falerios , e Falifcum . Ma egli è da confettare , che gli eruditi tutti in quefte due cofe convengono, e che Falena ( lafciamo ora quella del Piceno ) fia 1' odierna Ci- vita Cajìcllana, e che Falena, e Falifco non fo- no, che una fletta Città, ma colla fola differenza , che Falena denota propriamente la Città , Falifco il territorio, e gli abitatori fuoi. Così difeorre V 01- jlemo, il Cluverio co' fuoi Cementatori, il Cellario, e'I Chiariffimo Beretta nella Tavola Corografica me- tili avi (col.ccxxii.)*

( 51 ) Quand' anche le Città FaUria , e Falifca foffero diverte, non potrebbe dirfi, che Falifca (of- fe Sutri in tutti gli antichi libri , e monumenti non mai diverfamente chiamato , che Sutrium , o Colonia Julia Sutrina. E lo dimottrano gli atti ttef- f\ : Perciocché in etti fi dice» che Turcio venne in Civitatem F ali fcam ; ora fc querta fotte (lata Sutri, come poco appretto s' aggiugne , che Ireneo feppellì il Sacro Corpo di Felice juxta muros Civttatis Su- trina ? Cotal maniera di dire non denota ape-rta-

men-

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 611

rifimile (p. 29.)» cnc Ireneo Diacono trafportaffe il corpo di S. Felice alle mura della Città per fep- pellirlo , che non lo è , che da Civita Caflellana fin predo a Sutri , cioè in diitanza d' undici mi- glia il trasferire ( 52 ) . E tanto più , che nel Martirologio Romano s' attribuifce S. Felice a Su- tri , come a luogo del Martirio ; perciocché così comincia la fua annunziazione : Sutri tn Tufiia

S.Fe-

mente , che due diverfe Città erano quefte ? Ri- fponde il Migliori (p. 30.) , che per Città Falifca può fui principio intenderli o la Provincia , oppure Città del Territorio Falifco , nel quale era Sutri , ficcarne, dic'egli , noi ci chiamiamo Sane fi , benché non ftamo di Siena, ma dello fiato. Ma per qual modo vorrem noi dire, che Civitas poc'anzi s'ufi a ligni- ficare una Provincia contro ogni ufo de' buoni fcrit- tori Civita* Falifca, e fubito dopo s'applichi a de- notare vera Città ( Civitas Sutrina , Civitas Clufi- wa) ? E* manifetlo , che l'autore degli atti anco parlando della Città Falifca prele il nome Civitas, come negli altri due , nò. qual equivoco 1 quale feonciatura ? quale abufo di termini ? vero è , che Sutri fia mai fiata nel Territorio Falifco, e lo fleffo Calepino, eh' egli cita contro il Cenlore, tra le Città Falifche computa Falifca , Falena , Fefcen* ma, ed Orta , non mai Sutri.

(52) E Ireneo foffe ito a Civita Caflellana a portarne via il Corpo di<S. Felice , o perchè egli foffe di Sutri, e voleffe come buon paefano ritor- nare alla patria con preziofo teloro, o perchè il buon Diacono voleffe il fuo Sutri arricchire del Sa- cro Cada vero? qual maraviglia, ch'egli delle undici miglia non fi folle prefo alcun nenfiero?

Qq 2

612 Storia Letteraria

S. Telich Presbyterì , ec (59) . Le quali cofe vere rollerò , farebbe fpacciata Ja correzione Sutri- nct , pure non vo'eflfe fcioccamente dirfi , che Turcio da Slitti partilTe per andare a Sutri . Ma non fi fida il N. A. di quella prima rifpofìa , la quale veramente per molti capi è debole , ed in- fuffiftente. PafTa oltre , e fuppofto ancora, che Ja Citta Fidìfca degli atti a Civita Cafiellana , co- sì la difcorre ( p. 31. )• H Cenfore vuole , che ra- gione averte Turcio d' andare a Sutri , dove da Ireneo avrà intefo edere molti Crilìiani , niuna ne avea d'andare a Cbiufi ; dunque più verisimile è , che a Sutri andaflfe Turcio , e non a Cbiufi . Ma l'una e l'altra parte dell' antecedente è inverifimi- Je . Inverifimil la prima , perciocché che Turcio da Ireneo rifapefTe il numero de' Crilìiani à\ Sutri, noi dicono gli Atti , e non par probabile , che il buon Diacono volelìe accufarli ad un giudice avi- do d'imbrattarli le mani nel loro (angue; e quan- do avefle Turcio quello faputo , non avea uopo di lafciare la fua Refidenza, ma, lìccome con Ireneo avea fatto , poteva a Sutri mandare , chi catturale que' Crilìiani , e trafportafleli alla vicina CivitàCa- jlellana ; le dunque partì il Giudice dalla fua Re- fidenza , fembra , che dovefìe andare non a Sutri luogo vicino , ma in altra più lontana Città, dal- ia quale più difficilmente porellero i rei trafpor- tare. Invcrifimile è pure la feconda parte , percioc- ché ( p. 32.) Cbiufi era di que' tempi una Città

molto

(«5}) Noto è , che le Cina polle nelle annun- yid/iom del Marni elogio non fempre denotano il luogo del Martirio , ma anche Ja patria, anche il luogo, dove il Curpo del Simo giace onorevolmen- te leppcJliro*

D' Italia Lib. ii. Gap. ix. 615

molto cofpicua , ne è da dubitare , che molti Cri- fliani non vi follerò , mafrirnamente , che folto al Tempio di S. Mufliola moftranfi anche oggi giorno le Catacombe, dove tradizione è, che i primi Cri- itiani a' Martiri dettero fepolfura. Ne al N. A. alcuna noja la difianza de' luoghi , o la Grettezza del tempo , in che feguirono i fatti . E certo con qual fondamento vuolfi , che Turcio per fare 60. miglia metteffe quattro giornate ? Il lolo condurli eh' e' fece avanti il cocchio Ireneo a piedi, non ba- ila ( p. 33.) a Affare il numero di quattro giornate (54) . l'el tempo ve n'è di vantaggio, rifletta- li ( p. 55. ) , che le inquifìzioni de Criitiani , e i procedi loro faceanfi fpeditamenrc , e che il folo divario tra chi fa andare Turcìo a Sutri , e chi mandalo a Chiufi , è d'un giorno, e mezzo, o di due giorni ,

XVI. Trionfa poi \\ Migliori del fuo avverfario in altra critica (p.40.). Il Cenfore fi è lafciato inrendere non fotto voce, ma a chiare note, che ,,ciò, che fi venera in Chiufi per corpo di S. Mulìiola, ,, non folo non è un cadavere , ne fcheletro uma- ,, no, ma una mera (tatua ricoperta di drappi, che la vertono , e dentro non vi è neppure reliquia alcuna d'offa , d'altra cofa . Quella ardita propofizione non mi fa maraviglia, ma orrore \ non

ma-

( 54 ) Qui poco felicemente fi fpiega il N. A. Pare, ch'egli neghi, che S. Ireneo condotto folfe in- nanzi" al Cocchio di Turcio ; ma gli Atti chiara- mente il narrano . Piutrotro è da dire, che Turcio non fi fata già accomodato al paffo d'Ireneo, ma avrallo fatti correre ancor con grave difagio, e sfi- nimento, e pericolo .della vita, della quale non a- vea certo Turcio molta premura.

Q.q 3

6*14 Storia Letteraria

maraviglia , perchè avendo il cenfore a Cbiufì fo- fìituito Sutri per luogo del Martirio della Santa , alcun documento effendovi , che da Sutri liane flato il corpo a Cbiuft trafportato ( p. 41. ) , con- veniva a Chiuft negare il corpo della Santa . Ben- sì orribil cofa è a dire , come uno abbia potuto penfare , che gli Ecciefiaftici di Sutri un fantoccio ne fpaccino per Corpo della Santa . Ma il Migliò- ri con autentiche indubitate prove rintuzza que(F accufa, recando documenti (p.42. ), che nel 1Ó54. per comandamento del S^renifs. Principe Mattia de Medici Governatore di Siena da quel Corpo di S. Mufliola , che il Cenfore pretende eflere una mera ftarua ricoperta di drappi , Monfignor Carlo de'' Vecchi alla prefenza di molti , e nobiiiflìmi Si- gnori eitrafle os bumerale brachit dexteri , e un' al- tro odo, cioè unam vertebram [pirite , feu dorfl . Si- milmente nel 1694. , ficcomc da altro autentico frumento ( p. 44. ) appare, d'ordine del Cardinale Fr ance [co Maria de* Medici Monfignor Lucio Bor- ghefi ne trafle altra infigne Reliquia , che era os integrum dextrì femoris . Che ? Le (tatue hanno of- fa? Ma bàfti di tal controverfia.

XV II. Martiri del tempo di Diocleziano fono i Santi Fiorenzo, Sifinio Diacono , e Dioclezjo , ovver Diocleziano. Gli atti di quefti Santi, che con quel- li di S. antimo hannofi *g!i undici di Maggio pref- fo il Surio , e i Bollandoli , non fono certamente Proconfolari , ma di buona mano, e antichi (55). Ma di quello argomento avremo pretto una ciotta

dif-

(55) Il dotto Mazzocchi nel fuo eruditismo Co- nsentano fui Calendàrio Napoletano a' 6. di Giu- gno, li fa del quarto fccolo.

D' ItAtlA LlB. II. Cap. IX. èl§

differtazione dell' àufor medefimo , il quale ne ha per ora dato il feguente libro.

Ragguaglio della Invenzion delle tefle de' SS. Martiri d' Ofirno Fiorenzo * e Compagni , della ricognizione de' loro Corpi, e degli atti, e delle fefte in onor loro celebrate in detta Città 1' an- ,, no I751. deferitto da Domenico Pannelli Prete, e Manfionario della Santa Chiefa Ofimana . Pe- faro 1751. 4. pagg. 28.

Avvi nella parte fettentrionale della Città d' Ofi- ftìb (p. 4. ), ed a' confini d'un borgo detto di Kon- (balle una piccola Chiefa dedicata al N. Signor Crocififlb , la quale credefi con fondamento eflfer piccola parte dell' antica Chiefa già ivi eretta con un Monaftefo ad onore di S. Fiorenzo . Or già da molti anni ofeura fama correa per ia Città , effere riella Chiefa fuddetta quattro tede umane , chiù in quella parte del muro , eh' è tra 1' altare , e la fagreftia , in cui feorgeafi una Croce di geflb al" quanto rilevata , ed alta da terra circa fei piedi 1 e tali ancóra eranvi , i quali per tradizione affer- mavano , quelle Tefte effere de'tre mentovati San- ti Martiri , e di S. Majjifno , già martirizzato con S.Antimo . Molte cole concorrevano ad autenticar uefta voce . Perchè Monf; Compagnoni Vefcovo , eli' onore de' Santi zelantifiìmo, deliberò finalmen- te d' efarrtirtar quefto fatto . Perchè a' 30. Marzo dell anno I751. portatofi alla mentovata Chiefa dei Crocififfo con alcuni teftimon; ordinò , che il fud- detto muro fi rompeffe ; il che fatto fi feoperfe una nicchia delia mifura d'un piede, entro la qua- le trovate furón tre Tette intere, due pezzi di cra- nio, ed alcuni denti ; cofe tutte ivi locate con un pezzo di Croce di legno l'anno 1726., ficcome da autentica fcrittura in un cannello di (lagno ben chiufo ivi mcdclimo potto fi ricavò. Rimafer tutti

Q.q 4 P»c~

,1

6\6 Storia Letteraria

pieni di dolce fperanza d' aver fatta una (coperta di gran confeguenza, e da riufcir finalmente d'uni- verfale allegrezza, e coofolazione; la quale fperan- za crebbe, e fi avvalorò tollo come apertoli dap- poi agli otto d'Aprile dello lteflfo anno 1751. 1' a- vel.'o , ove le fatre offa de' quattro invitti Martiri ripofavano (otto la confeflìone dell' aitar maggiore della Cattedrale d'O/r^o, non fi vide alcuna Teda, ma folo alcuni pezzi di cranio con due particelle di .Mandibole inferiori (p.7. ), e pochi denti, altri per l'urna difpcfi, altri uniti alle dette Mandibole. Ma per poco fi turbò la conceputa fperanza, quando i fovrachiamati periti giudicarono non eflfer quelle quattro teite, ficcome fama era, ma cinque. Tut- tavolta però le replicate oflervazioni ( p. 9. ) anche d' un altro rinomato chirurgo aflìcurarono , che non quattro, ficcome fino allora creduto erafi , ma cinque erano i Santi Corpi (56). Per le quali co- le

(56) Gli atti di S. antimo ci afiìcurano , che in poca didanza furono feppelliti i Martiri Maffimo , Baffo, e Fabio , e forfè S. Baffo feppellito fu pref- (o a §. Maflìmo; conciofiachè credibil cofa fia , che il Santo dopo la morte di S. MaJJìmo al fepolcro di lui facefie le lue preghiere , (ìccorne in eodem In 0 permanerti , ubi pofitus erat Maximus Martyr , hortabatur populum crcdentium , ut in Sanclorum paf- fwnc pnudtrtnt potius , quarti lugcrent ; ma dall'al- tro canto ci dicono gli atti fteflì , che querti San- ti furono in que' luoghi seppelliti , ubi orare confue- verant y juxta viam (alariam , qua ( fecondo la dot- ta correzione del Mazzocchi ) , mittit ad Piccnum . Per la qual cola non e imputabile, che quando ad Ojimo fu trasferito HCorpdWi S.Maflìmo, quel- lo ancora trafportato fatte di S. Baffo , aliando la

me-

D'Italia L i jj. ii. C a p. ix. 617

determinato fu dal pio Prelato di celebrare una folenne traslazione delie (acre ofla colla maggiore magnificenza , che pollibil fofle fenza rilparnio a fatica, e lpefa , e fecondo tutte le regole delia più pura antica Ecelefiallica difciplina , fìccome feguì il 12. Maggio , cioè il giorno appreffo all' annua! loro memoria . Il Ragguaglio di tutta quefta fun- zione è giudiziofamente, deferitto dal Sig. Pannel- li , e con molta coltura, e proprietà di fentimen- ti , e di parole.

XVIII. Non dobbiamo ora tacere alcune cofe , che l'erudizion (aera riguardano, e la Storia facra. Nell'urna della Cattedrale ( p. ?• ) , entro la quale giacevano le ofla de'Santj. Martiri , trovate furono lette piccole monete di rame , le quali dalla Ifcri- zione , che contengono , riconofeonfi battute nella Città di Ravenna , e di ancona (57) . L'Ifcrizio- ne delle Ravennati è quefla , nel diritto *$+ Arcie- pi/copus, nel rovefeio *$* de Ravenna ; quella delle Anconitane nel diritto 4* Quiriacus Eps (58J, nel

ro-

memoria del folp S.Maffimo , o perchè fino d' al- lora confufe fofTer Y offa de' Santi Martiri , o per- chè la celebrità di S. Majfìmo qualche ofeuramen- to portale all' altro non meno gloriofo Martire S. Baffo.

(57) In molte antiche carte cV Ofimo trovanti rammentate Monete d' Ancona, e di Ravenna.

(58) Nelle Anconitane , che riporta il Muratori nella Óiflertazione de Morteti s Italtx riftampata nel- le Differtazioni di quefto argomento raccolte dall' Argelati ( T. I. pag. 50.) , fi legge : PP. S. Quiriacus , o S. Quiriacus PP. , o S. Quiriacus Eps . Forfè in q&eite d' Ofimo per la lunghezza del tempo è peri- ta la lettera S. innanzi Quiriacus. Sotto Paolo II.,

6iS Storta Letteraria

rovefcio *$f de Ancona. Olr re a quelle monete (59) due pergamene fi fcuoprirono , ma in gran parte corrofe, dalle quali impariamo, che nel 1444. a'13. di Settembre (60) furono ( p. 20. ) ì Santi Corpi dalla diroccata Chiefa di S. Fiottfizo trafporta'ti alla Cattedrale , e podi all' altare di S- Silveftto preffo la porta del Campanile , e che poi nel i^i^. dal Vefcovo Autorità Simbaldi furorìo di per rria'g- gior*culto trasferiti all' altare fotto la confezione , ove al prefente fono ( 61 ) . La Traslazione di Mdhf.

if quale cominciò nel 1464. li fUo Pontificato, mu- tarono ifcrizioi e gli Anconitani nelle loro Monete 4 leggendoci in alcuna d'effe : Paniti* Papa II. nel diritto, e nel rovefcio Marchia Ancori e .

( 59 ) Quelle monete verifimil cofa è , che foffe- to nella tomba de' Santi porte nella prima trasla- zione , attefo ciò , che ora fi è dettò delle mone- te d'Ancona. Dell'ufo di mettere monete be'fepol- cri de' Santi or non mi fovviene efempio. Uno tut- tavia ne ha il Ducange , che può avere al prefen- te foggetto relazione , cioè Denarius complicatiti ex voto ad tumbam Sanali oblatus , che mentovato è da Radolfo ne' miracoli di S. Riccardo Vefcovo Ci- ceflrienfe (n.4.) .

(60) Nella pergamena alle date s' aggiugne in quo tempore erat perfectttor in Marchia Comitem Francifcum (fic) contrà Ecclefiam . Quelli è il Con- te Fraruefco Sforza, che tanti danni portò allò (la- to della Chiefa.

C 61) Il Martorelli nelle fue Memorie I/loriche d Ofimo (p. 40.) non ebbe notizia, che d' urta fola traslazione , cioè della prirru , ed in quella pu/e due sbagli commife , e nelU data , mettendola nel 1435. agli undici di Maggio , e nel luogo , ove i

San-

D'Italia Lib. ti. Cap. ix. 619

Monf. Compagnoni è la terza più d'ogni altra me- morevole alla Chiefa Oftmana , ed a' Santi Martiri pili decorofà. Chi fcrive queiVéftratto , tanto mag- giore impegno ha avuto nel farlo, quanto che egli ha avuto forfè d' eflere testimonio dello fcuopri- mento, e delle facre Tefte , e delle venerande of- fa de' Martiri ; di che egli niente meno compia- cèfi di quello, che Sozonìeno fiafi compiaciuto (l.o. e. 2. ) d' éfTcrfi prefente trovato in Cojiantinopoh al- la fefta per lo ritrovamento delle Reliquie de' San- ti Martiri di Stbafte ; benché etTo pure confetti , che farèbbegli flato d' eftremo contentò vedere al- trefsì la pubblica fella , e la folenne pompa della traslazione Òfimanl cum pfalmodiis , & competetti cttltu celebrata , quale appunto fu la celebrità di Coftantinopoli nell' invenzione de' fuddetti Martiri Sebafleni .

XIX. Alla perfecuzione di Diocleziano appartie- ne il celebrati (lìmo gran Martire S.Giorgio. Il Sig. Jacopo agnelli ne ha molto accuratamente deferi- te le illuftri gefte ; di ciò pago ci ha dato in fine un erudito elenco di quegli autori , da' quali come da più fìcure feorte , s' è lafciato condurre nello Rendere il fuo Comentario (02). più al- tro diremo di quefto libro , nelle Novelle Venete commendato (1752. p. li.) , fuor folamente , che ha quello titolo.

Notizie IJìoricbe dei gran Martire S. Giorgio def-

fcrìt-

Santi Corpi furono porti , conciofiachè dicafi fino d'allora collocati nell'altare di mezzo , dove s'ado- rano giornalmente da' fedeli .

(6*2) Confrontici con quello libro il primo tomo àeinilirico Sacro.

ó2o Storia Letteraria

cùtte da Jacopo agnelli F errar e . Ferrara 175 1. 4. pagg. 70.

XX. Dopo Diocleziano fi fece a perfeguitare i Criltiam Licinio , e in quella nuova perfecuzione l'anno 519. l'egregio Martire rinomatiflìmo S.Bia- gio fu per la fede gloriofamcnre Graziato e morto . Alla Saggia Repubblica di Ragufa è piaciuto di quclti giorni, che fi raccoglieffero in un folo fcrit- to di volgar lingua le memorie tutte quante , che di quefto illullre Martire fparfamente fono rimafe , C al P. Alfonfo Niccolai della Compagnia di Gesù per non penfato ordine di circoftanz^ è flato impo- llo l'onorato carico di mandare ad efecuzione i vo- leri de' Nobili Proccuratori della Chiefa maggiore di S. Biagio folleciti d' appagare le pubbliche bra- me . Noi fiamo bene obbligati , a chi ha tal cura al P. Niccolai addofTata . Perciocché egli nehaproc- curato un eccellente libro , nel quale colla leggia- dria del più terlo , e foave flile Tofcano gareggia la dirittura del giudizio, e l'ampiezza dell' ecclelia- flica erudizione. Ma vegniamo più dappreffo al li- bro medefimo intitolato

Memorie Storiche di S. Biagio Vefcovo, e Mar- tire Protettore della Repubblica di Ragufa diftefe da Alfonfo Niccolai della Compagnia di Gesù. Roma 1752. 4. pagg. 94. oltre a lxvi. della De- ,, dica, e della previa Critica difTertazione.

Quella egregia opera è di due parti comporta , cioè d'una difTertazione critica in difefa degli Atti, e delle Memorie (loriche del Santo volgarmente di- ftefe. Or dalla DifTertazione cominciando , la qua- le a me lembra per la (aviezza mirabile , e felice, non è da credere, che il P. Ntcculat pretenda, gli atti di S. Biagio, quali a noi pervenuti fono, effere proconfolan , elJcrc gli originali, clfere gli ferirti in- contanente dopo il compiuto Martirio. Non quello

pie-

D' I T A L I A LlB. II. C A p. IX. 621

pretende il giudiziofo noftro, ed erudito fcrittore : egli fteflb ne dichiara (p.XLix. ); fol vuole, che abbianfi di grandiflìma antichità, che fieno con piik diflefo Itile fu buone memorie| lavorati , e che non contengano alcuna cofa o di parole, o di fatti , la quale fia (lata finora da' più feveri Critici dimoiìra- ra a difereta, e ben fondata fede repugnante ( 63 ) . tanti illustri Critici, i quali hanno di quelli arri parlato, non v' è fiato , chi abbiali ficcome fallì rigettati, fuor folamente che WBaillet, ed \\ Tille- mont . E' già quello un buon pregiudizio a favore della caufa, che tratta il N. A., ed egli non lalcia d'acconciamente valertene ( p. xl. e fegg. ) contro una cenfura del Tillemont. Ma che farà, quando odanfi Je deboli ragioni , che allegan coloro contro degli Atti? Il Baillct con general cenfura fi fuedifee da tutti gli Atti infieme chiamandoli pii romanzi , e folo altra cofa accenna , che generale non è , pa- rergli dà maravigliare, che i due Gregorj , e S.Ba- filio Cappadoci non ragionalfero al popolo in lode di S. Biagio iliuftre Martire della Cappadocia^ quan- do pur molto favellarono d'altri affai del loro pae- fe. Rifponde il P. Niccolai ( p. xxvi. J, prettamen- te dirli, e con poca fatica, che gli atti fono pii ro- manzi ; ma che voleafene pure almeno alcuna fa- volofa parte indicare; il che noneffendo fatto, fia-

mo

(63) Si -dirà forfè, che altre oppofizioni potreb*- bon farfi contro quell'atti, che quelle non fono, le quali hanno promoffe il Baillet , e il Tillemont . Io non ripugnerò ; ma egli è ancor da confettare , che all' intendimento del P. Niccolai ballava rifon- dere fodamente alle fatte obbiezioni, e che.inque- fto egli è maravigliofaraente riufeito , ficcome ap» parirà. . . '

4it Stoici a Letti ha fi. 1 4

tno in diritto d'affermare, che romanzi non fono, quanto egli fi divifò d'averlo per affermare, che erano tali ; anzi per noi Ila maggiore ragione di così dire; perciocché genialmente parlando tra' capricciofi ritrovamenti fi voglion riporre (p. xxvn. ) tutti i racconti , che hanno del nuovo , del mara- vigliofo , del Angolare , andrebbe a terra grandifiì- fna parte delle vite de1 Santi, di quelle pure , che il BatlUt è flato corretto di ricevere ficcome ve- re, anzi moltifiìmi fatti dalla fanta fcriftura narra- tici, a' quali ad Uom fedele lecito non è di repu- gnare. Ne faccia alcuna forza il (ìlenzio de' mento- vati antichi Padri Cappadoci. Non s'è certo il Batl- Ut avveduto , dove quello fuo argomento potrebbe condurre, ne è da penfarc , ch'egli tanto volefTe ; ma pure indubitata cofa efTer dee , che quello ha il fuo vigore , non che gli atti di Biagio non fon veraci (p.xxix.)? ma Pur proverebbe, che ne egli è flato Martire, ne è flato ai mondo per niu- na guifa . Altre più generali rifpofte da appreffp (p. xxx.) il N. A- a quello argomento, che pretto diritto penfatore fnervanlo affatto , e riduconlo a niente ; ma viene poi ad una particolare , che è de- cidva. Riducefi a quello, che d'alcuni Martiri Cap- padoci hanno veramente parlato i due Gregori di Naztaxzo , e di Ni (fa , e Bafilio di Cefetea , ma non perchè Martiri erano delia Cappadocta prefa in tutta la fua ampiezza , bene perchè o erano Mar- tiri delle vefcovili lor Citta , o perchè in effe vi avea Chiefe , e Reliquie di quegP illurtri Eroi della teàe . Ora ne Biagio Vefcovo tu di Cefarea , o di ( JNifta , ma di Seb»jU , ne in quelle Città erano Chiefe, o Reliquie di S. Biagio. Qua! luogo dunque alla maraviglia del Baillctì Non può effere piugiu- fta , e più (elice così fatta rilpofta( p. xxxvi. ) . Ma il Ttllemont oltre una troppo generale accula , la

qua-

D'Italia Lie. il, C a p. ix. 623

quale perciò non merita d' eflere considerata , fcende a notare negli atti del Santo due cofe , ond' egli è •Tommanjente difguftato. Die' egli primamente , che v'ha de' racconti puerili , della quale fpccie è quel delle fette donne martirizzate prima che il Santo . Ma oJtra che pub eflervi alle volte alcuna cofa , che per ìe ribaldata abbia puerile apparenza , ne per tutto ciò fia men vera ( e tale ben fà'va <'2 fe- de , potrebbe fembrare , che il cagnuolo del giovane Tcùia veniffe avanti feiìofetto col dimenar della coda ad annunziare a' dolenti genitori il ritorno del lor figlivolo), dovea il Tillemont indicare (p.xxKVii), che foflc di puerile in tutto il (uccello delle fette donne, o in alcuna parte d'eflfo. Evvi tuttavia ira- to , chi al N. A. ha nel racconto delle fette Cri- diane femmine accennato il particolar luogo, che o puerile parer potrebbe , o fconvenevole 5 ne degno di fede : quefto è Tugnerfi, ch'effe fecer col raccolto fangue del Martire . Ma il P, Niccolai con molti parli de' Padri prova (p.um. e fegg. ) , che nella Chiefa Gerofolomitana , e altrove eravi un limile ge- nerale , e facro rito approvato d' ugnerfi col fangue di Crtjìo ; dal che agevole era a quelle buone , e femplici donne l'inferire , e'1 credere , che buona, c Santa cofa fofle Tugnerfi ancora col Sangue de' Martiri . Segue il Tillemont ad opporre , e dice , che negli Atti di S. Biagio fi leggono alcuni prie- ghi a Dio dirizzati, a' quali limili non fi troveran- no ne negli autentici atti di S. Cipriano , ne in al- tri della guif» medefima.Ma qual di quefta più debole obbiezione ì Perciocché ed Atti finceri de' Martiri vi ha (p. xlvii.), ne'quali preghiere tro- vanti a quelle degli Atti di S. Biagio fomigliantif- fime, come nella pillola della Chiefa di Smirne fui martirio di S. Policarpo negli Atti de' SS. Luciano , e Marciano , in quelli de' Santi Rogavano , e Dona-

zia-

624 Storta Letteraria

•zi ano , di S. Teodolo , di S. Bonifazio Martire; e al piò quindi quello potrebbe didurfi , che il P. Ni- colai fenz' alcuna difficoltà concede , non eflere i noìlri Atti gli antichi Proconfolari »

Or a favore di quefti Atti appoggiato ii N. A. I all'autorità di tre gran critici, che fono il Bollan- do , Giannalberto Fabttcio , e '1 Canonico Mazzoc- j chi , reca l'autorità d1 Ezio Medico , il quale poco : dopo l'età dell' A portata (giuliano fiorito è ,• vale a aire <5o. , o al più 80. anni dopo il Martirio del No- iìro Santo, e in Greco fcrifle una grolla opera me- dica in 16. libri ( p. liv, ) , fecondo ii traduttore Giano Cornar» intitolata Medicina e veteriòus con- trada. Nel libro ottavo adunque (e. 50. ) dopo aver Ezio indicati alquanti rimedi a' mali di gola, e no- minatamente per liberaci dalle intraverfate fpine y j ioggiugne quell'altro di dire prefa la gola dell'in- fermo: Biagio martire, e fervo di Criflo dice, che tu o faglia, 0 difcendi. Il P. Niccolai da quella tedi- | mooianza (p.Lv. ) di tenttor tanto antico trae per gli atti tutti i vantaggi , che può cavarne un acuto ed eloquente Apologeta. Nulla dr meno( p.Lvi n.)pe atto di fincerirà pali» egli ad indicare un fuo ben ragio nevol Colpetto, ne venuto in capo ad alcuno di qu dianzi mentovati valentiliimi Uomini , che non d £z/fl già propoflo folle quel rimedio prclo dalla Re Jigione , ma (critro nel margine da alcun alti indifcretamenre divoto, e da altro poi latro pm fare entro quel cinqnantelìmo capitolo, e polio ai la fin d'eflb . Perciocché oon è , ne dee efler co fiume de' medici il preferiver rimedj, che fon fuor», o (opra dell'arte loro, lìccocne 1 miracolo!) , e fa- lerni *, ma F.zw ne' fuoi ledici libri non è ufato di mdcolar punto le cole della Religione con queljc della medicina , e non che in .litri (doghi egli ino- ltri fup'.ritmonc , anù non fa conofecre ad ali un

le-

D1Itaiia Lib. ii. Cai», ix. 625

legno , Criflian fotte, o Gentile . Due altre ra- gioni hannofi appretto ( p;Lix.), fulle quali fondali ancora quefto giudizioso penfamento. Male il N. A. lileralmente fi toglie quello preclaro monumento» a favor degli Atti da lui difefi , altro ne aggiugne ( p. Lx.) tratto dal Sinaffario, o Leggendario Arme- no , il qual dimoerà l'antica , e continovata tradi- zione , pub dirfi, della Chiefa medefima, o nazione del Santo ^ e da alcuna leggiera circoitanza in fuo- ri , la conformità de' racconti colle quattro leggen- de latine , che abbiamo del medefimo Santo Mar- tire .

XXF. Dopo una favia diflertazione vengono le memorie /loriche. In tredici numeri abbiamo elegan- temente deferitte le azioni , e 'l Martirio del San- to, ma fempre con critica, e con erudizione mol- tittìma . Veggafi al numero 11. ciò, che di Sebafic fi dice, quello, che del nome di Biagio s'offerva ivi medefimo , e al numero v. la dotta difefa , che fi fa dall' autore della condotta di Biagio in nafeon- derfi fotto la perfecuzione del fiero Licinio . Ne' tre feguenti numeri le Grazie dal Santo impetrate a' fuoi devoti, e fpezialmente qnelle, eh' egli ha con- cedute alla Repubblica di Ragù fa , fonoci 'raccon- tate. Ma negli ultimi quattro numeri trovafi il no- vero delle Reliquie del Santo in diverto* luoghi , e ma'fimamente in Ragù fa , e la fpofizione del fuo culto, e univerfale nel mondo, e fpezialittimo nel- la detta ilhiftre Città . Con che ponfi fine al pre- fente libro, il quale, per la fcarfezza dell'anti- che notizie non rendette affai contento 1' affetto de Veneratori del Santo , come moilra di temere l'Autore (p. 1.), non potrà certo a tutti non eflere fommamente caro, e pregevole per quello, che di fuo v'ha aggiunto l'autor medefimo , onde prefen- tarcele nel più ornato, e più dicevole afpetto , che

Rr al-

6i6 Storia Letteraria

alla dilicatezza del noflro erudito fecolo porta rif- pondere. Ma altre maggior cofe avrem tra poco dal P. Niccolai , cioè un volume di Sacre Tofcane Ora- zioni , degne d'efler propofie ad efemplare dopo quel- le degli antichi Maceri , e di latini eleganti (limi verfì , e '1 primo tomo delle Tue Angolari lezio- ni , o differtaziont fcriùturali , nelle quali avranno i dotti adunato , e graziofamente efpolto , quan- to da' maggior Uomini di tutte le Comunioni è irato detto, e da qualliafi facra , e protana facol- tà prefo per efplicare , ed illultrare la Santa Scrit- tura .

XXII. Nel 1740. il Sig. Francefco Bonacchi eru- dito Sacerdote Ptjto/cfe , e Priore di S. Rocco ftam* in Pijioja un libro de fer morii bus , 0* Martyr'19 S. Zenoms Epifcopi P/florienfis , per lo quale nac- que poi tra lui , e '1 NnvelUfta Fiorentino una let- teraria contefa. Era già da un anno ufeifa la bella edizione , che in Verona hanno fatta i Signori Pie- ro , e Girolamo Ballerini de'Sermoni del Santo Vef- covoy ma come che queda averte riportato un /in- volare applaufo da tutti i dotti , ficcome ne parla il chiarirti mo Autore delle ojjervaziom letterarie (T.vi. p. 229. ) , non era a Pijioja pervenuta \ perdio il Bonacchi fenza potete vederla tre cofe fi pofe a fo- fìenere, cioè che i fermoni del Santo, da alcuni in fuori, fon genuini , e non impolìure del Guarino , ficcome alcuni ancor tra' Cattolici il detto da S1JI0 Sanefe ripetendo , o caricando aveano opinato . 2. che il Santo appartiene a' tempi di Gallieno^ non a quelli di Co/lanzo , o di Giuliano , a' quali aveane l'età riferita il Labbe . 3. ch'egli fiatato veracemente Martire. Parea , che quando il Sig. Prior Bonacchi avcATe poi veduta l'opera de' Ballerini, dovelfe dell' età del Santo altrimenti, che non avea fatto, pcn- farc , e quanto al Martirio , fofpcmlcrc il giudizio

fuo,

D' I T AL r A L I B. II. C A P. IX. 627

fuo, come aveana prudentemente adoperato que'va- lenti editori ; ma ( tanto è vero, che i primi pre- giudizi difficilmente fi fpogliano ) accaduto è l'op- pofito. Egli nella prima opinion fua è rafferma- to, che S. Zenone fia (taro de' tempi del)' Imperador Gallieno , e più che mai francamente ha fentenzia- to a favore del Martirio del Santo. Noi il veggia- mo nel feguente libro da lui divulgato in Venezia l'anno 1751.

.S". Zenonis Epifcopi Vevonenfis epoeba , Differtatìo critica . Acceffit de Martyrio S. Zenonis Dijfertatio fecunda . Edidit Franctjcits Bonacbi Sacerdos Ptfto- rienfis. 12. papg. 392.

Una delle precipue prove, che i Ballerini abbian recato , onde perfuadere , che il Santo autor fia del quarto fecolo , fa, ch'egli quelle forinole , e quel- le opinioni direttamente impugnò , che non mai d' Origene , ne di verun altro , ma che folamente furono degli Ariani dopo il Concilio N'iceno . Ra- gion fortiffima a prima vifta ; ma il Bonacchì fi mette di propofito nel primo capo del fuo nuovo libro a indebolirla, dimostrando, che prima ò.' Ario ^ o ne' tempi (tefli di Gallieno, o prima ancora erano itati gli IterTi errori , che poi Ario difteminò , da Ebione , da Artema , da Paolo Sanìofateno divulga- ti ; perciocché quindi ne fegue, che ancora un San- to , il quale vivuto fia a1 tempi di Gallieno, pote- va a quegli errori contraddire . Ora perchè vauo farebbe per altro quefto sforzo dell' ingegnofo auto- re , non qualunque errore intorno alla Divinità del Verbo aveffe S. Zenone riprefo, ma le formole proprie degli Ariani; che ha egli fatto il N. A. ? Prende a provare ( p. 92.), che non mai di quefte formole fa il Santo menzione contro al coftume de' Padri pofteriori ad Ario; quindi pafla a difende- re (p. 100. ) contro il Pctavio come fana, e Catto-

Rr 2 li-

#2$ StÓRIÀLÈTtERARÌA

ìica la dottrina del Santo ; dal che infame trae (■P'l37-) * favor fuo quell'argomento, tanto efler lungi , che Zenone abbia apertamente gli Ariani er- rori oppugnati , che anzi in modo parlò da cadere in fufpicione egli ftefib poco meno , che d'Aria- nefimo .

Altri errori oppofero i Ballerini , contro de' qua- li il Santo inveifee, e che folamentc dopo il Con- cilio Niceno , e nell' inclinare del fecol quarto s'udi- rono, come quello de' puri Semiariani contro lo Spi- rito Santo, de' Fotniani , degli Antropomorfiti , d' El- vidio . Ma ilN. A. ( p.163.) ha faputo o trovareal- tri più antichi Eretici , i quali hanno gli (lelTi er- rori foftenuti , o fcuoprire , che il Santo nulla me- no intraprefe , che d'impugnarli.

In uno de' Sermoni del Santo trovafi la folennc edificazione d' una pubblica Chiefa , e magnifica ; ecco un novo argomento a crederlo del fecolo po- steriore a Coflantino ; e quefto appunto non hanno i Ballerini lafciato d' ufare . Rifponde il N. A. (p. 174. e fegg. ), che pubbliche Chiefe furonvi an- cora innanzi a' tempi di Cofìantino , e '1 prova con molte autorità, e con tale occafione molto magni- ficamente parla del libro Pontificale . Ne qui folo fd la prende il Bonaccbi co' Ballerini -, la vuole ancora col dotto fuo paefano Cenni , il quale s'induflfe a credere, che nell' oriente fofTervi prima di Cnjianti- no Chiefe pubbliche, non già nell' Occidente ( p. 188. ).

Un luogo dello fletto fermone notarono i Balle- rini, nel quale il Santo tocca, come allora non era a' Gentili permetto di fabbricar nuovi Templi , il che avanti il quarto fecolo non fi verificherebbe. Ma non ut Gentili , si bene degli Eòrti vuole il N. A. (p. i8o\), che quel patto s'intenda.

Ancora ofTervarono i Ballerini, lodarfì del Santo - I itoneft per aver generofamente redenti molti cat- ti*

D'Italia Lib. il Cap. ix. 629

ti vi , fatti quali in tutte le Provincie dell' Impero da' Barbari ; la qual cofa non può a vverarfì , non per le incurfioni dopo la battaglia del 388. avve- nute , eflendo in etta pretto Adnanopoli perito 1' Imperadore Valente , con orrenda ftrage del Ro* mano efercito. Così è, ripiglia il N. A. (p. 195.); ma dove mai S. Zenone di cattivi redenti parla ì Parla egli folo di redenti ab editti s feralibus de' Ce- fari perfeguitatori .

Chi '1 crederebbe ì Softiene il N. A. contro la fede di tutti i codici doverli leggere ce, dove ecce, anni fi ha in un Sermone del Santo , nel quale dice, che gli Apoftolici infegnamenti s'udivano già da ecce, anni . Le conghietture ,, che ne porta l'Autore, fono ingegnofe, ma non mi pajono tan- to felici, quanto quelle, che riguardano il preceden- te argomento de' Ballerini.

Niente men forte appariva l'argomento, che i Sigg. Ballerini, dopo il chiarifs. Sig. Marchefe Maf- fei nella grand' opera della Verona illuflrata, tratte- rò dall' Epiftola di S. Ambrogio al Vefcovo di Vero* na Siagr'tO) perchè lo riprende in ejfa , diceva il ci- tato Maffei , di non aver avuta per innocente una Sacra Vergine , ajfoluta prima , e fantificata dalla benedizion di Zenone di Santa memoria : con che fi rende chiariamo, che S. Zenone era flato pòco tem- po innanzi) e che fu anteceffor di Siagrio . Due ri- fpofte a quefto grave argomento il Bonacchi . La prima è (p. 235. ), che quella Vergine non era Verone/e , e per confeguenza non pare, che Verone- fotte lo Zenone di fanta memoria , da cui era ella (tata già benedetta . La feconda è , che nep- pure fi prova dal tetto di S. Ambrogio, che quel- lo Z.enone fotte Vefcovo , perchè non fembra, alche la benedizione , della quale ivi parla S. Am- \ybrogio, fotte (p. 244J la folenne confecrazione pro-

R r 3 pria

6^o Storia Letteraria

pria de' Vefcovi , perchè quand' anche tale fotte fiata , poteva un Vefcovo delegare a tarla un fem- plice Prete ( p. 245*)»

Ecco un altro argomento de* Ballerini , al quale i! Bonaccht crede d'aver rifpofto. Noi proporremo prima I1 argomento colle parole del Maffei nelle OJfervazioni Litterarie ( T. 6. p. 19. J, ancora per- ch'eli» è (tato il primo a valerfene . ,, Degli anti- chi Vefcovi di Verona non fi ha più antico, ne più ficuro teflimonio di certa detenzione di Ve- rona lavorata in veri! ritmici a tempo del Re j, Pipino. In efTa de' primi fette Vefcovi fi recita il nome , e 1' ordine fenza più , perchè nulla ,, portavan di più i Sacri Dittici, de' quali quell'a- nonimo fenttore gli prefe . Come ottavo Vefco» vo fi regiftra quivi S' Zenone, da che riluce fi- ,, curamente il tempo fuo , perchè per fefto fi an- novera Lucilio, che Tanno 347. foferi fle al Con- ciò Sardicefe . Neppure a gagliardo argo- mento perde il fuo coraggio l'animolo Sig. Prior di S. Rocco. E primamente nega (p. 250. ), che la ferie de' Vefcovi nel ritmo contenuta tratta fìa da' Dittici della Chiefa Verone[e\ perciocché, dic'e- gii , chi ne aiTicura , da'dittici effere piuttoiro que- lla (erie cavata , che I' altra ferie e in marmo , e in pergamena allegata ne Monumenti de! Ba- gatta 1 Ma in realtà egli poi crede ( p. 254. ) ,' che ne I' una, ne 1' altra ferie fia derivata da' Dit- tici , perciocché quarto Vefcovo innanzi a Gal- lieno metrefi in tutte e due Procolo : conciofiachè le Zenone ottavo Vefcovo liberò dal Demonio le figliuole di Gallieno , neceiTario è , che innanzi a Gallieno vi vede Procòlo quarto Velcovo ; eppu- re certa cofa è , che Ptocolo viflc dopo Gallieno . In fecondo luogo vuole il Bonaccht ( p. 261. ) the ne' dittici non fi confervafTc efattamente l'or

dine

;

D'Italia Lib. ii. Cap. itf< 6%t

dine Cronologico , e con moki efempli conferma quetto Tuo detto. Finalmente nega , che il Ritmo parli di Lucilio , il quale fotfofcrilTe al Concilio Sardi e e ( p. 269. ) . Lucidio vi li legge, il quale diverfo è da Lucilio , e fi venera a' 26. d'Aprile.

Dopo avere le ragioni de' Ballerini difciolte di- fende il N. A. (p. 272.) la leggenda, che abbia- mo del Santo fotto nome di Coronato Nota/o, ben- ché la confetti alterata, e in vari Manofcritti di- veffamente racconciata . Indi palfa a comprovare la fua fentenza, che a' tempi di Gallieno mette S. Zenone; il che fa egli recando prima alcune cofe (p.306.) de' Sermoni del Santo $ che al terzo feco- le affai bene rifpondono, e poi illustrando la tra- dizione, die' egli ( p. 312.), collante, e continuata, la quale porta appunto , che a' tempi di Gallieno fiorirle il Santo,

XXIII. A quella Diflfertazione full' Epoca di"S. Zenone altra, ficcome fopra accennato è, ne fegue fui martirio del medefirno Santo. In quefta primie- ramente dimoftra l'autore ( p. 328. ), come dalla mentovata lettera di S. Ambrogio a Siagrio niente provifi contro il Martirio del Santo . In fecondo Juogo fa vedere ( p. 530. ), che S. Gregorio Magno è ottimo teltimonio di tal martirio , e che nulla può recarli , onde eluderne 1" autoriti . Alla quale ( P* 345* ) danno pelo Paolo Diacono , Giovanni Diacono, ed altri Scrittori moltiflìmi, i quali han- no fimilmente , che S. Gregorio tra' Martiri nove- rato Zenone . Aggiungali ( p. 348. ) la tradizione delle Chiefe di Verona , e di Piftoja. E non nega già il N. A. , che in alcuna fella di S. Zenone Ufizio fi faccia di femplice CónfelTore , ma ella è la fefta dell'ordinazione , non quella del Nata- le , nella quale 1' ufizio celebrato fi è fempre di Martire. Altre Chiefe pure ( p. 366. ) hanno co-

Rr 4 me

tìpì Storia Letteraria

irte Martire riconofciuto S. Zenone . Ecco in com- pendio la Disertazione del Sig. Bonacthi, col quale le noi non ci rallegrammo e per l'erudizione fua, e per la diligenza, che ha tifata , e per l'ingegno, che moltra in trovare a'difficiliflìmi argomenti pro- babili rifpofte , faremmo torto alla verità . Se poi cr^li abbia vinta contro de' Ballerini la caufa fua, il Martirio abbia provato del Santo in modo da pervaderlo a' Critici, noi noi diremo , lancian- done a' Lettori il giudizio. Noi certamente non fia- nio ne dell' una cofa , ne dell' altra perfuafi ; ma che è il parer noftro ? onde il dobbiamo in una controverfia, che forfè non finirà in quello libro , interporre. E' finalmente da lodare la fomma mo- derazione del Bonacchi in rifpondere a' Ballerini , ancora dove gli è riufcito di trovare affai plausìbi- li conghietture contro degli argomenti loro, come- chè propofti in certo tuono decifivo , il quale più facilmente fdegna gli animi equi, ed onefti .

XXIV. Se nelle fcienze andiamo tanto avanti in quello fecolo , quanto a piena bocca fogliamo dire per vana lufinga , pub forfè efferne una chia- ra prova il libro , dal quale ora ci fiam dipartiti . Dopo le prove del Maffci , e de* Ballerini fembra- va , che non fi dovette più muovere controverfia full* Epoca di Santo Zenone , e che quello foffe un punto ormai decifo. Ora il Bonacchi ha nmeffo in piedi la contraria opinione , la quale da' dotti ri- guardavafi come uno fpacciato errore . Ma altro efempio ce ne ha dato ancora più manifclto , chi nel 1748. volle contro gli sforzi del chiarifs. P. Affarofi Benedettino mantenete in capo a S. Pro- jpero d' Aquitania la Vrfcovil mitra di Reputo. Son quelli i decantati progreffi della Critica e mentre ie uno (Indiali di abbattere le favolofe tradizioni , veggiam tollo forgerc altri Campioni a {ottenerle .

D' Italia Lib. ii. Cai», ix. 633

Il ?. Affaroft veramente ha fubito oppofto alle of- fervazioni dell' avverfario una coraggiofa difefa , e noi ne parlammo nel primo tomo ( p. 172. ). Io defidero, che abbia quella forte difefa , avvegnaché dettata con qualche fretta , avuto il fuo fine; ma non lo credo. A troppi dispiace la verità, e l'in- vidia s' unifee a rendere quello difpiacere più ama- ro , e a metterne in più grave difpetto I' inno- cente autore. Per altro non fi è veduto , chi alla difefa del P. Affan.fi abbia oppofto alcun foglio; il che nella prelcnte coftiruzione dell' Italica lette- ratura può averfi in conto di fingolare prodigio . Ma non aflìcuro il Affarofi, che quello prodigio fia per durare. Egli ha rilbmpata la fua difefa di molto accrefeiuta , e di nuovi lodiflìmi argomenti fornita; nel che veritiero è il titolo dell'opera, e non, come d'ordinario fuol effere per vizio degli Stampatori al vii guadagno ìntefi , bugiardo.

Difefa di alcune afTerzioni fparfe nell* Appendi- ,, ce , o fia terza parte delle Memorie Iitoriche del Moniilero de' SS. Pietro, e Profpero di Reg- ,, gio riprele d' errori dall' autore delle tre lettere (otto nome d' Ipomonetico Filopatrido . Nuova edizione riveduta , ed accrefeiuta. Milano 1752. pagg. 116.

Veggafi a cagione d' efempio, per conofeere, io abbia detto il vero, la pag. 93. Forfè però que- lla riftampa riaccenderà il fopito fuoco negli animi prevenuti per le loro Tradizioncelle ; o almeno i più torneranno a dire , che egli potea ornai farla finita, ne ritoccare queir.' odiofo tarlo. A che fiamo ridotti ? Che debbafi per politica anche in cofe let- terarie tacere la verità !

XXV. Vegniamo ad una Santa di tempi affai polteriori .

Vita, virtù, e miracoli di Santa Zita Vergi-

M ne

634 Storia Letteraria

«,, ne Lucchefe , eftratta dall' antico Originale Ma-* 5, nofcritto , dagli atti de' Santi , e dal Procedo fab- 3, bricato per la prova fatta del di lei culto imme- morabile , e di nuove altre notizie illustrata da Bartolommeo Fioriti Sacerdote fecolare . Lucca

1752. 4. Pagg- I74-.

Celebre è appretto i Luccbefi il nome, e'1 culto di S. Zita, onde Ranieri de Grand Pifano nel fuo Poema ( T: xi. Script. Rer. hai. p. 229. ) intro- duce Cantuccio , il quale ad Uguccione le fatte pro- mette conferma con quefto giuramento.

Omnia per Cbrifti, Pater, Evangelia juro , Per quoque Patronum Martinum , quaque [aerata, Rer Faciem fanefam, per corpus & utique Zitte , Nil male commiffum per me , fietque rneorum .

Anzi pafsb il nome di S. Zita', come a Significare con poetica figura la Città di Lucca; perchè Fazio degli Uberti nel Dittamondo ( lib. 111. 6. ) ditte

Io vidi Santa Cita, e'I volto Santo

e Dante ( Inf. xxi. 38. )

Ecco uno degli Anz'ian di Santa Zita.

Quefta Santa , il cui corpo vedefi tuttora incor- rotto nella bella , ed antica Chiefa de' Padri di S. Frediano di Lucca, nacque, e morì nel xin- Se- colo. Della fua Vita, che buona parte impiegò in fcrvigio della illuftre Famiglia Lucchefe de' Fatmcl- li , ebbe la Santa molti Scrittori . Il più antico è un anonimo, che (embra elfere flato della Santa contemporaneo ; e la Un opera efifle oggidì in un Codice Mf, di pergamena pretto la detta nobil Fa- miglia

D'Italia Li b. 1 1. Cap. ix. 635

miglia de' Fatinelli . Monsignor Farinelli nel 1688. fìarrpò quefta vita in Ferrara, lafciandovi il Prolo- go. Il Sig. D. Fioriti per condifcendere al pio lau- devol genio degli odierni Signori Fatinelli da que- fìa vita, e da altre memorie ne ha tratta una nuo- va ftoria da lui divifa in due libri-. Nel primo ci deferive vita della Santa, e'1 culto in varj luo- ghi predatole , ma in Lucca fingolarmente ; nel fe- conda ci narra primamente in nove capi i miraco- li dalla Santa adoperati , allorché tra noi vivea ,* appretto in altri undici capi i miracoli feguiti dopo la morte di lei . Quefto novello Scrittore di Santa Zita moftra la fua diligenza e nel Catalogo degli Scrittori, i quali o fecero menzione, o fcriffero la vita della Santa , da lui premefTo a' fuoi libri , e nell' appendice , che in fondo fi legge , di varj do- cumenti a contentare le cofe narrate. Noi avrern- molo nientemeno però voluto più fcrupolofo , on- de ogni obbiezion prevenire , che potette ragione- volmente oppotfi alla verità de' fatti. Perchè fareb- be fiato affai bene , eh' egli interamente ci deffe in fine la prima Vita latina, un faggio de' carat- teri , che ne afficuraife dell' antichità del Codice, e qualche ricerca fuh" autor d' efTa vita. Egli ve- ramente nell' avvifo al pio lettore ( p. xvn. ) ci dice : mi è lecito congetturare fautore dallo fiile, da' [entimemi , e da altre circofianze , pormi affai verifimile , e credibile, che fi a fiato un qualche pio, religiofo , e dotto Teologo , e quafi fenza dubbio giu- dicherei ejfere flato Don Giacomo Priore di S. Fre- diano di Lucca al tempo di Santa Zita ; ma egli è quefto affai poco trattandofi di una vita di cofe teffuta , che i Critici non faranno forfè facili ad ammetter per vere . Conveniva moftrare h purez- za della fonte, donde rare notizie eranfi attinte. Il culto della Santa ci pare ben più al coperto

d' ogni

ó^6 Storia Letteraria

d'ogni riprenderne della fevera critica , che non la vita , come che con buon ordine fcritta fia , e eoa piano, e facile, e divoto ftile , quale a' fatti li- bri convienfi.

XXVI. Sin qui detto fu de' libri, i quali di par- ticolari Santi hanno trattato. Un ne fucceda , che a molti fi (tende.

Martyrologium Romanum Gregorii XIII. juf- fu reftitutum , Urbani Vili., Clementis X., & 5, Innocentii XI. au&oritate recenfitum , a Bene- diclo XIV. P. M. aucìum , & caftigatum , Ale- xander Politus de CI. Reg. Scholarum Piarum Commentariis fuis poft Csefarem Baronium ad veterum librorum , Hiftoriseque fidèm PontiBcio juflii illuftravit , & denuo recenfendum , atque caftigandum Benedicci PapaeXIV. judicio,ac cen- ,, furse fubjecit. Mentis Januarius. Florentia» 1751. f. pagg. 527. lenza i Prolegomeni di pagg. xliv.

II V.Aleffandro Politi Cbertco Regolare delle Scuo- le Pie Uomo di molti ftudj intendentiffimo , e per altre degne fue opere celebre preffo de'letterati , nel- la fua fenile età ha quefto nuovo lavoro intrapre- fo , che e per la moltiplicità delle richiede cogni- zioni , e per le gravirtime difficolta fue avrebbe anche un giovane fgomentato . E tanto più , che egli J'ha appunto intraprefo nella fua maggiore am- piezza ; tante fono , e copiofe , e lunghe le note , delle quali ha caricato il tefto del Martiro- logio Romano^ che 'ben più il nome fi meritano di DiMertazioni , o digrefiìoni , che d'annotazioni . Nel che certamente noi gli dobbiamo (aper grado per l'erudite cofe , che in gran numero difeuopre , of- ferva, corregge; ma non di tutte forfè era qui luo- go, ma di quelle fole, le quali o a correggere, o a precifamente illuftrare il tetto neceffarie fono , a chi fcrive gli atti de' Santi , lafciando le Cronolo- giche

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 6rj

gìche difquifizioni fulle vite loro, e altre fomiglian- ti quiftioni . Due altri difetti , oltre la non necef- faria proli ffìfà , oflerviamo i nqueft'opera : uno è, che i felli Greci Ci citano fempre fenza alcuna la- tina verdone; il che in un libro , il quale più co- mune efler dee , che non fuole eflere 1' intelligen- za del Greco idioma , è mancamento ; 1' altro è , che nel citare gli autori moderni appena è , che notifi il luogo, ove tal cofa, e tal altra fcrivono ; non fenza incomodo di chi gullafle di trovarne in fonte , ficcarne fogliamo dire , le parole o recate , o anche folo accennate . Ma quelli piccioli difetti quanto compenfati fono dalle utiliflìme cofe , e pel- legrine, che il N. A. ha radunate ! Ecco che noi pattiamo a darne un breve ragguaglio , quanto a noi permettono le Grettezze de'noftri eftratti.

XXVII. Ciafcun giorno del Mele di Gennajo ( che quello fol Mefe contienfi nel tomo ) è dedi- cato ad un Perfonaggio ; ma tutta però 1' opera è confecrata al Regnante Pontefice ; ma quella dedi- ca non è un inutile ammalio di lodi al per altro fommo , ed incomparabil merito di tanto Pontefi- ce ; ella è una Storia del Romano Martirologio. Si- no da' tempi di S. Clemente Papa ( p. v. ) cominciò) la Chiefa Romana a raecorre con diligenza gli At- ti de' Martiri . Perciocché quello Pontefice a fette CrilHani notaj aflegnò le quattordici Regioni , in che Roma divifa era , acciocché ciafeuno fcrivefle le gelle de' Martiri, che nelle due regioni toccate- gli morivano per la fede . Il- Pearfon (64) a Fa- biano attribuifce l'iltituzione de' Notaj raccoglitori delle gefle de' Martiri. Ma quello è errore. Fabia- no

(64) Anche il Bafnage fu di quello fentimento. Veggafi il N. A. medefimo (p.54.).

63$ Storia Letteraria

no quelle regioni , che Clemente a' Notaj avea da- te, diftribuì a' fette Diaconi; fece ancora fette Sud- diaconi , i quali prefedefTero a' Notaj compilatori degli atti de'Martiri. Dal che manifefto è (p.vi.), che quefti Notaj non eran Diaconi . Ma tam- poco vanno quelli Notaj confufi con quelli (65) , da' quali, come dice il libro Pontificale, intero Pa- pa gcjìa martyrum diligenter exqutfivit , & in Ec- clefia recondidit ; perciocché i Notaj di Clemente, C di Fabiano eran Crilliani , quelli d' intero erano i Notaj pubblici , i quali ferivano gli atti giudi- ziali de' Martiri . Palsò nell' altre Chiefe ancora quefto pio ufo di regilrare le a^ioni de' Martiri . Ma i giorni natalizj, o piuttofto i giorni della bea- ta morte loro erano con maggior diligenza notati, per farne l'annuale memoria , di che e Tertulliano l de corona e. 15.) , e S. Cipriano ^ep,^y.) ci fanno fede. Quindi i Calendari ebbero origine . AntichiflTimo è il Romano , che ftampò il dotto Gefuita Egidio Buccberio ; due altri pur Romani di molta antichi- tà pubblicarono Leone Allago , e Giovanni Fronto- ne ( 66 ) . Da' Calcndarj nati fono i Martirolo- gi

(ojc) Quefta è una belliflìma ofTervazione -, ma nel Baronia all'anno 238. (n. *.) ne avevamo chia- ri indizj ; onde è maraviglia , che il dotto Monf. Vignoli ( T. I. p. 4?. ) intendere quello piffo del libro Pontificale de. N)taj ilbtu ti da S. Clemente .

{66) vuoili lafciare il Calendario Romano , che il Marlene divulgò nel v. Tomo del fuo Tefo ro £ Anecdi>ti , comeché non nel v. fecolo fia , che che n'abbia diverfamente opinato l' infangatale edi-1 tore , ma di qualche fecolo più recente , fìccomtj provato hanno i Gcfuici Fien , e Lanisti , quegli

nel

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 639

gj (Ó7). Fino a'tempi di Caffiodorio (de Div.Letl. e. 32. ) noto era il Martirologio detto Geronimia- »o, il qual nome probabilmente gli fu dato in gra- zia della i'uppofitizia lettera portagli in fronte (otto il nome di S. Girolamo a Cromazio , ed Eliodoro . Il N. A. fa qui una ingegnofa oflervazione . In un Codice antichiflimo Vaticino la verfione da Ruf- fino fatta della Storia Ecclefiajl'tca d' Eufebto , e a Cromazio dedicata è attribuita a S. Girolamo (p.v 11.). Perchè non potrebbe edere di Ruffino ancora il Martirologio , ed eflfere a S. Girolamo {tato aferitto da alcun taliatore , cui odiolo , e fofpetto foffe il nome di Ruffino ì Acquifta forza quella conghiet- tura dal vederfi, che quel Martirologio fembra trat- to dalla Storia Ecclefxaflica da Ruffino tradotta (68). Ma un antico Martirologio della Chiefa Romana mentova S.Gregorio Magno (1.8. ep. 29.), e il Con- cilio di Clovefbovia nell' Inghilterra tenuto 1' anno 747. , e da tutti i dotti abbandonata è 1' opinione del

nel trattato della Liturgia Mozarabìca , quefti nella Disertazione fui Panteon.

(67) Come può vederfi pretto il Pagi nella Cri- tica al Baronio all'anno 64. (n. 6. ) . Veggafi an- che la DifTertazione del Ch. Sabbatini intorno tOri- gine de" Calendarj nel primo tomo fui vetufìo Ca- lendario Napoletano .

(68) Aggiungo io, che da altri attribuito è quel Martirologio ad Eufebio, la quale opinione par na- ta dal confronto di quefto Martirologio colla Storia Ecclefiafìica dello fletto Eufebio . Or quefta opinio-

c(, ne favori fee il penderò del N. A., effendo ben pia ,4, facil cofa, che Ruffino, il quale tradurle quella Sto- é ria , ne traefle a parte i Santi , e ne formarle un t, 1 Martirologio.

<$4o Stori a Lettkr a ri a

del Valefio , il quale s' avanzò a dire, che la Chic- fa Romana non ebbe fino agli ultimi temrù Mar- tirologio fuo proprio . Bensì tra gli eruditi gran dibattimento è per ritrovare, qual fotte quello Mar- tirologio . Il Rofvveido fi credè d' averlo trovato , come tale ne ftampò uno co! titolo di Roma- num vetus . Ma il N. A. ( p. ix. ) ftirna , che non altro T antico Romano Martirologio fotte , non il Geronimiano. Pafsò dappoi ad ufo della Chicfa, Romana il celebre Martirologio à'Ufuardo', onde il Bellino Teologo Agojliniano riftampandolo ( 69 ) lo intitolò Itber , qui dicitur martyrolo^ium fecundum morem Romana Curia , cioè della Chiefa Romana, appunto come in un Mettale ttampato in Milano l'anno 1476. da Antonio Zarotti leggefi fecundum confuetudmem Romanie Curia (70) . Anche il Mo- lano , il quale dopo il Bellino tornò a pubblicare quel Martirologio (71) , gli pofe in fronte il tito- lo : U/uardi Martyrologium i quo Romana Ecclefia , ac permulta alia utuntur . Ad ufo Romana Curis (lampo fimilmente il fuo Francefco Maurolico Aba- te di Mejjina Tanno 156& in Venezia ; anzi nella riflampa, che ivi medefimo ne fece Tanno 1576. ( 72 ) , fi legge quello più maravigliofo titolo Martyrologium fecundum morem Sacrofan&£ Roma *a y & univerfalis Ecclefia. Simile è il titolo, e"

nel

( 69 ) In Venezia T anno 1498.

(70) Altri efcmpli di fimil maniera di dire ufa ti in que' tempi fomminittrano altri Codici di quel tempo.

(71) L'anno iy68. a Lova^no .

(72) Il Fabricio nella Biblioteca Greca (T. I. P- 37* ) mentova un;» riilampa del Maurolico fati in VentztM nel 1750.

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 6^t

liei 1578. (73) diede il Galefmi al fuo Martirolo- gio : Martyrologium Santi* Romanie Eccleftce ufui in jìnguloi dia accommodatum . Ma finalmente Grego- rio XIII. dopo avere con tanta gloria riformato »1 Calendario, pensò ad ammendare ancora il Martirolo- gio y di che a fommi Uomini diede cura . Frutto «e fu il Martirologio , che in Roma ufcì nel 1583. dalla Stamperia di Domenico Bafa con quefto tito- lo : Martyrologium Romanum ad novam Kalendarii rationem , & Ecclefiafìicx hi fior ite veritatem rejììtu- tum , Gregor'u XIII. Pontificii Maximi juffit tdi- tum . Fu fubito Tanno ite(fo riflampato in Venezia per Giovamùattijìa Seffa * Ma non rimafero tutti contenti di quella prima Edizion Romana y perché l'anno medefimo in Roma pure jexto Kal. Junii , altra ne fece con mutazioni , giunte , e corre- zioni, e Io Stampatore fu Francefco Zanetti. Nien- te però meno una terza ne fu pubblicata 1' anno feguente , la quale giudicata fu dal Baronio delle precedenti più pura , e più (incera . A Venezia fu quella l'anno appretto rifatta , fenza tuttavia cor- regger gli errori , che nella Romana originale edi- zione furono in fine ammendati, perchè in cafo ài riftampa foiTer corretti . Nel 1586. avemmo dai Baronto una nuova Romana edizione del Martiro- logio colle fue douiiiìme annotazioni , e fu quefta da

(73) Debb' effere error di (lampa per fola tra- fpofizione di numeri nel Fabricio , laddove nel li- bro Salutarti lux Evangelii (p. 217.) dice (lampato il Martirologio del Galefìni in Venezia l'anno 1587. Volea dirfi 1' anno 1578. II Bollando nella Prefa- zione al primo tomo di Gennajo p. lui. mette la prima ftampa del G 'ai 'e fini , (fu quella fatta in Mi- lano) nel 1577.

Ss

6+z Storia Letteraria

j3a lui a Sifto V. dedicata (74). Ma la miglior di tutte le Romane edizioni del Martirologio quella è, che il Baronia divulgò l'anno 1598. , e che fe- guita fu da altre pur Romane riltampe del 1601. , e 1602. ( 75. ) , e da più riltampe Oltramontane , quali fono la Plantiniana d1 Anverfa , e la Parigina tutte e due del 1615., e la Veneta del 1620. (76). Sotto Urbano Vili, fi fece una nuova correzione del Romano Martirologio , e nel 1630. fi vide il Martirologio per opera d' alcuni Padri Oratoriani rimetto a luce. Quello n'è il titolo: Martyrologium Romanum Gregorit XIII. P. M. juffu editum , & Urbani Vili. auHoritate recognitum . Accefferunt no- tationes , atque traEiatio de Martyrologìo Romano , auBore Co: fare Baronio . Il N. A. afferma ( p. x 1 1 1. ) , che quella edizione , quanto appartiene alle note del Baronio , è fiata dagli editori alterata a lor ta- lento. Che che ne fia, Latino Latini a quella edi- zione adattò le correzioni , eh' egli giudicava do- verli fare in cafo di nuova revifione del Martiro- logio

(74) In Venezia fu quella edizione rifatta 1' an- no 1587. , e in Anverfa l'anno 1589.

(75) Veggafi di quella ultima edizione il Re- gnante Pontefice de Èeatif. , & Canon. ( lib. 4. p. 2. e. 17. n. 6.).

(76) Alle quali poffono aggiugnerfi la Veneta del 1602. , e la Coloniefe del 1603. notate dal Fabri- ctO) e nella Biblioteca Greca ( T. ix. P.38O1 enei libro jalutarts lux Evangeli! (pag.217.) .

(77) B così pure Luca Òl/lenio le fue animad- vcrlioni, le quali nel 1664. a Parigi dopo la mor- ie furono pubblicate .

(78) Una riftampa ne fece prima in Roma

nel

D'Italia Lib. u. Cap. ix. 643

logio ( 77 ) Nel 1645. ( 78 ) ne fece una ri- ftampa in Parigi con un titolo inetto , e falfo (p» xv.). "Ben più utile , e beiia; fu l'altra edizion Pa- rigina , che vi fece il bravò jìgofimiano Lubino , aggiugnendovi tredici tavole Geografiche , nelle quali ci fi rapprefenta efattamente SanQorum ftve mortiti five depofitionis focus ( 79 ) . Altre volte fu fufìfe- guentemente corretto , e riftampato per ordine de' Sommi Pontefici il- Martirologio Romàno , come nel 1Ó81. , la quale edizione però non è molto corretta ( p. xvi ) . Sotto Clemente XI. da Monfi- gnor Francefco Maria <X Afi< Arcivefcovo d' Otran- to ne abbiamo avuta una util riltampa (80J . Fi- nalmente Benedetto XIV. P. O. M. , e a tutta la Criftiana pofterità con fomme laudi tempre memo- rando pubblicò 1' anno 1748. il Romano Martirolo- gio da di' molti Santi accrefeiuto, e in più luo- ghi corretto ( 81 ) , con in fronte; una dottilfima,

lette-

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nel 1632. , e a Mons nel 1641. per opera del Ge- suita Balanino Willot , colla giunta de* Santi Fiandra .

(79) Ve n'è una riftampa del 1679. Non tace- remo, che nel 1668. altra edizione del Martirologio fi fece in Roma , e vi furono da Domenico Magn autor conofeiuto aggiunti i Santi nuovi ,

f 80) A Benevento nel ij\6, col titolo: in Mar- tyrologmm Romanum dtfeeptationes literales , Topo- graphtex, & Cronologica colletta , ataue exhibtta a F ranci feo Maria de AJie ec. Il Cardinale Or fini , poi Benedetto XIII. molto commenda quella edi- zione.

(81) Il Baglioni Tanno 1749. l'ha riftampato in Venezia . 4,

Ss 2

644 Storia Letteraria

lettera al FedeliJJimo Re di Portogallo Giovanni V. Dopo tutte quelle fatiche d' illuftri , e venerabili Uomini ir P. Politi per comandamento delio fteffo Pontefice Benedetto XIV. fi è applicato ad illustra- re, e correggere il Romano Martirologio. Ma do- vremmo deplorare imperfetta degna opera , con- ciofiachè, appena quello primo tomo fiampato, fìa- ci I1 autore llato< dalla rmrte involato , non fa- peffimo , che irV ugualmente -buone mani , non migliori, in quelle dico del celebre V.Odoardo Cor- fini ne hanno i Superiori delle Scuole Pie faggia- mente polla la continuazione di confentimento del Sommo Pontefice.

XXVIII. Ma non più della dedica . L'ordine , che il N. A. tiene nell'opera, è quello. Ci da egli ogni giorno del mefe il fello del Martirologio fe- condo l'edizione Romana del 1598.: Seguono le note del Cardinal Baronio , e dopo quelle abbiamo le nuove annotazioni dell' Autore . Il fòrte d'effe è nelle cofe Geografiche . Per altro moltiffìmi altri punti qua, e flefamente fi trattano, comelePer- fecuzioni degl' Imperadori Romani , il miracolo del- la legione fulminatrice , la quiflione, Crijìiano fin flato Ylmperador Filippo , affaifìime cofe riguardanti la cronologia non pur de' Papi , e d'altri Sunti , ma de' Romani Imperadori . Dove le varie lignificazio- ni ci fpiega l'Autore del nome Natalis, o Natale, dove di quello nome Papa giudiziofamente ragio- na . Ma di due particolari annotazioni quafì per (aggio diciamo più lungamente, e tragghiamole dal bel primo giorno del mefe. Ctrcumci/io Domini No- jlri Je/'u Cbrijii , dice il Martirologio. Comincia il N. A. la tua nota avvertendo , che il Cafaubono con magilìral tuono pronunziato avea , di cotal fe- da non trovarli menzione , (e non da pochi feco- Ji , e coloro , i quali cinquecent' anni fa hanno le

felle

D' Italia Lib. ti. Gap. uc. 645

felle defcritte, non averla notata (82). Ma di que- lla qual più audace, e infieme più falfa opinione ? Perciocché da' Martirologi facendo principio , e'1 Geronimiano, ilqualeantichiffimoèf 83 ), e Beda , e Vfuardo, e Wandelberto , e altri vetulti Martirologi» e Calendari pretto il Matterie , e V Achery (84,) chiaramente annunziano la circonafion del Signore , ficcome ancora i Menologi de' Greci. Ma vuoili più chiara teftimonianza di quella , che abbiamo nel Concilio Tmonefe del 570..'' Patres nojìrt ( vi fi di- ce ) Jìatuerunt , privatas in Kalendis fanuarii fieri litanias , «* Ecclejia pfallatttr, & tn hora ottava in ip/ts Kalendis Circumcifionii Mtffa Deo propitio

cele-

(82) Lo fteflb appunto infegna anche Gioacchi- no Ildebrando nel Tuo Enchiridio de prif'ca , €!^ />r/'- mitiva Eccle/tx facris publicis T empiii , 0* diebus je- Jìis ftampato l'anno 1652. in Elmjìad cap. 3. Anche Giovanni Schmid nella Uoria Fejìorum , & Dominicu' rum rillampata in Elmjìad nel 1736". ( p. 69. ) affer- ma , che folo nel)' undecimo , o xn. lecolo fi co- minciò a celebrare la fetta della Cir conci [ione ^ e che i primi a mentovarla lon forfè Ivate Carnotenfe nel 1090., e S.Bernardo nel 1140. Ecco quai guide abbia avuto il Baillet , il quale tuttavia più mode- rato è di cofioro , mentre confetta, che fulla fine del fettimo fecolo già avea avuto quefta fefta co- minciamento.

(83) Veggafi il numero antecedente, e la no- ta 68. Anche il dotto Mazzocchi nel fuo comento al Calendario Napoletano fofpetta , che del Marti- rologio Geronimiano vada intefo S. Gregorio Magno .

(84) Aggiungali tra quelli il Calendario Napole- tano icritto in marmo nel nono fecolo, ove 'fi Ieg* Circumcifio Domini.

Ss 3

fa6 Storia Letteraria

telcbretur (85). Anche nel Sagramcntario di S.Gre- gorio predò il Menardo nella prefazione della Mef- fa del primo giorno di Gennajo abbiamo quelle pa- role : per Chriftum Dorninum Noftrum , cujus hodie circumcifionis diem , & Nativitatis Ocla- vam celebrantes, e vi fi legge innohre queftaBe- nedizione : Omnipotens Deus , cujus Unigenitus hodierna die, ne legem folveret , quam adimple- re venerat , corporalem fufcepit circumcifionem, ,, fpirituali circumcifione mentes noftras ab omni- bus vitiorum incentivi* expurget (86), ,* Ma certamente la Mefla in die Circumcifionis Domini è nel Sacramentario Gallicano del Mabillon (87). Che dunque potè mai indurre il Cafaubono a fare quefta fella tanto recente? Eccolo, che x\t\Canone i.dift.3. de conftcr. la feda del primo dell1 anno chiamafi non fefta della Circoncifione , ma Ottava Domini ì col qual

nome

-

(85) Portentofa cofa ! V Ildebrando cita quefte ftefle parole, eppure ha fronte di mettere così tar- di il principio della Fefta della Circoncifione.

(86) Ma conciofiachè avverta il dottiffimo Me» nardo , che in due antichi codici di quello Sagra- mentano , uno del Pamelio , l'altro della Reina di Svezia manca e quel pezzo di Prefazione , e que- ra benedizione, non vorrei lu quelli tefli far forza* Perciocché non fi potrà mai provare la maggior antichità di que' Codici , ne' quali trovanti tat co- le , e v'ó fempre contro la prevenzione , che non effendovi in altri Manofcritti , fieno in quelli, che l'hanno , giunte pofteriori.

( X7 ) E nel Lczionario Lefìovicnfe del fettimo, e ù pure nel Meffale GaticO'Galiicano antichidimo, che nella ^Liturgia Gallicana pubblicò il raedtfimo Ma* btllon.

D' Itali a Lib. xi. Cap. ix. 647

nome pure diftinta è nel Concilio i.MoguntinoieW anno 815. Non fi può negare Ja verità di quefto fatto ; anzi l'autore aggiugne , che Ottava Domi- ni intitolata è quefta fefta , e nell'antico Calenda- rio di Giovanni Frontone, e nel Martirologio d'a- done (88) , e in due Calendari del Mortene , e in altro dell' Achery . Ma quello che fa ? quando in fant' altri libri Liturgici , e Martirologi, e ne'cano- ni degli antichi Concili abbiamo l'altro nome di C/V- concifiorie. Aggiungali 1. , che in altri Martirologi, ficcome in quelli di Rabano , e di Notkero , fi la bensì menzione dell' ottava del nato Signore , ma ancora non fi lafcia, che fu circoncifo} anzi in al- cuni di fatti libri , come nel vetufto Martirolo- gio del Rofvveido, in quello di Beda , e nel Calen- dario intitolato Comes S. Hieronymi fi annunzia e V ottava del Signore , e ia cìrconcifione . il. il Sagra- mentario di S. Gregorio Magno , l'ordine Romano , Alcuino, Amalario , Ivone Carnotenfe chiamano anch' elfi quefio giorno il giorno dell' ottava del Signore , ma infieme celebrano la Circoncifione (89 ) . Sin qui l'Au-

(88) In molti Codici tuttav/a d' 'Adone , ficcome avverte Monf. Giorgi , fi ha Circumc/fio Domini ; e a quelli aggiugne pefo Ufuardo , gran copiatore à" Adone i perciocché non Ottava Domini , ma Cir- cumc/fio Domini leggefi nel fuo Martirologio .

(89) Così ancora neh" antichi/Timo libretto d'O- razioni Gottico-Ifpano , che da un Codice di Verona pubblicò il celebre P. Bianchini ( p. 44.), fi legge de Otìaùas nativitatis Domini , ma vi è ancora ( p.46. ) Benedittio de circumcifione Domini , e poco appretto , Completoria in eoàem die dicenda , qua Mtffa Circumcifionis Domini celebratur . Anzi è da offervare, che nel Calendario di Frontone fi pre feri-

Ss 4 ve

(5d3 Storia Letteraria

l'Aurore della Fetta della Circoncifione . Altre cofe aggiugne fopra l'ufo della Chiefa di S. Maria in

Tran-

ve l'Evangelio della circoncifione : Pofìguam confum- rnati funt dies otto , ut circumciderctur puer , e an- che più generalmente parlando , ficcome notò il ?. Onorato da S. Maria nelle Regole della Critici ( T. 2. lib. 3. dijf. 3. a. 1. ) , non potè la Chiefa celebrare V ottava del Signore fenza celebrarne la Circoncifione; onde Ivone Carnotenfe (criffe : Ottava, & Circumcifio uni concinunt Sacramento . Dal che ma- nifefto è, che l'autorità, le quali danno alla noftra Feda il nome d' ottava del Signore , tanto non fono contrarie all'antichità della Fetta della Circoncific ne , che anzi la confermano mirabilmente . Ma quan- to al Canone 1. difi. 3. de confecrat. non fi lafci la rifpolìa del grandiflìmo Nottro Pontefice nel dotto libro de Fejlis ( e. 1. n. 19. ), cioè, che in quel canone fi da alla Fetta del primo giorno dell' anno il nome dottava del Signore , nel capo Conqucjlus de Feriis chiamali fetta della circoncifione . Ma lo 5f/;w/Woppone ancora ( p. 69. ) il filenzio de' Pad ri , i quali della Circoncifione non hanno Omelie fino ad Ivan carnotenfe . Se antico fotte il titolo d' un Omelia di S. MaJJimo in circum ci/ione Domini, fi ve de calendis Januartiy farebbe pretto quetta obbiezio- ne difciolta ; ma conciofiachè niente in etta Ome- lia abbiafi della Circoncifione , v'è gran fondamento di credere da man più recente aggiunto quel tito- lo. Per altro rifpondefi facilmente alla fatta obbie- zione. I Padri niente ebbero più a cuore , che di togliere i gentilefehi abufi , che a' Crittiani pattati erano nel celebrare quel giorno. A quetto pertanto intefi lafciarono di parlare del corrente mittero , fìc- come pure dell'ottava del Signore pochiflìmo han- no.

D' I T A L l A L I B. 1 1. C A P. IX. 649

Tranjìevere di celebrare lo (ledo giorno oltre la MeflTa della Circoncifione un' altra MelTa della San- tifiìma Vergine, e più altri punti accenna, che po- tranno vederfi nel Jibro.

XXIX. Piuttofto pa(fiarno alla nota feguente Co- pra S. Almacbìo . Il Baronia , e dopo lui il Bollando ha creduto, che V Almacbìo t del quale fanno al pri- mo di Gennajo menzione i Martirologi, fia quel Telemaco , di cui parla Teodoreto ( L. v. /;///. Eccl. e. 26. ) . Morirono tuttti e due in Roma, ma per diverfe cagioni , e in modo diverfo . Almachio uc- cifo fu da' gladitori , perchè opponevafi alle fuper- /lizioni, che praticavano nelle calende diGe*najo; fu a morte mefìo Telemaco , perchè voleva tolti i giuochi de' Gladiatori : Almacbìo fu dal Prefetto di Roma Alipìo condannato alla morte, e Telemaco fu tolto di vita per furore di popolo . Ma che più ? Teodoreto apertamente aflTegna la morte di Telemaco a' tempi d'Onorio . Ma Almachio fotto Teodofto fu martirizzato. Perciocché mentr' egli era Imperadore, da una lapida fappiamo,che Alpio era Prefetto di Roma.

Domi- no. Mi fi domanderà forfè il precifo tempo, in cui fi cominciò quefta fella nella Chiefa? Rifpondo, che quando fotto Teodofto I. morto nel 395. fu S. Al- machio martirizzato, già fi celebrava l'ottava della natività; effendo egli (tato a morte tratto appunto per aver detto: badie funt OSlavx Domini. Dall'al- tro canto, ficcome ofTerva WTillemont nelle memo- rie degl' Imperadori ( T.V.Not. XVllL [ut l" Emp. Honore ), nel calendario ò'iBucbeno fcritto nel 554. non è quefta fefta mentovata. Dal che pare, che tra l'anno 354., e un anno dell'impero di Teodofto deb- bafene il principio ftabilire, e lenza dubbio le gen- tilefche fuperftizioni ne han dato occafione .

650 Storia Letteraria

Domino. Nojìro

F. Tbeodojio

Augufìn

Faltonius. Probus

Alypius. V. C. Praf. Urb.

.(90) Tutto l'error del Baronio fu, ch'egli fi

credè

(90) Anche il Tillemont avea prima del N. A* fatta quefta distinzione d1 Alm acino , e di Telemaco per le flette ragioni. Una terza non ifpregevoleegli ne aggiugne, cioè, che Almachio morì il primo di Gennajo, ma Telemaco, conciofiachè per ifgridare i gladiatori , i quali facevano i loro fconci , e difu- mani fpettacoìi , fu flato a morte condotto, fembra morto nel Dicembre, nel qualmefedopo il due lino al 24. duravano i fatti giuochi. Ma quanto in ciò egli probabilmente ragiona , altrettanto mifera- bile è il fuo fofpetto, che Almachio non (otto Tea* dofio fia morto, ma piuttofto fotto Diocleziano . E certo per foflenere quefta fua congniettura vopo è negar fede a Beda , e agli altri Martirologi , che pongono morto il Santo fotto Alipto , e per aver predicato , che nell' Ottava del Signore conveniva Jafciare le facri leghe fu perdizioni ; perciocché fotto Diocleziano abbiamo un Prefetto di Roma A- lipio, ne, come il Tillemont medefimo ofTerva , fem- bra probabile, che di que' tempi introdotta già fof- fe quell'ottava . Ma per qual ragione mai ci fco- fleremo noi da tanti autori, i quali ben poffono a- vere gli atti d' Almachio veduti , avvegnaché ora fieno periti ? Egli mollra difpctto , che il Baronio per confondere con Telemaco Almachio abbia avuto a vile l' autorità di Teodoreto; perchè fi fa egli le- cito di deprezzare quella di Beda , e degli altri

Scric-

D' Italia Lib. il. Cap. ix. 6$i

erede gli fpettacoli gladiatori tolti da Teodofio , quando aboliti furono da Onorio (gì.). Se poi Te- lemaco debbafi tra' Martiri noverare , noi vuole decidere il "H. 1 non trovandofi di lui alcuna memoria ne'fafri o Greci, o Latini . Onorio vera- mente , fecondo che narra Teodoreto ( l. e.) , il pofe tra' Martin , ma non era d' un Imperadore decretarli gli onori di Santo. Così faggiaroente il N. A., il quale con fimile dirittura di raziocinio, e con pari erudizione va ftguendo il fuo lavoro . Ma noi non ci polliamo più lungamente (eco lui trattenere.

XXX. Faremo dunque paflaggio ad altro libro , il quale farà anche l'ultimo per quefto capo.

Ecclefize Venetoe antiquis monumentis nunc ), etiam primum editis illuftratce , ac in decades

difrrì-

Scrittori di Martirologi? Sento la gran ragione: Un Prefetto Roma [otto un lmpctador Crijiiano non avrebbe condannato a morte Almachio per aver predica- ta la Cattolica Religione. Ma non per aver predica- ta la Religione Crijliana , comedi fuo capo aiTenfce il Tillemont) fu morto Almachio, ma per aver pre- dicato contro le fuperftizioni degl'Idoli nelle calen- de di Gennajo . Quelle fuperftizioni in tal giorno durarono affai lungamente nella Chiefa, ed in più. Chiefe diceafi in quello giorno una Mefìa ad probi' bendum ab idolis* Ora non farà ad alcuno di mara- viglia , che un Prefetto di Roma fotto un Cridia- no Imperadore non fotte Uom dabbene, e che Men- tendo Almachio predicare con zelo contro quelle fe- tte, e fole unità fuperiìiziofe, le quali egli permet- teva, montafle in collera , e da' gladiatori facefTelo immazzare. (91) L'anno dell'Era volgare 404*

652 Storia Letteraria

,, diftribfjtac authore Flaminio Cornelio Senatore Veneto, decas fepti ma & oclava. Venetiis 1749.

)i 4. pagg- 383- , p

II dotto, e ìndefelio Scnator Veneto Sig. Fla- minio Corner ci prefenta in quefto Volume Ja fetti- ma , e l'ottava Decade delle Tue Chìefe Venete illuflrate. A trattar degnamente quefta materia , non debb'egli, ficcome chiara cofa è, fole antiche memorie, ma le più recenti ancora inferire nell' opera. Pur gli è piaciuto di giuftificare ancora piii Ja fua condotta nella Prefazione di quefte due de- cadi , moftrando in quali anguftie troverannofì i notìri Poderi , noi contenti di diflbtterrare le prifche memorie trafeureremo quelle de' tempi , in che viviamo (92.) . Noi tuttavia per Io più,

nello

(92) Ecco un frefeo efempio , che mirabilmen- te comprova quanto qui afTerifce il noflro Chiarif- fimo Senatore. I nuovi Autori della Gallia Criflia- na dopo gli antichi compilatori di quelP opera , ed altri infigni Scrittori hanno tra gli Arcivefcovi di Bordeaux noverato Monf. Gabriele di Gramont dal Vefcovato di Couferans , che avea ottenuto il 27. Aprile 1523. per la ceffione fattagli dal fuo Fratello maggiore Carlo di Gramont , a quello di Tarbes pafTato a' 19. Settembre 1524. indi fatto Cardinale. Ognun vede, che qui non trattafi d'un Vefcovo de' primi Secoli . Eppure fi è trovato M. Xaupì Abate di Jau , il quale nel 1751. pre- fentò ali Accademia di Bordeaux una DifTertazio- ne , in cui prova , che veramente dopo la morte1 dell' Arcivefcovo Giovanni di Foix feguita a1 25. Giugno del 1529. il Capitolo adunatofi il 14. Luglio elefTe a più voti ad Arcivefcovo Gabriele, ma che ficcome quella elezione era contro l'Edit- to,

D' I T A L I A L I E. X I. C A P. IX. 6$$

nello fpogliare, che ora faremo il libro, ne trarre- ino le cofe antiche , credendo di meglio incontra- re

to, e l'ordine del 1 5 2c>. , che al Capitolo toglieva Ja facoltà d'eleggere i Vefcovi , così non ebbe alcun effetto . 11 Benedettino Compilatore della Gallia Cri/liana fi è creduto in obbligo di rifiutare quella opinione in una lettera inferita nel Mercu- rio di Francia per lo Novembre del 1752., e vi fa vedere i.,che quefta non fu, come dice l'Abate, la fola elezione da' Capitoli fatta dopo quell* ordine , forfè colla fperanza di ricuperare il perduto dirit- to . 2. Che quella fu tuttavia cattata , ma che due meli dopo fu dal Papa creato Arcivescovo di Bor- deaux l'eletto dal Capitolo , il che coda da' Regi- stri Vaticani . 3. Che Gabriele non mai prefe il pofleffo della fua Chiefa , ma che nondimeno per cinque mefi ne fu vero Arcivescovo, come è ma- nifesto, perchè nel (erto mefe del fuo Arcivefco- vado il cedette al Fratello fuo maggiore Carlo , e il Papa noi nominò a' 9. Marzo del 1550., che per cejjìonem Gabriela (parole de' citati regiftri), e an- cora perchè Gabriele fi ri fervo una penfione di 4000. lire fopra i frutti dello (ietto Arcivefcovato. 4. Che l'Arcivefcovo di Bordeaux non fu fatto Cardinale poco dopo la elezione, ne in premio di non avervi acconfentito, ma bensì tre mefi dopo la ceflfione, che egli ne fece al fratello, e ad iftan- za del Re, il quale ne defiderava l'avanzamento. Quante belle cofe da qui a 400. o 500. anni di- rannofi mai di tanti punti della noftra Storia mo- derna , ne' quali non vi faranno così autentiche inemorie, come quelle de' Regiftri Vaticani , in ^cofa chiara fi è trovato, chi abbia voluto con- .tradire la verità.

654 Storia Letteraria

re il genio de' noli ri lettori. Ora quafi'-in due afpetti fi pub que(V opera riguardare , cioè pe^r quella parte , che flefa è dal nobiliflìmo Autore , e per quella, che folo contiene i documenti, con che le cofe da lui dette vengono ad eflfere com- provate *, perciocché in quello Volume ancora , fccome egli ha negli altri praticato , dopo ciafeu- na Chiefa aggiugne le carte , che appartengono a1 racconti dianzi fatti. A noi piace di considerare il libro lotto tutt'e due quefti afpetti. E quanto alle cofe dall' Autore defcrittevi, gli amatori della Storia dell' Arti troverannovi notate ( p. 22.207., e 237.) alcune infigni pitture , le quali fono nel magnifico Tempio della Salute, e due altre egre- gie Tavole del Tintoretto , e del Palma , conser- vate nella Parochial Chiefa de' SS. Gervafio , P rota/io . Allo (teffo argomento appartiene (p. 294 Tepitafio dell' efimio Pittore Paolo Cagliari feppef- Jito nella Chiefa di S. Sebaftidno , dove avvi pure molte pitture fue. Più copiofe fono ancora le no- tizie, che riguardano gli ordini e militari , e Re-" iigiofi. Il mentovato Tempio della Salute , appref- fo cui hanno un nobil Collegio i dotti , e pii Pa1 dri della Congregazione Somafcn , era negli andati tempi un Priorato dell' Ordin Teutonico \ il che da al N. S. occafione di raccorci molte importantrCl memorie di quefl' Ordine ( p. 1. e fegg. ). Appar- teneva allo {teflb Priorato il Monaltero , e ili, Chiefa della Madonna dell'Umiltà ( p. 80.). f PP. Gefuiti , i quali innanzi che per le contro verfie inforte tra Paolo V., e la Repubblica Veneta partiflero da Venezia , ivi abitavano , debbono rfl1 "* Nortro Senatore molto efTcr tenuti per le gentili efpreflioni , colle quali di loro favella , ed anche più per quello fplendido elogio della lor Compa gnia , il quale da un Manofcritto opufcolo de

dotto

i

D'Italia L i e. li. Cap. ix. 655

dotto, e pio Cardinale Agojlino Valerio de adulteri- na: pru denti £ regulis vitanda egli ha meli > a luce ( p. 82. ), cioè che SanHas & ecclefiajlicas acade- wias imminenti bus Reipubliae Cbrijliamt pericults admodum necejfarias quifp'tam dixerìt i loro Col- legi. I Padri Domenicani della Stretta offervanza , i quali col loro efempio , collo zelo, e colla dot- trina grandemente diftinguonfi in Venezia tra' Re- golari, fono nel Monastero , che già pofledeva la religione àei'Gefuati. Quindi il N. A, ( p. 220. e feg.) s'apre la Araci a a dirci alcune cole , le quali molto condur poiTbno ad illuftrare la Storia di queft' ordi- ne fpento. Ancora dell' antichiflìma Badia de Mo- naci Benedettini detta di S.Servolo ( p. 89. , e fegg. ep. 113.), e delle Tue vicende hannofi notizie for- fè più importanti . Ma le maggiori memorie , e )iù pregevoli quelle certamente fono , le quali fervono ad illultrare la Storia de' Vefcovi , e de* Santi. OfTervifi di grazia quello , che l'autor no- fttò fcrive del vetulto Vefcovato di Malamocco , li Giovanni Abate di S.Servolo (p. 95.) intrufo iella SeAe di Fortunato Patriarca di Grado, e del- a Menfa Epifcopale di Città Nuova (p. 103.) . 1 Le Quien tra gli Arcivefcovi di Nicojta non ammenta Livio Podacataro\ ma il N. A. Cp.293.) e ne da la Sepolcrale Ifcrizione. Altre Ifcrizioni al N. A. fedelmente copiate (p. 153.) ci narra- lo confecrazioni di Chiefe, o d'Altari da' Vefcovi tte; così una lapida ci afficura , che nel 1321' 1 mefe di Giugno il giorno, di S. Vito Martire i confentimento di Jacopo Vefcovo Ca/lellano Gio- vanni Vefcovo di Caorlcy Giovanni Magno Vefco- o Equilino , e Ottonello Vefcovo di Cbioggia fa- raron la Chiefa di S. Agnefe ( p. 223. ) . Altra fcrizione c'infegna, che Giovanni Vefcovo Tibe- adenfe nel 1524. a' 21. di Decembre confecrò la

Chie-

6^6 Storia Letteraria

Chi e fa di S. Maria de' Gefuati , il cui cemeterio era nel 143& g'à flato benedetto da Piero d' Or* vieto Vefcovo di Gtovenazzo (p. 222.) . Ne dee ' tralafciarfi una felice conghiertura del N. A. , il quale ( p. 291.) (piega una lapida , nella quale mentovata è la fagia della Chiefa di S.SebaJiiano per Doni. Jo. Francifcum de Rubeis Epifcopum Au- si , di Giovanni Vefcovo Auren/e , non Au(cren~ [e , come aveala intefa il Sajanelli negli Storici monumenti della Congregazione del B. Piero di Pi fa . Un Vefcovo di Suda nell' Ifola di Candìa ignoto al Le Quien fi ha in altra ifcrizione (p. 380.) t cioè Frate Aqnelino dell' Ordine de Predicatori , il quale col Vefcovo Mocienfe F r. Marino dell'Ordine de* Minori confecrò nel 1350. la Chiefa Parochia* Je di S. Barnaba. Non minori lumi da quefto li- bro trarranno gli ftudiofi della Storia de' Santi . Perciocché in più luoghi fi da un bel novero di rare , e preziofe reliquie (p. 85. 95. 98. 207. zio. 236. 252. 292.). Alla Chiefa della Santiffima Tri rata Jacopo Pagani Vicario del Cardinal Piero Bar- bo donò 1' anno 1448. un raro aflbrtimento di reliquie ; ma i Confratelli della Compagnia eretta in quella Chiefa innanzi di metterle alla public! venerazione , giudicarono di doverne far parola a Vefcovo. Era allora Vefcovo Caflellano S. Lorenzi Giujliniani (p. 6. e fegg.). Quelli fpirato da Di ordinò , che fecondo la difciplina di que' tempi 1 metteffer prima alia prova del fuoco . Così tu fat to ; ma dove le altre refTcro a quofta prova , ut odo con elle frammifehiato cominciò ad ardere e a mandare un intollerabil puzzo , finché dopc breve fpazio abbrucciato fi disfece in pezzolini ne ri, come carbone. Un infigne Reliquia della San tiflima Croce, e d' una particella della Verte de Signor N olirò Gesù Grillo donò il gran Ordinali

Beffa*

D'Italia Lib. ii. Cap. ìt, 657

Beffarìone alla Confraternita della Carità . La let- tera del Bevanone (tcflb in tal propofiro è ripor- tata dal N. A., ed altra de' Confratelli, la quale pub molto fervire a commendazione di quel cele- bre Porporato. Ma non più fi dica di fatte Re- liquie, quando interi corpi di Santi poflfiam ricor- dare. Tali fono i Corpi de'Santi Martiri Fabiano., e Cfefcenzionc , che nella Chiefa della Salute fi venerano . 11 Corpo di S. Crefcenzione venuto è (p. 20.) dalle Catacombe di Roma coli' ampolla del fangue, e colla feguente Ifcrizionc

Crefcentìoni in pace qui vixit ann. xx. Depofitns vt. Idus Mattia* .

La Chiefa di S. Servolo avea il Corpo di S. Leone Vefcovo Greco fecondo taluni di Samo , di Modone fecondo altri. La Storia della fua traslazione verilì- milmente feguita l'anno 1005. ci viene dal N. A. (p. 91*) riferita da due antichi Codici . Ora giace nella Chiefa dell' Umiltà , dove trasferito fu (p. 83.), quando a quel Monastero pacarono le Monache di S. Servolo . Troviamo ancora, che l'anno 1579. fu per gli Viniziani tolto da Porto Venere il Corpo di S.Venerio ( p. 154.) , e trafportato alla Chiefa di S. Agnef'e, e così pure, che il Corpo di S.Ania- no Vefcovo Aleffandrino fu da Alexandria portato a Venezia , e porto nella Chiefa di S. Clemente , donde poi (p. 172.) nel 1453. fu alla Chiefa della Carità trasferito. Che più Corpi di Santi Martiri tratti dalle Catacombe Romane confervinfi nella Chiefa delle Monache Eremitane di S. Giufeppe , e in quella delle Monache Terefiane impariamo dal N. A. in altro luogo ( p. 252. 354.). Due Niceti Martiri, uno fotto Majjìmiano , l'altro Goto (otto Alarico Re metto a morte fi venerano in due

Tt diverfe

6tf Storia Letteraria

t'iverfe Chiefe a Venezia , cioè nella Chiefa di S. Rafaello ( p. 336.) , e in quella di S. Niccolò ( p. 366. ), dove 1 loro Corpi ripofano. Il N. A, parla di tutti e due , e del primo ci da innoltre da un antico Codice gli atti , la traslazione a Vc~ nezia , ed i miracoli . Quante rare ed importanti notizie contengonfi in quefto tomo?

XXXI. Eppure niente abbiamo finora detto del- le antiche Carte , che il diligentiffimo N. S. ha raccolte , e ftaropate dopo la Storia di ciafcuna Chiefa . Ve n' ha delle importanti per la Storia JMonaflica , per quella de' Ve/covi , e pure per la Storia de' Papi , Non bifogna dimenticare (p. 302.) il memoriale del B. Pietro da Pi/a a Gregorio XII. , nel quale domandavagli a nome luo , e degli altri compagni , che fotte loro per- meilo d'abitare, e di quelluare nelle Città, e ne- gli altri luoghi degli Scifmatici , fotto quefto no- me intendendo coloro , che aderivano a Papa A- ieffandro V. , e la rifpofta (ivi) del Papa a quefto memoriale. Ma delle più antiche carte farà me- glio dire alcuna cofa. Abbiamo una carta dell'ot- tocento dicianovc, fottoferifta da Fortunato Patriar- ca di Grado , dal Vefcovo Olivolenfe Crijìofano , da Angelo , e Giyfliniam Participaz) Dogi , e da altri , nella quale concedefi a Giovanni Abate di S.Servolo, e a' luoi Monaci l'Ifola, e il Mona- stero di S. Ilario . Parrà forfè ancora più interef- fante la carta di tranfazione fatta nel 1041. (p. 240. ) tra Domenico Orfo Patriarca di Grado , e Domenico Gradenigo Vefcovo Olivolenfe per la Chiefa de* SS.Gervafto , e Prota[io\ perciocché oltre a queftt Vefcovi vi è nominato Vitale Vefcovo Santi* Altinatis Ecclefu , cioè della Chiefa Torcellana , e più parole da accrefeere il filojfario del medio evo vi s'incontrano, come inttntto per difeordia , Wa-

dimo'

D'Italia Lib. ii. Cap. ix. 659

dìmonium per pegno, e mallevadoria , Breviarium per frumento fcritro per man di Notajo , ingc- tìium per frode , Sacramentum per giuramento , inventaneum per inventario , conligatio per obbliga- 2Ìone. In altra carta del 1109. Piero Abate di S. Ilario dona ( p. 107.) alle Monache de' SS. Baf- fo , e Leone di Malamocco l'itala di S. Servolo cum foto fuo territorio, & tota fu a Cella (cioè col Mo- naftero), & clomibus , & caminatis ( camere, ove fono camini), & cunBis fuis adificiis petrineis , & lignei* , & vinca , & aquìs, & ciminiis (cimite- ri) SanElorum . Tra gli altri vedefi quefta dona- zione fottofcritta dal Patriarca di Grado Giovanni Gradenipo , e dal Doge Ordelafo Faletro . Bellino Velcovo di Padova a' 9. di Giugno del 1141. ( p. 170.) trovoffi prefente ad una ceflìone di ter- reni in Piove del Sacco a favore della Canonica della Carità di Venezia, come fi ha da altra carta Celebre è il Monaftero di S. Maria in porto della nobil Citta di Ravenna. Quefta ebbe alcune que- rele col Priore della Carità di Venezia , e col Pri~ micerio di S. Marco . Tre Brevi d' ~>4 Uff andrò IV. per tali controverfie- abbiamo qui dal N. A. (p. 177. e fegg. ) pubblicati dagli originali . Finalmente ac- cenneremo un Breve d1 'Me JJ andrò VI., a vero dire, più recente, che quelle carte non fono, delle qua- li avevamo propofto di favellare ; conciofiachè fia del 6. d'Àgolìo del 1502. ( p. 190. ), ma per lo fpezial privilegio, che in effo concedefi alla illu- fìre Canonica di S. Maria della Carità degno dTef- fere rammemorato. Perciocché il Papa da a' Cano- nici di quella Chiefa la facoltà di celebrare la pri- ma Metta nella vigilia di Natale in ipfo crepufculo no&is , ve l ttiam pofl quandocumque ( ad effi ) vi- debitur pofl completum matutinum . Il Nobiliflìmo N olirò Senatore va profeguendo rincominciato la-

T t 2 voro ,

66o Storia Letteraria

voro , e già altre decadi ha meiTe fuori; ma in- fìeme un altra opera rn fullo fìe fio metodo intra- prefa delle Chiefe di Tonello. Speriamo di poterne con agio parlare nel tomo feguente .

CAPO X.

Opere Mifcellanee , Lettere di vario argomento , Raccolte erudite.

òpere Mifcellanee.

I.TTN nuovo Decamcrone rifveglia la curiofità

\^J degli eruditi . Dico degli eruditi , percioc- ché contiene veramente queiìo cento Novelle , quanto quello di Me(fer Giovanni, ma quanto gli è al Boccaccevole inferiore nella eleganza , e leggia- dria dello ftile , tanto lo avanza nell'importanza degli argomenti. E certo, avvegnaché nemmeno in querto nuovo Decamerone manchino e motti gra- ziofi , e curiofe (lorielle , e piacevoli defenzioni , pur tuttavia buona parte delle novelle indiritta è a deridere criticamente certi maravigliofi racconti , che trovanti nelle Tranfazioni F/lofqficbe Anglicane , e nelle Relazioni di alcuni fcrittori, maflfimamente oltramontani. Se vuolfi fa pere l'autore, fc la mole, il numero de' libri, leggau ciò, che fegue .

Il Decamerone di Francefco Argelati Giure- confulto, e Cittadino Bolognefe . Bologna 1751. 8. Tom. 1. pagg. 532. Tom. 2. pag. 273.

Ciafcuna Deca di quefle cento novelle dal fuo autore già noto per altri libri è indiritta ad una nobil matrona.

II. Non abbiam creduto di potere in altro luo- go più che in quelto collocare l'opere varie di Mon'f. Bali Redi, che il Sig. Ignazio Redi fuo de-

gna

D1 Italia Lib. ii. Cap. x. 661

gno figliuolo ha in quattro tomi racco'te . La fu- nebre Orazione , la qual dopo la dedica fegue nel primo tomo, dal P. Niccolò Sarpomo Gefuita reci- tata in Arezzo^ e già da noi io altro tomo lodata, può fervire infieme e d'elogio, e di Vita di que- ito valorofo, e celebre Aretino . Partiamo a render conto dell'opere in quelli raccolta contenute . Nel primo tomo dunque oltre la detta O.azione abbia- mo VOdiffta d'Omero in ottava rima trafportata in iftile eroico comico , alla quale verfione dall'autore Jafciata imperfetta d' un canto il mentovato Sig. Ignazio diede l'ultima mano . Pongono fine al to- mo varie compofizioni nella morte dell'Autore in brezzo recitate dagli Accademici Arcadi Forz'tì il 19. Novembre 1748. Tre altri importanti tradu- zioni hannofi nel fecondo tomo, cioè 1. Q. Orazio Fiacco tradotto in varj metri Tofcani . 2. il Ruden- te di Plauto col tefto latino a canto . 3. L' Andro- maca del Sig. Racine trafportata dal Franzefe . So- netti di vario genere , Eroici , Piacevoli, Platoni- ci, Poefie Liriche, dodici epiftole in verfi fopra al- cuni foggetti di Moral Filofofia , l'Uomo contento, o la guida del Savio, che infegna l'Arte di ben vivere, e in fine una Differtazione già inferita nel fecondo tomo de' faggi dell' Accademia Etrufea Cortona ( 1 ) fopra gli Dei Aderenti formano il }. tomo . Nel tomo quarto trovanfi i Salmi di Da- vid latini efpofti in verfi Tofcani nel fenfo lettera- le (2).

: » 0pii_

( 1 ) Poteva a quella Diflertazione aggiu^nerfi qualche opportuna nota in difefa delle opposizioni fattele dal Chiariflìmo autore delle offervaziont. let- terarie di Verona .

( 2 ) Maraviglia è , che in quella Raccolta non Tt 3 fia-

6$i Storia Letteraria

Opere varie di Monfignor Bàli Gregorio Rè« di Aretino divife in quattro Tomi, Venezia 1751. ,, 8. Tom. i-pagg. 540. Tom. 1 1. pagg. 554. Tom. ili. pagg. 496. Tomo iv. pagg. 607.

Veramente Monfig. Redi era d'ottimo gufto $ è le lue compofizioni erano degne, che in una Rac- colta compariflero unite . Potrebbe nel Sig. Ignazio l'amor di figliuolo avere a quefta Raccolta contri- buito j ma il pubblico dovrà Confettare , che quefto amore non è (tato fmodàto , cieco, ma lo- devole , e vantaggiofo a' letterati , i quali per elfo godranno d' opere così pregevoli .

Lettere di vario argomento,

III. Tra' libri moderni pochi ve n'ha, che vari- tino in pochi anni tante edizioni , quante ne han- no avute le lettere critiche del Sig. Avvocato Giù- feppe Antonio CoJìantini\ perciocché oltre le riftam- pe di Milano , e di Napoli cinque ne fon Fatte folo in Venezia. Noi parleremo della fefta Veneta.

Lettere critiche, Giocole, Morali, feientifiche,

ed erudire alla moda, ed al gufto del fecolo pre-

fente del Conte Agoftirto Santi Pupieni , o fu

dell'Avvocato Giufeppe Antonio Cofhntini , ac-

n cre-

fiafi dato luogo ad una eruditiffima lettera delle Antichità tT Arezzo, la quale fotto il nome di Monf. Bai) Gregorio Redi è (lampara nelle Ifcrizioni della Tofcana dal dotto Propo/lo Gori . Ma effer potreb- be, che l'ingenuo Raccoglitore avefTe trovata vera la voce , che in quella lettera gran parte avefTe il celebre P. Antonio Lupi Gefuita di que' tempi di- morante in Arezzo ; e che per quefta ragione ab- biala tralafciara.

D' Italia Lib. ii. c ap. ix. 6G$

crefciute dall'Autore di molte aggiunte, ed illu*-* (trazioni inferite a ciafcheduna Tetterà . Vene- ,, zia 1751. 8. T. r. p'agg. 224. T. 2. pagg. 224. Tom. fr pagg. 206. Tom. 4. pagg. 25^2. Tom. 5. pagg. 200. Tom. 6. pagg. 208.

Le aggiunte , ed illùftrazioni non fono dal Li- braio meffe nel titolo per gabbare i compratori 5 il che affai volte adiviene ; fono aggiunte * ed illu- tazioni reali. Non mi ftupifco, che quelle lettere abbiano tanto fpaccio : fon elle di vario argomen- to , iftruifcono colla modefta critica del regnante coftume, dilettano per la moltiplice erudizione.

IV, Eppure non fono quefte lettere fiate lafciate in pace . Parlammo nel 2. Volume della N.S. ( p.468. ) di berte lettere fcelte del Sig. Abate Chiari . Quefte» erudito Abate oltre la prima parte di quelle lette- re con nuovo front ifpizio ri m effe in vendita , ne ha data un altra . Óra egli s'è prefo di mira le lettere Critiche Cojlarìiniane , è le mette in bur- la affai ridevolmente.

,, Lettere fcelte di varie materie piacevoli , cri- tiche, ed erudite , fcritte ad una Dama di qua- lità dall'Abate Pietro Chiari Brefciano . Tomo t. j, Venezia 1751. 8. pagg. 196. Tomo 11. pagg. 198.

Trattanfi in quefte lettere molti curiofi punti, e trattanti con vivacità grande, e con plaufibile eru- dizione , la quale , comechè non fia pellegrina , e recondita, pur piace, e diletta in una lettura non. di ftudio , ma d'onefto trattenimento . Perchè io crederei , che non folle intereffe dell' Autore pigliar- cela colle lettere critiche , ma ben contentarfi di dar fuori le fue , fempre più ripulendole , e anco di più belle , e graziofe notizie faggi amente ador- nandole . // Coftantini dopo ufeiti quefti due tomi dell' Abate Chiari ha meffb alle ftarope il fettimo tomo delle fue lettere critiche , e nella Prefazioni

Tt 4 tìu-

66q Storia Letteraria

fìudiafi di prevenire contro il Tuo Cenfore gli ani- mi de' leggitori : indi nella lettera intitolata la [c't- mìa col fagotto ( p. 20. ) alle lettere fcelte una bucna pettinatura.

Lettere Critiche Giocofe, Morali, fcientifiche , ed erudite alla moda , ed al gufto del fecolo pre- ,, (ente del Conte Agoftino Santi Pupieni , o fia dell'Avvocato Giufeppe Antonio Coliantini . To- rno fett mo Venezia 1752. pagg. 182.

Convien dire , che folo dopo quefto fettimo To- mo, comechè portino data più antica , fieno ufeite certe

Lettere centro-critiche fcritte dai Tuo ritiro da dctVifio Toante ad un amico in Città . Ve- nezia 1751. 8. pagg. 108.

Perciocché il Cojlantmi non ne dice parola . Vuol fi , che quefto Godefri/io Toante fia 1q detto Abate Chiari» Io noi vorrei, e noi credo, perchè, a dirla lìnceramente, non mi è dato l'animo di paf- fare leggendo oltre alla quarta lettera , dove dalle lettere fcelte ho (perimenrato piacere.

V. Ecco altre lettere da divertire il pubblico.

Lettere curiofe, o fi.i corrifpondenza I (lorica , critica, Filolofica', e galante fra tre amici viag- giatori in di erfe parti del mondo , traduzione dal Francefe di Melibeo Sampogna con ilcune picciole , ma importanti annotazioni . Edizione feconda ricorfa diligentemente, migliorata in più luoghi , ed arricchita colla giunta di x. lettere nelle prime non comprefo . Volumi otto in 8. ., Venezia 175 1 . appretto Andrea Poletti .

Il traduttor di quelle lettere nafeofe fotto il no- me di Mclibeo Sampopna è il Sig. Pontiano Conti; ma al Sig. Gifimbattifla Novelli VinizJano debbonfi i miglioramenti di quefta riftampa.

VI. Lettere d'altro genere quelle fono, delle

qua-

D1 1 T A L I A L I B. II. C A p. x. 0*6*5

quali ha il Si,g. Marco Fondimi arricchita la Re- pubblica degli Uomini dotti ; fon ette le lettere del Chiariflìrao Sig. Jftqftolo Zeno, lettere per la mag- gior parte d'erudizione, e di (ingoiare dottrina , o antiquaria , o ftorica . Noi per ora parleremo de' primi due tomi .

Lettere d'Apoftolo Zeno Cittadino Veneziano 3, Iftorico, e Poeta Cefareo, nelle quali (i conten- 5, gono molte notizie attenenti all' Iitoria letteraria de' fuoi tempi , e fi ragiona di libri, d' Ifcrizio- ni , di Medaglie , e d'ogni genere d'erudita an- tichità . Venezia 1752. appretto Pietro Valvafen- fé. 8. pagg.480.

Contiene quello volume 323. lettere cronologica- mente difpofte dal 28. Febbraio 1697. fino al 24. d'Agofto 1718.

Antiche Ifcrizioni riportanfi nelle lettere 60. 72. 26. 90. <)g. e 122. al Muratori indiritte . D'alcune edizioni del Petrarca , e del Dante parlafi nella let- tera 18. ( p. 19. ) Una lunga , e ingegnofa difefa contro de' PP. di Trevoux troverai nella lettera 104. ( p. 147. ) di quella famofa ottava del Tajfo (Can- to XII.)

Torna Vira ne cuori , e gli trasporta , Benché debili , in guerra. 0 fera pugna V V arte in bando, u' già la forza t* morta. Ove in vece d' entrambi il furor pugna. O che [angui gna, e fpaziofa porta Fa luna e l'altra fpada , ovunque giuma Ne l arme e ne le carni ! e la vita Non e/ce, [degno tienla al petto unita.

la barbara voce capulare illuftrata è nella lettera 107. (p. 173.) Dello Stigliane, e del fuo Rimario nella

'59-

666 Storta Letteraria

t$g. lettera ragioriafi criticamente ( p. 244.). D\ Leo- nardo Giuftiniano , e delle Tue opere rienfi difcorfo nella lettera i£o. ( p. 280. } Che Erroolto Barbaro traduttore delle Greche favole d' Efopo non Ha l'al- tro Ermolao famofo Comentatore di Plinio , e Pa- triarca d' Aquileja , impariamo dalla lettera 192. , «iella quale ancora fi mentova un codice Ms. di dette favole. V MI acci nell'Indice de' Poeti Ami- ibi ( p. 50. ) cita m pi ice niente Gabriel de Carnai- uoli . Di quefto Poeta fi da contezza nella lette- ra 231. (p.r$8.) Il Catalogo dell'opere di France- feo Btrni Canonico Fiorentino fi da nella lettera 248. (p.365.). Tornano notizie di Lionardo Giufti- niano nella lettera 271. (p. 397. ), ed ivi medefimo fi parla del B. Ambrogio Camaldolefe , delle cui let- tere afpettiamo una bella edizione dal ceJebre Sig, Abate Mehus . Vegganfi per Gregorio Carrara Patriar- ca di Venezia le lettere 295. (p.431.) 297. (p.434. ) e 300. (p.438.). Quefte fono le lettere più impor- tanti di quello volume.

VII. Vegniamò all'altro.

Lettere di Apoftolo Zeno Cittadino Venezia- no .... Volume fecondo . Venezia Ì752. 8.

» pagg-552-

La prima lettera di quefto volume è in data de' 14, Settembre 171 8., l'ultima in quella degli otto Settembre 1731. Per quello voluirie ancora andrò quelle lettere notando \ le qiiali per 1' erudizione fono più fingolari. Quattro Codici , ne' quali con- tengonfi operette d'uno de' Bonaccor/i da Montcma- gno , e fei edizioni di Dante noveranfi nella let- tera 50. C p. 81.) , alle quali due altre ne aggiun- gono nella lettera 54. ( p. 87. ) . D' altre veturte ) edizioni torna difcorfo nella lettera 57. ( p. 91. ) . ì Sul trionfo de' Romani fi ha qualche oftervazione nella lettera 61. (p. 98. ). Lunghiffima Diflertazio- |

ne

D' I T A t t A L I B. li. C A P. x. <56>

«è ci prcfenta la lettera 63. ( p. iòi.) fullà ptfcti- fa durazione del /«//Vo Romano . Un paflo di Plu- tarco nella vita di Tefeo è illuftrato nella lette- ra 71. (p.123.). Si efamina in effai., la moné- ta appellata i?»ff fotte battuta o coli' improntò di quefto animale ? 2. di qual metallo ella fotte ? 3. di qual valore ? 4. fino a qual tempo fi ufatte in Atene? 5. Se V ecatombeo , e il decabeó, che da effa prefero il nome, fottero monete vere, e reali, o fittizie, e ideali \ 6. Se il valore d' etti debbafi intendere corrifpondente a quello di cento bovi ani- mali , o a quello di cento bovi Monete d* antiche medaglie, fi parla nelle lettere 88. ti 5. 148. 15^. iddi 161. t6z. \6-j. 174. 184. 214. 215. i\6. 240. 251. 258. 260. 262. e 267.

Un raro, è da pochittìmi conosciuto Comento Claudio Bolani Gentiluomo Viniziano fopra Ret- torica di Cicerone , e altre rare opere trovanti mentovate nella letteraoo. ( p. 18?.). Ci da la let- tera 115. (p.227.) notizia di Domenico David Citta.' dino Viniziano , e delle file opere. Prooonfi un cu- riofo dubbio fopra un patto di Giulio Celare ( P.237.J nel libro iv. n. xx. Del Vefcovo Guidiccioni , e della età , che vitte , fi difputa nella lettera 126*. (p. 250. ). Bartolommeo Scala in alcuni Sonetti del Burchiello detto è per derifione Voptfa: ne cer- ca la ragione nella lettera 132. ( p. 261. ), in cui parla aneora d' un bel Manoscritto di Domeni» cb di Giovanni Fiorentino Domenicano . Cofe atte- nenti a Paolo della Pergola, e a Daniello Barbar» contiene la lettera 145. (p. 285.). Un ifcrizione fi fpiega nella lettera 148. (p.290.). Veggafi anche Ja lettera 183. fopra Lorenzo Venterò Gentiluomo Viniziano ( p. 365.), e le fue opere fi fa ragiona- mento nella lettera 151. (p.295.). La metà del fe- condo Capitolo d' un Codice della Cronaca di fer

Bar-

668 Storia Letteraria

Bartohmmeo di fer Gorello d' Arezzo colle note di Jacopo Buralì Aretino è trafcrifta nella lettera 163. (p.320.) Vediamo nella lettera 171., che Giordano Bruno abb-uggiato in Roma ( p 340. ) per cagion d' Erefia foffe Domenicano , che che fiali in con- trario ftudiato di dire I' E<-bard . Sul terzo tomo della Raccolta Milane degli Scrittori Rerum ha- licarum fi fa qualche critica offervazione nella let- tera 172. (p.344.), e nella 175. (D.375. ). De' Poe- ti Laureati tratta nella lettera 190. ( p. 979. ) , e nella 393. ( p. 384.), e nella 201. ( p. 395.). Nel- Ja lettera 205. manda l'autore a) P. Zeno fuo Fra- tello notizie fopra 1' opere ftampate , e inedite di Monf. Gentilottt ( p. 402. ) . Alcune medaglie battu- te in onore de' noftri dotti Italiani fi regilìrano nelle lettere 224. ( p.444. ) , e 225. (p.447.), e di 22. Pontificie fi fa novero nella lettera 229. ( p.454. ) Opere inedite , o rare fi mentovano nella lettera 239- ( P-474-)» e nella lettera 268. (p.499. ). Due antiche llcrizioni fi recano con qualche illuftrazio- ne. nella lettera 2Ó8. C p. 528.) . Un belliffimo in- taglio in porfido con figura di Donna fedente fo- pra armi di varia forte , feminuda , tenente nella fini (Ira il Palladio , con un elmo a piedi , e due afte ferrate s'illultra nella lettera 281. Molte altre lettere contengono buone notizie; ma 1' aver que- lle accennate batti per faggio . E' da dolere , che manchino le lettere dello Zeno al Sig. Marcbcfc Maffci , al Fnntanini , al \\ Bardetti Gefuita , .ed a più altri. Forfè l'utilità di quelle moverà i pol- feditori a mandare all'editore le loro. Noi lo de- sideriamo . Avvereremo in fine , che di quefte fteflTc lettere , che già abbiamo , fi fofTe fatta una fcclta, e le meno erudite lafciando per memorie, a chi avefTe voluto compilare la vita del Stg.Apo- Jhlot e alcune altre poche, le quali pofTono offen- dere

D'Italia Lib. ii. Gap. x. 66$

<lere Letterati viventi , quelle (blamente foflerfi pubblicate, che fervono alla letteratura ; allora que- lla raccolta a noftro giudizio , e più giovevole riufeita farebbe , e miglior plaufo avrebbe rif- coffo.

Raccolte erudite.

Vili. Bel partire dalle lettere alle Raccolte eru- dite, dovendofi da' Saggi di Disertazioni Accademi- che dell' Etrufca Accademia dare cominciamento . Quefla è la prima volta , che nella nortra Storia ci è avvenuto di dovere di tanto erudite Diflerta- zioni parlare. Ma godiamo, che per querta prima volta ne abbiamo a celebrare due tomi.

Saggi di Disertazioni Accademiche pubblicamente lette nella Nobile Accademia Etrufca dell' antichi fil- ma Città di Cortona. TomoV. Roma 1751. ^.pagg. 191. Tomo VIt pagg. 189.

Comincia il quinto Tomo da un eccellente ra- gionamento del Sig. Jannon di S. Laurent fopra le pietre preziofe degli antichi , e fopra il modo , col quale furono lavorate. Il Sig. Jannon ( p. io. ) me- dita un Comento fopra i due ultimi libri di Pli- nio . La Diflertazione , della quale parliamo , ne dee riguardare, come un preliminare difeorfo , o introduzione . Ora in efTa efpone 1' autore pri- mieramente i vantaggi , che e per la ftatuaria , e per la Storia Letteraria , e per la Storia Civile dalle pietre preziofe degli antichi fi poffon trarre ; appretto, conciofiachè la Dirtertazione fua fonditi fopra i racconti di Plinio, premette, e prova , di quanta autorità fìa quello Storico Naturalità in tal materia. Ciò porto entra a parlare delle pietre preziofe. Quefte fono fra le meno preziofe 11 Oni- chet e Alaùajlrite , ed i marmi y e fra le pietre

pre-

éjo Storia Letteraria

preziófe propriamente dette, il CriJUUo, V Agata , il Diafpro, P Elitropio , la Murra , il Calciàonio * la Sarda, o Corniola , il Sardonico , 1' Oniche , la Turchina, o Callaìs , l'Ir/, la Calais, o acqua ma- rina y i Granati, le fpecie di Rubini , e quelle degli Smeraldi . La floria naturale, l'antiche ufanze , i tedi di P//»;o fono in quefto pezzo maravigliosa- mente illuflrati. La feconda parte di quefta Diflìer- tazionc è nel fedo Tomo , del quale or ora di- remo.

Che cofa forte il Nettare, e V Ambrofia (p.76. tanto dagli antichi celebrata , quali fodero le pra prietà loro , e gli ufi , quali ne fòdero i Miniftra tori, e finalmente, come in fenfo tanto femplice quanto metaforico fienfi di cotai nomi ferviti i Poe ti 1 con gran diligenza fi efamina nella feguent Diflertazione dal celebre Sig. Abate Filippo Venuti* Succede a quefta Diflertazione ( p. 108. ) altra la- tina di Giovanni Jacopo le Frane , de antiquitatibus Qadurcotum .

La quarta Diflertazione dell' Abate Guafco di Torino riportò Panno 1747. il premio della Reale Accademia delle Ifcriziont , e belle lettere di Parigi, Niente potremmo dirne noi, che foflele di maggiore: commendazione . Tratta quefta Diflertazione dell* Autonomia de' popoli, e dell* Citta Greche , e latine . Non prende qui l'Autore la parola Autonomia nel, lenfo più univerlale , che fignifica libertà , ma in quello , in cui troviamo tal nome in tante meda- glie, cioè per libertà, che come privilegio, e diftin» to favore ottenevano le Città , fuddite divenendo: di qualche ftraniera potenza. Efamina egli dunque: primieramente il fenfo della parola Autonomia con- fiderai, come privilegio da una potenza ftranier* coofeguito; fa approdò intorno la differenza di que- fto medefimo privilegio alcune ncceflarie oflerva-

z ioni ;

D'Italia Lib. ii. Cap. x. 671

zioni; in terzo luogo parla de' diritti, de' quali go- deva 1' Autonomia , e finalmente de' carichi ragio- oa, a' quali le Città Autonome erano fottopofe.

Termina quello tomo con una DiflTertazione d'un Gefuita, il quale illuftra con larga, e rara erudizio- ne un Bidentale nuovamente fcoperto in una vigna di Roma colla Iscrizione FULGURDIUM . Quan- to appartiene all' efpiazioni de' luoghi tocchi da' ful- mini , troverai qui copiofamente raccolto, e giu- diziofamente difaminato . Il Gefuita Autore è il dotto P. Fabio Danzetta Perugino.

IX. Nove Di/Tertazioni contiene il tomo fefto . Il Sig. Marcbefe Giovampiero Lucatelli nella prima DiflTertazione combatte con molto valore due vol- gari opinioni . Creduto era fi , che due Porti aveATe avuti la Città d'OJtia, e che uno da Claudio , l'al- tro fofle flato edificato da Trajano . Ma l'Autore dimoftra , che popolare errore è l'uno, e l'altro . In due maniere dagli antichi Romani coftruironfi porti; e una era (e in due medaglie una di Ne- one , l'altra di Traiano trovali efprefla) d'alzare lue braccia , che dalla terra partivano , e sferica- mente nel mare avanzandoli venivan quafi a con- ^iungerfi, non che fra l'uno, e l'altro un aper- ura Jafciavafi , per la quale entrar nel porto , ed ifeirne potettero comodamente le navi ; ma quella mboccatura coperta era da un Ifola per riparo del- e navi contro l'impeto orribil de' venti. Ma a che luelle due aperture, oltre quello, direm così , :(lerno porto non ve n'avefle un altro interno avu- o, che fervide di Navale, e di Darfena del mode- rno porto ? Or dunque il N. A. dimoftra , che il orto XOflia collocato a' fianchi del ramo deliro el Tevere non mai è (lato , che un folo ; che la arte d'elfo a Trajano volgarmente attribuito non 'tro era , che l'interior parte , e il Navale, e la

Dar-

6yz Stòri a Lettera ri a

Varfena del medefimo Porto; che quefta parte pu- re fu da Claudio edificata , e finalmente che il porto rappreientato in una medaglia di Trajano non è altrimenti quello d' Oflta , ma il porto di Civita Vecchia, del quale parla Plinio Giuniore (1.6. ep.). Non lafcia per altro l'Autore d'efporre ancora l'al- tra maniera , che tennero i Romani nell' edificare i porti ( p. I5.I, parte del recinto de quali , com egli dice , cojiruirono con Piloni , che V uno all'altro con archi , 0 volte incatenati, ed uniti una fola aper- tura laf davano nella parte a venti la meno ef- pofta , fecondo la natura del Paefe , nel quale i Por- ti venivano fi ab il iti .

La Differtazione feconda è del Cavalier Lorenzo Guazze/i intorno al pa (faggio A Annibale per le Paludi . Di quelta Differtazione fi è da noi altrove parlato.

Continua nella 3. Differtazione 1' incominciata materia delle Pietre preziofe degli Antichi il dotto Sig. Jannon di S. Laurent , e ci dimoflra . 1. che gli Antichi ebbero l' Arte del Torno , e che cort quefto lavorarono de' vafi , delle colonne, e altre opere di pietra. 2. che ebber l'arte di fegare i marmi , e medefimamente V Agata , e di farne del* le laltre . 3. che ebbero l'ufo delle mole per affila- re gl'iltrumenti da tagliare, e quindi colle due men- tovate arti tutte le regole delle Gioielleria . 4. che vedendofi le pietre preziofe degli antichi effere fia- te al didentro incurvate, bucate fecondo il bifogno, e per abbellimento tagliate a faccette, ne fegue , aver effì ad eminente grado portata la gioielleria I 5. che per intagliare le gemme fervironiì della ruoì ta, e della punta di diamante.

Il Sig. Marchete di Bon ci fpiega nella quarta Differtazionc (p.75.) un pezzo antico feoperto ul- timamente a Roma , e una medaglia trovata a Ni mes in Linguadoca.

Nel-

D'Italia Lib. ii. Cap. x. 6j 3

Nella quinta Diflertazione (p. 82. ) prova il Sig. Canonico Filippo Laparelli , che Tofano, e proba- ' bilmente Cortonefe fu il celebre Filofofanre Pitta-

£ora' ....

Sopra i genj degli antichi in due Diflertazioni ,

che fono la fefta, e l'ottava, difFufamente ragiona

il Sig. Orazio Maccari Gentiluomo Cortonefe.

La fettima Diflertazione ( p. 135.) è [opra V ufo [acro , e profano degli Agnelli , e autor n'è il P. Ber- nardino Veflrini delle Scuole Pie.

Due particolari intagli, ed un Carneo s'illuftrano nella nona, ed ultima Diflertazione dal Ch. Abate Ridolfino Venuti.

X. La utiliflìma Raccolta Calogeriana va conti- nuando. Gli Opufcoli del Tomo xlvi. fono i fe- guenti 1. de tertia Pifani Audii peregrinatione ; de quibufdam Indultis; de Theatro Scholarum , ,, clariflìmifque Profeflbribus &c. ab anno 1485. ufque ad Pifani gubernii mutationem anno 1494. fub Carolo Vili. Galliarum Rege. Commenta- rius ex ordine decimus Stephani M. Fabbrucci Pifani Legum Interpretis, & Academici Pro-Re- cìoris an. 175 1.- 52. 11. Jofephi Corigliani M. 5, P. deApulia? Androcyno. ni. Difcfa del Diplo- ma di S. Gregorio Magno a Mariniano Arcive- fcovo di Ravenna di G-L. A. .Autore di que- lla Diflertazione è il chiaro Sig. Abate Giufeppe Luigi Amadefi Segretario di Monfig. Arcivefcovo di Ravenna. Egli la recitò in una delle folite adu- nanze letterarie, che ogni fettimana fi tengono in quella Città , in Cafa del Sig. Marchefe Cefare Rafponiy e il P. Sarti fuo grande amico lo {limo- lò a pubblicarla , come eflo medefimo fi protetta nell'Avvifo a'Lettori. L' Aflunto del Sig. Amadefi in quefta Diflertazione è di difendere 1' autenticità di un diploma di S. Gregorio Magno a Mariniano

V v Arci-

^74 Storia Letteraria

jércivefcovo di Ravenna, in cui fi confermano i pri- vilegi, e l'efenzioni della Chiefa Ravennate, e no- veranti le Chiefe fuffraganee ad effa foggette , fral- Je quali ha luogo quella di Ferrara fotto nome di Vtcobabentae . Il Sig. Muratori ( Tom. iii. antiquit. med. av. p. 13. ) pretefe d' impugnare quello Di- ploma con molte ragioni , le quali confutate ven- gono fedamente dall' erudito Sig. Amadeft , impe- gnatiflìmo a difendere l'onore della Chieia Raven- nate, come dimostrano la Differtazione de jmudi- ftione Arcbiepifcoporum in Civitate , & Dioecefi Fer- rartenfi ftampata in Ravenna nel 1747. , ed un altra affai dotta Differtazione de Metropoli Eccle/ia/ìica Ravennatenfi , prefitta alla nuova edizione delle O- pcre di S. Pier Grifologo , ufeita ultimamente in Venezia . iv. Proseguimento delle Rifleffìoni fo- ,, pra la Storia Morbofa del nuovo Idrocefalo , ove fi da il calcolo delle forze del cerebro , e mefTo ,, all' efame il Alterna del Baglivo circa il moto Sinaitico della dura Madre, fi (tabilifce la vera fede dell'anima, di Eufebio Sguario Med. Fide. v. I. Brunatii Epistola, vi. De Sigifmundo, & Hieronymo de PolcaSlris, olim in Patavino Gy- ,, mnafio nobiliffìmis Docìoribus H. Frane. Zanetti ,, Epi^ola. vii. Storia Medica d'una poltema nel Lobo deliro del Cerebello, che produfle la Para- lifia delle membra dalla parte delira in un no- ,, bile Giovanetto, con alcune OSfervazioni Anato- ,, miche fatte nella fezione del Cadavero del mc- ,, defimo , di Giovanni Bianchi Medico Primario ,, della Città di Rimino, vi 11. Friderici Althani ex comitibus Salvaroli Forojulienfis in quoddam H Altare portatile EpiStolaris DiSTertatio . ix. Of- (ervazioni Medico-Anatomiche del Dottor Bona- ventura Perotti , x. Lettera di Giufeppe Bartoli n Antiquario del Re di Sardegna ec. alla nobile

Ac-

D'Italia Lib. ri. Cap. x. 675

Accademia Etrufca di Cortona , fopra alcune parole fcritte da effa nell' Epiftola ad Eminentif- fimum Card. Quirinum (rampata Florentias 1746. xi. Differtazione dell' amore , che agli antichi Monumenti dovrebbefi avere , detta il 27. ,, Marzo 1751. in Ofimo da Francefc' Antonio Zac- caria della Compagnia di Gesù , alla prefenza di Monfignor Pompeo Compagnoni Vefcovo , ,, de' Dotti di quella Citta , e d'altri numerofi , e nobiliflìmi Signori . Quefta è la Differtazione da noi rammentata nel 3. Volume ( p. 648. ) . Oltre quefti Opufcoli dopo la Prefazione trovafi una lettera del Sig. Domenico Maria Manni , nella quale ritrattafi di certa fua opinione difefa in al- tro Opufcolo del Tomo XLVi. di quella Raccolta mede fi ma.

XI. Anche il nono tomo delle Simbole Goriane ftampato in Firenze contiene operette importanti . Alla Dedica, e alla Prefazione del chianffìmo Edi- tore fuccede una erudita Differtazione del mento- vato Sig. Manni in xxxiv. capi partita de Titil- lo Dominici crucis archetypo . Prova 1' Autore in quefta Differtazione 1. Che S. Giovanni Evangeli* fta accuratamente ci lafciò defcritta V Epigrafe da' Giudei porta fulla falutifera Croce del Redentore . 2. Che T Imperadrice Elena trovò quefto titolo , e ripofelo nella Bafilica Sefforiana ; dove dopo molti iecoli il Cardinal Gundifalvo lo difcoperfe fortuna- tamente. 3. Che due Pontefici alla pubblica adora- zione Tefpofero: efamina appretto le varie pitture, ed immagini, che ne fono ftate fatte, e che dall'o- riginale s'allontanino, dimoftra , e fi duole. Segue a quella Differtazione un lungo latino ragionamen- to del P. Francefcantonìo Zaccaria de inventione SanEÌ£ Crucis . Quedo argomento è flato da molti trattato ; ma non coli' eltenfione , con che il P. V v 2 Zac-

6j6 Storia Letteraria

Zaccaria lo efpone . La difefa, che contro J' Apo- stata Oudino qui intraprende l'Autore della fenren- za da'noftri maggior Critici (ottenuta , che le Ca~ tcchejì di S. Cirillo Gerofolimitano fieno veramente tli quello Santo, merita d' eflere confiderata . Per- ciocché all'Eretico Riveto , il quale aveale audace- mente a S. Cirillo tolte , aveano i noftri Scrittori baftevolmente rifpofto; non così all' Ondino , il qua- le alle ragioni del Riveto altre ne aggiunte. Il P. Lupi) quel detto, che con tanta Tua lode illulìrò V Epitaffio di S. Severa, nel 1736. fece nel Colle gio Carolino di Palermo difendere certe eruditiflime Tefi Storico-Cronologiche , critiche , Filologiche fopra la vita di S. Coftantino Magno. Ha il Sig. Propojìo Cori voluto qui riftamparle, ma accrefeiute d'alcu- ne note, e d'una Appendice del detto P. Zacca- ria. L'Appendice è intitolata de Legibus prò Chri- Jliana Religione a Conjlantino editis , deque novis ab eodem tndu&is dignttatibus , ac moribus .IIP. Zac- caria indirizza la riftaropa di quefte Tefi da lui il- luftrate , ed accrefeiute al P. Giambattifia Roberti autore di due leggiadri Poemetti della moda , e delle Fragole da noi altrove giustamente commen- dati, e Religiofo di molta facra , e profana erudi- zione fornito. Eruditiflìma è 1' ultima DifTei fazio- ne di quefto tomo. Autor n'è ilCh. P. Lorenzo de Torre Oratoriano . Illuftranfi in querta con curiofe, e dotte ricerche due antichi Salterj di Cividale del Friuli, ed una vetufta fcolpita Tavola , nella qua- le la precipua Immagine è quella del Crocifi(Tò Si- gnore . Ma diafi il titolo di quefto egregio volu- me.

Symbolae litterarise Opufcula varia Philologica ,, fcienrifica antiquaria figna , lapides , numifmata , gemmas , & monumenta medii a:vi nunc pri- #] mura edita complccìcntcs . Volumcn nonura or*

na-

D'Italia Lié. it. Cap. x. 677

natum Tabulis nere , & luxo incifis. Florentiae 1 1752. 8. pagg. 248. fenza la dedica , e la Pre- fazione .

XII. Non ha ancora il Sig. Propoflo Gerì ter- minata la fua applauditiflìma deca Fiorentina delle Simbole Letterarie , che un altra ne ha cominciata in Roma. Sei volumi ne abbiamo di già . Dire- mo per ora di tre.

Symbola? luterana? ec. Decadis fecunda? volu- men primum , in quo admiranda Antiquitatum ,, Herculanenfium continuantur , adjeclis Tabulrs cere incifis . Roma? 1751. 8. pagg. 182. Senza la }, Prefazione. Voìumen fecundum 1751. pagg. 203. Volumen tertium Roma? 1752. 8. pagg. 208.

Il primo tomo delle Simbole Fiorentine cominciò dalle feoperte d' Ercolano . Dalle fteffe principia la Deèa Romana. In fatti trattane l'erudita Diflerta- zione de' Sigg. Ricolvi , e Rivautella fopra /'/ fUo dell'antica Città d1 Induflria , tutte le operette di queuo primo volume fono fopra Ercolano . La pri- ma è una lettera del Sig. Card. Querini de Hercu- laneo a Giovammattia Gefnero , recata in latino , e con annotazioni illustrata da Teofilo Lodolfo Mun- fero* Viene apprefìfo una lettera Italiana del Chia- rifs. Sig. Marcbefe Maffei al P. de Rubeis , con a canto la verfion latina. Seguono quattro lettere del V. Belgrado valorofo Gefuìta , tre già edite, e in- dinne al citato Sig. M. Maffei , l'altra non prima d'ora ftampata, e fcritta al Sig. Propoflo Goti. Fi- nalmente abbiamo antiquitates Herculanenfes litte- rarias del dotto Giannernefìo Walcbto falla prima edizione qui riftampate (3). Seguo-

(3) Della feconda più copiofa veggafi il Nnftro [uppkmtnto parte 11.

V* 3

6jS Storia Letteraria

Seguono nel fecondo tomo le antichità Ercolane~. fi- E primieramente il Chiarifs. raccoglitore ci da Je notizie intorno alla Città fott erronea Er colano , e fuoi monumenti antichi , tratte dall'originale Francefe ( del celebre March, del? Hofpital ) Jtampato cor' rettamente in Parigi , poi tradotto in Italiano. Dopo quefte notizie abbiamo fino alla fine del tomo xxxvi. lettere di varj letterati intorno i monu- menti antichi di fott errati a Ei colano , Pozzuoli , Pom- pei , e Stabie fino a tutto l annoi 750. Le prime due fono lettere dal Sig. Abate Mecattt (critte contro il Novellifia Fiorentino , e mandate a varj per la po- fìa; l'altre 32. fono lettere di dotti Napoletani al Sig. Gori ; la 35. è una rifpolta del Chiarifs. Sig. Jannon de S. Laurent accademico Etrufco , e focio Colombario ad un amico in dìfefa delle [coperte c?Er- colano impugnate dal detto Critico Novellifia; L'ul- tima è una lettera di Bruxelles in data de' 20. Gen- naio 1751. , [opra le Pitture Ercolano . Ornano quefto vo urne alcuni rami, e fpezialmente una ra- riflima (lampa del prof petto del Vesuvio , ricavata dall' Originale donato alla Socie' a Colombaria Fio» rentina dal rinomanlfimo Sig. MarcoTufcberNorim- bcrt>hefe , il quale difegnolla in Napoli nel tempo {teflb, in che il Vefuvio a' 20. di Maggio del 1737. fece una fiera eruttazione.

Gli opufioh del 3. tomo fono 1. Relazione Storica delle Antichità, e refului di Capri, umi- liata al Re delle due Sicilie da Giuleppe Maria fecondo Governatore dell' Ifola. 11. Breve Ifto- ria dell'aulica Città di Tadino nell'Umbria, ed efatta relazione delle ultime ricerche fatte fulle fue rovine di Stefano Borgia . III. Hieronymi Frane. Zanetti Veneti commentarius in ligil- lum aereum Alcfina: e Marchionibus Montis Fer- rati , itcrum auclior , atque emendatior editus

r.

D'Italia Lib. 1 1. C a p. jf. 679

» (4). iv. Differtafion fur la Médaille d' Aloyfius , de Fontis de M.de Boa- Prfcfidé»* a Montpellier.,, a Medaglia ha nel rovefeio quefta leggenda ; F. ALOYSIVS DE FONTIS DEI GR CASTEL- LAR. S. R. HIEROSOL. RODIIIIO. V'è unita una breve Diflertazione fopra altra medaglia ripor- tata dal P. Paoli nel tomo 2. del Tiro Codice Diplo- matico , nella quale leggefi F. Joannes Quartus . v. Chrift. Guil. Francifci Valchii Philofophia? j, Docìoris in Academia Jenenfì de Felice trium Reginarum marito Commentatio ad C. An- tonium Francifc. Gorium ad illullrandum locum ,, Suetonii Vit. Claud. cap. xxvni. §. z. Il paffo ,, di Suetonio è qttefto: quem ( Felice ) cohortibus, & alis , provincizeque Judaeee prapófuit , trium reginarum maritum . ,, Dimoftra il dotto Autore 1., che il nome di Regina va qui intefo in largo fenfo per femmina nata di Rea! fangue, nel qual fenfo ufaronlo altri latini Scrittori , non nel più ftretro di conforte di Re ; ne cerca, quali fortiera quefte tre Reine ì e trova , che la prima fu Drufil- la Nipote di Cleopatra , e d' Antonio , e la feconda un altra Drufilla figliuola d' Agrippa y ma quanto alla terza confeffa , che ignoto è , chi ella fiali (lata.

(4) Parlammo dell» prima edizione nel 3. toma della N. S.

Vv 4 LI-

<58o

LIBRO IIL

Notile letterarie

CAPO I.

Scolajìiche Efercitazioni : Trattenimenti Accademici : Nuove Accademie ifìituite.

Ra molti vantaggi , che fopra le pri- vate hanno le pubbliche Scuole, quel- lo non è certo ne il minore , ne il meno agli iiudj giovevole, che una virtuofa emulazione accendono el- le , e promuovono ne' teneri animi de' giovanetti , dalla quale incredibil cofa è, come jfentanfì gli Scolari a'io Audio infervorati , ed a fu- perare ogni difficoltà, a vincere ognioziofa voglia, a tollerare ogni tanca riconfortati. Che non tra ìc mura della pubblica Scuola, ne alla fola presen- za de' noti compagni fappiano i giovani doverfi il faggio riftrignere de' loro (ludi , ma a pubblico ci- mento d'ogni maniera di pedone dover effi venire cfpofti , egli è pur neceffario , che crefca in efìì vie più quefta laudevol gara, ed a maggior cofe gì' in- nanimi ancora , e li porti ! Perchè noi non pollia- mo baflcvolmcnte lodare il bel genio de'PP. Sara- anelli , e Tafcbini Gcfuiti , i quali nelle Scuole del loro Collegio di Macerata niente lafciando , che a bravo, e dell'altrui profitto follccito Maeftro fi con- venire , penfarono nel 1751. d' addentrare fatta- mente i loro Scolari , che alla fine dell'anno nel cofpetto di tutta la Città poteffero una difficile , ma gloriofa prova dare del loroliudio. Il che quan- to

D'Italia Lib. m. Cap. i. 6%t

to felicemente fia riufcito loro , da più lettere ne fiamo flati con piacere avvertiti . Noi ci (rendere- mo alcun poco a dare il ragguaglio di quefta lette- raria efercitazione , ancora perchè conosciuto fia il buon gufto di que' Maeftri nella fcelta , e moltipli- cata delle infegnate materie . Il faggio letterario , di che parliamo, in tre divertì giorni fu dato, cioè ne' di 27. , e 28. d1 Agofto , e nel terzo giorno di Settembre. Furon dunque il 27. d'Agofto prima de- gli altri efpofti al Pubblico efame gli {rudenti della Re- torica, e conforme alla capacità di ciafcuno, diedero tutti ragione , di quanto aveano profittato , chi nel comporre, chi neh" interpetrar gli Scrittori , enell'ap- prendere i precetti della Rettorica. RecitofTì al prin- cipio una prefazione ; e dopo quefta prefero tofto otto a comporre fu i differenti temi , che i cir- coftanti fi degnarono di proporre . In mentre che attendevan quelli al lavoro de' propofti eftemporanei componimenti, altri otto della medefima Scuola fi offerirono a dichiarare in volgar lingua più fcrittori la- tini . Ed affinchè una tale dichiarazione più amena riufcirTe, e più varia, fu come in due parti divifa ; fpiegaronfi prima i Profatori , cioè Marco Tullio , e Cornelio Nipote. Di quello fi fcelfero le due ora- zioni, Pro Archia Poeta, e ad Quirjtes poflReditum: di quefio il capo de Regtòus fino al fine del libro . Quindi Ietterò i medefimi alcune cofe di Greco, ed ifcambievolmente interrogaronfi tra loro degli ele- menti già apprefi della medefima lingua . Rifpofe- ro innoltre fette d'effi ad alcune principali interro- gazioni fopra divertì punti dell' Oratoria . Seguì in apprefib la fpiegazione de' libri Poetici , che furono P undecimo, e duodecimo dell'Eneide di Vergilio , il primo delle Odi A' Orazio, ed i tre primi delle fcel- te Elegie di Tibullo , facendovi!! fopra dagli efplica- tori opportune annotazioni , dicendofen* le finopfi ,

e re-

6%i Storia Letteraria

e recitando*! varj poetici componimenti fatti a$ro> jjofito d'alcuni partì de' rnedefimi Autori. Prepara- ti pur erano, quando avanzata folle tempo» a dis- putare tra loro, ovvero a rifpondere ad alcune di- mandc la ftoria concernenti, e le Antichità i\ Ro- ma. Dopo di che recitateli al fine dagli ^ltri l'ef- temporanee compofuioni, dicdefi per queflo giorno alla funzione il debito compimento. Con fomiglian- te ordine il 28. Agofto fi cimentarono varj Sco- lari della Seconda ad un pubblico [perimento, in che delle cofe alla loro capacità appartenenti def- fero moftra palefe. Letto pertanto il proemio efibi- ronfi (ette ad ifpitgare tre libri delle lettere Fami" liari di Cicerone, dove pia agli alianti piaciuto fof* ; terminata la quale fpiegazione , tre de' rnedefi- mi fecero un picciol dialogo fu la maniera dello fcriver le lettere , maffimamente latine . Indi altri fei fi efpofero a (piegare varie Elegie dei primo li- bro Trìfttum d'Ovidio, dove foffe loro importo . Poco veramente per riguardo alia brevità del tem- po , e al minor tedio degli uditori poterono elfi di- chiarare di tali Elegie; ma fupplirono , dicendone al fine tutto in riftrefto il contenuto. Pofcia altri fei prefentarono a' circolanti i cinque libri delle Fa** tele di Fedro, e prefero a dichiararle , fecondo che fu loro indicato. Qui pure vi fu dappoi un dialoghet- to ài Mitologia recitato da tre di quegli Scolari . Dopo il quale Ja breve dichiarazione di alcune co- fe trafcelte dal primo libro de' Fa/li d'Ovidio diede a molti d' dfr occafione di fare parecchie erudite annotazioni d'antichità, e di Storta, che cadevano a propofito dH Ttlto (piegato. Parimenti altri alle interroga? »oni rHp.lero, che vennero loro fatte del- la Granitica , altri alle interrogazioni della Proso- dia ; e reurat ocr fine varj componimenti o in pro- fa , o in verfi proporzionati alla loro capacità ,

chiù-

D'Italia Lib. nr. Gap. i. 6%%

chiufe ànccV per quello giorno bella efercitazio- ne. L'ultimo giorno non fi fece che un' Accademia indiritta a celebrare con poetici componimenti MA- RIA Aflunta in Cielo , prefine i vari argomenti da quello , che della gran Vergine o efpreflamen- te , o figuratamente ne dicono le Sacre carte , e i Santi Padri , e gU Ecclefiaftici annali . Una fimil funzione bada ad immortalare un Maefìro , ed a popolare una Scuola.

II. Quefte ftraordinarie efercitazioni del Collegio di Macerata ci ricordano , che non dimentichiamo quelle ordinarie , che nel Collegio Cicognini della Compagnia di Gesù in Prato fannofi ogni anno. Fra quanti Collegi hanno i Gefuiti d'Italia, niuno for- fè ve n'ha , nel quale i giovani , conciofiachè in cavallerefchi efercizj, e fomiglianti funzioni proprie degli altri nobili collegi diftratti non fieno , abbia- no per lo Audio maggiori vantaggi . Perche mara- viglia effer non dee , ogni anno que' giovanetti (rudenti della Gramatica , dell' Umanità , e della Rettorica, efponganfi, come nel Settembre del paffato anno 1751. feguì, al pubblico fperimento di comporre all'improvvifo {opra i dati argomenti , di fpiegare gli antichi autori proprj delle lor claflì , e di rifonde- re a varie interrogazioni, non pure dell'Arte Ora- torta, della Poetica, e della Gramatìca, ma ancora della Storia, della Cronologia , e delle Romane an- tichità. Quanto riguarda la Storia, e ia Cronologia, del Secolo XV., e l'antica Romana milizia fu pel detto anno 175 1. argomento delle pubbliche inter- rogazioni. Diedero pure que' Signori Convittori fag- gio del loro profìtto nella lingua Greca , Franzefe , e Tofcana .

III. Anche i Signori Cberici del Seminario Ro- mano diedero nel 1752. un plaufibil faggio degli flu- dj di Sfera, di Geografia, e di Storia in ordine all'

Ec-

Ó&4 Storia Letteraria

Ecclefiaftica erudizione. Il foglio, che per tale oc- casione fu ftampato dal P. Faure lor direttore in fatti fìudj, degno è, che qui s'inferifca perla mol- ta dottrina , di che è pieno .

ARGOMENTO

Per la Efercitazione fulla Sfera.

LE Parole di Giobbe Cap. o. Qui facit Arftu* rum, & ór tona , & Hydas , & Interiora Au,- Jlri , ci fono fembrate guida opportuna per dare un qualche Saggio di Sfera, che ferva per laEc- ,, clefiaftica Erudizione-, mefla però da parte la cor- rifpondenza , che le voci di poetica Mitologia , i,, ufate dalla noftra Volgata , hanno con le voci on- ginali , come ifpezione fuori de1 noftri limiti ; e 3, di cui il Riccioli Lib. 6. Almag. e. 3, e 5. pi vt metodicamente, ed eruditamente ragiona , che la Raccolta de' Critici Sacri d' Inghilterra ristampati in Amsterdam nel Tom. 2.

Prefuppofte t come cognite 1 le Notizie Elemen- ,, tari dei Circoli Maggiori, e Minori della Sfera, 5, e vario loro Ufo , de' Poli , dell' Equatore , dell' Ecclittica , e diverfi moti , che intorno ad ,, effi Poli, o realmente .0 apparentemente rifpetto a noi fi aggirano, ci fono di ufo più prolfimo, oc ,, immediato , 1. 1 Catalogì delle Fiffe , che nume- rando dal primo fatto da Ipparco Rodio no an- ,, ni avanti l'Era Volgare, fono d' indi in poi con ,, nuovi accrefeimenti ufeiti al pubblico , e leggonfi nel Capo IV. Par. II. dell' Atfronomia del Wol- fio. 2. La Diflribuzionc delle Fiffe in alcuni Afte- rifmi, o Figure, o Coftellazioni , non princi- piata, almeno coltivata da Arato Poeta, viffuto 250 anni avanti l'Era Volgare: quali Coftella-

11 zio-

D'Italia Lib. mi. Gap. r. 685

>, zioni fino al numero di 15 al tempo di Tolo- H meo, poi Tempre più fono itate accrefciute fin'ol- ,, tre a 70 , con Figure e Nomi bene fpeflo favo- 3, lofi , e che una volta introdotti dall' ufo , fono ,, paruri degni di eflere ritenuti , anco dall' Autore della noftra Volgata , più toito che i nomi degli Apolìoli, ed altri Perfonaggi , e Cofe Sacre, che ,, Giulio Schillero d'Augulìa l'anno 1627 In Ccelo 3, /iellato omnibus jìflris impofuit ( Wolf. Aftron. P. 2. c.4. ), o le Infegne Gentilizie de' Principi d'Eu- ropa , come nel Libro intitolato Coelum Heraldì- ., cum fece il Signor Weigelio Matematico di Je- na : 3. La Partizione delle Cojìellazioni in Zodia- , , cali, Boreali, ed Auftrali : Se pure di quefte, ed altre notizie opportune per la dichiarazione del Tefto Sacro , il tempo permetterà qualche cofa più, che accennarle.

Nella Settentrionale Coftellazione di Boote è 1' ARTURO Stella di prima grandezza , a cui nelle Tavole del S. De la Hire fi donno Gr. 20, o' , 20" di Longitudine della Lib. e Gr. 30, 57» 27" di Latitudine: Scrivendoli dal P. Coro- nelli nel fuo Atlante Veneto pag. 11., che PAr- turo fia (lata ne' tempi andati Stella Informe , ciò luogo ad indicare le mutazioni celcfli nelle Stelle , che e non prima vedute fono apparfe di nuovo , e prima vifibili anno poi diminuita la grandezza apparente , e la luce , o pure fono j, feomparfe affatto: di quali Fenomeni , oltre gli antichi ripetuti dal Wifthon con l'aggiunta di al- tri nelle Prelezioni Agronomiche pag. 46 , fono efattiffime, e frequentiffime leOffervazioni , che leggonfi negli Atti dell'Accademia di Parigi , e ne anno data la Fifica Spiegazione Eccellenti Fi- m lofofi , tra i quali merita d' annoverarfi M. Bo- villaud colla fua Ipotefi (Journal àes Sav. i66j.

si ^-"-

6%6 Storia Letteraria

p. ii ) capace di efTere perfezionata più oltre, ed adattata al Cartellano, Newtoniano , e qua- ìunque altro Siftema.

L'ORIONE , Coftellazione Meridionale , in cui alle 17 numerate dagli antichi fonofi aggiun- te ne' Planisferi celefti moderni fino a' 6$ , è la più brillante, che fi goda dall'occhio di un' Abi- tatore della Zona Temperata Boreale: vi fi ofler- vano due Stelle di Prima grandezza, l'una nell' Omero, l'altra nel Piede deftro , la quale è chia- mata Ri%el. Dagli Aftronomi più eccellenti fi fo- no col Telefcopio feopefte nell'Orione Stelle in M gran numero, invifibili all'occhio nudo. Dopo il Rheita , che in eflb contò col Telefcopio due mila Stelle , il P. Riccioli infittendo all' oflervazione del Galileo (a), che in due foli gradi d'Orione a, ne numerò 500. , calcolò fecondo le regole , che fuppofto T Aftro fufle distribuito uniformemente per lo fpazio da lui occupato, afeendeva in que- (la Coftellazione il numero delle invifibili Stélle a feicento venticinque mila : Independentemente M da quefta oflervazione il Wirthon nelle Prelezio- ni Aflronomiche in tutto il Cielo congetturò numero di quafi ventimila Stelle pag. 30.

Sorprendente però è fopra ogni altra V ofTer- vazione dell' Ugenio l'anno 1656. ( In Syjìema^ ^ylte Saturni p. 540. Volum. 3. Operttm edit. 1724 ) ,, replicata da eflo più volte , e feropre trovata co- ftante, applaudita poi dal Wolfio A 'Jlronomia Par. 2. cap. 9. , e dal Wifthon PrxleSl. AJÌronom. p. 49. OfTervò la Media delle tre , che più congiunte

» veg-

1

(a) Galilxus in Nuncio Sydereo p. \6. Intra w unius, aut altcrius gxaàm limitcs ultra quingentas Stellai Ù"c.

D'I T A L I A L I B. I 1 1 . C A p. r. 687

reggonfi nella Spada dell' Orione , e gli compar- ii ve un Area ricarnata di 12. Stelle ; era nell' A- rea uno Spazio irregolare , di cui egli alla pag. 540. efibifce la Eigura 47, diflinto da lette Stel- le, quale fpàtio fi vedeva lucidiamo (opra ogni altra parte di Cielo; ma era diafano , e per cui trafpariva cdm'e di fituato un qualche lucidif- fimo Paefe: In Piagarti magis lucidarti eràt prof- pcftus (a).

Egli fteiTo 1' Ugenio ofTerva non e (Tergi i giù to nuovo il vedere col Telescopio una Stella, e trovarla eflere un'Area feminata di molte. Que- fte ficure , replicate, applaudite oficrvazioni, che

ingrandirono il Diametro delle Fiflfe a fegno di 3, farle apparire col Telefcopio quafi Aree qua , e

fparfe di Stelle, sì, e per tal modo, che ciò non fi attribuite* a ludibrio degli occhi perCau-

fr

(a) Nel Saggio delle Tranfazioni Filofofichedel- Ja Società Regia d'Inghilterra T. 5. p. 500 , fi leg- la Lettera del S.Guglielmo Derham 15. Genn.

1733,* Ivi parla" di quattro Nebulofe , che non fono, come le altre, una congerie di Stelle minu- te: La prima è la Nébulofa nella Spada dell'Orio- ne : Le altre fono nel Cingolo d' Andromeda , tra , il capo, e l'arco del Sagittario , l'ultima in Erco- le -- Le trovo, dice il Derham, diftinguibilmen- ,, te, e chiaramente a) di dalle FifTe. Perle fre- quenti mie offervazioni di quefte Stelle, le prefu- mo indubitatamente Aree vaftiflìme di Luce infàl- libilmente al di dalle FifTe :.:* Lafcio alla vo- L (ira fagacità di giudicare, con ogni probabilità 1, non portano effere una apertura entro un immen- fa Regione di luce al di dalle Nebulofe, e dalle » Stelle FifTe - Sin qui il Sig. Derham*

<588 Storia Letteraria

fa della luce, che dicono, fpuria : come anco le oflervazioni non meno celebri , e replicate , che trovano col Canocchiale effere le nebulofe ( al- 5) meno moltiflfime ) un'ammaflb di minime Srel- le, neque aliudejje , quam plurium Stellarum con- geriem & frequentiam ( Ugenio p. 541. ) in qual modo , diciamo noi , portano accordarli con l' al- tra Propofizione Inabilita ivi medefimo dall' Uge- nio ( contro la comune de precedenti Aftrono- mi, come confetta il Wifthon pag. 30. ) che le Fiffe , anco il Sirio , ed altre primarie , fpogliate della luce , che dicono fpuria , fieno non altro , che lucidi Punti, fenza fenfibile Diametro ; Fa xarum Diametro* , etiam maxime fplendidarum , nulla unquam latitudine cernere potui , [ed tantum minimi Puntili injlar ( Ugen. p. 340. ) Radios Fi-, xarum nudo oculo apparente* Tele/copia fujìulerunt % ,, fi lem oculo proxima fiamma afflatu obfcuretur , at» que baud aliter , ac ut punSia lucentia fpetlanda prabuerunt . ( Ugenio Cofmotheoros pag. 128 : Wolfio Aftron. P. 2. e. 4. Wifthon Prael. Aftron* p. 30 , ec. Propofizione ammeffa poi , come io- ti dnbitabile, oltre il Wolfio , ed il Wifthon , dal Keil , e gli altri Moderni , tutto quefto può dar -, ,, luogo a più rifleffioni Filofofiche , e noi alcune ne avremmo in pronto .

Come nel Dorfo del Toro, fecondo tra i Se- gni dello Zodiaco , fono le fette Pleiadi (b) , dette ancora Vergili* , delle quali fei fono lucide , una per teftimonio del Riccioli è nebulofa : così nel Capo del Toro fono le fette Hyadi , dette anco

M Su-

(b) Dell' ufo Cronologico , & Iftorico delle Pie- 1, jadi &c. veggafi il Pctavio nelT Uranologio. L. 2. Diff. e. 9. , e io.

t>' I t A L I a L i è. ni. G A Pi i. CZg

U SucuU, unadelle quali, Stella di prima grandez- ,, za* fi dice Occhio del Toro , ed ha nelle Tavole del Signor De la Hire Longitudine di Gradi 5. 36" 2U. de Gem.e di Latitud. Gr. j, 29" 3$** Con nome Arabi<o fi chiama dagli Agronomi Aldebaran , e da Romani per re(iimonio del Pe- tavio Uranologii L. 2. e. 8, e dal Riccioli rl^. ,, Almag. e. 3. chiamavali Palilicìuin , perchè fe- condo il Calendario antico Albano , o Romuleo ,, nafeeva al li 21. d' Aprile , giorno Natalizio di Roma , e dalle Fette di Pale Dea de Pallori , ,, detto Palilia. Se bene , a parlare ingenuamente , quando tra Romani debba annoverarti Plinio , )5 certamente egli attefta , che non già una delle )> fette, da Latini dette SucuU , da Greci Hyadei , }, ma l'intera Coftellaz^one chiamavafi Paliluium ; )j Quindi nel lib. 18. cap. 26- Sucula Sydus vebemens

Hoc cfì Vulgo appellatùm Sidus Palilicium

, , Hyadas appcllantibus Grac/s .

$, L'Emisfero Auftrale fi comprende da Giobbe, o tutto o in parte fotto il nome d' Interiora Au- ,, Jìri . Oltre le t%, Coftellazioni del Globo celefte , che contavanfi fino a Tichone Brahe circa ilióoo, devonfi aggiungere le altre Cofiellazioni nuove più anco di i<5, che col benefizio della Naviga- zione Auftrale hanno ofiervate Federigo Houtman , ,, e l'Hadley: quello andando a tal fine nell' Itala. Sumatra, quello all'Itala di S. Elena. L' Emisfe- ,, ro Auftrale nominato fpecialmente nel Tefto di Giobbe , non è il più numerofo di Stelle ap- parenti, come vuole Americo Vefpuccio , a cui contradicono comunemente gli Agronomi riferiti dal Riccioli Almag. L. 6. e. 6\ , almeno certamen- te è l'Emisfero nobilitato da Stelle più infigni , come oflferva il P. Regnault Tom. IV. Entretien X. p. 2-56.

V X* Il

6go Storia Letteraria

,, II do*tifiìmo P. Giampriamo nell' Agronomia 3, Parr. VII- Secì. 2. de Fixis p. 446". riferifce , che cofteggiando l'Affrica al Capo di Buona Speran- za, in quella Elevazione del Polo Antartico eb- be commodp di confiderare la Coftellazione Au- (tr. le del Centauro , libera da quei vapori dell' ,, .atmosfera , che a noi nella Zona Temperata Bo- ,, reale ce ne turbano la vifta, ed attefta quella ef- «, fere la più vaga di quante ne oflervino in am- mendue gli Emisferi Celefti . Nullum videbeet in tato Coelo adeo pulchrum Afirum , nitiàifque Stel- lis refertum , uti Centauri** . Ne' Catalogi del Keplero, e del Bavero fi fegnano nel Centauro. due Stelle di prima grandezza.

ARGOMENTO.

Per la Efercitazione Julia Geografia.

^*\Uefto fi prende dalla Geografia della Terra \^ di Promiflione utiliffìma per la intelligen- ?W ,, za de' fanti Libri . Al qual fine crediamo ,, effere necefiarie quattro Divifioni Geografiche , che riguardano altrettanti Periodi della Storia ,, Santa.

La prima divifione è in molti Regni minori 3, Amorrhei, e Cananei: Quefta riguarda i Tempi de' Patriarchi d'Abraamo fino a Mosè, e Giofue.

La feconda è nelle Dodici Tribù : E riguarda il Tempo de' Giudici , e dei primi Re Saule , Davidde, e Salomone.

La ter/a è in due grandi Regni Giuda , e d' Ifraele; divifione, che duro fino alla Cattività Ba- ,, bilonica.

La quarta è in Provincie con appellazione molte volte di Tetrarchie , o di Regni : Quella

ebbe

D'Italia Lib. ih. Cap. i. 691

ebbe luogo fotto i Maccabei, gli Erodi, e iRo- ,, mani .

Saggiamente ria avvertito il Chiariffimo Ago- ftino Calmet Differt. in Tabulam Geogr. Terr. San- j, #<*, che le fatiche erudite dell' Adrichomio , Qua- refme, Sanfon , Du Val, De la Rue , Ortelio , Bonfrerio, Cellario , Lubino , Lamy , Lightfoot non anno tolto tutti gli errori, che nelle Carte Geografiche della Terra Santa fi fono fparfi dall' antichità de' Tempi, Mutazione de' Principati , Simigliarla di più nomi fignificanti Città diver- fé, DilTimiglianza di altri lignificanti una ftefla te.

Noi dopo le confuete enumerazioni di Città , Fiumi, Laghi, e Monti principali, efporremo il noltro parere in due Controverfie non meno cele- bri, che importanti , come che da effe dipenda il ritingere, o l'ampliare di molto i Confini Bo- ,, reali, ed Auftrali della Terra dagli Ifraeliti 00 cupata.

I. Se il tanto nelle Scritture replicato Confine Auftrale degli Ifraeliti , Fluvius JEgypti , Torrens JEgypti, Rivus JEgypti, Sibor JEgypti &c. fi a il Fiume Nilo, come vuole il S. Le Clerc , e cre- de di moftrare l'eruditiiTimo Calmet: Differt. in Tah. Geogr. T. Sane. & in cap. 13. Jofitè: o pure giufta l'opinione di S. Girolamo, e la più com- mune degli Antichi, fia un qualche altro diver- fo Fiume, o di Rhinocolura , o comunque vo- glia appellarti* Noi ci appigliamo alla fentenza ,, di quefti , febbene non ai di loro Argomenti . Crediamo di trovarne uno più efficace nel 3. dei Re e. 8 , nel 1. de Paralip. e. 13 , e nel 2. de Pa- raltp. e. 8. dove nel Regno di David, e Salomo- ,, ne fi nomina: Omnis Ifrael a Sibor JEgypti ..... Omnis Ifrael ad Fluvtum fcgypti &c. parola che

Xx 2 (igni-

6gi Sto ri A Letterari a

(ìgnincano L Ifraele attualmente foggetto a David- 5, de, e Salomone; Or effendo certo, e lo conce- de il Calmet il Le Cierc , e tutti fenza contra- Ito, che Ifraele ne fofto i Re, ne in altro tern- dominò ad Ntlum TE^ypti , ne degne non ef- fer lo ftcfTo nelle Scritture efpenmenti il Confine 5, Auftra'e d' Ifraele , il dire ad Fluvium 7E%ypti , che dire ad Ntlum. Retta pertanto l' affermare , ,, che quello chiamavafi Fiume d'Egitto, perchè ne radeva i Confini.

li. Che debba dirfi del controverfo (ito del Li- bano, ed Antilibano i Noi ci fottoferiviamo al ,, fentimento del Lightfoot, e del Calmet , che fe- ,, guace di Eufebio, e di S. Girolamo con molta e- ,, rudizione dimoftra il Libano, ed Antilibano effe- re due Catene di Monti da Mezzodì prolongate ,, al Settentrione. L' Antilibano a defrra, e Orien- te, il Libano alla (ìnifrra , ed Occidente : Ciò tffere conforme non folo all' efpreffe parole di Plinio L. 5. cap. 20, ma anco alle Relazioni de' Viaggiatori moderni, che che abbiane in contra- rio fcritto Strabone, feguito dalla maggior parte de poiteriori Geografi ; quefli hanno deferitto il Libano, ed Antilibano Paralleli in vero , ma per lo lungo da Occidente in Oriente, recando l'An- tilibano alla Parte Aulìrale, il Libano allaSctten- ',, trionale.

Coerentemente il Calmet , e noi feguendolo , trafportiamo il Confine Boreale della Terra poffe- duta dagl' Ifraeliti oltre tutta la lunghezza del ,, Libano , e di da quedo riconofeiamo fìtuata la Città di Emarh , limite Settentrionale nomi- nato nelle Scritture; e forfè la fteffa, che preffo ,, Plinio Hemefa ad Orontem , oegi Hemz : Credia- ,, mo però di dovere aggiungere, che l'antico Li- bano nominato da Giofue cap. 1. , come Confine

« Ho-

D' Italia Li e. hi. Cap. i. 093

3) Boreale, comprendeva anco i Monti Anticafio , » e Cafio, che le Carte , ed il dortiftìmo Calmet nella fua nuova Mappa difiinguono dal Libano. ,) Siamo perfuafi a così diverfamente giù licare , perchè quel Confine Boreali. , che Giofue cap. 1. )} nomina Libano , Iddio parlando a Mosè Num. 3, 34. nomina Monte Altijjìmo Ad Settentnonalem 3, pla^am a Mari Magano termini inctpient pervenivi»' usufqut ad MONTEM ALTISS1MUM, aquo 3, venient in Ematb- L'appellazione di Monte Alti f- fimo , o come ha l' Origi naie-- Mons Montium non ,, conviene al Libano , inquanto difgiunto dal Mon- te Cafio, ma bensì, inquanto lo comprenda: Dell' ,, altezza del Monte Cafio nella Siria così detto a 3, distinzione dell'altro tra la Palestina, e l'Egitto, >, fi (crivono prodigi da Geografi , ed Iftorici . PI. L. 5. e. 22. Cafius , cujus excelfà altitudo quarta 3, vigilia Oriente/» per tenebrai Solem afpicit ... Al- 3, titudo per direEìum 11 11. m. paffuum . Spartiano 33 in Adriano p. 7. Hiftoriae Auguda» Salmafii ed. 5, Par. 1620. Monte Caffìo, quum videndi So- lis ortus gratia noóìe afcendtffet , imbre orto , ful- 3, men dectdens hoftiam , & viElimarium facrificanti 33 afflavit. Ammiano Marcellino L. 22. cap. 14. p. 331. ed. Valefii 1681. Parifiis « Cafium Montem afeendtt ( Julianus Imper. ), in fublime porfeSlum , unde fecundis Galliàniis videtur primi Solis exor- tus Solino al cap. 36 , e Marziano Capella autore del V , o VI. Secolo L. 6. riferirono lo ftcfso.

Xx 3 AR<

Jl

694 Storia Letteraria

ARGOMENTO.

Per la Efercitazione , e Concertazione Storica.

COnciofiachè a ribattere gli Antichi, eModer* ni numerofi Avverfarj della Religione Rivela- ta fia Punto principaliffìmo il dmoHrare la per- ,, fetta concordia delle Divine prorhefle feco me- defime, e con i (uccelli di poi accaduti $ prcnde- remo argomento alla Concertazione Storica dalle Promette fatte alla Pofterità di Abraamo , e ap- partenenti alla Storia della Età III. delle quali alcune più ritfrette promettono la Terra tra il ,, Mediterraneo , e il Giordano , altre più ampie tra il Mediterraneo , e 1' Eufrate ; Se bene leg- ,, gendo nella Storia quello , che rìi poi avvenne , ne l'una , ne 1' altra Prometta fembra perfetta- mente adempiuta.

Tanto più volentieri abbiamo fatto fcelta di quefto Argomento, quanto che nulla di luce ad una tale difficoltà tioviamo ne gran Tomi de Critici Sacri Oampati in Inghilterra , e in Am- (lerdam {a) , dovunque farebbe luogo a trattar- nei ed il Sig. Giovanni (b) Le Clerc tra Mo-

der-

( a ) Critici Sacri , five Annotata DoStjffimorum Virorum in Vetus , ac Novum Tcjìamentum , quibus accedunt Tratlatus varii Tbeolopico- Philologìci : E- ditio nova in novem i omos dijtributa , multa A- nccdotis, Commenttriis nulla . Amfìelodami 1698.

( b ) Mofis Propheta Libri V> ex Translatione Joan- nis Clerici cum ejufdem Parapbr a fi perpetua , Coni' mentano Pbilolo^tco , varii fque Dtjjcrtationibus Cri- ticis , & Tabuli s Chronologicis , ac Gcographias » Amjlclodami 1696.

D' I T A L I A L I B. Ili. C A P. 1 . 69 j

, derni accrefce la difficoltà con una rifpofta , pò-* , co confacenrc.fi aJla infinità Dignità di Dio , che , prometteva. Laxius nobtltffimus Fluvius ( Euphra- , tes ) conjìituitur ...". Promijfa pene omnia ampli!* , fimis verbis concepta funt , qua nimium urgeri non , debent Comment. in e. 15. Genef. Efpreflioni , quali che interamente adottate da qualche mo- , derno Cattolico di celebratilTimo nome.

L' efpofizione del noftro Siftema , a voler pro- , cedere con metodo , dee cominciare dal ricono- , feere in ciafeuna delle due fopraccennate Promef- , i proprj , e dipintivi caratteri; La Promefla , della Terra tra il Mediterraneo, e il Giordanone! , capo 34. de Numeri era/ 1. Di projfìma efecuzio- 1 ne , come è chiaro a chi legge quefto , e gli altri antecedenti , e fuflTeguenti Capi . 2. Era fopra le leggi ordinarie della Guerra, a cagione del rigoró- fo comando Num. e. 33. v. 52. Quando tronfie- rìtis Jordanem intran tes Terram Chanaan , difper~ dite cunSios habìtatores Terra illius . Ma l'altra Pro- mefla della Terra, che non ristretta tra il Mediter- raneo, e il Giordano dovea difenderli all'Eufrate Jofuec. 1. Exod. 23. Gen. 15. Era I. Promeffa di efecuzione più rimota. Era 2. più confentanea alle comuni Leggi della milizia , non eflendo accom- pagnata da quel fevero Di [perdite cunEios habita~ tores &c. ma dalla più mite legge del cap.20. del Deuteronomio -- Si quando accefferis ad expugnan- dam Civitatem , offeres ei primum pacem : Si recc- perù , c"un£lus populus , qui in ea eft , falvabituf .... Sic facies cunBis Civttatibus , qu£ a te procul valde funt , & non funt de bis Urbibus , quas in poffeffionem accepturus es : De bis autem Civttatibus , qua dabuntur tibi , nullum omnino permittes vivere VeggaG S. Agoflino L. 6. qq. in Jofue q. 21. ,, Ammendue quelle promette ci fi deferivono X x 4 dalla

6yó Storia Letteraria

,, dalla Scrittura , come condizionate , e le condi- ,, zioni (non adempiute ) di ucciderei Cananei (e) tra il Giordano, ed il Mare, di fchivare l'Idolatria ,, ec. fono efprette nel Deuteronomio , Numeri , Giofue, Giudici ec.

,, Quindi non è da maravigliare , che niuna delle •„ due Promette abbia avuto compita efecuzione : applicando ad ammendue, ciò che fcrive S. Gi- }1 rolamo nell' Epiftola ad Dardanum -- Fatebor bete ubi , Judae , repromifja , non tradita : Si obfervaf-

fes mandata Dei fi non coluijfes Beelphegor , &

,, Baal .... quos quia pratulifìi Deo , omnia qua ubi premila fuerant , perdidijìi .

Quefto Siflema ci fembra più conforme alla Sa- era Storia , che l'altro delineato .dall' Abulenfe , in cui fi difendono compiute le Divine promette , come che fatte a tutta la Posterità- di Abraamo , ,, fotto il qual nome comprendane" le dipendenze di ., Kmaele , di Efau , anzi ancora di Ammone , e di Moab per la linea di Lot Nipote di Abraamo . Net-

(e) Tra i Popoli Anathemati devotos , molti coli eruditi (fimo Calmet Oiffertatione de Hiflorìa Gentium Judxii Finitimarum . T. 2. Ed. Lue. p. 5, 644, non riconoscono i Filiftci : Noi iìamo co- ftretti a giudicare altrimenti dal capo 13. di Gio-

fue Terra nec dum forte divifa , omnis vi-

delicet Galilaa , Pbilijiiim . . . Terra Chanaan qux ,, in quinque Repulos PhUiftiim dividi tur <&c. dun- que ancor quetii erano fottopofti alla feverita del- la Divina fentenza Num. 33. , Intrantes Terram Chanaan (hjpcrdite cunttos babitatores Terra ill'tus CTc. : benché fia vero, che i Vilillei fottero già Nazione foreftiera : PaUJlinos , reliquia* InfuU Cappadocia: Jerem. e. 47. v. 5.

D'Italia Lib. ih. C a p. i. 6gy

Nettampoco crediamo poterfi convenientemente accordare colla Sroria Sacra I' opinione di quei , che giudicano le Divine promette realmente adem- M piute ne'Kegni di Davidde, e di Salomone : ma di ciò più ampiamente nella Concertazione, ed Ar- gomentazione, alla quale efponiamo la verità del noltro a preferenza degli altri Silìemi.

L'Idolatria del Vitello d'Aronne , come che j, principio di altri fimili colpe nel Popolo E- breo , che principalmente demeritarongli l'efecu- ,, zione delle Divine Promette , darà un' altro Ar- gomento di Difputa appartenente alla Storia dell' Età IV.

,, Il Sig. Francefco MoncejoScrittor Francefe ne' due Libri, che dedicò a Pàolo V. ed intitolò .... 3, Aaron Purgatus , feu de Vitulo Aureo , e fono in- feriti nel Tomo 2. de Critici Sacri , fi formò un Ipotefi, nella quale, e il Popolo non domandò, ed Aronne non concedette, non un Segno fen- fibile del vero Iddio, giacché . Fac nobis Deot. Hi Junt Dii tui , non fono che Ebraifmi equiva- ,, lenti alle voci , Fac nobis Deum , Hic e/i Deus ,, tuus . Se bene poi il Popolo, ma non Aronne, ne abufattero con culto Idolatrico.

^ Il Sig. Ledere, feri vendo fopral'Efodo, vuole anch'etto, che in quelP afFare non fi trattafle, j, non di un Segno fenftbile del vero Iddio; feb- bene con le Matfìme Calvinittiche , anco la ve- nerazione di un Senfibile del vero Iddio condanna j, d'Idolatria, e nel Popolo, ed in Aronne.

,, Noi difputaremo fopra Ja falfità dell' uno , e dell'altro Sittema , e le nottre ragioni , e rifpofte apparirapno nella Concertazione: In quetta difpu- tando contro il Moncejo , Scrittor Cattolico fi prefupporranno i Principi Cattolici : difputando contro il Le Clerc , che di pubblica Profeflìone era

Cai-

6gS Storia Letteraria

j, Calvinifta, parleremo anco fuppofta la falfa Ipo- tefi de Proteftantici Principi.

IV. L'Accademia de' Sig lori Ipocondriaci di Reg- gio ha ftampato nel 1751. in foglio , in cui rego- late fono tutte le dotte loro adunanze per lo fé- guente anno 1752. La fcelta degli argomenti , che in effe dovrannofi trattare , merita fomma lode ; Acciocché il pubblico «e poffa giudicar meglio, ne daremo qui la ferie «

j, Regolamento agli accademici Ipocondriaci di Reg' g/o per le loro poetiche , e feienti fiche adunanze nell'anno accademico MDCCLII. colli rifpetti- vi Punti di quefte ultime fulla continuazione dei diverfi Trattati già imraprefi dalli mede/imi /' Anno MDCCIL IH. della Fondazione del? ,, Accademia.

Dicembre .

Giorno. ACCADEMIA POETICA I.

IX.

XVI. )) Cronologia. Differì azione III.

,v O Opra l'incomìnciamento, econfumazionede'cef ^ lebri 450. Anni , che dalla vocazione d'Abramt finoalPEfodo comprendono la 3. età del Mondo. Polidacride. Sig. Avvocato Vincenzio Regnani.

XXIII. » Punti controverfi della Sac. Scrittura ne Libri del Pentateuco . Dijfert. IL

j, Se il racconto del Cherubino fia fìofico , o fi gurato; li due Progenitori ufcitfero del Pa- radifo vergini ; e fc faceflero penitenza del lor\ peccato.

E/o-

5)

D'Italia Ltt. in. Cap. i. 6gg

Eloymio Sig. D. Giovanni Denti Rett. del Coli. Seminario.

Gennaro. ACCADEMIA POETICA II. XIII.

XX. Punti controverfi degli altri Libri Sacri . Differì. £

Chi fia flato l'Autore del Libro di Giofuè. Crotalo . Sig. Lettore Teologo D. Bartolomeo

Salandri.

XXVII. Condì/. Differì. Ili

Sopra li particolari Concili tenuti si dai Catto- liei, come dagli Ariani dopo del gran Conci- lio primo Niceno * fino alla generale cortvo- cazione del facrofanto Concilio Sardicefe.

Zelotipo. P. Lettore D. Profpero Branchetti Cai?* Regolare .

Febbraro .

III. Storia de* Pontefici. Dìffert, IL

,j Della Cattedra di S. Pietro in Roma.

Calicarpo.- P. Bonaventura Romoli Min. Convens

X. ACCADEMIA POETICA III.

XXIV. Canoni. Differtazionc IL

Prefuppofto per infallibile, che il Simbolo fia de- gli A portoli quanro alla Dottrina , fi cerca , s'egli fia de'medefimi riguardo alla formoli.

McmfimerHnn. Sig, Dott. GiofefTo Ritorni.

„Sto-

joo Storia Letterari a

Marzo. Storia delle Erejìe , e fue tìfpettive Con- II. ,, dannazioni. Disertazione IL

Delle Erefìe inforte dal principio del fecondo

Secolo fino alla metà dello lleflb. Eucberio . Sig. Conte Propofto Cefare dalla Pa-

lude.

IX. Liturgia [aera. Dijjertazione I.

Della prima Mefla celebrata nella Chiefa. Marchio . Sig. Abate Giufeppe Reggi Segretario di S. E. il Sig. Marchcfe Governatore .

XVI. w Storia delle Monarchie . Differì. IL

Profeguimento della Monarchia Egiziana dall'An-

no 3479. fino all'Anno 3974. del Mondo. Épenèto. Sig. Avvocato Gioteffo Borni.

XXIII. ACCADEMIA POETICA IV.

aprile .

Giorno Storia delle Leggi Differt.II.

VI.

De' progredì del Giufcivile rifpettivamente alle

Leggi delle XIT. Tavole. Catatrìbo. Sig. Dott. Simonfelice Cafoni.

XIII. ACCADEMIA POETICA V.

XX. Storia delle Lingue . Differt. IL

Che la confufionc delle Lingue nelle Genti non

fu cafuale, naturale. Eucrafio . Sig. Abate Michele Archangelo Mel-

lini.

Sto*

D'Italia Lib. nr. Cap. i. 701 XXVII. Storia della Patria. Dijfert.lL

Qual folte , o poteffe effere lo flato della Città di Reggio dall' Anno 60. circa al quale ab- braccio la Fede , fino all' Anno 1000. di no- Ora falute.

,> Ar^ocremato . Sig. Conte Comandante Achille Cri (pi.

Maggio. ACCADEMIA POETICA VI.

IV.

XI. Storia Medica. Dijfert.lL

De' progreffi della Medicina dalla divifion delle

,, Genti fino ad Ipocrate. Teofobo . Sig. Dott. Fifico Antonio Trolli.

XVIII. Anotomia. Di fonazione IL

,, Delle parti componenti l'organo dell'udito, e

del loro particolare ufficio. Campito . Sig. Dott. Fifico Giacomo Ancefchi.

XXV. Ottica. Divertanone IL

,V Si continua a dimoftrare la forza della luce colli

fperimenti ottici. , Eulogiano . Sig. Conte Canonico Francefcottavio

Crifpi.

Giugno. ACCADEMIA POETICA VII.

VIII.

XV. Statica. Differ t azione I.

s, Si dimoftrano le ragioni , o fieno proporzioni » delle forze moventi.

Aà:U

7oz Storia Letteraria

Adelfico, Sig. Lettore Filofofo D.Girolamo Mori- tanari.

XXII. Forza della f anta fa. Pifferi. II.

Dei fogni fpezialraente ordinati , e della parte diverfa , che hanno in detti fogni l'anima , la fantafia, e gli umori del temperamento.

Eterico . Sig. Giovambattilta Arrighi .

luglio. ACCADEMIA POETICA VIIL

VI.

XIII. ), Mitologia. Di ffer fazione IL

Se la Favola , e i Riti del Paganefimo abbiano l'origine dalle tradizioni , ufi , e Storie degli Ebrei .

Mecafte. Sig. Bernardino Befenzi.

Quefte fono Accademie all'avanzamento degli ftu- è) giovevoli. Lafciamo pure, che ne quereli- no le Filli , le quali non fentiranno più folo lo- darfi il loro crin oro, e la fiorita guancia.

V. Somigliante è il foglio , che per l'anno pure 1752. quarto della fua fondazione ha pubblicato 1 erudita Accademia Ofimana , avvegnaché alla fo- la Storia Ecclefiaftica , ficcome è il lodevole iftitu- to d'efTa, riftretta fia. Anche queflo foglio non va lafciato . Servirà a far meglio conofcere, quale otti- mo gufto introdotto fia in quella Città per opera principalmente del Chiariamo fuo Vefcovo Monf. Compagnoni , e quali fieno i dotti Soc) di queir Accademia.

AN«

D' iTAt IA LlB. III. CAP. I. 705

ANNUS Q.UARTUS

Auxtmane Ecclejìafììca Academìa de geflis ab an- no ecc. ad Conci lium ufque N/canum dtfferent .

Menfc Januario.

Die vili. P. M. Alexand. Bandiera Od. Ser. v ling. Grac. in Sem. Prof. , de Statu Ecclefiac 3, ineunte Seculoiv. deque Concilio Uliberirano.

Die xv. Dominicus March. Pinus, de literis , ,, de quibus in Can. xxv. ivi 11. lxxxi. ejufdem 1, Concilii .

Die xxii. Camillus Florentius , de Sacerdoti- bus coronam portantibus , & Magiftratu Duurn- virum ad Can. lv. & lvi.

Die xxix. P. M. Dom. Leonus Ord. Serv. in h fem. Theol. , de mente canonum xxxiv.&xxxv. ,i lumina, & Vigilias prohibentium.

Menfe Februario.

Die v. Pafchalis Guidarallus Human. Jiter. in Semin. Aflìf. Prof., de perfecutione Diocletiani , & Maximiani .

Die xix. Dominicus Pannellus , de SS. Mar- tyrib. Auximatib. Sifinio, & Sociis.- Die xxvi. Didacus Foltranus ling. Graec. Prof., , de S. Marcellino Rom. Pontif.

Menfe Martio.

Die iv. Jofeph Sabbatinus Gram. Pra?cep. , de , Sac. Script. Traditoribus.

»

Die xi.

704 Storia Letteraria

Die xi. Anfovinus Bìafius , de Galeriorum Maximiani , & Maximini perfecutione .

,, Die xviii. Francifcus Comes Simonettus , de Maxentii, & Licinii perfecutione.

Die xxv. Furius Canonicus Sinibaldusj de SS. Marcello , ed Eufebio Rom. Pontif.

Menfe Aprili.

Die vili. Paulus Alph. Canonicus Rubeus Pro- Vie. Gen., de Cruce , quae Costantino Ma- 3j gno apparuit.

Die xv. Francifcus Florentius , de fchifmate Donatiftarum, ejufque Antefignano.

$, Die xxii. Ludovicus Giacconus, de moribus *< & erroribus Donatiftarum.

Die xxix. Camillus Taleonus , de Circumcel- ., lionibus.

ti

ìi

-

Menfe Majo .

Die vi. Auguftinus Francefconus, de Melchia

de Rom. Pontif.

Did xiii. Adrianus Gallus, de Conftantini

(ìis in Donatiftarum cauffa.

Die xxvi 1. Jofeph Canon- Theol. Lavinius , de Felicis Aptun., & Cacciliani Carth. Epif. cauf- fa, & purgatione.

Menfe Junio.

m Die in. Antonius Comes Gallus , de Conci- Ho Arelattnfi .

Die x. P. Cajctanus a Jefu Ord. Excalc. , de Plenario Concilio, cujus meminit S. Aug. lib. 2. de Bap. cap. p. num. 14.

Die xvii.

D1 Itali a Lib. xn« C ap< i. 70$

}, Die xvii. M. Antonius Taleonus in Setnin. j, Civil. Inlìit. Prof., de Concil. Ancyran., &Neo- j, caefarien.

Die xxiv. Hieronymus de Comitibus Abb. ,, Silveft., de Chorepifcopis ad Can. xin. Ancyran.

Menfe Julio .

Die x. Jo: Baptifta Taleonus , de Meletii Schif- )! mate.

Die xv. Hieronymus Florentius, de SS. Petro, & Achilia Epif. Alexand.

Die xxix. Joanncs Ronius Human. Lit. in 1, Sem. Prof. , de S. Alexandro Epif. Alexand.

Menfe Auguflo .

Die xii. Antonius Comes Guarnerius , de A- riigeftis ante Concilium Nicsenum.

Die xix. Jofephus Compagnonus , de Colluti Schifmate .

j, Die xxv 1. Philippus ex March. Pinis S. Lu- cix Reét., de S. Silveftro Rom. Pontif.

Menfe Septembri .

Die 11. Jofeph Canonicua Florentius j de Con- fantini geftis in Arianorum caufla.

Die ix. P.M. Philippus Gherardus Min. Conv. ,, Theol. Reg. , de Nicaeno Concilio.

,1 Die xvi. P. M. Francifcus Spina Min. Conv. ,, Theol. Reg. , de celebrioribus Epifcopis Nicsenis , corumque ordine, & confeflu.

Die xxxii. P. M. Jo: Maria Fabrus Min. Conv., de S. Nicolao Myrae Epif.

xy Men-

706 Storia Letteraria

Menfe Novembri.

9, Die xn. Peregrinus B-onius Eloquenti^ in Se- min. Prof., de Canonum Nicsenorum numero.

Die xix. Xyftus Valterius , de Subintrodu&is ,, Mulieribus , & Paphnutii hirtor. ad .Can. ni. ,, ejufd. Conc.

Die xxv. P. Francifcus Antonius Zacharia Soc. Jefu, de Can. iv. fenfu, & Metropolitanis.

Menfe Decembri.

Die in. P. Marcus a S. Frane. Ord. Excalc. , de Can. vi. intelligentia , Patriarchis, & Subur- bic. Ecclefiis.

Die ix. Jacobus Saracenus J. U. D. , de Hie- rofolymitano Epif. ad Canonem vii.

Die xvi. Petrus Paulus Compagnonus, de Dia- ,, coniflìs ad Canonem xix.

Sarebbe defiderabil cofa , che fimili differtaiioni fi (rampaffero fotto il nome Atla Acaàemia Rhe- gien/ìs , Aurimana ec Quanto onore ne tornerebbe all'Italia! Ma quefto buon efempio hannocelo a dare que' dottiflìmi Uomini , i quali compongono l'Accademie da N. S. Benedetto XIV. iftituite in Roma .

VI. Ma vegniamo a nuove Accademie fondate in Italia . E' ben dovere , che il primo luogo fi dia all'Accademia Ligujlica di Pittura, Scultura y ed Architettura Militare , e Civile eretta nella no- biliffima Città di Genova fotto la protezione de' SereniiTimi Collegi l'anno 1751. Alcuni ProferTori di Pittura, e di Scultura ivi ri iol Liti fi d'infieme adu- narli, onde attendere a viepiù perfezionare iteflì nella grand' arte del difegno , per alcuni meli pofe- ro con indefclTa aiTuluiù ad effetto il loro util pen-

fiero ,

D'Italia Lib. ih. C a p. i. 707

fiero, congregandoti nella fala volgarmente detta la loggia de Signori d'Oria . Ma da pedone del pub- blico bene amanti , delle quali abbonda quella Cit- ta, configliati a volere alla loro adunanza dare una miglior forma , e più durevole , vennero in delibe- razione d'iftituire un Accademia , nella quale non la Pittura , e la Scoltura averterò folamente luogo, ma ancora la Civile , e Militare Architettura. Pen- fìero veramente degno ; perciocché ove in quefte tre nobiliflìme fcienze , ed arti efercitinfi i Giovani Genoveft, quali alla patria , ed z\V Italia tutta glo- riofi , ed utili progreflì non debbonfi da felicirtìmi ingegni loro fperare ? Al qual difegno perciò ma- raviglia non è , che defler fubito generofa mano alcuni illuftri perfonaggi di quella Città , e maftì- mamente i Sereninomi Collegi, a quell'Accademia accordando l'alta lor protezione. Òr l'Accademia per l'invariabile fua condotta ha le fcguenti leggi ihbilite ,

I.

L'Accademia Liguftica di Pittura , Scultura, ed Architettura Civile, e Militare, farà fempre fot- to l'alto Patrocinio della GRAN VERGINE MADRE DI DIO MARIA ASSUNTA IN CIELO , ed avrà per Tuoi principali Avvocati SAN LUCA EVANGELISTA , e SANTA CATERINA DA GENOVA.

II,

La fteffa Accademia goderà Taugufta protezio- ne de' Sere ni (Ti mi Collegi , che per atto di regia ,, munificenza fi fono degnati di accordargliela con loro Clementiflìmo Decreto dei 28. Maggio dell' anno corrente 1751.

Yy 2 III.

708 Storia Letteraria III.

Gli Accademici faranno di due forti , cioè Ac- cademici di numero , ed Accademici d'onore . j, Gli Accademici di numero dovranno eflere tutti Profeflbri di Pittura , Scultura , ed Architettura » Militare , e Civile , ed il numero loro non po- j, tra mai eccedere i trentafei , cioè quello di dodi- » ci per ciafcheduna delle tre Profeffìoni . Accade- », mici d'onore faranno tutte quelle Perfone quali- io ficate per la nafcita , e che dimoftreranno a-* manti delle belle Arti , dalle quali è comporta f% quell'Accademia.

IV.

Eflendo necefTario , che ogni Corpo abbia un Capo, che lo governi, e che diriga le altre par- ti , che lo compongono, fi ftabilifce, che l'Ac- cademia abbia un Principe , il quale avrà tutte quelle prerogative, ed incumbenze, che fi diran- no in appreffb . Querto dovrà fempre efTere uno degli Accademici d'onore, e dovrà ertraerfi alla forte da un'Urna, entro la quale fìano podi i nomi di tutti gli Accademici . Chi farà (iato una volta eftratto, non farà riporto nell'Urna , non dopo, che quefta farà del tutto votata, ed al- lora di nuovo verranno i nomi di tutti gli Ac- cademici fopraddetti in erta riporti . Chiunque verrà ertratto per Principe nominerà fra gli Ac- cademici della rterta claffe un Vice- Principe , il quale faccia le fue veci , quando egli fia dalle pubbliche , o private occupazioni impedito dal ,, farle in perfona ; ed in tal calo il Vice-Princi- pc lvrà tutte le medefime prerogative , ed in-

cum*

D' Italia Lib. hi. Cap. i. 709

cumbenze , le quali fono ne' Capitoli feguenti al Principe attribuite.

V.

In oltre avrà l'Accademia i fuoi principali Uffiziali , i quali verranno Tempre fcelti dal nu- mero degli Accademici di numero . Quefti con- fideranno in tre Affeffori, un Segretario, un Sot- to Segretario , un Cuftode , ed un Sotto-Cuftode. Gli Affeffori dovranno effere di tutte tre le Pro- feflioni, dalle quali è comporta l'Accademia, di- modoché ogni Profeflìone vi abbia il Tuo proprio Affeffore L'elezione di ciafcheduno di eflì do- vrà fard ogni anno nel giorno 16. di Agoflo , nel quale fi raduneranno dal Principe feparata- mente le tre eia {fi degli Accademici di numero, e ciafeheduna claffe ( prefedendovi fempre il Prin- cipe ) eleggerà il fuo particolare Affeffore . Gli altri Uffiziali , cioè il Segretario, Sotto- Segreta- rio, Cuftode, e Sotto-Cufìode verranno eletti da tutti gli Accademici delle tre claffi uniti infie- me. Le elezioni fi faranno a voti fegreti prece- dendo la nomina de' Soggetti da porfi fotto la fperienza de' voti . Le Cariche in tal guifa con- ferite faranno tutte annuali.

VI.

Dal Principe , e dagli AfTeffori nuovamente eletti , fi detrineranno fubito fei Direttori dello Studio per l'anno proflìmo venturo , cioè due Direttori per la Pittura , due per la Scultura , uno per l'Architettura Militare , ed uno per l'Architettura Civile. In ciafeheduna Profetinone fi fceglieranno i Direttori dal Principe , e dall'

Yy 3 •, AC-

?io Storia Letteraria

i, A (Tenore della Profeflìone feparatamente , fenza

,i che un AtTeflbre abbia parte nella fcelta de'Sog-

getti , che non fono della fua Profeflìone . Cia-

ìì fchedun A Aie flore potrà effere in un tempo me-

,j defìrao anche Direttore.

VII.

Saranno prerogative particolari del Principe il ,, chiamare le adunanze, così di tutta l'Accademia unitamente , come di ciafcheduna parte di ella feparatamente ; Il prefedere ad ogni adunanza ; 9) il proporre in efla le materie da trattarfi ; l'ave- » re in ciafcheduna voto deliberativo ; il compor- re le differenze * che a cafo inforgeflero fra gli ,, Accademici ; il vegliare alla confervazione , e ,, luflro dell" Accademia ; ed il provvedere a tutto ,, ciò, che può contribuire al buon ordine di efla , ed alla comune utilità.

Vili.

Sarà incumbenza degli Afleflbri l'invigilare , ciafcheduno nella fua Profeflìone , che fiano ben diretti gli Studj j che fi offervino le Leggi dell' Accademia ; che non s'introducano abufi ; che non ammettano in qualità di (tudenti Perfone ,, indegne, o perturbatrici della quiete, che efige lo Audio ; il proccurare , che fi compongano al più predo le differenze, che nafcetfero fra quei della fua Profeflìone ; ed il vegliare all'avanzamento, ,, ciafcheduno della fua Profeflìone , ed al profìtto degli Studenti , ficcarne alla confervazione della buona armonìa, e del buon ordine in ogni cola

IX.

D'Italia Lib. hi. Cap. i. 711 IX.

Il Segretario , e Sotto-Segretario avranno la i, cura di tenere i Libri dell' Accademia ; di nora- re fedelmente , ed efattamente le cofe ad efla fpettanti; di fcrivere le occorrenti lettere; di te- nere il ruolo degli Accademici , e degli Studen- ti ; e di far tuttociò , che al Segretario di un'Ac- ,j cademia appartiene .

X.

Sarà a carico del Cuftode , e Sotto-Cuftode il ,, tener tutte le chiavi ; il cuftodire le cofe fpet- tanti all'Accademia i 1' avvifare in tempo , ac- ciocché fi facciano le provvifioni di carta , e di ogni altra cofa bifognevole ; e 1' aprire alle ore desinate la Sala , e le altre Camere deli' Acca- demia in ogni adunanza pel comodo degli Ac- cademici , e della Gioventù Hudiofa, che in eira1 fi vorrà concorrere per approfittarfi .

XI.

Spetterà a' Direttori il dirigere lo Studio , cioè a ciafcheduno di eili nella fua propria Profeffio- ne; l' ammaestrare i Giovani lìudenti ; l'arTegnare a quelli il foggetto , intorno al quale dovranno efercitarfi ; e 1* invigilare alla buona condotta di eflì per tuttociò, che rifguarda lo Studio.

XII.

Se occorrerà , che alcuno degli AflTeflbri , il ii Segretario , il Sotto-Segretario , il Cuftode , il 1, Sotto-Cuftode , o alcuno de' Direttori debba af~

Y y 4 kn~

712 Storia Letteraria

fentarfi , ancorché per pochi giorni , dalia Città , nominerà egli medefimo un Vicegerente della Jy (Uffa fua Profeflìone , il quale adempia alle fue veci, durante la fua aflenza . Dovrà però prima 3, di partire partecipare al Principe il Soggetto , che avrà foftituito in fuo luogo.

XIII.

Quando per morte di qualche Accademico , o per altro cafo, vacherà un porto nel numero de' trentafei Accademici , fi verrà all'elezione di un nuovo Soggetto per riempiere il porto vacante , ,, il quale verrà conferito a voti da tutto il Cor- dell'Accademia infieme , ed in numero lcgit- ,, timo radunata . Chiunque però afpirerà ad un ta- ,, le onore, dovrà prima di ogni altra cofa prefen- tare all'Accademia un'Opera della fua Profertìo- ne da fatta: Indi dovrà prefentare la fua irtan- za al Principe , ed all' AfTeflbre della fua Profef- fione per avere da eflì l'approvazione di poter concorrere al porto vacante.

XIV.

Qualfivoglia altra elezione , o deliberazione importante , e non eccettuata efpreflamente in querti Capitoli , e Leggi , dovrà fempre farfi da tutto il Corpo degli Accademici Profeflbri , con- gregati in legittimo numero . Il numero legitti- mo s'intenda fempre eflere quello de' due terzi di coloro , che fi ritroveranno in Genova nel tempo della chiamata . Ciafchcduna elezione , o propofizione dovrà riportare i due terzi de' voti 9y favorevoli de' Congregati , acciocché polla dirfi approvata.

XV.

D'Italia Lib. hi. Cap. i. 715 XV.

Le fedoni dello Studio fi terranno regolar- mente ogni giorno non feftivo , e principieranno per la Pittura , e Scultura nel giorno dodici di 3, Novembre , non farà fellivo , nel qual cafo 3, principieranno nel giorno a quello fufleguente . a, Profeguiranno fino al Sabato precedente alla Do- j, menica delle Palme inclufivamente ; e fi fofpen- 3, deranno da quel giorno per tutto il mefe di A- 3, prile : Ricominceranno nel giorno due di Mag» 5, gio, non (ara feftivo, come fopra fi è detto, e termineranno nel tredici di Agofìo , nel qual giorno terminerà Tanno dello Studio . Si vacherà però nel tempo di Carnovale, cioè dalla Domenica di Seffagefima fino al delle Ceneri inclufivamente. Dai dodici di Novembre fino al Sabato precedente alla Domenica delle Palme cominceranno le feflìoni dello Studio mezz' ora dopo tramontato il Sole ; ma dai due di Mag- gio fino ai tredici di Agofto principieranno alla levata del Sole.

XVI.

Per l' Architettura Militare , e Civile fi ter- ,, ranno le fefiìoni dello Studio negli fleffì giorni indicati nel precedente Capitolo . Avranno però 5, i Direttori la facoltà di mutarli, fecondo che tor- nera in comodo degli Studenti , e ad elfi adat- tandofi potranno fcegliere , e determinare per lo Studio quelle ore , che filmeranno le più a prò- pofito , però rendendo fempre di ogni delibera- zione confapevole il Principe dell'Accademia, e rAffeffore per la loro Profefiìone.

XVII.

714 Sto ri a Lettera ai a XVII.

Ma ficcome l'oggetto principale di quefV Ac«» cademia è quello di far fiorire nella noftra tan- to jllultre Patria le nobiliffìme , e belle Arti della Pittura, Scultura , ed Architettura Milita- re, e Civile , e di formare Soggetti capaci ben fervire la Serenirfima Repubblica, e la Cit- tà nelle occorrenze : Così alle adunanze dello Studio di efla fovraindicate , e che fi faranno dagli Accademici , fi ammetteranno in qualità di ftudenti tutti que' Giovani , che vorranno in- tervenirvi per approfittarli . Quefti non avranno a. fare la benché minima fpefaj ma faranno dall* Accademia provveduti gratis di Maeftri , carta,- lume, fuoco, modelli, utenfili , e di ogni altra cofa bifognevole per difegnare , e per approfit- tarfi nella Profeflione, che intraprenderanno. Do- i, vranno però i Giovani fuddetti fottoporfi alle fe> a guenti Leggi.

XVIII.

,, Chiunque bramerà di eflere ammeflb a fìudia*- j, re nelf Accademia dovrà farne in primo luogo l'iltanza al Principe, e dopo di eflb a quelSog- getto , che farà in quei tempo Afleflore per la profeflione , a cui vorrà il nuovo ftudente appli- carfi . Quando quefto fia di onorata condizione , vi fia cofa in contrario per ammetterlo , fi darà dal Principe l'ordine al Segretario dell' Àc- cademia , che feriva nel ruolo degli Studenti il n nuovo Candidato.

XIX.

D1 Italia Lib. ih. cap. i. 71$ XIX.

Chiunque farà ammetto a ftudiare in queft* i, Accademia dovrà intervenire regolarmente alle adunanze dello ftudio, e chi fcnza legittima fcu- fa mancherà fovente alle dette adunanze verrà licenziato , ed il fuo nome farà tolto dal ruolo degli Studenti ; il tutto a giudizio del Principe, e di quello , che fra gli AftefTori rapprefenterà }, la Profeffìone , alla quale era lo Studente aferitto-

XX.

,, Chiunque fbfie pubblicamente notato per uo. mo di cattivo coftume; chi cagionerà diflenfio- ni , e riffe, o recherà altri notabili difturbi alla quiete delle adunanze dello Studio , verrà pari- mente licenziato; il tutto a giudizio del Princi- pe , e dell' AfTeffore , a cui fpetta , come fi è detto nel precedente Capitolo.

XXI.

4, Chiunque ricuferà di oflervare le Leggi dell8 , Accademia, dopo che vi farà (lato ammetto in , qualità di Studente , verrà pure da effa licenzia- , to, Tempre a giudizio del Principe* e dell' Affef- , fore* come fopra fi è detto.

XXII.

Le controverfie accidentali , che per avventu- ra nafcefTero fra gli Studenti , verranno fubito compofte da i Direttori dello Audio, cioè da cia- fcheduno di cflì nella fua Profcfììone, ed al giù-

dizio

7i6

Storia Letteraria

dizio de' Direttori dovrà ciafeheduna delle Partì contendenti prontamente acquietarfi.

XXIII.

Acciocché fi confervi , ed accrefea negli Stu- denti il fervore nello Studio , e fi ecciti in effi pel mezzo di una lodevole emulazione fempre maggiore il defiderio di approfittarfi nella Profef- fione , che avranno intraprefa , fi ftabilifce , che in ciafehedun anno nel mefe di Agofto fi diftri- buifeano due Premj , cioè uno di prima , e Y al- tro di feconda claflfc i a due Studenti di ciafehe- 3, duna delle tre Profeffìoni , dalie quali è compo- fia l'Accademia . Otterranno il Premio coloro , che a giudizio degli Accademici della Profeflìo- ne , alla quale fono annoverati , avranno fatte le due migliori , e più belle Opere intorno al fog- getto , modello, o idea, che ne farà fiata loro da i Direttori dello Studio precedentemente af- 3, fegnata . Il giudizio di tali opere fi darà dagli Accademici a voti fegreti , ed alla prefenza del Principe .

XXIV.

Sarà in ogni tempo in facoltà dell'Accademia radunata in numero legittimo l'accrefcere, o va- riare nelle prefenti Leggi ciò, che al bene della i, Società ftudiofa, ed alle circodanze de' tempi me- glio fi giudicherà convenire , acciocché il tutto

nefea ad onore , e gloria di DIO OTTIMO

MASSIMO Datore di ogni bene , a vantaggio ,, dell'Inclita nofira Patria, e con profitto dell' in- gegnofiflìma Gioventù Genovefe , giuda le pre- 3, mure de i Promotori) e Fautori di quella utilif-

fima Accademia.

VII. An-

si

51

D'Italia Lib. iii^Cap. i. 717

VIF. Anche in Perugia è (lata eretta una nuo- va erudita Accademia . Erano già da molt' anni ceffate varie accademie in quella Città, quando al dotto P. D. Andrea Bina Benedettino venne in penfiero di progettare a varj fuoi amici la rinno- vazione d'una qualche letteraria adunanza, la qua- le a rifvegliare negli animi de' Perugini l'amor del- le fcienze fervir poteffe . Incontrò tal progetto la commune approvazione , ma non mancarono per frastornarlo alcune difficoltà , le quali aveano altre volte meffo a niente un fimi! dileguo da altri for- mato. Ma non fi perde d'animo il valorofo Bene- dettino , e coli' ajuto del nobile , e virtuofo Sig. Marchete Cammillo della Penna, e de* PP. Teofilo Dutremoul , e Melchiorre Gozze della Compagnia di Gesù, e d'altri fuoi amici s'adoperò in modo, che tutti fi vinfero i frapponi ortacoli . Perchè raduna- titi tutti quelli fi rtabilì d'irtituire un' Accademia , 1 nella quale a ciafcun lecito foffe d' efporre i lette- . rarj fuoi parti, e otto giorni appreffo nella Sala del Palazzo Eugenj diedefi all'Accademia cominciamen- to. Ragionò il P. Bina primo fra tutti full' utili- tà, che da una limile adunanza a Perugia farebbe venuta, recando eruditamente in mezzo 1' efempio di molte Città di Perugia men ragguardevoli , le quali per avere nel loro feno alcune dotte Accade- mie, rinomatiflìme fono , e piene di virtuofi uo- mini, e celebrati. Il qual ragionamento terminato furono a fegreti voti quattro eletti , perchè doveffe- ro le leggi comporre da offervarfi in quel ceto . Tra quefli eletto fu il mentovato Sig. Marcbefe della Penna , ed egli con molta faviezza dirtele al- cuni capitoli, che torto dagli altri tre approvati fu- rono . Dopo orto giorni altra adunanza fi fece , in cui ricevute furon da tutti le date leggi , e fecon- do effe fi trattò d' eleggere un annual Preftdentt.

fei

7i8 Storta Letteraria

fei Affeftori pur annui , ed un Segretario perpetuo , Scrutatore de' voti fu il Sig. Torelli Notajo Colle- giate della Città , e redo eletto a Prefidente il Sig". Marchefe fuddetto della Penna , e ad Afleflbri i Sigg. Conte Vincenzo Graziani , Conte Diamante Man- temellini , il Sig. Canonico Brace/chi , Dottor Nar- di, Marchefe Coppa Uditore di Rota, e il P. Ce- fari Abate Olivetano . Tutto i! ceto poi , ficcome convenevol cofa era, acclamò ìxì Segretario perpetuo il P. Bina, il quale $k>po avere per la fua mode- fìia refiftito a tale ben da lui meritato onore final- mente accettollo per ubbidire. Voleafi per l'jnnan- 2i far le feiTioni nella fuddetta hhEugenj, ma ef- fendo fiata l'Accademia a grand' onore invitata dal Magiftrato della Città a celebrarle nella fala del Pubblico, quivi ebbefi 1' adunanza a' 29. Dicembre coli' intervento de' Pubblici rapprefentanti, di Mon- fìgnor Carlo Gonzaga Governatore , e di Monf. Permani Vefcovo di Perugia , e di tutta la nobil- tà. In efla il Marchefe della Penna Prefidente con bel difeorfo ringraziò quel Magiftrato , che degna- to fi foffe di accordare alla nafeente Accademia protezione, e d'onorarla dello flemma, e del no* me ^ volendo che fi appellale Augujia ; e fi termi- nò l'applaudita funzione colla recita "di varj com- ponimenti. Dopo alcuni giorni fi decretò dal Ma- gi (irato , che per l'avvenire fi radunaffero'gli Ac- cademici nel luogo del Pubblico Palazzo, ove non ha molto tempo facevafi l'Accademia del Difegno\ e che quattro Accademici eletti dall'Accademia fo- pra in fendettero alla pubblica Biblioteca . Si fi a hi dunque da effa , che il Preludente prò tempore fia fempre uno di que' quattro fopraintendenti . Miglior prova non poteano di quefta dare i Signori Perù- gini della loro faviezza , e noi non fapremmo abbaftanza lodarli . Ora che dagli acri , e Veglia- ti

D'IT AL 1 A LlB. III. C AP. I. 719

ti ingegni loro dobbiamo grande accrefeimento fpe- rare alle feienze , ed alla gloria della nazione . Perciocché non é quefta già un Accademia di foli fonertanti, ma oltre a' poetici componimenti legge è dell'Accademia , che quantunque volte radunifi , fiavi alcuno , il quale reciti una differtazione o feientifìca , o Storica , ed ove quefti manchi, al Segretario tocchi fupplire . Il quale impegno per tute* altri farebbe certamente duro fuorichè pel P, Bina .

Vili. Non minori vantaggi fpera 1' Italia dalli nuova Accademia di Scienze fondata nel 1752. in Palermo. Il numero de' Socj è Affato a feffanta , e ogni dieci dovranno illuftrare una diverfa facoltà . La prima di quefte facoltà è la veturta Storia del- ia Sicilia cogli antichi monumenti di quel Regno : e a tal fatica fi darà principio coli' illuftrare la Sto- ria antica di Palermo , la quale fi darà alle Stampe de' rami di tutte le anticaglie Palermitane nobil- mente arrichita . La Storia facra , e la Liturgia Si- ciliana è la feconda facoltà; la terza il diritto pub- blico Siculo , e le civili Leggi del Regno; La quar- ta la Matematica ; La quinta la naturai Filofofìa Siciliana, e ciò , che ad effa appartiene , Bagni , Miniere , Pietre , e altre naturali produzioni del Regno. L'ultima la Poefia , e l'Eloquenza. Tanto caviamo da una lettera del Chiariflìmo , ed Uma- niffimo Sig. Principe di Torremuzza. Felici le bel- le arti, in tutti i Paefi fi penfafle in fomiglian- te modo!

CA-

720 Storia Letteraria CAPO II.

Applauft de Letterati , Mufei , Librerie , Stamperie , Controverse nate da Scritture private.

I. TNfelice è certamente la condizione degli Scien- X ziati uomini nella noftra Italia . Non v" è chi proteggali, chi favorifcali , chi nelle intraprefe loro gli ajuti . Le dediche de' Libri non altro ornai d'ordinario fruttano, che un tardo rammarico d'a- ver dette alcune bugie in commendazione dell' in- fenfibile Mecenate . A dir breve poffono i noftri Letterati col Satirico Ferrare/e dir tutti

apollo , tua mercè , tua mercè Santo Collegio delle Mufey io non mi trovo Tanto per voi , ch'i» poffa farmi un manto

Per giunta un fatai genio , che ci governa, ne di- vide in partiti,

Che '/ furor letterato a guerra mena

e libro non efee d'alcun conto, non ritrovamento fi pubblica , non fi comincia intraprefa , che non ifcateninfi fubito cento fieri morditori , a lacerare l'opere, e, eh* è più, 1' autore . E tutti foflero dell'umor noftro , e niuna prendendoli pena de' li- belli famofi, che 1' invidiofa rabbia detta, e divul- ga , col difprezzo faceflTero di fomiglianti viperei , ed abbominevoli fcrittaboli la fola vendetta , che a Criftiano ed oneiìo uomo è lecita , ed inlìeme la più (enfibile è per gli fgraziati loro divulgatori, farebbe ancor meno male . Ma trovanti affai di picciol cuore , che rodo come fanno alcu- no aver contro d'elfi fcritto , o libro , o foglio,

o pc-

IV Italia Lib. hi. C a p. tu 71*

& periodo s'amareggiano j fi difperano j ed abban-< donanfi d'animo j tali altri ài più fulfureo fangue lafciano fconfigliatamente da parte ogni lor bello iìudio, e contro a que' paz?i furiofi tengono die- tro, non badando , che pretto il comune delle af- fennate genti vengon con ciò fletto a perdere d' e- ftimazione, della quale peraltro fono cupidi, ed a lor nimici danno il gran piacere di confettarli per gli loro villani , e difonefti modi commofli , punti , feriti . Per la qual cofa miracolo quafi è , che in Italia trovinfi coltivatori delle per me- defime amabili Scienze , ma per quefte deplorando circoftanze ahi quanto odiofe divenute! Ecco il fo- Jo frutto, che a'dotti retta ancora a fperare in Ita- lia , gli onori di qualche letterario ceto , il quale con affociarfeli dia al mondo un chiaro fognale del- la fìima , in che li tiene ; e quetto frutto hanno alcuni noftri letterati ricolto in quefto tempo . Perciocché la Colonia Arcadica Forzata «Aretina ha per fuo compaOore ammefTo col nome di Timante il Sig. Dottor Lami , e 1' Accademia Augufta di Perugia ha acclamati per fuoi foc; gli Eminentitti- mi Querini , e Oddi , Monfig. Freniani , Monfig. Gonzaga, Monfig. Pajferi , i Signori Marchefe Sci- pione Maffei , Francefco Seguier , Conte Francefco Roncagli Parolini , Propoflo Cori , Giovanni Lami , i Padri Ruggiero Bofcovicb Gefuita , D. Gtannalber- to Colombo Profettbre di Padova , D. Pier Luigi Galletti Bibliotecario, ed Archivila della Badia Fio- rentina, ed altri, e per dignità , e per lettere illu- ttrittimi perfonaggi .

II. Per altro mezzi abbiamo in Italia moltiffi- mi per avanzarci nelle fcienze* Perciocché oltre le fcuole , e le letterate Accademie , delle quali fi é nell'antecedente capo parlato, abbiamo Mufei, Li- brerie , Stamperie in gran numero . Nella fola 57-

Z z alia

S to ri a Lettera ri a

alia in queft'anno dobbiamo più Mufei ricordare , o me(fi infieme di frefco , o certo di frefco arric- chiti. In Palermo due ven'ha uniti a fcelte, e co- piofe Librerie , uno nel Collegio nuovo de'Padri Gè* /aiti , e l'altro nel Monaftero di S. Martino de'PP. Benedettini , ricchi (fimi amendue di Statue , di bu- lli, di baflìrilievi , di vafi , di lucerne, di medaglie, e d'ogni altra maniera di Siciliane , e foraftiere an- tichità, e pure di cofe naturali , di matematici ilrumenti , e di macchine filofofiche . Ne hanno pur un nuovo formato i PP. Gefuiti di Mcjjina , il quale comincia ad efTere confiderevole. Due bel- li (Ti m i ne veggono anche in Catania nel Mona- ftero di S. Niccolo de' PP. Benedettini , i quali per je fcienze hanno fempre avuto ottimo gufto , e in cafa del Sig. Principe di Bifcarì . Finalmente una pregevol raccolta d' antichità trovafi in Tavormina preflb il Sig. Duca di S. Stefano . ,

III. Che diremo delle Librerie ? Ci giova in quelìo luogo dare a' dotti l'importante notizia, che il P. D. Pier Luigi Galletti dianzi rammemorato ha all' ordine il Catalogo de' copiofi Manofcritti della fua antica, ed illurtre Badia di Firenze . Sa- rebbe veramente defiderevol cofa , che quefto Ca- talogo non giaceffe inedito, come tanti altri lavori delio (ietto cruòìtìiVimo Benedettino, Perciocché quan- ti lumi ne trarrebbero i letterati per le loro ricer- che! Non fi creda , che il P. Montfaucon nel fuo Diario Italico ne abbia dato l' efatto Catalogo di que' Codici. Troppo ci manca ad averlo pieno, e per- fetto . Il P. Galletti divide il fuo in fei claffi . La prima Claffe contiene 38. Codici Greci Sacri ; la feconda 69. Greci profani, la terza 92. Latini Sa- cri ; la quarta 85. Latini profani ; la quinta 17. Italiani Sacri , e la fefta 40. Italiani profani . Il metodo, che ha tenuto l'autore nello (tendere il

fuo

D'Italia Lib. ih. Cap. h. 725^

fuo Catalogo è quefto .♦ Dopo di aver avvertito J'età del Codice, la fua grandezza, in qual forte di carta fia fcritto, e quello, che in generale contiene, parta a riportare fotto certi numeri i titoli delle cofe, che vi fi trovano, foggiungendo , ove Cam- pate fieno, e fpurie fieno reputate , o pur ge- nuine. Quando il Manofcritto varia in' cofe eflfen- ziali dallo ftampato, non lafcia d' oflervarlo , ficco- me pure di fedelmente riportare verfi , e pezzetti inediti, che fpeflb vi ha trovati fparfi . Degli opu- fculi inediti riferifce fempre un buon pezzo, perchè ferva di faggio. Per comodo poi de'Bibliotecarj di Badia , che gli fuccederanno, da una breve contez- za della vita dell'Autore fteffb , della prima edizio- ne, che ne è (tata fatta , e della migliore , che fi giudichi fino a noftri . Finalmente tal quali ri- porta le fottofcrizioni de' Calligrafi , e tutte quelle cofe, che trovanti notate nelle coperte, o in prin- cipio, o in fine del Codice, illustrandole particolar- mente, quando nomi contengono o d' antichi Mo- nafterj , o di Chiefe » o di perfonaggi , che abbian- lo poffeduto . A maggior distinzione tutto il greco, e quanto altro traferive prefo dal Codice, lo met- te in cinnabro.

IV. Paflìam' oltre , e ancora delle Stamperie di- ciamo alcuna cofa. Una n'è aperta in Livorno, al qual lodevol fatto molta ha avuta parte l'erudi- to Sig. Abate Giambattifia Zanobetti Fiorentino . Ella è già copiofiflìma d' ogni maniera di caratteri Greci , Romani, Italici , e Orientali , ed i Signori intereffati hanno giufia mira di farne in grandiflì- mo numero venire ancor d' Olanda. Comodo, e va- go è il luogo , ove porta è la Stamperia . Sopra i tre torchi fi leggono quefti tre motti, che il men- tovato Sig. Abate Zanobctti vi ha leggiadramente fatti mettere . 1. Vivimus ingenio , cetera monti Z z 2 erunt .

7 24 Stòria Letteraria

erunt . n. Nifi utile efl quod facimus , fluita efl gloria, ni. Florent bine Palladis artes . Si aprirà poi quella ftamperia un regolato commercio di li- bri co' Paefi oltramontani , co' libri foreftieri cam- biando quelli, che V Italia noflra mette a luce . Tra gli altri libri , che ivi (tanno Cotto il tor- chio, dobbiamo accennare la Tofcana illuflrata del Sig. Propofto Gori , e il Catalogo della celebràtiflì- ma Libreria Riccardiana cominciato già a ftampa- re in Firenze dal Sig. Dottor Lami. I configli del Chiariffimo Sig. Propofto Venuti , del Sig. Avvoca- to Baldaffironi , e del Sig. Gentili Dottore di Me- dicina poffono di molto contribuire a celebre ren- dere quefta ftamperia.

V. A terminar quefto capo , fecondo che nel tito- lo promeffo è, non reità che d' accennare una let- teraria contefa nata in Arezzo. Il P. Fra Fortuna- to Redi Minore Offervante compofe un Sonetto , il quale cominciava Libero t nacqui. Vi fuchi tacciò quefto principio di P eia giani fmo . Il Padre fi appel- lò a due Inquinatori , che aveanlo approvato, e fe- cero a lui per lettera l'anticritica, e 1' apologia di quel cominciamento . Allora il Redi (lampo il So- netto, la Critica, e le due lettere degl* Inquifitort in fua difefa. Altra perfona ha ancor dopo rinnuo- vata contro il Minore Offervante la critica; ed egli ha molto faviamente fatto a non rifpondere altro* Sarebbe (lata graziofa , che per un principio d'un Sonetto fi foffe in Tofcana meffo il mondo tanto a rumore , quanto lo è (Iato per lo Panegirico del Tadini in Cefena , ed in Ravenna. O grande ozio- sità , o molto finiftro concetto dell' altrui indiffe- renza a buttare il preziofo tempo vi vuole per di- fputare fui ferio, e a lungo di tali bazecole.

CA-

D'Italia Lib. hi. Cap. hi. 725 CAPO III.

Ritrovamenti in cofe fijicbe.

N'

da inferire in quefto capo, ficcome noflro coftume è di fare , daremo un pezzo di lettera , di Bologna fermaci , onde fperiamo, che po(Ta van- taggio, e onor grande venire alla noftra Nazione. Riguarda quefto un ritrovamento del Sig. Dottor Galli per agevolare fenza danno, o pericolo 1 più difficili parti . Eccolo . Nella noftra Italia le donne partorienti hanno per ufo di prevalerti del folo ajuto, e di fidarti alla fola perizia delle ,, levatrici. Ma quefte d'ordinario niente più fon- no di quello, che da altre lor pari hanno im- parato , o ancora da una mal intefa lor pratica. ,, Per lo che ne' parti laboriofiflìmi , e preterna- ,, turali, o non hanno le vere maniere di foccor- rere le partorienti , o ajutare volendole fanno graviflimi errori , e prendonfi gloria di tentare j, cofe di gran patimento, e di maggior pericolo, ed anche perdita o del feto , o della madre, o di amendue. In alcune Città poi , e molto più nelle Terre , e nelle Cartella le levatrici in fatti parti incapaci fi conofeono di dare ajuto alle partorienti , non hanno a chi ricorrere , non forfè a certi femplici Chirurghi , i quali , ,, come elleno fleffe , pochiflìmo fanno dell' arte , talché quelli fpefle volte ad altro non fervono , che a maggiormente rovinare le mifere parto-

nenti .

II. Ad iOruzione tanto delle levatrici , quan- to di quefti inetti Chirurghi il Signor Dottore 3, Giannantonio Galli Medico Chirurgo Bolognefe con incredibile fpefa , e fatica ha unita una co-

Zz 3 ,, piofa

yi6 Storia Letteraria

i> piofa fupellettile , colla quale fi pub tnaterial- m mente, ed ocularmente apprendere quanto con- viene fapere per utilmente efercitare l'ufizio di », levatrice. Trovanfi in quefta fupellettile da due- » cento tavole, alcune delle quali inoltrano la fi- n gura , la grandezza, la flruttura, la fituazione , »i e conneffione delle parti , che concorrono al par- n torire , altre indicano lo (iato , e le differenze », dell'utero gravido dal non gravido , anche fe- ì-, condo i diverfi tempi della gravidanza ', altre >, danno a vedere le mutazioni dello flato della n bocca dell' utero nelle gravide , e nelle parto- n rienti , e maflimamente fotto i dolori , che pre- cedono il parto, e nel formarfi delle acque. In j> altre vedefi il nafcere del feto naturalmente , e n l'ufcire in appretto le feconde ; In altre fi rap- n prefentano i pericolofi fuccefTì del parto riguar- di do principalmente alle flefle feconde . Oflervafi ?j in alcune il reftituirfi , che fa I1 utero al pri- j, miero fuo flato compiutofi il parto. Molte poi »» dimoflrano le fituazioni non naturali , che il fe- »» to può avere nell' utero , e le diverfe parti , » colle quali pub prefentarfi per nafcere . Nel ri- H manente delle tavole fono cfpreffi gli avveni- N menti più ftraordinarj del partorire . Tutte que- » rte tavole nel colorito , nella forma , nella mo- ,, le corrifpondono allo flato naturale; le fituazio- j, ni de' feti fono flate rendute dal vero , e fono flate rendute fenfibili al tatto , maflìme alla bocca dell' utero per facilitare l'efplorazione, e il difcernimento delle diverfe parti del feto alla fteflfa bocca prefentatc-

III. A quefle tavole è unita la ferie di quan- ti flromenti fono flati dagli antichi , e moderni inventati, e propofti per ajuto delle gravide non meno , che delle partorienti , e delle puerpere .

Avvi

ii

D' 1 T A t I A t I B. Ili. CAP. III. 72?

?, Avvi pure i! comodo di varie macchine rappfe-

4, .Tentanti l'utero gravido nel ventre , e nella pel- j, vi per introdurvi , e fituarvi in qualunque mo- do il feto, e per efeguire qualunque forta d* e- (trazioni, d'operazioni , e d' ajuti colla mano a

5, fola, o armata d'inftromenti . A prò de' ftudiofi fi trova pur anche efpreffb in difegno , quanto ,, di morbofo , e ftrano è flato ofTervato , e rìferi- ,, to intorno al parto da' migliori offervatori , e ,i maeftri dell' arte oftetricia . In ogni tempo il predetto profefTore non nega il comodo di abili- ,, tarfi , a chi voglia, a tale pratica. Due volte pe- ,, Tanno , cioè in primavera , e in autunno 5, nel corfo di tre mefi iofegna, e moftra in pro- pria cafa , ove ha tal fupellettile collocata , 3, quanto occorre fapere dell' arte d' oftetricare .

IV. Sin qui il paragrafo a noi venuto . Al che aggiugniamo , che avendo noi quefta (tef- fa fupellettile , e di tavole , e di macchine , e di (ìromenti veduta fiamo venuti in gran timo- re , non debbala un giorno perder V Italia. Fran- zefi , ed In e fi ', che l'hanno confiderata, rima- fi fono fuori di per la maraviglia . Tanto è {ingoiar cofa quefta, e rara, ed unica nel fuo ge- nere. Non farebbe gran fatto, che alcun d'e(Ti ri- tornando a' lor paefi mettefle a qualche perfonag- gio, o ancora Principe defiderio d'averla . Or la- feiam ciò, e diciamo un altra cofa. Povera Ita- lia/ In che fi perdono e Novelle, e Giornali, non parlano d'un lodevole magiftero in cofa di tanto rilievo. Tutto il mondo farebbe ormai pie* fio di tanto importante novella, fol che d' uom fo- reftiero fofTe quefto ritrovamento . Da qui a qual- che anno poi ufeira oltra monti , chi fpaccierallo per fuo , e allor l' Italia profonderà al plagia , io applaufi, e onori) come in altre cofe è avvenuto.

Zz 4 CA-

728 Storia Letteraria CAPO IV.

Scoperte d1 Antichità .

I. \ TAnnofi tutto giorno fuperbiffìmi pezzi della V più rimota antichità diffotterrando; ma Ja difgrazia vuole affai volte , che maflìmamente Te abbiano lettere , non fieno diligentemente trafmef- ij alla notizia degli antiquari . Un frefeo efempio ne abbiamo in due flatue di marmo di buon lavo* ro, le quali preffo alla terra di S. Benedetto nel/a pro- vincia dell' Aquila fono fiate ultimamente trovate, facendoti per ordine della Corte uno fcavo ( N. F. 1752. C. 171.)* Perciocché fcrivefi, che vi fi leg- gono quefte Iscrizioni ; in una

ANTONIA CLAVDI NERONIS

CESARIS

nell' altra

JA. LIVIVS I....VSCLAVDIA

Quefla feconda Ifcrizione non cammina : forfè dopo Livi us non farà un I , ma il principio della lettera D , e Drujus potrebbefi leggere Claudia : conveniva avvertire, v'erano veftigj di lettere , ec.

II. La celebre raccolta d' Ifcrizioni Greche , e Latine , che ha in Firenze la rioomarilfima Cafa Riccardi , ha avuto non ha molto il piccolo accre- feimento d'un curiofo fepolcral marmo venuto d' Al- fieri N. F. 1752. e. 304. In una Edicula^ che fopra J'architnve ha una mezza luna, vedefi in e(fa una Fanciuliina di Palla , e di Stola veftita, e calzata , la quale (la in piedi diritta . Colla delira diftefa , e

pen-

D'Italia Iib. hi. Cap. iv. 729

pendente tien ella un grappo d'uva , ha la finiftra portata al petto con entrovi un globo, che potrebb' eflere un pomo. Un tronco di palma dalle dietro , parte del quale fotto è a' fuoi piedi , parte fopra il capo. Di quefìi fìmboli penfa affai bene il Fioren- tino Novellijìaj reputandoli allufivi al meftiere di Giardiniere , o agricoltore, che facefTe il padre della Fanciulla . Quadratala chiamavafi cortei , ficcome appar dalla Ilcrizione

QVADRATILLA VICTORIS FI

LIA. VIXIT. ANNIS UH. H. S. E. S. E.

Le ultime figle fono difficili ad ifpiegare, for- fè qui pure nel marmo dopo l' ultima lettera non flavi , come fofpetto , alcun veftigio delle figle T. L. ora mancanti , onde il fenfo fia Heic fifa efi : fit et terra levis . Nelle Ifcrizioni Africane s ufano fpeflb le figle H. S. E., cioè heic fitus efl, come può vederfi nelle Ifcrizioni di Tunifi appref- fo il Chiariamo Sig. Marchefe Maffei (Muf. Ve- ron. pag. cccclxi. ) . Così in una di Q^/Senzio Marciano pio fi legge ( pagg. cccclsvi.J H. S. E. O. T. B. Q. che io fpiego bic fitus ejì , offa tua bene quiefeant .

II. Nel Territorio di Calvenzano fui Cremonefe fi è fatta qualche feoperta , che merita d'effere ricordata. Il primo Sabbato d' Agofto del 175 1. [fi fparfe in Calvenzano voce , che una famiglia di certi Contadini avefle in un fuo fondo al confine verfo Vallate trovato un teforo. Il fatto fu , che un di loro adoperando a buoni colpi un palo di ferro per piantar certo legno in quel terreno fentì gran refiftenza alla punta, e infieme un certo fuo- no indicante cavità. Perchè fperando di trovare un

tefo-

j^o Storia Letteraria

teforo , fi fece egli con altri a cavar terra , e cir- ca ad un braccio di fondo ritrovottì Una fchiena d'una volta, la quale con pali , e mazze rota , entro calaronfi alcuni . Eravi una cella , ficcome defcrivela in una memoria il Paroco del luogo f il qual la vide , di lunghezza da fera a mattina dieci de' fuoi piedi , di latitudine da mezzo giorno a tramontana fette piedi col fuolo ben unito , e lifeio di certi mattoni quadri giudi alla larghezza d'un braccio grottezza di tre once ; le quattro fpalle della cella fono fimilmente di mattoni, ma meno grotti , e figurati in lungo ; la volta fi è della {tetta materia, tirata a vela giuda, fina, e ben connefTa , e dalla fommita al fondo della cella vi farà la mifura di cinque braccia. Segue a fcri- vere l'accennato Paroco. ,, Io volli vederla, perchè mi figurava pure d'incontrarvi alcuna lapide, o qualche mattone con cifre , figura , o lettere i ma non ifeoprii cofa alcuna. Avvertendo ettervi un gran rimbombo ad ogni patto , che vi fi fa- ceva dentro, feci cavare un buon terzo del pa- 9, vimento, e (coprir fondo quafi di un braccio , e mezzo, ma non fu ritrovata, che pura ghia- »! ja, onde conchiufi, dover ettere la fola ripercuf- fione della volta , che cagionaflfe quel fuono . V'era in un angolo un picciol mucchio di ter- ra fracida con cinque o fei pezzetti d'otta, ed" un maggiore, che quafi potevafi accertare ettere di braccio d'uomo. Il retto era gii trafporrato da' contadini , ci vidi a cafa loro la (letta (era ; ,, confilteva tutto in fei fottocoppe grandi alla lar- ghezza delle antiche con piede fitto a campana di ,, terra di maiolica grotte, e coperte di una vernice ,, fcrrugginea ter(a all'ufo di vetro , ed affatto fà- ,, na ,• fei altre minori d' egual materia, e figura; e ,, fei coppette limili > quafi a guifa di un fervido

il

D'Italia Lib. ih. Cap. iv. 731

per caffé: domandando, come erano fiate trovate difpofte , mi dittero, le fei grandi a lungo nel fianco verfo fera, con {opravi a ciafcheduna l'altra minore , ed in cima di quefte le coppette . Di quefti bacili alcuni ne ruppero i paefani, tre , o quattro fono venuti alle mani di diverfi, e due, o tre, penfo, fiano ancora pretto i medefimi. Vi erano da trenta, o trentacinque Abbiette ritrovate colà fparfe per terra di varie mifure, ma tutte di rame , le quali erano da' paefani già ridotte in mille pezzi , penfo , per avidità di esaminarne la materia ; una fola , che fchivò la difgrazia , l'eb- bi io fana ed intera, che l'ho lafciata in Milano ad un mio buon Padrone . Quefte non erano al- tro , che un filo grofletto di rame rivolto nel mezzo con un gruppo , come un cordone di , S. Francefco , l'una efiremità rimaneva dritta , , lifcia ed acuta , e per cagione del gruppo v' era 1 elafticità; l'altra lavorata con qualche tiro di li- , ma, finiva con una laftrina lottile rivoltata un , poco, e traforata in mezzo con un buco quafi pi- , ramidale di figura , le quali unite porgevano una , figura femiovale quafi efatta: a chiuderle la pun- , ta della prima efiremità fi adattava giuda nella , rivolta della latrina dell' altra , dovendoli però , sforzare le due parti per cagione dell'elaterio. Vi- , di ancora due pentolette di terra cotta di capaci- , meno di un boccale con un fedimento nel fondo , duro , e gialliccio quafi deposizione di bitume , fquagliato ed arfo. V'era, mi dittero , appoggia- , ta ad un angolo, anche un Olla, che è fiata ven- , duta per un Filippo , fimilmente di terra di majo- , lica attai grande, e capace di tre fecchj dei nottri ; , quefta aveva il fondo a figura efattamente del li- , mone, all' insù fi andava firingendo fulla medefi- , ma idea, poi fi fporgeva per mezzo braccio di

collo

732 Storia Letteraria

collo, per cui non farebbe però entrata una ma- >, no, con due orecchie a fianco , che attaccavano con un gerolifico dal labbro fino alla pancia più colma di ella . Non rendeva al di dentro alcun* ), odore netta e terfa, e tutta nell'intorno invetria- ,, ta. Sonovi (late ancor ritrovate quattro medaglie .. Sin qui il Paroco .

IV. S. M. il Re delle due Sicilie per lo gene- rofo impegno del pubblico bene fa in Palermo a proprie fpefe coftruire una nuova magnifica fabbri- ca a mantenimento , ed alloggio di tutti i poveri di quel Regno . Gittandofi dunque fuori della por- ta nuova i fondamenti di quefto edifìzio è fiato un gran campo fcoperto d' antichi fepolcri nella viva pietra cavati. Son eflì talmente difpofti , che a ciafcuno fi fcende per una fcala , e un atrio fi trova con molte camerette , nelle quali fono urne per lo più di pietra , e anche di terra cotta piene di ceneri, e a" offa. Qua e in quelle ca- merette, e attorno l'urne vedefi fparfa quantità di Jagrimatorj, di lucerne, e altro vafellame di cre- ta , ancor con figure . Particolar menzione vuol farfi d'uno di quefti Sepolcri , nel quale oltre a' mentovati vafi fi è ritrovato un elmo, uno feudo, ed una lancia. Fatte fi fopra tali feoperte da alcuni eruditi Palermitani le debite rifleffioni per indaga- re il tempo , a che fi poffano i detti Sepolcri ri- ferire, fentiamo, che abbiano ftabilito, appartenere erti a que' tempi , ne' quali la Città di Palermo era da' Fenicj, e da' Cartapmeji abitata. Al qua! fentimento ha molto pefo aggiunto refferfi ivi me- defimo difeoperti vafi figurati a pittura con gero- glifici Egiziani, affai medaglie Puniche , e non pochi Idoletti à' Ifidc >ti Anubi te. Ci giova fperare, che quei dotti Antiquari ce ne daranno una più minuta de- fcrizione colle loro erudite effervazioni ; e fc le no-

firc

D'Italia Lib. hi. Cap. v. 733

ftre irtanze poffon fervir loro d'incitamento a farlo, ne li preghiamo ancora. Ma di tai cofe bafti.

CAPO V.

Elog) di Letterati defunti.

I. X T On pochi Vefcovi della noftra Italia in inez- ia zo alle incefTanti cure d'iftruire eolla dot- trina il loro Gregge particolare fanno trovare al- cun poco di tempo per 1' irruzione univerfale de- gli (rranieri ancora, per mezzo di dotti libri . Di quefti uno è flato Monfignor Pier' Antonio Corfi- gnani , mancato di vivere 1' anno paflato con fom- tno difpiacere de' fuoi diocefani . Nacque egli in Celano Dioccfi di Mar/i in Abruzzo il 15. di Maggio dell'anno 1686. , ed effendofi di buon ora applicato agli ftudj, di buon ora ancora, non con- tando che 22. anni , cominciò a (lampare libri in Roma , nella qual Città foggiornava . Ebbe a pre- mio de' fuoi ftudj il Vefcovado di Venofa , dal qua- le 1' anno 1738. pafsò a quello di Sulmona . Fu efemplar Vefcovo , e quanto alla dottrina s' appar- tiene, fu Uomo di molta, e varia erudizione, ma a dirla, come la fi dee dire, di non finiflìmo cri- terio. Morì il 17. Ottobre 1751. Le opere, che abbiamo da lui, fon le feguenti.

Avvertimenti Politici per un giovane , che defidera efercitarfi ne' governi . Roma per Gior- gio Placco 1708. De viribus illuftribus Marfo- rum liber fingularis , cui etiam Sancìorum , ac Venerabiliorum Vita? , nèc non Marficanae In- fcriptiones accefferunt . Roma: typis Antonii de Rubeis 171 2. 4. Vegga/i di que/T opera il Giornale de' Letterati d'Italia. T. XIII. artic. xi.

De Aniene , ac vise Valeria: fontibus Synopti*

ca

734 Storia Letteraria

ca enarratio, cui Sambuci monumenta, nec non proximorum locorum Infcriptiones quaedam accef- fere. Romae 1718. apud Antonium de Rubeis . Ne parlano con lode il mentovato Giornale d' Italia T. XXXI. p. 449- » e gli Atti di Lipfia nel Tomo VII. de' fupplementi p. 514. Se aveflìmo quefto li- bro , dalla prefazione , che v' ha premetta il Sig. Mattia Paffrath Canonico della Real Bafilica di S. Maria d' Aquifgrana, ne avremmo più cofe trat- te a commendazione del degniflìmo Autore.

Reggia Maflìcana, ovvero Memorie Topografi- eo-ftoriche di varie Colonie, e Città antiche , e moderne della provincia de' Marfi , e di Valeria comprefa nel Vetufto Lazio , e negli Abruzzi , colla defcrizione delle loro Chiefe ec. Napoli 1738. predo il Parrino . Tomi 2. 4.

Afta SS. Martyrum Simplicio , Conftantii , & Vi&oriani , quorum Reliquia? Celani apud Mar- fas antiqua veneratione coluntur, vindicata. Ac- cedunt ordo Divinorum Officiorum Ecclefise Mar- forum, & aliquorum Sancìorum memorix . Ro- mx anno Jubilei 1750. Ne accennammo al- cuna cofa nel III. Volume della Storia (p.403.)«

II Novellila Veneto ha tefluto al morto Vefco- vo Sulmonenfe un breve elogio , e per maggior bre- vità ha tralafciato queuV ultima opera del Prelato (N. 1752. p.48.).

II. Italia tutta , e et 'afeun altra parte

Anco oltra C Alpe , ove la lingua no/ira Talor s intende ( A Coftanzo f. 64.)

Piena è della gloria dell' Abate Antommaria Salvi- ne morto fino nel 1729. Abbiamo il 29. di No- vembre perduto il Sig. Canonico Salvino Salvini fup Fratcl minore , Uomo cfTo pure di grandiffima ri-

pu-

* D'Italia L i b. ih. Cap. v. 735

putazione tra' dotti. Nato era egli nel 1668. a' 19. di Febbraio da' Nobili Signori Andrea Salvini , ed Eleonora del Dna , da' quali ebbe una Criftiana edu- cazione . Ma dal Fratello Antonmaria ebbe fortu- nato mezzo d' imparare le lettere umane , e la buona erudizione . Largo frutto de' fuoi ftudj fu andar molto innanzi nell'arte Oratoria, e nella To- fcana Poefia , perchè onori ebbe dalle più illufori Accademie , ficcome vedremo . Ma (iccome di T. Pomponio Attico Tappiamo da Cornelio Nipote , che principal fuo Audio fu quello della Romana Storia, e delle genealogie delle Famiglie Romane ; così il noftro Salvino con particolar cura fi volfe ad iftu- diare le antichità di Firenze fua patria , e quelle maflìmamente , che la Storia Letteraria , e le ge- nealogie di quella illuftriffìma Citta riguardano più. dapprefTb . Fu in feguito eletto a Canonico della Metropolitana Chiefa Fiorentina. Nella qual digni- tà pervenne all' ottantefimo quarto anno dell' età fua. Ma l'anno 1751. fu l'eftremo del viver fuo- Erafi egli per una caduta difgraziatamente rotta una cofeia ; perchè corretto fu a lunga dimora di più mefi in cafa per rifanare . E rifanò veramen- te ; ma volendo poi per godere i frutti della gua- rigione ufeir di cafa , comprefo fu da mortai feb- bre , e catarro fui petto , che cel tolfe di vita . Fu il Canonico Salvino d' ottimi , e piacevoli co- turni , ed a benificar tutti inchinato , e maflìma- mcnte i dotti uomini, agli ftudj de' quali volentie- i cooperava . Baderà folo accennare il Chiarifs. Mg. Apoflolo Zeno , dalle cui lettere poflume ori ìampate appar manifefto , quanti lumi , ed ajuti ■gli riceveffe dal Canonico Salviniy e per lo Gior- gie de' Letterati d' Italia , e per le fue differtazio- ii Vociane, III. Fu in molte Accademie aggregato il noftro

Sai-

736" Storia Letteraria

Salvino , a quella degli Arcadi di Roma col nome di Criffeno Elijfoneo , e a quelle della Crufca , e degli Apatijli di Firenze , alla Società Colombaria Fiorentina , e a\Y Accademia Fiorentina , della quale avealo il Granduca G/Vz» Gaflone dichiarato Confole perpetuo , comechè poi reputafTe egli (ietto per lo fuo meglio dimetter quefta carica , quindi ritorna-* ta ad eflere, ficcome era dianzi, annual Magistra- to . Anzi nel 1745. fu Arciconfolo dell' Accademia della Crufca , alla quale tra gli altri afcritfe allora due fommi Uomini il Sig. Cardinal Querini , e il Sig. Propofto Muratori . Indirizzarono a lui libri più d'un Letterato: così l'amiciflìmo fuo Sig. Pro- pongo Gori gli dedicò Demetrio Falerco dell' Elocu- zione , e '1 mentovato Sig. Cardinale Querini indi- rizzogii una decade delle fue erudittiffime lettere Italiane . Ma i maggiori onori ebbe il Canonico Salvini dopo Tua morte dall'Accademia Fiorentina. Si radunò ella il 15. di Marzo del 175*. per": celebrarne le lodi j e in quefta occafione furono molti latini , e tofeani Poetici componimenti in onor fuo recitati , tra' quali ricordanza vuol farli della funerale orazione dettagli dal Sig. Bindo Fé* ruzzi. II Sig. Conte di Richecourt colla fua prefen- za refe alla memoria del defunto più fegnalata que« fta per ftefTa orrevol funzione . Ma il Confola dell' Accademia , che era il Sig. Abate Gianlorenza de' Nobili Patrizio Fiorentino pago non fu di quefta dimoftrazione di ftima , e d'amore verlo il Nottro Canonico . Fece agli Accademici diftribuir molte medaglie gettate in onore del defunto Salvini . Nel diritto d' effe è il bufio del medefimo con queftì I feri /ione: Salvinus Salvini . Canon. Floren. A. S. MDCCL1I. ; nel rovefeio vedelì l'imprefa dell'Ac- cademia colla leggenda tratta da Dante : Perchè onore , e fama gli fuccedi , e innoltrc il libro de

D'Italia Lib. ih. Capv v. j$j

Faftì Consolari , del quale or ora diremo, per eter- no ftgnale della rieonofeenza , che ne ha quell' it- Jultre Accademia . Quefta medaglia è la feconda , ia quale fia liata in onore del Salvint gettata. Ol- tre a tutto ciò avea 1' Accademia previamente de- cretato , che nel luogo della Tua adunanza a per- petua memoria fi collocato il ritratto del noftro Canonico tra gli altri ritratti d' uomini per lette- ratura Chiariflìmi •, onde per la detta funzione er» già pofto con folto quelìa Ifcrizione .

Salvino Salvinio

Canonico Fiorentino

Pajlorum fuorum Confulariuni

Scriptori Eruditijjimo

Sacra Academia Fiorentina

Decreta ejus Imagine

Heic in perpetuum fpeSianda

Ob egregia merita

Jufta Littcraria perfolvit .

IV. Tempo è , che dell' opere di lui ragiortia* mo. La precipua opera fua quella fu, che nel 1717* diede a luce in Firenze , intitolata Fafli Conso- lari delV Accademia Fiorentina , ma egli non 1' ha terminata. Nella Biblioteca Italica (T. VI. p.250.) Ci dice, che fono quattro tomi in quarto. Noi non fappiamo , che ne fia ufeito altro , che un Tomo. Nel 1738. ftampò V Orazione in morte di Gian Ga- Jlone gran Duca di Tofcana recitata da lui nell' Accademia della Crufca . Il Sig. Apojìolo Zeno a lui fcrivendo il 8. Novembre di queir anno in- torno a quefta orazione così s' efprime (Lett. T. 3. p. 1 9g. ) : Con effa ella ba ottimamente corri fpojto alla dignità de W argomento y e alV efpett azione di chi l ba afcoltata , e cby io ne aveva vantaggiofamente

A a a /òr-

73S Storia Letteraria

formata. Il Sig. Propoflo Gori Tanno 1750. a' Com- ponimenti Poetici Tofcani del celebre Conte Cafa- regio unì quelli del noftro Salvino , ne' quali

Si vede quanto ingegno , ed arte vale ( Coji. fon. 1 07. )

e colle fìampe divulgolli in Firenze ; di che noi altrove abbiamo parlato . Quefte fon l'opere di mag- gior corpo , che abbiamo del Salvini . Eccone al- tre di minor mole , ma piene di letteraria erudi- zione . I. Vita di Francefco Re di Aretino nel Tomo I. delle Vite degli Arcadi. Roma 1708. II, Vita del Conte Lorenzo Magalotti inferita nel Tomo XIII. del Giornale de Letterati d' Italia . Ili, Vita di Laza- ro Benedetto Miglìorucci nel Tomo XXXVJI. del- lo fi elfo Giornale . IV. Vita del Canonico Vincen- zio Duranti di S. Croce nella Parte I. dell' Odepo- rico dell' eruditiflìmo Sig. Lami . V. Vita del Ca- nonico Leonardo Dati , nella edizione delle Lette- re del Dati . Firenze 1743. VI. Vita di Monfig. Lodovico Martelli Vefcovo di Chiufi nel Tomo XIII. de' SigiUi del Celebre Sig. Manni . 1743. VII. Vita di Mejfer Gentile Buondelmonti Canonico Fiorentino data fuori dal mentovato Sig. Manni nel Tomo XIV. affiglili lo fletto anno 1743. Vili. Vi- ta di Jacopo Mannelli Canonico Fiorentino pubblicata dal detto Sig. Manni nel Tomo XV. de' Sigilli . 1744. IX. Vita del Cardinal Jacopo Lanfredini dal dottor Lami compendiata , e metta in latino nel Tomo fecondo Memorabilium Italorum Eruditorum . X. Pre- fazione al Volume IH. de' difcorfi a" Anton Maria Salvtni , che nel 1733. dedicò al fuo grand' Amico il Canonico Marcantonio de Mozzi . XI. Prefazione erudita alla verfione degl' Inni di Prudenzio , che fece il Mozzi, e che dopo fua morte fi flampò in Milano .

V. 01-

D' ITALIA Li B. III. C A V. V. 7}9

V. Oltre a quefti libri gib. pubblicati lafciò il Salvini inedite in mano del Tuo Capitolo la grand* opera delle Memorie de Canonici Fiorentini . Se il Povero Sig. Apoftolo Zeno vivefle , non lafcerebb' egli, cred'io, alcuna maniera d'uffizio, onde otte- nere , che afpettata , e degna opera , la quale tanto coftò al fuò autore, vedette luce . Molte- al- tre opere lafciò imperfette tra' fuoi manofcritti paf- fati per fua volontà alla celebre libreria del Sig. Carlo Tommafo Strozzi . Tra quefte fi nomina la vita dell' Abate Antommaria Salvini , della quale parla il Novelli fta Fiorentino ( 175 1. e. 803. ) . Da una lettera del Sig. Apoftolo Zeno ( Lett. T. III. p.207. ) impariamo , che egli in efla mirava princi- palmente a difenderlo dalle oppofizioni , che ingiu- {tamente, e dirò anche ingratamente, aveagli fatte Monf. Fontanini nel libro dell' eloquenza Italiana . Anzi da altra lettera dello Zeno (ivi p. 201.) rac- cogliefi , che fopra quefto alla memoria di tanti galantuomini, e letterati Italiani ingiuitiffimo Libro aveagli il Salvini mandate alcune favi e , e dotte fttc ojjervazwni . Fino dal 1705. pensò il Salvini a fare una; ftoria degli Scrittori Fiorentini , come appare da una lettera del citato Sig. Apoftolo (T. I. p. 402. ); ma fembra a ciò , che leggefi in altra lettera del medefimo Zeno ( ivi p. 406.), che il Salvini voleffe farla affai femplice , e riftretta . Perchè forfè am- pliò la fua idea, quando nel 1716. la fece annun- ziare nel Giornale àe Letterati & Italia (T.XXVI.). Ma quando ufcì il libro del P. Giulio Negri Gefuita Ferrare/e, opera a vero dire in molte parti difetto- fa (e ciò a cagione principalmente dell'efferfi l'Au- tore troppo fidato della memoria , e degli fcarta- facci del Magliabechi , e poi anche per la fomma negligenza dello Stampatore , e finalmente per la morte dell' Autore , il quale non ebbe tempo

A a a 2 rian-

74Q Storia Letteraria

riandarla , e di condurla a perfezione) , ma pure in quefto genere la migliore , che abbiano finora i Fiorentini ; il Noftro Canonico fi mife ad ammen- darla, e ad ampliarla nel margine . ti Sig. Propo- sto Gori , a cui Tentiamo, che quefto preziofo libro fia pervenuto , cofa farebbe ben degna del fuo amo- re al Sig. Canonico, alla patria, ed alla Repubblica letteraria , quefte dotte ofliervazioni ftampaiTe , o che meglio ancora farebbe , riiìampaffe , il Negri con quelle annotazioni. Scritti ha pure lafciari il Sal- vini, che riguardano la continuazione de' fuoi Fa/li Consolari . Pare da una lettera dello Zeno ( T. 2. p. ji.), ch'egli nel 1719. penfaffe a pubLlicare l'ine- dito Contento del Boccaccio fopra alcuni canti del Dante , che Lorenzo Ciccar clli poi mife alle {lam- pe. Anche a (lampare la Cronaca di Dino Campa* gni ebbe il Noftro Canonico le mire volte (co- si e' infegnano due lettere dello fteflb Zeno T. 2. p. 23. e 71.) ) e fopra vi avea fatte molte annotazio- ni , ficcome il medefimo Zeno e' inlinua in alcun* altre fuc lettere (T. 1. p.424. ) . Vegganfi del S al- vini le Novelle Fiorentine, quelle di Venezia , e la prefazione del Gori al libro dell' Elocuzione di De- metrio Falereo . Ne afpettiamo una copiosa vita da valorofa penna nel Tomo n< delle memorie della Società Colombaria , il quale vicino è ad ufeire de' torchi di Livorno . Altri morti non abbiamo per

2uefto tomo da commendare : ben più con nollro olore nel tomo feguepte ne avremo.

A P-

741

APPENDICE L

D' opufcoli a noi mandati

I.

LETTERA

dir autore della Storia Letteraria *

PArlando voi nel fecondo tomo della voftra Sto- ria letteraria ( p. 125. ) della Difefa del DottoreGio- vanni Bene/eia Livornefe , Medico Tifico , dalla e en fura fattagli daW Eccel. Sig. Dottor Giovanlorcnzo ora- ziani promettefte, che in cafo di replica per parte del Sig. Dottor Graziarli Pavrefte con quella mede- fima indifferenza, che avete praticata per la detta Difefa , metta nella voftra Storia . Era venuta la palla al balzo. Certo Saltabuficcbìo Speziale in Pe- fargada avea ftefa una lettera Apologetica del Gra- ziani y che dovea dedicata alle glorìofe ricordanze di Macaone comparire in Cadefbarne V anno dell' era voi'

fare 175 1. dalla Stamperia d' Arafchid Tett incoi uff 'tampator pubblico alt infegna della Zucca . Ma il mal anno ha fatto, che la cofa fiafi rifaputa, e cer- ti , che non aveano gu(to , che quella letterina di mufehio venifle fuori , fi fono adoprati tanto colle mani, e co' piedi , che il povero Saltabuficchto non ha potuto aver la confolazione di veder la fua let- tera (rampata ! Or giacché voi vi fìete dichiarato , che gradite , che mandinvifi degli opufcoletti , ec- covene uno , cioè un breve compendio di queffa sfortunata lettera apologetica . Non dovrefte aver difficoltà d'accettarlo, porta la voftra decantata in- differenza per l' una o per P altra parte di queT Si- gnori Dottori difputanti .

A a a 3 Dun-

74* Storia Letteraria

Dunque il Sig. Saltabuficcbio Speziale , che non è poi affatto una zucca , anzi fa leggere le ricette fcritte col carattere più ftrabiliato del mondo , e quafi quafi potrebbe pretendere di fare un giorno il medico, almeno nel fuo paefe , come è accaduto d'altri cotali della fua sfera, quello Signore Spezia- le , io dico , nella fua lettera fi protetta , che colla direzione d'un affemblea di Medici , e d'Uomini dotti gli è venuto in capo di difendere il Sig. Dot- tor Graziani , fuo buon amico, e crede d'aver tan- to in mano da far vedere , che il Sig. Dottor Be- nefcia non opero colla folita fua prudenza giudican- do la malattia d'una perfona ragguardevole, alla prima vifita, fenza le necefiarie notizie del Medi- co , che per più giorni ne aveva la cura , un prin- cipio di vera infiammazione di Polmoni, quando al- tro non era, che una, febbre della natura delle in- termittenti ; e ciò provafi con la fìefla confeffione dell'infermo (rampata nella Difefa del Benefcia, che dice in quefti termini : Ed in tal giorno mi alzai dal letto, e così feci il giorno feguente . E veramen- te nelle infiammazioni di polmone dimoftra il noftro fpeziale non darfi ne ore, ne giorni d'intermittenza in iftato di potei fi uno alzare dal letto; dal che evi- dentemente ne fegue la febbre edere fiata intermit- tente, come pretendeva il Dottor Graziani con tut- to il fondamento.

Il Benefcia dice effere fiato il male dell' infermo un mate Patoqnomonico, ed in quefta lettera fi leg- ge, che la parola Patognomonico è un aggettivo, che per flelfo niente lignifica fenza il proprio follan- ti vo, che è Segno, e non male', onde fi dice fegno Patugnomonico, ciuè individuo , proprio , particola- re, efTenziale , univoco , inkparabile d'una malat- tia : onde quello male Patnpnowonico non ha ligni- ficato. Nella fua Ibmpa alTerilce il Benefcia, non

pò-

D' Italia Lib. ih. Cap. v. 74^

poterfi dare la febbre effenziale y ed in queiìa fcrittu- ra coli1 Albero delle febbri del celebre Francefco Torti fi prova a chiare note darfi la febbre effen- di ale . Fa il Benefcia una gran pompa della fua fe- deltà , nel raccontare la Storia della malattia dell' infermo , ed in quefta Scrittura fi manifeftano va- rie taccherelle di quel racconto , che però non fa molto onore al proprio Autore . Si regiftrò dal Be- nefcia per vanguardia , e giuftificazione di fua dife- fa una fentenza di Cicerone prefa , come nota, dal Jibro quarto de Offici is . In quefta lettera non folo fi dimoftra effer la detta fentenza mutilata , fvifa- ta , e mal condotta ; ma di più effer regiflrata in Cicerone nel primo libro de Offic. all'argomento i. , e poi s'avverte il Sig. Benefcia , che Cicerone non ha fatto de Officiis che foli tre libri , e non quat* tro . Si sforza quefto Medico Livornefe di provare , effer pemiciofa la China China nelle Pleuritidi , Perimneummonie , ed Angine con la fentenza del Sydenam rilevata della Zerapeutica del Torti , onde render pubblico d'aver egli con fondamento impe- dita la China all'infermo prefcrittale dal Dottor Graziani . Ma in quefta lettera offervafi , che il Be' nefcia non ha continuato a leggere dopodetta fenten- za la fpiegazione, che fa il Torti della mente del Syde- nam , che intende parlare della Pleuritide effenziale con febbre fintomatica , non de Pleuritico fyntomate fé- brem effentialem , veì ìntermittentem , vel etiam con' ttnuam, fed fatis con/picue perìodtcantem , non nun- quam comitantcm &c, che in tal cafo reputa hChi- na giovevole , e con quefta fentenza, ed altre ap- pretto, dimoftrafi doverli dar la China nelle Pleu* rttidi ftntomatiche accompagnate da febbre effenzia- le , e darfi eziandio la febbre effenziale contro la nuova opinione del Benefcia . Si leggono in quefto manofcritto regiftrati di nuovo i paragrafi della let-

A a a 4 te

•?44 Storia Letteraria

tera del Dottor Graziarli , e fi notano le mancan- te, e le mutilazioni de' medefimi fino a cambiarne il fenfo , benché il Sig. Bene/eia dica d'averli fe- delmente , & adamufjìm trascritti dall' originale . Si pretende dal Bene/eia, non efTer egli flato con- fapevole della China ordinata dal Dottor Grazia* ni , e fi porta- per prova un atteftato del Da* vini , il quale giura , che la mattina de' nove di Novembre venne ad afTiftere l'infermo , ed aflerif- ce , che in detta fera fu ordinata dal Dottor Gra- ziarti la China, ed in quella Scrittura fi prova con la [tetta confezione del Benefcia nella fua difefa , e con altri attesati, che la China fi ordinò dal Dot- tor Graziarti la fera degli otto di Novembre : Sic- ché quello atteftato non merita fede . Pretende il Sig. Benefcia d' avere con le replicate emiflioni di Sangue liberato l'infermo dall' infiammazione di Polmone . Si dimoftra in quefta lettera « che fu li- berato 1' infermo dalla febbre intermittente , non dall'ideata infiammazione di polmoni per una co- piofa evacuazione di materie gialle ottenuta per mezzo d'un occulto lavativo , e fi prova l'efiften- ?.a di tal febbre dalla reale declinazione con copia <5i Sddori confettati dallo fteflb Sig. Benefcia . Nel- la Oampata difefa porta il Dottor Benefcia al §. x. per far rifaltare la controverfa emiflìone di fangue la fentenza creduta dal medefimo d' Ippocrate ne'li- bri de viti. refi, in acut. Ed in quefta lettera li fa toccar con mano, efler la detta fentenza di Laz- zaro Riverio nel lib. 6. cap. de pleurit. , la quale parla delle infiammazioni di Polmoni, e non delle febbri intermittenti \ e quefti per verità fono gran- chi a fecco . Si mettono poi in detta lettera alla tortura gli atteftati prodotti dal Sig. Benefcia nel fine della fua difefa, e fi convincono, e fi condan- nano con tutta giuftizia per fallì, eflendo tra eflì con- trari,

D'Italia Lib. ih. Cap. v. 745

trarj, e non concordi, ne di tempo, ne di luogo, difeordando fino nella foftanza , effondo uno disrut- tore dell'altro, ed opponendoti diametralmente a ciò, che confetta il Sig. Benefcia nella iua difefa ; e folo quefti atteftati badano a far conofecre , abbia il Graziarti ragione di non efTer molto con- tento del fuo foprachiamato. Termina in fine que- fta lettera con un epilogo delle ragioni del Dottor Graziarli , in confronto di quelle del Benefcia, e ne jafeia giudice il Lettore .

Non credo d'effere flato foverchiamente lungo in queft'eftratto, ne d'aver ecceduti 1 termini con- tro il Sig. Dottor Benefcia, onde non poffiate fe-n- za fcrupolo metterlo nella voftra Storia ce.

I I.

RISPOSTA

Di Camboblafcon Antico Etrufco a Teodorico

de Goti intorno al Goticifmo dell'

Antica lingua de Tofcani.

Taccia Lucano ornai , dove tocca Del mifero labello , e di Nafidio , Et attenda ad udir quel eh" or ti [cocca. Dant. Infern. Cant. XXV.

"Ecce fomniator venit : Mittamus eum in Cijìernam veterem .

RISPOSTA.

AH Fuue Patre Saore ! Dei Grabovie ! Di Vo- fiune ! Fefre Fovie ! Martier . Foner Acreu! Venirmi ancora a provocare qui in Monte Pulcia-

no,

jóf6 Storia Letteraria

no , e nel Sacrario più Augufto delle Etrufche Ma- marie Vetune? Olà correte in ajuto topperi toppe- ri quanti voi liete Tufchi , Tofchi , Tufci , Etrufci, Tarfinati , Naarci, Tabufci , di qualunque origine, di qualunque locumunato , di qualunque alfabeto Voi fiate . Ahi che 1' Etruria Noitra va in fafcio , e quell'anima fuia di Sir Teodorico è venuta a dar il guaflo fino alle Ceneri de noftri Morti . Su pre- fio una fecefpita in mano , e fi combatta fino ali* ultima goccia del noflro Aflìr , fino al cerino di Rutzuanfcadi . Che all' Etrufco mio betiemmiare non vi icuotete, io io , benché Calco r e Cafnare più dell antico Alamento , ed attratto nella perna puiìna , e con una doglia nella delirarne Scapla , con un Cumnaclo alla mano sfiderollo ad un Ca- gon gladiatorio , e voglio cluere finché hb fiato * Gofi i nortri Morti, e noi pazzi Cervelli? Ma ahi di Me, che non mi Regge il mioNerf, ed io nep pure vaglio a rtar Ritto in pie. Ah, il vedo. Me glio fia di terminar la Confila all' ufo degli Efirn neti par nolìri, natinando al tavjJino . Tu che ne Teodorico ? Mi avvedo che il coniglio non ti difpiace. In fondo vdì qucfh gran galleria trovere- mo un tefcuo Ripoito , dove poter difcorrere con pacer, pafe; Tanto vni ch'io fon uunm Religiolo,! e fono ancora Aipenco. Olii Cadoli , anelatemi due fefopie Curuli co' fuoi Puluinari da locumoni . Col- locate in mezzo un molucro da pofarci le noftrc Scritture, ed ingrazia del Trofo goto , anco la Sca- tola del tabacco . Così la CHa pafferà lenza fan- gue, e ci Rifparmferemo un irta, filla, pifla, Da- maiefira, Dardennabbon . Non dubitare , che per- chè tu m'intenda, mi sfocerò di lafciar da part più ch'io polla i vocaboli dell'era mia evitando) grazia tua, per quanto mi fia permetto, il linguag- gio dell' etrufco Raguctto . Te intanto fuboco T

patre

D'Italia Lib.iii. Cap. v. 747

patre lucezio , che dal tuo falanto mandar ti degni su di coftui un intervallo di Anima Ragionevole , fìcchè Redamptrui in fteflb, e piìi non pefefli T Etruria Notlra; e tu Serfer Marzier, Serfia me tuo Camulo, che natina per lo onor dello fuo puplu , e tu Velfinate Voltumna prefide de Congrefiì ne fìi obfeguente, mentr' io incomincio da ceps.

In fin da quando afcoltai, che fra le altre Itali- che fuogliatezze era venuto anche il gufto di traca- nar ne conviti la birra farmatica , e che il lqebafio di Monte Pulciano cominciava a non eflere più al- la moda, mi venne un fofpetto, che ancora lano- fìra letteratura invafata un giorno dal genio fcitico, MandaiTe in Accademia le Mufe veftite alla goti- ca. PerPicunno, per Picunnio, difsi allora fra me altro farebbe quefto, che il feicentifmo ; ne m'in- gannai per verità , avendo veduto per ogni parte fubbollir la terra, e venir su, non già tanti Tage- ti , ma Neofiti del Goticifmo , e quefti faliti per tutti i gradi del Gotofilato afcendere alla Gotiche- ria confummata ; Ma ora comprendo il Miftero . L'anima di Teodorico ufcita di foppiatto dalla Grot- ta fumante di Lipari, e trapalato il fuo termnucoi- fìahituto , travesta da Anticagliaro va a travagliare i gabinetti de Jetterati. Povere le mie patere , ahi tapine le mie urnette difetrufcafc coli' autorità di duo Ruvide felci, e di una patacca portati qua dal glaciale Oceano , e Ricevuti con più venerazione di quella, onde fu accettata la Magna Madre Pe- pinunzia , fino a farci paflar per Goti , quanti era- vamo racchiufi in que Cinerari leggiadri , Galan- tuomini Etrufci. Tuue Sabe , V-rfeto , Àvirfeto ! Ma Teodoricax Fratrax fofTrimi in pace , ch'io chiarirti, che quelle fcritture, che tu ci vedi , ma non fai leggere, non fon lavoro de Goti, anzi pro- verotsi , che fon lavoro de noltn Etrufci, e ti fa-

748 Storia Letteraria *

per fino toccar con mano, che i miei Tufcofili Je intendono ancora alcun poco.

Principalmente tu mi getti fui vifo due ifcrizio- ni Runiche qua portate dall'ultimo North , e veden- do che i caratteri aflbmiglian i noftri Etrufchi , tu ne cavi , che tutta 1' Etrufcheria fìa Robba Runica . Ma dinne; codefti tuoi fi fpiegan eglino a forza di Runico? Certo che sì, e tu me ne fai la traduzio- ne. Che quelle di Tofcana fon Runiche ancora delti rupicami un poco le mie , e fa che lo tuo fuboate coll'ajuto del Calepino Alamanico mi fpie- gVii quefta noftra Runica ifcrizionzella . Ve fono indulgente .

AULAL NART. Ahi che tu le legghi col Runico Alfabeto ( fai va feritui ) tu ne cavi due di que nomi della nuova zembla , che erano un inficia di confonanza due nomi inefabili . Dii averrcincj , averuncate pure codeflo fpropofito , e mirate con quai principii procede quefto Eazodemone letterario. Ciò premeftb vorrei intender da te, tu credi ef- fere flati una volta gl'Etrufci Per verità non mei negherai , fendo troppo ovvie, e troppo fplendide le tefiimonianze, che tutti tutti i Scrittori ne anno Refo . Da quefte fi Raccoglie quanto vafto Paefe cccupaflero, e quanta autorità fi manteneflcroe per Mare, e per terra, e nelle cofe di guerra, e di pa- ce. Finalmente che dopo dieci fecoli di floridiflìmo imperio foprafatti dalla loro vicina predominante, mutato linguaggio, e coftumi , col popolo vincito- re fi confondeflero. Una nazione così potente, co- sì vada , così calta , così data alle Religioni , ed al- le offervazioni , e che tanto durò , ebbe ella fcrif- tura, e Caratteri ? La Ragione cef perfuade , e l' autorità de Scrittori ce lo conferma , ommettendo in grazia della quidione ciocché tu nieghi , la dimo- Arazionc de monumenti efifrenti . Air incontro a

fa-

D'Italia Lib. hi. Cap. v. 749

favor della fcrittura de Goti , gente feivaggia , e brutale, niente abbiamo che cel' comprovi, ed iTc- ftimonj, che porti, non oltrepafla quatordici Seco- li d' Antichità . Tu a bon conto Meflere non Ca- pevi, ne leggere , ne fcrlvere ( ahi che vergogna in un ) e dubito molto, che i meno Culti; i mcn politici , i men Cortigiani di tua nazione ne fapeffero ancor di meno. Ma viapure accordar- ti , che averti fcrittura , e che in fettant'anni, ne quali aflaflinalle 1' Italia , (landò Tempre full' armi fcrivefti fra noi qualche voftra goticheria . Ma noi Etrufchi Padroni pacifici di tutta l' Italia , Padroni del comercio, gente d'ingegno , in mille anni non icrivemmo mai nulla? Ah che io potrei feppellirti fotto un Monte di andamenti, di libri falgurali , di augurali, di Pontificali , di Rituali, di annali ; di mille mali, e poi aggiugnerci tutte le comedieTuf- che, tutte le confederazioni , tutte le dedicazioni , e dietro a quefto turbine letteraria non vorrei fla- gellarti con una mantifTa di tefti di antichi Scrit- tori , che di te faceflero tante ilrebicle.. Gente che fcrifie tanto in mill'anni, e che alla fine morì , e fu fepolta non avrà arrifehiato di feri vere sii i fe- polcri ì nomi de morti fulle Itatue , fui le patere , fopra dell'are i nomi de loro Dei , e le ferirle niente , niente ci farà Rimarlo del lavoro di ben mille anni, e tutto tutto farà lavoro di fettant'an- ni d'Imperio Gotico?

Ma a quefte Ragioni fìcbra elio quello di più che ti dirò , e faratti Reftare come un falio Pavorio Rallorio. Dinne Embratar , in quelle infinite ur- nete , che da venti fecoli in qua mal menano , e che folo nel fecolo pallaio han cominciato ad aver ; luogo ne' Gabinetti, ma che ciò non orlante fono I in numero infinito , e nelle quali tu legghi ferirti nomi Gotici , e lettere Gotiche, che ci trovi tu

den-

I

75° Storia Letteraria

dentro? Ceneri, ed offa di Goti? Ahi Recatemi un Anferial , perchè io rtìi purghi da un tanto atten- ta . Chiamatemi uu ftrafertano perchè venga a pur- gare un bidentale fi dirò ! Ma qual corpo di Goto fu crematra giammai; Delle Anime io non ne du- bito; Ma i Cadaveri non per Vofione ! Venga qua. in giudizio la voftra Gototeca , la Metropoli delle voftre otta, l'ammirabile Maufoleo, e dica Cine- rari ha veduto giammai . Fu per gì* anni adietro fplendidamente Ripurgato dalla terra , che aveva poco men che fepolto il fepolcro , e quali Richia- mato alla luce dalla follecitudine di un quanto ve- nerabile, altretanto infigne letterato, cui io, e tut- ti i dotti viventi , e que' che verranno , ne fapre- mo buon grado, avendomi fomminiftratoun eviden» te argomento conche convincerti. Mira una fo- la di quefte ùrnette , un fol frammento ve ne fu. Rinvenuto . Vafti Polcandri Marmorei pieni zeppi d'offa efecrate, e ti Rifovvenga , che non avendo th chi te li fapeffe fcolpire , fcrivefti ( dico me- glio ) facerti fcrivere al Senato di Roma , che ti mandaiTe quel daniele perito nel!1 arte farcofagaria, perchè venifTe a lavorare le guaine a tuoi Morti . Dove vai col cervello fantafticando dietro le ùrnet- te della Tofcana piene di Ceneri Reliquie del Ro- gò. Eran forfè quefti Paefi il luogo votivo della fe- poltura de Goti , dove per isfugire la calamità del tempre predominante pontane , venivano a cercare l'aiciutto a guifa dcgP Egizi » che andavano a di- ventar Mammie nel loro piramidefo? Eh Sire, che i tuoi Morti non eranRobba da proceftìone, e guai a quel campo dove morivano, che era condannato ad inghiottir la pillola amara d' un gotto Morto ; All'incontro gì' Etrufci cremavano , e poi cavarlo da più badi Rilievi di quella nazione e fpecialmeVi- te dal marmo dell'inclita gente Alfapia.

Fa-

D'Italia Lib. ih. Cap. v. 751

Fabra eitò, che in quefte urnette io non vedo ^colpito verun faccheggiamento , ne quando voi a*l- tri Goti devaftavate Veiro, Caftrico, Pecuo, non qualche conciliabolo di Ariani , non la morte del buon Papa Giovanni , che furono le votire prodez- ze/ Qui ci vedi i noftri Meddix , Futix , i noftri prefoliafi, i noftri faffetti Tulle telle Carati , i no- flri Pilepti , le noftre Cirimonie , i noftrifTimi Sa- grincj, Storie, e favole ambiziofe alludenti all'ori- gine de noftri popoli , v' è dentro tutta la grecia , tutta la guerra Eliaca , e per largo , e per lungo tutto il Omero ; Poflfa io Reftare peretoni , daeto- ni , Pefetoni , a riferva , del tuo Caflìodorio tutta la Gozia aveva mai fentito proferire que No- mi, ben lungi da credere, che alcun de dekrtori dell' Ariani fmo divenuto un bel profelito dell'italica Idolatria, facefie far que lavori per rannicchiarvi^ dentro, e rincantucciarvifi dopo morte. Arre bor- fe, tu mi repplichi , le urnette non fon lavoro go- turguo, ma lo fono le fcritture foltanto . Dea Dia Apiaria , e che ci fcrilTero mai per mancanza di papiro que' tuoi favi cervelli, che coller di mira la povera mia Tofcana per ifcialacquarvi tanta fupel- lettile Abecedaria? Fecero forfè fervir quelle urnet- te per lettere miffive da fpedir ai lor morti nella Cafa dell' Uracu? E perchè non più torto far que- llo fulle tante infinite urne , che pur avranno tro- vato nella magnifica lor Ravenna . Ah l'intendo quelle pefavan troppo , e le etrufche eran più da corriere . Or i Goti non cremarono , ma crema- rono i Tofcani, e niuna ragione v' ha per la qua- le i Goti fcrifTero fulle urne non loro , niuno fi perfuaderà che le Scritture non fien de noliri Tir- reni ," ma d' un Poplo afero , tanto più , che gì' emblemi, e il lavoro gridali ad alta voce Fuicer, Pufcer.

Ma

75* Stori a Lette r a ri a

Ma tu reiterai come un uuom falgunro , oltfa quello che fabra fcrehito eft , ti proverò, che quel* le ifcrizioni fono contemporanee a! lavoro delle urne, e non aggiuntevi poi. Principalmente tu dei riflertere eflfer cofa affai verifimile , che quando in quelle piccole anche furon ripolìe le ceneri di qual- cuno ci fi fcriveflfe il nome di quello, peF ricono- fcerlo . Così fece la Grecia , così l'Egitto , così l'Italia in ogni età , e ne intende benjflimo la ragione , vai a dire per preftar a defonti ne' anniverfarii l'eflequie , e qualche volta fenza ifcrizioni ne oflferviamo, quefto procede dal veder- le noi fuor del fuo fito , dove o qualche lamella , o tegola che ferrava la nicchia , portava il fuo contrafegno . Mira dunque quanto fia più probabi- le , che gl'Itali antichi nell'atto del funerale non i tardi ftranieri ci feri veliero quelle note, più tu vedi qui intorno parecchie zolle di terr cotta chiufe al di fopra con grappe di piombo, quefte pur anco fcritte . Vedine di quelle format di duriffìmo calceftruzzo, & al di fuori dipinte, che hanno lettere della (ietta fteflìflìma tinta di tutto il redo dell' opera . £ i vafi dipinti , che tanto fovente in Etruria , e per la campagna feli- ce fi cavano, e che niente meno delle urne fan no moftra di riti Sacri, e civili, e di favole gr< che, faranno fecondo te lavoro de Gotti , giace tal volta fono adorni di lettere Etrufche fcritte Julia vernice ancor cruda con tinta di mauganefe, e i donari , e gli Idoletti , che annofi ifcrizioni fui fianco, di che mano li (limi tu? Quc foli che furono gl'anni adietro fcavati a Contona, e che da que' dotti , che li anno illustrati ci vengon de- ferita per della più perfetta maniera , fmentifeono il plagio de Goti, e pure quella patina fmeraldina, che tutto il pezzo ricuopre abbraccia egualmente

B

D' I T AL I A L I B. 1 1 1. G A P. V. 75?

le lettere, e le dimoflra contemporanee al lavoro. E io ti moftraflì trenta patere fcr tte , e ri di- ceffi , che quelle erari le ciottole facre * che i tuoi Arriani adoperavano, tu per lo orrore di que' nu- mi profani adoprerefti meco il (imbolo del Dio Baahete. Ma come dunque faranno gotici que' no- mi di Dei , che nella magior parte tu vedi . Le lettere fpiegano i fimboli , i (imboli chiarifeon le lettere, il lavoro è contemporaneo ; opra de' Gotti non è, non è greca, non egizia, non latina, non orientale, di chi dunque (ara? Tu mi faretti efcla- mare Deri FurrTel , che è Tunica parola eh' io fappia del tuo linguaggio. Anco le ifcrizioni etru- fche fegnate fotto alle latine del buon fecolo , e che ne fono per lo più la verdone ti potrebbon convincere che fon opra più antica de' Goti, e fi- nalmente le copiofe ifcrizioni , che dipinte fi ve- dono negli Ipoger contemporanee alle pitture gen- tilefche , che ne adornano le pareti, e le volte.

Ma io ti profetare con due altre dimoftrazioni , che ftabiliranno l'efiflenza del carattere Etrufco in un tempo, nel quale non era ancor nato l'avolo del carattere Gottico. Mira quefto ftipo pieno di monete antichiflìme fufe. La femplicirà del lavo- ro, l'idea de' fimboli, e la gravità del pefo ti con- vinceranno, che quefte fono dei tempi proffimi ai Re de' Romani^ e difeendono via via impiccolen- doti fempre fino agi' ultimi tempi della Romana Republica . Un altra ragione convince la lor an- tichità il vedervifì fcritti i nomi di tante Città etrufche , o di colonie de' noftri Tofcani , cofa, che fa vedere , che erano ancora Città libere, o al più focic de' Romani; Leggile attentamente

Bbb IKVV-

f54 Storia Letteraria IKVVINL VELATRJ HATRE TVTERE VETEVNA KARV ERV VRINAL NVVRRTNVM HRCVL, TAANV. ACHERV PVPEVNA,

Eppure codefti caratteri fon que' mede fi mi , che tu vorrefti far Gotici, quando che a' tempi de' Go- ti Dio sa molti di que' nomi erano pronunciati così, non che fcrittt eoa quel carattere, aggiusti- ci le monete fapnitiche feoperte da uno de' più felici ingegni dell'età noftra, e nelle quali con ca- rattere etrufeo praticato allora nel Sannio, e nella Campagna , tu legghi fcritto quel Cajo Papio Ma- tita Comandante della guerra fociale . Prendi , prendi le tue Ravennati monete , ed eccotene qua. in quefto dotto libretto una ferie . Paragonale con le mie , e poi , quefte fon Gotiche , e con- fefTala giuda , tu avretti avuto ardire di far batter moneta co' caratteri di tua nazione. E que- lle

D'Italia Lib. ixx. Cap. v. 755

rte fette gran tavole di bronzo fcritte in gran par- te in carattere Etrufco , tutte però in quella lin- gua, fé bene di differente dialetto, non ti prome- ttevano abbaftanza la loro ant chità di fette, o ot- to Secoli almeno prima, che tu venirti a funestare la luce. Ma io ti compatifco per verità. Tu forti niente più che foldato. Quindi addivenne , che di tanti, e varj generi di monumenti fcritturati di mia nazione un foio mortone ti ha dato nell' oc- chio , e un elfa di fpada , fu i quali monumenti fi raggira le tua gotica Comediola , ma a tem- po a tempo ne vedrai lo fcioglimento.

Sin qui hai vifto l'efirtenza del carattere Etrufco antichiflìma nell'Italia, ed infieme infieme l'incon- traftabile Etrufcità di un numero grandiffìmo d'an- ticaglie. Querto era il primo punto, eh' io volea provarti . Ora m'accingo al fecondo , che è l'in- telligenza del mio carattere , da te tanto Teodori- camente beffata , e caricata di pipulo . Ma qui premetto due difefe a favore de' miei cervelli > che a querto rtudio fi fono apprefi . Efiì fono fcufabili , poiché finalmente fi fono impiegati nella ricerca di una cofa lor propria , delle Pa- trie loro , de' loro Progenitori . Sono inoltre lodevoli , mentre che ingenuamente han pro- feflato non già di fpiegare l'etrufco , ma qual- che voce qua, e da fervir di feorta a que' che verranno per maggiori feoperte , e ne hanno an- cora fìabilito qualche principio . Le incomparabili Gualfondiane fono fparfe di lumi incontrartabili , e qualche altro opufcolo , che va in giro fu que- rto argomento ne porta ancora degl' altri , e fi va caminando innanzi fempre con minore incertezza. Il primo che ciangottarti fu querto rtudio fu certo tuo Goto, che fpiegava le ifcrizioni de' Ci- nerari per via d'indovinelli . Si è poi profittato

Bbb 2 col

75^ Sto ri a LetTer a r r A

col far vedere che fon nomi de' morti , e de' loro Genitori con la nota dell' età. I lemmi delle pa- tere erano nel Secol paffato indiffblubili enigmi . Ora niuno ven' ha che non fia chiariffìmo, e non corrifponda all' Moria fcolpita . pur lo fteffo ancor delle gemme. Non fon così piane le ifcri- itoni fu i fimulacri , pur fi raccoglie , che fono dedicazioni. Le tavole Eugubine , il più veneran- do monumento della fcritta antichità che confervi l'Italia , fecero vaneggiare in altri tempi molti dottiffìmi uuomini , & uno de' più chiari lumi del noftro Secolo , poiché le vedde , e ci fpeculò, ne dette per difperata l'intelligenza ; eppure ne fon cavati barlumi tali, ch'ora più non fi dubita, che non fian rituali di fagrificj , e di lurtrazioni fatte forfè in qualche anno fecolare da un convento di popoli , vedendofi in fine d' una la nota dell' A CCC. Il tutto al certo non vi fi fpiega , ne fpiegheratfi giammai , ne fi fpiegherebbe feppur foffe in lingua latina a cagione de' grandiffimi ter- mini della feienza augurale, e fulgurale, e de' no- mi delle vittime , e parti loro , che ci refiano ancora ignote. Pur ne raccoglie qualche picco- la cofa, Vithu, Uuem , Juvengar , Vitlu Rufru . Porca Rufra, Apru Rufru, Trei Vitlaf, Vinu Sa- cre, Vinu nuvif, Arfertur, profecatu fìubla, Per- na puflna, Arfma , & Arfmatiani , Scapla , U- ront, Apetermnome, che farà l'urant apud termi- num , e cento mila altre cofe, tutte convenientif- fime ai coftumi d'allora. E fra tante fpiegazioni alcuna ne fu data non fuflitlente fu que' primi ofeuri principi di quefto Audio, io so che gl'autori fono già accinti di ritrattarfene ingenuamente , e di compenfar quello male con ulteriori feoperte , che dopo han fatto .

Ma la bella opposizione, che tu mi fai! Che an- cor

D'Italia Lib. iii.Cap. v. 757

cor non fi fappia l'etrufco vada letto a deftra , o » fìniftra. Ma, Cefar, l'etrufco fecondo te più non fi trova, e tutto quello, che i pazzi cervelli chia- mano etrufco è Icrittura gotica, tu, Capo Goto Meffere noi potrai difcifrare , che ora nel calo- re della queftione ti foiTi avveduto, che dell' Etru- fco ci fone, per qualche cofa ti direi , che l'Etru- fco ora fi legge a delira , ed ora a finiftra, e que- fio per divozione di Giano, che aveva due facce. MefTer nella Iteffa patera ci avrebbon fatti duo nomi un per un verfo , e un per un altro, e que- llo per difpetto dei Goti futuri , e per parlare fui ferio perchè in un tempo fi ferirle all' ufo Orien- tale, poi fi cominciò ad uniformarfi alla maniera Romana , e gl'artefici di quefto tempo di mezzo ufavano la maniera , che loro tornava più com- moda, ma per conoscere in qual de duo modi fia difpofta un ifcrizione, ti darò due regole. La pri- ma che il procedere delle lettere lo infegna. Se le lettere fono aperte verfo finiftra , fegno è che la fcrittura procede per quella via , e qualche let- tera sbaglia compatifeine l'antico fcultore , che tu arredi fatto peggio. L'altra regola è che tu provi, la fcrittura letta in una maniera ti faccia alcun fenfo, e ci trovi una voce che tu intenda, com- prendi torto che tu la legghi pel verfo fuo . Così quando tu trovi nelle tavole Eugubine le voci Pure, Agre, Jovie , Bimu , Dei, Deflre, Duir, dupel, dupla, Eft , Erto, Feliuf, Feraclu, Fertuta, Feta , Fito, Fons, Fratres , Abeto , e va giù fino al ronne, e al bus, concludi , che tu leggi bene , e che leggendo al contrario tu non puoi nemen proferire le voci, ben lungi dal cavarne alcun fen- fo , concludi , che hai sbagliata la firada . Dalla ragione partiamo all'efperienza . Lafcia , che io ca- vi fuori dal mio fcarit quello fafeio d' ifcrizioncel-

Bbb 3 le,

758 Storia Letteraria

le , e vb che tu veda , che fono Etrufche , che s'intendono , e fi sa per qual verfo fi abbiano a leggere

Caii. Herenni. Petinatiai.

Saclvi. Capnartu.

Fafli. Sentinati. Ercia.

Farti ; Marcia .

Ailtfii. Arcuna.

Thana. Caine . Nueimi .

Aulai. Nari.

Au. Tite. Vefi. Ve). Cacheinah

T. Asiani. Lartial. Cailinal .

Larthi, Vetum claucem

Larthi . Titunei.

Larthi. Lami.

Larthi. Titunei.

Cainei. Peciani.

Larthi. Cainei, Thuricial.

Larthi . Lami . Cale

L. S. Tetina. L. S. Spurinal

Larthia . Tuceri . Capatine.

Fafti. Sentinati. Varcnal .

Sefri . Capnas .

Tite. Vefi.

Val. Vefim. lapevanial . Clan.

Au. Vefi. Manis. Clan.

Larthf. Anemi . Velfinal.

Ma tu sbeffando crolli la tefta, e sborbotti, che ad ogni modo fon cofe gotiche . Oh vitlu Rufru , che tu fei , e quando mai la tua gente usò i pre- nomi di Aulo, di Cajo, di Tito, diLarte, di Ve- llo? quando mai i nomi gentili di Erennio, di Sai* vio , di Cainio, di Nario, di Vefio, di Titunio , di Lario , di Spurinio, di Anemio, di Manio, ed

i co-

I

W Italia Lib. zìi. c ap. v. 7$$

i cognomi tratti da luoghi Pitinate, Seminate , Vel~ finale j o Volfiniate , e gl'altri di Glauco, di Gal- lo, e cent' altri, che ne ho nel mio zibaldone . A uel ch'io fento nell'altro mondo i tuoi Goti non 1 chiaman così . Sento nominarli Malebolge, Ma« lebranche, Malezanne, Maletafche , Saltalufcio,Sal- tafucile , SaltafoflTa, Sforacchia, ed altri fimili, che fon rimarti ai Birri d' adelfo; In quefto mondo poi fi chiamavano , Finidir , Gairbiurn , fuein , gud- birn, Gudmar, Gotmar, che pare apunto di fentir tanti nomi di Cuochi , e tu gli aggiunghi un Monsù , te li franco per cinquanta ducati al Mefe per uno . Tali tu non trovi certamente in queftc ifcrizioni , tu le legghi per il fuo verfo , poiché le leggi al rovefcio potrebbe darli il cafo , che tu ci trovatili, non i nomi de' Cuochi, e de' Bir- ri , quelli facilmente della nuova Zembla , che noni fi potevano pronunziare , ed erano inefabili per con- to della bellialita , come farebbe tu legeffì la prima delle addotte ifcrizioni .

Laitanitep. Inereh, Jach.

Robba da fepellirla dieci piedi fotterra , e fer- verci fopra

Tulmen conditimi.

Ed eccoti chiarita la tua Gotica difficolta intor- no al leggere 1' etrufeo , o a deftra , o a finiftra * Quello tuo dubbio non diftruggerebbe foltanto lo fìudio della lingua etrufea , ma quello ancor della greca. Sai tu perchè } Perchè i Greci anticamente fcriflero da deftra a finiftra . Poi li tornò più com- modo di fcrivere dalla finiftra alla deftra , eppuf» ciò non ottante guarda che diavoleria , ufarono alle volte promifeuamente l'una, e l'altra maniera. O- datemi un Golzio . Guarda qua le monete d*

Bbb 4 leli-

7&> Storia Letteraria

Jelinontini , ora fcritte per una via, ed or per un altra. Nota lo fìeflb in quelle de' Cumani, de'Cau- Joninti , de' Falei, degl' Achiritani, de' Poflìdoniati , de'Tarentini , de' Palermitani , de' Cataniefi, de'Si- racufani , de' Leontini , de' Taurominati, e di altri che tu potrefii vedere , fapeflì di lettera . Pure a ron faperne pur anco, conoscerai, che le fteflif- fime Menzioni ora vanno per un vcrio, ed ora per un alno. Che io ti faceflì vedere un ifcrizione Buftro.hedon (ahi che tu tremi al fol udir quella voce ) la darefti per difperata , e fpacciarelti per pazzi cervelli coloro , che voleffero interpretartela , e te ne ufeirefli dicendo, che non può eflere.

Ma tu torni a battere la multiplicità degl' alfa- beti , e vedo che avendoti dato faftidio lo imparar- ne uno , ti crucia il vederne fei . Ma guai alla feienza gotica la molti plicità degl' alfabeti la di- fìruggefle , avendone veduti almen dodici . Vera- me me molti de' miei furono dati fuori a capriccio prima che fi penetrarle il valor delle lettere . Ma dopo che il Chiarilfimo Gori dette fuori quel fuo; l'alfabeto Etrufco è un folo , e refta folo ambigua qualche lettera men frequente , o feontrafatta dall' imperizia degl'antichi incifori, o perchè erano par- ticolari di qualche popolo , o cambiate in tanto tempo, che quella lingua durò . Ma quella ob- biezione vai nulla tu sfati la lingua latina, e l'Ita- liana pur anco . Miia i caratteri di fette fecoli a noi vicini quanto deformemente abbian variato. Le monete del 1300. fenza alfabeto particolare non s'in- tendono, e coltan di Afte più larghe, che lunghe. Le ìfcrizioni in pietra del tempo OefTo fono d'un altro Carattere, e vogliono un altr' alfabeto. I Ma~ noferitti dell'età ftefTa ne vogliono un altro per lo corfivo , ed un altro per le majufcole , e forfè due foli non baftano . Oh quanti alfabeti , quanti alfa- beti .

D' I T A L I A L I B. III. C A P. V. jet

beti . Andiam più. indietro . Mira quefte ifcrizioni della primeva latinità , che fi accodano a quel tuo Gotico. Mira le cemeteriali, paragonale colle pu- biche . Qfferva le interpunzioni figurate , e poi dinne quanti alfabeti contengono . Ma ora ti chia- rifco affatto, affine, Chiamami qui dieci buoni , e corretti fcnttori di quefta iìeffa Città, comanda Jo- ro, che ferivano in corfivo un A majufcola per cia- scheduno, poi chiamami da Monte Citorio un pajo di Periti alfaberologi , e fanne fare l' analifi . No- mne per Erar, non ti fanno impazzar con tan- ti Teoremi di un algebra Abecedaria per rilevarne J* importantiffime differenze, e per farti concludere, che il noli.ro Carattere ufuale fecondo il tuo prin- cipio, è una vera chimera.

Ed ecco un altro Argomento che tu mi fai per diftruggere lo ftudio mio. Non fi fa, dichi tu, l'o- rigine di mia nazione , dunque non ne può in» tender la lingua . Min tu ifiud ais ? E come fpie- ghi tu quelle duo (affate , piuttofto che faffi della buona memoria di Gudbirn , e di finidir , le mol- to meno fi fa donde venga la tua nazione , nata , cred'io, ex putri , dai pantani di Scizia . Ma (tatti meco lo mio cariffimo Trans-Sarmatico . Se io fa- ceffi codetta obbiezione ad un Catino grammatico andrebbono a rifehio le mie parti Puftne d'un fo- lenne Cavallo . I latini difeendono da quei , che abitarono il Lazio più anticamente , e quelli dagF altri abitatori più antichi , e camina pure indietro fino a que' primi Coloni , che qua vennero dalla Torre di Nembrot , che fu la colonna miliaria , dalla quale fi dipartono tutte le fìrade, che già fur battute dai condottieri delle nazioni , diramate poi nel progreffo , come loro tornò più in acconcio , ed intralciate con cento mila andirivieni. Così fuc- ceffe a tuoi Goti, così agi' Etrufci pur anco, così

a tut-

fòt Storia Letteraria

j

a tutti i popoli. Cento mila cambiamenti di go- verno , e colonie Copra colonie , che gli antichi Scrittori rimarcano ti danno un idea degl' Etrufci , e per confeguenza della lingua loro, come di uri risultato di infinite mefcolanze . Per altro ficcome fra quefte predominò fempre per ia fua gran vici- nanza la Grecia , fi fa che la più parte delle Città Etrufche difeefe da quella nazione. Ma e per que- llo che hai tu faputo? Se uno di quegl' Achei, che venne a fondar Perugia ora parla/Te il fuo Greco linguaggio, verun perfetto Grecifla lo intenderebbe, ed il dotto P. Corfini , non meno in queita , che nelle più gravi facoltà peritiffìmo concluderebbe cf- fer queita una favella corrotta dal Fenicio, dall'E- gizio , e dal Samotracio, quale potevano quei pri- mi Greci aver da' loro Progenitori apparato , e ti J direbbe, che fino a tanto, che le lingue non han- no avuto un illustre Scrittore, che abbia dato loro ordine , e grazia, e ne abbia formato il modello , tutte fempre fono andate variando. Venuto al mon- do uno di quelli luminari, quel linguaggio per co- sì dire ha fatto punto , e non fi è cangiato più mai . Ma difcorriamola fotto voce , ficchè nefluno ci fenta , di che lingua Etrufca favelli tu ? E chi fu mai quel pazzo cervello, che intendefTe d'inter- pretare una cofa, che al mondo più non fi trova .• I miei gran libri di Etrufca difciplina , i miei Ar- chivi, le mie tufche comedie, he-heu fon tutte an- date a male . ReIran pochi nomi de' Dei lu delle patere, pochi nomi de' morti fu delle tegole, e del- le urne, qualche dedicazione fopra i donarj, poche ifcrizioni fu i f » (Ti , le Tavole Eugubine , e nulla più . Per intender un qualche tratto di quelle, che l'antico latino allumigli, per capire que' nomi , che per lo più furon comuni ancora a' Romani, io non vedo eiTer ncceflario l'albero genealogico della fa- miglia

D' Italia Lib. ih. Cap. v. 76$

miglia di Tirreno. Quel che è chiaro fi fpiega , fu quei che è dubbio fi cogniettura, e ciò che è ofeu- ro fi mette da parte , affinchè miglior tempo , e maggior fatica , ed un più grande ajuto di Monu- menti profittino tutti inficine qualche altra cofa . Un Re più generofo che tu non fei avrebbe rega- lato i Profefiòri di quefto ftudio di una clementif- fima lode, in vece delle Aleniate, che tu fai loro, perchè fei Goto.

La più forte però delle tue obbiezioni è la gran foroiglianza del carattere Etrufco col Gotico . A rifponderti pienamente ci vorrebbe un quinquatruo. Ma io non quinquatruare con teco . Pure alle curte ti chiederò qual fia più antico de' duo carat- teri, fé il Gotico, o T Etrufco. Spiegherommi an- cor meglio. E' già provato, che 1 Etruria ebbe ca- ratteri, e fcrilfe moltiffimo prima ancora, che fof- fe Roma . A mio tempo era ancor verde nel Va- ticano quell'elee facra con infcrizione Etrufca. Ro- ma ancora non era al mondo . Vetuftior Urbe . Io non cerco di che tempo cominciato l'alfabeto de' Goti . Mi contento di efaminare l'età, nella quale venne in Italia.

Non prima certamente del voftro Anabafeos , che feguì nel fecolo degl' Imperatori Munelli , e giuro per tutti gl'Idoli del mio Lavario , che tut- to il Mufeo Runico non oltrepaffa quel tempo . Or die logica è mai la tua da farne un corollario alla ftoria della filofofia de' Goti? Una Bambina del primo luftro ha le fattezze d'una donna già adul- ta . Ergo la vecchia è figlia di una Bambina . Il carattere Gotico recentidimo è fimile al decrepito Etrufco , dunque l' etrufco viene dal Gotico . Ma per toglierti quefta fettuca dall' occhio ti mani- festare un fegreto di Arufpicina . Sappi adunque , che chiunque ha voluto inventare un nuovo alfa- beto

764 Storia Letteraria

beto ha dovuto ricorrere per neceflìtà all' officina d'un alchimifta , e quivi pofto il proprio cervello dentro una (torta , lo ha pofto al fuoco , ed a for- za di molte diftillazioni , di efaltazioni , e di cri- ftallizazioni ne è rifultato un centinaio di piccole linee rette , ed una decina di curve . Stilla, e ri- dilla quanto tu vuoi , da tutti i cervelli rifulra fempre lo fteflb prodotto. Di quefte lineette diver- famente inclinate, e più o meno combinate hanno formato venti , o venticinque figure , dando loro una poteftà arbitraria . Ora qual meraviglia , che due alfabeti fi fiano a cafo incontrati a formare le ftefle figure, bene di diverfa poteftà . Per que- fta ragione io non nego , che tra caratteri runici ve ne fiano di quelli , che i miei Etrufchi aflbmi- gliano. Ve ne fono traile lettere Palmirene, ve ne fono per fino fralle Chinefi, e tu guardi bene le ifcrizioni antiche Perfiane di Cheel-Minar , tu et troverai quefte lettere Etrufche , etrufehiflime T. 3. I. •) . e per quefto qual parentela ne ricavi fra di loro? Quella appunto, che corre fra te, e me per relazione ad Adamo.

Sebbene qualche parentela corre fra tutte le for- me delle lettere , come difeendenti per la maggior parte dal Patriarca degl'alfabeti, del quale non mi ricordo, la Patria, il nome, avvegnaché per vero dire i differenti caratteri non da capricciofe invenzioni difeendono , ma da infenfibili cambia- menti . Mira tu quefto alfabeto de'Samaritani . Se tu inclini a deftra la alef. F eccoti la ti de' latini antichi. La ghimel é la fteflìflìma che il T de' gre- ci . La loro dalet é la fteflìftìma di quelli ultimi A , ed i latini la attondarono folo alcun poco. Ec- coti la he Samaritana 3 comune a Greci, Etrufci , e Romani ; La Caph degl'Ebrei è la 3 etrufea, e latina . La Lamed Samaritana , ed Ebrea è la L

de'

D'Italia Lib. hi. Cap. v. 76*5

de' Latini e degl' Etrufci , ed i Greci la inclinarono folo alcun poco . La Mem Samaritana fpefliflTimo tu la vedi nell' Etrufche ifcrizioni . La lor Zadè è fatta così N. Falle fare un quarto di giro a fini- flra, e tu vedi la Z greca, e latina. La Refe de' Samaritani , e un q comune a' Greci , e agi' Etru- fci, i quali bene fpeflb le accorciarono l'afta. I Sa- maritani fecero il Sigma così JV , alzala impiè, ed i greci la riconofeono per fua, e gli tronchi una gamba anco gì' Etrufci, ed i Latini. La tau Sama- ritana eccotela fernetta X. Rizzala fu , e gì' Etru- fci fubito la intendono per lettera loro dello fteflb valore, ed i greci, e i Romani le tagliarono l'afta fuperiore . Da quefto efame tu raccorrai , che noi altri Etrufci piuttofto vorremo eUer difeendenti da' Samaritani, che da' Goti.

Ma io fare al tuo carattere Runico un ono- re non meritato di paragonarlo al latino , e farti vedere, che da quello difeende per linea fpuria, al quale efame fol tanto m' induce a cagione di aver- gli il chiariiTimo Sig. Gori fatta la grazia d'inferir- Jo nel fuo dotto libro della difefa dell' Etrufco alfa- beto . Ei lo prefcelfe da quattro che ne trovò re- giftrati in un libro folo , ma a quello del quale ti fei tu fervito per ifpiegare que'tuoi Cimelii . Bada bene . La tua A è latina , e le manca folo la trat- ta . La tua B è latiniffima . La D ha l'afta retta un poco più prolungata . La F ha le due traverfe foltanto diftorte. La I è Latiniffima. Alla K man- ca folo l'obliqua di fotto. La tua L non ha nien- te di più, fenonché è fatta a rovefeio, ed a rove- scio è fatta la tua M . La N del tuo alfabeto ha di meno della Romana , la feconda Afta retta . Al- la P voi altri aggiugnefte un femicircol di più. La R è latiniffima . Se tu chini alquanto a terra la tua S diventa Romana. La T Runica è quali qua- li la-

j66 Storia Letteraria

fi latina , e diventa latina la tua V, fé, rovefcia- ta che è, Ja radrizzi . O dinne lo mio Runicofito Numa Pompilio , che almeno almeno fi fa che feri (Te , mandò egli forfè in Groenlandia i fuoi fe- riali a prendere la copia del Settentrionale alfabe- to ? Che Numa non fcrifte latino , ma quefto carattere venne più tardi ai Romani, io vorrei pur fapere in qual tempo fpedirono i XViri ludimagi- flri nella tua Gozia per impararli . Che i Ro- mani non te ne denno per conto alcuno effer de- bitori , giuro per la tua Vacuna , che molto meno lo fiamo noi altri Etrufci , da' quali probabilmente i Romani impararono a fcrivere , e voi altri Goti vi facefte un Idolo di carattere di quelle prime feonciature , che fulle tavolette grafiafte quando fuor del deferto cacciando la teda , cominciale ad imitare sgarbatamente quel carattere, che unico al- lora fe^nava le leggi per tutto il mondo . Che tu volerti fcuotere col favore de' Fauni una tal di- pendenza , per farti grazia direi , che la fimiglian- za venne dall'accidente , o dalla propagazione di tutti gli alfabeti dal primitivo alfabeto , Padre co- mune della grande alfabetaria. Qual poi de' figli fia il Primogenito, o il Cadetto fi pub riconofeere fol- tanto dal tempo , nel quale han dato fegno di vi- ta. Quando il tuo venne alla luce, il mio da mol- tiflìmi fecoli era già morto , e morto vecchio di circa mille anni , oh vedi che fpropofito hai tu detto, defumendo 1* Etrufco dal tuo Runico efecran- do. Piano, tu mi rifpondi ; Io ho un libro Runico più antico. Il Poema d'Ovidio che fcrifte in Pon- to in lingua Getica . Ma adagio, Meffere, la Ge- tica, e la Runica cfler dovevano due cole diverfe, quanto fra Runicopoli , e Getopoli s'interponeva di diftanza , o almeno, che fotte lo fteffo linguag- gio , non mei' darai ad intendere fenza un nume- ro fo

D'Italia Li b. in. C a p. v. 767

rofo Sommario . Ma ila col tuo Teuffel . Al tem- po d'Ovidio la mia lingua era già morta, e fepol- ta. Credi tu di foprafarmi con quefto capo d'anti- chità ? Ti foprafarò ben io con un altro libro etru- feo di mille anni più antico del tuo , ed è il trat-

1 tato degl'Alberi fulgoriti della mia Ninfa B goe , ed eccotelo qui intiero . Tu mi intimi , che io te

' lo moltri , ma ficcoroe in quefta caufa tu fai da attore, moftrane prima il tuo Runico Ovidio, e poi vedrai il mio Fulgurale. Chi ti nega che i Ge- fi parlafTero, e che in eccetto di malinconia un no- fìro Ronhano non runicafle alcun poco . A (Turno tuo è il provare, che l' Etrufco difeendefle dal Ru- nico, cofa, che al tempo d'Ovidio non poteva pih

lj Succedere .

Ma ila pur maledetta la galea , e 1' elfa di fpa- da , e que' Villani, che in vece di due utili rava- nelli le cavarono di fotterra. Perchè ne* principi di quello ftudio ancora caliginofo alcuni dottinomi Uo- mini le ripofero tra gli avanzi dell'antica Etruria, uando forfè fon pofteriori di molto , e que' rac- efimi Letterati ne fono forfè ora pentiti , han to a te occafione di sfatare un infinità di altre cofe indubitatamente di Etrufco lavoro. Egli è cer- to , ed io potrei aHdurti Teftimonj viventi , e d'ogni eccezione magiori , i quali viddero cavare una galea in quel modo fcritta , non fo quella di chi tu parli, o altra fimile nel diftretto di Mon- ete Cartello non lungi da Todi , dove pur anco gl'an- ni addietro fu difoterrato un bel tefehio d'Elefante , e fi convenne , che ficcome quefta era una Marca jaflai chiara del pafTaggio d'Annibale, non foflfe im- probabile che quella galea fotte di lavoro affricano . Di fatto io nato , ed allevato in Etruria , e don- de non mi fon partito giammai , nel mirar que' Caratteri che niun fuono rendono nell' Etrufca

favsl-

768 Storia Letteraria

favella , ficcome all' incontro lo rendono tutti gì' altri Monumenti di mia nazione, ho Tempre riguar- dato quel pezzo come d' un popolo barbaro . Che mai fofle gotico quel Morione, tu, che hai dif- mitteriato i Sarti del Nort, perchè non lo fpieghi? Che quelle lettere han qualche ficnilitudinc col- le Etruf-he , potrebbono elTer ftate fcritte da un qualche Samaritano difertore venuto a militare io Italia per quella ragione, ch'io ti diceva, che tut- ti i caratteri antichi ebbero qualche fimiglianza , o per ragion della comune derivazione, o perchè il cafo portalTe così .

Ed ecco m'allalghi con un altr' argomento , di- cendo, che non fu mai nazione conquiftatrice che non lafciafle nel luogo delle conquide fcritto alcun Monumento per eternarne la memoria . Veramen- te tu mi hai perfuafo, ed io ripensandoci bene tro- vo, che i Goti tuoi in fettanta anni di Goticheria lalciarono fra di noi qualche Monumento fcritto in Pietra, in tegole, e fulle Monete. Ma , Fratrux , cocleiti fon tutti Latini; e con caratteri Latini fcol- piti . Mira in quel cantone di quefto Mufeo que* ladroni di terra cotta notati con quello bollo .

Regnante Domino Noftro Theodorico felix

Roma Regnante Domino Noflro ^neodorico bono

Romae

Vedi , che adulazione fgangherata fu mai code {la. Ma pure all'adulatore non venne mai in men- te di fcrivere io gotico codette cofe , ficcome nep- pure a te di fcrivere in gotico legge veruna , o fpedire alcun diploma nel tuo linguaggio . Se le ifcrizioni fi fanno perchè la gente le intenda , va- na cofa farebbe il farle in un linguaggio, che mu- ri o

D'Italia Li b. in. C'a p. v. 769

no capirle. I Romani veramente qualche memoria latina lafciarono ne' paefi da lor conquidati, ma ti fovengano due ragioni eh' ebbero d' eflì , e non averti mai tu di fare a quel modo . li linguaggio Romano in quel tempo s' intendeva per tutta la terra, e poi ogni loro conquida era un' ertenfione continuativa , e conneffa del loro Imperio , e fi riempiva tantorto di Cittadini Romani , che rende- vano con facilità la loro favella comune a' popoli foggiog'iti . Mira queft' efempio fa per te , che regnarti con tanta dipendenza dal Senato di Ro- ma, e dell'Imperatore d'Oriente ben lungi dal pre- tendere di fare all'Italia pr-efuntuofiMìma del tuo ric- co linguaggio , 1' orrido dono della lingua de' Celti.

Amptruiamo più innanzi . Se tu averti avuto a far porre in publico qualche gotica ifcrizione l' ar- redi dovuta piantare fulle fabbriche , che facefti , fulle vie , che rifarcirti , nel tuo Palazzo , nelle tue Ville , nel tuo Sepolcro , e lo fìeflb avrebbon» dovuto fare i tuoi Sotto Goti fulle lor fepulture Ma cerca, e ricerca io non ce ne trovo veruna i Anzi , dico male ; Le vedo , e le trovo , di cattivo latino sì, ma pure latine , e con Caratte- ri latini formate . Ricordati di quella di Terrag- na, che fa menzione del riattamento d' una via Confolare . Ricordati di quella che colle tue ma- ni medefime collocarti nel tuo Giardino , ricor- dati che nel tuo Sepolcro, ne tu, ne la Male Af- funta Regina tua Figlia gotica Ifcrizione poneftì veruna , e quell'immenfo farlo che il cuopre ha fo- lamente fcolpiti fu di que' dodici Maniglioni , che fervirono di prefa a' Canapi, che lo tirarono in al- to dodici nomi latini , e con buon carattere latino formati , 1' ufo de' quali efler dovette lo affegnare i nomi propri alle funi maeftre , che agirono nel-

Ccc la

77o Stori a Letterari a

la elevazione di quel gran pefo per temperare il moto degl* Argani trattenendoli , o affrettandoli , affinchè operafTero con un azione uniforme . Così ne' Sepolcri de' tuoi Cubiculari io non vedo che ifcrizioni latine , ne Atalarico , ne altro de' tuoi Goziadi in altra lingua fi fecero epitafiare giam- mai ; fuorché in cattiva . Cento , e cento ifcrizio- ni fi trovano ancora con nomi che puzzan di go- tico, febbene non ne è così perfpicua la rea na- tura, e tutte tutte nel linguaggio ufuale . Oh ve- di fmemorato , che fei, qual girigogolo ti è venu- to in capriccio d'avere in tua vita runicato fu faf- fi d' Italia . Concludi adunque , che nelle tue Fab- briche , nelle tue opere, nelle tue monete, ne' tuoi diplomi in fomma in tutti i tuoi cancheri , niente di Gotico giammai fegnafti , e tutto facefìi in la- tino , fi riduce tutta la tua goticheria al folo folo pregio de' follecifmi , che tu lacerti in latino.

Che tra le Gotiche ifcrizioni ripor volerti quella tegola , che da quella Galleria , dove noi ragioniamo, fceglierti, e nel fine del tuodifcorfola proclamarti per Gotica, ti farei vedere, che Gotica non è già , ma Tufca , Tofca , Etrufca , Etrufchiffi- ma; fcritta bensì in Etrufco, e in Latino, ficcome quella di Pefaro. Notala bene.

MAIJVAD .HAO .j

; ART. CAI. CAVLIAS

Niun Goto mai fi chiamò ne Larte , ne Cajo, ne tra voi fiorì mai , ficcome in Italia 1* Illuftre famiglia de* Cavoli , la femente de' quali venne da que'famofi popoli Cauloniati , e tutt* altre ftirpi fuori che quefta furono coltivate fra Voi . Se la fpiegazion non ti quadra, ti quadri la tegola ftef-

D'Italia Lib. hi. Cap. v. 771

fa, che in vece d'una prefa di tabacco per ifcuo- terti dal tuo ftrambiflìmo fogno , ecco ti fcaglio fui Gotico diadema. A noi pazzi cervelli ? Pazzo è bene il tuo, che ha di bifogno di un eleboro fi- gulino, ma ahi di me , che la tegola fi è fpezza- ta in due parti , ed il convincerti non meritava codefto danno. Orsù la difputa è terminata . Tu vat- tene al tuo Pan-goton , che io me ne ritorno alla mia grotticella , dove purgato, che io mi fia de' tuoi Gotici effluviì a forza di molto zolfo, e di februi, vado a guftare in un parchiflìmo filicerniole fernet- te dapatilie , che i buoni Accademici Corronefi , Gente dotta, e dabbene, mi han fatto mettere all' ordine, e tu guardati più che dal delirio da fogni così dannofi , il rifvegliarti da' quali non ti corta meno di un finapifmo della fornace.

APPENDICE IL

Di Libri Oltramontani

GAllia Chriftiana in Provincias Ecclefiafticas di- flributa. T. x. Parifiis 1751.

Lettres de M. l'Abbé de a fes eleves

pour fervir d' introduclion a l'intelligence des Di- vines Ecritures , & principalement des livres Pro- phetiques relativement a la langue . T. 1. Paris

Recueil de pieces en profe, & en vers lues dans les aflemblees de l'Acaderaie Royale des belles let- tres de la Rochelle Paris 1752.

Abregé chronologique de I hiftoire Ecclefiaftique , contenant l' hiftoire des Eglifes d'orient , & d'Oc- cidenti les Conciles Generaux , & particuliers; les auteurs Ecclefiaftiques , les fchifmes , Ics Herefies. &c. Paris 1751. 2. voi.

C e e 2 Me-

77s Storia Letteraria

Memoire (ut les variations d'une Agathe da Ci- bili et de fon Altefle Royale le Due Charles de Lorraine ec. par D. Thomas Mangeart Religieux , Pretre de T Ordre de S. Benoit de la Congregation de S. Vannes. Paris. 1752.

Methode aifée pour conferver la Sante jufque' a une extreme vieillefle , traduit d' 1' Anglois par M. L. de Preville. Paris. 1752.

Lettres Tur la Mineralogie, & la Metallurgie pra- tiquts > traduites de V Anglois de M. Diederick Weflel -linden . Paris 1752.

Collegium Cafuale , cum Prafatione Jo: Gott. Budaji de utilitate Medicina cafualis , editio fecun- da 4. Drefdae 175 1.

Chrift. Ludwig Inftitutiones Phifiologica* cum introdu&ione in univerfam Medicinam . Lipfiae 1752. Caroli Linnaei Philofophia Botanica , in qua ex- plicantur undamenta Botanica . Stockolmiae 1751.

Afta Phys. Med. Acad. Caef. Leopoldina: Caro!. naturae curioforum , exhibentur Ephemeridas a cele- berrimis Germanorum , & exterarum regionum Vi- ris collega. Voi. ix. Norimbergae 1752.

Commentarli de rebus in feicntia naturali , & Medicina geftis. Lipfiae voi. 2. 8.

Alberti Haller Prima? linaje Phifiologix Gottinga?. 1751. Ejufdem opufcula anatomica. Georgii Widmeri Chimia Corporis animalis cum Lithog'ognofia , & artifìcio aquas falfasdulcifìcandi. 4. Argentorati 1752.

Patrologia methodica , feu de cognofeendis mor- bis aurore Fr. de Sauvages. Amftaelcdami 1752. 12. Mefurc des trois premiers degres du Meridicn dans rhemifpherc Auflral , tire'e des obfervations de M. M. de T Academie Royale des feiences en- voyés par le Roi fous 1' Equateur : par M. de la Comlaminc. Paris. 175 r.

De-

D'Italia Lib» ih. Cap. v. 773

Details Militaires , dont la connoiflance eft nc- «eflaire a tous les officiers , & principalcment aux Commiffaires des guerres , Par M. da Chennevie- res. Paris 1750. Voi. 4, 12.

Traité hiftorique dogmatique, & Moral avec un difcours preliminaire contre l'incredulite & l'irreli- gion Par le R. P. A. Touron de l'ordre de S. Do- minique. Paris 1752.

Diflertation fur les eaux minerales du Bearn par M. de Bordeu pere. Paris 1750.

Hiftoires des Arabes fous le gouvernement des Califes par M. TAbbe' de Marigny 4. Voi. 12. Pa- ris 1750.

Analyfe Chronologique de Y hiftoire univerfelle depuis le comencement du monde jufqu'a l'Empi- re de Charle Magne inclufivement. Paris 1752.

Diflertation fur le Meflìe , ou l'on prouve aux Juifs , que J. C. eft le Meflìe promis , & predit dans l' ancien Teftament . Par M. Jaqueler. Am- fterdam 1752.

Georgii Rud. Boehrneri Flora Lipfiae indigena 8

Elemens de Chymie pour Herman Boerhave tra- duits du latin par I. Àllemand 2. Voi» 8. Leyde

Kiliani Stebel opufcula, in quibus Petrefaclorum , Numifmtum, & antiquitatum hiftoria illultratur 4. Dantifcac 1752.

Aéìa Societatis latinae Jenenfis edita ab ejus di- rettore Jo: Erneflo Watellio. Jenx 1752.

Jo: Chrift Efchenbach Commentatio Philofophi- ca , univerfum non efle machinam evincens 4. Ro- ftochii 1752.

Traite' d'optique , ou l'on donne la Theorie de Ja lumiere dans le Syfleme Nevvtonien avec des nouvclles folutions des principaux problemes de dio-

Ccc 3 ptri-

774 Storia- Letteraria

Dioptrique , & de Catoptrique . Paris 1752. par le Marquis de Courtivron.

Hiftoire des revolutions de 1' Empire des Arabes

pour M. l'Abbe deMartigny. Paris 1750.4^ voi. 12.

Enumerationis Foflìlium, qua? in omnibus Galliac

Provinciis reperiuntur , tentamina auftore a J. D.

Dargenville e rtgiis feientiarum Societatibus Lon-

dinenfi , & Monte-PefTulanenfi. Paris 1751. 8.

Art de fairc éclorre, & d'elever en toute Saifori des oifeaux domefliqius de toutes efpeces par M. de Reaumur Tome premier & 2. feconde edition ( augmente'e) Paris. 1751.

Pratique de l'art de faire eclorre, & d'elever en toute Saifon ec. Paris. 3751.

De Thermometris menfura? conftantis commentario aurore Carolo Augufto a Bergen Francofurti ad Viadrum . 8.

1.uv ©w> , Differtatio Phyfica de Petrificatorum differentiis , & varia origine praefide Johanne Gef- nero, Tiguri, ex officina Gefneriana 1752.

Differtatio Phyfico-mathematica de natura & vi- ribus Fluidorum , praefide eodem Tiguri 1751. 4.

Caroli Augufti de Bergen Flora Francofurtana methodo facili elaborata . Accedunt cogitata de Audio BotanicesMethodice, &equidem proprio Mar- te addifeenda» terminorum technicorum nomenclator oc necefTarii Indices. Francofurti ad Viadrum 1750. Refllexions fur le fyfteme de la Generation de M. de Buffon traduits d' une Preface Allemande de M. de Haller, qui doit etre mife a la tete du fe- cond Volume de la tradu&ion Allemande de l'Ou- vragc de M. de Buffon. Genève 1751.

Lettres a un Ameriquain fur l'hiftoire naturelle generale &. particuliere de M. de Buffon a Ham- bourg. 1751. T. 3.,

Difcours latin fur la convalcfcence de Monfei-

gneur

D' Italia Li b. hi. Cap. tf. 775

gncur le Dauphin, prononcéle 26. Septemb. dans le Col- le de Louis le Grand, Par le P. Geoffroi . Paris. 4.

Cfplanchriologie raifonee redigée en demortftra- tions, ou l'on traite de l'Anatomie & di» mecha*- nifme des vifceres du corps humain. Par M. Fleu- rant . Paris 1752. Voi. 2. in 12*

Obfervations fur l'hiftoire naturelle, fur la Phy- fique , & fur la Peinture , avec des Planches im- primées en couleur. Paris 1752. T. 2.

Traité fur la culture des vignes, fur la facondi! vin & fur la maniere de le gouverner. Par M. Bi- det. Paris 1752. 12.

Medecine de 1' efprit , ou l'on traite des difpofi- tions & des caufcs Phyfiques qui en confequencede l'union de l'ame avec le corps influent furlesope- tions de l' efprit , & des moyens de maintenir ces operations dans un bon état , ou de les corriger , lorfqu'elles font viciées-ParAntoine le Camus. Pa- ris. 1752. Voi. 2. in 12.

Traité de la petite guerre pour les Compagnies franches, dans le quel on voit leur utilité , la dif- ference de leur fervice d'avec celui des autres Cor- ps , la maniere la plus avantageufe de les condui- re , de les equiper , de les comander , de les difci- pliner , & les rufes de Guerre , qui leur font pro- pres. Par M. de la Croix . Paris. 1752. 12.

Diclionnaiie Apoftolique , a l'ufage de Meflìeurs les Curés des Villes , & de la Campagne , & de tous ceux qui deftinent a la Chaire . Par le P. Hy acinte de Montargon Paris. T. 3. in 8.

Nouvelles fontaines filtrantes , approvées par 1' Academie Royale des Sciences en plufieurs ren- contres. Par M. Aray. Paris 1752. 12.

Abregé du Recuil des Acìes , Titres & Memoi- res , concernant les affaires du Clergé de France . Paris. 1752, fol.

C e e 4 Di-

77 '6 Storia Letteraria

Di&ionnaire hiltorique, portatif. ec. Dizionario fiori- co , portatile contenente V ifìoria de' Patriarchi , de' Princi- pi Ebrei , deg? Imperadori , de Re , e de Gran Capita- ni , *fcg/i Di?/ , i/eg//' £ro/' , deW antichità Pagana , ec. de* Papi , de Santi Padri , de" Ve [covi , « de1 cele- bri Cardinali ; degli Storici , Poff/ , Gr amatici , Oratori , Teologi, Giure con fui ti , Medici, Filofofi , r Matematici , ec. ro» /* /oro principali opere , £ /* migliori edizioni ; <&//? do*/* Donne , de' Pittori , Scultori , Imi fori , degf Inventori dell' Arti , <? ££»*- Talmente di tutte le perfone illuflri , * rinnomate di tutti i fecali , ff Nazioni del mondo; in cui fi mojlra ciò, (he ve di più curiofo , e di più intereff ante nel- la Storia Sacra , e Profana * Opera utile per /' /Wr/- ligenza della Storia antica , e moderna , e per la co- gnizione degli Scritti, e delle gefle de grandi uomini , e delle illuflri perfone . Par M. 1' Abbè Ladvocat , Docìeur, & Bibliotequaire de Sorbone , & Profef- ieur de la Chaire d' Orleans en Sorbone. Paris 1752. Voi. 2. 8.

Elemens de la Poèfie Francx>ife. Paris 1752. Voi.

La Cnriftiade, ou le Paradis reconquis , pour fer- vir de fuite au Paradis perdu de Milton. Paris . Voi. 6. 12.

Trai;é des Inftrumens , propres a obferver les Aftres fur mer , ou l'on donne la conflrucìion & l'ufage d'un nouvel Inftrument . Par M. Saverien. Paris .

Cor-

777

Correzioni, e giunte al Tomo IV.

Errori

Correzioni) e giunte.

pag. 2. vccmsa>»

ivi. iruTpocvioi

p. 4. ance

p. 5. ìiyiS

p. 15. di giovenca

p. 20. Apoftegmi p. 52. in fatuo p. 66. Idelfonfo di

gì'"*

irxTptéìoi arte

ce. aggiugni . Tra l'opere

di S. Padano una da S.G/'- rolamo rammentata nel libro de Viris illufiribus (cap. evi.) avea per ti- tolo Cervus . Egli è mol- to verifimile , ficcome notò a quel luogo il Fa- bricio ( pag. 195. ) , che contro lo fteflb coftumc da Cefarioy e da altri ri- provato feruta fofTe queir opera. E certo avvegna- ché non nel folo abito di cervio , ma in quello pu- re d'altre fiere fi mafehe- rafler quegli antichi Cri- fliani ; tuttavia più d'ogni altro efTer flato comune quello di cervio , appar chiaro da tante tefìimo- nianze , che abbiamo re* cate.

Apoftegmi in fa Ivo

Sivi- Ildefonfo di Toledo

778

Errori Correzioni) e giunte.

ivi. noverati noverati , comechè qucft*

ultimo gì' intitoli de ge- nere offici or um

p. 67. il Micrologó Scrit- lo Scrittore del libro tore dell' Micrologó nell'

ivi. e'1 Cave {p. 537.) il Cave (p. 537.), t

Y Oudino ( Tom. II. col

,. . «4470

p. 71. obixt cbirt

ivi. Jnverfa 4. àggiugnì . » Lo fteflb

anno un Riformato di S.Francefco da ^rco Ter- ra poco dittante da Ro- veredo pubblicò : Miffd incruenti Sacrifica pio- cruenta myjìeria ad fc riem Pajjìonis Domini congruenter applicata per Fr. Francifcum Maxen- tium ab Arco. Oeniponti r, - - v VP** Michaclis Wagneri.

p. 74. Ltturg. ColleSl.) aggiugni * 6. I? Emi-

nenti fimo Ve [covo dìBre. [eia Angelo Maria Qui- tini, Officium Quadragc* filmale Gracorum con al- cune dortiflìme Diflerta-

p. 75. da quefti flefli au- Z,on,,• , , ~ (oti n aggrugm y e àìl Drau-

dto nella Biblioteca Ciaf-

fica, dove parla de* libri

Teologici in V. Liturgica

( pag. 5d4. ) , in V. Mif-

falia (pag. 405. ), in V.

Mijfé

Errori

p. 88. II Sig. Dottor

ivi. prendendo ivi. Così in tre Sezióni divide egli il libro

ivi. dimoflra la lor va* nita

p. 97- quali -a fenten-

za

ivi. Franzcfe,

p. 98. Kbiin io6\ paragrafi P- 108. itefie le fue idee P- 119. che vi aggiun- gono

779 Correzioni, e giunte.

Mi [fa expo/ìtiones(p.4.ó4.}f e in V. Ritus (/>. 565.)

La medicina Elettrica, ficcome di tutt'altre co- fe d' Italia adiviene, do- vea oltra monti trovare contradizioni per quella parte almeno , la quale riguarda le fperienze fat- te da'nonri Italiani. Ma in Italia fi è pur trova- to , chi quelle fperienze prendeflc a dimoftrar va- ne. Il Sig. fetondo

in tre fezioni tratta quefto importante fug- getto

provali vani . II Sig. Abate Nollet, al quale è quell'opera indiritta, farà plaufo al cenfore de' Me- diti Italiani , conciofiachè abbiagli egli pur centra- ti nelle fue Ricerche de Fenomeni Elettrici, i quali o la ientenza

aggi ugni , o da efla non molto fi dilungarono Kbunn parafrafi itefe le fue idte che vi fi aggiungono p. 126.

780

Errori

p. I2<5. che in due p. 127. Querinì) ec.

p. 130. Antonio p. 135. & partibus p. 151. , e (ingoiare ivi. Repubblica

Correzioni , e giunte.

che è in due

aggiugni : chi farà ve- dere qualche errore di cronologia , qual è l'ave- re all' anno MXXXV. aflegnato Niceforo da Ba- ri , che certamente po- frerior fu a quell'anno , come ha dimoftrato il Sig. Tartarotti nella Dif- fertazione de Auéloribus a Dandulo laudati s ( col. xix. D) Antonino & panibus è Angolare

*gg'"gni> Nel 1750. in Afolo per opera di do- dici ftudiofi Cittadini e- retta fu un Accademia di Scienze , e belle let- tere, col nome di Rin- novati. Al nome rifpon- de l'imprefa , che è una ferpe, la quale fopra uno fcoglio in faccia del So- le rinnuovafi, col motto prefo da Tibullo

Novus cxuit annos

E veramente altre e- rudite Accademie già fu- rono in quella Città; ne altro

Errori

p. 170. e ignoto p. 191. molte erudita- mente p. 192. Parelliana p. 196. a contrari ivi. Eretici

ivi. e. 11.

p. 197. il nome del Pa- pa

p. 198. & profane

ivi. Grinninger p. 199. cernpendiatori p. 203. ciò il quale p. 204. Dove è ivi. e pure umana

781 Correzioni , e giunte.

altro è quefta , che una rinnovazione di quelle- è ignoto molto eruditamente

Garclliana

a tutti i contrari

aggiugni^ comechè mol- ti abbiane confutati il Fontanini nelle fue An~ tichita d' Orta .

aggiugni . A quefto De- creto ancora allude aper- tamente S.Jftdoro di Si- viglia nel fuo libro de Viris illujìribus t dove del Centone della famo- fa Falconia dice , effer quefto tra le apocrife Scritture ripoflo

aggiugni. Vero è, che in altra Raccolta di Ca- noni preflb lo (teffò Maf- fei (p. 79. col. 2.) Da- mafo è fatto autore di quel Decreto

aggiugni , cioè il Bene- dettino Liron Gxùnnìnger com pendi atori ciò, che Dove e e puramente umana

p. 210.

7*2

p. 210. Pref.

p, 223. Vittorio

p. 224. a Avignen

p. 226. Lart

p. 229. / eolori

p. 233. P fello

p. 240. Pretefe pure

ivi. nel capo iv.

p. 250. Lumpria

p. 264. che il P.

p. 270. d' una terza

p. 273. Casfaum

p. 274. Courtois

p. 276. ma il Sig. Aba- te p. 284. in Ginevra

p. 287. Cerfi p. 349. fecondo l'obbli- gazione

Bref. Vittoria a Avignon L'art i colori Bello

Dicefi pure , che pre- tendefle

Aggi ugni . La verità è, che'l Tartarotti fcrif- fe Martirologo , non Mar- tirologio ( epift. pag. 1 io.) , fotto quel nome inten- dendo Beda , Ufuardo , Adone ec. Dal che fi ve- de, che quefto apparato di Martirologj non fen- ice la fua aflerzionc Lampria del P. d'una terfa Caffaum

aWu&nti »1 quale do- po la morte del P. Ou- din è pattato a Roma per continuare fui me- todo di detto Padre la Biblioteca degli Scrittori Gefuiti ma il Sig.

aEZ'ugn*. 1 ficcome da un Patrizio Viniziaw ab- biamo inteCo, Orfi fecondo l'obbiezione

\

?• 399-

783

Errori Correzioni , e giunte*

p. 3$g. E voi vedete E voi vedete p. 411. Sat. V. Sat. IV.

P- 473- Pag- 731' Cac' aig'ui»ì » e in P/mg/a

ta»o due volte 1748. e 1750.

ivi. Gaetano, "ggiugni [otto : e in

Vinegia tre volte 1748.

I75°- e 1751-

Noi abbiamo notati gli errori , che ci fono fot- to gli occhi venuti i primi , feorrendo il Volume . I Lettori facciano eglino pure alcuna cofa, e beni- gnamente correggano gli altri , che fenza dubbio fa- rannovi molti , e fpezialmente quelli , ne' quali la cattiva interpunzione guafta il fenfo.

I N-

784

INDICE L

Degli Autori , /Opere de1 quali fono regi/irate in quefta Storia,

Il primo numero dinota il libro, il fecondo il capo, il terzo il paragrafo.

Agnelli Jacopo. Alfani Niccolò. Altan Federigo Conte, Amadefi Giufeppe Luigi. Ambrogi Anfommaria Gefuita. Amiani Pier Maria. Anonimo. 1. 1.12. I. 2. 6. io. 20. e 22.

I.5.7. I.6.2. I.7. 14. I.9. 1. e 5. I. io. 7. IL 3. 21. Anfaldi Catto Innocente Domenicano. II.L7.efeg. Argelati Francefco. II. io. i. i

Aflfeman Giufeppe Simonio Monfign. Lio. 3. e 4.

B

BAjardi Ottavio Antonio Monfign. L9. di

Bandini Angelo Maria. Li 1.7*

Barbieri Lodovico Conte. I. 4. 5,

Bartoli Giufeppe. II. io. 101

Baflfani Jacopo Antonio Gefuita. 11.6.6,

Bedinelli Francefco. 1.6. 17.

Belgrado Jacopo Gefuita. IL io. 12»

Bettinelli Saverio Gefuita. 1.2. id-

Bianchi Giovanni. 1.2. 21. IL 10. io

Bina Andrea Benedettino. L4. 3

Boi-

7H

folletti Giufeppe Gaetano. J. 11.12.

Di Bon Marchefe. II. io. y.exi.

dalla Bona Giovanni. 1.6. 1.

Bonacchi Francefco. II. 9. zi.

Bonfi Francefco Contee 1. 7. 15.

Borgia Stefano Abate. II. io. 12.

Borfetti Ferrante. 1.2. 12.

Bofcovich Ruggiero Gefuita. 1. 3. 5. 1.4,9. da Brefcia Forrunato Minore Ojfervante. II. 2. 9.

Brogiani Domenico. \. 6. 3.

Brunacci Giovanni. II. io. io.

BrunalTi Lorenzo Duca. .1.2. 25.

C Acciari Pier Tommafo Carmelitano. II. 1.12. Calogerà D. Angelo Monaco Camalà. II. io. io.

Cappello Gian Battifta. 1.6. 14.

Caraffa Giufeppe Cherico Regolare. I. 1.1. 1 3.

Carmeli Minore Ojfervante. 1. 1.2.

Cafini Antonio Gefuita. II. i.2.ej.

da Cayalefe Vittorio M. O. II. 3. 14. e feg.

Cavalieri Giannantonio Agofliniano . II. 4.1.

Cavallucci Vicenzo. 1.2. 8.

Cecchetti Raimondo. II. 5. 3.

da Cefena Carlo Cappuccino. 1.2. io.

Chiari Piero Abate. II. 10.4.

Concina Daniello Domenicano. II. 3.1.

Corigliani Giufeppe. II. io. io.

Cornacchini Piero. 1.6. 9.

Corner Flaminio Senatore. II. 9. 29. efeg.

Corfini Odoardo delle Scuole Pie* ^9'7> I. io. 1.

Coftantini. I.7. 11.

Cofiantini Giufeppe Antonio. 11.10.3.64.

Curii Piero Gefuita . II. 1. 4. e 5.

D d d Dan-

D

786

Anzetta Fabio Gefuita. II, \o. 8.

"CRani

fte Eufebio Domenicano. II. 3.4. efeg,

P

F

Abbrini Giannantonio. 1. 7.1.

Fabbrucci Stefano M. II. io. io.

Farfetfi Giufeppe. 1.2. 9.

Ferro Francefco. 1. 3. 13.

Fioriti Bartolommeo . - II. 9. 24.

Porcellini Marco. II. io. 6.

Fortes Gaetano. 1*7» 3.

Le Frane Gianniacopo. II. io. 8.

Franchetti Francefco. 1.6.8.

Fratoni Cefare. I.2.3.

Frifio Paolo Barnabita. J. 4. 6.

Fromond Andrea . J. 6- 8.

G Abrini Tommafo Cherico Mint 1. 5- 9*

Galeotti Niccolò Gefuita» I-9-9'

Gamucci Ranieri. 1.6. 18.

Gandini Carlo. 1.6.$.

Garofolo Antommaria. 1.7.6.

Gattico Giambattifta Canonico Reg* II. 3. 18.

Genovefe Antonio. I. 4. 2.

Gentili Xanto. J-7-4*

Ghezzi N iccolò Gefuita . I. 5. 1. e feg.

Gian-

Giannelli Carlo.

Giorgetti Gianfrancefco.

Giornal di Roma .

Gori Anronfrancefco Propojìo . 1.2. 12.

II. io. n.efeg. Grazioli Piero Barnabita. Guafco Abate,

Guazzefi Lorenzo Cavaliere. 1.8. 2,efeg, Guenzi Gianfrancefco Canonico. Guiccioli Ferdinando Are ivej covo . Guidotti.

787

1. 6. io.

II. I. Ivi.

I.n.

1.

Lo.:

[O-

1. 11

8.

II. IO

8.

II IO

9-

1.5

6.

II.I.

18.

1-7

9-

H

de 1' TTOfpital Marcbefe ,

H

II. IO. 12.

I

Rico Giannandrea

II, 3. 19.

LAmi Giovanni. Laparelli Filippo Canonico, di S. Laurent Janon. Lazeri Piero Gefuita. Lovera Ignazio. Lucarelli Giampiero Marcbefe.

I. 2.4.

II. 10.9.

II. io. 8. 9. e 12.

II. 8. 11.

1.7.5. II. 10.9.

Ddd 2

Macca*

;88

M

MAccari Orazio. II. 10.9.

Maffei Scipione Marcbefe. II. io. 12.

Magazino univerfale. I. 11. 2. e 3. Mamachi Tommafo M. Domenicano. II. 7. i.efeg.

Marini Domenico. I.o. 11. II. io. 10. e 11.

Manfi Giandomenico della Madre di Dìo . It. 1. 17.

Marangoni Giovanni Monfignoxe . II. 9. i.efeg.

Marzagaglia Gaetano. I. 3.12.

Marzucchi Giufeppe. I. d. 19.

Mazzolati Giufeppe M. Gefuita. 1.2. 24.

Mazzucchelli Carlo. I- 6. 5.

Meccati. II. io. 12.

Mei Cofimo Cavaliere. I- 5- 5*

Melani Girolamo Abate. 1. 2.14.

MigHavacca Canonico Reg. cibate. II. 2. 3.

Migliori Giacomo. II. 9. 13. Montelatici Ubaldo Canonico Regolare , Abate.

Moroni Gaetano Cherico Regolare. l^3'9'

N

NEri. I.7. io.

Nicolai Alfonfo Gefuita. II.9. 19. e feg.

Noghera Giambattifta Gefuita. II. 6*. 1.

o

O

Rfi Giufeppe A golìi no Macflro del S. P. II. 8.1. e feg.

Ve-

7*9

Vedi Eran/Jìe.

Paciaudi Paol Maria Cherico Regolare. I. 9.4.

Pagani Cefa Giancarlo. I 2.2?.

Pallavicini Antonio Canonico Regolare. I. 11. 4.

Pannelli Domenico. II. 9. 16.

Pecci Giannantonio. 1.8 8.

Peretti Bonaventura. II. io. io.

di Pianura Conte. I. 9.8.

Plodes Giandomenico. 1.2. 15.

Politi Alefifandro delle Scuole Pie. II. 9.25. e feg.

Pratilli Francefco Maria Canonico. 1. 10.5.

Preati Bartolommeo. IL 5 io.

Puiati Giufeppe Antonio. 1.6. 6. e feg.

Q.1

Uadrio Abate. 1. 7. 12. 1. 9. 9

Querini Angelo Maria Cardinale. 1. 11.19 II. io. 12.

R

RHdi Gregorio Monftgnore. II. io. 2

Rcmondini Gianftefano Soma/co, II. 9.6. e feg Riccati Vincenzo Ge/uita. 1-3-7

Ricci Francefco Maria Benedettino Abate. 1.2. 3 Rivautella Abate. II. io. 12

Roberti Giambattista Ge/uita. I. 2. 17

Rofa Morando Filippo. 1*2.13

Rotigni Cortantino Benedettino. II. 3.8

Roveda Valentino Agojliniano. I. 3.10

Rubini Diego, Conte. n.3. 19

Ddd 3 Sa-

79o

^Alandria Pellegrino Abate. I. 2.3.

O andonnini Gioacchino. II. 5. 4.

Safitorjni Giandomenico. 1.6. 12.

da S. Saverio Eduardp Carmelit. Scalzo. II. 1. io.

Savonarola Gabriele Cberico Reg. II. 3.20.

Sauzone Gafparre Canonico. I. 8. 1.

Secondo Giufeppe Maria. II. io. 12.

Serra Giannangelo Cappuccino . I-7-7'

Sguario Eufebio. II. io. io.

Shguanin Cefario M. Servita. II 5.2.

Soldani O. Fedele Monaco Vallombrofano . I. 10.8.

Stefani Stefano Zucchino. II. 3. 17.

TAdini Francefco. II.6.7.

Targioni Giovanni. I.4. 11.

Tartarotu Girolamo Abate. II. 3. 11.

Tipaldi Giannandrea Gefuita. II. 2. i.efeg.

Tirabofco Antonio. I. 2. 13.

Torelli Giufeppe. I. 3.8.

Del Torre Lorenzo, dell'Oratorio. II. io. 11.

Trombdli Giangrifoftomo Canonica Reg. Abate *

I.2.3.

V

VElafti Tommafo Stanislao Gefuita. I. i.7-efeg. Venturi Pompeo Gefuita . 1.2. 13.

Venuti Filippo. II. io. 8.

Venuti Profìojto. II. 7. 12.

Venuti Rido ''fino -Abate. II. io. 9.

Verneio Luigi Antonio. I.4. 1.

Vcitrini Bernardino delle Scuole Pie. II. io. 9.

Vetto-

791

Vettori Cavaliere. II. 7. 9. e fegg.

Vezzofi Antonfrancefco Cberico Regolare. II. 4. 2. e

feg. Walchio Criftiano Guglielmo Francefco; II. io. 12. Walchio Giannernefto. II. io. 12.

ZAccaria Francefcantoniò Gefuita . 1. 2. 5.

II. io. io. Zanetti Girolamo Francefco. 1. 9. 12. II. io. io. 11.

e 12. Zanobetti Giambattiftaj Abate ì 1.2. 19.

Zanotti Francefco M. 1. 2. 5. I. 3. 1. e feg.

Zeno ApoftolOi II. io. 6. e feg.

Ddd 4

IN-

INDICE II

Delle cofe ?iot abili.

Accademia Augufla di Perugia, III. i. 7. Liguftica III. 1.6. d'Ofimo. III. 1.5. di. Palermo. III. 1.8. di Reggio di Modona. III. 1^4.

Agricoltura. 1 7- 15.

Alamanni Luigi, fua coltivazione riftampata. I. 2. 18. Aleffandro VII. abbia riprovato il Probabilifmo . ■'• II. $.6.

S. Alm'achio' diverto da Telemaco. II. 9. 28.

Aipino ProfrJero , fue opere riftampate. 1.6. 11.

Amor proprio. I- 5- fi

Animali , loro veleno naturale , ed acquiftato . I. 6.

I- efe88- Annibale, tuo paiTaggio per le Paludi. I. 8. 2. e fegg.

Anticaglie feoperte . III. 4. 1. e fegg. Applaufi de' Letterati. V. Letterati . Architettura militare, che manchile. I.J. 12, Ardìnghelli Maria Angela Lodata. I. 2 p. Arezzo, Città aflbluta dalla feomunica. I. io. S. Ariofto Ludovico , azioni più rimarcabili del fuo Poe- ma. 1.2.14. S. Arfenio, Diacono? II. 2. ti. Arti degli antichi Crittiani . Vedi Òrifliarti . Afili. IL S- 4. S. Atlerio. II. 7. io. Arene, fuo vario reggimento, fuoi Arconti. I. :o. 1. Attrazione Neutoniana impugnata. 1.6 o. Autonomia. II. 10.8.

Ba-

^ 793

B

B

Adia de' Monaci Benedettini di Firenze . V. Cata*

Battefimo in Spiriti* SanBo, & igni. II.1.7. e.cgg. Beccuti Francefco, Tue Rime nftampate. I. 2. 8.

Bellarmino Roberto Cardinale, difefo. IL x.15. efeg.,

fia Irato Probabiiicriftaì IL 5. 5.

Benevento, fuoi Duchi . I. io. ^. e 4.

Beretti Benedettino, corretto. Lio.?.

Berti Gianlorenzo, fuo ingiufto lamento. L5.3.

S.Biagio, fuoi Atti difefi . ILp. ip.

Biblioteca Fiefolana. I. 11. 4. Piftojefe . L xi. 5. e 6.

Riccardiana 1. 11.4.

Buffon, fua Teoria della Terra. I.4. 15.

C

CAfTè. . I^.r.

Capova, fua fondazione. 1. 10.3. fuo primo Con- te. L io. 5.

Career, fuo lignificato. IL 3. IL

Catalogo de'MSS. di S. Maria de' Benedettini in Firen- ze. III. 2. 5.

Check , fua contefa con Stefano Vefcovo Vintomele per la pronunzia della lingua Greca. Li. r.

Cellario riprefo. IL 8. 11.

Chiefa, fua perpetuità , e vifibilità . II. 2. 2. fua im- munità da errore, ivi,

Chioggia mimre , fuo fito. I. p. xj.

Cicerone, fuoi fentimenti tradotti. I.5.6.

Circoncifione , fua Fefta antica ? IL 9. 27.

Clairaut, fua Geometria tradotta. I. 3. 6.

Clemente XI. , fuo oracolo di viva voce contro il Pro babilifmo pofto in dubbio, lì. 5.5.

Comica arte difefa. 1.2. 21.

Confidenza Criftiana , novità di dottrine in quefta materia. IL 3.8. e 9.

Cop-

794

Coppetta, vedi Beccuti.

Corfignani Pierantonio , Vefcovo, fuo elogio. III. 5. f.

Coftanzo Angelo, fue Rime riftampate. I. 2.7.

Criftiani, loro virtù, ecoftumi. IL 7.1. efegg. dannati a' metalli. IL 7. 5. loro vita Comune * IL 7. 5. loro Arti, ed uftizj da loro efercirati. 11.7.6.67.

Crifto, fuo Sacerdozio. li. 1.4.

Croce, Titolo della Croce. IL io. 11. Croce di Cor- tona illuftrata IL 7- 1%

La Croix, fuo parto malignamente kterpetrato. II.3.7.

Cubiculari chi follerò? IL 8. 11.

D

DAnte, fuo Comentò. ì. 2. 13. Dio, fua efirtenza ditnoftrata. I. 5. 2. Diplomatica Vinizianà . I. p. ij. Diritto Canonico difefo. IL 5.4. Diritto naturale di vendicare , o di perseguire una co- fa mobile . L 7. r. Difciplina della Chiefa nel IV. fecolo. IL 8.8. Dogmi Criftiani efprefiì nell'antiche Lapide. II. 7. 2. Ùominus , e Domnus , vedi Titoli d'onore;

EGeefi , loro medaglia felicemente fpiegata . I. p. 8. Epidemia. I. 6. 5.

Equazioni differenziali, metodo d'integrarle. I. 3. 7. », fua pronunzia pretto gli antichi Greci. I.i.p. eio. Etrufche antichità trasformate in Gotiche. I. p. 1.

Euclide, fua propofizione difefa. *•?•?•

Euftazio, fuoi errori. I. i.p.

Ezio, fuo paflò interpolato. II.p.ip

La-

795

LA-Faje. 1.6. 1 6.

Felicità dell' Uomo . I. 5. 3.

Fenomeno di certa Giovane Cremonefe. 1.6.8.

Felle della Madonna, e loro antichità. IL 3. 14.

Tìdicul*) ftrornento di Martirio II. 7- j.

Filofofià Morale quanto imperfetta. I. 5. 1.

S.Fiorenzo, e Compagni Martiri j invenzione delle lo- ro Teiìe , e folenne traslazione delle lor òffa . II. 9. 16.

Fontane, loro origine. I.4. 5.

Forze vive . I. 3 . 1 . . e fegg.

Fragole ^ egregio poemetto fulle Fragole. I. 2. 17.

Fuga ih tempo di perfecuzione . II. 7. 3.

G Alletti D. Pier Luigi Benedettino, Vedi Catalogo de'MSX ec.

Galli Dottore, fuoi ritrovamenti a perfezione dell'ar- te delle Levatrici . III. 3. 1. e fegg.

Gemme. , 1. 8. 9. e io.

Gerarchia Ecclefiafìica. II. 2. 2.

S Girolamo, due fuoi paffi difaminati. IL 3. 11.

Gramatica Franzefe come dovrebbefi comporre ? Li. 12.

D. Gramont Gabriele, feArciveicovo di Bordeaux. IL 9. 50.

Greca lingua , controverfia fullà fui prununzia . Li ti e fegg.

H

H

Avercamps , fue Raccolte degli Scrittori della Pronunzia Greca. L 1. 5.

Im-

jgó

JMmagini de' Papi nella Bafilica Oftienfe di qual fe- colo? II p. 2.

Imperadori contrari, e favorevoli alle Scienze. I. n. 14. Imprecazioni in lapide Criftiane . I. 7. 8,

Ifcrizioni riportate . I. io. 5. II. p. 25?. 111.4.1. e 2. (pie- gate. I.p.6. IL7.P. Iftituto di Bologna. 1. 11. 12.

LAtini come in loro lingua recaflero V » de' Greci ? I. i. io:

Lattanzio di qual paefe forfè? II. 1. io.

Legge emendata. II 8. 11. fpiegata. I. io. 6.

Lettera di S.Leone a Flaviano. II. i. 15. Letterati afcritti ad Accademie. III. 2. 1. defunti. III.

5.1. efegg.

Liturgia Gallicana. II. 4 4.

Livorno, Stamperia ivi pofta. III. 2. 4.

Longobardi. I. io. 3.

S.Lorenzo. II 7. 11.

S. Luca Evangelia fu Medico . II. 7. 6.

Ludovico Imperadore, fua prigionia. I. io. 5.

M

MAffei Scipione Marchefe , difefo..II. $. 11. Lo- dato. I. 2. 16. 1. io. 5. Magia. II. 3. io. Manichei. II. 1. ij. Maria, fua Concezione Immacolata. II. 1. 17. Martirologio Romano, fua froru . IL p. 26. Matrimonio , fine primario del Matrimonio qual fia ?

IL*, io. Mazzei Giannandrea. 1. 11. io.

Me-

797

Medaglia moderna efplicata, II. io. i»,

Melchifedecco , figura del Sacerdozio di Crifto. IL 1.6. Monete. «L7. io. e n.

Mufei. III. 2. 2.

S. Muftiola chi fofle? II. 9. 13. , ove martirizzata ? II. 9. 14. fuo corpo. II. 9. 15.

N

NEutoniani, loro opinione difaminata. I. 4,9.

Niceno Concilio, fuoi Canoni. II. 8. 6.

Norvood, fua offervazione corretta. 1. 4.7.

O

O Morelli. I. 9-4.

Orazioni funebri , modo di farle . II. 6. 4.

Ofio cadette? II. 8. 4.

PAnegirici, cofe da oflervarfi in farli. II. 6. 5.

S.Paolino Vefcovo di Nola, fua Vita. IL 9. 5. e fegg fue Opere IL 9. n. Edizioni fattene. 11. 9. 15.

Papiro illuftrato. I-o. 12. e fegg.

Parentela , al diritto canonico debba il civile anti- porti riguardo a' gradi di Parentela? IL 5. 4.

Petrarca, fue Rime riftampate. 1.2,7.

Pietre preziofe , modo di lavorarle degli antichi . IL io 8. e 9

S.Pietro Capo della Chiefa. II. 2. 2.

Platone, fuo parTo fpiegato. I. 1.9.

Poefia degli Ebrei. IL 1. 2. efeg.

Polvere d1 archibufo. 1. 4. io.

Pontefice Romano Vicario di Crifto . IL 2.2. Pontefi- ci, loro Cronologia. IL 9. 1. e fegg. Loro elezione. II.9. 3. loro intronizazione , fati.

Por-

7VS

Porfirogenito, fuoi sbagli.

Porro d' oftia .

Prifcilliano, fua erefia.

Profe Fiorentine riftampate.

S. Profpero , fuo Poema tradotto .

I. IO. 3. II. io. p.

11.1.14.

I. 2. 25. II.I.II.

Q

•^vUerini Angelo Maria Cardinale lodato.

Vi II. IO.

Le Quien , emendato .

1.2.6. I.

II. p. 30.

R

R Accolte , Poemetto delle Raccolte impugnato . I. 2. io. Redi Fra fortunato, fua contefa. III. 2. 5.

Reliquie de' Santi. II. p. 2p.

Riccati Vincenzio impugnato. £$♦!• efegg.

Romani, flato delle Scienze predò loro. I. ti, 1

Rofignoli Gregorio Barnabita. I.n.p.

Rovero Tommafo Francefco, Barnabita . 1. 11. 11.

SAcramerìlario Gelavano , fua antichità difefa . II. 4.2. Saggio dato da'Cherici del Seminario Romano. IH. 1. 1$. dagli Scolari de'Gefuiti di Macerata . III. 1. ix. di Prato. Ili 1.2.

Salmi, paflo de' Salmi fpiegato. II. 1.4. efeg.

Salvini Salvino, fuo elogio. III. 5. 2.

Sannazaro, fue opere riftampate. I. 2.4. e 7.

Sapienza di Roma, fua Storia. I. 11. 18.

Saragozza , Concilio di Saragozza contro i Prifcillia- nito- II. 1. 14.

Scafifmo , forta di Martirio . II. 7. j.

Scien-

799

Scienze, loro flato nel medio evo. 1. 11.16,

Scuole preflb i Romani. I. n. 13.

Serratura combinatoria. , 1. 7. 14.

Sferiftica. I- p. 5.

Soldani Jacopo, fue Satire per la prima volta Campa- te. 1.2. 12.

Stamperia, vedi Livorno.

Stato della pura natura, vedi Berti.

Stile del pulpito. TI. 6. $.

Storia della Chiela dal CCCXIX. alCCCLXIV. li. 8. 2. efegg.

Letteraria difefa . I. 6. 8. vedi Berti . Monadica . II. 9. 30.

Sueronio, fuo parlò fpiegato. IL io. 12.

fSupera, fua medaglia illuftrata. I. p. 8.

T Eatro Ebraico. 1.2. 20. Comico. I. 2. 22.

Teoria della Terra. 1.4.1$. Terra, fua figura. I.4. 6. e io. fua Teoria. 1. 4 1$.

Terremoti, loro cagione. I-4-?- e 4.

Titoli d'onore. I.7. 12.

Toledo, Concilj di Toledo. II. 1. 14.

Tranfuftanziazione . II 4. $.

Traslazioni de'Corpi de' Santi, quando ne incominciai

l'ufo? II. p. 4.

y

VEnturi Pompeo impugnato. I. 2. 13. difefo , ivi, e I.7. 12. Ughelli corretto . IL 9. 30.

Vita comune, vedi Criftiani .

Vitellefchi Muzio, abbia a' fuoi vietato il Probabi-

lifmo? IL j'.'j.

Vitto Pittagorico. 1.6.6. efegg.

Vo*

8oó

Voci barbare fpiegate. I. p. ;j.

Voltaire, fue Tragedie tradotte. I. 2

Voto di difendere col fangue la Concezione Immaco- lata della Vergine, ftoria di tal controversa . II. 5. 13. fofrenuto. II. 5.16.

Wolfio Criftiano, fua Matematica riftampata . 1. 5. 11.

S. *tt Enone Vefcovo di Verona, età in che fiorì. IL

mLa 9. zi. Martire? II. a. 22.

S. Zita. II. 0.24.

IL FINE

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