DID EI DIRI DI i > DID D, NE IE : i > \A DA E Ga x \ "| ; AN fi = Î yy \ i al at \ | vi ue AS \S\L\al % J D) ni % i < nd E y Ù e. L), ho) ) so sz 4 \D. za risi ZE de AS { 3 ; i ; O ). i ) + 7, Pa A vd Pi DE, sus = = dda E = sa = CL 2 | 4 \d ) ì) x q | 3 Bi sf Mi v ; ) ) È O Î ) ) . \ ì î lb, j! x dn 3 E a oh - Da è Y DA 1 a 3} EIA a Se LOLA < i | x Se EEE =S % \ "> SA RA ) 2 A LE Li p - - e. = vizh NE Î 9 | do RR P) tI 7. = = "=" . Sila ) i) Dei } »I À Ì J 3 da DI DD i = = Z È ss == n= 7 - Co pa N i x % di n ) x DI i )) DD AAA sa >S DI )) I SE Librarp of the Museum OF COMPARATIVE ZOOÒLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. Founded bp pribate subscription, in 1861. ZA) librarg. No. Q2 A ng Pi to bs PN ®, pila aL) Lat ;- Sx PRIVI i 7 IT STUDIA PALEONTOLOGICI DEL DOTT. ABRAMO B. PR. MASSALONGO MEMBRO EFFETTIVO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DEI XL, SOCIO CORRI- SPONDENTE DELLI. R. ISTITUTO VENETO, E PONTEFICIO DI BOLOGNA, DELLA R. ACCADEMIA BOTANICA DI RATISBONA, DI CATANIA, DI BRE- SLAVIA, DELL’I. R. ISTITUTO GEOLOGICO DI VIENNA, MEMBRO ORDI- NARIO DELL’I, R. ACCADEMIA LEOPOLDINO -CAROLINA DEI CURIOSI DELLA NATURA, DELLA SOCIETÀ GEOLOGICA DI FRANCIA, DELL’ ACCA- DEMIA DI AGRICOLTURA ARTI E COMMERCIO DI VERONA, MEMBRO ONORARIO DELL’ ACCADEMIA OLIMPICA DI VICENZA, M. STRAORDINARIO DELL’ I. R. ACCADEMIA DI PADOVA, SOCIO DELLE SOCIETÀ BOTANICO- LOOLOGICHE DI VIENNA, DI PRAGA, DI TRANSILVANIA, DEGLI ATENEI DI VENEZIA, BASSANO ECC. Con VII tavole litografiche VERONA DALLA TIP. DI G. ANTONELLI ° 1956, GIORGIO FRANZ IN MONACO. î 4 È Î zi: CI i * P be n i “ È i i , n A E u i | e Ti ‘ : n É W TI =- è i, J i laid “ ti, LA ® i î Ì VM ) LA Ù) NO Î L % ai % Òi / " E Ù MRIUTT: FO Li Î la RIO i i do Ù VI ; Ì i dle Ù Mal ì RUPIA Ù | Vai dio I ani lhi: È si : Ù i nali L- Bac: uu, di jhon lale”, } ANO DIRO | la i up Na: I DELIO Vo i 9 LAO Ù and NON PR no) "dati 1 AVEUMIA (I E af METE, tai uf NTTALO INTENSA EA GA ì DAI ;1 Ma RAI NI wi his ua "hr fehvase META del Ù db deg fa bili gin: PALE SI VIZITE ari i { VIII AIA, STIA I MPaTtatE [RN iu) Pepi IRE VR a traggii “ ] a \ N wo ti - i ‘el Wi (44/1) tua AMARA (pds ghi RA dla VSAGRIE, re) ) Maga AIA N°) RIZZO ichaa Le ? i IO CUL ta, i at (hi: pal i ESA TIT. tI E và Ln TRA i, LTARNARÒ or MM SRRe rd AMI AURA LI ; \ MITI, i Rial rasi hd RULA Lips uf) 1 RE 105 Ù RISO li LARA TIA RA NE NO ACRI ia Ì UNA dar RE NI? l È È 1 RI Ù he A ; LE i La 3 | Lal } / E ia ù Lo i P) Ù da x, i 5 Pa 4 eri ar TU E i teli . SMIL 1 ( > È sì x si fi Ù '] y a pi PIO SMENTITO uk) IR) TRIS” ; ti Ù i n vi Ea "N 5 / - LITI ' : x Ù 13 Vo Y TS i li \ di i ì ì LI Ù à - i Ù i Ì Qua ' Ì Ù “ [| \ Ì ; | Ù Ì ; : i 1 TI À \ Î [pere ì rt ra Penn < ao \ tI Pi Di I ) / 3 ù 7 / b; | si Ì { Ù RIPA | n Do DI AI CHIARISSIMI LODOVICO PASINI ED ACHILLE CAV. DE ZIGNO DELLA VENETA GEOGNOSIA MERITISSIMI IN TESTIMONIO DI PROFONDA STIMA ED AMICIZIA L'AUTORE. Va IA I WACOO ' i Ù i hi N su ) di nn li ) (PUPafa rt LV i LR] \ Ù i LA ni n Ù M®, 4 i } A PI Vi i | Wii À i Mr N du all Mr i Mi; Mena 7) UA SURI TT VANTO si, Ri INI i « ' È pu : ì i [SCA L'E LMI DATATA ‘ bui Du: MW. Ni ‘QUI Musa ali ' | TMT a RAC ra “tt, PALESI Ù ; Mot Lc ao E i AT Ja DA AU di LI CRI O pit dr i fai è AR Cgil Al OE PIA, ng RE OTO 1 ki; hi , » DI ù nn A alii ùul il O Daf VE du ni pri É | i Ur TDI REORO RARI ESTATI Ret) MUONI Î P) (NZILZINI È \ i : Mor, 4 N PRESI A i MOORICELANGI LO ATTALENEE VOTARE dei cad DALE id N ] è di n UNI 70/08) N] i È Mapa WEA N v y W E; IM È \ AR IAIOTA, Ln VU Br4; SAS } D Al: Dir; CUI i e, | Meg) bj l o DA iL, ni Ì Ì / Ùl ina Ì A | mn gh NEL "a MIO "i Ud : e i L 5 È RT, aa MU. | Ta SR (1 RAMI, Ria, DL Pi) (ong Anania NOV EMI, dieta (I O dAMRE n Ù i Dadi: n I e A) ft AS PO uo CIRCA TIE RAMI RATORI PS MAAVTROAORO DI gi pa But. Sta VR ANT pren di mit a pg“ he e gpl cure pre Ù i ' ARTO, Ro Dr ì i î) AU ui RU Ù DIS ‘ mM | ata” De DA i IRE MI RARE (00) o MI Pi Lilia T OI "i a i A ui, Î la vini up UTO i A i sula È îi UE ST SUO i "IRINÀ NRIS TOMI { su ) È STI K A 64. 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Ponten. Com. tab. Io credo che non v'avesse mai uomo, che osasse dubitare e porre in questione quell’innato desiderio che tutti ci agita e commove dalla prima giovinezza fino all’ ultima vecchiaja, quella nobile curiosità d’instruirci, quella irrefrenata cupidigia che tutti abbiamo di vedere, conoscere, e sapere: ma se pur ci fosse, basterebbe ad un tal’ uomo additare le scienze naturali, aprirgli il codice della natura, ovvero traendolo sulla vetta di elevata montagna, dirgli: mira quell’ estensione de’ monti e delle terre, vedi la distesa dell’ acque e dell’ aere, e sappi che tutto ciò che in quegli incommensurabili spazii si muove e non si muove, ha vita e non ha vita; tutto tutto fu soggetto dell’ umane investigazioni, e tèma delle umane indagini. Dagl' indefiniti spazii celesti all’ime viscere della terra, dalle altere selve alla zolla erbosa, dal colossale Baobab all’ abietto musco, dall’ Elefante al vispo soricino , dalla massa informe de’ cetacei alla monade misteriusa, ad ogni cosa ad ogni essere si piegò affannosa la curiosità umana; e d'ogni erba minuta, d’ogni albero fruttifero , 8 d’ ogni vivente che nuota nell’ onde e spazia per I’ aere, d’ ogni animale, d’ogni bestia, d’ ogni rettile e d’ogni fiera che vive e si moltiplica, e d’ogni cosa morta e deserta sulla terra, calcolò I’ intelletto umano la vita, | estensione, la durata, la massa, il peso, le leggi che le governano, lo scopo, l’utilità, i fenomeni, le cagioni: e nel breve giro di pochi secoli, l’uomo, questo misterioso mescuglio di debolezza e di forza, quasi prendesse in consegna dalle mani del Supremo Fattore l’opera intera della creazione, fece un meraviglioso catalogo, e per così dire un solenne inventario, di quanto hanno d’ammirando i cieli e la terra! Nè ancora era pago, nè poteva essere l’irrequieto ed insaziabile spirito umano, che audace volendo levarsi so- pra la nativa debolezza, prese a moltiplicare le sue forze, e non l’arrestarono le ime voragini della terra, nè gli indefiniti celesti spazii: chè dove non bastavano a penetrare i sensi, lo spingevano le forze della mentc, e potè conoscere e calcolare senza fallo l’esistenza d’immensi corpi celesti, prima eziandio di vederli, e sentire e descrivere mill’ altre cose che non vide nè potrà mai vedere! Esaurita nel suo concetto quasi la superficie della terra, penetrò nelle sue viscere, e nel breve giro di forse 20 lustri, di forse appena un secolo, cosa inaudita, trovò registrata ne’ più riposti strati, con cifre e geroglifici di innumerevoli corpi organizzati, la storia del nostro pianeta, e la vita di circa 50000 esseri che più non sono! Creò allora novella e sublime scienza la Paleontologia, e migliaja di secoli unitisi al breve periodo umano, venne sancito il cominciamento delle cose, e per poco indovinata Ta loro fine. Non ha molt’ anni adunque, la terra era per luomo vacua e deserta: le tenebre dell'ignoranza coprivano la faccia 4 de’ suoi abissi, e ’l fuoco e le onde si contendevano la esclusiva sua creazione: quando al tuonare della voce di nuovi Ezechielli separatisi stabilmente i due contrarii elementi, ma di conserva operando, si formarono le distese dei mari, apparvero le aride e nude roccie, contro alle quali andavano fremendo a frangersi que’ fragorosi marosi, non mai veduti da occhio umano, nè solcati dal cavo ventre di alcun legno; si distesero quindi i continenti, ed infrenato il mobile elemento germinò la terra nuovi arbori e nuove erbe, che producendo semi secondo il loro genere, ben presto coprirono i nudi fianchi di que’ monti primitivi di orride maestose e colossali selve, le quali fino d'allora venivano destinate dal Supremo Fattore a vantaggio dell’ultima opera delle sue mani, fatta a sua immagine e somiglianza. Si popolarono le onde di muti abitatori e di multiformi altri esseri animati, mentre il pennuto armento svolazzando per l aere, andava forse con melodiose note salutando quelle nuove terre, vergini d’ogni insidia: ed i rettili strisciando sulla terra, non ancora incutevano terrore agli animali ed alle bestie, che sicure del loro pasto, tranquille scorazzavano per quelle vergini selve, che non doveano esser mai tocche dal ferro della umana avarizia. E così ne vennero le wenerazioni successive de’ cieli e della terra, e di tutto ciò che in essi si muove ed ha vita ed esistenza: ed ab eterno Iddio vide che così andava bene, e "1 riconobbe dopo fatto e ’l benedisse, e tutte le cose crebbero e si moltiplicarono ; ana luomo per la sua colpa fatto grossolano e materiale non se ne accorse, e solo dopo 60 secoli associando la sua voce al grido universale di tutti gli esseri, conobbe ogni cosa essere ben fatta e buona per eccellenza. Non è mio scopo di andar quivi spaziando pei vasti campi della paleontologia, e di mostrarne in tutte le sue fasi i progressi, e l’ammirabile accordo colle Sacre Carte, chè questo sarebbe argomento di troppo elevata importanza, nè da svolgersi nel breve confine di queste poche pagine ; ma basterammi semplicemente aver accennati questi fatti, e far notare a quelli che di queste scienze sono ignari e digiuni, che le scoperte fatte nel regno della paleontologia non si fermarono solo a quelle nuove razze di colossali mammiferi richiamati a novella vita dal genio di Cuvier, ma che quindi non v ebbero esseri così minuti seppelliti nella corteccia della terra, che sapessero sfuggire all’occhio scrutatore del geognosta, per cui gli stessi Infusorii, de’ quali nulla meno occorra più di un milione per formare coi loro corpicini la piccola massa di un millimetro cubo, pure furono dalla portentosa possanza del paleontologo richiamati a vita novella, descritti e figurati. Così ogni ramo del regno animale e vegetale ebbe i suoi rappresentanti nella crosta del nostro globo, e così si conobbero gli antichi progenitori del regno organizzato : e crittogame e fanerogame terrestri ed aquatiche, e mammiferi di ogni ordine, e vertebrati ed invertebrati d’ ogni fatta, e pesci, e saurii, e batraciani e cheloniani, ed uccelli e molluschi e zoofiti ed anellati d’ ogni guisa, di tutti si scopersero le spoglie negli antichi strati della terra. Siccome poi mi sono prefisso di dar quivi alcune notizie sugli insetti fossili del M. Bolca, così entrerò subito nell’ argomento. 11 PRODROMO DI UN’ ENTOMOLOGIA FOSSILE DEL M. BOLCA Fino dal principio del secolo XVIII s’ ebbe contezza di insetti petrificati in varie parti d’ Europa: ed il Scheuchzer prima e quindi il Sendelius furono forse i primi, che ci abbiano tramandate notizie di qualche importanza sopra questi esseri. — In appresso verso il primo quarto del secolo XIX Germar e Berendt sparsero di novella luce questo ramo della paleontologia, e parimenti contribuirono all’ avanzamento di questa scienza colla scoperta ed illu- strazione di molte specie l Hliger, il Koch, il Leach, Latreille, Marcel De Serres, Brander, Miinster, Corda, Curtis, Brodie, Charpentier, Schilling, Lindley, Unger, Pictet ed altri molti. Però fra tutti, quegli che portava al suo apogeo questa scienza, fu il celebre Prof. Osvaldo Heer di Zurigo, il quale a buon dritto può vantarsi di essere il vero fondatore e riformatore di questa scienza , e deve essere salutato quale Cuvier della fossile entomologia. Non mi fermerò a narrare le molte scoperte fatte da quest’ uomo, nè i suoi meriti insigni nella paleontologia , che sono essi abbastanza conosciuti e noti a tutti i na- turalisti, ed hanno empito della loro fama 1 Europa non 12 solo, ma il mondo scientifico tutto, sapendosi dovunque che egli nel breve volgere di pochi lustri, seppe arricchire la scienza di oltre un mezzo migliajo di insetti fossili, di alcuni de’ quali ci descrisse e figurò le crisalidi, le larve e perfino i nidi! Ma basterammi |’ avvertire che se quasi tutte le più colte nazioni di Europa, la Svizzera, la Francia, la Germania, l'Inghilterra hanno già per opera di valen- tissimi naturalisti tratto alla luce, quale minore, quale mag- gior numero di insetti già scomparsi dalla terra, nell’ Italia questo ramo della storia naturale manca tuttavia di cultori, a segno che questo mio breve ed informe abbozzo, è per avventura il primo lavoro che vegga la luce sopra questo argomento. E posciachè non manca la penisola nostra di valenti entomologisti, così fa meraviglia che non ancora alcuno d’essi alla storia eziandio di questi esseri siasi dedicato a grande vantaggio della scienza e lustro del paese nostro. Giova però sperare che questo mio esempio farà invaghire qualche mio confratello, il quale e ponendosi all’opra, darà mano a questa impresa, chè niun’ altro scopo io mi ho prefisso, tranne quello di servire agli altri di incitamento e coraggio, per intraprendere la storia anche di questi antichi animaluzzi, che un dì andavano asolando per l aere della nostra amata patria. Che io mi sappia Scheuchzer fu il primo che ci parlasse, come comportavano le scienze a suoi giorni, di un insetto fossile del M. Bolca, nel suo ZMerbarium Diluvianum, dove una Cordulia (?) che ebbe in dono dal suo amico Vallisnieri si trova descritta e figurata (pag. 24 tab. V). Dopo lui, se non erro, ne’ scritti di paleontologia non trovansi che vaghe ed incerte notizie sopra insetti fossili esistenti nelle roccie italiane, e fra gli altri il Volta nella 15 Ittiolitologia del M. Bolca, non accenna che di passaggio l’esistenza di alcuni di questi animaluzzi in quelle classiche cave. Così per dire d’ altre parti d’Italia, per quanto n’ ho potuto avere contezza, i banchi fillitiferi di Stradella presso Pavia, non vanno privi di cotal fatta reliquie, nè quelli ancora più famosi di Sinigaglia, dove il Procaccini Ricci disseppellìà parecchie specie, che ora formano parte della collezione del mio amieo il sig. Scarabelli di Imola. Del resto io non so più innanzi sopra questo argomento, per quanto concerne la pura esistenza: mentre d’ altra parte credo essere sicuro, che verun insetto fossile della penisola sia ancora stato colle stampe figurato e descritto. Nell'anno testè passato, nel mio lavoro sulle Nereidi fossili del M. Bolca, io ho accennata l'esistenza di due coleotteri di questa località, di un dittero, c di un nevrottero, e di un ortottero, ed è sopra questi insetti, e sopra due altri che mi si offerirono nelle indagini successive, che io voglio richiamare l’ attenzione degli studiosi, esibendone quivi una breve descrizizione, che verrà corredata delle figure. IH A. COLEOTTERI ANCYLOCHIRA ESCASCH. Ancylochira deleta Heer. Tav. I. fig. A-2-3. Heer. Inseckt. Faun. pag. 108 I fig. 6 tab. III. — Massal. Mong. Nereid. fossil. pag. 5A — Compend. Faun. et FI. Foss. Bolcens. (ined.) tab. 10 fig. 3-6-7. L’ esemplare qui figurato è lango 17 millimetri, de’ quali 41 sono compresi nell’addome, 5 1)2 nel corsaletto, 1 172 ‘nella testa, largo poco più di 7 millimetri. Dei segmenti addominali il primo è il più lungo, il secondo terzo e quarto sono quasi fra loro eguali, ultimo è corto e piccolo. Delle gambe (a) appena si vedono traccie nella parte inferiore, che vedesi fisurata sulla tav. I fig. 2, ed alquanto ingran- dita nella fig. 5. Quest’ insetto che incontrasi anche ne’ sedimenti di Oeningen, è somigliantissimo pella forma e grandezza all’ Ancylochira flavo-maculata F. che vive per buona parte d’ Europa, ed incontrasi anche nel Veronese. PEROTIS MEG, Perotis laevigata Herr. Tav. I fig. 4 Massal. Monog. Nereid. foss. pag. 32. L'originale di quest’insetto è lungo 27 millimetri, largo 10 circa, l addome ne misura isolatamente 48, il corsaletto poco meno di 5, 4 la testa. Di questa specie non conservasi 15 nella collezione Parolini che la contro-parte, la quale mostra solamente la parte inferiore, per cui si veggono bene 3 coscie, e nulla più. L’addome è ovale allungato, il corsaletto sembra essere stato di forma trapezoidale coi lati retti e gli angoli acuti, e la parte inferiore retta, laddove quella superiore è arcuata. Il capo è rotondeggiante, per la qual circostanza differisce dalla Perotis Lavateri, la quale eziandio differisce da questa specie pei lati del corsaletto che nella P. Lavateri sono arcuati. E similissimo quest’ insetto alla vivente Perotis lugubris F. B. ORTOTTERI FORFICULA LINN. Forficula Bolcensis Massal. Mon. Nereid. foss. pag. 34. tab. I fig. 5-6-7. Non è questa la prima fiata, che vengano notate allo stato fossile anche le Forfecchie, che già fino dal 1849 il Chiariss. Marcel de Serres, e dopo lui nel 1834 il sig. Gravenhorst, ci aveano lasciate notizie, il primo di una Forfecchia dei famosi terreni terziarii d’ Aix, l'altro di quelli d’ Allemagna. Pel M. Bolca è poi questa la prima volta che un simile insetto venga fatto conoscere, e se fino dall’ anno passato 18353 io ne accennai |’ esistenza nella mia Monografia delle Nereidi fossili pag. 54, ora mi accingo a darne una più estesa illustrazione. 16 Le Forfecchie sono inselli Ortotteri conosciuti fino dalla più remota antichità, e si credono corrispondere al- Pcorodexii d’ Aristotele. Fino dal 1766 Linneo con questi insetti stabili il suo genere Forficula, che è con poche modificazioni conservato anche a nostri giorni. Hanno delle ragguardevoli analogie le Zorfeechie coi Stafilini, ed allo stato perfetto sono provvedute di due corli elitri membranacei e flessibili, che ricoprono due ali membranose lunghe poco meno dall’ addome, le quali si piegano increspandosi, e si distendono coll’ elasticità di una molla. Per questa maniera di piegare le ali si avvicinano le Zorfecchie a’ Coleotteri, e si allontanano dagli Ortotieri che non hanno ali piegate, sebbene per le incomplete metamorfosi, le ninfe loro mobili, e le larve simili all’insetto perfetto, meno gli elitri, debbano fra gli ortotteri essere allogate. La specie del M. Bolca pei suoi caratteri esteriori, è similissima alla Zorficula auricularia de’ nostri giorni, e tanto comune per tutta Europa, e non vavrà dubbio sul generico collocamento di quest'impronta, quando per poco è identica alle specie viventi, se ne togli la forma dell'addome e della chela terminale, e le proporzioni di tutte le parti del corpo. La tavola I rappresenta colla fig. 5-6 due impronte di quest insetto parte e contro-parte, mentre la fi. 7 non mostra che la stessa fig. 5 alquanto ingrandita. La sua lunghezza è di 22 millimetri dall’ apice delle mandibole, all'estremità della chela che finisce P addome, la quale da sè sola misura poco meno di 5 millimetri. L’ addome è lungo dai 20 ai 21 millimetri, più largo inferiormente dove attinge alla larghezza di 4 millimetri e leggermente assottigliato verso la parte superiore dove si restringe almeno per due milli- metri e componesi di 8 articoli che poco variano di altezza. 17 La testa il prototorace e metatorace sono fra loro assai bene distinti più che nelle specie oggidì viventi in Europa, e quasi picciuolati; la testa misura 2 millimetri circa in lunghezza, e poco è più corto il prototorace , mentre misura 3 millimetri il mesotorace coperto da due elitri assai piccoli troncati verso il metatorace , ed obbliquamente attenuati verso il prototorace, che hanno rozzamente una forma parabolica. Le mandibole sono arcuate e prominenti, il metatorace poco distinto, le gambe in numero di 6 hanno le anche rotondeggianti come è caratteristico delle Forfec- chie, e mancano le altre parti. La chela caudale è poco arcuata, cornea, e coll’ estremità assottigliate ed aguzze. C. NEUROTTERI CORDULIA LEACI, Cordulia? Scheuchzeri Massal. Monog. Ner. Foss. pag. 3. Compend. faun. et FI. fossil. Bolcens. tab. 6. fig. 4. Scheuch. Herb. Dil. tab. 6 fig. 2 pag 2A? — Tav. nost. II. fig. T. È questo l’insetto più anticamente conosciuto del M. Bolca, ed insieme disavventuratamente il più male conserva- to; sembra non essere diverso da quello figurato dallo Scheuchzer fino dal 1725 nel suo ZMerbarium diluvianum, per quanto quel rozzo e deforme disegno ci lascia arguire e giudicare. L° originale conservasi nell’ I. R. museo del- l'Università di Padova, e debbo alla gentilezza del Chiariss. 2 18 Prof. Raffaele Molin, il permesso di poterlo studiare e fivurare. La fig. 7 tav. 2 di questo mio lavoro rappresenta I’ insetto in grandezza naturale, ma alquanto redintegrato nelle ali, dappoichè sull’ originale non si veggono che le nervature maestre marcate sulla figura colle lettere a-a; il maggior numero delle vene inferiori, e °l contorno istesso delle ali, è rifabbricato dietro le poche traccie e segni che si veggono sull’originale, il quale per soprassello essendo stato sopraccaricato di vernice, lascia nulla meno molti lavacri che gli ho praticati, poco e confusamente vedere. "Tutto il resto del corpo è perfettamente eguale all'originale; ed è manifesto dalla forma tozza del torace, essere desso stato sconciato nella petrificazione. In d mostra alcune appendici caudiformi che dovettero essere parte delle gambe, ed holle figurate tali quali nell’ originale si osservano. Per tutte queste circostanze non puossi essere sicuri della spe- cificazione di quest insetto. Il corpo intero misura 27 mil- limetri in lunghezza, 54 millimetri le ali superiori e 52 le inferiori. Gli articoli addominali non sono distinguibili. Il genere Cordulia conta 6 specie viventi in Europa, le quali tutte si distinguono pel loro corpo di un bel colore metallico lustrante; 2 specie ne vantano le Indie, ed una per cadauna Vl America meridionale, il Madagascar, e la Nuova Olanda. La Cordulia Scheuchzeri si assomiglia più di tutto alle viventi Cordulia metallica V. L. ed C. aenea L. 19 TERMES LIN. Termes, Peccanae Massal. Tav. II. fig. 5-6. Non posso dare di questa specie alcun’esatta descrizione, non essendo troppo felice lo stato di conservazione del- l'impressione, a segno che emmi dubbio anche il suo ge- nerico collocamento, specialmente pelle proporzioni delle ali col corpo, le quali se in tutte le 'Termiti viventi e fossili sono lunghe più del corpo, od almeno come il corpo, in questa mia impronta sembrano essere molto più corte. Però questo sospetto ed obbiezione che io mi muovo, po- trebbe essere fallace, dappoichè il corpo di quest’insetto è rotto nel mio originale, e di esso non vedesi intatta che la porzione disegnata nella figura 6, la quale a capello rap- presenta la figura 5 alquanto ingrandita. Le ali sono ri- piegate ed addossate le une alle altre, ma pure non v'ha dubbio essere desse 4, come hanno da essere in questo genere. La porzione del corpo conservata è lunga 10 millimetri, larga 4, e le ali superiori misurano 15 millimetri cadauna. Fra le specie fossili non si accosta ad alcuna. È dedicato alla memoria di Alessandro Peccana medico ve- ronese del XVII secolo, ed autore dei Commentarii della Scandela (Verona 4622) e della memoria De Chondro et Alica ( Veronae 1627 ). 20 D. DITTERI DIPTERITES HEER. Dipterites Angeclinii Massal. Monog. Nereis. foss. pag. 3A. Compend. faun. et FI. foss. tab. 6 fig. 2-3 ( ined.) — Tav. II. fig. A-2 Questo grazioso dittero che appartiene al Musco della Accademia Veronese, lungo 4 millimetri, largo 1 172, mostra distinte le parti del suo corpo, laddome tumidetto composto di 7 articoli, il corsaletto rigonfio e gibboso, ed il capo proporzionatamente grosso incavato anteriormente e cogli occhi (?) protuberanti. Delle gambe non ne sono conser- vate che sole 5, le quali si possono meglio vedere nella figu- ra 2 che è ingrandita, così delle ali non si veggono che due semplici segni, o meglio le sole coste principali. È dedicata alla memoria del dotto Angelini distintissimo naturalista veronese ed autore di parecchie memorie sopra insetti della provincia nostra. Il genere Dipterites venne stabilito da Heer per quegli insetti a due ali, tanto poco conservati, da non acconsentire una migliore specificazione. Pella forma delle ali i Dipterites sono somigliantissimi ai Limnobii , ma le loro gambe assai corte gli assegnano un posto ben differente. BIBIO GEOFFR. Bibio Screri Massal. Tav. II. fig. 3 - 4. Questo insetto è lungo 4 millimetri e 172, largo 1 12, le ali misurano come il corpo, e sono larghe poco meno di 2 millimetri. L° addome numera 9 articoli, ed è di forma tumidetta, ovale, attenuato alle due estremità. Le ali ben conservate e distinte, mostrano parecchie nervature caratteristiche, che si veggono rappresentate con ingrandi- mento nella figura 4. Quello che è singolare in quest in- setto, si è la testa, che in quest esemplare è schiacciata e ripiegata, e mostra in a due mandibole, assai simili pella forma a quelle dei Termes, per cui avrei dei dubbi pel suo generico collocamento, se la presenza di due sole ali, non mi servisse di guida. Fra le specie fossili del genere Bibio, il B. moestus, e B. firmus Heer, sono quelli che più si accostino al B. Sereri, ma differiscono pella forma dell’addome, e grandez- za delle ali. È intitolata questa specie a Serer medico Vero- nese che scrisse nel 1750 alcuni opuscoli di botanica eco- nomica. IH. SOPRA DUE LARVE FOSSILI DI LIBELLULA DEI TERRENI MIOCENI DI SINIGALLIA, Le classiche gessaje del Sinigralliese rese celebri per le copiose reliquie di esseri organizzati appartenenti tanto al regno animale che vegetale, racchiudono anche non rade impronte di insetti, che è pur ora vengano fatti conoscere; e voglio sperare che il mio amico Giuseppe Scarabelli che si è arricchito della raccolta del defunto Procaccini-Rieci, vorrà quanto prima fare di pubblica ragione la bella serie di insetti petrificali di questo luogo, dei quali è possessore. Frattanto io darò quivi la figura di due larve di Libellula che sono fra le più comuni dei sedimenti Sinigalliesi, e che io trovai a caso nel fendere alcune lastruecie che portavano impronte di filliti, avute in cambio da quello stesso mio amico. Le larve di cui faccio questi pochi cenni, sono per avventura delle più comuni che fin qui sieno state trovate nei terreni terziari, ed abbondano sopra tutto ne’ famosi terreni di Oeningen, dove fino dal 1725 Giangiacopo Scheu- chzer notolle, descrivendone e figurandone una nel suo Herbarium Diluvianum (pag. 21 fig. 1 tav. V). Il Chiariss. Heer nella classica sua opera Die Insektenfauna der Ter- tiairgebilde von Qeningen etc. ne figurò molti esemplari , e ne diede insieme una minutissima descrizione e completa istoria; a quella io rimando il lettore, che volesse averne più circonstanziate cognizioni. 25 Libellula Linn. LIBELLULA EURYNOME HEER. Tav. I. fig. 8-44. I miei esemplari sono a dir vero assai male conservati, e non potrei cimentarmi ad una descrizione che copiandola dall’Heer: però affinchè si vegga almeno la forma che do- vrebbero avere, nella fig. 11 ho rappresentata questa specie allo stato normale, rifabbricata, ed alquanto ingrandita. I saggi ficurati dall’ Heer sono un po’ maggiori di quelli del sinigalliese. Si accosta questa specie alla seguente, e potrebbe con essa essere confusa, ma ne differisce oltre che pella testa, pella forma del corpo, e lunghezza delle gambe. LIBELLULA DORIS HEER. Tav. I. fig. 42-43. La figura 15 che rappresenta questa specie ingrandita e ricostruita, farà vedere le differenze sue dalla Libellula Eurynome, meglio di qualunque descrizione. Anche qui l’ esemplare sinigalliese, è alquanto minore di quelli di Oe- ningen. Fra le specie viventi, si accosta più di tutto alle larve della Libellula depressa. an II. SOPRA UNA MIGNATTA FOSSILE DEI TERRENI TERZIARII DEL VICENTINO. Hirudo Iapetica Massal. Tav. INI. fig.A-2. L’ esistenza di vere Mignatte allo stato fossile, è un fatto che non venne ancora avvertito nella paleontologia: dappoichè è ancora incerto e dubbio il collocamento di que- gli anellati fossili che il conte Miinster ci lasciò deseritti sotto il nome di Zirudella angusta e tenuis, e che si scopersero nel calcare del periodo jurasico. Nè più chiaro è per avventura lo specificamento delle due HMirudella Bubulcae e Vallisnierit, che io accennai esistere nel M. Bolca alla pag. 541 della mia Monografia delle Nereidi fossili: per cui la prova che io quivi esibisco dell’ esistenza di una vera Irudinea allo stato fossile nei terreni di sedi- mento superiore del Vicentino, è nn fatto del tutto nuovo per la scienza. La tavola IN di quest opuscolo rappresenta colla fi- gura 4 la mignatta in questione, ed in naturale grandezza, laddove la fig. 2 mostra la stessa alquanto ingrandita, e spero che dalla sola ispezione delle figure sarà dileguato ogni dubbio intorno al suo generico collocamento, tanta e st ragguardevole è la sua somiglianza, colle specie più vol- gari del’ vivente genere Iirudo. 23 Infatti attenendoci a’ caratteri esteriori de’ quali soli possiamo giovarci, le Irudinee come sono intese oggidì dal Savigny dal Blainville dall’ Oken dal Lamark, ossia dai moderni, hanno da avere un corpo « allungato e depresso « molto anelloso, senza indizii di appendici locomotrici, « e munito costantemente all’ estremità posteriore di un « .disco muscolare che serve di acetabolo. » Ora badando alla specie fossile, vedremo parimenti un corpo allungato e depresso, di molti anelli fornito, e senza traccie di ap- pendici locomotrici, ed un acetabolo bene distinto (b) nella estremità posteriore. Sembra adunque non esservi dubbio sul generico allogamento di questo verme. Certo poi, che se vorremmo assottigliando la questione indagare, a quale delle divisioni del genere Jlirudo debba appartenere il nostro fossile, non ne usciremmo forse giam- mai netti e sicuri, dappoichè i caratteri sopra i quali i Rudolfi, 1 Savigny, gli OCken, i Leach, Blainville, Butro- chet, fondarono i loro generi o divisioni dell’ Zfirudo, ripo- sano sopra note poco riconoscibili esternamente, e per lo più interne. L° Htirudo Iapetica a corpo spiegato misura 60 mil- limetri 4)2 circa in lunghezza, ed ha 4 millimetri di lar- ghezza dove il corpo è più sottile, e fino a 9 mill. dove è più grosso, e dovette avere dai 50 ai 40 anelli, cosa che non può essere bene decifrata trovandosi alcuni seg- menti alquanto confusi. Lo stato di conservazione è buono e perfetto in quest impronta, per quanto può essere un corpo così molle e gentile. Si vede ancora trasparire parte dell’ intestino (aa) il quale cominciando assai sottile verso il capo (c), va ingrossando verso l addome (d); ed è ripieno di una sostanza carboniosa castagno - nerastra , d 20 forse dovuta al sangue di qualche animale antidiluviano , succhiato da questa mignatta, poco prima di essere seppel- lita. Null altro ho da dire intorno a questa Sanguisuga , tranne che la sua somiglianza colle oggidì viventi Zfirudo medicinalis, verrucosa, sanquisorba, luctuosa ecc. è assai ragguardevole. Fino ad ora poche sono le viventi mignatte conosciute e descritte, ed appena sorpassano un mezzo centinajo od in quel torno: e vennero divise in più che 12 generi differenti. I naturalisti che più siensi occupati dello studio delle Irudinee, e nelle opere dei quali si potranno raccogliere migliori e più particolari notizie per la storia di questi esseri, oltre i nominati sono: il Cuvier, il Miller, Gmelin, Shaw, Lenoble, Bergman, Rayer, Bertrand, Cuyon, Achard, Durandeau, Thomas, Bibbiena, Vitet, Spix, Home, Bojanus, .Virey, Huzard figlio, Carena, Dona ecc. ed altri molti. IV. MONOGRAFIA DEL GENERE FOLLICULITES ZENK, Il genere Folliculites venne stabilito nel 1855 da H. C. Zenker sopra alcuni piccoli frutti, che si rinvengono ab- bondantissimi nelle cave lignitiche di Zialtennerdheim del principato di Eisenach: e dallo stesso autore pubblicato nel 2 fascicolo (1855) del Marbuch fur Mineralogie und 27 Geognosie del D. Leonhard e Bronn pag. 4157. Ha per tipo il Carpolites minutulus del conte Sternberg (Flora der Vorwelt.), nè è ricco di altre specie: ed a queste poche notizie restringesi tutta l’istoria di quest oscuro genere. Il quale per questo rimanesi tuttavia fralle piante non bene definite e di dubbia sede, che è quanto dire che noi sap- piamo essere egli un frutto, ma non più in là. Per questo registrato sotto il genere Folliculites, non ha migliorata gran fatto la sua condizione, di quello che fosse sotto il genere Carpolites, se non in quanto ora sappiamo aver egli dei caratteri speciali non comuni agli altri, e quale sia la sua interna struttura, della quale siamo all'oscuro parlando delle specie che si allogano volgarmente sotto il genere Carpolites, appunto pell’impossibilità di decifrarne 1 anatomia che è detto essere plane obliterata. Che debba formar parte di un tipo di piante particolari, o dirò meglio di un nuovo genere, sembra che sì, dal momento che io ebbi la ventura di scoprire nelle ligniti del bacino lignitico di Leffe della provincia Bergamasca un’altra specie ben caratterizzata, di eguali note generiche fornita del Carpolites minutulus Sternb. A qual genere e famiglia di piante poi si avvicini, e fra quali debba essere allogata, è quello che non venne ancora stabilito, e che io mi sono provato invano di trovare, a non altro essendo riuscite le mie indagini ed argomenti, che a delle lontane analogie ed incerte, le quali ben di poco e fievole lume rischiararono questi frutti. Per offerire a’ studiosi della botanica fossile agio e campo a migliori giudizii, ne darò quivi uma breve descri- zione, accompagnata da disegni che meglio ne svelino V’in- terna anatomia: e posciachè tanto nel Folliculites Fialten- nordheimensis che nella nuova mia specie il Folliculites 28 Neuwirthianus abbiamo la medesima struttura, così pei caratteri generici tanto varrà che dal primo o dal secondo sieno derivati. Variano i frutti di Folliculites dall’ una alle 5 linee in lunghezza, e dall'1 alli 172 in larghezza: sono schiacciati e dello spessore dall’ uno ai 5 millimetri od in quel torno, muniti di un pericarpio parenchimatoso duro semi-corneo , che è quanto dire sono nocciuoli, a quelli delle conifere similissimi, e non differenti che pella mancanza d’ala, e pella sutura laterale che gli procaccia una deiscenza longitudinale. L’interna struttura riducesi all’esistenza di una sola loggia, la quale per quanto io ho potuto rilevare cape un solo ed unico seme indefinibile, e non più oltre. È strano quindi, come essendo detto nella diagnosi del Folliculites Raltennordhei- mensis unica specie fin qui conosciuta, semine oblongo unico ecc., venga poi scritto senza alcuna incertezza nella frase generica seminibus 4-plurimis che non è ben detto, nè secondo le regole. Per questo deve essere scritta altrimenti la frase, e deve rimanere stabilito che hanno un solo seme, perchè nè più nè meno honne incontrato nei molti saggi che ho notomizzati dell’una e dell’altra specie. Lo spessore del pericarpio, che è rugoso, o gibboso, o strisciato, è di circa un millimetro, forse alquanto più pingue alla base, ed altrettanto 0 poco più, ordinariamente misura l’interna cavità che il seme ricetta. Con sì pochi e gretti caratteri è ben manifesto quanto sia difficile il ravvicinamento de’ Folliculites a generi oggidà viventi, ed io non posso dire se non altro, che inclinerei a crederli a preferenza nocciuoli di qualche conifera o cu- pulifera, e forse i frutti del genere Casuarina e massime della Casuarina quadrivalvis Lab. sono quelli che più a 29 questi fossili si avvicinino. Del resto qualunque altro rav- vicinamento co’ frutti delle Ranuncolacee come fece p. e. il Zenker, o co’ semi delle Coprosma, Diospyros, Brunfel- sia, Conocarpus, Nymphaea, Sparganium, Grewia, Zan- thoxylon ece. non offerirebbero migliori risultati, dall’inutile pompa di nomi in fuori, per cui m'attengo per ora al parere che fralle conifere debbano essere registrati. Dopo ciò eccone la frase generica e le specifiche differenze. FOLLICULITES ZENK, rr Neu. Iharb. pug. ATT., 4833 — Ung. Gen. et sp. plant. fossil. pag. 506. Fructus oblongus subcompressus hinc longitudinaliter de- hiscens, semine unico foetus. Folliculites Kaltennordheimensis Zenk. Loc. cit. tab. 4 fig. A-7 — Ung. Gen. et sp. pl. foss. pag. 508. Tab. nostr. IV. fig. 4-44. F. Fruetu parvo 4-10 mm. longo, 5-4 mm. lato, peri carpio parenchymatoso duro oblongo elliptico - obvato apice attenuato, longitudinaliter striato-ruguloso, com- presso, basi discoidea solidiore incrassata, semine unico oblongo tenuissime membranaceo pellucido. Sym. Carpolites minutulus Sternb. pag. 44 fig. 3 tab. 55. ab. In terra lignitum ad /ialfenordheimium Ducatus Îenacensis et ad Niddam VWVetteraviae. 50 ©hs. Frutti lunghi dai 4 ai 40 millimetri, larghi 3-5, e grossi poco oltre un millimetro, attenuati all’ apice ed ingrossati alla base lesgermente, coll’ apice ottuso ed un po’ incavato; muniti di un parenchima corneo dello spessore di forse appena 472 mill. glabro internamente, e striato-rugoso esternamente. Il seme è di natura mem- branacea sottilissimo e semitrasparente. Le figure 1-2 rappresentano un frammento di lignite ripieno del frutto in questione ed in grandezza naturale: le fig. 3-4 -9 10, 11 mostrano gli stessi frutti isolati in diverso grado di sviluppo ed in grandezza naturale: le figure 7-8 fanno vedere il frutto spaccato verticalmente lungo la suttura col seme: la fig. 6 offre lo spaccato orizzon- tale col seme in a, la fig. 5 lo spaccato verticale mediano, affinchè si vegga la grossezza del frutto in profilo, e del seme a. Le figure finalmente 12-15-14 rappresentano uno di questi frutti ingrandito, la 12 il frutto intero, la 15 la sezione orizzontale col seme in 4, la 14 la sezione verticale perchè si vegga in a il seme e la cavità interna, in d lo spessore del paricarpio. Folliculites Neuwiethianus Massal. Tab, IV fig. 45-30. F. Fructu parvo pericarpio duro oblongo obovato-subcom- presso hine inde saepe leviter excavato gibbosove, 4-7 mill. longo, 5-5 lato, semine unico crassiusculo obovato. Mal. In terra lignitum agri Bergomensis (Leffe ). Coll. Massal. ©bs. Frutti lunghi dai 4-7 millimetri, larghi 5-4 e poco più innanzi, e grossi forse appena 2 millimetri. Differi- scono dal Folliculites Keltennordheimensis pella forma periforme, quasi rotonda, pel maggiore spessore, pel pericarpio non strisciato, ma gibboso. La fig. 15 mostra un ammasso di cotali frutti, le fig. 16, 17,18, 22, 25, 24,27, alcuni di questi frutti isolati in diverso grado di sviluppo; le figure 19,22 lo spaccato verticale a seconda della sutura laterale, le figure 20,23,26 lo spaccato verticale trasverso, la fig. 27 lo spaccato orizzontale. Le figure finalmente 28,29,50 mostrano uno di questi frutti ingrandito, per far vedere nella fig. 29 a il seme, e nella fig. 50 in d lo spessore del pericarpio, in a la cavità interna. È decorata questa specie del nome del cavaliere G. MNeuwirth comandante della Piazza di Bergamo, dalla gentilezza del quale ebbi in dono questi frutti. V ‘ SOPRA DUE FRUTTI FOSSILI DI CASTAGNO DAL BACINO LIGNITICO DI LETFE. Il bacino lignitico di Leffe nella provincia Bergamasca, tanto famoso pella copia de’ fossili combustibili, e reso ce- lebre pegli scritti del Majroni Da Ponte, dell’ Amoretti, del Brocchi, del Balsamo-Crivelli, e di fresco per la dotta memoria dell’ingegnere Dott. Luigi Tatti, ed altresi pella copia de’ frutti fossili di Iuglandee e Conifere, e le ossa di Rinoceronti ed altri mammiferi che racchiude, va ogni giorno offerendo al paleontologo nuovi argomenti di studio, e nuovi temi a dotte investigazioni. Fino dal 1852 io feci conoscere negli Annali di Bologna, 5 nuovi frutti fossili di noce, e due coni di pino di questa località, coi miei articoli, Breve rivista dei frutti fossili di Noce, e Nota sopra due frutti fossili del bacino di Leffe. Negli anni appresso arricchii la mia raccolta di un numero maggiore di organiche reliquie, pella generosità e gentilezza del mio amico l’ ingegnere Dott. Angelo Milesi, del Sig. Dott. Luigi Tatti, e del Cav. Gustavo Neuwirth, nomi che io ricordo colla maggiore compiacenza e colla gratitudine la più sentita. Egli fu appunto ne’ presenti di questi illustri signori, che trovai fra gli altri fossili alcuni frutti di Castagno non ancora descritti, che servirono a convalidare il mio giudizio, emesso sopra alcuni legni fossili di Leffe, che come appar- tenenti al venere Fagus aveali definiti. 33 Lo stato della loro conservazione, è per quanto il con- sentono frutti di cotal fatta nè legnosi nè di parti ossee provveduti, sufficiente; sono un po’ schiacciati, e la cor- teccia è perfettamente carbonizzata, e quindi facilissima ad essere rotta. Di rado si trovano interi e perfetti, e per lo più sono frequenti le parti rotte od intere del guscio. Scegliendo le reliquie meglio conservate, ho creduto di ravvisare in esse due specie distinte, che sono quelle che si veggono figurate nella tavola V e che io ho chiamate una Castanea Tattiî, I altro Castanea Maironii, per onorare colla prima il nome dell’ ingegnere Luigi Tatti, che delle cave di Leffe sia dal lato scientifico, siccome dal lato economico si è reso co- tanto benemerito : colla seconda per ricordare la memoria del defunto Maironi Da Ponte che co’ suoi scritti ha illu- strate tutte le naturali produzioni del suolo Bergamasco. Eccone la descrizione. Castancea Tattii Massal. Pao: fig: 4. C. Fructu...... (cupulaeformi? ) nuceulis solitariis ? vel pluribus ? foeto. Nuculis compressis conico - trigonis , apice attenuato-acuminatis, basi areola elongato-elliptica (?) praeditis. Hab. In strata lignitum prov. Bergomensis ( Leffe ) Col. Massal. ©hs. Misura il frutto quivi figurato 15 millimetri di altezza, 25 circa di larghezza alla base, e 4-5 circa di gros- 4 54 sezza: ha l'aspetto preciso dei frutti abortiti dei nostri Castagni comuni, e come quelli è in tutto e per tutto: cioè di forma conico - trigona o per meglio dire gros- solanamente piramidale, colla base rotondeggiante, dove finisce nell’areola basilare, che nel saggio quivi de- scritto, non è definibile esattamente, essendo appunto in questo luogo (b) rotto il frutto. Ma dalla rottura giu- dicando, dovea essere la base di forma ellittico-allungata, come nelle nostre castagne comuni mangiereccie. La parte superiore del frutto va attenuandosi, e sì assottiglia in un’ apice (@) un po” piegato, dal quale appunto dovea sorgere il pistillo. La sua somiglianza cogli attuali frutti delta Castanea vesca non fa sorgere alcun dubbio in- torno al generico suo collocamento. Castanea Maironii Massal. Tav. V. fig. 2-5. G: Fructu..... ( cupulaeformi ), nuculis pluribus foeto. ‘.v Nucalis ellipticis convexo-convexis silicet amygdaliformi- Hab. Cum priore. Col. Massal. @bs. Può sorgere il dubbio, che questa specie sia una varietà od uno stato dell’antecedente, ma questo sospetto sva- nisce, quando si badi alla forma ellittica di questo frutto non attenuata da alcuna parte, al maggiore spessore della corteccia. Infatti questi frutti non sono attenuati Se 55 da alcuna banda, sono grandi e grossi come il frutto di una mandorla comune, e misurano quello della figura 2., 50 millimetri in lunghezza, 25 in larghezza, quelli della fig. 3.° che sono due accoppiati, 27 millimetri in lunghezza, 12-15 in larghezza, e sì l uno che Y altro 4-7 millimetri di grossezza. della prima specie non si poteva dire con sicurezza il numero delle nucole contenute nel frutto, di questa puossi almeno dire che non erano solitarie, ma che ne contava più d’ una, dal momento che due di tali frutti sì veggono accoppiati nell’esemplare fig. 5. Anche questa specie può esseré paragonata ai frutti viventi di alcune varietà del genere Castanea, ma forse più ai frutti sterili della castagna equina od ippocastano. Per questa seconda somiglianza sembrerebbe almeno dubbio il col- locamento di tali frutti sotto il genere Castanea, è più probabile il ravvicinamento agli Aesculus delle Indie, tan- to più che tutte le reliquie de’ frutti di Pinus, ed Iu- glans di Leffe sono ragguagliati o meglio assomigliati alle specie oggidì viventi delle Indie, con alcune delle quali consuonano a meraviglia. Tuttavia non avendo ancora fra i legni di quel luogo, notato tronchi di Ippocastano, bensì di Castagno, così mi credo obbligato attenermi a preferenza al parere prima esposto, senza però rifiutare affatto anche | altra opinione. VI. MONOGRAFIA DEL GENERE CORALLINITES UNG,. Fra le alghe fossili che si sono scoperte negli antichi sedimenti della nostra terra, haccene alcune che presentano una fronda qui e qua strozzata, o come si dice articolata: sopra queste impronte tanto aflini alla specie dell’ oggidì vivente genere Corallina , il Prof. Unger stabilì fino dal 1941 il genere Corallinites, appunto per ricordare le afli- nità e le analogie delle fossili, con quelle viventi marine pianticelle. Fino ad ora questo genere non è ricco che di sole tre specie, due scoperte dallo stesso Prof. Unger nel calcare jurassico di Pechgraben presso Weiher, e di Reich-Raming nell’Austria, e descritte e figurate nella sua Chloris protegaca ; la terza da me notata ne’ terreni ter- :ziarii. del Vicentino, e descritta nella mia opera Sopra le piante fossili de’ terreni del Vicentino (Padova 1851). Sembra adunque, queste pianticelle essere comparse assai anticamente sulla terra, e fino ad ora, non puossi assegnare che il periodo jurassico, per epoca della loro apparizione. Ne’ terreni cretacei non furono ancora notate, e sembrerebbe che a quest epoca fossero scomparse per ricomparire all’epoca de’ terreni terziarit, se la scoperta che io ho fatta di questa pianticella anche ne’ terreni cere- tacei, non venisse ora a provare e confermare la presenza continuata di queste piante e la vita loro non interrotta dal- l epoche jurassiche fino alle miocene. 7 Le Corallinites cretacee non sono numerose a dir vero, perchè fino ad ora non è che una sola la specie che io ho potuto esaminare, e questa venne scoperta dai chiariss. fratelli Villa di Milano, nel calcare neocomiano della Brianza, che io trovai formar parte d'una piccola collezione di Fucoidi cretacei innominati, che dalla gentilezza degli istessi Si- gnori, ebbi in cambio di altre venete petrificazioni. Quindi nei terreni terziarii di Novale che per mioceni vengono definiti, notai nn° impronta che credetti di conserva col Prof. De Visiani, di riferire sotto il genere Salicornia, ma che ora pelle ragioni che dirò a suo luogo, reputo formar parte del genere Corallinites. Finalmente nel calcare sopra ere- taceo o terziario antico del AM. Spilecco presso Bolea , Vanno testè passato scopriî un altra impronta di questo genere, per cui ascendono a 6 le specie che fino ad oggi sì conoscono appartenere al genere Corallinites. Non voglio ora agitar la questione se realmente le impronte che vengono qui descritte sotto il genere Coral linites speltino strettamente ovvero si scostino dal genere vivente Corallina, perchè di quest argomento ho trattato con qualche estensione nella mia memoria Descrizione di aleuni Fuchi fossili del M. Spilecco, non ha guari letta all I. R. Accademia di Padova: della quale volendo com- pendiare i concetti, risulterebbe, che al postutto le fossili Corallinites per null’altra ragione si assomigliano alle vi- venti Corallina, che pella forma della fronda articolata. Ne viene da ciò che il genere Corallinites, come il maggior nu mero de’ generi delle alghe fossili, sia affatto artificiale e materiale, non potendosi assolutamente nelle specie petrificate studiare gli organi carpomorfi, che soli con fondamento po- trebbero condurci ad un esatto giudizio. Per questo io ho figu- 38 rato sulla tavola VI di quest’ opuscolo accanto a tre Coralli- nites, aleuni ramoscelli di alghe viventi, della Corallina offi- cinalis LL. (fig. 5), della Galaxaura obtusata (fig. 6) dell’ IZa- limeda tuna, (fig. 7) della Lemanea torulosa (fig. 8), che pella natura della fronda articolata o nodosa, ragguar- devolmente alle fossili reliquie si avvicinano. Le figure 4-7, le figure 1-2 ed ottava, le figure 5 e 5-6 sembrano senza dubbio esseri ad uno stesso genere appartenenti, ma non si potrà mai avere un’ assoluta certezza. Si potranno è vero allegare delle speciali ragioni, certe cotali note esteriori particolari, che valgano a corroborare il giudizio nostro di ravvicinamento, piuttosto a questo che a quel genere, ma certezza non potraccene mai avere, sebbene sembri non avervi dubbio per avventura, che queste Co- rallinites, non sieno altro che le progenitrici delle specie e generi sopra ricordati. Le nostre sentenze adunque si fon- dano in questo proposito sulle analogie sulle esteriori so- miglianze, e di queste nello stato attuale della scienza dobbiamo appagarci. Eccone le specifiche diagnosi, e le descrizioni, 39 EORALLINITES UNG. Frons rigida calcarea articulato-ramosa v. simplex. Ung. chl. Prot. par. A27 — Gen. et Spec. 2A — Massal, Piant. foss. Wicent. pag. TA. Corallinites arbuscula Ung. Chl. protog. par. I. pag. A27 tab. 39 fig. 6 — Gen. et spec. 3A. C. Fronde plana filiformi ramosa, ramis pinnatis, ramulis gracilibus apice incrassatis obtusis, articulis obsoletis. Hab. In calcareo jurassico ad Pechgraben prope WVeiher Austriae inferioris. obs. E questa forse l’unica specie, che possa con ra- gione essere paragonata al genere Corallina vivente, e che probabilmente a questo genere appartenesse. Nulla dirò di essa nè della seguente, e rimando invece il lettore all’ opera sopra citata del Ch. Prof. Unger, dove queste specie sono figurate e descritte ed illu- strate. Corallinites Halimeda Ung. Chl. Prot. pay. 427 iab. 39 fig. 7 — Gen. et spec. 24. C. Fronde crassiuscula articulato-ramosa, ramis divaricatis articulatis distinetis ellipticis v. orbicularibus compressis. 40 Hab. In calcareo jurassico ad rivum Aeich - Raming Au- striae inferioris. ©5s. E somigliantissima alla mia Corallinites rosarium del Vicentino, dalla quale disferenziasi per le ragioni che verranno espresse a suo luogo parlando di questa specie. Come indica il nome specifico, più che colle Corallina si accosta al genere Malimeda, al quale propriamente parlando dovrebbe essere riferita. Corallinites tuna Massal. Descriz. di alcuni Fuchi fossil. del Monte Spilecco, cum icone. C. Fronde late lineari simplici? articulata, articulis elevatis inaequalibus obverse conico-truncalis basi lata invicem su prapositis. Bab. In calcareo supracretaceo, probabiliter eoceno antiquo montis Spilecco, prope pagum Bubulca, vulgo Bolca dictum, provinciae Veronensis. Coll, Massal. Ohs. Componesi quest'impronta di un solo ramoscello con- torto, della figura della lettera $S, e si numerano in esso dai 12 ai 15 articoli, non potendo alcuni essere bene riconosciuti: i quali variano in lunghezza dai 8 ai 15-18 millimetri, dai 5 ai 44-15 in larghezza. Alla base sono per lo più stretti, ed allargati all’ apice dove sembrano essere stati muniti di un grosso orlo o labbro, poichè hanno lasciato una forte e profonda impressione sulla 4A roccia. E questa la più grande delle specie conosciute e fin qui descritte, e la sua somiglianza coll’ Halimeda tuna, macroloba oggidì viventi, è ragguardevolissima. Corallinites rosarium Massal, Piante fossil. Vicent. pag. TÀ Tab. 6 fig. 4. C. Fronde crassiuscula articulato - ramosa, ramis approxi- matis, articulis compressis distinetis suborbicularibus in petiolum altenuatis. Hab Il calcareo - margaceo oppidi Salcedo, agri vicetini. Coll. Parolini. Obs. L’esemplare qui figurato componesi di tre ramoscelli, dei quali il principale ha sei articoli, gli altri due ne hanno, il maggiore 4 (e nasce dalla sommità del se- condo articolo del ramo principale ) il minore 2 soli, e nasce dal secondo articolo dei mediano ramoscello. Ogni articolo è del diametro medio di tre millimetri tanto in larghezza che lunghezza; la forma loro è or- biculare leggermente spattolata, cioè a dire va alla base assottigliandosi in una specie di stipite bene ri- sentito. Si paragoni questa specie alla Corollina rosa- rium delle Indie, e troverassi ragguardevoli somiglianze che presenta, ma altresì confrontata coll’ Halimeda tuna qui figurata (fig. 7) meco converrassi che sotto il ge- nere Ialimeda non starebbe male allogata. h) 42 Differisce dalla Corallinites Halimeda Ung. primieramente pella divaricazione dei rami che nella specie Ungeriana è a pezza maggiore, in secondo luogo pella forma degli articoli, che in quella sono elittici orbiculari, in que- sta slipitati. Coralliinites galasacera Massal. Tav. 6 fig. 4-2. C. Fronde lineari simplici (?) articulata, articulis cylindra- ceis compressis. Hiab. In calcareo compacto formationis cretaceae mferioris, vulgo majolica a Venetis dicto, regni Longobardi in Briantea. Coll. Massal. et Fratr. Villa. ©hs. I due frammenti figurati di questa specie sono sem- plici e privi di rami, si compongono di una fronda larga due millimetri o due millim. e mezzo circa, cogli arti- coli quasi eguali cilindrici ossia larghi tanto superior- mente che inferiormente: lunghi 5 millimetri e larghi 2 1]2 nella figura 1, lunghi e larghi egualmente e forse più larghi che lunghi nella figura 2. Sembra questa specie essere stata di natura più solida del- lantecedenti (meno la Cor. Tuna) perchè ha la- sciato un’assai risentita impronta sebbene non profonda. Ora indagando a quali alghe del mondo attuale più si possa avvieinare, troverassi che pell’ aspetto si accosta maggiormente alle Lemanea (fig. 8), alquanto pure 45 alla Corallina della figura 5. Però io holla piuttosto paragonata alla Galaxaura della figura 6, dappoichè le Corallina e Lemanea citate hanno i loro articoli di tale natura e fatti in guisa che un profondo segno avrebbero lasciato e particolare sulla roccia, laddove le impronte Lombarde segnarono bellamente ma non isca- varono il sasso, come farebbe una Lemanea vivente se per avventura si petrificasse. Inoltre la Galaxaura è di natura precisamente cartilagineo-coriacea, quale mostra essere stata la specie fossile. A questa circostanza ag giungasi 1 ineguaglianza degli articoli corrispondenti in questo alla Galaraura qui figurata, laddove nelle Co- rallina e Lemanea sono eguali e ad eguali distanze. Per questo io ho chiamato questa Corallina col nome di Galaxaura. Siccome poi la fig. 1 presenta gli articoli più larghi che lunghi, e la seconda più lunghi che larghi, potrà sem- brare che quest’impronte sieno piuttosto due specie di- stinte, anzichè una sola, ma se facciasi attenzione a tutti gli articoli della figura 2, se ne vedranno alcuni che egguagliano quelli della fig. 4: e poi non hassi a di- menticare essere desse frammenti di maggiori pianti- celle. Nemmeno ragionevole è il sospetto che possano appartenere ad animali annellati, eonciossiachè le pic- cole appendici che si veggono ai lati degli articoli spe- cialmente nella fig. 1, sieno dovute innanzi ai laceramenti della fronda ed alla compressione, che ne fece difformare e frastagliare la fronda, anzichè a vere appendici lo- comotrici, che sarebbero diversamente fatte, ed altrimenti collocate e disposte. E lo stesso dicasi del confronto colle appendici e tentacoli di alcuna specie de’ generi HI Astrophyton ed Ophiura © di altri echinodermi, che io non ho mancato di instituire, senza menomamente in- fermare il suesposto giudizio. Corallinites Donaftiam Massal. Tav. VI. fig. 3. €. Fronde compressa articulato - ramosa , articulo quoque apice submarginato, articuli sequentis basim includente. Sym. Salicornia Donatiana Vis. et Massal, FI. Foss. Noval. Acta. R. Acc. Sc. Taurinen. pag. 224 tab. VI. fig. 2 Vol. XVII Ser. 2. Rab. In calcareo margaceo tertiario oppidi ovale Prov. Vicetinae. Coll. Massal. ©hs. Quando io ed il chiarissimo mio amico il Prof. Visiani descrivevamo questa specie nella Flora di Novale, ingan- nati forse dalla somiglianza di quest’'impronta coi ra- moscelli di alcune Salicornia, sotto a questo genere credemmo di riportarla. Ora però io sarei di parere opposto , e forse può darsi che erri maggiormente. Un occhiata che si dia alla fig. 5 tav. VI, alla forma degli articoli, alla maniera di inserirsi gli uni sugli altri, e quindi uno sguardo alla Corallina della fig. 3 tav. VI, vedrassi ragguardevolissima somiglianza che ne spicca, e direi quasi eguaglianza, se ne togli le dimen- sioni e proporzioni maggiori della specie fossile! Per 48 questo mi sentiù condotto a mutare classificazione a questa pianta, lasciando a più sapienti decidere, se il primo od il secondo giudizio sia più alla natura con- forme. Componesi quest’impronta di due soli ramoscelli, dei quali il destro conta 12-15 articoli, il sinistro 10- 12, tutti fatti a forma di cono rovesciato e troncato all’ apice. Gli articoli maggiori misurano più di 5 mil- limetri in lunghezza, e tre in larghezza. Anche qualche specie del genere Calligonum potrebbe essere parago- nata col nostro fossile, ma io non so staccarmi dal- Yidea che alle alghe debba appartenere. VII. SOPRA UN NUOVO GENERE DI ALGHE FOSSILI ITALIANE. Se fin qui discorrendo delle Corallinites abbiamo fatto notare gli scogli che si incontrano nella specificazione delle alghe fossili, il nuovo genere che io m'accingo ora a de- scrivere, sarà una novella prova delle grandi difficoltà che si oppongono a questo studio. Ed infatti se prima tratta- vasi di impronte almeno ben risentite e per esteriori note definite, ora abbiamo alle mani le più delicate impressioni, e siffattamente gentili, che fin qui sfuggirono all’occhio di tutti i naturalisti. Trattasi di benduccie lineari punteggiate che si riscontrano ne’ terreni cretacei della Lombardia, ed in quelli terziari recenti o subappennini della Romagna, o dirò meglio trattasi di alcuni aggregati di eranelli o di 46 punti che si schierano in linee o benduceie, od isolatamen- te, o fra loro da una certa quale sostanza mucilaginosa ravviluppati. Fino dal 1855 parlando io di un fossile com- municatomi dal mio amico Giuseppe Scarabelli, proveniente dai schisti gessosi di Sassatello nella provincia Bolognese, parlai di queste impronte punteggiate che colà frequenti si riscontrano, e ne figurai alcuni saggi nella tavola che accompagna una mia lettera (fig. 2 4, a, a, fir. 1 a, a,) allo stesso Scarabelli indirizzata in proposito, che venne pubblicata negli Annali di Bologna. In questa lettera dopo avere enumerate alcune piante fanerogame e crittogame vascolari che con quelle linee 0 poco o molto si confaee- vano, rigettai a dirittura ogni organica derivazione di quelle impronte, e senz’ altro manifestai il mio parere che potes- sero per avventura a cristallizzazioni appartenere. Sul principio di quest anno però assendomi abbattuto ad alcune impressioni punteggiate del calcare neocomiano della Lombardia, che esistevano accanto aleuni saggi del Fucoides intricatus che ebbi dai sig. fratelli Villa, sentii attratta novellamente la mia attenzione a quest’ impronte, tanto più che quelle della Lombardia, mi facevano a priori escludere l’ inorganica origine, antecedentemente emessa pelle impressioni Bolognesi. E posciachè fralle piante di ordine elevato, nulla sapea rinvenire che valesse a condurmi allo scoprimento della loro origine, così rivoltomi alle piante cellulari e sopra tutto alle alghe, cosa che avrei dovuto far prima, dopo molti confronti parvemi aver colto nel segno, coll’ esame di una comunissima fralle nostre al- ghe Adriatiche, VP Alcyonidium defractum Ag. del quale vedesi un frammento rappresentato sulla tavola VII fig. 5. Ora chi si faccia ad esaminare quest alga, attenendosi 47 a caratteri esteriori solamente come è giuocoforza, e veda di rincontro le impronte bolognesi e lombarde fig. 1. 5, dovrà meco conchiudere, essere non alla ventura, ma di proposito al genere Alcyonidium paragonate, avendo di esso a capello tutte le esteriori appariscenze. Che poi realmente spettino al genere Alcyonidium com’ è inteso oggidì, nol può sapere che il Supremo Fat- tore, che queste cotali impronte od argomento delle nostre dispute e questioni, hacci nel grande erbario della crosta terrestre, custodite. Ed appunto pella ragione che non puossi avere certezza dell’ eguaglianza, io ho creduto di proporre il nome Aleyonidiopsis che la somiglianza e la non perfetta convenienza ad un tempo ne addita. Con altre viventi alghe si potranno questi fossili para- gonare, ed a questo scopo ho voluto sulla stessa tavola VII fig. 6 figurare una specie di Batrachospermum, af finchè si vegga qual più richiami pelle forme | aspetto delle nostre impronte. Le figure 2-4 che rappresentano queste due alghe petrificate ingrandite di molto, mostrano che internamente erano fornite da granelli (aggregati forse di gonidii), ravviluppati da una sostanza mucilaginosa, la quale ha in qualche impronta lasciata sulla roccia un esilissima traccia a mò di velatura, ma pure riconoscibile. Un eguale cd analoga interna struttura si osserva in altre alghe p. e. in alcune specie de’ generi Anabaena , Sphaerozyya, Tholypothrix, Sirosiphon, Stigonema, Schi- zogonium, Hormospora, Ulothrix, Palmella, Gloionema ece. ecc. ma conviene ricercarla col microscopio, col quale solo è riconoscibile, laddove nelle fossili impronte cotali granelli 48 o gruppi di gonidii si veggono ad occhio nudo, come av- viene anche negli Alcyonidium. Noterò di passaggio essere ancora questione se gli Al- cyonidium ce Gloionema ece. spettino realmente al regno animale o vegetale; ma se questo non è per alcuni ancora deciso intorno alle specie viventi, meno potrallo essere pelle fossili. ALCYONIDIOPSIS NOV. GEN. Frons lineari spongiosa succosa, granulis ovoideis v. ellipticis v. rotundis, repleta. Alcyonidiopsis Longobardiae Massal. Tav. VII. fig. A-2. A. Fronde lineari crassiuscula , granulis ovoideo- ellipticis creberrimis subinconspicuis, mucilagine densa obvolutis, foeta. Hab. In saxo formationis cretaceae inferioris majolica vulgo a venitis dieto, in regno Longobardo (Brianza ) Coll. Massal. ©bs. La fronda non arriva forse a due millimetri di lar- ghezza. I granelli sono assai frequenti, e ravvolti da una sostanza così densa, che gli lascia poco vedere. La figura 2 che rappresenta un frammento di que- 49 sU alga ingrandito, varrà meglio di qualunque deseri- zione. Aleyoniiliopsis Bononiae Massal. Tav. VII. fig. 3-4. A. Fronde lineari plus minusve lata tenuissima , granulis ovoideo - ellipticis angulosisve raris, mucilagine fere ob- soleta obvolutis, foeta. Hab. In saxo calcareo - margaceo schistoso miocenico agri Bononiensis ( Sassatello ). Coll. Massal. et Scarab. bs. Differisce dall’ antecedente pella tenuità, radezza dei granelli e loro forma, ed altresì perchè la fronda che per lo più ha due millimetri di larghezza, attinge talora all’ampiezza di 4-5-7 millimetri. Vedi eziandio la mia Lettera al geologo Scarabelli Sopra una pianta fossile della Provincia Bolognese (Annal. Bologn.) dove nella tavola che l accompagna, vedonsi sulla figura 4, 4, 4, rappresentati molti frammenti di questa alea, 6 È 1A N ai N ; ANA Pai ÙN ui) Ù pi \ . i : Do ; Li ù Ma x ab. 0 sottili ie ì d* DT | î " PA TRE LT NOR ce FERA | Ù il | LI “ i î x I ‘ 7 Li Ì î = LUI (al : : n Li è * où 2 Ù ' (e: LA PI Î 9) i _ ì Ta i DINO dl TR Ù ’ Il i n é i | i RGNNI CTIEZIOE Ni Miro: ie 0 turn x si o Ù Si Ì Fig. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE inn Favola I. À. Parte superiore dell’ Ancylochira delata Heer. in grane dezza naturale, 2. Jia stessa veduta inferiormente: a impressioni delle gambe. 3 La stessa ingrandita, colle traccie delle gambe segnate dalla lettera a. 4. Perotis laevigata Heer in grandezza naturale. Coll. Pa- rolini. 5-6. Forficula Bolcensis Massal. parte e controparie in grandezza naturale. 7. La stessa alquanto ingrandita. 8-9-40. Libellula Eurynome Heer: varii stati in grandezza naturale, 4A. L’istessa specie ricostruita ed ingrandita. 12. Libellula Doris Heer in grandezza naturale. 43. La stessa ricostruita ed ingrandita. Tavola II. . A. Dipterites Angelinii Massal. in grandezza naturale. Cole lezione del Museo dell’ Accademia Veronese. 2. Lo stesso ingrandito. 3. Bibio Sereri Massal. in grandezza naturale. 4. Lo stesso ingrandito: a mandibole. b. Termes Peccanae Massal. in grandezza naturale. 6. Lo stesso ingrandito. 7. Cordulia? Scheuchzeri Massal. a. a. sole coste esistenti nell’ originale, 5 appendici, che non può esser detto 52 se sieno le estremità delle gambe od altro. Museo dell'’I. R. Università di Padova, Tavola EI. Fig. A. Zfirudo japetica Massal. a intestino, c ventosa orale: in grandezza naturale. » 2. La stessa ingrandita a d intestino, c ventosa orale, d ventosa anale. Tavola IV. Fig. 1-2. Frammento di lignite pieno dei frutti del Zolliculites Kaltennordheimensis Zenk. in grandezza naturale. » 3-4-9-40-H4. Folliculites Kaltennordheimensis in vario svi- luppo ed in grandezza naturale. » 7-8. Spaccato longitudinale a seconda della sutura degli stessi. » B. Spaccato verticale di un frutto della stessa specie: a seme. » 6. Spaccato orizzontale : a seme. » 412. Folliculites Kaltennordheimensis Zenk. ingrandito. » 43. Lo stesso spaccato orizzontalmente: a seme. » 44. Lo stesso spaccato verticalmente lungo la sutura: @ epi- carpio, d cavità interna occupata dal seme. » 45. Frammento di lignite con frutti di Folliculites Neuwir- thianus Massal. in grandezza naturale. n 16-417-18-22-23-24-27. Alcuni frutti della stessa specie isolati ed in grandezza naturale. » 49. Spaccato verticale dello stesso frutto, lungo la sutura, » 20-25-26. Spaccato verticale traversale. a a. seme. » 24. Spaccato orizzontale. » 28. Folliculites Neuwirthianus Massal. ingrandito. » 29. Spaccato orizzontale dello stesso: a seme. » 30. Lo stesso spaccato verticalmente lungo la sutora: @ pe- ricarpio : d cavità interna, Vola = Tavola VV. Fig. 4. Castanea Tattii Massal. b base, a apice, in grandezza Fig. Fig. naturale. 2. Castanea Maironiî Massal. in grandezza naturale. 3. Due frutti di Castanea Maironii accoppiati ed in gran- dezza naturale. Tavola VI. 4-2. Corallinites galaraura Massal. in grandezza naturale. 3. Corallinites Donatiana Massal. in grandezza naturale. 4. Corallinites rosarium Massal. in grandezza naturale. Coll. Parolini. 5. Corallina officinalis Lin. vivente, ramoscello in gran» dezza naturale. 6. Galaxaura obiusata Lmx. vivente: frammento in gran- dezza naturale. 7. Halimeda tuna Lmx. vivente, frammento in grandezza naturale. 8. Lemanea torulosa Ag. vivente: frammento in grandezza naturale. Tavola VELI. A. Alcyonidiopsis Longobardiae Massal. in grandezza na- turale. 2. Un frammento dello stesso ingrandito. 3. Alcyonidiopsis Bononiae Massal. a. a. in grandezza na- turale. 4. Frammento ingrandito della stessa specie. 5. Alcyonidium defractum Ag. vivente: frammento in gran- dezza naturale. 6. Batrachospermum veprecula Mert. vivente: in grandezza naturale. Du INDIGE DEGLI ARTIGOLI ì, Prodromo di un Entomologia fossile del M. Bolca . pag. 4A II. Sopra due larve fossili di Libellula des terreni mio- ceni di Sinigaglia . REST RL III. Sopra una mignatta fossile dei terreni terziarii del FICCNURO ni L'ii ein ee dela ÎV. Monografia del genere Folliculites Zenk V., Sopra due frutti fossili di Castagno del bacino ligni- tico. deobeffe. vil al ail a a VI. Monografia del genere Corallinites Ung . VII. Sopra un nuovo genere di alghe fossili Italiane. INDIGR DELLE SPECIE, I nomi corsivi indicano ì sinonimi. Alcyonidiopsis Bononiae Massal. Alcyonidiopsis Longobardiae Massal. Ancylochira deleta Heer. BibioSereti Massali 40948; 0, Yi AVS Carpolites minutulus Sternb . Castanea Maironii Massal. . . . . . Castanea Tattii Massal. Corallinites arbuscula Ung. . Corallinites Donatiana Massal . Corallinites galaxaura Massal. . Corallinites Halimeda Ung. . Corallinites rosarium Massal. Corallinites tuna Massal. 4% . 49 48 44 24 29 34 dI 59 44 42 50 41 40 Cordulis Scheuchzeri Massal . Dipterites Angelinii Massal, Folliculites Kalteonordheimensis Zenk. Folliculites Neuwirthianus Massal. Forficula Bolcensis Massal. Hirudo japetica Massal, Libellula Doris Heer. . Libellula Eurinome Heer Perotis laevigata Heer. Salicornia Donaliana Vis. et Massal, Termes Poccanae Massal. A h LAI MIRA TI RO VOCE IAA fi NARRA." LO ni î VA Nar ESA 0 _ N SÒ ì\ A Ò N i SE \ N) ' Peli Ò \ BEL N ì\ "nd \ o: Pip 1 3Apuilobara delta fer 14,4 Lerot lac vigata Sire (tg. 5-7 Eorfienie Lolcersi MagSal Fig #11 Libellasla Lurspoome Secr LigNt Ah Labellazla Mares Lc Maga Delin. ez TG, naga 7 Fig. 1-2 Dijeterite» Angelini Mafial. Lig 3-4 BibioStreri è Magsat Fig.3-6. Terme Loccanne Maféal. — Fig. lorda Sohewchzere Mafial. Mafsad.Delin, Lig. 1-2 Mirudo lapetica Mafsal Mafsal Deli È +» A PI N é di Pari i v and . o è n Ù n Ai Vr US aa Ù È ey ) la ’ \ . i) 4 a . # ì Ù ù LO la , i : \ à GT 4 o , Ù I ld Wai n ” ALI : ei è I i Di Pa ? "0% E POL rd n Y Ù “i MATA) È DI MI Li ha = x Î " à è ay ui Posi Mila Pi Ù Di } 7 Aol, 5 ka U Lage guera n A n Ù % se di o A 4 dI INDI 4 /ty. SW fowicilitrshialtrmerdhenensir Lenk. Ly 1-0 Pollicaliles Neumerthianus ù Massal. Majicl, Veli Massal Ladin: 1. (astanca Tatti Mageal. Z » 9. n su Mairenii. Mafi Fog. 4.3 (astanza 2og/90) VA E pp e i ERI A (D) es Fig 1-2. (oraliiniter gala Mapial Lig 4 (oraltinite» roftriam Aofal— Fig. 6.Orlazora obtufota lma-Ly3. lorallinites Inatianma Mafsal Fig $. (nrallina gffieenalis binn. Fig. X Halimeda Nina Lmx : fly.3 Lemanca toradosa fg. Ilajsal Lelin: 14 È Seli A £ . A Majéa Tav.VI. sata ARTURTRT doridinnzis bnwentae Wi. Di Îb.Al fig Wo ‘dum Afradum Ag. — lg 7A Datrachesperzzmn veprecila Mert. 7 ‘ Aleont Lg 1-2 Alegenidiontio Lengobardiae Maftod — Ei fig star rt E cia SZ Ma n PREEIZIEZAI III PS34 0 EILITEELLITAIAIETITR?R00A 4444 una di Y a dr Ù UA LIE 0 hs TT è la (IIC, Dì Ù, n OE | Ni Si PLATA Ln i, mr É ki Vi, L Î] do” a # \ IO GAZA VARRONE LOI Pri i ani ei eee LA AAKKUAKANKA 3 2044 072 200 561 SS ie = i pd 5 L da Ta, CE fa GUOQ CC L ai «<«@ ue ECC = Ji A (G LIE i 7 i GE gr 3 @ila ( ELE e («dé (CGI : i cr 3 3 (i; AAA ad (€: (Ku AQUETZA, GL nAOÈ@*@IT COES @ { (CE. ( ded < {i CCC SUE da NI Ge tl (GC S| è I ©. CC Kee fa TTT. os "Cacca ad