CA Ù uv LL Vw» LLINOIS N FROM TK. LIBRARY OF |É Îl GNIE ANTONIO CAVAGNA |f I! SANGNTANI D!' GVALDANA |} 2 Wi IAZELADAP! BEREGVARDO li =" “| - } P, —_—, . = 5819455 Sa9L2 Rare Book & Speciat. 1-2. Collections Library OP) TRATTATO DEGLI ALBERI DELLA TOSCANA DI GAETANO SAVI PROFESSORE DI BOTANICA NELL’IMP. ACCADEMIA DI PISA EDIZIONE SECONDA CON MOLTISSIME AGGIUNTE TOMO I FIRENZE. PRESSO GUGLIELMO PIATTI IOII. | Mille sunt usus arborum , sine quis vita degi non possit. Plin. Hist. Nat. Lib. XII. -——_€@—€@<@=—@@sc_—_——T,,>.rrttrtrcrr————————————_—___— 5 da 3) MS È - nr. È —— tte 3 (} 0 «io M entre scorrevo le campagne Toscane, per istudiarvi le piante indigene, avevo fre- quente occasione di far delle osservazioni sulla cultura degli alberi boschivi, di riflettere sù z balobvzcni di cui ella sarebbe stata su- scettibile , sull’ estensione maggiore che già ella avrebbe dovuto acquistare, e sulle Spe- cie da preferirsi; così che spesso meditando sù tal materia, spesso parlandone colle persone di campagna, e leggendo le opere di quegli autori che ne hanno trattato magistralmente , ct posi tanto amore; che se la Provvidenza mi avesse accordata la proprietà di quattro zolle di terra, la mia occupazione prediletta sarebbe stata quella di allevare di tutte le sorti di alberi. Non lo potendo fare , volli almeno procurare di esser utile a quelli che (Ci 5EO ne avevano la possibilità, eercando d’ inspi- rargliene la voglia , e di fargli conoscere quelle specie delle quali avrebbero potuto far uso . Perciò riunendo tutto quello che avevo veduto e letto sù tal particolare , scrissi il Trattato degli Alberi della Toscana, che fu stampato nel 1801. Fortunatamente principiava allora in special guisa a manifestarsi fra di noi il genio per gli alberi, onde venuto in buon punto, fu il mio Trattato accolto favorevol- mente, e l’edizione rimase presto esaurita . fo poi veduto in seguito, con mia grandis- sima consolazione, che un tal genio non solo si sostiene, ma st dilata e si rinforza sempre più ; e lusingandomi che quel mio libercolo di facile acquisto per le persone di tutte le con- dizioni, possa averci gualche poco influito ho volentieri ceduto agli inviti di farne la presente nuova edizione . Questa comparisce coll’ aggiunta di diverse specie di alberi, parte delle quali , all’ epoca. della prima edizione, non sapevo che fossero indigene, parte non mi eran venute alla me- moria; e coll’ aggiunta ancora di molte eso- tiche, state introdotte in l'oscana in questi ultimi anni. Di più, a ciascuna specie ho fatto precedere la frase botanica, ho indicato sl posto che occupa tanto nel sistema sessuale che nelle famiglie naturali, ho citato un nu- mero maggiore di figure, e delle specie ron tanto ovvie, hò data una breve descrizione, tutto all’oggetto di facilitarne la conoscenza . Hò cercato in somma di render quest’ operetta sempre più utile , lo che ove mi riesca, sarà ampiamente soddisfatto ai miei desiderj . è_ e Den: a Li ? sii Li I (i K È È de ve e» . A A sfila by 5. Da sa) cr 3 Lia SHARON IA il i TRATTATO DEGLI ALBERI . DELLA TOSCANA CALL I. , MA tali e tanti gli usi del legname, sia per la costruzione, sia per la combustione, che nell’attuale stato di cose, esso è divenuto un materiale di prima necessità alla vita degli uomini. Sparso su tutte le parti del globo, prodigato generosamente dalla natura, e di continuo riproducendosi , formava delle mas- se tali, che parevano inesauribili; ma il consumo più sollecito della riproduzione ci ha ridotti da lungo tempo a sentir la man- canza di questo genere. Si scarseggia in fatti di legname in tutte le parti di Europa, come lo provano i regolamenti presi dai diversi Governi su questo particolare, e le Memori@ dei Fisici di tutte le nazioni, che hanno cer- cato i mezzi per rimediarvi. La mancanza del legname per vero dire non è assoluta, giacchè ci son sempre delle immense foreste, che da qualche secolo non hanno sentito col- (8) po di senre; ma siccome son queste in luoghi di accesso difficilissimo, e a grandi distanze dalle popolazioni, però poco o purito rime- diano alla carestia che ci st i - I cattivi regolamenti su i boschi, le permissioni troppo vaghe di far tagli, o da rimondarli, e gli incendj, le devastazioni delle guerre, e finalmente il diboscamento fatto per dar luogo alle semente , sono stati le cause di questa carestia di legname, L’ au- mento delle popolazioni, richiedeva neces- sariamente che si aumentasse anche la pro- duzione dei cereali, ed era però necessario ehe si sgombrassero dagli alberi delle esten- sioni di terreno per essere poste a sementa; ana si son tagliati più boschi di quel che era necessario, si è tagliato ove non conveniva tagliare, e non si è pensato di trar profitto da tutti gli avanzi di terreno nelle vicinanze del- le Città per aumentare almeno la produzione del legname da combustione, Le ubertose raccolte, che aanno per qualche tempo i terreni diboscati, sono sta- te un allettamento pernicioso, ed un moti- vo d’inganno. Il proprietario che trovava -nn’immenso guadagno nella vendita del le- sname, e nelle successive raccolte, prose- suiva il diboscamento su tutte le sorti di terreno, senza prevedere che andava a di / (9) struggere ogni sorgente di lucro. Si sone spogliate dall’unica loro risorsa le terre ma- gre e sassose, e si è estesa questa devastazio- ne fino alle cime dei monti. Quelle venera- bili foreste formatesi lentamente in un lunge corso di secoli , rispettate con culto religioso dai nostri antenati, ci procuravano molti vantaggi per la loro situazione in questi luo» ghi elevati. Barriera ai venti ne rompevan l’impetuosità, ne rinfrescavan l’ardore, e non gli permettevano di venire a devastare e inaridir le messi nelle sottoposte campagne.; servivano di riparo al freddo ; arrestavano le nuvole , e le scioglievano in acqua, mediante l’attrazione delle foglie e davan così origine alle fontane e ai ruscelli (2). Colla decom- posizione poi delle foglie formavano il terre no vegetabile, di cui una parte scendeva (a) Bisogna ancora considerare che gli alberi, ben- ehè conduttori imperfetti , son pur conduttori del? elet. è»ricità; e che però quando siene in quantità € situati in luoghi molto elevati, devono scaricare © in tutto o in parte le nuvole procellose che gli passan wicine, sia col richiamare in fulmini l’elettricismo condensato , sia coll’at- trarlo disgregato e in silenzio. Ed io son persuaso che se sì avessero degli Annali meteorologici si treverebbe, he dope il dibescamente delle cime dei monti, ron sa. lamente i, venti imperversano più di prima nelle piantare sottoposte, ma che anche le barrasche fulminanti ci son più frequenti, (10 ) insiem colle acque a fertilizzare le valli e le pianure; ma seguìto poi il diboscamento le acque hanno trasportata giù anche la terra che era smossa e non più ritenuta dalle ra< dici degli alberi, e dopo la terra trasportano sempre parte dei sassi che forman l’ossatura del monte, dal che nesegue l’inalzamento degli alvei dei fiumi, onde le inondazioni frequenti e copiose (a), e la perdita di tutti gli altri profitti che cederono all’interesse del momento, e diedero luogo a un male, che. per lunghissimo tempo non sarà rimediabile, Convien pertanto pensar seriamente a ri- stabilire e conservare i boschi esistenti, per . trar da essi tutto il vantaggio possibile, e piantarne deì nuovi nei terreni i meno atti alla cultura dei cereali. Nè una considera- zione personale deve ritenerci dall’ intrapren- dere un lavoro del di cui frutto noi non pos- siamo intieramente godere, e l’egoismo non deve soffocare un sentimento di beneficenza per i nostri successori, memori che noi ab- biamo goduto e godiamo di simili vantaggi procuratici dai nostri antenati: Seres serunt (a) Merita di esser letto ciò che dice il Sig. Giov, Targioni Tozzetti sù i Pregiudizj dei diboscamenti . Viaggi Ediz. 2., T. V. pag. 381.; come pure le Osser_ vazioni fatte nella Valle della Corsonna. ibid. p. 375. (11) arbores ut alteri saeculo prosint.Cic. ed è poi vero, che eccettuato il caso di un terreno estremamente secco, esa ssoso, può in tutti gli altri casi il piantatore ritrar dell’utile dalla sua fatica , come nel seguito si potràrilevare * L’ oggetto intanto che ho avuto nel compilare questa operetta, è stato di fa- re per la Toscana quel che Virgander e Pontin (a) fecero per la Svezia, e Du- Hamel (6) e Thouin (c) per la Francia, cioè di porre sotto gli occhi dei miei concit- tadini una specie d’inventario di tutti gli alberi che vivono fra di noi spontaneamen- te; aggiungendovi gli esotici che già ci sono (a) David Virgander. Frutetum Suecicum 1758. David Pontin. Arboretum Suecium 1759. inseriti nel Tomo V. delle Amenità Accademiche di Linneo. (5) Traité des Arbres ct Arbustes qui se cultivent en France en pleine terre. Par Mr. Duhamel de Mone ceau. Paris 1955. T. Il, in 4.0 Dovrebbesi quì citare îa nuova edizione di quest’ Ope- ta, che con moltissime aggiunte sì pubblica a Parigi da Etienne Michel, ma disgraziatamente essa non è fatta per la povera gente, e così io non ne ho potuto vedere che qualche fascicolo alla sfuggita, in cui ho ammirate la nitidezza dell’ edizione, e la bellezza e il lusso delle tavole, ma non ne posso dir altro. (c) Sur les avantages des Arbres etrangers pour Per- ploi de plusieurs terrains de differente nature abbanda- mes comme steriles . 7. Men. d’ Agriculture et d’aco- nomie rurale de Van 1786. Trimestre d’Hiver. ATA stati addomesticati, e gli altri che ci sì po- trebbero addomesticare. Ho data una breve storia di ciascheduno, ho indicati gli usi ai quali posson servire, il metodo della loro cul. tura, lestazioni, la patria, il tempo di rinver- dire, di fiorire , di spogliarsi ec, , lusingando- mi che ciò possa essere utile per chiunque vor- rà fare delle piantazioni, che potrà veder quì quali materiali gli sarà opportuno di sceglie- re, e la maniera di servirsene, E non mi son ristretto solamente a quelli che giova piantare per il legname da costruzione o da combustione , ma ci ho compresi ancor quel- li, che servono allusso, e al piacere, e s’im- piegano , per decorare i giardini colla bellezza e l’odore dei loro fiori, o disposti a siepi e boschetti, o tenuti a muro di verzura, 0 adattati a cuo prir cerchiate e pergolati, giac- chè ancor quest’articolo merita considera- zione, e nella società culta e civilizzata è divenuto una cosa essenziale, All’esposizione delle specie ho fatto pre- cedere le nozioni ge nerali sugli alberi, e sulla maniera di coltivarli a bosco; non che io pretenda di poter dire qualche cosa di nuove su questo articolo , dopo quello che magi- stralmente hanno detto Reaumur, Miller, Buffon, Du-Hamel e tanti altri uomini illa- stri; ma siccome bene spesso accade, che (13) anche le cose dette e ridette s’ignoran senm- pre dalla maggior parte degli uomini; così ho creduto che non sarebbe affatto inutile il ripeterle, tanto più che l’oggetto di cui sì tratta è di somma importanza. Io ho seguitato nell’ esposizione il metodo alfabetico come il più comodo di tutti, e per facilitare la consultazione degli autori ho messo a ogni specie il nome Botanico, il nome dell’ Encièlopedia, e i nomi vernacoli Italiano e Francese. CAP. II DELLA SCELTA DEGLI ALBERI RELATIVAMENTE ALLA QUALITA” DEL TERRENO. Nec vero terrae ferre omnes omria possunt : Fluminibus salices , crassisque paludibus Alni Nascuntur ; steriles saxosis montibus Orni ; Litora myrtetis luetissima , denique apertos Baschùs umat colles: Aquilonem et frigora Taxi. Virg. Georg. Si trovano molte specie che amano a pre- ferenza una determinata qualità di terreno, e di esposizione, ed alcune che ricusano af- fatto di vegetare in situazione diversa da «mella destinatagli dalla natura; ma molte ancora ce ne sono che trovansi naturalmente situate in terreni di diversa specie, e poche (14) son quelle che colla cultura avvezzar non sì possano a esposizioni, e terreni diversi. Il Ramerino, la Sabina , il Teucrio fruti- coso , il Prasio maggiore , la Globularia fru- ticosa, lAntillide Barba Giove , non si tro- vano che a veduta del mare, ma pur vivono » ancora nei Giardini. Le Morfelle abitano i monti sassosi, e le pianure arenose vicine al mare, i Frassini e le Querci i monti, e le pianure umide ; i Pini finalmente tutte le sorti di terre . Gli Ontani, e molte specie di Salci che scelgono per loro dimora i luoghi bassi e umidi, si possono trasportare senza incomodo in pianure asciutte, ma saranno sempre languidi, e stentati, e moriranno ancora, se si vorranno trasportare nei montl sassosi. Nelle terre umide, ma non inondate, pro- sperano maravigliosamente l’Orfano,il Piop- po, molti Sa/ci, il Tiglio ,l Olmo, i Fras- sini, le Querci, e queste specie, ad eccezio- ne delle tre ultime, vivono ancora nelle terre inondate nell’ inverno, ed umide nel resto dell’anno. Nelle ria Si sempre co- perte dalle acque, non ci vegeta alcuna spe- cie di albero . Nei legni degli alberi crescimii in ter- reni inondati si riscontrano i seguenti difet- ti. Hanno i pori larghi, e non son buoni che per lavori sottili non esposti all’acqua. Le (15 ) Doghe fatte con tali legni succiano il vino, e molto più l’acquavite. Le fibre non sono bene attaccate fra di loro, onde si staccano facilmente. Le schegge levate coll’ascia si fendono e si dividono in varj pezzetti, e ì trucioli si sfarinano . Si squarciano introdu- cendovi i chiodi, e si rompono trasversal- mente con molta facilità. Son soggetti ad essere attaccati dai vermi, e.-marciscono pron- tamente all’umido . La Persicaria, il Crescione, gli Scirpi, i Giunchi articolati annunziano il terreno umido ; Il Timo, la Pilosella ji Forasacchi, i Polei, la Tignamica il terreno asciutto, Nelle terre di poco fondo sieno sabbiose , miste, e galestrine gli alberi allignano male, e vengono molto stentati, perchè tali terre . nell’ estate si seccano, e manca ad essi il nu- trimento ; pur in queste vegetano :i Bossoli, le Scope, i Ginepri , i Pini,edalla meglio ci vivono gli Olmi, i Carpini, i Quercioli . Nel- le terre poi di molto fondo , benchè sterili , per quanto ci possano allignare difficilmente, pure allignati che ci sono ci prosperan bene e simili terre sono adattate a tutte le specie . Le terre di fondo argilloso devon conside= rarsì come terre palustri, perchè gonfiano, e sì serrano alle pioggie, e ritengono l’acqua senza lasciarla scolare. (16) CAP. ITE BEGLI ALBERI ESOTICÌ Divisae arboribus patriae , sola India nigrum PFert ebenum, solis estthurea virga Sabaesis . Virg. Georg. La natura ha fissata l’ abitazione di aleuni vegetabili in certe determinate parti del Glo- bo . Alcuni partendosi dalla Linea passano di poco i Tropici, e formano una specie di Zona.alla terra, come le Banane, e le Pal- me . Il Caffè, i Canfani s il Pepe, le Noci Moscade , il Bahobab son propri dell’ antico continente. La Chinchina, il Maogani, l’ Indaco, il Caccao , il Brasiletto son pro- duzioni esclusive dell’ America. Le Betu/e, I Uva Ursi, il Rogo Artico vivono nel cli- ma il più diacciato del Settentrione. Altri poi si trovano spontanei in climi af- fatto diversi, e pajono fatti per vegetare in tutte le temperature. Gli Abdeti, e i Ginepri vivono egualmente bene in Svezia ein Ara- bia , e alcune piante si trovano in Toscana, in Danimarca , e alla Giammaica, (4) (a) Panicum glaucum V. Carol, Candamarck. Crusgalli Flor. Jamaic. Myosotis Scorpioides Georgius Tycho Holm. Souchus oleraceus Flora Danica. Gnaphalinm sylvaticum —Azz0en. Acad. Vol x. ‘fypha latifolia, Savi. Flora Pisana. (17) La natura ha collocati in ogni clima quei vegetabili che son di prima necessità per la vita degli uomini, lasciando all’industria il procacciarsi quelli che son di comodo , e di piacere . Così tutto ciò che di frutta migliori, e più delicate trovasi ora in Europa , ci è stato successivamente trasportato dall’ Affrica, e dall’Asia, e inostri progenitori coronavano i loro più lauti banchetti di Castagne, di Cor- bezzole , di Prugnole , di Buovoke, di Lampo- ni, di poche Ciliegie salvatiche, e bisognando di Ghiande . Contentique cibis nullo cogente creatis Arbuteos foetus, montanaque fraga legebant. Cornaque, et in duris haerentia mora rubetis. Et quae deciderant patula Jovis arbore glandes ; Ovid. Metam, Dobbiamo ai Romanila maggior parte delle buone, e saporite frutte, dei legumi , e degli erbaggi , che essi aveano a cuore di trasportar seco in Italia dai paesi conquistati , oltre al- cuni alberi di comodo, e di ornamento, i quali tutti per mezzo della cultura si sono assuefatti a vivere in un clima più rigido del loro nativo. Quando si tratta di introdurre la cultura di una nuova specie , bisogna osservare che il terreno, il tempo, e la fatica che s’impie- (18) gheranno per questa , non sieno in discapito della cultura di quelle specie, che 1’ uso ha già ridotte di prima necessità. Per gli alberi non si corre questo rischio , perchè presto, e con poca fatica si pianta un’ albero, non richiede altra cura che di esser difeso nei primi anni, e qualche poco potato in se- guito ; e benchè grandi sieno gli alberi pure son di poco impaccio al terreno, perchè lo spazio che occupano è quasi tutto nell’aria. Molti sono gli alberi esotici naturalizzati , che ci rendon vantaggio coni frutti, pochi all’opposto quelli che ci servono col legname, e si riducono al Cipresso, al Noce, e al Cilie- gio, giacchè il Platano fu sempre poco ‘col- tivato, e la Robinia è da poco tempo intro- dotta. Per altro se ne potrebbero introdurre molti, e sarebbe anche utile il farlo, per avere in questo genere molto da scegliere, avere alberi adattabili a tutti i terreni e a tutte le situazioni, e legnami diversi e belli per i lavori, Se si considera che il Moro, il Cipresso, il Platano ,, la C atalpa e il Gelsomino nativi di paesi più caldi, si sono a poco alla volta addomesticati fra noi e vivono felicemente nel nostro clima, abbiamo tutta la ragione di credere che potremo naturalizzare anche, molti alberi di legno stimabile, specialmente (19) se si moltiplicheranno per seme , essendo di- mostrato dall’esperienza , che le giovani pian- te facilmente si adattano al clima in cui son nate, e molto piùsei semi ivi eran maturati . Nel freddo del Gennajo 1789 la Magnolia dell’Orto Pisano , che allora era alta poco più di braccio e terzo, (Decim: 7,879) si seccò fino a terra, ritornò a vegetare a Primavera, pros- però in seguito, e nel 1797 abbonì perla pri» ma volta alcuni semi, i quali seminati ger- minarono nel Marzo 1798, e queste nuove pianticelle, benchè tenere e alte non più di due soldi, (Centim. 5,836) non soffersero nulla nel freddo del 1798- 1799. non inferio- re a quello del 1789. Si posson considerare come già naturaliz- zatiin Toscana quegli alberi esotici, che in qualche maniera si son moltiplicati nel no- stro clima, e hanno provato senza danno no- tabile il freddo dei nostri inverni: e quelli, che per quanto non sieno ancora moltiplicati fra di noi, ci hanno però passato qualche an- no, senza risentirne detrimento, si può con ragione presumere, che ci si potranno na- turalizzare , e in questa categoria si devon situare ancor quelli, che quantunque non introdotti in Toscana, si sà che ci potrebbe- to vivere , da esperienze fatte in clima simile al nostro, e ‘anche più rigido . { 20 } CAP. IK. SULLA PIANTAZIONE DEI BOSCHI, Miller prescrive di far nascere gli Alberi di seme nel semenzajo, di trasportarli nel vivajo dopo un anno o diciotto mesi, la- sciarli stare nel vivajo per tre o quatrr’an- ni, e poi trapiantarli nel luogo ove deve es- sale il bosco. E vero che questo è il metodo di esito - il più sicuro, ma è vero altresì che ammette tanta mano di opera, e tanto imbarazzo, che non è praticabile se non se per qualche pie- cola piantazione di lusso ; e Buffon che l’ha messo in pratica dice, che un bosco così piantato, prima di essere in età da taglio, costa al proprietario dieci volte più del suo valore . i Buffon ha fatte varie esperienze in grande in diverse qualità di terreni, sulle maniere di seminare i boschi, e da esso ho rilevato principalm ente quel che dico in seguito su questo so ggetto, per il quale devesi sempre avere a cuore la massima economia di tem= po, e di danaro, poichè è così tardo il pro” fitto che si rileva dai boschi, che come dice l’ iste sso Buffon,, quanto più danaro impie= (21) gasiinun terreno , che si vuol mettere a bo- sco, tanto maggiore è l'inganno, perchè è un interesse che diminuisce a misura che vi s' impiegan maggiori capitali ,, . Bisogna premettere, che non si riducono a bosco, se non che i terreni meno propri alla cultura dei cereali, quali sono, fra i così detti forti, i Margoni; e fra i leggieri, i sabbiosi, i tufacei, e i galestrini, quelli cioè di fondo argilloso o misto , in cui vi è mescolata grandissima quantità di scaglie di pietra arenaria o coltellina, nei quali tutti l’ erba cresce difficilmente , e in poca quan tità . Suppongo che si voglia fare una pianta- zione di Querci in un terreno argilloso. Si provano le ghiande , e così si provano tutti semi, col metterle nell’acqua , e gettar via quelle che galleggiano , essendo la leggerez- za un segno che son vane, cioè non abbo- nite . L' epoca più naturale della sementa è quella della maturazione dei semi, cioè l’Au. tunno, ed effettuandola subito in questa sta- gione, le piante nascono nella Primavera seguente, mentre se si conservano i semi fuori di terra fino a Marzo, allora non na- scono , per lo più, fino alla Primavera fu- tura . (22 ) Non sempre per altro conviene seminar nell’ Autunno, per non andare incontro a degli inconvenienti maggiori. Nel caso no- stro di terreni argillosi le pioggie invernali impastano la terra, i geli l’assodano, e po- chissime son le piante che nascono, Essendo dunque espediente seminare a Primavera , si fanno germogliar le piante nell'inverno per non differir tanto la nasci- ta. Si mettono pertanto le ghiande a strati in una cassa, facendo successivamente uno strato di ghiande, e uno di rena, si pone la cassa in una stanza asciutta e ben ventilata, e a Primavera si levano condiligenza una per volta, si distendono in un paniere, e si por-. tano al posto, ove la terra è già preparata, e lì si piantano a cavicchio approfondandole non più di due soldi ( centim. 5,836) . Nel trasporto può rompersi la radichetta, ma ciò non arreca altro male che un ritardo di dieci o quindici giorni nel nascere. È però vero che l’albero non farà più fittone dritto, e però crescerà meno, e si diramerà di' più, come segue anche alle piante trapiantate ; per la stessa ragione che gli si viene a offen- dere la radice maestra; onde se le piantine dovessero essertrapiantate, sarebbe ben fatto il tagliar coll’ unghia la radichetta . E qual preparazione dovrassi dare al tere (23 ) reno nel qnale si devon piantare? Nessuna . Le vangature anteriori potrebbero avere il doppio oggetto di rendere il terreno più sof- fice, e più permeabile alle giovani radiehe ; o di estirpare l’erbe spontanee . Ma il primo oggetto non merita considerazione per le piante legnose, perchè prima che la radice principj a distendersi davvero , il terreno è già indurito ; per il primo tempo basta il piccolo scasso che si fa per la piantazione , e in seguito le radici vanno acquistando ab- bastanza vigore per farsi strada anche nei terreni più duri, come si vede spessissimo che le radici degli alberi schiantano , e get- tano all’ aria delle gran moli di sasso ; e per il secondo oggetto i lavori alla terra son pu- re inutilissimi , giacchè il terreno è di natu- ra da allignar poehe erbe, e queste se ci sono non si devono svellere, perchè servono a difendere le pianticelle tenere dai raggi del Sole, anzi se ci son Pruni, Ginestre, o altre piante basse devonsi conservare, perchè co+ me dice Buffon ,, Un terreno sparso , 0 piut- | tosto mezzo coperto di ginestra, e di scopa è un bosco a metà fatto che ha forse dieci anni di vantaggio sopra un terreno coltiva- to... E bisogna imitar la natura, bisogna piantare ,e seminar delle spine, dei cespu- gli, che possan romper la forza del vento , (24) diminuire quella del gelo , ed opporsi nto temperie delle stagioni. Però si faranno nel terreno delle PEPRI larghe mezzo braccio (Decim, 2,913 ) in tut- te le dimensioni, distanti l’una dall’altra un braccio e tre quarti , (Metro 1,022) disposte in filari egualmente distanti, e in ogni an- golo di esse si metterà una ghianda, riget- tando dentro la terra levata, e tenendo la ghianda all’ indicata piò fasti . S' impedirà l’ingresso al bestiame nel terreno cusì lavo- rato, che non richiede altra cura fino all’Ot- ‘tobre dell’anno seguente. Allora si visitan tutte le fossette je si levan da ognuna le due o tre piante soprannnume- rarie , lasciandovi la più vigorosa . Le piante levate posson servire a estenderla piantazio- ‘ ne, Dopo cinque anni dalla nascita , si leva per ogni direzione una fila intermedia, co- sicehè le file superstiti restano alla distanza di tre braccia e mezzo (M. 2,043), e le pian- te levate anche a quest’ epoca son buone a ripiantarsi . In capo a dieci anni si sopprime un’altra fila, e le file restano distanti sette braccia ( M. 4,085). Il prodotto del legname tagliato in questo decimo anno è spesso tale da ricompensare in parte delle prime spese, perchè buono a far pali, brace, carbone ec. Quando irami degli alberi lasciati in piedi (25) giungeranno a intralciarsi, si leverà un’ al- tra fila, ovvero un albero alternativamente in ogni fila, per lasciarli in qguinconce, e nell’uno ; e nell’ altro caso la distanza è ta- le, che posson per l'avvenire ramificare a loro piacere. L’ istesso metodo si può tenere nei terreni galestrini, arenosi, e sassosi, colla differenza però, che quisideve seminare nell’Autunno, «acciò le pianticelle abbiano un poco di vi- gore al giunger del caldo, e gli possan resi- stere, perchè tali terreni ritengon meno lu midità degli argillosi, e non essendo sotto- posti a impastarsi, e indurire nell’ inverno, le pianticelle non ci trovano difficoltà nel nascere . Nella pura rena è una follia il tentare una sementa regolare , perchè le giovani piante saranno indubitatamente rovinate dagli ar- dori del sole, e in tal circostanza bisogna contentarsi di situar le ghiande intorno ai Pruni , Canne, e altri cespugli spontanei s ove possano avere un poco di ombra che le difenda. Così nei monti sassosi converrà an- dar cercando i siti ove è un poco di terra, e lì porre la ghianda, non pretendere nel- l’uno e nell’altio caso un esito sollecito, e contentarsi di lavorare per i tardi nipoti . L'esito per altro è sicuio, e renderassi ivi Tom . I * è (26 ) più facile la vegetazione, subito che qualche pianta principierà a mostrarsi, perla ragione che produrrà dell'ombra, e della terra vege. tabile colla decomposizione delle sue foglie, e coll’arrestare la terra e la polvere traspor- tata dai venti, Più facilmente poi ci si rie- scirà, se invece di Querci cì si semineranno Pini, Ginepri, Bossoli, e altri alberi più adattati a tali terreni, quali specificherò nel- Yenumerazione delle specie. Le Ghiande, le Noci, le Castagne, e an- che la Faggiola si posson far germogliare nell’ Inverno, ma non è così dei semi dei Pini, dei Larici, degli Abeti, delle Betule e degli Ontani che son troppo piccoli per sot- toperli a tale operazione, e presentano inol- tre varie altre difficoltà nel nascere. Questi alberi, e specialmente i resinosi, crescono lentamente, e sono spesso soffogati dall’er- be, e seccati dai raggi solari. Per le specie dei Pini le più dure, si facciano nel verreno col marruccio , o colla vanga dei solchi lone gitudinali, profondi due soldi di braccio ( Cent. 5,836 ) , e vi si gettino fitti i pinoli, avendo avuta prima l’avvertenza di fare al- lignare in questo terreno o salci , o alberel- le, sparsi in quà e in là per dar ombra alle pianticelle , colla solita attenzione di semi- nare a Primavera nei terreni argillosi, e net l’ Autunno negli arenosi e galestrini, 27 ) | I Larici poi, gli Abeti, e le Betule, che hanno i semi più minuti di quelli dei Pini, corron gran rischio di restar soffogati nella terra e di non nascere, sono assai più deli- cati nei primi anni, più lenti nel crescere, e però più imbarazzante ne è la coltura . Me. glio è fargli nascere nel semenzajo , ove può riescire di tener le piantine pulite dall’erba, trapiantarle dopo due © tre anni nel vivajo, e quando sien giunte all’altezza di due terz- di braccio trasportarle al posto. Tutto que- sto per altro richiede un gran lavoro, e fatto con diligenza grande, perchè la trapiantai tura è rischiosa, onde bisogna cercare di of- fendergli poco o punto le radiche , traspor- tarle col pane, e sarebbe ben fatto di servirsi per questa operazione del trapiantatojo (de- plantoir) . Questo strumento che trovasi de- scritto e figurato in var] trattati di Agricol- tura, è un cilindro di forte lamiera di ferro, aperto nelle dune estremità, alto circa un mezzo metro e largo a piacere, ma tanto che ci si possa far passare la chioma della pian- ta. Infondo è tagliente, perchè più facil- mente penetri nella terra ; e il bordo supe- riore è rinforzato da un cerchio di ferro, e ha due maniglie opposte. Tal cilindro o è intiero, o aperto longitudinalmente , e da potersi chiudere mediante un fil di ferro che (28 ) s’intròduce in canaletti adattati ricorrenti su i bordi dell’apertura, Per farne uso ci s’infilza dentro la pianta, e si obbliga a forza a introdursi tutto dentro il terreno ; allora gli si fa intorno una fosset- ta proporzionata, per poter colla vanga ta- gliare tutto ciò che di terra o di barbe sitro- va sotto al trapiantatojo; ci si introduce una tavoletta per sostener la terra e sì assicura legandola alle maniglie. Così si può traspor- tar la pianta senza alcun rischio fin al luogo ‘ove è preparata la buca per riceverla , in cui introdotta ci si accomoda intorno la ter- ra, e ci si pigia nel tempo stesso che adagio adagio si solleva il trapiantatojo e si estrae dal terreno. La diligenza non è mai troppa nel trapian- tare gli alberi sempre verdi e i resinosi, per- chè crescono lentamente , e così ci vuol molto tempo prima che le radichette offese o distrutte si cicatrizzino o si rinnuovino, e l’albero in questa dilazione patisce. Avendo già per un anno avanti vangato, rivangato e pulito il terreno destinato ai La- rici o agli Abeti, che vnol esser misto fra l’ argilloso e il leggiero, e avendoci in esso qualche albero già capace di far ombra si spargono molto fitti nell’ Ottobre i semi sul. la terra spianata, soffice e umidiccia, e vi si (29) i passa poi sopra un rullo di legno , col qual mezzo s' impastano, e si attaccano isemi alla terra. Nasceranno a Marzo le piante, molte ne periranno nell’ estate, ma pure molte ne resteranno a piazzate quà e là sul terreno, che diradate a tempo opportuno, si possono estendere, e disporre con qualche simetria . Il Barone di Tschoudi per fare tali semente propone di piantare delle siepi di salci, e se- gnatamente di Sa/cio Salica (Salix Capraea) distanti due braccia e un terzo l’una dell’ al- tra ( M. 1,362), disposte in modo che si op- pongano , per quanto è possibile, al mezzo giorno e al ponente ; di tenere fra dette siepi costantemente la terra pulita, e giunte che sieno all’ altezza di tre braccia (M, 1,751), di scavare fra siepe e siepe delle fossette longitudinali larghe due braccie ( M. 1,167), e profonde un quarto ( Dec. 1,459); riem- pirle di terriccio mescolato con rena ; spar- gervi sopra nell’ Autunno, i semi fitti, e co- prirli con uno strato di simil terra alto un soldo (Cent. 2,918). Nati che sieno gli Abe- tini, sì avrà cura di tenerli puliti, di levare a poco alla volta i soprannumerarj , fino a lasciarli alla distanza di braccio ( Dec. 5,836 ); e quando saranno alti braccio e mezzo ( Dec. 8 ,758), si sbarberanno le siepi, Per molti lavori son necessari legnami ( 30 ) lunghissimi e diritti, e per tutto quel che è impalcatura e intravatura, bisogna che sie- no di fibra unita e senza nodi, perchè nor sì rompano. Per avere il legname con tali qua» lità , bisogna che gli alberi sien cresciuti in bosco folto. Siccome naturalmente tutti i vegetabili cercan la luce, però gli alberi tenuti fitti allungan sempre la vetta, e met- tono i rami in cima, non potendo aver luce sufficiente che nella sommità, e questa man- canza di luce laterale è la cagione per cui i rami inferiori successivamente si seccano.In tutti i punti nei quali nasce un ramo, segue una diramazione di sostanza midollare, che vien coperta dagli strati legnoso e corticale, onde è che in tutti questi punti si fa una de- viazione di fibre, e segato poi il legno, è chiaro che nei nodi, cioè nell’impiantatu- ra dei rami, deve esser più debole, per es- servi un numero di fibre interrotte. L’ ori» gine di tutti i rami è al centro, ossia alla midolla dell’albero , ma i nodi non giungono fin la, masi arrestano sù quello strato sù eui è comparsa la gemma, prima origine del ramo, giacchè lì appunto i nuovi strati prin- cipiano a mutar direzione per coprire il ra- mo, e negli strati preesistenti non si è fatta ehe una dilazione di fibre per dar passaggio alla midolla. Se unramo sussistesse dal pri- ( 31 ) mo anno fino alla morte dell’ albero, il nodo arriverebbe dalla scorza alla midolla, se non sussiste che un’ anno il node occupa un solo strato. Però negli alberi cresciuti fitti, nei quali i rami non vivono che tre 0 quattr'an- ni, i nodi son piccolissimi, piccolissime le interruzioni delle fibre , onde molto supe- riori in forza a quelli che hanno potuto ra- mificare . Le Querci e i Castagni, benchè tenuti fitti non vengon mai tanto nudi dai rami bassi quanto i Pini, e gli Abeti per la ra- gione che i rami in quella non son disposti a palchi, onde i superiori non presentano tanto ostacolo alla luce, che però passandoci a traverso lascia sempre che qualche ramo basso ci possa sussistere. Per altro questi rami non sono in gran numero , e vengon molto bene anche le Querci tenute in par sco folto , e io ho vista una Cerreta fra Ca- stiglioni e Giuncarico, in cui gli alberi di stanti da cinque a sette braccia al più, erano spropositatamente alti, e nudi come bastoni per la massima parte della lunghezza . Le potature dunque sono inutili per gli alberi tenuti a bosco folto, e sarebbero anzi perniciose, perchè i rami toccandosi si ser- vono reciprocamente di appoggio, e si so- stengono contro gli urti del vento. Per gli ( 52 ) alberi poi che devono stare isolati si è cre- duto da taluno di fare una bella cosa a levare continuamente le gemme laterali , per impe- dire che nascano rami, mandando in sù l’al bero nudo per aver la consolazione di ve- derlo crescer presto . Si è perfino annunziata una tal faccenda come una scoperta utile, senza considerare, che quello che gli alberi acquistano in lunghezza lo scapitano in gros- sezza, e che questo sollecito accrescimento è una vera illusione. Più presto o più tardi bisogna metter fine a questa amputazione di gemme per lasciare che l’albero ramifichi , ed allora bisogna bene impalettarlo, perchè è cresciuto debolissimo , ed aspettare pazien- temente che ingrossi , il che spesso non suc- cede nella dovuta proporzione, specialmente. negli alberi che crescono presto , i quali al» lungano assai più di quello che ingrossino, onde bisogna scapezzargli per fargli ingros- sare, e guastar così il portamento dell’ al- bero . Io vorrei che non si pulissero dai rami bassi finchè non hanno passata l’altezza di tre braccia . Così lasciandogli a cespugliofin- chè il fusto non ha acquistata abbastanza forza per reggersi bene, e resistere ai venti si verrebbe a risparmiare l’impalettatura , e gi avrebbe un’albero forte , e ben piantato , (33) senza perdita di frutto , perchè quando prin- cipi un poco più tardi a fruttificare , il frutto d’un’albero così tenuto, eguaglia in un anno il frutto di due anni d’ un’ albero fatto allungar per forza, CAP: F. SUL TAGLIO DEI BOSCHI Gli alberi di alto fusto o da costruzione dovrebbero tagliarsi quando il legno è nel suo stato di perfezione, cioè quando il loro accrescimento è terminato, e non è ancora principiato il deperimento , il che nen si può conoscere nè dall’età, nè dall’altezza ; né dalla grossezza dell’albero, giacchè in tutto questo influiscono il clima, la situazione , l'esposizione , la natura , e la profondità del terreno . | Ci son dei segni dai quali si può rilevare se un albero è troppo maturo. Quando un albero fa una testa rotonda con i rami di cima, è segno che ha poco vigore, perchè tutti gli alberi vigorosi hanno sempre qual- che ramo più allungato degli altri. Così pure il rivestirsi di foglie al primo comparire della Primavera, l’ingiallire delle medesime prima di quelle degli altri alberi; il principiare a b 2 ( 34 ) ingiallire dalla cima, il gettare i nuovi pol- loni molto corti, ed il seccarsi i rami supe- riori, sono indizi che l’ albero principia a esser troppo maturo; e son segni di deperi- mento lo staccarsi della corteccia, lo spac- carsi della medesima trasversalmente di di. stanza, in distanza, e gli scoli del sugo da que- sti squarci. E un troppo indugiare per altro l’aspet- tare a tagliare un’ albero, quando tali segni si manifestano , correndosi rischio di trovar corrotto il legno del centro. Il segno della giusta maturità , pensa Rozier, che si debba desumere dagli angoli che fanno i rami colla parte superiore del tronco, avendo dimostra- to l’esperienza, che questi angoli dai dieci gradi, che hanno sul principio, vanno al- largandosi in ragione che l’ albero cresce; che sono fra i quaranta e i cinquanta gradi nel colmo del vigor dell’ albero , il quale stato di vigore si conserva fino all’angolo di sessanta gradi , dopo il quale l’albero prin- cipia a declinare e a languire , e quando la maggior parte dei rami inferiori fa angoli , che passano gli ottanta gradi, i rami della cima son secchi: Ciò per altro va inteso per le Querci, Olmi, Frassini ec. eccettuando gli Abeti, il Cedro, il Cipresso femmina, e gli altri alberi, che come questi hanno i ra+ mi naturalmente patenti. Pri ta ee af (35 ) Sì può dire in generale, che la Querce giovane, e altre simili piante giovani, pian- tate in un buon fondo, crescono circa mez- zo braccio ( Decim, 2,918) ogni anno fino ai 60 o 80 anni; ma dopo la detta età alzano pochissimo , ingrossando per altro per molto tempo, cirea due quattrini di braccio ( Cent. 1,945) per anno, I legni bianchi, dolci, o teneri come On- tani, Pioppi, Salci ec. crescono, e ingros- sano la metà almeno più presto . Dopo il taglio di un bosco di alto fusto, ci si posson lasciar ripullular le piante per fare un bosco ceduo, ma le radici invec- chiate, e indebolite, non sono in grado di dar polloni vigorosi, e molto meno di con- durgli a buon termine, e da un’altra parte queste radici lasciate in terra imbarazzano molto , e il terreno che occupano è perso per lungo tempo, non volendoci meno di 30 anni prima che una grossa radice di @uerce sia putrefatta . Il partito migliore è quello di non tagliare gli alberi al piede, ma di sbar- bargli , ed estrargli con tutto il ceppicone, e le radici più grosse, perchè così oltre allo sbarazzare il terreno, si gode di una maggior lunghezza di Lbeali , giusto dalla parte più gressa ove appunto il legname è ptù duro , e sì possono avere dalle radici dei pezzi cur- (36) vi; buonissimi per le navi. Nel primo Tome dell’opera di Du-Hamel intitolata /° Exploi- tation des bois ec.trovasi la figura della mac= china atta a sbarbare gli alberi, di quella ‘per sveller le radici, e dell’altra inventata da un Contadino di Berna, colla quale in otto minuti fu sbarbata da cinque persone una Querce di due braccia e un soldo (M. 1,196) di diametro . ( Vedi ancora Memoire sur le disette du bois, nella raccolta des Mé- moires concernants l’ oeconomie rurale s par une societé établie a Berne en Suisse. T. I. P.1LI.).Sbarazzato così il terreno si può tenere con moltissimo utile per uno, o due anni a sementa, e in seguito rimetterlo a bosco . Li Un bosco ceduo al contrario si può van- taggiosamente lasciar venire a bosco di alto fusto, se è in buon terreuo, e se le radici son sempre giovani. Negli alberi giovani il legno del pedale è migliore di quello della cima ; e negli alberi vecchi il legno del centro del pedale è peg- giore di tutto l’ altro, e in tutta la lunghez- za il legno del centro è peggiore di quello della circonferenza. Non vi è ragione nessuna che possa de- terminare a tagliare gli alberi piuttosto in una stagione che in un’altra . Dall’ esperien- ze di Du-Hamel resulta: (37) 1. Che vi è negli alberi almeno tanto su go nell’inverno, che nell’ estate . 2. Che gli alberi atterrati d’inverno furon trovati più gravi, dopo esser divenuti secchi, di quel che erano in simile circostanza, quelli atterrati nell’ estate, ma con pochissima dif- ferenza . 3. Che l’alburno dei legni atterrati nell’ e- state, si è conservato alquanto meglio di quello degli alberi atterrati nell’inverno, 4. Che tutti questi legni esaminati nella loro rottura hanno dimostrato di avere un’ e- gual forza. 5. Che la corruzione ha, a un dipresso, egualmente attaccati i legni tagliati in tutte le stagioni dell’ anno . 6. Che è un pregiudizio il credere, che sì debban tagliare i legni a Luna scema. 7. Che è un°egual pregiudizio il fare at- tenzione ai venti per il tempo del taglio, eccettuando però quei venti così gagliardi, che potessero far precipitare gli alberi, e schiantarli,. 8. Che non convien tagliare in tempo di gelo, perchè i legni sono allora molto sot- toposti a fendersi. Così riguardo al conservare il legno senza squarci, e senza sbiecature, nulla giova il tagliarlo in una, o in un’altra stagione, e i ( 38 ) soli mezzi per impedir questi dannì sono il rallentare l’ evaporazione del sugo , il che si ottiene col conservare l’ albero nella scorza fino a che non sia asciugato, metodo per altro sempre nocivo alla qualità del legno ; e col segare gli alberi subito che sono atter- rati, e ridurgli alle più piccole dimensioni cui sieno adattabili, avendo l’ esperienza di- mostrato a Du-Hamel, che tanto meno si squarciano, quanto maggiore è il numero delle parti in cui son divisi, Per aumentare poi la forza e la solidità del legno il mezzo migliore, comprovato dalle esperienze di Du-Hamel, e di Buffon è quello di far scorzare gli alberi nel Mag- gio, o nel Giugno dalle radici fin sotto ai primi rami, e lasciargli in piedi fino a che sieno intieramente secchi. Il peso del legno secco scorzato, sta al peso di simil legno non scorzato come 100. 90., ela forza come 100: 82 ; oltredichè è meno sottoposto a fendersi . Per i boschi cedui è uso di fare di quando in quando dei tagli periodici , e regolari co- îe ogni 20, 25, 0 30 anni, per le Querci, Olmi, Carpini ec, L'esperienza per altro ha dimostrato che è più conveniente il fare il taglio ogni trent'anni, perchè allora il pro- dotto del legname è tale che supera di gran lunga il valore di quel più di tempo che (59 ) gli alberi hanno occupato il terreno . Du-Ha- mel ha calcolato che se un bosco tagliato a 20 anni rende un prodotto di lire 120 ; ai 25 rende lire 180, e non lire 150, che tal parrebbe dover essere la rendita coll’aunmento del quarto, per cinque anni di più, che si è indugiato a tagliarlo ; e tagliato ai 30 anni rende lire 270 c non 180, come porterebbe la somma del prodotto dei 20 anni più la sua metà per gli altri dieci anni , che gli al- beri hanno occupata la terra. Così se nel corso di 60 anni si fanno tre tagli di 20 in 20 anni,il prodotto sarà di lire 360, mentre facendo due tagli soli ai 30 anni , il prodotto è di lire 540, Bisogna per altro aver sempre riguardo al terreno, perchè se questo e cat- tivo e di poco fondo, non potrà mantener per tanto tempo gli alberi vigorosi, e indu- giando tanto si troverebbe il legne dete- riorato . GAL, KI U L LEGNAME DA COMBUSTIONE, E SULLE : PIANTAZIONI DI ORNAMENTO, Quanto al legname da combustione, sic- come bisogna procurarlo facilmente, però oltre i boschi cedui che devono stabilirsi in t{ ae oa siti comodi, sarà benissimo fatto di trar pro- fitto di tutti i ritagli di terreno intorno alle eittà e piantar degli alberi in tutti quei luo- ghi in cui è possibil piantarli . Veramente non si sà intendere, come nel tempo in cui generalmente ci lamentiamo del caro prezzo delle legna, si lascin poi tanti spazi di terra senza piantarci degli al- beri. Io mi son sentito dire, allorchè di- mandavo perchè si lasciavano affatto senza alberi, aleune grandissime estensioni di ter- reno, che in quelle terre gli alberi non ei vivevano. Qualunque discorso era inutile per persuadere il contrarie, e per far risol- vere a tentare una prova; ma ho avuto poi la consolazione , passando alcune di queste Tenute nelle mani di proprietarj ragione- voli di vederle ben guarnite di Pioppi, di Aceri etc, Ora che l’incantesimo è rotto, spe- riamo che qualcheduno profitterà dell’ esem- pio . i Una volta si credeva che gli alberi ren- dessero l’aria cattiva, ma ora al contrario sappiamo che una delle conseguenze della vegetazione è quella di migliorar l’aria, col- I’ aumentar la quantità del gas ossigeno. So- lo si potrebbe dire che mantengono nell’aria dell’ umidità colla loro traspirazione, ma quando si tratti di alberi in modo tale dispo- AI ) | sti che possan cblinre di una libera ventila- lazione , questa umidità non è da temersi, Perchè dunque si lasciano in campagna tante strade senza filari di alberi? Perchè non si piantano alberi, a giuste distanze , anche in mezzo alle vaste praterie , ove da- rebbero coll’ombra un grato ricovero al be= stiame? Perchè non piantarne anche nelle piazze, e nelle strade larghe delle città ? O1- tre la quantità di legno che in capo a un certo tempo ci somministrerebbero tali pian- tazioni, quanto mai ci gioverebbero nell’ e- state presentandoci dei luoghi ove poter pas- seggiare senza essere arrostiti dai raggi so- lari? Che forse è piccol piacere lo starsene, nel più fitto meriggio e quando le cicale gri- dandavvero , all’ ombra amena di un bell’ al- berone , a oziar tranquilli e vedere il caldo senza soffrirlo ? Basta , io per me mi ci sento riavere, e non so capire come non si sia pen- sato a procurarsi questo piacere, che rende utilità, costa poco, e non incomoda alcuno. Gli antichi Romani facevan tanto caso dell'ombra , che per questo oggetto si pro- curarono degli alberi da paesi lontanissimi . Gli Orientali adornano di alberi tutte le loro passeggiate, e in molte città di Europa, di clima meno caldo del nostro, son frequen- tissime le strade con filari di alberi. Spe- (42) | riamo checiò una volta o l’ altra si effettue- rà anche fra di nol (a)e intanto dirò che per procurarsi un’ombra grata, bisogna sapere scegliere gli alberi che si devon piantare. Diverse infatti son le ombre degli alberi, tanto per l'intensità , che per il diverso gra- do di freschezza ; proprietà che dipendono dalla figura e dalla disposizione delle foglie. Le foglie piccole e folte, quelle di picciòlo corto o rigido, le foglie strette, quelle che più o meno son piegate a basso, o verso il fusto dell’ albero , danno tutte un'ombra den- sa e calda, perchè non essendo mosse dai venti leggieri non mutano l’aria che gli re- sta inferiore, e perchè reflettono i raggi so- lari per tutte le direzioni, che inerociandosi per più versi aumentano così il calore sotto degli alberi. Per questo nelle Pinete, nelle Quercete, nelle Leccete, Faggete , e Cerrete, si prova nelle giornate estive un aria calda e soffueante, e l’ombra che ci si trova non ‘(porge sollievo, Al contrario poi uno si sente (a) Principia ad effettuarsi . Il consiglio municipale di Firenze ha stabilito di piantar degli alberi sulle piazze di quella Città , e già si è messo mano al lavoro , co- minciando dal Prato e per tutta la strada interna lunge le mura della Città. È desiderabile che poi si impieghinna gran vigilanza per la conservazione dei giovani alberi, perchè non mancherà chi per ozio , per scapataggine @ per genie malefico, gli tormenterà , e gli rovinerà . - (43) ricreàre sotto i Castagni , perchè i raggi so- lari son tutti rimandati addietro dalle foglie larghe, e orizzontali , e perchè queste foglie e i rami lunghi e flessibili son facilmente mossi dal vento ; ed una sensazione ancor più dilettevole provàsi sotto i Platani, i Tigli, gli Aceri, e i Pioppi, perchè questi hanno le foglie più mobili , per esser. munite® di piccioli più lunghi. Questi son gli alberi che danno l’ombra amena , grata , e fresca, e questi bisogna scegliere per i viali, e per i boschetti di delizia, Plinio l’aveva già os- -servato, come si rileva nel Lib. 17; C: 12; S. 18, ove parlando delle diverse embre de- gli alberi, dice omnium fere levis umbra quorum pediculi longi. Gli alberi che hanno le foglie grandi han- no anchei rami distanti, altra ragione «onde preferifti nelle piantazioni di ornamento , ove si vuol godere del sole nell’inverne, Per la ragione opposta quando si voglion far sie- pi, muri di verzura e simili lavori , bisogna sciegliere alberi di foglie piccole , e in con- seguenza di rami avvicinati, acciò facciano una superficie unita, che nel potarli non ci restin dei vuoti, e non compariscano le pun- te dei rami nè le foglie smezzate, il che fa un brutto vedere . Quando poi non si vuol servire nè al ce- (44) modo, nè all’ornamento, ma l’unico og- gette è di procurarsi del combustibile , allo- ra tutti gli alberi son buoni, Se qualche le- gno schizza nell’ardere, o dà poca fiamma, e però non è gradito nei camminetti., si bru- cia nelle cucine , nei forni, e nelle fornaci, sicchè per questa parte la scelta si può limi- tare a quelli di più sollecito accrescimento, onde ottenere più presto del combustibile , Del resto poi le piantazionidei beschi sono un nulla, se non si pensa seriamente à con- servarli. Bisogna considerare che gli alberi costano molto tempo, e che non si rifanno a nostro pjacese, onde conviene averne gran cura, non aver mai furia a tagliarli, e do> vendone tagliare uno, ripiantarne almeno dieci, perchè non venga mai il caso che se ne debba mancare. É Diciamo ora qualche altra cosa sulfe pian- tazioni di ornamento. I Giardini in oggi più stimati son quelli costruiti a//? Inglese . Tali giardini, che con più ragione dovrebbero chiamarsi Giardini Chinesi o Giapponesi, perehè alla China e al Giappone furon dap- prima inventati, richiedono molto genio e molte cognizioni in chi intraprende a co- struirli .Si deve ammirare in questi Giardini la bella e semplice natura, ornata di tutte le grazie che gli son proprie : tutto deve com- (45) parirci disposto naturalmente, e ci si devon trovare quelle combinazioni di oggetti che son capaci di produr buon’ effetto. L° arte insomma non si deve conoscere nel tutto del Giardino, e solo è permesso farla comparire in alcuna delle parti accessorie, Tutto quello che vedesi sulla superficîe della terra può aver luogo in tali giardini, Montagne, colline, grotte, precipizi, ca- verne, alberi di tutte le grandezze, piante erbacee di tutte le qualità, prati, fontane, ruscelli, cascate d’acqua, laghi, isolette ete:: come pure di quelli oggetti artefatti che per il solito trovansi per la campagna, e che sono accessorj interessanti , come qualche casa rustica, capanne, molini, barche etc Le scene malinconiche ci sono pure di un grandissimo effetto. Così un vecchio forti- lizio, mezzo nascosto da un bosco di alberi sempre verdi: un Sepolcreto : un Palazzo si- gnoriale semidiruto sù cui largamente sl di- stenda l’ Ellera, e la Parietaria , la Cetracca e la Cimbalaria lussurieggino barbicate negli screpolie nelle fessure che son fralle pietre ; ove gli architravi, gli stipiti e le colonne di marmo, sparse per terra e mezze rotte, sien quasi coperte dai Roghi, dalle Vitalbe e dai convolvoli. Queste e altre simili rappresen- tanze ci figureranno benissimo; ma il punte {46 ) essenziale è che sien bene eseguite e ben di- sposte. Quanto è più grande il locale tanto meglio riescirà il Giardino chinese, perchè potrà aumentarsi il numero di tali ornamenti e tenerli alle giuste distanze, non dovendo essere ammucchiati, ma collocati in modo ehe si succedano insensibilmente , E’ poi necessario avere delle estese cogni- zioni sull’indole delle piante per addobbare convenientemente il giardino, Bisogna cono- scere l’ altezza alla quale pervengono , e il tempo che impiegano nel crescere, per po» tersi regolare nel collocarle. Bisogna cono- scere le loro stazioni, cioè le qualità dei luoghi in cui naturalmente soglion vivere, per non esporsi a mettere nella sommità di una collina qualche pianta che nasca in luo- ghi palustri, o a rivestire le rive di un lago con delle piante montane. Bisogna sapere quali sono le piaute che soffrono l’ ombra impunemente e quali son quelle che all’om- bra periscono, e finalmente bisogna cono- scere e valutar bene il color della fronda degli alberi, Quasi tutti gli alberi hanno le, foglie verdi, ma questo verde ha tante e tante modificazioni, che è impossibile il de- scriverle, e che sapute riunire e disporre convenientemente, fanno un’ effetto piace- volissimo , e servono a maraviglia per pro- (47) durre delle favorevoli illusioni ottiche sulle distanze. Del resto chiunque intraprende a fare un Giardino Chinese , bisogna che co- minci dal persuadersi che ci vuol tempo e dimolto. Quello che si può fare eseguire dal muratore, si può ottener presto, ma agli alberi non gli si comanda, convien sapere aspettare, e per il solito si ha troppa furia di godere, e la furia rovina ogni cosa. L' Imperiale Giardino di Boboli ha i requi- siti essenziali di un superbo Giardino Chi- nese, cioè un estensione grandissima, ornati magnifici di tutte le sorti, e vedute bellissi- me; ma quella gran quantità di muri di ver- zura, tutti quei viali uniformi, tutti quei boschi potati a forbice, annojano eolla mo- notonia. Il Signor Barone Baldelli Prefetto deg!’ Imperiali Palazzi e Giardini ha preso a correggere questi difetti, facendovi eseguire giudiziosamente dei lavori e delle piantazio- nì, così ben combinate colle antiche , che se sì proseguiranno, il Giardino ne ritrarrà vantaggio grandissimo per la bellezza, e diverrà sempre più stimabile, specialmente introducendeci, come ei fa , degli alberi eso tici e rari. Il Sig. Ranieri Pesciolini di Pisa è stato dei primi che ha avuto il coraggio d’intra- prendere a crear di pianta un Giardino Chi- (48 ) nese, il quale se non è ancora perfezionate, ha per altro gli ornamenti essenziali, prin- cipia a dar buona idea di quel che sarà, e possiede delle specie di alberi rarissime fra di noi . Merita quì particolar menzione anche il Sig. Giuseppe Stiozzi, che hà preso a ridurre sul gusto Chinese il giardino della sua casa di abitazione in Firenze. Questo è un giar- dino celebre nella Storia Letteraria e nella Storia patria sotto il nome di Orti Oricellarj. Quì si adunò per qualche tempo l’aecade- mia Platonica, e nell’annesso Palazzo fu nel 1515, recitata alla presenza di Leon X, la Rosmunda tragedia di Giovanni Rucel- lai. Fu poi Casino di delizia della famosa Bianca Cappello, e quì da lei fu fatta ese. suir la burla del Negromante, secondo quel che racconta il Malespini. Finalmente il Giardino ricevè molti abbellimenti dal Car- dinale Gio. Carlo dei Medici, fra i quali la. montagna di pietra arenaria, la bellissima grotta, e la statua gigantesca del Polifermo ; — e l’attual proprietario pieno di zelo e di buona volontà, ci aggiunge dei ben’intesì ornamenti, l’arricchisce di piante, e pre- para un giardino che in questo genere sarà | bellissimo . ‘ Altri giardini ancora ci sono in Toscana , in (49 ) oltre i già nominati, che si accomodano alla Chinese, ed io mi auguro che un siffatto gusto, quantunque principalmente diretto a cose di semplice ornamento , debba moltissi- mo influire a promuovere la cultura in gran- de dei boschi, per la ragione che esso obbli- ga a conoscer bene l’indole, la cultura e l’ utilità degli alberi, in somma ad affezio- narcisi, Oa, PIL. Divisione degli alberi secondo le loro grandezze . Si è convenuto di chiamare A/bderile pian- te, legnose che son provvistedigemme e cre- scono sopra un fusto solo; di chiamare Ar- boscelli quelle, chesono provviste di gemme, e che naturalmente non crescono con un fu- sto solo, ma vengono a cespuglio; £rutici finalmente quelle, che crescono a cespuglio e ‘mon hanno gemme. Questa distinzione non dà nessuna idea dell'altezza a cui soglion pervenire, ma poi- ‘che un proprietario che vuol piantare un bosco , far viali, o-boschetti hà bisogno di Wisicena. almeno per approssimazione, così io prendendo norma dal Sig. Thouin nelia » Tom. I. Cc { 50 ) tzemoria sopracitata ho adottato una divisio- ne, che quantunque artificiale ed arbitraria, È è però sufficiente e utile nel caso nostro; e i considero tutte te specie di cui parlo, sien — frutici, arboscelli o alberi, come distinti in quattro serie di altezze . î Serie I da Metri 14,591 ( Braccia 25 ) a Metri 26,263 i ( Braccia 45.) JI da Metri 6,903 ( Braccia 12) a Metri 14,591 ( Braccia 25.) 1 HI da Metri 3.502 ( Braccia 6) a Metri 6,903 — ( Braccia 12.) IV da Decimetri 5.836 ( Braccio 1) a Metri 3,502 ( Braccia 6. ) A ALBERI INDIGENI DI TOSCANA. Nomi botanici Nomi volgarè Altezza Acer campestre Acero Oppio MI — Opalus ,— Loppo Il — monspessulanum -— minore Il — Pseudo platanus — Fico I — Platanoides +— maggiore . T3 Alnus gluiinosa Ontaro comune I Anagyris foetida Anagiride fetida It Anthyllis Barba jovis Aantiliide argentina © IV di drbutus Unedo Albatro Corbezzolo III Aronia rotundifolia Aronia montana IV | Buxrus sempervirens Bossolo comune II Carpinus Betulus Carpino comune Ig — orientalis — Carpinello IO Castanea vesca Castagno salvatico MI €Chamaerops humilis Palmisto a Ventaglio — 111.9 ‘ Celtis australis Frayziragolo spaccasassi 1.4 Cercis Siliquastrum S.l:quastro nostrale HI. Cistus incanus Gisto rosso 9 Nomi botanici Cistus villosus — monspeliensis — salvifolius Colutea arborescens Cornus sanguinea — mascula Coronilla Emmerus Corylus Avellana Crataegus Pyracantha — Oxyacantha — monogyna Cydonia europaca Cytisus Laburnum o — triflorus — sessilifolius — capiiaius Daphne Giudium — colùna — Laureola Erica arborea — mulktifiora — mnd:terranea — herbacea -— vulgaris Evonymus europaeus — latifolius | WFagus syivatica LT ________— Ficus cunca sylvestris Fraxinus excelstor Genista candicans — tinctoria — ovata — januensis — germanica Globularia Alypum Hedera Helix Hippophae rha Te Ilex Aquifoliu (9I) Nomi volgari Altezza Gisto masehio ìV — Mustio IV — Scornabecco IV Colutea vescicaria Ii Corniolo Sanguine JìI — vero Ill Coronilla Emmero HI Nocciòlo salvatico III Lazzetolo gazzerino IV — Martruca bianca IV — Spin bianco IV Cortogno nostrale ui Citiso Maggiociondole III — trifloro 1V — ginestrino IV — minore IV Laùureola Linaria 1V — pelosa I 1y — iruzzicona Iv Scopa arborea II — ilorida dii — marina Jli —- carnicina IV -— Sorcellì IV Fusaria berretta da Prete lil — appenuina 11I Faggio comune | n Fico salvatico JI Frassino comune I Ginestra biancastra III — {rinestrella 1V — bastarda IV — cartilaginosa IV — spinosa IV + Globularia fruticosa IV Ellera comune I Ol. vello spinoso II Agrifoglio Pizzicatopo II 7 Nomi botanici Juniperus communis — QOricedrus — Sabina Laurus nobilis Lavandula Spica — $Stoechas Ligustrum vulgare Lonicera Caprifolium — Peryclymenum — etrusca Mespilus germanica Myrtus communis Nerium Oleander Ornus europaea Ostrya vulgaris Passerina hirsuta Periploca graeca Phyllirea latifolia — media — angustifolia Pinus Pinea — Pinaster — Picea Pistacia Lentiscus — Terebinthus. Populus nigra — alba — canescens — tremula- Prasium majus (52) Prunus domestica sylvestris Pruno Susino — spinosa Pyrus eommunis — Malus — crataegifolia Quercus Robur — pubescens Querce Ischia — lanuginosa È Pe n, Ve Nomi volgari Altezza Ginepro comune Ill — rosso 1IX — Sabina Il Alloro comune I Spigo comune IV — Stecade IV Ligusiro comune III Madreselva Caprifoglfo HI — abbracciabosco HI —. Mansorino I}I Nespolo comune 1901 Mortella comune IV Oleandro Mazza di S. Giuseppe IV Orniello comune "II Ostria Carpino nero II Sanamunda Passerina IV Periploca scandente | I Lillatro di foglia larga II .—— mezzano III — di foglia stretta IV Pino domestico I — salvatico I — Abeto bianco I Pistacchio lentisco IV — Terebinto. I Pioppo Albaro I — Gattice. I — Gatterino I | — l'remolo ;) I Prasio maggiore IV 113 — Prugnolo II Pero Peruggine 1009 — Melagnolo HI — Lazarclino HI è te metà s = rn alti Za viti Lal re Mie ati È va p — 7 Nomi botaniei Quercus pedunculata — pyrenaica »-—— CErris — austriaca — Ilex ‘ — Suber — Pseudo Suber o Rhamnus catharticus — Frangula — Zizyphus — Alaternus — Paliurus Rhus coriaria — Cotinus Rosa canina — rubiginosa — agrestis »— sempervirens Rubus fruticosus — idaeus Salix alba — vitellina — viminalis — Helix — aquatica Sambucus nigra — racemosa Sorbus domestica — aucuparia — lorminalis Spartium junceum — scoparium Spartium spinosum — villosum Tamarix gallica — germanica Tazus baccata (53) Nomi volgari Aitezza Querce Farnia I — montana I +— Cerro I — maremmana DI — Leccio I — Sughero 1 — Cerro Sughero I Ramno spincervino IV — Putine IV — Giuggiolo Jil — Alaterno lil — Marruca POR Sommacco vero iV — Scotano ji) Rosa canina IV — eglentina IV — salvatica IV — lustra IV Rogo fruticoso IV — Lampone IV Salcio bianco JI — giallo li — Vetrice JI — rosso III — aquatico ili Sambuco maggiore JI — montano Jil Sorbo comune I — salvatico 1 — Lazerolo montano III — Ciavardello II Sparzio Ginestra IV — Scornabecco IV — spinoso IV — peloso IV Tl'amarice maggiore JI — minore IV Tasso libo 1I (54 ) Nomi botanici Nomi volgari Altezza Teucrium fruticans Teucrio fruticoso mi IV — flavum — giallo vite A) Tilia platyphylla Tiglio nostrale I — mycrophylla — maremmano I Ulex europgeus Ginestrone spinoso IV Ulmus campestris Olmo nostrale I — suberosa — fungoso I Viburnum Tinus Viburno Lauro Tino IV — Opulus — Sambuco aquatico A e Vitex Agnus castus Vitice Agno casto. IV, ACER CAMPESTRE Acero Oppio. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. CI. VITI. Ord. ‘I. (a) C1. XIII. O. VI. Octandria Monogynia Acera, Acer foliis quinquelobis integris subtus subpubescentibus , lobis majoribus obsolete subsinuatis, racemis erectis , samaris subgla- bris, alis patentibus. Acer vulgare minore folio, J, B. Hist. I, p. 1606. Chioppo R Oppio ; Loppo $ Loppio s Piop- (a) Per la classazione, hò seguitata la Syropsis di Persoon , ed anche per la nomenclatura , meno poche ercee. zioni, (59 ) po, Stucchio, Testucchio , Fistucchio . Erable commum . Enc. Erable , Petit Erable . Nasce quest’ albero nei monti e nelle selve, trovasi comunemente nelle siepi , e si coltiva in molti luoghi per appoggiarvi le viti. La scorza dei rami è scura, e molte volte fungosa e screpolata. Variano le foglie per la larghezza e la profondità dei lobi: di so- pra son nitide, di sotto di color verde smor- to, più o meno pubescenti e talvolta quasi affatto glabre , ma con i nervi sempre pe- losi.I fiori sono in grappoli dritti : le sama- re leggermente pelose, colle ale patenti. Il legno è duro, venato, buono a far ta- vole, lavori al tornio, ed è cercato parti- colarmente per farne calci da $chioppo. Sono più stimate le radiche, e quei pedali, che avendo sofferto più volte il taglio, son diventati bernoccoluti, nodosi, di fibre più compatte, e intralciate, però assai duri, e vagamente venati , capaci di prender buon polimento, e di questi si fanno scatole, e belle impiallacciarure. Un pezzo d’ Acero sì fatto è chiamato in Maremma Stuechio riccio , . Tal legno era molto stimato anche dagli antichi: Acerque coloribus impar disse Ovi- (56 ). dio, e Plinio dopo aver collocato il legno dell’ Acero, in ordine di bellezza, e -bontà subito dopo quello tanto stimato del Cedro (probabilmente Cedro del Libano) fa parti- colar menzione dei descritti bernoccoli di- vendo , che se fossero tanto grandi da poter- ne far tavole , si preferirebbe anche al Cedro. Plin. Hist, Natur. Lib. XVI, Cap. XV. Meriterebbe dunque di esser coltivato, es- sendo difficile il trevare dei lunghi tronchi di Acero Oppio, poichè o sia adoperato per regger viti, o sia nelle siepi, egli è sempre potato, e tenuto basso. ACER OPALUS Acero Loppo : Acer foliis rotundatis lobatis obtuse den- tatis , subtus glaucis , samaris subglabris, alis semipatentibus. | ; Acer rotundifolium, Enc. Erable a feuilles rondes, Enc. I rami giovani e i picciòli son rossì. Le |. foglie son glabre, coriacee, rotondate, con tre o cinque lobi corti, ottusi, e ottusamen- te dentati : nella pagina superiore di un ver- de un poco più smorto di quelle dell’ Acer campestre, di sotto glauche. I fiori son di- (57) sposti in grappoli dritti: le samare subro- tonde un poco pubescenti , colle ale semia- perte . ACER MONSPESSULANUM Acero minore Acer foliis trilobis coriaceis glabris inte- gris, samaris alis parallelis . Acer trilobatum . Enc. Acer trifolium . Pluck. Alm. t, 251. f. 3. Acer, Duham. Arb. tab. 10. f. 8. Erable trilobé . Enc, Erable à trois feuilles. Enc. Erable de Montpellier. Rami scuricci: picciòli sotili, pallidi, Foglie glabre , più coriacee che nelle specie precedenti, di sotto pallide; con tre lobi ovali, appuntati , intieri, e negli individui giovani con cinque lobi. Fiori in grappoli dritti, Samare quasi glabre con ale paral- lele, L’Acero Loppo l'ho veduto nella maremma Senese, e trovasi ancora nella pianura Pi- sana, non però spontaneo , ma portatoci dai — monti della Sambuca ove vanno i contadini a svellere le giovani piante, per impiegarle a regger le Viti. L’ Acero minore poi inà c2 (58 ) ricordo d’ averlo veduto nella Campagna fiorentina, ma il luogo preciso l’ ho dimen= ticato ; l’ho trovato nella maremma Sanese, e mi è stato mandato dal Sig. Carboncini di Campiglia. Hanno gli stessi usi che l’ Acero Oppio. ACER PSEUDOPLATANUS Acero Fico Acer foliis quinquelobis inaequaliter ser- ratis, subtus glaucis, racemis pendulis . Enc. Acer, Lob, ic. 2; p. 199. Acer major. Dod. Pempt. p. 480. Acer. Duham. Arbr. T. I. tab. 9. Acero di montagua, Acero Tiglio, Acero falso . Erable de montagne, Enc. Sycomore . Faux Platane, Nasce nei monti boscosi e ne ho visti molti ai Bagni di S. Filippo, a Cetona, e in var} luoghi della maremma. E un albero di bella figura: ha foglie grandi, chioma larga, e dà un'ombra assai grata. Le foglie son grandi, coriacee, con cin- que lobi appuntati e dentellati; di color verde cupo nella pagina superiore, glauche { 59 ) di sotto e un poco pelose, in specie quando son gievani. I grappoli son pendenti, e le ale delle samare divergono . Il legno è bianco, unito, ottimo per far tavole, cassettoni e stipetti, adoprato an- che dai tornitori, e dagli archibusieri, Cre- do che Plinio intenda parlar di questa spe- cie, là dove nomina uno de suoi Aceri a/- bum quod praecipui coloris . Plin. loc. cit. Se gli si intacca il tronco in Primavera, quando le gemme sono per aprirsi, ne scola un sugo dolce , che, al dir di Bergius, usa- no in Svezia di condensare fino a ridurlo ad un quinto, ed è così adoprato invece di Zucchero . ACER PLATANOIDE&S Acero maggiore a Acer foliis quinquelobis angulosis acumi- natis, utringue viridibus, racemis corymbo- sis rectiusculis, -Acer major. Camer. Epit. p. 63. Acer. Duham, T,I;tab.10;f.1. Acero riccio. Piè d’oca . Platanaria. Erable Plane. Enc. Erable à feuilles de Platane, Plane, Plasne, Faux Sycomore . Ha le foglie grandi quanto il precedente, ( Go } e anche più ; la-chioma più raccolta; ed è il più bello , il, più grande e il più grosso degli Aceri nostrali. Le sue foglie non son coriacee, son glabre, di color verde in am- bedue le pagine , benchè un poco più pal- lide nell’inferiore, ed hanno da cinque a sette lobi acuminati, e acutamente dentel- lati. I grappoli son quasi dritti e le ale delle Samare molto divergenti, Il legno è bianco venato, di fibra com- patta e serve agli stessi usi dell’ Acero Fi- co ; e dell’ uno e dell’ altro se ne trova la va- rietà a foglie variegate, cioè striate di bianco o di gialliccio . Ho visto spontaneo l’ Acero maggiore in varie parti della maremma, e segnatamente intorno Capalbio , e nelle vicinanze di Piti- gliano , Gli Aceri vege tano anche nei terreni ì più sterili, ma nei terreni umidi, e di buon fondo crescono prestissimo, ed arrivano a un’ altezza maggiore . Oltre a ciò hanno an» cora il vantaggio di poter vivere all’ombra degli altri alberi. 4 Il Baron di Tschoudi è stato, per quanto io sappia , il primo a osservare, che le foglie dell’ Acero fico, e dell’Acero maggiore sì cuo- prono alle volte nell'estate di certi grumo- letti di materia bianca saccarina, molto ap- etita dalle Api. (01) Le foglie di tutti gli Aceri son buona pa- stura per il bestiame, e i legni bruciano facilmente senza gran calore, ed entrano nella categoria delle così dette Zegna dolci . Gli Aceri si moltiplicano per seme, per margotto , e per mazza. I semi, benchè mes- si in terra, subito dopo la maturazione, spes- so non nascono che nel secondo anno, Si vestono dai primi alla metà di Aprile, fioriscono fra gli ultimi di Aprile e i primi di Maggio, si spogliano verso la metà di Novembre . ALNUS GLUTINOSA. Ontano comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Inss. C. XX. O.IV. C. XIV.O. IV. Monoecia Tetrandria. Amentaceae. Alnus foliis subrotundo-cuneatis obtusis , subretusis glutinosis , axillis venarum sub- tus villosis. W. Alno . Mattiol. ediz, Valgr. 1585 ; pag. 157. Camer. Epit. p. 68 - A/nus. Duham. T.I., tab. 15. Lamarck Illustr, des genr. Pl. 760. Alno. Ontano. Bouleau glutineux. Enc. Aune. Aunette Aulne. ( 62) Albero cognitissimo, nativo dei terreni umidi, ove vegeta eccellentemente, cresce présto ed arriva a grandi altezze. Spuntano i di lui amenti nel Gennajo si veste alla me- tà di Marzo, e si spoglia ai primi di No- vembre. Le foglie dell’ Ontano secche son buona pastura per le pecore. La scorza è buona a conciar le pelli, e dà naturalmente un colo- re scuro, e di essa sì servono in Lapponia per tinger le reti, Se si mescola con del ferro, e si tiene così in infusione per alcuni giorni, il colore diventa nere, ed è adoprato allora dai tintori, e dai cappellai. Il legno è leggiero , rossiccio , si ta- glia facilmente , e con taglio pulito, se ne fanno diversi lavori dagli intagliatori, e dai formisti, e specialmente zoccoli, e tacchi da scarpe, e molto ne è impiegato nelle seggio- le, canapè e tavolini che s’inverniciano, e ci si fà passar per ciliegio . I Non è buono questo legno per farne lavo- ri che si debban tenere in luoghi asciutti; ma è di lunghissima durata , e capace di gran resistenza, se si metta in opra nei luoghi sem- pre umidi . Plinio dice che in tali circostanze è eterno . Adactain terris in palustribus Al- nus aeterna , onerisque quantilibet patiens. Plin. Hist. Natur. Lib. XVI. Cap. 40. & Il (100: perciò ottimo per servire da palafitta da pun- tone, e per sostener la terra nelle gallerie sotterranee , ed è per tali qualità particolar- mente raccomandato da Vitruvio, e da Pal- ladio . Vitruv. Lib. 2. Cap. 9. -- Pall. Lib. 12. Novembr. tit. 15. I tronchi più langhi, forati da parte a parte, son buoni condotti per l’acqua, ed adopravansi per quest’ uso anche dagli antichi Romani. A/ni ad aqua- rum ductus in tubos cavantur . Obrutae terra plurimis durant annis. Plin. Hist. Natur, loc. cit. Il legno è prescelto da molti per bruciare nei camminetti ; tiene il primo posto fra le legna dolci; e il carbone è uno dei preferiti per la composizione della polvere da can- none. I semi son piccolissimi, e riehiedono della diligenza per raccoglierli, e per seminarli. Si colgono i piccoli strobili quando princi- piano ad aprir le squame , il che segue verso la metà di Ottobre, si distendono in luogo asciutto, perchè si secchino, ed ai primi di Marzo si mettono in un sacco , si agitano, e sì scuotono, e sì fanno così escire i semi di fra le squame . Si cerca un luogo fresco, e ombreggiato , ove la terra sia leggiera, ci si fà uno strato alto due quattrini di braccio (cent. 1,945) di una mescolanza fatta d’un (64) terzo della terra del posto, un terzo di terric- cio, e un terzo di rena, e sparsi che cisieno i semi, più egualmente che si può, si cuo- prono con un sottilissimo strato della sud- detta mescolanza : si comprime leggermente la terra colla palma della mano, e si cerca di mantenerla umida innaffiandola con in- naffiatojo di fori sottili . Altri poi si contenta- no di spargere i semi sulla terra bene spiana- ta, e passarci sopra con un rullo di legno, come si è detto usarsi per gli Abeti e Larici.' Nati gli Ontani, e lasciati nel semen-. zajo almeno per due anni, si piantano nel vivajo, alla distanza di un braccio (Decim. = 5,836.) l’un dall’altro, e ci si lasciano stare, | per tre o quattro anni. Volendone fare un bosco ceduo, si piantan distanti due braccia e mezzo (M. 1,459 ) per ogni verso, e cinque braccia (M. 2,918) se si vuol fare albereto. Nel primo caso si scapezzano il primo anno, dopo la piantatura, e a capo di otto anni, sì può fare il primo taglio. Si moltiplicano facilmente per margotto, e per mazza. Si può prendere anche un ra- mo giovane e vigoroso, € seppellirlo orizzon- talmente cuoprendolo di terra per l’altezza di un quarto di braccio , e così sì otterranno molte piante, perchè da tutte le gemme spuntano dei pollani, che si alzano fuor di (65) terra, e metten radice al piede. Questa fax cenda deve farsi nel Marzo, — Benchè sia nativo del luoghi umidi, non gode se ha il piede sempre sommerso. E buo- nissimo per piantarsi sugli argini, taglian- dolo spesso, e lasciandolo infittire, perchè le radici allora si distendono molto, e asse» dano e assicurano il terreno . | ANAGYRIS FOETIDA. Anagiride fetida. Syst, Sex, ib o Ord. Nat. Juss. CL: X. O. I, CL. XIV. O. XI. Decandria Monogynia Leguminosae Anagyris. Clus. Hist. I, p. 93. Anagyris vera foetida. I. Bauh, Hist. I. part. 2,, p. 364. Duham. T. I. t. 18. Lamarck Illustr. des gen, PI, 328. Anagiride, Fagiolo della Madonna. Fava lupina . Favainversa, Olive della Madonna, Anagire fétide. Enc. Bois puant. Arboscello di foglie ternate di color verde pallido , col frutto legume, spontaneo nella Maremma Senese, vicino a Magliano, Fiorisce nel Dicembre o nel Gennajo, e fà dei bei gra p- poletti di fiori giallo= verdi, matura i frutti (66 ) nel Giugno ; gli si seccano e cadon le foglie nell’Agosto e si riveste nell’ Ottobre. Ha la scorza bigio-cupa, screpolata, e filamento- sa, e le foglie tramandano un odore spiacc» vole, specialmente se si strofinano.Illegne è grave, compatto, capace di polimenta , di color giallo sudicio, pendente al verdastre verso la scorza, Può tenersi l’Anagiride nei Giardini, per decorare i boschetti da in- verno . Messi i semi in terra subito dopo la matu- razione, nascono in pochi giorni. Bisogna metter le piante al posto quando sono ancor piccole, ed aver cura di tenerle ben pulite dall’erba; ovvero educarle in vasetti, e met- terle in terra con tutto il pane, quando han- no un braccio {Dec. 5,836) di altezza. Ci vogliono tali diligenze, perchè facilmente possono esser soffocate dall’ erba, e se gli si offendono le radici muojono, o almeno si seccano fino al piede, e ci vuol molto tempo prima che tornino a far figura. Si può moltiplieare anche per margotto sottoponendo irami nell’agosto, e conser- vando la terra sempre umida, (07) ANTHYLLIS BARBA JOVIS. Antillide argentina. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CL. XVII. O. IV. CLCOXIV00.. KI Diadelphia Decandria Leguminosae Anthyllis fruticosa , foliis pinnatis aequa- libus sericeo tomentosis, bracteis capitula globosa multiflora aequantibus.W. Barba Jovis lentifolia incana, flore luteo, Barrel. ic. 378. Barba Giove. Anthyllide argentine . Enc. È un alberetto singolare per il colore ar- gentino che ha in tutte le sue parti, e fa ve- ramente vaga comparsa tenuto mescolato nei boschetti con altre piante. Trovasi sulle sco- - gliere marine, e Giovanni Bauhino n’ ebbe un’esemplare raccolto a Monte - Nero . Fiori- sce nel Luglio, maisuoifiori son di poca ap- parenza. Nasce facilmente di seme, e non ri- chiede cultura particolare. Vuole un terreno arido, e perisce presto se è tenuto in luoga umido. (08 ) ARBUTUS UNEDO. Albatro Corbezzolo . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Caldo. CL. IX. 0.1III. Decandria Monogynia Ericae Arbutus caule arboreo, foliis glabris obtu- se serratis, panicula terminali , baccis poly- spermis, Lin. Arbutus. Camer. Epit, pag. 269, Duham, T. IT. tab. 26. Lamarck Illustr, des genr, PI, 360. f, 1. Arbatro, Arbatresto, Corbezzolo, Rosset. lo, Albatro. Arbousiér commun, Enc, Arbouisier, Frai- sier en arbre , Arbuisier à fruits ronds. E un bell’ Alberetto sempre verde; comu. . nissimo nei monti secchie sassosi, ove perlo. più trovasi basso, e a cespuglio, ma che poi cresce fino alle dodici, e alle quottordici braccia (M. 8,170), se si lascia venire senza tagliarlo, I più belli che io abbia visti son quelli, che forman deî boschi intieri nei Monti di Montalcino, e quelli dei Poggi del- la Voltolina fra duliiione: e Cala di Forno ,. Le sue foglie nitide e di gatta: cupo, fan- no un bel contrasto con i fiori bianchi, che ( 69 ) com pariscono nel Novembre, ed è poi bel- lissimo a vedersi nell’Ottobre quando è ca- fico delle sue bacche di eolor rosso scarlatto . 0 0 0. pomoque onerata rubenit Arbutus + . è è + + + è Ovid, Metam, 1 frutti detti Cordezzole, o Albatre son mangiati con molto gusto dai tordi, e dai merli, e però gli uccellatori procurano di allignare quest’ albero nei loro boschetti o ragnaje, Si mangia anche dagli uo mini, ma è un cibo poco stimato , benchè abbia il pre- gio d’essere stato un dei primi cibidegli abi» tatori di Europa. Anzi Discoride , e Galeno dicono che è grave allo stomaco , e che ca- giona il dolor di capo ; e Plinio benchè non l’accusi di tanto, pure lo scredita anch’es- so dicendo; Ardutus fructum fert difficilem eoncotioni, et stomacho inutilem, Plin, Hist, natur, Lib, 23, Cap, VIII: Quando i frutti son ben maturi, si met- tono nell’ acqua, ove si ammaccano , si ma- neggiano e si lavano finchè i loro piccoli se- mi sieno liberati dalla polpa. Si fanno poi asciugare, e a Marzo si seminano in terra leg- giera, sotterrandoli poco , ein capo adue mesi si vedon nascere i giovani corbezzoli, i qua» li si posson trapiantare nell’anno seconda. (70) Il Corbezzolo si può moltiplicare anche per mezzo di Margotto, e di Barbatella / ma le piante stanno molto tempo prima di ves / È gerare a dovere. II legno è rossiccio, e buono per diversi lavori a tornio. La scorza, le foglie e i frutti immaturi sono astringenti, e in molti luo- ghi si adoprano per conciare le pelli. ARONIA ROTUNDIFOLIA. Aronia montana. Syst. Sex. 1 O;d Nat. Juss. CI. XIL. O, IV. GI. XIV. O. X. Icosandria Pentagynia _ Rosaceae Aronia foliis ovalibus obtusis serratis: ju- nioribus tomentosis, floribus rocemosis, pe- talis magnis oblanceolatis. Pers, | Mespilus Amelanchier, Lin. Crataegus rotundifolia. Enc. Pyrus Amelanchier. W. Vitis idaea III. Clus. Hist. p. 62, Amelanchier, Lob, ic. 2., p. 191. L’Amelanchier à feuilles rondes. Enc. È un arboscello a cespuglio, che hà le foglie picciolate, ovali, dentellate, di sopra glabre, di sotto tomentose, specialmente quando son giovani, I fiori compariscono (71) nell’ Aprile, e son bianchi, disposti în gra p- poletti terminali. I frutti son nerastri e man- giabili. Trovasi spontaneo negl’ Appennini e può servire per far boschetti, Si molti- plica per margotto, e per polloni, ed anche i semi nascono facilmente, BUXUS SEMPERVIRENS, Bossolo comune. Syst. Sex. | Ord, Nat, Juss, CI. XX. Ord. IV. Cl. XV. Ord, I, Monoecia Tetrandria Euphorbiae, Buxus foliis ovatis, petiolis margine pilo- siusculis, antheris ovato-sagittatis.\V. Bosso. Mattioli, p. 208 Duham, T. 1 t, 46. Buaxus, Fuchs. Hist. p, 642 Lob, ic, 2, p. 128. Verde, Buis arborescent, Buis è bordures, Enc, Si trova una sorte di Bossolo che cresce come un albero di terza grandezza, e un’al- tra è di quarta grandezza, Alcuni le conside- rano come varietà di una stessa specie, e altri come specie diverse, Ambedue si su- migliano nell'avere i picciòli pelosi nel mar- gine e le antere ovato-sagittate, Si vedono frequentemente impiegate nei giardini per I (72) sa siepi, cordonati, muri di verzura ec, quane tunque la moda del bossolo sia quasi affatto - passata, Il Bossolo è l'albero il più adattate per ri- vestire i monti sassosi, e aridi. In fatti si tro- va spontaneamente nato , e ben vigoroso, fra i sassi, ove distende le sue radici nelle cre- pature, contento della poca terra, che ci tro- va, portataci dai venti, o prodotta dalla fati- scenza del sasso, e dalla decomposizione dei Licheni, e dei Muschi. Così son quelli delle - Bossolaje di Sarteano bellissimi a vedersi, e ‘che vivono lietamente fra le masse, e nelle fessure del Travertino. E ai bagni di S, Fi- lippo si vedono i Bossoli nel luogo stesso ove scorre l’acqua termale, fra il Tartaro, che continuamente si forma, e lì vegetano ad on- ta dell’ eccessivo calore , e dell’essere incep- pati per la parte inferiore in un’involto pie- troso. Fiorisce il Bossolo fel Febbrajo , e i frutti son maturi nell’ Ottobre. Si raccolgono le cassule quando son per aprirsi , si spargono 1 semi in una terra leggiera e grassa, ovel’ac- qua abbia lo scolo necessario, e che bisogna sempre conservare sufficientemente umida, e nell’ Aprile o nel Maggio nascono le nuove ‘piante. Queste dopo due anni si trapiantano per diradarle, e dopo quattr’anni dalla na- scita si posson mettere al posto . (73) Il legno del Bossolo è duro, compatto, gial- lo, pesante, prende buon poli mento, e si fan- no con esso molti bei lavori al tornio, petti- ni, viti, rote, macchine fisiche, e strumenti da fiato. Così di bossolo eran fatte le Tibie, che servivano presso gli Etruschi agli usi re- ligiosi: Tympana , vos Buxusque vocat Berecynthia matris Ideae. Virg. Eneid. Gl’incisori di stampe in legno adoprano pù- re tavolette di bossolo, Le radici son più stimate del legno, e le migliori son le radici di ceppaja, perchè son più dure, di fibre variamente intralciate, e però con macchie, e venature più vaghe, e queste son preferite per far tabacchiere . Si moltiplica il Bossolo per margotto , e per mazza. I margotti si fanno nell’ Autunno; le mazze si mettono in terra nella Primavera, e anche nell’estate, e non richiedono altra cu- ra che il mantenergli la terra umida ; metton radici facilmente. . Trovasi una varietà di Bossolo colle foglie macchiate di giallo, Tom, I. d (74) CARPINUS BETULUS Carpino comune Syst. Sex. Ord, Nat. Juss, . CI. XX. O. VII. Cl. XV.0.IV. Monoecia Polyandria Amentaceae Carpinus strobilorum squamis tripartitis subintegerrimis , laciniis lanceolatis, inter- media elongata .W . Carpinus. Mattiol, p. 162, Camer. Epit. | p. 71. Dod. Pempt. p. 481. Duham. Arb. T.L. t. 49. Lamarck Ill. des genr. pl. 780. Carpino. Carpino bianco . Charme commun. Enc. Charme. Non si adopra presso di noi il Carpino se non che per bruciare, e per far boschetti. nelle ragnaje, e nei paretaj, ma il suo le- sno meriterebbe di esser molto impiegato. Egli è bianco, tenacissimo, duro, buono: per far viti, rote, denti da rote, forme da scarpe, zoccoli, sale, e stanghe da carri .. Brucia bene, con molto calore, e il suo car- bone è molto stimato , e in alcune fabbri- che di polvere da cannone si servono uni- camente di questo . Le foglie del Carpino son mangiate dalle pecore, e la scorza è buona per tingere in giallo. L (75) E’ stato adoprato molto il Carpino per decorare î Giardini facendone dei muri di verzura, degli archi, delle spalliere , dei boschetti colle superficie tagliate a muro , lavori tutti, che dal nome dell’albero, sono stati chiamati in Francia Chkarmilles. Egli è infatti un’albero attissimo a tali lavori, perchè soffre bene la forbice. | Nasce il Carpino nei monti, ‘e trovasi vi- goroso anche ne luoghi i i più sterili. Le sue foglie sono ovate appuntate , inegualme nte seghettate , di color verde cupo ; e le squa- me degli strobili foliacee, trifide colla laci- nia di mezzo più lunga, Tenuto isolato non viene un’albero molto grande , ma vien mol- to fronzuto, con chioma. raccolta, ed ha buona figura. Nasce facilmente di seme, e si moltiplica per margotto , e per barbatel- la, ma difficilmente per mazza, Fiorisce nell’ Agosto . Le foglie del Carpino si seccano nel No- vembre , ma'‘si conservano così secche sul- l'albero, e non cadono, che ai primi di Aprile quando spuntano le nuove foglie . (76 ) CARPINUS ORIENTALIS Carpino Carpinello Carpinus strobilorum squamis ovatis basi inaequalibus indivisis subangulatis , inae- qualiter serratis.W. Carpinus Duinensis amentis foemineis o- vatis, squamis subcordatis , duplicato ser- ratis. Scopoli FI. Carniol. n. 1190. t. 60. Charme du Levant, Enc, E° più piccolo del Carpino comune, e le foglie pur son più piccole , ovato-lanceolate, con doppia seghettura . Le squame degli stro- bili son foliacee, ovate , seghettate, con i lati ineguali. Lo veddi nella maremma Se- nese fra Capalbio e Manciano . CASTANEA VESCA Castagno Salvatico Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C. XX. O. VIII. CI. XV. O. IV. Monoecia Polyandria. Amentaceae. Castanea foliis oblongo - lanceolatis mu-. cronato-serratis , subtus nudis.W., Fagus Castanea. Lin, (77) Castagne. Mattiolo p. 229. Castanea . | Camer, Epit. p. 118. Duham, T. I, tab, 50. Castagno . Chataignier commun. Enc. Chataignier Sauvage , ou des bois . Il legname del Castagno è forte, buono per far doghe da botti, porte, e altri lavori che debbano stare esposti all’ umido. Non -è buono per far travi, ne travicelli perchè squadrato e segato che sia non ha moltissi- ma resistenza, per la ragione che gli strati ‘legnosi non avendo troppa adesione fra di loro, si separano , e il legno si squarcia ; ma 1 pedagn,oli cioè i castagni giovani, non se- gati nè squadrati son resistentissimi e eterni , e si adoprano per i tetti ove non importa , che facciano brutta figura . I rami son prin- cipalmente adoprati per far cerchi. E° poco buono per bruciare perchè scoppia, sfavil- Ja, rende poco calore, e il carbone si estin- gue facilmente, | I Castagni salvatici tenuti a bosco ceduo, si chiaman Palìne, e si adoprano principal- mente per farne pali, e cerchi . Quelli che si allevano per aver dei lun- ghi pezzi di legno da costruzione, si tengon folti perchè allunghin molto, e non si di- sperdino in rami ; e al contrarie i Castagni (178) coltivati per il frutto devon tenersi radi , perchè la quantità dei fiori è proporzionale ai rami etposti alla luce. Il Castagno non è molto delicato, sul- | l’indole del terreno.. Ho visto dei bei Ca- stagneti in terre galestrine, in tufa vulcani- ca, e in terre forti; ma è però vero che non . vien mai bene nei terreni di poco fondo. Il Castagno ha vita lughissima, e acqui- sta grossezze procdigiose; quantunque intali casi trovisi sempre vuoto nell’ interno, il che per altro nulla nuoce alla di lui vege- tazione. Nel Mictionnaire raisonné et uni= verselle d° Agricolture . Art. Chataignier, leggesi che nelle vicinanze di Sancerre esi- | ste un Castagno, il di cui tronco all’ altezza i d’ Uomo ha Metri 10,213 di circonferenza : il Castagno che veddi a Pian Castagnajo nel monte Amiata, descritto nel T, I. dei Viag- gi del P. Santi ha metri 6,129 di diametro | interno, e metri 22,762 di cireonferenza . Il più celebre per altro è quello che è su i fianchi del Monte Etna di ceui il tronco ha. circa metri 18,034 di diametro. Oltre l’esser di grandissima utilità, è il. Castagno anche un albero di molto bella. apparenza, ed un Castagneto ben tenuto dà ; un bel colpo d’occhio, ed è deliziosissime | 4 di (79) per l'ombra amena e fresca che ci si gode anche nell’ ore più calde dei giorni estivi . Così nei gran Giardini si può trar buon partito da quest’albero situandolo convenien- temente , Si veste il Castagno ai primi di Aprile, e i fiori, di cui gli Amenti maschi son dai montagnuoli chiamati Trama o mici, compa- riscono nel Giugno, Maturai frutti nell’ Ot- ‘tobre , e sì spoglia nel Novembre, CHAMZAROPS HUMILIS Palmisto a ventaglio. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. VI. Ord. III, C1. III. Ord, I, Hexandria Frigynia. Palmae , Chamaerops acaulis, frondibus palmatis plicatis , stipitibus spinosis . Lin. Phoenix humilis. Cav. Palma minore . Mattioli pag. 240. Palmites , Lob. ic. 2, p. 235. Palma di S, Pier Martire, Cefaglioni . | Palmiste Eventail . Enc. E'l’unica speeie di Palma che viva spon- tanea in Toscana, ed io l’ho veduta nel M, Argentaro in riva al Mare, alta un metro e ( 80 ) mezzo all’incirca, e a tale altezza conser- vasi anche nell’ Orto Botanico di Pisa, ove vive da lungo tempo . E’ detta Palma di S, Pier Martire perchè a Firenze ne distribui- vano le frondi benedette nel giorno della festa di detto Santo . Tali frondi son buone, tessendole, a farne panieri, sporte e stoje , e la midolla del caudice, specialmente ver- so la cima è buona a mangiarsi, e ha un gusto, grato in qualche cosa simile a quello della Nocciola . Per la sua figura particola-. re , tanto diversa da quella degli altri nostri alberi, fa piacere il vederla, e stà assai bene nei Giardini. I CELTIS AUSTRALIS Fraggiragolo Spaccasassi. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C. V. O. II. C, XV. O, IV. Pentandria Diginia Amentaceae Celtis foliis oblongo-lanceolatis acumi- natis,argute serratis, supra scabris, subtus pubescenti-mollibus , basi inaequalibus. M. . Lotus arbor. Lob. ic, 2; p. 186. Loto. Mattioli p. 276. Celtis Duham. T.I.,tab.53. Giracolo , Giragolo, Fraggiragolo, Bago= laro. Perlaro, Frassignuolo , Arcidiavolo ; (81) legno da racchette. Micoculier austral. Enc. Fabrecoulier , Falabriquier . Da molti antichi Bottanici è dato a que- st’ albero il nome di Loto, ed è stato da molti creduto che questo fosse il Loto il di cui frutto era mangiato dai Lotofagi, ma attesa l’ oscurità che trovasi negli autori an- tichi, che parlano dell’albero, e del frutto non è facile fissar l’idee su questo partico- lare . Des Fontaines, avendo trovato in gran- de abbondanza il Rhamnus Lotus nella parte meridionale del Regno di Tunisi, e verso le costiere prossime al Golfo della piccola Sirti, 0 Secche di Barberia, ne ha dedotto con ragione, che i frutti di quest’ albero fos- sero il cibo dei Lotofagi che abitavano questi paesi ( Y. Journal de Physique Octobr., 1988.) Ma per altro bisogna osservare che i Loto- fagi non eran ristretti in questi soli luoghî, ma estesi in varie parti dell’ Affrica come nelle regioni Cirenaica, e Libica, e fra i Nasamoni, e che Teofrasto dice esserci stati più alberi Loti. Genera ejus plura fructibus inter se discreta produntur, Teophr, Lib. IV. Cap. IV., e che dopo di aver parlato “el Loto comune passa al Loto spinoso o Rhamnus Lotus. Plinio non dice punto che il Loto comune fosse spinoso , ma dice ben- sì che era spinoso il frutice di cui, come (82) del Loto, mangiavasi il frutto nella region Cirenaica, qual frutice egli chiama Paliuro , e che sicuramente sarà stato il RAamnus Lotus. Plinio . Histor. Natural. Lib. 13. Io credo pertanto.che il Loto comune non spi- noso di Teofrasto e di Plinio fosse il Dio- spyros Lotus o Guajacana ; che si dice esser nativo dell’ Affrica , essendo vero che in esso i frutti nascono avvicinati sui rami, e quasi senza picciòlo ,, Nascitur(fructus) densus in ramis myrti modo . Plin. loc. cit, Da un tal frutto si estraeva una specie di vino, e vino in fatti potrebbe estrarsi dai frutti della Gua- jacana, come in America attualmente si estrae dal suo congenere Diospyros Virgi- niana; e questo era il Loto di frutto mi- gliore, perchè senza nocciolo, producendo in fatti una bacca polputa con acini sparsi, Melior sine interiore nucleo , qui in altero genere osseus videtur. Plin. loc, cit, Questo Loto finalmente con nocciolo osseo, secon= do me era il nostro Spaccasassi o Celtis au- stralis, che pure spontaneo si trova nelle coste .dell’ Affrica, e mi ‘par che di esso vo- glia parlar Te ofrasto quando dice : Nonnulli Celtim arborem fruticosam ramosamque tra- dunt , caudice firmo vel fideli , fructu nuce obducto , parte externa minime carnosa, sed potius pelliculari, Teophr. Loc. cit., ed anzi (83) io credo che dal suo frutto tanto magro, gli sia stato applicato il nome Ceftis pro- veniente dalla parola araba Kelg, che si- gnifica pauca carne praeditus, Nasce lo Spaccasassi nei monti sassosi , e molti se ne trovano nella Provincia su- periore dello stato Senese, nelle colline di Tufo. Introduce le radichette nelle spacca- ture e nei fori del tufo, e ingrossandosi viene a romperlo, e cagiona talvolta dei di- rupamenti non indifferenti , dal che egli ha acquistato il suo nome, Si moltiplica facilmente per seme, per margotto , e per barbatella, Si può piantare in tutte le sorti di terreno , sicuri che riesce per tutto, Si veste e fiorisce prima della metà di Apri- le, matura i frutti nell’Ottobre, sì spoglia alla metà di Novembre. Il legno è di color bianco sudicio, non è capace di gran polimento, ma è compatto, pesante duro, non soggetto a intarlare , e dura molto anche impiegato in lavori allo scoperto. E tenace, si piega bene senza rom- persi, e però legname eccellente per farne | stanghe da carrozze, e da carri, pali, e rac- chette . Se ne fanno comodamente delle for- che a tre denti, in grazia delle tre gemme avvicinate, ehe sì trovano nelle ascelle delle (84 ) foglie. Per ciò fare si scapezzano gli alberi a un braccio e mezzo ( Dec, 8,758) da terra, a fine di fargli gettare molti rami dritti, i quali, giunti che sieno alla lunghezza con- veniente per manico da forca, si tagliano s0- pra le gemme, e si obbligano così a metter vigorosamente tre rami terminali . Si tien pu- lito il troncone, si spuntano i rami quando hanno la lunghezza giusta da denti, ein capo al sette o nove anni, le forche sono in grado di esser tagliate . Per renderle poi ben dritte, e dare ai denti la curvatura giusta, si scalda» no, si obbligano con pesi e legature nella po- situra conveniente, e poi si puliscono. Tale è il metodo che tengono in Linguadoca, ove si fa un particolar commercio di queste for- che . Con i rami verdi si fanno dai contadini anchele ritortole, colle quali attaccano il gio» go deibovi al timone del carro, e dell’ aratro » I suoi rami sono buonissimi per farne fru- ste e scamati: la scorza è conciante, e le fo- glie son mangiate eon piacere dalle capre. I frutti son nerastri, e quella poca polpa che hanno è dolce e buona a mangiarsi . Dal frutto nocciolo poi, Scopoli dice d’averne estratto un’olio dolce per espressione. (85) CERCIS SILIQUASTRUM. Siliquastro comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. X. Ord. I. CI. XIV. Ord. XL, Decandria Monogynia Leguminosae . Cercis foliis orbiculatis cordatis. Lin. . Arbor Judae Monspeliensium . Lob. ic. 2. p. 195. Siliquastrum . Duham. T. 2., tab. 70. ‘ Albero di Giuda. Albero di Giudea. Sili- quastro . Gainier en arbre. Enc. l Arbre de Judee. È un bellissimo albero per i fiori di color rosso acceso, dei quali si cuopre ai primi di Aprile prima che spuntin le foglie; e fà un grande effetto nei giardini, sia tenuto isola- to, sia a boschetti. I suoi rami si allargano molto , e si distendono a ombrello ; ma sof- fre bene la tosatura, e si presta a qualun- que figura che piaccia dargli. Le foglie son di color verde cupo, nitide, e avvicinate, onde dà un ombra cupa. Il legno è duro , prende bene il polimento, è di color bianco bigio, con venature nere e verdastre e sarebbe buono per farne dei mo- bili, ma è raro il trovarne, perchè finora ( 36 ) quest’ albero non è stato curato, e non è ab- bondantissimo nei luoghi delle Maremme Pi- sana e Senese ove trovasi spontànee , come a Bolgheri, Pereta, Scansano ec. È buono per rivestire i luoghi aridi, e di terra infelice, prosperando esso bene in qualunque terreno . Nasce facilmente di seme, e si moltiplica anche per margotto e per barbatella. CISTUS INCANUS. Cisto rosso. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XIII. Ord. I. Cl. XIII. Ord. XX. Polyandria Monogynia Cisti Cistus fruticosus extipulatus , foliis sessi- libus spathulatis rugosis subtomentosis ; su- perioribus angustioribus acutis. Enc, Cistus mas 2. Clus. Hist. 1. p. 66. Cistus secundus Clussi, Lob. ic. a , p. 111. Cistus mas 2. folio longiore . J. B. Hist 2., pag. 2. Cisto rosse . Ciste blanchàatre . Enc, ada (87) CISTUS VILLOSUS. Cisto maschio . Cistus fruticosus extipulatus ,foliis ovatis petiolatis hirtis , pedunculis longis unifloris . Enc. Cisto maschio .Mattioli p. 194. Cistus mas major folio rotundiore .J.B.Hist. 2., pag. 2. Cistus. Duham. T. I., tab. 64. Rosolajo . . Ciste blanchatre . Enc. CISTUS MONSPELIENSIS. Cisto Mustio. Cistus fruticosus extipulatus, foliis lineari lanceolatis sessilibus utrinque villosis triner- viis, pedunculis ramosis subunilateralibus . Enc. | Ledon 5. Clus. Hist. 1., p. 79. Ledon Nar- bonense . Lob. ic. 2, p. 119. Cistus ladani= fera etc. Ledon monspessulanum, angusto folio nigricans . J. B. Hist..2.,-p. 10. Imbrentine, Rimbrentine, Tignamicone. Ciste de Montpellier. Ene. (88) CISTUS SALVIFOLIUS Cisco Scornabecco . Cistus fruticosus extipulatus, foliis peti- olatis ovatis rugosis subhirsutis, pedunculis fongis unifloris. Enc. Cistus foemina . Clus. Hist. 1. p. 70. Lob. ic. 2., p. 112. Jacq. Collect. T. 2., p. 120., tab. 8. Scornabecco. Ciste à feuilles de sauge . Ene. Il Cistus incanus, e il C. villosus son di fior rosso . Il primo ha le foglie bislunghe, spatolate e biancastre : il secondo le ha ovato- rotondate, picciolate , e di color verde. Le foglie del C. monspeliensis sono strette, al- lungate , lanceolate, glutinose, e il fiore bianco. Bianco pure è il fiore del C. Sa/vi- folius ma le sue foglie son piccole e roton= date . Son sempre verdi, e bellissimi nel tem- po della fioritura che comincia verso il fine di Aprile , e continua fino alla metà di Lu- glio per lo meno. Così sono eccellenti per decorare i Giardini, e per rivestire quelle eminenze artificiali che devono imitar le col- line. Non hanno altro uso economico, che . x . aid ? quello di esser adoprati dai bracjai per turare | i sacchi di brace, e di servire insiem colle — Podi ( 89 ) scope per ardere nelle fornaci. Si trovau» spontanei nei monti e nelle selve. Si mol- tiplicano facilmenie per seme. COLUTEA ARBORESCENS. Colutea wvescicaria . Syst. Sex. s Ord. Nat. Juss. C. XVII. Ord. IV. CI. XIV. Ord, XI, Diadelphia Decandria Leguminosae. Colutea foliolis ellipticis retusis, vezillis gibbis abbreviatis, caule fruticoso . W. Colutea Teophrasti. Lob. ic. 2., pag. 88. Colutea. Dodon.Pempt. p.784.Duham.T.1, pag. 72. Erba vescicaria. Baguenaudier commun. Enc. Ancor questo alberetto è buono per ornare i giardini, ove fà uh bell’cffetto tanto per coprire i muri, quanto tenuto a boschetto . Le sue foglie son pinnate in caffo, colle fo- glioline ovali-rotondate , quasi mozzate in ci- ma di un bel verde, glabre, e di sotto un pò glauche, I fiori son di color giallo , disposti in grappoli assillari, e curiosi sono i legumi bianchi, gonfi, vescicosi , e pieni d’ aria, che ‘sì rompono con strepito stringendoli quando son freschi ,e suonano quando son secchi, ( 90 ) I semi nascono presto, e volendosi procu- rare simili piante è meglio ricorrere alla se- minazione, e trattarle nel modo che ho detto dell’ Anagiride , giacchè soffrono se si trapian- tano senza il pane alle radiche; non siattae- cano per barbatella, e non mi è ancora rie- scito di far radicare i margotti . Trovasi nei boschi, e riesce meglio nelle terre tenaci, e alquanto sassose , che nelle leg- giere e sciolte. Si veste ai primi di Marzo; fiorisce dal Maggio, per tutta l’ estate , e si spoglia nel Novembre. CORNUS SANGUINEA. Corniolo Sanguine, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. * CL. IV. Ord. I. | CL. XI. O. III. Tetrandria Monogynia® Caprifolia Cornus ramis rectis, foliis ovatis concolori- bus cymis depressis. l’Herit. Sanguino . Mattiol. p. 280. Cornus. Du- ham. T.1; tab. 75. F1. Dan. tab. 481. Sanguino . Risanguine. Sanguinello . Cornouillier Sanguin. Enc. Le Sanguin. Beis punais. Pare che sia il Cornus foemina di Teofra- sto e di Plinio, corrispondendo la fioritura più (gr) tarda che nel maschio, i fiori bianchi, e i frutti non mangiabili , che maturano nell’ Au- tunno ; benchè in nulla poi si verifichi quel ‘che dicono del legno, cioè che sia debole, fungoso, e con molta midolla, mentre al con- trario è' forte di lunga durata, buono per la- vorare al tornio, e adoprato per la costruzio- ne di molti strumenti rusticali . Si pretende che fossero i rami di questo frutice , quelli con i quali, presso i Romani, si percuotevano i parricidi fino all’ effusione di sangue, prima di metterli, nel sacco, e che per questa ragione acquistasse il nome di Virgasanguinea,e poi di Sanguine ; ma pare più probabile che tal nome gli sia venuto dal ‘colore che ha la scorza nei rami, specialmente dalla parte percossa dal Sole. Il Mattiolo avverte chi è stato morso dal can rabbioso , a non tenere in mano verghe di Sanguine, perchè riscaldate dal contatto hanno la facoltà di risvegliar la rabbia. Di- ce per altro in seguito una cosa vera, ed è che dai se mi si può ottenere per espressione, un olio buono per ilumi. Si moltiplica facilmente perseme, per mar-. gotto , per barbatella, Si adopra per far sie- pi, e si può mettere nei boschetti di orna- mento. Gli si dà volendo , figura di albe- ro, riducendolo a un sol fusto, e a tale og- (92) getto riescono meglio le piante nate di seme, le quali buttano meno polloni della radice. La polpa della drupa tinge in rosso: i rami servono per far gabbie , canestri, legami per le viti ec. Si veste ai primi di Marzo, fiorisce agli ultimi di detto mese, e si spoglia in No- vembre . CORNUS MASCULA. Corniolo vero . Cornus arborea umbellisinvolucrum aequan- tibus. Lin. | Corniolo.Mattiol. p, 279. Cornus, Lob. Ic. 2., p. 160. Duham, T. I. tab. 74. Cornajo. Corniolo . Crognolo. Cornouiller male, Enc. Cornier. È sicuramente il Cornus mascula di Teo- frasto , e di Plinio, il qualè ha pur notato, che questo è il. primo a fiorire degli alberi salvatici che non hanno midolla. In fatti fio- risce ai primi di Febbrajo, e non si veste che nella prima settimana di Marzo, Fa vaga comparsa quando è tutto coperto di fioret- tini gialli, I frutti maturano nell’Agosto e nel Settembre, e allora son di un bel color rosse, e di sapore acido stittico, Si adopra=. (93 ) no per farne delle conserve, e si mangiano ancora, quando sono stramaturi , benchè sia un frutto meschino con poca polpa, e un gran nocciolo durissimo , ., Victum infelicem baccas , lapidosague corna Virg. Eneid. L, 3, “Il Corniolo mette i rami folti, e però è buono per tenersi a siepi, e a fantoccio, ® piramide , a muro ec. , e siccome questi rami crescono lentamente, così ha il van» taggio di non aver bisogno, che di una sola potatura per anno. Vive nei luoghi sassosi, e non gli nuoce l’ ombra degli altri alberi. Il legno è tenace , e in antico molto ado- prato per far lance e frecce per uso della caccia e della guerra, É ancora ottimo per far cerchi, denti e raggi da rote, manubri ec, I semi restano più d’ un’ anno sotterra pri- ma di nascere , ma si moltiplica facilmente per margotto ; e per barbatella. (94) 4 CORONILLA EMMERUS Coronilla Emmero. Syst, Sex, O rd, Nat. Juss, . C.XVII, Ord. IV. CI, XIV, O, XI. Diadelphia Decandiia Leg uminosae Coronilla fruticosa , pedunculis subtriflo» ris, corollarum unguibus , calyce triplo lon- gioribus , caule angulato, Lin, Colutea scorpioides elatior , Clus. Hist. p. 97. Colutea scorpioides. Camer, Epit. p. DAI, Ginestra di Bosco; Emere, Coronille des Jardins. Enc. > Trovasi comunemente nei boschi e nei monti boscosi, Ha le foglie pinnate in caf- fo, che si conservano anche nell’inverno, ed i fiori gialli, Fa buonissima figura tenuta in boschetti, e serve bene anche per coprir muri, avendo i rami flessibili, e che non soffrono per la tosatura, E quasi tutto lan. no in fiore, Vive in tutte le terre, nasce facilmente di seme, e si propaga bene per barbatella, { 99 ) CORYLUS AVELL ANA Nocciòolo Salvatico . Syst. Sex, Ord, Nat, Juss, CI, XX, Ord, VII, CI, XV. O. IV, Monoecia Poyandria Amentaceae, Corylus stipulis oblongis obtusis , calyci- bus fructus campanulatis apice patulis, lacero-dentatis, foliis subrotundis cordatis acuminatis. WW. Avellane ovvero Nocciole. Mattiol. pag. 303. | Corylus, Duham, T,I; tab. 77, Lamarck Illustr, des genr, tab, 780, Nocciòlo, Noisetier commun, Enc. Coudrier, Ama il Nocciòlo i monti e i luoghi fre- schi, ma non è punto delicato per la qua- lità del terreno, e non soffre per l'ombra degli altri alberi; così ci presenta una risor- « sa per coprir dei pezzi di terreno , ove altre specie non allignerebbero. Può benissimo figurare anche nei giardini tenuto in bo- schetti, I suoi rami dritti e flessibili si ado- prano per. farne dei cerchi da barile, delli scamati,delle fruste ec, , ed una volta servi- = (90), vano a far le famose bacchette divi natorie, Il Carbone di Nocciòlo è stimato ottimo per la polvere da cannone. In alcuni luoghi coltivasi; per il frutto , che dai Greci era chiamato Nux pontica , perchè a loro le varietà più stimate veni- vano dàl Ponto ; e anche Nux Heracleotica da Heraclea ora Penderachi, Città dell’ Asia minore sulle rive del Mar nero, Presso i Ro- mani poi trovasi chiamato Nux Praenestina da Preneste, ora Palestrina, Città dell’Agro Romano, e Nux Avellana da Avellano o Avella, Città nella Terra di lavoro, ove par- ticolarmente si coltivava quest’ albero. E facilissimo il moltiplicare il Nocciòlo per margotto , o mediante le barbatelle che spuntano sempre in abbondanza dalle radici. | CRATAEGUS PYRACANTHA Lazzerolo Gazzerino. Syst. Sex. | Ord. Nat. Juss, CI, XII, Ord, II. CI, XIV. Ord, X, Icosandria Digynia Rosaceae. Crataegus sempervirens spinosa, foliis ovato-lanceolatis crenatis, calycibus fructus obtusis. Mespilus Pyracantha . Lin. Rhamnus tertius Dioscoridis Lob, ic. 2; p. 102. (97) Pyracantha quibusdam. J. Baub, Hist, J, par. 2; pag. 01. Agazzino, Pruno sazzerino, Marruca nera. Neflier ardent . Enc, Buisson ardent È comune nei monti , nelle Selve, e anche nel Littorale arenoso. Vedesi frequente- mente nelle siepi, ove ci è messo perchè es- sendo resistente con rami folti , rigidi e spi- nosi, serve egregiamente di difesa e a im- pedire il passo, Deve aver posto anche nei Giardini, perchè è bellissimo ai primi di Maggio, quando è tut- to coperto dei suoi fiori bianchi disposti a mazzetti ; e fa una figura stupenda nell’ Ot- tobre e nel Novembre quando i frutti già maturi hanno acquistato tutto quel vivacis- simo color rosso. Nel clima di Pisa quasi mai perde le foglie nell’Inverno . Si moltiplica per seme e per barbatella. CRATAGUS OXYACANTHA Lazzerolo Marruca bianca. Crataegus foliis obtusis subtrifidis serra- tis glabris , ftoribus digynis , pedunculis ca'- Iycibusque subglabriusculis , calycinis seg= mentis lanceolatis acutis., W. Mespilus apii folio minus laciniato , syl- Tom. I. e I (98 ) vestris spinosa, sive oxyacantha flore albo , fructu rotundo majore . -- An mespilus syl- vestris spinosa, sive oxyacantha folio levi- ter inciso pomo majore . Ponted. Com, t. 157 Mich. Rar. Mespilus Oxyacantha. Enc, C. Oxyacantha, Jacq, Fl. Austr, T. 3, tab, 292, f. 2. Fl, Dan. tab, 634. Neflier Aubepine, Enc, CRATAGUS MONOGYTNA. Lazerolo Spin bianco ,- Crategus folzis acutis subtrifidis , serratis glabris, floribus monogynis , calycibus pe- dunculisque subpubescentibus , calycinis segmentis lanceolatis acuminatis. W. Jacq, FI. Austr, T. 3, tab. vi £. 1. FR Dan, tab, 1162, Bianco spino. Marrucaà bianca, Lazerolo salvatico, Panoseri. Aubépine, Per lo più queste due specie son confuse insieme, ma realmente devon considerarsi . come specie distinte non tanto per il numero | diverso dei pistilli, quanto ancora perchè il C. Oxyacantha ha le foglie con i seg- (99 } menti ottusi, e i frutti rotondi, e nel C, monogyna i segmenti delle foglie sono acu- ti, ed i frutti bislunghi, «Ancor questi due alberetti son ottimi per far siepi, e per tenerli nei giardini a bo- schetti, I loro fiori che compariscono verso la metà di Aprile , hanno un’odore delicato e gratissimo ; e del C. morogyna trovasene una varietà di fior doppio, e un altra con i fiori color di rosa. I Si moltiplicano per seme e per barbatella; metton le foglie ai primi di Marzo, e si spogliano alla metà di Novembre, Si tro- vano nei boschi, ma il C., Oxyacantha è più raro, CYDONIA EUROPZ.A, Cotogno nostrale, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, CI. XII, Ord. IV. ‘x CI, XIV, Ord, X, Icosandria Pentagynia Rosaceae. Cydonia foliis ovatis integerrimis , flori- bus solitariis, Pers, Cotogno, Mattioli p, 260 Duham T, 1 t. 83. Cotonia et Cydonia mala, Lob, ic. 2, p. 152. ( 100 ) Melo e Pero Cotogno, Poirier Coignassier. Enc. Coignassier . Trovasi nelle siepi, e nei monti, Ha un bell’aspetto quando è in fiore, ma non acqui- sta mai una figura regolare, perchè i suoi rami sono sparsi, disordinati, e crescono inegualmente, Il legno è bianco e duro, buono per farne lavori al tornio, ma non è mai di gran mole, Mette le foglie ai pri- mi di Marzo, e fiorisce verso la metà di Aprile, CYTISUS LABURNUM. Citiso Maggiociondolo. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. CI. XVII, Ord, IV. Cl. XIV. Ord. XL Diadelphia Decandria Leguminosae Cytisus racemis simplicibus pendulis , fo= liolis ovato-oblongis. Lin, Anagyris minus foetens vel Laburnum. Lob. ic. 2, p. 49. | Tia buio arbor trifolia ivo ct simi- lis. J. Bauh. Hist. 1, p. 2; page 301. Cytisus alpinus foliis longioribus utrin- que acuminatis et subtus villosis, ftore ra- | { 1OI ) cemoso pendulo, Mich, Cat. H. Pis, p, 52. Ciondolino. Brendoli, Majella. Maio, Cytise des Alpes, Enc, l’Aubour , Le faux Ebenier. Quest’alberetto è 1’ ornamento dei boschi, È veramente vago © dilettevole nella Pri- mavera quando è rivestito di tutte le sue foglie ternate di un bel verde delicato, e ha sbocciati tutti i suoi fiori gialli disposti in grappolli lunghi e pendenti. Bisogna averlo visto in campagna aperta. Non vi è situazione per orrida che sia, che esso non | abbellisca, Trovasi spontaneo nelle Maremme, nel Monte Pisano, nell’ Appennino ec. Mette le foglie ai primi di Marzo, fiorisce agli ul- timi di Aprile, e si spoglia ai primi di Novembre, Il suo legno è molto duro, venato, di color verdastro , di buon pulimento, buo- nissimo per farne impiallacciature e lavori al tornio; e i suoi rami grossi sono ottimi per farne cerchi. Si moltiplica facilmente per seme. ( 102 ) CYTISUS TRIFLORUS, Citiso trifloro. Cytisus floribus pedunculatis axillaribus subternis, calycibus campanulatis , foliolis obovatis , obtusis hirsutis. W. Cytisus III. Clus. Hist. p. 94. C'ytisus hirsutus amarus sempervirens , flo- ribus e fforum alis pendentibus luteis ac li- turis sanguineis notatis , filiquis villosis in= survis, Michel, Cat. H. Flor, pag. 32. Cytise triflore. Enc. CYTISUS SESSILIFOLIUS, Citiso ginestrino, Cytisus racemis erectis calycibus bractea sriplici , foliis floralibus sessilibus, Lin, Cytisus glaber siliqua lata, J. Bauh. Hist, 1 part. 2, pag. 373. I Cytisus glaber viridis , foliis inrotunditate — acuminatis, cauli immediate adhaerentibus , floribus luteis spicatis, calyce brevissimo , siliquis latis nitidis Micheli Rae: Ap. Targ. Cat. H. FI. p. 132. | Cytise des jardins. Enc. ( 103 ) CYTISUS CAPITATUS. Citiso minore, Cytisus floribus capitatis, ramis erectis strictis teretibus villosis, foliolis ovato-el- lipticis villosis , bractea lineari subcaly- cina. W. Cytisus V, et VII species altera. Clus, Hist. p. 96. Cytisus hirsutus, foliis latis subrotun- dis, ftoribus primum luteis deinde rufescen- tibus , siliguis latis, calyce ampliori, Mi- cheli Catal. H, Flor. p., 32. Cytisus supinus. Lin. Sp. Enc, Cytisus hirsutus, Crantz, Austr, Cytise couché. Enc. i ® Il primo di questi tre Citisi ha le foglie pelose di color verde nero, e le conserva anche nell’inverno ; il secondo è totalmente glabro, colle foglie di color verde chiaro, e possono ambedue figurar nei boschetti. Il terzo è un’arbusto sempre basso che può adoprarsi per rivestire le collinette nei giar- dinî. Tutti e tre fanno il fior giallo, Il C. triflorus nasce nei boschi e nei mon- ti, come nella Macchia di S, Rossore e ( 104] mella catena dei Monti Pisani, Il C. sessi- lifolius V'ho trovato nel Mugello e nelle colline di Siena; e il C, capitatus nella Maremma Sanese verso Montieri. Si molti- ° tiplicano per seme, e nascono e crescon presto. DAPHNE GNIDIUM. Laureola linaria, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, VIII, Ord, L CI. VI, Ord, II Octandria Monogynia Thymeleae, Daphne racemis terminalibus panicula- tis , folîis lineari-lanceolatis acuminato-cu- spidatis. W, Thymelaea . Clus. Hist. p. 87. Thymelaea monspeliaca. Y. B. Hist. 1 p- 591. Savi Mater. Med. Vegetal. tav. 52. Pepe montano. Ulivella. Laureole paniculée. Enc. Le Canili ou fe sain bois. ar as® ( 105 ) DAPHNE COLLINA. Laureola pelosa . Daphne floribus fasciculatis terminalibus, foliis obovatis obtusis; supra n i subtus villosis. W. Chamelaea alpina incana . Lob. ic. 370. Chamelaea incana et lanuginosa . Jo. Bauh. Hist, 1 p. 586. DAPHNE LAUREOLA. Laureola Fruzzicona. Daphne racemis axillaribus quinqueffo= ris, foliis lanceolatis glabris . Lin. Laureola cum flore et Daphnoides cum fructu.Lob. ic. 368. Laureola, Dod. Pempt. p. 365. Savi Mater. Medic. veget. tav. 51. Erba cacona. Lauréole commune . Enc. Lauréole méle . Sono arboscelli sempre verdi, e di vago aspetto. La D. Gnidium trovasi nei monti sassosi e scoperti e nei terreni renosi: ha le foglie strette, lanceolate, acuminate, di color verde. pallido; e i fiori odorosi, di- e 2 ( 106 ) sposti in mazzetti terminali, di color bian- co, o rossicci nell’interno. La D. Lau- reola nasce nei monti, in luoghi ombrosi: ha le foglie lanceolate , di un bel color ver- de cupo ei fiori in grappoletti assillari, di color giallo verdastro . Queste due son presso a poco della medesima altezza, che al più giungerà a un metro . La D. collina acqui» sta anche il doppio in altezza: ha le foglie obovate , di sopra glabre e di color verde cupo , di sotto pelose e pallide, e i fiori bianco-rossicci in mazzetti terminali. La > trovai nel Monte Argentaro. La D. Gridium fiorisce nell’ Agosto ; le altre due nel Mag- gio. Possen tenersi a boschetti nei Giardi- ni. Si moltiplicano per seme e per margotto. ERICA ARBOREA, Scopa arborea, Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. CI. VIII, Ord, I, CI, IX, Ord. III. Octandria Monogynia Ericae Erica antheris aristatis, corollis campa- nulatis } stylo exserto , foliis ternis, ramu- lis incanis., Lin, Erica Coris folio I. Clus, Hist. p. 41 Eri- ca major flore albo. Lob, ic, 2./p. 214. ( 107 ) Scopa da fastella. Bruyere en arbre, Enc, ERICA SCOPARIA Scopa da granate. Erica antheris aristatis, corollis campa» nulatis, stigmate exserto peltato , i PAL ternis, Enc. Erica Coris folio IV. Clus, Hist. p. 42. Erica scoparia flosculis herbaceis, Lob, ic, 2, p. 215, Bruyere à balais. Enc, ERICA MULTIFLORA, Scopa florida, Erica antheris muticis exsertis, stylo er= serto, corollis campanulatis , floribus axil- taribus, pedunculis longitudine floris, fo= liis quinis linearibus glabris, W. Erica foliis Corios multiflora. J. Bauh, Hist, 1, p.2, pag. 392, Garidel Aix p. 160, t, 32. Bruyere multiftore., Enc, ( 108 ) ERICA MEDITERRANEA. Scopa marina. Erica antheris muticis exsertis, stylo ex= serto, corollis cylindraceo-campanulatis , floribus axillaribus , pedunculis flore bre- wioribus, foliis quaternis linearibus gia bris. W. Erica Coris folio. 2 Clus. Hist, p. pe Bruyere mediterranée, Enc, ERICA HERBACEA,. Scopa carnicina, Erica antheris muticis exsertis, corollis . oblongis stylo exserto , foliis quaternis, flo- ribus secundis., Lin. Erica herbacea © carnea, Erica Coris folio IX, Clus. Hist, 1 p, 44 -- Jacq. Fl, Austr, tab, 32. Erica mari- tima humilis , glabro Corios folio ex adverso quaterno , costa non elata ac subtilissime sulcata , floribus oblongis purpureis elegan- . tibus uno versu dispositis, calyce concolo- re. Mich. Ap. Targ. Cat. H, Flor, p. 35. Bruyere herbacée. Enc. ( 109 ) ERICA VULGARIS, | Scopa sorcelli. Erica antheris aristatis, corollis campa- nulatis subaequalibus, calycibus duplica tis, foliis oppositis sagittatis, Lin, Calluna Erica .Salisb. Decand, FI, Franc. Erica. Mattioli p. 169. FI, Dan, tab, 677» Brentoli, Checcha . Sorcelli, Bruyere commune, Enc, Queste sei specie di Erica a noi indigene vivono tutte nei terreni magri e aridi, ne- gli arenosi, e fra i sassi. L'E. Scoparia perde le foglie nell’inverno: le altre son sempre verdi, L’ Erica carnea non alza che due o tre decimetri, lE, vulgaris arriva a poco più di mezzo metro; ma le altre poi hannc da un metro a due di altezza, Son ‘tutti bellissimi alberetti e da trarne util partito nei gran giardini, L’ Erica vulgaris qualche volta ha i fiori bianchi, ma per lo più gli ha di un bellissimo color rosso vi- vace, e fiorisce nell’Ottobre. L’ Erica car- nea fa i fiori color di rosa, e fiorisce nel Febbrajo, Marzo, e Aprile, L'E. arborea che fa dei lunghi tirsi di fiori bianchi © ( 110 } carnicini, e l’E. mediterranea che gli fa color di rosa, fioriscono nel Marzo Aprile e Maggio ; ) £. Scoparia che ha i fiori gial- lo-verdastri fiorisce più tardi al cominciar dell’ Estate ; e 1’ E. multiflora mostra i suoi fiori porporini dall’ Agosto all’ Ottobre, Così la fioritura di queste piante riempie tutto l’anno: quelle basse si posson far servire a coprire i luoghi incolti, e le eminen- ze, e le altre devon aver posto nei boschet- ti, o esser tenute in gfùppi isolati. Ce le possiamo procurar di seme, tenendo il metodo di spargerlo in terra di bosco sciol- ta, ricoprendolo appena appena con terra simile, che ci si sparge sopra collo stac- cio , eonservandogli poi l’ umidità e la fre- schezza, al che giova il distendercì sopra un leggiero strato di borraccina . Si propa- gano le scope anche per barbatella, ma iP modo migliore di procurarsene, sì è il cer- eare nelli scopeti le pianticelle giovani, e trasportarle con tutto il pane alle radiche. Si fa grand’uso per bruciare dei fusti e rami delle scope; e i fusti più grossi e le radiche, e quelle in particolare dell’ E. ar- borea e della E. Scoparia son molto ricer» cate per farne impiallacciature, scatole e altri lavori al tornio, e se ne trovano delle grossissime, e spesso scherzosamente mace (rit) ehiate. Con i fusti si fa anche brace e car- bone, che rende grandissimo calore nell’ar- dere, ed i rami sottili servono per le gra- nate ordinarie, Le Capre e i Bovi mangiano le giovani messe delle Scope; e le Api tro- vano molto nutrimento nei fiori, L’ E. Scoparia, arborea, e vulgaris son comunissime nei monti e nei boschi, L’ E. multiffora e \a mediterranea si trovano sù i monti prossimi al mare, e lE. carnea nell’ Appennino Pistojese. EVONYMUS EUROPAEUS Fusaria Berretta da Prete. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. V. Ord, I. Cl. XIV. O, XIII, Pentandria Monogynia. Rhamni Evonymus floribus plerisque tetrandris quadrifidis, petalis oblongis, pedunculis compressis multifloris, stigmatibus subula- tis, foliis glabris. Ait, Eovonimo . Mattioli p. 209. Evonymos Teo- phrasti. Lobe ic. 2, p. 168. Duham. Arb. T. 1, tab. 96. Fusaggine. Fusaria., Silio, Ruistico sal- vatico, I ( 112 ) PFusain commun. Enc. Bonnet de Pre- tre . Bois carré. | » EVONYMUS LATIFOLIUS. Fusaria Apennina. Evonymus fioribus plerisque quinquefidis, pentandris , petalis ovalibus, pedunculis fi- | liformibus , teretibus multifloris , cortice lae- vi. Ait. Evony mus I. sive latifolius . Clus. Hist. p. 56 Fusaine à feuilles larges. Enc. La Fusaria è comune nei boschi, e nelle siepi. Conserva fra di noi le foglie negli inverni discreti, spunta le nuove ai primi di Marzo, e fiorisce nell’ Aprile, E poi un bellissimo alberetto nell’ Ottobre, quando le cassule mature son diventate rosse, e aprendosi lascian vedere i semi, di color giallo dorato . Questi semi sono emetici, e molto nocivi | al bestiame, cosa notata fino da Plinio. Giovanni Bauhino dice, che bolliti nel ran- no somministrano un liquor capace di tin- . gere i capelli in color biondo. Seccati in ( 113 ) forno, e polverizzati, servono per uccidere sl’ insetti, che si annidano nella parte ca- pillata del corpo umano. Fa buona figura tenuto a boschetto. Il suo legno è di color giallognolo , duro, com- palt8 , capace di buon pulimento , buono a far viti, e vari lavori al tornio, e partico» larmente fusi, dal quale uso ha acquistato il nome di Fusaria . Secondo Miller questo legno è ricercato in Inghilterra dai fabbri- catori di Chitarre e di Violini. L’E. latifolius differisce dall’ E. euro- paeus per le foglie più larghe, per i fiori rossastri, quasi sempre con cinque petali ottusi, e per gli angoli dei frutti che sono acuti e membranosi, mentre quello ha i fiori verdicci, quasi tutti con quattro pe- tali, e il frutto con gli angoli ottusi. FAGUS SYLVATICA Faggio comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CL. XX. Ord, VII, CI. XV. Ord.IV. Monoecia Polyandria Amentaceae Fagus foliis ovatis obsolete serratis gla= bris. Lin, (114) Faggio. Mattioli p. 225. Fagus. Duham. T. 1, tab, 98. Hetre commun. Enc. Le Fau; le Foy- ard. I Il Faggio vive nelle cime dei monti, alle altezze ove il freddo impedisce la vegeta zione de’ Castagni. Si contenta di ogni poca di terra, trovasi in luoghi quasi totalmente sassosì, e resiste meglio di qualunque altro albero alla furia dei venti. È stato avanzato da alcuni Autori che il Faggio perisce se si trapianta, o almeno che non si può trapiantare senza che soffra mol- to, ma è certo che con un poco di diligen- za per non guastargli le radiche , e special- ‘mente il fittone, si trapiantan benissimo senza loro danno, comè lo ho esperimenta» to, così che la cosa si riduce solamente a esser difficile, come già aveva detto Lin- neo . Difficilis transplantationis , quia si ra- dix primaria detruncatur, uti Quercus, vix ulterius in altum extollitur caudex . Lin, Arbor. Suec. Le foglie del Faggio si seccano, ma non cadono, che allorquando spuntan le nuove, il che segue verso i primi di Aprile. Es- se, e la scorza son buone per la concia delle Pelli. ( 115 ) Le faggiole, o frutti del faggio, son buo- ne a mangiare, ma in troppa quantità ca- gionano una specie di temulenza , sono un’ ottimo ingrasso per il bestiame, e danno per espressione un olio buono per ardere, e passabile per condimento , sul chè merita di esser letto quanto ne dice Targioni nei suoi Viaggi. Ediz. 2,T.6, p. 52 ove entra in diversi dettagli i quali posson facilitarne la manifattura , che sarebbe di grandissimo profitto se si introducesse nei luoghi ove tale albero è spontaneo. Il legno del faggio è stimato per cammi- netti, e se ne fa anche carbone, I monta- nari poi ne fanno infiniti lavori, come ta- volette sottili da scatole, stecche e mazze da ombrello , rocchelle , pettorali, mestole, ramajoli, pepajole, pale, remi, seggiole, madie e specialmente vasi, al qual uso era destinato fin dagli antichi tempi. Par 20/3 duo tibi pocula ponam Fagina , coclatum divinum opus Alcimedontis, Virg, Eglog. 2. Il Faggio è un’albero di bel portamento, di bella fronda, che dà un’ombra assai den- sa, e può aver luogo nei gran Giardini -- Arbor haec maxima, gratissima vernan= ( 116 ) tibus fronditus..... Topiaria praestantis= sima in hortis ad altas pulcherrimasque se- pes . Lin. loc. cit. Ce ne è una varietà colle foglie di celor rosso scuro che ho veduta all’Orto Botanico di Firenze, la quale si può moltiplicare innestandola ‘sul Faggio comune, ed è utile averla per fare nei bo" schi di ornamento dei contrasti di colori. FICUS CARICA Sylvestris Fico Salvatico . Syst. Sex, Ord, Nat, Juss. CI. XXI. Ord, III CI, XV. Ord, III. Dioecia Triandria Urticae. Ficus foliis cordatis tri-quinquelobis , re- pando-dentatis, lobis obtusis, supra sca= bris, subtus pubescentibus receptaculis py- riformibus glabris. Wi. Fichi. Mattioli p. 309. Duham. T. 1 tab. 99. Lamarck Ilust, des genr. tab. 861. Figuier commun sauvage. Enc. Il Fico Salvatico è nativo dei nostri pae- sì, e nasce fra i sassi, nei muri vecchi, e su i calcinacci. Le varietà di buon frutto ci son venute dall’ Asia, e dall’Isole dell’ Arcipelago, e ai tempi di M. Catone eran già assai moltiplicate in Italia. be (II7) Del resto tanto il Fico salvatico, che il domestico non danno nessun vantaggio col legno, che è tenero, e molto soggetto a tarlare . FRAXINUS EXCELSIOR Frassino comune . Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. CI, XXI, Ord, II. CI. XIII, Ord. IV Dioecia Diandria Jasmineae. Fraxinus foliolis subsessilibus lanceolato- oblongis attenuatis serratis, floribus nudis, samaris apice obliquo emarginato . Vahl Enu. mer. Frassino. Mattioli p. 150 Duham. T. 1 i tab. 101. Ornus . Michel. N. P, Gen. p. 222 103 Fl. Dan. tab. 969. Frene commun. Enc. Il Frassino si trova nelle pianure, nelle valli, sul declive delle montagne e delle colline, in terreni leggieri e sabbiosi, nei galestrini, negli argillosi, e radicato an- cora fra i tufi e le pietre. La situazione per altro, ehe più gli conviene è lungo ì- ( 118 ) : torrenti, e i ruscelli, in terra leggiera e umida, ma ove l’acqua abbia lo scolo ne- cessario . Volendo far dei boschi di Frassini, si posson seminar sul posto, gettando venti, o trenta semi per buchetta, e poi trapian- tando altrove le piante sopranumerarie , co- me sì è detto usarsi per le Querci, Si moltiplica anche per margotto e per barbatella . Tenuti i Frassini a bosco ceduo si pos- sono tagliare tutti i sette o otto anni, e i rami allora tagliati servono per far pali, pertiche, e cerchi. Quando usavano le aste, le picche , e le lance, i manichi di esse si facevan con questi rami lunghi e diritti di Frassino . Fraxinus utilis hastis ( Ovid. Me- tam.) e Omero dice che l’asta di Achille. era pur fatta di Frassino. Il legno del Fras- sino infatti è molto furte, e anche più re- sistente dell’Olmo, e può servire per travi, e per travicelli da piccole stanze, se per altro è stato tagliato nel Novembre, e sbuc- ciato nella Primavera antecedente, perchè altrimenti si screpola, e intarla. Inoltre si piega e molleggia bene, perciò si adopra utilmente per stanghe da carrozza . E bian- co, duro, compatto, e si fanno con esso varj lavori col coltello e al tornio, come (119 ) eucchiai e bicchieri; è adoprato per diversi mobili, e i nodi son ricercati dagli intar- siatori per impiallacciature , perchè ben venati . Il Frassino si coltiva nelle pianure per sostener le viti. Non gli nuoce l’ombra degli altri alberi, e siccome è di radici ser- peggianti, e superficiali, così si può fra- mischiare ai Pini e alle Querci, quando hanno avuto il massimo diradamento, La corteccia di Frassino tinge in verde, ed è buona per la concia: le foglie si man- giano dalle bestie, e si conservano a que- st'oggetto fin’all’inverno, tagliando i rami al fine di Agosto, o ai primi di Settembre, e lasciandoli seccare all’ ombra . Miller per altro dice che il latte ne acquista un eat- tivo sapore. Dal Frassino infine si racco» glie per incisione la Manna, Il Fraxzinus heterphylla foliis simplici» bus compositisgue dentato serratis. Vahl Enum, che hà il più delle volte le foglie semplici, grandi, ovato-subcordate , pro- fondamente seghettate , e qualche volta ne ha ancora delle ternate, e delle quinato- pinnate, bisogna considerarlo come semplice varietà del Frassino comune, avendolo Per- soon veduto nascere dai semi di quello, ( 120 ) GENISTA CANDICANS Ginestra biancastra. Syst. Sex. - Ord, Nat. Juss, CI. XVII, Ord, IV. CI, XIV. Ord, XI, Diadelphia Decandria —Leguminosae Genista foliis ternatis villosis , racemulis brevissimis, subcapitatis lateralibus , legu- minibus hirsutis . Cytisus candicans. Enc, Cytise blanchatre, Enc, È un arbusto tutto peloso , di color verde biancastro , con fusti angolosi, e le tre fo- glioline delle foglie ternate quasi eguali fra loro , di figura ovale lanceolata, ma allar- gate verso la cima, I suoi fiori son gialli disposti in numero di tre a cinque in tanti mazzetti sulle cime dei rami laterali cortis- simi, l calici hanno due brattee laterali li- neari, piantate sul ventre, e una terza brat- tea alla base del peduncolo parziale, I le- gumi son compressi, ed essi pure pelosi, Trovasi nel Monte Pisano, e fiorrisce al fi nir di Aprile, ( 121 ) GENISTA TINCTORIA Ginestra Ginestrella . Genista foliis lanceolatis glabris, ramis | teretibus striatis, erectis ,leguninibus gla- bris. Wi. Genista tinctoria vulgaris. Clus. Hist. p. 101, Genistella infectoria . Lob. ic. 2, p.89. FI. Dan, t, 526. Baccellina, Ceretta, Ginestrina, Gine- strola, Ginestruzza, Guado salvatico . ° Genét des Teinturiers. Enc. Genestrole. Herbe à jaunir. GENISTA OVATA Ginestra bastarda, Genista follis oblongo-ovatis leguminibu- sque hirsutis, ramis teretibus striatis. W, Genista tinctoria linifolia, seu Genista florentina major, siliquis villosis. Michel. ap. Targ. Catal. H. Flor. p, 40, et p. 137. Ambedue queste Ginestre hanno le foglie semplici , e i fiori gialli solitarj nelle ascelle delle foglio superiori ove sembran disposti a spighe; ma la prima è quasi affatto gla- Tom. I. ( 122 ) bra, toltine pochi peli nei rami giovani, e l’esser le foglie appena appena ciliate; mentre la G. bastarda ha le foglie pelose anche nelle pagine, i rami giovani densa- mente pelosi, e soprattuto pelosi i legumi, che son glabri e nitidi nella Ginestrella, Ambedne sono adoprate per tingere in gial- lo. La Ginestrella è comune per tutti i bo- schi. La Ginestrella bastarda la raccolsi in . eerte collinette verso la Certosa di Firenze, e mi è stata mandata anche da Campiglia dal Sig. Carboncini. GENISTA IANUENSIS Ginestra cartilaginosa. Genista ramis argute triquetris, foliis simplicibus lanceolatis, margine cartilagi- neis, rameis inferioribus obtusis , legumini- bus nudis. Bertol, Genista florentina frutescens, tota gla- bra ,viminibus angulosis et plerumque trian- gularibus, foliis partim acutis, partim re- tusis, floribus luteis, siliquis glabris. Mi- cheli Catal, H, Flor, p. 40. ( 123 ) ‘ GENISTA GERMANICA Ginestra spinosa, Genista spinis verrucoso-compositis, ra- mis floriferis inermibus , foliis lanceolato hir- sutis, racemis terminalibus nudis , carina pubescente . VV. Genistella aculeata. Lob, ic, 2, p. 93. Genistella aculeata foliosa.J. Bauh. Hist, 1, part. 2, pag. 399. Genét germanique, Enc, Anche queste due specie hanno le foglie semplici.Sono piante basse che alzeranno al più einque o sei decimetri, e di fior gial- lo. La prima è glabra, ha i fusti triango- lari, e le foglie munite di un’orlo carti- laginoso ; la seconda ha i rami vecchi ar- mati di spine ramose, ed è pelosa, Tutte queste Ginestre posson aver luogo nei giardini per formar dei boschetti, Fio- riscono nel Maggio. GLOBULARIA ALYPUM. Globularia fruticosa. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. IV. Ord. I. CI. VIII. Ord, I. Tetriandria monogynia Lysimachiae, ( 124 ) Globularia caule fruticoso , foliis lanceo- fatis tridentatis integrisque, capitulis ter- minalibus. Ait. Kew. Alypum montis Ceti narbonensium . Lob. ic. 370, Alypum monspeliensium seu frutex ter= ribilis. J. Bauh. Hist, 1, p. 598. È un’arboscello di foglie perenni lanceo- late, appuntate, alcune delle quali, e spe- cialmente quelle dei rami floridi, tridentate nella cima, glabre e di color verde mare, con fiori turchinicci , disposti in piccoli ca- polini ottusi, solitarj e terminali ai rami, Egli è spontaneo sulle scogliere maritime a Piombino, a Talamone, e nel Monte Ar= gentaro , e fiorisce nel Maggio, HEDERA HELIX Ellera comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss,. CL FO. 1. CI. XI. Ord, III Pentandria Monogynia, Caprifolia Hedera foliis tri-quinquelobis, floralibus ovatis, umbella ereeta. W, } Hedera arborea . Hedera Helix . Mattiol. pag. 659, 660, Duham, T. 1, tav. 115, 118. ( 125 ) Lellera, Lierre d'Europe, Enc, L’ Ellera è una pianta sempre verde le- gnosa , rampicante, da cui vediamo rivestiti i vecchi alberi, le grotte e frane dei mon- ti, i vecchi edifizi etc, cosicchè par desti- nata dalla natura a coprir le brutture sulla superficie della terra, Ell’è però utilissima nei giardini per impiegarla, laddove si vo- glia rappresentare qualche monumento che abbia l’aria di antichità. Si può tenere an- che isolata a fantoccio , farne Archi ec. Tro- vasene una varietà salle foglie variegate di bianco, una colle foglie variegate di giallo e una colle bacche gialle che è 1° Hedera poetica degli Antichi. Si moltiplicano per seme e per barbatella. Nella Bretagna danno le foglie a man- giare alle Capre e alle Vacche, Dai grossi tronchi,scola naturalmente la Gomma Edera. HIPPOPHAE RHAMNOIDES Olivello spinoso. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. Cl. XXII. Ord, IV. Cl. VI. Ord, IT. Dioecia Tetrandria. Elaeagni, | Hippophae, foliis lineari-lanceolatis su- pra glabris subtus albidis lepidotis. W. ( 126) Rhamno secondo . Mattioli p. 173. Duham. T. 2, tav. 49. FI. Dan. t. 265. Argeussier d'Europe. Enc, Le foglie di questo arboscello sono strette, lanceolate appuntate , di sopra di color verde eupo , e di sotto di color bigio argentino , LI fiori non sono di alcuna apparenza: i frutti son bacche giallo-ranciate , di sapore acido astringente. I fusti producono molti rami, che hanno la scorza bigia, e delle spine semplici alle ascelle delle foglie. È buono per farne siepi, e per tenerlo nei giardini a boschetti ove fa buona figura per il co- lore delle sue foglie. L’ho veduto spontaneo verso Trespiano . Non è ‘punto delicato sulla qualità del ter-. reno. Mette le foglie ‘alla fine di Marzo; e le perde nel Novembre. Si moltiplica fa. cilmente peri polloni che mette dalle radici, | ILEX AQUIFOLIUM Agrifoglio Pizzicatopo . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C1, IV. Ord, IV. CI. XIV. Ord, XIII, Tetrandria Tetragynia. Rhamni. Hex foliîs acutis spinosis nitidis undula- tis , floribus axillaribus subumbellatis . Lin. ( 127} Aquifoglio, Mattioli pag. 179 Duham, Arb, T. 1, tav. 22. FI, Dan, tav, 508. Alloro spinoso . Pugnitopo maggiore, Houx commun, Enc, - L’ Agrifoglio nasce nei monti, e trovasi per lo più nei siti freschi e adombrati ; fio- risce nel Maggio, e matura i semi nell’ Ot- tobre. | Essendo sempre verde, è bene impiegato per far dei boschetti da inverno nei giar- dini, ove fa buona figura per la forma, e per il bel colore delle sue foglie. Così pure è attissimo per siepi, le quali riescono ve- ramente impenetrabili, Dalla scorza dell’Agrifoglio si fa la Pa- nia. Il legno è bianco, duro, solido, com» patto, e si impiega dagli stipettai per filet- tature, impiallacciature, e intars), L'anima diventa nera coll’ingrossar dell’albero , e il legno prende artificialmente il color nero in modo da imitar bene l’ Ebano. Disgra- ziatamente si scarseggia di alberi capaci di dare dei grossi pezzi di legno. Bisogna seminar le coccole di Agrifoglio in terriccio vegetabile, leggiero, in luogo adombrato, e mantenerlo leggermente umi- do, Son per altro difficili a nascere, e stan- no due e tre anni sotterra prima di germo= (128) gliare, Si moltiplica anche per barbatella: Trovansi diverse varietà di Agrifoglio, cioè colle foglie senza spine, col margine e le spine gialle, o dorate, © argentine, o rosse, e una finalmente che ha le spine an- che sulla pagina superiore delle foglie, che è l’Il. Ag. e ferox foliis supra echinatis W. ed è coltivato all’ Orto Botanico di Firenze. JUNIPERUS COMMUNIS. Ginepro comune. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. Cl. XXII, Ord. XII. €1. XV. Ord. V. Dioecia Monadelphia. Coniferae. Juniperus foliis ternis patentibus muero- natis, bacca longioribus. Lin. Ginepro.Mattioli p. 135. Juniperus., Lob. ie. 2, p. 322. Duham, T. 1 tav. 127. Genevrier commun. Enc, JUNIPERUS OXYCEDRUS, Ginepro rosso . Juniperus foliis ternatis patentibus mu- eronatis, bacca brevioribus. Lin. Cedro phenicio, Mattioli pag. 142. Oxy- cedrus. Clus, Hist, pag. 39 Duham. T, 1 tab. 128: ( 129 ) Genevrier Oxicedre. Enc, Le Cade. n Il Ginepro comune trovasi nei boschi di monte, e nei terreni più aridi e pietrosi. Il Ginepro rosso fra di noi è più! frequente sul litorale arenoso e sulle scogliere marine, ma trovasi ancora su i poggi dell’Imprune- ta, e nelle colline Volterrane. E più grande in tutte le sue parti del Ginepro comune, e le sue coccole son grosse all’incirca quan- to una nocciòla, e di color giallo rossiccio, I semi dei Ginepri stanno spesso due anni prima di germogliare, benchè seminati su- bito dopo la maturazione. Prima di semi- narli, giova toglierli tutta la polpa dalla quale son circondati, colle lozioni, o col soitregarli fralle dita; e la terra che si ri- chiede per questa sementa vuol esser gras- sa, e mescolata con un poca di rena, e di terriccio, Si possono moltiplicare per mar- gotto: difficilmente prendono per mazza ; e per trapiantarli, bisogna prendere le piante piccolissime, e conservare il pane intorno alle radici, Il legno dei Ginepri è edoroso nel bru- ciare , forte, di lunga durata, e buonissimo per i lavori che devono stare esposti all’aria. Juniperus subdialibus aptissima, Plin. H. N. L. XVI. C. IV. f 2 ( 130 ) | Ci è una varietà del Ginepro comune, che cresce fino alle cinque, e alletsei brac- cia. Il Ginepro rosso vien molto più gran- de, e anche assai grosso , e del legno di que- sto ne fanno'le dogherelle per barili, e-bot-. ticine da liquori. Plinio ci dice che le travi del tempio di Diana in Sagunto erano di Ginepro . Loc. cit. ma credo che si debba intendere dell’ Juriperus Hispanica che pas- sa anche i dieci metri in altezza, Si fanno con questi legni dei bei lavori al tornio, son ottimi per farne pali, e la loro scorza può servire a farne corde, Le loro cocco-. le, pure rendon profitto , perchè si adoprano per estrarne un’olio essenziale, per farne Estratti, Rob, Tinture medicinali, e son ricercate nei paesi del Nord, ove le impie- sano per ottenere un liquore fermentato spi- ritoso . Dal legno del Ginepro rosso si ottiene per distillazione un’olio fetido, conosciuto sotto il nome di o/io di Cade, che è un medica- mento per la scabbia, e per le ulceri dei ca- valli. I Ginepri hanno il vantaggio di poter vi- vere nei terreni i più infelici, e possono es- sere un mezzo per principiare a popolare i monti aridi e sassosi. Possono aver posto nei Giardini sia per farne siepi e boschetti, 0 ( 131 ) tenergli tagliati a fantoccio, piramide ec. Soffrono bene la forbice, e devon potarsi nel Luglio . Fioriscono nel Marzo, e i frutti ma- turano nell’ Ottobre. JUNIPERUS SABINA. Ginepro Sabina . Juniperus foliis oppositis obtusis medio glandulosis, quadrifariam imbricatis, tenel- lis acutis oppositis , caule fruticoso. W. Sabina baccifera e Sabina senza bacche. Mattioli p. 137, 138. Genuina Sabina et Sabina rvulgatior. Lob, ic. 2, p.219. Duham. T. 2, tav. 62, 63... Cedrus maritima foemina, folio cupressi tenujore quasi quadrangulo baccis rubris. Micheli Rar. ap. Targ. Viag. Genevrier Savinier. Enc. È difficilissimo il moltiplicar la Sabina. Dei semi, benchè colti nel vero punto della maturazione, e seminati con tutte le debite cautele, in terra appropriata, appena ne na- sce un dugentesimo ; non mi è mai riuscito moltiplicarla per barbatella , nè per margot- te, e trasportando le pianterelle nate spon- taneamente in campagna, bisogna attenersi a quelle che di poco hanno spuntato sul ter- ( 132 ) reno, perchè se sono grandette, è quasi im- possibile non offenderli le radici, ein tal caso non: sì riattaccano . La Sabina trovasi spontanea sulle rive del mare, non nelle pianure o nelle sabbie , ma nelle scogliere , e nelle colline, e monti ma- rittimi, aridi e sassosi: e io ne ho veduta qualche pianta alla distanza di quattro o cin- gue miglia ( 6-8 chiliom. ) dal mare, ma nella sommità di un monte da cui il mare era visibile, cosicchè pare , che per lei l’aria marina sia necessaria. Ce ne è peraltro una varietà di fusto repente che trovasi anche in luoghi molto lontani dal mare. Willdenow ne fa menzione e dice che nasce nelle alpi di Salisburgo ; e fra di noi ritrovasi nell’ Ap- pennino Pistojese. E un albero di seconda grandezza , ma ne ho viste alcune piante nel monte Argentaro, eguali in grandezza alle Querce. Il suo le- gno è durissimo, e buono a lavori di resi- stenza. Fiorisce quando i Ginepri . LAURUS NOBILIS. Alloro comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. IX. Ord. I. C1. VI. Ord. IV. Enneandria Monogynia. Lauri. ( 133 ) Laurus folits lanceolatis coriaceis s fubun- dulatis venosis perennantibus s floribus sub- quadrifidis dioicis . Pers. | Lauro. Mattioli pag. 146. Lob. ic. a, P. 141. Duham., T. 1, tav. 134. Orbaco . ; Laurier commun. Ene. È noto che quest’ albero era in gran vene- razione, presso gli antichi Romani . Si cre- deva che preservasse dai fulmini, chele sue foglie nel bruciare predicessero i buoni e sinistri eventi, che allontanasse dalle abita- zioni i genj cattivi, e con esso si incorona- vano i Cesari, i Trionfatori , i Poeti. Era l’ albero particolarmente dedicato ad Apoh lo, cui Ovidio facendo deplorare la perdita di Dafne cangiata in Alloro , gliene fa esporre 3 principali usi cui era destinato, con i se- guenti bellissimi versi. At quoniam conjue mea non potes esse, Arbor eris certe dixit mea; semper habebunt Tecoma,tecitharae, te nostrae, laure , pharetrae. Tu ducibus latiis aderis , cum laeta triumphum Vox eanet, et longas visent capitolia pompas. Postibus Augustis eadem fidissima custos Ante fores stabis, mediamque tuebere quercum. Utque meum intonsis caput est juvenile capillis ; Tu quoque perperuos, semper gere frondis honores. Ovid. Metam. (134). L’ Alloro sempre verde fa molto comodo nei giardini, per far muri di verzura, ra- gnaje, boschetti, siepi ec. 1l legno non ha alcun uso particolare. Una volta era molto adoprato in medicina /’olio Zaurino , che si estraeva dalle bacche di alloro, ma in è oggi non ha più credito . Fiorisce alla metà di Marzo, e matura i frutti nell’ Ottobre. Bisogna seminarli al po- sto, o trasportarvi le piante piccolissime, perchè son difficili a riattaccarsi . Catone, e Columella propongono spesso le foglie di Alloro come rimedio nelle malattie dei bovi, e pressoi Romani avean esse luo- go anche nelle cucine, e le sottoponevano a diverse schiacciate o focacce, e specialmente ‘ ai così detti mustacei, dei quali era pure un’ ingrediente la raschiatura di ramo di al- loro. Le portavano pure sulle tavole alla fine dei pranzi, mescolate ai dolci, e alle frutte a comodo dei bevitori, che le masti- cavano per non puzzar poi di vino: Foetere multo Myrtale solet vino Sed fallat ut nos, folia devorat lauri, Merumque cauta fronde non aqua miscet. Martial. ( 135 ) LAVANDULA SPICA, Spigo comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Ci. XIV. Ord. I. CI. VIII.Ord.VI. Didynamia Gymnospermia. Labiatae. Lavandula foliis sessilibus lanceolato- linearibus margine revolutis, spica inter= ‘rupta nuda. W. Lavanda. Mattioli p. 35. Spica Lavendula . Lob. ic, p. 431. Spigo salvatico . Nardo italiano . Mattioli p. 34. Nardus italica sive spica recentiorum &c. Lob. ic. p. 431. Spigo domestico . Lavande commune . Enc. LAVANDULA STOECHAS. Spigo Stecade. Lavandula foliis sessilibus linearibus t0- mentosis margine revolutis, spica coarctata comosa bracteis subtrilobis. Ait. Savi Mater. Medic, vegeti t:55, Stecha . Mattioli p. 736. Stoechas arabica. Barrel. ic; 3o1. Lavande stecade . Enc. | ( 136 ) Vivono ambedue nei terreni aridi e sas- sosi dei nostri monti. Sono arbusti di vago aspetto e di grato odore , specialmente il pri- ino , di cui si distillano i fiori per ottenerne l’olio aromatico ec. La Stecade suol’aver corta vita tenuta nei giardini, ma lo Spigo comune ci vive benis- simo, ei diventa di foglia più larga, e si moltiplica colla massima facilità per mazza . Ambedue possono impiegarsi per adornare le colline nei giardini all’ Inglese. LIGUSTRUM VULGARE Ligu stro comune. Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. Cl. II. Ord. I. CI. VIII. Ord. IV. Diandria Monogynia. Jasmineae . Ligustrum foliis lanceolatis acutiusculis, panicula coarctata. W. Ligustro. Mattioli p. 187. Duham. T. 1, t. 137. Ligustrum . Lob. ic. p. 131. I Ruwistice;.Luistico. Ruvistid . Qi Troene commun. Enc. Il Ligustro vive in tutti i terreni, e anche sotto l’ ombra degli altri alberi. Ce n’ è una varietà sempre verde, e una che perde le fo- ( 137 ) slie nell'inverno. Nell’Aprile si carica di bei grappoletti di fiori di un bianco sì bello, che son spesso serviti di oggetto di paragone ai Poeti, nel descriver la bianchezza delle carni delle Belle da loro lodate. Fa buona comparsa tenuto a boschetto nei giardini. Una volta se ne facevan le siepi, ma siccome irami crescono prestissimo, così rendesi incomodo il potarlo spesso , ed è mol- to difficile il fargli conservare una figura de- terminata . I suoi ramoscelli si adoprano per far gabbie e panieri, e colle bacche, che son mature nel Novembre, si può fare una tinta rossa. Il legno è bianco, sodo, e durevole . Si moltiplica per mazza, per margotto, e per barbatella colla massima facilità . LONICERA CAPRIFOLIUM. Madreselva Caprifoglio . Syst. Sex. ì Ord. Nat. Juss. CI. V. Ord. I. CI, XI. Ord. III, Pentandria Monogynia. Caprifolia Lonicera floribus verticillatis terminalibus ringentibus, foliis oppositis glabris, summis connato-perfoliatis , inferioribus petiolis tan- tum connatis. Fl. Pis. | Periclimeno . Mattioli p. 1024. Peryclimenum perfoliatum calidarum re- ( 138 ) gionum. Lob. ic. 632. J. Bauhin. PAESE. 2, p. 104. Abbracciabosco, Caprifolio, Madreselva. Chevre-feuille des Jardins. Enc. LONICERA PERYCLYMENUM Madreselva Abbracciabosco . Lonicera capitulis ovatis imbricatis ter- minalibus , corollis ringentibus, foliis oppo- sitis glabris , petiolis connatis. F1. Pis. Peryclimenum non perfoliatum, Lob, ic, 633. J. Bauh, Hist, 2, p. 104, Periclimeno, Madreselva, Cheovre-feuille des bois, Enc, LONICERA ETRUSCA. Madreselva Mansorino. Lonicera capitulis terminalibus plerumque ternis , floribus ringentibus, foliis pubescen- tibus oppositis summis connato-perfoliatis , inferioribus petiolis tantum connatis . Fl, Pis. L.etrusca.Santi viag. al M. Amiatatav. 1. Mansorino . Son piante scandenti, comuni nelle selve, nei monti, e nelle siepi, Mettono le foglie ( 139 ) nel Febbrajo, ma il Mansorino spesso con- servasi verde anche nell’Inverno, Il Capri- foglio eomincia a fiorire a’ primi di Aprile; l’ Abbracciabosco verso i primi di Giugno, e il Mansorino alla metà di Maggio. Le Madreselve servono benissimo a coprir capanne, cerchiate, chioschi, per intral- ciarsi sugli alberi, e quando son fiorite fanno un colpo d’ occhio veramente piacevole, I fiori son belli, in gran numero, e gratamente odorosi, Il Mansorino ha i fusti più validi delle al- tre due specie, e potato atempo,e a dovere, si può tenere isolato, e dargli fisura di ces spuglio, di fantoccio ec. Si moltiplicano tutte queste. specie per seme, ma è facilissi- mo moltiplicarle anche per barbatella, e per margotto, e basta che un ramo tocchi un poco la terra, perchè presto getti le radiche, Si adattano a tutti i terreni, MESPILUS GERMANICA,. Nespolo comune. Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. CI, XII. Ord. IV. CI. XIV. Ord, X. Icosandria Pentagynia. Rosaceae, Mespilus inermis foliis lanceolato-ovatis , subtus tomentosis , floribus sessilibus solita- riis, Lin, ( EdO ) Nespole secondo. Mattioli pag. 272; Mespilus. Lob, ic, 2, p, 166. Duham, T. a, tav. 4. Neflier commun, Enc, _ Il Nespolo nasce nei boschi, e nei monti, e vegeta in tutti i terreni, Mette le foglie ai primi di Marzo , fiorisce poco dopo la metà di Aprile, e si spoglia nel Novembre, I suoi frutti non son di alcuno oggette, mangiandosi solamente per capriccio da qual- cheduno nell'inverno, quando principiano a putrefarsi, giacchè fuori di quest’ epoca son sì acerbi , e austeri, che è impossibile sof. frirli in bocca, Il legno del Nespolo è RISE e duro, e si può alfa praté per gli stessi usi che si son notati al Corniòlo, MYRTUS COMMUNIS Mortella Comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XI. Ord. I. Cl. XIV. Ord. VII. Icosandria Monogynia. Myrti. Myrtus floribus solitariis involucro di- phyllo . Lin, Myrtus communis y italica, W., ( 141 ) M. foliis ovato-lanceolatis acutis, ramis rectioribus . Mill. | Mirto, Mattioli p. 248. Duham, T., 2; t.9. M yrte commun. Enc. Anche questo era uno degli alberi sacri per i Gentili; e le donne se ne cingevan la fronte, quando nelle Calende di Aprile sa- crificavano a Venere , cui era principal. mente consacrato . Egli era poi il Simbolo degli Amori infelici, e Virgilio colloca nel- l’ Inferno gli Amanti disperati, dentro una selva di mortelle ; Hic quos durus Amor crudeli tabe peredit Secreti celant calles, et myrtea circum Syloa tegit . Virg. A&neid. 6. v. 441. Plinio ci fa sapere, che la Mortella ser- vì qualche volta per corona ai Trionfatori, e pare che il primo a servirsene fosse Postu- mio Tuberto, tornando vincitore dai Sabi- ni. Ell’era poi la corona consueta delle Ovazioni, Plin. Hist. Natur. L. XVI. Da Palladio si rileva (Januar. Tit.XPII, et XVIII.) chei Romani profumavano il Vino, e l’Olio, coll’infondervi le bacche, e le feglie di mortella , e delle bacche pur si servivano in luogo di Pepe, specialmen- te per far la salsa al Cinghiale, Plin. loc. cit. (142) Si adoprano ora le foglie per la concia elelle pelli, se ne fa l’acqua stillata, è in © credito l’olio essenziale estratto da esse, e si impiegano per decozioni, cataplasmi, e simili preparazioni per restringere e corrobo- rare. Con i rami sottili se ne fanno pariuz- ze, per gli uccellatori . E poi tenuta nei giardini per bellezza, e fa bella comparsa .. nei bosehetti da inverno. Nasce nei monti sassosi , e sterili, nelle scogliere marine, e sui littorali arenosi, Amantes litora myrtos. Fiorisce alla metà di Giugno . Si moltiplica per seme, per margotto , e per mazza. Se ne coltivano nei giardini diverse va- rietà, e principalmente la Mortellina o Mir- to tarentino . , Myrius communis 3 tarentina W. M. foliis ovatis, baccis rotundioribus . Mill. Mirto Tarentino, Mattioli p. 249. Du- ham. T.a;.t.:11. . La Mortelle di Spagna o Mortella dop- pia-Myrtus communis è boetica W. M. boetica latifolia domestica. Clus. Hlist, p. 65, La mortellina di foglia acuta - Myrtus communis x acuminata \V. M. domestica fructu albo, Clus. Hist, | pag. 67. ( 148 ) NERIUM OLEANDER & Oleandro mazza di S. Giuseppe. ® Syst. Sex. i Ord. Nat. Juss. C1. V. Ord. I. C]. VIII. Ord, XIV. Pentandria Monogynia, Apocineae . Nerium calycis laciniis squarrosis, ne- ctariis tricuspidatis cauda antherarum fa- cem non superante . Targioni Annal. del Mus, di Firenze, T, I, Nerio. Mattioli p. 1160. Duham. T. a; t, 12, Oleander laurus rosea, Lob, ic. p, 364. Leandro, Alloro indiano, Ammazza l’A- . sino. Lauro roseo, Laurose commun, Enc, Laurier rose. Ho vista questa bella pianta spontanea nel monte Argentaro sulla riva del mare. Ella produce i suoi fiori rossi, ai primi di Giu- gno, e la sua fioritura è veramente brillan- te, e per questo motivo, e per il bel verde delle sue foglie perenni, si gradisce nei giardini, ove i boschetti che con essa si fan- no son sicuramente dei più belli. I semi maturano nel Gennajo , 0 nel Feb- brajo, e seminati subito nascono facilmen- ( 144 ) te, e le nuove pianticelle si trattano come lle dell’Anagiride, benchè son meno de- tighte. Si moltiplica facilmente per mar- gotto . È E’ nota a tutti la facoltà errina o sternu= tatoria, che possiede in grado eminente ; come ancora che le sue foglie son un buon rimedio contro la rogna. Il legno non la cede in bianchezza all’ A- grifoglio, ma è di fibra più debole, ORNUS EUROPAEA Orniello comune, Syst. Sex. - Ord, Nat, Juss, CI, IT, Ord, I. CI. VIII, Ord. IV. Diandria Monogynia Jasmineae Ornus fololiis lanceolatis, attenuatis , pe- tiolatis, serratis, Fraxinus Ornus, Lin. . Fraxinus. Micheli. N. P. Gen, p. 225; tab. 107. Orno, Avornio, Avorniello, Fréne à manne. Ene, Dall’ Orniello si raccoglie la Manna, si usa ancer per regger le viti, e il di lui le- ; gno è adoprato ai medesimi lavori che quel- lo del Frassino, Son poeo stimati l’uno e l’altro per i Camminetti perchè bruciane ( 145 ) con difficoltà, e per l’istesso motivo il lore carbone non è in gran pregio ì OSTRYA VULGARIS Ostria Carpino nero. Syst. Sex, Ord, Nat, Juss, C1, XX, Ord, VII. CI, XV. Ord, IV Monoecia Polyandria . Amentaceae Ostrya strobilis ovatis pendulis, foliis 0- matis acutis, gemmis obtusis. VV. Ostrya italica carpino similis etc, Micheli N. PI. Gen, p. 223; tab, 104. f, 1, 2, Charme è fruitis d’ houblon. Enc, L’ Ostria somiglia molto il Carpino, ma è più piccola, ed ha gli Strobili fatti a nap- pa bianchi, formati di tanti follicoli ovati appuntati, gonfi‘alla base. Ha gli stessi usi e si moltiplica nella stessa guisa che il Carpino, Trovasi nei monti, Ancor questo conservale foglie secche fino ai primi di Aprile, che allora: spuntando le foglie nuove, quelle cadono . PASSERINA HIRSUTA Sanamunda Passerina . Systi Sex, Ord, Nat. Juss, CI, VIII, Ord, I, CI, VI, Ord, IT, Octandria Monogynia , Thymelaeae Tom, I, g ( 146 ) Passerina foliis carnosis extus glabris, eaulibus tomentosis . Lin, Sanamunda III, €lus. Hist. p, 89. Erica Alexandrina italorum , Sanamunda III. Clusii, Lob,ic.2, p. 217. Sesamoides parvcum Dalechampii, SJ. B. Hist, 1. p. 595. O Spazzaforno Passerine velue. Enc, È un arboscello curioso , che alza circa a un metro, con molti rami che paion fatti a catenella in grazia delle foglie che son $ic- cole, sessili, triangolari, ottuse, carnose , connesse, avvicinate fra loro, non patenti ma quasi applicate ai fusti, Dalla parte e- sterna gobba, queste foglie son glabre , lu- stre, e di un bel verde più o meno cupo; dalla parte interna poi son concave e coper- te di peluria bianca. I fusti pure son bian- chi e pelosi e questa peluria travedesi un poco verso la cima dei rami e sù i bordi delle foglie, il che gli dà grazia, 1 fiori son piccolissimi, di colore erbaceo e di nessuna apparenza, ma la pianta è molto bella, sem- pre verde, e tenuta a boschetti deve fare un bell’ effetto, É per altro difficile assai il procurarsele, Ho vedute che levate dal luo- go nativo anche piccolissime , benchè pian- Le: me | (147) tate con tutta la diligenza quasi sempre van- no a male; e seminati più volte dei semi che parevan ben maturi, quasì mai mi son nati, Nel Giardino di Pisa evvene una, piccola è vero, ma che vegeta bene e pare assicu- rata, la quale spero che si potrà moltipli- care per margotto, E spontanea sulle scogliere del Mar To- scano, Giovanni Bauhino dice che la ved- de a Firenze nel Giardino del G, Duca, ove era col nome di Aproxis , e pare infatti che sia l’ Aproxis di Plinio, Cesalpino ne ha parlato chiaramente e ha indicato uno di quei luoghi in cui si trova spontanea, cioè le scogliere intorno Piombino, e racconta che le sue radici servivano di Miccia ai Soldati Spagnoli per la facoltà che esse hanno di conservare il fuoco quando son ben seccate, Gli abitatori dei luoghi m-aritimi, fanno delle granate con i rami di questa pianta , e se ne servono per spazzare ì forni; PERIPLOCA GR/ACA Periploca Scandente + Svyst, Sex, Ord, Nat, Juss, CI. V. Ord, I. CI. VIII, Ord, XIV. Pentandria Monogynia. Apocineae, ( 148 } Periploca floribus interne insite termi- nalibus, \V. Apocynum secundum sings o Clus, Hist, p, 125, Periploca serpens angustiore folio. Lob, le, p. 631. | Lamarck illustr, des genr, PI, 177. Topi, Periploque de Grece, Enc. Soie de la Virginie. Bourreau des arbres. Abbonda nella selva Pisana, ove si av- viticchia ai Frassini, e agli Ontani, e gli si avvolge sopra con tanta regolarità, e i smoi fusti son sì tenaci , che spesso si trovan questi alberi con tronco così bene incavato a spira, che sembran lavorati artificialmente. Ne fanno con i rami sottili dei canestri e delle sporte ordinarie, e può figurare nei giardini a coprir cerchiate, e simili orna- menti, perchè eresce presto, fa molta ver- zura , ha le foglie di un bellissimo verde, e i fiori curiosi e particolari, benchè di poca apparenza, Mette le foglie ai primi di Apri- le, fiorisce verso la metà di Maggio, e sì spaglia ai primi di Novembre. Ama i terre- — ni bassi, e umidi. I semi nascono facilmen= te, e si moltiplica benissimo per margotto ,° e per barbatella, n ( 149 ) PHILLYREA LATIFOLIA Lillatro di foglia larga + Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, C1. II, Ord, I. CI. VIII, Ord, IV. Diandria Monogynia. Jasmineae, — Phyllirea foliis ovato-oblongis subcorda- tis. Ait. Kew. Phyllirea arbor Galloprovinciae , verior Macaleb Serapionis, Lob. ic, 2. , p. 132. Filaria à feuilles larges. Enc. PHILLYREA MEDIA Lillatro mezzano. Prafiieo foliis oblongo-lanceolatis inte- gerrimiSerratisque, Ait, Kew. Phillirea, Mattioli. p. 189. Duham, T. 2, t. 25, PHYLLYREA ANGUSTIFOLIA Lillatro di foglia stretta. Phyllirea foliis lineari-lanceolatis inte- gerrimis, Lin, Phyllirea quarta et quinta. Clus, Hist, p. 32. Phyllirea angustifolia, Lob, ic. 2., p. 132, ( 150 ) Filaria à. feuilles etroites . Enc. Alberetti sempre verdi, che vivono nci monti, di legno bianco , e durissimo, e ra- mi-folti e rigidi. Possono utilmente impie- garsiì per siepi perchè soffrono bene la for- bice, e son capaci di resistenza , e figurano nei giardini tenuti a boschetto , Si moltipli- cano per seme, per margotto, e per barba- tella, ma mettono le radiche difficilmente : Fioriscono nel Marzo, Trovansi nei monti , e le più comuni sone la P. media e l’angustifolia , Della P. lati- folia se ne vedono molte piante grandi e bellissime nell’Imperial Giardino di Boboli: questa ha le foglie ovato-bislunghe seghet- tate, e in una varietà le seghettature sono | molto acute così che la foglia pag circon- data di spine, come è rappre Sffta dal Clusio Hist, p, 51, Phillyrea I. La P, media ha le foglie lanceolato-bislunghe e poco seghettate; e la PA. angustifolia le ha li- meari lanceolate e intiere. PINUS PINEA Pino Domestico. Syst. Sex, I Ord. Nat, Juss, CI, XX, Ord, VII, C1. XV. Ord, V, Monoecia Polvandria, Coniferae. nni ite ci ___ na pr ( 151 } Pinus foliis geminis primordialibus cilia- tis, conis ovatis obtusis subinermibus , folio longioribus, nucibus duris. Ait. Pino domestico . Mattioli p. 108, Duham. T.2 ; t.27. Pinus ossiculis duris foliis longis .J. Bauh, Hist. 1, part, 2; p. 248, Pinus sativa fructu acuto, squamis pro- tensis acutioribus, ossiculis duris. Michel, Agr. Flor, Pino da pinocchi, Pin Pinier. Enc, Pin de pierre-Pin pi- gnon-Pin cultivé . PINUS PINASTER Pino salvatico. Pinus foliis geminis validis praelongis, vagina lacera j conis reflexis, elongato-acu-= minatis , squamarum plica transversa eleva- ta, subretroflexa, Bertol, Dec, 3; p. 43, Un'altro Pino maritimo . Mattiol, p. 112. Pinus maritima altera J, B. Hist. 2; p. 258. fig. et Pinus sylvestris maritima , conis fir- miter ramis adhaerentibus. V. p. 257 quoad descript, - Duban,T.2;t. 20, Pinus Sylvestris montana et maritima procerior , foliis palmaribus crassis perama- ris, fructu angusto pyramidato spithamam ( 152 ) Tongo: deorsum reffero, cum squamis ele- vatis et cuspidatis. Mich. Rar, etin append, ad Catal. H, Flor, Targioni. p. 161. Pinus maritima, Decand, FI. fr. Pinus Laricio.Santi Viag. 3., tav. 1. . Pino marino. Pin maritime. Enc, Pin de Bordeaux. Queste son le specie che si trovano spon- tanee in Toscana, 1 Pini del Monte Pisano son tutti P. Pinastéer ad eccezione di pochi individui di P. Pinea che ben si vede esser- el stati seminati, Le Pinete del litorale del. le Maremme Senesi son formate esse pure quasi intieramente di Pinaster:in quelle poi del litorale Pisano, dei monti di Artimino, di Monte Lupo , di S, Romolo, di Casi- gnano si trovano ambedue le specie- Del Pinus Pinea trovasi una varietà col guscio del seme fragile , però chiamato Stiacciama- ne, Targioni nei suoi viaggi nota di averlo veduto a Camugliano , e lo indica, secondo il Micheli per Pinus sativa foliis oblongis » fructu pyramidato acuto , squamis protensis acutioribus instructo , ossiculis fragilibus et weluti deustis; calyptra seminum albicante* Mich, Rar. Il Pinus Laricio foliis gseminis longiss îimis difformibus , strobilis ovatis, squamis basi ( 153 ) angustioribus apice crassissimis non angu- Zatis. Enc., credevasi generalmente che na> scesse spontaneo nei contorni di Viareggio , ove per altro non è mai stato veduto nè da me nè da altri, che ce l’ hanno espressa- mente cercato, ed i Pini in tal luogo spon- tanei son tutti individui del P. Pinaster,che per tal ragione erasi confuso col Pinus La- ricio. Ho veduto uno strobilo di Pinus La- ricio venuto di Parigi, ed ho conosciuto es- sere affatto simile a quelli di quel Pino che io nella Flora Pisana descrissi sotto il nome di Pinus resinosa, di cui me ne mandò al- lora un ramo fruttifero il fu Dott. Sebastiano Sichi Medico a Vico Pisano, ma di cui non si son mai più potuti trovare individui vi- venti fra Buti e Vico, ove mi aveva detto che ritrovavasi. Un’altro strobilo simile a quello venuto di Parigi esiste nella collezio- ne dell'Orto Botanico di Pisa, con etichetta, che mi pare di carattere del Micheli, in cui è scritto Pinaster sylvestris austriacus se- cundus. Clus. Hist. 1, p.31, a cui corri- sponde il Pinaster latifolius julis virescen- tibus seu pallescentibus. C. Bauh. Pin. p. 492 , onde tenendo dietro a tali sinonimi, il Pinus Laricio sarebbe l’istessa cosa che il Pinus sylvestris $ di Willdenow . Nell’ Enci- clopedia Botanica il Pinaster latifolius julis g 2 \ ( 154 ) virescentibus, seu pallescentibus di Gaspero Bauhino è riportato al Pinus maritima o Pi- nus Pinaster, ma male a proposito, troppa essendo la differenza nella forma e propor- zione dei coni del P. Pinaster, con quelli di cui dala figura il Clusio loc. cit. La figura del Pinaster austriacus major albus et niger data da Giov. Bauhino Hist. 1, part. 2, pag. 255 rappresenta la medesima pianta, ed è copiata da quella del Clusio . 3 I Pini son’ alberi di grandissimi usi. Il legno come ognun sà è forte e di lunga du- rata, buonissimo per adoprarsi in luoghi umidi, per lavori di navi, condotti per le acque ec. Brucia facilmente con molto ca- lore, e bella fiamma, e con pezzi di questo legno facevano gli antichi le Tede che ac- cendevano agli sposalizj e ai funerali. Rendono utilità grande ancora col loro sugo proprio resinoso, che si ottiene sotto varie forme, Facendo delle incisioni all’ al- bero, che giungano fino al corpo legnoso, scola da esse il sugo resinoso liquido che ehiamasi Pece grassa ( Galipot ). La Pece grassa rimasta attaccata all’albero, natural. mente condensata , è conosciuta sotto il no- ie di Ragia,(Barras). Fatta poi bollire la Pece grassa fino a che abbia perso tutto l’olio volatile e filtrata e laseiata raffreddare , ae- TRAI. Po inIl pe ( 159 ) quista un colore rosso bruno, e un gtado di secchezza per cui facilmente si stritola , ed è allora che chiamasi Colofonia, o Pece greca ( Brai sec ). Se una tal bollitura sì fa in un’ alambicco, si ottiene per distillazione un’ olio etereo detto impropriamente Acqua di Ragia o Spirito di Terebentina, ( Eau de Raze, Esprit de Raze); e la. parte più liquida e la più pulita della Pece grassa separata per mezzo di uu moderato calore , somiglia malto la vera Terebentina e ad essa per molti usi si può sostituire ; se la Pece grassa si fa bollire con dell’acqua agitandola continua- mente, acquista allora un eolor giallo, e chia- masi Resina gialla o Pece secca, (Resine), Il Catrame ( Goudron ) è il sugo resinoso mescolato con dell’ acido pirolignoso , e col sugo linfatico, e tinto in nero dal carbo- ne. Esso si ottiene con una specie di di- stillazione per descensum, che si fa carbo- nizando lentamente in un fornello adatta. to, dei pezzi di legno non ben secchi; e questo Catrame condensato o per mezzo del- la combustione , o per aver mescolata della colofonia ai legni di Pino prima di carbo- nizarli, forma la Pece nera, o Pece na- vale (Brai gras ). Finalmente la fuliggine che si trova alle pareti interne del fornello nel quale si sono ottenuti questi prodotti; ( 156 ) e quella aneora che si raccoglie bruciando dei legni di Pino, gli avanzi delle colature della Pece grassa ec., in una stanza appro- priata, dicesi Nero di fumi . I Pini nascono facilmente di seme. Biso- gna però aver cura che le piante non sieno troppo esposte ai raggi solari, nel loro primo anno, perchè facilmente si seccano, e vo- lendole trapiantarè non bisogna indugiare al di là dei tre anni, procurare che abbiano tutto il Pane, e non gli offender le radici. Vivono i Pini, come di sopra ho detto, in tutte le sorti di terra, e sono in tutta la loro forza fra i sessanta e gli ottanta ‘anni. È noto che i semi del Pino domestico detti pinocchi, pinoli, o pignoli son buoni a man- giare, e che gli Strobili vuoti di questo e del Pinaster si adoprano per accendere le legna nei camminetti. La scorza dei Pini serve per tingere in scuro le reti dei Pesca- fori. Fioriseono i Pini verso la metà di Aprile. PINUS PICEA. Pino abeto bianco . Pinus foliis solitariis planis emarginatis pectinatis, squamis coni erecti obtusissimis adpressis. Ait. Kew. e a °° SS I° ii AI Pinus Picea. Lin. Spec. Wild. Spee. - Pers. Synops. , Pinus Abies. Lin. Syst. cur. Gmel. Pinus pectinatus. Lam. FI. Fr. Abies pectinata . Decand. FI. Fr. Abete . Mattioli p. 119. Abies taxifolio fructu sursum spectante . Mich. Cat. H. Fl.in App.-Dubam. T.1,t.1. Abeto bianco - Abeto comune. Sapin commun - Sapin en peigne - Sapin a feuilles d’If - Sapin ordinaire - Sapin fe- melle. L’ Abeto vive negli stessi terreni e all’ is- tessa esposizione in cui vive il Faggio . Si tro» va nelle montagne più alte della Toscana, come a Camaldoli, a Vall’ Ombrosa e in al- tre diramazioni degli Appennini. Nella Pro- vincia Senese ci son degli Abeti al Vivo, e al Pigelleto nella montagna di Santa Fiora, ed una volta erano ancora nei contorni di Firenze, e nominatamente a Monte Morello. Egli è fra noi l’albero il più stimato per far travi, e travicelli, perchè di fibra diritta e senza nodi, quando specialmente è cre- sciuto in selva folta, e però non soggetto a schiantarsi, e tarla anche difficilmente. Si adopera pure per stili, e alberi da nave, e se ( 158 ) ne fanno tavole, porte , finestre e mille altri lavori di forza, e di durata . Da questo si vivi una Terebentina liqui- da, la quale si riunisce in vessichette nella . scorza dell’ albero, e si raccoglie forandole con un cornetto o imbuto . Dal legno poi si ottiene il catrame, e il nero di fumo, nel modo stesso che col legno dei Pini. PISTACIA LENTISCUS. Pistacchio Lentisco . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C1,,XXI.;0rtdaM. C1L.XIV.Ord.XII. Dioecia Pentandria. Terebintaceae I Pistacia foliis abrupte-pinnatis, foliolis lanceolatis octonis petiolo alato . W. Lentisco. Mattioli pag. 122.Duham. T, 1, è. 136. Clus. Hist. p. 14. | Sondro . Dentischio. Mastice. Mastico. Sonnolo . Stinchi. Pistachier Lentisque.Enc. Lentisque . Re- stencle . Il Lentisco ama il terreno secco, e trovasi in copia nei monti e colline prossime al ma» ( 159} re, ma nel nostro clima non geme dalle in- eisioni del tronco la resina Mastice, come segue in Scio, in Creta, e in altre Isole dell’ Arcipelago, o se ne geme è sempre in piccolissima quantità . Fino dai tempi di Dio- scoride si estraeva dai frutti di Lentisco un’ olio odoroso , buono per ardere, e con il qua- le se n’ è fatto anche il HENIDA, che riesce di grato odore, Le radiche del Lentisco son lunghe, e for- ti, e sono state adoprate per far dei cerchi, e siccome sono scherzosamente macchiate però sono adattate per gli stipettaj, e per 1 tornitori, Le foglie. son buone per conciar le pelli, e il Mattioli dice che al suo tempo si servivano di esse a Venezia, Gli stuzzi- cadenti di legno di Lentisco hanno il cre- dito di fortificar le gengive, e son di uso antichissimo, - Foditque tonsis ora laxa Lentiscis, Marti Per esser sempre verde, di bel colore, e di foglie piccole, può impiegarsi nei giardini per far siepi, e boschetti, Fiorisce nel Mag- gio, e nel Settembre matura i frutti, molti dei quali non sono abboniti; ma se son buo- ni, seminati subito, nascono in capo a due mesi. Si moltiplica per margotto , sottopo- ( 160 } mendo i rami a Primavera , che si trovan poi radicati l’anno seguente, PISTACIA TEREBINTHUS, Pistacchio Terebinto. Pistacia foliis impari-pinnatis, foliolis subseptenis ovato-lanceolatis basi rotundatis acutis mucronatis, W, Terebinto, Mattioli pag, 125, Duham, T. 2, tav. 87. Clus, Hist, p. 15, Terebinto » Corno Capra, Pistachier Terebinthe, Enc. le T RASTA L’ho visto spontaneo all’ Ansidonia in pro- spetto del mare, Plinio dice che al Terebinto non cadono le foglie nell’ Inverno , e forse sarà cosìin Levante, ma fra di noi le perde alla metà di Novembre, si riveste dopo la metà di Aprile, fiorisce nel Maggio e matura i frutti sul finir di Settembre, Nell’Isole dell’ Arcipelago scola dalle in- eisioni fatte nel tronco di quest’ alhero la eosì detta Trementina di Levante , 0 di Scio. Il legno del Terebinto è duro, di color ne- rastro, venato, e sarebbe buono per lavori di resistenza e di ornamento, Si rileva da Plinio che una volta era impiegato per im» ( 101 ) piallacciatura, e per farne vasi al tornio, Plin, Hist, Nat. L. XVI, C. 40. Vive come il Lentisco nei terreni sterili, e si moltiplica nella stessa maniera, POPULUS NIGRA, « Pioppo Albaro. Syst. Sex, Ord, Nat. Juss, CI. XXI. Ord, VII, Cl. XV. Ord. IV. Dioecia Octandria, . Amentaceae, Populus foliîs deltoidibus acuminatis ser- ratis utrinque glabris, Smith, Popolo nero. Mattioli p, 153. Populuò 1 ni- gra. Càmer, Epit. p. 66, Lob. ic.2, p. 194. | Albero, Pioppa: Pioppo nero, Peuplier noir, Enc, POPULUS ALBA, Pioppo Gattice, Populus foliis cordato-subrotundis lobatis dentatis subtus tomentoso-niveis , amentis ovatis, Smith, Popolo bianco. Mattioli p, 132: Populus alba. Camer, Epit, p, 65, Duham. T. ®, t.30, ( 162 } Populus alba latifolia. Lob, ic, 2 , ps 193. Gattero, Pioppo bianco; Peuplier blanc, Enc, Grisaille d’ Hollande. L’Hypreau. POPULUS CANESCENS,. Pioppo Gatterino, Populus foliis subrotundis, angulato-re= pandis dentatis subtus tomentoso-incanis , amentis cylindraceis laxis, Smith, Populus alba foliis minoribus, Lob, ic 2, p. 193. J. Bauh, Hist, 1, p. 2, p. 160, POPULUS TREMULA. Pioppo tremolo. Populus foliis suborbiculatis dentatis utrin= que glabris ramuli hirtis, Popolo libico, Mattioli pag, 154, Camer, Epit. p. 66. Lob, ic. 2, p. 194. Duham,T, 2, tah. 37. i Albera, Alberella, Pioppo montano, Tre- molo. Peuplier tremble. Enc. Questi alberi amano i terreni umidi, I pri- f 163 ) mi tre preferiscono le pianure, e le vicinan= ze dei fiumi e dei fossi, son bellissimi alberi, e specialmente il P. a/5a, di cui si trovano degli individui veramente giganteschi e mae- stosi per la loro bella chioma, la quale se venga un poco agitata dal ve nto, mostrando alternativamente or la parte bianca or la yer- de delle foglie dà un grazioso spettacolo all’ occhio, in specie se all’intorno ei si trovano alberi colla fronda di color verde cupo, Il P. canescens differisce dal P. a/ba per la figura degli amenti, e per le ifoglie più piccole, non cerdate, e di un bianco meno puro nella pagina inferiore, Il Tremolo ha le foglie rotondate, dentel» late, di sopra sempre glabre , di sotto pube- scenti quando son tenere, verdi ma non lu- stre, Il P. Albaro poi ha le foglie deltoidee , se= chettate, acuminate , glabre e lustre in am- bedue le pagine, Tutti questi Pioppi hanno i piccloli lunghi, sottili e compressi nel mez- zo, per il che le foglie, a ogni più piccolo vento, sono agitate, e danno un’ ombra leg- giera, fresca e graziosa. Le foglie dei Pioppi son buona pastura per il bestiame , ma fra di noi son preferite quelle del Populus nigra che colgonsi insiem con i rametti, e però questi alberi son di conti» ( 164 ) uo potati, e anche così malamente che re- stan spelacchiati in modo che è un patire il vedergli, ed è difficilissimo il trovarne qual- cheduno che mostri la sua figura naturale, La chioma del Pioppo albero si diffonde in fisura ovale allargata, e quella del Pioppo della Svizzera, che ne è una varietà , in fi- gura conica, perchè i rami inferiori fanno quasi angolo retto col fusto. Ci è il Pioppo piramidale , o Pioppo cipressino , ( Peuplier d’Italie)i di cui rami fanno un’angolo molto acuto col fusto, ed ha una chioma di figura affusata come quella del Cipresso maschio, e questo è ora generalmente riguardato come una specie distinta. Aiton e Willdenow lo chiamano Populus dilatata , e Persoon Po- pulus fastigiata foliis utringue glabris acu- minatis serratis deltoidibus , diametro tran- sversali longiore, ramis coarctatis erectis . Ma riguardo a questi caratteri, io considero che per la sola direzione dei rami nen si può stabilire una specie nuova, se non che nel caso che tal direzione sussista anche negli individui moltiplicati per mezzo del seme, potendo benissimo essere una varietà acci- dentale, perpetuatasi per la moltiplicazione per margotto 0 per mazza, mezzi unici im- piegati per queste specie ; e la proporzione “fra idue diamerri delle foglie non è punte ( 165 ) eostante, avendo io più e più volte osservato che nei Pioppi piramidali, vi son frequenti le foglie più lunghe che larghe, come nei Pioppi comuni le foglie più larghe che lun- che . Si moltiplicano i Pioppi per polloni , mar- gotti, e mazze, e questo ultimo metodo è il più adottato , perchè metton le radiche con somma facilità. Si metton le mazze in terra a Primavera, e dopo quattr’ anni si trapian- tano. I Pioppi son nella loro maturità in capo ai 25 0 30 anni. Se si tengono per aver legna da fuoco, si tagliano tutti i quattro o einque anni, scapezzandoli all’ altezza di cinque o sei braccia ( metri 3,502 ), col la- | sciargli in cima un ciuffo di tronconcelli , Nei Paesi di pianura ci si tiran sopra le viti. Il legno dei Pioppi non ha gran resistenza, e non è di lunga durata, così non vi è da servirsene per lavori di forza, o esposti all’ umido ; ma perlavori al coperto , e per i mo- bili è il legname il più adattato, e tutto quello che deve essere impiallaceiato o tinto si fa di Albaro, o di Gattice. Se ne fanno ancora zoccoli , e lavori d’intaglio grossola- no, e eon i rami grossi, pali, e forche La scorza dell’ A/Zaro dà ai tintori diversi gradi di color giallo , e fissa i colori del Campeggio . I Pioppi fioriscono ai primi di Marzo, met- ( 166 ) on le foglie verso la metà dello stesso mese, e le perdono al fine di Novembre, PRASIUM MAJUS. Prasio maggiore . Syst, Sex, Ord. Nat, Juss, CI. XIV, Ord, I, C], VIII. Ord. VI, Didynam, Gymnospermia. Scrophulariae. Prasium foliis ovato-oblongis serratis. Lin. Lamarck illustr. des Genr. pl. 516. Melissa fruticosa eretica sempervirens, teucrii facie , flore albo. Moris. tt.3, 9.2, tarsi Teucrium fruticans amplo et albo flore italicum . Barrel. ic. 895. Prasion elevé . Enc. È un’arbusto sempre verde che nasce spon- taneamente sulle scogliere maritime a Cala di Forno, Talamone , Talamonaccio , V’ An- sidonia ec. Ha le foglie opposte piecielate, ovali-lanceolate, cordate, seghettate, di co- lor verde pallido, glabre , nitide, e i fiori labiati, bianchi, solitarj nelle ascelle delle foglie superiori . È di bell’aspetto e può impiegarsi nei bo- schetti. Si propaga per seme, e per mar- gotto . ( 167 ) PRUNUS SPINOSA, Pruno Prugnolo . Syst, Sex, Ord. Nat, Juss, C1, XII, Ord. I. CI. XIV, Ord, X, Icosandria Monogynia. Rosaceae, Prunus fruticosa, pedunculis solitariis , foliis elliptico-lanceolatis , subtus pubescen- tibus , ramis spinosis . Pers. Pruno salvatico. Mattioli p.286.Duham. T. a, tav. 40. Lob. ic. 2, p. 170. Spino nero. Susino di macchia. Susino salvatico. Vepro . Prunier epineux. Enc. Prunellier. Pru- nier sauvage . Epine noire. Pare che sia lo Spodias di Teofrasto. Fio- risce agli ultimi di Febbrajo, e mette le fo- glie verso la metà di Marzo. I frutti matu- rano nell’ Agosto, e da molti si mangiano con piacere , benehè sempre acidi, e aspri. Il sugo espresso da tali frutti , inspissato coll’ evaporazione dà un’ estratto molto ana- logo alla Terra japonica, o Catechù e si può adoprare per i medesimi usi . Il legno e molto duro , bianco , coll’ anima rossiccia, prende buon pulimento , ed è buono per far manubri , vetti, denti da rote,e vari altri lavori al tornio. ( 158 ) PYRUS COMMUNIS & Pero Peruggine. Syst. Sex. Ord, Nat. Juss, CI, XII, Ord, IV, CI. XIV, Ord. X., Icosandria. Pentagynia . Rosaceae . . Pyrus foliis ovatis serratis , pedunculis eorymbosis . Àit. Pyrus communis 4. Pyraster fructibus parvis acribus . Pyrus sylvestris. Dod. Pempt. p. 351. Poirier commun sauvage. Enc. PYRUS MALUS & Pero Melagnolo . Pyrus umbellis sessilibus , foliis ovafo- oblongis acuminatis serratis glabris , ungui- bus calyce brevioribus , stylis glabris. Ait. Pyrus Malus a Sylvestris foliis ovatis serratis caule arboreo, pomo parvo austero . Malus Sylvestris. Dod. Pempt. p. 690. Pommier commun sauvage. Enc. Il Peruggine, e il Melagnolo fioriscono, e mettono le foglie nel Marzo , presso a poco all’istessa epoca del Pero, e del Melo do- «mestico , e il loro legno ha glistessi usi ,, che ") » ( 169 ) quello di questi due alberi , dei quali in se- guito parleremo . Nei paesi ove i Peruggini e i Melagnoli sono abbondanti si fa con i loro frutti ùna specie di Vino, del Sidro, e dell’Aceto . PYRUS CRAT/AGIFOLIA . Targioni Pero lazerolino . Pyrus foliis subcordatis lobatis inaequa- liter serratis subtus tomentosis, floribus co- rymbosis erectis, pericarpiis ovatis pendu- lis utringue umbilicatis. Targ. Dec. ined, Crataegus Florentina foliis oblongis se- pitemlobatis , :inaequaliter serratis , subtus tomentosis , baccis globosis pendulis penta- spermis. Zuccagni Centur. N. 72. Crataegus italica folio laciniato minori subtus-lanato , fructu rotundo rubro, Mi- cheli Cat. H, Pis, p. 48. ss Fiorisce di Primavera e matura il frut- », to di Autunno, nel tempo medesimo che »» gli cascan le foglie, © nasce assai co- 3» pioso per li boschi di M. Cuccioli , mas- >> sime per quel luogo detto la Fioraja non »» gran cosa distante da S. Valentino, È in », tutte le sue parti minore del sopraddet- 3» t0 : ( cioè del Crat. torminalis, Lin.) . Le 3» foglie sono a quella guisa laciniate, ma Tom. I. ( 170 } », più frequenti di tagliature, e meno di 3 quelle dentate, di sopra glabre, di sotto ,s di bianchiccia borra vestite. IH fiore è s, bianeo, di cinque foglie tonde, che nella ,, testata son per lo più ribattute e scava- ss te a cuore. Da questo fiore ha origine il ss frutto, cheè rotondo , da ambedne le parti s, ombilicato , di sotto ha una stella di cinque 33 foglioline canute . Il di lui colore, avanti », Che maturi è giallo , di poi nel maturare è s» parte giallo e parte rosso, quando poi è ,, maturo è del tutto rosso, ma di un co- 3» lore brutto e langnido . Micheli Cat. Agr, ss Flor. Crat. N. 2. ,,. Io non l’ho mai veduto in frutto, ma il Sig. Targioni mi scrive che quello dell'Orto Botanico di Firenze, fa i frutti della figu- ra descritta dal Micheli, ma diversi nel co- lore che non è mai rosso, ma giallo che poi passa allo scuro, perchè marcisce co- me le Sorbe. Micheli loc, cit. ne descrive un’altro in cui il frutto è di color giallo , e per la fo- glia e i fiori,, del tutto simile al soprad- s, detto, ma varia però per il frutto a fog- », gia di Pera, ma questo non si è più sy, trovato,,, I frutti di questo alberetto hanno un sa- pore analugo a quello delle Nespole, (171) QUERCUS ROBUR Querce Ischia . Syst. ex. Ord. Nat. Juss, CI. XX, Ord. VII. — Cl. XV. Ord. VII, Monoecia Polyandria, Amentaceae Quercus |foliis oblongis petiolatis glabris sinuatis, lobis rotundatis , fructibus oblon- gis sessilibus. W. Quercus sessiliflora . Smith, Quercus latifolia mas, quae brevi pedi- culo est, Duham. T. 2,, t. 46. Chéne Rouvre . Enc, QUERCUS PUBESCENS Querce lanuginosa . Quercus foliis oblongo-obovatis petiolabis sinuatis subtus pubescentibus, lobis obtusis angulabis , basi subcordatis inaequalitus , fructitus subsessilibus. W. Quercus sessilifltora 6 Smith, Chéne Rouvre lanugineux , Enc. QUERCUS PEDUNCULATA Querce Farnia . Quercus foliis oblongis subsessilibus gla- { 272 )) bris sinuatis, lobis rotundatis , fructibus oblongis pedunculatis. W. Quercus racemosa. Enc. Quercii Robur. Smith. Quercia . Mattioli . p. 222. Quercus cum longo pediculo. Dabam. T. 2., t:47. Chéne à grappe. Enc. QUERCUS PYRENAICA Querce montana, Quercus foliis oblongis pinnatifido-sinua- tis peiiolatis , subtus tomentosis , lobis obtu- sis subdentatis , basi subcordatis , inaequa- libus , fructibus pedunculatis , W. QUERCUS CERRIS Querce Cerro . Quercus foliis oblongis pinnatifido-sinua- tis subtus hirtis, basi angustatis , lobis oblogo-lanceolatis. dentatis , calycibus fru- ctus hemisphaericis- echinatis . W, Cerris Pliniî minore glande, Lob. ic. 2., p.156.Chéne à cupule chevelue . Enc. Ché- ne Cerre, (.173 ) QUERCUS AUSTRIACA Querce Maremmana, Quercus foliis oblongis levissime sinuatis, subtus pubescentibus b asi angustatis, lobis b revissimis obovatis acutiusculis integerri- mis,calycibus fructus haemisphaericis echi- natis. W. Cerrus. Clus. Hist. p, 20. La Querce è l'albero il più stimato e il più adoprato di tutti gli alberi boschivi di Europa, e niun’altro è con esso paragona- bile per la robustezza e la longevità. Quae quantum vertice ad auras Aethereas, tantum radice ad tartura tendit : Ergonon hyemes illam, non flabra , neque imbres Convellunt, immeta manet, multosque per annos Multa virum volvens durando secula vincit. Virg. Georg. 2. come maestosamente ci vien descritta da Virgilio. Fino dai più antichi tempi ell’ era in gran venerazione presso i Greci e presso i Romani, perchè consecrata al Padre degli Dei, che spesso si compiaceva di rendere i suoi oracoli da una Querce ; e la corona di (174) Querce era il premio di chi avea conservata la vita di un Cittadino . Servati Civis referentem praemia Quercum . Lucan. La Querce si trova nei monti, nelle col- line, nelle pianure, nelle vallate, Le più belle, più grandi, e di legno ben lavora- bile son quelle delle pianure, ove il ter- reno è profondo e grasso . Nelle terre gale- strine crescono lentamente, non vengono mai a una grande altezza, ma hanno il le- sno più duro, Prosperano anche nelle terre argillose , e solo pare che sdegnino i terreni inondati. | La Farnia è la più grande e quella di più bella apparenza , il Cerro è il più piccolo. Ci è una gran discrepanza in Toscana sull’applicazione dei nomi Farnia, e Ischia. Io, nella Flora Pisana , ho fissato il nome Farnia alla Querce di peduncolo lungo con molte ghiande insieme, e il nome di Ischia all’altra di peduncolo corto; ma general. mente da un luogo all’altro si trovano tali nomi barattati . Di più : nella Maremma Se- nese oltre la così detta solita Farzia, che qualche volta era l’ Ischia , mi fu insegnata sotto il nome di Farria, una bella Specie (175 ) di Querce con foglie lunghe più di tre deci- metri, e larghe un decimetro e mezzo, si- nuate, di color verde cupo , pelose special- mente nella pagina inferiore, della quale non ho mai potuto conoscere il frutto, ma nel resto combina colla descrizione della Quercus pyrenaica . W. La Quercus austriaca, ela Quercus pube- scens , le trovai pure in Maremma fra Mon- teano e Pereta, Ho parlato abbastanza della cultura della Querce nel discorso generale su i boschi, Stimo anche inutile noverare gli usi del le- gno, essendo a tutti ben noto, che è il più generalmente adoprato per tutti quei lavori nei quali si ricerca molta solidità, forza, e durata, Per aver queste qualità in grado emi- nente, bisogna adoprare legno bene stagio= nato, o meglio ancora scorzato sul piede , come già si è detto, e non potendolo avere in tale stato convien tenerlo almeno per di- Ciotto mesi a purgare, cioè in infusione nell'acqua. Dovendo servire per palafitte non son necessarie tante cautele, perchè sotterrato , conservasi per parecchi secoli, e sì son trovati dei puntoni di Querce messi per fondamenti, intatti dopo 1500 anni. Le Querci fra di noi principiano a pro- dur le Ghiande fra i quindici e i venti an- (176 ) ni; e perchè il legno abbia tutta la sua forza, bisogna che l’Albero non abbia me- no di cento anni, ne più di dugento . L’ /- schia mette le foglie al fine di Marzo, la Farnia verso la metà di Aprile, il Cerro quasi nel medesimo tempo ; queste foglie si seccano, restano sull’albero, e non cado- no, che quando spuntan le nuove. Fiori- scono le Querci ai primi di Aprile, QUERCUS ILEX. Quercie Leccio, Quercus foliis ovato-oblongis indivisis , ser- ratisque, subtus incanis, cortice integro, nuce ovata, W. Iiex arborea, Jo, Bauh. Hist. 1, p. 2; pag. 95. Ilex arbor. Lob. ic. 2, p. 194. Var. 6 foliis integerrimis. Elice. Mattioli. p. 224. Smilax Dalechampii. Jo. Bauh. Hist. 1. p. 2, pag. 10I. | Elice, Leccio . Chéne vert, Enc, Yeuse, (177) QUERCUS SUBER., Querce Sughero, Quercus foliis ovato-oblongis indivisis ser- ratis subtus tomentosis , cortice rimoso fun- goso., Lin. Sovero primo. Mattioli p. #4 Duham. 040861796: Suvero, Sughera. Soyero. Chéne liege . Enc. QUERCUS PSEUDOSUBER. Querce Cerrosughero . Quercus foliis oblongo-lanceolatis sinua- tis, lobis integerrimis mucronatis, subtus tomentosis, calycibus fructus squamoso cri- nitis. W. Santi Viag. al Montam. p. 156 tav, 3. Suber perpetuo virens, cortice tenuiori, eerrifolio , glande majore cylindracea obtu- sa, cupula crinita. Mich, Ap, Targ. Cat. H. Flor. p. 92. Queste conservan le foglie fresche anche nell’inverno. Si trovano negli stessi terre- ni, e nelle stesse esposizioni delle prece- denti, h 2 ( 178 Il Leccio è comunissimo , e ce ne sono più varietà costituite dalla figura delle fo- glie, e del frutto, Cresce molto adagio, e il suo legno è durissimo, e migliore anche di quello di Querce per i lavori che devo- no stare continuamente esposti all’aria, L’ a- nima di Leccio, cioè la parte centrale, è più forte , e più pesante, e le bacchette delli schioppi si fanno con questa . I Lecci si ten- gono anche nei Giardini per la verzura, on- de farne boschetti e ragnaje, Su i nestri Lecci ci si trova qualche volta un Gallinsetto che somiglia la Grana Kermes del Leccio spinoso di Provenza. Giacinto Cestoni Speziale Livornese, amico e corri- spondente del celebre Redi, fu il primo che l’osservò e la descrisse, e trovasene la de- scrizione in una sua lettera riportata dal Vallisnieri T. 1, p. 459. Il Sig Gordini Spe- ziale Livornese ha ritrovata questa Grana su i Lecci verso Monte Nero, e il Sig. Carbon- cini Speziale di Campiglia ne ha pur tro- vata nelle vicinanze di quel paese. Ell’è di color più cupo della Grana provenzale, e devesi riguardare come una pura curiosità naturale, perchè non ne hanno potuto ot- tenere veruna tintura. Il Sughero dà pure un legno forte , e buo- zo per lavori, ma utilissimo egli è per la {179 ) sua scorza colla quale si fanno, e tappi, e sughere, e suoli o fodere per le scarpe, i paternostri per le reti dei Pescatori, e il nero di Spagna, il quale altro non è che scorza di Sughero bruciata in vasi chiusi, Si leva per la prima volta la scorza ai Sugheri quando hanno 14 o 15 anni, e a tale oggetto si fa alla medesima un'incisione longitudinale a tutta sostanza, e due coro- nali una al principio , l’altra al fine di quel- la. La scorza staccata si mette nell’acqua, e si carica con dei pesi per spianarla. Il Cerro Sughero è piuttosto raro in To= scana, e non ha nessun uso particolare, ol- tre quelli delle specie congeneri. La scor- za, benchè fungosa, è troppo sottile , e non si può lavorare. Il legno di tutte le Querci rende molto calore nel bruciare, e son queste le vere legna forti, ordinariamente non adoprate mei camminetti. Così il carbone che con esso si fa è buonissimo, e preferito a tutti gli altri per la fusione del ferro, e fra i car- boni delle diverse specie di Querce il più stimato è quello di Leccio, Le Ghiande sono un’eccellente pista per 1 majali, le scorze sono adoprate per la concia dei quoi, e le galle delle foglie, e dei rami per fare inchiostro, e tinte nere. ( 180 ) RHAMNUS CATHARTICUS Ramno Spincervino, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. V. Ord. T, Cl. XIV. Ord.XIHIT Pentandria Munogynia, Rhamni. Bhamnus spinisterminalibus ,floribus qua- diifidis dioicis, Lin. Spina infettoria . Mattioli p. 175. Duham. 1. 2,50 EL: Dan. it, 1850; Spin cerbino . Spin Merlo, Spin quercino) Nerprun purgatif. Enc. Burgepine . Lo spincervino è molto comune fra di noi, trovasi nelle selve, e nei monti, ed è indifferente sulla qualità del terreno . Mette le foglie circa la metà di Marzo, fiorisce nell’ Aprile, e si spoglia ai primi di No- vembre . Sta bene tenuto a boschetti nei giardini, per il bel color verde chiaro delle foglie, e perehè prende buona figura potandolo . Le bacche, non mature, colte nel Giu- gno, bollite con allume danno un color gialle, e infuso dell’ alcali nella decozione, e precipitata l’ argilla , si ottiene il così detto Giallo santo . Colte le bacche alla fin d’AÀ- (181) sgosto , o nel Settembre , quando hanno acqui- stato un color nerastro, somministrano un bel color verde, detto werde di vescica ; la- sciate poi sull’albero fino a S. Martino dan- no un color rosso La scorza è impiegata per tingere in giallo. Il legno è bianco, o bianco giallognolo , coll’ anima rossa, duro, compatto, capace di buon polimento, Se le bacche son abbonite, caso non fre- quente per esser pianta dioica, messe in terra nell’Autunno o nel Marzo, nascono prontamente. Si moltipliea anche per Mar- gotto , per barbatella , e per mazza, RHAMNUS FRANGULA Ramno Putine. Rhamnus inermis , ftoribus monogynis her- maphroditis foliis integerrimis. Lin. Frangula .Mattioli p. 1335. Duham, Arb, T. 1, t. 100 Fl, Dan. t. 278, Alno nero. Frangola . Nerprun Bourdainier. Enc. Aulne ncir. Bourgene, | Trovasi il Putine nei monti, ma sempre nei luoghi boscosi, e adombrati. Mette le foglie ai primi di Aprile, fiorisce verso la fine dello stesso mese, e perde le foglie aì ( 182 ) primi di Novembre, Le foglie hanno uno bel color verde cupo lustro , ma essendo trop- po distanti l'una dall’altra, e la parte in- feriore dei rami per le più nuda, l’albero non ha bell’apparenza. Fa non ostante buo- na comparsa quando ha le bacche, che pri- ima son rosse, e poi nere, e si adoprano per tingere in verde. La scorza è nerastra, con delle macchie bianche, e dà una tinta gialla, Il legno è duro, di color rosso, prende buon pulimento , ed è stimato dagli .stipet- tai, e dagli intagliatori. RHAMNUS ZIZYPHUS fiamno Giuggiolo, Rhamnus aculeis geminis aliero recurvo, foliis ovatis retusis dentatis, glabris. Giuggielo, Mattioli pag. 289, Duham. T, Vitta LEI, Jujube arabum. Lob. ic. 2, p. 178. Jujubier commun . Enc. Il Giuggiolo nasce nei luoghi incolti. Met- te le foglie sul fine di Marzo, fiorisce ai pri- mi di Luglio, e matura i frutti nel Set- tembre . È un albero di brutta fisura, con i rami sorti, fogliame poco vistoso, e infesta tutte ( 183 ) il terreno vicino con i polloni spinosi, che butta dalle radici, Si coltiva per i frutti, e per il legno, che è molto stimato per i lavori al tornio, im- piallacciature, e intarsiature, essendo di co- lor rosso, pesante, durissimo, e pigliando buon polimento, RHAMNUS ALATERNUS. Ramno Alaterno. Rhamnus inermis, floribus dioicis, stig- mate triplici . Lin, Spina Bourgi Monspeliensium, Jo. Bauh. Hist, 1 p. 042. Alaternus Plinii. Lob, ic. 2, pag. 134. Nerprun Alaterne. Enc, Questa è fra le nostrali , la più bella spe- cie di Ramno, Ben ramifieato , con chioma tolta, foglie perenni e di un bel color verde splendente, è attissimo per decorare i giar- dini, facendo buona figura nelle siepi, e nei boschetti, Fiorisce ai primi di Marzo, e le bacche, che si maturano nel Giugno, son belle a vedersi per il color rosso cupo splendente, Nascono gli Alaterni facilmente di seme, she sì mette in terra subito che è maturo, (184) e meglio sarà se si libera dalla polpa, che lo involge nella bacca, usando il metodo notato al corbezzolo. E bene seminarlo in vasi, e dargli nell'inverno una buona espo- sizione per garantire le giovani piante dai rigori massimi del freddo, perchè 1’ Alater- no ne soffre, e nell’inverno 1798. 1799. di- Verse piante già graudi e vigorose , si sec- carono al piede nel Giardino di Pisa. Si moltiplica ancora per margotto , sottoponen- do i rami nel Settembre, Travasi nei monti, non è delicato sulla scelta del terreno, e ogni poca di terra gli basta. Io ho osservato più volte che nei fiori femmine vi son cinque stami con vere an- tere, onde è poligamo, e non diecio. Gli individui ermafroditi hanno le foglie più lun- ghe e più acute di quelle dei maschi, e in tutti poi si osserva, alla base interna dei nervi inferiori delle foglie, un punto im- presso, cenceavo nella pagina inferiore, e convesso nella superiore, RHAMNUS PALIURUS Ramno Marruca. Rhamnus aculeis geminatis, inferiore re- fiexo floribus trigynis drupa coriacea , mar- ( 189 ) gine alata. W. Lam. Illustr, des gent. pl. 210. | Rhamno terzo, Mattioli p. 174. Paliurus, Lob. ic, 2, p. 179- Marruca , Marruca nera. Spina Marruca, Paliure epineux . Enc, La Marruea trovasi spontanea, e copiosa nella Maremma, ove ineomoda assai i pas- seggieri colle sue acute, curve, e forti spi- ne, che strappano tutto quello, che pren- dono . Dicono i Maremmani, che la Mar- ruca è prodotta dall’aria cattiva, e che dove sì principia a trovar questa pianta, si può considerar l’aria come sospetta e pericolo- sa. Realmente ho osservato che questo si riscontra, ma ben lungi dall’attribuirlo a questa causa, si deve ripetere dalla dimi- nuita popolazione del locale, ed è ben na- turale il credere , che la Marruca si trovasse una volta spontanea per tutta la Toscana; e che fosse successivamente estirpata nel crescere degli abitatori, essendo veramente un’albero infesto agli uomini, e al bestia- me, e che là poi sia ricomparsa a vegeta- re, ove la coltura è caduta in abbandono, caso nel quale tutte le piante spontanee ri- prendono i loro diritti, e si rimpadronisco- no dei terreni da cui erano state esiliato dall’agricoltore . ( 186 ) Erandia saepe quibus mandavimus hordea sulcis Infelix lolium, et steriles dominantur Avenae , Pro molli viola, pro purpureo Narcisso Carduus et spinis surgit Paliurus acutis. Virg. Eclog, La Marruca mette le foglie alla metà di Aprile , fiorisce nel Giugno , e matura i frutti nel Settembre; L’uso suo principale è di far siepi, al che certamente non saprei trovar pianta me- glio adattata di questa, Il legno è grave e duro, e serve a farne nocchiuti e poderosi bastoni. Si moltiplica per seme, il quale nasce presto se si ha l'avvertenza di libe. rarlo dalla drupa, I RHUS CORIARIA Scmmacco vero. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XV. Ord. III, Cì. XIV. Ord, XII, Pentandria Trigynia, Terebintaceae. Rhus foliis pinnatis , foliolis ellipticis ob= tuse dentatis, subtus villosis, W. Rhù. Mattioli p. 233. ithus coriaria. Dod. pempt. p. 779 Rhus folio Ulmi. Duham. T, 2. t. 52. Sumac des Corroyeurs . Enc. (187 ) Il Sommacco vero trovasi spontaneo nelle parti più meridionali d’Italia; in Toscana non molto lontano da Colle di Valdelsa pres- so un casolare detto S. Severo ; per la Strada di Paterno vicino a Bologna, in Pro- venza ed in Spagna, ed adoprasi per con- ciare le pelli al quale oggetto si prendono i giovani polloni, si seccano e si polveriz- zano . | RHUS COTINUS. Sommacco Scotano . Rhus foliis simplicibus obovatis . Pers. Cotino, Mattioli p, 236. Duham. T. 1, t. 78. Coccigria Teophrasti. Lob. ic, 2, p. 99. Cotinus floribus , fructibus et capillamen- tis ex albo flavescentibus . Micheli Cat. Agr, Fl. in Cat. H. Flor. ap, Targ, in Append. p. 131. Io non ho mai visto lo Scotano sponta- neo in Toscana, ma sono assicurato da per- sone degne di fede , che trovasi nella Mon- tagnola Senese al luogo detto Ponte Arna- no presso Santa Colomba come me ne as- sicura il gentilissimo Signor Dott. Filippo del Potestà Medico a Colle, il quale si ( 188 $ cupa con molto profitto della Botanica, e anche in altri luoghi della Provincia Sene- se . Ai tempi del Micheli viveva lo Nosrano nei boschi cedui di Monte Murello, pres- so Firenze, Ama ì monti e i terreni aridi. Mette le foglie ai primi di Aprile, fiorisce agli ul- timi di Maggio, matura i semi nell’ Agosto, si spoglia alla metà di Novembre. Vien sempre in figura di cespuglio, ma ramifica molto , e fa buona figura nei giar- dini, specialmente quando i frutti abboni» scono, per le belle pannocchie colle brat- tee tutte coperte di una lanugine rossfccia e finissima, così che sembran Pennini, e così belli, che in qualche luogo le donne se ne son con molto successo adornata la testa . Le foglie soffregate tramandano un’o- dore aromatico e sono di un bel color verde. Le radici dello Scotano danno una tinta rossa; i rami e il legno gialla, Il legno è bastantemente duro , di un bel color giallo, e buono a far vasi, colonnette, bacchette e altri lavori al tornio, Le foglie e la scorza si adoprano per conciar le pelli, essendo al sommo astringenti, Nasce di seme, e i margotti metton ra». diche facilmente, ( 189 ) Ù ROSA CANINA, Rosa canina, Syst, Sex, Ord, Nat. Juss, CI, XII, Ord. V. CI. XIV. Ord. X. Icosandria Polygynia. Rosaceae, Rosa germinibus ovatis pedunculisque g!a- bris, foliolis ovato-acutis acute serratis gla- bris, caule petiolisque aculeatiss Nob, F]; Dan. t, 555. Savi Mater, Med. Veg. t. 27. Canina Rosa odorata sylvestris. Lob. ic, 2, |p. #10. Rosa sylvestris alba cum rubore , folio gla- bro. J. Bauh, Hist. 2, p. 43. Rosa salvatica. Caccabelli, Rosier des chiens. Enc. ROSA RUBIGINOSA, Rosa Eglentina. Rosa floribus subsolitariis , germinibus ova- tis pedunculisque hispidis , foliolis ovatis dentato-serratis glandulosis, caule petioli- sque aculeatis. Nob. Jacq. Fl, Austr. tab, 50, Savi Mat. Medic, Veget. t. 27. Rosa foliis odoratis Eglentina dicta. ]J. Bauh, Hist. 2, p. 4r. ( 190 ) Rosa Suavifolia. Fl. Dan. t, 870, Rosellina di Macchia. Rosier Eglantier. Enc. ROSA AGRESTIS. Fler. Pis. Rosa Salvatica . Rosa floribus subumbellatis, germinibus ovatis pedunculisque glabris, foliolis ovatis dentato-serratis glandulosis, caule petioli- sque aculeatis. Nob, Mater. Medic. Veget. t. 27, J ROSA SEMPERVIRENS. Rosa lustra. Rosa germinibus pedunculisque hispidis, foliolis ovato-acutis serratis glabris nitidis perennantibus, caule debili petiolisque acu- leatis, Nob, Dill. Eltham. t. 246; f. 218. Rosa sylvestris seu dumetorum, scandens, sempervirens, myrti folio lucido, flore albo odorato , fructu parvo rotundo . Micheli Cat. Hi.-Pis.(p..147- Rosa dommaschina salvatica. Rosier toujours vert. Enc, Queste quattro specie di Rose oltre l’es- ser buone per le siepi, si possone anche (191) impiegare come piante di ornamento , essen= do veramente belle per il loro fogliame e per la fioritura . Son comunissime nei bo- schi, fioriscono nel Maggio e nel Giugno, e si moltiplicano per barbatella e per mar- gotto. ROSMARINUS OFFICINALIS, Ramerino comune . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, II, Ord. I. CI. VIII. Ord, VI. Diandria Monogynia, Labiatae, Rosmarinus foliis oppositis linearibus,mar- gine revolutis, subtus canis. Lam, illustr, des genr. pl. 19. Rosmarino coronario, Mattioli p., 833. Romarin officinal, Enc, Il Ramerino è uno dei frutici più stima- bili che si trovino fra di noi. Sempre ver- de, quasi tutto l’anno in fiore, odoroso in tutte le sue parti, e di vago aspetto, ral- legra i boschi delle nostre Maremme, e le scogliere maritime , ove riscontrasi abbon- dantemente e spontaneo, Piace il vederlo nei giardini tenuto a boschetto, ed è con- tinuamente adoprato dai distillatori, dalli ( 192 ) Speziali, e dai cuochi. Si adatta a tuttii terreni, e basta il metterne un ramo in ter- ra, perchè si attacchi. RUBUS FRUTICOSUS. Rogo fruticoso . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XII. Ord. V. CI. XIV. Ord. X. Icosandria Polygynia. Rosaceae . Rubus foliis ternatis quinatisve, subtus albo tomentosis , foliolis petiolatis, nonnullis subincisis ,caule angulato pubescente. Pers. ftovo. Mattioli pag. 1063. Duham. T. 2, tav. 55. Lob. ic. 2, p. 211. Rogo di macchia. Rogo da more. Ronce des haies. Enc. RUBUS IDAEUS. fogo lampone . Rubus foliis quinato-pinnatis ternatisque, subtus albo tomentosis: foliolis lineatis su- brhomboideis lineatis. Pers. Rovo ideo . Mattioli p. 1064. Duham.T.2, tav. 56. Rubus idacus spinosus . Lob.ie.2, p.212- FI. Dan. t. 788. I ( 193 ) Lampone. Ampomelle. Ronce framboisier . Enc. Comunissimo è il Ro go fruticoso nelle sie- pi, ein tutti i luoghi incolti, e i di lui frutti detti more son mangiati con avidità dagli uc- celli e dai ragazzi. Nei giardini devono aver luogo le due sue varietà cioè : 1.° Il Rogo senza spine, o Rogo di S. An- tonio, o di S.Francesco: Ru bdus non spinosus major fructu nigro . Barrel. ic, 395. 2° Il Rogo di fior doppio: Aubus velgaris spinosus ,flore plenissimo roseo. Tilli H.Pis. p. 149, t. 47. Possono questi tenersi o a spalliera per co- prir dei muri, o sulle cerchiate, o isolati a fantoccio. Nei Giardini all’ inglese si può impiegare il Rogo comune per quei pezzi che devon rappresentare luoghi incolti o abban- donati. Il Lampone nasce nei luoghi freschi e ombrosi di monte, ma vive bene anche negli orti ove si coltiva per il suo graziosissimo frutto, Ambedue queste piante si moltipli- cano colla massima facilità per barbatella e per margotto. Tom. x. > i ( 194 ) SALIX ALBA. Salcie bianco. Svst. Sex, Cl. XXI. Ord. II. Dioecia Diandria. Ord. Nat. Juss. CI.XV. Ord. IV. Amentaceae, Salix foliis lanceolatis acuminatis serra- tis, utrinque sericeis: serraturis infimis glan- dulosis, stigmatibus bipartitis, Smith FI. Brit. Primum salicis genus. Fuchs. Hist. pag. 354. | Salix prima vel major. Dod. Pempt. pag. 043. Salcio da pertiche. Salicone. Saule blanc . | SALIX VITELLINA. Salcio giallo. Salie foliis lanceolatis acutis extipulatis serratis supra glabris: serraturis cartilagi- neis ; stigmatibus emarginatis . Smith FI. Brit. Salicis alterum genus . Fuchs. Hist. p. 335. Salix lutea sativa viminea.J.B. Hist. 1; part. 2, p. 214. ( 199 ) Salcio da legare. Saule commun. Ene. SALIX VIMINALIS. Salcio vetrice. Salix foliis lanceolato- linearibus longis- simis acuminatis integerrimis subtus sericeis, tamis virgatis stylo elongato .Smith F], Brit. . Salix angustis et longissimis foliis crispis subtus albicantibus. J. Bauh, Hist. 1, part. 2, pag. 212, - Vetrice, Vinco, Vimine, Saule à longues feuilles. Enc. SALIX HELIX, Salcio rosso, Salix monandra erecta , foliis lanceolatis acuminatis serrulatis, glabris, stylo elon- gato filiformi , stirmatibus linearibus,Smithe PRI, 1 MAR AORANO Salix monandra, Villars. Hoffm, Curtis. Roth, Salix Helice Teophrasti. Dalech, Hist, Pp. 277 > f 2, Vinco da far panieri, Saule rouge. ( 196 ) SALIX CAPRAEA. Salcio Salica, Salix feliis ovatis acuminatis serratis un- dulatis: subtus tomentosis, stipulis sublu- natis, capsulis ventricosis . Smith FI, Brit. Salix latifolia inferne hirsuta. Jo, Bauh, Hist, 2, part. 2, p. 2195. Saule Marceau, Enc, SALIX SPHACELATA. Salcio lanato. Salix foliis integerrimis ellipticis planis utrinque pubescentibus a pice subsphacelatis , stipulis obsoletis , capsulis subulatis . Smith FI. Brit. SALIX AQUATICAÀ. Salcio aquatico. Salix foliis subserratis , obovato-ellipticis pubescentibus planis; subtus glaucescenti- bus, stipulis rotundatis dentatis . Smith FI. Brit. I Salci amano i luoghi umidi e ci vegetano prestissimo ; fioriscono ai primi di Febbrajo ; e metton le foglie al principiar di Marzo . ‘I rami del Sa/cio giallo sono i preferiti { 197 ) per legare , ma si adoprano per lo stesso og- getto anche quelli della Vetrice, del Sa/cio rosso, e del Sa/cio bianco, Quelli della Ve- trice e del Salcio rosso sì adoprano partico- larmente , per farne dei panieri, delle ceste, e delle gabbie, e a tale oggetto si sbucciano, e anche si tingono per più eleganza, Il Sa/- cio bianco ed il giallo si tengono anche lun- goi campi, nei paesi di pianura per tirarci sù le viti, e con i loro rami grossi se ne fanno pertiche e pali, La Salica, e il Salcio lanato hanno le | foglie ellittiche e di color bigio: si somi= gliano molto , e la differenza principale con- siste nell’aver la Salica le stipole lunate grandette , e l>altro le stipole piccole, e an- che esserne privo. Il Sa/cie aquatico ha le foglie obovate, di color verde cupo di sopra e bianche glaucescenti di sotto, Il Sa/cio rosso ha le foglie lineari-lanceolate , acumi- nate, nitide e di color verde di sopra , di sotto glauche; e la scorza dei rami rossa, Il Sa/cio » Bianco ha i rami pallidi o giallicci, e le fo- glie lanceolato-acuminate, biancastre, Nel Salcio giallo le foglie han la stessa figura che nel bianco , nella pagina superiore son verdiccie, glauche nell’inferiore, e la scorza dei rami è gialla: finalmente nella Vetrice le foglie sono strette, lineari-lanceolate , acu- ( 198 ) minate, di sopra glabre e verdi, di sotto pu- bescenti e bianco-argentine, e la scorza dei rami giallo scuriccia, Rn buoni i Salci per piantarsi lungo i fiumi onde assodare gli argini, e nelle col- mate ancora onde ritener la melletta, perchè crescon presto e infeltiscon molto , disten- dono molto le radiche, e collegano e assieu- rano la terra . Servono ancora mirabilmente: per far delle serre, ossia argini trasversali nei torrenti ripidi dei paesi montuosi, ove la caduta dell’acqua, diventando ogni giorno più precipitosa porta via la terra, e finisce collo sveller piante, trasportar sassi, e pro- durre dei mali inc alcolabili, A tale oggetto si cercan le situazioni più adattate per pian- tarci trasversalmente delle file di Salci, noù in linea retta, ma curva, colla convessità al di fuori, Poi, presi dei rami flessibili di Sal- cio si intessono orizontalmente ai piantoni verticali, tenendoli fitti, ed interrandone le estremità nelle pareti del torrente, Così si vengono a fare delle ingraticciate , le quali servono a ritener la terra portatavi dalle ac- que, e a formare come tante colmate, Si può assicurare l’ingraticciata con un suolo di piote erbose, messe a scarpa dalla parte interna ; e sul bordo di questa serra, dove l’acqua deve traboccare, ci si posson ( 199 ) mettere dei rametti sottili, ben fermati nella ferra e sporgenti in fuori, i quali serviranno a diminuire l’împeto della caduta, che po» trebbe pregiudicare alle serre inferiori, Così si viene a impedire la corrosione dei terre- ni, la terra raccolta nelle serre si può con facilità rimettere nei .siti dai quali è man- cante, l’acqua arriva alla pianura con po- chissima torba, e in conseguenza il rialza- mento dei torrenti è minore, e le alluvioni più rare. Il Signor Giuseppe Cernazzai di Udine mio buon amico , intelligentissimo di Botanica e di Agricoltura ha fatte costruire tali serre, con felice successo , nelle sue pos- sessioni, ed io mi rimetto per quel di più che converrebbe sapersi per il dettaglio dell’ esecuzione, auna Memoria che il medesimo prepara su questo soggetto, la quale sarà presentata all’ Aecademia dei Georgofili di Firenze, Il legno dei Salci è bianco , leggiero , nien- te buono per lavori di resistenza, e di dura- ta; per altro se ne fanno zoccoli, assicelle e mobili grossolani per le case rustiche; e fi- nal mente è buono a bruciare, Si ha da Pli- nie che a suo tempo adopravasi per farne vasi al tornio , e sedie; e che gli scudi dei soldati facevansi pure di legno di Salcio , a tal uso bene adattato , perchè oltre la legge» ( 200 ) rezza ha l’altro vantaggio di aver la fibra tenace e flessibile, e però molto resistente alle percosse dei corpi taglienti Così face- vansi gli scudi anche di Pioppo , di Tiglio, di Fico, e di Betula, tutti legni.che hanno l’istessa qualità, espressa volgarmente col nome di Sa/cigno, Nulla di più facile che il moltiplicare i Salci perchè ogni ramo messo in terra, getta radici, | SAMBUCUS NIGRA. Sambuco maggiore. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss, CI. V. Ord, III. CI, XI, Ord, IL, Pentandria Trigynia. Caprifolia, Sambucus cymis quinquepartitis , stipulis o utrinque setaceis, foliis pinnatis , foliolis ovatis serratis caule arboreo . Pers. Fl. Dan. tR545, | Sambuco montano. Matt. p. 1331. Duham. 1.2, t 05. Sureau noir. Enc. ( 201 ) SAMBUCUS RACEMOSA. Sambuco montano . Sambucus racemis compositis ovatis , caule arboreo . Lin, Sambuco. Mattioli p. 1330. Duham. T. 2, tav. 66. Sambucus montana racemosa . Lalli: ic:2, p. 163. Sureau à grappes. Enc. Ama il Sambuco i luoghi freschi e umidi, mette le foglie verso la metà di Febbrajo, fiorisce nel Maggio, Tennto a boschetto nei giardini fa buonis- sima figura, specialmente, quando è in fio- re, Cresce prestissimo , ed è buono al par dei Salci per piantarsi lungo i torrenti e i fiumi per assicurare la terra degli Argini. La sua midolla leggierissima è adoprata per gli elet- trometri , e del legno durissimo , se ne fanno, quando i fusti son grossi, pettini, e scatole, Il Sambuco montano nasce spontaneo nei boschi dell’ Appennino, e regge bene anehe trasportato nei giardini, Diversifica dal Sam- buco maggiore peraver la scorza dei rami di color rosso-scuro, e i fiori disposti in grap- poli densi ovafi, ed eretti, Può mescolarsi i 2 ( 202 ) nel boschetti insiem coll’ altro ; ed ambedue sì moltiplicano per mazza e per margotto colla massima facilità. SORBUS DOMESTICA, Sorbo comune . Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. CI. XII, Ord. II. CI, XIV. Ord. X. Icosandria Digynia. Rosaceae, Sorbus foliis pinnatis, foliolis aequalibus , subtus villosis. Lin. i Sorbo . Mattioli pag. 282. Sorbus legitima. Clus. Hist. p. 10. Sorbier domestique . Enc, Cormier cultivé, SORBUS AUCUPARIA. Sorbo salvatico. Sorbus foliis pinnatis utrinque glabris. L. Sorbo salvatico, Mattioli p. 283. Duham, T.2, t. 73. Lam, Hlustr, des Genr, pl, 439. Sorbier des oiseaux , Enc, Cormier. Co- chesne, Il Sorbo nasce nei monti boscosi, mette le foglie verso la metà di Aprile, fiorisce sul finir di Maggio e matura i frutti nell’ Otto- ( 203 ) bre, e nel. Novembre, ed è un bel vederlo carico di pomi di un bel color porporino disposti in grappoli. Cresce lentamente, ed ha un lebato duris- simo, buono per far deschi, viti di strettoj , e altri lavori per i quali si richieda molta resistenza, Si moltiplica per sementa , spogliando pri- ma i semi della polpa, e seminandoli nel Novembre, che nascono poi nel Marzo, e nell’ Aprile, Il Sorbo salvatico è più raro, e nasce solo néi boschi dell’alto Appennino, Ha molta analogia col Sorbo comune, ma le foglie son di color verde più cupo, pubescenti nella pagina inferiore solo quando son tenere, e i frutti suoi son poco più grandi di quelli del Nespolo gazzerino, e di un bel color di co- rallo quando son maturi, SORBUS ARIA, Sorbo Lazerolo montano. Sorbus foliis subrotundo-ovatis , inciso- dentatis subtus albido-tomentosis, floribus corymbosis. Crataegus Aria. Lin, FI, Dan, t. 302, Pyrus Aria. W. Aria Teophrasti effigie Alni, Lob, ic. 2, p. 107. ( 204 ) Lazzerolo di montagna, Matallo,. Alisier blanc. Enc. È un’alberetto da servirsene per ornamen- to, farne boschetti, e framischiarlo con altre specie, essendo di bell’ effetto per il bel color verde del di sepra delle foglie, mentre che il bianco della pagina inferiore fà un con- trasto curioso quando i rami sono agitati dal vento. Si moltiplica per seme e per barba- tella , ed è lento a crescere , Il legno è bian- co e durissimo , Io 1’ ho veduto spontaneo nel Montamiata al luogo detto la Valle grande, fralle Masse dei Peperini, e nasce ancora nei monti di Miemmo, SORBUS TORMINALIS. Sorbo Ciavardello . Sorbus foliis cordato-ovatis, laciniato» lobatis serratis , lebis infimis divaricatis , flo- ribus corymbosis. Crataegus forminalis. Ln Pyrus torminalis, W. Sorbo torminale . Mattioli pas, 284, Clus. Hist. p, 10, Duham. T, 1, t. 79. Bacarello. Mangiaulo, Alisier torminal, Enc, ( 205 ) È spontaneo in molti luoghi della Tosca- na, e io l’ho visto al Pige//eto , nella mac- chia del Lamone verso Pitigliano, al Monte Argentaro, a Cetona e nei conterni di Fi- renze, Vive indifferentemente tanto in monte che in pianura. È un’albero di bella fisura, che sparge la chioma regolarmente, e fà vaga comparsa quando è ornato di tutti i suoi fiori bianchi disposti a mazzetti, Cresce lentamente e il suo legno è giallastro e molto duro, e fino dai tempi di Giov, Bauhino si adoprava per farne pettini e fusi, ed è stato anche ado- prato con buon successo, per macchine “e strumenti di fisica, I frutti son buoni a man- giare quando principiano a putrefarsi, ed hanno nel sapore dell’ analogia colle Sorbe, Fioriscono ambedue questi alberi nel Mag- gio, sì spogliano alla metà di Novembre, e si rivestono dopo la metà di Aprile, SPARTIUM JUNCEUM, Sparzio Ginestra . Syst, Sex, Ord, Nat, Juss, CI, XVII, Ord, IV. CI, XIV, Ord, XI, Diadelphia Decandria, Leguminosae. ( 206). Spartium ramis oppositis virgatis , apice ftoriferis , foliîs lanceolatis glabris, Lin, Ginestra. Mattioli P. 1295. Duham.T.1., t. 103, Genista juncea . Jo. Bauh. Hist.1 , 399. Genet d’ Espagne . Enc. La Ginestra comincia a fiorire verso la metà di Maggio , e seguita per tutto Giugno. I suoì fiori son generalmente conosciuti col nome di fiori da processione, perehè appun- to servono a spargersi nelle strade in oeca- sione di tali Sacre funzioni, che in quel tem po occorrono . Del resto tali fiori son di un bel color giallo, e odorosi, gratissimi alle Api. La Ginestra è di un’uso grandissimo nel- l’eeonomia rurale , perchè con i di lei rami si legano le viti e altri arboseelli, se ne fan no sporte, canestre, vagli e granate, e la scorza filamentosa da cui son coperti, sepa- rata per mezzo della macerazione, sommi» nistra un filo resistente , che fin dall’ antico tempo (Plin. Lib. 19; $. 1. Lib. 24. $.9)è stato adoprato per far funi e tele grossola- ne, dette parno ginestrino buono per sac- chi, balle, vele, ec., il qual panno tuttora si fabbrica al Bagno a Acqua. Il legno della Ginestra è sodo e compatto ( 207 ) eon delle belle macchie scure, e prende bel polimento . Nasce nelle colline, nei*dirupi, nei luo- ghi montuosi, frai sassi, nel tufo, nel mat- tajone etc. I Bisogna moltiplicarla per seme, e trapian- tare le pianticelle da piccole ;-perchè altri- menti non si attaceano . SPARTIUM SCOPARIUM Sparzio Scornabecco, Spartium foliis ternatis solitariisque oblon- gis , floribus axillaribus, leguminibus mar- gine pilosis ramis angulatis, W. Fl. Dan. t313. Genista Scoparia vulgaris. Lob. ic. p. 89. Ge nista. Riv, tetr. irreg. t. 61. Scornabecco . Amaracciole. Génet a balais. Enc. Richiede questa un terreno un poco più profondo che la precedente , e per il solito trovasi nei boschi. I Carbonai si servono dei suoi rami per chiudere i Sacchi della brace. Questi rami non son buoni per lega-. Te, ma danno un filo buono a tessersi , e si adoprano per farne granate, Bisogna molti- plicarla per seme. ( 208 ) Queste due. Ginestre fanno buona compar- sa nei giardini tenute aggruppate , o mesco- late con altre specie nei boschetti . SPARTIUM SPINOSUM Sparzio spinoso. Spartium foliis ternatis obovatis, pedun- ulis axillaribus , calycibus leguminibusque glabris , ramis angulatis spinosis. W. Acacia Seconda, Mattioli p. 251. Lob. ic. 2; p. 99. Cytise épineux , Enc. SPARTIUM VILLOSUM Sparzio peloso, Spartium foliis ternatis , oblongo-obovatis, pedunculis axillaribus, calycibus legumini- busque villosis ,ramis angulatis, spinosis, W. Cytisus spinosus italicus, încanus, sili- quis villosissimis quatuor alis munitis . Mi- chel. Catal. Hort. Pis, p. 52. Queste due specie hanno i fiori gialli, e i rami terminatiin spina ; mail primo è quasi affatto glabro , e il secondo peloso, special- mente nei calici, nei legumi, e nei rami giovani. Nascono nei monti sassosi e aridi: non son punto di bell’aspetto, ma posson | ei: (409°) servire nei giardini all'inglese per ornarne i luoghi montuosi e salvatici. Bisogna mol- tiplicarli per seme. TAMARIX GALLICA Tamarice maggiere. Syst. Sex. | Ord. Nat. Juss. CI. V. Ord. III. CI. XIV. Ord, IV. Pentandria Trigynia . Portulaceae Tamarix floribus pentandris , spicis late- ralibus , foliis lance olatis amplexicaulibus imbricatis. W. Tamariscus narbonensis. Lob. ic. 2; p. 218. fig. di mezzo. Tamaris de France, TAMARIX GERMANICA Tamarice minere. Tamarix floribus decandris , spicis termi- nalibus , foliis sessilibus lineari - lanceola- Mii We. Tamariscus germanica, Lob. ic. 2;p, 218. fig. a sinistra. Tamaris d’ Allemagne . Son queste le Myricae degli antichi. La prima è comunissima in Toscana , e si trova ( 210 ) lungo i fiumi, intorno alli stagni, e nelle vallate umide . Si moltiplica per margotto, e per barbatella , mette facilmente radice, e cresce presto . La seconda non l’ho veduta che nel ietto del Torrente Salarco in vici- nanza di Montepulciano . Son alberi di bell’aspetto, tanto per il vago color verde mare delle loro foglie pe- renni, che per i bei grappoletti di fiori bianchi, Non hanno un’uso particolare, e solamente si posson proporre per piantarsi ungo gli argini ad oggetto di munirli , e per collocarle nei giardini intorno ai laghi, per rendergli sampre più simili ai naturali. TAXUS BACCATA Tasso Libo È Syst. Sex, ._ Ord. Nat. Juss. CI. XXI. O, XIII. CI. XV. Ord. V. Dioecia Monadelphia, Coniferae . Taxus foliis linearibus distichis planis, receptaculis masculis globosis . W. Taxus. Camer. Epit. p., 840, Duham. T, 2;,t.80. Taxus: Milos Theophrasti. Lob. ic. 2; p. 232, | Albero della Morte. Libo . Nasso . If commun. Enc, (211 ) Albero che per vecchia fama è s'imato malefico . Virgilio ce lo dà come nocivo alle Api, per l’ombra, e per il sugo, che pos- son succiare dai fiori, e raccomanda che da quello si tengan lontane. Sic tua Cyrneas fugiant examina T axos. Virg. Eclog. Secondo Plinio i vasi di legno di Tasso avvelenano le bevande tenutevi dentro, e la sua ombra è mortale per chi vi si ad- dormenta, favola ehe ha trovato credenza fino ai nostri giorni, Tutto per altro non è invenzione, e Haller assicura, che di- verse vacche e vitelli morirono per averne mangiate le foglie: ed essendo al Pigelleto col Professor Santi, ci fu raccontata da persone degne di fede, la morte di alcuni asini, cagionata dall’ essersi cibati di dette foglie e ramoscelli teneri, Il Tasso abita le montagne, e le situa- zioni fredde , esposte al Tramontano, ama di essere adombrato, e si accomoda a tutti i terreni, Ingrossa molto il fusto ; e i suoi rami folti, distesi, allungati orizzontalmen- te, e le foglie di color verde nero, gli dan- no una bellezza cupa e salvatica, e un’ a- spetto maestoso e imponente, ( 212 $ Ha lunga vita, e quello del Giardino di Pisa, morto in questi ultimi anni, era sta- to veduto grande e grosso dal Rajo, Soffre benissimo la potatura, ed è eccel- lente per formar siepi, muri di verzura , obelischi, piramidi, e qualunque altra fi- gura che piaccia dargli, giacchè sì accomo- da a tutto. Il legno è durissimo, compatto, di color rosso, prende bel polimento , e si accosta molto ai legni orientali, e il color rosso di- venta più bello, se bagnisi, o tengasi in infusione in unà bollitura di Aceto, Allu- me, e legno del Brasile, Si moltiplica per margotto , e per mazza . ‘TEUCRIUM FRUTICANS T eucrio fruticoso. Syst. Sex. i Ord. Nat. Juss. Cl. XIV. Ord. I. CI, VIII. Ord. VI. Didynamia Gymnospermia, Labiatae, Teucrium foliis lanceolatis integerrimis , subtus niveis, floribus solitariis., Schreb, Dill,. Elth. t, 284, Teucrium frutic ans boeticum .Clus, Hist, 1; p. 348. Teucrium caesio et amplo roiis marini flore. Barrel, ic. 912, ( 213 ) Germandrée d’ Espagne . Enc, TEUCRIUM FLAVUM Teucrio giallo. Teucrium foliis ovatis crenatis , floralibus integerrimis, verticillis dimidiatis in race- mis digestis , caule fruticoso pubescente . Schreb, Teucrium vulgare prnticane 1, Clus, Hist, 1; p. 348, Teucrium. Lob, ic, p. 4905 Germandrée jane , Enc, Son due belli alberetti sempre verdi. Il primo ha le foglie lanceolate , di sopra. verdi e bianche di sotto , e i fiori celesti; il se- condo ha le foglie ovate unicolori, lustre, e i fiori giallicci. Nascono nei monti, in luoghi scoperti e aridi, ma il Teucrio fru- zicoso trovasi solamente in vicinanza del mare, Si moltiplicano per seme e per bar= batella. Fioriscono nell’ Estate. TILIA PLATYPHYLLA Vent. Tiglio Nostrale. Systi Sex. Ord. Nat. Juss. CI XIII, Ord, I, CI. Xii, Ord, XIX. Polyandria Momogynia. Tiliaceae. (214) Tilia folits cordato- subrotundis acumi- natis, inaequaliter serra tis: nuce turbinata, costis prominentibus insignita, lignosa, cras- sa. Vent. Monogr.du Tilleul, Planch r.f, 2. Tilia europaea grandifolia . Pers. Tilia femina . Mattioli p. 101. Tilia vulgaris platyphyllos. J.B. H. 1. p. 1533. Tilleul à grandes feuilles. Enc. TILIA MYCROPHYLLA Tiglio maremmano , Tilia foliis cordato-subrotundis , acumi- natis argute serratis, nuce subglobosa, vix costulata , tenuissima , fragili. Vent. loc. cit. PI 1;t..1. Tilia folio minore. J, B. Hist. 1, p. 137. Tilia bohemica , foliis minoribus glabris, fructu oblongo , utrinque acuminato , minime costulato . Mich, Cat, Hor. Pis. p. 1065, t. 40. £. 3. Tilleul à petites feuilles . Enc, Il Tiglio è un’albero bellissimo , grande, svelto, con chioma maestosa di un bel ver- de, e di ombra grata e fresca. Mette le foglie poco dopo la metà di Apri- , fiorisce nel Maggio, e i suoi fiori edo- le (215 ) rosì sono avidamente ricercati dalle Api. Si spoglia alla fine di Ottobre. Viene il Tiglio nei terreni palustri, ma il suo legno allora è debole e floscio, Lan- guisce nelle terre sabbiose e nei margoni, ma prospera nelle terre medie e dà allora un legname sì forte, che può adoprarsi anche per far gran resistenza, e Du-Hamel dic e di aver veduto un Castello antichissimo nel quale tutta l’intravatura era di Tiglio , co» me pure un Tiglio vivente sì grosso che quatt'uomini non lo potevano abbracciare, Più straordinarj poi eran quelli di cui parla Miller, uno dei quali, da lui visto , avea, verso la base, circa dieci Metri di diame- tro, e l’altro citato da Thomas Brovon, il diametro di Metri 15,758, e l’altezza mag- giore di Metri 20,181, Merita pertanto il Tiglio di esser coltiva- to a bosco per servir da lesno da costru» zione, e da combustione » giacchè arde con bellissima fiamma > € per ado prarsi per un’ infinità di altri lavori , È legno bianco, leg- giero, unito, facile a tagliarsi per tatti i versi con taglio pulito, e però ricercato per i lavori d’ intaglio, e da tornio, Se ne fanno ancora zoccoli, scatole, e doghe per le Botti da centener roba secca. Il carbo- ne del legno è leggiero, finissimo , si ado- ( 216 ) > pra per disegna re, e per la polvere da can- none. Le foglie son buona pastnra per i bestiami, la scorza è tenace , e adoprasi in Russia, e in Francia per far corde, reti, stoje ec. A tale oggetto si atterrano i Ti- gli non più giovani di ott'anni, ne più vecchi di sedici, sul fin di Maggio, o ai primi di Giugno quande sono in sugo, si tagliano i rami rasente al tronco, si fende la scorza longitudinalmente con un’ istru- mento d’osso sottile e curvo, e poi si stac- ca. Quando si vuol mettere in opra , si po- neininfusione nell’ acqua, e così si separan facilmente le membrane corticali, si a vvol- gono i diversi pezzi, e sì riducono in fu- ni ec. Le scorze troppo grosse e ruvide, e quelle dei rami piccoli, si adoprano per le- care i fastelli. Il Tiglio spande le sue radiehe orizzon- talmente , e siccome son molto forti, però nuocono agli alberi più deboli che gli son vicini, I semi del Tiglio, messi in terra nell’ Ot- tobre , appena che son maturati, nascono nella Primavera . Se sono in terreno adat- tato, crescon presto , e un Tiglio di nove anni avrà sempre le sue dodici braceia di altezza ( M. 7,003). Si moltiplica con mol- ta facilità anche per mazza e per margotto. ( 227 ) Trovasi il Tiglio nell’ Appennino Tosca* no, e rie ho veduti dei bellissimi a S. Fiora, a Pitigliano, a Cetona ete., e il Sig. Giuseppe Picciòli nelle vicinanze di Vaglia ne ha trovata una varietà, partico- lare per aver le foglie quasi bianche nella pagina inferiore. La Tilia mycrophylla è un’ albero che viene anche più grande della 7, platyphyI- los, ha le foglie più piccole, di color più cupo; e il guscio del frutto sottile , e fra- gile e senza quelle costole rilevate che si osservano nel guscio grosso e duro dell’al- tra specie. Questo è più raro assai, e io 1’ ho veduto solamente in alcuni monti della Maremma Senese , e segnatamente a Ca- tabbio . ULEX EUROPZAEUS Ginestrone spinoso. Syst. Sex, Ord. Nat, XI, CI, XV, Ord, IV. Cl, XIV. Ord, XI Diadelphia Decandria . Leguminosae . . Ulex foliis lanceolato-linearibus villosis , bracteis ovatis lagis,ramulis erectis. Pers FI. Dan. t, 608. Lam. illustr. des genr. Pl. 621, Scorpius 1, Clus. Hist, p. 106. Tom, I, k -— ( 228 ) Ginestra Spinosa, Spalatrone:. Ginestrone d’ Olanda, Ajonc. d° Europe. Enc, Jone Marin. Trovasi verso il mare, e nei monti di Livorno e di Asciano. Prospera nei luoghi sterili, Fa siepiimpenetrabili per motivo dei suoi rami folti e delle forti spine , ma presto diventa brutto principiando a seccarsegli i rami inferiori, e a grado a grado spogliandosi tutto. Fiorisce nel Gennajo, Si moltiplica per seme , ULMUS CAMPESTRIS Olmo nostrale . Syst. Sex, Ord. Nat, Juss. CI. V. Ord. II. CI. XV. Ord. IV. Pentandria Digynia:. Amentaceae. Ulmus foliis duplicato serratis basi inae- qualibus , floribus subsessilib us conglomera- #is, pentandris, fructibus glabris. W. La- marck Illustr, des genr. t, 185, Olmo Mattioli p. 161. Camer, Epit, p. 70, Orme des champs. Ene, L’ Olmo è un’ albero che vive in tutte l’esposizioni, e in tutti i terreni, ma i più belli son quelli, che si trovano nelle pia- nure, ove il terreno è fertile , e profonde . ( 229 ) Distende le sue radiche superficialmente a lunga distanza , nuoce molto alle piante che gli nascon vicine, e infesta il terreno con i polloni che getta in grande abbon- danza, Principia a fiorire ai primi di Marzo, spunta le foglie verso la metà di detto me=- se, si spoglia ai primi di Novembre, Sof- fre benissimo la potatura , i suoi rami pren- dono qualunque piegatura piaee dargli, co- sicchè si riduce in figura di ombrello, di piramide, di obelisco, di padiglione, di muro ec. Il legno dell'Olmoè giallastro , forte , du- ro , resistente , di lunghissima durata , ottimo per far stanghe, sale , mozzi, raggi da rete, macchine, viti da strettoi, deschi e simili lavori. Con i rami si fannoi cerchi, È buo- no a bruciare, e a farne carbone, Piantati gli Olmi fitti a bosco, darebbero così del legname diritto, e di gran lunghezza che sarebbe buono a infinite cose, e simili pian- tazioni converrebbero specialmente su i con- fini dei giardini , o di altre coltivazioni, che si volessero riparare dalla furia dei venti, essendo a ciò bene adattato l’ Olmo, come che di rami folti, e assai forti, Si moltiplica 1’ Olmo facilmente per mar- gotto e per mazza. semi si devon seminare ( 230 ) verso i primi di Giugno , giacchè a quest’e- poca son ben maturi, Richiedono una terra fresca, leggiera, ben lavorata, ben pulita, conservata me diocremente umida, e adom- brata e di esserci poco affondati, Nascono in capo a tre settimane o un mese, e il terzo anno si posson trapiantare, Le foglie dell’Olmo son buona pastura per gli animali domestici nell’ Inverno, e perciò si tagliano i rami sottili alla fine di Agosto, e si seccano al sole, L° Olmo di foglia larga (U/mus latifolia) è una varietà dell’ O/z0 nostrale, e merita di essere impiegato per adornare le passeg- giate, essendo molto bello per le sue foglie larghissime, e facendo molta ombra. Per il solito s' innesta sull’ Olmo nostrale, ULMUS SUBEROSA Olmo fungoso . . Ulmus foliis duplicato-serratis basi subae- sualibus , floribus subsessilibus conglomera- is, tetrandris ,ramulis suberoso-alatis, Pers. Trovasi per la campagna quest’ Olmo, che facilmente distinguesi perle escrescenze fun- gose longitudinali di cui son munità i suoi rami , (281 ) VIBURNUM TINUS Viburno Lauro Tino À Syst. Scx. Ord, Nat, Juss, CI, V. Ord, III, CI, XI, Ord, III, Pentandria Trigynia, Caprifolia . Viburnum foliis integerrimis ovatis opa= cis: ramificationibus venarum subtus villàso glandulosis. Lin, Tinus prior, Clus, Hist, p. 49. Tinus lusitanica. Lob, ic, 2 ; P. 142. Lauro salvatico. Legno lano, lentaggine, Viorne laurier-thyn, Enc, Nasce questo nei monti boscosi, all’om- bra, e lungo i ruscelli, Principia a fiorire nel Gennajo , e seguita fino all’estate, sem» pre yerde, con rami e foglie folte, e di un bel color verde-cupo è buonissim o per far siepi e boschetti nei giardini , e la quantità, e la durata dei fiori lo rendono di aspetto assai bello. È piuttosto delicato , e negl’ In- verni freddissimi , se ha un'esposizione sen- za difesa soffre, almeno nei rami, che gli si seccano, I margotti prendono con molta fan cilità, e si posson fare in che stagione si vuole, Bisogna per altro tr apiantargli prima che abbiano spuntate le nuo ve foglie, e man- tenergli la terra umida. Si adatta alle di- - ( 232 ) verse qualità di terreno , e l’ ho veduto ben vigoroso tanto nelle terre galestrine , che nel margone, nella terra sciolta ec. VIBURNUM OPULUS Viburno Sambuco aquatico . Viburnum foliis trilobis aeuminato-denta- tis, petiolis glandulosis glabris,W, Fl. Dan, t, 601. Lamarck Illustr, des genres PI. 211, Sambuco aquatico . Mattioli p. 1332. Yiorne obier, Enc, Mette le foglie verso la metà di Marzo , fiorisce nell’ Aprile, si.spoglia nell’Ottobre, Ama i luoghi umidi. Ha il merito di cre- scer con molta sellecitudine , e di aver lar- ghe foglie di un bel color v erde chiaro, co- sicchè fa la sua gran figura disposto a bo- schetti. I fiori non son di molta apparenza, ma ce ne è una varietà detta Rosa di Guel- ° «dra , o Pallone , (Boule de Niege,) nella quale tutti i fiori sono sterili e hanno le ceorolle molto più larghe, disposte tutte in- sieme in figura di palla di color bianco latteo. Si moltiplica con somina facilità per maz- Za, e per margotto . i ( 233 ) VITEX AGNUS CASTUS Vitice Agro Casto. Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. Cl. XIV. Ord, II. CI. VIII, Ord, V. Didynamia Angiosperma. Vitices, Vitex foliis digitatis septenatis quinatisve lanceolatis subintegerrimis » Spicis panicu- latis . Vitice, Mattioli p, 214, Duham. T, Ss dt 205, i | Agnus Castus officinarum. Lob. ic, 2; p 138, Pepe de’ Monaci. | Gatilier commun. Enc. l’arbre aù Poivre . Non si sa perchè le foglie e i virgulti di quest’ albero sieno stati creduti capaci di raffrenare gl’impeti della libidine , ma si sa che si è avuta quest'opinione di lui fino presso i Greci, i quali però lo ehiamarone Hgnon, © sia Casto, e Dioscoride ci rac- conta, che le Donne di Atene, nel tempo dei sacrifizi Tesmoforii , 0 sia alla Dea Ce._ tere, dormivano in letti fatti di queste fo» glie , per esser caste anche nel sonno, È di bell’apparenza, specialmente quan- do è fiorito, e fisura assai nei giardini, Le foglie ei fiori hanno un odore aromatico , (234) piacevole per molti, I frutti poi hanno un sapore acre-aromatico, per il che si sono acquistati il nome di Pepe salvatieo, Ce ne sono tre varietà per il colore dei fiori, che son bianchi, turchini, e rossi. Il bianco fiorisce il prime, poi il turchino, e l’ultimo il rosso . La fioritura segue nel Lu- glio, e nell’ Agosto . Le foglie spuntano dopo la metà di Aprile, e cadono nel Ne- vembre . Si può mol tiplicar per seme, male pian- ticelle impiegano troppo tempo a nascere, e crescere, e il più sicuro è di ricorrere ai margetti, che si fanno nell’ estate su i rami nuovi, e si levan di terra l’anno seguente nell’ Autunno . Non è eomune in Toscana, e ne ho ve- dute poche piante solamente verso lo sta- to dei Presidj, e alcune in vicinanza di Port’ Ercole , nei luoghi freschi e ombrosi , lungo i ruscelli nelle vallate boscose . Il Sig. Carboncini l’ha trovato vicino alla Torre di S. Vincenzo. Fine del Tomo primo, TRATTATO DEGLI ALBERI DELLA TOSCANA DI GAETANO SAVI PROFESSORE DI BOTANICA NELL’IMP. ACCADEMIA DI PISA EDIZIONE SECONDA CON MOLTISSIME AGCIUNTE TOMO Il FIRENZE PRESSO GUGLIELMO PIATTI ISII. Asian e EVI al SAY va n Sh fia i r ea wa ua » L'on dà ALBERI ESOTICI Che vivono in Toscana. Nomi Botanici Acer Negundo — striatum — tataricum — rubrum — dasycarpum — saccharinum Aesculus Hyppocastanum — Pavia — lutea i Ailanthus glandulosa Alnus neapolitana — glutinosa g laciniata Aloysia citriodora Amorpha fruticosa Amygdalus communis — Persia — nana — Amyris polygama Aristolochia Sipho Armeniaca vulgaris Aronia botryapium — arbutifolia Aucuba japonica Azalea viscosa — nudiflora Berberis vulgaris Betula alba — lenta Bignonia Catalpa — capreolata Nomi volgari Altezza ‘Acero virginiano 1 — striato Il — tartaro Jii — rosso II — cotonoso I — zuccheroso 191 Ippocasiano Castagno in- diano IT — rosso I5I — giallo Ii Ailanto glandolose Ontano Napoletano Li — comune laciniato 15 Cedrina gratissima iv Amorfa fruticosa MI Mandorlo comune lì — Pesco Jii — nano IV Amiride poligama IV Aristolochia Pipa Albicocco comune ITI Aronìa nespolino del Ca- nadà IV — virginiana IV Aucuba giapponese IV Azalca vischiosa IV — primaticcia 1V Crespino maggiore IV Betula Bidollo II — canadense Î1J Bignonia Catalpa il — tetrofila Nomi Botarici Bi gnonia radicans Broussonetia papyrifera Bumelia tenax Buxus balearica Cailicarpa americana Calycanthus floridus Ceanothus americanus Celastrus scandens Celtis occidentalis Cephalanthus occidentalis Ceratonia siligua Cercis canadensis Chionanthus virginica Cissus hederacea — Sfans Citrus Aurantium =- Medica Clethra alnifolia Coriaria myrtifolia Cornus alba »— paniculata — stricta Corylus Colurna Crataegus Azarelus — coccinea — Crus galli Cupressus pyramidalis — horizontalis — thyoides —— lusitanica — Arbor Vitae — Thuya — disticha Diospyros Lotus — virginiana Eleagnus angustifoliu (4) Nomi volgari Bignoni®a florida. Broussonetta Moro della Chima Bumelia sericea Bossolo balearico Callicarpa americana Calicanto Pampadura Ceanoto americano Celastro rampicante Fraggiragolo virginiano Cefalanto occidentale Carubbio comune Siliquastro canadense Chionanto virginiano Cisso Vite del Camadà — Vite arborea Cedro Arancio — acido Cletra glabra Coriaria mortellina Corniolo corallo — pannocchiuto — canadense Nocciòlo Pistacchine Lazerolo vero — rosso — spinoso Cipresso piramidale — orizontale — filadelfico — portoghese — Albero di Vita Coni Tuja — Gaggia Guaiacana Legne santo — virginiana Leagno balsamice Altezza Nomi Botanici E vonymus americanus Fontanesia phyllyreoides Fraxinus sambuci folia _ juglandi folia — pubescens — rotundifolia Ginkgo biloba Gleditschia triacanthos — monosperma Glycine frutescens Gymnocladus canadensis Halesia tetraptera Hamamelis virginica Hibiscus syriacus Hostensia speciosa Iasminum officinale — grandiflorum — fruticars — humile Ilex Cassine — vomitoria | Juglans regia = nigra | Auniperus virginiana Kolreuteria paniculata Laurus Borbonia — Benzoin — Camphora Liquidambar stiraciflua Liriodendron tulipifera Lonicera sempervirens »— symphoricarpos — Xylosteum — pyrenaica Lycium afrum — Guropacum (5) Nomi volgari Altezza Fusaria americana III Fontanesia fillirea IV Frassino sambucino I — nocistio I — pubescente I — calabrese II Ginco giapponese i Gleditscia spinosa Ì —— monosperma I Glicine fruticosa Ginnoclado canadense J Halesia della Carolina IV Trilopo di Virginia IV Ibisco Chetmia IV Ortensia bellissima 1V Gelsomino comune — Catalogno — fruticoso iY — umile 17 Agrifoglio Cassine IV — Tè americano 1V Noce comune Ì *— nero I Ginepro virginiano ITl Kolreuteria pannocchiuta Ii} Alloro rosso IV — Belzuino IV — Canfora Ill Liquidambra storace li- quida II Tulipifero legno giallo Madreselva sempre verde — cearoliniana — pelosa — pirenaica Licio affricano 1Y — Spina di Crocifisso IV Nomi Botanici Lycium barbarum Magnolia grandiflora —_ glauca —_ panpisi 4: — tripetala Medicago arborea Melia Azederach — semperflorens Menispermum canedense Mespilus Cotoneaster Mimosa Julibristin — farnesiana Morus alba — nigra Myrica Gale — cerifera — quercifolia Olea europaea Peossiflora coerulea. Philadelphus coronarius sw inodorus Pinus halepensis — rigida — Strobus Larix Cedrus Abies alba nigra —— balsamea — canadensis Platanus orientalis — occidentalis Populus angulata — balfamifera — graeca Prunus Padus ea feti re (Scsi (0). Nomi volgari Altezza Licio umile IV Magnolia tulipano li — glauca ui — acuminata IV — Ombrella. Ill Medica arborea IV Melia Sicomoro - IN — indiana IV Menispermo del Canadà Nespolo Cotegnastro IV Gaggia bianca II — oderosa II Moro bianco Il — nero II Mirica Gale 1V — cerifera . IV — querciola 1V. Olivo comune. il Granadilla fior di Passione de. ti ad 1°) o gr a Pu —— ® P- ; Mae . Filadelfo Siringa AV .— inodoro IV Pino aleppico è» II — rigido st | — Strobo TI = Larice:... . © I | = Cedro del Libany b | — Abeto rosso. 13 — bianco I — nero JI — balfamifero 1.4 I — del Canadà JI Platano orientale (0 È — occidentale I Pioppo angoloso 16 — balfamico JD — ateniese I Pruno racemoso | ; HH Nomi Botanici Prunus serotina »— lusitanica — lauro Cerasus — Mahaleb — Cerasus — Avium — domestica m— SINEnNsis Ptelea trifoliata Punica Granatun Pyrus Malus — communis — baccata — coronaria — spectabilis Quercus coccifero — rotundifolia Rhododendron ponticum Rhus Coriaria — typhy num — glabrum Copallinun Vernia radicans — 7Zoxicodeniron Robinia Pseudoacacia — ViIScosa — hispida — Caragana Rosa centifolia — muscosa — bifera — bengalensis — sulphurea Salix babylonica Schinus Molle Sophora japonica ci Eni id (7) Nomi volgari Altezza Pruno serotino II — portoghese III = Lauro regio JI — Ciliegio canino - III — Ciliegio JI — Ciliegio di Monte I — Susino JIl — Persichino IV Telea caroliniana I Melagrano comune "DI Pero Melo JI — comune II — sibirico II — florido III — chinese 108) Querce spinosa III — spagnola II Rododendro purpureo IV Sommacco vero IV — virginiano II — glabro si — Coppole IV — Vernice IV — malefico IV — Albero del Veleno 1V Robinia falsa Gaggia I — glutinosa T — ispida MEI — Caragana IV Rosa turca IV — borraccina IV — d’ogni mese IV — asiatica IV — zolfina IV Salcio orientale I Schino Pepe falso I Sofora giapponese LI (8) Nomi Botapiei Nomi volgari Altezza Sophora tetraptera Sofora quadrialata JV Sorbus latifolia Sorbo di Fontaineblew I Spiraea opulifolia Spirea virginiana IV — hypericifolia -— ipericina IV = crenata — spagnola IV — laevigata — liscia IV — salicifolia -— salcigna IV — sorbifolia — pinnata n'è Staphylea pinnata Stafilea PistaechiosalvaticolII Sterculia platani folia Stercalia parasole JI Stillingia sebifera Stillinga pianta del Sego JI Styrax officinale Storace calamita’ III S$yringa vulgaris Siringa comune IV — persica — Gelsomin di Spagna IV Tarchonanthus camphoratusTarconanto canforato IV Tilia americana Tiglio americano I — alba — argentino I Ulmus americana IÎmo americano I — pumila -— di Siberia HI Viburnum Lantana Viburno lantana IV — nudum — nudo IV — dentatum — dentato IV — prunifolium — minore IV — Cassinoides — Cassine IV Vitis vinifera Vite comune Zanthorylum Claga Her- Zantossilo Frassino Spi- eulis noso IV (9) ACER NEGUNDO. Acero virginiano . Acer foliis impari-pinnatis, floribus dioi- cis . Pers. Acer maximum, foliis trifidis et quinque- fidis, virginianum. Pluk. Alm. 7, t. 128, f.4,5.- Duham. T. 1, tab. 11, f. 10. Erable à feuilles de fréne. Enc. È nativo della Virginia. Le sue foglie son pinnate in caffo, con cinque,e di rado sette foglioline ovali , acuminate , dentate, di co» lor verde-mare. Cresce rapidamente, ma è fragile assai, e se è in luogo esposto a gran venti con facilità gli si tronca la vetta. Non è nemmeno un’albero bellissimo perchè i rami son troppo radi, e poco vestiti di fo- glie, onde non forma una chioma ben fron» zuta. Fu introdotto in Toscana nel 1793 e piantato nel Giardino di Pisa . Tutti gli anni fiorisce ma non dà semi maturi, per man- canza dell’ individuo maschio . Si moltiplica per altro facilmente di margotto . Il legno è giallastro, con qualche sfuma- tura di violetto , di fibra unita , si lavora fa- cilmente ed è buono per li stipettai. M.r Cu- biers dice che è elastico e che gli strumenti a 2 (10) fatti in Inghilterra con questo legno son rie= sciti ben sonori. Si veste ai primi di Aprile, fiorisce dopo la metà dello stesso mese, e si spoglia alla fine di Ottobre. ACER STRIATUM.: Acero striato . Acer caule lineis albicantibus striato, fo- liis trilobis acuminatis serratis ,racemis pen- dulis , petalis ovalibus. Sea Dukam, pas tab.i13.jn7 Acer pensyloanicum . Wild. Erable jaspé . Enc. Questo bell’ albero nativo del Canadà è coltivato all’ Orto Botanico di Firenze. La. scorza del fusto e dei rami principali è uni= ta, di un bel color verde mare, con delle macchie longitudinali bianche o gialliccie . Le foglie son grandi, rotondate alla base , minutamente seghettate, ‘è terminano in tre. lobi intieri, acuminati, son rette da piccioli rossicci, son glabre , di un bel color verde, “ma pallide nella pagina inferiore. Si molti plica per margotto. Merita di esser. pie e diffuso nei giardini ‘alla Chinese. pat (#14 ACER TATARICUM. Acero Tartaro. Acer foliis cordatis indivisis serratis, lobis obsoletis ftoribus racemosis . Lin. Erable de T'artarie . Enc. Le foglie di quest’ alberetto son di un bel verde gajo, bislunghe ., cordate , inegual- mente dentellate , alcune intiere, e alcune altre oscuramente trilobe, dello stesso colore in ambe le pagine, coni nervi rilevati, e i picciòli rossi. I È nativo della T'aniazids ;ama le situazioni fresche , e si moltiplica. per seme e per mar- gotto . È coltivato negli Orti Botaniei di Pisa e di Firenze. ACER RUBRUM. logia rosto” . Acer foliis subquinquelobis acutis serratis subtus glaucescentibus ,ftoribus umbellatis erectis, germinibus glabris. W.. Acer floribus rubris , folio majori superne wiridi , subtus argenteo splendente. Daham. Amber; tica, f. 6. Acer virginianum folio subtus incano , (12) flosculis viridi rubentibus . Herm, Parad. bat. p. I, t. I Acer rubrum 3. Enc, Erable rouge. Ha i rami verdastri, le foglie quinquelobe con lobi acuti e aeutamente dentati, glabre, di sopra verdi e nitide , di sotto bianco-argen- tine, cen pictidli rosso-pallidi. I fiori son di color rosso cupo. Le samare compresse, gla- bre, terminate da ala membranosa, falcifor= me, striata, un poco tonda nella cima. Il sno legno è facile a lavorarsi, spesso ondato, ed è in credito nell’ America per far- ne dei mobili. Dal tronco si ottiene per in-. cisione il sugo dolce che dà lo zucchero, chiamato Sucre de Plaine . Nasce nei luoghi umidi e padulosi dell’ America Settentriona- le. Vive nell’Orto Botanico di Firenze. ACER DASYCARPUM. Pa Acero cotonoso. . Acer foliis quinquelobis acuminatis ser- ratis subtus pubescentibus albo-glaucis, flo- ribus capitato umbellatis , germinibus tomen- tosis. VW. Acer virginianum folio majore subtus ar- genteo, supra viridi splendente, Duhamel 0. I EER (13 ) Acer eriocarpum. Michaux Amer. Acer rubrum. Enc. Erable à fruit cotonneux. Trovasi negli stessi paesi ove il preceden- te. Vive nel giardino di Pisa, ove venne d’ Inghilterra col nome di Acer rubrum, ed ha più volte fruttificato. Le foglie hanno i lobi e i denti meno appuntati che quelle dell’ Acero rosso, di sotto son pallide e glau- cescenti, ma non bianco argentine, hanno una peluria cortissima e fine che si stacca fregandole colle dita, e i picciòli e i rami son di color rosso; finalmente ha i fiori di eolor giallo pallido, e le samare gonfie e to - ‘ mentose, terminate da un ala membranosa, striata rotondata in cima, Fiorisce nel Marzo, e matura i frutti nell’ estate, Si moltipliea per seme, per margot- to, e per barbatella. ACER SACCHARINUM, Acero zuccheroso. Acer foliis quinquelobis acuminatis sub- dentatis, subtus pubescentibus, corymbo laxo subnutante, pedunculis pilosis, W. Erable à sucre , Enc, *Nasee nella Pensilvania e nel Canadà, nei (14) i terreni sabbiosi. Il zucchero ottenuto dal su- go linfatico che scola dalle incisioni fatte nel tronco a primavera, è conosciuto sotto il nome di Sucre d’ Erable, Le sue foglie hanno i lobi grandi, profondi e intaccati, e son pallide e tomentose nella pagina infe- riore . | : L° ho veduto a Firenze nel Giardino della Sig. Corsini, la quale non meno intendente che vaga di piante, ne ha fatta una collezione veramente rispettabile per la bellezza e la rarità, e merita di esscr decorosamente no- minata fra i promotori della Botanica, fESCULUS HIPPOCASTANUM, Ippocastano Castagno Indiano. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, VII, Ord, I, CI. XIII, Ord, VI. Heptandria Monogynia. Acera, Aesculus foliis digitatis septenatis, co- rollis pentapetalis patulis. W, Castagne cavalline, Matt, p. 230, Duham, d'inf Ri FE ito Castanea equina, Lob, ic, 2, p. 161. Hippocastanum, Lam, Illustr, des genr, pl. 273. Ò Marronier d’ Inde, Enc, (15) FESCULUS PAVIA rubra. Ippocastano rosso. Aesculus foliis quinatis glabris inaequa- liter dentatis , corollis.tetrapetalis , petalo- rum conniventium unguibus longitudine ca- Iycis. W. Pavia. Lam. illustr, des genr, pl. 273. Pavia rubra, Enc, #SCULUS LUTEA, Ippocastano giallo. Aesculus foliis quinatis ,subtus ad costanz pubescentibus aequaliter serrulatis , corollis tetrapetalis, petalorum unguibus calyce lon- gioribus. W., Aesculus flava. Wild, Pavia lutea, Enc. Fu portato il Castagno indiano in Europa dalle parti Settentrionali dell’ Asia verso il 1540, e pare che dapprima fosse piantato a Costantinopoli, giacchè da quella Città ne fu mandato un ramo al Mattioli dal Medico Queccelbeno, Quasi contemporaneamente de- ve essere stato introdotto in Toscana , aven» dolo veduto a Firenze Gio. Bauhino verso il {16 ) 1569 nell’ Orto del G, Duca, alto quanto un Moro grande, e molto ramoso, Il celebre Clu- sio lo portò a Vienna, e M.r Bachelier a Pa- rigi nel 1615. i È frai più belli alberi che viver possano mel nostro clima, tanto per la grandezza, per la maestà della sua chioma, per la bel- lezza delle foglie, la freschezza dell’ ombra, e per l'amenità della gran copia di fiori, che produce nell’ Aprile e nel Maggio, disposti in tirsi piramidali, belli , bianchi, maechiati di giallo e di rosso, che contrastano egre- giamente col verde cupo delle foglie . Per- ciò nei paesi ove si pensa a procurarsi dell’ ombra, le passeggiate pubbliche furòno ador- nate di castagni d’India, ma poi sono esciti di moda perchè sporcano troppo il terreno colle foglie e co’ i frutti, che principiano a eadere poco dopo la metà di Agosto, %e con- tinuano per tutto l’ Ottobre, Fra di noi non si vedevan Castagni d’In- dia se non ehe nei Giardini Botanici , e sola- mente ai nostri giorni se ne son piantati per ornamento, come per esempio quelli che sono a Firenze fuori della Porta Romana al principio dello stradone del Poggio Imperia- Ze,i quali avranno sicuramente l’età di trenta anni, ma non hanno vegetato bene. Ne ho veduti dei belli nel Giardino di Boboli, ma (17) bellissimi e giganteschi erano quei due che sì trovavano all’ingresso interno dell’ Orto Botanico di Pisa, di cui uno solo ora,ne re- ‘sta, essendo l’altro stato troncato dall’ ura- gano del 2 Dicembre 1806. Il legno del Castagno d’India è bianco, tenero , salcigno , partecipa delle qualità dell’ Albaro e del Tiglio, e se non è capace di servire per lavori forti e da stare allo sco- perto , è buono certamente per tutti quegli usi ai quali si adoperano l’ Albaro e il Gat- tice . Brucia bene, e con molta fiamma ; e Je ceneri contengono molto alcali, sapendosi che quelle dei frutti ne danno il 25 per 100. La polpa dei frutti grattata , o pestata nell’a- cqua, dà una sostanza saponacea atta a di- grassare i panni lani. Si è tentato di togliere ai frutti il sapore amaro per renderli mangiabili. A tale og- getto il Presidente Bon li sbucciava, li ta- gliava a fette , e li teneva per 48 ore in un ranno fatto di 2 di calce e 3 di ceneri, e poi per dieci giorni li lavava ogni giorno con una copiosa dose di acqua, Con tali opera- zioni perdono l’ amarezza, ed egli allora fat- tili bollire in acqua e ridotti in polenda li dava a mangiare ai polli, che con tal cibo ingrassavan preste, e facevano buona car- ne . Parmentier poi si attiene alla sola feco= Tomo II, b (18) la. Per questo pro pone che sbueciati i mar- roni si grattino, e così grattati si mettano in un sacev di tela , e si sottopongano all’ azio- ne dello strettojo , mediante la quale ne sorte fuori un sugo vischioso amarissimo, che la materia restata nel sacco si ponga in uno staccio fitto di crino, e aggiungendosi a ri- prese dell’acqua, siagiti e si prema con una spatola fino a che seguiti a escire dell’acqua lattiginosa, la quale raccolta in un vaso, si allunghi con acqua pura e si lasci che depo- siti la fecula. Questa, con reiterate lozioni e decantazioni perde affatto l’ amaro, acqui- sta i caratteri dell’ amido, e mescolata con parte eguale di polpa di patate, e sufficiente dose di lievito, dà un pane mangiabile e di buon’ odore , Le capre e i majali mangiano questi frutti senza alcuna preparazione, I Castagni d’India nascono spontaneamen- te nell’ Aprile, dalle Castagne cadute nell’ Ottobre antecedente. Se non si vogliono se= minar subito all’epoca della maturazione, bisogna tener le Castagne nella rena asciute ta, innaffiarle a Marzo, acciocchè germo- glino, e dopo metterle in terra. Il terreno più conveniente al Castagno d’India, è quel- lo di molto fondo, fresco, e sciolto, Mette le foglie dopo la metà di Marzo, (19) L’Ippocastano gia//o e il rosso son nativi della Flerida e della Carolina, Il primo ha i petali gialli, cordati, coll’ unghie più lun- ghe dei calici ;1’altro ha i petali ovali, d'un bel color rosso cupo , colle unghie eguali in lunghezza ai calici. Gli ho veduti in Firen- ze all’Orto Botanico , e in altri Giardini. Per il solito sono innesti sul Castagno d’ India, e non vengono belli, AILANTHUS GLANDULOSA, Ailanto glandoloso. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XX, Ord. VII. CI. XIV. Ord. XII. Monoecia Polyandria, Terebintaceae . Ailanthus foliis impari-pinnatis, foliolis basi dentato glandulosis. W. Desf. Mem, de l’Acad, des Sc. an 1786 ,-p. 263, t. 8. Rhus Cacodendron . Ehrh, Albero di Paradiso . | Langit glanduleux . Enc. Siamo stati molti anni senza sapere a qual genere appartenesse quest’albero, General- ‘ mente credevasi che fosse il Rkus succedanea ‘di Linneo: ma alcuni, convenendo che fosse un RAus, lo credevano una specie nuova, (20) ehmo Ehrhart, e il fu Dott. Zuccagni, che lo chiamò RAus dentato- glandulosum . AI- lorchè poi fiorì per la prima volta a Parigi nel Giardino di M.r Monnier, fa conosciuto dal celebre Sig. Des-Fontaines, che non ap- parteneva a nessuno dei generi conosciuti, e fu descritto e nominato Ailanthus . Egli è originario della China, e si è adattato benissimo al clima nostro. Ha foglie lunghe 6-7 decimetri, pinnate in caffo, con foglio- line opposte , obliquamente cordiformi, den- tellate, con i denti inferiori glandolosi , rosse quando son tenere, in seguito di un grato color verde. La sua chioma è ben raccolta, ed ha veramente un bel portamento, per cui risalta benissimo tenuto isolato, ed è robu- stissimo e resistente ai venti i più forti, Fiorisce nel Giugno, ma i suoi fiori‘ non hanno alcuna apparenza . Quelli che sono in Pisa non han prodotto per ora che fiori ma- schi, ma nell’Orto Agrario di Firenze ve ne è un’individuo che produce semi ben perfe- zionati, Nessun bisogno per altro ci e di ri- _ correre ai semi per moltiplicarlo, perchè na- turalmente getta dei polloni dalle sue radi- che serpeggianti, e specialmente allorchè tali radiche si intaccano o a bella posta, 0 casualmente nel lavorar la terra. La quan- tità di polloni che in tal modo si produconea (21) è prodigiosa, e un solo albero è sufficiente per formar presto un bosco, Cresce sollecitamente se è'in terreno sciol- to, ma non ricusa gli altri terreni. Quell’in- dividuo del Giardino di Pisa di cui parlai nella prima edizione, che in ott'anni era, arrivato all’ altezza di metri 10,405, fu ta- gliato sei anni dopo, ed era alto più di 12. metri , e del diametro di decimetri 41, Il legno somiglia quello del Castagno, in quanto che ci son visibili i limiti degli strati annui concentrici, ma la fibra è unita e for- te, e si accosta molto al noce per la durez= za .È di un color bianco gialliccio, e pren- de sufficiente buon polimento . Io considero come interessante l’acquisto di quest’albe, To, e credo che presto ne risentiremo dei vantagg] , perchè ne sono stati piantati mol- tissimi per la Toscana, e dal solo Giardine di Pisa in sei o sette anni sono state distri= buite parecchi migliaja di polleni, Mette le foglie ai primi di Aprile, e le perde alla metà di Novembre, ALNUS NEAPOLITANA. Targ. Ontàno Napoletano. Alnus foliis cordatis serratis , strobilis ovatis erectis, Targ, dec, ined; (22) Alnus montana neapolitana , mali arme- niaci folio , fructw crassiore. Mich, Cat. H. Pis, p. 6. Cat. H, sicci sui n, 75. Alnus cordifolia , H.R, Casett, Tenore Ca- tal, dell’ Orto Bisignano. i, È nun bell’ albe ro di chioma folta e di co- lor verde cupo , che ho veduto all’Orto bo- ianico di Firenze, statogli regalato dal fa- moso pittore paesista Hackert Le foglie han- no le ascelle dei nervi nella pagina inferiore pelose come quelle dell’ Ontano comune, ma son di figura, ovato-cordiforme acuminate , e di color più CUpo. Gli strobili son grossi poco meno di quei del cipresso, sono eretti, e prima di seccarsi son verdi e coperti di gomma amarissima, In cinque anni è cre- sciuto all’ altezza di metri 5,836, mentre un’ Ontano nostrale piantato un’anno più presto pon è alto ne. grosso la metà. E sperabile che presto sarà moltiplicato e reso comune nei giardini. Secondo Micheli è spontaneo nei Monti di Amalfi , e di Sorrento, ALNUS GLUTINOSA ff laciniata Ontano comune laciniato « Alnus glutinosa foliîs oblongis pinnatifi- dis laciniis acutis. W. (23) Ignoro la patria di questa bella varietà dell’ Ontano comune, che a prima vista pa- re un Cerro. L’ho veduta nell’ Imperial Giardino di Boboli in vicinanza della statua dell’ Abbondanza. Ha i rami giovani gluti- nosi, e le foglie colle ascelle dei nervi pe- lose, ALOYSIA CITRIODORA Cedrina gratissima. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, CI. XIV. Ord. IT, CI. VIII. Ord, V, Didynamia Angiosperma, Vitices i dloysia foliis lanceolata-linearibus ternis, caule fruticoso Orteg. Verbena triphylla, W Zapania citriodora. Enc, - . E nativa del Chi) » € nacque per la prima volta a Madrid da semi mandati da Dombey 4 E una delle piante le più cognite, e più ri- cercate , ed è oltremodo moltiplicata fra di noi, essendo facilissima la sua coltivazione, Venti anni sono era una gran rarità fra di noi, e si teneva con somma custodia e gelo= sia: ora tutti hanno la cedrina, e vive per tutto senza riguardo, e basta metterne un Tamo in terra per averne una pianta, E poi (24) di così grato odore, che quantunque co- munissima sarà sempre stimata, AMORPHA FRUTICOSA \ Amorfa fruticosa . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss.. CI. XVII. Ord. IV. Cl. XIV. Ord. XI. Diadelphia Decandria, Leguminosae, dmorpha dentibus calycinis quatuor obtu- sis nudiusculis, unico acuminato, W. Amorpha . Duham, T. 1; t. 16. Lam, il- lustr, des genr. pl, 621, Smorfia . Amorphe d’ Amerique. Enc, rAdigli bastard. E nativo della Carolina, ed è da grar tempo introdotto negli orti botaniei, ove si moltiplica per barbatella e per seme, Pro- duce molti fusti senza determinata direzione, nudi per la maggior parte della loro lun- chezza, ed è un’albero veramente sgraziato . Ha per altro il suo pregio per i fiori dispo- sti in spighe cilindrico-subulate, con co- rolle rosso-violette, e antere giallo-dorate, che veramente son belli, Può figurare tenu- to isolato. Mette le foglie dopo la metà di Aprile, fiorisce nel Maggio , e si spoglia nel Novembre . (29 ) AMYGDALUS COMMUNIS Mandorlo comune. Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. Cl, XII. Ord. I. CI. XIV. Ord. X. Icesandria Monogynia. Rosaceae , Amygdalus foliorum serraturis infimis «glandulosis , floribus sessilibus geminis, > Lin. Lam, Illustr, des genr, PI. 430. 1,2. Mandorle. Mattioli p. 293. Amygdala . Lob, ic. 2; p. 140, Amandier commun, Enc, > Il mandorlo è nativo dell’ Affrica Setten- trionale e delia Siria, Non si sà in qual tem- po fosse trasportato in Italia, e Plinio crede che ai tempi di Catone non ci fosse ancora introdotto . E un’albero che cresce presto, e rende gran profitto col suo frutto di cui si fa tanto uso , e fa maraviglia che sia così poco col- tivato fra di noi, tanto più che riesce in tutti i terreni, AMYCDALUS PERSICA Mandorlo Pesco .- Amygdalus foliorun, serraturis omunibys (20 ) acutis, floribus sessibus solitariis . Lin, Lam. illustr. des genr., P1. 430 f. 1. Pesco . Mattioli p. 267. Persica Malus . Lob. ic, 2 ; p. 990 — Amandier Pécher. Enc. | Il Pesco è nativo della Persia, e biifvatà molto in grazia dei frutti di cui ci sono in- finite varietà. Il Mandorlo e il Pesco fioriscono. net Peb- brajo , o nel Marzo, Il legno del Mandorlo e quello del Pesco son di mediocre durezza , tendono al rossigno, ma non quanto quello del Ciliegio; e son buoni per farne rit e altri mobili. AMYGDALUS NANA Mandorlo nano, Amygdalus foliis ovatis basi attenuatis. ‘simpliciter argute serratis , Mill.’ ‘'Amygdalus indica nana, Pluk. Ra tab. le EL ARR i Amandier nain. Ene. E un arboscello di ornamento, che pro- duce dei fiori geminati di color di rosa pie- no, o di color rosso acceso: Le foglie sono ovato=-lanceolate , ristrette alla base a foggia gi picciòlo, seghettate nel margine, glabre i) e nitide , pallide nella pagina inferiore, Fio- risce verso la fine di Aprile , ed allora è bel- lissimo. Si moltiplica facilmente per pol- lone. E nativo di Calmuckia. AMYRIS POLYGAMA Amiride poligama . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, Cl. VIII, Ord, I. CI. XIV. Ord. XII, Octandria Monogynia . Terebintacee. Amyris foliis simplicibus lanceolatis inte- gerrimis ,racemis simplicibus axillaribus nu- merosis, W. Am. polygama. Cav. ic 3, p. 20;t. 239. Balsamier polygame Dum. Cors, E un’alberetto che viene a cespuglio den- so, di color verde cupo, con fiori piccoli e di poca apparenza . Le foglie son laneeo- late , o ovali lanceolate, intiere, glabre , nitide, con i nervi di color scuriccio, Si di- ce nativo del Chilì . E sempre verde, e vive benissimo allo scoperto. Si moltiplica per margotto e per barbatella, E comune nei giardini di Firenze, ( 28 ) ARISTOLOCHIA SIPHO «Aristolochia Pipa. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XIX. Ord, III. CI. V. Ord. I, Cynandria Hexandria. Aristolochiae . Aristolochia foliis cordatis acutis, caule volubili, pedunculis unifloris, bractea ova- ta instructis, corollis adscendentibus, lim- bo trifido aequali.W. Aristolochia macrophylla. Enc. Aristolochie à grandes feuilles. Enc. Ari stolochie de FAGPPE i Ha i fusti cilindrici, volubili, che si di- stendono su i sostegni vicini; le foglie gran- di, picciolate, cordate , rotondate , acute, di sopra glabre e di un bel color verde cupo, di sotto pallide e pubescenti, con nervi ri- levati. Fiori assilari, 2-3 per ascella, col tubo curvo e ventricoso , di color von ros= siccio; e internam ente viali con vene e tubergali rossi, e col lembo trilobo ; E ee- cellente per coprirne delle cerchiate, e per tenerla a spalliera, Vive benissimo nel no- stro clima, viene in quasi tutti i terreni, ma preferisce i luoghi freschi e ombresi. (A ( 29.) I Le sue foglie piaccion molto alle chioccio- le, e bisogna averci del riguardo quande è piccola perchè non la guastino affatto . Perde le foglie nel Novembre. E coltivata nel Giar- dino Pesciolini in Pisa, e negl’Orti Botani- co, e Agrario di Firenze. E nativa dell’Ame- rica Settentrionale, ARMENIACA VULGARIS Albicocco comune. Syst. Sex. O rd. Nat. Juss. Cl. XII Ord. I. Pe CT XIV ON. Icosandria Monogynia . Rosaceae, Armeniaca foliis subcordatis, stipulis palmatis . Pers. Lam, Illustr. des genr. PI. 431. Prunus armeniaca . Lin. W. Armeniaca malus. Lob. ic. 2; p, 177. Abricotier commun, Enc, Credesi l’ Albicocco nativo di Armenia . Egli è coltivato unicamente per il frutto, ma il suo legno è buono per i lavori di mo- bilia , al pari di quello del Ciliegio, ( 30 ) ARONIA BOTRYAPIUM Aronia Nespolino del Canadà . Aronia foliis oblongo-ellipticis cuspidatis glabris , floribus racemosis , petalis lineari- lanceolatis, germinibus pube scentibus , ca- Iycis segmentis glabris. W. Mespilus canadensis. Lin. Spec, Pyrus Botryapium . Wild. Spec. lisier à grappes. Enc. Q nest’ alberetto st copre di fiori bianchi sui primi di Aprile , prima di metter le fo» glie , ed in tale stato è veramente di bell’ a- spetto. I frutti che produce maturano nel Giugno, son di color rosso cupo, grossi quan- to quelli del Ribes ed hanno un sapore ve- ramente squisito , ed al mio gusto , migliore di quello della Fragola e del Lampone. Nasce acilmente di seme; richiede terreno fresco ni profondo È | ARONIA ARBUTIFOLIA. Aronia virginiana . Aronia folis cbovato-lanceolatis crenatis, subtus tomentosis ; rachi supra glandulosa ; | fioribus corymbosis . W. (31) Mespilus arbutifolia . Lin, Pyrus arbutifolia ., Wild. spec, Sorbus virginiana folio arbuti. Herm, H' Lugd. batav. p. 578, t. C99. Alisier à feuilles d’arbousier. Enc, ID più piccolo del precedente, e ancor esso produce gran quantità di fiori bianchi dopo la metà di Aprile. I frutti son egualmente grossi, e rossi, ma son sempre aspri. Si mol» tiplica facilmente per margotto e per bar- batella . AUCUBA JAPONICA. ; Aucuba area, Syst. Sex. Ord. Nat. spe Cl. XX, Ord. IV. CI, XIV, Ord.XIIL Monoecia Tetandria, Rhamri, Aucuba japonica , Lam. illustr. des genr. pl. 759. Oreto è un bellissimo arboscello, non per i fiori che son piccoli e di color rosso scu- ro, ma per le foglie grandi, d’un bel cclor veni lustro , sat chia di giallo e persi- stenti . Prineipia a rendersi comune fra dj i moi,e si è già conosciuto che può stare allo (32 ) scoperto nei nostri inverni, onde sarà di una gran risorsa per farne dei boschetti nei giar- dini all'Inglese. Si moltiplica per margotto per barbatella , e anche per mazza. AZALEA VISCOSA. Azalea vischiosa. Syst. Sex. | Ord, Nat. Juss; CI. V. Ord. T. CI, IX. Ord. II Pentandria Monogynia, Rhododendra, . Azalea ramis hispidis , foliis ovato-lanceo- latis utrinque viridibus , margine scabris , staminibus corollis piloso-glutinosis sublon- gioribus, Pers, Cistus virginiana , flore et odore Pericly= meni. Pluk. alm, 106, t.161,f, 4 Azalée visqueuse, Enc, © AZALEA NUDIFLORA. Azalea primaticcia. Azalea foliis ovatis , corollis pilosis, sta- minibus longissimis, Lin, Azalea. Duham, T. 1, tab. 33. Azalée visqueuse (}. Enc. Queste Azalce son piccoli e belli alberetti | (33 } mativi di Virginia. Hanno le foglie ovate , o ovato-lanceolate , di un bel color verde, di setto pallide, glabre e nitide , con dei peli corti nel margine e nel nervo posterio= te. Le corolle sono imbutiformi odorose, pelose all’esterno. Nella prima son bianche e vischiose e quasi eguali in lunghezza alki stami: nella seconda poi varia il colore dal bianco al rosso, sono assai più corte delli strami, e fioriscono dopo lo sviluppo delle foglie. Amano le Azalee il terreno leggiero e grasso, e l'esposizione fresca, Le ho ye- dute due volte all’ Orto di Pisa, ove per al- tro non hanno lunga vita, essendo questo un clima troppo caldo per tali piante, BERBERIS VULGARIS, Crespino maggiore. Syst, Sex. 1 Ord. Nat. Juss. CI VISO TI C1.XIIFOrd.XVIII Hexandria Monogynia. Berberides, Berberis racemis simplicibus pendulis ; fa- ‘ liis obovatis ciliato-dentatis . W. Crespino. Mattioli pag. 183. Berberis, Lob, ic, 2, p.182. Duham, T. 1, tab, 33, | (34 )- $. canadensis acu/eis triplicibus, serraturis foliorum remotis. W. Berbero, Vinettier commun . Enc. Epine vinette . Non son certo che il Crespino sia stato trovato in Toscana; nasce per altro nei luo- ghi settentrionali d’Italia, e vive comoda- mente fra di noi, Mette le foglie alla metà di Marzo, fiorisce alla fine di Aprile, e si spo- glia ai primi di Novembre . Si adatta a tutti terreni. La scorza dei frutti e delle radici si adopra per tingere in giallo, e i frutti subacidi si candiscono, Non prende mai la figura di al- bero, ma viene a cespuglio. Siccome è spi- noso , così è buono per far siepi, e fa buona comparsa nei giardini tenuto a boschetto, Si moltiplica per margotto, e per barbatella , La varietà Canadense è almeno tre volte più piccola, e ha i fusti di color più rosso. Si moltiplica nella stessa maniera . BETULA ALBA, Betula Bidollo. Syst. Sex, Gid. Nat, Juss. CI. XX, Ord, VII, CI.XV., Ord. IV. Monoecia Pelyandria. Amentaceae . 35 . Betula foliis ari acutis duplicato» serratis glabris, strobilorum squamis lobis lateralibus rotundatis , petiolis glabris, pe- dunculp longioribus, W. | Betula. Mattioli pag. 158, Duham, T. 1, tab, 39. Beula. Bedollo . Biola. Bouleau commun. Enc. Albero comune nell’ Alpi, e nell'Europa settentrionale, L’epidermide della scorza è bianca . Le foglie son deltoidee, appuntate, intiere alla base, nel resto seghettate, gla- bre, di sotto biancastre, con picciòli sottili, La sna scorza è quasi incorruttibile all’umi- dità, ei Lapponi ne cuoprono le capanne, e se ne fanno dei suoli da scarpe, e dei ferrajoli per difendersi dalla pioggia, Serve ancora per farne delle funi. Il legno è bianco e leg- giero e ilsuo carbone è ottimo per la polvere da cannone, Le foglie tingono in giallo, e son mangiate dalle pecore e dalle capre, In- taccando il tronco nella Primavera, prima dello sviluppo delle foglie, ne scola un’ umor dolcigno , che condensato riducesi in una materia analoga alla manna, e fatto fermen- tare si,converte in un liquore spiritoso, Ama i luoghi freschi, ma nonè delicato sulla qua- lità del terreno. Ne ho veduta una pianta in rutto nel Giardino della Signora Corsini a (36 ) Firenze, ed è appunto la varietà Hdi Willde- now, cioè Betula alba pendula foliis opato4 acuminatis, inciso- serratis glabris, ramis flaccidis pendulis, . BETULA LENTA. Betula canadense, | Betula foliis cordato-ovatis argute serratis acuminatis , strobilorum squamis lobis obtusis aequalibus, elevato-venosis . W. Bouleau Merisier. L’ epidermide della scorza è biancastra, e le foglie son di color verde cupo. Il suo le- sno a molta somiglianza con quello dell’ On- tano . Si moltiplica facilmente per margotto. Vive nell’ Orto Pisano . BIGNONIA CATALPA. Bignonia Catalpa, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XIV. Ord. II CI. VIII, Ord. XII, Didynamia Angiosperma. Bignoniae. Bignonia foliis simplicibus cordatis ter- nis, caule erecto, floribus diandris. Lin. Bignonia americana , arbor syringae coe- rulae folio, flore purpureo. Duham.T.1,t.41. Kavvara Fisagi Kaempf.Amoen,841,t.842, {37 ) Catalpa. Bignonia a feuilles en coeur. Ene. È nativa del Giappone e della Carolina, ed è da gran tempo introdotta in Toscana, È un’albero di bella figura, non tanto per le foglie larghe e di un bel color verde, quanto ancora per i suoi fiori bianchi, mae- chiati di giallo e di violetto, e disposti in grandi e vistose pannocchie . Matura bene i semi fra di noi, i quali nascono con facilità. Si moltiplica per mar- gotto, ma i rami hanno bisogno dì esser tenuti sotterra almeno per due anni. Rie- sce anche il moltiplicarla per mazza, sce- gliendo i rami più corti, che si tagliano sotto alla protuberanza sulla quale son pian- ‘tati, e si pongono in vasetti di terra gras- sa e leggera , che si ha cura di conservare mediocremente umida, Mette le foglie dopo la metà di Aprile, fiorisce verso la rhetà di Giugno , e si spo- glia ai primi di Novembre, BIGNONIA CAPREOLATA. Bignonia tetrafila, Bignonia foliis conjugatis cirrhosis: fo- liolis cordato-lanceolatis, foliis imis sim- plicibus, Lin. (38 ) Bignonia americana capreolis donata, siligua breviore. Duham. T. 1, tav. 4o. Clematis tetraphylla americana . Bocc. sic, ‘pid y itrvisywie3r Tetrafila, | Bignone orangée. Enc, Ancor questo è da lungo tempo intro- dotta in Toscana, giacchè Paolo Boccone la vedde negli Orti di Firenze, verso la me- tà del Secolo decimo settimo. Essendo pianta scandente e sempre vera de, è prescelta per coprirne cerchiate, chio- di , spalliere ec., e fa veramente un bell’ effetto , e molto più quando fiorisce, il che accade nell'Aprile, caricandosi allora di fiori di un bel rosso-aranciato . È nativa dell'America Settentrionale, e si moltiplica per margotto e per barbatella . | BIGNONIA RADICANS. Bignonia florida, Bignonia foliis pinnatis, foliolis ovatis acuminatis dentatis,corymbo terminali, tu- bo corollae calyce triplo longiore. W. Pseudo- Apocynum hederaceum america- num, tubuloso flore phoeniceo, frazini fo- lio. Moris. Hist. 3,:s, 15, ti!id, {foste (39 ) Gelseminum Clematites. Barrel, ic. 59. Gelsomino americano. Bignone de Virginie. Enc. Le Jasmin de Virginiee Questa è di fusto scandente e radicante , e perde le foglie nell’inverno. Le foglie son belle, grandi, prinnate in caffo con foglioline ovato-acuminate, di color verde tenero, e i fiori grandi di un bel rosso acceso . È facilissimo il moltiplicarla , stante che i suoi rami metton radice al semplice contatto della terra umida. Mette le foglie alla fine di Aprile, fiorisce ai primi di Lu- glio, si spoglia ai primi di Novembre. È nativa della Virginia e del Canadà, Que- ste due Bignonie abano fra di noi, ma non ci abboniscono i semi. BROUSSONETIA PAPYRIFERA. Brussonetta Moro della China. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. Cl. XXI. Ord. IV. CI, XV. Ord. III. Dioecia Tetrandria, Urticae, Broussonetia foliis subcordatis lobatis et indivisis, Pers. Morus sativa foliis Urticae mortuae , cor- 140) fice papyrifero. Kaempf. Amoen, exot. p. 471, t. 472 Morus papyrifera. Lin. Papyrius Japonica . Lamarck illustr. des genr. pl. 762. Papyrier du Japon. Enc. Il Moro papirifero trovasi spontaneo al Giappone, alla China, e all’Isola di Otai- ti. È un’albero grandissimo e ramosissimo , con foglie di color verde cupo smorto, pic- ciolate, pelose, cordate,. intiere o più o meno profondamente lobate . Getta dalle ra- dici un'infinità di rampolli, cosicchè ab- bandonato a se stesso , ben presto si forme- rebbe un bosco all’intorno. È di grandis- sima utilità ai Chinesi e ai Giapponesi, ehe colla scorza ne fanno una buona carta da scrivere , coll’ appresso metodo, Prendono i rami annui, dopo che son ca- dute le foglie , cioè nel Dicembre, scelgono i più vegeti, e legati in fascetti gli fanno bollire nel ranno, fino a che la seorza eo- minci a ritirarsi dall’estremità del ramo. Allora gli levano dalla caldaja, gli raffred- dano, e fattagli un’incisione longitudinale sli sbucciano, Tengono in seguito le scorze nell’acqua pura per tre 0 quattr’ore, e ra- schiandole, gli levan l’epidennide, Pulite (4I ) eosì fe scorze, le fanno ‘bollire nel ranno ben colato e chiaro, agitandole sempre con un bastone, e seguitando la bollitura, fino a che toccandole si disfacciano fralle dita. In seguito le pongono in certe specie di va- gli, e le portano all’acqua corrente di qual- che fiume per lavarle, e lavandole le ma- neggiano di continuo con forza, e a poco a poco le riducono in una stoppa lanugino- sa, la quale distendono sù delle tavole, e la battono con dei bastoni, e così la fanno diventare una specie di poltiglia, che messa nell’acqua si disfà come la farina. In tale stato ridotta, la mescolano con un’acqua resa viscosa mediante l’infusione di Riso, e di Manihot , o di Uvaria japonica , e quì di nuovo la dimenano perchè tutta la materia sì riduca omogenea, e la gettano in seguito sulle forme , fatte non di fili di rame come fra di noi, ma di foglie sottilissime di una specie di giunco, fra di loro comune. Gli Otaitani poi ne formano delle tele col solo batter la scorza e distendere gli strati o tes- suti reticolari, * Da lungo tempo coltivavasi nei Giardini, il solo individuo maschio, e per analogia credevasi che fosse una specie di Moro, Fu Broussonet che trovò in Scozia l’individuo femmina, e conoscinto allora che differiva Tom. 1I. e (42) essenzialmente dal Moro, ricevè da V*&nte- rat il nome di Broussoretia . Quest'albero si adatta a ogni sorte di ter- reno. Il suo legno è di color bianco sudi. clio, e piuttosto tenace, Fiorisce e mette le foglie ai primi di Aprile, e si spoglia alla metà di Novembre. * BUMELIA TENAX. Bumelia sericea. Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. Che Vi. Orda IL CI. VIII. Ord. XV. Pentandria Monogynia, Sapotae, Bumelia foliis obovatis obtusis subtus ar- genteo-tomentosis , pedunculis axillaribus confertis. W. Sideroxylon tena4 . Lin: Mant. Jacq. Col- lect. Enc, Chrysophyllum canadense, Jacq. obs. 3, p. 3, t. 54. Argan soyeux. Enc, Ha le foglie obovate a spatolate ottuse , ris strette alla base, di sopra glabre e di co- lor verde chiaro, di sotto coperte di pelu- ria fina sericea, argentina, che diventa di color giallastro nell’invecchiare . Queste fo- (43 ) glie sono in numero di cinque 0 sei pian- tate insieme sull’istesso punto, dal quale nascono ancora i fiori in gran numero, retti da peduncoli uniflori, otto o dieci volte più corti delle foglie. I fiori son piccoli , bion- dicci, e di nessuna apparenza , ma l’albero è bello tanto per le foglie che son persi- stenti, che per la sua bella chioma. Fa buona figura anche tenuto a spalliera es- sendo i suoi rami lunghi, e flessibili. È nativo della Carolina, ed è coltivato all’Or. to Botanico di Firenze, Si moltiplica per margotto, BUXUS BALEARICA, Bossolo balearico. Buxus foliis oblongis, petiolis glabris, antheris sagittato linearibus. W, Buis de Mahon. Enc. Viene ad albero di seconda grandezza , con foglie ovato-bislunghe, Ottuse col. picciòlo intieramente glabro, e gli stami,assai lun- ghi, muniti di ‘antere lineari ; caratteri che lo distinguono dal Bossolo comune, E an- cor esso sempre verde , ed ottimo per farne boschetti, La sua coltivazione è affatto si- mile a quella della specie congenere, Prin- (44 ) eipia a esser comune nei Giardini di P- renze. CALLICARPA AMERICANA, Callicarpa americana. __- Syst. Sex, Ord, Nat. Jus. CI, IV. Ord, I. CI. VIII. Ord. V. Tetrandria Monogynia . Vitices. Callicarpa foliis ovalibus serratis, sub= tus tomentosis, cymis sessilibus , Pers, Lam. .Ilustr, des genr. pl. 69. f, 1. |. Burcardia, Duham. T. 1, t. 44, Anonymos baccifera wverticillata , folio molli et incano, ex america. Pluk, alm. 33, t, :136, f. 3. Callicarpe d’ Amerique, Enc. Ha i rami tomentosi, le foglie opposte, picciolate , ovali, appuntate, di color verde pallido, e tomentose, I fiori son piccoli, rossicci , disposti in corimbi ramosi e opposti nelle ascelle delle foglie, I frutti son piccole bacche, che nell’ Ottobre quande son maturi acquistano un bel color porporino, e cir- condano i rami a guisa di smanigli, Nasce facilmente di seme, e si moltiplica anche per margotto. È reso comune nei Giardi- (45) ni, ed è buonissimo per tenersi a boschet- ti, Richiede terreno sostanzioso. E nativo della Carolina, e della Virginia. CALYCANTUS FLORIDUS. Calicanto Pampadurra . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XII, Ord. V. Cl. XIV, Ord, X. Ieosandria Polygynia. Rosaceae, Calycanthus foliis ovalibus subtus, ra- mulisque tomentosis, Pers, Lam, Illustr. des genr, pl. 445. f. 1. Butneria, Duham. T, 1, t. 45. Calycant de la Caroline Enc, Le Pom- padour. È un grazioso arboscello proveniente dalla Carolina, La scorza dei rami è scura, e ha un’odore alquanto simile a quello della Can- nella, è i fiori di color rosso scuro, tra- mandano un grato odor di fragola, Le foglie son di color verde cupo, e spuntano circa alla metà di Marzo, fiorisce verso il fine di Aprile, e si spoglia agli ultimi di Ottobre. Si moltiplica facilmente per barbatella , ama il terreno fresco e sciolto , ed è reso comune nei Giardini, (46 ) CEANOTHUS AMERICANUS. Ceanoto americano . Syst. Sex, Ord, Nat. Juss. CI, V. Ord, I. CI. XIV. Ord. XIII, Pentandria Monosynia, —Rbamni, Ceanothus foliis cordato-ovatis acumina- tis triplinerviis , paniculis axillaribus elon- gatis. W.Duham, T. 1, t. 5r, Lam, Illu- str, des genr. PI, 129, f, % Evonymus jujubinis foliis , carolinensis, fructu parvo fere umbellato. Pluk. alm. 1359, t. 28, f Da Ceanote d'Alvsrii: Enc. Piccolo alberetto a cespuglio, con foglie alterne, ovali, appuntate , dentellate, tri- nerwie, con tre nervi longitudinali e pic- ciòli corti, glabre e di color verde cupo. È ben grazioso quando è fiorito, e i suoi fiori son bianco-lattei, piccoli, e disposti in pannocchie assillari allungate, Nasce con facilità di seme, e si moltiplica anche per margotto. Richiede terra sciolta e sostan= ziosa, Trovasi spontaneo in Virginia, ed è reso comune nei Giardini, (47) CELASTUS SCANDENS. Celastro rampicante, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, V. Ord, I. CI. XIV. Ord. XIII, Pentandria Monogynia. Rhamni, Celastrus inermis, foliis oblongis acumi- natis, racemis terminalibus , caule volubi- ui WI. Evonymoides canadensis scandens , foliis serratis. Duham, T. 1, t. 95, Celastre de Virginie. vat Le Bourreau des arbres, È un’alberetto di fusto volubile che av- | voltasi agli alberi vicini e in tal modo si inalza, e stringe così fortemente le piante che gli servon di sostegno, che al Canadà ov'è spontaneo arriva a farle perire, Ha le foglie alterne , ovali, appuntate , leggermente dentellate, picciolate, glabre, e di color verde chiaro, I fiori son piccoli, di color verda- stro, e disposti in grappoletti assillari e ter- minali. E una pianta che non richiede al- cuna cura particolare, e si moltiplica fa- cilmente per margotto, (48 ) CELTIS OCCIDENTALIS. Fraggiragolo virginiano. Celtis foliis ovatis acuminatis serratis basi inaequalibus supra scabris, subtus hirtis. W. Scopol. Delic. Flor. Insubr. p. 2, t. 100. Micocoulier de Virginie. Enc, Ha molta analogia collo Spaccasassi, ma mon cresce a tanta altezza, ha i rami più disordinati , le foglie più piccole e più ova- te, e i frutti minori, Mette le foglie e fio- risce agli ultimi di Aprile, e si spoglia nel Novembre. Si adatta a tutti i terreni, Na- sce facilmente di seme . Il suo legno è duro e flessibile, e stimato per i lavori di car- roziere, È nativo della Virginia e della Pen- silvanìa, | CEPHALANTUS OCCIDENTALIS, Cefalant9g occidentale. Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. CL IN Ord C1. XI. Ord..Il. Tetrandria Monogynia. Rubiaceae. Cephalanthus foliis oppositis, ternisque . Lin. Duham, T, 1, t, 54. Lam, Illustr, des genr, PI. 86. (49 ) Scabiosa dendroides americana ternis fo- liis caulem ambientibus, ftoribus ochroleu- cis. Pluk, alm, 336, t. 77, f. 4. Cephalanthe d’' Amerique. Enc. Le Bois à boutons, Le foglie di questo arbusto sono opposte o terne, picciolate, ovali, appuntate, ner- vose, intiere , glabre di sopra , di sotto spesso pubescenti . I fiori son piccoli bianchi , di- sposti in capolini tondi, pedicellati, for- manti una specie di grappolo terminale. È indigeno dell’ America Settentrionale, e può viver benissimo allo scoperto nel nostro cli- ma, Lo viddi all’Orto Botanico di Firen- ze, ma è sempre varo presso di noi. Può servire utilmente per formar dei boschetti, ed è assai bello quando è in fiore, cioè nell’ Agosto e nel Settembre. Dumont Corset dice che ama le terre argillose e che si mol- tiplica per margotto. CERATONIA SILIQUA. Carubbio comune, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XXI. Ord. V. Cl. XIV. Ord. XI, Dioecia Pentandria. Leguminosae. Ceratonia foliis 3-6 jugis coriaceis, flo- c 2 ( 50 ) ribus spicatis, Lam. I ustr, des genr. pl. 000. Siliqua, Camer. Epit, p. 139. Caroubier à Siliques. Enc, Il Carubbio è indigeno dell’Egitto , della Siria, e della Sicilia . È ottimo per tenerlo nei CREA a boschetto , essendo le sue fo- glie ai un bel color verde cupo lustro, e persistenti anche nell'inverno. Nella To- scana superiore peraltro non gli si può as- sicurar lunga vita, perchè i freddi rigorosi che qualche volta sopraggiungono, come quello del 1788-1789 , gli fanno seccare: ma nella parte più meridionale, come nello stato dei Presidj sono al sicuro da un tal periodo , e in una collina prossima al Porto S. Stefano ne veddi molti belli e grossi, che avean resistito a quel raro freddo. I legumi prodotti da questa pianta son man- giati dai Cavalli, ed il legno è duro, pe- sante e buono per lavori di forza. Nasce fa- cilmente di seme, e in capo a tre anni si può mettere al posto, CERCIS CANADENSIS. Siliquastro Canadense, Cercis foliis cordatis acuminatis, W.. Gainier de Canadà . Enc. ai i (5.1):} È più piccolo del Siliquastro nostrale, da cui non differisce che per le foglie che sono acuminate, e i fiori più piccoli. Può ancor questo servire a far dei bo- schetti . CHIONANTHUS VIRGINICA. Chionanto virginiano . Syst. Sex. . Ord, Nat. Juss. Cl. II. Ord. I. CI. VIII, Ord, IV. Diandria Monogynia. Jasmineae . Chionanthus racemis terminalibus, pedi- cellis trifloris, floribus pedicellatis , petalis lineari- lanceolatis. Vahl Enum. Lamarck illustr. des genr. pl. 30, t. 9g. Duham.T.1, tab. 63. | i Chionanthe de virginie, Enc. L’arbre de Niege . Il suo fiore ha una corolla monopetala , col tubo certissimo, e il lembo diviso in quattro lacinie strette e lunghe, di color bianchissi. mo, Questi fiori son disposti in grappoli pen- denti, che sono in quantità tale che ai primi di Giugno , allorehè sbocciano , l'albero ne è intieramente coperto, e pare un monticello di neve, Le foglie sono opposte, ovali ap- ( 52} puntate , intiere, di sopra glabre, e di sotto leggermente pelose. Visse per qualche anno nel Giardino di Pisa, e perì prima ehe si po- tesse moltiplicare, ih che si può ottenere fa- cendone degli innesti sul Frassino o sull’ Or- niello. Ama il terreno argilloso e umido. È spontaneo nella Virginia e nella Carolina. CISSUS HEDERACEA, | Cisso Vite del Canadà. Syst. Sex. Ord, Nat, Juss, CI, IV, Ord. I, CI. XIII, Ord, XII, Tetrandria Monogynia. Vites. Cissus caule radicante scandente , foliiîs qguinato-digitatis , racemis subsolitariis , flo- ribus pentandris. Pers. Hedera quinquefolia . Lin, Vitis hederacea. W. Vigne vierge. Enc. È ottimo per coprir Pergolati, Padiglioni, e muri, salendo facilmente, e facilmente attaccandosi mediante i suoi cirri. Fa poi un bell’ effetto perchè ha belle foglie palmate, e di un bel verde, che acquistano un vago color rosso agli ultimi di Ottobre, otto o dieci giorni prima di eadere, Si moltiplica facil» (93 ) mente per margotto e per mazza. Mette le foglie ai primi di Aprile, e fiorisce alla metà di Luglio, È nativo del Canadà. CISSUS STANS. Cisso Vite arborea. Cissus foliis bipinnatis , foliolis înciso-ser- ratis , floribus pentandris , caule arborescen- te. Pers, Vitis arborea, Lin. Vitis caroliniana foliis Apii ; uva corym-» bosa purpurascente. Act. Bonon, T.3,p.2, pag. 305, t. 24. Vigne à feuilles de persil. Enc. Ha le foglie bipinnate , colle foglioline piccole, incise e seghettate , e di color verde cupo. Può aneor questo adoprarsi per cuo- prire muri e pergolati, ma non è di effetto così bello come il precedente. È nativo della Carolina, e si moltiplica per mazza e per “margotto, CITRUS AURANTIUM. Cedro Arancio. Syst. Sex, Ord. Nat, Juss, CI, XIII, Ord, I, CI, XIII, Ord, X, Polyandria Monogynia. Aurantia, { 54 ) Citrus petiolis alatis, AOC acuminatis , caule arboreo . Citrus aurantium a acri medalla, Arancio . Mattioli p. 265. Arancio forte. Arancio da premere . Oranger. Citrus aurantium fd sinensis, s. dulci me- dulla. * Malum aureum , Clus. Hist. p, 0. Arancio dolce. Arancio di Portogallo. Oranger doux. Enc, CITRUS MEDICA. Cedro acido. Citrus petiolis linearibus , foliis ovatis acu- minatis , caule arboreo. Citrus medica a fructu oblongo , majori, mucronato ; cortice crasso rugoso Mill, Cedro. Mattioli pag. 264. . Cedrato, Citronnier commun. Citrus Medica f} Limon. Limone, Mattioli pag. 260. Limone, Le limon, Limonier, Gli Aranci,il Limone e il Cedrato son na- tivi della Persia e della Media, e appunto da (55 ) questo paese fu dato al Limone il nome di Pomo Medico o di Media, Ai tempi di Vir- gilio e di Plinio questi alberi non erano stati introdotti in Italia, e ne parlavano confu- samente per relazione, come vedesi dalla descrizione che Virgilio fà del Limone nel libro 2 Georg. in cui dice delle cose vere riguardo alla pianta, ma s'imbroglia sulle qualità del frutto . Media fert tristes succos, tardumque saporem Felicis mali; quo non praesentius ullum Pocula si quando saevae infecere Novercae p Miscueruntque herbas , et non innozia verba, Auxilium venit , ac membris agit atra venena. d psa ingens arbos, faciemque simillima Lauro : Et si non alium late Jactaret odorem , Laurus erat: Folia haud ullis labentia ventis: Flos adprime tenax. Animas et olentia Mei Ora fovent illo, et senibus medicantur anhelis . Plinio dice che erasi tentato di trasportargli in vasi fuori del paese nativo, ma con poco buon successo , e che non volevan nascere fuori della Persia e della Media. Non si sà appunto quando fossero introdotti in Furo- pa, ma dai tempi di Plinio ai nostri si son bene addomesticati al nostro elima, ci per- fezionano i frutti ,@ si riproducon per seme. L’Arancio forte è il più robusto relativa- (56 ) mente al freddo, poi l’ Arancio dolce, indi il Limone, H Cedrato è il più debole e il più gentile, Nel freddo grande del 1788 - 789 poehi Aranci dolci morirono ; alcuni soffer- sero molto , ma poi si ristabilirono ; parte soffersero poco, e alcuni restarono illesi, Co- nosco delle piante di Limone , che a quell’e- poca nulla soffrirono benchè Conti allo sco- perto, ma furon ben poche, e quasi tutte restaron così maltrattate, che ci vollero molti anni, perchè tornassero in buono stato. I Cedrati poi non possono impunemente restare allo scoperto nell’inverno, e quelli che son piantati in terra, si racchiudono in stanzette artificiali fatte con grosse pareti di pagliune, col tetto di tegoli ed embrici, levandosi la parete che guarda a mezzo giorno, nelle belle giornate. | Non considerando quì l’ utilità del frutto , oggetto principale per cui son coltivati, dirò solamente che questi alberi son l’ornamento perpetuo dei giardini. Sempre verdi, e di un verde bellissimo, o son carichi di fiori che profuman l’aria d’ un aroma gratissimo, ov- vero adornati di frutti di color brillante che contrastano piacevolmente con il color delle foglie, ed in qualunque maniera si tengano son sempre belli e vistosi. ui Il legno di questi alberi è di un color gial- I f57) lo che schiarisce all'aria, piuttosto duro, e prende buon polimento al tornio, CLETHRA ALNIFOLIA, Cletra glabra. Syst. Sex, 0 Ord. Nat. Juss. Cl. X. Ord. I. C1.IX. Ord, III, Decandria Monogynia. Ericae. Clethra fruticosa , foliis obovato-lanceo- latis, racemis spiciformibus , calycibus acu-- tis, bracteis flore brevioribus persistentibus, Ait, Duham, T,1,t.71, Lam, illustr. des genr. t. 369. Cletra glabre, Enc. I fiori della Cletra son bianchi, disposti ia spighe terminali: le foglie alterne , piccio- late, obovato-lanceolate , dentellate, glabre. E un alberetto di ornamento che vive bene fra di noi, e si moltiplica peri pelloni, che in gran copia getta dalle radici. Richiede terra leggiera , ed esposizione fresca. L’ho veduto a Firenze nel Giardino del Sig, Corsi. Mette le foglie dopo la metà di Aprile, fiori» sce nel Giugno, e si spoglia nell’Ottobre . (58 ) CORIARIA MYRTIFOLIA. Coriaria mortellina + Syst. Sex, Ord. Nat. Juss. CI. XXI. Ord. IX, incertae sedis, Dioecia Decandria, Coriaria foliis ovato-lanceolatis tripli ner- miis petiolatis. W. Lam, illustr. des genr. pl. 822, Rhus Plinii myrtifolia, Lob, ic. 2, p. 98. Coriaria. Duham, T. 1, t. 73, Redoul è feuilles de myrie. Enc. Arboscello di vago aspetto con rami fles- sibili, foglie opposte, sessili o brevemente picciolate , ovali acute , intiere , glabre, lu- stre, con tre nervi ben rilevati, I fiori son piccoli, verdastri, di nessuna apparenza, di- sposti in grappoletti all’ estremità dei rami giovani, I frutti hanno l’ aspetto di bacche nerastre, e son formati dalla riunione di cin- que cassule. È pianta da tenerla in boschet- ti, e non richiede nessuna cura per coltivar- ». È buona per conciar le pelli, Nasce spon- taneamenie in Provenza. (59) CORNUS ALBA. Corniolo Corallo. Cornus ramis recurvatis, foliis lato-a»atis subtus canis , cymis depressis, L’ Herit, Cornouillier blanc, Enc. È nativo del Canadà e della Siberia, pro= spera nel nostro clima, e richiede terreno , sciolto , e esposizione fresca e alquanto om- breggiata. Le sue foglie son larghe, ovali appuntate, nervose, di un bel colore bianco celestognolo nella pagina inferiore; i fiori bianchi disposti in cime larghe e spianate ed i rami rossieci, i quali dopo la caduta delle foglie acquistano un colore di scarlatto @osì vivace, che nell’ inverno quest’ alberetto pare una vera ramificazione di corallo. Mette le foglie nell’ Aprile, e le perde nel Novembre ; fiorisce nel Luglio, Si moltiplica per mar- gotto, CORNUS PANICULATA, Corniolo pannocchiuto, Cornus ramis erectis , foliis ovatis subtus canis, cymis paniculatis . L' Herit, ( 60 ) Cornus racemosa , Enc. Cornouillier è grappes. Enc. Le foglie son ovato-lanceolate, appunta- te, nervose , di color biancastro nella pagina inferiore, I fieri son bianchi, in cime pan» nocchiute, Coltivasi come il precedente, Fio- risce nel Giugno. E indigeno dell’America Settentrionale, CORNUS STRICTA, Corniolo canadense. Cornus ramis strictis, foliis ovatis con-_ coloribus nudiusculis, cymis paniculatis. L'Herit, Cornus canadensis , H., Paris, Cornouiller elancé., Enc, Hai rami molto allungati, e le foglie verdi in ambe le pagine, Del resto queste foglie sono ovate appuntate, minutamente seghet- tate, glabre, nitide, nervose ma con ì nervi più delicati che nelle altre due specie, I fiori son bianchi e disposti in cime piccole con- vesse., L’ho veduto solamente all’ Orto Bo- tanico di Firenze, Le due specie antecedenti son rese più comuni di questa, Nativa an- ch’ essa dell’ America Settentrionale, ei vive benissimo senza riguardi, (61) CORYLUS COLURNA, Nocciòlo Pistacchino, Corylus stipulis lanceolatis acuminatis, ealyce fructus duplici, exteriore multipar- tito, interiore tripartito , laciniis palmatis, foliis subrotundo ovatis cordatis. W. Avellana pumila byzantina, Clus, Hist, P. II. Noisetier du Levant, Enc. Nasce nei contorni di Costantinopoli, e somiglia moltissimo il Nocciélo comune, dal quale particolarmente differisce per le stipole lanceolate e acuminate, e per il frutto più grosso e circondato da due calici, dei quali l’interno è diviso in tre parti, e l’ esterno multipartito. L’ho veduto coltivato a Fi- renze nel Giardino della Signora Corsini. * CRATAGUS AZAROLUS Lazerolo vero. Crataegus foliis obtusis subtrifidis sub- dentatis pubescentibus , segmentis calycinis ovatis, W. Nespolo primo, Mattioli p. 273. Duhans, T.1;t%. 5. ( 62 ) Mespilus Azarolus, Enc. Azarolo. Lazarolo. Razarolo . Nefier Azerole , Enc. Dice linneo che il Lazerolo è spontaneo a. Firenze, ma veramente io non ce l’ ho mai trovato , nè ci son riscontri che mai ci sia stato. Secondo il Mattioli trovasi in grande abbondanza nel Regno di Napoli e in Sicilia, ma non si sa se spontaneo 0 coltivato. Alcuni vogliono che non sia spe- cie distinta, ma una varietà del Lazerolo marruca bianca, così ridotta dalla coltura, ed infatti non ci è fra lore altra differenza che nella grandezza delle foglie e del frutto, e ordinariamente sj prop aga coll’innestarlo sulla Marruca bianca. Mette le foglie alla metà di Marzo, fiorisce nel Maggio, matura i frutti nel Settembre, CRATAGUS COCCINEA Lazerolo rosso. Crataegus spinosa, foliis cordato-ovatis inciso angulatis glabris, petiolis calycibusque glandulosis floribus pentaginis. Ait. Mespilus, apii folio , virginiana spinis horrida , fructu amplo coccinco , Pluk. Alm. 2Ao., t. 46. f. 4. (03) Mespilus coccinea . Enc. Neflier à fruits ecarlates. Ene. Nasee nella Virginia e nel Canadà . Pren- de naturalmente la figura di cespuglio, ma si può ridurre a un fusto solo, e farlo ve- nire a albero. Hairami folti, forti, e spi- nosi, le foglie larghe , ovali cordate , o cunei- formi, angolate e dentellate, glabre e di un bel color verde lustro , I fiori son bianchi, in corimbi densi; ed ai fiori succedono, dei frutti con bueeia di color rosso scarlatto , polpa gialliecia, poco più piccoli di quelli del Lazerolo , eui somigliano molto nel gu- sto, E perciè un’ albero, che merita di esser coltivato per uso dei frutti, per ornamento , e per farne siepia CRATAGUS CRUS GALLI Lazerolo spinoso . Crataegns spinosa foliis obovato-cuneifor- mibus subsessilibus nitidis , foliolis calycinis lanceolatis subserratis,floribus digynis, Ait. Mespilus aculeata pyrifolia denticulata splendens fructu insigni rutilo , virginiensis. Pluk, alm. F49; t, 46,f. 1. Mespilus Crus galli, Enc. Neflier de Virginie, Enc, (64) Nasce aneor questo in Virginia e nel Ca- ‘ madà . I suoi rami sono armati di spine lun- che, forti e acutissime ; le foglie sono ottuse euneiformi , dentellate , di color verde cupo lustro : i fiori bianchi in corimbi piccoli e i frutti di color rosso, grossi quanto una ci- liegia, ma non i dobiabili ) Questa specie e la precedente si moltiplie cano per seme e per barbatella. Metton le foglie ai primi di Aprile , fioriscono nel Mag- gio, maturano i frutti nel Settembre. Il le« gno è bianco e duro . CUPRESSUS PYRAMYDALIS Cipresso piramidale c Syst; Sex. Ord. Nat, Juss. CI, XX, Ord, VIII. CI.XV. Ord. V. Monoecia Monadelphia. Coniferae. Cupressus ramis strictis, foliis junioribus acutis decurrentibus , senioribus obtusis qua= drifariam imbricatis,, strobilis ovatis basi la- tioribus. Targ. Dec. 3. in Annal. Mus. Flor, Noa C. Sempervirens a . Lin. Sp. Cupressus foemina : Dalech, Hist. 57. Ca- mer. Epit. p. 52, Dod. Pept. p. 856. Cupressus meta in fastigium convoluta, (65 ) quae foemina Plinìi. Duham, T. 1; p. 198. n.° 2, Mich. H. Flor. p. 30. Cipresso, Cipresso maschio, Cypres commun piramidal, Enc. CUPRESSUS HORIZONTALIS. Cipresso Orizontale, Cupressus ramis horizontalibus, strobilis ovato-subglobosis : foliis junioribus oppositis, acutis decurrentibus , senioribus obtusis, qua- drifariam imbricatis , Targ. loc, cit. C. Sempervirens fd. Lin. Sp. Cupressus mas. Dalech, Hist. p. 57. Ca- mer. Epit, t. 52. Cupressus ramos extra se spargens, quae mas Plinii. Duham, T, 1; p, 198. Mich, H. Flor. p. 30. Cipressa, Cipresso femmina, Cypres commun à rameaux ouverts, Enc. Convengono tutti gli scrittori di cose er- barie nell’ assegnare per patria al Cipresso Creta e l’Isole dell’ Arcipelago , e se Catone chiama Tarentino il Cipresso, ciò secondo Plinio vuol significare che Taranto fu il luogo ove per la prima volta si coltivò in Italia, Si sa che trovasi anche nella Siria, nell'Asia minore, e verso il Mar nero . Tom. II. d ( 66 ) E un’albero di cui si fa grande uso, per- che dà travi lunghissime, legname duro, forte, odoroso, di buon polimento , quasi incorruttibile, e non soggetto a tarlare, Le porte del tempio di Diana in Efeso, che per quattrocento anni sì conservarono come nuo- ve, e la statua di Giove Capitolino, che al tempo di Plinio contava cinquecento cin- quantun’ anno sempre sana e inalterata , eran fatte di Cipresso ; come pure di Cipresso eran le porte di S. Pietro in Roma, che stettero al posto mille cento anni, cioè da Costanti- no il Grande fino a Papa Eugenio IV, e fu- ron levate non per esser guaste, ma per so- stituirvele di bronzo, Sappiamo poi da Tuci- dide che i Sarcofagi degli Eroi, e le casse per i cadaveri imbalsamati, si facevano pur di Cipresso. Siccome egli è un albero sempre verde , grande , e di bella figura piramidale , co- sicchè facilmente si distingue anche mesco- lato con altri alberi, io credo che per que- ste sue qualità cominciassero gli antichi a piantarlo intorno ai cimiteri ad oggetto di decorare il luogo che racchiudeva le spo- glie dei loro amici e parenti, e marcarlo con segni durevoli, e tali che anche da lontano lo potessero annunziare al viaggia- tore, e lo disponessero al rispetto dovuto a questo luogo venerabile . ( 67 ) Stabilitasi una tale usanza, diventò il Cipresso il Simbolo della tristezza, se ne appesero i rami alle easse funebri , ed alle case nelle quali giaceva un defunto , fu con- sacrato a Plutone, e si associò l’idea malin- conica al color delle fronde , e per sino all’ombra dell’ albero . Trasuda il Cipresso della resina odorosa, e questa è molto abbondante nei paesi cal- di.L’odore che essa tramanda eredevasi che bonificasse l’aria, onde i medici Orientali mandavano quelli, che soffrivano malattie di polmone, a respirar l’aria di Creta, fra i bosehi di Cipressi ; e Ippocrate fece brucia- re molte cataste del legno di quest’ albero intorno ad Atene in tempo di Peste. Fiorisce il Cipresso nel Marzo, e i frutti son maturi nella Primavera dell’anno se- guente . Si colgono gli strobili quando le loro squame son per aprirsi, il che suol se- guire nel Maggio , e si scuotono per levarne i semi, che si seminano in terra leggera, e a poca profondità, e mantenendogli umidi. Nasconoin capo a un mese o poco più, L’an- no dopo si diradano , e quando hanno quat- tro anni si posson mettere al posto, Il fred- do e i colpi di sole, gli posson seccar la vetta quando son molto giovani, e ciò se- guendo ? albero è rovinato, perchè non {68 ) riacquista più la sua bella figura, onde in quell’ età bisogna tenerli in situazione ri- parata . x Credevansi varietà della stessa specie il piramidale, e l’ orizontale , ma è or compro- vato che son specie diverse, dal vedere che costantemente si riproducono per seme, Han- no ambedue gli stessi usi . Il Cipresso sdegna i terreni molto umidi, ma fuori di questi tutti gli altri gli conven- gono , e si vede vegetar vigoroso anche nelle geime dei monti sassosi. CUPRESSUS THYOIDES, Cipresso Filadelfico. Cupressus ramulis comprestis , foliis qua- drifariam imbricatis ovatis, basi tubercula- tis, W. Cupressus nana mariana , fructu coerulco parco. Pluk. Mant, t. 345. f. 1. Cypres à feuilles de Thuya. Enc. Cedre blanc, Ha i rami giovani compressi come le Tuje, ma non sono come in esse tutti nell’istesso piano, ma han diverse direzioni. Il color della fronda è verde gajo, Le foglie son pic- colissime , ovate, acuminate, adnate, colla punta schiacciata sulramo, disposte in quat- ( 69 ) tro serie, e hanno una glandola in mezzo al dorso . Ha un portamento elegante , ed è al. bero da figurare. Nasce nelle terre umide del Canadà e della Pensilvania, Il suo leguo è bianco , leggero, facile a lavorarsi , resiste all’ umidità meglio che quello di Querce , ed è adoprato per travi e travicelli, per far- ne dei Canots, dei secchi, dei cerchi da bot- te etc. Dicesi che cresce lentamente, Vive in Pisa nel Giardino Pesciolini, A CUPRESSUS LUSITANICA. Cipresso Portoghese . Cupressus ramulis dependentibus teretiu- sculis ,foliis glaucis quadrifariam imbricatis, strobilis subglobosis. Targ. Dec. C. lusitanica . Miller Dict. Gmel Syst. W. C. pendula, L’Herit. Pers. Cypressus lusitanica patula fructu mino- ri. Duham. T., 1, p. 193. Cipresso di Portogallo, Cypres glauque. Enc, Distinguesi facilmente quest’ albero dal Cipresso orizontale per il colore glauco delle sue foglie, e per avere ancora i rametti se- condarj pendenti. È nativo sulla costa oc- ‘cidentale della penisola dell'India , ed è col- ‘tivato all’ Orte Botanico di Firenze. (70 ) CUPRESSUS ARBOR-VIT£A. Cipresso Albero di Vita. Cupressus ramis distichis, foliis imbrica- tis ovato-rhombeis adpresis , strobilis ovatis obtusis, Targ. loc. cit. Thuja occidentalis, Lin, Arbor vitae. Clus. Hist. 1, p. 36. Cedrus Lycia, Arbor Vitae ec. Lob. ie. 2, p. 224. ° Thuya du Canadà. CUPRESSUS THUYA, Cipresso Tuja, Cupressus ramis distichis, foliis imbrica- tis adpressis ; strobilis globoso-polygonis , squamis centro mucr onatis squarrosis, Targ. loc. cit, Thuja orientalis. Lin. Finoki altera. Xaempf. Amoen, fasc. 5, p. 984. Thuya de la Chine. . La prima di queste due specie è nativa del Canadà, e Clusio racconta che fu in- trodotta in Europa al tempo di Franeesco I Re di Francia, e piantata nel Giardino di (71) Fontainebleau . Le sue ramificazioni son pen- denti e di color verde smorto, e le foglie hanno un’odore resinoso assai forte. Gli strobili sono ovato-ottusi , lisci, e quasi mai perfeziona i semi nel nostro clima, L’altrà specie nasce alla China, ed ha le ramificazioni erette, compresse , fatte a ven» taglio, di un bel color verde vivace nell’ e- state, poi nell’ inverno verdi- giallastre, e le foglie poco odorose, In questa gli stro- bili son globoso-poligoni, colle squame mu- cronate nel centro , e perfeziona i semi, che nascono facilmente anche seminati senza al- cun riguardo particolare. ne Son alberi sempre verdi, che si accomo- dano a tutti i terreni, e si vedono volen= tieri nei giardini per la figura lero parti colare, ma invecchiando diventan brutti. Hanno il legno simile a quello del Cipres- so, e buono per i medesimi usi, L’ Albero della Vita l'ho veduto molti- plicare anche per margotto e per mazza, ta- gli ando i rami nell’ Aprile, in modo che gli ci resti attaccato il bernoccoletto su cui son inseriti nel tronco, e cacciandegli in terra, per cinque o sei dita trasverse, in luogo fresco e ombreggiato, (72) CUPRESSUS DISTICHA, Cipresso Gaggia . Cupressus foliis distichis patentibus . Lin. Cupressus virginiana foliis acaciae deci- duis. Duham. T. 1, t. 82. Cypres distique. Enc. Ha le foglie decidue , lineari, di un bel eolor verde chiaro, disposte disticamente, eosicchè ha qualche somiglianza colla Gag- gia. È un’albero che vive nelle terre pa- lustri e anche inondate della Virginia e della Carolina, grandissimo, e grossissimo, non ‘essendo raro, secondo Catesby , trovarne di quelli che hanno al piede braccia 17 (M. 9,921) di circonferenza. Si trovano intorno alla sua base, alla distanza di un metro e mezzo in circa dal tronco, certe escrescen- ze bernoccolute della radice , di varia figu- ta, che sporgono fuori di terra da un de- cimetro a un metro, e sono di legno du- rissimo. Anche il legno del tronco è forte, resiste benissimo alle ingiurie del tempo, ed ha la buona qualità di esser leggiero, Ce ne sono diversi individui in Toscana, due dei quali nel Giardino Pescioiini, ma son piccoli. Rita DIOSPYROS LOTUS. Guajacana Legno Santo. Svst. ‘Sex, Ord. Nat. Juss, Ol XXI, Ord. NII_IN.: CI IX. Ord L Dioecia Enneandria, Guaiacanae. Diospyros foliis oblongis acuminatis sub- tus pubescentibus gemmis interne hirsutis.\, Loto falso. Mattioli p, 277. Pseudo Lotus. Camer, Epit. p. 1506. Guiacana., Duham. T. 1, t. 1171. Plaqueminier faux lotier, Enc. Anche quest’ albero, come ho già detto all’articolo del Ce/tis, era uno dei Loti degli Antichi, e credo che i Loti che erano in Roma al Vulcanale, e sulla piazza del tempio di Lucina , decantati da Plinio per la longevità, e quelli intorno alla casa di Lucio Crasso famosi per la lunghezza dei rami, e per l’ombra grande che rendevano, fossero di questa specie, giacchè nessuno degli altri due Loti merita di esser coltivato per la bellezza e per l'ombra. È nativo delle coste di Affrica, e fra di noi rinasce senza cultura, dai semi caduti spontaneamente, È albero di bella figura, da (74) ehe si accomoda a tutti i terreni, I suoi frutti son grossi in circa quanto le ciliegie, e buoni a mangiare; colti dopo la caduta delle foglie, perchè prima son’aspri. Il le- gno è bigiastro, coll’anima nera, compat- to, duro, che prende buon polimento, ma fragile e non regge all’umido. Ha il nome volgare di Legno Santo , perchè credesi che la Croce di S. Andrea fosse fatta col le- gno di quest’ Albero, Mette le foglie verso la metà di Aprile, fiorisce ai primi di Giu- gno, e si spoglia alla metà di Novembre. DIOSPYROS VIRGINIANA, Guajacana Virginiana, Diospyros foliis ovatis obtusiusculis ni- tidis glabris reticulato-venosis pubescenti- bus, gemmis glabris. W. Duham. T. 1, t. 112. Plaqueminier de Virginie. Enc. Il frutto di questa specie è grosso, quanto una susina, di polpa gialla, e buono a man- giare, se è stramaturo . Bisogna però avver- tire di togliere affatto la buccia, che è sem. pre aspra. In America preparano con que- sto frutto una specie di sidro. È reso assai comune nei giardini, ed è (79 ) albero di bell’aspetto, ma più piccolo della Guajacana Legno Santo, da cui differisce per aver le foglie pelose soltanto nei pic- ciòli, e glabre nel resto, e le gemme gla- bre ; mentrechè l’altro ha le foglie pube- scenti nella pagina ififeriore, e le gemme pelose. Il legno è stimato per i lavori d’ in- tarsio.. ELEAGNUS ANGUSTIFOLIA, Leagno balsamico . Syst. Sex. Ord. Naf. Juss, CI. IV. Ord. I. CI. VI. Ord, I. Tetrandria Monogynia. _ Eleagni. Eleagnus foliis lanceolatis. Lin, Olivo di Boemia. Mattioli p. 215. Eleagnus. Camer, Epit. p. 106. Duham. T. 1, p. 89, Lam, illustr. des genres PI. na, fc Olivagno , Leagno. Chalef à feuilles etroites. Ene. Olivier de Boheme. È nativo di Boemia, e fu da Tournefort trovato in Cappadocia e in Siria. Le foglie son coperte di squame scariose bianche , on- de l’albero ha un’aspetto bianco-argentino (76) assai bello, Ifiori principiano adaprirsi poce dopo la metà di Maggio , seguitano fino alla metà di Giugno, e spargono un’odore forte balsamico , che spandesi a gran distanza, ge- neralmente non piace, e incomoda molto il vicinato, onde il Leagno poco è coltivato nei giardini, malgrado la sua bellezza. Que- st odore risiede in un nettario particolare che abbraccia il pistillo , di cui io detti la figura e la descrizione negli Annali botanici di Ustero . Perfeziona bene i semi fra di noi, e si moltiplica facilmente per mazza e per mar- gotto, mettendo i rami in terra ai primi di Marzo . Mette le foglie dopo la metà di Marzo, e le perde alla fine di Settembre. Il suo legno è tenero, e color di noce. EVONYMUS AMERICANUS, Fusaria americana . Evonymus pedunculis subtrifloris, foliis elliptico-lanceolatis serratis, ramis laevi- bus. Hellen. Evonymus virginianus pyracanthae foliis , semper virens, capsula verrucarum instar asperata rubente. Pluk, Alm. 1309,t.115,f.8. Fusain d'Amerique. Ene, (77) Ho veduto questo alberetto nel giardino del Sig. Stiozzi a Firenze. Egli è sempre verde, ed ha le foglie quasi sessili, ellittico-lan- ceolate, appuntate, dentellate e glabre, I fiori son di color verde-biancastro, retti da peduncoli assillari, sottili, triflori, più corti delle foglie, e le cassule son quinquelobe, - rotondate e verrucose. Nasce nella Virginia e nella Carolina, e fiorisce nel Luglio. Non sò se ancora abbia maturati i semi, masi moltiplica per margotto , e per innesto sulla Fusaria Berretta da Prete. FONTANESIA PHILLYREOIDES, Fontanesia fillirea. Syst. Sex, Ord. Nat. Juss, Cl. II. Ord. I. CI, VIII, Ord. IV, Diandria Monogynia, Jasmineae. Fontanesia phi llyreoides, Lam, PI. 22. Ha qualche analogia col Lillatro mezzano (Phyllyrea media); molto ramosa, con ra- mì tetragonì; foglie op poste, lanceolate , in- tierissime, acute, mucronate ; fiori piccoli giallognoli , dipetali, in corimbi assillari bre- vissimi, E nativa della Siria, ed il suo le- a gno è adoprato per tingere in giallo. Vive (78 ) felicemente in Toscana, e può servire per farne dei boschetti. FRAXINUS SAMBUCIFOLIA. Frassino So atucilo a Frazinus foliolis sessilibus ovato-lanceo= latis serratis rugosis nitidis, axillis vena- rum subtus willosis. W. Frene à feuilles de Sureau. Enc. Ha i rami giovani verdi, con dei punti neri. Le foglie pinnate in caffo con sette foglioline , ovato-laneeolate , seghettate, in- tiere e rotondate alla base, rugose, di so- pra glabre e nitide, di sotto pelose nelle ramificazioni delle vene. Vive nel Giardino Pesciolini in Pisa, ed ha bisogno di terreno umido . FRAXINUS JUGLANDIFOLIA, Frassino Nocistio. Fraxinus foliolis petiolatis ovatis opacis serratis subtus glaucis, axillis venarum pu- bescentibus, ramulis glabris, ftoribus caly- culatis. W. Frene à feuilles de Noyer. Enc. (79) Ha i rami glabri: le foglie con sette fo- glioline, ovate, acute nelle due estremità, leggermente seghettate, di sopra glabre, di sotto glauche con pochi peli verso le ve- ne e specialmente nelle ramificazioni e le samare cuneiformi , ottuse , smarginate, Vive nel Giardino Botanico di Pisa. FRAXINUS PUBESCENS, Frassino pubescente . Fraxinus foliolis petiolatis elliptico-ova- tis serratis subtus petiolis ramulisque to= mentesis, floribus calyculatis, W. Frene pubescent. Enc, In questo i ramì son pubescenti, le fo- glie con 7-9 foglioline ovato-bislunghe ,acu- minate, seghettate, di color verde pallido, di sopra glabre, di sotto pelose; e le sa- mare strette, lanceolate, mucronate nella cima, Vive nel Giardino Botanico di Pisa. Queste tre specie di Frassino son native dell’ America settentrionale, prosperano nel nostro clima , ed il loro legno pare egual- mente buono per i lavori, che quello del Frassino nostrale, ( 80 ) FRAXINUS ROTUNDIFOLIA. Frassino Calabrese. Fraxinus foliolis obovatis petiolatis mi- nutissime dentatis basi inaequalibus, ter- minali obtusiore. Enc, Fraxinus rotundiore folio. J. B. Hist. 1, P. 2, p. 177. Ha nove, o undici foglioline in ciascuna foglia, obovato-rotondate, dentellate, pic- ciolate, ineguali alla base, e i fiori muniti di corolla, mentrechè nelle tre specie qui sopra riportate, i fiori sono apetali. Dicesi nativo di Calabria. L’ho veduto nell’ Orto Agrario di Firenze, è GINKGO BILOBA, Ginco giapponese. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XX, Ord. VII. Cl, XV. Ord. IV. Monoecia Polyandria . Amentaceae . Salisburia adiantifolia. Smith Act. Soc, Lin, Lond. Ginkgo , vel gin-au, rulgo Itsio, et arbor nucifera, folio adiantino , Kaempf. Amoen, exot. p. 811, 812, tab. 813. i (81) Gingo du Japon. Enc. È un bellissimo albero, che vien grande e grosso quanto un noce, ha i rami orizon- tali a palchi, le foglie grandi cuneiformi col margine superiore rotondato , e intac- cato, e con una profonda smarginatura nel mezzo, e di color verde mare. Ama la terra fresca e leggiera, cresce sollecita- mente, e quello del Giardino, che nel 1787 allorchè fu piantato appena era alto un mez- zo metro, adesso è alto circa trediei me- tri. Esso fiorì per la prima volta ai primi di Aprile dell’anno 1807, ed ha continuato a fiorire tutti gli anni, ma non ha prodotti che soli fiori maschi, Sono essi disposti in amenti lunghi da tre centimetri a tre cen- timetri e mezzo, i quali spuntano insiem colle foglie dalle stesse gemme, e sono ester- ni alle foglie in numero di tre a cinque, Le antere sono sul principio di color giallo porraceo, e di color zolfino quando son ma- ture: son biloculari, colle logge che hanno Ja figura degli acini dell’ uva galletta , con- nesse solamente nell’apice, nel luogo in cui son attaccate al pedicello orizontale, su cui son come articolate, giacchè in principio son distese sul pedicello e in seguito si er- gono e forman con esso quasi un’angolo (62) retto, il che segue poco prima dell’ emis- sione del polline, che è abbondantissimo, di color giallo e infiammabile, Il legno è bianco , con molta midolla spu- gnosa, onde pare poco atto per lavori. Nel Giappone produce delle Noci, chiamate con termine vernacolo Ginnau, grosse quanto le Susine dammaschine, di cui la mandorla è bianca, di sapore pittesto aspro, che gli fan- no perdere coll’arrostirle come si fa ai mar- roni, onde riescono grate al gusto, le metto. no in varie torte e ragù, e le considerano come stomatiche, . Mette le foglie ai primi di Aprile, e le perde dopo la metà di Novembre. Si molti- plica per margotto e ci vogliono due o tre anni prima che mettan radice. Le mazze messe in terra mantenuta fresca, dentro l’an- no producon le radici, ma deboli assai, e per qualche anno vegetano stentatamente . Si può moltiplicare ancora col mettere allo scope rto qualche pezzo di radice, ‘ GLEDITSCHIA TRIACANTHOS Gleditscia spinosa. Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. C1. XXI, Ord. VI. Cl. XIV. Ord. XI. Dioecia Hexandria. Leguminosae, (83) Gleditschia ,ramis spinosis, spinis crassis triplicibus , foliolis lineari-oblongis , legu- minibus polyspermis, W. Lamarek Ilustr, des genr. P1, 857, f.1.Duham, T. 2; t. 105, Fevier à trois epines . Enc, f inermis, Gleditschia laevis . H. Paris. Acacia Americana non spinosa, foliis vi- ciae multiforae , floribus pallidis in spicam triuncialem dispositis , siligua palmari, com- pressa et intorta . Mich, Cat, H. Flor. p. 2: Pea Fevier sans epines. Enc. Albero grande e g rosso nativo della Vir- ginia, della Lusiana, e della Carolina, La varietà spinosa è terribile per le forti spine, acutissime e ramose, ed è eccellente per farne siepi impenetrabili . Il fogliame è bel- lo , e bello l'aspetto dell’albero, ma il le- gno è fragile, e facilmente resta scosciato dai colpi di vento, Si adatta a tutti i terre- nì, rinasce senza cultura dai semi caduti, e cresce sollecitamente, Mette le foglie dopo la metà di Aprile, fiorisce verso il fine di Maggio , e si spoglia alla metà di Novembre. Il legno è duro, di color rossiccio pallido , prende miglior polimento colla pialla che al tornio, e può servire per lavori non so- (84) praffini, La varietà inerme produce pochi frutti: moltissimi ne produee la spinosa, la quale al presente principia a coltivarsi este- samente , GLEDITSCHIA MONOSPERMA Gleditscia monosperma, Gleditschia ramis sub spinosis , foliolis ova- to-oblongis , leguminibus monospermis.W. Gleditschia Caroliniensis spinis inferiori- bus longis simplicissimis, leguminibus ova- libus mucronatis , monospermis . Enc, Lam. Illustr, des genr, PI, 857. f. 2. Fevier de la Caroline . Enc. y Ha delle spine corte, le foglioline più piccole e appuntate, e il legume ovale ap- puntato , monospermo ; del resto somiglia la specie precedente. Vive nell’ Orto botanico di Firenze. GLYCINE FRUTESCENS Glicine fruticosa . Syst. Sex. Ord, Nat. Juss, Cl. XVII. Ord. IV. C1. XIV. Ord. XI. Diadelphia Decandria. Leguminosae. Glycine folis impari pinnatis novenis ova= (85) tis, racemis bracteatis, caule frutescente volubili. W. Phaseoleides frutescens caroliniana, fo- liis pinnatis , ftoribus coeruleis conglomera- tis. Duham. T, 2; t.24. Glycine frutescente. Enc. Haricot en arbre. È una pianta, nativa della Carolina, di fusto volubile, e però buona a coprir cer- chiate e spalliere. E bellissima nell’ estate quando è carica di fiori, che son di color porporino o violetto , e disposti in spighe dense e allungate. Si moltiplica con i pol- loni. GYMNOCLADUS CANADENSIS Ginnoclado canadense. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XXI. Ord. IX, CI. XIV. Ord. XI. Dioecia Decandria . Leguminosae, Gymnocladus foliis bipinnatis amplissi- mis deciduis, foribus aegualibus dioicis. Enc. Guilandina dioica . Lin, Spec. Bonduc canadense polyphyilum , non spi- nosum mas et faemina. Duhanr, T, 1 ;s tab. 42. Chicot de Canadà . Eve. E un albero grande, che somiglia nel por- ( 86 ) tamento l’ Ailanto, bruttissimo nell’ inver- no, ma altrettanto bello quando è ornato delle sue foglie. Esse son bipinnate, lun- ghe 6-8 decimetri, con foglioline alterne, ovali, appuntate , di bel color verde e quasi affatto glabre . I fiori son dioici, bianchieci, disposti in grappoli corti, terminali. Fa gran figura tenuto isolato, Si moltiplica fa- cilmente da polloni che spuntano dalle ra- dici spontaneamente, o intaccandole , nel qual caso si ottengono più sollecitamente e in maggior numero . È già introdotto in di- versi Giardini di Toscana, ed il più bello e grande è quello del Giardino Mastiani in Pisa. HALESIA TETRAPTERA Halesia della Carolina, Syst. Sex. Ord, Nat, Juss. CI, XI, Ord, I. CI, IX, Ord. I Dodecandria Monogynia, Guaiacanae. Halesia folits ovatis acuminatis, argute serratis, fructu tetragono, Cavan, Lam, Il- lustr, des genr, Pi. 4o4. Halesier à quatre ailes, Enc, Arboscello con foglie alterne, ovali, o ovali lanceolate, acuminate, seghettate , di (97) sopra quasi glabre, di sotto pubescenti e pallide. I fiori son fatti a campanella , pen. denti, di coler bianco, e nascono lungo i rami, nella parte ove non son foglie, sono a mazzetti di tre o quattro insieme, e ad essi succedono delle noci bislunghe, tetragone, con un’ala ad ogni angolo, E pianta d’or- namento, che fiorisce a Primavera, e può figurare nei boschetti. Si moltiplicano per margotti, che richiedono due anni di tempo , per metter radici sufficienti . HAMAMELIS VIRGINICA Trilopo di Virginia, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C1. IV. Ord, II, Cl. XIII, Ord, V. Tetrandria Digynia. Berberides . Hamamelis. Duham, T,1;t. 114. Lam, Illustr, des genr. pl. 88. É un’ urboscello che ha della somiglianza col Nocciòlo, Le foglie sono alterne, cen picciòli corti, ovali, ottuse, dentate grosso- lanamente , glabre, e di color verde-cupo . Ella fiorì nel giardino di Pisa per la prima volta nell’ Autunno del 1794, ed osservai che i fiori son quasi sessili in gruppetti la. { 88 ) terali, con quattro petali lineari , stretti , lunghi, e di color giallo-pallido ; che vi è un’ appendice alla base di ciascun petalo, stretta e lineare, lunga quanto i filamenti : quattro stami con filamenti più corti del ca- lice, e antere bilobe: il germe superiore peloso, con due stimmi rossi; e la cassula coriacea, che apresi dalla cima in due va- lue bifide, e disperma, Ha maturati i semi per la prima volta nell’anno 1810, e questi son bislunghi, compressi , e neri, Fra di noi è ancora raro, Fa buon cespu- «lio, e può impiegarsi nei boschetti. HIBISCUS SYRIACUS. Ibisco Chetmia . Svst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XVI. Ord. VIII. C1. XIII, Ord. XIV, Monadelphia Polyandria. Malvaceae, Hibiscus foliis cuneiformi-ovatis trilobis dentatis , calyce eaxteriore suboctophvyIlo in- terioris longitudine , caule arboreo. W. Ketmia syrorum quibusdam,Duham. T. 1, tab. 130. Althaea frutex, Barrel, ic, 421. Ketmie des jardins. Enc, (89 ) È nativo non solamente della Siria, ma ancora della Carniola , ed è uno dei più belli alberetti che si possan tenere per ornamento dei giardini o disposto a boschetti, o in sie- pi, o a viali, perchè è di un bel verde, e fa in gran copia dei bei fiori violetti , o rossic- ci, o bianchi, che si succedono dalla metà di Luglio fino a tutto Settembre, Ce ne sono delle varietà col fior doppio, e colle foglie macchiate di giallo, o di bianco. Si molti- plica per seme, e per margotto, cresce pre- sto , e richiede terra sostanziosa e fresca. Mette le foglie nell’ Aprile , e le perde nel Novembre . HORTENSIA SPECIOSA. Ortensia bellissima . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. X, Ord. III, C1. XIV. Ord. IV, Decandria Trigynia. Saxifragae . Hortensia foliis late ovatis serratis acu- minatis , ftoribus eymosis. Pers. Lam, illust. des genr, pl. 380, Hortensia opuloides . Enc, Hydrangea hortensis . W. Hortense du Japon, Enc. Rose Fr Japow- Tom. Il, ( 90 ) . L’Ortensia è in grandissima stima presso gli amatori di fiori ; e veramente è un’ arbo- scello di una fioritura bellissima, e anche di belle foglie, che cresce a cespuglio alto sette o otto decimetri . I fiori somiglian quelli del Viburnum Opulus , sono in cime grandi, dense , terminali, di colore prima bianco verdiccio, e in seguito di color rosso por- porino. Tali fiori son di duesorti: gli uni son fertili, e situati nelle divisioni dei pe- duncoli, ed hanno un calice piccolo e den- tato, e una corolla 5 petala caduca : gli altri sono sterili, e questi son situati all’esterno della cima, coprono i fiori fertili ed hanno una corolla piccolissima di quattro o cinque petali ovali-concavi caduchi; ed un calice grande, corelliferme , marcescente, diviso in quattro o cinque parti ovoidi, ineguali, patenti. Finora eoltivasi in vaso, ma credo che presto si terrà in terra senza timore. Richiede terra leggiera e sostanziosa, espo- sizione fresca, e di esser al coperto dai ven- ti. Moltiplicasi facilmente per margotti , che in poche settimane metton radice, se si fan- no nell’ estate, Si moltiplica anche per maz- za, Ignorasi ove sia spontanea, solo si sà che da gran tempo è coltivata alla China e al Giappone per ornamento . ( 9I JASMINUM OFFICINALE. Gelsomino comune. Syst. Sex. Ord. Nat. Tuss. Cl. II. Ord. I. C1. VIII. Ord, V. Diandria Monogynia. ’Jasmineae. Jasminum foliis oppositis pinnatis : foliolis acuminatis gemmulis erectiusc ulis, Ait, Kew. Gelsomino, Mattioli p. 95. Jasminum seu Gelseminum flore albo: J. B, Hist;: 2, p. 101, Jasmin commun, Enc, JASMINUM GRANDIFLORUM, Gelsomino Catalogno. Jasminum foliis oppositis pinnatis : foliolis obtusiusculis, gemmis horizontalibus. Ait. Kew, Gelseminum Catalonicum. Cam. Epit. p. 37. Jasminum hispanicum, magno flore ex- terne rubente, J. Bauh, Hist, 2, p. 101, Jasmin à grandes fleurs . Enc; (92) JASMINUM FRUTICANS, Gelsomino fruticoso, Jasminum foliis alternis ternatis simplici- busque » foliolis subcuneatis , laciniis calyci» mis subulatis, Ait. Kew. Trifolium fruticans, Dod. Pempt. 571. Polemonium monspeliensium, Lob. ic. 2; p. 52. Jasmin à feuilles de C'ytise . Ene. JASMINUM HUMILE Gelsomino umile . Jasminum foliis alternis acutis ternatis pinnatisque , ramis angulatis , laciniis caly- cinis brevissimis. Ait. Kew. Jasminum luteum . Lob. ic. 2; p. 106. J, Bauh. Hist. 2; p. 102. Jasmin d’ Italie. Enc. Il Gelsomino comune spontaneo del Ma- labar, e di molte altre parti dell’ India orien- tale, si è bene avvezzato al nostro clima, e qualche volta ci matura i semi. Mette le fo- glie ai primi di Aprile , principia a fiorire nel Giugno e seguita fino all’ Agosto, imbal- samando l’aria col gratissimo e delicato (93) aroma che esala dai suoi fiori. I rami suoi pieghevoli , se trovan sostegno allungan mol- tissimo, e son opportuni per coprirne cer- chiate , terrazze e padiglioni, e son ricercati per farne canne da pipa. Tagliando poi spesso i rami, e tenendogli bassi, ingros- sano i fusti e sì posson tenere a cespuglio + L’ Jasminum grandiflorum nativo pure dell’ India non ci è addomesticato quanto il precedente, ma nel clima Pisano, e in altri luoghi meridionali della Toscana reg- ge bene allo scoperto, anche in situazioni non felicissime . Fu portato presso di noi dalla Catalogna e ne ritien sempre il nome. Per il solito si tiene a spalliera, Il Gelsomino fruticoso ha i fiori gialli sen- za odore, ha fusti ramosi e validi, e vie- ne a cespuglio. Trovasi spontaneo in Le- vante , e nelle Provincie Meridionali di Fran- cia. La patria del Ge/somina umile s’igno- ra, E simile al fruticoso, ma più piccolo in tutte le sue parti, con fiori gialli ino- dori., Si tengono ambedue a boschetto nei Giardini, e tutte queste specie di Gelso» mino si moltiplicano facilmente per pollone e per margotto, ( 94 ) ILEX CASSINE Agrifoglio Cassine. Ilex foliis alternis distantibus sempervi- rentibus, lanceolatis serratis: serraturis a- euminatis, Ait, Houx è feuiMes de Laurier . Enc, Ha le foglie lanceolate, appuntate, con poche seghettature acute, e glabre : i fiori piccoli e biancastri, Non ha grande appa- renza, ma essendo sempre verde, è van= taggioso il possederlo per servirsene per i boschetti. Nasce nella Carolina, ed è col- tivato nel Giardino di Pisa, ove si molti» plica per margotto . ILEX VOMITORIA Agrifolio Tè Americano. Ilex foliis olternis distantibus oblongiu- sculis, obtusiusculis , crenato-serratis: ser- raturis muticis, Àit. Cassine Peragua . Mill. Dict, Cassine vera floridanorum arbuscula bac- cifera alaterni ferme facie , foliis alternatim sitis, tetrapyrena, Pluk, Mant. t. 376, f. 2. f 99 ) Viene a cespuglio folto, ha foglie picco. le, ed è sempre verde, Nasce nella Caro- lina, e vive bene nel nostro clima, ove si adatta a tutti i terreni, e si moltiplica na- turalmente per i polloni che getta in gran copia . Fiorisce nel Giugno, ma i fiori son piccoli e di nessuna apparenza, In Ameri- ca si fanno tostar leggiermente le foglie, e con esse poi si prepara un’infusione teifor- me, la quale è esilarante, ma se sia molte carica eccita il vomito. JUGLANS REGIA Noce Comune. Syst. Sex, Ord, Nat. Juss, Cl. XX, Ord, VII, Cl. XIV, Ord, XI, Monoecia Polyandria, Terebintacee . Iuglans foliis subnovenis, ovalibus glabris subserratis subaequalibus , fructibus globo- sis . W. Lam, Illustr, des genr, P1. 781, Nux Iuglans. Lob. ic, 2; p. 108. Dod, Pempt, 810, Noci. Mattioli, p. 297.. Noyer commun, Enc, Si crede che il Noce sia nativo di Persia. Da un gran tempo egli è introdotto in Italia, trovandosi rammentato da Varrone, ed es- (96 ) sendo costame presso gli antichi Romani di sparger le noci nelle feste nuziali. Quest’ albero è di grandissima utilità, per- chè il legname è forte, ben venato, di un bel colore , e moltissimo adoprato per farne mobili, La scorza dei rami e delle radici serve a tinger di scuro , al che serve anche il Mallo, mentre la mandorla buona a man. giarsi fresca e secca, dà per espressione un olio, che è buono per condimento e per î lumi quando è fresco , e per la pittura qua so è rancido. Il Noce viene in tutti i terreni, ma dà un legno di miglior qualità quando è in ter- reni ghiajosi e secchi. Nelle terre margose e grasse l’albero è più bello e più grande e dà più frutto, ma il legno non è tanto bel- lo: finalmente nei terreni umidi il legno è sbiancato e tenero. Allarga molto la chio- ma, e colla sua ombra, molto densa, nuo- ce alle piante sottoposte, onde non può te- nersi impunemente nei luoghi coltivati, Non và tenuto a bosco folto , se si vogliono molti frutti, perchè i rami intralciandosi e adom” brandosi, periscono. La miglior situazione per i noci fruttiferi è il declive di una col- lina, Il Noce mette le foglie e fiorisce ai pri= . (07) mi di Maggio, matura i frutti nell’Agoste, e si spoglia ai primi di Novembre. JUGLANS NIGRA Noce nero . Iuglans foliolis numerosis laneeolatis ser- ratis, subtus petiolisque subpubescentibus, fructibus globosis, punetato scabris. W. Nux juglans virginiana nigra . Herm. Lugd. bat. p. 452; t. 453. Noyer à fruits noirs. Enc, I frutti di questo Noce danno poco van= taggio , perchè la loro mandarla è piccola, e strettamente serrata nel guscio , da cui dif- ficilmente si può liberare, Duhamel ci fa sapere chè gli Americani macinano questi frutti, e poi gli lavano nell’acqua, maneg- giandoceli molto, e in tal guisa separano l’olio, e i pezzetti di guscio che vengono a galla, e della fecula che cade al fondo, se ne servono per fare una specie di pane, | È nativo della Virginia, e riesce be- nissimo nel nostro clima, ove rinasce spon- taneamente dai frutti caduti. In buon ter» reno, un’individue di questa specie è giun- to all’ altezza di brac. 19. (M. 11,088) in dodicianni, Ce n’è uno grandissimo nell’Orto ( 98 ) Botanico di Pisa, il quale mette le foglie ai primi di Maggio, fiorisce dopo la metà dello stesso mese, matura i frutti ai primi di Ottobre , e si spoglia ai primi di Novem- bre. Il suo legno è prezioso, tanto per la durezza, che per il bel colore scuro venato e per il polimento che prende, ed è racco- mandabile per i lavori d’ intarsio. Si adatta a tutti i terreni, e meriterebbe davvero che si pensasse a rendercelo comune, Sono già introdotti in Toscana anche l’ Iwu- glans, albaV J. glabra, el’ J.cinerea, ma sono ancora molto piccoli , siccome però son’ ancor’ essi nativi dell’ America Setten- trionale, così ci è tutta la ragion di credere che ci prospereranno , JUNIPERUS VIRGINIANA = Ginepro Virginiano, Juniperus foliis ternis basi adnatis, junio- ribus imbricatis , senioribus patulis pungen- tibus., Lin. Genevrier de Virginie, Enc. le Cedre de Virginie. Egli è uno degli alberi più proprj per far delle piantazioni nei terreni ingrati, Dice Thouin di averne veduti dei bellissimi in ( 99 ) alcune terre , nelle quali si trovavano appe- na dieci pollici di sabbia sterile, e dove gli alberi indigeni i più salvatici ricusa- vano di allignare. Il suo legno è durissi- mo, non intarla, prende buon polimento , è di color rossiccio scuro, odoroso, e buono per impiallacciature e per farne mobili . Nell’Orto Pisano ci è un individuo maschio che vegeta benissimo, e nell’ Orto di Firen- ze ne ho veduti degli individui femmine in frutto, Si moltiplica per seme, e anche per margotto , KALMIA LATIFOLIA Kalmia maggiore. Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. CLOX. Ord, 1. C1.IX. Ord, II. Decandria Monogynia, Rhododendra, Kalmia foliis ovatis ellipticis coriaceis petiolatis ternis sparsisque, corymbis termi- nalibus subviscosis. Ait, Kew. Lam, illusts. pl. 363 f. x. Kalmie à feuilles larges. Enc. ( 100 ) KALMIA ANGUSTIFOLIA Kalmia minore, Kalmia foliis lanceolatis , corymbis late- ralibus subverticillatis. Lin. Duham. T. 1: t, 120. Kalmie d feuilles etroites, Ene, KALMIA GLAUCA Kalmia Glauca. Kalmia foliis oppositis oblongis laevibus subtus glaucis, margine revolutis , corymbis terminalibus, ramulis ancipitibus. Ait. Kew, .. X\almie glauque, Enc. Bellissimi arboscelli, con fiori campani- formi rossi , e disposti in corimbi, La prima e la terza specie hanno i corimbi terminali, e si distinguono perchè Ie foglie nella terza sono opposte, e glauche di sotto , con il ner. vo medio giallo-dorato ; e nella prima son terne e sparse, ed ha questa anche i fiori più grandi . Nella seconda poi i corimbi son la- terali. Richiedono buon terreno di bosco, e di esser al coperto dai venti impetuosi . L’aria troppo calda gli è pur nociva . Si moltiplicano per margotto e per pollone, ( 101 ) La Kalmia glauca è nativa di Terra Nuo- va e della Carolina , e l’ ho veduta a Firenze nel Giardino dai Mori, del Sig, Corsi : ed an- che le altre due sono originarie dell'A merica Settentrionale, e l'ho vedute in fiore nel Giardino di Pisa. KOELREUTERIA PANICULATA K olreuteria pannocchiuta Ù Syst. Sex, Ord. Nat. Juss, Cl. VII. Ord. I. Cl. XIII. Ord. V., Octandria Monogynia. Sapindi. Koelreuteria foliis pinnatis, foliolis le- ciniatis. Sapinduschinensis, Lin. Lam. illustr. des Genr, pl, 308. Le sue foglie sono alterne, grandi, pin» nate, con foglioline incise , o lobate e den- tate, appuntate, glabre, che quando spun- tano son color di rosa , e conservano un tal colore per più d’un mese, e poi in fine di- ventano di color verde cupo. I fiori son piccoli , gialli, disposti in spighe sottili, lunghe, pannocchiute , e compariscono nel Luglio, Bata della China, Produce fra di noi i semi, che nascono con faeilità . ( 102 } € albero di ornamento, che non richiede riguardi particolari, LAURUS BORBONIA Alloro rosso . Laurus foliis lanceolatis perennantibus , salycibus fructus baccatis. Lin, Laurier rouge. Enc. Quest’ alloro è di grandezza mediocre nel- ’ interno della Carolina, ed è grandissimo sulle rive del mare. Fra di noi per altro non ha oltrepassati in altezza i due metri. Ven- ne d’ Inghilterra al Gia rdino di Pisa nel 1793, e ci vive felicemente in terra all’aria aper- ta, ha fruttificato molte volte, e si è mol- tiplicato per frutto, È sempre verde , con foglie di un verde chiaro , tendente al cele- stognolo , specialmente nella pagina inferio- re, e deve fare un bellissimo effetto tenuto a boschetti, Principia a fiorire ai primi di Luglio e matura ifrutti nel Novembre . I fiori sono ermafroditi, e non dioici, come dice Miller e quelli che l’hanno copiato. Secon- do Catesby il suo legno è di fibra unita, pren- de buon polimento, ed è molto stimato per farne mobili. { 103 ) \ LAURUS BENZOIN Alloro Belzuino . Laurus foliis enerviis ovatis utrinque acu- tis integris annuis, floribus glomeratis lav teralibus, Pers. Arbor virginiana pishaminis folio bullato, benzoinum redolens. Pluk.Alm. 42; t,.139; fel Laurier Benjoin, Enc, Ha acquistato quest’ albero il nome di Belzuino , per l’odore che nella scorza , nelle foglie, e nel sugo si riscontra, simile a quello della resina Be/zuino . Non può avere altro uso che quello di esser tenuto per cu- riosità nei giardini, Fiorisce nel Marzo, mette le foglie ai primi di Aprile , e le perde nel Novembre. Si moltiplica per margotto . LAURUS CAMPHORA Alloro Canfora. Laurus foliis subtriplinerviis lanceolato- ovatis, paniculis tenuibus lateralibus . Ene. Jacq., Collut. T. 4.; t.3.t. 7. Laurus camphoriphera xKaempher, amoen. 770,% 771» ( 104 ) Laurier camphrier, Enc. L' Alloro Canfora nasca nel Giappone, ove diventa un’albero molto alto e grosso. È sempre verde ;isuoi rami son rossastri quan» do son teneri ; e le foglie alterne, picciolate, lanceolate ovali, appuntate, di sopra lustre, e di color verde chiaro, di sotto pallide, con tre nervi ben rilevati. È sempre raro fra di noi, ed il più bello e più grande è quello del Giardino Mastiani in Pisa, che è alto un me- tro e mezzo . È da sperarsi Gul si possa render più comune, giacchè il nostro clima gli è benissimo adattato. LAURUS PERSEA Alloro pirifero. Laurus foliis ovatis coriaceis transverse venosis perennantibus , filoribus corymbosis. Jacq. Obs, 1; p. 37. Persea . Clus. Hist, 1; p. 2, Laurier Avocat., Enc, L’ Avocatier. Le Poirier Awocatier. Nasce nell’ America Meridionale, ed è un’ albero di prima grandezza, di foglie pe- renni, odorose ; che produce un frutto della figura e grandezza di una grossa pera di co- ( 105 ) lor verde rossiccio o violetto , di polpa bian- castra butiracea e buono a mangiarsi. Il suo Nocciòlo è grosso e aromatico e viene in commercio sotto il nome di Pecurim o Pi- curim. Cisono due individui di quest’albero in Pisa, e uno di essi piantato in terra ove ha passato l'inverno coperto da una sempli- ce stoja, onde pare che possa assuefarsi al mostro clima. LIQUIDAMBAR STIRACIFLUA Liquidambra Storace Liquida, Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. CI. XX, Ord. VII. C1I.XV.Ord.IV. Monoecia Polyandria, Amentaceae Liquidambar foliis palmato-lobatis, sinua- tis baseos venarum villosis, Ait: Kew: Lam, illustr, des genr, pl. 783. Liquidambar arbor, seu styraeiffua aceris folio. Pluk. Alm. t. 42; # 6. Duham. T. 1; t. 139. Liquidambar d’ Amerique. Enc, Quest’albero ha l’aspetto e il portamente dell’ Acero, ed è sempre raro , e molto sti- mato, Le foglie, ammaccandole, fanno sen- tire l’odor di Storace, che è sensibile anche f 100 ) nellegno allorchè arde, e Duhamel raccon- ° ta che in A merica i Missionar], per econo- mia , mettevan dei pezzetti di questo legno nei turiboli. Il più grande dei dune Liqui- dambri che son nel Giardino di Pisa, nel- 1 estate dei 1807, mi diede un poca di Storace liquida , da alcune incisioni che gli avevo fatte nel tronco , Ha fruttificato due volte ma i semi non son stati perfetti, Si è però molti- plicato per margotto . Il suo legno è bianco, e pare anche duro, ma finora non, ne hò po- tuti osservare che dei piccoli pezzi. E nativo della Carolina, della Virginia, e della Flo- rida . ea LIRIODENDRON TULIPIFERÀ. Tulipefero Legnogiallo. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, XIII. Ord. VI. Cl. XIII, Ord, XV. Polyandria Polygynia. Magnoliae, Liriodendron foliistrilobistruncatis, caly- ce triphyllo. W. Lam. lilustr, des genr. pl. 491. Tulipifera arbor virginiana. Herm. Lugd, tab. p. 612; tab. 613, Tuliper de Virginie, Enc, dulipe en arbre, Tulipier, ( 107 ) Albero grandissimo dell’ America Setten= trionale, palticolzià per la figura delle sue foglie che son grandi trilobe troncate in ci- ma, e di color verde gajo; e più ancora peri fiori che somigliano i tulipani nella grandezza e nella figura, di color bianco verdastro, screziati di giallo e di rosso; Albero bellissi- mo e che bisogna cercar di moltiplicare per ornarne i giardini ele pubbliche passeggiate, Il suo legno è bianco, leggero, tenero e prende buon polimento, ed in America è adoprato per diversi lavori di mobilia , Lre ra- dici sono aromatiche. Dumon Corset dice ehe non si può molti- plicare se non che per via di semi. Richie- .de terreni profondi, e languisce nei luoghi troppo umidi, o di terra troppo sciolta, Vive benissimo nel nostro clima e non richiede altro che una situazione aperta e non adom- brata, e di non esser molestato quando è gio- vane, sia col vangarli la terra intorno, perchè patisce se gli si offendon le radiche; sia col potarlo, Ce ne sono già diversi in Toscana ma per quanto io sò, nessuno ancora fio- risce, { 108 } LONICERA SEMPERVIRENS, Madreselva sempre verde. Lonicera foliis summis connato-perfolia» tis,corolla infundibuliformi subregulari, Pers. Periclymenum perfoliatum virginianum sem- pervirens et florens . Herm, Lugd. bat. t. 485. Chevrefeuille de Virginie, Enc. È pianta di fusto volubile che conserva anche nell’inverno le sue foglie, le quali sono ovali, sessili, e le superiori perfoliate, glabre , verdi e nitide di sopra , di sotto glau- che, con dei fiori infundibuliformi, rossi all’esterno e internamente gialli , disposti in verticilli nudi, avvicinati, terminali, Si mol- tiplica facilmente come le altre Madreselve, LONICERA PARVIFLORA, M adre selva americana. Lonicera foliis connato perfoliatis subtus glaucis ,corollis breviusculis gibbis filamen- tis barbatis, Pers. Caprifolium perfoliatum sempervirens, fla- ribus speciosis. Hort, angl. t. 8. Si assomiglia molto alla precedente que- ( 109 ) sta pianta, e come una varietà di quella è tenutada alcuni; mai fiori sono ringenti ros- sì incarnati di fuori, e bianchi di dentro. Vi- ve allo scoperto, nel Giardino Botanico di Firenze, e nell’Orto agrario. LONICERA SYMPHORICARPOS. Madreselva caroliniana . Lonicera floribus axillaribus , subcapita= to-glemeratis . Pers, Symphoricarpos foliis alatis. Dill. H. Elth. t. 278, f. 360 Duham. t. 2 , t. 82. Chevre feuille à petites feuilles. Enc. È di poca apparenza per aver le foglie e i fiori piccoli, ma siccome le foglie e i rami son folti, così fa dei cespuglietti graziosi, e densi, che soffron ben la forbice, e che si adattano a tuttii terreni, e per questo lato può esser utile in un gran Giardino, Si mol- tiplica naturalmente per polloni, Fiorisce sul finir dell’estate, e nell’autunno, LONICERA XYLOSTEUM, Madreselva pelosa , Lonicera pedunculis bifloris, baccis di- stinctis, foliis integerrimis pubescentibus . Lin, Fl. Dan, t. 314. ( IIO ) Chamaecerasus dumetorum,. fructu ge- mino rubro, Duham, T. 1, t, 59. Allobrogum periclymenum. Lob. ic, 633. Chevre feuille des buissons. Enc. Sò che questa specie trovasi spontanea nell’Italia superiore , ma non sò se in Tosca- na ci sia indigena, Ha le foglie piccole, ova- li, intiere, pubescenti ;i fiori di color bian- co giallastro, e le bacche rosse . LONICERA PYRENAICA. Madreselva pirenaica. Lonicera pedunculis biftoris , baccis distin- etis , foliis obovato-lanceolatis, glabris. W, Aylosteum pyrenaicum. Duham. T. 2, t. 1IO. i Chevre feuille des pyrenees. Enc. Nativa delle Alpi e di Siberia, Ha le foglie quasi sessili , bislunghe, glabre ,intierissime, verdi-glauche, Fiori bianchi, e bacche ros- sastre. LONICERA TATARICA. Madreselva Tartara. Lonicera pedunculis bifloris, baccis di- (II) stintis, foliis cordatis obtusis, fp sibirica. Pers. Simile alle due precedenti, ma con fiori color di rosa, che fanno un bell’effetto fralle foglie di un verde gajo . La Madreselva pelosa e la pirenaica e la Tartara posson servire agli stessi usi indica- ti per la caroliniana , cioè per far dei bo- schetti. Rinascon di seme, e sì moltiplica- no anche per mezzo di margotti che pren- don radice facilmente. LYCIUM AFRUM. Licio affricano, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. V. Ord. I. Cl. VIII. Ord, VIII. Pentandria Monogynia, Selaneaé, Lycium caulibus-strictis spinosis, foliis fasciculatis linearibus , baccis globosis. Pers. Lam. illustr. des genr, pl. 112 f, 1, Jasminoides aculeatum humile, halimi minoris folio ect. Mich, N. P. G. p, 224, t. 105, f. 2. Liciet d’Afrique . Enc, ( 112 ) LYCIUM EUROPAUM, Licio Spina di Crocifisso. Lycium caulibus ramisve erectis teretibus spinosis, foliis spathulatis, filamentis im- berbibus , bacca subrotunda. Pers. Jasminoides aculeatum , salicis folio , flore parvo , ex albo purpurascente. Mich. N. P. Gen, p. 224, t. 105, f. 1, Jasminoides , sive Rhamnus spinis oblon- gis, flore candicante . Duham. T. 1, tab. 120. Liciet d’ Europe, Enc, LYCIUM BARBARUM. Licio umile. Lycium caulibus procumbentibus, angu- latis, simplicibus, raro spinosis , foltis pe- tiolatis ellipticis , calyce bifido, laciniis bi- dentatis, corolla margine villosa, bacca el- liptica . Pers. Il primo Licio è nativo di Affrica e di Spa- gna, ed è un frutice molto ramoso , spinoso, con foglie strette, di color verde pieno, e fiori grandetti rosso-cupi, Soffre ben la for- bice e può tenersi in boschetti, in siepe, a f 113 ) fantoecio ec, Rinasce di seme, si moltiplica per margotto , e nei gran freddi soffre molto, ma presto risorge. La Spina di Crocifisso trovasi in Tosca ma, ma non la credo originaria del paese, perchè l’ ho sempre vista nelle siepi, e mai in paese aperto o incolto; onde penso che ei sia stata portata di Spagna o di Fran- eia, e moltiplicata fra di noi per uso delle siepi; essendo a ciò adattatissima , perchè di rami forti e spinosi. Ha le foglie di color verde cenerino, e i rami rossicci, Si molti= plica come il precedente, Il Licio umile è nativo delle coste di Af- frica, ha i rami deboli e pendenti, ma folti, le foglie di color verde allegro , e le corolle rossiccie, Soffre benissimo la forbice, e met- te le foglie sì folte che fa una superficie bene unita, e tenuto a boschetto pare un vero tappeto di verzura. Si moltiplica ab- bondantemente per i polloni che getta dalle radici, MAGNOLIA GRANDIFLORA. Mangnolia Tulipano, | Sgnee, _ Ord, Nat, Juss. CI, XIII, Ord, | C], XIII, Ord, XY. Polyandria Polygynia, —Magnoliae. Tom. II. , y (154) Magnolia foliis perennantibus oblongis, petalis obovatis. Ait-Duham. T. a, t. 1 - Gaertn. t. 70; ti Ba Magnolier à grandes fleurs, Ene. Lo credo il più bello di tutti gli alberi che ci son venuti di America. È sempre verde, con foglie grandi coriacee, di color verde- eupo lustro, e di sotto rossiccie quando son giovani, I fiori son bianchi, grandi ( avendo fino a tredecimetri di diametro ) vistosi , odo- rosi, ai quali succedono dei frutti in forma di pina, rossicci, con i semi color di scarlat- to, che in stato di maturità ciondolano fuori delle squame, attaccati per un filetto, È at- tissimo per ornarne dei viali, e per tenerlo isolato. Principia a fiorire ai primi di Giu» gno, e continua fin verso alla metà di Lu- glio. Matura i frutti nell’Ottobre. E nativo della Florida e della Carolina, vive felice- mente nel nostro clima senza bisogno di al. cun riguardo , e ci si è Ep per seme e per Miaigolto, Il suo legno è bianco e duro» Ve n’è una varietà di foglie più strette , da alcuni, a torto, considerata come speeie di- stinta, e chiamata Magnolia angustifolia. (115 ) MAGNOLIA GLAUCA. Magnolia glauca. Magnolia foliis ellipticis obtusis subtus glaucis, petalis obovatis, W. Magnolia laurifolio subtus albicante. Dill. Elth, p. 207, t..168, f; 205. Tulipifera virginiana , laurinis foliis aver- sa parte rore coeruleo tinctis, coni-baccife- ra. Pluk. Alm, 279, t. 68, f. 4. Magnolier glauque. Enc. Ha le foglie annue, ellittiche , più o meno allungate,glabre, e di color verde allegro nella pagina superiore , glauche e leggermente pu» bescenti nell’inferiore. I fiori son bianchi, odorosi, ma la metà almeno più piccoli che nella specie precedente, È nativa dell’ Ame- rica settentrionale , e trovasi a. Pisa nel Giardino del Sig. Pesciolini; ama il ter- reno umido, e richiede di esser tenuta difesa dagli eccessivi ardori dei raggi solari. Le fo- glie e il legno hanno un sapore aromatico amaro, sono state adoprate in America co- me febrifughe, e la scorza legnosa è stata anche portata in Europa sotto il nome di China falsa di Virginia. ( T10hPa MAGNOLIA ACUMINATA, Magnolia acuminata. Magnolia foliis ovalibus acuminatis , sub= #us pubescentibus , floribus flavo-coerulescen- tibus. Michaux. Magnolier acuminé, Enc. Ha le foglie annue, glabre di sopra e nidi eolor verde chiaro, di sotto leggermente pu- bescenti quando son giovani, ristrette alle due estremità , lunghe due decimetri e lar- che uno, I fiori son di grandezza mediocre, senza odore, di color gialliccio con sfuma- tura di turchino verdastro, Il suo legno e di grana fina, di colore aranciato, e si adopra in America per farne mobili, e lavori d’in- tarsio. È nativa di Pensilvania, ed è colti- vata al Giardino di Pisa, dove ha già fiorito, ma senza abbonire i frutti. MAGNOLIA TRIPETALA. Magnolia Ombrella. | Magnolia foliis lanceolato-ovatis umbel- latim confertis patentissimis, petalis exte- rioribus dependentibus, Enc, Magnolia umbrella, Enc, Magnolier parasol. Enc, - ( 117 ) Questa produce i fiori bianchi, odorosi, con i petali in parte dritti, e in parte pen- denti, Le foglie sue sono annue, ovali-al- lungate, lunghe due o tre decimetri, e di- sposte a ombrello nelle cime dei rami. E spontanea nella Carolina, ed ama un’espo- sizione fresca. Ne conosco una sola pian» ta, nel Giardino Pesciolini, piccola sì, ma ehe vegeta con molto vigore, MEDICAGO ARBOREA, Medica arborea . Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. CI.XVII Ord. IV. CL. XIV, Ord. XI, Diadelphia Decandria. Leguminosae. Medicago leguminibus lunatis, margine integerrimis, caule arboreo, Lin, Cytisus Maranthae. Lob. ic. 2, p. 46. Falcata incana. Riv, tetr, irreg. t. 207. Si crede generalmente che sia questo il Citiso di Varrone e di Columella, tanto celebrato da Virgilio, come una pianta, che procurava molto latte alle Capre che se ne pascevano, e che da questi animali era. preferito ad ogni altro foraggio: Florentem Cytisum sequiturlasciva capella , Virg. Eclog. ( 118 ) Si sì infatti che la Medica arborea è molto gradita al bestiame. Nasce spontanea. nell’Isole dell’ Arcipe- lago, in Sicilia, e nel Regno di Napoli in vicinanza del mare . Conserva nell’inverno le sue foglie, che son di color verde-bigia- stro; e nell’ Aprile principiano a sboeciare i fiori, disposti a mazzetti ,:di color giallo dorato, che seguitano fino a. estate avanza ta; così fa buonissima figura anche nei Giar- dini, Il legno è molto duro, e i Turchi se ne servono per far l’ impugnatura alle sciabo- le, come pure se ne fanno sedie ed altri mobili. . | FPINOGEN DOS Si moltiplica per seme, .e in capo a tre anni principia a fiorire, n'a MELIA AZEDERACH, Melia Sicomoro. © Syst, Sex, Ord, Nat. Juss, C]. X. Ord. I. CI XII, Ord, XL Decandria Monogynia. Meliae, Melia foliis bipinnatis, foliolis laecibus ovatis dentatis. W. Lam. illustr. des Genr. pl. 352. ETA, | Pseudo Sycomorus.Camer, Epit, p. 181. { 119 ) Zizipha candida Monspel. , perperam Sy- comorus venetorum et italorum. Lob. ic. 2, p. 108. I Sicomoro falso, Albero de Paternostri di S. Domenico, Azedarach bipinne, Enc, Le Margousier, È nativo della Siria, e naturalizato bene fra di noi. È un bell’albero per la figura e il verde grazioso delle foglie, e per i fiori bianchi e turchinicci, Mette le foglie nell’A- prile, fiorisce dal Maggio a State inoltrata, e si spoglia al fine d’ Ottobre, Rinasce fa- cilmente di seme , e si moltiplica anche per barbatella, MELIA SEMPERVIRENS. Melia indiana. Melia foliis bipinnatis, foliolis rugosiu- sculis, subseptenis. Swartz. Non è sempre verde nel nostro clima, che anzi ordinariamente gli si secca ogni anno una porzione del fusto, ed alla primavera sorgon dei nuovi fusti dal fusto superstite, che nel corso dell’anno fioriscono, ond’è che questa non vedesi mai fra di noi di fu- ( 120 } sto solitario, Di più le foglioline sono in numero di sette 0 più, e un poco rugose e allungate , mentre nella precedente specie per il solito son cinque, ovate, e glaber- rime, I grappoli finalmente son più forniti di fiori, e i fiori son anche più grandi, È mativa dell’ Indie orientali, MENISPERMUM CANADENSE. Menispermo del Canadà. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, CI, XXI, Ord, H, CI, XIII, Ord, XVII. Dioecia Dodecandria, Menisperma. Menispermum foliis peltatis cordatis su= hrotundo-angulatis. Lin. Menispermum canadense scandens s um» bilicato folio, Duham. T. 2, t. 3. Menisperme de Canadà, Puo È una pianta di fusto volubile, colle fo- glie alterne, picciolate, ombelicate, cor= dato-rotondate, angolose, di color verde cupo ; e i fiori piccoli verdastri in grappoli assillari, E utile per coprire dei pergolati ; vive bene anche all'ombra, ma perde le foglie nell'inverno, Si moltiplica facilmente per mezzo dei polloni, È nativa del Canadà. ( I2I ) MESPILUS COTONEASTER, Nespolo Cotognastro . Mespilus inermis , foliis ovatis integ@@ri- mis acutiusculis subtus tomentosis, germi- nibus glabris, baceis di-vel trispermis . Ait, Kew. FI. Dan. tab. 112, Chamaemespilus. Leb, ic. 2, p. 167. . Chamaemespilus Gesneri. Clus, Hisît, P. 60. Neflier cotonier, Enc. Arboscello con rami tortuosi e diffusi , di scorza nerastra ; foglie pieciolate, ovali-ro= tondate, intiere, verdi e glabre di sopra, di sotto biancastre e cotonose. I fiori son biancastri, e disposti in mazzetti assillari; e i frutti son rossi. Nasce nelle Alpi, e trovasi coltivato in qualche Giardino , e fra gli altri nell’ Orto Botanico di Firenze, Può servire: per boschetti. Si moltiplica per se- me, per margotto, e per pollone. MIMOSA JULIBRISSIN, Gaggia bianca, Iyst. Sex, Ord. Nat. Juss. Cl, XVI, Ord. VIII. CI. XIV, Ord, XI, Monadelphia Polyandria. Lesuminesae. fia ( 122 ) Mimosa arborescens foliis bipinnatis , fo- liolis cultriformibus inaequilateris acumi- natis , floribus capitatis centrali majore, si- liguis planis utrinque acutis.Targ. Dec, 2 _in Act. Mus. Flor. V. 1 p. 41, tav. 5. Mimosa Julibrissin. Scop. Delic, Flor. et faunae Insubricae T. 1, p. 18, t. $. Acacia Julibrissin. W. Fu portato in Toscana il seme di que- st albero raccolto nell’Isole dell’Arcipelago, nel 1749, dal Cav, Filippo degli Albizi, ed è reso assai comune fra di noi, È un bell’albero, che distende molto i rami circolarmente e pianeggia in cima, ha un bel fogliame, e i fiori vaghissimi, di co- lor porporino chiaro, piuttosto odorosi, Il legno ha delle macchie gialle ondate, e duro e prende sufficiente buon polimen- to. Le foglie son mangiate dal bestiame. Fa bella comparsa nei giardini, ed è ot- timo per adornarne i viali, Mette le foglie verso la metà di Aprile, fiorisce nel Lu- glio, si-spoglia alla metà di Novembre. Si moltiplica facilmente per seme, e si adatta a tutti i terreni, { 123 } MIMOSA FARNESIANA. Gaggia odorosa . Mimosa spinis stipularibus distinctis, fo- liis pinnatis, partialibus ito ad , spicis globosis sessilibus . Acacia farnesiana. W. Acacia indiea farnesiana . Aldini Farn. 2 4 Duham, T. 1, t. 8. Acacie de Farnese, Enc. È noto che venne il seme della Gaggia da S. Domingo in Italia nel 1611,.e na- cque per la prima volta a Roma nell’Orto Farnese, Non è ancora totalmente avvezzata al no- stro clima, giacchè di quando in quando il freddo la fa perire, non ostante vive per il solito bene allo scoperto, fiorisce e perfe- ziona i semi, Isuoi fiori, che con ragione Linneo chia- ma ambrosiaci, e il suo bel fogliame mi nuto e di un verde delicato , gli fanno avere un posto distinto nci giardini, (124) MORUS ALBA, Moro bianco. Syst. Sex. Ord, Nat, Juss. CI, XX. Ord, 1V. Cl. XV. Ord, III Monorecia Tetrandria. Urticae. Morus foliis profunde cordatis basi inae- qualibus ovatis lobatisve inaequaliter serra- tis laeviusculis. W. Morus candida . Dod. Pempt. p. 810. Lob. ic. 25) p. 190. Morus. Fuchs, Hist. p. 527, Murier blanc. Enc, II Moro bianco fu portato di Persia in Grecia ai tempi dell’ Imperator Giustinia- no, e sotto il Re Ruggiero fu, insiem colla manifattura della seta , introdotto in Sicilia circa il 1148; e dalla Sicilia dopo il 1318 si diffuse per l'Italia. Quest’ albero che a gradi a gradi si è av- vezzato al clima il più freddo, finchè ora vive anche in Prussia, è di grandissima uti- lità, poichè oltre l’uso principale che si fa delle foglie per alimentare i vermi da seta, si estrae dalla scorza un filo buono per farne funi, tele e carta, ed il legno serve a molti lavori. ( 125 ) “a estrarre il filo dalla scorza, si sbue-» ciano i rami quando sono in sugo, e fatti dei fascetti delle scorze, secondo le lorò grossezze, si tengono a macerare nell'acqua, e poi si espongono all’aria nella notte, met- tendole al coperto sul levar del sole, il che continuasi per dodici o quindici giorni, e poi si gramolano, si scotolano e si petti nano, e si riducono in grado di esser filate e tessute, Il legno del Moro è di color giallo, che presto annerisce all’aria. È duro, grave, resiste all’umido, e se ne fanno doghe per le botti da vino, come pure porte, seggiole ed altri mobili, ai quali poi si dà una tinta color di noce, che ci prende benissimo, Nascono facilmente i Mori di seme, ma per meoltiplicarli si preferiscono i margotti . MORUS NIGRA. Moro nero, Morus foiiis cordatis ovatis lobatisve inae- qualiter serratis scabris. W. Moro. Mattioli p, 305. Morus celsa efficinarum, Lob. ic, 2, p. 190. Murier noir, Enc. Non è questa specie molto coltivata, ma i ( 126 ) pur se ne trova qualche individuo sparso per la campagna. Le sue foglie son pur buon’alimento ai vermi da seta, il legno e le scorze servono agli stessi usi del prece- dente, e i frutti son buonissimi a mangiarsi, MYRICA GALE, Mirica Gale. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Gh, XXL,;Ordv MP. (6,9 CISM O IVI Dioecia Pentandria, Amentaceae . Myrica foliis lanceolatis, apice subser- ratis, basi cuneatis, amenti. squamis acu- minatis, W. Fl Dan. t. 327. Eleagnos Cordi. Lob. ic. 2, p. r1o. Chamaeleagnus. Dod. Pempt, 780. Gale odorant, Enc, Le Piment.royal. MYRICA CERIFERA. Mirica cerifera. Myrica foliis oblongis basi attenuatis apice subserratis, amenti squamis acutis, baccis globosis, W. Myrtus brabantiae similis caroliniensis baccifera, fructu racemoso sessili monopy- reno. Pluk. 9. Alm, 250, t. 48, f. 9. Gale cirier , Ene, (127 ) MYRICA QUERCIFOLIA., Mirica Querciola . Myrica foliis oblongis opposite sinuatis.W, Coriotragematodendros africana, botryos amploribus foliis densis , Pluk. amalth. 05, Gale à feuilles de Chene, Enc. La prima specie nasce in terreni palustri nel Brabante , in Olanda, e in Inghilterra, È una pianta Baia di rami folti, colle foglie al- terne , bislunghe, lanceolate, allargate e den- tellate in cima, un poco pelose e tutte asperse di punti lucidi brillanti. Tutte le sue parti, e in specie i frutti hanno un odore forte e aromatico, ed una volta si adopravano le foglie come il Tè, La Mirica cerifera nasce nei luoghi umidi della Pensilvania e del Canadà; è più gran- de della precedente, ed ha le foglie glabre e punteggiate nella pagina inferiore, Le sue bacche son coperte di una polvere untuo- sa, bianca e granellosa , la quale è una vera cera , che i paesani raccolgono col farle bol- lire nell’acqua, col qual mezzo la cera si fonde e viene a galla. La terza specie è nativa del Capo di buona ( 128 ) Speranza, e vive benissimo all’aria aperta fra di noi, ed ha le foglie ovato-cunei- formi, situate e seghettate . Son piante che conservan nell’inverno, le foglie, le quali son di un color verde- cupo, e son buonissime per farne boschetti, I loro fiori non hanno alcuna apparenza. La seconda e la terza specie si moltiplicano abbondantemente per i polloni che gettan dalle radici. La prima ne getta pechi, ma si può moltiplicar per margotto. OLEA EUROPZA, Olivo comune. ret. Sex, | Ord. Nat, Juss. Cl. II. Ord. I. Cl. VIII. Ord, IV. Diandria Monogynia. Jasmineae, Olea foliis lanceolatis integerrimis, ra- eemis axillaribus coarctatis, Ait. Kew. Lam. Illustr. des genr. PI, 8. f. 1. Olea sativa et olea sylvestris, sive olea- ster . Lob. ic. 2, p. 35. Olivier commun, Enc. L’ Olivo fu sempre il simbolo della Pasél. e sappiamo dalle Sacre carte, che la Co- lomba di Noè, quando le acque del Dilu- (129 ) vio si furon ritirate, tornò all’ Arca pora tandone un ramo, come un segnale del cal- mato sdegno di Dio, Così Enea sbarcato in Italia, volendo pace e alleanza col Re La- tino gli spedì, secondo Virgilio, gli Oratori coronati di Olivo Centum Oratores augusta ad maenia Regis Ire jubet, ramis velatos Palladis omnes j Donaque ferre viro,pacemque exposcereTeucris. Virg. Aeneid. VII. L’ Olivo è originario dell'Asia, e dell’I- sole dell’ Arcipelago, e di li fu portato in Italia, ove, come si rileva da Plinio, non era conosciuto nell’anno 183 di Roma, Il legno dell’ Olivo è duro, giallastro, on- dato, venato, e macchiato scherzosamente nei nodi, prende buon polimento, ed è ri- cercato per i lavori d’intarsio e d’impial- lacciatura . * E dubbioso se l’ Olivo salvatico , o Olea- stro, che trovasi su i monti e su i muri ci sia originario , o sivvero sia nato dai semi dell’ olive abbandonatici collo sterco dai Merli, Tordi, e simili Uccelli che se ne cibano, ( 130 ) PASSIFLORA COERULEA. Granadilla Fior di Passione, Syst. Sex. . | Ord, Nat. Juss, CI, XVI. Ord, III C1, XV. Ord. II. Monadelphia Pentandria, Cucurbitaceae. Passiffora foliis palmatis quinquepartitis integerrimis , petiolis glandulosis, involucro triphyllo integerrimo , filis coronae corolla brevioribus. W. Lin. Aman Acad, 1, p. 231, f. 20, Granadilla pemprapllo flore coeruleo magno, Duham. T., 1, t, 107. Grenadille bleue, Enc, È nativa del Brasile , ed è benissimo ad- domesticata fra noi, asegno di perfezionarci i frutti, e rinascere spontan eamente, È buo- nissima per coprir cerchiate, perchè è di un bel color verde, conserva le foglie an- che nell’inverno, almeno nel clima Pisa- no, e produce dei fiori vaghi e odorosi. Cresce presto, si moltiplica per peolloni e per margotti, e i suoi rami son bnoni per legare. $, w Lo Li ( 131 ) PHILADELPHUS CORONARIUS, Filadelfo Siringa ; Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XII. Ord. I. Cl. XIV. Ord. VII. Icosandria Monogynia, Myrti. Phyladelphus foliis ovatis acuminatis ser- ratis scalycibus corolla brevioribus,vix acu- minatis. Targ. Dec. 2 in Annal. Mus. Flor, EDO 1,039. 20. 20. Frutex coronarius . Clus, Hist. p. 55. Syringa alba sive Phyladelphus athena» ei. Duham. T. 2, t. 83. Salìndia, Gelsomini della Madonna. . Seringa en bouquets. Enc. PRILADELPHUS INODORUS. Filadelfo inodoro . Philadelphus foliis ovatis glanduloso-den- ticulatis, calycibus petalis aequalibus , lon- ge acuminatis. Targ, loc, cit, p. 40. T. 4, f. 24. 25. 30. 3Î. Seringa inodore. Enc. » Il primo di questi due Filadelfi nasce nell’ Alpi, ed è un bell’ornamento dei giar- ( 132 }) dini per i suoi fiori bianchi odorosissimi, ehe durano quasi tutto il Maggio . Il secon- do è nativo della Carolina e produce dei fiori più grandi ma privi di odore, Si posson tenere a boschetto e a siepe, e non gli nuoce l’ ombra degli alberi. Ama- no il terreno e l'esposizione fresca; e si mol- tiplicano per pollene e per margotto, Met- ton le foglie nel Marzo, e le perdono nel Novembre. PINUS HALEPENSIS. Pino aleppico. . Pinus folits geminis tenuibus , vagina integra ; conis reflexis. parvis, ovato-acumi- natis ,squamis umbilicato-complanatis, Ber- tol, Dec, I1rt, p. 44. Pino maritimo. Mattioli p. 1tr, Pinus maritima . Dalech, hist. P. Ad. Pino d’Aleppo, Pino di Gerusalemme. Pin d’ Alep. Enc. Trovasi spontaneo in Siria, sulle Coste d’Affrica, sul litorale di Provenza e parti- colarmente vicino a Frejus ove l’indica De- candolle, e anche a Chiavari e nelle Iso- lette del Golfo della Spezia dove è stato os= servato da Bertoloni. $ ( 133 ) Ha le foglie sottili e di un bel verde chia- ro, e gli strobili ovato-acuminati , lisci e piegati in giù, Si adatta a tutti i terreni e eresce presto, ed è già assai moltiplicato in Toscana . PINUS RIGIDA. Pino rigido. Pinus foliis ternis, strobilis ovatis con- fertis, squamarum spiniîs reftexis, vagina fo- liorum abbreviata. Lamb. W. Pinus Taeda A. Enc, Pin d’encens. Ene. Questo è nativo dell’ America Settentrio= male, e ne è un’individuo nell’Orto Bota= nico di Pisa, ma ancora non ha frattifi- cato . Ha le foglie terne con guaina corta; e i coni si trovan descritti come ovali, ottusi, con le squame munite di una punta spino- sa, piegata in fuori, PINUS STROBUS Pino Strobo. Pinus foliis quinis , conis cylindraceis fo- lio longioribus laxis. Ait, Kew. ( 154 ) Pinus virginiana , conis longis non ut in vulgari echinatis. Pluk. Alm, 297. Pin du Weimouth. Enc. È un’albero altissimo, con foglie sottili, di un bel color verde , lunghe cirea un de- cimetro , e strobili conici, allungati, acù- ti, pendenti più lunghi delle foglie, Il suo legno è durissimo, e di lunga durata, È ori. ginario di molti luoghi dell’ America Setten- Gilusbi Vive nel giardino di Pisa , ma an-_ cora non ha fiorito . PINUS LARIX Pino Larice. Pinus foliis fasciculatis deciduis, strobi= lis ovato-oblongis, squamarum marginibus reftexis laceris, bracteolis panduri formibus, Lamb. W. e Larice, Mattioli p. 117. Larix. Camer, Epit. p. 44, pus Duham, TL. iro (0 Sapin Meleze. Enc. Meleze commun. Nasce nell’ Alpi e nella Siberia nei luoghi più alti e di più difficile accesso, ragione per cui poco partito si può trarre dal suo legno, E uno degli alberi più grandi e più ( 135 ) grossi del vecchio continente, e Plinio par- la di una trave di Larice che aveva venti pollici di lato riquadrato , e IIO piedi di lunghezza, il che dà all’albero da cui era stata levata, un’ altezza di Braccia 124 es,13(M.72,749)e Braccia 108,8(M.6,069) di circonferenza alla base, Perde questo Pino le sue foglie nell’ inverno, e le riacquista nell’ Aprile, Sono esse corte, sottili , disposte a mazzetti, e di una bella verzura . Gli stro- bili sono ovati, e quasi eguali in lunghezza alle foglie, Il legno somiglia quel dell’ Abeto, ma è più resistente all’ umidità, La scorza dei La- rici giovani è buona perla concia delle pelli, Dalle incisioni fatte nella parte legnosa del tronco scola un sugo resinoso chiamato vol- garmente trementina di Venezia : dalla scor- za dei rami ‘giovani trasuda nella notte una materia saccarina , che ci sì deposita in for- ma di granelletti bianchi , la quale si dile-. gua quando è stata ben riscaldata dal sole, e chiamasi Manna di Briangon: e sulla scor- za. nasce l’ Agarico bianco ( Boletus laricis. Decand, Fl. fr.) Mi nacquero diversi Larici da semi che ebbi di Germania nel 1799, € tutti mi perirono nel primo anno, ad ecce- zione di uno che è sempre vivo nel Giardino di Pisa, e ci vegeta benissimo, benchè ge- ( 136 ) neralmente si creda che il Larice non pro speri nei climi caldi. PINUS CEDRUS Pino Cedro del Libano, Pinus foliis fasciculatis rigidis perennan- tibus acutis, conis subglobosis, squamis trun- càatis adpressis. W, Cedro maggiore del Monte Libano. Mat- tioli p. 140, Cedrus Libani et Palaestinae, Lob, ie, p. 225. Larix orientalis fructu rosi obtuso. Duham.T.1;t. 139. Sapin Dale du Liban, Enc. Ognuno sa che il legno del Cedro del Li. bano fu impiegato nella fabbrica del tempio di Salomone., e che è stato sempre in par- | ticolar modo stimato per la sua consistenza, per la durata incalcolabile, per essere in- corruttibile all’ umido , e inattaccabile ai tarli. Egli è, nella fibra, molto simile al le- gno del Pino salvatico , rossastro, resinoso, odoroso, La resina che scola dal tronco, e che gli antichi chiamavano Cedria , era ado- prata per ungerne i libri e le cose preziose onde preservarle dall’ intarlare ; si bruciava ( 137 ) su gli altari, e s’impiegava nell’ imbalsa- mare i cadaveri dei Regi e dei Magnati; ed i poveri si contentavano, per le loro imbal- samature, della segatura del legno . Trovasi spontaneo nel solo monte Libano, fralle nevi che ci soggiornano per la mag- gior parte dell’anno, in terreno ingrato e sterilissimo , e lì ci vegeta gigantesco, e in un’ aspetto cupo e maestoso si dà a conosce- re per il Rè delle Selve. Limitato molto, per quanto si sà, è stato sempre il numero dei Cedri spontanei, ed è anche andato sem- pre diminuendo, e chi sà se attualmente ce ne resta neppure un’individuo? Rauwolf nel 1574 trovò sul monte Libano soli ventisei Cedri: Maundrell cento anni dopo a Ranwolf ce ne contò soli sedici , e La Billardiere che ha visitato questo luogo ai nostri giorni, non ce ne ha trovati che sette V. Dict. raison. et univers. d’Agricult.). Le foglie di questo Pino son di color ver- de nero, disposte a fascetti, la scorza è li- scia , bigia e grossa, e i coni rotondati, Cresce a una grande altezza, ma è più particolare per la grossezza del tronco, e per la lun- ghezza dei rami, contandosi che il diametro dello spazio occupato dai rami sia eguale all’altezza dell’albero. Fra i Cedri veduti sul Libano da Maundrell il più grosso aveva Toma 4I, g ( 138 ) Braccia at, 8,5 (M. 12,403) di circonferen- ze, ei ramisi estendevano a Braccia 59, 5,9 (M. 34,560). E stato moltiplicato in Francia e in In ghilterra, e ci ha già fruttificato . Il Cedro del Giardino di Pisa venne d’ Inghilterra nel 1787. Era allora alto Braccio 1 ( Dec. 2,918) e adesso arriva all’ altezza di Braccia 18 ( M. 10,505 ) ed ha alla base una cireonfe- renza di B. 2 1 ( M, 1,459). Fiori nell'estate del 1809, ed hà abbonito un frutto, I semi del Cedro del Libano nascono fa- cilmente, e non richiedono altra diligenza che di esser difesi dagli ardori del Sole fin- chè son teneri, e tenuti puliti dall’ erbe per- chè non restin soffocati. | PINUS ABIES Pino Abeto rosso . Pinus foliis solitarits tetragonis ; strobilis eylindricis ; squamis rhombeis complanatis margine repandis erosis, Lamb, W. Pers. Pinus Abies, Lin. Spec. Fl. Dan, t. 193. Pinus Picea . Lin. Syst. veg. cur. Gmel. Pinus baldensis . Zuccagni Cent, n. 06. Abies excelsa . Decand, FI. fr, Pezzo . Mattioli pag. 109. ( 139 ) Abies tenuiori folio fructu deorsum infle- xo. Duham, T, 1,t.2. Abeto rosso -Abeto di Germania, Sapin eleve , Enc. Sapin Epicia de Nor- vege - Pece- Pesse - Epicia , Le foglie in questo Abeto circondano i rami, son sottili, rigide, acuminate, te- tragone , e di color verde nero , Gli strobili son cilindrici, pendenti, colle squame lace» rate nei margini e intaccate in cima, Na- sce nelle montagne Settentrionali di Euro- pa; facendo delle intaccature al fusto scola un sugo resinoso di fra la scorza e il legno, ehe si condensa facilmente all’aria a segno di potersi mettere in sacchi di tela , dai quali, sottoposti all’azione dello strettojo, esce la resina depurata dalle immondenze, ed è messa in commercio col nome di Pece di Borgo- gna. Può ottenersi anche da questa specie la Pece nera,il Catrame,e il nero di fumo, operando nel modo indicato all’articolo dei Pini, Chiamasi abeto rosso, perchè il suo legno acquista un tal colore se si lava con orina in cui sia stato infuso dello stabbio di Cavallo . È un’ albero di tronco dritto , e grande, quanto il precedente. ( 140 } PINUS ALBA Pino bianco . Pinus foliis solitariis te tragonis incurvis, strobilis subcylindricis laxis, squamis obo= vatis integerrimis . Lamb. W. Abies canadensis. Miller. Sapin blanc, Enc. Sapinette , ou Epinette blanche, Nella figura e nella disposizione delle fo- glie e delli strobili somiglia il precedente, ma le foglie sono piegate a falce, di color werde glauco, e ‘l'epidermide e biancastra, Da una buona terebentina, e la sua scorza è conciante, Ama le terre secche e argillose, PINUS NIGRA Pino nero. Pinus foliis solitariis tetragonis erectis strictis , strobilis ovatis, squamis ellipticis margine undulatis erectis . Lamb, W, Pers. Abies mariana, Mill. Pinus mariana. Gaertn. t. g1. f, 1. Sapin noir. Enc. Foglie disposte come nei due precedenti , poco curvate, ottuse in cima, Strobili pen- (141) denti, nerastri. Ama le terre sabbiose e umide, Colle messe dei rami giovani del Pino bianco, e del Pino nero, vena e pane ab- brustoliti, si prepara nel Canadà una specie di Birra aromatica stimata rinfrescante e an- tiscorbutica (Duham. T.1,p.17). PINUS CANADENSIS Pino del Canadà. Pinus foliis solitariis planis denticulatis , subdistichis strobilis ovatis terminalibus vix folio longioribus, Lamb, W. Pers, Sapin du Canadà. Enc. Sapinette de la nouvelle Angleterre. PINUS BALSAMEA Pino balsamifero . Pinus foliis solitariis planis emarginatis subpectinatis supra sub erectis , squamis co-. ni florentis acuminatis reflexis, Ait, W. Pers, Abies Balsamea > Miller, Sapin Baumier Enc, Sapin à odeur de Baume de Gilead, - Il Pinus balsamea ha molta analogia col- l’ Abeto bianco per la figura e il color delle ( 142 ) foglie, e anche per. la loro disposizione , colla differenza che le più esterne sul ramo son semierette, e le squame dei coni sono acuminate e piegate in fuori nel tempo della fioritura, ma poi schiacciate l’ une sulle al- ire, onde i coni restan lisci, La Trementina che dà quest’ albero è chiara, liquida, di edor grato, e chiamasi balsamo del Canadà, Cresce nei terreni argillosi mescolati di sabbia . Il Pinus canadensis hà le foglie più rade, i rami più lunghi; ascendenti e deboli , e le foglie spianate e quasi membranacee, La scorza è buona per conciar le pelli. Queste ultime quattro specie di Pino son native dell'America Settentrionale, e vivone in Pisa nel Giardino Pesciolini, PLATANUS ORIENTALIS Platano orientale . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XX. Ord. VII, Cl], XV, Ord. IV. Monoecia Polyandria . Amentaceae. Platanus foliis quinquelobo-palmatis basi cuneatis, laciniis lanceolatis sinuatis, sti- pulis subintegerrimis W. Platano, Mattioli p. 148, (143 ) Platanus, Clus. Hist. p. 0. Platanus orientalis verus, Duham, T. 1., di ‘33; Platane d’ Orient. Enc. - PLATANUS OCCIDENTALIS Platano occidentale, P/latanus foliis quinqueangularibus obso- lete lubatis dentatis , basi cuneatis, subtus pubescentibus . W. Platanus occidentalis, seu virginiensis, Pubam. Tini 0ty35, Platane d’ Occident. Enc, Il Platano orientale è stato sempre tenuto in gran considerazione tanto per la maestà del suo portamento , che per la freschezza , e l’amenità dell'ombra. Nella Scrittura San- ta è spesso nominato per paragone del gran- de e del maestoso. Eliano ed Erodoto ci rac- contano le stravaganze fatte da Serse per un bel Platano di cui era innamorato , e che adornava con abbigliamenti donneschi. Pla- tone introduce Socrate a disputare seduto all’ombra di un Platano, e Cicerone riu- nisce a quest’ ombra Crasso, Antonio , Cotta, e Sulpizio a parlare sugli Officj dell’ Ora- tore. Tanto era il trasporto per il Platane ( 144 ) che giungevano ad irrigarlo cel Vino, cre- dendolo un mezzo di renderlo più vegeto e maestoso. La sua ombra poi faceva le delizie dei bevitori, i ; Atque ministrantemPlatanum potantibus umbram Virg. Plinio ci dice che fu portato dall’Asia per il mar Jonio nell’ Isole di Diomede, ora Isole di Tremiti, e che di lì fu presto propa- gato in Italia, e in Francia. Ama il Platano il terreno umido , quasi Platanus exaltata sumjuxta aquam in Pla- teis. (Ecclesiastic, C. XXIV.), e in tal si- tuazione viene di altezza, e grossezza consi- derabile, e Plinio parla di un famoso Platano che era in Licia, nel di cui vacuo interno Licinio Governator del paese cenò con di. ciotto persone, tutti comodamente adagiati sopra dei letti di foglie . Nei Paesi Orientali è tutt'ora adoprato per ornare le passeggiate pubbliche, come si ri- leva da Kaempfer, e da altri viaggiatori, a mon per questo solo oggetto meriterebbe di esser moltiplicato fra di noi, ma ancora per il legno, di durezza mediocre è vero, ma bello , rossigno, tutto asperso di punti più coloriti, che prende un buon pulimento, (168) ed è buono per impiallacciature , e per farne al tornio scatole, vasi, e altri ornamenti. Non è facile il moltiplicarlo per se- me, ma è facilissimo il farlo per mazza, e per margotto . Nell’Isola di Creta secondo Teofrasto conserva le foglie anche nell’ In- verno, ma fra di noi le perde ai primi di Novembre, e si riveste nella prima settima- na di Aprile, Il Platano occidentale cresce naturalmen- te nella Carolina e nella Virginia, È più grande e più grosso del Platano orientale, ed ha anche le foglie più grandi di quello , e di un verde più allegro, Ama il terreno umido , e si coltiva come il precedente. Una varietà di questo Platano si conosce eon foglie più grandi e meno profondamen- te lobate, male a proposito ereduto da al- cuni il Piatanus cuneata , o l’acerifolia , poichè non è che una varietà dell’occiden- tale, e nell'Orto Agrario di Firenze se ne ve de uno, nato dal seme dell’ Occidentalis , ed altro ne è nel Giardino Botanico dell’ Impe- rial Museo . | POPULUS ANGULATA Pioppo angoloso . Populus foliis cordatis deltoidibus acumi- ( 146 ) natis obtuse uncinato-dentatis, ramis alato» angulosis, W. Populus magna virginiana foliis amplis- simis, ramis nervosis quasi quadrangulis, Duham, T. 2., t.39., f. 0. Peuplier à tiges anguleuses, Enc. Albero alto con i rami patenti, e i gio- vani alato-angolosi ; e le foglie grandi , cor- date, dentellate, glabre, con i picciòli com- pressi. Nasce nella Carolina, POPULUS BALSAMIFERA Pioppo balsamico. Populus foliis ovatis acuminatis adpresso- serratis subtus albidis reticulato-venosis , gemmis resinosis. W. Populus nigra, folio maximo , gemmis balsamum odoratissimum fundentibus . Du- ham., T.2;t. 38: f. 6. Populus foliis ovatis , acutis serratts . Gmel. FI. Sib. T. 1,, p. 152,, t. 33. Peuplier baumier, Enc. È di mediocre altezza, colle foglie co- riacee, glabre, ovali-bislunghe, seghettate , di color verde-cupo nella pagina superiore, (147) e biancastre nell’inferiore, Dalle sue gem- me, e specialmente nella Primavera, scola in gran quantità un sugo resinoso , glutino- so, giallastro, balsamico. Nasce nell’ Ame- rica Settentrionale e in Siberia. POPULUS GRACA Pioppo Ateniese. Populus foliis cordatis glabris, basi glan- dulosis j remote crenatis, petioliscompressis, ramis teretibus, Ait. Kew. Peuplier d’ Athenes . Enc. Quantunque chiamisi greco, diversi au- tori assicurano che anch’ esso è nativo del- l’ America Settentrionale. Egli ha le foglie ovali-cordate, con piecoli denti, glabre, di un bel color verde, di sotto sbiancate, con pic- ‘eiòli compressi. Questa specie di Pioppo l’ ho veduta sola- mente nell’ Imperial Giardino di Boboli ; le altre due trovansi in molti Giardini tanto a Firenze che a Pisa, Il Pioppo angoloso è il più bello di tutti, e fa veramente vaga com- parsa tenuto isolato. Si adattano a diverse qualità di terreno, ima il più confaciente per loro è il terreno umido . Si moltiplicano per mazza e per margotto, ( 148 ) PRUNUS PADUS Pruno racemoso . Prunus floribus ra cemosis laxis , foliis deciduis duplicato-serratis subrugosis, pe-o tiolis subglandulosis. W . Fl. Dan, t, 205, Cerasus avium racemosa, Lob, ic, 2; p. 174, Prunier è grappes. Enc: Cerisier à grap- pes . Faux bois de Sainte Lucie. Quest’ albero ha la scorza bruna e liscia, le foglie picciolate, ovali, larghe , appunta- te, dentellate, glabre; i fiori bianchi, in grappoli più lunghi delle foglie e pendenti; e i frutti nerastri, quando son maturi. Il legno è duro , e venato. Trovasi spontaneo nei boschi di Francia, di Germania e di Da- nimarca, e siccome è molto bello quando è in fiore, così merita di aver luogo nei giar- dini d’ ornamento. Trovasene uno nel Giar-. dino Pesciolini . Fiorisce nel Maggio . PRUNUS SEROTINA Pruno Serotino. Prunus floribus racemosis , racemis'laxis, foliis deciduis simpliciter serratis , serraturis infimis subglandulosis. W, Prunier tardif, Enc, (149 ) Vive nell’ Orto Bottanico di Pisa, e fiori» sce tutti gli anni nel Maggio, ma non ha mai abbonito un frutto, Ha le foglie breve- mente picciolate, lanceolate, acuminate, glabre , di color verde chiaro, pelose neila pagina inferiore lungo il nervo medio, e i fiori bianchi, disposti in grappoli lunghi, PRUNUS LUSITANICA Pruno portughese. Prunus ftoribus racemosis , foliis semper virentibus ovato-lanceolatis serratis eglana dulosis. Ait. Kew, Lauro-cerasus lusitanica minor . Dill. Elth. t. 159., f. 193. Questo Pruno viene a cespuglio . La scorza dei rami giovani è di color rosso cupo, e le foglie che si conservano onche nell’In- verno sono ovali-lanceolate , dentellate , gla- bre e di un bel color verde, con i picciòli rossi, I fiori son bianchi, in grappoli dritti, ed i frutti nerastri quando son maturi, Fio- risce nel Giugno. Trovasi in Pensilvania , ed è naturalizato in Portogallo: si moltiplica per margotto e per mazza, Ne ho veduti dei piccoli individui a Firenze nel Giardino del Sig: Corsì dai Mori, e nell’Orto Bota- nico, ( 150 ) PRUNUS LAURO-CERASUS, Pruno Lauro regio. Prunus floribus racemosis, foliis semper virentibus dorso biglandulosis. Lin. Lauro Cerasus. Clus. Hist, p. 4. Duham. #..@ E. LO9ò: Prunier à feuilles de Laurier . Enc. Lau- rier Cerise, Venne il Lauro regio da Trebisonda in Europa nel 1576 , e fù presto moltiplicato , essendo un bell’albero , sempre verde e di un grato colore , che stà benissimo nei giar- dini sia isolato a albero, o tenuto a boschetti, o a siepi, o a spalliere, o a cerchiata . Pro- duce nell’ Aprile dei grappoli di fiori bian- chi, odorosi, e nell’ Agosto matura i fruttii i quali nascono nella Primavera seguente, se subito son messi in terra, Si moltiplica anche per margotto e per barbatella , Nell’Or- to Pisano fu introdotto ai tempi del Cesal- pino, e gli fu mandato dal Giardino del Principe Doria di Genova, Ciò si rileva dal Probl. XX del Bellonio il quale fu regolato dal Cesalpino nel 1585, di due piccoli indi vidui di questa specie. PRUNUS MAHALEB Pruno Ciliegio canino. Prunus floribus corymbosis terminalibus , foliis cordato-ovatis Lin. Cerasus sylvestris amara Mahaleb puta- ta.Duham. T.1;t. 55. Macaleb Gesneri et Matthioli, Lob, ic. 2; p. 133, Prunier odorant . Enc. Bois de Sainte Lucie - Querot, Nasce il Ciliegio canino, spontaneo nel- l’Italia superiore, ha le foglie picciolate , ovali-rotondate, cordate , dentellate di color verde chiaro, le quali cadono nel Novem- bre. I fiori son bianehi, odorosi , disposti in corimbi per lo più terminali; e compari- scono nel Maggio. I frutti son nerastri, Si fa caso del suo legno , che è di color TOSsso scuro, venato, etramanda odor di vio- la, è forte e unito e capace di ricever buon polimento, e buono per farne scatole e altri lavori al tornio, Nasce facilmente di seme ; si adatta a qualsivoglia terreno, ed è un di quelli alberi che bisogna scegliere trattan- dosi di introdurre la vegetazione in qualche cattivo terreno spogliato. ( 152 ) PRUNUS CERASUS, Pruno Ciliegio . Prunus umbellis subpedunculatis, foliis ovato-lanceolatis glabris, Lin. Gerasus, Fuchs, Hist, p. 425. Duham, T. E. E bb Ciriege. Mattioli p, 253. Prunier Cerisier. Enc, Il Ciliegio è nativo della Campagna di Ce= rasuuto sulle rive del Mar nero, ove sem- pre ritrovasi spontaneo , e fu introdotto in italia da Lucullo l’anno 680 di Roma, do- po la vittoria riportata sopra Mitridate. In grazia dei frutti, dei quali ce ne sono molte varietà, il Ciliegio è coltivato per tutto, e rende molta utilità anche per il legno che è di color rosso-giallo, più o meno cupo, di fibra unita, prende buon polimento, ri- ceve bene i colori artificiali, ed è molto ado- prato per farne mobili. PRUNUS AVIUM, Pruno Ciliegio di Monte, Prunus umbellis sessilibus , foliis ovato- lanceolatis subtus pubescentibas condupli- catis, Lin. (‘153 ) Cerasus sylvestris fructu nigro et rubre. J. B. Hist.:2,'p. 220. Prunier Merisier. Enc. Somiglia moltissimo il Ciliegio, ed a fa- tica si può considerare come una specie di- stinta . Cresce ad un’altezza molto maggiore che quello , ha le ombrelle sessili, e le fo- glie pubescenti nella pagina inferiore e in generale più acuminate. Il suo legno è sti- mato anche più di quello del Ciliegio, e i suoi frutti, chiamati Ciliege di Monte, ben- chè sempre acidetti si mangiano con pia- cere. Ho veduto quest’ albero in molti luo- ghi della Toscana, ma sempre in vicinanza dei luoghi abitati, onde non lo credo spon- taneo . PRUNUS DOMESTICA. Pruno Susino . Prunus pedunec ulis subsolitariis, foliis lan- ceolato-ovatis convolutis, ramis muticis. Lin, Prunus. Fuchs. Hist, p. 403. Pruno. Mattioli p. 285. Prunus syloestris major. Duham. T. 2, tal. Prunier domestique, Enc. Dicesi che il Susino sia originario di Si- ria, È coltivato comunemente per il frut- { 154 ) to, ma il suo legno è abbastanza duro e ben venato per esser buono a diversi lavori. PRUNUS SINENSIS. Pruno Persichino . igl Prunus caule erecto, foliis lanceolatis wenoso-rugosis serratis, Pers. Amygdalus pumila., Lin - Wild. Amygdalo-persica nana , flore carneo ple- no africana, Oluk, Phytogr, t. 11, f. 4. Persichino della China, Fior Pesco. È un arboscello di semplice ornamento, ma bellissimo nel tempo della fioritura , tanto più che è quasi sempre di fior doppio, e i suoi fiori quando sbocciano son di-un bel colore rosso acceso , che gradatamente iNan- guidisce fino a ridursi carnicino, Principià a fiorire verso la metà di Marzo, e continua fino alla prima settimana di Aprile. Si molti- plica per margotto e per barbatella, È na- tivo della China. PTELEA TRIFOLIATA, Telea Caroliniana. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. IV, Ord.TI. CI. XIV. Ord, XII, Tetrandria Monogynia, Terebintacee. ( 155 ) Ptelea foliis ternatis. Lin.-Lam, illustr. des genr, pl. 84, Frutex virginianns trifolius ulmi sama- ris. Dill, Elth t. 122, f. 148. Ptelea à trois feuilles. Enc, Fà dei fiori biancastri di poca apparen- za, e non vien mai in figura d’ albero, pure avendo le foglie di un bel color verde pieno, e facendo un grosso cespuglio, conviene il tenerlo nei Giardini all’Inglese, a boschet to. Rinasce facilmente di seme, e si mol- tiplica anche per margotto . Mette le foglie ai primi di Aprile, e le p@rde ai primi di Novembre. PUNICA GRANATUM. Melagrano comune. Syst. Sex, Ord. Nat, Juss, CI. XII, Ord. I. Cl. XIV. Ord. VII, Icosandria Monogynia, Myrti. Punica foliis lanceolatis, caule arboreo, Lin,-Lam. illustr, des genr, Pl, 415, Melagrano. Mattioli p. 246. Punica quae malum granatum fert. Da- hampgi, ti 44 Grenadier commun, Enc. ( 156 ) Fu portato d’ Affrica dai Romani nel tem- po delle guerre Puniche , È assai moltipli- eato fra di noi fino a trovarsi nelle siepi, e non richiede veruna cura particolare, Sof- fre bene la for bice e può tenersi a boschetto e a spalliera, ed è bellissimo nel mese di Luglio, quando sbocciano i suoi fiori di co- lor rosso vivacissimo. Mette le foglie alla fine di Marzo, e le perde ai primi di Novem- bre . Si moltiplica per margotto e per bar- batella. Evvene una vari età bellissima di fior dop- pio , e il Sig. Desfontaines ne nomina un’al- tra varietà di fiof giallo vivente nel Giardi- dino delle Piante di Parigi, la quale si ritre- va ora anche in Firenze, PYRUS MALUS. Pero Melo . 4 Pommier commun. Enc.-Lam, illustr. des Senr. pl. 435. £. PYRUS COMMUNIS: Pero comune. Poirier commun, Enc,-Lam., illustr. des genr. pl. 435. D. E. H. J. L. Il Melagnolo e il Peruggine sono il tipe ( 157 ) del Melo e del Pero. Queste varietà di buoni frutti ci son venute in parte dall’Asia, e moltiplicate per innesto su i nostri individui salvatici, e in parte sono il prodotto della ultura . Il legno del Melo è di mediocre durezza, ma di fibra unita, e buono per lavorarsi al, tornio. Il legno del Pero poi è durissimo e resistente, prende buon pulimento, e riceve stupendamente bene il color nero, a segno di ridursi simile all’ Ebano, PYRUS BACCATA., Pero Sibirico. Pyrus foliis aequaliter serrulatis , ped un- culis confertis pomis baccatis, calycibus deciduis. Àit, Poirier cerise Enc. È un’albero che non prende mai figura bella e regolare, Fiorisce nell'Aprile, e fa dei fiori bianchi, ed i suoi frutti son picco- li, rotondi, rossi ma sempre duri e acidi, Si moltiplica per seme. Mette le foglie dopo la metà di Marzo, e le perde ai primi di No- vembre, ( 158 ) PYRUS CORONARIA, Pero florido. Pyrus foliis cordatis sinciso-serratis, an- gulatis, glabris, pedunculis corymbosis Alt. La dl Pommier odorant. Enc, Questo Pero si carica di moltissimi fiori color di rosa pallida, ha un bel portamento, e fa buonissima figura tanto isolato che me- scolato con altri alberi . Ha le foglie corda- te, dentellate , angolate, glabre. I frutti son deprersi, giallicci, con odor di Mela coto- gna, ma sempre aspri. Fiorisce quando il precedente. È nativo di Virginia. Il Pero Sibirico e il Pero florido vennero d’ Inghilterra al Giardino di Pisa nel 1787, e quì moltiplicati per seme, si son poi diffusi per tutta la Toscana. PYRUS SPECTABILIS. Pero Chinese . Pyrus umbellis sessilibus, foliis ovali» oblongis serratis daevibus, unguibus calyce Longioribus , stylis basi lanatis. Aut. Pommier de la Chine . PI] Dadi ( 159 ) Ha.i fiori bianco-rosei, e le foglie bislun- ghe, ovali, seghettate, glabre. Fa gran figu» ra nell'Aprile quando fiorisce, e special mente quando è di fior doppio, Si moltiplica per margotto e per innesto, È reso piuttosto comune in Toscana, QUERCUS COCCIFERA, Querce spinosa. Quercus foliis oblongis indivisis, spinoso- dentatis basi cordutis utrinque glabris, squa- mis calycis fructus patulis; \V. Ilex coccifera. Clus, Hist, p. 24, Camer. Epit. p. 774. È spontanea in Spagna, nelle parti meri- dionali della Francia, in Piemonte, e nel Levante, Ha le foglie perenni, piccole, on- dolate con i denti spinosi, e sopra i suoi ra- mi annidasi l’insetto conosciuto sotto il no= me di Grana Kermes adoprato per tingere in rosso. Un’individuo di queste Querce, ma ancora piccolo, vive nel Giardino Pesciolini, QUERCUS ROTUNDIFOLIA. Querce Spagnola. Quercus foliis obovato-oblongis spinosa- ( 160 ) elentatis basi cordatis apice truncatis gla- briusculis, subtus pubescentibus. W. Chène a feuilles rondes. Enc, Chène d’E- spagna à glands doux. Ancor questa è sempre verde , e le sue fo- glie son più larghe e più tonde che nella spe- cie precedente, oltredichè di sotto son pelo- se, e le ghiande son mangiabili. Trovasi ia @iversi giardini nata di semi venuti di Spagna, RHODODENDRON PONTICUM. Rododendro purpureo . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CLOX. Ord.4. C1.-TXobrd;1k;.. Decandria Monogynia. Rhododendra. Rhododendron foliis nitidis lanceolatis utrinque glabris , corymbis terminalibus , co- rollis campanulato-rotatis , petalis lanceo- tatis, Lam, illustr, des genr. pl. 304. Rosage du Pont. Enc. Trovasi in diversi giardini questo vago ar- boscello sempre verde, con foglie sparse, picciolate , glabre, nitide , bislunghe, lan- ceolate, acute, intiere, coriacee, di sopra di color verde cupo , e di sotto più pallide, ( 161 ) Bellissimo nel tempo della fioritura ; produ- ce dei corimbi densi terminali ai rami, di fiori grandi purpureo - violacei . È nativo dell’ Asia minore. Richiede terra sciolta e so- stanziosa , ed esposizione difesa dagli ecces- sivi calori, e dai venti gagliardi, Si molti- plica per seme e per margotto . Fiorisce nel Maggio, . ni 9. RHUS TYPHYNUM. Sommacco virginiano. Rhus foliis pinnatis, foliolis lanceolatis acuminatis argute serratis, subtus pilosiu- sculis. W, Ithus virginianum, Dill. Elth, t. 253, Sumac de Virginie. Enc, RHUS GLABRUM, Sommacco glabro . Rhus foliis pinnatis lanceolatis serratìs utrinque nudis ,floribus hermaphroditis. Ait. Rhus virginicum panicula spassa , ramis patulis glabris, Dill. Elth, t, 243, f. 314, Sumac à feuilles glabres. Enc, Tom. II. h : ( 162 } RHUS COPALLINUM. Sommacco Coppale. Rhus foliis pinnatis integerrimis , petiolo membranaceo articulato . Lin. Rhus obsoniorum similis americana, gum- mi candidum fundens non serrata, foliorum rachi medio alata. Pluk. Alm. 318, t. 56, É. ». Sumac Copal, Enc. RHUS VERNIX. Sommacco Vernice. Rhus foliis pinnatis integerrimis annuis epacis, petiolo integro aequali Lin, Toxicodendron carolinianum foliis pinna- is, floribus minimis herbaceis. Duham, T. 2, t. 99. Queste quattro specie di Sommacco han= no le foglie pinnate in caffo , e vivono bene fra di noi in qualunque terreno, purchè non sia eccessivamente umido . Il RAhus vernix nasce alla China, e cre- devasi che il sugo lattiginoso di quest’al- bero fosse impiegato per le vernici di /acca 4 dette della China, (163 ) Gli altri tre Somma cechi sono indigeni dell’ America Settentrionale, Di questi il A. Copallinum, geme la così detta Coppale , e del RAus typhinum adopran le pannocchie come concianti. Si tengono per c uriosità questi alberi ne- gli orti botanici, ma sic come hanno il pre- gio di adattarsi ai terreni sterili, di crescere e moltiplicarsi presto con i polloni che get- tano spontaneamente dalle radici, così pos- sono essere utili quando si tratti di rivestire delle colline sterili, II Sommacco Virginia- no fa un bel vebere quando è in frittifica- zione, per le pannocchie folte, serrate, e di color rosso cup». Son poi tutti belli a ve- dersi nell’ Autunno , allorché, dopo le prime frescure, le foglie diventan rosse, una set- simana o due prima di cadere. RHUS RADICANS. Sommacco malefico . Rhus foliis ternatis : foliolis petiolatis ovatis, nudis intégerrimis, caule radicante, Lin. | Toxicodendron triphyllum glabrum. Du- ham.T.2,t. 98. Sumac radicant, Enc. ( fe, RHUS TOXICODENDRON, Sommacco ÀAibero del Veleno . Rhus foliis ternotis : foliolis petiolatis angulatis pubescentibus, caule radicanie. Lin. Hedera trifolia canadensis racemosa, Bar- rel, ic. 228. Sumac veneneux. Enc. Ambedue questi Sommacchi hanno delle cattive. qualità, in quantochè il loro sugo applicato alla pelle produce delle resipele pericolose, che qualche volta son cagionate anche dal semplice contatto della pianta, ROBINIA PSEUDOACACIA. Robinia falsa Gaggia. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CLOXNII Ord DO. C1. XIV. Ord. XI, Diadelphia Decandria. Leguminosae . Robinia racemis pedicellis unifloris , foliis. impari-pinnatis , stipulis spinosis . Lin.-Lam illustr. des genr, pl. 606 f. 1. Pseudo Acacia vulgaris. Duham. T. 2, t. 42. La ( 165 ) Robinia . Acacìa, Robinier faux Acacìa . Ene. ID spontanea in Pensilvania, nella nuova York, nel Maryland, e in altri luoghi dell’ America Settentrionale , e fu portata in Fran cia nel 1600 da M, Robin, È albero che cresce prestissimo . In due anni arrivò all’ altezza di sei braccia, e in cinque anni il fusto acquistò un braccio di circonferenza . Ha le foglie di un bel verde, i fiori bianchi disposti a grappoli, copiosi, odorosi , legno duro, di buona qualità, di lunga durata , giallastro, che prende buon pulimento , ottimo per farne mobili, e per lavori ancora di resistenza, sapendosi ehe l’intravatura di molte case di Bé$ton è fatta con questo legno, In America l’adoprano anche per l'armatura delle navi, e per i mu- lini, essendo melto resistente all’umido , e così i pali che si fanno con i rami della Fal- sa Gaggia, non hanno bisogno di essere im- peeiati in quella parte che entra sotterra . Volendo aver molti pali si taglian le piante poco sopra a terra, che allora gettan moltis- simi polloni,i quali in due o tre anni acqui- stan la grossezza e la forza conveniente . Gli adoprano ancora, per farne cerchi da botti. Merita di esser riportato il metodo, col ( 166 ) quale in Pensilvania, si servon delle False Gaggie per far le palizzate intorno ai campi. Le piantano ia linea, alla distanza di cinque braccia , e quando sono arrivate a una gros- sezza sufficiente, ci fanno delle intaccature nelle quali incastrano le estremità delle tra- verse che ci voglion mettere, Il leguo , e la scorza si riuniscono, ci si tormano dei ber- noccoli,e le traverse ci restan fissate stabil- mente, Le foglie son buona pastura per il bestia- me , con i fiori freschi ne fanno dei siroppi, e con i secchi delle infusioni teiformi, cre- dute buone peri mali di stomaco, e per le affezioni ipocondriache, M. Saint Jean de Creve-coeurin una me- moria sugli*usi di quest’albero , inserita nel- le Memorie di agricoltura dell’anno 1786, nella quale ho trovate molte delle notizie ; che qui ho inserite, dice che volendo avere i semi bene abboniti, bisogna coglierli non da un’albero isolato , ma da una Falsa Gag- gia circondata da molte altre. Non ne saprei addurre alcuna ragione, poichè avendo esa- minati i fiori ho trovato che tutti eran per- fettanaente ermafroditi, ma è verissimo che dei semi prodotti da alberi isolati pochissimi son quelli che nascono. Seminando la Falsa Gaggia , bisogna con- ( 167 ) servar le terra umida, e garantir le pianti» celle dagli ardori del sole , fino a che sieno ‘diventate grandette . Ma una volta che si ab- bia una Falsa Gaggia adulta, non occorre ricorrere alla sementa, per procurarsene del- le nuove, bastando scoprire all’intorno le radici, e intaccarle, che spuntan presto dal- le ferite molti polloni, oltre quelli che ven- gon spontaneamente all’intorno, Questi do- po un’anno si levano, e si mettono al po- sto, e si attaccano con somma fecilità, Ama il terreno leggiero e sabbionoso , ma si adat- ta anche agli altri terreni. Mette le foglie agli ultimi di Marzo, fiorisce sul finir di Aprile , e si spoglia ai primi di Novembre. ROBINIA VISCOSA Robinia glutinosa. Robinia racemis pedicellis unifloris , foliis impari pinnatis , ramis leguminibusque glan- duloso-viscosis. W. Robinier visqueua., Enc. Ha molta analogia per le foglie , il porta- mento e la grandezza colla Robinia Falsa Gaggia, ma in particolar modo ne differisce per aver i fiori di color di rosa, e i rami giovani e i legumi ricoperti di umor vischie- ( 168 ) so; È nativa della Carolina Meridionale, e_ si è assai moltiplicata nei nostri Giardini, innestandola sulla Falsa Gaggia. ROBINIA HISPIDA Robinia ispida . Robinia racemis axillaribus , foliis impari pinnatis , caule inermi hispido, Lin. Itobinier hispide Enc. Questa non è spinosa come lo sono le due precedenti, ma hà i rami, i peduncoli e i calici coperti di peli folti, rigidi. Le sue fo- glioline son ovali rotondate e i fiori son dì un bel color di rosa, qualche volta porpori- no ; è bellissima nella sua fioritura, ma non prende mai bene la figura di albero . È na- tiva della Carolina, e si moltiplica per in- nesto sulla Falsa Gaggia, ROBINIA CARAGANA Robinia Caragana, Robinia pedunculis sim plicibus plurimis, foliis abrupte pinnatis subquadrijugis, pe- tiolis inermibus , leguminibus cylindricis, W Caragane arborescent . Enc, ‘i S sa # ( 169 ) fTrovasi in Siberia, e nell'America Set- tentrionale . È un’alberetto alto due o tre braccia, con foglie di color verde tenero, e fiori gialli che compariscono ai primi di Aprile. I Siberiani, e i Tartari mangiano i semi, passati prima per l’acqua bollente, per levargli il sapore aspro, © cucinati pol come i piselli, 0 macinati e ridotti in fo- cacce. La scorza è buona per legare; il le- gno è giallo con macchie rossiccie . Ama i terreni leggieri e umidi. Mette le foglie agli ultimi di Marzo, e le perde alla fine di Ot- tobre . ROSA CENTIFOLIA Rosa turca. Rosa germinibus ovatis pedunculisque hi- spidis ,caule hispido aculeato , petiolis iner- mibus , foliis subtus pubescentibus . Pers. Rosa centifolia batavica 11. Clus. Hist, p.I IÀ. Rosa centifolia batavica altera, J. B. Hist. 2; p. 38. Rosier à cent feuilles. Enc, (170) ROSA MUSCOSA Rosa borraccina . Rosa germinibus ovatis, calycibus, pedun- eulis, petiolis, ramulisque hispidis, glan- duloso-viscosis ; spinis ramorum sparsis re- ctis . Ait. Rosier mo usseux, Enc. ROSA BIFERA Rosa di ogni mese. Rosa germinibus ovato-oblongis utrinque attenuatis, pedunculisgue hispidis , caule aculeato , floribus corymbosis strictis . Pers, Rosa centifolia C bifera . Enc, Rosier de tous les mois . Enc. Rosier des quatre saisons, ROSA BENGALENSIS Rosa asiatica . Rosa germinibus oblongis pedunculisque hispidis , caule petiolisque cculeato-hispidis, foliis subternatis aculeatis . Pers. Rosa semperftorens W. Curtis. Rosa bengalensis £ chinensis . £. germinibus ovatis, pedunculisque gla- (171 ) Bris, petiolis cauleque aculeatis , foliolis ovato-lance olatis subternatis serrulatis gla- bris. W, Jacq. Obs. 3; p.7;t. 55. Rosier fleuri. Enc. ROSA SULPHUREA Rosa solfina ‘ Rosa germinibus kemisphaericis , petiolis eauleque aculeatis , aculeis caulinis dupli- cibus majoribus minoribusque numerosis; foliolis ovalibus . Ait. Rosaftava pleno flore . Claus, Cur, poster. p. 6. Rosier jaune de Soufre. Enc. Quantunque le Rose non sieno ora piante rare, sono per altro, e lo saranno sempre, stimate e ricercate per la bellezza, e 1’ odo- re gratissimo e delicato dei loro fiori, pre- gio primario delle piante di ornamento . Co- nosciutissime son le Rose da giardino , egual- mente che la loro cultura, e solamente ne nomino alcune per non lasciar quest'opera mancante affatto di vegetabili così graziosi. La Rosa turca credesi nativa di Persia, o di qualche altra provincia dell’ Asia . Poiret nell’ Enciclopedia dice di averne veduto un” individuo di fiori seempi presso il Sig. Du- (172 ) i pont famoso fiorista, che l’aveva ottenuta dai semi d’una Rosa turca a fiori semidoppi; ma ordinariamente ell’ è di fiori doppi o di color rosso cupo , o rosso pallido . La fosa borraccina somiglia tanto la Rosa turca nel portamento, e nella disposizione, fisura e colore dei fiori che da molti è con- siderata come una semplice varietè di quella. Per altro la costanza dei peli ramificati , glan- doloso-viscosi può farla considerare come una specie distinta. Se ne ignora affatto la patria, egualmenteche della Rosa di ogni mese . La Rosa asiatica è nativa di Bengala e della China , e da non molto tempo è intro- dotta fra di noi. Si distingue facilmente dalle foglie che per lo più son ternate, colla fo- sliolina media alkungata e con picciolo più lungo. Vedesi nei giardini, di fior doppio o semidoppio, e tutto l’anno in fiore. La Rosa sulphureadi fior doppio è bellis- sima quando accada che abbia buona fiori- tura, il che per altro è rarissimo , quasi sem- pre seguendo che le bocce dei fiori scoppia- no in vece di aprirsi regolarmente, Ella cre- sce naturalmente nel Levante. ( 173 ) SALIX BABYLONICA Salcio Orientale. Salix foliis serratis glabris lineari-lanceo- tatis, ramis pendulis. Lin: Saule de Babylone. Enc, Saule pleureur. È comune lungo i fiumi dell’Asia Meri- dionale, ed a questi Salci appendevan le Ce- tere i Cantori Ebrei, quando mesti sedeva- no sulle rive dell’ Eufrate, deplorando i mali della loro schiavitù. Super fiumina Babylo- nis, tllic sedimus, ei flevimus cum recorda- remur Sion, In Salicibus in medio ejus su- spendimus organa nostra . Psalm, 136. È um’albero grande , che allarga molto, maestoso, e di figura pittoresca ; eon rami lunghissimi, piegati con grazia, formanti naturalmente delle arcate, pendenti fino a terra ove spesso gettan radice, e forman delle nuove piante , senza staccarsi dalla pianta madre . E un danno, che tali rami sian fragilissimi, e non buoni a legare, Le foglie per altro son buona pastura per i be- stiami, Mette le foglie ai primi di Febbrajo , le perde dopo la metà di Novembre. Ama i terreni umidi, Si moltiplica facilmente per mazza . ( 174 ) SAPINDUS SAPONARIA Sapindo Saponaria . Syst, Sex, Ord, Nat. Juss, | CI, VIII, Ord, III CI], XIII, Ord, V. Octandria Trigynia, Sapindi. Sapindus inermis, foliis pinnatis , foliolis ovato-lanceolatis , rachi alata . Lin, Prunifera racemosa , folio alato costa me- dia membranulis utrinque extantibus dona- ta . Sloan Jam. Hist, 2; p. 131. Savonier mousseux . Enc, Lam. illustr, des genr, pl. 307 ; £. 1. i Arbre à Savonettes ; Savonnier. E un albero di media grandezza, con scor- za bigia, foglie pari pinnate, 4-jughe, col- l’ultima coppia confluente , e il picciòlo comune alato . I fiori suoi son bianchi, di- sposti in grappoli terminali, e produce delle cassule carnose, grosse come eiliegie , di cui la polpa adoprasi per pulir gli argenti, e levar le macchie oleose alla biancheria, co- me si suol fare colle sostanze saponacee. I semi poi contenuti nelle cassule son neri e duri, e se ne fanno bottoni, e corone. Ne è un’individuo ancor piccolo a Firenze , nel Giardino del Sig, Corsi dai Mori. (175 ) SCHINUS MOLLE Schino Pepe falso, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI, XXI, Ord, IX, C1. XIV, Ord. XII, ‘Dioecia Decandria, Terebintacee, Shinus foliis pinnatis , foliolis serratis im- pari longissimo , petiolis aequalibus. Lin. Lam, illustr, des genr, pl. 822. Molle Clusii, Duham. T. 2., t. 7. Molle à folioles dentees. Enc. Poivrier d’ Amerique . E abbastanza conosciuto quest’albero , le di cui foglie hanno l’odore e il sapore del Pepe. E nativo del Perù, ma fra di noi vive allo scoperto, e nel Giardino di Pisa ve n’ è uno vecchissimo , Ci perfeziona i semi, e ri- nasce facilmente, SOPHORA JAPPONICA Sofora Giapponese. Syst. Sex. Ord. Nat. Juss, CI, X, Ord, I. CI. XIV. Ord. X. Decandria Monogynia. Leguminosae . Sophora foliis pinnatis ; foliolis pluribus ovatis glabris, caule arbores . Lin, Sophora du Japon. Enc, ti70 ) SOPHORA TETRAPTERA Sofora quadrialata, Sophora foliis pinnatis , foliolis numerosis, lunceolato-oblongis villosiusculis , legumini- bus membranaceo-quadrangulis , caule arbo= reo, Ait. Lam, illustr, des genr, pl. 325 ; f. 3. Sophora à qnatre ailes, Enc. Hanno le foglie pinnate in caffo, e i fiori papilionacei disposti in grappoli ; e i legumi moniliformi . Le foglioline della Sofora giap= ponese son’ ovali e glabre, ed i fiori di color bianco rugginoso, ressicci nelle unghie ‘dei petali. Il legno è di *color giallo pallido, compatto , e suscettibile di buon polimen- to, Trovasi tra di noi in diversi giardini, ma non l’ho mai veduta in fiore, L’altra Sofora è detta quadrialata , perchè il legume ha un’ala membranacea , longitu- dinale sopra ciascuno dei suoi quattro an- goli, In questa le foglioline son lanceolato- bislunghe ; pelose , e di color verde sudicio; e i fiori grandi e di un bel color giallo. E nativa della nuova Zelanda, e trovasi in Pisa nel Giardino Mastiani, ove nell’ inverno del 1809, soffri un poco, e gli si seccarono al. cuni rami, ma presto si ristabili. Non ha (177) ancora fiorito, Le Sofore si moltiplicano di seme e per margotto. Son piante di bell’ a- spetto, e utilissime per adornare i giardini . SORBUS LATIFOLIA Sorbo di Fontaineblau . Sorbus foliis ovatis latissimis sinuato-sub- lobatis dentatis,subius pubescentibus . Pers, Duham. T.1.,.t.20; n.° 2. Alisier à feuilles larges. Enc. E un grand’albero con foglie larghe, ova- li-angolate, verdi di sopra, biancastre e cotonose di sotto , che produce dei frutti di color giallo-rossastro , non buoni a mangia- re, I suoi fiori bianchi disposti in corimbi, compariscono nel Maggio e nel Giugno, Il legno è bianco e duro , come quello del Sor- bus Aria. E spontaneo nei boschi di Francia, ed è coltivato nel Giardino Pesciolini in Pisa, SPIRAEA OPULIFOLIA Spirea virginiana . Syst, Sex. Ord, Nat. Juss, Cl. XII, Ord, IV. CI XIV. Ore; Ai Icosandria Pentagynia, Rosaceae, (1178) Spiracea foliis ovatis trilobis serratis , co- rymbis pedunculatis . W. Evonymus virginiana , ribesiù folio , ca- psulis eleganter bullatis , Comm, Hort. 1, p. 109., t. 87. Spirea à feuilles d’obier, Enc. SPIRAEA HYPERICIFOLIA Spirea ipericina . Spiraea foliis obovatis integerrimis , um= bellis sessilibus, Lin. Pruno Sylvestri affinis canadensis . Pluk. Alm. t. 218, f. 5. Spirée à feuilles de millepertuis, Enc. SPIRAEA CRENATA Spirea Spagnola . Spiraea foliis obovatis acutis apice denta- tis trinerviis ; corymbis confertis peduncula- tis, W. Spiraea hispanica hypericifolio crenato . Barrel. ic. 564. Spiree crenelée, Ene. (179) SPIRAEA LAVIGATA Spirea liscia . Spiraea foliis lancevlatis integerrimis ses- silibus ; racemis compositis, Lin, Lam, Illu- str, des Genr, pl, 439, f 3. Spirée à feuilles lisses Enc. SPIRAFA SALICIFOLIA Spirea Salcigna. | Spiraea foliis lanceolatis obtusis , serratis nudis ; floribus duplicato-racemosis. Lin, Spiraea Teophrasti forte . Clus, Hist, p. 94. Spiree à feuilles de Saule, Enc. SPIRAEA SORBIFOLIA Spirea pinnata . Spiraea foliis pinnatis , foliolis uniformi- bus, serratis ; caule fruticoso floribus pani- culatis . Lin, Gmel, Flor. Sib. T. 3,, t. 46. Spirée à feuilles de Sorbier, Enc, Tutte le Spiree son bellissime piante e da far buona figura nei giardini sien tenute a siepi o a boschetti, e tutte si moltiplicano per margotto e per barbatella. ( 180 ) La S. Opulifolia, nativa del Canadà e della Virginia, ha le foglie grandi e di un bel color verde, e i fiori bianchi disposti in ombrelle terminali ai rami, che si aprono nel Giugno . | La S. Aypericifolia nasce nel Canadà. Ha le foglie ovali, minute ; ed i fiori bianchi, piccoli, delicati, disposti in ombrelle late- rali così folte, che i rami sembrano una sola spiga. Fiorisce nel Maggio egualmente che la S. crenata, la quale la somiglia anche nella fiorescenza, ma ha l’ombrelle più rade . La S./aevigata ha le foglie lanceolate, intierissime , glabre, sessili di color verde glauco , e i fiori bianchi, disposti in grap- poli terminali composti. Nasce in Siberia, e fiorisce nel Maggio . Pur di Siberia e dell’ Amarica Settentrio- nale è la S. salicifolia , che ha le foglie lan- ceolate , glabre, dentellate, di color verde chiaro, e i fiori piccoli bianchi o rossi, di- sposti in grappoli spighiformi, terminali; ed in Siberia trovasi spontanea anche la S. sor- bifolia , particolare per le sue belle foglie, grandi e pinnate, ei fiori grandi, candidi, pannocchiuti . ° ( 181 ) STAPHYLEA PINNATA. Stafilea Pistacchio salvatico . Syst. Sex. Ord. Nat, Juss. CI. V. Ord, III. C1. XIV. Ord. XIIL Pentandria Trigynia, Rhamni. Staphylea foliis pinnatis. Lin. Staphilodendro . Mattioli p. 295. Duham. Poaptero: Pistacia sylvestris. Camer. Epit. p. 171. Nux vessicaria .. Dod, Pempt. p. 818. Lacrime di Giobbe, Pistacchio falso, Staphylier à feuilles ailées. Enc. MNez coupè. Faux Pistachier. Ha le foglie pinnate, e le foglioline ovali | bislunghe appuntate, dentellate , e i fiori candidi in grappoli pendenti, Fiorisce nell’ Aprile. Puol servire per boschetti facendo molta verzura e venendo naturalmente a ce- spuglio. Dai semi si estrae per espressione dell’ olio dolce, Si moltiplica per margotto . STERCULIA PLATANIFOLIA. Sterculia Para sole. Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. CI. XVI. Ord, VII, CI. XIII, Ord, XIV, Monadelphia Dodecandria, Malvaceae, ( 182 ) Sterculia foliis palmatis quinquelobis , ealycibus rotatis reflexis, W. Firmiana sinensis . Marsil. Act, Patavi T. Li Pa 408 tg di Sterculier à feuilles de platane. Eneic, Parasol du grand seigneur, DI nativo della China e del Giappone, ed è un’albero grande e bello per le sue foglie larghe, palmate , di un bellissimo color ver- de e disposte a ombrello, E albero da tenersi isolato nei gran giardini, Perfeziona bene i semi nel nostro clima, e nascono senza biso- gno di usarci alcuna diligenza, Si moltiplica anche per margotto. STILLINGIA SEBIFERA, Stellinga pianta del sego . Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. Cl. XX, Ord, VIII. Cl. XV. Ord. I. Monoecia Monadelphia. Euphorbiae. Stillingia foliis petiolatis rhombeis acumi- natis integerrimis , caule arboreo. W. Croton sebiferum, Lin, Evonimo affinis sinarum, populi nigrae folio, tricapsularis , granis nigris , candidis- ( 183 ) sima substantia obductis . Pluk. Am. 76, kidg0 , f. 2. Croton porte suif, Enc, L’arbre a suif. Somiglia l’ 4/baro per la figura delle fo- glie. I suoi frutti son tricocchi, ed i semi son coperti di una sostanza sebacea , bianca e sufficientemente dura, I Chinesi pestano tali semi e gli fanno bollire in acqua, e met- ton da parze tutta la materia oleosa che vie- ne a galla, la quale si condensa come fa il sego, e mescolata con un terzo d’ olio di lino cotto, e un poco di cera, serve a farne candele, Dai semi si ottiene per espressione anche dell’olio, che s' impiega per ardere, È un gran pezzo che quest’albero trovasi nei giardini, ma, per quanto è a mia notizia non ha ancora sbbonito i semi, Moltiplicasi per margotto, È spontaneo nella China e nell’ America settentrionale . STYRAX OFFICINALE. Storace Calamita . Syst. Sex. Ord, Nat. Juss, Old. Ord.F. Ci. 1X Onde Decandria Monogynia. Guaiacanae . Li Styrax foliis ovatis subtus villosis , race- ( 184) mis simplicibus folio brevioribus . Ait. Lam. illustr. des genr. PI. 369. Stirace. Mattioli p. 100. Styrax folio mali cotonei. Duham, T, 1 t. 709. I Alibousier officinal. Enc. 9 Fu portato quest’ albero nell’ Orto Bota- nico di Pisa verso il 1545 dal celebre Giu- seppe Benincasa, più conosciuto sotto il no- me di Casabono , il quale lo prese nell’ Agro Tiburtino , nell’ultimo suo viaggio, Nasce anche in Provenza, nell’ Isole dell’ Arcipe- lago e in Levante , e dà per incisione la Sto- race calamita . Ha le foglie ovate , verdi di sopra , di sotto bianchiccie e pelose ; e nell’ Aprile produce un’ infinità di fiori bianchi, odorosi, disposti a mazzetti nelle cime dei rami, Si moltiplica per mezzo dei semi, i quali messi in terra nell’ Ottobre nascono a Marzo, Il suo legno è gialliccio, e di me- diocre durezza . SYRINGA YULGARIS, Siringa comune, Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. C1. TI, Ord, I. CL VHI Prd4..IY: Diandria Monogynia. Jasmineae, ( 185 ) | iSyringa foliis cordatis. Lin. - Lam, illustr. «des genr. pl. 26, - Duham, T, 1, t. 132. Syringa flore coeruleo, seu lilac. J. B. Hist. 1, p. 204, Lilas commun. Enc. È nativa di Persia, e da gran tempo natu- ralizzata fra di noi, ove è uno dei principali ernamenti dei giardini , tanto per il bel color delle foglie, che per le belle pannocchie di fiori violetto-rossicci v bianchi, e odorosi ; e o sia tenuta isolata , o a siepe, oa basterà fa sempre vaga comparsa. Îl vero Lilas ha i flori vieletti, e le foglie di color verde- cupo, mentre quello a fiori bianchi, ha le foglie di verde chiaro . Trovasi anche colle foglie screziate di bianco e di giallo, SYRINGA PERSICA. Siringa Gelsomin di Spagua. Syringa foliis lanceolatis , Lin, Syringa babylonica, indivisis densioribus foliis . Pluk, Alm, t. 227, f. 8. f laciniata foliis indivisis, divisisque, Lilas de Perse, Enc. Tom. Il, i ( 186 ) Ancor questa è Persiana, più piceola della precedente , e con foglie più minute, e in tutto di quella più elegante. Soffre benissi- mo la forbice, e se ne fanno dei boschetti sì folti, che sembran masse solide, Varia nelle foglie avendole talvolta intiere, talvolta la- ciniate , e i fiori o rossicci chiari, 0 rosso- violetti, ma sempre odorosi , Ambedue queste specie metton le foglie dopo la metà di Febbrajo, fioriscono ai pri- mi di Aprile, si spogliano ai primi di Di- cembre, Non gli ho mai visto maturare i semi, ma” si moltiplieano copiosamente e presto per margotto, e per barbatella. TARCHONANTHUS CAMPHORATUS,. Tarconanto canforato + Syst. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XVIII. Ord, I. Cl. X., Ord. III. Syngenesia aequalis . Corymbiferae. Tarchonanthus foliis oblongis integerrimis subtus tomentosis, Lin. suppl.- Lam, illustr. des genr, pl. 671. Elichriso affinis arbor africana , flore pur- pureo-violaceo , folio Salviae , odore Rosma- rini. Herman, Lugdb. p, 223, t. 229. * | (187) Tarconanthe camphré, Ene, È nativo del Capo di Buona Speranza, e pel clima Pisano vive allo scoperto , e fiori- sce tutti gli anni, senza per altro abbuonire isemi, ma si moltiplica per margotto , e per mazza. Ha le foglie di color verde-bigio , le conserva nell’inverno, e strofinato , traman- da un’ odor di canfora , TILIA AMERICANA, Tiglio Americano, Tilia foliis profunde condatis , argute ser- ratis glabris; petalis apice truncatis , crena- tissnuce ovata subcostuta . Venten, Monogr. du Tilleui, p. 9. Zilia glabra, tab. 2, Tilia amplissimis glabris foliis , nostrati similis. Pluck, Mant, 184, Tillieul glabre. Enc, i È nativo del Canadà e della Carolina, simile nel portamento al Tiglio nostrale, ma con foglie molto più larghe, Secondo Mi- chaux, a Connecticut fabbricano la carta col libro di questa specie, È assai molti- plicato fra di noi, col mezzo dei margotti e delle mazze, giacchè ancora non ha ab- buoniti i semi, Mette le foglie ai primi di ( 188 ) Maggio, fierisce nel Giugno, e si spoglia agli ultimi di Ottobre. TILIA ALBA. Tiglio Argentino. Tilia foliis cordatis subrotundis, subsi- nuatis, dentatis, verticalibus, subtus albo to- mentosis, nuce ovata, Venta: Monogr, du Tilleul. p, 12. Tilia rotundifolia t, 4. Tilia argentea. H. Paris, Tillieul à feuilles arrondies. Enc, È veramente un’albero bellissimo . Ha le foglie grandi, di sopra glabre e di color ver» de cupo, e di sotto tomentose e candide ; e i fiori copiosi, di color giallo , e gratamente odorosi, È nativo dell’ Ungheria e dell’ Ame- rica Settentrionale, e si moltiplica inne» standolo sul Tiglio nostrale. Coltivasi all’Or= to Botanico di Firenze, ULMUS AMERICANA, Olmo Americano . Ulmus ramis laevibus , foliorum serraturis uncinato-acuminatis , floribus pedicellatis , fructibus willo densissimo fimbriatis. Mir chaux, » ( 189 ) Orme d’ Amerique Enc. Bois-dur . Ha, come l’ Olmo nostrale, le foglie ine- guali alla base , e inegualmente driato., ma queste foglie son più grandi, di un verde più cupo e lustre; ed i frutti, che son gla- bri in quello, son ciliati di dali folti nell’ Olmo Americano, È. nativo dell’ America Settentrionale , e vedesi coltivato in diversi giardini, e si moltiplica per innesto, ULMUS PUMILA. Olmo di Siberia. Ulmus foliis aequaliter serratis, basi ae- qualibus. W. Orme nain, Enc, Questa specie è rarissima fra di noi, e l’ho veduta solamente nel Giardino della Signora Corsini,a Firenze, Ha le foglie d color verde pallido, ovate, ristrette ed eguali alla base, con denti eguali, e leggermente piceiolate . VIBURNUM LANTANA, Viburno lantana. Viburnum foliis cordatis serratis venesis subtus tomentosis. Lin, ( 100 ) . Viburnum vulgo .Camer. Epit. p. 122, Du- him. Tila}. 03 Lantana vulgo, aliis Viburnum. J. B. Histo 1, p.'dovi Lantana. Lentaggine. Vavorna, Viorne commun . Enc.-Mancienne. Maus- sane Coudre-Moinsinne. VIBURNUM NUDUM:. Viburno nudo. Viburnum foliis ovalibus subrugosis , mar- gine revolutis, obsolete crenulatis. Ait, Viorne nue . Enc. VIBURNUM DENTATUM. Viburno dentato. Viburnum foliis ovatis, dentato-serratis; plicatis, Lin, Viorne dentée. Enc. VIBURNUM PRUNIFOLIUM. Viburno minore. Viburnum foliis subrotundis , crenato-ser- ratis glabris, fructibus rotundatis. Lin, Mespilus prunifoglia virginiana non spi- Mente al (191 ) nosa, fructu nigricante. Pluk. Almag. t.46. fd Viorne à feuilles de prunier. Enc. VIBURNUM CASSINOIDES Viburno Cassine Viburnum foliis lanceolatis laevibus mar- gine revolutis obsolete crenatis. Ait. Viornes à feuilles de Cassine. Enc. La Lantana nasce nell’Italia settentriona- le, e le altre specie di Viburno son’indigene della Carolina e della Virginia . Tutte hanno il fiore bianco, perdono le foglie nell’inver- no , e fioriscono ai primi di Aprile, Son buo- ne per farne boschetti, e si moltiplicano facilmente per margotto e per barbatella, VITIS VINIFERA . Vite comune Syst. Sex. Ord, Nat. Juss. CL‘Y/0, k Wi. XII O; KILL Pentandria Monogonia Vites Vitis foliis palmatis lobaiis sinuatis , nudis. Lin. Duham. T. 2, T. 106. Vite vinifera, Mattioli p. 1370. Vigne cultivée. Enc, ( 192 ) La vite può esser considerata come albero» di ornamento, in quanto che di essa ci ser- viamo vantaggiosamente. per coprire delle cerchiate e dei muri tenendola a spalliera. Se poi si lascia acquistare al fusto della vite tutta la grossezza di cui è suscettibile s di- venta allora anche albero da costruzione, e forte e durevole. Sappiamo infatti da Plinio che a Populonia eravi una statua di Giove levata da un tronco di vite, e che a Meta- ponto , il tempio di Giunone aveva per co- lonne dei fusti di vite (Plin. L. 14. S. 2.) Le porte della cattedrale di Ravenna son pur fatte di tavole di vite, che harine più di tre metri di lunghezza , e quattro decimettri di larghezza; e nell’atrio dell’orto botanico di Pisa se ne conserva un tronco alto braccia 5 (m. 3,918), e di braccia 2 (m. 1,167) di cir- conferenza , proveniente dalla maremma Sanese, e nomitamente da un terreno situato fra Sorano e Castellottieri . Per l’oggetto di coprir cerchiate e pergole ci possiamo servire anche della Vitis /aci- niosa Lin. Vitisapii falio,J. Bauh. Hist, 2. p. 73 la quale si distingue alle sue foglie multifido- laciniate ed è coltivata in molti giardini. È - I ( 193 ) | ZANTHOXYLUM CLAVA HERCULIS Zantossilo frassino spinoso Sy st. Sex. Ord. Nat. Juss. CI. XXL. O. V. CI, XIV. 0..XII. Dioecia Pentandria Terebintacee Zanthoxylum foliis pinnatis , foliolis ova- tisacuminatis repaadis basi aequali bus , pe- ziolo communi aculeato, floribus terminalibus paniculatis. W. Zanthoxylon aculeatum fraxini sinuosis et punctatis foliis. Pluck. Alm. t. 239. f. 4. Clavalier à feuilles de Frene. Enc. È un’alberetto nativo. della Virginia, e del Canadà, chehale foglie come il Frassino, non ha nulla di particolare nè per la bellez- za, nè per gli usi, e si tiene nei giardini so= lo per curiosità, Noi abbiamo solo l’indivi= duo maschio, Si moltiplica per margotto, Me vi Cu DI Dit: vT 10 nota hate di | i tì, 4 O MISA si n ft siva tagla MOV n 4 i “SB 21010} eifiaitti ti pira | (ERA sogos Ledda i io) î Gr pt peg bile ddt ada su Mu; al DI Rie | vg NES ì sal v.f til SAR, vi pe ì dai RU ‘Host ov alan nigi) | pa Hat PROATA alla i dvbatt: “dtd | Si usati ail potete Ni, «sol Di sì Nr I mi » SD I Cb DEI NOMI BOTANICI. Éocer campestre. —— dasicarpum — monspessulanum . —— Negundo — Opalus — Platanvides, —— Pseudo-platanus, — rubrum. —— saccharinum . —— striatum. tataricum. Aesculus Hyppocastanum. —— /utea, —— Pavia rubra. Ailanthus glandulosa, Alnus glutinosa. —— glutinosa (è laciniata ——— neapolitana . Aloysia citriodora. Amorpha fruticosa, Amygdalus communis, w— nana, me Persica, Vol. Pag I 54 II 12 1 57 II 9 I 50 i ..58 I 58 Il 13 1-48 II 10 IEoca'r It::::36 II 15 II 15 Il 18 I 61 JI 22 II o: ERE. Il 24 JI 25 II 26 HI 25 ( 196 ) Amyris polygama, Anagyris foetida, Anthyllis barba jovis, Arbutus unedo, Aristolochia sypho, Armeniaca ‘vulgaris. Aronia arbutifolia, —— botryapium, —— rotundifolia . Aucuba japonica,. Azalea viscosa, Berberis vulgaris, Betula alba. sic DERTA è Bignonia capreolata. ——— Catalpa, 6 wradicans, Broussonettia papyrifera . Bumelia tenax . Buxus balearica. m——— senpervirens, Callicarpa americana, Calycanthus floridus. Carpinus betulus. —— orientalis, Castanea vesca. Ceanothus americanus. Celastrus scandens. Celtis australis . ———— woccidentalis, Cephalanthus oceidentalis Vol. Pag. II 27 I 65 I 67 I 68 II 28 DU <<» Wi II 30 I 70 BL Bi II 32 3‘ ARGIE H 34 HH 36 II I7 Li 36 Il .38 kL .3 Dia Il 43 I I Il 44 II 45 1 74 I 76 I 76 Il 46 HI 47 I 80 H 48 HI 48 = Sua Peano - Ve e è Ade AT E (197) Ceratonia Siliqua , Cercis canadensis . — WSiliquastrum, Chamaerops humilis . Chionanthus virginica. Cissus hederacea, ——— wstans, Cistus incanus. ——— monspeliensis, —— salvifolius . —— villosus. Citrus Aurantium . —— medica. €Cletra alnifolia . Colutea arborescens, Coriaria myrtifolia, Cornus alba. —— mascula, ———@ paniculata. —— sanguinea, —— sStricta, Coronilla Emerus, Corylus avellana, = colurna . Crataegus Azarolus . — coccinea. ——— crus galli. — monogynia . —— Oxyacantha, —— Pyracantha, Cupressus Arbor vitae. Vol. Pag. Il 49 H. 50 È 85 t 79 HI -SI Il 5a H ‘153 I 86 I 67 nb -08 t 87 Dia 53 BU. -54 II 57 I 89 II 58 il 59 I 092 JI 59 I 90 JI 60 1 094 li 95 II 61 JI 6: II 62 JI 63 «I 98 1 97 I 096 II ( 198) Cupressus disticha. —— /usitanica. _ _;khorizontalis, — pyramidalis. -—— Thuya. — 1lhuyoides, Cydonia europaea. Cytisus biflorus. ——@ vcapitatus. —— Laburnum. —— sessilifolius. Daphne collina . —_— Gnidium. —_— Laureola, Diospyros Lotus, —— »virginiana . Eleagnus angustifolia . Erica arborea, —— herbacea. —— mediterranea. —— multiflora, —— scoparia. —— vulgaris. Evonymus americanus . —— europaeus, —— latifolius . Fagus sylvatica . Ficus carica, sylvestris, Fontanesia Phyllireoides » Frazxinus excelsior. —— juglandifolia . ( 199 ) Fraxinus pubescens, —— rotundifolia . —— sambucifolia . Genista candicans, —— germanica, —— januensis. —T7 ovata, —— tinetoria, inko biloba, leditshia monosperma . —— triacanthos . Glohularia Alypum. Glycine frutescens . Gymnocladus canadensis . Halesia tetraptera, Hamamelis virginica, Hedera helix . Hippophae Rhamnoides. Hibiscus syriaca, Hortensia speciosa. Jasminum officinale, —— fruticans. —— grandiflorum » —_ humile, Ilex Aquifolium. —— Cassine, —— vomitoria + Juglans regia . —— nigra. Juniperus communis . —— Oxycedrus. Vol. Pag. ll 79 ll 80 ll 78 l 120 1 123 l 122 1 3121 i 12t ll 80 ll 84 ll 82 k;384 ll 84 ll 85 ll 86 ll 87 1 124 1 125 ll 88 ll 89 Il, «QI ll 92 ll gi ll 92 1 126 ll 94 ll 94 ll 95 Il 097 1 128 1 128 ( 200 ) Juniperus Sabina . —— wirginiana. Kalmia angustifolia* —— glauca, —— latifolia Koelreuteria paniculata + Laurus benzoin, Laurus borbonia , —— Camphora. —— nobilis . —— Persea. Lavandula Spica. —— Sthoecas . Ligustrum vulgare . Liquidambar styraciftua. Liriodendron tulipifera . Lonicera caprifolium. —— etrusca . —— parviflora. — periclymenum . dai; pyrenaica . «i sempervirens . uti i Symphoricarpos . —— tatarica, —— xylosteum, Lycium afrum, —— barbarum, —-—— éuropaeum, Magnolia acuminata . »—— glauca. —— grandifora , i Pag. rII 98 +00 100 99 10E 103 +02 10: 13 204 135 135 130 205 r00 137 138 108. 138 IIO 108 109 IIO 509 I1t r12 112 116 119 515 ( 201 ) Medicago arborea . Melia Azedarach, —— sempervirens Menispermum canadense, Mespilus cotoneaster . —— germanica, Mimosa Farnesiana + —t Julibrissin. Morus alba . —— nigra 4 Myrica cerifera. —— Gale. —— quercifolia , Myrithus communis » Nerium Oleander . Olea europaea . Ornus europaea . Ostria vulgaris. Passerina hirsuta. Passiflora coerulea , Phyladelphus coronarius» ‘—— inodorus + Phylliraea rprsnca n —— latifolia, i Media .- Pinus Abies. —— alba, —— balsamea. —_— canadensis , —— (ledrus, —— halepensis, ( 302 ) Pinus Larix, —— Picea, —— Pinaster. —ili Pinea.. —-— nigra, —— rigida, —— Sfrobus,. Pistacia Lentiscus. —_ Therebinthus,. Platanus occidentalis. —_— Orientalis. Populus alba, — — angulata. —— balsamifera, —— canescens. Populus graeca, —— tremula . Prasium majus . Prunus avium. —— Cerasus, —— domestica. —— Laurocerasus.: —— lusitanica, —— Makaleb. —— Padus. —— seroiina . —— sinensis. —— spinosa . Pielea trifoliata, Punica granatum, Pyrus bacchata. ( 203 } Pyrus communis . —— communis —— coronaria . —— crataegifolia . —— Malus. —T— Malus a —— spectabilis. Quercus austriaca . — ia Carris.. —_— coccifera. gie Her. —— pedunculata. —— Pseudosuber, —— pubescens, —— pyrenaria. —_ Robur. —— rotundifolia, — Suber. Rhamnus Alaternus . —t— catharticus. —— Frangula, —— Palyurus. —— Zizyphus. Rhododendron ponticum n Rhus coriaria, —— copallinum . dii COlinus o — — glabrumo —— radicans, —— Toxicodendron. —— typhinum,. Il . i I e e I anelli senedilantelii eni tea] [n] bn di pen (e) n] bed) }d }ond pal dei en n nm 172 171 194 167 101 201 (204) Rhus Vernix, Robinia Caragana, —— hispida, —— Pseudoacacia —— VISCOSA Rosa agrestis , —— bengalensis + —— bifera . —t Canina) —— centifolia , —-— MUscosa + —— rubiginosa , —— sempervirens » —— sulphurea . Rosmarinus officinalis. Rubus fruticosus —- idaeus. Salix alba, —— aquatica y —— babylonica . =— caprea . ‘ —_— Helix, Salix sphacelata. —— viminalis . —— vitellina, Sambucus nigra, =—— racemosa, Sapindus saponaria , Schinus molle. Sophora japonica , —— tetraptera . Ci fred fem dei ped opel red dep dei peg fed —Px a freni Ù Pag; 162 168 608 104 r07 190 170 170 169 109 +79 109 100 I7E 171 192 192 104 190 r73 196 +95 so r99 199 201 201 174 +79 179 179 ( 205 ) Sorbus aucuparia . —— Aria. —— domestica, r— latifolia . —— torminalis . Spartium junceum, — scoparium , —— spinosum, —— villosum, Spiraea cuneata, —— hypericifolia . —— laevigata, —— opulifolia, —— salicifolia . —— sorbifolia, Staphylaea pinnata, Sterculia platanifolia . Stillingia sebifera . Styrax officinalis . Syringa persica . —— vulgaris . Tamarix gallica, —— germagica, Tarchonanthus camphorata 4 Taxus bacchata, Teucrium flavum, —— fruticans, Tilia alba , —— americana. . —— mycrophylla. —— platiphylla, ( 206 ) U lee europaeus . Ulmus americana . —— campestris . —— pumila, —— suberosa, Viburnum cassinoides . —— dertatum. —P—— Lantana . —— nudum. —— Opulus. —— prunifoleum . —— T'inus. Vitex Agnus castus. Vitis vinifera. Zantoxylum Clava Herculis . { 207 ) INDICE DEI NOMI VOLGARI. st e DI Vol. Pag Bisso cotonosa , 1l 12 fico . }' 11-48 —— loppo. 1 56 |. maggiore. 590 —— minore, 1 -—- 57 — Oppio. i CASA ibn f08Ss0, Moses eil Striato . ll 10 li rtaro d H.:n./@ —— virginiano , ll 9 —— zuccheroso . 3A fa Ailanto glandoloso: il Agrifoglio cassine. ll 94 ——— pizzicatopo, 1 126 —__ Tè americano, ll 94 Albatro Corbezzole. 1 68 Albicocco comune, ll 29 Alloro belzuino, il 103 —— comune, 1 132 alle pirifero À ll 104 = TOSSO, il 102 Amiride poligama, ll 27 Amorfa fruticosa. ll. 24 { 208 ) Anagiride fetida . An'illide argentina, Aristolochia Pipa. Aronia montana, —— nespolino del Canadà, ——— virginiana . Aucuba giapponese, Azalea primaticcia, viscosa, Betula Bidollo. canadense, Bignonìa Catalpa. florida. ——+ tetrafilla, Bossolo comune, -—+y balearico. Brussonettia Mero della China, Bumelia sericea . Calicanto Pampadurra . Callicarpa americana, Carpino carpinella,- comune. Carubbio comune, Castagno salvatico . Ceanoto americano, Cedrina gratissima, Cedro acido, Arancio, Cefalanto occidentale . Celastro rampicante. Chionanto virginiano, 63 6 1 23 l 70 U..'So N “So di ll 3a ll 3a ll --34 H' :-536 tl (36 ll Il 37 MUSSI le::43 Hi.3 GEA ll 45 Il 44 2:00 24 ll 4g dr. 20 ll 46 ll... 23 ll 34 ll 53 ll 48 ll 47 ll si culti 109 ) Cipresso Albero di vita . -— filadelfico, —— gaggia. —— orizzontale. —— piramidale, —— portughese, | — Tuja . Cisso Vite arborea, miu Vite del Canadì. Cisto maschio. peri O8SO, o —Scornabecco, _ Citiso ginestrino . = maggio ciondolo . sn Minore , css ‘trifloro, Cletra glabra. Colutea vescicaria, . Coriaria mortellina, . Corniolo canadense . ei corallo, € y6mpannocchiuto. »— Sanguine, w-—— Vero, Coronilla Emmero, Cotogno nostrale . Crespino volgare, Ellera comune Faggio comune, Fico salvatico , Filadelfo inodoro, dom, Il, n Pas. n) Il 68 ll n2 ll 65 1l 64 ll 9 ll 70 4 +53 II 5a 1 84 1 86 1 8 l i02 i 100 1 103 1 102 tano, i gi ll. 58 ll 60 il 5 Li 1 90 ì 92 94 Il 33 1 124 1 113 11 ll meta (IIO). Filadelfo Siringa, -Fontanesia fili. Fraggiragolo spacca sassi, virginiano. Frassino calabrese. ——— comune, —_—— —nOcisti0. — pubescente. ———— sambucino , Fusaria americana , appennina . — _berretta da Prete . Gaggia bianca. ——— ocdorosa, Gelsomino eatalogno . ———— comune . —— fruticoso . Ginco giapponese , Ginepro comune, ——— OSSO, ——- Sabina . —— Virginiana, Ginestra bastarda, —— biancastra . —— cartilaginosa. —-- (Ginestrella, —_- spinosa, Ginestrone spinoso . Ginnoclado canadense; Gleditsia monosperma . —— spinosa. al (111) Glicine fruticosa . Globularia fruticosa. Granadilla fior di passione, Guaiacana legno santo, —— virginiana, Halesia della Carolina . Ibisco ketmia. Ippocastano Castagno d’ India, sn TOSSÒ. Kalmia maggiore, ir SID Oore . Kolreuteria pannocchiuta. Laureola fruzicona, —— Linaria. —_— pelosa, Lazzerolo gazzerino. —— marruca bianca, —— 1r0ss0, —— spin bianco. — — spinoso . ——- vero, Leagno balsamico . Licio affricano . —— Spina di crocifisso . —— umile. Ligustro comune. Lillatro di foglia larga. —— di foglia stretta, —— mezzano, , Liquidambar Storace liquida, Madreselva Abbraccia boseo., (112) Madreselva americana. —— Caprifolio, —— Caroliniana, —_ Mansorrino. —. pelosa . ——. pirenaica, —-— sempre verde, — ——— wtartara, Magnolia acuminata. —— glauca. —— ombrella. —— tulipano. Mandorlo comune. ++ hano, —-— Pesco. Medica arborea , Melagrano comune. Melia indiana . ‘—— Sicomoro _, Menispermo da Canadà ; Mirica cerifera , = Gale. querciola, Moro bianco, nero, Mortella comune, Nespolo comune. cotonastro . Noce comune , nero . Nocciòlo pistacchino, + Pag. 108 137 109 138 209 riIO 108 I:0O 116 15 110 113 25 26 25 117 155 119 118 120 120 226 127 124 125 1309 139 121 (05) 97 16 (133) Wol Pag. Nocciòlo salvatico . 95 Oleandro Mazza diS, Giuseppe. Il 143 Olivello spinoso. 1 125 Olivo comune, II 128 Olmo americano , JI 188 —_— di Siberia, II 189 — fungoso, I 230 _——— nostrale. 4 I 228 Ontano comune . I 61 —— comune laciniato, II 22 — wnapoletano . Il 21 Orniello comune . II 144 Ortensia bellissima. Il 69 Ostria Carpino nero, II 145 . Palmistio a ventaglio , 1° 79 Periploca scandente, 1 147 Pero chinese, IL 158 ——6€6€ comune. 1I 156 fuse “florido . II 158 + lazzerolino, J 169 — Melagnolo, I 1:68 za Melo . Il 156 i Peruggine, I 168 a Sibirico . JI 157 Pino Abeto bianco, 1 156 -—— Abeto rosso, II 138 + 1aleppico, II 1:32 -———+ balsamifero . II 141 — bianco, Il 140 — Cedro del Libano, I 1536 —— del Canadà, II 143 (114) Pino domestico . i Larice , nero. rigido, salvatico, Strobo. oppo Albero, angoloso. ì ateniese. balsamifero , gatterino, Gattice, Tremolo . Pistacchio Lentisco . T'erebinto . Platano occidentale . orientale . Prasio maggiore, Pruno Ciliegio, — Ciliegio canino . —6 Ciliegio di monte Lauro regio . — persichino. — portughese . —_ Prugnolo , ———— Tacemoso . mm Serotino, «_— Susino . Querce Cerro, Cerro sughero, i Farnia è» TETTI . Pag. | 150 134 140 133 b5I 1334 101 140 147 146 162 461 162 158 1600. 143 142 106 152 151 192 150 154 149 107 148 148 153 172 177 571 f 139 ) Querce Ischia . lanuginosa Leccio. maremmana » montana . spagnola . spinosa . Sughero . Ramerino comune, BRamno Alaterno., —__ Giuggiolo . —___ _Marruca . dui Putine. — Spin cervino , Rabinia Caragana . — falsa gaggia. 2 gl utinosa. — ispida. Rododendro purpureo. Rogo fruticoso, . Lampone, Rosa asiatica . —— borraccina, canina, eglentina . lustra , salvatica . turca. . zolfina, Salcio aquatico . fb ‘bianco, ETTI NURNA beni tl < bere] fi e den pn I fee] bone] pin] fn] fc] freno fumino doni font proel foi fun deren pn) pen] pnt dn bgal ho (eee enna (116) Sal cio giallo. lanato . =——— orientale . —— zt IOSSO , Salica. —— Vetrice , Sambuco maggiore , ————mmontanoo. Sanamunda passerina, Sapindo saponario , Schino Pepe falso . Scopa arborea, carnicina . —— da granate . —— florida. — ma rina, — Sorcelli . Siliquastro canadense, comune. Siringa comune, — gelsomino di Spagna. Sofora giapponese. ——— wquadrialata. Sommacco albero del veleno . = coppale. ——— malefico , ———+_Scotano . =—— Vernice, —— Vero, = vVirginiano . Sorbo comune . fin fon pi hd CA — be] fond pn Lessa semndii.unna Din) Jimi Viet feno fed Geni RI poni N pi di ni i (117) Sorbo Ciavardello . —— di Fontainebleau, =———_Lazzerolo moritano . — salvatico . Sparzio Ginestra, —— peloso. ———— Scornabecco . ——@6@ spinoso . Spigo comune. _—T Stecade, Spirea iperieina . us» Liscia . — pinnata . —— salcigna . >— spagnola, —— virginiana. Stafilea Pistacchio salvatico, Stellingia pianta del sego . Sterculia parasole. Storace calamita . Tarconanto canforato . Tamarice maggiore. minore . Tasso Libo , Telea caroliniana. Tencrio fruticoso . — giallo. Tiglio americano . —— argentino. ——— maremmano, e__—_y Nostrale, (118 ) Tulifero legno giallo, Viburno Cassine, —— dentato . —— Lantana. =—— wLaurotino. to Minore; = nudo, =—— Sambuco aquatico , Vite comune, Vitice Agno casto, Zantossilo Frassino spinoso, ———:): «= mau. 4 atm i i ; ni ; ù La i si a, ” Ko LI PRA F sx r a y ni " s 4 è * di n di ve Ca br k MR Tebh TT - » [TY OF ILLINOIS-URBANA LI I 4 3 0112 I