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T m A T T A T O p E' E ^ ^ :N I9 ■ Digitized by the Internet Archive "in 2010 with funding from Open Knowledge Cpmmons and Harvard Medicai School http://www.archive.'org/details/trattatodeveleni01bois D E' V E L E N I CHE COMPRENDE VARIE DISSERTAZIONI MEDICHE DEL SIGNOR BOI^SIER DE SAUVAGES MEDICO COxMSlGLIERE DEL RE DI FRANCIA, Primario Protessore di Medicna e Botanica nelia Università' di Moi-i^PEiLiER, Meìv!B''.o dell'Accademia Regale delle Scienze Ds,L medesimo h'Ogo , ed Accademico delle Società' di Upsal, di Stockholm , di Londra, é della Imperiale Società Fisico-Botanica di Firenze. D/IL TRANCtSÉ IN ITALIANO TRADOTTE , E COMÉNTATE » A DOTTORE IN MEDICINA. Dal quale altre nuove Dtjfert azioni , e molti jjlme n(fte fi fono aggiunte . TOMO P R i M O 0 In cui Jl contiene .' lA TEORIA GENERALE De' VELENI .- lA DISSERTAZIONE SULLA RABBIA. XA DISSERTAZIONE iUL MECCANISMO' , £ MOTO Dé' MUSCOLI , S SULLE qualità' DEL FLVXDO NERVEOJ. S LE MOFEJE , ED I VELENI VOLATILI. NAPOLI MDCCLXXXV. Press o Vincenzio O rsino Cof$ JJcemiti de Superiori, /r -*S%«: DISSERTAZIONE L TEORIA GENERALE DE' VELENI: Ran dovizia di libri evvi in ogni genere di Let- teratura , e n' abbonda pur dimoito la Medicina, Ma il più importante fra tutti ,, il più utile , e dirò il più neceffario, fi è il libro de' varii Ve- leni ; cioè di quelle tante n?icidiali foftanze, col- le quali fovente quaggiù l'uorao cerca di uccider l'altro uomo; e quel libro medefimo .altresì che contiene la co- ignizione degli antidoti , che debbonfi adoprare per prefervarci non meno da elfi, ma da quei mali eziandio, che non pofllamo fchivare, quando per rabbiofa ffizza animali velenofi mordendo, ci ammorbano, ed infettano. Egli fi fa da tutti, quanti perfi- di mezzi abbiano trovati le ire., le gare, i fofpetti , e l'avidità di regno , ( -tuttiqiunti mantici perpetui , e fucine indefefle dì falfi appetiti, e di Itrane follie ) per abbattere, e per iftermina- re altri uomini coRituiti in cariche, in dignità, ed in governo. La Storia antica, e moderna de'Principi, che fono ftimati feder nell'auge dell'opulenza, della felicità , e della^ gloria , ne fom^- -miniflra un convincente argomento . Coloro parimenti che fon collocati in podi (ubiimi, fé veggono qualch'altro fituato in più alto feggio, fi rodono, s'amareggiano, e fi martirizzano in gui- fa, che non trovando per ogni dove, che inquietitudini, ed an- fietà , adoprano delle mille arti le mille per detronizzare il ri- vale della Fortuna innalzato . Quindi ravvifiamo tuttodì alber- gare i timori di ricevere mortiferi veleni , più ne fuperbi pala- A gì. 2- D I S S E R T A Z I O N E I. gi, e nelle dorate camere , che nelle rigide fpelonche , e nelle femplici e povere capanne de' partorì. M a mi fi dirà : e per chi Voi fcrivete quefto libro ? Per li Medici vecchi nò : i quali ben potrebbono pretendere di dare a me , e non di ricevere da me de' precetti, onde andar incon- tro a riparar quei trilli difagi , che i varii veleni in noi produ- cono . Mio intendimento fulla bella prima è flato di darlo fuo- ri per li giovani Medici, acciocché innanzi d'imbarcarfì nel va- llo pelago della Pratica , fappiano efli fulla materia de' veleni quale fentiero debbano battere : e non fi affollino, né fi oppri- mano colla lunga lettura de' varii libri , ne' quali foventemente fconci errori vi fi veggiono . Oltracciò propongo quell'Opera a coloro che Medici non fono: i quali poifono trovare nella me- defiraa un dolce pafcolo , anzi un ubertofo campo , da cui ricca melfe ne ricoglieranno. I delitti di propinar i veleni, e ch'av- vengono tuttodì , fon troppo lagrimevoli , e fieri . E fa mai ta- luno abbia la difavventura , per una efecranda niquita di alcun rivale",, di tracannare qualche malefico beveraggio ; o pure veg- ga in altrui il terribil malore cagionato da veleno prefo , faprà egli di leggieri a quali armi ricorrere in sì brutto frangente , per fare fronte ad un nimico s\ gagliardo . Quefli due motivi mi fecero ad un tal lavoro accudire , e fono fiati defsi l'incen- tivo, onde a compiere queft:' Opera m'invogliai. Prima però di metter in iftrada i Lettori , fa meflieri eh' io efponga la Teorìa generale de' veleni , e che faccia paflar da- vanti in rivifla le varie clafsi de* medefimi , affinchè ognu- no di buon ora refti informato , cofa debba in queft' Opera afpettarfi da me . Per nome di veneno s' intende quell' ente fifi- co, che in minimifsima quantità produce grandffsimi effetti ; e fa egli niente meno , che toglier la vita ad un uomo . Qual- che volta è difgraziatamente avvenuto, che 'un rimedio dato in alcuna malattia mal a propofito, o pure in dofe flirabocchevole, lunge dal reftituir la falute , ha liberato per fempre da quefta valle di miferie quell' infermo , che fenza quel Recipe farebbe guarito . In tal cafo quel creduto medicamento fi è cangiato in veleno. Ma non è quello il fatto, di cui noi parliamo . Deefi bene dir veleno quel liquore giallo che fchizza fuori dalle guai- ne Teoria Generale djl' veleni.' 3 ne cielle vipere, e che ftillato fulle ferite, non fa campare, ma aitofsica fubito un uomo . Debbonfi altresì ciiiamare veleni lar- fenico, il folimato, il vetro d'antimonio , e fimili altri «orrofi- vi , che in dofe fcarrifsima introdotti nel facco dello ftomaco , eccitano tale interno bisbiglio , ficchè va a terminare la fcena al cataletto , Però ficcome negli altri mali , cosi molto può an- cora nel cafo de' veleni la particolare difpofizione del corpo , e la tempra di chi vien ofFefo. E fenzacchè io vada tutte le fto- rie ravvolgendo, la fperienza fa vedere, che ficcome per cattivi apparecchi interni piccole medicine tal fiata producono de' gran- di incendii; cosi all'incontro gravi veleni non an cagionato al- cun cattivo effetto. Il veleno Gallico ne d^ una prova: e'I fa- mofo Antonio Cocchi afsicura io fteflb del veleno del can rab- biofo . Ne' tempi antichi de* Greci ufavafi un veleno che chiamavafì tojpco , voce che di poi cotanto fi dilatò , che fu adattata ad efprimere ogni veleno in generale . Nicandro famofo Poeta e Medico Greco^ avendo meglio di ogni altro autore nel libro de Ther'tacis parlato di parecchie piante, e degli animali velenofi ^ ne dà diftinta defcrizione de' varii effetti del tofsico . Egli dice che in coloro che l' an prefo, s'ingroffa la lingua, fi rigonfiana e s'accalorano i labbri, fmuovonfi le gingive, vacilla il cuore, nafcono mille furiofifsirai delirii ; e finalmente i malati perden- do i fenfi, e reftando luttuofamente opprefsi , fi muoiono. Dio- fcoride Greco Scrittore medefimamente ntìMhro de Ther'tacis ^& AleKÌphermacis tefsè lungo difcorfo fui tofsico ; ma niente v' ag- giunfe alla defcrizione di effo Nicandro (i) . Diofcoride folamente A 2 ci (i) Il Lambecio , Scrittore di gran fupercilio , ributtò fulle prime, e vilipefe quello libro di Diofcoride, noverandolo fra le apocrife fcritture. E non altramenti che nelle pubbliche fiere talvolta fon apparite falfe mer- ci a venderfi per preziofe j così certe opere di alcuno non dozzinale in- gegno fi è avuta l'albagìa di fmaltirle col nome di qualche eia ffico autore. Ma fu cotefta una tentazione al Lambecio , ed un vano prurito di voler cenfurare . Perciocché ei medefimo fcovrendo in feguito le fconciature che feco portava una tal opinione; e come altresì la dicitura di quello libro corrifpondeva puntualmente alle altre opere di' Diofcoride, indarno fi pen- tì di eflerfi avanzato a tanto . Il Cafaubono Inglefe , che ben mantenne Ja fama di valentuomo erudito , con brave ragioni diraoftrò, che il libro in cjuiftione fia veranaente di Diofcoride . 4 I>rSSSRTAZÌONEl. ci fa fapere,che fiflatto veleno era il fugo d'una tal pianta Vele- nofa. Io non mi trattengo qui alla lunga a difcifrare, qua! for- ta mai di veleno egli fìa : che anzi fchiettamente parlando, noi ci aggiriamo in una ricerca, da cui malagevolmente fé ne può fpremere il netto . Solo per mio difgravio , riferifco la gran lì- te a pie della pagina (z). Sarei però troppo ardito , fé volefsi in (2) Tuttocchè n fieno fraarrite varie antiche cognizioni , ed aflaiffimì libri, mercè le fiere invafioni de' barbari' popoli ; l'erudizione nondime- no ben comincia, a rifiorire fra noi , e fi fono di Sotterrati diverfi neglet- ti documenti , e varii rimafugli di antichità , che fon valevoli a raffoda- re punti di gran rilievo . Il perchè credo qui fare fegnalato favore il metter in veduta le diverfe opinioni' de' D'otti per impiegar la natura del tolTico degli antichi . Taluni fi credettero che il toffico fofle , o la ra- dice dell'aconito, o pure il nappello ; e Plinio foftenne effer quel veleno che fi trae dall' albero taffo , eh' è fimile dimolto all' abete . Ma tuttad- due quefii fentimenti fé ne giacciono ora fepolti nel buio loro . Peirioc- chè né la radice dell' aconito , né il nappello fanno divenir feroci e fa- riofì gli uomini , come fa il toffico : ed inoltre Nicandro medefimo de- fcrive efTo toffico feparatamente dal taflb , aggiugnendo che il primo cagiona un grande incendio nel corpo , ed una infiammazione generale , mentre il taffo debb' efler noverato tra' freddi veleni , Lo Scoliafte di, Nicandro per farfi firada ad intendere quefia cifra , fé ricorfo alla favola di Ercole , il quale avendo uccifo l' Idra ( fpezie di leipente ) con certe freccie che i Greci , fra' quali Omero , chiamarono '^o^x • quefte effendo ri mafie avvelenate , dierono origine al nome dì toffico j fentenza eh' è fiata dapoi famofamente difefa da Girolamo Mer- curiale al libro fecondo de' veleni • notando quefli , che folevano gli an- tichi realmente tinger le freccie con i fuchi del nappello, dell' aconito , e dell'elleboro per occidere gli animali, e gli uomini. Oltracciò dalla lettura delle opere di Galeno , ricavarono taluni faccen- dieri , che la pianta Helenium ch'egli defcrifie per velenofa , e che fervi- va parimenti a tinger benbene le freccie , foffe fiato il toffico degli an- tichi. Ma il celebre Scaligero nel cemento a' due libri di Arifiotile fo- pra le piante, preffo Giovanni Bauino, ed Arrigo Cherler { Hl/ìor.P/art- tar. Vniverf.. Tom. III. ) ofTerva , che l'Elenio non fi numera traile piàn- te velenofe . Che però crede effervi errore nel Tello di Galeno , e doverfi correggere Velenium a-rro twv BeXcùv , cioè dalle freccie : laonde tal pa- rola vale lo fieffo , che il toffico de' Greci , nella fentenza di Nicandro, e di Mercuriale. Debb'effcr letta la Differtnzione di Giovanni Wedel da- ta alla luce in Jena nell'anno 1710.5 il cui titolo è «/e Hele»i» . Nèr Teoria Generale de' veleni . _ . "5 in tanta varietà di pareri trinciare decifione. E fé in vàrìi pun-- ti di Storia Naturale gli antichi furono poco efatti e leali, pen- fate come dovette andar la faccenda in trattar d' un veleno co- tanto pericolofo all'umanità . Voi udifte- la- defcrhzione di Nican- dro . Si fa. ancora che Diofcoride favellando della varietà de' ve- leni dice ,. che gli effetti che- da tuttiquanti fj producono, fon fimili a. un di preffo : laonde non fi potrà mai ripefcare cofa era il toffico de' Greci, intendo la fempiice getierale defcrizio'. a e de' fintomi . Per ciò che riguarda le cìafsi generali , o pure un certo me- todo di ripartire i; diver.fi veleni , noi non dobbiamo fcegliere quelle divifioni puramente arbitrarie , che da taluni Scrittori il fon feguite. . Riefce più facile e gradevole confiderarli per rela- zione a. noi-; ftefsi. , e- per rifpetto agli effetti che producono , Perchè- Gonfeguiamo un-; tal line, fìguriamci di vedere più uo- mini per lor mala^ ventura prender varii veleni . Sul principio non potremo- formar idea di ciò che n' avvegna . Ma pofciacchè dalla ifpezione, e- dall'evento ne faremo iftruiti- ; egH fi vedrà chiaram©i:ite ch'evvi una. divifion vera de' medefimi; e (ì è, che taluni lievemente agifcono, e tardan^ente operano; ed altri viò- lentemente muovono, e prefiamente uccidono . I primi diconfi. v.eknii lenti:; poffenti, ma repentini chìamavanfi i fecondi . Innanzi tratto i veleni lenti meritano particolare confidera- zìone. Tempo a dietro ( e chi fa che non ancora oggidì ) da mano traditrice erano efsi adoprati per isbrigare immaturamente dal mondo i Priacipi^ o altri creduti mali arnefi . Imband ivanfi fplendide e fontuofe tavole , corredate d'una varietà di fquifite vivande , con tante falfe ,. faporetti ,. profumi, e. licori ; in uno dà' Né d-ee recare ftupore, che là parola Vélenìum ufata non fi truovi pref. fo de' Greci ; avvegnaccHè egli è ben noto agli Eruditi , che Galeno , benché Greco Scrittore , foventi volte in quelle lunghe defcrizioni de" morbi, non pure mancò nella bella e nobile chiarezza , nella pradazimie dello ftile, ed in quei lurainofi colori che dan nerbo- e rapidità alle idee- ma ezi-andio fece ufo di vocaboli, barbari , fcabrofi , ed ofcuri , e di voci altresì non purgate, e nuove . Quefto è ciò eh' io dir dovea fuf toffico degli antichi; 1-afciando tutto il di più delle opinioni immaginate fu tal materia . Le quali, fé ip copiaflì da' vecchi zibaldoni , prodsrrei una- ùu fordinata , e feipita farragine di notizie fenza utilità veruna a Dissertazione I. ..>c' quali piattino pure za taluno de vinetti furtivamente s'in- trotlucea la morte , con mettervi il veleno , che lentamente af- faisinalTe la vita . Teofrafto ci fa fapere , che gli antichi Greci dal fugo dell' aconito preparavano un lento veneno : e fecondo la varia dofe -più o men gagliarda , uccideva dopo tre mefi e quattro, ed anche dopo un anno e due . Quefta pianta , di cui non fo fé con verità Plinio abbia fcritto, che fra tutte le altre è la più velenofa , prefenta a' noltri guardi una fingolarifsima proprietà, fecondo gli opportuni avvifi del medefimo Teofrafto. E s\ è, che non contien ella tanto fugo mortifero nelle foglie, né tampoco nel fuo ftipite o fulto , coms nelle radici . Viene defcritto parimenti quello medefimo llerminatorc veleno dell'aco- nito da Ariftorile, da Diodoro da Sicilia, e dal teftè citato Ni- candro . E qui di paifaggio fo parola ^lel groffetto errore prefo dallo Scoliaste di eflb Nicandro, il quale lalfamente scriffe, che la radice dell' aconito è fomigliantilfima alla radichetta della ■£ramì<'na: EJì vero pianta radìcula , ei dice , fimilis gramtni . Dall' altra banda e^H non può niegarfi , che di belle cofe , e di èravi documenti ci abbia mantenuti confervati il detto Scoliafte: ma fé taluno alla rinfufa volefle da quell' opera ripefcar ogni cofa , e tenere per tante verità hza falde tutte quelle notizie ch'egli defcrive .; egli a guifa di colui che folca le torbide ac- que, ad ogni tratto andrebbe a romperfi in qualche fecca. Oltracciò negli anni fcorfi in Italia , e piij in particolare in diverfe Citta della Tofcana, natque, ed a guifa di mala urtiga fi propagò quella iniqua ufanza di elfervi varii fabbricatori di lenti veneni, per togliere da quella vita perfone che loro erano di continuo tarlo al cuore, e che ferabrava come con tante fpi- ne pungerli, e furarli la fognata felicita. In feguito fi giunfe a profeffarne un mediere-, per foddisfare alle perfidie, od alle vili Véndette di altrui (3). Seppero eflì intanto, che l'arfenico degli an- (3) Anche ne' tempi dell'antica Romana R-epubblica, per giunta a'ma- Ianni fuoi , fi narra che prendefTe piede nel debil kffo quefto medefimo abbominevol meftiere di preparare , e di fiamminiftrare i veleni . Vedeafi tuttodì , che degli uomini più illnftri, e principali della Città gran mie- tere facea la morte , fenza che fiipere fi potefle il come . In quella Con- iufione del Senato «na àonna fchiava rivelò , che cenfettanta Dame Ro- Teoria Generale de veleni. _ ,?- antichi, arfenlco cedrino o pure orpimento chiamato da Plinio,, e da Diofcoride , era corrofivo dimolto , e mortifero veleno k Conobbero altresì, che mentre alligna nelle fotterranee miniere,. le più volte è mefcolato collo, zolfo; e che quando fi avvampa, la fiamma, fi ravvifa di color violetto fcarico , il fumo vedefi, bianchiccio e denfo , t l'odore penetrante ed acutifmo y che fi dee bene fcanfar^ , per eflère un volatile veleno. Perlochè ten- tarono di talmente infievolirlo , ficchè non recaffe forti doglie- ed incomodi repentini ; ma che appoco appocO: tali lente mole- lìie e tardi difordini producefle nella macchina , che i' infelice fi, confinale in letto, e ne languiffe, infinacchè lottando con varii mali, pagalfe l'amaro tributo . Ecco m che confifte la. cotanta famofa acquetta degl' Italiani , cioè in una piccoliffima dofe di arfenico difciolto in ifquifito e ben preparato liquore : o ciò che vale lo fì:eflb,in una fcarfiffima foluzione di orpimento fatta ni acqua chiara. Difiì poc'anzi che tale malignità fi avefle 1' arfe-, nico degli antichi, non affinchè reftino efclufe quelle varie altre fpecie di arfenichi fcoverte in varie volte da moderni dugent anni fa , le quali fon benanche velenofe . Di tiitt' i veleni pof- fetiti in generale fé fi facciano leggiere foltizioni , o pure fcark chi infufi y fi formano i velerai a tempo . I quali fondono it fangue, corrodono i folidi , e producono la febbre lenta. : ed i: cosi fattamente avvelenati, rabidi fen vanno al fepolcro. Non debbo qui tacere , che in altri tempi più facilmetite na-, fcevano i fofpetti de' veleni nelle morti immat-ure de' Principi ,, che non oggidì ; fpeciàlmente fé nella breve carriera della ìon vita ave0ero eglino avuti di altri, che con emulazione , e eoa occhi d' invidia guardavano la lor Signorìa . Ma. dopo le più. efatte rifleflìoni , egli fi è manifeftamente rilevato , che mille^ fiate i lenti veleni doveano cercarfi non altrove , che in quei medefimi fontuofi conviti, in quegli fplendidi fìravizzi, in quelv le- mane,. tutte a gara erano occupate in cuocere Bevande mortìfere , ficchi ridotta aveano V arte di avvelenare a certi ftabili precetti . Però farei pué- corrivo fé non diceffi , che Tito Livio al libro ottavo delle fue Storie , nel tempo medtfimo che dice , che quella fi fu la prima volta , in cui in, Roma fi trattò di caufe di veleni" , mette in qualche dubio quefto gran fatto. Le file parole fono : Sicut proditur tamm rs.s , we cut aiS;crmn fi^ dem abrogaverìm , exponendtt e/I ^ 8 Dissertazione I. le menfe deliziofe , ed in quel!' ingoiare e bere tanti gagliardi licori , o fieno tanti faporofi e dolci veleni ; i quali non ifcal- davan folo, ma quafi fuoco abbruciavano. Q^uefta fchiera di di- fordini formavano nel corpo una putredinofa chiavica, che teneaft dietro la confumazione della macchina (4). La falute degli anima- li per tal motivo è piìj ferma della nofba: elfi badano alla fcel- ta ed alla femplicita de'cibi,nè chieggiono come noi di ftruggerfi. Maggior paefe comprende la ftoria de' veleni attivi e poflen- ti; ftoria beo de/ìregno dell'Autore. Ciò che dà occafione alla Rabdta-l Habbia fpontanea , Rabbia comunicata^ Infexione tmmeàiata della fal'tva» Infezione mediata , Perc/jè i ftntvmi fon differenti ^ Due forti di parti nella bava « La volatile. La fijfa. La fijfa fi attacca alle carni. E fifa è il fermento della Rabbia. Niente ne paffa , fé non dopo lungo tvmpo nel Perchè effa tardi a pajfare. Domande chimiche. Prima domanda^ Seconda domanda. Perchè effa in Jeguito vi p«ffa in poco tempo. Effetti del veleno fulla cicatrice. Differenti eletti del veleno nel f angue . ^uefìo veleno in un Jubito coagula ti fangue «. Sinromi della fpeflezza. Fievolezza del polfo , Freddo del malato ■. Laffez.t.a . Triflezza. Moltiplicazione del fermento della Rabbia , Jl volatile del veleno fi fpande dentro i nervi Origine della luce di corpi uninMli , Num. I II HI iin a V VI .^11 e vili IX a XII XIII XIV XV XVI xvii fangue', xviii XIX XX e XXI XXII XXIII XXIV Kxv e XXVI Kxvii a XXX XXXI XXXII XXXIII xxxiv a XXXVI xxxvil a XL , XLI XLII Di' ^7 Digrcjfione fuir ekttncìtà , XLIII a xlv Qualità del fluido tìer'oofo. XLVI Il fuco nutritivo vi ft ane/ìa; e quafi non prtjfa. XLViiexLViir La forza del fluido nervofo crefce : ciò eh' è provato a priori , & a pofteriori. xlix SINTOMI DEL SECONDO STADIO DELLA RABBIA. Le li Forza mufcolare crefciuta. LI! Perchè il polfo non crefce come le forze , LUI 1^/ [angue d innovo diviene fluido. LIV Sviluppo delle particelle ignee del f angue . LV Differenza della forza de' fintomi fecondo ì fuggettì. LVI Punture vive ^ e dolorofe, LVII Kefptr azione faftìdiofa. LVI II Gran febbre in certi caft , LIX Tutt' i fcnfi Jono cjìremamente vivi . LX Scnfìbilità degf Idrofobi. LXI e LXir Gli occhi fon brillanti , e fcintillanti. LXIII Priapifmo degl' Idrofobi, LXIV a LXVI Cagione del furore . Lxvir L'orrore dell'acqua nafce da. più caghnt infieme . LXVHl Mucofltà dell' efofago^ forgente del veleno riprodotto. LXixaLxxr Infezione della faliva per quefìa mucofità . LXXii e Lxxiil Irritazione della gola, LXXIV Gl'Idrofobi non pojjono efprimere quejì a fsnf azione. LxxveLxxvi Puzza degli fputi. LXXVlI Difficoltà d' inghiottire i folidi . LXXVIII Sete ^ bruciore d'urina^ cojìip azione . LXXix Veglia di mordere ; fuoi motivi . Lxxx Prurito di mordere. Sputo -frequente. Lxxxi jìltri motivi della .voglia di mordere. Lxxxii Vero delirio rado nella Idrofobia, Lxxxiii a Lxxxvi aperture de cadaveri. LXxxviI e LXXXVIII Cura della Rabbia. LXXXIX Rirnediì prefervativì, ' - xc a XCVII Rime da curativi. XCVIII a CXI Varie ojfervazioni , cxii a cxxi C AV» i8 AVVERTIMENTO. Le piccole note fegnate colle lettere alfabetiche fono dell' au- tor Franzefe ; quelle poi con cifre arabe fon aggiunte dal Tra- duttore. d:s. li? l.'^^,-^' v:^ ■^^ v:^ /31?) ** ^ -s^ -^'^ ^^ v!»' xf DISSE-RTAZiONE Della 'riiìtura , è- cagione della Rabbia , »e/A^ quale fi cerca quali pojfoìio ejfere i prefervatìvi ^ ed i rìmedii, DISEGNO DELL'AUTORE. I. ^^"'^%^ Li autori che anno fcritto fuUa Rabbia , tra' quali % Celio Aureliano, Schenkio,e tra'moderni i Signori 0, Liller, ed Aftruc , non an lafciata cofa da defide- Ifl'^^^^'i^ rarfi fuUe denominazioni (a) , fintomi (b) , origi- ne (e) ,ed in fine fopra la ftoria diquelh malattia (i). G 2 (a) Grace Hydrophob'ta . Cylyjfof. Phobodipfos . Pheugydron. Latine Ra- bies .tjfquie pavor. ^gri Hydrophobi . Hygrophobi . ^erophobt .Brachypotae Hippocr. Pantophobi . LyffodeHi , (b) iyi'ppetentia uebemens , atque tir^or potusfine ulla rattorte . C,j;irr« adoprata da' celebri Poeti Tragici Sofocle , ed Euripide . Il Poeta Epico , cioè Onderò , agevolò, e fpianò la fìrada a coftoro . Sofocle , che fiori quattro iecoli e più prima dell' Era volgare , che tanto difiinfe la nobile maeflà dello fiile del tea- tro , e la cui fublimità , e dolcezza furono inimitabili ; in una di quel- le poche Tragedie non involate dagli fcempii, e dall'ingiurie de' tempi , ed intitolata il Filotete ,n{'z la parola Auo-o-wSais per efpì-imere la Rabbia" voce imitata di poi da Plutarco. Medefimamente Euripide, che prefe al- tro cammino , non effendo fiato egli così gonfio , forte , e fuori del ge- EÌo degli altri .uomini con^e Sofocle ; ma più elegante , più dolce , e più dilicato, anche fi fejvì della voce Af in un fubito divennero furiofi , e fi morfero l'un l'altro. Quella ftoria è atteftata: da un ofcuro au- tore (r) , e non è facile^ a crede rfi ; ma in quefta malattia Le vral peut quelquefoh ri ette pas 'uraìfemblable » Defpreaux o Infezione mediata, IX. La Rabbia che in un fubito fi comunica per. mezzo del fangue , è più comune quando uno è morficato da' cani ; imper- ciocché il più fovente è alle gambe,, ed alle mani: più di rada quando è un lupo , il quale ha coftume di alzarfi in piedi , di abbracciare 1' uomo, di lottare con lui a faccia a faccia, e con ciò di mordergli il vifo : fé la faliva non è infettata, la Rabbia tarda comunemente 40. giorni a manifeftarft , più fubito fé la quantità della bava ricevuta è maggiore, la fua qualità più at-, tiva , e fé l'ammalato è fanguigno o biliofo;più tardi fé fa ba- va ricevuta è meno abbondante , la fua forza minore , e fé il malato è freddo o pituitofo (ii). G 2 X. colla faliva , elle nel ventricolo poi fcendendo , i fughi che colagglìi vi fono, imbratta , Quello appunto è il cafo della Rabbia . Per le morfure de' cani arrab- biati , ed in confeguente pel veleno intromeflb nel fangue, non così pre- fto ella fi fviluppa , come per la ftrada della faliva . Per la qual cofa veg- gendo noi, che il fiato vaporofo dell' animale , fviluppa ad un tratto la Rabbia , deefì conchiudere , che mercè la faliva fi fa il contagio : avve- gnaché fé accade/Te per la via de' polmoni , cioè per mezzo del fangue, più al tardi fi farebbe lo fviluppo di elfo veneno . (q) Fernel. de abd. /. 2. e. 14. (rj Surio in Schenhjo . (il) Il tempo comunale, in cui la Rabbia fi fuole fviluppare , è di qua- 52 Dissertazione II. X. Il celebre Baldo (s) , morficato da un fuo amato cane 4 non arrabbiò che dopo quattro mèfi . Il contadino di cui il Si- gnor quaranta giorni a un di preflo dopo il morfo ricevuto ; henchè molte volte dopo quindici o Tedici dì ancora fi è manifeftata . Riccardo Mead dall' altra parte ci fa fapere , che vi fu un cafo pratico , che la Rabbia apparì dopo undici mefi dalla morfura . Ma con precifione maggiore par- lando , in tre guife fi può tal veleno fviluppar più preflo j o per lo tem- peramento fanguigno e biliolb del raorficato , o per la maggior quantità della bava , o per la fua attività . Egli è ragionevole , che quanto più predo II veleno col fangue fi me- fcola , altrettanto più fubito vi produce il male . In ogni veleno , oltre la parte groffa e vlfcida, evvi la fottile e vaporofa. Qaeftà in tempo del morfo all'aura fi fperde . Ma la parte fiffa , tenace, e pelante , che ri- mane alle fibre carnofe legata , per la legge dell' attrazione quivi rimarrà fintanto che non fi afTottigli . La tempera fanguigna o biliofa è la più agevole e adatta di tutte le altre a quefl:'uopo . Perciocché , ficcome ognun fa, i variì temperamenti non fon mica effetti delle diverfe mefcolanze degli umori , come i Medici della vecchia fcuola foflenevano ; ma naxo- no dalle diverfe fatture de' folidi , e da' varii gradi di oicillazione de' medefimi , A proporzione che 1' elafiicità delle parti falde è maggiore , più corto farà il tempo affinchè il veleno fi fviluppi : che vai quanto il d-ire , che a proporzione che un fuggetto farà d' una t'impra più biliofa o più fanguigna; n-e' quali fuggetti altresì il fangue vi bolle , e maggior prontezza , brio , ed iiKendii di collera vi appariicono , nel m-ededmo rapporto il veleno della Rabbia farà più fubito afibttigliato. Ma coloro che faranno di fibra molle, fievole, ripieni di neri, o fia che anno un lento e^ fiacco temperamento , e che anno bifogno degli argani , affinchè divampino in collera , la Rabbia apparirà più tardi . I Matematici di- rebbono, che il tempo onde ha mefiieri il veleno rabbiofo per manife- ftarfi,, è in ragion reciproca delJ' elafiicità de' folidi. Dicafi lo fteffo della quantità e dell'attività della bava. Si danno pe- rò di molti cafi , che il c^ne avendo morficato di frcfco , abbia cacciata in parte effa bava ; e poi mordendo di nuovo., lo fcarfo veleno non po- tè arrivar infin colà, dove gli era di mefiieri : o pure che fanguinando dimolto la ferita , col fangue tornò indietro il veneno , e fuori gemen- do, poca porzione ne rimafe per pen^etrare negli umori » Aggiungafi a queflo la difuguale poffanza del veleno iflefTo , fecondo il vario tempo che dall'animale arrabbiato fi è ricevuto il morfo . Si compruova quella teorìa con quel luttuofiflfìmo cafo avvenuto in Inghilterra, ficcoftie fi leg- ge prefTo Riccardo Mead ( TraB. de venenh Tentam, 3, ) . Un giovane uo- (s) Mattioli /■» Dio/cor. pag. 1008. SULLA Rabbia." ^ 53 4 gnor Haguenot porta la ftoria, (t) non J E li. Tri/ìczza . XXXIV. L' efperlenza fa vedere, che l'anima è fenfibile all' incomodo del corpo, al quale ella è unita, e che in quello fla- to il principio della vita (h) fa differenti sforzi per liberarfi dal- le materie che cagionano queflo incomodo (2;;), Ma il coagu- lo, {/j) xAn vitae aBìont ìmputancìa virulentae luh ( Hìdrophobìca ) effica- cia ? Ht'.jus certe Jtperjtes facultas •uìtalìg antidoto adjuta , Jota ejl qtiae eneyuando , ai'.t expellendo a maligno liberat . In fanandis tandem morbis prìncipatuin obtinet Natura &c. Boerhaav. Orat. 8. Qj.iid quid in fanis edit acliones fanas , id in morbcfis edit aBiones vitiatas . Noi non prendiamo partito fulla efiftenza del principio della vita chiamato Na- tura da' Medici , ciò che noi qui diciamo effendo conforme a quel chi dicono tutt' i Medici , febbene di fetta differente , come Cheyne . Porte- fiel, e Sthal da una parte, HofFman , e Boerhaave dall'altra. Frideric. Hofimanh. de natura morbonim medicatyice j Boerhaave Orat. FUI. (zg) La ricerca di alcuni fenomeni del corpo umano, egli è un campo COSI imbrogliato , che poco fugo di utile fi ritrae . Si veggiono fchierate tante ingegnofe opinioni , ma ai far de' conti non fi fa chi s'abbia vitto- ria . Il Signor de Sauvages impertanto avendo rifguardate le Matematiche come 1 albero della fapienza , impiegò le medehme nella invefrigazione. delle verità Mediche ,' avendo innanzi concepito un alto difguflo contro il gergo ambiguo degli altri fiftemi delle Scuole. Ed in fatti 'tutte le fue Opere, e Difiertazioni altro in buona parte non ifpirano , che calcoli, e dottrine di proporzioni . Di queRe neceffarie munizioni effendofi egli ben fornito , adottò il fiflema cotanto famofo dello Sthall , e difefe che l'ani- ma è la cagion motrice del cuore : e che quando la macchina corporea vien travagliata da qualche malore , ella fi sforza di liberamela ,• nel qual impegno dell'anima confilìono tutte le malattie. Il cuore non fi può muo- vere , fegue r autore , dal folo fluido nervofo ^ né tampoco dal fangue che placidamente cammina per le vene , e va poi a metter foce in efib , in cui ringorgando , non fi Ragna o fi ritarda , ma fi fpreme e fgorga con maggior empito di quello onde entrato vi era . Per lo che T anima nel corpo prefedendo , è la cagione , e la origine primiera di, tutt'i moti , fieno liberi , naturali , e vitali . Ma fé da una parte il de Sauvages die un favorevole accoglimento a tal fìfiema , del quale può dirfi che ne fchiantò gl'infantili fuoi linea- menti nella fua culla medefima , per condurlo a quello flato di matiirez- ia di verifimile , per cui è fiato ammirato e riverito da varii Medici • dall SULLA Rabbia^ 7P lo , ed i! rallentamento del fangue Tono mali di tanta maggior tema, quanto refercizio delle funzioni, e la fteflà vita dipendono dal movimento affai rapido di quello fluido ; dunque quando il fangue è fpeffo e rallentato , veggonfi fopragiungere degli sbadi- gliamenti e {tiramenti, eccellenti mezzi per dividere il fangue, e ac- dall' altra banda Ja voce Jclla ragione dee confèfTare , ch'egli avendo for« tifa dalla Natura una calda fantasìa , nella ricerca della cagione del moto del cuore , fu trafportato nelle regioni vifionarie dell' entufiafmo . E qui non ho ribrezzo di dire , che la Nofologia del Signor de Sauvages , òpe- ra con gran difegno compilata, ha la difavventura di non poter eflere dolce pafcolo in quello che riguarda la fpiegazione di ciò che debbafi dir Natura nel noftro corpo , fé non da chi ha gufto troppo cattivo . Son tante le ripetizioni che ne fa in ogni principio di clafie, dopo averne egli innanzi lunghiffimamente parlata nelle due DiiTcrtazioni fulla infiammazione , e fulla natura della febbre, che riefce quella una lettura feccantiffima , e da dar noia ad ogni più flemmatico Lettore .E fa meftierì qui perfuaderfi , che i grandi uomini non fieno mica fempre impeccabili . Il volerfi da lui diftinguere nell'anima umana la libertà , e la natura , due proprietà diver- fe, a guifa di quelle antiche forze di fimpatìa e di antipatìa difefe dagji^ Scolallici , o delle forze di attrazione e di ripulfìone mefle in voga da* Newtoniani, oltre dell'effere un fotti! inganno, è benanche un bel giuo- co di parole » AI certo troppo aftrufo è quefio punto dì Fifiologia . Per ogni dove non fi veggiono , fé non litigi . Goderonfi la vittoria per molto tempori Galenici , e pofcia i Fermentici , che fi credette eiTere già flati mefìi in rotta da' Meccanici . de' quali il gonfaloniero era il Gran Boerhaaye . Quando era il meglio del lor trionfo, ecco ufcir in campo gli Sthalliant garantiti da non pochi Metafifici, ì quali fi oppofero a* ,Boerhaaviani ; e con tutt'i lor caftelli in aria, fecero eglino non piccol partito . Però gk Sthalliani medefimi , benché buona gente, non an avuta miglior fortuna j an ritrovati più contradditori , che lodatori ; e'I lor fifiema dagli Halle- riani in brieve tempo ha avuto il crollo. Laonde in quefia folta fel va di dubbiezze, fi darà a me licenza di afferire , che non vi ha meflieri di cre- dere , che diverfo dalla orditura degli altri mufcoli fia il mirabile lavo- riero del cuore : e niegar non fi puote , che tuttaddue infieme , cioè li fangue venofb e'I fluido de'nervi, fieno dì quel moto continuato la cagione- Stabilendofi in elfo cuore molta forza di contrazione, e fuperiore ad ogni elatere, capiremo come quelle vive moffe de' detti fluidi, pofTan produrre quel perenne movimento . Trattenghiam dunque Io fìupore ; e baltt per ora. 8o D I S S E R T A 2 I O N E IL accelerare il fuo corfo, de' tremori della pelle che dividono dell* iftefla maniera il fangue , e lo rifcaldano nelle parti più efpofte al condenfamento (30). XXXV. Benché la forza motrice di un uomo refti la ftefTa in fé 5 fé gli fi viene ad opporre una r^efiftenza o a caricarlo di un pefo , allora il fuo movimento gli fi rende difficile ( come fé la fua forza fofle sminorata ) in ragione del pefo oppofto , cioè a dire fi fente altrettanto fievole; ma effendo debole aftien- fi d'ogni rapido movimento , fi fente pefante come quando fof- fia. oftro (i) e diviene trillo, e penfierofo , foprattutto quando la fievolezza venendo da una cagione nafcofla, gli annunzia una malattia. Dunque il fanpue effendo fpeffo , l'ammalato fi fenti- ra pefante, fperimentera l'aria della fteffa maniera, avrà delle iaffezze, farà trifto, e penfierofo (vedete il §. XXV. ) (31). XXXVI. (ì) Celio Aurei. ìnfueta quaerela aè'yts tamquam auflrìm. ' (30) Gli sbadigliamenti degli arrabbiati con poca rifleffione fi capifco* no . Mentre noi fiamo per aÌTonnarci , il fangue manca di fluido ner- vofo . La parta , o il vifcliio del celabro è quell'organo che dal fangue eflb fpiriio fepara ; ma non può trarne tanto , ficchè bafìi per produrre di e notte i moti ed i fenfi . E quando il fluido nervofo fcarfeggia , il fangue fa come una gruma , I' uomo fi ripofa e dorme ; nel quale flato fi rimane, finché rifrancati gli fpiriti, dalla quiete all'azione di bel nuovo ne pafla. In tempo eh' è vicino il fonno medefimo , in quella guifa che chiudonfi le palpebre , perchè ingrolTata la glandola lagrimale, comprimefi il mufcolo elevatore della palpebra fuperiore e lo debilita, per lo che il fo- ie orbicolare agifce j così pel rifolverfi di varii mufcoli del corpo , e per r agire degli antagonifli , nafcono i varii sbadigliamenti ; fenomeni che nel primo periodo della Rabbia fi oflei-vano , mercè la detta gruma del fangue, e '1 diflipamento del fluido de' nervi. (31) Il corpo e r anima benché fieno due foflanze diverfiflìme , fon però rosi ftrettamente anite fra loro , che non fi può fare mofl^a alcuna nel corpo , che quedo non inchini la fua compagna , o la fua padrona ■ «è VI pofibno eflcr nell' animo de' cenni , che il corpo non ubbidifca. Egli è però certo , che ficcome in varia guifa è la macchina nofira im« pallata , nafce quinci V indole diverlà . Dove il fluido de' nervi è mobi- Iiflìmo , e che di leggieri fi accende a guifa di fuoco e rapido ne vola, fgorgano gli fregolati moti, ed i ciechi e furibondi appetiti . Dall'altra òanda vi ha di altri fuggetti che patifcono inopia ne' nervi di fluido pò- erofo. Benavventurofa cofa ella è aver fortito un corpo formato con tal mac« S U L L A R A B B I A. ^i XXXVI. L' efperienza fa vedere , che il fangue che fi fpelTa, Jafcia andare la fua fierofità più abbondantemente: or quando k fierofira fi fepara dal fangue in maggior copia , eifa dee entra- le più copiofamente ne'tubi fecretorii del genere de' linfatici , che partono /dàlie arterie^ e quefti debbono feparare una più grande abbondanza. di umori -fierofi , come l'orina, il fudore , la faliva, Scc. Dunque in quefto fiato 1' ammalato fuderk (.k) più copiofa- mente, ma il fuo fudore farà freddo , orinerà aflai , e faliverà molto più (1) (3 2). Quefto fiato fuole durare da un giorno e mez- maeftrìa , fìcchè l'anima fenta una tranquilJkà di umori, ed un'armonia di parti. E da quefta varietà di orditura, nafcono le diverfe tempre depli uomini. Si rayvifano certuni foavi, e compiacenti, gli atti brufchi , e lo fdegno effendo in loro cofe forcftiere : ed altri all'incontro fi veggiono falvatichi , e difobbli^anti . . _ Dopo quéfte brievi, ma importanti premelTe , profeguiam.o il cammino, te ragioniamo un, poco della triftezza degli arrabbiati . Si può autenticare quello mio dire con chiaro efempio. . Ognuno di noi foventèmenfe muta voglie, ed azioni, fol perchè fi cangiano i venti , e le ftagioni . Il firoc- co , mercè i fuoi nuvoli, le piogge , e le tfmpefle, ci rende fcuri , pieni di nebbie, e di timori . La tramontana, mercè il fuo fereno ed afciutto rende gli atomi del fuoco più fpiritofi e vivaci , difnebbia la mente , è fcarica l' intelletto da' brutti vapori -, A. buon conto tutto è effetto della varietà dell'atmosfera. I giovani che anno un- fangue più di fpiriti ripie- no , fon allegri , e gai : i vecchi che fentono pefarfì la vita addelfo , e che la cafa minaccia rovina, maifempre fon incontentabili, ed ogni pie- col fiato r anno per un tuono . Ogni volta che in noi fi fminora la tra- fpirazione , ci fentiamo malinconi-ci ■ e dov« l'aria è nuvolofa , fi rende ella più leggiera, e noi ci fentiamo più svàvoù .Si aiir redditur' den' Jìor , pondus corporum in aere, mìnuitvr : fi rarior angcticr .,à\m6{ìì-ò il VvoI^ fio nella fua Aerometria. Da tutti quelli efempli egli fi rileva, che sii arrabbiati dallo fiato lano e fefievole in cui erano , fentendofi ridotti "ad -aver nel lor fangue , e ne'lor nervi un veleno, eh' ha condenfata la lin- fa , ritardata la .circolazione , infralita la macchina , e che in una parola ha prodotto un male interno ed occulto; eglino faranno pieni di noia, di. timore, e di trifiezza , e cadranno in un totale avvilimento. (k) Manina totumq.corpus-^pemuijfe, Ù' frigido fudo>-e madtiijfe.Lidei-.oè.^.T, (1) Sudartum ori admovebeut ut J'ajivara l.àrp^o jlumìne erùmpentem abler- ^ere? . Rivaji^l- in ./epid;. torrrr i. p.-zi$. Afiruc. p. 7. ter copiofe m'inxit. Sepulch.^ t. I. /?. 215, '\: ■ (32) Egli è un fenomeno parimenti delle febbri velenofg il vederfi le ... u, '■' ori- 82 D I S S E R T A 2 I O N, E !!• zo fino a tre giorni , fin al qual tempo l'ammalato bava fenza affatto mordere; ed a quefto grado fi da il nome di R/7^Z'/^ r/7«. ta. Noi fra breve entreremo ne'principii che fervono a fpiegare il fecondo^ e fovente ultimo flato chiamato Rabbia bianca ^ in cui qualche volta l'ammalato morde, ed ancora fcbiuma. Mohìplicazious del' fermento della Rabbia. XXXVir. Il veleno alcali- volatile , fulfureo, ed igneo , che quefta bava putrida fomminiftra in poco tempo a tutta la maf- fa del fangue, per lo quale la fua circolazione è rallentata, dee svegliare in quella maffa uri movimento inteftino , al quale tutt' i fughi animali fono inclinati quando diminuifcono nel moto (1) ; ma un tal fermento dee accelerarla molto per tre o quattro giorni che vi agifce dopo la mefcolanza , dell' illefla ma- niera, e perle medefime ragioni che la putrefazione di un frutto fi comunica a tutta la intiera catafta da vicino in" vicino , la can. cre- orìne copiofe , e 'I fiidore abBondevofe . Le particelle del fuoco , oltre del moto perenne e progreffivo degli umori , iòno una cagione principale , per cui il fangue fi mantiene diiciolto . Q_uando i canali fi rallentano ^ fi accrefcono le dette fecrezioni . Intanto è noto , -che tutte le feparazioni fi fanno dal fiero del fangue: ficchò effendo la parte rolla del medefimo rap« pigliata , e feparandoiene.il fiero • la faliva , le orine, ed i fudori più francamente ufciranno dal corpo . Qj.li anche mi cade in concio di dire, che. tale fudore debb' efiere di notabiliffimo danno agli arrabbiati, perciocché fi perderà della molta umi- dità dal corpo , e poche parti agri e lifiiviali egli ftrafcinerà fecolui . Laondc'il sangue che dentro a' vafi arteriofi o venofi rigira, rimarrà pri- vo di quel dolce umido che l' inacquava , e temperava le parti falfugino- fe : ed oltracciò più carico di falc reflerà , ed in confeguente eferciterà nel progreffo del male maggiori impeti di turgenza . Avverte il Redi , che coloro che fabbricano il fai comune, veggiono tuttodì, che le acque ialmafire , quanto più a forza di fuoco o di iole fvaporano , tanto mag- giormente falmaftre divengono: e continuando io fvaporamento ■, le caldaie, pri- (1) Sthal fi maraviglia che gli ftefiì moderni , i quali an fatto tanto fircpito per la fermentazione , che non ha giammai luogo nel' fangue , no)i fui parola della corruzione, eh' è tanto comune. SULLA Rabbia.' crena a fuoi contorni , e che i fermenti fermentativi accelerano la fermentazione de' vegetabili . XXXVIII. Una goccia di bava, è la iftato di svegliare la Rab- bia ad un animale, il quale in confeguenza darà per quattro o cinque giorni piti libre. di bava, ciafcheduna goccia della quale avrà |a Itefla forza, e proprietà "che la prima, come 1' efperien^ za fa vedere,. Dunque ogni goccia di bava velenofa cagiona la produzione di più migliaia di fimili goccie . Se la propagazione di quefto veleno fi facefle per divifione,la millefiraa goccia non avrebbe che lamillefima parte della forza della prima* ciò cK* è contro l' offervazione . E' dunque per moltiplicazione che que- fìo veleno crefce . Or un corpo che muta i mirti in fua foftan- za', e che. cosi fi multiplica chiamafi fermento, e fé ciò fuccede per via di putrefazione , dicefi putrido (m) ; dunque la bava dell'animale arrabbiato è un vero fermento putrido. Efla agifce fecondo la meccanica degli altri fermenti , che altri anno pro- curato fpiegare. Si può con Boerhaave concepire, che quefto mo- vimento inteftino che produce la corruzione, viene dal rapido e fcambievole avvi&ihamento delle molècole del mifio, foprattutto delle faline ed ignee , che anno i^l rapporto- con quelle del fermento ; o volendofi cercare la cagione meccanica , può averfi ricorfo ai piccioli mv'i voriicofi,' rie' centri de' quali credonfi im- toerfe quelle molecole (33). ' %■ a XXXIX. p-rima -di sequa ripiene , trovanfi pregne di puro e fehìetto fale . Ippo- crate in parlando de' fudori freddi , ne ha fempremai fatto un mal pre- fagio . Aforirmo 34. della quarta Sezione . (m) Il Signor Boullet nella Dillertazione fiil/a mohtpUca^ione de' fer- menti. Attribuivanfi per 1' addietro t-utte k funzioni de' noftri fluidi alla fermentazione, la quale non ha mai luogo nel fangue. Il Signor Hecquet volendo correggere quefto abufo , è caduto in un ecceffo oppofto , profcri- vendo ogni mavimento inteftino de' noftri fluidi , non accoraendofì di quello , che li rende puzzolenti , e li volatilizza , e che fi chiama corru- zione , putrefazione , &c. Così quando io parlo di fermento, non fi dee credere , ch'io intenda per >quefta parola una materia foltanto capace di accelerare la fermentazione ^ ma ancora intendo quella eh' è capevole di accelerate' Jp icorruzi^ne, dellS' quale' non fi può affatto nie^ar la efiftenza. (33) ìi velenQ-del vaiuolo, .della lue venerea, e della Rabbia, fon veri 84 D I S S E R T A z r O N E IL XXXIX. I fermenti non trasmutano in lor foftanza , che quei mirti, i quali fono difpofti a trasmutarfi, ma più al tardi fenza il concorfo di quello fermento . Or i cani anno i loro liquori di quefta Torta ; e pel concorfo delle cagioni occafionali , delle quali noi abbiamo fatta menzione ( IV. V. ) anche anno elfi qualche , volta, foprattutto in Inghilterra (n),dove i lupi manca- no, la Rabbia fpontanea : la loro nutrizione, i loro efercizii, le loro paffiorii pofìbno- generare- qjuefta corruzione. XL. Nel mondo materiale non v' ha alcun individuo , fia corpo, fia elemento, che non altramenti- difFerifca da ogni altro, che per lo numero, fecondo i principi! del Leibniz fo); dunque fé- condo il concorfo delle differenti cagioni e circoftanze,ciafcun ve- leno o fermento animale della ftelfa fpezie , in maggior ragione del medefimo genere, debbe avere qualche cofa di differente di ogni altro, e foprattutto differenti proprietà ; perciocché quefta è quafi r unica via per diftinguerle (34) . Cerchiamo dunque eioc- fei-menti , che fi nioItipUcano , trafmutancfo i licori in lor natura . Pei- ifpiegare detto cangiamento, delle leggi delle fermentazioni in fuori , ogni altra fpiegazione che fi adduca in mezzo , o che fi finga , farà fenza gra- zia , e fenza alcun colore di verifimiglianzra . Sovente eziandio fu doman- dato come quefte fermentazioni fi generino . li Signor de Sauvages Io av^ vita qui fopra j ma poiché epli non ne fa minuto efame , fìirao che fi debba fviluppare alquanto meglio un tal fuggetto . Ed innanzi tratto fa mdtieri rilovvenu-fi , che due forze attive noi abbiamo nella Natura : 1 attrazione , ed un effetto- di effa , cioè la elafiicità . Con tale fermento della bava non tutte le particelle del fangue anno del rapporto ; ma fiB- bene le particelle falrne. Il Newton beniffimo una tal forza attraente di.- ftinfe ne' l'ali acidi : .Acidomm partìculae , ei dice , vi- magna attraSiva pollent , C^* in- hac vi confifìit earum aBivitas , qua & coypora dtffolvunt , & organa fenfuum agitant , & pimgunt . Né fi dee efcluder f aria , per- ciocché niuna fermentazione può produrfi fenza lei. Tutte quefle fottilif. fime particelle inoltre di fali , comecché poffano agevolmente produrre de' gran moti , porranno la macchina in gran bollore , e fcompiglio . (n) Negli altri paefi fi potrebbe immaginare che la Rabbia , ficcome il vaiuolo:, è ferapre prefente in qualche fuggetto* ma non fi può afficu- rare , perché i lupi che 1' anno , fuggono il noftro efame , (o) Wolf. Cofmolog. 247. (34) Il noflro de Sauvages per provare che il veleno della Rabbia è ben diyerfo dalle altre vclenofe foftanze , accenna un argomento tratto da una S U L L A R A B B I A. ^5 ciocché difting.ue il veleno della Rabbia da quelli della fcabbia, vaiuolo, pefte, e dello fcorbuto, &c. Ili una fublime Metafifica . Il Signor Leibniz, quel grande ingegno della gran Germania , quell' anima eletta a magnanime imprefe , a dar gloria e la- ma alla Filofofia, e a penetrare negli arcani profondifllmi della Natura, ' fìabilì egli non effervi nel mondo delle foftanze fimili fra loro , mercè- quel principio della ragione fufficiente ; principio viAPI^iù diftefo , e no- bilmente ampliato da Griftiano Wolfio.Non fi dee dar retta al AA/olfio i-ftello il quale fi crtdb , che il Leibniz folTe l'inventore di una tak dottrina- poiché preffo gli antichi autori trovanfi delle chiare efpreffioni , _ onde fi rileva aver eglino avuta un idea di quella, che noi dichiamo ragione fuf- ficiente; lìccome non può nfegarfi avei-efaputo il Divino^ Platone, l'uomo, le cui fublimi idee fovente il fecero volare, e fortire da'confim delle no- ftre cognizioni . Ne' noftri tempi Leonardo Eulero , eh' è flato uno de ce- lebri Matematici , col medefimo principio ha chiedo di fpiegare vara Fi- lofofici punti, benché non abbia egli fatto un cotanto generale abu!o, co- me fi vede praticato dal Wolfio,il quale al certo dee dirfi il vero fìmu- lacro del Leibriizio . Con quelle nobili e fublimi vedute della ragione fufficiente » con que- lle idee le più grandi ed elevate , e con quefto piano di filofofare fchief- to in fé, ma fuori della sfera degli altri, intraprefe il Leibniz a dicife- rare,' fé nel mondo fianvi delle follanze Umili fra loro , ed in qual guifa fi debbano elle diftinguere : e mentre fi divide da quelle corporee e balìe idee, s'inalza con rapidi voli nelle regioni' delle aili'azioni , .pib non mi- ra , più non vede : e guatando colà quel!' altro interminabile teatro de poffibili , ivi fi fpazia , ivi contempla , ed ivi fi confonde , e a fperde . Il Samuel Clarke è fiato però il fuo gran contradditore. Ma fei cohdo me chi s' avanzaffe a dire , che due fofianze poflano avere ,non pur le note caratteriftiche, ma eziandio l'effenza individuale , o il prin- cipio d' individuazione , fecondo fi efpreffe il celebre Locke , fimiliflFime fra loro , darebbe fuori una propofìzione che ftrugge fé medefima . Or quando le anzidette note caratteriftiche fi veggiono diverle fra lo- ro , debbono i fuggetti eziandio efler diffomiglievoli . Chi confiderà i va- rii veleni, benché non ne ravvifi i minimiffimi elementi, vi fcorge però la varietà negli effetti . Gli effetti , e i ■ fintomi che cagiona il morfo .della vipera Ibn ben diverfi da- quelli del- veleno della pelle, e qiTsfii nicr;- te comparabili con quei fintomi che fon prodotti dagli altri veleni . Ognun fa che qui confìfie lo ftudio della Medicina; cioè nell'apprendcre la floria del corfo de' mali . Che perciò , avvegnaché il veleno rabbiofo fi sbriga diverfamente dagli altri veleni ; poiché quello della^ vipera è quafi ìflantaneo , o al più di pochi giorni, e quello della Rabbia di molti d>, ed 8^ Dissertazione II. // volatile del veleno f\ [paride dentro i nervi, XLI. Combinando tutt' i fenomeni , fembra eflere il volariie d^l veleno della Rabbia, nato dalla corruzione della bava, una foftanza eftremamente fotrile, tlaltica, e rara, da non uguagliar- fi, che al fuoco elementare unito alle parti fulfuree ed alcaline dell'animale. QLiefto veleno, è prodotto perla putrefazione che d^ tre foflanze, che anno molto rapporto a quello elemento. I fa- li alcali-volatili e fiffi , fon tutti , dicono Sthal , e Boerhaave opre del fuoco : cosi ogni pianta , anche infìpida , q acida , dà efpofla al fuoco, un fai alcali akrettanto più acre e più abbon- dante, quanto il fuoco è flato più lungo e più forte : ogni foflan- za fulfurea, come ha fatto vedere il grand'Hombergio (p) , è il fuoco elementare , o la materia della luce unita ad un graffo animale, o ad un bitume: ed in fine i fosfori animali fono an- che una materia ignea , o un fuoco elementare unito a' fali al- calini , che r umidità dell' aria fonde ed infiamma : tali fono i fosfori cavati dagli efcrementi, dall' orina, &c. (33). ' . .. . Ori- ed anche di mefi ; il primb par c& ha di mira il fegato , e il fecondo" le glandole dell'elofago , il qtrale- oltracciò cagibiia' 'un orrore invincibile all'acqua j fi dee conchiudere che il veleno del can rabbiofo , non per lo numero iblamente , ma per le qualità, e per lo grado, diverfo, fia da- gli altri veleni.. ' (p) Mem. dell' Accady afì. 1710. \ (35) Aifottigliato il vekno della Ràbbia a guifa di elettrico vapore , egli fi domanda da' Medici, per quale via, o per quài canali ne infetti il corpo. Due fìrade foladi comunicazione abbiamo nella nolìra macchina animale: i vafi venofi aflbrbenti minimiflimi della pelle, ed i nervi . Elfer- vi nella cute di cotefte vene che imbeono le fottili particelle ," a 'foggia di que' vafellini dell'erbe, lo dimoftrano l'azione de' bagni, gli ùnti in er- curiali , e le intromilfioni di varie altre minerali e vaporofe foflanze. Ma ({uefle iflefie fperienze fan yedere medefimamente , che vi fi richiede del tempo, affinecchè nella macchina quei corpi vi entrino. Dunque non è la ftrada delle vene quella per cui s' intromette il veleno rabbiofo . Ciò fi compruova dando una occhiata alle leggi Idrauliche, ed alla va- ria celerità che an gli umori in girando* per li canali; le quali leggi co- tanto andavano a cuore al de Sauvages, e TonÒ' ilafe delle con mo^^tàmtnu- ! tet- S U L L A R A B B I A.' 87 ■■^ Origine della luce de Corpi anìm/ili . XLII. La putrefazione produce tutte quefte foftanze, e le rìu- nifce; il. fuoco elementare, fecondo Boerhaave, trovandofi fparfo in tutt' ì mifti, e con ifpecialita negli animali che fono molto fulfurei, effendo dotato di una grati forza di attrazione, sveglia un tal movimento inteftino di corruzione, di "Ctli fecondo Sthal, la fermentazione è il primo grado: egli in feguito fviluppafi, e s'attacca a quefte diverfe fofìanze ; indi nafce l' infiammabilità , non forfè de' flati, che le 'budella an ritenuti , benché Van- Hehnont aificuri il fatto; ma almeno quella' de' vapori d'una latrina lungamente turata , alla quale s'approlTimi una torcia, ficcome attefta un autore degno di fede ( Boerhaave ) (q) ; in- di que' fuochi folletti che, fi folievano da' luoghi dove i cadaveri de- tezza Sviluppate dal Cavalrer Newton, .che ir non fi può piìi innanzi . Sulla prima le velocità del fangue che muovonfi per canali di diverfa ampiez- za , fono in ragion inverfa di quelle . In fecondo luogo le velocità mede- fime fono in ragione fudduplicata delle lunghezze de' vafi ifteffi • e fono in ragion comporta al'tresì delle battute delle arferie , e- della , radice quar- ta della quantità del fangue che fi rattruova nel corpo . Da* tutte quefte belle leggi , egli fi deduce , che negli#?||^timi vafi fanguiferi , debba effere piecoliflima la velocità degli umori : che però non fon le vene al caio di Ripiegar la prèflezza , con cai apparifcono e fi fviluppan'o i fintomi della Rabbia .. Laonde il celebre Alfonfo Borelli , ed indi Riccardo Mead nel fuo Trattatello fu ì veleni, già intraprefero a dire, che i nervi fieno il mez- zo di tal comunicazione . In effi rapidamente fugge e vola quel fluido , eh' è come il corriere , che porta a' mufcoli forza , movimento , e fen- fazione . Perchè non rimarrà luogo a dubrtarfi , che non pure il veleno della Rabbia , ma tutte le foftanze velenofe in generale s'infinuano ne nervi , e fanno de' varii attacchi . Merita ogni attenzione quel fatto , che fi legge nelle Tranfazioni Filofofiche preffo il lodato Mead. Effendo un cane fiato morfo dal ferpente a campanello cotanto in quelli tempi reia famcfo , non palfarono quindici minuti fecondi dopo la morfura , eh elio cane fi morì . (q) Per quefte parole noi non pretendiamo altra cofa fignificare , ch«- UH fenomeno ; né è del noftro fuggetto ricercarne la cagione . ^8 D I S S E IR T A 2 I O N E IL degli uomini o degli animali fon marciti (r); indi quelle fcintillé^ che rendono con ifcoppio i gatti che fi ftrofinano , ed i caval- li ftrigliati in tempo di verno (s) ; e quelle che altres'i dan- na gli uomini pettinandofi ,o ftropicciandofi il vifo,e fpoglian- dofi della loro camiciuola nella medefima ftagione (t). Indi que' fosfori che fomminiftrano , fenza foccorfo dell'arte, tutt' i corpi che marcifcono , come le radiche dell' olivo, le tefle de' pefci, r orina delle gravide rifcaldata, 1' orina ordinaria , la carne. Strana origine della putrefazione, dice il Signor Foatenelle, per una materia -s"! celefte, e s'i lurainofa (3<^)'. Di- (r) Offervaz. curiof. pag. 55. t. r. Nlvem glacìemque fcm'tHlas emittere j frìeidam aquam inflammubilem , fplritus animare & accendere , imo homi- ■iiem ipfum in igrìi-vomam machitiam , lethiferat eruSìantem flamnas poffe converti , adeo flupenda fes ejl , ut ad quafvis aniles fabulas cum loco re- ieganda potius , quam credenda videretur . Graves. (s) Oflervaz. curiof. fìfic. t.z.p.^o. Giornale de" Saggi, Settembre 1(583. (t) Id. lóSy. p. i$o.Gìo\-n. de'Saggi, Maggio lójp. Id. 1583. Giugno. •(3<5) La luce che fogliono mandar fuori molti corpi, e fpecialmente animali in luogo fcuro , naice da quella cagion medefima , die quaggiù produce i tanti fenomeni dell' elettricifmo . PercioccHè non v'ha parte nel mondo, cui non penetri e nori riempia quel fuoco, di cui è inzup-" pato ogni corpo. Che anzi' ■ nel noflro l'pazio Planetario niuna foftanza v'è , percui non ila il fuoco difìufo,e che fi muove con celerità incredibile. La particolare difpofizione d|5j.%corpi fi è quella che in diverfa gui- fa lo fa imbere . La terra pbco ne riceve , eflcndo opaca e buia di fua natura, e que' raggi eh' a lei s' apprefentano , li guafla . L'aria lo ri- ceve e lo trafporta y ed è capace eziandio d' infocarli , ma non tutta ; av- vegnaché quella che nel giorno s'infervora, la notte il freddo e l'om- bra l'intiepidifcono . L'acciaio lo riceve, ma non trafmette , ficcome dall' altra banda Io trafmettono i corpi diafani.. Tutte le foftanze zolforate fo- no di fuoco elementare imbeute, perchè Ibn accendibili. E per la ragio- ne iflefl'a il corpo umano e di ogni animale ne dee altresì imbere ; pol- che molte materie contiene nel iuo fangue , le quali fon pabolo del fuo- co. II fu^co per-ciò è 1' inefaufta forgente di tanti fosfori animali . Da quefto ifl-efTo principio nafcono quelle fcintille, che a guifa di tante for- fore lucide efcono crofciando dal pelo de' gatti, quando con man gagliar- da fi frega loro la ichiena : o quelle fcintille minute che fpiccano (Gialla dura felce, alle percof'ie del focile. E finalmente, ficcome da' capelli de bambini di calda temperatura fi- sbrigano talvoì'ia lé*iìammelle ; dosi deb- bonfi fpiegare i fuochi folletti o fatui ,^ che 'fon veri fuochi elettrici , e :...,,-.. >-.,. _ -- • vèg-' sullaRabbia. Bp D'tgreJJtone fM elettricità, XLIII. Tuttocciò che fi è fcoverto in quefto fecolo fopra 1' elettricità , prova eflervi nelF uomo , e negli animali una fimile materia che brilla, ftimola., e eh' è dotata d'una gran forza di attrazione e di ripulfione . L'artificio, o flrofinamento dicuififer- ve per farla comparire, non la crea, non facendo altro che im- primerle un movimento eh' efla non avea : quindi nafce , che girando il globo elettrico velocemente , fi riefce meglio a farla apparire: i corpi animali la rifiutano fovente a' fregamenti im- iìiediati, benché elfi ftefll ne abbiano più degli altri corpi della medefima denfita (37). Il Signor Hauksbèe aveva già oflervato M ne' Veggionfi fovente attorno de' chniteri . La putrefazione , ficcome altra lofofi aveflero attribuito fifFatto lume a de' vermini lucenti j egli però è puro effetto della materia fosforica che abbonda nelle acque ifteffe, la quale materia fi fviluppa dalle parti bituminofe e faline che in copia vi fon Ideile acque del mare. La flefla foftanza fosforica produce il lume ne' pe- fti . Parrà quefta una digrefTione a certuni • ma non è così : ed io ho voluto con quelle poche parole preparar gli animi de' meno fperti , per farmi ftrada a mofirare le forze dell' elettricifmo , da cui col Signor de Sauvages vedremo fpiegati i fenomeni più importanti della Rabbia . (37) Gran fegreto fi è fvelato , e lunga materia fi è fomminifirata a' Filofofi nel rapido moto , e nella progreffione delle fiammelle, e della luce elettrica, eh' effendo prima inceppata ne' corpi, mercè il moto della mac- china , fi ravviva . Infiniti libri fi fono dati alle fiampe , non folo per ifchiarire quefto vafìo mare , e per renderlo giovevole pafcolo dell' onefia curiofità dell'uomo j ma eziandio per promuovere i vantaggi della fanità. Le varie utili notizie da me compilate , faranno per regifirarfi nelle note vegnenti. Ma in queRo luogo mi fi' conceda di dirne qualche poco. Per non oi'curare le giufle lodi date al Mufchembrò , e ad Hamberger, tuttaddue chiariffimi Fihci , certamente che debb' effer taciuta quella opi- nione , in cui a cafo ed alla cieca elfi decifero, che l' elettricifmo non fia mica un prodotto del fuoco , ma di altra incerta foftanza . Que- fìo rovinofo principio , lunge dallo fchiarir le idee , ne ha vieppiù confufa la verità j e non è flato ricevuto , fé non da quei pochi che ri- man. pò Dissertazione IL ne' capelli umani, e nelle budella del bove quefta virtù attrat- tiva, e ripulfii^a, fenza alcuna precedente elettrizzazione. Il Signor Gray mangono abbagliati dal maravlglìofo . Io non riferirò gli argomenti loro, eflendomi paruti infufficienti e mal immaginati j e fon eglino caduti nel- le tenebre, per aver confufo il fuoco artificiale, impuro, e tardo, col fuo- co elettrico, puriffmio , e rapido ne' moti fuoi . Nel vero li fiocchi elettrici producono l'incendio ne' corpi piccoli ac- cendibili j guardati col prifma , fi vede la lor luce dìviderfi ne' fette rag- gi colorati j e mofìrano in una parola le proprietà tutte del vero fuo- co. Ma v' è altresì un' altra foRanza fottiliffima , la quale fi ravvifa tofio che fi fenta l'odore che manda il conduttore elettrico. Egli fembra un odor fosforico, acetofo, od altro fìmile, fecondo le varie fpecie de'corpi che fi elettrizzano. Il Signor Cavaliere D.Giovanni Vivenzio Primo Medico del-» le LL.MM., e Protomedico del Regno , che nella Fifica Sperimentale e nel far uo delle macchine, delle quali ne poffiede doviziofa raccolta, può beniffinio gareggiare cu' primi diligenti , e dotti Fifici OfTervatori , traile altre fue belle opere date alla luce , ultimamente ci ha fornito di una elegante traduzione dall' Inglefe di due Diirertazioni, una fuUa Teoria, e Pratica della Elettricità Medica del Signor Tiberio Cavallo nofiro compatriota, e Membro della Società Regale di Londra • e l'altra della forza della Elet- tricità nella cura della fuppreffione de' mefirui del Chirurgo Giovanni Birch . Alle quali Difiertazioni premette egli una Iftoria della detta Elet- tricità Medica , opera utile dimolto, con grand' ingegno compilata, e che mette come in veduta tutto quanto da' diverfi Scrittori di varie Nazio- ni fi è detto » ed in varii tempi è fiato oflervato . Or il tefiè nominato Signor Cavallo , chiedendo determinare in che confitta la natura vera del fluido elettrico, così fcrive dopo aver accennati alcuni fperimenti.„Que- fìi efperimenti anno indotte varie perfone a fupporre che il fluido elet- trico è flogifto , ò un acido, o pure un compofto di ambidue. Ma confi- derando , che in quei cafi 1' azione del fluido elettrico , come un acido , o flogifio, è fommamente piccola , e confìderando ancora la violenza con cui elfo pafTa a traverlo le fofl:anze de' corpi , la cui fuperficie è gene- ralmente bruciataio liquefatta in picciol grado* iembra perciò più natu- rale il fofpettare che i fopra riferiti effetti fieno prodotti di quella quan- tità di principio o acido o infiammabile , che il violento paff'aggio e la fuga del fluido elettrico efì:rae dagli altri corpi, piuttofl:o che confiderare eflere l'elettrico fluido ifleflb un acido, o un principio infiammabile, lo che per altri efperimenti fembra effere molto improbabile,, .Nò vorrei che fi creda che tanti torrenti di luce fparfi per le varie fofianze, fi derivino tuttiquanti dal diflemperarfi in cosi fottiliflimi raggi il fole , che ci veg- giamo dintorno ardere perpetuamente j ma deefi affermare che detta fo- ftan- sullaRabbia.' pi Gray la refe più fenfibile per l'uomo intiero, dopo averlo elet- trizzato : vi erano degli uomini (u) che cacciavano fcintiiJe da diverfe parti del lor corpo . Il Signor Du-Fay ha infegnato il modo di farne cacciare a tutti gli uomini. I Signori Bofe Mol- ler , Mufchembroek anno trovato quello di fare urtare ne' corpi due torrenti oppofti di materia elettrica , che fanno in piccolo M 2 ciò ftanza fu già nel principio degli efleri dìflFuTa nella materia, e da quel vì- vo e zampillante corpo , o fia da quel perpetuo fuoco forza riceve e mo- vimento. Se fi fcuopra della varietà ne' fenomeni elettrici , egli è effetto della varia fattura de' corpi , e della diverfa quantità , e della lunohezza de' medefimi . L'Abate Nollet nell'opera intitolata Recerches elettn'ques ci afficura , che un caldaio , perchè contiene poca malfa , elettrizzato che fia , caccia de' gran fiocchi lucenti j lo che non avviene fé vegna elettriz- zato un pezzo di ferro maflìccio . Elettrizzati inoltre due pezzi di ferro di vario pefo , uno di cinquanta libre, e l'altro di ott'oncie: quello fe- condo, ch'avea la figura di un parallelepipedo, dopo un minuto fecondo cacciava delle fcintille elettriche j mentre il pezzo grande non dava fuori delle fcintille j fé non dopo fei minuti fecondi , Una volta però eh' ab- bia un corpo di mafia grande ricevuta la materia elettrica, niaooiori effet- ti , e fiocchi più grandi dimoftrerà. La lunghezza del corpo molto varia ancora 1' elettricifmo nello che fono dì accordo le Monnier, il Nollet, e gli Accademici di Parigi . Il Signor le Monnier dopo aver elettrizzata una zona di piombo , e dopo averne notata la forza de' fiocchi ^ dividendola in varie piccole zone e di tutte facendone una lunga; quefta elettrizzata di nuovo, mapoior elet-- tricifmo mofirava . Da quelle _ due proprietà fi può dedurre , che il fluido elettrico che fi comunica al corpo umano , dee nel celabro , e ne' nervi piuttofio intrometterfi , che in altre parti , La fofianza di effi è a ruila d'una mucilagine , in cui il fangue vi porta una linfa bianca, e quefii mede- fimi vafi linfatici comparifcono come tanti filetti fottililfimi . Ne rifulta quindi un fiftema, che non ha tanto di pefo, come le altre parti falde Sono inoltre i nervi lottili e lunghi, e' perciò 1' elettrico vapore di leg- gieri s'infinua , e quindi inceffantemente fi rinnova , mercè i continui moti del cuore , de' polmoni, de' canali , e '1 fregamento del fànoue . Ma non balla quello folo , cioè il poco pefo , e la lunghezza de' nervi : vi fi richiede un altro principio, onde fpiegare un sì maravigliofo feno- meno ; di che altrove opportunamente fi parlerà . (u) Giornale de' Saggi Settembre i68^. P2 D I S S E R r A Z I O N E IL ciò che vi farebbono i fuochi del fuhnine (38) . Il Signor Lìè- ber Kiihn di Berlino , ha mofìrato il primo, come un uomo elettrizzato accendeva lo fpirito di vino, l' acquavite , e la pol- vere del cannone coli' avvicinare fempliceraente il dito. XLIV. Tutto ci porta a credere (x) , che la materia elettrica e un fluido fottilijjìmo che rijiede dappertutto al di dentro , come d di fuori de' noflri corpi , godendoft d' una perfetta continuità , Quefto fluido è abbondantiffimo neiruomo; e negli animali vi- venti egli e più attivo , ed in maggior copia , che ne' cadave- ri {39) • J- g'^^tti morti , efìendo fregati fcintillano ; ma non dan- (38) r baleni, e le folgori, che fcrofcianclo noi veggiamo ftrifciare ne' folti e fcuri nuvoli , bene affomiglianfi a quelle fcintille , che lancianfi da' conduttori elettrizzati j ed a quei fuochi elettrici altresì che fi comu- nicano ad altri corpi , che fono in iflato di difetto . Da quefta elettrica natura delle folgori , nafcono tutte quelle portentofe apparenze che tut- todì oiferviamo , e che da Plinio al libro fecondo della Storia Naturale, furono con più di maraviglia, che di verità regiftrate. Nella terza Dif- fertazione di quefto Tomo primo, più chiaramente ne ragioneremo. (x) Nollet Saggio pag. 1^4. {ì9) .1^ corpo umano oltre del naturale elettricifmo che ha , riceve la elettricità per comunicazione . Se fulla eflremità lunga del condutto- re fi pongano diverfe ioftanze , come 1' uccello , 1' acqua , ìì mercurio , 1' uovo , le piante verdi j quelle acquifteranno grande elettricità : ma meno fé ne comunicherà al vetro , allo zolfo , e ad altri corpi idioelettrici . Ognuno in tal guifa fi perfuade che il corpo noftro debba effer meflb nella prima clafle . Anziché riflette il dotto Signor Tiberio Cavallo nella Opera intitolata Teorìa , e Pratica clelf Elettricità Medica parte terza , che i fluidi del corpo umano fono migliori conduttori dell' elettricità , che l' acqua . „ Prendete , ei dice , un tubo di vetro del diametro di quafi -^ di pollice , e fei pollici in circa lungo j o piuttolìo due di tali tubi efattamente uguali in lunghezza , ed in diametro , e tenendo uno di eflì per una eflremità nell' acqua , fa- te che fi riempia di quel fluido , L' acqua riempirà fu'bito il tu- bo in virtù dell'attrazione capillare , particolarmente fé il tubo tengafi inchnato alla iuperficie dell' acqua . Fate che T altro tubo riempiafi nella fìelfa guifa di fangue , o di altro fluido del corpo umano . Ora caricate una ooccia elettrica, ed il circuito per cui dev'e/Tere fcaricata , fate òhe fia formato da uno di quelli tubi , alle cui eftremità adattar fi poflbno fottili fili metallici in modo tale che tocchino il fluido contenuto in ef- fo. SULLA Rabbia. . . ?^ danno affatto lume (y). In fatti vi manca quello ftropiccio in- terno de'fluidi,ede'folidi, che la vita mantiene, e che la putre- fazione non ài , che in feguito . Giornalmente fi va difingan- nando delle refìrizioni , che i Signori Gray , e Du-Fay avean dato all'elettricità: l'umidita ifteffa non i'impedifce (40). Il Signor Ha. fo, e le braccia di una perfona , eh' è defiderofa di praticare refperimea- to . In quefli maniera, fé la boccia fi fcarichi piìi volte, mutando alter- nativamente , cioè una volta quello ripieno di acqua , ed un' altra quello ripieno di fangue , e così in feguito, fi vedrà che la fcoffa farà piìl fenfi- bile, qualora il circuito vien formato dal tubo ripieno di qualche fluido del corpo umano, che quando fi fa ufo del tubo ripieno di acqua,,. Nella nota poi fi aggiugne , che ciò fembra efler il motivo , per cui molte vol- te gli uomini, e gli animali fono flati fulminati nelle campagne a prefe- renza di altri corpi . Da quelle verità ben chiare, egli fi comprende che la opinione fpecio- fa del Signor Louis Cerufico dell Ofpedale di Parigi , ficcome egli fpiega nel libro intitolato Offervazjoni fulla Elettricità nelT anno 1747- , lìa tutta tratta dalla fantafia ; e che quando fi legge con tutt' i colori com'è dipinta nel libro, può fervire di divertimento, e di ben ordito romanzo. Egli pretende mofìrare afciuttamente , che il vapore elettrico non può attraverfare la fofianza del nollro corpo , ma che folamente comunicar fi puote alle parti efterne , od. alla fua fuperficie : né io mi credo efTer neceffario che adduca e confuti i di lui argomenti , che non anno al certo fondamento veruno., e fon immaginati contro le regole del verifimile. Aggiugnerò folamente una offervazione , che quegli animali che fon uccifi dalle fcoffe elettriche, e quegli uomini altresì morti , per effere fiati colpiti dalle folgori , quando fi tagliano , dimoftrano de- gli aiTefìi e de' rappigli del fangue, legno della rarefazione e del diftur- bo nella maffa del medefimo . Qui il Cerufico voga , ondeggia , ed ufa de' grandi impegni , onde poter ficuro arrivar in porto : ricorre alla preffione dell' aria , ed all' ijjterrotto rigiro de' fluidi . Ma mentre cerca di colorire tutte le alh^ circoftanze , rimane foffermato da quello parti- colar fenomeno: e contentafi innanzi reftar nel buio, che confeflare che i fluidi del noftro corpo dieno libero e fpedito paflagglo al fuoco elettrico. (y) Memor. delT ^ccadem. Du-Fay. (40) Non mi ritrarrò di farvi chiaro i varii effetti dell'umidità in rapporto all' elettricifmo . Il Signor Bofe ProfeflTore di Wirtemberg avea pretefo, che la materia elettrica vegna rifratta, allorché l'aria del luogo dove fi fanno gli fperimenti , è umida , o pure è pregna dì altre firanie- re efaJazioni : laonde , fecondo egli eftimava , nuocciono al ricoglimento * del 94- Dissertazione II. Hales (z) ne oflervò gli effetti ne'globetti del fangue di unmu- Jo : fé fi tiri fangue ad una perfona elettrizzata , porta feco nel bacino una pioggia di fcintille. XLV. Quefio fluido elettrico (a) , che non è altro fé non il fuoco elementare , o la materia della luce attaccata a qualche parte fulfurea , non fegue nel corpo indifferentemente ogni for- ra di direzione : io ho fovente fperimentato nella fperienza di Leyden , ch'egli feguiva il corfo de'nervi fecondo la lunghezza del braccio fino alla fpina del dorfo (4ij,chefcuotevaaflaifortemente: ac- del vapor elettrico noni pure le parti acquidofe , ma eziandìo il fumo del- la nicoziana, o di altra erba qualunque . L'Abate Nollet allo incontro fofleneva che l'umido nuoce allora, quando fi attrae egli dal globo o dal cilindro che fi gira- ma non già quando è nell'aria , fenza umettare la macchina. Al propofito egli aggiugne , che collo fpirito del terebinto unto il globo, od il cilindro, l'elettricifmo non fi fminora, né fi diftrug- ge • ficcome fé vi fia porzione benché minima di acqua , il tubo mai diventa elettrico . Il Signor Cavaliere D. Giovanni Vivenzio nella fua Storia della Elettricità Medica alla pagina 6/^., con ben faldo divifamen- to , e con ifquifito giudicio fcrive , e decide fu quefta varietà di pare- ri . ,, QLianto meno perfone, ei dice, fono nella flanza dove operafi , tan- to farà più abbondante 1' elettricità , e quanto più diftanti fieno dalla macchina . La rel'pirazione di molte perfone in un luogo , foprattutto s' è angufto , rende 1' aria condottrice , cioè atta ad eflere attraverfata dal fluido elettrico a proporzione, che fi trova impregnata di particelle vapo- rofe: giacché quando é pura ed afciutta , come è ben noto, è annoverata tra' corpi elettrici per natura . Oltre tutto ciò , 1' eftremità de' capelli ec. fon tanti mezzi d'attrarre il fuoco elettrico dal conduttore „. Debbo aggiupnere ancora , che le particelle dell'acqua nuocciono alla irradiazione de' corpi idiolettrici avvegnacchè divengon a foggia di tanti piccoli con- duttori , per li quali le parti del fuoco fi- difperdono ; ma non mi farò fcrupolo di dire , che a' corpi anelettrici , o che acquiftano la elettricità per comunicazione, l'umidità non fi oppone mica j anziché più di leg- gieri farà acquiftare 1' elettrica materia . Ho creduto dover notare quefia utiliffima circofi:anza , affinecchè i 'poco guardinghi non credano, che 1 u- mido in generale nuoccia alla felice riufcita de' fenomeni . (z) Emafiat. Efper. 13. ». 11. 12. (a) Nollet Saggio, pag. 137. 14(5. ipo. (41) La fcoffa di Leyden la prima volta truovata dal Mufchembrò nel- r anno 1 745 , non ifcuote ogni parte del corpo confufamente ; ma entra la materia elettrica più in particolare fecondo le direzioni de' nervi . S U L L A R A B B I A.' P5 accelerando pochiffimo il polfo (42), mi cagionava l'intiera notte fegiiente un infogno accompagnato da dimenamenti, daideejclie ra- In qualche macchina delle mezzane di grandezza, quando in me medefi- mo ho quefia fcofla offervata , ho conolciuto, che lo fcotimento fi dava air intiero nervofo fiftcma ; e più in particolare a' nervi , inviluppati come in andirivieni , delle vifcere . Leggafi l'Appendice aggiunta all'o- pera dell'Abate Nollet intitolata Recerches etettriques . (42) Varie diffenfioni de' Medici fi fon fentite full' augumento del pol- fo mercè la elettrizzazione, alcuni dall' un canto- affermandolo , ed altri, incolpandone la poca diligenza de' primi, dall'altro Fan niegato. Io non mi fermerò punto ad annoverare , e molto meno a ridire una per^ una tutte le fperienze fatte, le loro circoflanze , ed i varii loro _ effetti fu tal fuggetto, e lungo tempo logorerei ; da che non durerà fatica il Let- tore a trovarne i vivi e minuti dettagli nel ruolo de' libri de' Fifici , e fpecialmente nell' opera cotanto accreditata della Storia dell Elettricità Medica , compofta dal Cavai ier Vivenzio .. Ballerà di dire , che il Signor Mauduit Dottor Reggente della Facol- tà di Medicina di Parigi in una Memoria fu gli effetti generali, fulla na- tura, e fuirufo del fluido elettrico, confiderato come medicamento , di- ce , che r elettricità pofitiva accelera le pulfazioni quafì nella proporzione di preffo che fei ad ottanta; effetto, che offervò variare fecondo l'irri- tabilità della perfona, la fua difpofizione particolare, la forza della mac- china elettrica , e lo fiato dell' atmosfera . Che la negativa ne diminuifce al contrario il numero nella proporzione di due ad ottanta, fecondo l'of- fervazione di Dalibar. Il medeCmo Autore nell'anno 1777- ? in prefen- za di molti fcelfe fra un gran numero di perfone uno , nel quale il pol- fo fembrava battere con maggior regolarità . In un minuto primo le^ fue pulfazioni erano feffantanove : dopo ciò fatta agire la macchina elettrica, fi videro afcendere le pulfazioni a fettantaquattro , e così ancora avvenne in un fecondo efperimento : tolta poi la bacchetta di comunicazione ^ dal primo conduttore, furono in un minuto primo offervatp le pulfazioni ri- dotte di nuovo a feffantanove . Ciò non olìante nel Giornale di Parigi de' 17. Febraio del 1782. fu pubblicata una lettera del Canonico Sans,. nella quale dà parte di aver fatte delle fperienze , il rifultato delle quali fi fu, che r elettricità tanto negativa , che pofitiva non aumentò, né di- minuì la velocità del fangue , e per confeguenza quella del polfo a Il Cavalier Vivenzio dopo aver ufata una particolar premurofa diligen- za, così conchiude . „ Bafia il dire che il rifultato di varie fperienze ri- petute, tanto quando agiva con fomma forza la macchina , che quando era un poco debole , fi fu di aver coflantemente veduto , che l' elettricità pofitiva accelera il polfo in alcuni aella proporzione di due , o tre ad ot- p6 Dissertazione IL rapidamente l'una l'altra fi fuccedevatio , da punture vive fimili a cjuelle che provanfi avvicinando il dito alla barra di ferro cietuizzata; finalmente una fenfibilita atta a fcommuovere i'ia- teio corpo; ciò che reiterato fovente, m'ha convinto, che il flui- do nerveo è fiffatta materia elettrica , che quefti artifici! met- tono in un cosi gran movimento. Qualità del fluido nervo/o. XLVI. Le noftre fibre fon tutte nervofe , il feofo Io fa ve- dere (43); tutte effendo fecche fon come le corde de'violinì, den- (e, e tanto più trafparenti , quanto effe fono più fine ; e fono i fili più fertili o lunghi del corpo. La luce cìie il Signor New- ton (b) ha fatto vedere elfere s"i neceffaria all'uomo per la vita (44), e pro- ottanta , In altri di quattro, o di cinque ad ottanta, finah-nente di fei ad ottanta , oflervato avendo che 1' aumento delle pulfazioni fiegue fenipre il temperamento , 1' età , ed il k^o . In riguardo poi alla negativa elettri- cità , quantunque diverfi fperimenti ne avefli fatto , fono flati fin ora si eauivoci i riiultati , che niente di ficuro pofTo affermare „. Mi fon alquanto efieio fu di un tal punto ; ma nemmeno 1' ho fatto ili tutta la fua ampiezza- Ed intanto mi ho prefa tal briga, per far in- tendere fenza inciampo d'altrui., come mai nel più forte della Rabbia , il polfo non fi crefca di velocità con determinato e precifo rapporto agli altri moti . (4,?) Queflo era il fentimento del Boerhaave eh' egli efpone nelle Ifti- tuzi^ni mediche §. 301 , dove dic€ : ,Adeoque vìdetur non abfonum ejft ex cerebro ejujque propaginibtis paulattm formari corpus folidum , totu'/nque ex nevvìs fieri . Allo 'ncontro Alberto Mailer colla fua Scuola , dopo re- plicate fperienze ha pretefo atterrare un tal fiftema , pretendendo che una -^buona parte degli organi animali fieno infenfibili , perchè non compoftì da' nervi. Tali fono , fecondo Haller, i tendini, le offa, il perioftio , le meningi, la pleura, il peritoneo, e degli altri. (h) Newton ha creduto che il fluido nerveo era la materia della luce. ■;44) La luce od il fuoco elettrico ben può dirfi l'anima e la vita di tutta juanta la Natura j per cui tutto fi produce, refpira, e fi rinnovel- la ^ eh' entra ne' corpi tutti j e fenza lei niente gli efferi farieno . Se fi confiderino i tanti fenomeni che nelie srotte profonde.o nelle vifcere della terra fi ravvil'ano, di tutti n ò cagioj.e la luce . Le tormazioni de me- talli , e de' minerali , le fotterranee fermentazioni , i fenomeni della ca- la- sullaRabbia. P7 e propria a ricrearlo, è fecondo le dimoftrazioni de' Signori Mai- ran, e Rizzerà (e) un fluido fottiiiflìmo d'una elafticità perfetta, che fi muove con altretranro più di rapidira ne'corpi, cjuanro fo- no effi più denfì , e più omogenei o tralparenri: il fluido elertrico è la fteflfa materia ma carica di zolfi animali nell'uomo; ella real- mente fi porta lungo un filo di ferrose dentro il fuo telfuto (d), con una velocita almeno trenta volte più grande di quella del fuono ( che va tuttavia con una velocita di 1073. pi^di per fecondo ) . Si era già prò varo , che il fluido nerveo dovea ave- re almeno quefta velocità per poter contrarre il cuore, e gli al- tri mufcoli, fenza di che non fi ritroverebbe né la loro forza jmmenfa dimpftrata da Borelli , né la prontezza incredibile de' loro movimenti, dopo l'impero della volontà ; fapendo ognuno dover avere delle particelle eftremamente fottili per poter facil- N men- lamita , i "baleni , i tuoni , i folgori , le aurore Ijoreali , e fin i tifoni medefimi , e gli oragani fon effetti die nafcono da una medenma cagione. Credevanfì per l'addietro i tifoni prodotti delle tempefre, e de' venti impetuofi e contrarli: ma meffi al paragone le piccole trombe artifiziali nell'acqua, con quelle dell' atmosfera , non vi è fiata dubbiezEa a credere , che tai feno- meni non fieno effetti de' nuvoli elettrici , che cercano diffondere e pro- pagare l'elettricifrao . Non è maraviglia, fé il fuoco elettrico fpandendofì nelle vifcere della terra , produca le forti e violente fcoìTe del tremuoto, e le tante divifioni delle terre. Sicilia, Lipari, Capri, Ifchia, Proci ta , c3ie fi d'ivifero dal continente , fecondo ben tefìifìca Strabone , ne fono una convincente pruova . Ma il benefìzio maggiore io reca il fuoco elettri<;o ai corpi oi-ganici , o fia alle piante , ed agli animali . Per lo medefimo fi fa la fruttificazio- ne della pianta : le antere ne fono interiormente penetrate ; e quella lot- tiliffima foftanza compie la generazione, ed eziandio la intiera vegetazio- ne. Parlando della nolira macchina, il calore , e la fluidità del langue, il moto , e la forza de' nervi fono effetti del medefimo fluido claflico ed elettrico . E quante volte viene effo fuoco impedito , ficchè non può fcor- rere liberamente, naicono i mali di debolezza, e le paralifi . Se fi truo- vi , o nel cervello , vifcero primario della vita , o ne' nervi follanza anelettrica , che vaglia a difperdere il fluido elettrico , fi perderanno i Bioti, ed i fenfi in diverfa guifa, fecondo la varietà delle cagioni. (e) Comm. ^cad. Bononienf. (d) Il Signor le Monnier , Mera, dell' Accad. ij^ó, Mercur. di Fran- eia . Emafìatica pag. 302, 304. '• p8 Dissertazione II. mente traverfare i filetti, che non danno paflaggio, fé non alla luce, ed al calore (45). // fuco nufritho vi ft anejìa , e quafì non p^Jfa. XLVII. Non bifogna temere , che quello fluido fcappi facil- mente dal corpo (e) , né che feguiti altra direzione fuori di quella de' filetti nervofi , non altramenti, che il fluido elettrico non fi diffonde da un lunghifllmo filo di ferro ne' corpi, che lo toccano (f) ; egli affetta di feguire i corpi più lunghi , e più ftretti : cos'i una cantina di piombo venti volte più lunga , ed altrettante più fìretta d'un' altra, dà venti volte più di elettri- cità fotto l'ifteflb volume. Sarei troppo lungo fé bifognaffe far vedere , che quello è il folo fluido, che può trafportare il fentimento dall' eftremità alla tefta, colla celerità che ciafcuno in fé fiieffo prova. Il Signor Hales (g) ha già penfato effer egli il veicolo degli fìrepiti,chefi fentono da una eflremità all'altra del corpo, quando uno fi grat- ta l'orecchio, il ginocchio, foprattutto verfo la fera; ed all'ac- crefcimento della fua velocità, e della fua quantità debbonfi at- tribuire gli effetti SI buoni (h) , che pericolofi (i) , che i para- litici e gl'infanti annodati an rifentito nelle operazioni elettri- che (45). XLVIII. (43) Che il fluido nervofo veramente fia fimile al fuoco elettrico , con plaufibili argomenti fi dimoftrerà nella terza Differtazione . (e) Il Signor Nollet , Saggio pag. 175. (f) Il Signor le Monnier, ivi f (g) Emajìat. efper. g. n. 27. (h) Il Signor Nollet , Le Cat de Roven , Kratzeinfiein de Halle , i Medici di Norimberga, e quelli di Londra, anno guariti, o follevati per r elettrizzazione molti paralitici : nelle Tranfazioni Filofofiche fi rapporta un beli' efempio . (i) Intanto il Signor d'Opelmayer infermo in età di jo. anni , eflen- dofi posto tra due globi elettrici , s'elettrizzò sì fortemente , che fei giorni dopo divenne paralitico , ciò che 1' impetuofità imprefla al fluido uervofo può aver prodotto, effendo troppo forte per lui . (4(5) Per terminare 1? note a (juefta digreflìonc full' elettricità , poche altre S U L L A R A B B r A." pp XLVIII. Del redo l' efiftenza del fluido nervofo è provara non folamente dall' efperienza di Bellini fopra i nervi diafram- N 2 ma. altre parole rimangono a dire . Grandi fenomeni al certo fi fono fcoverti dagli apparati elettrici : ma quanti utili ancora fcaturifcano di qua , non occorre farne lungo dìvifamento .. Ricorderò foltanto , che da «ran tempo an cercato i Fifici di farne applicazione alJa Medicina per acconcio ed agio dell'uomo , e per curare varie malattie. In tutti coloro che fi elet- trizzano, vedefi la trafpirazione crefciuta, e divengono e/Ti più lep^ieri e fi fentono più fnelli . Il Signor Pivati , Verati Italiani • JaJlabert , de' Sauvages , Morand , de Ja Sone Francefi ; il Dottor Hart , Himfel War- ton , Wilfon , Jacopo Fergufon in Inghilterra j de Haen ,' A]lemand , ed altri in Germania , anno fatte delle felici cure nelle paralifi , ed in tante altre malattie. Da' nimici dell' elettrìcìfmo fi oppone l'evento funefto del Sianor O- pelmayer, il quale per la elettrizzazione fi mori. Ma il Signor Bofe in una lettera fcritta da Witemberg nel!' anno 175^., e diritta all'Abate NoJlet , con una copia di rifpofta di un uomo degno eh' affifìeva al det- to infermo, alficura che i'apoplefia accaduta, non dovea mica attribuirfi all'elettricifmo j perciocché era egli aflai flato foggetto a degl'iniUlti apo^ plettici , e de' quali innanzi , fenzacchè fi foffe elettrizzato , ne avea lof- ferti di varii altri . Or io non mi fermerò a cenfurar coloro che in quefto arìnoo an vo- luto fare da cenfori , e buttar a terra con una fola parola le fatiche di tanti uomini illuftri . Il Cavalier Vivenzio nella teflè citata Storia della Elettricità Medica, cosi conchiude pag. 43. „ Avendo acquiftate le più potenti ed efatte_ macchine elettriche , che fatte fi fono fin ora in Lon- dra con compiuti apparecchi per efeguire tutti gli elperimenti , e con elfi gli firumenti per ben amminifl:rare 1' elettricità ne' varii cafi 'medici non ho trafcurato , animato da ciò , che tanti valentuomini aveano fcrit- to, tentare fempre più l'elettricità, fecondo il metodo da' Sianori Ca- vallo, le Birch prefcritto , in varie e diverfe malattie. Senza particolar- mente riferire le iftorie , e trafcrivere i giornali , ballerà qui accennare che un favio Medico in Caferta reftò per mezzo della elettricità uuaritò di uno ftupctfe della deflira mano, che da molto tempo lolfriva • che un dotto, e rifpettabile Religiolb fi curò di un pertinace, e tormentofo reu- matifmo del deliro braccio ; che un lavio , ed eiperto Colonnello del Corpo degl'Ingegneri Militari di S. M. Cefarea, refio libero da un con- fimil dolore nelle fcapole , che dall' ultima campagna di Boemia lo tor- mentava; che una Signora addetta al fervizio delle LL. AA. RR. fu fa. nata da una fuppreiìione eie' mellrui, che da undici mefi foffriva e che non avea a verun altro rimedio ceduto j e finalmente che la noftra Au- loo Dissertazione II. inatici , da quelle di Alefìandro Stward fopra la midolla fpina- k delle ranocchie , che io ho reiterate ; ma da quelle che il Signor Walter fece fare fopra due femine di frefco decapitate a Léipfick, quando introducendo uno ftilo dentro la midolla fpi- nale di fopra in baffo, le dita della mano fi convellevano: nel- le beccherie io ho fatte le medefime fperienze fopra de' mon- toni, e fu delle capre , e quando premeva col coltello la mi- dolla da giù in sii, gli occhi fi voltavano &c. (k). . La gufìa Signora , e Padrona non ritrovò altro compenfo per un violento reumatico dolore nelle corte fpurie del finiftro Iato , che rendevate tor- mentofe le intere notti , che con ufare l'elettricità , dalla quale reftò perfettamente guarita „ . Dopo tutte quefte offervazìoni, e dopo tante altre ch'Io taccio , e che pof- fono ieggerfi ne' varii Scrittori, e nell' opera più volte citata del Cavalier Vivenzio ; egli fi può conchiudere , che la elettricità non debb' efler bandita dalla clafTe degli utili rimedi! : ed è da difiderare , che occor- rendo degli fconcerti nella macchina noftra , fottopofti a tale applicazio- ne , tantofto fi ricorra alla fi.ia efficacia . Né fa meftieri porger gli orecchi a coloro , che oggidì alla balorda fé gli fcatenano contro ; poi- ché non fanno eglino i metodi particolari da doverfi adoperare; né fi an fatto un ricco teforo alle lor menti della ferie di tante felici cure per- fezionate da Medici famofi , Io non la finirei mai , fé riandar voleffi partitamente , è dire quello , che in prò della nofira fentenza fi è fcrit- to . Tanto maggiormente dcono crefcere i noflri impegni verfo di quefta meaicina, quanto pili agramente fi vede ella appugnata , ma- non già vin- ta . I cervelli troppo caparbi! non fan mai piegare : ma le fecche, e gli fcogli fon preparati per loro . (k) Un' oflervazione che ora ho apprefa da un celebre Profeflbre di Matematica in Ginevra , conferma molto il fentimento fopra il carattere del fluido nervofo . Li z6. Dicembre 1747. mi fi conduffe un uomo, il di cui braccio deliro era paralitico più di quindici anni . Dopo diverlx tentativi m' accorfi, che non folamente eccitava de' moti convulfivi vivif- fimi ne' mufcoli paralitici , ma ancora io facevo muovere le parti , alle quali effi erano attaccati . Allora elettrizzai il mio ammalato una o due ore di feguito ogni giorno , e non folamente gli ho reftituito il fenlb, ed i diverfi moti del pugno , delle dita, del cubito &c. , ma quello jftefTo gomito eh' era atrofiato ha ripigliato tutto il fuo buon effere . Vi mando la copia dello fiato del braccio fatta dal Signor Guiot , uno de noRri Maeftri Chirurgi . Li io. Gennaio 1748. l'ammalato beve be- xiiffimo , e prende il fuo cappello col braccio paralitico Sccfottofcritto I... S U L L A R A B B I A. lOI La forza del fluido tiervofo crefcs : età eh' è provato a priori , & a pofteriori . XLIX. Pofti quefti pnncipii,ìl veleno della Rabbia tuuo pie- no di materia luniinofa o elettrica, dovrà a ragione dell'affini- tà , che ha col fluido nerveo , ed alla denfita delle fibre nervo- fé, infinuarfi d'ogni dove ne' nervi , ed unirfi col fluido, che già vi fi trova, come vedefi il fuoco lucido del dito, e quello del- la barra elettrica prima divergenti nell'aria , riunirfi colle loro punte, e divenir convergenti (47): ma la quantità di un Algido elaftico crefcendo in un ifteffo fpazio , 1' elafticita , e 1' attività deb- (47) Per le ragioni fin ora addotte , e per quegli argomenti eziandio che altrove fi reciteranno , egli dee afFermarfi che il fuoco elettrico ne^ nervi vi corre più che in altre parti. Per non difibmiglievoli motivi crederemo ancora , che tutte quelle vaporofe e fottiliffime foftanze , che ad un tratto rivengono coloro, fpecialmente delle donne ifleriche , che pa- tifcono nella nervatura , ofFendendofi in effe il refpiro , e cadendo in pro- fondo, e quali difperatiffimo fvenimento • tutte fiffatte medicine, il ridico, non agifcono per altre vie , che per quella degli fpiriti , e de' nervi . Egli è quefto un paragone ben dritto , e fodo ; e fé per tanto tempo fi è creduto da' Medici della vecchia Scuola , che quefti volatili e fpiritofi rimedii , come il liquore anodino , il fale volatile oliofo di Silvio , lo fpirito di bezoartico, lo fpirito di corno di cervo , e quello di fale am- moniaco , agiflero per la ftrada delle vene fucchianti , e ne' condotti del langue ; oggidì n' è mancato il plaufo a tal f.lofofare : ed opinioni sì Aerili e fi mal condite , mal fi confanno col dilicato gufto de' moderni. Non mancherò qui di dire, che i Medici fovente trovando del buio nel volere difcifrare gl'interni groflbJani ordigni della macchina noftra; farà piìi agevole urtar nelle tenebre intorno al fiftema de' nervi , nell'interna ftrut- tui'a de' quali noi c'imbattiamo in varii burroni da non effer dalla men- te noftra comprefi . Ma ciò non fa , che non dobbiam afferire col con- fenfo de' migliori, che realmente evvi del fluido ne' nervi, e che le fo- ftanze tutte di particelle volatili compofte debbano allogarfi ne' medefimi . E s'egli è così, gran plaufo faremo per ifpevare , allorché avanzeremo a difendere, che ficcome i rimedii cordiali , e cefalici per diritto fentiero agifcono ne' nervi ; così la bava del cane rabbiofo, lefa fottile , fosforica, e vaporofa , debba medefìmamente ne' nervi riceverfi , e di quivi prò» durre tutt' i tormentofi fintomi dello ftato acutiffimo della Rabbia. I02 Disse RTAzìoN e IL debbono crefcere almeno neiriiìeflb rapporto, e fecondo Boerhaa- ve nella ragione di qualcuna delle funzioni della loro vicinanza. I principii anzidetti , 1' urto violento de' due fiocchi riuniti , il fanno in quefta maniera fupporre: i fintomi della Rabbia il fa- ranno ancora meglio fentire (48). SINTOMI DEL SECONDO STADIO DELLA RABBIA. L. Le velocita de' fluidi elaftici meflì in vibrazione , fono in ragion fudduplicata delle loro elafticita, fecondo i principii di New» ton . ^ueft. off te. num. 21. LI. Supponendo ora , che 1' elaflicita del fluido nervofo di- venga quadrupla di quella eh' egli avea prima di unirfi al ve- leno della Rabbia, i refli eflendo eguali , la fua velociti farà doppia dell'ordinario : i fintomi ci faran conghietturare dalla lo- Joro veemenza , che quefta eJaiticita è in alcuni Idrofobi molto più grande di quella, che qui non la fupponiamo. Forza mufcolare crefcìuta. LII. Ogni moto mufcolare vien efeguito dal fluido nervofo , ed (48) Tutto quello eh' è ftato detto fin qui , egli è il preludiò della inalattia della Ral^bia . Noi fin ora abbiamo fviluppato , non con deboli indizii , né per mezzo di conghietture ricercate, i fegni, od i patimenti che foolion falla prima fperimentar coloro , che morfi dal can rabbiofo , fentono un male, che naice da una certa ipeffezza, e da un quagliamento indotto nel fangue : tali fono la fievolezza del polfo , il freddo , lo flato debole della macchina , e la triftezza, e la noia. Ma poi il veleno refo volatile e ne' nervi intromeffo , produce la funefla leena di tanti finto- mi , per li quali 1' arrabbiato fi trae in difperazione . Furono deffi fpie- gati dal oran Boerhaave nell' aforifmo I138. de cognofcendis , & curan' ^is morbis . Quelli fintomi farò ora con attentiffima diligenza a diflami- nare ■ cominciando col mettere innanzi gli occhi tutto quello che la fpe- rienza di tutt' i tempi ci fa fapere al propofito della Rabbia . Veggiamo- ne lo fviluppo , e tentiamo di riconofcere la fua natura , da cui forge il metodo di ben curarla. S U L L A R A B B I A. I03 ed è proporzlonevole alla forza di quefto fluido , fé le refiftenze fono le fteffe; ma la forza de' fluidi pofti in moto, è in ragion comporta di quella d^lle loro denfità (1), e della duplicata del- le loro velocità : dunque il fluido de' nervi avendo , per efem- pio , due volte più di denfità , e due più di velocita , la fua forza farà otto volte più grande , e intanto li mufcoli che Io riceveranno con quéfte condizioni, fi muoveranno otto volte più fortemente (4p). Ter- (1) Erman. Phoronom. (4p) Nel divifo de' fintomi del fecondo perìodo della Rabbia, più che altrove il Signor de Sauvages sfodera la fua Matematica . Quelle fcienze intanto non Iblamente non fi deono annullare ", né sbandire ; ma o^nun conofce , che dalle medefime la medicina rifugio non folo , ma follievo riceve , e fplendore . Lo fprezzo delle Matematiche nafce da certe opi- nioni invecchiate , che trovanfi negli animi de' poco intefi : ma alle op- pofizioni , ed agi' improperii fulminati cotanto malignamente contro a sì nobil fuggetto ; già da varie erudite penne fi è foddisfatto . Adunque lo zelo che taluni mofii-ano per lo fìudio delle ofTervazioni, egli o è fuper- fluo , perchè uomo non v' è che le ftrapazzi e l'offenda ; o è finto per tnafcherare il rancore conceputo contro le moderne teorìe. Ripigliando però da capo l'interrotto filo del primiero difcorfo ,- ognu- no può comprendere , che per lo mefcolamento del vèneno' nel fangue , rimane non che invertita ed intorbidata la malfa degli umori , e- fpecial- mente de' linfatici ; ma fomigliantemente il fluido fottiliffimo de' neryi^ . Voglio qui notare ciò che io in paffando , e fenza molto fquittinio ho ravvifato nella prefente teoria . Tutt' i fluidi allorché divengono vo- latili e vaporofi , fi rendono eziandio elaftici. Ne da una chiara confer- ma r acqua , nella quale tuttocchè non fi pofla efercitar prelfura allorché in vafe cedevole fi chiude , elaftica dimolto la medefima fi rende di- fciolta in vapori . Or dunque il volatile della bava dee effer un fluido elafl:ico : e fecondo il rapportq che alla elafticità ferba la forza de' fluidi, farà parimenti quella de' mufcoli. Le forze fono fecondo i quadrati delle velocità, e le femplici denfìtà, ficcome ugualmente fon d'accordo i feguacì del Newton , e quegli del Leibniz . Con ciò a puntino fi fpiega come negli arrabbiati tanto di forza fi produca , ficchè fon obbligati gli aflanti di fortemente legarli . Ne ha parte eziandio in quello 1' apprendere che ne fa la mente . Perciocché dove fi ftima averfi un male incurabile , ed un molefto infor- tunio , fi tiene in moto ed in vigore il fluido de' nervi . In tali difav- venture , ed in sì brutti frangenti i cordogli , e le fmanie martirizzano io 104 Dissertazione II. Perchè il polfo no7i crcfce come le forze. LUI. Se noi fupponiamo , che il fangue fia flato più glutino- so allo sviluppo del veleno, che non era in tempo difanita (50) . refta lo fpirito , per Io che la macchina tutta fi mette in ifcompiglio. Ma della forza de' mufcoli , di belle cofe fi fentiranno nella terza Difler- tazione . (50) Comecché in quefio mio comento fulla Rabbia mi fono io flu« diato di adunar materia , e di raccoglier notizie ed argomenti , difficili a trovarfi , e giovevoli a fapsjrfi j xlove fpecialmente vi ha de' luoghi ofcuri , é de' paffi difafirofi , farò con qualche garbo e naturalezza sfa- T?illare il fommo e l'ottimo da laperfi in tal malattia . Né prenderò per ifcorta quegli autori , che fenza lecita alcuna infilzano il vero e 'i falfo, maneociiando i mali i più fegreti. QLiel fenomeno intanto di cui avrei do- vuto -parlare in chiofando il paragrafo ventifettefimo della Differtazione , r efporrò in quefto luogo. Si nota nel Giornale Enciclopetiico, che tal fiata falaiTandofi qualche di- fcraziato uomo refo rabbiolo , s' è veduto nel bacino apparire fulla fu- perficie del fangue una crofta , o cotenna , a guifa di quelle che noi fo- gliamo veder in coloro che fon infermi per pleurilia , polmonia , ed in generale per qualunque male infiammatorio . Quefia offerva- zione fatta nel fangue degli arrabbiati , decide quella lite cotanto agitata della cotica ne' mali d'infiammazione. Non fi può ricotrere per ifpiega- re tale fenomeno al calore del malato : avvegnaché in molte malattie non di calda origine fi é offervata , come nel reumatifmo, e nella podagra. E '1 Sioiior V erati nelle fue Offer-va-^ioni F'ifico'tnedìche intorno alla elet- tricità Off. Vi. , nel fangue di un'uomo che pativa un tumore fluflTiona- rio , ed un'affezione erpetica , vide una cotenna la quale avea dieci buone linee di groifezza , lenza cKe il malato avelfe febbre . Oltrecchè non fi da caldo si fiirabocchevole nel noftro, interno , anche ne' fiiorbi , che giunga a quagliarne il fiero . ■ Che perciò in quella guifa che dal tartaro rigenerato fi fcioglie il fie- ro del fanoue , e dalla ioluzione del nitro fi sfibra la cotenna pleujitica- .cosi allo incontro la foluzione dell'allume, lo fpirito acetofo del vctriuo- lo i fall fifii lifiiviofi, e'I medefimo efiratto delle canterelle lo rappiglia- no in modo, che fi riduce in foggia di gelatina. Qui è dove fa bifogno dell' applicazione per diriggere il raziocinio , e per non mettere de' paffi falfi . Con tai merci fi poflono analizzare le idee , e Ichiarir quella materia per cui mille ripie^^hi fi fon truovati. Siccome per tanti fali eh' ab» SULLA Rabbia." io$ refla ancora una forza quadrupla al fluido nervofo, ed a'mufco- li dei cuore, per fuperare quefta refiftenza : dunque il cuore ef- fondo accrefciuto di forza, re fi fiera a quefto condenfaniento, che an- dava ben toflo ad arreftare la circolazione, e a terminar la vira; l'ammalato dunque fortiia da quefto ifato di fievolezza, di laf- fezza, di gravezza , e di freddo , poiché ii fafigue ripigliera la fila fluidità e la velocità (m) (51), Jl fangue dhiuovo diviene fluido, LIV. La velocita di un fluido qualunque fpinto da uno ftan- tuffo, è nelle ftefle fezioni o aperture in ragion fudduplicara del- le forze applicate allo ftantuffo (n) , Il cuore è uno ftantuffo che fpinge il fangue in tutto il corpo : dunque la celerità del {an- gue, fé la forza del cuore divien quadrupla, farà doppia in tutt* O i vali abbiam nominati , fi raddenfa la linfa , e '1 fiero ; così per la parte al- calina e volatile del veleno della bava , la linfa fi coagula , e forma la cotica . La quale nuota al fangue roflb , ed al fiero altresì . Il movimeri' to continuo del fangue ifteflb fa, che ne' vafi efla non fi generi. (m) QLielli che pretendono fpiegare la febbre , l'accrefcimento delle bat- tute de' vafi , e della velocità del fangue che fopraviene a quefto fl:ato di fpeffezza, fuppongono comunemente ., che da quello fangue fpeflb i vafi fon dilatati , le loro molle diftefe, il cuore non iafciando di agire , non oflante le refiftenze, e quel eh' è di piìi effi credono, che quelle molle fi rimettono in feguito con pih di forza 3 che non vi ha di bifogno pei" tenderle ; ciò eh' è affurdo . Il Signor Pitcarne ha ofTervato , ch^ certi liquori , come il-^ugo dì menta , e certi fali , come il fai alcali d'artemifia , coagulano il fan- gue arteviofo , e non jl velenofo , Sarebbe quefta un' affinità con tal ve- leno ? (51J I fluidi moflì da una fteffa forza pel medefimo ordine di canali, acquiftano le velocità reciproche alle gravità fpecifiche . Secondo quella legge gli elementi roffi del fangue più tardamente andrebbono in giro . Ma mercè le leggi delle refiflenze , il contrario s' avviene. Quando il fangue roffb fi è refo più tegnente , poiché le fue molecole non fono feparate da quelle diìì fiero , più lentamente fi muove : e quinci il cuore minor impulfo ricevendo, più debolmente fi contrarrà , e del pan corri-^ fponderanno le battute delle arterie . (n) Il Signor Pitot, Memor. dell' Accadem. J735. io5 Dissertazione IL 3 vafi fanguigni (52). Ma la Fifìca e' infegna , che il calore al dì Colto del trigefimo quinto grado rende il fltr^ue più fcorre- vole^ e che quarto calore ne avvicina di tanto più, quanto la ve- locita de\ fangue , o '1 fregamento de vali è più confiderevole ( XXXII.). Dunque polche la velocita, e'I fregamento de' vafij a del {angue fono aumentati , e che il calore per gradi fi è ac- crefciuto, il fàngue dee per gradi ripigliare , e ancora fuperare in feguito- la fua primiera fluidità , eflendo la forza che l'alTot- tiglia, e lo rifcalda maggiore che Hello (tato fano (53)« Svi- (ji) Non efrendomi io propello si largo campo in quefte mie note di ragionare Tu qualunque propofizione del noflro Autore, non farò così di- Jicato , ed auftero di qui addurre la dimoftrazione Algebraica di quefto teorema cotanto alla Fifiologia neceffario , che a puntino fi applica al cuore che dà gl'impulfi al fangue , e fu fodamente ftabilito dal Signor Pi- tot 4 Mi contenterò di dire , che per fapere la quantità d' un fluido eh' efce da Un tubo , e che efercita del moto , fi dee tener conto della ve* locità, del tempo, e della gravità fpecifica . Ma è Ja forza motrice fe- condo il prodotto della mafia nella celerità ^ dunque componendo amen- dune le ragioni j faranno le forze che s' impiegano a muover un fluido per un tubo, in ragion compofta del tempo , della mafia , e del quadrato della velocità : o fia , che la velocità farà fecondo la radice quadrata della forza . Molriflìme cofe potrei qui aggiugnere per far vedere le varie applicazioni di quefto utiliflìmo teorema Idraulico* ma il poco da me detto farà baftevole per far intendere il grande che ci an lafcia- ttì i veri Matematici , e tuttodì riceviamo ancora * Dichiamola pure » Fra noi altri giacerà maifempre a terra la gloria della fottil Fifiologia , finattantocchè la gioventù fiudiofa non fi accenda di Una nobile emula- zione di voler apprendere piti che fùpetficialmente le Scienze Matemati- che , e Fifiche ^ (53) Jacopo Keill ( dopo Alfonfo Borelli ) avendo cònfiderata la elà- fììcità dell'aria , la quale fi crefce in ragione delle prefTioni , e del ca- lore altresì • conchiufe che per la prefi'ùra che riceve, e pel caldo inter- ao nofiro eziandio , ella eferciti il fuo elatere , e divife mantenga le mo- lecole del fangue. Dall'altra banda i due famofi Bernoulli, Jacopo, e Da. liiele , avendo opinato , che la fluidità ne' corpi nafce dal movimento delle particelle , fi credettero che un interno bollore quello fia , che la fluidità del fiingUe produca . Opinioni fon cotelle , che debbono efìere onninamente ributtate • e poco plaufo ne debbono fperare gli Autori lo- ro 4 Né con quefto intendo di difcreditare così nobili fuggetti j percioò- chè folle farebbe colui 5 il quale alle pubbliche fiere , altro Ibfferir non vo- kfle , SULLA Rabbi Ai 107 Sviluppo delle pamcelle ignee del /angue. I^V. Il calore, e l'attrito fvilLippano ne'mifti fulfurei una piii gran quantità di particelle di fuoco , e di particelle elettriche ; ma il fangue è un fluido di quefta forta, dunque il fregamento ed il calore aumenteranno la quantità, ed in confeguenza T at- tività del fluido elettrico , o del fluido nervofo : cos'I le forze mufcolari anderanno crefcendo fin a che tutte quelle particelle faranno sviluppate : quello è ciò che accade negl' Idrofobi (54)-. O 2 Dìf- lefle, che merci brillanti, e di valore. Vero è però, che fifFatta aria ela- fìica nel fangue non fi trova • ed è contraddizione il dire , che di un fluido , che velocemente fi muove , poflano le parti fue aver un moto di fermentazione ; io che pienamente fi è dimoftrato da Pietro Mufchem- brò nella Fi/tea al Tomo primo . Quella fentenza poi , che venne foftenu* ta dal Boerhaave , cioè che debba ammetterfi medefìmamente nelle parti- celle del fangue , un moto di rotazione _,' da chi è imbeuto delle leggi del moto rotatorio efpofte colla più fcjiiifita analifi dal celebre Leonardo Eulero , vien ella avvilita . Per In che a determinare un tal punto , fi dee riferire la fluidità del fangue al movimento continuo , ed al fluido elettrico . II volatile della bava fulle prime io raddenfa • iJ moto de' nervi , de' mufcoli , e del cuore di nuovo 1' afTottigliano . Queflo punto non è , che troppo diffici- le ,-- ed è malagevole Li colpir il vero. Due ingegnofe opinioni fi fono fchierate in quefta inchieda • alcuni credendo la bava rabbiofa efTer un veleno diflblvente • ed altri un coagulante, fecondo che ftimavano eglino, ch'ella fquagliava , o legava il fangue. Ma perchè io non veggio ftabilì alcuni principii di quelle fentenze , confeffo più volentieri , che la diver- fità de' fuppofti è nata dall' oirervare il fangue degli arrabbiati ne' di- verfi periodi del male • e noterò eziandio che quefto veleno fa una col- liquazione , ed indi rompe le parti del fangue , e '1 rende fluido e fotti- le. Taccio altri argomenti. (54) Siccome per lo moto , ne' corpi inerti Ci fviluppano le parti del fuoco nafcofto , e '1 calore fi produce , così e non altramenti s' avviene ne' corpi animali , e nella macchina dell' uomo . Quando il fuoco che lì fviluppa ha un precifo rapporto, e corrifponde a quello che s'intromette, noi fentiamò un caldo uniforme . Se per qualunque cagione fi arrefia , o fi fminora 1' ufcita fua , avremo freddo. Negli arrabbiati , perciocché molti ffime particelle fi dan fuori , il calore dovrà crefcere a proporzione. Il veleno inoltre feguendo ad agire , ne farà rimanere la maifa del fan- fo8 Dissertazione II. Dìjfere7iza della forza de fintomi fecondo i fuggettì , LVI. Negli uomini freddi e pituitofi , le Ebre de' quali fono lente, lo ftropiccio è più fievole, la quantità del fluido nervo!"» è minore nello fteflb modo che la fua elafìicità ; intanto i flui- di più afliderati fono più atti a fpeflarfi : può eflere dunque , cha il coneorfo delle cagioni abbia tanto condenfato il faague, che le forze vitali, benché accrefciute, ma in minor rapporto, non fa- ranno capaci reftituire la fua fluidità avanti la morte dell' am- malato, ed allora il fangue ftentatido ad ufcire dalle arterie, le eftremita delle quali fono molto {lrette,ed.eflendovi però condotto dalla contrazione delle vene , e del cuore y fi dovranno trovars .dopo la morte le arterie piene di fangue, come oflervò il Signor Tauvry(o),e durante tutta la malattia qualche furore vi farà nel- .lo fpirito dell'ammalato, il fuo polfo farà picciolo , ed il fuo corpo freddo, come quello del contadino, di cui fi fa menzione nelle Memorie della Società. Regale (1730) ^ ed in taoti altri (5 5). Furi- glie privata , e 'I calore infine andrà a ceffare. Qiiindi fi conlpruova quel- lo che altra volta fi difle ,, eh' è proprio de' veleni o di concentrare , o di difperdere gli fpiriti ,. cioè il fluido de' nervi . (o) Mem. dell' Àccadem. \6<^g. (55) Le malattie feguono la ternpra del corpo . Coloro che fonò di fibra elamica e nerboruti , anno fintomi pili gravi . Ma avviene tal fiata- in certuni , eh' effendo fiati morfi dal cane , per aver eglino la fibra di» licata dimolto , e fievole, malgrado il volatile del veleno intromeffb , e Ja forza de' mufi;oli , il fangue non fi- fci-oglie ,. ma rimane in buon» parte quagliato nelle arterie , fecondo g]i avvifi di peritifilmi Notomici. Egli è noto , che ordinariamente dopo la morte il fangue fi ricoglic nelle vene , e poco ne refia nelle arterie , ficcome ne teftifica il celebre Morgagni.* ma dove fi tratta del male della Rabbia, i vafi arteriofi , più che altri canali ne fon rigpnfi.ati , lo che fu notato chiaramente dal BrO' giano là , dove parla- de' veneni . Accade ancora , che per altro- principio tutt' oppofio al primo , le ar- terie fi trovino piene , e q,uafi vote- fi rinvengano le vene. Siccome fi tliffe più innanzi , q.uando gli arrabbiati a gran paffi corrono per gir 3 morte , gli umori tutti fi fciolgono : laonde non fi fermano ne' vafi del polmone , ma vengon ricevuti nel ventricolo fmiflro , donde ben di leg- sieri SULLA Rabbia? fof Funfure vive^ e dolorofe. LVII. L' urto de' corpi è come il quadrato della loro velocita rifpettiva; ma pi& il fangue fpinto dal cuore va rapidamente, e quello ch'è fpeffo dentro le arterie lentamente, più la differen- za delle velocita , o la velocita rifpettiva è grande , e più 1' ur- to delle colonne del fangue è violento ^ Or da queflo urto dì- pende il battimento o la dilatazione delle arterie, lo fviluppamen- to delle particelle del fuoco , lo ftira:mento dolorofo delle fibre Jiervofe , prima affiderate dal freddo . Dunque quefio urto dee fvegliare in tutto il corpo calori acri, punture vive, fimili a' colpi del fuoco, o a quelli de' corpi elettrizzati , come li rifen- tono vivamente gl'idrofobi (p) (5-5)» ^^- gieri pafTa-no nelle arterie . Quivi poi fìagriano, e quivi s'Incagliano , pcF- €Ìocchè manca la forza al cuore~ per poterli fpingere nelle vene , il qual pafTaggìo intieramente fi fa per la forza del medefimo. Quelle verità non fon bilbgnofe di lunga pruova , eflendo ammeffe da tutti j né fa meftieià \ opprimerle di citazioni ,■ e di offerVazioni per mille altri già fcritte , né di quiftioni rancide , e che fon più fredde del ghiaecio iflefib . A noi balli r aver detto tutto quello che pofìa anche in generale piacere a'Dot- ti, e riufeir a' giovani ben utile ,■ e gradevole. (p) In paroxiftnis aeger corpus- univerfum fiamma quaft penetrari & dtf' feciari fentiebat .... cium fiamma urgehat conflriSlum: pe6ìus ,- conjìrl&a» que pr accordi a . Aftruc. pag. ip. Die tenia novum fymptoma fupervenit, intolerandus fcilicet aefluSy in quo torpus univerfum quafi igneis fpiculis perfodi fentiebat . Aftruc. pag. l6, P eBoris angujìiam , praecordiorum ardorem , ae/ìum , conftriBionem infolt' tam, atrscijfìmos partium dolores , quafl ab igneis fpiculis perfoderenttir . Id,- pag. i8. L'Idrofobo di Edimburgo fi fentiva divorata dalle fiamme. Sag- gi di Edirab. Tom. i. pag. 343. (5Ó) Quando una macchina elettrica è ban carica- ,• dà fuori quelle feintille che da' Fifici chiamanfi fpontanee , alle quali avvicinando la Biano fi fentono delle punture •• è quando certi nuvoli denfi fon pregni per ecccffo di vapor elettrico, producono i baleni, ch'è il medefimo flui- do che pafla in que' luoghi d' aria, dove minor elettricifmo fi contiene » Medelìmamente il corpo dell" arrabbiato effendo pieno di fluido fottiJe e velenofo,^ quefto urterà in alcune parti, e farà k cagione delle puntur® vive eh' effi l'offrono-. " ^'i^. Dissertazione IL Refpir azione fajltd'tofa . ■ LVIII. La facilita della rerpirazione dipende dalla facilita col- ia quale i mufgoli del petto fi muovono (57), da quella dell' aria (57) Seauendo a dilucidare la gran torma de' fintomi che patifcono gli arrabbiati, ci fi preferita ora quella difficoltà ch'elfi foffrono nel refpiro, quella interna fmania che li crucia, e quel fenfo di fuffogamento che ge- nera in elfi un faflidio invincibile • Fa duopo però che fi dichiari innan- zi tratto, che il refpiro non fi fa perchè T aria entra nel petto , e pel fuo elatere , o per la fua forza dilata la cafla del medefimo j ma fibbene perchè le code vengono innalzate da' mufcoli intercoftali , e l'aria per Jeoge di equilibrio entra ne' polmoni . Niuno potrà mai figurarfi quali acerbe quiftioni fi fieno agitate fu dell' ufo vero de' mufcoli intercoftali , e come fi fieno a vicenda caninamente accarnati e lacerati i due autore- voliffimi Fifiologi il Signor Haniberger, e '1 Signor Haller , pretendendo il fecondo dopo il Boerhaave, che amendue gli ordini de' mufcoli inter- coftali interni , ed efterni vagliano per innalzar le cofte ; mentre nell' al- tro partito Giorgio Haraberger, e '1 Signor de Sauvages foftengono a fpa- da tratta, che i foli mufcoli efterni fieno gli elevatori, e gl'interni deb» banfi chiamare depreflbri delle cofte medefime . Se fi faccia l'applicazione de' principii della Meccanica , fi può decidere quefto gran litigio . Nelle leve le potenze , e le refiftenze fon in ragion inverfa delle diftanze dal punto di appoggio. Sì potentia ve&i Jìve l.omodromo , five heterodyor,ìo ap' pl'icata -, ftijìentat poììdus in alia extremttate y rationem recìprocamdilìantia' nm ab lypomoclio ad pondus habet. E' quefto un teorema dimoftrato nel- la Meccanica da Wolfio al Tomo fecondo della Matematica . Oltracciò : potentla quae trahit oblique ejl ad ea>n trahens ad perpendiculum , utìfmm onduli inciinaticnis ad fmum totum . Wolfio nello fteflb luogo. ^ Tanto i mufcoli efterni , quanto gì' interni anno la fituazione delle fibre in «uifa , che poffono avere la m'aflima forza nell' agire. Quella fi- tuazione'sì obliqua delle fibre, ha iervito per l'augumento di tal forza; perchè cffendofi crefciuta la diftanza dal corpo della vertebra , nella pro- porzione medefima dovrà farfi 1' accrefcimento della potenza . Se tali fibre più obliquamente foflTero allogate, il. féno dell'angolo d' inchinazione^ fa- rebbe minore in rapporto al feno tutto, e perciò la forza farebbe più de- bole . Se inoltre le fibre foffero fituate meno obliquamente , o in un an- golo che fi accoftaffe al retto; abbenchè il ieno d'inclinazione fofle vici- no alla lunghezza del feno tutto , onde la forza riufcirebbe maggiore- tuttavia perchè in maggior ragione fi fminora la diftanza dal punto di ap. stJLLA Rabbia.' "hi aria che debbe entrare nella glottide (58)^ e dilata re la trachea ed i poi' appoggio , la pofenza anderà a fcemarfi più toflo , che a crefcere . A* dunque il fìto eh' efle fibre tengono , è il più acconcio per efercitare la più gran forza . Potrebbonfi qui ancora sfoderare i tanti argomenti tratti dall' Analifi fulla feria maffima che poflbno avere le quantità , le quali con Un certo ordinato e precifo rapporto crefcono j e poi di nuovo di- minuifcono. Qiiefli tali problemi li rifolvono i Matematici col metodo di Cartefio, ficcome queftofi efpreffe nella fua Geometria in parlando dei metodo di determinare le tangenti delle curve* e colla maniera eziandio di Giovanni Uddenio , quando tratta del modo di udurre Tequaziioni che anno radici uguali ; oltre di quello che ne fanno gli Scienziati nell* Analifi fublime, quando applicano il calcolo Differenziale alla foluzione de* Problemi . Tra gli altri fu maneggiato Un sì nobile argomento dal Si- gnor Leibniz ^ al quale fé noi deffimo il Principato fra i viventi in li- mili fcienze , glielo daremo certamente coli' univerfale confenfo di tutta Europa. I melenfi-^ e neghittofi Profeflbri ^ gente feminatrice di errori, non appkudifcono fimili raziocinii, e quai fetidi efcrementi gli anno in orrore . Ma egli è Un gran che : finché non fi giugne a ripulire gì' inge- gni; da quella ruggine e fcoria delle vecchie Scuole , maifempre gli uo« mini faranno allo fcufo delle belle cognizioni * Poi j da ciò che fi moflra altrove , i mufcoli intercoftali . efterni ficcO"= me quando fi contraggono inalzano le cofte , gì' interni mufcoli vengono diftratti , e colla forza fifiCa e vitale, cercheranno accorciarfi, ed abbafleran» no le cofte medefime. Leggafi la Fifiologia di Hamberger al Capitolo V. (58) Dilatato il petto metcè l' innàlzaniento delle cofte , e molto più per r abbaffamento del diaframriia , rimane molto fpazio tra la pleura che interiormente vefte effe cofie , e la fuperficié efternà de' polmoni , i quali effendo premuti dall' aria eh' entra per la laringe nella cavità de' medefimi j fi' gonfieranno i polriioni j e quefta è la ifpi razione. I polmo- ni altresì fi accofteranno dimolto aila detta pleura, finché fi può compri- mere r aria toracica , come vien chiamata dà Defagugliers , Hamberger, Hales , e dal de Sauvages . Se il petto non fi dilataffe, l'aria atmosferi- ca , e là toracica ferberebbono un perfetto equilibrio , ficcome dimoftra il Wolfió neir Aerometria ^ e non pótrebbono gonfiarfi i polmoni. Ma perciocché 1' aria toracica fi rarefa , e perde di forza , 1' ària comune , ó dell' atmosfera può dilatare i polmoni . In fine quando effi polmoni gon- fii anno riftretta di nuòvo l' aria del torace , quefta riacquifta la fua for- za; ed i polmoni altresì sforzandofì di ftrignerfi , ed i mulcoli interco- ftali interni abbaffando le cofte , nafcerà quella che tutti dicono efpira- zione . Con quefto chiaro ragionare fi viene a comprendere di leggieri la gran fun- 112 Dissertazione li. polmoni, e dalla temperatura dell' iftefs' aria refpirata (^p): ora nell'Idrofobia al principio del fecondo grado, i dolori impedifco- no molto i movimenti de' mufcoli del petto ; 1' infiammagione del fondo della gola j o almeno per fua irritazione impedifce quello della laringe, e della trachea ; il calore cocente de' pol^ moni rende fubito l'aria troppo calda ed inutile alla refpirazio- ne, fé non è rinnovata da frequenti ifpirazioni: dunque dal con- corfo di quefte cagioni la refpirazione debb'elTere faftidiofa {60), Gran funzione cotanto Intralciata della noftra macchina , cioè il refpiro ; e coti bello accordo fi viene ad introdurre nella fpiegazione de' fenomeni della vita la vera Fifica, refa ormai per lungo tratto innanzi vile, e neglet- ta . Ne'tempi andati le ipotefi erano il genio de' Medici , e quefte erano le loro delizie . Dobbiamo perciò congratularci della feliciià de' tempi nofìri . (50) Niente più è neceffario per lo buono refpirare , quanto la quali- tà ottima dell' aria . Noi non viviamo , perchè i polmoni vengono refi "onfii da un'aria che in le medefima è pefante j ma perchè ella è elafti- ca , e pregna eziandio di un fottiliffimo fluido, che i movimenti, e 1^ vita mantiene . Se 1' elatere mercè il rimefcolamento degli ftranieri cor* picciuoli in lei fi sminori , e le detto fluido vitale fi fiifi o fi difperda , l'uomo non può campare affatto. Si compruova quello da tanti fperimen» ti , e da varie oflervazioni fatte da' moderni , che il ridirle qui , ninna loda recherebbe a me . Solo qui aggiungo , che ficcome tefìificano il Val- lisneri , e'I Linneo, gli animali muoionfi fé vengan meflì in luogo ri- chi ufo . Tommafo Derliam Canonico di Windfor racconta parimenti , che i pefci fé vengan pofti in qualche pifcina, dove l'aria non vi può giuo- care , ficuramente fi muoiono , abbifognandovi per la lor vita una fotti- iiffima aria ri fratta , e che paifi per gli pori minimi dell'acqua. Qiiindi fi comincia ad intendere , e perchè mai le Mofete , o fieno quelle mor- tifere cfalazioni che forgono in certi luoghi , producono quegli effetti co- tanto luttuofi , che noi veggiamo. Ma di ciò altrove me n-e difcaricherò. {66) Premefle da me quefl:e tre necelfarie annotazioni fui refpiro , e full' aria in generale, fo ritorno agli oggetti brutti e tetri , cioè a' fin- tomi della Rabbia . Negli arrabbiati la difficoltà del refpiro nafce dal do- lore , e dalla fenfibilità avanzata delle fibre de' mufcoli neceffarii a muo- verfi • dall' aria , che nell' entrare ne' polmoni ripieni di fuoco , e di un fangue tutto infiammato , tantofio perde di elafticità ; e dalla ve- locità maggiore che ha il fangue medefimo ne' vafi arteriofi de' polmoni . Che r anima eferciti dominio fulla funzione del refpirare , non fi è jnai dubbitato . Ma non è defla la .cagione unica , e fola del continuo mo=. SULLA Rabbia. 113 Gran febbre iti certi' cafi , LIX. Ne'fuggetti giovani ardenti, e biliofi, il fluido è più ab- P bon- movimento del petto . Sono i nervi , e la meccanica azione de' varii mu- fcoli , ed il maravigUofo concerto dell' aria del torace , e dell' atmosfera. Ciò non oftante il Signor de Sauvages , dopo il gran ruolo di tanti altri Sthalliani , ficcome il rnoto del cuore , così credette che dall' anima il continuato refpiro nafceffe . Io ancora ben credo , che Alberto Haller , lunge dal riguardar Tempre la verità come una meta luminofa , mercè una incoftanza , una interna pugna , ed una turbolenza di fentimenti , quafi fra due formidevoii fcogli coftituito , credette quell'anima iftefla, che cotanto egli avea vilipefa in i (piegare i movimenti del cuore , efier la cagion vera , e compiuta della refpirazione . Checché ne fìa di quello , gli è certo che 1' anima vi ha parte nella funzione del refpirare , e che ne dirige i gradi fecondo i bifogai della vi» ta . Quando i mufcoli del petto fentono dolore , 1' uomo non farà del- le grandi ifpirazioni . Nelle pleurisle o fcarmane elfendo i polmoni in- fiammati , e delle volte i mufcoli intercodali , perciocché nel follevamen- to delle colle quelle parti fortemente fi diflraggono, per lo dolore gl'in» fermi fanno piccole, ma 'frequenti relpirazioni . Se li confideri , come ne- gli arrabbiati le fibre tutte fono in iftato di eretifmo , di tenfione , di ■fenfibilità , e di dolore; non altramenti accaderà il refpiro, che piccolo, e frequente . Inoltre in tale (lato di male, l'aria nell'entrare nel petto perde aflaif- fimo la fua elallicità . Avvegnaché 1' aria , acciò pofla mantenere il fuo elatere , ha meftieri di un grado precifo e determinato di rarefazione , fecondo quello che dimoflra Daniele Bernoulli . Se tale rarefazione dimol- to fi avanzi , reciprocamente la forza elaflica fi srainora . Però eflendovi negl' infelici rabbiofi uno fviluppo di particelle di fuoco , ed un calore crefciuto , e maggiormente nelle fauci , ugualmente che nell'efofago , nella laringe, e nella trachea, mercè la infiammagione che non di rado attac- ca tutti quelli luoghi ; 1' aria fi rifcalderà in un tratto , e perderà ben predo la forza elafiica . Anche i xani , allorché agonizzano per si brutta malore, anno il refpiro difficoltofo . Si è oflervato medefimamente , che dove ne' cadaveri degli arrabbiati fi è trovato gonfiore nel canale del ref- piro, ficchè l'aria incontrava llrettezza nel cammino, piìi malagevolmen- te , e con illento più grande que' miferi refpiravano . Di qua fi ritrae un altro calzante argomento . Perciocché la velocità colla quale l'aria in paf- fando per la trachea entra ne' polmoni , è fecondo l'ampiezza della mede- feia. Or eflendo le forze che v'abbifognano per muover i fluidi in ra- gio. tÌ4 D I S S B R T A Z I O N B IL Sondante e più elaftico , i folidi più tefi , i fluidi più mobili è più caldi , il fangue difeccatd s' infiaimma più facilmente : dun- que il cuore moflb da forze più grandi, e trovando delle mino- ri refiftenze, fi muoverà più veloce; cioè a dire, o più profon- demente ftringendofi, o più frequentemente; o .con più di velo- cita e di frequenza nelT ifleffo tempo ; ma Ja fofza del poifo delle arterie corrifponde a quella del cuore, dell'ifteflo modo che il numero delle loro battute; dunque le arterie batteranno più for- te a ragione della loro elevazione, o a ra"?ione della frequenza, o per tuttaddue aflìeme (ói)-. Se fi mifuri fu quefto piede la gione duplicata delle velocità che debbono eflì avere • ne fegue , che mer« ce lo ftringimenro del canale, l'aria perderà di celerità, e meno in con- feguente potrà entrarne nelle cellule de' polmóni ; quando al contrario i medefimi negli arrabbiati an più bifogno di aria elafiica , per potere fpingere il fangue affollato ne' vafi , e refo eziandio più denfo . Ecco perchè la macchina chiede di aiutarfi col favore delle refpirazioni picco- le, e frequenti. In fine la velocità maggiore del fangue per gli polmoni, dee noverarfi per terza cagione del refpiro difficoltofo negli uomini divenuti rjbbiofi . Olferviam lo fteffo in coloro che fanno de' grandi sforzi , o che veloce- mente corrono. Dopo picciol tempo fentono un ambafcia , che dinota 1' affollamento del fangue ne' polmoni. Non difficilmente ancora s'intende- rà perchè la voce, non pure ne' cani rabbiofi, ma benanche negli uomi- ni arrabbiati , fi perda o divenga fioca , donde nacque il nome latino ra-^ bies . L'aria dee liberamente uicire da' polmoni per produrre quel gìufto tremolamento nelle corde vocali ^ e fare eziandio quel proporzionevole rimoombo e ftrepito ne' ventricoli della laringe, onde la voce ne forge . Ne' malati de' quali fi parla, la tenfione della gola e delle parti vicine, lì calore e 1' aria men elafiica del convenevole, non fanno che fi produ- cano quei triemiti , de' quali ha meflieri la natura , per conformare la voce . (<5i) Se fi domanda a' Medici di diverfa Setta cofa è febbre , ed in che confifie la fua natura; chi dirà è un calore crefciuto , un fermento che ftimola ; altri un polfo più veloce del naturale- e qualch' altro fofter- rà che fia una improporzione delle forze vitali a quelle de' mufcoli vo- lontari . Peggio, e più battaglie fentirete, fé vi veniffe la voglia di fa- pere, da che nafce la febbre , o qual' è la fua cagione : efce un numero sì grande di opinioni , che reca fommo fpavento . Si è giunto a difendere , che tutte le febbri fieno cagionate dall' anima . Fa pu- re il brutto vedere tanta varietà di pareri nel punto il più effenziale del- sulla^Rabbia." 113 la febbre, ella fi troverà grandiffiina ìa quefti fuggetti, come of- fervafi qualche volta (q). Tutf' i /enfi fono tflremamente vivi. LX. 11 fluido nervofo è determinato impetuofaraente verfo Te parti , i inovimenti delle quali fervono a cacciare , 0 diftrug- gere la cagione che irrita jcosì ogni animale che fi fente brucia- re la zampa , la ritira e la fcuote rapidiffimamente : quelli che anno un offo nella gola , fanno tutù gli sforzi di tolTe , di naufee, ed ufano tutte le attitudini che convengono per inghiot- tire o ributtare quello turacelo. Dell'ifteflo modo, fecondo che certe parti fono più vivamente irritate che le altre, il fluido P z ner- della Medicina. Perciò fi richiede una fomma finezza d'ingegno, una fo« dezza nell' oflervare , ed una chiarezza dì mente nel fare i giufti rappor- ti. Io fono flato maifempre col Signor de Sauvages fu quefto punto, e^ ho creduto che nella detta im proporzione di forze confifla la febbre : e che le febbri maligne , tuttocchè non portino un moto molto avanzato re' polfi , grande è però la debolezza del corpo , e 1' abbandonamento del- la macchina. Ho veduti di quegl' infermi , che non fi fidavano di alzai.' un femplice braccio. Con quefla dottrina fi può intendere, ed unire quel- la varietà di pareri de' Medici , avendo certuni detto che gli ar- rabbiati an febbre grande , ed altri che ne an poco , o niente affatto . Quando il veleno rabbiofo 11 è refo fottile a fegno , che come un aura ha penetrato ne ngrvi , inceppata la linfa, e fnervata la macchina j non molta apparirà la febbre , ma la malattia farà nervina , e più gagliarda : fìccomc per lo contrario quando il veleno è più vifcofo , ficchè raddenfa gli umori più grofTplani , allora il cuore viene irritato e {limolato , on- de le celeri e frequenti contrazioni nafcono , eh' è ciò che febbre dicia- mo , mentre le forze de' mufcoli fono per altro verfo infievolite . Ne' temperamenti biliofi , e fanguigni , ed in quegl' infermi che anno i folidi più contrattili , ed irritabili , più facilmente lì produrrà la febbre . (q) Il Cberico della Badìa d' Alais che morì arrabbiato , avea la feb- bre più forte che mai fi può avere. Roberto (X) aveva ancora una gran febbre quel giorno che fu fegnato quattro volte in 12. ore. Clemente citato da deSauIt , dice aver viftì otto arrabbiati , ad uno de' quali gli fece tirare circa due libre di fangue in un folo falaffo , fenza che il fuo polfo fminorafTe , ed il fangue zampillava ancora due piedi fuori del letto . Oùferv, 20. tòm, 5. ili D r s s fe R T A z r o N E IL nervofo fi muove ne' nervi , e fa agire i mufcoli che ivi ter- minano: fe ciò avverafi in un organo de' fenfi, l'ammalato avrà (f) delle vertigini , degli abbagliamenti , ovvero crederà intendere i fifchi del vento , o il rumore del tuono (s) : egli avrà il guardo feroce , la voce minaccevole , digrignerà i denti , impu- gnerà fortfrmente le coverture,farh di tutto il fuo corpo contor- fioni flupende, avrh de' tremori violenti; tutt' i movimenti che chiamanfi convulfivi ogni volta che non fi vede il fine , giudi- canfi in volon tarli (óz^. Sen. (r) L'Idrofobo di Fdimburgo gridava , che tutto ciò che lo circonda- va , girava con Una rapidità flraordinaria , un momento dopo eh' egli non vedeva più gli oggetti. Saggi Tom. i. pag. 34^. (s) Sujurros modo, ttnnltiìfque aurium percipieùat, modo fulminei venti fo- iiitu pertenefaBus o/ita & feneflras cubiculi diligentijjime claudi curabat . Rivalier in Sepulcbret. Tom. i. pag. 215. (6-2,) Traili tanti moti crefciuti de' nervi , fra' tremori varii che fi rav- vifano negli organi degli arrabbiati , non pofTb tacere di fare fpeciale ri- cordanza delle vertigini, e de' tintinni difpiacevnli , e de' fufurri difgu- ftofi eh' efii foffrono , che fon effetti delle commozioni irregolari, mercè il fluido nervofo ripieno del volatile e fosforico veleno . Sulle pri- me deefi fapere , che le vertigini , non na'cono da uno fconcerto che faffi nell'organo del cervello, bafe e fondamento dell'intiera nervatura; ina fono effetti del diflurbo ne' nervi degli occhi . Tal' è 1' orditura di ^uefti ammirevoli organi de' fenfi, che le minime fcofle che fi fanno da- gli efleriori obbietti •, imprimono nel lor fondo le immagini di qiie'cor- pi raggianti . Cofiffatte immiagini , che fon vivaci , lun-.inoie , e colorite, e fono fcotimenti al nervo ottico comunicati , mutano di f;to nella reti- na, fecondo la varia direzione di efìi raggi . L'anzidetta retina altresì tuttaquanta è fenfibile ; e perciò noi ben pof- framo rimirar gli oggetti in qualfivogjia fituazione. E quante volte alcu- na cagione flraniera fi giace, o nell'umor vitreo, o in effa retina, che impedifca il libero , e fpedito pafiàggio a' raggi colorati ; vedrafli quel Juogo corrifpondcnte tutto fcuro , e fuori dell' occhio a poca diflanza dalla fantafia fi concepiranno t[uelle macchie annerite efier fomigHevoh a degl' incetti. Intanto ficcome nello flato naturale variando le fituazioni delie immagini e de' lumi, noi comprendiamo efferfi mofli gli oggetti; non altramenti fe una interna cagione vi fia , che fcuota i nervi, e col- le molfe di quefli fi cangino i fiti dritti e regolari delle dette immagini o de' detti lumi , ecco nate le vertigini . Negli arrabbiati grande è h mobilità e h fenfibilità de' nervi, e '1 fluido nervofo ripieno di fot- ti! SULLA Rabbia» iif Setìfibìlità degr Idrofobi . LXT. La fenfibilitk è proporzionata alla forza, colla quale il fluido nervofo ritorna veifo il cervello (^3) , o alla tenfione delle t\\ veneno tumultuofamente vi corre ne' medefuTii , gli agita , e lì con- velle . O che ciò fi accada nella lente crifiallina , mofla dalle contratture difuguali de' fiioi ligamenti , o che s' avvegna mercè de' moti della retina , morbofamente fi produrranno le vertigini . Di leggieri àncora s'intendono i tintinni e i fiifijrri degli orecchi . Il Signor Leonardo Eulero con fodiffimi argomenti ha provato , non molto lungi efì'er il meccanifmo degli orecchi da quello degli occhi teftè accennato . Ognuno di noi nello flato di fanità non fente alcun fijfi.irro ne' proprii orecchi , perchè le parti tutte fono temprate con maravigliofa armonia: la quale torto che s'interrompe, e gli umori non rigirano con piacevole moto, ma una parte riceve un urto maggiore dell' altraj quella che più fortemente fi muove e fcuote, ne' nervi dell'udito cagionerà quel rumore . Nello fiato di fanità di dì_ , e di notte muovefi l'aria della tromba uditoria del timpano , ed il fangue che compie i fuoi giri ne' Tafi fanguiferi del timpano medefimo , e del labirinto . Dovrebbono quefte cagioni far nafcere un fuono continuato, e malagevole agli uomini fareb- be r affbnnarfi . Pur tutto ciò, nulla fi fènte . Ma negli arrabbiati effendo più tefì i nervi dell'interno dell'orecchio, le vibrazioni faran più nume- rofe , come quelle che ferbano la ragion fudduplicata , o fia della radice quadrata de' gradi della tehfione : come anche anno maggior movimen- to del f;ngue . Tutto quello dichiara la cagione de' tintinni eh' egli- no fperimentano . QLiefti principii qui dati fon più che buftevoli per intendere le altre commozioni nervine . Tutt' i moti convuUìvi negli arrabbiati nafcono dalla fenfibilità, e dalla tenfìone crefciuta de' nervi , ncn altramenti che fi oflerva nelle femmine ifleriche , e negli uo- mini ipocondriaci , che fon foggetti a quafi tutt' i moti , fecondo che i varii nervi ne fieno affetti. Anzi uop' è iapere , che quafi gii arrabbiati tutti fi muoiono con una convulfione : e queir uomo infelice oriuolaio di Ginevra , eh' è morto qui in Napoli nel mefe di Luglio di queft'anno 1785 , dopo aver ricevuto un morfo nella mano da un fuo cane eh' era arrabbiato , dopo quarantotto giorni dalla morfura fi morì con una gran convulfione. La malattia fi sbrigò in poco tempo. ((5^) L' avanzata ienfibilità degli arrabbiati concei'ta beniffimo colle leggi , fecondo le quali fi fanno le fenfazioni nel corpo noftro ; e fpiega ferchè eglino fuggano l'aria, e lajuce medefima . Sulla prima la forza più xi8 Dissertazione lì. delle fibre nervofe , e al grado di attenzione cIk l'anima v' im- piega; ma il fluido nervofo avendo più di velocità, e però più di più grande che rifiede nervi , nata dalla maggior quantità di fluido ner- vofo intromeflb nella lor foftanza, dichiara le fcofle maggiori che debbo, no recarfi al cervello; e la tenfione maggiore altresì che procede dal me- defimo principio, e che a vicenda fa la fenfibilità, fpiega il dolore. Ma Ja retina dell' occhio effendo la più fenfibile fra tutte le altre nervofe membrane, e che vieppiù mantiene le fcoffe ricevute; la impreflione della luce renderaffi molto dolorofa. A buon conto, ficcome gli occhi in tutti gli animali fono i fenfi efteriori ripieni di un fuoco che gli anima, e li rende brillanti e vivi , così allorché fon pieni di un nuovo vapore , non potran fentire il lume. L'aria produrrà l'effetto medefimo ; perciocché nello ftato di falutc premendo ella la fuperficie del noftro corpo da più che trentamila libre di pefo (anzi fecondo i calcoli de' Signori Mairan , Mufchenibrò , Defa- gugliers , Nollet , e degli altri , con pefo maggiore di trentadue mila li- bre) mercè la fenfibilità crefciuta , non potrà il corpo dell'idrofobo un tantp pefo foftenere . Non fi può tacere , che parecchi de' Fifici aveanfi creduto non darli prefTura di un fluido fu d' un folido immerfo , foftenen- dofi l'una 1' altra le particelle dintorno ; ma quanto fia un tal penfare lontano dal vero , con varie ragioni e con ifperienze fi è moftrato da s* Gravefande , e dal Wolfio nell' Idroftatica al Tomo fecondo delie Opere Matematiche. Or in quella guifa che gli occhi non foffrono l'impreffio- ne della luce, nel modo ifteifo il corpo dell'idrofobo "non potrà che con dolore fentir la prefTione dell' aria . Se quefla fofle agitata , o fia fc vi fpiraffe del vento , allora con maggior incomodo potrà fentire cotale im- preflìone, poiché l'aria mofla , fecondo la ragione duplicata della veloci- tà , fi crefce ella di forza . Quelli fon i motivi, per gli quali gli arrabbiati non an ripofo, pro- curano di far chiudere le fineftre , per ifcanfare per quanto poflbno la prefllone crefciuta dell'aria. Da quel principio di Medicina al certo, che il fenfo nelle fibre nervofe fi fa fecondo il determinato rapporto della lor tenfione, nafce l'orrore che gli arrabbiati anno per gli corpi attivi. Noi fappiamo che quanto più una parte del noftro coi-po è tefa , altrettanta maggiore fenfibilità in effa abbiamo , e dolore maggiore fperimentiamo quando vien ella ftjmolata , od in qualunque maniera toccata . Certi abi- tanti dell' ifola di Martinica, come riferifce Thibault , anno tanta fenfi- bilità nelle fibre , che per piccola puntura fono forprefi dalle convulfioni . In ogni infi.ammagione , perciocché vi ha tenfione , fi foffre eziandio del dolore . Per la qual cola gì' idrofobi avranno orrore della luce , dei ven- to. SULLA Rabbia.' iip éì forza, nell'andare o venire,- diftende di vantaggio i nervi , e T anima che fente la funeftà cataflrofe che fi prepara , non s oc- cupa che nel male prefenté o futuro : dunque ella è attenta al- le menome impreffioni ; e per tutte quefte ragioni la fenfibilità è lomma . LXII. Quando i nervi fono ertreraamente teCi , il lor tuono diviene più acuto , o le loro vibrazioni più frequenti , le fenfa- zioni cangiano fpezie come i fuoni , e divengono dolorofe : ogni imprefTione è dolorofa ^ come fopra un dito infiammato : ma f anima teme, e con ragione, ogni impreflione dolorofa , e fa in confeguenza l'uomo tutto quello che può 3 e che conviene al fuo Jftafo 1k) , della femplice aria, e de' colori vivaci. Il Signor de Sa\).lt{ Differta' tton de la Rage ) , Riccardo Mead ( De cane rabido ) ,e'l Dottor James rac- contano che gli arrabbiati anno un vero orrore per la luce . De' fimili fatti leggonfi nel Giornale di Medicina al Tomo terzo, ed altri ne rap- porta il Fischer ( De miro fenfuum augmenfo).C\ò che fa la luce, il fanno 1 colori vivi , come il bianco,- il roflb,- il giallo , e qualch' altro, i qua- li tutti riflettono gran numero di raggi . Si confermai tutto quefto dall' òfìTef vare ancora , che in altre malattie ,■ delle quali il corredo fono flati il furore e la tenfione de' nervi , è na- to r orrore della luce , e de' colori . Nelle ifleriche donne fi è tal fiata ravvifato 1' abborrimento di efì'a luce •■ Il vento , o qualunque mofTa di aria, il fuono , Io flrepito per la ragion medefìriia; fono difpiacevoli agli arrabbiati , e fono da noverarfi traile cagioni del furore , ficcome an no- tato Morga£ni (De fedi bus, & caufts morborurm &c. Tom. I.), James, ed altri autori . Ed aggìugne il Signor Hunauld ( Dijfert. de la Rage ), che fommo tormento arreca agli arrabbiati qualunque minimifllmo fli- molo che fé gli fa .■ Un idrofobo non fofFeriva il foccamento del polfa che gli faceà il Medicò^ E bafti fin qui l'aver detto fu della fenfibilità degli arrabbiati; laon- de a ragione, e con avveduto configlio Celio Aureliano die a loro una particolare nomenclatura . Eglino nel vero anno in orrore 1' acqua , ficco- me poco apprefib fpiegheremo : abborrifcono la luce, l'aria, il vento, il fiato degli aflanti , il fuono, ogni flrepito, ed ogni toccamento , che an- che" leggiermente pofTa fmuovere od irritare i nervi e'I lor corpo : per lo che debbono efler chiamati Pantofobi , ficcome Celio diffe j pardla eh' erprime l'orrore di ogni cofa:. In tal guifa s'intendono i mifteri di tanti aftrufi nomi , co' quali i linguaggi Greco ,- ed Araba an l'efà venerabile' la Medicina . 120 Dissertazione IT. flato pef evitarla : dunque l' idrofobo , che dee efìfer fomma- mente fenfibiie , e che fofFre crudelmente per ogni dove dovrà temere vivamente tutto quello che può caufargli delle nuove im- preflloni : così debbe avvolgerfi , e covrirfi colle fue cover- te, o portare le mani innanzi li fuoi occhi , e far chiudere le fineftre per evitar l'impreffione del giorno fopra la retina. Egli farà (t) Aerofobo ; e dee ufare le ftelTe precauzioni per non in- tendere alcuno ftrepìto efterno, per evitare che non lì cammini gravemente nella camera. In alcuni, ne' quali l'organo del tatto è più dilicato, faranno più attenti; tale era il Medico idrofobo, di cui parla Celio (u) , che fupplicava gli affiftenti colle lagri- me agli occhi di non avvicinarfi , ed avendo intefa una delle fue lagrime cafcare fopra di fé , montò in furore , e ftracciò i fuoi veftimenri. In fine altri temeranno tutto, echiameranlì Pan- tofobi. In Napoli un uomo effendo flato morficato da qualche tempo da una vipera, ebbe tra gli altri fintomi l' orrore del gior- no^ o l'Aerofobia, Il veleno della vipera ha delle parti molto più fifle, che certe del veleno idrofobico; ma fembra per quello fmtomo averne di elettriche o di molto volatili; e le agitazio- ni, i furori, i capricci di quelli che la Tarantola ha punto, fem- brano farne fofpettare altrettanto del veleno diqueftoragno(<54): Cosi henchè in generale gli fpiriti volatili cavati dagli animali per la Chimica non fieno tutti proprii ad agitare, e rarefare il fluido nervofo , vi fono però delle foftanze molto analoghot che lo fanno . Ma in che modo caratterizzare le altre foftanze vo- latili vaporo fé , che concentrano p raffrenanp quefto fluido , e che (t) Idcirco lumina detorquens a luce, abd'ttum manibui "uultum verfi4S te- nelttas converte bat . Quia ardentes oculi fuffeSit fanguine & igne a diur- na luce perftringebantur . Idem. Tra quelli di Meynes 1' uno fé portar via le candele nel tempo della comunione, non potendo foffrir la luce ; l'altro non potè fofferire l'eftre- ma unzione che fopra un piede , mentre il menomo toccamento lo faceva fremere , e tremare . (u) Celio Aureliano cap. iz. \6/\) Al Tomo fecondo di. quell'Opera farò vedere cpn chiari argomen. ti , quanto fia lontana dal vero la credenza .che fi è tenuta per molto tempo , fui veleno della Tarantola . SULLA Rabbia. i2i che ad uh certo grado di forza , come il caibro , il fumo del- Je piume, il laudano arrecano gli fpafimi , le agitazioni, i farorij Je convulfioni ifteriche; ed avendo maggior grado di forza, co-. riie il vapore delle mofete (^5) , il fumo dello zolfo, non fola- mente ammazzano gli uomini e gli animali , ma smorzano in- tieramente la fiamma e '1 fuoco . Noi fiamo ancora all' ofcuro fopra quello fusgetto. Le fpericnze di Hales ( Statìc. de Veget, pag. 255. ) an dato qualche lume fopra quella materia-. Se egli è dunque vero ciò che fento per una lettera di Berlino, che attualmente riguardai in Inghilterra il mufchio come utile nel- la Rabbia, pare che debbe agire concentrando il volatile del ve- leno, e raffrenando la fuga del fluido nervofo, come certe umi- dita graffe foffocano la virtù elettrica [66) : forfè i' Elettrome- tro che i Signori Leroy, e d' Arcy anno di frefco trovato , fa- ciiitera io ftudio di tutte quefte cofe (óy). Q_ Gli [6^) Nella terza DifTerfazione di queflo Tomo primo fi efaminerà di giunta co' veleni volatili l'origine delle mofete; e dopo che fi faran mef- fe in veduta le varie oppinioni , fi conofcerà in quale di effe noi do- vremo arrolarci. {66) Nelle Tranfazionì Filofofiche leggonfi delle ^ici cure fatte col favore del mufchio, non folo della Idrofobìa, ma benanche della pazzìa, dell' epilefsìa , e di altri confimili mali , ne' quali vi fi vede accompa- gnato il furore, ed un generale fconvolgimento dell'intiero nervofo fifte- ma. Ma di ciò nella cura della Rabbia . (Ó7) Il Waitz, e l'Abate Nollet molto an travagliato per k invenzio- ne dell' Elettrometro • Il Nollet iflrefTo, dopo avei' raccontati i varii ten- tativi fatti su quarto ftromento conchiufe , poterfi dire in generale , che r Elettrometro quale dovrebb'elTere per meritare un tal nome, è un iftro- mcnto molto difficile ad immaginarfi a' tempi noftri , e forfè è ancora troppo preflo il penfarlo . Ciò non oftante il celebre Lane beniflìmo l'in- ventò per regolare , e mifurare la violenza della fcoffa da darfi colla boc- cia armata ne' varii cafi medici . Il Signor Tiberio Cavallo ha defcrit- to un tale fl:i-omento nella fua opera Teoria , e Pra-tìca della Elettrici' tà Medica ; ed un altro più comodo e piìi ficuro Elettrometro ne de- fcrive il Signor Cavalier Vivenzio nella Storia della Elettricità Medica alla pagina ^i • il quale firomento gli fu inviato dal Signor Dollondcon degli altri per applicare la détta elettricità all' ufo medico. 122 DrSSERTAZIONElL Gli occhi fono brillanti e fc'mtillanti^ LXIII. Il fluido nervofo non può eflere più abbondante e più attivo, e neirifleflb tempo gli ftrofinamenii de' mufcoli più vio- lenti, che l'uomo non fia pofto in uno flato vicino a quello delt elettrizzazione: i fuoi fpiriti fi mettono in movimento, di mo* do che egli è foggetto alle veglie,, ed a' fogni ; e per poco che fìa di un temperamento vivo, egli trafpira copioramente,,il fuo polfo fi accelera, ogni corpo che gli fi avvicina gli cagiona una fenfazione dolorofa , e fé per l'efperienza di Leyden egli riceve due torrenti di materia elettrica, ad uà tratto è fcoflb e mof- fo in tutto il fuo corpo ; efce del fuoco da tutt' i fiocchi ner- vofi della fua pelle : non può darfi che vi fieno nel nervo otti- co, eh' è molto grofiTo, e che forma la retina, alcuni fimili trat» ti luminofi che rendono gli occhi delFidrofobo ardenti, vivi, e fcinrillanti (x) come tanti autori l'an veduti > e come fi vede di notte negli animali gli più elettrici ì. Prìa^ifmo degV Idrofobi,. LXIV. Da una parte il calore del veleno mefcolato col liquor feminale, dee renderlo più acre,, più pungente; dall'altra l'ori- na più ardente dee irritare le veffichette feminali , e tutt' i nervi che anno più dì fenfibilitar aggiungete a ciò che il ventre è coftipato nell'Idrofobia;, tutte quefle caufe concorrendo, potranno eccitare in quefle veffichette l'iflefla irritazione che cagiona T erezione, ed il lanciamento; le quali eifendo come forzate in uno flato (x) Mera, della Società Reale ^ ann, 1730- Etmaller pag. 4:53. Bifogna che gli ftrofìnamenti , i colpi fubitanei elettrizzino i nervi ; donde verreb- be quel cerchio luminofo e colorito •, come la coda del pavone, che come oflerva Newton ( quaejl. opf io- ) vedefi la notte fé uno fi ftrofina il canto dell' occhio , e quelle ftelle che (r veggono a chiara luce, fé uno ri- ceve un colpo full' occhio ? Le lucciole divengono luminofe e come elet- triche, precifamente quando fi accalorano • e fi fa che per mezzo di que- lla luce le femmine che non polTono volare , moftrano ai mafchi dove die fono . SULLA Rabbia. 123 flato cos'i deplorabile, formano il priapismo, come Celio (y) , Li- fter, e Rivalier (z) l'an offervato (58). d 2 LXV. (y) Bonet. Sepulchret. Tom. i. pag. 215. Veretri frequens extenjìo cum feminis ìnvoluntarto jaSu . Coel. t^urel. cap. 11. (z) De -vetiilo accepi , praeter horrenda ffmptmnata qttae fujlìnuerat pria- pijmo ardentem uxori conrubuiffe l'tberofque mordile ; verum innoxie omnia.. Rivalier in fepulchfet. Bonet. Pochi giorni fono una cagna durante 1' at- to venereo fu veduta da più perfone con gli occhi lucenti e brillanti nell* ofcurità come due torchi , o come quelli de' gatti che in quefto flato fi raflbmigliano agli fmeraldi, e che il verno, quando l'animale è più elet- trico e calorofo, brillano di vantaggio. Sarebbe egli naturalmente elet- trizzato ? GÌ' idrofobi il fono «ffi ? Niimqiiid epilepjìa aphrodiftaca , tteratis affriBibus , eleBrica vi canes & feles imbuii ? Unde nani in hae amatoria rabie fpafmi , morfus ut iit ilydropiobj/a ? L'Inverno dell'anno 174^.3 Maura) nel Paefe di Vaud un uomo mor- ficato due anni e mezzo prima da un cane arrabbiato , arrabbiò la notte delle fue nozze , e morficò al feno fua moglie . Tuttaddue morirono non molto dopo . (ó8) Non 1 foli uomini arrabbiati, ma ancora le femmine idrofobe pa* tilcono le involontarie erezioni de' genitali . Si chiama nelle femine «/»/o- manìa , e da I/inneo teligonìa • negli uomini priapifnio , e fatiriafi . Ne fan menziong^di tal fintomo ne' rabbiofi ugualmente gli antichi , che i moderni S dopo averle fovcnte provate.. Cagione del furore » LXVIL Qi:iand'o un agente ci cagiona, o ci dee cagionare del male che noi crediamo non aver meritato y e che ce lo caufii volontariamente , la collera s'impadronifce del nofiro fpirito ; e fé. all'improvvifo in noi fi fa quella offefa , il terrore fi unifce alla collera ed all'odio, che fe;ifipre va unito: e fé i' offefa ci pare inevitabile, fi mette in campo la difperazione. Ora l'uomo rife nte tanto piiii vivamente una offefa , fia fifica , fia morale , quanto egli è più fenfibile , e tanto più fé ne vendica , quanto fi crede faperìore in forza {6^/}. Dunque l'idrofobo che foffre cru- del- quella fo-rta di convellimenti che nafcona da debolezza dì corpo . EfTì fi difcioJgono in copiofi fudori ; ed evacuando parimenti del tanto licor fe- minale , più velocemente fi afìVettano per l'altro mondo. (a) Aftruc pag, i8. {6g) Le idee, fpirituali o materiati che fieno, nel cervello , come ìn^ un palagio, fi alloggiano e fi ftabilifcono ; e di qua rendono accorta 1' anima delle cofe fignificate . Il perchè baftevolmente fiam conQOtti.ad ìli- tendere , come «''"imprimano ^tiei tali caratteri , che letti poi dalla 126 Dissertazione II. delmente in tutte le fue parti, che non afpetta che una tragica morte ( i ^contadini (b) eflendo nsU' ufo di affogarli dentro due ma- mente, a lei s' apprefentano , e Fan capire ciò eh' è indicato per efil . Quando poi la fantafia è fopita , o il ceivello è turbato, noi nel medefi- mo fconcerto veggiam involte ogni forta d' idee già innanzi ragunate ne' ricettacoli o ne' l'crbatoi del celabro . Nel turbamento del capo, l'anima non ifcorre a fuo buon grado per gli gabinetti fegreti , o per le cellette del proprio cervello fermandofi in talun penftere come a lei piace ; ma fi difordina e fi fconvolge quel mirabile arredo , di cui è doviziofa la fantafia, e fi fanno delle belle tele, o de' bei lbgni_ chimerici . Ora neir atto che gli arrabbiati cominciano ad inorridir 1' acqua , an- no un furore sì rigogliofo e sfrenato , che mercè de'ligami fi debbono te- nere . Bafilio- Valentino, Paracelio, ed ElmoHte credettero che il furibon- do Archeo quello fia, che agitato e commoflo vegna dal veleno del cane , donde nal'ce il furore . Il Signor Hunauld { Difsertation fur la Rage) afT'erì altro non efl'ere il veleno rabbiolb, che uno Icioglimento ed uno fviluppo di fali acidi, aE;giurita la grande rarefazione delia bile, da' quali principi! egli fpieaa il furore e gli altri gravi fintomi . Giovanni Ravelly benan- che in una particolare Diiìertazione fu quefta malattia fcrifìe , che il fer- mento che capiona 1' Idrofobia è compoflo i.ì lottiliffime particelle folide eflremamente, faline, e quali iynce • le quali tai movimenti eccitano nel- l'interno., che quafi accenaono tutto il corpo, e V infiammano. In fine il celebre Si"nor de Buffon vuole non in altro confiflere cosiffatto veneno , come anche quello della vipera , ed i veleni tutti in generale , che nelle mollecole orpaniche femoventi , -mefle in azione ed efaltate j le quali fic- come fono la cagione della generazione , dello sbrigamento de' vermi , del- le fermentazioni e deli' etìervelcenze • cosi pofibno le med^'iìme cagionare tutti quei gravi fintomi che nafcono da efli-. Il fatto fia, che il veleno cella Rabbia avendo riscaldato e mofTb il fangue , e refe eziandio fenfibiliflime le fibre nervofe della macchi- na ficcome tante volte da me fi è detta e ridetta quefia lezione , nafce quindi che divengono gli arrabbiati turiofiffimi . Agli alfalti di quefii con- turbatori, non pofibno refiftere tai malati. Eglino fi veggiono mal ridotti e libati -laonde s'inviperifcono sì fattamente, per cagione de' lufir.ghevoli e faflidiofi oogetti che li van fufcitando . Ne abbiamo un paragone in coloro che fon ipc'condriaci , o di un Saturnino temperamento .Con una fola oc- chiata, con una piccola voce di loro dilpregio, e con un timore, fi ecci- tano gravi tumulti, fiere maninconie, e furie durevoli e molefle. (b) Il modo barijai'o di affogare gl'idrofobi era in ufo anche al tem- po di Palmario : Et noflra aetate^àìzQ tig\ì,vulgus ea tentatos dum nullo remedio rejiitui pojje reputai , vitae pariter ac mciùo firangulatu Jìnem ini' pò. i S U L L A R A B B I A» llj materafle ) , che vede eh' egli è incurabile , che non lo (caricano delle catene o de' ligami > e che non l'inquietana che per is^r- zarlo a bere ed a mangiare , ciò eh' è per lui peggio che la morte; dovrk dare tute' ì fegni di collera, di terróre ,, di odio, ^ì*difperazione , e di fpirito di vendetta : il tutta unito , feiiza che fé ne vede la ragione , chiamad furore ; cos'i l' idrofobo fo- prattutto quando fi vorrk forzare a bere, o che l'offenderanno col tatto per la gran luce e ftrepita , entrerà, in furore contro tutto ciò che trovera,concro i fuoi amici, e contro femedefimo. Quindi è che noi veggiamo degli ammalati , a'quali fi fanno del- le operazioni dolorofe e lunghe , come 1' applicazione del ferro rovente fopra tutto l'oflb della gamba cariato, fé efli anno tut- te le loro forze , e fentono che la operazione è inevitabile , noa poflbno impedirfx a digrignare ì denti , e di mordere eoa fre- mito le loro coverte durante l'operazione (e)., II orrore deir acqu a nafce da più cagioni injieme .. LXVIIL. Quel che F idrofobo teme il più coflan temente è b bevanda; egli ne fente vivamente il bifogno a cagione del fuoco che lo divora,, dell'acrimonia delle materie falineebiliofe che fono nelle fue vifcere ,. e delle follecitazioni de' fuoi amici ; ma egli ne ha una ripugnanza infuperabile ; e poiché conferva quali fempre la ragione, e la prefenza dello fpirito, vi fono delle rf. giò. fona .. Sarebbe da bramarfi cRe fi faceffe una punigi one efemplai-e per que« fta inumanità.. (e) Nelle grandi paffioni, come- nella collera, nella difperazione , ficcome -nell'epileffia , il fluido nervofo è fpinto con gran forza, nelle parti,, ed ia confeguenza fi fanno violenti ftrofinamentr de" folidi ; ma quefti flrofi- namenti debbona mettere tutte le particelle ignee in azione ,. fvilupparlcj ed ancora elettrizzarle , . rimettere in moto- i fermenti che la mancanza del movimento inteftino fopifce, foprattutto quelle che confiftono in. par- ti alcaline, fulfuree, ed ignee r e da qui nafce che il timore degli afle- dii» de'tremuoti &c. (Veglia delle febbà; putride e maligne ( teflimonia Ba- glivi Prax. pag.i'So.y^ ch*è quella che fi cagionò' al mercatante di Mont- pellier,, e a Roberto risvegliò la Rabbia; che la collera, e l'epileflia ren- dendo gli umori più acri ,, piìi ip^net &c» ,, anno potuta cagionare 1' I- drofobia ipontanea (iii). 328 Disserta z ione II. gioni fufncienti di quefta ripugnanza , che ci reRa a cercare , Jafciandoci fen-spre condurre per li fatti (70). Mu. (•70) Qui flà il punto più importante e dilicato della malattia dì -evi fi parla , qui fta la lunga e faflidiofa imprefa , e quello è lo fcoglio co- tanto ftrano e celebrato -che non poffianio fchivare , cioè 11 dichiara- re qual' è la cagione dell' abborrimento de' fluidi degli arrabbiati , i quali tuttocchè foffero tormentati da gi'an fete , anno peix) tanto orro- re di bere, che fi contentano efier privi dell' acqua, che il famofo Li- rico Poeta Pindaro nelle fue Ode chiamò dolce dono degli Del .'Non pof- fo difpenfarmi però di prima avvertire, che noi tutti mentre anfanti ci affatichiamo di ripefcare le cagioni , aguzzi pure l' ingegno noftro quanto più puote i guardi fuoi , giammai potrà penetrar il buio onde fon afle- diati i fenomeni naturali:e mentre andiamo rintracciando le cagioni , fa- remo foffermati fulla bella prima j e fé non vogliamo dare de' paffi falfi, fé non vogliam ifpacciare per verirà affodate certi dotti errori , e certi pregiudizii^ dovrem confefiare che le cagioni delle cofe e de' fenomeni •della Natura , ficcome ci fono, flati per lo innanzi , così faran mai Tem- pre per noi ignote. I fenfi noftri -finiti non permettono che fi fappia più in là de' generali effetti . Noi nel mondo veggiamo tanti fenomeni , che fono in varii efferi , ed in diverfe foflanze fi ravvifano . L' elettricifmo , e l'attrazione delle particelle della materia, cofa mai foji eglino? Son tan- ti effetti delle ofcure ed aftrufe cagioni . Newton medellmo , non per altro tenne la forza attraente , che per un pretto fenomeno natura- le ■: e pure quefii effetti fteffi della Natura , fi tengono da noi per cagioni de' particolari fenomeni . In tal guifa le forze della ca- lamita, i baleni, i tuoni, le aurore boreali, i tremuoti , fono effetti dell* elettricifmo. Le forze centripete, la gravità, la durezza, l'elatere , ed infiniti altri, fon effetti dell'attrazione. Ma tanto l' elettricifmo, quanto r attrazione fono effetti anch' effi . Or dunque mentre fi cerca da noi Ja cagione deH' orrore dell' acqua degli arrabbiati, non intendiamo di fquittinare quella cagione eh' è pri- ma ad agire ; ma fi domanda qual cangiamento prodotto nel -corpo dell' idrofobo e eh' è effetto del veleno , dia origine a tal« fpeciofo fintomo. Non fi può ftabilir cofa dì fodo,nè fi può rifchiarire fin nel di dentro que- llo punto, fé prima non fi confiderino gli fvariati pareri che fon corli fui fenomeno caratterifiico della Rabbia per poter raddrizzare quello confufo labirinto . Io narrerò fedelmente il meditato dagli altri , efponendolo con tutto il nerbo e luftro maggiore , prima di aprire il più verifimile fen« ti mento. Molti antichi fi cr-edettero, che l' orrore dell'acqua non nafcefle da cagio- ne materiale che agifce nell' efofago , ir.a dalla immaginazipne guafta-, k qua. SULLA Rabbi Ai i2p quale perchè agli arrabbiati fa dentro dell' acqua veder 1' immagine di quel cane che mordette ; quella trifta e funefta veduta fi è quell' oftacolo, che loro impedifce di bere , contentandofi rimaner più tofto eftinti per Jo grande ardore della fete. Quefto fentimento corredato dai fufFragio del volgo, è ftato per molto tempo applaudito : e Baccio fcrifle: Vidi egota- les abhorrere in poetilo canes , ac abigendos ex cubiculo exclamare , Fra gli Arabi Medici Avicenna, ed Averroe, a' quali tenne dietro benanche Salmuth , aggiunfero di più , che nella bava -e nelle orine de' rabbiofì tante fiate fi fon veduti di certi animaletti fimili a puntino a quelli , da' quali elfi arrabbiati erano fiati addentati : ed inoltre che una donna già refa idrofoba cacciò dalle prti diretane certi pezzi di carne a guifa di tanti cagnolini . Olti-ecchè racconta Etmullero , che da molti Scrittori fi era creduto che gì' idrofobi muovono il lor corpo , ed atteggiano a foggia di quelle rabbiofe beftie , dalle quali furon morfi . Se la morfu- ra fu da un cane , 1' arrabbiato latra ed abbaia , torce ii mufo , come nello fpafimo cinico fanno i cani. Quefio vuol dire Celio con quelleparo» le : canina invalutio , vox latrabilis . Se il morfo è ftato da un gattOjl'ar- rabbiato chiede di graffiare , come ufano i gatti . QLundi Guglielmo Co- le , e l'autore di tutti gli ftrani e maravigliofi racconti Pietro Borelli, ci an lafciato nelle lor carte , che un uomo mercè la morficatura di un cart rabbiofo , talmente acquiftò la tempra ed i principali caratteri del ca- ne , che al folo od^ore conolcea gli amici ch'andavano a vifitarlo , fenza che veduti , o che fentiti parlare gli aveflc . Il Rodio , e 'I dpttiflimo Atanagio Kirker , fcriffero medefimamente , che un idrofobo cercava a tutta pofia offender coli' unghie chiunque fé gli fofle meffo un pò da preflb . Etmullero però vuole efier un penfare più fodo il credere , che il veleno del cane altro non fia che un fermento , il quale nella parte fpiritofa, e nel fangue eziandio del morficato imprime le operazioni me- defime, che anno quegli animali che mordono . Vaglia in fine fra gli altri l'autorità del chiariflìmo autore Martino Lifter. Il quale nella quar- ta Efenitai^ione Medicinale tenne per fentenza ben ficura , che gli ani- mali velenofi in generale imprimono gli fpeciali caratteri del lor con- tagio • e che gì' idrofobi così refi pel morfo del cane , c4tre dell' abbaiare , chieggono di tracannare voracemente come i cani , e di lambir piuttofto che bere . Le fue parole fono : ^nimalia venenata contagii fui charaBeres proprios & peculiare^ imprimere haud rarum eft . In hydrophobia a canis rabiofì morfu , & antiquis & ncentibus aucìoribus cònfejfus latratus : item deglutiendi canina voracitas : item lambendi potius, quam bibendi , ajftdua linguae exert.ione aptitudo . Quefta è la fpofizione della prima fentenza per ifpiegare l'orrore dell' acqua degli arrabbiati. Nel vero leggendofi gli autori che di propofito anno fcritto fulla Rabbia y voi troverete foventemente fchierate con graa pompa e con . R isfar- I^a^ DrSSERTA"ZIONE IT. isfario quefl:»;- da me ridette, e mille altre opinioni che G tacciono. Dalle carte aerea, dove noa di rado la fpilorcerla e la tralcuratezza dell' etk noftre fi poggia, eglino an ripefcati tanti tei racconti e sì mirabili no- velle , facendo guiia della falce fenaiia di ogni erba fafcio . Perciocché egli è certo , che Salio Diverl'o che medicò varii arrabbiati , avendo do- mandato- a' medefimi , s' era vero che vedeano l'immagine del cane nell' acqua ;effi fìdulcialmente afficurarono di niente vedere. Si può aggiugnere ■per -conferma di ciò, che non tutt' i fluidi fon capevoli di rifletter le immagini, ma quelli foltanto che Ibn pellucidi. L'acqua può sì bene pa- raoonarfi con qualfiafi fpecchio ; anziché defia fu che die origine agli fpecchi artificiali j Gì' infufi , i decotti, i giulebbi non po/Tono ribattere ì fimulacri degli 1 obbietti , perchè fono dcfli opachi. E ciò non o- ftante gli arrabbiati niente poffon bere , tuttocchè non moflrino quefti detti fluidi immagine veruna di cane. "Oltracciò mille argomenti fi fon prefi , ed innumerevoli tentativi fi fon fatti per indurre gli arrabbiati a bere, e ne' vafi coverti, e con de' tubi fottiii affinchè né acqua effi vedeflero , uè qualunque ideata immagine : ma il tutto f^mpre riufcì indarno . A- dunque la cagione della Idrofobia è nell' cfofngo del_ rabbiofo , e non «ella fantafia . I cibi folidi altre-ì qualche volta nel più colmo del male né meno fi fon potuti inghiottire , ciò che dì nuovo efcJude , e ftrugge Ja fognata immagine del cane. Celio Aureliano mentovò ancora un altra fentenza di certuni antichi Medici , i quali l'orrore dell' acqua attribuivano non M una corporea' malattia, ma ad una forte paflione di animo, ad -uno icon volgimento d' idee, e ad una fantafia refa guafta , per cui -credendo eglino che V ac- ■flua nuoccia loro , l'abborrifcono e la temono . Nel vero quando alla no- ftra anima col toczzo della fenfazione fi rapprefenta un ogg^ttp fotto le divife del male , ecco forgere un repentino moto per fuggirlo e per ri" ;gettarloT per tener da lungi e cacciare un si poderofo nimico. Paffione •noi chiamiamo e perturbazione, perchè l'animo patilce e fi turba la fua ■quiete. Vedefialloi-a che dall'interno alla circonferenza del corpo fi gitta ■con empito il fangue , colà fi affolla quafi che 1' anima ufcir voleffe a ributtare quel nimico male . Egli è pur certo, che avvi delle collere di- fcrcte e fenza de' trafporti , ma che fon le mòlle della macchina , non altramenti che le vele ne' vafcelli fervono di ali per aiutarle a gran viag- gi . Ma nella-'Rabbia il furore unito coli' avverfione de' fluidi eccede i limiti del convenevole , e ferve , come tal volta le vele medefime va- gliono a far perire e menar a naufragio le navi . G,li antichi, medefimi offervandovi del tempo fenfibile tra la morfura e lo fviluppo ^ dd vene- aio, annoverarono 1' Idrofobia traile tarde paflloni dell'animo ifl^v'flb. Ma' fi fcaglia contro cofìoro Celio , dicendo . Sed bis qui haec a\Jekint con- J4titien*ium no» ^ . £,temm a^^pettrt , itti deieBart Jiotu , ^cut etidm man- StTLLARABBfA i ?^- iere «r ntferts quadam nafcmtr pajftone. Timor en'rm psy coHfxnfum antmaie eorpori compatientis nafci perfpicimr .• quo fit ut coi-povalem effe paffionen» iydiopfwàicjtn manife/le ptrluceat. Et antecedens morfus , ex quo caufa de- fcendh , utique corporis futt , & non anima. { Lib.III. cap.l^.) Il feconda fiftetrta di altri Scrittori , che fi an creduto _ dover giudica- T€ cori più agio e con certezza migliore su gli eventi di quello vel«n(^. e che non fi fon fatti ftrafcinare dalla piena di tanti teftè recitati^ autori abbeverati alla torbida fonte della fama popolare , è fiato che 1' orrore- delia bevanda non è prodotto da immagine alcuna di cane che _ gli ar- rabbiati ravvifaffero, né da fconvolgimento di fantasìa ; ma da infiamma- gione delle fauci, e del faringe, e del canale dell' efofago , le quali vie>. perciocché, nel tempo medefimo fon rigonfie e addolorate ,. impedifcono 1' inghiottire. Qiieft' altra opinione è al certo migliore della prima , e fu- periore all'anzidetta tolta dal volgo; ma non è franca d' infuperabili^dif- ^coltà. In piimo luogo mai fi è veduto che le fchiette infiammazioni delle fauci e dell' efofago an cagionato I' orrore dell' acqua : nelle angine k più violente e maligne della parte interna di efib efofago,. o fia nelle- finanche infiammatorie, benché fi renda difficiliffimo il bere eie più volte ii richiuda onninamente la via delia difcefa nel ventricolo , non fi vede: quel forte orrore della bevanda , e quel montar in collera ed in furo- re all' afpetto folo dell' acqua , come fanno gli arrabbiati . Ed inoltre , come mai fi fpiegherà -egli ,. che folamente detto abborriraento è per gli fluidi , e non per li cibi folidi : che anzi fi è offervato che parecchi rab- feiofi nel maffimo tormento della Idrofobia ,, poterono, agevolmente tran- goggiare ogni forta di cibo.. In terzo luogo Pietro Salio Diverfo,dopo aver annullata la fentenza di Aezro, di Baccio, e d» coloro cheallaimmaginaztone attribuivano l'Idrofo- bia , adduce un'altra opinione, che ftimo dovere qui riferire. Egli dice i, the il tanto orrore per l'acqua nafee da una certa naturale antipatìachc anno gli arrabbiati, ben- conofcendo eglino, che la bevanda ed effi flui- di in generale, loro crefcere farebbono il male. Io per ora non^ mi fio a contendere su tal forza dì antipatìa , che cotanto era in pregia preflb édle Scuole in que" tempi appunto,, qaando gli uomini pafcevanfi di io-^ le parole, litigavano su delle lievi quifiioni fenza nulla conchiudere, e te- diavano la gente con quelle fecche filate di barbarici vocaboli. Solamen- te dico , che non è mai vero che i fluidi e la bevanda recano del dan- no per la cura deli^ arrabbiato . Anzi parecchi antichi Medici tutte le vie folcano adoprare, acciò i rabbi ofi s'indacefTero al bere. Al riferire di: Artorio ,, folevano effi antichi chiuder gli arrabbiati in un facco,. indi h pittavano in un pozzo ,. affinchè in tal guifa ftanda nell'acqua, foffero ob- bligati a bere per forza . Oltrecchè evvi di non pochi efempli preffo Ae- ilo medefimo , che tante volte gì' idrofobi fon guariti coll'efiere ftati tuf- 1^1 Dissertazione IT. fati nel bagno. A'tempi di efib Salio in vero regnavano nella rplegazlone de' naturali fenomeni le foize dell' antipatìa, e della fimpatia. Né io qui fc rondi pafiaggio fo parola di ciò che fi credette Ulifle Aldrovando,feguendo la fentenza di Ariftotile, 'di N leandro, di Plinio, di Galeno, di Avicenna, di Gefnero, e di Jonfton , che tutt' infieme aveano fpacciato, che le vi- pere fi moriffero, (e la faliva dell' uomo elk tracannaflero : né ciò da al- tro fi derivava, che dalla forza dell'antipatia , che tra la faliva iftefla,© le beflie velenofe vi pafTa ; lo che fi è trovato falfo falfìffimo dal pru- dentiffimo Redi. Il quale per quindici di continuati avendo fatta riempie- re la bocca di fei vipere di faliva da alcuni uomini ^ elle in quel tempo fletterò meglio del folito . Ma per tornare alla fentenza di Salio , avanzafldofi da lui che ì' anti- patìa tra il veleno,e l'acqua produce l' Idrofobia , può mai menarfi buona ■qiiefla fpiegazione ? Egli è lo fteffo che dire , che l'orrore dell' acqua na- fce da una crudele nimicizia , da una dilcordia ed odio implacabile tra il veleno rabbiofo, e l'acqua iftefl'a . Ben lunge di efiire fciolto il pro- blema , vi s' aggiungono nuove tenebre in grazia della luppofizione ,e re- fta la difficoltà all' impiedi come innanzi . Ma io credevo , che Sa- lio avffie avute maniere più gioconde , e non già che con una Infinga, e con un pò di forza occulta avelie egli voluto appagare , e tenerci conten- ti , fenza poi altio dire, che quello fìeffo , che fi cerca. Or avendo qui fcritto quefi^o poco, fenz' altro iaidugio paiTiam pia oltre nella noftra di- fputa . Il quarto autore a venire in -mòfira ^ il Signor Tauvry che ha propo- fto un fifiema qualificato , con cui 1' orrore dell' acqua , e '1 furore de- gli arrabbiati ha chiefio di farci intendere . Egli avendo tagliati molti cadaveri , gli parve di veder nel fegato le marche dell' ofFefa j onde rile- va, che la bile, comecché da tal vifccro fegregata , debba effcr infetta dal veleno . La bile medefima cosi guafla , irritando il duodeno , di leggieri per la valvola del piloro faglie ed inonda il ventricolo . La faliva me- dtfimamente , altro fugo neceilario per Io buon digerire , calando giù nel- lo ftomaco , e quivi trovando la bile agra e velenofa , -colla medefima fi mefcola , e rimane anch' ella infetta e degenerata . Quello che poi acca- de nel mentre nel ventricolo guafl^o cibo , v putride foflanze vi alligna- no, avviene eziandio per lo meicolamento della bile e della faliva infieme. Gli effetti de' cibi corrotti nello llomaco fono i rutti brucianti ed alca- lini , r ir.cli-nazione al vomito , e tal volta il vomito medefìmo . Gli fltffi fenomeni fi ravvifano in quefto -fiato della Rabbia . I detti fuchi df generati , acri , e fiimolanti , irritano il ventriglio , per lo che rigo- giano nel condotto dell' efofago, s'attaccano a gujfa
  • Adunque il Signor Tauvi7 , mentre vuole fi:abilire una nuo- va fpiegazione , egli moflra che ignorava totalmente le vere oflervazio- ni della Rabbia- e che quinci non è maraviglia che abbia propella una mirabile llravaganza , cioè il fiftema fin ora efpofio . Poco diverfo da quefto fentimenlo fi è quell' altro penfamento che ci recò il Signor Hunauld ( Differtatìon fur la Rage , e fes remecles . Cha- teau-Gontier l'JX4- )• Egli dice, che ficcome a' metalli fquagliati , al ni- tro ed allo zolfo diiciolti , aggiuntavi una piccola porzione di acqua , na- fce un bollore 3 ed uno fcoppioj così l'acqua unendofì e mefcolandofì col- le acetofe particelle della bile, produrrebbe un bisbiglio ed un incendio tale ne' viiceri degli arrabbiati , che non finirebbe che colla morte : per io che la Natura iftefla fi è quella che loro dà l'orrore per l'acqua. : In 134 Dissertazione IL In quirrfo luogo debb' eflere difaminata la fcntenza del ceJebratiffim» Riccardo Mead , uomo di vada erudizione e di gi-an letteratura , che dee certamente efler noverato traili piì* bravi Medici degli ultimi noflri tempi; per cui la fna memoria è venerabile ed onorata preHb la gente di Lettere. Egli di sì bravo ingegno arricchito, e di tante belle cognizioni e rare doti ornato , chiefe ài dar nuovo lume , e proporre più plaulibili e peregrine idee fu di (juefto bizzarro fenomeno : e dopo aver corfe colla fua mente le parti del corpo umano, e tutti gli oggetti teneftri eziandio,e trovatili non baftevoli ad ilpiegare l'orrore dell'acqua ; ne lafcia noi al- tri minuti viventi confinati fui piccol gufcio di quella terra, e con ali vivaci, deftre, e fnelle fen vola a' cieli, e dalle azioni della Luna, e del Sole ripete la cagione dell' abborrimento de' fluidi degl' idrofo'bi . Egli nota ancora, che buona parte delle malattie periodiche e nervine della macchina unxa- na ripetono l'origine da que' due luminari • per lo che i medefimi co' loro iafluffi agiranno fu i nervi degli arrabbiati . Non niega , che vi co« fpirino benanche altre meccaniche e raorbofe cagioni ,. che traggono in convellimento i nervi efofagei, e ìe altre parti del canale del deglutire • ina ftabilifce ed afficura ancora non potere fifFatte interne cagioni agire , fe tale giunta efterna , cioè 1' azione della Luna non vi s'aecoppii . li Mead fi fonda su i principii del Newton ja rapporto alla gravitazione fcambievole de' pianeti di quello Solare fiftema, i quali talmente agilco- Bo , che fi mantengono in quell'equilibrio che noi veggiamo . Mainniua alti-o moto della Natui-a meglio poflìarao feorgere la verità di quelle forze , quanto nelle maree , le quali fé vengano attentan^ente ofTervate » faran conofcere il mirabile concert-o eh' evvi tra' moti loro,, e le azioni della Luna più che del Sole. Se dunque ne' moti grandi noi ravvifiamo chiaramente che la Luna opera ; quale dubio vi debb' elTere , e quale ripugnanza fi dovrà credere che vi fia nell' afferire , che i morbi perio- dici^ fion avvengono nella guifa medefinwi^Le oftriche fono più foflanziofc € più ripiene in tempo di plenilunio, che nelle quadrature; le purghe del- 1 utero nelle femmine in ogni mefe lunare , le paralifi periodiche , gì'' Jiterifmi, e l'epileffie, non nafceranno da altro principio. Con quefio ammirabile apparecchio di fublimi fillche cognizioni, e do- po tante belle vedute ch'egli fchiera , tuttetratte da' Principii Matematici del Gran Newton , che ben a dilungo il Mead efamina nell'opra il cui titolo èi as imperio Solis , ac Ltmae in compara humana , & moybis inde ortundis / il medefimo ci fa fapere , che in quegli arrabbiati infelici , a' quali egli ebbe l'infortunio di affifiere , ofTervò che più della metà di efli l'of- frì gli fpafimi dell'orrore deiracqua, o a puntino nel dì del plenilunio,, o pure un giorno innanzi. E fé l'influlfo Lunare folo è baflevole a fvi- luppare un tale mortifero fintomo, quando per altro un interno efficacif- fimo veleno vi agifee ; al certo la fola benché grande cagione interna , noi, SULLA Rabbia. . * ? 5 noi poti-a strigale , fé 1' efleriore aiuto della Luna non -vi s' aggiunga , P^rlujlrando hijìorias aeqyorum , quibiìì^ adful in deplorando hvc Jtatu , ob' fervavi pitti quam dìmidium numerum tentatos fittjjs fpafrais hydropho- hittm praegrejfts, aut accurate pieni lunlum qtium ejfet , aut die ante . Quod fi bic Lunae inflp.xus foìum , quia interna forte magna alt qua caufa fimul ■agit, effica-x dicendus ejfet , wo« poffet non interna caufa faepe etiam non expectato externe auxilio foras prodire . ( Tentam. HI. de Cane rabido ) . Ne aggìugne il Mead un altra ragione - L' azione della Luna più toftor ■nel fluido nervofo fi efercitajche nel fangue ^roflblano • perciocché effen- do queir infiuflb deboli ffimo , fé fi abbia di mira alla gran forza con cui i corpi vengon tratti dal centro terreftre • non potrà ella fmuovere i flui- di grofll, ma si bene impiegherà i fuoi moti fui fluido elettrico , elafti- co, e mobiliffimo , qu^il'è quello de' nervi , il quale farà ben capevole di ricevere de' gran moti dalle minime impreflìoni . Perciò tutte le malattie periodiche e convulfiv^ Ibno nervine , •quale per lo appunto fi ò anche quella della Rabbia . Dopo quella brieve frofiTÌone del fiftema del Mead , debbo qui dire ciò che vi è in contrario . Niuno al certo oferà niegare la fcambicvole azio- ne de' gran corpi di quefl-o noflro fìfteraa^ Neppure potrà dubitarli, che il movimento regolato delle maree nettamente nafca dall' azione de' due luminari, e fpecialmente dalla Luna: ma ciò non bafta per conchiudere, che ugualmente dal medefìmo principio avvegnano li moki fenomeni ne* corpi organici . Non è vero che le oftrìche fieno foftanziofe nella Luna piena più, che nelle quadrature e nel novilunio: e fé ciò è accaduto, egli è nato perchè col lume meglio effe fi poffono nutricare . Li Medici al- tresì an provato che le purghe meftrae delle donne , l' epileflle , e le r.l- tre teftè nominate malattie , non dipendano dal corpo della Luna . Lo fleffo ragionare fiducialmente poti-à applicai-fi alla Idrofobia . E s'è la for- 2;a dell'attrazione quella clie agifce lìil fluido nervofo , perchè non v' agi- fce fempre ? Laddove noi oflerviamo , che le maree che riconofcono uns tal cagione, fon elle continue e regolari. All'incontro le paralifi , l'epilef- fie, e l'Idrofobia fi veggiono , quando fìfiche cagioni morbofe fon prece- dute , ed accompagnano t^ì malori . Si aggiunga non rimaner chiaro , per- chè nel barometro non vi accada cangiamento alcuno , ma foltanto tal' ef- fetto debba offervarfi nel fluido de' nervi . Ed ecco dato termine; a'fiflemi più celefbrì, e propofti per ifpiegar la Idro* fobia . Or che diremo di tante difcoi-danze di pareri ? e come ravvifere- jno la verità in mezzo a tanti varii penfieri che fi trovano fpacciati da. quello e da quel Medico, contrarli fra loro ,e che uno diftrugge 1' altro? lo mi fon contentato in quella «ota di darne un faggio , come meglio per me fi è potuto, acciò per ora fi tenga in conto la indicibile varietà iklle idee . Noi dunque fatti cauti e guardinghi a colto d' altrui , ed iftrui- tì I3<^ l>ISSERTAZIONE II. Muco fifa deir e/ofogOj forbente del •veleno riprohfih. LXXIX. La bava dell'animale arrabbiato ha infettato il fan- gue d'un uomo (XXIII); il fangue è condotto dalla circolazione in tutto il corpo ; dovrebbe dunque egli infettare tutti gli umo- ri ; frattanto ne infetta un folo , o almeno in quella maniera che bifogna per renderlo velenofo , per cangiarlo in fermento idrofobico: l'efperienza l'attefta, poiché la bava, o la fola fali- va che cacciera da ora in avanti quefto uomo, è quella che potrà comunicare la Rabbia ad altri (d) . In fatti non è verifimile che di tanti autori che anno fcritto fopra la Rabbia , qualche- duno non abbia oiTervato, s'ella s'attacchi pel fudore , per lo liquor feminale, per lo fangue, latte Scc. Supporto eh' efla fi pi- gliaffe in quefta maniera, attefo che ha dovuto accadere aduna infinita di molte altre perfone fané di toccar la mano tutta fu- dante degl'idrofobi, teftimonio Lifter, di maneggiarli il braccio per fegnarli , di avere degli fchizzi del loro fangue ; è accaduto ad idrofobi confermati di aver commercio colle loro mogli (LXIV), la maggior parte eflendo travagliati dal priapismo; in- taH'to gli autori citati atteftano, che ciò è ftato impunemente ; Le oflervazioni di Fernelio , e di Surio ( VIII) non provano , che il fangue e la carne del lupo abbia cagionata la Rabbia a quelli che ne mangiarono, né quella de' porci a' Viaggiatori, non determinando fé la tefta,e ancora la faliva fi fu , non avendo fatto conto di ciò eh' effi mangiarono. Gli antichi (e) davano il fie- le del lupo arrabbiato per antidoto in quefto male, dai che bi- fogna credere, ch'eglino non dubitaffero punto che labile fia e feri- te di veleno (71). Quanto al latte io ignoro fulla fede del Boe- rhaave ti peravventura di ciò eh' evvi di più fragile , o di maggior rilievo ia tutta quefta controverfia , -cercheremo ora metterla ad efame per le vie mi« gliori. (d) La Rabbia non fi comunica che per la bava dell' animale. (e) Palmario faceva prendere per lo fpazio di tre giorni il fangue di* fcccato del can rabbiofo . (71) Nell'annotazione (15) fi diffc in generale, che del veleno fabbiofo noi dobbiamo effer guardinghi il più che fi può : ma perciocché in quefto luO" S U L L A R A B B I A , ^ I37 rhaave che Io crede veleuofo : forfi voleva dire , cli^ egli lo teoje , ciò eh' io non fo difficoltà di confeflare. S LXX. luogo il Signor de Sauvages con piU precifione entra nello fqiùttinio del niedefimo articolo , qui déefi egli vieppiù dilucidare. Negli Atti dell'Ac- cademia delle Scienze dell' .anno 1707. fi legge, ch'eflendoli cavato fsinguc un idrofobo, per eflerfi gittata a terra porzione di effo , un cane che ne lambì , arrabbiò ben prefto. Anche prefTo del volgo gira quella opinione, che i cani arrabbiano , fé beono del fangue umano' : ma ciò non è fem- pre vero. L'altra offervazione è di Fabrizio Ildano , il quale fcrive che un giovane in età di anni venti , effendo flato graffiato èel pollice della mano da un gatto arrabbiato , febbene picciolafcorticatura fi folTe fatt^ nella pelle , dopo qualche tempo fi morì parimenti idrofobo . Hoffraann inoltre racconta , che un lupo rabbiofo mordette un uomo, il .quale ne'di y.egnenti volle unirfi colla moglie ; per lo toccamento del corpo con lei, o per lo feme velenofo, tuttaddue arrabbiarono , benché l'uom folo nefof- fe morto . Qui anche fi domanda, quali fieno gli effetti cagionati a chi prendeffe eome rimedii il fiele del lupo , od il fegato del can rabbiofo , ambedue fozzi e fcortefi medicamenti , e da non poterfi affatto accomodare allo flomaco per lo lorp fapore , per I' odore naufeofo , ed abbominevq- le : avvegnaché fé yeramente tali foftjinze recano del danno , potrà dirfi a fidanza , che oltre delle morfure e della faliva , vi fieno m realtà altre vie di comunicazione, contro quello che crede il nofiro de Sauvages . In altri tempi , nulla curandofi i pericoli , con froate ficura ingordamente i rabbiofi fi beveano i fieli de' lupi per refiftere agli effetti, del xiiortaliffimo veneno : ma la fortuna non era loro favorevole, e ri mancano ben toflo fcherniti . Palmario però afftcura aver villa fcanfar la niorte a parecchi cittadini, coll'avereffi ufato il fegato di quel cane arrabbiato medefimo, che dato avea il morfo . E ciò che ne di ife Plinio , già da me fi è notato nella Storia antica della Rabbia , che com,e vanguardia io meffi nella prima nota . Fino da' tempi fuoi Galeno previde la inutilità di tal creduto ri- medio, per non dir di peggio . Per altro meno è da temere dei fegato cotto, che del crudo , poiché il fuoco , che dagli antichi Medici chiamava^ il domatore de' veleni, maifempre dlflrugge le venefiche particelle . Nelle Tranfazioni Filofofiche all'incontro fi nota, che un ragazzetto di nove anni ^orì idrofobo , perchè mangioffi interamente il fegato di quel cane che il iriordè: e Riccardo Mead racconta altresì , aver egli veduto perir un fan- ciullo pel fegato di un cane che trangogaiò : benché non ifcriva eqli , fé detto fegato era cotto o crudo . Quelle oflervazloni ci debbono vieppiù confermare in quella opinione che fin dalla nota (13) io avanzai, cioè che Ja Rabbia fia un male che non porta rifpetto a chicchefia . Egli è degli fpi- 138 Dissertazione II. LXX. Se la faliva è il fol umor velenofo , . non bifogna dar- ne la colpa al fangue , perchè foniminiftra iiidiftintainente i. materia di tutti gli umori . Non è dunque che il colatoio ftef- fo della faliva o della mucofitk della gola odell'efofago, quello chd riunifce le materie poco nocevoli feparatamente, ma che per la loro unione divengono velenofe (f);cioè a dire, che la bava del lupo alcalizzata, e volatilizzata avendo, benché fottoquefla forma e difperfa nella malfa del fangue , molto di analogia o di rap- porto per la figura delle molecole a quelle che coftituifcono que. ila bava o mucofità dell' uomo ; dee in quefto colatoio , ove il giro del fangue la porta fuccelTivamente, unirvifi, come le mo- lecole faline d' un ranno riconcentrando le loro fimili , fi riu- nifcono e formano de'criftalli, la di cui proprietà è differentiffì- ma da quelle del ranno ; ovvero , ficcome il veleno del vaiuo- lo impiantato nel braccio, va affettando determinatamente alcune glandole miliari della pelle per riprodurvifi j o in fine come le mollecole delle canterelle inghiottite e mefcolate al fangue^noti fi unifcono intimamente e non fi difciolgono , che per l'orina, e non infiammano confeguentemente che le vie orinarfe. LXXI. GÌ' idrofobi fi lamentano per la maggior parte di uti male fpiritl franchi , quale qui mi pai'e il Signor de SauVages , il difprezzare certe cautele : ma non fi parla poi così , quando s' inciampa per qualche mala ventura in un male così miferevole . Gran diverfità vi pafla fra il provare uno fcuro e tempeftofo nembo ftando in nave nell' oceano, ed il fare delle fparate e delle millanterìe fu quel periglio , mentre con tutto il bell'agio fi fta affifo fui lito. (f) Alcune gocce di fpirito di fale , e altrettanto di mercurio divifi foiiO due rimedii , uniti formano il fijblimato corrofivo . Boerh. Tom. 2. Pag-.^i2,. . . , Ciafcheduna parte ha i fuoi fuchi differenti dagli altri , e i fuoi cola- toi : le fteffe droghe che non pungono la punta della lingua , irritano vi- vamente il di mezzo, altre la baie, ed altre la gola. Vedete Ray Hijì. Piantar, T. i. Tali fono tra gli ultimi le foglie della margheritina, del ranuncolo a foglie ritonde , le radiche della mercorella , dell' afparago &c. altri non agifcono punto nella bocca , ma folamente nel ventricolo : tale è la fciarappa , la gomma gutta , che per poter agire bifogna che fiano difciolte , e quelli tali medicamenti non trovano i loro mcdrui che in certe parti . SULLAR.AEB1AÌ 1^9 male (g) nella gola, e di uoa difficolta d' iaghiottire ; la loro gola s'infiamma fovente; dopo la inorte trovali il di fopra dell' efofago livido o cancrenato; la loro bocca è efente d' infiamma- zione, e la lingua conferva la fua morbidezza ., e la fua umidi- tà &c. . Or la Notomia infegna che la gola , e l' efofago fono fparfe di glandola febacee o cavita di Ruifchio , che fi aprono in quefto condotto per tubi capillari , ne' quali fi fepara una nju- cofita denfa e bianca ( che molte perfone cacciano a. digiuno toffendo , fottb la forma di grani lunghi due linee , ed una lar- ghi, che peflandofi fi trovano giallicci, e di una puzza piti che acre ) ; io ho vedute due perfone che il credevano tifiche per averne cacciato ; ma quefto incomodo , s'è tale , non è di al- cuna confeguenza. Tutt' i fenomeni fembrano dire, che quefte glandola febacee fono l'origine delia bava velenofa dégl" idrofobi : la bava o la faliva ordinaria che cacciano in quautità, trae il fuo veleno da quefta forgente (72),. S 2 7»^ (g) Teftiraonjo iJ Signor Afìruc . Tato morbi decurfu de Jlr angui attenìs fenju in gutture conquejlus- e/i . Anton. Julian. & alii Mejnenfes &c,. Ve- di r apertura de' cadaveri 87. Hidrophgbi non timent ^0quam , fed timgnt cruciatum tnternum a^ aquji ìnduSìiim • nam ab humidorum ajj'urnptìone tnagnopere loedi & angujlari, & "ueluti fé fujfocari femiunt , ac proinde jure , & magna cunt ratione ti- ment &c. Petr. Safius de affeBib. paytic. pag, 354. Roberto avea prima d' appiccarfi affai male alla gola , e il collo gli Wa molto gonfiato . {jz) Ella è una proprietà fmgolariffiraa de' varii veleni , i' attaccarfi 31 dìverfe parti del corpo , mercè quelle leggi dell' attrazione altrove dame fpiegate . Ih tal guifa il veleno variololo , il rnorbillare , lo fcabbiofo ,, avranno particolare genio colla pelle; il fifilitico colle offa, il reumatico colla mufcolatora, l'artritico colle articolazioni . Per la ragion medefim^ molti Medici , fra' quali Boerhaave , fi credettero che il veleno della vi- _ pera, benché infetti il l'angue e '1 fluido de' nervi, ,con ifpecialità fi depo» ne al fegato, e produce T itterizia; il veleno della tarantola attacca i ner- vi yl'aipide cagiona il fonno; il roipo il tumore y lo fcorpione la feb- bre acuta e le convulfioni; il lepre marino la tifichezza polmonale; e le canterelle le vie orinarle. Ma di quefti punti opportunamente fi ragio- nerà nella Storia degli animali velenofi , dove vedrafli , quanto la mag- gior parte di quefte credute proprietà de' veleni animali^ non fi acconia- dine colle offerv anioni» Ma I4C} Dissertazione Ih hìfe^ione della fnlìva per quejla mucofifà , LXXlI. Neir uomo quefta mucofità difciolta dalla fall va chtf noi Ma s'è dubbio che gli altri veleni attacchino i detti luoghi, fono {ta- ti però di accordo maifempre i Medici in credere, che il veleno del rab- biofo cane fi alloghi in parte determinata del corpo . Mai_ qual contrafto mai, e quale difcrepanza di pareri in iftabilire tal luògo ? Evvi un nu* tiiero innumerabUe di opinioni propofte da qualificati autori, ciafcuno de' quali con una batterìa di argomenti cerca di metter in facco le altrej Io Ibltanto , acciò niente manchi alla compiuta intelligenza di quefta ma- lattia , vedrò di qui brievemente accennarle . Democrito , ficcome io dif- fi nella Storia antica della Rabbia , ftabili ne' nervi la fede del male . Al- cuni difcepoli' di Afclepiadé, veggendo il difturb'o liélla mente de'rabbio- fi, e credendo altresì che nelle meningi, le quali cotne invogli perfetti ciioprono il cervello , fieno collocate le pafTioni che amareggiano lo fpiri« to j in dette membrane appunto fpacciarono che il veleno della Rabbia fi fiffi. Altri fcriffero cne ftanziaflTe nello flómaco e nelle budella, argomen- tandolo dalla fete indicibile degli arrabbiati , e dà' vomiti che nafcdrio dagl'irritamenti di tai luoghi. Artemidoro feguace di ErafìftratGi , e Me- dico ed amico di Augufto , come anche Artorio affermarono , ne' rabbioli patir folamente il ventricolo , ficcome indicano i continui Vomiti che fo- vente fon biliofi^ e per un certo confenfo difiero che foflfero affette del pari le meningi del celabro . Altri ravvifando il finghiozzo, che tante fiate tor- menta gì' idrofobi , fcriflero che il veleno attaccaffe il diaframma . Efefioj fettatore di Ateneo volle che negli arrabbiati patiflTero il capo , il cuore, il diaframma, lo ftomaco , e gl'ilii. Ma comecché la bava di tai miferi è velénofa , fi può fenia temenza di fallo afllcurare , che 1' efofago particolarmente fia attaccato, e fpecialmente le glandole del medefimo, le quali occupano il liiogo di mezzo tra la membt-ana villofa , e la mufco- Jofa. Quefla fentenza è quella che foftiene il Signor de Sauvages, e con- iente bene co' fintomi è co' fenomeni della Rabbia . Ma non colpirebbe il vero chi credeffe, che 1' efófagò foltanto rimati* ga infetto , e le altre parti del corpo , e gli umori eziandio reflino ri- purgati mercè di quel forte attacco : avvegnaché nella Rabbia il primo male fi fa nella parte morfa , indi ne' nervi e nel fangUe, e pofcia nella gela , nel qual tempo è infermo tutto il corpo. Stimo proprie le parole, che difie Celio Aureliano ( Lik IIL Cap. XIV. ) .• Praepatitur enim ea pers ^ qitae 7norfu fuerh vexata , unde initium denique pajjtonem fumere ne- ino ne.^a/ . Pathur eniin totnm corpus, quod probanms ex bis quae finguH d xsi-mit . Cum enim aliì alias ajferUnt pati partes^ omnes pati conjit-enttir » S Ù L L A R A B B ì a; 14I liòi ihghióttramo tanto vegghianti che dormendo, dee fcenderè , a cagione del pendio, nello ftomaco, ove realmente effafalefue rovine; ( cosi trovafi il canale deirefofago, e lofìotnaco infiam- raati ); almeno che negli sforzi per ifputare,e nelle naufee,una parte non vada nella bocca; ciò che accade continuamente, per- chè gl'idròfobi fputano fempre , o inchinano il capo per faliVa- re. Nelle befìie che portano la tefta baflà , foprattutto quando fono ammalate e idrofoba , quella bava pafla più per la gola, e infetta più la faliva che lo ftomaco , ficcome i fintomi il fanno vedere ; e da ciò nafce che la morficatura fatta da uà uùmO arrabbiato è itien terribile che quella di un cane j o di un lupo ( Xill. II. )i LXXIII. Le glandole febacee dell* efofàgo noti poflon efleré ripiene di quefto veleno alcalino ed igneo , eh' effe non ne rifen- tano le ofFefe , e non rie divengano più fenfibili e più ingrot fate , e che finalmente non s' infiammino , come fé fi applicaflé uh poffente alcali al di fopra; ma la faliva che s'inghiotte fen- za attenzione ^ fottile e fcorrevole com' ella è, debbe infinuarfi ne' tubi capillari , di quefte glandole, com' è proprio di tutt' i liquori a riguardo di fimili tubi; e a cagione dell'affinità ch'éfla ha con quella mucofità, dee difciòglierla, renderla fcorrevole , ca- ricarfene, ovvero portarne una parte dall' efofago nello ftomaco i dunque i liquori dello ftomaco faranno fubito infettati 0 irritazione della gol ai LXXJV. E' un aflloma chimico (h) , che i corpi fallni coh= eentratiiliini agifcono a mifura che fi difciolgono; cosi gli alcali fiffi, e gli acidi fteffi,come l'olio del vetriuolo, bollono .per Taf»- fufione dell'acqua; il fosforo del Signor Hombergio accendefi per l'umidità dell'aria ; la pietra infernale non brucia che le parti che là umettano; la calce viva quafi s'infiamrna per rafFufioné dell'acqua; la faliva fOpra lo fpiritO di fale ammoniaco dà un fetente odore ; l' acqua fopra i metalli fciolti li fa fulminare : que- fìi fon tutti o corpi fàlini , o corpi pieni di parti di fuoco , ea- (h) Saììa non agunt niji [stufa i 142 Dissertazione H. come il venemo della Rabbia : dunque quello veleno dee svi- luppare tutta la fua attività a mifura che la fall va lo difcioglie. Gì' Idrofobi non pojfono efprlmere quefla fé sìf azione , LXXV. Gl'idrofobi che confervavano il più la loro ragione, dimandati intorno la fenfazione che la faliva fvegliava nella lo- ro gola , anno detto eh' elTa non confifteva in un cattivo gu- fto, rna in un non fo che 5 eh' era per e0i peggiore della mor- se (i),e peggio di tutto quello che fi può immaginare ; che non era loro poffibile d'inghiottire; che il palfaggio era chi ufo (k) (1); .e che le voglie di vomitare , e i mali del cuore glie ne impe- divano; che bevendo fi fufFocavano^ LXXVI. Ricordiamoci che 1' acqua pura è refpinta con orro- re nel fuo entrare nella gola quando fi anno delle frequenti naufee ; che nell' angina eh' è più bafia delle tonfille , fi ha una pena, e una ripugnanza fortilTima ad inghiottire; 'ma nella Idrofobia, oltre queite due cagioni, ve ne fono due altre che con- corrono ; cioè l'ecceffiva feniìbilitk di quella parte, eh' effendo più refa, e più dolorofa di ogni altra, non può efler toccata da qualfifia caufa , fenza entrare in eonvulfione . Giuliano di Mey- nes (m) fremeva, e tremava alla più leggiera unzione de' piedi, .confervando beniffimo la prefenza dello fpirito . Che cofa fareb- be flato fé ciò foffe fortito alla gola:' Se un amico porta il fuo dito verfo il noftro occhio, in quel punto noi ferriamo le pal- pebre, ed allontaniarno la teda : il timore dei male fa fare tutt'i nio- (ì) Interrogeitus a Medico num ab ingrato fapore pfrtJeret aqua£ metus^ refpondit fé caufam piane rfefc'iye , fé cum filmina voluptate ultima vice èi' kiffe , interim tanto odio folida liquidaque jam aòeminari, ut eorum vifum per ferve non pojfet abfque Ij/pothimia . Rocher. Jam propriam faltvam aegre qiiidem deglutiebat , quod ipft, ut nobis feria niultoties ajfeveravit, vpl nior- le pejus eyat .... falivanj deglutire ti horrendum fuit ; proinde ac Jì mortem ipfo momento inferret . Corton ex Liflero , de Sault , &:c. (k.) Hydrophobos plurimo! in faucibus fir,v7gulationii fenjum experiri . Aftruc. Pietro Salio &c. (1) Aftruc, pag. 15. ^m) Giuliano Dajonne di Meynes, &c. SULLA Rabbia. 143 movimenti per evitarlo , che la fenfazione ftelTa farebbe . L'ul- tima cagione di queft'orrore è, non il cattivo gufto di quefta ba- va, poiché quando ella ne aveffe^ la gola non giudica de'fapori; ma un'altra fenfazione che non può éffèfe che incognita fino a quel termine all'idrofobo, ed in maggior ragione agli afTiftenti, a' quali per confeguenza egli non piiò comunicar l' idea che im- perfettiffimamente ; In che modo efprimer 1' idea della fenfazio- ne propria della fiena a chi non l'ha mai guftata? Non è il fuo amarore che difpiace, gli olivi ne anno di più; né il fuo punì gere, il pepe punge affai più. Ch' è ciò dunque, che rivolge lo ftomacojfa fremere ^ sveglia de' mali di cuore quando fi prende^ o pure quando fi odora r E' quefta fenfazione propria jdi cui nofi fi può aver idea che per propria efperienza (73)» (73) Voltiamci indietro richiamando alla memoria i variì raggiri de Medici , per intender 1' orrore dell' acqua degli arrabbiati • e nel tempo medefimo le tante debolezze in cui fon eglino incorfì . Io iftruttO pet buona ventura di ciò che v'ha di poco rilievo ne' riferiti fiftem.i , mi difpongo ora a darvi una folùzione a rhodo mio del noftro inviluppato e combattuto fenomeno . Quando fi abbia a camminare colla faldezza del^^ le ragioni , noi non troveremo chi poffa chiamarfi pago delle fragili fpiegazioni , recate da me nella nota (7Ò) . Chi ha inoltre qualche buon faporé negli ftudii medicinali , conofce quanto gli argomenti, in fu de' quali fi iìfla ciafehedunò di effi , fieno fallaci ^ ed importuni. Venghiamo per- ciò a cOnofcete quali fiano quefie tali Cagioni . Non intendo qui di pren- der a mio carico , di toccare tutti gli argomenti , e né pure mezzana» mente illuftrarli ; ne accennerò in generale i più luminofi , Io foftengo , che l'orrore dell*acqua degli arrabbiati dipenda , e dalla fan»* tafia, e dalla fenfibilità, è da Un impedimento neli' inghiottire y il quak nafce dal perchè i fluidi fciolgono il veleno attaccato colà j e producono una fenfazione dolorofiffima. Quefta vafietà di cagioni, a mio avvifo , ha recati tanti intrighi per la dichiarazione del fenomeno . Sulle prime quel- la eh' io Vengo a proporre , è la forza della fantafia , che dal fottiliflimo Cardano fi volea che fofTe. nel corpo il principio de' beni e de' mali fifi-* ci • abbenchè aveffe egli fatto il cattivo paragone colla immaginazione che prodùce le macchie del feto . Qiiemadmcdum phantafia per fptrhuum influxum , fcrilTe Cardano , in foetu efl caufa effeclrix omnium macularum in eo , ita quoque fortius in proprio corpore principium effe omnium bonO' rum , malorumque cenfendum ejl . Il Signor de Sault ofTervò , che 1 Idro- fobia le più volte accade a* rozzi 'ed a' contadini , e non a coloro che fi fan reggere dalia ragione . Il Signor de Sauvages altresì conobbe una fé- , mia 144 D 1 S S E R T A Z I 0 N E II. Puzza degli /putì, LXXVII. E' probabilmente l'umor fetido che ufciva abbon-^ daiitemente dalle glandole febacee della gola quello , al quale bifogna attribuire l'odore forte, che fi fenti al fiato di Roberto unvi Mina , la quale avea oiTore per la bevanda • ma ciò non ofrante ingorda- mente ella bevea facendo foi'za a fé medefima . Coloro che ne' bordel- li , nelle bettole vinarie , e nelle bifche divengon ebbri e forfen- nati , mercè lo fconvolgimento ne' nervi degli occhi veggiono gli ob- bietti raddoppiati j ma chi ha gli occhi ftravolti , abbenchè avefle ancora i nervi fenza concerto , pur tuttavia vede un folo oggetto , perchè il fen- fo del tatto, e la ragione correggono l'errore degli occhi . Se dunque gli arrabbiati, per l'anticipazione delle idee, abborrifcono i fluidi , nafceciò da una certa fanatica credulità , o dal perchè leguono la lor fgntafia , e non la ragione . Diftefamente , e con diligenza m di quefl^ cagione della fantafia ne ha fcritto il citato Signor de Sault. La feconda idonea cagione della Idrofobia fi è la fenfibilità delle fibre nervofe della gola . La Rabbia rjon è una morale malattia , né tampoco un male fchietto appiccato al canale del deglutire • avvegnaché negli an- ginofi una difficoltà nel bere ed un impedimento fi ravvila , giammai V orrore e '1 timor.e de' fluidi . Fa meflieri dilHnguere negli arrabbiati il timore e l'orrore del bere, dall'impedimento dell'inghiottire . Siccome efli fuggono la luce e l'aria, perchè i nervi ottici e tutta la nervatura in generale è fenfibllilfima;cosl l'acqua perebbe ftimola co'raggi fuoi riflefii i nervi degli occhi , recherà a'rabbiofi un grande abborrimento . Tvja non fi dee altresì efcludere l'impedimento di tracannare. Il celebre Morton riferifce, che un idrofobo lodando l' acqua , efortava fé medefimo a bere , ma noi potea . Somigliantemente un loidato arrabbiato perorando diceva a fé medefiii'iO , che 1 acqua era fiata la fua delizi^ , che giammai avea avuti de' nimici, e che pur' tutto ciò in quello fi:ato rniferevole, cotanto dell'acqua temea . In fine l'autore ifieflb racconta, che un fanciullo di la*te refo idrofobo , aborriva le poppe della madre, dalle quali l'ucci ava . Qj.iefl:' ultima ofler- yazione dimoflra , che oltre l'afpetto dell'acqua vi fi richiede un impedi- mento neir efofago, eh' è la terza cagione della Idrofobia . Tale difficoltà xonfifte non folamente nella infiammagione , e nella tenfione de nervi di quefla parte^ ma jiafce certamente dall' acqua , la quale fcendendo colag- giù, fcioglie a guifa di niefiriiO , il veneno attac-cato alle glandole della gola, glandole che Ibno fiate .si bene defcritte d.al Moi^agni. L'azione de' corpi fi crefce a proporzione della lor piccolezza : 1' ac^ua è ii meflruo di SULLA Rabbia: 145 di Chamboungaud , ed agli fputi di Anna Calix di Meynes(n}; una fimile materia fcorre continuamente nello (lomaco, vifcero più che nervofo e fenfibilifTimo , di cui le fenfazioni fono cos'i difficili a fpiegarlì per termini giudi, come quelle della gola degl' idrofobi ; egli non può eh' eflere (piacevolmente affetto per lo veleno, da dove feguono le naufe , i vomiti , le cardialgie, le fincopi, &c. , le quali foprattutto raddoppiano dopo aver inghiot- tito , 0 alla fola propofizione di bere» T D'tf. Ài tutt' i fall. Per lo clie eflendo da efTa il veleno difciolto, le moUecot le velenofe faranno più attive , e maggior dolore recheranno . Chiunque una volta foia ha fperimentati quelli si grand' incomodi, non potrà vede- re cofa fluida fenza un grande -orrore . A me pare , che in tal guifa lì dà la loluzione del fenomeno^ e quando gli uomini perfpicaci non fieno con oftinatezza prevenuti in contrario , non potran chiuder gli occhi al lume di quefte ■chiare ragioni^ Rimane a difcifrare perchè gl'idrofobi non anno per gli cibi folidi lo ifleffo orrore che per li fluidi , lo che è un fenomeno fingolariffimo an- che fuori della Rabbia. Il Signor Van-Swieten conghiettura che fra' tanti mufcoli addetti ad ingliiottire vi ha di certi che fervono per tracannare i fluidi , ed altri per inghiottire i folidi . Ma ciò non fi accorda coU'offer- vazione, e colla ragione. Quando i cibi debbono entrare nel faringe, e già la via a' polmoni è chiufa dall'epiglottide, e la ftrada alle narici dal velo palatino , fa duopo che detto faringe fi apra. Il quale ampliato che fia , potrà dare il pal^aggio ugualmente a' fluidi , eh' a' folidi medefimi . Boerhaave per ifpiegare tal fenomeno in altre malattie , credette che quando i mufcoli dilatatori fi debilitano, fi chiuda il faringe. I cibi fo- lidi , mercè le parti rozze ed acuminate , ben potranno ampliarlo , la qual forza mancherà onninamente a' fluidi • Ma parlando della Rabbia, r affare non s' avvien tesi . Il Signor Lazerme ( TraSì. de morbis capìtìs internts Cap. X. ) pensò, che la faliva fia inviluppata da' cibi, onde non potrà ella irritare le fibre tefe dell' efofago . I Signori Van-Swieten , e Mead ftimarono effer una convulfione dell'efofago quella , che tale dìver- fità produca . Ma fé 1' efofago è tefo e convulfo , perchè non s' irrita u- gualmente per gli «ibi , -che per la bevanda ? Per la qual cofa fi potrà pi» rettamente rifpondere, che i fluidi intanto fi abborrifcono , in quanto che fciolgono il veleno , e ne crefcono l'azione ; quale forza difcioglientc manca dell' intutto a' cibi . (nj Sfuta multa putrida gxtreanit . i4<^ Dissertazione IL Difficoltà d' inghionire i foitdi^ LXXVIII.. L'idrofobo non può ne meno, che con moka dif- ficolta inghiottire gli alimenti molli, come la zuppa, i frutti, &c. ; {ìa perchè 1' efofago è fovente infiammato o riiiretto da una fpezie di convulfione; molti anche fi lamentano di una for- ta di ftrangolamento ; o perchè quefti alimenti an fempre qualche fpezie di umidità, che fìempra la. bava velenofa , o in- fine perchè elfi rinnovano l'idea de' liquidi si terribile per loro. Intanto per ragione , e per compiacenza elfi fi sforzano prender- ne; ma fi guardano bene di manicarli , per paura d'inghiottire la faliva, che la mafticazione fa colare ; effì l'inghiottono pre- cipitofamente , e con una fpezie di furore j smorfiando , come quelli che anno l' angina, x Sete , ardore d" urina , cofltpazìone .. LXXIX. GÌ' idrofobi reflando fenza nutrimento , niehte pafla di chilo nel lor fangue , ciò eh' è neceifario per prevenire l' al- calefcenza , l'acrimonia , e la corruzione degli umori ; le loro vifcere debbono vieppii^iaccalorarfi,e la loro bile divenir più fo- fca: la bevanda fomminiftra all'orina un veicolo che la rende chiara, e la tempra : quando quello veicolo manca , fecondo 1' efperienza del Bellini , efla diviene rofla , a colore di mattoni , falina , liffiviale , pungente , irrita il collo della veffica , e pro- duce la difficoltà d'orinare: gl'idrofobi fono foggetti a tutti que- lli mali. Gli efcrementì debbono ancora mancare; e quelli che fono nelle budella, per mancanza di umidità, non pofìbno ufci- re; e da qui nafce la coftipazione . Il calore della febbre , del veleno, il furore frequente, l'acrimonia del fangue debbono fve- gliare un'^ aridità, ed un fuoco nelle vifcere, che cagiona una fe- te proporzionale; ma l'orrore d'inghiottire importa molto f opra il bifogno di bere» Vp SULLA Rabbia.' S47 Voglia dì mordere ; fttoi motivi . LXXX, La febbre che accompagna fovente quefta malattia, è le più volte, come negli altri cali, fogge.tta a raddoppiamenti ogni giorno, durando i quali gli fpiriti fono più agitati, più ri- fcaldati , i folidi più tefi , e cos'i tutt' i fintomi , loprattutto i dolori debbono raddoppiare ; e come i dolori uniti all'ecceffiva fenlibilita, alla forza dell'ammalato, ed alia fua d ifpera zi on e, por- tano al furore; non è forprendente che ne' raddoppiamenti fi tra- fporta contro gli affilienti , e contro fé medefimo. Il Signor Riva- lier avendo foltanto dimandato a Dumas, perchè temeva l'acqua, quelli gettò fopra di fé uno fguardo minaccevole, e barbottando tra i fuoi denti, voltandogl'il dorfo fubitamente , e gettandoli colla faccia in giù fopra il ietto , morfìcò e mandò in pezzi il fuo fazzoletto , e battè col piede la terra . Il contadino, di cui il Signor Haguenot pigliò la cura , 1' afTicurava digrignando i denti, ch'egli divorerebbe un efercito , che fi fentiva un defide- rio grandiffimo di mordere , e lo diceva , ficcome molti altri , fenza effere in quel momento in furore. Molti, che negl' ifteffi accelTi della Rabbia confervano anche la loro ragione (o) , e la prefenza dello fpirito, afficurano che quello non dipende da effi, ciò che ci fa vedere che oltre il furore, vi ha un'altro motivo che gli fpinge a mordere « Prurigo di mordere. Spuìazione frequ^nfe, LXXXI. Il veleno cbe infetta più o m^no la faliva , punge tutta la bocca; e da qui nafce in parte che gli arrabbiati , o falivano continuamente , o fputano incefìanremenre a dritta e a manca ; ma quefto pungimento fvcglia in effi una forta di piz- zicore nelle gingive , che non è mitigato che mordendo e di- T 2 gri- fo) Coeterum Hydi-ophobos cmr/ii'.m probe conjc'tos e^Je , atqne rattonis & liberfatìs vere c.rapotes , quarac^viarn. afpc&u trucès , "voce minaces ac ardea- tibtis octdh ft'.-nbundi zìideantur , In quo omnes nojìrae h'nìoriae mire con- cordata . Afciuc. pag. zp?. 148 Dissertazione II. grignando i denti. Noi ne abbiamo un efempia nella dentizione degl'infanti , che per un fimile prurito mordono il capezzolo del- le mammelle delle loro nutrici , o fi contentano di premere le loro gingive col fonaglio; e ficcome il prurito ci forza a grat- tare qualche volta infino all' effufione del fangue , dell' iikflb modo quello degli arrabbiati li porta a loro mal grado a mor- dere: quello è un movimento che la volontà efercita , ma che non è libero; che però la ragione j e la religione poflbno mo- derare come le altre paffioni^ j^hrt motivi della voglia di mordere^ LXXXIL Oflèrvafi effettivamente che la Rabbia bianca , o il furore di mordere è più ordinario agli animali che all'uomo; e tra gli uomini , quelli delle Citta che anno più di educazione e d'impero fopra loro fteffi che i contadini,, fono anche meno inclinati a mordere. Il Signor deSault (p) ,. avendone veduto un buon numero a Bordeaux in quello cafo , s'era anche perfuafo, che quella cofa non fuccedeva giammai, e che quelli che fi dan- no cura a fpiegar queflo fenomeno , la pigliano molto inutil- mente. Ma cento oflervazioni diftruggono quella opinione: la vo- glia di mordere è ancora più forte ne* bruti , perchè per la fituazione naturale della loro tefla , la mucofita dall' efofago fcola più abbondantemente nella loro gola , e la irrita più pof- fentemente. Più cagioni concorrono a formare rifteflb effetto, e gli autori fi fanno mal a propofito una legge di dedurli tutti da una fola : cosi oltre le due che noi poco fa abbiamo afle- gnate , il lupo che fece tanta firage a Meynes era anche porta- to a morficare per la fame , poiché nello fpazio di alcune ore fi mangiò tranquillamente fino alle offa due groffi cani di man- dra, l'ifteffo giorno che affali ventidue perfone. VTero (?) ^^£' 3^^' ^'""' '" SULLA Rabbia." ^Af Vero dslmoy vara nelf Idrofobìa.. LXXXIII. Gli autori anno accurato troppo generalmente, che la Rabbia confifteva in un delirio, non prendendone per fe- gno di delirio che l' orrore della, bevanda, e la voglia di mor- dere : ma bifognerebbe allora confondere fotto quefto nome le modificazioni dell'anima che fono molto differenti tra loro : una vertigine ci fa penfare che tutto gira,, ed il prurito ci porta fi- no ad infanguinarci : il giudizio del vertiginofo, e dello fcabbio- fo corrifponde alla dirpofizio-ne de' loro organi de' fenfi, come del- la retina^ e delia pelle; né per lo delirio fi e convenuta cheti difordine dee avere la fua fede nel cervello medefima .. Or nel- la maggior parte degl' idrofobi le fibre nervofe y benché tutte falite ad un tuono piìj alto, fono tuttavia all'unifono, e quefla- tenfione rende le idee più forti , ed i giudizii più pronti , ma. non meno efatti , né meno: corrifpondenti alle impreffioni deg^li obbietti efteriori. LXXXIV. Ciò non impedì fce che alcuni idrofobi non abbia- no delirato ,. foprattutto durando il raddoppiamento della feb- bre, per la ftefla ragione che gli altri febbricitanti qualche vol- ta delirano; e da qui dipendono quelle sregolate immaginazioni,, delle quali foprattutto gli autori Arabi (q) fanno menzione (r). Alcuni idrofobi aggravati dalla caufa del loro male ,. anno fo- gnato o an creduto vedere nelT acqua il cane che l' avea niorficato (s), a i fuoi efcrementi ^ ficcorae grifteffi Medici (t) pre- ( tìio fibrarum , minintorumque tubulorum a /rigore bona ijìa praejlant . . . Si aquam marinam dicas dulci graviorem , ea quidem minima , duobus- , tribufve immer/tonibus differentia ejl j ma/ore autem fontanae /rigore , /on- tana enim /olet-eligi ad hunc /copum , abunde compenfatur , Altri poi an pretefo 5 che li detti bagni fieno di acqua marina, la quale mercè le parti- celle acidofali , e zolforate , e bituminofe che tiene , vale a refiftere alla forza alcalina del veleno rabbiofo. E dove l'acqua del mare non è pron- ta , effi Medici vogliono , che fi fupplifca coli' acqua comune , mefcolan- dovi una porzione di fale. Il Signor Morinor negli Atti dell'Accademia Reale del lyop. riferifcc , che una donzella di età di anni venti a un di preflb , effendo fiata morfa dal cane arrabbiato , ed eflendo divenutst idrofoba , fu melfa in un vafo di acqua di fiume , dove eravi fciolto uno ftaio di fale • ed ivi fu tante volte immerfa , che priva di fenfi morta quafi apparì , ficcome fu lafciata (lare. Né guari pafsò di tempo ch'ella rivenne , e fi maravigliò , come guardando l' acqua , non avea più alcun timore ed orrore della medefima . Io qui benanche dico , che fi dee di- ftinguere il diverfo tempo della cura . Dal morfo ricevuto fino allo fvi- Juppo del veleno, comecché il forte noftro appoggio fi è nella unzione del mercurio, io aifermo e foftengo , che farà bene in tale circoftanza ufare gli fpefli bagni dolci in quella guifa che gli ho defcritti poc'anzi. Ma quando poi la fortuna , eh' è la fola recatrice e rapitrice de'beni , fa- ceffe che la Rabbia fi fviluppaffe • o pure quando avvenire che talun in- felice non foffe fiato dal principio opportunamente medicato , e foffe idrofobo divenuto^ in sì brutto infrangente al certo io feguirei ben volentieri il configlio di que' Medici^ che vogliono, che gl'idrofobi fi atterriffero nell' Z 2 atto i8o Dissertazione II. refto non fi dee preferire, che altrettanto che quefti bagni fem- brerebbero neceflarii per rafiferenare il malato , di cui bifogna procurare la tranquillità per tutt' i mezzi , e queft'ifteffo moti- vo potrebbe autorizzare delle pratiche , alle quali il pregiudizio ha dato del credito , tale che 1' ufo de' gufci delle oftriche ia polveri fottili e non calcinate (g) , alla dofe di qualche fcru- polo in una frittura ; rimedio di cui in cìafcun paefe qualche- duno fa comunemente un fecreto : fi potrebbe dare ancora la polvere delle zampe, e degli occhi de' gamberi (hi, l'aliflon (i) di Galieno a poco a poco in un brodo, e il Lichen terrejìrì ci- nercus {Rati hijì. pag, no.) cosi lodato dal Signor Hansloane e Mead , fenza eccettuare qualche pizzicata della polvere (k) ver- mifuga di Palmario; la radice della quercia, e lo (lagno col mi- tridate si decantato dal Majerne,e daGrew;ma lungi di fidarfi. a quefti rimedii, foprattutto agl'incendianti come il pepe, il mì- tridate , le polveri calcinate &:c. non bifogna adoperare i più dolci, che per rafìicurare un'ammalato che non crederebbe gua- rire fenza di ciò . cviir. atto chi fi buttano in mare; avvegnaché piìj da tal timore, che dalla falfetìine dell'acqua nafce il beneficio del bagno. Udite la defcrizione del Boerhaave. Stat'tm pofi ìnfeèlìcnem , magno cum apparati! , metu incuffo , Jaepe mìnitan- do ^ tandem praecìpitem in mare vel fluvium dando, aliquanditt jtibmerfum temendo , itert'm mergendo , id reperendo a/iciuoties cum tifdem cmnino eh- cumjlantijs y ?ft!s Domini di La^rme , SULLA Rabbia; 187 Un fanciullo di quattordici anni era flato morficato dieci gior- ni prima da un cane arrabbiato : le fue ferite erano lividiffime: egli pigliò del Turbith a gran dofe , e ftette bene . Un altro morficato dall' ifteffo cane, non avendo ufato quello rimedio-, mori arrabbiato a capo di qualche giorno . Si è portato di Tunquin una polvere rolTa, della quale i Gi- nefi fanno gran cafo nell' Idrofobia ; ella è comporta di venti- quattro granelli di cinabro naturale, altrettanto dell'artificiale, e fedici di mufchio,da pigliarfi due volte in un mefe d'interval- lo. M. Wrench , e molti altri in Inghilterra , ne anno fatte dell' efperienze che fono riufcite : lo danno con un bicchiere d' acqua vite , di rifojO di altro. Al mercurio, ch'entra per le tre quarte nella compofizione del cinabro , bifogna attribuire prin- cipalmente la virtù di quello rimedio Cinefe. Quelle oflervazio- ni reiterate in Inghilterra, e di cui il Signor James afficura aver affai più gran numero , confermate in diverfe Citt^ di Francia , poggiate fopra quelle della Gina, non ci permettono di dubi- tare che non s' abbia nell' argento vivo un cosi gran rimedio contro la Rabbia, che contro il mal venereo, contro la rogna, e contro ahri veleni animali, che fi comunicano per lo contat- to immediato de' liquori infettati. CXX. Nell'Aja la meta di Settembre 1741., il Gherico dell' Abbad'ia , in et^ di diciott' anni fu morficato alla gamba da un cane della cafa ; la piaga fu predo cicatrizzata, non ne fece alcun- cafo . Sentì verfo li 10,0 12. di Ottobre de' fuochi , e de' dolori a quella gamba , ciò eh' egli attribuiva al freddo ed alla umidità che avea fofferto qualche tempo prima : da' 20. dell' ifteffo mefe fi fentì ciafcuna notte de' tremori feguiti dal ca- lore , e dal fudore : li 26. fi accorfe che avea la voce afpra , e eh' egli non potea rifolverfi a fciacquare i bicchieri, dicen- do però eh' egli non avea del male ; egli aveva ancora affai mangiato la mattina, avea bevuto pure del vino. Li 27. non potè alzarfi dal letto, fé gli trovò la febbre; gli cavarono fangue; quan- do fi trattò di pigliare un brodo, egli non potè inghiottirlo che dopo molta pena , e dopo contorfioni , che forpréfero tutti . A IO. ore di mattina egli fudava groffe goccia, cacciava in ogni momento una faliva bianca e fchiumofa in poca quan- A a i tità; iS8 Dissertazione li. tit^; avendo cacciato il fuo braccio dal letto nel tempo che gli taftavano il polfo, tremò per tutto il tempo che fu fcoverto : giammai non fi era trovata una febbre più forte , né un calore più acre , che quefta gran fudata avrebbe dovuta temperare : avendo riguardato nella bocca, non vi fi vide niente : e l'am- malato dimandato fé aveva del male alla gola, diffe che nò. A quattr' ore della fera, benché egli foffe (tato fegnatodi nuovo ed aveffeprefo un lavativo umettante, i medefimi fìntomi regnavano, e di più era in una inquietitudine fpaventevole : quattro perfone erano continuamente occupate ad impedirlo di fuggirfene . Pre- gava gli affiflenti di non mandare il loro fiato fopra-di lui, di non lafciar entrare la menoma aria nella camera , effendone, diceva, molto incomodato. Verfo le due ore di notte la febbre, i fudori, e le agitazioni erano eflreme; egli minacciava di mor- dere ognuno, fputacchiando continuamente verfo la faccia di quel- li che il ritenevano, non rifpettando che fuo padre. Aveva pure tutta la fua ragione r pregava Dio continuamente : alcune ore prima aveva ricevuti tutt' i Sacramenti ; ed avendo morficato , ma fenza ferire, il dito del Prete che gli a-nminirtrava l'Eftre- ma Unzione , glie ne avea fatte fubifo le fcufe . Quefto gior- no iftefib pigliò , ma con pene orribili , del brodo . Per quello che fi tratta dell' acqua , benché egli avelTe ktc e gran defide- rio di bere, egli non ne potea, foflener la veduta . In fine ver- fo mezza notte cafcò nelle convulfioni , e mori. La notte de' ly. di Dicembre feguente, la Signora Abbadeflà s'accorfe che una eagnolina che amava molto , e che la faceva coricare a' fuoi piedi nel proprio letto , era in grande agitazio- ne, e che da tempo in tempo le grattava le piante de' piedi co' denti : la mattina ella trovò quefta eagnolina trifta , e bagnata di fudore; avendola voluta accarezzare, ella ne fu morficata al dito indice di ciafcheduna mano ; 8. o io. altre perfone ne fu- rono morfe nel corfo della giornata , ma tutte in luoghi cover- ti, e non vi furono che le fole ferite della Signora Abbadeffa , dalle quali ufci fangue . Finalmente quefì'a cagna diede tanto de' fegni della Rabbia , che furono obbligati di ammazzarla. Si erano accorti che da 8. giorni in qua quefto animaluccio era tri- fto, e di SI cattivo umoresche aflaliva tutt' i cani, grandi e pic- coli SULLA Rabbi a. 18^^ coli eh' entravancj nell' Abbadia , e che non mangiava quafi niente. La Signora Abbadefla fi determinò a partire due giorni dopo per mare : quando efla parti , le fue piaghe erano cica- trizzate ; ma vi reftava un dolor fordo , che fi edendeva quaft fino alla metà d^l braccio , con- qualche fenfazione di calore: quefto dolore , e quefti fuochi fi facevano fentire deil' ifteffa mar- niera alla pianta de' piedi, ed alle gambe : la pianta de' piedi for- prattutro, era- in un continuo fuoco ; al fecondo bagno eh' ella pigliò nel mare , avendo fatto ftrofinare coliar fabbia le pard affette , la piaga della mano deftra fr riaprì , cacciò rtiolto fart- gue; ciò che fece difparire i dolori e i' fuochi eh' ella vi fenti- va. Quelli d'elle altre parti difparvero ancora ; ma noìi eflendo che fopiti nella mano manca, alcuni giorni dopo quelli fi rirf- Hovarono, e fi accrebbero confiderevolmente . Il Signor Giberf, Medico di raro merito, e' che unifce una ^ran fagacità ad una efperienza confumata , fece delle profonde riflefTioni fopra quefH fintomi, che fecondo iriolte oflervazioni che ne avea , erano" i forieri troppo certi della Idrofobia: egli giudico, chequefto fune- fto' veleno doveva elTer congelato ed' arredato dentro" la piaga;, e che non fi sviluppa e non palfa déntro al fangue che verfo ii quarantefima giorno , e che in tal guifa notf era impoffibile di diftruggerlo prima che non fi fofle fparfo. Per quello effetto egli fé applicare h pietra,e'rcauterio fopra le cicatrici; l'efcarafatta fu levata poco tempo dopo, e fi fecero tutto all' intorno con una lancetta delle fcarificazionr, dalle quali fi fece ufcire molto fat- gue; e giudicando che T argento vivo poteva bene diftruggere un veleno , il quale eoftié il venereo attacca la faliva , egli fi de- terminò a caricare il digeftivo di mìolto unguento' mercuriale" , eoii cui egli fece medicare hhho quefte piaghe . Il fucceffo fu- però la fua afpettativa , poiché lo fteflb giorno i dolori ed i fuochi fi calmarono f e 2'. o 3; giorni dopo continuando quefti medicamenti , tutti quefti fintomi difparvero intieramente', dopo che per non tralafciar niente , non lafciò di Far prendere fera e mattina, per 12. giorni mezza dramma de' gufci delle oftriche calcinate, e ridotte in polvere fina , e d'ordinare il fiero, e le tifane rinfrefcamt . Finalmente' il quarantefirao giorno venne ipo Dissertazione IT. fenza accidente , e la Signora Abbadeffa infinp a queflo giorno gode una fanità perfetta e. Ne Tegue da ciò che noi abbiamo detto, che il veleno de4Ia Rabbia ha dell' affinità con tutt'i veléni animali ( XLI ); ma egli ne ha più col venereo, che cogli altri. I. Il venereo e l'idro- fobico reftano qualche volta nafcodi ne' corpi per lo fpazio di anni intieri. II. Il venereo fi prende per li liquori feminali o per la faliva, e avendo covato lungo tempo nel corpo , egli infetta di nuovo i liquori feminali , e la mucofita della gola e del pa- lato : l'idrofobico fviluppato nel corpo , porta molto fulla mu- cofita della gola , e non lafcia di attaccare i liquori feminali ; almeno i fintomi poflbno farlo fofpettare, III. Il venereo è tan- to fiflato , non incendia il fangue ; ma in cambio egli infetta tutti gli umori linfatici: l'idrofobico per la fua parte volatile, agifce fopra il fangue, e fiflato per quefto, egli fi riproduce nel- la mucofità della gola ; ambidue proc^ucono de' dolori ' reumati- ci : il venereo quando è inveterato , l' idrofobico quando è re- cente, tuttaddue fono un poco coagulanti , e un poco corrofivi. IV. I bagni reiterati fanno fovente difparire tutt' i fintomi efterni del mal venereo ; effi anno ancora qualche volta calma. ti quelli della Rabbia. Il veleno del mal venereo s' infinua lun- gheflb pel tratto dell' uretra fino alle veffichette feminali ; e vi fi fiifa fovente fenza paflare più innanzi per lo fpazio di più mefi che dura una gonorrea: quello della Rabbia non cfce dalla piaga prima in circa 40. giorni , non oftante la luppurazione . V. Finalmente l'uno e l'altro è intieramente diftrutto dal mer- curio ; e dopo molte ricerche ignoro che quello rimedio fia an- cora mancato , eflendo ancora applicato quando la Rabbia s' era dichiarata , ciò che verifica felicemente la predizione del Gran Boerhaave a queft' oggetto. Nec defperandum de inveniendo tam fviguhris veneni ftngular't /antìdoto. Apòor. 114^. DIS- DISSERTAZIONE SOPRA IL MECCANISMO É MOTO DE' MUSCOLI . E SULLE QUALITÀ' DEL FLUIDO NERVOSO DEL SICjNOR FRANCESCO BOISSIER B E S A U T A G E S COMENTATA DAI DOTTOR lH MEDICINA MICHELE ATTUMONELLL T A V DELLE MATERIE 'TRATT^ft.TE IN QIJESTA TERZA DISSERTAZIONE D. 'Efifiìz'toni de termini l Ntina. i fipo .z iv Struttura de mufcol't . V a x Moto de" mufcoli. xi a xiii Principio da cui dipende il moto de mufcoli , xiv a xvill Cagioni e fenomeni del ,moJ:o de mufcoli . xix a xxil Celerità del movimento. xxiii a Xxvi "Kicrefcimento o gonfiamento del mufcolo 7iel fuo cor- po. XXVII e XXVIII Diminuzione del volume de mufcoli. xxix, e xxx Efperienza fui p^ff^ggto del f angue jn .travevfo d^ mufcoli. XXXI, e xxxii Colore del mufcolo in contr.a^onc . xxxiii, e xxxiv Celerità del fangue nel mufcolo, xxxv a xxxvil Infufficienza del fangue per produrre queflo moto. xxx vi li Prontezza de' movimenti. xxxix Infuffìcienza della linfa nervofa. . XL Qualità del fluido nerveo . ■ ' XLI a xlv Sottigliezza de' canaletti i^ervoft» SLVi, e XLVil Forza. " XLVIII Durezza del mufcolo p XLIX PJilaff amento . L Forza del movimento. LI a LV Tenacità y e forza de' mufcoli. LVI a Gxvj fpj rs S E R T A Z I O N E SOPRA IL MECCANISMO E MOTO DE' MUSCOLI , E SULLE QUALITÀ' DEL FLUIDO NERVOSO. Definizioni de termim. ì, •^^^^'^^Jfé^ ^ chiama murcoio un fafcetto di filamenti car- ■^'%vì^'^|e^,^ nofi, i quali raccorciandofi, fervono a muo^ 1^ ^ o ^ "^ vsre le diverfe parti dei corpo animato . f^, I o» f /^ n. Tutt' i mufcoli comporti dìquefìi fila- ^^^-o^sè-^f^^C^ menti addo.mandati fibre, fono cedevoli, ma '^é'i'^^^'ì^^y^ elaftìcii , roffi nel mezzo, e bianchi nelle loro eftremita, e quivi prendono il nome di fibre tendinofe ., o apeneurotiche . QueRe fibre poi fon cinte da una guaina procedente dalla membrana cellulofa , o pinguedinofa, dalla quale tutto il mufcolo è rivefiito . (i) III. I mufcoli fiano per lo più divifibili in più falcetti , fé- parati fra di loro per mezzo di una lamina cellulofa più grof- B b £i. (i) Gli antlclri Medici diflinguevane in ogni raufcolo il capo chiama, to dapoi punto Jìffo , il i menduni aventi la medelìma fuftanza . Alberto Mailer allo incontro pog- giato a quel fuo fiftema, che i tendini non ricevono i fili nervofi come la carne, che non an forza irritabile come le fibre carnofe, fi credette che "diverfa fia la foftanza dell'uno e dell'altra. Querto fiftema lafciamolo cre- dere a coloro rhe godono òtììe novità j mentre io fenza fcomodo e fenza veruna difficoltà , mi lalcerò perfuadere la fentenza di Albino , che ha avuti più feguaci , e meglio fi accorda colle offervaziorn , E SULLE aUALITA* DEL FLUIDO NERVOSO. ip$ arterie , delle vene, , de' nervi, ed anche de'vafi linfatici; e que- fto amma^ffo tutto infie-me capace di accorciarfi , è propriamen- te il mufcolo j, La membrana cellulol^ verte immediatamente tutto il mufcolo, e quivi è fpeifo adipofa ,. Da quefla partono ÌQ lamine, :Che penetrando il mufcolo producono la divifioiie de fafcetti, e delle fibre mcdefime di elTi , divenendo quefta mem- brana fempre più fottile, fino a perderfi in filamenti cellulofi,i c|Nuali cingono le fibre,5 e iniìcme le collegano. VI. Tutt' i vafi fanguigni fono fufficientemente confpicui fot- to la membrana comune ed efterna ^ dove formano de' com- baciame-Hti detti anaftomofi , ma infinuandofi nell' interno de' jntìfcoli divengono capillari , ed ivi accompagnando le efpanfioni •della membrana cellulare,, dopo aver formata una fpecie di rete ad angoli retti e molto fottile , le arterie fi murano in vene , € quelle -tornano fuori dal .mufcolo accanto appunto alle arterie che vi conducono il fangue . I vafi linfatici ancora fanno la flefTa gita , ma non fi trovano facilmente che ne' mufcoli dei ■collo , della faccia ec. VII. In quanto a' nervi ., effi entrano indifferentemente ne' mufcoli da più parti., e nell' entrarvi perdono la loro più forte membrana. Si dividono quefti pure in filamenti capillari, difiri- bnendofi per tutta la teffitura del mufcolo , dove aflai preRo fi •riducono impercettibili,, e incapaci ad effe-r altrameati ritrovati" tuttavolta la fenfibilita di ogni fibra carnofa , venendo punta o irritata., ci manifefia, che quelli filamenti nervofi traverfano, © penetrano tutte le fibre. Vili. A quefta fìruttura, che cade fiotto i fenfi , il raziocinio, e le oiTervazioni microfcopiche aggiungono non poche altre co- fe, le quali fono in gran parte arbitrarie , o veramente imma» ginate per favorire un qualche fiftema» Cosi appunto fi può di-, re de' vafi romboidali delle fibre, de' freni nervofi , e regolar- mente trafverfali , de' gonfiamenti ovali de' vafi fanguigni, e delle cellule bislunghe delle fibre motrici e de' filamenti nervofi. IX» Si poflbno anche nìettere in quefta categoria i globetti del fangue pieni di un' aria elaftica ; i liquidi eterogenei fuppofti tanto nel fangue, che ne' nervi, e che fono flati creduti capaci di produrre fra di loro efFervefcenza ; e la materia fottile del B b 2 Car- ip6 DlSS.III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, Caricfio, o altra qualunque in luogo di quefta da altri foftitui- ta (2). X. Un tempo è (lato .creduto, che foflero neceffarie tutte que- ■fle ipotefi per render ragione del moto de' mufcoli , e de' loro fenomeni. Prefcntemente ci accorgiamo quanto elle per tale ef- fetto fieno deboli ; ma non potendo fpiegare tanti mai'aviglioli fenomeni , fenza far capitale di qualche fuppofizione , altro non fi defidera j che di potergli fciogliere con minori fuppofizioni . Moro rìs mufcoli » Xr. I mufcoli fono dotati di due forti di contrazione é mo- to, per cui fi raccorciano; una è la contrazione elaftica, l'altra la contrazione vitale, o propriamente detta mufcolare. Da que- (le due forze feparatamente , o congiuntamente , unite alla gra- vita ed impulfione efterna ^ dipendono i moti di tutte le noftre parti, e ne procedono quelle combinazioni, che in tutti gli efer- cizii, e moti li fanno diftinguere. Allorché fi piega volontaria- mente il capo in avanti, è certo che il principia di quello mo- to confifle nella gravita medefima della teda . I mufcoli deftina- ti (2) Nello fpiegare i Medici l'intralciata funzione dell' azion mufcola- re , an formato uno fterminato numero d' immaginarie invenzioni , o di Ordigni a lor piaciniento . Tutte queRe ipotefi poi non feriza ragione da altri gentiliffimi autori fono fiate meffe in dubbio, o piirc derife , o nofi accettate, Daniele Bernouni avea creduto, che le fibre trafverfali nervee che fono variamente intagliate , cìngendo ftrettamente le fibre mufcolari , ne formino tante veffichette. Alfonfo Borelli ftimò più proprio , che la macchina mufcolare rettamente s' intende nella contrazione de'mufcoli fat- ti al di fuori a guifa di figure romboidee , che più rigonfie, epiùcórtq, diveùifiero . Il dottiffimo Keill ( ^e mottt mufculorum ) avendo falle pri- me piantata un' ipotefi , che i globetti del fangue altro non fieno , che particelle di aria cinte e torniate da una crolla languigna ; che nelle ul- time borfette , o veflichette giugnendo gli fpiriti animali ^ quelli attrag- gonfi fortemente la detta eroda fanguigna, e la unifcono a loro fìeffi^ laon- de l'aria liberata, fi dirada, e nafce quindi l'azion mufcolare. Quando poi il fangue e gli Ipiriti fanno un nuovo invoglio , o facchetto da chiudere e refiriiigcre l'aria un'altra volta ; allora fi dà fine all'azione del mu-. fcolo , Taccio altre ipotefi . E SULLE aUALITA* DEL FLUIDO NERVOSO.' Ip7 ti a foftenerla dritta, non le imprimono moto alcuno , e altro non fanno che moderare il di lei abbaflamento. Non fi può ne- gafe, che anche anteriormente agivano ^ febbene non ce ne ac- corgeffimo; ma la loro azione eifendo graduatamente diminuita, perciò fi fono slentati , e fi fon refi fufcettibili di allungamento, XIL Quando il mufcolo buccinatore d' uno de' lati è tagliato, o rilaflato, fi vede quello dell'altra parte contrarfi,e tirare ver- fo fé le labbra, fenz;a che l'anima vi abbia influenza veruna; in quello cafo la contrazione elaftica è la fola che agifce , non avendovi la mufcolare parte veruna; e quella contrazione elafti- ca ha luogo tanto ne' viventi , quanto ne' morti di corto tempo, XIII. Ma quando un mufcolo , i di cui antagonifti non cef- fando di agire , alza un membro contro la direzione del pefo, o fi contrae a difpofizione della volontà,, o pure conformementa a qualche neceflità che la paflione faccia fentire , allora dive- nendo quefto più gonfio e forte, a raifura che maggiormente Ci fcorcia , agifce e fi muove di una maniera tutt' affatto diverfa da quella che porterebbe la gravitb., 1' elafticita , o l'impulfa 6=- fleriorey e quella è la vera contrazione mufcokre-- Principio da cui dipende il moto demufcoii,: XIV. La contrazione de' mufcoli dipende dà un principio che manca ne' cadaveri .- Non fi potrà giammai provare , che il tre- molamento delie carni, è dei cuore di una ranocchia non^ fia 1 effetto della elafticita , promoffa e meffa in azione dallo slonta' namento violento delie partì, dal freddo dell'aria,- dall' evapora- ziorie degli umori , e da fimili altre cagioni ; o veramente non' fia l'effetto della impulfione , della Comprefiìone , e dello ifrofi> namento elettrico ^ E' neceffario pertanto confeflare effervi de' cafi , ne' quali fen> za pruova veruna fi prefume , che alcune parti feparate dal to- tale che componevano, reftino private di vita ; ma fi dovrebbe effere più rìfervati fopra tal giudizio , da che fi fa , che varie porzioni d' infetti vivono anche feparate , - e che in elfi quefta mutilazione di membri produce l' iftelTo effetto che fa in altri ani'- ^pS DlSS. IH. SUL MECCANISMO E MOTO DB* MUSCOLI, animali la feparazione dell'uovo, o del feto dal corpo delle lo» ro madri (3) . XV. I moti mufcolari , de' quali l'uomo ha in fé il princi- pio fintanto che vive, fonodidue forti, come lo fono le fue azioni (yVolJif Theol.P.L): quefie fono, o naturali, o libere . Libere fi dicono quelle che fono determinate da una cognizione del bene^ o del male , che ne viene dall' effettuarle , d' onde ne nafce un atto volontario per efeguirle . Naturali poi fon quelle che ven- gon determinate da una idea confufa del piacere , o del difpia- cere che ne può rifultare ; e quella idea, e più fpeflb ancora X alTuefazione , eccita l'inclinazione naturale, oT appetita fenfitivo a produrle. XVI. La maggior parte de'noftri moti fono .midi , o fia che tengono del naturale, e del libero; ma varie circoftanze ne ren- dono alcuni arbitrarli, altri necelfarii . Quei che mantengono la vita e l'integrità dell'uomo, e che fon neceffarii ad ogni fecon- do, a ogni minuto, o in ogni giorno della vita, non fono ar- bi. (^') Tutti gli animali forniti come noi di fangue , di vafi , di fibre atj? no le fenfazioni , e '1 fentiraento, che poi il manifeftano mercè de' moti cfteriori : ma fa meftieri , che vi fia ancora nel corpo organizzato un centro folo , od un appoggio, dove pofìan finire e ridurfi Tutte le fcofife; e q^uindi tutti quei viventi che nci--fcymano un tutto perfetto ed un ar- monìa di parti come nell* uomo» e che all' incontro anno più centri di- verfi , non fono così fenfifivi. Ci chiama qui quell'importantiflimo feno- meno de' polipi del Trembley , che comunque tagliati , feguono a vive- re, anzi crefcono a gai fa di pianta , poco lentono , e non anno fpon- tanee mozioni . Il perchè dopo le piìi diligenti onervazioni fi è con- chiufo , che quelli detti polipi altro non fieno, che tanti corpi membra^ nofi , che non contengono organi di animali, benché digerifcano il cibo^ ma che quei granelli che fono al di dentro ed al di fuori appiccati a quella membrana , al certo fon tanti piccoli animaletti , i quali di Ja feparati , il facco polipofo perde Ja vita ^ e quinci avviene che confur mano il cibo, che amano la luce , e che moftrano godere uno benché fcarfo fentimento . Medefimamente alle lucertole, ed alle vipere, fé fi re- cida qualche parte del corpo , non perdono efle la vita , Lo fieflb dicafi delle vefpe , delle tartarughe , de' pefci , i quali perchè fi allontanano dalla noflra orditura , an poca fenfazione . Sono da leggerfì tante utili of? fervazioni fu quefto bel fuggetto preflb il Bonnet nella Contemplazioni ffelta Natura, E SULLE qualità' DEL FLUIDO NERVOSO . - Ipp bitrarii, fuorché negl'intervalli di quefti fecondi, di quefti mina- ti, e di quelli giorni . Tai moti elfendo fofperi più lungo tem- po, come accade nella refpirazione trattenuta più oltre di due minuti, facciamo gli ultimi sforzi per riprenderla, interelfandoci la vita; ma noi la fofpendiamo ad arbitrio per lo tempo di qual- che fecondo anche fenza penfarci * Lo fteflb accade dello fgravio de' flati, o degli efcrementi, del mangiare, e del bere» In quan- to a' moti indifferenti alla vita, quefti fona comunemente arbi- trarli; ma fé fono abituati come per efempio l'aprire e '1 fer- rare delle palpebre, noi gli facciamo fenza rifletterci , ed anche fenza volerli =• XVII. In ogni corpo animato ritrovali il defiderio di efiftere^ e di ben efiftere, ed un' inclinazione invincibile pel bene, ©ve- ro , o apparente * L' appetito del piacere, e 1' averidone del di- spiacere ,- fono i principii di tuttequante le noftre azioni, e di tuttiquanti i moti mufcolari attivi per rapportò a noi mede-v fimi, non elfendo i pafllvi prupriarncnte moti dì quefta forte.- Le idecj tanto diftinte , che confufe , determinano quelle incli- nazioni, e infieme i noftri moti i quantunque non Ci faccia a- ciò rifleffione . Ma i nervi fono l'organo delle noftre percezioni a idee j di maniera che i nervi di una qualche parte' fono affolu- tamente incapaci ad eccitare quefte' percezioni, la medefima non riceve altramenti moto veruno; tale è il cafo della perfetta pa- ralifia, della fmcope, e della morte: (4). XVIII. I nervi fono deftinati a trafmetteré le impreffioni del- (4) Comecché quefìa ^ che qui tratta il Signor de Sauvages , è un^ materia di troppo diffidi digeftione, non fi debbono efigere da me dimo- flrazioni evidenti , in quello che farò per dire in quefta nota . E quivi fi vuole , come ih tante altre difpute filofofìché ^ feguire le forme pili giudiziofe de' verifimiji intrecci con lin bel filo di difcorfò , acciò fi pof- fa fperare qualche buon frutto . La diftinzione de' moti in liòerì b vo*. lontarii, in naturali o macchinali , ed in mi/ìi^elh viene' ftabilita da tutt i Medici , né occorre che tal punto più a lungo il replichi quìi , Già fi fa, che gli Sthalliani tutt'i moti li ripetono dall'anima, ed in confeguen- za apparentemente , e non davvero ammettono efli quefta triplice divifio* ne ; ma dall' altra banda fi dee dire che propongono argomenti e dottri* He si lievi 5 che poffon fervirc più prefto a barattar parole , e farebbono 203 DiSS.III. SUL MECCANISMO E MOTO Dk' MUSCOLI, delle parti fino al cervello , e a produrvi le idee de' noftri bifo- gni . Servono ancora a trafmettere i moti, relativamente a' Boftri bifogni , dal cervello alle parti; e quefta mutua corrifpon- denza è il ligame della vita, perchè 1' azione mufcolare ferve a prendere tutto quello che ci è neceflario , come fono gli ali- menti, a cambiargli in noftra foftanza , ficcome a difenderci da quanto ci può nuocere, ed a mantenere la noflra efiftenza , e il noftro bene ftare; e tutte le noftre corporee azioni dipendono da queflo . Niente adunque per i' uomo vi è di più degno, che indagarne il meccanifmo. sbadigliare la gente diftìppa'ffiona'ta, fé ardiflero elle di apparire a merca- to. Intanto niuno potrà niegare , che il moto del refpiro , o fia il mo- vimento del diaframnia, e de' mufcoli dell' addomine , come anche de' mufcoli motori delle corte , noi? fieno da noverarfi fra' moti mirti . Che il moto del cuore fia naturale alla macchina , iiaffi a tener per certo , quando fi confideri , che nìuno può fermare il cuore dal continuo movi» mento fuo , come può far ceflare le mani mentre fon in moto . Ma in fine che quefti altri moti liberi fi .diano, e dipendano dalla vo- lontà nortra , niuno olerà piegarlo allorché fi rifletta ; che V appetito ra- gionevole egli nafce dalle diftinte rapprefentazioni delle cofe , lo che in noi fi fa mercè l'intelletto j che quanto maggior bene V intelletto mani- fefta , altrettanto più fortemente v' è motivo di defiderioj ed ancora quel- lo che la ragione rapprefenta come un bene , delle volte il fenfo e 1' im- maginazione il dimórtrano come un o bocchetta della brocca, l'acqua fiafi abbaflata^ fi dovrà conclu- dere che, il volume del braccio fi lìa fatto minore; ma fé reme- remo accertati che l'acqua non fi fia alzata punto, refta eviden- te , che dal braccio non fi farà partito fluido alcuno, fenza che almeno non ve ne fia per altra via rientrato altrettanto. Il mu- fcolo contraendofi, fpreme u^^?^ porz.ione di fluido^ ma certamen- te^e fcaccia meno di quello chs d' aftronde gliene vien ricon- dotto . XXX. Con grandiffima ^vecauzìonp, ho reiterata quefta fpe- rienza , ed ho concepito per giulliflìma la confeguenza che ne avea dedotta il Gliflbnio , cioè , che nell' iftante nel quale la contrazione comincia a farfi, il volume del mufcolo diminuifca; ma che dopo qualche fecondo di tempo , l'acqua al/.andofi per gradi, il volume del mufcolo ritorni Io fteflb , e finalmente an- che maggiore di prima. Efperienza, fui pftjfaggio del f angue a travsrfo de'' mufcoli , XXXI. Nel cavar fangue a qnalche oerfona dal braccio, fi of- ferva molto fpefìb che facendole frequerrrem-^nte afficolare e (Irin- gere il pugno , il fangue eh' efce dalla vena fpilla con più for- za ,. o fia , eh' efce in egual tempo m maggior abbondanza , che a pugno fciolto; molto meno poi n'efce a pugno fempre piìl ugualmente ferrato. XXXII. Combinate quelle ofifervazioni , ^i può da efie dedur- re, che il fangue nell' iftante del'a contrazione de' mufcoli ven- ga da effi rapidamente foremuto nelle vene , e che paiimente n* cfca più di quello, che in egual tempo ne rientra dalle arterie; * che nel rilalfamento confecutivo il fanone art^rìofo trovando nelle vene già vote meno di refiftenza , vi fi fcavichi in mag- gioif abbondanza; ma fé la contrazione perfiHe, poco fangur può paifa- E SULLE (IUALITA' DEL FLUIDO NERVOSO." 20$ paiTare a traverfo del mufcolo , e pochiffimo fangue può il mu- fcolo fpremere nelle vene, effendo impedito in parte alle arterie il poterveio fcaricare: quefto però non impedifce , che il fangue arteriofo non fi accumuli e crefca nelle arterie fino a fare au- mentare il volume del braccio ; tanto più , che lo fgravio del fansue venofo fuori del braccio refla diminuito . 'to' Colore del mufcolo in contrazione . XXXIII. OiTervato il colore di un mufcolo in un animale vi- vo e fcoperto da' fuoi integumenti , non fi vedrk fenfibilmente variare di colore, tanto nella contrazione che nel rilafciamentOj o inanizione, quando però non fia un mufcolo voto e trafparen- te, come lo è il cuore del)/?. -anguille, il quale comparifce mol- to più roffo nella fua diaftola,e pallido allorché il fangue è da elfo fcagliato fuori, o fia nella fiflole. Per altro la maggiore, ó minor dofe del fangue che ritrovafi ne mufcoli, non può diftin- guerfi in altra manieraj che mediante un maggiore o minor gra= do di calore {6). XXX LV. Per l'iilantaneo abbaiamento dell'acqua nell'efperien- za del Gliffonio, mi è parfo che il volume de' mufcoli nel con' trarfi diminuifca ne' primi momenti di un decimo , febbene una tal mifura non fi poffa dire fiata prefa efattaraente . In quella fuppofizione è neceflario eh' efca dal mufcolo quella quantità di fangue che concorreva a fare la decima parte dei fuo volu- me ; ma il mufcolo contraendofi con una celerità di due piedi per fecondo , bifogna dunque che il fangue fia fpinto fuori del mufcolo con quella celerità appunto, o poco di verfa, quantunque ei ne debba perdere una porzione nel fuo cammino per le ve- ne , a cagione deli' inerzia del fangue antecedente . {6) Una l>ella fcelfa di offVrvazìonì fu di tal punto , e che for- merebbe una quintefienza di quanto è ftato ^do ed inculcato ne' libri , fi^ potrebbe ben fare da quefl' opera di HaHer , che comprende, una colle- aione di fperienze fullc diverfe parti irritabili. 205 DlSS.III. SUL MECCANISMO E MOTO De' MUSCOLI, Celerità del f angue nel mufcolo . XXXV. La celerità del. fangue ne'mufcoli del ranocchio nel- la inazione , è parfa al Signor Hales di un novaatefimo di pol- lice per fecondo , che viene ad effcre 2160. volte minore tlella celerità colla quale un mufcolo fi contrae , e che Ipreme il fangue dalla fua teffitura, o fia dal fuo corpo. Se i globetti del fangue fon tutti di un diametro uguale tanto nel topo che nell' elefante , fecondo le offervazioni ^i Leuwenoeck , e fé paflano ugualmente uno sfilato dietro l'altro in tutte le ultime aneiiuz- ze de' più pìccoli animali, conie ì ranocchi ed altri, comuarifce verifimile come le ultime arteriuzze dell' uomo e del ranocchio fieno del medefimo calibro , e che-i! fangue vi fcorra collo fìeflb moto nel tempo della quiete de'mufcolì , e che con cele- rità uguali (ìa fpinto o fcacciato ne^ moti mufcolari , operando quefte azioni ugualmente rapide> XXXVI. Il fangue dell'uomo nelle più grandi arterie non cam- mina generalmente con celerirà maggiore di quella di un mezzo piede per fecondo, perchè quefto è lo fpasio prcfìb a poco a quello ■che neir arteria aorta può occupare il fxngue fcagliato , e conte- nuto dal finillro ventricolo del cuore . Dunque quefìa celerità è preffo a poco la quarta parte di quella , colla quale un mufco- lo fi contrae. Il fangue però che dalle arterie pafla nelle fue ra» mificazioni , fi rallenta in ragion reciproca della fomrna de' paf- faggi , o fia delle divifioni . XXXVII. A norma di quefte fuppofizioni , che fon molto verifimili, il fangue -arteriofo non può imprimere al venofo tut- ta la celerità eh' egli ha all' ufcire dal mufcolo contratto ; dun- que la celerità eh' egli acquifia , e colla quale egli Q^ce , deb- te ottenerla dalla celerità colia quale fi contrae il mufcolo me- defimo . Jtjfufficìenza del /angue per produrre quelìo moto , XXXVin. Dalla fuddetta proponzione fi può inoltre dedurre, che il fangue non fia il fluido agente de^moti muicolari , e che per E SULLE QUALITÀ* DEL FLUIDO NERVOSO. 20/ per produrre ciò , vi fia neceflario uà fluido il quale Tr muova con una rapidità tutto affatto diverfa , perchè dovendo eflb ren- derfi più tardo nel paflàre a traverlo varie vefcichette bislunghe, e 'dovendo di fpazto in ifpazlo reftringerie , e alternativamente rialzare o gonfiarle,, tanto più dovrà rallentare il fuo moto, e per confeguenza renderfi Tempre meno capace ad efeguire i det- ti moti ne'mufcQÌi. -, Pronte-^^^a de* movimenti ^ XXXIX. Prodigiofa è veramente la prontezza del moto volon- tario, o fia la celerità colla quale quello moto ubbidirà agli or- dini della volontà, muovendo noi .'f-'lla ftefla facilita e prontez- za le palpebre aliai vicine alla fede dell'anima, che le dita de* piedi che da feflanta volte ne fono più di quelle lontane. L'efe- cuzione dì quefti moti è iftantanea , quantunque per effer ulti- mati vi fi richieda un qualche tempo . Bifcgna dunque che il fluido efecutore di quefti moti , dovendo percorrere quello fpa- zìo che paffa dal capo a piedi , abbia una celerità prodigiofa j, e più grande di quella che ha il fuono ► Infujp,cien%a dalla linfa nervo/a, XL. 1/ acqua è un fluido due o tre volte meno glutinofo , e più fcorrevole della linfa che fi fpreme dalla midolla fpinale , e dal cervello; la celerità di efla è relativa alfe forze che la fpin- gono,e fi {a. che nell'aria ella può avere una celerità capace di percorrere orizontalmente uno fpazia doppio dell' altezza del re- cipiente,o del vafo da cui fcaturifce. Se bifognaffe che i' acqua fi muoveife con una celerità ^uguale a quella del fuonO' > ella do- vrebbe efifer premuta da una forza forprendente , come quella prodotta da una conferva alta 2140. piedi , ed anche dovrebbe in quello calò muoverfi nel voto ; imperocché ninna forza co» nofciuta farebbe capace dì farla fcorrere colla detta celerità a traverfo de'tubì capillari . La forza che farebbe necelìària a pro- durre queft'^ effètto,, fup^rerebbe di gran lunga la tenacità deVafi d'ogni ipecie^ e li farebbe torta crepare.. 2oS DlSS. III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, Qualità del fluido nevveo . XLI. L' acqua premuta dall' altezza di tredici piedi, perde tre decimi della fua celerità allorché pafla da un orifizio di tre li- nee di diametro; e fé korre in canali d' una linea di diametro, ella ne perde tanto di più , quanto la circonferenza aumenta ia rapporto al calibro; di maniera che la fuddetta altezza none ca- pace di farla fcorrere fenfibilmente a traverfo un tubo d'un quar- to di linea di apertura in circa . Per farne fcaturire. il doppio da un orifizio di tre linee , bifogna quadruplicare l' altezza del recipiente che dee premerla. Ma che ci vorrebbe mai, fé fi vo- kfle ch'ella fcorrefle con una celerità uguale a quella colla qua- le fi muovono i mufcoli , e a traverfo canali cos'i prodigiofa- mente ahgufti , come fono quegli de' filamenti nervofi ? Una grandini ma preffione è vero la fa fcappar fuori da'pori dell'oro ; ma moltifsimo non oftante vi corrt da queita fpecie di dillilla- zione , alla celerità del fuono , come ne poffono ben giudicare. gl' intendenti d' Jdroftatica (7) . XLII. (7) Non fa mefìiefi cK* io rechi moite prove per far conofcet-e , che il Huido ncrveo non ha una natura acquofa o mucillaginofa , tutto che 1* fìnga «ffer egli un umore blando, ed una fottilifiima linfa. Talvolta ne- gli animali di frefco uccifi da buon Notomifla , egli è vero , che fi è veduto efalare dalle cellette del cervello , e ria' nervi eziandio un fottìi vapore, che poi ragunato , ha avute le divife dell' acqua; ma quegli era un fluido che nel vero ufciva dalle minime arteriuzze , le quali mini- miffime arterie penetrano in quei nafcondigli della ludanza del celabro, e ne' nervi . Tutto aftatto è diverfo il vero fluido che anima i nervi ftefìl . Il dirò pure : avendo a' fianchi le ofievvazionì di quelle trilli ma» lattie , che fan guerra e fufcitano battaglie fiere nella macchina umana , allorché coftei è fortemente convull'a, o che li vede pcitire di frenefia, di manìa , e di altre sì fatte amare fcia^ure ; non potrà clubitarfi , che quel tempeflofo apparato , e quei vigon,)li aflalti non poiono nafcere da un fempHce umor acquidolo che fcorra per gli nervi , e eia tanta energia a' medelìmi. Egli è certo , che le ultime arterie della fcorza del cervello contengono, un fottiliffimo l'angue , che quindi pafìa neiie fibre della fu- fìanza midollare, perciocché non evvi nella macchina aiiimale vafellino alcuno che termini in una cieca e folida fibra , la qual cola uifturbefeb» be tì SULLE QUALITÀ* DEL FLUIDO NERVOSO. 20^ XLIJ. Newton ha dimolirato che la celerità degli ondej^gia- menti de' quali un fluido è fufcettibile ,è proporzionato alla radi- ce della rarità delle Tue particelle, e a quella della loro elaftici- ta prete iniieme ; onde la celerità delia luce eflendo 700,000. volte piti grande di quella del i"uono , bi fogna che la rarità del- le molecule della luce fia , ferma la medefima elaiìicita , 45^0, Goo , 000, eoo di volte più grande che quella dei veicolo del fuono , o che , ferma la medefima rarità , i'elafticità della luce fia 490 mila millioni più grande , che non è quella di quello veicolo (8) - . XLIII. Un fluido è altrettanto più raro , quanto il Tuo pe- (o occupa uno fpazio maggiore; ma perchè ciò poflà accadere bi- Ibgna , o che 1« fue molecule lieno divif^ in tante particelle D d pia be il glrema del fangue , e produrrebbe riflagno negli umori : ma quello medefìmo fangue fottiliffimo o «juefta linfa , ferve ad irrorare ed an- naffiare le fibre nervole e nutrirle, fìccome la linfa ia generale quella è the produce ogni nutrizione nel corpo. Perciò fé fi recida ì-b. midolla al- lungata , e col microlcopio colà fi guardi , vedraffi un volatile vapore, che ad un tratto ;fi dilegua : e le il cervello Ipogliato d«' fuoi invogli fi ten.- ga appefo in un vale di vetro dove V aria non agifca , dopo pochi dì , di tutta quella malfa o pafìa alcuni pochi vafi lecchi vi rimarranno . Per lo che reftando annullata quefta opinione , ad altre fugofe fentenze noi farem paflTaggio . (8) Traile utili confeguenze dedotte dall' applicazione del calcolo alle fcienze Aftronomiche , non fi riputò fra le minime quella, che prima d* ogni altro die fuori Giandomenico Caffini , indi Boemero , Edmondo Halley , e varii altri Matematici ed Agronomi , ftabilendo il tempo che impiega la luce a giugnere dal Sole fin a noi che viviamo quaggiù . Il Caffini in vero per molte ragioni iulk prime fi difcofiò da tale illazione- ma gli altri in feguito ne riprefero animo , e vollero tal fiftema foftene- re . Si era ofTervato che mentre l'intigno latellite di Giove s'immerge nell'ombra del medefimo, ciuafi ftelfe in denfo fumo od in folta caligine, il fuo lume ch'avea dal Sole perde, e dagli occhi noftri fi aiconde. Ma quando Giove è in congiunzione col Soie , piti al tardi il più vicino fa- tellite efce dall'ombra del medefimo , che non nella òppofizione : ficchè fi è determinato, mercè di tali oUervazioni, che la luce in correre per gli fpazii celefti, impiega otto minuti fecondi e poco più per venire dal corpo folare alla terra, o per defcrivere un raggio dell'orbita terreflre . Ma a pie del vero fovente vuol pullulare il dubio j onde Maraldi , vago richiedito- 2IO DlSS.in. SUL MECCAMISMO E MOTO DE' MUSCOLI, re delle lodi , diverfe difficoltà oppofc a quefti calcoli , che non è dì quello luogo il ridirle . Solamente fie lecito a me di aggiugnere , che i Fifici medefimi an voluto far il paragone fra la velocità della luce , e quella del fuono; dello che ne fa parola il Signor de Sauvages nel Te- fto. Ma varie dubbiezze, e diverfi equivoci fi fon trovati in decidere un tal punto, talché, fecondo alcuni Cenfori , ella fi è ftiinata cotefla ricer- ca da varie nuvole ombreggiata . Nel vero, a mio avvifo, fi debbe per determinare la celerità della luce, flabilir prima la vera difìanza dal Sole a noi ,, e di quanti diametri terreftri fia la medefima : in fecondo fi dee alfodare la vera lunghezza del detto diametro, o pure del femidiametro della terra ■ la qual lunghezza nafce dal faperfi la intiera circonferenza , e la longitudine eziandio di ciafchedun grado,, i quali, nel liftema più vcrifi- mile che la terra abbia la figura di uno sferoide lato-, fon diverfi fra lo- ro , perciocché più corti fi deono riputare nell'equatore dove vi è mag- giore curvità,, e più lunghi ne' poli, laddove la terra ifieffa è men cur- va ., Or chi non è Icarfo di notizie Fifiche ben fa , come fanno di gran difpute cotefìi perfpicaci Filofofi, i quali non di rado^ fi. pafcono di fu- mo , e fovente lavorano non altrove , che nella fucina della fantafia . E- gli è pur noto come diverfe e varie fieno le lor mifure prefe, quali flra- ne e fvariate conchiufioni fienfi fatte in determinare i gradi della circon- ferenza della terra dopo i lunghi e penofi viaggi ,. e nelle regioni fredde del Nort , e nella zona torrida efpofìa a' diretti sbattimenti della luce,, talmente che parecchi non ignobili Matematici , mentre afpettavanfi che quei flianchi e laffi Accademici aveflero da' detti lor viaggi por- tate ricche merci di virtute , conchiufero che la terra aveffe una irre- golare figura ; laonde darebbefi in tal guifa un addio a tante fatiche e iudori fparfi fulle lunghezze de' gradi , del femidiametro terrefire , e ful- la diflanza vera degli affri da noi. Taccio di farne più motto fu di que- fto dilicato putito j ed altro faprebbe dire chi ne fa più di me . Peggio , e più gravi quiftioni voi fentirete , fé fiirete vogliofi di fape- re , quali fpaziì ciefcriva 1' aria mofiTa dal corpo fonoro . Gaffendo , Caf- fini , Ugenio , Halley con Newton,. Piccai-di, e varii altri ^ an fatte di- verfe mifure . La più grande è di GafTeudo, il quale vuole che il fuono- nel corto fpazio di un minuto fecondo, deferiva 147:5 piedi Parigini ^ la più breve è di Cafl^ìni che dice, che ne corra 1038. piedi . E tale gran, varietà appunto vi dee paflare, allorché fi riflette che il fuonO' fi crefce e li fminora di velocità , mercè il vario elatere dell' aria , 1' efal'azioni ,, ed i venti . Ma di grazia mettiamo , che realmente la velocità della luce fia 700, 000 volte maggiore che quella del fuonó , come fcrive il Si- gnor de Sauvages , tutto che fecondo altri calcoli da molti Matematici variamente venga fl:abilita • chiaramente egli ne deduce da quel Newto- niano teorema , quanto grande fia la rarità , e la elaflricità della luce medefiraa j quafi infinitamente formontanda la rarità e la denfità deli' aria E SULLE dU ALITA" DEL FLUIDO NERVOSO» 7fr più piccole, o che ciafcuna di elle particelle fia tanto piìi pic- cola quanto la rarità , o rarefazione viene ad elTere più gran- de. Perchè, ficcome fi fa , che i piccoli anelli anno, a propor- zione della loro maifa, più- di forza ripulfiva , o più di vertice, che i grandi , parimente le molecule de' fluidi elaftici , vale a dire che fcambievolmente 11 rifpondono , anno tanta maggior forza per allontanarfi le une dalle altre , quanto fono più pic- cole . Dunque fé un fluido produce delle ondulazione due volte più veloci di un altro che Ha. della medefima eiafticita , è ne- ceflario che le fue molecule lìeno quattro volte più piccole di quelle dell' altro , XLIV. Da quello dipende , che la luce eccitata da' vegetabili ^ccefi fi fpande più celeraraente , che non fa il fumo , o quel groflb vapore che da' medefimì efala avanti che abbiano prefa fiamma ; perchè fenza far conto <3eila lua grandiflima eiafticith, ella è una materia infinitamente più fottiie. XLV, L'efperienz$ chimiche fanno vedere, che Ì corpi i qua- li fono flati attenuati ed intimamente afibttigliati , come dalla fermentazione ., o dalla putrefazione , fi trasmutano tofto in li- •quidi fenza eiafticita, come il mufto in vimo , la carne in mar- cia ; ma a mifura che quefto aifottigliamento di parti diviene più perfetto , vi è una porzione di quel corpo che rendefi ete- reo, infiammabile, o fia elaft^ico , e luminofo come la fiamma, perchè quelle particelle avendo moltifsima forza ripulfiva , fono perciò divenute affai più piccole -. Se dunque le molecule fono tanto più elaftìche, quanto fono più piccole, ne fuccedera fecon- do il principio del Nev/ton , che le celerità de' fluidi elaftici fa- ranno come le radici quadrate della loro rarità, o della fottigliezza delle loro molecule; e reciprocamente la piccolezza delle molecule de' fluidi elaftici farà come il quadrato della loro celerità ; di manierachè, fé 1' efperienza fa vedere che il fluido elettrico per- corre 4280. piedi per minuto fecondo, come è facile a ricavar- lo dall' efperienze del Sig. Le Mounier ( Mem. dell' Accad. Rea- le i74<5. ) in tempo che il fuono non ne fa che il quarto, va- le a dire 1070. per fecondo; faremmo in iftato di conchiuderé, che il fluido elettrico fia comporto di particelle x|uattro volte più piccoli di quelle dell' aria, o fia del veicolo del fuono. Am- D d 3 * raet- 212 DlSS.III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, mettendo che il fluido elettrico cammini colla fteffa velocita della luce, ne viene, che le molecule che lo compongono fieno 833. volte più piccole di quelle dell'ariane anche altrettanto più claftiche . Sottigliezza de canaletti neruoft, XLVI. Il migliore traili microfcopii non può dlfcernere voto, o condotto alcuno nelle fibre tiervofe ; tutta volta la loro tra- fparenza , fpecialmente quando Tono afciugate, dimoftra, che un fluido tanto dilicato , quanto la luce , vi trovi un facile paiTag* gio , fapendo che la medefima ve lo trova facilmente; e che il muove almeno più rapidamente ne'corpì, quanto fono più denfi, o fia per confeguenza , che 1' abbia più libero il paffaggio in quelli , che anno per gli noftri fenfi i pori più piccoli {9) . xLvir. {p) Non faprebbon qui darmi una mentita in ciò che farò per divifare in quefta nota fu)la fottigliezza indicibile de' fottiliffimi canaletti nervo- fi , quando in queffo cimento, oltre molte armi , fi ufi la legge dell'ana» logia, ch'è la più propria, la più familiare, e la più fpedita . Dubita- rono alcuni , fé veramente debbanfi ammettere i canaletti fcavati nelle fibre de' nervi , quando i microfcopii noi Jimoflrano ; ed oltracciò par che vi debba effere un certo termine eftremo nelle fatture de' vafi dei corpo, altramenti le fibre infievolite, non potrebbono foftenere le preflu- re che dalle mozioni de' mufcoli , e dal giro degli umori ne nafcerebbe- ro . Ma quefto fistema non potrà difenderfi , allorché ciafcheduno intenta rifleffione vi adopra: perciocché i nervi nafcono dalle ultime fibre della fustanza midollare del cervello, e di là al certo fi feparerà il fotti Jiflimo fluido. Non per ifcreditar punto alcuno io dico, che quelle fentenae che furono fpacciate tempo fa ; che i nervi da* ventricoli àt\ cervello , o dal pleflb coroideo , o dalla pia madre traeifero gli fpiriti , non fon oggidì per ricever plaufo . Ed a che mai fare la madre Natura tanti belli , ma inviluppati lavorieri nell' organo del cervello , fé così groflamente Ja fe- crezione del fluido nervofo li faceffe ? Qltrecchè ella è una legge ben co- stante , che il fistema animale nella tela cellulofa ha gli umori lenti e grolfi ; ma ne' vafi poi vi ha i fluidi , che velocemente fi muovono r né egli pare pofllbile che il fottiliffimo fluido de' nervi pofla con uguale fpeditezza muoverfi.per canaletti liberi, che per fustanze fpugnofe , come fi erano da alcuni figurati i nervi. Nelle piante, dove i vafi foventefon interrotti da una cellulofa tela , fi produce nel vero un movimento^ ma egli è tardo e kntiifimo . E SULLE Q.UALITA* DEL FLUIDO NERVOSO. 213 XLVII. Ci fiamo di già avveduti efler rKceffario , che i ner- vi per poter efeguire le fenfazioni e tali moti , dieno il paf. faggio a un fluido che abbia una prodigiofa celerità . E' ancora evidentemente necelfario , ch'efsi dieno il pafso ad un fluido le di cui particelle eludono l'attività de'microfcopii , che moltipli- cano il volume de' corpi anche più di feifanta milioni di volte. Adunque un fluido di quefta forte è molto rarefatto ed elaftico ( XLIII, e XLV ) : e perciò fi dee conchiudere , che il fluido nerveo, le efifte , debba necelfariamente avere le due enunciate proprietà . Forza . XLVIIL Ogni mufcolo che opera , o che fa forza per cori- trarfi , diviene più forte ; e in quefto la contrazione mufcolare è molto diverfa dalla elaftica. Ogni corda fciogliendofi , diviene più cedevole e groffa; ma i mufcoli al contrario gonfiando, di- Vengono più duri ; e quella durezza unita al loro gonfiamento, crefce allorché fi mantengono più lungo tempo e più fortemen- te fon contratti , Durezza del mufcolo , XLIX. La latitudine del mufcolo non può crefcere in ìfcapito della fua lunghezza fenza che fi trovi ammaflata verfo il mez- zo di eflb una maggior quantità di fibre, e che il mufcolo con- tratto con maggior forza non impedifca di più il paleggio del fangue a traverfo la fua teflìtura ( XXXII. ). Ma il (angue ar- teriofo effendo obbligato a trattenervifi in copia , fa sforzo con- tro le pareti de* fuoi vafi più di quello che faccia quando vi paffava liberamente; di modo che la durezza del mufcolo dee augumenrare in ragione dello sforzo , che impiegano le fibre per avvicinarfi al ventre del mufcolo , t delio sforzo che fa il fan- gue per gonfiarle (lò) . R'f- (io) In questo fquittinio più che altrove i Medici anno fGhìerati di- yerfi ièntioienti, alcuni credendo che il mufcolo fi gonlii atlla fua azio- no 214 DlSS. III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, Rìlnjf amento . L. Ogni moto mufcolare più forte, o continuato per maggio- re fpazio di tempo dell' ordinario , produce un dolore , o. una fenfibilità in quei dati mufcoli operatori di un tal moto, di maniera che quando Io sforzo venga continuato per troppo tem- po, arrivano a foffrire una fpezie d' infiammagione, la qual co= fa Me, e cangi di colore , o pallido dlvegna^ ed altri nìegando intieramen» te tal cangiamento di colore, e qualunque crefcimento di volume del mufcolo medefimo . Pochi fon coloro che ignorano quali difpute fon paflate traili, due più bravi Fifiologi de' nostri tempi , il Signor Hal« ler , e '1 Signor Hambergerj e che boriofo contradditore fa stato il fe- condo al primo, talvolta nel vero ufando dilicatezza nel motteggiare, e ^ar la burla, ma altre fiate prorompendo in cenfure e morti pungenti , cotanto eziandio parlando delle lue -bravure , e paoneggiandofi della fua abilità j in una parola fpiranre più vendetta e furore, che oifera . Armi fon cotefte che non poflono far aver ragione, quando fi ha il torto. In quefto punto del cangiamento del colore il Signor Hamberger feguendo Boerhaave , è flato di avvifo, che in ogni azione il mufcolo , da rubi- condo, egli fi turba, fi fcolora , e s' impalliciilce j mentre all'incontro Haller ha foftenuto , che refti il color fuo non mutato. Ed ecco fnalan- cata di nuovo una grande armerìa, cui ioglion ricorrere coloro che fen- tonfi trafitti per ogni lieve cenfura che falfi a' lor fentimenti: non fi fa rifparmio in tal incontro di punture indiicrete , e di parole oltraggiofe . Ma ben la opinione del Signor Haller dalle fperienze fofienuta , è fenza intacco alcuno. Nel cuore degli aniniali maggiori , dove evvi di molti ftrati di fibre, o ch'egli fia nella fifìole o nella diaftole , il colore non fi muta j ne r onda del fangue ricevuta nel ventricolo, fi il rofiore , o quando viene fpinta , fa il pallore . Inoltre negl'intefiini, allorché agifco- no , né meno fi fa mutazione di colore: e fi è offervato parimenti , che i vafi i quali pafì^ano per gli varii lacerti mufcolofì , fono maifempre u- gualmente ripieni di fangue , o eh' efìì mufcoli fieno in contrazione , o in rilafciamento . In rapporto poi all'altro punto, fé fi crefca di volume il mulcolo, dobbiam avvezzarci a dire di nò . .Quafi della metà il m\x» fcolo fi rende più breve nella fua azione , ma di certo non divien turgi- do del doppio; e poi i lacerti mufcolari fi accollano all' affé del mulcolo, in guifa che mercè la contrazione e'I reftringimento di effi lacerti , na- fcono tra' medelimi degli fpazii , i quali rimarrebbon chiufi ed appianati, fé elfi fi gonfiaflero. E SULLE qualità' DEL FLUIDO NERVOSO. 215 fa accade, perchè le ultime arteriuzze tro.vandofi premute late- ralm3nte più del folito, le fibre nervee di effe tefe di vantag- gio, rifentono quefta incomoda fituazione . L' urto del fangue arteriofo in ciafcheduna pulfazìone divien più forte a cagione di quella re fi (lenza , la qual cofa produce maggior calore, ftiramen^ to , e battito, accidenti tutti che non ceffano fé non per lo ri- pofo, e per la inanizione . Si aggiunga a ciò , che fecondo la forza della contrazione, e fecondo il numero de" mufcoli contrat- ti , fi confuma più o meno di forze motrici , e 1' uomo fi ac- corge di quefto difpendio, perchè fopravanzando quefto difpen» dio la quantità delle forze, che in ciafchedun giorno può rialTu- mere , rifente una debolezza ed una lafìitudine, che a ben con fiderarla altro non è , che un confufo defiderio di riparare le fue forze col ripofo , e col fonno (11)» Forza del movìmenfa^ Lf. Se fi giudlcaffe dello sfòrzo totale , che fa T uomo con- traendo un mufcolo, mediante il pefo eh' ei foftiene , e per Y altezza alla quale in un dato tempo lo foUeva , non fi direbbe il vero. Il deltoide nell'uomo impianta verfo l'alto il fuo ten- dine cos'i obbliquamente, che tirata una perpendicolare dal pun- to di appoggiadella cavita glenoide dell' omoplata alla direzio- ne dì quefto tendine , viene ad eflere la quarantefima parte del- la lunghezza del braccio, prefa da detto punto di appoggio fino alla meta delle dita dove fi può portare a braccio tefo un pefo di quindici libbre. Dunque il deltoide folo alzando quefto pefo, non ha folamente una forza mifurata da quefte quindici libbre, ma quaranta volte più, cioè a dire à\ libbre doo* portandolo alF altezza, di un piede in un minura fecondo. LII. Ora dunque a mifura che il deltoide fi contrae, o che il braccio fi alza, fé la perp.mdicolare tirata dal punto d'appog- gio alla direzione del peìo non ifcorcia , vi bifognera una for- za per continuare quefto moto , maggiore di quella che vi ab- bi- (ii) Leggafì r annotazione alfa Differtazione fulla Rabbia pagina yj »■ 4ove fi parlò della lafiezza, e dei movimenta mufcolare. 2l6 DlSS. III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, bifogni per cominciarlo; perchè quando fi piega il braccio fopra i' omoplata , e allorché 1' angolo che delcrive con eifa è piti acuto, il mufcolo non fi trova tanto tefo quanto lo era ante- cedentemente, ond' è che vi bifogna una nuova forza per te- nerlo contratto. LUI. la querti sforzi dì mufcoli le fibre tnotrici s'increfpano per una potenza, che le allontana dalla loro ordinaria direzione. Ora quefta potenza, qualunque fi fia , non fa in quel medefimo t^mpo che la metà del cammino percorfo dal pefo nel!' alzarli; e fi fa, che quando una potenza è in equilibrio con un pefo , è neceflàrio ch'ella fia tanto maggiore del medefimo pefo, quan- to ella mifura un minore Ipazio di quello che nel medefimo tempo percorre il pefo; in confeguenza di ciò la potenza, che contrae il deltoide fa uno sforzo di 1200. libbre , o fia il dop- pio di quello flato da noi citato. LÌV. Ma quello non è tutto ; il deltoide è un mufcolo com- pcfto di più fafcetti, che s' inierifcono obliquamente ad un ten- dine comune, e che agifcono con una forza medefima, febbene con diverfa efficacia, perchè la tiratura obliqua è meno efficace della retta iu ragione del feuo dell' angolo d' inclinazione al fe- no rutto. LV. E ficcome i fuddetti fafcetti fono tanti mufcoli pennifor- mi, le fibre motrici de' quali fono anch' efle inclinate all' afle loro comune; acciocché quelle fibre poflano alzare la ftefla por- zione di pefo , bifcgna che impieghino molta maggior forza di quella che converrebbe loro fé foffero retti . Secondo il calcolo del Bcrelli ( Proporzione 82. cap. 15. ) è necelfario che la for* za del deltoide per quelle due ragioni fia più grande di quella fiata da noi ftàbilita, nel rapporto di ^07 a 780 , cioè a dire che fia di libbre 13510; ovvero, non contando che una piccola pane di quei foffi-egamenti , che il Borelli ha trafcurati, fia di 1400. libre in circa, che corrifponde a cento volte piiì di quel- la dei pefo che il mufcolo alza (12). Te- (12) Coloro che fentono lezioni contìnue nella Storia Medica, e leggo" no libri che nendano ed inculchino faggi precetti di Pratica , ben veg- giono quale fi vanti eflere la gran forza de' mufcoli, non pure nello fla- to E SULLE aUALITA' DEL FLUIDO ItERVOSO." 217 Tenacità , e forza de miifcolt . LVI. Non bifogna certamente confondere la tenacità de' mu- fcoli, o la refiflenza che oppongono ad eflere ftrappati , colla forza motrice; né figurarfi che i mufcoli pofiano alzare un pefo piij grande di quello, eh' effi fieno in iflato di foftenere per la propria loro tenacità; perchè la tenacità è Tempre maggiore del- la forza motrice . Per convincere non fi debbe far altro che at- taccare de' pefi fucceffivamente Tempre maggiori ad un tendine , il quale abbia il medefimo numero di fibre, che fi trovano nel corpo del mufcoio, fi troverà che un tendine di una linea di diametro foftiene prima che giunga a lìrapparfi , più di 200. lib- bre di pefo . Dunque i diverfi tendini de' mufcoli penniformi , che compongono il deltoide , e che fi attaccano fucceffivamente all'omero, avendo infieme più di dieci linee di taglo trafver- fale, foiterrebbono un pefo dieci volte maggiore di quello che realmente può queflo mufcoio alzare. LVII. Non fi può difendere che il corpo del mufcoio abbia meno tenacità che il fuo tendine, perchè 1' efperienza fa vedere, che ne'faltatori i quali fanno violenti sforzi con i mufcoli dei- la pianta del piede, più torto in effi fi rompe là corda grande, o fia il tendine d'Achille, che i mufcoli della pianta nel loro corpo , quantunque foffrino lo sforzo medefimo. LVIII. Avendo fpiegati i fenomeni della contrazione mufcola- re, fupponendo che il mufcoio fi abbrevii per una forza ad ef- E e fo t® di fanità ed in certi fuggetti in particolare, ma medefimamente in al- cune ftrane nervine malattie . Non fa duopo ch'io qui partitamente ad ognuno glielo dimoflrì . Nel grave infulto del mal caduco , ed in quelle fcoffe fiere de' mufcoli della ganafcia , fi fon talvolta rotti i denti-- e fio- come racconta il Dottor Mead , ad un uomo frenetico e maniaco , Ja ferza mufeolare in tal guifa fi crebbe , che a romper tutto a un tratto £ forti ligami da' quali era avvinto , il furore miferamente il trafle . Nei lollevare inoltre de' gran pefi, tanta la violenza è fiata de' mufcoli dell" omero , che quello fi è difiratto dalla cavità della fcapula : e quando in generale fi faceffero de' grandi sforzi , o fi alzaflero da taluno de' grofli corpi , Dio fa che gliene avverrebbe , 2l8 DlSS. Ili» SUL MECCANISMO E MOTO de' MUSCOLI, fo intrinfeca, vi rimane ora da cercare d' onde gli venga que- lla forza, e con qual meccanifmo fi "efegua qjefto abbreviamento. LIX. La forza che contrae i mufcoli vien loro mediante ica- rali de' nervi; e '1 veicolo dì effa, confifte in un fluido; perchè fé fi taglino, o fi leghino fortemente i nervi di un mufcolo , non folaraente la parte al di fotto della legatura perde il fenti- mento , ma il mufcolo fteflb perde ogni moto , e fovente il membro refo cosi paralitico fi eflenua, diviene freddo, ed in fe- guito fi florce : i mufcoli fleffori effendo più forti , e piìi nu- merofi degli eftenfori , li debbono raccorciare per loro propria clallicità quando nuli' altro vi refifta » LX. Si fa che il nervo diaframmatico, tanto il' deflro, che il finiflro , effendo ligato , e premuro in quella parte di eifo che refla fra la legatura ed il diaframma , fi vede il moto del diaframma riprincipiare : fi fa ancora che avendo un ranocchio, od anche una perfona a cui fia (lato recentemente tagliato il capo, fecondo V efperienza iftituita in Lipfia, ed infinuato uno itilo nella midolla fpinale, le parti inferiori fi veggono entrare in convulfione; ed infinuandolo verfo il forame occipitale, fono allora le mandibule che fi muovono . Ora non fi può concepi- re che quelli fenomeni fuccedono, fé non per mezzo d' un flui- do, che traverfando i nervi , porti ai muicoii la forza motri- ce (13). LXI. Per mezzo di altre fperienze è noto pure, che lìgata far- (13) Che le fila de' nervi fieno i mefTaggieri de' fenfi e de' moti dell' animale, non v'ha chi l'ignori; febbene lia alquanto dubbiofo e fcuro il modo , onde faffi quello mirabii magiflero. Delle fenfazioni ne farò paro- la più abbaflb . Qui loltanto fi dee ragionare de' movimenti de* mufcoli . Egli non fi dubita, che fé un nervo qualfivoglia s'irriti o fi punga, quel mufcolo dove tal nervo fi sfiocca , fi contrae e fi convelle . Tagliato un nervo, fi perde non pure il fenfo , ma eziandio il moto in quel membro. Irritandofi la fpinale midolla n' avverranno le convulfioni generali ; ma fé pria di fare tal cimento , fi tagli talun filo nervofo , quel membro fole non fi convellerà, di cui fi è recifo il nervo . Ed in fine, dove fi xavvifa convulfione , per ifiimolo forte o per puntura di qualche nervo, quando fi è prefo il ripiego di tagliar il medefimo, fi è tolta la convul- fione ifiefTa . Ma E SULLE Q.UALITA' DEL PLUIDO NERVOSO. 2lp V arteria aorta defcendente , adattatoci anche un legnetto per- chè refti con efTo meglio ferrata, e prefa feparata da ogni fila- mento di quei nervi che nafcono fotto de' reni, e che fi getta- no fopra di effa, 1' animale a cui è fiata fatta una tal iigatura, jicucito che fia nel ventre, fi ferve per lungo tempo de' fiioi E e 2 pie- Ma quefìi nervi agifcono , non percliè ubbidendo efTì a* comandamenti dell'anima, immantinente ofcillano a guifa di tante corde tefe , lo chefu una ftorta credenza di non pochi Medici j ma sì bene perchè ne' nervi evvi de' fluidi fottiliffimi, una volta chiamati fpiriti animali , feparati nel cervello dalla parte più pura e raffinata del l'angue, i quali fluidi fon ^uei corrieri fpediti , che "volano e portano alle parti il fenfo , ed a' mufcoli la forza e '1 movimento . Ninna azione puote darfi , fenza che vi fia il libero commercio trai cervello , ed effi nervi . L' apoplelìa toglie in un fubito tutt'i fenfi , ed i moti -volontarii : e pure la medefi- nià da altro non nafce , che da fangue diffufo fui cervello , e che preme la fuflanza del medefimo • la quale preflura nafcendo delle volte da fiero ne' ventricoli ricolto , ed eziandio da fangtie ragunato ne' "vafi del cela- bro i quelli divenendo gonfii , efercitano preffione in quella molle mafia. Adunque la vita dell' uomo , eh' è una continuata fiera di moti , fi ha quando il cervello è libero -, ed i nervi poffono di leggieri fare il tra- fporto delle efterne impreflloni ad elfo ^ o pure quando il fluido nervofo da' nervi de' fenfi fi Ipedifce alla volta del cervello . Il SigTior de Buffon nella fua Storia Naturale ha mefib su un fifleraa, con cui ha niegato che il cervello abbia quell' ufo , che da tutti fin ora fi è creduto, ci©è che fia il noflro comune fenforio j ma vuole e difende che piuttofto fia un organo infenfibile, e che faccia le veci di uno fchietto terreno , che a' nervi dà nutrimento . II vero centro de' fentimenti , fe- condo queflo Storico Naturale, è il diaframma; la cui fquifita fenfibilità è grandiflìma , ficchè ogni ferita, per piccola che fia , che fi fa nel cen^ tro o nella circonferenza di cofiffatta membrana , eccita fiere convulfionì, e non di rado fopravviene lo fpiacente fantafma cella morte . Dall'altra banda, efaminandofì tvtt' i varii affetti dell'animo, e gl'interni nofl:ri fen- timenti ., trovCTaffi che tutti maifempre an la fede nella membrana mu-' fcolofa del diaframma. Le naufee , e le fincopi fembrano cominciare da qtiefia parte: ma nel cervello non evvi alcun fegno di fentimento . An- ziché nel feto , in cui per la mancanza del refpif© nell'utero, ed un fanciuUino nel quale dopo pochi dì dalla nafcita, il moto del diaframma è niente o pur debole , noi non vi ravvifiamo fentimento • ed i ragaz- zetti fanno de' moti per femplici guife meccaniche. Moltiffime oppofìzio- ni fono ftate fatte al fiftema del Signor- Buffon ; ma egli ben prefume dì fifpondervi . 22 O DlSS.lII. SUL MECCANISMO E MOTO De' MUSCOLI, piedi pofteriori, e non perde il fenfo, e '1 moto di effi , fé non dopo Jiingo tempo. Quefta cofa dimoflra-, che l' influflb imme- diato del fangue non è necefiario al moto de' mufcoli, quan- tunque il /angue porti a' mufcoli , ed a' nervi una linfa necef- faria a tenergli in una debita mollezza, ed a rifcaldarli; condizio- ni tali, che venendo a mancare, debbe finalmente anche manca- re ne' mufcoli ogni fenfo, ed ogni moto. LXIJ. Ma quale è mai quel fluido , che palfa per gli nervi con tanta celerità, quale è quella capace a produrre moti cosi rapidi , e cosi forti? ( XXXIX, e L. ) . Sarebbe egli forfè la linfa nervea, che fi fpreme dalla midolla fpinale, e dal cervel- lo, che ferve a nutrire i nervi, ed a farli crefcere ? Non vi è apparenza veruna che ce lo poÓa far credere : mentre quando ella folle tanto fluida quanto 1' acqua, abbiamo già veduto, che non può far altro, che annafl^iare i nervi per umettargli, e nu- trirli , la qual cofa probabilmente fi efegue da efla a traverfo i pori inzuppandoli dal di fuori all' interno , in quella guifa ap- punto che il crifiallino fi nutrica nella fua borfetta, alla quale vi e credenza che non appartenga vafo veruno . Non ferve per produrne un tal moto, che quello fluido , il quale inzuppa i nervi, fia perenne, e continuato dal cervello fino a mufcoli ; le egli è una quantità grande, non è mai pofTibile che produca in elfi la richiefia forza ; perchè alla fine la forza de' fluidi confifie nel prodotto della loro mafia mohiplicat^ col quadrato della loro celerità : fé la mafia che vi dee pafiare è limitata , come pur troppo dee eflfere , emendo il cahbro infinitamente Jlretto, è necefiario che vi fcorra con una velocità forprendente, della quale la linfa non è capace giammai . La forza che po- trebbe ad efla imprimere quella celerità , romperebbe piuttofio molto facilmente i nervi medefimi, a motivo degl'impedimenti e foflregamenti immenfi, che i fluidi vifcofi deono foffrire , al- lorché fono fpinti dentro de' canali eccefilvamente angufti (XL. )(i4}. LXiir. (14) A voler noverare là terminata fafnìgh'a degli errori che fon corfi per iRabilir la natura del fluido nerveo , che come invifibile , non può efler miga per verun uomo oflervato, egli vi bilbgnerebbe g^-an tempo ; uè- i E SULLE aUALITA' DEL FLUIDO NERVOSO. ^ 221 LXIII. Se fi pretenda inoltre, che il fluido nerveo aglfca di- latando le vefFichette bislunghe, che fi fuppongono per queft' ef- fetto ne' filamenti de^ nervi, o nelle fibre de'mufcoli, ficcome i fluidi diilendono i vafi per ogni verfo , le fibre circolari , co- me fono quelle del cuore, faranno rigonfiate tanto all' infuori ^ che al di dentro; o fé è necefìario, che almeno fi gonfiino di dentro, quanto porta il bifogno di reflringere interamente la ca- vita finiftra del cuore, che contiene all' in circa due oncie di fangue, vi è parimente neceflaria una fimile quantità dì fluido nerveo, che concorra nella teflìtura di quelli mufcoli, e quella a cia- ne fi produrranno fentenze maifempre , che abbiano qualche aria di veri- firn il e, anziché molto vi fi fentirà , che puzzerà d'inezia . Io metto in non cale quellè~opinioni rancide , fecondo le quali da parecchi Scrittori veniva difefo , che il fluido nervofo fofle il medefimo nitro che fvolazza pei- l'atmosfera, o un fai volatile oliofo , o Io zolfo del fangue, od in fine quello fpirito acido univerfale che raantien pregna la gran mafia dell aria ; le quali opinioni , anche a chiufi occhi , fi conofcono che fon lievi, puerili , e da dozzina . Più tofto è da poiar un poco fu quell'altro fifte- ma, ir quale benché peravventura fia di antichi natali, avvegnaché difte- famcnte venne defcritto da Galeno al titolo fulla utilità della refpira-^io' ne • tuttavia egli ha avuti non pochi moderni feguaci del più alto rango de' Filofofi , e Matematici. Ognun comprende, ch'io intendo parlare de celebratiffimi uomini il Keill, il Senac , il Leibniz , il Bernoulli, l'Ham- berger. Coftcro tutti di concerto credettero che 1' aria , o pure una 'ìo~ Ilanza elaftica al par di lei, formi la materia degli fpiriti nervofi: enei vero ad una elaftica lanugine la raffomigliò il Gran Leibnizio , che per poco venne a difcoftarfi dagli altri. Gli antichi volevano che per le na- rici , per r offb cribrofo , o per mezzo del refpiro , 1' aria fottile s' infi- nualTe nel cervello , e defle l'origine al fluido de' nervi. In fiffatte.reti non cadrà chi a' giorni noftri s'intende qualche poco di Notomia. Spac- ciarono gli autori dianzi riferiti con tanta ardenza tal fentimento , lenza ben pefarlo fulle bilancie della ragione ; perciocché avrebbon eglino ben vivangato, che non evvi flrada aperta dalle narici nel celabro , né tampo- co nel fangue vi ha aria elaftica , la quale oltracciò ha le particelle fue molto più groffe ed irregolari di figura di quelle dell' acqua . Dierono faggi princi-pii fu di tal punto i Filici di quefto fecolo , quando dopo molte mature rifleffioni , ftabilirono che la materia onde formanfi gli fpJritrT3€rvofi , fia la medefima fuftanza che compone la luce . Sono da leggerfi le quiftioni Ottiche dell' incomparabile Newton , le cui parole al- trove furono da me recate . 222 DlSS. IH. SUL MECCANISMO E MOTO De' MUSCOLI, a ciafcheduna pulfazione . Ma neppure tutto quefto è fufficiente: è neceflario che quefto fluido nerveo vi vada con una celerità capace di far falire il fangue dell' aorta a fette piedi di altez- za verticale ( Emaftctt. E/per. i. 2., 3. e 4. ) . E' neceflario dunque che la celerità colla quale il fluido nerveo vi giunge, fia tanto maggiore di quella, che può foftenere una fimil colonna di fangue, quanto l'apertura de' canali nervofi , che vanno a quefto ventricolo, è più piccola di quella dell' aorta . Quella dell'aorta è d'un mezzo pollice quadrato in circa, o fia di 72 linee . I nervi poi che vanno al cuore fono si piccoli , che ài. verfi antichi Anatomifti anno creduto, che non ve ne foflero; fupponendo che quelli del ventricolo fìniftro abbiano in tutto vina linea di taglio trafverfo, gli orifizii delle fibre nervofe fo- no più piccole della diecimillionefima parte d' un quarto di li- rica , perchè fé ciò non foffe, vi farebbono de' Microfcopii, che gli fcuoprirebbero facilmente . Bifognerebbe dunque che la cele- rità di quello fluido fopravanzafle 2880 millioni di volte quel- la che può alzare il fangue alla detta altezza , vale a dire eh' effendo capace di percorrere orizontalmente venti piedi per fe- condo, facefle 57(^00 millioni di piedi in ciafcun fecondo . Ora non vi è che la luce, o il fluido elettrico, che pofla traverfare con quella velocita corpi cosi denfl come i nervi , fenza met- tergli in pezzi. LXIV. I nervi nella loro origine fono infinitamente molli ; divengono pure polputi e morbidi dopo la loro efpanfione ne' mufcoli, e nel loro pafìàggio , quantunque involti in membra- ne affai grofle . Effi nel corpo vivo non anno alcuna elafticitk fenfibile, perchè mentre la vena tagliata a traverfo fi raccorcia quafi della metìi della fua lunghezza, prefa tra due forti liga- ture fatte 1' una dall'altra in diflanza di tre pollici , il nervo non fi raccorcia neppure di una nona parte ; e fecondo 1' efpe- rienze di altri non fi raccorcia niente affatto , quando non fia fiato prima fiirato, e per confeguenza fiato mefib in iflato di rifentire elaterio. Come mai dunque nervi . cosi deboli refifte- ranno all'azion violenta della linfa fenza lacerarfi nella loro ori- gine, e nella loro inferzione ne' mufcoli? LXV. Continuamente fi vede-, che quella iporefi è contradet- ta E SULLE QUALITÀ DEL FLUIDO NERVOSO. 223 ta dalle offervazioni , e di più avendo bifogno per ifpiegar. ciò delle vefcichette bislunghe per l'abbreviamento de'mufcoU, non può eller a meno che refti molto rallentato quel fluido, il qua- le anche per sé medefimo non può concepire la necelTaria cele- rità per fimili moti. LXVI. Sia una vefllca MN nel fondo d' un recipiente R i tutto ^ieno di acqua all'altezza X: fia l'orifizio d'ingreflb dell' acqua nella veffica M, e l'orifizio di efito N: 1' acqua in ve- ce di ufcire per N con una celerità relativa all' altezza X,noa MMX ufcira cke con una celerità relativa ad -— . — --— - ( Bermully NN+MM ^ ^ Hydrodfnnm p. 145. §. 8. ) . Se l'orifizio d'ingreflb è uguale a quello d' efito M = N, l'altezza generatrice della celerità do- po aver traverfata la veffica, farà la metà dell'altezza del reci- piente ; o vero dovendo l'acqua ufcire con dieci gradi di celeri- tà, fuppofia quella veffica, non ufcirà che con fette (15). LXVII. Supponendo poi due veffiche in fila, l'acqua che non aveva perduti che tre decimi della fua celerità, non gliene re- merebbe che la metà , e cosi di feguito ammettendo un maggior nu- (15) In una nota della Dlflertazìone fulla Rabbia io avanzai a dire che l'applicazione dell' Analifi fublime alla Medicina non par che molto conduca; e così è qualora da noi s'intenda per la Pratica Medica, o per le prefcrizioni de' rimedi! nelle varie infe^-mità . Altrove poi diffi che per guftare le utili teorìe de' migliori autori di Medicina , evvi di bifo- gno delle Matematiche, e delle Fifiche fcienze . E chi mai ardirà dubi- tarne ? Gran paefe comprendono quefle cognizioni , e molti utili fi ion ritratti mercè l'efercizio delle medefime , e fpecialmente mercè l'aiuto dell' Analifi fpeciofa ; perciocché dove prima eravi di bifogno di tante pa- role e di molta carta per rifolver un problema , oggidì con poche equa- zioni fi ottiene l' intento , e dafli la foluzione eziandio a quei problemi che in niim modo potevanfi altramenti rifolvere . Si fu quefto uno de' gran benefizii che a noi il primo Francefco Vieta Franzefe ci recò , to- gliendo l'efpreflioni numeriche dell'antica Aritmetica coffica , e metten- doci in via del calcolo letterale , il quale ha di vantaggio , che fi polfo- no le lettere più di leggieri porre a calcolo, e fi poffono parimenti efpri- mere le quantità ignote, che fon quelle da determinarfi per ifciogliere un problema. Outgred, Harriot , Bombell , Cartefio vi faticarono dimolto prima," ma varii moderniflimi vi fon feguiti . Infiniti altri vantaggi fi fon 224 DrSS.lII. SUL MECCANISMO E MOTO DE' MUSCOLI, numero di veflìchette ( BernouUy Hjdrodj/nsm . Seti. 9. Regni- 7. ). Ora i nervi di qualche groffezza, della quale è il nervo Icia- tico pofteriore, ragliati in tempo che l'animale vive, non foni- miniftrando in un ora di tempo una gocciola di quello liquido, come mai ne potrebbono fomminilìrare due oncie per fecondo, e con la fuppofta neccffita necelTaria a contrarre il mu(colo(XL, eLXII), fpecialmente dopoché farà flato necefiariamente più ral- lentato da migliaia di vefcichette, due fole delle quali gli tol- gono la metà della fua celerità originale? LXVIII. Quelle difficultà fono infuperabili , quando almeno non fi truovi ne' nervi un fluido elaftico , o quafi tanto agile e fottile, quanto il fliido elettrico; e fé fi trovino da fuperare anche delle difficoltà ammettendo quella forta di fluido , eflc' però non faranno capaci di combattere quella opinione tanto .evidentemente, o almeno non faranno tanto oppolle a' fenome- ni e regole dell'Idraulica, da non la poter accettare; tanto più £he tai difficoltà dipendono più toflo dall' ofcurità generale nel- la fon rilevati poi dalla invenzione del calcolo delle Fluflloni , o del calco- Io Differenziale, ed Integrale, inventati dal Newton , e dal Leibniz , non folo in determinare i problemi de' maffimi e minimi , e nelle quadratu- re delle curve , nel metodo delle tangenti , ed in mille altre forte di pro- blemi dell' Analifi ; ma medefimamente in rifolvere i punti più belli e più peregrini della Fifica razionale, come il moto variabile, il moto de* pendoli , le forze centrali, il moto di rotazione, le refiftenze de' mezzi, e degli alti-i . Fa pure il brutto il vedere , che i Medici i quali fon chiamati i Dottori ■^lla Fifìca , fon efli i primi che ignorano i fondi veri della Fifica medefima , la quale è bafe e foftegno della Teorìa Me- dica. La gente laggia, che ben fa diftinguere l'oro dall'orpello, non pò- fj à niegare la verità di quefte ragioni. Ne' tempi andati per effer taluno Dottore in Fifìca , e nella teoretica Medicina, non avea meftieri di molta jiitica . Con un poco di caldo innato, quattro qualità Peripatetiche, un umido radicale, e con un furibondo archeo fi fpiegava tutto. Ma per po- ter ora aver il guRo de' moderni libri Fjfici e Medici , fi richieggono apparati Aritmetici, Geometrici, Analitici, Fifici , Meccanici, Anato- mici • f v' abhifognano cognizioni d' Idroflatica , d'Idraulica , di Dina- mica. Bti! fo ch'io qui tocco una corda dirguflofa; ma l'amore del vero fi dee prer.'rre. E' quefla una giuftifica pel Signor de Sauvages , il quale cotanto lì è dilettato di tali fcienze per ufo della tcarìa Medica» E SULLE qualità' DEL FLUIDO NERVOSO." 225 la quaie ci troviamo riguardo all' efiftenza di eflb nel corpo dell' uomo . LXIX. Elettrizzavo amnì fono uh uomo di fettant' anni , che avea da venticinque anni a quella parte un braccio paralitico fenza moto, e fenza fe«fo . Si pungeva con degli aghi profon- damente fenza eh' ei niente fentifle ; d' altronde però avea le dita contratte, ed il raggio faceva un angolo molto manifefto coir omero , ed i mufcoli erano molto vifibili a motivo della fua magrezza . Le prime tre ekctrizzazioni fatte ogni giorno C013 due o 'tre fuhninazioni, non produflero veruna mutazione» alla riferva di certe vive punture all' originale del braccio fot- to l'omoplata, quantunque non fi eftraeffero fcintille , fé noti dall' alto della collottola ; onde pareva che il fluido elettrico determinato da quelle fcintille a gettarfi pia abbondevolmente Eella midolla fpinaie, non trovaffe oftacolo che all' origine del nervo brachiale oftrutto , e perciò fi portafle alquaRto abbonde- volmente , e per violenza in quei foli nervi, ne' iquali cagio- navanfi le fopradette punture. LXX. Queft' uomo al termine di qualche giorno ricuperò gra- diiataraemte il fenfo e'I moto , tanto delle dita della mano medefima, che del raggio , il quale ogni giorno più .ven.ne da ef- fo portato fempre più alto , vi concorfe il calere., e ricuperò quella intiera falute, come accadde a tanti altri fiati elettrizzati dal Signor Jaliabert, Pivati, da me , e da altri ; le vene fi fecero più patenti , e fparì ogni lividezza . LXXI. A mezzo il corfo della cura mi divertivo ad eftrarre delle fcintille a quello fuggetto da diverfi fuoì mufcoli , ed ave- vo il piacere di vedere Rendere, e ferrare qualunque dito ch'io avefli voluto, fecondochè io efiraevo le fcintille da' loro mu- fcoli efienfori e fleflbri . Ora ficcome il bicipite, facendo il brac- cio in quefto tempo un angolo retto col radio , era ancora ri- levato in fuori, efiraevo da elfo molto fpeflb delle fcintille per oflervare che cangiamenti accadevano , e veddi il fuo tendine ^Izarfi in tale angolo intorno ad un pollice, ed i diverfi fafci del mufcolo produrre un increfpamento inuguale nella pelle, e rimpiccolire , come fé il mufcolo fi fofle riftretto in tutta la fua eftenfìone ,- ed in tutt' i fuoi falcetti : dubbitai in princi- F £ pio ^l6 ^ DlSS.lII. SUL MECCANISMO E MOTO DE' MUSCOLI, pio d'ingannarmi, e che il mufcolo fi foiVe nafcofto fotto i mu- fcoli vicini, allorché moftrava di fcemare il volume; ma di poi mi ^afficurai molto bene, che diminuiva reahiiente , benché non re intendeffi la ragione. LXXlL Altre volte efiendomi elettrizzato da me fleffo, nel darmi la fcolTa , fentendo un cofpo che dalle mani fi Rendeva nel momento fino alle vertebre del dorfo , facihiiente mi per- fuafi che dal filo di ferro elettrizzato partifle un fluido elettri- co, che ficuramente fecuiralTe il cammino de* nervi . Un Sa- vio llraniero affai verfato in quefte materie , a cui feci note le mie rifieffioni, mi rifpofe che tutte 1' efperienze confermava- no quefìo mio penfiero. LXXIII- A quelF oggetto feparaì il nervO' fciatico pofteriore ad un cane vivo in maniera, che refiaffe foll-^vato per l'elìre- mitli inferiore, ed avendolo elettrizzato allo fcuro, offervai che cosi ragliato gittava de' filamenti di luce, e che il cane fenti- va vivamente le fcintille che gli fi cfiraevano . Mi fovvenns allora , che a Strasburg era fiata elettriz ata una perfona nel tempo che gli veniva cavato fangue dal braccio , e che la fon- te del fangue era luminofa, cafcando efib come pioggia di fuo- co nel bicchiere , e che venendo toccata colle dita la fonte del fangue^ fi eccitava una puntura full' apertura della vena . Sperimentai elettrizzando due perfone al buio, ciafcheduna del- le quali teneva l'efiremita d' un tubo di verro voto d'aiia, e vidi, nel momento ch'era cagionata in effe la fcoffa, un grande fplendore in tutto il voto di quefio tubo , mifurai il numero dei battiti del cuore fopra fette perfone, tanto avanti, che nel tempo della elettrizzazione , e trovai che il battito del cuore diveniva in queft' ultimo tempo più frequente di un quinto in circa. LXXIV, Non ho dubitato, che nel corpo umano non fi tro- vaffe un fluido fimile a quello che al di fuori dava tanti fegni della fua efiftenza; perché, da che un filo lunghiflimo produce maggior fuoco e commozione, che un altro più corto, in ra- gione della fua lunghezza , come farebbe di venti volte , fé venti volte è più lungo, è neceffario che in quefta lunghezza vi fia una quantità proporzionata di fi aldo elettrico meffo in rao- E SULLE aUALITA DEL FLUIDO NERVOSO. 227 moto, e tutto quello che vi fi trova non è certamente venu- to dal globo
  • ì eerto per gli Newtoniani il magaz- zino^ favorito ,, onde prendono effi sì fovente le merci per regalare a noi la fpiegazione de' varii fenomeni . Ma non bafia egli quefto foi principio generale per poter intendere, perchè il fluido elettrico dal fangue fi at- tacchi al cervello ed a'nervi ; e non già, slk oflà , al graffume , alla membrana cellulofa, e a delle altre . Egli fi dee riconofcere una fcwza particolare ne' minimi elementi delle fuftanze materiali, onde procede pei che diverfaraente s' imbee ed "attrae il' vapor elettrico. E quello il rile- veremo ^dal fare confronto con ciò eh' avviene nella elettricità delle cal- ze o de' panni di feta , fcoverta fulle prime daJ Signor Symmer Inglefe ^ indi comprovata dall'Abate Nollet in Parigi. Allorché due calze di fe- ta fi metton una full' altra ad un braccio ignudo, aoaiupnendovi lo Aro- picelo, nello Itaccamento, dan fuori delle fcintil'le elettriche . II lodato Nollet ha fcoverto poi , mercè le fue particolari oflervazioni , che la maflima elettricità aequifiano quelle calze che anno un negro colore, o pure ,. benché non fieno di tale tintura , che fieno fiate infufe nella no^ ce galla , la quale entra nella eompofizione del color nero . Or al mira.» re sì belle apparenze, ficcome da una banda fi conofce , che la elettrici- tà eh' efce dalla detta feta non è tutta propria , ma nata nel corpo uma- no ed indi comunicata , la qual verità manifefiamente fi avvi fa , offer- vando che il fenomeno fuccede fé il braccio fia nudo, e lo flropiccio fi ufi; cosi dall'altra parte fi conchiuderà, che per attrarre l'elettricifm^ vi fi richiede una fingolare difpofizione delle particelle della noce galla, che forma un ingrediente del colorito nero . Perchè dunque non potrà affermarfi lo fteflb del cervello > al quale organo, ad onta di tutte le al- tre parti , è toccata in forte una particolare forza di attrarli dal fangue il fluido elettrico , ed indi comunicarlo a' nervi ? Adiin- •E SULLE (QUALITÀ* DEL FLUIDO NERVOSO. 225» incontra un conduttore , come un filo di ferro, ne fegue la direzione rapidamente, dimanierachè vi forma un torrente, la di cui origine è fìtuata al globo elettrico,, e la fine alla ftremi- tìi dello fteffo conduttore : perciò non è che all' eftremita più lontana del globo,, eh' egli produce de' fiocchetti luminofi , e verfo la fteflo globo non produce, che una piccola comparfa di luce .Se accade, che fi eftragga una fcintilla in una certa di- danza dal conduttore, immantinente vedefi fparire quella luce , che fi trovava all'efiremita apporta, per ben lontana ch'ella fia. LXXVIII. Il filo di ferro, condutLore della elettricità, può tra- verfare anco molti campi , e portare T elettricità fopra corpi diverfifllmi , per fino all'erbe medefirae anche rugiadofe ; ma quantunque non, lafci di far parte del fuo torrente elettrico , trova però fenza dubbio maggior facilita a feguitare le tortuofi- ta del fuo conduttore , che a fcappare , e gettarfi fu i corpi cir- convicini ^ . LXXIX, Adunque la materia elettrica fcorrerà pergUnervf: ma per qtiegrinvogtì delle membrane che cingono la lor fuftanza , non potrà indi 1' elettricifma fortire , e difperderfi . L' anima che ha per propria fede il cervello umanò.^ e ch'è ir Principe di fpotico, l'abitatore di alta sfera, ella vuole, ella coman- da ; e vedefi che a punto in quel momento per quel!' arnionia di partì, per quelle palefi ed occulte ruote che lavorano dentro noi , e formano gli aiTcdi e la bèll'a catena àé. corpo noflit>; vedefi, in quel momento , io dicea,. che corrifponde a quel tale volere dell' anima , il_ moto_ della macchina. E dall'altra parte , qusndo^ ne' fiocchetti nervafi diramati nel- la pelle , e ne' varii apparecchi degli organi de' fenfi > fi_ riceve efterna, ìmpreffione, quella bcntofto al cervello fi comunica ; ed in quel punto ancora corrifponde il precifo penfiero deiranima . Perciò i più faggi Fi- lofofi confrderarono maifempre ì fenfi , come mefTaggieri , e fentinelle che fanno de'fervigi a noi . Io non iftimo di addurre gli argomenti di Alberto Mailer contro l'elettricifmo dei corpo umano , e di rifpondere partitamente a' medefijiii • perciocché io non vo diffunulare, che non an- no effi tanta faldezza , onde meritino di efler qui propofli . Egli è certo, che fé la morte non ce l'avefle così preflo furato, avrebbe avuto quefto grand' uomo il nobile animo di ritrattarfi in tutta quefta materia dell elettricifmo animale, ficcome avea dichiarato nel pubblico manifefto , dove dava avvifo della nuova edisdane di Fillologiaj che dar dovea alla luce . 230 Djss.III. sul meccanismo e motode'muscou', . LXXIX. Lo zolfo, le refine, l'ambra, e la cera di Spa- gna, corpi tutti ripieni di parti infiammabili, e fulfuree , non fon eglino conferve di fluido elettrico , come fono della mate- ria luminofa, che coftituifce la fiammaf' Non è egli verifimile ch'effi ritengano il fluido elettrico nello itato fiUo, come la polvere da fchioppo ritiene la fiamma; e non (ia, che il foffre- gamento , e la forza di un altro fluido elettrico , che a guifa •di una fcintilla , fviluppì e rarefacela quello fluido, e lo fac- cia operare? Sviluppato che fia quello fluido, acquifta una for- za centrifuga , o l)a una efpanfione incredibile in quella guifa appunto, che fuccede -ali' aria fviluppata dalla fermentazione ,0 dalla putrefazione, LXXX. Non fi dareLb'egli tra certi corpi , ed il fluido elet- trico una tal quale afl^inita, fia per la denfitìi, o fia per la fi- gura delle loro molecule, in virtù di che i corpi attraggono a fé maggior fluido -elettrico difperfo nell'aria^ di quello che fac- ciano altri? E' vero che i fluidi fono pii^i aderenti a quei cor- pi, i quali anno una denfita più analoga alla loro, e nel cor- po umano quella regola è generale : la bile è più pefante in ifpecie dell'oriria, l'orina della faliva , e la faliva del fluido nerveo; perciò il fegato ha maggiore gravità fpecifica de' reni , quelli fono più gravi delle parotidi, e la midolla fpinale è più leggiera di tutte quelle altre parti, LXXXl. Per quella ragione ancora le parti , che debbo* no foi-mar la bile, non fi feparano che nel fegato , quelle del- la orina che ne' reni, e quelle che debbono comporne il flui- ilo Tierveo, non fi feparano che nel cervello : certamente un fluido per fepararfi in un feltro, bi fogna che vi abbia una mag- gior aderenza di quella che haveifo di altri, poiché fi prefenta Ugualmente a tutti, e non fi fepara che da quello. LXXXII. Il fluido elettrico è diverfo in diverfi corpi. I fioc- chetti elettrici , che anno traverfato il ferro ', fono più tur- chinetti, la luce elettrica del vetro è più bianca, e le icintilla <;he da elfo partono, anno l'odore di aglio . Se fi predi fede al . Signor Pivati, ciafchedun corpo elettrizzato, fecondo le particel- le diverfamente odorifere , e fecondo le refine che contiene , Ibmminiftra fiocchi di colore, e di odore diverfo a traverfo an- che E SULLE Q.U-ALITA' DEL FLUIDO NERVOSO. 23I che un globo ài vetro . La luce poi , che non è molto diver- fa dal flùido elettrico y anch' effi , fecondo le offervazioni di Newton, è dì diverfo colore nella fiamma di diverfi corpi; lo zolfo la produce blo, il fego giallo 8cc. Non è egli dunque più che verifimile , che il fluido elettrico , e la fiamma ripetano quelle diverfe qualità dalle molecule fulfuree y che attraggono da' vegetabili, da' minerali, e dagli animali, per gli quali tra- verfano ? LXXXIII. Non ne viene per altro in confeguenza di quella combinazione ed attrazione, che alcuni corpi abbiano maggior fluido elettrico, che altri, ma che lo abbiano più fiiTo, o fia meno volatile; perchè il medefimo fluido elaftico , quanto più è caricato di molecule eterogenee, tanto meno ha d'elatere y in quella guifa che 1' aria perde una parte della fua elafticith , quando è carica di vapori aquei, o fulfureì. LXXXIV. Gertifllma cofa è , che le particelle diverfe della lu- ce fono di diverfa grandezza i quelle che producono il color roflb fono verifimilmente le più grandi , perchè meno refrangi- bili, le pavonazze fono le più piccole e le più refrangibili , perchè ì corpi vicini anno maggior facilita nel deviarle dalla loro direzione, a motivo che avendo meno dì malfa le attrag- gono più facilmente , E' ancora ugualmente verifimile , che ii fluido elettrico non folo abbia delle molecule eterogenee quan- to la luce, e che quello del corpo umano o degli animali, fia diverfo da quello dell'aria, e fia più groflb , e meno attivo a cagione della fua combinaTiione con della particelle fulfuree ^ che fono affatto proprie dei?!i animali- LXXXV. Il fluido elettrico dunque, o è puro , come quello dell' aria, o è mlRo, e c-mblnato ad altre foftanze come quel- lo degli animali . Il fluido elettrico puro dee finalmente pene- trare tutt' ' corpi, ed innnuarfi anche nel fangue , dove per via di fperienze ft trova v'LXXTi); ma portato con elfo fangue al cer- vello, vi dee per ragione di affinità, della quale abbiamo fopra parlato, attrarre e legare altre molecule più grolle e meno attive, ma che fono proprie per aver adefione ai filamenti ner« voiì, quantunque fol'di , e per ifcorrere e feguitare le loro pò- rofita fenza allontanarfene, fuorché nel cafo di una grande efpan- {ione 2 32 DlSS.in. SUL MECCANISMO E MOTO De' MUSCOLI, fione predotta ne' corpi vicini ; e quefti filamenti nervofi, feb- bene fieno penetrabili dal fluido elettrico , e dalla luce , noi faranno già da verun altro fluido compoflo di particelle più grofie (LXVill). Ma donde viene che quel paralitico, di cui ab- biamo avanti parlato, non rifentiva veruna impreffione fulbrac- cio nel corfo de' primi tre giorni , e rifentiva delle punture all' odgine de' nervi brachiali? Non è egli verifmiile , che ciò ac- cadefle mediante una materia , che oftruifle i nervi , capace d' impedir il paflaggio al fluido elettrico ? LXXXVJ. Una forte oomprefficne fu i nervi , e la loro le- gatura potrà facilmente lafciar paflare il fluido elettrico puro , effendo molto più lottile, che il fluido elettrico mifto, o ira- puro, o fia quello che in apprefTo fi chiamerà da v\oì fluido ne r- njeo; e ciò renderà la ragione delle fperienze fatte fopra il ner- vo diaframmatico nelle perfone fiate decapitate (LX). LXXXVII. Diverfi abililTimi Fifici anno offervato, facendo 1' indicato efperimento fui nervo diaframmatico, non elfer necef- . farlo di premerlo fbtto la legatura verfo il diaframma, ma che il femplice ftropicoiamento fatto per qualunque verfo fopra di dfo, ravviva la fua contrazione. Ciò dunque non dipende che dal rianimare il fluido elettrico . Il Signor Hales ha olfervato, come fi può vedere nella fua Emaftatica, che flropicciandoci in ■certi tempi dietro gli orecchi, ed alrre parti ancora, rifentefi on tremolamento fpafmodico , che fi flende per tutto quel lato del corpo; « fi fa che le fregagioni ravvivano alcuna volta le par- ti intorpidite, e quafi paralitiche; la qual cola certamente non fi ottiene , se non per mezzo di promuovere ., e far agire il fluido nerveo. LXXXVIII. Che altro mai fignificano quelle fcintille clie of- fervanfi al buio, quando uno fi ifrega alquanto forte il canto del- l'occhio? Se quello fenomeno dlpendefie dalla retina, da che nafce che quel mendico, il quale dimandava la elemofina col- la zucchetta del fuo cranio alla mano, e che per un poco di mangia fi lafciava toccare la dura madre , allorché gli veniva «n poco compreflb il cervello , vedeva una infinità di fcintille ? Potrebbefi egli dunque credere, che il fluido nerveo, o elettrico, Sfoffe mcfìb in moto, e refo eiaflico per la detta prelTione ? E quel- E SVLLE QTJALITA' DEL FLUIDO NERVOSO." 233 Quella viva luce che gitrano i gatti nello fcuro, fpecialmente quando fono in caldo, e che nelle fteffe circoftanze tramandano le lucciole , ed altri vermini luminofì , i cocomeri^arini &c. corpi tutti trafparenti, e che lafciano vedere i loro nervi come fé foflero nudi , non fon elleno apparenze d'una luce elettrica, che in altre parti non fi fcuopre a cagione della loro opacità. LX5^XIX. Per varie fperienze del Signor Hales, fappiamo ef- fervi de' vapori che tolgono la elafticità all'aria, in quella gui- fa eh' altri diftruggono la fiamma . Cosi appunto le mofete o puzze fmorzano fubito la fiamma, fofFogano gli animali, e fan- jìo fparir la luce elettrica; perchè fé fi faccia paflare un filo di ferro ben elettrizzato-a traverfo un pozzo , o una cantina dove fi trovi una esalazione di mofeta ; a condizione che il filo pro- fegua al d'i la con la fua lunghezza o direzione , la parte ira- merfa in tal vapore non tramanderà veruna fcintilla , benché dall'una e l'altra parte fé n'eftragga. La mofeta è quella cer- tamente che aflbrbifce il fluido elettrico efterno di quel filo , mentre 1' interno continua il fuo viaggio al coperto d' ogni impreffione e forza della mofeta (17). G g XG LE MOFETE, ED I VELENI VOLATILI. (17) Debbo ora, conforme il giufto metodo il richiede , e ficcome e*' impegna a fare il Signor de Sauvages , ragionare delle Mofete , chiama- te in latino Mephftes , ed eziandio conviene far parola de' veleni vola- tili . Moltiffimi fono flati gli Scrittori che an maneggiato quello argo- mento ; ma ben pochi coloro che 1' an fatto degnamente e con giuftezza d"" idee , effendo flati molti di effi foggetti a parecchi brutti imbarchi , ed altri fi fon rimafìi per via . In mezzo ad una frotta d' autori qual- che aiuto mi prometto io dover dare alla Gioventù fludiofa, qualora li conduca a fine ciò che vo meditando fu tal materia . Con quefta bella fidanza io entro in viaggio , che fpero doverlo fra breve con utilità for- nire . Niuno può con miglior fucceflb oflervare i varii fenomeni delle mo- fete , e notarne i diverfi accidenti, quanto un Napoletano, il quale ha una facile ed opportuna occafione dì fcorgere, non pure quelle paffaggie- re che veggionfi tal fiata nelle pertinenze del Vefuvio , ed ufcire da' tor- renti , detti comunemente le jave ; iquanto da quella perenne e famofa ino» «34 DlSS.III. SUL MECCANISMO E MOTO DE* MUSCOLI, jnofeta, eh' è da prefTo al Jago di Agnano , chiamata da noi altri la Grotta de' cani . Qliì non fo lunghi rigiri in volere defcrivere prima la mofeta di Anfato, mentovata già da Cicerone, e da Plinio , laddove que- llo fecondo feri (Te : in Irpinis ^tnfamSli ad Mepiytis aedem lacum, quem qui intravede moriuntur -^ nel qual luogo giace un laghetto , nel cui mez- zo con rimbombo è gorgoglio furge l' aequa torbida, e negra , che dà fuori un puzzo, che foventemente fentefi a molte miglia : né tampoco jni dilungo in far parola delle mofete del Telefe nel Sannio, o di quel- le di SinuefTa . Balli eh' io dica , che la Grotta de' cani è fiata la più maravigliofa fralle altre , e ben conofciuta dagli antichi Scrittori , fpe- cialmente da Strabene . E' cotefla una grotta fita a man dritta , mentre da Napoli fi va al lago di Agnano ; nel quale lago , tempo a dietro non viveano pefei di forte alcuna , perciocché le acque eran limaceiofe , torbi- de, e fetenti- ma ora fi veggiono contenere quantità di molti pefci , avvegnaché le acque fue fon divenute meno fetide • tuttavolta per fotter- ranee vie verfo la ripa fuperiore , anche oggidì vedefi ufeire da due bu- che l'acqua forgiva. Il terreno della Grotta de'cani contiene molto umi- do- e maifempre che vi fono flato, vi ho trovata di dentro dell' acqua. Prima che la porta della medefima fi apra , ftando al di fuori , e guatan- do attentamente per di fotto, vedefi ufcir un fumo da terra , il quale dopo e/Terfi alzato ad un' altezza di un palmo a un di preflb , per pro- prio pefo ricade nel terreno ifteffo . Chiunque da me ha udito dire , che quella mofeta , o quella puzza , fia in una grotta ; non fi creda che qual- che profondo e fcuro antro ripieno di pericoli fi debba penetrare, o che qualche gran caverna tenebrofa fi debba per ritorte vie fcendere ; ma def- fa è una grottieella dell'altezza d'un uomo, pochi piedi larga , e lunga un pò di più . Io non ifiarò a ripetere qiù quelle ofTervnzionì , e quelle tante fperien- zc , che vi an fatte in quefio luogo varii Naturàlifii : dirò ciò eh' è venuto in concio di offervare a me medefimo nelle varie volte che colà fono fiato. Egli è certo, per fentimento comune, che tutti gli animali di qualunque Ipezie quivi muoiono , o che fieno quadrupedi , uccelli , o pefci che nell'aria vivono per qualche pezza come le anguille j o che fien amfibii, infetti, o vermini. Il tempo non è lo ftefib . Poiché una tartaruga mefìa da me, bafiva dopo diciotto m.inuti , e poi fi morì : di parecchie rane , certe duravan in vita dodici , altre dieci , ed altre fette minuti j e così difeorrendo di altri anim£ili . Le frefche e verdi erbe e le piante pofie in quella mefitica atmosfera divengon flofcie e gialleggianti ; e le grofie torcie di pece allumate apprelTate nel medefimo luogo, ben prello fi ipegnono. Soventi fiate ancora vi ho portato il Barometro , e '1 Ter- mometro , per fipere quai cangiamenti fi avvifavano . E ficcome da una banda ho conofciuto vero verifllmo quello che gli autori aveano detto , che il Barometro non dimoftra fenfibile mutazione , cosi dall'altra p"^ dirli E SULLE aUALITA* DEL FLUIDO NERVOSO.' 235 dirfi francamente , e fcnza fare cattiva accoglienza a veruno, che fui Ter- Biometro molti Scrittori an prefa una veffica per lanterna . Nel vero fulla fede del fu P.D.Gio:Maria della Torre, dotto ediligentiflimo Fifico ,io ben- credevo che 1' atmosfera mefitica dimoftraJTe chiari i fegni del freddo , ficcome varie volte egli fcrifie nelle fue opere ; ma avendovi avvicinato il Termometro, conobbi che il mercurio s'alzava per molti gradi , mo- ftrando effervi del caldo . E poi chiunque fta nella Grotta de' cani all' impiedi , fente di fotto benbene il caldo del terreno , che dimolto ac- calora i piedi medefimi. In fine pofando fui pavimento della ftefla grot- ta una boccia o un bicchiere pieno di acqua di calce , vedefi con ammi» razione, che la calce fi precipita ^ e l'acqua potabile 41 rende . Prima di riferire il più verifimile fentimento fulla cagione di cotefto gran fenomeno , non farà peravventura impropria cofa , eh' io in brievi parole efponga le Angolari opinioni degli autori , tralafciarido quelle , che come frivole , vane, e di poco pregio, da fé medefime fi annullano. E- picuro adunque credette che la terra tuttaquanta ella è , accoglie nel fuo vafto feno varie e quafi infinite fpecie di foftanie, fenza che una dia im- paccio all'altra ; delle quali certe fon amiche agli \nimali, ed al tre nocevoli, come fra gli altri è il fetore de* carboni , è '1 puzzo altresì della lucer- na allorché fi fmorza . Laonde quelle particelle le quali anno conformità colla figura o colla bruttura di quelle degli animali , giovano a quefti ; e quelle che fono diflimili, recano la morte . Ma niuno al certo rimar- rà pago di una fpiega cosi fmilza ed afciutta, quale ce la propone Epicuro. Il dire, che nel grembo fuo accoglie la terra parti utili e nocive, dondei buoni o cattivi effetti n' avvengano , ella è un afftrzione che patifce ino- pia di ragione. Di qui può darfi giudizio ancora del fentimento di Ga- leno, il quale ftimò, che ficcome nel pane , ne' frutti, ne'pefci,ed in al- tri cibi v' ha una qualità ben amica della macchina animale , ed all' in- contro nelle canterelle v' è una qualità potentemente nimica; non altra- menti in alcune forte dì aria fi trova un principio amico al corpo , ed in altre un principio di peftilenza e di veneno . Altri furono di fentimento, che le mofete altra cofa non folTero , che tanti aliti divenuti peftiferi e venenofi , per effere flati lungamente fot- terra racchiufi; che di poi rotti gli fpìragli per ifcoppio fotterraneo , eoa empito efalaffero fuori . Certuni vollero che vi ufcifle nella Grotta^ de' cani una aura velenofa di arfcnico . Io mi rimango di dirne di piìi * elTendo gli altri fentimenti poco nobili , poco leggiadri , e non affai chiari . Paflìamo a contrade di maggior luce, colla fperanza di fcovrlt'e qual- che miniera , onde fi poffa ornare di più preziofe gemme la fpiegazfone degli effetti delle mofete , e de' veleni tutti volatili . Si è a chiare no- te ben conofciuto , che tutt' i fenomeni , i quali fi producono dalle mo- fete, nafcono altresì dall' ^r/.-r /Jp , come la chiamano i moderni Fifici , G g 2. che 23