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BIBLIOTECA POPOLARE "GEROLAMO SAVONAROLA" Voi. Il

Vera Scienza e fera RiìiioBe

POEMA DIDASCALICO

DI

TEOLOGIA popolare:

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PAOLO VESCOVO MiRAGLIA-GULLOni

Foprlatope della Gt)iesa Gattolieo-Indipenrlente r! 'Italia e fra gl'Italiani all'estero

—(Prima Edizione ad uso esclusivo degr Italiani di America)

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Vera Scienza

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Vera Religione

BIBLIOTECA POPOLARE "GEROLAMO SAVONAROLA" Voi

Vera Scienza e fera Beligione

POEMA DIDASCALICO

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DI

TEOLOGIA POPOLARE

PAOLO VESCOVO MIRAGLIA-GULLOHI

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Foi)(ìaloP6 della Gl^iesa Galtolieo-Ii)dipei)d6r)l€ d'Italia fra gPIlaliai)i all'estero

—(Prima Edizione ad uso esclusivo degl'Italiani di America)-

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Proprietà Letteraria

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r(IOLO VESCOVO fllWiiLltl tìULLOTTI

DA UORIA IN vSlCn.I A

FONDATORE DELLA CHIESA CATTOLICO-INDIPENDENTE IN ITALIA !•: i-"i>A <ìL' 1 1 AUAM ALL' i:sri-:i>o

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RAGIONE DEL POEMA

Nel novembre del 1908, trovandomi ancora in Corsica (Francia ita- liana), ove si erano già costituite sotto la nuova Legge di Separa- zione, e con un Presbitero da me consacrato alla vigilia di quella Legge, le due Associazioni Cultuali, o Parrocchie Cattolico-Indipen- denti di Piedìgriggio e Popolasca, trovai alla posta di Bastia il N. 319 del giornalucolo monarchico-clericale ''Libertà''. Direttore di quell'Organetto conservatore-papista è il notissimo Ernesto Prati, pennaiuolo ufficiale dei Farisei di Piacenza, Sede principale della mia Opera Missionaria in Italia e fra gl'Italiani all'estero.

Quel Numero porta la data di mercoledì 18 novembre, 1908, cioè: 8 anni e 5 mesi precisi dopo la mia forzata assenza dall'Italia, e 1 anno e 7 mesi, non meno precisi, prima del mio tanto temuto ritorno, che avrà precisamente luogo il 18 giugno, 1910. Ciò per prescrizione legale dopo 10 anni di penosissimo esilio, al quale fui spinto dagli a- mici per sfuggire alle certe insidie clerico-governative, che non mi sarebbero mancate in carcere. A questo ero stato punito come Diret- tore responsabile del mio Periodico ''Gerolamo Savonarola'', con sen- tenze infallibili delle solite Toghe, più nere del gesuitico Vatic3-no, cui sono così vergognosamente asservite con tutta la compage gover- nativa,.... ad ultimo e disperato sostegno della pericolante Co- rona!

I^ Storia, quanto genuina, altrettanto incredibile, delle mie' con- danne fonna parte integrante del presente Poema, seguito da un'Ap- pendice, nella quale i Lettori troveranno i famosi "Reati a mezzo della stampa'\ da me commessi per avere, in due brevi articoli, difeso la libera distribuzione e lettura della Bibbia, nonché la validità, an- che sacramentale, del Matrimonio Civile dei Cattolici, contro il Va- ticano, che, a dispetto del suo Diritto Canonico e della sua stessa Teo-

5

logia, e in barba al suo tremante pupillo ''helVitalo Regno'\ lo ingiu- ria, invece, e diffama, chiamandolo, con apposito Decreto, turpe ed esiziale concuhinato ! Aggiungi uu altro reato per un foglio volante, nel quale si stigmatizzava in versi giocosi il sacrilego mercato di tut- te le superstizioni papistiche in genere e dei funerali in ispecie. Quel foglio era firmato da un altro, col quale fui condannato anch'io per la semplicissima ragione che ne potevo (sic! . . . . ) essere l'autore! !

In detto N. della "Libertà" si legge il seguente articolo, il quale, al postutto, non può non farmi che il massimo piacere (come me l'ha fatto e farà sempre il rabbioso e dispettoso linguaggio, a voce ed a stampa, dei mascalzoni papisti), perchè prova luminosamente:

1.0 Che, malgrado il mio decenne esilio, l'Opera Missionaria, da me fondata, "Pro Ecclesia Catholica Reformanda et a Curia Romana Re- dimenda'' vive di vera vita, non solo all'estero, ove ho continuato, continuo, e continuerò a predicare indefessamente (almeno per sei mesi airanno) il puro Vangelo contro i lazzaroni e delinquenti' Vati- canisti, latitanti e scorazzanti in America, ma anche nella mia indi- menticabile Piacenza, ove prestissimo ritornerò, e in tutta l'Italia sino a Piazza San Pietro, sotto il naso infallibile del Papa;

2.0 Che tutti gl'intrighi clerico-governativi, tutti i tradimenti e tutte le vigliaccherie, commesse per ben ''10" anni in Piacenza contro di me (condannato ed assente!), hanno proprio ottenuto l'effetto op- posto, tanto da preoccupare vieppiù gli accaniti Farisei Italo-Ameri- cani, i quali tradiscono, e non se ne accorgono ancora, la più umi- liante impotenza, mercè il loro linguaggio, sempre mendace, sempre bavoso e sempre da energumeni, linguaggio, del resto, tutto pro- prio di un Clero, che il Cardinale Manning scolpì così bene con quella frase incisiva: ''Clero colto, civile'', cioè, in parole equipollenti, ''Clero ignorante e maleducato V\

Ecco il testo dell'a noi preziosissimo articolo:

"MOVIMENTO CATTOLICO"

"L'Adunanza dell' Associazione per la difesa del Clero piacentino"

"L'altro giorno si è tenuta nell'aula episcopale coll'intervento di

"moltissimi soci l'assemblea generale della lega per la difesa del Cle-

"ro. L'adunanza fu presieduta da S. Ecc. Mons. Vescovo Pellizzari. Il

"presidente Mons. canonico Scrivani riferì intorno al lavoro compiu-

6

"to dal Consiglio direttivo dell'Associazione nel primo anno di sua ^'esistenza, lavoro di propaganda e di organizzazione. Lamentò l'apa- '*tia di molti e la ritrosia a gettarsi nel campo dell'azione vigorosa ''(preziosa confessione!) campo battuto pur troppo con tanta attività "dagli avversari. Disse che il bilancio deirassociazìone presentava un "attivo abbastanza notevole. Soggiunse che l'opera dell'associazione "non fu inefficace. Il semplice fatto della sua esistenza bastò a met- "tere il bavaglio ai pennaiuoli pornografici che negli anni anteceden- "ti quasi ogni giorno attaccavano personalmente qualche sacerdote. "ESORTO' QUINDI TUTTI A STRINGERSI IN SANTA LEGA SOT- "TO LA GUIDA ILLUMINATA DEL PROPRIO VESCOVO, E PRE- "PARARSI COMPATTI AD AFFRONTARE IL DISGRAZIATO RI- "BELLE, DEL QUALE E' PROSSIMO IL RITORNO, E LA CUI OPE- "RA SARA' DIRETTA A RINNOVARE NELLA DIOCESI GLI "SCANDALI GIÀ' SUSCITATI ALTRE VOLTE."

(Il grassetto è nostro, perchè tale periodo è tutta la Ragione dei tre Poemi, qui appresso indicati)

Povero canonico Scrivani, o meglio: Scribacchino! I .,. . Nella tua sola diocesi?. . . . Anzi in tutta l'Italia Dall'Alpi al suol vulcanico

Dell'alma mia Sicilia,

Che co '1 Vespro e la Gancia

Sempre oprò Mirabilia,

Per affermar dei Popoli

Il Dritto a rovesciar

Quanti rimangon Despoti

Del Trono e dell'Aitar! Se, dopo ben 10 anni di mia assenza, o idrofobi Farisei, sentite an- cora il bisogno di riunirvi in Sinedrio ben 19 mesi prima del mio tanto temuto ritorno per ''stringervi in santa lega e prepararvi com- patti ad affrontare'' un sol uomo, che voi chiamate "il disgraziato ri- belle", e che nei vostri Organi ed Organetti italo-americani avete sem- pre spifferato, sino alla nausea, morto, sepolto, putrefatto, annichi- lito. . . . non vi accorgete, 0 insensati, che, dandovi la zappa sui piedi, confessate così la vostra fenomenale impotenza, mi proclamate pro- prio voi stessi più forte di voi, e proprio da per voi portate slìV Espo- sizione universale (o cattolica, se meglio vi piace) Il più gran Fia-

SCO, che mai si sia fatto al mondo dsigV in flascatiy per omnia saecula saeculorum, nemici della Luce, del Progresso, della Giustizia e della

Libertà?

E vi saprà di forte agrume, se io, bevendo un po' del preliba-

tissimo vino, contenuto in quel magnifico FIASCO, mi senta più lieto di spirito {vinum laetiflcat cor hominis. . . . dice un vostro preferito versetto biblico), e ardisca ripetere con V

" anima cortese Mantovana,

"Di cui la fama ancor nel mondò dura, "E durerà quanto il moto lontana: ''Sicelides Musae, paulo majora canamusP'

Ed infatti, o miei benevoli Lettori, appena ricevuto e Iettò nello stesso Ufficio telegrafico-postale di Bastia quell'amenissimo articolo, spedii subito al Custode del mio ''Oratorio San Paolo''' di Piacenza, Vincenzo Metti, questo telegramma ''Assicurate Pellizzari e pelìizzoni tutti della '^Libertà'' che ritornerò più forte e più cosciente di prima'\

Poi, da a pochi giorni, invitato a recarmi in Inghilterra, fui o spite di una gentile famiglia, che abitava in campagna; ed, auspice quell'ozio campestre, il solo che mi sia stato concesso nei miei lun- ghissimi e tempestosi anni di esilio, potei, così alla buona, comporre tre Poemi, due didascalici ed uno bernesco, cioè:

1.0 "De meo in Patriam reditu, sive, De vera Scientia veraque Re- ligione'', in 432 distici latini;

2.0 "Vera Scienza e Vera Religione'', che non è una versione del pri- mo, ma una composizione, ex novo, sull'identico argomento e con le medesime idee.

3.0 Caldeide, così titolata per rendere debitamente immortale TAt- vocato-Cireneo dei Preti piacentini Peppe Calda, il quale, contro di me e l'Opera mia, fece sempre qualche cosina di più che il sem- plice Avvocato. Il poema e' di 187 distici martellianl, ed e' la conti- nuazione, e quindi l'adempimento della promessa " Registrazione'', fatta, 11 anni or sono, nella "Quistione Miragliana in rima martellia- na". Poemetto bernesco contro la bottega dei funerali, uno dei miei famosi reati a mezzo della stampa, già sopra mentovato (querelante Calda, invece dei suoi pupilli preti, perciò l'ho chiamato loro Cire- neo), e qui riprodotto in Appendice.

8

Quel Poemetto chiudeva profeticamente così:

''Cose nuove obHam visto, da un lustro, e ne vedremo Anche delle novissime che voi registreremo".

Or la "CALDEIDE" e' il più scrupoloso adempimento di profetizzata "registrazione", ed una prova di più che, quantuìiiiue così perfidamente assalito da tutti i punti, e con le armi più vili, e malgrado le incredìbili sofferenze di un decenne esilio, io, sempre presente a me stesso, e senza mai perdere 11 mio naturai sorriso, non dimentico nessuno, e, presto o tardi, anche dopo 11 anni, so bene a- dempiere la fatta promessa, e so benissimo, come suol dirsi, dare ì)azza a chi tocca.

Intanto, come primizia della "CALDEIDE", voglio qui offrire ai miei cortesi Lettori ed amabili Lettrici, il solo frontespìzio, che, per meglio, e più poeticamente, onorare l'altissimo Eroe, ho voluto, con- tro l'uso comune, dettare in poesia: (1)

(1) La Caldeide sarà pubblicata e messa in vendita in Italia lo stesso giorno del mio arrivo in Piacenza insieme alla 2. a edizione del presente Poema, del quale questa l.a edizione è escluslvauieute per gl'Italiani di America, specie se cattoMco-romanl.

9 ~

O A l_D E I D E

Cedan la grande Iliade E la sublime Eneide Di fronte alla Papistica Olimpica G aldeide.

POEIMA EROICOMICO

OPPUR, SE NON VI TEDIA

SICELIDIS MUSA e: NOVA TRAGICOMOEDIA

UNICO E' L'ATTO

IN VARIE

SCENETTE SANQUINARIE

UN CORO PAOLINO

IN METRO NEOLATINO

PRECEDE

QUINDI UN PROLOGO

CANINO-CLERICOLOGO

POSCIA

IN RITMICO PIE'

L'AFFARE VA DA SE'.

Tipografia Etnèa

PIACENZA

Via Caldèa

10

Dei tre Poemi, il primo, che viene oggi alla luce, è quello segnato al N. 2 ''Vera Scienza e Vera Religione''.

Se con la mia Opera inedita sopra San Gregorio Magno "Ue vera Doctrina Catliolica'\ che sarà pubblicata in varie lingue volgari, con l'originale latino in fronte; e se con l'altro Poema, parimeate latino, indicato al N. 1, intendo parlare, in lingua universale, agii uomini di lettere di tutte le nazioni, col presente Poema popolare nella dolce lingua del ''Si'\ intendo unicamente rivolgermi agl'Italiani di tutte le classi, anche agl'illetterati, i quali, con l'aiuto della rima, sanno co- sì bene ritenere a memoria quanto ascoltano letto o recitato da altri.

E' un tentativo, al quale son voluto cimentarmi per meglio popo- larizzare le cose più astruse e difficili della Scienza e della Fede, e per metter anche gl'indotti in condizione tale da potere facilmente rimbeccare a tutti i Farisei, in pochi accenti aforistici o epigramma- tici di dati e fatti precisi, tutte le loro imposture storiche e dottri- nali. Lascio le ciarle sofistiche ed ipocrite ai Mercanti del Tempio, i quali riescono così perfidamente a turlupinare gli ancora tanti e tanto poco colti, o analfabeti addirittura, della credula Plebe catto- lico-romana, che tutti gli amici della Luce e del Progresso dobbiamo cooperarci, con ogni abnegazione, a rendere vero Popolo ragionevol- mente credente, come vuole San Paolo.

Avrà fortuna il mio tentativo? Non lo so; ma lo spero. E della mia speranza n'è arra sicura la benevola accoglienza, fatta a quei pochi squarci del Poema, da me stesso recitati nelle varie città americane, ove sono quotidianamente invitato, da otto mesi, per delle conferenze missionarie, alle quali gl'Italiani, e specialmente cattolici, (sic), in- tervengono numerosissimi, malgrado le stupide scomuniche e i rab- biosi interdetti minacciati e fulminati dai pulpiti e giornalucoli-libelli degl'idrofobi e impenitenti Ministri di menzogna e schiavitù.

Del resto mi conforta il detto del Poeta: "Mancano le forze; tutta- via è da lodarsi la buona volontà".

*'Deficiunt vires, tamen est laudanda voluntas'\

New York, gennaio, 1910.

t PAOLO VESCOVO MIRAGLIA.

11

I.

DEMOLIRE PER RIEDIFICARE

La Curia Romana, . sf acciatissima corruttrice della Chiesa Cattolica, si deve combattere con le stesse sue armi, cioè con gli stessi Libri Teologici e Ritno^ì del- l'antica Chiesa Romana che non é la Curia, e che, prima dell'eresia Tridentino- Vaticana, era p^rte no- bilissima della Chiesa Cattolica

Se qualcuno vi e mai che del Papato Le falsità, Parte maligna ignori, Legga il mio Carme; quindi, bene edotto, A oprar cominci. Ma non fia soltanto Demolitrice l'opra sua; ristori 5

Dell'Uno Dio la già smarrita Idea E con ella la Fede, ambo a rifarsi Del tutto e in tutti; che.... pur fra le schiere Del gran Lutero e di Calvino il Grande, Di Zuinglio, Wesleio, e quanti furo 10

Sommi Campion del Cristo, ah! i Simoni Fan difetto, i Giuda, i Caini!!

Doppia é la Legge: l'una la Dottrina Formula in Dogma, l'altra il Rito mostra Come porgere a Dio preci ed onori; 15

Lex credendi, cioè, Lexque precandi.

Ma intatto conservar l'antico Dogma Roma non volle, e la fatai mina, Che Trento inizia, il Vatican consuma.

E' fortuna pero che Roma serbi 20

De] culto i Libri almen nel testo intatti. Salvo aggiunte posticce e puerili! Che, se in volgar li appresta, il dolo e il falso, Senza pudor, danno alla turba ignara Del latin snaturati il senso e il verbo 25

13

Dei Padri di Bisanzio e di Nicea, ^Tilioque'' excepto, genuino il Credo Modula ancor la sacra Melodia.

Otto lustri son già che la Bestemmia Vatioanesca un nuovo Credo indisse; 30

Eppur non giunse l'oltracotanza A intruderlo nel Rito, il qual, ne segue, Basta da 'solo a demolir Babele. Babdle, io dissi, e più soggiunger lice; Cile Babele toccar solo volea 35

Con la sua cima il ciel, ma l'Anticristo Del Vaticano oltrepassar presunse Il cielo e Dio!.... Così, del resto, impose Bellarmin gesuita; che la nera Setta d'Ignazio e sempre Lei che impera! 40

Ma:Lode a Dio dall'intimo Riconoscente cuore, A Lui, che, provvidissimo, Così strugge l'errore, Sbalzandolo precipite 45

Dal monte all'imo fondo, Ove col proprio pondo A sfrantumarsi andrà, Fermo alla vetta il Labaro Dell'Una-Yerità. 50

Che se non perirà del proprio fio, E con l'armi sue proprie il più che Dio,

Altro tentar saria vano cimento: ''Zappare all'acqua e seminare al vento!''

14

II.

Sistema di vita e Metodo di agire Elogio de!" VAp-e- tarianismo, della Vita primitiva e dell'Agri - a La Georgica più grande dell'Eneide. i,

la Preghiera, i Sepolcri.

Eccoti intanto la ragion di agire, 55

Che mi muove, e che seguo in tanto agone h(A quel ch'io valga, il buon voler non manca) Per rinnovar dall'ime sue radici Del Nazaren la Chiesa, e per strapparla A quella Lupa

^^sì malvagia e ria, 60

^^Che mai non empie la bramosa voglia,

^^E dopo il pasto ha più fame che pria.

*##

Quotidiano il mio culto, e mane e sera Predico di Gesù l'alma Parola, Sempre digiuno, per tener la mente 65

Più chiara e pronta, e per serbar la voce Più limpida e vibrante. A me, del resto, Una cena frugai satis et ultra.

E da me stesso coltivar mi piace Le varie ortaglie, che dovrebber sdle 70

Bastare al pasto uman. Cessi una Aolta L'uso crudel, che offende il senso umano, Uccidendo quanti han non men che noi Dritto alla vita, ai quali anzi e dovuto Dell'uomo ingordo il miglior vitto: il Pane 75 E il Latte! ....O gran Filosofo di Sniuo, Alto di mente e nobile di cuore, Parlasti invano! Ancor l'umana 1x^1 va Al macello trascina, o il ferro infìgge Nella stessa cervice, che, Taratio 80

Sopportando ])aziente, dato a\ea Del carnefice suo pane alla mensa. E lei, che ti vestf della sua lana

15

Nei rigori invernai, la Pecorella.

Si man^neta, e uni al tuo pane asciutto 85

Il caseo alimento, or tn la scanni.

Lupo vorace? E perché mai, bugiardo,

Quell'Agnellin, che a simbol di mitezza

Avssumi nel parlar, vittima or cade

Della tua crudeltà. Tigre spietata? 90

mai giovo della compage umana Alla vitale economia tal cibo. Se ai Figli di Esculapio non fa velo La tentatrice gola, essi potranno Meglio che me, profano all'Arte loro. 95

Le ragioni esplicar di tanto vero. Ma, fra le molte, a me ben lice addurre Quella che tutte le sorpassa e vince.

Prima Maestra e la Natura: è dessa, Cile Leopardi, Leon, Tigri e Pantere 100

Munì di zampe e zanne, Aquile e Falchi Di artigli e rostro a fin che possa ognuno. Giusta il bisogno naturai, tal preda Procurar facilmente, della quale Non han bisogno alcun Conigli e Lepri, 105

Quaglie e Pernici, che perciò, sapiente. Forni d'innocuo muso e picciol becco. Gli uni di carne hanno fatai bisogno. Agli altri é proprio invece d'erbe e frutti'. Semi e grani nutrirsi. Ond'é che. senza 110

Essere d 'Esculapio un Doctor Magnus, Chiunque può, solo al veder, ben dire: Questo é animai carnivoro, quest'altro E' granivoro, erbivoro o frugivoro.

Guarda i tuoi denti.i pié,le man ti osserva. 115 0 umano Mangiator di carni altrui: Come potresti, da te sol. crearti Quell'ingordo macello, ove gavazzi

16

Da mane a sera? E ancor non apri gli occhi

Ai morbi, che ti affliggono, dei quali 120

Son fra i più lievi la Podagra e il Verme?

L'Arco e la Freccia, e poi PAmo e la Rete, E Vischio e Lacci, e Trappole e Fucili L'Uom primitivo non avea, e pur visse, E più forte egli visse e più longevo. 125

palagi egli avea, tanto malsani Quanto ricchi e sontuosi, che, nemici E dell'Aria e del Sol, son, quasi dissi, •Anticipate tombe dei viventi. sorgeano ancor quegli alti, enormi, 130

Asfissianti Alvear, che tu chiamasti Grandi Città, m'avresti detto meglio Grandi Carnai di Eazza suicida, E feroce trastullo ai Terremoti, Come troppo il provar Reggio e Messina. 135

###

Torna al Villaggio, alla Pianura, ai Monti. Un'umil casa a pian terren ti basti, D'Aria ricca e di Luce, ed ove il Sole Penetri ognor col raggio suo di vita.

Libera il corpo dal cosi nocivo 140

Elegante vestir; cingi di lana Il quanto basti alla decenza e al clima. Bagni d'Acqua e di Sol, riposo e moto Fian quotidiani con alterna vice.. Sana e la mente ognor, se il corpo é sano. 145

Erbe sian cibo tuo, Frutta e Legumi, Sia il tuo Pane integrai; bando al crivello. Che del provvido grano il più nutriente Principio asporta ognor, una alla crusca, La qiial, del resto, pari al tegumento IT)!)

Di (|ualsiasi frutto, anch'essa giova All'azion peristaltica. Molt'olio Usa ancor, molto miei, ma poco vino; E se a berlo tu l'abito non hai.

Non ti prema contrarlo. Immensi i danni 155

Che l'abuso degli Alcool produce;

Tu li fuggi qual tossico (lo sono!),

Se vuoi sane le membra e lunghi gli anni.

Alterna qual si sia Topra, eh 'esercì, Con la zappa e (l'aratro; ti rimembra 160

Ch'é il più nobil Lavor l'Arte dei campi, E che di Cincinnato e Graribaldi Sta l'esempio a mostrar che puossi, in una. Servir la Patria e coltivar la Terra.

Cantò Virgilio il padre Enea; fu grande 165 Il suo Poema, ma più grande ancora La Georgica sua! Più melodia, Più leleganza di forma, più squisita L'Idea, che l'informo, più umano il senso, Che tutta la pervade, e più natura 170

Anzi tutto natura! E che altro mai Esser potea della Natura il Canto?

Ivi Poma canto dominatrice, E solo Roma, o, a voler dir lo vero, Ivi e il Romano, che canto a stesso 175

L'Urbe, che trionfar dovea sull'Orbe.

Qui l'anima gentil del Mantovano Canta il Cielo e la Terra; e l'Uom, che canta A tutto l'Uomo, quale fu dell'oro Nell'età prima, e qual tornar doyrìa. ^ 180

Là, spesso, altrove il sommo Vate attinge Scene ed attori, e il primo Attore stesso Un Fuggitivo egJli e d'Uion combusto.

Qui domestico e tutto, e l'uno Attore E' lo stesso Cantor, che in rispecchia 185

Tutti gli Umani, al filial culto intenti E si genial della gran Madre antica.

Titire egli é, che sub tegmine fagi Lentus in umbra", modulo soave L'Idillio pastoral su tenue avena, 190

18

Ed or con nuove e più ammalianti note,

''Liber et alma Ceres'' egl'invoca,

**Munera vestra cano'' . ... e il canto isgorga

Dal genio del Cantor canto divino!

L'Alma Tellus, gili Armenti, le Api indnstri, 195

E le Spelonche, i vivi Laghi, i Rivi,

L'assiduo Oprare, la sicura Quiete,

I molli Sonni all'ombra, senza invidie, Senz'ambizion, lotte fratricide,

Fori e Curie, Conso'li e Tribuni, 200

E il saltellar degli Agni e dei Capretti, La Pecora che bela, il Bue che mugge, Del Focolar la casta Pudicizia,

II facil Vitto della giusta Terra,

La parca e attiva Gioventù, i Vagiti 205

Di una Culla, che sta presso alla Greggia,

E le Orme estreme, che sui monti impresse

Giustizia al suo fuggir dall'empia Terra,

Per ritornar, dond'era scesa, al cielo.

Tutto è intimo al Vate, egli lo vive, 210

TiO sente e gode, e più sublime il canta!

a licenza eccessiva, e meno a colpa. Benevolo Lettor, tu imputerai Se in tema sacro la malfa dei campi alquanto divagar la mente e il verso. 215

Sempre nel sacro, e nel più sacro ambiente Io rimasi, o Lettor; che sacro e santo E' ispirarsi al Dover, ])rimo fra i primi, (^he Dio die all'Uomo: coltivar la Terra.

Tveggi la prima pagina del Libro 220

Ove dell'Uom l'origine fu scritta. E se più avanti l'o(H*hio tuo sagace Tnteri'ogar voi'ni le Sacre Carte, K' di Siraclì il Figlio, che t'insegna: ^^Non odiar la fatica, l'altrice 225

Da Dio stesso creata Agricultura".

19

E divagar fu mai. Lettor gentile.

Se per rifarmi iv divertir fu d'uopo,

E' Flora a modular le prime note?

***

Una ai Legumi, e con più amore e cura, 230 Anche i Fiori coltivo, al santo fine D'intrecciarli a corona, e freschi e vivi Al Dio vivente offrirli sull'Ara, Ove ogni dì. contrito delle colpe. Di Lode il Sacrifìcio opero ed offro. 235

E col profumo di quei Fior mi sembra, E sento che dal cor Tumil Preghiera Più grata sgorghi, e giunga più veloce Al trono del Creator. E' con quei Fiori, Che. di mie mani, il tumulo funebre 240

Omo, pregando, dei Fratelli estinti; E con la Posa dell'amor la mesta Violetta e quella, che mi assiste ognora Muta, eloquente nel funereo Rito. Di quei Fior coronate le Fanciulle, 245

E in bianco velo, seguono la bara Xel pietoso corteo; pur di quei Fiori E' al Cimitero Tultimo tributo!

m.

La mia Fede e il Sinedrio dei Farisei pel mio prossimo ritomo in Italia. Cicerone e l'eterno buon umore dei Siciliani. Popolarizzazione del Dogma.

Grande é ancor la mia FEDE, o Farisei! Voi credeste strapparmela dal cuore; 250

Mezzo intentato non lasciate infami, A fin ch'io abberril... Ancor diciotto lune Debbon passar prima che arrivi, alfine. Il di da voi così temuto, quando, Ritemprato da un lun2:o e triste esilio, 255

PL\CEXZA e ITALIA rivedrò, e già voi

20

Convocate un Sinedrio, ripetendo

Come gli antichi Farisei, vostr'Avi :

*'Quid facimus? Già torna quel Eibelle,

' ' Che in volontà e pulmon cotanto eccelle, 260 ^^E che, .più ardito, con parole e fatti

^^ Einnoverà gii scandali; compatti '^In Santa Lega unitevi. Fratelli,

^^A me Pastor, e quai David novelli ** Tutti, ciascun della sua Fionda armato, 265

''Tutti in fronte al Golia si disgraziato!" (Non e, 0 Lettor, poetica finzione,

L'Articolo tei diedi in Prefazione). Tutti?.... Troppo vuol dir di neo-Daviddi,

Che, tra Scilla già naufraghi e Cariddi, 270 Fate ben sospettar che il neo-Golia

A stramazzar non tanto facil sia. Come Pantico, cui basto una fionda

L'Allegro musical tutto m'inonda:

Disgraziato? Voi soli graziosi, 275

Si capisce a primissimo acchito;

Ma per farvi più vispi e vezzosi.

Niente affranto dal vostro grugnito,

Voglio in versi più dolci e armoniosi

Prepararvi un pranzetto gradito, 280

Voi e la vostra nerissima tema

Provocaste il predente Poema.

Lice al serio sposare^ il faceto, *'Quid vieto dire il vero al ridente?" Scrive Orazio; e il mio animo e lieto, 285

Che non son Siciliano per niente !

(Né d'alcun temo il Visto od il Veto)

Come me Cicerone la sente:

Nihil est Siculis, dice, tam male

Che non parlin faceti e con sale. 290

21

Forte, adunque, di Tullio e di Fiacco, Omni jure, jo vario il mio canto; Né, del resto, il mio dir fia bislacco, Ciò che forma il vostr Cinico vanto: Vanto vostro é un linguaggio vigliacco, 295

Quanto infame, papista altrettanto; Molto più, perfidissima gente. Che jo son condannato ed assente.

Addippiù questo Canto, che sciolgo, E' soltanto per Tumile volgo, 300

Che in piacevole rima una storia Meglio apprende e ritiene a memoria. Tende a questo il mio pratico oprare: Dare al Dogma una via popolare. Ecco dunque la mia ^'Libertà" 305

In risposta alla vostra ' ^ Viltà '\

IV.

ANCORA SULLA PAURA DEI FARISEI SFIDA A MONSIEUR

Pellizzari, Vescovo papista di Piacenza^ provocatore del presente Poema. Patti della sfida a un pubbli- co contraddittorio. Saggio deirinesaurabile Elen- co 0 *' Sillabo *' delle sfacciatissime falsificazioni pa- piste.

Riattaccando il filo delle idee,

Grande paura han l'orde farisee:

'*Quid facimus? Già torna dei ribelli

^^11 più Ribelle. Unitevi, fratelli, 310

^*In Santa Lega, e tutti ognor compatti, ^^ (Se no, sarem davvero catafratti)

^' Tutti ubbidienti, e con marzial furore, '^Me duce, vostro Episcopo-Ispettore,

^^Per affrontare ed atterrar di un fiato, 315

QuelPempio, pertinace e disgraziato.'^'

22

Di un fiato? Troppo poco, Monsignore,

0, come dite, Episcopo-Ispettore! Di un fiato, se jo fossi una pagliuzza;

Invece son qualcosa, che rintuzza .... 320

In un boccone saria pili sicuro

Ma un osso son, credetelo, ben duro, Più di quel, che in anonimo vigliacco

Mi spedirò per posta, al primo attacco, I vostri Preti; e ch'essi erano stati 325

Proclamo in Tribunal Gianni Vinati, Vicario, quando disse: ^' Autor' di tutti

Sti anonimi son Preti farabutti" Dunque, dicevo, son ben duro un osso,

E le vostre mandibole, dir posso, 330

Ed i vostri più o men canini denti

Sono troppo cariati e insufficienti. Qual mezzo, allor, sarìa allo scopo pari?

Uno soilo, mio dolce Pellizzari: Scendere in campo al più leal duello, 335

Il Popolo dirà chi e brutto o bello. Pubblica sia l'arena: ecco, scegliete,

0 in Chiesa, o fuori, ovunque voi vorrete. Cristo ed i suoi non ebber ritrosia

Parlare al Tempio, in piazza o sulla via. 340 Della via di Damasco il Convertito

Mai rifiuto dei Farisei l'invito Per discutere, e in pubblico e in privato,

L'alta Dottrina del celeste Inviato. Su, coraggio, mio caro Pellizzone, 345

Io sono sempre a tua disposizione. Armi: del Eito i Libri, a voi comuni.

Che a voi di meglio per serbarvi ìiììihuììì .' Io, invece, che son pazzo e disgraziato. . . .

Con essi Libri assumo: che il Papato, 350

Nella dottrina, origine e natura,

Fu sempre sfacciatissima impostura. Solo verrò, avrò con me altri Libri,

E a che ciascun di voi meglio equilibri Il proprio peso, voglia cento Xumi 355

Gesuiti con sé. mille volumi. Conseni:o volentier. nulla a me preme.

Chiederò sol: "* Leggiamo il passo insieme Nelle varie Edizioni e Manoscritti...."

E vi do, sin da or. già belli e fritti. 360

Insomma la quistione é sol di fatto:

E' falso, o no, questo o cpieiraltro tratto? E questo, o quel capitolo o versetto

E ' si, o pur no, un falso puro e netto ? E il testo di Cipriano si notorio? 365

E ben altri del Papa San Gregorio! Ed un altro, chiaro e niente ambi.guo

Del canonista Dionisio Esiguo? E le celebri false Decretali,

Sempre base alle autentiche papali! 370

VpRti Canoni sol sancì Xicea.

Dai quali bene ottanta n'evolvea Il gesuita Eomain l'Arabista

Da vero anticipato Darwinista. Ed essi poi, per nuova efflorescenza 375

Ottantaquattro diventar d'urgenza. Dagli altri duo Ignazian manipolati.

Il Turriano e il Pisan matricolati. E ch'intruse il Primato nel contesto

Dello stesso Xiceno al Canon sesto ? 380

L'Assemblea Sardicense tutta quanta

Xon fu il Papa a inventar di sana pianta? Di quel Falso papa! la sfacciata 2:gine

Fu scoperta al Concilio di Cartagine! **Nei nostri affari, no. non puoi immischiarti, 385

Superbo, potrem mai tollerarti^' Così al Papa, con verbo adamantino.

Quei Padri, e fu tra lor Sant'Agostino. E ancor si crede ad una * 'Santità"

Cb'é quinta essenza della falsità? . 390

24

L 'Arte falsa papal qual neve fiocca.

Lunga saria l'intera filastrocca; Venia, Lettor; l'abbrevio a questo patto:

Darla nell'altro Libro, ad hoc redatto. Ma, donde cominciar, dove finire 395

Per appagare in sunto il tuo desire? T^a Bibbia proibir non fu vergogna

Dei Tre famosi Padri di Bologna? E della Bibbia il Testo Tridentino

E' fedele del tutto, o adulterino? 400

Che dir dell'Effemeride diabolica.

Cui il nome dan di ''Civiltà Cattolica?" Per essa sola di eloquenza un fiume

Non basteria, in folio un gran volume. Ma un isolo esempio e sufficiente a oltranza 405

A provar la sfacciata oltracotanza: A dispetto dei testi genuini,

Greco e Latino, e quello del Martini, ''Tu sei Pietra" traduce in falsità,

E non Pietro la detta Civiltà. 410

E il traduttore di due falsi e reo

A danno di Griovanni e di Matteo. E la Pia Società di San Geronimo,

Falsando il Testo de^l suo grande Omonimo, Contro la propria stessa Traduzione, 415

Stampa in uno i due passi in Prefazione. Che del Testo, traduit du Latin

Par les Theologiens de Louvain Avec approbation et permission?

Proprio in esso, con falsificazion, 4*20

Al Capitolo tredici degli Atti,

Verso secondo, da furiosi matti, E con tutto papale vituperio.

Dopo aver ben tradotto "Ministerio" Per quelle copie da dover spacciare 425

A quei che non potean turlupinare, Duplicar con satannico artificio

26

Il foglio, e "della Messa il Sacrificio" Trarhisser per le copie tutte quante

Da infinocchiare al popolo ignorante. 430

Ma, per espressa volontà di Dio.

Laseiàro in qualche copia per oblio. Il vero insieme col falsato foglio.

Così svelossi il papalino imbroglio. TJn esemplar, che tanta infamia reca. 435

Sta nella ginevrina Biblioteca. Ove il vidi e trascrissi di persona

Ed ho il dritto a 2:ridar: ''Gente birbona!!"

Seguito delle falsiftcazioni. Universalità e Infalli- bilità del Papato romano. Conciliabolo Vaticano. Potere Temporale Uguaglianza degli Apostoli. San Gregorio Magno e il Papa Anticristo.

>^^uf il Menù ben saporito e vario:

Vi son postille nel Sacramentario? 440

Darò con esse, senz'andare errato,

Eleganza poetica il Papato? R-egina delle prove e ognor l'Indizio:

**Fit, eccola, eleganter haec additio" In un margin pescai di tanti Codici, 445

Snaturatrice del pensier dei Dodici, Sempre per far di un'individua Rapa

Un Dittatore universale Papa. Quel Manoscritto e appunto in Vaticano,

E proprio nel fondo Ottoboniano! 450

Di simil falsi, che non han Teguale,

Xe ho ammanito, tei giuro, un arsenale. Sì. tei ripeto, o dolce Pellizzario.

Riuscirà il Menù gustoso e vario; Perché, aggi-edito ognor da tutti i punti 455

Per opra dei papisti Unti e Bisunti, Non sono morto ancor, anzi ho arricchito

La mente con lo studio, e ben pili ardito Potrò continuar nella scalata

Della muraglia, altronde screpolata, 460

Che ospita ancor Puniversale Ossesso,

Bugiardo Carceriere di stesso.

##* L'Infallibilità vaticanesca

Qual Bibbia l'insegno? Vattelapesca! (E di aprii pescheresti un pescioilone, 465

Se non fosse un bel granchio in Solleone). 0 qual padre o Concilio universale?

Inoltre (e niun di voi se l'abbia a male, faccia troppo torvo il sopraccilio) :

Fu il Vatican legittimo un Concilio? 470

E' tal, se il voto libero non reca

Un'assemblea? Di più: la Chiesa Greca Dimmi dov'era? Ond'é che un Carnevale

Fu quel Covo illegittimo e parziale. Ed e dogmatizzabile il Potere 475

Temporal, come scrisse quel Messere, Volevo dir quel Monsignor biondino,

Il Radini-Tedeschi piacentino? E' con isimili tesi da energumeni

Che si divien bentosto Catecumeni, 480

Ringhiosi, invidi cani intorno a un osso.

Sia Stallo, 0 Mitria, o sia un Cappello rosso. Ma via il Dogma dal debole suo stame!

Domando invece: Dimmi, (|uel Reame E' mai conforme di Gesii al Vangelio? 485

E chi mai cucino quel gran Cimelio Di Costantino il Donator?. . . . Rispondi .... !

Chi dei falsari vien dai bassi fondi No, non o Rege, e, men, di Dio il Vi(»ai*io,

Ma sol Tiranno e perfido Settario! 41 Hi

#**

Paolo, Barnaba e gli TTndici con Dietro, E Marco e Ijuca, senz 'Avanti o Indietro,

27

Cioè con matematico valore,

Nessun suddito agli altri, o superiore; Tutti Pastor con unica ragione, 495

Vicarii tutti, senza distinzione, Il Prefazio proclama, e non invano, Sulle note del Canto Gregoriano. 0 Prete Sarto, riformasti il Canto,

E PAutor tu lasci in gran pianto? 500

Lui, che scrisse e cantò quel bel Prefazio, Del qual fa Roma crudele strazio? Sì, piange l'Autor, se pianger lice

Ai Celesti, in veder così infelice Quella Roma, bella e sublime, 505

Quando con cuor di fuoco la nell'ime Catacombe pregava, e sol ne usciva

A rivedere il ciel, quando compiva L'alto Dover di anidar su fermo piede

Col sangue a suggellar la propria fede. 510 E tu, tu. Sarto, riformar sol osi

Il canto, mentre pria, dal tarlo rosi, Dovevi (e l'ora era opportuna e destra)

Innovar gli strumenti una all'orchestra? Tu, tu, buon^arto, in quella Circolare, 515

Ove annunzi voler commemorare Il Centenario di quel Gran Levita,

Sì, tu il falsi con mano gesuita ; (0, so se escusante od aggravante,

La scrisse un gesuita, te firmante!. . . .) 520 Tu, tu, che le sue Epistole roventi Con citazion detorci reticenti; Che non citasti, no, niente leale, ''Esser bestemmia un Papa universale". Xo, l'universo acchiappatore Ragno. 525

Non fu l'Idea di San Gregorio Magno, E chi tal si proclama contro il Cristo,

'Trecursor" l'appello dell'Anticristo. Fu l'Enciclica tua che mi convinsie

28

Di che Roma e capace, e mi costrinse 530

A preparar, malgrado il triste esigilo,

Un'Opra tal, che, se l'alto Consiglio Di Dio vorrà che vegga un la luce,

Credilo pur, grand 'Elettore e Duce, Non sarà da inghiottir quasi polpetta, 535

facile a fumar qual sigaretta.

VI. LA CONFESSIONE

Andiam, che la via lunga ne sospinge,

Grii errori a espor della papale Sfinge. Quando '*Introibo" tu ''ad altare Dei''

Hai detto, e insiem col Popolo ti sei 540

Confessato a Dio sol pubblicamente,

Esclamando *'mea culpa' ' unicamente, Senza dir qual (tó in trappola ti coUgo!)

Dimmi tu dov'è mai 1"^ Ego te absolvo?" Dove l'occulta Confession ti chieggio. . . . 545

Quel gran spionaggio, se non e di peggio? Arricci il naso, e con sarcasmo ridi!

Ch'il vuol pur si confessi, o si confidi. Dei mali il peso scemasi a colui.

Che Hi narra e confida al senno altrui. 550 Ben giova un avvocato, che ti accoglie

Per consiglio e difesa; ma chi scioglie? Il giudice, non lui. Giudice e Dio,

TI sol, che assolver puote il fallo mio. L"'Ego te absolvo" tardi al Rituale 555

Fu aggiunto, ma finoggi nel Messale Non fu intruso; e covSi l'alta fandonia

Svela da la nuova Babilonia.

29

VII.

La Messa e il Sacrificio Eucaristico. Presenza reale- spirituale, non materiale. Patto religioso sociale. Veneremur cernui. Ministro.

E dimmi : perchè mai nel Canon Missae

(E Canoni equivali regole fisse), 560

Dimmi: perché '*haec munera*' ed "haec dona"

Tradurre al singoiar nulla ti sprona. Mentre poi ''sacrificia" pur plurale,

Con impudenza, che non ha Peguale, Un'ufficiale traduzion, con tanto 565

Di ** Visto e Bollo '^ episcopale e santo, *' Santo e perfetto Sacrificio'' volge,

Onde col verbo il senso capovolge? E lascia ila minuscola iniziale,

Tale e quale si trova nel Messale, 570

In **munera'' ed in ''dona''; ma il falsario,

Cui piace comparir fecondo e vario, •^'Sacrificia" in maiuscola trascrisse

Per far dire al Messad quel che non disse. Quando il Messale al singoiar ti parla, 575

Del Trans smentisce la papale ciarla. ^ ''Sacrificio di lode", ossia eucaristico

Legge ogni prete contro il Trans papistico. No, non dei dir presenza materiale,

Ma piuttosto real-spirituale. 580

"Questo é il mio Corpo", disse l'Uomo-Dio,

E ' ' Questo il Calice egli e del Sangue mio : ^^Ne mangi e beva ognun dei miei redenti,

"Fatelo in mia memoria appo le genti, ^'Voi, miei Legati a tanto Ministero, 585

'^11 Bene oprando ed insegnando il Vero!" Eccoti il Segno, il Sacramento, l'Atto

Di solenne procura, eccoti il Patto

30

Keligioso-social dei di novelli:

''Ne mangi e beva ognun 'M Tutti Fratelli, 590 Tutti Figli di un Padre, e tutti al Vitto

DelPanima e del corpo abbiam Diritto. Al corpo il giusto Pane quotidiano,

All'Alma e Libertà vitto sovrano: Libertà di Pensiero e di Coscienza, 595

Libertate di Azione e Convivenza; Libertà di Lavoro contro il mostro

Del capitale; ed il prodotto e nostro, Perchè nostro il sudor, nostro lo stento,

Nostro d'ogni infortunio ogni cimento; 600 E' nostra, o Ricchi, dalPagir perverso.

Nostra la terra e tutto l'universo; Noi la mente ed il braccio, e Noi gli Eroi,

Nostro il presente, l'avvenir slam Noi! ''Questo e il mio Corpo e questo e il Sangue mio"

605

Ecco la Scuola del Figliuol di Dio, Che pel trionfo d'ogni uman Diritto

Salì il Calvario, e in Croce fu trafitto. E se a Noi, ripetenti la sua voce.

Altro Golgota sorge ed altra Croce, 610

Sorgan di Erodi e di Pilati un monte

E di Sommi Pontefici;. ... la fonte. Che si converte in mar contro il Postribolo

Di Scettri e Mitrie e il sangue del Patibolo, Che li sommerge e affonda tutti quanti, (il 5

Mentre sol colle Plebi trionfanti Galleggia maestosa a vele intere

IjiX gran Nave del lìritto e del Dovere.

Or, se a me lice il pili profondo inchino

Alla ( Vunmedia del Caiitoi* divino, iV20

Che in quella realizzò tutto stesso,

Perché, del pari, a me non fia concesso

Inchinarmi a qnoir'*Hoc'', dìo, tale e quale,

31

11 Eedentor mi da tutto e reale, Come in quella (ripeterlo é mestieri), 625

Tutto e reale io sento l'Alighieri?

La Magica Lanterna sulla tela

Una reale imagine rivela ; Colle mani, gli é ver, non e tangibile,

Ma pur sempre é real, anzi visibile. 630

Forse non é reale il suo obbiettivo ?

E che di realtà può esser privo? Tutto è reale, ed un sottil psicologo

Realtà sa trovar pur nell'Apologo.

Ciò poi che l'occhio corporal non vede, 635

Lo scorge l'occhio della propria Fede.

Dell'** Hoc" a ben spiegarti la natura

E del Ministro, attendi: la Procura E' un mandato reale, ed io, che accetto,

Son del Mandante ** Alter Ego" perfetto. 640 Tutti gli atti, ch'io stipulo per lui,

Son cosa realissima, per cui Egli in me agisce e realmente vive,

Come pur realmente sopravvive Il Testator nel proprio Legatario 645

E nell'Esecutor testamentario.

Perché punisci reo di crimenlese

Colui, che il Tricolor perfido offese? Perché il drappo, che in nulla dicea,

Poi lo sacrasti alla reale Idea 650

Della Patria, e chi il viola demente

Tutta l'Italia offende realmente. Così reale é il Cristo sull'altare.

Ei così volle, e più non dimandare.

32

viti.

Gli '' Oremus'' dei Libri Rituali e il Culto dei Santi. I Santi Morti.

Kd ogni ''Oremus", se tu ben lo noti, 655

A chi, tranne che a Dio, drizza i suoi voti! Neppure al Cristo (acumen urgeo vostrum),

Ma solamente a Dio ''per Christum nostrum''. Del resto non sono un inconsulto,

Ed ai Santi non nego il giusto Culto; 660

Ma giusto, dico, non mai bottegaio,

E di superstizion gran semenzaio.

I Santi son model d'imitazione.

Ecco a tal Culto la miglior ragione.

II Culto di Pompei, Lourdes, Oropa 665

Di frusta é degno, o, meglio assai, di scopa; E della scopa col baston son degni

Di esser cacciati quei Mercanti indegni. qualsia guarigion torna di ostacolo

Alla mia Teoria sopra il Miracolo, 670

Teoria, che svolta troverai più avanti

Sui Miracoli biblici e dei Santi. Il Breviario, addippiù, nel 2 Novembre

M'insegna, ed io Tinsegneró mai sempre Che Morti e Santi son la stessa cosa; 675

E ciò che il mio opinar ne pensa, ed osa Agli altri predicar netto lo trovi.

Quando in accenti, in parte arditi e nuovi, Del Purgatorio enuncio e dell'Inferno

Il mio pensier sul ''Tempo'' e sull"' Etemo.''

680

**#

. Serbo il Culto dei Morti, o, a ver parlare. Dei Passati e Passanti nel gran Mare

Della Vita, e in vicende progressive;

Che nulla muor, tutto si muove e vive!

Ma il Culto mio, su quelle zolle apriche ÓSi

33

È tra i fior delle tombe, e la mia Psiche, Che la forza motrice delPAmore,

Nei momenti più arcani del dolore, Virtù svolgendo ancor del tutto ignote.

Ma negli effetti indubitate e note, 690

Mette in contatto alla Psiche sorella

Degli ultra-vivi, e nella mutua e bella Rispondenza di affetti e di pensiero

Solidali vogliiam, Duce e Nocchiero Della celeste Nave il gran Ei^orto, 695

Nella cui fede giungeremo in Porto, Ove, cessati i passeggeri flutti,

Vivremo eterni, in Lui Risorti tutti.

IX. DUE PROBLEMI

Qui due Problemi impormisi ben vedo.

Sui quali i lumi dei Sapienti io chiedo. 700

Problemi, ho detto, cosa discutibile.

Senza punto atteggiarmi ad infallibile.

Ti 'Infallibilità, l 'Intolleranza

Sol fra i Papisti han privativa stanza.

Problema sulla Preghiera ai Santi Morti.

Se al vivo posso dir: ''Prega per me,, 705

Come, del pari, prego jo per te". Dimmi, di grazia, qual sarà il mio torto.

S'io continuo così anche col Morto, Cioè col Trapassato ad altra vita?

Chi al mio buon senso potrà dar smentita ? 710 Parlan coi Morti i Vivi, e tra di loro

I Morti pur dal rispettivo coro: Di Saul e Samuel l'esempio abbiamo,

. E d'ambo morti l'Epulone e Abramo. E ti par poco a miglior prova torre 715

Elia, Mosè e Gesù sul Taborre? Ciò chieder vo ' per essere sincero,

34

E per tutte esplorar le vie del vero, E per sovrabbondare in tolleranza

Ver qualunque si sia pietosa usanza. 720

Usanza, nota bene, e sol pietosa,

Ma non mai necessaria e doverosa. Perché in tutti gli ''Oremus'' del Messale,

Già dissi, e di qualsiasi Rituale, La prece e indirizzata al sol Creatore 725

'Ter Cristo'', unico nostro Mediatore. nell'antico e nuovo Testamento

A un uso tal tu trovi un solo accento.

Insomma la Quistione é per stessa

Un po' scabrosa, oiscura e assai complessa. 730 Non é, a dir meglio. Assioma o Teorema,

Ma nient 'altro che un semplice Problema, A risolvere il qual bisogna tm dato

Certo dei Morti sul preciso stato; Stato, che ancor l'umana Scienza ignora, 735

Ma che di un nuovo di già l'aurora la speme a svelar, mercé il rinato

Studio di Forze, che il lontan Passato Meglio di noi scoperse ed adibì,

E che l'India possiede anche oggidì. 740

(Di fronte ai così detti imbarbariti,

Siam noi in tutto davver più inciviliti?)

Studiamo adunque senza preconcetti,

E se un sorgeran ])in chiari e netti I fatti, che ci lo S])iritismo, 745

Giù qualsia partigian teologisnu), E, salvo il C]*edo nella vera essenza.

Sia libero ogni Culto, ogni Coscienza. Che se tu questo intendere non vuoi,

Il Vati(»ano riderà di noi. 750

35

II. Problema sulla Preghiera pei Morti

Pel morto Lazzaro il Messia prego, Fu esaudito, e quei resuscito ! Or se alcun vuol pregare in tal tenore,

Chi mai fremer potrà di sacro orrore ? Nel Rito non si prega, per le pene, . 755

Come la spuria Teologia sostiene; . Che il Purgatorio, pena temporanea,

Alla Prece pei Morti e affatto estranea. Solo pep la Resurrezion primiera

Fu pei Morti introdotta la Preghiera, 760

0 al perdon delle colpe anche colà,

0 a causar la penosa eternità. Me a morte aeterna libera, o Signore,

In die illa tremenda, l'impostore Canta, a scoccar denari, intorno al Tumulo, 7G5

Da smentendo dei suoi falsi il cumulo.

X.

Le Indulgenze e il Purgatorio. San Gregorio Magno e l'Inferno. Dottrina di Origene.

Che dice il tuo Messal di quell'Emporio

Così lucroso, il santo Purgatorio? '^Dormon g'tli Estinti il sonno della pace";

Tu l'inforni, o arrostisci sulla brace! 770 Parla il Messal di colpa, oppur di pena.

Che dia il pretesto all"*Indulgentia piena?" Che cosa e quello straccio, che si appella

Bolla per dar questa Indulgenza o quella? Che Bolle o Balle di bugiarda voce? 775

Il Chirografo basta della Croce. ^^Le pene, insegna la Eomana Volpe,

Si condonan colà, non mai le colpe, Ma di Plutone nella gran Capanna

colpa si perdona, condanna"; 780

3^ -

Mentre col Maccabeo e nel Rito ai Morti

Giammai parla di pene, ma di torti. E San Gregorio Papa fu nn insano

Che libero l'imperator Traiano? S'^esser potè quell'uno liberato, 785

E perché no qualunque sia dannato? Basta sol tal papale autorità

Del fuoco per distrur Peternità! ^'Stà nel VangeP', direte, ^41 fuoco eterno".

Lo so, miei cari, ma, se il ver discerno, 790 Nello spiegar qualunque libro e saggio

Chi non trascura i tempi ed il linguaggio. Nel caso nostro ** Etemo" sol vuol dire

Lungo un tempo, ma sempre da finire. Vi sovvenga che avete una ragione, 795

vogliate restar pecore prone. Io, quindi, sulle colpe e sulle pene.

La Dottrina propongo di Origene, Senza scrupolo alcuno di coscienza,

Studiata ai lumi della nuova Scienza; 800

E la f 0 mia sotto ogni lato e verso :

Che nulla brucia eterno, e nulla e perso. S'è ver che amore e tutto amore è Dio,

Che in bene il mal converte, e in giusto il rio , S'è ver che tutto è in moto, e tutto vive, 805

E voga ognor verso l'eterne rive, Nocclnero il Cristo, Padre del Perdono,

E Figliuol di Colui, che disse: '^lo sono".

XI.

Paradiso e Seno di Abramo. Cielo e Visione beatifica.

''Oggi meco sarai nel Paradiso''

Disise Gesii col suo divin sorriso; 810

Cioè in quel dato luogo che nomiaiììo

''Stato di aspettazion", "Seno di Abramo''. Or uno stato tal di aspettazione

37

Non é la ^'beatifica Visione", Alla qual non ancora alcun mortale 815

E' pervenuto; e una sentenza tale (Bada, o nero Dottor) vien proprio resa

Dai più eminenti Padri della Chiesa, Nonché del Eito dalle stesse pagine.

Che schiaccian la tua brande cocciutaggine.

820 E ciò e logico, al dire di San Favolo.

Che tu mostri apprezzar meno di un cavolo. Perché, pria che ogni corpo ora animale.

Corpo non diverrà spirituale, . Egli è clavver d'ogni buon senso privo 825

Di uno stato parlar diffinitivo. La Paolina Spiritualizzazione

Avverrà dopo la Resurrezione, Non pria; ond'é chiaro, o mio Dottor Chiercuto,

Che al ciel nessuno ancora é pervenuto. SoO Infatti il Cristo al cielo se ne andò

Dopo soltanto che risuscito.

Lo stesso Prete prova il mio pensiero,

Lorquando, esempligrazia, al gran Ruggero, Il fondator della più ricca Mensa, 835

Dopo un millennio, ogni anno ancor dispensa L^n funeral solenne, il che vuol dire

Che quel Conte non puote ancor salire Con mille (!) Messe al Pegno di lassù!. . . .

E la Pappa. . . . continua a Cefalri; 840

Pappa, che ogni anno ben netti e franchi,

(Che bel bocconi. . . .) trecentomila Franchi.

38

xn.

Il Limbo, il Battesimo, la Fede e la Redimibilità uni- versale nella vita futura. Altro Problema.

Qual colpa mai nelPinnocente Bimbo,

Che, senz'acqua lustrai, tu mandi al Limbo? Non ti basto l 'Inferno e il Purgatorio 845

Che inventi ancora un pueril ( ! . . ) martorio ? Soli per gli Adulti, a voler dir lo vero,

Fu ordinato il Battesimo primiero. Non può creder l'Infante, e sol chi crede,

111 prova, oprando il ben, la propria Fede, 850 Solo costui, per simbolo non vano,

Tu immergerai nel mistico Giordano, U' sepolto l'Uom vecchio, ecco più bello

Kisorgere in Gesù l'Uomo novello.

Ma, sie si salva sol chi crederà, 855

E il Bambin non credette, u' morto andrà? Questo é un alltro Problema, che s 'impone,

E che suffraga as'sai la mia opinione. Quella, cioè, che non é appunto morte

Passar da questa alla futura sorte, 860

Ma vita nuova, e come in questa nui.

Il Bimbo in quella cre^derà anche lui; Vita nuova non sol, ma progressiva

Di bene in meglio, e quindi sempre attiva Fino all'intera distruzion del male, 865

Cui seguirà il Riscatto universale.

XIII. Angeli e Profeti.

Iddio perché, nel dare i suoi Decreti, K (li Angeli si serve e di Profeti?

Se un Angiol-medio non offende Iddio,

Perché tal mezzo usar non posso anch'io? 870

Se a me non lice, per toccar la meta,

39

Da per me solo andar, vo col Profeta. E' qnistion di sviluppo di Coscienza;

Ma, finché dura questa deficienza. Quale un bambino. jDria che vada solo, 875

Cdsì dei deficienti il lungo stuolo E' d'uopo con amor che sia suffulto

D'ogni puntello dell'esterno Culto. Non so se ho reso bene il mio concetto.

Quanto a me. lo ripeto chiaro e netto: 880 Quando giunta sarà l'ora fatale.

Nessun Ministro io voglio al capezzale Di nessuna Chiesuola; e pur dei miei.

Ne avessi mille (ciò rifletter dei. . . . !) Nessun io voglio, dico ancor: NESSUNO!! 885

E certo son che sol Gesù, qual uno Mio Eedentore. in quel supremo istante,

Possederà le forze tutte quante Della mia mente e del mio cor!. . . . Nefasta

Spesso é ogni Chiesa!. . . . L'ho provato!. . . .

(E basta! 890

XIV.

Il saluto angelico a Maria.

Il culto della Vergine Fanciulla,

Madre al Bambin della divina (/ulla,

E' poetico e bello, e lo posseggo;

E del divo Alighier quando rileggo Le tanto alate e nobili terzine, 895

Vuoi nell'ore dell'alba o vespertine, Eimbalza al cor quell'alta Fantasia,

E mi strappa dal labbro: ^^AVE, MARIA!"

Ave, Graziosa ognor, fiore adibito

Dall'infinito Amor; onde il gran Patto 900 Da secoli T3romesso fia compito.

40

Sei Tn, che poni in intimo contatto

La Creatura e il Creator, e cielo e terra; Tu canti l'inno del total Riscatto.

La pace tornerà; Pnltima guerra 905

Sol pei Tiranni, che dall'empia sede Il Popolo novel sbalza ed atterra;

Tu, stahte ferma della Croce al piede

Bevi il 'dolor del Figlio, e, in Lui redenta, ^^Redimon", gridi, ''Sacrificio e Fede''. 910

Che il Sacrificio di tuo Figlio annienta,

Unico e solo, tutte le peccata.

Se il peccator con la sua consenta;

Salve, 0 per tutti i secoli Beata!

# * #

Questo il mio Culto a Chi, da sola, é tema 915

Al pili grandioso e più gentil Poema : ^ Cantar potrebbe un Vate alto di cuore

D'Amor l'apoteosi nel Dolore. Chi mai dirà che tal ' ' Saluto angelico ' '

Suoni idolatra, oppur antievangelico? 920 E nelle Messe per Maria, o Chiercuto,

A Dio solo e la Prece, a Lei il Saluto.

XV.

Reliquie, Imagini, Culto esterno, Uso ed Abuso.

Quadri e Sculture nei Musei vasti

Son la condanna degl'Iconoclasti. Questo un Museo vuol dire: E Scuola e Tempio 925

Di reliquie, che a noi servan di esempio. Condanni il culto dell'Italia intera

Al patrio Santuario di Caprera? Nel Tempio degl'Invalidi al gran Corso

Il giusto Culto ti idie' mai rimorso? 930

E perché non hai fatto un'infornata

Delle Ceneri illustri, e una Crociata

41

Indetto ancor non hai per atterrare

Tutti i trofei, che alle isue glorie rare La Patria innalza ? E ' degno il tuo pensiero 935

Se un monumento innalzi al gran Lutero ? E perché dunque, s'io destint), un segno

Al mio Savonarola, tu d'indegno Mi tacci, e, con cipiglio altezzoso,

T 'impanchi a sentenziar : ' ' Superstizioso ! ' '940 Qual pregio e culto a quel dipinto autentico

Di Raffaello! Or questo e il caso identico Del Culto esterno. Qual sia culto e pio,

Se in cima a tutti i culti e il Culto a Dio. Non l'uso no, ma sol condannerai 945

L'abuso dei Papisti bottegai. Se di frutta tu fai un'indigestione.

Non certo la totale soppressione. Ma solamente l'uso moderato

Il Dottor ti consiglia; e se abusato 950

Avrai di tutti i cibi avido e ingordo,

Qual Meidico mai più, così balordo. Perenne inedia ti prescriverà

Col passaporto per l'eternità? ''Est modus. ., (il mio Orazio sempre eccelle) 955

Serpit humi tutus nimium timidusque

(procellae.''

* * *

Ma sento dirmi: Il Culto tuo esteriore.

Qualunque sia, non e sempre un errore ? Il vero Culto, e il solo indispensabile,

E' il Culto interno, il iso, questo e innegabile.

960 ''Né in queisto Tempio adorerai, là,

Ma in ispirito, ovunque, e in verità:" Del divino Assetato é il gran precetto !

Ma di pregante un tipo perfetto E' ancor ben raro, se non é impossibile; 965

Eccezion lo direi, solo possibile

-^ 42

in quelPalta Coscienza, evoluta

Qual dal Vate di Patmos e voluta, Che nella sua profonda Apocalisse

Non l'Oggi, no, ma l'Avvenir descrisse. 970 QuelPAvvenir. . . . é ancora da venire!

E noi siam l'Oggi, e stretti fra le spire Dell'Idra nera dalle stette teste.

Unica fonte di zizzania e peste. Da cui infetto l'ovil va ancor tentone 975

Fra l'ignoranza e la superstizione! Idra, nutrita ancor dai Sancio Pancia

E di Spagna, e d'Italia e pur. ... di Francia! E a cine tacer ì Pur nel germano Impero

L 'Idra risorge per cacciar Lutero ! . . . . 980 Ma. . . . fornicate pur!. ... La Meretrice

Vi schianterà dall'ultima radice. Che ancor vi tien isul già franato suolo;

E basta, all'ora data, un soffio solo Per atterrarvi, o Piante inaridite,

E giù con Lei nel fuoco incenerite, 985

Dalle cui fiamme sorgerà più pura

La non lontana Civiltà futura. # *

Noto è l'ovil sotto il fatai Papato

Quanto sia incolto e male abituato. 990

Or, per distrur qualunque sia abitudine

Stolta e nociva, occorre l'attitudine Pratica di San Paolo, che prescrive

Il da far nell'ambiente, in cui si vive *'Nam cum libar omnium me servum feci: 995

''Giudeo infra i Giuidici, (greco coi Greci), ''Infermo con gl'infermi, ed ex-legge

Con color che vivean senza la legge. '^ Insomma mi éon fatto tutto a tutti

^'Per farli salvi e per lucrarli tutti." 1000 Casi io son Romano coi Romani,

E, poco a poco, vo rifarli sani.

43

A Lui tutte le forme erano invise,

E proprio Lui Timoteo circoncise. E quella fibra, che non fu mai doma, 1 005

Subir dovette il taglio della chioma. Anzi: io resto Latino coi Latini,

Nulla subendo, ed ai più retti fini Mezzi non meno retti opro ed impiego,

E in modo^inattaccabile li spiego, 1010

Molto più che nei Libri rituali

Sta la condanna degli error papali! Il Eito, a tempi e luoghi così vario,

E', per ciò 'stesso, punto necessario; Ma ben utile egli é, se tu il conservi 1015

Qual forma pedagogica, e il preservi D'ogni Simon di Eoma farisea.

Che sotto il Eito sparir l'Idea. Tu, infatti, che vuoi farmi da Aristarco,

Non badi troppo che la Volta e l'Arco 1020 Del tuo Tempio, e la Musica, ed il Canto

Son tutti Eiti, che, col proprio incanto. Scuotono i sensi, e, mossa più la mente.

Più sentita e la prece, e più fervente. Non e la cera, quella figura, 1025

Che abbiano alcuna in isé forza o natura ; Ma l'apprezzata imagine degli avi

Più accende i buoni, e stimola i piti ignavi Nepoti ad imitar la loro gloria.

Commossi e spinti dalla lor memoria. 1030 Cosi Sallustio, cui concorda appieno

Gregorio Magno al Vescovo Sereno. Se Musica conservi ^e Architettura,

Perché no la Scultura e la Pittura ? L'una vai l'altra, da lor )si parte 1035

La tua Eloquenza, che, com'esse, é un'Arte. Bando agili estremi: combattiam l'abuso. Ma non il mezzo in sé, se retto é l'uso. Chi pensa non é l'Anima, ma il Tutto,

44

Come pili appresso spero farti istrutto. 1040 Dal Fisico il Moral tu fai diviso,

Vuoi divider, cioè, TUno-indiviso, Qual é al presente. No, caro il Pastore,

Il sen'so (insisto) in tutti, e in tutte l'ore, 0 in veglia, o in sonno, in una con la Mente, 1045

Di ogni Idea sarà ognor Coefficiente. Anche l'Estasi, o il Eatto, se ben pensi,

Non dèi supporlo più fuori dei sensi, Ma nei sensi e pei sensi in tale stato

Extra-normale, non ancor spiegato, 1050

Di ^^ Quarta Dimeùsion", eli 'e da ragione

Del Profetismo e d'ogni Apparizione. Senza lo stecco, ossia forte nevrosi

Dimmi: chi mai sarà, che creder osi Al Tarsense possibile il gran Fatto 1055

Della via di Damasco, o al cielo il Ratto? Se il senso a Lui non fosse squisito.

al suol cadrebbe, saria rapito. Non cogli il (Senso ideila Lira Orf ea,

Che pietre, e sel^^e, e fiere a traea? 1060

Tj 'Arpa sublime del Eeal Profeta

Le furie di Saul vince ed acqueta. Isacco, alPappressarsi de<lla sera.

Al campo uscìa per far la sua preghiera. Più divina a Gesù isplendea la fronte, 1065

Se alla riva pregava, all'orto, o al monte. Volle Mosé proibir l'Idolatria,

Ma non dell'arte la Pedagogia. Né, certo, tu dar gli vorrai del gonzo,

Se poi il Serpente fabbrico di bronzo. 1070 Se altro mancasse, basteria l'esempio

Del pel voiler di Dio costrutto Tempio: Cherubi ed Arca, Sacrifizii e Altare

Culto esterno volean significare. Il Verbo Redentor, ise mal non penso, 1075

L'Opra compì sotto l'umano senso.

45

Se di trasfigurarsi un gii occorre.

Pur visibile resta sul Taborre. Senza le membra, non avria sofferto,

Ne in Sacrificio si sarebbe offerto. 1080

E nella ''Terza Dimension'' già morto,

Alla ''Quarta'' passo tosto risorto; Ma, se risorto apparve alla sua gente.

Apparve, ovunque e ognor, sensibilmente. Forse ti credi più spirituale 1085

Dello Spirito istesso, (attendi!), il quale Sul Cristo in forma di Colomba scese,

E in fiammelle sui Dodici discese? Tal Mosé, taPElia, tale il Yeggente,

Tali i Magi venuti dall'Oriente; 1090

(Né il dissenso osto mai dell'opinione)

Tali i Maghi anche fur di Faraone, Tal la Sibilla dalle note arcane,

E tale fu Aj)ollonio da Teane; Tutti opranti, Glentili o Israeliti, 1095

Veri prodigi con esterni Riti. Ma dir di pili dall'argomento esorbita,

Entrando del Miracolo nell'orbita. Del resto, intimo è il nesso, ed ivi resi

T dati trovi all'audace tesi. 2000

XVI. Soprannaturale e Miracolo

Che cosa si può dar di più banale,

Quando tu dici ''Soprannaturale''?

Dimmi: potresti tu rendermi edotto Qual sia la dritta o manca, il sopra o il sotto?

Se innanzi-dietro muti sol di posto, 2005

Dritta e sinistra ti daran l'opposto.

Puoi agli Antipodi dir: ''Voi siete sotto, E sopra noi?" Rispondono di botto:

' ' Sgabello ai vostri pie credete noi ?

46

Anche noi passeggiam sopra di voi!" 2010 Voci convenzionali e relative

Spesso alla Scienza tornano nocive. Un Dio-finito il tuo pensier figura.

Quando appellar lo vuoi " Soprannatura'^ Il che vorrebbe dir ch'Ei non e qua, 2015

Perché tu appunto lo confini là. No! Plnfinito-Dio, ch'eterno dura,

Sotto non e, sopra la Natura; Ma Tutto in essa, ed essa Tutta in Lui,

Il qual non ^^lo sarò" dice, ^^fui", 2020 Ma sol '^lo son chi sono", ognor presente,

Quindi ciò che non cape la mia mente Io lo chiamo Plgnoto, l'Invisibile,

Il Nasco'sto, Pancora Incomprensibile! Ma un giorno il Tutto diverrà palese, 2025

E quelle che oggi son cose incom])rese. Libere alfin d'ogni lor veste arcana,

Risplenderan di luce meridiana: ^^Ora come yier specchio nelPenigma,

Allor di faccia a faccia" in paradigma. 20/)0 E Scienza e Pe'de, che credevi avverse.

La si foudouo iu un syilendide e terse. # * #

E così vinto abbiam qiuìluiHpie ostacoh)

Per dire il quanto basta del Ali i-a colo. A'I corso naturai vi e sospensione? 2().')5

^^E' una bestemmia!" dice la Pagione; Pei'ché PTncom]U'ensibile Architi^ilo

S'è da\'\'er PImnnital)il(^ (^ Pcrl'cHto. 7\ltrettan1() é i)erlVlia (m1 inimnlahilc

I.a TiCggc data all'Opra sua nuilahilc. 2010 La (|nal, inutando in sno continuo Molo,

l^oco (li, nolo da, nio'llo (Lii^nolo. Or Pignolo fr s(Mn|)re MaraxigliM,

Pei'clié ignota la causa, clic lo lii^lia; 1^] noi, ignorando il quid di (j nella civsa, 2iHò

47 -

Diciamo, e ognor direm: ''Mira^^olosa!". Ma della Scienza sorgono i Signacoli,

Indici a ben spiegar tutti i ^Eiracoli. per nulla il Gemelli, prete-medico.

Distrugge, o inferma qnant'io penso e

(predico; 2050 Perché, riguardo a ciò cli'ei inguaribile.

Cioè di cura medica impossibile. Meglio dovrebbe dir: '^Questo o quel male

La mia Farmacopea guarir non vale.'' Benissimo! Ma ciò punto vuol dire 2055

Che altri mezzi non possano guarire L 'in£>Tiaribil da te. cui ancora e oscura

La gran Farmacopea della Natura; Mezzi (o virtù), creati un da Dio,

Ma naturali ognor. Gemelli mio, 2060

Senza bisogno alcun di violazione

Al giro fi'sso della Creazione. Che il Miracol ^^per noi straordinario"

Per la Natura e ^41 corso suo ordinario". Morbo di Pott diagnosticato o no, 2065

Il rapido guarir negar non Della Toulasne, ma, comunque sia,

Dirlo ^^ultranaturaP' e una pazzia. Ripeto il mio principio categorico:

Qualunque fatto, se provato storico. 2070

E', per ciò stesso, tutto naturale.

Quantunque ancora il mio pensier non vale A discoprir l'intrinseca cagione.

Che di quel fatto e naturai ragione. Cosi l'Idea dell'Autor primiero 2075

Pili .i>Tandiosa si affaccia al mio pensiero. E della Scienza grido alla possanza:

Davver. io son di Dio da somiglianza! Perciò, tornando all'etimologia.

Conosco già quel che Miracol sia, 20«S0

Cosa, cioè, straordinaria e rara.

_ 43 -^

Mìrabil quindi alla mia mente, ignara Di ciò che la determina e produce;

Ma, venuta la causa alla luce, Cessa d'ogni Mistero la parvenza, 2085

E canto con amor: Viva la Scienza!

xvn.

Miracoli Spiegati

Mosé zampillar l'acqua abbondante.

Perche avea la virtù di Eabdomante. Da impetuoso aquilon Paere e mosso, 2090

Quando avviene il passaggio del Mar Bosso. A] Diluvio e al Griordan retro-fluente,

0 al Gange, son ragione sufficiente Il Terremoto insieme al Maremoto,

Specie, se vi si unisce PAeremoto. 2095

Il siciliano Mangeruva Andrea

Non minor forza di Sansone avea. Al nostri giorni egli in Palermo visse,

E i suoi prodigi con lepor descrisse. Che se il ticchio ti isalta a farne il pa.io, 2100

Nuovo Sanson fu detto Giorgio Graio. E se di un terzo il gran desio t'investe,

O^gi Sanson rivive in Torre Oreste. Alla Volpe, animale solitario,

Simil di forma e lo Sciacal .i^regario. 21(^5 Pivi che trecento, ne potea pur mille

Prender Sansone, il quale le faville Messe alla coda, o dotti Farisei,

Bruciar potea più campi ai Filistei. Ohiuso sotterra, d'aria e luce privo, 2110

Dopo un anno il Fakiro e sewipve vivo: E allor, perche Painmottere ti ap])ena

Di Giona il caso in ventre alla Balena? TTiì simil caso rinnovato appresi.

Or non e molto, dai giornali inglesi; 2115

- V.) ■■-

E il Tnmmolo lo cita non a torto,

Nel sno bel Libro sul Messia Eisorto. * Che se ben altri casi portento'si

Il mio intelletto ancor spiegar non osi, Ciò in nulla nuoce alPailto mio subbietto, 2120

Ovver Principio, si preciso e netto; Di un fatto inesplicato, ma reale

La causa occulta e sempre naturale.

XVIII.

Il Miracolo, La Resurrezione e il Medianismo. Fenomeni psico-fisiologici

Kesurrezion vuol idir Trasformazione,

Secondo di San Paolo l'espressione, 2125

Precisa ognor: ^^ Questo corpo animale

Corpo risorgerà spirituale" A comprova di ciò ti sia di norma

Che Gesù sempre apparve in altra forma, (Né mi dirai gratuito Aristarco: 2130

''In alia effigie'' disse ben San Marco); E non venne giammai riconosciuto

Senza segni mnemonici in aiuto. Quanto di vero vi ha pur nella strega,

E i fatti che la Scienza più non nega, 2135

Quantunque inesplicati, come: Apporti,

Levitazione, Semi in pòco sorti, Teilepatia (nessuno più ne dubita),

Fuga del mal per guarigione subita, Inquilini invisibili di case, 2140

Del Medianismo la rinata fase. Ispirazioni, oppur Presentimenti,

(Cose n©te ai passati ed ai presenti). Lettura del Pensier, seconda Vista,

E dei Nevrasti la varia lista, 2145

Catotonia, Isterismo ed Epilessi,

Estasi o Sogno, oppure Catalessi,

50

E ' ' Stato incombustibile ' \ . . . fenomeni

Alla Scienza novella Prolegomeni, Tutti son naturali, e fan comprendere 2150

Esser pur tali quei, che insiste a vendere Quai Miracoli di suo Monopolio

La Bottegaia del Papale sodio. Un cieco senza bulbo non riebbe

La vista ancor, ancor di nuovo crebbe 2155 Una gamba amputata, e il capo mozzo

Niun Santo seppe ancor sul corpo tozzo Restituir, ciò che sarebbe il vero

Miracol giusta il placito del Clero. Iddio può tutto, e ver, Sofo chiercuto,' 2160

Ma fardo Iddio sinor non ha voluto Un Miracolo tal; quando il farà,

Certo la mia Teorica cadrà!. . . . Ma non cadrà, la Musa mia tei giura,

Perdi 'Egli vuol che agisca la Natura. 2165

XIX. Tutto é Matematica.

Caso non vi é, in teoria, in pratica.

Perché in natura tutto é matematica. Cadde il l)i(»clìiere, e cadde in modo tale

Che non si ruppe, e fu ben naturale. Cadde di nuovo, e il raccogliesti infranto? 2170

Ciò fu naturalissimo altrettanto. a caso t'incontrasti col tuo amico

Al punto tal di quella piazza o vico; Perché, a quell'ora e di quel x)asso usciti,

Matematiccimente riuniti 2175

Ambo foste a quel punto, che in natura

Tutto é in numero, in peso ed in misura. E so(*()ndo Platone, il Re dei Re

Geometrizzando l'Universo fé.

51

XX.

Sostanza e Accidente.

Havvi mai differenza o discrepanza 2180

Fra TAecidente. o Forma, e la Sostanza?

10 sostengo: che, sempre e dappertutto.

Sostanze son le Parti, e Forma il Tutto.

11 Tutto é Identico alle Parti insieme;

Su ciò il tuo ingegno richiamar mi preme. 2185 Senza le Parti il Tutto é un impossibile,

Quanto l'assurdo stesso inconcepibile. Le cento Lire son le cento Parti.

Che il Tutto-centinaio posson darti. Togli le cento, oppure un sol centesimo, 2190

0, se meglio ti piace, un miliardesimo. Su, piglia carta e penna e calamaio :

Dov'è mai più c^uel Tutto-Centinaio? E se un sol uno addizionar mi attento.

Fan cento ed uno. che non son più cento. 2195 Alcool, acido malico, tannino. . . .

Son le Parti, che danno il Tutto-vino, E finché il Tutto-vino durerà.

Quelle Parti-Sostanze son pur là. ^' Misericordia I E' teoria scismatica, 2200

Ereticai"-.... Ma sempre matematica, 0 Gesuiti tutti, e non é mia.

Ma della vera Onto-Ideologia. Xon torcete il muson, fate coraggio:

Io filo dritto nel mio piccol Saggio. 2205

XXI. La vera Ideontologia.

Cosi ITdea risponde ai suoi reali

Componenti, nel Tutto ad essa uguali.

Precise Eealtà sono le Poste.

Che neUa Somma-Idea van ricomposte.

Dove più quelle Psico-Ideologiche 2210

Baruffe, e quelle pur Cosmontologiche, Vere Parti di un Tutto-Criticismo,

Che andò a finir nel Tutto-Scetticismo? Tutte sparirò quale n^ebbia al vento,

E sulParena di gran cimento, 2215

Alta si eleva d'ogni Subbiettivo

L 'Identificazion colPObbiettivo ; Che anche il Subbietto e Obbietto in Realtà,

Come obbiettiva e ognor la Verità. Prevedo già le paurose critiche 2220

Di tutte le masnade gesuitiche. Ma. ... un pochino di calma, e senza rabbia.

Venite pur, vi metto tutti in gabbia. Ove, dai tempi nuovi soggiogati.

Millenari Satanni, e imprigionati, 2225

Quai lupi ed orsi, avvinti dalla fame,

E sotto il pungol d'insaziate brame. Ululerete, urlando ogni più:

Cadde per sempre il nostro Impero ! . . Ei fu !

XXII. Quantità e Qualità.

differenzia mai dal Quanto il Quale; 2230

Il Quale al Quanto è totalmente uguale. Se ti attenti a mutar la Quantità,

Muti, ipso facto, pur la Qualità. Se ti lascio in consegna, a mo' di dire.

Il Tutto-Quanto di trecento lire, 2235

E me ne fai trovar di più, o di meno,

La prima Identità scompare appieno; 0, per usar le parole usuali,

<^ Trovar non me l'hai fatto tali e quali. (Nella bocca del popolo più spesso 2240

Sta il Ver che non di Soli in un Consesso) Meglio: se il Quanto varierà primigeno,

0 proporzion d'idrogeno ed ossigeno,

n3

Dov^é quel Qnal, che ti disseta e sciacqua,

Cioè la pura limpidissim 'acqua? ( 'he se le stesse Quantità componi

In varie e differenti aggregazioni, Esula il primo, e un altro Qual vien tosto,

Al primo spesso totalmente opposto. A comprovarti ben che non farnetico, 2250

La Caramela con l'Acido Acetico, Ed il Copao di Cedro con l'essenza

Non han negli Elementi differenza; Ma differenti sol di posizione

Danno un Qual, che al primier si contrap- pone. 2255 Fin qui la Scienza ; a me lecito sia

Vaticinar che: Tutto é Isomeria.

XXIII. Causa ed Effetto.

Qual di Causa ed Effetto il tuo pensiero?

Che questo a quella sia qual forestiero; Un quid, cioè, che stia fuori e da ? 2260(

Credimi a tale error l'ugual non vi e. Del Quadro e sola Causa Kaffaello?

Sbagli di grosso. Dimmi: e il suo pennello? E chi fece il pennello?. . Ed i colori?. . . .

E Ir. tela?. . E la luce?.. E i loro autori?.. 2265 Supplisci tu con l'alta fantasia

Quant'io ben voglio sottinteso sia Con quei puntini .... ; e se del ver sei amante.

Dirai: che il Quadro e il Tutto-risultante Di varie Parti-cause, proprio a norma 2270

Di più Sostanze unite in una Forma. Ed ecco bello e chiaro il mio costrutto:

Come alle Parti e identico il lor Tutto, Così vien matematico il concetto:

Che alle Cause e identico l'Effetto. 2275

54

^'Misericordia!" già vi ho tutti in vista

Con le mani ai capei dir: '^ Panteista!. . " Poveretti! E davver: poveri Diavoli!

Confondete presto Capre e Cavoli. Ogni parola in bocca vostra e ciarla! 2280

Sol di create cause qni si parla. Del resto, io non sono un infallibile

Come il Papa!. . . . Ed il tutto e discutibile. Se così enormi sono e si funeste

Le mie asserzioni, tanto pili dovreste 2285

In pubblico venire a contraddirmi,

E, se non fìa possibil convertirmi, Gloria sarìa alla Vaticana Rocca,

Se almen riusciste a chiudermi la bocca. Qui sol vi accenno che i miglior Teisti 2290

Furon, secondo voi, dei Panteisti. Paolo: ''In Dio slam, viviamo e ci moviamo".

Cristo: "Io, il Padre e voi una cosa siamo". .E San Tommaso disse chiaro e tondo:

"Che Dio ab aetemo può creare il mondo". 2295 Studiate prima a criticar costoro,

E poi venite pur strillanti in coro A belare 'e grugnire a mio gran danno ! . . . .

Di tempo avete ancor ben più di un anno!. . . .

XXIV.

L'Universo fisico-morale. Tutti uguali. Dovere per Dovere. Le prigioni convertite in Ospedali. Abolizione della pena di morte. Perfezionamento finale.

DeirUniverso intier puoi dir lo stesso: 2:>00

E' Identico degli Atomi al complesso.

Uno, due. . . . cento, come ognun ben sa. Numeri son d'identiche unita.

E' questa Identità la condizione

Matematica a fare TAddiziono. 230')

Vi sarau sempre il Primo ed il Secondo,

Ma non che il Primo abbia più grave il pondo. Non superprimi ! . . . . e giù dagli alti scanni

Quanti furono e son Papi e Tiranni ! . . . . Ecclesia et Res pubblica, cioè : 231 0

Il Popol-Tutto e di stesso il Re! Tutta e a rifare la Sociologia,

E con le Scienze la Teologia. ^^Dio mio!:.'' qui grida il clerico-monarchico,

'^Ben più che un panteista, ecco un anarchi- co!.... 2315 Precisamente! o Chierici dei Troni,

Sempre vili, bricconi e pecoroni; E sempre d'ogni equivoco maestri,

E nel falsificar cotanto destri. Per anarktos intendo ^'Indipendente", 2320

Non soggetto a qualunque Prepotente: Sui juris, vuol dir, et sui offici,

Cui son Dovere e Dritto le radici Del proprio agir, cioè: di una Coscienza

Cosi evoluta che non ha temenza 2325

Ne di prigion, di carabiniere

A compiere il Dovere pel Dovere. Quando raggiunto avrem tanto Ideale,

Alla Prigion succede l'Ospedale, Per ben curar quella residua gente 2330

Che sotto il nome va di '^ delinquente ", Cui, niente o poco, oppur male evoluta,

Quale a inferma, ogni cura va dovuta, 0 per guarirla e renderla mig-liore,

0 almen per impedirle un nuovo errore. 2335 Da tal sola ragion pende la sorte

Per abolir l'empia condanna a morte. Se avesser pria subito un tal destino,

Paolo noi avremmo Agostino, Che fur due tristi e grandi delinquenti, 2340

Ma poi due gran Dottori delle Olenti. E pur qualsiasi mal residuale,

56

0 sia fisiologico, 0 morale, Col Progresso dei tempi sparirà,

E Pastor PUno-Dio, eh 'e Libertà, 2345

Un solo Ovil saremo ed una sola

Nuova Città, che avviva e che consola Le forze ugnali delle Intelligenze,

Senza invidie e ambiziose differenze. Ed ove, 0 Papa oscurantista ed empio, 2350

Non vi sarà mai più qualsiasi Tempio. Leggi l'Apocalisse di Griovanni,

E provati a mostrar ch'io menta, o inganni. Indi, se il puoi, a ingiuriarmi ti abbandona,

0 vera Apocalittica Bestiona. 2355

XXV. La Grazia.

Ed é l'Apocalisse, che si spazia,

Sublime in tutto, ancora sulla Grazia, Della qual, con Tomisti e Gesuiti,

Dogmi tu dai si strambi e aborriti. Da farne del Creatore un Pulcinella. 2360

0 un Dio d'infamia e di furor con ella. **Chi vuole venga dalla via smarrita

E gratis beva T acqua della vita". Cosi sta scritto sulla Carta estrema

Di quell'immenso altissimo Poema, 2365

Che, insaziato, rileggo, e allor desìo

Lasciar la terra e inabissarmi in Dio.

XXVI.

Volontà e Libertà. Lotta dei Motivi Spiritismo, o Psichismo, e Quarta Dimensione.

Imputabilità delle azioni Giustizia

italiana!

Ma chi vuole e chi può? Tutto qui sta

L'arduo Problema della Libertà. Pei papisti l'affare e bello e spiccio: 2370

Libero arbitrio e libero capriccio Valgon tutt'uno, ond'essi in conseguenza

La chiaman ^^ Libertà d'Indifferenza". E non si accorgon, dal cervel piccino,

Che in cosi dir snaturano il latino. 2375

Arbitrio non fu mai per Cicerone

' ' Giudizio senza e contro ogni ragione ' '. Qui, a rendere la prova più veridica.

Un pochin di Grrammatica giuridica: Il Giudizio ha per regola una legge 2380

Chiara e precisa, mentre ciò che regge L'Arbitrio è la giustizia ed il criterio

Di chi, dietro un esame attento e iserio, Senza impero di legge positiva,

Pronunzia una sentenza decisiva. 2385

L'Arbitro ha molto più di latitudine

Nel suo buon senso ed alta rettitudine; Ma col Giudice ha sempre di comune

Che dee vagliar con oculato acume Tutti i motivi, e in equità perfetta 2390

Attribuire a ognun quel che gli spetta. Essere Arbitro ed esser capriccioso

Son come l'acqua e il fuoco, ed io non oso Oltre immorar nella Filologia,

E passo dritto alla Filosofia. 2395

Roma, paurosa ognora della Scienza,

Dicendo ^^ Libertà d'Indifferenza", Crede intatte serbar le forze intere

AlPesercizìo delPuman volere. Ma non si accorge, povera inconsciente, 2400

Che facendo, la riduce a niente. Se difatti in tal modo eWa ritiene

Sia indifferente il male oprare o il bene, Senza ragione, e contro ogni ragione,

Di Libertate non e pili questione; 2405

Ma puramente di nno stato apatico,

0 soltanto di nn moto automatico. Iniziativa, e lotta di motivi.

Seguendo i buoni e causando i cattivi, E fra i buoni far che sia il migliore 2410

A prevaler qual ultimo motore, E vegliar sempre con sollecitudine

Per contrarre del bene l'abitudine, E con abito tal così contratto

Assicurar la Proprietà dell'atto, 2415

Ecco dell 'Uomo-libero il concetto.

Se no, servo del mal, schiavo perfetto. No nel capriccio, in questa Proprietà

L'unica essenza della Liberta. Quindi il delitto non e mai nel fatto, 2420

Ma nella scelta dei motivi all'atto. '^ Fuggi a peccar la prossima occasione";

Essa al peccato e tutta la ragione. Gran precetto dell'Etica cattolica;

Ma che poi con la regola ii)erb()lica 2425 '^Poter agir contro i motivi, o senza ,

Cioè con la Libertà d'Indifferenza, E' il Paipa stesso quel che la cancella.

Come fa sempre d'ogni cosa bella. L'esagerato Spiritualismo 24.'?i^

Non dista un punto dal Materialisiiio. Tu l'edifìzio innajlzi sulla sabbia.

Se, quale uccello nell'immobil gabbia. Tal muoversi lo Spirito ti sembra

Nella compngo delle umane membra. 2435

59

No! L'attuai funzione del Pensiero,

Finché Pio delle membra e prigioniero, Finché una parte egli é di questo Tutto,

E finché questo Insiem non vien distrutto, E' il Eisultato (ciò marcar mi preme) 2440

Di questo Tutto, ossia di questo Insieme. Quando avverrà la decomposizione,

L'Io passerà alla ^ ^Quarta Dimensione '^ 0 al ^^ Quarto Stato", che non puoi spiegare,

Ma che nemmen potrai mai più negare, 2445 Se pur sul busto tieni ancor la testa,

Tanto chiara é la cosa e manifesta. Il Fatto é vero, ed è testa inconsulta

Ch'il nega, sol perché la causa é occulta. Qui accenno ai fatti dello Spiritismo, 2450

Ch'io chiamato vorrei meglio Psichi smo; Sul che più oltre digredir non oso.

Ma il Morselli puoi leggere e il Lombroso, Che veri proclamarono appuntino

I Fatti di Eusapia Palladino. 2455

La qual. mentre il Poema viene impresso.

Sta in Ne^ York in scientifico congresso. Maravigliando tutti, e i più nasuti

Increduli si son già ricreduti. Si! Fui presente a una seduta anch'io, 2460

E in barba d'ogni scettico ronzio. Se cento petti avessi e cento gole

Gridar non cesserei: ^'No, non son fole, Ma fenomeni veri e indiscutibili.

Cioè Fatti, sebbene inaccessibili 2465

Eestin le cause, ancora occulte a noi.

Ma il Fatto é il Fatto, la ragion vien poi. Dunque: lorquando il Me vivrà altra vita.

Diversa la sua azion sarà compita. Mentre, hic et nunc, l 'azion, com'io dicea, 2470

E ' insieme al corpo, e ad esso insiem l 'Idea. Quindi, nelPimputar le umane azioni,

60

Fa d'uopo ponderar le condizioni Psicofisiche tutte del subbietto,

A che il giudizio fia ben chiaro e netto: 2475 Quelle, che dette fur dai giudicanti

Circostanze aggravanti od escusanti. Chi furo i genitor (avi ed atavi. . . . ?)

Furon solerti in educarti, o ignavi? Ti fur di buono, o di cattivo esempio? 2480

Subisti errori, frequentando il Tempio? Qual visse, quando ti gestì, tua madre?

E quando ti allatto? Dimmi tuo padre Era ubbriaco, epilettico, o demente?

E in qual luogo tu vivi, e in quale gente? 2485 Ti provocàro, o no? Premeditasti

A perpetrar quegli atti nefasti? Eri incosciente ed a te stesso ignoto?

Fosti in quel che si dice ^^ Primo-Moto"? Rubasti avaro, oppur di pane privo? 2490

Sei nuovo ai Tribunali, o recidivo? Questo dee ponderar colui che giudica.

Se no, della Giustizia il fin pregiudica, La qual, bendata, e la bilancia in mano,

Se non vuol riuscir simbolo vano, 2495

Questo vuol dir: Nessun guardare in faccia,

(Ciò che la prima dote le procaccia). giammai l'occhio suo, ma quel dei fatti,

Basi al Diritto, guardi bene e adatti Nella bilancia col più giusto peso 2500

TI da punire, o no, serbando illeso TI Diritto e il Dover con tutti e in tutto:

Questa e la Pianta. . manca ancora il frutto!.. Specie in Italia, al Papa Meretrice

Ed ai Teppivsti. . . . Leggi l'Appendice. 2505

(\'edi Appendice La)

61

XKVIL.

Risposta al '* Video meliora. ..." di Ovidio Nasone. Motivo preponderante.

Ma rindifferentista non ragiona.

E giura ancor snl Vate di Sulmona. Video, meliora, (sta in Xason) proboque,

Deteriora sequor". Ego quoque Eipeto ciò. ma con maggior consiglio: 2510

''Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio'' Perché, (soggiungo) in quel fatale punto

Un Motivo novello e sopra ^-giunto Preponderante, ond'é che la bilancia

Pende a sinistra, e a male agir mi slancia.2515 Qui. se il tuo acume mi vorrà sorreggere.

La Bilancia e un bel simbolo da eleggere: Sta in bilico, cioè sta equilibrata.

di qua. di punto inclinata; Perché delle due copile é uguale il peso, 2520

E Puna all'altra fa di contrappeso. Tal sei tu. quando dubiti e non sai.

Se a dritta o a manca ti risolverai. Perché i motivi, (questo ciò vuol dire).

Sono uguali hinc et inde per agire. 2525

E intanto non agisci, perché ancora

Del plusvalente non é giunta l'ora. Allo stato di Dubbio, ecco PEsame

Succede con le sue avide brame; E "se un sol. dei motivi fra il complesso, 2530

Prepondera, tu allor non pili perplesso Pendi a sinistra, se la vince il Male.

A destra, s'egli é il Ben quel che prevale. Qui pero, rivolgendo l'occhio indietro.

Mi par che meglio nel latino Metro 2535

Espressi il mio pensier. Leggi, di grazia.

Quel mio Carme. Che se. per tua disgrazia, La Lingua ignori, cui non e l'uguale,

63

Leggi la mia versione letterale, Che di quel testo fra i tormenti e i lagni 2540

Per te far volli e per i tuoi compagni. Davver! Nessuna Lingua si traduce,

E meno quella che d'ogni altra é Duce.

XXVIII.

Educazione della libera Volontà. Vittorio Alfieri.

Più che dell'Intelletto l'Istruzione

Curar dèi del Voler l'Educazione. 2545

Educazione educere vuol dire

I germi buoni; ma dèi pur sentire Il Dover di comprimere i cattivi,

Che sorgeran più forti e più nocivi, Se tu bene imitare non saprai 2550

L 'Agricoltor, che non riposa mai A estirpar dalla messe e dalla vigna

Ogni zizzania e sterile gramigna. E tutta dei imitar la sua ragione:

Ei toglie il cardo, ma, in sua vece, pone 2555 Un altro germe fertile ed alibile,

II cui sopravvenir renda impossibile Il nuovo pullular del germe antico,

Che fu represso, (attendi a quel che dico), E sol represso, ma non mai distrutto ; 2560

E se doman l'Agricoltor del tutto Ritrae la mano dal suo oprar primiero.

Risorge il cardo, e invade il campo intero; E insieme al cardo ogni erba parassita

D'ogni buon germe distrurra la vita. 25()r)

Scaccia pur-con la forca la natura,

Essa ritorna ognor senza paura! Perciò ^'repressa" a dir mi limitai,

Perché T'^innato" non si strugge mai. A render più efficaci i miei pensieri 2570

G3

Grand 'e Pesempio di Vittorio Alfieri. Per non più esporsi al solito periglio ....

Fin la testa si rase e il sopracciglo; E, inutil ciò, volendosi domare

Ad ogni costo, pur si legare 2575

Dal suo servo fedele al proprio seggio.

Il che non sol fu inutile, ma peggio ; Che, sciolto alfin, qual vero forsennato

Percosse il servo che Tavea legato. E al vizio suo, che trionfava indomito, 2580

Ei ritornava come cane al vomito. Quale mai la ragion del suo insanire?

Toglier volea senza sostituire. Ma quando al buio del suo folle amore

Il sole subentro col suo splendore, 2585

E, da un potente pungolo percosso,

Da nuova forza il gran Volente e mosso, Dalla forza dell'Arte e della Gloria,

Ecco al Voler sicura la vittoria; E non fia più che al vizio abbietto rieda 2590

L'insuperato altissimo Trageda. Sta nel Moto la Vita ; ed é fatale

Che, al ben ribelle, il cor si muova al male. Reprimi ognor, comprimi ognora il vizio,

Ma ognor congiungi il subentrante inizio 2595 Della opposta virtù (ciò dir non cesso),

Solo allor tu sarai Re di te stesso.

XXIX. Pensiero, Immortalità e Spiritualità.

Vapore e Carro in moto, ecco T'^ Intero", Che a simbolo jo t'offro del ^^ Pensiero";

Perché anche il Pensiero é un Risultato 2600

Di ^^ Parti insieme"; e questo e indubitato

Che un Tutto e sempre qualsifosse Azione, Che muta, se muto l'Aggregazione,

Ma che, mutando, non finisce mai,

- 64

È il Quanto e il Quale in nuovi Tutti avrai.2605 Stacca il Vapor dal Carro, ecco distrutto

Tale Stato di moto, ossia quel Tutto; Ma le Parti rimangono ugualmente,

Sebben lo Stato lor sia differente. Cosi PAlma ed il Corpo separati 2610

In nuovi Tutti vanno, e in altri Stati. Passar da un Tutto a un altro è ciò che

Di tutti gli Enti rimmortalità. E allor ti sembra logico asserire

Che Pio soltanto debba un di morire? 2615 In quel Tutto il Vapore e più del Carro,

Così nel nostro Tutto, s'io non sgarro, LTo plusvalente regola Pagire,

Spiritualità questo vuol dire. In più voci, senz'esser temerario, 2620

Kettificar bisogna il Dizionario ; Ed invece di ^^ Spirito e Materia"

Sarìa cosa più logica e più seria Dire Materia ed un Quid plusvalente

Di natura del tutto differente. 2625

Enti e Leggi non dei restringer più

Nella piccola sfera di quaggiù; E pur di questa sublunar dimora

Non ogni forza abbiam scoperto ancora.

XXX.

Esistenza di Dio.

Non vi ha Materia, che non sia Plurale, 2630

A Moto e Spazio, e quindi a Tempo uguale. Tutto e pieno, ci e di Spazio-vuoto.

Tempo, Spazio, Plural, Materia e Moto Son cinque voci di una cosa stessa,

L'una ali 'altra intrinseca e connessa 2iViC) Che, detta Tuna (attendi a quel che noto),

Le altre hai pur detto: che il Plurale in Moto

Nello Spazio, cioè nel meno denso,

E' appunto la Materia; e, quand'io penso Ai Moto nello Spazio, é necessario 2640

Ch'io pensi al Tempo, veloce e vario, Che la Materia, in linea retta impiega

E a spirai, che mai indietro si ripiega. (Che resta indietro?. ... U' finirà Tavanti?. . . .

Ve' in qual mistero slam tutti gl'istanti!. . ) 2645 Or Tempo é ciò (ben lo rimarcherai),

Che ognor principia, e non finisce mai. Se principia (e a tal ver non puoi resistere)

Xon e da sé; altrimenti, pria di esistere, Saria esistente! Assurdo inconcepibile! 2650

Ond'é che sola esplicazion possibile E' il dire che Colui, che il mondo fé',

Tutto e l'opposto: Xon plural, cioè, Xon materiale, e niente temporaneo,

A Spazio e Moto totalmente estraneo, 2655 Spirto-Eterno, il Nunc-stante, l'Infinito,

L 'Uno, che crea il Plurale-Indefinito,

Padre in Gesù di amore e di perdono.

Il Dicente a Mosé: *^Io son chi sono!". Bada intanto ch'io solo l'esistenza 2660

Volli arguir, ma non di Dio l'essenza. Abisso inesplicabile!. ... E ^^per ora",

Dico all'egra Ragion: ''Taci ed adora!". Quando saremo in '' Quarta Dimensione",

Sapremo allor d'ogni ente la ragione, 2665 Ma, per ora, o Dottor Positivista,

Sia che Ateo ti chiami, o Panteista, Meglio é tacer; se no, sai che dei fare?

Il tuo Eterno a spiegar dei cominciare. ' ' Noi posso ! ' ' E allor perché da me loretendi 2670

Ciò che non posso anch'io?. . Fratello, intendi: Troppo, e pur troppo poco e il nostro scibile,

Qio

E noi, di fronte al molto inconoscibile, Siam davvero piccini, e sol ci resta

Non troppo alzar la troppo bassa testa. 2675

XXXI.

La Trinità e Tlncamazione.

Dell'Uno - Trino vuoi ima bella imago?

Il tuo desìo ben tosto sarà pago, Se tu in te stesso accentri il tuo pensiero,

Ragionando cosi sul gran mistero: ^* Penso, e, pensando, mi conosco ed amo". 2680

Ecco rUn-Trino, noi ben dir possiamo; Perché il Pensante e il Conosciuto e Amato,

L'Io identico a stesso in trino stato, 0 in tre forme distinte; che il Pensante

E' di stesso Conoscente e Amante. 2685

Ma del pensar fra l'atto personale

E gli altri due vi ha distinzion reale, Come Pensar, Conoscere ed Amare

Son tre verbi distinti a coniugare; Ma: Io penso. Io conosco, ed amo anch'Io; 2690

Eccoti in me l'imagine di Dio.

Il primo Amor della Beata il seno

Adombra, ed ecco il più bel ciel sereno,

Per l'Incarnato Verbo Redentore,

Dopo la notte dell'antico errore. 2()95

Del primo Adam la colpa estinta fu Dall'Adauìo uovel Cristo Gesù.

67

xxxn.

Gustificazione e Santificazione.

Tutti fummo in Gesù giustificati;

Ma per dirci altresì santificati Bisogna che in ognun la fé' sia viva, 2700

Che al credere cioè sia prova attiva Il bene oprare; e allor, senza smentita.

Uomo detto sarai di * 'santa vita". Giusto titolo è infatti un testamento

A farmi erede; ma, s'io non consento, 2705

E lo rinunzio: oppur, di mala fede.

Quello non fo che far dovria Perede, Erede io son, ma erede traditore.

Infedele al voler del Testatore. Tal. se il Cristo rinnego, e non adempio, 2710

Se il credo, il mio dover giusta il suo esempio.

XXXIII. Predestinazione.

Predestinante chi? Se Dio é il Presente,

il Poi, il Prima é in Lui, che noi consente L'Ipsum esse, il Nunc stans, quell'Ego

Sum qui sum, che stoltissimo rinnego, 2715 Se delle cento Scuole al gran vocìo.

Il Prima fingo, o il Poi all'azion di Dio. E l'actus purus di quell'alta mente

DeirAquinate stnigge pienamente . Il suo Prae con insieme il Post altrui; 2720

Perché l'azion perfetta di Colui, Che ''actus purus" ei dice, é ognora in atto

Presente ed immanente; e il Post é un fatto In una all'Ante, il qual soltanto prova

Quell'attimo fuggente, che rinnova, 2725

Nei vortici di un Moto-Indefinito

La forza, che ^i attira all'Infinito.

68

TJ^ alfin, si arresta quei gran Moto alterno. . . .

Il T^-mpo fu. . . con Dio Noi siam PEterno!. . Qui alP.iIta fantasi. . manca la possa, 2730

domanda alterior da te fia mossa A che ix spieghi ciò ch'io mai a me stesso

Posso Gpi ^;ar. . . . ; ma sento qnel possesso DelPInfinito, e in note arcane il canto,

Che arcano e il Moto, e arcan dei Santi il

Santo. 2735 XXXIV.

Formula di Fede e Sagramenti.

''Ohi non é contro noi, egli per noi'*.

Qui da svariate voci mi si chiede :

Qual'é la vera ^'Formula di Fede"? E i Sagramenti quanti sono ? Sette,

Ovvero due il Vangelo ne permette 1 Anche qui si digrigna come cani, 2740

E invece di pensvare a far cristiani, Si dilaniano ben cristianamente ....

Teologi di questa e quella gente. E gli occhiali da critici inforcando,

E gran Volumi in folio squadernando, 2745 ''Ecco" (gridan, già fatti più nasuti.

Più olimpici nel cenno e pettoruti), "Ecco la vera Formula di Fede, ....

Chi non la sottoscrive, non possiede Alcun diritto, avrà mai ragione 2750

Nobiscum di venire in comunione!" Oh! ambiziosi e fanatici insensati!

Oh! dal Vangel davver scomunicati, Insieme all'empia Roma farisea,

C^he aidultero la Fedo di Nieea! 2755

Questo il vecchio-cattolico mestiere?

Qual forma a ciò che forma non può avere? Il Creatore e infinito, ed infinita

Sorge la Fede, s'6 del cor sentita.

69

La Fede e Amore, eh. non ha, piiote 2760

D'illimitata Speme snlle niote Confini aver nelPinf renata corsa

Verso l'Eterno. Ami^re non é Borsa, Che fra le più venali arti e promesse.

Abbassa, o monta, duce Tinteresse ! . . . . 2765 E fan giuochi di Borsa teologica

Papi tutti, 0 Papetti, ch'io con logica Matematica chiamo Borsaiuoli

Del Vangel di Gesù!. . . . Voi dunque i soli Cattolici, i solissimi credenti, 2770

Di Fé' monopolisti infra le genti? E tanto fitto e agli occhi vostri il velo

Da non aver mai letto nel Vangelo Quel passo, quando i Dodici fur visti

Come voi divenir MonojDolisti? 2775

^^Vi e un tal. Maestro, lo sappiamo adesso.

Che, senza il nostro debito permesso. Guarisce, in nome tuo, cotante pene.

Gliel vietammo". Ma il Cristo: ^'Ei fa del bene? Lasciate far. Qual nocumento a voi? 2780

Chi non e contro noi, egli e per noi". Ecco Gesù, che libero ed in pace

Lascio pur chi non era un suo seguace. Ma nel Padre credeva, e il ben facea;

Questo solo il Maestro richiedea. 2785

Siete forse del Cristo più Eabboni,

0 voi monopolisti Dottoroni? ##*

Il Cristo, che la Fede proclamo

Codice teologai non formulo. Sol forma di preghiera è il Padre Nostro, 2790

Non di Teologia, la quale e il mostro, Che tutta devoró la Religione.

Ciò per la semplicissima ragione Che la Teologia sforza la mente

Sino al Sofisma .mentre nel Credente 2795

E' Eeligion spontaneità del Cuore,

Che sente in la Fede per l'Amore, Ed ama e crede senza morse e lacci

Di freni teologici ed impacci, E senza Catechismi filosofici, 2800

Buoni soltanto a rendere ipertrofici Quei cuori, che, senz'essi, ognor batteano

liberi e forti, e tanto aveano Di religioso ossigeno. Oh! i Sofisti!

Oh! gl'ibridi e infecondi Catechisti! 2805

Ex abundantia cordis Gesù

Parla, e ogni forma farisaica fu. E se, oltre il Padre Nostro, altra il Messia

Formula che il distintivo sia, Neppur questa e una Forma teoretica, 2810

Ma una Formula sol pratica ed etica : ^^11 mutuo amor tra voi regni ognor vivo;

Ecco dei miei seguaci il distintivo ' '. E voi neo-Farisei, lungi di amare.

Sprecate il tempo a formulare e odiare! 2815 E Paolo, isenza Formula, ben sa

Anche ai Sofi insegnar la Verità. Cose altissime ei scrisse, e divulgo,

Ma in formule non le fossilizzo. Gli altri Apostoli nulla formularono, 2820

Eppur tutte le (lenti conquistarono. E voi, superbi, fate deficiente

Ciò che al (Visto ed ai suoi fu sufficiente! Ma. ... sì! La deficienza in voi risiede:

Totale e il ^M)eficit" di vostra fede. 2825

E così, papeggiando d'ogni lato,

Lillipuziani siete del Papato. Sia pure il Culto nelle forme vario;

Ma della Fede niente Formulario! Senz 'alcun teologico consesso, 2830

Il Vangel di (Jesù basta a se stesso.

Dei Sacramenti non discuto il numero,

mi stizzo a qualunque soprannumero.

Son sacri segni, fatene buon uso,

Dico a tutti, e fuggite d 'ogni abuso. 2835

L'intolleranza é un gran delitto enorme,

10 bramo che con mille, o senza forme, Al fin si arrivi di educare i cuori,

E, bene oprando, il vero Dio si adori. 2840

Di Paolo l'esempio io vo' imitare:

' ' Non venni a battezzar, ma a predicare. ' '

XXXV.

Presbitero. Vescovo. Successione Apostolica-

Titoli di Santi e Santità. Sinonimia.

Esortazione.

In che Vescovo e Prete differiscono ?

Color, che a papeggiar cotanto ambiscono. Vescovo, Prete, Diacono son tre 2845

Gradi, dicono, e l'un l'altro non é. Io dico, invece: Vescovo e Presbitero,

Come il Vangel m 'insegna, e a dir reitero, Valgon lo stesso, e chi da ciò si parte

Mostra appieno ignorar le Sacre Carte. 2850 ' ' Vescovi e Diaconi ' ' é vvi in varie pagine,

'^ Preti e Diaconi" in altre. Ecco l'imagine D'un 'identica cosa, ossia l'Idea

D'unica realtà. Così dicea San Gerolamo, il sommo Traduttore 2855

Dei Libri che ispirava il Primo Amore. Presbitero significa l'Anziano,

11 quale, ispezionando, non invano Detto Episcopo e ancor, con voce greca.

Che il senso appunto d 'Ispettor ci arreca. 2860 Prete- Vescovo e Diacono due gradi

Sono, e se tre n'estorcerai ben cadi No in error, ma in un falso bello e buono.

Che non merita scusa perdono.

72

Poscia, secondo il Tradnttor medesimo, 2865

Quando venne turbato il Cristianesimo Da varii scismi e da partiti estremi,

Spargenti ognor della discordia ì semi, Così, per riparare al gran disordine,

Uno fu scelto qua! tutor delPordine, 2670

Un 'Trimus Inter pares'', le cui cure

Erano '^humano", non ** divino jure". Infatti, nell'essenza, un Eito uguale

A consacrarli il Pontificale. E fu per differirli, ad ogni costo, 2875

Che alP^^Olio Catecumeno" die il posto Roma la falsa nell'Ordinazione

Del Prete, e sol nella Consacrazione Episcopale il ^^ Crisma" riservo.

E' un altro falso! E in tanti falsi può 2880 Trovarsi vera Formula di Fede,

Come il Volgo papista insiste e crede? Ma nel Sacramentario Grregoriano,

Da cui proviene il Ritual Eomano, E in quel di Ambrogio il Crisma sol nel Rito 2885

Per Puno e l'altro insiem trovi adibito. Questo ed altro le Plebi ancor non sanno

E Roma truffa ognor con tanto danno! Calici, del resto, Patene,

Mitrile ed Olii, od altre sacre scene 2890 Son di necessità quai talismani.

Ma sol ^^L'Imposizione delle mani". *##

Santi e Tribuni e Consoli e Senato,

Santi Scipion, Catone, Cincinnato; Santi i Cristiani, e uniti tutti quanti 2895

Fanno in Gesù la Comunion dei Santi. Papa Gregorio, pur rimproverando,

Giovanni del diabolico e nefando Tito] di Patriarca universale.

Non cessa di parlar da uguale a ugnelle, 2900

7:^

E ^^ Santità'', sebben lo creda un fello,

Lo chiama, e ^^mio santissimo fratello". Di ^^Santitade", senza gelosia.

Anche onorato il Diacono venia: ''Sanctitas Vestra'', scrive Ennodio a Orsmida 2905

Diacono. Ma poi la Lnpa infida L" proprio, con grammatica papista,

Ogni comune commutar fu vista. E fu così che con comicità

Sol ella divento ' ' Sua Santità "!.... 2910

Prevosti, Corepiscopi, Curati,

E Cardinali, e Parroci, ed Abbati, E Preti, e Papi, e Vescovi non sono

Che voci sol di differente suono, E, pria della papistica vertigine, 2915

La stessa cosa esprimono in origine. Ma poi del Papa col fatale arrivo.

Parti sinanche il senso primitivo Del più chiaro che mai comun linguaggio!. , . .

.Questa e la storia del papal servaggio. 2920

0 Preti- Vescovi, io non so conchiudere

Senz 'a me stesso e a voi ridir che illudere

Non ci dobbiamo mai di possedere Successione apostolica, se avere

Pria non sappiam quell'intima virtù 2925

Di Fede e Carità ch'ebbe Gresù.

XXXVI. Matrimonio e Divorzio.

Quale la legge al vincolo nuziale?

Sempre quella del Dritto Naturale Del resto unica legge a tutti quanti

Il Jus chiamo: *^Le Parti stipulanti"; 2930 Cioè: la personal capacità

E la libera e mutua volontà,

74

Ond'é che, senza testi, scrittura,

E per solo Diritto di Natura, Sono validi in pei contraenti 29-^^

Vendite, Donazioni, Testamenti. D'ogni atto uman l'essenza in che risiede?

D'Onor nella Parola e Buona Fede. Sparì con tutto il pristino tesoro

La Buona Fede dell'Età dell'Oro; 2940

E dell'agir, di buona fede privo,

E' triste prova il Dritto positivo. Il qual, coi suoi Notari, o Tabellioni,

E Eegistri, e Iscrizioni, e Trascrizioni, Non dà, come suol dirsi, essere all'Atto, 2945

Ma sol la prova di quel tal Contratto Per garentirlo dalle trame ed arti

Dolose, 0 malafede delle Parti. Anche ben dopo il Millecinquecento,

E proprio tino all'Assemblea di Trento, 2950 Ed oggi ancora in più d'una regione,

U' non ebbe ufficiai pubblicazione Quel Concilio, ben ponno i Papalini

Unirsi in puri e veri Clandestini, Senza consenso alcun dei genitori, 2955

E pur senza Testimoni o Pastori. l'aver dodici anni la fanciulla

E due di più il f anciul cassa ed annulla Il vincolo perfetto. Inoltre é fola

Che solamente la papale stola, 2960

0 le altre stole del papale armento

Faccian quel che si chiama ''il Sacramento"; Il (]ual, giusta i Dottor più scrupolosi,

E' fatto inv^ece dagli stessi Sposi Soli Ministri. Il che altresì consacra 2965

Non esser ver che a far la ''cosa sacra" Siano in tutto e sempre i laici esclusi.

Infatti ancor, secondo il Dritto e gli usi, Ambo i sessi, o gli Eresiarchi più sinistri

75

Son del santo Battesimo i Ministri. 2970

Che fece adunque il Tridentin Decreto ?

0, per esser più pratico e concreto : In quel Decreto, sol disciplinare,

Volle il nodo o gli effetti regolare? E' chiaro come il sol cKe a questi solo 2975

Provveder volle, e non al ^*Vis et Volo''. E che volle evitar gP^ inconvenienti",

Lo dicon del Decreto i precedenti. Lo dice il Prete, che mai sempre fu

Teste qualificato e nulla più. 2980

E un Parroco, sia pur scomunicato,

E sospeso, e interdetto e degradato, Ei sempre da ufficiale testimonio

Validamente assiste al matrimonio. Se avesse a ciò provvisto il vecchio Stato, 2985

Nulla Tridente avrebbe decretato. Ed or che il nuovo Stato decreto.

Di quel Decreto ogni valor cesso. Dunque: di fronte alla coscienza e al Culto

Intimo degli Sposi, anch'oggi occulto 2990 Se il nodo avviene con voler sincero,

E' un Atto-Sacramento rato e vero. Senza che sia per nulla preintesa

La Potestà civile, oppur la Chiesa. Ma, nel giusto interesse della prole, 2995

(Né fa d'uopo sprecar molte parole), E a prevenir qualunque malafede.

Il mio polemizzar non punto eccede Al disprezzo di ciò ch'é giusta legge,

E che il bene comun vuole e protegge. 3000 Anzi di benedir sempre rifiuto

Quanti la Legge non han pria compiuto. Ma questo intendo che ''concubinato"

Non e, siccome il Papa l'ha chiamato. Il Civil Matrimonio, e che il ''divino" M005

0 il ' 'sacro", se non manca al clandestino,

76

Neppure a questo certo mancherà,

Se nel cor degli Sposi tal sarà L'intima Fé, eh 'e runica ragione

Di ciò che noi appelliam ^4a Eeligione''. SOlO Siano pur due Papisti i contraenti,

(Questo vo' dir nei più recisi accenti). S'essi intendono fare il Sagramento,

Sol stipulando quel '^civil strumento". Il Sagramento é integro e perfetto, 3015

E senza il Papa, ed anche a suo dispetto. Ed é un dolo davver tutto papale

Il dir che la Benedizion Nuziale Sia necessaria al vincolo .... anteriore,

Al quale infatti é sempre posteriore; 3020

Anzi é negata in ' ' tempi proibiti ' ',

Se i tuoi voti non sian d'oro. . . . conditi, E la vedova legge chiara e netta),

Non può giammai venire benedetta. Cosi, o Mercanti, voi legiferate. 3025

E allor perché grugnite ed abbaiate ? Credevi, o Roma, ancor che al popolino

Nessun spiegato avesse il tuo latino? *#*

E il Divorzio? Qui chiedere mi sento.

Non sol, rispondo, il Vecchio Testamento, 3030 Ma il Nuovo ancor legittimo l'ammette,

Ed infatti in due casi lo permette: Per adulterio, il dice San Matteo,

E Paolo, di tutti il Corifeo, Lo consiglia, se al coniuge fedele 3035

La Fé' contrasta il coniuge infedele. Ancor nel Corpo il troverai del Giure,

E, (cosa da stordir!), potrai ben pure Su qualsiasi grugno papalino

Sbatter forte il Concilio Tridentino; 3040

Il qual nel *^suo Principio" noi toccò.

Quando, sol pei Latini, il condannò

77

Per adulterio, e i Greci esclusi furo,

Perché Venezia tenne ben sul duro In difender la libera Coscienza 3045

Per tutti i Greci di sua dipendenza. 11 che prova che il Dogma papalino

Segue l'uman Poter, più che il divino. Anzi, lasciando ogni argomento implicito,

Trento il Divorzio ammette in modo esplici- Quando permette nel connubbio rato, (to. 3050

Identico nel nodo al consumato, Che se mai l'un, per acquistarsi il cielo.

Voglia indossare la cocolla o il velo, A dispetto dell'altro, il voto e accolto, 3055

E il nodo coniugai resta disciolto; E tanto vero è ciò che l'altro puole

Unirsi in altre nozze, se lo vuole. Che puoi ridire, o Mandria papalina.

Che serbi il buio su cotal Dottrina ? 3060

io voglio il Divorzio, e lo sconsiglio,

Anzi va ben più oltre il mio consiglio, Quando, a evitare ogni malanno indubbio,

Io riprovo dei vedovi il connubbio. Ma, se alcun vorrà opporsi al mio desìo, 3065

Usa un diritto, e non offende Iddio.

XXXVII.

Religione e Precetti igienico-morali.

Fede e Medicina. Scienza occulta degli Antichi.

Religione non e integra e pura.

S'è contro, e se non giova alla Natura. Ed ogni suo precetto intanto vale.

In quanto é in una igienico e morale. 3070 E se tale non é, nullo discrimine,

Ella é superstizion, se non e crimine. Non favole, ma fatti io studio e predico:

Sotto il Mosé ieratico sta il Medico

78

E il Sociologo. Spiega, o Fariseo, 3075

Tutti i Precetti e specie il Giubileo, Codificato in prò dei non abbienti ;

Mentre il tuo Papa, fulcro ai Prepotenti, Coi Giubilei, non sol di Cinquantesimo

(Nozze d'oro!. .), ossia di Yenticinquesimo T (Nozze d'argento!. .), ma oramai continui,

E neppur di un sol giorno discontinui, Mercé l'Oboi perenne di San Piero,

Euba a tutti, peggior d'un Masnadiero, (Che questi almen non dicesi divino) 3085

Anche ai più miserabili il quattrino. Precetti son medicinali e sacri

L'odorifero incenso ed i lavacri; E per la Lebbra le più savie norme.

Che dei microbii le temute torme 3090

Eran ben note al tempo degli Eroi,

E forse, e senza forse, più che a noi. Quanti disprezzi ai trasformisti Alchimici,

I quali or son maestri ai nostri Chimici ? Cinque secoli Acrone avanti Cristo 3095

Grandi fiamme prescrivere fu visto Per ben disinfettar le strade infeste

Di Atene, tutta invasa dalla peste. L'antico Egitto che imbotti d'ogni erba

Aromatica i corpi, e ancor li serba, 3100

Ti la prova non immaginaria

Della sua teoria parassitaria. Ed ai Gastrononji Salvia et serpillum,

Oltre il sai. Pipar, Alila et Petrosillum Non fur sol di appetito alberiti vi, >>105

Ma antisettici insioììie e digesti \'i. Della Circoncisione il saci'o i-ito

Era un rimedio igienico, sancito TVr attutire, (M)me ognun ))eiì <»•,

D'Tsrac^k^ la ti'oppa \'o'u!i:i. .*'ll(i

E questo cibo non mangiai*, ne cjuello.

Parimenti era igieni co a Ir- r& elio. Il previo digiunar ragione avea

Di profilassi, e meglio disponea V Vate al Carme, e al supplice dairime 3115

Fibre sorgea la prece più sublime. Così noi conserviam tutti i Precetti,

Resi da Roma stupidi ed inetti Per la sete dell'oro, anzi jo penso

Che, richiamati al loro prisco senso, 3120

Senza dispense tu l'osserverai,

Perché il Dover non si dispensa mai. Le nozze consangTiinee interdette

Voglio per sempre e ovunque; anime elette In corpi eletti la Progenie vuole, 3125

(Concordi sono in ciò tutte le Scuole), Non linfatici, anemici, cachettici,

E scrofolosi, e muti, ed epilettici. E un grand 'errore il Codice ha commesso.

Che. interdette ai Cognati, ha poi permes- Le nozze ai Consanguinei d'ogni grado. (so 3130

Almen, perché all'eccesso jo non vado). Abolir non dovea l'impedimento

Fino al secondo grado, e, in ogni evento, Senza dispensa. Chi vuol maritarsi 2135

Di loro, é pur padrone d'impiccarsi; Ampia la libertà, ma non fia loro

Beneficio di legge. Ancor deploro Che nel Codice manchi un proprio articolo, 3140

Che provveda reciso al gran pericolo, Anzi ai danni reali e conosciuti

Di matrimonii fra cretini, o muti, 0 ciechi-nati, oppur tubercolosi,

0 infermi di quei mali contagiosi, 3145

Che, creduti guariti in apparenza,

Griungon fino alla sesta discendenza. Ma. . . . più che con la Legge, (uh! quante Leggi

Se del mondo gli annal consulti e leggi!. . . . )

80

Ben più che con la Legge è nel dovere, 3150

Sentito da ciascuno, e nelle vere Norme d'Igiene, divulgate ognora

Fin dentro la domestica dimora. Il verace rimedio preventivo

Ai tanti mal di nn nodo nocivo. 3155

Ond'é che nulla vai Leggi sancire,

Se non sente il Dover chi dee ubbidire. E conservo il Digiuno, anzi lo voglio

Più sovente e periodico, ma spoglio D'ogni stupida forma papalina, 3160

E sol qual preventiva medicina. Un Digiuno sapiente e non da stolidi,

Senza ingerir degli alimenti solidi, E per serbar l'organico equilibrio

Sol caldi infusi. Ridi per ludibrio, 3165

0 ghiotto Epicureo, specie papista?

Comprendo ben ch'ogni digiun ti attrista; Ma se un Dottor davver consulterai.

Te lo assicuro, più non riderai. Sola diaeta sanat ecco intanto 3170

L'effato che ti raccomando tanto. Manofia tutto ch'é proprio al tuo organismo,

Senza le bolle o balle del Papismo. Solo inferno sarà la tua Coscienza,

Se il Medico tu offendi e in lui la Scienza. 3175 Il Riposo festivo 6 anch'esso igienico;

Ma non per darti all'apparato scenico, Più 0 men, da mimi di papale Cupola.

(Basta al culto di Dio la tua casupola). Né, d'altro canto, per andare in bisca, 3180

O altrove, u' 6 giuoco-forza che perisca Ciò che hai lucrato in sette giorni. E i vizi

Di prolungate veglie, e gli sti'avizi Furono all'uom nox:5evoli ben più

Di quanto ogni lavoro a lui non fu. 3185 Riposo vuole dir: tranquillità

81

Per rifornir la tale quantità Di forza esaurita; e a rifornirla

Con la crapula e gli alcool dei finirla.

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E la raccomando in prima riga; 3190

Ma senza ricalcar la falsariga Di esagerati mistici ed asceti,

Ai cui convincimenti aerei e vieti Di spiegarla con forze sovrumane

Sostituisco invece: ^' Forze arcane 3195

Ma naturali ognor la Fede svolge'',

Ciò che la terapeutica sconvolge Anche di certi Ippocrati, che ignorano

Quanti quelli la Fede e la deplorano, Credendo che a distrur tutti i miasmi 3200

Altro non vi ha che i loro cataplasmi, E il re degli antisettici, il Mercurio.

La per loro e solo un mezzo spurio- Non real, ma ideal, niente dosabile

Nelle loro ricette, e quindi inabile 3205

Ad esser dichiarata in Medicina

Del EegTLo di Esculapio cittadina. (Ecco gli effetti di nozioni false

Sulla Sostanza e Idea tanto prevalse!) Ma Cittadina ell'é, anzi Patrizia, 3210

Prim 'assai d'ogni farmaco, e giustizia Già cominciate a renderle voi stessi.

Quando nei vostri medici Congressi, Con Ipnosi e con Autosuggestioni

Ben proclamate vere guarigioni. 3215

La Fede é azion rea! quanto la Chimica,

E, pari a questa, ricompone, o elimina. E' la Forza più semplice e potente

Delle note fin qui, benché latente; 0 meglio: delle forme la più attiva 3220

Dell'una Forza, che il Creato avviva. Credendo, potestà Gresù mi diede

82

A operar più eli Lui, tale la Fede, Cloe: il Volere del mio proprio Me,

Volere é forza, di cui par non vi é. 3225

La Volontà, la Brama, ogni Desio

E' uno stato dinamico dell'Io, Che, a un dato grado, una virtute intrinseca

Come l'attrito la favilla, estrinseca: Mette in funzion quell'organo inceppato, 3230

Ed eccoti la vista al Cieco-nato. Così non più dirai racconto mitico,

Se getta le stampelle il Paralitico. Se il necessario ambiente all'animale

Togli, esso muore, e muore il vegetale. 3235 Or bene, avvien che, in quel cotale stato

Di Fé', talmente va modificato Il corpo uman da rendere la vita

Impossibile a un dato parassita. Spiego così, se la Tubercolosi, . 3240

Ribelle a tutto, e vinta dall'Ipnosi. Così la Scienza onora ognor Gesù ;

Il quale disse che di Lui ben più Potrem far no; per mezzo della Fede;

Che non sempre pero nell'uom che crede, 3345 Quantunque vera e pura, giunge al punto.

Di sviluppo tatal di quelle appunto Che son le Forze fisico-morali.

Le stesse in tutti, non pero in eguali Condizioni di ambiente, onde succede 3250

Che, ambo credenti colla stessa Fede, Tu il Mircaolo compi e l'altro no.

No che noi voglia, ma perche noi può. Nell'incredula patria Nazarette

Miracoli Gresù far non potette; 3255

Non che il Voler del Cristo era distrutto,

Ma, per la matematica del Tutto, Egli era sol la Parte pronta a dare,

Mentre al Tutto-Miracolo operare

Grli mancava la Parte ricevente, 3260

Quindi il Tutto fallì completamente. Le mani impose a pochi infermi, e questi

Che al Tutto-guarigion furono lesti, Cooperanti fur col lor desiro.

Guarir volendo, e in realtà guarirò. 3265

A potere guarir la mente ha fissa.

Sol che tocchi Gesù, l'Emorroissa. Lo tocca, una virtù fisica usci

Dal Medico divino, e lei guarì. ''Ti salvo la tua Fé, vattene in pace", 3270

Gesù le disse; ed ecco giù il mendace Teologizzar di mistici inconscienti.

Gli uni gli altri a stessi inconseguenti. La Fede é in tutti personal virtù,

E fisico-moral qual sempre fu; 3275

La qual, se unita in mutuo desìo

Alia.virtute altrui, specie di Dio, Secondo il grado e modo delPunione

Questa produce, o quella evoluzione, In qualsia tempo, e di qualsia figura, 3280

Ma sempre naturai nella Natura.

Se riflettiamo ben, chiaro risulta

Che degli Antichi l'alta Scienza occulta. Appunto perché tal più stimolava

La Fede della Plebe ignara e schiava ; 3285 E maraviglia e stimolo a braccetto.

Più crescendo, più davano di effetto. Qui domando a me stesso: l'Occultismo

Era al mag^or effetto un Metodismo, 0 un mezzo per accrescere il prestigio 3290

Dei pochi sulla Plebe a lor servigio ? Noi so; può darsi l'uno e l'altro insieme;

Ma intanto questo rilevar mi preme: Che anch'oggi, o mio Dottor suggestionista,

Dèi parimenti farla da Occultista, 3295

84

Di fronte al tuo soggetto ; che se mai

Il gran nuovo Secreto che gli dai.

Esser acqua sapesse, ei ringerisce,

Ma ti resta qual era, e non giaarisce. Di questi giorni un simil caso fu 3300

Esposto in Francia dal Dottor Mathieu. Come all'Accordo uop'é la Dissonanza,

Cosi alla tua Sapienza l'Ignoranza Questa volta s'impone, e il caso arreca,

L'unico caso della Fede-cieca, 3305

Dell'Ignoranza, che dèi favorire

Se vuoi avanzar nell'Arte di guarire. Non privilegi più d'ora in avanti.

di Scienziati, di lerofanti Fratelli tutti nella Scienza-Fede, 3310

E tutti avanti con sicuro piede. Fiso il guardo a Gesù, Stella del Polo

Eterno, e Salvator unico e solo!

XXXVIII.

Quale la vera Chiesa? Supremazia delle Nazioni

Evangeliche. Concordia contro Roma.

Monito ai nuovi Giuda e Caini.

Vera Chiesa qual ? Misericordia !

Altro che babilonica discordia! 331.")

Primo é il preteso Successor di Piero,

Forte a gridar: ^'Sol nella mia sta il vero!" Poscia. . . . ma perché farne il Calendario f

Di qualsia tempo, e luogo, e vestiario. Ogni Chiesa pretende esser Lei sola I>*J-0

Del preciso Vangel la vera Scuola. E quante gelosie! quali baruffe!

E quali e quante pastorali /.uff e! A tai delizie, (parlo chiaro e tondo),

Il Papa ride, e se la gode un mondo. 3.'>lM

Sciarelli Vesleyan nel suo minuscolo,

86

Ma ben succoso ed importante Opuscolo 8ull '' ' Italiana Evangelizzazione ' ',

Questo constata, e in evidenza pone: Che i Kif ormati anch'essi han le lor beghe, 3330

E si accapiglian come ''due botteghe'-. Auch 'io ne ho già provati, più che visti.

Fratelli un po' pili neri dei Papisti!

(Fra i ben molti pero, del cui fraterno

Amor giammai mi scorderò in eterno. 3335 Specie dei tre, già nella tomba scesi,

Geymonant. Prochet, Comba, Valdesi!) Del resto, il ruol dei falsi. ... è antico e vario:

Sta di San Paolo nell'Epistolario. Di quei ceffi e del lor rapace artiglio 3340

Xella Cronaca parlo del miu esigilo. Ma ciò non toglie che il Protestantesimo

Sia più vicino al prisco Cristianesimo. Dal qual Roma fuggi cosi lontano.

Specie dopo il Sinedrio Vaticano. 3345

Ed io. persone e cose distinguendo,

E cattolico ognora persistendo. Avrò mai sempre pel Protestantismo

Frateraa simpatia, senz'egoismo. Anzi contro il Papato venalissimo 3350

Fra i Protestanti io son Protestantissimo. Soggiungo che, nel mio peregrinare

Per due lustri lontan dal patrio lare. Questo ho trovato fra le varie genti

Che quelle, dal Papismo indipendenti, 3355 Son più civili, e assai più progredite.

Delle al Papismo ancor tanto asservite. Cedon l'Italia, la Francia e la Spagna

Alla Ciermania ed alla Gran Brettagna. E neirElvetica Federazione, 3360

n Ticino, cattolico Cantone, Ed altri pari, restan molto indietro

A quei ribelli al **Successor di Pietro".

sb

Concordia, adunque, io grido ad o^rni Chiesa,

Concordia contro oq^bì papal pretesa; 3365

E, senza esclusivismo e intolleranza,

Marciam compatti in fila, e a tutta oltranza. Contro quell'Idra dalle sette teste,

Tifo del santo ovil, carbonchio e peste. Ond'é che, ad evitar qualunque scoglio, 3370

Più che una nuova Chiesa, io intendo e vo<>*lio ^^ Missione nella Chiesa", e fatta

Con l'astuzia di Paolo, si adatta Al trionfo del Vero. E' poi palese

Come io serva di cuor tutte le Chiese; 3375 E il primo sono, e, (niente d'iperbolico!).

Ùnico ancor che un pergamo cattolico Cedo a Ministri senza cotta e stola.

Sol badando che venga la Parola Predicata ida tutti, e a sola gloria ' 3;)S0

Della Cristiana Fé, nostra vittoria. Finalmente ai Caini e a tutti i Criuda

Ad alta voce, e d'ogni velo nuda. Dico: soffrite pria quant'io ho sofferto,

E inoltre, a che sia vero il vostro merto, 3385 Più parco abbiate il ventre, e il cor ])iù ])io,

E. . . . criticate col far meglio! \(ldi(>!

XXXTX. Oratorio ''San Paolo".

^^ Oratorio San Paolo" si noma

La mia Missione contro l'eììi])ia IJoiiia. (riiiamandola Mission meglio (*lìe Cliiiv^a, luV.){)

L'()])(M^a mia ])iù esattamente r intera). Paolo r da ]ìer se tutte) un Pi'ograìììiiia,

Cile ti. esalta la mcMìte. o il coi* riiilìaìiìnia. Zelante Fariseo, lafulge esemi)i()

Di l.ottatoi' convinto contro TtMnpio ',]',][)')

Stuol di ribelli, che, dementi e pi-avi,

XT

Romper volean la tradizion degli Avi. Dotto di mente, e d'animo sincero.

Quella sola credea culla del vero. E convinto, ed uomo di carattere, 3400

No, ancor non dee, puote non combattere A incolumi serbar, (alto negozio!),

E Tempio ed Arca, e Legge e Sacerdozio. * Ma un Caratter non sei, se pervivace

Insisti ancor, quando del ver la face 3405 Ti convince di error, anzi é Carattere

Il pie ritrarre, e tosto in breccia battere Ciò che qual vero in te era prevalso.

Ed or la luce tei dimostra falso. Al futuro Campione della Croce 3410

Luce del Vero e dell'Amor la Voce, Che sgrida forte al già sbalzato a terra:

^^Saulo, Saulo, a che tu mi fai guerra? Ed ei. già chiusi i lumi al vecchio errore,

Umil risponde: ^^Chi sei tu. Signore?" 3415 ^^Gesu, che tu persegui e che ti stimolo.

Ti e duro calcitar contro lo stimolo." Ei, tutto ancor tremante e stupefatto:

^^Che vuoi. Signor, ch'io faccia?" ^^Alzati

e ratto Entra in città; ivi il da far saprai." 3420

Ed ivi, aperti più ful,2:enti i rai. Per Anania, che le sue man .^'l 'impone,

Ecoo già fatto il ^'Vaso di elezione", L 'unico, (né il mio dir fia temerario).

Pili che primiero, e il pili fedel Vicario, 3425 Che, a mezzo di un prodigio unico e solo.

Ed intimo e diretto, al grande stuolo Volle il Cristo prepor dei suoi Preconi

E in Israello, e in tutte le Nazioni. Tolto Anania, che solo il battezzo, 3430

Dimmi tu; chi fu mai che il consacro Diacono e Vescovo, o s:]ì volle dare

88

La Pagella papal di predicare f su tal punto, ei vuole starsi muto,

E ' ' nulla aver dagli altri ricevuto ' ' 3435

Chiaro e tondo protesta. Ond'io domando,

0 papista Dottor, il come e il quando Paolo fu mai soggetto al Papa-Pietro.

E, se giusto rispondi, io volto indietro, Verso il Papa, abjurando- ogni mio errore, 3440

Tel prometto di cuor, caro Dottore. E, a che non resti maglia alcuna aperta.

Dir pria dovresti al cominciar dell'erta , Se mai qualche occasion siasi data.

In cui Pàolo a Pietro abbia lavata 3445

Per ben la faccia, o tutta, anzi la testa,

E in presenza di ognun, com'egli attesta. Dandogli delPipocrita; e, se il puoi,

(E lo potrai, se il Libro legger vuoi), Dirmi, se Pietro da papali alture 3450

Gli altri abbia inviato a predicare, oppure Sia stato Lui, per collegial mandato.

Con Giacomo e Giovanni un terzo inviato. Inoltre: s'ei da semplice Presbitero

Si sia qualificato un Compresbitero 3455

Di fronte agli altri, o, con superbe note,

^'11 Papa", ovver, soggiungo, ^'11 Sacerdote'', 0 '^La Pietra", perchè mi par che Lui

Dica, invece, che siamo tutti Nni '^Sacerdoti" con dritto solidale 34(i0

Del Sacerdozio, ch'ei chiamo rei>ale, E tutti ^^ Pietre" uguali a edificare

Un Tempio su Gesù ^^ Pietra angolare''. Sul che bramo altresì detto mi sia

Se San Gregorio questa norma dia: Mi)')

^* Pietre" tutti vuol dir con senso fisso,

Ma *^ Pi etra", ovunque e sempre, il (Crocifisso Infin, tornando al grand 'Eroe di Tarso: Se allo stesso Gregorio ei sia comparso

89 -

'^ Quale avente sui Popoli il Primato 3470

E di tutte le Chiese, il Principato. a dritta dèi propendere, a manca,

0 mio caro Dottor di Salamanca. Chi di buon senso non vuol darsi privo.

Dev'essere imparziale ed obbiettivo: 3475

Perciò quale a un giurato delle bissisi

Ti ho voluto indicar fatti precisi; . Ma. ... un giurato di onor; perché ben so

Come in Assisi il diventi Xo! Fatti, dunque, o Dottor, niente complessi, 3480

Tali che il contro, o il prò, hanno in stessi; Perché il Criterio della Verità

Non é che il Fatto, ossia la Realtà. Su, coraggio, o Dottor, semplice é il patto :

Ritorno al Papa, se mi mostri il Fatto. 3485

XL. Periodico, Scuola e Circolo ''Gerolamo Savonarola''

Al Periodico, al Circolo e alla Scuola

Il nome do del gran Savonarola, Che del Papa affronto Pinfamia enorme.

Movendo il pie di Pàolo sull'orme, E che ^'11 mio Prete" proclamar fu visto, 3490

^^Mio Vescovo", mio Papa é G-esù Cristo" Pàolo a Pietro resistette in faccia,

Savonarola al Papa, e noi alla caccia Siam d'ogni Papa, o Papeggiante, addetti;

Che in ogni Chiesa vi ha Papi e Papetti. 3495

90

XLI. Monito al Compresbitero Romano e Conclusione.

0 di Roma, superbo Eresiarca,

Il vento incalza, ed acqua fa la barca. Gretta il carico in mar, vi é ancora un raggio

Di speme al tuo affannoso salvataggio. Mano ai remi e al timon; torna alla riva, 0500

I] presto, della Chiesa primitiva!. . Se no, propizio il tuo ben grave pondo,

La bufera ti avvolge, e coli al fondo!!!

91

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APPENDICE I.

La mia condanna a 12 mesi di Reclusione per aver divulgato e difeso la Bibbia.

Ormai Giustizia è omonimo a Nequizia,

Ed Eula, Ministro di Giustizia, Mercè prove provate, e non indizi.

Confermò ch^'ella rende dei servizi T''! Le prove son palmari e giornaliere.

Ma, omesse le altre infamie del Mestiere, Che del papal Demonio anch'ella è ossessa

Alto lo prova la mia sorte stessa. L'argomento è degnissimo di storia,

Lo mando dei futuri alla memoria. ***

Nel mio ''Gerolamo Savonarola'\

Da me fondato qual Tribuna e Scuola, Stampai che il prete Chiapperin ''chiappò'',

E "da vero cleptomane'' intascò Un Nuovo-Testamento del Martini,

Di quelli, che ad ognun senza quattrini Io avea distribuito. Mi querela.

Ma nella narrativa, ei punto cela Aver quel Testamento trattenuto;

Soggiunge sol che a lui l'avea voluto Portare in sagrestia quella ragazza.

^ n

(La quale, osservo, non essendo pazza, Non glieravria, di certo, consegnato,

Se i Preti non avesser predicato Che la lettura della sacra Bibbia

Al rio lettor l'eterno fuoco affibbia.) In tal modo lo stesso querelante

proprio lui la mia discriminante; Perchè egli stesso prova l'essenziale

Del mio pensier, ne più, men, tal quale. Cioè: chiappato in Chiesa ed tintascato,

O sponte offerto in sagrestia, vietato Resta il Libro a colei per la lettura,

Come a ogni mummia di papal fattura. E di Piacenza il Tribunal (che chierico

Non fu sempre con me, sempre isterico Di papale isterismo, e se tarlate

Toghe albergò, pur n'ebbe intemerate), Quel Tribunal contro la nera Curia

Mi condannò soltanto per ingiuria A un mese di prigion; pena, ch'eccede.

Per poche righe date in buona fede, E che, giusta il mio intento e il mio pensiero.

Sostanzialmente conteneano il vero. Pur tuttavia fu sempre una vittoria

L'esclusion dell'idea diffamatoria. Ma il Conte Macola, uno dei "Leprotti,

Cugino all'uccisor di Cavallotti, (Né la Regia Procura in tai reati

Suol mai appellarsi, e i Medici ingiuriati. Poco prima non fur di tanto lieti,

Come nel caso mio furono i Preti), Quel Regio Conte si appellò d'ufficio,

Dei Gesuiti a glorin e beneficio! E la Corte di Parma in contumacia

Poco mancò arrostirmi sulla braoin. Ma mi volle scottar con un tizzone,

E unt all'ingiuria la diffamaziono:

n

Chiese 11 Fisco di mesi una diecina,

La Corte compir volle la dozzina; Cioè, la Corte (uè in dir ciò mentisco)

Fu più fiscale dello stesso Fisco. Un lustro prima la medesma Corte,

Predestinata a chiudermi le porte, E concimando il Codice a sovescio

Decise, in caso identico, al rovescio: I) Rossi, mio offensor, prete papista.

Qual diffamante assolse a prima vista; E se il dannò d'ingiuria al men del meno.

Fu sol perchè non potè farne almeno. Infatti il Rossi avea, stampando, detto

"Io falsar del Vangel qualunque detto. Ed il vero tacer studiatamente".

Il che costituiva chiaramente Più che l'ingiuria la diffamazione.

Degna dei dieci mesi di prigione. Che gli die di Piacenza il Tribunale,

Non sempre, come dissi, clericale. Perchè infatti la cosa era così.

La Cassazione il Rossi non adì. Ma ritorniamo al Chìapperin, che acchiappa

Presso la Curia dalla rossa cappa: Il che si trattava il mio Ricorso

In Cassazion, Pelloux, quel lupo ed orst, Ch'era il primo Ministro, in sul mattino.

Insufflante lo Spirto Papalino, Per insufflare, a volta sua. il Consesso,

Al Cancellìer telefonò egli stesso: "Mi avviserete per telefonata,

Appena la cojidanna sarà data". Non disse: "appena data la sentenza";

Ma "la condanna", nota in precedenza. Che i Profeti san tutto anzi la meta ....

Ed ei del Vaticano era un Profeta. Questo mei disse il Consigller Cupani,

94

Che sol votò per me; gli altri sei Cani Mi coiidanuaro senza discussione....

Viva del Papa Re la Cassaziione! E soggiunse il Cupan: "Fuggi di urgenza;

Se no stasera in piena Conferenza, Per far gioire il Vaticano infame,

Sarai legato come un bel salame". Mentre del Codice è ben noto il testo:

Che non può mai procedersi all'arresto. Con procedura eccezionale e anarchica;

Ma, scritta la sentenza, in via gerarchica Si notifica, prima, al condannato,

Che, scorsi cinque dì, sarà arrestato. Ma Giustizia sa metter sotto il piede

E Codici e Pandette, se lo crede. Proprio in quei giorni io predicava a Roma,

Con alta fronte e libertà non doma Contro l'enorme ciurmerla papista.

Di cui l'ugual non fu mai udita e vista. E il popolo affluiva assiduo e immenso. . . .

(Unico, dopo Dio, grande compenso!) Ma i Papalini, invece di discutere,

Perchè impotenti, riuscirò a incutere Al Capobanda il solito timore.

Delle Elezion', se in sol ventiquattrore Non avesse ordinato alla sbirraglia

Di assicurar la testa di Miraglia. '

Questa, a causar del prigionier la sorte.

Perchè in prigione mi attcndca In tnorte. Questa al mio esilio l'unica ragione,

E non paura d'animo o abbiezione; Che la mia fé' non mai tentenna, o langue,

E, all'ora giunta, darò anch'io il mio sangue. Come lo dièro e Pàolo e il Maestro;

Ma. pria dell'orn, colse l^aolo il destro Nella aporta a fuggir dall'alto muro

E, le ali ai piedi, mettersi al sicuro;

i)G

^ lo stesso Gesù, prima deUorà,

Fuggì più volte per cercar dimora Più sicura per Lui e la comitiva,

O sul monte, o del lago all'altra riva. Neppur per me l'ora fatale è giunta,

E con- l'occhio del Cor, che in Dio si appunta, Veggo altri alla nobile tenzone,

E, quale invitto e indomito leone, Avanti sempre, e in più tonante voce:

''Giù il Papato e il suo error' fino alla Croce! *«* Questo avveniva al millenovecento,

E con la data il gran dover io sento Di consacrar che in Manifesto apposito,

Credendolo ben fatto ed a proposito, Stampàro i Preti che di tutto l'anima

Era stata la Toga alta e magnanima Di Beppo Calda, pecora dannata

Per scomunica, ancor non revocata, E, non ostante ciò, da loro electus,

Più che Avvocato, Consul et Praefectus Rebus agendis per vincer Miraglia!

Vinto, gli davan dritto alla Medaglia Del papale valor, Medaglia d'oro;

Che, infatti, in clandestino Concistoro, Tenuto ad hoc nel vescovil palazzo

Da papa Scalabrin col suo codazzo, G-li fu impiccata al petto e sol la Voce

Di (iM^lVimpiccagion troppo veloce. . . . Il magno annunzio die, ''Yoce Cattolica''!

Gli altri fogli, malgrado la diabolica Guerra contro di me, e il loro amore

Pel medagliato collaboratore Ebber vergogna far qualsiasi cronaca,

E il nuovo Eroe lasciar sotto la tonaca, Degna sua veste, colla qual de jure

Vo' tramandarlo all'epoche future! . .

96

Vinto?. . . . No, non ancor, mìo caro Beppe,

"Pape Satàn. Pape Satàn, Aleppe!" Quella Medaglia ti sarà «d'intoppo,

Perciò la volli dir veloce troppo! E del pret'ume ad ogni Cane bracco,

Centuplicato tornerà lo smacco, Quando, a dieci anni, dalla tua Medaglia

Io, ancor non vinto, torno alla battaglia Con più fede, più forza e più coscienza

Nella gloriosa indomita Piacenza!

E al gerente pretin grazia fu resa

Senza il consenso della Parte lesa, Nella quale eravamo diffamati

Tutti dell'Oratorio i rinnegati. Di ciò vanto menar con tono enfatico

I Preti, e sic stanupàr ''Ciò e sintomatico!' E disser ben! Ma. . . . sintomo villano

Di Giustizia asservita al Vaticano! E villana risposta a me fu resa:

"Manca il consenso della Parte lesa!" Sì, mille volte villani e vigliacchi,

Del Vatican Cani Levrieri e Bracchi!

- y;

APPENDICE li.

ARTICOLI PEI QUALI FUI COXDAXXATO

Avvertenza. 1 Farisei, specie i Missionari dei Vescovi Bònomelli e Scalabrini. sempre timidi e incapaci a confutare le mie Conferenze (che sull'emancipazione religiosa dal giogo papista ho continuato ininterrottamente, e continuerò, anche dopo il mio ritorno in Italia, fra i nostri emigrati nei Cantoni Svizzeri e Stati Uniti di Ameri- ca), si dilettano solo a fare il vigliacco mestiere degli insinuatori, ripetendo rabbiosi agritaliani: ''Uh! non andate alle conferetize di un eretico condannato alia reclusione", senza dire il perchè, a querela di chi, e spacciando, come di solito, stereotipate calunnie nonché invitando dall'altare i fedeli a giurare sul Crocifisso di sciuartare Miraglia. come ha fatto testé il poco Reverendo Padre An- giò in Hazleton, Pennsylvania. Ecco perché credo ben fatto di offrire ai Lettori gli articoli ed i versi incriminati.

UX CASETTO CURIOSO E DOLOROSO!

Domenica 30 ottobre u. s. nella Chiesa di San Criorgio Piacentino l'Arciprete, Vicario Foraneo, teste sinodale etc... Camillo Chiappe- rini, accortosi che un'alunna di Catechismo aveva tra mano un li- bro, le richiese che libro fosse. Quella rispose: é una Bibbia che mi regalò una mia amica: allora inftiriato il Reverendo Chiapperini gliela chiappò, e da vero cleptomane intascandola disse: "ti proibi- sco di leggere tale libro". Era una copia del X'uovo Testamento del Martini di quelle distribuite all'Oratorio San Paolo. L'alunna è della Parrocchia di Podenzano. e solo per essere più vicina a San Giorgio frequenta la parrocchiale di questo villaggio.

Xon sarebbe stato il caso di denunciare il Chiapperini alla Be- nemerita? (Gerolamo Savonarola. 20 novembre 1898).

N.B. Condanna a 12 mesi di reclusione, ridotti a 6 per l'amni- stia generale deiril nov. 1900. Questi 6 mesi saranno prescritti in giugno 1910 epoca del mio libero ritorno in Italia.

9S

II.

INTOLLERANZA RELIGIOSA

AlVIlhmo Big, Fì'ocuratore del Re

{Idem alV Ilhmo Sig, Prefetto)

Piacenza.

10 sottoscritto Bonetti Luigi fu Giovanni, usando della mia libertà coscienza, ho celebrato innanzi al Reverendo Don Paolo Miraglia, Vescovo Eletto, il mio matrimonio religioso dopo il Civile con Gra- viani Antonia di Gioacchino, la quale pure spontaneamente volle in- nanzi al detto Don Miraglia ricevere la Benedizione nuziale nel- l'Oratorio San Paolo.

Intanto il Parroco di San Sisto Don Cesare Antonietti, per le note gelosie contro il sullodato Don Miraglia, ha mandato tre volte una persona ad importunarmi in mia casa, affinchè mi persuadessi a rinnorvare innanzi a lui il Rito religioso, supponendo nullo quello celebrato innanzi al Don Miraglia, a quale oggetto, per mezzo del- la stessa persona, mi sono stati offerti danari*,' con promessa anche di celebrare il matrimonio religioso in qualsiasi ora, anche nottur- na, per fare le cose segretamente.

11 detto Antonietti, saputa la mia negativa, e quella di mia mo- glie, (anche se ci dessero centomila lire), mi mandò a chiamare per- sonalmente; ma io mi negai; allora mandò a chiamare la mia pa- drona di casa, la quale pure si rifiutò di andarvi.

Tale agire di Don Antonietti, e del giornaletto dei preti La Voce Cattolica, ov'egli collabora, ed ove per ben due volte si motteggia del mio matrimonio, ha la conseguenza di provocare dispiaceri con- tro noi coniugi da parte dei fratelli di mia moglie gravemente indi- gnati contro di me, uno dei quali, a nome Luigi, ieri ha parlato in mia casa con arroganza per obbligarmi a rifare detto matrimonio innanzi al parroco di San Sisto; e mentre sto dettando il presen te (ore 20, 8 poni.) so clu' coH'altro l'rattHlo mi al tonde a casa pvv lo stesso oggetto.

Ciò premesso, ricorro ali S. S. 111. ma per tutti gli effetti di Leg- ge, dichiarando formalnuMilo, che lucila mia coscienza ed in (|uella di mia moglie il nostro «dovere religioso è stento valUìaniente e de gnamente adempito innanzi al Rev. Don Miraglia, a cai onore diehia-

99

riamo che egli aijprestò il s.]'> gratuito ministero sulla iDàtra spon- tanea richiesta, sotto l'espres^ja imprescindibile condìz'one .h pre- sentargli prima, come gli presentammo, l'attestato del nostro già seguito matrimonio innanzi all'Ufficiale dello Stato Civile.

La S. S. 111. ma saprà provvedere alla tutela della libertà di coscien- za e della pace dometstica di noi coniugi Bonetti-Graviani in confron- to dei mentovati Don Antonietti parroco di San Sisto, e di Luigi Graviani abitante in via Sant'Antonio N. IIL

Tanto spera nella indubitata giustizia della S. S. 111. ma Piacenza, 2 Decemhre 1898.

Segno f croce di Boìietti Luigi Ferretti Qdovanni, testiynonio Ghittoni Giovanni, idem. {Gerolamo Savonarola^ 4Dicembre, 1898.) N.B.— Dopo questa pubblicazione il Bonetti non fu più niole- * stato, ed io allora, ottenuto il fine, credei da buon cristiano di sug- gerirgli il ritiro della querela. Ma il cristianissimo Parroco, in- vece di ringraziare, querelò, senza dritto di prova il povero Bonetti, il quale fu condannato a 10 mesi di reclusione, ed io a 5 qual diret- tore responsabile del "Gerolamo Savonarola".

APPENDICE III.

LA QUESTIONE MIRAGLIANA*) IN RIMA MARTELLIANA

(N.B. A querela dell'Avvocato-Cireneo dei preti Giuseppe Calda, il Tribunale di Piacenza mi condannò a 300 fr. di multa, convertiti In 4 m. di carcere, in contumacia, dalla sempre generosa Corte di Parma, perchè POSSO (sic) ESSERE Autore di questa poesia. Ecco la giustizia italiana!.... quella che poi assolve gli assassini e l dilapidatori del pubblico danaro! ! . . . . Ma. ... si doveva rendere un servizio al Vaticano pel grande affare delle elezioni, e.... della

*) V. N. Straord. del nostro ^'Gerolamo Savonarola" Ginevra- Piacenza. 3. ed., settembre, 1804, pag. 13.

^ 100

soguata conciliazione!!.... (condanna estinta per la detta Amni- stia insieme ai cinque mesi, dei quali si parla nell'appendice II.)

P. V. MlRAGLIA

PREFAZIONE DELL'AUTORE

Se non toccai di Pindaro le pie eminenti cime, Protesto che non nacqui figliuolo delle rime:

Ma spesso ìten succedono casi così perversi

Che al più cretino ispirano di raccontarli in versi.

Appena l'imperterrito Figlio di Mongibello,

Nell'inclita Piacenza dei Gesuiti ostello, Fondò una Chiesa autonoma 1) al certo più cattolica,

Della Vaticanesca Basilica diabolica, Gli Arrabì)iati2) capirono che i novelli Piagnoni^)

La chiusura intimavano ai loro bottegoni4) Ove, nessun l'ignora tutto si compra e vende

Parrocchie e Vescovadi Beneficii e Prebende, Fili di Fra PacificoB) scongiuri e penitenze,

Polvi di Crocifisso 6), saiffragi ed indulgenze, Reliquie ed amuleti canti, campane e cera.

Sedie e posti distinti proprio una turpe fiera. E non è San Giuseppie che con ufficio vario,

Or fa da portalettere or da veterinario??) Ma il più lucroso cespite dei sacri baccanali

Sono, com'è notorio, le Messe e i Funerali. Quindi naturalissima la santa gelosia

Di tutta quella bassa ed alta Chierisia; La quale furibonda si agita e si scalda,

Correndo a precipizio dal leguleio Calda, ('ile, innanzi a quelle vipere già diventato un orso,

Scribacchia un ferocissimo terribile ricorso. Ma nello stesso tempo ridicolo ed ameno.

Del tenore seguente, così più meno:

- 10» -^

IL

Illustre Signor Sindatv egregi Consiglieri,

Assessori Magnifici Necrofori e Pompieri, Pietà di noi, che vittima di un funebre scompiglio,

Siamo /n mortis artìculo tutti in un gran periglio, E Vescovo e Canonici Curati e Prevostoni,

Preti, Beghine e Monache Gigiasse e Fratacchion\ Quel Siculo indomabile Don Diavolo Miraglia,

Che un per canzonarlo chiamammo Don MitragliaS) Insiem satirizzandolo col Metti Vincenzino

Cartesian Diavoletto 9) e furbo sopraffino, Oramai slam convinti, come ovunque si dice.

Ch'egli è per noi davvero una Mitragliatrice! 1 1 Mitraglia ogni sua predica che ritorce e arroventa.

Tutti ci schiaccia e stritola ci polverrizza e annienta ; Mitraglia il suo Periodico che dal Savonarola 10)

Si appella, e tutto ispirasi alla sua fiera scuola. In lui tutto è Mitraglia, ma più Mitragliatrici

Sono l'esequie pubbliche, le quali a noi infelici. Nei dritti più intangibili del nostro pio mestiere,

Rompono, come dicesi, le uova nel paniere. E qui, a scanso di equivoco, ci preme dichiarare

Che noi per pio mestiere, vogliam significare L'interesse dell'anime, la loro salvazione.

Per liberar le pecore da eterna dannazione, E non mai per tosarle, specie le più lanute.

Come van blaterando le bocche linguacciute; Che se abbiam la Tariffa di stola bianca e nera.

Doppia di Ufficio e Messa con gestatoria e cera. Ben si avverta che noi, non siamo gente anarchica,

E in tutto ci giustifica l'ubbidienza gerarchica Al sacrosanto Sinodo 11) del magno Scalabrini.

Cui ciechi ottemperiamo presbiteri e scaccini: E se producon scandalo le progressive tasse

Funerarie di terza seconda e prima classe, Ciascuna delle quali a riuscir più pie,

Van sempre suddivise in due categorie;

102

E se queste tariffe sono in stesse esose,

Rendendosi più inique con distinzioni odiose Contro quel Mementhomo che non distingue mai;

>S'ei polvere ed in polvere un ritornerai; Se insomma questo scandalo è realmente tale,

11 reato è nel testo Scalabro-siuiodale, E non in noi, che siamo meccanici esattori

Di una Tariffa; è chiaro, Spettabili Signori? Ma l'imbecille popolo che ignora la Sofistica

Sottile della nostra serafica Casistica, Scambia le simoniache 12) Leggi dei superiori

Con la santa ubbidienza dei docili Inferiori: E al confronto del Siculo astuto Satanasso,

Che serve tutti gratis già ci ha mandato a spasso. Ed oh! qual danno il pubblico canto del Miserere, 13)

Che prima e poi dal Pergamo spiega alle lunghe schiere Del corteo quel Lucifero e specie i due versetti,

Coi quali si sbugiardano i lucri maledetti Di un abusato culto vuoto tutto esteriore,

A scapito dell'altro pieno perchè interiore: Se tu volessif o Jeova esterni sacrifici

Potrei ben troppi offrirtene; 7na tu di noi infelici Non vuoi altro olocausto e solo ti è gradito

Il trihulato spirito cuor umile e contrito. 14) Coi quali due versicoli aperti a tutti gli occhi,

Non è mai più possibile che alcuno l'infinocchi! Dal che ne avvien che l'anime vanno tutte all'inferno

Infornate e arrostite tutte nel fuoco eterno E in mezzo ai pianti, ed urli delle Perpetue tenere

Tocca anche a noi un inferno tutto di nuovo genere. Ma lasciam le Perpetue e conchiudendo in breve:

E' nosLro il Purgatorio nostra qualunque Pieve, Il Paradiso è nostro nostra la Privativa

Di spedir col Diretto tutta la comitiva Dell'anime redente agli eterni riposi;

Quindi alla forca il Siculo se ancor si attenti ed osi Di rilevar cadaveri e lasciarci sconfitti

~ 103

Così radicalmente in tutti i nostri dritti. Illustre signor Sindaco Egregi Consiglieri,

Magnifici Assessori Necrofori e Pompieri, Questo il nostro ricorso che a voi raccomandiamo,

E con ogni fiducia di cuor ci protestiamo Di voi, egregi, magnifici lustrissimi Signori,

Devoti, fedelissimi perenni Servitori."

III.

Ma pria la Giunta, e poscia il Civico Consesso,

Turatesi le nari, buttarono nel cesso Quel putrido ricorso sebben certi preteschi,

Fra cui i noti Cattaneo Volpelandi e Tedeschi, Spropositando in dritto e delirando in fatto,

Tentassero al Miraglia dare uno scacco matto Era troppo evidente: "O sincero, o fanatico.

Protestante o cattolico eretico o scismatico, Miraglia è liberissimo! Ovunque anche in Piacenza

E' libero il Pensiero, il Culto, la Coscienza." Fu questo l'argomento solo, preciso e schietto,

Che infiascò tutti i Parroci nel solito Fiaschette. Purtuttavia la Chierica così bene infiascata.

Tentò pel minor male un'altra ritrovata. Insieme al Presidente ed al Conservatore 15)

Dell'Ospedale Civico ed ecco in qual tenore:

IV.

"Signori Colendissimi del Gotico Palazzo,

Eccoci a voi di nuovo pel funehre sollazzo Visto che al brutto Diavolo il dritto a far l'esequie

Doveste riconoscere per nostra eterna requie; Tuttavia: ritenuto che il Siculo diabolico

E' un ministro scismatico, non più prete cattolico, Va da che al medesimo si deve proibire

Di suffragar quei tali che mostran di morire Cattolici, apostolici, romani più di pria,

104

Quando un noi li assista nell'ultima agonia. Ed anche noi ai Prevosti diana braccio solidale

Conservatore e Preside 15) del Civico Ospedale, Perchè anche noi, cattolici più caldi e pecorai. .

Dei Parroci, ben preme che dagli eterni guai Si salvino le pecore che in questo nostro Ospizio,

Offrono al Creatore la vita in sacrifizio, Se li assista un barbifero e grasso Fratacchione

Con le analoghe Suore dal largo Cappellone. Chi muor così, presumesi rinunzii all'Oratorio,

E voglia che si celebri dai preti il suo mortorio. Almen questo accordateci dei nostri sacri dritti,

E grazie anticipate da noi qui sottoscritti."

V.

Allora il signor Sindaco la Giunta convocò,

La quale, a voti unanimi così deliberò: "I morti (che presumere?) non hanno mai parlato,

Noi il voler dei superstiti abbiam per fermo e rato; E s'essi (ecco la spiccia e più sicura via)

Yogliam Miraglia, dicono, noi allor: Miraglia sia*\ Così quest'altra istanza se ne andò rotolone,

E il solito Fiaschetto crebbe in un gran Fiascone; Ed il Miraglia, intrepido nel suo dritto acquisito,

Fra il generale plauso compie ogni sacro rito.

VI.

Ma, rimontata in bestia la nota calda mano.

Tira un feroco pugno sul tavolo ed ''Invano" Urla: "Invano, o bricconi del gran Palazzo Gotico,

Invano insistet<3 nel vostro agir dispotico; Ego 16) ed i miei clienti non cesseremo un'ora,

Un .sol momento, un attimo di gridar: Mora! morti; Quel Saraceno, il quale con soli due polmoni

Davver ci fa restare per sempre da minchioni". Blium! altro pugno, e il tavolo casca coi piedi in aria.

105

E qui la scena comica in tragica si varia; LfO scaffalin giuridico sul cranio si rovescia

Ed egli per salvarsi saltando con gran prescia. Si esquilibria, ed esegue un capitombol tale

Che fu per disporre il proprio funerale!

VII.

"I morti che parlano" è questo lil miserando

Terzo Ricorso-Calda (a) fìascabile e infiascando,

Che, appena riavutosi dalla mortai caduta,

Ha scribacchiato il cronico di Miraglite acuta.

Ma sì! dell'eloquenza coi più copiosi rivi

Parlino i Morti intanto ce la ridiam noi Vivi.

ANNOTAZIONI

1) L'Oratorio San Paolo di Piacenza, Chiesa Italo-internazionale, fondata nel 1896 dal Rev. Don Paolo Miraglia-Gullotti, da Ucria (Si- cilia), insieme al Popolo, che lo elesse Vescovo, allo scopo di promuo- vere in grembo alla stessa Chiesa cattolica la completa emancipa- zione dalla Curia Romana.

2-3) Piagnoni per disprezzo venivano chiamati i seguaci del Savo- narola dai suoi nemici, i quali, perchè davvero furibondi, furono det- ti gli Arrabbiati. Di fronte ai moderni Arrabbiati sarebbero novelli Piagnoni i Miragliani, sebbene questi non piagnono mai, per la sem- plicissima ragione che ridono sempre, sicuri del fatto proprio, e me- mori del biblico: Servite Domino in laetitia, malgrado le continue rabbiose ingiurie al loro indirizzo.

4) Che la Casa di orazione sia stata tramutata ab antiquo in una spelonca di ladroni^ lo proclamò il Cristo a suon di frusta sulle spal- le dei Mercanti del Tempio; e il Profeta Dottore e Martire Gerola-

a) A Ispirazion del solito Calduccio don Pippino Va nelle idee medesime Don Cairo Ettorìno. 17)

Cose nuove abbiam visto da un lustro, e ne vedremo Anche delle novissime che poi registreremo

Locamo, Agosto 1899.

106

mo Savonarola, mezzo secolo prima di Fra Martino Lutero, cristia- nawente ripeteva dal Pergamo:

"....e l'altare è fatto bottega del clero.... Patti in qua, ribalda "Chiesa; io ti avevo dato, dice il Signore, le belle vestìmenta, e tu "ne hai fatto idolo. I vasi desti alla superbia; i sacramenti alla si- emonia; nella lussuria sei fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio "che bestia, tu sei un mostro abbominevole. Una volta ti vergognavi "dei tuoi peccati, ma ora non più. Tu hai fatto un luogo pubblico, e "hai edificato un postribolo per tutto. Che fa la meretrice? Ella siede "in sulla sedia di Salomone, e provoca ognuno: chi ha denari passa, "e fa quel che vuole, chi cerca il bene è scacciato via. O Signore, Si- "gnore non vogliono che si faccia il bene. E così, o meretrice Chie- "sa, tu hai fatto vedere la tua bruttezza a tutto il mondo, e il tuo "fetore è salito al cielo. Tu hai moltiplicato le tue fornicazioni in "Italia, in Francia, in Ispagna, per tutto. Ecco che io stenderò le "mìe mani, dice il Signore, io ne vengo a te, ribalda scellerata, la "mia spada sarà sopra i tuoi figli, sopra il tuo, postribolo, sopra le "tue meretrici, sopra i tuoi palazzi, e sarà conosciuta la mia giusti- "zia. Il cielo, la terra, gli angeli, i buoni, i cattivi ti accuseranno, e "non vi sarà persona per te: io ti darò in mano di chi ti odia. . . . O "Preti, 0 Frati, voi col malo esempio, avete messo questo popolo nel "sepolcro delle cerimonie. Io vi dico che bisogna rompere questo se- "polcro, perchè Cristo vuole risuscitare la sua chiesa in ispirito." "(Predica XXII sopra Ezechiele).

5-6-7) In Piacenza vi è una chiesa, ove si vende il così detto Filo di Fra Pacifico, il quale si fa inghiottire in pillola alle partorienti; un'altra, ove, previo pagamento di un francobollo di cent. 25 (trat- tandosi di servizio postale all'estero....) vi è un S. Giuseppe, nella cui mano sinistra si pone una lettera, alla quale, dopo qualche gior- no, con la Valigia delle Indie paradisiache, giunge dal cielo la ri- sposta casellata nella mano destra. Inoltre: l'olio della lampada, ac- cesa innanzi allo stesso S. Giuseppe, si distribuisce come farmaco miracoloso; e così il povero S. Giuseppe da Fattorino postale vien promosso a Medico veterinario!

Le superstizioni di Piacenza trovano riscontro in tutta Italia, étì ovunque domina lo spirito anti-evangelico della Curia romana.

8) Coll'indirizzo a Don Mitraglila nel maggio 1895 venivano spedì-

107

te le vigliacche lettere anonime, i cui autori vigliacchissimi erano precisamente preti, come risulta dalla sentenza del Tribunale e dal la deposizione giurata in pubblica udienza dallo stesso Vicario Ge- nerale Mons. Giovanbattista Vinati.

9) Il Diavoletto, che fanno vedere i saltimbanchi nella bottiglia.

10) Il periodico Oerolomo Bavonarola, che già conta il suo V ani?o di vita, ed è tanto apprezzato in Italia e all'estero.

11) V. nel secondo Sinodo dell'attuale Vescovo Scalabrini la Tarif- fa a specchietti, ripubblicata nel n. 13 del Gerolamo Savonarola^ l.o aprile 1899, in contravvenzione alla Tassa Innocenziana, ristampata nello stesso periodico, Supplemento al n. 1 del 1899.

12) V. Nota 4 e IL*

13-14) Nei cortei miraglianiy i fedeli dell'Oratorio San Paolo, sem- pre numerosi e ordinatissimi a due a due, cantano per le pubbliche vie il Miserere, del quale già ne comprendono tutto lo spirito per le apposite prediche del loro Vescovo-Parroco Miraglia, che spiega sem- pre minutamente tutta la liturgia per purificare il culto cattolico- romano da tutte le superstizoni.

I due versicoli, qui ricordati, e che contengono la vera filosofia del- la nostra salvazione, suonano così nel testo latino del Miserere: Quo- niam si voluisses sacriflcium, dedissem utiqiie; ìiolocaustis non dele- ctaheris,

. . . .Sacrifìcium Deo spiritus contritulatus, cor contritum, et humi- ìiatum, Deus, non despicies,

15) Presidente avv. Enrico Pecorara, e Conservatore avv. Giuseppe Calda. : | ^

16) Così firma i suoi articoli necrologo-giuridici l'avv. piacentino Giuseppe Calda, il quale non espone mai il proprio nome, perchè, si capisce, non è mai sicuro delle sue Jusnecrologie.

17) Presidente dell'Ospizio Vittorio Emanuele II.

108

APPENDICE IV.

AlVAvv. Don Giuseppe Galclay splfferantesi Paladino dei processi antimiragliani.

Eccomi a voi, mio caro e dolce Don Pippiuo,

Ecco per voi quest'altro - - mio breve bigliettino: E 11011 vi faccia specie se scritto in poesia:

Lo fo tanto per mettervi un po' più di allegria. Voi siete gentilissimo e a tanta gentilezza

Non mancherete aggiungere un po' di garbatezza In dar qualche riscontro - (secondo il galateo,

Comune a prete e a laico usciere e legulèo) Alle mie tante lettere senz'essere ritroso,

Se no, vi tasseranno di poco coraggioso; Molto più che oramai nella pretina Voce

Spifferaste ier l'altro con calamo veloce, (Perciò senza riflettere!..) come qualmente voi,

Cattolico, apostolico romano, d'ora in poi, Cucinerete in uno il cuore e le cervella.

Polmoni, milza e fegato entragnis e budella, Naso, lingua, ventricolo ed ambo piedi e mani

Ad uso del processi detti antimiragliani. Coraggio, Don Pippino! coraggio, affé! Siccome

Ormai slanciaste al pubblico il vostro proprio nome. Dopo tanto nascondervi con inqualificabile,

Paura dietro a un ''Piccolo'' Gerente irresponsabile. Coraggio, coraggio, mio caro, e non temete.

Vi corre tutto l'obbligo coraggio e rispondete. Intanto Iddio vi scansi dall'ultima caduta

Perchè a nessun perdona la MIRAGLITE ACUTA! Addio, mio bello, addio Ognor io penso a te.

Rispondimi. . . . rispondimi

Non ti scordar di me!

PAOLO. NB. V. Gerolamo Savonarola, N. 2G, 30 luglio 1899. Anche questa

109

poesia fu querelata dal Calda insieme alla precedente. Appena allon- tanatomi dall'Italia, il Vescovo e il pretume piacentino conferirono, clandestinamente in Episcopio, al Calda una medaglia d'oro. Di tal medngliaviento clandestino ne parlò solo la defunta Voce Cattolica, i giornali laici, anche quelli favorevoli al medagliato, si vergogna- rono di parlarne, e, tacendo profondamente, ne confermarono la clandestinità. Mài .... a che la medaglia, quando la vittoria non è ancora ottenuta? La prova di fuoco dei miei dieci anni di durissi- mo esilio, nei quali tuttavia ho continuato assiduo, anzi con più coscienza e più energia, la mia propaganda in mezzo agli emigrati italiani (e quindi sempre in Italia!), il mio prossimo ritorno al- la niente ancora distrutta Opera di Piacenza, e il mio successivo crescita eundOy sino alla morte, ecc. ecc., tutto ciò farà riconoscere al medagìiato immaturo che la toga è sempre rispettabile in qualun- que causa, anche a difesa dei più grandi delinquenti, senza però ec- cedere ciecamente e partigianamente a queir ultra cifraque. dove ne- Quit consistere virtus. A rivederci! L'Etna fumiga. . . . segno che non è spenta ancora! . .

APPENDICE V.

A portare, fra i tanti, un solo esempio di quale o:Lo diabolico sia- no capaci i Papisti contro di me, ecco un ultimo articolo cronaca recente. Il Prete - .Tacco squartatore risponde al nome di Padre Anigiò.

HAZLETOX, PA. Durante questa settimana abbiamo avuto l'o- nore ed il piacere di avere fra noi il Vescovo Miraglia. Le sue con- ferenze ebbero un grande ed insperato successo dovuto in gran par- te all'attiva e gratuita reclame fattaci dai preti. La nostra Chiesa fu tutte le sere piena zeppa di im uditorio attento ed interessato, il quale applaudì l'oratore, con grande entusiasmo. La predicazione del Miraglia, prettamente Evangelica, accompagnata dai frutti del suo lungo studio e dal fuoco della sua eloquenza ha fatto a noi molto bene; e porterà per certo molto frutto.

110

Logica e stringente la sua distinzione fra religione e chiesa, la prima essenziale, la seconda no. Interessante la sua definizione del vero Cattolicismo: "io, diceva, sono cattolico perchè non sono mai venuto meno al mio voto battesimale, credo tutto il credo apostoli- co, il quale è la base fondamentale del vero cattolicismo, vado a predicare nelle chiese protestanti, perchè tutti credono nel medesi- mo credo.

Denunziò, con sdegno le falsificazioni del papismo, le quali egli provò con documenti, e sfidò tutti i preti a confutargliele. Dimostrò felicemente le falsificazioni introdotte nella messa; e ci edificò, con una splendida spiegazione della S. Cena.

Il primato del papa fu maneggiato dal Miraglia in un modo nuovo e chiaro servendosi delle testimonianze di papa Gregorio Magno, S. Agostino, S. Cipriano, ecc.

La sua conferenza "scienza e religione" è un vero capolavoro, con la quale stigmatizzò e con successo gli estremisti Atei e papisti di- mostrando che la scienza e la religione possano andare a braccetto in perfetta armonia.

Miraglia concluse Domenica con due edificanti sermoni lasciando fra noi un caro ricordo della sua persona e della sua predicazione?.

A raccontare quel che han fatto e detto i preti in questi giorni, ci sarebbe da ridere per un pezzo.

Abbiamo qui un grasso e grosso prete il quale ne ha fatto e detto di ogni colore, e non sapendo a qual santo votarsi, ha creduto di trovare la salvezza della sua baracca, in un mingherlino irlandese il quale (guarda il caso) si chiama Rane. Questi ha fatto un paio d'i latrati semi-idrofobi. Il nostro panciuto discepolo di Loiola Do menica scorsa fu protagonista di due scene tragi-comiche. Arringa tutti i ragazzi cattolici e li esorta (in nome di Dio) di prendere a sassate il Miraglia, di gettargli addosso l'acqua bollente, eco. ecc.. e con tutto questo vi è qualcuno che non coniprcMule il i)erchò del- la prevalente delinquenza nei nostri fanciulli italiani.

Più tardi, cioè alla messa grande, parlò ai grandi, facendoli gin raic sul ci-ocifisso di, "squartare Miraglia." parole testuali e di annientare tutti i protestanti ecc. ecc.

Pagliaccio! e non vedi che gl'Italiani ti ridono e che sanno dove sta di casa Timpoatore, te l'hanno dimostrato, lol corrtMt». la

Ili

stessa sera, a sentire Miraglia. Or devi sapere che la tua bava ci fa pietà, le tue calunnie ci fanno bene e che il tuo carattere lo di- sprezz'iamo col disprezzo che Cristo ebbe per i farisei dei suoi giorni.

Pastore Giuseppe Brunn .(V. L'ARALDO, Periodico Sèttimaiuile, Brookiyn - New York, Ja nuary 20, 1910, pag. 5.)

APPENDICE VI.

TABSÀ INNOCENZIANA

E" incredibile la Bottega papista, specie nelle Parrocchie italo-a- mericane. — Si comincia dal far pagare a ciascuno 50 centesimi di entrata per potere ascoltare la Messa.

Predicando a Newark mi fu assicurato che un cattolico-romano, . licenziato dall'Ospedale, si era creduto nel dovere, prima di andare a casa, di recarsi alla chiesa per ringraziare Iddio dell'ottenuta gua- rigione. — Aveva in saccoccia soli 35 centesimi. Ma il prete lo respinse inesorabilmente sol perchè gli mancavano i 15 centesimi a compire la santa ed inviolabile Tassa!

A Boston, se non mi fossi prestato io gratuitamente (com'è legge precisa del Vangelo e dei Canoni) alla celebrazione del matri- monio di un'emigrante, cui perciò appunto, da cinque giorni, non era permesso lo sbarco, quell'infelice sarebbe stata tradotta nuova mente in Italia, perchè il prete papista pretendeva anticipatamente 150 franchi, malgrado l'assoluta povertà degli sposi.

Come tutti i Sacramenti, anche la Confessione bisogna anticipata- mente pagarsi. Il che vuol dire che neppure il pentimento del peccatore potrà giungere al Trono della divina Misericordia senza la Bolletta di Dazio-Consumo dell'appaltante Confessore!

Nei funerali poi.... oltre le centinaia e centinaia di franchi per Messa, Canto, ecc. basta dire che il niente reverendo BECCAMORTO rifiuta inesorabilmente le poche gocce rituali di acqua benedetta al cadavere giunto al Cimitero, se prima non gli si diano a BECCARE cinquanta franchi precisi, ne un centesimo di più, \\n rentesimo di meno!

- IIU -

A tale proposito togliamo la seguente corrispondenza dal Periodi- co evangelico "L'Araldo" Brooklyn, N. Y. January, 27, pag. 6.

***

Caro Araldo.

Permettami che io prenda un po' del tuo spazio prezioso, ma è ne- cessario mettere un po' le cose a posto quando si ha da fare con gen- te la quale tratta tutte le sue cose con malafede.

Come tu sai per la mia precedente corrispondenza, la venuta qui di Paolo Miraglia porvocò da parte dei preti la solita gazzarra e le solite accuse, ormai stereotipate. Come Pastore di questa Chiesa, credetti opportuno di mettere i punti sugli i e scrissi una lettera al giornale ''Standard" nella quale esposi quali erano state le condanne del Miraglia e quali le cause, una delle quali un articolo, del Mira- glia, ritenuto diffamatorio, sulla tariffa dei funerali.

Il giorno appresso apparve una risposta del prete irlandese Kane nella quale dice di sconoscere che i funerali si facciano pagare a ca- ro prezzo nella Chiesa Cattolica ed aggiunge che tutti i ministri E- vangelic'i di Hazileton si fanno pagare quando sono chamati ad un funerale.

Non ho voluto e non voglio rispondere al Reverendo Kane per- chè non vale la pena di prenderlo S'ul serio. Se volessi, potrei sciorinargli sotto il muso centinaia di casi nei quali ì preti hanno fatto mercato del loro mimisterio per i funerali, ma credo sia meglio rendere pubblica lj\ lettera che una Signora Americana ha scritto al Reverendo Kane e che mi è stata dalla medesima Signora Americana rimessa .

*#*

To the Rev. D. J. Kane. ^

Hazleton, Pa. Dear Sir:

To an uniprejudiced and unbiased observer. il would seem probn ble that your knowledge of Bishop Miraglia is as accurate and au thoritative as your knowledge^ of the custoni of Miuisters in this ci- ty in regard to cornpensation for servict^s rcn'lcrml at funerals. W'v mlt me to set you righi in regarcì to the lai ter at Icast. so that in fu tnre you wijl not sign youi- nanic under m staicnnMit so nifrrl\ wi'ong and axhibitng snch crnss ie:ìì()i'nn("c of tìio snlìject.

li:;

When my brother George was buried some years ago. Rev. Wa- gner was asked to assist at the services and was shocked when my tfaher offered hmi money. Since that time we have had two fune rais in the famìly that of my sister and my mother. at which both Rev. Toennes and Dr. Wagner offìciated and neither expected nor received any compensa tion whatever.

I think I am right when I say that this is the custom of the Pro- testant ministers bere, but I give the instan^jes above from my own knowledge and ir is only from one's own knowledge that any of us can make positive statements. Might it not be possible that you are as far astray on other matters ecclesiastical?

In contrast to this I am reminded of the experience of a washer woman employed by my sister for many years. Her husband had been sick with cancer for a long tìme and she had been able to keep her family together. her children at the parocchial school and to pay the doctor bills by the very hardest kind of work.

When her husband died. she found that over and above under- tarker's expenses, she had a pitifully small sum of money left and OH asking Father Forve what the cost of a ]\Iass would be he na- med a sum that completely swallowed her little savings. **Why Fa- ther" she said "I can't pay that. It would take ali I have". *'Then there will be no Mass". She paid it. This 'instance, you will notice. is taken from my own personal knowledge. I could name many other s from hearsay

My idea in writtiug this is simply. as I said above to said you right in the matter. I would suggest more than a casual acquaitan- ce with '*Reverends Shipley, Wagner, Toennes, Fasick. Stofflet et al". It might enlighten you on mudi that would be to your adv- antage.

The letter appearing in the STANDARD over your signature this morning is undignified and unworthy of a man in your position. You have weakened your case.

Truly yours

signed Anna M. Wetterau.

E dopo questa lettera spero che il prete Kane sia rimasto conten

Ringraziandoti cordialmente per l'ospitalità, con affetto ti saluto.

Tuo Giuseppe Brunn.

114

Ciò premesso, credo mio stretto dovere di far conoscere a tutti i cattolici romani di qualunque lingua, e specie ai nostri poveri emi- grati italiani, il testo originale della "Tassa Innocenziana". detta così perchè pubblicata per ordine del papa Innocenzo XI addì 8 otto- bre 1678.

Fu redatta in lingua italiana con obbligo espresso di trasmetter- si a tutt'i Vescovi, i quali avrehbcro dovuto e clovreh'bero sin oggi tenerla affissa in luogo visiMle a tutti (in loco omnilìus patenti).

Ho detto ''sinoggiy' perchè questa Tassa iion è stata mai abrogata, ed è in pienissimo vigore. E chiunque dei fedeli è nel diritto di pre- tendere che sia affissa in tutte le parrocchie, ed in luogo visibile a tutti. èi^

Inoltre: "Taxa Innocentiana servanda est in omnibus Curiis,'''e' tiam extra Italiau," cioè, questa Tassa è valevole anche fuori d'I tal'Ia.

Tutte le tasse diocesane, sancite dopo la Tassa Innocenziana, sono dichiarate radicalmente nulle. Qualunque nuova tassa non potrà mai aver valore alcuno, se in contraddizione alla Tassa Innocenziana, e se prima non sia stata esaminata ed approvata dalia Sacra Congre- gazione del Concilio. (Vedi più ampiamente e minutamente il fa- moso Canonista Lucio Ferraris, Biblioteca Canonica, etc, alla voce Taxa).

Le tasse attuali sono tutte abusive, e costituiscono un latrocinio, anzi una vera rapina. Nessuno è oibbligato a pagarle. I preti papis^ti, se veramente servi, come Gesù Cristo, e non padroni e scroc- coni dell'ovile, debbono vivere esclusivamente delle ohlazioni spon- tanee dei fedeli, fatte extra administrationem sacramentoriim, cioè fuori l'amministrazione dei Sacramenti; perchè nell'afro delV ammi- nistrazione non possono non solo chiedere, ma neppure ricevere (|ualunf|ue s'iasi offerta che. anche spontaneamente, lor si volesse fare.

Dopo di che, ecco gli squarci più importanti della Tassa, Jnììo- cenziann, così perfidauKMite trasgredita e conculcata dai Farisei, che poi hanno la sfacciataggine e l'impudenza di protestarsi uhhidìentis- simi a tutte le prescrizioni dei loro Sommi Pontefici!

115

PAPA INNOCENZO XI.

deputò una speciah' Congregazione per:

**dar fuori le dichiarazioni, che, in più tempi e diverse occasioni, si (Son fatte dalle Sacre Congregazioni del Concilio e dei Vescovi nel- le materie ecclesiastiche, ovvero meramente spirituali, acciò in tal modo sappia ciascuno quei che sia ILLECITO, e si tolga ogni SCU- SA, 0 PRETESTO d'ignoranza o di consuetudine, dovendo in fatte materie l'osservanza essere DA PER TUTTO UNIFORME per la generalità dei Canoni e Concilii, e particolarmente del Tridentino, in modo che deve dirsi REPROBA ED ILLECITA OGNI CONTRA- RIA CONSUETUDINE E TASSA DIVERSA IN QUALUNQUE MO- DO per l'addietro fatta, conforme dalla medesima Congregazione si è ►stabilito, in modo che le seguenti dichiarazioni debbono OSSER^ VARSI DA PER TUTTO, SENZA ECCETTUAZIONE ALCUNA, sot to le pene contenute nei Sacri Canonù e Concilii, ed 'altre ad arbitrio del Sommo Pontefice che sarà prò tempore, e nascendo qualche dub- bio in contrario, se ne debba consultare la suddetta Sacra Congrega- zione del Concilio, e non altrimente".

ORDINI SACRI

"Nella materia delli Ordini Sagri, e Minori, e prima Tonsura, così per le Collaaioni, come per la facoltà di esercitarli in qualunque luo- go, e qualunque tempo, si stabilisce ia regola generale, da non rice- vere altra eccettuazione, che quella si dirà d'i sotto, e che il Ve- scovo, o altro Prelato, il suo Vicario Generale, o Foraneo, Can- celliero, ed altro Offizilale qualsivoglia, Parenti, e Famigliari, o Servitori possano esàgere, e ricevere emolumento, e cosa alcuna sor- to qualsivoglia colore, o pretesto di atti per la giustificazione dei requisiti, ovvero di Tovaglia, Forbici, Pettine, ed altro, sotto il titolo di regalo, o di mancia ANCHE SE SPONTANEAMENTE SI OFFERISSE E DESSE, eccetto che l'ordinante possa ricevere l'o- blazione della Candela, secondo dispone il Pontificale a libero arbitrào deirOrdinario circa la qualità e peso. Ed il Cancelliero, secondo la diaposizione del Sagro Concilio di Trento per le lettere testimoniali

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della coiiazioue dell'Ordine già dato, ovvero per le lettere dimisso- riali per la collazione da farsi per un altro Vescovo, possa ricevere solamente la decùma parte di uno scudo di moneta Romana, cioè un giulio (uguale a L. 0,56 centesimi italiani), ovvero l'equivalente nel- la moneta del Paese, E NON PIÙ', da persone, le quali abbiano l'uso del danaro non già da quei Religiosi, i quali non ne hanno l'uso, co- me sono i Oappuccrini ed i MinoriOsservanti."

II. SPONSALI E MATRIMONIO.

**Nelle cause e materie, che riguardano il Matrimonio, ed i Spon- sali, così per l'esecuzione delle Dispense Apostoliche Matrimoniali, come per la giustificazione delio Stato libero, o che non vi sia cano- nico impedimento, ed anche per la DLspensa delle pubblicazioni, o per la licenza di potersi contrarre in casa, o in altro luogo, o tempo insolito, 0 proibito, o che si possa contrarre in presenza di altri, che del Parroco, ed ogni altro atto, che occorresse fare, il Vescovo, o il suo Vicario, ed ogni altro Officiale, o Ministro, o Famigliare, NON PO'SSA sotto qualsiasi pretesto, o colore anche di mancia, e DI VO- LONTARIO DONATIVO, esigere e rilcevere emolumento alcuno, in danaro, in altre cose, ma solamente il Cancelliero possa esi gere la mercede proporzionata alla fatica della scrittura, cioè nel l'esecuzione delle dispense giuM tre (uguali a L. 1,68 centesimi ita- lianiq, e per i testimoni sopra lo stato Mbero, o che non vi sia impe dimento,un giulio per testimonio (uguale a L.0,56 centesimi italiani), purché in tutto non si ecceda uno Scudo di moneta Romana, cioè dieci glulii (ugualil a L. 5,60 centesimi italiani), ovvero il loro equi- valente nella moneta del Paese. Non comprendendosi le cause con- tenziose tra i coniugi sopra la validità del Matrimonio, ovvero sopra la separazione del Foro, stimandosi questa causa giudiziale PRO PANA, nella quale su osserverà la Tassa di ciascun Triuunale, finche si provveda", (Qui colgo roccasione per far osL-ervar<^ che Papa Inno cenzo XI, chiamando profane, cioè laiche, le cause matrimoniali. itMi de omaggio alla tesi, sostenuta anche così strenuamente dai l'elebri oaaianisti Soto e Sauchez, sul supremo e legittimo diritto dello Stato laico a lej^iferare e giudicare sul Matrimonio. N. d. A.)

117

III.

AMMINISTRAZIONE DEI SACRAMENTI. BENEDIZIONE DELLE DONNE INFANTATE.

Parimenti per una regola generale DA NON SOGGIACER a limi- tazione alcuna, il Vescovo, o altro Prelato, suo Vicario Generale, o particolare, Cancelliero, e qualunque altro Officiale, Ministro e Fa- migliare, anche sotto norme di mancia, o VOLONTARIO DONATI- VO, NON POTRÀ' esigere e ricevere emolumento alcuno, così in da- naro, come in qualunque altm cosa, in tutto quello che riguarda l'am- ministrazione dei Sagramenti, del Battesimo, della Cresima, della Pe- nitenza, dell'Eucairistia, dell'Estrema Unzione, anche per l'esame ed approvazione, o licenza di amministrarli. Anzi s'incarica a-i Vescoy'., e Prelati, e loro Vicarii, ed Officiali, che non lo permettano ai Cura- ti, e ai Confessori, ed altri Min'istri e particolarmente nel prendere il piatto, 0 altro Vaso, nel quale sia riposto di Vaso dell'Olio Santo per l'Estrema Unzione, o del Crisma nel Battesimo, ovvero Tovaglie, faz- zoletti ed altre cose, dichiarandosi tutto ciò ILLECITO. Come anche a oion chiedere, esigere cosa alcuna per la benedizione delle Don- ne infantate, quando, dopo il parto, secondo il Rito ecclesiastico per la prima volta entrano in Chiesa.

IV.

FUNERALI E SEPOLTURA.

Come anche in modo alcuno NON SI POSSANO IMPEDIRE, O RITARDARE la sepoltura e l'esequie, o funerali ai defunti, COSI' CITTADINI, COME FORESTIERI, per il pagamento di quegli emo- lumenti che dal Vescovo, o Capitolo, o dal Curato, e qualunque altro per la consuetudine del paese SI PRETENDANO; ma parimente rimangono illese le azioni giuridiche nei beni, sopra i quali si do- vranno esercitare, SENZA CHE IN MODO ALCUNO SI FACCIA RAPPRESAGLIA AL CADAVERE OVVERO CHE SI DIANO MOLE- STIE PERSONALI A FIGLI, MOGLIE E PARENTI. E ancora NON SI POSSA ESIGERE cosa alcuna per la licenza di trasportare i Ca- daveri, ovvero seppeliiTli più in un luogo che nell'altro."

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ANNOTAZIONI

Pag. 6.a Lin. 27.

V. Life of Cardinal Manning, Archibishop of Westminster, by Edmund Sheridan Purcell, member of the Roman Accade- my of Letters, in two Volumes, London, 1896.

Il Manning era Arcidiacono di Westminster, nella Chiesa Anglicana. Poscia si sconverti, e fu subito fatto Cardinale. La- sciò scritta la sua vita (Life) nei due Diarii, redatti da lui c^n tutta sincerità: uno pr>ima, Taltro dopo la sconversione al Ro- manesimo. Il Purcell, suo intimo amico, nonché cattolico- romano, pubblicò testoialmente, e con pari sincerità niente co- mune nei pa^pisti, i due Diarii, legatigli dal defunto Cardinale. Apriti cielo! I Farisei, così battuti da un loro autentico Cardi- nale, soppressero, comprandole, tutte le cQpie della l.a edizione, gennaio 1896. Comprarono pure, per non farla circolare, tutta la 2. a edizione del febbraio successivo, malgrado il Purcell a- vesse espunto il brano più compromettente pei Gesuiti. Io potei fortunatamente capitare, al 1901, in Londra una copia, pure rarissima, della 2.a edizione. A pag. 790-791 del Voi. IL si legge che sono IX gii ostacoli all'incremento del cattolieismo- romano, cioè:

1.0 Clero, colto, civile.

2.0 Predica ^uiperficìale.

3.0 Reazione contro la Santa Scrittura.

4/0 (percezione, consapevolezza -della vita spirituale d'Inghilterra (e cosi degli altri paesi protestanti. N. d. Au.ì

5.0 Sacramentalismo oggettivo e meccanico.

6.0 Offìcialismo non soggettivo.

7.0 Controverisia senza carità.

8.0 Dominoes (Giuoco del Domino.

9.0 La Società dei Gesuiti.

Dopo tali nove veri hottonì eli fuoco sulla piaga cane renosa del Papismo, il Manning stigmatizza in superba ignoranza dei Papisti, quando asseriscono che fuori la chiesa papale non vi può esisere salute, e conchiude dicendo: "Credere i non catto- lici inglesi come perduti bisogna avere poca fede e meno carità verso il proissimo non cattolico". Fa pure notare come i cai tolici-romani conservino in huona parte (sic) l'antico odio con tro i Protestanti, ciò che non capiscono, o non vogliono capire

alcuni Protestanti "r7//'ar'(/7/a di vialva''. Ma lo capiranno

nel giorno non lontano della tremenda reazione, che sta provo- cando l'invadente intrigo reglioso-politico-commerclale doll'in- tollerante "Setta papista". Per "Setta papista" non intendo i buoni e cari fratelli cattoli'ci romani della classo popolare, ancora lasciati studiatamente nell'ignoranza. nonch<> afruttati

li:»

dagli alti papaveri del Potere e della Ricchezza, ai quali sono fidi alleati, così il gran Mafioso del Vaticano, come d Mafiosetti degli Episcopii e delle Sacrestie. E' proprio questa sacrosanta Mafia, che io voglio significare con dire ''Setta Papista".

E come la pensava il Manning. cattolicoromano. così la pensa il dotto, e ipio Padre Bartoli, sino a ieri Gesuita e Redat- tore riputatissimo della gesuitica ''Civiltà Cattolica", così le più eminenti e sincerr intelligenze del Cattolicismo Romano. I Carciofi- militanti e chiassosi del Papismo provano precisa- mente che la Chiesa Romana non è più Chiesa per praticare sinceramente la Religione, ma una semplice Curia Mondana, ossia un semplice Partito politico, sostenuto anche da.... Re, Imperatori e Consoli.... protestanti!!! Pag. 8. Lin. 8-9-11.

Dante Inferno, C. II. v. 58-60.

Vlrg. Bue. IV, V. I.

Pag. 13., V. 16-27.

La "Legge di Credere" è l'insegnamento dommatico. com- pendiato nei 3 Simboli: l'Apostolico, il Niceno, il Costantinopoli- tano.

La "Legge di Pregare" è la Liturgia, contenuta nei Libri liturgici: Rituale Romano, Messale R., Pontificale R. ecc.

Dalla "Legge di Prepare'' si arguisce quella di "Credere", perchè nelle pubbliche funzioni religiose, oltre la Preghiera, si fa da tutta la Chiesa (Assemblea dei fedeli) una solenne pro- fessione di Fede, cioè di Credenza.

Or. anche dopo falsato il Domma. cioè la "Legge di Credere" nel Credo Tridentino-Vaticano (1564-1870). specie con le due Eresie della Supremazia e dell'Infallibilità del Presbitero di Roma, detto abusivamente "/7 Papa" (mentre non è se non ''un Papa'\ cioè ''uno dei Papi", come con voce greca si chia- mavano, e si chiamano ancora in Grecia e in Russia tutti i Prfisb-teri), anche dopo «tanta falsificazione, 'gli istessi Fal- sarli non sono arrivati all'improntitudine alterare il Dom- ma primitivo dei Libri Rituali. Infatti nel Rituale recitia- mo ancora il solo Credo Apostolico, anteriore al Niceno (an. 325). e nel Messale cantiamo tuttavia solamente il Niceno, pa- rafrasato nel Costantinopolitano Can. 381), cioè il Niceno-Co- stantinopolitano. il quale, a sua volta, è parafrasi dell'Apoisto- lìco.

Nel Pontificale, oltre l'Anostolico -ed il Niceno-Costantino- nol'tano. troviamo sì. sotto Forma di Giuramento, il falso Cre- do-Vaticano: ma (cosa sbalorditoria! ) nel solenne Rito della Consacrazione non si fa recitare a nessuno dei consacrandi, i quali, compreso il Presbitero o Vescovo, non recitano che l'A- nostolico 0 il Niceno-Costantinopolitano. -r Invece, quando un Vescovo, un Parroco, un Canonico, ecc.. debbono prendere il possesso materiale della materiale paanoffa, cioè del Beneficio, allora sono obbligati di emettere ouella Formula di Giuramen- to, cioè del Credo falsificato, o Credo della Pagnotta,

Ma. p bene ripeterlo -nono r^o-.^^ ^"— ioni religiose, comprese

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le Consacrazioni, quel falso Credo non è intruso ancora. Il che prova che non è necessario alla vera Religione ed alla vera Cattolicità di tutti i Fedeli. Perchè, se fosse necessario, è chiaro che tutti i Fedeli, sia nella Messa, isia nel dare o ricevere qua- lunque Sagramento, tutti dovrebbero giurare di credere nelle superfetazioni di quel falso Credo, fra le quali primissime ìa Supremazia ed Infallibilàtà di Colui, il quale non è altro, tranne che '11 semplice Primo Presbitero fra i Presbiteri della Città di Roma, Oissia il semplicissimo Parroco-Cardinale-Curato-Abbate- Prevosto, ecc., non del Vaticano (si noti!), ma limitatamente ed esclusivamente della Parrocchia di San Giovanni in Latera- no! Che miracolosa darwinistica trasformazione da semplice Presbitero a Vescovo universale ed infallibile!... cioè dal Conci- lio veramente Apoistolico di G-erusalemme al Concilio precisa- mente Diabolico del Vaticano!

E' da notarsi altresì:

1.0 Che anticamente nel Credo Apostolico non si diceva "di- scese ai luoghi inferiori^', o, "all'inferno", traducendo erronea- mente il poscia aggiunto "descendit ad inferos" ; la quale ag- giunzione fu espunta dalla Redazione del Credo Niceno-Costaii- t'inopolitano;

2.0 Che nel Credo originale Niceno-Costantinopolitano non si trova il ''FUioque''l condannato infatti da Papa Leone III nel- r809, perchè abuisivamente intruso e cantato nelle sacre fun- zioni di Francia e Spagna. Quindi la Chiesa Greca ha stori- camente ragione. Nella Chiesa Romana (sempre in contrad- dizione con se medesima) il "Filioque" fu introdotto dopo il 1014,

Nel Vangelo di San Giovanni, XV, 26, leggiamo che il Para- cleto, o Spirito di verità, si parte, ovvero procede dal Padre.

Pag. 14, V. 39.

Bellarmino, Cardinale, De Rom. Pont. lib. IV, cap. 23, sfaccia- tamente insegna :

"Se poi il Papa errasse, comandando i vizi, o proibendo le virtù, la Chiesa è tenuta a credere essere i vizi buoni e le virtù cattive, se non vorrà peccare contro la coscienza".

E il Cardinale Zabarella, De Schim. Inn., Vili, più svergo- gnatamente scrive:

"Dio e il Papa fanno un solo concistoro.... Il Papa può quasi fare tutto quello che fa Dio.... Il Papa fa tutto quello che gli pare e piace, eziandio le cose illecite, ed è PIÙ' CHI DIO'

Ecco i Teologi papisti che, in una ai falsificatori della Bib bia, dei Padri e dei Concilii, prepararono la inaudita Eresia della Supremazia universale del Papa, o Presbitero romano. Pag. IT), V. 1)0-63.

Dante, Inf. 1, 97-99.

Pag. 15, V. 63 e seguenti.

A Piacenza, per "5" anni continui, ho tenuto il culto ogni giorno, e per due volte al giorno, predicando mattina e sera a non meno di mille persone, e attendendo inoltre alla Direzio- ne e collaborazione del Periodico settimanale "Gerolamo Sa-

121

Vonaroia", alla Scuoia Domenicale di circa 400 fanciulli, alla vi- S'ita degr infermi, al servizio dei funerali, nonché a zappare jKìrsonalmente il giardino per coltivare le ortaglie ed i fiori.

Ciò era visto e toccato con mano da quanti amici italiani ed esteri visitavano l'Opera mia di Piacenza, come provano i loro splendidi articoli su molti giornali. E Quindi, i'orte del "sume superì)iam,quaesitaìn ìueritis'^ del vecchio Orazio, ho tut- to il diritto di gridare ai falsi Fratelli, o meglio a tutti i Ma- scalzoni e Lazzaroni italo-esotici, che mi hanno tradito, o vitu- perato isenza giustizia, ne carità, specie nel mio lungo e dolo- roso esilio: CRITICATE COL FAR MEGLIO, E PIÙ'!!!

Pag. 15, v. 76.

Pitagora da Samo, fondatore della Scuola Italica in Croto- ne. Leggi lo splendido compendio della Dottrina pitagorica nel- le Metamorfosi di Ovidio.

La Dieta Vegetariana era non ultimo canone filosofico-igie- nico di Pitagora. "Mangiate qualunque vegetale, egli diceva ai suoi seguaci tranne le.... fave'\ Precetto incomprensibile, se interpretato alla lettera, perchè resterebbe esclusa la Fava, regina dei legumi: inter legtimina Faha, come ben dicevano i Latini Ma scompare ogni contraddizione, lorquando inten- diamo che quel gran Filosofo, anticipatamente evangelico, non proibiva punto di mangiare le fave, ma di non usarle nelle e- lezioni politiche, (che allora si facevano con le fave bianche e nere, come oggi con le pallottole), cioè di non immischiarsi nei negozi secolari, come tanti secoli dopo doveva inisegnare il Vangelo ai suoi Ministri. Quindi il pagano Pitagora era più realmente cristiano del carnivoro, o meglio onnivoro politico- mane del Vaticano.

Pag. 16, V. 93.

I Figli di Esculapio sono i Medici. Esculapio, Dio della Me- dicina.

Pag. 17, V. 122. La Podragra è causata dal deposito di acido urico nelle arti- colazioni per abuso di dieta carnea.

II Verme Tenia è nella carne vaccina. La Trichina spiralis nella suina.

Pag. 17, V. 135. Terremoto del 28 dicembre, 1908, alle 5,20 a. m.

Pag. 18, V. 165-189. . Virgilio, poeta latino scrisse la Bucolica, la Georgica, l'E- neide. — Ilion combusto, cioè Troia incendiata. Sui) tegmine fagi lentus in uìnhra, sdraiato all'ombra di un fronzuto fag- gio. (Bue. Egl. La).

Pag. 19, V. 192-93. Liher et alma Ceres, munera vestra cano. O Bacco ed alma Cerere, I vostri doni ào canto. (Nella Georgica).

Pag. 19, V, 220. La "Genesi" cap. 1 e 2, ove si dice che l'erbe dovranno essere ci-

122

bo deirUomo, Gen. I, 29; II, 16. L'uso delle carni cominciò dopo il Diluvio, IX, 3.

Pag. 19, V. 225 - 6,

Nel Libro non canonico "L'Ecclesiastico" VII, 16. Pag. 20, V. 235.

Sacriflcium laudds, Sacrificio di lode (ossia Sacrificio eucaristico) ; così è chiamata la Messa nel Canone del Messale Romano

Pag. 21, V.284.

Quid vetat ridentem dicere verumf Orazio, Satire.

Pag. 21, V. 289. "^

Nil male est Siculis quin aliquid facete dicant. Cicerone, nelle Ver- rine.

Pag. 22, V. 309.

Quid facimusf Che facciamo?. . . . Così si domandarono i Crocifis- sori del Cristo, radunatisi in congiura.

Pag. 23, V. 318.

Epìscopo (Vescovo) in greco suona Ispettore Pag. 23, V. 326.

Giambattista Vinati, Vicario Generale del Vescovo papista Scala- brini, confermò in pubblico Tribunale che veramente erano i suoi preti di Piacenza gli Autori dei vili anonimi contro di me. fra i qua- li un osso spolpato di prosciutto, spedito per posta nel 1895. Quell'a- nonimo voleva dire che mi avrebbero spolpato, o meglio squartato. come, da più autentico inquisitore, doveva ripetere dall'altare, da a 15 anni, il loro collega Padre Angiò di Hazleton.

L'impotentissima Agenzia o Impresa degl'Inquisitori contro di me attualmente è rappresentata dal fogliuncolo libello dei fratelli Isola, brontesi, uno dei quali è latitante in America, perchè condannato alla reclusione dai Tribunali italiani per reati turpi, giusta sen- tenza passata in giudicato. Viva il Medico-Poeta!

Quel fogliuncolo italo-americano, riprodotto, col solo cambiodelh\ "testata", nella "Paparola" o "Papardella Cattolico-Impostorico-Ro- mana, è l'organo magno di tutti i preti italo-papisti, fra i quali non mancano i fuggitivi dalle patrie galere, come p: es: Alfonso D'An- gelo, condannato a 20 anni di reclusione e all'interdizione dei di- ritti civili per atti innominabili su minorenni, e. ciò malgrado, lìro- mosso e tenuto ancora dallo sciente Vescovo O'Connor a parroco di Garfield, N. J., ove io ho cresimato parecchie ciMitinaia di bambini gratuitamente. Ciò vuol dire parecchie coiiunaia di scurii, venii ti meno alla sacra bottega, i cui prezzi sono ben salati in America. .... Inde irac ! !

Del resto.... nulla da maravigliarsi! Nella Chi(\-=^a Ronian.-i si può essere PORGI (parola testuale di San Gerolamo Savonarol.-O t^ uc\ contempo Papi legittimi, nonché infallibili, conn^ Alessandro VI (Borgia) e tanti (^ tanti altri della Cloaca massima paiì.iUv

Pag. 23. V. 335.

Li sfido da 15 anni a pubblica discussione, ma i^ssi non aic^itMiU) mai. Ad ogni modo io sono sempre pronto, purcht^ i l'roti. che vo- gliono meco misurarsi, l.o vengano in pubblico alla presenza del po- polo; 2.0 che producano anrcipalann iiii^ 1a lorcì Foilin.-i p«Mialo; 3.0

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che, inoltre, siano muniti di un attestato, comprovante che abbiano studiato il galateo, e che non siano mascalzoni.

Pag. 24-29, V. 397-535. 1.0 Ecco ciò che i tre Vescovi risposero da Bologna, 20 ottobre, 1553, A Papa Giulio III. che li aveva consultato sul rimedio a pra- ticarsi contro l'incalzante Riforma protestante:

"Questo libro (La Bibbia) è il solo che, più di alcun altro, ha "sollevato contro di noi gli uragani e le tempeste, onde slamo av- "volti; e infatti, se alcuno le esamina diligentemente, e ne fa il con- "fronto con le pratiche della nostra Chiesa, si accorge della grande "discordanza, e di quanto la nostra dottrina sia differente o sovente "ad esso contraria; la quale cosa, se si comprende dal popolo, non "cesserà di reclamare contro di noi; ed allora diverremo l'oggetto <iel "disprezzo e dell'odio universale. Bisogna perciò sottrarre la Bib- "bia alla vista del Popolo. (Folio B, N. 1038. Voi. II. pp. 641-G50, e Folio Z, N. 370, memorabilia Joh. Wolphii, Voi. Ili, p. 549, nella Li- breria Imperiale di Parigi, ove presi questa nota personalmente nel settembre del 1901.)

2.0 Nella Prefazione dell'Edizione Clementina della Bibbia latina, pubblicata per ordine del Concilio di Trento, puoi leggere l'auto-con- fessione della tradizionale infedeltà papista.

3.0 La "Civiltà Cattolica", Dragano del Gesuiti. 21 maggio. 1904, pag. 427, traduce "Tu sei Pietra" in Matth. XVI, 18, e Joan. I. 42, mentre il testo greco e latino, non che il Martini hanno ''Pietro".

Nella Nuova traduzione dei 4 Vangeli e degli Atti Apostolici, fatta testé in Roma dalla Pia Società di S. Gerolamo, troviamo u- gualmente "Pietro"; ma, nella Profazioncella, tanto per non perdere l'abitudine di falsificare, il Geronimino fonde i due testi in uno, e travisa: "Tu sei Kepha "Pietra), e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".

Del resto, secondo i più celebri Dottori e Padri della Chiesa "su questa pietra" vuol dire non "su Pietro", ma sulla fede di Pietro nella "Pietra", cioè in G. Cristo, Figliuolo del Dìo vivente, o meglio: sulla fede di tutti noi fedeli, che, credendo nella "Pietra", siamo tut- ti "Pietri" 0 "Pietre": San Gregorio Magno insegna che "Pietra" in numero singolare significa sempre Gesù Cristo.

4.0 Nella Biblioteca di Ginevra. Lettera Bb. N. 813 in 8, esiste e vi- di di persona al 1904 un prezioso esemplare del Nuovo Testamento, tradotto in francese dai Teologi di Lovanio. e falsificato nell'Ediz. di Bordeaux, MDCLXXXVI, con approvazione dei superiori.

La spudoratissima falsificazione è al foglio 363-364, replicato due volte, perchè i Falsarli papisti, accecati da Dio. {Deus quos vuìt perdere dementa t) dimenticarono in quell'esemplare la pagina ben tradotta, per le copie da distribuirsi agl'intelligenti, insieme a quel- la falsificata per le copie da spacciare ai poveri ignoranti, così perfi- damente ingannati.

In quel foglio falsificato. Atti, e. 13, V. 2, invece di '"servendo in lo- ro Ministero al Signore", leggiamo tradotto: ^'offrendo al Signore, il sacrificio della Messa"!.... Messa papista, che non esiste menoma-

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niente nelle parole, nel senso sia di quel capitolo e verset4:o,- sia di qualsiasi altro capitolo e versetto del Nuovo Testamento.

Il summentovato togliuncolo dei lustr issimi fratelli Isola, e preti, attribuendo quella falsificazione ai protestanti, (da me già resa pub- blica neir"Araldo" di Brooklyu) stampò la smargiassata di aver de- positato 100 dollari, sfidandomi a provare il mio sacrilego asserto, ecc. ecc. Per amore esclusivo della verità, tollerai sino a certo punto il linguaggio mascalzonesco di quei papisti Mascalzoni; ma finalmente dovetti protestare come qualmente io coi Mascalzoni non potevo misurarmi, e che, se avessero voluto sul serio il trionfo della verità, avrebbero dovuto mandai-mi due padrini onesti e bene educa- ti. — Essi risposero che non avevano altri a mandarmi tranne che dei Musolini (sic) .... e così vergognosamente batterono la ritira- ta. ... e fuggono ancora!! Benissimo, e li ringrazio cordiaimente della loro preziosa confessione!.... Questo io ho sempre d-iito: che nelle squadre papali nou vi sono che.... dei briganti Mur5)lini. Al- meno il povero Musolino autentico aveva, in sua difesa, delle grandi attenuanti per una precedente ingiusta ed iniqua condanaa ripor- tata.... attenuanti che mancano complotamente ai Musolini dei Va- ticano.

5.0 S. Cipriano, *'de Catholicae Ecclesiae Unitate" e. 4, Hartel, p. 212; Mansi, IX, 898. Confronta i due testi, e vedrai come le pa- role ''Primato di Pietro, e Catedra di Pietro, sulla quale è fondaiv la Chiesa'' sono papisticamente, cioè sfacciatissimi 'acute {iggi.iDtc.

Il Superiore gesuita del dotto e pio Padre Bartoli, come tutti i veri Crìtici, sono oramai unanimi nel riconoscere quel passo fa'sifì- cato.

Non così però la intende il teologo del foglio settimanale dei Ma- scalzoni. Egli, come i suoi colleghi, non vuol si t-appia il suo riveri- to nome, e solo sappiamo che scribacchia da Detroit. E' un paro- laio di prim'ordine, e, dopo aver tanto ciarlato, finisce col dar.-^i la zappa nei piedi, dicendo che tutti e due "i.ioi testi sono usciti dalla penna di San Cipriano (povero S. Cipriano), o che poi un ABll^E COPISTA (sic! sic!) li fuse in uno! Bra'/o, Signor Teologo ahilissi mo!!!...^. Abile copista, àn questo caso, non vuol dire matematica- mente ''arciaMle falsario?''. . . .

6.0 Un passo falsificato di Papa San Gregorio Magno è neirPlp. 18, lib. V, voi. 77 col 739. n. d., Migne, P. j...

Nel testo genuino S. Gregorio dice, .■•on'.:ro il titolo di Vesi^ovo V niversal, che tanto San Pietro, sebbene primo degli apostoli, quan- to Paolo, Andrea e Giovanni, altro non sono se non Capi di Chiese particolari, e tutti membri sotto l'unico C-ipo Gesù Cristo. Il lai sario, mutando una virgola in punto fermo, o aggiungendo un «.'^^, stacca Pietro dagli altri, per far cred m'c. ch(^ gli altri, non Pietro, e- l'jino chiamati dM Gregorio CaT>i di c!ii^\s^ pai'ticohiri! Cose incredi- bili, ma vere! ....

7.0 Codice di Dionisio il Piccolo o lilsiguo, Ediz. Migne, co'. r>2, testo latino, N. XXX, 13, Ediz. Justelli, lesto laino. uag. r>3. N. XXXIl Dal testo genuino greco-latino si rileva che Presììitero e Vescovo so- no In stessM cosji. come, del resto, in.-'CiTn?i la Bibbia. - Ma nel 'esto

latino falsificato vuol dare ad inteudere tutto il contrario, secon- do la teoria papista.

8.0 E' notissima la Storia delle False Decretali.

9.0 M. Hèfèlè, nella sua **Hlstoire des Conciles d'après les docu- ments originaux, traduit de l'alleaiand, Paris. 1869 1874" dimostra vittoriosamente come i Gesuiti T. B. Romain, F. Turriano e Alfon- so Pisano falsificarono il Concilio ii Nicea, il quale non fece che 28 Canoni, elevati a 70, 80 e 84 'la q loi Ro-ve-rsn-dis-si-mi prepara- ori, sin dal 1572-78, del futuro Concilio Vaticano (1870).

10. Nel Canone VI del Concilio di Nicea (an. 325) i tre Me- tropolitani, Alessandrino, Romano, Antiocheno, hanno i rispettivi privilegi, non per diritto divino, ma esclusivamente per consue^ tudine, o costume (consuetudo . . . . parilis mos), cioè per diritto umano. I soliti falsi monetari vi aggiunsero: ''Quod Ecclesia Roma- na semper liahuit primatmn" !

Non contenti di ciò nel Concilio Africano, tenuto in Cartagine l'anno 419, i tre Emissarii della Sede ifalsifìcatrice romana ebbero la faccia tosta (facci di 'mpigna, diciamo in Sicilia) di produrre una copia del Concilio Niceno con certi canoni, la cui spudoratissima intrusione fu provata da quei venerabili Padri Cartaginesi, fra i quali Sant'AgOiStino. che scrissero per ben due volte al loro Compre- sbitero di Roma come qualmente non erano disposti a soffrire che egli si fosse, con tanta superba arroganza, immischiato negli af- fari interni della Chiesa di Africa: ''Non suniiis iam istum (fu- mosnm) typhmn passurì. Se quei Padri avessero avuto idea della Supremazia papale di Roma, non avrebbero certamente scritto co sì! La falsità del Concilio di Sardica fu diffinitivamente addi, mostrata dal Prof. Friederich nella sua Memoria slìV Akadejnie dei Wissensìiaften, Munclien, 1901. (V. Dollinger. La Papautè, traduz. francese di Oiraud - Teulon, 1904).

Pag. 26, V. 440.

I Libri della Liturgia si chiamano Sacramentarli. I più celebri sono: Il Leoniano, 11 Gelasiano, il Gregoriano. Da quest'ultimo pro- vengono gli attuali Messale, Rituale e Pontificale Romano. Le falsificazioni operate in quei Sacramentarli sono incredibili.

Pag. 27, V. 466. ^ L'Infallibilità papale fu definita nel Luglio (mese del Solleone). 1870.

Pag. 28. V. 497.

II Prefazio degli Apostoli e degli Evangelisti, comune a Paolo, Barnaba, Luca e Marco, che non erano nel numero dei Dodici.

Pag. 28, V. 515-536.

Papa Sarto nella sua Enciclica (Circolare) del 12 marzo, 1904, pel 13.0 Centenario di San Gregorio Magno cita falsamente le Epi- stole di quel suo grande Predecessore, proprio quelle, che sono con- trarle al titolo di Vescovo universale. Ma credo il Sarto in asso- luta buona fede; la mala fede è tutta negli estensori di quella En- ciclica, pubblicata in suo nome.

Fu tale Enciclica l'oecasione alla mia opera inedita sopra San Gregorio Magno ''De vera BnctThir^ Caffi nh'ra'\ etc.

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Pag. 36, V. 7^7-842.

inferno. lìlbr. Scheol; grec. IladeSy latino: Inferi. Orcus; ilaL: Luoghi inferiori, sepolcro, abitazione dei morti. L'etimologia non ha proprio nulla a che fare con l'Inferno (fuo- co eterno) come comunemente ed erroneamente s'intende.

Nell'Antico Testamento, V: Giob. Ili, 13-20; XI, 8 Prov. I. 12; IX, 18. Salm. VI, 5; LXXXXVIII, 10-12. Cant. Vili. 6. Eccles. IX, 10. - Isai, V, 14; XXXVIII, 10.

Nel Nuovo Testamento l'Hades è diviso, d'iremmo, in due se- zioni:

1.0 II Seno di Abramo o Paradiso per i buoni;

2.0 La Geenna, o Inferno, per i cattivi. La Geenna (ghe Hinnom), valle al S. O. di Gerusalemme, ove ardeva continuo fuoco pel isacrifìci lidolatrici a Molec. (Matt.V, 29, X, 28; XXIII, 15. Marc. IX, 43; Lue. XII, 5). Poi destinata a cloaca, ove af- fluivano tutte le immondizie della città per essere rimosse dalle acque del Chedren.

Il Paradiso o Seno di Abramo (Lue. XVI, 22; XXIII, 43) non significa uno Stato diffìnitivo di Beatitudine, ma semplice- mente intermedio. La Beatitudine diffìnitiva è resa dalla pa- rola: Cielo 0 Cieli.

Gesù Cristo, sceso nel sepolcro. (Patti, II, 27), andò a predi- care "agi: spiriti, che sono in carcere, i quali già furono ribel- li, (I Piet. Ili, 19,20), acciocché fossero giudicati in carne secondo gli uomini, ma vivessero in ispirito secondo Iddio. (Id.ib.IV,6)".

Ciò dimostra che anche nella vita avvenire vi può essere re- missione di tutti i peccati, meno di quello contro lo Spirito Santo, il peccato dell'ostinazione (Matth. XXII, 32).

Ma gli Ostinati resteranno eternamente tali? Oppure quel- l'eccezione d'irremissibilità vuol soltanto denotare quel più lun- go e faticoso periodo di evoluzione che gli Ostinati debbono per- correre sino alla loro completa conversione in Pigli della Lu- ce? — Proprio qui sta il Problema dell'Eternità delle Pene, che a me piace di risolvere in senso negativo, perchè più conforme all'Idea di un Dio di Amore e di Misericordia.

La .parola "Eternità" nel suo corrispondente ebraico "o'iam" {nascosto) e greco "aion" {il corso di un'esistenza) noii si- gnifica in un'eternità assoluta, ma un tempo lunghissimo. dobbiamo perdere di vista il linguaggio figurato di tutti i popoli, specie degli orientali. Perciò, quando incontriamo la voce "eterno**, dobbiamo interpretarlo rum grano saìis, secondo i casi, e non mai sempre nel senso posteriore ed ormai comuni* (|ual sinonimo d"*infìnito".

ripetano più i falsi Pedagoghi che la paura di una pena eterna influisce al migliore adempimento dei nostri Dovori No! non dev'(^sisere la paura o lo spauracchio di un castigo, sia eterno che temporaneo, la lusinga o il secondo fine di un premio analogo, la vera sanzione del Dovere; ma il santo timo re di Dio e della propria Coscienza, a prescindere d'ogni pre- mio o castigo, adempiendo, cioè, il Dovere pel Dovere. E' col- ristruzione della mente ed educazione del cuore, non con le

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forche o sedie elettriche, che si deve ottenere la cessazione del- la delinquenza.

Pag. 50. V. 2116.

V. La Resurrezione di G. Cristo, ecc. di Vincenzo Tummolo, Torino, Società Battista di Pubblicazioni, 1899, pag. 330:

Il dotto Autore, nostro amico carissimo, da cui abbiamo rice- vuto personalmente, al 1899, àn Napoli, questo importante ed elucubrato Volume, toglie dalla '"Cronaca Meravigliosa'' del 5 aprile 1896.

*'P. Coubert, nel "Cosmos", riferisce, da vari giornali inglesi del 1891, l'istoria affatto veridica di un uomo in carne ed ossa, inghiottito da una Balena e ritrovato vivo, alcune ore di poi, nell'interno del cetaceo. Nel mese di febbraio 1891, racconta il Coubert la baleniera ''Star of the East" trovandosi nei pa- raggi del Meluine, mise in acqua due canotti equipaggiati d'un certo numero di pescatori per cacciare un magnifico cetaceo, che si scorgeva a qualche distanza.

L'enorme animale fu uncinato e ferito a morte. Mentre si torceva nelle ultime convulsioni, uno dei canotti ricevette un colpo di coda, che lo rovesciò. I marinai, che vi si trovavano, caddero nell'acqua. Tutti, tranne due. furono ripescati vivi dal- le altre imbarcazioni; uno fu trovato già morto, non si potè rinvenire l'altro. Lo scomparso era James Bartley. Quando il grande cetaceo ebbe cessato di dibattersi, e ;3i fu acquistata la certezza ch'era proprio morto, lo si issò a bordo della bale- niera e presero a squartarlo operazione, nella quale s'im- piegarono un giorno ed una notte. Infine si aprì lo stomaco. Oh stupore! Nello stomaco, coricato come in un bagno, si trovava il compagno perduto. James Bartley era svenuto, ma vivo. Si trovava colà da 36 ore. Venne portato tutto grondante sopra u- na cuccetta; lo si soffregò ben bene, e si pervenne a rianimar- lo". — Ciò dimostra che la Balena non ha la conformazione a- natomica che le fu attribuita da molti razionalisti per negare il fatto di Griona.

Pag. 54, V. 2251-52.

Comunemente si scrive: Caramella, Coppau, o Copaive e Copaiha.

AVVERTENZA

Quando sarò onorato delle liberissime osservazioni degli amici della verità, allargherò di più queste Note nella prossima 2.a edi- zione, e sarò fortunatissimo di correggere qualunque errore dottri- nale, ch'io abbia potuto commettere, perchè.... solo il Papa romano è infallibile, e quindi incorreggibile I

ERRATA CORRIGE. Pag. 30, v. 582, sopprimi 1'^ iniziale, e leggi: ''Questo il C&lice egli è del Sangue mio'\ Pag. 94, v. 12, invece di ''almeno" leggi: "a meno".

Avverta pure il Lettore che la Macchina "Linotype" non ha che accenti acuti. Quindi non ho potuto segnare la dieresi, o il. cir- conflesso per lo scioglimento dei dittonghi, o la sincope.

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