TUE NEN TORK BOT ANICAL GARDE II PURCHASED 1823 FROM | À GENEVA SCIE, GARDEN | ATTI … Società elvetica di Scienze naturali LOCARNO nei giorni 2—5 settembre 1903 86ma Sessione ZURIGO Tipografia Zurcher & Furrer 1904. i atural cienze n Verhandlungen der Schweizerischen Naturforschenden Gesellschaft LOCARNO von 2. bis 5. September 1002 86. Jahresversammlung "== Zùrich Drucl Zürcher & F A PPT della Società elvetica di Scienze naturali adunata in LOCARNO nei giorni 2—5 settembre 1903 86m Sessione RSR = LIBRARY NEW YORK ZURIGO Tipografia Zircher & Furrer 1904, : Te N RA x TABLE DES MATIÈRES Pages Discorso d’Apertura, tenuto dal Signore Dr. A. Pioda . . . . 3 Programma generale . . . . N ALU RSR 02071022 Programma delle Assemblee ona Co eo 24 Programma delle Visite ed Escursioni . . . 2 2 . . . . . 25 Procès-verbaux. I. Séance de la Commission préparatoire 26 II. Assemblées générales 30 III. Séances des Sections Ba A. Section de Physique 22 B. Section de Chimie 39 C. Sezione di Geologia e Micologia ; 42 DSectionuder Batanıquess se ENI GT NAZ. PASECHonwdeiZ00/0 212 MA Conférences faites aux assemblées générales. Die biologischen Arten der parasitischen Pilze und die Entstehung neuer Formen im Pflanzenreich. Von Prof. Dr. Ed. Fischer, Bern 49 Die forstlichen Verhältnisse des Kantons Tessin. Von Kantons- forstinspektor F. Merz, Bellinzona . . CRETA ME RO Ueber die Herkunft der Tierwelt des Kantons Den Von Prof. rue Seller Zunge te TRES 9 APE (A e pat Sul significato biologico della bellezza di una parte della fauna marina. Dal Prof. Dr. Arnold Lang, Zürich GELA La radiation solaire en Suisse; sa variation en 1903. Par M. le prof. Dr. Henri Dufour, Lausanne Ta Les nouvelles propriétés ferromagnétiques de la Po io ec Par M. le prof. Dr. Pierre Weiss, Zürich Rapports. I. Bericht des Zentralkomitees ; 3 Auszug aus der 75. Jahresrechnung pro Be 7 II. Rapports des Commissions A. apo ee DA M. Bericht über die Bibliothek der schweizer. naturforsch. Gesellschaft . Bericht der Denke chriftenkomuiesion i . Bericht der Schläfli-Kommission . Bericht der geologischen Kommission o . Rapport de la Commission géodésique suisse. Bericht der Erdbebenkommission . Bericht der limnologischen Kommission . . Bericht der Moorkommission Bericht der Flusskommission . Bericht der Gletscher-Kommission . . Bericht der Kommission für die ro aaa DIA der Schweiz Bericht der oi on für Lg Someihum Hibliogo ghi III. Rapports des Sociétés auxiliaires Dax, B. (E D. Société géologique suisse Schweizerische botanische Ci Schweizerische zoologische Gesellschaft . Schweizerische chemische Gesellschaft (siehe Seite Do IV. Rapports des Sociétés cantonales . Lo YI OO Ur DV N Aargauische Naturforsch, Cani in Lana . Naturforsch. Gesellschaft in Basel . Naturforsch. Gesellschaft Baselland. . Naturforsch. Gesellschaft Bern . Société fribourgeoise des Sciences rl 5 . Société de Physique et d’Histoire naturelle de Genève. . Naturforsch. Gesellschaft des Kantons Glarus . . Naturforsch. Gesellschaft Graubündens in Chur 35 I4I 146 155 158 159 164 167 169 171 172 174 181 183 187 187 192 195 199 199 20I 203 205 207 209 212 213 — VI — 9. Naturforsch. Gesellschaft Luzern 10. Société neuchâteloise des Sciences lle 11. Naturwissenschaftliche Gesellschaft in St. Gallen 12. Naturforsch. Gesellschaft Schaffhausen 13. Naturforsch. Gesellschaft in Solothurn . 14. Società ticinese di Scienze naturali. A 15. Naturforsch. Gesellschaft des Kantons D eau 16. La Murithienne, Soc. valaisanne des Sciences naturelles 17. Societe dere des Sciences naturelles 18. Naturwissenschaftliche Gesellschaft Winterthur . 19. Naturforsch. Gesellschaft in Zürich . 20. Physikalische Gesellschaft in Zürich Stato Nominativo. I. Lista dei Presenti II. Mutations dans le Dean de I Société 6 III. Seniores de la Société . IV. Bienfaiteurs de la Société . V. Membres à vie VI. Fonctionnaires . Communicazioni nelle Sezioni. Contribution à l’étude chimique des terrains volcaniques du Nord- Maremma (Toscana). Par G. et E. Bertoni È Contribution à l’étude des combinaisons de la acini avec les aldéhydes. Par M. le prof. Jacques Bertoni, Livorno . Forstliche Vegetationsbilder aus dem südlichen Tessin. Von Forst- inspektor B. Freuler, Lugano ISEE A AR Berberis vulgaris L. v. alpestris Rikli var. nov. (1903). Von Dr. M. Rikli, Zurich . Do AA CSA API Botanische Exkursionen ins Bedretion Formazza- und Bosco- Tal, Von Prof. Dr. C. Schröter und Dr. M. Rikli Beobachtungen über tropische Märkte und ihre den Produkte. Von A. Usteri, Zürich. © \O CO I an À À D Hm = Ms Verzeichnis der Nekrologe. . Ercole Andreazzi (1837— 1902) Dr. Martin Burckhardt-His er 1902) Prof. Dr. Charles Dufour (1827— 1902) Prof. Dr. Otto Decher (1845 — 1903) Georges de Goumoëns (1840—1903) Prof. Dr. Walter Gröbli (1852—1903) . Dr. Alfred Kaufmann (1857—1903) . . J. L. Krattli (1812—1903) . ; . Prof. Dr. Rudolf Massini e) . Albert von Rütte (1825—1903) 3 . Ed. Schaufelbüel, Arzt (1831—1902) . Dr. Fridolin Schuler (1832 —1903) . Hans Siegfried (1837—1903) . . . Prof. Dr. R. Thomas-Mamert Fo oo) . Prof. Dr. M. Westermaier (1852—1903) . Prof. Dr. Friedrich Goll (1829—-1903) . . Prof. Dr. Ludw. Paul Liechti (1843— 1903) . Dr. John Benedikt Thiessing (1834— 1903) LVI LXXII LXXVI LXXXII XCV CVII CXII | DISCORSO D'APERTURA | DELL’ 86m: CONGRESSO x N C4 * DELLA | SOCIETA ELVETICA | DI SCIENZE NATURALI IN LOCARNO 3 SETTEMBRE 1908. AUG 7- 1923 RER APRES ET TL re De PO ET NS MALE à Lo Et 2, SIGNORE, SIGNORI, OSPITI ILLUSTRI E CARI CONSOCI, Per la quarta volta in settant’ anni il Cantone Ti- cino va lieto di accogliervi, o cari Consoci. Nel 1833, presidente il Consigliere di Stato VINCENZO D'ALBERTI, che tanto contribuò a dar uno stabile ordi- namento alla nostra Repubblica, fondendo in uno gli elementi vari e sgregati degli otto antichi baliaggi italiani. Nel 1860, presidente il Consigliere di Stato LAVIZ- ZARI, che il vasto e profondo sapere ha consacrato alla pubblica Educazione. Nel 1889, presidente del Comitato annuale il colon- nello CARLO FRASCHINA, che, come Ingegnere, ebbe gran parte nella costruzione della ferrovia del Gottardo. Le tre volte, città prescelta la fortunata Lugano. Quest’ anno, o cari Consoci, il presidente del Comi- tato annuale non ha alcun titolo a dirigere i vostri lavori, se non quello di appartenere alla città, con gen- tile pensiero, designata per il Congresso: Locarno, che, grata, festante, orgogliosa, vi diede il benvenuto. Nella loro serena bellezza, il lago, le colline, l’an- fiteatro dei monti, fra i quali si aprono valli anguste e brulle, vaste ed ubertose, vi narrano la storia della natura. Possiate voi interpretarne una nuova parola e recarla in tributo alla scienza! Questo vostro pellegrinare per le terre elvetiche, recando qua e là il frutto-del lavoro annuale, è un nobile apostolato. E benlo sentiva VINCENZO D’ALBERTI, quando, ridicendo le sue esitanze ad assumere la presidenza della na 4 — Società, chiedeva a sè stesso: ,Poteva 10, senza grave taccia, chiudere, per così dire, l’entrata nel Cantone ad una Società così rinomata ed onorata dentro e fuori della Svizzera, per l’utilità dei lavori, di cui s’occupa, e che veniva nel mio paese per metterlo a parte de’ suoi studi e per eccitarlo alla cultura delle scienze na- turali, tanto necessarie al miglioramento della condizion privata dell’ uomo ed a quella della civile Società?“ Con quanta maggior ragione posso io riprendere ora, dopo settant anni, l'antico pensiero! Quegli studi, che ora ‘abbracciano la maggior parte dello scibile, sarei tentato di dir fo lo scibile, ripensando che le scienze morali vanno assumendo i metodi e gl'intenti delle Scienze naturali, quegli studi, io dico, ebbero fortunatamente la loro eco nel Cantone Ticino, che, se non ne annovera molti segnaci, se ne è grandemente avvantaggiato nella sua cultura. Oltre le condizioni poco favorevoli all’intellettualita di ogni piccolo paese, il cui popolo non s'’incentri in una città considerevole, il Cantone Ticino, costretto fra le Alpi e i confini coll’ Italia, ne deve subire di proprie: attinge al di là delle Alpi gl’impulsi della vita pubblica, attinge al di là dei confini la lingua e la tradizione let- teraria. Donde i molti artisti, che possono spiegare l’at- tività preclara in contrade straniere, i pochi scrittori, che, toltone qualche rarissima eccezione, devono spiegar l’attività nel paese. E l’ingegno letterario non manca: viene disperso nei combattimenti spiccioli del giornalis- mo, alla cui missione educatrice, ove la compia, io tributo omaggio. Poche dunque le opere di lunga lena e quasi tutte d’erudizione e di scienza. Di queste ultime accennerò brevemente alle princi- pali dovute alla penna di naturalisti Ticinesi scomparsi, rivolgendo un pensiero riconoscente alla loro memoria. Essi fiorirono tutti nel secolo teste compiuto, e tutti fecero campo delle loro ricerche il Cantone Ticino, = 5 = gareggiando con illustri naturalisti Svizzeri del di là delle Alpi e Stranieri, la cui tradizione continua tuttovia rigogliosa; ne abbiamo i rappresentanti qui nella nostra Assemblea, e voi li conoscete. A loro un affettuoso e rive- rente saluto. Profonda traccia ha lasciato di sè LUIGI LAVIZZARI, l'antico presidente di questa Società: fu il primo pro- fessore di Scienze naturali nel Liceo cantonale in Lugano, fondato nel 1852; suoi colleghi il CATTANEO, il VANNUCCI, il CANTONI, profughi italiani, illustri cultori della filosofia, delle lettere, della fisica e della chimica, che in questa libera terra aspettavano l’ora della redenzione della patria, per la quale avevano combattuto e combattevano coll’ arme infallibile del pensiero. Intanto impartivano la scienza alla nostra gioventù. I primi lavori del LAVIZZARI furono saggz sulle di- verse rocce del Cantone Ticino, nei quali l'argomento venne trattato scientificamente e popolarmente a rile- varne anche il lato economico ed industriale; poi segui- rono: un elenco dei nostri antmali domestici; una carta della profondità del Ceresio, un prospetto delle altitudini dei nostri paesi, laghi e monti; un catalogo delle rocce sedimentari e dei petrefatti dei dintorne di Mendristo e Lugano. Taccio di altri scritti minori. Osservazioni sparse, le quali poi vennero raccolte nell’ opera sua di maggior mole intitolata: , Escursioni nel cantone Ticino“, che ai pregi dell’ osservazione esatta, coscienziosa del naturalista, aggiunge parecchie nozioni storiche e un fascino letterario, il share rivela lPindole vivace e candida dell autore. Nella prefazione, egli così delinea il suo tema: „Le eccelse Alpi Lepontiche, le perenni loro ghiacciaje, le cascate spumeggianti, le reliquie delle selve permeve, la moltiforme flora, variante di passo in passo colle al- titudini e colle esposizioni, i pregevoli cristalli delle somme rocce eruttive, i numerosi petrefatti degli ultimi sedimenti sul margine della vasta pianura sono argo- mento di queste pagine.“ L’opera fu pubblicata in Lugano nel 1863, ma, non ostante i progressi scientifici di quasi quarant anni, che esigerebbero molte aggiunte e ritocchi, non già rispetto alle osservazioni in sè stesse, bensi al loro ordinamento e ad alcune induzioni, essa è ancor classica per noi Ticinesi, cui, unitamente alla ,, Svizzera italiana“ di STE- FANO FRANSCINI, per la parte politica ed amministrativa, offre una visione sintetica del paese. Se le , Escursioni“ sono l’opera di maggior mole, l’altra intitolata: , Nouveaux phénomènes des corps cris- tallises“ è quella di maggiore importanza scientifica. Fu pubblicata nel 1865. E la relazione delle lunghe ricerche intorno alle varie attitudini dei cristalli e delle loro diverse facce, corrosi dalla lima d'uno strumento da lui inventato, le Sc/ero- metro, e da diversi acidi, tagliati e foggiati a sfera, percossi e attraversati dalla luce. Entrare qui con voi, cari Consoci, in particolari, sarebbe recar vasi a Samo. Qui basti avvertire com'egli credette rivelare ,nuovi fenomeni“, che accennavano a leggi, punto di partenza di ampi studi, i quali ravvicinano: la vita della materia inorganica a quella della materia organica, acquistando sempre più al problema capitale della ,Sostanza“, di cui la chimica e la fisica special- mente vanno raccogliende i dati. Il museo di storia naturale del Liceo in Lugano possiede una ricca collezione del LAVIZZARI di minerali e petrefatti; un’ altra ne possiede il Museo locarnese, illustrata dal nostro Consocio, il Signor Dr. RINALDO NATOLI, che ne rileva i pregi nella introduzione del suo. notevole opuscolo intitolato appunto: „Una collezione di LUIGI LAVIZZARI“. Il Signor Dr. RINALDO NATOLI così si esprime: ,Lo scorso anno avendone (della collezione) esaminato alcuni = 7 — esemplari veramente interessanti, mi era nato il desiderio di farne uno studio più attento; ora che il mio voto è compiuto, m’ accorgo come non sia stata vana la fatica, perchè, nella raccolta, non è soltanto la bellezza e la rarità di alcuni esemplari interessanti, ma anche il fatto che essi, per la massima parte, sono precisamente quelli descritti dal Lavizzari nelle sue varie opere. La colle- zione ha così dunque valore dal lato delle memorie storiche, come da quello dei documenti scientifici“ . . Taccio delle ricompense toccate in patria e fuori dal valoroso naturalista; le sue opere, per chi le com- prende, sono il migliore elogio di lui. „Le piante fanerogame della Svizzera insubrica enu- merate secondo 1l metodo decandolliano“: ecco il titolo dell’ opera postuma di ALBERTO FRANZONI, pubblicata, or son tredici anni, dal Signor D'* LENTICCHIA con note ed aggiunte del Signor Prof'* FAVRAT. L’autore, che la dedica a Locarno, rammenta, fra altri, alcuni naturalisti del Ticino, che lo coadiuvarono: l'Abate VERGA, i medici ZOLLA e FERRINI e il padre AGOSTINO DALDINI da Vezia, di cui diremo poi. Ave- vano tutti erbari, che, trattone quello del Padre AGOS- TINO, andarono dispersi. L’erbolare era qui altre volte più usato che non ora. „Questo elenco della flora insubrica, dice il Sig Dre LENTICCHIA, che comprende cio è, oltre la flora del Ticino, quella dei paesi finitimi nella regione dei tre laghi, è il più completo ch’io conosca e il più atten- dibile, perchè quasi tutte le specie nel medesimo con- template, hanno il loro riscontro negli esemplari classifi- cati e conservati nell’ erbario“. Del resto il merito in- trinseco dell’ opera è altresì confermato dal fatto che essa venne pubblicata sotto gli auspici della nostra Commissione delle memorie, non ostante il manoscritto datasse da oltre quarant’ anni, L'introduzione intitolata: , Aspetto generale della Fe flora della Svizzera insubrica“ è una potente descrizione della vegetazione che, dalla vetta dell’ Albula, scende fino alle rive dei tre laghi. Il lettore passa per cinque zone, di cui gli sono così bene lumeggiati i caratteri con esempi tipici, che acquista, anche se profano, una nozione adeguata, benchè sommaria, di tutto il lavoro. „L’autore, dice ancora il Prof'* LENTICCHIA, si distinse non soltanto nello studio delle piante fanerogame, ma eziandio in quello delle crittogame, legando il suo nome ad alcune:specie da lui scoperte.“ Fu con padre AGOSTINO DALDINI da Vezia collaboratore del Commentario della Società Crittogamologica italiana diretto dal prof'* de NOTARIS. Il ricco erbario, da lui raccolto ed ordinato, e che contiene non solo specie vegetali del Ticino, ma anche straniere, e in maggior numero, testimonia delle sue vaste conoscenze in botanica, la scienza, il culto gentile di un regno della natura, che gli sorrise all’ alba, durante le procellose vicende e al tramonto della vita. Quell’ erbario si trova ora nel Museo locarnese, accanto all’ altro del Padre AGOSTINO DALDINI da Vezia, già ri- cordato, che l’intitolò: „Erbario crittogamico italiano“. I consoci botanici hanno certo conosciuto il buon frate, lassù al convento pittoresco della Madonna del Sasso, di cui egli fu guardiano dal 1869 fino alla sua morte, avvenuta otto anni or sono. Tre lavori dell’ abate GIUSEPPE STABILE sono degni di ricordo; il primo, apparso nel 1845, intitolato: „Delle conchiglie terrestri e fossili del luganese*. Il secondo, nel 1855—56, intitolato: ,Degl' insetti del Cantone Ti- cino“. Il terzo, nel 1859, intitolato: , Prospetto sistematico e statistico dei molluschi terrestri e fluviali viventi nel territorio di Lugano“. Il primo lavoro contiene una viva descrizione geologica e botanica delle regioni circostanti al Ceresio ed alcune pregevoli tavole. Lo ,Schizzo ornitologico delle provincie di Sondrio e di Como e del Cantone Ticino“ è lavoro del Dre AN- — 9 pn TONIO RIVA; vi sono descritte 240 specie; di parecchi uccelli si dà il nome volgare, oltre allo scientifico. Dello stesso autore: yL'ornitologo ticinese, ossta manuale de- scrittivo degli ucceli di stazione e passagio nel Cantone Tecno. Amendue i lavori videro la luce nel 1865. Il Dre ANTONIO RIVA aveva raccolto una collezione, di un migliajo d’esemplari d’uccelli importantissima per la fauna ticinese. Ora trovasi nell’ Istituto di Mariahilf di Svitto. Nè tacerò di alcuni lavori speciali del D'° CARLO LURATI, prescindendo da altri di comprensione più gene- rale: nel 1846, egli pubblicava un opuscolo ,, Su//e acque minerali analizzate dal Padre Ottavio Ferrario“ e un „Quadro mineralogico del Cantone Ticino e della valle Mesolcina“; nel 1852, un volume intitolato: Stabio e le sue sorgenti minerali ed 1 suot dintorni», e finalmente nel 1858, un altro volume: „Le sorgenti solforose di Stabio, le acque ferruginose del «S. Bernardino. e le altre fonti minerali della Svizzera italiana col quadro mineralogzco della stessa. i Lucio MARI, al culto delle muse sposò quello delle piante. Nel 1889 presentava alla nostra società „un Saggio di un catalogo dei muschi nel Ticino meridio- nale“. Finalmente non tacerò di GIUSEPPE CURTI, esimio scrittore, specie di cose didattiche, il quale, sulle tracce dell’ OKEN, pubblicava nel 1846 una ,Storza naturale disposta con ordine scientifico e adattata alle comune in- telligenza“, primo libro illustrato per le scuole del Can- tone. Uomo di larghissima cultura, ebbe l’amicizia di tutti gli scienziati che studiarono il Cantone Ticino, specie di MASSIMILIANO PERTY dell’ università di Berna, ch’ era suo ospite, quando imprese lo studio dei micro- organismi viventi sui vegetali dei laghi di Lugano e di Muzzano. Ho toccato alla sfuggita e solo alle più notevoli pubblicazioni ticinesi in fatto di storia naturale, sia perchè esse vi sono note, e qui furono accennate a solo titolo e A Seno ee di ricordo, sia perchè il dilungarsi più sarebbe abusare della vostra pazienza. — Una caratteristica antica del nostro Cantone si è quella di veder affollarsi la gioventù allo studio del diritto. L’abbondanza eccesiva di giurisperiti risale a parecchi secoli addietro ed ha la sua ragione d’essere nelle condizioni del paese. Imperando nel foro, simpera nel comune, nel distretto, nel Cantone e dal banco del patrocinatore si ascende a quello del legis- latore e del magistrato; donde la credenza popolare che, per essere atti a dirigere la cosa pubblica, s’ ha ad essere patrocinatori. Certo, la giurisprudenza va largamente rappresentata nei consigli della Repubblica, ma non a detrimento degli altri fattori d’intellettualita. S'aggiunga a questo che l’avvocatura è la profes- sione più indipendente, quella che, nei rivolgimenti po- litici, assicura meglio l'avvenire. Ma da alcuni anni, col rassenerarsi della vita pub- blica, col diffondersi della cultura, dove le scienze na- turali vanno man mano assumendo maggiore importanza, la malattia decresce: molti giovani si addotrinano in medicina, in matematiche, in scienze agrarie, in istoria naturale, preparando nuove forze tecniche, mi si passi l’espressione, all’ amministrazione dello stato e alla edu- cazione del paese. Già il nostro Liceo, che accoppia due corsi, il tec- nico e il filosofico, con materie comuni, dà, anche per gli scolari del secondo corso, un peso maggiore alle scienze naturali che non usa in altri paesi. Il suo gabinetto va ognor più arricchendosi e non è più il solo. Ve n'è uno alla scuola di Commercio in Bellinzona, uno alle scuole normali in Locarno. Queste poi, la cui azione si ripercuote in tutto il Cantone, nelle scuole popolari, orientano l’insegnamento sull’ osserva- zione, specialmente sull’ osservazione diretta della natura, abituando le giovani menti, non solo ad ammirarne la bellezza, ma a tentarne i segreti. È un indirizzo, di cui CNRS NU non tarderemo a vedere gli effetti nella vita paesana. Ecco perchè dicevo più su, che, se il Cantone non può vantare molti seguaci ex professo delle scienze naturali, ne risente però un benefico influsso nella sua cultura. Nel 1889, nel! occasione del Congresso di Lugano, si fondò una sezione ticinese della nostra Società. Non potè vivere a lungo perchè le condizioni favorevoli testè enumerate, non esistevano tuttavia. Oggi, o cari Consoci, grazie al vostro generoso im- pulso, quella sezione si è ricostituita e vivrà di vita pro- spera, compiendo il voto del nostro socio onorario, il Signor Commendatore PAVESI, espresso, or sono molti anni, al Congresso di Andermatt e raccolto dal presi- dente del Comitato annuale, il Colonnello CARLO FRA- SCHINA, nell’ ultimo congresso di Lugano. i Da quando VINCENZO D’ALBERTI, al Congresso del 1833, enumerava le scienze naturali, tracciandone il pro- cedimento, indicandone lo scopo, quanta maggior copia di osservazioni e di esperimenti, quanta maggior sicu- rezza d’indagine, qual meraviglioso dilatarsi di vedute, . quale splendido fiorire d’industria e di conoscenza! Non dirò certo a voi, araldi del sapere, come il Regnum hominis, cui FRANCESCO BACONE intendeva dar fondamento prescrivendo norme scientifiche alla sco- perta e all’ invenzione, andò, nel secolo testè compiuto, rapidamente avverandosi. Le potenze della natura, tentate dagli strumenti e dagli apparecchi, costrette nei congegni delle macchine, rivelano il recondito magistero, il vicendevole influsso, compiono in un baleno il lavoro di mille braccia; inde- fesse, veloci, sicure, percorrono piani deserti, ripide valli, viscere di monti; imprigionate o libere, solcano la stesa delle acque, dell’ aria, dell’ etere, veicoli e messaggere degli uomini, A ragione CARLO FRASCHINA, un mezzo secolo dopo, SEA) NT CEE al Congresso del 1889, inneggiava, coll entusiasmo ver- gine de’ suoi tempi, allo spirito nuovo, il quale, come dovunque, dava un impulso inusitato alla piccola Re- pubblica ticinese, trasformandola quasi per incanto. Non dirò certo a voi, come l'occhio della scienza abbia penetrato l'intimo dei corpi, riconoscendovi leggi, che forse condurranno all’ unità della materia; ha pene- trato l'intimo degli agenti fisici, riconducendoli a vibra- zioni, che forse condurranno all’ unità dell’ energia; ha ravvicinato il concetto di materia e il concetto di energia in guisa che forse li si potranno considerare insieme come duplice parvenza della stessa realtà: la sostanza. L'occhio della scienza, disceso all’ infinitamente piccolo, all’ embrione della vita, riscontrò una fine gradazione di forme dalle più semplici alle più viluppate, non solo, ma un’ ascesa delle une alle altre, per modo che intel- letto, sentimento e volontà, tre aspetti diversi dello stesso fatto psichico, vanno via via svolgendosi fino alla coscienza umana. Si direbbe che una forza incognita nell’ universo ,penetra e risplende“, foggiando gli esseri a strumenti ognor più docili della sua gloria. L'analisi tenace, acuta indagatrice d’ogni piega della natura, per quanto profonda e riposta, prepara le fila; la sintesi, sul disegno della idea feconda dell’ evolazione, le in- treccia in un tessuto ancora vaporoso e ineguale, ma che assumerà un giorno consistenza e uniformità di sapere. Caduchi sono i regni del pensiero, come quelli degli uomini: la filosofia può ripetere il lamento di Ecuba, che, or è più d'un secolo, EMMANUELE KANT poneva in bocca alla metafisica: modo maxima rerum tot generis natisque potens, nunc trahor exul, inops. La reggia è deserta, le pareti si sfasciano e l’antica regina non ha dove riparare il capo. Ma i figliuoli non le sono caduti trafitti l'uno dopo l’altro ai piedi, come ad Ecuba. In- tolleranti di tutela, a lei volsero le spalle alla conquista di nuovi regni, meno espansi, ma più saldi, nelle regioni dell’ esperienza subbiettiva ed obbiettiva. Già nella pienezza del suo antico splendore, al fio- rire di PLATONE, la filosofia subiva la prima diserzione, quella della scienza delle grandezze e dei numeri, le matematiche. ‘ Poi, dopo un lungo periodo di decadenza e di servitù, per impulso di FRANCESCO BACONE teoricamente e di GALILEO GALILEI praticamente, la fisica e tutte le scienze affini andarono man mano emancipandosi; l’as- tronomia, la chimica, l'anatomia, la fisiologia, queste tre ultime rampollo di un arte, ma pur sempre legate alla metafisica; la linguistica, la storia, l'economia politica, la sociologia e va dicendo. Gli è che, quando un dato ordine di fenomeni affini viene disposto come un tutto, prescindendo dalle questioni metafisiche dell’ origine prima e delle cause finali, esplorato in ogni sua parte, circoscritto ne suoi confini, con perfetta conoscenza delle vie d'indagine ed unità d’intento, la scienza corrispon- dente è nata, può vivere, può affermarsi da sè, ha rag- giunto la sua indipendenza. Per la morale stessa, che, nei tempi dei sistemi classici, fu sempre considerata come il coronamento di una data filosofia, si credettero avverate quelle condizioni e si volle proclamare il do- vere nell’ uomo, facendo astrazione, non solo da ogni credenza religiosa, ma da ogni opinione metafisica. Rintracciare la legge etica per sè stessa, la quale spiega i suoi rami nell'intimo dell’ uomo e nel con- sorzio degli uomini, scendendo giù dai rami al tronco e alle radici, studiarla coi metodi del naturalista, ren- derne evidente ed efficace il precetto: ecco il problema. E certo assidere la morale sulle fondamenta della natura umana sarebbe darle una generalità superiore ad ogni diversità di credenze. e d’opinioni, una saldezza ine- spugnabile in mezzo alle rovine delle credenze e delle opinioni. Ma l’arduo intento non si potrà mai raggiungere, se prima la psicologia, considerata in tutta la sua inte- rezza, non assume veste e procedimento di scienza po- sitiva, indipendente anch’ essa dalla filosofia. Tale emancipazione non solo colmerebbe una lacuna nell’enciclopedia, ma, per le attinenze che la. psico- logia ha colle scienze morali da una parte e colle naturali dall’ altra, darebbe forma di tutto organica all’ enciclopedia stessa, le cui membra non verrebbero a coordinarsi, come nell’ /nstauratio magna di FRANCESCO BACONE, secondo la loro genesi, bensì secondo l’intima loro natura. Il „globus zntellectualis“ sarebbe perfetto. Con voi, cari Colleghi, cui bastano accenni, e tali sono le mie parole, non entrerò in lunghi dissertazioni a sostegno del mio asserto, di cui vi son noti i fautori e gli av- versari. Mi limiterò ad una breve considerazione, che, secondo me, riassume in un punto cardinale il dibattito. „Il così detto ,mondo esterno‘ e il così detto ,mondo interno, non sono che due modi diversi di veder la medesima cosa“, disse non ha guari un chiaro psicologo italiano, che ha professato nel nostro liceo, il D'° GUIDO VILLA. La distinzione tra fenomeni subbiettivi non è esatta che rispetto allo stimolo, il quale negli uni sorge dal di dentro, negli altri viene dal di fuori. Ma ogni fenomeno, nel suo tutto, qualunque ne sia lo stimolo, € un fatto subbiettivo, e però la somma di fenomeni considerati più specialmenti quali prodotti dello spirito umano e oggetto delle scienze morali, come la somma di fenomeni considerati più specialmente quali prodotti di agenti estrinseci e oggetto delle scienze naturali, ram- pollano da un ceppo comune. Le scienze morali e le naturali, assurte a vita au- tonoma, ordinano, come abbiam veduto, la manifestazione dei fenomeni, e, mi si conceda l’espressione, la interpre- tano nel pericarpio; la psicologia la interpreta invece nel nocciolo. E se questa procede coll’ osservazione e l’esperimento, indipendente da qualsiasi preconcetto — 15 — eccedente i limiti del suo ufficio, darà nuovi elementi al | problema della conoscenza, acquistando alla sua soluzione. Ma non basta; quanto più risalite nella vita d’un individuo, di una famiglia, di un popolo, tanto più sicuri ne giudicate i sentimenti, i pensieri, le azioni. Alla stessa guisa i fenomeni dell’uno e dell’ altro ordine di scienze riceveranno lume nuovo dai dati nuovi del problema della conoscenza fornitigli dalla psicologia sperimentale. E forse l’origine comune rivelerà parentele ignote ancora fra le ricerche più disparate, preparando quella unità di sapere, che, sogno per noi smarriti nei labirinti dell’ analisi, diventerà realtà per i posteri, liberi nei campi aperti della sintesi. Vascello fantasima, la scienza moderna passa lumi- nosa e veloce, rapita dalla fiumana dell’ esperienza, ma non si sa donde venga, dove se ne vada; a poppa la psicologia narra le scaturigine della fiumana, e vaticina alla foce l’immensita del mare, alla cui sponda l’antica madre, la filosofia, invoca il ritorno dei figli, fatta più augusta e più saggia dal lungo abbandono. Da gran tempo la psicologia agognava al glorioso ufficio; in Jnghilterra, da quando lo HARTLEY tentò ricondurre l’attività psichica alle leggi dell’ associazione; in Germania, da quando lo HERBART tentò ricondurre l’intreccio delle rappresentazioni a formole matematiche; in Jnghilterra, come sapete, l’indirizzo culmina nel Kan- tismo sposato all’evoluzionismo di HERBERT SPENCER; in Germania nello sperimentalismono di GUGLIELMO WUNDT, primo fondatore di un laboratorio di psicologia fisiolo- gica. E, durante lo svolgimento, le due scienze sorelle, psicologia e fisiologia, si strinsero vieppiù nel comune intento di sciogliere l'enigma umano e sorse un ordine di ricerche speciali, in gran parte opera di GUSTAVO FECHNER: la psicofisica. AIT osservazione andò accoppiandosi l'esperimento, To che nei primi tempi sı credeva efficace solo rispetto all’ elemento del fatto psichico, ma che più tardi si riscontrò efficace anche rispetto ai fatti psichici stessi. E le ricerche non si ristringono più all’ uomo e al- l'uomo adulto civilizzato, ma a tutta la zoologia, al fan- ciullo, all’ uomo primitivo; arieggiano l'andamento delle scienze naturali: della fisica, della chimica, della fisio- logia non solo, ma altresì della storia naturale, come nel MORELL e nel JAMES, per tacere di altri molu. Fi- nalmente i risultati incominciano ad orientarsi sulla gran legge dell’ evoluzione, specie nel DARWIN e nello SPENCER. E un continuo procedere di ogni giorno e di ogni ora: il numero dei risultati va aumentando ognor più, tanto che uno difficilmente può abbracciarli senza uno studio costante e profondo. Si è forse entrati in quella fase di esuberanza di fatti, in apparente disordine, che non è ancora scienza, ma è condizione fondamentale di scienza; si è, in una parola, in un periodo nel quale non si può dire a prior la maggiore o minore impor- tanza di un fatto, nel quale s'ha a raccogliere e racco- gliere, senza preocuparsi altro che delle esigenze rigo- rose di un’ indagine scientifica. A fondare il novissimo regno del pensiero, si procede nei campi sterminati ed incolti dell’ esperienza volgare, dissodando il terreno, disponendo prode e seminati ordinatamente, ma, per sem- plificare il lavoro, si estirparono piante supposte male erbe inutili, dannose, e le si buttarono sui cigli. Quivi attecchirono e crebbero più vigorose che mai. o Sono desse quei fenomeni, vari nella loro manife- stazione, ma che hanno il carattere comune di intime attinenze colla psiche umana, sia per la genesi, come per l'indole loro; e però, con espressione moderna, che per altro ristringe arbitrariamente il significato dell’ epi- teto, vennero detti „fenomeni psichici“. Essi deviano, in apparenza, dai principi finora co- — 17 — nosciuti della fisica, della chimica, della fisiologia e della psicologia e si manifestano con infinite gradazioni: come pure forze meccaniche su su fino ad assumere aspetto di coscienza umana. Diminuzione od aumento nel peso di corpi, movi- mento degli. stessi in modo spontaneo, apparizioni, co- municazioni intelligenti, tramutamenti di personalità e via via. Pel loro tutto, benchè tocchino a parecchie scienze, dovebbero aver sede nella psicofisica, certamente nella psicologia sperimentale. Questa, come abbiam veduto, è nel periodo di apparente disordine, in cui l'indagine con mille occhi s’affisa in mille punti della realtà, perchè non sa ancora di preciso dove si troverà la via alla soluzione del problema. i Alle difficoltà che presenta ogni fenomeno tentato di fresco dalla scienza, questi fenomeni ne presentano di proprie, intrinseche ed estrinseche. _ Oltre a non esser tuttavia determinate, se non em- piricamente e parzialmente, le condizioni favorevoli alla produzione, lo strumento di esperienza non è costrutto in un laboratorio, ma dato dalla natura, non è passivo, ma attivo: è un organismo umano, anzi è quella sua parte, le cui funzioni non sono ancora interamente de- terminate, il sistema nervoso. Isolare il fenomeno fra altri viluppati, intorno a cui la scienza non ha pronunciato l’ultima parola, deter- minarne l'indole speciale, le condizioni di svolgimento, ricondurlo ad una causa secondaria o principale, ecco una serie di difficoltà intrinseche. I fenomeni rivelano spesso volontà e intelligenza, che non sono quelle dello strumento vivente e neppure quelle degli sperimentatori, e sulle prime eccitano ad un anticipatto mentis, come FRANCESCO BACONE chia- mava linduzione volgare, per la quale lo spazio appa- risce popolato di esseri misteriosi, che fanno rinverdire 2 TIMES l’antico animismo, muovono affetti profondi, agitano il sentimento religioso. E infatti, già nei primi tempi di tali studi, sorsero dottrine che s’intitolarono spiritismo in Francia e in Italia, sperztualesmo in altri paesi, e che più o menò si atteggiano a sistema religioso. Spogliare la realtà dalle teorie precoci, dalle fan- ‘ tasie irridescenti, ond’ è avvolta, renderla scientifica- mente inoppugnabile come un fatto della fisica, della chimica o della fisiologia; ecco difficoltà estrinseche non meno gravi delle prime. Pure nella ricca, esuberante, varia e a volte strana letteratura che fiorì, quasi per incanto, attorno a questi fenomeni e che rimarrà come uno dei più enigmatici documenti dello spirito umano, abbiamo lavori d’indole e di valore prettamente scientifici; tali e tanti da rendere indubbio la realtà dei fenomeni stessi. Già, or sono molti anni, GUGLIELMO WUNDT, trattando l'argomento, in una lettera aperta al Prof* ULRICI, dell’ Università di Lipsia, non aveva esitato ad affermare: „Semplici allucinazioni degli osservatori, come Lei giustamente avverte, queste manifestazioni è impossibile dirle. Nessuno che abbia letto anche solo la sua succinta esposizione, negherà loro:realtà ed obbiettività nel senso comune della parola“. A questa illustre dichiarazione, per essere breve, ne aggiungerò solo tre altre, che, come la prima, si riferiscono ad esperimenti omai già antichi, ma consi- derati come classici. ALFREDO WALLACE, il collaboratore del DARWIN, in un saggio apparso nella #ortnishtly Review, asserisce come le prove della realtà dei fenomeni attinenti allo spiritualismo siano così abbondanti da non poterne trarre se non alcuni tipi, che per altro dimostrano quale ne sia l’importanza e come tolgano di mezzo, le objezioni de’ più scettici“. Il Proffe THURY, caro ai Ginevrini, ha mostrato, mediante il calcolo, contro l'ipotesi del FARADAY, che — 19 — il fenomeno delle tavole giranti non si poteva spiegare meccanicamente con forze conosciute; e trent’ anni dopo riconosceva ancora l’esattezza delle sue induzioni. Finalmente GUGLIELMO CROOKES, che ha pubbli- cato una relazione delle sue ricerche intorno allo spiri- tualismo riconosciuta forse come la più notevole dai competenti in materia, dimostrava l’esistenza, si può dire, di quasi tutti i nuovi fenomeni psichici, dai più semplici e piani ai più intricati e meravigliosi. Vent anni più tardi pubblicava negli Altz della Società per ricerca psichica, gli appunti su cui aveva steso quella relazione, confermandola pienamente; più tardi ancora, cinque anni or sono, nel suo discorso d'apertura alla British association, accennando a quelle sue pubblica- zioni, dichiarava: / have nothing to retract. Mi basta di ricordare che in Parigi da parecchi anni si pubblicano gli „Annales des sciences psychiques", dove trovansi scritti, fra quelli di altri che si occupano di psicologia sperimentale, del nostro consocio, il Signor TEODORO FLOURNOY, il quale lo scorso anno fece una comunicazione alla nostra società circa un fenomeno, che si può annoverare fra quelli, di cui abbiamo trattato. Basta infine rimandare alla letteratura, cui abbiam già accennato, la quale va svolgendosi da mezzo secolo ed alla quale parteciparono uomini illustri nelle scienze morali e naturali. Egli è che essi sentono altamente della scienza, come Sir WILLIAM THOMSON, il quale alla Drztzsh asso- ciation, nel 1871, dichiarava che „le leggi eterne del- l'onore impongono alla scienza il dovere di affacciarsi coraggiosamente ad ogni problema che le venga leal- mente presentato“. Ed ora, dopo tredici anni da che fu pronunciata, possiamo riprendere la sentenza del nostro consocio, il Signor Prof'* EMILIO YUNG: „Agli spiritisti credenti siamo in diritto di chiedere prove sperimentali, agli scienziati, scettici a ragione, ricerche obbiettive“. La psicologia domanda la cittadinanza fra le scienze naturali per una gran parte delle sue ricerche e voi gliel’ avete accordata. Ma ho argomento di credere che non tutte quelle ricerche siano da voi accolte di buon grado. Alcune conducono a fatti selvaggi e ribelli, le cui attinenze coll’ esperienza scientifica non app -jeno evidenti. Ricordiamoci che qualsiasi fatto, penetrato nel- l'intimo suo, rivela parte di quella realtà recondita, di ‘cui tutti gli esseri sono la fioritura perennemente rin- novellantesi. Se quei fatti non piegano tuttavia alle leggi natu- rali fin qui conosciute, non ne guastano però il bel tessuto ; ‘aggiungono nuove fila alla trama. Come un giorno si riescirà a rintracciare le energie donde sca- turiscono le strane attitudini del Polonium e del Radium, si riescira a rintracciare quelle donde scaturiscono le manifestazioni eteroclite dei fatti psichici“, così detti. E una foresta vergine, che ci si para dinnanzi e che nasconde tesori di scienza. Di ciò profondamente persuaso per lungo studio e grande amore, oscuro, ma coscienzioso interprete del pensiero altrui, ho creduto mio dovere di additarvela da questo seggio immeritato, tanto più immeritato, dove non avessi ubbidito all im- pulso dell’ animo. Il nostro consocio, il Signor EDOARDO SARASIN, al Congresso dello scorso anno in Ginevra, chiudeva il suo dire tratteggiando con mano d’ artista uno splen- dido paesaggio contemplato dalla vetta del Giura e aggiungendo con pensamento di scienziato che egli com- prendeva meglio, cito le sue parole per non sciuparne il pensiero: „la nécessité d’écouter sans cesse et atten- tivement ce que cette nature, qui nous a été faite si belle, murmure continuellement à notre oreille pour qui sait l'entendre, tous ces cecrets qu’elle est prête à nous révéler encore à l'avenir et dans tous les domaines“. Si, in ogni dominio! Vi sono altri paesaggi, altre bellezze, altri segreti e si nascondono, si stendono, bril- lano nel dominio delle psiche. Il nostro sodalizio, che vanta un passato glorioso, vi entrerà e, come sempre, ardito, tenace, fiducioso, procederà nelle sue faticose esplorazioni, ritornandone „Con segno di vittoria incoronato!“ Signore, Signori, ospiti illustri e cari Consoci, è questo l'augurio con cui dichiaro aperto l'86"° con- gresso della Società elvetica di scienze naturali! PROGRAMMA GENERALE Mercoledi 2 settembre. Ore 5!/2 pom.: Seduta della Commissione preparatoria nell’ Aula centrale del palazzo scolastico. » 81/2 pom.: Riunione familiare nel Salone della Bir- raria Nazionale in Muralto. Giovedì 3 settembre. Ore 8 ant. precise: Prima Assemblea generale nel Teatro. (V. programma speciale a pag. 5.) „ 12 mer.: Banchetto ufficiale al Grand Hôtel Locarno. „ 2 pom.: Escursione sul lago al bacino delle Isole Borromee con battello speciale — Discesa a Pallanza, visita ai Giardini Rovelli. „ 6'/: pom.: Partenza da Pallanza — Giro intorno alle Isole Borromee — Buffet. » 9!/e pom.: Arrivo a Locarno. Venerdì 4 settembre. Ore 8 ant.: Riunione delle singole sezioni nelle sale a ciò destinate nel palazzo scolastico. (V. pro- gramma speciale a pag. 6.) » 12/2 mer.: Banchetto per Sezioni. „ 21/2 pom.: Escursioni nei dintorni. (V. pag. 8.) » 81/a pom.: Concerto in Piazza Grande — Illumi- nazione. Sabato 5 settembre. Ore 8 ant.: Seconda Assemblea generale nel Teatro. (V. programma speciale a pag. 5.) „ I pom.: Banchetto di chiusura all’ Hôtel Reber au Lac. » 81/2 pom. precise: Il sig. Prof. Dr. C. Schröter terrà, nel Teatro, una conferenza dal titolo « Il Giap- pone, note di viaggio » illustrandola con proie- zioni. PROGRAMMA DELLE ASSEMBLEE GENERALI E DI SEZIONE PRIMA ASSEMBLEA GENERALE Giovedì 3 settembre, alle ore 8 ant. precise, nel Teatro di Locarno. 1. Discorso inaugurale del sig. Dr. A. PIODA, presi- dente del Comitato annuale. 2. Rapporti annuali del Comitato centrale. 3. Sig. Prof. Dr. E. FISCHER: Nezere Untersuchungen über die Biologie der parasıtischen Pilze. 4. Sig. Isp. for. F. MERZ: forstliche Verhältnisse des Kantons Tessın. SECONDA ASSEMBLEA GENERALE Sabato 5 settembre alle ore 8 ant. precise nel Teatro. I. Sig. Prof. Dr. C. KELLER: Zerkunft der Tierwelt des Kantons Tessin. 2. Sig. Prof. Dr. A. LANG: Z significato biologico della bellezza di una certa parte della fauna marina. 3. Sig. Prof. Dr. H. DUFOUR: La radiation solaire en Suisse d'après 10 ans d'observations, sa diminution en 1903. i 4. Sig. Prof. Dr. P. WEISS: Zes nouvelles propriétés magnétiques de la pyrrhotine. Le letture dei rapporti delle Commissioni speciali e il dis- brigo degli altri affari amministrativi della Società avranno luogo negli intervalli delle comunicazioni scientifiche. PROGRAMMA DELLE VISITE ED ESCURSIONI Museo di Locarno. (Nel palazzo scolastico.) — Per conces- sione della direzione, il Museo, ove trovansi le collezioni di L. La- vizzari, A. Franzoni e di P. A. Daldini, sarà aperto ai sigg. Congres- sisti dietro semplice esibizione della Carta della Festa nelpomeriggio dei giorni della riunione. ESCURSIONI Venerdì 4 settembre. 1. Losone — Arcegno — Ronco sopra Ascona — Bris- sago (ritorno in battello partendo da Brissago alle ore 6,5 pom.). Guida: Sig. Prof. G. Mariani. Partenza ore 2!/: pom. precise dal Palazzo scolastico. 2. Madonna del Sasso — Orselina — Brione s/Minusio. Guida: Sig. Prof. A. Giugni. Partenza ore 3 pom. precise dal Teatro. 3. Escursione a Brissago e visita della grande Fabbrica di Tabacchi. Guida: Sig. Dr. R. Natoli. Partenza con battello ore 2,35 pom. precise e ritorno, pure in battello, da Brissago alle ore 6,5 pom.) PROCES-VERBAUX I. Séance de la Commission préparatoire, le 2 septembre 1903 à 5//2 h. dans la Salle centrale du bâtiment scolaire à Locarno. Présidence de: M. le D" Pioda, conseiller national, président annuel. Sont présents: A. Comité annuel. MM. D: A. Pioda, président. » Prof. G. Mariani, vice-président. „ DER. Natoli, secrétaire. , €. de Orelli, secrétaire. B. Comité central. MM. Prof. D' Geiser, président, Kusnacht-Zurich. & à » A. Lang, vice-président, Zurich. à pi „ C. Schröter, secrétaire, Zurich. si È ns kKleimner, Zurich: Mlle Fanny Custer, tresorier, Aarau. NEGA CANDIANI €. Anciens présidents annuels, anciens membres du Comité central, présidents des Commissions et délégués des Sociétés cantonales et des Sections permanentes. Argovie: Bale-Ville : Bale-Camp.: Bern: Fribourg: Lucerne: Geneve: St-Gall: Vaud: Valais: Neuchätel: Zurich: Tessin: Etranger: MM. D: Fischer-Sigwart, Zofingue. Prof. Dr Fritz Burckhardt. » „» E. Hagenbach-Bischoff. G.-A. Bay, conseiller d’Etat, Liestal. J. Köttgen, Liestal. Prof. D" E. Fischer. Se else Studer: A. Gremaud, ingenieur. Dr E. Schumacher-Kopp. L. de la Rive. Prof. Dr Charles Soret. E. Sarasin. Dr Ambühl. „ kl. Rehsteiner. colonel J.-J. Lochmann, Lausanne. Prof. D' L. Pelet, Lausanne. Bo NNilezeck, Bausanne. Li „ F.-A. Forel, Morges. = „ E. Renevier, Lausanne. , H. Dufour, Lausanne. Dr Jules Amann, Lausanne. E. Bauler. Prof. Dr E. Lüdin, Winterthur. » » dE Weber, »” Di MEeSstZurich. „ Ins. Go'kere, Lusano. DEV Seiker, Strasboure. Délibérations. 1. Après avoir adressé quelques paroles de bien- venue aux délégués présents, le Président annuel dé- clare la session ouverte. 2. Il est procédé à l'appel nominal et la liste des membres présents est établie (voir ci-dessus). 3. M. GEISER, président central, propose au nom du Comité central, comme membre honoraire M. le prof. D' HEINRICH WEBER de Strassbourg; cette pro- position est appuyée par l'assemblée préparatoire, ainsi que l'admission de 25 nouveaux membres ordinaires. 4. M. GEISER, president central, donne lecture du rapport du Comité central. 5. Le rapport financier pour l'exercice 1902/1903 est lu par M. le Prof. C. SCHRÔTER, au nom du tréso- rier, Mille F. CUSTER. M. Mariani donne lecture du rapport des vérificateurs des comptes. 6. M. GEISER, vivement appuyé par M. le prof. F.-A. FOREL, propose d'augmenter le traitement annuel du trésorier de 500 à 700 fr., vu l'augmentation de sa besogne. L'assemblée préparatoire a, suivant nos statuts, le droit de proposer, sur le préavis du Comité central, le changement du $ 12 des statuts que cette proposi- tion concerne. L'assemblée préparatoire propose donc à l’assemblée générale, de modifier comme suit le der- nier alinea du $ 12 des statuts: ,Le questeur reçoit une indemnité annuelle de 700 fr. (au lieu de 500). 7. M. PIODA, président annuel, fait part de la refon- dation de la ,Société tessinoise des sciences naturelles“ qui, après sa fondation en 1889, s'était peu à peu en- dormie. Par l'initiative du comité annuel, appuyé par M. le D" FERRI de Lugano, la société s’est reconstituée sous la présidence de M. NATOLI (voir parmi les rap- ports des sociétés cantonales, plus haut). Cette nouvelle a été accueillie par de vives accla- mations de la part des délégués. 8. Winterthur sera proposé à l'assemblée générale comme lieu de réunion pour 1904. M. le prof. Dr JuLius WEBER sera désigné comme président annuel. La réunion de 1905 aura lieu à Lucerne (voir , Actes“ de 1902, p. 40). Pour 1906 les naturalistes suisses sont invités à St-Gall par la Société cantonale, représentée par M. le D' AMBÜHL, son président. 9. Les rapports des commissions seront lus dans la seconde assemblée générale, excepté celui de la commission géodésique que son président, M. le colonel LOCHMANN désire lire dans la première assemblée. M. le prof. F.-A. FOREL ajoutera quelques mots au rapport de la commission des tremblements de terre, concernant sa mission comme délégué à la conférence internationale de Strasbourg. 10. M. GEISER parle de la demande que la Société botanique suisse, appuyée vivement par le comité cen- tral, a faite auprès des autorités fédérales en vue d’ob- tenir une subvention de 2500 fr. par an, destinée à envoyer tous les deux ans un botaniste suisse à l'institut de Buitenzorg, Java. Le comité central demande l’au- torisation de faire en commun avec le comité de la Société botanique suisse les démarches préparatoires pour l'élection d’une commission spéciale qui serait chargée de la surveillance de cette bourse. 11. La commission pour l'étude de la flore crypto- gamique de la Suisse demande pour l'exercice de 1904 une subvention extraordinaire de 1800 fr. pour être en état de publier le travail couronné du prix Schläfli de M. le prof. E. FISCHER sur les Urédinées de la Suisse. Cette demande sera vivement appuyée. La séance est levée à 61/2 h. II. Première Assemblée générale le 3 sept. à 8 h. du matin, dans la Salle du Theatre a Locarno. 1. M. le Dr A. PIODA, président annuel ouvre la séance par un discours sur les principaux naturalistes tessinois du siècle passé et sur la psychologie expé- rimentale. 2. L'assemblée se lève en l'honneur de la mémoire des sociétaires défunts l’année écoulée. | 3. L'assemblée décide à l'unanimité de nommer membre honoraire M. le prof. HEINRICH WEBER de Strassbourg; elle reçoit 25 candidats comme membres de la société. 4. M. le prof. Geiser, président central, donne lecture de son rapport. 5. M. le prof. SCHRÔTER, secrétaire central, pré- sente au nom de Mile CUSTER, trésorier, le rapport du questorat. 6. M. le prof. MARIANI lit le rapport des vérifica- teurs des comptes. 7. Le rapport présidentiel et le rapport financier sont adoptés avec remerciements. 8. M. le president central propose d'augmenter le traitement annuel du trésorier de 500 à 700 fr. et de modifier en conséquence le $ 12 des statuts. M. le Dr AMBÜHL propose de dire „une indemnité annuelle convenable à fixer par le Comité central“ „eine angemessene Entschädigung, die durch das Zentralkomitee festzusetzen ist“). M. le president central fait observer que la nou- velle proposition de M. Ambühl ne pourrait etre adoptee gino dans cette réunion, vu le $ 33 des statuts qui demande le préavis du Comité central et de l'assemblée prépa- ratoire. M. le prof WILCZECK demande que la proposition Ambühl soit considérée comme simple amendement de la proposition de la commission préparatoire, pour éviter la nécessité de renvoyer la question à l’assem- blée de 1904. M. le president central déclare être d'accord avec cette manière de voir. La proposition amendée est acceptée. 9. M. le prof. D' ED. FISCHER-Bern entretient la société de ses , Nouvelles recherches sur: Les espèces biologiques des champignons parasites et l’origine de nouvelles formes végétales“. 10. Winterthur est désigné comme lieu de réunion pour 1904. Le président annuel sera M. le prof. Dr J. WEBER. 11. M. le colonel J.-J. LOCHMANN donne lecture du rapport de la commission géodésique qui est approuvé. 12. M. le prof. SCHRÔTER donne les détails néces- saires sur la demande d’une subvention pour Buitenzorg et propose au nom de l'assemblée préparatoire que le comité central soit autorisé à s'occuper, en commun avec le comité de la société botanique suisse, de l'élection d’une commission concernant cet objet. 13. M. F. MERZ, inspecteur des forêts, fait un exposé de /a question forestière au Tessin. Deuxième Assemblée générale le 5 sept. à 8 h. du matin, dans la Salle du Théâtre à Locarno. 1. Le président annuel prend acte d’un don fait à la Société par son membre honoraire, M. le prof. D"P.PAVESI, consistant en dix livres et brochures publiés par lui. 2. L'assemblée décide de nommer membre hono- raire M. le prof. D" A. HALLER de la Sorbonne, Paris. 3. M. le prof. LANG lit le rapport de la commission des Mémoires qui est adopté. 4. Le rapport de la commission pour le prix SCHLÄFLI est approuvé. 5. Le rapport de la commission géologique est approuvé. 6. M. le prof. D' HENRI DUFOUR entretient la société de la radiation solaire en Suisse d’après dix ans d'observations et de sa diminution en 1903. 7. Le rapport de la commission des tremblements de terre est approuvé. Male prof. E.-A. FOREP est nommé membre de cette commission. M. le prof. FOREL communique un rapport succinct des travaux du con- grès international à Strassbourg, où l’on a installé un service sismologique international. La commission sis- mologique a l'intention de se mettre directement en rapport avec les autorités fédérales. 8. Le rapport de la commission limnologique est approuvé, ainsi que celui de la commission des rivières et des marais tourbeux. 9. Le rapport de la commission des glaciers est approuvé, ainsi que celui de la commission pour le Concilium bibliographicum. 10. M. le prof. D' CONRAD KELLER parle de l’ori- gine de la faune du canton du Tessin. 11. M. le prof. Dr A. LANG entretient l’assemblée de la signification biologique de la beauté d’une partie de la faune marine (en langue italienne). 12. M. le prof, D" CAMILLE WEISS parle des nou- velles propriétés magnétiques de la Pyrrhotine (avec expériences). 13. M. le prof. D' C. SCHRÔTER propose au nom du comité central, la résolution suivante qui est adoptée par acclamation: L'Assemblée générale exprime à son président et aux membres du comité annuel la reconnaissance de la Société pour l'excellente organisation de la réunion. Elle charge le comité annuel d'exprimer la reconnais- sance de la Société helvétique des sciences naturelles aux autorités cantonales et municipales pour l'accueil cordial que nous avons reçu dans ce beau coin de notre pays. 14. M. PIODA, président annuel, déclare la session close. IL. Séances des Sections. A. Section de Physique. Ouverture de la Séance 8‘/ du matin, 4 septembre 1903. Président: M. le Prof. HAGENBACH-BISCHOFF (Bâle). Secrétaires: M. le D" H. VEILLON (Bale). M. le Prof. H. RUPE (Bâle). COMMUNICATIONS. M. le Dr LUCIEN DE LA RIVE (Genève). Sur l'ellip- soïde d'élasticité dans l'intérieur de la terre et les pressions tangentielles dues à l'action de la pesanteur. M. L. de la Rive montre quelles sont les conditions de l'équilibre élastique de la couche solide sphérique du globe terrestre. L’ellipsoide d’élasticité est de rota- 5 d tion, et on trouve la force élastique tangentielle, pour un élément plan quelconque, par la projection d’un rayon vecteur sur la tangente à une éllipse. Cette projection est maxima pour un angle de 45 degrés, d’où résulte que le déchirement du solide aurait lieu dans ce plan. M. le prof. D' HENRI DUFOUR (Lausanne). La radia- fon solaire en Suisse d’après dix ans d'observations; sa diminution en 1903. M. Henri Dufour présente au nom de M. BÜHRER et au sien le résultat des études faites sur le rayonne- ment solaire depuis sept ans. Il signale entre autres l’affaiblissement du rayonnement en 1903, de décembre 1902 à juillet 1903, et les phénomènes parallèles qui accompagnent l’augmentation de l’opacité atmosphérique. Ce sont 1° l’'invisibilité du disque de la lune pendant leclipse du 11—12 avril 1903; 2° les modifications de la quantité de lumière polaire du ciel et les déplace- ments des points neutres; 3° l'absorption exagérée des rayons ultraviolets; 4° la difficulté de visibilité et de netteté des phénomènes que présentent les protubérances solaires. Tous ces phénomènes concourent à démontrer l'aug- mentation de l’opacité atmosphérique dans le premier semestre 1903. M. le prof. D' F. A. FOREL (Morges). Le cercle de Bishop. Le cercle de Bishop, couronne circumsolaire causée par les cendres volcaniques lancées dans la haute at- mosphère par les éruptions de la Martinique en mai 1902, analogue aux phénomènes de 1883— 1886 après l’érup- tion de Krakatoa, est visible depuis le printemps de 1903. Tandis que les feux crépusculaires anormaux de 1902— 1903 sont d'apparition irrégulière et non continue, M. FOREL a observé le cercle de Bishop chaque jour de- puis le 1°" août à aujourd’hui. Il a recommandé l’obser- => 35 —- vation, surtout dans les stations élevées de la montagne et dans les ascensions en ballon. A la discussion participent MM. Sarasin, Riggen- bach, Rupe, Forel et Dufour. La section de chimie se constitue comme section spéciale dans un autre local. M. le Dr THOMAS TOMMASINA (Genève). Resume de quelques résultats d'expériences obtenues à l'aide de l'électroscope à aspiration d’Ebert, en collaboration avec MM. Sarasin et Micheli. Après avoir fait sur le tableau noir un dessin sché- matique de l'appareil d’Ebert, M. TOMMASINA en donne brièvement la description, ainsi que les différents dis- positifs adoptés et de la méthode utilisée pour les lec- tures, insistant particulièrement sur le très bon isolement de cet électroscope. Les conclusions principales de ces recherches sont les suivantes : 1° Il semblerait établi que la partie du rayonne- ment du radium qui traverse le verre et le plomb ne transporte aucune charge électrique propre, et qu’en outre il est incapable d’en acquérir en traversant un corps électrisé, tout en produisant une modification qui augmente beaucoup la conductibilité électrique de l'air, modification qui est entraînée par l'aspirateur. 2° S'il existe une condensation de la ionisation de l’air à proximité du tube de plomb renfermant le radium, cette ionisation est moins facilement entraînée que la plus éloignée. 3° L'émission radioactive d’un capuchon Auer qui traverse le verre n'est pas décelée, tandis que celle qui n'est pas capable de traverser le verre a une action très intense, lorsque la lampe n’a pas été allumée depuis longtemps et très faible, lorsqu'elle est allumée. 4° La présence d’un corps très faiblement électrisé suffit pour produire un arrêt net dans la décharge de l’électroscope quel que soit le signe de sa charge et de celle du corps; tandis que la décharge se manifeste de nouveau immédiatement dès que le corps est dé- chargé ou éloigné, ce qui confirme les observations précédentes, -faites par Ebert, par Elster et Geitel et par d’autres physiciens. 5° Si on électrise une couche de paraffine recouvrant l'intérieur d'un tube en verre emboîté dans celui de l'aspirateur, lorsque les charges sont de même signe l’on a encore le phénomène d'arrêt; mais si les charges sont de signe contraire, la décharge est fortement ac- célérée, ce qui démontre la production d’une conden- sation des charges de même signe que celle de la paraf- fine suivant la ligne axiale, et leur entraînement par l'air aspire. 6° Un fil conducteur disposé comme une antenne de radiotelegraphie, émettant un flux périodique, mais unipolaire, produit non seulement la décharge rapide de l’électroscope, lorsqu'il est de signe contraire, mais si l’action continue après la décharge complète de l’électroscope, celui-ci se charge rapidement de même signe que l’antenne. 7° L'action prolongée du flux périodique unipolaire, quel que soit son signe, produit une forte diminution de la conductibilité électrique de l’air de la salle. 8° Les rayons X, au contraire, ne modifient la conductibilité électrique de l'air que pendant leur action, immédiatement après cette conductibilité a toujours été reconnue identique à celle qui existait précédemment. La modification produite par les rayons X est donc in- stable et ne peut subsister qu'avec l’aide de ce rayonne- ment, ce qui montre l'existence d’une relation mécanique entre les deux modifications. 9° Un pouvoir radioactif assez intense a été acquis par le drap de laine utilisé pour la production des charges statiques, de même que par de la paraffine qui se trouvait depuis quelques semaines dans la même ar- moire, où l’on renfermait toujours le bec Auer. Les études des influences météorologiques n'ayant pas donné des résultats concordants, ces recherches seront continuées. M. le D" E. BOURCART (Lausanne). L'eau des lacs alpins suisses. Cette thèse, entreprise par M. E. Bourcart, sous la direction du professeur L. Duparc, à Genève, sur l’eau et la vase des lacs alpins suisses, a démontré la grande diversité dans la composition de l’eau de ces lacs, qui, à ce point de vue, se distinguent essentiellement des lacs de la plaine. Présentément les recherches ont porté sur les lacs Taney, Champex, Noir, Amsoldingen, Lauenen, Arnen, Oeschinen, Bleu, et elles continuent sur le reste des principaux lacs alpins suisses. M. le prof. D* A. KLEINER (Zurich) 1° présente un travail de M. le D* J. MOOSER à St-Gall, intitulé: Theorie der Entstehung des Sonnensystems; 2° ensuite expose quelques données sur la chaleur spécifique du lithium; il est à remarquer que malgré son poids atomique faible, sa chaleur atomique atteint une grande valeur même à température ordinaire, et pourtant cette chaleur atomique croit rapidement avec la température; à 100° la chaleur spécifique du lithium dépasse déjà celle de l’eau. M. le prof. D' A. RIGGENBACH (Bâle). Zängen- differenz Strassburg -Basel. Prof. A. Riggenbach hatte am 9. Mai 1903 gemein- sam mit Herrn Th. Niethammer durch Hin- und Rück- transport von drei Nardinschen Chronometern die Länge des Basler Meridianinstrumentes bezüglich des Meridian- kreises der Sternwarte Strassburg zu o" 45°,14 westlich bestimmt. Die Einzelwerte aus den drei Chronometern SNA O7 A5, 1404522 0 Dabei erwies sich ein mit Registriervorrichtung versehenes Nardinsches Deck- Sag chronometer von Taschenformat als ebenso zuverlässig, wie die Marinechronometer. M. le Dr AuG. HAGENBACH (Bonn). 1. Über den Dopplereffekt im elektrischen Funken. Das Licht zweier Funkenstrecken, die nach dem Spalt eines Spektalapparates hin gerichtet waren, und in denen die Stromrichtung entgegengesetzt war, wurde mit einem grossen Konkavgitter zerlegt und eine Linien- gruppe photographiert. Jede Funkenstrecke bestand aus einer Nickel- und einer Kupfer- (Zink, Aluminium) elektrode. Nach dem Dopplerschen Prinzip war eine Verschiebung der Spektren beider Funkenstrecken gegen einander zu erwarten, da ja der Metalldampf von den Elektroden abgeschleudert wird. Die mittels eines Eisenvergleichsspektrums gemessene Verschiebung war Null. Mit Sicherheit kann man sagen, die Geschwindig- è a ° m. . keit war kleiner wie 50 == Daraus muss man schliessen, dass der Metalldampf in der Elektrodenstrecke bei der oscillatorischen Entladung leuchtet, ohne eine messbare Geschwindigkeit in Richtung des Funkenstromes zu besitzen. 2. Über das Linienspektrum des Natriums (gemein- schaftlich mit Herrn D' Konen). Mit einem kleinen Konkavgitter ist es gelungen, die von Lenard mittels der Protuberanzenbeobachtungs- methode gefundenen Linien zum grössten Teil photo- graphisch aufzunehmen und auszumessen. Ein Teil der Linienpaare lässt sich in eine Nebenserie zusammen- stellen, welche ungefähr an derselben Stelle ausläuft, wie die schon bekannten Nebenserien. Die Schwingungs- differenz des Dublets stimmt ebenfalls mit derjenigen der andern Serien überein. Die weiteren Linien lassen sich voraussichtlich noch in zwei weitere Serien bringen, so dass wir dann im Natriumspektrum sechs Serien zu verzeichnen hätten. M. le prof. C. SORET (Genève). /naices de réfraction de la Tourmalzne. Les mesures furent exécutées sur deux lames de tourmaline, l’une noire et normale à l'axe, l’autre verte et parallèle à l’axe, dans le but de rechercher les grosses anomalies signalées il y a quelques mois par M. Viola. Cet auteur a trouvé dans plusieurs cristaux des diffé- rences de 10 à 15 unités de la 4° décimale entre les indices du rayon ordinaire dans différentes directions d’un même cristal. Dans les cristaux que M. Soret a examinés, comme dans ceux que M. Wülfing a décrits récemment, il ny a pas de variation pareille; les ano- malies, si elles existent, sont à la limite de la précision des observations, et ne dépassent pas une unité de la 4° décimale. Les mesures assez multipliées ont été faites principalement au réfractomètre d’Abbe; on a pris toutes les précautions possibles pour rendre comparable les observations faites dans différents azimuts, et pour éli- miner les erreurs qui pourraient provenir d’une taille défectueuse de la demiboule du réfractomètre. M. le D: H. ZIEGLER (Zurich). Über den eigentlichen Begriff der Energie. Fin de la séance 12!/, heures. B. Section de Chimie. Président: Prof. D' ED. SCHAER (Strasbourg). Secrétaire: Prof. D* H. RuPE (Bale). I. Prof. D' A. HALLER. /nfluence de la double liaison sur le pouvoir rotatotre et le pouvoir réfringent des corps actifs. Die Untersuchung der Kondensationsprodukte des Kamphers mit aromatischen Aldehyden zeigte in allen Fallen den grossen Einfluss der Doppelbindung auf das optische Drehungsvermögen. Diskussion: Haller, Rupe. 2. Prof. D' G. BERTONI. a) Contribution à l'étude chimique et géologique des terrains du Nord-Maremmatoskana. — Composition des eaux thermales «la perla». In gewissen Quellen findet sich, oboleich sie mitten unter den „fumachi“ (Borsäure liefernden Quellen) liegen, kein Bor, aber oft beträchtliche Mengen Barium und Strontium; b) Produits de la condensation de la benzoylglycine avec les aldehydes. Es wurde Furfurol mit Hippursäure kondensiert, dem auf solche Weise entstandenen Körper wird die Formel 2 He“ )c — CH | | He MICHNCEN co GH; | Se erteilt. Ebenso werden Kondensationsprodukte mit den Nitrobenzaldehyden beschrieben. Diskussion: Bertoni, Haller. 3. Dr. E. SCHUMACHER-KOPP. a) Über die Untersuchung der Eier. Eine grosse Anzahl von Versuchen hat gezeigt, dass der Apparat von Reinhardt wohl geeignet ist, frisch gelegte Eier von ca. acht Tage alten zu unterscheiden; die späteren Altersunterschiede lassen sich jedoch nicht mehr in den engen Grenzen erkennen, wie sie der Prospekt angibt. Diskussion: Schumacher, Hagenbach-Bischoff. b) Über einen durch Epichloe typhina hervor- gerufenen Vergiftungsfall. In Alt-Büron (Luzern) wurde eine Massenvergiftung von Vieh beobachtet; sie war hervorgerufen durch — 4I — Futter, das in ausserordentlicher Weise mit dem Kolben- pilze (Epichloë typhina) behaftet war. Diskussion: Schumacher, Schaer. c) Demonstration eines Stückes einer eisernen Wasserleitungsrôhre der Gotthardbahnwerkstätten in Bel- . linzona mit eisentümlichen Inkrustationen. 4. Prof. Dr. E. SCHAER. Die aktivierende Wirkung alkalischer Substanzen auf das Oxydationsvermügen der Metalisalze. Es wird besonders eine Untersuchung über die Autooxydation der Weinsäure in der Fehlingschen Lö- sung mitgeteilt; es sind hierbei als Produkte der Oxy- dation aufgefunden worden: Ameisensäure, Essigsäure, Oxalsäure, Dioxyweinsäure. Diskussion: Noelting, Schaer. 5. Prof. Dr. E. NOELTING. a) Über die Einwirkung von Paranitrodiazobenzol auf Rhodanaceton. Es entstand hierbei das Hydrazon: C=N-N- CH,— NO, | ST— CN eine Umlagerung des Rhodanacetones in das Methyl- oxy-thiazol findet nicht statt; b) Zinwirkung von Diazoverbindungen auf Acetyl- para-phenylendiamin. Man erhält glatt die Verbindung: NH—N—N—C,H, — NO, ANS Ra) AVES NH CO — CH, es gelang jedoch nicht, die Acetylgruppe durch Ver- seifung abzuspalten. Diskussion: Haller, Rupe, Noelting. 6. Prof. Dr. F. FICHTER: Über den Einfluss der Stellung der doppelten Bindung in ungesättigten Säuren auf die Affınıtätskonstanten. Die Affinitätskonstanten hängen sehr bedeutend von - der Stellung der doppelten Bindung in Beziehung auf . die Carboxylgruppe ab; die stärkste Wirkung übt die Doppelbindung in der ßy-Stellung aus. HOME RUE: a) Über die durch Kondensation von Nitrobenzalde- hyden mit Methyl-Benzimidazolen, Benzthiazolen, Naphto- thiazolen und Benzoxazolen und Reduktion der entstan- denen Nitrokörper erhaltenen Basen. Diese Basen sind in Form ihrer Salze Farbstoffe, welche Wolle und tannierte Baumwolle färben, jedoch nicht die meta-Verbindungen. Durch Kuppelung der Diazoniumsalze entstehen substantive Farbstoffe; b) Über unsymmetrische Phenylhydrasinverbin- dungen. Die Verbindungen der Chloressigsäure mitschwachen Basen oder Aminosäuren liefern neben einander sym- metrische und unsymmetrische Derivate bei der Ein- wirkung auf Phenylhydrazin; c) Uber die ina von Semicarbazıd du, Citronelliden-aceton. An das zunächst gebildete Semicarbazon lagert Sich noch ein zweites Mol. Semicarbazid an, vermutlich an die in der aÿ-Stellung befindliche Doppelbindung. C. Sezione di Geologia e Mineralogia. 4 settembre 1903. Presidente: Prof. D' RENEVIER (Losanna). Segretario: E. BAZZI. La seduta è aperta alle ore 9 per la relazione del rapporto annuale della Società Geologica Svizzera, fatta dal presidente Prof. RENEVIER, il quale spiega lo scarso intervento al congresso, causa la coincidenza del congresso internazionale geologico di Vienna; in seguito alla let- tura del dettagliato rapporto annuale vengono approvati all unanimità i conti e la gestione del comitato per l’anno 1902—1903 nonchè il bilancio preventivo per l’anno 1903— 1904. Si passa quindi alla nomina dei due revisori e dietro proposta del presidente vengono ri- confermati i signori D' Lugeon e Stehlin: per la nomina di un supplente l’ assemblea si rimette al signor presidente e viene proposto ed accettato ad unanimità il signor Dre R. Natoli. Terminata quindi la seduta per quanto riguarda la Società geologica svizzera, si da principio alla seduta per la Sezione di Geologia e Mineralogia del congresso della Società Elvetica di scienze naturali, l’introduttore, sign. D'e NATOLI propone la nomina a presidente del prof. RENEVIER, il che viene accettato dall'assemblea. Il sign. ing. for. M. POMETTA legge la prima comuni- cazione sul tema «Le valanghe ed i ripari oppostivi dall’ uomo», facendo la storia dei ripari primitivi dei tempi passati, trattando quindi dei sistemi razionali mo- derni e presentando molte ed interessanti fotografie dei lavori recentemente eseguiti. Segue il sig. IMHOR colla communicazione « Hydro- graphische Hauptgebiete der Erde», presentando una carta da lui eseguita e premiata all esposizione di Salzburg. con medaglia d’argento di stato. Il sig. Dr CALLONI svolge quindi la sua memoria sul tema « Appunti sull’ antica morena del S. Salvatore», illustrandola con dati, piani e campioni di vegetali fos- silizati, dimostrando l'inesistenza di un lago unico post- glaciale intorno al S. Salvatore e facendo l'ipotesi dell’ esistenza contemporanea di piccoli laghi, il che pare molto razionale. Il presidente ringrazia l’autore, facendo diverse domande e poi invita signori congressisti alla visità — 44 — della storica raccolta Lavizzari nel locale Museo e delle splendide collezioni di minerali delle miniere Mexicane di proprietà del consocio sign. Juan Pedrazzini e ciò dietro invito dello stesso. La seduta è tolta alle ore 1012. D. Sektion für Botanik. Sitzung vom 4. September 1903. Präsident: Prof. G. MARIANI. Sekretär : MARIO JAGGLI. Prof. SCHRÖTER spricht über die Ærgebnisse einer Exkursion im Bedretto, Formazza- und Bosco-Tal ge- meinschaftlich mit D' RIKLI ausgeführt (mit Projektionen). Prof. Dr. WILKZEK. Porzstische Metterlungen über Campanula excisa. Dr. RIKLI. Æorishische und pflanzengeographische Metteslungen zur Schweizerflora. Ing. E. FREULER. Zorstliche Vegetationsbilder aus dem Sottoceneri, mit Projektionen. Prof. Dr. S. CALLONI. Horzstische Notizen über Agave americana, und Arum dracunculus. — Morphologische Ver- hältnısse bei den Blüten von Anemone Hepatica. — Erra- tische Pflanzen auf dem Salvatore. — Nectarien bei den Berberidaceen. — Die Frucht von Achlys triphylla. Dr. A. BETTELINI. Sfudien über die Flora des süd- lechen Tessin. Herr A. USTERI. Beobachtungen über Tropenmärkte und deren vegetabilische Produkte. E. Sektion für Zoologie. Präsident: Prof. Dr. P. PAVESI (Pavia). Sekretär: Dr. W. VOLZ (Bern). Prof. Dr. PAVESI (Univ. di Pavia) fa pel primo una communicazione sulla Fauna Augustana, cioè della valle d'Aosta. Premette alcune considerazioni ed insiste sulla importanza dello studio delle piccole faune locali, accennando ai limiti naturali della regione ed alle ri- cerche fin qui fattevi. Esse sono quasi tutte acciden- tali, non di proposito e sistematiche, anche perchè ormai, in Italia forse più che altrove, questo genere di studi è messo in disparte. Di dette ricerche fornisce un elenco bibliografico, che fa seguire dal catalogo ragio- nato delle 464 specie di animali finora conosciute di quella valle per le raccolte altrui e le proprie. Sono costituite da 79 vertebrati, 85 molluschi, 283 artropodi, 9 vermi, 8 protozoi; poche in vero, ma primo nucleo di una faunistica valdostana. Delle più importanti o per essere esclusive della valle, o xeroterme d’origine me- diterranea, o scomparse, l’autore dà notizie assai particola- reggiate; di tutte la distribuzione geografica è messa in rilievo. Prof. Dr. Th. Studer verdankt den Vortrag von Prof. Pavesi und spricht die Hoffnung aus, dass auch andere Täler der Alpen in derselben Weise untersucht und dann die Resultate mit einander verglichen werden. Dr. O. E. IMHOF. 1. Le gracilissime antenne degli insetti. 2. La somme des Hyménopières connues de la terre. 3. Sonderbare Körperbedeckung eines Käfers. ARNOLD PICTET. Des variations des Papillons pro- venant des changements d'alimentation et de l'humidité. APE UNE M. Arnold Pictet, de Genève, communique les ré- sultats de ses nouvelles recherches sur les variations des papillons provenant des changements d’alimentation de leurs chenilles et de l'humidité. Les variations obtenues sont: avec Abraxas grossu- lariata (nourriture normale: groseiller), une forme chez laquelle la bande brune tend à disparaître, dont les taches noires sont moins grandes et qui provient de deux générations d’elevage de la chenille avec du Fusain (Evonymus); avec Vanessa urticae, l’aberration urticoides, en nourrissant les chenilles avec des fleurs d’ortées, au lieu de feuilles; avec Biston hirtarius, des papillons pré- sentant avec le noyer et la pimprenelle (Poterium), des caractères aberrants marqués. L'humidité et les périodes pluvieuses sont des fac- teurs puissants de variabilité. Ils agissent de facon dif- férente, suivant qu'ils se présentent pendant que la chenille est adulte, pendant qu’elle est dans la période transitoire entre la vie larvaire et la nymphose, ou pendant qu’elle est en chrysalide. Prof. Dr. A. LANG. Æybride von Helix nemorosa und Helix hortensis. Dr. W. VoLz (Bern). Verbreitung einiger Säuger in Sumatra (vide Spezial-Bericht). Der Vortragende konnte während seines mehr- jährigen Aufenthaltes in Sumatra mehrere tiergeogra- phisch interessante Beobachtungen machen. Z. B. sind Siamanga syndactylus und Hylobates agilis in der Re- sidenz Palembang nie in den gleichen Gebieten zu treffen, sondern ihre Verbreitungsbezirke sind stets durch grosse, für sie unüberschreitbare Flüsse getrennt. Ein Schwein, das Sus barbatus Mull. nahesteht, be- wohnt die Gebiete an der Nordostküste von Indragiri bis Nord-Palembang. Zu Beginn der Regenzeit wandert — 47 == das Tier von seinen gewôhnlichen Aufenthaltsorten am Meeresstrande nach dem Innern zu, wo um diese Zeit gewisse Früchte reifen, die ihm zur Nahrung dienen. Dabei werden die grössten Flüsse durchschwommen, und die Kubus (nicht muhamedanische Bevölkerung) töten ihrer eine grosse Menge. Zu Beginn der Trocken- zeit ziehen die Schweine wieder an den Strand. ya D re CONFÉRENCES FAITES AUX ASSEMBLÉES GÉNÉRALES Die biologischen Arfen der parasitischen Pilze und die Entstehung neuer Formen im Pilanzenreich. Von Ed. Fischer. In neuerer Zeit ist die Frage nach der Entstehung der Arten auch auf dem Gebiete der Botanik in ein Stadium getreten, in welchem man sich nicht mehr da- mit begnügt, in allgemeiner mehr spekulativer Weise diesen Gegenstand zu erörtern, sondern durch sorgfältige Spezialuntersuchungen und womöglich auch auf experi- mentellem Wege mehr Licht in dieses komplizierte Ge- biet zu bringen sucht. Bei diesen Untersuchungen richtet sich die Aufmerksamkeit naturgemäss in besonderer Weise auf das Studium der sog. „kleinen Arten“, d.h. jener Formen, die nur durch sehr kleine Unterschiede von einander abweichend dennoch erblich konstant blei- ben. Von dem Studium dieser Formen erhofft man speziell auch Klarheit zu erhalten über die Faktoren, welche für die Entstehung neuer Formen massgeblich sind. Ich erinnere hier nur an die Arbeiten von NÄGELI über (zZrszum und Hzeracium, von DE BARY und ROSEN über Zrophzla, von WETTSTEIN über Zuphrasia und Gen- 4 — 50 — tiana, DE VRIES über Oenofhera und andere mehr. In besonderer Weise eignen sich fiir das Studium dieser Fragen auch die ykleinen Arten“ bei den parasitischen Pilzen; einmal wegen der grossen Einfachheit der Ver- haltnisse: die Merkmale sind, wenn ich mich so aus- drücken darf, wenig zahlreich und leicht zu überblicken; dazu kommt, dass die meisten hierhergehörigen Formen der geschlechtlichen Fortpflanzung entbehren, so dass die Komplikationen, die durch Hybridenbildung bei hö- heren Pflanzen uns entgegentreten, hier von vornherein in Wegfall kommen. Ganz besonders tritt aber noch ein weiterer günstiger Umstand hinzu: es hat sich hier gezeigt, dass nicht nur morphologische Verhältnisse zur Unterscheidung der Formen Verwendung finden können, sondern auch das biologische Verhalten, speziell die Wahl der Nährpflanze: Es lassen sich neben den mor- phologisch verschiedenen Arten auch solche erbliche Formen unterscheiden, die nur durch die Auswahl der Nährpflanze von einander abweichen; wir wollen die- selben hier kurzweg als biologische Arten bezeichnen. Das Studium derselben ist in neuerer Zeit von zahlreichen Forschern an die Hand genommen worden. Da ich mich selber in den letzten Jahren vielfach mit diesen biolo- gischen Arten befasst habe, so sei es mir gestattet, Ihnen in aller Kürze den heutigen Stand unserer Kenntnisse auf diesem Gebiete vor Augen zu führen und im Zu- sammenhange damit die Frage zu erörtern, was wir aus dem Studium der biologischen Arten der parasitischen Pilze in Bezug auf die Frage nach der Entstehung der Arten für Gesichtspunkte gewinnen können. Lassen Sie mich zunächst an einigen Beispielen das Wesen und die Eigentümlichkeiten der biologischen Arten besprechen. Am gründlichsten und allseitigsten sind dieselben studiert für die Uredineen. Es sind für sie so zahlreiche Fälle von biologischen Arten bekannt, dass man bei der Auswahl von Beispielen geradezu in — 51 — Verlegenheit kommt: Stellen wir den von ERIKSSON!) so eingehend bearbeiteten Schwarzrost des Getreides: Puccinia graminis voran. Bekanntlich gehòrt dieser Pilz zu den wirtwechselnden Uredineen. Er bildet seinen Aecidienzustand auf der Berberitze, während seine Uredo- und Teleutosporenform auf Gramineen lebt; und zwar sind die Gramineen, auf denen er beobachtet ist, ganz ausserordentlich zahlreich, den verschiedensten Gattungen und Arten angehörig. Vergleicht man nun die Schwarzroste dieser verschiedenen Gramineen unter- einander, so ist man nicht im Stande, irgend einen mor- phologischen Unterschied zwischen denselben herauszu- finden. Greift man aber die Sache experimentell an, so ergibt sich, dass der Schwarzrost einer dieser Gramineen nicht ohne weiteres auf alle andern übertragen werden kann. Vielmehr muss man hier eine Reihe von ver- schiedenen biologischen Arten auseinander halten, von denen jede nur eine beschränkte Zahl von Gräsern be- wohnt. Es sind das die folgenden: Forma Avenae auf Hafer und ausserdem noch auf 18 andern Gramineen, 13 verschiedenen Gattungen an- gehörend. Forma Secalis auf Roggen, Gerste und 8 andern Gramineen. Forma Airae auf Arra caespitosa und A. bottnica. Forma Agrostis auf Agrostis canina und A. stolo- nifera. Forma Poae auf Poa compressa, bisweilen auch auf P. caesta und ?. pratens:s. Forma T7ritzcz auf Weizen, bisweilen auch auf Gerste, Roggen oder Hafer. 1) ERIKSSON J. und E. HENNING, die Getreideroste, ihre Geschichte und Natur, sowie Massregeln gegen dieselben. Stockholm 1896. — Über die Spezialisierung des Getreideschwarzrostes in Schweden und in andern Ländern. Centralblatt für Bakteriologie II. Abteilung Bd. IX 1902 p. 590, woselbst weitere Literaturangaben. ro Wir sehen also, dass die eine Spezies Puccinia gramints in sechs, durch die Auswahl ihrer Nahrpflan- zen verschiedene biologische Unterarten zerfallt, die morphologisch von einander nicht zu unterscheiden sind. Die: Zahl derselben dürfte sich durch weitere Versuche noch vermehren. Vergleicht man sie nun miteinander, so ergibt sich, dass sie nicht alle sechs gleich um- fassend sind: eine derselben geht auf 19 verschiedene Gramineen, die z. T. verschiedenen Gattungen ange- hòren, andere beschränken sich auf wenige Arten der gleichen Gattung. Man sieht ferner, dass diese biolo- gischen Arten scharf gegeneinander abgegrenzt sind: sie haben keine Nahrpflanze gemeinschaftlich. Nur die sechste macht hiervon eine Ausnahme, indem sie gelegentlich auch Nahrpflanzen der andern Formen befallen kann. Als weiteres Beispiel sei ein Fall angeführt, der von KLEBAHN!) einer sehr gründlichen experimentellen Untersuchung unterworfen worden ist: es handelt sich um eine Puccinia vom Typus der Pucc. sesselzs, welche ihre Teleutosporen auf Pralarıs arundinacea, ihre Aecidien auf Zz/zaceen bildet, sie wird von KLEBAHN als Puccinia Smelacearum-Disraphidıs bezeichnet. Dieselbe zerfällt nach bisherigen Untersuchungen in drei biologische Ar- ten, von denen die erste ihre Aecidien auf Po/ygona- Zum, Convallaria, Paris und Majanthemum bildet, wäh- rend die zweite nur Convallaria, die dritte nur Parzs befallt. Hier umfasst also die eine biologische Art die Nährpflanzen der beiden andern. Die gegenseitige Abgrenzung biologischer Arten kann aber eine noch unschärfere sein, ihr Unterschied ist dann, wenn ich so sagen darf, oft nur ein gradueller, in der Weise, dass von zwei morphologisch gleichen Uredineen die eine die Nährpflanze A intensiv, die Nähr- 1) KLEBAHN: Kulturversuche mit Rostpilzen, speziell VII. Bericht. Pringsheims Jahrbücher für wiss. Botanik Bd. XXXIV. PRO EU AA FAN Es RR Er Urn ; LE ce pflanze B dagegen schwach befällt, während die zweite umgekehrt die Nährpflanze A schwach, B aber intensiv angreift. Derartigen Beispielen begegnen wir z. B. unter den von KLEBAHN!) so ausserordentlich sorgfältig stu- dierten Weiden- Melampsoren. Sehen wir uns jetzt auch in andern Pilzgruppen um, so finden wir unter denselben vielfach ganz analoge Verhältnisse, aber doch nicht überall gleichartig. Schon vor mehreren Jahren hat BREFELD?) Ustzlago Segetum in biologische Arten zerlegt, NEGER?) hat vor kurzem für die Æryszphaceen solche nachgewiesen. Eine Reihe weiterer Untersuchungen über diesen Gegenstand sind auf meine Veranlassung im bernischen botanischen In- stitut ausgeführt worden: Den Uredineen sehr ähnliche Verhältnisse fand Herr Dr. STÄGER*) beim Mutterkornpilz Claviceps pur- purea. Dieser ist eine morphologisch einheitliche Art, welche auf einer ganzen Reihe von Gramineen lebt. Übertragungsversuche von einer dieser Gramineen auf die andern ergaben aber wieder mehrere biologische Arten: von diesen ist eine sehr umfassend: es ist das die Roggenbewohnende Form; diese geht ausserdem auf Gerste, Tritzcum Spelta, Dactylis glomerata, einige Poa-Arten, Anthoxanthum, Arrhenatherum elatius, im ganzen auf etwa 20 Gramineen iber. Nicht identisch mit ihr ist aber die Form auf Zolium, welche man bisher immer beschuldigte, sie infiziere die Roggen- 1) KLEBAHN. Kulturversuche mit Rostpilzen, V.—XI, Bericht (Zeit- schrift für Pflanzenkrankheiten Bd. VI—IX, XI). Pringsheims Jahrb. für wissenschaftl. Botanik Bd. 34 u. 35. Jahrbuch der hamburgischen wissen- schaftl. Anstalten XX, 3. Beiheft. ?) Untersuchungen aus dem Gesamtgebiete der Mykologie Heft XI. Die Brandpilze 1895. 3) Beiträge zur Biologie der Erysipheen, 2. Mitteilung, Flora Bd. 90 1902. 4) Infektionsversuche mit Gramineen bewohnenden C/aviceps-Arten. Botanische Zeitung 1903. felder: diese befiel ausser einigen Zo/sum-Ärten nur noch Bromus erectus; besondere biologische Arten dürf- ten ferner diejenigen auf Poa annua und Brachypodium silvaticum sein. Von speziellem Interesse ist es dabei zu konstatieren, dass diese biologischen Arten des Mutterkorns in der Auswahl ihrer Wirte mit denen des Schwarzrostes nicht übereinstimmen: das Mutterkorn des Roggens geht z. B. auf Gramineen über, welche vom Roggenschwarzrost nicht befallen werden.) Machen wir von den Ascomyceten einen Sprung zu den einfachsten parasitischen Pilzen, so hat es R. LUDI?) sehr wahrscheinlich gemacht, dass bei den Chytridiaceen die Artunterschiede weit mehr im biologischen Ver- halten als in morphologischen Unterschieden zu suchen sind. Aber nicht in allen Pilzgruppen scheint das Ver- halten dasselbe zu sein. ALB. EBERHARDT *) hat in dieser Richtung einen Vertreter der Peronosporeen, Cystopus candidus, untersucht, der auf sehr zahlreichen Cruciferen lebt, aber ohne bis jetzt mit Bestimmtheit biologische Arten unterscheiden zu können‘) und Fräulein C. POPTA konnte mit Profomyces macrosporus eine ganze Anzahl verschiedener Umbelliferen infizieren.?) Als das extremste Gegenstück zu den Uredineen mit ihrer weitgehenden und - ausgesprochenen Aus- bildung von biologischen Arten kann man endlich 1) Nämlich auf Dactylis glomerata, Poa compressa, P. caesia, P. pratensis, Triticum Spelta. Dagegen sind ausser dem Roggen beiden gemeinschaftlich: Æordeum vulgare und A. murinum. 2) Beiträge zur Kenntnis der Chyfridiaceen. Hedwigia 1901. 3) Zur Biologie von Cysfopus candıdus. (Vorläufige Mitteilung.) Centralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten II. Abt. Bd. X 1903 p. 655. 4) Höchstens dürfte die Form auf Brassica, Sinapis und Diplo- taxis von den übrigen biologisch verschieden sein. 5) Beitrag zur Kenntnis der Âemiasci. Flora 1899 Heft 1. jene fakultativen Parasiten betrachten, welche wie Bozry- fis cinerea unter geeigneten Bedingungen die verschie- ‘ densten Pflanzen befallen können. Überblickt man die ganze Reihe der bespro- chenen Beispiele, so ergibt sich daraus, dass das Vor- kommen von biologischen Arten eine bei parasitischen Pilzen sehr verbreitete Erscheinung ist, dass aber die Spaltung in solche biologische Formen nicht in allen Fällen den gleichen Grad erreicht. Wenn wir uns nun die Frage stellen wollen, wie die biologischen Arten entstanden sind, so wird man vom phylogenetischen Standpunkte aus von vornherein geneigt sein, den biologischen Formen einer Spezies, z. B. des Schwarzrostes oder Mutterkorns einen gemein- schaftlichen Ursprung zuzuschreiben. Dies vorausgesetzt sind zwei Fälle denkbar: entweder die Stammform be- wohnte nur eine einzige Nährpflanze und die Descenden- ten gingen dann nach und nach auf neue Nährpflanzen über, oder aber die Stammform bewohnte ohne Aus- wahl alle diejenigen Wirte, auf denen heute deren Descendenten leben, und die Descendenten spezialisier- ten sich im Laufe der Zeit auf einzelne dieser Nähr- pflanzen. | Von diesen beiden Alternativen ist die zweite jeden- falls auf den ersten Blick die plausibelste und erklärt auch weitaus am einfachsten die vorhin besprochenen Tatsachen. Man würde sich auf dem Boden dieser Vor- stellung die parasitischen Pilze aus Saprophyten her- vorgegangen denken, aus denen dann zunächst multivore Parasiten entstanden, die: sich im Laufe der Zeit mehr und mehr in biologische Arten spezialisierten. Die oben besprochenen verschiedenartigen Fälle von weit- gehender oder weniger weitgehender, von schärferer oder weniger scharfer Spaltung in biologische Arten würden ebensovielen Stadien dieser fortschreitenden Spezialisation entsprechen. Als weitere Konsequenz MEET dieser Anschauung ergibt sich die Ansicht, dass die in der Spezialisation am weitesten fortgeschrittenen Gruppen die sind, welche am längsten parasitische Lebensweise geführt haben. So wären z. B. die Uredzneen seit län- gerer Zeit Parasiten als Bofrytis oder als die phanero- gamischen Parasiten der Gattung Cuscuta, deren einzelne Arten sehr zahlreiche und verschiedenartige Nährpflan- zen befallen und nicht in biologische Arten zerlegt wer- den zu können scheinen. Dem gegenüber darf aber nicht verschwiegen wer- den, dass auch der andere Fall: Übergang eines Para- siten auf eine neue Nährpflanze vorkommen kann, ja direkt beobachtet ist. Zwei sehr interessante Beispiele mögen hiefür den Beleg bilden, auf die KLEBAHN!) hin- gewiesen hat. Auf der Weymouthkiefer lebt in Nord- europa sehr häufig ein Blasenrost, der seine Uredo- und Teleutosporenform auf Rzbes-Arten bildet. Da nun die Weymouthkiefer in Amerika zu Hause ist, sollte man glauben, es sei auch ihr Parasit von dorther eingewan- dert. Merkwürdigerweise ist aber letzterer in Amerika nicht bekannt; es bleibt also nur die Annahme übrig, dass der Pilz ursprünglich auf einer andern nahe ver- wandten europäischen Conifere lebte und von dieser erst nachträglich auf die Weymouthkiefer übergegangen ist. Und diese andere Conifere ist die Arve, auf welcher denn auch in der Tat der Pilz ebenfalls nach- gewiesen worden ist.?) — Der zweite Fall betrifft die Teleutosporenform des Rindenblasenrostes der gemeinen Kiefer, die bisher auf Véncetoxicum und Paeonia be- kannt war. KLEBAHN zeigte nun, dass dieser Pilz auch 1) Kulturversuche mit Rostpilzen XI. Bericht. Jahrbuch der Ham- burgischen wissensch. Anstalten XX. 1902. 3. Beiheft. 2) Von TRANZSCHEL für die sibirische Arve. Ein weiterer BOC hiefür ist der Umstand, dass ich die Teleutosporen dieses Pilzes im Oberengadin mit der Arve vergesellschaftet, aber von jeder Weymouth- kiefer weit entfernt aufgefunden habe. FA auf eine in Südafrika einheimische Scrophulariacee Nesme- sia übertragen werden kann, die jedenfalls in ihrer Hei- mat diesen Parasiten nie gekannt hat. Die Möglichkeit eines solchen Überganges auf eine neue Nährpflanze erklärt sich wahrscheinlich aus übereinstimmenden che- mischen und anatomischen Eigentümlichkeiten der neuen Nährpflanze mit der ursprünglichen. Jedenfalls weisen aber solche Beobachtungen darauf hin, dass man sich in den Vorstellungen über das Zustandekommen der biologischen Arten vor Einseitigkeiten hüten muss. Nun erhebt sich aber noch eine weitere Frage; es ist das diejenige, welche in neuerer Zeit vielfach Gegen- stand der Diskussion gewesen ist, nämlich die Frage nach den Ursachen der Spezialisation. Es sind hier wiederum zwei Möglichkeiten vorhanden. Entweder die Bildung von biologischen Arten ist Folge von Vor- gängen, die sich unabhängig von der Nährpflanze im Parasiten vollzogen haben, vielleicht auf dem Wege der Mutation in DE VRIESschem Sinne, oder aber es handelt sich um eine Angewöhnung des Parasiten an seine Nähr- pflanze. Es haben sich z. B. MAGNUS!) und in neuerer Zeit VON WETTSTEIN*) entschieden auf letzteren Standpunkt gestellt. Letzterer betrachtet die biologischen Arten direkt als ein Argument zu Gunsten der Entstehung neuer Formen durch direkte Anpassung und Vererbung erworbener Eigenschaften. Diese Alternative kann na- türlich nur auf experimentellem Wege entschieden wer- den, und es hat denn auch KLEBAHN*) diesen Weg mit Erfolg betreten. Es war schon oben die Rede von Puccinia Smilacearum-Digraphidis, welche in einer ihrer 1) Hedwigia 33, 1894, p. 82. ?) Der gegenwärtige Stand unserer Kenntnisse betreffend die Neu- bildung von Formen im Pflanzenreiche. Berichte der deutschen botani- schen Gesellschaft Jahrg. 18, 1900, p. 184. — Der Neo-Lamarkismus und seine Beziehungen zum Darwinismus. Jena. G. Fischer. 1903. 3) Kulturversuche mit Rostpilzen XI. Bericht Le. Formen mit ihren Aecidien Polygonatum, Majanthemum, Paris und Convallaria bewohnt. Nun hat KLEBAHN seit dem Jahre 1892 diesen Pilz Jahr für Jahr immer wieder ausschliesslich auf Polygonatum übertragen, so dass er jetzt seit 10 Jahren niemals mit einer der andern ge- nannten Gattungen in Berührung kam. Das Resultat bestand darin, dass Polygonatum in den letzten Jahren stets sehr sicher, gleichmässig und reichlich infiziert wurde, während die Infizierbarkeit der andern Wirte teils erhebliche Schwankungen gezeigt hat, teils allmäh- lich ganz verschwunden zu sein scheint. Dieses Resul- tat spricht also dafür, dass ein Parasit durch längere Zeit hindurch wiederholte Kultur auf derselben Nähr- pflanze sich ausschliesslich an diese anpasst. Wir hätten es also wirklich, um mit MAGNUS zu sprechen, mit „Ge- wohnheitsrassen“ zu tun und die Anpassung ar be- stimmte Nährpflanzen kann demnach als ein Fall von Erblichkeit erworbener physiologischer Eigenschaften aufgefasst werden. Immerhin ist auch nach dem be- sprochenen Versuchsergebnis noch einige Zurückhaltung angezeigt. KLEBAHN weist ausdrücklich darauf hin, und es gibt immerhin Tatsachen, die damit nicht ganz im Einklang zu stehen scheinen. Wie kommt es z. B., dass bei einzelnen Arten eine Spezialisation auch an solchen Stellen beobachtet wird, wo die Nährpflanzen mehrerer biologischer Arten vorkommen? Puccinia Caricis-mon- tanae zerfällt z. B. in zwei biologische Arten, von denen die eine mit ihren Aecidien auf Cenzaurea montana, die andere auf Centaurea Scabiosa lebt, und diese beiden biologischen Arten beobachtet man in den Voralpen zuweilen nebeneinander am gleichen Standorte; hier lag also im Grunde kein Anlass zu einer Gewöhnung an die eine der beiden Nährpflanzen vor. ') 1) Vgl. Ed. Fischer Entwicklungsgeschichtliche Untersuchungen über Rostpilze. Beiträge zur Kryptogamenflora der Schweiz. Heft I. 1898. — W. Bandi Beiträge zur Biologie der Uredineen (Hedwigia 1903.) RU SI SLI RS MUR... AM at N WW Nachdem sich aus dem Gesagten mit grosser Wahr- scheinlichkeit die Entstehung der biologischen Arten durch direkte Anpassung an die Nährpflanzen ergeben hat, bleibt nur noch ein Punkt zu untersuchen ùbrig: Dürfen wir dieses Ergebnis verallgemeinern und es auch auf die morphologisch von einander verschiedenen Ar- ten anwenden? oder präziser ausgedrückt: Sind die bio- logischen Arten werdende Arten, Anfänge von morpho- logisch distinkten Spezies? Die Betrachtung der syste- matischen Verhältnisse der parasitischen Pilze scheint auf den ersten Blick auf eine Bejahung dieser Frage hinzuweisen. Eine moderne Monographie z. B. einer Uredineengruppe würde ungefähr folgendes Bild dar- bieten: Zunächst fände man eine Hauptklassifikation, bei der die Arten etwa nach der Skulptur der Teleuto- sporen eingeteilt werden; kleinere Artengruppen würden dann nach Lage und Zahl der Keimporen gebildet, weiter folgen Arten, zwischen denen die Unterschiede, ich möchte sagen nur noch in einem „mehr oder weniger“ bestehen: in kleinen Differenzen der Form und Grösse der Sporen, die oft deshalb schwer nachweisbar sind, weil die individuellen Unterschiede der Sporen in einem Sporenlager oft grösser sind als die Speziesunterschiede. Und endlich zerfallen die so unterschiedenen kleinen Arten in biologische Arten, welche keinerlei morpho- logische Unterschiede mehr erkennen lassen. Um ein Beispiel zu geben, teilt LINDROTH in seiner kürzlich er- schienenen Monographie der Umbelliferen-bewohnenden Uredineen!) die Puccinien dieser Gruppe zunächst nach der Beschaffenheit der Teleutosporenoberfläche in einige grössere Gruppen, diese zerfallen wieder in einzelne Arten, die sich durch Lage und Zahl der Keimporen, durch die Sporenform etc. unterscheiden, weiterhin 1) Die Umbelliferen-Uredineen. Acta societatis pro Fauna et Flora Fennica 22 Nr. 1. NER io ela; x 4 : E folgen Arten, die sich nur durch ganz geringfügige Ver- schiedenheiten der Membrandicke, der Sporendimen- sionen etc. auseinanderhalten lassen. Endlich hat kürz- lich Herr O. SEMADENI!) mehrere dieser letzteren noch in biologische Arten zerlegt. Wir finden also eine kontinuierliche Abstufung von biologischen Arten zu mor- phologisch verschiedenen Arten verschiedenen Grades, eine Abstufung, so allmahlich, dass es bei einer mono- graphischen Bearbeitung oft sehr schwer hält zu ent- scheiden, ob man gewisse Formen als morphologisch verschieden oder nur als biologische Arten auseinander- halten soll. Das alles spricht scheinbar dafür, dass die morphologischen Arten gewissermassen die direkte Fort- setzung der biologischen seien, also die biologischen Arten beginnende morphologische. Die Berechtigung einer solchen Auffassung scheint noch plausibler, wenn wir hinzufügen, dass auch gewisse morphologische Eigen- tümlichkeiten der Uredineen durch äussere Einwirkungen beeinflusst werden können. So hat O. MAYUS?) gezeigt, dass die Membrandicke der Peridienzellen von schattiger oder sonniger Standortsbeschaffenheit abhängig sei und einen gewissen Parallelismus mit der Blattstruktur der Nährpflanze zeigt. Aber dennoch sprechen eine Reihe von Tatsachen dagegen, dass man so ohne weiteres die morphologisch verschiedenen Arten als Fortsetzung der biologischen Arten betrachten dürfe. Um nur Eines herauszugreifen, sei hier das Verhalten der Gattung Gymnosporangzum angeführt. Bei derselben werden verschiedene Arten auseinandergehalten, die oft nur kleine, aber dennoch sehr scharfe und konstante morphologische Unterschiede 1) ©. SEMADENI. Kulturversuche mit Umbelliferen-bewohnenden Rostpilzen. Centralblatt für Bakteriologie; Abt. II Bd.X 1903 p. 522. 2) Die Peridienzellen der Uredineen in ihrer Abhängigkeit von Standortsverhältnissen. Centralblatt für Bakteriologie 1903. OL aufweisen, aber gerade hier ist die Auswahl der Nähr- pflanzen nicht eine entsprechend scharfe, die Arten haben oft gemeinsam die gleichen Wirte; kurz gesagt: Die bio- logischen Unterschiede sind hier weniger ausgesprochen als die morphologischen.) Ich will nun natürlich mit diesem Einwand nicht sagen, dass der direkten Bewirkung durch die Nähr- pflanze jeder Einfluss auf die morphologischen Verhält- nisse abgesprochen werden soll, aber jedenfalls genügt dieser Faktor für sich allein nicht als Hypothese für die Entstehung der morphologisch verschiedenen Arten. Es spielen vielmehr hier noch andere Faktoren mit. Man wird z. B. sehr geneigt sein, auf die Entstehung von Uromycesarten aus Pucciniaarten oder umgekehrt die DE VRIESsche Mutationstheorie anzuwenden.?) i Resümieren wir, so kommen wir bei den parasitischen Pilzen für die Frage nach der Entstehung der Formen zu dem gleichen Resultat, welches sich auch in andern Gebieten ergeben hat, nämlich, dass es sich hier um komplizierte Erscheinungen handelt, bei denen nicht nur ein Faktor in Betracht kommt. Wir müssen viel- mehr bei den einzelnen Arten mit NÂGELI Anpassungs- !) Hier könnte auch auf eine Beobachtung von E. JACKY (Die Compositenbewohnenden Puccinien vom Typus der Puccinia Hieracit (Zeitschrift f. Pflanzenkrankheiten 1900) hingewiesen werden: bei P. Cen- faureae weist derselbe zwei Formen nach, die geringe Unterschiede in ihren Teleutosporen und Uredosporen zeigen, gleichzeitig kommt aber hier auch eine Spezialisation in zwei biologischen Arten vor; aber diese biologischen Arten decken sich nicht mit den zwei morphologisch ver- schiedenen Formen; wir hätten hier vielleicht gleichzeitig nebeneinander biologische Arten und beginnende morphologische Arten, die aber nicht parallel gehen. Immerhin bedarf dieser Fall noch genauerer Untersuch- ung, er sei daher hier nur unter allem Vorbehalt angeführt. ?) Dafür spricht die so häufige, Beobachtung von einzelligen (Uromyces-) Teleutosporen in Puccinia-Teleutosporenlagern. Freilich müsste hierfür nachgewiesen werden, dass diese einzelligen Teleuto- sporen sich wirklich als Uromyces vererben. EVA I merkmale und Organisationsmerkmale auseinanderhalten. Die erstern kònnen wir durch direkte Bewirkung von | Seiten äusserer Faktoren erklären, zu ihnen gehören vor allem die biologischen Eigentümlichkeiten, vielleicht auch ein Teil der morphologischen Artmerkmale. Der Haupt- sache nach wird man aber die morphologischen Art- charaktere als Organisationsmerkmale betrachten, die sich nicht auf direkte Bewirkung durch die Nährpflanze oder andere äussere Faktoren zurückführen lassen. Die forstlichen Verhältnisse des Kantons Tessin. Von Kantonsforstinspektor F. Merz, Bellinzona. Mit Tafeln und Karten. - 1. Bodenoberfläche. Ein Blick auf die geologische Karte oder ein auch nur flüchtiger Besuch im Kanton Tessin zeigt uns, wie überaus widerstandsfihig die Gesteinsmasse ist, aus welcher die ausgedehnten, tief eingeschnittenen Haupt- und Seitentäler gebildet sind. Die oft über 1000 m. hoch sich auftürmenden Felsmassen sind, mit Ausnahme des südlichen Kantonsteiles, wo Do/omit, Kalk u. Porphyr vorherrschen, Arzstallin:scher Formation: Gneiss, Granit und Glimmerschiefer. Der leicht spaltbare Gneiss er- möglicht eine Industrie, welche 2—3000 Arbeitern reichlichen Verdienst gewährt. Wo aber der Glimmer- schiefer vorherrscht, wie dies südlich des Camoghe und des Tamaro der Fall ist, da verwittern die Berge, namentlich wenn sie ihres Waldschmuckes beraubt sind, sehr leicht und richten in den unterhalb liegenden Gebieten mit ihren Geschiebsmassen grossen Schaden an. Ungemein charakteristisch für die tessinische Land- ‚schaft ist die 7errassenbildung ; die Berge steigen vom Tale aus schroff an, dann folgt eine Terrasse mit fruchtbaren Wiesen und Feldern und oft wohlhabenden Ortschaften ; wieder folgt ein steiler, bewaldeter Abhang und endlich, als letzte Terrasse, die ausgedehnten Alp- weiden, über welchen dann die zackigen Felsspitzen sich erheben. Betrachtet man diese Urgebirgskolosse von unten, scheinen dieselben unverwüstlich zu sein. Dem ist aber . nicht so. Eine Unzahl prähistorischer Felstrümmer in fast allen Tälern des nördlichen Kantonsteiles (des sSopraceneri“) beweisen uns, dass auch der Granit und Gneiss dem Zahne der Zeit weichen muss. Auch in histo- rischer Zeit kamen einige grosse Felsstürze vor, wie derjenige von Biasca im Jahre 1513. Im September 1799 hatte ein Bergsturz bei Grono die Moësa aufgestaut und der 1812 bei Orell-Füssli in Zürich erschienene helvetische Almanach erzählt davon, dass die Moësa in der Nacht auf einmal losbrach, viele Gebäude mit sich riss, bis auf 100 Schritte vor Bellinzona die grössten Baumstämme brachte und viele Russen „ersäufte“, die auf der Ebene zwischen Bellin- zona und Castione kampierten. Ein Glück für die Armee Souwarows sei es gewesen, dass sie tags zuvor bereits aufgebrochen war. Und wem ist nicht noch der am 28. Dez. 1898 erfolgte mächtige Felssturz am Sasso rosso oberhalb Airolo im Gedächtnis? Mit furchtbarer Gewalt durch- brach derselbe den wohl gepflegten Bannwald und knickte wie Zündhölzchen fast meterdicke Tannen. Orographisch kann der Kanton Tessin in zwei bezw. drei Gebiete eingeteilt werden, in das Gotthard- und tessinische Massiv und das Gebiet der transalpinischen Seen. Letzteres nimmt die südliche, mehr hügelförmige Partie des Kantons ein und wird vom nördlichen, gebirgigen Teil durch eine Scheidelinie getrennt, welche vom Veltlin nach dem Morobbia- und Onsernonetal sich hinzieht und dort wieder nach Italien hineinreicht. Mit Ausnahme des Camoghe überschreitet kein Berg der südlichen Region 2coo m., während wir in den Ausläufern des Gotthardmassives zahlreiche Spitzen mit 2500— 3000 m. und ausgedehnte Gletscher antreffen. Der Kontrast zwischen der nördlichen und südlichen Hälfte des Kantons Tessin ist grossartig; dort wilde Berge mit ausgedehnten Gletschern, Felspartien, Weiden und Tannenwäldern, während hier die schönsten, an- . — 65 — mutigsten Landschaftsbilder uns erfreuen, in welchen die nordische Vegetation in die üppige Pflanzenwelt des Südens übergeht; hier treffen wir noch die letzten Tannen und Alpenrosen gemischt mit Oliven, Lorbeeren, Granatbäumen u. s. w. Was das //ussystem betrifft, ist weitaus der grösste Teil unseres Kantons mit den beiden grossen Becken des Ceresio und des Verbano dem Tessin, bezw. dem Po tributpflichtig. Einzig die aus dem Muggiotal kommende Breggia mit einigen kleinen Bächen fliesst in den Comersee nach der Adda und der nördlichste Teil des Kantons am Gotthard (Reuss) und im Cadlimotal (Medelser Rhein) entsendet seine Quellen nach dem Rheine. In geologischer Hinsicht können wir zwei ausge- prägte Gebiete unterscheiden, dasjenige des Urgebirges (Granit, Gneiss und Glimmerschiefer) und dasjenige des Dolomites, Kalkes und Porphyres. Diese beiden Gebiete werden ungefähr durch eine Linie getrennt, welche den Comersee und den Lago maggiore in zwei gleiche Hälften teilt. Auf diesen zwei Gebieten treffen wir hie und da noch jüngere Formationen, wie z. B. im kristallinischen Massive des Leventina- und Bleniotales mächtige Adern von Dolomit, welche uns viel zu schaffen geben. Wo nämlich dieselben mit dem Gneiss zusammentreffen, bilden sich mächtige Rüfen und gefährliche Wildbäche (Piumogna und Froda bei Faido und Prugiasco im Bleniotal). Moränen und Findlingen begegnen wir fast überall im ganzen Kantone, und durchwegs liefern dieselben ausserordentlich frischen, fruchtbaren Boden, der sich auf den oft öden, fast unproduktiven Abhängen als grüne prächtige Oasen abhebt und mit den schönsten, farbenprächtigsten und seltensten Alpenblumen ge- schmückt ist. u tr Ae A 4 si ’ DES ZRET tr” EN A RR E E di 3 SE a SE EEE ‚Er ME EN È ar Er x cene LE" LIS È PEUT MR Er EE PAT ETES DRE Et x NW 4 DE ea Seng Er 3 SRI pi P E SIE ATE I I IO ME I SE TRE À RATE? FR È EIERN übe e: EEE Su Se Be AR RO 2. Klima. Selten gibt es einen Fleck Erde, welcher, wie der Kanton Tessin, auf so kleiner Fläche eine so grosse Mannigfaltigkeit im Klima aufweist. In wenigen Stunden gelangt man vom ewigen Schnee (2500— 3000 m.) durch die Alpenwelt herunter nach Airolo (1150 m.), von wo uns der Gotthardzug in drei Stunden an das südliche Ende in Chiasso führt. Während etwa 800 m. oberhalb Airolo der Holz- wuchs aufhört, um den ausgedehnten Weiden und nackten Felsgipfeln Platz zu machen, befinden wir uns in der obern Leventina mitten in der Region der Vade/- holzwaldungen. In Faido (750 m.) stellen sich die ersten Vorposten der Xas/anien-Selven ein, welche gegen Biasca (300 m.) hin ganze Wälder bilden. | In Giornico befinden wir uns schon mitten im tessinischen Weinbau, welcher daselbst bis auf 700 m. ansteigt. Welch’ ein mächtiger Unterschied bietet sich uns hier, wo wir in vier Stunden vom Gletscher des Campo Tencia (3000 m.) zum intensiven Weinbau her- untersteigen können ! In Bellinzona (232 m.) angekommen, erfreuen unser Auge die mit Weinreben, Pfirsichbäumen und Maisfeldern durchkreuzten, saftigen Wiesen. Die erste Stufe der rechts und links ansteigenden Berge sind mit Reben bekleidet, welche den besten Wein des Kantons, den sog. Nostrano liefern; alsdann folgen Kastanien- Hoch- und Niederwaldungen, um dann der Buche und Birke (700—900 m.), weiter den Nadelhölzern (900— 13500 m.) und schliesslich den Weiden und kahlen Felsen zu weichen. Vom Monteceneri, wo wir uns in den schönsten Kastanien-Selven des Kantons befinden, führt uns der Gotthardzug in wenigen Minuten an die unvergleichlich malerischen Gestade des Luganersees (274 m). In Gandria und Castagnola fühlen wir uns so eigentlich Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 1. Wildbach Colla-Signôra im Val Colla. Aufforstung und Verbauung des linken Abhanges des Wildbaches Colla-Signöra im Val Colla. Geologische Unterlage: Leicht verwitterbarer Glimmerschiefer. 1890--1900 wurden im Einzugsgebiet dieses Wildbaches 71 ha aufgeforstet mit 6600 Kg. Grassamen und 550,000 Lärchen, Fichten, Kiefern und Erlen. Kosten . : : Ò ï - R Fr. 26,008.— 86 Querbauten mit Wasserableitungskanälen, 13,604 m$ Wrockenmauern, Flechtwerken etc. n 143,465. Total Fr. 169,473. — Subvention des Kantons 20°, des Bundes 70/0 für Aufforstung, 500/ für Verbauung. Der Erfolg ist pin sehr befriedigender. Der frühere gefährliche Wildbach hat den Charakter eines ruhigen Baches angenommen. asta 67 im südlichen Klima, umgeben von Feigen-, Oliven- und Zitronenbäumen mit der Blumen-Esche (/raxınus Ornus), welche jene grauen Kalkabhänge so überaus freundlich gestalten. Auch die amerikanische Agave ziert dieselben hie und da mit der prunkenden Pracht ihrer mächtigen Blüten. Auf unserer Fahrt nach Mendrisio und Chiasso be- gleiten uns stets die nun girlandenfòrmig gezogenen Wein- reben, während die Abhänge des Monte Salvatore, des San Giorgio und Generoso mit Hopfenbuchen, Goldregen, Buchen, Eichen, Kastanien, Robinien etc. bedeckt sind. Durch sehr verdankenswertes Entgegenkommen der schweizerischen meteorologischen Zentralanstalt in Zürich wurden uns die Monats- und Jahresmuittel der Tempe- raturen und Niederschlagsmengen sämtlicher Tessiner- stationen zur Verfügung gestellt, welche wir in bei- liegenden Tabellen reproduzieren. Siehe Seite 24/25. Aus denselben geht hervor, dass wir hinsichtlich Temperatur bei gleicher Höhenlage höhere Mittelwerte, bedeutend weniger tiefe Minima, geringere Schwankungen sowohl der einzelnen Monatsmittel als auch hinsichtlich Aenderungen von einem Tag zum andern haben, als in der Nordschweiz. Die Niederschlagsmenge (1400—2100 mm.) ist be- deutend grösser als in der flachen Nordschweiz, und doch ist die Zahl der Regentage kleiner als im Norden. Die Niederschläge sind also intensiver, aber weniger häufig und anhaltend. Nebel haben wir sehr selten, dagegen eine bedeutend grössere Heiterkeit des Himmels; die mittlere Sonnenscheindauer in Lugano beträgt 2247 Stun- den pro Jahr gegen 1693 in Zürich, 1681 in Basel und 1887 in Lausanne. Die mächtige Alpenkette schützt den Tessin vor kalten Winden; in Lugano fallen 85°/o aller Windbeobachtungen auf Calmen. Auch der Nord- wind ist wenigstens relativ warm; er zeigt föhnartige Eigenschaften, ist trocken und aufheiternd. ee m ne te a D Serie RL et EI AI SAGA 3. Areal- und Eigentumsverhältnisse. Der Kanton Tessin hat einen Æächeninhalf von 281,800 ha. oder ‘2818 km?. und ist der fünftgrösste der Schweiz. Ohne die Gewässer, welche eine Fläche von 81,1 km?. einnehmen, beträgt der Flächeninhalt des Kantons 2736,9 km?., wovon 866,6 km?. = 32° un- produktiv und 1870,3 km? = 68°/o produktiv sind. Von dieser produktiven Fläche sind unbewaldet 1271,9 km?. = 46°) der Gesamt- und 63% » produkt. Fläche. bewaldet 590,4 > = 22% » Gesamt- und 32% » Produkt. Fläche. Am meisten bewaldet ist der südlichste Teil der Mendrisiotto mit 50°/o und am geringsten bewaldet das Bleniotal mit 15 °/o der produktiven Fläche. In Ermanglung eines kompleten Katasters kann die Waldflache momentan nicht genau ermittelt werden, ja es fehlen uns sogar noch die zwei wichtigsten topogra- phischen Blätter von Bellinzona und Osogna, weshalb obige Zahlen auf keine grosse Genauigkeit Anspruch machen können. Vom gesamten Waldareal sind zirka 70°/o Hochwaldungen und Kastanien-Selven und 30%/o Niederwaldungen. Was die Frgentumsverhältnisse anbetrifft, gehören zirka 88°/o der Waldungen den Gemeinden und Kor- porationen (Patriziati) und ı2°/o den Privaten. Staats- waldungen existieren leider bisher noch keine; es ist aber Hoffnung vorhanden, dass durch Ankauf von auf- zuforstenden Flächen im Einzugsgebiete gefährlicher Wildbäche allmählich ausgedehnte Staatswaldungen ent- stehen werden. Bei den Xastanien-Selven gehören Grund und Boden meistens den Korporations-Gemeinden, während die Bäume Eigentum der einzelnen Bürger sind, welche das althergebrachte Recht besitzen, auf gewissen Flächen x Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 2. Wildbach Scareglia im Val Colla. 14 Aufforstung und Verbauung des östlichen Hanges von Scareglia im Val Colla bei Lugano. Ausgedehnte üfen entstanden infolge der Entwaldung und Weide auf leicht verwitterbarem Glimmerschiefer. I 1891-1897 wurden 28 ha. aufseforstet mit 1381 Kg. Grassamen und 219,000 Lärchen, Fichten, Kiefern und lt à Erlen; Kosten der Pflanzung und Einzäunung 0 0 © . o . 5 o Fr. 13,182.— Î Rüfenverbauung, 50 Querbauten mit 7680 m3 Trockenmauern und zahlreichen Flechtwerken n 40,531.— N Total Fr. 53,713.— W Subvention des Kantons 20/0, des Bundes 700) für Aufforstungen, 50° für Verbauungen. Das Resultat # St ein ganz ausgezeichnetes. Der Abhang hat sich beruhigt und ist nun mit Wald bedeckt. N Kastanienbäume zu pflanzen und dieselben zu nutzen (Jus plantandi). Ganz eigentümliche und interessante Eigentums- verhaltnisse, welche uns an die deutschen Allmeinden erinnern, treffen wir in Sottoceneri (Lugano und Men- drisio). Daselbst sind die Waldungen entweder unge- teilt (Val Colla und Malcantone) 24 Gemeinden oder real zum Eigentum geteilt I5 » oder real zur Nutzniessung geteilt 4 » teilweise ungeteilt, teils zum Eigentum geteilt 13 » teilweise ungeteilt, teils zur Nutzniessung geteilt 19 » zum Eigentum z»d zur Nutzniessung geteilt 7 » unverteilt, zum Eigentum 24 zur Nutz- niessung geteilt I » Diese Teilungen fanden meist anfangs des letzten Jahrhunderts statt und heute macht man in einigen Gemeinden Anstrengungen, um die geteilten Waldungen wieder zusammenzulegen und rationell zu bewirtschaften. 4, Holzgewächse. Aus der Holzsammlung, welche das tessinische Forst- inspektorat angelegt hat und welche bereits über 70 ver- schiedene, meist wildwachsende Holzarten umfasst, geht schon die Mannigfaltigkeit der Vegetation in der italie- nischen Schweiz hervor. Neben den Repräsentanten des Hochgebirges wie der Lärche, Arve, Fichte, Alpenerle, Vogelbeerbaum etc. begegnen wir in kurzer Distanz den spezifisch südländischen Pflanzen, wie der Kastanie, der Hopfen- und Hainbuche, der flaumigen und Zerr-Eiche, dem Perückenbaum, dem Zürgelbaum, der Blumenesche, dem Oel- und Feigenbaum. Im Sottoceneri hat Herr Dr. Bettelini die stattliche Zahl von 162 Arten und 46 Varietàten von Holzpflanzen konstatiert. | i TASTE i (E — 70 — Trotz des grossartigen Reichtums an einheimischen und exotischen Holzgewächsen besitzen wir doch deren nur wenige von hervorragender forstlicher Bedeutung. Es sind dies die Fichte, Lärche und Weisstanne und von den Laubhölzern die Kastanie, Buche, Erle und Eiche. Für gewisse Gebiete sind von besonderer Be- deutung auch die Föhren und Arven, Weimutskiefer und Douglastanne, sowie die Birke, Pappel, Hopfen- buche, Haselnuss, Esche, Ahorn, Platane, Akazie und Goldregen. Eine forstlich untergeordnete Rolle spielen die hier allerdings vorzüglich akklimatisierten exotischen Nadel- und Laubhölzer, wie die verschiedenen Varietäten der Cypressen, Thuja, Chamaecyparis, Juniperus, Taxo- dium, Sequoia !), Taxus, Ginkgo, Araucaria, Pinus, Cedrus, Larix und Abies. Fichte und Lärche sind unsere eigentlichen Hoch- gebirgsbäume, welche eine Zone von 800—1800 m. ein- nehmen?) und in lichten Beständen und vereinzelten Vor- posten selbst bis 2300 m. vordringen. In den höchsten Lagen ist die Lärche von unschätzbarem Werte; sie liefert nicht nur ein ganz ausgezeichnetes Bauholz, sondern schützt mit ihrer lichten Benadlung vielfach . auch die nicht so wetterharte Fichte. Unter ihren lichten Beständen gedeiht noch ein guter Rasen, so dass das Problem der Verbindung von Wald und Weide hier gelöst ist. Die schönsten und ertragreichsten Gebirgs- waldungen unseres Kantons sind ausFichten und Lärchen gebildet, welchen sich in geschützten Lagen auch die !) Eine im Juni 1903 im Parke des Grand Hotel Locarno ge- schlagene 51 Jahre alte Sequoia hatte eine Schaftholzmasse von 5 m°.; der Gipfel war bei 22 m. abgebrochen. 2) Nach /rmhof (Die Waldgrenze in der Schweiz, Leipzig 1900) liegt die mittlere Grenze des Waldes 2zk/usive Buschwald im Tessin bei 1900 m. Der eigentliche hochstämmige Wald geht aber nach Chris? (Pflanzenleben der Schweiz) nur bis 1800 m., was Imhof bestätigt. Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 3. Talsperre im Val Colla. ; Einige hundert solcher Sohlenversicherungen wurden in den Wildbächen des Collatales ausgeführt und zwar mit gutem Erfolge. Die Aufforstungen von über 226 ha. und die ausgeführten Wildbachverbauungen in diesem Tale kosteten ca. 1/2 Million Franken. Diese grosse Sperre ist ganz hinterfüllt und hat demnach eine Menge Geschiebe zurückgehalten. Im Hintergrunde sieht man noch zwei weitere Sperren. Wenn der Berghang nicht felsig ist, werden zu beiden Seiten dieser Querbauten starke Flügel gebaut, um eine seitliche Erosion und Gefährdung derselben zu verhindern. — 71 — Weisstanne beigesellt. Die Arve ist leider noch sehr wenig verbreitet und findet sich nur in kleinen Exem- plaren in Piora und am Lukmanier. Wohl der wichtigste und für den Kanton Tessin charakteristischste Baum ist die Ede/kastanie (Castanea vesca), welcher wir mit Ausnahme der höhern nördlichen Täler (oberhalb Rodi Fiesso etc.) überall begegnen von 210 bis 1260 m. (Olivone u. Monte Boglia). Die Zone, welche ihr am besten zusagt, liegt zwischen 400 und 700 m. auf alten, von Wind geschützten Felsstürzen. Wenn auch Prof. Engler konstatierte, dass die Kastanie am Nordfusse des Gotthard, z.B. am Vier- waldstättersee auf Neokom mit 10°/o Kalk und selbst auf Flysch mit 21° Kalkgehalt, somit auf sehr kalk- reichen Böden stockt und gedeiht, haben wir doch im Tessin die Erfahrung gemacht, dass dieselbe auf sehr kalkhaltigen Böden ein recht kümmerliches Dasein fristet. Forstinspektor Piccioli sagt, dass Kali das Vorhandensein grösseren Kalkgehaltes der Kastanie er- träglich macht. Einen ganz interessanten Fall beobachteten wir bei Caslano, wo auf dem Dolomit nur Akazien, Zerreichen, Föhren etc. gedeihen und die Kastanie sich daselbst nur in einer scharf abgegrenzten Gruppe zeigt. Bei näherer Untersuchung konstatierten wir, dass die Kastanie da- selbst auf dem Verwitterungsprodukt einiger Findlinge stockt; ausserhalb jener Zone ist keine Kastanie mehr bemerkbar. Im heissen Klima liebt die Kastanie eine nördliche Exposition, im Tessin dagegen mehr südliche, sonnige Lage. Nach Piccioli blüht die Kastanie, wenn die mittlere Temperatur 15—18° C. beträgt und bringt reife Früchte, wenn sie seit der Blütezeit 2000--2300° Wärme genossen hat. Gegen Kälte ist sie wenig empfindlich. Im Jahre 1709 sind fast alle Nussbäume erfroren, während grosse DA TE ee er nn ur A A ve PTE PRE SAN RIRE AE à “Side IA II SORA EIA: et PRE ar * — 72 — Kastanienbäume nicht zu Grunde gingen. Auch in dem strengen Winter 1879/80 sind wenige grosse Kastanien der Kälte erlegen. - Die im Frühling gesäten Kastanien keimen in 30 bis 40 Tagen. Würzelchen und Stämmchen erscheinen an der zugespitzten Seite der Frucht. Vielfach werden die Kastanien mit der Spitze abwärts gesteckt; viel richtiger und natürlicher ist die horizontale Lage, wie sie vom Baume fallen. Würzelchen und Stämmchen wachsen ja aus derselben Stelle heraus und können sich besser auf- und abwärts entwickeln, was auch bei der Eichel zutrifft; dieselben machen alsdann eine Bie- gung von nur 90 statt 180° (beim Stämmchen). Keine Holzart ist so verbreitet wie die Kastanie, welche sowohl im Hochwald als Fruchtbaum wie im Ausschlagwald als Rebstecken- und Holzlieferant von hervorragender Bedeutung ist. Den grössten Ertrag liefern die veredelten Frzcht- bäume vom 50. bis 200. Jahre, 50 bis 200 kg. Kasta- nien per Baum und Jahr. Leider wird ihrer Verjüngung viel zu wenig Aufmerksamkeit geschenkt; man trifft daher tausende von abgehenden, hohlen Bäumen. Als Eigentümlichkeit kann hervorgehoben werden, dass sehr viele ältere Kastanienbäume gedreht sind und zwar stets von rechts nach links ansteigend. Im NMederwald wird die Kastanie meist kahl ge- schlagen und macht im ersten Jahr Triebe von 2—3 m. . Die Stöcke erhalten ihre Ausschlagsfähigkeit 100 bis 150 Jahre. Ausser dem Ertrag an Holz und Frucht liefern die Kastanienwälder der Landwirtschaft die unentbehrliche Streue in reichlichem Masse sowie eine mittelmässige Weide. Wo aber Ziegenweide ausgeübt wird, ist die Verjüngung der Hochwälder ungemein erschwert und die Niederwälder müssen als Xopfho/z behandelt werden, wobei die Stämme 2—3 m. über der Erde geschlagen Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 4. Einzugstrichter des Scaregliatales im Val Colla. Das leicht verwitterbare und wenig widerstandsfähige Gestein besteht aus weichem Glimmerschiefer (hornblendehaltig) und ist vollstindig verrüft. Die Erosion schreitet alle Jahre aufwärts und wird bald den Kamm des Gebirges erreicht haben. Die untere, linke Talseite von Scareglia ist verbaut und aufgeforstet; die grossartigen Rüfen im Ein- zugsgebiete werden wohl kaum verbaut werden können, weil jene Gemeinden sehr arm sind und das zu schützende Terrain fast wertlos ist. werden, der Kopfholzbetrieb rentiert aber weniger und die Bäume gehen bald zu Grunde. Eine namentlich für den mittlern und südlichen Kantonsteil sehr wichtige Holzart ist die Buche, welche wir von 280 bis 1700 m. antreffen; am besten sagt ihr aber der Gürtel von 800-1200 m. zu, wo sie meist im Niederwald gepläntert wird (furtage). Während die Aldenerle nur als Bodenschutzholz von Bedeutung ist und vielfach als schädliche Wucher- pflanze betrachtet werden muss, ist die Wersserle zur Bestockung von Rüfen oder steriler Flussniederungen von unschätzbarem Werte. Auf kolmatierten Flächen liefert sie, gemischt mit Pappeln und Werden, erstaun- liche Erträge von 20 und mehr m°. per ha. (Tessin- korrektion). Wegen der stets abnehmenden Nachfrage nach Eichenrinde wird den Zichenniederwaldungen nicht mehr so viel Aufmerksamkeit geschenkt wie früher; Eichenoberständer sind ungemein selten. Die Prirke ist von ganz besonderer Bedeutung, da sie Dank ihrer Genügsamkeit sich auf den kahlen, trockenen Abhängen ansiedelt und den Anflug anderer kostbarer Holzarten (Fichten, Lärchen, Buchen) er- möglicht. Auch der ZHaselmussbaum bedeckt ausgedehnte Hänge und liefert, wenn auch nicht wertvolle, so doch grosse Erträge an Brennholz. Die /Yatane (Platanus occidentalis) ist kein eigent- licher Waldbaum, weil sie eine absolut freistehende Stellung verlangt. In weitem Verbande oder als Ober- ständer im Mittelwalde gibt dieselbe aber auf feuchtem Boden sehr grosse Erträge. In Caslano am Luganersee erreicht sie in 50 Jahren bis 25 m. Höhe und 80 bis 90 cm. Durchmesser und die Kronen liefern alle sechs Jahre 22 q. Astholz mit 60 Wellen, zusammen 25 q.= 2,8 m°. Holzmasse mit einem Nettoertrag von 13 Fr. LS adoro 3 3 RA OI SPARE a Een NT EDER ia 5 LR E SLI TRASI be N a PES ITS Bu 5 RTS SES Ph ET "È LI sett A = “+ - è Cali RE oder Fr. 2.15 per Stamm und per Jahr. P/atanen und Pappeln verdienen entschieden einen ausgedehnteren . Anbau als dies bisher der Fall war. Als Eigentümlichkeit des Kantons Tessin dürfen die Niederwaldungen von Hopfenbuchen, Akazien, Eschen und Blumeneschen, Goldregen, Ahornen, Ulmen, Linden etc. erwähnt werden, welche bei rationeller Behandlung grosse Erträge, 10—20 m?. per ha., liefern. 5. Betriebsart und Holzproduktion. Wie im Klima bestehen auch in der tessinischen Forstwirtschaft gewaltige Unterschiede. Oberhalb der Ortschaften in den nördlichen Tälern begegnen wir heute noch den Pannwäldern (faure sacre) mit 200 bis 400 Jahre alten Lärchen- und Fichtenstàmmen, während die Mederwaldungen im Sottoceneri zum grossen Teil alle 5 -ı5 Jahre zur Nutzung gelangen. _ Die Æochwaldungen, welche durchwegs gepläntert werden, sind so zu sagen ausschliesslich mit Nadelholz bestockt; je nach Lage variiert die Umtriebszeit zwischen 8o und 150 Jahren. In den entlegenen Alptälern, wo nur Saumpfade existieren und der enormen Kosten wegen wohl niemals gute Abfuhrwege erstellt werden, ist eine regelmässige alljährliche Nutzung ausgeschlossen und der ausseizende Betrieb mit Nutzungen, die alle 20 bis 40 Jahre wiederkehren, wird Regel bleiben. Es hat dies seinen Grund in den kostspieligen Transport- : anlagen, welche früher aus Holzreistzügen bestanden und jetzt als Drahtriesen erstellt werden. Die Duchenniederwälder, welche gewöhnlich ein Alter von 20—25 Jahren erreichen, werden durchwegs gepläntert (furtage), indem der Schlag sich nur auf die stärkern Stämmchen von über 6—10 cm. beschränkt. Dieser Plänterhieb kehrt alle 6—12 Jahre wieder und bietet den grossen Vorteil, dass der Boden stets gegen die austrocknenden Winde und Sonnenstrahlen geschützt bleibt und die Ausschlagsfähigkeit der Buchenstöcke linger erhalten wird. Recht interessant und für die Erhaltung der Buchenniederwalder sehr wichtig ist die Verjüngung durch Ableger, indem Zweige vom Schnee und abfallenden Laub auf die Erde gedrückt werden, Wurzeln bilden und nach wenigen Jahren von der Mutterpflanze sich lostrennen, um als selbständige Bäume aufzutreten. Die übrigen Niederwaldungen (Eichen, Kastanien, Erlen u. s. w.) werden gewöhnlich kahl geschlagen, weil der Schatten der übergehaltenen Stämme die Aus- schlagsfähigkeit der Stöcke schädigen würde. Diese häufig wiederkehrenden Kahlschläge sind allerdings vielerorts schuld an der Bodenverarmung; wenn man aber bedenkt, dass auf gutem Boden die ersten Jahres- triebe eine Höhe von ı1'/a bis 3 Meter erreichen, so überzeugt man sich, dass der Boden bei gut bestockten Beständen nur auf sehr kurze Zeit der Sonne aus- - gesetzt wird. Durch Einpflanzung von leicht belaubten Ober- ständern (Lärchen, Birken, Eschen, Pappeln) und Um- wandlung der Niederwälder in Mittelwaldungen könnte deren Ertrag ganz bedeutend gehoben werden. Ueber die Æo/zproduktion stehen uns leider noch sehr wenige zuverlässige Anhaltspunkte zur Verfügung. Kasthofer schätzte dieselbe im Jahre 1846 auf gut bestockten Flächen auf 100 c' per Juch. = 8 m?. per ha. und bei den damaligen Verhältnissen, wo der normale Holzvorrat bei weitem nicht mehr vorhanden war, den Jahreszuwachs nur auf ca. 2!/e m°. pro ha. Die eidgen. Expertenkommission schätzte den nachhaltigen Ertrag der tessinischen Waldungen im Jahre 1861 auf nur ı \e m°. und den normalen Ertrag auf 3/2 m°. per ha. Die Zolsproduktion ist je nach Lage und Boden eine höchst verschiedene. Während sie in den licht bestockten Weidewäldern kaum 1 m?. per ha. beträgt, haben wir in den gut bestockten Nadelholz- und Buchen- waldungen einen Jahreszuwachs von 4—ıo m°. per ha. Am Monte Caprino bei Lugano (300—800 m.) liefern die Kastanien- und Haselnussniederwälder in ro-jährigem Umtriebe 100—150 q. Holz à 80 Cts. per ha., was einer Jahresproduktion von 13—21 m?. mit einem Geld- ertrag von 80—120 Fr. pro Jahr gleichkommt. In Davesco-Soragno (Monte Boglia) wird ein Buchennieder- wald schon seit mehr als 40 Jahren alle drei Jahre gepläntert und gibt einen durchschnittlichen Jahres- ertrag von 90 q. à 70 Cts. — Fr. 63.— netto (zirka 12 m°.) pro ha. Gut bestockte Kastanienniederwalder' liefern bis auf 1000 m. Höhe durchschnittlich 180 q. à 50 Cts.= go Fr. netto (25—30 m?.) pro ha. 6. Entwicklung des Forstwesens im Kanton Tessin. Nach den geschichtlichen Ueberlieferungen war der Kanton Tessin im Anfang des verflossenen Jahrhunderts gut bewaldet. Wenn auch die Herrschaft der Land- vögte nicht immer vorbildlich war und gar oft darauf ausging, das Land auszubeuten und die Rechtspflege mit Füssen zu treten, so muss man denselben doch vom forstlichen Standpunkte aus Dank wissen. Allerdings existierte damals ein eigentliches Forstgesetz nicht, allein wir besitzen viele Urkunden aus dem 15., 16., 17. und 18. Jahrhundert, welche ihr Augenmerk auf die Erhal- tung des Waldes richteten, gewöhnlich mittelst absoluten Schlagverbotes, dann aber auch durch Ausschluss der Ziegenweide und der Streuenutzung. Vor 100 Jahren wurde der Tessin als selbständiger Kanton anerkannt; leider war aber das von den Land- vögten in dunkler Unwissenheit niedergehaltene Volk Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 5. Br 5 GE Zurich. Crana-Rüfe in Signöra (Val Colla). Im Jahre 1890 war der Wildbach von Colla und Signöra wohl der gefährlichste Zufluss des bei Lugano in den See mündenden Cassarate. Von 1891 bis 1903 wurden in dem kleinen Seitental ,Crana“ von Signöra aufgewendet: für Anpflanzung und Einzäununs . . . „ Verbauungsarbeiten O : È . o Total Fr. 11,322.03 80,829.28 Fr. 92,151.31 Das Gestein ist leicht verwitterbarer und erodierbarer Glimmerschiefer, durch- zogen von Lehmadern. Zur Zeit ist diese sonst so gefàhrliche Rüfe ziemlich ruhig. Die meisten Quer- bauten konnten auf Felsen gebaut werden, ein unbezahlbarer Vorteil für solche Werke. Oberhalb der Crana-Rùfe ist eine offene Schale gebaut worden, welche das ober- flàchlich abfliessende Wasser und auch Geschiebe auffingt und so die Rüfe wesentlich entlastet. Die Wirkung dieses Abzugskanales ist eine ganz ausgezeichnete. NES 2, + ae 1 7 DT ARE R Je der Selbstverwaltung kaum gewachsen. Die politischen Wirren, welche das Land nie zur Ruhe kommen liessen, trugen auch das ihrige bei zur Missachtung der Gesetze und Verwüstung der holzreichen Waldungen. Wahrend die Holzproduktion der 60,000 ha. Wal dungen des Kantons Tessin damals kaum mehr als 200,000 m° betrug, wurden nach den Aufzeichnungen der kantonalen Zolltabellen der 4qoer Jahre zirka 200,000 m? Holz im Werte von zwei Millionen Lire alljährlich ex- portiert, so dass der Holzkonsum im eigenen Lande von zirka 150,000 m? ausschliesslich auf der Uebernutzung beruhte. Es scheint, dass in der ersten Hälfte des vorigen Jahrhunderts weder Volk noch Behörden einen richtigen Begriff hatten von der Bedeutung des Waldes im Haus- halte der Natur, sonst hätte man unmöglich auf solch unverantwortliche Weise die meisten Täler vollständig entwalden können. Im Val Colla z. B., dessen Wildbach Cassarate heute durch unzählige Sperren z. T. verbaut, aber immer noch sehr gefährlich ist, wurden die mächtigen Holzvorräte an eine Familie Bianchi in Lugano unentgeltlich abge- treten, welche in Maglio di Colla ein Eisenwerk errichtete und das Roheisen mittelst Saumtieren ins Val Colla schleppte, um es daselbst zu schmelzen. Die Bevölkerung wollte sich unbedingt der Wälder entledigen, um eine möglichst ausgedehnte Weidefläche zu besitzen. Statt guter Weiden finden wir aber heute im Val Colla un- absehbare Flächen, die einzig mit Borstgras (Vardus stricta) und Heide (Caluma vulgaris) bedeckt und mit mächtigen Rüfen und Erdrutschungen durchfurcht sind. Der Waldzerstörung ist hier auch der Holzmangel buch- stäblich auf dem Fusse gefolgt, so dass die armen Frauen stundenweit ins Isonetal reisen müssen, um sich etwas Holz für die Zubereitung ihrer einfachen Speisen zu holen. — 78 — Im Verzasca- und Maggratal scheint die Waldzer- störungswut damals den Höhepunkt erreicht zu haben, da sozusagen kein Stamm verschont blieb und hundert- tausende von Sag- und Bauhölzern durch oft stunden- lange Holzreistzüge nach dem Hauptflusse und von hier mittelst gewaltiger Klusen nach dem Lago maggiore geflôsst wurden. Einzig in der Lavizzara, dem obersten Teile des Maggiatales, wurden in zwei Dezennien 1830— 1850 für 1,200,000 Franken Holz verkauft mit einer Masse von wenigstens 600,000 m3. Damit war der Holzvorrat zer- stört und die nachfolgende Generation konnte keinen Nutzen aus den entblössten Waldungen mehr ziehen. Im Gegenteil musste dieselbe unter den Erdrutschungen und Wasserverheerungen, welche früher sozusagen un- bekannte Dinge waren, arg leiden. Die eindringliche Warnung des bernischen Forst- inspektors Kasthofer, welcher im Jahre 1846 die tessi- nischen Waldungen untersuchte und den jährlichen Holz- export auf 3/2 Millionen Franken veranschlagte, scheint gar keinen Eindruck gemacht zu haben. Man fuhr fort mit den wahnsinnigen Abholzungen, unbekümmert um die Bestimmungen des Forstgesetzes vom Jahre 1808 und 1840. Endlich im Jahre 1855 wurde der erste Forstinspektor gewählt in der Person des Emil Braun- schweiler von Hauptweil (Thurgau); da derselbe etwas Ordnung schaffen wollte, war er seines Lebens nicht mehr sicher und nahm schon nach vier Jahren seine Entlassung. Schlimmer erging es noch seinem Nachfolger Forst- inspektor Andreas Giesch aus Truns (Graubünden), wel- cher 1860 gewählt und 1863 durch Grossratsbeschluss von seiner Stelle wieder entlassen wurde, da das Volk von Forstordnung nichts wissen wolle. Zur Ehre der damaligen Regierung muss aber hervorgehoben werden, dass dieselbe gegen ein solch ordnungswidriges Vor- gehen energisch protestierte und die Wahl von Forst- männern dringend verlangte. Da aber Menschenstimmen unbeachtet verhallten, musste ein Naturereignis eintreten, um das Volk von seiner traurigen Misswirtschaft zu überzeugen. Dieses Naturereignis trat im September 1868 in furchtbarer Weise ein; die damalige Ueberschwemmung, welche allgemein als eine direkte Folge der Waldverwüstung anerkannt wurde, verursachte dem Staate einen Schaden von einer Million und den Privaten einen solchen von über drei Millionen Franken. Unter dem Eindrucke dieser entsetzlichen Kata- strophe entstand das vorzügliche Forstgesetz vom Jahre 1870 und bald darauf folgte die Wahl des Kantons- forstinspektors Jakob Zarro aus Soazza (Graubünden). Derselbe hatte einen harten Kampf zu kämpfen, galt es doch in erster Linie, die aus über 70,000 Stück Ziegen bestehenden Herden aus den in Verjüngung befindlichen Schlägen fern zu halten. Dem Forstinspektor Zarro, der 1889 in seinem Amte starb und durch den Referenten ersetzt wurde, verdanken wir die Grundlage für die Arbeit, welche in den letzten ı5 Jahren ausgeführt wurde. Dem Kantonsforstinspektor wurden nach und nach die im Gesetze vorgesehenen fünf wissenschaftlich ge- bildeten Kreisforstinspektoren und im Jahre 1903 noch ein Adjunkt beigegeben, so dass das Forstpersonal jetzt aus sieben höhern Forstbeamten, 20 vom Staate besol- deten Revierförstern und aus über 200 Bannwarten be- steht; die Leistungen der letzteren sind jedoch ihrer minimen Besoldung wegen, in den meisten Fällen ro bis 50 Fr., sehr minim. Die Hauptaufgabe des Forstinspektorates war nun, die bestehenden Waldungen zu erhalten und zu ver- bessern und die kaklen Talschaften wieder zu bewalden. Die Regierung bewilligte keine Holzschläge mehr ohne PA an vorherige Untersuchung und Begutachtung des Forstin- spektorates, und an jede Bewilligung wurden geeignete Bedingungen geknüpft betreffend Erhaltung und nach- haltiger Nutzung der Waldungen. Kahlschlige in Hoch- und in Buchen-Niederwaldungen wurden überhaupt nicht mehr gestattet. Ganz besondere Aufmerksamkeit wird seit einigen Jahren der Schlagführung und dem Holztransport ge- schenkt. Die Holzschläge sollen wenn möglich auf Rech- nung der Gemeinden geschehen und in jedem Falle ist der Holzverkauf en bloc, wie er früher allgemein üblich war, streng verboten; derselbe findet nun allgemein nach Mass und Gewicht statt. Es muss nämlich bemerkt werden, dass das Bau- und Sagholz. per m°. und das Brennholz fast durchweg per Kilozentner und nur selten per Ster verkauft wird. In den letzten zwölf Jahren betrugen die Holznutzungen im Kanton Tessin 1,639,000m?. oder 136,000 m?. per Jahr. An Stelle des Zolstransportes mittelst Reisten und Flössen sind jetzt, in Ermangelung der Strassen in die abgelegenen Waldungen, die Drahtseilriesen getreten, welche in den tief eingeschnittenen Tälern ganz hervor- ragende Dienste leisten, da die Bach- und Flussufer nicht mehr verwundet und angerissen werden, wie dies früher beim Reisten und Flössen der Fall war. Für den Trans- port grosser Holzmassen werden Drahtseilriesen !) mit Bremsvorrichtungen und bei Niederwaldungen gewöhn- lich einfache 8—12 mm. dicke Eisendrähte verwendet. In den letzten Jahren waren im Kanton Tessin durch- schnittlich 20 grosse Anlagen mit Bremsvorrichtung und einer Gesamtlänge von zirka 45 km. und 130 einfache Eisendrähte mit einer Gesamtlänge von zirka 130° km. 1) Nähere Aufschlüsse über diese für die Hochgebirgswaldungen so hochwichtigen Transportanstalten finden sich in der Schweiz. Zeit- schrift für Forstwesen 1903 Nr. 8 und 9. Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 6. Kastanie von Peccia (Maggiatal), 900 m. ù. M., Umfang 8,50 m., teilweise hohl, über 500 Jahre alt. Vor vielen Jahren wurde der Baum in einer Höhe von ca. 4,5 m. geschlagen, wie dies bei dem hier vielfach ge- bräuchlichen Kopfholzbetrieb geschieht (um den Schaden durch Benagen der Ziegen zu verhüten). Die auf der Schnittfläche entstandenen Triebe sind inzwischen sehr stark geworden und bilden ein mächtiges Bouquet auf dem fast 3 m. dicken Stamm. In Peccia gedeiht die Kastanie sehr gut bis 1000 m. ü. M. Es gibt viele Exem- plare von 8—10 m. Umfang und einem Alter von 400-600 Jahren. Viele dieser kolos- salen Bäume haben 2—3 m. über dem Boden einen wulstartigen Ring, das charakteri- stische Zeichen der Veredlung. In der Tat liefern diese Bäume ganz vorzügliche, grosse und frühzeitige Kastanien. — N re im Betrieb; die Erstellungskosten der ersteren kommen per lf. Meter auf 4—5 Fr. und diejenigen der einfachen Eisendrähte auf 50—60 Cts. zu stehen. * * * Wie wir bereits nachgewiesen haben, wurde das Zerstörungswerk in den Tessinerwaldungen in der ersten Hälfte des letzten Jahrhunderts auf die Spitze getrieben. Statt nur die Zinsen des anvertrauten Kapitals zu ge- niessen, wurde dieses selbst, die Frucht samt dem kräf- tigen Baume, genutzt, und den Nachkommen verblieben nur kahle, traurige Täler, deren fruchtbare Gelände zum grossen Teil durch Wasserverheerungen ruiniert wurden. Gewiss war es für die Regierung und das Forstinspek- torat keine leichte Aufgabe, die Wiederbewaldung der ausgedehnten, kahlen Flächen durchzuführen, umsomehr, da die freie hirtenlose Ziegenweide in den vielen Gebirgs- gemeinden noch heute an der Tagesordnung ist. Die Arbeit der Az//orstung und Verbauung gefähr- licher Zawrnenzüge und Wildbäche wurde nun energisch an die Hand genommen. In allen Bezirken des Kantons wurden Saat und Pflanzschulen auf Rechnung des Staates angelegt mit einer jährlichen Ausgabe von ca. 20,000 Fr. Dieselben umfassten durchschnittlich ein Areal von 70,000 m°. und lieferten per Jahr ca. 800,000 Pflanzen. In den letzten 15 Jahren wurden ca. 2500 ha. kahle Flächen mit nahezu zwölf Millionen Pflanzen und einem Kostenaufwand von 700,000 Fr. az/ge/orstet. An vielen Orten war der Effekt dieser Aufforstungen, deren Jahres- triebe 50— 80 cm. betragen, ein geradezu überraschender, indem durch dieselben der Wasserabfluss reguliert und früher gefürchtete Wildbäche in friedliche Gewässer umgewandelt wurden. Auf die einzelnen Arbeiten selbst können wir hier nicht eintreten: möchten aber alle die- jenigen, die sich um die Unschädlichmachung der Wild- 6 ENS D ER bäche interessieren, einladen, die in den verschiedenen Tälern des Kantons ausgeführten Aufforstungen zu be- : suchen, um von obiger Tatsache sich selbst zu über- zeugen. Einer grossen Arbeit sei hier jedoch Erwähnung getan, der Zessenkorrektion, welche sich von Bellinzona auf eine Länge von 14 km. bis zum Lago maggiore ausdehnt. Dieses grossartige Werk, welches über vier Millionen Franken kostete, schützt bei 2000 ha. Land gegen alljährliche Ueberschwemmungen. Wenn manvor nur zwôlf Jahren den Monte Ceneri hinauffuhr, bot sich dem Auge das trostlose Bild eines wild umherirrenden, verwüstenden Flusses. Heute sind auf der Tessinebene die mächtigen Kiesflächen verschwunden und an ihre Stelle ist eine Waldfläche von Erlen, Weiden und Pappeln mit einer Ausdehnung von 330 ha. getreten, wovon 260 ha. künst- lich aufgeforstet wurden. An der Maggrakorrektion bei Locarno stehen die Verhältnisse leider nicht so günstig, weil hier das Gefäll ein viel grösseres ist, der Fluss nur sehr wenige, kol- matierende Schlammassen führt und das Konsortium für die Bewaldung des mächtigen Maggiadeltas bisher nur sehr geringe Anstrengungen gemacht hat. Was die Ueberschwemmungen für die Talbewohner, das sind die Zawznen für die Gebirgsbevölkerung. Bei einem starken Schneefall von 4—6 m. Höhe verbreitete bisher sich Angst und Schrecken unter den Gebirgsbe- wohnern, da sie keinen Augenblick sicher waren, von einer Staub- oder Grundlawine begraben zu werden. Ueber 100 Personen sind im verflossenen Jahrhundert das Opfer der Schneelawinen geworden und unter allen Tälern wurde die Leventina und speziell das Bedrettotal am meisten durch Lawinenunglücksfälle betroffen. Einzig im Jahre 1888 wurden im Kanton Tessin 21 Personen verschüttet, wovon ro tot blieben; 27 Stück Gross- und 449 Stick Kleinvieh kamen in den Lawinen um und Merz, Forstl. Verh. d. Kts. Tessin (Atti Soc. Elv. Se. nat. Locarno 1903). Tafel 7. Lawinenverbauung auf der Alp Pesciora zum Schutze des Dorfes Bedretto (1405 m.) und des Bannwaldes oberhalb desselben. Am 7. Januar 1863 zerstörte eine Lawine fast die Hälfte des Dorfes Bedretto und ver- schüttete 47 Personen, wovon 29 umkamen. Es wurden alsdann 2 grosse Mauern oberhalb des Dorfes erstellt, welche ihrem Zwecke aber nicht entprachen, indem die Lawinen über dieselben hin- weggingen. In den Jahren 1888— 1889 wurde vom Forstinspektorate auf der Alp Pesciora eine Lawinenverbauung mit 1212 m3 Trockenmauern ausgeführt, welche sich wie die übrigen 22 Ver- bauungen von Lawinenzügen im Bedretto- und Livinental bisher vorzüglich bewährt haben. 384 Ställe und andere Gebäude sowie 565 ha. Wald mit einer Holzmasse von 38,000 m°. wurden zerstòrt. Eine ebenso mühsame, als dankbare Aufgabe war es für das Forstinspektorat, die gefährlichsten Lawinen- züge an ihrem Ursprunge d.h. in einer Höhe von 1700 bis 2400 m. zu verbauen. In den letzten 15 Jahren wurden 23 Lawinenverbauungen ausgeführt mit 48,711 m° Trockenmauerwerk und unzahligen Pfahlreihen und einem Kostenaufwande von iber 300,000 Fr. Diese Arbeiten waren bis heute von ganz ausgezeichnetem Erfolge be- gleitet und gerne vergisst der Forstmann die vielen Mühen und Gefahren, welche mit der Projektierung und Ausführung jener Verbauungen verbunden waren, wenn er bedenkt, dass nun auch bei starkem Schneefall hun- derte von Familien des Hochgebirges ohne Angst und Sorgen sich zur Ruhe begeben können. Nuchr die Verbauung von 44 Wildbéichen mit 54,000 m? Mauerwerk und vielen Abböschungen, Flecht- werken und Entwässerungsgräben nahmen die Tätigkeit des Forstinspektorates in hohem Masse in Anspruch. Die diesbezüglichen Kosten betrugen ca. eine halbe Mil- lion Franken. Die Wirkung der vielen Talsperren und anderen Verbauungsarbeiten war bisher eine überaus befriedigende; es darf aber nicht vergessen werden, dass die Verbauungen im allgemeinen nur ein Notbehelf im ersten Momente sind und stetsfort grosse Unterhaltungs- kosten verursachen, während die dauernde Unschädhch- machung der Wildbäche einzig in der Bewaldung zu suchen ist, welche zugleich eine überaus produktive Mass- nahme bildet und das Land schützen und bereichern wird. So wurden in den letzten ı5 Jahren im Kanton Tessin für ca. 1,600,000 Fr. Aufforstungen, Lawinen- und Wildbachverbauungen ausgeführt, deren Wert immer mehr anerkannt und geschätzt wird. Diese grossen Werke hätten aber in den meist armen Gemeinden nie- mals zur Ausführung gelangen können, wenn dieselben nicht von der Eidgenossenschaft und vom Kanton in so grossmütiger Weise unterstützt worden wären. Bei- folgende Tabelle auf S. 23 zeigt dieses in klarster Weise. Mit Genugtuung konstatieren wir, dass im Volke wie in den Behörden nun eine forstfreundlichere Stim- mung Platz gegriffen hat als dies nur noch vor wenigen Jahren der Fall war. Als Beweis hiefür mag angeführt werden, dass viele Gemeinden jetzt der Führung von Holzschlägen und deren Wiederverjüngung grössere Auf- merksamkeit schenken als früher. Und der grosse Rat hat in seiner Frühjahrssession 1903 den lobenswerten Beschluss gefasst, allmählich ausgedehnte Flächen im Einzugsgebiete gefährlicher Wildbäche zu erwerben, um dieselben aufzuforsten und auf diese Weise nach und nach Staatswaldungen zu gründen. Manches ist getan; aber noch mehr bleibt zu tun! Hinter den dringenden Schutzarbeiten mussten andere Aufgaben zurückstehen. Ich nenne hier namentlich folgende: Sanierung der verwickelten Eigentumsver- hältnisse, Regelung der Ziegenweide, Durchführung der leider immer noch fehlenden Waldvermessung, allge- meine Einführung von Wirtschaftsplänen. Möge nun auch das neue eidgenôssische Forstgesetz von 1903 mit seinen generösen Unterstützungen dazu beitragen, die dem tessinischen Wald im letzten Jahr- hundert so tief geschlagenen Wunden allmählich wieder zu heilen, und mögen Behörden und Bevölkerung des Kantons Tessin den Wald schützen und pflegen zum Wohle dieses schönen, von der Natur so reich geseg- neten Landes! — 85 — Aufforstungen, Wildbach- und Lawinenverbauungen im Kanton Tessin. Mit eidgenòssischen und kantonalen Subventionen ausgeführt in den Jahren 1877—1899. Gesamtkosten der | Eidgenössische Subvention | ausgeführten Arbeiten für diese Arbeiten Jahr in der im Kanton in der im Kanton Schweiz Tessin Schweiz Tessin NEE Fr. Ct. Fr. Ct. Fr. Ct. Fr. Ct. 1877 33,214 | 28 4,847 | 83 13,629 | II 2,424 | — 1878 47,445 | 15 1,178 | 42 22,002 | 99 589 | 21 1879 36,172 94 8,158 |83 16,880 | 98 3,473 | 07 1880 27,100 | 57 F - 13,576 | 10 5 : 1881 16,637 |12| . 5,690 | 04 7,731 | 73 2,845 | 02 1882 55,283 | 94 5 . 25,374 | 60 © si | 1883 79,145 |88| 30,493 | 25| 37,830 | 98 16,200 | 05 1884 101,725 | 89 19,488 | 94| 47,648 | 98 10,717 | 27 1885 102,897 | 67 9,884 | 66 34,779 | 22 6,318 | 79 1886 74,884 | 58 17,314 | 91 37,093 | 63 10,518 | 63 1887 102,422 | 89 5 3 49,382 | 84 3 0 ‚ 1888 94,440 | 9I : 3 47,234 | 08 1877—88 | 771,371 |82| 97,056 88| 353,665 24 53,086 04! 1889 176,555 |89| 44,391 |89| 94,564 |64| 26,294 |93| 1890 164,739 | 03 53,390 | 14 84,647 | 49 29,012 | 28| 1891 180,416 | 99 24,897 | 53 91,821 |63| 14,976 63] 1892 258,644 28 | 105,097 |07| 134,310 | 41 58,266 | 98| 1893 341,411 |35 || 162,413 |95 | 178,837|50| 88,199 51 1894 369,617 59|| 117,565 |11| 184,464 |96 66,834 | 82 1895 289,984 | 83 39,327 | 17| 154,364 |44,| 21,701 |85 1896 269,043 | 11 92,569 | 21| 136,468 | 52|| 51,559 |74| 1897 318,558 | 98 99,124 | 24| 166,007 | 24 57,365 | 79| 1898 338,241 | 32 87,281 | 38 | 181,716 | 22 47,906 | 93 1899 641,964 |28 | 131,188 |44| 335,305 |96| 75,481 | 30| 1900 572,889 | 89| 159,258 |54| 304,651 |06| 90,650 | 68, 1901 537,819 |95 || 112,807 |03| 299,989 |76| 59,313 |84 1902 317,183 | 04 80,418 | 68| 164,386 |73 | 41,202 | 83] 1889-1902] 4,777,070 | 53 |1,309,730 | 38 | 2,511,536 | 56| 728,768 | 11 | e I —_—_—_—_—_— | 01700 | | 1877-1002| 5,548,442 | 35 | 1,406,787 | 26 | 2,865,201 |So| 781,854 | 15, 86 zS1|£or | ESı | +6 | 6$ | esorx oJuog 2 TO6I —66g1I g9LıL | zoz | z61ı S6 | 15 |owxSrg euessi + z061—6681 Sti | Sr Sgı 86 |oo1 ousouos 12 zo61 — 6681 181 6€1|/61 86 |ÿo QUOUSIOE 17 zo6I — 6681 Lgı | obr ssı #6 |Z9 ossny 17 zo61— 6681 Sar | Lir ıgııtrg |tg 01499 17 zo61 — 6681 ozı | Var | E91 | Se | 601 oIsny 12 zo61L — 6681 ir |goı |Ezı te |oL QUOAIO 12 zo61 — 6681 zız | Soi | LE1 | £o |8/ OSeSSHI Udi 0061 — 4881 goz | ıL1 | 601 |+9 |tg OUIE90/T SI O06I—ESSI zO6I—SG68SI 602 | Syı !66 | ZL | 64 OSOIDU91) 6 9681681 641 651 | 101 SS |£9 oueSn] LE O061—VOg1 £er | 661 | 911 |89 |z6 BIOANI LI 0061-7981 0061—/681 G6g1— 8881 1881— 9481 Séx | oSr 601 |2zS |So euozurnjog Ce g98I—t981I g6 |og |gg |SS |z/ |ooseAoxduog OI 1061—z681 z061— 6681 Lvi | ıSı | 111 69 |SS eoserg OI 1881— 9/81 0061 + COGI gggı obı |ozı | 18 |gt | vs OpIied OZ 9881—9/81 0061 —Y88I ovr | 611 | Sor|99 |LZ OJOIIY Pa T98I—9/g1I 7 x CANE = usıye[ 2 Le = & S UONEIS UOA SI — UOA "wu la Di 5 [OVINI oyoH = = Sıyelsgungysoegoag ‘puoqoSssew you yoou puis ‘opina JoJydegoag o1qef + ınu OM ‘usuoyelS g U2ZJ2] Iop »yeynsoy oIq ‘AN "USUOTEISIOUISSOL J9P UOSUOUISSEIUDSIOPOIN Jop pyıwsaıye( pun -SJEUOW CRT A £ 3 È x gı-|Eo | 6 | Tor |Erzı |H£ı | Eoı | 69 |6:z |go-| Sı- | Erz- osorouor) | 0061 — E6gı OI9I figo 2) GNT | oe Vira ET 2 VARO PES re Eee 40) ES OISHpU9IN | 99gI--+9g1 SRE] » (oyje.ınw) 0061 —Eggı | € |L'o |o'rr |g'lı | Log | 6*12z | S‘6x | 9'Sr | grr | zh jo QUIEBIO] | 1881—9Z8I ug ecs Ce |z9 | Stir|e:Z1.|Stoz| Sie | 1:67 | St |VIr| 609 | SE | Ci oueën | océ6r—+9g1 GLe O061—£681 1202 09202 10:06 NESTA Regia 202078 AP Korn POLONIA us 05200) (zar BIDART | o6g1r—Sgg1 SLt 1:91 | £'61 | roc | ZI (1 ooseuSig | 16g1—9ggI Seh zı | ot |:6 |Zrı|Zöı |gigı | o'o1 | r'Er | £'6 |g't |Erz |£'o |osseaordwo | 0061—£6g1 1PS or | gv |9'6 |g'br | 947 | o'gr | S'or |o'Er #6 |o:S |6z |L'o eusmoT | 0881 — 8/81 959 0061-6991 ISSI— 9481 Le |S9 | 6:17 | g'Ax | s'13 | zz | 0007 | o'9r | z'ex | LZ | gv | ox euozumpg | E4gir—+t9g1 zez oz | g:S |Gıı | t'Lx | S'oz | E'ız [061 | z'S1 |gsı | rl |SE |60 eoseig | z8g8T— 9/81 867 0061 —948I Gio |6:€ Sg |V'hr | L'Lr | 6er | L'or | g'er | 6e |z'Ÿ |gı | £'o- opiex | 99g8IT— Fggı 654 ze | 61 |6°9 |bzı | ÿ' Gr |Eor g:fr|o:6 | Z:5 {os | Lo-|6°- ojoamy | 0061—9/g81 erıı 68981 — 8181 ı/l- ı#-|zo | ES |o'4 |6L |gw |V'r | V'e- | z'o- | 1°/- | L'L- pıeyyon | S/gr—vogr QOIZ 9 = ©) do tr} uu lan È Se ee ones Sn Be B ER o 3 5 Zee es g B -säunyyegoag| ayoH | CO lea ee h | | ‘O061—-VOSI POS Ip ne 319IZNpo -UOUOLJEIS USYISTUTSSI]Z IIP Pyruınyersdwus] 88 wert USPI SRI ‘ojuy wi Sag Muodar) “(waurddinyg) sexy USJEEIS ‘UIDID A UOEU IoJemIoAIsIog S]V ‘UQUIWISIO MZ, UIeU I9ISIOJIOGQOSIOIM SIV ‘OUOI!) 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Lawinen-Verbauungen. Wildbach-Verbauungen. Anlage neuer Wytweiden. Aufforstungs- und Verbauungsarbeiten der schweiz. naturforschenden Gesellschaft Anlage neuer Schutzwaldungen. \ n no) ea Frontatto 9/7 3 P Ruscada iD or, 1 BR 5 HER se B SITI rien X CANNORO MERZ MASSSTAB 1 : 200,000 ni Tessinkorrektion. Gegenwärtiger Stand der künstlichen und natürlichen Bewaldung des ehemaligen Flussbettes Q >= en Staz!di Cadenazzo = rn. pee ROL À ins: À „er Quartino ] Wiesen und Weiden Ha. 133 > Natürliche Bewaldung _ ) ! A 5 7 1 ©) cr, \ Gordola Sanddorn Künstliche Aufforstuugen 1889-1903 » 260 ontecarasso x ce |a Altwasser des Tessins . 30 27: Korrektionskannl » 78 Gesiimmt{liiche des ehemaligen Massstab 1:25000 Flussbettes Ha. 570 ue Ueber die Herkunft der Tierwelt des Kantons Tessin. Von Prof. Dr. C. Keller. In tiergeographischer Hinsicht bietet der Kanton Tessin wohl den interessantesten Landesteil unseres schweizerischen Vaterlandes. Auf einem kleinen Areal findet sich eine merkwürdige Tiergesellschaft zusammen, die bezüglich ihrer Herkunft ganz verschiedenartige Bestandteile aufweist und wenn ich anlässlich der Natur- forscherversammlung in Locarno mich darüber verbreite, so bestimmt mich dazu einmal die Anerkennung gegen- über zahlreichen tessinischen Naturbeobachtern, ander- seits der Umstand, dass ich in der Lage bin, einzelne bisher übersehene Tatsachen, die mir der Zufall in die Hände spielte, ergänzend hinzufügen zu können. Um ein Urteil zu gewinnen über die faunistische Vergangenheit und die Migrationsvorgänge auf einem bestimmten Areal, ist zunächst eine genaue Feststellung der vorhandenen Fauna nötig und diese muss alsdann mit derjenigen der grösseren Nachbargebiete verglichen werden. Nun hatte gerade der Kanton Tessin seit langer Zeit von Seiten der Zoologen besondere Aufmerksam- keit erfahren, insbesondere sind zahlreiche tessinische Beobachter namhaft zu machen. Um die Mitte des vorigen Jahrhunderts sehen wir da bereits den trefflichen GIUSEPPE STABILE genaue Erhebungen über Mollusken und Insekten machen. In seinem 1859 veröffentlichten ,,Prospetto sistematico- statistico dei molluschi terrestre e fluviali vivente nel na LR < TSE SE = 90 — territorio di Lugano“, dessen Genauigkeit SORDELLI rühmend hervorhebt, enthüllt sich ein überraschender Reichtum der luganesischen Fauna. Am vielseitigsten gestaltete sich die Tätigkeit von PIETRO PAVESI, der uns genauere Einblicke sowohl in die Landfauna wie in die Wasserfauna eröffnete. Es sei hier an seine wich- tigsten zusammenfassenden Arbeiten erinnert, zunächst an seine Schrift ,,/ pesci e la pesca nel Cantone Ticino“ (1873), dann an seine „Materiali per una fauna del Cantone Ticino“ (1873), an die in limnologischen Kreisen heute noch als grundlegend angesehenen ,, Stud: sulla fauna dei laghi italiane (1883), sowie über seine Unter- suchungen über Arachniden. Neben diesen die Fauna im allgemeinen berührenden Arbeiten existieren von tessinischen und auswärtigen Zoologen noch zahlreiche Spezialbeobachtungen über die verschiedenen Gruppen des Tierreiches. MAX PERTY (Bern) verdanken wir Untersuchungen über die mikroskopische Wasserfauna der italienischen Schweiz, besonders aus dem Luganersee und dem Lago Muzzano. Neben PAVESI schrieb CANESTRINI über tessinische ‚Arachniden. MEYER-DÜRR, DE LA HARPE, FREY- GESSNER, STIERLIN und in neuester Zeit ANGELO GHIDINI machten uns mit der Insektenfauna eingehender bekannt. Ueber Wirbeltiere finden wir neben den fauni- stischen Untersuchungen von PAVESI Angaben bei SCHINZ, FATIO, FRANSCINI, MONTI, ANTONIO RIVA, welche kürz- lich durch wertvolle Beobachtungen von A. GHIDINI eine Ergänzung fanden. Auch die Haustierwelt hat ihren Bearbeiter gefunden in LAVIZZARI, dem wir ein Quadro degli animali domestici del Cantone Ticino ver- danken. | - Soll ein Urteil über die Herkunft der tessinischen Fauna gewonnen werden, so kann das nur im Zusammen- — 9I — hang mit der schweizerischen Tierwelt überhaupt ge- schehen. Eine Reihe hervorragender Autoren haben im Laufe der Jahre die Frage abgeklärt und es kann sich nur darum handeln, jetzt noch die speziellen Zige fiir das Tessin herauszufinden. Man weiss, dass die Kontinuitàt des organischen Lebens im Alpengebiet zu Ende der Tertiärzeit infolge der eintretenden Glacialperiode, wenn nicht absolut vollständig, so doch zum grössten Teil unterbrochen wurde. Die Vergletscherung fand auch im Süden unseres Landes statt, indem der Veltliner- gletscher und der Langenseegletscher ihre Eismassen bis in die Lombardei hinausschoben. Mit dem Rück- zug der Gletscher in der postglacialen Zeit zogen zu Wasser und zu Lande auf Wanderstrassen, die im ein- zelnen nicht immer festgestellt sind, in den Hauptzügen aber sich doch klar verfolgen lassen, die Tierkolonnen wieder auf unserem Boden ein. Unsere heutige Tier- welt ist also, geologisch gesprochen, verhältnismässig jung und besitzt eine wesentlich andere Physiognomie als zur Tertiärzeit. Im Norden der Alpen ist der Ein- wanderungsprozess etwas anders vor sich gegangen als auf der Südseite, wofür gerade das Tessin die schònsten Belege zu liefern vermag. i Hinsichtlich der Wasserfauna ist zunächst hervor- zuheben, dass das oberitalienische Seengebiet auch im Tessin zu reicher Entwicklung gelangt, aber seine Fauna zeigt beträchtliche Abweichungen von derjenigen nord- alpiner Randseen. Das ursprüngliche Fehlen aller Coregonen oder Felchen im Lago maggiore und im Luganersee weist darauf hin, dass diese Gruppe eine nôrdliche Herkunft besitzt und vor den Alpen Halt machen musste. Erst in der Neuzeit war es der Mensch, der künstlich die Coregonen der tessinischen Fischfauna beigefügt hat. Anderseits fehlen den nordalpinen Randseen eine Reihe Fischarten des Tessin, darunter solche, deren ia O PAU Einwanderung erdgeschichtlich jung erscheinen muss und die noch deutlich den Stempel marinen Charakters an sich tragen. Dazu rechnen wir eine ans Seeleben angepasste Härings- oder Sardellenart, welche unter dem Namen „Agoni“ (Alosa finta) Gegenstand einer lukrativen Fischerei im Luganersee und Lago maggiore bildet und deren Stammform im Meere lebt. Sie wandert nicht mehr, während die nahe verwandte Cheppia (Alosa vulgaris) noch Wanderform ist. Da wir ausserdem noch eine Reihe von Süsswasser- bewohnern mit echt marinem Charakter aus den ober- italienischen Seen kennen, ich hebe beispielsweise Blennius vulgaris, unter den Krustern eine Garneele (Palaemonetes vartans) und unter den Mollusken Pyrgula annellata hervor, so fragen wir uns naturgemäss, wie diese urspriinglichen Meeresbewohner in so auffallend hoher Zahl in das Seengebiet gelangt sind. Eine aktive Einwanderung ist nicht für alle Falle anzunehmen und am naturgemässesten ist die Erklärung, dass die ober- Valor Randseen Exlaven eines einstigen lombar- dischen Meeres darstellen, also Reliktenseen, in denen sich aus der Eiszeit eine Anzahl Reliktentiere dem Süss- wasserleben angepasst haben. Seit STOPPANI, der die Glacialphaenomene in diesem Sinne deutete, haben sich wiederholte Kontroversen erhoben; wir müssen es den Glacialgeologen überlassen, sich mit dem Auftreten von Reliktentieren in jenen Seengebieten abzufinden. Unter den Zoologen ist Professor PIETRO PAVESI mit allem Nachdruck für obige Annahme eingetreten und hat in geistreicher Weise die Reliktennatur auch auf die pelagischen Krustaceen ausgedehnt, die er seit der Eiszeit einwandern lässt. . Die Landfauna enthält Bestandteile sehr heterogener Natur, deren Anwesenheit im Tessin durchaus nicht gleichalterig ist. Wir sehen zunächst ab von jenen Tierformen, die in relativ moderner oder gar erst in neuester Zeit durch den Menschen importiert worden sind. Neben der Haustierfauna gibt es in dieser Hinsicht immerhin Er- scheinungen, die dem Tessin eigentümlich sind und die wir daher nicht ganz übergehen dürfen. So ist durch den Anbau der Olive der schädliche Borkenkäfer Æylesinus oleiperda bei Gandria eine häufige Erscheinung geworden. Mit dem Maulbeerbaum ist sein Parasit, die lästige Draspzs pentagona von Süden her eingezogen. Das merkwürdigste Beispiel einer auffälligen Bereicherung der tessinischen Fauna durch den Men- schen liefert der schöne Az/anthus-Seidenspinner (Altacus Cynthia), der aus Ostasien stammt und von dem die ersten Eier 1856 nach Europa gelangten. Dieser grosse Schmetterling ist jetzt regelrecht verwildert und hat die Lepidopterenfauna um eine der auffallendsten Spezies vermehrt. Seit 1889 sieht man A#acus Cynthia bei Lugano fliegen, 1894 und 1895 umschwärmten Hunderte von Faltern die Laternen um Chiasso herum; in Giubiasco tauchte die Art 1890, bei Locarno 1897 auf. Die freilebende Tierwelt, auf, deren Verbreitungs- gesetze der Mensch keinen Einfluss ausgeübt hat, lässt auf dem Areal der Schweiz als ältestes Element eine Tundrenfauna von arktisch-alpinem Charakter erkennen; ihr folgt zeitlich die eingewanderte Steppenfauna und zuletzt eine meist von Osten her vorgeschobene Wald- fauna. Die Elemente von arktisch-alpinem Charakter fehlen auch dem Kanton Tessin trotz seiner südlichen Lage keineswegs. Es sind Kolonien, welche mit Zunahme der Temperatur seit der Eiszeit sich von dem nach Norden zurückweichenden Hauptkontingent abgetrennt haben und sich nach den alpinen Regionen zurückzogen, wo sie ihre natürlichen Existenzbedingungen noch am ehesten vorfanden. Der stolze Steinbock, dessen Stammform im sibiri- — 94 —= schen Steinbock zu suchen ist und der einst die nach dem Gotthard zu gelegenen Höhen bevölkerte, ist hier längst erloschen, er fehlt seit längerer Zeit dem ganzen schweizerischen Areal. Dagegen ist der Alpenhase (Lepus vartabilis), der noch in pleistocaener Zeit bis in die Ebenen herunterging, in den höheren Alpen- tälern häufig und gelangte oft auf den Märkten von Lugano und Locarno zum Verkauf. Die Alpendohle und /ringzlla nivalis konnte ich noch unlängst im obern Teil des Val Bedretto bei 2200 m Höhe in grösserer Zahl beobachten. Unter den Reptilien ist die lebendig gebärende Eidechse (Lacerta vivipara) offenbar nordi- scher Herkunft und als Relikt aus der Eiszeit zu be- trachten; ich traf das Tier wiederholt im Val Bedretto bei 1700—1800 m Höhe an. Von niederen Tieren lässt sich ein alpiner Falter, der Apollo (Doritis Apollo) in seiner Stammquelle bis zum Altai verfolgen; er lebt nach meinen Beobach- tungen in auffallend starken Kolonien im Val Bosco und Val Campo, reicht also bis gegen das Maggiatal hin- unter. Die nordische Arve, eine auch in tessinischen Alpen heimische Conifere, dürfte gelegentlich von dem bis nach Sibirien reichenden Arven-Borkenkäfer (Tomz- cus cembrae) heimgesucht werden, da nahe an der Grenze, nämlich im Oberwallis, dieser arktische Käfer ungemein häufig auftritt. Von Orthopteren bemerkte ich in der Nähe von Allaqua Acridium sibiricum auf Alpenwiesen in Menge. Das jüngste Faunen-Element, die mitteleuropäische Waldfauna, herrscht im Norden der Alpen in der ebenen und montanen Region durchweg vor, erlangt indessen auch noch im Tessin eine starke Verbreitung. Es kann dies nicht überraschen, da diese von Osten stammende Fauna sich von den Ausläufern der Alpen aus längs der Südhänge hinziehen konnte. Immerhin blieben einzelne Glieder zurück. So ist beispielsweise das Fehlen der Zauneidechse (Lacerta agilis) beachtenswert; sie soll nach den Mitteilungen der tessinischen Beobachter auch in den Gebieten nicht vorkommen, wo die Kon- kurrenz mit südlichen Eidechsen ausgeschlossen war. Von niederen Tierformen ist ein häufiger Fichten- parasit, Chermes abietis, im Tessin an Zahl auffällig vermindert und eine andere Art (Chermes strobzlobius), die ich zuweilen in den Gärten von Lugano antraf, ur- sprünglich wohl gar nicht einheimisch gewesen, sondern von Norden her eingeschleppt ‚worden. Zwischen die nordisch-alpine Fauna und die mittel- europäische Waldfauna schiebt sich in der Schweiz zeit- lich eine Steppenfauna ein, deren Gegenwart NEHRING wohl zutreffend dahin interpretiert hat, dass vor dem Erscheinen der Waldfauna Mitteleuropa vorübergehend ein trockenes Steppenklima besass. Das massenhafte Auftreten der Steppennager und die Gegenwart des Steppenesels in den postglacialen Schichten der Station Schweizersbild bildet einen ganz positiven Beleg für die Richtigkeit dieser Annahme und die neuesten Funde in Thayngen haben ebenfalls eine Bestätigung geliefert. Diese Steppenfauna hat sich dann freilich wieder nach Osteuropa und Innerasien zurückgezogen. Indessen gibt es wenigstens unter den niederen Tieren noch einzelne xerotherme Kolonien im Norden der Alpen und im Jura, welche als Relikten eine Erinnerung an die allgemeine Versteppung des Landes bilden. Indessen lässt sich hier nicht immer mit aller Sicherheit die Herkunft der ein- zelnen Formen bestimmen. Anders liegt die Sache in der Südschweiz, besonders in den beiden Kantonen Wallis und Tessin. Es finden sich da genug warme Südhalden, die im allgemeinen von der mitteleuropäi- schen Flora und Fauna gemieden werden. Hier finden wir eine Fauna von südlicher Herkunft, die aus dem Mittelmeergebiet bezogen wurde. Dagegen besteht wieder zwischen dem Wallis und Tessin insofern O6 ein Gegensatz, als die Mediterranfauna des Wallis eine Reliktenfauna darstellt, das Tessin aber stets in offener Verbindung mit der Mittelmeerregion stand und immer wieder Nachschübe erhalten konnte. Die Xerothermen- fauna des Wallis, die besonders in der Umgebung von Sitten stark hervortritt (es sei hier an Lacerta murales, Lacerta viridis, Saturnia pyri, Cnethocampa pilyocampa und besonders an Mantis religiosa erinnert) wanderte durch das Rhonethal herauf, wurde aber später von der Stammfauna abgetrennt, kann also nicht so reich an mediterranen Elementen sein wie das Tessin. Die Migration war eben komplizierter. und die Migrations- dauer kürzer. Im Tessin überrascht uns nun der Reichtum an faunistischen Kolonien der Mittelmeerregion, der von keinem andern Landesteil der Schweiz erreicht wird. Es seien hier nur die wichtigsten Charakterformen hervorgehoben. Dass die beweglichen Fledermäuse in südlichen Vertretern vordrangen, ist leicht verständlich. Unlängst hat FATIO eine für die Schweiz neue Art (Ves- pertilio Capacinz) namhaft gemacht, welche in der Nähe von Lugano in der Galerie St. Martino aufgefunden wurde. Von mediterranen Echsen ist Lacerta muralis an allen warmen Hängen, wo Mauerwerk vorkommt, ver- breitet und Lacerta viridis bei Melide z. B. eine gewöhn- liche Erscheinung. Von Schlangen mit südlichem Cha- rakter ist Æ/aphis aesculapi und namentlich die grün- gelbe Natter (Zamenis viridiflavus) hervorzuheben; eine Amphibienart von echt südlichem Typus tauchte in Rana graeca auf, welche bei Mendrisio gefangen wurde. Unter der niederen Tierwelt haben die nicht gerade sehr migrationsfähigen Mollusken in einzelnen südlichen Arten den tessinischen Boden erreicht. In erster Linie sei die oft erwähnte Zelix cingulata (H. luganensis) her- vorgehoben. MEISSNER hatte die Art schon vor hundert Jahren bei Lugano entdeckt, der Fund geriet später in Vergessenheit, bis 1833 die Form wieder von sich reden machte. Sie ist über Oberitalien und Südtirol verbreitet, lebt in starken Kolonien am Fuss des San Salvatore und wurde in der Neuzeit von O. STOLL auch bei Lo- carno beobachtet. Von südlichen Klausilien hat STABILE Clausilia comensis bei Mendrisio und Clauszlia ttala bis Bellinzona nachgewiesen. Unter den Spinnentieren tritt uns der Skorpion (Scorpio europaeus) in starken Kolonien als Charakter- form der Mittelmeerländer entgegen; auf Quercus zlex fand ich am Lago maggiore Phytoptus ilicis stark ver- breitet, die Milbe reicht bis Lugano. Ein eigentümlicher Tausendfüsser (Scutigera coleoptrata), dem man an der ita- lienischen Riviera so häufig begegnet und der bis ins Wallis reicht, ist bei Ascona von mir häufig beobachtet worden. Die leicht bewegliche Welt der Insekten stellt natur- gemäss das stärkste Kontingent an mediterranen Arten. Es mag hier von Käfern an die zahlreichen südlichen Formen der Cetoniden, die Luczola italica u. a. erinnert werden. Cerambyx heros, der berüchtigte Verderber südeuropäischer Eichen, findet sich in der Schweiz einzig im Tessin häufig, was bezüglich seiner Herkunft einen deutlichen Wink gibt; wahrscheinlich geht er auch an die Kastanie. Unter den Tagfaltern ist die schöne 7%azs polyxena am Monte Bré gefangen worden und unter den Nachtfaltern sieht man Ende Mai das Wiener Nacht- pfauenauge (Saturnia pyri) in Lugano und Locarno all- abendlich um die Laternen flattern, während wir im Norden der Alpen das schöne Tier nicht besitzen. Der Pinien-Prozessionsspinner (Cnethocampa pityocampa) ist eine echt mediterrane Art, deren Nester mit giftigen Raupen an langnadeligen Pinusarten des Parks ständig angetroffen werden. Im Haupttal ist das Tier bis in die Höhen am Faido vorgedrungen und hat dort Ver- 7 wüstungen in den Kiefernbeständen angerichtet. Die Ordnung der Heuschrecken liefert in der Betheuschrecke (Mantis religiosa) eine im Grunde afrikanische Spezies, die ich in Menge im südlichen Abessinien gesammelt habe, die ins Mittelmeergebiet vordrang, um Lugano herum oft bemerkt wird und nach meinen Beobach- tungen bis Bellinzona reicht. Ein frisch gefangenes Exemplar, das von der Madonna del Sasso stammt, überreichte mir Prof. PAVESI während der diesjährigen Naturforscherversammlung in Locarno. Acredium itali- cum ist im Maggiatal häufig und nach den Mitteilungen von A. GHIDINI kommen grosse südliche Acridier im Winter gar nicht selten nach Lugano. Ich kann hier eine Reihe südlicher Insektenformen hinzufiigen, denen man bisher keine Aufmerksamkeit geschenkt hat und deren Gegenwart in der Schweiz bisher übersehen wurde. Verschiedene Exkursionen führten mich in die tessinischen Waldgebiete, wobei mir auf Eichen Gallbildungen von mediterranen Gall- wespen in grosser Zahl begegneten. Man weiss, dass diese sonderbaren Hymenopteren ihre Jugend in pflanz- lichen Missbildungen zubringen, die in hohem Grade der Oekonomie des Insektes angepasst sind, für die Eiche aber einen Materialverlust bedeuten. Diese Gallen sind manchmal sehr auffällig. Eine Reihe derselben gehören dem Gebiet Mitteleuropas an und finden sich in der Nordschweiz und im Jura wie z. B. die Gallen von Cynips folii, C.terminalis, C. numismatis und C. fecun- datrix. An warmen Halden mit südlicher Exposition tauchten nun im Tessin eine stattliche Zahl von Arten auf, die allen andern Gebieten der Schweiz fehlen und die ich selbst im Wallis nirgends nachweisen konnte, weil dort die Schwierigkeiten der Einwanderung offen- bar zu gross waren. An den Abhängen des Monte Bré bei Lugano ist eine wallnussgrosse Galle stellenweise geradezu massen- | | — 99 — haft, so dass sie korbweise eingesammelt werden kann. Sie wird von Cynzps argentea (Fig.1) erzeugt und in der Li- Mai ve on ae Ca FI ER + m. x x co TEE dress ne 2 Fig. 1. Gallen von Cynips argentea (natürliche Grösse) vom Monte Bré bei Lugano (Tessin). a a AO A OO teratur wird sie wohl für Oberitalien, nicht aber für die Schweiz angegeben. Auf Querus. cerris wurde bei Lugano auch die Galle von Cynzps cerricola (Fig.2) bemerkt. a) Gallen von Cynips cerricola | b) Gallen von Cynips calyeis f Fundort: Bei Lugano (Tessin). Fig. 2. (natürliche Grösse). Die „Knoppern“, welche im südöstlichen Europa eine forstliche Nebennutzung der Eichenwälder bilden und von Cynips calycis erzeugt werden, sind im Tessin häufig; Cynips coriaria ruiniert im Sottocenere stellenweise geradezu manche Eichen; echt mediterrane Arten des Tessin sind ferner C. polycera, C. solitaria und C. cydoniae, denen C. lignicola und C. kollari hinzugefügt werden mögen. Es ist das eine Fauna des südlichsten Zipfels der Schweiz, die uns im Geiste nach den Eichenwal- ‘dungen von Südungarn, Kalabrien oder Andalusien versetzt. Sul significato biologico della bellezza di una parte della fauna marina. Dal Prof. Dr. Arnold Lang. (Conferenza scientifico -popolare.) Pregiatissimi Signori! Prima di tutto, permettetemi, o signori Italiani e Voi, cari compatrioti ticinesi, d’implorare la vostra piena indulgenza, se prendo il coraggio, combinato lo so, con molta arroganza, d’ intrattenervi del mio argomento in lingua italiana. E certo che vi deve parer strano, ch’ io venga a parlarvi di bellezza, mentre maltratto nello stesso tempo la più bella di tutte le lingue. Ma so per esperienza che la vostra amabile indulgenza non viene mai meno. Parlando della bellezza di una grande parte della fauna marina, mi trasporto col pensiero nei tempi della mia gioventù scientifica, quando per molti anni ebbi la somma fortuna di appartenere al personale scientifico della famosa Stazione Zoologica di Napoli, dove ebbi tutte le opportunità di penetrare alquanto nei misteri della vita marina. La mia immaginazione mi conduce nella semioscurità solenne della sala quasi sottomarina dell’ acquario, vero tempio dove si celebra il culto delle Nereidi. Il portico è circondato intorn’ intorno da grandi cristalli. Guardando da quelle finestre nei grandi bacini di acqua di mare, che sono disposti dietro e che rice- vono la luce dall’ infuori, si ha l’ illusione di stare sotto il mare e di vedere in tutte le direzioni dei paesaggi marini, ornati di piante marine e popolati ed animati — 103 — da creature vive, che presentano le forme le più strane ed inaspettate e gli svariatissimi colori. Ed io odo delle esclamazioni di meraviglia e di ammirazione. Interpetrando, in questa riunione di naturalisti e di amici della natura, la bellezza di una parte di questa fauna marina, spero di non venir incolpato di profana- zione. Voi certo non comprendete quegli estetici troppo dotti o troppo poco istruiti, quei filosofi troppo astratti, privi di sano buon senso, i quali affermano che appro- fondendo lo studio della natura, penetrando nell’ inti- mità della sua vita, svelandone fino ad un certo punto i misteri e scoprendone i segreti, ne venga tolto l’in- canto estetico. Come mai!? Il fiore cesserebbe di essere bello per noi altri che sappiamo che la sua forma, che il suo colore, che il suo profumo dalla natura non vennero creati per noi uomini, ma che le piante spiegano le loro vezzose grazie unicamente nello scopo di attirare le farfalle, pronube leste ed allegre dei loro discreti amori? Ma come!? I fogliami verdi degli alberi non ci fareb- bero più quella dolce impressione di bella e quieta serenità, dal momento che gli scienziati ci spiegano che il loro pigmento verde forma |’ elemento indispensabile per la loro nutrizione ? Tutt'altro! Io sono convinto, che l'intelligenza delle bellezze della natura ingrandisce e perfeziona piuttosto la sensibilità estetica del contemplatore e gli permette di scoprire una quantità di nuove ed intime bellezze. Quale è l’origine delle sensazioni estetiche? Certo è che nascono dalla natura. La fonte ne è la forza geni- trice della natura; nascono da tutte quelle cose, quelle forme, quei colori che vanno unite colla fecondità della terra, il rinascimento della vegetazione, la sana, la robusta e virile gioventù del corpo umano. Perciò l’arte decadente è traviata. Fa d’uopo che ritorni alla natura. Bisogna che nell’ arte vi sia la verità intrinseca, che l'occhio ridiventi lo specchio dell’ anima, che la forma riveli il contenuto. — Io4 — Nell’ epoca moderna, entrando in un’ esposizione d'arte, ben spesso ci domandiamo: dove siamo, dove andiamo? Delle volte ci sembra di trovarci piuttosto in un gabinetto di curiosità, di bizzarrie, anzi di mostruo- sità. E certo che sono sviate certe scuole, che sono malsani certi gusti dell’ arte moderna, perchè s' allonta- nano dalla natura reale, dalla verità. I grandi periodi della massima fioritura dell’ arte furono sempre coinci- denti col culto del vero e colla gioja dell’ osservazione. A che altro si deve il risorgimento dell arte? Non è stato forse GIOTTO, che rompendo i vincoli del conven- zionalismo, liberando i pittori prigionieri nelle quattro mura della chiesa e conducendoli all’ aria fresca ed aperta della libera natura, li fece studiare ed osservare la reale vita quotidiana? E non era certo senza influenza sull’ arte sua, la quale inaugurò lo spirito del rinasci- mento, l’incarico che ricevette di continuare nella chiesa d’Assisi gli affreschi rappresentanti la vita di SAN FRAN- CESCO il quale come si sa, non solo era |’ amico del basso popolo, ma anche di tutta la natura, di tutte le creature animali, tanto da conversare famigliarmente cogli stessi pesci. Se vi parlerò della bellezza di una parte della fauna marina, non è ch'io creda, che essa ‘possa mai avere un’ influenza sulle manifestazioni della grande arte. È troppo lontano dall’ umano quel mondo marino ed è troppo estranea quella vita alle passioni umane, benchè le ultime cause moventi dappertutto il mondo animato siano le medesime, nell’ angolo più remoto delle pro- fondità dell’ oceano come nei palazzi reali. Ma io sono convinto, che dallo studio di quella fauna troppo poco conosciuta, il senso estetico potrebbe largamente pro- fittare, tanto per le forme quanto per i colori, princi- palmente nella piccola arte decorativa, poichè è incre- dibile il numero e la moltiplicità delle forme negli or- ganismi marini. — IO5 — Ma per incominciare il mio argomento è certo che molti animali marini ci pajono belli perchè, tanto per la forma, quanto per i colori, rassomigliano a delle piante, a dei fiori. Gli zoologi sanno che quell’ appa- renza è la conseguenza di uno speciale modo di vivere particolare soltanto ad una parte, ma una grande parte della fauna acquatica e specialmente maresca, voglio dire della vza sedentaria. La reazione di questo modo d’ esistenza sull’ organizzazione degli animali è tanto caratteristica che i nomi volgari e scientifici di molti di essi se ne risentono. Un grande gruppo di animali inferiori è quello dei cosidetti zoofit, nome che signi- fica animali piante. Una classe speciale e quella degli antozor ed un’ altra quella degli zoazzar:, il che vuol dire anımal fiori. Un gruppo di bellissimi zoofiti è quello delle 47772, chiamate rose ovvero anemoni di mare, le quali popolano i nostri acquarj. Vi prego, o signori, di convincervi della bellezza di queste forme, contemplando da vicino le belle tavole esposte in questa ‘ sala, tolte dalla monografia del mio egregio amico e collega ANGELO ANDRES, di Parma. Nella grande sezione biologica degli animali fissi, gli alberi sono rappresentati da forme che, per esempio, hanno ricevuto il nome di Eudendrium. Molte specie sono chiamate ,fructescentes o „dumose“, vuol dire che hanno la forma di arbusti. „Aglantha“ significa fiore magnifico. I gigli sono rappre- sentati dai Crzz0z4:. Vi troviamo dei z72esezzbriantemumt, dei ,Caryophyllia“ (vuol dire garofani) degli „Feban- thus“ ecc. La rassomiglianza di molti zoofiti con le piante è tanto grande, che per lungo tempo furono considerati dai naturalisti stessi come intermedj fra i due regni della natura vivente ed ho letto, che, ancora nel diciottesimo secolo, il naturalista italiano conte di MARSIGLI riteneva che il corallo fosse un vegetale, di cui i polipi rappresentassero i fiori. Ma questo concetto non ha nessun fondamento scientifico. Sono veri ani- — 106 — mali quegli esseri, i quali nella loro prima gioventù _ sono perfettamente liberi e girano per il mare per poi, in un certo periodo del loro sviluppo, fissarsi sul fondo per tutta la vita. Gli zoologi vi diranno che quella rinunzia alla vita libera può stabilirsi nei gruppi più diversi del regno animale. Noi conosciamo dei vermi sedentarii, dei gamberi (crosZacer) fissi e financo dei gasteropodr, vuol dire delle lumache marine, sessili ed è molto interessante la ricerca delle modificazioni di strut- tura del corpo prodotte da quel modo particolare di vivere. Hanno dei nervi e dei muscoli, degli organi di tatto e di escrezione; ben spesso posseggono un sistema cir- colatorio con un cuore, hanno una bocca ed uno sto- maco quegli animali. Laddove le piante, per mezzo delle loro radici, ritirano dal suolo una parte almeno del loro nutrimento, le cosidette radici, se ve ne sono, degli animali sedentari non servono che alla fissazione del corpo. Ma quegli animali fissi, come dunque si nutrono, se non hanno la facoltà della locomozione, se non pos- sono andare a cacciare la loro preda? E questo un punto importantissimo nel quale risiede in parte il segreto della loro bellezza. Per molti di questi animali e principalmente per quegli che, talvolta formando dei veri boschi, vivono nelle grandi profon- dità dove non penetra mai la luce del giorno, dove in conseguenza non c'è vegetazione e regna una calma perpetua, il cibo consiste quasi esclusivamente di detriti e di cadaveri in dissoluzione ed anche di escrementi della ricca fauna pelagica delle regioni più superficiali del mare, i quali calano a fondo, formando così una specie di pioggia nutritiva. Per raccogliere questa pioggia, gli animali sedentari fissi al fondo del mare hanno la loro bocca (del resto sempre aperta) diretta in sù e circondata da una bellis- sima corona di braccia o tentacoli raggiati e distesi in — 107 — tutte le direzioni in guisa da formare una specie d’ im- buto. I tentacoli ben spesso presentano delle suddivisioni e delle ramificazioni colorate ed elegantissime, in modo. da simulare le più varie forme di corolle di fiori. ,Il colore è bene spesso brillante per vividezza ed assorti- mento di tinte“, ma il suo significato biologico è finora sconosciuto. Frequentemente i singoli petali sono alla loro superficie ricoperti di ciglia vibratili, animati di un movimento eccitante una corrente d’acqua diretta verso la bocca, la quale corrente trascina con sè le particelle alimentari e le trasporta nell'intestino. Vi è una grande divisione di zoofif, cioè la classe dei cazdarı, alla quale appartengono per esempio le anemoni di mare, i coralli, le meduse o capelli di mare, ove i musculosi tentacoli, molto contrattili, sono viscosi e servono ad afferrare la preda. In questo caso nell’ integumento dei tentacoli si trovano numerosissime armi microscopiche, le così dette cellule urticanti, le quali contengono tanti dardetti avvelenati. Se l’ attinia, chia- mata ortzca di mare a Napoli, „tocca un nemico o un animale di cui essa voglia fare preda, subito migliaia di queste cellule si rompono e ,i dardetti“ scattano svol- gendosi e producono microscopiche ferite nelle quali penetra l’umore caustico che intorpidisce le forze, spe- cialmente se si tratta di un piccolo organismo, e talvolta ancora lo uccide. Le attinie sono straordinariamente vo- raci, e (nell’ acquario) non solamente divorano i pezzi di pesce somministrati come cibo dal custode, ma an- cora ghermiscono, spesso anche se sono di volume supe- riore al proprio, vermi, granchi, molluschi e pesci che giungono alla loro portata“. Così la bocca dell’ attinia, circondata dai muscosi tentacoli raggianti in tutte le dire- zioni, rammenta fino ad un certo punto il ragno nel centro della ragnatela. Vi è un altro punto, nel quale si manifesta una certa — 108 — rassomiglianza fra le piante e molti animali sessili. Nelle une come negli altri vi è la facoltà della riproduzione agama per gemmazione. Gli individui, spesso numerosis- simi, generati in questo modo, invece di staccarsi, riman- gono connessi e formano così dei così detti cozzzz 0 colonte animali, che prendono la forma di piota, o di alberetti, di arbusti o di cespugli, insomma tutte la varietà immaginabili di forme vegetali. Mi pare evidente che da questa moltiplicazione agama e formazione di colonie fisse, risulti un grande vantaggio biologico per gli animali sedentari che la presentano. Dappertutto, nel mare come altrove, la lotta per l’esistenza è violenta ed è grande la concor- renza tra gli animali sedentari nell’ occupare i buoni posti. Ma quando un giovane vagabondo, una larva migrante è riuscita a stabilirsi in un sito favorevole, quel suo potere di riproduzione agama le permette di profittarne in modo vantaggioso ed efficace non solamente per se stessa, ma in favore di tutta una famiglia che essa crea, di tutta una prole, insomma di tutta una colonia. Vi è pure quell’ altro vantaggio realizzato da quei cormi di individui riuniti organicamente, che si può illustrare col motto: tutti per uno, uno per tutti. Gli individui si trovano uniti per un sistema di canali, che percorrono tutto il cormo e servono a distribuire il cibo, che ognuno di essi ebbe la fortuna di acchiappare. Quelle colonie di forme tanto diverse sono quasi sempre non solamente protette, ma anche sostenute da materie solide segregate, da tubi chitinosi o cornei o da masse calcaree, come per esempio nei coralli. Se la colonia ha la forma di un alberetto, i singoli indi- vidui colla loro vezzosa corolla di delicati tentacoli ne rappresentano i fiori, i quali ogni tanto esibiscono l’ in- canto particolare di eleganti movimenti animali. Molte specie di animali, di quegli che formano cormi, presentano il famoso fenomeno della fosfore- Na scenza. I singoli individui, eccitati da diversi stimoli, cominciano ad emanare una luce più o meno intensa, diversamente colorata. Man mano tutti i lumi si accen- dono, come in un albero di Natale. E stata emessa l’idea molto seducente, ma non ancora dimostrata scienti- ficamente, che la luce emanata dai singoli polipi serva ad attirare, specialmente di nottetempo e nelle grandi ed oscure profondità, i piccoli animali vaganti nei din- torni, piccolissimi infusori, crostacei o larve, che poi toccando la corona dei tentacoli, dal loro veleno orti- cante vengono bruciati, come si bruciano le ale le far- falle volando dentro i lumi notturni. Quale teatro strano e misterioso, che la nostra imma ginazione appena arriva a figurarsi, quelle profondità immense, dove regna l’ oscurità assoluta, rischiarata da tempo in tempo dai lumi di questi candelabri vivi, dove regna una calma monotona, interrotta dalla locomozione lenta di quegli animali abissali di forme talvolta tanto bizzarre, che sembrano caricature e, o non hanno occhi (e in questo caso i tentacoli, le antenne, gli organi del tatto sono straordinariamente sviluppati), o sono prov- visti di occhi smisuratamente grandi, come se fossero eternamente stupefatti di tutto quello che veggono. I naturalisti, tornati da questi grandi viaggi esplora- . tori della. fauna abissale, non trovano parole atte a descrivere la bellezza di quei fuochi animali, che ram- mentano i fuochi artificiali e ci contano che nella notte oscura, al chiaro di questi lumi vivi, si può leggere un libro in miniatura con caratteri piccolissimi. Si può parlare di paesaggi sottomarini, descrivendo le diverse località marine. Tutti i naturalisti viaggiatori convengono che sono i più bei paesaggi sottomarini i banchi di coralli nella zona torrida, tanto per I’ infinita varietà e la bellezza di forma dei componenti della fauna marina, quanto per la vivacità dei loro svariati colori. => LO — Siccome sulla terra il colore delicatissimo, tenuis- simo, ma non mai mancante dell’aria si sovrappone a tutti gli oggetti, attenuandone, ammollendone i contorni e riconciliando i contrasti dei colori, così nel mare il colore dell’ acqua limpidissima getta un velo cristallino intorno a tutto, immergendo in uno splendore delica- tissimamente argenteo la roccia, la vegetazione marina e tutte le creature, che la popolano. Chiunque abbia avuto la fortuna di scendere per mezzo dello scafandro al fondo del mare in un sito dove l’acqua fosse limpida, non potrà mai dimenticare quello splendore incantevole, ‘ quasi di un altro mondo, che bagna ogni cosa. Si sa che nella pittura dei paesaggi cosa difficilissima è il riprodurre l’aria, che s’interpone tra l'oggetto e l'occhio. Ma non mai pittore è riuscito a riprodurre |’ aspetto delle cose sottomarine. Mi ricordo di aver visto, nel Palazzo degli Uffizj a Firenze, il famoso quadro del BOTTICELLI, che rappresenta la nascita di Venere dal seno di quella bellissima conchiglia di mare ben cono- sciuta sotto il nome di peitine, che nel medioevo i pel- legrini, reduci da Terrasanta, portavano come ornamento sui capelli o sul mantello e che formava uno dei più frequenti motivi ornamentali nel quattrocento e cinque- . cento. Il BOTTICELLI, benchè nientemeno che pittore natu- ralista, che del resto a quanto pare non aveva mai visto. il mare, compiuta l’ opera sua, si accorse che non era nient affatto riuscito a dipingere un fondo di mare, ebbe allora l idea di provocare l'impressione, piantandoci delle piante acquatiche, delle tife, non sapendo che sono di quelle che non crescono mai nell’ acqua marina. Ma ‘nell’ epoca nostra certi pittori non si darebbero neanche la pena d’indicare con un tale simbolo la natura di un soggetto, che non sanno dipingere. Si contenterebbero forse di affiggere al quadro un cartello che porti, oltre l’indicazione del prezzo, l'iscrizione: „la parte inferiore di questo quadro rappresenta un fondo di mare“. Ed Ur il buon pubblico con istantanea intelligenza: , Ah, adesso ho capito; come è ben fatto!“ Abbiamo visto, che la bellezza di molte forme ma- rine risiede in parte nell’ architettura regolarmente rag- giata del corpo, alla quale dispone la vita sedentaria. Ma noi sappiamo che vi sono pure molti animali liberi, che hanno quella disposizione delle parti del corpo. Ve ne sono che si muovono strisciando o camminando sul fondo e ve ne sono che nuotano liberamente. I più conosciuti sono i rappresentanti della grande divisione esclusivamente marina degli echinodermr, le diverse e svariatissime stelle di mare, le stelle serpentine, le stelle chiomate e le oloturie o cetrioli di mare. Per lo più sono bellissimi per forma e colori. Sono impareggia- bili gli snelli ed eleganti antedon, stelle chiomate ,di colore molto variabile, presentandosi ora giallo di paglia od aranciato, ed ora sanguigno, bruno e bianco. Di solito stanno afferrati coi loro uncini agli alberetti di corallo, o ai tubi di vermi“, ma delle volte sì staccano e nuotano liberamente, remigando in un modo elegantissimo per mezzo delle dieci braccia piu- mate, agitandole in un movimento ondulatorio vera- mento superbo. L'arte decorativa troverebbe in questa grande divi- sione degli echinodermi, animali raggiati nei quali il corpo è ricorperto di piastre calcari diversamente for- mate ed ornate in varia maniera, ma sempre regolar- mente disposte, i più bei motivi mai esauriti, per i la- vori più diversi. Ne potrebbe profittare l’artigiano inta- gliatore di casse d’oriuoli, il giojelliere per 1’ incasto- natura delle gemme e pietre preziose ed anche l’ archi- tetto che troverebbe una quantità infinita di modelli per ogni specie di ornati e che potrebbe finanche ispi- rarsi d'idee per la costruzione di nuove forme di rosoni, quelle grandi finestre circolari che adornano special mente le facciate delle chiese. = . Lo scrittore norvegese PIETRO CRIST. ASBJÖRNSEN, scoprendo e descrivendo una nuova e bellissima stella di mare, tanto ne era incantato, che le diede il nome di Brisinga, credendo di aver ritrovato l’ornamento petto- rale di Freya, dea dell’amore e della fecondità, il quale, secondo la mitologia di quei paesi boreali, le venne rubato dal diabolico Loki e quindi nascosto al fondo del mare. Contemplando quegli animali raggiati, e che pure si muovono liberamente, si ha l’ impressione che vi sia una certa discrepanza tra la forma e la funzione; gli animali liberi presentando generalmente l’ architettura del corpo a simmetria bilaterale, in modo che si può distinguere una parte anteriore ed una parte posteriore del corpo, una metà destra ed una metà sinistra, una faccia ventrale ed una faccia dorsale. Ma noi sappiamo che filogeneticamente quegli animali raggiati liberi di- scendono da animali sedentari, che i loro antenati, nei tempi geologici remoti, erano sessili. Ve ne sono, come le stelle chiomate, che ancora nell’ epoca attuale per- corrono nel loro sviluppo uno stadio, nel quale sono fissati al fondo per mezzo di un tronco e che hanno dei parenti, i così detti gigli di mare, che rimangono fissi ed attaccati ad un peduncolo, formando, nelle pro- fondità del mare, dei veri boschi, molto estesi, di pic- cole palme animali. Così l’ architettura raggiata degli animali liberi è un avanzo, un ricordo della loro vita sedentaria ed è questo il caso pure dei rappresentanti di un altro gruppo di animali inferiori, quasi esclusivamente marini, delle così dette meduse o cappelli di mare. Qui alla bellezza della svariata architettura raggiata, allo splendore dei colori ed all’ agilità elegante, si aggiunge un’ altra qualità molto attraente, la quale è caratteristica per quasi tutti gli animali marini detti pelagrcr. L’ essere limpido come un cristallo viene conside- — sy rato come un attributo di bellezza per tante cose; nel senso figurato, noi ci serviamo di questo epiteto, van- tando la nobilta di un carattere, esaltando la purezza dei costumi. Vi e un grande gruppo biologico di animali marini che presentano questo fenomeno di essere chiari e tra- sparenti come l’acqua, come il cristallo. Sono molti anımali che vivono liberamente nell’ alto mare nuotando o galleggiando. Tutte le classi sono rappresentate in questa fauna pelagica, composta di meduse, di ctenofori, di vermi, di molluschi, di granchi. Vi si trovano per- sino dei pesci perfettamente scolorati e diafani, tanto che il sangue stesso ha perduto il colore rosso. Tanto è grande la limpidezza del corpo, che voi potete stu- diare tutta l'anatomia attraverso l’integumento, che voi potete contare i battiti del cuore, che voi potete leg- gere un giornale attraverso il loro corpo come attra- verso un vetro. Sono delicatissime queste vezzose crea- ture e sembra che il loro corpo sia composto di acqua chiara soltanto. Chi sa se nei loro corpi non si siano trasformati i dei, le dive e le ninfe, che nei tempi antichi popolarono il mare. Almeno vi troviamo la Me- dusa, figlia di Phorcus, vi troviamo la Peroë, figlia di . Adonis e di Aphrodite, dea della bellezza e dell'amore, nata essa stessa dal mare. Vi ritroviamo tante ninfe, la Zaodice, la Liriope, l Ephyra, la Naustthoe, la Cydippe, la Callianira, e tante altre Nereidi, figlie di Nereus, dio del mare, le quali dall’ arte vetusta sogliono essere rappresentate come belle donne leggermente vestite o affatto ignude, il chè concorda bene colle nostre leggiadre creature, che si potrebbere dire eteree, se non fossero immerse nell'acqua. E non è forse la perfetta trasparenza il colmo della nudità? Ma appena scoperte, sono sparite ed è questo, per tornare nel mondo delle realtà, il signi- ficato biologico della loro limpidezza cristallina e della 8 nn = mancanza di colorazione, da cui hanno il vantaggio di non essere distinte dall'acqua ambiente, di non venir viste dai loro nemici o di poter avvicinarsi inosservate alle lore vittime. Così nell’ alto mare si ripetono in modo particolare i fatti conosciuti della così detta appa- renza simpatica o meglio ozzocromzia degli animali, la quale rende difficile scorgerli nei luoghi dove sogliono vivere. Gli animali del deserto presentano la colorazione giallastra della sabbia; gli animali che sogliono vivere sugli alberi imitano il colorito nonchè il disegno della scorza o delle foglie. Tanti insetti, come per esempio le cavallette, tanti amfibii e rettili, come per esempio la raganella, il camaleonte e quella nostra grande lucer- tola chiamata ramarro, hanno il colore verde dell erba, degli arbusti o dei fogliami, ove vivono. Tanti animali alpini o boreali, o sono sempre bianchi come la neve per esempio l’orso bianco boreale, o cangiano il colore del pelo e delle penne in modo che sono bianchi durante l'inverno, come la lepre alpina, la pernice delle nevi e l’ermellino. Tra le diverse forme che rappresentano la cosi- detta fauna vitrea dell’ alto mare, ve ne sono anche di colorate. Allora per lo più presentano la colorazione azzurra 0 glauca, la quale pure è protettiva, rendendo difficile scorgere l’ animale sul fondo azzurro del cielo e dell’ acque. 3 Vi è un gruppo di animali il quale combina in sè tutte quelle bellezze riunite che producono l’ architettura raggiata, la formazione di colonie per mezzo di gemma- zione e la vita pelagica. E sono i famosi sifonofori, animali interessantissimi, studiati dalle sommità della nostra scienza, dal HUXLEY, da CARLO VOGT, dal GEGEN- BAUR, dal LEUCKART, dal HAECKEL, dal CHUN, e tanti altri. Sono colonie nuotanti di polipi e di meduse di consistenza delicatissima, vere ghirlande vezzosissime di foglie trasparenti, di fiori delicati, di campanelle cri- stalline, di corolle regolari, guarnite di frange di lunghi fili pescatori contrattili, ornate di puntolini vivamente e diversamente: colorati, delle volte luminosi, nei quali trovansi nascoste delle batterie urticanti, pronte ad o gni tempo a lanciare i loro dardi avvelenati. Ma sono vive quelle colonie ghrr/ande, vive di una vita animale, dotate di movimenti eleganti nella totalità e nelle sin- gole parti. La fauna pelagica è composta in parte di animali capaci di muoversi nuotando; questi sono generalmente gli animali di dimensioni più grandi; in un’ altra parte di piccolissimi animali, spesso microscopici, che muo- vonsi debolmente soltanto o che sono privi affatto di ogni facoltà locomotrice. Questi ultimi formano la fauna così detta galleggiante. Lo studio microscopico di questa fauna galleggiante ci rivela tutto un mondo di piccole ed intime bellezze. Essa è composta di piccoli crostacei, di molte larve e forme giovani di animali che, adulti, prenderanno dimora nella zona litorale o nelle grandi profondità, e di queste larve libere non poche appar- tengono ad animali assolutamente sedentari allo stato adulto. Un grande contingente viene fornito dagli ani- mali infimi unicellulari, i protozoi. Risiede la bellezza dei componenti questa minuta fauna galleggiante, dove si troverebbero i motivi svariatissimi principalmente per i lavori di ricamo, per i disegni di tappeti o di arazzi o di altri paramenti di stanze, per i disegni dei diversi tessuti, per i frontispizii di libri, ornamenti di lettere ed i lavori di filigrana, risiede la bellezza del corpo di questi esseri in una speciale impalcatura, molto svariata, la quale serve a due scopi diversi, in quanto che tende a facilitare il galleggiare nell’ acqua ed a proteggere il corpo contro certi nemici. Così nei pro- tozoi, e specialmente nella classe dei radiolari studiati con tanto entusiasmo dal HAECKEL, nel quale I’ artista pittore gareggia col naturalista osservatore e delle volte — 16 — lo avanza, lo scheletro forma dei lunghissimi prolunga- menti, raggianti in tutte le direzioni, ramificati od ornati di sottili ramicelli, in modo che l'attrito del corpo, il peso specifico del quale non supera di molto quello dell’ acqua, coll ambiente diventa tale, che il corpo rimane sospeso nell’ acqua. Dall’ altra parte il corpo armato di tante lunghe spine ne è ingrandito in modo, che non può venire inghiottito da tanti piccoli nemici, non entrando nella loro bocca. L'’ attrito viene. aumen- tato da molti filamenti lunghi e molli, prolungamenti del protoplasma, della sostanza viva del corpo, che servono anche alla nutrizione. Lo stesso sistema di lunghi prolungamenti del corpo, sostenuti da parti dure e per lo più elegantemente piumati e ramificati, si trova puranche in moltissimi piccoli crostacei pelagici. Delle volte questi prolungamenti o certe estremità del corpo prendono la forma di lunghissimi pennacchi, stesi orizzon- talmente in tutte le direzioni; ma in modo simmetrico. Per darvi un'idea della bellezza e ricchezza ornamen- tale di certi crostacei galleggianti, ho fatto riprodurre sopra una tavola speciale il disegno di un copepodo marino, il Calocalanus pavo Dana ©, tolto dalla bellis- sima monografia del GIESBRECHT. E qui pongo un termine alla mia forse un po’ lunga chiacchierata. Voi forse vi aspettavate, che io parlassi del significato biologico o fisiologico della forma estetica di tante conchiglie marine, che in tutti i tempi nelle epoche primitive, come ai dì nostri, tanto dai popoli sel- vaggi quanto dai più civili, furono ricercate ed adope- rate come ornamenti del corpo e della dimora e che dettero tanti motivi per l’arte decorativa. Ma io devo. rinunziarvi, le conchiglie non essendo prodotti esclusivi del mare. E poi, se è vero che la conchiglia ha un valore biologico immenso, proteggendo il corpo molle dei molluschi, è pur vero che è un problema difficilis- simo spiegare scientificamente il significato biologico di — 117 — tutte le forme particolari e specialmente la bella forma elicoidale dei gusci dei gasteropodi. E poi, devo confessare che il seno illimitatamente fecondo del mare nasconde tutto un mondo di bellezza, tanto per la forma quanto per i colori, che la scienza finora non è riuscita a comprendere. Intanto vi prego, o signori, di guardare un po’ da presso i disegni esposti di diversi animali marini rap- presentanti i gruppi biologici dei quali lo parlato e che sono tolti da diverse monografie artisticamente illu- strate ed in parte da quella grande opera del HAECKEL in via di pubblicazione, intitolata: , Forme estetiche della natura“. E vero che nessuna di quelle pitture riesce a riprodurre la grazia delicata dei colori e la tenue ele- ganza di forma dell animale vivo immerso nell’ acqua. Ma nondimeno, spero, che troverete alquanto giustificata la variazione di una sentenza di Sant’ AGOSTINO colla quale voglio terminare questa mia conferenza: „Vatura et in infimis maxime miranda”. La radiation solaire en Suisse; sa variation en 1903. Par Dr. Prof. Henri Dufour. Des observations régulières sur le nombre des heures pendant lesquelles le soleil brille sont faites en Suisse depuis 1887 au moyen de l’héliographe (Suns- hine recorder) de Campbell et Stokes. Les résultats bruts de ces mesures sont notés dans les Observations météorologiques Suisses publiées par le Bureau central a Zurich. Le nombre des années disponibles est, pour plusieurs stations, suffisant actuellement pour qu'on puisse en tirer quelques indications générales sur la durée moyenne de l’insolation dans les diverses régions du pays. On a donc rélevé pour dix années les résul- tats des observations de sept stations principales qui représentent les diverses parties de la Suisse. Ce sont Bale et Berne, villes de plaine et de plateau, traversées par des fleuves; Zurich et Lausanne, situées au bord de lacs; Zugano, ville du sud des Alpes, au bord d’un lac; Davos à 1557 mètres est le type de la haute vallée alpine; enfin le Säzzzs à 2500 mètres représente l’inso- lation d’un sommet. Les villes du nord des Alpes Bâle, Berne, Zurich et Lausanne ont un régime solaire très semblable; leur insolation absolue moyenne varie de 1700 heures en- viron à Bâle à 1900 à Zausanne, dans toutes ces villes le mois d'août est le plus ensoleillé. L’insolation rela- tive exprime le rapport entre le nombre, réel des heures de soleil et le nombre qu'il y aurait, si tous les jours étaient clairs; elle varie entre ces villes de 42 pour cent à Berne a 47 °jo a Lausanne. — Le maximum a lieu aussi en août, il oscille de 57 °/ à 64 °/o, le mini- mum en décembre ou janvier oscille de 19 à 27 °/o. Dans toutes ces localités on constate une faible inso- lation relative en mai. — Le régime de la plus grande partie du plateau suisse au nord des Alpes est repré- senté par une courbe ayant un maximum en aoùt et un minimum en décembre ou janvier et une valeur moyenne de 43 à 44 °/o. Au sud des Alpes, à Zugano et Locarno, le régime est different. L’insolation est beaucoup plus forte, elle s'élève à Lugano à près de 2300 heures, c'est-à-dire au 59% du possible, la courbe présente deux minima, l’un en mai l’autre en novembre, et deux maxima, l’un en juillet 69 °/ l’autre en février 60 °/o; l’insolation de ces stations du sud des Alpes est supérieure à celle des villes du nord de l'Italie; il y a des conditions locales favorables à une clarté exceptionelle du ciel, de sorte qu'en février il y a 60 °/o en mars 57 °/o du maximum et en septembre 62 0,0. La station de Davos à 1550 mètres est déjà une: localité élevée où l'insolation d'hiver est aussi impor- tante que celle de l'été, on constate en effet que d'avril a septembre l'insolation moyenne est de 54°/o du maxi- mum et d'oc/obre à mars de 55°), il y a un léger avantage pour l'hiver, la moyenne annuelle est 54 °/o correspondant à près de 1800 heures de soleil; il y a un maximum d'hiver en février et un second d’au- tomne en septembre et octobre, les minima sont en janvier et mai. En montant plus haut, par exemple au Säzzzs som- met de 2500 mètres, on trouve le régime des altitudes élevées caracterisé par une plus forte insolation d'hiver que d'été, linsolation réelle est de 1750 heures qui ne représentent que 42 °/ du maximum comme dans la plaine mais en hiver l'insolation est de 45 °/ tandis qu'en été elle est de 40 °/o seulement, le minimum a —= 120), lieu en mai et juin avec 36°/o, le maximum en novem- bre avec 51 °/o Ces faits s'expliquent par l’altitude relativement faible des nuages et brouillards en hiver, ils sont alors dominés par les sommets. D'après les renseignements obtenus sur d’autres localités on trouve que l'insolation est de 26 °/ à Lon- dres, de 28 °/o a Greenwich, de 38 °/ à Rostock, de 41 °/ à Vienne, de 57 °/ à Pola et de 66°/0 a Madrid. Elle est en moyenne de 44 °/o pour la Suisse au nord des Alpes et de 59 °/ au sud des Alpes. A côté du nombre des heures de soleil on mesure depuis sept ans à Lausanne et à Clarens-Montreux (M. Bührer) l'intensité du rayonnement solaire au moyen d'appareils actinométriques; ces mesures sont faites entre 11h et 1"; elles indiquent le chaleur reçue par 1 mètre carré du sol en une minute, exprimée en calories (Kilo- gramme dégré centigrade). En moyenne par une belle journée on recoit 8,5 calories par minute et par mètre carré sur une surface noire exposée normalement au soleil, le maximum a lieu en avril et mai, à cause de la grande transparence de l'air après l'hiver, on reçoit alors 9,0 calories par mètre carré, le minimum a lieu en janvier 7,9 calories. La valeur absolue de l'inso- lation dépasse parfois 10 calories surtout au printemps; à l'altitude des Rockers de Naye c'est-à-dire à 2000 mètres elle atteint parfois 13 calories, ce fait est dü à la trans- parence très grande de l'air. Un fait intéressant est l’affaiblissement de la radia- tion solaire depuis le mois de décembre 1902, les va- leurs moyennes sont toutes inférieures, depuis décembre 1902 à août 1903, aux moyennes et même aux valeurs les plus basses des années 1896 à 1902 comme le montre le tableau suivant: Déc. Janv. Févr. Mars Avr. Mai Juin Juill Août 1896—1902 7,5 7,9 8,5 9,9 9,1 8,6 8,5 8,6 8,8 1902— 1903 6,4 6,8 7,2 7,3 7,9 7,9 77 8,0 8,1 differences I,I 1,1 1,3 1,7 1 2} 0,7. O SO OO IP Il est probable qu'il faut attribuer cette différence à une opacité exceptionelle de l'atmosphère qui s’est manifestée par plusieurs phénomènes entr’ autres: 1° par les lueurs crépusculaires de l'hiver et du printemps 1902— 1903; 2° par la diminution de la visibilité de certains phénomènes astronomiques telles que les raies des protubérances solaires; 3° par l’ocultation complète de la lune lors de l’eclipse du 11 au 12 avril 1903; 4° par la diminution de l’intensité des radiations ultra- violettes, enfin 5° par l’apparition du cercle de Bishop observé déjà en 1883. Tous ces faits concourent à indiquer une opacité anormale de l’atmosphere qui paraît diminuer maintenant. En les rapprochant de ce qui s’est passé après l’erup- tion du Krakatoa en 1883 on est naturellement amené à supposer que cette opacité peut provenir, pour une part, de la présence et de l’action des poussières très fines projetées par les grandes eruptions qui ont eu lieu de mai à août 1902 aux Peñkies Antilles (Martinique, etc.). Ces poussières peuvent, mème en quantité très faible, avoir une action sur le vapeur d’eau de l'air et en faciliter la condensation sous la forme de brume très ténue, invisible, mais cependant absorbante. Les expériences célèbres de M. Aitken ont montrée quel rôle actif excerce à cet égard des poussières très lé- gères et par elles-mêmes invisibles. Il serait intéressant de savoir si d’autres observations actinometriques ont signalé les mêmes faits. Jusqu'ici on les a constaté en Suisse, en Allemagne, en France et en Pologne. 5 Sept. 1903. Les nouvelles propriétés ferromagnétiques de la Pyrrhotine. par P. Weiss, professeur à l’École polytechnique de Zurich. En abordant ici la description forcément très brève de quelques phénomènes nouveaux, rencontrés dans l’etude de la pyrite magnétique ou pyrrhotine, mon intention ne saurait être de donner un exposé détaillé des mesures déjà nombreuses faites sur ce cristal ni même de décrire les méthodes expérimentales qui ont été employées. Je me bornerai donc à faire ressortir quelques particularités caractéristiques. Bien que l’anisotropie cristalline semble à première vue introduire une grande complication, les premières recherches faites sur le magnétisme et le diamagnétisme des cristaux sont empreintes d'une simplicité relative. Rappelons d’abord que létude de l’aimantation d’une substance peut être définie comme la détermi- nation de l'intensité d’aimantation, c’est-à-dire du mo- ment magnétique de l'unité de volume lorsque lon donne toutes les valeurs possibles au champ magnétique dans lequel la substance est placée. Or dans les sub- stances faiblement para- ou diamagnétiques il y a un rapport constant entre le champ et l'aimantation qu'il produit. Lord KELVIN a montré qu'en généralisant cette propriété et en introduisant, à la place de ce rapport constant unique, trois coéfficients constants relatifs à trois axes rectangulaires convenablement choisis dans le cristal, on pouvait édifier une théorie embrassant l’ensemble des phénomènes magneto-cristallins, et contenant notam- ment la proposition suivante que j'énoncerai ici à cause de son caractère intuitif: Lorsqu'un champ de grandeur constante et de direction variable est représenté succes- sivement par les divers rayons d'une sphère, l’aiman- tation est représentée en grandeur et en direction par le demi-diamètre d’un ellipsoïde à trois axes inégaux, conjugué du plan perpendiculaire au champ. Cette théorie s'est trouvée d’accord avec les faits pour toutes les substances faiblement magnétiques, mais pour les substances fortement magnétiques, ou ferro- magnétiques, cristallisées ou non, elle ne saurait être suffisante. Dans toutes ces substances, en petit nombre d’ailleurs, la relation entre l'intensité d’aimantation et le champ n'est pas linéaire; elle présente le phéno- mène bien caractéristique de la saturation: lorsque le champ augmente indéfiniment, l'intensité d’aimantation tend vers une limite qu'elle ne saurait dépasser. Si donc, dans les substances isotropes, le problème expérimental consiste à déterminer la fonction d’une variable qui exprime la dépendance de l’aimantation et du champ, il comprend, dans les cristaux, la connais- sance des trois composantes de l’aimantation suivant trois axes rectangulaires en fonction des trois composantes du champ. Le principe de la conservation de l'énergie permet, il est vrai, de simplifier le problème et de le ramener à la détermination d’une seule fonction de trois variables ; il n’en reste pas moins très compliqué). Plutôt que de discuter ici plus avant les procédés mathématiques de représentation des résultats expéri- mentaux, nous montrerons, par un exemple concret, combien on trouve dans les phénomènes magnéto-cristallins des ferromagnétiques une plus riche variété que dans ceux des substances faiblement magnétiques. La Magné- 1) Pour simplifier cet exposé, je fais abstraction des phénomènes d’hysterese qui compliquent davantage le problème. tite, ou oxyde de fer magnétique, à laquelle j'ai con- sacré une étude avant d'aborder celle de la pyrrhotine, se rencontre en beaux cristaux du système cubique. Si elle obéissait à une loi d’aimantation linéaire, les trois coéfficients d’aimantation seraient donc égaux et l’ellip- soide d’aimantation deviendrait une sphère. Les pro- priétés de cette substance seraient celles d’un milieu iso- trope. Mais la Magnétite est ferromagnétique, elle possède une aimantation à saturation qui est égale environ au quart de celle du fer et supérieure à celle du Nickel. Lorsque l’on fait agir un champ magnéti- Fig. 1. sant de grandeur constante, l'extrémité du vecteur re- présentant l’aimantation parcourt une surface compliquée possédant la symétrie du système cubique et que l’on peut, pour certaines valeurs du champ, décrire comme un cube àî faces creuses et à arêtes arrondies. Les axes ternaires, qui coincident avec les diagonales du cube, sont des maxima d’aimantation, les axes quaternaires, parallèles aux arêtes, sont des minima, et suivant les axes binaires parallèles aux diagonales des faces, l’aiman- tation prend des valeurs intermédiaires, plus voisines des maxima. Pour un champ de 100 gauss, p. ex. ces intensites d’aimantation sont entre elles comme 19:15:18. Nous montrerons par une expérience directe cette anisotropie magnétique. Quand on taille un disque == 125 = dans un cristal de magnétite et qu'on le place dans le . champ d'un aimant, sur un plan poli, 7 (fig. 1) en verre, de manière à lui assurer la mobilité nécessaire, on le verra, d'un mouvement d'orientation rapide, mettre un de ses axes d’aimantation maxima en coïncidence avec le champ qui est vertical. Si le disque est parallèle à la face du cube, on trouvera ainsi deux positions d'équilibre rectangulaires dans lesquelles un axe binaire coincide avec le champ. Si l’on écarte le disque d’une position d'équilibre il y revient vivement, à moins que par un écart angulaire un peu grand on amène l’autre axe d’aimantation maxima à se substituer au premier. Si le disque est taillé parallèlement au plan diagonal du cube, les deux maxima d’aimantation, qui coïncident avec les diagonales, ne sont plus rectangulaires. Il est assez frappant de constater que dans le grand inter- valle de leur angle obtus le disque ne trouve aucune position d'équilibre et s’obstine à diriger verticalement l’une ou l’autre diagonale. Enfin nous possédons un disque taillé parallèlement à la face de l’octaèdre. Celui- ci se trouve dans le champ de l’aimant en équilibre indifférent. Toutes les directions sont donc équivalentes dans le plan de l’'octaèdre. La surface magnétique à laquelle nous faisions allusion tout à l'heure possède donc quatre sections cycliques, coïncidant avec les quatres faces de l’octaèdre. Après cette introduction expérimentale abordons le principal objet de cet exposé. La Zyrrhotine ou pyrite magnétique est un sulfure de fer dont la com- position est donnée par Fe” S8. Bien que l'analyse chimique laisse planer quelque incertitude sur une formule à aussi grands coefficients, il n’est pas douteux qu'elle constitue une espèce bien définie par ses carac- tères minéralogiques. Elle se présente en cristaux d'apparence hexagonale qui peuvent atteindre de grandes dimensions. La cassure montre fréquemment une — 126 — matière parfaitement compacte et homogène qui a la couleur d’un bronze foncé. Mes premières expériences sur l’aimantation de ce cristal mirent de suite en évidence des propriétés très extrêmes. La variation de la grandeur de l’aimantation dans un champ donné et son inclinaison sur la direction du champ furent de suite trouvées beaucoup plus grandes que dans la magnétite. Le caractère le plus frappant Z Fig. 2. était un minimum très accentué de l’aimantation dans la direction perpendiculaire au plan de base hexagonal du prisme et en essayant de mesurer la grandeur de cette aimantation minima je la trouvai nulle. Cette propriété curieuse a été contrôlée ensuite avec une grande exactitude et a été trouvée générale. La sub- stance est donc réfractaire à toute aimantation dans le sens OZ (fig. 2). Bien plus, si l’on fait agir le champ dans une direction oblique OH, non seulement l’aiman- tation reste dans le plan P, mais sa grandeur et sa direction dans ce plan sont les mêmes que si la com- — 127 — posante de OH, contenue dans le plan P, existait seule. J'appellerai, dans la suite, P le plan magnétique de la substance. | La démonstration de ces propriétés a été obtenue au moyen d'expériences d’induction faites avec le gal- Fig. 3. vanomètre balistique. J'en donnerai ici une démon- stration immédiate et sensible, au moyen de l'appareil ci-dessus (fig. 3). Une petite sphère de pyrrhotine est suspendue au moyen d’un genou universel de manière à présenter à volonté le plan magnétique perpendicu- lairement ou parallèlement aux lignes de force d'un aimant. Dans le premier cas on peut approcher l’aimant — 128 — jusqu’au contact de la sphère sans observer le moindre déplacement, dans le deuxième l'attraction se manifeste par un mouvement de plusieurs centimètres d'amplitude. Ce premier point établi, l'étude du phénomène était énormément simplifiée. Néanmoins les résultats furent d’abord d’une complexité déroutante. La courbe représentant les variations de la composante de l’aiman- tation parallèle au champ dans un champ constant lorsque l'orientation de ce champ dans le plan magnétique varie, était loin de mettre en évidence la symétrie hexa- Fig. 4. gonale prévue. Elle conduisait tout au plus à la symétrie clinorhombique et les résultats étaient très variables d’un échantillon à l’autre. Cette confusion se dissipa tout à coup par l'examen de la figure 4. Elle représente un résultat d'expérience immédiat. On a porté en abscisses les angles d’orien- tation du champ constant par rapport à une direction quelconque prise comme origine des angles dans le plan magnétique et en ordonnées la grandeur de la compo- sante de l’aimantation perpendiculaire au champ. La partie représentée ne comprend qu'un intervalle angu- laire de 180° environ, les phénomènes se reproduisant toujours à 180° de distance. Pour nous rendre compte de la signification de cette courbe ayons recours à une comparaison. Imaginons un morceau de fer doux ayant une forme allongée, par exemple celle d’une aiguille de boussole. Si nous plaçons cette aiguille dans un champ donné, son aimantation sera maxima si le champ agit dans le sens de la longueur, minima s'il agit en travers. Si, maintenant l'aiguille immobile, nous faisons tourner J Max. Nin. MAX. Fig. 5. l’aimant produisant le champ d'un mouvement continu autour d'elle de manière à faire passer celui-ci de la direction de l’aimantation maxima à celle de l’aiman- tation minima par toutes les directions intermédiaires, l’aimantation tourne constamment dans le même sens que le champ. Mais ayant une tendance à séjourner plus longtemps au voisinage du maximum elle y ralen- tira sa rotation pour l’accelerer au contraire au voisi- nage du minimum. Plus l’aiguille sera longue et étroite, 9 130 — plus vite l’aimantation dépassera le champ au voisinage du minimum, ou, en d’autres termes, plus rapide sera la variation de la composante de l’aimantation perpen- diculaire au champ dans le voisinage du minimum. La courbe représentant cette composante en fonction de la direction du champ sera de la forme représentée en fig. 5. Imaginons qu’un élément cristallographique simple constituant la pyrrhotine ait des propriétés analogues à celles de ce morceau de fer doux. La fig. 4 résulte alors visiblement de l'addition des ordonnées de trois courbes semblables à celles de la fig. 5, construites à des échelles différentes et déplacées l’une par rapport a l’autre de 60°. Nous supposerons donc que l'édifice complexe du cristal résulte de la juxtaposition de cristaux élémen- taires dont les plans magnétiques sont parallèles et qui sont associés suivant trois orientations distantes de 60°, ou, ce qui revient au même, de 120°. Mais l'importance de la quantité de matière cor- respondant à chacune de ces orientations est différente, comme si elle était réglée par des circonstances acces- soires au moment de la formation du cristal. Les minéralogistes connaissent de nombreux exem- ples analogues de groupements cristallins qui rendent cette hypothèse très plausible. D'ailleurs la pyrrhotine elle-même en fournit d’abondantes vérifications. Cher- chant à isoler l'élément simple, je determinai la varia- tion de l’aimantation perpendiculaire au plan dans plu- sieurs centaines d'échantillons. Pour certains d’entre eux l'amplitude des trois variations brusques à 60° l’une de l’autre était sensiblement la même. Pour d'autres, deux d’entre elles prédominaient, pour d’autres encore une seule était prépondérante. Mais, même en divisant la matière en tout petits fragments je ne pus rencontrer un échantillon absolument simple. Pour un fragment dont la masse ne dépassait pas 1 mg, je trouvai: re direction 97 p. cent de la matière DINE » Fed » DIO » Bi » O >» » DLE » Fig. 6. En présence d'une telle approximation on doit considérer l'existence indépendante de l'élément simple de la pyrrhotine comme démontrée avec la même certi- tude que si on l'avait isolé. La fig. 6 représente un appareil de démonstration, au moyen duquel on peut analyser, par observation directe, la composition élémentaire d’un cristal de pyr- rhotine. Un aimant peut tourner d’un mouvement con- tinu autour du cristal dont le plan magnétique hori- zontal est constamment parallèle aux lignes de force de l’aimant. Le cristal est porté par un fil vertical, assez rigide pour que le couple exercé par l’aimant ne Fig. 7. lui imprime que de petites torsions qu'une aiguille mobile au-dessus d'un cercle divisé permet de mesurer. Les déplacements de l'aiguille correspondent donc aux ordonnées des courbes employées ci-dessus. Quand l'aiguille marche rapidement en sens inverse du mouve- ment de l’aimant, elle décèle, par suite, le passage du minimum d'un des cristaux élémentaires. Nous faisons l'expérience avec des cristaux de diverses compositions. Au point où nous sommes arrivés, le prochain problème qui se pose est la connaissance des proprié- tés d'un cristal élémentaire. Mais la description des résultats acquis dans cette voie nous entraînerait trop loin. Je me bornerai à montrer par un exemple gra- phique comment on peut y arriver à travers les diffi- cultés que crée la structure complexe des cristaux. La figure 7 représente l’aimantation perpendiculaire au champ, dans un champ de 3620 gauss, d’une matière, dans laquelle les deux directions parasites interviennent pour 7,5 et 3,5 p. cent. La courbe I est la courbe ex- périmentale, la courbe II est corrigée de l'influence de la première matière parasite à 60° de la composante principale, la courbe III est corrigée en outre de l’in- fluence de la deuxième, moins importante, à 120°. On peut de même opérer sur la composante de l’aimantation parallèle au champ et répéter ces opérations pour di- verses valeurs du champ. On possède alors les lois expérimentales de l’aimantation de l'élément magnétique simple de la pyrrhotine. L'ensemble de ces résultats est compatible avec la symétrie orfhorhombique. Mais le principal intérêt de ces recherches ne me paraît pas être de nature cristallographique. De très nombreux travaux ont déjà été consacrés à l'étude des métaux ferromagnétiques. Les résultats sont condensés entre autres dans de très nombreuses courbes d’aiman- tation et l’on ne saurait dire que la compréhension des phénomènes complexes qu’elles représentent ait marché parallèlement avec l'accumulation des documents. Cela cesse d’être surprenant si l’on considère que les matières ferromagnétiques usuelles, telles que les fers et les aciers sont des enchevétrements de cristaux dont l'ob- servation ne donne que des propriétés moyennes. On peut donc estimer à priori que les propriétés impor- tantes de la molécule magnétique ont plus de chances de se dévoiler par l'étude d'un cristal isolé que par l'étude globale des matières. Nous arrivons donc, en fin de compte, à cette opinion, que la structure cristalline, loin de compliquer les phénomènes, est le levier le plus puissant, peut-être, que nous puissions mettre en oeuvre dans nos investi- gations sur la nature des phénomènes magnétiques. Et, en effet, sans entrer dans les détails, je ne crains pas d'affirmer que les résultats expérimentaux, acquis dès maintenant sur le cristal élémentaire de la pyrrhotine, sont pleins de promesses à cet égard. J'espère, dans une prochaine occasion, montrer que le but que je me suis proposé dès l'origine de ces recherches magnéti- ques, à savoir de remonter des résultats expérimentaux aux théories générales, ne s’est pas dérobé. a È i alt ASTI ARE RABRORTS, I. Bericht des Gentral-Gomites. 1. Infolge der gesteigerten Anforderungen an die finanziellen Hülfsmittel der Denkschriften - Kommission hatte dieselbe unterm 29. Juli 1902 an das eidgenös- sische Departement des Innern durch Vermittlung des C. C. das Gesuch gestellt: 1. Es möchte der reguläre Bundesbeitrag für die Denkschriften auf 5000 Fr. erhöht werden; 2. es sei diese Erhöhung bereits für das Jahr 1902 in Kraft zu setzen durch Gewährung eines Nach- tragskredites von 3000 Fr. Das C. C. hat das Gesuch durch eine besondere Eingabe an das Departement vom 19. August 1902 unterstützt (siehe Verhandlungen, Genf 1902, pag. 170). Der Bundesrat hat daraufhin dem ersten Gesuche durch Aufnahme der genannten Summe in seine Budgetvorlage an die eidgenössischen Räte entsprochen. Auf Grund einer im Nationalrate gemachten Anregung wurde nach- träglich auch noch das zweite Gesuch bewilligt. 2. Durch Zuschrift vom 24. September 1902 hat das eidgenössische Departement des Innern das C. C. der S. N. G. eingeladen, über die von den Herren STEIN, STUDER, HUBER und WIDMANN in Bern ausgegangene An- regung zur Errichtung einer schweizerischen Akademie IE 136 ESE der Wissenschaften eine Meinungsäusserung abzugeben. In einer vorläufigen Besprechung ergab sich die Ein- stimmigkeit der Mitglieder für ein ablehnendes Gut- achten. Durch den unterm 5. November durch Zuschrift des Departements kundgegebenen Rückzug des Memo- rials der Herren STEIN und Kollegen fiel aber die Not- wendigkeit einer motivierten schriftlichen Antwort dahin. 3: In der Jahresversammlung zu Genf 1902 ist das C. C. beauftragt worden, sich beim eidgenòssischen De- partement des Innern dafür zu verwenden, dass sich die Schweiz bei der internationalen Erdbebenforschung be- teilige und an die Konferenz, welche zur Organisation derselben in Aussicht genommen sei, Delegierte ent- sende. Das C. C. ist diesem Auftrage durch ein Schrei- ben vom 28. September 1902 nachgekommen und hat am 2. Oktober die Anzeige erhalten, dass der Bundes- rat dem gestellten Gcue entsprechen werde. Über die weitere Entwicklung der Angelegenheit wird die Erdbebenkommission berichten. 4. Der Quästor hat ein „Verzeichnis der Jahresver- sammlungen und der Mitglieder der Schweizer. Natur- forschenden Gesellschaft, No. 20, Aarau, April 1903“ zusammengestellt. Dasselbe ist in 1500 Exemplaren ge- druckt und an alle Mitglieder versandt worden. Auch an dieser Stelle wird gebeten, allfällige unrichtige An- gaben des Verzeichnisses dem Quästor zur Kenntnis bringen zu wollen. 5. Bei Anlass der vom Quästor vorgelegten 75. Jah- resrechnung wird beschlossen: Von dem auf den 30. Juni 1903 ausgewiesenen Saldo; der Centralkasse von Re Br. 108808, werden dem unantastbaren Sole zugewiesen . . : 041,000. Es beträgt also auf, I. ju 1003 05 or, der Saldo: ders CGentralkasse ee Re 0 das unantastbare Stammkapital . . . „ 15,860. 40 —— 137 — 6. In Ausführung des Reglements für die Herausgabe der „Verhandlungen“ und in teilweiser Erweiterung des- selben hat das C. C. im Einverständnis mit dem Jahres- vorstand einen Vertrag mit der Buchdruckerei Zürcher & Furrer über den Druck der „Verhandlungen, Locarno 1903“ abgeschlossen. Auf Grund des Vertrages und der Vereinbarungen, aus denen derselbe hervorgegangen ist, wird das C. C. einen grössern Anteil an der Her- stellung des Bandes nehmen, als durch den bisherigen Geschäftsgang vorgesehen war. 7. Die S. N. G. ist eingeladen worden, sich an dem »XI° Congrès international d'hygiène et de démographie“, der vom 2.—8. September d. J. in Brüssel stattfindet, offiziell vertreten zu lassen. Das C. C. hat aus ver- schiedenen Gründen darauf verzichten müssen, diesem Begehren zu entsprechen. Die Schweiz wird übrigens an dem Congresse durch zwei vom Bundesrate gewählte Abgeordnete vertreten sein. _ 8. Auf die Anregung eines Herrn MACDONALD, in unserm Lande eine Station für sozial-anthropologische Studien zu gründen, ist das C. C. in Zustimmung zu dem eingeholten Gutachten eines Fachmannes nicht ein- getreten. 9. Am 20. Februar 1903 ist in Basel der 70. Ge- burtstag des Herrn Prof. HAGENBACH-BISCHOFF gefeiert worden. Das C. C. hat sich mit einem Glückwunsche beteiligt, für welchen ein freundliches Dankschreiben des Jubilars eingelaufen ist. 10. Die Schweizerische Botanische Gesellschaft hat das C. C. der S. N. G. ersucht, die nachfolgende, von ihr verfasste Zuschrift im geeignet scheinenden Momente dem eidgenössischen Departement des Innern zu über- mitteln: Basel u. Luzern, den 1. Dezember 1902. u 138 A An das hohe eidgenössische Departement des Innern, Bern. Hochgeehrter Herr Bundesrat! Die Schweizerische Botanische Gesellschaft hat in ihrer Sitzung vom 9. September abhin in Genf den Be- schluss gefasst, es sollten beim eidgenössischen Departe- ment des Innern Schritte getan werden, um eine Sub- vention für diejenigen schweizerischen Naturforscher zu erlangen, welche auf der botanischen Tropenstation Buitenzorg wissenschaftlichen Studien obzuliegen ge- denken. Der von der holländischen Regierung in Buitenzorg auf Java unterhaltene botanische Garten bietet gegen- wärtig die weitaus beste Gelegenheit, die Tropennatur zu studieren. Er ist mit seinen umfangreichen wissen- schaftlichen Instituten unter der umsichtigen Leitung seines Direktors Dr. TREUB in den letzten Jahrzehnten zum unbestrittenen Centrum der botanischen Tropen- forschung geworden, sowohl auf dem Gebiete der reinen Wissenschaft, als auch ihrer Anwendungen in Pharma- kognosie, Medizin, Agrikultur und Silvikultur. Den dort arbeitenden ausländischen Gelehrten wird mit der grössten Liberalität alles /rez zur Verfügung gestellt, was sie für ihre Studien bedürfen (Laborato- riumsplatz, Instrumente, Bücher, Materialien). Ein be- sonderes Urwaldslaboratorium mit Unterkunftsstation, zwei Schritte von einem ausgedehnten Urwaldkomplex gelegen, bietet eine unübertreffliche Gelegenheit zu Ur- waldsstudien. Ein Stab von über 20 europäischen wis- senschaftlichen Beamten unterstützt den Direktor und ist für den dort arbeitenden Gelehrten stets zur Aus- kunft bereit. Der Nutzen, den die Ermöglichung einer Tropen- reise nach Buitenzorg für unsere schweizerischen For- scher und Lehrer bieten würde, ist ein vielseitiger. Ab- gesehen von der eminenten allgemein bildenden Wirkung einer solchen Reise, von der Erweiterung des Horizontes ist fir den Forscher und Lehrer die Gewinnung einer reichen Anschauung von grosser Bedeutung für die Le- bendigkeit seiner Vorträge. Zahlreiche wissenschaftliche Probleme harren ihrer Lösung dort, und es wird eine Ehre für unser Land sein, im edlen Wettstreit mit an- dern zu deren Förderung beizutragen. Aber auch für das Studium der Arzneigewächse, der tropischen Kul- turen, der forstlichen Verhältnisse kann ein solcher Auf- enthalt fruchtbringend verwendet und den Interessen unserer unternehmungslustigen Kaufleute dienstbar ge- macht werden. Wie mancher junge Schweizer, der sein Glück als Pflanzer im Osten versuchen will, würde für die Ratschläge eines Forschers dankbar sein, der Land und Kulturen aus eigener Anschauung kennt. Für die Dauer einer Reise nach Buitenzorg wird gewöhnlich ein halbes Jahr (Winter) für genügend er- achtet. Davon gehen auf die Reise zwei Monate, auf den Aufenthalt vier Monate. Die Gesamtkosten für Reise, Aufenthalt (inklusive kleine Reisen ins Innere) berechnet Direktor TREUB auf rund 5000 Fr. Wir glauben noch speziell auf den Unterschied auf- merksam machen zu sollen, der zwischen der von uns gewünschten Subventionierung und derjenigen für das zoologische Institut Neapel besteht (3000 Fr. jährlich). Unsere Subvention kommt einzig und allein dem schwei- zerischen Gelehrten zu gute; der Arbeitsplatz in Buiten- zorg ist vollkommen fre. Die zoologische Subvention dagegen ist für das Institut in Neapel bestimmt und der Laborant hat die Reisekosten selbst zu zahlen. Wir denken uns die Subvention derart, dass alle zwei Jahre ein Naturforscher nach Buitenzorg gesandt werden kann, also 2500 Fr. per Jahr. In ähnlicher Weise existieren schon solche Unterstützungen in Hol- land, Deutschland, Österreich, Russland. Indem wir, hochgeehrter Herr Bundesrat, unser Ge- —- I 40 — such auf das wärmste empfehlen, benützen wir gleich- zeitig die Gelegenheit, Sie unserer vorzüglichen Hoche achtung zu versichern. Im Namen der Schweiz. Botanischen Gesellschaft, Der Präsident: Der Aktuar: (sig.) Dr. CHRIST. (sig.) Dr. H. BACHMANN. . Das C. C. hat diese Zuschrift den anderweitigen Gesuchen unserer Commissionen und Tochtergesell- schaften um Bundesunterstützung beigegeben und auch seinerseits das darin enthaltene Begehren dem Departe- ment aufs wärmste zur Genehmigung empfohlen. — I4I = Auszug aus der 79. Jahresrechnung pro 1902/1903. Quästorin: Frl. Fanny Custer. A. Centralkasse. Einnahmen. Vermögensbestand am 30. Juni 1902 abzüglich der ans Stammkapital abgetretenen 2 Obli- gationen à 500. — Aufnahmsgebühren . Jahresbeiträge - Beitrag der Stadtbibliothek Ben Zinsgutschriften und bezogene Zinse . Diverses . sd ‘ Bibliothek Verhandlungen, Connie dead und Andere Druck sachen . Kommissionen Diverses . 1 Saldo am 30. fini 1903 . B. Unantastbares Stamm-Kapital (inbegriffen Fr. 500. — Bibliothek-Fonds). Einnahmen. Bestand am 30. Juni 1902 - Abtretung von 2 Oblg. der Co na da Allg. Aarg. Ersparniskasse, B No.107/108 à 500. Fr. Aversalbeitràge von 3 neuen Mitgliedern auf Fe- benszeit Bestand am 30. Juni 1903 nämlich: 11 Oblig. der Schweiz. Bundesb., 3!/s %/o à 1000 Fr. ı Oblig. der Allg. Aarg. Ersparnis-Kasse, è; à 1000 Fr. 2 2 Oblig. der Allg. ne Rio arte ae 4° à 500 Fr.. Guthaben bei der Allg. An en TESO | Fr. 1,000 40 40 C. Schläfli-Stiftung. I. Stamm-Kapitai. Bestand am 30. Juni 1903: 10 Oblig. der Schweiz. Bundesb., 3 so 9/0 à 1000 Fr. 4 Oblig. Neues Stahlbad St. Moritz, 4!/»°/o à 1000 Fr. | 2 Oblig. der Stadt Lausanne, 4° à 500 Fr. I Oblig. d. Schweiz. Kreditanstalt, 31/2 °/o à 1000 Fr. II. Laufende Rechnung. Einnahmen. Saldo am 30. Juni 1902 . RE Zinsgutschrift und bezogene Zinse . Ausgaben. Prof. Dr. Ed. Fischer, Bern, Schlafli-Doppelpreis Druck und Adressieren der Schläfli-Zirkulare . Aufbewahrungsgebühr der Wertschriften u. Porti, Separate . i Saldo am 30. He 1903 . D. Denkschriften-Kommission. Einnahmen. Saldo am 31. Dezember ıgor . Beitrag des Bundes pro 1902 . Verkauf von Denkschriften . Zinse Ausgaben. Druck von Denkschriften & Druck von Nekrologen u. bibliogr. Verzeichnissen Miete, Gratifikationen, Versicherung, Verpackungs- mater., Frachten etc. Saldo am 31. Dezember 1902 . | | | | 11. 2, Je — 143 — E. Geologische Kommission. Einnahmen. Saldo am 31. Dezember ıgor . Beitrag des Bundes pro 1902 . i Verkauf von Textbänden und Karten . Zinse . Ausgaben. Taggelder an die im Feld arbeitenden Geologen Druck und Karten der Lägernkette, Klippenreg. am Vierwaldstätter-See, Liefer. XI u. XIII und F., Blatt VII, 2. Auflage . Diverses . ASS CRE UO Saldo am 31. Dezember 1902 . F. Geotechnische Kommission. Einnahmen. Saldo am 31. Dezember ıgor . Beitrag des Bundes pro 1902. . . - Erlös für geotechnische „Beiträge“ . Zinse . Ausgaben. Untersuchung von Thonlagern, Bureauarbeiten, | li Kartenlieferungen etc. . Diverses . SARAI Saldo am 31. Dezember 1902 . G. Kohlen-Kommission. Einnahmen. Saldo am 31. Dezember 1901 . Zinse. . Ausgaben. Arbeiten der Kommission u. Reiseentschädig. etc. Porti ST ON Er PAT AI Saldo am 31. Dezember 1902 . Er H. Commission de Géodésie. Recettes. Solde au 31° décembre 1901 5 Subside de la Confédération pour 1902 Divers Dépenses. Ingénieur et frais Stations astronomiques Nivellement de précision Instruments Imprimés et séances Man Association géodésique Me do de ; Divers Solde au 31° deccmbre 1902 I. Gletscher-Kommission. Einnahmen. Saldo am 30. Juni 1902 Zinsen. Ausgaben. Drucksachen, Schreibmaterial, Frankaturen etc. . Saldo am 30. Juni 1903 K. Kryptogamen-Kommission. Einnahmen. Saldo am 31. Dezember ıgor . Beitrag des Bundes pro 1902 . Erlös für verkaufte „Beiträge“ d. schw. ig pi (o Zinse er Ausgaben. Druck von „Beiträgen“ Diverses . Saldo am 31. Derenaber.. 1902 . Fr. 1,200 124 139 5 1,249 Cts. 1,419. 1,419 = 145 — L. Coneilium Bibliographicum. Einnahmen. Geschäftsverkehr Eidgenössische Subvention . Kantonale Subvention Städtische Subvention Subvention des Elisabeth- iu Bid Schenkung zur Tilgung der Schuld Ausgaben. Installation, Möbel, Druckerei . Post, Telephon, Telegraph . Papeterie, Accidenzdruck, Karton, De Buchbinder etc. Vermittlungseinkäufe Gehalte, Löhne Miete . Fracht, Spesen, Heizung, De ZINSe ah: Varia . Saldo am 31. Dec ben 1902 . Fr. Cts. 20,665 | 61 seco — 1,000 | — SICA TE 3547 1449 |_05 30,212 | 26 1373 | 37 1,623 | 53 3,798 | 64 1,299 | 46 13,162 | 88 1770 = 512 | 80 947. | 99 254 | 60 6,060 | 99 IO I: Rapports des Commissions. A. Bericht über die Bibliothek der schweizerischen naturforschenden Gesellschaft Für das Jahr 1902/1903. * In dem abgelaufenen Berichtsjahr, 1. Sept. 1902 bis 20. Aug. 1903, wurden mit zwei Instituten neue Tausch- . verbindungen eingegangen, nämlich mit: ı. der R. Accademia d’agricoltura in Turin und 2. dem National physical laboratory in Teddington (Middlesex, England). Die Bibliothekrechnung weist folgendes Ergebnis auf: I. Einnahmen: Alstiysaldo letzter Rechnuns ri Zinse des Kochfundus: a) von der schweiz. naturf. Gesellschaft „ 40. — b) von der bernisch. naturf. Gesellschaft „ 35.—: Total-Einnahmen Fr. 273. 48 II. Ausgaben: Rechnung von Buchbinder Teubner für Rinbande o. een Abonnement der Zeitschrift für Mathematik und Physik SUO se de Total-Ausgaben Fr. 239. 50 III. Bilanz. . Es ergibt sich mithin ein Aktivsaldo von Fr. 33. 98. Dieser Betrag wird nunmehr vollständig dem Koch- fundus zugewiesen. Da die bisher abonnierte Zeitschrift V Fe OS) 1 MO NO Fat diet APR ER Er: Poe AE SPA CE) RS CU CPP REN N DS Guess Ne INI ra, Mare i va N 7 È Manno : > j ; N für Mathematik und Physik im Rechnungsjahr mit zwei Jahresabonnements in Rechnung fiel, so musste einst- weilen von der Anschaffung von mathematischen oder physikalischen Einzelwerken aus dem Überschuss ab- gesehen werden. Der verbleibende Aktivsaldo wird für weitere Bestreitung: des Abonnements obiger Zeit- schrift verfügbar gehalten. Ausser den regelmässig tauschweise eingehenden Publikationen sind der Bibliothek von nachfolgend genannten Herren Geschenke zugegangen. Carlo Bassani (Ancona); A. Bodmer-Beder (Zürich); Boni, Julio (Milano); Emile Boulanger (Paris); Dr. A. Brun (Geneve); Pietro Conti (Milano); Prof. Henri Dufour (Lausanne); Prof. Louis Duparc (Genève); ]. Epper (Bern); Prof. Aug. Forel (Chigny bei Morges); Louis Gobet (Freiburg); Dr. Albert Gockel (Freiburg); Direktor E. A. Göldi (Parä); Octave Grosjean (St. Hilaire, Erauce); Dr. j. Fliltiker (Bern); Dr. E. Jacky (Bern); Ingenieur Charles Janet (Beauvais, France); Prince Albert I de Monaco (Monaco); Dr. J. Mooser (St. Gallen); P. Angelo Rodriguez de Prada (Rom); Prof. E. Renevier (Lausanne); Dr. Jules Richard (Monaco); Dr. Saint-Lager (yon); Dr Henri ‚de Saussure (Geneve); Dr. MC. Schuyten (Antwerpen); Direktor M. Treub (Buitenzorg); Prof. Weinek (Prag); Prof. A. Wolfer (Zürich). Es ist hier der Ort, den Genannten für ihre wert- vollen Zusendungen an die Bibliothek den Dank der Gesellschaft auszusprechen. Die Titel der von oben aufgezählten Herren und der von Tauschgesellschaften eingesandten Abhandlungen und Werken finden sich im Anhang. Bern, 28. August 1903. Der Bibliothekar der schweiz. naturf. Gesellschaft: Dr. THEODOR STECK. DDR 148 21655 Anhang. Neue Erwerbungen seit 1. Juli 1902. A. Durch Tausch. Torino. R. Accademia d’agricoltura; annali vol 44, e 45. (1901—02). 8°. B. Durch Tausch gegen die Beiträge zur Kryptogamenflora. Bergielund. K. Svenska Vetenskaps-Akademiens Träd- gard.: Acta horti bergiani, Bd. III, Heft 1. Stock- holm 1897—1903. 8°. C. Durch Geschenk. Albert I, Prince de Monaco. Notes de géographie bio- logique marine. Berlin 1902. 8°. Gesch. des Ver- fassers. — Sur la troisième campagne de la Princesse Alice N. Paris 1902. 4°. Gesch. des Verfassers. — La quatrième campagne scientifique de la Princesse Alice II. Paris 1903. 4°. Gesch. des Verfassers. Almanach popular brazileiro para o anno de 1903. Pelo- tas, Porto-Alegre e Rio-Grande 1902. 12°. Gesch. des Herrn Direktor Göldi in Para. Bassani, Carlo. Conclusioni delle prime ricerche sulla provenienza del terremoto di Firenze avvenuto al 18 maggio 1895. Torino 1902. 4°. Gesch. des Verfassers (in Ancona). LT ee 0) PTS M TC LC CARE EE EURE SSSR a D LE Des PREVI et San J de” SAT FAZIT RZ: Ai here Do AAA re RIO. à È 3 NO: — 149 — Bassani, Carlo. Il dinamismo del terremoto laziale del 19 luglio 1899. Torino 1899. 12° Gesch. des Verfassers. von Bellingshausen, F. Forschungsfahrten im südlichen Eismeer 1819—1821. Auf Grund des russischen Originalwerks herausgegeben vom Verein für Erd- kunde zu Dresden. Leipzig ıgo2. 8°. Berzelus, Fac. Själfbiografiska anteckningar. Utgifna af kongl. svenska vetenskaps akademien genom H. G. Söderbaum. Stockholm 1901. 8°. Von der Akademie der Wissenschaften in Stockholm. Bodmer-Beder, A. (Zürich). Der Malencoserpentin und seine Asbeste auf Alp Quadrata bei Poschiavo, Graubünden. Stuttgart 1902. 8°. Gesch. des Verf. Boni, Icilio. Sopra un caso di settico-piemia gazosa nell’ uomo d’origine probabilmente tonsillare. Milano 1902. 8). \om Verfasser. Boulanger, Emile. Germination de l’ascospore de la ‘nue Kennes- Lars, 1003, 4% Gesch, des Vert: (in Paris). Brooks, Alfred H., Richardson, George B., Collier, Arthur F. and Mendenhall, Walter C. Reconnaissances in the Cape Nome and Norton Bay Regions, Alaska, in 1900. Washington 1901. 4°. Von der United States geo- logical survey in Washington. Brun, Albert. Observations sur quelques glaciers du Spitzberg pendant l'été 1902. Genève 1902. 8°. Gesch. des Verfassers. Conference internationale pour l'exploration de la mer reunie a Stockholm 1899. Stockholm 1899. 8°. Von der Universitäts-Bibliothek Upsala. Conti, Pietro. Albumisuria e neoplasie sistematiche delle ossa. Milano 1902, Vom Verfasser. Daday Eug. von. Ostracoda Hungariae. Budapest 1900. Gesch. d. ungar. Akad. d. Wissenschaft in Budapest. —— 150 ES Denkschrift zur Erôffnung von Museum und Saalbau der Stadt Solotturn. Solothurn 1902. 4°. Gesch. des Museums in Solothurn. Doppler, Christian. Über das farbige Licht der Doppel- sterne und einiger anderer Gestirne des Himmels. Neu herausgeg. von Dr. F. J. Studnicka. Prag 1903. 8°. Von d. k. böhm. Gesell. d. Wissensch. in Prag. Ducke, Adolf. Die stachellosen. Bienen (Me/ipona Ill.) vonsbara. * Jena:1902.,8% Gesch. d. Icn-Erei Dr Emil A. Göldi in Para. Dufour Henri (Lausanne). L’eclairage au travers des vitres. Mesures photometriques. Lausanne 1902. 8°. Vom Verfasser. — La protection des bâtiments contre les effets de la foudre. Lausanne 1902. 12°. Gesch. d. Verfass. — Fluorescence invisible. Genève 1902. 8°. Gesch. des Verfassers. Dunér, N. C. Tal vid K. Vetenskaps - Akademiens Minnesfest den 24 Oktober 1901 Arehundraärsdagen af Tycho Brahes död. Stockholm 1901. 8°. Von der k. Akademie in Stockholm. Duparc, Louis et Pearce, Francis. Recherches géolo- giques et pétrographiques sur l’Oural du Nord. Genève et Paris 1902. 8°. Gesch. des Herrn Prof. Duparc. Ekman, Walfrid V. Om jordrotationen inverkan pà vindstrômmar i hafvet. Diss. Upsala 1902. 8°. Von der Universitàtsbibliothek Upsala. Epper, Giuseppe. Contributo all’ idrografia del Lago Maggiore. Locarno 1902. 8°. Gesch. d. Verfassers. Finsterwalder et Muret, E. Les variations périodiques des glaciers, septième rapport 1901. Genève 1902. 8°. Forel, Auguste. Mélanges entomologiques, biologiques etsautres. à bruxelles 1903. 28%. — Les Formicides de l’empire des Indes et de Ceylan. Part IX and X. Bombay 1902. 8°. — II — Forel, Auguste. Fourmis nouvelles d’Australie. Geneve 1902.80. — Descriptions of some ants from the Rocky Moun- tains of Canada (Alberta and British Columbia). London 1902. 8°. — Nochmals Herr Dr. Bethe und die Insekten- -Psycho- logie. Leipzig 1903. 8°. Gesch. des Verfassers. — und Dufour, HA. Ueber die Empfindlichkeit der Ameisen für Ultra-violett und Röntgensche Strahlen. (Geschenk des Herrn Aug. Forel.) Gobet, Louis, Fribourg, Suisse. Les grandes villes de la terre situées au-dessus de 2000 mètres. Fribourg 1903. 8°. Gesch. des Verfassers. Gockel, Dr. Albert. Luftelektrische Untersuchungen. Eireiburo, 1902. 8). Gesch. d. Verr. Güldi, Emil August. Göldi. Göldli. Göldlin. Beitrag zur Kenntnis der Geschichte einer schweizerischen Familie. Zürich 1902. 8°. Gesch. des Verfassers. — Os Mosquitos no Para. Belem-Para 1902. 8°. Gesch. des Verfassers. — Against the destruction of white Herons and red Ibises on the Lower Amazon especially on the Island of Marajo. Translated from the Portuguese into English by Mr. Wm. H. Clifford. Para 1902. Gesch. des Verfassers. Grönberg, Gösta. Die Ontogenese eines niedern Säuger- gehirns nach Untersuchungen an Erinaceus euro- paeus. Diss. Upsala 1901. Jena ıg901. Von der Universitätsbibliothek Upsala. Grosjean, Octave à Saint-Hilaire, par Roulans (Dept. du Doubs) France. Les champignons vénéneux de France et d'Europe à l’école primaire et dans la famille en six leçons. Sainte-Hilaire, par Roulans. 1903.81. — Idem. Tableau illustre. Sainte-Hilaire, par Roulans. 1903. 2°. (Geschenk des Verfassers). — 152 — Hara, Shinkichi. Die Meister der japanischen Schwert- zierathen. Eingeleitet von Justus Brinckmann. Ham- burg 1902. 8°. Gesch. der wissenschaftlichen An- stalten in Hamburg. Hilfiker, Dr. $. Untersuchung der Molli der Schweiz im Anschluss an den Meereshorizont. Bern 1902. 8°. Facky, Dr. Ernst. Proskaus merkwürdige Bäume. Sepa- rat aus Gartenflora. 51. Jahrgang. Berlin. 8°. — Gezuckerte Bordeauxbrühe und die Bienenzucht. Separat aus Zeitschr. f. Pflanzenkrankheiten XI. Bd. Stuttgart Ulmer. 8°. — Athalia spinarum Fbr., die Rübenblattwespe. Separat aus Zeitschrift für Pflanzenkrankheiten XII Bd. Stuttgart Ulmer. 8°. — Beitrag zur Kenntnis der Rostpilze. Separat aus Centralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten IX. Bd. Jena 1902. 8°. — Der Chrysanthemum Rost. II. Separat aus Central- blatt f. Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektions- krankheiten X. Bd. Jena 1903. 8°. Gesch. d. Verf. Fanet, Charles, Ingenieur à Beauvais. Les habitations a bon marche dans les villes de moyenne importance. Bruxelles 1897. 8°. — Sur les nerfs cephaliques, les corpora allata et le tentorium de la fourmi (Myrmica rubra L). Paris 1899. 8°. — Essai sur la constitution morphologique de la tete de Linsecte. Paris 1899. 8% — L'’esthétique dans les sciences de la nature. Paris 1900. 8°, — Anatomie du gaster de la Myrmica rubra. Paris 1902. 8% — Notes sur les fourmis et les guepes. Extraits des comptes rendus des séances de l'académie des sciences. No. 4 à 10. Paris 1894—1897. 4°. Manitoba. Karte im Masstab 1 : 792,000; herausgegeben von fDeparmentrtofilnterior.à1902../225Geschi di Department of Interior. Ottawa (Canada). Mooser, Dr. F. Theorie der Entstehung des Sonnen- Systems. St. Gallen 1903. Gesch. des Verfassers. Nelson, L. F. och Severin, Folen. Minnesfesten Öfver Berzelius den 7. Oktober 1898. Beskrifning pä uppdrag af kungl. vetenskapsakademien. Stockholm 1901. Von d. Akad. der Wissensch. in Stockholm. de Prada, Angelo Rodriguez. P. Tavole grafiche dei principali elementi meteorici raccolti alla specola vaticana nel periodo 1895 —ıg901. Roma 1902. 4°. Gesch. der Specola Vaticana. Roma. Renevier, E. L'axe anticlinal de la Mollasse aux envi- rons de Lausanne. Lausanne 1900. 8°. — Tranchee glaciaire sous la Place Bel-Air a Lausanne. Lausanne 1902. 8°. Gesch. des Verfassers. Reynolds, Osborne M. A. The Sub-mechanics of the Universe. Cambridge 1903. 8°. Gesch. der Royal Society in London. Richard, Fules. Sur le Muse océanographique de Monaco. Berlin 1900. 8°. — Campagne scientifique de la Princesse Alice en 1901. Pas iroo2 Man — Modification du filet bathypélagique de Giesbrecht. Paris 1896. 8°. — Sur une nouvelle bouteille destinée à recueillir leau de mer à des profondeurs quelconques. Paris 1896. 4°. Gesch. des Verfassers. Sarnt-Lager. La perfidie des synonymes devoilée à propos d'un astragale. Lyon 1901. 8°. — Histoire de l’arboretum. Signification de la desi- nence ex de quelques noms de plantes. Paris 1900. 8°. Gesch. des Verfassers. de Saussure, Henri et Zehntner, Leo. Histoire naturelle des Myriapodes de Madagascar. ı vol. Paris 1897 1902. 4%. Gesch.d. beiden Herren Verf. — 154 — Schrader, Frank Charles and Spencer, Arthur Coe. The geology and mineral ressources of a portion of the Copper River district, Alaska. Washington 1901. 4° Von der United States geological survey in Washington. Schuyten, Dr. C. M. C, Antwerpen. Over de snelheid der uitstralingswarmte van het lichaam. I. Kortrijk 1903. 8°. Gesch. d. Verfassers. Sernander, Dr. Rutger. Den Skandinaviska vegetationens spridningsbiologi. Zur Verbreitungsbiologie der skandinavischen Pflanzenwelt. Berlin und Upsala 1901. 8°. Von der Universitätsbibliothek Upsala. Stäger, Rob. Infektionsversuche mit Gramineen-bewohnen- den Claviceps-Arten. s. 1. 1903. (Separat aus der botanischen Zeitung). 4°. Gesch. des Verfassers. Treub, M. L'organe femelle et l’embryogenese dans le Ficus hirta Vahl. Leiden 1902. 8°. Gesch. d. Verf. Weinek, Dr. L. Definitive Resultate aus den Prager Polhöhen-Messungen von 1889— 1892 und 1895 bis 1899; Prag 1903. gr. 4°. Gesch. des Herrn Prof. Dr. L.Weinek in Prag. Wolfer, A. Revision of Wolf’s sun-spot relative numbers. 4°. Gesch. des Verfassers. Yttranden och förslag i fraga om anstallande af hydro- grafiska Undersökningar inom landet. Stockholm 1901. 8°. Von der Universitätsbibliothek Upsala. TT DC CE PET EM OR ER OM RP PE EL OR PR PS RE N n A SUR A EN ciù, » #4 nl à 4 RENNER Ä 4 ; ; — 155 — B. Bericht der Denkschriftenkommission für das Jahr 1902/1903. Die im vorjàhrigen Berichte erwähnte missliche Finanzlage unserer Kommission hat sich nunmehr ganz wesentlich gebessert, indem die Bundesversammlung laut Mitteilung des eidgenôssischen Departements des Innern vom 3. April 1903 einen Extrakredit (Nachtragskredit pro 1902) von Fr. 3000 an die Kosten unserer wissen- schaftlichen Publikationen bewilligt hat. Für das Jahr 1903 ist ausserdem eine ordentliche Subvention im Be- trage von Fr. 5000 (bisher Fr. 2000) bewilligt worden. Vermöge dieser wirksamen, überaus dankenswerten Unterstützung wird die Denkschriftenkommission- be- deutend mehr als bisher in der Lage sein, tüchtigen wissenschaftlichen Arbeiten die Aufnahme in den Denk- schriften zu gewähren. Im Berichtsjahre erschien, den „Actes“ der Jahres- versammlung in Genf beigeheftet, eine neue Serie von Nekrologen und Biographien verstorbener Mitglieder unserer Gesellschaft mit Verzeichnissen ihrer Publika- tionen. Die Serie umfasst 15 Biographien, deren Zu- sammenstellung und teilweise auch Redaktion wir wieder- um den liebevollen Bemühungen unserer Quästorin Frl. FANNY CUSTER verdanken. Die erhöhte Subvention hat nun endlich die Kommission auch in den Stand gesetzt, die dankenswerten Arbeiten unserer Quästorin etwas besser zu honorieren. In den Denkschriften erschien im vorigen Monat als erste Abteilung des 39. Bandes die im vorigen Jahre 25 156 N angekündigte neue Monographie von Dr. Jakob Niesck in Schaffhausen, betitelt: „Der Dachsenbüel, eine Höhle aus früh-neolithischer Zeit, bei Herblingen, Kanton Schaff- hausen. Mit Beiträgen von Prof. Dr. /. Kollmann in Basel, Dr. O. Schötensack in Heidelberg, Dr. Schlosser in Munchen! und Prof, Dr. S. Songer in Bern Das Werk umfasst 126 Seiten Text und ist durch 6 Tafeln und ı4 Figuren im Text illustriert. Die Rechnungslage unserer Kommission zu Ende des Jahres 1902 wird aus dem nachfolgenden Auszug ersichtlich: Einnahmen : Saldo, vom 31. Dezember 1907... . Er szyze Beitras des Bundes - 2. »y 2000. — Verkauf von Denkschriften da Gera seo ii » 778. 80 Verkauf von Dori ech aan Quästor a) Neue Bände En 30 6) Einzelabhandlungen pi TOI Shy 40. — AINSI ne re 25. 20 Summa der Einnahmen Fr. 3366. 30 Ausgaben: Druck von Denkschriften. Wild, „über den Föhn“ (Tafeln) Fr. 408. — und a conto Zahlung für Nüesch, das Schweizersbild, 2. Aufl. Fr. 1000. — . Er. 1408. — Druck von Nekrologen und dent schen id. DOLO N 1009 30 Drucksachen, Miete, Reissemschädiaunse, Flionorare, Mersciedenes 2 2... 7 70800 Saldo, auf neue Rechnung 2. 2. 105.10 Summa wie oben Fr. 3366. 30 — 157 = Wie man sieht, figuriert der vom Bund bewilligte Extrakredit von Fr. 3000. — nicht in dieser Rechnung, da er erst im Jahre 1903 bewilligt und ausbezahlt worden ist. Anderseits blieb die Kommission von den Kosten der. Herausgabe der neuen Auflage des „Schweizers- bildes“ noch zirka 3000 Fr. schuldig. In vorzüglicher Hochachtung Namens der Denkschriftenkommıssion, Der Präsident: Prof. Dr. ARNOLD LANG. Zürich, den 3. August 1903. LS 158 LAS C. Bericht der Schläfli-Kommission für das Jahr 1902/1903. Die 39. Rechnung der Stiftung weist das Stamm- kapital unverändert mit 16,000 Fr. auf. Die laufende Jahresrechnung verzeichnet die Einnahmen (Saldo und Zinsen) mit zusammen 2315 Fr. 42 Cts.; die Ausgaben bestehen ausser dem im Herbste 1902 ausbezahlten Doppelpreis von 1000 Fr. für die Monographie der schweizerischen Rostpilze in Druckkosten, Porti, Wert- schriftenaufbewahrungsgebühr; sie belaufen sich zu- sammen auf: 1092 Fr. 06 Cts. Der Saldo auf nächste Rechnung belauft sich auf 1223’ Pr. 36 Cts. Die Rech- nung ist von der Kommission geprüft und genehmigt worden. Die Preisaufgabe „Chemische Analyse der Wasser und des Untergrundes der grösseren Schweizerseen, Diskussion der Resultate“ hat auf ı. Juni 1903 keine Lösung erfahren. Die Kommission hat einstimmig den Beschluss gefasst, die gleiche Frage auf I. Juni 1905 zum zweiten Male auszuschreiben und dann eventuell einer ganz tüchtigen Lösung einen Doppelpreis zu er- teilen. Auf ı. Juni 1904 bleibt ausgeschrieben: „Mono- graphie der Schweizerischen Isopoden“. Namens der Kommission für die Schläfli-Stiftung,, Deren Präsident: ALB. HEIM. Zürich V, den 12. Juli 1903. TRA BON LA STERN + Le (el SIT CURE APR PI x IR 3 LUE D. Bericht der geologischen Kommission für das Jahr 1902/1903. Im Berichtsjahre hielt die geologische Kommission wie gewöhnlich zwei Sitzungen ab, die eine am 6. De- zember 1902, die andere am 9. Mai 1903. In diesen beiden Sitzungen wurden zusammen 38 Protokollnum- mern erledigt; dazu kamen noch 59 Präsidialentscheide, die zum Teil endgültig waren, zum Teil noch von der Kommission gutgeheissen werden mussten. Auch für das Jahr 1903 ist uns von den hohen Bundesbehörden wieder ein Kredit von Fr. 15,000. — bewilligt worden. Dafür danken wir an dieser Stelle nochmals aufs wärmste. Der Stand unserer Untersuchungen und der Publi- kation der Resultate ist folgender: A. Zur Versendung ist gelangt: Lieferung XIII, neue Folge: Th. Rettener, Etude géo- logique de la Cote-aux-Fées et des environs de Ste-Croix et Baulmes. Die Arbeit enthält VI + 116 Seiten Text, nebst einer geologischen Karte in ı : 25,000, welche die beiden Siegfriedblätter 282 und 283 ganz und von 290 noch ca. die Hälfte umfasst. Dazu kommen 4 grosse Tafeln, zum Teil farbig, mit Ansichten und geologischen Profilen. PB. Rückständige Textbände der erszen Serie der „Dez- Zräge“ sind immer noch zwei; aber die Vollendung der- selben ist um ein gutes Stück näher gerückt. Es sind: I Lieferung XXVI (Lexi zu Blait XXIII). Herr Prof. Dr. C. Schmidt in Basel hat auf die letzte Maisitzung hin der geologischen Kommission 2007 die Originalkarte seiner Aufnahmen im Gebiete Nufenen-Simplon in 1 : 50,000 fast fertig vorge- legt. Er wird im Laufe dieses Sommers die nötigen Ergänzungen noch vornehmen, so dass die Karte samt einem Heft „Erläuterungen“ im laufenden Jahre noch zur Ausführung gegeben werden kann. Ein Textband mit Profilen etc. wird so rasch als möglich nachfolgen. 2. Lieferung XXIX: Geologische Bibliographie der Schweiz. Herr Dr. Louzs Rollier hat seit mehr als einem halben Jahr an der definitiven re- daktionellen Bereinigung des gesammelten Ma- terials gearbeitet, und er ist damit momentan bis über die Hälfte hinaus gekommen. Der Druck wird also voraussichtlich Ende 1903 be- ginnen können. Über die Ausführung des recht komplizierten Druckes ist auf Grundlage einer Konkurrenz ein Vertrag mit der iano. Asch- mann & Scheller in Zürich abgeschlossen worden. C. In Revision sind begriffen: 1. Platt VII. In der lithographischen Ausführung dieser Karte sind ohne unsere Schuld Verzöge- rungen eingetreten, welche bewirken, dass das lang ersehnte Blatt kaum vor Ende 1903 zur Ausgabe fertig sein wird. 2. Blatt IX. Die neuen geologischen Aufnahmen, welche Herr Prof. Zeim im Säntisgebiet gemacht hat, sind vollendet, und als Resultat wird eine geologische Karte des Säntis in 1: 25,000 nebst begleitenden Profilen auf die Herbstsitzung der geologischen Kommission vorgelegt werden, da- mit diese iber die Drucklegung entscheiden kann. Auch von den Revisionen im ZLinthgebiet, welche von den Herren Prof. Zeem und 7. Oberholzer ausge- führt werden, nähert sich ein Teil dem Abschluss. Auch CITE da werden voraussichtlich einige geologische Spezial- karten in 1 : 50,000 bald zur Publikation gelangen. 12; Die neuen Untersuchungen, von denen manche seit einer Reihe von Jahren im Gange sind, zeigen folgenden Stand: I. Herr Prof. Dr. 7. Schardt in Veytaux konnte wegen starker Inanspruchnahme als Geologe des Simplontunnels den Textband über die Strazz- graphie der untern Kreide im Gebiet von Blatt XVI vorläufig nicht weiter fördern. Aus dem gleichen Grunde hat Herr Sckardi auch in der Untersuchung der „Prealpes Romandes“ (Stockhornzone) eine Pause machen müssen. Herr Prof. Dr. M. Lugeon in Lausanne arbeitet weiter an der Kartierung der „Zautes Alpes à factes helvetique“ zwischen Sanetschpass und Gemmi. Im Grenzgebzret zwischen Tafel- und Kettenjura hat Herr Prof. Dr. fr. Mühlberg in Aarau seine Auf- nahmen beinahe vollendet. Er hat der Kommission denn auch drei weitere Siegfriedblätter vorgelegt, nämlich 36, 38, 154. Diese werden zusammen als geologische Aarte von Brugg und Umgebung erscheinen und die westliche Fortsetzung der schon publizierten „Karte der Lägern* bilden. Da Herr Dr. Max Mühlberg glücklich wieder aus Sumatra zurückgekehrt ist, so hoffen wir, dass er uns seinen Text über die Siratzgraphte des Doggers im schweizerischen Jura noch im Laufe von 1903 abliefere. Der Druck der Untersuchungen von Herrn Dr. Aug. Tobler: „Die Klippenregion am Vier wald- stättersee“ ist, im Einverständnis mit dem Ver- fasser, sistiert worden, damit es diesem möglich sei, seine Untersuchungen, die er vor der ersten Abreise nach Sumatra eilig abschliessen musste, noch selbst allseitig zu ergänzen. Er hat sich hiezu II — 162 — für den Sommer 1904 verpflichtet; bis dahin ist er abermals als Geologe in Sumatra engagiert. Terrainbewegungen in der Schweiz. Das Bureau der geologischen Kommission im Polytechnikum in Zürich sammelt Mitteilungen über alle Arten von Terrainbewegungen in der Schweiz. Es versendet ferner an Interessenten Zirkulare, In- struktionen für die einheitliche Notierung von solchen Erscheinungen, sowie Notizblätter dazu. Die Aufnahme für die beiden Blätter 7arasp und Ardez, welche von den Herren Prof. Dr. U. Gru- benmann in Zürich und Dr. Chr. Tarnuzzer in Chur in ı : 50,000 gemacht werden, kommen wahrscheinlich diesen Sommer zum Abschluss. Herr Dr. F7. Weber in Zürich hat als Resultat seiner Untersuchungen ein Manuskript vorgelegt: „Ueber den Kalisyenit von Piz Giuf“, welches nach einigen Ergänzungen im laufenden Jahre noch zum Druck kommen wird. E. Die schweizerische Kohlenkommission gibt folgen- den Bericht ab: T. Herr Prof. À. de Girard in Freiburg wird einen kurzen Bericht über Bitumenvorkommnisse in der Westschweiz zum Druck vorbereiten. Die Arbeit des Herrn Dr. E. Kïssling in Bern „Über die Molassekohlen der Schweiz westlich der Reuss“ ist im Druck. Da jetzt der Verfasser glücklich wieder aus Sumatra zurückgekehrt ist, so wird die Publikation rasch erscheinen. Herr Prof. Dr. F7. Mühlberg hat die Akten betr. Kohlenvorkommnisse und Schürfungen im Basler Jura, und durch Vermittlung seines Sohnes Mar Münhlberg auch diejenigen im Solothurner Jura bearbeitet. Herr Dr. Leo Wehrli in Zürich hat die Kohlen- vorkommnisse in den Alpen untersucht und die betr. Akten bearbeitet. ell 163 == F. Die schweizerische geotechnische Kommission be- richtet: Die Kommission ist bestrebt, die Untersuchung der schweizerischen Tonlager diesen Sommer zu Ende zu führen; zu diesem Zwecke hat sie ein Zirkular betr. Vorkommen und Ausnützung von Tonlagern an sämt- liche Gemeinderäte der Schweiz gerichtet und zehn Geologen ausgesandt, um die eingelaufenen Meldungen der Gemeinderäte an Ort und Stelle zu prüfen. Die Publikation der Resultate wird 1904 möglich sein. An der Revision der Rohmaterialkarte der Schweiz arbeiten zusammen weiter die Herren Prof. Duparc in Genf und Prof. Dr. C. Schmidt in Basel. Durch ein günstiges Zusammentreffen ist es der geologischen Kommission zusammen mit der geotech- nischen Kommission möglich geworden, für die geotech- nische Serie der „Beiträge“ eine weitere Arbeit zu Sewinnen. ‚Die kerren krof. Dr 5. Arah und Dr C. Schröter in Zürich haben nämlich eine Preisaufgabe der Stiftung Schnyder von Wartensee gelöst unter dem Titel: „Monographie der schweizerischen Torfmoore“. — Die Stiftung ist statutengemäss verpflichtet, die Arbeit zu publizieren. Anstatt dass dies nun irgendwo separat geschieht, ist es gelungen, die monumentale Arbeit für die „Beiträge“ zu erhalten, wohin sie nach Form und Inhalt gehört. Sie wird gedruckt auf Kosten der Stif- tung Schnyder von Wartensee und bleibt Eigentum der Stiftung. Dagegen erhält die geologische Kommission die nötigen Tauschexemplare zum Selbstkostenpreis. Zürich, den 26. Juli 1903. Namens der geologischen Kommission der Schweiz. Naturforschenden Gesellschaft, Der Präsident: Dr. Alb. HEIM, Prof. Der Sekretär: Dr. Aug. AEPPLI. aire 164 ar E. Rapport de la Commission géodésique suisse sur l'exercice 1902/1903. La Commission géodésique suisse a travaillé d’une facon normale pendant l’année écoulée. Une sous-com- mission, nommée dans la séance du 19 avril 1902, pour étudier le programme de ses travaux futurs a rapporté dans le courant de l'été Ge rapport à circule, puis 4 fait l’objet d’une discussion approfondie dans une séance spéciale tenue par la Commission, le 21 février 1903. D'autres questions ont été traitées et résolues par cor- respondance, puis la Commission a tenu sa séance an- nuelle le 2 mai dernier et elle y a étudié les travaux exécutés pendant la campagne de 1902 et a établi le programme de ceux de la campagne de 1903. Les travaux géodésiques exécutés, en 1902/1903, sous la direction de la Commission se rattachent natu- rellement à ceux des derniers exercices. Ils ont débuté en mai par le voyage de l'ingénieur de la Commission, M. NIETHAMMER,. a Potsdam, voyage déjà mentionné au rapport de l’année dernière. M. Niethammer a été très bien recu à l’Institut géodésique prussien et il a pu vérifier à nouveau les constantes d’une partie des in- struments de la Commission, les pendules de Sterneck servant aux mesures relatives de la pesanteur. Après ce travail M. NIETHAMMER est revenu en Suisse et a repris la série des mesures de pendule à Bâle d’abord afin de rattacher définitivement cette sta- tion à Potsdam, puis dans huit stations de la vallée de Zermatt, et enfin à Zurich et de nouveau à Bâle. Il résulte de cette étude de la pesanteur dans une des Assi 165 SE plus importantes vallées latérales du Valais, que le défaut de masse général, constaté dans le Valais, diminue d'une façon sensible au Sud, à mesure que l'on s’ap- proche de la haute chaine qui nous sépare de l'Italie. Au cours de ces mesures M. NIETHAMMER a fait une détermination de latitude au Riffelberg et a trouvé pour la latitude astronomique de cette station la valeur: 45° 59 44,82. Une interruption de travail causée par le voyage a Potsdam et par un service militaire ont nécessaire- ment diminué la quantité de travail exécuté pendant la campagne, mais la qualité n’en a pas souffert, bien au contraire. Pour la campagne de 1903, la Commission a prévu la continuation des travaux de mesure de la pesanteur dans la vallée de Saas, puis au Nord du Rhône, dans plusieurs stations de montagne le long du glacier d’A- letsch, puis dans le haut Valais, afin de suivre la marche de la pesanteur et du défaut de masse sous-alpestre dans ses details. Elle a prévu aussi des mesures de la- titude et d’azimut de quelques stations. Enfin les mesures de la pesanteur dans l'intérieur du tunnel du Simplon seront poussées activement cette année et cela suivant un programme un peu différent proposé par M. NIET- HAMMER et légerement modifié par la Commission. Les travaux de nivellement ont continué en 1902 à être exécutés par le service topographique fédéral, avec un subside de la Commission géodésique, après entente avec elle et il en sera encore de même en 1903. Enfait de nzvellements nouveaux, le service topo- graphique a entrepris celui de la ligne Spiez-Zwei- simmen-Bulle-Fribourg, pour établir une diagonale dans le polygone de nivellement le plus grand de notre pays: Berne-Meiringen-Grimsel-Brigue-Lausanne-Berne. Ce ni- vellement sera terminé au 1903. Il a encore été fait des nivellements de contrôle pour de petites lignes, et — 166 — le service topographique a continué la vérification des anciennes lignes du nivellement de précision. Les publications relatives au nivellement ont com- porté en 1902: deux livraisons (No. 13 et 14) de ,Les repères de nivellement de précision de la Suisse“ et une brochure importante due à M. le D" HILFIKER, inti- tulée „Untersuchung der Hôhenverhältnisse der Schweiz im Anschluss an den Meereshorizont“. Le compte rendu de tous ces travaux se trouve également dans les procès-verbaux des Séances de 1903 et la Commission a joint en Annexe, une note de M. Autran relative aux conditions d’execution du nivelle- ment d’une section de la ligne du Grimsel, celle de Brienz à Gletsch, qu'il avait exécutée en 1880 et dont nous avions parlé dans notre procès-verbal de 1902. Le programme des travaux de nivellement pour 1903 comporte, outre l’achevement de la ligne Gessenay à Fribourg, un nouveau nivellement de la ligne Fribourg- Berne-Spiez puis une vérification de la ligne Bienne- Neuchâtel et la continuation du travail de vérification des anciennes lignes. Juillet 1902. Commission géodésique suisse, le Président: COLONEL I,OCHMANN. pa 167 PE F. Bericht der Erdbebenkommission für das Jahr 1902/1903. Das Jahr 1902 war seismisch ein ziemlich ruhiges. Mit Ausnahme eines in Nyon am 21. April 1902 kon- statierten Erdstosses, ist bloss ein Teil der Ostschweiz (Sarnen, Luzern, Unterhallau, Emmishofen, St. Gallen) be- rührt worden. Im ganzen wurden elf Erdstôsse wahr- genommen, die sich auf folgende vier Erdbeben verteilen: I. Das Obwaldner-Beben den 24.—26. Januar. 2. Das Tiroler-Beben den 19. Juni 10 Uhr 24 Min. a. M. 3. Das Lokalbeben bei Frauenfeld den 11. Juli I Uhr a.M. 4. DasLokalbeben Alpnachstad-Pilatus den 4.—6.De- zember. Die Zusammenstellung der über diese Beben von den Kommissionsmitgliedern und der Meteorologischen Zentralanstalt gesammelten Berichte hat wie früher unser Aktuar Herr Prof. Dr. FRÜH besorgt und es wird die- selbe im Jahrgang 1902 der meteorologischen Annalen publiziert werden. Im Zeitraume 1880— 1902 inkl. sind in der Schweiz 795 Erschütterungen beobachtet worden, an denen 157 Erdbeben partizipieren. Nach Ablauf von 1904 gedenkt Herr Prof. FRÜH die Ergebnisse der alsdann 25 Jahre umfassenden Beobachtungsperiode in einem Spezialbe- richte zusammenzufassen. Der Bundesrat hat durch die Delegierten zu Handen der internationalen seismologischen Konferenz vom Juli 1903 die Erklärung abgeben lassen, dass die Schweiz — HO Ne sich an der internationalen staatlichen seismologischen Association beteiligen werde und hat die Erdbeben- kommission der naturforschenden Gesellschaft als offi- zielles Organ für die unserem Lande zufallenden Auf- gaben der Erdbebenforschung erklärt. Demzufolge fallen die künftig wohl beträchtlich grösseren Ausgaben nicht mehr zu Lasten der Zentral- kasse der naturforschenden Gesellschaft, sondern es wird der Bund der Erdbebenkommission einen noch zu be- stimmenden Kredit eröffnen. Die Kommission wünscht, dass Herr Prof. Dr. F. A. FOREL in Morges, der schon früher Mitglied der Erd- bebenkommission war, wieder in dieselbe gewählt werde. Zürich, den ı2. August 1903. Für die Erdbebenkommission, Der Präsident: Dr. R. BILLWILLER. EN 169 ee G. Bericht der limnologischen Kommission für das Jahr 1902/1903. Im verflossenen Jahr wurden die an verschiedenen Seen der Schweiz unternommenen Studien und Beobach- tungen in regelmässigem Gang weitergeführt. An den betreffenden Arbeiten beteiligten sich die Mehrzahl der Mitglieder der limnologischen Kommission. Herr Prof. F. À. FOREL berichtet, dass er vor Jahres- schluss den Druck des dritten und letzten Bandes seiner grossen Monographie ,Le Léman“ zu vollenden hoffe. Der Bericht über die von Herrn Prof. HEUSCHER zu ver- schiedenen Jahreszeiten an den Klöntalersee unternom- menen Exkursionen soll in nächster Zeit, erscheinen. Herr HEUSCHER gedenkt im Spätherbst noch die Unter- suchung des Aegerisees in Angriff zu nehmen. Gleich- zeitig gehen die zoologischen Beobachtungen am Zürich- see weiter. Das für den Vierwaldstättersee gesammelte Material physikalischer, chemischer, botanischer und zoologischer Art befindet sich in Bearbeitung. Eifrig fortgesetzt wurde das Studium der Biologie und Faunistik der Fische und die Beobachtung der Seiches. Nachdem Herr E. SARASIN-DIODATI die Fundamentalperioden dieser Niveauschwankungen festgestellt hatte, wendete er sich zu der verwickelten Frage nach der Bedeutung der plu- rinodalen Transversal- und Longitudinalschwingungen von kurzer Dauer. Zu diesem Zweck wurde in Hergis- wil und Küssnacht je ein Limnimeter in Betrieb gesetzt. In sehr verdankenswerter Weise gedenkt die physi- kalische Gesellschaft in Zürich die physikalisch-chemische Untersuchung des Zürich- und Walensees zu betreiben. Ein diesbezügliches Programm liegt vor. Die limnolo- gische Kommission wird diesem Unternehmen ihr In- teresse und ihre Unterstiitzung zuzuwenden haben. Die Jahresrechnung schliesst bei Fr. 254.21 Einnahmen und , 60.50 Ausgaben mit Fr. 193.71 Saldo. Der giinstige Abschluss gestattet uns, auch dieses Jahr nur mit dem reduzierten X7editgesuch von Fr. 100 vor Sie zu treten. Wir hoffen aus den zur Verfügung stehenden Mitteln auch der physikalisch-chemischen Untersuchung des Zürichsees einen Beitrag zuwenden zu kônnen. Indem ich Sie, hochgeehrte Herren, bitte, der lim- nolog. Kommission für das Jahr 1903/04 die Summe von Fr. 100 wieder bewilligen zu wollen, bin ich in vollster Hochachtung Ihr ergebener Prof. Dr. E. ZSCHOKKE, Präsident der limnolog. Kommission. Basel, August 1903. TS H. Bericht der Moorkommission fir das Jahr 1902/1903. Die umfangreiche Monographie der schweizerischen Torfmoore ist samt Tafeln, Clichés und Karte vollständig druckbereit erstellt und der Reindruck bereits bis Bogen 16 gefördert worden. Der Saldo der letztjährigen Rechnung im Betrage von Fr. 27.35 ist durch Verifikationen zur Karte, zahl- reiche Porti und Unterstützung der Kosten eines Cliches (mit Fr. 25) reichlich verbraucht worden. Hochachtend Für die Kommission : Bror Dr. JP ErRür. Zürich, den 5. August 1903. J. Bericht der Flusskommission für das Jahr 1902/1903. Die Messungen des Schlammabsatzes nahmen im verflossenen Jahr ihren Fortgang und haben zu einem wichtigen Ergebnis geführt, obwohl wir wieder einen Kasten verloren haben. 1. Oeschinensee. Wir berichteten das vorige Mal, dass infolge Sen- kung der Eisdecke im Winter 1901/02 um 14 m. die Drähte, an denen der Kasten befestigt war, rissen. Alle Versuche, den Kasten aufzufischen, misslangen. Er ist verloren. Die Absicht des Berichterstatters, einen neuen Kasten im Frühsommer 1903 zu setzen, um ihn vor Gefrieren des Sees zu heben und so wenigstens den Schlammabsatz des Sommerhalbjahres zu erhalten, konnte wegen Umzuges des Geographischen Instituts der Berner Universität in das neue Gebäude, der in die kritische Zeit fiel, nicht ausgeführt werden, wird aber 1904 erfolgen. 2. Vierwaldstättersee. Das Jahr 1901/02 hatte im Urnersee infolge eines starken Gewitters im Schächengebiet die ungeheure Schlammhöhe von 82 mm. ergeben. Dagegen betrug der Absatz im Urnersee vom 8. April 1902 bis zum 14. März 1903 nach Mitteilung des Herrn Prof. HEIM nur 3 !/: mm., im Muottabecken nur 5 mm. Durch diese Resultate hat Prof. HEIM festgestellt, dass die einzelnen Jahre im Schlammabsatz enorm verschieden sind. Ein schweres Gewitter im Sammelgebiet kann mehr leisten, als zehn gewöhnliche Jahre. Es ist daher keine Aus- sicht vorhanden, ein richtiges Mittel des Schlammab- satzes zu finden, auch wenn die Beobachtungen noch — 173 — einige Jahre ausgedehnt würden. Einem auf Anregung des Herrn Prof. HEIM gefassten Beschluss der Fluss- kommission entsprechend, wurden die beiden Kasten im Vierwaldstättersee nicht wieder versenkt, vielmehr das stark reparationsbedürftige Material nach Zürich geschaft. Im nächsten Jahre sollen nun damit andere Seen unter- sucht werden und zwar zunächst der Walensee und der Brienzersee, ferner, wie schon erwähnt, der Oeschinensee. 3. Die Ausgaben der Flusskommission waren wie folgt: Einnahmen: baresi vonttgon 0208 un Ra ro, bela elprort902/03/ 2.2... „12.1002. Br. 225.0 125. 50 Ausgaben: Biseelssides Berichtesys ». ne Key 2. Auslagen von Prof. HEIM für Heben und Versenken der zwei Kasten im Vierwald- STAttersee, CO A DH 1902... Pr. 32. Für Heben derselben am PR NArZ 1903 re na Prize 76. — Barrest Fr. 49. 50 Dieser Barrest wird mehr als verschlungen durch die Bezahlung des neuen Materials für den Oeschinen- see (ca. Fr. 60. —), das später auch bei anderen hoch- gelegenen Seen benutzt werden soll. Da ausserdem das Setzen der Kasten im Walensee, Brienzersee und Oeschinensee erhebliche Kosten verursachen wird, so erlaubt sich die Kommission, auch für das nächste Fahr um einen Kredit von Fr. 100.— nachzusuchen. Im Namen der Flusskommission, Der Präsident: Prof. Dr. ED. BRÜCKNER. Bern, im August 1903. — 174 — K. Bericht der Gletscher-Kommission für das Jahr 1902/1903. Vor einem Jahre haben wir berichtet, dass die auf dem Wege der Subskription gesammelten Mittel für die Rhonegletschervermessung erschôpft sind, und dass wir mit der Eröffnung einer neuen Subskription warten müssen, bis durch die Veröffentlichung des wertvollen Materials die Freunde der Gletscherforschung genaue Kenntnis von unseren Leistungen erhalten haben. Leider haben wichtige Amtspflichten, die hauptsächlich mit der neuen Organisation der Abteilung für Landestopographie des schweizenischen Militärdepartements zusammen- hängen, den Vorsteher dieser Abteilung, Herrn Major Held, abgehalten, die Publikation so weit zu fördern, als wir gehofft hatten. Es ist jedoch dadurch keine Unterbrechung in den Rhonegletschervermessungen ein- getreten, indem das eidgenössische topographische Bu- reau in höchst zuvorkommender und verdankenswerter Weise von sich aus im Jahre 1902 die Vermessungen besorgt hat und das gleiche auch in diesem Jahre tun wird. In seinem Auftrage sind die Messungen im letzten Jahre von Herrn Ingenieur 7. Wz/4 in trefflicher Weise ausgeführt worden, und zwar mit klarem Verständnis für diese in mancher Hinsicht eigentümliche Aufgabe. Die Aufnahmen fanden in der Zeit vom 25. August bis 2. September statt und wurden, trotz der sehr ungünsti- gen Witterung, in vollkommener Weise durchgeführt. Dem gründlichen Bericht des Herrn 7. Wild ent- nehmen wir folgendes: — 175 — 1. Nivellement der Quwerprofile. Das blaue Profil zeigt eine mittlere senkrechte Ab- nahme von 2,74 m., was einer Abnahme des Eisquer- schnittes von 892,6 m.” entspricht. Das gelbe Profil weist eine Zunahme der mittleren Höhe von 0,26 m. auf. Auch das rote Profil ist im Mittel gestiegen, und zwar um 0,55 m. Das untere Thäliprofil zeigt im Mittel eine geringe Abnahme von 0,25 m., während bei den drei anderen Firnprofilen merkliche mittlere Zunahmen des Eisstandes sich ergeben, und zwar beim unteren Grossfirnprofil um 0,38 m., beim oberen Thäliprofil um 0,40 m. und beim Den Grossfirnprofil um 1,76 m. Aus den angeführten Zahlen geht deutlich hervor, dass im oberen Teile des Gletschers im Jahre 1902 eine sehr merkliche mittlere Erhöhung des Eisstandes statt- gefunden hat. 2. Aufnahme der Steinreihen. Von der gelben Steinreihe ob dem Sturz wurden am rechten Ufer neun und am linken Ufer sechs, von der roten Steinreihe ob dem Sturz am rechten Ufer vier und am linken Ufer acht Nummernsteine einge- messen; die meisten dieser Steine liegen jedoch so nahe bei der Moräne, dass sie zur Ermittlung der Eis- bewegung kaum mehr dienen können. 3. Messung der Firnbewegune. Die Beobachtung der Firnstangen ergab für das ver- gangene Jahr die folgenden Weglängen für die 375 Tage vom 22. August 1901 bis 1. September 1902: Baie eSATA MR RES O "SE. Perses eh inse Re 3 em Ltée emÉrossiin meehts 4,002. TT 6" m. ne 176 cali Unterer\Grosshen, Mitten. 2... 075 m Unterer Grosstien, links” ... . 80,8: m. Obezeszlhähbr Mitte 2.2... 10,8 m. Oberer Grossfirn, Mitte . : Oo a Der Vergleich mit den een Zahlen zeigt im oberen Cho eine deutliche Zunahme der Ge- schwindigkeit. 4. Fährliche Eisbewegung in den Profilen. Im gelben Profil wurden 15 und im roten 21 Steine aufgenommen. Im gelben Profil betrug die Maximal- bewegung 86,5 m., nämlich 1,0 m. mehr als im letzten Jahre, im roten Profil 91,0 m., nämlich 2,0 m. mehr als im letzten Jahre. Eine Zusammenstellung der vierzehnjährigen Beob- achtungen über Maximalbewegungen und entsprechende Eishöhen zeigt deutlich, wie die Eisbewegung mit der Eishöhe zunimmt. Die Vermutung, dass sich aus dem Gesetze dieses Zusammenhanges die Eisdicke berechnen lasse, hat sich nicht bestätigt; um so lebhafter müssen wir wünschen, dass jetzt, nachdem die Bohrungen am Hintereisferner im Oetztale so günstig ausgefallen sind, auch wir in der Schweiz die Mittel aufbringen, um durch Bohrungen die so wichtige Frage nach den Eis- tiefen des Gletschers zu erledigen. 5. Topographische Aufnahme der Gletscherzunge. Die Gletscherzunge zeigt auch für das Jahr 1902 einen abermaligen Rückgang von 13,4 m. im Mittel, wo- durch 5505 m.? Strandboden freigelegt wurden, also etwas über 1000 m.? weniger als das Jahr vorher. 6. Einmessungen des Eisrandes der Gletscherzunge. Jeden Monat wenigstens zweimal werden Messungen von bestimmten Fixpunkten aus zu der Gletscherzunge vorgenommen, dabei zeigte sich wieder, dass in den Wintermonaten vom Dezember bis Mai ein Vorstossen stattfand, dem dann aber ein gròsseres Zurückgehen in den Sommermonaten gegenübersteht: 7. Abschmelzung von Eis und Firn. Die drei Profile im Gletschergebiet ergaben im Beobachtungsjahre im Mittel folgende Abschmelzungen in Metern: Blaues Proul, : Gelbes Profil. Rotes Profil: 10,79 4,00 2,38 Im blauen und gelben Profil sind sie grösser, im roten Profil kleiner als im Vorjahre. In der Firngegend zeigte sich im unteren Thäli, im unteren Grossfirn und im oberen Thäli eine Ab- schmelzung, im obern Grossfirn jedoch eine Zunahme. 6. Messung der Niederschläge. Die Beobachtungen mit Hilfe der im Oberwald und im roten Profil aufgestellten Blechkisten ergab eine im Mittel um 1,265 grössere Niederschlagsmenge für die obere Kiste, was mit den früher gefundenen Resultaten stimmt. Da nun infolge des verdankenswerten Entgegen- kommens der eidgenössischen meteorologischen Kom- mission und des Kommandos der in Andermatt statio- nierten Besatzung bei den Galenhütten in der Nähe des oberen Rhonegletschers eine Station zum Messen der Niederschläge eingerichtet werden soll, so werden wir in Zukunft über die wichtige Frage der Niederschlags- mengen in der oberen Gletscherregion noch zuverläs- sigere Angaben erhalten. Einzelne Beobachtungen verschiedener Art betreffen den Eisrand des Gletschersturzes gegenüber dem Hotel Belvedere, der im ganzen noch weiter zurückgegangen I2 Mie 178 IE ist, ferner die teils vom Gehilfen /mahorn, teils vom eidgenössischen hydrometrischen Bureau besorgten Pegel- beobachtungen in Gletsch, dieSchneeverhältnisse im Jahre 1902, die aus der Drehung eines grossen Blocks ab- geleitete Differentialbewegung des Eisstromes und die photographischen Gletscheraufnahmen. Ds * > Im XXXVII Jahrbuch des schweizerischen Alpen- klubs erschien der 23. Bericht iber die periodischen Veränderungen der Alpengletscher, dessen Inhalt wir in unserem Berichte auch noch erwähnen dürfen, da er von unseren Mitgliedern, den Herren Prof. #. A. Forel und Prof. M. Zugeon in Verbindung mit Herrn Forst- inspektor £. Muret abgefasst ist. Der Bericht enthält vorerst eine sehr interessante und zeitgemässe Abhandlung des Herrn /ore/ über die Frage, ob wir berechtigt seien, ein bevorstehendes Verschwinden einiger unserer Gletscher anzunehmen, ferner eine von Herrn Zugeon in Verbindung mit Herrn P. Mercanton vorgenommene Untersuchung über die Firnlinie, die eine Fortsetzung zu früheren Arbeiten bildet, und die fast überall ein Steigen der genannten Linie nachweist, sowie ein Referat des Herrn Zugeon betr. eine Arbeit des Herrn Dr. 7. Fegerlehner über die Schneegrenze in den Gletschergebieten der Schweiz; daran schliesst sich die verdienstvolle Chronik der schweizerischen Alpengletscher für das Jahr 1902, in welcher durch die Herren Zore/ und Muret in übersicht- licher Weise die Beobachtungen zusammengestellt sind, welche wir bekanntlich den von verschiedenen Forst- inspektoren unserem Mitgliede, dem eidgenössischen Oberforstinspektor Herrn Dr. Coaz eingegebenen Be- richten verdanken. Während im Jahre 1901 von den beobachteten Gletschern alle mit Ausnahme eines ein- zigen, wo besondere lokale Ursachen sich geltend machten, zurückgingen, hatte sich im Jahre 1902 bei 14 Gletschern ein mehr oder weniger deutliches Vor- rücken eingestellt. Der Bericht über unser Rechnungswesen kann kurz sein. Da unsere Mittel verbraucht sind, so haben wir keinen Beitrag an die Rhonegletschervermessungen zahlen kònnen. Nach Bestreitung einiger kleiner Ausgaben für Drucksachen und Frankatur schliesst der disponible Fonds für Rhonegletschervermessungen mit einem Defi- zit von rund Fr. 440 ab, das wir vorläufig aus dem etwas über Fr. 600 betragenden Spezialfonds für Unter- suchungen über Eistiefe gedeckt haben. Wir tragen die Hoffnung, dass, wenn die schon längst mit Recht erwartete, aber durch zwingende, ausser unserer Macht liegende Umstände leider verzögerte Ver- öffentlichung der seit 1874 ununterbrochen fortgesetzten höchst wertvollen Beobachtungen und Messungen am Rhonegletscher, begleitet von schönen Karten, Plänen und Photographien erschienen ist, eine neue Subskription uns die Mittel liefern werde, um nicht nur die durchaus nötigen jährlichen Beobachtungen fortzusetzen, sondern auch noch neue zur Ergänzung des Werkes gehörige Untersuchungen, besonders über die so wichtige Frage der Eistiefe anzustellen. Bern, Ende August 1903. Für die Gletscher-Kommission, deren Präsident: HAGENBACH - BISCHOFF. Rechnung der Gletscherkommission für das Jahr 1902/1903. Einnahmen : Saldo am 30. Juni 1902 . Zinsertrag . Summe der Einnahmen Fr. Ausgaben : Drucksachen, Frankatur, Spesen . Saldo am 30. Juni 1903 Der Saldo zerfällt in: Spezialfonds für Unter- suchungen über Eistiefe Fr. 539. 85 Dazu Jahreszins à 3'/2%0 ,„ 20.78 Fr. ” Davon ab: Defizit des Fonds für Rhoneglet- schervermessung Fr. 614. 439: SÙ Fr 26 AMICI — 181 — L. Bericht der Kommission für die Kryptogamenflora der Schweiz für das Jahr 1902/1903. Die Kommission hielt im verflossenen Jahre eine Sitzung ab wahrend der Jahresversammlung in Genf. Als Haupttätigkeit während des Berichtsjahres sind zu erwahnen die Vorarbeiten fùr die Drucklegung der Abhandiung von Herrn Prof. Ch. Ed. MARTIN: ,Le Bo- letus subtomentosus de la région genevoise‘, welche mit ihren zahlreichen kiinstlerisch ausgefiihrten farbigen Tafeln wegen des Kostenpunktes einige Schwierigkeiten verursachte. Nach Einholung verschiedener Devise wurde die Ausführung dieser Tafeln der Firma Frey & Söhne in Zürich übertragen, welche zu annehmbarem Preise eine vorzügliche Arbeit geleistet hat. Es wird nun die Abhandlung des Herrn Prof. MARTIN das erste Heft des zweiten Bandes der Beiträge zur Kryptogamen- flora der Schweiz bilden, sie ist X und 39 Seiten stark und von ı8 Tafeln mit zahlreichen Einzelbildern be- gleitet, die den weitgehenden Polymorphismus des ge- nannten Boletus in ausgezeichneter Weise zur Darstel- lung bringen. Wir hoffen, dass dieses Heft bis zur ‘ Jahresversammlung in Locarno erschienen sein werde. In nächster Zeit wird ferner die Drucklegung der monographischen Bearbeitung der schweizerischen Ure- dineen von Prof. ED. FISCHER beginnen können, welche im letzten Jahre mit dem Schläflipreis der Schweize- rischen Naturforschenden Gesellschaft gekrönt wurde und seither vom Verfasser durch Hinzufügung einer Reihe von Gattungen erweitert worden ist. Für weitere Publikationen sind in Aussicht ge- nommen: — 182 — Die Myxomyceten (durch die Herren Prof. CHODAT und Prof. MARTIN). Die Mucorineen (durch Herrn Dr. LENDNER in Genf). Die Chytridineen (durch Herrn Dr. R. LÜDI in Bern). Die Peronosporeen (durch Herrn Albert BSH BET in St. Imier). Die Characeen (durch Herrn Dr. ERNST in Zürich). Die Rechnung pro 1902 ergab folgendes Resultat: Einnahmen: Saldo; letzter Rechnung . . 0... CRE MGR Bundesbeitrag pro 1902... noe Brlos fürn verkaufte, „Beitraser 2, 0... orso PINS en AUNUEUE Se Gone Net 25.50 Fr. 1419.45 Ausgaben: Druck von „Beiträgen“: CHODAT Algues vertes (Schluss) - . . one 210,, 16 Diverses (Gratifikationen un Po) Sl 30.95 Saldo am 31.1Dezember 1902.) 2... io Eros Die Herausgabe der Arbeit des Herrn MARTIN wird aber nicht nur obigen Saldo pro 31. Dezember 1902, son- dern auch den Kredit pro 1903 vollständig aufbrauchen; da ferner die oben genannte Monographische Bearbei- tung der schweizerischen Uredineen wegen ihres bedeu- tenden Umfanges grosse Kosten verursachen wird, so haben wir beim Zentralkomitee das Gesuch gestellt, es möchten Schritte getan werden, um von den Bundes- behörden für das Jahr 1904 ausnahmsweise einen Kredit von 3000 Fr. oder, falls das nicht tunlich, für die Jahre 1904 und 1905 je 2000 Fr. zu erhalten. Basel und Bern, im August 1903. Der Präsident: Der Sekretär: Dr. H. CHRIST. Ed. FISCHER, Prof. ESS 183 au" M. Bericht der Kommission für das Concilium bibliographicum für das Jahr 1902. Die Kommission für das Concilium bibliographicum beehrt sich, Ihnen beifolgend den Bericht über Jahres- rechnung und Geschäftsgang vorzulegen. Gleichwie im Jahre 1901 war auch im Jahre 1902 der Geschäftsgang des Conciliums ein andauernd be- friedigender. Die Zahl der herausgegebenen Zettel stieg beträchtlich. Zu einer vollständigen Zettelbibliographie und zwar als Realkatalog (methodische Anordnung) und als Autorenkatalog (alphabetische Anordnung) gehören nun: in Palaeontologie NO Lettel, „ Allgem. Biologie 678 N „ Mikroskopie, Technik 1,017 D » Zoologie TAO „ Anatomie 7,982 ss „ Autorenkatalog 53,393 2 Physiologie 3,083 à Total ı 49,932 Zettel, die in einer Gesamtauflage von 11,236,500 Stück aus- gegeben wurden. Durch den Brand eines Hauses in Zürich gingen leider 61,250 Zettel verloren. Ein pekuniärer Verlust ist dem Concilium dadurch nicht erwachsen, doch ist er 184 gan die Gesamtzahl der im Berichtsjahre veröffentlichten Zettel um soviel geringer. Durch die Neubearbeitung des Ende 1901 gänzlich vergriffenen Conspectus für die zoologische Bibliographie und die Ausarbeitung der neuen technischen Einrichtung zur praktischen Handhabung der Generalia wurde die Redaktion des Conciliums stark in Anspruch genommen. Die Zahl der Zettel der anatomischen Bibliographie blieb etwas zurück, da Ende des Jahres ein grösseres druckfertiges Manuskript wegen anderweitiger Inan- spruchnahme zurückgestellt werden musste. Die im Berichtsjahre gepflogenen Unterhandlungen bezüglich Herausgabe einer botanischen Bibliographie führten leider zu keinem Ziele, da dem Concilium Be- dingungen gestellt wurden, die zu erfüllen ganz unmög- lich gewesen wären. Wir hoffen, es werde dem Con- cilium in der Folge gelingen, auf einer dem Institut günstigeren Basis diese wichtige Aufgabe zu lösen. Besonders erfreulich ist es, schreibt der Direktor in seinem Bericht, zu bemerken, mit welcher Einstimmig- keit in der wissenschaftlichen Presse und in brieflichen Mitteilungen die Einrichtungen des Conciliums gelobt werden. Es ist zu erwarten, dass in absehbarer Zeit die Nachfrage so gross sein wird, dass ein Nachdruck der vergriffenen Teile zu empfehlen sein wird. Schon jetzt ist nicht daran zu zweifeln, dass das Fehlen des Zettelkataloges in einem bedeutenden wissenschaftlichen Zentrum einen Mangel darstellt, der mit der Zeit recht fühlbar werden muss. Jahresrechnung. Die laufende Rechnung zeigt an Zinnahmen: 1. Abonnements, Verkauft .. . . ... Er. 206650 2. Subventonen Geschenke ı . .. „0954005 Total Fr. 30,212.26 An Ausgaben: D. Melon Môbel, Druckerei Er. 137307 2. Papeterie, Accidenzdruck 3 237.90 ton Druckpapierto .. 22.22. 3483-54 Merachten, Spesen. I IENE 303.89 5. Post, Telephon, Telegraph Re iI ODA 6. Buchbinder . . RE SER, 120 7. Miete, Heizung, Libre SOLI 0:91 8. CI Done ART NE SUR EE LTZNE02L8S SS Vermittluneseinkaufe, 2... en 221,209 40 TOS VERO DENT A ERRO SE I ES 254.60 ZIO e ee te AREAS 947.99 Rob EE 2415127 Kapital-Konto. Kapital am 31. Dezember 1901 Hr. 26,531. 03 Einnahmen vom 1. Jan. zum 31. Dez. 1902 Eiry 30,212.26 Ausgaben vom 1. Jan. 200003 Dez OE 2,2 024,175.1002% Vorschlag , 6,060.99 Kapitalschuld am 31. Dezember 1902 Fr. 20,470.04 Die Bilanz vom 1. Januar 1903 weist auf an Aktıven : Kasse 2: PR OS POE REP DE: Endhibliothek: DREI Pour Fase MANN Ar À Karton. Druckpapier . Mobiliar Maschinen Schrift . ) seco ufalager e seit i i. biais Ko DRE A e EN ET LEE ORA N A VEDA MAUCRSACHEN NS ie Sa a È MEDILORe ne A A N SE EL 60.21 265.— I,000.— ST 1,437: 1,550. — 560. — 2,500. — 100 20 700, 17,889.96 . 26,687.17 —. 186 — Passiven: Kaptalkontow u; 0 02.0 2.0. u... 0 Br.20Agoom Krecitoreni a sa nn see a BOOT VIEHlUSte NEN Le ne u. 855.34 Réserve AO nn 265.44 Er. 26/6677 Jahresrechnung und Geschäftsbücher wurden vom unterzeichneten Aktuar eingesehen. Die Revision ergab, dass Kasse und Bücher ordnungsgemäss geführt wurden und mit den entsprechenden Einnahme- und Ausgabe- belegen in richtiger Übereinstimmung stehen. Im übrigen verweisen wir auf den gedruckten, an- fangs dieses Jahres publizierten Bericht des Direktors. Zürich, den 18. August 1903. Mit vorzüglicher Hochachtung Namens der Kommission für das Concilium bibliographicum, Der Präsident: Prof. Dr. Arnold LANG. Der Aktuar: Dr. Emil SCHOCH. III. Rapports des Sociétés auxiliaires. A. Société géologique Suisse. Rapport annuel du Comité sur l’exercice 1902—1903. Messieurs et chers confrères, Cette année a été très semblable à la précédente, et n'a guère présenté d'événements saillants. Le Comité a pu traiter toutes les affaires par correspondance sans que rien nécessitàt la convocation d’une séance. Personnel. — Voici les mutations survenues pendant l'exercice : a) Un décès, celui du prof. D' Graef, de l’Université de Freiburg i/Brisgau. b) Trois démissions, MM. Bartholmess, et Ch. Soret, a Genève, et M. Fuhrmann, à Neuchatel. c) Douze adhésions nouvelles, savoir: MM. Grémaud, Amédée, ingénieur cantonal, à Fribourg. Geandey, Ferdinand, 11 rue de Sèze, à Lyon. Roessinger, D' Georges, à Veytaux (Vaud). — 1858 — MM. Gerber, Edouard, 60 Dalmaziweg, à Berne. Laboratoire de Géologie de l Académie de Neuchâtel. Reinhard, Max, 4 rue Lombard, à Genève. Pochat-Baron, F., direct. du collège, Thônes (Haute-Savoie). Arbenz, ...., 43 Englisch Viertel-Strasse, Zurich V. Stuart-Menteath, P. W., St-Jean de Luz (Basses- Pyrénées). Brack, Jakob, Chemiker, 31 Lothringer-Strasse, Basel. Jenkins, Alex-Stuart, Villa Maryland, Territet (Vaud). Ruetschi, D', Gustav, Bezirkslehrer à Frick (Aargau). En défalquant nos pertes, cela fait une augmentation nette de 8, qui porte à 256 le nombre total de nos membres, dont 38 impersonnels. Comptabilité — Voici le résumé habituel de nos comptes pour l'exercice 1902— 1903, établis par notre fidèle caissier M. le prof. F. Mühlberg, et soumis a MM. les contrôleurs: Recettes. 222, cotisatiens 1902 1903. EN A ATP nor 3 > arriérées . 5 15.— 7 >» anticipées 5 35.— 9 inanees entree > RR 45.— Ventes de fascicules des Bee à 5 55.— Produit d'annonces et remboursements 5 18.— Intereis, perçus 0 0.0 02.025 Dose Produit de hexereicee . , . Br more Reliquat au 30 juin 1902... 98003 Total disponible Fr. 2480.63 ae 189 = Dépenses. Impression et expédition des Ec/oge . . Fr. 1493.45 Indemnité de route du Comite . . sil, — — Ha de ports ettdelburean en nn an, 64.50 Depenses eee res 02... Er. 1557.05 Solde, a compre nouvyeau ....., 922,68 Total egal Fr. 2480.63 Nos dépenses ont ainsi légèrement dépassé nos recettes de l’année, mais elles sont d’environ 640 francs inférieures au chiffre que vous aviez autorisé en votant le budget. Notre capital inaliénable est demeuré le même que l’an passé, et se compose de: COS AAONSNA vie ga ARE OO Donations DuPasquier et Flournoy . . . :, 2500.— Total Fr. 4400.— Budget. — Le Comité a l'honneur de proposer à l’Assemblée générale le budget ci-après pour l’année 1903— 1904: Kublieauon. des, Zrloge, etc nr 2. 20% Te En s2000, — Indempniterde route an Cortesi ru... 79.— Imeuisıdeportsvetide bureaup woran. 60.— Eventualités $ 70.— Ro er N2200— Publications. — Il a paru trois fascicules du volume VII des Ec/og@e pendant l'exercice écoulé. Le N° 4, paru en janvier 1903, contient le compte- rendu de la réunion de Genève et une quinzaine de petites notices géologiques. Le N°5, paru en avril, est entièrement consacré à la Géologie des Gorges de l’Areuse de MM. Schardt et Dubois (5 pl. et 20 clichés). Le N° 6, enfin, de juin 1903, renferme la Revue géologique suisse de 1901, par MM. Schardt et Ch‘ Sarasin. Ce dernier se chargera seul des Revues subséquentes. Celle de 1902, qui doit clore de vol. VII des Ec/og@ est en préparation, et paraîtra prochainement. _ Congrès international. — C’est en août 1903 que se réunit à Vienne le neuvième Congrès géologique inter- national, précédé et suivi de nombreuses et importantes excursions dans les diverses regions de l’Autriche-Hongrie. Un bon nombre de membres de notre Société comptent assister à ce Congrès et participer, à quelques-unes des excursions. A ce sujet le Comité s’est posé la question sil demanderait au Conseil fédéral un subside à répartir entre ces participants, mais, après discussion par cor- respondance, il lui a paru plus sage de né rien demander aux autorités fédérales, de peur de nuire aux subsides accordés pour la carte géologique suisse. Excursions géologiques. — En raison des excursions du Congrès international, qui courront encore quand nous serons réunis à Locarno, le Comité a cru devoir supprimer, pour cette année, l’excursion qui accompagne ordinairement notre réunion annuelle; c'est-à-dire qu'il ne s'est adressé à personne pour en organiser une au Tessin. Mais cela n'empêche pas les géologues réunis a Locarno de s'entendre s'ils le désirent pour visiter ensemble quelque point intéressant, et ajouter au compte- rendu de la session un récit de leur course. Les excursions de la Société géologique de France auront lieu du 3 au 11 octobre 1903 dans les dépar- tements de la Vienne et des Deux-Sèvres, avec rendez- vous a Boitiersi le: octobre a 2: heures; p. may. l’amphitheätre de géologie de la Faculté des sciences. Ceux qui voudront y participer pourront s’adresser a M. le prof. Welsch. Comptoir minéralogique et géologique suisse. — Le comptoir H. Minod, à Genève, ayant pris une grande extension dans ces dernières années, et excédant les forces de son. directeur, qui avait d’autres devoirs à côté, vient de se transformer en une entreprise par actions, sous la raison sociale Gr&bel, Wendler & Cie (3 cours des Bastions, à Genève). Ce comptoir est tou- jours abondamment fourni en minéraux, roches et fossiles de tous les pays, et s'occupe aussi des reliefs, cartes, livres, etc. Il a spécialement la vente des collections de roches du Tunnel du Simplon, avec réduction de prix pour les musées et écoles publiques de la Suisse. Propositions. — Suivant décision prise antérieure- ment, le Comité reste en charge jusqu'en 1904. Nous n'avons donc pas d’autres résolutions à vous proposer que les suivantes: a) Approbation des comptes et de la gestion; 5) Fixation du budget pour 1903—1904; c) Election de deux contrôleurs et d’un suppléant, pour l'exercice en cours. Pour le Comité, Le président: E. RENEVIER, prof. — 1922 — B. Schweizerische botanische Gesellschaft. I. Personenbestand. Vorstand: { Präsident: Klier: DE] Cheise Basel: Vize-Président: „ Prof. Dr. C. Schröter, Zürich. Sekretär : > Brei Dr. Hr Bachmann, Luzern „. Brof. De R., Choedast, Gent ,„ - brouw, Dr Bd Fischer (berne Redaktionskommıssion: Herr Prof. Dr. C. Schröter, Zü- rich. , Prof. Dr. Chodat, Gent. Prof Dr. bl. Bachmanner- zern. Bibhothekar: Herr Dr. M. Rikli, Dozent, Zürich. Kassier: „ Dr. Aug. Binz, Basel. Mitgliederzahl auf August 1903: 134. II. Auszug aus dem Jahresberichte 1902/1903. a) Zur Hebung der finanziellen Lage der Gesell- schaft suchte der Vorstand neue Mitglieder zu.gewinnen. Es wurde die Anregung gemacht, durch Exkursionen, welche in verschiedenen Kantonen zu veranstalten wären, das Interesse weiterer Kreise zu erwecken. Infolge Krankheit des Sekretärs der Gesellschaft und starker Inanspruchnahme der übrigen Vorstandsmitglieder unter- blieb die Erledigung dieser Anregung. 6) Die Frage über die Erhaltung schweizerischer Naturdenkmäler bleibt ebenfalls auf der weitern Trak- tandenliste. i c) Es wurde dem Vorstande der schweiz. naturf. Gesellschaft eine Eingabe zur Weiterleitung an die hohe Bundesbehörde eingereicht, es möchte eine jähr- liche Subvention von 2500 Fr. dazu verwendet werden, dass jedes zweite Jahr ein schweizerischer Botaniker zu Studienzwecken nach Buitenzorg abgeschickt werden könnte. d) Am 11. Dezember 1902 sandte der Vorstand ein Gratulationsschreiben an Herrn Prof. Dr. L. Fischer in Bern zu seinem zo-jährigen Jubiläum der philoso- phischen Doktorwürde. e) Durch Tod verlor die Gesellschaft: Herrn Siegfried, Bülach. 2 \Nanner,, Zürich, Ve: » Prof. Dr. Westermaier, Freiburg. III. Protokoll der 14. ordentlichen Versammlung. OrdentlicheV ersammlung der schweizerischen botanischen Gesellschaft, Freitag den 4. Sept. 1903, morgens 8 Uhr, im Palazzo scolare in Locarno. Vorsitzender: Prof. C. Schröter, Vizepräsident. Anwesend ca. 14 Mitglieder und Gäste. ı, Vorlesung und Genehmigung des Protokolls der letzten ordentlichen Versammlung. 2. Es werden Telegramme an die abwesenden Herren Dr. Christ, Prof. Chodat und Dr. Bachmann zu senden beschlossen. 3. Der Jahresbericht pro 1902/03 wird verlesen. 13 4. Der Vorsitzende gedenkt in kurzem Nachrufe der verstorbenen Herren H. Wanner, Prof. Westermaier und Siegfried. : 5. Rechnung pro 1902. Auf Antrag der Rechnungs- revisoren, HH. Prof. Schinz und Wilczek, wird dieselbe unter bester Verdankung an den Rechnungsgeber ge- nehmigt. Für den Sekretär: Ed. FISCHER, Professor. TT D PANORAMA AT A A a DAS IT RA) — 195 — C. Bericht über die Schweizerische zoologische Gesellschaft pro 1902/03. Eine der Hauptaufgaben der Schweizerischen zoolo- gischen Gesellschaft ist die Förderung faunistischer Ar- beiten in der Schweiz, woraus einmal eine ausführliche Fauna helvetica nicht nur nach Species, sondern auch nach Verbreitung und Aufenthalt festgestellt werden kann. Folgende Beiträge können für das Jahr 1902—1903 verzeichnet werden: I. Allgemeine Faunistik. Heuscher, Untersuchungen über die biologischen und Fischerei-Verhältnisse des Klöntalersees. Zürich 1903. Eine treffliche Schilderung der topographischen und biologischen Verhältnisse eines in relativ neuer Zeit ent- standenen Seebeckens. II. Spezielle Zoologie. Protozoa. Hier ist vor allem das grundlegende Werk von E. FPenard ,Faune rhizopodique du bassin du Leman, Geneve 1902“ zu erwähnen. Dasselbe gibt an der Hand von klaren Abbildungen eine erschöpfende Darstellung der Rhizopoden des Lemanbeckens und dürfte wohl die Mehrzahl der Arten nicht nur der Schweiz, sondern ganz Mitteleuropas umfassen. Es bil- det so ein schönes Parallelwerk zu Zezdys klassischer Monographie der Süsswasserrhizopoden Nordamerikas. Seine Studien weiter fortsetzend, liefert uns derselbe Verfasser Studien über einige Protisten, verwandt den = 196 2 Heliozoen oder Flagellaten, ,Sur quelques Protistes, voisin des Heliozoaires ou des Flagellates“. Actinocoma n.g., neue Arten von A7/odiscus, Amphi- trema etc. Clathrella n. g., Archiv für Protistenkunde, 2. Bd., 1903. Von Muliicilia lacustris n. sp. erschien in der Revue Suisse de Zoologie, T. 11, Fasc. 1, 1903 eine ein- gehende Beschreibung. Coelenterata, Hydrozoa. Mit einer sehr interessanten historischen Studie über die Entdeckung der Süsswasser- polypen durch Abraham Trembley, welche für die ge- samte Biologie von durchgreifender Bedeutung war, beschenkt uns Maurice Trembley durch Veröffentlichung von Korrespondenzen zwischen 7rembley und Reaumur „La Découverte des Polypes d’eau douce d'après la correspondance inédite de ÆAéaumur et d'Abraham Trembley, Genève 1902. Annelida. K. Bretscher setzt seine erfolgreich be- gonnenen Studien über die Oligochaeten der Schweiz in einem 6. und 7. Beitrag fort, indem er sein Be- obachtungsgebiet immer weiter ausdehnt und die geo- graphische Verbreitung der Arten feststellt. „Beobach- tungen über die Oligochaeten der Schweiz, VI. Folge“, Revue Suisse de Zoologie, T. 10, Fasc. ı, 1902 und VL Roleerid,, Arr Base. 1, 1903. Die von Dr 0277 zur Bearbeitung einer Fauna der Rhätischen Alpen ge- sammelten Oligochaeten werden in einer Arbeit: „Oli- gochaeten aus Graubünden“, Revue Suisse de Zoologie, T. 11, Fasc. I, 1903 veröffentlicht. Dreischer konstatiert bis jetzt 53 Arten für die bündnerische Fauna. Arthropoda. Myriapoda. Die von Kothenbühler und /aes begonnene Erforschung der Myriapoden der Schweiz wird fortgesetzt. Aes gibt eine Monographie der Myriapoden des Wallis „Myriapodes du Valais, Revue Suisse de Zoologie, NT. 10, Fasc. ı, 1902%. Br konstatiert im ganzen 101 Species, gegenüber 116 bis jetzt bekannten Myriapodenarten. Kothenbühler be- schreibt nach den von Dr. Car/ gemachten Sammlungen die Myriapoden des Rheingebietes von Graubünden, Revue Suisse de Zoologie, T. 10, Fasc. 2, 1902. Die Untersuchung gibt wichtige Aufschlüsse über die ver- schiedenen Zentren, von denen aus die Schweiz bevölkert wurde. Insecta. Die Entomologische Gesellschaft setzt ihre Veröffentlichung der Fauna Insectorum Helvetiae fort. Frey-Gessner gibt die Diagnosen und Verzeichnisse der Apiden der Schweiz. Oynithologie. Das Interesse an ornithologischen Beobachtungen in der Schweiz hat in neuerer Zeit einen bedeutenden Aufschwung genommen, besonders seit durch J. Daut in Bern ein eigenes Organ gegründet wurde, das die Aufgabe hat, alle zerstreuten Beobach- tungen über Vögel zu sammeln und zu veröffentlichen, „Der ormithologische Beobachter“. Spezielle Arbeiten lieferten: HerrDr. Zrscher-Szgwart, der eine Uebersicht über seine reichen Beobachtungen während des Jahres 1902 gibt. So über Raubvögel, Segler und Schwalben, Tauben, Hühner und Trappen, Spechte und Klettermeisen, Wasservögel in „Tierwelt 1903“, über Kuckuck, Eisvogel, Goldamsel und Star, Würger und Fliegenschnäpper im „Ornitholog. Beob- achter 1903“. Auch die Chronik des Storchennestes auf dem Chordache in Zofingen findet eine interessante Fortsetzung aus dem Jahre 1903. G. v. Burg gibt eine Schilderung des Vorkommens des Berglaubsängers im schweizerischen Jura. „II. Jahresber. des Ornitholog. Vereins in München 1901— 1902.“ Dr. Z. Greppin setzt seine ornitholog. Beobachtungen, die sich vom ı. April bis 31. Dezember 1902 erstrecken, im Gebiet von Solo- thurn und der Rosegg fort. „Ornithol. Beobachter 1903.“ Ha 198 an Säugetiere. V. Fatio macht uns mit der Entdeckung für die Fauna der Schweiz neuer Säugetiere bekannt. „Nouveautes mammalogiques tessinoises, Revue Suisse de Zoologie 1902, T. 10, Fasc. 2. Es sind dieses: Vespertiho Capacını Bonap., bisher nur aus Italien bekannt, Vespertiho vielleicht neu und Mus alexandrino-rattus eine eigentümliche Varietät der Hausratte. | Diese neuen Entdeckungen sind besonders dem Eifer des Herrn A. Ghidini in Lugano zu verdanken, der sich der Wirbeltierfauna des Tessins mit erfolgreichem Eifer widmet. Wir haben leider den Tod eines eifrigen Mitarbeiters an der Fauna der Schweiz zu beklagen. In Bern starb, 46 Jahre alt, Herr Dr. 4/7ed Kauf- mann, Lehrer der Naturgeschichte am Gymnasium in Bern. Herr Dr. Xaufmann war Autorität auf dem Ge- biete der Ostracodenkunde. Neben zahlreichen kleineren Arbeiten verdanken wir ihm besonders die schöne Monographie über die Cypriden und Darwinuliden der Schweiz. Revue Suisse de Zoologie, T. 8, 1900. DES RUDERE Präsident d. S. z. G. RIVE Rapports des Sociétés cantonales. 1. Aargau. Aargauische Naturforschende Gesellschaft in Aarau. (Gegründet 1811.) Mitgliederbestand: 4 Ehrenmitglieder. 6 Korrespondierende Mitglieder. 213 Aktiv-Mitglieder 223: Der Vorstand besteht aus: Präsident: Dr. F. Mühlberg. Vize-Präsident: Dr. A. Tuchschmid. Aktuar: Dr. Oskar Dill. Kassier: H. Kummler-Sauerländer. Bibliothekar: Digos Beisitzer : Jakob Henz, Stadtrat. R. Wildi, Generalagent. Vorträge: Die „Aargauische Naturforschende Gesellschaft“ hat im verflossenen Jahre folgende Arbeiten zu verzeichnen: Herr Dr. 7. Mühlberg: Vergleichende Betrachtungen über den Kreislauf des Blutes bei Tieren und bei dem Menschen. 200 1 — Herr Dr. Max Mühlberg: Mitteilungen über meine Reisen im malayischen Archipel, I. und I. Teil, zwei Vorträge. Herr Dr. W. Holliger: Die Organismen des Brot- teiges und ihre biologische Bedeutung, mit Demonstra- tionen. Herr Dr. Oskar Dill: Einfluss der Natur auf das Leben der Menschen. Herr Dr. 7. Ott: Das Prinzip der Erhaltung der Energie mit Berücksichtigung seiner geschichtlichen Ent- wicklung. Herr A. Hirt: Beiträge zur Kartographie im 16. und 17. Jahrhundert. Herr A. Näf: Bodenuntersuchungen und ihre Be- deutung. Herr Dr. C. Jäger: Belichtungsdauer bei Landschafts- aufnahmen. Exkursion: Besuch der Salzbohrstelle in Koblenz und des Elek- trizitàtswerkes in der Beznau. Jahresversammlung in Baden: Das Seelenleben der Tiere, von Dr. Schaufelbüel. Die geologischen Verhältnisse und der Ursprung der Thermen Badens, von Dr. A. Münhlberg. Besuch der Fabriketablissemente der Herren Jrowsz und Boveri. 2. Basel. Naturforschende Gesellschaft in Basel. (Gegründet 1817.) Vorstand für 1902—1904. Präsident: Herr Prof Dr. Rudolf Metzner. Vize-Präsident: „ Dr. Pierre Chapuis. I. Sekretär: „ Prof. Dr. Karl Von der Mühil. II, Sekretär: 5 ; „ Hans Rupe. Bibliothekar: È a , G. W. Kahlbaum. Ehrenmitglieder: 7. Korrespondierende Mitglieder: 26. Ordentliche Mitglieder: 241. Jahresbeitrag: Fr. 12.—. In 13 Sitzungen wurden folgende Vorträge gehalten: 1902. 5. Nov. Herr Dr. G. W. Kahlbaum: Das Hagelwetter am 8. August 1902. Das Zusammentreffen von Göthe und Berzelius in Eger 1822. Prof. Heydweillers Entdeckung der Gewichtsände- rung radioaktiver Substanz im geschlossenen Gefässe. 19. Nov. Herr Prof. Dr. Rudolf Burckhardt: Die Struktur der nervösen Gewebe. 3. Dez. Herr Prof. Dr. FL Szebenmann: Beiträge zur Anatomie und Physiologie des Taubstummen-Laby- rinthes. Herr Prof. Dr. A. /aquet: Ueber sogenannte Chlor- Acne. 17. Dez. Herr Dr. A. 5:72: Floristische Beobach- tungen. — OP 0 — Herr Prof. Dr. À. Mefzner: Die exogene Sporulation und die Sporozoiten-Befreiung bei Coccidium cuniculi. 1908. 7. Jan. Herr Dr. Züdscher: Messungen in der Or- thopädie. 21. Jan. Herr Prof. C. Schmidt: Der gegenwärtige Bergbau im Wallis. Herr Dr. F. Æinden: Neue Reaktionen zur Unter- scheidung der natürlichen Karbonate. 4. Febr. Herr Ingen. O. Sfzess: Begriffe und Prin- zipien der Elektrizitàt, erklärt am Analogon des Wassers, und über das Dogma der Begriffsmultiplikation. 18. Febr. Herr Prof. Dr. C. Schmidt: Vulkanische Eruptionen Mittelamerikas im Oktober 1902. Herr Dr. IV. Falta: Ueber einige Fragen des Eiweiss- Stoffwechsels. 11. März. Herr Prof. Dr. 7. Kreis: Ueber Farben- reaktionen fetter Oele. 6. Mai. Herr Dr. G. Wolff: Zur Funktion des Ner- vensystemes. Herr Dr. #7. Preiswerk: Ueber die Geologie des Zermatter-Tales. 20. Mai. Herr Dr. M. Mählberg: Geologische Beob- achtungen auf Borneo und den Molukken. Herr Prof. Dr. C. Schmidt: Mitteilungen über die Geologie von Wesserling in den Vogesen. 10. Juni. Herr Apotheker A. Sieger: Ueber die Flora des zentralen und südlichen Teiles der Adula- gebirgsgruppe. 24. Juni. Herr Dr. Paul Sarasin: Reise durch Zen- tral-Celebes. Herr Dr. Fritz Sarasin: Durchquerung der südöst- lichen Halbinsel von Celebes. Am 14. Juni fand eine geologische Exkursion nach Wesserling (Vogesen) statt, gemeinschaftlich mit der Naturforschenden Gesellschaft Freiburg 1. B. 3. Baselland. Naturforschende Gesellschaft Baselland. Vorstand für 1903. Präsident: Herr Dr. F. Leuthardt. Protokollführer: ,„ Lehrer Rolle. Sekretär: ne Reo..Rat GA. Bay. Kassier : VE Rricker, Pelephoncher Bibliothekar: oh. Koöttsen. Mitglieder: 102, worunter 5 Ehrenmitglieder. Jahres- beitrag: Fr. 6.—. Vorträge: 1902. 78.20kt MN Herr Dr. 7. Leuchardi: Beiträwe zur Kenntnis der Geologie der Umgebung von Liestal. 1. Nov. Herr Schulinspektor FÜ Arxz: Elektrische Schwingungen, mit besonderer Berücksichtigung der Telegraphie ohne Draht (Experimentalvortrag). 22. Nov. Herr Pfarrer 7. Bay in Diegten: Die Tier- spiele, ihr Wesen und ihre Bedeutung. 26. Nov. Herr Apotheker Æ. Xlotz-Ruepp in Sissach: Der Thee und seine Verfälschungen. 6. Dez. Herr F Köttgen: Die Entstehung der Achate. Herr Reg.-Rat G. A. Bay: Eine neue Kartoffel- krankheit. Herr Dr. med. Bollag : Ueber Wirbelsäule-Verkrüm- merungen. 20. Dez. Herr Dr. 7. Frey in Binningen: Geschicht- liches über die Erforschung von Ursache, Wesen und Heilung der Krankheiten. 1908. 10. Jan. Herr Dr. Aug. Binz in Basel: Vegetation und Flora unserer Umgebung. 24. Jan. Herr #. Köttgen: Ueber den Winkel von 36° und die Anwendung des goldenen Schnitts. Herr Reg.-Rat G. A. Bay: Der sog. Kukukspeichel an Pflanzen, seine Ursache und Wirkungen. Herr Dr. F. Leuthardt: Die neuesten Erwerbungen des Kantonsmuseums. 21. Febr. Herr Prof. Dr. Schmidt, Basel: Eine geo- logische Reise nach Nord-Borneo. 7. März. Herr Pfarrer X. Gauss: Etwas über Grenz- bereinigung zwischen Religion und Naturwissenschaft. 18. Marz. Herr Piarrer WW Buhrer ın Buuse Die Sonnenscheindauer im Jahre 1902 nach Messungen in Basel, Liestal und Buus. 1 April. Elerr Pro. Dr. 2%. /schorke, Basel. Dre deutsche Tiefsee-Expedition der „Valdivia“. 25. April. Herr Dr. Ä. Strübin, Pratteln: Mitteilungen über Ammoniten und neue Reaktionen zur Unterschei- dung von Calcit und Dolomit (Methode Hinden). 9. Mai. Herr À Köttgen: Die Herstellung von Essig und Essigsäure. 23. Mai. Herr Dr. Leuthardt: Mitteilungen über un- sere Süsswasserfische (cf. Exkursion vom 26. April) so- wie über die Auffindung von „Schilfsandstein“ bei Ober- dorf-Baselland. 21. Juni. Herr Salinendirektor F. Frey, Augst: Au- gusta Raurica, Entstehung, Blütezeit und Zerfall (cf. Ex- kursion). Exkursionen: 1903. 26. April. Fischzuchtanstalt Hüningen. 21. Juni. Augusta Raurica. 28. Juni. Hochmoor „Jungholz“ bei Säckingen. MEA EN NS ee PRE er E TO ol li Si Da AGRA A — 205 — 4. Bern. Naturforschende Gesellschaft Bern. (Gegründet 1786.) Vorstand: Präsident: bieco ft Dr. J4 Hl, Gran VezePrasıdent: , Prof. Dr. A. Eleffter. Sekretär: Dr Rider Kassier : , B. Studer-Steinhäuslin. Bibliothekar : Dr. Th. Steck. »” Redaktor der Mitteilungen: Herr Prof, Graf. Geschäftsführer des Lesezirkels: Herr Dr. Th. Steck. Ordentliche Mitglieder: 144. Korrespondierende Mitglieder: 17. Jahresbeitrag Fr. 8. —. Zahl der Sit- zungen: LI. Vorträge: 1902. 2, Okt., Herr Erof Dr, 71%. Studer Bine jetzt noch lebende Urform des Pferdes. Herr Prof. Dr. Ad. Fischer: „Aecidium elatinum, Ur- heber des Weisstannen-Hexenbesens“ als Ergänzung des frühern Vortrages über diesen Gegenstand. 8. Nov. Herr Dr. £. Könzg: Elektrische Strom- und Spannungs-Resonanz. Herr Prof. Dr. A. Heffter: Demonstration von Pfeil- giften aus Ostafrika. 22.Nov. Sitzung zum Andenken an Herrn Dr. Ed- mund von Fellenberg +. Herr Prof. Dr. 7%. Studer: Edm. von Fellenberg. — 206 — Herr Prof. Dr. A. Baltzer: E. von Fellenberg als Geologe. i 13. Dez. Herr Prof. Dr. £. Brückner: Zur Entstehung des schweizerischen Jura und seiner heutigen Formen. ? 1908. 17. Jan. Herr Prof. Dr. A. Baltzer: Die Entstehung der alpinen Randseen. 31. Jan. Herr Dr. 7. Mai: Gasanalytische Bestim- mungen mit dem Victor Meyerschen Dampfdichteapparat. Herr Dr. ?. Gruner : Mitteilung über die letztjährigen Dämmerungserscheinungen. t 12, Webr. ; Herr Prof Dr... Strassen; Dies ze, schlechtsbestimmenden Ursachen bei Tieren. 28. Febr. Herr Dr. Rud. Dick: Jagdzoologische Mit- teilungen über die Geweihbildung der Rehböcke. 14. März. Herr Prof. Dr. 7%. Studer : Der Ursprung des Schäferhundes, und Beziehungen des Haushundes zum Schakal. Herr Prof. Dr. 7%. Studer: Ueber einen neuen Fund fossiler Knochen. 2. Mai. Herr Dr. P. Gruner : Neuere Untersuchungen über atmosphärische Elektrizität. 24. Mai. Auswärtige Sitzung in Solothurn. Herr Prof. Dr. J. #7. Graf: Der Mathematiker Jakob Steiner von Utzenstorf. Herr Schuldirektor Xeller (Solothurn): Die Betäti- - gung Werner Munzingers bei der Aufsuchung von E. Vogel. Herr Prof. Dr. 7%. Studer: Der Ursprung des Bern- hardiners. — 207 — 5. Fribourg. Société fribourgoise des Sciences naturelles. 1832-1871. Bureau: Président: M. le prof. M. Musy. Vice-President: M. le prof. D" J. Brunhes. Caissier : M. le prof. H. Savoy. Secrétaire français : M. G. Maillard, méd.-vét. È allemand: M. le prof. D' A. Gockel. 12 séances du 6 novembre 1902 au 28 mai 1903. Membres honoraires 6; membres internes: 94; cotisa- tion 5 frs.; membres externes: 26; cotisation 3 frs. Principales communications. M. le prof. Dr Bistrzycki: Le congrès international de chimie à Berlin en 1903 avec quelques observations sur les industries chimiques en Suisse. .M. le prof. Bosson: La théorie de Stanislas Meunier sur les cailloux striés. M. le prof. Dr J. Brunhes: 1) La solution du conflit Chilo-argentin. 2) Analyse d’un ouvrage de M. Hermann Walser sur la distribution des villages et des fermes isolées dans le Mittelland Bernois. 3) Analyse de l'ouv- rage de M. Gottfried Streun sur la répartition des nuages en Suisse. M. le chanoine A. Castella: Sur une sorte de ful- — 208 — gurite artificielle formée sur la Dent de Lys par suite de la rupture d'un fil des chemins de fer du Jorat. M. B. Colland, secrétaire agricole: Sur une nouvelle méthode d’inoculation préventive du charbon sympto- matique. M. HZ. Cuony, pharm.: Sur quelques animaux des grandes profondeurs. — Un nouveau succès de l’an- thropometrie: les empreintes digitales. M. le prof. Dr J. Fragniere: Sur la fabrication des | nitrates au dépens de l'azote de l’air par l'électricité. M. le prof. D" L. Gobet: L'industrie du coton aux Indes anglaises. — Les pays de ruines au point de vue géographique. M. le prof. D' A. Gockel: Luftelektrizitàt. M. À. Gremaud, ing. cant.: Sur quelques particu- larités du lit et des crues des cours d’eau. — Présen- tation d’un ancien et curieux piége à oiseaux. -- Coupe géologique des fouilles faites pour les culées du pont de Domdidier. — Le canal de Panama. — Sur une couche de Calcaire, semblable à celui d’Arvel, trouvé dans le tunnel de Gruyères. M. le prof. A. Hug: Les progrès de l'Espéranto en Suisse et a l'étranger en 1902. M. le prof. M. Musy : Les sources n et les eaux juvéniles d’après Suess. — Le grès coquillier de Cormanon. — Sur un cygne chanteur capturé à Mont- bovon en décembre 1902. — Sur la reproduction du buste de l’homme de Néanderthal. M. le prof. J. de Raemy: Répétition de l’experience de Foucault. M. le prof. Sartori: Sur les procédés de fabrication des isolateurs en porcelaine. M. le prof. H. Savoy: Sur le mode de Drops de la fièvre jaune. — Les opérations du chirurgien, de l’oculiste et du vétérinaire au temps d’Hammurabi. — L’irrigation vingt siècles avant notre ère. = 209 = Publications en 1902/1903. M. le prof. Dr 7. Brunhes: Le travail des eaux cou- rantes: la tactique des tourbillons. — I. Ilots granitiques de la première cataracte du Nil. — II. Gorges du versant nord des alpes (cinq grandes planches hors texte). M. Firmin Faquet, inst.: Contribution à l’etude de la flore fribourgeoïse V. M. le D" À. Pampanini: Essai sur la géographie botanique des alpes et en particulier des alpes Sud- orientales. . Bulletin Vol. X. 6. Genève. Société de Physique et d'Histoire Naturelle. Membres ordinaires: 59. x émérites : 9. honoraires : 50. 5 associes libres: 44. Nombre des séances 18. Cotisation annuelle 20 frs. Comité pour 1902. Président: M. Marc Micheli + remplacé par M. le prof. Ph. Guye. Vace- President: M. P. van Berchem. Trésorier : M. Aug. Wartmann. Secrétaire correspondant: M. Louis Perrot. Secrétaire : M. Maurice Gautier. 14 ian. — Communications présentées : Minéralogie, Géologie, Météorologie. M. L. Duparc: Aperçu général de la tectonique de l’oural. M. L. Duparc et Ferchoff : Plagioplites du Kosswinsky. M. L. Duparc: Roches du Kosswinsky. M. L. Duparc: Massifs du Tilai et du Katechersky. M. L. Duparc: Voyage d'exploration dans l’oural. M. L. Duparc: Cluses de l'oural. M. L. Duparc: Mouvements successifs dans le paléo- zoique de l’oural. MM. L. Duparc et Mrazec: Gisement de fer de Troisk. M. A. Brun: Synthèse d’une roche acide. M. A. Brun: Points de fusion de quelques minéraux. M. Pearce: Observation sur une variété de feldspath. M. £. Cha:x : Erosion torrentielle post-glaciaire. M. A. Brun: Explosions volcaniques. M. À. Gautier: Moyennes du mois de Mai 1902. M. L. Perrot: Observation sur un coucher de soleil remarquable. M. 5. P. G. Hochreutiner : Dune d’Ain-Sefra. Physique. — Chimie. M. 7%. Tommasina: Réflexion des rayons radioactifs. M. Th. Tommasina: L’éther et les phénomènes élec- trostatiques. M. R. de Saussure: Mouvement des fluides. M. H. Dufour: Observations sur les corps radioactifs. M. 7h. Tommasina: Limite de la théorie des ions. M. 7h. Tommasina: Formation des rayons catho- diques et des rayons de Röntgen. sion par M. W. Travers et A. Faquerod: Coefficient d'expan- de l'hydrogène et de l’hélium. M. Ph. A. Guye et L. Perrot: Ecoulement des liquides gouttes. M. 7%. Tommasina: Modes de formation des rayons cathodiques. M. A. Bach: Tetroxyde d'hydrogène. M. A. Bach: Action des oxydants sur les peroxydes. M. A. Pictet et Genequand: Action de l'acide nitrique sur l'acide acétique. M. A. Bach: Action de l’acide chromique sur le pero- xyde d'hydrogène. M. F, Kehrmann et Flürscheim: Recherches sur les acides silicotungstiques. Botanique. M. À. Chodat et Crétier : Influence du noyau pour la production des ramifications chez les algues. M. À. Chodat et C. Bernard: Embryologie du Cytinus hypocystis. M. À. Chodat et A. Bach: Influence des peroxydes sur les étres vivants. M. 5. P. G. Hochreutiner : Voyage botanique dans le Sud-Oranais. M. À. Chodat et A. Bach: Influence des peroxydes sur la vie végetale. M.R. Chodat et Nicoloff: Morphologie des Juglandées. M. 7. Brequet: Observations sur le genre Thorea. M. £. P. G. Hochreutiner: Nouvelles malvacées. M. À. Chodat et Nicoloff: Sac embryonnaire de Jug- lans regia L. M. 7. Priquet: Recherches sur les Bunium des Alpes. M. À. Chodat et A. Bach: Action des oxydases. M. 7. Priquet: Du genre Pachypleurum. Physiologie. — Zoologie. M. £. Battelli: Influence de la fatigue sur la quantité d’adrenaline contenue dans les capsules surrénales. i a M. Ed. Beraneck : Traitement de la tuberculose. M. Arnold Pictet: Influence des changements de nour- riture sur les chenilles. La société a publié en 1902: 1° le fascicule 1 du Volume 34 des mémoires de la société. 2° le No. XIX des compte-rendus des séances. 7. Glarus. Naturforschende Gesellschaft des Kantons Glarus. Vorstand: Präsident: Herr J. Oberholzer, Lehrer an der höheren Stadtschule in Glarus. „ A. Hohl, Lehrer an der höheren Stadt- schule in Glarus. Quästor : D. Vogel, Eehrer in Glarus. Aktuar: Ehrenmitglied: ı. Ordentliche Mitglieder: 36. Jahres- beitrag Fr. 2.— Vortrag: Herr A. Hohl, Lehrer an der höheren Stadtschule: Das Wesen der drahtlosen Telegraphie (mit Experi- menten). 8. Graubünden. Naturforschende Gesellschaft Graubündens in Chur. Gesellschaftsjahr 1902/1903. Vorstand : Präsident: Herr Dr. Paul Lorenz. Vize-Präsident: A Pro Dr. .Chr. Barnuzzer. Aktuar: ©. brof.«K. ‚Merz. Kassier : Ratsherr? Bes]. Bener. Bibliothekar: „Ratsherr A. Zuan! Assessoren: i Direktor DEA Jorger: Brot, Dr. CG Nussberser. Rechnungsrevisoren: „ Prof. C. Poult und Ingenieur Fr. v. Marchion. Ehrenpräsident: Herr eidg. Oberforstinspektor Dr. phil. J. Coaz. — Jahresbeitrag Fr. 5.— Eintrittsgebühr Fr. 5.— In 7 Sitzungen sind folgende wissenschaftliche Vor- träge gehalten worden: Von Herrn Prof. Dr. Tarnuzzer: 1. Über Neu-Er- werbungen des Rhätischen Museums. Mit zahlreichen Demonstrationen. 2. Altes und Neues von der inter- mittierenden Quelle in Val d’Asta bei Remüs. Von Herrn Prof. Dr. Nussberger : Über Untersuchun- gen von Trinkwasser. Von Herrn Prof. Dr. Capeder : Lebenserscheinungen bei Pflanzen. Von Herrn Pet. v. Planta, Fürstenau: Naturhisto- rische Erinnerungen aus Ägypten. — 214 —. Von Herrn Prof. Dr. Hans Schinz, Zürich: Ein Jahr- hundert afrikanischer Forschung. Von Herrn Direktor Dr. förger: Über den Bau des zentralen Nervensystems. Mit Demonstrationen. 9. Luzern. Naturforschende Gesellschaft Luzern. Vorstand: Präsident: | HerrDr.Schumacher-Kopp, Kantons-Chemiker. Aktuar u. Vize-Präsident: „ Schumacher,Sekundar- lehrer. Kasster : „ v. Moos-Nager, Kreis- förster. Redakteur der Mitteilungen : Mitgliederzahl: 87. — Jahresbeitrag: Fr. 4.— „ Prof. Dr. Bachmann. Vorträge: Herr Prof. Dr. Bachmann: Die Auxosporenbildung bei der Cyclotella. Herr Dr. Schumacher-Kopp: Die Zerstörung der Abfallprodukte der Städte. Herr Prof. Arnet: Der grosse Staubfall vom 9. bis 12. März 1901 in Nordafrika, Süd- und Mitteleuropa. Herr Bezirksschulinspektor Stutz : Der grosse Komet von 1680, in München auf der Kanzel beschrieben, er- klärt und gedeutet. — 215 — Herr Prof. Azbeaud: Künstliche Krystalle mit De- monstrationen. Herr Prof. Dr. Bachmann: Symbiose im Plankton. Herr Dr. Oskar Brun: Moderne Lichttherapie mit Demonstrationen. Herr Prof. Dr. Bachmann: Die projektierten alpinen Gärten auf Rigi und Pilatus. Demonstrations- Abende : . Herr Prof. Dr. Bachmann: Die fossilen Ausgrabungen im Egolzwyler Torfmoor. Herr Inspektor Stufz: Herstellung von Diatomeen- Präparaten. Herr Dr. Schumacher-Kopp: Sog. Pilgersteine aus der Sahara; über die Farbe des Wüstensandes. — Wanderheuschrecken aus Algier. Eine auf Pfingsten projektierte Zusammenkunft mit unsern Mitgliedern in den Urkantonen und darauffol- gender geologischer Exkursion unter Leitung des Hrn. Prof. Bachmann musste leider wegen Krankheit des letztern verschoben werden. — 216 — 10. Neuchatel. Societe neuchätelosse des sciences naturelles. (Fondée en 1832.) Comité pour l'exercice 1902—1903. Président: M. J. de Perregaux, ing. Vice-Président : M. H. Rivier, prof. Secrétaire: M. Ed. Bauer, Dr. med. 2d. M. A. Bellenot, ing. Cazssier: M. E. Bauler, pharm. Redacteur du Bulletin: M. F. Tripet, prof. Membres actifs, 203; membres correspondants, 15; membres honoraires, 17. Cotisation annuelle: Membres internes, 8 francs; membres externes, 5 francs. Nombre des séances: 12. Travaux et communications. M. Z. Arndt, directeur de l'Observatoire: Obser- vations météorologiques de l’année 1902 faites à l’Obser- vatoire cantonal et résumé des moyennes de l’année. — Sur le degré de précision auquel les régleurs de chrono- mètres peuvent utilement s'élever. M. À Beguin, Dr. ès sc.: L’intestin et la digestion chez les reptiles. M. G. Borel, Dr. méd.: La conjonctivité des pla- tanes. — Cécités dues aux courants électriques. — Ca- taracte électrique. M.. A. Conne, chim.vet G. Sandoz, Dr. med.: Sur i RAA — a l'infection des canalisations d’eau alimentaire par le bacille typhique et sur leur désinfection. M. O. Fuhrmann, prof.: Sur l'évolution des Ces- todes. — Sur une nouvelle forme de poisson du lac de Neuchâtel. — La pisciculture dans le canton de Neuchatel. M. ?P. Godet, prof.: Description du //eurotomarta Beyrict. — Une Outarde barbue (Os tarda) tuée à Cressier. M. 5. Facot-Guillarmod, Dr. méd.: Résultats scienti- fiques de son expédition à l'Himalaya. M. £. LeGrand Roy, prof.: Résolution graphique de l'équation de Kepler d’après Radau. — Les propriétés des diamètres conjugués, déduites directement de l’équa- tion générale des coniques. M. %. de Perregaux, ing.: Une récente publication du Bureau topographique fédéral, relative au point de dé- part des altitudes suisses. M. G. Ritter, ing.: Sur l'utilisation des eaux d’égout et des rablons de la ville de Neuchâtel. M. Æ de Rougemont, past'.: Catalogue des Lépidop- tères du Jura neuchatelois, II° partie. — Nouvelles dé- couvertes entomologiques. — Sur les pluies de chenilles. M. H. Schardt, prof.: La géologie du massif du Simplon. — Coupe géologique à travers l’Oeningien du Locle. — Sur le parallèlisme des étages du Juras- sique moyen (Dogger) dans le Jura. — Sur la formation du lac des Brenets. | M. A. Spinner, Dr. phil.: Sur la disposition du pa- renchyme vert dans les feuilles de Carex. — Parasitisme -et nouvelles espèces botaniques. M. À Tripet, prof.: Le bois-dentelle (Lagetta lin- tearta, Lam.). M. À. Weber, prof.: Mesure du coefficient de conduc- tibilité calorifique des liquides. — Les sources de lumière modernes. — Faut-il écrire Ruhmkorff ou Rühmkorff? — 218 — 11. St. Gallen. Naturwissenschaftliche Gesellschaft. (Gegründet 1819.) Gesellschaftsjahr 1902/1903. Vorstand: Präsident: Herr Dr. G. Ambühl, Kan- tonschemiker. Vize- Präsident: „ Erzieh.-R. Th. Schlatter. Korrespondent: 7% Brassel,. Vorsteher der Mädchenrealschule. Aktuar : , Dr. H. Rehsteiner. Bibliothekar: , Konservator E. Bächler. Kasster : ». 1]. Sschwend. Redaktor des Fahrbuches: „ Dr. G. Ambühl. Beisitzer : „Dr Ay Dreier Dr. med. Gsell. Dr. Mooser, Professor. Dr. Steiger. Wild, Forstinspektor. Ehrenmitglieder: 34. Ordentliche Mitglieder: 727- Jahresbeitrag für Stadtbewohner: 10 Fr. Jahresbeitrag für Auswärtige: 5 Fr. 16 Sitzungen und 2 Exkursionen. Vorträge und Mitteilungen: Herr G. Allenspach, Professor: Wirkungen des fliessenden Wassers in den Alpen. Herr £. Bächler, Konservator am naturwissenschaft- — 219 — lichen Museum: Zoologische und mineralogische De- monstrationen. Herr Dr. G. Baumgartner: Zauber-, Heil- und Zier- pflanzen unserer einheimischen Alpenflora. Herr Falkner, Reallehrer: Die Eiszeit und ihre Ab- lagerungen in unserer Gegend. . Herr Dr. med. Girtanner: Eine zerstörte Kolonie des Alpenseglers. (Apus melba) — Plauderei über den Haussperling. Herr Zahn, Gärtner: Botanische Demonstrationen. Herr Dr. A. Heim, Professor aus Zürich: Neusee- lands Geschichte. — Neuseelands Natur. Herr À. Henne am Rhyn jun.: Die Tierwelt Suma- tras, im besondern Jagd und Fang des Tigers. Herr A. /nhelder, Seminarlehrer: Das Leben als naturwissenschaftliches Problem. Herr A. Ludwig, Lehrer: Topographisch-geologische Skizze unserer Gegend mit besonderer Berücksichtigung der Molasse. Herr Dr. Max Münhlberg aus Aarau: Von meinen Reisen im malayischen Inselreiche. Herr Dr. R. Renfer, Professor: Neue Bestrebungen auf dem Gebiete der Leuchttechnik, insbesondere der Nernstlampen. Herr Dr. Reklz, Privatdozent aus Zürich: Beziehungen zwischen Klima und Pflanzenwelt im hohen Norden. Herr Dr. Vogler, Professor: Einige Resultate neuerer Untersuchungen über Entstehung der Arten. Herr Dr. Werder, Adjunkt des Kantonschemikers: Die Herstellung und Verwendung der flüssigen Luft. Herr Dr. med. Zollikofer : Die Ergebnisse der neue- ren Malariaforschung. Das Jahrbuch pro 1900/1901 enthält Arbeiten der Herren: Dr. U. Bigler, Professor: Beziehungen zwischen — CANON — Kugelfunktionen, deren Parameter sich um ganze Zahlen unterscheiden. Dr. À. Dreyer, Reallehrer: Der Russtau. (Capno- dium salicinum Mont). Dr. med. FZscher in Zürich: Natürliche und künst- liche Umformung der Lebewesen. C. Rehsteiner-Zollikofer : Unsere erratischen Blöcke. H. Schmid, Reallehrer: Im Torfmoor. Max Täschler: Nachträge zur Lepidopteren-Fauna . der Kantone St. Gallen und Appenzell. 12. Schaffhausen. Naturforschende Gesellschaft Schaffhausen. Präsident: Vacat. Vize-Präsident: Herr Dr. med. Vogler. Sekretär : „ Wanner-Schachenmann. Quästor : „a bireyzjletzler. Beisitzer : Prof. Meister. » , Wanner-Müller. Mitgliederzahl: 62. Jahresbeitrag: Fr. 2.—. Wiederholte Sitzungen wegen der Ausgrabungen im Kesslerloch. 13. Solothurn. Naturforschende Gesellschaft in Solothurn. (Gegründet 1823.) Vorstand: Präsident: Herr ]. Enz, Rektor. Vize-Prosedenti „ Dr. A. Walker, Arzt. Aktuar : » J. Keller, Schuldirektor. Kassier : » H. Rudolf, Verwalter. Bersitzer : x QU” Brosi; Direktor. „ €. Gresly, Kaufmann. „ Dr. A. Kottmann, Spitalarzt. ION N Serüby. Krofessor. 2]: Walter, Professor, Ehrenmitglieder: 6. Ordentliche Mitglieder: 243. — Jahresbeitrag: Fr. 4. — (ausserordentlich). Vorträge und Mitteilungen : Herr Dr. A. Rossel, Professor: Mitteilungen aus den Verhandlungen der Schweizerischen Naturforschen- den Gesellschaft in Genf. Herr 7. Enz, Rektor: Zur Erinnerung an den Fou- caultschen Pendelversuch. Herr Dr. A Zschokke, Professor in Basel: Das Schmarotzertum in der Tierwelt. Herr U. Bros:, Direktor: Mailand. Herr Dr. V. Steiner, Arzt in Biberist: Alexander von Humbold. — 220 — Herr Dr. 7. Bloch, Professor: Wirbeltierextremitäten in vergleichend-anatomischer Beleuchtung. Herr 5. Enz, Rektor: Arbeit und Wärme. Herr Dr. À Schubiser-Hartmann, Arzt: Über das Wesen des Hörens. Herr G. Hafner, Brunnenmeister: Entstehung der Quellen, artesischen Brunnen, Thermen und Geysire. Herr £. Tschumi, Professor: Wirtschaftliche Be- ziehungen europäischer Staaten zur Bagdadbahn. Herr Dr. A. Walker, Arzt: Ursache und Entstehungs- weise der Lungenkrankheiten. Herr Dr. £. Künzli, Professor: Die Vulkane im Anschluss an die Eruption auf Martinique. Herr S. Mauderli jun., Professor: Die Finsternisse und ihre Bedeutung für die Erforschung der Sonnen- konstitution. Herr Dr. L. Greppin, Direktor: Über Irresein bei Neuropsychosen und Nervenkrankheiten. Herr 5. Walter, Professor: Beziehungen zwischen den Eigenschaften der chemischen Verbindungen und ihren Zusammensetzungen. Herr Dr. Z. Bloch, Bezirkslehrer: Zur Kenntnis der Schildkröten. Herr À Std, Oberförster: Die mechanischen Ge- setze der Stammbildung. Herr £ Drönnimann, Professor: Die Sprache am Himmel. — 223 — 14. Tessin. Socteta ticinese di Scienze natural. (Fondata nel 1889.) Per iniziativa del Comitato annuale della Società elvetica, e del Sign. Prof. G. Ferri, ex-presidente, venne diramato nel passato agosto (1903) un invito a ricosti- tuire la Società ticinese di Scienze naturali. . Aderirono all’ idea 39 persone ed all’ adunanza, tenuta il giorno 2 settembre ad ore 10 am., prima del Congresso della Società elvetica in Locarno, si contra- rono 20 presenti. Fu discusso ed in parte modificato l'antico statuto e si passò quindi alla nomina del comi- tato direttivo, che dovrà durar in carica due anni e che risultò così costituito: Dottore Rinaldo Natoli, prof., Presidente, Sign. Giovanni Pedrazzini, Vrce-Presidente, Sign. Antonio Giugni, prof., Segrefario, Dottore Ettore Balli, #ze#bro, Dottore Hans Grüter, 72672570. Il Comitato poi passò alla nomina di un archivista, con residenza in Lugano, nella persona del Sign. prof. Ing. Giovanni Ferri. L'assemblea, dopo aver eletto suoi rappresentanti all’ adunanza preparatoria dell’ 86° Congresso della Società elvetica di Scienze naturali i Sigg" prof. Ferri, archivista, e dott. Natoli, presidente. venne sciolta. L'attuale Comitato direttivo sta attivamente occu- pandosi del riordinamento dell’ archivio e della pubbli- cazione d'un bolletino sociale. La prima adunanza generale sarà tenuta in Bellinzona nella seconda metà del prossimo dicembre, e s’annuncia fin d’ora impor- tante per il numero delle trattande e per communi- cazioni. 15. Thurgau. Naturforschende Gesellschaft des Kantons Thurgau. (Gegrindet 1854.) Vorstand: Prasrdenremmbror Dr: El. Hess. Vizepräsident u. Aktuar: Herr Dr. J. Eberli, Seminarlehrer. Quästor : Herr Prof. H. Wegelin. Bibliothekar: ,„ Engeli, Sekundarlehrer. Kurator : , A. Schmid, Kantonschemiker. Ehrenmitglieder: 9. Ordentliche Mitglieder: 126. Jahresbeitrag: 5 Fr. Vorträge: Herr Prof. 7. Wegelin: Vorweisung und Besprechung: einer Kollektion thurgauischer Pflanzenwespen. Herr Kantonschemiker A. Schmid: Ueber das Braun- werden der Weine. Herr Prof. Dr. Cl Zess: Ueber die Gewitterzuse im Thurgau. Publikation: Mitteilungen der Thurg. naturf. Gesellschaft, 15. Heft, 1902. Frauenfeld. Huber & Cie., Buchdruckerei. RS BEN ET U AT = ; LS -- 225 — 16. La Murithienne. Société valaisanne des Sciences naturelles. (Fondée en 1861.) Comité pour 1903—1904: Président: M. le chanoine Besse, à Martigny -Ville. Vice-président: M. Emile Burnat, à Nant-s/Vevey. Secretaire-caissier et bibliothécaire: M. Georges Faust, à Sion. Rédacteurs du Bulletin: M. Henri Jaccard, à Aigle, éditeur du Bulletin; M. le chanoine Besse, à Martigny ; M. F. O. Wolf, à Sion; M. le Dr Wilczek, a Lausanne; M. François Duflon et M. Louis Henchoz, à Villeneuve. Au 1% août 1903, la Société était composée de: Membres honoraires, :9; membres effectifs, 176. La cotisation annuelle est de 4 francs. La Murithienne a tenu sa réunion annuelle à Binnen, vallée de Couches, le 28 juillet 1903. Elle a été suivie d’explorations scientifiques aux alentours du village et à Safnischalp. Communications. M. le Docteur £. Chuard: Influence des sels de cuivre sur la végétation et les vins. M. Charles Dusserre: Influence des traitements cupriques sur la destruction des moutardes et des rava- nelles. 15 17. Vaud. Société vaudoise des Sciences naturelles. Comité pour 1903: Président: M. D' G. Krafft, prof., boulevard de Grancy 26, Lausanne. Vice-président: M. D' C. Dutoit, prof., Lausanne. Membres : M. D: L. Pelet, prof, Lausanne. M. D: A. Schenk, prof., Lausanne. M. C. Dusserre, chimiste, Lausanne. Secrétaire: M. D" F. Porchet, prof., Ecole de chimie, Lausanne. Bibliothécaire: M. J. Pingoud, Chailly-s/Lausanne. Editeur du Bulletin: M. F. Roux, prof., Lausanne. Caëssier : M. A. Ravessoud, Montbenon. Au 15 août 1903, la Société comptait: Membres associés-émérites 4 Membres honoraires . . 48 Membres eftectis 22/0220 Membres\en conge 2... 7 Total 285 La Société et en correspondance avec 304 sociétés, avec lesquelles elle échange son Bulletin. Cotisation annuelle: Membres lausannois: 10 fr. $ 5 à forains : 8, Du 15 août 1902 au 15 août 1903, il y a eu 16 séances ordinaires et 3 assemblées générales ordinaires. Pendant la même période la Société a entendu les com- munications suivantes: i a — M. Amann, J.: Nouvelle application de la photo- graphie. — Nouveau refractometre Zeiss. — Formation des composes aromatiques dans l’organisme. M. Asmstein, H.: Valeur d’une certaine intégrale. M. Aubert, S.: Association de plantes calcifuges et calcicoles. M. Bieler, S.: Présentation des objets suivants: ornithornique, diverses pièces ostéologiques, ivoire végé- tal, etc. M. Blanc, Henri: Cas de miméthisme. M. Borgeaud, A.: De l'emploi des serums préci- pitants dans la recherche de l’origine des viandes. M. Bugnion, E: Tube digestif du Xylocopa. — Cas de miméthisme. — Biskra et le Sahara algérien. — Bouche du Xylocopa. MM. Bugnion & horel: Pluie de chenilles. MM. Bührer & Dufour: Observations actinométriques en 1902. M. Chuard, E.: Contribution à la chimie des vins. MM. Chuard & Porchet: Action des sels de cuivre sur les végétaux. M. Corboz, F.: Contribution à la flore d’Aclens. M. Cornu, F.: Présentation d’un polypore. M. Dufour, H.: Etude photométrique de différents verres. — Insolation en Suisse pendant 10 ans. — Feux crépusculaires. MM. Dufour & Bührer : Observations actinometriques en 1902. M. Dusserre, C.: Propriétés absorbantes des sols arables. M. Dutozt, P.: Poids moléculaires à l’état liquide. M. Faes, H.: Mélange entomologique. — Emploi de l’acide prussique dans la lutte contre les insectes. — Pluie de chenilles. M. Felix, E.: Identité de la vaccine et de la variole. M. Forel, Auguste: Faune mytmécologique des noyers. — 228. — M. Forel, F. A.: Bois fossile. — Les glaciers vont-ils disparaitre? — Poussières éoliennes. — Origine des cendres volcaniques. — La pêche de la féra dans le Léman. — Fleur duPac MM. Forel & Mercanton: Feux crépusculaires. M. Galli-Valerio, B.: Répartition de Anopheles en Valais. — Notes biologiques sur les moustiques. M. Krafft, G.: La vie de la matière. M. Lugeon, M.: Géologie des Carpathes. — Pous- sières de la Martinique. M. Machon, J.: Pierres à écuelles de l'Argentine. — Grypotherium domesticum. — Opium et phagocytose. — Tempete de terre. — Le mäte. M. Maillard, L.: Formule baromètrique de La- place. — Constitution physique de l’atmosphère. : M. Martinet, G.: Fécondation et hérédité chez le trèfle. MM. Mercanton & Forel: Feux crépusculaires. M. Meylan, L.: Notice historique sur Lutry. M. Morton, W.: Notes sur l'élevage des Phyllies. M. Pelet, L.: Rôle de O et Co? dans la combus- tion. — Dosage volumétrique de la fuchsine. — Etude sur les inextinguibles. — Tirage des cheminées. M. Perrivaz, F.: Presentation de: Monstruosites végétales, Tableaux d'enseignement. M. Porchet, F.: Influence du Sulfatage sur la ger- mination des graines des céréales. MM. Porchet & Chuard: Action des sels de cuivre sur les végétaux. M. Rezss, R.: Sur l'absorption des rayons lumineux par les corps foncées. — Image latente des écritures à l'encre. M. Roessinger, R.: Géologie de la Lenk. M. Schenk, A.: Squelettes préhistoriques de Cham- blandes. M. Vautier, A.: Présentation de téléphotographies. M. Yung, E.: L’olfaction chez l’escargot. 18. Winterthur. 1902/1903. Naturwissenschaftliche Gesellschaft Winterthur. Vorstand : Präsident: Herr Dr. Jul. Weber, Professor. Aktuar : „ Edwin Zwingli, Sekundarlehrer. Onästor : „ Ed. Gamper, Apotheker. Red. der Mitteilungen: Herr Dr. Robert Keller, Rektor. Bibliothekar: Herr Dr. E. Seiler, Gymnasiallehrer. Übrige Vorstandsmite lieder : Herr Dr. E. Lüdin, Professor. „ Alb. Hess, Stadtkassier. Ehrenmitglieder: 2. Ordentliche Mitglieder: 63. Jahresbeitrag: 10 Fr. Vorträge und Mitterlungen : Herr Dr. A. Drunner: Phonograph und Grammo- phon. Herr Rektor Dr. Robert Keller: Demonstration zoologischer Schulmodelle. — Der Haselbuschwald am Südfuss der Alpen. Herr Prof. Dr. Jul. Weber : Initiative zur Aufnahme einer Quellenkarte. Herr Direktor Dr. S#erlin: Über plastische Chirur- gie. — Vorweisung von japanischen Schmetterlingen. Herr Sekundarlehrer Ædw. Zwingli: Otto von Guericke und seine Versuche. Herr Prof. A. Zäuptli: Mineralpseudomorphosen. Geologische Exkursion zur Besichtigung der Wildbachverbauung des Küs- nachterbaches, sowie der Gletscherablagerungen am Pfannenstiel, unter Leitung der Herren Dr. H.Frey und J. Weber. : Publikation der Gesellschaft: IV. Heft der „Mitteilungen“, enthaltend: Fünf wissenschaftliche Abhandlungen, Jahresbericht etc. 19. Zürich. Naturforschende Gesellschaft ın Zürich. (Gegründet 1746.) Vorstand für 1902/1904: Präsident: Herr Brot. Dr A Fans, Vize-Präsident: „ Prof. Dr. U. Grubenmann. Aktuar: Dr. Hescheler: Quästor : SOUDE Le Kronauer Bibliothekar : HI Bros Di ESS Chi. Beisitzer : Prof. Dr’ 7. Rudio! J. Escher-Kündig. Gesamtzahl der Mitglieder am ı5. Mai 1903: 263, davon Ehrenmitglieder: 20, korrespondierende Mit- glieder: 2 und ordentliche Mitglieder: 241. Jahresbeitrag für Stadtbewohner 20 Fr., für Auswärtige: 7 Fr. Zahl der Sitzungen im Berichtsjahre 1902/1903: 9. — 231 — Vortrige und Mitteilungen 5 Herr Dr. A. Ernst: Die oogamen Siphoneen. Herr Prof. Dr. A. Lang: Demonstration des Modells eines Papageischädels. Herr Prof. Dr. C. Keller: Asiatische und afrika- nische Zebuformen. Herr Prof. Dr. 7. Schinz: Demonstration von älte- ren und neueren Erwerbungen des botanischen Museums. Herr Prof. Dr. P. Weiss: Über den Ferromagne- tismus der Krystalle. Herr Prof. Dr. E. Bamberger : Über die Abhängig- keit der optischen Eigenschaften vom Molekulargewicht bei Nitrosokörpern und über die Wirkung von Krystal- lisationskeimen. Herr Dr. 7. C. Schellenberg: Wachstum und Orien- tierung bei unterirdisch wachsenden Pflanzenorganen. Herr Prof. Dr. U. Grubenmann: Von dem Meteoriten von Rafrüti (Kt. Bern). Herr Dr. X. Mescheler: Die ältesten Huftiere. Herr Prof. Dr. A. Heim: Die Wünschelrute des Quellensuchers. i Herr J. Escher-Kiindig: Cyrtopogon longibarbus, eine Raubfliege unserer Alpen. ‘Herr Dr. À. Bretscher : Die Wasserfauna von Orlikon. Herr Prof. Dr. A. Lang: Demonstration einer Serie neuer zoologischer Wandtafeln. Herr Prof. Dr. U. Grubenmann: Die massigen Ge- steine der Umgebungen von Tarasp. Herr Dr. P. Pfeiffer: Autoxydationen. Herr Prof. Dr. J. Früh: Der Löss bei Andelfingen. Publikationen der Gesellschaft: a) Der 47. Jahrgang der Vzerteljahrsschrift (508 pg.. 22 Tafeln und ı Porträt) mit 12 Abhandlungen, den Sitzungsberichten und dem Bibliotheksbericht für 1902, ——, 232 — sowie einem Mitgliederverzeichnis, abgeschlossen auf 31. Dezember 1902. b) Das Neujahrsblatt für 1903, verfasst von Herrn Prof. Dr. A. Weclenmann; es handelt über: „Die elek- trischen Wellen und ihre Anwendung zur drahtlosen Strahlentelegraphie nach Marconi.“ Die Druckschriftenkommission besteht aus den Prä- sidenten und Redaktor Herrn Prof. Dr. F. Rudio und den Mitgliedern Herren Prof. Dr. A. Heim und Prof. Dr. A. Lang. 20. Zürich. Physikalische Gesellschaft Zürich. Vorstand für 1903: Präsident: Herr Dr. A. Schweitzer. Vize-Pràsident: „ Prof. Dr. U. Seiler. Sekretär: 2. Dre K2 Schild: Quästor : » Dr. G. Grossmann. ARtuar : SA Risch. . Bibliothekar : „N Risch! Revisoren: „. Brot, Dr. BE. Luüdın. ». Dr. W. Schaufelberger. Zahl der Mitglieder am ı. August 1903: Ehren- mitglieder: 7. Korrespondierende Mitglieder: 2. Ordent- liche Mitglieder: 68. Jahresbeitrag für Zürcher 10 Fr., für Auswärtige 5 Fr. TE ER) Vorträge vom 1. August 1902 bis 1. August 1903. Herr F. Klingelfuss: Bau von Induktoren und Vor- führung der mit diesen Apparaten erzielten Wirkungen (mit Demonstrationen). „ "Prof. Dr. ©. Sezler: Mitteilungen ‚über Lade- schwingungen in rückstandbildenden Konden- satoren. „ Prof. Dr. L. Szlberstein: Ueber die Herleitung der Vergangenheit und Zukunft aus der Gegenwart. » Ing. A. Æirschz: Das ungleich belastete sternförmige Dreiphasenstromsystem. „ Ass. A. Risch: Die Druckkräfte des Lichts. » Prof. Dr. P. Weiss: Experimentelles aus der höhe- ren Optik (mit Demonstrationen). » Dr. X. Schild: Ueber magnetische Eigenschaften von elektrolytischem Eisen. „ Dr. J. H Smith: Ueber die Anwendung der Photo- metrie in der Photographie (mit Demonstrationen). » Ing. Dr. 7%. Lehmann: Entwickelung eines strengen Diagrammes des asynchronen Drehfeldmotors auf vektorgeometrischer Grundlage. » Prof. Dr. 7. Burkhardt: Mathematische Behandlung periodischer Naturerscheinungen. » Dr. £. Pinczower: Ueber den gegenwärtigen Stand der Atomistik. » Dr. O. Schmidt: Ueber alkalische Accumulatoren. » Dr. G Grossmann: Absolute Bestimmung der elektrischen und thermischen Leitfähigkeit einiger Kupfer-Zinn-Legierungen. Publikationen. Heft 3, 4 und 5 der „Mitteilungen“. STATO NOMINATIVO. JE LISTA DEI PRESENTI. Ospiti Stranieri. Prof. Dr. Heinrich Weber, Università, Strasburgo. Signorina Anna Weber, Strasburgo. Signorina Elena Bauer, Strasburgo. Prof. Dr. P: “Pavesi, Università; Pavia. Dr. R. Emden, Monaco (Bav.). Ing. A. Marchi, Parma. Signora M. Marchi, Parma. Prof. Dr. de Wilde, Bruxelles. Signorina de Wilde, Bruxelles. Prof. Dr. E. Schaer, Università, Strasburgo. Signora Schaer, Strasburgo. Dr. Schaer, Strasburgo, Prof. G. Bertoni, Livorno. Prof. A. Haller, Sorbonne, Parigi. Prof. Noelting, Mullhouse. Argovia. Custer, Fanny, Aarau. Dr. Fischer-Sigwart (Farmacista), Zofinga. Dr. E. Imhof (Phil.), Windonissa. Basilea. Dr. Ad. Burckhardt-Bischoff, Basilea. Prof. Kinkelin (Mat.), Basilea. Prof. Fr. Burckhardt, Basilea. Prof. Hagenbach-Bischoff, Basilea. Dr.. Aug. Hagenbach, Basilea. Prof. Dr. Riggenbach (Astron.), Basilea. Riggenbach-Iselin (Fis.), Basilea. Prof. Fritz Fichter (Chim.), Basilea. Bay, A. G., Cons. (Bot.), Liestal. Kôttgen, Fritz (Geol.), Liestal. Prof. H. Rupe (Chim.), Basilea. Dr. M. Ronus (Chim.), Basilea. Dr. H. Veillon (Fis.), Basilea. Berna. Prof. Dr. Ed. Fischer (Bot.), Berna. Prof. Dr. Th. Studer (Zool.), Berna. Prof. Dr. Strasser (Anat.), Berna. Signora Strasser, Berna. Prof. Dr. Moser (Mat. Fisica), Berna. Prof. Sidler (Fil.), Berna. Dr. Walter Volz (Zool.), Berna. Dr. Reber (Med.), Niederbipp. Friborgo. Ing. Gremaud Amédée (Inspecteur), Friborgo. | Dr. Bisig (Med.), Bulle. Ginevra. Paul Chenevard (Bot.), Ginevra. Edm. Flournoy (Geol.), Ginevra. Arnold Pictet (Zool.), Ginevra. Prof. Dr. Amé Pictet (Chim.), Ginevra. Madame Ame Pictet, Ginevra. Prof. Dr. Laskowski (Anat.), Ginevra. Prof. Charles Soret (Fis.), Ginevra. Pipe 236 POS Dr. F. Jules Micheli (Fis.), Ginevra. Thomas Tommasina (Scienze Fis.), Ginevra. Luc. De la Rive (Fis.), Ginevra. Dr. G. Darier (Chim.), Ginevra. Dr. Edoardo Sarasin, Ginevra. Prof. Maurice Bedot (Zool.), Ginevra. Madame Bedot, Ginevra. Madame Diodati, Ginevra. Prof. R. de-Saussure, Ginevra. Grigioni. John Hitz (Bot.), Davos. Lucerna. Dr. Schumacher-Kopp (Chim.), Lucerna. Neuchatel. E. Bauler (Chim.), Neuchâtel. Prof. Dr. R. Weber (Fis.), Neuchâtel. C. À. Philippin, Neuchâtel. San Gallo. Dr. G. Ambihl (Chim.), S. Gallo. Dr. H. Rehsteiner (Bot.), S. Gallo. Ticino. Dr. A. Pioda (Fil), Locarno. Dr. G. B. Pioda (Ministro), Locarno. Signora Maria Pioda, Locarno. Signora Franzoni-Pioda, Locarno. Prof. Mariani (Bot.), Muralto. Dr. Prof. Natoli (Geol.), Muralto. Prof. Ferri (Mat.), Lugano. Dr. Prof. Calloni (Zool.), Lugano. Sig. F. Merz (Ispett. forest.), Bellinzona. Sig. M. Pometta (Ispett. forest.), Faido. Sig. C. Albisetti (Ispett. forest.), Bellinzona. Sig. E. Freuler (Ispett. forest.), Lugano. Dr. A. Bettelini (Bot.), Caslano. Dr. Prof. Candia (Chimico), Bellinzona. Sig. M. Jaggli (Bot.), Bellinzona. Sig. G. Pedrazzini (Geol.), Locarno. Dr. Ettore Balli (Med.), Muralto. Dr. Luciano Bacilieri (Med.), Locarno. Cons. C. Poncini (Arch.), Ascona. Sig. Benedetto Balli (Chim.), Muralto. Sig. Lodovico De-Pedroni (Fisica), Muralto. Prof. P. Giugni (Bot.), Locarno. Sig. C. Orelli, Locarno. Dr. A. Fantuzzi, Locarno. Sig. Emilio Balli, sindaco, Locarno. Sig. Francesco Balli, Locarno. Cons. Simen (Cons. agli Stati), Minusio. Ing. E. Bazzi, Brissago. Prof. Borrini, Lugano. Avv. G. Respini, Cons., Locarno. Pres. B. Bonetti, Locarno. R. Mariani (Agr.), Muralto. Turgovia. Dr. Conte Zeppelin, Emmishofen. Vaud. Prof. A. Herzen (Med.), Losanna. Signora Herzen, Losanna. Signorina Herzen, Losanna. Dr. Prof. H. Dufour (Fis.), Losanna. Prof. Pelet (Chim.), Losanna. E 238 ESE Signora Pelet, Losanna. Signorina Gendre, Losanna. Dr. Amann (Chim.), Losanna. Signora Amann, Losanna. Prof. H. Blanc (Zool.), Losanna. Prof. Dr. Renevier (Geol.), Losanna. Prof. Dr. Wilczek (Bot.), Losanna. Col. J. J. Lochmann (Ing.), Losanna. Prof. Dr. Forel, F. A. (Geol.), Morges. F. Cornu (Chim.), Vevey. Zurigo. Prof. Dr. Geiser (Mat.), Zurigo. Signorina C. Geiser, Zurigo. Prof. Dr. K. Keller (Zool.), Zurigo. Prof. Dr. A. Kleiner (Fil.), Zurigo. Prof. Dr. A. Lane (Zool.), Zurigo. Signora Lang, Zurigo. Dr. M. Rikli (Bot.), Zurigo. Prof. Dr. C. Schrôter (Bot.), Zurigo. Prof. P. Weiss (Fis.), Délégué de la Société phy- sique de France, Zurigo. Signora Weiss, Zurigo. Dr. H. Ziegler (Fis.), Zurigo. Prof. Dr. J. Weber (Mat.), Winterthur. Prof. Dr. E. Lüdin (Fis.), Winterthur. Dr. Prof. Schenkel (Mat.), Winterthur. Dr. Prof. Seiler, Winterthur. Prof. Dr. F. Rudio (Mat.), Zurigo. Prof. P. Jaccard (Bot.), Zurigo. Signora Jaccard, Zurigo. Signorina Hedwig Kleiner (Fis.), Zurigo. Signorina E. Kleiner, Zurigo. Sig. A. Usteri (Bot.), Zurigo. IL. Mutations survenues dans le personnel de la Société. MM. MM. Mie MM. 1. Membres reçus à Locarno. A. Membres honoraires. Haller, Alb., D' prof. à la Sorbonne, Paris. Weber, Heinrich, prof. D', Université, Strasbourg. B. Membres réguliers (24). Albisetti, C., inspecteur forestier, Bellinzona. Bacilieri, Luciano, D" méd., Locarno. Balli, Ettore, D' méd., Locarno. Bazzi, E., ingen., Brissago. Bettelini, Arnoldo, D* ph. (bot.), Caslano. Candia, Camillo, prof. D' (chim.), Bellinzona. Ferri, Arnoldo, D' med., Lugano. Forster, Wilh., pharmacien, Soleure. Franzoni, Ettore, fonctionnaire-postal, Bâle. Grossmann, Gust., D' ingén., Zurich. Jäggli, Mario, étud. (bot.), Bellinzona. Kleiner, Hedwig, assistant (phys.), Zurich. Maillard, Gaston, méd. vétérinaire, Fribourg. Maillard, Louis, prof. à l’Université, Lausanne. Natoli, Rinaldo, D' prof. (géol.), Locarno. Pedrazzini, Giovanni (géol.), Locarno. de Pedroni, Lodovico, (géol.), Locarno. Pometta, Mansueto, inspect.-forest., Faido. Poncini, Charles, député au G® conseil, Ascona. Schweitzer, Alfred, D" ph., Privatdoc. (phys.), Zurich. Tommasina, Thomas, physicien, Genève. MM. Vogler, Paul, D' prof., St-Gall. Weiss, Pierre, D' prof. (phys.), Zurich. Zurlinden-Richner, Rud., fabric., Aarau. 2. Membres décédés. A. Membres honoraires (2). Année de Gladstone, 2). H.,: EAP RS" London. Wislicenus, Joh., D' med. et phil., prof. de Chimie, Leipzig. 1835 B. Membres reguliers (16). MM.* Andreazzi, Ercole, ingen., Lugano. 1837 Decher Otte, ph prof au Polytechn. (geod.), Zurich. 1845 Dufour, Charles, prof. D* hon. c. (phys.-meteor), Morges. 1827 Fleisch, Lucius, Dr. med., Arzt, Churwalden. 1869 Goll, Frdr., D' med., prof., Zurich 1829 Goumoëns de, Georges, ingén. de mines, Lonay s. Morges. 1840 Graf, Fréd., instituteur, Moudon. 1855 Kaufmann, Alfred, Dr., Gymn.- Lehrer (Zool.), Bern. 1857 Keller, Alex., Dr. med., Herisau. 1831 Tiechti, Raul, Br ph., Fror..der Kant.-Schule (Chem.), Aarau. 1843 Pestalozzi, Herm., Dr. med., Zürich 1826 Schaufelbüel, Ed., Arzt, a. Di- rektor, Baden. 1831 Annee de réception 1886 1882 1889 1896 1849 1900 1863 1893 1901 1894 1873 1866 1858 1867 Année de Année de naissance réception MM. Schuler, Friedr., Dr. med. h. c., a. Fabrikinsp. (Hyg.), Glarus. 1832 1896 Thiessing, John, Dr. phil, Re- daktor, Bern. 1834 1872 Thomas-Mamert, prof. de Chimie, Fribourg. 1866 1896 Westermaier, Max, D’ ph., prof. de Botanique, Fribourg. 1852 1896 3. Membres démissionnaires (21). MM. Barbezat, Paul Emile, anc. direct. des Ecoles, Neuchatel. 1824 1866 Dunant, Pierre Louis, prof., D* med., Genève. 1834 1865 Eblin, Bernh., Oberförst., Ilanz. 1870 1900 res, \dolt, Dr med., saran 7 1828 1853 Erey, Jakob, Dr. ph., Prof. Chur. 1900 Gosset, Ph., Ing., Wabern b.Bern. 1838 1880 Kronauer, Hs., Dr. ph., Zürich. 1850 1896 Lederrey, Vinc., Verwalter der: schw. landw. Versuchsanstalt Liebefeld b. Bern. 1846 1898 Lude, Alexis, prof. de Physique Lausanne. 1834 1862 Lüscher, Herm., Kfm., Grenchen. 1859 1883 Marchion, von, J. Fr., Valendas. 1857 1900 Mayer-Dahm, Karl, Chemiker, Güttingen. 1851 1896 Mezger, H. E., Direktor der schw. Nordostbahn, Zürich. 1851 1896 Mohr, Andreas, Pfarrer, Schleins. 1836 1900 _- 242 ==> Année de Année de naissance réception MM. Renfer, Adrian, Gymn.-Lehrer, 3 (Math.), Burgdorf. 1865 1898 Stebler De AC Zurich‘ 1852 1890 Steinitzer, Fritz, Dr., Handels- chemiker, Zürich. 1873 1902 Thomann, Hs., Dr. ph., Lehrer am Plantahof, Landquart. 1900 Weber, Friedr., Apoth., Zürich. 1840 1878 Zehnder, Louis, Prof., München. 1854 1890 Ziegler, Henri, Dr. phil, Che- miker, Zürich. 1857 1901 4. Membre ray& du Catalogue. M. Guglielminetti, E., Dr. med., Monte Carlo? III. Seniores de la Société. Date de naissance, MM. de Reynier, Leop., D'-méd., La Coudre. 1808 II novembre. Mayor, Aug.-F., Neuchâtel. 1815 24 juillet. Gabrini, Ant. D'-méd., Lu- gano. 1815 20 septembre. Oltramare, Gabriel, prof. Genève. 1816 19 juillet. Naville, Ernest, prof., Genève. 1816 13 décembre. Escher, ].-]., P: jur., juge, Zurich. 1818 18 fevrier. Lanz, Jos., D'-méd., Bienne. 1818 12 décembre. Wullschleger, Jak., anc. prof, Lenzbourg. 1818 18 octobre. Studer, B., senior, pharm., Berne. 1820 7 avril. Riggenbach - Stehlin, Fritz, Bale. 1821 II septembre. Stierlin, G., D'-méd., Schaff- house. 1821 2 novembre, Coaz, J., D'-phil., inspecteur federal en chef des foréts, Berne. 1822 31 mai. Favre, Louis, prof., Neu- chätel. 1822 17 mars. Riggenbach-Iselin, Alb., Bâle. 1822 24 février. Thury, Marc- Ant. prof, Genève. 1822 18 avril. Amsler, Jak., Prof. Dr, Schaff- house. 1823 16 novembre. 244 IV. Bienfaiteurs de la Société. La Confédération Suisse. 1863 1880 1886 1887 1889 1891 1893 1893 1893 1894 1805 1896 1897 1897 1897 1897 Legs du D" AI. Schläfli, Berthoud Legs du Dr J.-L. Schaller, Fri- bourg Don du Comite ann de Gene En Souvenir du Presid. F. Forel, Morges . Legs de Rod. Cai Unierscen (Berne). 3 Legs de J.-R. Koch Berne Ä Don du Comite ann. de Lausanne Don de L.-C. de Coppet, Nice Don de divers bienfaiteurs (voir «Actess de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes» de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir | «Actes» de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes» de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir | «Actes» de 1894 et 1895) . En Souvenir du Prof. Dr Léon Du Pasquier; Neuchâtel En Souvenir du Prof. D' Léon Du Pasquier, Neuchâtel Don du Prof. DFA Forel, Morges . Fondation Schlafli Capital inaliénable id. id. . | Fonds Koch Bibliothèque Capital inaliénable Commission des Glaciers id. id. id. Capital inalienable . \Commsision des Glaciers 500 500 — 245 — 1898 1899 1899 1900 1900 I90I 1903 Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes» de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes« de 1894 et 1895) - Legs du Prof. D' Alb. Mousson, Zurich MN N En Souvenir de Joh. Randegger, Topogr., Winterthour Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes» de 1894 et 1895) . Don de divers bienfaiteurs (voir «Actes» de 1894 et 1895) . D' R. à N., 20 cotisations ann. . | Commission des Glaciers id. Fondation Schläfli Capital maliénable . | Commission des Glaciers id. Capital inaliénable E Fr. 555 30 1000 300 55 305 TOO MM. Vi Membres à vie. Alioth-Vischer, Bale . Balli, Emilio, Locarno Berset, Ant., Fribourg . Bertrand, Marcel, Paris . Bleuler, Herm., Zurich Choffat, Paul, Lisbonne. De Coppet, L.-C., Nice. Cornu, Félix, Core près ui. Delebecque, A., Genève Dufour, Marc., Ladcanne Ernst, Jul.-Walt., Zurich Favre, Guill., Genève Fischer, Ed., Berne Flournoy, Edm., Genève Forel, F.-A., Morges. Geering, Ernst, Reconvillier . Gôldi, Emil-A., Para (Brésil) . Hagenbach-Bischoff, Bâle Neelting, Emilio, Mulhouse Pioda, Alfredo, Locarno Raschein, Paul, Malix Renevier, Eug., Lausanne . . Riggenbach-Burckhardt, Alb., Bale Rilliet, Albert, Genève . Rilliet, Frédéric, Genève depuis 1892 » 1889 1891 1886 1894 1885 1896 1885 1890 1885 1896 1896 1897 1893 1885 1898 1902 1885 1900 1902 1900 1885 1892 1885 1902 MM. Sarasin, Edouard, Genève. Sarasin, Fritz, Bale Sarasin, Paul, Bale Soret, Charles, Genève . ‚Stehlin, H.-G., Bäle . . Von der Mühll, K., Bäle depuis 1885 » 1890 » 1890 » 1885 > 1892 » 1886 ES 248 Al VI. Fonctionnaires. 1. Comité central. Zurich 1898-1904. i Nommé MM. Geiser, C.-F., prof. D’, Küsnacht-Zurich, pré- sident. 1808 Lang, Arn., prof. D’, Zurich, vice-président. 1893 Schröter, C. prof. D", Zurich, secrétaire. 1898 Kleiner, A., prof. D", Zurich. 1398 Mie Custer, Fanny, Aarau, cazsszer. 1894. 2. Bibliothèque. M. Steck, Th., D', Berne, bzblvothecavre. 1896 3. Comité annuel. Locarno 1903. MM. D: A. Pioda, président. Prof. G. Mariani, vice-président. Dr R. Natoli, secrétazre. C. Orelli, secrétaire. MM. MM. MM. Winterthur 1904. Weber, Julius, prof. D', Winterthur, président. 4. Commissions permanentes. A. Commission de la Bibliothèque. Studer, Th., prof. D", Berne, président. Forel, F.-A., prof. D', Morges. Steck, Th., D", Berne, bzblothecarre. Graf, ].-H., prof. D*, Berne, membre ho- noratre. B. Commisston des Mémoires. Lang, Arn., prof. D’, Zurich, président. Fischer, T., prof. D: Berne. Bedot, M., direct. du Musée d’hist. naturelle, ‘ Genève. Renevier, E., prof. Dr, Lausanne. Hagenbach-Bischoff, prof. D*, Bâle. Moser, Chr, pror Dr, Berne. Schinz El. pro Dr, Zurich. C. Commission de la fondation Schläftz. Heim, Alb., prof. Dr, Zurich, président. Forel, F.-A., prof. Dr, Morges. Blanc, H., prof. Dt, Lausanne, Fischer, L., prof. Dr, Berne. Studer, Th., prof. Dr, Berne. Nomme 1894 1899 1896 1896 1892 1886 1892 1893 1895 1902 1902 1886 1899 1894 1894 1895 == 250 _ D. Commission géologique. Nommé MM. Heim, Alb., prof. D*, Zurich, président. 1888 Favre, Ernest, Genève. 1888 Baltzer, A., prof. Dr, Berne. 1888 Renevier, E., prof. D", Lausanne. 1894 Grubenmann, U., prof. D", Zurich. 1894 Aeppli, Aug., prof. D’, secrétaire. 1894 a. Sous-commission houtllère. MM. Mühlberg, Fr., prof. D', Aarau, président. 1894 Letsch, E., D", Zurich, secrétaire. 1897 Heim, Alb., prof. D', Zurich. - 1894 b. Sous-commission geotechnique. MM. Grubenmann, U., prof. D', Zurich, président. 1899 Dupare, L, prof..Dr Geneye. 1899 Schmidt, C., proi DV Bale. 1899 Moser, R., ingenieur en chef, Zurich. 1900 N.B. Le president de la commission géologique assiste aux séances. E. Commission sismologique. MM. Billwiller, Rob., directeur de la Station mété- orologique fédérale, Zurich, président. 1878 Heim, Alb., prof. D", Zurich, vzce-presedent. 1878 Früh, J.-J. prof. D’, Zurich, secrétaire. 1883 Forster prois Da Berne, : 1878 De Torrente, A., inspect. forest., Sion. 1880 rs MM. MM. MM. — 251 — Soret, Ch., prof. D', Genève. Hess, Cl., prof. D", Frauenfeld. Riggenbach, Alb., prof. D", Bâle. Bührer, C., pharm., Clarens. Schardt, H., prof. Dr, Neuchatel. Harnuzzer Ch., prof. Dr Coice. Sarasin, Ch., prof. D', Genève. Forel, F.-A., prof. D’, Morges. F. Commission géodésique. Lochmann, J.-J. colonel, Lausanne, pré- sedent. Gautier, R., prof. D!, Genève, secrétaire. Rebstein, J., prof. D*, Zürich. Riggenbach, Alb., prof. Dr, Bale. Dumur, colonel, Lausanne, #1embre honoraire. Rosenmund, M., ingen., Berne. Wola tu pro DE Zune G. Commission des glaciers. Hagenbach-Bischoff, prof. Dr, Bale, 7és2- dent. 1 (1869) Coaz, J., insp. fédéral des forêts, Berne. Bleim, Ab prof Dr, Zurich. Sarasın, Ed., Genève. Lugeon, M., prof. D', Lausanne. Forel, F.-A., prof. D", Morges. Nomme 1880 1833 1896 1897 1897 1900 1901 1903 1883 1891 1888 1894 1887 1901 1901 1893 1893 1893 1893 1897 1898 MM. MM. MM. WSchroter ©, proi. D2 Zurich. MM. _ 252 —_ H. Commission limnologique. Zschokke, Fr., prof. D", Bâle, président. Forel, F.-A., prof. D", Morges. Sarasin, Ed., Genève. Duparc, L., prof. Dr., Genève. Heuscher, , prof D:, Zurich. Bachmann, Hs., prof. Dr., Lucerne. I. Commission des rivières. Brückner, Ed., prof. Dr., Berne, président. Heim, Alb., prof. Dr., Zurich. Duparc prof D Geneve FS. Commission des marais tourbeux. Früh, J.-J., prof. D', Zurich, président. K. Commission cryptogamique. Christ, H., D", Bâle, president. Fischer, Ed., prof. Dr, Berne, secrétaire. Schröter, (©, prot Di Zurich. Chodat, R., prof. Dr, Genève. Dufour, J., Dr., Lausanne +. Nommé 1890 1887 1892 1892 1894 1901 1893 1893 1893 1890 1890 1898 1898 1898 1898 1898 == 253 — L. Commission pour le Concilium bibliographicum. MM. Lang, Arn., prof. D’, Zurich, président. Schoch- ee E., Dr., Zurich, secre- faire. Bernoulli. J., D", bibliothécaire de l'Etat, Berne. Blanc, H., prof. D", Lausanne. Escher-Kündig, J., Zürich. Era APE prof, Di Berne. Steck, Th., Dr, bibliothecaire. Mino prof, DS, Geneyve, Zschokke, Fr., prof. D", Bâle. Nommé IQ0I IQOI 1901 1901 1901 1901 1901 1901 1901 COMMUNICAZIONI NELLE SEZIONI nel Le ER rar = Contribution à l'étude chimique des terrains volcaniques du Nord-Maremma (Toscana). (Composition des eaux thermales de ,La Perla“) par G. et E. Bertoni. (Communication lue à la Section de Chimie.) Chargé en 1900 par l’ingénieur Edouard Wittmann, sur demande de la Société Anonyme Générale des Bo- rax, d'entreprendre des déterminations sur la quantité d'acide borique contenue dans l’eau et la vapeur de certains puits de l’usine de Castelnuovo en Val di Ce- cina (Maremmes Toscanes du Nord), Jeu l'occasion de remarquer que, dans les minéraux extraits de ces puits extraordinaires, il y avait une grande oscillation d’acide borique lorsque des eboulements dans l’intérieur des puits venaient obstruer les couches du minéral boracique et les jets de vapeur détournaient la masse d’éruption. Me basant sur le fait que parfois les „fumaroli“ man- quent d’acide borique, j'abordais des études méthodiques sur les matières expulsées à l’extérieur avec la vapeur, dans le bùt d'apporter ma contribution soit à l’étude naturalistique et chimique soit à l’industrie, en facilitant la recherche de la ligne possible dans le triage des puits. Il ne s’agit pas de traiter ici une question dont l’etude exigerait des très longues recherches; aussi je me propose pour le moment, d’exposer les faits qui expliquent l’importance des premiers essais au point de vue de la ,ZY%etica“ locale. Pour fixer si l’on doit ou non continuer les re- cherches sur les ,soffioni“, il ne suffit pas, à mon avis, de connaître la quantité d’acide borique que les eaux et la vapeur contiennent, mais auparavant et surtout il faut analyser avec exactitude les différents éléments chimiques qu'elles renferment. » 17 Zeit 258 Bots Il est bon de noter que l’existence de certains ma- tières citées jusqu'à aujourd'hui dans le seul but d'une analyse complète ou de curiosité scientifique, à cause de leur faible proportion, peut offrir un renseignement précieux à la recherche des gisements et des points d’éruption de la vapeur du borax. D'après cette méthode, abstraction faite des résul- tats antérieurs acquis sur la composition chimique des eaux provenantes du terrain volcanique, j'ai entrepris une série de recherches. Je crois de quelque intérêt d'exposer a présent, les résultats obtenus sur les eaux thermales de la ,Perla“ lesquelles sont tout à fait dé- pourvues d'acide borique, quoique elles soient tout près du centre le plus important des „fumacchi“ boraciques. Elles contiennent au contraire, relativement au résidu fixe, une notable quantité de Strontium et de Barium (sans excepter le Litium, le Manganèse etc....) jamais trouvés dans les eaux et la vapeur de cette zone. !) Les notables quantités d'acide titanique rencontré dans les récentes analyses de quelques borax de l’Amé- rique et de l'Asie et la quantité de Rubidium et de Litium dans d’autres, me confirment toujours plus la nécessité de nouvelles et profondes analyses sur les eaux thermales de cette intéressante localité. Je suis si tellement convaincu de la rationalité de mon programme, que je me vois poussé par les résul- tats jusqu'ici obtenus, à procéder avec confiance (mal- grés la quantité du travail en partie déjà bien avancé) et je ne doute pas de pouvoir au plus tôt, présenter une rélation complète sur cette intéressante étude. Pour le moment je me limite à un bref resume. Bes eaux thermales 1LAa/Perla sont situees Sursla route Pomarance-Mont Cerboli-Castelnuovo (vallee Ce- cina), precisement la ou le torrent Possera coupe la 1) Raspe — Heilquellen- Analysen, Dresden 1885. — 259 = route en se dirigeant du còté de Morba. Elles sont perpétuelles et n'ont pas des variations sensibles de température. Leur composition chimique directement déduite de l'analyse, est résumée par le tableau suivant: Source | Source | Source | Source. S. Michel | S. Louis |S. Joseph | La Perla ; f Août 1902) 32° 430.2 46° 452.8 Hp \ Février 1903 | 30°.8 | 41°.6 | 432.6 43.8 à 100° | 6. ee de pour 10000 cc. | ” # 54 = 1 | » rouge Gm | 8.12 5.61 6.25 6.34 | CI Gm | 0.2062 | 0.2020 | 0.1990| 0.2017 STO » | 0.2490 | 0.2730 | 0.1710| 0.1720 COS » | 5.2440 | 3.4220| 3.5600 | 3.6600 5 Ba y | 0.0026 | 0.0029 | 0.0040 | 0.0040 = SE 5 0.0290 | 0.0370 | 0.0400 | 0.0410 È Ca y | 1.9610 | 1.3080 | 1.4700| 1.5140 COME Ë 0.5260 | 0.3390 | 0.1660| 0.1740 = È K » | 0.0462 | 0.0350 | 0.0460 | 0.0480 5 8 | Na „ | 0.9620 | 0.6750 | 0.8890 | 0.8990 N „ |traces | traces | 0.0008 | 0.0008 gua I Si y | 0.1600 | 0.1410 | 0.1790| 0.1840 SED HAI i O.0IIO | 0.0I120 | 0.0I00 | 0.0090 IGES Be à 0.0280 | 0.0150 | 0.0060 | 0.0050 © & Mn 7 traces | traces | traces | traces [av] o) 4 ) ” Faà » » ” © Bo ” En ” ” » S CO? libre » |T4.9980 | 4.7100 | 6.9300 | 8.3700 Gi CO? des bicarbonates ,, 3.8450 | 2.4920 | 2.6090| 2.6820 ES n — traces | 0.0340 | 0.0400 | N 3 0.3020 | 0.1600 | 0.2100| 0.2500 i O » | 0.0630 | 0.0250 | 0.0310 | 0.0300 Livourne sur Mer, 1903. Laboratoire de Chimie Générale et Technologique de la Royal Académie Navale. Contribution à l'étude des combinaisons de la benzoylglycine avec les aldéhydes. Par le prof. Jacques Bertoni. (Communication lue à la Section de Chimie.) Les composés qui se produisent par l’action des substances aldéhydiques sur la benzoylglycine, ont déjà été l’objet de nombreuses études, de la part des chi- mistes {). Mais aucun d’eux n’a jamais tenté de préparer les produits de condensation, que l’on peut obtenir par le mélange de l’acide benzoylammidoacétique avec d’au- tres aldéhydes, comme les aldéhydes nitrobenzoïques, le furfurol, le chloral etc.... Il m'a partant paru utile, a cause de l’intime relation de ce sujet avec les études dont je m'occupe depuis longtemps?), de faire des nou- velles recherches. Comme les premiers résultats offrent un certain intérêt, je les résumerai ici fort en abrégé, en me reservant de revenir sur l’importante sujet, mais avec un plus grand nombre de faits. Mon but serait non seulement d'obtenir de nouveaux corps, mais surtout d'illustrer les différentes périodes des réactions qui ont éveillé une vive polémique parmi les chimistes et de rechercher la constitution des pro- 1) Littérature : Plöchl — Berl. Ber. XVI 2815 — XVII 1183 — XIX 3167. Hofmann — Berl. Ber. XIX 2554. Erlenmeyer — Berl. Ber. XIX 2576 -- XXV 3445 — Liebig’s Annalen Tome 275 I" partie. Rebuffat — Gazz. Chimica XVII 232 — XIX 38. Wein — Berl. Ber. XXVI 1690. ?) G. Bertoni — Produits de condensation des aldehydes nitro- benzoiques avec les Phenols etc. — Gazzetta Chimica Italiana 1890. —. ui = duits formés. Je ne saurais exclure de mes études d’exa- miner si ces nouveaux corps sont susceptibles d’une transformation ou application utile. De même, par exemple, que l’on passe de l’acide o-oxiphénylpropiolique au moyen de l’ebullition par l'eau, à l’o-nitrophenylacetylene qui par l'oxydation de son sel cuprique, produit le dinitrodiphenylacétylène, et celui-ci forme par une intérieure transposition atomi- que (par l'acide sulfurique concentré), le -diisatogene lequel, réduit, nous donne enfin l’indigo bleu, l’on peut bien présumer qu’on obtiendra l’indigotine de l'acide ortonitrophénossacrylique (préparable avec H CI sur la lactimide de l’acide benzoylammidoortonitrocinnamique). En faisant réagir à chaud une solution d’acide benzoy- lammidoacétique dans un excès d'oxyde acétilique avec l’aldéhyde benzoique, Plöchl obtient un composé cristal- lisable en aiguilles jaunes qui, séparé et dépuré fond à 164°—165°, doué d'une faible réaction alcaline et soluble dans l'alcool bouillant, peu dans l’éther, pas du tout dans l’eau, que l’on représente avec la formule: 1) C2 Hs O; Na Si l’on distingue deux phases dans cette réaction, la première nous donnerait l'acide benzoylimmidocinna- mique 2) CH 03 N qui est un produit direct de l’addition de l’aldehyde benzoique avec l’acide benzoylammidoacétique, avec éli- mination d’eau 3) CCC CIE CO NH CLAC ONE = Cie His ON + H0, corps, qui, au contact de l’oxyde d’acétile avec perte d'une molécule d’eau, produirait l’anydride de l'acide lui-même 4) Cie His O3 N COIN = C35 Hs O; Na + Ha 0 — 262 — La formule de constitution de l’acide énoncé, a-ben- zoylimmidocinnamique serait CHE cH 5) SNC GEL CH COOH En rechauffant en suite l’acide même, dans des tuyaux fermés, au contact de l’ammoniaque, Plöchl ob- tint un composé 6) Cie Hi N, O, auquel il donne la formule structurale C, HS CH 7) erre IRSA CH.NH.CO.GH; NH Co et le nom: lactimide de l'acide benzoyldiammidoidro- cinnamique. En étudiant après l’action de l’aldéhyde salicilique dans l’acide benzoylammidoacétique, agissant aussi par l’aldéhyde benzoique avec un fort excès d'oxyde acéty- lique etc...., Plöchl et Wolfram obtinrent un produit représenté par la formule primitive: 8) Cao H4 N, O; qu'ils expliquent par le schema: Zu 263 Zee ce serait enfin Tanydride de l’acide benzoylimmido- cumarique. Cette anydride se montre en aiguilles jaunes, fusibles à 160° et elle se divise en deux molécules de l'acide benzoylimmidocumarique cristallisé à plusieures reprises par l'alcool ou acide acétique CH IO) Ce sn: COOH Par la perte d’eau cet acide se transforme dans l’anydride interne c’est-à-dire dans la benzoylimmidocu- marine CH CH | 11) ON ICONE VO CH GO qu'on obtient rapidement à cause de l’action de la chaleur sur une solution acétique de l’anydride ipote- tique, fusible à 160°, acidulée par quelques gouttes d'acide chlorhydrique concentré. L’anhydride se pré- sente en aiguilles fusibles à 170°—171°. Rebuffat qui reprit cet étude d’après les recherches ‘de Plôchl, est d’avis que dans la réaction il en sortirait deux composés isomères : 12) Cie Hu NO; la benzoylimmidocumarine @ et l’a-benzoyllactimide de l'acide cumarique CH CH OH CH CH 13) BNACOACÉEMO I 14) CH | CNICORGHE CO CO SEE 264 Pier Le premier produit de Plôchl n'est donc que la brute benzoylimmidocumarine, au lieu de l'hypothétique anhydride (aiguilles jaunes fusibles a 160°). Rebuffat lui-même dans le but de mieux étudier la réaction, recommenca la préparation du produit de condensation de l’aldéhyde benzoique, avec l'acide ben- zoylammidoacétique, et il constata que la juste formule pour le composé décrit par Plòchl est la suivante: 5) Cie Hi O, N laquelle serait le résultat de l'élimination d’une mole- cule d’eau de l'acide correspondant 16) Cie His Os N et non pas 17) Ca He O; No Il conclut enfin que les produits de condensation des aldehydes avec l'acide benzoylammidoacétique, sont des composés ammidiques qu'on pourrait bien réduire par élimination d’une molécule d’eau, dans les lactimides correspondantes; la réaction se ferait donc à parité de molécules. Des recherches ultérieures faites par M. Erlenmeyer ayant trait à l’action de l’aldehyde benzoïque sur l’acide benzoylammidoacetique, ont confirmé l'opinion de M. Re- buffat, de la réaction à parité de molécules. Il vérifia que la lactimide de l’acide benzoylcinnamique 18) CRÉRON dont la formule structurale est la suivante: C,H; CH 19) N (È HET N C O . C, IE co est produite selon cette réaction EN 265 se C,H a CE, C: B O cH i; 20) Br == ab CAEN eo, er. COOH laquelle par Elimination d’eau, fournit la formule prece- dente 19. Après cette note sur la littérature concernante le sujet, je dirai des nouveaux composés que j'ai obtenu. Furfurol et acide benzoylammidoacétique. Des quantités équimoléculaires d'acide hyppurique et furfurol fürent d'abord prudemment réchauffées avec un léger excès d’oxyde d’acetile, jusqu'à leur complète dissolution; on les porte après à la température d’ébul- lition de l’anydride acétique. Presque incolore d’abord, le mélange prend ensuite une couleur jaune-orange et enfin un ardent rouge-sang. On le laisse refroidir et alors il se transforme dans une masse cristalline volumineuse, qui séparée du li- quide rougeätre dont elle est imbibée, gagne l'apparence d'une substance souple filforme, d’un jaune brillant avec splendeurs de soie. On dépure la masse en la pressant entre du papier buvard, on la fait ensuite bouillir dans l’eau pour la délivrer de toute trace d'acide hyppurique. On la fait tarir entre du papier et à l'air; enfin on la cristallise par l'alcool éthylique, dans lequel elle est assez soluble a chaud. Voilà les résultats obtenus (après l'avoir desséchée à la température ordinaire, jusqu'à poids constant et dans le vide, en présence de CaCl?), par l'analyse ele- mentaire : — 266 — Calculé pour la formule Trouve CPL NO: C— 7029 Cort El= 3970 H= 3.97 N 25485 N — 6.03 O = 20. 10 Le point de fusion de ce nouveau compose est a 167°. Les chiffres exposées me conduisent à admettre que la réaction entre l'acide hyppurique et le furfurol se fait comme MM. Rebuffat et Erlenmeyer jun. ont observées et soutenues dans les mêmes cas. L’équation pourrait être exprimée comme suit: EN H EE He oe nee Il Il | Pie Gr Godi = Il Il | | HCSCHIC NICO. He I / CS Il s'agirait partant de la lactimide de l’acide ben- zoylammidofurfurilacrilique, acide qui n'est pas encore connu, mais sur lequel je donnerai bientôt quelques notices. En effet, la lactimide présumée traitée par KO H en solutions médiocrement concentrées, par une faible chaleur, se dissout complètement avec le temps. De cette solution par les acides dilués l’on précipite une substance incolore, qu’on peut obtenir bien cristallisée par un mélange à chaud d’alcool et d’eau, ayant un point de fusion plus élevé que pour la lactimide em- ployée. Elle fond donc à 204°, tandis que la supposée lactimide fond à 167°. De même, j'ai obtenu des produits analogues par condensation des aldéhydes nitrobenzoïques avec l'acide ge 267 Les hyppurique, dont les caractères physiques principaux sont: Benzoylglycine et aldéhyde métanitrobenzoïque. — Aiguilles jaune-faible; point de fusion 172°; solubles dans le chloroforme et dans l’acétone. Benzoylglycine et aldéhyde paranitrobenzoïque. — Cristaux d’un jaune très charge; point de fusion 229°. Benzoylglycine et aldéhyde ortonitrobenzoïque. — Cristaux soyeux d’un jaune très faible; point de fu- Sion: 1332. i Les analyses élémentaires me conduiraient à con- siderer ces nouveaux trois composés comme des lacti- mides des acides benzoylammide- (0. m. p.) nitrocinna- miques, c'est-à-dire pour la formule C,, H,, Ns O, ; NO? VA LG ONCE ar co D'un intérêt tout special est la préparation du com- posé suivant: Benzoylglycine et Chloral. On obtient la réaction en chauffant à bain-marie dans des tubes scellés et pour dix heures consécutives, des quantités équimoléculaires de benzoylglycine et chloral, au contact de l’anydride acétique. Il en résulte une solution jaune-orange, qui devient par la suite d’un rouge-sang, et une masse solide qui se dépose. L’acide hyppurique et le chloral non combinés exportés par de l’eau bouillante, on arrive à séparer une substance solide que l'on purifie par cristallisation des solutions éthérés et alcooliques. —- 268 — Le nouveau produit, que j'appelle acide benzoylim- midotrichlorocrotonique, se présente en masse cristalline d’aiguilles groupées en étoile d’un beau orange, et fu- sible près de 196°, avec décomposition. La réaction pourrait être représentée par l'équation: CE EC, re HN CO.GH cH Os — EN CO CCE EC H COOH CH COOH L'étude complète de ces composés formera l’objet d'une nouvelle communication. Livourne sur Mer, 1903. Laboratoire de Chimie Générale et Technologique de la Royal Académie Navale. Forstliche Vegetafionsbilder aus dem südlichen Tessin. Von Forstinspektor B. Freuler in Lugano. (Mit 18 vom Verfasser aufgenommenen Photographien auf 9 Tafeln.) Einleitung. Kaum dürfte es in der Schweiz eine andere Gegend geben, in der bei gleichem Raume die forstlichen Vege- tationsbilder so reichhaltig und so interessant wären, wie im Sottoceneri, d.h. dem südlich vom Monte Ceneri gelegenen Teile des Kantons Tessin. Die Ursachen, welche diese Reichhaltigkeit bedin- gen, werden wir hauptsächlich suchen müssen in dem wilden gebirgigen Charakter des Landes, in dem Um- stande, dass der Sottoceneri sämtliche forstlichen Höhen- regionen umspannt (von 230 m. ü. M. bei Vacallo bis 2226 Piz Camoghe), in den klimatischen Verhältnissen mit ihren bedeutenden Sonnen-, Wärme- und Nieder- schlagsmengen; ferner in den grossen Unterschieden in der Zusammensetzung der Gesteinsunterlage, welche eine verschiedene forstliche Flora bedingt, endlich in den vielgestaltigen landwirtschaftlichen Verhältnissen. Mehr als anderswo in der Schweiz, ist im südlichen Tessin das Leben des Landmannes mit der Existenz der Waldbäume verbunden. Diese Wechselbeziehung mani- festiert sich in den verschiedensten Formen und beein- flusst dementsprechend den Charakter der Landschaft, wie sich dies in den Erläuterungen zu den Bildern er- geben wird. == 270 = Erläuterungen zu den Bildern. Taf. I, Fig. 1. Kastanienselve. Was vor anderem der sottocenerinischen Land- schaft ihren eigenartigen Zauber verleiht, das sind die Kastanienselven. Man stelle sich nur einmal vor, ein Parasit zerstôre in einem Jahre die sämtlichen Selven des Sottoceneri und jedermann wird zugeben, dass mit der Selve auch ein grosser Teil der Poesie des südlichen Tessins verschwunden ware. Kastanienselven sind grössere Verbände in hain- artigem lichtem Stande erwachsener Kastanienfrucht- bäume, die fast ausnahmslos gepflanzt und veredelt sind. Sie liegen fast durchweg in der nàheren Umgebung der Dôrfer, das Kulturland umsäumend. Bald bedecken sie in weitestem Masse das Öffentliche Weidland, bald ist ihr Vorhandensein strenge ans Privatland gebunden. In vielen Talschaften sind sie reines Privateigentum, in anderen sind sie in der Hauptsache Eigentum der Bür- gergemeinden. In letzterem Falle ist jeder Kastanien- baum mit roter Farbe numeriert und jede Birgerfamilie erhält gegen Bezahlung einer kleinen Taxe eine Anzahl Bäume zur Nutzung angewiesen. In anderen Gemeinden steht heute noch jedem Bürger das „Jus plantandi“ zu, d. h. das Recht, auf den öffentlichen Weiden, sei es unter bestimmten Bedingungen, sei es in schrankenloser Frei- heit, Kastanienbäume zu pflanzen, die des Pflanzers Privateigentum bleiben. Von diesem Rechte macht der Tessiner Bauer noch heute im weitesten Masse Gebrauch. Die Selve liefert dem Bauer Früchte, Brenn-, Nutz- und Bauholz, Stallstreue und Weide. Je nach den ört- lichen Verhältnissen und denjenigen des Eigentümers, überwiegt die eine Nutzung an Bedeutung die andere, oder sie sind alle gleich wichtig. Sicher ist, dass noch lange nicht immer die Produktion der Früchte den Wert einer Selve ausmacht. Ja, dieses Moment kann so in Freuler, Forstl. Veget.-Bilder a. d. südl. Tessin. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel I. Fig. 2. Palina (Kastanien-Niederwald) bei Gentilino, westlich von Lugano-Paradiso; 380m i. M. Tonschiefer. Fig. . Kastanienselve bei Gentilino, westlich von Paradiso (Lugano); 370m i. M. Tonschiefer. 2 271 =— den Hintergrund treten, dass es der Eigentümer nicht einmal der Mühe wert findet, die Früchte zu sammeln. Der Ertrag an letzteren ist sehr grossen Schwan- kungen unterworfen und wird beeinflusst von der Sorte, vom Wetter, von der Höhe über Meer, von der Frucht- barkeit des Bodens; ferner dem Umstande, ob die Bäume im Schlusse oder im Freistande erwachsen. Ein ausgewachsener Baum im Freistand, in mittlerer Lage und auf fruchtbarem Boden liefert nach Angabe der Unterförster Pelloni und Caratti jährlich ungefähr 400 Kilo grüne Kastanien. Bei den Bäumen, die im Schlusse er- wachsen, geht der mittlere Jahresertrag zurück auf 30 bis 50 Kilo. Ueber den Geldertrag der Kastanienselven des südlichen Tessin hat VON SEUTTER !) Erhebungen gemacht. Er kommt dabei zu folgenden Resultaten: Der Gesamterlös per Hektare und Jahr an Früchten, Holz und Streue beträgt im Mittel a) bei Selven unter 700 m. ü. M. Fr. 235. — b) » » über 700 » Do SD » 117. — Die Kastanienselven, deren der Sottoceneri nach VON SEUTTERS Statistik ungefähr 4000 Hektaren besitzt, sind das grosse, unverwüstliche Bauholzmagazin des sotto- cenerinischen Bauern. Die Selve ist ihm, was dem Nord- linder der Tannenwald, nur befriedigt sie sein Holz- bedürfnis in viel vollkommenerer Weise, als dies der tadelloseste Tannenwald tun kônnte. Das gesamte Holz- werk der Gebäulichkeiten des sottocenerinischen Bauern besteht gewôhnlich aus Kastanienholz. Nur in unter- geordnetem Masse verwendet er für Bauzwecke auch Pappel-, Eichen- und Nussbaumholz. Auch zu allen möglichen Nutzgegenständen verarbeitet er das Kasta- nienholz. Die Kastanienselve ist ferner der unentbehrliche Lieferant von Stallstreue. Der Getreidebau ist im süd- 1) A. VON SEUTTER, Kastanienselven. Schweizerische Zeitschrift für Forstwesen, Jahrgang 1895. lichen Tessin eine unrentable Kultur und scheint es immer gewesen zu sein; deshalb ist hier sein Anbau auf das unumgänglich notwendige Minimum einge- schränkt. Da es infolgedessen dem Bauer an Stroh fehlt für die Stallstreue, greift er zum dürren Laub der Kastanienselve. Nichtsdestoweniger scheint es sicher zu sein, dass die Kastanienselve heute im Leben der tessinischen Dörfer nicht mehr die Rolle spielt, wie früher. Unter- förster Pelloni berichtet darüber in sehr anschaulicher Weise folgendes: „Vor wenigen Jahrzehnten, als die Eisenbahnen noch nicht gebaut waren, war die Kastanie der Reis und das Getreide unserer Dörfer. Die Kastanie . wurde sorgsam gepflegt, und nicht mindere Sorgfalt entfaltete man bei der Wahl des Edelreises. Sehr be- deutend war der Kastanienkonsum in der Familie; zu jener Zeit bildete die Kastanie ein wichtiges Nahrungs- mittel; heute betrachtet sie der Bauer nur noch als Dessert. Zu Martini (11. November) herrschte in den Dörfern die Sitte der „Ruspada“, d. h., den Armen war es gestattet, in den Selven die noch herumliegenden Kastanien zu sammeln, und man konnte sicher sein, dass die braven Leute erbärmlich wenig sich aus dem Schnee herausscharrten. Wie steht es heute? Mancherorts geht über ein Drittel der Kastanien zu Grunde, weil niemand sie sammeln will. Ueberdies ist zu beachten, dass früher nur selten Kastanien verkauft wurden; denn in den Dörfern war der Hunger und das Elend ein häufiger Gast; da war man froh um die Kastanien; denn zu Reis und Mehl langte es damals nicht. Heutzutage wird ungefähr die Hälfte der Ernte nach auswärts verkauft, teils in grüner, teils in gedörr- ter Form. Was nicht verkauft wird, dient in der Haupt- sache zum Mästen der Schweine. Viele lassen die Kastanien zu Mehl mahlen, mit welchem sie ein schwarzes Brot backen. Dasselbe — 273 — schmeckt süss und bildet das Entzücken der Kinder- welt. Noch ist es nicht lange her, da bedienten sich die Dorfschmiede und Schlosser der Kastanienkohle in ihren Werkstätten; heute ist dieselbe fast völlig durch die fossile Kohle verdrängt worden.“ Das horizontale Verbreitungsgebiet der Kastanien- selve umfasst sämtliche Gemeinden des Sottoceneri. Sie fehlt auf dem Dolomit, ferner in den Ebenen der Wild- bäche Cassarate und Vedeggio (Frostlöcher), wie über- haupt in allen ausgesprochenen Frostlagen. In vertikaler Richtung entwickelt sie sich von 230 m. ü. M. (Vaccallo) an aufwärts. Ihre obere Grenze steigt und fällt mit der Höhenerhebung der Ortschaften. In Südlage geht sie im hohen Malcantone bis 1000 m., in Indemini bis 1060 m., im Collatal bei Albumo und Corti- ciasca bis 1100 m. In Ost- und Westlagen bleibt sie im allgemeinen bei ungefähr 800 m. ü. M. stehen. In einzelnen normalen Exemplaren steigt die Kastanie auf dem Generoso bis 1180 m., am Monte Boglia-Bellarma bis 1260 m. über Meer. Taf. I, Fig. 2. Die Palina. Das Wort Palina stammt von palo — Pfahl. Der Tessiner versteht darunter einen Kastanien-Ausschlag- wald, welcher Rebstützen produziert. Die Palina erfordert einen sehr nährstoffreichen Boden; denn im mageren Boden entwickeln sich die Kastanienstockausschläge krumm. Die Umtriebszeit be- wegt sich je nach den örtlichen Verhältnissen zwischen 8 bis 15 Jahren. Der Kahlhieb ist bei ihnen Regel. Noch sei erwähnt, dass im südlichen Tessin der Kastanienpfahl -und die Kastanienstange weitaus das wichtigste Rebstützmaterial bilden. Zur Zeit verwenden viele allerdings auch die Robinie, und wieder andere in ganz bescheidenem Umfange — nach Angabe des Unterförsters Vassalli — auch die Eibe. 18 — ‘274. — Taf. II, Fig. 3. Buchen-Meriggie. Eine regelmässige Begleiterscheinung der lichten Buchen-Weidwaldungen sind die sogen. Meriggi, d. h. Schattenplätze für das Vieh. Während der umliegende Buchen-Ausschlagwald in gewissen Zwischenräumen immer wieder abgeholzt wird, sorgen die Gemeinden andererseits dafür, dass die Me- riggi stets unberührt bleiben. Berücksichtigt man letz- teres, und vergegenwärtigt man sich das tessinische Buchen-Idealklima, bedenkt man, wie reichlich der Meriggio durch das in seinem Schatten ruhende Vieh gedüngt wird, so erklären sich ohne weiteres die er- staunlichen Dimensionen der Meriggiobuchen und ihr wundervoller Wuchs. Von mancher Seite ist schon die Befürchtung aus- gesprochen worden, dass über kurz oder lang die herr- lichen Buchen-Meriggi, diese Kleinodien der sottoceneri- nischen Alpen, verschwinden werden. Diese Befürchtung ist durchaus unbegründet; denn wie in den vergangenen Jahrhunderten, so ist heute noch der Tessiner mit Sorge darauf bedacht, dass die infolge hohen Alters eingehenden Meriggi rechtzeitig durch die Bildung von neuen ersetzt werden. Gibt es doch überall Meriggi aller Altersklassen. Bei der Gründung neuer Meriggi verfährt der Tes- siner nach dem einfachen Rezept seiner Vorfahren. Kommt ein Alpwald zum Schlag, so werden, bevor mit dem Schlag begonnen wird, ein oder auch mehrere Teile desselben, deren Bodengestaltung sich als Schattenplätze empfehlen, in Bann gelegt, und der Meriggio ist gebildet. Der abgebildete Meriggio liegt im hohen Malcan- tone bei 1400 m. ü. M. Taf. Il, Fig. 4. Buchen-Alpwald. Sehr charakteristisch für das Gebirge des südlichen Tessin sind die Buchen-Alpwaldungen oder Buchen-Weid- lad Freuler, Forstl. Veget.-Bilder a. d. südl. Tessin. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel II. “BR: 4 Der « ZURICH 0 Fig. 3. Buchen-Meriggio bei der Alp Nisciora im hohen Malcantone; 1400 m ii. M. Glimmerschiefer. | Fig. 4. Buchen-Alpwald von Bogno bei Alp Cottino (Collatal); 1450m i. M. | Hornblendeschiefer. waldungen, was ebenso zutreffend ist. Mit wenigen Aus- nahmen bildet er im sottocenerinischen Hochgebirge über- all den obersten Waldgürtel. Seine oberste Grenze ist in den verschiedenen Talschaften grossen Schwankungen unterworfen. Oberhalb Indemini und im Caneggiotal geht er in normalen Beständen und in reiner Südlage bis 1550 m. ü. M., in vereinzelte Bäume aufgelöst bis 1595 in Indemini, und 1635 im Caneggiotal. Auf dem Generoso geht er bei Südexposition nicht über 1430 m. hinaus. Auf Nordabhängen erreicht er in normalen Beständen seine oberste Grenze bei 1500 m. in Indemini und auf dem Monte Boglia; bei 1640 im Collatal (Boc- chetta di San Bernardo). Auf der Kette des Monte Lema bewegt sich seine oberste Grenze auf der Ostab- dachung zwischen 1370 und 1440 m. ü. M., auf der West- abdachung dagegen steigt sie bis 1520 m. Auf der Cima di Noresso (Gemeinde Cimadera im Collatal) liegt seine oberste‘ Grenze in Westexposition bei 1650 m.; ganz in der Nähe steigt er auf italienischem Gebiete in reiner Südlage in einem geschlossenen Bestande bis 1700 m. Der Buchen-Alpwald ist durchweg dem intensivsten Weidgang unterworfen. Man könnte ihn ebensogut als eine mit Buchen bestockte Weide definieren. Da gibt es keine „weiten Buchenhallen“, sondern der Wald ist aufgelöst in einzelne Individuen oder kleine Horste, die alle bis auf den Grund dicht belaubt sind, ja geradezu ihre dichteste Belaubung am Fusse aufweisen und nicht in der Krone. Zwischen den Bäumen und Baumgruppen liest die offene Weide. Nicht nur die Ziege, sondern auch das Grossvieh frisst das junge, zarte Buchenlaub mit besonderer Vor- liebe. Es hat dies zur Folge, dass die Buchenstock- ausschläge und Samenpflanzen sich nicht schlank und normal entwickeln, sondern buschförmig (siehe die Figur), ähnlich wie die bekannten „Geissentannli“. Auch schreitet ar 7 vl . ES 276 ut: infolge des Viehverbisses das Wachstum dieser Büsche nur äusserst langsam vorwärts. Nach vielen Jahren wird endlich der Buchenbusch so gross, dass aus seiner Mitte eine Rute wachsen kann, die das Vieh mit seinem Maule ficht mehr erreicht. Aus der Rute entwickelt sich nachher der Stamm, dessen Fuss immer von einer Ro- sette verfressener Stock- und Wurzelausschläge um- saumt bleibt. Taf. III, Fig. 5. Waldbäume um Alphütten. Fast ausnahmslos, wo immer das Klima es gestattet, findet man im südlichen Tessin in der Nähe der Alp- hütten und um die Hütten der Maiensässe Schatten- bäume von tadelloser Schönheit. Bald sind es Bäume von nur einer Art; noch häufiger ist es indessen eine Mischung von Arten. Auf unserem Bildchen sind es Buchen; an anderen Orten sind es Nussbäume (Alp Bolla 1150 m. ü. M., Alpen des Monte Caprino, Alpen des Generoso u. s. w.); wieder anderswo begegnen wir Bergahornen und Ulmen, Mehlbeerbäumen, Vogelbeer- bäumen, Stechpalmen (Generoso, Pieve Capriasca, Monte Boglia), Silberweiden (hoher Malcantone und Collatal bis 1240 m. ü. M.), Birken (Malcantone u. s. w.), Schwarz- pappeln (Generoso bei 1150 m. i. M.), Schwarzerlen (Collatal und Sonvico), Eschen (überall), Kirschbäumen (überall bis 1260 m. i. M.), Linden (Generoso bei 1174 m. ù. M.) und Rosskastanien (hoher Malcantone bei 1187 m. ù. M.). Taf. III, Fig. 6. Die Bergkiefer. Dieser Waldbaum — es ist Prnus montana, var. un- cinata — ist deshalb interessant, weil er im Sottoceneri nur ein kleines, scharf umgrenztes Verbreitungsgebiet hat, das streng an die petrographische Unterlage ge- bunden ist. Freuler, Forstl. Veget.-Bilder a. d. südl. Tessin. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel III. Fig. 5. Buchen-Schattenbäume um Alphütte Pianca, westlich von Novaggio; 1070 m ü. M. Glimmerschiefer. Fig. 6. Bergfôhre (Pinus montana var.uncinata) nördlich von der Alp Bolla im Gebirge der Denti della Vecchia; Dolomit. — 277 — Unser Bergföhrenwald beginnt in der Nähe der Alp Bolla, ungefähr 1!/ km. nördlich von Monte Boglia und zieht sich von da nordöstlich gegen die Denti della vecchia — Cime di Noresso und Fojorina und dann hin- unter zur Bocca di San Bernardo. Es ist ein Streifen von ungefähr 6'/s km. Länge, der im Mittel nicht breiter als 50—100 m. ist. An einer einzigen Stelle misst er etwas über 500 m. Die Bergföhre stockt hier in beiden Wuchsformen ausschliesslich auf Dolomit. Sie scheint die Sonnenseite der Schattenseite vorzuziehen. Mit der Höhenerhebung nimmt die aufrechte Wuchs- form ab, und in den höchsten Regionen von ungefähr 1600 m. aufwärts beherrscht überhaupt die Latschen- form allein das Feld. Ihre vertikale Verbreitung bewegt sich zwischen 935 m. (oberhalb Villa und Cadro) und 1813 m. (Cima di Fojorina). Bis 1700 m. ist sie gemischt mit Buchen, von da an bildet sie reine Bestände. Ihr Hauptfeind ist die Ziege. Taf. IV, Fig. 7. Der Oelbaum. Nichts dürfte die Milde und Eigenartigkeit des sottocenerinischen Klimas besser dokumentieren, als die Tatsache, dass der empfindliche Oelbaum (Olea europaea) seit Alters mit Erfolg an den Ufern des Luganersees angebaut wird. Wie seltsam kontrastiert doch dieser Baum mit seinen weichen Formen, den milden, lichten Farben, der durchsichtigen, zarten Belaubung zu der umstehenden schwarzgrünen, kraftvollen, in tropischer Ueppigkeit strotzenden Kastanien und Eichenflora! Ganz und gar heimisch fühlt sich der Oelbaum unter unserem Himmel jedenfalls nicht. An Wärme fehlt es ihm zwar nicht, wohl aber leidet er augenscheinlich Mangel an Sonne. Er treibt seinen Stamm nicht senkrecht in die — 278 — Hôhe, sondern er wächst fast überall dem Süden, der Sonne entgegen. Fast all’ die zahllosen Oelbäume zwischen Castagnola und Gandria sind gegen Süden geneigt. Abgesehen von dieser Erscheinung, die überdies. nicht ohne zahlreiche Ausnahmen ist, wie dies viele Oel- bäume in Melide beweisen, wächst jedoch der Oelbaum hier völlig normal. Er erreicht normale Dimensionen ; so misst beispielsweise ein Oelbaum oberhalb Cassarate in Westexposition: 13,5 m. Höhe und 207 cm. Umfang ı m. über dem Boden. In warmen Jahren reifen seine. Früchte, aus denen sich Oel gewinnen lässt. Ja es steht wohl ausser Zweifel, dass er bis in die neueste Zeit der Oelgewinnung halber kultiviert wurde. Mit dem Bau der Eisenbahnen kam indessen das Oelpressen hier immer mehr ausser Brauch, und wenn heute noch etwa im Sottoceneri Olivenöl-Eigengewächs produziert wird, so geschieht dies nur ausnahmsweise. Das billige italienische Olivenöl hat die sottocenerinische Oelindu- strie vernichtet. Nichtsdestoweniger wird der Oelbaum heute noch kultiviert. Er ist, obwohl seine Früchte nicht mehr gesammelt werden, immer noch ein sehr rentabler Baum. Man pflegt ihn jetzt seiner Zweige wegen, mit welchen um die Palmsonntagszeit ein schwungvoller Handel ge- trieben wird. Es hängt dies mit dem Volksglauben zusammen, wonach der von der Kirche eingesegnete Oelzweig dem Hause Friede und Glück bringt. Wer diesen Glauben teilt, und das dürfte wohl die Mehrheit des hiesigen Volkes sein, kauft sich vor dem Palm- sonntag einen Velzweig, lässt ihn am Palmsonntag in der Kirche einsegnen und befestigt ihn dann zu Hause über dem Kamin oder sonstwo. | Besonders lebhaft gestaltet sich der Handel mit den Oelzweigen am Quai von Lugano. In kleinen Schwärmen schwimmen sie um die Zeit des Sonnenauf- ganges daher, die Barken von Gandria und der Val ‘MEM ‘Nn We) ‘S[230133N]y sap [eJuozios ‘erenoso wi 81019 div dop ‘HNUOSIEIZEID ‘SUEUJSOM-PRS “Nn wu00S 199 9UNH Jap 19q (wnyofinbr xa211) awjedyas4s ‘8 ‘314 (0ueSN] ‘A 'Ipıgu) o[[euesin gleyaago wnegloo 'L 314 "AI ISJeL ‘CO6I OUILOOT ‘JEU ‘09 ‘AJ "008 NY *UISSAI *]pns

URLATO GESTIONE o den do u NEE AE / l EN F TORA ti sy Cr. ! 7 — 319 — Vor dem letzten Weiler des Tales, Ronco, tritt uns an einer steilen, sonnigen, flachgründigen Halde zum letzten Male bei ca. 1470 m. eine Pflanzengesellschaft mit stärkerem südlichen Anklang entgegen, wie bei Airolo und Ossasco, besonders schön durch die üppigen blühenden Rasen der lärchenblättrigen Miere (Alsine laricifolia) und oekologisch bezeichnet durch Galium rvubrum, Phleum Boehmeri und Festuca ovina var. glauca (Anmerkung IV am Schluss). Der Wald, der nun beinahe reiner Lärchenwald geworden mit einzelnen eingesprengten Fichten, senkt sich jenseits Ronco mehr und mehr zur Talsohle herab und bald umfängt uns sein Schatten. Die Bodendecke ist nun (es ist alter, dichterer, feuchterer, Wald), ein Vaccinietum und Callunetum, mit der unvermeidlichen Begleiterin der alpinen Facies dieses Ericaceenbestandes: Calamagrostis Halleriana!). Eine kleine sumpfige De- pression zeigt uns genau dieselbe Gesellschaft wie unten jenseits Ossasco, und die Fettmatten, die uns beim Austritt aus dem Wald bei Prato 1570 m. begrüssen, tragen den- selben Charakter wie bei Villa. Endlich, bei sinkender Nacht (denn der Botaniker braucht von Airolo bis hieher mindestens 6 —7 Stunden!), erreichen wir das gastliche Hospiz von All’ Acqua, bei 1605 m. am Saume eines ausgedehnten prächtigen Lärchen- } waldes gelegen. Hier empfieng uns 1901 der alte wackere CLEMENTE FORTI, ein Charakterkopf, der hielt, was er versprach: man war primitiv aufgehoben, aber der Greis tat, was er konnte, aufs beste unterstützt von seiner herzensguten Frau. Zwei Jahre spàter war der gute Alte nicht mehr da: beim Holzfällen war er von einer mächtigen Lärche erschlagen worden; er hatte iv seinem Sohne den ganzen Betrieb hinterlassen ; derselbe !) Ferner Arnica, Solidago virgaurea, Pirola rotundifolia i) Campanula barbata, bis 60 cm. hoch; auch Galium rubrum reich noch hier herauf (ca. 1530 m.). — 320 — führt nun mit seiner jungen Frau die neu erbaute treffliche Pension, neben der die alte primitive Hütte immer noch benützt wird. IL. Von All’ Acqua 1605 m. zur Griespasshöhe 2550 m. Siegfried-Atlas, Blatt 491 und 499. Bei Tagesanbruch verlassen wir das gastliche Hospiz, begleitet von einer ganzen Schar von Trägern, um über Val Corno, Valdösch-Pass und Griestal zu den Tosa- fällen zu wandern; diese Variante wurde uns von kun- diger Seite als botanisch interessanter bezeichnet, als der begangenere Weg über den S. Giacomo-Pass. Beide Male verliessen wir All’ Acqua unter strömendem Regen: es machte seinem Namen alle Ehre! Der oberste Teil des Bedretto-Tales bis zum Val Corno bietet wenig Interessantes, wenn er auch land- schaftlich nicht ohne Reiz ist. Wir wandern bald aut weichem, freilich stellenweise stark wasserzügigem Weide- teppich durch lichten Lärchenwald, mit einzelnen Pracht- gestalten!), bald über die offene Weide, die den trivi- alen Charakter der tessinischen Nardus-Wüste zeigt?), 1) Herr Robert Froebel hat hier an einer alten Lärche einen mäch- tigen Hexenbesen gefunden, was zu den Seltenheiten gehört. Er ist auf Tafel 4 nach einer Photographie von Herrn Froebel abgebildet. ?) Wir notieren als Bestandteile dieser Weide, 1680—1730 m., Alp Manigolo: Nardus dominierend, viel Luzula multiflora var. ni- grescens und Hieracium pilosella, Thymus serpyllum, Silene rupestris und nutans, Poa Chaixii, Veronica fruticans und offi- cinalis, Juniperus nana, Geum montanum, Phyteuma betonicae- folium, Arnica montana, Lycopodium selago, Crepis aurea, Tofieldia calyculata, Potentilla aurea, Campanula Scheuchzeri, Carduus defloratus var. rhaeticus, Cirsium spinosissimum, Lotus corniculatus, Trifolium Thalii, pratense und repens, auf dem Weg die Poa annua var. supina, ferner Hypericum quadrangulum, Antennaria dioica, Alchimilla alpina, Galium asperum, Leon- todon hispidus und autumnalis, Gnaphalium norvegicum, Viola Thomasiana. Schrôter & Rikli, Excursion ins Bedretto etc. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel 4. pete ERUNNERE 4 Hexenbesen an einer Lärche bei All’Acqua im Bedrettotal, ca. 1605m, (Aufn. v. Rob. Froebel.) besät mit Kolonieen von Vaccinietum mit Poa Chaixii, und unterbrochen durch die dunkeln Büsche von Juniperus Nana. Oder wir winden uns durch eine Urgebirgsblock- landschaft, wo alle Blöcke mit der gelben Geographie- flechte (Lecidea geographica) als kalkarm etiquettiert sind, wo blühende Alpenrosenbüsche (Rh. ferrugineum) die Lücken füllen, die kalkfeindlichen Sölene rupestris, Rumex acetosella und Achillea moschata (Iva) den Felsgrus be- siedeln und die frischgrünen Büsche des Allosurus crispus, unseres kalkfeindlichsten Farnkrautes, sich um die Blôcke drängen. Die Alp Manigolo (oder Manigorio), deren Hütten bei 1730 m. gelegen sind und deren Weiden von 1730 bis 2360 m. sich erstrecken, gehört einer Genossenschaft (Patriziato) von Sobrio (Livinental), wird von dieser selbst betrieben mit 85 Stück Grossvieh, 70 Ziegen und 200 Schafen befahren und fabriziert den bekannten Fett- käse des Bedretto. Die Alpwirtschaft spielt im Tessin eine wichtige Rolle; nach der von Prof. MARIANI bearbeiteten Stati- stik!) besitzt der Kanton 465 Alpen, auf welchen wäh- rend der Alpzeit 1536 Männer und 950 Frauen be- schäftigt sind; es werden 23584 Stück Grossvieh, 33510 Ziegen, 7824 Schafe, 3853 Schweine und 203 Maultiere und Esel gesömmert und dabei Milchprodukte im Wert von Fr. 1,165,915 produziert. Der Betrieb und die Ge- bäulichkeiten sind meist sehr primitiv; früher war der Mangel an Ställen ein Hauptübel, das durch die eifrigen Bemühungen des kantonalen landwirtschaftlichen Vereins bedeutend abgenommen hat; immerhin sind noch 63 Alpen, also ca. !/7 ganz ohne Ställe. 1) General-Statistik der 465 Tessiner Alpen, bearbeitet von Prof. G. MARIANI, aus Auftrag des landw. Kantonal-Vereins und publiziert durch den schweizerischen alpwirtschaftlichen Verein. Solothurn, Zepfelsche Buchdruckerei 1901. — 322 — Alp Manigorio gehört zu den bessern; die stattliche Sennhütte ist in zwei Abteilungen geteilt, und ein grosser Stall beherbergt das Vieh. Der übliche Mist- sumpf um die Hütte mit seiner Lägerflora (Rumex al- pinus, Urtica dioica, Galeopsis Tetrahit, Poa annua — kein Senecio cordifolius !) fehlt natürlich auch hier nicht. Oberhalb dieser Alp tritt allmählich der Baum- wuchs zurück; in der Talmulde finden wir die Lärchen- grenze bei ca. 1860 m. (ganz vereinzelt daselbst noch eine Krüppelfichte), an den Gehängen geht der Wald bis ca. 1900 m., die einzelnen versprengten Lärchen- Vorposten bis 2000— 2100 m. Den Nordhang beherrscht jetzt die Alpenrose, am Südhang fehlt sie fast völlig, dafür tritt das Vaccinietum auf. Die Alpweide wird hier, unterhalb Cantina di Cruina, besser; Nardus tritt entschieden zurück, so entsteht eine gute „Milchkrautweide“ mit viel „Adelgras“ (Plantago alpina!); Leontodon pyrenaicus und Phyteuma hemisphaericum, zwei hochalpine Humikole, bewohnen die trocknen Polster. Von der Alp Cruina, Patriziatalp von Osco bei Faido, passieren wir zwei Hütten: Cantina di Cruina bei 1907 m. und Foppa bei 2026 m. Zwischen beiden fällt uns, mitten in der Urgebirgsflora, die kalkliebende Sesleria coerulea auf einem Glimmerschieferblock auf: die H Cl-Probe zeigt Aufbrausen, also kalkreichen Glimmer! der sofort durch die Sesleria angezeigt wird. Die Flora wird reicher !?) 1) Ferner auf dieser Weide: Crepis aurea, Poa alpina var. vivipara, Leontodon pyrenaicus, Phyteuma hemisphaericum, Euphrasia alpina, Cardamine resedaefolia, Trifolium Thalüi, Sagina Linnaei. Ferner als erste Vorboten der Schneetälchenflora : Cerastium trigynum und Arenaria biflora. 2?) Zwischen 1900 und 2000 m. beobachten wir: Silene acaulis, Artemisia mutellina, Sedum atratum, Erigeron uniflorus, Senecio incanus, Saxifraga oppositifolia, Linaria alpina var. unicolor, k À x hi Bei der Hütte Valle Foppe zweigt nach rechts der Nufenenpass ab, nach links führt unser Weg zum Val- dösch-Pass; zwischen beiden schiebt sich das Massiv des Nufenenstocks ein. Der nun folgende Aufstieg über das ziemlich steile Gehänge von östlicher und südlicher Exposition, von 2026 m. bis ca. 2200 m. (Hütte der Alp Corno) bietet uns reichen Wechsel von Standortsbedingungen und Pflanzenformationen. Die ebenen Stellen bedeckt der kurzrasige hochalpine Typus der Milchkrautweide auf Urgebirge, wo Ligusticum simplex neben Ligusticum mu- tellina seine trüben Schirme breitet, Luzula lutea, ihre weissgelben Aehrchen schaukelt, Poa alpina vivipara oft dominiert. In feuchten Mulden und an schattigen Lagen treffen wir die ersten Vorposten der so konstanten Ge- sellschaft des „Schneetälchenrasens“: Salix herbacea, „der kleinste Baum der Erde“, erzeugt ihre dichten Holzrasen, Alchimilla pentaphyllea füllt die Lücken mit ihren roten Trieben, Chrysanthemum alpinum schmückt sich mit weissen Sonnen, die Soldanellen hängen ihre zerrissenen Glöck- chen auf. Die trockenen Humuspolster besiedelt eine andere Gesellschaft: das Curvuletum, der Bestand der Carex curvula, eine der verbreitetsten Formationen des Urgebirges, meist etwa von 2300 m. an, hier schon etwas tiefer, bei 2100 m. beginnend. Zu ihr gehören: Leontodon pyrenaicus, Phyteuma hemisphaerium, Avena versicolor, Veronica bellidioides, Senecio incanus. Mit dem Curvuletum vicarisiert eine andere humicole Formation, die Zwergstrauchheide, die alpine Ersatzform der mine- ralfliehenden Hochmoorflora, einen Trockentorf erzeu- gend: Azalea procumbens breitet ihre blumenbesäten Tep- piche aus, Empetrum nigrum reift die schwarzen Beeren an Luzula lutea, Agrostis rupestris, Veronica bellidioides, Carex Goodenovii, Carex frigida und foetida, Ranunculus pyrenaeus, Ligusticum mutellina, Bellidiastrum (1980 m.), an quelligen Stellen Saxifraga stellaris und Arabis bellidifolia. — 324 => heidekrautähnlichem Gezweige, Arctostaphylos alpina legt seine Spaliere über die Felsblôcke, die Heidelbeere schmückt sich mit frischem Grün und Gletscherweiden verfilzen das Geäst ihrer greisen Zwergstöcke über dem Boden (Salix retusa und serpyllifolia). An steilern trok- kenen Stellen des Felsgehänges beginnt der Horstseg- genrasen sich einzustellen, mit den dichten Horsten von Carex sempervirens, mit Senecio Doronicum und Pedicularis tuberosa, mit Aster alpinus und Anemone sulfurea üppige Wildheuplanggenrasen bildend. Und endlich fehlt an den Felsstufen die Felsflora nicht: die klebrige Primel zieht ihre rotleuchtenden Diademe um die Felsenstirnen!), der gegenblättrige Steinbrech làsst seine Ranken über die Absätze hängen (Saxifraga oppositifolia), die dichten Polster des gefurchtblättrigen Steinbrechs (Saxifraga exarata) sitzen in den Spalten, und gelb leuchten die Blütenmassen des Hungerblümchens (Draba aizoides). So sehen wir hier auf kleinem Raum sechs bis sieben verschiedene Formationen sich durchdringen und in ihrem raschen Wechsel die Mannigfaltigkeit der Be- dingungen veranschaulichen. (Vollständige Liste siehe Anmerkung V am Schluss.) Unterdessen sind wir allmählich, stets steigend und sammelnd, zur Alphütte Corno gelangt, dem obersten Staffel der Alp Foppa, sehr klein und primitiv, bei ca. 2200 m. gelegen. Es ist Mittag, und die Hütte nimmt uns zu willkommener Rast auf. Statt eines Mittagschläfchens machen wir einen Abstecher an den steilen felsigen Südabfall des Nufenengrates, direkt nördlich von der Hütte; eine reiche Ausbeute lohnt uns auf diesen wun- .derbar üppigen Wildheuplanggen mit kalkhaltigem Unter- grund’). Die Rasenbänder tragen eine halbmannshohe 1) Herr stud. BALLY entdeckte hier eine noch nicht beschriebene Abnormität dieser Art mit kronartigem Kelch, 2) Vollständige Liste siehe Anmerkung VI am Schluss. — 325 — Vegetation in vollster Blitenpracht: das Blau des Alpen- vergissmeinnichts, das intensive Dottergelb des Schoten- dotters, das Violett üppiger Alpenaster, der grauliche Pelz des behaarten Habichtskrautes, das Silberweiss riesiger Büsche der Edelraute, das brennende Rot der Gras- nelken, der Schnee besonders üppiger Edelweisstauden: das alles tònt zu einem wunderbaren Farbenkonzert zusammen, das in seiner Wirkung noch gesteigert wird durch die Aufregung der hibschen Kletterpartie, die begeisterten Zurufe der sammelnden Schar bei jedem neuen Funde, die wilde landschaftliche Szenerie und das Leuchten des Schnees, der in diesem Hochtale im Jahre 1903 noch überall seine Decke ausbreitete, während bei unserer ersten Reise, zu derselben Jahreszeit, nur noch ganz vereinzelte Schneeflecken sichtbar waren. Besonderes Interesse verdient von diesen Funden die Armeria alpina, die schòne Grasnelke; CHRIST (Pflanzen- leben der Schweiz, S. 353) sagt von ihr: , Armeria alpina mag als das spezielle Wahrzeichen des Südabhangs der Gotthard- und Adulaberge gelten, denn sie kommt nur — aber hier ziemlich verbreitet — in den alpinen Höhen des obern Tessin bis zum Gries westlich, bis Zaportalp östlich vor, mit zwei Vorposten im Bergell und bei Poschiavo. Weiterhin findet sich das reizende Blümchen, dessen hellrosenrote Köpfchen über den grasartig-dichten Blattrasen nicken, auch im Piemont und jenseits des Ortlerkamms im tirolischen Ultnertal bis zum Baldo wieder“. | Prachtvoll entwickelt sind die Felsenspaliere des Rhamnus pumila; von einem Punkt aus einer Spalte entspringend, schmiegen sich die vielfach gewundenen Aste dem Felsen fest an, in allen Vertiefungen und Ein- senkungen durch die Lichtscheu fest eingepresst, den Fels mit einem dichten grünen Blätterkleid überziehend. Wir fanden hier Stöcke, deren Hauptstamm ca. 4 cm. Durchmesser hielt und mindestens 60 Jahre alt war! — 326 — Bemerkenswert ist auch, dass mit der Cypressen- wolfsmilch auch ein sie befallender Rostpilz (Uromyces Pisi) bis hier herauf steigt (2250 m.); als zweiter Wirt käme, nach frdl. Mitteilung von Dr. H. C. SCHELLEN- BERG, nur etwa Lathyrus pratensis in Betracht, der ja noch in grosser Höhe vorkommt (2100 m.). Nun geht es von der Hütte aus über weite begraste Flächen mit Schneetälchenrasen, Curvuletum und Zwerg- strauchheide gegen den Valdösch-Pass hin, der sich zwischen Nufenenstock und Grieshorn Öffnet. Zu den schon unten angeführten Bestandteilen dieser hochalpinen Rasen, die sich hier von 2200 bis 2400 m. erstrecken, kommen noch hinzu: die kalkfeindliche Pe- dicularis caespitosa, die schönen Rasen von Armeria, ferner Luzula spicata, Gentiana nivalis, Elyna scirpina, Hieracium piliferum und H. glaciale, Gnaphalium carpathicum ; ferner der für Tessin neue Ærigeron alpinus var. intermedius. Zwischen den massenhaft vorkommenden Saxifraga androsacea und Seguieri fand sich vereinzelt auch der Bastard, der ausserdem aus dem Avers bekannt ist. Die Passhöhe besteht aus einem mit Moränen- und Gehänge-Schutt gefüllten Taltorso. Wir waren beide Male hier vom Wetter wenig begünstigt, 1901 von strö- mendem Regen eingeweicht, 1903 bei Schneegestöber und schneidendem Winde vor Kälte zitternd; während 1901 der Weg grösstenteils schneefrei war, war 1903 zu derselben Jahreszeit noch von 2300 m. an alles unter Schnee begraben. Die Moränenflora erweist: sich als ziemlich reich: die rötlichen Polster der Androsace glacialis schmücken das öde Gestein; Campanula cenisia spinnt ihre Ranken zwischen dem beweglichen Felsschutt durch (im Juli 1901 in vollster Blüte reichlich zu finden, 1903 nicht eine Spur zu sehen). Die prächtige Saxifraga biflora bildet Polster, von denen lange, dunkle Ranken ausgehen, mit tiefpurpurnen Blüten besetzt, mit besonders breiten PPT RENE NE Petalen; Arabis coerulea erhebt ihre kleinen bläulichen Trauben über den Schutt und Elyna scirpina besiedelt zur Ruhe gekommene Stellen mit ihren dichten Polstern. Eine hübsche Ueberraschung bereitet uns jenseits der Valdösch-Passhöhe der plötzlich aus dem Nebel auftauchende kleine See, der durch das Eis des Gries- gletschers gestaut ist, mit schwimmenden Eisbergen, ein Märjelensee im kleinen. II. Das Griestal und das oberste Formazza; vom Griespass (2550 m. bis) zu den Tosafällen (1675 m.). (Siegfried-Atlas Blatt 494 und 495.) Von der Griespasshöhe öffnet sich ein weiter Blick über ein mattenreiches aber waldarmes Hochtal, das Griestal, dessen Gehänge auf beiden Seiten hoch hinauf von prachtvollen, aber steilen Wildheuplanggen schön begrünt sind. Im Hintergrund schliesst die Kette des Basodino den Blick ab; von dem kühnen Turm des Tamierhorns verfolgen wir den Grat bis zum Basodino (3276), dem blendenden Herrscher des Gebietes. In der Talsohle liegen unter uns die Häuschen der einzigen Alp (Bettelmatt) !) und weiter unten das Sommerdörfchen Morasco (Morast). Wir sind im obersten Teilstück einer etwa 80 Kilo- meter langen, höchst bedeutungsvollen Talfurche, des !) Diese Alp gehörte nach STEBLER (Das Goms und die Gomser, Zürich 1903, p. 92) früher den Gemeinden Niederwald und Blitzingen im Oberwallis, wurde aber dann an die Pommater verkauft. Auf der westlich über Bettelmatt am Hohsandbach gelegenen Hohsandalp fand Hr. stud. BALLY später die seltene Saponaria lutea. Diese Art der westlichen Südalpen (Grajische Alpen, Cogne, Südhang des Monte Rosa) hatte bisher ihren östlichen Standort auf Alp Ciamporino auf der Südseite der Alpen des Binntals. Der neue Standort auf Hohsandalp liegt zirka 20 km. weiter nordöstlich. Dieser Fund gehört zu den westlichen Einflüssen, die sich bis zur Grenzlinie des Tocetales geltend machen. pare 328 SE Toce- oder Tosatals, das bei Pallanza in den Langen- see mündet. Bis Riale, wo sich Griesbach und Laüb- bach zur Tosa vereinigen, erstreckt sich das Griestal; von Riale bis Unterwaldo (oder Foppiano 890 m) heisst es Formazzatal oder Pommat; von dort bis Domo d’Ossola Val Antigorio, dann bis zur Mündung des Anzascatal Valle d’Ossola; die letzte Talstrecke bis zum Langensee führt keinen besondern Namen. Ethnographisch und historisch ist das Pommat von Bedeutung als eine jener uralten germanischen Koloni- sationen am Südhange der Alpen: die Einwohner sind deutschsprechende Oberwalliser, und haben ihren Dialekt, ihre Gewohnheiten und z. T. auch die Bauart der Häuser ihrer ursprünglichen Heimat mit grosser Zähigkeit fest- gehalten. Die Ortsnamen sind ursprünglich deutsch; daneben findet man überall die offiziellen italienischen Namen der topographischen Karte. Pflanzengeographisch stellt die Talfurche Pommat- Antigorio eine wichtige Scheidelinie dar; hier endet nach CHRIST von Osten her das insubrische Gebiet, und es wird der westliche Einfluss deutlicher. CHODAT und PAMPANINI lassen ihre „Massifs cristallins centraux“, welche die Tessiner Alpen, Gotthard-Massiv etc. um- fassen, nach Westen ebenfalls im Tocetal aufhören. Das Tal gliedert sich bis zu den Tosafällen in fünf Stufen: Vom Griesgletscher, dessen Rücken die Wasser- scheide bildet, fällt der Hang steil ab zum ersten Boden, demjenigen von Bettelmatt, 2100 m.; dann verengt sich das Tal bis zum „Walliserbiela“ bei 1850 m., unterhalb desselben liegt der zweite Boden; bei Morasco oder Morast 1780 m. folgt die weiteste, dritte Ebene, eine vierte bei Reale bei 1710 m. und endlich die letzte, fünfte, vor den Tosafällen bei 1675 m. Die „Klusen“ oder steilen Absätze tragen jeweilen Alpenerlengebüsch mit Karfluren. NS RACE SACS CM et UE ap. o AO to | ri 7 20% = x ? Der Reichtum des Tales an Mähwiesen bedingt eine mannigfaltige Flora; dazu kommen interessante Sumpfwiesen im Ueberschwemmungsgebiet des Gries- bachs, auf den sandigen und schlammigen Alluvionen der „Bödeli“ ; ein monographisches Studium des Tales dürfte sehr lohnend sein. Der Abstieg durch die herrlichen blumenreichen Matten gestaltete sich zu einem wahren Feste für die wandernde Botanikerschar! Die obersten Gehänge bis Bettelmatt 2550— 2100 m. sind mit Horstseggenrasen (Carex sempervirens) begrünt, bald blau von Alpenvergissmeinnicht, bald gelb von Helianthemum oelandicum oder der alpinen Urgebirgs- form des Wundklees (Anthyllis vulneraria var. affinis Brittinger) oder, an feuchteren Stellen, von Berghahnen- fuss (Ranunculus montanus), bald rot von Armeria alpina oder blau von Viola calcarata'). Ein unerwarteter, seltener Fund überraschte uns: Anemone baldensis, nur in wenigen Exemplaren ungefähr in der Mitte des Steilhangs von R. entdeckt. Diese seltene Hochgebirgspflanze der Pyrenaeen und Alpen war bisher nur vom Monte Viso bis zum Simplon be- kannt; von da klaffte eine Lücke in ihrem Verbreitungs- bezirk bis zu den Bergamaskeralpen. Der Fund im obersten Formazzatal, an die Verbreitung im Simplon- gebiet sich anschliessend, verringert diese Tessinerlücke um ein beträchtliches?). Auf dem Bachgeröll bei Bettelmatt treffen wir an einem besonders tiefen Standort bei 2100 m., offen- 1) Ausserdem: Festuca violacea, Silene acaulis, Androsace chamaejasme, Gentiana campestris, Oxytropis campestris, Belli- diastrum, Lotus corniculatus, Geum montanum, Cirsium spino- sissimum etc. 2?) Vergl. PAMPANINI, Essai sur la géographie botanique des Alpes et en particulier des Alpes Sud-Orientales. — Fribourg 1903. Tafel IX, 131. RO bar herabgeschwemmt, den Gletscherhahnenfuss (Ranun- culus glacialis). Bei der Hütte des ,,Walliserbiela* 1950 m. (der Name ist eine deutliche Erinnerung an die Herkunft der Bewohner aus dem Wallis!) durchwandern wir einen Al- penerlenbestand, der von prachtvollen „Karfluren“ durch- setzt ist. Man versteht darunter lockere Bestànde aus hohen Stauden, wie sie im Humus der ,Kare“ sich bilden. Von der Wiese unterscheiden sie sich durch den Mangel eines geschlossenen Rasens. Es ist eine Vegetation von fast tropischer Ueppigkeit, in der der Wanderer oft förmlich verschwindet. Zwischen den Alpenerlen grüsst uns die liebliche Rose der Alpen (Rosa alpina); auf ihren Früchten schimmert goldig ein Rostpilz (Caeoma Rosarum, der Aecidiumzustand des Phragmidium fusi- forme J. Schröt.). Ueberall nicken die weissen Sträusse des Alpenknöterichs, oft genug schwarz untermalt durch den verheerenden Brandpilz; die feinblättrigen halbmanns- hohen Büsche der Alpenberglinse tragen reiche gelbe Blütentrauben; das hohe Laserkraut breitet die grüne Wolke seiner feinzerschnittenen Blätter über den Boden; wie Raketen schiessen die stolzen Thyrsen des Germer empor; protzig strahlen die gelben Sonnen des dick- blättrigen Kreuzkrautes, und mühsam arbeiten sich die duftenden Purpurköpfchen des niedrigen Männertreu empor; allen voran aber leuchten die schneeweissen Kelche der Trichterlilie, die in graziösem Schwung ihre hohen Stengel neigt!). 1) Alnus viridis, Rosa alpina mit Caeoma Rosarum, Poly- gonum alpinum mit Sphacelotheca Hydropiperis, Phaca alpina, Laserpitium panax, Veratrum album, Senecio Doronicum, Ni- gritella angustifolia, Paradisia liliastrum; ausserdem: Chaero- phylum Villarsii, Nigritella suaveolens, Geranium sylvaticum, Phyteuma betonicaefolium, Peucedanum ostruthium, Anthyllis vulneraria, Oxytropis campestris. Vom ,Walliserbiela“ bis Morasco 1950—1750 m. wandern wir über einen zusammenhängenden, wunderbar reichen Wiesenteppich von Magermatten. Es ist ein kurzer aber dichter Rasen; beugt man den Kopf zur Erde, so gleitet der Blick über ein wogendes Feld von Blumen. Bald geben die weissgelben Blüten von Oxy- tropis campestris den Ton an, bald der Schnee der Trich- terlilie, von der wir ganze Sträusse in hellem Jubel zu- sammenraffen, bald herrscht das tiefe Orange der Arnica, bald das lichte Gelb der Hypochaeris helvetica, bald das Blau der Glockenblumen, der Purpur des Enzians oder das greisenhafte Grau der Fruchtperrücken der Ane- monen. An feuchtern Stellen zieht Juncus trifidus seine Kreise, prachtvolle „Hexenringe“ bildend. An wenigen Stellen fand sich Oxytropis lapponica, neu für das Gebiet, wiederum eine Ausfüllung der „Tessiner Lücke“!). Vor der Brücke bei 1830 m. hatte eine mächtige Lawine ihre Schneebrücke über den Bach geworfen, die, jetzt noch unbesiegt, eine schmale Zone lokalen Früh- lings um sich erzeugte: Die Soldanellen blüten hier noch und der Alpenknöterich stand erst in Knospen. Und nun folgt bei 1780 m. der herrliche Wiesen- plan von Morasco, eine Fläche ‘von etwa !/-Quadrat- kilometer, eine zusammenhängende, bunte, üppige Matte bildend! Fleckenweise herrschen in launenhaftem Spiel bald Polygonum alpinum, bald Polygonum bistorta, oder Rumex arifolius; vielfach gleicht der Rasen einer Rein- kultur des trefflichen Futtergrases „Romeye“ (Poa al- 1) Weitere Bestandteile dieser Magermatten: Anthyllis Vulne- raria, in ihrer weissgelben Abart affinis Britt, mit der orange- gelben var. alpestris Heg.; erstere mit oder ohne rote Kielspitze; diese beiden Formen, sonst nach der Unterlage getrennt, wohnen hier durch- einander! Ferner Luzula spadicea, Astragalus alpinus, Hedysarum obscurum, Ranunculus pyrenaeus, Festuca violacea, Viola cal- carata, Trifolium alpinum, Juncus Jacquini, Lotus cornicu- latus var. coliatus. pina fructifera), deren üppige Rispen wie kornbeschwerte Aehren sich neigen; im Windhauch wogt die bunte Flur in leisen Wellen. Dunkle Flecken bilden die steifen Kolben des Alpenlieschgrases (Phleum alpinum) und schimmernde Schleier weben die in der Sonne flim- mernden Rispen des Goldhafers über den Rasen. Schwarz, tintenschwarz, schaukeln sich die schweren Aehren der Schwarzsegge an langen Halmen (Carex aterrima); mit braunen Kugelkòpfchen ist die niedrigere Stinksegge geziert (Carex foetida). Am Bach verbreiten die vio- ‘ letten Scharen des Alpenschnittlauchs ihren würzigen Duft (Allium schoenoprasum var. sibiricum?) — das ganze unter der strahlenden Alpensonne in ein Meer von Licht und Glanz getaucht, eine jauchzende Symphonie des blumenfrohen Alpensommers! Im Sommerdörfchen Morast sind alle Häuser ge- schlossen; es verdankt seine Existenz nur dem Heu und ist nur während der Heuernte bewohnt, wo sich da oben auf den stillen Wiesen ein fröhliches, buntes Leben ent- wickelt; später, im Winter, zieht man mit dem Vieh wieder herauf, um den Sommersegen aufzuatzen, da- mit der Dünger an Ort und Stelle bleibe. Die Wiesen werden nur einmal gemäht, sind parzelliert und gehören der Gemeinde Zumsteg (Al Ponte) im Formazzatal. Unterhalb Morasco, unweit des Weilers Kehrbach (Riale) breiten sich, bei ca. 1720 m., auf den sandigen, zeitweise überschwemmten Alluvionen des Baches Sumpf- wiesen mit reicher Flora aus (Anmerkung VII am Schluss). Wir erwähnen von hier: Carex microglochin und bicolor. Am Wege wächst unter Erlengebüsch der merkwürdige Knotenfuss (Streptopus amplexifolius), der seine Blüten und Früchte durch eine scharfe Biegung 3) Weitere häufige Bestandteile: Juncus Jacquini, Ranunculus aconitifolius, Trollius, Melandrium diurnum, Geraniam sil- vaticum, Crepis aurea. des Stiels unter dem schützenden Schirme des Blattes birgt. | Der Weiler Kehrbach bei 1720 m. ist überragt von einer typischen Rundhôckerlandschaft ; der Gletscher muss an dieser enger werdenden Biegungsstelle des Tales besonders wirksam gehobelt haben; einige ver- einzelte Lärchen zieren sie, Reste der ehemaligen Be- waldung, die hier bis beinahe hinab zu den Tosafällen der Weide und Matte hat weichen müssen. Es ist aber trotzdem die Verrüfung keine schädliche. Wieder verengt sich das Tal; den brausenden Bach begleiten auf der linken Talseite Alpenerlenbestände mit reichen Karfluren untermischt, auf der rechten reichen die Felswände bis zm Wege herab. Hier tritt uns an den Absätzen der „Roches moutonnees“ zum ersten Male die typische Felsflora des zentralen und transalpinen Urgebirges entgegen, wie sie in erster Linie durch den bunten Schwingel (Festuca varia var. genuina Gren. et Godr.) charakterisiert ist!). Dieses Gras sitzt mit ge- waltigen Horsten auf Absätzen und in Spalten steiler Urgebirgswände und bildet oft geschlossene Rasen; wie Riesenigel starren sie von borstenförmigen stechenden Blättern, die von steifen Halmen mit anmutig überge- bogenen Rispen überragt werden. Die borstliche Zu- sammenfaltung der Spreite, die Ausbildung eines starken subepidermalen Bastbelags, die Schaffung einer wohl- entwickelten, aus den derben, bleibenden Blattscheiden bestehenden ,Strohtunica“ am Grunde der Halme und endlich der humus- und wasserspeichernde Horstwuchs sind ebenso viele Anpassungen an Trockenheit, die an !) A. ENGLER (Die Pflanzenformationen und die pflanzengeogra- phische Gliederung der Alpenkette. Notizblatt des k. bot. Gartens Berlin. Appendix VII 1902) betrachtet die Varia-Formation als einen Neben- typus des Horstseggenrasens (Üarex sempervirens); uns scheint Festuca varia mehr Felsenpflanze als Rasenpflanze zu sein; sie steht im Uebergang zwischen beiden, aber näher dem Felsen. den exponierten Felsenstandorten wohl verständhch sind. Oft bedecken diese rundlichen Grasbüschel ausgedehnte Wände; der Formationstypus des bunten Schwingels ist im Urgebirge des zentralen und transalpinen Ge- bietes von 200 m (Locarno) bis 3000 m (Berninamassiv nach H. BROCKMANN) an steilen sonnigen Wänden über- all verbreitet. In manchen Fällen, und so auch hier, beteiligt sich ein habituell und oekologisch durchaus analoges Gras abwechselnd mit dem Buntschwingel an der Berasung der Felsen: es ist der härtliche Schwingel (Festuca ovina L. var. duriuscula Host); wie jener dichte Horste bildend, wie jener mit borstlichen Blättern; aber sie stechen nicht, die Rispen nicken nicht, und das Blatt- häutchen ist kurz (beim Buntschwingel lang). Ein treuer Begleiter dieser Formation ist die eben- falls kalkfeindliche und stark xerophytisch angepasste Spinnweb-Hauswurz (‚Sempervivum arachnoideum), bei der die wasserspeichernden Blätter noch besonders geschützt sind durch einen schneeweissen Filz aus spinnwebartig verflochtenen Haaren. Noch enger verknüpft mit dem tonangebenden Gras ist eine felsenbewohnende Rapunzel, die in ihren schmalen Blättern und Bracteen deutlich den xerophytischen Ein- fluss zeigt: Phyteuma Scheuchzeri. Auch sie ist süd- alpin, bei uns nur im Wallis, Tessin, Graubünden (Pusch- lav); auch sie ist nur an wenigen Punkten auf den Nord- hang übergesprungen, und auch sie ist gegen Höhen- einflüsse fast indifferent; sie begleitet uns von hier bis zum Spiegel der Tessiner Seen. Wir beeilen uns, um noch den Abend an den Tosa- fällen geniessen zu können. Bald treten wir aus der Talenge auf eine ebene, von waldlosen Rundhöckern umgebene Talstufe hinaus, den Tosa-Boden, an dessen Ende der schäumende Tocefluss (denn so heisst er, von Riale an, nach der Vereinigung von Griesbach und Laüb- Tgr MS 0) M bach) sich kopfüber in’s Leere stürzt, die berühmten Tosafälle bildend. IV. Die Tosafälle (1675 m.) und ihre Umgebung (Formazzatal). (Siegfried-Atlas Blatt 495.) Im grossen Hotel, das ganz an den Steilabfall hinaus- gerückt ist, empfangen uns die Gebrüder ZERTANNA (der alte ZERTANNA hat sieben Söhne) auf das Freund- lichste; wir sind trefflich und billig aufgehoben und geniessen hier in vollen Zügen einen dem Studium der Umgebung geweihten Ruhetag. Der Fall ist grossartig! Betrachten wir ihn von nahe (Tafel 5)! Von einem Punkt aus breitet sich die gewaltige Wassermasse wie ein Schleier über eine gi- gantische Gneistreppe aus. 165 m. tief stürzen die schäumenden Wasser mit schneeweisser Gischt von Stufe zu Stufe, in immer neuen Kombinationen hunderte von kleinen Fällen bildend, zwischen denen das dunkel Gestein in scharfem Kontrast hervortritt. Es ist ein ge- waltiger Felsenzirkus, ein Riesenamphitheater, dessen Mitte der Fall einnimmt; in wenigen mächtigen Sätzen, aus Rundhöckern gebildet, schwingt sich die Fels- mauer vom Talgrund hinauf, oben mit ebener Brüstung endend. Erlengebüsch, mit üppigen Karfluren und Ra- senbändern gemischt, erklettert die Steilhänge; und zahl- lose tiefschwarze „Tintenstriche“ bezeichnen die Wege der vielen Wasseradern, die bei der Schneeschmelze und bei Regenwetter sich da ergiessen. Spärlicher Lärchen- wuchs umrahmt den Fall; besonders schön zeigt er sich im Profil etwa in der Mitte seiner Höhe, wo der Fuss- weg dicht an ihm vorüberführt und wo zwischen den hellgrünen Lärchenzweigen das Weiss schimmert. Das Donnern des Wassers, aus dem man das tiefe Fis beson- ders deutlich heraushört, macht das Haus erzittern; und wenn man dicht neben dem Fall, etwa am rechten Ufer, das Ohr auf die Erde legt, so hôrt man deutlich das Aufprallen der Steine, welche die Strömung mitreisst. An derselben Stelle finden sich im Rasen einige wohl herabgeschwemmte Edelweisspflanzen (1675 m., ein tiefer Standort !). Die Umgebung des Hotels und eine Wanderung auf der linken Talseite längs des Falles hinab und auf der rechten durch die Alpenerlen über die Felsabstürze etwas muhsam hinaufkletternd, bietet eine treffliche Gelegen- heit zum Studium der transalpinen Urgebirgsfelsflora und der Karfluren. Wir haben schon unterhalb Riale die tonangebende Species dieser Felsflora und einige ihrer Begleiter kennen gelernt: Festuca varia, F. duriuscula und Phyteuma Scheuchzeri. Setzen wir die Liste fort! Eine freudige Ueberraschung bereitet uns der kö- nigliche Schmuck der Gneisfelsen um das Hotel: die stolze Saxifraga cotyledon ! Ueberall kleben ihre grossen Rosetten an den Wänden; die breiten saftigen Zungen- blätter sind am feingesägten Rande mit weissen Kalkaus- scheidungen geschmückt, deren Natur als Schutzdeckel für wasseraufsaugende Drüsen KERNER nachgewiesen hat: die mächtigen pyramidalen Rispen schneeweisser Blüten auf rot überhauchten klebrigen Stengeln zieren die Felsen. Auch sie ist, wie Festuca varia und Phyteuma Scheuchzeri ein vorwiegend südalpines Element!), das aber mehr- fach nach Norden übergreift, am Gotthard bis ins Ma- deranertal, ja sogar bis Erstfeld, wo sie Prof. HEIM neulich fand, in Bünden bis zur Rofnaschlucht bei An- deer; im Osten geht sie nur bis Bormio, mit Zwischen- station bei Sondrio; das Puschlav überspringt sie. In die Höhe steigt sie weniger weit, nur etwa bis 1800 m. 1) Sie kommt aber auch in Norwegen, Island und im subarctischen Ostamerika vor, während die beiden andern zum „mitteleuropäisch-al- pinen“ Element der Alpenflora gehören (Vergl. MARIE JEROSCH, Ge- schichte und Herkunft der schweiz. Alpenflora, Leipzig 1903). ARENA ‘tUou9 puro ‘Auyog ‘4 ‘A ‘Ujny) "STIEA-ESOL IA "E06I OUI250] “JEU ‘OS ‘A[q ‘00S My ‘039 EZZEULIO] ‘0)9.lpog SUI UOISANOXA “I]NIX I d910JUYOS 5 a 2% Bupleurum stellatum ist wie die drei genannten Arten streng kalkfliehend, ebenso Sedum annuum, Silene ru- pestris und Asplenum septentrionale‘): weniger exklusiv Primula viscosa und Phyteuma hemisphaericum. Neben den zwei schon genannten kalkfeindlichen (Sempervivum arachnoideum und Sedum annuum) fanden sich noch folgende indifferente Sukkulenten: Sempervivum montanum und tectorum, Sedum album und dasyphyllum. Die Felsennelke (Dianthus sylvestris) und die Felsen- birne (Amelanchier ovalis) sind indifferent, ebenso Festuca ovina var. glauca?). Noch zwei Worte über den allgemeinen Charakter dieser Flora. Der herrliche Wasserfall müsste noch be- deutend grossartiger wirken, wenn dessen Umgebung besser bewaldet wäre. Nur einzelne gelichtete Gruppen dürftiger Lärchen begleiten heute die Talgehänge in dessen unmittelbarer Umgebung. In der Mitte des Tales, am Rande des Steilabsturzes, vor dem Hotel, stehen einige krüppelhafte Exemplare, die an dieser äusserst expo- nierten Lage typische Windformen angenommen haben (Tafel 6). Der Stamm ist nach Süden geneigt, die Beastung der Bergseite verkümmert oder um 180° gedreht; um so auffallender dagegen sind die Äste tal- wärts verlängert. So bekommt der Baum das Aus- sehen einer Windfahne, die, parallel zur Talrichtung eingestellt, ein getreuliches Abbild der vorherrschenden Windrichtung ergibt. Diese Standorte sind denn auch stetsvom Wind gepeitscht. Während unseres zweimaligen Aufenthaltes war die Luft an diesen Stellen immer äusserst bewegt, sodass es oft einigermassen Mühe kostete, aufrechten Ganges das Tal über dem Fall zu 1) Auffallend war das Vorkommen der kalkliebenden Gypsophila repens an einer einzigen Stelle am Wege am Fuss der Felsen unter dem Hotel; der Boden brauste mit HCl! Eine „heterotope“ Kolonie, die wahrscheinlich durch den Mörtel des Hotels zu erklären ist. 2) Vollständige Liste der Flora siehe Anmerkung VIII am Schluss, noi Se — durchqueren. Da sich im abgeschlossenen Felsenzirkus unter den Tosafällen die Luft stark erwärmt, so ent- steht eine aufsteigende Luftströmung, und die kalte Bergluft der oberen Talstufe stürzt sich nun, wie das Wasser der Tosa, mit unwiderstehlicher Gewalt zur Tiefe. Eine frühere reichlichere Bewaldung der Umgebung der Tosafälle wird schon durch die jetzige Flora, die noch eine ganze Reihe von mehr oder weniger ausge- sprochenen Waldpflanzen aufweist, sehr wahrscheinlich gemacht. An etwas feuchteren, schattigen Orten, im Schutz von Felsen, finden wir noch vereinzelte Kolonien von Pflanzen, welche als Zeugen ehemaliger grös- serer Bewaldung gedeutet werden dürfen. Es sind zunächst einige stattliche Farne mit ihren grossen, dünn- blättrigen Wedeln. Ihre Zahl ist auffallend gross, hieher: Aspidium filix mas, montanum, Lonchitis, phegopteris, Athy- rium alpestre und filix femina; zu ihnen gesellen sich einige den Schatten und Humus der Wälder liebende Gräser und Seggen, wie: Milium effusum, Deschampsia caespitosa, Carex pallescens und endlich einige weitere Arten, deren Hauptverbreitung ebenfalls der montanen Region angehört, so Saxifraga rotundifolia, Stellaria ne- morum, Aconitum Iycoctonum, Lilium martagon, Ply - teuma spicatum, Valeriana officinalis, Viola canina, Gera- nium silvaticum etc. Da und dort begegnen uns auch noch halbvermoderte Lärchenstrünke, auch die Flora der Karfluren mit ihren üppigen Hochstauden ist eine bezeichnende Begleitformation des oberen Berg- waldes, sie tritt uns in ähnlicher Zusammensetzung, bei gleichartigem ôkologischem Charakter auch im sub- arktischen Waldgebiet Eurasiens wieder entgegen. Auch die hier verbreitete Alpenrose (R. ferrugineum) darf, wie B. EBLIN !) neuerdings hervorgehoben hat, als Unterholz ehemaliger Waldbestände betrachtet werden. 1) B. EBLIN. Die Vegetationsgrenzen der Alpenrosen als unmittel- bare Anhalte zur Feststellung früherer, bezw. möglicher Waldgrenzen Schröter & Rikli, Excursion ins Bedretto etc. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel 6. = + % 2% im I pr Br. dci aurun| Windform der Lärche am rechten Ufer des Tosaflusses unmittelbar oberhalb des Falles, 1675m ü. M. (Aufn. v. P. Bohny, cand. chem.) 99 fa, N #3} RESI a Unter Berücksichtigung all dieser Verhältnisse er- gibt sich somit, dass das obere Formazzatal früher wohl bedeutend reichlicher bewaldet war, dass aber durch wirtschaftliche Verhaltnisse der Waldbestand zer- stôrt wurde und dass heute infolge der Heftigkeit des fast ununterbrochen wehenden Bergwindes eine natür- liche Wiederbewaldung, ja selbst eine regelrechte Auf- forstung wohl auf grosse Schwierigkeiten stossen dürfte. — Noch in einer anderen Richtung beansprucht die Flora der Tosafälle ein besonderes Interesse. Die unter Anmerkung VIII aufgeführten Pflanzenlisten geben uns ein Bild von dem eigenartigen Mischcharakter dieser Vegetation. Neben eigentlich alpinen Floren- bestandteilen sind üppige, mesophyte, montane Pflanzen angesiedelt; die flachgründigen oder felsigen Partien beherbergen xerophile, südalpine Elemente, von denen mehrere auch wieder die steilen Ufer der insubrischen Seenzone, in einer Meereshöhe von nur 200— 300 m., schmücken. Zur Vervollständigung des entworfenen Vegetations- bildes seien endlich je noch einige der wichtigsten Ver- treter dieser verschiedenen Florenelemente aufgeführt. Alpine Pflanzen sind: Botrychium lunaria Trifolium badium Paradisia lliastrum 5 alpinum Orchis globosa Viola biflora Nigritella angustifolia Primula viscosa Allium schoenoprasum Soldanella alpina var. sibiricum Gentiana bavarica Alsine verna si latifolia Cardamine resedifolia Veronica fruticans (= sa- Potentilla grandiflora ratilis) in der Schweiz: Schweiz. Zeitschrift für Forstwesen, Bd. 52 (1901), p. 133ff. Pedicularis tuberosa Crepis aurea Myosotis alpestris Centaurea nervosa Phyteuma hemisphaericum Leontopodium alpinum Campanula barbata Aster alpinus. Eine Reihe montaner und subalpiner Arten ist bereits bei Erörterung der Waldverhältnisse erwähnt worden. Weitere montane Arten sind: Streptopus amplexifolius Chaerophyllum Villarsii Trollius europaeus Phyteuma Haller: Ranunculus aconitifolius Valeriana tripteris Polygonum bistorta Adenostyles albifrons kumex arifolius Achillea macrophylla a alpinus Bellidiastrum Micheli Rosa alpina Mulgedium alpinum. Südalpine Elemente sind endlich: Festuca varia Saxifraga cotyledon Polygonum alpinum Phyteuma Scheuchzeri Plantago serpentina Laserpitium panax. VE Einiges über die Bewohner des Pommat.') Den Nachmittag unseres Ruhetags an den Tosa- fällen benützten wir zu „ethnographischen“ Studien in Fruttwald (Canza), dem obersten Weiler des Pommat, bei 1416 m. gelegen. Es war ein Sonntag. Die Be- 1) Vergleiche hierzu ausser dem Artikel von BÄHLER (s. Lit.-Verz. am Schluss) noch: BRESSLAU, Zur Geschichte der deutschen Gemeinden im Gebiete des Monte Rosa und im Ossolatal. Zeitschrift der Gesellschaft f. Erd- kunde in Berlin. Bd. 16, 1881, Seite 173— 194. BIANCHETTI, L’Ossola inferiore. Notize storiche e documenti. Torino 1878. 2 Bde. GREMAUD, Documents relatifs à l’histoire du Valais. Mémoires et documents publiés par la société d’histoire de la Suisse romande. Bd. 290€ SCHOTT, Die deutschen Gemeinden in Piemont, ihr Land, ihre Mundart und Herkunft. Stuttgart-Tübingen 1842. wohner empfingen die fròhliche*und neugierige Schar auf das freundlichste : sie zeigten uns ihre Häuser und Stuben, beantworteten geduldig unsere endlosen Fragen, schlepp- ten allerlei eigenartiges Geräte herbei; fröhliche Scherz- reden flogen zwischen den jungen Mädchen und den lustigen Studenten hin und her; nach langem Drängen verstanden sich die Mädchen sogar zu einem Lied; der Schullehrer war unermüdlich, uns auf alles aufmerksam zu machen; dass die ganze Schar in verschiedenen Si- tuationen photographiert wurde, ist selbstverständlich. Das ganze Pommat bildet eine Gemeinde; in Zum- steg (Al Ponte) ist Sonntags Frühmesse, in Andermatten oder „Bei der Kilchen“ (Alla chiesa), wo die Haupt- kirche steht, grosse Messe. Die Hauptbeschäftigung ist natürlich Viehzucht und Milchwirtschaft; im Viehhandel besteht eine lebhafte Verbindung mit dem Tessin. Wie bei allen unsern Bergbewohnern, spielt sich auch hier das wirtschaftliche Leben in Wanderform ab, dem Heu und dem Weidegras nach. Im Winterdorf bleibt man von Weihnacht bis August, im Sommerdorf, droben im Griestal von August bis September, zur Heuernte; von Anfang September bis ı5. Oktober arbeitet man wieder unten und vom 15. Oktober bis Weihnacht wird oben im Sommerdorf das Heu aufgeatzt. Im Sommer kommt von Juni bis Oktober der Alpbetrieb dazu. Der Habitus der Bewohner ist durchaus germanisch; helle Haare wiegen vor. Männer sahen wir übrigens nur wenige, denn die Auswanderung ist sehr stark; der Mann geht meist nach der Geburt des ersten Kindes in die Fremde (gewöhnlich als Melker), und bleibt oft jahrelang weg, der Frau die ganze Führung von Haus- halt und Landwirtschaft überlassend. Der Dialekt hat viele eigentümliche Ausdrücke. Wir notierten folgende Pflanzennamen: Die Alpenrosen heissen „Tschupablueme“, was mit der tessinischen und italienischen Bezeichnung ,giup, = de — zusammenhängt und nicht aus dem Wallis stammt; auch die Urner sagen „Juupe“ oder „Jiipe“. Die Bärenklau (Heracleum sphondylium) wird wie im Goms (Oberwallis) „Schärlig“ genannt; der behaarte Kälberkropf , Wasser- chrüt“ (im Goms „Wasserschärlig?); die Rüben „bedräf“, der Mangold „Mangelchrüt“, die Kamille „Öpfel- blüemli“°), die Münze „Schmöcki“, die Vogelbeeresche „Gurnätsch‘“, die Imperatoria ostruthium „Astränze“, die Klatschnelke „Mattevärse“, wobei „värse“ = Kohl (Wir- sing?) ist. Das Vergissmeinnicht heisst: „Usere frouw äugi“, die Bellis perennis yGretli“, das Chrysanthemum vulgare ,s Johannisblüemli“, der Sauerampfer ,Süürele“, der Germer „Gelmer“, die Stipa pennata „Moni“, die Nigritella „Bränji“. Die Familienglieder heissen: Der Vater „atto“, die Mutter „mueter“, der Grossvater „ano“, die Nochrer „meidji*, der Schwiegervater „gschwicher“, die Tante „müeme“. — Das Mädchen nennt ihren Geliebten „Hold- chnab“, sie ist ihm sein „Holdmeidji; hat sie ihn ge- heiratet, so hat sie „gemannot“. Am Hause nennt man die Deckbalken „Dillbäum“, die Decke „Wölbi“, die Fenster „Balken“, die Läden „Fell- laden“, die Veranda „Vorläubi“, die vorstehenden Balken- ?) Bemerkenswert ist, dass im Oberwallis nach STEBLER das Polygonum alpinum als „Pomaterchrut“ bezeichnet wird; es beweist, dass die Oberwalliser das Pommat sehr wohl kennen. 3) Diese Bezeichnung ist laut dem „Schweizer. Idiotikon“ auch in Appenzell, Toggenburg, Werdenberg, Zug, Berner-Oberland und Entle- buch gebräuchlich. Prof. HARTWICH macht uns darauf aufmerksam, dass dieser seines Wissens nur in der Schweiz vorkommende Dialekt- name für die Kamille wohl auf die griechische, schon bei DIOSCORIDES und PLINIUS erwähnte, aber auch noch heute gebräuchliche Bezeichnung „chamaemelon“ (= Zwergapfel) zurückzuführen sei. Die Kamille heisst so, sagt DIOSCORIDES, wegen ihres apfelähnlichen Geruches, was uns freilich unverständlich ist. Da die Pflanze wohl von den Klöstern aus sich verbreitete, ist das „Öpfelblüemli“ vielleicht eine Übersetzung des griechischen Namens durch die Mönche. Im Oberwallis findet sich der Ausdruck nicht! SAS kôpfe, Gwatt“; in den Wohnstuben findet sich oft ein hübsches vom „Schnätzer“ (Schreiner) herge- stelltes „Buffert“ und auf der „Meienbank“ oder dem ,Nägelibrett® vor dem Fenster prächtige Nelkenstöcke. Die Weste ist der „liibrock“, das Kopf- tuch das „lüderli“, das Nastuch ein „nase- lüderli“, der Handschuh ein „handlüdere“, die Brille ein „Oügespiegla“, der Regen- schirm ein „Wetterdach“, der Sonnenschirm ein „Sunnawetterdach“. Die Geschlechtsnamen sind meist noch deutsch, aber manche schon italianisiert: Im Boden, Mattli, Schilligo, Zertanna (sie hiessen eine Zeitlang „alla Peccia“), Anderlini, An- tonietti, Ferrera. In Kirche und Schule wird italienisch gesprochen. Die Familien führen noch ihre Haus- zeichen, die freilich mehr und mehr durch die Initialen verdrängt werden, zum Teil allmäh- lich in dieselben übergehen (siehe Fig. 1)'). Eine Reihe von Eigentümlichkeiten sind als Relikte aus der Oberwalliser Heimat zu deuten: Die Kornspeicher („Chorestadle“) wer- den z. T. wie im Wallis als Pfahlbauten auf Pfeilerjmit Gneisplatten gestellt, zum Schutze gegen die Mäuse (siehe Tafel 8). Wie im Wallis, wird auch hier das Brot nur zweimal im Jahr im Gemeindebackofen gebacken. 1) Sie gehören, von oben nach unten, folgenden Familien an: Schilligo, Zertanna, Ferrera, Schilligo, Mattli, Ferrera David, Anderlini Sohn. Hauszeichen aus dem Pommat. 514 — Das Brot wird ausschliesslich aus Roggenmehl herge- stellt; das Mehl wird von Domo d’Ossola her eingeführt, da die geringe Roggenkultur den Bedarf nicht deckt. Für manche Zwecke sind als hôlzerne Urkunden sogenannte „Tesslen“ im Gebrauch. Das sind Holzbrettchen oder Stäbe, auf welchen in einfachen Zeichen die Anteile an der Alp, oder die Reihenfolge eines Gemeindewerks (Feuer- schau z. B.) eingeschnitten sind. In Frutt- wald und Gurfelen zeigte man uns Alp- tesseln (siehe Fig. 2), die auf der einen Seite das Anteilrecht an den Alpwiesen in „Kuhessen“ oder „Stössen“ zeigen, auf der andern Seite den Anteil am Heu der Talwiesen!). Früher waren auch „Fir- tessla“ im Gebrauch, lange Stäbe, welche die Reihenfolge durch Hauszeichen mar- kierten, in der die einzelnen Bürger der Reihe nach die Feuerschau auszuüben hatten. Die „Schärotessla“ oder „Maul- wurftesslen“ sind kleine, an eine Schnur gereihte Brettchen, jedes mit dem Haus- zeichen eines Bürgers, vom Gemeinde- präsidenten aufbewahrt. Für jeden gefangenen Maul- wurf wird dem Fänger eine Kerbe aufgeschnitten und am Ende des Sommers ıo Cts. pro Maulwurf bezahlt, ganz wie es Dr. STEBLER aus dem Oberwallis schildert (Das Goms und die Gomser, Zürich 1903, S. 59). Auch im Viehstand sind Spuren der Walliserrassen zu finden. Auf Anklänge an das Eringer-Rind und an Bioss2: Alptessle von Gurfelen. !) Um eine Kuh auf die Alp treiben zu dürfen, muss man 900 Mailänder Pfund Heu von „zahmen Wiesen“, d. h. unterhalb des Tosa- falls haben, und halb so viel von den „wilden Wiesen“ oberhalb des Falles. — Auf der „Tessle“, Fig. 2, bedeutet ein ganzer Querstrich ein Kuhrecht, ein halber ein halbes Kuhrecht und der kleine Einschnitt (Krinne) !/ıg Kuhrecht (nach Lehrer Ferrera in Canza). die bekannte Walliser „Sattelziege“, mit ihrem schwarzen Vorder- und weissem Hinterkörper, hat uns unser Kol- lege Prof. KELLER mehrfach aufmerksam gemacht. Der Zusammenhang mit dem Oberwallis ist namentlich für die jetzt ganz italienisch gewordene Gemeinde Ornavasso nachgewiesen, welche im untern Tocetal unweit des Langensees liegt. Die Leute von „Urnaväsch“ stammen aus Naters bei Brig. Dort steht der „Urnavas- turm“, an den sich die Sage von der Auswanderung nach Ornavasso knüpft (siehe STEBLER, Das Goms, S. 2 und 3). SCHOTT fand noch die Überlieferung vor, dass die Toten von Ornavasso über den Simplon ins Wallis zum Begräbnis gebracht worden seien. BRESSLAU weist nach, dass 1275 ein Joncelmus von Urnavas auf Grund von Erban- sprüchen den Vizedominat zu Naters erwarb, in dessen Besitz seine Nachkommen im 14. Jahrhundert verblieben sind; BRESSLAU vermutet, dass zwischen 1275 und 1307 dieser Joncelmus die Übersiedelung aus seiner neuen Besitzung (Naters) in seine alte (Ornavasso) veranlasst habe. Für das Pommat liegt erst vom Jahre 1485 eine sicher bezeugte Notiz über deutsche Bewohner vor. Aus dem Jahre 1486 stammt das , Statut“ des Pommats; es erfreute sich einer weitgehenden Unabhängigkeit. Es fand alljährlich eine Landsgemeinde in „Amsteg“ statt, wo der Ammann, die Räte und der Waibel gewählt wurden. Das Tal hatte seine eigene weitgehende Gerichtsbarkeit. Für die Erhaltung der deutschen Eigen- art wichtig ist der strenge Abschluss nach aussen: Die Aufnahme als Talmann ist sehr erschwert; an Talfremde dürfen keine Güter verkauft werden etc. . .. „so, aber auch nur so“, sagt BRESSLAU, „konnten die Leute von Formazza bis auf unsere Tage ihre Nationalität bei- behalten. “ VI. Das Pommat von den Tosafällen bis Staffelwald (1675—1200 m.). (Siegfried-Atlas Blatt 495 und 499.) Der folgende Tag führte uns in dem langen, fast genau nach Süden gerichteten Pommat bis nach Staffel- wald (1200 m) abwärts und von da über die vordere Furka nach Bosco. Ein steiniger, schmaler Saumpfad, der nur stellenweise als Fahrweg benützt werden kann, ist die einzige Verkehrsader des Tales. Alle von Domo d’Ossola bezogenen Lebensmittel und Gebrauchsgegen- stände müssen gesäumt werden. Die italienische Re- gierung, so erzählte man uns, habe wiederholt, vor 50 ne CAO Un und vor 25 Jahren, vergeblich der Talschaft eine Sub- vention für eine Fahrstrasse angeboten. Erst vor sieben Jahren sei es doch so weit gekommen, dass die Strasse abgesteckt wurde. Aber als sie in Angriff genommen werden sollte, erhob sich Widerspruch in der Be- völkerung und der Bau musste unterbleiben. Die Leute fürchteten den schlechten Einfluss von Einwanderern und „fremdem Gesindel‘. Das erste gegen 10 km lange Talstück zeigt, mit Ausnahme der Stelle zwischen der Felsenbarriere bei den Tosafällen (16/5 m) und Fruttwald (,Canza“) (1416 m), kein starkes Gefälle; ja vielfach ist der Talboden nahezu eben und die beidseitigen, bewaldeten Gehänge steigen steil an, sodass man von einem eigentlichen F jord- tal sprechen kann. Erst kurz oberhalb Fruttwald, bei ca. 1440 m, er- reicht der stark gelichtete Lärchen wald!) zum ersten- mal für kurze Zeit die Talsohle. Der Rückblick auf die zwischen dem zarten Grün des Waldes durchschim- mernden Tosafälle, deren dumpfes Getöse noch deut- 1) Nach Aussagen der Talbewohner soll das Lärchenholz des Formazzatals besonders geschätzt sein und in Mailand immer die höch- sten Preise erzielen. Das ganze Formazzatal samt seiner Fortsetzung, dem Antigorio (von Unterwaldo bis Domo-D’Ossola), steht unter einem in Crodo residierenden Forstinspektor, dem zwei Unterförster zur Seite stehen, die das Anzeichnen des Holzes besorgen. Es herrscht aus- schliesslich Plänterwirtschaft, Kahlschläge sind keine zu sehen. Es sind eine Reihe von Schutzwaldungen ausgeschieden und um- fangreiche Bestände von der Ziegenweide ausgeschlossen. Auch wo Waldweide herrscht, soll sie nur mit Grossvieh befahren werden; die Ziegen müssen über die Waldgrenze hinaufgetrieben werden. Im Früh- jahr freilich und Herbst steht ihnen alles offen, was man an den zahl- reichen Verbissfichten deutlich genug sieht. Zahlreiche Lauinenzüge durchziehen den Wald. Von Verbauungen - weiss man hier nichts und will auch nichts wissen, so versicherten uns einige alte Talbewohner: die gewaltigen Schneemassen müssen her- unterkommen, das verlange die Natur. Holz sei immer gewachsen ohne Pflanzung! È = lich vernehmbar ist, ist hier ganz besonders reizvoll. Um Fruttwald erheben sich stattliche Gruppen des Bergahorn, der nun im ganzen Tale um die Ortschaften uns immer wieder in kräftigen, ausdrucksvollen Gestalten entgegentritt. In Gärten werden im Schutz der Häuser bereits Kirschen (obere Grenze bei Zumsteg 1280 m.) und Zwetschgen gehalten. Baldzeiht sieh Ort an Ort. Die kleinen Häuser zeigen einen aus Stein bestehenden, massiven Unterbau; die Wohnräume dagegen bestehen aus Lärchenholz wie im Wallis. Aus dem von der Sonne gebräunten oder geschwärzten Balkenwerk sehen wir, dass die Häuser meist alt sind; das älteste in Fruttwald trägt die Jahrzahl 1600, in Zumsteg 1666. Die Bautätigkeit ist im ganzen Tale recht bescheiden, denn infolge der starken Auswanderung nimmt die Bevölkerung eher ab als zu. Unterhalb Fruttwald stehen die ersten Fichten und fast gleichzeitig erscheinen, auf den Wiesen zer- streut, die ersten Eschen, welche allgemein geschnei- telt werden und daher ein eigentümlich säulenförmiges, fast pappelartiges Aussehen besitzen. Der Wald ist zwar in der Talsohle meist gerodet, doch sind die beidseitigen Gehänge gut bewaldet. Zunächst herrscht noch der Lärchenwald vor, talwärts aber gewinnt die Fichte jedoch bald mehr und mehr an Bedeutung. Unterhalb „Zum: Steg (Al Ponte) fallen dem Wan- derer einzelne Lärchen auf, welche in ihrem unteren Teil normal, in ihrer Gipfelregion aber plötzlich schmalsäulenförmig entwickelt sind. Es dürfte sich um eine der Säulenfichte!) analoge, dichotype Spielart handeln, die aber unseres Wissens in der Literatur noch nicht erwähnt wird. Die Fichten überragen nun !) SCHRÖTER, C., Über die Vielgestaltigkeit der Fichte. Vierteljahrsschrift der naturforsch. Gesellschaft in Zürich. Bd. XLII (1898), Fig. 19, Picea excelsa lus. columnaris Carrière. ee bald die schlanken Lärchen. Am linken Talhange be- wundern wir eine prachtvolle, mehrgipflige Hänge- fichte, in der Nähe steht die grösste Fichte des Tales, mit einem Umfang von 6 m. Im Tale selbst begleiten uns fette Mähwiesen, von ähnlicher Zusammensetzung, wie wir sie bei unserer Wanderung durch das Bedretto schon kennen gelernt haben, und um die kleinen Ortschaften oder einzelnen Häusergruppen sind die ersten Kulturen angelegt. Schon in Fruttwald sind die ersten Anpflanzungen zu treffen, es sind Kartoffeläcker und Roggenfelder letztere bis 1620 m. steigend. Der Roggen ist das ein- zige Getreide des Tales und Roggenmehl liefert das Brot, welches im Gemeindebackhaus zubereitet wird. Einige grosse Mühlsteine, welche bei Valdo in der Tosa liegen, sind wohl ein Zeichen früheren intensiveren Ge- treidebaus. In Zum Wald (Valdo, 1270 m) werden Roggen und Kartoffeln in Wechselkultur gehalten. Der Roggen wird erst im Mai ausgesät und die Kartoffeln als ganze Knollen gesetzt. Alle Produkte dieses einfachen Ackerbaus werden zum eigenen Bedarf verwendet, Handel wird kaum betrieben oder höchstens aus Bequem- lichkeit oder Gefälligkeit zwischen Nachbarn. Als Ge- spinstpflanze wird in kleinen Parzellen bis Fruttwald der Hanf angepflanzt, denn auch die Kleidung ist meist eigenes Fabrikat. Neben Kirschen- und Zwetschgenbäumen begegnet uns in Gurfeln (ital. Grovella) der oberste Apfel- baum bei 1334 m. Der erste Nussbaum findet sich dagegen erst etwa 20 m. unter dem mit Seerosen (Nymphaea) geschmückten Seelein von Antillone, zwischen Staffelwald und Unterwald bei ca. 1250 m.!) Ein ca. 3m. hohes Exemplar stand früher im Pfarrgarten von Andermatten (1234 m.). 1) Mitteilung von Lehrer SARTORI aus Bosco. 3: 6: Einige Gemüse, Beerenfrüchte und Zierpflan- zen werden auch noch in den öfters stark vernachläs- sigten Bauerngärten gehalten. Dagegen erfreut sich die Nelkenzucht besonderer Pflege. Prächtige, unge- wöhnlich grosse, rot-, gelb- und weissblühende Exem- plare hängen von den Vorlauben, vom Dachgebälke oder aus Blumenkistchen vor den kleinen Fensterchen der Wohnstube herab; es wird damit ein eigentlicher Luxus getrieben, sodass der Wohlstand des Hauses an dem schönen Schmuck zu erkennen ist. Von Gemüsepflanzen bemerkten wir: Kabis, Kohlrabi, Reps, Randen, Saubohnen, Knoblauch, Schnittlauch, Mangold und Salat. Als Beerenfrucht wird die rote Johannisbeere (Ribes rubrum) angepflanzt. Neben den Nelken sind andere Ziergewächse spärlich vertreten: Ranunculus repens fl. pleno (Fruttwald), ferner: Viola tricolor v. bella und der krause Rainfarn Tanacetum vulgare v. crispum, beide in Grovella. Im ganzen schien uns doch in diesen deutschen Kolonien die Freude an Zier- pflanzen grösser zu sein als im Tessin. Wir bemerkten eine Reihe von Arten, die wir im Bedretto vermissten: so Tradescantia virginica, Iris germanica, Bellis perennis, var. ligulosa, Paeonia herbacea, Phlox decussata und Calen- dula officinalis. Als „Schmöckkraut* oder als Volks- mittel für allerlei Leiden und Gebrechen wird Mentha, Kamille „Öpfelblüemli« und Malve ,Chäslikrut“ wohl in keinem: Bauerngarten fehlen. Endlich begegnen uns hin und wieder kleinere Einzäunungen, in denen die üppige „Blacke“ (Rumex alpinus) angepflanzt wird, um im Winter den Schweinen verfüttert zu werden. Bei dieser verhältnismässig ausgiebigen Nutznies- sung der Talsohle tritt die ursprüngliche Flora stark zurück. Um die Dörfer und Weiler haben sich allerlei Ruderalpflanzen oft massenhaft angesiedelt; Cheno- podium bonus Henricus (Heimele), Urtica dioica, Plantago major und Lappa fehlen selten. REIN Lei I° Ag = 30 Zwischen den Steinen der aus Urgebirgsmaterial aufgebauten Mauern, die stellenweise den Saumweg be- gleiten, tritt neben Sedum annuum, Selaginella helvetica, Asplenum septentrionale, viride, ruta muraria, trichomanes, germanicum, Cystopteris fragilis, Polypodium vulgare, As- pidium phegopteris und Allosurus crispus der hauptsächlich südalpine Farn Woodsia ilwensis auf; er ist nur in kleinen, zerstreuten Gruppen durch die montane und subalpine Region der Süd- und Zentralalpen auf Ur- gebirge verbreitet. Die Pflanze erscheint auch wie- der im subarktischen Gebiet von Asien, Europa und Nordost-Amerika. Als echte Alpenpflanze fehlt sie den deutschen Mittelgebirgen, dagegen wird sie auch noch auf dem höchsten Kamm der Sudeten und der hohen Tatra angetroffen. Trotz der Armut der Flora ist jedoch nicht daran zu zweifeln, dass die Talgehänge, besonders an den Stellen, wo der Bergwald durch Felsbänder unterbro- chen wird, eine interessante Vegetation aufweisen. Für diese Annahme sprechen einerseits unsere Beob- achtungen am Aufstieg nach der vorderen Furka und anderseits sahen wir in Fruttwald Kinder, welche uns Büschel des Federgras (Stipa pennata oder „Moni“) zum Verkauf anboten und erklärten, dasselbe über dem Dorf, am Aufstieg zur Alp, an heissen, sonnig-felsigen Abhängen gesammelt zu haben. Der bei ca. 1650 m. gelegene Fundort ist eine recht hohe Station für dieses xerophytische Steppengras. VII. Von Staffelwald (1200 m.) über die vordere Furka (2322 m.) nach Bosco (1506 m.). (Siegfried-Atlas Blatt 499.) Bei Staffelwald beginnt der Pfad, welcher über die beiden Furken ins Val Bosco im Kanton Tessin führt. = Das Gebirge baut sich zur Hauptsache aus kristal- linischen Schiefern und Gneissen auf. Bei ca. 2000 m., etwas unter der vorderen Furka, verläuft jedoch ein durch eine rote Flechte (Amphiloma elegans) gekenn- zeichnetes Kalkband, gleichzeitig erscheinen eine ganze Reihe von Kalkpflanzen, die sonst fehlen, so z. B.: Sesleria coerulea, Gypsophila repens. Der wenig benützte mühsame, aber floristisch interessante Pass zeigt folgende Gliederung der Flora: A. Aufstieg. 1. Uppige Bergwiesen vom Agrostis-vulgaris- typus umgeben das in frischem Grün gelegene Staffel- wald. Neben der Leitpflanze sind von Gräsern beson- ders noch Phleum alpinum und Trisetum flavescens ver- treten. Finen weiteren Hauptbestandteil bilden die mastigen Blätter des Polygonum bistorta. Der südalpine Charakter dieser Wiesen wird durch das häufige Poly- gonum alpinum gekennzeichnet. Als weitere verbreitete Bestandteile treten Rumex arifolius, Campanula rhomboi- dalis, Chrysanthemum vulgare und Trollius europaeus auf. Da diese Pflanzen nicht gleichzeitig blühen, so erscheinen diese üppigen Wiesen je nach der Jahreszeit bald fleisch- farben (P. bistorta), intensiv gelb (Trollius) oder wieder tiefblau (Campanula rhomboidalis) oder endlich weiss, als ob leichter Schnee die Fluren bedecken würde. Jetzt ist die Hauptanthese bereits vorüber, nur noch einige Nachzügler beleben das bereits den Nachsommer ver- ratende Vegetationsbild. Die Rispenäste und Spelzen der Agrostis vulgaris verleihen diesen üppigen Matten einen rötlich-braunen Schimmer. Bald werden die saftigen Wiesen durch 2. kümmerliche, mit Geröll und Felsblöcken über- säte Borstgrasweide (Nardus stricta) abgelöst. Wohl vom Kleinvieh abgeätzt, ist der Boden nur von einem dichtrasigen Teppich überzogen, in dem hin und wie- der, besonders um die Steine, Silene inflata und rupestris, Astrantia minor und Calluna vulgaris ein dürftiges Da- sein fristen. Von besseren Futterkräutern ist nur Plantago alpina spärlich vertreten. Sobald die eigentliche Steigung beginnt, erscheint 3. der Bergwald. 1260—1600 m. Vorhölzer von Alnus viridis und Rhododendron ferrugineum umsäumen den aus alten Lärchen und Fichten bestehenden, lichten Mischwald. Fichten von 150—200 Jahren sind nicht selten, wie wir uns durch Zählungen an Stöcken überzeugen konnten. Der Höhenzuwachs be- trägt ca. 30cm. per Jahr. Stellenweise überwiegt die Fichte, welche massenhaft mit Bartflechten (Usnea und Bryopogon) behangen ist, sodass die Bäume ein greisen- haftes Aussehen annehmen. Die Urwüchsigkeit des Vegetationsbildes wird noch wesentlich gefördert durch die riesigen, bemoosten Felsblöcke, welche zwischen den Bäumen in wildem Chaos aufgetürmt sind, und durch die reiche humikole Unterflora. Das Vor- herrschen der drei Vaccinium-Arten und von Calluna vulgaris charakterisiert diese Begleitformation des Berg- waldes als ein Culluneto- Vaccinietum; truppenweise ist auch noch die rostfarbene Alpenrose vertreten, verein- zelt erscheint der gemeine Wachholder (Juniperus com- munis). Ein einziges, kümmerliches Exemplar der Buche, bei ca. 1350m., dürfte im Pommat wohl zu den obersten Exemplaren dieses ein mildes, ozeanisches Klima verlangenden Baumes gehören. Aus dem Gewirre der Kleinsträucher erheben sich massenhaft die graziösen, metallisch-schimmernden Rispen der Deschampsia flexuosa, die hohen Büsche der Calam- agrostis Halleriana und der zarten und selteneren C. tenella. Von weiteren Humikolen sind überall Melam- pyrum silvaticum und mehr vereinzelt die grossen, dotter- gelben Sterne der Arnica montana zu sehen; eine seltene Erscheinung ist dagegen die Pirola media, gewissermassen eine vergrösserte Auflage der P. minor, aber leicht kenntlich an den zur Anthese offeneren Blüten und dem auffallend langen Griffel, der sich unter der Narbe ringartig verdickt. Diesen Hauptbestandteilen sind einer- seits einige herabsteigende, alpine Elemente, wie Cam- panula barbata, Primula viscosa, Alchimilla alpina etc. beigemengt; noch mehr Interesse beansprucht aber @e- nista germanica und Lotus corniculatus v. pilosus, xero- therme Florenbestandteile; auf den Felsblöcken siedeln sich die calcifugen Arten Astrantia minor, Saxifraga cuneifolia und Phyteuma Scheuchzeri an; Es besitzt mithin auch die Bodendecke dieses Bergwaldes eine auffallende Mischflora. (Vollständige Liste siehe Anmerkung IX.) 4. Sterile, steinige Borstgrasweide 1600 bis 1850 m. Auf der mit grossen Gneissblöcken besetzten mageren Weide der Staffelalp überwiegen nun bereits die alpinen Elemente. Æhododendron ‚ferrugineum und Juniperus nana sind zwischen den Felsblöcken reichlich verbreitet. Zwei Pflanzen verdienen noch einiger Bemer- kungen, es sind nicht Arten der Weide, sondern Be- wohner der Gerölle und der feinen Felsritzen der über die Weide zerstreuten Blöcke. Massenhaft begegnet uns da Allosurus crispus, der Rossfarn mit seinen zarten dünn- laubigen, vegetativen Wedeln und den schmalen, fast linealen, dicklichen Sporophyllen. Die Pflanze siedelt sich mit Vorliebe im Geröll oder unter dem Schutz der Gneisstrümmer an, die sie dann nicht selten wie mit einem frisch-griinen Kranz umsäumt. Und dort, welch zierlich-zarte Erscheinung, doppelt bewunderungswürdig in der steinig-rauhen Umgebung. Zwischen und in dem Gesteinsschutt hat sie, als echte Geröllpflanze, überall ihre fadenartig-dünnen, reichlich verzweigten Stengel ausgebreitet. Wo eine Lücke ist, sendet sie ein kleines Zweiglein oder gleich ein ganzes Büschelchen in die Höhe» alle endigen in zartblaue Glöckchen, deren fünf Zipfel an ihrem Grunde eigen- 23 tümlich eingeschnürt und durch rundliche Buchten von einander getrennt sind. Es ist die Campanula excisa Schleich., (Tafel 7), deren Hauptverbreitung sich hier von 1720— 1850 m. erstreckt; vereinzelt geht sie jedoch bis 2050m. und auf Felsblöcken wurde sie zuerst bei den Hütten der Alp Staffel, schon unter 1650 m., unter allgemeinem Jubel entdeckt. — Ihr Hauptverbreitungs- zentrum liegt im Wallis, in den penninischen Alpen, zwischen Binn- und Saastal. Erst seit wenigen Jahren sind auch einige Standorte vom gegenüberliesenden Süd- hang der Berneralpen bekannt geworden. Im Tessin findet sie sich jenseits der Furca di Bosco, !) im Val Campo, ferner auf dem Generoso. (?) Weiter östlich hat sie im Val Brembana, bei Bormio und in den Ca- dorischen Alpen einige vereinzelte Standorte (vergl. PAM- PANINI 1. c. S. 63). Für die Bestandesliste dieser Nardusweide sei auf Anmerkung X verwiesen. 5. Lärchenpionierwald 1850— 2050 m., der letzte Wald; es ist ein schon sehr gelichteter Bestand, der stellenweise von mächtigen Gneissblöcken durchsetzt wird. Die kristallinische Natur dieser Felstrümmer wird schon von weitem durch die schwefelgelben Pusteln der „Landkartenflechte“ (Lecidea geographica), der ausgespro- chensten Urgebirgspflanze, verraten. Zwischen den Blöcken drängen sich überall wundervolle, üppige Alpen- rosenbüsche hervor, deren feuerrote Blüten triumphierend über das tote Gestein emporragen. Vaccimium Myrtillus, und Vitis Idaea, sowie Juniperus nana bilden die Hauptkonstituenten des Unterholzes. Fichten werden nur noch ganz vereinzelt angetroffen, es sind stets !) GAUDIN gibt im 7. Band seiner „Flora helvetica“ 1833 unter „Bosco* (Furca di) eine Liste der Funde von Cerentino bis zur Pass- höhe der Furca, die er nach CHENEVARD den Brüdern THOMAS verdankt. Campanula excisa (rarissima) wird angeführt: „in Furcae adscensu‘, also auf der Tessiner Seite. Dort haben wir sie nicht gesehen. Schröter & Rikli, Excursion ins Bedretto etc. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel 7. Campanula excisa Schleicher in der Spalte eines Gneissblockes auf Stafelalp beim Aufstieg zur Furca di Bosco, bei 1650m i. M., Westhang. (Aufn. v. C. S.) FASE rer zwerghaft verkrüppelte Kümmerexemplare. Beinahe in gleicher Hôhe, aber auf der rechten Seite des Riebbo- baches, bilden jedoch schlanke Spitzfichten noch einen grösseren Bestand. Neben dem dichten Unter- holz tritt die krautige Begleitflora stark zurück (Anmerkung XI). 6. Höhere Alpenregion 2050—2340 m. Mit den letzten Bäumen verschwinden auch eine ganze Reihe von Standortsbedingungen und damit auch die Pflanzen, welche an diese Standortsverhältnisse gebun- den sind. Dem Touristen, der auf die Pflanzenwelt nicht näher zu achten versteht, erscheint daher die höhere Weidenzone, trotz ihres oft grossen Blüten- reichtums, doch meist recht einförmig. So weit das Auge blickt, sind die Gehänge bedeckt mit einem zu- sammenhängenden kurzen Rasen, nur wo das Vieh sich lagert oder in der Umgebung der Alphütten stellt sich mit der natürlichen Düngung des Bodens eine üppige hochstaudige Lägerflora ein. Doch dem aufmerksamen Beobachter wird nicht entgehen, dass das scheinbar monotone Gebiet inner- halb kleiner Flächeneinheiten oft einen ungemein leb- haften. Wechsel in den örtlichen Standorts- verhältnissen und damit auch im Pflanzen- bestand aufweist. Jede Terrainwelle bedingt einen Florenwechsel. Die trockenen Wellenberge, sie tragen eine ausgesprochen xerophile Vegetation, bestehend aus Reisern, wie Azalea procumbens, Vaccinium, Arctosta- phylos, Empetrum, Gletscherweiden, Carex curvula und sempervirens, Elyna etc.: es ist die alpine Zwerg- strauchheide, eine ausgesprochen humikole Vege- tation. Die Vertiefungen zwischen den Wellenbergen sind die Rinnen, längs welchen das Schmelzwasser abfliesst. Die stets zur Verfügung stehende Feuchtigkeit erzeugt eine Milchkrautflora mit saftigen, würzigen Trieben EI und farbenprächtigen Blüten. Da sammeln wir Leontodon pyrenaicus, Ranunculus montanus, Trifolium alpinum, die Gemswurz (Aronicum Clusii), Alchimilla fissa, Poa alpina, Ligusticum mutellina und simplex, Coeloglossum viride, Plantago alpina, Gentiana bavarica und brachyphylla, An- thyllis vulneraria var. affinis, Myosotis alpestris, Crepis aurea etc.; ein wahres Farbenkonzert, das auf Herz und Gemüt erfrischend wirken muss. Wo der Schnee lange liegen bleibt und das eiskalte Schneewasser sich in muldenförmigen Depressionen an- sammelt, da sind die günstigen Ansiedelungsbedingungen einer anderen eigenartigen Gesellschaft, der Schnee- tälchenflora. Die Soldanellen, Salix herbacea, Poly- trichum septentrionale, Gnaphalium supinum, Alchimilla pentaphyllea sind an solchen Stellen sicher immer wieder anzutreffen. Der gröbere oder feinere Gehängeschutt wird in offener Formation von Pflanzen besiedelt, die durch lange unterirdische Triebe und Ausbildung xerophiler An- passungsmerkmale eine andere biologische Gruppe bil- den, die nicht weniger ihr eigenes spezifisches Gepräge hat als die soeben geschilderten Vergesellschaftungen — es ist die Gerôllflora: Linaria alpina v. unicolor, Saxifraga oppositifolia, Trifolium pallescens, Oxyria digyna und eine Reihe von Polsterpflanzen gehôren hieher. Die steilen, besonders nach Süden exponierten Ab- hänge, die vom Vieh nicht mehr beweidet werden, entwickeln eine ausserordentlich reiche farbenprächtige Vegetation. Diese Wildheuplanggen lassen jedoch, je nach den vorherrschenden Arten, selbst wieder mehrere Typen unterscheiden; es ist besonders Carex sempervirens, welche in einer Höhe von über 2000 m. die eigentliche Leitpflanze solcher Abhänge bildet. Begleiter dieser Formation sind: Saussurea discolor, Fe- stuca violacea, Sesleria coerulea, Aquilegia alpina, Anemone alpina var. sulfurea, Hedysarum obscurum, Anthyllis vul- neraria V. affinis, Aster alpinus, Biscutella, Dryas octopetala, Pedicularis tuberosa und rostrata, Sieversia reptans und montana, Armeria alpina, Bartschia etc. Mit der Annäherung an die vom Wind stets um- tosten Passlücken und Gipfel werden die Formationen immer offener. Felsenflur und Pionierrasen bean- spruchen einen immer gròsseren Raum und die hoch- alpinen Polsterpflanzen, die dank ihres dicht gedrängten, niederen Wuchses den ungünstigen Existenzverhältnissen am zweckmässigsten angepasst sind, erscheinen in immer höherem Prozentsatz. Da sind es die zierlichen blauen Polster des Himmelsheroldes (Eritrichium nanum), dort die filzigen Bälle der Achillea nana, hier wieder die Halbkugeln von Silene acaulis und excapa; auch die Rosetten von Gentiana brachyphylla, Sibbaldia, Saxifraga exarata und bryoides, Alsine Cherleri schliessen sich enger und enger zusammen und bilden schliesslich faust- und selbst über kopfgrosse Polster. Vergegenwärtigen wir uns endlich noch jene Unter- schiede, welche durch die verschiedene geognostische Beschaffenheit der Unterlage bedingt werden und welche am besten durch die beiden Schlagwörter Kalk- und Urgebirgsflora zum Ausdruck gebracht werden, so- wie die durch wirtschaftliche Verhältnisse beding- ten Veränderungen des ursprünglichen Florencharakters dieser Gebirgslagen, so ergibt sich, dass ganz kleine Unterschiede in Bodenbeschaffenheit, Exposition und scheinbar unwesentliche klimatische Differenzen, inner- halb eng umgrenzter Gebiete, hier entschieden einen viel rascheren Florenwechsel bedingen, als dies in nie- dereren Regionen der Fall ist. Bei den ungünstigen, klimatischen Existenzbedingungen muss jede noch so kleine Verschiedenheit in den Standortsverhältnissen auch auf die Zusammensetzung des Pflanzenkleides zurückwirken. tai PP u * à Ds RE Indem wir auf die Pflanzenlisten unter Anmerkung XII verweisen, soll hier nur noch eine kurze Übersicht über den Vegetationscharakter und die wichtigsten Formationen zwischen dem obersten Baumwuchs und der Passhöhe (2370 m.) folgen: a) Weidenregion 2070—2250m. Blockbesäte Ge- röllhalden, mit einer ärmlichen Borstgrasweide, wechseln mit kleinen Flecken von Schneetälchen- flora, Zwergstrauchheide mit vorherrschendem Vaccinietum (hauptsächlich V. uliginosum). Die Alpen- rose (Rh. ferrugineum) wird oberhalb der letzten Lär- chen bald spärlich und immer kleiner, bei 2020 m. be- obachten wir noch Besuch durch eine Hummel, letztes Exemplar bei 2300 m. Stellenweise typische Läger- flora. b) Wildheuplanggen (2250— 2370 m.), sehr steile, von einzelnen Kalkbändern durchsetzte Abhänge, vor- herrschend ist das Semperviretum mit einer ausser- ordentlich reichhaltigen Begleitflora. Gegen die Pass- höhe tritt diese Formation jedoch mehr und mehr zu- rück und die offenen Formationen der Schneetälchen- flora, der Felsenflur und des Pionierrasen treten an dessen Stelle. B. Südwestabhänge des Marchenspitz bei ca. 2300m. Vom „Kreuz“, der „vorläufigen“ Passhöhe, führt der Saumpfad, durch prächtige Wildheuplanggen die Süd- west-Gehänge des Marchenspitz über dem Balmboden horizontal traversierend und endlich auf einem schmalen, felsigen Kletterweg, zur Passhöhe der vorderen Furka (2322 m.). Die Bestandesliste dieser Wildheuplanggen und der Florula der beiden Passhöhen ist unter Anmerkung XII aufgeführt. Hier möge noch auf einige besonders verbreitete oder interessante Arten hingewiesen wer- den. Das Vieh begeht wohl kaum je diese Strecken, wegen der grossen Abgelegenheit dürfte auch das Mähen des Wildheus meist unterbleiben, und so zeigen denn diese Abhänge, besonders in Anbetracht der hohen Lage, eine ungewöhnliche Üppigkeit. Es sind gewissermassen alpine Urwiesen, wo durch das immerwährende Eingehen der Vegetation eine natür- liche Düngung erfolgt und der Boden sich daher eher bereichert als verarmt. Festuca Halleri und violacea, Poa alpina, Agrostis alpına, dann besonders die Rasen des Trifolium pallescens, der Anthyllis vulneraria v. affi- nis und des Hedysarum obscurum bilden die Hauptreprä- sentanten. Als besonders königliche Erscheinung er- freut uns die seltene Aquilegia alpina; Eritrichium nanum, sehr oft in der f. caulescens auftretend, ist ver- breitet. Zwei Farbenvarietäten: Bartschia alpina fl. luteo- alba und Linaria alpina fl. albomaculata verdienen be- sonderer Beachtung; die Felsbänder schmücken die intensiv roten Köpfchen der Armeria alpina. In diesen Urwiesen fand sich Ende Juli 1901 auch ein eigentüm- licher Erigeron, der lebhaft an den seltenen Erigeron neglectus Kerner erinnerte. Eine Nachprüfung ergab jedoch, dass den Blütenköpfchen die weiblichen Faden- blüten fehlen, sodass die Pflanze Erigeron uniflorus zu- zuweisen ist. In unserer (R.) Mitteilung: „Beiträge zur Kenntnis der schweizerischen Zrigeron - Arten“, Be- richt XIV der schweiz. bot. Gesellschaft (1904), haben wir diese interessante Pflanze, wegen ihrer Ahnlichkeit mit E. neglectus Kerner, als E. uniflorus v. neglectoides Rikli beschrieben. VII. Das Boscotal. (Siegfried-Atlas Blatt 499.) Das Dôrfchen Bosco, das hòchstgelegene Kirchdorf des Kts. Tessin (1506 m.), liegt mittenimLärchengebiet; a 360 _ auch im Wald unterhalb der Ortschaft ist die Fichte nur ganz vereinzelt eingestreut. Die Bàume sind in unmittel- barer Nähe des Dorfes oft geschneitelt und erinnern so einigermassen an Spitzfichten. Saftige Bergwiesen, üppige Heuberge und ausgedehnte, aber sehr minder- wertige Alpen haben um Bosco den Wald nur noch an den steileren Abhängen geschont. Doch begegnen uns noch prächtige Stämme, alle zeigen Kipplage und sind öfters mit der schwefelgelben Evernia vulpina be- hangen. Auf der Traufseite verläuft ein rotbrauner, sich von der übrigen grauen Rinde deutlich abheben- der Strich: es ist der Weg, längs welchem das Regen- wasser abfliesst. Leider hat Bosco keine meteorologische Station. Die jährliche Niederschlagsmenge ist aber zweifellos sehr gross: Die ausserordentlich üppigen Bergwiesen, die ungewöhnlich stattlichen Hochstauden der Karfluren und der Reichtum an Farnen, den der Wald zwischen Bosco und Cerentino beherbergt, sprechen eine zu deutliche Sprache. Der Abstieg von der vorderen Furka 2322 m., die durch ein typisches Curvuletum mit Sesleria disticha be- deckt ist, bis zur Grossalp ist eine gemächliche Wan- derung über Weiderasen. Die Grossalp ist Patriziatsalp mit Einzelalpung, d.h. jede Familie hat ihren eigenen Alpbetrieb!). So erhebt sich denn hier, bei Igoo m., eine ganze Stadt von 30 grauen Steinhütten. Kantonsforstinspektor MERZ wollte vor einigen Jahren gegen diese unzweckmässige Be- wirtschaftung auftreten; aber wenn auch die Männer ge- wollt hätten, die jungen Frauen und Mädchen von Bosco waren entschieden dagegen, denn jeden Abend !) Früher machte jede Familie selbst Käse. Jetzt wird gemein- schaftlich gekäst; die Milch jedes Genossen wird gewogen und nach dem Gewicht die Molkereiprodukte verteilt. wandern sie mit Vorliebe auf die Alp, um zu melken; am nächsten Morgen kommen sie wieder ins Dorf zu- rück. Und wirklich begegnete uns, als wir von der Grossalp kamen, auf unseren beiden Exkursionen je- weilen eine ganze Karawane junger Mädchen, sodass das Dorf bei unserer Ankunft ganz veròdet war. Von der Passhôhe der vorderen und hinteren Furka bis zum Alplerdorf und darunter, von 2610—1840 m., dehnt sich eine der grössten Weiden der ganzen Schweiz aus — sie hat daher mit Recht den Namen „Grossalp“ erhalten. Es weiden auf ihr 168 Stück Grossvieh, 350 Ziegen, 300 Schafe. Die Ausdehnung der Weide ist so gross, dass das Vieh zu den entferntesten Tagweiden von den Hütten aus einen Weg von drei Stunden zu machen hat. Ihrer bedeutenden Ausdehnung entspricht aber nicht ıhr wirtschaftlicher Wert, denn es ist eine äus- serst dürftige, steinige Borstgrasweide. Oft tritt das nackte Gestein zu Tage und auf grosse Gebiete ist das- selbe jedenfalls nur durch eine sehr dünne, höchstens einige Centimeter mächtige Erdschicht verdeckt. An- dere, nicht weniger ausgedehnte Gebiete neigen zur Versumpfung, ja selbst Moorbildung mit Æriophorum angustifolium und Carex rostrata als Verlander kann in einer Höhe von über 2000 m. in muldenförmigen De- pressionen beobachtet werden. Wenig unterhalb der Alphütten der Grossalp ändert sich ganz plötzlich das Bild. Sehr ertragreiche magere Mähwiesen, welche nur alle zwei Jahre unter die Sense genommen werden, erstrecken sich bis zum Lärchenwald. Es überwiegen die Schmetterlings- blütler, zwar nicht nach der Artenzahl, aber entschieden nach ihrer Menge. Trifolium alpinum ist tonangebend, so weit das Auge blickt, sind die Wiesen in ein zartes Rot getaucht, die ganze Luft wird von dem feinen Geruch erfüllt. Hie und da unterbrechen Gruppen \ + ; SÒ von Alpenerlen das bunte Vegetationsbild; auf den kleinen hügeligen Erhebungen stellt sich, mitten zwi- schen den üppigsten, saftigen Kräutern dieser Heuberge, eine humikole xerophytische Vegetation ein; es sind jeweilen kleine Vaccinieten mit Nardus stricta (spärlich) Festuca rubra fallax, Carex sempervirens, Deschampsia Slexuosa v. montana, Arnica montana, Silene rupestris, Astrantia minor etc. (siehe Anmerkung XIV). Die Wanderung durch den stark gelichteten, aber hochstimmigen Lärchenwald, zwischen Grossalp und Bosco, hat sich uns allen tief eingeprägt. Zwischen den stattlichen Exemplaren bilden Alpenerle und Alpenrose stellenweise das Unterholz. Das duftige, saftige Grin der i Lärche und das derb dunkele Laubwerk der Alpen- rosen bedingen in Verbindung mit dem intensiven Rot ihrer Blüten eine prächtige Kontrastwirkung. An an- deren Orten erfrischt eine zusammenhängende, dichte Grasnarbe das Auge, und wo der Boden etwas reicher an Humus und feuchter ist, da stellt sich eine üppige Kräuterflur ein, deren wichtigste Repräsentanten sind: Paradisia hliastrum Campanula rhomboïdalis Streptopus amplexifolius Phyteuma belonicaefolium Trifolium alpinum Polygonum alpinum Peucedanum ostruthium Hypochaeris uniflora Pedicularis tuberosa Crepis grandiflora Gentiana purpurea Cirsium heterophyllum Hieracium Hoppeanum. Dieser Wald trennt die Grossalp von Bosco und damit zwei wirtschaftlich durchaus differente Gebiete: dort Weiden und magere Mähwiesen, hier fette Berg- wiesen und die ersten Kulturen. Auch Bosco gehört zu jenen hochinteressanten, deutschen, südalpinen Sprachkolonien, deren Ursprung aus dem Wallis, trotzdem urkundliche Daten fehlen, unbestritten ist.‘) Die Leute von Bosco bezeichnen als Ort ihrer Herkunft ,Unterwald“ oder , An der Matten“ im Pommat; sie mögen über die Furka herüberge- wandert sein. Bereits auf der Grossalp sind uns die stattlichen Walliserziegen aufgefallen; die Tiere sind zwar meist nicht mehr rein, doch ist die oft er- hebliche Beimengung vom Blut der Sattelziege, selbst für den Laien, unzweifelhaft. Im Dorf stehen Walliser Kornspeicher mit ihren Pfählen und Gneissplatten — ein Gebäudetypus, der dem Kanton Tessin sonst völlig fremd ist; die bestehenden Speicher werden übrigens, da kein Getreide mehr gebaut wird, für Heu gebraucht und es werden keine neuen Wallisergaden mehr gebaut (siehe Tafel 8). Die neuen Heustadel werden nach Tessiner Art gemauert. Der Dialekt zeigt ebenfalls Walliser-Anklänge.’) In der Kirche sind Reliquien des heiligen Theodor (= Theodul), des Walliser Schutz- heiligen aufbewahrt. Die öffentliche Schule ist italie- nisch, doch unterhält der deutsche Sprachverein einen 1) Nur Bosco („Wald“) ist italienisch (der ältere Name ist „Gorin“). Fast alle Bezeichnungen für Bergspitzen: Wandfluh, Marchenspitz, Ritz- berg, Sonnenberg, Strahlbann, Grosshorn, alle Alpnamen: Grossalp, Wolfsstaffel, und Flurnamen: Rütenen, Ueberab, Bann, Nätschen-Hirli, Stafflen u. s. w., sind dagegen im obersten Boscotal deutsch. 2) Von Pflanzennamen notierten wir: Rumex acetosa ,Süre“ ; Alchimilla vulgaris „Rock“; Knoblauch , Knofla “; Alpenrosen „Ischüpa*; Alnus viridis „Droselstüdi*; Rüben „Bedraf“; Mangold „Chrüt“. Tanacetum Balsamita „Eierchrüt*, hier viel als Gewürz- pflanze kultiviert; Borago officinalis „Amerikanerblüemli“, für Thee gegen Erkältung; Arnica montana „Geissberger“; Nardus stricta „Fax“; Kamille „Pummeneblüemli“, wohl das halbitalianisierte „Öpfel- blüemli“ der Pommater! Althaea rosea „Malve‘ ; Chenopodium bonus Henricus ,Hôimola*. Weitere Dialektausdrücke: Taschenuhr „Hosezit* (weil sie in der Hosentasche getragen wird!); Wanduhr , Stubeziit “; Kopftuch „panett“; Taschentuch „Schnützpanett“; Hose „bruech“; die Waden strümpfe ohne Fuss, welche besonders die Mädchen tragen, heissen „Mutschuhosa“ (man vergleiche „Mutschigeiss“, ohne Hörner; „Ohren- eigenen Lehrer; der gegenwärtige deutsche Schullehrer, Herr SARTORI war uns auf das Freundlichste behülflich. So gehen die Kinder morgens in die italienische, nach- mittags in die deutsche Schule. Gepredigt wird ge- genwärtig deutsch; der Pfarrer, Herr KATHRINER, der uns sehr freundlich empfing und grosses Interesse an Geologie und Botanik bekundete, stammt aus dem Gross- herzogtum Baden. Von hölzernen Urkunden fanden wir hier nur noch die „Schaf- und Ziegentesslen“ vor; kleine Brettchen, welche Schaf- oder Ziegenohren darstellen. Sie sind mit dem ,Hauszeichen“ des Besitzers versehen, tragen die Zahl der ihm gehörigen Tiere und die Einschnitte, welche an den Tieren selbst am Ohr als Marke ange- bracht sind. Die gegenwärtig gebrauchten Hauszeichen von Bosco finden sich nach frdl. Mitteilung von Herrn Lehrer SARTORI auf Fig. 3 dargestellt. Der „Abstam- mungsname oder „Übername“ wird zur Unterscheidung gleichnamiger Geschlechter hinzugefügt. Dieser Über- name gehört nach der Ansicht von Herrn Sartori aus- gestorbenen Geschlechtern an („Jagsch“ von „Jaggi“, „Burka“ von „Burkard“). Von Kulturpflanzen werden Kartoffeln und Salat angepflanzt, ferner Knoblauch, Borätsch, Rüben, Mangold, Rettig und Hanf. Unter den Obstbäumen ist einzig noch der Kirschbaum (Prunus avium und Cerasus) vertreten, dessen Früchte jedoch erst im August reifen. Die Zwetschgen werden nicht reif. mutsch“ mit verstiimmelten Ohren, Prättigau); Zopf ,gwatso“, das italienische „guazza“ (die Mädchen tragen ihn hier nicht um den Kopf ge- wunden wie im Pommat); kleine Milchtanse „punzelti*; gepse ,gepso“; Saures Ferment zu Zigerbereitung „traach“. Der Alpknecht auf Grossalp, den wir abfrugen, gebrauchte einmal das bekannte Zürcher Schimpfwort „Chaib“. Es stellte sich aber bald heraus, dass das nicht zum Wortschatz der Boschesen gehört, sondern ein Relikt aus der Zeit seines Militär- dienstes in Zürich war! Schröter & Rikli, Excursion ins Bedretto, Formazza- u. Boscotal. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel 8. Ein Walliser Relikt in Bosco (Kt. Tessin). Kornspeicher mit Gneissplatten zum Schutz gegen Mäuse. Die Gneiss- platten sind hier zu einem „rudimentären Organ“ geworden, da seit Aufgabe des Getreidebaues diese Speicher nur noch als Heustadel benutzt werden! (Aufn. v. P. Bohny, cand.schem.) A da pra til . ot: mo... 3 18 19 20 PA X Fig. 3. Die Hauszeichen von Bosco nach Lehrer Sartori. 1. Della Pietra (Abstammung Figsch). 2. Mateo Della Pietra. 3. Abraham Della Pietra. 4.—7. Janner, 8.—10. Tomamichel (Abstam- mung Schremersch). 11.—12. Sartori (Abstammung Burka). 13. Sartori (Abstammung Chlepisch). 14.—15. Rossi (Abstammung Jancia). 16. Brom (Abstammung Keisarsch). 17. Elzi. 18.—20 Della Pietra (Abstammung. Barsch). 21. Tomamichel (Abstammung Jagsch). 22. Tomamichel (Ab- stammung Jakusch). 23. Janner (Abstammung Matiisch). = Eine eigentliche Zierde von Bosco sind die herrlich üppigen Bergwiesen. Wenn wir vom Dorf aus auf der Südseite des Strahlbann von 1500— 1850 m. ansteigen, so wechseln an diesen steilen, fast gänzlich entwaldeten Abhängen fette Bergwiesen, mit Felsenpartien, mit dürftiger Borstgrasweide — dem immer wiederkehren- den, wenig ertragreichen Tessiner-Weidetypus — Block- meere und Geröllhalden mit einer äusserst üppigen Kraut- und Staudenflur von mehr oder weniger ausge- sprochenem Karflurcharakter. Diese urwüchsigen Ve- getationsbilder sind von einer Üppigkeit und vorneh- men Pracht, die den Naturfreund mit unwiderstehlicher Gewalt anzieht und ihn unmerklich immer weiter führt. Die Alpenerle, der Tross der Tessiner, zum Teil in einer kleinblättrigen, der Alnus Brembana sich nähernden Form, und Rosa alpina sind die einzigen Gesträuche. Zwischen den Felsblöcken ist oft reichlich und in üp- -pigster Entfaltung der eigentümliche Knotenfuss (Strep- topus amplexifolius) angesiedelt, neben ihm erhebt sich wohl bis drei Fuss hoch Polygonatum verticillatum. Die zartzerteilten graugrünen Blätter einer Dolde (Laserpi- tium panax) bedecken massenhaft die Abhänge; kokett drängt sich zwischen ihrem Laubwerk die schlanke Orchis globosa empor oder eine verspätete Paradisia mit ihren grossen, rein weissen Blüten oder gar ein Riesen- exemplar des Männertreu (Nigritella angustifolia), dessen Stengel hier die stattliche Höhe von 35 cm. erreichen. Aus den Ritzen der Gneissfelsen entspringen ganze Büsche von Bupleurum stellatum mit über zehn gleich- zeitig blühenden Trieben und mit Wurzeln von der Dicke eines starken Stockes, daneben entfaltet die Meisterwurz (Peucedanum ostruthium) ihre breiten, fettglänzenden, fein stachelig gezähnelten Blätter, und zu ihr gesellt sich als weitere Dolde Laserpitium lati- Jolium. Doch immer weiter zieht es uns bergan, denn immer neue bunte, abwechslungsreiche Bilder fesseln unseren Blick. Die verbreitetsten Alpenpflanzen treten hier in Riesenexemplaren und wie Sonntagskinder in vollendetster Schönheit auf, sodass wir uns unwillkür- lich fragen: Sind das wirklich unsere alten, langjähri- gen Lieblinge? Da bedeckt massenhaft fusshoher Alpen- klee (Trifolium alpinum) den jungfräulichen Boden, dort trägt die Campanula barbata an einem Schaft gleichzeitig zwanzig ihrer zartblauen Glocken; hoch er- heben sich die perückenartigen Fruchtstände der Ane- mone sulfurea v. Burseriana;*) stellenweise ist die Pflanze förmlich bestandbildend. Hypochaeris uniflora, Crepis grandiflora, Solidago virgaurea, Hieracium Hoppeanum und ausserordentlich reichlich auch Arnica montana meist in 2—5blütigen stattlichen Exemplaren, vertreten das Gelb in allen Farbennuancen. Niederliesgend, dem Felsen oder Boden dicht angeschmiegt, gesellt sich zu diesen montan-alpinen Elementen, bis 1800 m. anstei- gend, ein Xerophyt der Niederung: Genista germanica mit ihren dornig-rutenartigen Seitentrieben. Gentiana purpurea beginnt soeben ihre Blüten zu entfalten, und der Alpenaster erscheint hier in der luxurierenden Ab- art: Aster alpinus v. Wolfü. Doch all diese Herrlich- keit, diese üppige Pracht wird übertroffen durch die wirklich königliche Erscheinung der Centaurea rhapon- ticum, einer Riesenkomposite, deren Stengel bis 2,20 m. hoch, deren violett-rote Köpfe faustgross sind; sie wird fleissig von Hummeln besucht und ist für diesen Teil des Tessins eine Neuheit. 1) Die Varietät Burseriana Reichb. ist durch auffallend breite, ineinanderfliessende Blattabschnitte vom Typus zu unterscheiden; doch ergibt sich, dass bei den blühenden Pflanzen die Blattabschnitte vielfach eingeschlagen sind, sodass sie schmaler erscheinen, als sie wirklich sind, zur Fruchtreife sind die Blattabschnitte dann ausgebreitet, so er- scheinen die meisten Fruchtexemplare mehr oder weniger Burseriana- artig; es ergibt sich somit, dass die var. Burseriana nur zur Zeit der Anthese sicher zu diagnostizieren ist. Fe Doch wir verlassen Bosco; es geht talauswärts über Cerentino nach Cevio ins Maggiatal, unserem Endziel entgegen. Kaum haben wir den letzten Lär- chenwald hinter uns, so begegnen wir einem Manne, der einen Sack voll Buchenlaub auf den Schultern trägt. Auf die Frage: wozu und wohin? erwiderte er: „Zum drufliege, uf d’Alp“. Dieser kleine Vorfall mahnt uns zu grosser Vorsicht bei Beurteilung der Verbreitung von Blättern durch den Wind. Wie leicht dürften nicht an der rauhen Kleidung oder in den Säcken zufällig solche Buchenblätter verschleppt und schliesslich abgestreift werden? Die obersten Buchen im Bosco finden sich bei ca. ıroom., in der Nähe der Ausmündung ins Campotal; die auf dem Schnee der vorderen Furka bei ca. 2300 m. gefundenen Blätter dürften daher sehr wahrscheinlich von der Lagerstätte der Grossalp oder von hier sogar noch weiter ins Ge- birge getragen worden sein, ehe der Wind seine Mis- sion als Verbreitungsmittel übernahm. Es ergibt sich also im besten Fall ein Windtransport von 400 m. Höhendifferenz und nicht von 1200 m., und von 1,5 km. Horizontaldistanz und nicht 9 km., wie eine erste flüchtige Orientierung leicht annehmen würde. Die bereits im Bedretto und im Pommat beobach- teten, für die Schweiz hauptsächlich südalpinen Farne Woodsia ilvensis und die hybridogene Spezies Asplenum germanicum sind auch hier wieder an den Mauern und auf Felsen angesiedelt. Bei 1300 m. steht das oberste Getreide, ein kleiner Roggenacker und in dessen Nähe „Ueberab“, die Mayensässe von Bosco, hier „Monti“ genannt. Dieses kleine zur Zeit ver- lassene Sommerdörfchen liegt also nicht, wie das ge- wöhnlich der Fall ist, über, sondern unterhalb des zugehörigen Kirchdorfes — ein Verhältnis, das an Chan- dolin im Eifischtal erinnert. An felsigen, etwas frischen Stellen wird hier, in Begleitung von Saxifraga aspera, Poa nemoralis v. firma und Laserpitium latifolium, be- reits ein Vertreter der insubrischen Kastanienzone, Galium rubrum, beobachtet. Unterhalb dieser Mayensässe, von 1250 m. an, treten wir ins Gebiet der Fichte. Das Boscotal ist entschieden bedeutend besser bewaldet als das Val Bedretto und das Pommat. An den steileren, steinigen oder felsigen Gehängen vermag dagegen nur Erle (Alnus viridis) und Birke (Betula verrucosa) zu gedeihen. Der erste Haselnusstrauch wurde bei 1220 m. angetrof- fen. Im Fichtenwald, der stellenweise, vermutlich durch Borkenkäfer verursachten, inselartigen Kahlfrass auf- weist, sind steinige Geröllhalden mit einer eigenartigen Buschvegetation besetzt, in der der Besenstrauch Saro- thamnus scoparius mit Corylus Avellana und Sambucus racemosa die Hauptrolle spielt; als häufigste Begleit- pflanzen seien Salvia glutinosa und Allosurus crispus er- wähnt. Diese Vergesellschaftung begegnete uns zuerst bei 1180 m. An den wenigen Stellen, wo der Wald fehlt, sind im engen Tale montane Fettmatten vom Agrostis-Typus vorhanden, doch ist ihre Flora immer sehr trivial (Anmerkung XVI). i Gegenüber Corino bei 1060 m. stehen die ersten Buchen im Fichtenwald, es ist gleich eine Prachtsgruppe von finf stattlichen Exemplaren, und nur wenige Meter tiefer findet sich der erste Nussbaum (1040 m.). Etwas hôher sogar geht bei Corino die edle Kastanie(ca. 1100 m.), allerdings in warmer Südlage, währenddem die Buchen am Nordhang sich befinden. Grosse ippige Farngruppen: Aspidium filix mas, montanum, dilatatum und das seltene aculeatum begleiten die Buche, die hier keine eigentliche Region bildet, sondern jeweilen nur in vereinzelten Exem- plaren oder in kleineren Gruppen auftritt. Noch einige Schritte und vor uns öffnet sich der Blick auf den Talkessel von Cerentino (ca. 1000 m.), ein ganz eigenartiges Landschaftsbild. Aus den herr- 24 lichen Kastanienselven blicken einzelne stattliche, fast palastartige Hauser hervor: es sind die Besitzungen von Bürgern, die einst als arme Tessiner nach über- seeischen Ländern, besonders nach Südamerika, aus- zogen. Nach Jahrzehnten anstrengendster Arbeit zu Vermögen und Ansehen gekommen, kehren sie in ihre Heimat zurück, um hier in Musse und Behaglichkeit ihre Tage zu beschliessen. Erst kürzlich wurde ge- ömdet, die Abhänge bedeckt daher nur ein dichter, kurzer, aber trotz der heissen Jahreszeit saftig grüner Rasen. Wasser ist reichlich vorhanden. Ueber die Wiesen zerstreut stehen viele Eschen und Eichen, aber alle sind geschneitelt (, capitozzati “ wie der Tessiner sagt) und daher von pappelartigem Aussehen. An der gegenüberliegenden Talseite des hier einmün- denden Val Campo mischt sich die Birke in ausge- dehntestem Masse der Buche und Esche bei. Kastanie und Birke, diese beiden habituell und pflanzengeogra- phisch so verschiedenen Gestalten, sie sind die Cha- rakterbäume des unteren Campotales. Jene bekleidet die linke Talseite, sie steht hier in heisser Südlage, bald auf Gebirgsschutt, bald auf alten Moränen, indessen die Birke in nördlicher Exposition an den Gehängen des Pizzo Pascola die äusserst steinigen, felsigen Abhänge und die Rundhöcker besiedelt. Die Strasse führt, hoch über der Rovana, durch die Kastanienregion. Das reichliche Unterholz wird hauptsächlich von Besen- strauch und Adlerfarn gebildet; an den Mauern grünt in Menge Asplenum germanicum. Die Abhänge ob Collinasca sind mit einem ausgedehnten Bestand von Alnus incana v. sericex bedeckt, aber die Blätter sind bis auf das Gerippe vollständig kahl gefressen, ein trostloser Anblick. Nach PROF. KELLER ist ein grüner Käfer, Chrysomela aënea, der Schädling. Von den Serpentinen der Strasse aus, die sich rasch zur Talsohle des Val Campo senkt, geniesst man einen CS ‘O pun Auyogrq ‘A ‘uyny)] ‘U9A[9SUSIUEJSEM PUNISISPIOA WI] ‘aqong pun syııg USSUBH-SSIOUTD) U9P UV ‘PISSEN ajjeA U9898 ‘SJIBMSNE[E] U9JSO yseu yaılg (NN uS92) odwey [en WI e9seul]jon ‘6 ISJeL *C06] OUIBIOT] ‘JEU ‘OS "Alq ‘20S H]Y ‘039 0}]aJpog SUI UOISINOXA ‘IJAIN © d9)01U0S prächtigen Blick talauswärts. Im Vordergrund leuchten aus üppigen Kastanienselven die Häuschen von Colli- nasca (siehe Tafel 9); die Gehänge sind mit Buchen und Birken besiedelt. Die letztern bilden weiter unten auf den Nordhingen der rechten Talseite ausgedehnte zu- sammenhängende lichte Bestände (siehe Tafel 10). Die alpinen Elemente verschwinden mehr und mehr, xerotherme Florenbestandteile treten an ihre Stelle: Jasione montana, Cytisus nigricans, Dianthus Seguieri und andere mehr sind die Vorläufer der in- subrischen Pflanzenwelt. Und dort am Ausgang des Gebirgstales liegt das kleine hübsche Dôrfchen Linescio (668 m., noch 200 m. über Cevio gelegen); wir sind plötzlich mitten in die Region der Weinkultur versetzt. An den malerischen Lauben, an den halbzerfallenen Häusern, über die Pergolas und längs der Stangen, die über hohe Gneissplatten gelegt sind, zieht sich die Rebe als Liane dahin, und unter ihr werden Mais und Artischoken gepflanzt. Zu unseren Füssen liegt das Maggiatal, in mannigfachen Windungen sucht sich der Fluss einen Weg durch die gewaltigen Schottermassen, welche den ganzen Talboden erfüllen; die stark er- wärmte Luft ist in beständig zitternder Bewegung, steil und unvermittelt fallen die Berge zur Talfurche ab, und recht kahl sind die Gehänge. Die breite Land- strasse zieht sich in gerader Linie endlos dahin; wo ein Fuhrwerk des Weges zieht, da lässt sich dasselbe von unserer hohen Warte aus an der aufgewirbelten Staubwolke meilenweit verfolgen. Welch ein Gegensatz zu den geschilderten Gebirgslandschaften! Wir stehen an der Grenze südalpiner Gebirgstäler und insubrischer Landschaftsbilder. | IX. Zusammenfassung der Hauptergebnisse. 1. Wald- und Baumgrenze. Die Baumgrenze ist im ganzen Exkursionsgebiet auffallend niedrig. Dieselbe wird in der Talsohle der drei Talschaften schon bei folgenden Meereshôhen erreicht: Val Bedretto: 1860 m. Lärche Pommat: 1750 m. Lärche (Waldgrenze sogar schon bei 1480 m. Val Bosco: 1840 m. Lärche. Etwas hôhere Werte liefern jeweilen die beidsei- tigen Talgehänge, an denen die Baumgrenze talauswärts bekanntlich immer etwas ansteigt. Im Bedretto stehen die äussersten Lärchenvorposten an den nach Süden gerichteten linken Talgehängen bei ca. 2040 m., auf der rechten Talseite dagegen schon bei 1960 m., und am Aufstieg zur vorderen Furka werden die obersten Bäume bei 2050 m. erreicht. Überall spielt die Lärche die Rolle des Pionierbaumes, doch steht die Fichte öfters nur wenig zurück. Ganz abgesehen vom Pommat, wo wir es unzweifelhaft mit einer starken, wirtschaftlichen Depressionsgrenze zu tun haben, sind diese Werte auf- fallend niedrig, besonders im Vergleich zum benach- barten Wallis. Nach IMHOF bewegt sich die Waldgrenze im Tessin zwischen 1I900— 2000 m., als Mittel wird 1920 m., für das Wallis dagegen 2150 m. angegeben. Über diesem Mittel und zwar nur mit 20--40 m. steht einzig das Gebiet der grössten Massenerhebung, die mittlere Leventina von Biasca bis Dazio grande. Die niedrigsten Mittel dagegen ergeben das Maggiatal mit nur 1840 m. In unserem Exkursionsgebiet werden diese Zahlen sogar an meh- reren Stellen kaum erreicht. Nach CHRIST geht die mittlere Waldgrenze im Tessin sogar nur bis 1800 m. Diese verschiedenen Angaben sind wohl darauf zurück- zuführen, dass CHRIST nur den Hochwald, IMHOF aber die höchst stehenden Bäume und den auf den topo- graphischen Siegfriedkarten verzeichneten Buschwald ebenfalls in Berücksichtigung zog. Immerhin ergibt sich für das Bedretto-, Pommat- und Boscogebiet gegenüber Schrôter & Rikli, Excursion ins Bedretto etc. Atti Soc. Elv. Sc. nat. Locarno 1903. Tafel 10. R Br Aduner se. Birkenbestände im Val Campo (Valle Maggia). Auf der rechten Talseite gegenüber Linescio, an den Kastanienwald an- schliessend, am Nordhang des Pizzo Sascola, von der Talsohle aus (705m) ca. 300m sich in die Höhe ziehend. Rhododendron ferrugineum kommt hier von 600m an in den Kastanienselven und Birkenwäldern vor. (Aufn. v. P. Bohny und ©. S.) rel, Dr: sua Te: a dem benachbarten Wallis eine um reichlich 300 m. nie- drigere Wald- und Baumgrenze. Welches sind nun die Ursachen der niederen Wald- grenze im Tessin? Auch abgesehen von der durch wirt- schaftliche Verhaltnisse bedingten Erniedrigung ergibt sich doch immerhin, dass die obere Waldgrenze gegen- über Wallis (2150 m.) und Graubünden (2170 m.) im Kt. Tessin jedenfalls von jeher erheblich zurückstand. Im Wallis und Graubünden hat der wirtschaftliche Fak- tor ja den selben Einfluss gehabt! CHRIST vertritt die Ansicht, dass nach Analogie mit dem Südabfall des Hi- malaja die Ursache dieser auffallenden Depression gegen- über den beiden Nachbarkantonen in den grossen jähr- lichen Niederschlagsmengen des Tessin zu suchen sei. IMHOF dagegen sieht in der geringen Massenerhe- bung des Gebietes den Ausschlag gebenden Faktor.!) Es steht wohl ausser Zweifel, dass beide Momente am Zustandekommen der gegenüber Ost und West ab- weichenden Verhältnisse beteiligt sind, doch messen wir der Massenerhebung eine erhöhte Bedeutung bei, weil dieselbe infolge ihrer stärkeren Erwärmung ein konti- nentaleres Klima und vor allem bei entsprechender Höhenlage wärmere Sommer bedingt, sodass in solchen Gebieten, wie z. B. vom Wallis ja allgemein bekannt ist, die Höhengrenzen aller Arten bedeutend höher liegen. 2. Höhengrenzen. Mehrere Arten der Ebenenflora oder der montanen Region erreichen im Gebiet auf- fallend hohe Stationen, besonders trifft dies für einige xerotherme, insubrische Elemente zu. Anderseits bedingt die Steilheit der Gehänge auch wiederum tiefe Standorte alpiner oder selbst nivialer Pflanzen: 1) Zu demselben Ergebnis ist A. DE QUERVAIN in einer vor wenigen Wochen erschienenen Arbeit auf Grund von eingehenden Studien über die Hebung der atmosphärischen Isothermen in den Schweizeralpen gekommen. A De a) Hohe Standorte Carex nitida 1320 m. (Wallis 1450 m.) Agrostemma githago 1380 m. (Wallis 1980 m.) Galium rubrum 1500 m. Drosera anglica 1660 m. — rotundifolia 1600 m Erucastrum obtusangulum 1164 m. (Wallis 2400 m., St. Gallen 1200 m.) Cardamine amara 1910 m. (Wallis 2470 m., St. Gallen 1600 m.) Hippocrepis comosa 1920 m. (Wallis 2800 m., St. Gal- len ca. 1700 m.) Silene nutans 1950 m. (Wallis 2400 m., St. Gall. 1600 m.) Saxifraga rotundifolia 2070 m. (Wallis 2000 m., St. Gallen 2000 m.) Bellidiastrum Michelii 2140 m. (Wallis 2560 m., St. Gallen 2000 m.) Trollius europaeus 2140 m. (Wallis 2600 m., St. Gallen 2100 m.) b) Tiefe Standorte Avena versicolor 1260 m. unterh. Fontana im Bedretto Armeria alpina 2150 m., Südseite des Griesspass Carex curvula 2100 m., Alp Corno (Bedretto) Ranunculus glacialis 2100 m, Alp Bettelmatt (Pommat) Arenaria biflora 1870 m., Alp Cruina (Bedretto) Dryus octopetala 1170 m., ob. Airolo Rhododendron ferrugineum ebenda Juniperus communis versus nana ebenda Paradisia liliastrum, 1260 m. ob Airolo (geht im Maggiatal noch viel tiefer, bis 424 m., Bignasco) Hypochaeris uniflora ebenda Poa violacea 1100 m., Airolo 3. Südalpine Typen. Jenseits der Hauptwasserscheide der Alpen treten eine Reihe neuer Arten auf, die für gewisse Formationen oft geradezu bestimmend sind, in den Nordalpen aber entweder ganz fehlen oder doch nur ganz lokal nach der cisalpinen Schweiz übergreifen. Von solchen kanstatierten wir: Polygonum alpinum für üppige Bergwiesen Galium rubrum Hecken und trockene, ‘heisse Hügel Phyteuma Scheuchzeri Begleiter der südalpinen Fe- stuca varia-Formation und des Bergwaldes Woodsia ilvensis Felsen und Mauern Saxifraga cotyledon Urgebirgspflanze 200—1750 m Festuca varia Felsen und Rundhöckerlandschaften Armeria alpina Wildheuplanggen der hôhern Alpen- region. 4. Bodenstete Pflanzen. Das ganze Nordtessin besteht aus krystallinischen, vorwiegend gneissartigen Gesteinen; diese Gleichförmigkeit der geognostischen Unterlage fin- det auch im Pflanzenkleid ihren Ausdruck. Der lebhafte Wechsel vikarisierender Arten, den verschiedene, che- mische Bodenbeschaffenheit in der Pflanzenwelt hervor- zurufen vermag, fehlt fast ganz. Um so auffallender aber ist jeweilen das Auftreten von Kalk führenden Schichten, welche stets das Erscheinen mehrerer Arten, die sonst dem Gebiete fremd sind, zur Folge hat, so z. B. das Kalkband oberhalb Airolo im Val Bedretto und dasjenige an der vordern Furka bei 2250 m. Als Kalkstete oder -holde (Ca) und Kalkfliehende (Si) Arten des Gebietes seien einander gegenübergestellt: Ca. SZ. Amphiloma elegans Lecidea geographica Sesleria coerulea Sesleria disticha Achillea atrata Festuca varia Gypsophila repens Achillea moschata - Dryas octopetala Silene rupestris Sarothamnus scoparius Astrantia minor Rumex acetosella Rhododendron ferrugineum Allosurus crispus 5. Ausfüllung der ,Tessiner-Lücke“ für einige Arten. In einer 1902 erschienenen, sehr eingehenden Studie!) sprechen CHODAT und PAMPANINI wiederholt von der Tessiner Lücke (lacune du Tessin). Bei einem Vergleich der der Abhandlung beigegebenen Verbreitungskärtchen ergibt sıch, dass der Kanton Tessin durch eine auffal- lende Armut pflanzengeographisch eng umgrenzter al- piner Florenbestandteile ausgezeichnet ist. Bereits an anderer Stelle?) hat der eine von uns hervorgehoben, dass das nahezu vollständige Fehlen von Endemismen, die schon östlich vom Comersee in stattlicher Zahl einsetzen und um den Gardasee einen ungeahnten Reichtum ent- falten, diesen Ausdruck einigermassen rechtfertigt. Da- gegen soll für die anderen Florenelemente ein Wort zu Gunsten unserer Tessiner Alpenwelt eingelegt werden. Die abgelegenen Tessiner Täler sind bis heute noch viel zu wenig durchforscht, in all’ unseren grösseren öffentlichen Herbarien ist fast stets nur das südliche. Tessin gut vertreten, nördlich von der Linie Locarno- Bellenz sind die vorliegenden Materialien immer sehr dürftig, sodass ein abschliessendes Urteil über den Floren- bestand Nordtessins wohl noch verfrüht sein dürfte. So haben auch diese beiden Exkursionen in die nord- westlichen Tessiner Alpen und ins Pommat einige neue Daten zur Ausfüllung der Tessiner Lücke geliefert. Diese Funde und einige neuere, z. T. noch nicht veröffentlichte bezügliche Beiträge zur Tessiner Flora sind in der fol- genden Tabelle zusammengestellt. 1) CHODAT, R. und PAMPANINI, R. Sur la distribution des plantes des Alpes austro-orientales et plus particuliere- ment d’un choix de plantes des Alpes cadoriques et veni- tiennes. Le Globe. T. 41. Genève 1902. 2) RIKLI, M. Referate über die Fortschritte der schwei- zerischen Floristik. Heft XIII (1903), Berichte der schweiz. botan. Gesellschaft, p. 52. Name Allgem. Verbreitung Verbreitung im Tessin und Pommat I. Anemone baldensis 2. Oxytropis lappo- nica 3. Prunus Padus var. petraea (= borea- lis) 4. Erigeron Schleich- eri 5. Centaurea rhapon- ticum | | 6. Gregoria Vitaliana 7. Carex nitida Cogne, Penninische Al- pen, Südabhang der Ber- ner Alpen, Alpen von Waadt und Freiburg, Tirol Wallis, Faulhorn, Enga- din, Alvier, Tirol Wallis (Joux Brülee, Goms), Oberhalbstein Wallis, Bünden sehr zer- streut, Tirol (Brenner) Wallis, östl. Voralpen, Tirol Sierra Nevada, Pyre- näen, Abruzzen, Seeal- pen bis Simplon, Comer- see bis Julische Alpen Wallis, Ostalpen Südseite des Griespass (Pommat) lg. RIKLI (1903) ob Morasco (Pommat) lg. C.SCHRÒTER (1903) Val Bedretto lg. RIKLI (1901) Livinental, Blegno KELLER Ghiridone lg. CHENE- VARD, Mte. Generosolg. VOLKART, Bosco lg. RIKLI (1903). Am Nilfe- bach, gegenüber dem Hotel Tosafälle(BALLY) (1903) ob Fusio lg. Dr. COAZ lg. Rovio am Generoso (VOLKART), Campo- lungo-Pass (CORRENS), Tirano (BROCKMANN), Bedretto (1903) mehrere Standorte: Frau Dr. Th, RESVOLL, C. SCHRÖ- TER, M. RIKLI (1903) — 378 — 6. Liste der bemerkenswerten Einzelfunde. Neu für den Kt. Tessin: Prunus Padus var. petraea (im Bedretto verbreitet) Erigeron uniflorus var. neglectoides (vordere Furka) Erigeron alpinus var. intermedius (Val Corno) Saxifraga androsacea >< Sequieri (Val Corno) Drosera rotundifolia x anglica (ob Al Acqua) Campanula rhomboïdalis >< rotundifolia (Bedretto) Neue Standorte und seltenere Arten: Woodsia ilvensis (Bedretto, Pommat, Bosco) Carex nitida (Bedretto) Aspidium aculeatum (Val Bosco) Alnus incana var. sericea (ob Collinasca) Koeleria hirsuta (Val Corno) Agrostis alpina var. aurata (Val Corno) Centaurea rhaponticum (Bosco) Pirola media (ob Staffelwald) Campanula excisa (Staffelalp) Oxytropis lapponica (Griestal ob Morasco) Anemone baldensis (Griestal unter der Passhôhe) Neue Monstrositàt Primula viscosa mit corollinischem Kelch (unterhalb Alp Corno). Literatur. I. Land und Leute. Anonymus, Der Kanton Tessin. Ein Beitrag zur Klärung der dortigen Verhältnisse. Von einem Deutschschweizer. Zürich 1890. FRANSCINI, Der Kanton Tessin (1835). RÜTIMEYER, Die Tessiner Alpen. Jahrb. des S. A. C. Bd. IX, 1873/74. HARDMEIER, Die deutsche Gemeinde Bosco im Tessin. Neue Ziircher Zeitung. 1882. Nr. 71-73. HARDMEYER, Das tessinische Tal Maggia und seine Verzweigungen. Programm der Zürcher Kantonsschule 1841. STUDER J., Walliser und Walser. Eine deutsche Sprachverschiebung in den Alpen. Ziirich 1886. SPITTELER, Der Gotthard. Frauenfeld 1897. Die Gotthardbahn. Europ. Wanderbilder Nr. 30—32. HOFFMANN - BURCKHARD, Tosafall, Bedretto, Maggia etc. Jahrb. des S. A. C. V. 1868/69. BAHLER, Dr. A., Das Pommat und die deutsche Sprachgemeinde Bosco im Tessin. Jahrbuch des S. A. C. Bd. XXXIV, 1898/99, Seite 225. SCHMID A., stud. agr. Eine Exkursion nach den deutschen Sprachinseln jenseits der Alpen. Neue Bündner Zeitung Nr. 37—43, 1902. II. Flora. BORNMÜLLER, Zur Flora Tessins, Bulletin dei’'herb. Boissier 1896, Nr. 3, CHENEVARD, Contributions à la flore du Tessin. Bulletin de l’herbier Boissier, II. série, Tome Il 1902 p. 763— 782. CHENEVARD, Idem (suite). Une herborisation au Mont Ghiridone. Re- marques sur la ,Lacune Tessinoise“. Bulletin de l’herbier Boissier, II. serie, Tome III 1903 p. 288—305. CHENEVARD, Idem (suite) Ibidem, p. 422—452. CONTI, Pasquale, Notes floristiques sur le Tessin méridionale. Feuille des Jeunes Naturalistes. 21M€ année 1893, Nrs. 277—279. CHRIST, Das Pflanzenleben der Schweiz (1882) p. 27—68. CHRIST, Vegetationsansichten aus den Tessiner Alpen. Jahrbuch des SENSE Bd DS, 1373174: FRANZONI, Le piante fanerogame della Svizzera insubrica. Zürich 1893. KELLER, ROB., Die wilden Rosen d. Leventina. Bot. Zentralblatt 1891. Nr. 33. KELLER, ROB., Beiträge zur Kenntnis des Bleniotals. Bulletin de l’her- bier Boissier 1903, p. 372—487. LENTICCHIA, Le crittogame vascolari della Svizzera insubrica. Genovar 894. LENTICCHIA, Contribuzioni alla Flora della Svizzera italiana. Nuovo giornale Botanico Italiano. 1806 (Januar). NATOLI, RINALDO, Aleuni Appunti sulla Flora ticinese. L’Agricoltore Ticinese. Anno XXXII° 1900, Nro. 8 e Io. RIKLI, M., Vegetationsbild aus dem Kanton Tessin im April 1896. Be- richt der Schweiz. bot. Gesellschaft, Heft IX, S. 19—31 (Bericht der Zürch. bot. Gesellschaft). SILVIO CALLONI, Bull. des travaux d. I. soc. bot. d. Genève 1888. SCHRÖTER, L.u.C., Taschenflora des Alpenwanderers, 8. Aufl, Zürich 1903, SCHRÔTER, C., Anleitung zu Beobachtungen auf Exkursionen in den Alpen (als Manuskript gedruckt). COAZ u. SCHRÖTER, Anweisung zur Erforschung der Verbreitung wild- wachsender Holzarten der Schweiz. III. Forst- und Landwirtschaftliches. MERZ (Kant. Forstinspektor), Relazione sui Rimboschimenti e sulle opere di difesa contro le valangheele frane eseguite dall’ Ispettorato forestale Ticinese. II. Edizione. Bellinzona 1900 (mit Karte). Siehe auch schweiz, Zeitschrift für das Forstwesen 1898, p. 134; 1900 p. 218. MERZ, Bewirtschaftung der Niederwaldungen im Kanton Tessin. Schweiz. Zeitschrift für das Forstwesen 1895, p. 281, 313, 355. MERZ, Aus dem Geschäftsbericht des Forstinspektorats des Kts. Tessin, ebenda 1895, pag. 50—83. MERZ, Forstliches aus dem Tessin. Ebenda 1807, p. 242. MERZ, Die forstlichen Verhältnisse des Kantons Tessin. Atti della So- cietà Elvetica delle Scienze nat. Sessione di Locarno 1903. Mit 2 Karten und 7 Tafeln. ,FREULER B., Forstliche Vegetationsbilder aus dem südl. Tessin. Mit 18 vomVerfasser aufgenommenen Photographien auf 9 Tafeln. Ebenda. Auch als Nr. 2 der Serie: Botanische Exkursionen etc. aus der Schweiz, herausgegeben von C. SCHRÔTER. Zürich. A. Raustein. FREULER, Waldbrände im Tessin, Schweiz. Zeitschrift für das Forst- wesen 1899, p. 143, 1900, p. 169. ‘ SEUTTER. Kastanien-Selven. Ebenda 1895, p. 201. POMETTA, Funicolare aeree e strade agricole per i paesi di montagne. 1902. WEINZIERL, Dr. Th. Ritter. Beobachtungen und Studien über den Futter- bau, die Alpwirtschaft und die Flora der Schweiz. Publikationen der Samenkontrollstation in Wien, Nr. 53. Wien 1889. Karten. Generalkarte der Schweiz (1:250,000). Blatt 4. Dufourkarte (I : 100,000). Blatt XVIII (auch geologisch koloriert!) Siegfriedatlas (I : 50,000). Blatt 491, 494, 495, 499. Karte des Kantons Tessin (I : 250,000). Anmerkung I. Bestand einer schwachgedüngten Fettmatte bei ca. 1260 m am Nord- hang zwischen Waldstreifen auf Urgebirge im vorderen Bedretto, ob „Cioss“, (Montane schwach gedüngte Mähe-Wiese, Typus Agrostidetum [A. vulgaris], Subtypus Polygonum alpinum). Gramineen. Agrostis vulgaris — gem. Straussgras Trisetum flavescens — Goldhafer Deschampsia caespitosa — Rasenschmiele Nardus stricta — Borsgras Briza media — Mittleres Zittergras Phleum alpinum — Alpenlieschgras Anthoxanthum odoratum — Geruchgras Festuca rubra var. fallax — Trügerischer Rotschwingel Poa Chaixii — Chaix’s Rispengras Funcaceen Luzula multiflora var. nigrescens — Vielblütige Hainsimse Papilionaceen Trifolium montanum — Bergklee na repens — Weissklee — alpinum — Alpenklee Vicia Cracca — Vogelwicke Compositen Leontodon hispidus — Rauhes Milchkraut Crepis grandiflora — Grossblütiger Pippau Centaurea scabiosa — Scabiosen-Flockenblume = nervosa — Starkgenervte Flockenblume Hieracium Auricula — Oehrchen-Habichtskraut Tragopogon orientale — östl. Bocksbart Achillea Mallefolium var. rubriflora — Rôtliche Schafgarbe Hypocheris uniflora — Einkôpfiges Ferkelkraut Leucanthemum vulgare — Wucherblume Arnica montana — Wohlverlei Campanulaceen Campanula rhomboidalis — Kautenblittrige Glockenblume = rotundifolia — Rundblättrige Glockenblume = rhomb. Xx rotundif. — Bastard der beiden vorigen Phyteuma betonicefolium — Betonicablättrige Rapunzel Umbelliferen Chærophyllum Villarsii — Villars Kälberkropf Laserpitium Panax — Feinblättriges Laserkraut Heracleum sphondylium — Bärenklee Ranunculaceen Trollius europeus — Trollblume Ranunculus acer — Scharfer Hahnenfuss Anemone sulfurea — Schwefelgelbe Anemone Thalietrum minus var. collinum Wallr. — Kleine Wiesenraute Gentianaceen Gentiana latifolia — Breitblättriger Enzian = campestris — Feld-Enzian Uebrige Familien Polygonum alpinum — Alpen-Knôterich = viviparum — Lebendiggebärender Knöterich Rumex arifolius — Aaronblättriger Ampfer Biscutella levigata — Brillenschötchen - Arabis hirsuta — Behaarte Gänsekresse Knautia sylvatica — Wald-Witwenblume Rhinanthus minor — kleiner Klappertopf Silene venosa — Geadertes Leinkraut (Antheren häufig von Ustilago Antherarum befallen!) Calamintha alpina — Alpen-Bergthymian Geranium sylvaticum — Waldstorchschnabel Celoglossum viride — grüne Hohlzunge Thymus serpyllum — Thymian ‘ Galium asperum — Rauhes Labkraut Alchimilla vulgaris — Gemeiner Taumantel Hypericum quadrangulum — Vierkantiges Hartheu Veratrum album — Weisser Germer Paradisia liliastrum — Trichterlilie Botrychium Lunaria — Mondraute Anmerkung II. Bestand des trockenen Südhangs jenseits der Brücke zwischen Os- sasco und Villa bei ca. 1320 m ü. M., teils auf Rôthidolomit und Gyps, teils auf kalkhaltiger Moräne, mit Gebüsch von Hippophaë und Juni- perus nana durchsetzt, in welchem Lilium croceum wächst. — Subalpine Magerwiese. Typus Brachypodietum (Br. pinnatum), Subtypus Carex nitida. Alpine Elemente Dryas octopetala Calamintha alpina Erysimum helveticum Thermophyten Galium rubrum Polygala comosum var. pedemon- Teucrium montanum tanum Stachys recta Galium Mollugo var. Gerardi Veronica spicata (= rigidum Vill) Euphrasia stricta Carex nitida Kalkliebende (Dryas octopetala) Phleum Micheli Gypsophila repens Kalkfeindliche Pflanzen fehlen! Weiter kommen vor: Thymus serpyllum, Orobanche Teucrii, Cera- stium arvense var. strictum, Silene nutans, Dianthus sylvestris, Achil- lea Millefolium, Leontodon hispidus var. hyoseridifolius, Hieracium florentinum, Centaurea scabiosa, Erigeron acris, Solidago Virgaurea, Lotus corniculatus, Sanguisorba dictyocarpa, Biscutella levigata, Helianthemum vulgare, Galium asperum var. anisophyllum, Scabiosa Columbaria, Pimpinella magna, Carum Carvi, Sedum album, Linum catharticum, Globularia Wallkommi, Jasione montana, Gentiana utri- culosa, Campanula rotundifolia, Euphorbia Cyparissias, Thesium alpi- num, Briza media, Botrychium Lunaria. Anmerkung III. Die Bauerngärten von Villa (1350 m) zeigten folgende Kulturen: 1. Gärtchen: Weisse Rüben, Salat, Himbeeren, Carotten, Rettig DI 5 Erbsen, Rotkraut, Salat, Carotten, Kamille und Rumex al- pinus (hier ‚Lavaz‘ genannt und für die Schweine gekocht) 3. Ä Kamillen, Winterlauch (Ailium fistulosum) 4. = Rosmarin, Rettig, Achillea Ptarmica gefüllt, als Zierpflanze Gsempiterni). Ruderalpflanzen um die Häuser: Lappa minor, Lamium album, amplexicaule, Chenopodium Bonus Henricus. In Bedretto (1405 m) fand sich kultiviert: . Gärtchen: Kamille, Carotten, Schnittlauch, Salbei, Malva neglecta . Rettig, Erbsen, Salat, Randen . Rübe, Reps, Knoblauch, Mangold, Achillea Ptarmica. Ausserdem Süsskirsche, Spinat, Walderdbeeren und Gartenerdbeeren. In Töpfen vor dem Fenster: Geranium, Pensées, Nelken. = D Nm Anmerkung IV. Magermatte an sonnigem, trockenem Rain zwischen Bedretto und Ronco bei ca. 1460 m, Typus der Festuca rubra fallax, Subtypus der Alsine laricifolia. * = Thermophyt; * = Xerophyt; Kfl. = Kalkflie- hend; A = alpin. Festuca rubra fallax dominirt À Anemone sulfurea ** Phleum Boehmeri Kfl. Rumex acetosella ** Festuca ovina var. glauca Phyteuma betonicefolium A Luzula multiflora var. ni- Lotus corniculatus grescens * Veronica spicata Alsine laricifolia Erigeron acris = Sedum rupestre Euphorbia Cyparissias Dianthus Carthusianorum A Biseutella levigata * Galium rubrum Pimpinella Saxifraga Kfl. Laserpitium Panax Helianthemum vulgare Kfl. Silene rupestris Anthericum Liliago Thesium alpinum A Calamintha alpina Trifolium aureum, ganz um- Centaurea scabiosa strickt von Cuscuta Trifolir Anmerkung V. Flora des felsigen Hanges zwischen Alpe Foppa (2026 m) und der Hütte von Val Corno (2200 m), Urgebirge, östliche und südliche Expo- sition, humusreich auf Felsunterlage. Es durchdringen sich folgende Formationen: 1. Milchkrautweide. Typus des Leontodon hispidus, Subtypus des Ligusticum simplex (Pachypleurum), auf ebenen Stellen mittlerer Feuch- tigkeit mit mineralreichem Boden. Poa alpina viviparavorherrschend. Ligusticum simplex — mutellina Gentiana brachyphylla = vulgaris Geum montanum Silene acaulis Trifolium alpinum Ranunculus montanus Luzula lutea Anthoxanthum odoratum Potentilla aurea Cardamine resedifolia Galium asperum var.anisophyllum Anemone vernalis Solidago virgaurea Bartschia alpina Achillea moschata Cirsium spinosissimum Lloydia serotina Soldanella pusilla — alpina Alchimilla glabra Ranunculus pyrenaeus Juncus trifidus Sibbaldia procumbens Campanula Scheuchzeri Bellidiastrum Machelti Androsace obtusifolia Carex foetida Plantago alpina 2. Schneetälchenflora, in feuchten Depressionen an lokalen Nord- hängen mit humusreichem Boden Salix herbacea Alchimilla pentaphyllea Leucanthemum alpinum die Soldanellen Sazifraga Seguieri Cardamine alpina 3. Krummseggenrasen oder Curvuletum, auf trockenen Humus- polstern. Carex curvula Leontodon pyrenaicus Phyteuma hemisphaericum Avena versicolor Hieracium glanduliferum Senecio incanus Veronica bellidioides Agrostis alpina und rupestris Homogyne alpina Antennaria dioica 4. 4wergstrauchheide, mit Curvuletum vicarisierend. Azalea procumbens Empetrum nigrum Vaccinium Myrtillus Juniperus nana Ehododendron ferrugineum (noch ganz vereinzelt!) Salix reticulata Salix retusa Lycopodium alpinum Pirola minor Arnica montana Dryas octopetala Arctostaphylos alpina Deschampsia flexuosa var. mon- tana Par. Cetraria islandica Cladonia rangiferina — 385 — i È. | 5. Horstseggenrasen, auf steilen, südlich exponierten Absätzen, | Wildheurasen bildend. | Carex sempervirens Sedum atratum al Koeleria hirsuta Senecio Doronicum Lotus corniculatus Aster alpinus Pedicularis tuberosa Festuca pumila a Trollius europaeus i Coeloglossum albidum 6. Felsflora Saxifraga exarata Draba Zahlbruckneri i — oppositifolia Alsine recurva | — Aizoon Draba aizoides | = — rotundifolia (unter Fel- Sempervivum montanum si sen) Primula viscosa Viola biflora Silene excapa Salix serpyllifolia Alsine Cherleri Silene rupestris Aspidium Lonchitis 7. Schuttflora; an den wenigen Geröllflecken siedeln sich an: Oxyria digyna Achillea nana Hutchinsia alpina Campanula pusilla | Linaria alpina var. unicolor "| Anmerkung VI. Flora der steilen Wildheuplanggen (die aberstellenweise auch geweidet 4 werden) auf Alp Corno, am Stidabfall des vom Nufenenstock nach Osten streichenden Grates, nördlich der Alphütte, ca. 2200—2350 m. Unter- grund Kalk. (Die fett gedruckten Arten besonders häufig!) Festuca violacea — pumila Sesleria cnerulea (Kalkliebend !) Koeleria hirsuta Poa nemoralis var. firmula Poa alpina fructifera Trisetum distichophyllum Deschampsia flexuosa var. mon- tana Phleum alpinum Agrostis alpina var. aurata Richter. Ranunculus montanus = alpestris Anemone sulfurea Helianthemum vulgare var.grandi- florum Viola biflora Cardamine resedifolia Draba Wahlenbergir Erysimum helveticum Biscutella laevigata Arabis alpestris Gypsophila repens (Kalk- liebend !) Dianthus silvestris Alsine verna Silene acaulis — venosa Cerastium strictum Senecio Doronicum Achillea atrata (Kalkliebend!) Leontopodium alpinum Aster alpinus 25 Erigeron alpinus; E. uniflorus Saxifraga androsacea spärlich! = Seguiert Saussurea discolor Sempervivum arachnoideum (Kalk- Taraxacum officinale (dünger- fliehend !) zeigend!) Gentiana verna var. aestiva Hieracium villosum = nivalis Solidago virgaurea var. alpestris — latifolia fl. albo Leontodon hispidus Juniperus nana Leucanthemum vulgare Aspidium Lonchites Artemisia mutellina Asplenum ruta muraria Phaca alpina Cystopteris alpinæ Anthyllis Vulneraria Botrychium Lunaria 2250 m Hedysarum obscurum Geranium silvaticum Oxytropis campestris Coeloglossum viride 2250 m Rhamnus pumila Chenopodium Bonus Henricus Potentilla aurea u. grandiflora (Düngerliebend !) Rosa alpina noch bei 2300 m Armeria alpina Ajuga pyramidalis Campanula pusilla Thymus serpyllum Euphorbia Cyparissias (be- Veronica saxatilis fallen mit Uromyces Pisi) 2250 m Linaria alpina Rumex scutatus Myosotis alpestris, massenhaft, Chaerophyllum Villarsii weite Gebiete blaufärbend! Carex nigra Anmerkung VII. Sumpfwiesen auf den zeitweise überschwemmten Alluvionen des Griesbach bei Kehrbach (Riale) bei ca. 1720 m. A — Alpin, Carices (13 Arten). A Carex Goodenovii, meist auf al- A Carex brunnescens pinen Flachmooren den Haupt- — Davalliana bestand bildend — verna Carex ampullacea, der Aller- À — echinata var. Grypus weltsverlander, tiefere Tüm- A — capillaris: pel ausfüllend — Oedert Carex panicea A — microglochin A — frigida A — bicolor À — pallescens var. alpestris Schur. Weitere Cyperaceen Heleocharis pauciflora Eriophorum angustifolium Trichophorum caespitosum Ferner: Juncus alpinus, Equisetum variegatum, Triglochin palustre, Salix Arbuscula, Comarum, Viola palustris, Parnassia palustris, Pinguicula vulgaris var. grandiflora, Tofieldia calyculata var. alpestris, Gentiana bavarica, Primula farinosa. : Auf kleinen, felsigen Erhebungen, kaum 15 cm über dem Sumpf, locale Xerophytengesellschaft von Calamintha alpina Thymus serpyllum var. Calluna Stereocaulon alpinum Sedum album Anmerkung VIII. Flora auf der linken Talseite des Tosafalls, bis zur Brücke hinunter und auf der rechten Talseite wieder hinauf (ca. 1500—--1675 m). I. Felsflora (Kfl. = Kalkfliehend) a) Kalkfliehend Lecidea geographica Sedum annuum Festuca varia Asplenum septentrionale Phyteuma Scheuchzeri Bupleurum stellatum Sempervivum arachnoideum Silene rupestris b) schwächer Kalkfliehend Primula viscosa Phyteuma hemisphaericum c) Indifferent Dianthus inodorus Sedum dasyphyllum Amelanchier ovalis Festuca ovina glauca Sempervivum montanum Poa pratensis var. angustifolia — tectorum Dianthus Carthusianorum Sedum album 2. Felsschutt Cardamine resedifolia Cerastium arvense var. strictum Rumex scutatus Silene inflata 3. Feuchte, schattige Stellen auf Schutt und Felsen Viola biflora Aspidium polypodioides Polypodium vulgare var. rotun- — montanum datum = Lonchitis Aspidium Filix-mas 4. Humus auf Fels Agrostis alpina Potentilla grandiflora Saxifraga aspera Juniperus communis Viola tricolor var. bella Campanula barbata Phaca alpina 5. Am Wege (Ruderalflora, verschleppt durch Mensch und Vieh) Rumex alpinus Polygonum aviculare Galeobdolon luteum Capsella bursa pastoris Urtica dioica Chenopodium Bonus-Henricus Plantago major Trifolium -repens Stachys recta Arabis hirsuta Geranium pyrenaicum 6. Wiesenflora, an erd- und humusreichen, tiefgründigen Stellen Plantago serpentina Peucedanum Ostruthium Achillea millefolium Carum carvi Solidago virgaurea Carduus defloratus fl. albo Laserpitium panax Astrantia minor (Kfl.) Phyteuma orbiculare = betonicaefolium Trifolium pratense Brunella vulgaris Thymus serpyllum Helianthemum oelandicum und die ganze Gruppe des Polygonum alpinum-Typus. 7. Karfluren, zwischen den Alpenerlen der rechten Talseite a) Gebüsch Alnus viridis Amelanchier ovalis Rosa alpina Acer pseudoplatanus Lonicera alpigena Vaccinium uliginosum = myrtillus Sorbus aria — aucuparia Zwischen dem Gebüsch: Athyrium alpestre Aspidium Filix-mas enorm üppig 8) Hochstaudenvegetation, stellenweise in Wiese übergehend Paradisia liliastrum Streptopus amplexifolius Rhodiola rosea Veratrum album Lilium martagon Polygonum bistorta Polygonum alpinum Phaca alpına Hypericum quadrangulum Rumex alpinus — arifolius Phyteuma Halleri, mit ganz hell- hellblütigen Formen Phyteuma spicatum == betonicaefolium Saxifraga rotundifolia Valeriana officinalis Achillea macrophylia Milium effusum Cirsium heterophyllum Crepis grandiflora Mulgedium alpinum Adenostyles albifrons Hieracium silvaticum L. ssp. cre- pidiflorum Polak forma! = H. murorum > juranum teste F. KASER. Hieracium dentatum Hoppe I, 2 ssp. subruncinatum N. P. ? archier p. 180 teste F. KÄSER u. V, 4 ssp. dentatum Hoppe 2 villosiceps N.etP. Arch. p. 190 teste F. KÄSER. Hieracium villosum L. I, 4 ssp. villosum L « gen. I norm. b. simplieius N. et P. Arch. p. 95 teste F. KÄSER. Thalictrum aquilegifolium (NB.: Centaurea rhaponticum fand Hr. stud. BALLY in den Kar- fluren am Nilfe-Bach gegenüber dem Hotel bei ca. 1750 m.) y) Deutlicher Wiesencharakter, trocken bis frisch Nardus stricta Anthoxanthum Festuca rubra fallax Poa alpina Briza media Avena versicolor Trifolium alpinum = montanum Hieracium dentatum, Laggeri var. Pilosella Aster alpinus Centaurea nervosa Biscutella laevigata Arabis alpina Allium fallax Orchis globosa Nigritella angustifolia Platanthera bifolia Silene venosa Stellaria nemorum Silene nutans fl. rubro Brunella vulgaris Myosotis alpestris Thesium alpinum Botrychium lunaria Alsine verna Laserpitium panax Polygonum viviparum Plantago serpentina Campanula barbata Gentiana vulgaris = campestris = germanica = obtusifolia Sieversia montana Viola canina Carex sempervirens Veronica fruticans Pedicularis tuberosa 0) Sumpfige Wiesenstrecken Carex pallescens — frigida — panicea — ferruginea Juncus alpinus Juncus filiformis — trifidus Trollius europaeus Gymnadenia conopea Anmerkung IX. Begleitflora des Bergwald zwischen Staffelwald (1220 m) und der Alp Staffel (1500 m). Westhang am Urgebirge. I. Unterholz (die drei Vaccinien, vorherrschend V. Myrtillus). Juniperus communis Rhododendron ferrugineum Sorbus aria — aucuparia 2. Unterflora Deschampsia flexuosa vorherr- schend Calamagrostis Halleriana = tenella Danthonia decumbens Festuca varia Calluna vulgaris Genista germanica Fagus silvatica Amelanchier ovalis — rubra var. fallax, reichlich Nardus stricta, spärlich Luzula nivea — silvatica Allosurus crispus Aspidium montanum Orchis maculata vereinzelt Potentilla erecta Smilacina bifolia in Frucht Alchimilla alpina Hieracium murorum Astrantia minor Solidago virgaurea Laserpitium panax Arnica montana Melampyrum silvaticum Carduus defloratus var. trans- Veronica officinalis alpinus — urticifolia Phyteuma Scheuchzeri Euphrasia alpina Campanula barbata Plantago serpentina Pirola media Silene rupestris — secunda Primula viscosa (Früchte) Lotus corniculatus var. pilosus Saxifraga cuneifolia Anmerkung X. Bestand der Borstgrasweide der Staffelalp ob Staffelwald im Pom- mat 1650—1350 m. Westhang am Urgebirge. Nardus stricta dominierend Gentiana campestris Phleum alpinum Rhododendron ferrugineum reich- Poa alpina lich Agrostis alba Juniperus nana reichlich MIEI Phyteuma hemisphaericum Allosurus crispus = betonicaefolium Ranunculus montanus Campanula excisa Cardamine resedifolia Sedum annuum Trifolium alpinum Achillea moschata Potentilla aurea Leontodon hispidus Alchimilla subsericea Centaurea nervosa Viola stricta unter feuchten Felsen Hieracium auricula Silene nutans — pilosella Veronica fruticans Anmerkung XI. Krautige Begleitflora des Pionirlärchenwaldes ob Staffelalp (1850 bis 2050 m) Calamagrostis Halleriana Alchimilla subsericea Poa Chaisii Geum montanum Phleum alpinum Rumex acetosella Luzula lutea i Plantago serpentina Cerastium arvense a) strictum Veronica fruticans Silene rupestris Campanula excisa spärlich Helianthemum vulgare Phyteuma hemisphaericum Geranium silvaticum Hieracium pilosella Trifolium alpinum Anmerkung XII. Flora von der Oberstaffelalp (2070 m) bis zur Passhôhe des Kreuz (2340 m). 1. Schneetälchenflora bei 2070 m mit folgenden 30 Arten: * Polytrichum septentrionale Sedum atratum Selaginella selaginoides * Ligusticum mutellina 2 Allosurus crispus * Veronica alpina : Nardus strieta spärlich Campanula Scheuchzeri Agrostis alba * Soldanella alpina À Poa alpina * Galium anisophyllum 5 * Luzula spadicea * Salix herbacea a * Alchimilla pentaphyllea Vaceinium uliginosum spärlich == subsericea Rhododendron ferrugineum sehr Geum montanum spärlich und kümmerlich Potentilla aurea Achillea nana Sibbaldia procumbens * Gnaphalium supinum Trifolium alpinum Crepis aurea Lotus corniculatus *Chrysanthemum alpinum Ranunculus montanus Leontodon hispidus Polygonum viviparum * Die mit einem versehenen Arten sind für die Formation be- zeichnend. 2. Geröllhalde (2070—2250 m) Exposition West Holzpflanzen Rhododendron ferrugineum sehr Salix herbacea spärlich Vaccinium uliginosum stellenweise Salix reticulata var. genuina und vorherrschend sericecu Vaccinium Myrtillus Salix retusa Kryptogamen Cetraria islandica Allosurus crispus Lycopodium selago Cystopteris fragilis Selaginella selaginoïdes Kräuter Carex curvula Coeloglossum viride — atrata Ranunculus montanus — frigida Viola biflora Luzula spadicea Cardamine resedifolia Nardus stricta häufig Silene acaulis Poa alpina — excapa Avena versicolor Lotus corniculatus Sesleria disticha Trifolium alpinum 0 — Geum montanum Campanula Scheuchzeri Potentilla aurea Gentiana bavarica Alchimilla fissa (== glabra) Primula viscosa: Ligusticum mutellina Polygonum viviparum Astrantia minor Oxyria digyna Saxifraga bryoides Homogyne alpina — androsacea Aronicum Clusii = rotundifolia Leontodon hispidus Myosotis alpestris — pyrenaicus Bartschia alpina Solidago virgaurea var. alpestris Veronica alpina 3. Wildheuplanggen (2250—2340 m). Vorherrschend Carex curvula Holzpflanzen Salix herbacea, retusa, reticulata var. sericea, Rhododendron fer- rugineum krüppelhaft bis 2300 m. Kräuter Festuca violacea Saxifraga androsacea X Seguieri Sesleria coerulea (Kalkbänder !) — oppositifolia Juncus Jacquini Ligusticum simplex Carex curvula Soldanella alpina f. laciniata Lloydia serotina Gentiana brachyphylla Ranunculus montanus Achillea moschata = glacialis nana Cardamine resedifolia Antennaria dioica Silene acaulis Homogyne alpina — excapa Bellidiastrum Michelii Lotus corniculatus Polygonum viviparum Hedysarum obscurum Linaria alpina var. unicolor Astragalus alpinus Myosotis alpestris fl. albo Dryas octopetala Bartschia alpina Saxifraga androsacea Pedicularis rostrata = Seguieri Anmerkung XIII. Flora beim Kreuz, auf der vorderen Furka und den Wildheuplanggen über dem Balmboden (ca. 2300 m). 1. Passflora beim Kreuz (2340). Typus der Carex curvula in kurzrasiger, ziemlich geschlossener Vegetationsdecke Avena versicolor Luzula lutea Festuca Halleri Lloydia serotina Agrostis alpina Anemone sulfurea noch in Blüte Carex sempervirens Alsine Cherleri — curvula Alchimilla pentaphyllea Sibbaldia procumbens Potentilla aurea Ligusticum mutellina Ligusticum simplex Cetraria islandica _ Saxifraga bryoides exarata Vaccinium uliginosum Azalea procumbens Gentiana brachyphylla Primula viscosa Bartschia alpina | Polygonum viviparum = Leontodon pyrenaicus hispidus Aronicum Olusii 2 Chrysanthemum alpinum Gnaphalium supinum Salix herbacea An den Felsen unter dem Kreuz tritt wieder ein Kalkband auf und damit die zwei Kalkpflanzen: Sesleria coerulea und Gypsophila repens ; ferner KRanunculus glacialis fl. albo, Juncus Jacquini und ‘ Dryas octopetala. 2. Wildheuplanggen zwischen den beiden Pässen. Curex semper- virens-Halde. Festuca violacea Halleri Poa alpina Anthoxanthum odoratum Agrostis alpina Sesleria coerulea Juncus filiformis Luzula lutea Ranunculus montanus glacialis Aquilegia alpina Anemone vernalis sulfurea Viola biflora Arabis alpina Biscutella laevigata Cardamine resedifolia Draba aizoides Ligusticum mutellina Ligusticum simplex Saxifraga aizoon opposttifolia Sempervivum montanum Hedysarum obseurum Trifolium pallescens sehr reichlich Anthyllis vulneraria var. affinis Trifolium pratense var. nivale Aster alpinus Solidago virgaurea var. alpestris Saussurea discolor Achillea moschata nana Chrysanthemum alpinum Erigeron uniflorusvar.neglectoides Rikli Dryas octopetala È Potentilla aurea Sibbaldia procumbens Geum montanum Gentiana brachyphylla vulgaris Androsace glacialis Geranium silvaticum Oxyria digyna Armeria alpina Myosotis alpestris Linaria alpina var. unicolor et albomaculata Pedicularis rostrata tuberosa Bartschia alpina fl. luteo-albo Eritrichium nanum f. caulescens NT OT har 3. Passflora der vorderen Furka (2322 m). Humuspolster auf Gneiss. Ælynetum lokal, vorwiegend Curvuletum. Holzpflanzen Vaccinium uliginosum Kräuter Azalea procumbens Avena versicolor Poa alpina Festuca Halleri — violacea Agrostis alpına Sesleria disticha Carex curvula — sempervirens Elyna spicata Luzula spicata Anemone vernalis Silene acaulis Alsine verna Potentilla aurea Geum montanum Trifolium alpinum Lloydia serotina Ligusticum simplex Saxifraga bryoides Saxifraga exarata Polygonum viviparum Primula viscosa Gentiana vulgaris — latifolia Eritrichium nanum Veronica bellidioides Pedicularis rostrata Phyteuma hemisphaericum Chrysanthemum alpinum Antennaria carpathica = dioica Erigeron uniflorus | Hieracium piliferum Hieracium Hoppeanum Schult I, I ssp. Hoppeanum Schult gen. 2 exstriatum N. et P. Pilos p. 119 teste F. KASER. Leontodon pyrenaicus Anmerkung XIV. Bestand der Magermatten zwischen der Grossalp und Bosco auf Gneiss bei ca. 1750— 1900 m. Trifolium alpinum Leitpflanze, mehrere Exemplare fl. albo. Avena versicolor Anthoxanthum odoratum Poa alpina Festuca violacea Nigritella angustifolia Gymnadenia conopea — albida Coeloglossum viride Orchis maculata Paradisia liliastrum fr. Crocus vernus fr. Anemone sulfurea fr. — vernalis fr. Trollius europaeus Laserpitium panax Hippocrepis comosa Phyteuma betonicaefolium = hemisphaericum Campanula barbata Gentiana vulgaris reichlich Plantago alpina > Pedicularis tuberosa reichlich Crepis aurea viel Leontodon pyrenaicus Hypochaeris uniflora Aster alpinus Senecio Doronicum Centaurea nervosa Hieracium villosum Anmerkung XV. Flora am steilen Südhang auf Gneiss direkt über Bosco, gegen den Strahlbann hinauf, 1500 bis ca. 1850 m. a) Fettmatten vom Typus der Festuca rubra var. fallax mit Tri- setum flavescens 1500—1550 m. Deschampsia caespitosa Dactylis glomerata Festuca pratensis Anthoxanthum odoratum Phleum alpinum') Poa alpina v. fructifera Briza media Carex frigida an feuchter Stelle Ranunculus acer Thalictrum minus v. collinum Trollius europaeus Cerastium triviale Silene venosa Melandrium diurnum Chaerophyllum Villarsii Heracleum spondylium Geranium silvaticum Hypericum quadrangulum Viola tricolor v. bella Calamintha alpina Gentiana campestris Phyteuma betonicaefolium Campanula Scheuchzeri barbata Plantago alpina Rumex arifolius Polygonum alpinum Allium schoemoprasum ricum Veratrum album Lilium martagon Lathyrus pratensis Trifolium montanum pratense Chrysanthemum vulgare Centaurea scabiosa a) sibi- Leontodon hispidus «) hastilis Carduus defloratus a,) Die flachgriindig-felsigen Partien zeigen: Anthyllis vulneraria Anemone sulfurea Thalictrum minus var. collinum Silene rupestris Biscutella laevigata Saxifraga aspera Pedicularis tuberosa Veronica fruticans Thymus serpyllum Phyteuma Scheuchzeri Rumex acetosella Solidago virgaurea b) Nardus stricta-Weide, sehr mager und steinig, z. T. dieselben Arten wie unter a). Nardus stricta Poa alpina var. fructifera Silene nutans Biscutella laevigata Laserpitium panax vereinzelt Trifolium pratense alpinum Lotus corniculatus Potentilla aurea Geum montanum Gentiana vulgaris Campanula barbata Phytewna betonicaefolium Myosotis alpestris 1) Die Hauptbestandteile sind fett gedruckt. Galium asperum v. anisophyllum Thesium alpinum Plantago alpina stellenweise Hieracium auricula reichlich Arnica montana c) Ergänzung zur Karflurflora der Blockmeere und Geröllhalden siehe Seite 366). Gräser fehlen nahezu, nur spärlich vertreten sind Nardus stricta, Festuca rubra fallax. Gymnadema conopea reichlich Ranunculus aconitifolius — albida Rhinanthus lanceolatus v. sub- Centaurea nervosa alpinus Hieracium pilosella Selene inflata Chrysanthemum vulgare mit ganz — nutans schmalen Stengelblättern Astrantia minor Phyteuma betonicaefolium Allosurus crispus Trollius europaeus Anmerkung XVI. Boscotal, zwischen Chioso und Corino bei 1125 m. Bestand mon- taner, schwach gediingter Bergwiesen vom Agrostis vulgaris-Typus mit sehr trivialer Flora. Südliche Exposition und Gneissunterlage. Agrostis vulgaris Anthyllis vulneraria Trisetum flavescens Chaerophyllum hirsutum Festuca rubra fallax Phyteuma betonicaefolium Anthoxanthum odoratum Saturcia clinopodium Poa pratensis — alpina Dactylis glomerata Stachys silvatica Thalictrum minus Echium vulgare Silene inflata häufig Rhinanthus hirsutus Melandrium diurnum Euphrasia Rostkoviana Viola tricolor v. bella Chrysanthemum vulgare Geranium pyrenaicum Achillea millefolium Trifolium pratense Leontodon autumnalis = aureum i Carduus defloratus Beobachtungen über tropische Märkte und ihre vegetabilischen Produkte. Von A. Usteri. Vergangenen Herbst erhielt ich die Einladung zu einer Reise nach den Philippinen und nach Java. Mein Weg führte mich nach Genua, von wo ich auf einem deutschen Reichspostdampfer die Fahrt durch das mittel- ländische Meer und den indischen Ozean bis nach Singa- poore antrat. Da ich nur iber die Gegenden spre- chen will, die ich selbst gesehen habe, so ist es not- wendig, die einzelnen Stationen hier aufzuführen. Zunächst Neapel, dann, auf aussereuropäischem Boden: Port-Said, Suez, Aden, Colombo, Penang. In Singapoore hatte ich den Dampfer zu wechseln, was einen Aufenthalt von zirka 10 Tagen bedingte. Dann ging die Reise über Zabuan nach Manzla. Nach einem Aufenthalt von einigen Wochen segelte ich von hier mit einem kleinen, spanischen Dampfer über Cedà nach llo-Ilo. Hier hatte ich die nächste Fahrgelegenheit nach Negros abzuwarten und benutzte diese Zeit zu Exkur- sionen in die Umgebung von Ilo-Ilo und nach der Insel Guimaras. Auf Negros hielt ich mich zirka einen Monat in der Hacienda eines Schweizers, Herrn KAPPELER auf und machte von da Exkursionen ins Innere der Insel. Ein kleines Segelboot trug mich von hier nach dem Val Hermoso, woselbst ich bei einem Spanier Unter- kunft fand. Zu Fuss überschritt ich die östlichen Berg- ketten, um das Dorf Castellanna zu erreichen (früher Borja genannt), woselbst ein Deutscher, Herr GRUPE alles tat, um mir meine Zwecke erreichen zu helfen. Aber er konnte nicht hindern, dass ich fieberkrank wurde; er musste mich per Ochsenkarren nach dem Dorf Ponte vedra transportieren lassen, von wo ich auf einem Segel- boot nach Ilo-Ilo zurückkehrte. Von hier ging die Fahrt zurück nach Manila und Singapoore, dann auf einem holländischen Dampfer nach Datavia und Duitenzorg, woselbst mir ein dreiwôchentlicher Aufenthalt sehr viel Neues und Belehrendes bot. Die gleiche Linie, die mich hergeführt hatte, trug mich wieder nach Hause. So weit meine Reise. Hier môchte ich die Eindrücke niederlegen, die ich von:den Märkten der Tropen mit nach Hause ge- tragen habe. Wer zum erstenmal die Tropen betritt, dem fallen sofort die eigentiimlichen Produkte auf, die hier feilgeboten werden und von denen ihm in Europa nur wenige, oder vielleicht gar keine vor Augen ge- treten sind. Fast jedes derselben hat schon Anlass zu gelehrten Untersuchungen gegeben. Dicke Bände sind über diese Dinge geschrieben worden, die für den Bota- niker, wie für den Zoologen, den Chemiker und den Ethnographen gleich wertvoll sind. Die Händler setzen sich zum grossen Teil aus Ein- geborenen zusammen, aber stets tritt, selbst in den kleinsten Ortschaften, noch ein grösseres Kontingent Chinesen hinzu, das dem malayischen Element in kauf- männischen Angelegenheiten weit überlegen ist. Der Chinese ist der Kaufmann par excellence, der überall, wo er mit dem Malayen in Konkurrenz tritt, diesen unfehlbar aus dem Felde schlägt. Ja, vielerorts, wo dem Europäer durch Gesetze kein besonderer Schutz gewährt wird, macht sich seine Konkurrenz selbst letzterem gegenüber oft recht fühlbar. Es ist leicht einzusehen, dass dieses mongolische Element eine Menge matie Oa seiner eigenen Produkte in die malayischen Märkte hineingetragen hat, und dass es infolgedessen oft schwer oder ganz unmöglich ist, den Ursprung gewisser Produkte nachzuweisen. Chinesen und Malayen schliessen sich ziemlich streng von einander ab. Ich habe nie einen Chinesen mit einem Malayen gemeinsam ein Geschäft führen sehen. Diesem Umstand ist es wohl zuzuschreiben, dass die chinesischen Verkaufsstellen schon äusserlich leicht zu unterscheiden sind. Der Chinese baut sich ein Haus, bestehend aus einem Erdgeschoss, das gegen die Strasse hin geöffnet ist und das als Verkaufslokal dient. Ueber demselben lagert ein Stockwerk, das der Familie als Wohnraum dient. Alles äusserst schmutzig und un- appetitlich. Ich denke immer mit Grauen an die Löcher in Singapoore, die den Chinesen als Wohnräume dienen. Wenn das Geld nicht reicht, so begnügt man sich auch mit einem Bretterverschlag. Der kleine Chinese, der keine Mittel zum Hausbau besitzt, lädt sich seinen Kram auf kleine Tischchen oder in Körbe und bringt sie an einer Traglatte auf den Markt, seine Anwesenheit mit einer aus Eisenblechen hergestellten Klapper verkündend. Der Malaye baut sich, wenigstens auf dem Lande, eine Verkaufsbude aus Bambusrohr, die, wie die Wohn- häuser, mit den Blättern der Nipa-Palme (Nrpa frutz- cans Thunb.) gedeckt werden. Solche Hütten haben einige Ähnlichkeit mit den Bivouak-Schutzdächern, die bei europäischem Militär in Gebrauch stehen. Zirka 1 Fuss über der Erde ist der Fussboden aus Brettern oder Bambusrohr angebracht, der zugleich als Sitzplatz für die Verkäuferin oder den Verkäufer und als Auslage für die Waren dient. Mensch und Waren liegen dem- nach in unheilvoller Nähe beisammen, was bei Ess- waren oft recht unappetitlich aussieht. Nur der ärmste Malaye bequemt sich dazu, seine Waren in Tragkörben zum Verkauf zu bringen, wie wir dies bei den Chinesen gesehen haben. In grôsseren Städten ist natürlich der Ein- fluss der Europäer bemerkbar, so dass dann die Verkaufs- stellen oft ein recht europäisches Aussehen bekommen. Als ich in Colombo zum erstenmal indischen Boden betrat, gestattete der Aufenthalt des Schiffes leider nur einen kurzen Besuch des Marktes. Eine Rickshah, jenes zweirädrige Vehikel, das von einem Eingebornen oder von einem Chinesen gezogen wird, führte mich auf kürzestem Wege dahin. Die Leute waren mit dem Einräumen ihrer Waren beschäftigt, denn es begann eben Abend zu werden. Qualmende Fackeln erleuchteten nur ungenügend die finstern Räume. Ganze Haufen von Brotfrüchten (Arzo- carpus incisa L.) lagen am Boden, daneben die herrlichen Manga (Mangifera indica L.), eine der beliebtesten Früchte der Tropen, ferner Ananas und Bananen, die an langen Schnüren von der Decke herunterhingen. In Colombo sah ich die Blätter von Piper Betle in den Verkaufsbuden feilgeboten, aus welchen man nebst andern Ingredienzien die Betelpräparate, die von den Malayen auf den Philippinen Buyo genannt werden, herstellt. Schon vorher hatte ich auf dem Boden eigentümliche, rote Flecken wahrgenommen. Ich hielt es für Blut und dachte: der arme Kerl hat gewiss Zahnschmerzen gehabt und hinterlässt hier die Spuren der zahnärztlichen Tätigkeit. Als aber die Flecken immer häufiger wurden, wich mein Mitleid einem tiefen Abscheu vor dieser bei den Malayen so eingefleischten Gewohnheit des Betelkauens, die in europäischen Häusern, in welchen Eingeborene verkehren, die In- haber zwingt, durch besondere Verbottafeln den Ein- tretenden das Spucken zu untersagen. DasSirihpräparat*) besteht aus einem Betelblatt, einem Stück Betelnuss (von Area Catechu L.) einem Stückchen *) Sirih ist der in Vorderindien gebräuchliche Name. Gambir, etwas gebranntem und mit Wasser angerühr- tem Kalk und einem Fetzen Tabak, doch weichen die benutzten Ingredienzien, sowie die Herstellung der Prä- parate je nach der Gegend von einander ab. In Singa- pore wird ein Betelblatt mit Kalk bestrichen, etwas Gambir und etwas Tabak nebst einem Stückchen Areca- nuss zugegeben und das Blatt sorgfältig zu einem Bissen zusammengelegt. In Manila liebt man es, die Nuss in zier- liche Scheibchen zu schneiden, dann ein Betelblatt mit Kalk zu bestreichen und dieses, ohne Gambir, zu einem Streifchen zusammenzufalten, das als Ringlein um die Nuss herum gelegt wird. Der Tabak wird besonders in den Mund geschoben. Noch anders in Negros. Hier schiebt der Malaye die Betelblätter nebst einer Portion Kautabak zwischen die Hosen und seinen, im übrigen nackten Leib. Bei Bedarf wird ein Stück Tabak ab- gebissen und nebst einem Betelblatt in den Mund ge- schoben. Eigentümlich ist die Methode, die die Ein- wohner des Rioarchipels befolgen. Nach Mitteilungen eines Schiffspassagiers, Herrn SCHLECHTER, werden hier nicht die Blätter, sondern die Blütenstände gekaut, die man vorher in ein Büchslein mit gepulvertem, unge- löschtem Kalk eintaucht. In Aden, wo der trockenen, harten Lava die Kultur der Betelpflanze nicht abzu- ringen ist, begnügt man sich, die Nuss allein oder mit etwas Tabak zu kauen. Es sei gestattet, die einzelnen Ingredienzien kurz zu besprechen. Piper Betle ist eine Kletterpflanze, deren Kultur von den Eingeborenen, je nach dem Grad der Intelligenz oder der Zivilisation, mehr oder weniger rationell be- trieben wird. Auf Negros werden die Kulturen arg- wöhnisch vor fremden Augen geschützt durch hohe, undurchsichtige Umzäunungen. Erst mit Hilfe eines Mestizen war es mir möglich, eine solche aufzufinden. Die Umzäunung hat keinen Eingang. Um in den Garten 26 zu gelangen, muss man unter dem auf niedrigen Pfählen stehenden Haus hindurchkriechen. Diese Erschwerung des Eintritts dient als Schutz gegen unberufene Augen, denn der Inhaber der Pflanzung ist fest überzeugt, dass folgende Vorkommnisse seine Kulturen zum Absterben bringen würden: 1. Wenn drei Personen zugleich den Garten betreten. 2. Wenn ein Weib den Garten betritt (deshalb pflegt der Besitzer seine Pflanzen immer selbst). 3. Wenn jemand Salz an eine seiner Pflanzen wirft. In einem solchen Garten wird die Buyopflanze an hohen Stangen emporgezogen, an denen sie sich fest- klammert. An den Fuss jeden Stockes bringt man einige Steine, oder einige zerschnittene Bananenstrünke, um den Boden feucht zu erhalten. Ist die Pflanze alt genug geworden, so beginnt man mit der Ernte der ältesten, untersten Blätter. Auf diese Weise wird die Pflanze unten kahl und trägt nicht sehr lange Blätter. In Singapoore, wo die Kultur in den Händen der Chinesen liegt, werden deshalb die älteren Pflanzen in Gruben niedergelegt, die man allmählich mit Erde anfüllt, also genau, wie dies bei ‘uns mit den Weinreben gemacht wird. Endlich aber, wenn sich auch das Vergruben nicht mehr lohnt, schneidet man der Pflanze den Kopf ab und zwingt sie, sich unten wieder zu belauben. ‚Nachdem diese Blätter nochmals geerntet worden sind, schreitet man zur Neuanlage. In Java zieht man die Betelpflanze, genau wie den echten Pfeffer, an lebenden Bäumen empor. Die Arecapalme, welche die zweite Ingredienz für den Beselbissen, die Nuss, liefert, wird wohl selten oder vielleicht nie besonders kultiviert. Man wählt die Säm- linge, die von selbst aufgegangen sind und steckt sie an den Platz, wo man die Palmen haben will. Sie erträgt mehr Schatten als die Kokospalme und wird nicht so hoch wie diese, weshalb sie die Pflanzer gern an der Grenze N Lo RE TIE ET, » sise — 405 — der Kokoswälder zwischen letztere setzen und dann zwischen beiden Palmenarten ein Geflecht anbringen, so dass eine vollständige Umzäunung zustande kommt. Die Früchte erfordern weiter keine Präparation als die Entfernung der Fasernhülle, die den Eingebornen als Zahnbürste dient,*) und das Zerkleinern. Der Tabak ist unfermentiert und kommt in den verschiedensten Ver- packungen auf den Markt. Der Kalk wird aus sehr reinem Kalkstein, oder aus Meermuscheln, durch offenes Brennen, oder durch Brennen in einem Kalkofen her- gestellt. Auch Gambir wird in einzelnen Gegenden für den Sirih gefordert. Das Präparat wird gewonnen aus den Blättern von Uncarıa Gambir Wall. einer Rubiacee, mit dunkelgriinem grossem Laub. Die Blätter werden in grossen Kesseln maceriert, die Flüssigkeit abdekan- tiert, eingedickt und in würfelförmige oder cylindrische Formen zerschnitten. Gambirfabriken existieren nur noch wenige, und es scheint, dass sie immer seltener werden. Als Ersatz für Gambir dienen vielfach die Blütenstände von Piper mintatum. Besondere Fein- schmecker sollen dem Betelbissen noch Gewürznelken beimengen. Die Colombaner sind arge Zuckermäuler. Die Hälfte ihrer Buden sind Zuckerbäckereien oder Theehäuser, in Verbindung mit solchen. Unter anderem sieht man hier: Brotteig, auf welchen eingedickte und reichlich mit Zucker vermischte Milch gebracht wird. Ferner Maskot, eine Gelée aus einer mir nicht bekannten Pflanze, die stark mit Zucker versetzt ist. Das Präpa rat dient nicht nur als Leckerei sondern zugleich als *) Die Sitte, die Zähne nach dem Betelkauen mit dem Pericarp zu putzen, findet sich nur auf den Philippinen. Man will keine schwarzen Zähne haben, die sonst im ganzen Gebiet, wo Betel gekaut wird, ge- schätzt werden (Hartwich). Barteinschmiermittel, was mir von einem Eingeborenen gleich vordemonstriert wurde. Wie überall in den von mir bereisten Gegenden, bildet auch hier die Kokos- nuss ein wichtiges Marktprodukt. Das Wasser, das hier, neben dem weissen Fleisch — der „Kokosmilch“ — der Pflanze als Reservestoff dient, wird als erfrischendes Getränk benutzt. Das harte Endosperm liefert, geschabt, ein Nahrungsmittel oder es dient zur Bereitung des Kokos-Öls das zum Kochen, zur Beleuchtung und zur Seifenfabrikation dient. Das weisse Nährgewebe mit der Samenschale wird auch zerschnitten, auf langen Bambus- matten getrocknet und unter dem Namen Coprah nach Europa exportiert, woselbst es zur Fabrikation von Seife und Kokosbutter dient*). Die harte Schale dient als Eimer, oder wird zu Löffeln verarbeitet und endlich liefert die Fasernhülle Stricke, mit denen ebenfalls Europa beglückt wird. Auch die „Manilahanfbänder“, die bei uns zum Anbinden der Bäume verwendet werden, be- stehen aus diesem Material. In Singapoore liegt der Markt fast ausschliesslich in chinesischen Händen. Die wunderlichsten Dinge zeigte mir an einem Abend der Besuch des Marktes. Die Verkäufer standen und sassen neben ihren kleinen Verkaufstischchen längs der Strasse. Von Produkten, die ich erkannte, oder die ich nachträglich in Erfah- rung bringen konnte, nenne ich: Getrocknete Kaki (Diospyros Kakt L. fil.) aus China importiert, Zwiebeln, Melonen, Bananen, und die riesigen Früchte von (zirus decumana Murr. in mehreren Varietäten. Die Früchte sind kindskopfgross und haben so dicke Schalen, dass man sie nicht schälen kann. Man zerschneidet die Frucht in kleine Stücke und beisst das Fleisch mit den Zähnen heraus. Früchte von Canarium, an Stäbchen gereiht, und Arachis hypogaea L., geröstet und frisch, lockten *) Mitteilung von Hr. STREIFF-USTERI, Manila. _— 405 — zahlreiche Käufer. Ananas verbreiteten ihre angenehmen Düfte. Sie wurden teils unpräpariert, teils geschält und zerschnitten — in letzterem Fall dicht mit Fliegen bedeckt — zum Kauf geboten. Nepheleum Litchi Steud. und N. malayense Griff. wurden in unappetitlichen Saucen serviert. Getrocknete Bambussprosse, die ein auch von Europäern geschätztes Gemüse liefern, Tama- rindenfrüchte, zu Latwerge zerquetscht vervollständigen das Bild. Ich sah später auf den Philippinen prächtige Exemplare von Tamarindenbäumen Die Früchte geben, mit Wasser angemacht, ein erfrischendes Getränk. An weiteren Produkten sind zu nennen: Aloë-Extrakt, für Heilzwecke, die Fruchtkörper eines Löcherschwammes, (Fomes praetervisus Pat.)*), die als Zaubermittel benutzt werden. Der schwarze Pilz kommt massenhaft auf den Latheritwegen des botanischen Gartens in Singapoore vor. Dann: Persea gratissima, eine amerikanische Frucht, die aussieht wie unsere Birnen, eine gute, aber teure Delikatesse. Die Samen von Cassia javanica L. werden zu Heilzwecken verwendet. Lampendochte, die aus dem Mark einer Cyperacee bestehen, werden aus China importiert. Auf Negros sah ich zu gleichem Zwecke das Mark von Panzcum aurıtum Presl.**) verwendet. Wozu die harten fruchtähnlichen Hochblätter von Cozx Lacryma („Hiobstränen“) hier dienen, konnte ich nicht erfahren.***) Dass die Produkte des Abendlandes nicht vollständig fehlen, zeigten mir die zahlreichen Gurken, Tomaten, Eierfrüchte, Zwiebeln und Kürbisse. Eine Menge Dinge, deren Verwendung mir unklar war, sind mir nachher als Curryingredienzien oder als *) Nach frdl. Bestimmung von Hrn. P. HENNINGS, Berlin. *#) Nach frdl. Bestimmung von Hrn. E. HACKEL, St. Pölten. ***) Nach Züöet (Plantkundig Woordenboek voor Nederlandsch-Indie) wird die von der harten Schale befreite Frucht als Nahrungsmittel benutzt, auch zur Mehlbereitung. Die glänzenden harten Scheinfrüchte werden zu Halsketten und Rosenkränzen gebraucht. — 406 — Sumbuls nachgewiesen worden. Herr RIDLEY hatte die Freundlichkeit, mir durch seinen Koch die verschiedenen Materialien, die zur Currybereitung nötig sind, zu- sammenstellen zu lassen. Curry ist eine äusserst scharf gewürzte Sauce, die zu dem ohne Salz zubereiteten Reis serviert wird. Ich lasse einige Bestandteile, bei weitem nicht alle, hier folgen: Curcuma longa L., Rhizom; Cortandrum sativum L., Frucht; Cuminum cyminum L., Frucht; Carum carvi L., Frucht; Cinnamomum. javanicum Bl., Rinde; Citronella mucronata D. Don, Frucht; Andropogon schoenanthus L., Frucht; Aleurites spec., Frucht; Cocos nucifera L., „Kokosmilch“ ; Allium sativum L., Zwiebel; Alpinia galanga Willd., Samen; Capsicum annum L., Früchte, frisch u. getrocknet; Pandanus spec., die zerkleinerten Blätter; Nigella sativa L., Samen; Sinapıs alba L.; Polygonum minus Huds., (abortv!), Samen;. Illicium religiosum Sieb. et Zucc. (giftig!); Zingiber officinale L. (Rhizom); Tamarindus indica L. (Frucht); Nepheltum sp. (Frucht); Piper nigrum L. (Samen); Citrus aurantium L. (Frucht); Allinm ascalonicum, Renault (Zwiebel) ; Pimpinella anisum L. (Same); Carum coptium, Benth (?); Eugenta caryophyllata Thunb. (Blütenknospen); Myristica moschata Thunb. Man mag sich wundern, dass der Mensch an einer Speisewürze, die so scharfe und teilweise giftige Stoffe => 407 = enthält, in den Tropen Gefallen findet. Es wird aber behauptet, dass, nach einem längeren Aufenthalt in diesen heissen Ländern, der europäische Magen eine derartige Anregung gebieterisch verlange. Ebenso scharf sind die Sumbuls, das sind Zugaben zum Reis, die demselben während des Essens, in kleinen Portionen beigemengt werden. Die Zahl der Sumbuls ist Legion. Einige Beispiele: Cortandrum sativum L., Cariophyllus aromaticus IL. Piper nigrum L. Samenmantel der Muskatnuss. Alle werden mit Capsicum und Pfeffer zubereitet. Gewisse Reiszugaben dürfen nur gemeinschaftlich serviert werden. So verlangt Muskatnuss die Aufstel- lung von Koriander. Ebenso . darf Anis nicht ohne Koriander aufgestellt werden. Zwei solcher, sich gegen- seitig bedingender Ingredienzien heissen Bruder und Schwester. Eines der merkwürdigsten Produkte des Singapoorer Marktes — wie der chinesischen Märkte überhaupt — sind die Bohnenkäse, kleine, gelbe, viereckige Käslein, die aus den Samen von Soja hzrspida Mönch. hergestellt werden. Zufällig führte mich mein Weg am Kalang River in Singapoore in eine dieser Käsereien. Ich will an Hand beistehenden Grundrisses die Fabrikation dar- legen. (Siehe Figur 1.) Die Bohnen werden in den Holzkübeln / mehrere Wochen in kaltem Wasser aufgeweicht. Dann bringt man sie auf die steinerne Handmühle in //. Sie besteht aus einem steinernen Bett, auf dem ein zweiter Einsatz ruht, der in der Mitte eine sich nach unten trichter- förmig erweiternde Oeffnung zeigt. An diesem Einsatz ist exzentrisch ein Hebel angebracht, der mit der Decke in Verbindung steht; im Prinzip genau das Gleiche, wie die Reismühlen, die ich nachher in Cebù kennen 408 9 ®@®@@l er i. et Fig. 1. Grundriss einer chinesischen Bohnenkäserei, Aufgenommen am Kalang River bei Singa- poore vom Verfasser, (Erklärung im Text.) lernte. Die Bohnen werden oben in den Trichter ein- gefüllt. Durch Drehen des Hebels werden sie zermahlen und fliessen in den Kübel /// ab. Jetzt befördert man sie in den Kessel /V, der über einer Feuerung liegt. Da bei a gefeuert wird, so liegt der Kessel nicht auf der wärmsten Stelle des Herdes. Man gibt nun aus einem kleinen Gefäss von Zeit zu Zeit etwas alkalisch schmeckende Flüssigkeit zu, wobei starke Schaumbil- dung auftritt. Mit einer aus Bambus hergestellten Schöpf- kelle bringt man die Flüssigkeit auf ein Tuch, das über den Kübel bei V// gespannt ist. Das Filtrat wandert in Kessel V//, der Rückstand in den Holzkübel /X. Die Flüssigkeit in V///, die allmählich zu einer dick- lichen Masse eindunstet, riecht schon beträchtlich nach Käse. An einem Tisch in A breitet ein Chinese Tüchlein aus, auf welche von der Masse in V/// kleine Portionen gegeben werden. Die Tüchlein werden kreuzweise zu- sammengebunden und auf Tisch 47 befördert, woselbst sie, sorgfältig nebeneinander gestellt, mit einem Brett bedeckt werden. Auf dem Brett wird eine weitere Lage solcher Paketchen ausgebreitet, die man ebenfalls mit einem Brett bedeckt u. s. w., bis allmählich ein hoher Turm entstanden ist. Man lässt die Käse einige Tage stehen, bis sie fest geworden sind, worauf die Tüchlein entfernt werden. Ein Bad in dem in Wasser gelösten Farbstoff des Kessels 77 beendigt den Pro- zes. Wie mir Prof. RIDLEY mitteilt, soll früher eine giftige, stinkende Farbe, die von den Chinesen selbst zubereitet wurde, hiefür verwendet worden sein. Heute benutzen die Zopfträger einen Farbstoff, dessen Ver- packung die Inschrift trägt „Made in Germany“. So haben die Chinesen schon vor Jahrtausenden den Proteingehalt der Leguminosen entdeckt, dessen Nachweis den europäischen Chemikern erst sehr spät gelungen ist. In Manila hat der Markt kein wesentlich anderes Gepräge. Obschon die Amerikaner den Chinesen den Aufenthalt in den Philippinen auf jede Art erschweren, sind ihrer dennoch so viele, dass sie auch hier den Markt beherrschen. Ein Gang durch die gedeckte Markt- halle zeigt auch hier grosse Mengen von Betel- und Kokosnüssen. Geschältes und ungeschältes Zuckerrohr wird von den Tagalen zum Aussaugen des Zuckersaftes benutzt. Reis, mit Kokosmilch gekocht und in Bananen- blätter gewickelt, bildet ein beliebtes Nahrungsmittel, das aber während der Cholerazeit von den Amerikanern verboten wurde, weil man darin den Choleraüberträger vermutete. Andere Gerichte sind Klebreis (von Oryza glutinosa Loud.), mit Zucker gebacken, Wurzeln von Dzo- scorea Batatas Decne. etc. In den Fruchtläden sieht man kleine Zitronen, Gurken, Melonen, Orangen, Tomaten, spanischen Pfeffer, Eierfrucht, Tamarinden und Bananen. Luffa Petola Ser. wird hier als Gemüse verkauft. Die Früchte von Myristica argentea werden von den Ilocanern als Amulet getragen. In andern Ständen wird Fleisch feil- geboten, nebenan philippinische Schuhe mit sehr hohen Absätzen; Hüte aus den Blattspindeln eines Farnkrautes, Nito (Lygodium dichotomum Ser.). Auf dem Fischmarkt sah ich jene merkwürdigen Fische: Ophiocephalus vagus, von denen JAGOR berichtet, dass sie in den Reisfeldern häufig auftreten. Die Eingebornen fangen sie, indem sie rings um die Pfützen, in denen der Fisch lebt, Gitter in den Boden graben und dann das Wasser aus- schöpfen; nachher können die Fische aus dem Schlamm, in welchen sie sich tief einbohren und in dem sie noch eine Zeit lang fortkriechen, ausgegraben werden. Der Fisch soll Europäern nicht munden und nur von den ärmsten Leuten gegessen werden. Auf Bananenblättern wird Fischlaich angeboten. Wildenteneier, in denen die jungen Küchlein bald auszuschlüpfen bereit sind, bilden eine beliebte Delikatesse. Zwischen all dem Kram eine sich stossende, drückende Menschenmenge. Weiber mit grossen Zigarren im Mund. Chinesen, welche mit ihren Klappern ein rhythmisches Geräusch hervorrufen. Schweineträger, welche ihrem Opfer die Vorder- und Hinterbeine zusammenbinden und es an einer Stange durch die Strassen tragen, gehören auch zu dem Bild. Auf ein Produkt, das für die Philippinen charak- teristisch ist, sei mit einigen Worten eingegangen. Es betrifft dies das Zacate, das Pferdefutter. Wenn man vor die Stadt Manila heraustritt, so findet man in deren Umgebung weite, bewässerte Felder, die mit kleinen Erdwällen umgeben sind und die sich nur in der Be- pflanzung von den Reisfeldern Javas unterscheiden. Das hier angebaute Gras ist ZLeersia hexandra Lw., ein botanisch wie landwirtschaftlich gleich interessantes Gewächs. Es gehört zu den Oryzeen, die Hüllspelzen fehlen und statt drei Staubblätter besitzt es deren sechs. Nur selten trägt es Blüten. Man kann oft sehr lange suchen, bevor man einen einzigen Blütenstand findet. Die Kultur ist höchst merkwürdig. Die Vermehrung geschieht auf vegetativem Wege; die Sprosse werden in gleicher Weise gesteckt, wie dies beim Reis mit den Sämlingen geschieht. Wenn die Pflanzen herangewachsen sind, so sucht man durch sorgfältiges Ausjäten alles Unkrautes die Bestände möglichst rein zu erhalten. Tagelang können die Leute an einem Fleck sitzen, um jede Cyperacee, ja sogar die näher verwandten Gramineen aus dem Zacate herauszusuchen.*) Jeden Morgen ziehen die Leute mit kleinen Sicheln auf das “) Ich nenne einige dieser als Unkraut betrachteten Gräser (von E. HACKEL in St. Pölten bestimmt) und Cyferaceen (von C. B. CLARKE in Kew, bei London, bestimmt), die ich in Manila gesammelt habe: Eriochloa annulata Khuth. Panicum Crus Galli L. 5 Myurus H. B. K. 2 Stagninum Rek. Cyperus elevatus Lam. Eleocharis capitata R. Br. Fimbristylis miliacea Vahl. Feld hinaus, um den Bedarf für den beireffenden Tag abzuschneiden, in kleine Bündelchen zu ‘binden und diese zu grösseren Bündeln zusammenzulegen, die dann an einer Traglatte auf den Markt gebracht werden. Auf den Inseln Panay und Negros wird Panicum Myurus H. D. R.*) als Zacate gebaut, in gleicher Weise wie in Manila. Das Gras wird bedeutend höher und verlangt keine künstliche Bewässerung, ist aber nicht so wertvoll wie Leersia, weshalb es in Manila als Unkraut behandelt wird (vide Anmerkung auf vorhergehender Seite). Oft bauen die Leute in kleinen Gärtchen ıhr Zacate selbst, soweit sie es zum eigenen Bedarf brauchen. In Castellanna, einem Dorf in Negros, am Fuss des Vulkanes Canlaon, wollte es der Zufall, dass gerade eine „Fiesta“ abgehalten wurde; es ist dies ein jährlich wiederkehrendes Kirchenfest, das jeweilen mit einem Jahrmarkt verbunden ist. Der Markt präsentiert sich als ein grosses Viereck, das rings von Verkaufsbuden umstellt ist. Auch innerhalb des Vierecks haben sich in glühender Sonne Verkäufer postiert, mit Töpfer- waren, philippinischen Küchen — aus Ton hergestellten Gefässen, die auf einem Untersatz ein Feuerbecken mit drei nach innen vorspringenden Fortsätzen tragen, die zur Aufnahme des Reistopfes bestimmt ist — Bambus- und Kokosnussgerätschaften, etc. Ein solcher Markt liefert ein höchstmerkwürdigesBild. Man sieht in dem bunten Menschenknäuel neben den Ein- gebornen — in Negros sind es beinahe ausschliesslich Visayer, da die Negritos fast ausgestorben sind — die chinesischen Händler, die behäbigen spanischen Pfäffchen und hie und da die weissen Gesichter europäischer Pflanzer. In den Buden wurde Piña, das Gewebe der Ananas, neben Abacca demjenigen der Musa textilis Neé sicht- bar. Ferner Gewebe zweier Bananen, die von den Ein- *) Nach frdl. Bestimmung von Hrn. E. HACKEL. ) D | » 4 | AN À ous Ro ‘COM. >) Hi il nl. il i DI FR Ì | SAI I { a" U — D UE = —— NV - \ I 3 NT DEN (6 Pipe: Gewinnung der Manilahanffasern. Die Blattstiele werden zwi- schen dem Messer I und dem Brett 2 durchgezogen. Durch das Pedal 3 kann das Messer niedergedrückt werden, wobei der Holznagel 4 als Widerlager dient. 5 ist ein Holzpflock, welcher die beiden Bretter — die Führung des Messers — auseinander sperren und so das Heraus- fallen derselben aus der durch den Horizontalbalken 8 getriebenen Off nung 6 verhindern soll. Der ganze Apparat wird auf dem Felde selbst aus einigen Holzstücken aufgebaut. Als Bindemittel dienen Manilahanf- fasern. Nach einer vom Verfasser im Dorf Castellanna auf der Insel Negros aufgenommenen Skizze gezeichnet von L. Schröter. Zubereitung des Manilahanfes für den Webstuhl. Die hier in einer Abbildung vereinigten Operationen spielen sich in Wirklichkeit zack einander ab. Zuerst wird der Hanf im „Luzon“ [dem Holzklotz, auf welchem die Frau sitzt] gestampft [Mann mit dem Stampfer], um die Fasern geschmeidig zu machen. Dann windet ein Weib eine An- zahl der Fasern um die grosse Zehe, um sie von Hand durchzuhecheln. Nach einer im Dorf Castellanna auf der Insel Negros aufgenommenen Photographie gezeichnet von L. Schröter. gebornen Tindoc und Saba genannt wurden. Magi, jenes Gewebe, das aus Agave americana hergestellt werden soll, fand ich auf meiner ganzen Reise, trotz eifrigen Fahndens, nirgends, obschon die Agave fast überall, wenn auch verwildert, anzutreffen war. Etwas über die Gewebe von Musa textilis: Auf dem Bananenfeld wird zuerst aus Bambusrohr ein primi- tives Gerüste hergestellt. (Siehe Fig. 2.) Auf einem hori- zontalen Bambusrohr liegt der mittelst Pedal auf- und abbewegliche Bolo — das Waidmesser der Philippiner — unter welchem die abgeschnittenen, inneren Bananenblatt- stiele weggezogen werden. Dabei kommen die Fasern zum Vorschein. Nachdem die eine Hälfte des Stieles so zubereitet ist, wird das Blatt umgekehrt und die andere Hälfte in gleicher Weise behandelt. Der so erhaltene Hanf wird getrocknet und dann im Luzon — einem Holz- klotz mit einer runden Vertiefung in der Mitte; die Insel Luzon ist nach diesem Instrument benannt wor- den — gestampft, damit er geschmeidig wird. Jetzt setzt sich ein Weib auf den Boden oder auf den Luzon, wickelt den Hanf um die grosse Zehe und hechelt ihn mit den Händen durch. (Siehe Fig. 3.) Nachher werden die einzelnen Fäden zusammengebunden und in ein Tongefäss gebracht. Von hier spannt man einen Teil des Fadens über ein Gerüst mit vorstehenden Zipien, einen andern Teil auf einen Hlaspel. Der eine Teil liefert den Zettel, der andere den Einschlag. (Siehe Fig. 4.) Auf einem höchst primitiven Webstuhl wird der Faden verarbeitet. Bekanntlich wird viel Manilahanf nach der Schweiz exportiert, woselbst im Aargau Hüte daraus fabriziert werden.*) Die Herstel- lung des Gewebes lohnt sich aber in der Schweiz nicht, weil das Zusammenbinden der Fäden zu zeitrau- *) Nach BERLEPSCH, Schweizerkunde (1864) wurde Manilahanf zum ersten Mal in den Jahren 1838— 1840 im Aargau eingeführt und verarbeitet. ibung siehe folgende Seite). Fig. 4 (Beschre — 47 — Fig. 4. Zerstellung des Zettels und Einschlags für Manilahanf- gewebe. In dem Bambuskörbchen rechts liegt der aus den einzelnen Fasern von Hand (unter Anwendung des sog. „Weberknotens“) zusammen- geknüpfte Faden. Er wird von dem in der Mitte des Bildes sichtbaren Weib über ein Holzgerüst gespannt und liefert den Zettel. In dem Tonge- fäss in der Mitte liegt ein weiterer, auf dieselbe Weise gewonnener Faden, der von dem Weib zur Linken auf das Holzrädchen gewickelt wird und den Einschlag liefert. Auf einem höchst primitiven Webstuhl (der aber immerhin gegenüber demjenigen, den Jagor bei den Igorroten von Luzon fand, bedeutend vervollkommnet ist) findet die Herstellung der Gewebe statt. Die Geräte wurden zum Zwecke des Photographierens ins Freie gebracht. In Wirklichkeit werden diese Arbeiten im Innern der Hütten vorgenommen. [Nach einer im Dorf Castellanna in Negros vom Verfasser aufge- nommenen Photographie.] bend und kostspielig ist und weil die Europäerinnen das Gewebe wegen seiner gelblichen Farbe wenig schätzen. In einer andern Bude sah ich die von den Einge- bornen hergestellte Chokolade. Diese Industrie ist noch wenig entwickelt. Unter dem Fussboden eines auf Pfählen erstellten Hauses sah ich die Anzucht der Pflanzen. Eine Nipafieder wird zu einer Art Blumen- topf zusammengerollt, mit Erde gefüllt und mit einer Kakaobohne beschickt. Die „Blumentöpfe“ bringt man auf ein unter dem Fussboden angebrachtes Gestell und belässt sie daselbst so lang, bis die Pflanzen stark ge- nug sind, um das Auspflanzen an Ort und Stelle zu ertragen. Dort müssen die Pflanzen noch eine Zeit lang mit einem Geflecht gegen die Sonne geschützt und von Unkraut gereinigt werden, worauf man sie sich selbst überlässt. Wenn die Früchte reif sind, so werden die Samen herausgenommen und auf grossen, flachen Bambustellern, die oft in langen Reihen vor den Häusern liegen, getrocknet, dann geröstet und nachher im Luzon zerstampft. Das Produkt, das nicht entfettet wird, bringt man in cylindrischen Formen und in dünnes Papier gewickelt auf den Markt. 27 — 418 _— Am lehrreichsten war für mich der Besuch des Buitenzorger Marktes, weil mir dort die Herren Dr. VALETON und Dr. BOORSMA ihre reichen Kenntnisse zur Verfügung stellten. Schon die Fahrt nach Buitenzorg, von Batavia her, machte mich mit einem Produkt bekannt, das ich auf dem Markt in ungeheurer Menge antraf und das jeden Mittag die Tafel zierte: die herrlichen, rubinroten Früchte des Campulassan (Nephelium mutabile Fl.) mit kurzen Haaren und diejenigen des länger behaarten Rambutan (Nephelium lappaceum L.). Ganze Waggonladungen dieser Früchte wurden transportiert und längs der Bahn- linie sah man sie ar den schônen Bäumen zwischen dunkelgrünem Laub herausleuchten. Nicht minder cha- rakteristisch für den Buitenzorger Markt sind die Man- gostans (Garcinia Mangostana L.), mit dicker, glatter Schale und die gelben Früchte einer Meliacee: ZLansium domesticum Jac. Neben allen, schon früher erwähnten Früchten, traf ich hier zum erstenmal, neben den Mangz- fera indica Früchten, die ihnen ausserordentlich ähn- lichen der Mangzfera caesia Jack, die den Europäern nicht schmecken, weil sie einen unangenehmen Beige- schmack nach Terpentin besitzen. Die Malayen essen sie aber mit grossem Vergnügen, doch soll der Genuss häufig Nierenkrankheiten rufen. Die Ananas sind hier kleiner als diejenigen von Singapoore und Manila, sollen aber nur eine Abart von jenen darstellen. Psidium Guajava L. liefert hier, wie auf den Philippinen, gern gesehene Früchte. 7amarindus indicus-Hülsen kommen frisch und als Latwerge, sowie als feste, zusammenge- - stampfte Massen in den Handel. Java ist so recht das Land der tropischen Früchte. Auf den Philippinen er- hält man keinen rechten Begriff von ihrer Mannigfaltig- keit. Dort bekommt man namentlich in Dörfern, ver- verhältnismässig wenig essbare Früchte zu Gesicht. In S. Carlos besass ein Pflanzer einen Mangobaum, den er — 419 — zur Zeit der Fruchtreife Tag und Nacht gegen Diebe durch einen Wächter beschützen musste. Auch in Castel- lanna sieht man nur selten einige Orangen. An Gemiisen fand ich: die Hülsen von Pithecolobium lobatum und diejenigen von Parkia afrikana R. Br., deren Samen gegessen werden. Diejenigen von Pétheco- lobtum haben einen starken Knoblauchgeschmack. Die Früchte von Pangium edule Reinw., deren Samen viel Blausäure enthalten, werden ebenfalls feilgeboten. Sie werden in Wasser gekocht oder in die Erde vergraben, wodurch die Säure verschwindet, so dass die Samen dann ohne Nachteil gegessen werden können. Unge- kocht finden sie auch als Fischgift Verwendung. Sprosse von Amaranthus oleraceus L. werden als Salat gegessen, wie die Früchte von So/anum Melongena L. und die Sprosse des aus Europa eingeschleppten und in allen Sümpfen verbreiteten Nasturtzium officinale R. Br. Da- neben die Früchte von Psophocarpus tetragonolobus und Vigna sinensis. Die Wurzeln von Manzhot ute- lessima und die Rhizome von Colocasia vera werden ähnlich zubereitet wie bei uns die Kartoffeln. Statt Papier dienen dem Verkäufer zum Einwickeln seiner Produkte die Blätter von Hebzscus semelis, von Dananen und Colocasien. Diese Papierersparnis macht sich auch bemerkbar in der Zigarettenfabrikation. Allgemein ver- wendet man die Hochblätter von Mazs und die Blatt- fiedern von Arenga als Zigarettenpapier. Bemerkenswert ist, dass der Markt den Eingebornen zugleich als Speisesaal dient. Man sieht in einzelnen Buden Reis und Kaffee kochen, in andern werden Bananen- küchlein gebacken. Hier bietet einer gebratenes Fleisch, dort ein anderer gebackenen Kuhmagen, Hundefleisch und an Stäbchen gereihte, gebackene Därme an. Uber- all stehen ausgediente Konfitürengläser und Pomaden- töpfe mit Flüssigkeiten: rotgefärbtes Zucker wasser, brauner Kaffee, aufgelöster Arengazucker. Besonders merkwürdig ist eine dunkelgrüne Gelée, hergestellt aus ‘ Blättern von Cyclea peltata Hook f. et Th., einer Meni- spermacee. Die Blätter werden mit Wasser geknetet, wobei eine durch Blattfragmente grün gefärbte, klare Flüssigkeit entsteht, die nach einiger Zeit von selbst gelatiniert. Das Präparat dient als Leckerei und als Heilmittel gegen Bauchweh (BOORSMA). Eigentümlich sind die Ingredienzien, die den Hebammen zur Herstel- lung von Thee für gebärende Frauen zum Kauf an- geboten werden. Es sind Pakete aus verschieden- artigstem Zeug, fix und fertig — diesmal in Zeitungs- papier eingewickelt — zusammengestellt. Unmöglich, alles zu nennen, was solch ein Paket enthält; vieles ist überhaupt nicht herauszubringen. Ich nenne Einiges: Wurzel von Saussurea lappa Clark — Putiuk. Fossiles Harz aus Sumatra = Remuk kagiang, soll auch bei der Gold- und Silbergewinnung eine Rolle spielen. Samen von Æ/aeocarpus lanceolatus Bl. Morea-Gallen (Kronengallen). Blüten von Carthamus tinctorius L. Runde Carthamonen (Ammomum cardamonum Koen.) Unreife Früchte von Piper cubeba Vahl. Blüten von Wordfordia floribunda Salisb. Blüten von Gunnera macrophylla Bl. Früchte von Myrestica fragraus Houtt. Bartflechten (Usnea barbata) Rinde von A/exza stellata Roem. Wurzel von Ligusticum acutilobum Sieb. et Zucc. = Ganti. Wurzel von Rheum echinatum (?) Gallen von Quercus infectoria Oliv. Früchte von Zermznalia chebula Retz. Die halbreife Frucht von Caryophyllus aromati- cus L. = Bungalwan. — 421 — Rinde von Massoa aromatıca Becc. Früchte von ZHelzcteris ısora L. An sonstigen Arzneimitteln, die. ich auf diesem Markte traf, sind zu nennen: Rinde von 7efranthera citrata Nees., von Symplocos odoratissima Choisy., von Alyxia stellata Roem., von Puissea acuminata Benth., von Cinnamomum javanıcum Bl. Sclerotien eines Pilzes: Pachyma cocos, Früchte einer Dzialium-Art, Samen von Blaeocarpus lanceolafus Bl., mit merkwürdigen Stacheln aus verhärtetem Endosperm besetzt; von einer Dolzchos Spezies, von Carthamus tinctortus. Ferner Früchte von Chavica densa Miq., von Aleurztes moluccana Vill., von Kaempferta galanga L., die bei Ohrenleiden angewen- det werden, und auch als Hautreiz dienen. Sindora-Früchte werden statt Weihrauch des Wohl- geruchs wegen verbrannt. Der schöne Polyporus ignia- rius, den man in Buitenzorg auf allen Balken sieht, dient wohl abergläubischen Zwecken. Samen einer un- bekannten Pflanze geben, in Wasser geworfen, Seife, genau, wie dies mit einer Rinde geschieht, die ich auf dem Markt in Negros fand und deren Namen ich auch nicht feststellen konnte.*) Caesalpiniasamen machen den Kindern „guten Wind“. Von den Chinesen wird durch Infektion von ge- kochtem Reis mit einem Pilz und Behandlung mit vielen andern, unbekannten Ingredienzien ein roter Farbstoff hergestellt, der als Speisefärbemittel Verwendung findet, chschon er etwas Arsenik enthält. Die Samen von Vernonia anthelmintica Willd. sind ein Mittel gegen Spuhl- würmer. Grevia salutaris Span. ist gut gegen Bauch- weh. Zerschnittenes Pandanus-Blatt wird in die Kleider gelegt. Angeschwemmtes Holz gewisser nicht festzu- stellender Bäume, dient als Geheimmittel. Alpina ga- *) Vielleicht Sagizdus Rarak DC, deren Früchte nach FILET diese Eigenschaft haben. langa-Samen geben den Speisen ein gutes Aroma. Andropogon muricatus -Wurzeln enthalten Cumarzın und dienen deshalb als Aroma gebendes Prinzip für den Reis und als Heilmittel. Die Lebens- und Genussmittel des Marktes hätte ich natürlich gern probiert, aber einem verwöhnten Europäermagen widerstehen die Speisen, wenn er das Mahl mit Hunderten von Fliegen und anderem Un- geziefer, mit denen die Dinge auf dem Markt bedeckt sind, teilen muss. Ich nahm deshalb die freundliche Einladung des Hrn. Dr. VALETON zu einem malayi- schen Mittagessen, für das nur malayische Speisen auf- gestellt werden sollten, gerne an. Es war für mich so lehrreich, dass ich nicht unterlassen kann, einige der Gerichte kurz zu beschreiben. Fast jedes bot etwas Neues und Interessantes. Da waren Kuchen aus Ara- chis-Samen hergestellt. Die Zubereitung ist folgende: Die Samen werden geröstet, gemahlen und zu vier- eckigen Kuchen gebacken. Dann wird ein Pilz, eine Monilia- Art, darauf gesät, dessen Mycel nach einiger Zeit das Gebäck durchzieht. An der Oberfläche kom- men die Sporenträger zum Vorschein und bilden einen schönen, silbergrauen Rasen, der an der Sonne rot wird. Das Präparat wird Ontion genannt. Der Kuchen wird gebacken und ohne weitere Zubereitung auf den Tisch gebracht. Er schmeckt wie Fleisch. Das gleiche Präparat soll auch aus den Samen von Voandzera her- gestellt werden. Die Wurzeln von Manihot utilissima bilden ein wichtiges Nahrungsmittel, enthalten aber Blausäure (Greshoff). Man muss sie rösten bevor man sie ver- wenden darf. In Negros herrscht der Glaube, dass, wenn man die Wurzeln verkehrt in den Boden stecke, die daraus entstehenden Pflanzen nicht giftig seien, nur wenn sie aufrecht gepflanzt werde, sei ihr Genuss ge- fährlich. Kein Wunder, dass dort immer wieder von Zeit zu Zeit Menschen am Genuss von Manihot sterben. Das Gericht, das bei Hrn. Dr. VALETON auf den Tisch kam, wurde folgendermassen hergestellt: Die Wurzeln wurden gekocht, erkalten gelassen, dann mit einer von Chinesen hergestellten Hefe behandelt. Diese Hefe wird durch Aussaat von Chlamydomucor Oryzae auf Klebreis erhalten und heisst Ragi. Die Wurzel erfährt eine Art Gahrung; ein schwacher Alkoholgeschmack ist deutlich wahrnehmbar. Das Gericht, das Puntium genannt wird, schmeckt wie Hefebackwerk. Ein anderes Gericht wird hergestellt aus den Früch- ten von Guetum edule, die zerstampft und gebacken werden. Agar-Agar, das bekannte Präparat aus Gigartina lichenoides Lam. kam als Gemüse auf den Tisch. Ramie heisst ein aus Agar-Agar, Erbsen und Hunde- und Schweinefleisch hergestelltes Produkt. Damie, das Gleiche, aber mit Capszccum annuum versetzt. Crou- pouk sind gemahlene und in besonderen Fabriken zu- bereitete Krebse; das Gericht sieht aus, wie unsere Osterküchlein. Ambong ist mit der Gabel ausgefasertes und mit Koriander und Salz behandeltes Fleisch, etc. Meine fragmentarischen Mitteilungen sollen dartun, wie viel es für den europäischen Forscher in den Tropen selbst auf so naheliegenden Gebieten, wie den Märkten, noch zu tun gibt. Es erübrigt mir noch, den Herren Professoren C. SCHRÔTER und C. HARTWICH, sowie Herrn H. STREIFF- USTERI, Kaufmann, Manila, meinen verbindlichsten Dank für die Durchsicht dieses Aufsatzes auszusprechen. Herrn Prof. HARTWICH verdanke ich ausserdem eine Anzahl von Bestimmungen der angeführten Objekte. Einige Literaturangaben. M. Greshoff, Onderzoek naar de Plantenstoffen van Nederlandsch-Indie, (Mededeelingen uit ’s Lands Plantentuin, Batavia 1898.) Dr. W. G. Boorsma, Onderzoek naar de Plantenstoffen van Nederlandsch- Indie. (Mededeelingen uit ’s Lands Plantentuin. Batavia 1899.) Prof. Dr. Haberlandt, Eine bot. Tropenreise. Leipzig 1893. F. Jagor, Reisen in den Philippinen. Dr. W. G. Boorsma, Tjiantjaoe. (Teysmannia 1900.) Dr. W. G. Boorsma, Pharmakologische Mitteilungen. (Bulletin de l'Insti- tut botanique de Buitenzorg. 1902.) Dr. Stuhlmann, Studienreise nach Niederländisch- und Britisch-Indien. (Beihefte zum Tropenpflanzer, Berlin. Nr. 1, März 1903.) Filet, Plantkundig Woordenboek voor Nederlandsch-Indie. Amsterdam 1888. Nekrologe und Biographien verstorbener Mitglieder der Schweizer, Naturforschenden Gesellschaft und Verzeichnisse ihrer Publikationen herausgegeben von der Denkschriften-Kommission. Redaktion: Fräulein Fanny Custer in Aarau, Quästorin der Gesellschaft. NECROLOGIES ET BIOGRAPHIES DES MEMBRES DECEDES DE LA SOCIÉTÉ HELVETIQUE Des SCIENCES NATURELLES LISTES DE LEURS PUBLICATIONS PUBLIÉES PAR LA COMMISSION DES MÉMOIRES. SOUS LA RÉDACTION DE MADEMOISELLE FANNY CUSTER, QUESTEUR DE LA SOCIÉTÉ, à AARAU. ZÜRICH 1904 I. Ingegnere Ercole Andreazzi. 1837 —1902. Nato il 6 febbrajo 1837 a Castano (Italia) dal Dr. Giovanni Maria Andreazzi di Tremona (Ticino) e da Amalia Gené di Turbigo (Italia) sorella al celebre pro- fessore di scienze naturali Gené. Dal 1838 la famiglia si stabilì a Ligornetto. Studiò al Liceo di Lugano, discepolo di Carlo Cattaneo. Passò quindi all’ università di Pavia, dove rimase fino al 1858. Stava per prendere la laurea quando, per ragioni politiche, venne dalla polizia Austriaca arre- stato, tradotto a Milano e sostenuto un mese nelle carceri di Santa Margherita, poi espulso dal Regno lombardo-veneto. Nel 1859, tornato a Pavia, vi conseguì la laurea d'ingegnere. Impresa la professione, collaborò alla costru- zione del porto militare della Spezia, del canale Cavour, delle Ferrovie Napoli-Benevento, Vercelli-Gettinara, del lottardo e della Valtellina. Da tredici anni Rettore del Liceo cantonale in Lu- gano, e deputato al Gran Consiglio; da cinque deputato al consiglio communale di Lugano. Quivi morì il 28 nov. 1902. Uomo di vasta cultura tecnica e letteraria, d’animo gentile, di modi affabili, fu da tutti rimpianto. Dr. A. Pioda. 2% Dr. Martin Burckhardt-His. ’ 1517-1908. Martin Burckhardt wurde geboren zu Basel am 21. Oktober 1817 als Sohn des Herrn Martin Burckhardt und der Frau Anna Maria geb. Bischoff. Er verlebte eine fröhliche Jugendzeit auf dem väterlichen Gute Wen- kenhof, bis die Kränklichkeit seiner Mutter dazu. nötigte, den lebhaften Knaben während einiger Zeit in das Pfarr- haus zu Muttenz in Erziehung zu geben. Nachdem er sich später zu seiner Ausbildung in Hävre aufgehalten hatte, trat er nach dem Tode des Vaters 1839 in dessen Geschäft im Domhof ein. Im Jahre darauf, am 24. November 1840, schloss er den Bund der Ehe mit Fräulein Luise His, Tochter des Herrn Appellationsrat Eduard His und der Frau Anna Katharina geb. LaRoche, und erlangte damit ein hohes Glück, das ihn durch 62 Jahre und durch die mannig- faltissten Erlebnisse begleitet hat. Im Jahre 1845 begaben sich die jungen Eheleute mit ihren beiden Söhnlein zufolge ärztlicher Anordnung nach Italien und verblieben dort, in Rom und in Sorrent, bis zum Jahre 1847. Sie verdankten diesem Aufent- halte reichen Genuss und eine unvergleichliche Fülle von Anregung, insbesondere auch viele freundschaftliche Beziehungen von dauerndem und hohem Werte. Diese im Süden verlebten Jahre bezeichneten in der Tat einen Abschnitt. Denn kurz nach der Rückkehr in die Heimat bildete sich bei Martin Burckhardt der Entschluss einer gänzlichen Aenderung von Arbeit und Lebensstellung. — I — Er hatte sich als Kaufmann ausgebildet. Jetzt wurde er inne, dass sein Streben weiter ging. Einund- dreissigjährig ergriff er das Studium der Medizin. Er zog mit Frau und Kindern nach Bern und wurde dort Student, in seinen Arbeiten wesentlich gefördert und geleitet durch seinen Schwager, Herrn Professor Fried- rich Miescher. Dann kehrte er nach Basel zurück, be- stand das Doktorexamen und trat sofort die praktische Tätigkeit an. Zunächst als Landarzt. Auf seinem schönen Wenken- hof, dem väterlichen Gute, wohnte er nun beinahe ein Jahrzehnt lang, Sommers wie Winters, und betrieb von hier aus mit Aufopferung und frischestem Eifer die Praxis. Er kam weit im Lande herum; sein Geschick, seine Hingebung, nicht zum mindesten auch seine von innen heraus warme und wahre Freundlichkeit gegen Jedermann machten ihn zu einem beliebten Arzte, dessen Ruf ein ausgebreiteter war. Noch in späten Jahren, nachdem er diese Landpraxis längst aufgegeben hatte, konnte er von Wäldern und Wiesentälern aufgesucht werden, bei denen der „Doktor vom Wenkenhof“ noch immer eine Autorität war. Mit dieser Tätigkeit Hand in Hand ging die Lei- tung des Diakonissenspitals in Riehen als Anstaltsarzt. Martin Burckhardt war einer der Gründer dieser Anstalt, durch Spittler für das Unternehmen gewonnen, und blieb, auch nachdem er die ärztlichen Funktionen nieder- gelegt hatte, bis ans Lebensende Mitglied des Anstalts- komites, Zu Beginn der 1860er Jahre nahm er seinen Sitz in Basel, freilich auch jetzt nur, um daneben so oft und so lange als möglich seinen geliebten Wenken zu be- wohnen, dessen ganze Eigenart und Poesie, aus Land- leben, Geselligkeit, Jagdlust, Arbeit wunderbar gewoben er im Innersten empfand. Seine Ehe war mit sieben Kindern, zwei Söhnen LAVE und fünf Tôchtern, gesegnet. Für deren Familien, für zahlreiche Grosskinder und Urgrosskinder war sein Haus der beliebte Mittelpunkt, und oft schloss sich an dieses Familienleben noch ein weiter Kreis gerne gesehener Giste. Mit dem ôffentlichen Leben suchte Martin Burck- hardt wenig Berührung. Er war in den Jahren 1852 bis 1857, durch das Wahlkollegium des Landbezirks ge- wahlt, Mitglied des Grossen Rates, ohne doch jemals an politischen Dingen besondern Anteil zu nehmen. Was ihm dagegen recht eigentlich am Herzen lag, war sein Beruf als Arzt. In hohem Masse und immer mehr nahm ihn die Praxis in Anspruch, insbesondere, nach- dem er sie um die Spezialität der Zahnheilkunde er- weitert hatte. Er ist Unzähligen ein Linderer ihrer Schmerzen, ein treuer Pfleger und Besorger gewesen, und durchweg war er ein Menschenfreund der edelsten Art. Freilich kamen nun auch Jahre der Heimsuchung und bitterer Erfahrungen. Im Kreise der nächsten Familie hatte er schweres Leid aller Art über sich ergehen zu lassen. Aber er erlebte und litt alle diese Prüfungen ohne Bitterkeit. Neben seinen ärztlichen Arbeiten war er jetzt auch theologischen Studien näher getreten. Die Kirchenväter, Theosophen wie Böhme und Saint-Martin, wurden ihm jetzt bekannt, und ihre Schriften waren es, die er immer und immer wieder las. Ein Gottvertrauen von unvergleichlicher Kraft und Innig- keit und eine ruhige Ueberzeugung vom Unwert alles Irdischen erfüllten ihn und gaben seinem Wesen eine stille Heiterkeit, die von wohltuendster Art war, völlig verschieden von dem sprudelnden Leben und Frohsinn seiner früheren Zeiten, aber auch jetzt noch Raum lassend für den nur ihm eigenen behaglichen Humor. Als er endlich, vom Alter übermannt, der Arbeit entsagen musste, konnte er zurückblicken auf ein Leben, das in seltener Weise reich gewesen war an Kontrasten Fo und Erlebnissen. Der frohe glänzende Beginn, die à Se idealen Zeiten der in Rom und Sorrent verlebten Jahre, |. x das Studium, die Praxis zu Stadt und Land, die Theo ‘——’ TA logie, Not und Glück der mannigfaltigsten Artim engsten : Kreise der Seinen beisammen — alles lag vor ibm und + SE galt ihm, das eine wie das andere, als Erweisung È … gôttlicher Gnade. Dem rein menschlich betrachtenden ———. = Dritten aber ward beim Ueberblicken dieser wechsel le vollen Lebensbahn eine Personlichkeit von merkwürdig se x i È kräftiger Eigenart bekannt, die sich niemals nur leidend A 3 verhielt, die eine jede Situation ihrem eigenen Wesen in entsprechend gestaltete und nützte, die sich um Tradi- “2 È. tionen, Satzungen und Meinungen wenig kümmerte. ke ; Das Ende dieses tätigen Lebens war ein monate- BR. langes Ruhen, ein allmähliges Einschlummern aller Be E Kräfte, zuletzt ein beinahe unmerklicher, sanfter Tod. 7 gs Er starb am 23. November 1902, im Alter von 3% > 85 Jahren, 1 Monat und 2 Tagen. Si + Dr. Rudolf Wackermagel be: = | : ex ; € » - I ur 3- Prof. Dr. Charles Dufour. 1827 —1902. En Charles Dufour, décédé à Morges le 28 dé- cembre 1902, le canton de Vaud et la Suisse ont perdu un de leurs fils les plus méritants, notre Société un de ses membres les plus attachés; depuis 1849, il fréquen- tait assidument nos sessions et participait à notre activité scientifique avec un enthousiasme communicatif. Il était un des naturalistes les plus estimés dans notre Suisse. Né le 20 septembre 1827 à Veytaux, où son père était instituteur, il fit ses études à l'Ecole moyenne de Vevey et à l’Académie de Lausanne où il a suivi deux cours de mathématiques en 1844—1845, après avoir appris l'allemand, en 1840, dans un séjour de six mois passé à Strengelbach, près Zofingue. C’est en partant d’une base scolaire aussi modeste que Dufour s’est élevé aux plus hautes fonctions de l’enseignement et de la recherche du naturaliste. On peut le définir un auto- didacte qui est devenu un maître universitaire. Il n'avait pas encore dix-huit ans quand, le 15 août 1845, il fut nommé maître de mathématiques et de sciences naturelles au College d’Orbe; en 1852, il succeda au College de Morges a Fritz Burnier dans la fonction de maitre de mathématiques, qu'il remplit pendant qua- rante ans, jusqu'en 1892. En même temps il se char- geait de l’enseignement de la cosmographie au College cantonal de Lausanne, 1880—1892, et au Gymnase litté- raire de Lausanne, 1874—1896, de diverses branches des mathématiques à l'Ecole spéciale et à l’Académie de Lausanne, 1855-1856 et 1864— 1869, de l'astronomie — VI — a la Faculté des sciences de l’Académie et de l’Uni- versité de Lausanne, 1874—1901. Il a rempli les fonc- tions de directeur du College d’Orbe, 1849— 1852, de directeur du College de Morges, 1865— 1890, de direc- teur de l'Ecole supérieure et gymnasiale de jeunes filles à Morges, où il enseignait diverses branches scientifiques, 1852— 1892. De 1889 à 1897, il a été membre du conseil de l'Ecole polytechnique fédérale à Zurich. En décembre 1895, l'Université de Lausanne a fêté le jubilé cinquan- tenaire de son enseignement; devant un concours em- presse de collègues, d'élèves et d'amis, il a reçu le titre de docteur, 4ozor:s causa, de l’Université de Bale et degcelle de Genève. En, 1902, il a été nomme pro: fesseur hor oraire de l’Université de Lausanne. Il a eu, ces dates le montrent surabondamment, la plus remplie des carrières scolaires; tous les hommes de professions scientifiques, techniques ou libérales du canton de Vaud, dans la seconde moitié du XIX® siècle, ont été ses élèves. Tous ont envers lui une dette de fidèle reconnaissance. Son activité scientifique était extraordinaire. Tout autre aurait été écrasé par les devoirs multiples d'un enseignement aussi compliqué — de 1880 à 1892, nous avons compté jusqu'à 39 heures par semaine sur son tableau de leçons — il faisait face a tout et, entre temps, il produisait des travaux originaux, quelques-uns con- sidérables, dans diverses branches des sciences naturelles. Il n'avait jamais l'air pressé, et il se mouvait avec facilité au milieu d’occupations aussi nombreuses qu’ab- sorbantes. Doué d'une remarquable imagination créatrice, et d'une curiosité scientifique très entreprenante, il savait observer la nature et l'interroger dans ses manifestations les plus diverses; il aimait à poser des questions nou- velles et souvent il les résolvait en inventant des mé- — VII — thodes parfois très ingénieuses. Tous les problèmes des mathématiques, de l’astronomie, de la physique pure et appliquée, de la physique du globe, de la météoro- logie surtout, l’intéressaient et c’est dans bien des direc- tions différentes qu'il a enrichi la science de mémoires estimés, pleins d’idées neuves et de considérations sug- gestives. es travaux sur la scintillation et la lumière des étoiles, sur les mirages, sur l’opacité du charbon, sur les glaciers, sur la température des sources, sont classiques; sa curieuse étude sur l’éclipse de lune du 3 juillet 1898, dans laquelle il a reconnu l’ombre de la chaine des Cordillières d'Amérique portée sur la face de notre satellite, a réjoui le monde savant; ses recher- ches de physique du globe touchent à tous les pro- blèmes posés dans notre pays et beaucoup sont d'une portée générale et universelle; il a été l’un des orga- nisateurs les plus actifs des observations de météoro- logie et d’hydrographie en Suisse. Charles Dufour a fait partie, de 1863 à 1870, de la commission d’hydrographie dont il a été le premier président, de 1861 à 1902, il a été membre de la com- mission suisse de météorologie. Membre effectif, cor- respondant ou honoraire de beaucoup de sociétés savantes et d’académies de notre patrie et de l’étranger, il était considéré partout comme l’un des représentants les plus autorisés de la science suisse. Il avait un don d'expression remarquable qui lui donnait le mot propre et la formule exacte pour toutes les questions qu'il abordait, une facilité délicieuse d’ex- position qui faisait de ses lecons, conférences et discours scientifiques des causeries charmantes, assaisonnées d’un inépuisable répertoire d'exemples et d’anecdotes racon- tées avec une Aumour à la fois malicieuse et bonhomme qui n’appartenait qu'à lui. Quand il se laissait emporter par la grandeur de son sujet, il pouvait arriver a l’elo- quence et faire vibrer de généreuses émotions chez son ÉTAGES SAN DIRES auditoire charmé. Il savait d’autre part rendre popu- laires les questions les plus abstruses de ses sciences favorites; soit par des conférences publiques, soit par des articles de journaux et de revues, il a agi très heu- reusement en développant chez notre peuple le goût de l'observation et l'étude des choses de la nature, pour lesquelles il réclamait et obtenait la collaboration de chacun. Bourgeois de Montreux, né et élevé à Veytaux et à Villeneuve il avait reçu, en 1892, la bourgeoisie d'honneur de Morges en témoignage de reconnaissance pour sa belle activité scolaire dans cette ville. Il s'in- téressait autant à ses lieux d'origine qu'à sa commune d'adoption, et, excellent citoyen, aucune question géné- rale ne le laissait indifférent. Il traitait toutes les affaires avec une sùreté de bon sens impeccable, et il éclairait tous les problèmes à la lueur d’un patriotisme vaudois de vieille et solide roche. Il a. été pendant quarante- quatre ans membre du Conseil communal de Morges et pendant douze ans il a été le président de ce corps; sa popularité était telle qu'aux élections de 1882 il a réuni l'unanimité des voix exprimées, moins la sienne. Il était le dernier représentant de ce trio de savants distingués, Fritz Burnier, Charles Dufour et Alexandre Yersin, qui s'est fait un nom dans la science sous l’ap- pellation des Ahyszerens de Morges. Charles Dufour était l’aîné de ces trois frères Dufour de Lausanne, le chef de cette famille académicienne qui a honoré, qui honore et qui honorera notre pays dans plusieurs branches de la science, Heureux dans le cercle intime de ses proches, heureux dans ses amitiés, heureux dans ses études, il a accompli une longue et belle carrière. Gardons-lui un fidèle souvenir. F.-A. Forel. Liste des publications de Charles Dufour. Mathématiques. Problèmes d'arithmétique. Lausanne, 1896, Payot éditeur. Sur un nouveau théorème de trigonométrie : La hauteur d’un triangle est égale à la base divisée par la somme des cotangentes des angles adjacents. Bull. S. V. S. N., XV, 49, Lausanne, 1878. Astronomie. Sur certaines erreurs en matière d’observation (scintillation des étoiles). Bull. S. V. S. N., V, 17, Lausanne, 1856. Sur la scintillation des étoiles, Lettre à M. Quetelet. Bull. Acad. royale de Belgique, t. XXII, N° 4 Instruction pour Pobservation de la scintillation des étoiles. Bull. S. V.S.N., VI, 365, Lausanne, 1859; Philosoph. Magasine, XIX, 216, Londres, 1860, et Repertorium für Meteorologie, I, 59, Dorpat, 1860, La scintillation des étoiles. Recueil inaugural de l’Université de Lau- sanne, p. 407, Lausanne, 1892; (extrait.) Arch. Gen., XXIX, 545, Genève, 18093. Scintillation des étoiles et prévision du temps. Bull. S. V. S. N., XXXII, VI, Lausanne, 1896. Nouvelle _. pour calculer les ss de soleil et les occul- tations d'étoiles par la lune. Bull. S. V.S.N., III, p. 6. Lausanne, 1849. Sur les offuscations du soleil. C.R. Acad. Si LX, 857, Paris, 1866. Sur les éclipses de lune du 3 août 1887 et du 28 janvier 1888. Revue d’Astronomie, année 1888, 28, Paris. : Observations faites pendant l’éclipse de lune du 3 août 1887. Bull. S. V.S. N., XXIV, 89, Lausanne, 1889). Phénomènes intéressants constatés pendant léclipse de lune du 3 Juillet 1898. Arch. Gen., VI, 437, Genève, 1898. Conditions que doit présenter une éclipse de lune pour que Pon puisse observer sur cet astre ombre des montagnes de la terre. Bull. S. V. S. N., XXXV, 245, Lausanne, 1899. Nouvelle méthode pour déterminer la distance de quelques étoiles. Bull. S. V. S. N., X, 1, Lausanne, 1868; C. R. Acad. Sc., LXVI, 664, Paris, 1868. EG FEN Conséquences qui résultent pour la succession des ondes du depla- cement d'un corps sonore ou d'un corps lumineux. Arch. Gen. XXIV, 242, 1890. L'analyse spectrale et la distance des étoiles. Revue d’Astronomie, 219, Paris, 1890. Sur l’altération séculaire des mouvements de la lune. C.R. Acad. Sc. LXII, 840, Paris, 1866; Bull. S. V. S. N., IX, 252, Lausanne, 1866. Sur Pacceleration de la marche de la lune. Arch. Gen., XVI, 294, Genève, 1886. Augmentation de la masse de la terre par la chute des matières meteoriques. Arch. Gen., XXIII, 87, Genève, 1890. Influence de lattraction de la lune pour la production du Gulf- stream. Arch. Gen., XIV, 219, Genève, 1885. Les courants de la mer et l'attraction de la lune. Revue d’Astro- nomie, année 1887, 48, Paris. Les marées lunaires et solaires. Revue d’Astronomie, 467, Paris, 1892. Comparaison de la lumière du soleil et de celle de quelques étoiles. Arch. Gen., VIII, 209, Genève, 1899; Congrès international de phy- sique, Paris, 1900. Visibilité pour différentes hauteurs. Rex. d'Astronomie, 223, Paris, 1894. Sur la pluie détoiles filantes du 27 novembre 1872. C. R. Acad. Sc., LXXVII, 497, Paris, 1873. Sur les principaux phénomènes optiques qui accompagnent le lever du soleil. Actes S. H. S. N., p. 121, Sion, 1852. Resume des travaux récents dans le domaine de l Astronomie et de la Physique du globe. Bull. S. V. S. N., XXI, 260, Lausanne, 1886. Météorologie. Observations météorologiques faites à Morges, en collaboration avec MM. Fréd. Burnier et Alex. Yersin. Feuilles mensuelles, Morges, de novembre 1849 à novembre 1854. Résumé des observations météorologiques faites à Morges, par MM. Burnier, Ch. Dufour et Yersin, de 1849 à 1854. Bull. S. V. S. N., VI, 199, Lausanne, 1858, et Arch. Gen., VII, 209, Genève, 1860. Resume des observations météorologiques faites à Rossinieres par M. M. Henchoz, de 1792 à 1850. Bull. S. V. S. N., IV, page 336, Lausanne, 1855. Communication relative au « Repertorium für Meteorologie», publié par la Société impériale de Géographie de Saint-Petersbourg, et ré- digé par M. Kæmtz. Arch. Gen., IX, 325, 1860. Informations telegraphiques quotidiennes pour la météorologie. Bull. S. V. S. N., VII, 381, Lausanne, 1863. — XI — De la quantité de grêle tombée pendant les orages du 21 août 1881 et du 21 juillet 1788, et sur l’histoire des paragréles. Bull. S. V. S. N., XVII, 69, Lausanne, 1882; Arch. Gen., 168, Genève, 1882; Le Monde, III, 134, Paris, 1882. Hauteur de chute de la colonne de gréle près de l'embouchure de la Dranse, le 2 août 1885. Bull. S. V. S. N., XXII, 226, Lausanne, 1887. Sur le brouillard sec de juillet 1863. Bull. S. V. S. N., VII, 213, Lausanne, 1864. Le mouvement progressif de Pabaissement de la temperature du milieu de mai. Bull. S. V. S. N., XXIX, 316, Lausanne, 1894. Note sur un coup de foudre à Vufflens-le-Château. Bull. S. V. S. N., VI, 123, Lausanne, 1858. Un coup de foudre au bord du Léman. Bull. S. V. S. N., X, 144, Lausanne, 1868. La trombe du 19 août 1887 sur le lac Léman. Bull. S. V. S. N., XXIV, 212, Lausanne, 1887. Sur l’ouragan-cyclone du 20 février 1879. Bull. S. V. S. N., XVI, 478, Lausanne, 1880. Cyclone de Jougne du 13 juillet 1889. Bull. S. V. S. N., XXV, 219, Lausanne 1890, et C. R. Acad. Sc., CIX, 485, Paris, 1889. Les lueurs crépusculaires de l'hiver 1883-1884. C. R. Acad. Sc. XCVIN, 617, Paris, 1884; Arch. Gen., XIII, 89. Genève, 1885. Sur les perturbations magnétiques observées par de Saussure au Col du Géant avant l'orage de 1788. C.R. Acad. Sc., LXX, 1373, Paris, 1870. Physique. Sur la détermination de la température par la marche d'un they- momètre non équilibré, et nouveau théorème d’algèbre à ce sujet. Bal MS ANS ENVI Tr M Bausanne 1804, 2er CREDA CIS LIX, 1007, Paris, 1864. ‘ Observations sur le nouveau théorème relatif à la marche d’un ther- mometre non équilibré, et extension de ce théorème. Bull. S. V. S.N., XXXIII, 123, Lausanne, 1897; Arch. Gen., IV, 344, Genève, 1897. Thermomètre hypsométrique de Walferdin. Arch. Gen., XXVI, 480, Genève, 1891. Manière de mesurer le grossissement des lunettes et des télescopes. Arch. Gen,, XXX, 215. Genève, 1893. Sur lemploi de la cristallisation pour la determination de certaines substances solubles. Actes S. H. S. N., p. 130, Porrentruy, 1853. Sur l’opacité du charbon. Bull. S. V. S. N., XXXI, p. 139, Lausanne 1895. Sur les phénomènes acoustiques dans l’église de Bex. Bull. S. V. S. N., XV, 335, Lausanne, 1878. FE Physique du globe. Premier rapport de la commission hydrométrique de la Société helvétique des Sciences naturelles. Actes S. H. S. N., page 313, Zurich, 1864. Température de diverses sources en 1853 et 1854 (en collaboration avec F. Burnier et Alex. Yersin), Bull. S. V. S. N., IV, page 226, Lausanne, 1855. | Sur la température de quelques sources. Bull. S. V. S. N., VII, 134, Lausanne, 1861. Sur la température de la source du Rhône. Bull. S. V. S. N., X, 671, Lausanne, 1870. Temperature de la source du Pont-de-Pierre sur Montreux. Bull. S. V. S. N., XI, 341, Lausanne, 1873. Mirages et réfractions anormales sur le lac Léman. Bull. S. V. S. N., IV, p. 129, Lausanne, 1854. Sur les mirages à la surface des lacs. Association francaise pour l'avancement des Sciences, IX, 352, Paris, 1880. Les réfractions anormales à la surface des lacs. C. R. Acad. Sc., CXXI, 193, Paris, 1895. Mirages et réfractions extraordinaires. Revue mensuelle d’Astro- nomie de Eug. Vimont, avril 1895, 141, Paris. Mirage supérieur sur le Léman. Bull. S. V. S. N., XXXII, XXXV, Lausanne, 1896; Arch. Gen., II, 157, Genève, 1806. De Paltération des images par réflexion sur la surface des eaux. Bull. S. V. S. N., XII, 303, Lausanne, 1874. Recherche sur la condensation de la vapeur acqueuse de Pair au contact de la glace et sur l’évaporation (en collaboration avec M. F.-A. Forel). Bull. S. V. S. N., X, 621, Lausanne, 1870. Sur les expériences faites au glacier du Rhône pour mesurer Pim- portance de la condensation de la vapeur. Association francaise pour l’avancement des Sciences, VII, 285, Paris, 1878. Sur la chute des avalanches. C.R. Acad. Sciences, LXXXVII, 307, Paris, 1878. Tableau des dimensions en surface des glaciers du bassin du Rhône. Bull. S. V. S. N., X, 663, Lausanne, 1870. Plan et front du glacier du Rhône et de ses moraines frontales (en collaboration avec M. F.-A. Forel). Bull. S. V. S. N., X, 680, Lausanne, 1870. Sur le retrait du glacier du Rhône. Bull. S. V. S. N., XV, 474, Lausanne, 1878. Sur le retrait des glaciers. Association française pour l'avancement des Sciences, IX, 449, Paris, 1880. — XIV — Retrait des glaciers européens. Bull. S. V. S. N., XVII, 422, Lau- sanne, 1881. : Des cönes de glace dans la COLATO des lacs. Arch. Gen., XXXIV, 295, Genève, 1895. Divers. Principales propositions faites pour modifier la division du temps et de la circonference. Bull. S. V. S. N., XXXIV, 367, Lausanne, 1898. Pétition aux rédacteurs et aux correspondants de journaux. Revue d'Astronomie, 468, Paris, 1892. Sur le cône de déjection de la Tinière. Bull. S. V.S. N., VI, p. 53, Lausanne, 1858. Notice nécrologique sur Frédéric Burnier. Bull. S. V. S. N., XVI, 467, Lausanne, 1879. TER CE A 4. Prof. Dr. Otto Decher. 1845—1903. Im Herbst 1889 war Professor Dr. Joh. Wild von seiner seit Eröffnung des eidgen. Polytechnikums inne- gehabten Lehrstelle für Topographie und Geodäsie, Plan- und Kartenzeichnen zurückgetreten. Als sein Nach- folger wurde, mit Amtsantritt auf das Frühjahr 1890 und unter Abtrennung der graphischen Fächer, gewählt Dr. Otto Decher, langjähriger Assistent von Prof. Dr. Max von Bauernfeind und Privatdozent für Ingenieurwissen- schaften an der k. techn. Hochschule in München. Otto Decher war am ı. Oktober 1845 als Sohn des k. Professors für Physik und Mechanik an der damals bestehenden polytechnischen Schule in Augsburg, Georg Mich. Decher, geboren worden und besuchte in seiner Vaterstadt die Volks-, Latein- und Kreisgewerbeschule, sowie bis zu deren Auflösung die polytechnische Schule; 1864 ging er an die k. polytechnische Schule älterer Ordnung nach München über und absolvierte 1866 deren Bau- und Ingenieurschule. Seine Hauptlehrer waren hier C. M. Bauernfeind und der Architekt Neu- reuther. Bei einer ausgesprochenen Liebe und Be- fahigung für Naturwissenschaften und Mathematik war seine Neigung auf das Bauwesen, namentlich den Eisen- bahnbau, gerichtet; daneben wurde er aber auch bei dem von ihm erteilten Privatunterricht auf das Lehr- amt aufmerksam. Er bekleidete zunächst ein Jahr lang die Stelle eines Privatlehrers für Mathematik im Hause —, XV — des Grafen von Arco-Zinneberg, trat dann aber noch für ein Semester in die inzwischen ins Leben getretene technische Hochschule in München über, an deren Ingenieurschule er 1869 seine Studien abschloss. Nun- mehr ging's in die Praxis und zwar zum Staatseisenbahn- bau, wo -beim Bau der Linie Regensberg-Donauwörth der junge Ingenieur Gelegenheit hatte, alle Zweige des Bauwesens kennen zu lernen und sich in deren Leitung zu üben. 1872 wurde die praktische Prüfung (Konkurs) für den k. Staatsbaudienst bestanden, nach welcher eine Anstellung als Ingenieur-Assistent bei der Bausektion Polo erfolgte. Bei den Arbeiten in den moorigen Gründen der Überschwemmungsgebiete der Donau und de Lech holte sich der pflichtgetreue und seine Gesundheit nicht schonende Ingenieur einen Keim zu rheumatischen Leiden, die sich erst in späteren Jahren in ihrer Ge- fahrlichkeit bemerkbar machen sollten; er mochte daher froh sein, als nach Beendigung des schwierigen Baues 1873 eine Berufung als Assistent für Geodäsie und Ingenieurwissenschaften bei Prof. Dr. von Bauernfeind ihn wieder nach München zurück und nunmehr zum Lehramte führte. Bereits ein Jahr vorher hatte er eine Anfrage als Assistent für Baukonstruktionslehre und Wasserbau erhalten, sie aber ablehnend beantwortet, da er sich praktisch als noch nicht genügend dafùr vorbereitet betrachtete. Im ersten Jahre seiner Anstellung betätigte sich Decher ausschliesslich mit Geodäsie, wobei ihm die Leitung der Feldmessübungen mit über 200 Studierenden übertragen war; im folgenden Jahre kam dazu noch die Leitung der Übungen in Erd- und Strassenbau. Im Jahre 1876 habilitierte er sich als Privatdozent für Geo- däsie und Ingenieurwissenschaften, unter Beibehaltung der Stelle als Assistent an der Ingenieurschule. Seine Vorlesungen erstreckten sich auf die Gebiete der an- gewandten Hydromechanik (Theorie des Wasserbaues), — XVI. — Instrumenten- und Vermessungslehre, Katasterwesen, mechanisches und graphisches Rechnen, Tracieren von Verkehrswegen, Wahrscheinlichkeitsrechnung, Mark- scheiden und Tunnelabsteckung, Erdbau etc.; daneben wirkte er, namentlich in den grossen Ferien, mit an den Arbeiten des bayrischen Präcisions-Nivellements und den bezüglichen Publikationen der bayrischen Grad- messungskommission. Ausserdem arbeitete er besonders lebhaft auf hydrotechnischem Gebiet, wie in der Projek- tierung von Wehren, Fabrikkanälen, Turbinenanlagen, Wasserleitungen und Wasserverteilungen, Wassermessung und Prüfung elektrischer und älterer hydrometrischer Flügel, als Experte bei Wasserrechtsstreiten etc. Zu literarischen Arbeiten blieb bei so angestrengter Tätigkeit nicht viel Zeit übrig; immerhin verdanken wir dem Fleisse des vielbeschäftigten Dozenten einige Publikationen, die sich speziell auf das Vermessungs- wesen bezogen. Aus dem Jahre 1880 datiert eine Schrift über „Das Prismenkreuz in neuer Form und Anwendung“, als Doktordissertation, welche Schrift unter dem neuen Titel „Die Prismentrommel“ 1888 in zweiter Auflage erschien. Ausserdem verfasste Decher für die Firmen Ertel & Sohn sowie Reinfelder & Hertel in München Beschreibungen und Gebrauchsanweisungen über einen Distanzentransporteur, einen hydrometrischen Flügel, ein neues Nivellierinstrument, einen Rechen- schieber zur Berechnung tachymetrischer Höhenmes- sungen und die Prismentrommel. Im Jahrgang 1888 der Zeitschrift für Vermessungswesen, erschien eine Ab- handlung über Punkteinschaltung im Dreiecksnetz und bei der Uebersiedelung nach Zürich 1890 eine Schrift über ein neues Nivellierinstrument zum Messen von Neigungen, Distanzen und Höhen (unter Anwendung der von Decher eingeführten Gefällsschraube). In diesem Jahre erfolgte die Wahl Dechers an das eidgen. Polytechnikum in Zürich ausschliesslich für 2 — XVII — Topographie und Geodäsie mit den zugehôrigen Feld- mess-Übungen, womit auch die Zeit der Konzentration allein auf das Gebiet der Vermessungskunde kam. Die Aufgabe, die der neue Professor in der Nachfolge Wilds übernahm, war keine leichte. Unter den eigen- artigen Verhaltnissen des Landes und der Führung eines hervorragend und vielseitig begabten Mannes, wie es Wild war, bei dem sich zu einem reichen Wissen namentlich auch ein hohes Können gesellte, hatte sich im Vermessungswesen der Schweiz eine Schule heraus- gebildet, die ihre eigenen Wege ging und sich etwas spröde gegen Reformen von aussen her, wie aus Ge- genden mit anderer Bodengestaltung und verschiedenen wirtschaftlichen Zuständen, verhielt. Es hatten sich in der Schweiz namentlich für die Bedürfnisse des Baues Mess- verfahren eingebürgert und bewährt, welche von den in Deutschland üblichen verschieden waren und auch nicht leicht durch diese ersetzt werden konnten. Prof. Decher war vom besten Willen erfüllt, uns nur das Beste zu bringen; Mangel an Fühlung mit der schweiz. Techniker- schaft liessen ihn aber dabei nicht genügend erkennen, dass, was für deutsche Verhältnisse gut war, sich nicht auch ohne weiteres für schweizerische eignete. So ver- mochte auch die von ihm eingeschlagene Richtung, die auf eine vornehmlich analytische Behandlung der Ver- messungsprobleme hinauslief, nicht recht Boden zu fassen gegenüber denaus den Kreisen der Techniker stammenden Wünschen, die landesüblichen und den Bedürfnissen namentlich der Bautechnik entsprechenden Methoden weiter zu pflegen und zu vervollkommnen. Prof. Decher blieb aber der einmal von ihm als gut erkannten und seiner persönlichen Anlage entsprechenden Richtung treu, ohne sich selber an den praktischen Arbeiten der neuen Heimat zu betätigen; er beschränkte sich ganz auf die Theorie und sein Lehramt, dem er mit un- ermüdlicher Pflichttreue oblag.. Wo er glaubte, dass — XIX — er die Ausbildung seiner Schüler heben konnte, da führte er Neuerungen ein, die ıhn persönlich jeweilen wesentlich stärker belasteten, so dass er lange Zeit auch einen grossen Teil seiner Ferien in der Abhaltung von Vermessungs-Übungen der Schule opferte. Bee am Herzen lag ihm auch die Vervollständigung und Aufnung der Instrumentensammlung fir die Vorweisung im Unterricht wie für die praktischen Ubungen. Im öffentlichen Leben trat Prof. Decher nicht her- vor und beteiligte sich auch nicht am Vereinsleben, er war einzig Mitglied der schweiz. Naturforschenden Ge- sellschaft; er lebte fiir sich, seine Familie, seine wissen- schaftliche Arbeit und seinen Garten. Im Herbste 1902 zwang ihn ein körperliches Leiden, zu dem er wohl einst durch Erkältungen und Nässe den Grund gelegt, Urlaub zu nehmen und nach einer langen Dulderzeit, während welcher er die Hoffnung nicht aufgegeben hatte, seine Arbeit wieder fortzuführen, erlôste ihn am 19. Oktober 1903 im Alter von 58 Jahren ein milder Tod. Still wie er gelebt, wurde er hinausgetragen zur letzten Ruhestätte; im Grabe seiner ihm im Tode voraus- gegangenen geliebten Gattin ruht seine Asche und über die Wälder des Zürichberges her bringen ihm die Winde Grüsse aus seiner Heimat, der er auch in der Fremde ein treuer Sohn geblieben. | Wer den Verblichenen näher gekannt, wird ihm wegen seiner Treue und Hingebung, seiner Offenheit und, trotz eines etwas barschen Wesens doch inneren Güte, ein freundliches Andenken bewahren; vor allem aus wird dieses Andenken bei der Schule, der er zu- letzt gedient, wegen seiner aufopferungsvollen Arbeit und Pflichttreue im Amte ein dankbares und ehren- volles sein. F. Becker. Das Die Die Die Publikationen von Dr. Otto Decher. Prismenkreuz in neuer Form und Anwendung. München, Theodor Ackermann 1880. 32 Seiten mit 17 Figuren und 1 Tafel. Prismentrommel, ein Tascheninstrument zum Abstecken von Kreis- bogen 1882. II Seiten mit 8 Figuren. Prismentrommel (2. resp. 3. Auflage der Schrift über das Prismen- kreuz) dito 1888. 52 Seiten mit 27 Figuren und 1 Tafel und einer Tabelle zum Abstecken von Kreisbogen. einfache und die Doppelpunkteinschaltung im Dreiecksnetze. Zeit- schrift für Vermessungswesen. Jahrgang 1888. Neues Nivellierinstrument zum Messen von Neigungen, Distanzen und Höhen 1890. 52 Seiten mit 20 Figuren, Rechenschieber für Bau- und Vermessungsingenieure. Mech. Werkstätte von Th. Beck in Strassburg. — XXI — 5: Georges de Goumoëns, ingénieur des mines. 1540—1903. Ne à Morges, le 1° juillet 1840, Georges de Gou- moéns a fait ses études techniques à l’école spéciale de Lausanne et à l’école des mines de St-Etienne, France. Il a rempli une belle et utile carrière d'ingénieur des mines dans les houillères de France; en voici les principales étapes : De 1862 à 1864, ingénieur des houilleres de Ron- champ (Haute-Saône). De 1864 à 1869, ingénieur des mines de houille de St-Eloy (Puy-du-Dôme). De 1869 à 1877, ingénieur divisionnaire des mines de houille de Commentry (Allier). De 1877 à 1879, directeur des mines de St-Eloy. De 1880 à 1891, directeur des mines de Ronchamp. Vingt-neuf ans d'activité dans des mines repré- sentent une grande carrière de labeurs et de dévoue- ment. En deux occasions, de Goumoëns a recu des félicitations et médailles pour les travaux de sauvetage qu'il a dirigés lors des catastrophes minières, à Com- mentry en 1875, à Ronchamp en 1880. À partir de 1891, dans sa retraite de Lonay sur Morges, il avait conservé les fonctions de membre du Conseil d'administration et d’administrateur-delegue des houilleres de Ronchamp, qui le maintenaient en contact avec les travaux de sa vie active; à plusieurs reprises il fut consulté, dans notre Suisse, pour des expertises ne dans des questions minières, en particulier par la direc- tion des travaux publics du canton de Neuchatel. Il est décédé à Lonay, le 15 février 1903, regretté par tous les amis qui, de près et de loin, avaient été en rapports avec cet homme de cœur, d'expérience, de dévouement et de bon conseil. F.-A. Forel. SON ee 6. Prof. Dr. Walter Gröbli. 1552-1903. Einem tragischen Geschicke ist Prof. Grôbli, dieser ausgezeichnete Kenner des Hochgebirges, dessen Ge- fahren er so oft siegreich entgangen, am Piz Blas, an der Grenzscheide zwischen Graubünden und Tessin, auf einer Schülerreise erlegen. Dem Bericht von Schülern, welche von dem ent- setzlichen Unglück verschont geblieben, entnehmen wir” folgendes: „Die Klasse IIb, Oberes Gymnasium, brach Freitag den 26. Jun, um 5 Uhr morgens, von Sedrun auf, 16 Schüler, zwei Professoren und ein Träger. Wegen schlechten und weichen Schnees langte die Abteilung erst um ıı Uhr auf dem Nalpspasse (2754 m) an und infolge der Ermüdung einzelner musste die Rast lange ausgedehnt werden; der ursprüngliche Plan, über den Piz Blas ins Val Cornera und nach Tschamutt zu gehen, wurde wegen der schlechten Schneeverhältnisse aufge- geben und beschlossen, den Südabhang des Piz Blas traversierend, das Val Cornera zu erreichen, da dieser Weg der gefahrloseste zu sein schien. Der Aufbruch vom Nalpspass erfolgte etwas nach ı2 Uhr. Nach un- gefähr */4 Stunden stiess man auf vereiste Felsen. Prof. Gröbli, der es jedenfalls für unmöglich hielt, hier mit allen durchzukommen, befahl, sofort umzukehren. Auf einer kleinen Grasinsel, inmitten der Schneehalde wurde Halt, aber keine Rast gemacht, da Professor Gröbli den Abstieg ins Val Cadlimo zuerst erkunden wollte. — XXIV — Die ganze Klasse hatte sich auf das Gras gesetzt, ausser den sechs letzten, die etwa 2 m hôher standen. Es war also eine einzige, ziemlich eng gedrängte Ab- teilung. Prof. Gröbli war noch keine zwei Schritte von der Grasinsel entfernt, als einer der Schüler rief: „Ach- tung!“ Dann ergoss sich auch schon eine Lawine über die Gelagerten. Fünf der Stehenden konnten sich mit Sprüngen auf festen Schnee aus der Lawine retten; der sechste wurde von der Lawine etwa 15 m weit mit- gerissen und dann auf festliegenden Schnee geworfen. Alle andern, auch Prof. Gröbli, der sich nach dem Ruf nach seinen Schülern umgesehen hatte, wurden über die Felswand, welche sich unter dem Grasplatz befand, ca. 80— 100 m hinunter auf eine Schneehalde geschleudert, woselbst sie noch weiter rutschten. Die Absturzhôhe "betrug im ganzen ca. 200 m. Professor Gröbli und ein Schüler wurden mit zerschmettertem Schädel aufge- funden — der Tod war augenscheinlich sofort eingetreten. Ein anderer Schüler starb während des Transportes nach dem Hotel Piora, ein dritter, den zu retten man leider umsonst gehofft, am Abend vor der gemeinsamen, erhebenden Bestattungsfeier der drei ersten Opfer. Die Verwundeten waren dank der von allen Seiten, durch Kurgäste von Piora und durch die Talbewohner ge- leisteten, werktätigen Hülfe bis um Mitternacht alle im Hotel Piora geborgen und konnten später nach Zürich transportiert werden. —“ Walter Gröbli wurde geboren am 23. Sept. 1852 in Ober-Uzwil und verbrachte dort seine ersten Jugend- und Schuljahre; später siedelte die Familie nach Töss über, und Gröbli besuchte von dort aus die Stadt- und Industrieschule in Winterthur. Der Vater, der jetzt noch rüstig-tätige achtzigjährige Stickfabrikant Hr. J. Gröbli in Gossau, obschon damals ein wenig: bemittelter, ein- facher Fabrikangestellter, war selbst ein tüchtiger und findiger Kopf, der Erfinder der in industriellen Kreisen — XXV — wohlbekannten Schifflistickmaschine, die ihm denn auch, wenn auch nicht den verdienten Gewinn, den andere einheimsten, so doch allmählich einen bescheidenen Wohlstand und Selbständigkeit brachte. Ein älterer Bruder Walters hat sich in Amerika ebenfalls durch technische Erfindungen hervorgetan. Walter selbst er- wies sich in der Schule als so hervorragend begabt, dass der klarblickende Vater es für seine Pflicht hielt, trotz der finanziellen Schwierigkeiten, ihm den Weg zu einem höhern Studium zu bahnen. Er entschloss sich zu demjenigen der Mathematik, besuchte, nachdem sein Vater infolge einer erlittenen schweren Maschinenver- letzung nach St. Fiden übergesiedelt war, die Realab- teilung der Kantonsschule in St. Gallen, machte dort das Maturitätsexamen und studierte dann von 1871 bis 1875 an der VI. Abteilung des eidgenössischen Poly- technikums in Zürich. Nachdem er sich dort das Diplom erworben, wandte sich der junge Mathematiker nach Berlin; die grossen Mathematiker und Physiker Weier- strass und Kirchhoff waren daselbst seine Lehrer. Dort löste er auch die von letzterem gestellte Berliner Preis- frage über Wirbelbewegung, eine hydrodynamische Arbeit, die grosses Aufsehen erregte und dem jungen Gelehrten die günstigsten Aussichten eröffnete. Der berühmte Mathematiker Heinrich Weber (früher in Zürich) pflegte ihn als den besten Schüler zu bezeichnen, den er je gehabt. Auf der Rückreise von Berlin, woselbst er ein Jahr zugebracht, erwarb sich Gröbli in Göttingen mit einer eben- falls sehr gediegenen Arbeit („Spezielle Probleme über die Bewegung gradliniger, paralleler Wirbelfäden “, Zürich 1877) den Doktorhut und kehrte dann ans Poly- technikum in Zürich zurück, woselbst er Assistent von Professor Frobenius wurde und in dieser Stelle sechs Jahre verblieb; er habilitierte sich auch am Polytech- nikum als Privatdozent und erhielt vom eidgenössischen DO CIRE Schulrat einen Lehrauftrag über Hydrodynamik, welches Fach er in hervorragender Weise beherrschte. 1883 wurde er, nachdem er daselbst schon vikarisiert, zum Professor der Mathematik am Gymnasium in Zurich ge- wählt. In dieser Stellung blieb er bis ans Ende; die Vorlesungen am Polytechnikum, die er noch lange gleichzeitig hielt, stellte er im Laufe der Jahre ein. Seinem bescheidenen Sinn und seiner Schlichtheit ge- nügte die damit errungene Lebensstellung und das Wirken als Lehrer vollständig, obschon er das Zeug zu einer glänzenden wissenschaftlichen Carriere in sich trug und von vielen Seiten dazu ermuntert wurde. Mittler- weile, schon in seiner Assistentenzeit, hatte ihn eine Leidenschaft erfasst, die fortan seinem Leben wesentlich die Richtung gab, die Liebe zu den Bergen. In seiner Jugendzeit, die trotz der bescheidenen Verhältnisse, in denen er aufwuchs, eine glückliche war, ist es ihm ebensowenig, wie den meisten seiner Generation ver- gönnt gewesen, in die Berge zu gehen; heute ist das ja, wie so vieles anders geworden. Eine erste Bergtour im Säntisgebiet, die er als junger Mensch unternahm, endete mit einem kleinen Unfall; seither ist ihm auf seinen zahllosen und zum Teil sehr kühnen Alpenfahrten kein solcher mehr zugestossen bis zu der letzten, von ihm mit innerlichem Widerstreben angetretenen Tour, in der er sein tragisches Ende fand. Von den südfranzösischen und savoyschen Alpen bis zum Grossglockner und Venetien gibt es kaum eine Gebirgsgruppe, deren wesentlichste Gipfel er nicht be- stiegen hätte; manche ihm lieb gewordene Gebiete hat er so gründlich bereist, dass er alle Gipfel erstieg und alle Gräte beging. Seiner Unternehmungslust, die gross war und nicht leicht vor Schwierigkeiten zurückschreckte, hielt sein klarer, allem Uebertriebenen abholder Kopf die Wage; ein ausserordentlich entwickelter Orientie- rungssinn und ein von Natur kräftiger, durch beständige — XXVI — Uebung, einfache Lebensweise und Abhärtung gestählter Körper befähigten ihn zu den grössten Leistungen; seine Sicherheit und Gewandtheit in Fels und Eis, ver- bunden mit staunenswerter Zähigkeit und Ausdauer, liessen ihm fast ausnahmslos gelingen, was er vorher reiflich und vorsichtig erwogen hatte. So wurde er ein Bergsteiger allerersten Ranges, dem wenige gleichkamen und den keiner überragte, ein Kenner des Gebirgsreliefs unseres Landes, in dessen untrüglichem Gedächtnis alle wichtigen topographischen Daten stets bereitlagen. Aber nicht bloss ein unermüdlicher und begeisterter Bergfreund war Gröbli. In den Jahreszeiten, wo der Besuch der Alpen nicht möglich war (er hat zwar als einer der Ersten grosse Winterbesteigungen ausgeführt, so des Tôdi am Sylvester 1881), durchstreifte er, oft in Gewaltmärschen von 80 und mehr Kilometern per Tag, die Vorberge und Hügellandschaften der Schweiz, Tirols und Oberitaliens; bis nach Rom und Neapel brachten ihn wiederholt seine Fusswanderungen. Offenen Auges für die Schönheit der Landschaft und die Gross- artigkeit der Berge, interessierte er sich auch für die Tier- und Pflanzenwelt, und wo ihm Neues und Unbe- kanntes aufstiess, erholte er sich Rat in der prachtvollen Bibliothek, die er sich als eifriger Leser nach und nach zugelegt hatte und die er immer noch vermehrte. Wie er in jungen Jahren noch Lateinisch und ohne Anleitung Klavierspielen gelernt, so trieb er als hoher Vierziger noch Italienisch, um auf seinen Reisen, die sich gerne abseits der grossen Heerstrasse hielten, sich freier be- wegen zu können. Seine liebste Erholung neben der fachwissenschaftlichen Weiterbildung, die er nicht ver- nachlässigte, war die Beschäftigung vornehmlich mit englischer und deutscher Literatur, in der er wie wenige zu Hause war. Ein solcher Mann musste ein guter Lehrer sein und das war er auch in hohem Masse. Wie an sich selbst, — XXVII — so stellte er allerdings auch hohe Anforderungen an seine Schüler; ‘die Trägen füurchteten in und dıe Schwachen hatten es nicht leicht, seinem raschen Vor- wärtsgehen zu folgen, allen aber imponierte seine abso- lute Klarheit und die vollständige Beherrschung seines Wissensgebietes, nicht zum mindesten auch seine bei höhern Mathematikern nicht häufig vorkommende fabel- hafte Gewandtheit im Kopfrechnen, von der man sich erstaunliche Proben erzählte. In wie hoher Achtung und Verehrung er bei Vorgesetzten, Kollegen und Schülern stand, haben die erschütternden Tage bei seinem Lebensende zur Genüge bewiesen. Seine Schüler kannte er genau und verkehrte auch gerne ausserhalb und nach Ablauf der Schulzeit mit ihnen, ein willkom- menes Bindemittel zwischen Lehrer und Schülern waren ihm die grossen Ferienreisen, die er alljährlich leitete und deren sorgfältige Vorbereitung und vorsichtige Aus- führung bei allerdings hohen Anforderungen an die Marschtüchtigkeit der Teilnehmer ihm Gewissenssache war. Schlicht und einfach in seinem Auftreten, war dem Dahingeschiedenen bei andern alles Gespreizte und Streberhafte widerwärtis; obwohl von Natur zurück- haltend, äusserst zartfühlend und zuvorkommend und von mildem Urteil über menschliche Unzulänglichkeiten, hielt er mit seiner Meinung nicht hinter dem Berge und konnte er sehr scharfe Worte finden, wenn es galt, offenbare Schlechtigkeit zu geisseln. Leuten, die er nicht achten konnte, ging er aus dem Wege und mied Gesellschaften, wo er ihnen begegnen musste. Bei alle- dem war Prof. Gröbli kein abstrakter Gelehrter, sondern auch mit dem praktischen Leben und seinen Erschei- nungen wohl vertraut. Während 14 Jahren gehörte er als Revisor dem Vorstand der hiesigen Gewerbebank an und hat dieser Anstalt grosse und anerkannte Dienste geleistet, hat auch gelegentlich in einschlägigen — XXIX — Fragen in der Tagespresse die Feder ergriffen. Sonst trat er im Öffentlichen Leben nicht hervor; ein eifriger Zeitungsleser und aufmerksamer Beobachter unserer öffentlichen Zustände, fand er abends nach getaner Pflicht Anregung und Erholung am sog. Runden Tisch im Weissen Wind, wo sich Männer der verschiedensten Stellungen und Berufsarten auf ein Stündchen oder zwei zu treffen pflegen. Gröbli gehörte zu den regelmässigsten und angesehensten Besuchern dieser Tafelrunde, die ihm ihre Anhänglichkeit bis über das Grab hinaus be- wahrt und bezeugt hat. In frohem Kreise war er ein froher und beliebter Gesellschafter, stets massvoll auch in der Fröhlichkeit und stets den klaren Kopf wahrend. Einen grossen Teil seiner privaten Musse, besonders in frühern Jahren, widmete er dem Dienste und der Förderung des Schweizerischen Alpenklubs und speziell die Sektion Uto ist ihm dafür zu grösstem Danke ver- pflichtet. Nicht nur als Bergsteiger und Leiter zahl- reicher Sektionstouren, auf denen er dieselbe Sorgfalt und Vorsicht an den Tag legte, wie bei seinen Schul- reisen, sondern auch als langjähriges Vorstandsmitglied und Vizepräsident hat er der Sektion die wertvollsten Dienste geleistet; die Erstellung verschiedener Klub- hütten ist untrennbar mit seinem Namen verknüpft. Seine Erfahrung und sein Urteil galten im Klub allezeit als massgebend, und er hinterlässt dort eine von allen schmerzlich empfundene Lücke. Die Jahrbücher des S. A. C. XX—XXIX, sowie die „Schweiz. Alpenzeitung“ von 1889 an, enthalten eine grössere Anzahl Publikationen alpinistischen Inhalts aus seiner Feder. Schwere Schicksalsschläge sind ihm leider nicht erspart geblieben; ein von ihm heiss ersehntes Familien- glück ist ihm nicht beschieden worden. Er hat getragen, was er tragen musste, stolz jede Hilfe zurückweisend, als ein Mann, der, obschon im Innersten verwundet, alles, auch das Schwerste durchzukämpfen weiss. OE Und so ist er auch an jenem Unglückstage von uns gegangen, wie ein Held, der er in den Stürmen des Lebens und in seinen geliebten Bergen war. Nie- mand hat gesehen und weiss zu berichten, wie Walter Gröbli starb; seine Freunde, die seine Kraft und Ge- wandtheit kannten, halten es für möglich, dass er sich allein vielleicht hätte retten können. Er hat es ver- schmäht, sich dem Verhängnis zu entziehen, und wohl in dem Bestreben, andere zu halten und sie zu retten, den Untergang mit ihnen gefunden. Wie dem sei, seiner Sinnesart hätte dies entsprochen, und er wäre mit seinem zarten Gewissen und lebhaften Verantwortlichkeitsgefühl kaum im stande gewesen, das Leben weiter zu ertragen, wenn es ihm erhalten geblieben wäre. So schwer es zu fassen und auszusprechen ist — es war für ıhn besser so! Wir aber werden den Trefflichen nie vergessen! Dr. Aug. Lüning. — XXXI — 7 È Dr. Alfred Kaufmann. 1557—1903. Am 26. März 1903 wurde in Bern Dr. Alfred Kauf- mann zu Grabe getragen. Allzu früh für uns ist er aus dem Leben geschieden. Er stand erst im 46. Alters- jahre. Seine Jugend verlebte er in St. Gallen. Als Sohn des Lehrers Tobias Kaufmann von Berneck und der Ursula Hagmann von Buchs war er am 28. Dez. 1857 in dem Hause zur „Laimatburg“ geboren. Ein zwei- jahriges Schwesterchen schaute mit klugen Augen in seine Wiege. Die Eltern begrüssten ihn freudig als Stammhalter. Im Frühjahr 1864 trat er in die Primarschule, an der sein Vater tätig war; seit 1871 besuchte er das Gymnasium der st. gallischen Kantonsschule. Stets war er ein fleissiger, stiller Schiller, der auch ‘mit seinen schônsten Erfolgen niemals prahlte. So wurde er von oberflächlichen Beobachtern oft weniger geschätzt, als er es verdiente, um so mehr aber von solchen, die auf den Kern seines Wesens schauten. Seine strengsten Lernjahre verbrachte er wohl an der „Grabenschule“ unter dem Szepter seines Vaters, der von seinem Sohne nur tadelloses Betragen und beste Leistungen erwartete. Wohltuende Abwechslung nach der ermüdenden Schularbeit fand der Knabe in seinem Vaterhause, das auf grüner Terrasse über der Stadt in idyllischer Um- gebung stand. Der kleine Blumen- und Gemüsegarten bedurfte aufmerksamer Pflege. Das üppig wachsende Gesträuch an einem steilen Abhang der Besitzung musste — XXXII — zurückgeschnitten werden. Im Herbst galt es, den reich- lichen Ertrag der Obstbàume einzuheimsen. Was den Kräften des Knaben angemessen war, wurde ihm zur Besorgung übertragen. So hielten sich geistige und körperliche Beschäftigung das Gleichgewicht und ver- liehen seinem Wesen ein harmonisches Gepräge. Die ländlichen Arbeiten wurden dem Knaben erleichtert durch die treue Gesellschaft zweier Freunde, die überall tapfer mit angriffen und dabei ihren Humor walten liessen. War die Pflicht getan, dann wurden in der alten Scheune Turnübungen vorgenommen. Der heran- wachsende jüngling gehörte bald zu den besten Turnern unter seinen Kameraden. An Jugendfesten trug er wiederholt den ersten Preis davon. Jene geheimnisvolle Scheune aber, die längst abgebrochen ist, blieb ihm als Schauplatz fröhlicher Spiele immer im Gedächtnis. Noch als Student hat er sie in der Fremde naturgetreu ge- zeichnet. Vor der Scheune standen Bienenhäuschen. Da brachte der Vater manche Stunde zu, die ihm nach der Schulzeit übrig blieb; da leitete er seinen Sohn schon früh zur Beobachtung des wunderbaren Lebens und Treibens des Bienenvolkes an. Auf den Spaziergängen durch Wald und Wiese lehrte er ihn Pflanzen und Tiere der engern Heimat kennen; denn der wackere, auf dem Lande aufgewachsene Schulmann war in ungewöhnlichem Masse mit der Natur vertraut. Kein Wunder, dass der Knabe ein Naturfreund wurde, und dass er auf dem Gymnasium, weiter angeregt durch Professor Bernhard Wartmann, die Naturgeschichte zum Lieblingsfach erkor. Daneben zeigte er ganz besonderes Talent im Zeichnen und im Malen. Noch besitzt die Familie einige vor- treffliche Bilder von seiner Hand. Bei spätern wissen- schaftlichen Arbeiten kam ihm diese Kunstfertigkeit zu statten. Nach Absolvierung der sechsten Klasse des Gym- — XXXII — nasiums, das ihm eine gute allgemeine Bildung und neben der Kenntnis der alten Sprachen auch die sichern Grundlagen für die Handhabung der neueren vermittelt hatte, trat der Jiingling 1877 in den besondern Jahres- kurs, der für Sekundarlehramts-Kandidaten eingerichtet war. Lieber hatte er freilich Medizin studiert oder seine künstlerischen Anlagen ausgebildet. Aber der sorgsame ' Vater lehnte so weit ausgreifende Pläne ab; er konnte sich im Hinblick auf seine Familie nicht entschliessen, seine bescheidenen Ersparnisse für den einen Sohn während einer langen Studienzeit aufs Spiel zu setzen. Dieser unterzog sich pietätvoll den väterlichen Wünschen und nahm mit frischer Arbeitslust die Anregungen auf, ' die ihm in jenem Vorbereitungskurs für die pädagogische Laufbahn geboten wurden. Nach vollendetem Kurse zog der junge Kandidat, mit einem provisorischen Patent versehen, das er im Frühjahr 1882 nach der wirklichen Konkursprüfung an ein definitives tauschen konnte, in die Fremde. Es be- gleiteten ihn die Glück- und Segenswünsche seines Vaters, der mit strengem Ernst und doch zugleich mit warmer Liebe seinen Jugendpfad bewacht hatte; — seiner Mutter, einer sanften, milden Frau, die den Sinn für alles Edle in ihm angefacht, und die mit rührender Zuversicht auf ıhn vertraute; — der ältern Schwester, die ihm ein Vorbild der Gewissenhaftigkeit geworden, — und einer fünfzehn Jahre jüngern Schwester, die ihm durch zärtliche Zuneigung besonders nahe stand. Alle guten Geister eines gesunden, glücklich geordneten Familienlebens umgaben ihn mit ihrer schützenden und anspornenden Kraft, als er zum ersten Mal das Vater- haus verliess. Vorerst wandte er sich nach Genf, um sich dort die französische Sprache anzueignen. Es gelang ihm so gut, dass er sich ihrer in der Folge mit voller Sicher- 5 heit bediente. Dann wollte er im Ausland seine Kennt- 2 À E DON Ce nisse erweitern. Aber noch einmal musste er seine Pläne den Wünschen seines Vaters opfern und eine Stelle als Institutslehrer annehmen, um sich vor allem in die praktische Schulführung einzuleben. Fast wider- . willig begab er sich im Spätjahr 1878 nach der von einem bewährten Pädagogen, Herrn Looser-Bösch, ge- leiteten Knaben-Erziehungsanstalt „Grünau“ unweit Bern. Er ahnte nicht, was für ein Glück ihm eben hier er-. blühen werde. In der Familie des Direktors wurde der junge Lehrer über alles Erwarten freundlich aufgenommen und wie ein Sohn behandelt. Er fand sich rasch in dem ihm anvertrauten Wirkungskreis zurecht. Im Schul- zimmer und auf dem Turnplatz, bei ernster Arbeit und” bei der Leitung fröhlicher Spiele, stellte er seinen Mann. Mit den Schülern wusste er taktvoll, mit ruhiger Be- stimmtheit und zugleich humaner Hingabe zu verkehren. Er gewann die volle Achtung, ja die herzliche Aner- kennung seines Prinzipals, und dieser hinwieder vergalt ihm die tüchtige Mitarbeit durch selbstlose Förderung seines weitern Strebens, indem er es ihm möglich machte, neben dem Unterricht seine Studien an der Universität Bern fortzusetzen. So erwarb er sich vorerst durch das übliche Examen das Berner Sekundarlehrerpatent. Er wollte aber noch tiefer in die Naturwissenschaften eindringen und entschied sich für das spezielle, unend-. lich reiche Gebiet der Zoologie. Ohne die Fäden völlig abzulösen, die ihn binnen wenig Jahren mit der „Grünau“ eng verknüpft hatten, verliess er die blühende Anstalt, um in Wien eine Zeitlang ausschliesslich und nach Her- zenslust dem akademischen Studium zu leben. Wie es sich von selbst versteht, nützte er die ihm vergOnnten Semester gründlich aus, und dabei schränkte er sich, ohnehin zur Sparsamkeit geneigt, fast übermässig ein. Dennoch liess er sich die Herrlichkeiten der Grosstadt an der Donau und ihrer Umgebung nicht entgehen, und — XXXV — zeitlebens leuchtete er freudig auf, wenn er an jene glücklichen Tage zurückdachte. In den Jahren 1883 und 1884 arbeitete er in Wien unter der Leitung des Pro- fessors C. Claus und seiner Assistenten am zoologisch- anatomischen Institut und beobachtete mit Hülfe des Mikroskops zahlreiche Objekte der Süsswasser- wie der Meeresfauna. Dann ergriff er dankbar die ihm mit er- freulicher Liberalität gebotene Gelegenheit, seine Unter- suchungen in Triest an der dort bestehenden zoologischen Station fortzusetzen. Über solchen Studien erwachte in ihm der Wunsch, eine zusammenhängende, selbständige Untersuchung an einem noch wenig bekannten Gegen- stande durchzuführen. Er erforschte eine Familie der winzig kleinen Östrakoden oder Muschelkrebse, beschrieb sorgfältig alles, was er unter dem Mikroskop in an- dauernder Bemühung sah und zeichnete ausserdem mit der grössten Genauigkeit seine Präparate. So entstanden die im März 1885 abgeschlossenen „Beiträge zur Kenntnis der Cytheriden“, die er auf Empfehlung seines Berner Lehrers, Professor Th. Studer, als Inaugural-Dissertation der philosophischen Fakultät vorlegen durfte. Die 1886 im dritten Bande des „Recueil zoologique suisse“ er- schienene Arbeit verschaffte ihm die Doktorwürde. Der junge Gelehrte, der inzwischen nach seinem sichern Port, der „Grünau“ zurückgekehrt war und sich der Prüfung als Gymnasiallehrer unterzogen hatte, meinte damals wohl, er werde kaum dazu kommen, sich weiter auf dem von ihm betretenen schwierigen Gebiete umzu- sehen. Allein nach seinem ganzen Wesen konnte ihm das einmal Errungene nicht genügen. Als ihn 1887 eine italienische Reise bis nach Neapel führte, besuchte er die berühmte zoologische Station in der Villa nazionale und schaute mit Entzücken die lebendigen Repräsentanten der marinen Tierwelt. Nicht minder regte ihn die grosse, kostbare Publikation des Instituts, die „Flora und Fauna des Golfes von Neapel“ mit den prachtvollen Darstel- — XXXVI — lungen der kleinen und kleinsten Lebewesen an. Er begann nun die schweizerische Tiefseefauna umsichtig zu untersuchen, legte die Resultate mühsamer Forschungen teils im „Zoologischen Anzeiger“, teils in den „Mittei- lungen“ der naturforschenden Gesellschaft in Bern, der er angehörte, nieder und konnte endlich, 1896 und 1900, in der „Revue suisse de Zoologie“ zwei grössere Ar- beiten über „Die schweizerischen Cytheriden“ und über „Cypriden und Darwinuliden in der Schweiz“ veròffent- lichen. Er verwertete in diesen, neben einem ange- strengten Schuldienst durchgeführten Untersuchungen die sehr ausgedehnte, vielsprachige, besonders franzö- sische und englische Literatur, griff mit selbständig ge- wonnener Kenntnis in die Systematik ein und veran- schaulichte mit seiner kunstgeübten Hand auf mehr als 20 Tafeln die wundersamen Lebensformen, die dem un- verdrossenen Forscher aus dem ım Grunde unserer Seen liegenden Schlamm entgegentraten. Er wollte mit diesen Arbeiten sein bescheidenes Scherflein zur Aufhellung der Schöpfungsrätsel einlegen: sie haben dem stillen Pionier einen Ehrenplatz in der zoologischen Wissen- schaft gesichert. Man begreift vollauf, dass dem rastlos strebenden Manne die Tätigkeit im Looser’schen Institut bei allen äussern Vorteilen, die sie ihm gewährte, auf die Dauer nicht genügen konnte, und dass er darnach trachtete, seine soliden Kenntnisse auf höherer Unterrichtsstufe zu verwenden. Im Jahre 1893 sah er seinen Wunsch er- füllt; er wurde als Nachfolger Fankhausers zum Lehrer der Naturgeschichte am städtischen Gymnasium in Bern gewählt. Da fühlte er sich nun in seinem Element. Von der „Grünau“ aus, der er auch jetzt noch in freien Stun- den diente, lenkte er in den folgenden Jahren täglich seine Schritte nach der Stadt zur Erfüllung der schönen Aufgabe, die er an der öffentlichen Schule übernommen hatte. Es zeigte sich hier, was bisher nur seine nähern — XXXVII — Freunde wussten, dass er ein vorziigliches Lehrtalent besass. Sein Unterricht war klar und anregend, gründ- lich und bestimmt. Die Schiler achteten ihn sofort als einen Mann von vorbildlicher Gewissenhaftigkeit, als einen in sich geschlossenen, sicheren Charakter. Seine Kollegen ehrten sein bescheidenes, besonnenes Wesen und freuten sich seines glücklichen Humors, der bei manchen Anlässen mit zündendem Einschlag durch die Geister fuhr. Denn er hatte eine feine, sarkastische Ader, und unter guten Freunden folgte er mit Behagen den Re- gungen eines sonst verhaltenen sinnigen Gemütes. Es war ihm Bedürfnis, der „Berner Liedertafel“ beizutreten und nach des Tages Arbeit bisweilen mit frischen Sängern des Lebens sich zu freuen. In unvergesslicher Erinnerung blieb ihm die im Frühjahr 1894 ausgeführte Sängerfahrt nach London. Er genoss in vollen Zügen die Reise über Land und Meer, beobachtete mit scharfem Blick das gewaltig pulsierende Leben in der Riesenstadt und stellte dann die gewonnenen Eindrücke zuhanden der Gesellschaft dar. Sein Reisebild ist ein wahres Muster straffer und doch lebendiger, anschaulicher und humorvoller Berichterstattung; es dürfte eine der schönsten Partien inden Annalen der „Liedertafel“ sein. Mit herzlicher Freude hatte der Vater das erfolg- reiche Aufstreben des Sohnes seit seinem ersten Eintritt in die „Grünau“ wahrgenommen. Er erlebte noch seine Doktorpromotion und durfte sich versichert halten, dass er früher oder später eine angemessene Lebensstellung finden werde. Da warf den 56-jährigen „Schulvorsteher“ ein schweres Leiden auf das Krankenbett. Im März 1887 starb er. In verdoppeltem Masse suchte der Sohn nun seiner Familie den verlornen Gatten und Vater zu ersetzen. Jedes Jahr brachte er einen Teil seiner Ferienzeit bei den Seinen zu. Sein Besuch war Sonnenschein in ihrer — XXXVII — stillen Hauslichkeit. Beinahe wehmütig stimmte sie dann die Nachricht, dass er einen eigenen Hausstand gründen wolle; aber bei ruhiger Ueberlegung mussten sie sich seines Entschlusses doch von ganzem Herzen freuen. Unter seinen Augen war in der ,Grünau“ die jüngere Tochter des Hauses, Mathilde, vom Kinde zur Jungfrau aufseblüht. Sie erwiderte seine tiefe Neigung und reichte ihm am 25. August 1893 die Hand zum Ehebund. Wie war er beglückt durch ihre Liebe, durch das traute Heim, das sie, von ihren treuen Eltern unterstützt, ihm zu bereiten wusste, und durch die beiden holden Mädchen, die sie ihm schenkte! Und wie dankbar erwiderte er die sorgliche Hingabe seiner Auserwählten! Da zugleich auch seine beruflichen Verhältnisse eben seit dem Jahre seiner Hochzeit nach Wunsch geordnet waren, so hatte es den Anschein, dass das Glück seines Hauses auf lange Jahre gefestigt sei. Da erhoben sich allmahlich Wolken an dem bisanhin klaren Horizonte seines Daseins. Im Herbst des Jahres 1898 wurde die ältere Schwester durch einen jähen Tod hinweggerafft. Die Mutter musste fast um die gleiche Zeit wegen eines Nervenleidens fremder Pflege über- geben werden. Es waren schwere Schläge, von denen sich der liebende Sohn und Bruder mit seiner tiefen Innerlichkeit kaum mehr erholen konnte. Und als er im Frühjahr 1902 auch der Mutter das Grabgeleit zu geben hatte, fielen den Näherstehenden die ungewöhn- lich bleichen Züge und die geknickte Haltung des sonst so rüstigen Mannes auf. Es unterlag bald keinem Zweifel mehr, dass auch sein Nervensystem, vor allem das Zen- tralorgan angegriffen war. Im folgenden Sommer nahm er einige Wochen Urlaub und begab sich auf den Rat des Arztes in die Wasserheilanstalt Schönbrunn bei Zug, um, wie er zuversichtlich schrieb, „wieder ganz auf den Damm zu kommen“. Die Wirkung der Kur war aber nur vorübergehend. Langsam und unerbittlich nahm die — XXXIX — Krankheit ihren Lauf. Während des Winters kämpfte er mannhaft gegen das hereinbrechende tragische Ge- schick. Jeden Morgen raffte er die schwindenden Kräfte zusammen, um seine Berufspflicht zu erfüllen. Nach langem Zögern fasste er den Entschluss, mit seiner Familie in den Stadtbezirk zu ziehen, um seinen Schul- weg abzukürzen. Noch einmal erschien er in einem engern Kreis der „Liedertafel“ und zeigte sich „still vergnügt, in sich gekehrt“. Da plötzlich, anfangs März dieses Jahres, versagte seine letzte Kraft. Eine Operation konnte die Vermutung über die wahre Ursache seines Leidens nur bestätigen. Am Abend des 23. März ver- schied er in den Armen seiner Gattin. In aufrichtiger Trauer standen drei Tage später, neben den aufs schwerste betroffenen Familienange- hörigen, die Freunde, die Kollegen und Schüler des Verstorbenen an seiner Bahre. Sie alle hatten das Gefühl, dass sich das Grab über einem guten und reinen, wahrhaft tüchtigen Menschen schloss, und dass der Tod in ein Leben eingegriffen hatte, das noch manche kost- bare Frucht zu zeitigen verhiess. Der ergreifende Aus- druck, den sie ihrer Stimmung gaben, die Achtung, die sie dem Toten bezeugten, war erhebender Trost für diejenigen, deren Herzen er als Gatte, als Vater und Bruder am nächsten gestanden hatte. „Ein glänzender Stern am Himmel“, sprach einer seiner Freunde, „ist ‘verblichen, das Bild stiller Glückseligkeit, das er mit sich herumtrug, verschwunden. Bald werden Blumen in lichten Farben auf seinem Grabhügel blühen und mit ihnen wird aufgehen die Erinnerung, die nie verwelken kann: ist es doch die Erinnerung an einen ganzen Mann!“ Wir aber fassen zusammen, was den Inhalt seines Lebens bildete: das energische Streben nach höhern Bildungszielen, die hingebende Arbeit im Dienste des erkornen wissenschaftlichen Gebietes, die Begeisterung ARR Gr ER, im Beruf, die Liebe im Hause, die Treue in der Freund- schaft. Mit Wehmut widmen wir dem Dahingegangenen diese schlichten Blatter; sie mògen das Bild seiner edeln, charaktervollen Persònlichkeit bewahren. (09) un 10. Frieda Kaufmann und Dr. J. Dierauer. Verzeichnis der Publikationen von Dr. Alfred Kaufmann. Beiträge zur Kenntnis der Cytheriden. Inaug.-Dissertation. Recueil zool. suisse III. Genève 1886. Mit 6 Tafeln. Ueber die Gattung Acanthopus Vernet und eine neue Süsswasser- cytheride. Zoolog. Anzeiger no. 404. Leipzig 1892. Die Ostracoden der Umgebung Berns. Mitteilungen der naturforsch. Gesellschaft in Bern. 1892. Marine Kruster in Schweizerseen. Ebenda. 1893. Die schweizerischen Cytheriden. Revue suisse de zoologie, tome IV. Genève 1896. Mit 4 Doppeltafeln. Mitteilung über die Ostracoden der Schweiz. Archives des sciences phys. et nat. Genève 1890. Zur Systematik der Cypriden. Mitteilungen der naturforsch. Gesell- schaft in Bern 1899. Ueber zwei neue Candona-Arten aus der Schweiz. Vorläufige Mit- teilung. Zoologischer Anzeiger no. 608. Leipzig 1900. Neue Ostracoden aus der Schweiz. Zoologischer Anzeiger no. 609. Leipzig 1900. Cypriden und Darwinuliden der Schweiz. Revue suisse de zoologie, tome VIII. Genève 1900. Dr. Th. Steck. — XLI — 8. J. L. Krättli. 1812—1903. Alters- und lebensmüde ist unser Freund und Kol- lege, Alt-Lehrer und Botaniker J. L. Krättli in Bevers in seinem 91. Jahre aus dem Leben geschieden. „Lasst mich nun sterben“, sagte er uns vor Tagen, als wir ihn besuchten, „das Leben ist mir zur grossen Last ge- worden“. Und Natur, die allgütige Mutter, hat seinen stillen innigen Wunsch erhört und das noch müde flak- ‘ kernde Lebenslicht mit leisem Fittichschlage milde aus- gelöscht. Mit Papa Krättli ist ein echter, urchiger Bündner, ein wackerer Sohn seiner Berge, ein treuer Vater und Grossvater seiner Kinder und ein zuverlässiger Freund dem Freunde von hinnen gegangen. Wie wohl alle seines Namens, stammt der Verstorbene aus Untervatz. Nach Absolvierung der Gemeindeschule besuchte er für r'/2 Jahre ein Institut Näf in Masans, wo er bei Fleiss und guter Veranlagung eine ange- sichts der damaligen Schulzustände recht ordentliche Bildung sich erwarb. Noch nicht 18-jährig, stand er schon als Lehrer im Dienste seiner Heimatgemeinde, wo er nebenbei noch mit verschiedenen andern Beamtungen betraut wurde. Von dem dortigen zu diesem Zwecke viel aufgesuchten Organisten hatte er Gelegenheit, das Orgelspiel zu erlernen. Ein junger Beverser, der dort ein gleiches Ziel verfolgte, vermittelte Krättlis Bekannt- schaft mit dem Beverser Pfarrer, der ihn anfangs der dreissiger Jahre als Sommerlehrer für seine Knaben nach Bevers berief. Für den darauf folgenden Winter wurde le er zum Lehrer und Organisten der Gemeinde Bevers gewählt, die ihm seither zur zweiten lieben Heimat wurde. Mit unermüdlicher Berufstreue wirkte er hier ca. 33 Jahre hindurch. Hier bot sich dem jungen streb- samen Manne mannigfache Gelegenheit, neben dem Schuldienste sich noch anderweitig zu betätigen und seine Kenntnisse und Fähigkeiten zu erweitern und nutz- bar zu verwerten. Durch den damals in Bevers lebenden Apotheker Bovelin wurde er in die Geheimnisse der Botanik eingeführt; dieser Zweig der Wissenschaft zog ihn mächtig an; er erwuchs bei ihm zum Steckenpferd und blieb es bis in seine letzten Lebenstage. Ko- ryphäen der Wissenschaft wie Hooker, Mure, Buser, Theobald, Brügger und andere, die im Engadin im Sommer ihre Ferienwochen botanisch tätig verbrachten, nahmen unsern Krättli jeweilen auf ihre Touren zu ihrem Führer und Begleiter mit, und dabei bot sich ihm die trefflichste Gelegenheit, sich in diesem Wissen zu vertiefen. Unser Verstorbene beherrschte denn auch mit der Zeit die ganze reiche Phanerogamenflora des Oberengadins und war es wohl nicht ganz ohne, wenn Prof. Dr. Brügger s. Z. in einer Kantonsschulklasse den Ausspruch getan haben soll: „Es gibt gegenwärtig in Graubünden nur zwei bedeutende Botaniker, der andre ist der Krättli in Bevers“. Ueber drei Jahrzehnte hindurch hat Krättli die meteorologischen Beobachtungen in Bevers in zuver- lässigster und genauester Weise geführt, wofür ihm von seinen Oberen hohe Anerkennung wurde. Viele Jahre hindurch war er auch tätiges Mitglied des eidg. Schützen- vereins und in der engad. Sektion konkurrenzfähiger Mitschütze Gian Marchet Colanis. In seinem Privatleben blieb er, wie es sich so gibt, von Schicksalstücke und Schicksalsschlägen nicht unbe- troffen. Ein junges Töchterchen hinterlassend, starb ihm seine erste Frau früh weg. Aber dem einen herben — XLI — Schlage folgte ein anderer; die Tochter, später in einem schweiz. Institute zur Lehrerin ausgebildet, verfiel bald nach ihrer Rückkehr ins Vaterhaus in düstere Nacht unheilbaren Irrsinns. Er pflegte sie im eigenen Hause in treuester Weise, bis der Tod sie vor wenigen Jahren von einem jammervollen Dasein erlöste. Der zweiten Ehe des Verstorbenen entsprossen 4 Kinder. Aber auch hier hielt Schnitter Tod seine Ernte und raffte ihm im Laufe der Jahre seine Frau und den älte- sten erwachsenen Sohn weg. So haben sich auch bei ihm die biblischen Worte erwahrt: „Unser Leben ist 70, wenn’s hoch geht 80 Jahre und wenn's schön war, war's Mühe und Arbeit“. Du bist nun hochbetagt den Weg gegangen, den alles Naturgebilde früher oder später gehen muss, denn was Natur erschaffen, muss Natur zerstören, auf dass es stetsfort zu neuem Leben erblühe. Ruhe in Frieden! Candrian (Samaden), (Nachtrag.) — Die grosse Pflanzensammlung des kürzlich in Bevers verstorbenen Botanikers und Meteo- rologen Joh. Luzius Krättli siedelt nach Zürich über. Die Sammlung enthält wohl alle Alpenblumen des Ober- engadins. Die einzelnen Exemplare sind von Krättli nicht bloss bestimmt worden, er hat vielmehr auch den Tag, an welchem er sie sammelte und den Standort genau bezeichnet. Die meteorologischen Aufzeichnungen Krättlis, welche bis ins Jahr 1849 zurückreichen und sehr exakt sind, befinden sich im Besitze des Verkehrs- vereins Engadin. X IN 9. Prof. Dr. Rudolf Massini. 1845—1902. Rudolf Massini wurde geboren in Basel, am 8. No- vember 1845. Er verlebte einen Teil seiner Jugend im Hause von Bekannten, welche dem nicht mit Glücks- gütern gesegneten Vater die Erziehung eines seiner Kinder abnahmen. Als er sich am Realgymnasium zur kaufmännischen Karriere vorbereitete, wurde ihm das Glück zuteil, den Unterricht von Rütimeyer geniessen zu dürfen und dieser begeisterte ihn so für die Natur- wissenschaften, dass er sich entschloss, Mediziner zu werden. Zu Basel und Göttingen verlebte er seine Studienzeit, doktorierte 1868 mit einer Arbeit über die antipyretische Wirkung der Veratrins, wurde Assistent bei Liebermeister und später bei Socin. Der, Feldzug von 1870— 1871 gab ihm Gelegenheit, sich im Felde und in den Lazaretten reiche Erfahrungen zu holen, und Reisen nach England und Schottland, nach Frankreich und Wien vervollständigten seine allseitige medizinische Ausbildung. 1872 habilitierte er sich in Basel für Pa- thologie und Therapie, 1874 wurde er Assistenzarzt an der neugeschaffenen Poliklinik des Bürgerspitals, 1877 ausserordentlicher Professor, 1882 Vorsteher der Poli- klinik, 1890 ordentlicher Professor und Direktor der staatlichen allgemeinen Poliklinik. Im Jahre 1897 be- kleidete er die Würde eines Rektors der Universität. Als Arzt war Massini ausserordentlich beliebt. Er war teilnahmsvoll, hingebend, kümmerte sich um alle Details der Krankenpflege und Krankenkost. Seine Menschen- kenntnis und die Art und Weise, wie er den Einzelnen XLVI zu nehmen wusste, machten ihn zum Arzt von Gottes Gnaden. Er imponierte durch die Sicherheit seines Auftretens, seine Verordnungen waren immer bestimmt und genau; er selber glaubte fest an die Wirksamkeit dessen, was er verordnete und dieser Glaube ging auch auf die Patienten in suggestiv wohltätiger Weise über. Er tuhlte sich in erster Linie als Arzt und. erst dann als Professor. Die Zahl seiner Publikationen ist keine grosse gewesen. Alle Beachtung verdient seine Habilitationsschrift über die Heilbarkeit der Lungen- schwindsucht. In zahlreichen Vorträgen in der Mediz. Gesellschaft brachte er Themata aus der materia medica, welches Fach er an der Universität vertrat, sowie ka- suistische und therapeutische Erfahrungen. Ausser diesen Vorträgen, die meist im Korrespondenzblatt ab- gedruckt wurden, legte er jährlich in seinen Jahres- berichten über die Allgemeine Poliklinik Rechenschaft ab, die regelmässig im Druck erschienen; die Entwick- lung und die Leistungen der Poliklinik in den Jahren 1891 bis 1896 hat er zusammenfassend in der Zeitschrift für schweizerische Statistik geschildert. In seiner Rektorats- rede behandelte er die biologischen Beziehungen der pathogenen Mikroorganismen zum menschlichen Körper. In seiner letzten Arbeit der Pharmakopoea policlinices basiliensis hat er seine langjährigen therapeutischen Erfahrungen niedergelegt, welche namentlich für seine Schüler eine immer wieder erfrischende Quelle von Belehrung und Anregung bilden. Wenn auch unbestreitbar die Leitung der allge- meinen staatlichen Poliklinik von ihm allen Aufgaben vorangestellt wurde, so fand er doch noch Zeit, in Be- hörden und Kommissionen tätig mitzuwirken, wo sein Votum, geleitet von Sachkenntnis und Wohlwollen, gar häufig ausschlaggebend war. Von allen Seiten wurden ihm Ehrenämter zu Teil. So war er Mitglied der ana- tomischen Kommission, der grossen Wundschau, der — XLVI — schweizerischen Pharmakopöekommission, der Kommis- sionen für die Langenbruckeranstalten und die Basler - Heilstätte in Davos u. s. w. Und wenn nach Aufzählen aller dieser Leistungen, Lasten, die auf mehrere Schultern verteilt, noch schwer genug drücken könäten, noch hervorgehoben wird, dass Massini die höchste militärische Stelle in der Schweiz, die eines Armeearztes bekleidete, so muss in der Tat eine solche Tätigkeit Staunen und Bewunderung erregen. Wer mit ihm Dienst getan hat, konnte sich davon über- zeugen, dass er da nicht bloss seine medizinische Tä- tigkeit mit Auszeichnung versah, sondern es ihm auch Vergnügen machte, mit Berufsmilitärs ernsthafte strate- gische Fragen zu besprechen. Das Wesen Massinis war ein Gemisch von hervor- ragenden Qualitäten des Geistes und eines glücklichen, tiefen und doch heiteren Gemütes, von Begeisterung zur Arbeit und Freude am Genusse des Schönen und Edlen, von grosser Befähigung zu leiten und zu be- fehlen. Eine Eigenschaft muss bei dieser kurzen Skizze noch besonders hervorgehoben werden, die auch in seinen letzten Jahren der Krankheit ganz besonders hervortrat. Sein Pflichtgefühl war ein unerschütterliches. In früher Morgenstunde, Sommer und Winter, bei jeder Witterung, gesund oder leidend, nach gut oder schlaflos verbrachter Nacht, war er der erste auf dem Felde seines Wirkens, und so ging es den ganzen Tag fort ohne Unterbrechung bis zu seinem plötzlichen Tod den 13. Dezember. Er ist in den letzten Jahren schwer lei- dend der Erfüllung aller seiner Pflichten treugeblieben und in dieser grossen Aufgabe als Held untergegangen. Als solcher wird er seinen Kollegen, Freunden und Schülern in schöner und lieblicher Erinnerung bleiben. (Nach Nekrologen von Prof. Ed. Hagenbach-Burckhardt und Prof. Egger.) — XLVI — IO. Albert von Rütte. 1825—1903. Am 26. Februar 1903 verstarb in Bern Pfarrer Albert von Riitte, ein hervorragender schweiz. Alp- botaniker. Albert von Rütte wurde 1825 in Bern ge- boren und wendete sich an der bernischen Hochschule der Theologie zu, wurde 1849 ins bernische Ministerium aufgenommen und bekleidete von 1855 bis 1881 das Amt eines Pfarrers in Saanen, wirkte von 1862 bis 1867 als deutscher Pfarrer in Yverdon und von 1868 bis 1890 in gleicher Eigenschaft in Radelfingen, Kanton Bern. von Rütte war der Tochtermann von Alb. Bitzius (Jeremias Gotthelf). Mit dem Jahre 1891 trat er in den Ruhestand. Schon als Student der Theologie wendete er sich, auf Anregung von Prof. Dr. Rütimeyer, der Scienca amabilis zu, was ihn vielfach zu Exkursionen in die Alpen und Juragegenden des Kantons Bern ver- anlasste. Als Pfarrer in Saanen hatte er Gelegenheit, öfters die dortigen Sennalpen, als reiches Feld zu bota- nischen Untersuchungen, zu begehen, namentlich unter- suchte er diejenigen Alpgegenden, welche hinsichtlich ihrer „milchreichen Pflanzen“ ihm von den Aelplern namhaft gemacht wurden, aber nicht minder untersuchte er auch die vom Alpvieh gemiedenen Pflanzen der Alpen. Als Frucht dieses Studiums der Alpenpflanzen entstand die in Schatzmanns Schriften einverleibte Abhandlung die Pflanzenwelt in den Alpen. Im Jahre 1864 beteiligte er sich an den Schatzmannschen Alpinspektionen des waadtländischen Jura, wo ihm die Bestimmung der Futter- — XLVII — pflanzen zufiel. Später beschäftigte er sich mit dem Studium der Pflanzenwelt des bernischen Seelandes und noch in höherem Alter machte er häufig Exkursionen in das bernische Alpgebiet, so 1896 in die Stockhorn- und Hohgantgebiete. Seine „Pflanzenwelt der Alpen“!) gibt eine über- sichtliche Darstellung der Alpvegetation mit sehr be- merkenswerten Beigaben über den ökonomischen Wert der einzelnen Futterpflanzengattungen und deren Spezies. Seine meist zutreffenden Urteile sind in der „Schweiz. Alpwirtschaft von Prof. Anderegg, Band I, Absch. V, die Pflanzenwelt im schweizerischen Alpgebiete“ bei den einzelnen Futterpflanzen angemerkt. In der Abhandlung über die Futterpflanzen in den Alpen machte von Rütte auch die Anregung zur Errichtung sog. Musteralpen zur Beobachtung und Versuchen über die Futterergiebigkeit der Alpenpflanzen nach Qualität und Quantität und deren Einfluss auf die Milch und deren Produkte und Ver- suche über die Veredlungsfähigkeit der Alpenfutter- pflanzen. Ueber seine wissenschaftliche Bedeutung als Alp- botaniker spricht sich Herr Prof. Dr. v. Fischer in Bern in seinem Vorwort „die Flora von Bern“ sehr rühmend aus. Prof. F. Anderegg. 1) Heft IV und V der „Schweiz. Alpwirtschaft“ von Schatzmann 1863 — 1864. II. Ed. Schaufelbiiel, Arzt. 1531-1902. Geboren am 13. Dezember 1831 als Sohn des redege- wandten Arztes und spàtern aargauischen Regierungs- rates aus Zurzach war Schaufelbüel ein Jugendgespiele des Bundesrat Welti, dessen intimer Freund und ärzt- licher Berater er bis zu seinem Tode blieb. Er besuchte die Schulen in Zurzach und in Aarau mit bestem Erfolge und später die Hochschulen in Zürich, Würzburg und Wien. In Zürich zog ihn vorzüglich der Physiologe Ludwig an, der auch einen mächtigen Einfluss auf Schaufelbüels späteren Studiengang ausübte. In Würz- burg waren Virchow und Kölliker seine bevorzugten Lehrer. Gelegentlich einer wissenschaftlichen Arbeit wurde der Schüler von dem genialen Forscher Virchow näherer Bekanntschaft gewürdigt. Nachdem er im Jahr 1856 das Staatsexamen mit Auszeichnung bestanden hatte, liess er:sich zuerst in Zurzach nieder, wo er bis 1862 praktizierte. Während dieser Zeit verheiratete er sich mit Fräulein Fanny Mayer, der Tochter des hochbegabten und im Auslande hochangesehenen Landschaftsmalers Mayer - Attenhofer von Baden, mit welcher er in glücklichster, wenn auch kinderloser Ehe gelebt hat. Im Jahre 1862 zog er nach Aarau, aber auch nicht für lange Zeit; er konnte sich mit dem Kleinkram, der sich dem praktischen Arzte unweigerlich an die Sohlen heftet, nicht befreunden. Als im gleichen Jahre . die Stelle des Spitalarztes in Königsfelden frei wurde, ergriff er die Gelegenheit und bewarb sich um dieselbe. 4 RE Dar Dieses Spital diente seit der Entstehung des Kantons Aargau als prekärer Notbehelf einer Kranken- und Irren- anstalt in den öden Räumen des ehemaligen Klosters Kônigsfelden. Da wurden Bresthafte, Unheilbare, kör- perlich und geistig Kranke, Verunglückte, ja sogar mit ansteckenden Krankheiten Behaftete verpflegt. Wegen beständiger Ueberfüllung des Hauses kamen die längst Angemeldeten meist erst zur Aufnahme, wenn die Zeit einer gedeihlichen Behandlung verstrichen war. Die ökonomischen und sanitarischen Einrichtungen recht- fertigten den Schrecken des Volkes vor dem Worte „Spital“. Hier lebte Schaufelbüel viele Jahre seinen wissen- schaftlichen Studien und übte seinen Beruf mit Geschick und uneigennütziger Humanität aus. Gerne erinnern wir uns der Einladungen, welche er zeitweilig an be- nachbarte Kollegen ergehen liess, um bei wichtigen Operationen zu assistieren. Es waren lehrreiche inter- essante Stunden. Während dieser Zeit wurde Schaufel- büel nicht müde, auf die mangelhaften Zustände unseres Spitalwesens aufmerksam zu machen und auf Abhilfe zu dringen. Es ist auch sein unbestrittenes Verdienst, die Gründung der Irrenanstalt, sowie späterhin der kantonalen Krankenanstalt in Aarau angeregt und mächtig gefördert zu haben. Da diese Anstaltsbauten die hohe Lebensaufgabe Schaufelbüels darstellen, dürfen wir nicht unterlassen, sie etwas näher zu berühren. Wer jemals in den Fall gekommen ist, ein eigenes Haus zu bauen, wird zu bemessen wissen, welche Unsumme von Studien, Arbeit und Kenntnissen nötig ist, um eine zweck- mässige Anstalt für viel hundert Kranke zu erstellen. Viele Architekten, wie Semper, Jeuch und andere mehr hatten Pläne eingereicht, welche in Beziehung auf den Kostenpunkt und die Zweckdienlichkeit nicht entspra- chen. Da trat Schaufelbüel in die Lücke. Nachdem er im Auftrage der aargauischen Regierung eine diesbezüg- SEE RUES liche Studienreise in Frankreich, England und Deutsch- land gemacht hatte, arbeitete er Pläne nach seinen Ideen aus, welche genehmigt und von dem Hochbaumeister Rothpletz späterhin ausgeführt wurden. Nachdem hauptsächlich durch Intervention des aargauischen Staatsmannes Feer-Herzog bei Gründung der aargauischen Bank die finanziellen Fragen geebnet worden waren, konnte im Jahre 1868 mit dem Bau der Irrenanstalt begonnen und dieselbe im Jahre 1872 be- zogen werden. In der Heil- und Pflegeanstalt Königs- felden hat Schaufelbüel eine Musteranstalt geschaffen, welche im In- und Auslande als solche anerkannt und vielfach zum Vorbilde genommen wurde. Selbst Einzel- heiten, wie Fenster, Türen, Schlösser, Küchen- und Badeeinrichtungen der Anstalt sind als mustergültig anderwärts nachgeahmt und eingeführt worden. Schaufelbüel war der erste Direktor der Anstalt, gleich ausgezeichnet als Arzt, als Psychiater wie als Administrator. Unter seiner Führung kam Königsfelden rasch zu hoher Blüte. Er war ein Mann von hervor- ragenden Geistesgaben, der mit rascher Auffassung eine energische Willenskraft für Ausführung dessen verband, was er als richtig erkannt hatte. Ausgestattet mit einem vorzüglichen Gedächtnisse, beherrschte er alle medizi- nischen Disziplinen von unten bis oben und bewies sein umfassendes Wissen sowohl als Examinator bei den Konkordatsexamen, wie am Krankenbette seinen scharfen kritischen Geist. Darum schätzten ihn seine Kollegen als trefflichen Diagnostiker und zogen ihn gerne zu schwierigen Krankheitsfällen bei; es muss ihm auch nachgerühmt werden, dass der Konsiliarius alsdann nicht sowohl darauf hielt, als Halbgott aus der Konsultation hervorzugehen, als vielmehr das Vertrauen des Patienten zu seinem Arzte zu stärken. Bis zum Bezug der kan- tonalen Krankenanstalt war mit seiner Stellung auch die Uebernahme der Hebammenschule verbunden. — LI — Schaufelbüel war Mitglied von vielen Behôrden und Kommissionen. So war er Inspektor der Kantonsschule, Mitglied des Erziehungsrates, der Sanitàts-Kommission, der Seminar-Kommission, verschiedener städtischer Kom- missionen von Baden, vieljähriger Präsident der aargau- ischen medizinischen Gesellschaft u. s. w. Ueberall stellte er seinen Mann und wenn ihm auch nicht überall Dank, ja oft statt dessen Undank und Kränkungen zuteil wur- den, begrub er sie stillschweigend in seinem Herzen, ohne je Groll oder Rache zu äussern. Es wurden Schaufelbüel verschiedene Professuren angeboten, aber er konnte sich nicht entschliessen, sein Königsfelden zu verlassen. Sicher ist, dass er überall eine Zierde seiner Fakultät geworden wäre. Er besass eine unerschütterliche Gesundheit, . die ihn auch bis zu seiner verhängnisvollen Krankheit geistes- frisch und schaffensfreudig erhielt. Auf dem untersetzten, aber kräftig gebauten Körper sass ein bedeutender Kopf mit blitzenden Augen, die sofort verrieten, wer er war. Auf Aeusserlichkeiten hielt er nicht viel. Er war ein guter Lateiner, aber das Französische mochte er nicht. Den Doktortitel zu erwerben, ging gegen seine Grundsätze. Seine Redegewandtheit grenzte ans Ausser- ordentliche in Hinsicht der Form und des Inhaltes, da- von ein schlagendes Beispiel. An einem schönen Sonn- tage sass ich zu mittäglicher Stunde mit Schaufelbüel plaudernd in der Kolonnade des Kasinos zu Baden. Tags zuvor hatte der ärztliche Zentralverein in Zürich getagt und war von der Kasino-Gesellschaft zu einem Bankette in die Bäderstadt eingeladen worden. Als nun eben die Gäste eintreffen sollten, kam atemlos einer der Veranstalter des Bankettes zu Schaufelbüel gelaufen: „Dich habe ich schon lange gesucht, du musst eine Rede halten!“ „Ja, was soll ich denn reden?“ „Rede was du willst, aber reden musst du.“ Das Bankett begann und Schaufelbüel hielt eine glänzende Rede über den Kurort — LI — Baden, gespickt mit historischen Erinnerungen und hu- moristischen Anspielungen aller Art. Treffliche Reden über wissenschaftliche, populäre und wirtschaftliche Themata haben wir wiederholt mit Bewunderung von ihm halten gehört. Mittlerweile war die Zeit für Erstellung einer kan- tonalen Krankenanstalt herangereift. _ Anfangs 1873 wurde Schaufelbüel von der Regierung aufgefordert, eine Vorlage über weiteres Vorgehen in der Angelegen- heit einzureichen. Im Jahre 1881 wurde ein ausführ- licher Bericht mit Plänen für den Neubau einer Kranken- anstalt in Aarau eingegeben. Unter dem Patronate Schaufelbüels erstand dann im Jahre 1887 die Anstalt, Pavillonsystem mit Direktorialwohnung, wie in Königs- felden. Mit Ausführung der Pläne war der berühmte Architekt Moser von Baden betraut worden. Nun stand Schaufelbüel im Zenite seiner Tätigkeit und seines Ansehens. Ohne Schaufelbüel konnte man sich die aargauische Sanität kaum mehr denken. Da . erhoben sich Widersprüche unter der Aerzteschaft, im Publikum und in den Behörden über die innere Orga- nisation der neuen Anstalt, ob Direktorial-, ob Chefärzte- system. Es waren auch die Verhältnisse in Aarau wesentlich anders gestaltet als in Königsfelden und der Grosse Rat entschied gegen das Direktorialsystem, wel- ches Schaufelbüel bei seinen Plänen zugrunde gelegt hatte. Er schien den Entscheid gleichmütig aufzunehmen, aber Näherstehende wussten, dass er ihn schwer emp- funden hatte. Er blieb noch mehrere Jahre lang In- spektor der Krankenanstalt und dirigierte nach wie vor die. Irrenanstalt, bis er im Jahre 1891 von ihr schied und sich nach Baden zurückzog, wo er eine hübsche Villa besass, um sich in otio cum dignitate mit Lieb- habereien zu beschäftigen, die er früher nicht hatte - pflegen können. Daneben nahm er Anteil an allen ôffent- lichen Fragen des Gemeindehaushaltes. Ganz besondere — LIV — Studien machte er in Schulhausbaufragen, veröffentlichte . selbst eine vorzügliche Broschüre „das moderne Schul- haus“. Nach wenigen Wochen schleichenden Unwohl- seins erlag der bisher so gesunde und kräftige Mann einem Anfalle von Influenza. — Alles in Allem, sagen wir mit voller Ueberzeugung, war Schaufelbüel ein vir probus, civis optime de re publica meritus. Dr. Amsler, sen., Wildegg. Vorträge von Herrn Ed. Schaufelbüel (gehalten in der Aarg, Naturf. Gesellschaft etc.) 1865— 1866. 1874—1875. 1876— 1877. I901— 1902. 1896. 1397. 1899. 1901. 1902. Jahresberichte der Aarg. Naturf. Gesellschaft : Das Blut im menschlichen Körper. Ueber die neue Irrenanstalt in Königsfelden. Bau und Leistungen des Gehirns. Darwinismus. (Dezember.) Vortrag in Baden: Ueber Darwin. Vortrag in Zurzach, in der Aarg. Historisch. Gesellschaft: Forum Tiberi. Vortrag in Döttingen: Ueber Schulhygiene und Schul- hausbauten. Vorträge in Baden (Januar, Februar und März): Ueber Schulhausbauten. Vortrg in Baden, in der Aarg. Naturf. Gesellschaft: Seelenleben der Tiere. — LVI — 122 Fabrikinspektor Dr. Fridolin Schuler. 1852—1903. „Sollte ich bald scheiden müssen, so scheide ich mit dankbarem Herzen und dem Bewusstsein, mir sei ein glücklich Los zuteil geworden“, schrieb in den letzten Monaten der Vortreffliche als Schlussworte der Auf- zeichnungen über seinen Lebenslauf. !) Den 8. Mai 1903 ist er friedlich eingeschlummert, auch im Sterben ein Begnadeter. Es war in Wahrheit ein schönes Luebeli und er- hebend ist, in tiefster Trauer um den Verblichenen, die Rückschau, wie aus dem breiten Acker des Volkes sein Stammbaum sich erhob, um stolz in ihm zu gipfeln. Zuerst Bauern, dann Grossvater und Vater Pfarrer. Die Mutter war die Tochter des Landvogts und Statthalters Jakob Heussy, eines fortschrittlichen und gemeinnützigen Kopfes und gewandten Kaufmanns, und seiner überaus feinen und bedeutenden Gattin. Fridolin Schuler wurde am 1. April 1832 in Bilten, Kt. Glarus, geboren. Grossmutter, Mutter, Vater, eines trefflicher als das andere, gaben ihm eine ausgezeichnete Erziehung, nicht nur durch Belehrung, sondern auch durch Einführung in die verschiedenartigsten Verhält- nisse, durch das lebendige Beispiel in jeder Tugend, jeder hochherzigen Tätigkeit. Die Dorfschule, nachher Unterweisung durch den Vater, bereiteten ihn auf das Gymnasium vor. Die drei 4) „Erinnerungen eines Siebenzigjährigen“. Huber & Comp., Frauen- feld. 1903. — LVII — Jahre, Ostern 1848 bis Frühjahr 1851, an der Kantons- schule in Aarau legten guten Grund, vor allem durch den Germanisten Æochho/z, den Naturgeschichtslehrer Zschokke, durch anregenden Unterricht in Mathematik und alten Sprachen. An der Universität Zürich war C. Zudwrg der wichtigste Förderer ; wöchentlich eine Abendstunde geistreicher Unterhaltung widmete er dem jungen Stu- denten; im physiologischen Kränzchen liess er ihn in die Ernährungslehre sich hineinleben und versorgte ihn später mit Empfehlungen an Virchow, Kölliker, Hebra. Locher-Zwingli war ihm vorbildlich in Reinlichkeit, Ord- nung, Sorgfalt und Gewandtheit im Verbinden und Ope- rieren, Die Vorträge Xüchlins über Cäsars gallischen Krieg, Mottingers über die Literatur der Schweizer- geschichte, der Studentenverein Helvetia, eine engere Verbindung zur Pflege der schönen Wissenschaften, för- derten die allgemeine Bildung. Mit Freunden zusammen wurde Botanik und chemisches Arbeiten betrieben. Für die Kneipe fehlten Zeit und Lust, wie auch zeitlebens grösste Mässigkeit Gesetz blieb, ohne edlen Weines Verschmähung. Im Frühjahr 1853 siedelte der Studiosus nach Würz- burg über. Gewaltig wirkte der junge Virchow, als Lehrer, Forscher, Anreger zur Forschung. Er veranlasste den Schüler zu einer kleinen Arbeit „über die Stase in der Schwimmhaut der Frösche“, und blieb ihm lebens- lang ein Freund. Aölfliker war nicht nur beliebt als Leuchte der Wissenschaft, sondern auch durch sein herz- liches, freundliches, frohes Wesen. Scanzoni fesselte durch klaren lebendigen Vortrag und traulichen Verkehr mit seinen Hörern. Ein Jubeljahr — Koryphäen der Wissenschaft als Lehrer, zu deren Füssen junge Leute, welche später selbst höchste Stufen erreichten, C. Ger- hardt, N. Friedreich, W. His, E. Häckel und andere vortreffliche Männer. — LVII — Auf der Reise nach Wien weckten die Schätze Münchens zum ersten Male so recht den Sinn für die Kunst. Die Vorträge von Oppolzer, Skoda, Hebra, Schuh, Dumreicher, Dittel, die Herrlichkeiten der Stadt und Umgebung füllten das Sommersemester. Ferien- kurse in Prag, Augenoperationen bei 47/4 Geburtshilfe bei Chrarz waren die letzte Ernte, bevor es heimwärts ging zum Examen. Jetzt hiess es: Für das zum Studium noch verfügbare Geld den Doktorhut oder eine Studien- reise nach Paris? Schuler entschloss sich für das letztere. Der Weg dahin führte, März 1855, erst zu Verwandten in Nimes, von dessen historischen Denkmälern er oft gerne erzählte. In Paris gehörte der Vormittag aus- nahmslos der Wissenschaft, 77ousseau, Nélaton, Ricord, dem Höpital St. Louis, der Nachmittag der Stadt, der ersten Weltausstellung. In Mollis begann im Herbste 1855 die praktische Tätigkeit. Sie hatte glänzenden Erfolg. Im Dorf, in den Nachbargemeinden, in Glarus, im Mittelland, in Weesen, Amden, Kerenzen, am Walensee, im Tal und auf den Bergen gab es bald im Übermass zu tun, in allen Zweigen der Heilkunde, bei eigenen Fällen und Konsultationen, bei Arm und Reich. Das Tagewerk begann oft vor dem Morgengrauen; regelmässig, Sommer und Winter, gings um 6 Uhr — dieser Arbeitsanfang wurde bis ins Alter festgehalten — mit dem ersten Zug in die ferneren Dörfer; stundenlange Wege auf die Alpen für einen einzigen Kranken; Handeln unter den un- günstigsten Verhältnissen ; Strapazen aller Art, Frost und Hitze, Lebensgefahr — ihr kennt das, wackere Kollegen der Gebirge. Einmal drohte ihm im „kalten Föhn“ Erfrieren. Einmal war er nahe daran umzukommen bei einer Fahrt im Bergschlitten auf dem alten Saumpfad von Amden nach Weesen; im Fluge abwärts, „jetzt hebbeti Herr Doggter“, ein Ruck, rechtsum der Schlitten, fussbreit links in schwindelndem Abgrund der Walensee, — IX — und weiter sausts. 1867, als der Schrecken vor der Zürcher Cholera die Gemüter beherrschte, führte die Überanstrengung zum Zusammenbruch. Es stürzte der . Erschöpfte halb ohnmächtig nieder, brauchte Wochen zur Erholung und musste von nun ab seine Praxis ein- schränken. Der Besorgung der landesüblichen Haus- apotheke war er glücklicherweise immer enthoben durch seine vortreffliche Gattin und deren stets hilfsbereite Schwester. Wie im Publikum, so stieg das Ansehen auch immer mehr bei den Kollegen und den Behörden. Die Stelle des Aktuars, des Präsidenten der Aerztegesellschaft, eines Kantonsschulrates, eines Sanitätsrates, Landrats, Appellationsrichters, Gerichtspräsidenten fielen ihm zu. 18 Jahre lang bekleidete er das Amt eines Examinators über Hygiene und Materia medica bei den Medizinal- prüfungen in Basel, welches ihm auch den Titel eines Doctor med. hon. causa verlieh. Also alles, was die Praxis Schönes bieten kann, war in zwei Jahrzehnten in glänzendster Weise gegeben; reiche Arbeit, glückliche Leistungen, Ehrung, Gewinn — und doch, allmählich minderte sich die Freude an der ärztlichen Tätigkeit; mehr und mehr festigte sich die Absicht, Ende 1877 von der Praxis zurückzutreten und der Ausführung historischer Arbeiten — eine Geschichte des Kantons Glarus für die Schule war die erste Frucht — sich zuzuwenden. Ein denkwürdiger Entschluss, wenn von den Besten, mit grenzenloser Menschenliebe ihrem Berufe sich hin- gebenden Erfolgreichsten Einer, so Jahre lang unentwegt dem Ziele des Rücktritts zustrebt und später — keinen Augenblick sich zurücksehnt! Es mag der Grund noch liegen in dem Übermass der Verantwortlichkeit und Arbeit; der steten Spannung und Ruhelosigkeit; der Ohnmacht so vielem unabwendbarem Jammer und Elend der Menschheit gegenüber; dem immer sich steigernden AMEN ue Gefühl der eigenen Unzulänglichkeit beim rastlosen Fortschreiten der Wissenschaft, nicht zu reden von den tausend kleinen Widerwärtigkeiten, welche dem guten Ton gemäss als eitel Wonne gelten. Ein Motiv, das. nicht zum wenigsten mitspielte, ist in den Lebenserinne- rungen niedergelegt: „Seit durch die Freigebung der Praxis der schwindelhafteste Quacksalber auf gleiche Linie mit dem gebildeten Arzt gestellt worden, war bei vielen Familien das Verhältnis zwischen Arzt und Kranken ein ganz anderes geworden. Die Reklamen der Pseudo- ärzte erweckten bei vielen die Idee, als wenn die gesamte ärztliche Kunst in der Kenntnis einer mehr oder minder grossen Zahl von Mittelchen bestehe, welche dem heilungsbedürftisen Publikum angeboten werden. Wusste der wilde Arzt sich recht fein aufzuputzen, den grossen Herrn zu spielen, eine vermeintliche grosse Gelehrsam- keit zur Schau zu tragen, dann jubelte ihm ein grosser Teil des Publikums, selbst angeblich Gebildete, zu, bis der Gefeierte etwa vor Gerichtalsein ordinärer Schwindler und Betrüger, vielleicht noch Schlimmeres entlarvt wurde, oder sonst dafür sorgte, dass seine Gläubigen durch Schaden klug wurden. Ich empfand diese veränderte Auffassung des ärztlichen Berufes bitter, und widmete immer lieber meine Zeit und Kraft andern Aufgaben, die sich mir reichlich genug darboten.“ Das war der Weg, welcher den „einfachen Land- doktor“ zur Stellung. eines weit über die Grenzen der Schweiz anerkannten und angesehenen Fördereıs der Volksgesundheitspflege führte. Beschäftigung mit den Fragen der Hygiene hatte neben der praktischen Tätigkeit schon immer eine Rolle gespielt. Die Krankenbesuche eröffneten einen Einblick in die Wohnung, Ernährung, Beschäftigung der Leute, ihre Lebensweise im weiteren, die schädlichen Folgen ungünstiger Verhältnisse. Als Armenarzt, Gerichtsarzt und Sanitätsrat liessen sich wieder besondere Erfahrungen — LXI — sammeln. Es kam das Interesse, wie es in den Fabriken zugehe und welche Schädlichkeiten aus ihrem Betrieb erfolgten. Das Beispiel Englands, der Fortschritt der Hygiene als Wissenschaft, die Forderungen der Arbeiter . drängten die Behörden, an Erlass. von Gesetzen zum Schutze der Beschäftigten zu denken. Der Kanton Glarus ging voran, der Bund folgte. Schon zur Aus- arbeitung der Vorlagen musste ein Fachmann zugezogen werden. Da sozusagen niemand ausser /. Schuler spe- ziell dem Gesundheitlichen des Fabrikwesens hierzulande nachgegangen, war er der geeignete Mann. Erst als Berater. Als der Kanton Glarus 1864, die Eidgenossen- schaft 1878 die Stelle eines Fabrikinspektors schuf, musste den Behörden alles daran gelegen sein, ihn zu gewinnen und seine grossen Bedenken gegen die An- nahme der Wahl zu überwinden. Die Tätigkeit als Glarner Kantonalinspektor ging neben der ärztlichen Praxis einher. Da diese 1877 eingestellt wurde, war die Zeit frei, an der Vorbereitung zum eidgenössischen Fabrikgesetz in Verbindung mit Bundesrat Heer sich sehr eingehend zu betätigen und mit 1878 ganz dem neuen Amte sich zu widmen. Alle Schwierigkeiten, allen Groll und Hass überwand der Gewählte; bei Ar- beitern, Fabrikherren, Behörden erwuchs ihm immer grössere Hochachtung; und bei der vollsten Anerken- nung der ausgezeichneten Leistungen seiner Kollegen und Untergebenen wird Jeder rückhaltlos anerkennen müssen, dass sein Tod eine grosse Lücke hinterlässt. Er vertrat auch nach aussen, als Abgeordneter auf Kon- gresse, auf Studienreisen sowohl wie in seinen litera- rischen Arbeiten in glänzendster Weise die schweize- rische soziale Gesetzgebung. Gelehrte aller Wissens- zweige verliehen ihm ihre Mithilfe, notwendigerweise; denn auf allen Gebieten waren die eingehendsten Kennt- nisse vonnöten. Nicht nur alle naturkundlichen, tech- nischen, medizinischen Doktrinen, auch Verständnis von — LXI — . Versicherungswesen, Verkehr, Handel, Politik, Rechts- kunde kamen in den buntesten Variationen auf die ver- schiedenartigsten Gewerbe in Anwendung. Es handelte sich nicht um schöne theoretische Darstellungen und fromme Wünsche, auf dem Papier oder vom Katheder herab verkündet, sondern bis in die kleinste Einzelheit hinaus um amtliche und vorerst bleibende Vorschriften, denen gewaltige Macht- und Geldinteressen meist feind- lich gegenüberstanden. Die Fülle von Wissen, jeden Augenblick bereit, hätte nichts gefruchtet ohne einen wunderbaren Takt, eine Anpassung nach allen Rich- tungen, aber gepaart mit einem unentwegten Lossteuern auf ein erreichbares Ziel. Gerne opferte er sogar seine eigenen bessern Gedanken, wenn er wusste, dass eines Andern Idee eher Aussicht auf Ausführung hatte. Durch Jahrzehnte hindurch ziehen sich die Arbeiten auf den verschiedensten Gebieten. Beschränken wir uns, auf die hauptsächlichsten Gedankengänge hinzu- weisen, welche dergestalt zum Ausdruck kommen. Hatte schon der Student mit der Ernährungsphy- siologie sich eingehender beschäftigt, so kam später das Bestreben, die Volksernährung zu fördern durch Hin- weis auf bessere Vorbereitung und Ausnutzung der Leguminosen, Verwendung der Magermilch, des Mager- käses, rationelle Gestaltung der Speiseanstalten und Konsumvereine, Unterweisung des weiblichen Ge- schlechtes in der Kochkunst. Bei der Gründung der so grossartig gedeihenden Maggi-Werke wurde oft Rat erteilt. Mitarbeit an der Abwehr des Alkoholismus durfte nicht fehlen. Die Wohnungsverhältnisse der Fabrikbevölkerung, die Beschaffenheit der Glarner Schullokale, gelegentlich die Unterkunftslokale der Gotthardtruppen wurden untersucht. Statistik der allgemeinen Sterblichkeit, der Zahl der Geisteskranken, Idioten, Taubstummen und Blinden — LXII — im Glarnerland fôrderte bisher unbeachtete Tatsachen zu Tage. Verbesserung des Impfwesens, der a wurde erstrebt. Die sonderbare Erscheinung, dass die Fabrik- arbeiter nicht mehr an Tuberkulose erkranken als die landwirtschaftliche Bevölkerung, wurde festgestellt, an der Gründung des Sanatoriums für Lungenkranke auf Braunwald mitgewirkt, ebenso in der Hygiene-Kom- mission der schweiz. gemeinnützigen Gesellschaft, deren eines Hauptziel Bekämpfung der Tuberkulose darstellt. Eine Typhusepidemie in Mollis liess sich auf per- sönliche Weiterverbreitung von den Kranken aus zurück- führen. Im Versicherungswesen gab die Frauenkrankenkasse in Mollis die erste Schulung in bescheidenem Umfange; die Mithilfe am schweizerischen Versicherungsgesetz, die Ordnung der Fabrikkrankenkassen wirkte schon mehr ins Grosse. Jahrelange Arbeit kostete die Gründung des Glarner Kantonsspitals. Insbesondere bei der Fabrikhygiene ist des Schaffens kein Ende. Im ersten Jahre hatte eine Orientierungs- und Einführungsreise die Inspektoren durch alle Kantone der Schweiz geführt. Seither besuchte er ohne Unter- brechung, erst allein, später mit seinem Adjunkten sämt- liche unter dem Gesetze stehenden Geschäfte seines, die Kantone Glarus, St. Gallen, Graubünden, Zug, Tessin, Uri, Schwyz, Unterwalden, Zürich, umfassenden Inspektions- kreises. Zahlreiche Berichte und Gutachten, wissen- schaftliche Aufsätze kamen aus seiner Feder über Aus- führung der bestehenden Verordnungen, Ausdehnung des Gesetzes auf bisher nicht unterstellte Betriebe, Schutz der Arbeiterinnen in Geschäften, Anstellung weiblicher Fabrikinspektorinnen. Was für sorgfältige und unpar- teiische Untersuchungen verlangte nur die stets immer — LXIV — wiederkehrende Frage der Reduktion der Arbeitszeit, der Sonntagsarbeit, Nachtarbeit; die Frage, wie man es mit den Kindern, Frauen, Hilfsarbeitern, der Halbtag- arbeit, der Samstag-Abendruhe halten solle! Wo es dann anging, regte er die Einführung von. Wohlfahrtseinrichtungen an, mit möglichster Berück- sichtigung der speziellen Verhältnisse, und der leider noch häufig bestehenden Vorurteile. Seine Arbeiten über Schädigungen durch den Fa- brikbetrieb und deren Verhütung haben überall, daheim wie ım Ausland, die vollste Beachtung gefunden ; bei- spielsweise über die Schädigungen durch Brommethyl, Terpentin, chlorsaures Kali; die Beurteilung der Zulässig-. keit des Doppeldruckes, d. h. des Bedruckens dünner Tücher in mehrfacher Schichtung; über die Bleierkran- kungen durch die Gewichte an den Jacquard-Webstühlen, durch Verwendung von Bleiglasur, durch Benützung von Chromblei bei Färbung der Postwertmarken. Die nun von Gesetzeswegen geordnete Bekämpfung der Phos- phornekrose bei Zündholzarbeitern ist grossenteils auf seine Initiative zurückzuführen. Seine genauen Kenntnisse der Baumwollindustrie, Seidenfabrikation, Müllerei, bildeten die Grundlage für wertvolle Abhandlungen auf diesen Gebieten. Die Ab- hängigkeit der Gesundheitsverhältnisse der schweiz. Fabrikbevölkerung von der speziellen Tätigkeit ist in der bekannten Arbeit niedergelegt, welche er mit Dr. A. E. Burckhardt ausführte. Eine ebenso mühsame Untersuchung über die Lohnverhältnisse hat er mit dem Adjunkten Dr. Wegmann vorgenommen. Schon lange erkannte er, dass die Tätigkeit der Fabrikinspektoren allein nicht genügt, dass die jungen Baumeister, Ingenieure, Chemiker durch geeigneten Unterricht an unserer technischen Hochschule mit den Zielen speziell der Gewerbehygiene vertraut gemacht werden müssen; daher verwandte er sich mit Erfolg bei — LXV — den Bundesbehòrden für die Gründung des Lehrstuhls und der Sammlung für Hygiene am Polytechnikum. Eine Arbeit, zu welcher er wie kaum ein Anderer befähigt war, Untersuchungen über die Hausindustrie, ist nahezu bis zum Abschluss gediehen. Das ist in Kürze das segensvolle Wirken des Ver- storbenen, das nicht bloss dem Vaterlande zum Nutzen diente, sondern auch im Auslande Nachachtung fand; wurde doch z. B. sein Rat eingeholt, als es sich um die Schaffung eines norwegischen Fabrikgesetzes handelte. Und der Mann, welcher ein solches Lebenswerk hinterlassen, sagt von sich: er sei von angeborner Schüchternheit gewesen, habe in der Jugend die Zuver- sicht auf seine Leistungsfähigkeit verloren und eigentlich nie wieder gewonnen, er habe sich keines Rednertalentes erfreut und sei zurückgescheut vor jedem öffentlichen Auftreten, schüchtern und verzagt besonders gegenüber redegeübten Leuten. In der Tat wirkte er nicht durch glänzende Bered- samkeit; um so eindringlichere Sprache führte seine Gründlichkeit, Unparteilichkeit und nie versagende Wahr- heitsliebe. Wer aber das Glück hatte, ihm im Privat- verkehr näher zu treten, dem wird sein einfaches herz- liches Wesen, sein wohltätiger Sinn, seine treue, auf- opfernde Hingebung für seine Gattin, seine Freunde, das allgemeine Beste stets in lebhafter Erinnerung: bleiben. Beim Abschluss des siebzigsten Lebensjahres ver- liess er die amtliche Wirksamkeit nicht um auszuruhen, sondern um seinen Lieblingsarbeiten mit dem ihm eigenen unermüdlichen Fleisse obzuliegen. Kurz war die Zeit, welche ihm noch vergönnt blieb. Doch bot diese ihm noch schöne Augenblicke; so das Abschiedsfest, welches ihm seine dankbare Oberbehörde und seine Kollegen und Mitarbeiter bereiteten, und die Promotion zum Doktor juris, mit welcher ihn die Universität Zürich 5 — LXVI — beehrte, in Anerkennung seiner Verdienste um die Nationalökonomie. Gerade ein Jahr später, am Abend des Tages, da er noch als Präsident der Hygienekommission der schweizer. gemeinnützigen Gesellschaft die Verhandlungen über die Tuberkulose-Enquéte geleitet hatte, warf ihn ein Anfall von Angina pectoris auf das Krankenlager. Als der Zustand wieder zu bessern schien, setzte plötzlich eine Hirnthrombose ein, welche nach siebentägigem Coma den Tod herbeiführte. | Ein in weiten Kreisen unvergesslicher Freund, einer der wägsten Vertreter des ärztlichen Standes, einer der besten Söhne des Vaterlandes ist mit ibm aus dem Leben geschieden. Dr. J. Seitz. (Korrespondenz-Blatt f. Schweizer Aerzte.) — LXVI — Verzeichnis der Veröffentlichungen von Dr. F. Schuler. Abkürzungen: D. V.-Schr. f. G. = Deutsche Vierteljahrsschrift für öffentl. Gesundheits- pflege. Korr.-Bl. — Korrespondenzblatt für Schweizer Ärzte. Z.f. schw. St. == Zeitschrift für schweizerische Statistik. Brauns Archiv == Archiv für soziale Gesetzgebung und Statistik von Dr. H. Braun, Berlin, Wolfs Zeitschrift — Zeitschrift für Sozialwissenschaft von Dr. Jul. Wolf in Breslau. Schw. Bl. £ G. == Schweizerische Blätter für Gesundheitspflege. . 1853. 1872. 1875. 1875. 1876. 1876. 1877. 1878. 1880. 1880. . ISSI. . 1882. . 1882. LOS" 4.1883: . 1884. A. Privatarbeiten. Beiträge zur Lehre von der Stase in der Schwimmhaut der Frösche. (Vorgetr. in der Sitzung vom 7. Januar 1854.) Verh. d. Würzb, Physik. Gesellschaft. Bd IV, S. 248—253. Die Glarner Baumwollindustrie und ihr Einfluss auf die Ge- sundheit der Arbeiter. Z. f. schw. Stat. und D. V.-Schr. f. G. [u. Korr.-Bl.?] Die Glarner Schulhäuser und die Anforderungen der Gesund- heitspflege. Glarus 1875. Mitteil. über eine Typhusepid. in Mollis. Korr.-Bl. 1875. Aus Glarner Totenscheinen, 1872/74. Z. f. schw. Stat. 1876. Unsere Kenntnis v. d. Gewerbekrankheiten. Korr.-Bl. 1876. Das eidg. Fabrikgesetz. V. einem Glarner. Winterth. Landbote, Über die praktische Durchführung der Fabrikhygiene. D, V.- Schr. f. G. Bd.X. Über die Zündholzfabrikat. i. d. Schweiz. Korr.-Bl. 188o, Kurze Geschichte des Landes Glarus. Glarus 1880. Über die sanit. Gefahren der Bleiglasuren. Korr.-Bl. 1881. Die schweizerischen Stickereien und ihre sanitarischen Folgen. D. V.-Schr. f. G. XIV. Üb. die Ernährung d. Fabrikbevölkerung und ihre Mängel. Zeitschrift für Gemeinnützigkeit. Bericht über Gruppe 31, Hygiene, an der schweiz. Landes- ausstellung. Zürich 1883. Ausstellungsberichte. Zur Ernährungsfrage. Schw. Fam.-Wochenblatt. (15. Mai 1883). Die Ernährungsweise der arbeit. Klassen in der Schweiz. Schweiz. Bundesbl. 17. 1884. 18. 1885. 19. 1885. 20. 1885. 21. 1886. 22. 1887. 23. 1888. 24. 1888. 25. 1888. 26. 1888. 27. 1880. 28. 1880. 29. 1880. 30. 1890. 31. 1890. 32. 1890. 38: 189% 34. 1891. 35. 1891. 36. 1892. 37. 1802. 38. 1893. 39. 1893. 40, 1893. — LXVII — Bleiintoxikationen. Korr.-Bl. 1884. Über Bleivergiftung v. Jacquardwebern. D. V.-Schr. f. G. XVII. Die Leguminosen als Volksnahrung. Zürich 1885. Soziale Aufgaben der Lebensmittelchemie. Korr.-Bl. 1885. Die Überbürdung der Arbeiterinnen und Kinder in Fabriken. D. V.-Schr. f. G. Bd. XVII. Fabrikhygiene und Fabrikgesetzgebung. (Sechster intern. Kon- gress f. Gesundheitspflege in Wien, 1887.) Kongress-Berichte, Dasselbe, und Referat über die Verhandlungen in Wien. D. V.-Schr. f. G. XX. Die Frage d. Fabrikhyg. u. Fabrikgesetzgeb. a. d. Wiener Hygiene-Kongress 1387. Korr.-Bl. 1888. Sollen sich die Stickfabrikanten auch gegen Unfall versichern? Sticker-Zeitung. Gesunde Nahrung. Ein kurzes Wort an das Volk v. d. Schw. Gem. Gesellsch. Zürich 1888. Untersuch. über die Gesundheitsverhältnisse der Fabrikbev. i. d. Schweiz. (Gemeins. mit Prof. Dr. A. Burckhardt, Basel.) Aarau 1880. Die Fabrikinspektion. Brauns Archiv. II. Besprechung von Prof. Erismanns Arbeit über: Die körper- liche Entwicklung der Arbeiterbevölkerung in Zentralrussland. D. V.-Schr. f. G. XXI. Besprechung v. Dr. Jul. Posts Buch über: Musterstätten per- sönlich. Fürsorge von Arbeitgeb. f. ihre Geschäftsangehörigen. D. V.-Schr. f. G. XXII. Bemerk. zur schweiz. Fabr.-Stat. v. 1888. Z. f. schw. Stat. 1890 Besprechung des Buches von M. Kraft: Fabrikhygiene. Jahrb. für Nat.-Oek. und Stat., III. Folge. i Der Normalarbeitstag in seinen Wirkung. auf die Produktion. Brauns Archiv. IV. Die oblig. Krankenversich. in der Schweiz. Zürich 1891. Kranken-, Unfall- u. Invaliditätsversich. und ihre Verbindung. Arbeiten des Congrès international des accidents du travail à Berne. Bern 1891. Das Chromblei in der Industrie. Korr.-Bl. 1892. Studien z. Frage des Zündholzmonopols. Brauns Archiv. V. Die Entwicklung der Arbeiterschutzgesetzgebung in d. Schweiz. Brauns Archiv. VI. Besprechung einer Arbeit von Raoul Jay, Professor in Grenoble: Etudes sur la question ouvriere en Suisse. Brauns Archiv. VI. Der Forrersche Entwurf zu einem Krankenversicherungsgesetz und seine Kritiken. Glarner Nachrichten 26. August 1893. 41. 1894. 42. 1894. 43. 1894. 44. 1894. 45. 1895. 46. 1896. . 47. 1896. 48. 1806. 49. 1896. 50. 1897. 51. 1897. 52. 1897. 53. 1897. 4. 1897. 5. 1898. 56. 1898. 57. 1899. 58. 1899. 59. 1899. 60. 1900. 6I. 1900. 62. 1900, — LXIX — Die Wirksamkeit der Fabrikaufseher in Bezug auf die Hygiene der Arbeiter. Berichte über den VIII. internationalen Hygiene- kongress in Budapest, 1894. Kongress-Berichte. Das Zürcher Gesetz betreffend den Schutz der Arbeiterinnen. Brauns Archiv. VII. Schutzvorrichtungen und Gewerbehygiene in ihren Beziehungen zur Unfalls- und Krankheïtsfrequenz. Z. f. schw. Stat. 1804. Die erste eidg. Spezialausstellung an der Zürcher Gewerbe- ausstellung. «Unfallverhitung und Fabrikhygiene.» Illustr. Aus- stellungszeitung, Zürich 1894. Die Arbeitslöhne in den industriellen Betrieben des I. schweize- rischen Fabrikinspektionskreises. Z. f. schw. Stat. 1895. Zur Frage der Unfall- u. Krankenversich. in der Schweiz. Brauns Archiv. IX. Die Fabrikwohnhäuser in der Schweiz. Z. f. schw. Stat. 1896. Dasselbe. (Auszugsweise.) Brauns Archiv. X. Eine Anfrage betr. Terpentinölwirkung. Korr.-Bl. 1896. Die Verkürzung der Samstagnachmittagfabrikarbeit in der Schweiz. Brauns Archiv. XI. Die Grundsätze für die Ausbildung der preussischen Gewerbe- inspektoren. Brauns Archiv. XI. Das Fabrikgesetz und die Konkurrenzfähigkeit der schweize- rischen Industrie. Schw. Kaufm. Zentralblatt, Nr. 1/2, 1897. Die hygienischen Verhältnisse der Müller in der Schweiz. D. V.-Schr. f. G. Bd. XXIX. Aus alten Zeiten. Korr.-Bl. (15. Juli 1897.) Zwanzig Jahre Normalarbeitstag in der Schweiz. Erfolge und Bedingungen der Weiterbildung. Wolfs Zeitschrift I. Eine vorgeschrittene Fabrikgesetzgebung. Besprechung von Schwiedlands Buch in W. Z. I, und in III. eine Gegenbe- merkung zu einem zweiten Aufsatze über dieselbe neusee- ländische Gesetzgebg. Wolfs Zeitschrift. Bd. I und III Vergiftung durch Brommethyl? D. V.-Schr. f. G. XXXI. Die soz. Zustände in der Seidenindustrie der Ostschweiz. Brauns Archiv. XII. Die kant. Arbeiterinnenschutzgesetze in der Schweiz, ihr Voll- zug und ihre Erfolge. Wolfs Zeitschrift. II. La limitation légale de la journée de travail en Suisse. Über- setzte Arbeit für den Congrès international pour la protection légale des travailleurs in Paris 1900. Kongress-Berichte. Die Kranken- und Unfallversicherung. Neue Glarner Zeitung. 22. Januar 1900. Das Verbot der Phosphorzündhölzchen. Berl. Tagbl. 10. Nov. 1900. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. Gain, TB» 73- 74. —LTXX — 1901. Ein unappetitliches Kapitel. Zur Einführung von Spucknäpfen in Fabriken. Schw. Bl.f.G. 15. April Igor. : 1902. Bleivergiftung bei den Blattstichwebern in Appenzell A.-Rh. Korr.-Bl. 1902. 1902. Weibl. Fabrikinspektoren in der Schweiz. Brauns Archiv. XVII. 1902. Zur Organisation unserer Krankenkassen. Grütlian. 48/49. 1902. 1902. Die Nachtarbeit der Frauen i. d. Schweiz. Referat für das intern. Arbeitsamt. 1902. CS] Art. in Prof. Reichesbergs Hand- 1902. Arbeitslöhne. wörterbuch d. schweiz. Volks- 1902. Fabrikinspektion. | wirtsch., Bd. I. 1903. Uber den Einfluss der Fabrikarbeit auf die geistige Entwick- lung der Arbeiterschaft. Wolfs Zeitschrift. VI 1903. Die Revision des schweiz. Fabrikgesetzes. Brauns Archiv. XVIII. 1903. Hausindustrie der Schweiz. (Im letzten Lebensjahre nahezu vollendet.) Z. f. schw. Stat. 1903. Erinnerungen eines Siebenzigjährigen. (Fand sich am Todes- tage, 8. Mai 1903, druckfertig vor.) Frauenf. Huber & Co. B. Amtliche Arbeiten, die gedruckt sind. . 1867— 77. Berichte der glarner. Fabrikinspektion 1867— 69, 1869— 72, 1872—75. Der erste Bericht 1864—65 ist nicht von Herrn Dr. Schuler. 1871. Spezialbericht der Fabrikkommission über den Doppeldruck. . 1878— 1902. Eidgenössische Fabrikinspektionsberichte. a. Bericht über die gemeinsame Inspektionsreise der drei ersten Inspektoren 1879. b. Berichte über die Fabrikinspektionen des I. Kreises: 1879, 1880, 1881, 1882 —83, 1884—85, 1886—-87, 1888—89, 1890—01, 1892—93, 1894—95, 1896—97, 1898 —99, 1900—01. Von den zahlreichen Gutachten, die Herr Dr. Schuler als Fabrikinspektor des I. Kreises allein oder kollektiv mit seinen Herren Kollegen zu Handen des Bundesrates abfasste, sind die wenigsten gedruckt. Die gedruckten sind fast alle im schweiz. Bundesblatt zu finden; z. B.: 1879 (17. Mai). Bericht betreffend Zündholzfabrikation. (Derselbe trägt keine Überschrift; aber auf dem Exemplar in der Akten- sammlung des Fabrikinspektorates I hat Herr Dr. Schuler eigenhändig notiert: Von F. Schuler. © Ur 1882 1883 1886 1889 1891 1893. 1894 1895 1895 1806 1898 1898 . 1895. . 1902. — LXXI — (3. März). Bericht der Zündholzkommission. (In extenso im Kopierbuch des Fabrikinspektorates I.) (3. Februar). Wie können die mit der Verarbeitung des gelben Phosphors verbundenen Gefahren vermieden werden? Eine Anleitung für Zündholzfabrikanten und Arbeiter. Herausge- geben vom schweiz. Handels- und Landwirtschaftsdepartement. (Dass die Arbeit von Herrn Dr. Schuler stammt, beweist sein Brief an genanntes Departement vom 24. Januar 1883. Kopier- buch IV, S. 485.) (24. Oktober). Bericht über Gelbphosphorzündhölzchen. (13. Dezember). Gutachten betreffend Reduktion der Arbeits- zeit in Buchdruckereien. (In extenso im Kopierbuche des Fabrikinspektorates des I. Kreises.) (21. September). Gutachten betreffend Ziindholzmonopol. Berichte der eidgenòssischen Fabrikinspektoren des I. und III. Kreises über ihre Studienreise nach Skandinavien. (Sepa- rate Broschüre.) (28. September). Bericht über Gelbphosphorzündholzfabrikation. (15. Januar). Bericht betreffend eine Beschwerde von Arbeiter- organisationen gegen die bundesrätlichen Bewilligungen von Hilfs-, Nacht- u. Sonntagsarbeit. (In extenso im Kopierb. d. eidg. Fabrikinsp. 1.) (26. August.) Bericht betreffend Unterstellung und Inspektion der Bergwerke. (In extenso im Kopierbuche des Fabrikin- spektorates I.) (8. Juli). Gutachten betreffend Lohnzahlung und Samstags- arbeit. (Ein Begleitschreiben im Kopierbuche beweist die Autorschaft des Herrn Dr. Schuler.) (17. Februar.) Gutachten über Lohn- und Anstellungsverhält- nisse der Bundesarbeiter. (In extenso im Kopierbuche des eidgenössischen Fabrikinspektorates I.) (18. Februar). Gutachten über Schnelläufer-Schifflimaschinen. Separate Broschüre. (In extenso im Kopierbuche des eid- genössischen Fabrikinspektorates I.) Text zur Fabrikstatistik dieses Jahres. Mitbericht über die VI. Tagung des intern. Arbeiterversiche- rungskongresses in Düsseldorf. Aus: «Erinnerungen eines Siebenzigjährigen », bei Huber & Cie., Frauenfeld, 1903. — LXXII — 13. Hans Siegfried. 1837 -1903. Mit Hans Siegfried ist einer jener idealen Natur- freunde dahingegangen, die mit Zurücksetzung der ihnen eigentlich zunächst liegenden Interessen mit glühender Leidenschaft ihr Alles auf die Fôrderung ihrer Lieb- lingsbeschäftigung, in diesem Falle die Floristik, setzen und die dadurch, ohne zünftige Gelehrte zu sein, nichts- destoweniger die Naturwissenschaften und wäre es auch nur durch die Anlage grosser, wohlgeordneter Samm- lungen, nicht unbeträchtlich zu fördern verstehen. Hans Siegfried wurde am 15. Juli 1837 in Zofingen geboren, kam nach Absolvierung der Volksschule in Zofingen zu seiner weitern Ausbildung nach Wangen (Kt. Bern) und schliesslich nach Morges. Zum Kaufmanne bestimmt, entgegen seinen eigenen Neigungen, die ihn eher in eine Apotheke geführt hätten, begab er sich nach der in Zofingen bestandenen dreijährigenLehrzeitnachLivorno und verblieb als Reisender eines ihm anverwandten Zofinger Geschäftes mehrere Jahre hindurch in Italien. Nach seiner Rückkehr in die Heimat associerte er sich mit einem Onkel, um nach dessen Tode das Fabri- kationsgeschäft auf eigene Rechnung weiter zu führen. Tagsüber sass nun der junge Mann hinter seinen Rech- nungsfolianten, Zahlenkolonnen revidierend und Bestel- lungen notierend, derweilen die Gedanken wohl hin- überschweiften zum nahen Born, dem pflanzenreichen Jura als leicht beschwingte Boten einen Besuch abstat- tend; nachts aber, da wanderten die Journale und Haupt- bücher in den Verwahr und hervor kamen Suters Flora, — LXXI — „Gremli“ etc., die des jungen Mannes vertrauteste Be- gleiter von dessen ersten Schuljahren an gewesen. 1874 liquidierte Siegfried sein Fabrikationsgeschäft, nachdem er sich drei Jahre vordem mit Frl. Marie Louise Schult- hess aus Zürich verehelicht hatte, und zog nach Zürich, in die Nähe seines Freundes Prof. Jäggi, als sprachen- kundiger Geschäftsmann bei Zürcherfirmen unschwer Anstellung findend. Das Glück war ihm indessen doch nicht hold und anderseits war der Zug zu der Pflanzen- kunde ein so allmächtiger, dass Siegfried schliesslich 1881 nach Winterthur übersiedelte, um sich dort, unter bescheideneren Verhältnissen ausschliesslich seiner Lieb- lingsbeschäftigung widmen zu können. Hier in Winter- thur verlegte er sich auf die Kulturen von Potentillen und zwar mit solcher Zähigkeit und solchem Erfolge, dass binnen wenig Jahren das Siegfriedsche Potentillarum weit über die Grenzen unseres Vaterlandes hinaus rühm- lich bekannt war. Ausserdem verkaufte er musterhaft montierte Exsiccaten seiner Potentillen, soweit möglich eine und dieselbe Art oder Form zugleich als spontan gewachsenes, wie als kultiviertes Exemplar auflegend. Diese einzig dastehenden und in jeder Beziehung vor- bildlichen Sammlungen fehlen keinem grössern bota- nischen Museum. 1896 zog Siegfried mit seiner Familie nach dem unfernen Bülach und war so glücklich, auch an seinem neuen Wohnsitze die Kulturen mindestens ein paar Jahre hindurch noch fortsetzen zu können; inzwischen hatten sich auch seine finanziellen Verhältnisse wieder gebessert und so konnte er endlich daran schreiten, sich ein eigenes Heim zu bauen. Er hat es wohl noch bezogen, am Körper allerdings bereits geschwächt, aber nur um schon am rr. Juni 1903 im Totenschrein auf den nahen Friedhof gebracht zu werden. Siegfried war von frühester Jugend an für die Flo- ristik im wahren Sinne des Wortes prädestiniert, viel- — LXXIV — leicht mag da ein Stück Vererbung mit im Spiele ge- wesen sein, ist doch sein Grossonkel, Dr. Joh. Rud. Suter, der Verfasser einer Flora helvetica und ein zweiter Verwandter pflanzenkundiger Besitzer einer Apotheke in Zofingen gewesen; dazu kam der Umgang mit gleich- gesinnten und gleichtüchtigen Freunden, wie namentlich mit Prof. Jäggi. Die Bedeutung Siegfrieds als Potentillen- kenner erhellt wohl am besten daraus, dass ihm fast wöchentlich Potentillenkollektionen von Nah und Fern, aus den benachbarten Staaten wie von den Staats- herbarien Amerikas zugingen, mit dem Ansuchen, die Bestimmungen zu revidieren. Das sehr wertvolle, um- fangreiche Herbarium Siegfrieds ist noch zu dessen Lebzeiten vom Kanton Zürich angekauft und dem botanischen Museum der Universität Zürich (im bot. Garten) überwiesen worden, gleichzeitig hat sich auch der Staat seinerzeit das Vorkaufsrecht auf die Poten- tillensammlung, die in jener Erwerbung nicht inbegriffen gewesen, gesichert. Heute, da Siegfried im Boden ruht und seine Kul- turen in alle Winde zerstreut sind, bedauern wir, dass dem überaus tüchtigen und bescheidenen Manne nicht rechtzeitig die Stellung zugewiesen werden konnte, die voll und ganz seinen Neigungen und seinem Können entsprochen hätte, eine Kustodenstelle an einem grössern bot. Museum, er würde einem solchen nicht nur zur Zierde, sondern auch zu unschätzbarem Nutzen gereicht haben. Hans Schinz, Prof. (Zürich). — LXXV — Publikationen. Hans Siegfried: Neue Formen und Standorte schweizerischer Poten- tillen; Bot. Centralblatt LXII (1895), 33. Neue Formen und Standorte schweizerischer Potentillen; Berichte der Schweizer. Bot. Gesellschaft II (1892), 102 und III (1893), 128. Exsiccata Potentillarum spontanearum culturarumque. Cent. I— VIII. 1890—1897. Robert Keller: Das Potentillarum von Hans Siegfried in Winterthur; Bot. Zentralblatt XL (1889), 160. Hans Schinz: Nachruf in der Züricher Post vom 14. Juni 1903. Hans Schinz, Prof. — LXXVI — 14. Prof. Dr. René Thomas-Mamert. 1866 —1902. Jean Rene Thomas-Mamert wurde am 3. Sept. 1866 in St.-Etienne geboren. Frühzeitig schon (1870) verlor er seinen Vater, den Hauptmann Alphonse Thomas, Ritter der Ehrenlegion, welcher als Adjudant-major des 16. Linienregiments fungierte. Der junge Thomas, der später den Mädchennamen seiner Mutter Isabelle, geb. Mamert, seinem Vatersnamen hinzufügte, erhielt seine Schulbildung zunächst (1875—84) in dem College der Dominikaner zu Oullins bei Lyon, dann in dem be- kannten College Stanislas in Paris, wo er das natur- wissenschaftliche Baccalaureats-Examen ablegte. Er be- zog darauf die Pariser Ecole des Hautes Etudes und endlich die Sorbonne. Hier arbeitete er unter der Lei- tung von Riban, Troost, de Clermont und Friedel. Im Jahre 1891 erwarb er die Würde eines Licencie, 1897 die eines Docteur ès sciences physiques. Kurz vorher (1896) war er zum Officier d’Academie ernannt worden. Als im Jahre 1896 an der jungen Universität Frei- burg in der Schweiz die mathematisch-naturwissenschaft- liche Fakultät eröffnet werden sollte, folgte Thomas- Mamert einem Rufe dorthin als Professor extraordinarius für Chemie und Direktor des II. chemischen Labora- toriums. Letzteres bestand noch nicht. Es war viel- mehr die erste, grosse und mühsame Aufgabe des jungen Professors, sein Institut einzurichten und zwar in den Räumen eines ehemaligen Artillerie-Depots, das zu diesem Zwecke einem tiefgreifenden Um- und Ausbau unterzogen werden musste. Mit Feuereifer widmete D' René l'HoMAS-MAMERT PROFESSEUR DE CHIMIE A L'UNIVERSITÉ DE FRIBOURG 1866-1902 — LXXVI — sich Thomas-Mamert dieser Aufgabe, und der Erfolg lohnte die aufgewendete Arbeit. Noch kein Fachmann hat die Räume des Instituts durchwandert, ohne seine Anerkennung darüber auszusprechen. Die Einrichtungen des II. chemischen Laboratoriums sind, dem verein- barten Unterrichtsplane entsprechend, vornehmlich dar- auf berechnet, organisch-chemischen Zwecken zu dienen, ermöglichen aber auch anorganisch-präparative Arbeiten in grösserem Massstabe, auch solche bei hohen Tempe- raturen, sowie elektrochemische Untersuchungen. An- fang 1897 wurde dieses Institut eröffnet. Die Vorlesungen Thomas-Mamerts betrafen haupt- sächlich die reine organische Chemie; nebenbei las er, ohne dazu verpflichtet zu sein, eine Zeitlang ein kleines Kolleg über theoretische Chemie, für die er stets ein grosses Interesse bekundete. Sein Vortrag war leb- haft, klar und anregend. Bald stellten sich Schüler ein, die unter seiner Leitung nicht nur Uebungsaufgaben ausführen, sondern auch forschend tätig sein wollten. Gemeinsam mit ihnen hat Thomas-Mamert eine Reihe von Abhandlungen veröffentlicht, von denen unten die Rede sein soll. Nachdem Thomas-Mamert schon 1897 zum Ordi- narius befördert worden war, waren alle Bedingungen zu einer gedeihlichen Weiterentwickelung seiner Wirk- samkeit als Lehrer und Forscher gegeben; und in der Tat sehen wir ihn in den nächsten drei Jahren mit Eifer und Erfolg in beiden Richtungen an der Arbeit. Leider aber bereitete eine schwere Erkrankung dieser so glücklich begonnenen Tätigkeit ein frühes Ende. In- folge einer heftigen Erkältung entwickelte sich bei Thomas-Mamert ein Lungenleiden, dessen Keime wohl schon lange in ihm geschlummert hatten. Im Juni 1901 war er gezwungen, seine Lehrtätigkeit dauernd einzu- stellen. Vergeblich suchte er Heilung in zwei renom- mierten, in den Bergen gelegenen Sanatorien. Als sein — LXXVIHII — Zustand sich immer mehr verschlimmerte, zog es ihn in das Vaterland, in die Nähe der Seinigen. Dort, in Angers, ist er am 29. Dezember 1902 zur ewigen Ruhe eingegangen — gefasst und gottergeben, wie das bei seiner tiefen Religiosität nicht anders zu erwarten ge- wesen War. Im Verkehr war der Verewigte ein liebenswürdiger, gutmütiger Mensch von sehr lebhaftem Temperament, heiter, hilfsbereit, ein guter Kamerad und gern gesehener Gesellschafter. An den Angelegenheiten seiner Fakultàt, als deren Sekretàr er ein Jahr lang tätig war, nahm er stets regen Anteil. Seine Interessen beschränkten sich aber nicht auf die Chemie und die ihr verwandten Wissenschaften. Er hatte auch literarische und künst- lerische Neigungen und nahm gelegentlich gern philo- sophische Diskussionen auf. Die Reihe von Publikationen Thomas-Mamerts be- ginnt mit einer Abhandlung über Aminobutendiamid und Butanondiamid, die von der Weinsäure ausgehend, erhalten wurden. Mit dieser Arbeit war ihr Verfasser zu einem Gebiet in Beziehung getreten, das ıhn jahre- lang beschäftigen sollte, nämlich zur Gruppe der unge- sättigten Säuren (Olefincarbonsäuren), die wegen ihrer stereochemischen Verhältnisse von grossem Interesse sind. Nach einer kurzen Notiz über die Darstellung der B-Dibrompropionsäure lässt Thomas-Mamert eine Ab- handlung über Derivate der Aminofumarsäure erscheinen, in der besonders die Darstellung des Aminofumarsäure- esters beschrieben, seine Identität mit dem Aminoderivat des Oxalessigesters nachgewiesen und seine stereoche- mische Konfiguration diskutiert wird. Ganz analog er- weist sich der aus dem Acetessigester zu erhaltende Aminoester als identisch mit dem Aminoanticrotonsäure- ester. Durch weitere sorgfältige und eingehende Studien, die im einzelnen hier nicht verfolgt werden können, stellt Thomas-Mamert fest, dass der Chlorfumar- und der — LXXIX — Chlormaleinsäureester nicht zwei stereoisomere, sondern nur einen einzigen Aminobutendisäureester liefern, näm- lich den fumaroiden. Die vorstehend ganz kurz skizzierten Abhandlungen hat Thomas-Mamert in seiner 1896 erschienenen Doktor- Dissertation (vgl. die Liste der Publikationen am Schluss) zusammengefasst, die ihrem Autor alle Ehre macht und auch die verdiente Anerkennung gefunden hat. Die mehrjährige Beschäftigung mit stereochemischen Fragen gab Thomas-Mamert Anlass zu einem inhalt- reichen Vortrage theoretischer Natur in der Sorbonne: „Sur l’application de la stéréochimie aux reactions in- ternes“ etc. Er erschien 1895 und wurde später in das von Friedel herausgegebene Sammelwerk „Conferences de Chimie faites au Laboratoire de M. Friedel“ aufge- nommen. In Freiburg war es die Chemie des Ketipinsäure- diäthylesters, die Thomas-Mamert nach den verschie- densten Richtungen erforschte. Gemeinsam mit seinen Schülern Weil und Striebel untersuchte er die Konden- ‚sation des Esters, der ein «-Diketon vorstellt, mit Aethylen- diamin, sowie mit o-Diaminen und einem Diortho-Tetra- min, wobei unter anderm interessante, kompliziert ge- baute Derivate des Ketopentamethylens aufgefunden wurden. Andere Versuche, mit Rajchert (Inaugural- Dissertation, 1902), betrafen die Kondensation des Ketipin- esters mit Phenolen, die zu Abkömmlingen eines Duplo- cumarins führte, während wieder andere Studien mit Buchmeyer (Inaugural-Dissertation, 1903) sich mit der Einwirkung von Harnstoffen, Semicarbazid, Hydroxyla- min auf den Ester beschäftigten. Eine gross angelegte Arbeit über die Wirkung des Lichtes auf organische Substanzen war angefangen, als den Forscher die Krankheit befiel, von der er nicht mehr genas. Wer Thomas-Mamert bei der Laboratoriumsarbeit OO beobachtete, erkannte schnell in ihm einen gewissen- haften, sauberen und gewandten Experimentator. War im Laboratorium zu irgend einem Zweck ein kompli- zierter Apparat nötig, so liess der Professor es sich nicht nehmen, ihn selbst zusammenzustellen, wobei er eine ungewöhnliche Geschicklichkeit und Exaktheit ent- wickelte. Lernte er Methoden oder Apparate kennen, die von den seinigen abwichen, so prüfte er sie ohne Voreingenommenheit nach dem Grundsatze, der ihn auch bei der Einrichtung seines Laboratoriums geleitet hatte: Prüfet alles und behaltet das Beste. In seinem Berufe wie in seinem Charakter gleich achtungswert, wird Rene Thomas-Mamert bei seinen Freunden, seinen Schülern, seinen Fachgenossen in ehren- vollem Andenken bleiben. Dr. A. Bistrzycki, Prof, 1893. 1894. 1894. 1895. 1895. 1895. 1895. 1896. 1897. 1900. 1900. 1901. Über — LXXXI — Liste der Publikationen Thomas-Mamerts. Sur l’aminobutenediamide et la butanonediamide. Compt. rend. 27, 107-170: Sur l'acide B-dibromopropionique. Compt. rend. 778, 652—653. Sur les dérivés aminofumariques. Bull. d. 1. Soc. chim. [3] zz, 480— 486. Sur le 3-aminoanticrotonate d’éthyle (3-iminobutanoate d’éthyle) et ses homologues... Bull. d. 1. Soc. chim. [3] 73, 68 —72. Sur la.non-existence de la stéréoisomérie dans les dérivés ami- nobutènedioïques. Bull. d. I. Soc. chim. [3] zz, 847—853. Sur les aminobutèneamidoates d’éthyle. Bull. d. 1. Soc. chim. [3] Sur l'application de la stéréochimie aux réactions internes entre les radicaux éloignés d’une même molécule. Paris, chez Georges Carré, éditeur. Sur quelques aminoacides non saturés. Thèse présentée à la Faculté des sciences de Paris. Paris, chez G. Carré et C. Naud, éditeurs. Constitution des dérivés aminofumariques et aminomaléiques. Bull. d. 1. Soc. chim. [3] 77, 60—66. [In Gemeinschaft mit St. Weil:] Action de l’acide cyanhydrique sur l’éther cetipique. Bull. d. I. Soc. chim. [3] 23, 430—437. [In Gemeinschaft mit St. Weil:] Condensation de l’éther cétipique avec les orthodiamines. Bull. d. 1. Soc. chim. [3] 23,438—456. [In Gemeinschaft mit A. Striebel:] Condensation de l’éther céti- pique avec les orthodiamines (suite). Bull. d. I. Soc. chim. [3] 25, 712—725. die Arbeiten mit Rajchert und Buchmeyer vergleiche den Text. — LXXXII — 15. Prof. Dr. M. Westermaier. 1852—1903. Am 4. Mai bewegte sich ein feierlicher Trauer- zug durch die Strassen Freiburgs. Die Lehrer der Universität und die Behörden der Stadt, Student und Bürger, Arm und Reich hatten sich eingefunden, um einem Manne die letzte Ehre zu .erweisen, der ihnen allen nahe gestanden in Freud und Leid: Zrofessor Dr. Maximilian Westermazer. Maximilian Westermaier wurde am 6. Mai 1852 zu Kaufbeuren in Bayern geboren als vierter Sohn des kgl. Advokaten Joseph Westermaier. Er besuchte das humanistische Gymnasium in Kempten, das er im Jahre 1870 mit dem Zeugnis der Reife verliess, um sich in München dem Studium der Naturwissenschaften zu widmen. Besonders die Chemie zog ihn lebhaft an und wahr- scheinlich würde sie ihn auch dauernd gefesselt haben, wenn nicht der Verkehr mit Prof. Rad/kofer ein reges Interesse für die Botanik in ihm wachgerufen hätte. Nachdem Westermaier im Jahre 1873 das Lehramts- examen bestanden hatte, erhielt er bei Xad/kofer, dem einen Ordinarius für Botanik an der Universität München, eine Assistentenstelle. Hier bekam er die erste ein- gehende Unterweisung im mikroskopischen Arbeiten. Drei volle Jahre, 1875 bis 1878, finden wir ihn dann bei dem andern Ordinarius für Botanik, dem berühmten Prof. Dr. Äar/ von Nägel, wo er die Stelle eines Privat- assistenten bekleidete. Hier vor allem legte er den Grund zu einem äusserst exakten und präzisen Arbeiten, das mit einer leichten, oberflächlichen Betrachtung des Objektes sich nie zufrieden gibt, sondern mit der minu- D' M. WESTERMAIER, PROFESSEUR DE BOTANIQUE A L'UNIVERSITÉ DE FRIBOURG 1852-1903 Nr A in Le — LXXXII — tiösesten Genauigkeit Punkt für Punkt einer eingehenden Untersuchung unterzieht. Neben dieser peinlich genauen Detailforschung lernte er aber auch für Fragen von grosser Tragweite und allgemeiner Bedeutung sich zu interessieren und mit kritischem Verstande das Sichere von dem Zweifelhaften zu sichten. Die Arbeit, mit welcher er sich im Jahr 1876 den Doktorgrad an der Universität München erwarb, fällt in das Gebiet der Entwicklungsgeschichte, wurde sie doch unter der Lei- tung von Nägel ausgeführt, dem grossen Meister ent- wicklungsgeschichtlicher Forschung. Die Dissertation handelt über „Die ersten Zellteilungen im Embryo von Capsella bursa pastorıs M.“ und wurde von der Uni- versität München preisgekrönt. Die Resultate weichen in wesentlichen Punkten von denen ÆZansteins ab und stellen somit nicht nur eine Erweiterung, sondern auch eine wertvolle Berichtigung der grundlegenden Han- steinschen Untersuchungen dar. Als im Jahre 1878 Schwendener einem Rufe von Tübingen nach Berlin Folge leistete, wurde Wesiermarer als Assistent an das neu zu gründende botanische In- stitut berufen. ır!/s Jahre wirkte er in dieser Stellung und entfaltete eine rege wissenschaftliche Tätigkeit. Von dem Begründer der physiologischen Pflanzenanatomie in die neue Richtung eingeführt, erkannte er bald die hohe Bedeutung der Schwendenerschen Schule und stellte seine Kräfte ganz in ihren Dienst. Die teleologische Betrachtungsweise, die er hier kennen lernte, zieht sich wie ein roter Faden durch seine spätern Publikationen hindurch. Auf den Gebieten der Entwicklungsgeschichte und der physiologischen Anatomie, die aufs innigste mit den Namen Nägel und Schwendener verknüpft sind, liegt weitaus die Mehrzahl seiner Untersuchungen, hier hat er denn auch seine bedeutendsten und bekanntesten Arbeiten geliefert. ‘Im Jahre 1879 habilitierte er sich als Privatdozent — LXXXIV — für Botanik an der Universität Berlin. Die Habilitations- schrift handelt ,über das markstàndige Bündelsystem der Begoniaceen“. Nachdem schon früher von Æ/de- . brand die markständigen Bündel der Begoniaceen einer anatomischen Untersuchung unterzogen worden waren, stellte sich Wesfermazer die Aufgabe, auf zwei besonders wichtige Punkte näher einzugehen, die in der Hilde- brandschen Abhandlung gar nicht oder doch nur unbe-. friedigend bearbeitet sind. Es handelte sich einmal um die Frage nach der physiologischen Bedeutung der markständigen Stränge und ferner um die Natur des Markbündelsystems im allgemeinen und insbesondere um seinen Zusammenhang mit den Strängen des peri- pheren Kreises. Im ersten Teil dieser Untersuchungen gelangte Westermarer unter anderem zu dem interessanten Resultat, dass nur diejenigen dünnstengeligen Formen markständige Bündel besitzen, die mit Knollen oder Rhizomen überwintern, eine Tatsache, die durch die Steigerung des Leitungsbedürfnisses zur Zeit des „Ein- ziehens“ ihre teleologische Erklärung findet. Von ähnlichen Gesichtspunkten ausgehend, behan- delte er später in den „Beiträgen zur vergleichenden Anatomie der Pflanzen“, einen weiteren „abnormen“ Dicotylentypus, der sich bei gewissen Campanula-Arten findet. Gemeinschaftlich mit Aw6ronn erfolgte im Jahre 1881 die physiologisch-anatomische Bearbeitung der ebenfalls „abnorm“ gebauten Lianen; die Abhandlung trägt den Titel: „Beziehungen zwischen Lebensweise und Struktur der Schling- und Kletterpflanzen“. Die Verfasser wiesen in überzeugender Weise nach, dass der von unsern einheimischen Pflanzen abweichende anatomische Bau als eine für die veränderten Lebens- verhältnisse höchst zweckmässige Erscheinung aufzu- fassen ist!). Zu den bedeutendsten Arbeiten, die Wester- 1) Durch diese Arbeit zieht sich übrigens noch der Irrtum, dass die © Gefässe der Luftleitung dienen, eine Annahme, die dem damaligen Stande unserer Kenntnisse völlig entsprach. u — EXXXV — mater in Berlin auf dem Gebiete der physiologischen Pflanzenanatomie ausführte, gehòren seine Untersuchungen über das Hautgewebesystem und über das Saftsteigen. In der ausgezeichneten Abhandlung „Ueber Bau und Funktion des pflanzlichen Hautgewebesystems“, die im Jahre 1883 in den Jahrbüchern für wissenschaftliche Botanik erschien, zeigte er, dass sich die zahlreichen anatomischen Charaktere dieses Systems in drei Kate- gorien gruppieren lassen, die der dreifachen Aufgabe des Hautsystems entsprechen. Diese Aufgabe besteht in dem Schutz gegen Verdunstung, in der Wasserver- sorgung und in der Gewährung einer mechanisch wider- standsfähigen Hülle. Im gleichen Jahre wurden Studien über das Saft- steigen veröffentlicht, die den Titel tragen: „Zur Kennt- nis der osmotischen Leistungen des lebenden Paren- chyms“. 1884 folgten die in den Sitzungsberichten der Berliner Akademie publizierten „Untersuchungen über die Bedeutung toter Röhren und lebender Zellen für die Wasserbewegung in der Pflanze“. Für diese äusserst wichtige, noch immer ungelöste Frage lieferten diese Arbeiten sehr wertvolle Beiträge. Im Anschluss an experimentelle Bestimmungen über die Stärke der osmo- tischen Saugung lebenden Parenchyms und in Ueber- einstimmung mit der anatomischen Tatsache, dass die Gefässe und Tracheiden in auffallend reichlichem Kon- takt mit parenchymatischen Elementen stehen, stellte Westermarer eine neue Theorie auf, nach welcher die lebenden Zellen wie Saug- und Druckpumpen fungieren sollen, die den Gefässen Wasser entziehen und dasselbe in höher gelegene Gefässabschnitte wieder einpressen. Die Endosmose wirkt hienach bewegend, indem lebende Zellen aus den toten Elementen Wasser aufnehmen, dasselbe im lebenden Parenchym von Zelle zu Zelle nach dem Orte geringeren Wassergehaltes fortleiten, um es dann dort wieder in das tracheale System einzupressen. — LXXXVI — Die Kapillarität wirkt bloss haltend, indem die Wasser- säulen in den Jaminschen Ketten bis zu einer gewissen Länge sich selbst tragen. Sirasburger stellte nun aller- dings die Behauptung auf, dass die lebenden Zellen am Saftsteigen nicht beteiligt seien, doch wurde von zu- ständiger Seite dargetan, dass die Strasburgerschen Versuche nicht beweiskräftig sind und dass somit selbst über diese Grundfrage eine sichere Entscheidung bis jetzt noch nicht zu geben ist. Von entwicklungsgeschichtlichen Untersuchungen aus der Berliner Zeit erwähne ich die Arbeit „über die Wachstumsintensitàt der Scheitelzelle und der jüngsten Segmente“ und diejenige „zur Embryologie der Phanero- gamen insbesondere über die sogenannten Antipoden“. Aus der ersten Arbeit ging hervor, dass das Maximum der Volumzunahme innerhalb der Scheitelregion im all- gemeinen entweder in der Scheitelzelle selbst oder in den jüngsten Segmenten liegt. In der zweiten der eben genannten Abhandlungen kam Westermaier zu dem wichtigen Resultate, dass man es in den Fällen auf- fallendster Entwicklung der sogenannten Antipoden — im Gegensatze zur bisherigen Anschauung — mit einem anatomisch-physiologischen Apparate zu tun hat, und nicht mit einem unnützen rudimentären Gebilde, das nur vom vergleichend orphalosischen Standpunkt aus verständlich wäre. In mehreren Publikationen sind die physiologischen Studien über den Gerbstoff niedergelegt; Westermaier gelangte zu dem Schlusse, dass der Gerbstoff wandere und in einer genetischen Beziehung zur Eiweissbildung stehe. Dazu war er ein äusserst eifriger und treuer Mit- arbeiter Schwendeners,; eine grosse Zahl der für die Untersuchungen des letztern notwendigen Präparate stammen aus Weszermarers Hand. Durch den mehr als zehnjährigen Verkehr und den regen Gedankenaustausch wurde er mit den Ideen seines Meisters in einem solchen — LXXXVII — Grade vertraut, dass er als einer der besten Kenner der Schwendenerschen Schule bezeichnet werden muss. Aus diesem Grunde war auch er die geeignetste Persônlich- keit, um nach dem zehnjährigen Bestehen des Schwende- nerschen Institutes in einer Festschrift in kurzen Zigen ein Bild zu entwerfen von der ausserordentlich regen wissenschaftlichen Tätigkeit, auf die das Institut nach dem ersten Dezennium zurückblicken konnte. Wester- mater gibt hier neben einer knappen Angabe der Re- sultate der einzelnen Arbeiten auch eine sachliche Kritik, die besonders da, wo es sich um eigene Publikationen handelt, auffallend streng ist. Diese äusserst scharfe Selbstkritik liefert jedem einen Beweis von der grossen Wahrheitsliebe und Bescheidenheit des Verfassers. In die Berliner Zeit fällt ein halbes Jahr Unter- brechung; nach dem Tode Casparys wurde er nämlich vom K. Ministerium für das Wintersemester 1887 — 1888 mit der Uebernahme der Botanikprofessur und der Direk- tion des botanischen Gartens in Königsberg betraut. Im Jahre 1882 wurde die Deutsche Botanische Ge- sellschaft gegründet; Westermarier war von Anfang an ihr Mitglied und gehörte auch längere Zeit der Redak- tionskommission an. Man würde aber kein richtiges Bild von Wester- mater erhalten, wenn man sich auf die Schilderung seiner Tätigkeit als Naturforscher beschränken wollte; Westermarer war ein gläubiger Katholik, ein Mann von einer Herzensgüte und Lauterkeit des Charakters, wie wir sie nicht bald bei einem Menschen finden. Einen grossen Teil seiner freien Zeit widmete er schon in Berlin den Armen und Kranken, für deren Unterstützung er unablässig besorgt war. Häufig fand er sich auch im Kreise des einfachen Arbeiters ein, um ihn mit einem gehalt- und humorvollen Vortrage zu erfreuen. Trotz- dem seine religiösen und philosophischen Anschauungen mit denen seiner Berliner Lehrer und Kollegen meist — LXXXVII — stark kontrastierten und die Verschiedenheit der An- sichten oft zu langen und lebhaften Diskussionen führte, so wusste er doch immer durch ein taktvolles Benehmen jede Härte zu vermeiden und seinen Standpunkt zu verteidigen ohne jemals verletzend zu werden. Durch seine ausgezeichneten Fachkenntnisse verbunden mit seltenen Charaktereigenschaften, durch das mannhafte Eintreten für seine Ueberzeugung und die überaus grosse Bescheidenheit erwarb er sich ani allen Seiten hohe Achtung. Im Jahre 1890 folgte er einem Rufe nach Freising (Bayern), als Professor der Naturwissenschaften am Lyceum. In die Freisinger Zeit fallt, neben einigen kleineren Arbeiten, die Abfassung eines Xowpendinms der allgemeinen botanık für Hochschulen. Herder, Frei- burg i. B. 1893. Von den gewöhnlichen Lehrbüchern weicht dieses Kompendium bedeutend ab. Da es von einem Anhänger der Schwendenerschen Schule ge- schrieben wurde, so sind Morphologie und Physiologie nicht getrennt behandelt, sondern nach Möglichkeit ver- einigt. Durch die physiologische Betrachtung der anato- mischen Verhältnisse, die ja zweifellos die einzig sach- gemässe ist, erhält das Buch einen ganz besondern Wert. Da das Kompendium für Hochschulen geschrieben ist, so konnten einerseits manche Kenntnisse vorausgesetzt werden, anderseits war es möglich, Hypothesen und Streitfragen zu berühren, die ein elementares Lehrbuch nicht streifen kann; so erfährt unter anderm auch die Deszendenztheorie eine kritische Besprechung. Alle diese Momente bringen es mit sich, dass das Buch be- sonders von den intelligenteren und tiefer veranlagten Studenten benützt wird. Das Westermaiersche Kompendium wurde von Albert Schneider ins englische übersetzt und erschien 1896 bei John Wiley and Sons, New-York. Bei Errichtung der naturwissenschaftlichen Fakultät — LXXXIX — der Kantonalen Universitàt in Freiburg (Schweiz), erging an ihn der Ruf, den Lehrstuhl der Botanik zu über- nehmen. Westermarer folgte dem Rufe und siedelte im Jahre 1896 nach Freiburg über. Im gleichen Jahre trat er, bei der Versammlung in Zürich, der schweizerischen naturforschenden Gesellschaft als ordentliches Mitglied bei. In den Vorlesungen war er bestrebt, durch eine präzise und kritische Behandlung des Stoffes den Stu- denten mit dem heutigen Stand unseres Wissens bekannt zu machen und dem aufmerksamen Zuhörer durch kurze Bemerkungen eine klare Einsicht zu geben in das, was wir als sicher erwiesen und das, was wir als zweifel- haft zu betrachten haben. Die Auseinandersetzungen über die Grenze unserer jetzigen Erkenntnis und über den Wert und die Be- deutung verschiedener Erklärungsarten waren zwar für den Anfänger oft etwas schwierig, boten aber dem Vor- gerückteren besonders lehrreiche und genussreiche Stunden. Auch in Freiburg bewegten sich die Arbeiten Weszer- maiers sowohl, als diejenigen seiner Schüler haupt- sächlich auf den Gebieten der Entwicklungsgeschichte und der physiologischen Anatomie. In der Festschrift, die Schwendener zu Ehren seines siebzigsten Geburts- tages von frühern Schülern dargebracht wurde, war Westermarer durch eine Abhandlung „über die Spalt- Öffnungen und ihre Nebenapparate“ vertreten. Im Jahre 1899 folgte eine Forschungsreise nach Java. Im Buiten- zorger Garten entfaltete er eine vielseitige Tätigkeit. Einerseits bereicherte er die Sammlung des Freiburger Institutes mit einer grossen Zahl schöner Demonstrations- objekte, anderseits legte er durch Beobachtungen in der Natur und durch Beschaffung von zahlreichem Unter- suchungsmaterial den Grund zu einer Reihe fortlaufender Publikationen, die als „Botanische Untersuchungen im Anschluss an eine Tropenreise“ in den Mitteilungen der RI Freiburger naturforschenden Gesellschaft erschienen. Im ganzen sind 3 Hefte publiziert worden, denen in kurzer Zeit ein viertes hatte folgen sollen. Durch einen ebenso plôtzlichen els unvorhergesehenen Tod wurde Wester- mater mitten aus der Arbeit herausgerissen. In einer Abhandlung ,Die Pflanzen des Palaeozoi- cums im Lichte der physiologischen Anatomie“ machte er Front gegen die Behauptung Fofonmës, dass an Pflan- zen des Palaeozoicums Einrichtungen vorhanden seien, die, verglichen mit den entsprechenden Einrichtungen an rezenten Pflanzen, unzweckmässig sein sollen. Weszer- mater kam zum Schlusse, dass tatsächlich früher ebenso- wenig wie jetzt den Pflanzen ein unzweckmässiger Bau anhaftete. Dieser letztere Satz wurde in der Antwort auf die wenig taktvolle Erwiderung Zofonzös noch fester begründet und zugleich auch das Wechselver- hältnis zwischen Naturauffassung und Weltanschauung kurz auseinandergesetzt. Es ist ein eigentümliches Zusammentreffen, dass Westermaier kurz nach dem Abschluss einer Arbeit, in der er seine Freiburger wissenschaftliche Tätigkeit dar- stellte, auch sein Leben beendete. Dieser Bericht er- schien wenige Tage vor seinem Tode in den Denk- schriften der Academia Romana dei nuovi Lincei. Erst im vergangenen Jahre hatte ihn diese Gesellschaft noch zum korrespondierenden Mitgliede gewählt. Ehrende Auszeichnungen waren ihm übrigens auch früher zu Teil geworden, so hatte ihn die kaiserlich leopoldinische Gesellschaft der Naturforscher in Halle zu ihrem Mit- gliede ernannt. Nachdem er am 20. April noch wie gewohnt den ganzen Tag in dem botanischen Institute gearbeitet hatte, befiel ihn während der Nacht heftiges Unwohl- sein und am 1. Mai Mittags 12 Uhr starb er an den Folgen einer Darmverschlingung. Es waren ergreifende Scenen, als er am Morgen des ı. Mai auf dem Sterbe- — XCI — bette von seinen Freunden und Kollegen Abschied nahm. Westermaier war unverheiratet und in der letzten Zeit auch ohne nähere Verwandte; um so mehr machte er es sich daher zur Pflicht, in aufopfernder Nächsten- liebe für Arme und Kranke zu sorgen. Die christlichen Tugenden übte er in einer wahr- haft heroischen Weise, so dass er sich die hohe Ver- ehrung aller seiner Freunde und Bekannten zuzog. Nicht allein der Forscher ist es, den wir in Wester- mater in ehrendem Andenken bewahren werden, son- dern auch der goldene Charakter, der Mann ohne Falsch und Trug, der jederzeit liebevolle und hilfsbereite Unter- stützer des notleidenden Mitmenschen. Dr. A. Ursprung (Freiburg). Im. 12. — XCI — Verzeichnis der Publikationen von Prof. Dr. M Westermaier. . 1876. 1879. 1880. 1880. . 1881. 1881. TOO . 1881. 1882. . 1883. 1883. 1884. Die ersten Zellteilungen im Embryo von Capsella bursa pas- toris M. Inauguraldissertation, von der Universität München gekrônte Preisschrift. Flora, 1876. Ueber das markständige Bündel der Begoniaceen. Regens- burg 1879, Auszug in Flora, 1870. Westermaier und Ambronn, über eine biologische Eigentüm- lichkeit der Azolla caroliniana. Abh. d. Botan. Ver. d. Provinz Brandenburg, XXII, 1880. Ueber die Wachstumsintensitàt der Scheitelzelle und der jüng- sten Segmente. Vorläufige Mitteilung. Abh. d. Botan. Ver. d. Provinz Brandenburg, 1830. Ueber die Wachstumsintensität der Scheitelzelle und der jüng- sten Segmente. Pringsheims Jahrb. für wissensch. Bot. Bd. XII. Westermaier und Ambronn, Beziehungen zwischen Lebens- weise und Struktur der Schling- u. Kletterpflanzen. Flora, 1831. Beiträge zur Kenntnis des mechanischen Gewebesystems. (l. Ein neues Organ zum Schutz des intercalaren Längen- wachstums; II. Vergrösserung des Durchmessers biegungs- fester Organe als Schutzmittel für den intercalaren Aufbau. III. Anatomische Einrichtungen zur Erhaltung der Querschnitts- form biegungsfester Organe.) Monatsber. d. k. Akad. der Wiss. zu Berlin, 1831. Beiträge zur vergleichenden Anatomie der Pflanzen. (I. Die Ausbildung des mechanischen Gewebesystems als Familien- charakter. II. Ein „abnormer“ Dicotylentypus.) Monatsber. d. k. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1881. Untersuchung über den Bau und die Funktion des pflanzlichen Hautgewebes. Sitz.-Ber. d. k. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1882. Ueber Bau und Funktion des pflanzlichen Hautgewebesystems. Pringsheims Jahrb. für wiss. Bot., Band XIV, Heft 1, 1883. Zur Kenntnis der osmotischen Leistungen des lebenden Paren- chyms. Ber. D. B. G., Bd. I, Heft 8, 1883. Untersuchungen über die Bedeutung toter Röhren. und lebender Zellen für die Wasserbewegung in der Pflanze. Sitz.-Ber. d. k. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1884. Ig: 14. 15: 16. 17. 18. 19. 20. ZI. 22. 23% 24. 25. 26. 27: 28. 29. 1885. 1887. 1888. 1909: 1890. 1893. 1893. 1894. 1895. 1896. 1896. 1898. 1898. 1898. 1399. 1900. 1900. — XCHI — Zur physiologischen Bedeutung des Gerbstoffes in den Pflan- zen. Sitz.-Ber. d. k. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1885. Neue Beiträge zur Kenntnis der physiologischen Bedeutung des Gerbstoffes in den Pflanzengeweben. Sitz.-Ber. d. k. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1887. Die wissenschaftlichen Arbeiten des botanischen Institutes der k. Universität zu Berlin in den ersten Io Jahren seines Be- stehens. Ein Beitrag zur Geschichte der Botanik. Berlin, Jul. Springer, 1888. Bemerkungen zu der Abhandlung von Gregor Kraus: „Grund- linien zu einer Physiologie des Gerbstoffes.“ Ber. d. deutsch. bot. Ges., Bd. VII, Heft 2, 1880. Zur Embryologie der Phanerogamen, insbesondere über die sogenannten Antipoden. Nova Acta d. ksl. leop.-carol. D. Akad. d. Naturf., Bd. LVII, Nr. I, 1890. Kompendium der allgemeinen Botanik für Hochschulen. Frei- burg i. B., Herder, 1893. — Ins englische übersetzt von Albert Schneider, John Wiley and Sons, New-York, 1896. Kritische Besprechung neuerer Forschungen über „Kausale Auffassung“ von Pflanzenformen u. „Metamorphosen“. Natur und Offenbarung, Bd. 39, 1893. Karl von Nägeli und die christliche Weltanschauung. Natur und Offenbarung, Bd. 40, 1894. Ueber die natürliche Abstammungslehre und damit Zusammen- hängendes. Jahresber. d. Görres-Ges. für d. Jahr 1895. Zur Physiologie und Morphologie der Angiospermen-Samen- knospe. Beiträge zur wissensch. Botanik von Fünfstück, Bd. I, Abt. 2., 1896., Berichtigung zu meiner Arbeit „zur Physiologie und Morpho- logie der Angiospermen-Samenknospe“. Ber. d. deutsch. bot. Ges., Bd. XIV, Heft 1, 1896. Abgrenzung von Philosophie und Naturwissenschaft. Natur und Offenbarung, Bd. 44, 1898. Ueber die ersten morphologischen Differenzierungen am Phanero- gamen-Keimling. Compte rendu du quatrieme Congres scient. internat. des catholiques. Fribourg, 1898. Historische Bemerkungen zur Lehre von der Bedeutung der Antipoden-Zellen. Ber. d. deutsch. bot. Ges., Bd. XVI, Heft 3, 1898. Ueber Spaltöffnungen und ihre Nebenapparate. Festschrift für Schwendener, 1899. © Zur Kenntnis der Pneumatophoren-Bot. Unters. i. Anschl. an eine Tropenreise 1. Heft. Freiburg (Schweiz), B. Veith, 1900. Zur Entwicklung und Struktur einiger Pteridophyten aus Java. 30. 31. 1901. 1902. . 1903. 1903: ERICH Bot. Unters. i. Anschl. an eine Tropenreise. Il. Heft. Frei- burg (Schweiz), B. Veith, 1900. Ueber gelenkartige Einrichtungen an Stammorganen. Bot. Unters. i. Anschl. an eine Tropenreise. III. Heft. Freiburg (Schweiz) B. Veith, 1901. Die Pflanzen des Palaeozoicums im Lichte der physiologischen Anatomie. Neues Jahrb. für Mineral., Geolog. u. Paläontolog. Bd. I, 1902. Grundsätzliches zur Beurteilung der Zweckmässigkeit palaeo- zoischer Pflanzen. Neues Jahrb. für Mineral., Geolog. und Palaeontolog., Bd. I, 1903. Etudes sur l’anatomie physiologique des plantes faites a l’In- stitut botanique de l’Université de Fribourg (Suisse) dans les années 1896 à 1902. Mem. della Accad. Romana dei nuovi Lincei. Vol. XXI, 1903. — XCV — 16. Prof. Dr. med. Friedrich Goll. 1829—1903. Edel sei der Mensch Hilfreich und gut. (Göthe, das Göttliche.) Wenn wir trauernd an der Bahre von Friedrich Goll stehend uns das ganze Wesen des selig Entschla- fenen vor Augen führen, erscheint uns dieses als die Verkörperung des höchsten Lebenszweckes des Men- schen, den der Dichter mit den schlichten Worten aus- drückt: „Edel sei der Mensch, hilfreich und gut“. Der innere Seelenadel, der auch nach aussen gegenüber den Mitmenschen zu Tage tretende Altruis- mus und die Resultate aus diesen beiden Hauptgrund- zügen des Charakters, das Gute sind es, welche den Sterblichen dem Göttlichen nahe bringen und diesem ähnlich machen. Das ist nach des Dichters Empfinden die wahre Selbstbestimmung des Menschen, und glück- lich, wer sie erreicht, denn „auch nicht im Tode er- lischt sein Name, vielmehr stets währt bei den Menschen ein herrlicher Ruhm ihm“. Unser verehrter Freund hat dieses Glück gefunden, ohne es freilich bewusst gesucht, ohne ihm als Selbst- zweck nachgejagt zu haben. Gleichsam spontan, aus sich selbst heraus hat sich in dem Inneren des Ver- blichenen und diesem unbewusst das Glück entfaltet, als die herrliche Frucht seiner edlen Veranlagung, sei- ner gewissenhaften strengen Selbsterziehung und Selbst- ausbildung und des sonnigen Milieus, in dem er lebte. Es sei nun dem Schreiber dieser Zeilen, dem es vergönnt war, als Schüler, Freund und Arzt dem Ver- storbenen nahe zu stehen, gestattet, ein kleines Bild eye 2 seines arbeits- und erfolgreichen Lebens zu entwerfen. Der Skizze liegen Aufzeichnungen zu Grunde, die der Verblichene selbst während seines mehrjährigen Kranken- lagers gemacht hatte. Friedrich Goll wurde am 1. März 1829 als drittes Kind des Herrn Ulrich Goll und dessen Frau Sophie, geb. Herosé, zu Zofingen auf der „Kellern“ geboren. Dieser Ehe entsprossen noch der in Zürich praktizie- rende Advokat Herr August Goll als ältester Sohn der Familie, ferner die vor zwei Jahren verstorbene Fräu- lein Bertha Goll und der in Lausanne lebende Herr Hermann Goll. Friedrich Goll war ein aufgeweckter munterer Knabe, der schon in der Primarschule mit Eifer und Liebe lernte und frühzeitig eine vorzügliche Veranlagung bekundete. Im Oktober des Jahres 1839 verliess Fried- rich mit seinem älteren Bruder Joh. Paul August, dem jetzigen Nestor der zürcherischen Rechtsanwälte das väterliche Haus, um nach Schöftland zu Herrn Dr. phil. Moths, a. Pfarrer und Rektor der dortigen Bezirksschule, zu gehen. Dieser Mann unterrichtete die beiden talent- vollen Knaben in den Anfangsgründen des Lateins. Im Jahre 1840 zog die Familie Goll-Herose nach Zürich über, und Friedrich trat nun in die Kantonsschule, Industrie- abteilung ein, welche er im Jahre 1845 mit dem Real- gymnasium vertauschte. Im Frühjahr 1847 bestand der eifrige Schüler mit sehr gutem Erfolge das Abiturium. Bis jetzt hatte Friedrich Goll beabsichtigt, sich an der Hochschule dem Studium der Naturwissenschaften zu widmen, und so immatrikulierte er sich am ı5. April 1847 an der philosophischen Fakultät unserer Univer- sitàt. Bald aber, wohl durch die Vertiefung im Studium der Natur hervorgerufen, erwachte im jungen Studenten die Liebe zur Medizin, so dass er nach kurzer Zeit die medizinische Fakultät bezog. Mit seinem selbständigen, zu intuitiven Betrachtungen veranlagten kritischen — XCVI — Geiste konnte Friedrich Goll aus eigener Uberzeugung schon in diesem jungen Alter die Wahrheit erkennen, dass die Medizin nur einen Teil der Naturwissenschaften bedeutet, und dass deren wissenschaftliches Studium nur durch die Vertiefung in die allgemeinen Sätze der Mutter Natur der Physis, erspriesslich werden kann. Dieser Grunderkenntnis, der innigen Verbindung der Medizin mit den übrigen Naturwissenschaften, welche Goll in seinem Geiste herstellte, ist die spätere Bedeu- tung des vortrefflichen Mannes nicht nur als Arzt, son- dern ganz besonders als Forscher zu verdanken. Neben den naturwissenschaftlich-medizinischen Studien (Botanik, Physik, Chemie, Anatomie und Physiologie) lag Fried- rich Goll mit Eifer dem Nachholen des Lateins ob, eines Faches, welches er am Realgymnasium weniger intensiv gelehrt worden war als an einem humanistischen Gym- nasium. Auch in diesem Fache hat er sich vorzügliche Kenntnisse erworben, welche ihm noch an seinem Lebens- abend manche genussreiche Stunde der Erholung bereitet haben. Unser Freund studierte hier bis 1850, als ein Student im besten Sinne des Wortes, fleissig und ar- beitsam, daneben voller Ideale nicht nur für die All- mutter Natur und ihrer Tochter der Medizin, sondern auch für edle Freundschaft und Kameradschaft. Er trat in die Zofingia ein und blieb bis zu seinem Lebens- abschluss ein anhängliches treues „altes Haus“ dieser Verbindung. 1850 zog Friedrich Goll nach der für den Mediziner damals so berühmten Universität Würzburg. Hier schloss er sich den später als Medizinprofessoren be- rühmt gewordenen Gussenbauer, Biermer, Breslau, Bi- schoff u.a. an. Neben den klinischen Fächern wid- mete sich „der fleissigste unter den Schweizern“ mit besonderem Interesse der Anatomie und namentlich der Histologie. Kein geringerer als der noch in voller Tätigkeit stehende Professor Excellenz von Kölliker 7 — XCVII — war es, der den eifrigen Studenten in dieser Wissen- schaft unterwies. Goll lieferte seinem Lehrer meister- hafte histologische Zeichnungen, die, sich in Köllikers Handbuch der Anatomie vorfinden. Mit dieser Zeit begannen die nicht nur wissenschaftlichen, sondern auch freundschaftlichen Beziehungen Golls zu unserem her- vorragenden Landsmanne, welche auch später fortge- pflegt und enger geknüpft wurden. Die Fähigkeit, sich geistig und freundschaftlich mit hervorragenden Männern zu verbinden, war eine bedeutende Eigenschaft unseres Freundes, die nicht nur in seiner leicht zu Tage treten- den glänzenden Begabung, sondern nicht minder in sei- nem gewinnenden und zugleich bescheidenen Auftreten, dem Ausdrucke seines goldlauteren Charakters zu suchen war. So z.B. schloss er sich anlässlich eines Besuches bei seinem Bruder August in Göttingen, der dort die Rechte studierte, dem illustren Astronomen und Mathe- matiker Gauss enge an. Eine noch erhaltene Bleistift- zeichnung Golls stellt den „geniösen Gelahrten“ naturge- treu während seines Vortrages dar. Den Aufenthalt in Deutschland benutzte Goll auch dazu, durch weitere Reisen seinen Gesichtskreis zu er- weitern. So machte er 1851 während des Schleswig- Holsteinschen Krieges einen Ausflug nach Kiel. Voller Eifer, seine medizinischen Kenntnisse praktisch zu ver- werten und weiter zu vervollkommnen, meldete er sich als freiwilliger Assistent in das dortige Garnisonslazaret. Aus der kurzen Zeit dieser ungewohnten, jedoch sehr lehrreichen militärärztlichen Betätigung, welche durch den Ausbruch der Cholera noch ganz besondere An- forderungen an den Mut und die Arbeitskraft des jun- gen Mediziners stellte, wusste Friedrich Goll auch manche interessante Episode zu erzählen, so z. B. wie er, als er einen Patienten abzeichnen wollte, als Spion verhaftet, nach einer Stunde jedoch Dee auf freien Fuss gesetzt wurde. PRE In Kiel lernte er den berühmten Kriegschirurgen Stromeyer kennen, ferner stand er von dieser Zeit an in regem Verkehr mit dem späteren Leipziger Profes- sor von Thiersch, sowie mit Freiherrn von der Tann, dem späteren General, seinem früheren Reitlehrer in Würzburg. Nach Verlassen des Garnisonslazaretes in Kiel reiste Goll in Verbindung mit einem älteren Freunde nach der ersten grossen Weltausstellung nach London. Hier trat er in Beziehungen zu den damaligen medizi- nischen Koryphäen Sir James Paget, dem berühmten Chirurgen, ferner zu dem Ophthalmologen Bowman und dem Zoologen Owen. Indessen zog es den strebsamen Kandidaten der Medizin, der seiner Würzburgerzeit so Vieles sowohl für sein Berufsstudium und seine allgemeine Ausbildung als auch für seinen späteren wissenschaftlichen Verkehr zu verdanken hatte, nach den heimischen Penaten, und im Frühjahr 1852 wurde er zum zweiten Male an der Zürcher Universität immatrikuliert. Unter den Professoren Locher-Zwingli, Hrch. Frey, Herm. v. Meyer, Hasse, Engel, Lebert, Moleschott und Ludwig vollendete er seine Studien und wurde am 19. März 1853 von Professor Hch. Frey offiziell zum Doctor medicinae promoviert. Seine unter dem Physiologen Ludwig mit grossem Fleisse ausgearbeitete Dissertation behandelte das interessante Thema „Der Einfluss des Blutdruckes auf die Urinsekretion“. Die Disputation der elf angehängten Thesen fand am gleichen Tage statt. Mit diesem formellen Abschlusse seiner Studien hatte Friedrich Goll seine Ausbildung noch nicht ab- solviert. Der Drang nach wissenschaftlicher Arbeit liess ihn noch nicht in das praktische Leben treten, sondern trieb ihn nach Paris. Hier fand er in Claude Bernard einen vorzüglichen Lehrer der Physiologie, unter dessen Leitung er ganz besonders die Funktionen des Rücken- SURE markes, sowie einiger sekretorischer Drüsen experi- mentell erforschte. Mit dieser Zeit beginnen die spàter fortgesetzten freundschaftlichen Beziehungen zum be- rühmten Physiologen. Weitere Lehrer Golls waren in Paris Trousseau, Malgaigne, Velpeau und andere her- vorragende Namen. Wie rege sein Interesse auch an den Naturwissenschaften war, beweist schon die Tatsache, dass Goll in seinen freien Stunden Kollegien über Phy- sik und Chemie bei Pouillet, Dumas, Berthelot u. a. hörte, und dass er ein fleissiger Besucher der Sitzungen der „societe de la science officielle“ war. Im Jahre 1855 nach der Heimat zurückgekehrt, etablierte sich Friedrich Goll, reich an Kenntnissen und relativ auch an Erfahrungen, in Zürich als praktischer Arzt. Gleich wurde er ein eifriges Mitglied der medi- zinisch-chirurgischen Gesellschaft des Kantons Zürich, die 1810 von den Herren Doktoren J. H. Rahn, P. Usteri, Zundel, Hirzel, Angst, Billeter, Glättli und Grimm gegründet worden war. Zum 50-jährigen Stif- tungsfeste publizierte Goll eine grössere wissenschaft- liche Arbeit: „Beiträge zur Anatomie des menschlichen Rückenmarkes“, welche als ein Produkt eigener For- schung das grösste Interesse der Anatomen wie der Physiologen hervorrief und dem Verfasser einen ehren- vollen Platz unter den medizinischen Autoren verschafft hat. Goll hatte schon in seiner Würzburger Studien- zeit, dank seiner meisterhaften Technik in der Herstel- lung histologischer Präparate, bestimmte Bahnen des Rückenmarkes anatomisch zum ersten Male genau er- forscht. Das Resultat dieser Studien ist die genannte Arbeit. Die Medizin hat diese Bahnen mit dem Namen „Gollsche Stränge“ belegt. Es sind die centripetalen sensiblen Leitungswege im Rückenmarke. Die genannte ärztliche Gesellschaft verdankt den Vorträgen Golls viele Anregungen und Belehrungen; so referierte er eingehend über Virchows Cellularpathologie, über die pasa SE LI et Lymphdrisen und ihre Bedeutung in der Pathologie u. S. W. Bedeutungsvoll in seinem Leben ist das Jahr 1862. Da begann die akademische Tätigkeit des jungen Ge- lehrten: Er bekam die venia legendi als Privatdozent. Entsprechend seiner Ausbildung, war auch seine Lehr- tâtigkeit eine nichts weniger als einseitige, vielmehr eine sehr mannigfaltige. So hielt er Vorlesungen über bestimmte Gebiete der Pathologie und Therapie, ferner Repetitorien und Examinatorien darüber, des weiteren auch praktische Kurse, z. B. laryngoskopische Kurse und last not least über Arzneimittellehre, ein Fach, in welchem Goll in seinen späteren Lehrjahren fast ausschliesslich tätig war. Die erspriessliche Arbeit des jungen Dozenten wurde auch bald nicht nur von seinen Schülern, sondern auch von der Behörde aner- kannt: Nach dem Rücktritte des Herrn Prof. Ernst wurde Friedr. Goll zum Direktor der Universitätspoli- klinik ernannt, ein Amt, welches er bis 1869 bekleidete. Unter den primitivsten Verhältnissen musste hier gear- beitet werden: In den dunkeln und niedrigen Räumen des sog. „Kornamtes“ beim städtischen Waisenhause am Oetenbach war das Institut der Poliklinik etabliert. Unansehnlich nach aussen, entfaltete dieses unter treff- licher Leitung doch eine ausgedehnte segensreiche Tätigkeit. Neben den Konsultationen erstreckten sich die Besuche bis weit über das Gebiet der jetzigen Stadtgrenze hinaus. Unter seinen Assistenten standen Goll in besonders lebhafter Erinnerung die Herren Huguenin, Giesker, Flumser (Tösstal) und Nägeli (Ermatingen). Zwei Faktoren hatten nun unserm Freund sein Glück begründet: reichliche Begabung und vorzügliche Erziehung, sowie ein arbeitsreiches Leben. Der dritte Faktor, der sein Glück vervollkommnen sollte, war die Schaffung eines neuen Milieus in seinem inneren Seelenleben, die Gründung des eigenen Hausstandes. — CII — Wenn nach den Gesetzen der Wahlverwandtschaft gleiche Seelen sich gegenseitig anziehen, so war dies bei unserem Friedrich Goll und seiner Gattin der Fall. Am schônen Weihnachtstage des Jahres 1863 verlobte er sich mit Fräulein Eugénie Cellier aus Zofingen. Die Vermählung fand am 29. September des folgenden Jahres in Affoltern a/A. statt. Der gemiitvolle Mann hat eine Frau gefunden, die, mit den gleichen vorzüg- lichen Figenschaften ausgestattet, das Glück seiner Ehe begründete. Es sei mir noch an späterer Stelle ge- stattet, des herzerfreuenden Familienbildes, das die beiden Gatten boten, zu gedenken. Mit doppelter Freude lag nun der allgemein be- liebte und viel gesuchte junge Arzt seiner Praxis und seiner akademischen Lehrtätigkeit ob. Keine Gelegen- heit liess er unbenützt an sich vorübergehen, die ihm Anregungen und wissenschaftliche Vorteile bieten konnte. So besuchte er 1865 den internationalen Natur- forscherkongress in Genf, wo er mit den ersten ihm befreundeten Kapazitäten aus Frankreich und Deutsch- land, wie Claude Bernard, Bunsen, Wöhler, de Can- dolle, Charles Vogt und andern zusammentraf. — Nun kam das schreckliche Jahr 1867, welches Zürich die Cholera brachte. Für Friedrich Goll war die Seuche kein unbekanntes Schreckgespenst, hatte er ihr doch schon als Student im Kriegslager die Stirne geboten. Mutig und erfolgreich trat er ihr auch als gereifter Mann entgegen, und gerade diese böse Zeit war es, wo der tüchtige Arzt am meisten seine hilfreiche Tätigkeit entfalten konnte. Da, wie er Arm und Reich, ohne Ansehen der Person, unermüdet und von edelster Menschenliebe durchdrungen, begeistert den Pflichtge- boten seines Berufes folgend, Hilfe brachte, zeigte sich am schönsten sein innerstes Wesen als wirklich edel, hilfreich und gut. Als Direktor der Poliklinik organi- sierte er drei zentrale Sanitätsstellen, von denen aus — CII — sich die poliklinische Hilfe über ganz Zürich verbrei- tete. Diese Bureaux waren im Türken im Niederdorf- quartier, im Kreuz zu Oberstrass und in der Blume zu Aussersihl etabliert. Während der poliklinischen Tätigkeit, die Goll im Jahre 1869 aufgab, war er Mitglied im leitenden Aus- schusse für die medizinischen Konkordatsprüfungen und verharrte in diesem Amte bis zur Neugestaltung der eidgenôssischen Prüfungen. Das Kriegsjahr 1871 erweckte auch in Friedrich Goll den alten militärärztlichen Geist. Mit den Profes- soren Billroth und Socin zogen er und einige andere noch lebende Schweizer Kollegen, wie die Herren Doktoren Giesker, Rahm, Wolf, Ris, Gut, Montmollin u. a., nach dem Kriegsschauplatze. Da gab es Gelegen- heit, auch in der Kriegschirurgie mannigfache lehrreiche Erfahrungen zu sammeln. Nach den friedlichen Gesta- den zurückgekehrt, widmete sich Friedrich Goll wie- derum einer ausserordentlich grossen Arbeit als prak- tischer Arzt und einer erspriesslichen akademischen Laufbahn. Diese letztere erfuhr eine bedeutende An- erkennung und Bereicherung in der Promotion des Privatdozenten zum ausserordentlichen Professor für Materia medica im Jahre 1885. Mit dieser Professur, der Nachfolgerschaft des Professor Cloëtta, war die Leitung des pharmakologischen Laboratoriums und der pharmakologischen Sammlung verbunden. Professor Goll übernahm nun die obligatorischen Vorlesungen über Arzneimittellehre, mit welchen er praktische Übungen, Repetitorien und Examinatorien verband. Die Bekleidung dieser Professur schloss auch die Stel- lung eines Examinators für Pharmakologie im Staats- examen in sich, neben welcher Friedrich Goll noch diejenige eines Experten bei den übrigen medizinischen Fächern bekleidete. Im gleichen Jahre häufte sich noch eine andere Ehre auf das Haupt unseres Professor PERONI Goll: er wurde Präsidium der medizinisch-chirurgischen Gesellschaft des Kantons Zùrich, ein Amt, das er volle ro Jahre hindurch versah. Er hat der Gesellschaft manche Dienste geleistet, so u. a. durch anregende Vorträge, von denen sein letzter Vortrag Ende der goer Jahre „über Jodmittel“ gewiss noch vielen in Frinnerung sein wird. | Mit bestem Erfolge bekleidete Friedrich Goll seine Professur während voller 15 Jahre. In reicher praktischer Arbeit und wissenschaftlicher Tätigkeit flog eines wie das andere dahin. Aussere Abwechslung in das innerlich so mannigfaltige Leben des akademischen Lehrers und praktischen Arztes brachten besonders seine wissenschaftlichen, aber auch seine Erholungsreisen. So holte sich Goll neue An- regungen auf medizinischen und naturwissenschaftlichen Kongressen und knüpfte hier nach des Tages Arbeit in den Erholungsstunden manche alte Bande der Freund- schaft mit den Koryphäen der Wissenschaft noch enger. Aber auch die Reisen oder Ausflüge in die Sommer- frische benutzte Prof. Goll nicht nur zu seiner körper- lichen Erholung, sondern gewann auch diesen einen gewissen wissenschaftlichen Wert ab. Besonders war es der Kanton Graubünden, dessen Berge und Täler auf das naturliebende Gemüt des Verblichenen einen besonderen Reiz ausübten. Der Vorliebe für den schönen Fleck Erde verdankt dieser einige Broschüren populär-wissenschaftlichen Inhaltes, welche die spätere Berühmtheit der betreffenden Ortschaften und Täler in erster Linie gefördert haben. So schrieb Prof. Goll Abhandlungen über Seewis und das Prättigau, über das Bad Peiden, über Pignieu-Andeer, sowie einen schönen Aufsatz in der Alpenpost über „Land und Leute aus dem Avers“. Auch den edlen Sport des Bergsteigens übte Friedrich Goll mit grosser Freude. Viele darunter ARR OAV NEU einige recht schwierige Bergpartien wurden von ihm ausgeführt; beinahe wäre einmal der kühne Bergsteiger bei seiner zweiten Besteigung des Urirothstocks er- schossen worden (die Kugel sauste hart an den Ohren vorbei), da ihn der Gemsjäger für ein Grattier gehalten hatte. Anscheinend in unerschütterlicher Gesundheit ver- gingen die arbeitsreichen Jahre. Da erkrankte unser Freund im Winter 1899/1900 wiederholt an Bronchitis. Genesung suchend, ging er im Frihling 1900 nach Nervi und nach Nizza. Am 17. April, dem Tage nach der Ankunft in dorten, zerstörte erbarmungslos ein apoplektischer Insult die wiedererlangte Gesundheit. Nach fünfwöchigem Krankenlager konnte der Rekon- valescent nach Zürich zurückreisen. Schon nach wenigen Wochen traf Professor Goll eine erneute Apoplexie, welche seine Arbeitskraft ganz lahm iegte. Immerhin erholte sich der greise Patient doch körperlich und psychisch so weit, dass er noch einige Jährchen einen glücklichen Lebensabend leben konnte. Interkurrente Erkrankungen, so eine doppelseitige Lungenentzündung, überstand er zur freudigen Überraschung aller, und auch von seiner letzten Krankheit, einer ausgedehnten Bronchitis, schien er sich schon zu erholen, als am Abend des 10. November d. J. wiederum ein Hirn- schlag den ahnungslosen Rekonvalescenten traf, der nach zwei Tagen dem arbeits- und erfolgreichen Leben ein Ende bereitete. Mit Professor Goll ist ein Mann dahingeschieden, dessen Charakter wirklich edel, hilfreich und gut war. Diese Eigenschaften bedingten in erster Linie ein glück- liches Leben im Kreise seiner ihm in innigster und auf- opferndster Liebe zugetanen Gattin, sowie der nächsten, ihm zur eigenen Familie gewordenen Verwandten. Es bot einen erhebendenund wohltuenden Anblick gerade in den Tagen der Krankheit die ungetrübte Harmonie, welche — CVI — das Gollsche Haus beseelte, und die den irdischen Pilger bis an seines Lebens Ende segnend umgab. Möge ge- rade diese Erinnerung der tief gebeugten Gattin Trost in ıhrem Schmerze und Ergebung in das harte Schicksal gewähren! / Wie in seiner trauten Klause, so war Friedrich Goll während seines ganzen Lebens auch im grossen Weltall. Gegenüber jedermann und naturgemäss am meisten gegenüber den Kranken, die seine Hilfe auf- suchten, eröffnete er den Schatz seines Inneren. Des- halb lag Prof. Goll seinem Berufe als Arzt nicht nur mit Gewissenhaftigkeit, mit wissenschaftlich vorge- schriebener Genauigkeit, sondern auch mit ethischer Liebe, mit wahrer Nächstenliebe ob. Welche Wohltat dies für den armen Leidenden bedeutet, das wissen und haben die Tausenden und Abertausenden empfun- den, die nicht vergeblich beim trefflichen Arzte Hilfe und Trost gesucht hatten. Was die wissenschaftliche Seite unseres lieben Freundes betrifft, so war er in erster Linie ein vorzüg- licher Arzt, reich an theoretischem Wissen, reich an praktischen Erfahrungen und mit kritischem, tief ein- dringendem Geiste versehen. Dieser bedingte nicht im geringsten die ausgezeichneten diagnostischen Fähig- keiten des Verstorbenen. Fruchtbar war auch seine Therapie, für welche er, als für das Essentielle der Medizin, ganz besondere Vorliebe von jeher gezeigt hatte. Dass ein solcher Mann und Arzt auch als akade- mischer Lehrer nur Vorzügliches leisten konnte, ist naheliegend. Professor Goll besass eine treffliche Lehr- gabe. Klar und deutlich waren seine Vorträge, einfach und den Bedürfnissen des praktischen Arztes angepasst. Er verschonte seine Schüler mit grauer Theorie, dafür aber erläuterte er seine theoretischen Vorträge mit einer Fülle von lehrreichen Beispielen aus seinen Er- — CVI — fahrungen als praktischer Arzt. Seine Schüler waren dem ihnen väterlich wohlwollenden Lehrer in Liebe und Verehrung zugetan, und ganz besonders im Examen konnten sie dessen treffliche Charaktereigenschaften er- fahren. Er war ein weiser und gerechter Examinator. Wohl wusste er unverschuldete Befangenheit von ver- schuldeter Unwissenheit zu unterscheiden, und darnach fiel sein Urteil aus. Seine Schüler, die später in das praktische Leben eintraten, standen mit ihrem früheren Lehrer gerne in freundschaftlicher Verbindung, ein Zeichen ihrer Dankbarkeit und Verehrung. Die irdischen Überreste des Verblichenen haben am 15. November, einem kalten und trüben Regentage, begleitet von einer überaus grossen Zahl seiner Ver- ehrer aus allen Kreisen der Bevölkerung stammend, im Krematorium, dessen Mitbegründer Professor Goll schon in den 70er Jahren war, ihre Beisetzung gefun- den. Trauernd um den vorzüglichen Mann, Arzt, Lehrer und Freund empfinden wir alle in unserem Inneren des Dichters ewig wahre Worte: Semper honos nomenque tuum, laudesque manebunt. Dr. P. Rodari, Zürich. — CVII — To Prof. Dr. Ludwig Paul Liechti, 1843— 1903 | welcher in der Morgenfrühe des 8. November gestorben ist, wurde geboren am 27. März 1843 in Murten als der Sohn hochangesehener Eltern. Er sollte sich der phar- mazeutischen Laufbahn widmen und besuchte zu diesem Zwecke nach absolvierter Lehrzeit die Akademie in Genf. Nachher brachte er als Apothekergehilfe meh- rere Jahre in Martigny zu und bezog sodann 1864 das eidgenôssische Polytechnikum, wo er nach dreijàhrigem Studium erster Assistent am analytischen Laboratorium wurde. Im März 1869 bestand er an der Universität Zurich das Doktorexamen auf Grund einer Dissertation, bestehend in Beiträgen zur Kenntnis der aromatischen Säuren, und im August desselben Jahres erhielt er vom schweizerischen Schulrate die venia legendi für che- mische Fächer. In gleicher Eigenschaft, als Assistent und Privatdozent, kam Liechti im November 1870 an das Polytechnikum in Karlsruhe. Dabei empfahl ihn der Zürcher Professor G. Städeler seinem dortigen Fach- kollegen Professor L. Meyer mit folgenden Worten: „Sie erhalten in Liechti einen erfahrenen und im höch- sten Grade pflichttreuen Assistenten. Er ist durchaus zuverlässig und wird Ihnen treu anhangen, wie er mir treu angehangen hat, er war meine rechte Hand und wird auch Ihnen eine wertvolle Stütze sein.“ Am 22. Dezember 1872 wurde Liechti zum ausser- ordentlichen Professor für analytische und pharmazeu- tische Chemie mit „Staatsdienereigenschaft“ ernannt, nahm aber dann die Stelle doch nicht an, sondern kam zu Anfang des Jahres 1873 um seine Entlassung ein, um der EN — CIX — Berufung als Lehrer der Chemie an die aargauische Kan- tonsschule Folge zu leisten. Familienrücksichten hatten ihn veranlasst, eine so aussichtsreiche Karriere aufzugeben. Kurz vor seinem Abschiede hat ihm Professor Meyer folgendes Zeugnis ausgestellt: „Ich habe im Laufe dieser zwei Jahre die vollste Gelegenheit gehabt, Herrn Liechti in seiner Tätigkeit als Forscher und Lehrer genau kennen zu lernen und kann ihm demnach nur das rühm- lichste Zeugnis ausstellen. Er besitzt eine umfassende, gründliche Kenntnis des ganzen Gebietes der Chemie und verwandten Naturwissenschaften, mit reicher Er- fahrung in chemischen Beobachtungen und Experimen- ten. Er experimentiert mit grosser Gewandtheit, Sicher- heit und Genauigkeit. Als Lehrer zeichnet er sich durch Klarheit und Bestimmtheit des Vortrages, sorgfältige und zweckmässige Leitung der Übungen, sowie durch Eifer, Pünktlichkeit und Pflichttreue aus. Jeder höheren Anstalt, welche ihn zu gewinnen wüsste, würde ich daher Glück wünschen, während ich im Interesse unseres Polytechnikums seinen Verlust sehr lebhaft bedauern würde.“ Dieser glänzenden Beurteilung von kompetenter Seite entsprach die 30-jährige Wirksamkeit Liechtis als Lehrer. Er verstand es ausgezeichnet, die Schüler in die von ihm geliebte Wissenschaft einzuführen und nament- lich die Praktikanten theoretisch und praktisch mit den Methoden der chemischen Analyse bekannt zu machen. Dabei war er weit entfernt von Pedanterie; seinen Schülern war er Freund, deren mutwillige Streiche er milde beurteilte, wenn nur ein guter Kern in ihnen er- kennbar war. Gegen Falschheit und Tücke aber war er unerbittlich und Speichelleckerei strafte er mit ge- bührender Verachtung. Als Kollege und Freund war Liechti hilfreich, treu und zuverlässig. Seine Worte in der Lehrerkonferenz und im Freundeskreise waren stets wohlerwogen, kurz CCNI und treffend und bekundeten in jedem Falle die Offen- heit seines Charakters, die Lauterkeit seiner Gesinnung. Aber nicht bloss der Kantonsschule, auch der Stadt Aarau und dem Kanton Aargau widmete er in zahl- reichen amtlichen Stellungen seine Dienste. Er war Mitglied der städtischen Sanitätskommission und wirkte bei der städtischen Lebensmittelkontrolle mit; von 1874 bis zum Erlass des Bundesgesetzes vom 19. Dezember 1877 war er Mitglied der Prüfungs-Kommission für Ärzte und ärztliche Gehülfen, sowie für Apotheker und Apothekergehülfen, von 1874 an bis zu seinem Tode Experte für die chemischen Oberuntersuchungen (ge- richtliche Expertise und Lebensmittelkontrolle) in Er- satz eines noch fehlenden Kantonschemikers, daneben schon von 1874 an Mitglied der städtischen Schulpflege und von 1884 bis 1893 deren vielbeschäftigter Präsi- dent, von 1876 bis zum Tode Mitglied der kantonalen Bibliothekkommission, von 1875 bis 1883 Bezirksschul- inspektor, von 1883 bis zum Tode Mitglied der Wahl fahigkeits- Prifungskommission für Primarlehrer und -Lehrerinnen, endlich Vorstandsmitglied der landwirt- schaftlichen Winterschule. Ausseramtlich war Liechti ein sehr tàtiges Mitglied der Aargauischen Naturforschenden Gesellschaft, deren Vorstand er lange Zeit angehòrte. Er war Mitbegrin- der des Schweizerischen Vereins analytischer Chemiker und besuchte regelmassig dessen Versammlungen. An den Arbeiten und Beratungen desselben nahm er regen Anteil, speziell war er tàtig bei den im Jahre 1893 auf- gestellten Vereinbarungen über die Untersuchung und Beurteilung des Honigs. Mitglied der schweiz. natur- forschenden Gesellschaft war Liechti seit 1866. Neben dieser vielseitigen Inanspruchnahme musste die schriftstellerische Betätigung Liechtis auf seinem Fachgebiet um so mehr zurücktreten, als er als treu besorgter Vater einer grossen Familie vorzustehen hatte SNS a a MER und ein hartnäckiges Gichtleiden, das seit zwei Dezennien alljährlich ‚mit unheimlicher Regelmässigkeit und oft mit grösster Heftigkeit wiederkehrte, seinem energischen Wollen vielfach hindernd im Wege stand. Ausser seiner Doktorarbeit veröffentlichte er im Kantonsschulprogramm von 1879 eine Untersuchung „Uber einige Bestandteile der Beeren von Viburnum opulus*. Zu dem vom Schweizerischen Verein analy- tischer Chemiker verfassten und im Jahre 1899 vom schweizerischen Departement des Innern bei Neukomm & Zimmermann in Bern herausgegebenen „Schweizerischen Lebensmittelbuch“ bearbeitete er das Kapitel Honig, was zahlreiche und zeitraubende Analysen erforderlich machte. Ferner beteiligte er sich durch Analysierung der aargauischen Weine an der vom gleichen Verein herausgegebenen „Schweizerischen Weinstatistik“ (Land- wirtschaftliches Jahrbuch der Schweiz 1901, Heft 11 und 1902, Heft 10). Endlich war er langjähriger Redaktor der Zeitschrift für schweizerische Pharmacopöe und Mit- redaktor der Pharmacopoea helvetica, 3. Auflage. Mit erstaunlicher Fassung und geradezu heroischer Geduld ertrug Freund Liechti sein schmerzhaftes Lei- den, und sobald er seine Glieder nur irgendwie wieder rühren konnte, schleppte er sich, mühsam am Stocke hinkend und die Arme noch in der Schlinge tragend, zur Schule, ein rührendes Bild musterhafter Pflichttreue. Seit letzten Frühling plagte ihn ein bedrückendes Gefühl des Schwindels, für das er in den Sommerferien Heilung auf der Axalp suchte. Dort erlitt er einen ersten leichten Schlaganfall, der ihn zur Heimkehr nötigte. Leider sollte er sich nicht mehr davon erholen. Die Anfälle mehrten sich, sodass der Tod als Erlöser er- scheinen musste. Dr. A. Tuchschmid. — CXIT — 18. Dr. John Benedikt Thiessing, 1854—1903 Journalist und Literat, entstammte einer norddeutschen Familie. Er wurde am 3. Juli 1834 in Kappelen bei Aarberg geboren. Thiessing absolvierte das Gymna- sium in Bern, machte seine akademischen Studien (vor- wiegend philosophischer Natur) in Bern, Basel und in Deutschland, ging als Präceptor nach Italien und Eng- land, wurde hierauf Lehrer an einem privaten Knaben- institut in Stäfa, wandte sich zur Erweiterung seiner Kenntnisse in den romanischen Sprachen nach Südfrank- reich und promovierte im Anschluss daran im Jahre 1867 zu Rostock mit einer Dissertation über provençalische Sprichwörter. Im gleichen Jahre wurde Thiessing an die Kantonsschule in Pruntrut gewählt. Dort wurde er ein eifriges Mitglied der Société jurassienne d’Emulation (Präsident 1875— 1877). Unter seinen Auspicien begann auch das Erscheinen der Monatsrevue l’Emulation juras- sienne. Von dort kam Thiessing im Jahre 1877 (drei Jahre nach seiner Verheiratung) als Redakteur nach Mülhausen und später nach Basel. Im Jahre 1885 sie- delte er endlich wieder nach Bern über. Hier war er bis zu seinem Tode als Korrespondent verschiedener schweizerischer und ausländischer Blätter tätig. Er starb nach längerer Krankheit am 28. Juni 1903 im Alter von 69 Jahren. Neben seiner beruflichen Tätigkeit hat sich Thiessing viel und eingehend mit geologischen und prähistorischen Studien befasst. Während seines mehrjährigen Aufent- haltes in Pruntrut fand er häufig Gelegenheit, die ver- steinerungsreichen Juraschichten jener Gegend aufzu- — CXII — suchen und auszubeuten, Auch sonst hat er auf seinen vielen Fahrten, die ihn später fast alljährlich auch in seinen lieben Jura führten, stets mit Vorliebe nach wohl- erhaltenen Petrefakten gefahndet. So brachte er im Laufe der Jahre jene vorzüglichen Suiten von Versteinerungen zusammen, die, als „Zzes- sing-Sanımlung“ vom Staate Bern angekauft, jetzt einen wichtigen Bestandteil der Sammlungen des geologischen Universitätsinstituts bilden und die zahlreiche Original- stücke enthalten. Wohl von seinem Aufenthalt in Südfrankreich her datiert das Interesse Thiessings an Höhlenfunden. Meh- rere Höhlen im Birstal hat er ausgebeutet und die Fundstücke den hiesigen archäologischen und zoolo- gischen Sammlungen überlassen, und bis in die letzte Zeit hinein trug er sich mit dem Gedanken der Auf- schliessung einer Reihe ihm bekannter Höhlen im süd- lichen Berner-Jura. E. Kissling. 1867. 1871. 1871. 1874. 1876. 1876. 1876. 1876. 1885. 1880. 1890. 1890. 1892. 1894. — CXIV — Verzeichnis der Publikationen von Dr. d. B. Thiessing. Notiz über einige Hôhlen der Cevennen. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. 241. i Zwei zool. Notizen aus der Umgebung von Pruntrut. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. 337. Notices géologiques des environs de Porrentruy. Actes Soc. Jurassienne d’Emulation, pag. 268. Les ruminants des cavernes de Liesberg et d’Oberlarg. Actes Soc. Jurassienne d’Emulation, pag. 114. Notice sur les richesses minérales de la Suisse. Actes Soc. Ju- rassienne d’Emulation, pag. 53. En Excursion. Actes Soc. Jurassienne d’Emulation, pag. 215. Sur les conditions de vie des premiers habitants de nos contrées. Actes Soc. Jurassienne d’Emulation, pag. 259. Über zwei Höhlen im Jura. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. 66. Neuer Höhlenfund im Jura. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. 128. „Mit Wanderstock und Feder“. Bern. Verlag Nydegger & Baumgart. Notizen über den Lias von Lyme-Regis. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. I. i Über schweizerischen Graphit. Mitteil der nat. Ges. Bern, pag. XIII. Eine Exkursion in das Gebiet der Causses in Südfrankreich. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. XIV. Einiges über Kohlenlager im Kanton Bern. Mitteil. der nat. Ges. Bern, pag. XVI. Zahlreiche Artikel, geologische Themata in populärer, leicht fass- licher Form behandelnd, erschienen zerstreut in der Tagespresse, so in den „Basler Nachrichten“, im „Bund“ etc. Len! © on NU PW N 10. . Ed. Schaufelbüel, Arzt (1831— 1902). . Dr. Fridolin Schuler (1832—1903) . Hans Siegfried (1837 — 1903) È . Prof. Dr. R. Thomas-Mamert tt . Prof. Dr. M. Westermaier (1852— 1903) . . Prof. Dr. Friedrich Goll (1829— 1903) . Prof. Dr. Ludw. Paul Liechti (1843 — 1903) . Dr. John Benedikt Thiessing (1834 — 1903) ARTS RES, QUO MEME ET EE AR PACE EU GNT en Verzeichnis der Nekrologe. . Ercole Andreazzi (1837 — 1902) È . Dr. Martin Burckhardt-His (1817 — 1902) . Prof. Dr. Charles Dufour (1827 — 1902) . . Prof. Dr. Otto Decher (1845— 1903) . . Georges de Goumoëns (1840 — 1903) . Prof. Dr. Walter Gröbli (1852 — 1903) . Dr. Alfred Kaufmann (1857-— 1903) JL Rrättli (1812 71003) à . Prof. Dr. Rudolf Massini (1 SE) Albert von Riitte (1825 — 1903) XV XXI XXIII XXXI XLI XLIV XLVII IL LVI LXXII LXXVI LXXXII XCV CVII CXII A Are Les dons et échanges destinés a la Société Helvétique Cd ‘des Sciences naturelles doivent être adressés comme Seta A; la | Bitti 11 Suit Harte in Srienets tl | Bibliothèque de = Ville; B E R NE Süsse) Geschenke und Tauschsendungen für. die Schweizer. SR Naturforschende Gesdiiechatt sind: dern Bihlithek der Schweiz. trend alt Stadtbibliothek: B E R N (Schweiz) zu adressieren. pe DCR co CE D ne rt RS A ENI PRET 0 EE RU PR ART CS DU CS 1 e M ET a cn cs dan DE dE SO RP I CD IRIS MORI SASA ATI DA PRET PES ER TR NS DE RE CRU ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE ET NOVEMBRE 1903 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRÉSENTÉS A LA © QUATRE-VINGT-SIXIÈME SESSION DE LA SOCIETE HELVETIQUE DES SCIENCES NATURELLES RÉUNIE A LOCARNO les 3, 4fet 5 septembre 1903 GENÈVE BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PÉLISSERIE, 18 PARIS LONDRES NEW-YORK H. LE SOUDIER DUL AU & C° G. E. STECHERT 174-176, Boul. St-Germain 37, Soho Square 9, East 161h Street Dépôt pour ’ALLEMAGNE, H. GEORG, Aa Baze 1903 ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE ET NOVEMBRE 1903 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRESENTES A LA QUATRE-VINGT-SIXIÈME SESSION DE LA SOCIÉTÉ HELVETIQUE DES SCIENCES NATURELLES RÉUNIE A LOCARNO les 3, 4 et 5 septembre 1903 GENÈVE BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PELISSERIE, 18 PARIS LONDRES NEW-YORK H. LE SOUDIER DUL AU & C° G. E. STECHERT 174-176, Boul. St-Germain 37, Soho Square 9, East 16th Street Dépôt pour l'ALLEMAGNE, H. GEORG, 4 Bate 1903 _ Société géné érale d'imprimerie, successeur de Ch. Eggi 18, Pélisserie, Geneve. °° 3 QUATRE-VINGT-SIXIÈME SESSION DE LA SOCIBTE HELVRTIQUE DES SCIENCES NATURELLES RÉUNIE A LOCARNO les 3, 4 et 5 septembre 1903. C’est à Locarno, sur les bords si attrayants du lac Majeur, qu’a eu lieu cette année la quatre-vingt-sixième réunion de la Société helvétique des Sciences natu- relles. Le comité annuel, présidé avec la plus grande compétence par M. le D' A. Pioda, secondé lui-même par M. le prof. G. Mariani comme vice-président et par MM. R. Natoli et C. Orelli comme secrétaires, n'avait rien négligé pour assurer la réussite la plus parfaite de cette session, et les participants ne sauraient leur être assez reconnaissants d’avoir su préparer une réception aussi hospitalière et aussi cordiale. La municipalité de la ville, avec son syndic M. Balli, et la population pres- que toute entière avaient joint leurs efforts à ceux du comité annuel, et c’est d’une manière vraiment enthou- - siaste que la Société helvétique a été reçue par la ville de Locarno, témoin entre autres l’illumination féerique et le concert qui ont clôturé la journée du 4 septembre. Locarno se prétait d’ailleurs admirablement bien à SOCIÉTÉ HELVETIQUE une réunion de ce genre, et la beauté des environs était bien faite pour charmer les heures de loisir d’une séance à l’autre. La course en bateau jusqu’à Pallanza, la visite des jardins Rovelli et le retour par Baveno et les iles Borromées ont laissé à tous un souvenir inou- bliable. De même les courses de sections à -Brissago, à Ascona ou à la Madonna del Sasso ont vivement inté- ressé ceux qui y ont pris part. L'Assemblée générale du 3 septembre a ouvert la session : le discours d’ouverture a été prononcé par M. le D" Pioda, président annuel; on y a entendu éga- lement, outre les rapports des commissions, des confé- rences de M. le prof. Fischer, de Berne, sur la biologie des champignons parasites et de M. Merz, inspecteur forestier, sur les forêts du canton du Tessin. Les diffé- rentes sections ont eu leurs séances particulières le 4 septembre dans la matinée ; enfin la seconde assem- blée générale a eu lieu le 5, avec des communica- tions de M. le prof. Keller, de Zurich, sur l’origine des animaux du Tessin, M. le prof. H. Dufour de Lau- sanne, sur la radiation solaire en Suisse, M. le Prof. Lang de Zurich, sur les beautés des animaux marins, M. le Prof. Weiss de Zurich sur les nouvelles propriétés magnétiques de la pyrrhotine. C’est à Winterthur, sous la présidence de M. le prof. Weber que les membres de la Société helvétique des Sciences naturellesse sont donné rendez-vous pour 1904. Nous allons maintenant rendre compte des travaux qui ont été présentés à la session de Locarno. DES SCIENCES NATURELLES. 2) Physique. Président : M. le prof. Ed. Hacewsacu-Biscuorr (Bâle). Secrétaire : M. le prof. H. VenLon (Bâle). L. de la Rive. Sur l’ellipsoide d’élasticité dans l’intérieur de la terre et les pressions tangentielles dues à la pesanteur. — H. Dufour. Opacité anormale de l’atmosphère en 1903. — F.-A. Forel. Réap- parition du cercle de Bishop. — Th. Tommasina. Expériences avec l’électroscope à aspiration d’Ebert. — A. Kleiner. Publication de J. Moser sur la théorie de Laplace. Chaleur spécifique du lithium. — E. Bourcart. L'eau des lacs alpins suisses. — A. Riggenbach. Lon- gitude de Bâle. — A. Hagenbach. Sur l'effet de Doppler dans l'étincelle électrique. — A. Hagenbach et H. Konen. Sur le spectre de lignes du sodium. — C. Soret. Indices de réfraction de la tour- maline. — H. Ziegler. Sur la vraie conception de l'énergie. Sur la nature de la pesanteur. — H. Dufour. Etat actuel de nos con- naissances sur l’insolation en Suisse. — P. Weiss. Les nouvelles propriétés magnétiques de la pyrrhothine. M. L. pe LA Rive (Genève). Sur l’ellipsoide d'élas- hoité dans l’intérieur de la terre el les pressions tan- gentielles dues à la pesanteur. Lamé a donné la solution des équations d'équilibre élastique d’une croûte planétaire‘. Il suppose les deux surfaces des rayons r, et r, soumises à des pressions P,et P,, r, étant la surface intérieure. Pour une épais- seur e de la couche, petite par rapport à r,, l’expres- sion des pressions se simplifie et les pressions latérales s’obtiennent par Diver À Ke F, a PR [Pı == Pi + Ke] et F, D Aer ‘ Elasticité des corps solides, p. 214. 6 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE où K est le poids de l’unité de volume. En général P, pression atmosphérique peut être considéré comme nul et P, a une valeur qui dépend de l'hypothèse sur la réaction du noyau sphérique sur la surface intérieure de la couche. La valeur de F, fait voir que si P, diffère notablement de Ke, c’est-à-dire que si la pression sur la surface intérieure est notablement plus faible que Je poids de la couche elle-même, la pression latérale prend \ OPA: 71 une très grande valeur à cause du facteur 2, C6 qui s’explique, puisque la couche doit supporter une partie du poids comme le fait une voûte. En traitant le même problème pour le cas d’une sphère solide pleine, on trouve pour P et F des ex- pressions qui, supposant pour simplifier À — 2p, donnent Po = — 0,8. Ke Fi = — 0,1. Kn d’où pour une valeur de e de 10 kil. o = 2000 atmosphères Fi = 150 mille atmosphères. Rappelons que le physicien américain Dawson a réussi, en soumettant le marbre à des pressions s’ele- vant Jusqu'à plus de 15 mille atmosphères à lui donner une sorte de ductibilité constatée par la déformation de cylindres. D’autre part ce qui distingue un solide d’un liquide dans ses propriétés élastiques, c’est l’exis- tence des pressions tangentielles tendant à faire glisser un element plan sur l'élément plan parallele voisin. Il est donc vraisemblable que lorsqu'un solide acquiert par le fait d’une pression considérable des propriétés de ductilité analogues à celles d’un liquide, ce sont les forces tangentielles dont l’effort est le premier à donner lieu DES SCIENCES NATURELLES. Ù à un flux de la substance. L’ellipsoide d’élasticité est, dans le cas actuel, de révolution et les axes sont P et F. Pour obtenir la force élastique correspondant à un plan orienté d’une manière quelconque, on sait qu'il faut considérer l’ellipsoide dont les axes sont respecti- vement y/p et yF, et que le plan tangent à cet ellip- soide mené par le point de contact du rayon vecteur représentant une force élastique quelconque est le plan sur lequel elle s’exerce. Dans le cas actuel, il suffit de considérer les deux ellipses méridiennes et on obtient la force tangentielle en projetant le rayon vecteur sur la tangente. En cherchant la valeur maxima de cette pro- Jection lorsque la tangente prend toutes les directions possibles, on trouve qu’elle correspond à une inclinai- son de quarante-cinq degrés. Il en résulte que quelle que soit la valeur relative de P et de F, la plus grande force tangentielle s’exerce dans le plan tangent au cône de 45 autour de la verticale. En outre sa valeur est BE 9 dal D'après ce qui précède, il est à présumer que s’il y a déchirure de la matière, le flux a lieu suivant les arrêtes de ce cône. M. Henri Durour (Lausanne), attire l’attention de la Société sur divers phénomènes qui indiquent en 1903 une opacité anormale de l’atmosphère. Ces phé- nomenes sont : 1° la diminution de l'intensité du rayon- nement solaire constatée depuis le mois de décembre 1902, et dont les valeurs mensuelles sont actuellement : Déc. Janv. Fév. Mars Avril Mai Juin Juill. Août 1896-1902 : 0.75 0.79 0.85 0.90 0.91 0.86 0.85 0.86 0.88 1902-1903 0.64 0.68 0.72 0.73 0.755 0.79 0.77 0.795 0.81 8 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE Les différences entre les valeurs moyennes et celles de l’année 1903 vont en diminuant, mais elles ont tou- jours été dans le même sens depuis le mois de decem- bre; 2° la diminution de transparence optique cons- tatée par certaines observations astronomiques, telles que l’inversion des raies des protubérances solaires, fait signalé par M. Wolfer à Zurich; 3° la diminution de l’intensité de la polarisation du ciel à 90° du soleil observée en Espagne et à Lausanne au moyen du pho- topolarimêtre de M. Cornu; 4° le déplacement du point neutre d’Arago et de Babinet signalé par M. Busch qui a observé aussi le cercle de Bishop depuis le mois de novembre 1902. Ce cercle a été observé en Suisse pour la premiere fois par M. Forel en août 1903. Des mesures angulaires faites plusieurs fois permettent de fixer ses dimensions à 22-23° environ pour le diamétre de la partie extérieure. Tous ces phénomènes sont semblables à ceux obser- vés en 1883 après l’éruption de Krakatoa et on est conduit naturellement à en chercher l’origine en 1903 dans les éruptions volcaniques de mai à août 1902 aux Petites Antilles (Montagne Pelée). L’opacité de l’atmos- phère peut provenir de la condensation plus facile de la vapeur d’eau sous l'influence des poussières volca- niques légères flottantes dans l’air, qui réalisent en grand le phénomène observé par MM. Aitken, Coulier, R. Helmholtz. Malheureusement l'observateur n’a pu trouver des renseignements sur les mesures actinomé- triques de 1883 et 1884, il serait intéressant de savoir si à cette époque déjà il y a eu diminution de l'intensité du rayonnement. DES SCIENCES NATURELLES. 9 M. F.-A. Forez (Morges), a observé depuis le 4° août dernier, la réapparition du cercle de Bishop, la couronne solaire qui a été vue pour la première fois en 1883 peu aprés l’éruption du Krakatoa, et a été visible jusque dans l’été de 1886. Un nimbe blanc d’argent légèrement bleuté, immédiatement autour de l’astre, un cercle rouge cuivré, large de 10 à 20°, à partir de 8 ou 10° du soleil, tels sont les caractères du phénomène vu de la montagne, à partir de deux mille métres d’altitude; dans l’air poussiéreux de la plaine, c’est un simple voile opalin blanchätre qui entoure le soleil. On l’observe le mieux quand on peut masquer le soleil par un écran éloigné, la cime d’une monta- gne ou un nuage opaque. Sur un avis lancé dans les journaux, M. Forel a recu des observations du phénomène antérieures aux sien- nes. M. C. Bührer, à Clarens, dans l’automne de 1902; D' Busch, à Arnsberg, le 19 novembre 1902, les 21 et 22 mars 1903. D" J. Maurer, à Zurich, janvier, 27 et 28 mars, 7 et 9 juin, fin de juillet 1905; divers observateurs, D' M. Arnold, Lucerne, D' Albrecht, a Frauenfeld, C. Bührer à Clarens, F.-A. Forel, en Al- sace, l’ont observé le 26 juillet 1903. Depuis le 1° août, M. Forel l’a constaté tous les jours, soit de la plaine, soit de la montagne, à plus de 2000 m. d’alti- tude : six Jours sur Finhauts, Naye, Pilate, Gothard; son observation a été confirmée par celle de très nom- breux alpinistes qui ont admiré le phénoméne. Il sem- ble être actuellement d’observation continue, tandis que les feux crépusculaires anormaux de l’année der- niere et de cette année sont d’apparition interrompue. Tous ces phénoménes. feux crépusculaires et cercle 10 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE de Bishop, doivent être attribués à des cendres volca- niques impalpables lancées dans la haute atmosphère par le volcan de la Martinique en mai 1902. La conti- nuité actuelle de lapparition du cerele de Bishop per- met d'admettre l’existence d’un anneau continu de ces poussières, entourant la terre dans les couches de l’at- mosphère plus élevées que la région des nuages et des pluies. M. Forel en recommande l’observation aux météo- rologistes de la plaine, et surtout à ceux de la monta- gne, aux alpinistes et aux aéronautes. Ed. Sarasin, Th. Tommasına et F.-J. MicHeLi (Ge- neve). Résumé de quelques expériences faites à l’aide de l’électroscope à aspirateur d’ Ebert. M. Th. Tommasına communique les résultats de ces expériences. Comme elles sont toutes récentes, les auteurs n’ont pas eu le temps de vérifier dans la litté- rature du sujet si leurs constatations avaient déjà été signalées par d’autres physiciens. Quelques-unes ce- pendant ont été faites par M. Ebert lui-même, ou, avec un dispositif différent, par MM. Elster et Geitel et d’au- tres. D'ailleurs, dans le cas particulier, comme le sujet est loin d’étre élucidé, une nouvelle constatation des faits ne semble pas inutile. 1. Les premières expériences ont porté sur l’in- fluence qu’a le chlorure de baryum radioactif sur la vi- tesse de décharge de l’électroscope. La substance radio- active était contenue dans un tube de verre enfermé lui- même dans un tube de plomb. Des mesures ont été faites avec le tube de plomb isolé, neutre ou électrisé, ou en le reliant soit à l’un des pôles d’une pile sèche de DES SCIENCES NATURELLES. 11 200 volts, soit à la terre. Dans tous les cas. l’effet sur la décharge de l’électroscope a été sensiblement le même, ce qui semblerait prouver que la partie du rayonnement du radium qui traverse le verre et le plomb ne transporte aucune charge électrique propre, et qu'en outre il n’en acquiert pas en traversant un corps électrisé. Il produit cependant une modification qui augmente beaucoup la conductibilité de l’air — la décharge de l’électroscope étant cinq à six fois plus ra- pide — modification qui est entraînée par l’aspirateur. 2. D'autres expériences ont été faites avec la sub- stance des capuchons Auer: il en résulte que l'émission radioactive du capuchon Auer qui traverse le verre est sans influence sur la conductibilité de l'air, la partie du rayonnement au contraire qui ne traverse pas le verre a un effet très intense lorsque la lampe n’a pas été allumée depuis longtemps. Cet effet est très faible lorsque le capuchon est en incandescence ; il reprend peu à peu son intensité à mesure que celui-ci se refroidit, et la retrouve toute entière au bout de plusieurs jours. 3. Un morceau de soufre ou de paraffine légèrement frottée avec le doigt, une sphère métallique suspendue par un fil de soie et faiblement électrisée, arrêtent com- plétement la décharge de l’électroscope lorsqu'on les place à quelques centimètres de l'aspirateur. Ce phéno- mene se produit avec tous les corps legerement élec- trisés, quel que soit le signe de la charge de l’électros- cope et même en présence de substances radioactives ou de rayons de Röntgen ; on peut l’expliquer en suppo- sant que les corps électrisés attirant les ions de signe contraire, et repoussant les ions de même signe, il n’y a plus de ions qui soient aspirés, et la décharge s'arrête. 42 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE 4. Si l’on électrise une couche de paraffine recou- vrant l’intérieur d’un tube en verre emboîté dans celui de l’aspirateur, lorsque les charges sont de même signe, l’on a encore le phénomène d’arrêt ; mais si les charges sont de signe contraire, la décharge est fortement accé- lérée, ce qui montre la production d’une condensation des charges de même signe que celle de la paraffine suivant la ligne axiale, et leur entrainement par l’air aspiré. 5. Un fil métallique disposé comme une antenne de radiotélégraphie, émettant un flux périodique mais unipolaire, produit non seulement la décharge rapide de l’électroscope d’Ebert lorsqu'il est de signe con- traire, mais si l’action continue après la décharge com- pléte de l’electroscope, celui-ci se recharge rapidement de même signe que l'antenne. 6. L'action prolongée du flux périodique unipolaire, quel que soit son signe, produit une forte diminution de la conductibilité électrique de l’air de la salle. 7. Les rayons X, au contraire, ne modifient la con- ductibilité électrique de l’air que pendant leur action ; immédiatement après, cette conductibilité a toujours été reconnue identique à celle qui existait précédem- ment. La modification produite par les rayons X est donc instable et ne peut subsister qu’avec l’aide de ce rayonnement, ce qui montre l’existence d’une relation mécanique entre les deux modifications. 8. Un pouvoir radioactif assez intense a été acquis par le drap de laine utilisé pour la production des charges statiques, de même que par de la paraffine qui se trouvait depuis quelques semaines dans la même armoire où l’on renfermait toujours le bec Auer. 9. Les études des inftuences météorologiques sur la DES SCIENCES NATURELLES. 13 ionisation de l’air n’ayant pas donné des résultats con- cluants, ces recherches seront continuées. M. le prof. A. KLEINER (Zurich) rend compte en quel- ques mots d’une publication de M. J. Mooser, à Saint- Gall, dans laquelle l’auteur, en se basant sur la théorie de Kant et Laplace de la formation du système solaire, en déduit la loi des distances de Titius, en partant du principe de la conservation de l’énergie. Le fait qu’il est possible de faire une interpolation mécanique d’une loi purement empirique, est tout à l’appui de la grande hypothèse de Laplace. M. le prof. KLeINER (Zurich) expose quelques don- nées sur la chaleur spécifique du lithium ; il est à re- marquer que malgré son poids atomique faible, sa chaleur atomique, au contraire du carbone, du silicium et du bore, atteint une grande valeur même à tempé- rature ordinaire, et pourtant cette chaleur atomique croît rapidement avec la température ; à 100° la cha- leur spécifique du lithium dépasse déjà celle de l’eau. M. E. Bourcart. L'eau des lacs alpins suisses. Cette thèse entreprise par M. E. Bourcart sous la direction du professeur L. Duparc, à Genève, sur l’eau et la vase des lacs alpins suisses, a démontré la grande diversité dans la composition de l’eau de ces lacs qui, à ce point de vue, diffèrent essentiellement des lacs de la plaine. Présentement, les recherches ont porté sur les lacs Tanay, Champey, Noir, Amsoldingen, Laue- nen, Arnen, Oschinen, Bleu et elles continuent sur le reste des principaux lacs alpins suisses. Le tableau sui- vant donnera les résultats obtenus pour l’eau des huit premiers lacs. 00T 10° 106 | 0% IT 860 0) S%6 wm | — | 97 | GT |sooen22y 809 | 680 | 100 Ian (gog nolg 098 [061 (09 | 0° A |ISFO| 089 |8°6 | 9 | 8°0 | 9% |seoeu) 6% [me | S09ea)| soouuy 0% [782 ||: uourgoso 065 0er 109 | 0%} MA |ES60| mes joe | — | £'e | 97 | 680 (s'e (‘IL | evo | 200 (Sw (sti: uouay 0% 1027 [090 | # | IIA 9980 809 (e'eor] eo | E° | gr |sooenlg'er e‘err| ge‘o | 200 ze (£°90g|| ‘‘uouone GI 08 0er | 1% X 10990! ser (ne | s'e | 8% | m'a sense (26 | 170 | 600 |0‘9 |4'Toz||uasupjoswy r CE | 6 sooen [For Io'Trn| ga | 20°0 [647 \&ozall' on r GG (GTI | gx XI \ezeo 0m Ze | Sa | TE | Er |soeulo‘o lez | 680 | 90°0 [6° [659€ |’ xedureyg r SOCIETE HELVETIQUE —, (= = = = = Sa =, 20 > SS SS 20, 20 o) 20, 70 o ©) GI DS 69 |0°ST 106 | 0% | ITA |SE6°0| 001 [86 | 640 | vr | ar |.rr'o ae ge | 960 | ro log (64811: :**Aoueg, "Ill i SRE INIT] DI DI (I CR 0) Se COS eee] CSS. en forte) e Men mi dl à: = toll ce g 3 Bale [85.59 ) 8 9 48 | 1990 SE 5? 5 Le) TE B el 3 El pa QUIWO9 ° 998 a (nd r US) GO ju3e| © [3358| 35 ouudx) ‘OS | 10 | own | OM | oum |o3m| ovo | sorv | sowa (1018 npisogil OI NP WON eBS| A 2,25 ER Zafr| ‘573 |Quiquioo D OS (a Kal Du Ei te H| 8 œ À De o ou 09 (Dar ued ‘ASTILEUT uo sowrıdxo) : SUSA "TFTYVNYV sua SLVLIASHU 14 DES SCIENCES NATURELLES. 15 M. A. RIGGENBACH (Bâle). Détermination de la longi- tude de Bâle. La longitude de la lunette méridienne de l’Observa- toire du Bernoullianum à Bâle n’avait été déterminée jusqu’à présent que par la géodésie, en comprenant l'observatoire dans le réseau de la triangulation suisse. L’on obtint : Bâle M. C. 0".345.08 est de Berne. Grâce à l’obligeance de M. le prof. Becker, directéur de l’observatoire de l’Université de Strasbourg, il a été possible à l’auteur de déterminer la différence astrono- mique entre Bâle et Strasbourg, au moyen de chrono- métres, pendant une excursion avec des étudiants, le 9 mai 1903. Trois chronomètres furent emportés, deux chronometres de marine et un chronometre de bord. Ils proviennent tous de la maison Paul-D. Nardin, au Locle. L’un des chronometres de marine est réglé sur le temps moyen, l’autre, ainsi que le chronometre de bord, sur le temps sidéral; les deux derniers sont munis d’un système enregistreur électrique. Les chro- nomètres furent contrôlés tous les jours pendant deux semaines : l’écart moyen de la marche quotidienne sur la marche moyenne de toute cette période est compris entre + 05.24 et + 0.27 pour les trois instruments. A Bâle, juste avant le départ et à Strasbourg juste après l’arrivée, ils furent comparés à la pendule astronomi- que soit par l’auteur lui-même, soit par M. Th. Niet- hammer, ingénieur de la Commission géodésique suisse qui constatérent que le chronomètre réglé sur le temps moyen et le chronométre de bord avaient subi pen- dant le voyäge une accélération de leur marche quoti- dienne de 05,15 et 0.56; le chronomètre réglé sur le temps sidéral avait subi un retard de 05.36; au con- 16 SOCIÉTÉ HELVETIQUE traire, pendant la demi-journée qui suivit le voyage, les variations furent en sens contraire de 0°.17, 05.66 et 0°.07 par jour. Comme il s'était écoulé un laps de temps presque égal entre les contrôles correspondants à Strasbourg et à Bâle à l’aller et au retour, les valeurs adoptées de la marche s’éliminent presque complete- ment dans le résultat final. En tenant compte des équations personnelles des deux observateurs ainsi que des équations des chrono- graphes, l’on obtient pour la longitude ouest de Bâle en prenant la valeur moyenne entre l’aller et le retour : Observateurs R. N. Moyenne Chronomètre de marine (temps moyen) 455.15 455.13 458.14 Chronomètre de marine (temps sidéral) 455.09 457.05 455.07 Chronometre (de bord Er 455.25 455.20 455.22 Moyenne générale.......... 458.14 d’où l’on conclut en supposant pour Strasbourg 22”.305.28 longitude ouest de Berlin et pour Berne 23m.49°.25 » » » Bâle 0%.33°.83 » est de Berne Par conséquent, la différence entre la longitude astro- nomique et la longitude géodésique est de — 0°.25. A. HaGenBacH (Bonn). Sur l’effet de Doppler dans l’étincelle électrique. En désignant par v la vitesse de la lumière, par a celle de l’observateur, et par b celle de la source lumineuse dans la direction suivant laquelle on observe, la lon- gueur d’onde X de la lumière devient d’après le prin- cipe de Doppler‘, = À Be. appliqué aux particules lumineuses de l’étincelle élec- . Ce principe a déjà été DES SCIENCES NATURELLES. 17 trique par MM. Schusier, Hemsalech, Schenk et Mohler. La méthode que j'ai appliquée n’a été employée qu’une fois par M. Mohler. Elle consiste à faire jaillir l’une au dessus de l’autre deux étincelles devant la fente d’un appareil spectral, de telle manière que les étincelles se dirigent contre la fente, les directions des courants étant de sens contraire. Je me suis servi comme appareil spectral d’un grand réseau concave de Rowland, de 8m. de rayon de courbure et, pour produire les étincelles, d’une bobine d’induction dans le circuit extérieur de la- quelle une ou deux bouteilles de Leyde étaient insérées. Les électrodes positives pour les deux étincelles étaient en nickel, les électrodes négatives en cuivre, en zinc ou en aluminium, pour obvier à cet inconvénient que dans une décharge oscillatoire il se détache des particules lumineuses de chacun des deux pôles. Si ces particules vont d’une électrode à l’autre au moment de la décharge la source lumineuse possède une certaine vitesse dans la direction dans laquelle on observe, et les deux spec- tres dùs aux deux étincelles doivent être déplacés l’un par rapport à l’autre. Pour effectuer les mesures, j'ai fait deux épreuves photographiques consécutives en ne changeant entre les deux épreuves que le sens du courant; avec chaque épreuve j'ai photographié le spectre du fer pour servir de spectre de comparaison. J’ai mesuré ensuite Îles plaques à la machine à diviser. Le déplacement double des raies spectrales, mesuré sur huit plaques n’est que de 0,0070 unités Angström, ce qui correspond seulement à une vitesse de moins de 250 mètres par seconde. Cette valeur est si petite qu’elle peut être entièrement düe aux sources d'erreur prove- 9 a 18 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE pant d’une longue exposition (variations de la tempé- rature, manque de netteté de l’un des bords des raies, etc.). Il faut en conclure que la vitesse des particules lumineuses auxquelles sont dues les raies spectrales est trop petite pour pouvoir être mesurée; elle est en moyenne au-dessous de 250 m.Ce résultat est d’ailleurs en contradiction avec ceux des quelques auteurs pré- cités. Il est probable que les vapeurs métalliques ne lui- sent pas seulement pendant leur passage d’une électrode à l’autre, mais que, par suite des oscillations électriques, elles luisent sur tont le trajet parcouru par l’étincelle et ne possédent qu’une faible vitesse. A. HAGENBACH et H. Konen (Bonn). Sur le spectre de lignes du sodium. M. Lenard a découvert récemment, en faisant des recherches sur la lumière de l’arc électrique par la mé- thode de l’observation des protubérances, une série de raies, qui bien que provenant du sodium, ne se ratta- chent pas aux trois séries connues. Comme nous nous occupons en ce moment de la publication d’un ouvrage général sur les spectres, nous avons fait plusieurs épreuves du spectre du sodium, en variant les condi- tions, et avons été à même de reconnaître que sur les photographies les raies sont doubles. En mesurant les photographies faites au moyen d’un petit réseau de Rowland concave, nous avons trouvé d’abord les trois doublets : 5531,77 4913,5 4633.1 5527.14 4910.14 4620,4 En combinant ces six lignes en deux séries n= 24376 — 100278 r_2 — 7840 7-4 n = 24408 — 101092 7-2 — 560 7-4 DES SCIENCES NATURELLES. 19 où r — 4, 5 et 6, on trouve pour r = 7 la longueur 4478 d’onde x: Ce qui concorde bien avec la longueur 4475 > d’onde 447 donnée par M. Lenard. En calculant les différences de vibrations entre deux lignes des nouveaux doublets on trouve des valeurs qui concordent à peu prés avec les différences des séries secondaires connues. De même la premiere constante dans la formule de la série, est à peu près identique à la constante corres pondante des autres séries secondaires, ce qui veut dire que cette série a sa fin à la même place. ER 4976,1 Nous avons mesuré encore le doublet 1973, o ainsi que la raie très peu nette 4660 qu’on pourrait probable- ment réunir en une série avec le doublet estompé 56179,9 5670,4 du côté du violet (et déjà mesuré par MM. Kayser et Runge). Nous n'avons pas trouvé les autres raies men- tionnées par M. Lenard. Il semble ainsi probable que le spectre du sodium présente six séries. M. le prof. C . SORET (Genève) communique quelques mesures d'indices de réfraction, faites sur deux lames ‘de tourmaline, l’une noire et normale à l’axe, l’autre verte et parallèle à l'axe, dans le but d’y rechercher les grosses anomalies annoncées il y a quelques mois par M. Viola. Cet auteur a trouvé par exemple dans plusieurs cristaux des différences de 10 à 15 unités de la 4"° décimale entre les indices du rayon ordinaire dans différentes directions d’un même cristal. Dans les cristaux que M. Soret a examinés, comme dans ceux que M. Wülfing a décrits récemment, il n’y a pas de LEA 20 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE variations pareilles; les anomalies, si elles existent en quelques points du cristal, sont à la limite de la préci- sion des observations et ne dépassent pas une unité de la quatrième décimale. Les mesures, assez multipliées, ont été faites principalement au réfractomètre d’Abbe ; on a pris toutes les précautions possibles pour rendre comparables les observations faites dans différents azi- muts et pour éliminer les erreurs qui pourraient pro- venir d’une taille défectueuse de la demi-boule. : M. ZIEGLER (Winterthur), expose ses vues sur la vraie conception de l'énergie et traite dans une seconde communication de la nature de la pesanteur. Nous n'avons pas recu de résumé de l’auteur pour ces deux communications, qui, par leur nature même, ne se prêtent pas du reste a une analyse succincte. Dans la deuxième assemblée générale, M. Henri Durour fait un exposé de l’état actuel de nos connais- sances sur l’insolation en Suisse, et présente les résul- tats de dix années d'observations sous la forme de gra- phiques. On peut distinguer trois types principaux de climats solaires dans notre pays : 1° celui de la plaine et du plateau au nord des Alpes; 2° celui du sud des Alpes et 3° le type d’altitude. Les stations du nord des Alpes ont des caractères communs, l’insolation à Bâle, Berne, Zurich et Lausanne varie de 42 à 47 °/, du maximum possible ; dans toutes ces localités il y a un minimum secondaire en mai, les maxima sont au printemps et en août. A ja station de Lugano, type du sud des Alpes, l’insolation s’eleve à 59 °/,, les maxima sont en février et juillet, et les mi-_ DES SCIENCES NATURELLES. 21 nima en novembre et mai. Cette insolation relative est trés élevée, plus que celle des villes de la Lombardie. Le type alpin est représenté par Davos et par le Santis à 2500 mètres; à Davos l’insolation s'élève à 54 °/,, les maxima sont en août et février, les minima en mai et en janvier, l’insolation d’hiver surpasse un peu celle de l’été. Au Santis l’effet de l'altitude se fait sentir par une insolation notablement plus forte en hiver, 45 °/,, qu’en été, 40 °/,, la valeur moyenne de 42 °/, est faible, malgré l'altitude de la station, à cause de l’effet des nuages en été qui enveloppent souvent le sommet, la pureté des jours d’hiver ne compense pas leur brievete. L’auteur présente en outre un graphique montrant pour une station, Lausanne, la variation annuelle de l’insolation par périodes de cinq jours (pentades). On reconnaît dans cette courbe des anomalies positives et négatives comme celles signalées par M. E. Plantamour dans son beau travail sur le climat de Genève. Enfin l’auteur indique les résultats généraux des observations actinométriques faites avec M. Bührer à Clarens et à Lausanne, qui fixent de 0,8 à 0,9 calories gramme degré par centimètre carré l’intensité du rayonnement solaire en plaine sous nos latitudes, les chiffres supé- rieurs à 4 cal. étant exceptionnels. A la seconde assemblée générale, M. Pierre Weıss, professeur au Polytechnicum de Zurich, fait une com- munication sur les nouvelles propriélés magnétiques de la pyrrhotine. Les lois de l’aimantation des corps faiblement ma- gnétiques sont très simples, elles se réduisent, en 19 29 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE effet, pour les substances isotropes à la proportionnalité de l’aimantation au champ et pour les cristaux à la loi de l’ellipsoide. Les corps fortement magnétiques ou ferro-magnétiques, au contraire, obéissent à des lois plus complexes et les propriétés des deux cristaux fer- romagnétiques que nous trouvons dans la nature, la magnétite cristallisée dans le système cubique et la pyrrhotine d'apparence hexagonale étaient encore abso- lument inconnues il y a quelques années. Rappelant des mesures qu’il a faites il ya une di- zaine d'années, M. Weiss montre, en répétant devant la Société des expériences sur l'orientation de divers disques de magnétite dans le champ d’un aimant per- manent, que la théorie de l’ellipsoïde est insuffisante pour les corps fortement magnétiques. Cet ellipsoide, qui pour la magnétite cubique deviendrait une sphère, doit être remplacé par une surface plus compliquée, une sorte de cube à faces creuses et à arêtes arrondies. La pyrrhotine, ou pyrite magnétique, possède une originalité de propriétés encore plus grande que la ma- gnétite. Elle est absolument réfractaire à toute aiman- tation perpendiculaire au plan de base du prisme hexa- gonal. L’aimantation sera donc toujours contenue dans ce plan que l’on pourra appeler à bon droit « plan ma- gnétique » de la substance. La propriété du plan magnétique est rendue visible pour tout l’auditoire au moyen d’un appareil dans lequel une petite sphère de pyrrhotine peut être ap- prochée du pôle d’un aimant, son plan magnétique étant perpendiculaire ou parallèle aux lignes de force du champ. Dans le premier cas il ne se manifeste aucune attraction même au contact, dans le second l’aimant attire la sphère à quatre centimètres de distance. DES SCIENCES NATURELLES. 23 Ce point établi, il était indiqué de rechercher les pro- priétés dans le plan magnétique. Les mesures magnéti- ques ont montré que tout cristal de pyrrhotine doit être considéré comme un empilement de cristaux élémen- taires plus simples, doués, tout au plus, de la symétrie orthorombique. Ces éléments forment trois groupes associés de manière à faire entre eux des angles de 120°, mais l'importance relative des trois groupes est variable d’un échantillon à l’autre. En subdivisant des cristaux, il a été possible d'obtenir un fragment dans lequel une direction est représentée par 97 °/, de la matière l’une des deux autres par 3 °/, seulement, au- cune partie de la substance ne possédant la troisième orientation. L'existence indépendante de l'élément simple est done démontrée. Un appareil de démonstration donne, ici encore, un moyen d'observation direct de cette association des trois groupes de cristaux élémentaires dans des disques de pyrrhotine. Il serait prématuré de décrire déjà les propriétés du cristal élémentaire lui-même. Elles sont actuellement à l’étude, mais il est permis de dire qu’elles se présen- tent dès maintenant de manière à justifier toutes les espérances sur le parti que l’on pourra en tirer pour l'explication des propriétés des corps ferromagnetiques usuels, tels que le fer et les aciers que l’on traite sou- vent comme s’ils étaient isotropes et qui sont, au moins dans la plupart des cas, des enchevêtrements de cris- taux. dd a EI 24 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Chimie. (Séance de la Société suisse de Chimie) Président : M. le prof. Ed. Scxarr (Strasbourg). Secrétaire : M. le prof. H. Rupe (Bâle). Election du comité. — A. Haller. Influence de la double liaison sur le pouvoir rotatoire. — G. Bertoni. Analyse des eaux de la Ma- remme (Toscane). Produit de condensation du furfurol avec l’acide hippurique. — Schumacher-Kopp. Cas d’empoisonnement du bétail. Ovarum de Reinhardt. — Ed. Schær. Exaltation du pouvoir oxy- dant par les substances alcalines, — E. Noelting. Hydrazone de la sulfocyanacétone. Composé diazoaminé dérivant de la p-phénylène- diamine. — F. Fichter. Constantes d’affinité des acides non satu- rés. — H. Rupe. Colorants de la série azométhinique. Dérivés asymétriques de la phénylhydrazine. Semicarbazone de la citro- nellidène-acétone. La Société suisse de Chimie nomme son comité pour une période de deux ans. Il est composé comme suit : Prof. Billeter (Neuchàtel), président; prof. A. Pictet (Genève), vice-président ; prof. H. Rupe (Bâle), secré- taire. M. le prof. A. HALLER (Paris) parle de l'influence de la double liaison sur le pouvoir rotatoire. Il rappelle qu'il a observé, il y a une douzaine d’années, que les combinaisons que forme le camphre avec les aldéhydes aromatiques, et auxquelles il attribue la formule sui- vante : jouissaient de la propriété d’avoir un pouvoir rotatoire DES SCIENCES NATURELLES. 25 [x], considérable, allant jusqu’à 10 fois celui du cam- phre lui-même, soit [æl = = 42° pour les camphres, [e]lo = + 420° pour les benzylidene-camphres. Le pouvoir rotatoire de ces singuliers dérivés étant beaucoup diminué par leur réduction en alcoyl-cam- phres CH. CH,.R Cu CO réduction qui a pour effet la suppression de la double liaison fixée sur le noyau, M. Haller en a conclu que cette exaltation de la rotation était due à cette double liaison. Des essais effectués sur d’autres molécules actives ont conduit aux mêmes résultats. C’est ainsi que la méthyleyclohexanone (x, = 12°.24 pour {= 100 mm.) fournit avec les aldéhydes ben- zoique, anisique, cuminique, des combinaisons qui ont respectivement les pouvoirs rotatoires suivants : benzylidene-methylhexanone [« |, = — 152° anisylidéne-méthylhexanone » = — 225 cuminylidene-methylhexanone » = — 165° La menthone a également fourni à M. Martine avec l’aldéhyde benzoique deux benzylidène-menthones iso- mériques qui ont les pouvoirs rotatoires [a], = —183°5 et — 258°.5, alors que la menthone posséde le p. r. & = — 28° pour { — 100 mm. Dans toutes ces molé- cules, la double liaison se trouve fixée sur le noyau même qui renferme l’atome de carbone asymétrique. D’autres corps, notamment l'acide shikimique de M. Eykmann, le méthylène-camphre de M. Minguin, le formylcamphre et la plupart de ses éthers et de ses 26 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE anilides (Claisen), l’isonitrosocamphre, les carbures non saturés dérivés des méthyleyclopentane et méthyl- cyclohexane actifs de M. Zelinsky, montrent également une exagération du pouvoir rotatoire du fait de la pré- sence de doubles liaisons dans le noyau cyclique ren- fermant le carbone asymétrique. L'auteur s’est ensuite occupé de l’influence que pourrait exercer sur le pouvoir rotatoire d’une molé- cule active la fixation de radicaux non saturés, comme l’aliyle, effectuée de telle sorte que la double liaison se trouve en dehors du noyau renfermant le carbone asymétrique. Les éthers allylcamphocarbonique et allyl- methyleyclopentanone-carbonique se trouvent dans ce cas. Leur pouvoir rotatoire, comparé à celui des éthers propyliques correspondants, est plus élevé, comme le montre le tableau suivant : allylcamphocarbonate de méthyle [x], = + 62°. propylcamphocarbonate de méthyle [a], = + 52°34 x-allyl-è-méthyl-B-cyclopentanone-carbonate de mé- thyle an = "lo 62°.5% a-n. propyl-5-methyl-ß-cyelopentanone-carbonate de méthyle a, = + 51°.8. D’autres molécules de ce genre sont à l'étude, en particulier l’allylcamphre et les allylméthylcyclopenta- none et hexanone. Les éthers sels à acides non saturés des alcools actifs constituent une autre catégorie de combinaisons dans lesquelles cette influence de la double liaison se manifeste sur le pouvoir rotatoire de la molécule. Si l’on compare, par exemple, le pouvoir rotatoire pris en solution acétonique, des deux anhydrides sui- vants étudiés par M. Freundler : DES SCIENCES NATURELLES. 27 anhydride diphénylacétyltartriqne [a], = + 60°.8. anhydride dicinnamyltartrique [x], = + 203°.2. on ne peut manquer d’être frappé de la différence énorme qui existe entre ces nombres. M. Rupe, en étudiant divers éthers du menthol, a également observé de notables différences dans les pouvoirs rotatoires de ces molécules, suivant que les acides étaient saturés ou non, et aussi suivant la dis- tance qui sépare la double liaison de la partie active de la molécule. M. Haller se propose de poursuivre l’étude de ces phénomènes et de multiplier les exemples. M. le D" G. Bertoni (Livourne) présente les résultats de ses analyses d’eaua thermales provenant des ter- rains volcaniques de la Maremme dans le nord de la Toscane. Il a trouvé dans ces eaux de notables quan- tités de strontiane et de baryte, et fait ressortir l’im- portance de ce fait au point de vue géologique. M. Bertoni décrit ensuite un corps de la formule C,,H,NO,, qu'il a obtenu par condensation du furfurol avec l’acide hippurique, et auquel il attribue la consti- tution suivante : Ce corps serait ainsi la lactimide de l'acide benzami- nofurfuracrylique. M. le D" SchumacHer-Kopp (Lucerne) cite un cas d’empoisonnement du bétail, survenu à Alt-Büron, 28 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE canton de Lucerne, et causé, d’après ses observations, par la présence de l’Epichloë typhina dans le fourrage. Il présente ensuite un fragment d’un tuyau en fonte ayant servi à la canalisation de l’eau dans les ateliers du chemin de fer du Gothard à Bellinzona, et portant de curieuses incrustations. Il fait enfin une démonstration critique de l’Ovarum de Reinhardt, appareil destiné à reconnaître l’âge des œufs. Une longue série d’essais l’a convaincu que cet appareil permet bien de distinguer les œufs frais de ceux qui ont huit jours, mais qu'il ne peut servir à recon- naître les différences d’àge subséquentes, ainsi que le prétend le prospectus. / M. le prof. Ed. Scxær (Strasbourg) parle de l’exal- talion du pouvoir oxydant par les substances alcalines. Parmi les corps qui possèdent cette faculté d’exalter le pouvoir de certains agents oxydants, les corps de nature alcaline présentent un intérêt particulier, parce qu’ils jouent leur rôle dans beaucoup de réactions chimi- ques, ainsi que dans divers procédés de la chimie indus- trieile. L'auteur a déjà signalé l’action que nombre de corps basiques, minéraux et organiques, exercent sur le pouvoir oxydant des sels ferriques, cupriques, mer- curiques, des sels d’argent et d’or, etc. Il insiste sur ce fait que les composés minéraux qui possédent la réac- tion alcaline la plus forte, et les substances organiques diverses qui n’ont qu’une réaction alcaline trés faible. se comportent, dans tous ces cas, absolument de même. Comme exemple de l’exaltation du pouvoir oxydant des sels métalliques par les alcalis, M. Schær cite la DES SCIENCES NATURELLES. 29 modification spontanée que subit la liqueur de Fehling, et qui repose sur une transformation lente mais conti- nue de l’acide tartrique contenu dans la solution. M, le prof. E. Narrıng (Mulhouse), a obtenu, en col- laboration avec M. Wolf, une hydrazone de la formule Er 600.0 NINE CH. NO. $- cn en faisant réagir le p-nitrodiazobenzène sur la sulfo- cyanacétone. Il n’y a pas ici transformation de cette dernière en méthyloxythiazol. M. Neelting a de plus constaté, avec M. Merkel, que l’acétyl-p-phénylène-diamine se laisse nettement copu- ler avec les diazoïques, en donnant des composés dia- zoaminés, par exemple : CH, - CO - NH-C,H,-NH-N=N -C,H, - NO, M. le prof. F. Ficuter (Bâle) s’occupe des constantes d’affinite des acides non saturés. Les mesures de con- ductibilité électrique des acides montrent que la cons- tante de dissociation s’accroit en général par l’intro- duction de doubles liaisons dans leur molécule: on devrait donc s’attendre à ce que cet accroissement soit d'autant plus grand que la double liaison est plus rap- prochée du carboxyle. Tel n’est point le cas; les acides non saturés aß sont plus faibles que les By. Lorsque la double liaison est encore plus éloignée, soit en yò ou de, la constante de dissociation reprend alors sa décrois- sance normale. L'auteur avait déjà observé ce fait chez les acides penténique et hexenique'. Il l’a retrouvé chez les acides 1 Verhandlungen der Naturf. Ges. Basel 16. 245 (1903). 30 . SOCIÉTÉ HELVETIQUE a-méthylpenténiques, qui ont donné les chiffres sui- vants (d’après les mesures de MM. E. Rudin et G. Füeg): Acide a-méthyl-a5-penténique i CH a CH, - CH, - CH-C