"e" Phe val Si zw TNT (A VIA ra. * LS Io Lo note 2 TRI ni eZ 2| m SNO E lo 92 GIS - G 2 I c OMS 2 NW ^ S AA eie S 7 = Sy È 5 E NS o CS m VON Dc z 7 m Conde S 9 Ko» "me «$2 m , ES SMITHSONIAN A NOILALILSNI NVINOSHHMWS Sa IUVUYE nu BRARI ES, SMITHSONIAN = É z E: z IESU ES A z E z RU MP Ur SNS B TE o SE Oo I UA ij O SS I Qo o u zn De p m NN m 2 E E E 2 t Y . È 5 NE 3 z 3 AE - SNI NVINOSHLINS S3ISvH8I1. «o SMITHSONIAN _ «po NOHLOLISNI NVINOSHLIWS Da o = 6 NS - o =) E: E E A 2 ANS x E e. Ro 3 x a jzWEM : D M ? < : x N [2 Gy $5 WA : x P 3 5 3 g d 2 3 2 5 g a Ee S ES SMITHSONIAN" INSTITUTION NOILNLILSNI NVINOSHLINS S3183VH8i1 LIBRARIES SMITHSONIAN = m z = "us 5 W AE 45 53 5 7 e ZA È / Gi p fi x He di E Hi z | NNI. NVINOSHIINS S3 IU NLILSNI _ NVINOSHLIWS « = 4 E: pl z4 A 7, 2 ^ 2 o 4 EX LIBRIS AIAR: = zy Pid € 5 z 1 5 ES SMITHSONIAN INSTI' William Healey Dall RARIES. SMITHSONIAN [77 5 [2 s o "e x: | A c "E Division of Mollusks c | Si S Sectional Library = rd S zd - z - SNI NVINOSHIIWS S3lMSW NLIILSNI NVINOSHLINS m x & us / [ne] NSSNWS = (es) Ni È CNS j 2 È : D d d LL = “agg i er m m x — = pm [42] vi ES, ,SMITHSONIAN INSTITUTION, NOILALILSNI NVINOSHLINS, $3 IHUVUE nl B RAR l ES |, SMITHSONIAN ; Tq WEN A 34 - d 2N 2777 2 od ? 3 2 EC: 7t 2 7 t 2 | È NUR e : AO NNI NVINOSHIIWS $318vugi] LIBRARIES SMITHSONIAN. INSTITUTION NOILNLILSNI NVINOSHLIWS e GN. 2 ul z ùl 5 um o N È E uy = 2 | m Ne NS n -— l^ 297, — a E { A N < = «wv £ - < E! c = Agr A A c a N a 3 c E a Je XE : dl - : | z S oci = a - si 2 Sa NWINOSHLIN IBVUEI ES_SMITHSONIAN INSTITUTION. NOILNLILSNI _ ! OS EE UVYE 71 LIBRARIES, SMITHSONIAN, o ; n [e] E O = 6 3 1 = 2 [vo] = [e] N = [os] = 277 ( 3 Fs : IN E = D P a s E NS E LC P M IH dH HT A 2 n 2 ai E- 2 z | NNI. 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E ^ ; E A | cactionaì THOIOSY è CEE LI SERATA I BASSANO, MDCCXCIL Ad (Ta ngi e Quibus fertiles Oceani tractus lustrare contigerit magnum in scientia naturali explebunt hiatum. Pallas. (€ HSON}S | AUG 2 5 1959 SBRARI Kk SUA ECGELLENZA IB SIC CAE. D. GIUSEPPE GIOENI. DE DUCHIJD/ANGIO: MEMBRO DELLE PIU' ILLUSTRI ACCADEMIE EC. EC. ec. L'ABATE FORTIS. IN os è tanto un dono all’ amicizia quanto un omaggio al merito morale e scientifico que- sto, che a me diretto come prova della cordiu- lità del valoroso Autore io presento a Voz, 2 2 ed Bs ed yiistpe Amico , come à un mille volte più degno. Dall'una parte, non saprei qual più dimostrativo argomento dare all’ Abate Oli- / vi del massimo pregio in cut tengo la di lui nobile fatica, nè dall’ altra qual darvi pegno d’ amicizia più sicuro di lunga durata nella me- moria degli uomini , più analogo a quegli stu- dj che avete con sì grandi spese e con propor- zionata lode di tutti i Dotti stranieri introdotto costì, più atto finalmente a secondare le filoso- fiche e patriotiche vostre premure pegli avanza- menti della Storia Naturale, e pel risorgimen- to delle Scienze e delle Arti in codesta già su- periormente colta, e tuttavia interessante porzio- ne dell’ antica Grecia. Com’ io mi sono trovato su codesta celebre Isola in paese conosciuto , do- po d'averne veduto le produzioni naturali distri- buite con egregio metodo nel cospicuo, e oggi- ma mai giustamente celebre vostro Gabinetto , così spero che possa avvicinarsi il tempo, in cui sol- cando le acque del Golfo e della Laguna Veneta Voi vi troviate fra oggetti non nuovi merce dell’ Opera, che desideraste di veder compiuta, e ch esce alla pubblica luce sotto de’ vostri Au- spicj. Deh vogliate sollecitare la venuta d' un giorno tanto bramato da me, che unito a Vor per vincoli indissolubili d’ amicizia spero ancora d'esseryi compagno nelle peregrinazioni che vor- rete intraprendere fra gli antichi Vulcani di queste contrade, ov io deposto l ambizioso pro- getto d' esser utile a molti godo finalmente di quella tranquillità medesima che a Voi procura- no le solitarie falde di Mongibello , e che in- darno sperasi d' ottenere fra le collisioni e il tumulto delle gran Capitali. Venite, eccellente Amico, alle braccia d'un uomo disingannato di IUS tutte le vanità letterarie e sociali, fra i di cui pochi desiderj principalissimo è quello che giun- gano tratto tratto a questa valle alcuni di que rari uomini, che per le qualità dello spirito e del cuore somigliano a Vor. Da’ Colli Euganei, 30. Agosto 1792« [LU HU na S LU uU eee TAVOLA DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE VOLUME. Dissertazione preliminare intorno la Storia Fisica e Naturale del Golfo di Venezia; e il piano dell’ Operai ei Pao T Prospetto delle Memorie ed Osservazioni di Fisica, Chimica, Storia Naturale, ed Economia ag- giunte alla Distribuzione delle Produzioni - - Catalogo ragionato degli Animali del Golfo e delle La- gune Venete, colle Memorie ed Osservazioni: Parte Prima, Produzioni naturalmente conser- vabili, ossia munite d’integumenti solidi, e sono Insetti Apweri o 29. 9e e Alcuni Vermi-Mollusehf. een Mermr Lesticeiic one ae Nemi ito nn dem ai NVermiaZootii ren Due Aggiunte alle Memorie ed Osservazioni - - Descrizione delle Spezie ignote, la quale serve per Dichiarazione delle Figure - - - - - - Indice de nomi sistematici delle Spezie - - - - Indice de’ nomi vernacoli coi sistematici corrispon- denti xp = — - - -— - - - - - - -- I2 DD Estratto dei Registri dell’ Accademia di Scienze Lette- re ed Arti di Padova intorno l Opera presente - 330. Lettera inedita del K. Strange sopra alcune Spu- gne de’ lidi del Mare Mediterraneo in Italia, con annotazioni dell’ Ab. Olivi - - - - - III Della natura delle Spugne di Mare ec. Lettera ine- dita del fu P. Vio Monaco Camaldolese , con annotazioni dell ÀÁb. Olivi- - - - - - - xt Ku ue tee my DISSERTAZIONE PRELIMINARE INTORNO LA STORIA FISICA E NATURALE DEL GOLFO DI VENEZIA; E IL PIANO DELL' OPERA: Aggiuntovi il Prospetto delle Memorie ed Osservazioni apposte alla Distribuzione delle Produzioni. LE grane B T 1d ) un nudi: i “rat REI LE:SITERA DEL SIGNOR GIOVANNI. STRANGE Ar Sicnor WEST PRESIDENTE DELLA SOCIETA' REALE DI LONDRA, Contenente la Descrizione di alcune Spugne assai curiose dei lidi del Mare Mediterraneo in Italia, inserita nelle TRANSAZIONI FILOSOFICHE -Vol. IX. per D Anno 1770. 120í S IG N'O"RE I. mio viaggio per l'Italia mi presentó varie opportuni- tà di visitarne le spiagge marittime , e quindi fra le altre cose attenenti alla Istoria Naturale , ed alla bella antichità , ebbi occasione di fare alcune osservazioni particolari sopra diverse produzioni marine . Esaminando particolarmente il litorale Toscano, mi si presentarono all’ osservazione varie Spugne perfettissime, di forma assai curiosa, delle quali ho creduto bene di comunicare a V. S. Illustriss. le seguenti descrizioni, colle Figure, pregandola di farne parte anche alla rispettabilissima nostra Società, se le parrà che possa- no meritare l' attenzione dei dotti Membri, che la compon- gono. . Una specialmente di queste Spugne mi sembra , che non sia stata sin’ ora descritta da verun Autore; e l'altre lo so- no state così imperfettamente, e figurate così male che mi sono stimato in necessità d’ aggiungervi anche le rispettive loro Questo Opuscolo scritto in italiano, una traduzione del quale fu stampata nelle Transazioni Anglicane , doveva essere pubblicato , insieme col seguente del fu P. Vio, dall’ ill. Strange, che a tal oggetto ne aveva fatto incidere le figure. Un luttuoso avvenimento domestico sopravvenne ad affliggerlo profondamente , e quindi gli Opuscoli rimasero inediti; e i Manoscritti insieme con qualche esemplare delle figure impresse restarono in mano del di lui Amico I Ab. Fortis, a cui era stato preventivamente affidato l’ in- carico di pulirli, e promuoverne P edizione. Questi all’ occasione della stampa della mia Zoologia si compiacque di comunicarmeli , onde finalmen- te vedessero la pubblica luce. Io non farò il loro elogio: gl’illuminati lettori, i quali si troveranno meno di me nel pericolo di esser parziali, lo potranno fare con più sicu- rezza. Le Annotazioni intanto ch’ io vi aggiungo, siano un testimonio della mia stima, e un tributo di omaggio ai benemeriti Autori. Veramente all’ epoca , in cui furono scritti , essi erano e più importan- ti, e ancor più stimabili , che non lo sieno dopo che questo ramo di Sto- iia naturale, e tutta la Fisica de’ viventi ha fatto luminosi progressi. Coa tutto ciò specialmente la parte descrittiva può essere ancora al presente utile ed importante. Anche-la parte Fisiologica ( sopra tutto nell’ Operet- ta del P. Vio) contiene non poche viste interessanti, di alcuna delie quali rimarcherò il pregio colla stessa ingenuità, con cui farò sentire il mio dissenso per quelle, che non mi sembrano egualmente adottabili. Os. 2-2 IV loro descrizioni, e figure. Ho per altro giusto motivo di temere, che tali mie descrizioni possano sembrarle piuttosto difettose, poichè mi sono limitato quasi esclusivamente alla semplice figura de’ Corpi in questione , ed alla sostanza lo- ro, lasciandone per ora da parte l'interna struttura, e l'in- dole singolare, delle quali principalmente, e con molto mi- gliore ragione avrebbero trattato i Pa/las, i Backer , gli Ellis, o simili altri più valenti osservatori di sì fatte cose. Per giustificarmi in parte su questo proposito devo signifi- carle, che queste osservazioni furono messe insieme tempo fa, per comunicarle, con alcune altre relative ma appar- tenenti direttamente ai Fossili, al mio dotto Amico il Sig. Giovanni Targioni Tozzetti di Firenze , il quale voleva aggiugnerle , come un' Appendice , all Opera postuma de Plantis Marinis del fa celebre Botanico Micheli, da tanto tempo ansiosamente aspettata dal curioso Pubblico. Ma il piano di quest Opera essendo esclusivamente botani- co, e perciò del tutto contrario al moderno, e forse più ra- gionato sistema de’ Zoofiti, divenuto: di moda in sequela del- le note e curiosissime osservazioni del Sig. Peyssoze/, e d' altri, che ancora più esattamente ne trattarono dopo dilui, credetti bene di accomodarvi anche le mie descrizioni, te- nendomi ai semplici caratteri esteriori de’ corpi, quantunque anch'io fossi più tosto persuaso dell’ opinione contraria . Riflettendo poi all’ incertezza della pubblicazione della sud- detta Opera del Michel: , mediante la mole sua, e le mol- te ed indispensabili occupazioni d' altra natura del Sig. T'zr- gioni che ne assunse la cura, pensai di comunicare in tan- to colla presente questa tenue parte delle mie osservazioni a V. S. Illustziss. in seguito della corrispondenza letteraria , che tanto onorevolmente per me sussiste fra noi , ed acciò ch' Ella ne facesse poi quell’ uso, che più le sembrasse op- portano. Ardisco lusingarmi, che non saranno per riuscirle del tut- to ingrate le seguenti mie descrizioni, atteso che i Sistema- tori Zoologi, troppo scarsi d' osservazioni, sogliono per l' or- dinario essere trascurati nel rappresentare la figura , e strut- tura de’ Zoofiti. Le loro descrizioni, o imperfette per esse- re state fatte su corpi secchi, ed alterati, o troppo superfi- ziali per essere state fatte rapidamente all’ occasione di viag- £) marittimi, riescono per lo più inutili per distintamente conoscere un tal ordine di produzioni. E siccome queste non sempre hanno una legge costante di crescere, dappoichè sap- pia» v piamo di certo , che anche gl’ individui d' una spezie mede- sima sono suscettibili di notabilissime differenze in quanto alla forma esteriore appartiensi ; così molto importa l’ osser- vare con diligenza la struttura delle parti non solo, ma al- tres] le varietà intermedie, e qualunque cangiamento di for- ma, prima di passar a determinarne i caratteri veri, e co- stanti. E' ben vero, che richiederebbesi di molto tempo , ed osservazioni ripetute con estesissima moltiplicità, in va- rie stagioni, in var] luoghi, in varie circostanze , prima di giugnere a fissare quali sieno le proprietà di questi curiosis- simi viventi, che soffrono cangiamenti ed alterazioni occa- sionali, e quali fra esse sieno poi quelle, che ad ogni even- tualità resistendo mostrano un’ inalterabilità costitutiva di ca- rattere specifico. Quantunque però 10 conosca questa veri- tà, e ne sia penetrato intimamente, non credo affatto inu- tile il contribuire dal canto mio quei poco che posso all’ importante fabbrica d'un Sistema Zoofitologico , a cui non mancheranno certamente di rivolgersi, in un secolo di tanta luce, com' € il presente, le attenzioni e gli stud) de’ Natu- ralisti. DESCRIPTIONES. I. Sei stuppea, tuberosa, O calamifera, calamis cy- lindraceo-conotdess , im. cespitem connatis, omnibus assurgen- tibus, quorum monnulli majores in apice, calicis in modum prsidatt visuntur, bas: bifida, © trifida, binis vel tribus columellnis 1nstrucia, calamis minoribus myoscroideis , sive caudicule muris formam praseferentibus, © in rotunde a- cutum terminatis. Corpus constat materia parum. coacili ; colore atrofulig inco. Invenitur im litore Etrusco, mon longe a Populonia, lo- co ab incolis diclo Porto Baratto, az zog adeo communis ; vidi frequenter ad litus Neapolitanum. Dantur varietates quam plurime , calamis quasi perfe- Ce conoideis, eveclis, obliquis , sibi invicem imversis , basi integra, nonnunquam foraminibus pervia. II. Sponeia szuppea, tuberculosa, ruberculis simplicibus, © ramosis, vamis vero imperfetlis , © plerumque ad vadi- ces obtruncatis, forma corporis subconoidea , in apice com- planata, superficie tota inequali , ubique vamusculis © tu- ; ber- - TAB. Vit, Fic. A "T AR. Viti, Fic. B, vi derculis horrida, basi concavara, C bifida. Corpus constat materia parum. coatdili , interne saris anfratiuosa , cavitati» bus nonnullis latioribus , seu magis excavatis ; colore corpos ris fuligineo. ; Invenitur ad litus Etruscum , qua Populoniam ab Orien- ze hyemali spe&laz, haud procul ab ostio fluminis ab incolis dicli la Cornia. : Hac Spongia species e basi lata, © excavata assurgens , in summitatem fere semper complanatam, È subconotdeam desinit , mitra formam non male referens ; imo a piscaro- vibus litoris Neapolitani, ubi satis abundat , vocabulo vul- gat Mitra Papale zuzeupatur , prout a viro fide digno jampridem accepi. Alcyonium durum, Presbyterorum pileolum prorsus effin- gens: Cupani Hort, Cathol, Suppl. I: pL AME II. SroNG1A minima, ferma corporis subconoideo-tmoer- CUT sa, O vermiculi in modum contorta. Materia constat den- sissima, © parum coaclili, fibris arte inter se cobeventi: bus, prout :2 hircina motatur; colore corporis obscure fusco. Gregatim inventuntur, saxis, festis. conchyltorum y. va- vusque aliis corporibus marinis arcle cobeventes. Rarissima est bec Spongie species, a nemine, quod sciam , adhuc descripta vel adumbrata . Marsilius. zzalogum quid dudum descripsit sub nomine Eperon de coq ; a mostra ve- vo Satis differt, tam colore, quam capite pyxidato, prout in figura visitur. Spongie nostre frustula monnulla soli- taria inveni in litore Etrusco inter Populoniam atque o» sium fluminis Cecina. Exemplar integerrimum unicum vidi, e mari Etrusco expiscatum , penes D. Philippum Fabrini, C" zz museolo suo Pisis asseroatum. Exbiber congeriem ejusdem. Spongie dor: so lapidis calcarei aduatam. Già era noto per le osservazioni dell’ Znaperaro, del Mey- vati, del Boccone, e d' altri, che lespiaggie d’Italia abbon- dano di Zoofiti di varie spezie. Il Sig. Pz//us fa particolar- mente menzione delle molte spezie di Gorgozie ivi osserva- te, lagnandosi, e forse con qualche ragione, che i Naturali- sti Italiani non ne facciano maggior conto, per ben descri- verle. In fatti il Marzioli, l Aldrovando, e gli altri primi loro Storici Naturali, poco osservarono di sì fatte cose , co- VII copiando soltanto gli Antichi, o trascrivendosi l' un l’ altro. Sembra che abbiano creduto bastevole l’ accertarsi, per quan- to potessero, dell’ identità delle. spezie di questi corpi de- scritte da Aristotile, Dioscoride, e Plinto, e il corredare le descrizioni loro colle opportune figure, che mancavano al- le Opere di quegli antichi Maestri. Così per modo d' esem- pio, il Mattioli, e Ferrante Imperato si contentarono di descrivere solamente gli Alcionj di Dyoscoride (a). Avrebbe potuto nascer sospetto, che i più moderni Naturalisti Ita- liani poco si curassero di osservare con diligenza simili cor- pi, per la prevenzione del sistema equivoco stabilito fra di essi, relativamente alla loro origine, dal Marsigli, e dal Micheli. | Ma. veramente, fra le poche descrizioni che pur ci diede il Dr. Bzazch; di Rimino di simili corpi, si tro- vano prove ch’ egli non era lontano dal riconoscere una sor- ta d' attinenza delle Spongie col.Regno Animale. Egli ha però dato nell'errore del Sig. Peyssoze/ credendole lavori, e case maturali di polipi (1). Pare impossibile, che il Dr. B:zz- chi, uomo d’ acre ingegno; e di molta lettura , trovandosi stabilito sul mare, non abbia cercato di verificare 1’ opinio- ne di Pizzo sulla natura delle Spongie, degli Alcionj, e d' altre tali produzioni, opinione appoggiata per certo a buone osservazioni, e corrispondente alle verità rimesse in chiaro nell’ età nostra. Apparisce espressamente dalle descrizioni, che dà di varie Spongie , ch’ ei non vi riconobbe quella manifesta porzio- ne d'animalità, che diede motivo al Naturalista latino di metterle (2) in una classe di mezzo, que #erziam natu- ram babet, provveduta di senso. Ho anche ragion di cre- dere (e questo mi fa più meraviglia) che il Sig. Dr. Tar gioni Tozzetti, senza comparazione più dotto, e riflessi- vo del fu Dr. Bianchi, spalleggi la vegetabilità di questa classe di produzioni marine, o almeno penda ad essa chia- ra- (4) Quantunque si possa a buona ragione tacciare Imperato di siffat- ta O trascuranza , 0 limitazione, tuttavia convien confessare, che egli si era formato idee sufficientemente esatte intorno cotesti oggetti, e che in generale aveva conosciuto la loro natura con più precisione di tutti quelli, che lo avevano preceduto . Infatti alquante delle sue opinioni fu- tono così giuste , che alcune anche presentemente dopo i grandi progressi della Fisica animale son ricevute, e che altre dalle scoperte de moderni vennero confermate. Olivi. (1) Jo. Planci Arim. De Conchis minus notis. Cap. XXXII. ad Tab. XIV. (2)-C. -Plin. Hist. Nat, Lib. IX, C. 45. QOIST:I ramente ne’ Prolegomeni, che sta preparando alla suddetta: Opera del Micheli, quando da poco in qua non avesse mu- tato la sua prima opinione. Ad ogni modo vivamente desi- dero di vedere pubblicate le osservazioni, e riflessioni d’ un Naturalista così dotto e diligente, e d' un sì abile Filosofo. el resto, se il celebre Dorati si eccettui, pochi altri Na- turalisti Italiani banno sin’ ora formalmente, e con osserva- zioni abbracciato l'accennato sistema moderno de’ Zoofiti , trattandosi de’ Corpi in questione; quantunque le scoperte de’ celebri Accademici Francesi, dell’ E//zs, del Pallas, e d' aleri ingegnosi Scrittori sembrino avere messo questo punto quasi fuori d' ogni dubbio (7). Ma è ben tempo di sollevar- la dal tedio, e di sottoscrivermi, come fo, con pieni senti- menti di stima Di V.S. Illustriss. Londra 15. Novembre 1769. Divotissimo Servo GIOVANNI STRANGE, (4) Dopo l'epoca del Sig. Strange il sistema dell'animalità dei Pian- tanimali fu ancora dai Fisici Italiani adottaro promosso ed illustrato con laminose scoperte . Nessuna Nazione in questo interessantissimo ramo della Natura ha Scrittori preferibili allo Spallanzani, ed al Cavolini. Olivi. DELLA NATURA DELLE SPONGIE DI MARE, E particolarmente delle pià rare, che allignano nel Golfo di Smirne LOBTOTER.-A DEL P, LETTORE Da GUIDO VIO MONACO CAMALDOLESE A S. E. IL SIG. GIOVANNI STRANGE, Ministro Residente di S. M. Britannica presso la Serenissima Repubblica di Venezia, Membro delle Società Reali di Londra, di Mompellier , dell’ Istituro di Bologna ec. ec. Proinde occupantibus locum faveo , C& posteris, quos scio no= biscum decertaturos , sicut ipsi fecimus cum prioribus e C. PLiNIUS in Pref natur. hist. XE QREEIESZIIEZNI"=IO Nw Q^y-QOIxILIIxLIIMEDIG. ECCELLENZA: NT on per verità, e scarse sono ie cognizioni nostre intorno alla Vita, Organizzazione, e Natura delle Spongie marine, nè sembrano corrispondere agli avanzamenti , che nello studio della Storia Naturale fatti si sono da tant! som- mi uomini nel nostro secolo, occupati non senza lode ad il- lustrare la Scienza in ogni suo ramo, e ad estenderla gran- demente. Ed ancorchè un tal genere di produzioni. sfuggito non sia alle ricerche di osservatori diligentissimi, per le sin- golari scoperte de’ quali la Storia del mare si è resa interes- sante, e nuova; pare però, che essi abbiano principalmente faticato per accrescere il numero delle-spezie, o per fissare le differenze loro caratteristiche, quasi del tutto trascurando la Fisiologia di questi Corpi, nella quale noi siamo presen- temente poco meglio instruiti, di quello si fosse ai tempi d’ Aristotele, di Eliano, e di Plinio. Sin d’allora veniva ac-, cordato un qualche grado di vita sensitive alle Spongie di mare, e si leggevano in esse, per così dire, gli ultimi sforzi della Marura animale già discesa al sommo torpore, e quasi sul punto di far passaggio ad una semplice vegetazione. Ma qual fosse poi il sistema della loro vita sensitiva, con che apparato d’ organi si esercitassero in esse le funzioni anima- li, come crescessero, come si propagassero, nol seppero gli Antichi, e generalmente tuttora lo ignorano i moderni Natu- ralisti. Ora per trarre almeno in parte questo genere di Zoo- fiti da quella oscurità, dove per sì lungo tempo è rimasto sepolto, e ad oggetto d' illustrare una parte della mal cono- sciuta Nazura, mi do il coraggio d’assoggettare al giudizio di V. E. alcuni fatti, relativi all’ organica costituzione delle Spongie, ch'io ebbi |’ opportunità di esaminare molti anni sono nel Golfo di Smirne, presentandole nel tempo stesso la figura, ed i caratteri delle spezie men note, o del tutto nuove. Io ben desidero, che il presente piccolo Saggio di osservazioni e scoperte meritar possa la di Lei attenzione , e sia ad un tempo di qualche utilità alla Scienza naturale , cui vare Ella sempre con tanta lode, e con SERE 2 pli- XII plicazioni, e che riceve ora un giovamento ben grande dalle recenti sue fatiche Orittografiche, così ricche di nuovi fatti istruttivi, e di fenomeni importantissimi (a). Qualora si esamini con attenzione la struttura delle Spoa- gie marine, si troverà non essere costantemente la loro fab- brica cos] semplice, né di una sostanza tanto omogenea , quanto comunemente soppongono i Zoologi, per sentimento de' quali nella loro economia altro non presentano esse che una massa di fibre, ora molli e tomentose, ora rigide e cor- nee, secondo le spezie in varj modi conteste, e dapertutto rivestite di una semplice gelatina (1). Per quanto peró a pri- ‘ma vista sembrar possa imperfetto un tal meccanismo , ed oscuri vi appariscano icaratteri di.5mzalita , e i segni del- la Zita, che quindi risultano, basta il consultare con dili- genza le diverse modificazioni di esse fibre, e della gelatina an- (4) Pochi fatti, egli è vero , ci lasciarono gli Antichi in proposito delle Spagze, e pochi ne hanno aggiunto i Moderni; ma ben confermati che sieno, e considerati dietro alle più recenti viste fisiologiche , e con quella semplicità, che neglf stud; naturali è la maestra del vero, l'orga- nismo delle Spugze noa sembra più così arcano quanto parve all’ Autore; o per lo meno noi siamo al caso di potercene formare una idea valevole ad appagare la nostra curiosità . Nel mie articolo delle Spugze io mi so- nO studiato di tracciarne uno sbozzo: e se sarà fondato su fatti sicuri , se sarà fiancheggiato dalle nozioni fisiche più giuste e adottate , se farà comprendere in un modo semplice e soddisfacente la fisiologia delle Spu- gue , le idee del benemerito P. Vio si troveranno troppo complicate , lontane dalla semplicità , e probabilmente eziandio dalla verità. Basta in- fatti esaminarle con attenzione per riconoscere , che l' Autore nell’ osser- var le semplicissime produzioni di. questo genere si era richiamato alla mente l’ organismo degli animali più complicati , e che guidato da un’. a- nalogia troppo fatale nelle ricerche fisiche avea voluto trovare nelle parti delle Spugne gli organi degli animali più perfetti, e quindi le loro fun- zioni: ciò che lo indusse a credere di scoprirvi per fino un sistema vasco- loso, e nervoso. Egli però aveva afferrato alcune particolarità fino allora sfuggire agli osservatori: tale è per esempio la terza sostanza, oltre la ge- latinosa e la fibrosa, sostanza che da lui fu detta midollare, e che io pure aveva osservata e denominata corticale; e tale è ancora, se crediamo alla sua asserzione , la propagazion delle Spugze per uova: Due scoperre utili, la prima delle quali però non fu da lui considerata nella maniera più giusta, e la seconda abbisogna tuttavia di conferma. To andrò a mano a mano confrontando colle sue opinioni le mie. In tal paragone io sarò al- la necessità di sostenere l’ uffizio di contraddittore , uffizio che è sempre penoso al mio spirito , e da cui mi sarei dispensato, se non fossi stato costretto dalla lusinga di potere svolgere per tal mezzo un poco più le mie idee relative, e mettere il letrore a portata di facilmente determi- narsi a ricevere o quelle del dotto defunto; o le mie; Olivi. (1) Stirps radicata, pilis contexta, flexibilis, bibula. Linn. Syst. nat. Ed. 12. Stirpe polymorpha , fibris contexta, gelatina viva obvestitis. Pallas. Elem 4500ph. 37. Y XLII ‘annessa, per ben conoscere il complesso degli Org42: più o meno apertamente spiegati, e con ciò rilevarne ancora i ri- spettivi loro usi, e le dipendenti azioni della vita animale , le quali di spezie in ispezie passano gradatamente a sempre più svilupparsi . . E primieramente nell’ esaminare i varj sistemi f/óros: delle Spongie Smirnesi, con qualche frequenza in alcune fibre ri- marcai una proprietà, a cui non si è fatta ancora attenzio- ne, cioè quella di essere traforate a somiglianza de’ tubi ca- pillari. Ora coteste fibre erano vuote, e prive di ogn' altra apparente sostanza (1), ora piene di una sottile materia, la quale disseccandosi diveniva densa, e tutto il plesso fibroso, prima trasparente, e senza colore, solea render bianco , ed opaco (2). Spesso da tutte le rimanenti fibre quelle ch' eran vuote di dentro si potevano con facilità riconoscere pe’ varj colori, ond’ erano tinte, altre apparendo purpuree (3), altre cerulee (4), alcune verdi(5), ovvero violacee (6), secondola qualità diversa de’ sughi in esse contenuti. Tra tutti però i tubuli fibrosi, e coloriti, che in numero ora più, ora meno grande mi vennero offerti da parecchie spezie di Spongie, 2 me sembrarono i più singolari quei della Spongia aze/azr£e . Conciossiachè tutto lo st42e di essa, ingrandito sotto mi- croscopio, non presentava che una moltitudine di minutissi- mi fascetti di peli, variamente coloriti, e nell’ intralciamen- to fibroso, quasi in altrettante vagine rinchiusi. Li fascetti imprigionati entro alle principali ramificazioni delle fibre si mostravano intensamente verdi; quei delle successive dira- mazioni apposte all’ esterior della Spongia coloriti erano di un verde più sfumato, passando gli altri fascetti delle più interne suddivisioni fibrose al colore violaceo. Queste poche osservazioni, ed altre ancora ch’ io qui tra- lascio per non entrare in dettaglj troppo lunghi, e per av- ventura nojosi, provano bastevolmente, che la fibros:t4 del- le Spongie sia un orgazo inserviente a qualche funzione ani- male, e che dal suddetto organo principalmente abbiano a dipendere li movimenti spontanei proprj della loro natura ; quali sariano | interna sistole, e diastole, l' esterno ammic- ciare de’ spiragli e forami, il chiudersi delle masse spongio- se, e tenacemente stringersi alla propria base per meglio re- si- 2-0 (2) Sp.6. (3) Sp. 6. — (4) Sp. 9. (5) Sp. toa X1V sistere all’ impeto dell onde, ovvero alla forza di chi voles- se strapparle. L'Zmperazo (1) fu il primo, che apertamente abbia riposto nella geZaziza delle Spongie tutti gli elementi della vita, e il complesso delle forze animali; la di lui opi- nione in progresso è stata adottata dagli Autori, e riprodot- ta anche recentemente a' giorni nostri da un celebre e valo- roso Naturalista inclinato egli pure ad escludere dalla massa fibrosa delle Spongie la spontaneità del moto (2). A fronte di queste rispettabili autorità non saprei per altro indurmi a supporre, che gli Organi del senso, e del moto , con tutti ancora gli altri stromenti necessarj alla Vita, si avessero a disperdere, come in estratto per la sostanza gelatinosa. Co- tale economia mal si accorderebbe con la condotta semplice, e costante della saggia Maestra delle cose , la quale mette bensì in un mutuo rapporto le forze organiche di qualsisia Vivente, e con arte somma le collega insieme, non mai pe- rò le confonde , poichè ben sa per le vie comuni, e cogli stessi princip] combinare le nature animali per impercettibili gradi, € in modi moltiplicatissimi . Molto più l' anzidetta opinione fa contro alla natura particolare delle Spongie , il cui sistema fibroso per la sua flessibilità non meno che per il meccanismo ben mostra di corrispondere al sistema musco- loso degli animali di un ordine superiore; analoga essendo la gelatina, che intonaca ogni fibra, al sugo nerveo, ehe sem- pre si associa con l’ apparato de’ Muscoli, sicchè pare piut- tosto, che dalla siretta unione della parte fibrosa con la par» te gelatinosa abbia da risultare l’ animalità di cotesti corpi, risedendo nell’ una gli Organi del moto, e quei del senso nell’ altra (4). Di (1) Ma nella mucilagine, è propriamente il senso e la vita con la virtù di potersi ritirare in se stesso. Hist. Nar. lib. 27. Cap. 7. pag. 675. Ed. Ven. (2) Spongie vix non omnes, preter fibrofam texturam , que quasi sceleron, © spontanei motus im vivis expresse videtur, constane gelatina pisculenta, in qua sen- sus, € motus vesidet . Pallas. El. Zooph. pag. 376. (s) La cavità delle diramazioni del sistema fibroso delle Spugne, e 1° esistenza di una sottil materia nell’ interno di que? tubi capillari è una cu- riosa ed utile osservazione del nostro Autore, la quale però lo condusse a sconvolgere le poche giuste nozioni, che si avevano anteriormente in- torno l'economia animale di questi osgerti , e a piantarne un nuovo e per quanto parmi fallace sistema. Egli infatti da quelle osservazioni de- dusse, che le fibre o diramazioni cornee sieno un organo inserviente ad al- cuna funzione, e nominatamente ad eseguire i movimenenti spontanei . Ma conveniva ch’ egli avesse considerato, che le dette fibre son rigide e di composizione terrosa calcarea, e cha per conseguenza non possono ave- re KV Di più è duopo osservare (il che non si è fatto), le ma- terie componenti nelle Spongie la parte molle e gelatinosa essere per l' ordinario di natura diversa; onde sembrano de- stinate a differenti uffizj della vita. Evvi primieramente una sostanza pingue, leggiera, granellosa , giallo-livida come 1° ambra, ch’ io chiamerò midollare: da cotesta, per mio av- viso, dipende principalmente la sezsi£tva proprietà delle Spon- gie. Un'altra sostanza viscida, che nelle Spongie ancor vive sempre conserva un qualche grado di fluidità, e a cui darò it qualificativo. di wmeucilaginosa , internamente intonaca la parte midollare, e tutta la massa spongiosa, nondi rado em- piendone le cavità. Questa ultima sostanza mostra, quanto all’ uso, d' esser analoga al sangue, e agli altri sughi nutri- zj inservienti ad alimentare la vita degli animali di fabbri- ca più composta; dalla sopraddetta mucilagine dovendosi ri- pss re una forza contrattile propria, la quale non esiste che nel tessuto pro- priamente detto animale. Per ciò appunto esse nonsi dovranno considera- re, se non come lo scheletro corrispondente alle ossa sostenenti le parti sensitive. Se l’ Autore avesse afferrata questa innegabile verità avrebbe al- tres) conosciuto; che la sostanza, la quale sembra. per così dire la midolla delle fibre rigide delle Spugze, è una porzione della materia cornea com- ponente le fibre stesse, ma forse più scarsa di sostanza terrosa per essere stata formata dalla Spugna appena nata; e quindi affettante un aspetto meno consistente e più animale : avrebbe insomma veduto ch’ essa corri- sponde alla sostanza midollare, già da molto tempo osservata. nell’ asse degli scheletri delle Gorgozie , la quale ultimamente poi si scopri nom es- ser legata alle loro parti gelatinose senzienti, ma solamente prodotta e conformata in quel modo da una sovrabbondanza di porzione animale in confronto della porzione terrosa , e dalla posizione centrale in cui trovasi. Il Sig. Cavolini ci aveva mostrato esattamente la formazione dello schele- tro in quel Genere; ed io mi sono ingegnato d' investigare e indicare quel- la del tessuto fibroso del presente . Se il mostro Autore avesse comprese coteste verità, egli non avrebbe risguardato come un errore |’ ingegnosa e vera opinione , che nella mate- ria gelatinosa delle Spugze risieda il senso , e la vita; non avrebbe detto; che la flessibilità del loro sistema fibroso sia da paragonarsi all’ irritabilità del sistema muscoloso degli animali più composti ; e quindi che la gelati- na circondante ogni fibra corrisponda al sugo nerveo ; nè avrebbe conclu- so che la parte fibrosa equivalga agli organi del moto, e la gelatinosa a quelli del senso : quando per lo contrario la composizione della parte fibro- sa è rigida ed elastica, mentre quella della gelatinosa è l'unica mobile e capace di contrazione; quando finalmente (se non sono false le mie idee sovraesposte (*)) non fa bisogno alle Spagne il sistema nervoso, essendo- chè esso in tanto è necessario agli animali, in quantochè serve a mettere in comunicazione le parti; e quelle delle Spugre lo sono tra loro senza la presenza di tal sistema. O/ivi . (*) Vedi Efame concernente l'esistenza del sistema nervoso negli animali delle Conchiglie, e ne’ Zoofiti a//z pag. 65. XVI petere P iütima nutrizione delle Spongie Marine, il loro ac- crescimento , e- qualunque altra riparazione delle forze vitali. E siccome la parte zzdollare per ordinario i conservava in ogni: spezie di Spongia le stesse apparenze, e il colore me- desimo; così all’ incontro la parte mucilagizzosa (grato pa- scolo alle Afroditi e Nere:d:) solea cangiar indole di spezie : in ispezie ; prendendo essa alle volte il color sanguigno (1), ovvero il croceo (2), altre volte colorandosi di giallo (3), o di bruno (4), o di un bianco sudicio (5) secondo la di- versa struttura Organica delle masse spongiose, entro alle quali variamente modificasi, e si prepara (4). Oltre a ciò è da osservarsi, con qual saggia economia la Natura abbia somministrato, siccome alle Piante, e agli A- nimali di altro ordine, così alle Spongie ancora, gli organi proprj alla respirazione, per le di cui impulsioni il liquido nutritore introdotto fosse e distribuito per tutto il parenchi- ma, e la sostanza cellulare. In fatti le cavità, che in nu- mero più o meno grande si rimarcano tanto al di fuori , quanto nella massa interiore di tutte le Spongie, sono gli stromenti destinati a respirare l'acqua del Mare. L' oscillan- te (1) Spongia dichotoma Lian. (2) sp. 4. sp. 1. (3) sp. 6. (4) Sp. 2. (5) sp. 9. (a) E' riflessibile, che P Autore oltre al sistema fibroso delle Spugne vi abbia ín qualche maniera rimarcato la distinzione della porzion molle in due sostanze , la prima delle quali chiamò mdollare , P altra mecilaginosa . Egli però nè le conobbe, n? le qualificò esattamente ; ma preoccupato dalla sua inclinazione a riguardare l’ organismo di cotesti oggetti come complicato , e quasi tanto perfetto quanto quello degli Esseri più compo- sti, egli ha creduto, che la porzione da lui così detta mdo/lare sia la parte principalmente sensitiva , e l'altra »acilagizosa sia la parte alimen- tante la vita, ed analoga al sangue e agli altri sughi nutriz; . Ma tali supposizioni sono gratuite , spoglie di prove e di analogie, e contrarie al- la semplicità della fabbrica e dell’ economia delle $pzgze . E' però vera la separazione della loro parte molle in due sostanze di coniposizione ed aspetto diverse; io l'aveva scoperta, e notata nella Os- servazione a quel Genere qualificando la sostanza da lui detta mucilaginosa col nome di ge/atimosa mucosa, e l' altra esterna e superficiale da lui im- propriamente chiamata midollare col.nome di sostanza corticale . Tali da me assegnate qualificazioni indicano, che il mio modo di considerare i loro uftizj è ben differente dal suo , ed esprimono chiaramente, che io le risguardo come corrispondenti sì nell’ origine che negli usi alle due so- stanze gelazizosa e corticale delle Gorgozie. Queste viste, che forse esten- dono alquanto le cognizioni attuali intorno l' economia delle Spugne, fu- rono da me rapidamente. esposte nelle. Osservazioni sulle Gorgonie, e le Spugne . lo mi compiaccio intanto, che il fatto sia staro almeno in bar- lume veduto. dal diligente Monaco; e quanto alla spiegazione giudichi- no i lettori a qual delle due convenga la preferenza . Olivi. XVII te palpitare di questi spiragli scoperto prima dal Marsigli (1), ed osservato poi dal diligentissimo Sig. Es (2) chiara- ramente dimostra, ch’ essi pure fanno le veci di branchie , e suppliscono alle funzioni medesime; della qual cosa anche il cel. Linneo (3) s'avvide col tempo. Ma notabili talora sono le differenze, che la Natura mette fra gli stessi Orga- ni di Animali anche congeneri ; lo che ben sanno le perso- ne familiarizzate con le produzioni del Mare. Quindi i fo- rami branchiali , che nelle spezie di Spongie da me osser- vate mostravano un apparato non meno semplice che uni- forme, erano poi nella Spongia «zelante (4) con vario ar- tifizio composti. Conciossiachè tutti i tubi componenti la detta Spongia vuoti di dentro, venivano a essere frammezzati da bianche, e ben tese membrane muscolose, a guisa di al- trettanti diaframmi , traforati qua e là, orizzontalmente posti, e paralleli gli uni agli altri. Ogni volta dunque, ch’ essa Spongia stava sommersa nell’ acqua, col soccorso de’ mentovati diaframmi solea dare a ciascun tubo un forte movimento di sistole, e diastole; nel qual tempo le sommi- tà de’ tubi di tratto in tratto aprivansi in una bocca roton- da, che tosto si richiudeva. E' verisimile, che un tal mo- to fosse altresì comune agl' interni forami delle branchie; li quali ho veduto boccheggiare anche fuor d'acqua, e dopodi aver dato un taglio longitudinale a diversi tubi. Con l'aju- to dunque dell’ aria introdotta per li meati delle Spongie, la sostanza mucilaginosa , come sopra si è detto, somministra loro un sugo proprio, ed essenziale alla intrinseca nutrizio- ne, e all’ accrescimento (2). Rimane ora a vedere, come in essa (1) Hist. mar. pag. 87. (2) Trans. filos. vol. 53. pag. 432. (3) Foraminibus (Spongia) respirat aquam. Sist. Nar. Ed. rz. (4) sp. 1o. (2) Secondo il nostro Autore le Spugne coll’ acqua respirano Î’ aria ; e coll’ ajuto di questa la sostanza mucilaginosa si mette in movimento , e coopera alla nutrizione, e all’ accrescimento . Dall esposizione di tale idea sembra , ch” egli non risguardasse in gene- rale la respirazione se non come agente del movimento, e della circo- lazione . Ora che questa vaga , e inesatta maniera di considerare la respirazione fu abbandonata dai Fisici, e dai Chimici; ora che, mediante concludentt esperienze fu dimostrato , che gli effetti della respirazione sono l’ assorbi- mento di alcuni principj o basi gasose , e | espulsione di altri principj; i quali per lo disequilibrio del calorico passano allo stato di gas, &c. ; ora la respirazione si giudica come una funzione. atta a mantenere una certa c pro- - = XVIIr essa mucilagine si preparino nuovi sughi, ed altri Organi in- servienti alla Propagazione. Sul proposito di cotesta, sicco- me niente abbiamo sin ora di decisivo presso gli Autori , così non inutil cosa io stimo il qui presentare i risultati di alcune osservazioni, che forse contribuiranno a mettere in qualche lume una materia tuttavia intatta. In primo luogo emmi d’ uopo far rimarcare, che il fluido mucilaginoso nelie Spongie non sempre nè da per tutto conserva un’ apparenza uniforme; esso differisce talvolta nel colore, secondo i var) siti delle masse spongiose , ne? quali va a prepararsi. Così trovai accadere in più spezie di Spon- gie, e particolarmente nella Spongia aze/arzze, la cui muci- lagine era di un color rosso giallo al di fuori e di dentro violacea (1); da cotesta diversità di modificazione e ap» parenza è ragionevole il sospettare, ch’ esso muco di due colori, oltre alla nutrizione debba altresì servire a qualche altro uso. In fatti la mucilagine più esterna, giallo-rossigna, si rendeva osservabile per un buon numero di corpi gelati 2051 tinti di giallo carico, in essa sommersi, e simili per la forma, e grandezza alle uova del Corallo, e dell’ Alcionio palmato. Non credo di poter essere contraddetto da verun buon Osservatore, nell’ asserire, che l' apparato di Organi ora esposto sia destinato all opera della gezerazione. Un' altra particolarità dell’ anzidetta spongia aze/azrte, comune altresì alla spongia srezte, contribuirà , se non m'inganno, a con- vincerci decisivamente. L' Epidermide, ch’ entro e fuori ri- veste ogni tubo di essa spezie zzelzzte, e da cui si formano le interne divisioni delle sue cellule, apparisce intralciato di vasi proporzione tra gli elementi componenti i fluidi circolanti. Se poi la respirazione medesima influisce anche all’ acceleramento della circolazione ; ciò probabilmente succede in grazia del calorico, che per essa s' introdu- ce nella massa circolante . Considerata dietro tali viste la respirazione acquea delle Spugre ; io in- clino.a credere , che nel caso nostro | aria ( la quale è in piccolissima dose sciolta nell’ acqua ) non influisca di molto nell economia delle Spu- gne medesime, nè agisca come sollecitante il movimento della loro sostan- za nutrizia; ma che l'acqua stessa introdotta per D aspirazione cooperi o ad aumeatare la loro nutritiva sostanza , o a mantenere la proporzio- ne opportuna tra i di lei componenti principj , come ho indicato nelle Osservazioni all .4/cyonism Lyncurium, e in quelle al Genere Spon- gia. Olivi . (1) Una varietà d'essa spezie anelante, la quale non appartiene al Golfo di Smirne, ma bensì al Canale di-Metellino, trovai imbrattata di un muco giallo al di fuori, e verde di dentro. Anche la Spongia di questo colore nel suo muco fa rimarcare una tale proprietà. XIX vasi minuti, ripieni diun liquore lattiginoso, dove cenericio; e dove giallastro. Ora esaminato avendo colle lenti una goc- cioletta di cotesto umor latteo, colorito in giallo, lo trovai carico di corpicciuoli sferici, e gialli, nuotanti in un fluido cenerognolo, e corrispondenti per il colore e per la forma ai globuli summentovati, nè da essi per altro differenti, che per la loro picciolezza. Da questi fatti esposti in compen- dio, a me sembra di poter concludere, che alcuni de’ Vasi disposti per tutto l' Epidermide della Spongia, abbiano rap- orto ai vas spermatici, e alcuni altri, pregni di sferette giallognole, corrispondano ad altrettante Qvz/e; che le sfe- rette ivi imprigionate sieno uova immature; che di mano in mano che coteste uova passano nell’ esteriori cavità della Spongia, dall’ ambiente umore rosso-giallo fomentate, e nu- trite, prendano incremento, e vigore sino al loro perfetto . stato di maturità, e di sviluppo. Riferisce il ch. Lzzze0, che nella stagione autunnale tro- vati furono dal Dr. B/om ne’ pori della Spongia Zacustre dei globetti ceruleij e certamente il sommo uomo sospettó a tor- to, ch’ essi fossero corpi avventizj(1); per le cose poc' an- zi dette, e per quelle da soggiugnersi or ora essendovi o- gni ragion di supporre, che la Spongia del Sig. 5/om fosse ovipara . La di lui osservazione, anche riguardo alla stagio- ne, si accorda con le osservazioni mie fatte nei Mesi di Set- tembre , e di Ortobre; nel qual tempo pare, che siccome pa- recchj altri Zoofiti, così leSpongie ancora si carichino d' uo- va. Oltre gli esempj già addotti osservai che nella Spongia cellularioide i centro di tutti gli osculi era-occupato da un corpo globoso di color rosso (2) ; che il color rossiccio rimar- cabile nella Spongia carzosa principalmente dipendeva da una moltitudine di globetti rosso-sanguigni, annicchiati per tutta la sua sostanza, e in altrettante vessichette membranose ri- posti (3); che la Spongia zrezte all' occhio disarmato non più che minutamente punteggiata, col soccorso della lente in tutti que’ punti lasciava scoprire altrettanti corpicciuoli di forma compressa, e lenticolare, alcuni rossigni, altri di color verde oliva, tutti custoditi da una sottil membrana vessicolare, ed ognu- (1) Autumnali tempore in hujus ( Spongiz lacustris ) poris sparsis globulos cerulescentes magnitudine seminum Thymi , nitidos, in flamma candele fulguran- tes observavit C. Blom M. P. an corpora peregrina? Liaz. Sist. nat. Ed. 12 pag. 1299. (2) Sp. r. Tav. l.fig. 3. —(3) Sp. 7. Tav. 11. fig; 15. cs xx ognuno incassato nella sommità dentata di una laminetta fi- brosa. In sul finir dell’ Autunno ebbi P opportunità di ri- vedere questa ultima spezie di Spongia nel Canale di 7Me- rellino , pregna anch’essa de’ mentovati corpi lenticolari ; ma molto più nutriti, e più gonfi, che non erano gli altri precedentemente da me osservati nel Golfo di Smirne (a). Io non insisterò più a lungo per provare , che i Zoofiti in questione sieno ovipari; ma passerò a indicare gli al- tri modi, ond' essi sogliono riparare la propria spezie. Si sa, che le Spongie sono di una natura facile a riprodursi ; il loro szzme uniforme, semplice, accompagnato in ogni parte dalla sostanza midollosa, le rende attissime ad una pronta redintegrazione di qual si sia porzione del corpo , quan- tunque considerabile , che si venga loro a strappare (1) . Quindi più opportuno sarà il dare alla Zoologia un qualche fatto, il quale dimostri, ch’ esse Spongie, quantunque d uova feconde, non lasciano per questo di figliare nel tempo stesso anche per via di germoglj. In tale doppio travaglio replicatamente osservai una Spongia tubulosa, molto frequente ne'bassi fondi del Canal di Merellz7z0, la quale ho creduto di dover riguardare come una varietà della Spongia azelante. A- ma essa di vivere per lo più attaccata con la base ai cannelli petrosi delle Serpole, dove piantati erano pure i rudimenti de’ tubi novelli, che si andavano formando in questa maniera . Il primo lavoro -della Spongia madre si è quello d' into- nacare in parte il cannello petroso con una cuticola bianca, e trasparente, dalla quale poi successivamente spuntano fuori parecchj pennacchietti fibrosi perpendicolari disposti in quin- con- (4) Ecco una scoperta del nostro Autore, che accresce fe cognizioni concernenti la Storia naturale delle Spugre. La prolificazione degli altri Zoo- fiti per uova ci conduceva con una autorevole analogia a congetturare ch? eziandio nello stesso modo succeda la propagazione degli oggetti di que- sto genere. Ma le osservazioni dell’ A; N. ce I? hanno mostrata col farro, Vero è che per averne una rigorosa certezza sarebbe necessario che un nuovo esame confermasse le sue osservazioni: lo lo avrei già istituito se la presente Lettera mi fosse stata a notizia in Autunno, tempoincul si effettua la prolificazione descritta. Io. confesso però di non poter adottare totalmente D idea dell? Autore, che alcuni dei vasi disposti per tutta | Epidermide della Spongia abbiano rapporto ai vasi spermatici, e alcuni altri pregni di sfevette giallognole cor- rispondano ad altrettante Qvaje. Se egli intende che que? vasi siano espressa- mente, e separatamente destinati a tali uffizj , siffarta distinzione mi sem- bra gratuita, e discorde dalla semplicità ed uniformità della organizzazio- ne di cotesti viventi. Olivi. (1) Pim. hist. nat. lib. o. c. 4$. Trap. lib.27. €. 4. Pallas, Zooph. pag. 376. XXI conce , e dapertutto bagnati da un abbondante liquore mu- cilaginoso, gialleggiante nel rosso, simile a quello, ond' e- rano attorniate l' uova della medesima Spongia. Tutti li pennacchietti più lunghi, e già cresciuti all'altezza di ua pollice, costantemente a quattro a quattro tendevano ad a- vere insieme un punto comune di attacco , e a tal fine ri- piegandosi essi con la loro sommità, le rivolgevano l' una contro l'altra: da un così facile semplicissimo meccanismo venivasi dunque a formare |’ ossatura de’ nascenti tubi spon- giosi, il tessuto de’ quali si principiava dalla estremità su- periore, dove i mentovati pennacchietti avevano un mutuo concorso (a). Risulta per tanto dai fatti sin ora addotti , che la pro- pagazione di questi Zoofiti si fa secondo le leggi ordinarie delle Piante, colle quali non lascia di metterli in affinità quella forza, che in essi risiede, di moltiplicarsi per uova, per riproduzione, per germe. Alle Piante li avvicina ezian- dio la loro maniera di ricevere l' alimento esteriore. Per essi la bocca, e il ventricolo sarieno stromenti inutili ad eserci- tare una tale funzione; il non ritrovarsi mai in cotesti cor- pi verun indizio di cibo apparente, prova che in essi la nu- trizione si eserciti per via insensibile, e alla maniera dei vegetabili : d’ altra parte essi sono diuna natura sommamente porosa, e bevace, e perciò attissima a succiare, ovvero ad assorbire dall’ acqua le particelle più proprie ad alimentarli. Che se con la scorta delle osservazioni e dettagli occasional- mente dati più addietro si vorrà entrare nel piano generale di economia, per vedere tutto insieme il complesso. delle macchine impiegate a eccitare, e mantener la v;£a/;z2 delle Spongie, si troverà, che il loro meccanismo ancorchè sem- plicissimo , riunisce però con perfetta armonia gli Organi piu essenziali alla vita, e che con arte somma le rispettive loro forze concorrono in qual si sia azione a sostenersi le une coll altre. Già si è detto , che la parte fibrosa delle Spongie non è senza organizzazione; ora io credo di poter aggiungere con molta verisimiglianza, che questa medesima parte tanto tra- Scu- (4) Anche da un tal modo di crescere, che consiste nell’ apparizione di una cuticola bianca trasparente, dalla quale poi nascono pennacchietti fibrosi, l’ Autore avrebbe dovuto congetturare , che questi ultimi non sie- no già organi primarj, ciò che a principio enunziò e in appresso ripete 5 ta che vengano prodotti dalle parti più animali, o gelatinose. Olivi. Xxx1I scurata da’ Zoofitologi, non solamente sia organica, ma che ne’ var suoi intralciamenti essa contribuisca a formare un composto di Organi importantissimi. Egli è facile a chiun- que il rimarcare l'ordine, e la regolarità nei plessi fibrosi di alcune Spongie; ma per l’ordinario le loro masse in ap- parenza confuse, e deformi non altro presentano agli occhi poco istruiti che una tumultuaria combinazione , potendo soltanto l’ Osservatore attento, e riflessivo riconoscer |’ ar- te, e l’ intelligenza di quel meccanismo. Egli vedrà che tutte le fibre, le quali entrano nella composizione di qual- che Spongia, benchè di forme tanto diverse, e tanto diver- samente situate, sono dirette ad un fine comune ; che nella prima loro tessitura esse tendono a preparare una quantità ora più, ora meno considerabile di cc//z/e comunicanti in- sieme; e che siccome le principali Pene, ed Arterie degli “Animali di altro ordine non lasciano. nelle moltiplicatissime loro diramazioni di sempre piü attenuarsi per modo che sfuggono alla vista; così nel sistema fibroso di cotesti vi- venti al tessuto principale ne succedono gradatamente mol- tissimi altri sempre piu delicati, e da’ quali si viene a com- binare un numero molto più vasto di sottilissimi passagg), e di pori insensibili, i quali hanno fra loro, e con li forami maggiori una scambievole comunicazione . Queste prepara- zioni servono primieramente al passaggio dell’ aria , al di cui libero corso stanno aperte in così gran numero le vie da penetrare in ogni luogo, e da mettersi in corrispondenza con tutte le parti del Corpo spongioso. Servono esse di ri- cettacolo alle particelle alimentanti, delle quali scaricano | aria e l’ acqua introdotte fra le angustie di tanti e diffe- renti meati. Esse finalmente presentano una quantità consi- derabile di filtri, dove !e depositate parti nutritive, dopo molte operazioni, e cangiamenti vanno a ridursi in una so- stanza mucosa, ch’ è quanto dire, in una elaboratissima es- senza di particelle organiche atte ad assimilarsi, e ad ali- mentare la vita di cotesti Zoofiti (2). Le mucilagine passando poi a combinarsi con la sostanza mi- (4) GP indicati uffiz; , ai quali l' Autore destina lo scheletro fibrosa delle S54g»e, provano solamente, che questo contribuisce alle diverse funzioni; ma se ben si rifletta, si troverà, che non vi contribuisce, se non come un appoggio e sostegno delle parti propriamente dette ani- mali . Io non posso quindi accordare all' Autore , che quello scheletro concorra a formare un composto d? organi importantissimi . Olivi. KKIIÉ midollare, ne mantiene il vigore colla sua forza mutriziva, rinvigorisce il senso ottuso del tatto sparso per tutta la massa delle Spongie, di cui danno esse manifesti indizj qualor vengasi ad afferrarle, e nel tempo stesso ripara le forze musculari, che dalla midolla si trasfondono in tutte lefibre, onde dive- nute stromenti del nzozo, con le loro oscillazioni tengono in azione gli Organi della respirazione, e della mutritura (a). Tutte adunque le parti si fanno vedere in uno stretto rap- porto; tutti gli uffizj della vita sono guidati da una forza comune in cotesti Esseri spregevoli per la moltitudine , € non per altro impropriamente chiamati sm2perfezzi, che per essere ancora troppo imperfetta la cognizione, che noi ab- biamo della loro natura. Ma per quanto basso ne sembri il grado di attività in questa natura, esso corrisponde all’ esser suo, ed al posto, che deve occupare nel sistema generale di tutte le altre nature organiche . L' economia delle Spongie riesce ciò non ostante meravigliosa; una MaNo MAESTRA v'improntó in ogni parte i caratteri della perfezione; dap- pertutto si sente il disegno del GEoMETRA ETERNO ; anch' esse sono una degna Opera della Creazione. Ed ecco esposto a V. E. ció che in generale ho creduto di dover premettere intorno alla fisica costituzione delle Spon- gie di Mare. Io non ho fatto altro che mettere insieme quanto di più rimarcabile , e interessante mi si è presentato nell’ esame di quelle che ora descriveró , raccolte avendo le particolari lor affezioni, e proprietà, perché concorrono u- nitamente a farci conoscere in pieno la natura anomala di siffatti Corpi. Chi si troverà in combinazioni favorevoli per visitare sul luogo l’ ampia famiglia delle Spongie destinate a popolare l’ Oceano Indiano ed Americano, più ricco di nuo- vi fatti, e di maggiori scoperte, potrà egli accrescere, e ri- durre a perfezione unlavoro, che presentemente ho tentato di appena sbozzare. Non so se il mio tentativo, qualunque siasi, arrivar possa a guadagnarsi la di lei approvazione, e quella degli altri Dotti; ad ogni modo io sarò contento di averlo consegnato al Pubblico; esso forse servirà di eccita- mento a più abili Osservatori per fare, che questo SFASIS i (4) Non accordando che la natura, e gli usi della sostanza mucs/agi- nosa , e midollare sieno tali quali furono stabiliti dal P. Pio, si vede chia- ro, ch io non posso convenire con lui nell’ accordar loro gli uffizj, che ora vi assegna . Olivi. XXIV di Viventi divenga oggetto delle loro applicazioni .. Essi cer- tamente secondo 1 pronostici del dottissimo Sig. P4//as (1) si troveranno ben compensati di qualunque fatica, per la ricchez- za e novità delle Osservazioni, dalle quali saranno guidati a scoprire qualche nuovo arcano della Natura, e a meglio co- noscere l' ordine, i passagg)j, la concatenazione degli Esseri organizzati. I. Spongia cellularioides. T4. VIII. Fig. 1. 3. 4. Spongia tenuis, frondibus diffusis linearibus truncatis, uno latere cellulosa. DESCRIPTIO. E trunco pumilo, fistuloso, Milleporz adzato, vis ad altitudinem tripollicarem assurgehant frondes sursum multi- fide, plane, interdum subinvolute (fig. 1. a) ; substantia mollis fragilisque , ex albo cinerea, contextu. laxe veticula- £o. Aversum latus (fig. y. b). integrum e filis longitudina- libus fere compositum , ultra mavginem frondium. interdum protrusis (fig. 1. c), ad imam trunci partem radicantibus. In altero. latere series cellularum longitudinalium bine vel terne. Constant cellule folliculis ellipticis (fig. A.) , mem- branaceo-corneis, arcuatis, ciliatisque , atque 1n parte gibba echinatis, qui aptantur per paria qua cavi sunt (fig.3. ). Cellularum oscula spinis marginalibus folliculorum decussa- tim clathrantur ; ac eadem prorsus vatione dorsales spine per interjetta spatiola subreticulari nexu se intermiscent (fig. 3.). Medulla pinguis, subflaoa , pellucens adheret ad spinas ; u- berius conspissatur intra cellulas , in quarum singulis nidu- latur globulus sazguimei ruboris (fig. 3). Mucus vix ullus. NOT 4. Gli Autori sistematici decideranno a qual Genere di Zoo- fiti appartenga la Spongia or descritta. Essa conviene perla so- (1) Quibus spiongiarum fertiles Oceani traRus lustrare contigerit , bene mul- ta invenient quz superaddant, & magnum in fcientia naturali explebunt hiatum, qui plenam spongiarum historiam dabit, gnaris gratissimam certe futuram, atque utilissimis observationibus feracissimam. Zoop5. pag. 377- KKY sostanza con le altre Sporgie, ed avvicinasi per la struttu- ra alle Ce//ularte di Pallas; sembrando quasi frapposta all’ une, ed all’altre. Devo avvertire, che i follicoli componenti le cellette di essa Spongia, e posti quasi articolatamente gli uni su gli altri, sono fra loro debolmente connessi, e con molta facilità si possono separare (4). — - 2. Spongia striCta. Ta5. VIII fig. a. Spongia subramosa, tenax, ramis dichotomis , subula- tis, erectis. DESCRIPTIO. Fruticulus senzipedalis, solidus, subvillosus, coloris leu- cophei. Exterius vestiuntur rami cuticula scabro-pilosa vil- lis intertexta, cui subest Mucus atro-fuscus totam Spongiam inficiens. T'extura compatta, vigoris seuppet, extliter poro- sa. Coalescit fibris fistulosis vigidiusculis , ramoso-ascenden- tibus, subdivisis im tenuiores fibras laterales, quibus fibro- sus plexus colligatur. [nter fibras membrane subinvolute , quibus potissimum adberer medulla granulosa, nitida, suc- cinee flavedinis. Ze (4) Pare strano che l' Autore considerando vivo questo Piantanimale sia rimasto dubbioso se fosse una Spugna o una Cellularia, quando tanta è la diversità delle une dalle altre , specialmente in ciò che le seconde han- ho , a differenza delle prime, le porzioni animali regolarissimamente for- mate , fornite di una maggiore vitalità, e distintamente separate dalle par- ti fibrose. Nell’ incertezza dell’ Autore, che pur non seppe determinarsi avendo sotto gli occhi l'oggetto, e nel suo silenzio intorno la precisa con- figurazione delle parti gelatinose, sarebbe incauta cosa ch'io ne azzardassi la decisione. Sembra però dalla sua descrizione “che questo Zoofito fosse più organizzato e simmetrico , che non lo sieno ordinariamente le Spugne » Anzi la forma la grandezza P andamento delle.sue frondi, le cellette dis- poste con certa proporzione, e in un lato solo, e fabbricate con regola- rità e complicatezza di parti , l’ addensamento infine della da lui detta m- dolla (che probabilmente sarà la porzione gelatinosa), la quale si fa mag- giore nelle cellette, tutto cospira a indicare che questo sia polipifero, e quindi inammissibile tra le Spagre; ma non abbiamo poi i dati neceflar) pet giudicare a qual altro. genere appartenga. ‘Se si confrontassero però i ca- ratteri lasciatine dall’ Autore con quelli dell’ Escara bispida del Pellas , la quale vive nell’ Adriatico , e fu da me disposta secondo i generi del Lio- neo ira le F/zsrze ( Flustra hispida »o575) , si troverebbe argomento di cre- dere che la Spongia cellularicides del P. Vio sia o cotesta produzione no- neo o una spezie affine riferibile al Genere stesso. OM. al XAVI 3. Spongia turbinata. 75. VIIL fig. s. 6. 7. Spongia mollis, albida, foraminibus ovatis longitudina- libus deorsum attenuatis. DESCRIPTIO. Massa sessi/zs renaciuscula, duplo major quam Figura eu- Bibet, e basi angustata in glomum sublobatum crassescens. Foramina sparsa obovata perpendiculariter totam. substan- ram permeant , cellulasque effingune cuneiformes . Substantia densiuscula parum connexilis, e tomento laneo, interjeclis membranulis, coarclatur. in fascicules eonduplicatos vix va- mosos, fere peclimatim. denticulatos. (fig. 6. 7.) 4. Spongia reticulata. Ta. VIII. fig. 8. 9. 10. Spongia virgata, virgis flaccidis, teretibus, cancellatim connexis , apice simplici vel bifido. DESCRIVI RO, Reticulum quaquaversum | diffusum , sesquipedalis ; ple- rumque latitudinis , cujus portio. delincatur (fig. 8). Ra- mis componitur procumbentibus , longis, sparsim colligatis. Pori confert: , deformes , quorum oscula marginantur mem- branula albo-pellucida , foveolas itidem circumvvesttente (fig. 9. 10). Stru&ura rarzuscula ac tenax, e fibris vigidius- culis equabiltter contexta. Fibre longitudinales ramulos subascendentes ; oblique vero fibrille constant pilis strigis- que in apicem bifidum vel trifidum desinentibus. Spongia adbuc vecens, evanido abundar muco coloriscrocei; ar bre- vi temporis lapsu pallide flavescit. Medulla subflava muco snnatat, vel fibris intermiscetur. 5. Spongia bicolor. Ta. IX. fig. 11. 12. Spongia informis , duriuscula, tenax, externe viridis, intus sulphurei coloris. DESCRIPIIO. Massa oblonga , vamorum loco se estuberans in appendi- culas vermiculares (fig. 11. ). Exerius tenui membrana £5- XXVII punicatur , cui subest mucus fugax coloris prasint, ex quo mirescit etiam membrana. Plexus fibrosus rarus, crassin- sculus, e fibris fasciculatis elasticis, muco virescente illi- ris. Fibre vario flene , in se decussatim recurrentes, api- cibus in Spongia marginem protrabuntur . Substantia me- dullaris zzzide flava, compatla. ac veluti suberosa se agglu- Znatb circum fibras (fig. 12. a) ‘6. Spongia floccosa. Tu6. IX. fig. 13, 16. Spongia fragilis tomentosa, undulato-lobata, superficie pubescente ac bipapillari . DESCRIPTIO. Est massa deformiter lobata, recens adhuc coloris flavidi , quum adoleverit albicantis . Esterius papille due promi- aule compresso-rotundate , pertuse foraminibus perveis (fig. 13. ). Substantia mo//izer tomentosa , laniziem referens, subzi- liter porosa, flavo muco respersa, membranis sericeis undi- que munita; facile in Pocculos resolvitur lineares. curve .forcipis instar bifidatos (fig. 16), quorum apices in. super- Siciem protratl mollibus eam villis instruunt . Fibre res muissime lanceolate simplices ; longiores ix. trium. linea- vum mensuram attingunt , suoque congestu flocculos con- ant. Alia fibre filiformes bipollicares leviter fasciculos "colligant . Inter memoratas fibras occurrebant. alique , in quibus purpureum. corpus vecondebarur ; in. veliquis color hyalinus, qui in exiccata Spongia ad incanum vergit > €x quo mibi suspicio incidit , totum plexum stamineum im bac sp. fuisse cavum, tenuique farttum substantia, que oi A iii obumbratur. Medulla diluze fl a- va, e granulis fere coalita, inheret fibris. 7. Spongia carnosa. Tab, IX. fig. 14. 15. Spongia pulposa tenax, coloris hyalini, fibris in raros ' crassosque fasciculos congestis. DESCRIPTIO. Massa deformiter oblonga, bubule carnis facie . Cosgmen- vatur e fasciculis subconnenis, teretibus , varie distortis 3 2 Sp: aY- XXVIII sparsim confluentibus (fig. 14). Fasciculorum compages e se- ris longitudinalibus confertim. agglutimatis, quarnm nexus extremo varta dissoluttone relaxatur (fig. 15. a) Lamine pellucido-cornee , subinde perforate suo interjeBu fasciculos conjungunt . Medulla pollicaris , mollis , folliculavis , cui glo- bul: intermiscentur saturate rubri , Hs pariter super fasci culos minori copia insidentibus (fig. 15. c) a quorum rube= dine carneum tota Spongia colovem mutuatur. 8. Spongia panicea. Ta. IX. fig. 17. 18. 19. Spongia tenella, minute porosa, laciniis lateralibus, ac terminalibus. Seba. Thes. III. tab. 96. fig. 4. tab. 99. n. 3. Elis Cor. pag. 8o. n. 2. tab. 16. fig.-a. D. Spongia medullam panis referens. Pa//Jas. Zooph. pag. 388. Spongia panicea. DESCRITTO Variant Panicez Spongie specimina, que in Smyrneo sinu aluntur, © crescunt: alia enim plene farcia sunt, © co- Joris albidi (fig. 17.) alia fistulata tinguntur rubore. carneo y preterea lacinie laterales hand raro apicem truncatum ha- bent (fig. 18.) cercrum eadem utrisque natura , similis- que fabricatio, mec specie, ut opinor, sejungt debent. Tu- buli semipedales , pollicari crassitie , ad utrumque latus È summitate inordinatis laciniis sparsi. Superficies circumte- gitur aspera, tenuique membrana zi£orts argentet, € qua, st vitro augeatur ,eminent apices pertusi, atque imbricati (fig. 19.) Substantia fragilis, mollis, subriliter cellulosa. Fibre simplices, fusifermes , longioribus fibrillis circumligantur . Alte quoque occurrunt fibra ceteris paulo crassiores, mi- mus tamen frequentes, quas materia rubens ad instar fili trajicere soler. Medulla &lutinosa, coloris mellei cireumve» sit fibras, 9. Spongia urenS. Taj. IX. fig. 20. ar. Spongia coniformis fragilissima , aspera, ramis imterdum: tubulosis sparsis attenuatis. DE-— XXIX DESCRIPTIO:- Spongia bec ob nimiam fragilitatem facile vesoloitum , nec eam potui misi in frusta discerptam | obtinere (fig. 20) . Aspettus virosus, lividusque color ; fedatur muco tetevrimo , luride albo; sttrettata uredinem mittit, imo etiam aque maris, ubi” Spongie retinebantur, ex effluente muco VIS eadem inerat pruritu mordax. E brevi caudice (fig. 20. ) multiplex spargitur im ramos fistulares longiusculos subtere- tes, quorum ima pars crassesctt latitudine pollicari ,summi- tas vero angustata vis crassitiem excedit lincarem. ‘Interius exteriusque zeuui membranula perforata obvestiuntur rami ; ho- rum superficiesstrigosa, setis aspera, poris confertis inequa- JHibus subrotundis perfossa Chg.2r) Substantia densiuscula , © pumicosa , interdum cavernulosa, sepe in modum fistule longitudinaliter excauata . Intra membranas diffunduntur flexuoso excursu vasa humore flavo laclescente turgida , que rotam Spongiam pervadunt. Textura ordizate disposita, e : Fasciculis compatta fistulosis , membrana pe AMlucido-atba funi- catis aggregatim super ingestis. Varii generis fibra confluunt ad tubulorum fabricam ; alie nimirum filiformes, © lon- gitudine fere pollicari "circularim disponuntur ; be st nom omnes, plereque saltem. intus excavantur; emittunt Tu sz cultro secentur colorem modo late rubrum , modo ce&ruleo- viridem. "Alterius generis fibre plane, paleares, extremitatibus i erobique ciliaro-denticulatis admixta sunt medulle. Medul- la pinguis nitido-fava, mucoso madefatla liquamine, papil- losa, feta vesiculis lenticularibus. Vesicule fibrarum den- riculis potissimum. affise varie colorantur ; alie nimium rubr , alie coloris olivacei . Nic) T. Attesa la qualità acre, e pungente che risiede nel muco dì questa Spongia, parrebbe, che la medesima non dovesse es- sere moito infestata dagli Animali parasiti, soliti a cercare: ne’ buchi delle Spongie un asilo, oppure il loro nutrimento. Ciò non ostante trovai le sue cavernuccie con frequenza a- bitate dalle Squzlle e dalle Nercidi pelagiche di Linneo , alcune delle quali erano bianchiccie, ed altre di un colore di earne. Concorrono altresì alcuni altri viventi subacquei & depositar le proprie uova. nella sostanza di detta Spongia, en- ! tre XXX- tro alla quale emmi avvenuto di osservare un corpo gelati» noso di forma ovale, pieno di globuli giallo-rossigni, some mersi in un fluido trasparente. Nella medesima spezie di Spongie osservai in altra occasione quattro corpi sferici, an- nidati in altrettante cavità diverse, il maggiore de’ quali a- veva un diametro di tre linee. L° impasto loro era una ge- latina acquea senza colore, sparsa di nubi bianche, ed opa- che; li suddetti globuli nel maneggiarli si scioglievano in un' acqua alquanto viscosa. IO. Spongia anhelans. 74. IX. fig. 22. 23. . . Li . 4 Spongia digitata membranaceo-tubulosa, tubis confluen- tibus parallelis inflatis . D ES.CRIPTIO. Spongia bec multipartitur in tubos ereClos , inequabili- zer longos, quorum szzgult, s? sint aqua mersi, per "vices sistolem redduzt , © distolem . T'uborun apex osculo papil- lari hiante notatur ; hiatus diametrum babet bilinearem (fig. 22. a.) Materia a/bzcans, im tuborum ambita tantummodo corticalis , bastm versus crustacea ac sensim attenuata desi- nitin membranas, quibus interius exteviusque cogitur spon- gia, C quarum fimbrits ad saxa aliaque corpora adbere- scit .. Membranz crassiuscule ac fere carnose, ubi vasa ve- nosa occurrunt , quibus liquor flavus, O' la&lescens per membranarum substantiam flexuoso cursu. dispergitur; ha- vum extima coloris albidi, interior ad violaceum vergit . Diaphragmata branchiarum more spirantia, parallela, mem- branacea, foraminosa secant intercise cavitatem tuborum . Aer per spiracula immissus trajicit tuborum substantiam , se extuberans im folliculos deltoides longitudinaliter posi- os (fig. 23.) qui perforata membranula intercepti invicem vespondent transittonibus pervits. Textura variuscula, e fibris rigidis assurgentibus ramosisque tubos circumstipan- zibus ; laterales fibre tenutores concurrunt per paria, usque fulciuntur folliculi. He fibre, st accuratius spettentur , nil referunt magis quam vaginulas, in quibus pili pelluci- di coadunantur coloris intense viridis, aut "violacei. Medulla zenuiter porosa, flavtcans , aciculis fibrosis com- mixta, anne&itur fibris. Mucus copiosus intra tubos, vio- laceus , 1 folliculis croceus, cus globuli admiscentur subas tro- XXX tro-rubri. Hec Spongia preter fibrarum compagem non 4- liud vetinet , cetera evanescunt. N O T As E' osservabile, che dai sughi di questa Spongia comunica- vasi un color verde chiaro ad alcune picciole Sgws//e nasco- ste entro a’ suoi tubi; un color simile per qualche tempo contrasse anche la lamina d' un coltellino, del quale io mi era servito per incidere la Spongia medesima . PY UN RES NOI XKXIZX N OI RIFORMATORI Dello Studio di Padova. NS Pesto veduto per la Fede di revisione, ed approvazio- ne del P. F. Gio. Tommaso Mascheroni Inquisitor Generale del Santo Offizio di Venezia nel Libro intitolato: Zoologia Adriatica , ossia Catalogo ragionato degli animali del Gol- fo, e delle Lagune di Venezia, preceduto da una Disser- tazione sulla Storia Fisica e Naturale del Golfo ec. dell’ Ab. Giuseppe Olivi ec. MS. non vi essere cosa alcuna con- tro la Santa Fede Cattolica , e parimente per attestato del Segretario nostro , niente contro Principi, e buoni costumi, concediamo licenza alla Dita Giuseppe Remondim: , e F. Stampatori dz Venezia, che possa esser stampato, osservan- do gli ordini in materia di Stampe, e presentando le solite copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova. Dat. li 3o. Aprile 1792. ( Giacomo Nani Cav. Riform. ( Zaccaria Vallavesso Riforn. ( Francesco Pesaro Cav. Proc. Riforin. Registrato in Libro a carte 52. al Num. 17. Marcantonio Sanfermo Segr. Addi ro. Maggio 1792. Registrato a Cart. 170. nel Libro esistente nel Magistrato degli Illustriss. ed Eccellentiss. Signori Esecutori contro la bestemmia. Giannantonio Maria Cossali Nod. Eis perc Ee e Ern m a t a iu om an ner inr c n trus uL. I, oC E SUBEGIT B ALBERTO FORTIS. SOCIO DI MOLTE ILLUSTRI ACCADEMIE ISSERTAZIONE PRELIMINARE intorno la Storia Fisica e Naturale del Golfo di Venezia, e il Piano dell Opera. es dle A ACXNIIGCOILO DL Riflessioni sulla Geografia Zoologica. NM T Botanica, la Litologia , e la Mineralogia non sarebbero così rapidamente arrivate alla conoscenza di tutti gli ogget- ti, ch’ esse comprendono, e queste ultime poi non avrebbe- ro tanto influito a edificare la Scienza Geologica, a diluci- dare la Geografia Fisica, e a far conofcere il piano generale della Natura, se a principio non fossero state studiate con le viste delle località, e limitate a provincie particolari. In coteste trattazioni locali la comprensione di tutti gli ogget- ti non è più impossibile; ela esatta osservazione delle diffe- renze, delle modificazioni, dei rapporti, e degli effetti, che gli oggetti o cagionano, o ricevono, può in questo caso ar- rivare a costituire un piano di Scienza. Se una difficoltà maggiore di trattare in tal modo la Zoo- ^ Utilità logia, limitandosi cioè ad esaurire un paese, non avesse al- usate , lontanato da simile impresa i Naturalisti, noi conosceremmo Zina anche in questa Scienza un maggior numero di produzioni, i vici. loro rapporti coi climi , coi terreni, cogli alimenti ; le va- riazioni , alle quali sono' soggette; le modificazioni, che ne contraggono ; finalmente la Geografia Zoologica, della quale il Sig. Zimmerman ha mostrato l'utilità, e che non sarebbe certo meno importante per la Fisica. del Mondo, che la Geografia Litologica , e Mineralogica, A Ne. 2 DeliS:S E R TUA ZO NE Negli sforzi del zelo di molti moderni Naturalisti per P avanzamento degli studj della Natura, la Zoologia terrestre puó contare qualche buona Opera limitata ad una particola- re. Provincia, e diretta a promuovere la Geografia dei vi- venti. Ma in siffatte opere, in cui sono ben rimarcate le relazioni degli animali coi climi, sembra che i loro autori ' avessero in mira la sistemazione , la nomenclatura, la scoper- ta degli animali non conosciuti, e le loro descrizioni più det- tagliate, piuttosto che i loro rapporti cogli altri fenomeni Mancan- della Natura. . . . 3 na di Stai Ma la Zoologia marina è poi totalmente mancante di. que- marinepar- Ste. Opere limitate ad un qualche mare; e i Naturalisti, che "c^i. hanno studiato le produzioni subacquee, gli Ictiologi, i Con- chiologi, i Zoofitologi, trattarono in generale gli Esseri, ai quali diressero le loro "ricerche , onde servire in tal modo al- la Storia Naturale generale di quelle classi. Prmitn- — Veramente lo studio di un mare vasto sarebbe impossibile orsi del a trattarsi con queste mire; e di fatti il Co, Marsigli, allor- gli. chè si accinse alla Storia del Mediterraneo, si diede poscia à studiare quasi una sola delle classi, quella dei Zoofiti; e la trattazione di quel grand'uomo riuscì anche imperfetta perl’ errore, a cui lo guidò una scoperta mal conosciuta , quella cioè di avere creduto che i Polpz flosculosi dei Piant-ani- mali fossero veri fiori, e che per conseguenza i Piant-ani- mali fossero vere piante; errore però, a cui siamo. debitori della scoperta del vero, che in quáfeue maniera trasse da lui la sua origine. Oportusi- . Ma il Mare Adriatico limitato tra un certo spazio abba- De stanza esteso per somministrare alimento e ricovero.ad un per siffato COploso numero di produzioni, e non tanto vasto , che rie- ^". sca impossibile ad esaurirsi; l° Adriatico stretto tra littorali, conosciuto dalla navigazione , investigato da pesche , potrebbe essere studiato con queste viste delle località, e dei rappor- ti, massimamente perchè si può arrivare a conoscere le cor- renti, le profondità, l' indole e la natura dei fondi , ei par- ticolari viventi , che vi dimorano in ciascun fondo. Scarsezza — Di fatto alcuni Scrittori si accinsero ad indagare le sue st produzioni; e se si fossero estesi a tutte quelle, che vi esi- - ' stono, e se le avessero trattate con quelle mire, di cui sa- rebbero pur suscettibili , la Storia Naturale marina. avrebbe potuto riceverne gl'indicati vantaggi. Ma questi Naturalisti , lodabili tuttavia e benemeriti, riferirono uno scarso numero di produzioni, e non.si curarono molto. di esaminare le cir- no co- PRELIMINARE. ; costanze nelle quali‘ si trovano. Ginanni (4) quantunque e- nunziato come lo Scrittore delle produzioni del nostro Ma- re, si restringe poi solamente ad alcune classi, e di queste non riporta, che alcune specie; non preciso nelle sue descri- zioni, confuso nel suo metodo per colpa del tempo in cui visse, osservatore, quantunque in alcuni articoli sagace, in altri incerto, ei si mostra piuttosto seguace delle opinioni al- lora predominanti, che indagatore del vero. (b) Planco limitato ad uno scarsissimo numero di produ- zioni, e desideroso di scoprirne di nuove , o descrive come tali alcune già conosciute, o si compiace d' indagare tra il sedimento spoglie minime poco significanti; mentre il mare abbonda di molti esseri mal conosciuti a quell’ epoca, e im- portantissimi. Nel suo libro peró si trovano miste ad alcune inesattezze molte osservazioni giuste , e istruttive. (c) Donati, pieno di solidità e di criterio avrebbe servito assai bene allo scopo, che noi bramiamo, s'egli avesse pub- blicato tutta intera l'Opera sul Mare Adriatico, della quale ci diede un Saggio stimabile per le viste generali, alle quali è diretto, e molto più per le sue scoperte relative alla na- tura dei Piant-animali, e agli animaletti, che li producono, e vi dimorano. 1 e L'appendice , che delle spoglie del nostro mare ci lasciò Brunnich (4), è ben lontana dall'esser completa, e il ‘suo ti- tolo mostra abbastanza, ch'egli non tratta se non di spo- glie. Allorchè da sett’ anni addietro ho cominciato a studiare im Pias dd? tutta la sua estensione la Storia Naturale del nostro mare., p ph NT io conobbi, che questo era un campo ben più fecondo diog- getti di quello che fosse- sembrato a quegli Scrittori, e me- ritevole di essere inveftigato con viste più filosofiche, e die- tro siffatti rapporti delle località. Alcuni dei risultati appun- to di coteste ricerche non interrotte fino al presente forma- no l'argomento dell'Opera , di cui presento la prima Parte concernente gli Esseri zaturalmente conservabili (e), la qua- le (a) Opere postume V. 2. (5) De Conchis minus notis ; e Appendix sec. . (c) Scogia sopra la Storia naturale marina dell” Adriarico + (4) Icbrbyologia Massiliensis acced. Spolia maris. Adriatici » (e) I metodi, benchè in parte fendati sulla naturale gradazione degli Esseri, in seguito poi sono semplici convenzioni inservienti al comodo degli Autori; e dei Leggitori. Egli è perciò ch'io divideró le produzioni del nostro mare in EH RUE e non conservabilî, ch' è quanto a dire in solide, e fugaci; tanto 2 più à DISSERTAZIONE le non avrei ardito di pubblicare in questo :momento, se la. fortuna di obbedire, mio venerato Collega ed Amico, alle vo- stre dimande .tanto per me lusinghiere: non me ne avesse i- spirato il coraggio. Se un Naturalista illuminato, come: Voi; slete;, se ‘un Fisico così profondo come-i--Cav. Gioeni dei " Duchi d' Angiò, per cui desiderio ricercate. questo lavoro , ne saranno contenti , il destino dell’ Opera sa13 deciso, e I autore abbastanza ricompensato . Ma siccome tre punti particolarmente sono. contemplati nell’ Opera presente, e sono la mezodicasistemazione, 1 vap-. porti delle produzioni coi fondi, © colle altre circostanze locali, e le brevi Memorie ed Osservazioni, che aggiunsi a parecchie specie; permettetemi di sviluppare rapidamente coa. quale spirito, io li abbia trattati, soggiungendo qualche pa- rola di ciascheduno di loro. RR UTI COLO £ Sistemazione metodica (a). Per ben conoscere in tutta la sua estensione i| vasto qua» dro della Natura, unasistemazione metodica ; ed una nomen- clatura diventano indispensabili; se non vogliamo chela con- fusione ci getti in un inestricabile laberinto. ll negare, come pur fecero alcuni rispettabilissimi Naturalisti, la necessità ed utilità dei metodi , che dispongano, e mettano- in ordine le nostre nozioni, è tanto strano, quanto lo è il credere di co» noscere la Natura, quando non si conoscono. che le denomi- nazioni date dagli Scrittori alle sue produzioni. Dall’ accor= do degli stud} metodici, e delle osservazioni fisiche risulterà il miglior piano di questo studio, e: si progredirà rettamente alla piena conoscenza di tutti gli oggetti. Desermi- . Nella necessità per. tanto di seguitare un metodo di no» "sso". menclatuta,'e nella scarsezza degli Scrittori particolari del ne. nostro mare, convenne ricorrere ai Trattatisti generali» ed era; più che questa divisione è in parte fondata nella natura delle: cose, ed altronde: conserva quasi esattamente: l'ordine: delle classi. (a) Quelli, che nella lettura di questa Dissertazione non cercassero se not ciò che concerne la Storia Fisica e Naturale del nostro Golfo, potrebbero tralà-. sce questo secondo. articolo relativo al piano. della sistemazione. del nostro Ca- talogo. PRELIMINARE, 3 era ben conveniente, che si adottasse il più giusto j il più conciso, il più espressivo ‘di tutti ‘i linguaggi, e sistemi, quello del cel. Cav. Linneo, "Tutte le volte adunque, che dovrò riportare una specie da lui descritta, io non farò se non riferire la pura denominazione e definizion Linneana, tralasciando fin anche la sua descrizione per non ingrossa- re il Volume senza bisogno. Imperciocchè i Naturalisti a quella sola determinazione ©: si risovverranno dell’ ogget- to indicato, o sapranno informarsene- semplicemente leg- gendo Linneo; e gli Autor? da lui riferiti. Per analoghe ragioni ho tralasciato le sinonimie , e il lusso di cita- zioni. In qualche sito del Sistema Linneano forza è ritrovare al- cune improprie determinazioni, ed alcune collocazioni mala- dattate; a parecchie delle quali i posteriori Sistematici rime- diarono. Così il genere Linneano dei Grazch; è veramente troppo esteso, e comprende degli esseri assai disparati : le correzioni di Fabricius , e di de Geer, che ne costituirono Var) generi, mi sembrano convenienti. Così gli EcL, i quali sono coperti da um nicchio duro, impropriamente ri- portati dal Linneo tra i /Mo//uscht ossia Vermi forniti di membri, e nudi, furono con maggior convenienza trasportati fra i Vermi Testacer da alcuni Vecchj, ed ultimamente dal Lesk. Così i tre generi Linneani Murex, Buccizum, Srrom- bus furono molto naturalmente ridotti ad un genere solo ( Tritonivm) dal Müller, e dal Lesk dietro il suo esem- pio; come dai medesimi a: molta ragione fu diviso in più generi il troppo esteso-genere Linmeano Hel. Così il ge- nere della Sabella sembrò al Cav. de Born, e al Sig. Müt- ler mal convenire tra i Vermi Testacei; ed io conobbi anzi che le Sabelle non formavano un genere da se stesse, nella qual opinione ho avuto la compiacenza di veder convenire il Pallas, che le pose a formare un Ordine delle Nere;d: . Così la divisione Linneana dei Pzaz£-anzmal; in due Ordini sepa- rati Lithophyta, e Zoophyta, veramente poco fondata nella natura delle cose, fu ridotta al solo Ordine dei Zoofrrz dal Pallas, e dal Lesk, il quale li denominò Cellulari. Così P Alcyonimm Bursa del Linneo, che non ha nullache fare nè cogli A/ciozj, nè col regno animale, ma per l’opposto è un vero, e semplice vegetabile, deve passare all’ impero de’ Bo- . tanicij e perciò di questo insieme. colla P'evmilara ritusa dell’ Imperato io forino il nuovo genere di piante Crittoga- me Lamarckia. Lo stesso dicasi del genere Cora/liza, pari- mene Delle cor- rezioni, € modifica- zioni al suo mcta- de. urabtio Di quest é Dd S SER TAA ZIONE menti tenuto’ e dallo Spallanzani , e dal Cavolini per ' una semplice planta; e così di molti altri punti, nei quali il padre dei Metodisti Linneo fu ragionevolmente modificato , € corretto. In tutti questi casi, nel quali dissento da lui, io lo seguito tuttavia nella metodica distribuzione senza disor- dinare la sua classificazione, sol contentandomi di soggiunge- re nelle Note questo dissenso, e d'indicare le opportune correzioni degli altri. L'ordine, ela chiarezza esigevano , ch io seguitassi costantemente un metodo solo. Io l'abban- dono soltanto in tre degli ultimi generi dei Zoofiti Linnea- ni, nella-Zorzicella cioè, nell’ dra, e nel Volvoce, i quali generi essendo spoglj di parti solide, non sembrano apparte- nere ai Piant-animali, ed altronde essendo quasi indiscernibili all’ occhio nudo, convengono molto bene cogli Zzzmaletzz Talas Siccome questi o poco conosciuti o mal disposti dall Ill. Linneo, furono mirabilmente classificati dall’ occhio di lince del Sig. Müller in un ordine separato , così io mi riservo a collocar quei tre generi in detto Ordine degli 2£7:- mali Infusorj, dei quali non è infeconda l'acqua del nostro Golfo, e delle nostre Lagune. L''enumerazioni delle specie Linneane , ch’ io ripor- to, si riferiscono alla duodecima edizione del Syszema Na- ture , l ultima eseguita sotto gli occhi del cel. Auto- re ; e ben volentieri io avrei adoperata quella, che a gran vantaggio della Scienza naturale va lavorando il Sig. Gme- lin, se questa nuova edizione doviziosissima' per. un am- pio numer i di specie aggiunte, e per una abbondantissi- ma suppellettile di citazioni, non fosse ancora mancante p , delle quali in questa prima Parte io devo le specie descritte dal Linneo ne esistono molte tra quali furono ignote a quel donisiia Naturalista . te ho dovuto contentarmi di citare la determinazio- ne di qualche altro Ill. Scrittore; e quando n’ ebbi oppor- tunità, ho preferito i Recenti, satin perchè ripor- tano ancora le sinonimie dei Vecchj, e perchè, seguaci e- satt] dei buoni metodi, adoprano le nomenclature specifiche tanto comode nel linguaggio dei Naturalisti. Allora quando, Sono stato alla necessità di citare qualche vecchio. sinonimo mancante di nome triviale, io vi feci precedere una deno- minazione specifica mia propria per servire appunto a siffat- ta comodità, e speditezza di lingua. Io pongo a piè di pa- gina 1 principali Scrittori da me adoperati nelle determina- zio- BiR EL I;M;IANG;AjR E, 5 zioni (a) di quelle specie, di cui manca Linneo, e parimenti alcuni de’ principali tra quelli, coi quali hanno. relazione le discussioni, ed osservazioni di Fisica, e di Storia Naturale, che vi aggiunsi di quando in quando. Ma alcune produzioni nostrali o per la scarsezza de'no- Detem- stri Scrittori, o per la mancanza degli stranieri, che le co- CIN municassero ai Naturalisti metodici, sono ancora ignote j e wwe. di queste pure ho dovuto parlare. Vero è; che le classi del- le Piante marine propriamente tali, e dei Vermi Emzzzici , e JMolluschz, sono. nel nostro mare le più abbondanti di que- ste specie non conosciute; ma si trovano ancora delle specie ignote appartenenti alle. classi conservabili naturalmente in un gabinetto; le quali formano l'argomento di questa pri- ma Parte del mio lavoro. Conveniva adunque, che io mi e- stendessi un po’ meglio a far conoscere le nuove specie: per la qual cosa io mi sono indotto a formarne delle definizioni quanto ho potuto brevi, e ad aggiungervi le figure, le quali in —————— Á——— d (2) Gli Autori citati nelle determinazioni specifiche sono» Adanson Senegal . Imperato Hisr. Aldrovandi Exazg..— . Jonston Exsagg. - Barrelier Rar. ; Lesk Elem. Bauhin Pzz. Linkius Stell. Bellon Aguar. - Linneo Maztissa air. Bohadsch Mar. 1 : Pallas Miscel.- Zool, Bonanl Recr» ---- Elenc. Zoopb. Born Index. Plancus de Conc. e Appero Ù Donati Saggio» 7 Rajo His. = Ellis of Corall. ; Retz Mémoir. de P Acad, de Turin. Gesner Aquar. — . 1 Rumphio Mus. Ginanni Adr. . : Scopoli. Carzioli Gualtieri Index. Seba Mes. Herbst Krebse. ‘Gli altri nelle discussioni ed osservazioni sono: Adanson. Amati. ‘Arduini. Lorgna. Mandruzzato. Marsiglia Baster. Berthollet. Bonnet. Martini, Mauduyt: Maupertuiss Borlace. Bouvier. Bradlej. Mery. Monró . Morveau. Buffon. Cavolini. Chemnitz. Müller. Neret. Pelletier. Cigna. Cotugno. Crawford. Peyssonel . Plinio. Poli. De Geer. Dioscoride. Diquemare . Pope. Poupart. Priestley. Donadei . Dondi-Orologio . Fabricio. Reaumur. Redi. Rosa. Fortis. Fourcroy . Gallini. Rupreckt. Schlosser. Seguin. Guettard. Hamilton. Hassenfratz . Soldani «Spallanzani . Swammerdan » Herissant. Heyden. Tussieu . Tondi. Trembley . Vallisnieri . Klein. Lavoisier. Leoflins. Vandelli. Walch. Zimmerman. Nomi ver- nacoli. 8 DISSERTAZIONE in un. colpo d'occhio indicano un oggetto assai meglio, che una lunghissima descrizione. lo. non ardisco però di asseri- Ies che tutte cotefle fpecie da me credute nuove lo siano di fatto. lo non ho potuto vedere tutti i libri del mondo: an- zi situato in una Nazione, nella quale il genio per gli altri studj prevale sopra quelli della Storia Naturale; ho dovuto tollerar molta pena per vedere quelli che ho consultato (a). Appunto per tale esitanza io non.mi sono diffuso a lunghe descrizioni , che potevano talvolta non essere se non ripeti- zioni di quanto fu scritto in qualche libro da me non vedu- to. Se queste specie saranno realmente nuove , avró recato un servigio ai Naturalisti, avanzando di un passo nella co- noscenza di alcuni oggetti della Natura: se alcuna di queste sarà stata anteriormente descritta, io gli avrò serviti con u- na determinazione, e figura di più. Ho sempre riportato il nome sistematico in latino, ed ho fatto le definizioni alle specie nuove parimentilatine ‘per ser- vire alla convenzione dei Naturalisti ancora stranieri, e per necessità di lingua, giacchè la nostra è scarsissima di nomi proprj delle produzioni naturali. Ma vi aggiunsi poi tutte le volte, che v' erano, i nomi vernacoli , onde togliere in par- te la imponenza del nome scientifico, accomunare le cogni- zioni accomunando i linguaggi, e finalmente facilitare col rapporto di un nome noto alla gioventù delle Città maritti- me la. maniera d'iniziarsi nella nomenclatura: de’ Naturalisti, la quale, altronde necessaria, è tuttavia un ostacolo ritar- dante il cammino di chi incomincia. gli studj della Natura.. Si vedrà però, che i nomi vernacoli, come era ben natura- le, mancano alle produzioni, le quali o non interessarono i nostri pescatori con un profitto di pescagione, e con una qualche relazione cogli oggetti da loro cercati; o non li col- piro- (a) Con un vero sentimento di patriottismo annunzio, che nella mia Patria la Storia Naturale trovò diversi abili coltivatori. Dopochè il Dott. Vianelli si rese celebre per la sua scoperta delle Lucciolette marine: ,dopoché il Dott. Giu- seppe. Fabris. portò in paese i lumi della Botanica, e il defunto Dott. Bottari e- stese, le sue ricerche alla nomenclatura di alcune classi di produzioni, marine ; la Storia Naturale coltivata con zelo dell’ Ab. Fabris, dall’ Ab. Chiereghino, e dal Dott. Stefano. Renier dà lufinga di progredire tra-noi ad essenziali avanzamenti. A Venezia un mio valoroso amico ii Sig. Filippo Armano,, diligentissimo in tut- ti gli artificj opportuni alla perfetta conservazione delle produzioni, coltiva la Storia Naturale del mere con genio ed intelligenza. E' desiderabile che il mio amico Renier seguiti. le ricerche intraprese sopra i Mal luschi, e.ne partecipi al pubblico i risultati: essi ml sarebbero utili per la compilazione della seconda parte dell’ Opera presente. - PRELIMINARE. 9 pirono per la frequenza, per la singolarità della forma , o per qualche danno, che arrechino (a). AR T I .C/OÓ:L Q^ HE Topografia dei fondi del nostro Golfo. In secondo oggetto del mio lavoro riguarda le località, e i Scopo del rapporti, che le produzioni ‘hanno colle circostanze, nelle 57". quali si trovano. Generalmente parlando la Storia Naturale Tauiré: non fu trattata con queste viste; e se qualche volta si è notato f». il sito in cui vive un oggetto, non si ebbe poi molta cura di specificare la profondità in cui si trova, l'indole del ter- reno su cul riposa, e la naturadelle produzioni, tra le quali convive. Le circostanze favorevoli del nostro Golfo e delle nostre Lagune, l'opportunità di trovarmi a lungo sul ma- re, e di vedere e rivedere molte volte gli oggetti , final- mente la conoscenza esattà, che ne hanno i nostri pescato- ri, i quali passano tutta la loro vita ad investigarlo , e si stu- L| (a) Il benemerito defunto Dr. Bottari ne aveva raccolte e determinate parec- chie produzioni secondo Linneo, ed altri Nomenclatori. All’ occasione che il Sig. Ab. Fabris, ed io abbiamo radunato una collezione di Storia Naturale marina; ci approfittammo delle di lui determinazioni . Ma la. nostra collezione andò diven- tando più numerosa , e perciò unitamente abbiamo determinate le aggiunte, e nel tempo stesso rettificatene alcune mal definite. Per qualche altra abbiamo adotta- te le determinazioni assegnate dal Sig. Armano, dal Dr. Renier, e dagl'Ispet- tori del Gabinetto fisico di Firenze. Le rimanenti poi furono da me nomenclate, come furono pur da me stabilite le definizioni e descrizioni delle specie, che mi sembrarono nuove. Verso la fine della State trascorsa ci eravamo prefiffi il Sig. Ab. Fabris, ed. io di stampare nel Giornale d'Italia la lista dei loro nomi, al qual oggetto noi l'avevamo già cominciata a disporre: e acciocché non comparisse così nuda, si pensó di aggiungere ad alcune produzioni qualche indispensabile nota illustrativa , € le indicazioni de’ luoghi natali: il che non fu difficile dopo lo studio, checon altro scopo io aveva precedentemente fatto sui fondi marini. Un lavoro, non per anco avanzato alla sua metà, fu creduto; da chi ne aveva da me sentita parola, di già terminato e stampato; e lo si annunziò in un Giornale col titolo di Ca- talogo ragionato delle produzioni animali, e vegetabili del Golfo e delle Lagune di Venezia , compilato dall’ Ab. Giuseppe Olivi delP Accad. di Padova, e dall’ AL. Francesco Fabris, preceduto da un discorso preliminare, ‘diretto dal primo de due autori al Sig. Ab. Fortis ec. ec. , e da cotesto dedicato al ch. Sig. Cav. Gioe- 1 ec. ec. Le convenienze del Sig. Fabris gl’ impedirono di prestarsi ulteriormente a questa fatica. Trovatomi intanto nella necessità di supplire all’ impegno da me contratto coi rispettabili amici Fortis, e Gioeni, e per accidente col pubbli- co; e altronde conoscendo pur troppo la tenuità del primo piano intrapreso, io n° estesi il soggetto, lo presi sotto viste più ampie ed interessanti, e messe a profitto le precedenti mie osservazioni al proposito , mi sorti la presente Opera güalunque sia. I Spazio scelto alle indagini . 29 D: S/SE R TUA Z.1.O-N'E studiano di. conoscere questi fondi e le produzioni, che vi dimorano, attesochè tai notizie sono strettamentelegate coll’ interesse delle lor pesche, mi lusingarono di poter trattare con siffatte mire la Storia Naturale marina. lo comincio a dare un saggio di questo studio col soggiungere ad ogni spe- cie. (quando posso averne esatte notizie) le profondità, in cui si trova, l’ indole del fondo, la congiunzione ad altri prodotti, la lontananza dai siti frequentati, la sua scarsez- za o abbondanza, la sua indifferenza a diversi siti, ‘o la sua esclusiva scelta di alcuno ec.ec. Se il sensato Lettore racco- gliendo di qua, e di là i laconici cenni relativi, ch'io ag- giungo alle singole produzioni, li radunerà, li paragonerà , e se ne formerà un quadro, egli avrà la Topografia Zoolo- gica del nostro mare, la quale gli potrà somministrare dei lumi inservienti alla Geografia Zoologica, e alla Storia Fisica degli Esseri organizzati: oggetto al quale io ritornerò in qual- che Capitolo espressamente a ciò dedicato della mia Sror;z Fisica del mare Adriatico; il di cui piano comprenderà T aggregato dei suoi fenomeni Geologici, Meteorologici, Idro- logici, Fisici, e Naturali, riportati poi tutti insieme alla re- lazione, che hanno .colla Fisica del nostro Globo ... Ivi tratterò per esteso delle località, e spero anzi di poter. giun- gere a delineare la Topografia dei fondi subacquei, per dimo- strare più da vicino il loro rapporto cogli Esseri; ai quali danno ricovero. ‘Trattanto un rapidissimo sbozzo della posi- zione e costituzione dei fondi del nostro Golfo diventa ne- cessario per somministrarne al Lettore una idea generale in- dispensabile per l' intelligenza de’ luoghi natali, ch’ io vado assegnando , e acció si comprenda, che cosa intendo allor- chè accenno, che una tal produzione alligna nei ford: fangost paralelli. al littorale, nei primi fondi calcare , nella Fos- $4 ec. ec, = Io limito il campo scelto per le mie. presenti ricerche di Storia Naturale a quel tratto dell’ Adriatico, che dal suo ter- mine settentrionale si stende dall’ una all’ altra spiaggia fino alla latitudine di Ancona, e di Zara. Le pesche dei nostri non si estendono più oltre, e cotesto tratto è anche troppo vasto per le mie deboli forze. Se il rimanente del nostro ma- re invoglierà a simili ricerche alcuno dei Dotti abitanti ‘alle spiaggie o del Regno di Napoli o della Dalmazia meridiona- le, si potrà dal risultato di tali fatiche ottenere la Storia Fi- sica e Naturale dell’ Adriatico. Io mi occupo intanto di quel- la del Golfo, e delle Lagune della Repubblica di uA ue. PRELIMINARE. 1f Questo tratto di mare ristretto da littorali comprende fon- Varie co- di di vario genere disposti alquanto regolarmente; e sono a- 75 fondi. renosi, arenoso-argillosi, argilloso-fangosi, calcarei, e calca- rei misti di sabbia, e di argilla. Per formarsi una idea chia- ra dell’indole, della profondità, e della direzione di questi fondi diversi, incominciamo a passare dal littorale occidenta- le all’ orientale, indicando gli strati longitudinalmente para- lelli alla. nostra spiaggia, i quali dovremo attraversare in que- sto passaggio » Se, incominciando a Monfalcon, ch' è nel Golfo di T'rie- Ford #e- ste alquanto di là di Grado , si comprenda tutto il littora- porre arci le del Friuli, della Marca Trevigiana, di Venezia, di 4estale : Chioggia, e della bassa Romagna fino ai monti di Pesaro, a tutto questo littorale cala lentamente in mare per una spiag- fondità. gia inclinata, e formata di sabbie, le quali si«stendono den- tro in mare per 3 miglio, 1. miglio, ed 1. miglio e 1. Al 1 termine di questa spiaggia il mare è profondo in alcuni luo- ghi z5., in alcuni 20. piedi. Tanto l’ estensione della spiaggia arenosa, quanto la sua profondità dipende dalla maggiore o minore vicinanza dei fiumi, dall'esposizione ai venti domi- nanti, dall’ indole delle correnti, e maree. Per tali ragioni questa lingua di sabbie, che a Monfalcon, e al di là comin- cia assai stretta, si viene dilatando a mano a mano; a Gra- do si caccia ben dentro in mare; dirimpetto ai nostri porti ^ si avanza. parimenti di molto, benchè alquanto disordinata per l’azione dei canali de’ porti stessi: mentre per lo contra- rio tra le foci del Po l'argilla, ed il limo trasportati da quel . vasto fiume costituiscono fangoso anche il fondo prossimo al lido. SE Se si rintraccin le cause, dalle quali proviene questo am? Deje masso di sabbia, esse facilmente si scopriranno nella con- $7 49 fuenza dei varj fiumi, e torrenti, i quali discendendo dall ^ ^ Alpi vengono a sboccare alle spiaggie del Friuli, e ai confi- ni della. Venezia, e della Romagna. L’ Adige specialmente ne trasporta fra noi una grandissima quantità, la quale viene diffusa e dispersa dalle correnti dell'acque, o dall’ impeto del mare in burrasca. " . Dopo questo primo. strato arenoso e consistente, incomin- Fondi fas- cia paralellamente appunto da Monfalcon fino a Pesaro uno 8057 segueno strato limaccioso e molle. Questo fango, ch'io chiamo indif- presina serentemente o fango, o limo, (e che è un miscuglio di va- rie nans reso pingue, dirò così, dalle sostanze organiche de- 2 . come Y2 DipS SER TAZIONE composte) incomincia assai stretto dirimpetto a Monfalco- ne; e dirimpetto a Grado quasi disperdesi, o non si distin- gue più per la grande dilatazione , che in quel luogo ha P arena, la quale mescolandosi alla scarsa porzione di fango , arriva a congiungersi al fondo duro calcareo molto lontano dal lido. . Dopo questa piccola intermissione incomincia di nuovo il fango, il quale, a misura che longitudinalmente si estende dal Nord al Sud, si va del pari allargando; sicchè mentre da Grado a Venezia esso non si dilata in larghezza se non pef 8. miglia circa, da Venezia alle foci del Po si dilata per 10. in r2. miglia, e dalla bocca della Maestra fino ‘al porto di Comacchio si va via via dilatando dalle 12. alle Loro pro- fondità . Promizen- ze calcaree frapposte . Loro de- rivazione dai fondi calcarei. 14. miglia. Ivi siccome termina la punta del fondo calcareo ( di cui parlerò in seguito, col quale confina questo fango dirimpetto al littorale Veneto ), così il detto fondo limac- cioso si allarga molto tutto ad un tratto; onde a vista di Rimini è dilatato per 35. miglia addentro in mare, finchè poi estendendosi ulteriormente arriva fino a 45. miglia di larghezza, tanto essendo appunto dirimpetto ad Ancona. A misura che questo fondo nella sua longitudine si dilata si va parimenti sprofondando; e mentre sopra Venezia il mare in detto fondo fangoso non ha più di so. piedi di pro- fondità , dirimpetto a Chioggia arriva ai60., dirimpetto alle foci del Po a 100. Alquanto al di là di Comacchio si pro- fonda di nuovo; dirimpetto a Rimini si abbassa fino a 180. piedi; e seguitando gradatamente si trova dirimpetto ad An- cona abbassato a 270. piedi. i Questa prima deposizione limacciosa confinante coi fondi calcarei, dei quali: parlerò tra poco, non è già sempre equa- bilmente continua, che anzi è interrotta dalla elevazione di qualche masso calcareo nudo durissimo, il quale sorge iso- lato dal fondo molle. Tali eminenze, dette volgarmente T'e- gnic, conosciute e abborrite dai nostri pescatori perchè attra- versano il maneggio delle reti nelle loro pesche , e qualche volta lacerano le^reti medesime, esistono dirimpetto a Ma- ran, a Caorle, ai Tre Porti, e in qualche altro sito, ed abbondano soprattutto dirimpetto a Malamocco, ed a Chiog- gia, e dal volgo sono credute residui di due antiche Città sprofondate per una impetuosa inondazione del mare. In queste prominenze è rimarcabile una particolarità , la quale giova a spiegare la loro origine, e a. mostrare , che il fango, del quale ho parlato , .è una sovrapposizione posteriore ed accidentale al fondo calcareo. La LT c 1 PRELIMINARE, ; di cui parlo, è l’attacco e la connessione di questi isolati monticelli calcarei col fondo pure calcareo, che incomincia al confine orientale del fondo fangoso. Questa osservazione dimostra che le così dette T'egzie non sono se non residui prominenti di quel letto calcareo, il quale si estende più che non sembra verso la nostra spiaggia, ma è nascosto dalle aggregazioni di argilla, e di limo, dalle quali fu coperto po- steriormente, e che di fatti sono ad un livello più elevato del fondo calcareo nudo, di cui parlerò in seguito. Se poi si ricercano le cause, dalle quali provenne tale am- masso fangoso, e le ragioni della sua posizione in questo si- to, io credo, che si conosceranno ben facilmente, se si ri- fletta a due circostanze, e sono s. la ricorrenza dei fiumi al- la spiaggia occidentale ; 2. l’ andamento della corrente pro- pria del nostro mare. Quanto alla confluenza dei fiumi, si può facilmente com- prendere, che quelli, dai quali ho desunto la causa delle de- posizioni di sabbia, correndo in mare trasportano sospesa , o sciolta una grandissima quantità di materie terrose di va- ria natura, e di altre materie limose prodotte dalla decom- posizione delle sostanze organiche. Il Po sovra tutti porta una massima copia di argilla, e di limo, essendo tale appun- to la costituzione del suo alveo, e l'indole delle sue torbi- de. -Queste acque dei fiumi ( e in parte ancora quelle delle Lagune) al primo incontro col mare devono abbandonarvi le arene e le sabbie, materie le più pesanti. Le altre terre più leggiere e più sciolte restano per più lungo tempo sospese , e vanno a depositarsi alquanto più addentro in mare. La forza stessa delle onde, che vengono a battere verso la spiag- gia, spinge e abbandona l'arena, e ritiene, e poscia deposi- ta più addentro in seno del mare le materie terrose , più so- labili, e meno gravi: e la continua azione dell’ acqua mari- na contro la spiaggia coopera poi a cotesto lavoro lascian» do sempre più pura di particelle limose la sabbia stessa , e accumularidole sempre più sui prossimiastrati alquanto più profondi, e per conseguenza meno smossi dalla forza delle acque. Quanto alle correnti, .seconda causa ch'io assegno a que- sta estesissima deposizione fangosa, si sa dalle osservazioni del Montanari (4), del Bianchi (P), e del nostro dottissimo Co. (2).Il Mare Adriatico e sua Corrente esaminata. (5) Specimen ZEstus reciproci Maris Superi . Cause dele le deposi- zioni fan £058. Prima cau- sar azione dei fiumi > causa: in. dole . della corrente del nostro mare s Fondo cal- carco st/$$8- guente. Fondo fan- goso nel mezzo al mare frap- posto ai calcarei , N È I4 DESj;S;ERT:A ZLO0;N,E Co. Stratico (4), che quella propria del nostro mare entra: con una progressione singolarissima, trascorrendo sempre pa- ralella alla sponda orientale da Corfù alla Dalmazia, ed all Istria; indi s’ inclina passando per il Friuli, e per la Marca Trevigiana; e finalmente si dirige a mezzodì ritornando per la: Venezia, per la Romagna, e per.tutta la spiaggia occi- dentale dell’ Adriatico... Considerato l'andamento di siffatta corrente, (fenomeno meritevole delle più profonde considera- zioni, al quale io dovrò ritornare allora ch'io proseguiró il mio: lavoro. sulla Storia Fisica dell’ Adriatico) si vede chia- ro,.che le materie fangose del nostro mare devono essere trasportate. dalla radente orientale verso la parte occidentale, e quivi devono essere ammassate e ritenute dalla tranquilli- tà e dalla costituzione del fondo. Appunto per così fatta cor- rente succede, che le torbide dei nostri fiumi si dirigono al- quanto verso il Sud-Est, e per conseguenza fanno, che la deposizione fangosa si vada sempre accrescendo , ed allar- gando a misura , che si dirige per quella parte. Ma ritor- niamo a seguire l indole e natura degli strati subacquei se- condo l’ incominciata direzione dal littorale occidentale all’ o- rientale. Dopo il fondo fangoso testé descritto, succede il fondo cal- careo, solido; e alquanto più profondo; e s’ incomincia a rimarcare da Comacchio e un. poco al diqua, ove ha la lar- ghezza di 5. miglia all'incirca, e seguita.verso il Nord di- latandosi sempre ‘più fino al termine settentrionale del Golfo. Al limite, in cui questo fondo calcareo si unisce col nostra fongoso, esso per I. miglio in circa (termine medio) si tro- va alquanto misto di sabbie, di argilla, di tritumi calcarei, e di varie materie terrose minute; ed è ben naturale , che nella vicinanza alle deposizioni fangose questo fondo più bas- so partecipi di siffatta mistione. Si potrebbe quasi dire, che questi fondi calcarei., più. o meno nudi, più o meno consistenti, più o meno profondi , continuino fino alla, sponda orientale. Se non che alla metà del mare, o poco lungi, incomincia tra Parenzo e Malamoc- co a 40. miglia di distanza da questa spiaggia, un tratto di fondo fangoso-arenoso e molle nel mezzo , e alquanto mi- Sto e più consistente alle parti, denominato da’ nostri pesca- tori: la Fossa. Essa si estende fino dirimpetto MEAN C le (4) Note à P Article Corane dans le Di&ion., de Marine dans l’ Encyclar pédie de Padoue. : : PORE E TOMOISNOSA RE. 1$ dividendo longitudinalmente tutto questo tratto di mare con una direzione però alquanto inclinata dal Nord-Est al Sud: Ovest. Per simile inclinazione succede che mentre, come ho detto, la Fossa al suo incominciamento è distante 40. mi- glia da Malamocco, si va nella sua progressione avvicinando alquanto alla spiaggia occidentale ; sicchè dirimpetto a Chiog- gia e alle foci del Po essa è di 2. in 3. miglia più prossi- ma al nostro lido. Generalmente parlando, la sua larghezza aprite I . . è presso a poco da.3. miglia a 3. e -, e la di lei profon- dità, che al suo termine settentrionale è di 93. piedi all’ in- circa, si va sempre più abbassando (come in generale tutto il letto del nostro mare) a misura chesi dirige verso la par- te meridionale; per la qual cosa termina colla profondità di 150. piedi. Questo termine appunto si va a congiungere di- rimpetto a Comacchio col primo fango confinante alla sabbia del littorale, dove, come abbiamo notato , la deposizione fangosa si dilata in un’ampia larghezza. Per lo che si po- trebbe anche dire, non.già che la Fossa finisca; ma più veramente che finisca di essere scoperto il fondo duro calca- reo frapposto tra il molle e fangoso della. parte occidentale vicina al lido, e quello della Fossa del. mezzo al mare ; e che in appresso l' estensione fangosa seguiti non interrotta fino ai fondi calcarei, i quali alla metà del. mare comincian- do si stendono fino alla sua sponda orientale. Il curioso fenomeno di questo braccio di mare fangoso (la Cause det Fossa) che continuando dai larghi fondi fangosi della Roma- Tent 25 mezzo al gna si interna tra i nostri fondi calcarei, sembrerà a prima 3780 esi- vista difficile a spiegarsi, e le cause dalle quali dipende si Golfo C/s potrebbero forse credere o cessate o recondite. Ma se si con- sideri paragonato alle altre circostanze locali, la spiegazione si presenta allo spirito facile e naturale. Primieramente os- servo, che sopra questo tratto fangoso l'acqua rimane tran= quilla, che non eseguisce altro movimento che il provenien- te dall’ azione lunare, e che questo la fa'soltanto elevare, e tutto al più espandere un poco verso i lati senza giammai determinarla ad una corrente ; sicchè il suo fondo non viene in alcun modo agitato. Secondariamente rifletto, che questo tratto di mare tranquillo viene continuamente circondato dal- la corrente dominante, rapidissima dalla parte orientale . Considero in oltre, che le materie terrose, e il limo prove- niente dalla decomposizione delle sostanze organiche, non può da quella parte depositarsi sul fondo per l'indole della : stese ossa ) » Prove. Fondi cal- carei se . guenti fino al lido o- rientale . Loro origi- ne, € nti- dità. 16 DIS SERIA ZIONE stessa corrente. Questa poi, come abbiamo notato) deve per la sua. impulsione trasportare molta materia verso la parte occidentale, e deve pure nel tempo stesso dispensarne late- ralmente, ove essa inseguito non agisce piü in modo da po- terla smuovere e trasportare. Le materie adunque dovranno cadere, e precisamente re- stare in quei fondi non agitati. Per le stesse ragioni la cor- rente quando arriva verso la parte occidentale dovrà depo- sitarne da entrambi i suoi lati, contribuire ad accumulare quel fango prossimo al lido di cui ho parlato , e parimenti accrescere quello esistente nel mezzo al mare, il quale, de- positato una volta che sia, vi dovrà rimanere. Per comprovare la mia spiegazione ho consultato la pro- fondità di que’ diversi fondi, ed ho trovato che il fondo fangoso nel mezzo al mare (la Fossa) "è 7. in 8. piedi più rilevato del prossimo fondo calcareo orientale ; ciò che di- mostra che quel fango è una sovrapposizione avventizia; che provenne appunto dalla deposizione della corrente vicina, € che vi rimase per la tranquillità dell’ acqua sotto alla quale dimora. Io trovo intanto verificarsi ancora nel caso presente la ve- rità sovra enunziata, che l’ indole dei fondi del nostro mare corrisponde perfettamente all’ indole della corrente dominan- te; che dove questa agisce efficacemente, il fondo resta nu- do, profondo e calcareo, quale sembra essere l' originario suo letto; che dove la corrente si rallenta o disperde, le depo- sizioni limacciose si accumulano, e costituiscono un fondo diverso, avventizio, e sovrapposto al calcareo. Così tutti i fenomeni sono legati in Natura; i fondi dipendono dalle correnti; ed entrambi poi producono una diversa serie di ef- fetti sugli Esseri che vi allignano, e che ne hanno tanti rap- porti. Al confine del fango sempre continuo dal lido fino alla metà del mare dirimpetto alla Romagna, ed alla Marca An- conitana , e al confine di quello della Fossa dirimpetto a noi, appunto poco al di là della metà del Golfo, comincia- né i fondi calcarei solidissimi, estesi, e non interrotti fino agli scogli dell’ Istria, e della Dalmazia; per lo che si può francamente asserire, che sieno una continuazione delle radi- ci di quei monti parimenti calcarei. Cotesta parte di mare è tutta pietrosa, e quasi spoglia d' interramenti. Imperciocchè se a 15. miglia in circa di di- stanza dal littorale dell’ Istria si trovano frequentemente ca € PRELIMINA-RE. 17 le fosse di fango e arena calcarea, volgarmente dette Fos- 54€, esse non sono che deposizioni accidentali ammassate dal- le acque ricorrenti negli avvallamenti delle radici montane ; e sono quindi disperse , isolate, e poco considerabili al con- fronto delle occidentali deposizioni. La scarsezza delle ac- que fluviatili a quella spiaggia, l’ indole della rapida corren- te marina,: che. poi si viene quasi a rallentare e disperdere verso la parte opposta, la ripidezza forse anche di quei letti duri e inclinati, tutto ciò impedisce alle materie straniere di venire colà trasportate, o almeno di restarvi permanentemen- te. La natura stessa delle produzioni, che viallignano, par- tecipa della natura dei fondi; e per conseguenza vi abbonda- no gli animali coperti d'integumenti duri per lo più calcarei, i quali decomponendosi contribuiscono di nuovo a formare con- crezioni parimenti calcarie , che rendono quei letti ineguali ed aspri; e contribuiscono insieme colle alluvioni fluviatili della sponda occidentaie all’ innalzamento successivo dell’ alveo del nostro mare : innalzamento conosciuto dal Sabadino, dal Temanza (4), dal Trevisan (6), dal Donati (c), e. compu- tato dallo Zendrini (2), e dal Manfredi (e); e che diventa palese anche algli occhi meno scienziati per la sola osserva- zione dell’ apparente abbassamento : delle antiche fabbriche delle città. circostanti (f). Giacchè il Golfo del Quarnero forma una considerabile ap- pendice del Mare, del di cui fondo presento una rapida To- pografia; io non posso tralasciare di farne qualche parola . La costituzione subacquea di quel Golfo partecipa della na- tura del fondo orientale del Mar Adriatico ,. e precisamente dell’ (a) Antica pianta dell inclita città di Venezia p. 9. nota (2). (^) Trattato della Laguna. (c) Saggio della Storia naturale marina- dell’ Adriatico» i (2) Trattato della Laguna Mss. esistente all’ Eccellentissimo Magistrato all aeque. (e) De Bononiensi Scientiatum & Artium Instituto" atque Academia Com- mentarii tom. II. par. alt. p. r. Cf) Parlo dell? innalzamento del fondo del mare e delle lagune, non già dell' elevazione del livello dell acqua; ed asserisco che quell’ innalzamento ‘è prodotto dalle mentovate deposizioni. Non entro però ad esaminare se l' elevazione pro- gressiva del livello dell’acqua sia P effetto del solo innalzamento de’ fondi, come si studiò di mostrare il Manfredi; o di qualche causa astronomica, e segnatamen- te dell’ accrescimento del moto di rotazione della Terra , come pensa , forse con più di ragione, il mio dotto amico l’ Ab. "T'esta. Questa interessante quistione essen- zialissima nella storia. de’ mari sarà estesamente trattata. nella mia Storia Fisica dell’ Adriatico . Allora io cercherò di stabilire la quantità dell’ innalzamento sì del fondo che del livello, e. di decidere quale fra i tre calcolatori Zendrini, Hartsoeker, e Man- IEEGIO abbia computato con maggior esattezza . Del Golfa del Quar- Nevo » Qualità, e moltiplici- tà degli Es- seri del no- SIYO mare. 18 D t S:SiEDIR:T.A:ZIEEOZNTE dell’ indole delle coste adiacenti: ond' esso si può considera- re come un avvallamento di quelle Montagne comunicante coll’ Adriatico. Le cause stesse, le quali costituiscono calca» reo, e le circostanze che mantengono sgombro da deposizio- ni limacciose il lato orientale del nostro mare, producono l° istesso effetto nel letto del Golfo del Quarnero formato dal- le radici delle elevazioni calcaree, che lo circondano. La confluenza però delle acque montane vi trasporta alquanto limo e sedimenti terrosi, che trattenuti da alcune ristret- tezze dei fondi, e non troppo inquietati dall'impeto delle correnti e delle maree, si soffermano a costituire qualch' este- sa deposizione di materia fangosa ; la quale però partecipa della natura calcarea dei monti donde discese, ed è per con- seguenza sciolta molle bianchiccia effervescente negli acidi (a). A RT LG O L:OWsIVs Rapporti degli Esseri colle località. Tatto sbozzo testè delineato del quadro Topografico de’ fondi dell Adriatico si conosce bastantemente, che questo mare fornito di siti arenosi argillosi. e calcarei, e di acque correnti, e lente, in qualche luogo miste altresì alle fluvia- tili, deve presentare una dimora opportuna alle produzio- ni sì vegetabili che animali, amanti di abitazione d'indo- le disparata. In fatti, se si eccettuino le grosse: e: pesanti Madrepore, le ramosissime Gorgon:e , i più solidi Coralli, le Conchiglie e. Chiocciole munite di forti e duri. integu- menti calcarei (produzioni proprie delle tranquille solitudi- ni dei cupi abissi marini, le quali o mancano, o scarseggia- no in questo tratto del nostro Golfo, la di cui maggiore profondità tra Zara ed Ancona arriva appena a poco più di 300. piedi) le altre sorte di produzioni amiche delle dimore di natura diversa «possono ritrovare tra noi la loro confacen- te situazione , purché il clima non disconvenga, o la fre- quenza delle pesche e della navigazione non le molesti. La disparità , e moltiplicità degli Esseri compresi nell' Opera ne (a) Circa le profondità dei.luoghi lontani, all’ esame dei quali la: mia «salute mì aveva impedito d intervenire personalmente, io mi sono riportato alla testi- moniahza di varie persone, della diligenza e ingenuità delle quali io mi poteva promettere. Il confronto delle unanimi loro riferte, e la concordia colle. mie proprie osservazioni intorno i siti da me stesso veduti, mi assicuraromo della loro esattezza. PRELIMINAR E. 10 ne saranno una prova dismostrativa . Le spezie che nelle calde stagioni cercano i bassi fondi, e nelle fredde si riti- rano negii alti,, come fanno molti Pesce; e parecchi. Graz- ” chj ; quelle ch’ eleggono di stare sprofondate nel fango o nelle sabbie, o di escavarsi i covaccj per le loro riproduzio- ni e generazioni, come alcuni altri escz, parecchi Gambe- ri, molte CozcZzglie , ed alcuni erm: ; quelle che soglio- no rimanere aderenti agli scoglj pietrosi, come le Madrepo- re, le Millepore, alcune Sertularie, e le Corallime , e di- versi T'estacei muniti d' integumenti calcarei solidi; quelle che amano i fondi tranquilli, e mediocremente consistenti , come molte spezie di A/ci07j, molte Spugze, molte Al- ghe, ed alcuni T'eszacez ; quelle finalmente che usano stri- sciare tra i fondi limacciosi e pingui , come molti Vermi 7Mo/- luscbi, ed Elmintici o Intestinali, e moltissimi Pesci ; esse tutte ritrovano nel nostro Golfo un qualche sito adattato alla loro indole, soddisfacente ai loro desiderj, opportuno ai loro bisogni. La convenienza, e il rapporto degli Esseri colle varie situazioni da loro elette, è una legge, che, quantun- que modificata, à tuttavia costante in Natura, la quale po- polando i mari vi ha sparso tanti Esseri, la cui differente costituzione esige una diversa combinazione d! circostanze. Se una spezie ritrova quelle, che le son favorevoli, essa vi pro- spera ; rifugge poi dalle situazioni o incomode o fatali alla Sua esistenza. Nella serie delle mie ricerche marine ho potuto manifesta- Qualità de- mente conoscere, che tale rapporto tra gli Esseri e i siti, ch' ^ Fre; eleggono, è in essi riconoscibile per gli esterni caratteri d' Je 444/52 organismo, di forma, di grandezza, di colore, di più o me- GITE no. solida copertura, e di maggiore o minore abbondanza di 1°? sostanza molle carnosa. Anzi per ordinario le produzioni d° un dato genere di fondo presentano una generale rassomiglian- za di cotesti caratteri, cosicchè un Fisico esercitato nella os- servazione potrebbe indovinare alla semplice ispezion di un oggetto quale gli sia il fondo più proprio. Io non mi farei un grande elogio se dicessi d’aver acquistato questo colpo d' occhio, essendochè si trova ancora tra i pescatori chi lo pos- siede assai bene. Per non allungare di troppo il presente di- scorso, non dettaglierò i caratteri particolari di ogni sorta di Esseri proprj di ciascheduno de’ fondi , tanto. più che se il lettore esaminerà nel seguente Catologo i luoghi natali di ogni spezie, e unirà, e confronterà tutte insieme quelle che nono in un qualche fondo, .e poscia rifletterà ai lo- 2 ro Modifica- gioni con- tratte dagli Esseri se- condo le circostan- ze, nelle quali si PYOVANO è Ristringi- 26 D bS"S:E/R T"A-Z I:O^N^E ro proprj caratteri , potrà riconoscere cotesta generale im- pronta di rassomiglianza, che tra loro congiunge le indige- ne di un dato genere di abitazione. Indicherò tuttavia qual- che traccia di cotesto quadro, e dirò in generale, che gli Es-- seri proprj dei fondi calcarei sono appunto coperti d'integu- menti calcarei ; e dove il fondo è più pietroso; gl’ integu- menti sono più pesanti più solidi più compatti; che nei fon- di misti di calce e di argilla gli Esseri indigeni sono meno muniti di sostanza terrea , alquanto più molli, e dotati di maggior quantità di gelatina animale ; che gli abitatori de’ fon- di pingui e limacciosi sono parimenti pingui oleosi abbondan- tissimi di materia animale , ed o spoglj o poveri di materia terrosa; che quelli, che vivono nelle arene, sono egualmen- te scarsi e dell'una e dell’ altra; che quelli finalmente che trascorrono dall uno all’ altro di cotesti fondi diversi , par- tecipano delle loro proprietà differenti . Si vede per tanto, che le qualità dei luoghi si comunicano ai loro abitanti, e che o la Natura ha porporzionato e collocato gli Esseri nelle circostanze che loro sono piü favorevoli, o pià propriamen- te parlando, che gli Esseri stessi si eleggono le dimore op- portune ed analoghe alla loro propria natura. Ma tale rapporto tra gli Esseri e la località, e cotesta influenza dei siti in modificare le produzioni, e in comuni- care ad esse le qualità loro proprie, diviene manifestissima , allorchè alcune produzioni più adattate ad un fondo di un dato genere, si ritrovano, per qualche accidentalità non rara ad effettuarsi, trasportate e trapiantate in un fondo stranie- ro: allora confrontando gl'individui della stessa spezie cre- sciuti in due o tre differenti fondi, si puó vedere, com' essi si siano modificati relativamente alla natura del fondo , in cui vissero. Così per esempio la stessa Corchiglia cresciuta nel fondo calcareo ha la parte testacea più solida più com- patta più opaca più colorata di quella, che visse nell’ arena o nel fango. Così gl'individui d'una stessa spezie di Vermi Molluschi, od Intestinali cresciuti nel fondo limaccioso so- no più pingui e carnosi di quelli, che abitarono i fondi calcarei o arenosi. Così le Cozc/:glie cresciute tra l'arena hanno il loro testaceo più trasparente e sottile delle mede- sime spezie ospitanti nei fondi fangosi, e calcarei. Così le Piante marine nei siti pietrosi sono meno alte, meno ramose, meno untuose degl’individui delle spezie stesse cre- sciuti nei fondi argillosi, e misti; e così di seguito. Una modificazione poi generalmente contratta da quasi tut- te " PRELIMINARE. Zi te le produzioni abitatrici del nostro Golfo si è la diminu- zione della loro naturale grandezza, e il ristringimento pro- porzionale di tutte le loro parti: ad essa peró vanno meno soggette le spezie , che sono di lor natura più molli e car- nose. Se si confronteranno tra loro le produzioni dei mari diversi, si troverà quasi generalmente verificarsi il curioso fenomeno , che le grandezze degli Esseri sono in qualche modo proporzionate alle profondità ed ampiezze dei mari. Forse la tranquillità più costante nei siti profondi, la più equabile temperatura che vi regna, la maggiore abbondanza di alimenti adattati al bisogno delle singole spezie contribui- ranno nei vasti mari a tale ingrandimento di forme. L^i1stesso sapore, che non è se non il risultato della nu- trizione degli Esseri, varia secondo le situazioni; per ciò appunto si osserva, che in generale il medesimo vivente di- viene più saporoso allorchè vive nei siti limacciosi e cras- si, ove le decomposizioni delle sostanze organiche contri- buiscono insieme cogli altri alimenti a somministrargli un più abbondante nutrimento. Quindi è, che i Pesci dei fon- di pietrosi e nudi in vicinanza alla parte orientale del Gol- fo sono, ordinariamente parlando, più magri ed insipidi dei medesimi Pesci abitanti nei pingui fondi della parte occiden- tale; e che le Ostriche, le quali vivono attaccate ai duri scogli dei fondi calcarei, quantunque diventino più volumi- nose, sono tuttavia meno nutrite e molto meno saporose di quelle, che vivono nelle nostre Lagune. La mistione stessa dell’ acqua dolce, che dissala alquanto 1° acqua marina, favo- risce la nutrizione di parecchi Testacei e di alcuni Pesci ; ed è ancera per questa causa, che alcuni animali, se vivano nelle Lagune, e là specialmente dove l]' acque scolaticcie di- minuiscono la salsedine, riescono meglio nutriti , e preferi- bili agli abitanti del mare. i L’ indicazione dei luoghi natali, che appongo a ciascuna spezie del seguente Catologo, e le note relative ai rapporti degli Esseri coi fondi, e all’ influenza dei siti e delle altre circostanze locali. sugli Esseri stessi, serviranno d'uno svi- luppo al presente sbozzo, ch'io mi sono ingegnato di offrire col desiderio, che queste prime traccie di un nuovo ed im- portante lavoro vengano seguite ed estese da mano più fran- ca della, mia, onde si possa arrivare a comprendere il lega- me delle leggi, e la relazione che hanno fra loro i diversi fenomeni della Natura. AR mento delle forine delle produzioni, nostrali .. Variazione della favo HULYIZ 10865, e sapore. Note iz- torno £ luoghi ng tali. 2A DISSERTAZIONE PRELIMINARE, AR.T LCOL O--V. Intorno le Memorie, ed Osservazioni aggiunte . | 63A sola parola intorno al terzo scopo del presente lavo- ro. La cognizione della Storia naturale e della economia or- ganica nelle diverse Classi degli Animali è ben lontana dal- la sua perfezione , che anzi à bambina ; e quella partico- larmente delle produzioni marine si puó "dire ancora nascen- te. Fisici di prima sfera la coltivarono in questo secolo, e la coltivano tuttavia con viste filosofiche, e con tutto il necessario corredo di cognizioni. Ma gli sforzi di alquanti Naturalisti sono ben pochi in confronto della immensità, e per dir così delle originalità degli oggetti che la Natura sparse negli abissi dei mari. Cento curiosi argomenti attira- no a vicenda le ricerche del Naturalista, del Fisiologo, del Chimico, e del Botanico, e promettono di ampliare di molto la sfera dell umano sapere. La consuetudine di vivere molto tempo sulla marina, e la continuazione non interrotta di stu- diar quegli oggetti, mi presentarono |’ opportunità o di sco- prire alcune verità nuove, o di correggere qualche errore , o di tentare una nuova ricerca, o di avanzare in una serie di cognizioni. Tutte le volte adunque, che al proposito de- gli Esseri nell’ Opera riportati ho avuto qualche nuova osser- vazione o scoperta, io non le ho tral asciate , purchè non aves- sero avuto bisogno d'una discussione più prolissa, che non eonvenisse al piano del mio lavoro ; nel qual caso ne die- di alcun cenno, riserbandone ad altro luogo la trattazione completa. Io spero che questa tenue fatica possa anche pet tal modo somministrare una qualche istruzione . E giacchè la classe de’ Piant-animali è ancora la più involta tra con- fusione; giacchè ho creduto di avere sopra varj suoi punti qualche nuova cosa d' aggiungere a quanto fu detto dagli al- tri, io mi sono in quella un po’ più diffuso; e lo feci tanto più volentieri, quanto che la conoscenza esatta dei Piant-ani- mali può spargere de’ lumi vantaggiosi alla Fisica dei viven- ti. Ed affinchè ad un colpo d' occhio si veggano i punti di Economia animale, di Storia naturale, di Fisica, di Eco- nomia domestica, dei quali ho trattato, io vi aggiungo il seguente PRO- 23 POR QU SUDUE TT Delle principali Memorie ed Osservazioni aggiunte alle diverse produzioni secondo la successione dei Generi . Su sulla proporzionalità osservata nell’ accrescimento de’ Granchi delle Conchiglie e de’ Pesci. Pag. Cancer. Ricerche chimiche intorno la causa della colorazione in rosso del- le croste de’ Granchi e de’ Gamberi. Generazione, mutazione di crosta, e riproduzione delle parti per- dute de’ Granchi. Esistenza nell’ Adriatico di produzioni credute esotiche. Vantaggi economici che il Cancer manas somministra ne’ tre suoi stati diversi. : Differenze sessuali erroneamente prese talvolta come specifiche. Dimora d'un «Aeionio sopra il dorso del Cancer Dormia: rap- porto fra gli «Alcionj e 1 Granchj. Innocuità del Cancer Dormia creduto velenoso . Proprietà delle femine del Cancer Maja di formare de’ monticelli subacquei : Pesca relativa. | Sostanza alcionosa formante il ricovero del Cancer Eremita impro- priamente detta dal Linneo T'opbum suberostim. Errore di Swammerdam sull’ attacco dei Granchi parassiti alle Chiocciole, nelle quali albergano. Origine ed uffizio del punto rilevato da lui creduto il centro d'attacco . Gravidanza , sacchetto delle uova de”Granchi parassiti. Proprietà de” Granchi a coda lunga ( macrouri ) di vivere sprofon- dati, di sortire, e viaggiare in alcune circostanze. Commestibilità di alcuni Granchi e Gamberi che si trascurano. Nascondigli del Cancer Scyllarus , sua dimora, e sortite. Dimora del Cancer Locusta nelle Fosse salmastre prossime al litora- ie, e nell’ Acque termali d^ Abano: Rapporti fra tali siti, Insetti non convenienti al genere dei Granc4/; a.cui li pose Linneo, Asterias. Organizzazione delle Stelle marine: Causa della facilità con cui riproducono le loro parti perdute . Posizione delle Ste//e sui fondi. Affinità d' una Stella colle Orziche di mare. Progressione e nesso delle Produzioni della natura : Dubbi intor- no il sistema della Catena degli Esseri. i Integumenti calcarei osservati in alcune produzioni molli: essi non formano carattere distintivo degli Ordini. Echinus. Incongrua sistemazione degli Ecbini tra 1 V'ermi Molluschi: Loro affinità co’ Testacei. Loro vasi assorbenti. 7% Esa- 24 PROSPETTO Esame intorno la maniera con cui cresce il loro nicchio. Commestibilità d' alcune spezie di Ec/ni trascurati. TESTACEI. Esame concernente |' esistenza del sistema nervoso negli animali delle Conchiglie e nei Piantanimali. Considerazioni circa la possibilità del sentimento senza la presenza di tal sistema. Osservazioni sul meccanismo della formazione; e dell? accrescimen- to de nicchi testacei: Riflessioni sulla famosa quistione de Naturalisti su questo punto. siat : Ricerche sullo stato in cui si trova la calce ne’ nicchi testacel. Sulla commestibilità dei Vermi specialmente zestace;. Chiton. Moltiplicità ed officio dei fascicoli musculari degli S'caraboid; . Lepas. Del curioso movimento periodico dell’ animaletto dei Lepad:. Errore del Ginanni che prese un uovo per un Ba//zno. Pholas. Foladi osservate vive nellinterno dei legni: conseguenza. Mancanza delle valvulette accessorie in una spezie, Mya. Perle scoperte nella Mya piclorum e in altre Conchiglie: Nascita. Riflessioni intorno l'origine delle Perle: Obbiezioni del Bon- vicini: risposte: Esame del suo sistema: Cause della per- lificazione. Solen. Sprofondamento di alcuni Manicaj: Pesca relativa. Varietà del Solem strigilatus» Circostanze che talvolta modifica- no alcuno de’ caratteri specifici delle produzioni . Cunicoli scavati ed abitati dal So/en callosus . Sua maniera di vivere e di alimentarsi , Tellina. ‘Congetture intorno i costumi delle Te/line: Analogia coi Manicaj. Variazioni della Tellina incarnata causate dalle circostanze locali. Cardium. Commestibilità del Genere. Variazioni di alcune spezie. Mactra. Diversità della Ma&a stultorum dalla Mala: corallina ad onta d'una apparente somiglianza . Donax. Modo di ricoverarsi del Donax Irus nelle concrezioni. Venus. Commestibilità delle Veneri. Nuova spezie di Venere. Lettera concernente la scoperta di. una P. 109 Ve- DELLE MEMORIE, E OSSERVAZIONZ . Venere litofaga da me veduta viva, e prima d' ora osserva. ta e descritta come fossile dal Sig. Retz. Riflessione sull’ 2$ esistenza di alcune spezie che si credono perdute. ivi È Spondylus. Situazione del Cermieruolo. Ristringimento della sua forma. 112 Chama . Particolarità della dimora della Cama Cor. 114. Arca. Natura e composizione del peduncolo dell’ Arca Noe . 116 Identità di due spezie Linneane trovata mediante il nostro canone — . della proporzionalità Geometrica. ?Ut Ostrea . Separazione dell’ Oszree Linneane in due generi fatta dal Müller. 118 Singolare facoltà locomotiva dei Petzim/; Analisi del loro moto... 120 Velocità e stazioni dell’ Ostrea varia. 125 Singolare posizione e movimento dell’ Ostrea tuberculata. ivi Modificazioni della grandezza nutrimento e sapore dell’ Ostrica — commestibile secondo l'indole dei fondi. — — Ivi Prove della di lei immobilità negata dall’ Ab. Diquemare. 122 Anomia. Varie configurazioni dell 4iomia Epbipium secondo la forma de’ corpi su’ quali vive 123 Mytilus . Stazione, e commestibilità di alcuni Mizo;. —— ; 125 Modificazioni del Mytilus edulis secondo i siti e le circostanze. nelle quali si trova. Tra noi non è velenoso, come lo dis- se Linneo. EA ) È 124 Apparente rassomiglianza ed intrinseca differenza tra il Myzilus anatinus ed il Mytilus cygneus. 126 Pinna. Posizione ; e numerose popolazioni delle Pune, 128 Asgonauta. Viaggi dell #gonsvta: Dubbi circa |’ opinione che l'anjmale , che guida questo guscio , sia uno straniero entrato ad abitarlo. 129 Nautilus. Errore di chi ha creduto che i grandi Cera; d’ Ammone , che sì conoscono lapidefatti, vivano nell’ Adriatico . Sussistenza : de’ Navtili microscopici. ——— uer : vc. IXÉ Differenze tra i Testacei viventi nell’ Adriatico , e i fossili dei contorni. x3z Conus. Rarità dei Coni e delle Porcellane nel nostro Golfo. 152 D Cy- 26 PROSPETTO Cyprea. Accrescimento delle Porcellane mediante il cambiamento del nicchio . Curiosa formazione del loro smalto o strato esterno . Bulla. Posizione del guscio delle Bo//e tra le parti carnose: sua tenuità. 138 Viaggi, ed apparizioni intermittenti delle Bolle. ivi Rapporti tra i gusci delle Bo//e e gli ossere: di alcuni Molluschi: Considerazione sul passaggio della Natura dai Mo//zschi ai Testacei, e sugli anelli che uniscono le Classi distanti. 140 Voluta . Le l'olute probabilmente banno sesso separato. 142 Buccinum . Inconvenienza di classificare i Testacei dietro pochi caratteri esterni. 145 Utilità delle classificazioni secondo la forma del vivente. ivi Rassomiglianza degli animali de’ Generi Linneani Buccinum Strombus Murex ridotti dal Müller ad un solo Genere na- turale.. 146 Variazione di un Beccino causata dalla località . 2 eA Anomalia del Buccinum neriteum: Eccezione che forma ai metodi. ivi Il mio Bwccintm corsiculum non appartiene alle Volure Linnea- — ne. ivi Strombus. Differenza ne’ lobi degli Stromói impropriamente detta sessuale : Proviene da differenza d' età, Come crescano i lobi. 148 Intermittenti apparizioni dello Szrombus Pes pelecani . 130 Sua facoltà di presentir le burrasche: Della causa di tal fenomeno. ivi Murex. Ditica di mare aderente al guscio del Murex Brandaris . Causa di tal congiunzione . ; 154 Della scoperta di due Testacei porporiferi, e d' un’ vZlga tintoria : con alcune riflessioni sopra la Porpora degli Antichi, e la sua restituzione ultimamente proposta. 156 Natura della sostanza del Buccinum Ecbinophorsim che diventa purpurea. , 303 Trochus . Lucentezza dei Trocbi decorticati: causa desunta dalla loro sfo- gliosità, e dalla composizione della loro sostanza: Conget- tura intorno la presenza delP J47g://a ( Alumina ) 166 Incremento addizionale degli Opercoli . 167 Turbo. i Cambiamento d'aspetto del Turbo rugosus secondo P età. 172 Indifferenza del Turbo Thermalis a vivere nelle fosse salmastre del littorale , e nelle acque termali d' Abano. ivi He- DELLE MEMORIE, E OSSERVAZIONI. Helix. Differenze degli Esseri compresi dal Linneo in questo Genere : Conveniente separazione del Müller. Osservazioni del Ginanni sui viventi delle Ciocciole . Causa dell’ abbondanza di CAiocciole terrestri alla spiaggia. Nerita . Le Nerite dell Adriatico si restringono meno degli altri Testacei . Influenza della luce nella colorazione de guscl. Opinioni annunziate intorno il fenomeno : La luce non si com- bina nel nicchio indurato: Né al momento che si forma. Se influisca sulle papille secretorie del vivente. Come si possa conoscere la sua maniera di agire. Come il grado di temperatura aumenti 1 nicchj. Come la luce favorisca la secrezione della. materia colorata. Difterente azione del calore e della luce sui nicchj. Perchè i nicchj nostrali non ricevatao maggior colorazione dalla luce. Carattere equivoco stabilito dal Linneo come specifico. Haliotis. Variazioni naturali ed artificiali dell’ Orecc8ia/e: Unicità della spezie . Patella. Variazioni della Parella vulgata. E della Patella fissura . Dentalium. Rapporti tra i Dental; e le Serpule onde collocarli vicini, come fece Linneo. Serpula. Lunghezza , e tenuità dell' animale della Serpula filograna . Teredo. Dubbj intorno la collocazione delle Teredini tra le Fo/adi fatta dal Müller, e dell’ Adanson. Differenze tra questi Generi. Nuovo rimedio recentemente publicato in Venezia per preserva- re le navi dalle Teredini. Loro commestibilità . Sabella. L'integumento terroso delle Sade/le non è organicamente secreto dall’ animale, ma è un’ aggregazione avventizia. Le Sabel/e non convengono all’ Ordine de’ Testacei. Ingrossamento della membrana vaginale della Sabella Penicillus. Le Sabelle formano un Ordine delle Nereidi . Nuova spezie ramosa singolarissima, che approssima le Sabelle al- le Tubularie. Riflessioni sui piccioli Testacei del sedimento delle spiaggie: Er- rori, nel quali possono esserne indotti i Nomenclatori . £5 192 195 197 ivi 200 202 203 ivi 204. 205 D a M Li zs PROSPETTO LITOFITI. Della sistemazione dei Prant--Animali o Vermi Cellulani : Împro- pria divisione in due Ordini: Unicità della Classe. 209 Saggio sopra la natura ed economia animale de’ Vermi Cellulani o x Piant-Animali: Oscurità in cui erano: Loro conformazio- ne: Rapporto fra le loro parti solide e le gelatinose : Ac- crescimento : Origine delle diramazioni : Maniere diverse con cui si conformano le loro parti solide: I varj flosculi poli- piformi costituiscono un solo animale: eccezione: Origine di una vita propria in ciaschedun flosculo staccato : Delia loro aderenza ad altri corpi: Riproduzione delle parti ta- gliate: Propagazione per germogli ed uova. Rassomiglianza de Piantanimali marini col Polipi Trembleyani: Loro in- tegumenti solidi non essenziali . 21I Madrepora . Picciolezza delle MadZrepore del nostro Golfo: Da che dipenda. 218 Madrepore divenute internamente selciose in mezzo ad un filone calcareo ne’ colli Bassanesi. Indole, costituzione; ed ogget- ti del sito in cui sono. Ricerche per la spiegazione del fe- nomeno, 219 Millepora. Le Millepore prosperano nei siti tranquilli, e profondi. 224 Cambiamento del loro colore. 22$ Della natura ed animalità della Mi//epora coriacea. ivi Dubbj intorno i pretesi suoi caratteri di vegetabilità . ivi Stazione e fondi coperti dalla Mi/lepora polymorpha. 226 Della sua natura: Mancanza di Polipi e di gelatina animale : Opinione del Pallas: Opinione del Borlace: Riflessioni. ivi Cellepora. Analogie, e dissomiglianze tra le Ce//epore, e le Flustre: Modi- ficazione da farsi alla distribuzione del Linneo. 229 ZOONPÓPLT ft. Gorgonia. Natura delle Gorgonie: Loro sostanza corticale e legnosa . 233 Gorgonia, che indica il passaggio della Natura alle Spugne. 234 Alcyonium. Riflessioni sulla dissomiglianza degli Esseri compresi dai Naturali- sti in questo Genere: Diversa conformazione delle loro parti carnose: Vegetabili impropriameute compresivi. 235 Nascimento, diramazione, e induramento dell’ JZ/cyosium exos. 241 edicyonium Epipetrum intermediario tra gli Alcionj e le Pennatole. 242 Botrillo nuovo genere malamente confuso fra gli «Alcionj : Se le aperture de’ suoi raggi sieno Teste. 2 Ef DELLE MEMORIE, E OSSERVAZIONI. Effetti della diversità di un solo organo negli Esseri composti di una organizzazione semplice : Applicazione ad alcuni «A/- ctonj. Effetti della loro mancanza di boccuzze sulla digestione e nutri- zione. Se alcuni Animali marini vivano di sola acqua. L'acqua potrebbe nutrirli in due maniere, È L'acqua nutre ed aumenta il loro corpo in istato di composto , ossia di acqua propriamente detta, ; Essi contengono altri principj non provenienti dalla decomposi- zione dell’acqua. Donde li ricevano . Grandezza , e variazioni dell’ Alcyonium C ydonium. Errore del Planco e del Pallas intorno questo corpo. Sua natura e tessuto : Sviste d' un Moderno su tal proposito . Origine e destinazione delle fi&re consistenti di alcuni J/cíony. Costanza e modififazioni della secrezione terrea in diverse Clas- 9 Sij «ANeyonium Domuncula impropriamente creduto una concrezione : sua origine e conformazione. Produzione analoga. Della congiunzione dell’ 4) Domuncula e del Cancer Eremita. Lamarckia . Di queste piante componenti un nuovo Genere : L' JZ/cyonium Bur- sa, e la l'ermilara sono vegetabili: La loro organizzazione € vegetabile: La contrazione della Bursa è meccanica: Non convengono ai noti generi di piante : Formano un nuovo Genere della Criptogamia. Acqua contenuta dalla Lamarckia Bursa. Organizzazione di questo vegetabile . Dell'acqua penetrata nellà sua cavità. Fluido contenuto ne’ suoi otricelli: Come venga assorbito e mo- dificato . Come penetri e si rinovi l’ acqua della cavità. Spongia. Le Spugne considerate animali dai Naturalisti . Prove della loro animalità. Qual sia la loro porzione senziente . Osservazione sulla divisione delle tre sostanze fibrosa gelatinosa e corticale delle Spugne. Formazione del loro scheletro. - Loro maniera di alimentarsi . Esame della così detta respirazione acquea delle Spugne, Riproduzione delle loro parti perdute o tagliate . Variabilità delle produzioni di questo Genere. Perchè gli Esseri meno organizzati sieno più variabili, Difficoltà nella determinazione delle spezie delle Spugne. Flustra. Animali compresi in questo Genere. e*t 25 | PROSPETTO DELLE MEMORIE ec. Tubularia. Semplicità delle T'ubularie e loro rassomiglianza coi Polipi nudi. 276 La Tubularia fistulosa non conviene coi caratteri del Genere. 277 Corallina. Argomenti portati come favorevoli all’ animalità delle Cora//ize : Loro incertezza. ARPELS : 278 I prodotti tratti dall’ analisi chimica non sono decisivi . 280 Opinioni circa la loro vegetabilità . i : ivi Prova del Cavolini tratta dalla pretesa loro fruttificazione in baccelli. i ; à 28r Esame microscopico de’ creduti baccelli . be ivi Le fila credute baccelli sono tutte Conferve avventizie. 283 Esame microscopico del tessuto delle Cora//;me: Esso è vegeta- bile. 284 Conclusioni concernenti la vegetabilità delle Cora//;ne . 285 Se la calce nelle Cora/line sia avventizia o separata mediante 1° e- laborazione del tessuto organico. ^. 286 Perché la calce abbondi più nelle Cora/lize che ne Fucbi. ivi Sertularia . Conveniente divisione fatta dal Pallas di questo Genere di due, ° Sertularia e Cellularia, 291 Esame del fenomeno della sostanza granellosa che scorre vortico- samente nell’ interno delle Serru/arie. ivi Pennatula . Prerogative delle produzioni di questo Genere. 294 Conglusione. Traslazione delle Porticelle delle Idre e de’ Volvoci dai Zoofiti del Linneo ai Vermi Infusorj secondo il Müller e il Leske. 265 CATALOGO RACIONATO DEGLI ANIMALI DEL GOLFO, E DELLE LAGUNE VENETE Accompagnato da Memorie, ed Osservazioni di Fisica, Storia Naturale, ed Economia. PARTE PRIMA Produzioni naturalmente conservabili ossta munite d’ integumenti solidi. NES T AR ios - - l1 o9 v- LA nol d ce * * - * - è p e - ra i L ox Gelli (a) SAGGIO SULLA PROPORZIONALITA' Trovata nell’ accrescimento de’ Granchj, delle Conchiglie, e de’ Pesci. LL. Matematica, che applicata ai grandi fenomeni della se gli Es: Natura li aveva sparsi di tanta luce, se fu rivolta agli Esse- "^? "4 rj organiazzati, non prese mai ad esaminare se non la mecca- A MD nica de’ loro movimenti. Eppure le loro forme presentano proporzio- una regolarità, i loro accrescimenti conservano una certa p os rassomiglianza, che sembrano indicare di essere regolati dalle porzione. leggi di proporzione. Ma veramente crescono essi proporzio- nali? e qual genere di proporzione regola i loro incrementi? Mi parve, che per mezzo di osservazioni esatte si sareb- Essme sui be potuto soddisfare ad entrambe queste ricerche; ed ho in- Ron: cominciato dall’ esame di quelle spezie, che, come più sem- geil plici, potevano conservare meno alterata cotesta destinazione della Natura, e segnatamente da' viventi coperti da un inte- gumento duro, il quale, consolidandosi appena formato, si e- sentava dall'ubbidire alle accidentali influenze, che potrebbero o impedire o diversificare l'effetto delle leggi di proporzio- ne. I Grazchj adunque, e le Conchiglie fissarono le mie pri- me attenzioni. Potrebbe sembrare a prima vista, che questi animali doves- Nor si gu. sero crescere egualmente in lungo, largo, e profondo, ossia Mead in ogni verso. Ma si rifletta, che.le loro dimensioni sono i; ^ ineguali fin dalla nascita; e che quindi, se lor si aggiunges- sero parti eguali per ogni lato, la figura del tutto si cambie- rebbe, nè il corpo cresciuto conserverebbe la primiera sua forma. Non si verifica dunque nel loro accrescimento tal legge, quantunque sembri la più semplice, e naturale. Desideroso di scoprire a qual altra obbedissero, presi ad ^ m4 esaminare le dimensioni de’ toraci de Grazchj. Io aveva pre- dell cive cedentemente osservato, che la spoglia che licopre, indura- Sa ta (2) Il presente Saggio è tratto da una mia Memoria inedita, la quale non vedrà la luce, se prima l'argomento , di cui si tratta, non sarà esteso a più og- Betti. è Loi à Lunghez- za, e lar- abezza di più indivi- dui trovate proporzio- vali. 32 DSGOPURDOQD'ORZIONALILIT/A' ta che cia, non è più capace d’ accrescimento, poichè a ca- gione della sua durezza non può dilatarsi per un interno svi- luppo (intus-susceptio), nè stante l'indole della sua confi- gurazione può aumentarsi per addizione di materia agli orli, come succede nell’ accrescimento delle Conchiglie. Io aveva veduto, ch’ essi potevano crescere solamente nell’ annuale ri- produzione di spoglia. Allora per un meccanismo, che io potei conoscere con precisione, la crosta si sconnetteva in tre o più pezzi, e l’animale, già divenuto più grande di quel- | la spoglia, l'abbandonava, e ne sortiva coperto da una mem- brana molle, la quale in breve tempo s'andava consolidan- do a segno di diventare una crosta dura. Questa subito do- po l'induramento era maggior della vecchia. Ho preso dun- que esattamente la lunghezza e la larghezza della vecchia , e la lunghezza e larghezza della nuova di un individuo del Granchio vipario (Cancer Manas, Linn.), spezie atta a di- mensioni precise, perché munita d'un torace regolare né al- terato da strane sinuosità. E qui avverto in generale, che non essendo tali le figure degli Esseri esaminati, che, come ad un paralellogrammo, convenga loro il termine di lun- ghezza, intendo con le dette due voci due dimensioni nor- mali una all’ altra, come due diametri in un circolo, e due assi in una elissi, e (più generalmente ancora) due diametri incrocicchiati in un qualche punto nel mezzo del corpo, ma che sieno szmmente posti (ossia sotto un angolo eguale) negli Esseri confrontati, a guisa dei lati omologhi delle figu- re simili, Segnate dunque in tal maniera le dimensioni, ne ho isti- tuita la proporzione, ed ho trovato ch'erano in una perfet- ta proporzione geometrica, sicchè era lunghezza :larghezza del piccolo = lunghezza : larghezza del grande , ossia (co- me dicono) lunghezza a larghezza sempre in ragion espressa da questi due numeri = 10:12 poco più (4). Ho ripetuto. e variato le osservazioni sui Grazchj, e trovar cosfantemen- te lo stesso o un analogo risultato. Ol- (a) Dalla figura fatta pel Cancer Menes, si raccoglie meccanicamente , che il Diametro Minore sta al Maggiore, come il Seno di 47°, 15 al Seno di 625, 30° cioè — 7343225:8870108, cioè prossimamente = 10: r2 +. (if segno + vuol dire che 12 è poco). Chi volesse la ragione espressa precisamente, ed in numeri forse più bassi dei lunghissimi surriferiti presi dalle Favole dei Seni, può tentarlo colle regole no- te: ma sarebbe fatica soverchia. DEGLI ACCRESCIMENTI. 23 Oltre 1 toraci de' Granchj io aveva voluto chiamar ad e- same altresì le loro zampe ineguali, per la qual cosa ne ho istituita la proporzione tra le vecchie, e le nuove; ma non trovai in esse n? resolarità, n& costanza di proporzioni. Ri- flettendo a tal deviazione, io ne riconobbi la causa. Si sa che le zampe de’ Granchj si staccano facilmente; ch'essi le ri- producono; e che vanno soggetti a tal perdita così spesso, che alcuni nella loro vita le rifanno sei, otto, dieci, e piü volte. In tale riproduzione (ben diversa dalle annuali muta- zioni di crosta delle zampe medesime) la nuova nata è mol- to minore della perduta; ed indurata che sia, non cresce più, se non nella muta dell’ anno venturo: nella qual muta poi, come cresce la rinata, crescono ancora l'altre; per la qual cosa la meschina riprodotta o non giunge mai più alla grandezza ordinaria, o vi arriva alcune stagioni dopo, quando il Granchio non è più capace d’ accrescimento. Da tale fre- quente: disordine è alterata quella regolarità, cui si può pre- sumere che la Natura sia stata disposta per governare l’ accre- scimento delle zampe, come il rimanente del loro corpo. Colpito di trovare la proporzione nei Granchj, estesi le mie ricerche ad altri animali poco complicati, e forniti di parti dure, come son le Conchiglie; ed ho prescelto parec- chie tra quelle, che hanno il testaceo regolare e non sinuo- so, e nominatamente il So/ez serigilatus, V Arca Glycyne- fits, Y A. pilosa la Chama Cor, Y Ostrea facobea , la Venus Chione, il Mytilus ansrinus del Linneo ec. Presi le spoglie di due individui d’ inegual grandezza (e per: conse- guenza altresì di età) della Zerus Chioze, e poscia delle al- tre; ne marcai lunghezza e larghezza nei punti della mag- gior distanza; istituitane poscia la proporzione, ho trovato lunghezza: larghezza della minore = lunghezza : larghezza della maggiore. Tale risultato, che si verificò in tutte le al- tre specie, non si ottenne poi da quegli individui, che per qualche disastro o si erano mal contormati, od erano un poco logori. Appunto per evitare simile inconveniente, io feci-le mie osservazioni al mare sopra spoglie scelte da me stesso, onde non fossero in minima parte o logore o detrite, come per ordinario son quelle, che si conservano per lusso ne’ Ga- binetti (2). i ———m___—————m6t um (4) Misurati col Quadrante gli angoli del Triangolo, due lati del quale-rape presentano le due dimensioni della C44:ma Cor , la dimensione minore-alle maggio» . se Eccezione per le loro zampe è CAUSO » Proporzio- ni nelle Conchiglie 34 PROPORZIONALITA IGremchi, — Scoperta là. proporzionalità nelle dimensioni di due indivi- (e dui di grandezza diversa, o di due differenti. stati di gran-. sem ina» dezza dell’ individuo medesimo , io comprendeva bene che. Ptr la stessa proporzionalità esisterebbe tra le dimensioni di tre. sierica individui diversi, o d'uno stesso individuo in tre età diver-. continua. Se. Con tutto ciò, per potere fondatamente e con certezza asserire. che. tali Esseri crescevano proporzionali, io vennt alla prova, che confermò la mia deduzione; cioè, che l' ac- crescimento de’ Granchj, come delle Conchiglie, segue inuna perfe ita Prog OFESSIONE geometrica continua . Trovato proporzionale P accrescimento delle dimensioni à una Conchiglia intera, volli indagare se ancora una qualche porzione particolare crescesse con siffatta norma deltutto; e me ne sono certificato coll’ esame delle orecchie di differenti individui di alcune specie di Pezzizi, e segnatamente dell’ «Ostrea Jacobea Linn. Esame ne. L' esito, che seguiva le mie ricerche sugli Esseri coperti STATI ra d’un'int gl cato solido e quasi pietroso , m" incoragg] a Pesci. Cercare ‘se la proporzionalità si verificasse e mantenesse ne- gh animali nudi, i quali, per essere o più ù complicati nel- la quantità e forma degli organi, o più soggetti all’ l' influen- za di molti agenti stranieri, potrebbero soffrire più modifi- d e deviare dalla legge di porporzionale. accrescimen- A questo fine ho: prescelto. la classe dei Pesci, e tra lo- ro il genere dei P/earozettes, | quali avendo un’ ampia lùn- ghezza e larghezza , e queste poco arcuate a cagione della tenuità della loro grossezza, presentano superficie attissime a prendere dimensioni. Due individui, uno grande ed un pic- colo del Pleuronettes Flesus, volgarmente detto Passera, due o.tre del P/euronedies Rhombus, volgarmente detto Soazzo (ch è il tanto stimato e famoso Romzbo degli antichi Ro- e del P/leuronzies asper, volgarmente detto tra i presentarono nelle lor dimensioni quella me- nalità, che io aveva-osservato ne’ Granchj . In due individui però del Pleuronettes ar rghezza molto maggiore di quello, che a- T "on ngu e alla proporzione della lun= a d' un altro individuo: io mi sono ac- cor- . re à come il Seno di 50°. 50‘ al Seno di 63°. 50’; cioè — 7753121 : 8975131 ose sia prossi namente = 10:12 — (il segno — vuol dir che 12, è troppo). (2) Linn. Syst. Nat. DEGLI ACCRESCIMENTI. T corto in appresso che i due più larghi deviavano in quel modo perchè erano pregni, anzi nella gravidanza molto a- vanzati; sicchè l’ ingrossamento delle loro numerosissime uova aveva allargato di molto la loro forma. Io non aveva esaminato finora se non la proporzionalità Esame del- delle lunghezze e larghezze , ma per estendere un po’ più da Do oltre questa nuova vista sulla organizzazione degli Esseri ; maggiore conveniva cercare ancora il rapporto della grossezza o pro- della po» fondità colle altre dimensioni: dalla proporzionalità di tut- Ps te e tre risulterebbe la perfetta proporzione degl’ individui + La necessità e la difficoltà di essere esatto nelle dimensioni mi consigliarono à limitare le mie ricerche alle spoglie delle Con- chiglie , le sole che mantengano il loro volume costante ed esente dalle temporarie alterazioni, che negli altri Esseri so- no prodotte dal cibo, dalla pinguedine, da malattie , dalla rarefazione cagionata dal calore ec. ec. To “mi posi ad esa- minare colla possibile diligenza (4) le profondità di alcune tra le Conchiglie alquanto convesse, onde avere sensibile di- mensione da calcolare, e furono specialmente la Cama Cor, la Venus Chione, V Ostrea Jacobaa ec. Presa la profondità (cioè il diametro maggiore in essa dimensione) in due esem- plari di grandezza diversa di ciascuna specie, e fattane pro- porzione colle loro rispettive lunghezze e larghezze, trovai che la profondità nella grande era maggiore di quello che a- vrebbe dovuto per essere porporzionale. Trovata simile apparente deviazione in altri individui delle 2s«1:2. medesime specie, io mi sono studiato di computare le diffe- renze che alteravano la proporzionalità, e risultò che nella Cama Cor la profondità della minore era presso a poco man- SARI | . . vir E " cante di 4 per esser in ragione dell altre. Curioso di cono- scere se fosse costante negli altri oggetti simile deviazione, ho esaminato diverse specie, ed ottenni costantemente il par« ticolare risultato, che la profondità negl’ individui maggiori era cresciuta più che non conveniva per mantenersi propor- zionale. Non ho potuto però fissare in generale la quantità di un tale eccesso; imperciocchè, se si aumenta, come ap- parisce, in ragion dell’età; se forse anche varia, com’ è pre- (a) Nella maggior parte di queste ricerche, a fine di essere sicuro della esate tezza delle osservazioni , ho desiderato compagno un mio amico (il P. D. Niccola Fabris dell’ Oratorio) osservator diligente del pari che illuminato conoscitore dee gli oggetti scientifici. ; E 2 Risultati. Rifessioni Fistologi- che, 26 PROPORZIONALIT4A! presumibile , nelle diverse specie, riesce troppo malagevo- le e presso che impossibile il calcolarlo . Inoltre queste mi- sure sono così tenui, che è difficile stabilirne la differenza ancora nelle specie particolari, cioè tra 1 due o tre indivi dui della stessa specie , tra i quali si è istituito l'esame. In due però della Zezus Chione conobbi che la profondità del- la maggiore eccedeva di + la proporzionale; e mi parve che in generale nei maggiori delle altre specie l'eccesso si limi- I tasse da 1 a -. S Da questi adunque e simili tentativi risulta. intanto, che mentre la lunghezza e larghezza crescono geometricamente proporzionali, la profondità (o grossezza) cresce di più che non converrebbe per conservare quella proporzione . Ignoro, se cotesto eccesso di accrescimento si verifichi an- cora nella grossezza o profondità degli Esseri formati da maggior numero di parti, e più complicate. Non solo io non ho al presente osservazioni decisive, ma non trovai per anco nè pur la maniera di prendere dimensioni esatte. Se avesse luogo però un tal eccesso, che a principio m' imbarazzava non poco, e quasi quasi mi faceva dubitare della verità della proporzione trovata fra le lunghezze e larghezze, io non la troverei niente strano, 0 contrario a quella proporzionali- tà. Imperciocchè, se si rifletta ch'è ce llulare il tessuto for- mante la base primordiale delle parti tutte del corpo anima- le, perfino delle ossa e de’ nervi, giusta le osservazioni de più recenti Fisiologi; ch'esso nelle prime età deve dilatarsi in lunghezza e larghezza secondo le direzioni delle sue ma- glie; che in seguito questa dilatazione si deve rallentare, per essere arrivate le maglie quasi alla maggior possibile disten- sione, e che tuttavia la nutrizione se guita a depositare della sostanza ne’ loro interstiz]; si conoscerà facilmente che |’ ef- fetto di tale apposizione non può essere se non l’ingrossa- mento, il quale negli ultimi periodi dell’ accrescimento degli organi supererà l'accrescimento della lunghezza e larghezza. Negli Esseri sopra indicati se, come crescono la lunghez- za e larbhezza, crescesse proporzionale ancora la profoadi- 3183lor. forme in tutte l'età si conserverebbero simili (nel ": so geometrico della parola). Ad onta però della ‘piccola deviazione della profondità, le forme si mantengono rassomi- glianti, perchè si mantengono simili le due principali e più rimarcabili dimensioni. A siffatta legge appunto fu confida- ta dalla Natura la mirabile conservazione dell’ ia di or- DEGLI ACCRESCIMENTI. 27 forme , che contraddistiague gl’ individui d' una medesima specie. i Soventi volte occorre ai Naturalisti di trovar un Essere o male sviluppato, o sfigurato, e per, conseguenza mancante delle. note caratteristiche della. specie, alla quale appartiene. In, tal mancanza l’ Osservatore avveduto conosce a quale spe- cie convenga: egli giudica senza errare; ma non saprebbe e- gli stesso render ragione del suo giudizio , e potrebbe dir tutto al più di averlo riconosciuto all’ apparenza esterna € al proprio colpo d'occhio. Se si analizzi una tal decisione , si troverà che l’.abito esterno da lui consultato è il risul- tato. e la relazione della proporzionalità delle dimensioni; e cotesto colpo d’ occhio, che lo determina; è il confronto di quelle proporzioni colla reminiscenza delle proporzioni me- desime altre volte osservate negl’ individui di quella specie . Appunto dietro una .tale operazione, che il suo spirito fa senza accorgersi, l' Osservatore decide; e se la sua remini- scenza di osservazioni anteriori sarà sicura, ed il confronto attuale sarà giusto ed esatto, egli potrà giudicare con. veri. tà. Si vede dunque che il talento di determinare a colpo d occhio gli Esseri anche imperfetti esige lo spirito diosserva- zione e di riflessione ;. esso è quanto utile, altrettanto dif- ficile e raro, nè si può acquistare se non coll’ esercizio e colla ponderazione. i Una verità trovata nel cammin delle Scienze frequente- mente cl guida. alla scoperta di altre. verità nuove ; Cono- sciuto che le lunghezze e larghezze nei sovra esposti oggetti - . . Li oo" si conservano proporzionali, e conosciuto ancora che tra gl gl individui di specie diversa, ancorchè di analoga configurazio- ne, non esiste la proporzionalità, cui replicatamente ho cer- cata in vano, si vede tosto che in due individui j. ne’ quali le dimensioni longitudinale e. trasversale si trovassero pro- porzionali, appartengono alla medesima specie. Ecco una prima applicazione, dalla-quale i Naturalisti potranno ritrar- re un soccorso allorchè esitassero nella considerazione o di due differenti oggetti, ‘ne’ quali non fossero ben distintii ca- ratteri; o di due della medesima specie, ne’ quali le rasso- miglianze fossero talmente sfigurate da .accidentàli variazio- ni, che apparissero differenti. Io profittai di tal metodo per giudicare 1n qualche dubbio, cui non avrei saputo altrimenti decidere, e si vedrà dal seguente Catalogo , che in tal ma- nlera conobbi l’ identità delle specie dell’ Arca GZycysmer:s , e dell’ Arca pilosa dal Linneo separate, ma che mi pareva- no Applica» zione della legge alla diasaosi delle spe- zie, 38 — PROPORZIONALITA' DEGLI ACCRESCIMENTI. no analoghe per molti caratteri , e della diversità specifica del Myzilus anatinus, e del M. cygneus , i quali per T o- scurità ed incertezza delle loro note caratteristiche mi sem- bravano identici. Non ho raccolto per anco osservazioni bastanti a provare che tale proporzionalità si verifichi negli Esseri più compo- sti, l’esistenza de’ quali è legata all’ azione di un maggior numero di cause: ma la loro rassomiglianza di forma man- tenuta nelle diverse età indica il loro accrescimento propor- zionale. Siccome poi in ragione della loro complicazione sog- giacciono a più cause, così subiranno un maggior numero di variazioni, e forse di deviazioni. Cercare i diversi agenti che operano sopra di loro, scoprire le modificazioni che o- gnuno apporta alla legge generale, questo sarebbe veramente giungere fino a ridurre a calcolo gli accrescimenti de’ corpi organici; ma probabilmente a tal segno non si potrà arriva- re giammai. Se tuttavia si facessero alcuni passi in questa carriera, 10 sarei lieto di averne segnato una traccia. Considera. Non entrerò nella ricerca fisiologica del fisico meccanismo VAN E degli incrementi. Rifletterò soltanto che, se l' accrescimento ì degli Esseri organizzati si considera proveniente dalla dila- tazione o sviluppo delle maglie d' un tessuto primordiale , ogni lato di esse non si aumenta di porzioni eguali tra lo- ro, ma di parti proporzionali alla dimensione del lato , al quale si aggiungono; e che, se l’ accrescimento si giudicasse come l’ apposizione di nuove fibre elaborate da quelle alle quali si aggiungono, le fibre elaboratrici non producono fi- bre eguali, ma proporzionali a se stesse ; tale appunto do- vendo essere la loro azione, acció l'aumento del tutto si mantenga in geometrica proporzione. E INSECTA ORDINIS VII. APTERA INSETTI DELL ORDINE FIL. . SENZ" ALE, penne) ape B bh E Hit) m sofico "sneinu È 5 do 5 NETT 5 dis dace ci Ai. dos aa ed sei9vib s; emot etos n BOT ; Hid Nj S dimer aù «later. iosa i a persia MS d 52 1 a i D amoisan. 3d3. 7A 220 bh iS SIE ig Oft 2% CORI 30 = SIR "sh Hi hi VR dd i Bei È ca 2 Ema wes È e 582591 Sile. Gringo TT: po q li. 9322 9120 odia RU uporidds" sinsaztitani h At CANCER: Ricerche Chimiche intorno la causa della colorazione VA A — 24 rosso delle croste de GRANCHI, e GAMBERI. Si sa che le croste de’ Granchj, e de*Gamberi (eccettuate- Circosras- ne le pellucide tenuissime) se sieno poste sopra le bragie, o «delle co- nell’ acqua ad una temperatura prossima alla bollente, diven- ^ ^ tano rosse. Il solo fuoco d’ uno specchio ustorio basta nell’ aria atmosferica ad elevarle alla temperatura opportuna per tale modificazione . La permanenza di quel colore mo- stra che sopraggiunse un cambiamento o alla posizione , o ala natura de’ loro costituenti principj ; e l' accrescimento di opacità, ed (almeno apparentemente) ancora di solidità sembra indicarlo succeduto per l’ addizione di una nuova so- stanza. Riflettendo che in generale l' ossigenazione, ossia l' unione Congera della base dell'aria pura, comunica il color rosso a diverse "* emo sostanze cui si combina, e nominatamente a parecchi metal- 7, Sonbi li, che per essa passano allo stato di calci, o diossidi; che rezione | nel tempo stesso accresce il peso e l'opacità alla massa; e a che per l’ ossigenazione ordinariamente abbisogna un grado elevato di temperatura: e considerando per l’altra parte , che nel caso della colorazione le croste de'Granchj si trova- no in contatto coll'ossigeno dell'aria atmosferica , o dell’ acqua, e ad una temperatura elevata, abbiamo sospettato il valoroso giovane Co. Franco, ed io che tal cambiamento provenisse dalla combinazione dell’ ossigeno. Qualche espe- rienza di una più pronta e più vivace colorazione in un acido convalidava il nostro sospetto. Abbiamo però voluto rettificarlo con una serie di esperien- ze incominciate e seguite con quell’ ordine che l'opportunità degli apparati chimici necessar] ci permetteva , le quali ci proponiamo di seguitare. Frattanto io ne riferisco alcuna che conferma l' opinione della combinazion dell’ ossigeno. Nell’ acido aceroso la colorazione succede più pronta, più Esperienze EF ( x ViVà- negli acidi. 4i. INSECTA APTERA . Cancer, . vivace,.e.a minore temperatura che. nell” acqua. Nell’ acido solforico si ottiene lo stesso effetto alla. temperatura atmo- sferica senza addizion di calorico. Abbiamo provato nell’ aci- do z:zroso diluito; e.la colorazione successe vivissima a 20. gradi in circa, quando nell'acqua non ha luogo che presso al 60."" grado. Essendo anche l’ acido a quel grado, una crosta immersa- diventava rossa viva all’ istante. A freddo non ar- fossiva, ma si scioglieva, ed intanto diventava d'un giallo- arancio. i i Si rifietta, che questi tre acidi sono a base diversa, e che non han di comune se non l'ossigeno, ossia il principio aci- dificante. Se la colorazione adunque succede per una combi- nazione, questa non potrà essere che dell’ ossigeno. Si rifiet-: ta in oltre, che negli acidi l’ossigeno abbonda assai più che néll’ acqua;. tale abbondanza spiega .il perchè vi si colorino più vivamente, e ad una minore temperatura. Spesso vedia- mo in Chimica, che per levare un principio dalla sua. com- binazione con una sostanza ed unirlo ad un’ altra, abbisogna tanto maggiore temperatura , quanto in minore copia vl si ritrova il detto principio. Produzione Siamo ricorsi coll’ acido nitrico diluito ad una esperienza del Gaz HITYOSO , Erperienze nell'acqua. più decisiva. Poste le croste in una storta,. qualche momento prima della colorazione abbiamo veduto, che cominciavano a passare nel recipiente alcune bolle d'un gaz, le quali sor- tirono poi copiose ed abbondanti all' istante in cui le croste divennero rosse. Avvertiti da tal fenomeno, ch'era nata u- na. decomposizione, abbiamo raccolto quel gaz ; ed ai vapori rutilanti, che diede al contatto dell'aria atmosferica; alla sua natura mofetica, ed all’ odore l' abbiamo riconosciuto per gaz aitros0. L' acido nitrico adunque nel:tempo della colorazio- ne si decompose; l'ossigeno si combinò colle croste j e ne restò scemata la base acidificabile, che passò allo stato d' ossido o di gaz nitroso. Il risultato infatti di questo gaz ni- troso. sarebbe inesplicabile, se. non si ammettesse che l’ ossige- no acidificante si fosse unito alle croste. Per togliere ogni al- tro modo di spiegazione, noi abbiamo voluto certificarci, che il liquore rimasto nella storta non avesse sofferto alcun cam- biamento : l'abbiamo dunque precipitato colla potassa , ed abbiamo ottenuto de'cristalli di nitrato di potassa. : Nella colorazione che le croste acquistano nell’ acqua si ot- tiene parimenti un gaz? e di qual natura? Pesate parecchie croste, e postele con acqua distillata in una storta a bagno di sabbia, vi abbiamo adattato il recipiente qualche tempo dopo ac- INSECTA APTERA. Czheer. 42 acciò l’aria della storta fosse già sortita per la rarefazio- ne. Avanti l' ebullizione dell acqua, e un momento prima dell’arrossimènto delle croste cominciò a passare un gaz , che poi venne abbondantissimo da lì a poco, nel punto stesso che le croste si colorarono . Raccoltolo,' € cimentato coll acqua di calce, esso non diede il minimo segno d'intorbida- mento ; per altri modi ancora ci siamo convinti, che non aveva la più piccola acidità. Questa esperienza intanto leva il sospetto, il qual potrebbe pure insorgere non senza qual- che apparente ragione, che la colorazione sia prodotta per la partenza del calliónio esistente nelle croste: se ciò fosse , quel gaz avrebbe indubitatamente dato de’ segni di gaz acido carbonico. La mancanza degli attrezzi necessarj c’ impedì di poter e- saminare con precisione la natura di quel gaz: abbiamo peró veduto, che non estingueva là fiamma; e parve che desse alcun indizio d’ infiammazione; noi però lo abbiamo giudi- cato ün miscuglio alquanto analogo all'aria atmosferica è Av- verto che per una incuria di chi era stato incaricato di de- purare le croste dalla materia animale, esse erano state a- doprate alquanto lorde; per lo che si dovevano naturalmen- te formare dei fluidi estranei alla nostra operazione, e no- minatamente del gaz azoto: per lo stesso inconveniente non abbiamo potuto vedere se dopo l’ arrossimento fossero cre- sciute di peso. Noi conosciamo bene, che perché sia dilnosttità la nostra opinione, convien tentare, se la colorazione succeda mediante l'azione dello specchio ustorio nel vacuo; ‘poscia nei gaz privi di ossigeno, p.e. nel gaz idrogeno; finalmente se suc- cedendo nell’ ossigeno diminuisca: la quantità: "del gàz Sets aumenti il. peso delle croste. Tali esperienze ‘sarebbero state, come dovevano, le prime in ordine, se la lunga oscurità del cielo non ci avesse privati durante il passato inverno del- la luce solare, e se negl interrotti momenti che impensata- mente illuminò il nostro orizzonte non ci fossero mancate o le croste o i necessarj attrezzi: noi: le tenteremo in ap- presso , Bra CAN: 48 INSECTA APTERA. Cexcer. / €) CANCER ,- iu. GRANCHIO. Linn. Syst. Nat. Gen. 270. Pedes VIII, (10.5.6. raro) insuper Manus 2. chelatz.; Oculi M, distantes , plerisque Bedunculaib g elongati , mobiles. Palpi II, cheliferi. Cauda articulata, inermis. BRACHYURI, o a coda corta. Pisum. Li. spo: 6: C. brachyurus, thorace orbiculato levi integerrimo ob- tuso, cauda corporis amplitudine . Abita nelle Ostriche, dimagrate forse da lui medesimo. Raro. Noi ne conserviamo qualche esemplare di grandezza quattro volte maggiore di quella assegnatagli da! Linneo, simile al Cancer Pinnotheres sì per la forma, come anche per la pro- prietà di vivere nelle conchiglie. minutus. Lio. sp. 8. vern. Cimese. C. brachyurus, thorace levi integetrimo subquadrato : margine acutiusculo , antennis brevissimis. Abita ricoverato nelle concrezioni calcarie, o nelle Spugne tra le Alghe, e sopra varj animali di meno complicate organiz- zazione. Comune. (a) longicorniS. Lis». sp. 1o. vern. Scarpion del Sabionao , C. brachyurus, thorace orbiculato levi chelis minore, antennis longissimis. Abita nei primi strat! di fondo calcareo misto al di là del fon- do fangoso paralello al nostro lido. Raro. YOCanS. Linn. sp. 14. C. brachyurus, thorace quadrato inermi, chela altera magna. Abita indifferentemente diversi fondi. Comune. rhomboides. Lis sp. 17. vern. Azzalino, o Contrapasso . C. brachyurus, thorace lavi lateribus antice unispinosis , fronte truncata. Abi INSECTA APTERA. Cane, 45 Abita nei fondi calcarei ovunque. Raro. (5) Moenas. Linn. sp. 22. vern. Granzo il maschio, Masanet- £4 la femina. C. brachyurus, thorace leviusculo utrinque quinquedentato , carpis unidentatis, pedibus ciliatis: posticis subulatis. Abita nelle lagune. Abbondantissimo. E' commestibile in tre stati. Nell Inverno sl ritira in mare. TO, Depurator. Lim. sp. 23. vern. Granzela. ) C. brachyurus , thorace levi utrinque subquinquedentato , : manibus apice compressis, pedibus posticis ovatis. Abita nelle sabbie, e nelle arene miste di limo in vicinanza della 180- ' stra marina, Comune. (d) Dormia. Li. sp. 24. vern. Facchino. C. brachyurus hirsutus, thorace utrinque dentato , . pedibus posticis unguibus geminis. Abita diversi fondi calcarei. Abbondante » comimestibile: non è ve- lenoso. Pagurus. Liza. sp. 27. vern. Granziporo il maschio, Poressa la femina. C. brachyurus, thorace utrinque obtuse novemplicato, mani- bus apice atris. Abita tra le fessure: dei dirupi marini , e delle pietre degli argini e- dificati su nostro litorale. Commestibile . lanatus. Linn. sp. 29. vernm. Facchim piccolo. C. brachyurus, thorace hirto rugoso, utrinque unidentato , rostro bidentato. Abita indifferentemente diversi fondi ; predilige i non consistenti’, Corre velocis ssimo . Comune. — Araneus. Lis. sp. 30. C. brachyurus, thorace hirsuto ovato tuberculato, rostro bi- fido, manibus ovatis. Abita diversi fondi calcarei, specialmente i distanti, e profondi. Rarissimo . FQ. 46 INSECTA APTERA. Cea. : rostratus . Lime. sp. 31. vern Zanzalaro. C. brachyurus, thorace pübescente obcordato: dorso spinis duabus erectis, manibus oblongis compressis. . Abita specialmente nei fondi pietrosi, e sopra varie produzioni. birtellus. Liar. sp. 32. vern. Grancipoletto. C. brachyurus, thorace hirto utrinque quinquedentato, mani-- bus extus muricatis. Abita nei siti calcarei; si ricovera ene concrezioni , e nelle cavità delle Spugne, e di var] Alcionj. tribulus. Lim. sp. 35. verm. Selimo delle Granceole. C. brachyurus, thorace spinis octo , pedibus filiformibus , rostro bifido. Abita in diversi fondi, specialmente ne’ calcarei. Si trova spesso su var) corpi organizzati. 1 personatus. Linn. sp. 37. vert. Scarpion di grotta. C. brachyurus, thorace hirto inequali, utrinque quinqueden- tato, rostro quadridentato. - Abita nei fondi calcarei. Si trova lordato. da una 'sostanza spugnosa , oppure. aleionose« Raro. (e) Maj. Lin. sp. 41. ver. Gramzor i maschio, Granceola la 3 femina . sti €. brachyurus , thorace aculeato, manibus ventricosis spino- sis: digitis penicillato-hirsutis. Abita da ne’ siti calcarei, e profondi verso-il litorale orientale z nella state s' avvicina ai siti alti, e fangosi verso: il litorale Occi- dentale, pia A commestibile. -tn' alcuhi fondi poco. abitati, e, dirò. così, sterili, st trova costante- mente un Cancer Maja più piccolo, peloso e. di aspetto triste, e diverso, il quale conviene- col Caucer Sprnosus di Rumfio (Mus, tav. 8. fig. 5. ). Noi lo crediamo. una varietà del vero: M2j4,, giac- ché non "presenta differenza negli essenziali caratteri. Non sarebbe questo un effetto della magrezza de’ siti, ne'quali dimora? longimanus. Liz. sp. 42.- verm Grazzo compasso. C. brachyurus, thorace aculeato:: manibus corpore longiori- bus: digito patulo; pollice curvato. Abita nei fondi calcarei ovunque. Comune. cruene INSECTA APTERA, Cancer, 47 cruentatus è Linn. SP» 506 €. brachyurus, thorace tuberculoso. sanguineo rostro quer truncato, . Abita nei siti calcarei ERU e lontani , dirimpetto alla Marca An conitana. Elegge le cavità. Sensibile ai cambiamenti di tempe- ratura, si rannicchia pel freddo . Raro, commestibile . SPECIE NON LINNEANA,. orbicularis nobis. ver. Zaccherto. : Cancer araneus ITorst. exsamg. Tab. 6. Fig. 10, If. Abita nei fondi fangosi consolidati dalla mistione di arena, e di tri» tumi. Comune. SPECIE NUOVE, marmoratus nobis. C. brachyurus, thorace compresso quadrato, fronte margina- ta retusa acuta; rugis flexuosis. Abita tra i sassi delle:rive delle. lagune, -e degli argini edificati sul litorale. Spaurito fugge, ed impedito s' irrita, e morde. Questa specie, che da prima parve corrispondere , benchè da lungi , al C. mutus del Linneo, mi ‘sembrò in appresso convenire: un po' meglio colla sua definizione del C. Grapsus; ma confrontatane la figura del Seba Mus. 3. Tab. 18. fig. 5. 10 la trovai non ben cor- rispondere; ‘specialmente per la grossezza ed: elevazione del cor- po. In seguito mi fu riferito , che questo mio poteva essere una varietà del C. tenvirostratus di Herbst Krebse T'av.3. fig. 33. 24» Nella impossibilità, in cui mi sono trovàto , di consultare cotesto libro , io mi sono creduto in dovere di formarne la definizione, e la figura come di una specie nuova. fimbriatus 5». C. brachyurus, thorace lavi punQato, pun&is inequalibus, dentibus utrinque decem , indivisis, retusis; pedibus irre- gulariter subprismaticis. — — Abita... si trovó una sola volta errante nel porto del lido di Ve- nezia: è una spezie delle più grandi tra le nostrali, — rotundatus nobis. vern.. Masanetta di mare. C. brachyurus, ad angulos villosus: thorace rotundato corda- TAB, I. TAB. II, to, manibus compressis, externe quinque-lineatis ex pun. Fic. 2- &orum seriebus, s Abi 48: INSECTA APTERA, Cascer. | Abita nei fondi calcarei, e profondi distanti dai lidi. Raro... Poressa nobis. ver. Poressa salvadesa. Tas. II, C. brachyurus , thorace ovali, utrinque quadriplicato , mani- FIG. 3. bus apice atris. Abita tra le fessure dei sassi del litorale, e delle lagune: impaurito si ritira con celerità. PARASITICI, o abitanti nei Testacei, e a coda nuda. Bernhardus. Li. sp. 57. vern. Bull: col Granzo. C. macrourus parasiticus, chelis cordatis muricatis : dextra majore. Abita nei nicchj di diverse chiocciole. Si ritrova spezialmente nei fondi calcarei. Comune. i Diogenes . Lien. sp. $8. vern. Bulli col Granzo. C. macrourus, chelis levibus, pubescentibus : : sinistra ma- jore. Abita per lo più nelle spoglie del T'rocbus varius . Abbondante nelle. lagune. (f) Eremita. Li. sp. $9. vern. Bulli col Granzo. C. macrourus parasiticus, chelis scabris, subzqualibus : an- terioribus sex-pollicatis. Abita tra il fondo fangoso paralello al nostro litorale, ed il prossi- mo calcareo. Comune. ; . (9 MACROURI, o a coda lunga. Gammarus. Lisa sp. 62. vern. Astese. C. macrourus, thorace levi, rostro lateribus dentato : basi supra dente duplici. Abita nei fondi duri pietrosi verso il litorale orientale. Vive per lo più rintanato. Raro, commestibile , ricercatissimo. (g) Astacus. Lima. sp. 62. vern. Gambaro d'acqua dolce. C. macrourus, thorace levi, rostro lateribus dentata. basi utrinque dente unico. Abita nelle acque dolci della Terra-ferma; e specialmente nei rivoli’ correnti. Commestibile . i Squil- INSECTA APTERA, Cancer, 49 Squilla - Linn. sp. 66. vern. Gambaro d' acqua salsa. C. macrourus, thorace lxvi, rostro supra-serrato, subtus tri- dentato, manuum digitis qualibus . Abita nelle lagune, e nel mare in vicinanza del nostro lido. Si ra- duna a torme presso alle foci de’ fiumi specialmente nelle piene. Abbondante , commestibile . Crangon. (Linn. sp. 67.. vern. Schila. C. macrourus, thorace levi, rostro integerrimo , manuum pollice longiore. Abita nelle lagune , e presso la spiaggia del mare. Abbonda spezial- mente alle foci de’ fiumi come il precedente. Commestibile . Strigosus. Linn. sp. 69. vern. Scampa saluadego. C. macrourus, thorace antrorsum rugoso spinis ciliato, ro- stro acuto septemdentato. : Abita ne'fondi calcarei. Si rannicchia nelle cavità delle concrezioni inorganizzate, e di varie produzioni organiche . Un individuo simile al Cancer strigosus, ma quattro volte maggiore con cinque aculei separati in vece del rostro a sette genti , € con le chele più lunghe ed acute ci determinerebbe a formarne una specie diversa, se l'abito non lo rassomigliasse troppo al Cancer strigosus. Noi ci contenteremo di enunziarlo come una varietà , che sembra corrispondente alla figura del Barelier. norvegicus. Linn. sp. 73. vern. Scampa . |». C, macrourus, thorace antrorsum aculeato, manibus. prisma- ticis: angulis spinofis. Abita quasi esclusivamente nel golfo del Quarnero. Sta rintanato e sprofondato sotterra , Esce da? suoi nascondigli allo splendor della luna. Commestibile , ricercato , mediocremente abbondante . Homarus. Linn sp. 74. vern. Grillo di mare. C. macrourus, thorace antrorsum aculeato, fronte bicorni: manibus ada&ylis. Abita i fondi calcarei verso la parte orientale. Rarissimo. Commesti- bile. Viene sopra acqua a sibilare, donde il suo nome vernacolo. ATCbUS. O2 Ad ; C. macrourus, thorace antrorsum aculeato: di diphylla , manibus subada&ylis , G n Abi- so INSECTA APTERA. Cancer, Abita nei fondi calcarei, ed anco nei EE distanti. Probabilmen- te sta rintanato. Rarissimo. Mantis . Lis sp. 76. vern. Canocchia. C. macrourus articularis, manibus adag ylis compressis , fal- catis, serrato-dentatis. Abita in tutti i fondi fangosi del mare; sprofondato: esce particolat- mente nel sommovimento dell’ acque. Commestibile ; comune. (4) Scyllarus. Liza. sp. 77. -vern. Corbola. C. macrourus articularis , manibus ada&ylis ventricosis re- étis, angulatis introrsum tridentatis. Abita tra il fango delle lagune , e forse ancora del mare ,. sprofon- dato in buchi di tre piedi circa di altezza, da’ quali esce l’ estate nel principio del giorno. Abbondante. RLOCusta è Liza. GARA C. macrourus articularis, manibus quatuor ada&ylis ,. pedibus quatuordecim. Abita nei fossati d'acqua salmastra di fondo arenoso misto dei con- torni del lido. In qualche tempo dell’anno sta nascosto. (4) Iinearis. Linn. sp. 83. C. macrourus articularis, manibus quatuor monoda&ylis, pe» dibus decem. N Abita sopra diverse produzioni, e in particolare sopra le Sertularie degli animaletti delle quali probabilmente: si nutre. Tenuissimo; raro. SPEZIE NUOFE. cataphractus nobis. Tas. III. C. macrourus , thorace septem-carinato., carinis antrorsum EMO spinosis, cauda loricata, manibus adactylis. Abita nei fondi calcarei lontani dalle spiaggie. Raro. E' curioso per la forma della sua coda ,: i di cui segmenti variamente configurati sono rilevati per prominenze e cavità osservabili . CAfilatüS. nobis è TaB. III. Da . C. macrourus, corpore supra longitudinaliter carinato, rostra- to; carina caudali replicata; cauda ambulacris ur ME I- INSECTA APTERA. Cancer. ex Abita probabilmente nei fondi duri lontani. Rarissimo . E singolare per In carena dei segmenti caudali, la quale in ogni segmento è inferiormente divisa per ricevere il principio su- periore della carena del segmento seguente . candidus ss. ver. Corbola salvadega. C. macrourus le vis, manibus linearibus , articulis binis su- Tas. n. perioribus quadratis , infimo: angustato appendiculato . PS: Abita nelle lagune sprofondato come il C. Scy/larss, a cui ras- somiglia nella maniera di vivere. Raro. Blaber mobis. vern. Corbola di mare. C. macrourus , rostro aculeari , chela sinistra majore Tar. III. compressa ; cauda pellucida. glabra. ; FIG. 4. Var. chela altera. inflata, apice attenuata. FIG. 5 Abita in mare profondato nel fondo fangoso misto. Nel som- movimento dell acque esce a torme . In altre circostanze N € raro. OSSERVAZIONI, E NOTE. © E; oscurità , che involge Ia storia fisica, e naturale di questo Geserazio- genere quasi isolato in natura; 1° abbondanza: delle molte spezie note ra ed ignote abitatrici del nostro mare e delle lagune, la comodità di crosta, eri- poterne avere continuamente e in tutti gli stati, uno stimolo in. fi- Age ne, che il cel. Spallanzani diede; ai Naturalisti (1) eccitandoli a me- perdure dei glio. osservare la maniera della generazione, in particolare dei wa- Grancbj e crouri ,, mi determinarono da quattro anni addietro ad intraprendere una serie di ricerche a questo. proposito. Dopo la cognizione dell’ organismo di cotesti viventi, tre importanti oggetti doveano inte- ressare le mie osservazioni ;- e: sono : la loro. generazione , il cambia- mento di crosta , e la riproduzione delle parti perdute. È’ assiduità delle mie indagini mi aveva condotto: alla conoscenza di queste tre operazioni con. una soddisfacente esattezza. Quanto alla generazione; oltrechè io era pervenuto a vedere che succede già per accoppiamen- to , aveva osservato particolarmente nel Granchio ripario ( C.. meenas 1.) (x) De prelim.. alla trad, della Contempl. della Natura di Bonnet. 2 D "IMNSECTA-APTERA ? Cancer. L.) il tempo nel quale si. effettua , la sua durata, i siti dall’ animale prescelti per questa. funzione , l’ ingrossamento successivo delle uova. nelle ovaje, il tempo della loro discesa e dimora sotto la coda , P epoca del loro sviluppo, le località elette dalla madre per il parto y l’ accrescimento de’ piccoli, le loro apparizioni nei bassi fondi ec. ec. Quanto alla trasmutazione, 1o aveva osservato il tempo nel qua- le succede; la connessione dei pezzi solidi formanti 1| torace , e la disunione per cotesta funzione ; P abbandono dell antico torace , ‘e il meccanismo col quale l’animale se né libera; il movimento con- vulsivo , cagione dello sfoderarsi delle zampe ; la grandezza del- la forma nuova maggiore” della vecchia ; 1’ incremento dell’ anima- le che quindi succede : io mi lusingava: per fino. di avere scoper- to la cagione producitrice di tall zrasmutazion;. Quanto alla r:- produzione dele parti perdute, io ne aveva osservato 'esattamente il successivo andamento , e i fenomeni che lo accompagnano ; Studian- do più particolarmente il loro accrescimento; 1o aveva indagato, se la Natura avesse loro stabilito qualche lesge costante. Io l'ho cerca- ta; ho scoperto ch'era una proporzione geometrica; e colpito di trovare una nuova perfezione nella Natura, mi sono studiato di ve- dere se regolava ancora I accrescimento d' altri viventi; e l'ho tro- vata costantemente (1). Scrupoloso per l'esattezza delle mie osserva- zioni, io aveva dilazionato qualche anno, ripetendole prima di pub- blicarle: e frattanto io le aveva comunicate’ a^ parecchi Colleghi miei Accademici di Padova, e segnatamente ai. Signori" Ab. Fortis, Ab. Toaldo, Mandruzzato ,' Bondioli; Co. da Rio-ed' altri.; quando nel Giornale di Pisa ho letto un lungo Estratto d' un’ Opera del Sig. Cavolini sulla Generazione dei Granchj ; nella quale ho trovato, ch' egli avea fatte contemporaneamente la maggior parte delle osserva- . zioni ; ch'io pure aveavi eseguite. Non' posso dissimulare di non a- ver risentito sul fatto qualche rincrescimento , vedendo: rese inutili le mie fatiche di quasi tre anni. Ma ho cambiato sentimento. pen-. sando, che importa al Pubblico ‘di acquistare dei lumi; e che in tal modo gli acquistava realmente; e che nulla gli importa d'averli per una.o per altra mano: che altronde quella del Sig. Cavolini è ma- no maestra; che quell’ Opera sua è veramente buona ; (e chi sa poi se la mia fosse stata egualmente?) che a me rimaneva almeno la com- : ——————————— (1) Vedi il Saggio sopra la proporzionalità degli accrescimenti ec. pag. 31. INSECTA ADTERA. Cancer. $3 compiacenza d'aver confermato le osservazioni di questo illustre Na- turalista, e di vedere, che il.mio metodo di osservare si accordava con quello di un Osservatore così avveduto. Tuttavolta, siccome alcuni tra i risultati miei sono diversi dai suoi, e siccome io mi sono esteso con felice riuscimento (ciò, ch’ egli non intraprese) sull’ articolo. delle trasmutazioni di crosta, così mi propongo di pubbli- care una Memoria, in cui riportando tutte quelle osservazioni mie, le quali non convengono coll’ illustre Napoletano, io tratterò breve- mente qualche punto della generazione; e per esteso poi della zras- mutazione , e riproduzione; onde esaurire, se fia possibile , la sto- ria fisica di cotesti abitatori del mare. (a) All occasione di questa prima produzione dal Linnéo riferita come propria di Climi non Europei, si avverte una volta per sem- pre, che. molte spezie da lui assegnate a climi stranieri, sono co- munissime al nostro mare. A tali inesattezze circa il luogo ‘natale, derivate dalla scarsezza dei nostri Scrittori , sarebbe rimediato , se si . estendesse l'uso di dare esattamente i cataloghi delle diverse provin- cie. In tal modo si arriverebbe a formare la Geografia zoologica , della quale abbiamo indicata. la utilità, e che non sarebbe meno im- portante, che la Geografia litologica ; e mineralogica . Esistenza nell Adria- tico di spe- zie credute efotiche . (b) La grande abbondanza di questa specie nelle lagune sommini- Zantaze: stra un ramo di commercio attivo utilissimo alla più povera popo- lazione di. Chioggia, e. del nostro, lido , la quale. da tre de suol stati ricava. tre profitti diversi. 1, I Grancdj per acquistare il loro accre- scimento cambiano ogn’ anno la crosta. Nei momenti, che prece- dono la muta , i mostri pescatori li raccolgono , e radunatili in car- nieri tessuti. di vinchi , volgarmente vier;, li collocano a*mezz' ac- qua nei canali. La nuova situazione non impedisce loro di svestir- si: essi perdono la vecchia crosta, e compariscono. coperti dalla nuo- và ancor molle, e membranosa. In tale stato. chiamati Mo//ecc£e , salgono anche alle mense più nobili. 2. In autunno nelle interne o- vaje delle femine già fecondate vanno crescendo le uova che si m2- nifestano alla parte posteriore del loro ventricolo , se venga alzato ii coperchio del torace, In quella stagione le femine frequenti nella la- gun2, e spesso nelle valli peschereccie imprigionate , con varj inge- gni vengono prese, e messe in commercio sotto il nome di 7MMazsa- nette: di coteste.non si mangiano che le uova tuttavia molli, e non per che il: C. monas somnini- stra ne suoi stati diversi . $54 INSECTA - APTERA x Cancer n per anco discese tra le brattee della coda, circostanza in cul diven- tano dure ed'insipide. 3. Un terzo profitto arrecano 1-Granchj ri par; in tempo d'estate; ed.è il più importante, Le Sardelle ( Clu- pea encrasicolus Linn.) nel nostro mare ne sono avidissime ; quindi 1 pescatori, e principalmente quelli del petroso littorale Istriano li stritolano, e ne spargono i minuzzoli sull’ acque, onde le Sardelle accorrano alle loro reti, A Chioggia, sul prossimo lido di Pellestri- na, e a Venezia se ne vendono annualmente molte migliaja di Ba- rili, ciascuno de-quali pesa libbre 70. venete (termine medio); on- de avviene, ch’ entrino annualmente nel paese attorniato. dalle lagune somme considerabili. Il modo poi di prendere sollecitamente ed in copia questo genere, è il seguente. I pescatori, e a Pellestrina anco- ra le pescatrici, a tempo. tranquillo camminano. smovendo. col piede un tratto non lungo di basso fondo fangoso; indi ritornano. sulle proprie pedate, e vi ritrovano radunati li Grarnc4j inyitati dal poco di torbido a cercare nutrimento nello smosso. terreno . Se al profitto, che da un siffatto smercio si trae, aggiungiamo |” altro. proveniente dai Granchj in istato. di larve membranose ( Mo//ec= che), e delle loro. femine pregne ( Masanette ) , risulta, che il Graz- chio ripario porta , e fa circolare nelle nostre contrade circa. mezzo. milione di lire Venete ogn' anno; somma.sorprendente., se si guardi: ja viltà del genere. Ecco. il calcolo. formato. sulle più esatte relazioni degl’ Interessati in. questo ramo. di commercio .. Quan- INSECTA APTERA. Cane, 55 Quantità , e prodotto dei Granchj pescati nelle Valli , e Lagune Venete + Granchj caricati per l' Istria Barili Nume e rie 000) pesando il Barile libbre 80. ; danno libre = -* - 2 - - 040 '- 12320000. a L. 2. per ogni Barile, importano - - - L. 308000 Granchj detti Mo//ecche negoziati in Ve- nezià, e 'Terra-Ferma libbre - - è 86000, a soldi 6.-Ia libbras importano - = - - - L. 25800. Granch) detti Masanette negoziati come sopra, sono Barili- - - N. 38000, pesando il Barile lib.7o., danno libbre 2660000. a L. 4. per Barile;. importano = - - - = L 132999. Ristretto , Barili N. 134000. a lib.80. pesano lib. 12320000. importano- - L. 308006. N. ‘38000. alib. 70: pesano lib. 2660000. importano - - - 152000. Mollecche =.= - - - - - - lib. © 86000. importano- - - | 25800. peso: in tutto lib. 15066000. costo in tutto L. 485800; (c) Il mio soprallodato amico Armano mi scrive; non ha guari, nel seguenti termini. ,, Ho osservato; che il Cancer depurator fem- ,, mina ha la fronte dilatata; prominente, e senza i tre denti; che »» Linneo contrassegna trà i caratteri di questa spezie, e che nel ma- sy Schio s'incontrano costantemente. Gl’individui, sui quali ebbe » luogo la mia scoperta; appartengono alla varietà, che ha il tora: 3, ce tuberculato ©, Cotesta osservazione mi presenta 1 opportunità di notare che ; come negli Esseri più complicati e perfetti, così ancora nei più semplici; la forma non solo, ma eziaridio la proporzion delle parti varia nei differenti sessi: avvertenza; là quale bisogna tenere dinan- zi alla mente, allorchè si esamina un animale; acciò non si giudi- chi differenza specifica la differenza puramente sessuale ; nel forma- re le definizioni, acciò non si stabiliscano come caratteri specifici quelli; che variano secondo i sessi; e nel dare la descrizione d'un cs o8 Differenze sessuali malamente prese er specifiche . Alcionj a- deventi ai Granchj. Il C. Dor- mia 203 è venefico . 56 INSECTA APTERA. Carceri : oggetto, .acciò si rimarchi, se le forme variino.secondo i sessi; € in che consistano siffatte differenze. Sembra veramente, che i. Na- turalisti non abbiano sempre avuto tali riguardi, i Nei Granchj poi una differenza costante, quantunque modificata nelle diverse spezie, si è, che la coda nei maschi è ristretta, e nelle femmine è più grande, più larga, e più fornita di c/rz? o braf- tee, onde contenere le uova ingrossate , che vi distendono qualche tempo dopo la fecendazione, e prima che si sviluppino i piccoli. (4) Questo Granchio porta sovente. una sostanza soverosa di colo- re giallo incarnato , simile alla sostanza di alcuni > mento de nicchj ef- feto d? or- ganizza« Zione » Questioni al proposi- fo sz VERMES. TESTACEA. OINEYIMZIDet e 9 AO OSSERVAZIONI Sul meccanismo della formazione, e dell’ accrescimento de Nicchj Testacei. Gi Animali testacei nascono coperti, o dopo la loro nasci- ta si coprono di un tessuto primordiale parenchimatoso or- ganico; le di cui cellule vengono rienipiute e consolidate dal- la sostanza calcarea che lo incrosta ed ind&ra. Secondochè P animale cresce, o gli si forma, o gli si sviluppa un’ appendi= ce membranosa e parenchimatosa, la quale investita da nuo= va materia tertea costituisce nuove aggiunte di guscio . Si vede dunque, che là sua formazione ben lontana dall’ essere un prodotto di semplici affinità, analogo alla formazione del- le pietre e delle cristallizzazioni, è per lo contrario il risul tato dell’ organismo . A tali innegabili conseguenze noi sia- mo condotti dall’esperienze del soprallodato Sig. Herissant(a) e dalle meditazioni dell’ ill. Bonnet (4). Ridotta a questi ter- mini la maniera con cui si producono i guscj de’ testacei ; parmi che il differente modo di considerare la loro forma: zione, e la disparità di opinioni circa il loro orgazismo, 0 non-ovganismo insorta già tra i Sigg. Reaumur (c), Heris: sant (d), Müller (e), e Sigg. Mery (f), Klein (e), Walch (4) si tiduca a una pura differenza di espressioni, e a sola que- stione di termini ; imperciocchè tutti poi combinano a con siderarla nel modo testè indicato: O tale disparità soltanto verte intorno l origine del tessuto parenchimatoso ; e quindi senza accorgersi si cambia questione, e si giunge a discutere puramente , se sia esso preorganizzato alla nascita , oppure si vada formando coll ingrandimento dell animale : ciò che sarebbe entrare in un’ altra ricerca fisiologica assai dibattuta, a cui (2) Mém. de P Acad. des Sciences de Paris an. 1766. (5) Considérations sur les Corps organ., e Contemplation de la Nature. (c) Mém. de l’ Acad. des Scienc. an. 1709. 1716. (4) Loco citato. (e) Vermium hist. P. II. przl. pag. XXIII. (f) Acad. des Scienc. an. 1710. (2) Lucubr. de format. crem. & color. test. $. 246. n. 10, (^) Bescháftigungen der Berlin Naturfor. Gesellschaft. VERMES. TESTACEA. $2? à cui non si potrebbe rispondere se non per mezzo di con- getture puramente ipotetiche, quantunque molto probabili. La cosa è poi differente, e la questione divien reale , se si tratti dell’ accrescimento de’ nicchj allorchè sono indura- ti; e si esamini, se ingrandiscano per apposizione di sostan- za (extra-positio) , o per interna dilatazione nutrizione e sviluppo (z2z1s-susceprio ). To vado ad esporre alcune mie osservazioni dirette a mostrare falsa l'asserzione di quelli, 1 quali sostennero che stante la particolare conformazione di certi guscj non è possibile di spiegare il loro ingrandimento senza ammettere che crescano per interna dilatazione. Nelle mie prime considerazioni sulle Chiocciole e sulle Conchiglie mi pareva di fatto, che tanta regolarità e costan- za di forma, la proporzionalità di figura che le adulte con- servano, e È incremento di alcune porzioni fossero inesplica- bili senza supporre, che quantunque indurate, pure segnitino a crescere per un interno sviluppo, e per l'azione di una qualunque fosse circolazione di fluido che stendesse il tessuto primordiale formante come la rete del testaceo , la quale viene consolidata per la separazione della sostanza terrosa . lo aveva osservato, per esempio, che il cardine delle Arche adulte conserva lo stesso numero di denti, e di foveole , come quello delle novelle; e mi pareva che, se per l'appo- sizione di sostanza si poteva spiegare l'1ngrossamento dei denti, non si potesse poi comprendere lo sprofondamento » e la dilatazione delle fossette, senza supporre, che tutto il cardine si fosse dilatato per una interna espansione. o a- veva in oltre osservato che.il Lepas Testudinarta divenuto grande mostra molto maggiore la sua apertura verticale , e che 1 suoi ambulacri (formanti de’ triangoli acutangoli, la bae 5e de quali è all'apice del testaceo, e il loro apice verso la di lui base) sono più espansi, e diventano meno acutangoli coll’ accrescimento del testaceo; e mi pareva che non si po- tesse spiegare nè D ingrandimento del foro verticale, nè la dilatazione degli ambulacri, supponendo, come allora io face- va, che le loro valvule fossero intimamente connesse. lo aveva pure osservato, che la forma delle Cypree per l'in- dole sua propria non era suscettibile d' ingrandimento per extra-posizione; e quindi era inclinato a pensare che, cre- scendo l’ animale, crescesse ancora il guscio. per isviluppo A Alcune altre o cavità o prominenze in diversi testacei mi a- vrebbero finalmente confermato nella supposizione del loro ingrandimento per interna dilatazione, Lia Tut- Se crescans per interna assorzione, 0 per appor sizione » «Osserves zioni equis voche È Considera- zioni tn fa- vor delPex. rra-posizio- Il è Spiegazioni del mecca- ssismo nelle Arche. Nei Lepa- 84 VERMES. FESTACEA. Tuttavia la durezza del composto testaceo, l' aderenza del- le sue particelle tra loro, la mancanza di comunicazione dell' animale col guscio, se “non per mezzo di tendini, sen- za che vi si vegga entrare porzione del sistema vascoloso 4 i manifesti indizj) di apposizione in molti testacel accre- sciuti, e segnatamente nelle Conchiglie «rnziguare, e nelle Chiocciole varicose , le aggiunte di pezzetti, che si ricono- scono manifestamente rimessi in que’ guscj, i quali, vivente l| animale , per qualche evento furono rotti, finalmente la cenvenienza, e quell’ intimo senso che forse è il risultato delle osservazioni e delle riflessioni, il quale non di rado ci mostra la verità d'una cosa senza farcene rimarcar la ragio- ne, tutto ciò mi faceva giudicar più probabile, che l' accre- scimento dei testacei succeda puramente per addizione di par- ti, 0 exzra-posizione. Mi rimaneva dunque a scoprire, come succedessero le so- vra esposte apparenti deviazioni da cotesta legge; e l' esame d'un infinito numero di testacei, manifestandomi il mecca- nismo di quelle illusorie eccezioni, dileguò que’ miei dubbj, e - mi confermò nel sistema dell’ accrescimento per addizione . E di fatti opportunamente ho scoperto che le Arche, a mi- sura che crescono, gettano sull’orlo quasi de’ nuovi circoli di materia prima afimale, pol terrosa, e che in questa nuova materia vengono impresse delle nuove foveole maggiori delle antecedenti in grazia della maggior grandezza dell’ animale. In tal maniera io disgombrai la prima obbiezione desunta dalla maggiore profondità e dilatazione delle fossette del cardine. Quanto alla maggiore espansione dell’ apertura verticale, e degli ambulacri del Lepas T'estudizaria, ho finalmente cono- sciuto che, quantunque le valvule di questo testaceo sem- brino intieramente connesse, pure in realtà non lo sono, an- zi in alcuni esemplari io le vidi quasi staccate tra loro, e certamente divise al lato destro dei triangoli degli stessi am- - bulacri. Per la qual cosa ho inferito, che cotesto animale crescendo ha la facoltà di sconnettere le sue valvule, ediag- giungervi delle appendici che accrescono gli ambulacri , esche indurandosi congiungono di nuovo le valvule quasi alla stessa maniera degli EcA;z: , l'accrescimento dei quali da me a suo luogo notato giova ancora al presente. Per siffatto méccanis- mo si spiega bene la dilatazione degli ambulacri triangola- ri, e si vede ancora che dilatandosi la loro base, ci” è al vertice del testaceo , si deve dilatare eziandio il circolo verticale del testaceo medesimo. Il circolo poi fondamentale, o ba- VERMES. TESTACEA. £5 o base cresce poichè l’animale vi sottopone degli strati, e aggiunge circoli a circoli, i quali rialzano il testaceo,, e ne accrescono la circonferenza. Quanto alle Cypree, la forma delle quali non può essere suscettibile d' um addizionale incremento, io seppi in appres- so che il loro animale accresciuto sloggia, abbandona’ anti- ca spoglia, e se ne forma una nuova più grande, come ap- punto 1 G;zzcÀ; nelle loro annuali riproduzioni di crosta . Circa l' accrescimento dei guscj degli Ec/;z ho già mostra- to, come succeda per apposizione di materia agli orli delle numerose tavolette formanti il loro integumento crostaceo (2). Dileguati così tutti i dubbj, che mi facevano esitare ad ammettere il sistema dell'apposizione (exzra-posizio ) nell accrescimento dei testacei, ho cominciato in appresso a ri- guardarlo come il solo fondato, e con questa ragionevole prevenzione mi accinsi ad esaminare tutti 1 guscj del nostro mare, e vi ho riscontrati infiniti indizj di accrescimento ap- positizio, senza che più ritrovassi un fatto ripugnante, sic- chè al presente lo tengo per dimostrato. Se poi si ricerca in qual modo si effettui siffatto accresci- mento addizionale, io rispondo che in questa operazione la Natura impiega le leggi, delle quali si serve per la prima produzione dei nicchj: nuovo tessuto parenchiminoso cre- sciuto col nuovo ingrandimento del vivente, e investito da nuova sostanza terrea, che lo consolida; ecco’ ingrandimen- to come l'origine dei Nicchj testacei. (2) Vedi osserv. agli Echini Ri Nelle Cis pret, Net testa» cei in ge nerale ». 86 VERMES. TESTACEA. scleri EL Ricerche sullo stato in cui si trova la terra calcarea nelle Conchiglie. Aia il Sig. Herissant (4) dimostrò, che 1 nicchj te- stacei sono composti di sostanza animale e di terra calcarea, e che quella forma quasi un tessuto parenchimatoso, o una rete, in cui questa viene separata, e s'indura , tali scoper- te, che pure spargevano molta luce su questo argomento fi- no allora molto confuso, bastarono a sedare la curiosità dei dotti coltivatori della Chimica di quel tempo. Ora che que- sta scienza è penetrata tant’ oltre, ora che va squarciando il velo che copriva la faccia della Natura, ora che quasi orgo- gliosa dei suoi progressi non si contenta più se non giunge 2 percepire un oggetto in tutta la sua estensione , e ad esau- rirne tutti i rapporti, lasChimica non può essere ancora con- tenta se non conosce meglio questo argomento mediante ul- teriori scoperte. La materia calcarea, per esempio, è ella combinata colla sostanza parenchimatosa, o vi è puramente aggregata? E ella in istato di pura terra calcarea (calce), 0: si trova ridotta a stato di combinazione con qualche acido? Quest acido sa- rebbe egli costantemente un solo? e quale sarebbe? Sarebbe forse l acido aereo (carbozico), il quale è così frequente- mente combinato colla terra calcarea; o sarebbe in vece T acido fosforico, come nella terra calcarea di tutte ie ossa, acido che già si trae dai guscj testacei, e che si può dire l° acido proprio degli animali? Gli ammassi di terra calcarea combinata coll’ acido fosforico (fosfaro calcareo) scoperti in Estremadura, ed esaminati e descritti dai Sigg. Donadei, e Pelletier, e gli altri trovati in qualche Provincia della Ger- mania , esaminati dai Sigg. Pelletier e Hassenfratz (5), sa- rebbero forse provenienti dalla sostanza «aicarea fosforiz- zata delle Conchiglie? E la terra calcarea vien ella tuira se- parata nella sostanza parenchimatosa dall animale, oppure la parenchimatosa avrebbe forse la facoltà di trarre, € ritene- re (4) Mémor. de 1° Acad. des Scien. de Paris. X^) Vedi i Giornali di Fisica, e gli Annali di Chimica «di Parigi delP age DO 1791. VERMES. TESTACEA. 87 re porzione di quella, che naturalmente sta sempre disciolta nell'acque? O se essa, come par presumibile, vien tutta se- parata dall’ animale, questo la riceve egli veramente in ista- to di terra calcarea, oppure cambia egli e modifica altra so- stanza, € la riduce in istato dicalce, come credettero parec- chi Chimici, e Naturalisti degli anni addietro? Ecco una serie d' importanti ricerche, alle quali io non potrei rispon- dere, se non avanzando semplici congetture. Ma poichè il gusto dei Chimici è attualmente troppo bene avvezzo per non compiacersi se non di fatti rigorosi e decisivi, io mi riser- vo a rispondere altra volta alle accennate questioni , dopo che avrò instituite esperienze, che m' insegnino qualche co- sa di più sicuro su questo punto , che dovrà formare uno dei capitoli più importanti nella mia Storia Fisica dell A= driatico, nella quale dovrò dettagliatamente esaminare l' in- dole delle deposizioni e incrostazioni sotto-marine , la loro formazione, e lo stato di combinazione, nel quale si trova- no. Se questi cenni intanto invogliassero qualche valente Chimico a travagliare e scoprire, io profitterò degli altrui lumi, e mi farò un dovere di rendere la giusta lode agli Autori. tr 75 88 Y'ERMES. TESTAUCEA. Sulla Commestibilità dei Vermi , specialmente Testacei . Mia il genio del secolo in tanti oggetti relativi alle scienze, e alle usanze, sembra predominato dallo spirito d' innovazione, noi ci lasciamo costantemente strascinare dali’ abitudine in molti punti economici, e vogliamo che !' espe- rienza, € l uso dei Vecchj sia la norma del nostro. Dall’ immensa quantità degli Esseri abitatori del mare se ne scel- gono molti atti a mangiarsi, e la Classe dei Perm: T'estacet somministra parecchie spezie ricercatissime alle mense più nobili. Eppure la nostra industria non mette a contribuzione tutti quelli di siffatti oggetti, che pur sarebbero opportuni, nè si approfitta se non, per esempio, di cinquanta o ses- santa spezie, mentre ve ne sarebbero tre o quattrocento . Egli è un fatto costante e verificato dai nostri pescatori , più pratici in questo punto dei più dotti Naturalisti , che quasi: tutti:1 Testacei, almeno quelli del nostro: mare, son commestibili, e che la maggior parte dei Zerm:, dei Graz- chj ec. ec. lo sarebbero pure non altrimenti, che quelli, i quali si usano attualmente. Essi di fatto determinati spesso dal bisogno tentarono di profittarne, e il successo gl’ inco- raggì a profittarne ancora per elezione. Io bramo, che an- cor tra noi la moda, che in tante cose è pur efficace , ci consigli a servirci di un bene, che sembra dalla Natura de- stinato per noi. Allora queste povere genti trarrebbero un guadagno da molte produzioni, cui sono attualmente in ne- cessità di rigettare nel mare, se l' accidente ae porta fra le loro reti. À Trieste già s' incomincia ad estendere la prati- ca di mangiare molti prodotti ue iini, che più di altrove ab- bondano nei contorni dei lidi Veneti. Contemplando un tale vantaggio, io ebbi l' avvertenza d' indicare di quando in quando quegli animali che più degli altri si mangiano dai pescatori, e che a torto si sdegnano dagli abitanti delle Città. (*) CHI- VERMES. TESTACEA . CA/roi. 89 4 CHITON. ital. SCARABOIDE. Linn. Syst. Nat. Gen. 300. Animal Doris. ‘Teste plures longitudinaliter digesta , dorso incumben- tes, fascicularis . Liza. sp. 4. verm. Sulissomi-Cape. C. testa o&ovalvi , corpore ad valvulas utrinque fasci- culato. Abita in fondi diversi, e sopra tutto nelle lagune, aderente a diverse produzioni, e specialmente alle pietre . squamosus Li» sp. 5. vern. Salissoni-Cape . C. testa o&ovalvi semistriata, corpore squamuloso. Abita sopra diverse produzioni, e sopra tutto sulle concrezio- ni calcaree. Abbonda più nel mare, che nelle lagune. ©o- mune. x rüber. Lie. sp. 7. ver. Salissoni-Cape. C. testa octovalvi arcuato-substriata, corpore rubro. Abita sopra diverse produzioni, specialmente ne' fondi duri. OSSERITAZIONE: (5 lI RA gli animali testacei quelli di questo genere hanno i mu- scoli più divisi in vari fascicoli di fibre formanti tanti muscoli sepa- Multipit- cità ed of- cio det ls- rati. Tali infatti devono essere per tenere unite le molte valvule ro fascicoli componenti il loro integumento, e per poterle mettere in moto, L? "sea. irritabilità poi di cotesti muscoletti è fortissima; per lo che contrag- gono tutto il loro corpo con prestezza, e tenacità. Per sifattà facol- tà stanno aderentissimi agli altri corpi; staccati che sieno , si arruo- tolano, e per fino dopo la morte conservano quella figura annu- lare, M (9 LE- $e | VERMES. TESTACEA. Lepes. © LEPAS. iu. GHIANDALE. Linn. Syst. Nat, Gen. 301. Zfnimal Triton. È Testa multivalvis, inzquivalvis, basi affixa. Balanus. Linz. sp. 10. vern Cape di palo. L. testa conica sulcata fixa, operculis acuminatis. Abita aggregato in molto numero incrostando i sassi , e sopra tutto 1 legni piantati nel litorale , e nelle lagune. Comune. Balanoides. Li». sp. 11. vern. Cape delle piere . L. testa conica truncata levi fixa, operculis obtusis. Abita attaccato alle pietre calcaree del litorale, e spezialmente a quelle che stanno appoggiate ai muri del Castello di Chiog- gia. Quantunque ne vivano molti vicini tra loro, tuttavia per ordinario non sono uniti come il precedente. La proprietà notata dal Linneo a questa spezie di aprirsi nel flusso, e di chiudersi nel riflusso del mare non è particolare di questa sola, ma comune alla precedente. Testudinaria. Liz. sp. 14. vern. Cape delle Galane. — L.testa plano-convexa fixa, radiis sex excavatis striatis. Abita sopra il dorso delle Testudizi, e viaggia con esse per £ sitt profondi. Frequente. Scalpellum. Lima. sp. 16. L. testa compressa tredecimvalvi Ieviuscula , intestino squamosa. insidente . Abita i fondi calcarei raccolto come a grappoli connessi me- diante l'intestino a qualche produzione, eleggendo quasr e- sclusivamente t rami della Sertularía Myriophyllum L. Ra- ro. anserifera. Li». sp. 17. L. testa compressa quinquevalvi striata, intestino inst- dente. E Abi- VERMES. TESTACEA. Lepas. gi Abita attaccato ai legni putridi , e talvolta alle concrezieni . La sua figura, quantunque più piccola del seguente , pure gli rassomiglia moltissimo , colla notabile differenza però , che questo non è munito , come il precedente e il seguente , dell intestino cartilaginoso , che gli formi pedicello , ma si pianta sessile. colla base delle sue valve. Sembra dunque inesatta la definizione del Linneo, che gli accorda cotesto carattere . anatifera. Lim. sp. 18. vern. Caparozzoletti di mare . L. testa compressa quinquevalvi levi , intestino insi- dente . Abita ordinariamente raccolto in gruppi attaccati ai legni , alla base delle T'estZini , ed ai Navigli. Sembra che prediliga i fondi calcarei. OSS:ERFLAZ IONI. ©) 107 metà delle spezie di questo genere hanno, più di tutti gli altri Testacei, i pezzi calcarei connessi con maggior quantità di car- tilagini e di membrane. Il peduncolo cartilaginoso, o intestino , per cui tutto il loro guscio moltivalve resta attaccato a’ corpi stranie- ri, è pure una loro particolare prerogativa. Ma la configurazione ; le abitudini, e ja vivacità del loro animale sono oggetti ancora più interessanti. Il Tritone, che tale n° è appunto il vivente, è un ver- me lunghetto, munito di una lingua spirale, e di sei tentoni per parte, i posteriori dei quali sono a forbice, e tutti poi articolati , interiormente ciliati, e involuti. Una sua proprietà singolare si è la continua inquietudine , probabilmente prodotta da una vivacissima irritabilità , e voracità. Mezzo nascosto dentro alle valvulette testa- cee egli esce ed entra nel guscio allungando e ritirando i tentacoli con una sorprendente regolarità e costanza di pulsazioni. ‘Talvolta però ritiratosi rimane nascosto per qualche momento; e ciò succede quando i suoi tentoni , che destano continuamente un vorticetto nell" acque, prendono gli animaletti e i corpicelli che vi sdrucciolano , e li presentano alla bocca esistente nel centro. Quantunque la facol- tà di eseguire siffatto movimento sia comune a tutti i Lepad' riferi» ti, sembra però che le spezie compresse, le quali si attaccano me- diante l' intestino, la possedano eminentemente , € l' amazifera sopra tutte. Nelle spezie coniche da me vedute vive, il movimento era più lento più languido più intermittente, M. 2 lì Movimento periodico delP ani maletto des Lepadi a 92 VERMES. TESTACEA. Lepas. Uova prese Il Balano piccolo di sostanza non testacea formato da una mem dal Ginan- b vi per Da- lanl. rana sottile bianca descritto dal Co. Ginanni nelle Opere postume - (Tom. II. pag. 42. tavol. 30. n. 179.) , ed anteriormente nella sua Lettera all’ Aîcademia dell Istituto di Bologna, non è altrimenti un Balano, nè altro animale. Chi conosce le uova dei Testacei, chi ha osservato il forte guscio ( favage) o semplice o aggregato , in cui sono raccolte, non esiterà un momento a decidere, che questo pre- teso Balano del Ginanni è appunto uno di tali gusc) contenente le uova di qualche animale testaceo . Esso infatti, come gli inviluppi delle loro uova , è formato da una sottilissima cartilagine cornea, bianca pellucida, elastica ; non è diviso in più valve, ma è tutto chiuso, e solamente nell’ apice ha un piccolo forellino rotondo il quale serve per la loro uscita, e resta chiuso da una spezie di membrana mucosa fino a quell’ epoca; non racchiude animale , nè parti viventi configurate, ma le uova rotonde, alquanto schiaccia- te, manifestissime. Sovente osservai di cotesti suscj che ne conte- nevano ancora , talvolta molte, talvolta poche fino al solo numero di cinque o sei. Più spesso però ho trovato i guscj vuoti per essersi sviluppate e sortite le uova ; nel qual caso il loro forellino vertica- le non era più otturato, ma vedevasi affatto sgombro ed aperto . Codesti guscj finchè contengono le uova stanno fortemente attaccati e quasi agglutinati ai corpi consistenti; a misura che 1 feti si svi- luppano , perdono la loro coesione , e allorchè diventano vuoti,, sì staccano , o rimangono ancora per pochissimo tempo e senza te- macità » (*) PHO- VERMES. TESTACEA . Pholas. 92 VICINE PINTO DENTITCETZUUEENA ( PHOLAS. ital. FOLADE. Linn. Syst. Nat. Gen. 302. dinimal Ascidia. ui vogavot ID - sinsr Testa bivalvis, divaricata, cum minoribus accessorits difformibus, ad cardinem. Cardo recurvatus, connexus cartilagine . Dactylus. Lim. sp. 20. vern. Datolo . Ph. testa oblonga hinc reticulato-striata . Abita negli scoglj calcarei , e nelle pietre da lui traforate. Si ri- trova ancora internato nei pezzi di legno vaganti. Comme- stibile squisito; fosforico. Abbonda nei contorni d’ Ancona . Ca) pusillus? Lim. sp. 24. Ph. testa oblonga rotundata arcuato-striata. Abita internato in foveole da lui scavate nelle concrezioni calcaree , specialmente nei primi fondi duri paralellr al no- stro lido. Raro. OSSERVAZIONI, E NOTE. ey S. è detto, ed autorizzato dal consentimento di qualche illustre Naturalista, che le Folad; entrano nelle pietre prima del loro indu- ramento; e si è quindi dedotto che quelle che attualmente vi si tro- vano vive , sieno tanto antiche quanto la formazione delle pietre medesime. Una serie di ragionamenti mostrarono in appresso la fal- sità di tale asserzione in maniera , che quasi non abbisogna di ulteriori confutazioni. Tuttavolta io vi aggiungo due fatti che mettono fuor d’ ogni dubbio la facoltà delle Fo/ad; di traforar le materie dure, di scavarsi da se stesse il loro ricovero , e d" aggrandirne la cavità a misura che vanno crescendo ; e sono la loro dimora nelle lave , e ne legni. Da qualche luogo delle coste del Golfo mi fu portato due vol- te un pezzo di lava compatta, la quale mostrava di aver subito un mediocre grado d' ignizione, e di aver avuto origine da una pietra men. solida di quelle del genere siliceo,, € probabilmente di for- mazione sottomarina. In siffatte lave quattro Fe/adi vive di varia gran- Foladi v;- venti ne legnt e net le lave. Uonseguen- ze. Mancanza delle val- vulene ac- cessorie in questa spe- le. 28 VERMES. TESTACEA. Pbolas. grandezza stavano ricoverate dentro a nicchie proporzionate al loro corpo , e così simmetricamente scavate, come quelle che s' incontrano nelle pietre calcaree e marnose. Ma le Fo/adi internate ne’ buchi sca- vati ne’ legni sono ancora più abbondanti e più ovvie alle spiaggie ve- nete. In diverse stagioni dell’anno, in particolare dopo le tempe- ste di mare, io vi trovai de’ pezzi di legno consistente, e segnata» mente di rovere, giunti galleggiando al lido; alcuni molto danneg- giati dalla lunga dimora in acqua; altri tuttavia duri ed illest, ma tutti cribrati da numerosissime Fo/zd! che seguitavano a vivere ne’ loro buchi regolarissimi . Nessuno dubiterà certamente ch’ essi non abbiano foracchiato le lave già solide, ed i legni indurati. Ma coteste osservazioni sono molto più importanti poichè spar- gono qualche luce sovra un’ altra questione più dubbia e più dibat- tuta. Si è ricercato, se le Fo/ad: traforassero le. pietre mediante un liquor corrosivo e dissolvente , o coll’ azione meccanica d’ un qual- che muscolo. All’ annunzio del problema la prima di queste manie- re sembra la più credibile, perché la più facile a concepirsi ; ma do- po l’esame del fenomeno si trova più ragionevole la seconda. Le mie osservazioni di alcune Foladi ospitanti nell’ interno dei legni e delle lave sembra che ce la rendano assai più probabile. Ed infatti nello stato attuale delle nostre cognizioni chimiche non ci sapremmo in- durre ad ammettere un liquido atto egualmente a disciogliere alla medesima temperatura e sott' acqua le pietre calcarie e argillose, le lave compatte, e i legni fortissimi di varie spezie y senza che giam- zal offendesse le pareti membranose del serbatojo in cui l' animale dovrebbe conservarlo, o le valve calcarie facilmente solubili dell’ i- stesso testaceo, alle quali dovrebbe pure quel liquido venir non di rado in contatto. (a) Le valvulette accessorie uniche dal Linneo assegnate al Pholas pusillus , onde sospettava che fosse d'un genere separato , mancano totalmente agli individui del nostro Mare. Egli é ancora per tal man- canza, che noi dubitiamo , se la conchiglietta ch' abbiamo qui collo- cata corrisponda realmente al presente genere. Non trovando luogo a cui meglio convenisse, ci siamo indotti, benchè di mala voglia, 2 riportarla a questo genere, a cul pure conviene per gli altri ca- ratteri. (0 MYA. VERMES. TESTACEA. Mya. Chi ( MYA. ita. SBADIGLIA. Linn. Syst. Nat. Gen. 303. Animal Ascidia. Testa bivalvis, hians altera extremitate. Cardo dente ( plerisque) solido , crasso, patulo, vacuo (mec inserto teste opposite .) truncata. Lis; sp. 26. M. testa ovata postice truncata, cardinis dente antror- sum porre&o obtusissimo . Abita nei fondi fangosi, ed anche arenosi, prossimi al nostro lido: Probabilmente sprofondata: Rara: La spoglia viene galleggiando alla spiaggia. (a) pictorum. Linn. sp. 28. M. testa ovata, cardinis dente primario crenulato ; la- terali longitudinali: alterius duplicato. Abita nelle acque dolci lente, o stagnanti. Commestibile vile. OSSERVAZIONI, E NOTE. e) Dis conchigliettz non ancora descritta se non ultimamente fos- sile dal Sig. Retz (1) e da noi tutto giorno osservata viva nelle pietre calcaree , le quali essa trafora come le Fo/zd;, potrebbe riportarsi a questo genere, spezialmente per la distanza delle valvule, che non combaciando ad una estremità presentano um apertura quasi sbadi- gliante; ma poichè non combina negli altri caratteri, io la colloche- ro tra le J/ener: ad esempio del Retz , che però confessa di non tro- varvi tutte le loro note caratteristiche. (a) Abbiamo scoperto in queste conchiglie dei picciuoli di perle , “a e qualche volta perlette staccate. Sappiamo altresì che in alcuni siti je canchi- ne furono trovate con molto numero di perle regolari e lucenti . 8//e« Av- (3) Mém. de 1° Acad. des Scien. de Tur. an. 1786 -- 87. Causa dele ia loro for- 10 A, ORE è 96 VERMES. TESTACEA. Mya. Avvertiremo inoltre, che tale prerogativa è comune ancora al My- tius anatinus, e all’ Ostrea edulis abitanti ne? nostri contorni; e ch? essa potrebbe effettuarsi in diverse altre conchiglie non lucide, quanto in quelle le quali naturalmente portano le perle, che vanno in com- mercio; ma in tal caso le conchiglie opache non darebbero. se non perle egualmente opache. Noi annunciamo queste idee autorizzati an- cora dalle nuove teorie sull’ origine di questo fenomeno esposte dal Sig. Chemnitz (1) e dal Cel. Naturalista di Erlangen il Sig. Miil- ler (2). Questi. Dotti; i primi che in tale argomento troppo intri- cato da favolose immaginazioni portassero la semplicità del vero , mostrarono che la perla non è se non una porzione di materia del- la natura stessa della sostanza del testaceo , spremuta già dal vi- vente per rimediare alle ferite fatte al suo nicchio da qualche Ver- me traforatore. Noi aggiungiamo di più una riflessione comprovan- te questa teoria , che non ha forse bisogno di prove ulteriori, ed è; che tutti gli Animali Testacei, se Il loro guscio venga rotto, pos- seggono la facoltà di riattarlo mediante Paddizione di nuova sostan- Za testacea; e basta essersi familiarizzato colle osservazioni delle chiocciole e delle conchiglie, per essere convinti del fatto. Ecco per tanto una nuova strettissima analogia tra questa operazione , e la perlificazione. Se l' offesa al Testaceo non è la perdita d' un pezzet- to, ma la sola apertura d'un buco, la riattazionenon sarà più P'ad- dizione d'un pezzo, ma la spremitura, dirò così , d'un globetto , ch'è quanto a dire la formazione d'una perla. (1) Neoli Asti della Società dei Curiosi della Natura di Berlino parte I. del 2. Volume. 3 (2) Divisione 1. della VI. parte delle sue Spiegazioni del Sistema di Linneo (*) SO- VERMES. TESTACEA. So/en. 97 (© SOLEN. ital. MANICAJO. Lian. Syst. Nat. Gen. 304. Animal Ascidia. Testa bivalvis, oblonga, utroque latere hians. Cardo Dens subulatus, reflexus, sepe duplex, non in- sertus teste opposite; margo lateralis obsoletior. Vagina. Linn. sp. 33. vern. Capa longa nostrana . S. testa lineari recta: extremitate altera marginata j car- dinibus unidentatis. Abita nei fondi fangosi della laguna , tre in quattro piedi sot- terra, riconoscibile al foro .. Nella tranquillità dell’ acqua s" i- nalza fino all'apertura del buco, in cui dimora: Comme- stibile; comune. Siliqua . Liw. sp: 34. vern Capa longa marina. S. testa lineari recta, cardine altero bidentato. Abita nei fondi arenosi del porto, e della marina: vive come il precedente: Commestibile ; abbondante . Ensis. Liz. SPS. S. testa lineari subarcuata, cardine altero bidentato. Abita probabilmente sprofondato nella rena prossima al littora- le; al quale la spoglia vien galleggiando: Raro. Legumen. Liz. sp. 36. S. testa lineari-ovali recta cardinibus bidentatis : alterius bifido . Abita probabilmente, e vive, come il precedente. (4) strigilatus. Lim. sp. 39. S. testa ovali oblique striata. Abita sprofondato nei fondi fangosi paralelli al littorale Veneto, dov’ essi confinano coi primi fondi calcarei musti. Gl'indivi- dui più solidi, e più vivacemente colorati stanno nei siti fan- gosi più lontani e profondi . N SPE 98 VERMES. TESTACEA , folen, SPEZIE. INUO VA. (^) callosus zobis. vern. Caparozzolo sottile. Tag. IV, S. testa ovata comprefla tenuissima pellucida , cardine Fig. 1. calloso . Abita nei bassi fondi delle lagune in cunicoli perpendicolari e orizzontali mezzo palmo addentro : Vive quasi in società: Abbondante; commestibile. A ptincipio si sospettava , che questa produzione corrispondes- se alla Mya arenaria Linn. ; in seguito sembrò convenire al So/en anatinus Linn,; ma dopo aver corisultato Rumfio conobbi, ch’ eta tutt’altta cosa. Mi sono perciò indotto a formarne una nuova spezie. OSSERVAZIONI, E NOTE. sprofonda. (*) I spezie di questo genere avendo il loro testaceo d’ una for- Manic De ma attissima a sprofondarsi, ed essendo munite d'una lingua assai forte la quale serve a diverse loro operazioni , ed eseguisce talvol- ta l' offizio d'un organo opportunissimo a scavare il fango, e l' a- rena , sono quelle che più facilmente delle altre conchiglie penetra- no-sotterra fino alla profondità di tre, o quattro piedi. Ivi dimo- rano e cooperano alla riproduzion della spezie ; ma vengono alla su- perficie per la maggior parte del giorno a cercar nutrimento . Noi tralascieremo di descrivere il meccanismo, col quale operano il loro sprofondamento , già bastantemente noto per le osservazioni di-avve- dutissimi Naturalisti , e in particolare del Sig. di Reaumur. Ci cre- diamo però in dovere di non passare sotto silenzio la maniera di pe- scagione fondata su questa loro abitudine, praticata in questa nostra Pesca ye. provincia particolarmente per le prime due spezie. Nei fondi fan- lativa . &0s!, in cui sta nascosto il Solen Vagina, e negli arenosi , nei quali abbonda il So/en Siligua, è visibile il forellino , nel di cui fondo di- morano. [I nostri Pescatori vi conficcano dentro una bacchetta di ferro cilindrica terminata da un bottoncino conico con labbro promi- nente, che penetra a trapassare perpendicolarmente l'astuccio testa- ceo e giunge alla sua estremità opposta. Allora ritirano il ferro, il quale mediante il margine del bottoncino sostiene e porta animale, e il suo guscio. Qualche altro modo ancora s? adopera per questa pesca; Il quale noi trascuriamo , perché comune a quella di altre conchiglie. (a) Una VERMES, TESTACEA, Seen, 00 (a) Una varietà tutt'affatto bianca (se si eccettui la tenue epider- mide fosca, che spesso ne circonda gli orli) mancante già dei raggi trasversali rosel, e quasi metà più piccola della vera spezie, vive ne fango prossimo al littorale, e spesso viene a galleggiare sul lido, Noi la crederemmo una nuova spezie, se non ne avessimo rimarcato al- cuni individui, che formano come un passaggio continuo da questa a quella. Si deve in generale avvertire, che nello studio delle pro- duzioni- vegetabili ed animali del mare conviene star bene in guar- dia, acciocchè le differenze o di nutrizione, o del fondo in cui stan- no, o della minore o maggiore età, le quali modificano , e quasi sfigurano gli oggetti, non c'inducano nell'errore pur troppo comu- ne di credere spezie differenti alcuni individui che non sono, se non accidentali varietà d' altre spezie note, (5) Questo animale vive nei bassi fondi delle nostre lagune, spezial- mente nei luoghi poco profondi, Io riferisco con precisione l'indole del sito, che si elesge per sua abitazione, perchè singolare e curioso, Nei luoghi. più elevati dell’ Estuario, o.non allagati dall’ acqua se non nelle ore della marea, esistono diversi canaletti alquanto incli- nati, scavati dal corso delle acque, 1 quali nel flusso dispensano lac» ‘qua crescente per quei fondi detti Barene, e la raccolgono nel riflus- so per rimetterla ne’ maggiori canali. Il loro fondo è per ordinario argilloso e consistente: ma il lento corso dell’acqua strascina da co- teste Barene nei canaletti, e deposita nel loro letto il limo prove» niente dalla decomposizione delle sostanze vegetabili ed animali, la quale perpetuamente succede nel bassi fondi. Per tale deposizione il primo strato di que’ piccoli alvei sovrapposto allo strato argilloso di- viene più limaccioso e molle. Per cotesto primo strato appunto passa senza fatica il Solera callesus, il quale arriva sino al fondo argilloso, su: cul-riposa. Ma ogni individuo non si contenta già di un solo can- nello, e per una più comoda dimora si mina e scava dei cunicoli tortuosi ed estesi là, dove questi due strati s' uniscono. Egli poi non ha, come le altre spezie delle quali si è parlato, la facoltà d'inal- zarsi con tutto il corpo e col guscio alla superfizie per procurarsi pastura: ma la Natura per altro Jo ha provveduto d’una maggior fa- coltà d’ estendere i suoi tubi o sifoni (sipfones), i quali costringen- dos) si distendono per mezzo piede di lunghezza, ed arrivano fino a toccar l'acqua , mentre tutto il corpo dimora nel fondo del suo nascondigiio , N 2 (^ TE- Varietà del Solen stri- gilatus , Cunicolz scavati dal Solen cal- losus » Maniera di alimen- farsi. = i05 VERMES. TESTACEA . Te/lina» (© TELLINA. ita. TELLINA. Linn, Sist. Nat. Gen. 305. 2 Animal "Tethys. T'esta bivalvis, antice hinc ad alterum latus flexa. Cardo: Dentes tres: laterales plani, alterius testa. angulata? Lis. sp. 47. T. testa subovata striis transversis recurvatis, antice an« gulata, dentibus lateralibus nullis. Abita probabilmente nei fondi arenosi del littorale: Rara: La spoglia si trovò sulla spiaggia . gari. Linn. sp. 48. T. testa ovali: striis transversis recurvatis, dentibus la- teralibus obsoletis. Abita nelle lagune: si trovò dirimpetto al porto di Chioggia : Rara: Probabilmente predilige i fondi alquanto sabbionosi . planata . Linn. sp. $2. T. testa ovata compressa , transversim substriata levi: marginibus acutis, pube subtomentosa. Abita nei fondi arenosi, e fangosi presso al littorale, sul quale vien galleggiando la spoglia. levigata. Lim. sp. 53. T. testa ovata lavigata, dentibus lateralibus marginatis, pube striato-scabra, nymphis inflexis. Abita e si trova, come la precedente: Rara. (4) incarnata. Linz. sp. 58. T. testa ovata antice produftiore compresso-planiuscula, natibus submucronatis. Abita e si trova, come la precedente: Frequente. do- VERMES. TESTACEA. Te/lina. TOI AEREI IRENE donacina. Lio. sp. 59. T. testa ovata compresso-planiuscula lzviuscula: antice obtusissima. ALita e si trova, come la precedente: E' comune. lactea. Linn. sp. 65. T. testa lentiformi gibba alba pellucida lavi. Abita e si trova, come la precedente: Meno frequente. Tutte le precedenti spezie o non hanno nome vernacolo presso di noi, 0 si chiamano indistintamente caparogzoletti di ma- vina. Una conchiglietta, un terzo della grandezza della Tellina laffea conserva tutte le di lei note caratteristiche , benchè poi la sua forma esteriore ( Zabitus ) più globosa e rigonfia a primo aspetto presenti una considerabile differenza . SPEZIE NON LINNEANA. gibba nobis . T. Conca minima di color bianco osseo, e lucido. Ginan. Adr., T. 1. tav. 20. fig. ‘143. La figura non è sì esatta come la descrizione. Abita frequentemente fra il Tardo Terebra Linn. ne’ fondi duri arenosi , spezialmente a quattordici miglia in mare dirimpet- to alle foce dell’ Adige. SPREZIESNUCOTE: striatula nobis. T. testa oblongo-ovata , crassiuscula , fragilis, Valvu- Tas. IV. lis antice hiantibus, exertis, longitudinaliter sulcatis. 3933 transversim strigilatis. Abita nei fondi fangoso-arenosi prossimi al littorale: Rara: Se ne trovarono parecchie nell'escavazione del canale , che di- vide la Città di Chioggia. Li s Y cuspidata rois. T. testa subcordato-globosa , angulata rostro canalicula- Tas. IV. ri, natibus antice inflexis, epidermide subrugosa . ER Abi- 162 VERMES, TESTACEA. Tellina. Abita probabilmente nei fondi duri del mare ; si trovò ricove- . rata nelle spugne: Rarissima . Singolare per il suo angolo terminante in un canaletto che qua- si eguaglia la lunghezza delle valvule . ® OSSERVAZEON Es pn (*) S. si esamini la forma di queste conchiglie, T animale che Manicaj. le abita, e 1 siti nei quali si trovano; e se si paragonino al So/ez callosus nob., si puó quasi asserire, ch'esse vivano come quelle, che stendano i loro tentacoli per provvedersi di nutrimento, e che sieno del pari saporose a mangiarsi. Se non se ne approfitta egualmente, ciò sarà perchè sono assai tenui. Un’ altra analogia si trova tra questi due Generi, ed è la sotti- gliezza e semitrasparenza delle loro valve testacee. Questa lor co- mune qualità dipende probabilmente dalla loro promiscua. abitazione nei fondi arenosi misti di limo e poveri di materia calcarea. In tal situazione gli animali non potranno avere se non poca terra calca- rea da prendere o cogli alimenti, o coll’ acqua; e quindi ne separe- ranno poca nel loro integumento testaceo. Per .la qual cosa questo dovrà rimanere sottile; e anzichè abbondi in esso la materia calca- rea, vi dovrà per'lo contrario predominare la sostanza parenchima- tosa , la quale lo farà rimaner trasparente. .Non altrimenti le carti- lagini restano sottili e per ordinario pellucide, perchè non hanno, come le ossa, molta porzione di calce. Varietà del- (a) GU individui di questa spezie, i quali vengono portati dal ma- s tellina re sul lido, presentano alcune non trascurabili varietà, le quali, lun- REMIT gi dal farci stabilire delle diverse spezie, non consideriamo anzi se non come variazioni accidentali , cagionate da differenza di età , di luogo, di nutrizione. Siffatte varietà consistono nel colore in alcuni individui diluito, ed in altri candido, a differenza di quelli che co- stituiscono la vera spezie Linneana, e sono di color roseo ; consi- stono parimenti nella forma, la quale negli individui più adulti ac- quista una configurazione più allungata, e si stende in una estremi- tà più acuta. () CAR- VERMES. TESTACEA . Cardium. 10 (9 CARDIUM. ital. CARDIO. Linn, Syst. Nat. Gen. 506. Animal Tethys. Testa bivalvis, subxquilatera, zquivalvis. Cardo Dentibus mediis binis alternatis; lateralibus re- motis insertis, (2) aculeatum . Linz. sp. 78. vern. Caparon. C. testa subcordata: sulcis convexis linea exaratis: ex- terius aculeato-ciliatis. Abita SPEO OH nel fondo fangoso confinante al calcareo pa- ralello ai lidi Veneti: Frequente : Qualche volta si trova ne- gli stessi fondi calcarei probabilmente per l' impeto delle ac- que, che lo trasportano in cotesti siti di già più bassi. echinatum. Liza. sp. 79. C. testa subcordata : sulcis exaratis linea ciliata aculeis inflexis plurimis. Abita in qualche fondo , probabilmente calcareo misto ; nei con- torni dell’ Istria. ciliare. Lis. sp. 80. C. testa subcordata : sulcis elevatis triquetris: extimis aculeato-ciliatis . Abita in diversi siti del mare, probabilmente mezzo nascosto nel fondo leggiero : Raro, — levigatum ? Liza. sp. 88. C. testa obovata: striis obsoletis longitudinalibus . Abita nel fondo fangoso arenoso prossimo al calcareo della par- te occidentale del Golfo: ne' fondi analoghi della parte orien- tale è più raro. edule. Li. sp. 90. C. testa antiquata : sulcis. XXVI. obsolete recurvato- imbricatis. Abita nei bassi fondi fangosi della Laguna mezzo nascosto sotto la superficie in fossette scavate da "lui medesimo : Commesti- bile, comune. ru- 104 VERMES. TESTACEA. Cardiumi ‘rusticum. Lig. sp. gr. C. testa antiquata : sulcis XX. remotis interstitiis rugosis. Abita nei fondi fangosi, e qualche volta ancora negli arenosi alquanto distante dal nostro lido ; quantunque sì trovi ancora meno frequente in vicinanza alia spiaggia. È OSSERVAZIONI, E NOTE. Cono (5 L. spezie di questo Rc sono per la maggior parte volumi- Genere. ROSE , € fornite di muscoli forti’, ed ampj. - Eppure tra tutte le in- digene del nostro mare non si suole mangiare se non il C. edz/e dal quale la nostra popolazione trae un profitto considerabile. Confesso ch'esso è tra tutti i Card; il più saporito ed ancora il più facile a raccogliersi, siccome quello che abbonda nelle lagune. Ma se il Car- dium aculeatum , il C. echinatum , il C. rusticum ec. presentano un animale consimile, se in queste spezie esso è ancora più grande, se abbondano tanto nel nostro mare in vicinanza ancora del lido , ‘se sono crasse, e carnose, perchè non si pensa a profittarne egualmen- te? Io volli fare in me stesso la prova, mangiando P aculeatum e il rusticum ; € posso assicurare d’ averli trovati saporosissimi quanto l’ edule; benchè poi incomodassero alquanto nella digestione il mio ventricolo già naturalmente gracile. Vaviaziohi ^ (a) Oltre gl' individui perfettamente corrispondenti ai caratteri spe- dei Cardj. cifici del Linneo, noi abbiamo ancora delle varietà, le quali o non vedute, o non rimarcate da quell’ illustre Naturalista ; meritavano tuttavia di esserlo, e due ne furono in fatti indicate dalla: diligenza del Cel. Cav. de Born (1). La più speciosa e singolare , quella: cioè ch'egli riporta alla varietà «4; fornita di aculei concavi fornicati dis- posti a maniera di tegole, è la meno rara nel nostro mare." Que- sta sopra le altre presenta una tale distanza dagl’ individùi corrispon- denti alla definizione specifica, che mi sarei determinato a giudi- carla una produzione originariamente diversa, se non avessi veduta una serie continua d’ individui, che dalla vera spezie si vanno mo- dificando gradatamente sino a formare la varietà indicata con tal pro- gressione, che non è possibile stabilire un limite. MA- (1) Index rerwn naturalium Musei Caesarei Vindob. Pars I. Testacea. Vindob. 177% in 8. VERMES. TESTACEA. Matirz, ré MACTRA. ia MADIA. Linn, Syst. Nat. Gen. 307. ; / zinimal Tethys. Testa bivalvis, inzquilatera, zquivalvis. Cardo dente medio complicato cum adjecta foveola; ia- teralibus remotis insertis, corallinà. Linn. sp. 98. ver. Bibavon di Marina. M. testa levi subdiaphana alba, fasciis lacteis. Abita nascosta al iivello della sabbia del lido: spesso nel riflus- so resta a secco. {a) stultorum . Liz. sp. 99. M. testa subdiaphana levi obsolete radiata, intus pur- purascente vulva gibba. Abita come la precedente: Meno frequente: Entrambe queste spezie sono atte a mangiarsi, saporose, voluminose, né di difficile digestione ; eppure non sono in uso. MNT s (2) Qu spezie non diversa dalla M. corallina se non per le fa- sce, e pel colore, potrebbe sembrare una semplice varietà, se la Diversità di queste due spezie sua costanza, e la mancanza di gradi intermedj non ne mostrassero rassomi= una differenza in origine. Tutti i nostri esemplari corrispondono poi così bene alla Concha valvis equalibus &quilatera , notabiliter umbo- mata ec, di Gualtieri, e tanto convengono colla sua figura feb. 71. fig. C., che ci sembra talmente strano che Linneo non T abbia cita- to, che noi dubitammo per molto tempo se la conchiglia nostra affatto corrispondente alla Gualtieriana fosse veramente la Me stedlto- rum del Plinio del Nord. DO. Qlianti « 205 VERMES. TESTACEA. Donax. DONAX. ita. TRILATERA. TEM Syst. Nat. Gen. 308. Animal Tethys. Testa bivalvis, margine antico obtusissimo. i Cardo: Dentibus duobus; marginalique solitario, subre- moto, sub ano. adis à? Trunculus. Liz sp. 103. vern. Cazzonello. D. testa antice levi, intus violacea , marginibus cre- natis, Abita nellarena litorale in foveole superficiali: talora nel ri- flusso rimane a secco: Comune. (4) Irus. Lia. SP. ELI. D. testa ovali, rugis membranaceis ere&is. striatis cin- Ada. Abita ricoverata nelle cavità delle Spugne, delle concrezioni calcaree, ed attaccata agli /7/c/on; , e ad altri Zoofiti. VATER (ORI ZA Tenacità (4) UESTA irregolare conchiglietta composta quasi di tanti stra Passus. ti terminati da una membrana che le forma delle folte crespe , si stà aderentissima nelle cavità delle concrezioni , e dei Zoofiti in tal maniera, che spesso per distaccarnela si ricerca una forza equi- valente ad un peso di alquante libbre. Io confesso di non aver co- nosciuta giammai con tutta la necessaria precisione la causa di questa aderenza ; ma ho nondimeno osservazioni bastanti per asserire che non proviene da attacchi del vivente per mezzo di un fiocco seta- ceo ( dyssus), come succede ne’ Mizoli , nelle Arche, nei Pettini, e nelle Pinne. Io credo però ch’ essa resti attaccata anche per mezzo delle stesse fimbrie membranose sopra indicate, le quali spesso si la- cerano quando si stacca la conchiglia dalla sua cavità . VERMES. TESTACEA . Venus. 107 VENUS. iu, VENERE. Linn. Syst. Nat, Gen. 309. Animal Tethys. Testa bivalvis, labiis margine antico incumbentibus. Cardo Dentibus 3. omnibus approximatis lateralibus api» ce divergentibus. Vulva & anus distincta. verrucosa. Lina. sp. 116. vern. Caparone Bibarazza di Mare . V, testa subcordata : sulcis membranaceis. striatis refle- xis, antice imprimis verrucosis, margine crenulato. Abita nei primi fondi calcarei, arenosi paralelli ai lidi Veneti; si trova ancora in fondi più lontani di ‘analoga costituzione : Comune. cancellata? Lin. sp.-118. V. testa subcordata, striis transversis membranaceis re- motis, ano cordato. Abita internata nelle pietre calcaree del litorale Istriano, e in quelle che da di là vengono trasportate per servire all'argi- ne del nostro lido: Rara. Sis (2) Gallina? Li. sp. 119. vern. Bibarazza o Pevarazza. V. testa subcordata radiata: stris transversis obtusis, cardinis dente postico minimo, margine crenulato. Abita nei banchi arenosi del littorale, e in quelli ancora, che sono alquanto internati nel mare. Dubbioso se veramente la nostra Pevarazza corrisponda a que- sta definizione del Linneo, io la dinoto colle seguenti deter- minazioni di altri. Piperata chama Bellor. equat. pag. 404. ————- Gesner aquat. pag. 323. Chama Piperata Bellonii. A/4rov. exane. pag. 471. La Calcinelle Adans. Sezeg. pag. 222. pl. 17. fig. 18. mala. O 2 Ery- 108 VERMES. TESTACEA . Vendi, Erycina. Lie. sp. 122. vern. Caparozzolo di Mare V. testa cordata transversim parallele sulcata, “Gale obtusissimis, vulva glabra, ano ovato. sea nei primi fondi calcarei, dirimpetto al lido occidentale : ara. Chione. Li. sp. 125. verno Issolon. V. testa cordata transverse subrugosa levi, cardinis dente posteriori lanceolato. Abita probabilmente sprofondata nel fondo fangoso misto pros 5 simo al primo calcareo: Comune. pensylvanica. Lis. sp. 138. V. testa lentiformi glabro-rugosa alba , antice utrinque sulco longitudinali. Abita mezzo nascosta nell’ arena come la V. Gallina. Spesso le spoglie vengono rigettate sopra la spiaggia. decussata . Liz, sp. 149. vern. Caparozzolo dal scorza grosso è V. testa ovata antice angulata decussatim striata. Abita fra il pietrame negli alvei de’ Canali, e presso alle rive delle nostre lagune: Stà nascosta ben addentro tra quelle fes- sure, e si riconosce al due lunghi tentoni tubulosi , che E Animale stende a circa mezzo ‘piede di lunghezza: Comme- stibile. SPEZIE NON LINNEANA. (3) lithophaga Resz Mém. de P Ac. R. des Science. de Turin T. V. V. testa ovali reticulata utrinque hians; dentibus cardi- nalibus binis. Abita internata come. le Fo/a4i tra le pietre calcaree dell’ L- stria: Frequente, $PE- VERMES. TESTACEA . euer 165 SPEZIE NUOF 4. Longone nobis. vern. Longorn. V. testa inzquilatera ovato-oblonga, margine medieta tei E compressiusculo: striis longitudinalibus confertissimis. ^ ^ Abita nei fondi fangoso-arenosi delle lagune per ordinario mez- zo-sepolta sotterra: Commestibile, N 0a so. {a) UESTA conchiglietta, la quale tra noi si trascura come un ar : - bilità £ cibo vile , viene ricercata e mangiata nella bassa Romagna, ove i FOA mostri pescatori ne portano in vendita ; ; dal qual commercio entra- sere. no in questo Paese annualmente 7 x lire Venete all’ incirca. La Venus decussata poi è una vivan apprezzata in tutta la no- stra provincia: la Venus Longone nob. è un cibo quasi egualmente stimabile . S1 potrebbe asserire , che tutte le altre spezie congeneri sieno del pari atte a mangiarsi , e quasi arrischiare che tutti pure lo sieno gli animali testacei, e la maggior parte dei Molluschi; quan- tunque poi tutti sieno un cibo difficile a digerirsi, poco nutritivo , e per ordinario insalubre . (2) Anzichè riferire nella presente Nota la storia di questa inte- Nuove spe ressante conchiglia non riconosciuta prima di noi se non fossile, ri- i£ SG ferirò fa Lettera che ho scritto al Sig. Prof. Retz , il primo che de- rera sul scrivesse (già come fossile) questo prodotte, Lip ical » Signore. » Nelle mie ricerche intorno [e produzioni del mare Adriatico , » avendo avuto la fortuna di acquistare qualche lume relativamente » ad una conchiglia, la quale meritando la vostra attenzione diven» » he l'oggetto d'una vostra Memoria; io spero di farvi cosa grata » comunicandovi le mie notizie, le quali io vi prego che ricevia- » fe come un testimonio della vera stima; che vi professo. » Nelle pietre calcaree formanti P argine o fa muraglia sul litto- » rale tra Chioggia e Venezia, nel quale la nostra Repubblica ha » rinnovato P esempio degli antichi sorprendenti edifizj della Repub- » bli- 110 VERMES. TESTACEA. Venusa blica Romana, io aveva veduto una conchiglia, che le trafora , e vi stà internata come le Foladi, e spesso in tanto numero, che alcune di quelle pietre sembravano cribrate, e rappresentavano quasi degli alveari. EE » Queste pietre ci vengono trasportate dall Istria per servire a ta- le edifizio ; ed appunto da quegli scoglj ci giungono abitate da siffatte conchigiie, L'indole poi di questa calcarea è della sorte conosciuta dai Litolosi colla denominazione di pietra calcarea bians ca, compatta, suscettibile di politura, a particole iadistinguibili , ed è chiamata ‘eziandio col solo nome 4; marmo d° Istria. To ae veva creduto per qualche tempo, che non vi si trovasse se non la spoglia fossile della conchiglia: ma allorchè in alcune di queste pietre essa mi fu portata viva dall’ Istria, io mi sono convinto ; che non era una spezie perduta, ma tuttavia vivente nel mare A- driatico:, o: 4 tek , Esaminando il genere, al quale deve appartenere, io mi sono trovato nella maggiore incertezza. Esclusa già l’ opinione , ch’ essa convenga colle Fo/z4i, io ci vedeva qualche carattere delle Vene= ri, segnatamente i denti del cardine, e qualche carattere della Mya , il. più essenziale de’ quali si era la distanza delle valvule dal lato prominente, per lo che le valvule non combacianti pre- sentavano l'apertura propria di questo genere. La mancanza però del grosso dente caratteristico della Mya faceva ch’ io fossi incli- nato a risguardarla piuttosto come appartenente alle Zezer:: e non trovandola né descritta nè figurata da nessun Naturalista , io la ri« sguardava come una nuova spezie: Quando nelle Memorie delP «Accademia Reale delle Scienze di Turino degli anni 1786-1787. ho veduto una conchiglia fossile da voi dottamente descritta ; fi- gurata e denominata Venus litbopbaga, in cul riconobbi con tutta precisione P oggetto, del quale vi parlo. Quantunque voi stesso confessiate, che non conviene esattamente a nessuno dei generi stabiliti dai Conchiologi, e che a questo (Venus) s' approssima _ più che agli altri, io non ho esitato un momento dietro la lumi- nosa scorta del vostro esempio a classificarla tra le sue spezie: e | ho determinata appunto colla vostra denominazione in. diverse Collezioni di prodotti animali e vegetabili del Golfo e delle La- gune Venete, e nel Catalogo che forma parte della mia Zoología «Adriatica . sx Io sento una vera compiacenza nell’ assicurarvi, Signore , che » CO- » » 3) 3) 3) 25 3» 3 3) 33 25 35 35 25 35 3) VERMES. TESTACEA . Venus. ui così espressiva è la definizione , così giusta la descrizione, e così esatta la vostra figura, che certamente non le avreste potute far meglio , se. anzichè vederne pochi esemplari fossili, voi ne aveste considerati quanti ne sono su questo lido tra. morti e viventi . Qualunque sia la tenue notizia che mi prendo l' onore di comuni- carvi, io credo che sia sempre utile ed importante servigio alla Scienza della Natura il pubblicare, che qualche Essere solamente trovato fossile, la di cui spezie si credeva perduta, esiste e vive ancora presentemente. Io porto anzi ferma opinione, che nel pro- gresso delle indagini intorno le produzioni marine, arriveremo a scoprire che la Natura lungi dall’ avere spossate le sue forze e di essersi ridotta nell’ impossibilità di riprodurre come una volta al- cuni Esseri, i quali non per anco si riscontrarono vivi, la Natura sempre eguale a se stessa seguita a rigenerarli, e a realizzare inal- terabilmente ogni giorno il piano della Creazione. Ho 1’ onore di essere » Chioggia 9. Ottobre 1291. Vostro Servitore An. OLIVI: SPON- Situatione del Ger- nieruolo. 112 YERMES. TESTACEA. Spondylus. SPONDYLUS. ia. CERNIERUOLO. | Linn. Syst. Nat. Gen, 310. Animal Tethys. Testa inzquivalvis rigida. Cardo dentibus 2. recurvis, cum foraminulo intermedio ; (a) Gaderopus. Linn. sp. 151. S. testa subaurita spinosa. Abita nei siti profondi aderentissimo ai dirupi calcarei verso la parte orientale: Raro. OSSERVAZIONI, E NOTE. (a) UESTA Conchiglia dimora per ordinario ne'siti profondi fra gli scoglj calcarei dirupati , ai quali rimane costantemente af- fissa col di lei battente inferiore solidissimo , e munito di rileva- te lamine calcarie , che attaccandosi alle protuberanze de’ diru- pi contribuiscono efficacemente a convalidare la sua adesione . In que’ fondi petrosi ne'quali essa vive, si forma lenta bensì ma pe- renne una sorta d'irregolare incrostazione calcarea, la quale si. depo- sita sulle spoglie petrose che incontra, le conglutina, e genera una concrezione moltiforme che consolida e inalza i fondi, e mostra ma- nifestamente la genesi delle Lrmachelle tanto frequenti sui monti cal-- carel. Nei siti stess, appunto per l’ abbondanza della materia calca- rea e per la scarsezza di sostanza pingue animale , prosperano gli Esseri muniti d’ integumenti testacei, i quali vivono per lo più at- taccati sugli altri corpi organici ed inorganici. In queste circostanze e fra tali oggetti trovasi il Cerrierzolo: e siccome la sua superficie presenta un appoggio ampio consistente ed immobile, così vengono a fissarsi sopra di lui diverse spezie di Conchiglie, di Serpile, e di Litofiti, e già opprimerebbero il loro albergatore, s'egli non avesse molta forza di aprirsi, ed alzare a sua voglia il battente superiore. Per tal maniera egli sconcerta gli attentati degli ospiti incomodi, ed agita l’acqua, che se rimanesse tranquilla lo attornierebbe con una incrostazione calcarea. Così finchè ha vita vigorosa e piena si difende dai VERMES, MOLLUSCA . Spondy!as. 12 dai pericoli che lo circondano ;. ai. quali. peró talvolta soccombe , e ri- mane sepolto nella concrezione per servire di base ad altri oggetti che pur subiranno la medesima sorte. — '- i Siccome il suo battente inferiore resta sempre aderente ed imme- desimato alla concrezione, «cosi solamente 1l superiore giunge . talora sulla spiaggia orientale. Nel nostro Golfo il Cerniersolo non arriva per ordinario se non alla metà della grandezza che acquista negli altri Mari, presentando un esempio manifestissimo della legge del ristringimento di forme stabilita dalla Natura per modificare gli Esseri dell’ Adriatico , co- me, generalmente parlando, tutti quelli che vivono ne’ piccoli tratti d’ acqua. Ristrinpi» mento del- la sua for- MA è sia VERMES. TESTACEA . CAaa. CHAMA. ital. CAM A. Linn. Syst. Nat. Gen, 311. Animal Tethys. Testa bivalvis grossior. Cardo Callo gibbo, oblique inserto, fossule oblique. Vulva clausa absque nymphis. (4) Cor. Lim sp. 154. vern. Bibaron de Mare: C. testa subrotunda levi, natibus recurvatis , rima hiante. Abita nel fondo calcareo, e arenoso sgombro non solo verso la Dalmazia, come nota Linneo, ma ancora alla metà del Mare dirimpetto ai Monti di Pesaro, e nei contorni: Probabilmen- te sprofondata: Rara. antiquata. Lim. sp. 157. vern. Capa di Mare. C. testa subcordata, sulcis longitudinalibus, striisque transversis. Abita probabilmente al Nord-Est del nostro Golfo : Rarissima. gryphoides. Lim. sp. 163. vern. Ostregherte del duro. C. testa orbiculata muricata : valvula altera planiore; altera nate produ&iore subspirali. Abita in tutt! i fondi calcarei aderente alle concrezioni , alle Madrepore, Millepore ec. aftetta differente aspetto e soli- dità a norma dei siti più o meno calcarei nei quali esiste. INESOL TIA Pavticola- (a) So il Sig. Adanson ed altri Naturalisti, le Came o stan- Sala "^ no aderenti agli scoglj, o vi si attaccano mediante un fiocco setaceo. Noi possiamo assicurare, che questa spezie non istà aderente nè at- taccata , ed abbiamo delle forti ragioni per credere, che come i Car- dj essa rimanga mezzo sepolta tra le arene, ed i sedimenti del fon- do. Noi non ne abbiamo infatti raccolto giammai con vestigio di bisso. AR- VERMES. TESTACEA. Arca, 115 ARCA. ital. ARCA. Linn. Syst. Nat. Gen. 312. Animal Tethys? Testa bivalvis, ®quivalvis. Cardo Dentibus numerosis, acutis, alternis, insertis. (e) Nos. Linn. sp. 169. vern. Cofan: di grotta. A. testa oblonga striata apice emarginata, natibus in- curvis remotissimis, margine integerrimo hiante . Abita nei fondi calcarei dirupati in diversi siti lontani dal li- do: Abbondante., «barbata. Liw. sp. 170. vern. Cofani del duro. A. testa oblonga striis barbata, natibus incurvis appro- ximatis, margine integerrimo clauso. Abita nei primi fondi calcarei non dirupati dirimpetto al lide occidentale . modiolus? Linn. sp. 171. A. testa oblonga striata antice angulata . Abita attaccata alle cavità delle concrezioni quasi come lf Noe © Piccola , rara. Pella. Liz. Sp. 122. A. testa ovata pellucida substriata ; vulva prominente distin&a, margine Integerrimo , cardine ciliari . Abita attaccata mediante un fiocco setaceo alle concrezioni : spesso viene portata sui lidi cogli altri frantumi testacet. Glycymeris. Lis. sp. 181. A. testa suborbiculata gibba substriata , natibus incur- vis, margine crenato. Abita nei fondi misti di fango, e di sabbia confinanti coi cal- care? dirimpetto alla nostra spiaggia (vedi la nota intorno all’ A. pilosa .) P x (2) pi Partico- larità del peduncolo delP A Nos. Identità di due spezie Linneane + 116 VERMES. TESTACEA. Arca. (b) pilosa. Lim. sp. 182. A. testa suborbiculata aquilatera pilosa, natibus incurvis margine crenato. Abita presso a poco come la precedente; ma le spoglie di que- sta, che forse non è che il totale sviluppo di quella , non vengono frequentemente alla spiaggia. Nucleus. Linn. sp. 184. A. testa oblique ovata leviuscula, natibus ii incurvis, mare gine crenulato, cardine arcuato. Abita nei bassi fondi delle lagune. Il suo animale manda nelle valvule testacee un glutine coloran- te, il quale si può raccogliere e adoperare nella tintura . ( vedi la nota al Murex Trunculus. ) PISTOIA, (a) ilz animale di questa conchiglia si attacca ai dirupi, e in pare ticolare alle lof cavità mediante un peduncolo di mezzo pollice di lunghezza sovra tre linee di larghezza di figura romboidale, ‘se non che il lato attaccato al vivente è alquanto maggior dell’ opposto. La sostanza verde ed omogenea, della quale è formato cotesto. pedunco- lo, lungi dall’essere setacea è filamentosa, come ordinariamente è quella con cui si attaccano le altre conchiglie, e compatta; quasi solida e stipata; sicchè sembra che il glutine impiegato dall’ anima- le nel formarla sia elaborato diversamente. Aderentissima alle pietre e alle Madrepore , alle quali si attacca, ella abbandona più facilmente , qualora venga strappata , lanimale che l'ha prodotta, che lo scoglio su cui riposa. (2) Abbiamo altrove notato , che conviene star bene in guardia nella classificazione degli Esseri marini, acciò la differenza delle for- me prodotta dalla differenza dell’ età non c? illuda, rappresentandoci semplici varietà come spezie diverse . - Noi temiamo che in questa illusione appunto non sia caduto il cel. Cav. Linneo distinguendo | «Arca pilosa come una spezie separata dalla G/ycymeris ; mentre cre- diamo, che questa non sia se non un primo stato di quella. Quan- tunque più piccola, e o nulla affatto o poco munita di pelo , essa non VERMES. TESTACEA . Arca. 117 non ha un solo carattere essenziale che la diversifichi ; € noi avendo avuto l'opportunità di vederla in molti stati di grandezza ne abbia- mo scoperto una serie continuata d' individui, 1 quali, senza che si possa marcare un punto di divisione, passano d'una in altra delle pretese due spezie. Ir: tutte le conchiglie ben conformate !a lunghez- za e larghezza degPindividui d'una medesima spezie sono sempre proporzionali; ciò che ho mostrato nel Saggio sulla proporzionalità scoperta negli accrescimenti degli Esseri organizzati (1) . Messe alla prova di queste dimensiòni P A. G7ycymeris , e la pilosa (quelle al- meno che nel nostro mare corrispondono a tali due determinazioni), la loro proporzionalità mi ha convinto della identità della spezie. Nella sua prima gioventù |’ fica G/ycymeris ( che dovrà poi di- ventar la pilosa) presenta una varietà, che quasi si farebbe credere una spezie diversa ; essendo meno inequilatera , e più vivacemente ondeggiata ; eppure non è se non un primordio di quella. 118 VERMES. TESTACEA. Osee. — Qi. ST REA Linn, Syst. Nat. Gen, 313. Animal Tethys. Testa bivalvis, inequivalvis, subaurita. - Cardo edentulus fossula cava ovata, striisque lateralibus transversis e Vulva Anusve nullus OSSERVA 4 FONE. Ostree | irs considerando nella determinazione dei Generi i caratteri Linneane divise in da lui mirabilmente afferrati , trascuró qualche volta un po’ troppo due generi tutto l aggregato. de’ caratteri e delle rassomiglianze , il quale costitui- dal Mül- ler, sce certi generi naturali. Particolamente nell’ Qstree egli non stabili per nota generica la fossetta, e le strie laterali al cardine, e quindi congiunse al genere stesso le Ostrichbe propriamente dette , ed 1 Pes- tini, due famiglie ben differenti per l'aspetto esteriore, e pei carat- teri veramente essenziali dell" integumento testaceo , come anche per le grandi diversità della forma, e delle abitudini degli animali . Io lodo pertanto la distinzione dei Perz/s; dalle Ostriche in due generi separati fatta dal Sig. Müller ; ed è pure mal volontieri ch’ io », per seguitare l'unità della mia classificazione dietro. Linneo , devo contentarmi di dividerli solamente in due ordini del solo genere Ostrea . (* PECTINES s i. PEETINI. Jacobsa. Liz. sp. 186. vern Capa santa. O. testa inzquivalvi radiis 14. angulatis longitudinaliter striatis. Abita nei fondi calcarei misti di arena; abbonda a dieci miglia di distanza dal lido. occidentale, ma si trova in diversi altri siti: Commestibile ; ricercato 4 Plica? Li. Spr I92« O. testa SUE alvi radiis 6 convexis leviusculis, de- cussato-striata.. : Abi "| VERMES. TESTACEA. Oxrèa, iip Abita nei fondi fangosi misti del mare, come anche in quelli delle Lagune tra la Zostera marina: Commestibile . Io dubito se sia realmente Linneana questa conchiglia; ma av» verto che corrisponde perfettamente al Pettine... bianco suce cido con cinque soli risalti.., formato di tuniche che P une so- prasoano le altre , a guisa dell Ostriche. Ginanni vAdrs RE 2. Pag. 22, Tav, XV. N, I2I, Sangulnea. Linn. sp. 198. O. testa zquivalvi radiis 22 scabris, semiaurita; Abita disperso in diversi siti consistenti del mare: In alcuni tut= ti gl’ individui arrivano ad una grandezza dupla degl’ indivi» dui d'altri siti: Commestibile , (a) varia. Linn. sp. 198. verm. Canestrelli di mare. O. testa aquivalvi radiis 30 scabris compressis echina- tis, uniaurita. Abita disperso in diversi fondi duri calcarei del mare: Comme- stibile , Un.piccolo Petzizetto rossigno , senza ragg), e perfettamente li- scio ci aveva sembrato a principio una spezie diversa : Le- nostre posteriori osservazioni ©’ isttuirono in appresso , ‘che non è se non un primordio dell’ Oszrea varia; Imperciocche alcuni individui di questa spezie mostrano presso al cardine il primo loro rudimento del tutto liscio. glabra. Limm. sp. 201. vern Canestrelli. O. testa equivalvi radiis ro levibus planiusculis, inter- nis striis elevatis duplicatis. Abita nei fondi arenosi dei porti, e delle lagune trà la Zostera marina: Commestibile . Lima. Linn. sp. 206. O. testa zquivalvi gibba radiis 22 imbricatis squamis, altero margine rotundato, auriculis obliteratis. Abita probabilmente nei siti calcarei più profondi del nostro Gol- fo ; abbonda dirimpetto alla Marca Anconitana in molta die stanza dal lido. Pes-lutre. Linn. Manis: ater. O. testa zquivalvi inauri cuneata, plicis senis obtusis. Abi- 120 VERMES. TESTACEA. Ostrea. Abita in diversi fondi arenosi sgombri, e segnatamente dirim- petto Rimini, e Cesena: Raro. SPEZIE NON LINNEANA. (b) tuberculata nobis. O. Concha pectiniformis inequilatera, triangularis, striis duplicibus muricatis, aut granulatis exasperata, albida. Güzlt: Test. Tab. 88. f: EF. Abita nei fondi atenosi misti del mare dirimpetto alla spiaggia occidentale . OSTREZ ital. OSTRICHE. (c) edulis . Linn. sp. 211. vern. Osrrega. O. testa’ inzquivalvi semiorbiculata membranis imbrica- tis undulatis, valvula altera plana integerrima. Abita nei fondi calcarei e ne' prossimi misti paralelli alla nostra spiaggia, come anche nei fondi fangosi delle Lagune: Com- mestibile ) ricercata, comune. OS ES VAZIONI; E*-.INOLES. Meccanis- (*) H Pettini diversi dall’ Ostriche propriamente dette per varie no- sia te caratteristiche, lo sono ancora, come ho accennato, sì per la for- vimento ima, che per le curiose proprietà dei viventi. Una delle più singo- d Petti- Jnri concernente un lor movimento, per cul sl trasportano da luogo a luogo, merita di esser conosciuta ; ed io passo a raccontarla tanto più volontieri, perchè la credo ignota ai Naturalisti, e certamente sfuggita a quelli, che in generale trattarono dei movimenti delle Con- chiglie. I Pezzizi sono tra le poche che godono la facoltà d' inalzarsi ed ascendere dalla profondità di cento e più piedi fino alla superficie : dell acqua . Incominciano ad eseguire tal movimento coll’ aprire le valve del loro testaceo, sicchè il loro volume ingrandito può più facilmente ascendere ; ed in appresso si ajutano coll’ aprirsi , e soc- chiudersi continuamente. L’impeto della percossa, che il battente imprime: nell’ acqua al momento d’ aprirsi, cagiona nell’ acqua stessa una continuata reazione che spinge il corpo verso all’ insù. Ma sic- come la loro percessa in grazia della connessione dei battenti al car- dine VERMES. TESTACEA. Ostrea. I2I din non è perpendicolare all’ ingii ma obliquamente diretta; così ja reazione dell’acqua comunica ad essi un movimento di elevazio- ne, ossia di projezione similmente obliquo . Da una serie di tali spinte, e dalla resistenza del mezzo ne nasce che i Pezzini inalzan: dosi descrivono una curva , e che cadendo. pure per un'altra curva arrivano ad un luogo tanto più lontano da quello della loro parten- za, quanto maggiore fu l'altezza dell’acqua alla quale pervennero . Siffatto movimento di espansione, e di compressione è un fenome- no curiosissimo ad osservarsi. (4) Questa spezie è di tutte le nostrali la più veloce , e più fre- Uis: quentemente eseguisce i! movimento descritto. x dll Qrvas Essa si trova. spesso coperta, e immedesimata tra varie Spugne ria. delle più tenui; onde si può dire che le Spugne affettino di fissarsi sovra di lei , incomodando- però la conchiglia; la quale se venga troppo aggravata non può più eseguire i suoi movimenti. -r Questa spezie al presente indifferentemente sparsa per diversi siti duri del mare; abitava una volta più particolarmente sul fondo cal- careo quasi dirimpetto alla foce della Brenta 3o miglia lungi dal lido a ottanta piedi in circa di profondità. Le indiscrete pescagioni , che se ne fecero, hanno distrutto quella numerosa popolazione. (^) Questa spezie esattamente figurata dal Gualtieri, e che potreb- sisgulare be essere forse una semplice varietà dell’Oszres Lima del Linneo, è PORMEA rimarcabile per l’ eleganza, e ricchezza dell’ organizzazione del suo menro dell? animale listato, frastagliato, e assai membranoso, come anche per un Seba movimento suo proprio. Finchè il suo vivente è vigoroso , la con- chiglia dimora verticalmente ‘appoggiata sopra que’ due lati, che so- no quasi retti, e si va slanciando per un meccanismo suo particola- re, e descrivendo una breve curva projettoria . ‘Tal movimento è ben differente da quello dei Pezzini sovradescritto , i! quale si esegui- sce lateralmente, e per varie espansioni, e contrazioni dei battenti, In grazia della dimora verticale sì di questa, come dell O. Lima, e della loro proprietà di star aperte succede , che qualche volta si attacchi. no agli ami dei pescatori, vi si conficchino , e quindi rimangano prese: (c) L' Ostriche commestibili affettano nei nostri contorni due di- Moedifca- verse dimore, e da queste ricevono differenti prerogative. Altre, Resa come abbiamo accennato; abitano i fondi calcarei; e queste restano dall’ indole Q at der fondi. Prove della loro timo- bilità. 122 VERMES. TESTACEA. Ostrea, attaccate alle concrezioni, crescono molto , e contraggono un sapore e un odore alquanto nauseoso; analogo a quello degli /Z/con; , e delle Spa- gne, il quale suol chiamarsi odore marino. Altre stanno nei fondi fan- cosi delle Lagune, e crescono meno; non rendono quel lezzo, e sono più saporose, e ricercate. Quelle s° attaccano alle concrezioni calca- ree ; queste sono costrette a rimanere libere ; ma essendo tutte egual- mente bisognose d’ appoggio, se non possono trovarne un migliore, si attaccano ad un sassolino, ad una conchiglietta, ad una muraglia, ad un legno, o fra loro stesse. Se si vuol che quelle di mare per- dano le loro qualità nauseose, basta trasportarle , e lasciarle immerse per qualche tempo nell’ acque delle Lagune ; ed allora diventano sapo- rite quanto le indigene di questi luoghi. : Tra noi P industria dei Commercianti impiega tal espediente per migliorarle , come anco fan- no pel Cardio commestibile ( Cappa-tonda ) che pur subisce analoghe mutazioni. "Tanto è vero che l’ indole dei siti diversi agisce effica- mente a modificare la grandezza, le qualità, e P indole dei viventi marini, e che nelle profondità delle acque eziandio esiste una se- rie numerosa e variata di cause, che regolano il destino dei loro abitanti, come succede continuamente alla superficie del.globo. Tanto per queste connessioni ad altri corpi, quanto per la loro naturale inerzia, le Ostricbe non dimostrano di godere la facoltà di trasferirsi da un luogo all altro. Per certificarmi della loro 1mmobi- lità io ne raccolsi in qualche sito delle Lagune, ove pure tengono una grata dimora, ne ho segnata esattamente la località, e dopo molti giorni trovai che niente si erano allontanate dai siti, ne! quali furono collocate. Io non so adunque da quanta verità possano esse- re convalidate le relazioni delP Ab. Diquemare, il quale asserisce , che si trasferiscano da un luogo all’ altro per una retrogressione pro- dotta da un getto d’acqua già prima assorbita, la quale serva co- me d’ appoggio per far quel moto retrogrado. Io non ardisco nega- re l’ osservazione delP ill. Naturalista, ma credo che se le Ostriche possono eseguire un tal movimento sopra il fondo liscio d' un Ser- batoJo ,.non lo potranno certamente nei loro fondi natali , essendo impedite o dagli attacchi a cui stanno per ordinario connesse, o dal- la confricazione , e resistenza del fondo scabro e ineguale , su cui dimorano, ANO- VERMES. TESTACEA. Azomia. 12 w^ ANOMIA. i. ANOMIA. Linn. Syst. Nat. Gen. 314. Animal Corpus Ligula emarginata &c. Testa inzquivalvis : valvula altera planiuscula , altera basi magis gibba; harum altera sepe basi perforata. Cardo edentulus cicatricula lineari prominente intror- .sum dente laterali; valvulz vero planioris in ipso margine. Radit duo ossei pro basi animalis. (a) Ephipium « Linn. sp. 218. A. testa suborbiculata rugoso-plicata, planiore perforata. Abita in tuttii fondi duri, aderente a diverse consistenti sostan- ze organiche, ed inorganiche. NERONE EA (a) Sc ogni guscio testaceo nascente si conforma, e modifi- Sua forma lativamente alla figura dell’ animale , che lo prod lcaled- Medea ca relativamente alla figura dell’ animale , che lo produce , così alcu- 42; corpi st? ne conchiglie tenui e sottili si modificano relativamente ai corpi su’ quali vive . quali nascono e crescono a segno tale, che qualche volta prendono la loro configurazione. Questa gracile, e sottile conchiglia presenta un tal fenomeno in un modo singolarissimo. Attaccata, e crescente sulle £;cze, e più spesso su i Pettini, essa arriva a prendere la lo- ro configurazione , la sinuosità dei raggi, e per fino gli angoli delle loro orecchiette, Conviene star bene in suardia, acció coteste acci- dentalità non c'illudano a segno di credere, ch’ esse siano diverse spezie, Po, C) MY- rf VERMES. TESTACEA. Myzilus. ; © MYTILUS. ital. MITOLO. Linn. Syst. Nat. Gen. 315. Animal Ascidia? Testa bivalvis, rudis, sepius affixa Bysso. Cardo edentulus, distinctus linea subulata excavata lon- gitudinali. lithophagus. Linn. sp. 248. vern. Pevarone. M. testa cylindrica utrinque extremitatibus rotundatis. Abita presso agli scogli del litorale orientale , internato nelle pietre da lui traforate. barbatus. Lies. sp. 232. vern. Mussolo. M. testa leviuscula ferruginea, extus apice barbata. Abita in diversi fondi calcareo-arenosi del mare; spesso se ne trovano uniti parécchi aggruppati col proprio bisso:. Cibo «lei poveri: Frequente. (s) edulis. Linn. sp. 253. vernm. Peochio dell’ Arsenale. M. testa leviuscula violacea, valvulis antice subcarina- tis, postice retusis, natibus acuminatis. Abita in diversi luoghi fangoso-arenosi , e più frequentemente nei calcareo-arenosi del mare . Abbonda' specialmente tra Grado, e la foce del Tagliamento alla profondità d' ottanta - piedi‘, e alla distanza di circa nove miglia dal lido, come anche presso gli scogli dell’ Istria: Abbondante , commestibi- le, ricercato. ungulatus. Lizz. sp. 254. M. testa levi subcurvata margine posteriore inflexo , cardine terminali bidentato. Abita nel mare, e nelle Lagune ; si attacca per ordinario tra le fessure: Varia prodigiosamente nella grandezza ; in alcuni fondi pingui diviene sei volte maggiore : che nei petrosi: Raro. VERMES. TESTACEA. Myrilus. 125 x (5) Ccygneus. Linn. Sp. 257. M. testa ovata antice compressiuscula fragilissima, car- dine laterali. Abita in un canaletto un poco salmastro comunicante colla Bren- ta presso alla foce. anatinus. Linn. sp. 258. M. testa ovali compressiuscula fragilissima margine mem- branaceo, natibus decorticatis. Abita nelle fosse stagnanti o poco correnti di acqua dolce : Co- mune, discors. Linn. sp. 261. M. testa ovali cornea sub-diaphana antice longitudinali- ter postice transversaliter striata.' Abita nei fondi consistenti, e si irova internato, e quasi coper- to dalla materia gelatinosa di alcuni JZ/c/on; molli, e in par- ticolare di quelli, che intonacano 1 cespi della Zostera. Hirundo. Li. sp. 262. M. testa levi, valvulis bilobis, lobo cardinali longiore tenuioreque. Abita nel fondi calcarei appeso a varj corpi ramificati , e in particolare a1 rami della Sertu/aria Myrtophyllum : Raro . OSSERVAZIONI, E NOTE. E) Je: spezie di questo genere o si attaccano agli scogli ed alle fissure mediante un fiocco setaceo filamentoso, e ben diverso dal peduncolo col quale si fissa l'udrca. Noe , o si aduncano per mezzo dell’ uncino della loro Conchiglia alle ramificazioni dei cora//; , o fi- nalmente s'internano corrodendo le pietre calcaree. Sembra, che sie- no incapac! di vivere isolate e libere. L'uso esteso tra noi di mangiarne quasi tutte le spezie marine mi fa sospettare, che tutto il genere sia opportuno a mangiarsi ( vedi la Nota seguente). (a) Questa spezie abita generalmente in mare, quantunque là non / ar- Stazione e conmesti- bilità dei Mitoli, Modifica» 126 VERMES. TESTACEA. Myr/us . zioni del arrivi alla sua maggiore grandezza. Se si trasporti nel fondi fangosi M. edulis secondo à siti. A torto è creduto dal Linneo ve- Tenoso . Differenza specifica del M.cy- gneus dal M. anati- AUS è delle Lagune, cresce prodigiosamente , e il vivente diviene pingue ., ‘carnoso, e come le Ostriche più saporito. Questo fenomeno (di cui si potrebbe trovare la causa nella pinguedine del fondo limaccioso , nella scarsezza di altri viventi, che se ne approfittano, e nella minor salsedine delle acque) si verifica in alcuno dei siti chiusi nelle nostre Lagune ad oggetto di pescagione, volgarmente detti Valli pescherec- cle, e più che altrove nelle acque racchiuse nell’ Arsenale di Ve- nezia, donde questo IMirolo si trae per servire alle tavole sontuose, In cotesti luoghi anche il M. eagziatus cresce e prospera col M. edulis B Linneo, forse dietro la sola autorità del Sig. Heyden (1), riferi- sce che questo animale frequentemente mangiato nuoce; che non di rado è velenoso; che si deve quindi cuocere colle cipolle ; e che piace alla plebe. Tra noi non si verifica di tante asserzioni se non la prima: esso di fatti cagiona dei dolori nel basso ventre e dello sconcerto nella digestione a chi ne mangia senza miscuglio d' altro, e in grande abbondanza. Del rimanente, lungi dall'essere velenoso giammai , vien mangiato in ogni stagione senza la precauzione di cuocerlo con cipolle, e preso moderatamente non produce il minimo nocumento. Sarà forse anche vero che in alcuni paesi sia solamente cibo alla plebe, ma è vero altresì che tra noi è fra i Vermi testa- cei una delle vivande più predilette ai nostri Apicj. (2) I caratteri, per 1 quali Linneo distingue questa dalla seguente spezie, non mi sembrarono nell’ applicazione nè sicuri, nè facili ; ed io confesso che il M. cygneus del nostro paese mi sembrava per le note caratteristiche indiscernibile dal M. a4aznus, o solo varian- te per età più provetta. Chi sa, che da questa causa non possa de- rivare la differenza di abito, e di configurazione? Io devo eonfessar tuttavia che ridottolo alla mia prova della proporzionalità delle. di- mensioni., l ho trovato del tutto proporzionale al seguente . Av- verto però ch’ io non aveva sul momento tanti individui da poter- mi assicurare della sua costanza nella proporzionalità col MM. ama- linus. Sembra che ambidue corrispondano alle figure , non però molto esat- (1) C Anatome mytulorum 1683.) VERMES. TESTACEA , Mytilus. 327 esatte, del Co. Ginannsj il M. cygneus alla fig. 15. della t. IH. delle Terrestri e Paludose , e il M, anatinus alla fig. 16. della t. IV. Se cosi fosse , queste conchiglie sarebbero di due differenti spezie, an- cora per testimonio del Sig. di Reaumur, il quale in una Lettera scritta in tal proposito al Co. Ginanni (1) sostiene la loro diversi- tà, ed accenna, che di una il Sig. Poupart diede l'Istoria nelle Me- morie dell’ Accademia di Parigi, dell’ altra il Sig. Meri espose la No- tomia nella medesima Collezione. (1) Si può vedere l'articolo nelle Opere postume del Ginanni t. 2» pag. 53» (*) PIN- S bi -j 128 ,, MERM ESTACEA. Pinna. (0 PINNA. ita. PINNA. Lim. S ryst. Nat. Gen. 316. Animal Limax. Testa subbivalvis, fragilis, ere&ia, emittens barbam Bys- sinam. Cardo edentulus, coalitis in unam valvulis. rudis. Lie. sp. 263. vern. Palostrega. P. testa sulcata: squamis fornicatis per series digestis. Abita in diversi fondi calcareo-arenosi spezialmente dalla parte orientale del Golfo: Resta come ancorata al fondo , median- te il fiocco setaceo: Abbondante . ^ / nobilis. Li. sp. 265 vern. Palostrega di Porto. P. testa striata: squamis canaliculato-tubulosis subimbri- catis. Abita nelle Lagune in vicinanza dei Porti; predilige quei fondi fan- gosi, che sono alquanto consolidati dal mescuglio di sabbia, ove prospera la Zostera.» Sarebbe commestibile: Meno frequente, OSSERVAZIONI, Loro post- (*) I Pinne, come altre Corichiglie che vivono attaccate median- &7^* te il fiocco setaceo , tengono l'angolo a cui le valvule s' assottigliano e approssimano, conficcato sotterri, l'arco opposto diretto all’ insù acciò l animale sia al contatto dell’acqua per cercar preda, e il lato opposto al cardine mezzo socchiuso in maniera che il fiocco setaceo possa sortire per abbarbicarsi al terreno. Loo nu- La loro stazione assicurata da tanti filamenti che le trattengono, fa polezioni , Che i parti rimangono presso ai geaitori a formare numerosissime - popolazioni. Per la qual cosa trovasi talvolta alcun sito abitato quasi esclusivamente da coteste famiglie. Alcuni anni fa in trenta miglia di distanza dal lido nostro alla profondità di-novanta piedi all’ incir- ca una di tali popolazioni’ della Piaza redis ingombrava un vasto tratto di fondo. Le reti dei pescatori molestandola incessantemente | hanno quasi distrutta. Ora ne esiste un’ altra a quindici miglia di distanza dal littorale dell’ Istria, così ampia e nota, che quel fondo viene chiamato dai nostri pescatori il siro delle Palostreghe. () AR- VERMES. TESTACEA. Zrgonauta 125 © ARGONAUTA. ita. ARGONAUT A. Linn, Syst, Nat. Gen. 317. Animal Sepia. Testa univalvis, spiralis , involuta, membranacea, uni- locularis. Argo. Linn. sp. 271. A. carina subdentata. Abita... La sua spoglia si trova nei siti calcarei misti nelle maggiori profondità tra Pesaro, e Zara: Rarissimo . Dicono che venga dalle coste delP? Africa. OQ. S EXORTU ZO E. $0) E. curiosa storia dell’ animale, che abita questo guscio, la sua ascesa cacciando P acqua dal nicchio, l’ espansione della sua tenuissi- ma membrana, il ritorcimento delle braccia, la remigazione delle posteriori, e quindi il viaggio e la volontaria sua sommersione sono fenomeni, iquali finchè non furono narrati se non da Plinio, doveva» no non essere riferiti che dai Poeti desiderosi di trovare tra le bestie, chi avesse insegnato agli uomini l'arte di navigare (1): ma raccon- tati colla maggiore asseveranza dall ill, Linneo dietro autorevolissimi testimonj, meritano di essere creduti dai Naturalisti curiosi di cono- scere il vero. Il fatto però il più dubbioso in tutto il racconto , ed altronde il più meritevole di essere verificato mediante sicure osser- vazioni mi sembra quello, che il Nocchiere della navicella , P ani- male cioè che vi dimora e la guida, non sia il vivente che la pro- dusse, ma uno straniero entratovi ad abitarla. Linneo ha detto ch’ esso è una Seppia; Lesx ha soggiunto ch'è la Seppia offopodia; ed io dubito fortemente, che l'avere osservato, che l animale naviga- tore appartiene al genere della Seppia abbia dato luogo alla conget- tura, che fosse straniero a quel domicilio. Ma se non si hanno os- servazioni più decisive, io confessò che questa per me sembra affat- to (1) Pope Sagara sopra P Uomo. REC f Se Pani- male che lo Quida sis il genera- tore del gt- scio, 139.3 VERMES. TESTACEA . Argonauta. to inconcludente , e ch' 1o non trovo già strano a comprendere, che una Seppia appunto possa essere generatrice delguscio dell'urgogau- ta. Questa opinione mi diviene ancora più probabile dopo le osser- vazioni del-Sig. Martini (1), il quale ha indicato che gli animali del Nautilo, tanto analogo all’ «Argonauta, sono somiglianti alle Sep- pie. Per verificare la mia congettura, ho cercato quanto ho potuto l'odigonauta coll’ animale vivente, onde vedere se questo fosse con- nesso al nicchio per mezzo di tendini, o ligamenti. L’ inutilità delle mie ricerche mi lascia nell' impossibilità di dare un decisivo giudizio su questo punto, cui non dispero un giorno o l’altro di mettere in maggior lume. Io prego intanto i Naturalisti a non trafcurare tale ricerca. (1) Konchyenkabinet I. vol, p. 222. CO NAU- VERMES. TESTACEA . Naurlzs , 131 e) NAUTILUS. ital. NAUTILO. Linn. Syst. Nat. Gen. 318. Animal (Rumph. Mus. Tav. 17. fig. D.) Testa univalvis, isthmis perforatis concamerata polytha- lamia. CrISpus. Linn. sp. 275. N. testa spirali, apertura semicordata, anfractibus con- tiguis geniculis crenatis. Beccarü. Linn. sp. 276. N. testa spirali, apertura obovata, confra&tibus contiguis torulosis, geniculis insculptis . Abitano entrambi probabilmente sopra produzioni animali, e vegetabili in vicinanza alla spiaggia occidentale , alla quale vengono le minute spoglie fra i.tritumi e larena. OSSERVAZIONE, e Lou. Accademico e Vicario di Nancy Mons. Camus aveva inteso. da alcuni Naturalisti Svizzeri, che nel Mare Adriatico vivono dei grandi Corni d'Ammone corrispondenti a quelli che si. trovano lapidefatti sui monti. Nel suo viaggio a Venezia egli volle certifi- carsi della cosa, al quale oggetto si compiacque di ricercare la mia opinione. Io risposi con una Lettera, che fu stampata nel Nuovo Giornale d Italia spettante alla Scienza Naturale (1) ec. , nella quale io cominciai dal negare la loro esistenza, confessando che non ne vivono se non di minuti, che anzi io non ci aveva trovati se non il Nautilus crispus, e il Nautilus Beccarit del Linneo, come anche le spoglie del JV. Calcar, del IN. Raphanus, del N. Radicula, e del N. Legumen, già prima scoperte dal Planco, e in seguito riportate dall’ istesso Linneo. Aggiunsi , che siccome tra queste spoglie si tro= vano ancora quelle delle due spezie che vivono, così è presumibile che (1) N. XXXIX, dell’ anno 1791. R I grandi Nautili, e i Cornam- moni man. cano nel nostro mas fos Differenze ara i testa- cei viventi nel nostro mare sy e. fossili des CONLOYRÎ è 132 VERMES. TESTACEA. Nautilus» che attualmente vivano tutte quelle di cui troviamo le spoglie; che tali spezie furono scoperte fossili nei contorni di Siena dal P. Ab. Soldani insieme con altre pur microscopiche ; e che in conseguenza è probabile che ancora quest’ ultime vivano nel nostro Mare. Con- chiusi in fine, che probabilmente la notizia che qui sussistano dei piccoli Nauziletti, sarà stata la causa dell’ illusione dei dotti Svizze- ri, i quali dalla sussitenza dei minimi avranno concluso 1a sussisten- za dei grandi. Io feci allora riflettere, che di cinquanta spezie e più di Testacei fossili o petrificati, che si trovano sparsi nei colli Vicentini , Bas- sanesi , Friulani ec., appena dieci vivono presentemente tra noi, es- sendo le altre o di mari stranieri, o deperdite; e che, se s'istituis- se il confronto fra cotesti fossili e le produzioni del presente Cata- logo, risulterebbe 1. che appunto la maggior parte di quelli non vi- vono nell’ Adriatico, 2. che la maggior parte di questi non si tro- vano sopra i monti, 3. che per conseguenza o P Adriatico non co- pri giammai le colline alle radici delle Alpi, o le copri quando e- rano state già inondate da un altro mare, o che finalmente all’ epo- ca della sua invasione 1’ Adriatico non era nello stato, in cui si tro- va attualmente quanto al clima e all ampiezza , e conseguentemente all’ indole delle sue produzioni, C) CO- LA VERMES. TESTACEA. Cons, 133 (5:6 ON:USS cab (GONO. Linn. Syst. Nat. Gen. 319. Animal Limax. Testa univalvis, convoluta, turbinata. Apertura effusa, longitudinalis, linearis, edentula, basi integra. Columella lavis. (N.B. D; questo genere ci mancano le spezie Linneane), ignobilis nobts è Cochlea conoidea umbonata, levis, fusca, subroseo co- lore punctata, ex albido fasciata. Gual. Test. Tab. 29. fig. P. Abita nei fond: prossimi al litorale dell’ Istria, al quale la spo- glia è cacciata dall’ acqua, e rimane tra quegli scogli. Questa spezie. è soggetta a moltissime varietà , sicchè non di rado le mancano le fasce, ed assai spesso ha macchie nebulose in vece di punti. OSSERVAZIONE. (*) I Coni, per testimonio del Linneo rari in Europa , sono poi rarissimi nel nostro mare, ove non esiste che questa spezie con le suè varietà, ed essa ancora è poco frequente. Dicasi presso a poco lo stesso delle Cipree. Io sospetto che lo smalto nitido lucente e variamente colorato , il quale copre la superficie esterna del loro nicchio, abbia un’ origine presso a poco analoga agli strati della esterior superficie delle Por- cellane. Veggasi l'articolo seguente. La mia congettura però ha bi sogno di essere fiancheggiata da osservazioni, le quali non si potran- no istituire se non nei mari stranieri, essendochè il presente genere è molto raro negli Europei. e) CY- i44 VERMES, TESTACEA. ©yfrea» o CYPREA. iu. PORCELLANA. Linn, Syst. Nat. Gen. 320. Animal Limax. Testa univalvis, involuta, subovata, obtusa, levis. Apertura utrinque effusa , linearis, utrinque dentata ; longitudinalis . Pediculus. Liz. sp. 364. C. testa marginata, transversim sulcata. Abita secondo Ginanni nelle frondi del Fucus volubilis volgare mente detto tra noi Canzarina, ed esiste ove il mare è pro- fondo : noi l'abbiame trovata libera, e accidentale. SPEZIE NON LINNEANA, cinnamom®a nobis. € Porcellana vulgaris levis fulva , obscure fasciata , & punctata toto ventre, & lateribus insigniter croceis . . Gual. Tests Tabi 13. fig. V. Abita nei siti calcarei profondi , probabilmente verso la parte meridionale del Golto: Rara: I nostri esemplari sono d' un croceo. pallido , e diluito . QXS EREXZIOAL. Cambia- i: nicchio delle Porcellane presenta due interessanti. fenomeni, è ring. quali furono recentemente dilucidati dall’ illustre Sig. Bruguiére in u- le Porcella- na Memoria (1) inserita nella collezione intrapresa da una compagnia ios ‘d’ insigni Naturalisti, dal deciso merito de'quali la scienza ha ben ra- gione di attender solleciti ed importanti vantaggi. Siccome tali feno- Tüeni non sono ancor tanto noti quanto la loro singolarità meritava; € siccome il secondo mi condusse ad una riflessione che mi parve di non (3) Journal d* Histoire naturelle par MM. Lamarck , Bruguière, Olivier 4, Haüy & Pelletier à Paris 1792. n. VIII. IX. VERMES. TESTACEA. Cyprea. 135 non dover passare sotto silenzio , così di entrambi darò un succinto ragguaglio. Il primo si è il cambiamento di nicchio che succede alle Porce/- lane allorchè l' animale è cresciuto oltre alla capacità dell albergo. E" noto che in generale il vivente de’ testacei spirali a misura che cresce, aggrandisce il proprio guscio aggiungendo alla apertura nuovi arehi di materia testacea; del che resterà facilmente convinto chiunque riflet- te che il numero degli anfratti o spirali cresce quanto più cresce il vivente, e che la loro grossezza è tanto maggiore quanto più essi 9° avvicinano all’ orifizio dell'apertura. Ma i nicchj delle Porce/Zane non presentano nè l'un nè l’altro di tali caratteri ; il numero delle loro spirali è costante in tutte le grandezze ed età; in tutte l'età si tro- vano tanto de’ gusci sottili e trasparenti, cioè nel loro primo stato, quanto di opachi o coperti dallo smalto esterno colorato , cioè nel secondo stato; e le grandi e sottili presentano una differenza costane te dalle smaltate coetanee nelle macchie e nelle modificazioni del colorito. Da. queste osservazioni convien concludere che dunque i nicchj delle Porcellane non crescono coll’ ingrandimento dell’ animale , ma che questo allorchè ha acquistato una grandezza superiore alla ca- pacità del nicchio, lo abbandona, diventa nudo, e si forma un nic- chio nuovo e più ampio. Questa deduzione acquisterà un grado mag- giore di verità se si consideri con attenzione la forma dei loro nic- ch], se si rifletta che per ragione della loro figura non è possibile che ingrandiscano per apposizione, e che se questa avesse luogo l’ a- pertura si otturerebbe ec. ec. Appunto per questo successivo abbandono di guscio e per la ripro- duzione del nuovo si comprende la ragione della prodigiosa ‘quantità che di queste spoglie si pesca o raccoglie alle spiagge, e si fa circo- lare per tutti i gabinetti di Europa. Io sospetto che questo Genere non sia il solo in cui abbia luogo una tal maniera di nuove formazioni, ‘e la indicata deviazione dal meccanismo generale dell’ accrescimento de’ nicchj testacei , L'altro fenomeno ancora più interessante concerne la origine dello smalto colorato. della loro superficie convessa. Se si esamina atten- tamente il nicchio d' una Porcellana, si scopre che è formato di due O più strati esterno ed interno; che lo strato interno è trasparente, colorato , e macchiato diversamente dallo strato esteriore ed opaco; che la direzione di questi due strati ha inclinazioni differenti tra lo- ro; che l'esterno cinge e talvolta copre e nasconde la spira promi- nen- Formasto- ne del loro smalto o strato estere N09 è 136 VERMES. TESTACEA . Cyprea. nente che risalta dall’ interiore. Da tali osservzioni si dovrà pertan- to dedurre che vi sono due epoche nella formazione di questi gusci 5 e poichè P esterno ricopre la spira, e forma ed accresce i denti; converrà confessare che questo è posteriore all’ interno. La mancan- za di tal riflessione indusse più volte in errore Lister, Martini, Lin- neo, Adanson ed altri illustri Naturalisti, i quali giudicarono che-il guscio privo dello smalto esterno appartenesse ad un animale origi- nariamente diverso , e quindi costituirono questi stati diversi come diverse spezie. Ma come si forma questo smalto e strato esteriore quando il corpo dell’ animale ristretto fra il guscio interno non lo può più produrre per trasudazione? La maniera n° è veramente sin- golare e curiosa, L' animale è proveduto di due membrane muscu- lose formate a guisa di ale; egli le caccia fuori dell’ apertura ; le ri- piega sopra la convessità del primo guscio, e col loro mezzo feltra e deposita su tutta la superficie uno smalto di quella materia lucente, colorata, variamente dipinta, che formerà la pompa del suo vesti- to. Queste due ali s' incontrano alla sommità del guscio , e nella loro congiunzione producono quella linea longitudinale, che per ordina- rio divide le Porcellane. Se l estremità delle ali è regolare e dirit- ta, tale risulta la linea; se esse sono sinuose, la linea parimenti sarà sinuosa. Se le ali sono liscie, liscia sarà tutta la superficie dello strato esterno ; se saranno solcate, striate, tubercolate , o punteggia- te, essa pure acquisterà coteste modificazioni. La istruttiva scoperta delle sopraindicate due ali mostra che gli animali delle Porcellane S! avvicinano a quelli\delle Bo//z , il guscio del- le quali ha pur con esse molta simiglianza di forma . Le Porcella- ne estendono alcune volte quelle due membrane musculose aliformi, e ne cingono il. guscio ; le Bo//e hanno delle analoghe membrane mu- sculose, che restano sempre fuori del suscio, e che lo racchiudono costantemente, quando la Bo/lz non viaggia. Ecco un nuovo carat- tere di approssimazione fra due generi. *) BUL- VERMES. TESTACEA. Balla. 137 0 BULLA. is. BOLL A. Linn. Syst. Nat, Gen. 321. «Animal Limax. Testa univalvis, convoluta, inermis. Apertura subcoarAata, oblonga, longitudinalis, basi in- tegerrima. Columella obliqua, levis. Spelta - Linn. sp. 372. B. testa oblonga utrinque obtusiuscula qua labro ar- cuato: margine intus incrassato. Abita nei fondi fangosi e arenosi prossimi ai calcarei paralelli alla spiaggia occidentale. Rara. aperta. Linn. sp. 376. B. testa subrotunda pellucida transversim substriata tota hians. Abita nei luoghi stessi della precedente: qualche volta dimora sopra diversi animali dei meno senzienti: Rara, Hydatis. Lim. sp. 377. vern. Oliva. B. testa rotundata pellucida longitudinaliter substriata , vertice umbilicato . Abita come le precedenti: abbonda dirimpetto alla bassa Ro- magna: Prospera nelle nostre lagune in alcuni siti rilevati, e di fondo limaccioso: La sua ordinaria grandezza supera di molto quella assegnatale dal Linneo, lignaria. Li». sp. 379. ver. Berolla di mare. B. testa obovata oblongiuscula transverse striata, vertice subumbilicato . Abita in mezzo al mare nell’ ampio tratto fangoso detto la fos- sa dirimpetto alla Venezia: Rara. canaliculata. Linn. sp. 384? B. testa cylindrica, spire anfra&ibus canaliculatis. Y S A Me 139-- VERMES. TESTACEA. Bulls. Abita nei fondi fangosi alquanto misti di sabbia paralelli alla spiaggia arenosa posta fra il porto di Chioggia, e le foci del Po: Viene presa solamente di giorno , tempo nel quale pro- babilmente essa viaggia a mezz’ acqua; ed è più frequente nel mese d’ Agosto . I nostri individui; lungi dall'essere testacei come nota Linneo, sono pellucidi, tenuissimi , e pallidi. OSSERVAZIONE. Guscio del. (*) La forma e la grandezza degli animali , e i loro rapporti le Bolle si- tuato le parti car- HOSE è Loro viag- gf SI ; col guscio relativamente alla di lui piccolezza e collocazione, sono 2 in questo gelfkre singolari, curiosi, e fecondi d’ importantissime con- seguenze. Plafico aveva osservato che nella Bu/la aperta Linn. 1° a- nimale è moltò più grande del nicchio. Adanson rese più credibile questo fatto con un esempio analogo nella sua Bo/la Le gosson , con- siderata dal Linneo per una varietà della Bw//a ampulla ; e Müller coll’ esempio di un’ altra Bo//a ignota al Linneo. Tal eccedenza dell’ animale sopra il nicchio fu da me pure costantemente riscontrata in tutte le spezie surriferite da me osservate coll’ animale vivente. Sem- bra però ch'essi s! accordino a giudicare, che l’ animale non si stia dentro al guscio solamente perchè è più grande del guscio stesso , e che per ciò. appunto non vi capisca. Ma se avessero attentamente considerata la forma é dell animale e del suscio , il modo con. cui le parti carnose tengono questo, e la di lui situazione tra quelle , avrebbero conosciuto , che il vivente ha tale configurazione da. non potersi rannicchiare ancorchè fosse molto meno voluminoso, e più piccolo della capacità del guscio; e che questo è organicamente col- locato nell’ interno dell animale . Tutto ció è evidente nella B:- la Hydatis e nella B. canaliculata. Dall osservazione pertanto sì di queste, come delle altre spezie nostrali convien dedurre, che il gu- scio delle Bo//e propriamente parlando non si possa dire la casa dell’ animale, che esso è molto più piccolo dell’ animale medesimo, che non è atto a contenere se non alcune delle più interne e più gracili tra le parti carnose, che è poi tutto racchiuso ed attorniato da que- ste, e che é così internato tra loro che,.se non si stia ben in guar- dia, non si riconosce la sua presenza . La stessa tenuirà del guscio in confronto delle parti carnose conce- de alle nostre Bolle la facoltà di trasferirsi a nuoto da un sito all’ al- VERMES. MOLLUSEA. Bwllz. 139 altro del mare e delle lagune, Müller e Planco nelle loro spezie so- praccennate osservarono che l’ animale per mezzo delle sue parti car- nose esterne può aggrapparsi e fortemente fissarsi all’ /4/g7e natan- ti. Le mie particolari osservazioni confermano questa proprietà che le Bol/e hanno comune ai vermi Mo//eschi, appunto perchè la ester- na configurazione sì di quelle come di questi ha molta rassomiglianza, Ma appunto per arrivare a fissarsi sopra le produzioni distanti con- vien che godano, ad esclusione di quasi tutti gli altri testacei spira- li, la facoltà di nuotare a mezz' acqua. Le lagune prossime alla città mi offrirono infatti non rare volte l'opportuna circostanza di vedere che la Bulla Hydatis ‘effettuava il suo viaggio. Per ben compren- dere la possibilità e la maniera di viaggiare di questa e dell’ altre spezie basta avvertire, che in generale il guscio delle Bo//e è tenue, sottile, e diafano in modo da emulare e vincere le Chiocciole d’ ac- qua dolce e di terra; ch'é d'un piccolissimo peso al vivente; che l'animale poi è voluminoso , e lateralmente munito di due membra- ne musculose aliformi, le quali, come ho accennato , lo approssima- no per una rimarcabile analogia agli animali delle Porcellane ; che mentre dimora sopra qualche sostanza queste due ali restano piegate, mezzo involte, abbracciando quasi la metà della circonferenza del di lui corpo, ma che ha la facoltà di spiegarle a sua voglia. Se dun- que qualche causa o interna od estrinseca determina le Bo//e ad ab- bandonare il sito in cui sono, esse spiegano le ali, le agitano, e le dirigono anche orizzontalmante; e poco aggravate dal loro nicchio ed ajutate dal movimento di altri loro organi arrivano ove i loro | bisogni le guidano, Da siffatta prerogativa di viaggiare succede, che le Bo//e e sopra tutte la B. camaliculata s" incontrano più facilmente in alcuni mesi e segnatamente negli estivi, e che vengono tra le reti dei pescatori solamente durante il giorno, tempo in cui la loro macchina, messa in una maggior azione ed attività dallo stimolo della luce ,/eseguisce i suoi viaggj, e probabilmenre cerca di procacciarsi la preda. Alcune spezie di pesci le mangiano, ne digeriscono il verme; ma il nicchio resta nel loro ventricolo per molto tempo . Già è noto che molti pesci ingojano diverse spezie di testacei, il guscio dei quali resta nel loro ventricolo. Ed appunto l esame del ventricolo dei pesci giovò ai Naturalisti per iscoprire alcune spezie di testacei i quali, poichè dimorano o nelle grandi profondità, o attaccati agli scogli, non erano venuti giammai nè alle spiaggie , nè tra le reti 9.2 dei 140 VERMES. TESTACEA. Bulle. dei Pescatori, e quindi non erano noti, nè lo sarebbero divenuti per altra via. Rappori La situazione di questo guscio internato e tal volta nascosto tra ace folle, le parti carnose, e la sua piccolezza relativamente alla grandezza e gli ossetti delP animale, presentano una analogia tra i Vermi Testacei, e i Vermi d Molla Nudi, e più particolarmente i Mo/uschi. Infatti alcune spezie di seggio del- questi nel loro interno racchiudono un ossezto, o un piccolo corpet- le Clsssi. to testaceo di forma diversa, il quale serve in certo modo di cen- tro ed appoggio alle parti molli. Esso è ben rimarcabile nella Ler- nea del Bohadsch , dal quale autore fu denominato osso conchiforme , To ne ho scoperto in qualche Doris, ed in altri Molluschi , in al- cuno de quali è conformato a maniera d'una Pzre//z . Anzi alcune spezie di Bo//e posseggono anche due o. tre di siffatti ossetti, ch'io vi ritrovai, e che Planco il primo aveva osservati, i quali appros- simano per tal maniera vie più 1’ analogia coi Mo/luschi . Gli ossi pure delle Seppie non sono che questa parte variante, e modificata secondo le varie spezie. Ecco pertanto un passaggio tra ì Vermi Nudi e i Trestacelzii i quali a primo aspetto ci sembrano bruscamente divisi ; ed ecco in questi piccoli ossetti uno di quei legami, dirò così, coi quali la Natura, congiunge e stringe le Classi, e forma di tutti gli Esseri un solo modello infinitamente variato nelle diverse famiglie, ma sempre cons servante il carattere d’ unità. VERMES. TESTACEA. Vo/uza, 141 IIa VOLUTA. ital VOLUTA. Linn. Syst. Nat, Gen, 322, Animal Limax. Testa unilocularis, spiralis. . Apertura ecaudata , subeffusa . Columella plicata: Labio umbilicove nullo, Auris Judae. Li. 30:1029)25 V. testa coarétata oblonga, spira levi, columella tri- xu dentata. : Abita probabilmente nei fondi prossimi al nostro lido, sul quale vien gettata la spoglia non più grande d'un grano di Fru- mento: Rara. (4) tornatilis « Lim. sp. 394 V. testa coarctata ovata substriata, spira elevata acu- tiuscula, columella uniplicata. Abita nei fondi calcareo-arenosi verso la spiaggia occidentale , a cul viene trasportata la spoglia. rustica. Linn. sp. 410 V. testa emarginata ovata laeviuscula, spira prominula, columella retusa denticulata, labro gibbo denticulato . cancellata. Li. sp. 4Tg« V. testa integra ovata plicata decussatim reticulata, co- lumella triplicata subumbilicata produétiuscula . Cornicula. Lim. sp. qr5. V. testa subemarginata oblonga lavi cornea, spira lon- giuscula, columella quadriplicata , labro zquali mu- tico. (b) €aflra. Linn. spe 420% V. testa emarginata fusiformi tereti levi: spire anfra&i- bus plicato-striatis, columella subquadriplicata . ^ bis Le Volute probabil- mente ban= no sesso sepavato è 142 VERMES. TESTACEA. Posta, wegen» ì Abitano probabilmente i fondi calcarei prossimi al litorale orien- tale: Le loro spoglie si trovano depositate dal mare tra gli scogli dell’ Istria; e le tre ultime si trovano logore per “lo sfresamento dell onde. La P. rustica abbonda piü d'ogni al- trà; la V. Cornicula , e la caffra son le pià rare. N Qi di v (2) A questa spezie Linneana corrisponde, quantunque Linneo non ne citi figura nè descrizione, la chioccioletta denominata dal Planco Buccinulum littoris Ariminensis, la quale essendo mancante del ca- naletto distintivo dei Buwccini non si può più determinare con tal nome dopo che le incerte nomenclature dei vecchj Conchiologi fu- rono ridotte a precisione dal Linneo, e dai recenti. Essendo essa comune ancora al litorale di Chioggia, di Venezia ec. non si può chiamare «Arim2inense. Le denominazioni desunte dal luogo , in cui si trova una produzione, arrischiano di diventare imperfette e fallaci , quando nuove indagini vanno a scoprire lo stesso oggetto in un al- tro paese. (2) Le spoglie della P. caffra e talvolta ancora quelle della 7. Cor- nicula , le quali tutte per ordinario non vengono se non alla spiag- gia dell Istria e della Dalmazia; differiscono nella maggiore o mino- re ventricosità e lunghezza. Dalle osservazioni dell’ Adanson bene- merito nel nuovo studio della struttura de’ Vermi abitanti i nicchi testacei, sembra potersi dedurre che mentre in generale i Vermi te- stacel si credono ermafroditi, i Buccini sieno ad un solo sesso, co- sicchè ci sieno Buccini puramente maschi, e Buccini femmine , e che la differenza di sesso sia indicata anche dalla differente forma del nicchio il qnale è riù rigonfio ne’ maschi. Ora trovandosi tali differenze di grossezza e lunghezza ne’ nicchi delle Vo/ute, sembra che si possa congietturare ch’ esse pure abbiano differenza di sesso.; tanto più che la forma del testaceo di molte spezie collocate dal Lin- neo a questo genere rassomiglia ai testacei de Buccimi , la qual ana- logia di guscio secondo l'osservazioni delP Adanson suol essere ac- compagnata dall’ analogia dell’ organizzazione dei vermi che lo pro» dussero. (*) BUC- VERMES, TESTACEA . Buccinumi 142 ( BUCCINUM. ital. BUCCINO. Linn. Syst. Nat. Gen. 323. Animal Limax. Testa univalvis, spiralis, gibbosa. Apertura ovata, desinens in canaliculum (seu retusam Lacunam) dextrum, cauda retusum. Labium interius explanatum. Galea . T». sp. 439. vernm. Porcella, . B. testa obovata inflata cincta sulcis antice geminatis , apertura edentula. Abita in diversi fondi calcarei ed ancora fangosi, segnatamente nella fossa. Questa è la. più grande chiocciola del nostro mare. (a) Echinophorum. Li». sp. 443. vern. Porcelletta. B. testa cingulis quatuor tuberculosis, cauda prominente. Abita indifferentemente fondi d'indole varia , e più propriamen-. te 1 calcarei, e calcareo-arenosi . Sopra le brage ardenti dà un copioso glutine porporino oppor- tuno per la tintura ( vedi la Memoria-al Murex Trunculus,) Pullus? Lis. sp. 458. B. testa gibba oblique striata, labio interiore explanato gibbo. Abita probabilmente nei fondi calcarei: la spoglia vien traspor- tata sopra il lido orientale. À I nostri esemplari sono molto minori della figura di Gualtieri Test. Tab. 44. fig. M. N. mutabile. Liz sp. 460. vern. Berolla del duro . B. testa levi: adultiore rugosa spira exserta, labio in- teriore subexplanato. Abita nel fondo calcareo, spezialmente alla parte occidentale : la sua spoglia viene sul nostro lido: Comune. Se ne trovano di adulti col labbro interno un po’ ingrossato ; come nota Linneo, ed anche senza questa particolarità . Ne- 144 VERMES. TESTACEA. Buccinume (b Neriteum. Li». sp. 461. B. testa convexa obtusa lavi, labio interlore explanato gibbo obsoleto. Abita nei fondi fangosi , e arenosi del mare, dal quale è gettato sul lido: Vive ancora nelle Lagune, e fu. trovato In abbon- danza nello scavo del canale che attraversa la Città di Chiog- gia: Sembra che vivesse sprofondato . reticulatum . Liz» sp. 476. B. testa ovato-oblonga transversim striata longitudinali- ter rugosa, apertura dentata . Abita nei dirupi delle concrezioni calcaree : spesso forma il cen- tro del Granchio Eremita, nel qual caso si trova logoro ec. I nostri esemplari corrispondono alla fig. C. del Gualtieri. SPEZIE NON LINNEANE. tessulatum nodis. vern. Berolla del tenero. Buccinum parvum, sulcatum, & canaliculatum, striatum, rugosum, rugis granulatis, labio externo dentato, sub- albidum Gual. Test. Tab. 44. fig. D. (12 nostro è fosco ed anche macchiato). Vedasi Gzz. Adr. tav. 6. fig. 49. Abita i primi fondi fangosi, ed abbonda verso il confine dello Stato Veneto colla bassa Romagna: Comune, Secondo la definizione, che Linneo stabilisce per il Buccinum reticulatuim, la mia spezie presente vi potrebbe convenire e- gualmente bene. Se si confrontino però i caratteri, le forme, e l’ abito di coteste due Chiocciole, se finalmente si osservi la loro invariabile costanza, si giudicheranno al certo diverse e originariamente distinte. (c) corniculum »is. Buccinum parvum, sulcatum leve ex fusco dilute colo- ratum Gwual. Test. Tab. 43. fig. N. Ottima. Abita nei fondi fangosi , e probabilmente arenosi: La spoglia viene sul nostro lido: Nell’ escavazione del canale di Chiog- | gia si trovò abbondante, e vivente - sprofondato, per quanto pare. OS- VERMES. TESTACEA. Buccizuni. 14$ OSSERVAZIONI, E NOTE. Qe E noto che Linneo aveva distinto i Buccini dagli Strombi e dai Murict per la direzione del canaletto dell’ apertura diretto a de- stra ne primi , a sinistra ne secondi , e quasi perpendicolarmente negli ultimi. Limitandosi egli a stabilire per la divisione de’ gene- de Testacei soltanto qualche nota caratteristica particolare co- stante. e facilmente riconoscibile, trascurava il complesso di tutti i caratteri, e delle forme. Vero è che questa sua pratica di non fis- sare se non un solo o pochi caratteri generici facilita mirabilmente la conoscenza de’ suoi generi, e delle spezie che vi appartengono : ma è vero altresì che per questa medesima pratica si trovano ridot- te al genere stesso spezie di Testacei disparatissime di caratteri e for- me, quando questo solo aggregato è la conseguenza e lindizio del- la organizzazion del viventi, e quindi costituisce la vera e naturale distanza o approssimazione degli Esseri. Si vede dunque che se fos- se possibile di costruire un metodo di classificazione fondato su tut- to il complesso de’ caratteri, e tuttavia facile nell’ uso delle determi- nazioni, questo solo sarebbe il meno arbitrario e il più prossimo all'andamento della Natura. Ma questa stessa natural progressione si conoscerà con più preci- sione e sicurezza se si indaghi P organizzazione degli animali alber- ganti nelle conchiglie, e si fondi una disposizione sistematica dietro la loro conformazione, Allora si presenterebbe al Naturalista la ve- ra serie, e il rapporto che hanno fra loro gli oggetti: e se pol si volesse servire anche al gusto degli Amatori, i quali più a lusso che ad istruzione raccolgono i gusc], si potrebbe in siffatto sistema na- turale aggiungere come secondarj i caratteri desunti dai nicchj. Un lavoro di tal genere fu già intrapreso dall’ Adanson (1) ; e il suo tentativo, mentre spargeva la prima luce sulla vera distribuzione di questa classe, riuscì tanto più stimabile quantochè 1’ attività dell’ Autore seppe estenderlo a molte spezie. (2) Geoflroy seguì questo esempio; egli si limitò ai soli Testacei terrestri e fluviatili indigeni de (1) Adanson, Histoire Naturelle du Sénégal: Coquillages , ec. Paris 1757 (2) Geoffroy , Traité sommaire des coquilles , tant fluviatiles que terresnea, qui d trouvent aux environs de Paris. Paris 1767. Iaconve- nienza di classificare î Testacei dietro pa- chi carat= teri. Utilità di classificar- li secondo il vivente è Riforma del Müller ne tre ge- neri Lin- neani Buc- cinum , Strombus, Murex. 146 VERMES. TESTACEA. Buccinum. de’ contorni di Parigi; e questa stessa scarsezza del numero degli og- getti gli permise di trattarli con più di esattezza e di precisione. (1) Miiller finalmente sostenuto dal vantaggio che ha il dotto, il quale trova aperta la via, e munito d' uno spirito d’ osservazione che lo guidava sempre sulle traccie del vero, si diede ad istudiar gli ani- mali di cui il nicchio non è che-una parte accessoria, afferrò i lo- ro veri caratteri, e costruì l arduo lavoro d'una intera classificazio- ne secondo la loro organizzazione ; limitandosi poi a considerare le forme de’ nicchj come caratteri subalterni. Forse alcuno potrebbe rimproverare al Müller di averne troppo precipitata l' esecuzione ; poiché senza aver esaminato il vivente di molte spezie le collocò nondimeno ai suoi generi , fondando le sue congetture nella forma del nicchio. Ma nell’ infanzia di questo studio non era possibile di esaminare tutti 1 viventi, ed era per altra parte utilissimo , ch’ egli tracciasse tutte le fila del suo sistema. Le successive ricerche che si andranno facendo potranno rettificare queste distribuzioni , trasferire probabilmente qualche spezie da un genere all’ altro, e perfezionare il piano da lui delineato, e solidamente stabilito sopra veri caratteri fondamentali . i Nel piano di sistemazione dietro le forme dei Vermi i Buccini , gli Strombi, ed i Murici, abitati da animali analoghi appartengono al medesimo genere Tritonium dell istesso Müller, e que’ generi Linneani non diventano se non ordini del genere stesso. Di fatti, oltre che la rassomiglianza del Verme li congiunge tra loro, la direzione an- cora de’ loro canaletti non è sempre corrispondente alla determiua- zion del Linneo in modo che si potesse formarne tre generi natura- li. Io espongo la mia maniera di pensare su questo punto , acció si sappia che tal riforma del Müller mi sembra giusta e utilissima. Alcuno forse potrebbe desiderare che in quest’ Opera io avessi esa- minato la fabbrica organica ed esposto la notomia degli animali de’ Testacei, onde confermare o rettificare la collocazione di alcune spe- zie non esaminate vive nè dal Müller, nè da altro Naturalista. Ma la notomia d'una classe ancora inviluppata tra oscurità merita una serie di ricerche ben piu estese di quel che comporti il piano del mio presente lavoro , ed io la riservo ad una Memoria apposita allo- ra (1) O. F. Müller, Vermium terrestrium & fluviatilium succin&a historia . Vol. 2. 1774. —— Zoologia Danica prodromus &c. Havniz 8. 1776. VERMES. TESTACEA. Buccinum. 147 ra quando sarà pubblicato il travaglio ‘anatomico del Cel. Sig. Poli su i Vermi testacei de’ contorni di Napoli, donde io spero o di trar- re de lumi , o d'istituir de’ confronti forse vantaggiosi a dilucidare le idee che presentemente abbiamo ancora imperfette di tali oggetti. (a) Oltre agl' individui corrispondenti perfettamente alla definizion di Linneo, noi ne troviamo nel nostro mare qualche rimarcabile va- rietà, e segnatamente quella del Ginanni Tav. V. fig. 44., figura citata non saprei dire com quanta proprietà dal Cav. de Born nel suo Bvccinum sulcostm. To non la credo però una spezie diversa, imperciocchè ho rimarcato dei gradi intermedj tra questa e quelli . La maggior tenuità però nella grossezza e la maggior equabilità nel- la superficie esteriore potrebbero essere prodotte dalla dimora di que- sto animale nei fondi fangosi. (6) Per poco che si consideri questa Chiocciola si riconosce, ch’ essa per la forma conviene colle Nerize, e che per P apertura dota- ta di canaletto si approssima ai Bruccini. Ecco uno scoglio de’ me- todi artifiziali , una di quelle anomalie, con cui la Natura sfugge, dirò così, al nostri tentativi di assoggettarla a de’ generi, i quali, benchè talvolta seguano la progression degli oggetti, sono però non di rado attraversati dall’ ostacolo di simili deviazioni formanti quasi dei rami trasversali nell’4/bero, o dei fili d' intersecazione nella rete degli Esseri. x (c) La spezie, che io stabilisco con questo nome, non è certa- mente del genere delle Yo/ure, imperciocchè le manca l’ essenziale carattere delle piegature, Ella è assolutamente un Buccino, e corri- sponde con tutta esattezza alla figura del Gualtieri sopraccitata. Sem- bra tuttavia strano, che Linneo citi quella stessa figura, aftatto mancante di piegature, per la sua //oluta Coraicula. Convien dire , o ch’ egli abbia male applicato la figura al suo oggetto , o, se l oggetto vi corrispondeva, ch'egli lo abbia mal collocato tra le //o- lute, T 2 STROM- Variazio» ne. Anomalia del B.ne- riteum » Non è une Voluta. Differenza ze lobi de- gli Strom- bi impro- priamente detta ses- sale, 148 VERMES. TESTACEA . Srrombss. STROMBUS. ia. STROMBO. Linn. Syst. Nat. Gen. 324. Animal Limax. T'esta univalvis, spiralis, latere ampliata. Apertura, Labro sepius dilatato, desinens in canalem sinistrum . : (z) Pes pelecani. Linn. sp. 490. vern Zi amarugole. S. teste labro tetrada&ylo palmato digitis angulato , fauce lavi. Abita indistintamente diversi fondi del mare, e predilige i fan- goso-arenosi confinanti coi primi calcarei dirimpetto alle spiaggie Venete: Commestibile: Comune. OSSERVAZIONI, E NOTE. () b. alcuni individui di parecchie spezie di Szromb: le spoglie si trovano all’ apertura fornite di rimarcabili lobi, o lacinie testacee . Avendosi osservato che si trovano sì di questi come di quegli indi- vidui in istato di egual grandezza, si giudicó che tal differenza non provenisse da età ; e la considerazione , che la conformazion del gu- scio , spezialmente all’ apertura, dipende dalla configurazione dell’ a- nimale, fece dedurre che tal differenza di apertura fosse. un indizio della diversa organizzazion del vivente. Ma riflettendosi poi che per la rassomiglianza di tutti gli altri caratteri non era permesso di sup- porre che la detta differenza degli individui fosse specifica, qualche Naturalista la giudicò sessuale. Confesso che quantunque riguardando alla analogia degli Strom- bi coi Buccini, e alla maggiore o minor ventricosità e lunghezza della loro spoglia , io mi senta inclinato ad ammettere negli Strozi- bi la diversità di sesso già riconosciuta nei Buccini, tuttavia non posso concedere che i contrassegni di questa diversità si debbano ri- conoscere nella mancanza o esistenza dei lobi: Primieramente per- chè io trovo una gradazione di stati intermedj, ed osservo alcuni S$rrombi affatto privi di lobi, mentre altri individui della medesima spezie ne mostrano i primordj di alcuni o di tutti, ed altri gli han- no VERMES. TESTACEA. Strombus. 149 no decisamente formati, e di varia grandezza: Secondariamente per- chè P esclusione fatta di tutte le altre cause, e in particolar dell e- tà, non mi par ben dedotta. Io credo anzi che appunto dalletà provenga tal differenza, e che la mancanza di quelle appendici in alcuni individui sia l' indizio del- la lor giovinezza. Ed in fatti se si esamineranno attentamente le spezie soggette a simili variazioni ; si scoprirà; primo che le spoglie mancanti di lobi sono in generale più sottili delle altre, e quindi semipellucide, come sono per ordinario le spoglie de’ Testacei giova- ni in confronto di quelle dei più provetti; secondo ch’ esse sono ge- neralmente parlando più piccole delle lobate ; terzo che $e anche non sono più piccole, mancano però sempre o di un intero o di un mez- zo anfratto , o spirale, sicchè la loro grandezza è piuttosto la con- seguenza della maggiore statura di un verme naturalmente più gran- de del solito, che dello sviluppo delle parti derivante dall’ avanza- mento di età. Stabilito per tanto che la differenza dell’ età sia la causa la quale nei nicchj provetti produce o prolunga i lobi, non resta a comprendere se non come l’animale stesso, senza che crescendo sviluppi nuovi organi, possa produrre queste prominenze o appendici. Per far co- noscer bene la cosa io rimarco, che i gusc) giovani, quantunque non mostrino lobi rilevati; tuttavia ne presentano i primordj, e per così dire l' indicazione e il proggetto. Ora se si ammetta che la forma- zione dei nicchj succeda, come espose Reaumur, per una puramen- te meccanica giustaposizione di materia sì parenchimatosa come cal- carea, si potrà comprendere , che fino da questa età P animale abbia le parti carnose atte a separare il glutine testaceo conformate in mo- do, che tal secrezione possa sortire e disporsi in forma di lobi, e che poi colla maggior età si aumenti la secrezione , e vada essa a prendere quella disposizione. Se poi si ammetta, che nella forma- zione de’ nicchj la materia calcarea, che vien separata dall'animale, entri in un tessuto ossia integumento parenchimatoso già preorganiz- zato, e coetaneo allo sviluppo delle parti viventi, si potrà concepi- re che di queste parti e del loro corrispondente parenchima esistano nel piccolo animale i primordj ; che questi coll’ età si sviluppino ; e che nel loro sviluppo sieno accompagnati dal tessuto parenchimato- so, il quale in seguito si dispone in maniera che ricevendo il glu- tine testaceo possa prendere la configurazione laciniosa o lobare . (a) Que- Proviene da età. Come si formino L4 lobi, Intermise tenti appa- rizioni del- lo S, Pes pelecani + La sua fa- coltà di presentir le burrasche da che pos- sa dipen- dere è 150 VERMES. TESTACEA. Srrombus , (a) Questa Chiocciola , nei siti stessi ove regna, ora si trova dai nostri pescatori e ora no . E' poi osservabile che in prece- denza alle burrasche se ne fa abbondantissima pescagione . Par- lando di qualche altra spezie di animali marini abitanti nei nascon- disli ho avvertito, che presentono le burrasche, che quindi sorto- no e van divagando per le acque. Osservando in questa Chiocciola PP intermittenza delle sue apparizioni e tale rapporto colle burrasche, non si potrebbe forse congetturare, ch’ essa dimori nascosta? Ma, se si consideri la natura fangosa e arenosa dei fondi da lei prescelti, non v'è più luogo a credere ch’ essa stia ricoverata ; come qualche altra, nelle cavità delle concrezioni calcaree . Resta dunque a con- getturare che rimanga mezzo sepolta sotterra , come molte altre chiocciole marine. La proprietà pol eminentemente posseduta da parecchi animali marini, ancora i meno dotati di vitalità , di sentire cioè e presen- tir le burrasche, è un fenomeno quanto certo altrettanto difficile a comprendersi, e sino ad ora troppo negletto dai Fisici. Nello stato presente della Fisica , della Chimica-Pneumatica, e della Meteorolo- gia non è difficile a rilevarsi quali sieno gli elementi , che cagiona- no sugli uomini e sugli animali abitanti la superficie della ‘Terra quella molestia, che gli avverte d'uno squilibrio dell’ Atmosfera e della prossimità, di un temporale o d’ altro qualunque cambiamento meteorico. Ma nel seno dell’ acque , nelle profondità dei mari quali sono gli agenti tanto efficaci di simili mutazioni, valevoli a destare un senso così vivo negli abitatori di esse fino a trarli dai loro na- scondigli , e ad eccitarli a var] movimenti , non so se io dica di dolo- re o di gioja? Lo squilibrio della Elettricità sarebbe P agente di tale - impressione ? Le modificazioni dell’ aria sciolta nell’ acqua, P espansio- ne stessa dell’ acque prodotta dallo sbilancio della colonna atmosferica potrebbe avervi qualche influenza? Ecco una serie di questioni, che ci fanno sentire il peso dell ignoranza in cul siamo ancora su molti punti essenziali . MU- VERMES. TESTACEA, Murex, te1 MUREX. ital. MURICE. Linn. Syst, Nat. Gent 323. «Animal Limax. Testa univalvis, spiralis, exasperata suturis membrana- ceis. Apertura desinens in canalem integrum , rectum seu sub- adscendentem . Tribulus. Li. sp. $10. M. testa ovata spinis setaceis trifariis , cauda elongata subulata recta similiter spinosa. Abita.... Ci fu portato una sola volta dalla spiaggia del lido di Venezia. Corrisponde precisamente alla fig. A. della tav. 31. di Gualtie- ri, e quindi alla varietà 2 del Born Index Mus. pag. 284. (4) Brandaris. Liz sp. $21. vern Bullo maschio. M. testa subovata spinis rectis cincta , cauda mediocri subulata recta spinisque oblique circumdata. Abita più particolarmente nei fondi fangosi occidentali , quan tunque abbondi in diversi altri siti: Commestibile, comune, (b) Trunculus. Liz» sp. $22. vern Bullo femina. M. testa ovata nodosa anterius spinis cincta, cauda bre- viore truncata perforata. Abita in diversi fondi particolarmente nei calcarei: Commesti- bile; frequente. >. i Questo, e talvoita eziandio il precedente, si appressa all’ esche degli ami, e colla parte carnosa, colla quale strisciando cam- mina, le stringe sì fortemente, che vien ritirato sopr' acqua , Erinaceus. Li. sp. 526. M. testa multifariam subfrondoso-spinosa, spirz anfra&i» bus retuso-coronatis, cauda abbreviata. Abita nei fondi fangosi terminanti coi primi calcarei ; Si trovano alcune varietà a piegature più o meno rilevate; pro- ba- 152 VERMES, TESTACEA. Muarex. babilmente provenienti dai diversi fondi, i quali comunicano al Testacei, che vi dimorano, una maggior o minor solidi- tà, secondo che sono petrosi , o molli. Forse il M. tr;- queter del Born potrebbe esserne una. reticularis? Lis sp. 538 . M. testa varicibus suboppositis reticulata, maculis tuber- culatis, coiumella subedentula, cauda adscendente. Abita... Si trovó logoro, involto in alcune spugne. I nostri nell incrocicchiamento delle strie non hanno tubercoli. COrneus. Linn. sp. 565. M. testa oblonga rudi, anfra&uum marginibus complana- tis, apice tuberculoso, apertura edentula, cauda ad- scendente. Abita nei fondi duri del mare: Raro. ; Il suo abito verdognolo potrebbe indurre nell’ illusione di. cre- derlo ‘indigeno dell’acque stagnanti. craticulatus. Lis». sp. 569. M. testa oblonga, anfractibus rotundatis plicatis trans- versim reticulatis, apertura dentata, cauda brevi. Abita nei fondi duri: qualche volta costituisce il centro dell abitazione del Cancer Eremita : Raro. Aluco. Lis. sp. 572. vern. Caragolo longo di mare. M. testa turrita, anfra&ibus tuberculatis, stria. media spinosa, columella uniplicata, cauda adscendente. Abita in mare nei fondi calcareo-arenosi: Raro: E' soggetto ad alcune variazioni poco considerabili Radula. Lim. sp. 975. M. testa turrita, anfra&ibus tuberculatis: striis duplici serie punctatis. Abita probabilmente nei fondi fangoso-arenosi, e la sua spoglia si trova tra il sedimento delle spiagge : Raro. SPE- VERMES. TESTACEA . Murex, 153 SPEZIE NON LINNEANE. triqueter. Born Index Mus. pag. 288. M. testa elongata triquetra subalata, reticulatim costra- ta, rostro recto clauso. Abita nei fondi calcarei solidi: Raro. Varia in maniera che qualche volta somiglia alle varietà del M. Erinaceus. » . Alucoides sis. vern. Caragolo longo. M. Turbo apertus, canaliculatus, re&i-rostrus, murica- tus, papillosus, ex albido fuscus, & maculis nigrican- tibus aspersus. Guzlz. Test. tab. 56. fig. L Ledi Gin. Adr. DUI: favo 62: fig 51. Abita nei bassi fondi, spezialmente frammisti di limo, ed are- na nelle Lagune, e nei porti: Commestibile, comune. lostratus nobis. M. Strombo di prima spezie di colore biondetto formato ad angoli, e tutto ricoperto di finissimi cordoncini , che gli girano Rei traverso. Gir. Adr. T. ILL pag. 8. fav. 7. frg... 56. Abita diversi fondi, e predilige gli arenacei: Frequente. Si trova ancora lo Strombo di seconda spezie rigato, è papi- &liato , di vostro curvo, e di colore che inclina al carneo del- lo stesso Ginanni fav, 7. fig. 37., ed un'altra varietà più ventricosa a coda replicata, e corta. scabet 5775. M. Turbo integer acuminatus, striis ic Eds n gra» nulatis distinétus, fuscus. Gual. zev. 58. fig. I Abita nelle Lagune attaccato alle PIC tra le E sopra le alghe’, e in particolare sopra I’ U/va Latiuca Lin. La figura del Gualtieri è imperfetta per la mancanza del cana- letto, di cui pure tutti gli esemplari hanno un principio, V x SPE- 154 VERMES. TESTACEA. Maurer. s SPEZIE NUOV 4. conulus nobis. Tag. V. M. testa turrita conica levi, anfra&ibus subindivisis ; Figur apertura angulari; cauda fere truncata brevi. Abita... Si trova raro nel sedimento calcareo, che viene alla spiaggia. OSSERVAZIONI, E NOTE. Ortica di (4) Aui prima spirale di questo Murice si attacca un’ Ortica di mare 4/5 azz, una cioè delle spezie dell'u4inia del Linneo , e vi si trova lui guscio. tanto frequentemente , che spesso tra un migliajo d' individui di questa chiocciola riesce difficile di trovarne un solo che ne sia pri- vo. Tale costante associazione succederebbe forse puramente perchè nei siti medesimi abitati dal £M. Brandaris abbondasse ancora quel- la spezie d’ Ortica, la quale bisognosa di rimanere attaccata, e non potendo trovar nella mollezza di quel fondo fangoso altro appoggio opportuno , elegsesse costantemente siffatto solido guscio? Questo rapporto mi sembra bastante per ispiegare il fenomeno senza bisogno di ricorrere ad altre meno semplici e per conseguenza più fantasti- che affinità fra cotesti viventi. La costanza di tale associazione é così manifesta, che cadde ancora sotto il riflesso dei nostri pescato- ri, i quali diedero espressamente il nome di Bw//o co gozo a det- to Maurice portante 1’ Orzica, : (2) Questo e il precedente Testaceo furono con qualche altro de- lineati nell’ eccellente Opera del Cav. Rosa Delle Porpore , e delle Materie vestiarie presso gli Antichi, onde servano, com’ egli si e- sprime (1), ag? inesperti di queste cose per una idea generale della forma e figura di queste Chiocciole già famose , non già perchè si creda la loro identità colle antiche. Mi si permetta a questo pro- posito d’ inserire un Opuscolo già da me diretto al dotto, al vir-, tuoso, al mio eccellente amico il Co. da Rio , e pubblicato negli Opu- (1) Prefazione p. XVI. VERMES. TESTACEA , Mure» 155 Opuscoli di Milano (1), poi riprodotto nel Nuovo Giornale d' Italia spettante alla Scienza Naturale (2). Io vi aggiungerò alcune modi- ficazioni e Note , della necessità delle quali 10 mi sono avveduto dopo di averlo pubblicato la prima volta. (1) Anno 1791. parte 6. (2) Anno 1791. V 2: DE Le }rensativi per la ve- stituzione della Por» pora sono difettosi. 156 VERMES. TESTACEA. DELLA SCOPERTA DI DUE TESTACEI PORPORIFERI, E DI UN’ ALGA TINTORIA , Con alcune riflessioni sopra la Porpora degli Antichi, e la sua restituzione ultimamente proposta. Aid i Chimici e.i Naturalisti pensarono ad appli- care alle arti le grandi scoperte, che la Scienza aveva fatte in questo secolo tra le lor mani, allorchè specialmente le arti tintorie occuparono il loro studio e furono quindi pro- mosse ad essenziali miglioramenti; gli Eruditi per altra par- te resi più sensati dì prima, tentarono dal loro lato di ri- pristinare alcune delle arti praticate presso gli Antichi, e da noi totalmente ignorate. L' arte dell’ antica tintura, la qua- le, se crediamo alla concorde autorità degli Scrittori, ecce- deva di tantò la nostra, impegnò i sagaci coltivatori dell’ e- rudizione a mettere in chiaro tutti i punti aventi con essa una relazione, onde se fosse possibile metterci al caso di effettuarla. Due opere eccellenti per la copia e la scelta di erudizione, per la critica rischiaratrice di molti punti :trop- po confusi dai mezzanamente eruditi, e per l' esposizione di tutte le materie tingibili, di tutto il processo adoperato, e di tutto il commercio che ne ridondava, sortirono dalle penne del Sig. Amati (1) e del Cav. Rosa (2) per onor dell’Italia, e per pubblico bene. Ma queste opere, mentre esauriscono quasi tutti gli oggetti relativi, sono mancanti, non già per colpa dei dotti autor i, ma forse per l' insormontabile difficoltà della cosa, in una parte troppo essenziale, nello stabilire cioè con precisione quali fossero veramente le spezie di zeszacei e di piante marine adoperate dagli Antichi per estrarre il colore delle porpore, delmurice, e del buccizo, e Y altro dei fuchi, e dell’ 4/ga. Vero è, che i caratteri di queste produzioni d- e — M (1) De restitutione purpurarum. (2) Delle porpore e delle materie vestlarie« E VERMES. TESTACEA. 157 lasciatici da P/z7z70 e dagli altri antichi, e l'istessa quantità delle spezie di conchiglie e piante-marine, le quali sono a notizia dei moderni Naturalisti , difficult tano la scoperta di tali oggetti: ma è altresì vero, che i lodevoli sforzi di que- sti ‘benemeriti Italiani per la ripristinazione d' un’ arte. così preziosa non potranno avere il loro buon esito , se non si giunga a scoprire con precisione ancora tra noi quei prodotti che somministravano 1 materiali tintor). Per giungere a questo. fine converrebbe o che i Naturali- sti, i quali conoscono in dettaglio tutte le spezie, avessero la paziente cura di studiare gli Antichi per vedere quali sie- no quelle, che corrispondono agl incerti caratteri di forma e di abitazione, che essi ci lasciarono delle adoperate tra loro; o che gli Eruditi si applicassero con maggior esattez- za a conoscere distintamente tutte le spezie ora note per determinare con precisione , a quali tra queste corrisponda- no le accennate dai vecchi Scrittori: converrebbe in som- ma, che in questa indagine si combinasse P erudizione anti- quaria alla cognizione della storia naturale per giugnere alla interessante scoperta. In tale maniera si eviterebbe l' inconveniente in cul cad- Incsarezee dero alcuni Naturalisti ed alcuni ve i primi supponendo 7», le che gli Antichi adoperassero pel colore di porpora quelle con- n, chiglie o chiocciole, dalle quali presentemente si cava una Archi tintura, come sono il Bucczgum Lapillus del Linneo, e Y d ue Helix fanthina del Linneo, o Turbine violetto del Lesk " ec., i secondi supponendo che gli Antichi adoperassero quelli che attualmente sono detti murici, porpore, buccini, i qua: li sono di moltissime spezie, e non danno vestigio alcuno di materia colorante. Sembra anzi che questi ignorassero , che presso i moderni Naturalisti molte spezie si comprendono sotto coteste denominazioni generiche. Per causa di tal confusione tanto il Sig. Azz4ti quanto il Cav. Rosa titubarono, allorchè vennero al punto di determi- nare le spezie tra noi sotto altre viste conosciute , e dagli Antichi adoperate per la tintura. Anzi il cel. Cavaliere figu-. rando, e nomenclando in calcedel suo dottissimo libro quat- tro spezie di chiocciole (1), avvertì, che ben lungi dall’ as- se- (r) Due di queste , cioè il Mwrex Brandavis, il M. Trunculus, che vivono nel nostro Mare furono da me replicatamente vedute vive im tutti gli stati , € vengono mangiate, nè ho potuto rimarcare, che somministrino materia coloran= 1€ y 158 VERMES. TESTACEA. serire, che fossero le usate dagli Antichi per l'arte porpora- ria, egli le presentava per offrire ai non intelligenti un’ 2dea* generale della forma e figura di queste chiocciole gia sè famose; ed avrebbe potuto anzi dir solamente un? idea di chiocciole, giacchè realmente in tal modo non ne offre al- ira. Dissi avvertitamente Ze spez:e ra no: sotto altre viste co- aoscinte , e dagli Antichi adoperate per la tintura, poichè io sono intimamente convinto che tra i numerosissimi testa- cei che tutto giorno osserviamo, e raccogliamo ad ornamen- to. de’ gabinetti di storia naturale, ci vengano frequentemen- te sott' occhi quegli stessi dai quali si traeva una volta co- testo prezioso vantaggio; ed è veramente compassionevole, che mentre noi siamo lieti, perché conosciamo la loro for- ma, restiamo tuttavia indolenti nell’ignoranza d'una loro qualità così interessante. Io lo ripeto: allorchè i Naturalisti ‘ avranno la tolleranza di fare eziandio gli Eruditi, e gli Eru- diti i Naturalisti, verremo a capo di scoprire quali fossero que” testacei, che potrebbero far rinascere un'arte mirabile, e rappresentarci di fatto quel colore comunicante al tessuto la morbidezza, il cangiante, la splendentezza, ed etevnt- tà, che formavano l' incanto reale della porpora presso gli Antichi, e che noi saremmo qualche volta tentati di credere non aver esistito, se non nella vivace immaginazione de? lo= ro Scrittori (1). Ho detto, che s° ignora quali fossero le spezie dei Testa» cei adoperati dagli Antichi; ed alcuno potrebbe forse obbiet- tarmi, che Linneo dietro |’ autorità del Planco accenna, che dal te, se. si eccettui la leggiera: tintura , clie comunicano all*acqua , nella quale si la-- sciano. infracidire + fenomeno: che si verifica. in. altri parecchj: animali marini; ‘e: che nel caso. dei detti due Mwrici non. saprei determinare se: eia prodotto dallo. stesso verme generatore: del: nicchio ,. o. da. una. Ortica. di mare ,, la quale frequen temente: pli. si. trova adererite. (1) L’ illustre Chimico Bertholtet (E/énens de Pare de la: teinture t. Ta. 242. XxX111. ), pensa. dietro. lidee di Goguet , e di altri, ehe noi possediamo al presente colori più belli ,, e- men. dispendiosi della porpora, e che per questo mo- tivo. noi trascuriamo. la sua. ripristinazione . Ma concedendo. pure: il. nostro. vantag- gio. intorno. la. spesa » chiunque avrà, letto. gli Antichi, e i due dottissimi Italia= ni Amati, e Rosa, non: adotterà: la sua congettura; e se. fosse anche un. propu-- gnatore dei: Moderni: a. discapito, degli Antichi, si contenterebbe al più di. conce- dere, quando. sia: moderato ,. che: poichè: non. si: può: istituire: il visuale: confronto. tra gli antichi e i moderni: colori ;. non: possiamo. nemmen: valutarne. e- confrontarne le sensazioni ,. e: quindi decidere: a. favore: degli uni o. degli. altri... In. tal: caso la. discussione: intorno, la. preferenza delle antiche o. delle: moderne: tinture. diventa. um problema, rigorosamente: irresolvibile: def: pari. che quello. della. Musica. antica. o,mos- derna . i ; VERMES. TESTACEA. 159 dal Turbo Clathrus traevano la porpora violacea, non però la coccinea (1). Ma Planco non dice se non che la carne di questo Testaceo contiene un certo succo, che tinge d' un bel colore purpureo le dita, e la carta; che non essendo no- te le spezie porporifere degli Antichi , e sapendosi certo , "che Nazioni litorali del Mediterraneo, ( 11 quale, soggiun- ge, è lo stesso del nostro Mare), valevano distintamente in quell arte; è credibile, che quei popoli ricavassero da varj generi di Testacei la porpora, della quale il presente T'urbz- ne offre pure vestigj: tanto più che si sa esservi state ripu- tate fabbriche di vesti purpuree in Ancona, al di cuilitora- le esistono le stesse produzioni di Rimini. Conchiude in fi ne, che poichè il colore dell’ antica porpora era rosso-0= scuro, e poichè tale è il colore del detto Turbine, è perciò provato, ch esso somministrava la genuina porpora degli An- tichi (2). Ma tale ragionamento non è concludente per nul- la, o può valere appena come una leggiera probabilità; ime perciocchè - da esso si dedurrebbe egualmente, che le altre spezie di Testacei porporiferi scoperti nel Mediterraneo ,. € quelli pure, dei quali io parlo in appresso, fossero realmen- te la porpora antica. i Simile, se non anche maggiore, è la confusione degli Eru- diti intorno al Fucus o Alga marina, altro oggetto dagli Antichi adoperato per la tintura. Ben lontani i moderni dal determinare quante e quali tra le spezie di piante marine, dai Botanici conosciute sotto il generico nome di Fucys , fossero anticamente adoperate a quell’uso, parve anzi ch'e- glino ignorassero la pluralità di queste spezie, ed arrivarono per fino a supporre, che l'z/ga marina fosse diversa dal fuco, mentre se avessero bene esaminati 1 passi di P2zzs0 e degli altri vecch) Scrittori, e se gli avessero confrontati colle attuali cognizioni botaniche , avrebbero conosciuto che con questi nomi diversi non erano indicati oggetti diversi, ma le medesime sostanze, delle quali le dette due denominazioni non erano se non sinonime. Persuaso dell’ importanza di questa ricerca io mi ci sono da qualche tempo applicato, ed ho cominciato ad offrir qualche cenno delle mie idee in una Memoria che ho presentata nel mese di marzo 1791 alla Accademia delle scienze, lettere, ed arti di Padova , nel- CCI (1) Linn. Syst. Nat. tom. I. p. 2. pag. 1237» (2) Planc. De Conchis ec. Cap. 22. pag. 28. lacevtey s intorno de piante tin» vorie dagli Antichi chiamate Fuco » 160 NEESRONEE SAT ESTUANGCEA; Scoperta 2 nella quale descrissi una nuova ed elegantissima spezie di U/- una nvova va delle Lagune Venete, cui diedi il nome di U/vza atro- Alga U"- purpurea e la definizione di Ulva ovaro-oblonga, extensa , membranacea , tenuissima, purpurea, margine albo lacero ; spezie rimarcabile per la copiosa e vivacissima tintura por- porina, che somministra. Io mi occupo ancora presentemen- te di questo argomento, e mi propongo di cimentare e ten- tare in diversi modi tutte le spezie di alga marina per isco- prire da quante si possa ricavare la materia colorante; e dall’ esito favorevole dell’ esperienze fino ad ora tentate, io mi lusingo di mostrare che furono ben più di una sola spe- zie, e che tutto il nostro Mare e le nostre Lagune alimen- tano ogni anno una grandissima quantità di questo prodotto atto per se stesso a somministrare un colore , che antica- mente arrivava ad emulare e contraffare il color della por- pora (1), e a dare la prima tinta alle lane per rendervi più consistente la seconda purpurea (2). " Ma mentre s'ignora quali fossero veramente le spezie di Testacei dalle quali gli Antichi traevano quel colore, giove- rà certamente d’ investigare quali sieno valevoli a sommini- strarne in maniera da potersi sostituire a quelle: e se arri- veremo a scoprirne quante bastassero per intraprendere con successo cotesto genere di tintura, non avremo più necessi- tà di cercare da quali gli Antichi la ricavassero. Veramente i Naturalisti non si sono tanto occupati in questa ricerca quanto lo meritava la sua importanza ; tuttavia si cono- scono alcuni Testacei atti a sommivistrarne una considerabile quantità, e sono particolarmente, come ho indicato; 7 Helix Scoperta di Janthina e il Buccinum Lapillus del Linneo; e secondo le due Testa- osservazioni del Planco il Turbo Clathrus, e secondo l’ espe- ser» rienze di Reaumur (3) il Buccinum reticulatum. lo ne ho scoperto in questi giorni due altre spezie, delle quali non era nota questa proprietà, che vivono nell’ Adriatico, alle rive del quale gli Antichi avevano pure delle fabbriche di porpo- ra, e tanti erano. gli impiegati in tal arte , che formavano un corpo di professione ; di che ci assicura, oltre ad altre testimonianze, unalapida scoperta dal cel. Ab. Forz:s inscrit- taanome de'Porporarj. Le spezie che mi manifestarono una tal proprietà, sono l' Arca zucleus Lin. ed il Buccinum echi- n0- (1) Plin. lib. 13. ec. ec. (2) Plin. lib. 26. ec. (3) Mém. de ? Acad. des Sciences de Paris an. 1710. & 1711. VERMES. TESTACEA, 16t nophorur: Liz. di entrambe le quali passo rapidamente a di- re qualche parola (1). L' Arca nucleus abita spezialmente i bassi fondi delle no- stre Lagune, ma vive ancora nel Mare. Non è delle con- chiglie le più comuni, quantunque’ si trovi facilmente ed in copia. Se si apra questo bivalve ,; esso si vede tutto stillante d'un glutine vinoso, il quale tinge il vivente, e sgocciola nelle valve del suo testaceo, sicchè comunica a tutto l’ interno un colore vivissimo rimarcabile ancora a- gli occhi meno perspicaci dei nostri pescatori, iquali perciò chiamano cotesta conchiglia sangue di surco. Il liquor colo- rante si potrebbe raccogliere, inzuppandone della bambagia, senza offendere l’animale; il quale, se non restasse danneg- giato potrebbesi immergere di nuovo nelle acque delle La- gune , finchè il vivente ne fosse nuovamente ripieno;. indi ripetere. l' inzuppamento , poi l’ immersione, e così di se- guito. Simile appunto era il modo, del quale si valevano talvolta. gli. Antichi per aver un deposito sempre perenne e sempre somministrante nuovo colore, senza distrazione degl’ individui e danno di spezie così vantaggiose. Essendo le no- stre Lagune.il sito prescelto da questa conchiglia per sua a- bitazione, siffatte conserve sarebbero facili ed opportune. Il Buccinum Echinophorum, altro testaceo ch’ io trovo atto all’ arte porporaria, siccome vive nel mare, e non som- ministra se non colla distruzione dell’ animale il colore san- guigno-vermiglio copioso più che nel precedente, esigereb- be un altro genere di processo. Esso abita diversi fondi del mare, ma spezialmente elegge i calcarei e i calcareo-are- nost. Siccome non è adoperato per nessun uso, inostri pe- scatori non lo cercano, ma lo rigettano in mare, se acciden- talmente ne colgono: per la qual cosa non ci viene molto comunemente; quantunque, alla quantità delle spoglie, che oi (1) Ogn' individuo di que’ Testacei, dai quali gli Antichi traevamo la por- pora, non conteneva se non una goccia di materia colorante ( ved. Berthollet, Rosa, Amati, Colonna, Plinio ec. ec.). In conseguenza di tanta scarsezza e del- la difficoltà del processo , anche ad un’ Epoca luminosa della Romana Repubblica, una libbra di lana tinta nella porpora di Tiro valeva circa mille lire della nostra moneta... Io conobbi necessaria una tale avvertenza (che a principio mi parve inutile), acciò i non dotti in questo ramo di antica erudizione, in vista della scar- sa porzione di materia colorante somministrata dai due Testacei porporiferi, che ho scoperto, non dessero la taccia di mal fondata alla lusinga, cul senza espri- mere feci pur travedere, intorno la possibilità della restituzione di cotesto genere di tintura. L? Arca nucleus, e in particolare il Buccinurna Echinophoruna ne danno ben più che una goccia. 4 Glurine colorante del Arca nucleus. Glutine co- lorante del n Buccinum Echino- phorum. Circostane ze in cui 5! ottiene. Riflessioni per la spie- gazione del feno- men0 162 VERMES. TESTACEA. o i pescatori talvolta mi portarono, o dopo qualche burra- sca si trovarono gettate sopra la spiaggia, si possa conget- turare, che sia fecondo e abbondante. Nè appena raccolta, nè morta, nè semplicemente seccata ali’ aria atmosferica questa chiocciola presenta il minimo in- dizio di colore purpureo , ma seguita. a mantenere il fosco O cinereo proprio del suo vivente. Che se ancora viva st ponga sopra le brage e si lasci al contatto dell'aria ambien- te, essa comincia a cangiar colore, a diventar sanguigna, e precisamente della tinta del sangue arterioso; e qualche mo- mento dopo esala, e spreme in grandissima copia un gluti- noso liquore vivamente sanguigno-vermiglio, che si puó rac- cogliere o sopra materie vestiarie, o in vasi, e che mantie- ne la sua tinta ancora quando si addensa per raffreddamen- to, O per essersi fissato sopra le tele. Rifiettendo alle circostanze nelle quali questo Bucczzo si tinge e manda quella materia colorante, io trovo due fatti opportuni a farci conoscere ancora la teoria delfenomeno, e sono 1. il contatto dell’ aria atmosferica, 2. la temperatura elevata. Essi effettivamente presentano una stretta analogia tra la colorazione della sostanza glutinosa di questo verme, e la colorazione del sangue arterioso nella respirazione degli animali a sangue caldo. Si sa, che il sangue nelle vene è fo- sco e livido, e che passando per i polmoni si rischiara e di- vien d'un rosso vermiglio, cui mantiene finchè trascorre le arterie ; si sa che Cigna e Priestley scoprirono , ch’ esso riceveva il primo di questi cambiamenti se fosse posto in contatto col gas idrogezo o aria infiammabile, ed il secon- do in contatto col gas ossigezo Oo arta vitale; verità , che furono convalidate dall’ esperienze del Dottor Hamz:lron . Dalle fatiche poi di Lavoisier, di Crawford, e di Seguin risulta, che nel polmone il sangue perde la ‘sua ‘oscurità per la combinazione del gas ossigezo, e per la perdita dell’ zdro- geno; e M Sig. Hasconfisra ultimamente negli Anzal: dz Chimica di Parigi ha dimostrato, che una porzione dell’ os- sigeno ispirato resta realmente disciolta nel sangue, e si va poi decomponendo durante la circolazione arteriosa, sommini- i strando perciò del calorico alle parti in contatto , e diffondendo anche per questo mezzo il calore animale. La combinazione adunque dell’ ossigezzo, oltre la perdita dell’ :drogezo , comu- nica al sangue de' polmoni il colore vermiglio; e tale com- binazione vien favorita dalla temperatura elevata del nostro polmone, stantechè giusta le riflessioni dei moderni Chimici zl VER MIES.;T.ESTIACEA; 165 il maggiore o minor grado della temperatura influiscea cam- biare le affinità e a fav orire o impedire le combinazioni, Si confrontino coteste nozioni col fenomeno della colorazione della materia. del nostro Buecizo, e si conoscerà ch’ essa suc- cede per le medesime cause; giacchè l' opinione, che siffatto . cambiamento di colore si operi per la semplice dissoluzione osservata per il calorico, non ha più luogo, se si rifletta, che il rosso vermiglio sì mantiene ancora dopo il raffredda. mento e la indurazione del glutine espresso. La materia glu- tinosa adunque di questo animale ha bisogno di essere com- binata coll'osszgezo per colorarsi ; ma essa non vi ha tanta affinità, che basti, se non è sciolta, ed innalzata oltre alla ordinaria temperatura. Il calore delle brage accese è atto ad operare la dissoluzione, e ad elevarla alla temperatura ba- stante a rendere efficace la sua affinità coll’ ossigezzo dell’ a- ria atmosferica. Allora questo si combina colla glutinosa so- stanza già sciolta e sgocciolante copiosamente , gli comuni- ca il rosso vermiglio. E' presumibile pertanto, che questo colore non soffra fa- cilmente alterazioni, come la maggior perte degli altti, all’ esposizione dell’ aria che ne. circonda; poichè esso. è anzi prodotto dall’ intervento ed azione della di lei DES più ef- ficace, l' ossigeno. Non ho ancora avuto tempo opportuno a sperimentare quali modificazioni ricevano i colori dei miel testacei dall” azione degli acidi o degli alcali; le quali esperienze io in- traprenderó fra non molto. Quantunque alcuni altri tentativi, e segnatamente la co- lorazione violacea dell'acqua, nella quale ho posto a mace- rarsi e imputridire qualche altro testaceo e qualche mollu- sco, abbisognino ancora di conferma e rischiarimento , con tutto ció il loro buon esito mi lusinga, che le sovra esposte scoperte non saranno. nè le ultime , nè le maggiori, che ricompensino le mie ricerche: intorno l'arte porporaria. b PS [2] (*) TRO- 164 VERMES. TESTACEA . Trocbus è ( TROCHUS. ia. TROTTOLA. Linn, Syst. Nat. Gen. 326. Animal Limax. Testa univalvis, spiralis, subconica. Apertura subtetragono-angulata , seu rotundata, superius transversa, coar&tata ; Columella obliquata. cruciatus. Liza. sp. $83. T. testa umbilicata convexa: striis calloso-pun&atis ,, columella unidentata . Abita probabilmente nei dirupi calcarei ; si trova ricoverato: nel- le cavità delle Spugne: Raro. pharaonius. Liza. sp. $84. T. testa subovata striata: punctis concatenatis globosis ,, columella aperturaque dentata, umbilico crenato. Abita nei fondi duri ; non si trovò che tra le Spugne: Raris- simo. Nel nostro. mare è molto piccolo, scolorato , coi tubercoli po+ co espressi, e coll’ umbilico appena crenato. Si verifica in questa come nellà maggior parte delle altre spezie comuni a: diversi mari, che gl’ individui del nostro scemano. nella. soli- dità, nella vivacità del colore , e nell’ eleganza. (4) varius? Linn. sp. $89. vern. Caragolo tondo . T. testa oblique umbilicata convexa, anfractibus.submar- ginatis. Abita nei fondi fangosi, ed elévati di tutte le: nostre Lagune . Comune; Commestibile , vile. Serve costantemente di ricovero. al Cancer Diogenes , che vive pure nelle Lagune. cinerarius . Lis sp. 590. T. testa oblique umbilicata ovata , anfra&ibus rotundatis .. Abita probabilmente ne’ fondi duri arenosi del mare: Raro: Po- trebbe credersi una varietà del precedente prodotta. dalla. con-. sistenza dei fondi nei quali vive, ume ' NERMES. TESTACEA . Trochur. 165 umbilicaris. Lis. sp. $92. verm. Caragolo tondo di mare . T. testa cylindrico-umbilicata conico-convexa : anfraQu submarginato . Abita nei fondi fangosi , e segnatamente nella fossa , e di rado nei calcarei: Frequente. Labio. Linn. sp. 595 T. testa imperforata ovata substriata, columella uniden- tata. Abita nei siti duri, e profondi: si trova ancora attaccato ai sassi dell’ argine del nostro lido, e particolarmente tra quelli che stanno presso il Castello di Chioggia. GI' individui provenienti dall’ Istria: sono. più elegantemente di- pinti . striatus. Lig». sp. 597. T. testa imperforata conica : anfra&u infimo subangula- to, apertura obovata . Abita nei fondi duri; vive nelle cavità delle Spuone: la sua spoglia viene gettata al lido: fra 1 minuti tritumi testacei - Raro .. conulus. Li». sp. $98. T. testa imperforata conica lavi, anfra&ibus linea ele- vata interstinclis. Abita nei fondi fangosi misti di arena ai margini della fossa : Raro... Zizyphinus. Lian. sp. $99. T. testa imperforata. conica. livida levi, anfra&tibus mar- ginatis. » Abita per ordinario nel limo della fossa, e si trova in: altri luoghi di fondo analogo : Frequente , Esiste pure nel nostro mare: la varietà liscia più tenue a cor- doni più distinguibili e più colorata, corrispondente del tut- to; al T. ore angusto © borizontaliter compresso , levis , Zizy= phino colore ]uctde depitlus Gual. Test. Tab. 61. Fig. B. OS za dei Trochi , da che di- peada.. — OSSERVAZIONI, E NOTE. Lucenteg- (*) Acco spezie di questo genere sono internamente risplenden- ti, cangianti, e come suol dirsi argenzee o a Madreperla. Se me- diante l'azione d'un acido vengano spogliate della crosta superficia- le della loro parte esterna fosca ed opaca, esse diventano ancora e- sternamente lucenti. Operando tale decorticazione ho non di rado. osservato , che le sfoglie splendenti sono meno decomponibili delle o- pache all’ azione dell'acido acetoso e dell’ acido nitroso diluito. Que- sta differenza di consistenza, la quale mostra una differenza o nella materia terrosa di cui sono composte o nello stato della sua combi-. nazione, mi determinò a rivolgere qualche attenzione in generale ai testacei i quali o. in tutto o in parte presentano lo:splendore di Ma- dreperla : e posso asserire come risultato delle mie osservazioni, ch essi tutti sono formati di sfoglie, o strati distinti e sovrapposti uno all’altro ; all opposto dei testacei opachi, i quali sono composti d' un solo strato, ossia di materia indistintamente aggregata. Questa co- stante osservazione potrebbe condurci a congetturare, che il fenome- no della loro lucentezza e dell’ iride cangiante non fosse se non l’ef= fetto: della luce diversamente riflessa o. rifratta dalle superfizie distin- te in grazia delle suddette sfoglie sottoposte una all’ altra. Esaminando pol Ia natura di queste sfoglie per conoscer le cause che hanno influito a disporle gradatamente senza che la materia s' aggregasse a formare un solo strato, mi parve poter conchiudere ,. che siffatta disposizione abbia dovuto: provenire dalla maggior quan- tità di materia parenchimatosa in confronto della terrosa , la quale: abbonda più nell’ opache. Il parenchima adunque così copioso fu a varie epoche consolidato. dalla. porzione: di sostanza terrosa che I" in- durò a varie riprese, e impedì l' incorporazione di tutto il guscio .. Queste riflessioni di già verificate mi sembrano soddisfacenti a spie- gare il fenomeno. Ardirei tuttavia di arrischiare ulteriormente una congettura. Dall’ esperienze del Sig, Herissant risulta che la: materia terrosa dei guscj testacei è calcarea; e difatti P abbondanza: della: calce è ne-.& manife-. sta. Ma se si esamini il processo adoperato. da cotesto Accademico: ( processo sufiîciente per la Chimica: di quel tempo , e imperfettissi-. mo per questi nostri giorni di maggior luce) si comprenderà facil- mene VERMES. TESTACEA . Trocus, 167 mente; ch’ ei non dimostra già che non vi esista, se non quella so» la spezie di terra. Resta dunque luogo di sospettare , che almeno in alcune conchiglie o chiocciole si ritrovi terra d' altra matura mista alla calce. Ciò che convalida il mio sospetto si è P aver osser- vato che molta terra argillosa entra nella composizione del tubo di una spezie di Sabella(1), (il qual tubo a dir vero non é poi forma- to se non da un'aggregazione avventizia, ) e il sapere eziandio che nell’ analisi fatta dal Sig. Bouvier (2) di mille. grani. della Cora/lina officinalis , generalmente considerata .calcarea. come i guscj testacei, si ottennero grani ventitré di muagnes;a. Nel guscj adunque de’ testacei risplendenti non potrebbero intervenire del pari la magnesia e lar &i/a ? La loro sfogliosità e lucentezza non potrebbero forse esser prodotte da queste terre, le quali spesso s'indurano a strati, e pre- sentano il fenomeno della lucentezza in diverse produzioni del regno fossile e segnatamente nelle Miche, negli Scdisti e negli $cPorli, nei quali esse abbondano? La stessa resistenza degli strati lucenti a de- comporsi per l' azione degli acidi nitroso e acetoso, mentre i testa- cei solidi e opachi cedono così presto, non sarebbe un indizio della combinazione di qualche terra diversa dalla calcarea? Io annunzio il mio pensamento come una congettura alquanto probabile ; e desidero che la mia annunziazione ; cui mi propongo di esaminare coll’ espe- rienze, presenti ad altri l'opportunità o-di scoprire una verità o di levare un malfondato sospetto. T (a) Quantunque gli Opercoli di questo e de’ sesuenti T'recbi per la tenuità, per l'apparenza merabranosa o cartilaginea, e per la lo- ro adesione al vivente potessero parere dotati d'una interna orga- nizzazione, e penetrati da vasellini destinati a nutrirli, e quindi il loro accrescimento si giudicasse proveniente da interna addizione e da sviluppo del tutto, non conviene però che tali illusioni c' im- pongano , e ci guidino a credere ch’ essi crescano diversamente dagli altri opercoli e da tutte le porzioni testacee. Diffatti se questi sono tenui e quasi membranosi , ciò non deriva se non. dalla scarsezza di materia terrosa separata dall’ animale in confronto della parenchima- tosa predominante ; e se stanno aderenti alle parti carnose, non sono però da loro penetrati, ma solamente restano affissi, come il batten- te (1) Vedi le note al genere. (2) Bouvier, Analyse de la Coralline: dans les Annales de Chimie mars 1791. pag. 308. Increnzen» to addizic- nale degli Opercoli » 168 VERMES. TESTACEA. Trochus. te d'una conchiglia lo è ai tendini coi quali il vivente lo tiene u- nito . Per conferma di quanto asserisco basti osservare, che i detti opercoli sono tutti formati di archi o di circoli, e che quelli degli individui maggiori ne hanno più degli altri ; ciò che dimostra , che il loro accrescimento non è prodotto se non per una apposizione di nuova materia agli orli. Così gli opercoli, che sono di lor natura irregolari o spirali, come è quello del Turbo sugesus, intanto con- servano la loro originaria figura, in quanto che l’animale crescendo aggiunge per ogni verso parti proporzionali . TUR- VERMES. TESTACEA. Turbo. 169 TURBO. i4 TURBINE. Linn. Sist. Nat. Gen. 327. Animal Limax. Testa univalvis, spiralis, solida. Apertura coar&tata , orbiculata, integra. obtusatus. Lis sp. 605. T. testa subrotunda levi: superne ventricosiore obtusis- sima, margine columnari plano. Abita probabilmente nei fondi duri: La spoglia si trova tra i sedimenti calcarei del nostro lido: Raro. Neritoides . Linn. sp. 606. T. testa ovata glabra obtusiuscula , margine columnari plano. Abita attaccato ai sassi del litorale; si ricovera spezialmente tra le fessure: Abbonda presso il Castello di Chioggia. (2) FUGOSUS. Linn. sp. 618. vern. Occhio di S. Lucia. T. testaimperforata subovata striata, anfraGibus super- ne rugosis. Abita nei fondi calcarei ingombrati da concrezioni :. Abbonda dalla parte orientale: Frequente. Nelle diverse età presenta a- spetti molto diversi. sanguineus. Linn. sp. 623. T. testa subumbilicata conico-convexa striata levi: an- fra&ibus subsulcatis. Abita nei fondi duri; vive nelle cavità delle spagne: la spoglia si trova nel sedimento della nostra spiaggia. (6) Thermalis. Li. sp. 629. T. testa umbilicata oblongiuscula obtusa, anfra&ibus te- retibus levibus. Abita negli stagni d'acqua salmastra prossimi al nostro litorale, M ; e al- 172 VERMES. TESTACEA. Turbo. e alle Lasune circonvicine , come anco neli acque termali d? Abano: Abbondante . Clathru$. Liz. sp. 634 T. testa cancellata turrita exumbilicata, anfra&ibus con- tiguis levibus. Abita nei fondi calcareo-arenosi: la spoglia. vien rigettata dal mare sul nostro lido: Frequente, ambiguus ? eoe T. testa cancellata turrita umbilicata, anfra&ibus conti- - guis levibus. Abita... Si trova tra il sedimento del nostro lido .: Io sospetto che gPindividui nostrali corrispondenti a questa de- finizione sieno un primordio del precedente . lacteus. Lis. sp. 634. T. testa cancellata turrita: striis longitudinalibus eleva- tis confertis. Abita... La spoglia si trova tra il nostro sedimento. striatulus. Linn. sp. 63$- T. testa subcancellata turrita: anfra&tibus contiguis, cin- gulisque varicosis interceptis. Abita... Si trova come il precedente. reflexus ? Lian. sp. 638. T. testaumbilicata convexo-prominula, anfractibus tere- tibus substriatis, apertura reflexa. Abita negli orti e nelle campagne : terrestre: La spoglia porta- ta dai fiumi al mare vien rgettata- sul lido: Ha l’ esterna apparenza d'un Helix. Corrisponde al Buccinum Gualt. Test. t. 4. Fig. B. e alla Lumaca terrestre turbinata Gin. Test. Terrest. p. 60. tav. ILI. num. 25. + con qualche dubbio le appongo la riferita determinazione del Linneo, ciò è perché egli non cita cotesti Conchiologi . Del rimanente questa Chiocciola è un Turbo; imperciocchè il suo mnm ha due sole corna, alla di cui radice stanno gli ccchi. Tale struttura destó meraviglia al Ginanni , perché egli aveva la prevenzione di tenerla per una Lumaca STRO: €- VERMES. TESTACEA . Turbo. - LJ © » * e Terebra. Lim. sp. 645. vern. Campanile. T. testa turrita: anfra&ibus carinis sex acutis. Abita nei fondi duri arenosi, in particolare dirimpetto alla fo- ce dell’ UE a 8o piedi di profondità, in distanza di 12, o 14 miglia dalla spiaggia. Sta frammisto al Dentalium poli- tum: sopra le sue spirali dimora la Patella Neritoidea > la spoglia viene frequentemente sul lido. ungulinus ? Li. sp. 647. T. testa turrita : anfractibus striis decem obsoletis. Abita come il precedente. La spoglia viene parimenti alla spiag- gia, Io sospetto che sia una varietà di esso. bidens. Linn. sp. 649. T. testa turrita pellucida : aafiaibus contrariis , sutura subcrenata, apertura postice bidentata. Abita tra le fessure delle muraglie degli orti: terrestre: La spoglia si trova sul lido. politus. Linz. sp. 655. T. testa turrita imperforata glaberrima, apertura ovata. Abita... Viene tra 1 frammenti delle conchiglie sopra la spiag- gia. SPEZIE NON LINNEANA. quinquedentatus. Borz. Jud. Mus. pag. 370. T. testa turrita subpellucida, labio tridentato, labro bi- plicato. Abita... La sua spoglia si trova fra i tritumi del nostro lido : Sembra terrestre come il Turbo bidens, cui rassomiglia nell’ esterna apparenza. SPEZIE‘ NUOVE: multidentatus nobis . T. testa subcylindrica acuminata pellucida, anfra&ibus Tas. Y. contiguis ; fauce plicis intus porrectis membranaceis , FIS. ® dentibusque clausa. z Abi- 172 VERMES. TESTACEA. Tero. Abita... Si trova come il precedente, da! quale discorda per il molto maggior numero di spirali , e per parecchie pie- ghe invece dei tre denti al labbro: Probabilmente terrestre . saxatilis ^55. der M . T. testa ovato-globosa; striis interdum maculatis cincta ; labio apice compresso. Abita tra le fessure dei sassi alle rive del mare, e delle Lagune nostre: Se ne trovano numerose popolazioni, benchè la spe- zie non sia delle più feconde. OSSERVAZIONI, E NOTE. Carabia- (4) I primordj di questa spezie sono schiacciati , a spine alquanto I acute, e compresse , sicchè emulano e per l’ abito , e per molti T. rugosus caratteri il Turdo Calcar. Io fui condotto a siffatta illusione le pri- secondo D D MEE : : . : pa me volte che vidi cotesti piccoli esemplari : ma di mano in mano che f'esaminai parecchj, ed alcuni cresciuti alquanto, ed altri arri- vati quasi alla grandezza ordinaria del T. rugosus vidi, che le spi- rali successive rigonfiandosi davano alla chiocciola una forma più. ro- tonda ; che la fauce diventava già rossa; e che le spine acute e com- presse si cambiavano in rughe nodose: conobbi in somma la grada- zione dei caratteri ; e mi sono convinto, che quell’apparente Calcar era il rzgosus nella sua prima età. L^ opercolo , che ottura l'uscio di questa chiocciola, è il più soli do, e il più pesante di tutti quelli del nostro mare. La sua forma speziosa lo fa oggetto di qualche superstizione ; la sua qualunque rassomiglianza ad un occhio gli acquistò il nome vernacolo sopra detto. here: (6) Questa minuta chiocciola, la di cui storia naturale è curiosa e F6kkth EI Sr esc Ie IO) I (3) Phil. Trans. 66. (2) Elem. sex. 0. Gg Loro natu. ra: della sostanza corticale, € legnosa» 234 VERMES. ZOOPHYTA. Gorgoria . Gorgonia (2L unica spezie di Gorgonia, che mi sia stata recata dai Pe- rr scatori , alla quale non trovo tra le determinazioni Linneane nessu- zio alle na definizione corrispondente, parmi che possa convenire a questa Spugne. del Pallas, benchè la mia sia più grande , a rami più molli , più intricati, più combaciantisi all'estremità, e spugnosi. Anzi il suo legno detto dal Pallas coriaceo fzóroso ‘è tanto ‘poco compatto, che quasi non si potrebbe chiamar legno; e mostra assai chiaramente di essere prodotto dall induramento delia parte corticale coriacea e qua- si spugnosa. Tanta è anzil'abbondanza di questa materia corticale, e tale la lassezza e morbidezza del suo tessuto, che, se non vi si vedessero le parti carnose distinte, questa Gorgonia si potrebbe giu- dicare una Spugna. Tale rassomiglianza di questa produzione» con ‘alcune ‘spezie di Spugne mi presenta un curioso rapporto utilissimo ad indicare 1’ a- nalogia fra la formazione delle parti solide della Gorgonia ‘e quella delle fibre resistenti del tessuto di alcune Spugne. Essa indica evi dentemente in qual modo le parti più rigide ‘e resistenti di alcune di queste, e che si potrebbero ‘parimenti chiamare il loro scheletro, si vadano formando , come nelle Gorgonie, per un simile passage gio di materia ‘corticale, la quale ho scoperto abbondare in alcune di loro. Questa, ‘unendosi a porzione di materia animale si va in- durando in fibre cornee , che in alcune spezie restano diramate le une sulle altre, in alcune altre ‘spezie si raccolgono :e rassodano in- sieme formando quasi uno stipite «0 ‘scheletro . AL- VERMES. ZOOPHYTA. 23$ ALCYONIUM. Riflessioni sulla dissomiglianza fra gli Esseri compresi dai Naturalisti in questo genere . L genere degli 77/c207; , nel quale la vita senziente intor- pidisce, e il di cui modo di crescere si avvicina ai vegetabili più imperfetti, sembra l' ultimo. anello di congiunzione tra gli altri Piantanimali e le Spugze, alle quali il Fisico Os- servatore resta per un poco quasi esitante se debba accor- dare o negare il sentimento . i Considerate che s' abbiano le spezie dai Naturalisti anno- verate sotto al presente genere, o convien confessare, che la definizione generica da essi stabilita, per cui alle produ- zioni compresevi vengono. accordate /dre o flosculi, non sia veramente congrua e adattata a tutte le spezie di A/cio- 2j, 0 che a questo genere sieno stati riportati alcuni Es- seri , che non gli potevano appartenere. Imperciocchè, se VA. exos, VA. Epipetrum, PA. Agaricum, P A. di- gitatum , PA. Schlosser? ed altri del Linneo manifestano - cotesti Polipi radiati, e quindi corrispondono bene alla de- finizione generica, altre spezie per lo contrario, come 7" 74. Lyncurium, e PA. Cydonium ec., parimenti nello stesso genere collocate dal Plinio Svezzese, disconvengono. affatto dalla definizione , giacchè non manifestano il minimo. indi- zio di Polipi, quantunque poi alla prova di accurate osser- vazioni si riconoscano dotate di parti mucose , gelatinose , animali. Tra quelle stesse spezie, che presentano le parti senzien- ti conformate con qualche regolarità, havvene alcuna la cui configurazione è sì varia che convien confessare che se ne dovevano stabilire de' generi separati. Di fatti il Piantani- male, che Schlosser aveva descritto e figurato probabilmen- te dietro esemplari conservati in liquore , e che Pallas e Linneo in ricordazione di quell’ Ill. Accademico hanno deno- minato Z/]cyomium Schlosser? , quando fu meglio esaminato dal Gaertner si trovò così estraordinario e mirabile per la sua struttura, che meritò un nome generico nuovo e distin- Gg 2 to Diverse conforma- zione delle loro. parti CAYROSE è. 536 VERMES. ZOOPHYTA. to ( Borryllus stellatus) dall’ istesso Gaertner (1), la di cut autorità si rende rispettabile e pel merito delle sue osser- vazioni e per gli elogj tributatigli replicatamente dal Pal- las non col linguaggio del complimento, ma coll’ intimo: del convincimento e della persuasione. L'istesso Pallas, che ne? suoi Saggj Zoclogici (2) riporta la figura e la descrizione in- viategli dal Gaertner sì di questa come deli’ altra spezie de- nominata Borzryllas conglomeratus, mostra di essere persua- so che realmente questi Zoofiti debbano formare un nuovo. genere, di cui predice che siscopriranno altre spezie, quan- do: sieno chiamate a più diligente esame le croste stellate , che delineate furono dal Borlace nella sua Storia Naturale: Cornubiense. Tra gli Alcionj dotati di pori regolari e visibili si disco- sta dalla organizzazione delle spezie congeneri oltre al sum- mentovato anche |’ A/cyonium Ascidioides, parimenti de- scritto dal Gaertner col nome di Distomus variolosus, e colle di lui parole riportato dal Pallas nello stesso fascicolo de’ Sagg] Zoologici. La particolarità sua di avere ogni tuber- colo perforato da un doppio orifizio lo allontana dagli altri: Alcionj, e lo ravvicina in qualche modo alle Ascidze; al cune delle quali già nascono aggregate, come osservai die- tro Bohadsch e Pallas, e quasi da una stessa base prolifera non altrimenti che i var) pori di questo _A/czozzo. Che se poi si conoscono differenti dal modello «generale: degli Alciorj coteste due spezie composte d' organi regola- ri, quanto non si dovranno confessar più distanti l' Z/cyo- nium Lyncurium, e V A. Cydonium , le parti gelatinose de* quali sono talmente irregolari, le aperture indistinte , la: configurazione varia e indeterminata, che appena se ne ri- conosce la esistenza? Siffatta diversità d'organizzazione ba- sterebbe sola a convincere che queste produzioni sono dif- ferentissime dagli 74/c7oz; forniti di polipi regolari,: e che in nessun modo possono essere convenientemente comprese insieme in una sola famiglia. Ma tal distanza si terrà poi per: indubitabile se si rifletta, che la diversità d'organizzazione porta una essenzialissima differenza nella economia animale e nelle funzioni tutte di questi ultimi gradini della scala de- gli (1) In Litterie. ad Cl. Pallas .. (2) Spicilegia Zoologica ; fascio. dec; VERMES. ZOOPHYTA. 277: gli esseti sensitivi. Imperciocchè mentre i veri 2f/c/ozj mu- niti già di aperture regolari, e di organi opportuni possono: predare i minimi viventi e far loro subire una qualunque di- gestione prima che passino a nutrire le parti; queste due ul- time spezie per lo contrario nom possono alimentarsi se non assorbendo sostanze o fluide o sciolte nel fluido, e. per dir così digerite e preparate fuori del loro corpo. Circa poi al- la maniera, con cui si alimentano, veggasi l’ Osservazione all’ A/cyonium Lyncurinm. Conveniva adunque , che tanto Linneo quanto Pallas € Leske nelie loro definizioni generiche non assegnassero alle parti molli degli A/ciorj la struttura radiata polipiforme ;. o conveniva , lo che sarebbe stato ancora piü naturale, che distinguessero in due generi separati le spezie da loro comprese nel genere Z/cyozium , dividendo cioè i Polipiferi dagli altri irregolarmente organizzati. Errarono poi solennemente riportandovi /x Bursa marina di Bauhino, e di Rajo ( Alcyorium Bursa di Linneo, e di Pallas), la quale non solo non ha Polipi, ma neppur nes- sun vestigio di sostanza gelatinosa o mucosa , nessun indi- zio di sentimento o di vita; che anzi per lo contrario pre- senta tutti i caratteri di semplice vegetabile. Io credo che se Linneo, invece di determinarla dietro spoglie già dissecca- te, l'avesse per lo contrario considerata o nel mare o ap- pena tratta dall acque, avrebbe assolutamente riconosciuto , che non è che una pianta affatto priva di senso, nè col pro- prio esempio avrebbe autorizzato, e quindi perpetuato l’ er- ronea opinione ch’ essa appartenga al regno animale. Ma ciò che mi desta più meraviglia si è , che un Fisico, qua- le è il Sig. Pallas, che dice di averla veduta viva, non abbia scoperta la vegetabilità della sua natura. (ed; 1l Gen. seg.) Trattando degli /czo»; io mi sono diffuso a sviluppare la Storia naturale di alcune spezie, perchè mi parvero bisogno- se di dilucidazione , e perchè io mi lusingava che alcune osservazioni mie potessero ampliare le cognizioniattuali. Io: sono però ben lontano dal credere di aver esaurito quanto: può appartenere alle spezie riferite, o di avere riportato: assolutamente tutte quelle, che vivono nel nostro mare. Io sospetto anzi che qualche altra spezie consimile all’ A. gela- tinosum, e all A. Schlosseri esista tra noi, e mi sovviene di averla già da molto tempo veduta, quantunque allora non ab- bia seriamente pensato.ad istituire l’ esame necessario per ben conoscerla. Parimenti si trovano alcuni 74/c2057 non gelatinosi , Ia Vegetabili: impropria= mente po- sti tra gli Alcioni. 218 VERMES. ZOOPHYTA. ma quasi stopposi e coriacei , varianti nel colore ora rossi- gno, ora azzurrognolo, già da me indicati all’ articolo: dell" -4. Domuncula: Probabilmente essi non sono spezie origi- nariamente diverse, ma soltanto varietà accidentali di quella . Ricordomi altresì di avere già da molto tempo veduta una. produzione affine al sopraccennato A/cyonium Ascidioides , formata cioè di tubercoli croceo-rossigni a doppie aperture, la quale forse potrebbe essere anchela vera spezie descritta dai due Ill, Accademici di Pietroburgo . ALs VERMES. ZOOPYHTA, A/cyonium. 229 ALCYONIUM. ital. ALCIONIO. Linn. Syst. Nat. Gen. 342. Flores Hydra sparsi intra corticem, Epidermide vesi- culari poris pertusa. Stirps radicata, stuposa, tunicato- corticata. (2) eXOS. Linn. sp. 2. vern. Man. A. stirpe arborescente coriacea coccinea superne ramo- sa, papillis stellatis. Abita nel fondo fangoso della Fossa ; si trova ancora meno frequentemente nel fondo fangoso- arenoso parallelo al nostro lido, e confinante coi primi fondi «calcarei : abbondante: Affetta talvolta una forma disordinata o men regolare. (4) Epipetrum . Linn. sp.3 A. stirpe cavata carnosa rufescente. Abita nei fondi sabbiosi ar lati della Fossa verso la parte orien- tale: si trova ancora disperso in altri siti: raro. (c) Schlosserl. Lim. sp. 6. A. subrotundum stuposum, stellis radio pertusis. Abita nelle Lagune , e nei prossimi bassi fondi marini , copren- do lo stipite della Zostera; e diverse altre produzioni vege- tabili, ed animali. La descrizione del Gaertener conviene esattamente cogli indivi- dui del nostro mare. (4) Lyncurium . Liz». sp. 7. A. globosum fibrosum flavum verrucosum. Abita negli arenacei contorni. della Fosse, e nei fondi areno- so-fangosi prossimi al litorale parallelo alle spiaggie della Ve- nezia, e della Romagna : comune. "Talvolta é aderente-a cosi piccola porzione di materia terrosa che potrebbe credersi libero, ‘benchè in rigore abbiano erra- to quelli, che lo credettero tale, (e) Cy- PS, VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium. (e) Cydonium. Li. sp. 9. A. subrotundum spongiosum flavum Izxve. Abita al confine orientale della Fossa ; si trova ancora in al tri siti calcareo-arenosi: comune. Aliorche è secco serve a lisciare ie tavole, come la pomice. Ridotto in minuzzoli e -riscaldato , se venga inserito tra la cute e le vesti, produce un pizzicore urentissimo simile a- quello delP ort;ca . Ficus. Li. sp. 10. A. obovatum pulposum livens. Abita verso P estremità australe -della Fossa, ov'essa termina «dirimpetto al porto di Volana in 120 piedi di profondità , 2 30 e più miglia di distanza dal lido: ivi abbonda rafmen- te, .che i Pescatori ne riempiono le reti: negli altri siti è »FarO.i - Ordinariamente sta attaccato quasi con un peduncolo della stes- sa sostanza al Turbo Terebra Linn, gelatinosum » Lian. $p.13. A. polymorphum gelatinosum. Abita in mezzo la Fossa e in altri fondi marini fangosi . Si trova anche nei canali interni delle Lagune. Appena tratto dall' acqua incomincia a sciogliersi in un liqua- mme, e di gelatinoso e polposo ch'era, non resta più .che un tessuto membranoso quasi corlaceo. SPEZIE NON LINNEANE. (f) conicum is. Alcyonium rubrum pulposum , conicum plerumque. Z/azc. App. sec. Cap. 28. Tab. 70. fig. 13. Abita in diversi siti attaccato a qualche porzione di materia pietrosa , ed affettando la forma conica. E' rosso gelatinoso ; raffigura all’ esterna apparenza / «Ascidia. gelatinosum del Linneo, ma ha Polipi flosculosi, come gli altri «4/c/0n,, e si avvicina all’ «4. gelatinosum , benchè ne sia diverso per molti caratteri essenziali. Non si trasmuta nell’ 4, Cydonium, come Planco aveva as- serito. (g) Do- : VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium. 241 (e Domuncula zi. Alcionio lichenoso di color ranciato Gizams. Adr. T. 1. pag. 44. fig. 104. Abita sul fondo fangoso parallelo al nostro litorale, e confinan- te al primo calcareo: Comune. Forma la simmetrica abitazione del Cancer. Eremita Linn. , te- nendo però sempre per base una Chiocciola. OSSERVAZIONI, E NOTE. (a) L celebre Spallanzani accenna di avere distintamente osservato in questa spezie le uova ; ma trattandone rapidamente nella sua lettera sopraccitatà , dopo aver già detto che questo Piantanimale quando si pesca adulto è ramoso, soggiunge: ma è egli tale, quando Osserva- zioni sul nascimen- t0 , dira- mazione , indura- nasce, oppur semplice ? Lo scioglimento di tal questione indarno P. mento dell avrei cercato sui libri: per averlo bo dovuto consultar la Natura . Egli però in quell’Opuscolo (che non è se non un prodromo d' un’ opéra maggiore, per la cui pubblicazione io fo voti continui) dopo d'avere viepplü irritata la nostra curiosità ci lascia affatto senza risposta. Nel suo silenzio io ebbi effettivamente ricorso all" osserva- zione, che non mi fu difficile per la copia di tali produzioni; ch'io poteva comodamente esaminare. Io non n'espongo che i risultati. 1. Nel suo nascimento è semplice: Allora è affatto simile ad una delle dita dell’ adulto. 2. Questo ramo nascente è tutto polipifero. 3. Cre- scendo-si dilata, e la parte superiore è tutta fornita di Polipi, anzi è formata dai Polipi stessi ed inoltre. da quella materia spugnoso- calcarea, la quale è da loro stessi prodotta, e che poi costituisce le loro irregolari cellette. 4. A misura che tutto il corpo cresce, i Polipi novelli si dividono come in fascicoli, dai quali risultano le dita o diramazioni , varie di numero , e figura. 3. Quanto più soprannascono Polipi, tanto più periscono insensibilmente quelli del- lo stipite. Allora, per la mancanza delle parti gelatinose, lo stipi- te si rende meno flessibile, più terroso, e diventa come un aggre- gato di terra calcarea mista a sostanza animale quasi secca. 6. Co- testa terra però non s'indura come negli altri Piantanimali , ma nelP interno dello stipite rimane quasi polverulenta. (b) L° «Alcionio, che riporto con questo nome , forma un in- Hh to- A. exos. L? A. Épi- 242 à VERMES » ZOOPHYTA. Zilcyonism. petrum in. tONACO a qualche corpo pietroso , e talvolta lo circonda e 1o in- AL veste in modo, che Ja materia incrostata non è più visibile. Esso cionj, e le sembra corrispondente all'uZicyoniuss Ep:petrum del Linneo ( Penna. Demnatole» 1,72 cynomorium del Pallas (1) ); e quantunque non convenga del tut- to colla figura data dallo stesso autore nella Miscellanea Zoologica(2), tuttavolta dalla sua descrizione sembra essere l'oggetto medesimo. Io confesso peró, che non saprei stabilire, a quale di tali generi con- venga, imperciocché;g se per una parte la sostanza, l’ adesione ad altri corpi, e la forma del tutto lo rassomiglia agli «4/c/og; , per altra parte la costruzione dei calicetti contenenti P animaletto lo ap- prossima alle Pennatole. Per la qual cosa parmi che, stante la de- finizione delle Penzatole data dal Pallas, esso convenga a tal genere, e stante quella-del Linneo, debba passare agli «A2eionj. Considerato però nella sua natura, .e prescindendo da ogni sistematica preven- zione, sembra un Essere intermediario tra quelle e questi. Ma gl’ individui nostrali , più che alle definizioni del Pallas; e de! Linneo, corrispondono a quella del Ginanni (3), benchè i nost sieno più grandi de’ suoi, né lascino scorgere d'ordinario il corpo straniero che servì loro d’ appoggio, e benchè le da lui dette fo- glie membranose sieno veri tubetti cavi contenenti le parti ‘animali. Siffatti tubi rilevati, e rappresentanti tante piccole code sono for- mati da un ordine di fibre longitudinali , distanti fra loro , simili alle fibre delle piante, e che ne formano, per dir così, l'orditura ; e da «un altro ordine di fibre circolari più sottili, più fitte e vicine, che: ne formano quasi il tessuto. Ginanni erró seguendo l’ autorità del cel. Giuseppe Monti il quale crede, che questa spezie sia una sem- plice variazione dell’ A/cyonium Cydonium Linn., quando in realtà è differente non solo di spezie, ma forse anche di genere. Botrillo '(O L'«Acyonium Scblosseri, che secondo l’ autorità. del Gaertner e pute 8° del Pallas si dovrà chiamare con un nuovo nome generico Botry/lus A a stellatus , interessa la curiosità del Naturalista per varie prerogati- tive, e in particolare perchè, se venga irritata una delle varie boc- cuzze componenti le stelle di questa crosta animale, che tale è ap- punto la di lui forma, le altre boccuzze non danno indizj di con- «trazione: quando per lo contrario esse tutte insieme si chiudono sol : che (1) Elenc. Zooph. (2) Tab. XIII. fig. 1— 4. (3) Adr. tom. 2. pag. 42. fig. 101. | VERMES. ZOOPHYTA . Alcyonium . 243 che si irriti la parte centrale della stella. Questo particolare feno- Se /e aper- meno indusse i| Pallas ad inferire che ciascheduna di dette stelle non ME, fosse già un flosculo:,. o: capitolo unico, ma un: Polipo quasi molti- resze. cipite, e germogliante nuove testine. Io confesso però ingenuamen- te di non trovare che dalle Osservazioni del Gaertner si debba de- durre realmente che le boccuzze dei raggi delle stellette sieno altret- tante teste, se questa parola si prenda rigorosamente nel vero senso che esprime, Premetto che trattandosi di esseri così distanti per P organizzazione e per |’ economia dai più complicati e forniti di u- na testa propriamente detta, escluderei volentieri la: parola capo, la: quale arrischia di far concepire un'idea o falsa o inesatta. Ma, pre- scindendo ancora da questa mia propria opinione , ed accordando 1° uso della voce capo, che meno impropriamente si potrà adoperare quando si descrivano le parti di qualch’ altro Piantanimale, parmi che nel caso presente essa debba escludersi affatto ; imperciocchè , s' io non m? inganno di molto , le boccuzze dei raggi del Bor;l/o non sono infatti che aperture destinate ad assorbire gli alimenti, ed a portare il nutrimento al centro della stella, il quale irritato rea- gisce, mostra di avere una comunicazione immediata con ciasche- duna di loro, e sembra essere il centro dell’ esistenza. Per la qual cosa io credo che se adoperar si voglia la parola capo, essa più che a quegli organi parziali convenga a cotesta parte centrale, quan- tunque poi non ne denoti con precisione la natura e gli uffizj, mentre essa fa unitamente le veci di testa ,-di stomaco, e forse in certa maniera di cuore. (d) Negli. Esseri composti dall’ aggregato. di molte e complicate Eger del: parti, in ragion delle quali cresce il numero delle funzioni vitali , Sure p È Ù BE B ia 5 i segni di vita mostransi più manifesti, nom essendo essa se non la solo organo somma delle funzioni, o, ciò ch’ è lo. stesso, P espressione del nu- EC Mug mero: e della complicatezza degli organi. In cotesti corpi se va- plicati ria una o più delle parti, o degli organi da esse composti, ne na- sce, che variar deve eziandio la funzione corrispondente ; ma sicco- me le altre numerosissime rimangono o affatto o quasi costanti e invariabili, così la somma di tutte le funzioni animali, ch’ è quan- to a dire la vita, non mostrerà considerabili differenze. Ma non lo stesso avviene negli Esseri più semplici composti di uno scarso numero di parti , le operazioni de’ quali sono per consesuenza scar- sissime, e quindi la vita loro è meno manifesta , e più ambigua. Se Hobh' e in Applica- zione a alcuni Al- cionj. 244 VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium. in una di siffatte spezie una gola delle parti manca, o € conformata un po’ diversamente che nelle spezie affini, la corrispondente fun- zione è alterata, e la vita, che risulta da uno scarso aggregato di operazioni, si risente bentosto di tale alterazione, e si mostra in un aspetto differentissimo da quello con cui si palesa nelle altre spezie. Quindi ne nasce che in produzioni nell’ abito esterno somigliantissime sì vede una vita ora manifestamente piena ed ora priva di sensibi- lità; e che spesso siamo dubbiosi se un oggetto, tal volta analogo ad alcuni animali, e tal altra alle piante, appartenga al regno ve- getabile o all’ animale. La sola differenza nella conformazione delle parti inservienti a prendere e preparar gli alimenti allontana, come ho indicato, I 4/- cyonium Lyncurinum e il Cydonium dagli altri corpi marini collocati dai Naturalisti in quel genere, diversificando non solo la forma, ma fe funzioni ancora e la manifestazion della vita. Di fatti negli 4/c/0nj, generalmente parlando , gli organi o boccuzze destinate alla preda so- no configurate regolarmente, e per ordinario composte di porzioni regolari anch’ esse e distinte. Quindi è che quelle boccuzze secondo il bisogno delle parti interne dalle quali dipendono, o secondo P'ir- ritazione che desta in esse il contatto de’ corpetti esterni natanti nelP acqua, possono manifestare de' moti che nol siamo avvezzi a consi- derare come spontanei, prodotti cioè da quel principio di attività , di quella maravigliosa facoltà di riprodurre de’ movimenti indipen- dentemente da cause fisiche almeno apparenti, la quale riconosciamo negli animali i più composti, e che attribuire in loro si suole alla influenza di un principio immateriale simile in qualche modo a quello, che l' Essere supremo ispirò 1n faccia all’ uomo nell’ istante della creazione. Ma ne’ due nominati «4/cionj le parti gelatinose sen- zienti sono più semplici e men regolari; i loro movimenti sono per conseguenza meno composti, e meno analoghi ai complicati di que’ viventi, ai quali si attribuisce la spontaneità el’ animalità, e quin- di si approssimano molto più ai moti chiamati meccanici $i quali non differiscono dai movimenti animali se non perché sono più senè- plici in grazia della semplicità delle cause loro, e perchè queste stesse: cause si scoprono e riconoscono ad evidenza. Se si esamineranno però: 2 composizione e gli uffizj delle loro parti gelatinose , si troverà che sono di composizione affatto animale, e che mostrano oscuri bensì, ma tuttavia non incerti movimenti indipendenti da forze meccani- che esterne, ch’ è quanto a dire movimenti spontanei e animali. - La VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium . 245 La irregolarità delle parti gelatinose ; ela mancanza di distinti or- gani esterni, destinati a prendere 1 corpetti, e d' interni, atti a far loro subire una prima digestione, allontana | «Alcyonium Lyncurium e led; Cydonium dagli altri Alcion; , massimamente nelle due cardi- nali operazioni digestione e nutrizione. Le altre spezie infatti aven- do aperture con Pl orifizio ordinariamente: mobile, e con una cavi. tà, o un viscere equivalente in qualche modo allo stomaco , pos- sono prendere gli animaluzzi o le materie animali disperse nell acque ;: o: se anche non | sanno predarle:con- una industria a ciò di- retta , le inghiottono certo allorchè vadano accidentalmente ad incon- trarsi colle loro aperture. Nell’uno: però e nell’ altro caso egual- mente esse le ricevono nelle lor cavità , e: fanno loro subire una scomposizione, e preparazione qualunque ; e questi alimenti poscia così digeriti passano a nutrire le parti, o sieno essi portati in giro da un sistema di vasi assorbenti dotati d’ irritabilità, o sieho invece trasmessi per un tessuto cellulare contrattile ,, come la pinguedine negli animali più organizzati. Le spezie al contrario, che non han no nè le aperture nè le cavità regolari, devono alimentarsi e nutrir- si ben altrimenti, siccome quelle che mancano di parti atte a pre- dare gli animaluzzi, e di organi capaci di riceverli, triturarli, e dige- rirli. Conviene adunque che questi così fatti 4700»; , tra 1 quali tengono il primo luogo il Cydonium , ed M Lyncurium, si alimenti no di sostanze che per altre cause abbiano subito la preparazione a cui essi non possono assoggettare nel loro interno, vale a dire , che le particole alimentari vengano al loro contatto: già ben divise, e dirò così digerite, onde i pori irresolari della lor superfizie pos- sano succhiarle, assimilarle ben presto, e trasmetterle mediante o i vasellini irritabili o- il tessuto contrattile a nutrire e ad aumentar la: massa irregolare del loro corpo. La differenza in somma nella ma- niera di nutrirsi, che esiste tra gli 74/cion) più regolarmente confor- mati, e i meno organizzati e più informi, si è che quelli prendo- no le sostanze non decomposte, le diseriscono nel loro interno, e le presentano preparate ai vasellini, o alle cellule parenchimatose ; laddove in questi i vasellini o le cellule asssorbenti le ricevono alla: superfizie esterna già preparate al di fuori. Dal che ne nasce chel alimento dei primi , innanzi di giungere al punto della assimilazio- ne, deve passare per diverse operazioni e preparazioni nell’ interno dell’ Alcionto, quando in quest’ ultimi basta che subisca un minor mumero di cambiamenti, Effetti della loro mancanza di osculs sulla dize- stione e nus trizione . 246 VERMES. ZOOPHYTA. A/cyonium . Se alcuni E qui la considerazione della mancanza d' organi digerenti in di- saran versi «A/cionj, e della loro maniera di prendere l’ alimento sciol- so di sola tO € attenuato fuori del loro corpo, presenta allo spirito |’ interes- f44* sante ricerca se in realtà questi e molti altri Esseri privi di bocca, di stomaco, e d’intestini, e per fino mancanti, almeno visibilmente, di un regolare sistema di vasi, sì nutriscano di sole sostanze organi- che, come fanno generalmente gli animali composti di una organiz- zazione più complicata , oppure di sol’ acqua e di qualche fluido aeri- forme prima decomposto nel loro interno, come fanno le piante . Se noi ascoltassimo Rondelet, che in un tempo, in cui non si co- noscevano ancora la composizione delle sostanze organiche , 1 princi- pj in cui si risolvono, e la teoria della assimilazione e della anima- lizzazione, aveva peró qualche vista non incongrua circa l'organiz- zazione dei corpi marini, noi ammetteremmo , che di sola acqua si nutriscano alcuni di loro. Nellattuale stato però delle cognizioni fisico-chimiche non ci sarà più lecito ilcreder con lui che essi pren- dano l'acqua perché sia un refrigerante, e che perciò vivano più volentieri nella più pura, e meno corrotta; e dopo le scoperte sul- la interna fabbrica di molti di quei viventi non sarà piü ragio- nevole il credere che di sola acqua si alimentino animali forniti di boccuzze, di stomaco, e d’ intestini; così appunto essendo organiz- zati non pochi di quelli, che Rondelet suppose nutrirsi di quel so- lo liquido. Cavolini stesso opina che le Serrelarie benché provvedute d'organi digerenti, già esattamente da lui conosciuti, assorbiscano, oltre gli alimenti animali, anche P acqua , e che questa poi pas- si in lor nutrimento, Finalmente il Sig. Chaptal, dopo aver espo- sti i luminosi princip) della moderna Chimica , e.d'aver indicato come l'acqua serva di nutrimento ai vegetabili, e come i principj ossigeno e idrogeno, risultanti dalla di lei decomposizione nell’ inter- no della pianta, passino a diventare princip] costituenti la sostanza del vegetabile, annunzia che l' acqua serve nel modo stesso alla nu- trizione di molti corpi marini, e ne cita per pruova gli esempj ri- feriti dal Rondelet. acqua Ma, per ridurre la presente ricerca alla chiarezza , e precision ne- EU " cessaria in questa epoca, conviene distinguere, e considerare la nutri- due manie- 2ione degli animali per P acqua in due punti non confondibili fra ro. di loro; e quindi esaminare 1. se 1 corpi marini irregolarmente con- formati assorbiscano realmente l'acqua, e se questa rimanga nel loro corpo, e ne aumenti la massa restando tuttavia in istato di acqua sen- VERMES. ZOOPHYTA . Alcyoniam . 247 senza decomporsi.; 2. se essi assorbiscano P acqua , e nell’ interno della loro organizzazione la decompongano e la risolvano nei di lei costituenti princip] , i quali poi passino per una nuova e di- versa ricomposizione a costituire gli elementi della sostanza anima- le, sicché dir propriamente si possa che quei viventi non si nutri- scano se non d'acqua. Nel sistema d'idee attualmente adottate sulla nutrizione ed animaligzazione, questa distinzione divien necessaria appunto perché nei detti due modi l'acqua puó entrare nella fab- brica di quegli animali. Per decidere la prima questione convien osservare che molti Zoo- fiti, e Molluschi marini privi di stomaco e di bocca regolare , han- no tutta la loro superfizie molle , e traforata da pori, sieno or- ganici o no; e che sono composti di un tessuto mobile e permea- bile all elemento fluido in cui vivono . Tali sono particolarmente le «dicidie, le Meduse , alcuni «Alcionj ec. ec. Se si esamineranno at- tentamente i loro corpi ancora vivi e appena tratti dal mare; si sco- prirà, che sono ripieni di acqua in istato di liquido o puro o com- misto a poca sostanza eterogenea; di che un evidente indizio si é la loro trasparenza, la mollezza, il rigonfiamento delle membrane esteriori , ed il peso. Che se que’ corpi si lascino fuori dell’acqua fino al lor deperimento, si vedrà che, a misura che la loro distru- zione si effettua , si van risolvendo in un abbondantissimo. liqua- me; dopo la spremitura del quale riduconsi a poche e floscie mem- brane, le quali disseccate che sieno si ricoprono alla superfizie di particelle saline cristallizzate tal volta in cubi e tal altra in aghi . Cotesto liquame, quando si abbia la precauzione di non permettere che si condensi per P evaporazione, si conoscerà essere una linfa, in cui l’acqua sommamente predomina , e forse è sola acqua che tiene sciolta non molta dose di materia eterogenea. E di fatti una grande Medusa, a cagion d' esempio, che vivendo pesava parecchie libbre, dopo la morte non presenta oltre all’ acqua ottenuta finchè si secca , se alquante oncie di materia animalizzata , computate le membrane e la sostanza mucosa e pinguedinosa del liquame rac- colto. In vista pertanto sì della fabbrica di cotesti viventi permea- bilissima all’ acqua ed attissima a contenerne in gran copia, che dei risultati ottenuti nella loro scomposizione, convien dedurre ch’ essi assorbiscano P acqua, e che la trattengano in istato naturale ad ac- crescere e formar parte della massa del loro corpo. In questo senso adunque si può francamente asserire che gl’ indicati animali privi di Essa in {- stato d' ac- qua mutve ed aumnen- ta il loro corpo è 249 VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium. di boccuzze.; e probabilmente alcuni eziandio di quelli che ne sono provveduti, si alimentano e nutriscono d'acqua. Ceztengo. Ma quei torpidi ed ambigui viventi, oltre l' acqua contentas in Wed istato naturale, presentano ancora una sostanza animale , che pro- son prove- priamente costituisce la loro organica tessitura. Per iscoprire s'es- prenota si di acqua sola si nutrano , e se rigorosamente dir si possa che l’ posizione assimilino in propria natura .e la facciano passare a costituire i prin- dell’acgua. 93 componenti le membrane e il muco, convien conoscere gli ulti- mi elementi in cui si risolvono quel muco, quelle membrane, e la materia tutta di cui sono formati. Con processi chimici semplicis- simi, e mediante ancora la sola e spontanea putrefazione si troverà che si risolvono in sostanza oleosa , in ammoniaca ( alcali volati- le), in acqua , in poca materia terrosa, e salina. Nella composi- zione adunque di quegli animali entra l'idrogeno , il carbonio, i’ a- zoto , l'ossigeno, e un principio terreo ; atteso che l'olio è com- posto di carbonio e d'idrogeno , e l ammoniaca d'idrogeno e d? azoto, e che sì nell’ acqua come nei sali .interviene l'ossigeno . Che se poi si riguardi alla luce fosforica più o men brillante, .e all’ odor di acido fosforico che esalano putrefacendosi, anche il fos- foro si dovrà annoverare tra gli elementi componenti la sostanza di quest? ultimi anelli della animalità. | Si rifletta per altra parte ai principj che compongono l'acqua, i quali sono idrogeno ed ossige- no. L'acqua adunque, che non può somministrare se non questi due princip) , non potrà essere il solo nutrimento di animali risultanti da un maggior numero di elementi,. Forse P ossigeno ., che anche in essl si riconosce, e parte dell' idrogeno di cui pure abbondano , proviene loro dalla decomposizione dell’ acqua che probabilmente si effettua nel loro interno in grazia delle affiaità doppie, lo che molte ragioni di convenienza (che non isfuggiranno allettore iniziato nella Fisica e nella Chimica), e l' analogia coi fenomeni della vegetazio- ne rendono' presumibile, ma di cui non abbiamo per ora prove si- cure, né aver forse possiamo esperienze dimostrative. Noi saremo adunque necessitati a inferire che ancora sostanze diverse atte a som- ministrare gli altri princip] sunnominati vengano assorbite da quei viventi, passino 1n lor nutrizione ,.e subite le opportune mutazioni diventino. loro propria sostanza ; nè rettamente parlando si potrà dire che si alimentino di sola acqua. Donde ri- | A questa illazione formar non dovrebbe obhietto il vedere che al- Fin al cuni, come 1 due «A/ciorj sopraindicati, son privi di parti capaci di pre- VERMES. ZOOPHYTA. Alcyonium. 249 predare è digerire gli animaletti , e le sostanze organiche d' onde trarre gli altri princip) summentovati. L'acqua del mare per [a giornaliera scomposizione di un gran numero di animali e di vepe- tabili, e per le torbide limacciose trasportate perennemente dai fiu- mi nel di lui seno, contiene sempre disciolta una quantità prodigiosa di materia animale , e nominatamente di sostanza oleosa e sapona- cea. Di questa la Natura ne tien sempre pronta per soccorrere que- gli Esseri sfortunati, che senza tale provedimento perirebbero vit- time della loro incapacità di procacciarsi alimento alla guisa degli animali più organizzati e più favoriti nel piano della creazione. Questa così preparata dagli agenti estrinseci entra col veicolo dell’ acqua ne? loro pori , passa nel loro interno, subisce i brevi pro» cessi d'una nuova- animalizzazione , si ricompone in sostanza pla- stica, si assinzila, li nutrisce, e fa crescere. (e) Questo «4/cionio abitatore dei fondi duri arriva qualche volta alla lunghezza di quattro piedi sopra tre di grossezza; imperciocche PAlcyonium durum magnum , tortuosis sinubus excavatum ec. di Jano Planco (1) non è che questa medesima spezie Linneana arriva- ta al suo massimo ingrandimento. Che se alcuna delle sue varietà dovesse essere una spezie diversa , dessa sarebbe la Cotogna marina ec. dello stesso autore (2), la quale però veramente non mi sembra esse- re che un primordio del grande, quantunque le manchino le tortuo- se cavità, le quali non possono comparire se non nel pieno svilup- po di tutte le parti. E qui parmi necessario avvertire un errore di Jano Planco , nel quale è parimenti caduto il dottissimo Pallas sulla fede del Rimine- se Naturalista. Questo ultimo descrisse un ma una se- erezione comune ai/Zoofiti e al Fuc^?; poiché quella delle Cora/li- ne non ha la disposizione e l'andamento di quella dei Zoofiti ; poichè in-fine i prodotti che esse danno mediante P" analis! chimi- ca non sono esclusivamente animali, io credo che si debba abbon- donare o per lo meno sospendere |a sentenza della loro animalità gratuitamente asserita o puramente appoggiata ad incerte ed equivo- che analogie: Quando per lo contrario la mancanza ‘stessa di carat- teri animali, e di reali analogie delle CoraH/ne colle Fertularie e gli altri Zoofiti ; la perfetta rassomiglianza nella forma e caratteri coi Fuchi; la natura e la fabbrica del tessuto affatto vesetabile ed: ana logo a quello di parecchie «#/g4e; e è fenomeni che presentano nel- la loro dissezione e deperimento bastano a dimostrare che le Co- velline sono veri e semplici vegetabili ; ancorchè molto: dubbia sia l'e 286 VERMES. ZOOPHYTA. Coralliza . l’ esistenza dei loro semi in baccelli , la qual maniera di fruttificazio- ne non è neppure la solita ad effettuarsi nei Fuc4i e nelle altre pian- te marine. i 3 Se la colte Questi filamenti vegetabili coperti e cinti di materia terrosa , la selle Ca» quale trasse in errore i Naturalisti fino ad attribuir loro la natura WE animale, donde o come ricevono terra stessa che rende quasi soli- zia, 0 see de e consistenti alcune spezie come l' Opunzia e V officinale è men- Gun tre in altre, come nella rossa, è Scarsa e rara così, che non altera la flessibilità delle loro diramazioni? Il cel. Spallanzani institul-que- stione, s’ ella vi sia puramente avventizia, nata cioè dalle particole terrose depositate sopre di esse dall? acqua marina y 0 se sia in vece compenetrata con esse piante, e faccia parte delle medesime presso a poco, come è la calce nella composizione «delle Conchiglie. Quel pro- . fondo Naturalista si riservò ad un'altra occasione la risposta al pro- blema. Scortato intanto dalle mie proprie indagini io mi fo lecito di avanzare la mia opinione su questo punto: E considerando pri- mieramente la regolarità della forma delle Cora//;e investite di ma- teria calcarea, parmi non essere presumibile, che questa vi esista puramente depositata sopra di loro ; quando all’ opposto le incrosta- zioni , che attorniano le piante nelle acque pregne di selenite o di calce, non sono punto regolari e simmetriche. Secondariamente ri- flettendo alla inalterabile costanza nella forma e nelle proporzioni delle parti calcaree delle Cora/line, io dico che tanta invariabilità non è compatibile colla supposizione, che quella calce sia una depo- sizione avventizia. Osservando inoltre che le Cora//ze quasi lapide- scenti seguitano a vegetare, io deduco, che la calce non può esiste- re sovra di loro come un estrinseco incrostamento ; imperciocchè siffatti impietrimenti impediscono la vegetazione - delle piante ac- quatiche che restano da loro coperte, come si può vedere presso a tutte le fontane incrostanti , Finalmente considerando che non si tro- vano mai le parti molli delle Cora//ine prive dell’ integumento lapi- deo, io conchiudo , che questa calce è compenetrata con loro, che è una porzione essenziale alla loro natura, un effetto dell’inferna e- laborazione, un elemento indispensabile alla loro esistenza. L’ ordi- ne ancora e la disposizione , che esiste tra le loro parti molli e la porzione calcarea, mi confermano in tal conclusione . Perchè ab- Nè sembri strano che tal secrezione terrosa abbondi tanto nelle Co- : Wand Eu. ralline, mentre è assai scarsa nei Fuchi. Questa già come tutte le chi. secrezioni provenir deve dalla circolazione, e quindi avere con essa una VERMES. ZOOPHYTA. Corallina . 2fg una qualche proporzione e corrispondenza : e probabilmente appunto per tal relazione, più che ne'vegetabili , abbonda negli animali, nei quali, la circolazione è più abbondante e più rapida. Ciò posto, la calce sarà in copia maggior nelle Coralline , che ne Fuchi, perchè la loro qualunque circolazione, o per dir meglio il movimento o passaggio de’ fluidi, sarà più rapido e più abbondante in quelle che in questi. Ed infatti che tale veramente sia nelle Coralli noi ne abbiamo per altra parte qualche indizio non dubbio: quest’ è la quan- tità di pori visibili aperti alla lor superfizie. Essi ci mostrano che grande dev’ essere P assorbimento di sostanza alimentare , e perciò copiosa la circolazione ; certo essendo che la circolazione, e per con- seguenza ancora la secrezione; è ordinariamerite proporzionata alla' copia degli alimenti. (C) SER. 288 VERMES. ZOOPHYTA. Sertularia « ©) SERTULARIA. ital. SERTULARIA. Linn. Syst. Nat. Gen. 347. Flores Hydra. i Stirps radicata, fibrosa, nuda, articulata: articulis uni-. floris. pumila. Li». sp. 2. S. denticulis oppositis mucronatis recurvatis, ovariis ob- ovatis, ramis vagis. Abita nel mare, e nelle Lagune attaccata a diverse spezie di Fa- chi: Frequente. tamarisca . Linn. Sp. 4. S. denticulis suboppositis truncato-subtridenticulatis, o- variis obovatis bidentatis, ramis alternis. Abita sopra diverse produzioni; ordinariamente si attacca al tora- ce dei Grancbj o perchè questi abbondano nei fondi stessi, o per l'opportunità di trasferirsi con essi da un luogo all’ altro. halecina . Liz. sp. 8. S. denticulis alternis obfoletis , calycibus biarticulatis , ovariis ovalibus, caulibus coadunatis. Abita nei fondi argillosi misti di limo , e sabbia; si attacca alle produzioni crostacee, ma più spesso alle vegetabili . Myriophyllum. Li. sp. 1o. ver. Pemachj. S. denticulis secundis acutis, ovariis secundis cylindricis imbricatis, surculis semi-pinnatis incurvatis. Abita nei fondi calcarei, e soprattutto in quelli che confinano colla fossa verso la parte orientale: Grande, ed elegante . In questa spezie le barbicelle, colle quali lo stelo sta radicato , sono così folte, e rassomiglianti alle radici dei vegetabili , che quasi si giudicherebbero inservienti ad un uffizio analo- go, se non si conoscesse assai bene la diversità della loro o- rigine, e destinazione. Plu- VERMES. ZOOPYHTA . Sertularia. 289 IRIS II ZE Pluma. Linn. sp. 12. S. denticulis secundis imbricatis campanulatis, ovariis gibbis cristatis , surculis pinnatis alternis lanceolatis. Abita folta sui. rami del Fucus barbatus , e della Zostera 5 si può adunque asserire che viva nei bassi fondi delle Lagune, e del mare verso la spiaggia nostra, dove allignamo quelle piante. antennina. Li. sp. 14. S. denticulis verticillato-quaternis setaceis, ovariis obli- que truncatis verticillatis , stirpibus subsimplicibus. Abita nei fondi calcarei alquanto lontani dai nostri lidi. Si trova ancora la varietà alquanto più setolosa, e affatto di- versa di aspetto, quantunque in realtà non lo sia, la quale a ragione dal Pallas fu riconosciuta con essere che questa spe- zie nello stato di sua maggiore integrità : Rara. lendigera. Lis. sp. 20. S. denticulis obsoletis, calycibus secundis cylindricis pa- rallelis passim congestis, stirpibus filiformibus. Abita nel mare attaccata ai vegetabili: abbondante. La descrizione ultimamente datane dal Cavolini (1) ‘ampliò di molto le cognizioni concernenti questa curiosissima spezie per lo innanzi mal conosciuta, GP individui del nostro mare corrispondono alla figura del G:- nanni Tom. l. tav. 6. fig. 18. non so perchè trascurata nel- le sinonimie dei Metodisti. dichotoma. Linn. SP. 52x. S. denticulis obsoletis, ovariis obovatis axillaribus, pe- dunculis intortis, stirpe dichotoma geniculata. Abita serpeggiante sulle foglie della Zostera, ‘ed abbonda nelle nostre Lagune. / Il nome spezifico di /ongissima datole dal Pallas è molto più x € conveniente del nome Linneano, come anco n'è più giusta la definizione, e la descrizione. pin- (1) Mem. pag. 229: O o 292 VERMES. ZOOPHYTA. Sertularia pinnata. Lise sp. 24. S. denticulis obsoletis ovariis oblongis, stirpe simplici pennata lanceolata. Abita attaccata alle pietre calcaree, per le quali la radichetta va serpeggiando : Si trova nelle vicinanze del nostro lido : Rara. ‘polyzonias. Lis. sp. 25. S. denticulis alternis subdenticulatis ; ovariis obovatis polyzoniis, stirpe ramosa. Abita sui Fucbi a non molta distanza dal lido: frequente. La nostra corrisponde alla varietà alquanto più grande , eramo- sa avvertita dal Pallas. Lichenastrum. Liz. sp. 27.? ; S. denticulis obtusis bifariam imbricatis, ovariis obova- tis secundis parallelis , stirpe pinnata, ramis dichotomis. Abita probabilmente affissa alle produzioni vegetabili: Non è frequente . avicularia. Liz. sp. 33. S. denticulis secundis suboppositis mucronato-appendicu- latis calycibus globoso-mucronatis sessilibus, ramis di- chotomis continuis fastigiatis. Abita nel mare, e si trova ancora nelle Lagune: Rara. neritinà. Liz. sp. 34- S. denticulis alternis secundis acutis, ramis dichotomis inzqualibus. erectis. Abita... Si trovó attaccata a qualche naviglio proveniente dal Mediterraneo. E' cosa riflessibile che essendo indigena del Mediterraneo, e ve- nendo non di rado nel nostro mare cotanto analogo per mol- te circostanze, non: si sia naturalizzata. "feptans. Linn. sp. 36. S. denticulis alternis bidentibus , ramis dichotomis re- ptantibus. Abi- VERMES. ZOOPHYTA. Sertularizo 29% IAN Abita nel mare; ma è più abbondante nelle Lagune dove si at-- tacca alle rive ai legni e soprattutto ai graticcj di canne ,. co’ quali si chiudono le nostre valli peschereccie . Quantunque getti quei lunghi fili setacei notati dal Linneo , e col loro mezzo si arrampichi , talora però si raccoglie e di- spone a forma di globo. anguina . Linn. sp. 42. Si a nullis , surculis simplicissimis clavatis obtu- s, apertura laterali. Abita... I peli o aculei brevissimi ottusi e curvi, ond'é formata, si trovano attaccati a qualche tronco di Fuco : Rarissima ,. A SPEZIE NUOVA. spiralis | nobis. S. stirpe radicata subramosa, frondibus subfoliaceis di- ti VI. chotomis truncatis spiraliter adscendentibus , pagina '!?* superiore setacea. Abita nei fondi fangoso-arenosi poco lontani dal lido occidenta- le: si trovo attaccata al Murex Brandaris : Rarissima. Questa elegantissima produzione tiene quasi un luogo interme- dio trà le Flustre , e le Sertularie. OSSERVAZIONI. (9) S. sa, che Linneo comprende sotto al genere delle Sertularie Divisione tanto quelle, che hanno Ovarj distinti ed esterni, quanto quelle , che Carta gli hanno nascosti fra le articolazioni j e si contenta solamente di /es. separarle in due otdini . Pallas dietro all’ esempio dell’ Ellis, e for- se interpetrando più esattamente la natura; ne fece due generi Ce//u- laria e Sertularia : lo seguito per necessità di convenzione il me- todo Linneano. Per quanto riguarda la loro storia naturale, ed economia organi- Esame dei ca, 1o non entrerò in dettagli particolari, essendochè le osserva: reno zioni dell Ellis, del Pallas, e del Cavolini sembrano aver di molto rea , che avanzata verso la perfezione la cohoscenza di questi oggetti; ed al- 7/,, 77 tronde io ne ho tracciato uno sbozzo generale nel Saggio prelimina- no delle ‘re ai Zoofiti. Qui mi limiterò solamente a riflettere ad un solo tra Sertülarie, Qo 2 i fe- 292 VERMES . ZOOPHYTA ..Sertularia i fenomeni dell’ economia. animale delle Sertz/arie, poichè parmi il più curioso, e poichè la spiegazione del Cavolini mi sembra o non ‘vera; o: per: lo meno: non esatta nel termini ne’ quali fu esposta. Il fenomeno di cui parlo, e un movimento , che si osserva nell’ in- terno del corpo delle Sertz/arie, quasi in un tubo. Dentro il loro invoglio. corneo , per lo più trasparente, si vede il corpo molle dell’ animale formato di un ammasso granelloso . Nel mezzo del corpo tanto del tronco quanto dei rami si osserva, durante la vita della Sertelaria , che cotesta granellatura è trasportata per linea lon- gitudinale con un movimento vorticoso., quasi da un fluido che non si arriva a discernere. Per tale‘agitazione si vede, che la gra- nellosa materia ora gira, ora sale, ora scende. Il Sig. Cavolini è portato a credere, che quello possa essere un canale posto a lungo del corpo, che faccia P ufficio di cuore,- siccome cosa di somigliante nelle vuche si osserva» enel. salire:e scendere-di quel fluido salgono o discendono ancora quelle briciolette , le quali sono il materiale. da servire per P accrescimento del corpo animale . lo confesso di “non trovare né fondata; né naturale cotesta supposizione ; 1mperclocche , per quanto si osservi e si esamini il corpicello delle S'ertulav:e in tutti gli aspetti, non è possibile di riconoscervi detto canale arterio- so: anzi in generale negli animali Zoofiti non si ravvisa un. siste- ma vascoloso distinto inserviente alla circolazione. Che se si voglia ricorrere all’ analogia dei bruchi, sì dovrà confessare, che in essi bruchi composti di un organismo assai complicato, la circolazione succede in un apposito sistema di vasi, ed è regolare nel suo an. damento ; lo che non si verifica nelle Serzu/arie . Il fluido poi cir- colante nei bruchi è ben diverso dal rimanente della sostanza dell” animale: laddove ciò, che si vede scorrere irregolarmente nella Ser- tularia , è sostanza granellosa analoga a quella del rimanente del corpo. Il movimento. però di quest’ ultima è molto. simile all’ agi- tazione osservata dal "Trembley neli’ interno: de’ suoi Polipi d' acqua: dolce, la quale fu da lui giudicata un? oscillazione del cibo ,. che: si rompa e digerisca per distribuirsi in nutrimento del Po/;po: Ed il Sig. Cavolini credeva infatti da prima, che egualmente operata; e al medesimo. fine diretta fosse 1’ agitazione osservata nell’ interno» delle Sertularie. Ma io. penso che questa sia una operazione in: qualche modo corrispondente ad entrambe le sopraindicate ; e la mia manie- ra di concepirla si è la seguente. Il cibo ingojato dalle boccuzze dei. Polipetti. delle. Sey14/a;se. discende ( probabilmente con qualche por- zio- Lu VERMES. ZOOPHYTA . Sertularia» 297 zione d'acqua) nel loro corpo formato alla maniera di un intesti- no, Allora tale materia assorbita stimola le interne pareti del cor- po , e ne cagiona la contrazione. Da questa contrazione sì il flui- do, che le molecole del cibo ingojato , vengono cacciate ; e ricevono quel movimento vorticoso ed incerto , che si rimarca al di fuori. Probabilmente . da cotesta medesima agitazione è ancora facilitata la digestione . Siccome poi per la continua presenza o del fluido, o delle particole nutritive è sempre applicato lo stimolo alle parti contrattili animali, così la contrazione si rinova continuamente, e per conseguenza si rinova e mantiene quella. qualunque circolazione , C) PEN- 254 VERMES. ZOOPHYTA. Peznatula. © PENNATULA. i4. PENNATOLA. Linn. ut Nat. Gen. 350. Flores Hydra, ad marginem denticulatum pinnatum. Srirps libera, subulata, apice pinnata. gNsea. Linn. sp. 1. vern. Pennacchiera. P. stirpe carnosa , rachi levi, pinnis imbricatis plicatis spinosis. Abita nei fondi calcarei, e calcareo-arenosi, e sopra tutto di- rimpetto alla bassa Romagna a circa 20 miglia di lontanan- za dal lido: Comune . phosphorea . Linn. sp. 2. vern. Pemmacchiera rossa. P. stirpe carnosa, rachi scabra, pinnis imbricatis. Abita in diversi siti di fondo consistente come la precedente ; e abbonda sopra tutto all' imboccatura del Golfo del Quarnero. QS S PEIR-IAU4 ZT:O-N E; i (Q» uEsTI Piantanimali interessano per alcune particolari prero- gative, e specialmente per la loro facoltà quasi esclusiva di trasferirsi a nuoto da un luogo all'altro. del mare, per la loro vi- vacissima fosforescenza, e per l'esistenza d' un tenero ossicello in- ternato nel loro tessuto quasi spugnoso. Il profondo Naturalista di Pavia ci promette di descrivere come eseguiscano quel movimento locale, di darci la teoria della loro fosforescenza, e di dettagliare il modo, con cui si sviluppano, e crescono. Nel corso. delle mie os- servazioni su questi viventi io mi sono formate alcune idee sugli indicati tre importantissimi articoli; ma io mi guarderò bene da es- porle, mentre il pubblico ne attende-la trattazione da quella mano maestra. Per altra parte cotesti oggetti sono difficili ; e specialmen- te quello della luce fosforica esigerebbe nello stato attuale della Chi- mica una discussione più estesa-di quella, che potrebbe aver luogo nei limiti, e nell’ indole del mio presente lavoro. Con- 295 Conclusione di questa Prima Parte. E sono arrivato al termine della mia classificazione dei Piantanimali del nostro Golfo. Per seguitare appuntino il metodo tenuto dal Linneo in cotesta classe, io doveva ri- portare ancora le Zorzicelle, le Idre, e i Volvoci, dei qua- li generi le acque dell’ Adriatico non sono prive nè avare agli occhi acuti, e curiosi. Ma siccome questa prima parte della mia Zoologia non comprende se non le produzioni na- turalmente. conservabili e permanenti; siccome que? gene- ri, parte per la loro nudità, parte per la loro piccolezza quasi indiscernibile ad, occhio nudo, furono trasportati dal Muller, e dal-Leske ‘ad’ accrescere il numero del nuovo ordine degli animaletti infusorj; siccome finalmente questo ramo della Natura, ‘quasi celato agli occhi degli uomini, fu dopo 1° epoca del Linneo rintracciato, studiato, e dalla vi- sta perspicacissima del Sig. Müller distinto, e ridotto con sorpresa de’ Naturalisti in più generi ben fondati, così mi riservo a quell’ Ordine la trattazione delle Zorz:ce/7e , delle Jdre, e dei Volvoci. Esso dovrà aver luogo nella seconda parte dell’ Opera, la quale comprenderà le produzioni fuga- ci, e naturalmente non conservabili , come sono, oltre i Vermi Infusorj, i Moluschi, ed Elmintici o [mtestinalt, gl’ Znsettz , i Pesci, i pochi Anfibj, e i pochissimi Mamma- lz, che dimorano, o si alimentano nelle acque del Golfo e delle Lagune della Repubblica di Venezia. lo avrei desiderato di aggiungere al presente Volume le Piante marine propriamente dette, i Fuch: cioè, le Ul/ve, e le Cozferve ; e tanto più volontieri io mi sarei accinto a siffatto lavoro, quantochè io meditava di tracciare un Saggio della loro Fisica, ed Aerologia vegetabile, la quale è appena appena nascente. Non già ch’ io sperassi di poter avanzare alla sua perfezione cotesto nuovo ramo di Fisica; ma forse avrei contribuito a portarlo un poc’ oltre, massi- mamente perchè le mie fatiche intorno la Fisica Pneumati- ca dei vegetabili sostenute per tutta la state trascorsa mi avevano familiarizzate molte idee relative, e somministrate alcune nuove viste applicabili a questo argomento. Ma per una parte il riflesso che queste produzioni disor- dinerebbero il metodo, se fossero presentate prima che gli anl- 296 animali tutti sieno esauriti; e per altra parte la confusione, nella quale si trova chi si accinge a sistemare le 74/g7e della nostra provincia per motivo delle infinite variazioni alle quali vanno soggette, m' impediscono di pubblicare in que- sto momento la trattazione di detto ramo ; del quale peró ho cominciato a presentar qualche Saggio all' Accademia di Padova , e il di cui completo catalogo o avrà luogo come un'appendice alla seconda Parte, o ne formerà da se stesso una terza. E per quanto riguarda agli oggetti compresi in questa prima , io non ispero già di aver esaurito tutte le spezie delle classi riferite, quantunque al confronto colle Opere di tutti 1 Naturalisti dell' Adriatico la presente ne abbracci un numero molto maggiore. {o credo tuttavia, che ne saran- no altre ancora sfuggite alle nostre ricerche non mai in- terrotte per un settennio. Se nel progresso de’ miei studj marini mi verrà fatto di ritrovarne altre appartenenti alle classi, che ho pubblicato, io l'esporró in un’ appendice, ond’ esaurire, se fia possibile, tutti gli Esseri esistenti nel nostro mare , e servire in tal modo alla Geografia Zoologi- ca, scopo primario della presente fatica. AG- 297 AGGIUNTE. upplimento alle Osservazioni sull origine delle Perle inserite alla pag. 95- Aw Articolo MYA, dopo aver accennato l' esistenza di alcune perle nella 7M. piforum ed in altre Conchiglie nostra- li, ho mostrato di passaggio il mio assenso all'opinione del Chemnitz e del Müller, i quali tennero che la perla sia u- na porzione di materia della natura stessa del guscio in cut trovasi, spremuta dal suo vivente per rimediare alle ferite impressevi da qualche Verme roditore. lvi per confermarla vie meglio ho indicato l'analogia tra la perlificazione e la riattazione dei guscj testacei, i quali, se per qualche evento siano bucati o rotti, vengono accomodati ben tofto dall’ ant- male mediante la spremitura di nuova materia testacea j € ho moftrato che quefte due ‘operazioni, in realtà simili, non differivano se non nell’ occasione e nella maniera di effettuar- si. Io non credeva allor necessario d’immorare a comprovar la sentenza di quei due illustri Naturalisti poichè mi parve abbastanza fondata, o per lo meno inalzata ad un grado di probabilità superiore ad ogni altra dalla sola importantissima osservazione, che per ordinario unicamente i guscj nell este- rior foracchiati sono nell' interno forniti di perle o di analoghe protuberanze. Ma poichè un dotto ed ingegnoso Italiano, il Sig. Avvocato Bonvicini (1), espose recentemente contro tale opinione alcune obbiezioni non affatto prive di peso , per- ciò reputo non inutile il ritornarvi colle seguenti riflessioni , dalle quali parmi risultare che in generale il traforamento operato dal verme nemico sul nicchio sia la causa occasiona- le della formazion della perla ; che Ia sovracaricazione di sostanza testacea negli organi dell'animale ne sia la causa remota (ciò che per causa assoluta si tenne dal Bonvicini); e che la vera causa prossima ed immediata sia lo spasmo o I’ irritazione degli organi del vivente contenenti la sostanza testacea , irritazione prodotta dalla pressione dell’acqua o di altro agente esterno introdottosi per quei fori. Il —r—————É__———___ (1) Opuscoli scelti di Milano anno 1792. pag. 200. Dip: Origine delle le. Per- Übbiezio- ni: vispo- se, 298 Il Sig. Bonvicini comincia obbiettando al Chemnitz, che alcune Conche margaritifere traforate all’ esterno non conten- sono perle: e alla risposta già data preventivamente dallo stesso Chemnitz, che le ferite siano state impresse dopo la morte dell’ animale, egli replica che 272 moltissime di queste Conche trovasi l' animale in piena vita, benchè traforato si vegga il di lui nicchio, nè perla alcuna nel di lui in- terno st osserva. Senza negare il fatto, cui perchè aver si. potesse ben certo ed esatto non poche osservazioni sarebbe- ro necessarie, si potrebbe nispondere, che probabilmente que? Testacei furono traforati o poco prima di essere raccolti, onde fosse loro mancato il tempo di riattarsi, o in una sta- gione in cui la lor-nutrizione non fosse prospera quanto ba- sti per mandare sollecite le secrezioni , o mentre erano in i- stato d'indebolimento o di malattia, o finalmente subito do- po il parto per cui fossero rimasti smunti e smagrati. Più forte obbiezione ancora pare al Sig. Bonvicini l'esi- stenza di molte Conche margaritifere pienamente trafovate dall’ esterno all’ interno delle loro valvute senza che vi si vegga perla di sorta alcuna: nè crede soddisfacente la ris- posta data dal Chemnitz , che in questo caso i Vermi tra- panatori non abbiano lasciato all’ Oszvzcz il campo di appor- re il consueto riparo ; e pargli anzi che nè i| tempo né la materia necessaria alla riparazione le avesse dovuto man- care . Ma supponiamo che i nemici abbiano colto la Con- chiglia in istato di spossamento o debilitazione 5. supponia- mo che molti, e nel tempo stesso l' abbiano attaccata; sup- poniamo che per tante ingiurie al suo nicchio ella sia rima- sta, com'era ben naturale, offesa ed anche caduta in istato di malattia o di languore , eccola nella ‘impossibilità di .ese- guire le sue salutari funzioni, che non possono effettuarsi se non quando è ben nutrita e vigorosa. Un altro argomento che il Sig. Bonvicini giudica ‘più po» tente contro l'opinione del Chemnitz si è *; trovarsi alcuna di tali Conchiglie recazzi nell’ zutergo dei loro nicchj una o più perle senza che veggasi all’ esterior dei ‘medesime alcun pertugio; e crede anzi che un solo di quefti cast può agevolmente distruggere da forza che ‘potessero ‘averne cen- £o altri, in-cul si osservassero le perle coi pertugj. Egli tro- va vana la risposta del Chemnitz che il perzugio occassone della perla sia stato fatto nella prima giovinezza dell’ O- strica, onde, col crefcere della Conchiglia, ‘di esso, come d'una piaga beue cicatrizzata, più non vi rimanga indizio; ed - 209. ed oppone che alcune Conchiglie mostrano di non essere anco- ra arrivate al loro massimo accrescimento, eppure non hanno pertugj nell’ esterno del nicchio, sebben nell’ interno vadano proviste di perle. Ma senza approvare la riferita risposta del Chemnitz, che sembra a dir vero fondata sulla supposi- zfone equivoca, e da me non ammessa, che i nicchj de’ Te- stacei crescano per un’interna nutrizione e sviluppo, e sen- za nemmeno esaminare direttamente la non insolubile difficoltà del Sig. Bonvicini, io trovo, che si può con tutta facilità e convenienza comprendere e giudicare, ehe la spremitura del succo margaritaceo occasionata dal traforamento sia stata così equabile lenta e tranquilla, che abbia otturato perfetta- mente quei fori e riattato ‘il Testaceo in maniera che non più si riconoscano le fissure; ma sia dinuovo comparsa nell esterior superficie una perfetta continuità tra la materia di fresco rimessa e i margini della ferita, e che tuttavia nell interno siasi accumulata la materia stessa a formare una per- la. Spesso nella riattazione di un pezzo di nicchio rotto, la quale come ho accennato è un’ operazione somigliantissima, alla perlificazione, restano visibili i margini dell’ antica feri- t2, onde si possono ben rimarcare i limiti del pezzo ripro- dotto; e talvolta ;poi la riattazione è così equabile , che tra il pezzetto rimesso ed il nicchio apparisce una tale continui- .tà che non permette discernere la congiunzione. Ma l'unica tra le obbiezioni del Sig. Bonvicini che abbia una apparenza vittoriosa si è, che alcuni nicchj rosicchiati in una parte esteriore contenevano nell’interno qualche spezie di perla, la quale non era collocata a riscontro della ferita , ma tanto lungi che dimostrava assai bene , quanto male a- qrebbe potuto schermirsi con questa dal traforamento che far rentava il Verme nemico. Ma se si applica al caso presen- te quanto si è detto in risposta alle precedenti obbiezioni , se si rifletta che nel sito in cui sta la perla essa stessa può avere otturato il foro, da cui fu occasionata, in maniera che più non se ne ravvisi la traccia, e che dove esistono tuttavia, 1 fori, potrebbe darsi che l' animale per alcuna delle .sopra- indicate ragioni non sia stato in grado di riattare il suo nic- chio, questa obbiezione perderà tosto 1° apparente sua forza, e diventerà poi affatto nulla quando si sia concepita la per- lificazione nel modo che tra poco passerò ad esporre, il qua- le anche lascierà luogo a pensare che la perla sia occasiona- ta dal foro , quantunque non vada ad otturarlo , ma se gli formi a qualche distanza. Pipe Ma, Assurdo delsistema del Benvi- cini. 200 Ma per aprirsi meglio ed appianarsi la via facciamo pri- ma una sola parola intorno al sistema, che il Sig. Bonvicini vuole sostituire a quello abbozzato dal Naturalista Tedesco. Dopo di avere accennate le note esperienze, colle quali il Sig. Herissant scoprì essere i nicchj testacei composti di due sostanze diverse parenchimatosa e terrea, egli opina che le perle siano come i| rifultato di un umore alterato che cir- cola nel nicchio dell Ostrica, in cu cagionatavi qualche rottura di piccoli vast, e non potendo esso scorrere regolar- mente per gli ordinari canali si unisca al luogo dell’ ac- cennata vottura, e vi formi una spezie di matta (come la chiamò il Klein) ed a cui dassi comunemente il nome di perla. Da queste parole si deve senza dubbio desumere che il Sig. Bonvicini suppone, che i nicch] testacei indurati ab- biano un’ organizzazione tuttavia attiva, che crescano per interna nutrizione € dilatazione, che la loro porzione terro- sa sia in circolazione e si muova per vasi destinati a con- tenerla e probabilmente dotati di una forza propria valevole a farla trasferire da un sito all’ altro. Ma nello stato attua- le della Fisica, mentre si conosce esattamente la teoria e le cause della circolazione, la natura la fabbrica e la formazio- ne dei nicchj, la solidità l'inerzia e la immobilità della lo- ro porzione parenchimatosa, la durezza e lapidescenza della loro parte terrea, coteste supposizioni: del dotto Italiano so- no inammissibili, false, e talmente opposte alle nozioni ge- neralmente adottate, che sarebbe inutil fatica il trattenersi a combatterle . Quasi: per. prova del suo sistema dello. stravasamento del- la materia formante la perla dai pretesi vasi del nicchio, e- eli riferifce di avere osservato che #2 alcune di queste Con- chiglie la perla aveva la sua superfizie così continuata coll’ interna superfizie del micchio, su cus trovasi, che formava un tutto com questa: seguendone costantemente il colore . Ma siffatta osservazione , anzichè rendere. più probabile il suo sistema, non fa che mostrarne viepiù l'incongruenza , mettendo più apertamente sott? occhi |’ assurdità della cir- colazione della materia testacea nell’ interno de’ nicchj, e specificando che ne verrebbe per necessaria conseguenza, che le perle, come anche tutte le protuberanze testacee, sortano dal nicchio verso il vivente, quando all’ opposito è dimo- strato da molte osservazioni sulla lor formazione e sulla riattazione dei pezzi logori o rotti, essere l' animale che al nicchio le appone. Le quali obbiezioni capitali tra le altre tut- 391 tutte, che mover si possono al sistema del Sig. Bonvicini, non saranno probabilmente sfuggite alla sagacità del suo in- gegno; e forse per riguardo a loro (in iscambio di abban- donare il suo sistema, come pareva pur convenire) si sarà contentato di portarlo al grado di semplice congettura in mancanza di un più fondato, non avendogli paruto esente da gravi difficoltà quello del Sig. Chemnitz. Per esporre. appunto sopra quest’ ultimo la mia maniera di pensare, e le modificazioni che mi sembrano convenirgli , premetto, “che la formazion della perla, lungi dall’ essere, co- me annunziarono Reaumur e Klein, una ordinaria malattia dell’ Ostrica, mi pare doversi dire con Chemnitz e Müller un rimedio procurato dali' animale alle ferite impresse nel proprio guscio. Che se si volesse con precision stabilire qual sia la vera causa della perlificazione, io dico che non si potrà chiamar assolutamente tale la traforazione operata dai Vermi; imperciocchè allora si verrebbe a supporre, che nell’ animale testaceo volontaria fosse la spremitura della materia terrea, e quindi a concedere ad un vivente torpidissimo ed irregolar- mente formato una spontanea volizione, una libertà di ope- razioni, ed una previdenza o contraria o per lo men superio- re al piano delle facoltà proprie di lui, e degli Esseri affini. lo penso adunque che il traforamento chiamar si debba cau- sa occasionale. Nella medesima operazione però credo, che altri mezzi ed altre. cause intervengano ; e nella seguente maniera io mi studio di concepire quanta azione possano a- verne. Considero intanto che la perzione terrosa sia una del- le: ordinarie secrezioni di questo animale, e che quantunque non venga da lui separata se non in certe circostanze, tut- tavia ne rimanga semipre, per così dire, il deposito negli organi destinati à contenerla . Un animal forestiero viene a rodere la Conchiglia, e |’ abitatore rimasto a nudo nel sito della ferita deve risentire una mutazione per la mancanza del suo abituale riparo. Allora gli agenti esterni e partico- larmente l' acqua, dalla di cui pressione era per lo innan- zi difeso, vi penetrano, producono una mutazione straor- dinaria ; e il loro urto Oo stimolo cagiona una compressio- ne una irritazione uno .spasmo nelle prossime parti sen- zienti, le quali probabilmente sono il deposito della sostan- Za testacea. Queste così scosse o compresse, ne lasciano trasudare qualche porzione; la quale , essendo in certo mo- do proporzionata alla grandezza dell’ apertura. 0.,..CIÒ. che equivale, alla corrispondente porzione dell’ organo irritato , esce Cause del- la ptrlif- CAZIONE è 302 esce nella quantità bastante ad. otturarlo e a produrvi an- cora una protuberanza. Se | espressione si forma o si fissa esattamente mel sito della ferita, la perla si vede in direzio- ne del foro, e talvolta lo chiude affatto senza’ che più ri- marcar si possa ferita corrispondente alla perla, anzi non di rado la ottura in così poca quantità che non ne risulta alcu- na protuberanza. Se poi l’ agente esterno s' inoltra un po’ più a dentro per il pertugio , ed arriva a ferir l' animale in qualche distanza dal foro, o 1 pori de’ vasellini irritati, in grazia della lor posizione, si vanno ad aprire in altro sito, al- lora la formazion della perla si effettua in qualche distanza, e non pertanto è occasionata dal pertugio medesimo: Se questo è un piccolo foreliino scavato da un verme, la secrezione che sorte è una semplice perla; se per qualche altro disastro ac- caduto al guscio esso è maggiore, lasecrezione è più abbon- dante ; e in tal caso la riattazione è un nuovo pezzo, il quale nella sua congiunzione col rimanente del nicchio spes- so mostra un solco, che indica la sua posteriore apposizione . Da quanto ho finora esposto si vede, ch'io considero il deposito della materia terrosa negli organi dell animal del Testaceo come la causa remota della formazion della perla; il traforamento operato dal verme nemico come causa occa- sionale ; la compressione e lo spasmo eccitato nei di lui or- gani dall' urto dell'acqua o degli altri agenti esterni introdot- tisi, come la causa immediata. Quanto ho detto della forma- zion delle perle si potrebbe con lievi modificazioni applicare per dimostrar l' origine dei pezzetti, con cui gli animali te- stacei riattano il proprio guscio logorato o rotto per qualun= que disastro, Sup 303 Supplimento alla Memoria sulla scoperta di due Testacei Porporiferi ec. inserita alla pag. 156. M ss io andava scoprendo che il Buccinwm Echino- phorun:, posto ad un alto grado di temperatura, sommini- stra alquanta materia purpurea , m! invogliai di conoscere qual ne sia propriamente la sostanza, che in tali circostan- ze modificavasi a quella guisa. Dopo la stampa della Memo- ria relativa aggiunta all'articolo de’ ZMuricz, le osservazioni ed esperienze, ch’ io vado a riferir brevemente, m' hanno istruito che dessa è la porzione mucosa. i Si sa che in generale i Testacei e molti Vermi marini , come non pochi terrestri e fiuviatili, mandano un’ abbondante secrezione, o per dir forse meglio escrezione, viscida muci- laginosa semitrasparente , la quale serve loro a diversi usi ; e sorte copiosa quando essi sieno tratti dai siti natali , op- pure vengano tormentati col tenerli all’ asciutto o nell’ ac- qua stagnante o in altra situazione incomoda e non natu- rale. Appunto lo stesso muco tramandato abbondantemen- te dai Testacei e Molluschi posti in vasi apparecchiati per le osservazioni, contribuisce al pronto e facile corrompimen- to dell’acqua, e spesso, apportando agli animali la morte, delude i desider] dell’Osservatore curioso. Ignoro se nello stato naturale di cotesti viventi quel :mu- «co sia una secrezione particolare operata in organi a ciò de- stinati, ed inserviente a qualche particolar funzione ; o sia invece una secrezione comune a tutto Il corpo, quasi una linfa atta alla nutrizione; e se in quelle incomode situazio- ni dell’ animale essa trasudi da tutta 1a superficie del cor- po, o sorta per qualche peculiare apertura. Ma in qualun- que modo ciò avvenga, è però certo, che detto mucoè ab- bondante, e in qualche modo proporzionato allo stato di prosperità e di nutrizione dell’ animale. Cotesta appunto è la sostanza che, quando il Buccizo è posto sopra le bra- gie, si modifica, e sorte divenuta purpurea: e i tentativi seguenti me ne sembrano prove dimostrative. Allorchè il Testaceo posto in quella circostanza aveva ri- sentito molto calore, si ritirava e rannicchiava; ed intanto alla sua apertura, che avvertitamente 1o teneva rivolta all’ insü, 304 insù , veniva gorgogliando non poco muco, da cui spri- gionavansi alquante bolle gasose. Ne” primi istanti esso non aveva cambiato nè aspetto nè natura, e soltanto appari- va un po’ più sciolto o men Viscido che nel primiero suo stato... Continuando [' operazione ed aumentando il fuoco, in gui- sa però che non valesse a fare estravasare dal guscio quella sostanza, essa dopo alcuni minuti compariva incarnata, e da lì a non molto rosea diluita ; e quantunque fosse tuttavia viscida e semipellucida, cominciava nondimeno a perdere un poco della sua tenacità e trasparenza. lo ne raccoglieva allo- ra sulla bambagia ed altre materie vestiarie, le quali resta- vano all’ istante, dirò così, agglutinate e quasi coperte da una vernice, e dopo la disseccazione sembravano quasi involte da una tenuissima membrana; tale apparenza appunto affettando quel muco, che nel primo stato di colorazione non aveva per anco perduta affatto la sua viscidità naturale. Mentre il Testaceo rimaneva così sopra le bragie, il mu- co accoltosi alla fauce del guscio andava acquistando una tinta rosea carica, e a mano a mano che il colore diven- tava più vivo, il muco progressivamente perdeva la tenaci- tà e trasparenza; appariva più sciolto; e non conservava più la primiera attitudine a disporsi, seccandosi, a maniera mem- branosa o filamentosa. Se allora si raccoglieva sulla bamba- gia, esso non rimaneva più come prima alla superficie for- mando quasi un intonaco lucido, ma s' internava alquanto, penetrava le fila e le colorava equabilmente, nè la. bambagia appariva come nei casi precedenti intonacata e coperta quasi da una vernice tenace, Prolungando finalmente |’ ebullizione, il glutine. perdeva ogni vestigio di tenacità e trasparenza e tutti i caratteri mucosi, diventava rosso-vivo e purpureo; ed allora s'inter- nava ancora piü facilmente nelle materie vestiarie a colorir- ne ogni punto di una tinta di porpora più permanente e più viva. In tutta |' operazione convien che il fuoco non sia troppo lento, poichè ad una bassa temperatura ii muco pri- ma di subire le indicate modificazioni a poco a poco svapo- ia e si secca. Così per questa serie di osservazioni io scopriva, che la sostanza, che diventava purpurea, nei pri imi gradi di colopar «zione conservava l'apparenza mucosa, che 12" perdeva a ma no a mano che colla ebullizione il colore diventava più in- tenso, e che finalmente arrivava a non conservarne piu in- di- 305 dizio quando aveva acquistato la massima colorazione; onde mi parve evidente, che il muco appunto fosse la materia che a quel grado di temperatura s] modificasse e diventasse purpurea. Ma perché. fosse ancora più comprovata questa scoperta ebbi ricorso ad un’ esperienza di confronto sopra due indi- vidui uno di fresco raccolto e ancora pieno del proprio mu- o, l'altro tenuto per due o tre giorni in un vaso d' acqua marina, a cui esso ne aveva abbandonato non poco, che si scorgeva nell'acqua stessa. Cotesti due individut posti ancor vivi alla stessa temperatura diedero una diversa quantità di materia colorata corrispondentemente alla quantità del pro- prio muco; il primo molta ed intensa, il secondo | poca e di- luita. Un altro tentativo restava a farsi, ed era d'ihvestipere il prodotto d'un individuo cresciuto nei fondi calcarei predi- letti da queste spezie, e quindi arrivato alla più pienae pro- spera nutrizione, e paragonarlo con quello di un individuo trovato nei fondi molli ove talvolta, forse per pura aberra- zione, questa spezie si trova in istato però d' infelicità e magrezza , e quindi povera, come d'ogni altra secrezione , così di. materia mucosa. Cotesti individui diedero la porpora sì nella quantità che nella intensità corrispondente al loro stato di nutrizione, e quindi proporzionata alla quantità del loro muco; il primo abbondante e vivace, pallida e scarsa il secondo. Così da questo ultimo esperimento mentre resta di- mostrato che il muco del Testaceo è realmente la sostanza che si colora, .viene eziandio sempre più confermata la ve- rità, cui per molti esempj in varj luoghi dell’ Opera mi so- no studiato di stabilire, che l indole cioè e la natura dell’ abitazione influisce efficacememente sulla nutrizione sulla for- ma e sulle qualità degli animali marini, fino a toglier loro alcune delle più rimarcabili ed interessanti prerogative. L’ aver trovato qual sia la sostanza del Buccinum Echi- nophorum , che diventa purpurea, era una scoperta che la curiosità del Fisico non doveva trascurare e forse poteva e- sigere, e può altresì divenir feconda di conseguenze atteso- chè apre la strada a ricerche più estese. Se in cotesto Buc- cino il muco è la porzione che si colora, la sostanza me- desima degli altri Testacei non potrebbe subir parimenti la stessa modificazione? E quindi non si potrebbe ottenere una considerabile quantità di materia tintoria impiegabile in usi economici? Io ne feci qualche tentativo sul Buccizum Ga- Q.q lea, 206 lea, ma con esito per dir vero infelice. Mi parve però che gl’ individui cimentati fossero un po’ magri proporzionata- mente al loro volume, e ciò forse per aver dimorato in fondi non opportuni; sicchè la mancanza di successo potreb- be attribuirsi a difetto di quegli individui piuttosto che del- la spezie. Che se il muco de’ Testacei in generale diventas- se purpureo , non potrebbe esso subire la stessa mutazione anche fuori dell'animale? E se ciò fosse, non si potrebbero radunare varj Testacei, e trattenendoli in vasi, e necessitarli ad abbandonare quella sostanza per poi collocarla alla tempe- ratura opportuna onde diventi purpurea ? Ecco due ricerche ampie e degne d'impegnare il Naturalista l' Economista ed il Fisico, alle quali io spero che potrò dedicarmi tostochè gli stud), ch’ io devo seguitare sopra altri Corpi marini, me lo permetteranno. DI- DICHIARAZIONE Delle Figure, che può servire anche per Descrizione : delle Spezie ignote. Tav. I. CANCER FIMBRIATUS, AA. Dorso tutto coperto di minuti punti prominenti; e verso à lari fornito di papille o tubercoli bbbb, che formano quasi un secondo ordine di punti maggiori. Nella periferia È cinto da 20 denti o lacinie cccc (dieci per parte) connesse e continue, benchè in apparenza divise, rilevate nel mez- zo , Compresse alle parti ove s uniscono insiemesz e nella cima quasi troncate . dddd. Piedi irregolarmente prismatici a più angoli forniti di peli raccolti a fascerti longitudinalmente disposti . Le Braccia grosse e nodose terminano con dira eeee negre mu- nite “di grossi denti tubercolari. Tav. Il Fic. 1. CANCER MARMORATUS . A. Dorso schiacciato, piano, poco elevato da prominenze, tutto segnato da rughe colorate, spesse, anegualmente lunghe, Sessuose: s avvicina alla figura quadrata je è lati verso gli angoli superiori terminano im tre denti P un dopo P altro maggiore. J] lato superiore termina com un margine o' sia costa b com- pressa,-lincave , talvolta un po’ sinuosa. cccc. Piedi molto compressi , forniti di peli sparsi specialmente negli angoli, fe stagliati nelle articolazioni, e quasi scrit- ti da rughe più brevi. Le Braccia sono più vugose, ingrossate , e nelle articolazioni fornite di denti ivy egolari ag uz aul è Q q 2 à vi Fic, 208 A Fic. 2. CANCER ROTUND ATUS . B. Dorso circolare, un po allungato verso la coda: nella perife- ria munito di denti inclinati a maniera di sega e alla base CONGIUNTI . Le Braccia compresse: le Mani dd supertormente segna- te da tubercoli acuti disposti in cinque serte per ogni mano. Gli angoli così delle Braccia e de’ Piedi cccc , come del To- race terminano com peli rensi, folti, per ordinario disposta in fila, e talvolta aggregati . Fic. 3. CANCER PORESSA. C. Dorso trasversalmente ovale, terminato da denti simili è pliche, cinque per ogni lato, e talvolta dentati essi pure. La fronte è sinuosa, e divisa ned. mezzo. I Piedi brevi a pr oporzione del corpo, e im qualche sito pe- lost. Le Braccia grandi e grosse, terminate dalle punte dd nere munite 2H rari denti tubercolari. Tav. "TIT. Fic. r. CANCER CATAPHRACTUS, A. Dorso fornito di spine inclinate verso il capo, e dispo- ste una dietro È altra formando sette serie, quasi setze carene . b. Coda composra di segmenti di varia figura, marcati di promi- nenze e cavità flessuose irregolari, strettamente connessi 22 un tutto, che 12 qualche modo somiglia alle loriche.. cc. Mani com un solo dito aguzzo e curvo. Fic. 2. CANCER CARINATUS, Tutto 11 corpo, così il Dorso come la Coda, à carinato. @ Dorso carinato da una serie di denti aguzzi, che poi vanno a formare un rostro a sega... b Co- 209 5 b. Coda carinata da triangoli acuti posti nel mezzo de di le: segmenti » Ciascuno di essi triangoli è acutissimo all’ api- ce, e cavo alla base per ricevere P apice del seguente , € così formar flessibile la coda. I Segmenti caudal? sono ver- gati da solchi e rughe regolari. I due primi Piedi somigliano alle Braccia, ed hanno, come esse, due Dita; onde si può dire che questa spezie ab- bia quattro Braccia dd. ec. Due Aculei laterali diretti versa gli occhi. Fro. 3. CANCER .CANDIDUS. A. Dorso liscio coperto da una sottile cartilagine quasi membra nosay un po ingrossata e rialzata al margine. b. Coda affatto membranosa molle, simile a quella der Granchj parassiti: Onde masce 1l sospetto che questa pure viva in am guscio straniero , 0 Che sia um grado intermedio tra quelli e 1 macrouri, e che la dimora nel buco terroso la difenda come mn ricovero testaceo. ec. Braccia lineari» 1 due articoli superiori sono quadrati; Dl inferiore attenuato e fornito alla base di um appendice triangolare curva d, la quale ne’ piccoli è appena vicono- scibile . eee. Piedi tutti colle due dita (Chelati.) Fic. 4. CANCER GLABER. Il corpo liscio; la crosta sottile pellucida. A. Il Dorso alquanto compresso ai lati sembra quasi carinato al: la sommità: Termina'‘in un breve aculeo conico b situato in mezzo agli occhi. d. Coda liscia y conico-cilindrice , con segmenti appena sepa- vati. . I j Le Braccia ineguali ; la Destra irregolare ; la Sinistra mag- giore, con PD ultimo articolo lungo schiacciato prismatico di tre lati , il superiore‘ e. P inferiore: de quali sono simi- li3#1 laterale c. strettissimo. Il Dito mobile , stretto nel- p sua, inserzione’ st dilata im appresso 1m forma ango- AVE: è» Erc. 310 Fre. $9. CANCRI GLABRI VARIETAS. Duesto individuo, benchè di aspetto divino, tuttavia non è che una varietà del precedente, di cui va prendendo la for- ma a misura che crescendo cambia la spoglia nelle annuali riproduzioni. I caratteri suo: proprj, finchè trovasi in questo primo stato, sono a. Dorso meno compresso ai lati e più vorondeggiante alla som mità . e. Coda coperta d' integumento meno consistente, e un po più FUBOSA. f. Mano sinistra molto vigonfia ed ingrossata al principio dell articolazione, col diro mobile molto maggiore. Tay. TV. FiG; x4 SOLEN.GALLOSUS . Conchiglia ovata schiacciata sottilissima semitrasparente bian- ca, € cinta per ordinario da zone cinerizie; il qual colore talvolta si estende a tutto il testaceo. Il lato del cardine è alquanto più curvo del lato opposto. À. a aperte per mostrare il cardine c calloso-ligamentoso ne- o, della natura di quelli de’ Pettini, e della forma dg Sa B. Una delle Valve, che mostra la scarsezza della loro cavità. Fic, 2. TELLINA STRIATULA. A. B. Conchiglia irregolarmente ovale, alquanto più vigonfia nel mezzo, bianca, fragile , semipellucida; dall'uno all’ altro lato, 0 sia pu nta delle Valve, leggiermente cinta ds sol- chi inrersecati da sottilissime strie. B. Il laro destro più allunzato, e alquanto inflesso. In esso le Valve non combaciando lasciano un’ apertura quasi com? nelle Sbadiglie, la quale si vede meglio in A. Il lato opposto è parimenti un po incurvato , ma in senso contrario , come si vede dalla stessa figura A. Fic. 211 Fic. 3. TELLINA CUSPIDATA . A. B. Conchiglia ovale cordata vigonfia , irregolarmente cinta di rughe fornite di pellicole lacere. AI lato destro forma un angolo che va a terminare im un vostro tubuloso d della lunghezza del corpo incirca, € all’ apice qua- si tronco . Le matiche sono alquanto curve verso quella porte. e. La Valva superiore un po! meno convessa dell’ altra. C. Valva che mostra la cavità con tutzo il dilci contorno, e tz f P saclinazione della natica. Fic. 4. VENUS LONGONE . A. B. Conchiglia irregolarmente ovata bislunga, un po’ rigon- fia nel mezzo; dall’ una all’ altra punta , 0 lato delle Val- ve, cinta di solchi spessissimi. LeValve alla metà dirim- petto al cardine sono un po! compresse, come indicano le Fi- gure A e C, onde la forma diviene più irregolare. Il corpo è grossetto, e neil interno C osservasi qualche tm- grossamento verso il lato minore. Tav. V. Fio. 1. MUREX CONULUS. a. b. Chiocciola conicaturrita solida liscia, sparsa di macchie ca- stagne bianche nebbiose marmoree. Le Spirali si congiun- gono dolcemente formando quasi una superficie continua non interrotta dal solco solito farsi dagli anfratti, ma contrad- distinte da una linea di colore più bianco. La Coda è bre- ve, quasi troncata. Il Labro dell aperturaforma nel mezzo quasi un angolo, il quale continuando nella spivale costi- £uisce 1] primo giro angolare. La Colonnetta è più bianca. a. La Chiocciola nella sua naturale grandezza. A. La stessa ingrandita con lente. b. La stessa che mostra il lato posteriore coll’ angolo formato dalla prima spirale . Fro, Fic. 2. TURBO MULTIDENTATUS. a. b. Chiocciola quasi cilindrica, acuminata. all'apice, semitras- parente, bigia. Le Spirali sono numerose, gonfiette, stret- tese contigue. DL apertura c un po espansa marginata ester- namente presso alla colonnetta, e alla fauce quasi chiusa da diverse pliche rilevate lunghe curvette nel labro ester- no, e da pieghe corte tngrossate somig glianti a denti nel labro opposto. a. La Chiocciola di grandezza naturale. b. La stessa supina pev mostrar la direzione della prima spirale. A. La stessa ingrandita con lente acció si vtmarchino bene tutti i membretti della fauce. Fic. (3.. TURBO SAXATILIS . a. b. c. Chiocciola ovata globosa, per ordinario acuminata all’ apice, e cinta di striscie depresse zaloolta macchiate come in c ed A tal altra cineree equabili come in b. Il Labro della colonnerta è dilatato espanso, e talvolta nella cima st dilata în figura angolare. La Chiocciola di grandezza naturale. La stessa nella positura opposta. Individuo non macchiato . . La Chiocciola accresciuta con lente per far meglio vedere le macchie, € il labro dilatato d. PTO » Tav. VI. Frc. 1. SABELLA RAMOSA. a. Sabella diramata , composta di una tonaca coriacea consistente , VUgOSd y floscia, e sparsa di arene e di frammenti testacet e petrosi agglutimati così ai rami principali , come ai se- condarj ccc. Le sue diramazioni numerose talvolta hanno origine dawn tronco solo, tal altra da due o tre, 1 qual stanno fissati e quasi radicati, come 1 tronchi delle Sertu- larie, sopra un corpo straniero b. Alcuni vamoscellt st cone giungono insieme , spezialmente nelle loro estremità co- me in ddd: Non sono però anastomizzati ma uniti per quel 313 quel glutine stesso, per cut restano loro aderenti le quis quiglie. A. Uno de’ rami aumentato con lente. FiG:2.\SERIULARIA SPIRALIS a. Sertularia alquanto vamosa e radicata sopra un testaceo b. I Tronchi sono cornei elastici, e flessuosi come si vede in c. Le Frondi o foglie vi sono piantate alternamente , ed e- spanse in modo che fanno come un piano spirale che va a- scendendo a coclea, onde perpendicolarmente osservando è rami si vede tutto questo piano spirale continuato dal lo- ro apice alla loro base. A. Ramo ingrandito con lente per mostrare la figura delle fron- d: e il loro andamento spirale. Le Frond: d e f g h fo- gliose spugnose, come le Flustre, sozo formate di piccole frondi o foglie lineari quasi eguali divise a due a due , ognuna delle quali talvolta st suddivide nel modo sres- so, onde terminano per lo più in forma di forca. Nella sola parte superiore banno pori, 1 quali sono forniti di se- tole prominenti fuori dei lari delle foglietre. Non essen- domi riuscito giammat di veder vivo questo Zoofito, non posso descrivere la fabbrica interna delle cellette. Le de- scritte frondi sono piantate im diversi piani e lati de tron- chi, ma sono er e distese obbliquamente una dietro all altra, onde l infima d, st approssima alla seguente e, questa s incurva e si dirige verso la terza £, la quale confina colla laterale g ec.; e così formano il piano spirale continuato ascendente, che attornia il tronco del ramo , come È asse d' una coctea. Tav. VII. LAMARCKIA VERMILARA . A. Pianta formata di più rami alcuni semplici , la maggior par- te composti s radicati insieme sopra un corpo straniero. IL tessuto è coriaceo molle floscto cadente , per la qual cosa la pianta si delineó capovolta; ed è composto di orricelli verdi pellucida membranost diverti alP asse de vami 326 Rr con- 314 connessi da tenvissimi filamenti della stessa matura, come s indicò nella definizione del Genere . I rami, che pur si vanno lentissimamente attenuando, appa-. riscono cilindrici, e la maggior parte divisi in due, 0- guun de quali si ‘suddivide nel modo stesso -(dichotomi) , finchè vanno a terminare a modo di forca. 1 loro apice sono quasi tronchi bbb. ccc. Corpi stranieri aderenti gi rami, e probabilmente ritenuti dai minimi filamenti degli otricelli . IN- 315 I N.DUIC-E DELLE SPEZIE Del Linneo, di altri Natuvalisti , e nuove, contenute in.questa prima Parte. A ATGYONIUM e po exos eis e) E xe A LS Epipetrum = -.- se Lian = ro go n Di SCHIGSSERI I ta ne agi e) Sine ez) Lyncunum - - - & - Linn - sos. 5. fui Cydonium -- - s = a "Liüg.- T2 0 70-0 c^ 240 Ficus Ate EJ EL UL SEC TRAD 1 Linn. iii ae i idem "UI gelatinosum - - - - - Lmm- - - - "vi conicum - - - - - -. Nobis. Planco - - - - - 10 Domuncua - - - - -*’Nobis. Ginanni - - - = 241 ANOMIA. : 0: n6: cpu o mU S Ephipum. - - - - - Limm.- -.-- -- -- iv DNA etr ina Dini c ni STR T II$ Nom- - »--- s. Lim.- > - > - ^. - [£u batbata 4 - - «e. Lina, 4$. 2 = es - dU modiodus? - - - - - Linn. + - * ----- mi Pella caste a a eB Linni = aisi ae ivi Glveymeris ia = 2020. Linn, - - sn aaa 0 Ui pilosa - - «2.2.7 2 Lina. < + 0a 0 - - 116 Nucleus - - - - - - Lmm-------- mti RRGONAGHIA: : Sto xr I Tu Argo = -,- 2 s L9 Bin c = 7.2 - en - fü DODPRIASS o n E zuübens. Sa xw "ue cH. S mo aaa e mindta € m. xoxo RS dU. — oc cm RE de V PUR, aranclaca« - = + - - Linn, > 20-0 - - - ivi aphiurà. «ue n mila Zina, = + ia SUUS LI aculeata: na = sui Lin << + eo - 0 dli. «i-o c5 Rumes o - Paine 66 pecünaiaw. -mizpinigatget AIME eum alive E palmipes- - - - - - Nobis, Linkios = - - - ivi Kr» BUC- 316 BUCCINUM 2. --- Galea - - - - - - Echinophorum - - - Pulus? - - - - - ‘mutabile- - - - - Nerteum - - - - reticulatum = - - - tessulatum - - - - corniculum - - - - BUDBEAÀ tea Spdlta - - - -- aperta - - - - - Hydatis - - - - - lignaria - - - - - canaliculata - - - CUNCERAO S ME BRACHÉURI. Pisum - - - - - minutus - - - - - longicornis - - - - vocans, -- = ce = rhomboides - - - - Mena - - - - . Depurator - - - - Dormia = -s.- . Pagurus - - - - - Tandtusb us us s o Araneus - - - - - rostratus- - - - - hirtellust-- = S 20° tribulus - - - + - personatus - - - - IVa longimanus - - - - cruentatus - - - - orbicularis - - - - marmoratus .- - - fimbriatus - rotundatus - Poressa- = a LÌ ' ' Linn. - - - - Linn. - - - e Linn. = ee Linn. - - - - Linn. - - - - Linn. - - - - Nobis. Gualtieri Nobis. Gualtieri Linn. -, - - - Linn JETER NES cs Nobis. Jonston - Nobis nuova - Nobis nuova - Nobis nuova - Nobis nuova - - 143 - cU - dui - ivi - dt - 144 = ivi - vi - dui - 137 - dvi - du - ivi - dui - fui - 4I - # - ivi - ivi - dui - dui - 45 - ui - dvi = dvi - dui - ivi c 46 = di - UL - dui - ivi - dui - 47 - dui - ivi - ivi Pa di B S PARASIT ICI. Bernhardus - - - - Diogenes" seni Eremita- - - - - MACROURI. Gammarus - - - - Astacus - - - - - Squla - - - - - Crangon- - - - - sturigosus- - - - - norvegicus - -» = - Homarus |.- ==. - Ardlus - - - - e Mantis - Scyllarus o - - - - Locusta - - - - - linearis - - - - - cataphractus - - - carinatus candidus - glaber; jx 2-473 CARDIUNE i LL aculeatum echinatum ciliare - - - - - levigatum ? edule - - - = - >» rusticum .- - - - CELLEPORA: . ou. Spongites pumicosa - - - - verrucosa ? CEHAMA nA Corni: seal antiquata gryphoides CHITON: 2: 1 pis fascicularis squamosus rübepyue lore anto LI LI L] LI 8 , Ln. Linn. Linn. Linn. Linn. Linn. Linn. Linn. Linn, Linn, Linn, Linn. Nobis Nobis Nobis Nobis Linn. Linn. Linn. Linn. Linn, Linn, Linn. Linn. Linn. Linn, Linn, Linn. Linn. Linn. Linn. nuova nuova nUQVa nuova 2v - 4% - dui - ivi otra - ji TY AU - dui - ivi - ivi - dui - ji © go - dui - ivi - ‘oi - di - du - 3 r = 4i - IO "D - IVI - Ivi - ivi - du - dui - 104 - 229 - du - ivi - dt - II4. - VE - dt = PUE] pi 89 - ivi - du rari 318 - CYPRJBA 2 e NOE Pediculus - - - -. - Liwn. - cles AIT cinnamomaa - - - - Nobis. Gualtieri - CONUS OE, Lm Ignobilis - -^- - - - Nobis. Gualtieri - CORALLINA MIS ae Opuntia - - - - - - Linn. Sui a M e officinalis - - - o. Lim - ---0 FUDENSI 0-9 I Em s i-is D BENTAPEIONL. a ose cer tus Dentalis = «0 204 Ling, = 20x08 Entalig «5-7 .c07 Lina, a + = polum = ion ia vm ins. = a -4 DONAXG LL. pera e aa "rumenlus E inni. ew Ius: = - - o inni £s ECHINUS . : esculentus - - spheroides?- - Linn.- - = dnm è Minis = e e Nobis. Gualtieri È RROSERA 2 ali L'ala ux truncata - - - - - - Linn.- - - Spatagus- - Melo - = - UL T NO asti sn Cd Dies HIST | 19% ivi ivi 133 ivi 278 ivi ivi ivi 192 ivi ivi ivi 106 1U! 10 70 ivi- ivi ivi ivi a: T c. 70- 200 hispida - - - - - - Nobis. ( Escara hispida Pallas) ivi G CORGONIAs- xc SEE E: mollis uec Ec Pallas - UE NR ME H BHALIOTIS* =: 5X tubercalata =. s - - Polia ie BEND i 0x 000 LIE Albella - - - - - - Lmm-------- fw algra? - - - -.-o-— Elan, 0-9 x USL 2 — [fW Flanorbis - - - - - Linn. COMI RIA PRETI LI Vortex -^.- - «e 4 Wumm2- 1UE cornea: ie fia mme L'un. - "1 Pomatia- - - - - - Linn. Ei io de TIE Zonarià - - - == mo Linn. - RR mns eld TDI ZI SOI SR MN A E RIOT Vivipara - - - - - Linn, - nemoralis - - - - - Linn. lucorum-. - - - - - dunn. decollatà = = - - -.- Lmm- + - - - - - - 176 subcylindrica - - - - - Lmmsg.- - - - edtona - - - - - - Lin -.- - = - L5 - -. dui stagnalisi: = = mm o Lmno- omms i nés -- nh ce Ue ra i ei pr), uImosa == = - 20 - Dimm < + esi & - 177 Aturicularia = 29 = = Ma Liga = a ini Li /0f umbilicaris - - - - «Nobis. Gualtieri - ^ - - - ivi bilabiata - - - - - - JNobes. Gualtieri - + - - ivi lineata —- -- = = - s AJWobis.GualMer?.-- - = 6 ivi arenaria - - - - = - ebis. Gualtieri - - «i - 178 Petholata -—-.- - (si 0- Nobis. Gualtieri - - — - wi ventricosa - - - - - Nobis, Gualtieri - - - - dvi striatula - - -.-« -.- Nobis. Gualtieri - - - -'^ iv turbinata. - = - (e. - Nobis Gualtieri - - - - dv L EAMARCKRIA 7573 Nobis nuovo- - - - - - 255 Bursa - - - - - - Nobis (Alcyonium Bursa Linn.) 238 Vermilara - - - - - Nobis.(Vermilara ritusa Imper.) ivi DEDANS e Balanüs == ni e ef = 01.22 o2 EAT Balanoîdes - - - - - Linn. 3 <« © -- -- - qi Testudinarila ^ me ali Lim, <= = ea Uil Lf Scalpellum - > - - - Lim. + - = = = +.» - jw ansérifera | * * o Cela imm = - - 09 o EO s Uf anatifera = Linn, - - = se - 4 -. Qr ao e TU d MUS corallina; o elim ell fg e 090 o9 7.5 - - ur stultorum EL CI 8 DI a bi =. s E a 8 n Li LI LI " 220 MADREPORA. 9 2.925215: 5 NUES VEerrucania, =. =. = es EH. S m erae sum SUERTE fürbinata? s^ -.- os En. - 5 darai = 40 fasciculariss-.. - = Naga i e Cd ATE MILEERORA: i cita 2t CrUNCaAtali=t e del ie e n EE SMS compresa *-- - -: Linn, < + - - e -. ivi fascralis = m ian t E ivi reticnlata So Ren e cellulosa - - - - - - Linni- ---- -"- coriacea =.= = -u- TS LInüL- 0-2 9A polymorpha - - - - Lim,- -- -- -'- - iw cervicornis - - - - - Pallas - - + - - - - ivi MIUBEN IG A Li Ri MES ‘Bn bulussia duco n c e E Brandaris= (= = = 29-L inn. =. «esa *Pruneulus: ad. tm AC Eimn, e = ii zo Erinaceus =. .0= -: s Linn, — — - -- Linn. < - 2-0. - Linn. - -- - - - Lippi n TESINE Linn. < - - - - - Linn. < - - - - - Linn. < << - - - 321 Re 130 - - dU 2-209 dui CANTO SMI) >. = UL Sd) PSR 127 UU RM DDÓ X 1 "ui SIRE TTE SE TIO s - di moUi MGE e m Ip wm wo Ae) -o- dU em 189 i e (UL Smil Sf -o- ivi o]? - - rgo $$ 22 40f OUT ITI = - qi S PE. = avt - ivi 322 PHOLXS :- . Dadylus - pusillus? - PINNAS: XD rudis - BET nobilis - - SABELLA ..-. granulata? - Penicilus — - ramosa - - SERPULA ...- . Seminulum - spirillum - triquetra - filograna - contortuplicata glomerata - arenaria - - vermicularis Canaellet to - SERTULARIA pumila - - tamarisca - halecina - - Myriophyllum Pluma - - antennina - lendigera - dichotoma - pinnata - - polvzonias - Lichenastrum: Avicularia - feritina - - teptans - - anguina - - spiralis. - - II ESRUETZI72)2- Linn, Linn. -Linn. Linn. (Nereis conchileg Linn. - - - - inl - Nobis nuova Linn. - 2 - Linn. < - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. < - - Linn. - - - Linn. - - - Lin» > = Nobis Ginanni Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Linn, - - - Manni ae Tanni cry Lmn.- - - Linn. - - - Linn. - - - Linn. - - - Nobis nuova - - 7 BUE -- o di -o- Lala; MESSO 2.2 [Pu co dw sissi ce a,Pallas) ivi - 02 l0 12) -- - - 292 E = i su e SPDE NLIS Mom t T MU è - o2 ivi MI. - - - - 195 --c-o ivi NY EIU =, & fui nc M CE ZRS -c- co dvi culi = POL ---c ivi - > - - d =. == 12289 -- 1.04 -- 0. o df ---c divi =tim us 4290 - - - > dq = Ri aio nt miim e DNI. - - - - ivi - - - - du = Sin MAI - --- ivi SO- SOLEN' : Vagina Siliqua Ensis - Legumen strigilatus callosus - SPONDYLUS . Geredopus - SPONGIA infundibuliformis officinalis nodosa dichotoma ? - Lichenoides? tubulosa ? anicea upha coralloides? - cylindracea arborescens bombicina STROMBUS [2 Pes pelecani TELLINA è angulata ? gan - planata levigata - incarnata donacina - lactea gibba - striatula - cuspidata TEREDO . —-. navalis c ue MN - © > -o d inm-o-.£ - Lmn.- - - - Lim.- - - Sb innise - Linn. - - - -. Nobis nuova - Lim.- -.- - Linn - - - - Lun, - - - - Linn. - - - - Lmn,- - - - Pals. - - - Pallas. - - - Pallas. - - - Palas -. - - Scopoli - - - Nobis, Ginanni - Nobis, Planco - MZ -o- {vi - - ivi - - ji - - Ivi - - dui tum NOE MESIA - - {vi - - 262 - - dj -o2 vi =. = dvi mena UE - De 26x» - - ivi - do 27-2 264 - - dot = + (vi - ivi - Nobis, Ginn. (S.vamosa Baubi) 265 a - & © - Lmn.- - - ^ © - nuova nuova . Ginanni se © - 148 = — Ivi - 100 = o2 qui - = JU = - — jl e » — "UL = o. Ivi - - IOI <= [Ui - = JUL - — ivi - > ivi ab IgE > = PUE TRO- 324 TROCHUS. . cruciatus - pharaonius varius? - cinerarius umbilicaris Labio - - striatus - conulus - Zizyphinus TUBULARIA ramosa - fistulosa - muscoides TURBO... Obtusatus - VENUS . Neritoides rugosus - - sanguineus Thermalis Clathrus - ambiguus? - striatulus - reflexus ? Terebra - - ungulinus? - bidens - - politus - - quinquedentatus multidentatus - - saxatilis - verrucosa cancellata ? Gallina? - Erycina - Chione - pensylvanica decussata - Jithophaga Longone - Lim. - Linn, - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. = © Linn. - Linn. - Linn, - Linn. - Lina. - Linn. - Linn. - Lim. - Linn. - Linn. - Linn. inni - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. = Mln: - Born. - Nobis - Nobis IV - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Linn. - Retz. - Nobis nuova nuova VOLUTA . Auris Jude tornatilis rustica cancellata Cornicula caffra - 325 IN- 326 LIONOD ILC E DEI NOMI VERNACOLI COI NOMI SISTEMATICI CORRISPONDENTI. Nomi vernacoli. vditese = + - - «Izzalino - - - Berolla del duro - Berolla del tenero - Berolla di mare - Bibarazza - - - Bibarazza di mare Bibaron di mare - Bibaron di marina Bisse dei legni » Bovolo - - - - Bulli col Granzo - Bullo femmina — - Bullo maschio « - C Campanile - - - Cannella - - - Canestrelli - - - Canestrelli di mare Canocchia - - - Capa di mare - - Capa longa marina Capa longa nostrana Capa santa » - Capa tonda - - - Caparon - - - Caparone, vedi Bibarazza di mar e omn prac opu TASSO] Qo rug A E 4 cw t [22 Nomi sistematici. Cancer Gammarus Cancer rhomboides Buccinum mutabile Buccinum tessulatum Bulla lignaria - - Venus Gallina - - Venus verrucosa - Cama Cor - - - Matra corallina - Teredo navalis - Helix Pomatia- - Cancer Bernhardus Cancer Diogenes - Cancer Eremita - Merex Trunculus Murex Brandaris - Turbo Terebta Serpula - - - Ostrea glabra - Ostrea varia - Cancer Mantis Cama antiquata Solen Siliqua - Solen Vagina - Ostrea Jacobza Cardium edule - Cardium aculeatum REC qoc EE, RT gc fUyCucgq bep Ur» bts , Caparozzoletti di mare - - - Caparozzoletti di marina Caparozzolo dal scorzo PANE - - Caparozzolo di mare - Caparozzole sottile - Cape delle Galane - Cape delle piere - - Cape di palo - - - Caragolo longo | - - Caragolo longo di mare Caragolo sonda es Caragolo tondo di mare - Cazzonello - > Cimese - - um" s Cofani del dui T1 Cofani di grotta = - - Contrapasso, vedi 2 Corbola -^- - Corbola di mare - - - Corbola salvadega - - Datolo - - - - - - Disciplina - - - - - Facchino - - - - Facchin piccolo e ES Falsi Selmi - - - Figo - - - - - - Galletta - - - - Gambaro d^ acqua dolie - Gambaro d' acqua salsa Gelsomino di mare - Granceola - - - Grancipoletto - - Granzela - - - Granziporo - - - - Granzo - - - - Granzo compasso - - Granzon - - - - - Grillo di mare - - Vg. 4 È 9? AECMTUTEED KC» Eck. uv 37 Roy Lepas anatifera —.- - - ‘Fellina | - + - - - Venus decusata - - - Venus Erycina - - - - Solen callosus - -.- - Lepas Testudinaria - - Lepas Balanoides - - - Lepas Balanus - - - - Murex Alucoides - - - Murex Aluco - - - - Trochus varius - - - Trochus umbilicaris - - Donax trunculus - - - Cancer minutus - - - Arca barbata -. - - - Arca Noe - - - - - Cancer Scyllarus - - - Cancer glaber - - - - Cancer candidus - - - Pholas Dactylus - - - Spongia arborescens - - Cancer Dormia Cancer lanatus Asterias aculeata Alcyonium Ficus Echinus sphzroides Cancer Astacus - Cancer Squilla - - Millepora truncata Cancer Maja fem. Cancer hirtellus - Cancer Depurator - Cancer Pagurus mas. - Cancer Mcenas mas. - Cancer longimanus - - Cancer Maja mas. - - Cancer Homarus = - - E4785 gp SESTA 1g. VD SA a 08 4 X ON A Issolog = e amnem T BEL te i in SEO KU UNE Longon = = = = el M PT DERE UE A Masanetta — <= -o-07 Masanetta di mare - - - Muyssolo® == = =. x Narango - - - « - - Occhio di Santa Lucia - - Ollo gii TRAI I Ostrega e I A Ostrepbette del duro- - - È Palostrega di porto -- - - Palosteega 2- 7-12. Pennacchj = as Tad Pennacchiera - - - - - Pennacchiera rossa - - - Peo: chio del? Arsenale Peto di Dolfin - - - Pevaragza , vedi Bibarazza Pevarone . - Pie d’° Oca - - - ---.- Porcella- - -,-:. - ‘Porcelletta — =.&-} = Poressa - - - -.---* Poressa salvadega | - » - Venus Chione - - Lamarckia Bursa - - - Venus Longone - - - Alcyonium exos - - - Cancer Maenas fem. Cancer rotundatus Mytilus barbatus -- - - Alcyonium Lincurium - LI LI LI Turbo rugosus Bulla Hydatis - Ostrea edulis - - - - Cama gryphoides Ù L] Ù Pinna nobilis - - - - - Pinna rudis - - - - - Sertularia Myriophy llum Pennatula grisea - - -- Pennatula phosphorea. - Mytilus edulis - - - - Echinus spatagus - - - LU Li Mvtilus lithophagus Asterias palmipes - - - Buccinum. Galea -. - - Buccinum Echimophorum Cancer Pagurus fem. - Cancer Poressa - - - -- 108 - 258 - 109 7100239 TI DAT - 124 27239 - 169 zo3132 - I20 ALIA: 128 - ivi - 288 - 294 - 300 - 124 - 79 - 124 - — 66 - 143. ce. 1UI SPD 5 48 Riz- Rizzo - - - - - - - * - Echinus esculentus - - - 7o Rizzo Melone - - - - - -.- Echinus Melo -, - - - - ivi Rosa di mare - - - - - - - Millepora cellulosa. - - - 224 N Chiton fascicularis - - - 89 Salissoni-Cape - - - - = - : Chiton squamosus - - - #7 Chiton ruber - - - - - v Santa. Lena: iene Patella na aieitoy rei a "SIUDSQ Scampa - = = - - -.-. - - Cancer norvegicus. - - - 49 Scampa 3alvadego | - - + - - Cancer.striposus - - ‘- - ivi Scarpion del sabionao "- - - - Cancer longicornis - - - 44 Scarpion di grotta - - - - - Cancer personatus; - - - 46 Schilaj. = incinte Cancer Crangon “i - 7 27.49 Seno. 4. impu mom e oe T DASterias-ciliaris:. -20 0203120720566 Selmo a compasso - - - -.- - Asterias ophiura - - - - 65 Selmo delle Granceole -. - - - Cancer tribulus - - - - 46 Sponza e sponga - - - - - - Spongi officinis - - - 262 Stella rOs$a == - 7-522 =. Asterias rübens - =.= - 69 $relletta- 2 0-5 (ef - - VA sterias minuta |- =. - =. dui Sello. - = ian aaa a VAssterias aranciaca - (= = 3 sus T Testa. - - - - - - - - - Alcyonium Cydonium - - 240 Z Zamarugole - - - - - -.- Strombus pes pelecani - - 148 Zanzalaró - - + = - -'- - Cancer rostratus - -'- =. .46 Zucchetto = - - - - - - - Cancer orbicuaris - - -. 47 N. B. Delle Produzioni o non commestibili, o non rimarcabili per singolarità di forma per frequenza per ostilità ec. 1 nomi verna- coli non sono nè generalmente noti, nè costantemente adottati da tutte le popolazioni marittime della Venezia, o da tutti 1 pe- scatori d'uno stesso paese. Io scelsi gli usati generalmente dai più provetti ed intelligenti pescatori di Chioggia , ch’ è la più con- siderabile popolazione pescatrice della Provincia. qt Estrat- 33? Estratto dei Registri dell’ Accademia di Scienze, Lettere, ed Arti di Padova del di 15. l'ebbrajo 1792. Z Ncaricati di vendere conto dell’ Opera, che il nostro Socio Ab. Olivi vorrebbe pubblicare dopo la vostra approvazione, not possiamo assicurare di avere trovato im essa molti tratti, che manifestano nel suo Autore una somma diligenza nell os- servare , e molto ingegno nell’ applicare le nozioni più recenti della Fisica, e dellaChimica alla spiegazione dei fenomeni 0° alla soluzione delle questioni. Dalla Dissertazione prelimina- re, ch'egli stesso vot lesse sn una delle Osa adunanze, avrete rilevato, che il suo progetto è di dare il catalogo di Putri gli Esseri organici del mare Adriatico, facendo soprattutco vtmar- care da corrispondenza e 1 rapporti tra gli Esseri animali o ve- getabili, che P abitano, e le diverse località, che quegle Esseri medesimi prescelgono per loro più stabile dimora, onde cono- scere 0 la ragione pei cui le prescelgono , o le modificazione che da quelle località. essi. stessi ricevono, e quindi scoprire la mutua influenza che hanno tra loro le leggi e 1fenomeni della Natura. A tre capi dunque possonsi AU LE le sue speculazio- ni, cioè alla migliore sistemazione degli Esseri, al loro vap- porro con le località , e all’ uso, che ne possiamo fare di essi. A tutto questo devesi aggiungere, cb egli corredò la sua Opera di molte scoperte ed osservazioni di fenomeni, e di molte spie- gazioni di quelli det quali ancora st questiona tra 1 Naturalisti. In questo trattato però dopo avere indicato ch' egli distin- gue gli Essert animali di cotesto mare in due divisioni, l'una di Esseri conservabili, P altra di Essert non conservabili, egli si limita a parlare della prima; e seguitando il metodo di Linneo nel sistemare le produzioni, ne fa melle note le corre- zioni che giudica più a proposito, 0 scegliendole rra quelle che altri celebri Naturalistt hanno trovate necessarie, o adducen- do le ragioni, che lo hanno indotto a farne di nuove. Egli tratta dunque in questa parte della sua Opera degli Esseri conservabili appartenenti agli Ordini seguenti cioè: Insetti Apteri, t Vermi Molluschi, Vermi Testacei, Vermi Litofiti, Vermi Zoofiti . «Ae 331 Aecenna è Generi compresi sotto questi Ordini dal Linneo ; e di ogni genere riporta tutte le spezie proprie del nostro ma- ve. Vi aggiunge pot le spezie non Linneane, e parecchie spe- mie nuove da lu: medesimo osservate per la prima volta, 0 almeno non per anco descritte da nessun Naturaltsta . Quindi tra 1 Granchj a coda corta mette le sue nuove spezie marmo- ratus, fimbriatus, rotundatus, e Poressa: zr 1 Granchj a coda lunga le sue nuove spezie cataphra&us, carinatus, candidus, € glaber. Trovò nell’ ordine dei l'estaces tra. le Telline la stria- tula, e la cuspidata, £ra ; Solem il callosus, #ra Je Veneri il Longone, zra t Murict il conulus, #r4 : Turbini il multiden- tàtus, e p saxatilis, £ra le Sabelle la ramosa: nell’ Ordine poi dei Zoofiti tra le Sertularie la spiralis. Rimarcò pure, che 1 Naturalisti avevano messi net Zoofiti al genere degli Alcio- zj due Esseri ( la Bursa di Baubin e la Vermilara dell Im- perato) che non appartengono secondo lui al regno animale, ma al vegetabile, e in questo alla classe delle piante Crittogame , tra le quali non vi è genere, al quale convengano ; per la qual cosa egli ne forma um genere nuovo, che denomina LA- MARCKÎA per venerazione al cel. Botanico e Naturalista il Cav. de Lamarck. In tutto questo lavoro egli non trascu- ra mai i| suo scopo principale, ch'è d’indicare sopratutto le particolarità dei siti, che gli Esseri prescelgono per dimora. Egli non forma definizione se non delle nuove spezie, ma a +utte vi aggiunge sempre le particolarità attinenti alla loro proporzione, alla loro variabilità , alla loro commestibilità , e al loro uso selle arti, ec. ec. E quanto alla località , în cui trovansi più spesso o l'uno o l'altro di questi Esseri, avrete sentito nella sua Dissertazione preliminare , in cui dé la Topografia dei fondi del nostro A- driatico , ch' egli vi trova dei fondi arenosi , degli arenoso-ar- gloss, degli argilloso-fangosi, dei calcarei, dei calcarei mi- sti a sabbia e cd argilla. Non si contenta d' individuare id sito ove esistono tali fondi, o l estensione e profondità dei medesimi: ma indaga le cause della loro diversità natura di- vezione € formazione: e mentre fa vedere, che 1l fondo del mare è in generale calcareo, e che le sabbie P argilla e il fan- go somo sovrapposizioni posteriori provenienti dai torrenti e fiumi, mostra alla maggior evidenza, 1. che le sabbie come più pesanti deponendosi subito al primo giugnere in mare de- «ono cingerlo per così dire dalla parte occidentale , ove 1 fiu- mi e i torrenti sj vuotano im esso. 2. che le argille e il fam. go sin en0o avanzarsi tanto più verso il mezzo del mare quan- ro zo ‘332 to sono più Leggieri , formano le varietà che $ incontrano in quei . fondi, varietà che vengono ancora accresciute dalla ra- pidità diversa det fumi e torrenti, 0 dall’ indole della cor- vente propria dell Adriatico: 3. che. le correnti tengono sco- perti 1 fondi calcarei attualmente nudi. Riguardo poi agli usi economici di questi Esseri egli roglee 131 sospetto , che molte spezie siano velenose, e tra le altre è il Cancer Dormia derzo ‘volgarmente Facchin. E' curiosa la nota, ch egli fa al Granchio volgarmente conosciuto sotto il nome di Masanetta quando ha uma crosta dura, e di Molleca - quando ha la crosta membranacea. 1l commercio di questo 1n- sesto porta nella provincia di Chioggia mezzo milione circa di lire Venete. Esiti accenna pot, che st potrebbero accrescere le rendite di quella popolazione, se st facesse uso di molte al- tre spezie d' insetti e vermi , che sono d' un sapore squisito, alcuni dei quali sono già mangiati dagli stessi pescatori, ed altri erano 1n tal uso presso gli Antichi. Egli calcola, che si faccia uso di sole so, o 60. di tali produzioni marine, men- ve se ne potrebbero usare più di 200. spezie. Passando pot ad altri usi, egli osserva circa la famosa arte porporaria, che P Amati, e 14 Cav. Rosa ritubarono assai nel determinare le spezie di conchiglie, dalle quali gli Antichi tracvano quel colore. Egi: non pretende , che st possa ancora stabilire quali fossero ; ma se 1 Naturalisti conobbero finora op- portuni agli GR di quella tintura Pl Helix Eu e i Buccinum Lapillus Linz., egli scoprì la stessa prerogativa nell Arca nucleus, e ze? Buccinum Echinophorum. n prima, 0 sia P Arca nucleus, dé molto liquore all aprirsi, onde vi s può immergere del cotone senza pregiudicare D antmale, il quale anzi, se si lascia in quiete, torna-a riempirsi di nuovo liquore . Il Buccinum Echinophorum 42 wr colore. SANZUIZNO- vermiglio mettendolo al fuoco, mentre naturalmente è fosco cinereo. Una volta però che st sta ottenuto quel colore vermt- glio, e che si sia tinto il cotone in esso, non si cambia più nemmeno coll esposizione all’ arta, 0 con la perdita della tem- peratura. LA. trova molta analogia tra questo cambiamento di colore e quello, a cui soggiace il sangue in grazia dell’ os- sigeno e del calorico assorbito nella respirazione ec., e quindi ne applica la stessa teoria. Egli investigò in seguito qual fosse Ricordo la natura della di lui sostanza che diventa pur- purea ; e per un seguito di esperienze scopr? che dessa è la porzione mucosa . Voi avete inteso da lui medesimo il prospetto delle molte Me- mo- 333 morie ed Osservazioni, che ha aggiunte alle diverse spezie. Noi potremmo farne V elogio di ciascuna: ma ci vistringeremo ad accennarne alcuna di varto genere. Egli osservò la ma- mera, con cui gli Echini accrescono 1l loro nicchio ; e vimar- cato , cb esso non è un tutto egualmente solido, ma un tutto diviso in tanti pezzi o ajuole , ognuna delle quali é com- posta di varie tavolette pentazone connesse a cerniera per mezzo di giunture trasversali, mostró, ch’ esso s' accresce per- ché ai margini d’ ogni tavoletta si depone dalle pensi molli, che le rraforano, una quantità di materia calcarea. Le Con- chiglie pos si accrescomo , non perchè sisviluppino, ma perchè l'animale getta all'orlo di esse de’ nuovi circoli di tessuto pa- renchiminoso 3 32 quale in appresso si consolida dalla terra cal- carea, che lo stesso animale vi separa. Così egli scioglie la questione dei Naruralisti circa P ingrandimento delle Conchi- glie per intussuscezione o per extraposimi0ne sostenendo quest ultima. Mostra eziandio come questa maniera. di accrescimen- ro si effettui im alcune, che per la loro forma sembrano sfug- gire a ral legge. Egli fa ancora varie viflessioni sullo stato, nel quale si trova la terra calcarea nelle Cenchiglie, propo- mendo var interessanti quesiti . Egli 2 inclinato a credere, che manchi nei Testacet bival- vi e ne Zoofiti il sistema nervoso, il quale invano st cerca, € mostra IRg Cg nosamente la possibilità di questa mancanza sen- za che per ctó l animale manchi di sentimento e di moto. Osservò diligentemente d moto dei Pettini, alcuni dei quali S5 innalzano da cento e più piedi di profondità sino alla su- perficie delle acque dirigendosi anche obbliguamente . Avendo rimarcato che nell ascendere st aprono e sa chiudono, giudica, che dall’ impeto, com cui percuorono D acqua nell aprirsi, que- sta reagendo li porti all'insù, e come la percossa non è per- pendicolare, così ascendano obbliguamente dalla parte, ove è giretta la loro apertura. Descrivendo poi a questo modo una curva concepiscono un moto, per 1l quale abbandonandost cadono fino al fondo seguendo Paltra metà della curva in senso opposto . Rispetto ai ‘L'itofiti e Zoofiti egli fa vedere, che devono for- mare un solo Ordine, mentre le cellette calcaree dei primi; € lo stipite o scheletro dei secondi non differiscono che per la du- rezza, e mentre Ü animalità. è rimarcabile negli uni e negli altri. Egli anzi mostra nel Saggio fisiologico, che espone per dilucidare questo intralciato ramo della fisica de VIVENTI, che ognuno di questi Litofiti o Zoofiti forma un Essere solo, le Cuz parti sieno totalmente legate, e corrispondenti, sicchè non sè pos 334 \ possa imprimere una irritazione in una senza ehe non seme vi- senta i| tutto egualmente. Trovò per nuove osservazioni che le Coralline sozo Esser: vegerabili. Nella Collina vicina a Bassano detta 1 Ronchi di S. Michiele zrovas; la Madrepora fascicularis #uzra l'apidefatta : ma invece d’ essere calcarea, co- me lo è naturalmente , essa è tutta silicea quantunque il Col- le sta quasi spoglio di selce. Ha la materià di questo vivente chiamata a se la sostanza silicea dispersa nel Colle nell’ atro d'impietrivsi, o ha cambiato la terra calcarea in silicea? L7 A., che si fa rali questioni, non trova spiegazione soddisfa- cente per questo curioso fenomeno; ma propone i suoi dubbj. Nella pianta Crittogama, che Linneo mise tra gli Alcionj, e che si conosce col nome di Bursa marina d; Bauhino, ed ap- partiene al nuovo genere del N. A., trovò contenersi due differenti depositi d' acqua ; una ritenuta nella cavità comu- ne, e pencirata per infilerazione ; D altra contenuta negli otricellt. Questa non penetra per semplice filtrazione, ma sembra al A., che sia attivata dat ‘vasi assorbenti ed indi modificata pev servire di linfa nutriente il vegerabile. Mostra la maniera di nutrirsi di alcuni Alcionj e di altri corpi privi di boccuzze, e conchiude che prendano P alimento prepa- vato fuori del corpo. Esamina se questi ed altri corpi marini non st nutriscano che di acqua, e dietro 10 chimico esame de’ loro principj decide negativamente. Estendendosi su questa più che sulle altre classi, egli dè un Saggio sulla natura ed economia delle Spugne, nel quale spezialmente stabilisce 11 meccanismo della loro così detta respirazione acquea, e mostra la forma- zione del loro scheletro fibrosa. Rimarcheremo finalmente, che nelle Sertularie osservó.un moto particolare, per cui nell interno del loro tubo corneo e traspa- rente scorgesi un ammasso granelloso ch'è una porzione del corpo molle dell’ animale, e che ora gira, ora sale , ora scende. Que- sta porzione creduta da alcuni una circolazione entro un sistema di vasi, giudicasi dall A.un’agitazione nel tubo alimentare , che dalla discesa dei cibi irritato comunica loro tutti quei movimenti ; Questi pochi cenni intorno al suo catalogo, e alle molte Me- marie ed Osservazioni fisiche chimiche ed economiche aggiunte, basteranno per farvi giudicare Opera ben degna della vostra approvazione: e certamente il suo A. pubblicandola giustifiche» rà la scelta che voi avere fatta di lus per vostro Socio. Leopoldo Caldani. Stefano Gallini. l FI N E. yu hi X Ho AES ite DINDERTIMESY Teen. e - N Tav.L. Cancer LT 3 È etti ri jim io T TUBADSSITITIT 5E SS SA ARIA "s 2771 “ACI uu n ; - 4 " * Y , i “) | f N I \ » pete, ! " È x = " Zav. IT. A - F MBgEDE 29 QI UA TARE 3 CART AVIA u.s; QUT Comer dup Cancer cart 7727772 N IET M Jub. II. T Zur Ue 777.2, Cancer cataph TA AUS Cancer carinatus FIDI c (4 Cancer ades Cancer glaber z £y . df € Cue gla ori IMMICALS > UPS IN i Ta ce ni Tav. 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