CENTRO DI STUDI FILOLOGICI E LINGUISTICI SICILIANI
BOLLETTINO
diretto da Giuseppe Cusimano
SUPPLEMENTI
5
PALERMO
1983
GIROLAMO CARACAUSI
jARABISMI MEDIEVALI
DI SICILIA
PALERMO
1983
Volume pubblicato coi contributi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell'Assessorato
dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana
A mia moglie
TUTTI I DIRITTI KISERVATI
© 1983 CENTRO DI STUDI FILOLOGICI E LINGUISTICI SICILIANI - PALERMO
PREFAZIONE
Il presente lavoro non si propone di recare contributi, se non con
qualche dettaglio marginale, alla conoscenza delle attuali sopravvivenze
degli arabismi della Sicilia. Infatti, dopo i suggerimenti etimologici spo-
radicamente dati da Amari, insieme con i quali è giusto ricordare le po-
che, ma acute proposte di un Cusa o di uno Starrabba, e dopo le investi-
gazioni pia organicamente condotte da Gioeni, D'Aleppo e Calvaruso,
De Gregorio, Rohlfs, Wagner ed occasionalmente da altri studiosi, G. B.
Pellegrini, con studi accuratamente ponderati e con positive ricerche, ha
fornito, per questo settore della « Romania arabica », un inventario che
può stimarsi pressoché completo.
L'intento dell'opera — più modesto ma, spero, utilmente perse-
guito — è solo quello di colmare il vuoto d'informazione che ancora ge-
neralmente sussiste tra il momento del mutuo e lo stato presente, formale^
e semantico, dei prestiti, attraverso uno spoglio di testi medievali siciliani
o afferenti alla Sicilia: impresa, questa, meno agevole per chi, risiedendo
fuori dell'Isola, andrebbe incontro a difficoltà non lievi nell'accedere a
testi anche rari ed alla quale non basterebbero le risorse di una sola per-
sona, se dovesse estendersi alle molte migliaia di documenti che ancora
giacciono inesplorati negli archivi. L'importanza di detti documenti quali
fonti di arabismi, dopo le segnalazioni date da H. Bresc in vari suoi scritti,
ha avuto valida conferma dalla ricerca da me potuta eifettuare grazie alk
trascrizioni di numerosi registri notarili. del Tre e Quattrocento e ài interi
tabtdari ecclesiastici, che studenti della Facoltà di Lettere di Palermo han-
no eseguito per le loro dissertazioni di laurea.
Nel clima di rinnovata fortuna degli studi dìalettologicì, si può intan-
to sperare — non solo, s'intende, per la ricerca degli elementi semitici del
siciliano — che la pubblicazione dei due registri, 1286-1287 e 1298-1299,
delle Imbreviature del notaio Adamo de Citella a Palermo, curati rispetti-
vamente da P. Burgarella e P. Gulotta (« Fonti e Studi del Corpus mem-
branarum italicarum », diretti da A. Lombardo); la riedizione, promos-
sa dall'Accademia di Scienze Lettere e Arti di Palermo, del Registro del
notaio ericino Giovanni Maiorana (1297-1300), a cura di A. Sparti; la
ina
8 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ristampa anastatica degli Acta Curie Felicis Urbis Panormi, J. Registri di
lettere, gabelle e petizioni, 1274-1321^ a cura di F. Pollaci Nuccio e D.
Gmffo e del De Rebus Regni Siciliae (9 settembre 1282 - 26 agosto 1283).
Documenti inediti estratti dall'Archivio della Corona d'Aragona, voluta
dal Comune di Palermo per la celebrazione del VII centenario del Vespro
siciliano, rappresentino soltanto l'inizio di un'energica ripresa di quell'at-
tività editoriale di documenti medievali, che, sul finire del secolo scorso
e agli inizi di questo, costituì merito insigne della Società Siciliana per la
Storia Patria di Palermo.
Il materiale qui raccolto, concordante in massima parte con le cogni-
zioni (mora acquisite, vale in certi casi a risolvere dubbi etimologici, in
altri induce a suggerire proposte nuove. Dei vari aspetti della trattazione,
su due oserei chiedere al lettore una valutazione particolarmente bene-
vola, in considerazione dell'incertezza e della scarsità dei dati relativi: la
segnalazione di un numero relativamente cospicuo di arabismi medievali,
la età passata esistenza in Sicilia o nell'intera area romanza era rimasta
ignota; il tentativo sistematicamente esperito, ma non sempre positiva-
mente perseguibile, di distinguere ì prestiti diretti da quelli indiretti e di
determinare, per questi ultimi, l'epoca e la via della penetrazione nell'Iso-
la, attraverso la cronologia e, se utile all'uopo, la forma stessa delle te-
stimonianze.
dell'affidare l'opera alla stampa, mi è gradito il dovere di esprimere
i ringraziamenti più vivi ai Colleghi che ne hanno favorito l'esecuzione:
di questa Università Francesco Giunta, direttore dell'Istituto di Storia me-
dievale, e Paolo Cottura, docente di Paleografia latina e Diplomatica, con
l'uso, generosamente concessomi, delle trascrizioni di documenti inediti;
Adalgisa De Simone e Giovanni Montaina, dell'Istituto di Studi orientali,
con informazioni e suggerimenti, la prima anche con l'accurata revisione
del dattiloscritto; dell'Università di Catania Giovanni Tropea e Salvatore
Trovato, con dati tratti dallo schedario dell'« Opera del Vocabolario si-
ciliano ». Ma soprattutto mi è caro rivolgere grato il pensiero al fraterno
amico Giuseppe Cusimano, il quale, dopo aver seguito con affetttiosa par-
tecipazione il corso del mio lavoro, ha voluto accoglierlo nella collezione,
da lui diretta, dei Supplementi al « Bollettino » del Centro di studi filo-
logici e linguistici siciliani.
Ad avanzata composizione del volume il prof. Henri Bresc, dell'Uni-
versità di Parigi 10, m'invia un gruppo di attestazioni di voci da me trat-
tate o del tutto nuove, qualcuna con indicazione della relativa etimologia.
Ben lieto di utilizzare, nel Lessico o nelle Aggiunte e integrazioni a que-
sto, il materiale tanto amabilmente fornitomi, porgo anche a lui un calo-
roso ringraziamento. Sempre in corso di stampa lo stesso studioso, col
dono gradito dell'estratto di una sua comunicazione ancora non altrimenti
PREFAZIONE
disponibile, mi offre la possibilità di un ulteriore accrescimento dei dati
relativi ad arabismi medievali noti ed ignoti, i quali vengono anch'essi col-
locati nell'anzidetta appendice.
Università di Palermo
G. C.
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ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Andreoli
Andriotis
Ang. Da Smirne
AntTestSic
App. Top.
Ardizzone
Arezzo
ASS
AssConsCorl
ASSO
Avolio
Avolio
Sost.
BALM
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Barberi
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Columba
Conq.
ConsPrivMess
Contr.
Corriente
Cortelazzo
Arab.
Cortelazzo
Con:
CSS
Cusu
Cusa
Palme
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DAc
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De Fiore
De Gregorio
Contr.
De Gregorio
Gloss.
De Gregorio
N. Contr.
De Gregorio
Pani.
De Gregorio
Voci
De Grossis
DEI
Del Giudice
Not.
Del Giudice
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Fazello
FEW
Polena
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Gabotto
Garufi
Cens.
Getiuardi
Giardina
Gioeni
Girgensohn
Giufft.
Giuffrida
Boll.
Giuffrida
Cairn.
Giuffrida
Cari.
Giuffrida
LC
GMLC
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Godefroy
Grégoire
buch» di W. Meyer-Lubke, comprendenti U . P..,-n ■ ,■
dine» di Carlo Salvionì, Mano, iS ''^^' '''^""'' ' '^■
F. T. Fazello, De rebus Siculis, con note di V M A.. . e
Catania, I749. ' "' ^' ^- •'^mico e Statella,
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è»™^:;:^; ;;* ■" --' ~ "™-". - <" e. d,
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Pirone
Pirri
Pitrè
PoesSic
Pollaci
Prati
RaccConsSic
RatDec
RegCost
REW
Rizzitano
Ara».
Rizzitano
Cultura
Rocro
Rohlfs
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Rohlfs
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Scheludko
Schneider
Sdacca
Scobar
Senisio
SGI
Simonet
SinopoU
Sipione
Siragusa
SMS
Spata
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Starrabba
Contr.
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Dol.
STC
Steiger
Arab.
Steiger
Aufm.
Steiger
Contrib
STS
SVS
TabFrag
TabMalf
rabMonPoJ
TabMonr
TabPPal
Testa
TestPat
TestVen
Top.
Traina
Traina
Voc.
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VS
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Wagner
Arab. Worter
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Voc.
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Wettinget
White
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WKAS
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^°c= ^z ?s::i.sis.sr '^""^^ ^^^^^^' ^--
SIGLE E ABBREVIAZIONI DELLE FONTI INEDITE
Nell'indicare la collocazione dei documenti si sono usate le abbreviazioni seguenti'
ASA = Archivio di Stato di Agrigento, ASE = Archivio di Stato di Enna, ASP = Archi-
vio di Stato di Palermo, AST = Archivio di Stato di Trapani, inv. = numero d'inventario
p. = piano, rég. = registro, sez, = sezione, st. = stanza. Sono posti tra [ ] nome e co-
gnome dello studente clie ha trascritto i documenti e anno accademico di laurea.
ACCef
DotCostEbd
net. Adragna
not. Altavilla
not. Amato
not. Capizzi
not. Castiglione
not, Catalano
not. Girami
not. De Asinara
not. De Bononia
not. R. De Girella
not. De Cortisio
Pergamene dell'Archivio Capitolare di CefaRi, aa. 1155-1249 [Angela La
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Inventario dotale di Costanza Ebdemonia, del 2 febbraio 1279; regesto
in Ardizzone 85, n° 121 [dati forniti da H. Bresc],
not. Filippo Giacomo Adragna, Alcamo, a. 1483-84, Biblioteca Comu.
naie di Alcamo [Margherita Pirrello, a, 1971-72].
not. Nicola Altavilla, Monreale, a. 1492-93, ASP sez. Gancia, st. V,
reg. 85 [Crocifissa Puzzangara, 1974-75].
not. Stefano Amato, Palermo, a. 1355-56, ASP sez. Gancia, st. I, reg.
135 [Leonardo Cognata, 1970-71],
not. Matteo Capizzi, Agrigento, a. 1525-26, ASA inv. 2898 [Rosa Maria
Pino, 1977-78].
not. Giovanni Castiglione, Trapani, a. 1454-55, AST p. Il, st. 3,
inv. 8708-8709 [Maria Cappello, 1971-72]; a. 1455-56, ih., inv. 8710
[Teresa Favuzza, 1970-71]; a. 1460-61, ib., inv. 8714 [Antonino La Vela,
1971-72]; a. 1462-63, ih., inv. 8716 [Michele Giacalone e Graziella De
Filippi, 1969-70]; a. 1475-76, ih,, inv. 8723 [Maria Spanò, 1970-71].
not. Gregorio Catalano, Piazza Armerina, aa. 1503-5 ASE [Bianca Mon-
tana, 1962-63],
not, Nicolò Girami, Trapani, aa. 1466-92, AST p. II, st. 3, inv. 8766-
8777 [Pietro Anselmo, 1971-72],
not. Roberto De Asinara, Trapani, aa, 1421-24, AST p. II, st. 3, inv,
8565 [Daniela Barbara, 1977-78],
not, Bartolomeo De Bononia, Palermo, a. 1344-45, ASP sez, Gancia,
st. I, reg. 117 [Elena Di Benedetto, 1970-71].
not. Ruggero De Citella, Palermo, a. 1328-29, ASP sez. Gancia, st. I,
reg. 77 [Rosetta Caracciolo, 1971-72].
not. Enrico De Cortisio, Palermo, a. 1371-75, ASP sez. Gancia, st. I,
reg. 83 [Maria Lipari, 1969-70].
28
not. De Nuris
not. De Pittacolis
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
not. Formica
not, Forziano
not. Gambetta
not. Caudino
not. Gruppuso
not. Lavizaris
not. Mazzapiedi
not. Miciletto
not, Mineo
not. Mutria
not. Polito
not. Riccio
not. Rubeo
not. Salerno
not. Giovanni De Nuris, Trapani, aa. 1420-40 AST n tt e. 5 •
8567-71 [Pinuccia Maggio, 1964-65]. ^' ' ''■ ^' """■
not Giacomo De Pittacolis, Corleone, aa. 1403-1405, ASP sez Cincia
st, V xeg. 30 [Mari, Di Caro. 1971-72; Carmelo Pr fft 1979-S '
1414-15, ,b., reg, 34 [Giuseppe Milazzo, 1969-70]- a/ 1416 18 ib
2? ib ^ef 7%f "'"V ^''"'''' ^^^'^°"°^°' Ì5^5-70]: -• 1420:
-^^, ib., leg. 36 [Rosetta Giaccio, 1968-69]; a 1424-25 ih ,-.„ ^7
[Calogera Campisi, 1969,70]; a. 1434-35 ib J Ìrlu cf,"
1969-701- a 1435 3(:-, ih J \a ri/-' Ì ' ^' ^^ ^Sebastiana Sillitto,
/uj, a. I4J5-36, jb., reg .39 [Maria Ruggiano, 1970-71].
not. Francesco Formica, Trapani, a. 1453-54 AST n TI =. t, •
8702 [Francesca MattareUa. 1974-75] • a 1454 5riK =-,. r^ '"''•
Di Girolamo, 1970-71], ^■^^' *" '"^' ^^°^ "^Maria
not. Giovanni Forziano, Trapani, aa 14397^ ac;t , tt
8737-8755 [Provvidenza Gandolfo, 196263] ^ ' ''' '' '""•
not. Giovanni Gambotta, Corleone, a 1450 51 ATO n ■
reg. 69 [Giuseppa Monastero, 1973-74]. ' '''' °'"°'' ''' ^•
not, Bartolomeo Gaubino, Trapani a 14^^.7 act tt
S758 [Anna M, Vespa, 1979-80] ' ^^ "' ''■ ^' ^"^'
not. Giacomo Geuppuso, Alcamo a liSRsori . • ^
1973]. ' ^^^^"^^ [Antomno Cruciata, 1972-
not. Federico Lavizaris, Corleone, aa. 1387-89 ASP ,.. r •
V, feg. 2 [Francesca Attanasio, 1970-71] ^'""'' ''■
not Guglielmo Mazzapiedi, Palermo, a. 1432-33 ASP ,.. r •
='■ 1. reg. 839 [Carmelo Ferro Ingagli; moni '
not. Giacomo Miciletto, Trapani a 1434 35 aqt tt
8587 [Anna Aura Sorrentino, 1969 7 ]• 1 Svlf.,^' "' '" '' ^"'•
ferina Basilico, 1965-66]. n uua^ -l '^^' '"'■■ '°^- ^^^^ [Ca-
1966-67]. ■'• ^^^^-^^^ ^'^^ "^^- 8592 [Anna M. Angileri,
not, Onofrio Mineo, Mazara del Vallo a 1496 97 AST tt
inv. 2814 [Francesca Mauro, 1978-79] ' ^^ "' '*• <^'
SÌ^^^e^^:ìelSt;;:78]."^^-^^' ^^^ ^ ^-- - V.
™ Vumci e Giovanna Bongiorno, 1969-70].
not, Francesco Riccio, Palermo, a, 1405-1406 ASP = n ■
'-g- 451 [Lucia Cammarata, 1971-72] ' '' ^'°'''' "' ^'
not. Paolo Rubeo, Palermo, aa. 1410-1420 ASP c„ n ■
regg. 604-605 [Rosa Cascio, 1971-72]. ' ^'""'' "' ^>
not. PeUegrino Saleeno, Palermo, aa. 1331.34 ASP .r, n ■
SIGLE E ABBREVIAZIONI DELLE FONTI INEDITE
29
Certa, 1970-71]; a. 1337-38, ib., reg. 4 [Rosaria Cataldo, 1971-72];
a. 1339-40, ib., reg. 5 [Lidia Listo, 1971-72] e reg. 7 [Giovanna Inde-
licato, 1971-72].
not. Scanatello not. Giovanni Scanatello, Trapani, aa. 1419-21, AST p, II, st. 3, inv,
8538 [Paolo Genna, 1964-65].
not. Scrigno not. Giovanni Scrigno, Trapani, a. 1467-68, AST p. II, st. 3, inv. 8647
[M. Anna Gerardi, 1972-73]; a, 1469-70, ib., inv. 8651 [Eleonora Pi-
pitone, 1971-72].
not. Taglienti not. Pietro Taglienti, Palermo, a. 1492-93, ASP sez. Gancla, st. I,
reg. 1173 [Carmela Sanfilippo, 1969-70].
not. Traverso not, Giovanni Traverso, Palermo, a, 1418-19, ASP sez. Gancia, st. I,
reg. 766 [Anna Pirriatore, 1969-70]; a. 1420-21, ib., reg. 768 [Melina
Curto, 1969-70].
TabMans Tabularlo della Magione della SS, Trinità, ASP sez. Catena, inv, 97
[Antonino Impastato, 1966-67; Francesca Impastato, 1969-70],
TabMaz Volumina tria in quihus Episcopatus Maxariensis contìnentur mommenia,
vulgo dieta Privilegia (transunti, eseguiti dal 1556 al 1581, di cìcce, ora
perduti, degli aa, 1093-1500), Archivio Capitolare di Mazara del VaEo
[Maria Barraco Vinci, 1968-69; Caterina Rizzo, 1973-74],
TabSMart Tabularlo di S, Martino delle Scale, ASP sez. Catena, inv, 93 [M, Ro-
saria Zichitella, 1965-66],
TabSMBosc Tabularlo di S, Maria del Bosco di Calatamauro, ASP sez. Catena^ inv.
94, docc. 1-50, aa. 1263-1305 [Antonina Lodato, 1966-67]; docc. 101-150,
aa. 1318-28 [Rosalia Pugliesi, 1967-68]; docc, 201-250, aa, 1334-41 [An-
na Di Caro, 1967-68]; docc, 251-300, aa, 1341-48 [Giuseppina Cozzo,
1968-69],
TabSMLat. Tabularlo di S. Maria Latina di Agira, aa. 1151-1263, Chiesa abbaziale
di S. Filippo e di S. Maria Latina di Agira, docc, 1-50 [Francesco Solato,
1969-70] e 51-100 [Salvatore Longo Minnolo, 1969-70],
ALTRE ABBREVIAZIONI
a., aa.
abruzz,
agg.
alger.
ant.
ar.
arag.
baleat.
bearn.
berb.
biz.
bov.
brindis.
cai.
camp.
campici.
cat.
celt.
cfr.
cg-, cgg.
cit., citt.
class.
coU.
cots.
CZ
dlal.
dimin.
disus.
doc, docc,
engadin.
f.
fr.
gen.
genov.
gr.
gfig.
gfanad.
guasc.
anno, -i
abruzzese
aggettivo
algerino
antico
arabo, -a
aragonese
balearico
bearnese
berbero
bizantino
bovese
brindisino
calabrese
campano
campidanese
catalano
celtico
confronta
cognome, -i
citato, -i
classico
collettivo
corso
provincia di Catanzaro
dialettale
diminutivo
disusato
documento, -i
engadinese
femminile
francese
genitivo
genovese
greco
grigionese
granatino
guascone
ib.
id.
isp.-ar.
it.
lat.
laz.
l.c.
lett.
lig.
linguad.
logud.
lomb.
lue.
m.
magreb.
malag.
fflalt.
ME
med. fr.
mediev.
merid.
mod.
mozar.
napol.
net.
P-, PP.
pant.
part.
pers.
piem
pis.
pi.
pop.
port.
pr.
prov.
PT
pugl.
ibidem
idem
arabo di Spagna
italiano
latino
laziale
luogo citato
letterario
ligure
linguadociano
logudorese
lombardo
lucano
maschile
fflagrebino
malaghegno
maltese
provincia di Messina
medio francese
medievale
meridionale
moderno
mozarabico
napoletano
registro notarile di
pagina, -e
pantesco
participio
persiano
piemontese
pisano
plurale
popolare
portoghese
presente
provenzale (antico)
provincia di Potenza
pugliese
ALTRE ABBREVIAZIONI
31
r.
riga
sost.
sostantivo
rad.
radice
sp.
spagnuolo
RC
provincia di Reggio Calabria
s.v.
sotto la voce
regg.
reggino
tolos.
tolosano
rifl.
riflessivo
top., topp.
toponimo, -i
rom.
romanesco
tunis.
tunisino
rum.
rumeno
ture.
turco
salent.
salentino
V.
vedi
sard.
sardo
valenz.
valenziano
sec, sccc.
secolo, -i
vallon,
vallone
settentr.
settentrionale
ven.
veneto
sic.
siciliano
venez.
veneziano
sing.
singolare
volg.
volgare
<
derivato da
>
diventato
=
corrispondente a, trascritto come
*
forma ricostruita
/
variante
X
incrociato con
INTRODUZIONE
1 . In un secolo e mezzo di studi condotti con severità scientifica sem-
pre più rafiinata, le cognizioni sulla massa non piccola di voci passate dal-
l'arabo nelle lingue romanze si sono arricchite e precisate in misura assai
notevole. Abbandonato l'indirizzo neogrammatico, che si appagava di sta-
bilire semplici concordanze formali, i dizionari etimologici più moderna-
mente concepiti ' applicano oggi metodi e seguono modelli ^ che tendono a
dare risposta a precise esigenze di individuazione dei valori semantici dia-
cronicamente evolutisi e ad assegnare a ciascun segno linguistico un'ade-
guata coUocazione culturale. Mettendo a buon profitto i risultati di inda-
gini particolari, essi mirano dunque a restituirci, prospetticamente conden-
sata almeno fin dove lo consentono le testimonianze documentarie, la storia
eli ogni singola voce, tentando di ripercorrere, per ciò che concerne i pre-
stiti, le tappe attraverso le quali essi sono stati acquisiti, le intermediazioni
etno- e sociolinguistiche alle quali sono stati sottoposti, le vie di penetra-
zione che hanno percorso: tutti i fattori, insomma, che in qualche modo
possono ^ver concorso ad alterarne la struttura formale, possono averli
spogliati di qualche tratto connotativo o arricchito di altri.
Senonché, come ogni sintesi comporta l'inevitabile omissione di dati
che tuttavia, in vista di determinate finalità, potrebbero riuscire di estre-
mo interesse, così la giustificata concisione di un dizionario etimologico
1 Di quelli utilizzati nel presente lavoro, tali sono certo il FEW, il DEI, il DCEC, il
DECC, il DECH, mentre non soddisfano in pieno il bisogno d'informazione ne il Mach, né
l'AIcM; per i prestiti arabi nel rumeno, sono abbondanti, ma scarni, i dati del Lokotsch.
Per la soluzione delle sigle e delle abbreviazioni adoperate si veda la bibliografia che
precede. I toponimi tratti dalla Carta d'Italia del Touring Club Italiano sono citati, senza
indicazione della fonte (v. Bertarelli), semplicemente col numero del foglio (49 Palermo,
50 Cefalo, 51 Etna, 52 Messina, 54 Sciacca, 55 Caltanis setta, 56 Catania), seguito dalla lettera
(A-F da nord a sud) e dal numero (1-6 da ovest ad est) che ne contrassegnano il settore;
quelli tratti dalla Carta delle Zone turistiche sono contraddistinti dalla sigla ZTpa seguita
dalla lettera e dal numero del settore.
Nei rimandi ad altre parti dell'opera i numeri indicano gli articoli del Lessico, se prece-
duti da § i paragrafi dell'Introduzione, con l'aggiunta di « le note.
2 Si pensi, oltre al FEW citato, ad un'opera quale il Dictionnaire étymologique de la
langue latine, Paris, 1932, di A. Eenout e A. Meilmt (4" ed. 1959), die reca significa-
tivamente il sottotitolo Histoire des mots.
34
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
non e priva di rischi per chi, in un campo di ricerca che magari non sia
direttamente il suo, non abbia la possibilità di svolgere ricerche integrative
personali. Pertanto può accadere, a meno che non sia disponibile un dizio-
nario storico , che fra la notizia della più antica o delle più antiche atte-
stazioni di un prestito e quella della sua attuale presenza nella lingua si
frapponga un iato, che oltre al resto, lascia il lettore all'oscuro suUa con-
tinuità di vita del vocabolo o su una sua nuova possibile mutuazione^
francese "rFEW GobÉÌT fet'^lIT *^^^'^" ° ^«=°^^ ^"^-^-l^^^^ P« ^^
lische! Supplement-Wdrferbuch, rL EHldesheim New S ^^- ^evt Prot;.«z«-
per il catalano GMLC; per 11 aUano U VoSw.^, ' P^.^'^P^" lo,spagnuolo DHLE;
poli, 1829-40 e N. Tommaseo - BBELLiNTnf.^ «nwersak mliano Tramater e C„ Nal
oltre Batt/ ^"'«'"'^seo a. Uellini, Dizionario della Itngm italiana, Torino, 1861-79,
deUltJtCSa%^agi:?Ì°erf i^^^^^^^^^ -«^^^^«^ ^- P-te deDa Francia.
siano in gWdt^ofcrikirjltadogifr^mta^ef."^^^^^^^^^^^^ T'^Ì^'"'- '^''^'^^ ^^^^
e coloni con gU strati indigeni più niodestì senLSTch^ fJ^^^^ ai rapporti d truppe
effettiva alla vita materiale l spirituale rileterr?nrr,,lt denun2ino una partecipazione
il filtro della sostanziale inerenza a rappotocoLir^nl^ non poche voci hanno superato
nazionale o neU'uso popolare o aeffialfdi n,,e,.° '^•^^''1''"'^° "^^ '^"'^""o dotto inter-
differenze formali o LLntiche flg to t Si ^Jece^r r^"'- '°'' ^^^"'r'^^"
spoglio di dizionari etimologici o dell'uso comune XhM^ medesimi termini. Uno
di esempi. Per citarne solo qualcuno ^oenT.t.S-^ una quantità non trascurabile
cfr, ant. sic. y/. (135); ir.lhoH^l^o !Zo ' tTmX.TT'ì '°'^' «//«' sparto ',
ar, magreb. sott, cfr. sic sciaddu 'h «nrfnl'i- J ,^° desertico senza sbocco' <
273; V. qui avaiiii § V)f fi^L it *.Tm 1™/J^T <■ «• '^''- ^^U (Pell. I
nella toponomastica spagnuok/XrkLL 12951^^^^ < «^- ^^^^h cfr.
GiNÉs 570), in quella siciliam 01/1^49 pT^rAr''''' << èab «1 Tàriq , VeWt-
55 C 5 e il tautologico Mangibello = Etna Sì Va f.}-^ ^/' G^Wwmz Monte
'Africa' 'letto asciutto di antico corso dW ■ j' ^^ °"?Ì': °»Ì. it. «adi 'fiume del-
iberica Gmd- (Pell. I 331) e e varie Wm»^ 5 ^- ^''J'-' ^f"^' "^Ua toponomastica
tipo di prestiti basti rfchYama f éfX ' e rre"do '''en^n"' "'^""^"^ (227«).%er l'altro
barda'a, cfr fr, é«,.^,, sic. W«(32Tfr S''.1c^^^^^^ (miUtare) ' < ar.
S',i;'."]ffAT.' ^°"f'="« di una città arabk' comun M'ini'-^' ^^°^'^ ''•'"' ''■ ""^'' ' ^^
citta dell'Africa nord-occid, ' ' rione m>,lf=r;l^ j° ,1 insieme dei quarteri indigeni nelle
magreb qasba ( Wk sW^ fr J^^r.^L""' "^'^^ f^' ^^^' ""«'^^«^ locafe" < ar
unapobladónmurada',cat.i.Lt LfT.tj'^^'^'^^^' ^^""'o fortificado dentro de
r" ' 'schiamazzo' (DCÈc"ni'''29"fiT"S \il^f^ ' ^°^'^- f- 'raganella', 'mot-
jtdi 'signore' < ar. s avvidi cQlS,n «t^t ' • ' • 'P°P;i ^^^abo, marocchino' so
C>d < sayyid •master'^, ' lord f ' SiieV chieftTb '' ab? ^"^^^ ^"■^^^' '^'- «"' S"
gersak^ro^Sr^f^l^f a°n3onh^^ it ^ fiTA ""^ <^i-^««i°«e P^Pol^i'e o
messi in aree o strati più o meno aSattenl!nT^'^ ^"'P*^ P°i' ^ecentme im
di Idiotismi ed arabismi che devraveTaccSZl'i ''•'"'' >^^nrati? Si pensi al flusso
ex colom; si pensi, per la Sicilia X Lf ° ? !"*'° ."^ '^^^^^° ^ arancia di una massa di
ddl'Lh ^T«"'' Aini i^^ tS^AT'^r"? '^« i«7l?ca T prì
dellisola di Lampedusa, attribuiti ai raDDort-irnni5"?^*''T^'^.^'^«''^^'"i ^^^enti nel dialetto
pesca d'alto mare, accenna G Kino rf / / j' ''fi^<^ ^^^i^i^ attraverso la pratica della
Linguistico Mediterraneo IsicmlTmi mTJ'^^- ^f^'^'' ' '^ ^«^^.z/Ì;" Atlante
miSma^, farkésu 'cetriolo' < 'f arku s' S'm nT/'.^" ^P «^««<5ri ' albicocco '<
' ^^'^- ^ ^" ^^^^^ centri deHa SicHia, ^e ant Xt^ <„ ^^ /jg -- I'u|
INTRODUZIONE
35
2. Per chi intenda occuparsi di prestiti è naturalmente pregiudiziale
decidere quali fra gli elementi che non appartengono al patrimonio eredi-
tario vadano presi in esame, quali invece debbano essere scartati a motivo
di una loro soltanto casuale apparizione. Se però una precisa discrimina-
zione tra vocaboli accolti nell'uso comune e vocaboli rimasti estranei ad
esso può non riuscire totalmente soddisfacente anche se operata con una
piena competenza della lingua, assai più ardua si fa la scelta che concerna
stati di lingua trascorsi e che si fondi su testimonianze a volte estremamen-
te esigue.
In proposito, ed in rapporto ad una sua particolare ricerca, Tavani ^
ha inteso fissare un principio metodologico, osservando che la prima atte-
stazione di un prestito non implica una sua effettiva accettazione da parte
degli utenti, bensì è solo un elemento indicativo della sua disponibilità « po-
tenziale » e che soltanto testimonianze tratte da prodotti letterari di largo
consumo possono oflErire informazioni idonee sulla circolazione del prestito
a livello « popolare ». Pertanto, egli conclude, quei termini che siano ac-
compagnati da descrizioni dell'oggetto, sono da ritenere non assimilati e
giacenti in una sorta di « orbita di parcheggio ». Più sinteticamente, ma con
chiarezz;a non minore, lo stesso criterio era stato già prospettato da Corte-
lazzo a proposito di turchismi^
È dunque doveroso chiedersi se un criterio di tal sorta, valido nelle
fattispecie considerate dai due studiosi, sia estensibile ad ogni sorta di
prestiti. La risposta è indubbiamente negativa, ove non esista una lette-
ratura o altra forma di produzione scritta coeva all'epoca dell'immissione
dei prestiti nell'uso comune, come è il caso della Sicilia in buona parte del
periodo di azione diretta dell'elemento arabo'. Essa resta altresì proble-
matica, sì da costringere, tutto considerato, ad una scelta soggettiva, quan-
non ne ho ' (sic. plcéuli mafiì ' denari niente ', napol. filusi maflS ' Id. ', cfr. per filusi Pell.
I 131) < ar, ma-fì-^ 'id. ', probabilmente introdotto in seguito alla guerra libica e non
registrato ancora, come invece lo è stato, per esempio (cfr. Devoto-Oli 1000, De Felick-
Duro 852) l'it. ghirba (anche sic.) ' otre di pelle usato in Africa per tenervi e trasportarvi
I acqua', comun. 'vita' in salvare la ghirba, riportare a casa la ghirba < ar. qirba 'wa-
terskin' (Wehr 883è).
5 G. Tavani, Termini marinareschi africani ed asiatici nelle relazioni portoghesi di nau-
fraghi, in BALM XIII-XV, 1971-73, 143-64 (in particolare 143-45 e nota 1),
^ Cfr. CoRTELAZZO, Corr. 147, dove si distinguono i « turchismì che frequentemente
sono citati in relazioni di scrittori, di viaggiatori o in documenti politici..., atti individua-
li senza storia, nati ed esauriti nello stesso tempo, anche quando abbiano avuto successi-
vamente una larga fortuna», da quelli «che hanno o hanno avuta una loro vitalità, so-
no cotnpenetrati nella lingua, vi si sono assimilati, perdendo spesso ogni traccia deÙa loro
provenienza».
' Le fonti documentarie della regione non risalgono al di là dell'XI secolo o sfiorano
appena (con la CSS) la fine del X. La produzione letteraria in volgare, la quale, con l'ecce-
zione del Contrasto di Cielo d'Alcamo (cfr. maiutus 170), comincia ad offrirci testimonianze
su prestiti arabi solo dal XIV secolo, ne risulta assai meno ricca degli atti pubblici e privati
della stessa epoca.
36
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
do esista il dubbio che preoccupazioni puristiche abbiano inibito l'immis-
sione nella lingua scritta di prestiti ormai consolidati in quella parlata '
_ Descrizioni vere e proprie deU'oggetto denotato da un arabismo non
risultano daUa documentazione qui raccolta. Sarebbe comunque rischioso
conferire il valore indicativo, che Tavani attribuisce ad esse, a sequenze
smommiche , le quali, come nel caso di ^w? toO [leyàXou oiiiippou ^-zz
[xapriou Lumarge, qmd Pantanum, vel terra sylvestris nuncupatur (v
maryu 175), non han certo la funzione di chiarire un termine eia nell'XI
secolo sicuramente affermato ed ancor oggi pienamente vitale '\
3. Pur concedendo ampiamente che una prima o addirittura unica
attestazione (cfr. Husuta 45, mudebeg 193, ecc.) non abbia di per sé va-
lore probante m merito ad una reale mutuazione del termine, è impossi-
bile disconoscere almeno nell'ambito dell'indagine che forma oggetto del
presente lavoro, 1 importanza estrema dei dati cronologici, soprattutto del
più antico, relativi a ciascuna delle voci prese in esame. Da una disponi-
bilità sempre maggiore di essi, attraverso lo spoglio delle migliaia e mi-
gliaia di carte che giacciono ancora inesplorate negli archivi, potrebbero
essere diradate, circa le vie e i canali di penetrazione, singoli o plurimi,
dei vari prestiti, quelle zone d'ombra che ancora permangono
Ineirhi?rS^nTf''''T ? *'^Ì ^'' ^ ''''' recentemente formulata da
Ineich n (390-91), secondo il quale i rapporti arabo-romanzi, in una « fon-
damentale solidarietà del mondo mediterraneo, durante il Medioevo » si
possonoconocare da un punto di vista strettamente linguistico, in tre
ambienti ben delimitati, anche se parzialmente intersecantisi:
r.....j\^t^T '''^^^^^'' ' *^°"°' ^^^^«erizzato dalla non necessaria
presenza dell'arabo m situ;
ment satisfaisants, qui autor sSLTtìZr nnr "?""''-"•'' ^ '^°"««'^ ^^^ ^«'^^^5 pleine-
pour notre dessein. était St une auesri"" ^'-^ "' "^'' "' ^'"^'' ^^ *"'S^
commandable, en tout cas! d'é arte? ^^1 Sfnfotf ^"%J "' "°"^ ^ P™" P«™ ^^-
auteuts eux-mémes. En effet il sWit iH fn^?= T'5 ^'"'^*^^,' '^^'^^ vulgaires par les
de à d'usage courant sous k' Iw ,1pf Ì?„. °"''^^'' ^$. ^"^«''^^ <J"i. en réaHté, étaient
"ut vulgo dicitur"miw\efcn?aurS ^'"S'^f^ '''' ^« formule 'fameuse
dessus du niveau moyenT ^"^'"''''* '^"^ ^^"««"^ ^e piqué d'une érudition littéraire au-
Z^'E^'^r -""Sot^^^ notarile: cfr. a.
IxouvSouaSou (ib. 467) e così a, 1280 (CusI S ^PoxoupàTopo? «al
che per cSS^inSvf è'Có rnofS^ ^^^ t^'intero documento tranne
«Rollo», trattandosi non di un testo orisinalTn?^ f '°f^'°"'.'. '^^"^ P^"^ latina del
traduzione da originale arabo. originale, bensì (cfr. deptarii 104, a. 1182) di una
INTRODUZIONE
37
i») ambiente dei linguaggi a contatto simbiotico, vale a dire ./4/-ylw-
JizZ«.s- e Sicilia;
e) ambiente dei linguaggi a contatto occasionale, connesso con una
espansione mercantile che coinvolge assai piti l'Oriente islamico che l'Oc-
cidente.
Una descrizione delle vie attraverso le quali la compenetrazione osmo-
tica tra mondo islamico e cristiano-occidentale si esercitò nel Medioevo era
stata per altro già tracciata, con indicazioni pressoché analoghe, nelle
Aufmarschstrassen dello Steiger, un saggio riccamente documentato, sul
quale Ineichen (391) esprime un parere sostanzialmente negativo, in con-
trasto con quello decisamente favorevole di Pellegrini (I 19), ma che ha
il merito di avere recato notevole chiarezza ad una problematica feconda
di sviluppi. Col dare infatti il meritato rilievo, accanto alla via dotta e a
quelle di diretto contatto costituite dai due « ponti » iberico e siciliano,
al tramite delle Crociate e dei traffici commerciali, esso mette a fuoco
l'esigenza di più ampie ricerche in tale settore, rimasto fino ad allora al-
quanto in ombra (cfr. Peli. I 86 ss.). A questo appunto, per quanto con-
cerne l'Italia, le cui repubbliche marinare ebbero parte preminente nei
contatti levantini e magrebini, sono stati dedicati negli ultimi decenni con-
tributi come quello di Cortelazzo sugli arabismi di Pisa e di Venezia e
quelli di Pellegrini sull'influsso linguistico arabo in Liguria (cap. IV), a
Pisa (cap. V), a Venezia (cap. XIV) ed importanti note etimologiche dello
stesso Pellegrini (capp. VII-XII). Resta invece quasi inesplorato (e forse
assai difficilmente esplorabile) l'insieme degli influssi del « veneziano co-
loniale » sulla lingua della madrepatria, influssi sui quali ha richiamato
l'attenzione Polena col suo saggio esemplare Introduzione al veneziano
« de là da mar » e che furono presumibilmente portatori anche di arabi-
smi o di loro varianti orientali.
4. Ben s'intende che la questione delle vie di penetrazione degli ara-
bismi è destinata a farsi assai piti complessa quando dall'ottica dell'area
romanza nel suo insieme si passi, com'è imprescindibile, a quella dei sin-
goli paesi, al fine di individuare quanto ciascuno di essi abbia mutuato in
proprio e ritrasmesso ad altri e quanto invece abbia recepito solo in-
direttamente, attraverso una rete intricata di rapporti, con avvicendamenti
e sovrapposizioni di varianti formali e semantiche.
Solo da non molti anni — soprattutto per opera di Pellegrini, che
tende (cfr. I 20) a ridimensionare in favore delle repubbliche marinare la
parte sostenuta dalla Sicilia nell'irradiazione di arabismi — è venuta in
discussione la tacita convinzione che la Sicilia sia stata intensamente ope-
rante come centro d'irradiazione e che scarsa sia stata la sua ricezione di
38
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
prestiti mediaci. Eppure tipi come dbara 4, albasius 5, alfanectm 8
cannetta UÀ, scacki 230, e coppie quali attuni / ottmi 23, azara / azar-
dum 23, faraticum / mafaragium 112, pirpa/o,; / mataracium 184 mi-
sida Imuchtta 189 costituiscono spie significative di influssi peninsulari
trancesi, iberici ancora non esattamente determinabili né quantificabili'
neppure a conclusione della presente ricerca, '
5, Ad un distacco quasi totale tra gli studiosi dell'ambito linguistico
europeo e di que Io orientale, ad una loro conoscenza assai superficiale
del mondo culturale di non diretta pertinenza veniva attribuito da Steiger
{Aufm. 7) hndugio su antiquate comparazioni lessicali, indifferenti a di-
stinzioni diacromche e diatopiche e perciò indegne di una ricerca moder-
namente concepita. Gli studi più recenti mostrano come, sotto questo
aspetto, siano stati compiuti progressi notevoli. Ma l'esigenza di collabo-
mione tra romamsti ed orientalisti continua ad essere più che mai avver-
Inno. J f ' '''■'"''' "l ^''°^' ^'''^''■''^ ^' °^^S"^^ d^^bbia non siano
letta! a I t"\ 'f °:.^' '"'^^'^ P^^ '' ìn&y^lA^^t^ le varianti dia-
r ve so u^f ' fondamento del prestito », oltre « i canali at-
StSe:>Tpei.Ti;6r"""' ^^' ° "^^° ^^^^^^^^-^' -"^ ^-^-
.nffn.V°ÌV^'''f ^' ^'"f*,^ "^^'^'"'^^ '^^^l'^^^bo precoranico erano state
^^Z<ÌLx: "^'""'v f"' ^t' ^^""^^•^^' ^-^^^à nuove andar no
ieTon m e o^ino "' ^^^"^^'^T ^'^^' ''''^' ^' dialettologia araba,
Sri dfetf ^.r? ™,.'"P^°'?.f^'^"''° ^^"^ ^^^^^^ testimonknze voi-
S «ose d a ir '"'"' ^f ^--^^'"-te tanto più elevata, quanto
SccoT Sòvl f ''''''''° ^? ^°'"^' ' "^^^^"^^ ^^^^ "^ ^«^^ «i^"o state
raccolte. Ciò vale non tanto per gli arabismi di cui si è debitori alle Tro
cate ai traffici marittimi", giacché il loro percorso, speStn tea";
nastrl\>^|(ll?'=T97f«2VlNEic;HEN^ f'^' ^'ì'^' ^^ R. Cakdona, in «Lingua
« radicale » città ^ campagna ^'^"^^' ^°°' '"''^'^ ^"1 dualismo linguistico
13 s li ^'^™'^'' Co«i«è. 12
in Parti2L PH^'TloVTvSt^^^^ "^*^" ^^"^ ^^P^^^iche marinare itaUane si veda
in altre lingue romanze' o mchr^^'t:ti^X' i!^ T''', "'' "°^ ^' ^^^diarono sÒltiS
dall'italiano o da francese gU aLK^^^f J*- 7^' ^^ '"^^"' ^ono recenti e provengono
numerosi, arrivativi attraverso il turco e a vnuf »n»; ?• '' '" ""^^'"'^'^ ^ Ideili, molto più
Roseto e M. Sala, Rapports « J. /vi-. J; ^°"^" '•" concorrenza con questi (cfr A
risalgono certo ad epoca pù amica ^tlli 1' ''°f'!?fA^ ^^^M X-XII, 1968-70 189-95)
giunti nell'albanese, n'el sXJZ^ S\i:^:nofÌ't' ^^T'^^f'^^' ì\ Venezia sS
43.47). Per una «convivenza da parte °deSS 'cS' ^onT^S;,^^.^f^,i^\^-
INTRODUZIONE
39
può avere compromesso, anche in modo grave, la ricostruzione esatta della
forma d'origine", quanto, soprattutto, per i termini passati per diretta
azione del superstrato arabo, il quale, rispettivamente per otto e due secoli
circa, esercitò la sua pressione sulla Penisola Iberica e sulla Sicilia.
Per quanto concerne la prima, già una rapida scorsa all'opera mag-
giore del Corominas mostra che non sono pochi gli etimi la cui forma, ac-
certata o ricostruita, devia da quella dell'uso classico o per la posizione
dell'accento " o per il vocalismo o per altri aspetti ", anticipando all'età
medievale tratti consimili che oggi sono propri dell'arabo magrebino ".
Osservazioni analoghe sono state già fatte per la Sicilia '^ Esse però,
fondate come sono sullo stato attuale del dialetto o, per quanto concerne
il passato, sulla prevalente utilizzazione di materiale onomastico, attende-
vano fino ad oggi di essere vantaggiosamente integrate da una più ampia
disponibilità di materiale lessicale di età medievale.
6, Un'indagine sistematica sui documenti medievali siciliani non è
stata condotta sinora '^ Ma già uno spoglio di testi letterari dei secoli XIV
e XV, i cui risultati sono stati pubblicati di recente da Ambrosini, inco-
raggia a proseguire in questa direzione, mentre una ricchezza maggiore
di concatenate informazioni sulla condizione più antica del nostro dialet-
to ci si può attendere dal vocabolario etimologico redatto da Varvaro, che
dall'introduzione di turchismi (o di arabismi mediati dal turco) attraverso Venezia, v.
CORTELAZZO Cofr.
^■t Naturalmente la difficoltà della ricostruzione è ancora più grave allorché, insieme con
alterazioni formali, si presentano differenziazioni semantiche tali da rendere ardua l'indivi-
duazione stessa dell'etimo, come nel caso di it. marzapane (176).
'5 Cfr. Steiger Arab. HO in merito a fenomeni di fluttuazione e di spostamento del-
l'accento nell'arabo iberico.
" Per un'analisi assai minuziosa dei tratti dell'arabo di Spagna v, l'opera di Cokriente.
■" Per i non arabisti riniane ancora assai ricca d'interesse l'analisi di caratteristiche e
tendenze fonetiche dialettali fornite da Stoiger Contrib. 44-100.
J* Cfr. Steiger Contrib. [passim). Altre ancora potrebbero dedursene, come osserva
Cardona («Lingua nostra» XXXIV, 1973, 30), dal materiale raccolto da Pellegrini.
Sull'uso scorretto che della lingua araba si faceva in Sicilia da parte di persone che pur
si sarebbero dovute ritenere di media cultura (per esempio i maestri di scuola) sono assai
significative le testimonianze di viaggiatori del tempo, come Iba Hawqal (X secolo): cfr, F.
Gabrieli, L'Islam nella storia (cap. Ili; Ibn Hawqal e gli Arabi 'di Sicilia), Bari, 1966, 60-
61 e RI2ZITAN0 Cultura 11, 92-93. Un'opera intera fu dedicata, verso la seconda metà del
sec. XI, da Ibn Makki detto il « Mazarese », alla illustrazione di « tutta la molteplice varietà
delle corruzioni che dilagavano presso i conterranei», come ricorda Rizzitano {Cultura 93-
94), secondo il quale « in Sicilia non potè affermarsi che un dialetto del gruppo magrebino »
(ib. é0-6l).
Ad uno studio dei tratti dell'arabo medievale in Sicilia, quali possono desumersi dai
non molti documenti in questa lingua pubblicati da Cusa, attende attualmente la collega
Adalgisa De Simone.
1' Indicazioni assai utili per un lavoro del genere, ma limitatamente al settore onoma-
stico, sono date da I. Peri, Vortti documentarie per lo studio della toponomastica siciliana,
in Atti e memorie del VII Congresso intern. di scienze onomastiche, IL Toponomastica
Firenze, 1922, 323-346.
40
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Utilizza testi letterari e non letterari e che vedrà presto la luce ^°.
Al perseguimento deUe finalità che qui sopra sono state richiamate
come congiuntamente proprie di un'indagine sugli arabismi ci auguriamo
possa essere di qualche utilità anche il presente lavoro, nel quale, svilup-
pato un progetto che qualche anno fa ci parve meritevole di attuazione ^'
si danno le risultanze di uno spoglio di testi siciliani latini e volgari del'
periodo che va dall'età normanna a tutto il '400 ^^ e di testi mediogreci
delia Sicilia e della Calabria^. Entro quest'ambito spazio-temporale si è
sottoposto ad analisi tutto ciò che di edito è stato possibile acquisire-' ope-
re letterarie m greco e in volgare siciliano — spoglie le prime di arabismi
portatrici di non molte ed alquanto banali forme le seconde ~ diplomi
e documenti ufficiali, atti privati in greco, latino e volgare, assai'ricchi di
materiale documentario gfi uni e, soprattutto, gli altri. Si è inoltre pro-
ceduto allo spoglio di alcune migliaia fra documenti pubblici e atti pri-
vati (cessioni e permute di terre, assegnazioni di « villani » o di beni sen-
tenze per hticonfinarie, contratti di compra-vendita o di lavoro, contratti
dotali, disposiziom testamentarie, ecc.) che rimangono ancora inediti ^^
In merito alla genuina esistenza locale del materiale da noi raccolto
specialmente in presenza d'una solidale cooccorrenza da più fonti, non do-
vrebbero esistere dubbi, tranne che per le fonti letterarie, sulla cui piena
aderenza aUa situazione linguistica deUa regione è lecito nutrire riserve,
e salvo casi del tutto eccezionali di testimonianze isolate di termini altri-
menti Ignoti di forme gravemente discordanti dal supposto etimo "^ Se
a f- vetia intabto il fascicolo di saggio (VES).
cazione su AlSr.r/ÌZ i'tnT •- '^"^''•"'^ la prepatarione di una comum-
può ritenersi Puramente Snt" le fefei^iTnvi^'^^?^^ ^^ (^' 1^92),
ormai^ad un grado discreto di stabUità Wale ' '''''™ "" ™ '^^'^'"° e^""t°
« Boll, >rt'\Sr4?nota1f crei ',f ^/f^^ '^'^'^''' >--"dionak, che G. Bonfante (in
alla conquista nVmVnrda^^ li d^^^^^^
bili cl^céS ™ifne|'SVV'tr^ b^^vi risultati quantitativamente apprezza-
fruire naturalmente con le clÙteTet^^^^ dell T"-'?' ?'5?'^° ^^^ possibilità di usu-
denti della Facoltà di Lettere |palZo'aftr.r'T ■'^•'^5?"^"*^ ^"«g^'« ^^ ^t""
già accennato nella Prefazione ^LÌ Zv ^\'^°^° dissertazioni di laurea. Esse come ho
•Giunita e Colluta. ^'"'' '°"° "^'" gentdmente poste a mia disposizione dai colleghi
« S!^£ziffie?cotstrunnt^^^^^ T' non presentavano, anche per
no ad un etimo sufficientemente -Vin^eSf solf SL'LS Ì%^^^^^^^
INTRODUZIONE
41
infatti già gli stessi documenti cancellereschi si aprono sovente all'ammis-
sione di forme volgari, gli atti privati -— stesi da notai i quali, vuoi per
il diretto contatto professionale con gente di rango medio o umile, vuoi
per il loro proprio livello culturale, di cui l'uso dei pomposi formulari mal
riesce a celare la modestia — > costituiscono uno specchio notevolmente fe-
dele del patrimonio lessicale siciliano e perciò anche delle voci di origine
araba stabilmente od occasionalmente accolte in questo ^\
7. Poiché un'indagine topo- e antroponomastica comporta l'uso di
strumenti in parte diversi e l'adozione di un metodo espositivo non del
tutto coincidente con quello che conviene ad un'indagine lessicale, si è
stimato opportuno limitare fondamentalmente a questa il presente lavoro,
presentando e discutendo solamente voci di origine araba che, con certez-
za o con un grado ragionevole di probabilità, siano state di uso corrente
o almeno ben comprese presso i Siciliani non arabofoni, Sono state per-
tanto ordinatamente raccolte le testimonianze concernenti:
a) termini dotati di piena funzionalità semantica, anche se ora
superstiti solo nell'onomastica (cfr. chalcu- 73, charsia 82, chìnisia 86,
gibsa 129) o affatto scomparsi (cfr. alfanectus 8, aljama 12, burdum 41,
cahalu- 52);
h) toponimi e antroponimi corrispondenti a termini lessicali tut-
tora viventi, sulla cui passata intellegibilità non possono quindi sussistere
dubbi (cfr. Azha 26, Burgium 42, Cuhba 95, Morahitus 192) ^^; nomi di
luoghi e di persone di origine araba, medievali e moderni, sono stati tut-
tavia abbondantemente citati in sede di discussione delle voci, ogni volta
^ Mentre il più tardo documento in lingua greca pervenutoci non è posteriore al 1335
e con l'anno successivo si chiudono i processi verbali delle ispezioni elìettuate dall'archi-
mandrita messinese Nifone in vari monasteri siciliani (v. CMessGr), l'uso abituale del latino
nella stesura dei documenti si protrae anche oltre il periodo da noi considerato. Ma sotto il
travestimento dotto ben si riesce a cogliere la forma propria del dialetto volgare, sul cui
uso almeno a partire dal XII secolo, d'accordo con gli indizi sporadici segnalati da Varvaro
{Lingua 212-15), pare si possa cogliere una testimonianza precisa in un documento' dell'anno
1133: «Audita tandem memoratorii continentia et vulgariter exposita, Pactenses consilium
habuere » (G. C. Sciacca, Fatti e l'amministrazione del Comune nel Medioevo, Palermo,
1903, 218).
'^ Della funzione di appellativi romanzi svolta in passato da questi toponimi, è spesso
chiaro segno, secondo un valido criterio indicato da Avolio [Sost. Tll ss.), l'articolo /«,_ la
che li precede; cfr. di ciò la piìi antica attestazione in Lumarge (a. 1133, 175). Deve rite-
nersi estremamente raro, se non unico, il caso che si sia ingannati da un'errata deglutina-
zione del presunto articolo, quale si osserva in la Camucka (Lello, in Vaevaro Lingua 213),
Lacumuca (a. 1162, TabMonr 162), la Cammuca (a. 1521, ib. 107), in casalj Camuke (a. 1312,
Pollaci 125), cfr. il cg. de Camma (a. 1329, not. R. De Citella 27 marzo; a. 1376,
TabMonr 80), Cambuca 49 E 4, tutte forme corrispondenti all'ar. laqmuqah = lat. laca-
mucka (a. 1182, Cusa 217, r. 1; 188, r. 9), = lamucka (ib. 217, r. 6; 188, r. 15), = la-
cumucka (ib. 217, r. 11; 188, r. 20), ìd. = Xa.Kixoùv.a (a. 1183, ib. 260, r. 5).
42
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
che l'andamento di questa richiedesse utia più ampia informazione o una
più convincente dimostrazione;
e) termini per i quali sia stata da altri avanzata ipotesi di oridne
araba, anche se da noi preferibilmente o decisamente essa viene esclusa
(cfr, carnuta 51, gissaria 85, chaya 225, tayu 272).
Voci_ derivate da un unico etimo arabo sono state trattate in uno
stesso articob. mentre hanno ricevuto trattazione generalmente distinta
quelle risalenti ad etimi anche strettamente affini perché corradicali (cfr
Degeunm e disam matrahinì 179 e V.i.,a.^.l rnataraciTTu
Le forme greche, latine e romanze, medievaH e moderne sono "state
orate con ngoroso rispetto della grafia delle fonti, senza int'^entrcot?
ifL^^L-^Xaiì^riiS:--— ^
rate, se riprese da fonti in sola scritL"X o^ t^g^r Ur"^"
rs^Szf '^^" "-' ^^ -' '^''^ -- stat:^^ppt;e:L"
man-
con
condo iJsu^:i::fii£S S':ri)S r ^°"° ''-' ^^^^-^ -
locata in epigrafe. Questa c'r risponde d otto StT""""^^^ ^°^-
del prestito, a meno rh^ „nV.. • j f ali attestazione più antica
aspetto fon ti^del te7mCrc^.T^^^ ^T'^'^'J ^' '''' ^'^ P^-"^ibiIe
genuinamente lo rifl t,! Tcunf e ' 1° ^''^T' '^''' ^°^«^^ ^^^ P'^^
monianze ha imposto itisLorL. ' •''°/ '"'^"^'^«^^ ^'^' ^sti-
senta!?rX:^Ìr^^ '^ -=^^- deUe testimonianze, pre-
più serie, per dLin^etf "^^ °^^°^^--' -- -"o state divise' in
barda, llìf£trtt'"-1 °/°'"^"' ^' ^°^"^^^^-^ "«" -«^a (cfr.
genìa ^^y^'''''''' ^^^^«^^^«' ^«^^/^^^^^^ cabellotus 48, .^.«,,;^,,, ,,,.'
^^-. l^l^^TT"' '""^^^ ^^^^- ^^^^^^' ^^^— 4,
189). ' '''''''' 2^' '''''"■^'^' ^^f^racium 184, ;^tói., ;;,,-,,^,v;
INTRODUZIONE
43
c) voci per le quali si è potuta evidenziare una pluralità di ben di-
stinte accezioni {chasira 85, darbus 102);
d) termini diversi, i cui rapporti, veri o presunti, hanno reso op-
portuno un esame congiunto {chasira e gissaria 85, faraticum e mafaragium
112, cràxia e chaya 225).
Quando la data delle testimonianze, che corrisponde all'anno di re-
dazione del rispettivo testo ^, è nota solo con approssimazione, è stata
sostituita dalla menzione del secolo, mentre documentazioni non datate
(s.d.) sono collocate in fondo alla serie.
Le indicazioni topografiche, che sono relative al luogo di redaziione
espressamente indicato nel documento o desunto dal contesto, non cor-
rispondono con fedeltà costante ad una precisa localizzazione della voce.
Questa infatti è pervenuta non di rado all'estensore a seguito di infor-
mazioni verbali o scritte, provenienti da zone anche lontane. Siffatta con-
siderazione giustifica la citazione di testi anche peninsulari, purché chiari
indizi assicurino l'esistenza della relativa voce nell'ambito siciliano (cfr.
bulla 143).
Forme e varianti, le quali, per mancanza di caratteri corsivi dell'alfa-
beto greco, sono state messe in evidenza con stampa spazieggiata, vengono
citate entro un contesto, del quale sono state omesse le parti giudicate non
essenziali per una loro esatta valutazione ^'.
9. Alla documentazione segue una sezione illustrativa, che si artico-
la, subordinatamente alla disponibilità di elementi, nelle parti che seguono:
1) rassegna delle eventuali continuazioni moderne, lessicali e ono-
mastiche, del termine in esame, sia in Sicilia, sia nelle regioni del Mezzo-
giorno (Calabria, Lucania, Salento, Campania) e attestazioni medievali
della sua presenza in queste;
2) presentazione dell'etimo arabo, con sintetico esame della pro-
blematica connessa;
3) dati sulla coesistenza del termine in altri paesi di lingua ro-
manza, con indicazione delle prime documentazioni;
4) ipotesi sulla via o le vie e i canali di penetrazione e di diffu-
sione dell'arabismo.
10. Dei termini presi in esame, non pochi sono quelli la cui pre-
senza in Sicilia era finora sconosciuta. Di essi inoltre un numero discreto
2* Le date in cronologia bizantina sono state convertite in date dell'era cristiana.
2' A volte, specie in citazioni da regesti, il contesto ci è rimasto ignoto. Nostre omis-
sioni sono indicate con [...], mentre i soli puntini corrispondono a lacune nella fonte.
44
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ci risulta esclusivo di quest'area '". C'è da chiedet-.t .p U Aì j
con ci. ,i ™„ifes.a. p„icola»e„.e n^^^^^ ^^'J:Zt^;i^'
Per quanto poi concerne i prestiti comuni anche ad altre zone il
un'alta dataW delle pHn^ers:!^^^ rda^^S^^^^^^^^^^
v~ giunti attraverso rapporti commerce ^^'^^7 t^^^^^^^^^
82, chasira 85 chirba 87, chuirkÌl chuìchZZ 2:J^^^^^^ ^°' '^*'"-°^^' ^L ^A-^'rii
ìmsenmm, hugim 142, tuLi 146 ^«S 147 P^'' ^.'='^|^P'n? 138, ^appà-ro? 139,
154 KoiiXXa m, KouTxàia 157, /«XX^ 164^ Af^f f ? % HaT^àpn? 153, JCoùSi
chda 185, «;/tó«j 186, pivTEva 188 »2wS io? ' ''^''f ^«f 178, mamhini 179, wjctó
^«^ró« 264 (''^iima 266 ZAl^^^^ 248, wto 250, syti>-252 t^aZ 255
>^m 283, x«..« 284. Mba2è%TjXT23f'JT'o.^^^^^ ""'^' 279, 'ilC lii
LTofJ°'V-°'r^° '''''' solo apSné^e, 'la3' fl?' ^' ''°'"^'''°''' <i^ isolamento
nostre personali informazioni, non implica di nerlità "^ conoscenze generali o deUe
A..i ^•^•/,^''' ^^"^ ' '""^mm inSicma LTA i." ?"^° '^"^«o di esse.
Arti di Palermo», ser, IV, XIII, 1953 vo TT 9^. '•' ^'^'^^f»'» di Scienze, Lettere e
Genova e di Venezia presentano numerosi atri in' ^^' "^oi'da che «I registri notarli di
(a. 1211 ih 4? ^l,\^^ mercanti di Amalfi hìJ'L T'y''-^^ '^^^^^ stessa Pa ermo dove
INTRODUZIONE
45
tramite l'elemento grecofono da Bisanzio (cfr. «(xiipai; 18, xavSàui-ov 136)
prima o durante il dominio arabo dell'Isola, o dalla Francia (cfr. azardum
25, battenderium 30) in epoca normanna provenzale, o ancora dalla
Penisola Iberica (cfr. adalillus 2, dbara, dbaranum 4, djama 12) al se-
guito di Ebrei ^^ o sotto l'occupazione aragonese ^^ o spagnuola **.
11. In merito alla distinzione tra voci mutuate primariamente nel-
l'area iberica e voci mutuate altrove, è già da gran tempo d'obbligo ^' ri-
chiamarsi alla nota propensione delle lingue iberoromanze ad agglutinare
nei loro prestiti dall'arabo l'articolo d- di questa lingua ^. Il fenomeno, di
moderato rilievo nel catalano, mentre assume nello spagnuolo e nel por-
toghese l'importanza di una vera e propria marca — senza tuttavia quella
estensione che da qualche parte gli si attribuisce", in quanto interessa
solo una lieve maggioranza dei prestiti ■ — , ha suscitato non poco inte-
resse ed indotto alla ricerca di una spiegazione.
L'opinione espressa a suo tempo da Steiger'^ che gli arabismi con
articolo agglutinato risalissero a tradizione letteraria, quelli senza articolo
a tradizione orale, era tale da non reggere ad un controllo sui fatti, sì da
essere in seguito abbandonata dal suo stesso autore^'. Sarebbe intanto
difficile invocare, sulla base del criterio anzidetto, una provenienza dop-
pia, dotta e volgare, per tutti i non pochi casi di doppioni che la tradi-
zione e l'uso attuale ci presentano in nulla diversi, a parte un'eventuale
differenza cronologica, se non per la presenza l'assenza dell'articolo ^.
3^ Vedi §§ 17-19.
33 Quali arabismi di provenienza catalana Varvaro indica marticu ' litai'girio, ossido
di piombo' < cat. màrtech màrtec < ar. mattak (Catal. 88), coffa, algoxim e agtmtnu
(ib. 94), giannettu (ib. ^5), frazzoia (ib. 96; ma cfr. già a. 1171 frasaio, nel Lessico 119),
tmari e mazamurru [Profilo 38, cfr. Peli. I 394).
^ Generalmente in forma di ipotesi, propria od altrui. Pellegrini indica provenienza
spagnuola per zagàgghìa {I 141), arcava (134), alchetira (184), schibbeci (206), acciaccu
(208), màula (223), nòria (269).
3S Cfr. già GiOENi 9.
^ Si sa che regole fonetiche arabe e romanze insieme concorrono a non lasciare sem-
pre integra la forma di esso, attraverso i fenomeni di assimilazione dinanzi a consonante
« solare » (dentali, sibilanti, vibrante rotata) e, rispettivamente, di scempiamento delle ge-
minate risultanti.
^'' Cfr. DEI I 103, ove si dichiara che al- è «di solito agglutinato negli imprestiti
dall'arabo fatti dallo spagnolo». Alla precisazione di Migliorini, che gli arabismi con ri-
sono con ogni probabilità passati attraverso la Spagna, mentre le parole senza al- non ci
ofirono alcun indizio di provenienza, P, TEKAV&d [Grammatica storica dell'italiano. III.
Lessico, Bologna, 19802, 184, nota 23) aggiunge di suo; « ... eppure ci pare che l'assenza
di al- può rendere meno probabile il tramite spagnolo nella stessa misura in cui la pre-
senza di al- lo rende più probabile »,
38 Steiger Aufm. 12.
39 SraiGER A)'ab. 109.
'» Cfr., per esempio, sp. acequia e cequia (DCEC I 21), alcali e cali (ib. 94), algazul
e gazul (ib. 121), alharma, alhàrmaga e hàrmaga (ib. 126), ant, sp, axaqueca e xaqueca,
sp. jaqueca (ib. II 1035), ecc.; cat. adarga e darga (AlcM I 180), albórnia e btirnia (ib.
46
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Se poi si tien conto delle categorie nozionali, si osserva che termini
di ambito dotto non hanno subito agglutinazione, anche se mutuati diret-
tamente dall'arabo ^' e non giunti per tramite di altre lingue romanze "^ e
che, al contrario, presentano agglutinazione termini che senza il menomo
dubbio postulano una trasmissione orale e popolare, quaU son queUi assai
numerosi, che designano piante, prodotti del suolo, bestiame, arnesi 'di la-
voro ben noti a contadini e a pastori ''^
12, Secondo un'altra tesi più recente, avanzata da Elfcock« il fatto
che la maggior parte dei prestiti iberici, «tranne se assunti direttamente
da fonti letterarie, venivano accolti nella forma con l'articolo arabo al » «
dovrebbe essere ascritto all'intervento dei Berberi, i quali largamente par-
eciparono aU'occupazione d quella Penisola, anzi secondo Stóger [aZ
94). « debieron representar la rebosante mayoria de las columnas invaso^
ras» Le loro parlate infatti recano, nei prestiti dall'arabo, regolarmente
aggkmnato l'articolo «. Muovendo da tale formulazione teorica Ske '
ha delineato l'isoglossa che separa le lingue in cui i prestiti arabi hanno
subito l'agglutinazione dalle altre che non presentano il f nomano per
(ib, 546), ecc.; port. dacrau e lacrau (DCEC {li) JJhJi Vui,^'' ^'■l'i'"'» e quttrà
Naturalmente sono fuori questione casi comZi; t rt^ "^"^ ^^^- ^^°)- ^'"''
antecedente in ant. fr. dgaUfTTZv'nlnTc^fn f'^^ '"'''"° P^^ ^^^^' ^^ <=°n
^^^^£tfJsi£4ifer£lF^^£sf^^^
volg'sS) l'ur«cr?«o"dfACso"x TZLIT f""^ ^°"- F^ --t (ar.
fumùt o da un volg, * s i ra ù 1 nat.v» 1 T°' ^^"^ ''"^''^ ^P""^» ^'^ cui, dal pi.
(cfr. pCEC I 25, 761). '''""' ^' n^^^eva sp. mmif con agglutinazione dell'articolo
Wli ibis 2 Pi^conTL^one'*^ ?^"^ ---« -'«P- da
•scienza delle riduzioni e coC'azione òTposizfotl '"'^^^^^^ ""' d-mu^abala
prannome a -]yuwarizmi si trasse bum f Zìi' ?f ^, ""^^"«H™ ?^^'=° ^^^ =«i ^°-
alchommusìn Gherardo da Cremona cfr Pell Til\ a '^™'°' ^^^°"^'»° (!«'• "^ediev.
guansmo (DCEC II 818). ' ^''- ^ '^^^^ '^^ ^"1 «"£• sp. a/^««m»2o e sp
^.): «'LT'^S'^iJLrJ t^i ^X i Sf ?T' ?^ ^^f"^'° f^^' DCEC
«rf« -bestia da soma ', acemite 'e uschello ' Tcena < Z ' ^ °^'''' ', ^''^^^ ' ^'^^°^^ '> "cé-
oleandro', apnjoli 'sesamo', «;J."«7'armaX ' 1. "° f^ ^"^."^ ' ''"^'"- '^1°^', ^tó/a
maticcio', albahaca 'basilico' XÌtI wl^ ' «/«ot« ' scorpione ', albacora 'fico pri-
' serbatoio d'acqua', dbud°ca 'tSì^Z',^T^^^^!>'tl^^^^^^^ 'veterinario', «/è.f.l
^ W. D. Elcock, The Romancp rJ«ai..„? % i "'"'^ finimenti del cavallo ' ecc
««.«w L'Aquila, 1975, 269: ' ^""^^es, London, 1960, 280-81; trad. it. Le lingue
posto di qSTè £o1ss«rin ur.';!;"'^ ^«"^ '^'^.-^""^^ italiana, dice proprio l'op
ài eguale imprecisione ''"° '" ™ P"°'° *^»P° da Steiger e pecca dimostrabLente
INTRODUZIONE
47
concludere che la differenza fra esse si deve ad influenza o meno di ele-
menti berberi arabizzati.
Da ciò si dovrebbe dedurre, in contrasto con la posizione tenuta in
proposito in un secolo di storiografia nostrana da Amari* a Peri"", che
in Sicilia, dove gli arabismi mancano quasi tutti di al-, non sarebbero
giunte con gli Arabi anche genti berbere '". Ora di voci di origine berbera
penetrate nel dialetto siciliano, e per di piii per tramite arabo, o almeno
in esso individuate sinora, si è in grado di citare un numero estremamen-
te esiguo^'. Ma lungi dal dimostrare una totale assenza di Berberi o un
loro ruolo soltanto marginale nell'occupazione dell'Isola, tale fatto, in man-
canza di precise notizie al riguardo, lascia adito alla supposizione che qui
come nella Penisola Iberica, si sia verificata una loro rapida arabizzazione ".
Senza dunque entrare in particolari su dati storici ^, nettamente con-
trastanti con la tesi di Elcock e Liidtke, sottoposta da Pellegrini ^ ad una
■« Cfr. SMS II 53-34. 70, 75; ed inoltre ib. Ili 215-217 in cui, basandosi su toponimi
e (III 212, nota 2) su carte «che rischiarano pur la distribuzione geografica delle schiat-
te », stabilisce la presenza di tribù berbere o, diremmo piuttosto, di nuclei appartenenti ad
esse, in varie zone della Sicilia. Se ad un certo punto (II 430) Amari stesso dice «ridotta
al nulla la schiatta berbera di Sicilia», il contesto rende inequivoco l'accenno all'avvenuta
commistione tra Arabi e Berberi occupanti, senza implicare affermazione della sparizione
assoluta di questi ultimi.
* I. Peri, Civiltà siciliana: Sicilia musulmana [la conquista), Vicenza, 1961, accenna
spesso ai Berberi di Sicilia.
^ Un parere esattamente opposto e ben documentato esprime L. Serba, Concordanze
dialettali italiane con voci arabe e berbere e voci italiane in un dialetto berbero della Tri-
poUtania, in BALM XIII-XV, 1971-73, 433-48 (precis. nota 3, pp. 434-36): «Quegli Arabi
di cui si park in rapporto alla Spagna, alla Sicilia e alla stessa Italia meridionale — egli
scrive — non dovevano essere, in senso strettamente etnico, tutti propriamente Arabi.
Anzi dovevano esserlo veramente in pochi, giacché essi erano per la maggior parte e senza
dubbio Berberi ».
51 Tali voci, sulle quali richiamava l'attenzione Steiger (Aufm. 25; « der sizilianische
Arablsmus..., in welchem ebenfalls bcrberische Elemente eingestreut sind... »), si riducono,
almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze, a; zasa, zana 'quella pianta da cui rac-
cogliesi un seme medicinale detto grano gnidio: Daphne Gnidium L. ' (Teawa 1114) <
ar. alzaz, azzàz (Pell. I 74); cufuruna, fucuruna, bufuruna 'tartaruga' < ar. fa-
krun(a) (ib. e 199); caraméscia 80; Sabugium 318«; ed inoltre forse il merid. vutte-
vègghia 'pipistrello' < ar. watwàt (Pell. I 74, 202).
^2 Per la Penisola Iberica cfr. Steiger Arab. 95. Per la stessa area, un'opinione al-
quanto più cauta esprime J. Bosch-Vila (A propòsito de la berberixación de al-Andalus,
in «Les Cahiers de Tunisie» XXVI, n° 103-104, 3''-4'' trim. 1978, 129-141), secondo il
quale (p, 137) « ... aun cuando una buena patte de las tribus beréberes... se integraron en
el sistema cultural àrabe, arabizandose, por tanto, otros grupos tribuales, aislados,.,, de-
bieron de conservar sus esencias culturales norteafricanas, sus hdbitos, sus costumbres e
incluso su lengua, influyendo de alguna manera en las àreas donde se establecieron y en
las que permanecieran durante siglos, y creando las condiciones bàsicas para la formación
de fflicro-àreas culturales ».
53 Merita però di essere ricordata la notizia dello stato di tensione creatosi, sul finite
del IX secolo, tra i Berberi di Sicilia, convinti di essere ormai ridotti in condizioni di vas-
sallaggio o addirittura spogliati dal l,und, la classe militare, in cui gli Arabi avevano la pre-
valenza numerica (SMS I 476-77): una tensione sfociata poi in lotta aperta (ib, 81-82), la
quale dovette assumere notevole gravità, se il ricordo di essa trovò posto nelle succinte note
della Cronaca di Cambridge (CSS 34-35, a. 886-887; 36-37, a. 897-898).
^ In Atti del XIV Congresso int. di Linguistica e Filologia romanza (Napoli, 15-20
48
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
49
rapida, ma decisa confutazione, si ricorderà che nelle « giaride » di età
normanna sono registrati « villani » designati con l'etnico « berbero » ^'
con nomi che con quasi totale certezza sono di origine berbera ^^
13. La perplessità non lieve suscitata dalla contraddizione fra l'as-
sunto di Elcock e dati storici e linguistici itioppugnabili induce a cercare
in direzione diversa la ragione dell'agglutinazione iberica dell'articolo ara-
bo, per la quale dovrebbe essere rivolta una considerazione attenta al
ruolo mediatore che possono avere svolto i Mozarabi tra arabo iberico
da una parte, castigliano, portoghese ed anche catalano dall'altra: un ruolo
comunemente ammesso, ma finora non sufficientemente investigato ".
Uno studio di Levi Della Vida insiste sul fatto che questa massa di
latino-cristiani fu tanto lontana dal lasciarsi totalmente arabizzare, che
l'uso del romanzo si diffuse persino tra i dominatori, giungendosi ad una
sorta di bilinguismo ^. Questo giudizio di reciproca integrazione linguisti-
ca, che lo studioso, attento ai fatti letterari, ravvisa nei rapporti fra gli
elementi di grado sociale più elevato, potrebbe essere esteso in qualche
misura anche ai ranghi più modesti. Uno sguardo alla tipologia degli ara-
bismi spagnuoli, non pochi dei quali sono dialettismi d'Andalusia, mani-
festa, col posto ragguardevole che in essa occupano le attività più umili
deUa citta e della campagna, quanto sia stata intima la simbiosi fra do-
mmatori e dominati, senza tuttavia implicare una completa arabizzazione
di questi ultimi.
In seguito aUa reconquista, si stese nella parte mediana di queUe
terre centro-meridionaH, dove per secoH i dialetti mozarabici avevano resi-
stito alla pressione araba, uno strato uniforme di castigliano, lasciandosi ai
Aprile 1974), 1, Napoli, 1978, 383-84,
t.«; ^ S=i SLri: ^si^iSt^' - ^^)' ^^
^^^^.'^%r&''Ìn7,:y%^l^^^^^^ '^5«). P^s^^ (ib. 174.)
éx,«p4ixr6TÌ76fti;te^^^^^ ~,,iT^r (c-^ 14°^)-
Var fé parli en Tunisie,' S' mi' ^' ^^LnT'^,'r^'"'^Ì'. /°«'" ^'^'''^' ^'
X-Xn, 1968.7?183.88 ftec IM e 188)™' ^"'^' '"'''''"' '^'"' Ume iberiche, in BALM
^elMlSuZe^^^ìl Seti ÌT/iZ^^'fr' ' ''.'"'"' '^ ^'^<^"^^nte e l'Islam
arabica v. Menén^z PiDArO^S, S.?/' ""^'° Vmotf^vr^^ delia cultura fflo-
margini modeste sacche conservative, mentre ad occidente il gallego-porto-
ghese si espandeva verso la Lusitania meridionale e ad oriente il catalano
raggiungeva le zone di Valencia e Alicante^'.
Ma certo non a partire da allora può datarsi, in aggiunta agli arabi-
smi giunti nei dialetti settentrionali per effetto di contatti diretti fra
Arabi e regni latino-cristiani, la penetrazione di arabismi mediati dai dia-
letti mozarabici, ormai ridotti ad estremo languore per l'intolleranza reli-
giosa degli Almoravidi e degli Almohadi, causa di deportazioni in Africa
e di emigrazioni in massa verso settentrione. Infatti proprio in questo
afflusso di Mozarabi intorno al secolo XII si potrebbe scorgere il veicolo
e il momento più fecondo per la mutuazione da parte romanza di ele-
menti lessicali arabi ^.
14, Per tornare al nostro problema, l'opinione che qui si vorrebbe
avanzare, che cioè appunto presso i Mozarabi al- sia stato assunto come
marca del sostantivo, indipendentemente dal fatto che il referente fosse
di volta in volta determinato o meno, potrebbe trovare convalida in una
serie di forme spagnuole di etimo non arabo, alle quali l'aspetto fonetico
fa assegnare sicura provenienza mozarabica e che appunto recano l'arti-
colo arabo agglutinato". Anche altre forme castigHane, per le quali una
s' Cfr. C. Tagliavini, Le Origini delle lingue neolatine. Introduzione alla Filologia ro-
manza, Padova, 1969^, 434-446; A, Zamora Vigente, Dialectologia espaiìola, Madrid, 1967,
*" Migra2Ìoni mozarabiche nei regni cristiani ebbero però corso fin dal IX secolo; cfr.
SANCHfs Guaner 331 ss. Riguardo alle loro conseguenze linguistiche, visibili ancora nei dia-
letti moderni, v. Menéndez Pidal Orìgenes 435-40,
"*' Per il mozarabico si rinvia all'abbondante serie di voci di origine non araba, ma
con articolo arabo agglutinato, raccolte in SlMONET 4, 6-13. Per lo spagnuolo cfr. in DCEC
(s.vv,); alcandor 'especie de afeite ' < lat, candor; dcaparra ('cappero') < lat. cap-
pe ri s X ar. kabbàra; alcayata ' escarpia, davo grande de granello' < tardo lat, caja
'bastón'; alconcilla 'colorante purpùreo sacado del palo brasil' < lat, conchylium
' pùrpura ', ' molusco de donde se saca la pdrpura '; alcornoque (' sughero ') < tardo lat.
q u e r n u s ' encina '; alcubilla ' casilla o depòsito para recibir el agua y distribuirla ' < lat.
volg. * e 6 V a ' hueca ' (cfr, sp, cueva); algorta ' barda que se pone sobre las tapias de los
corralesy heredades ' < celt, *górtia ' seto '; alguaza (arag,) 'bisagra' < *algrua2a
prob. di origine celtica; diara ' colodra, vasija de cuerno ' < ant. alhiara ' vasija pequefia
para vino' < lat. phiala; almatriche 'especie de acequia ' < mozar. matrii 'id. ' < lat.
matrix -icis ' matriz '; almorta ' especie de guisante de forma cuadrada, guija [Lathy-
rus sativus)' < lat, mortua (cfr, sp, muerta); alpatana (malag,) 'cada uno de los utensi-
lios de los cortijos y molinos harineros ', prob, < lat, patina ' cazuela '; alpiste ' pianta
forajera de semUla muy menuda que se emplea para alimento de los pSjaros ' < ispano-lat.
p ì s t um ,
Si tratta di termini la cui estensione è limitata allo spagnuolo, antiquati in alcuni casi e
scarsamente documentati, in altri casi solo dialettali: null'altro dunque, o poco più che re-
litti. Particolare è invece, in rapporto con la diffusione della pianta e del frutto designati, la
fortuna del termine alberchiga, -o ' variedad de melocotón ' < lat. perslcum 'melo-
cotón ', arag, alberge, cat. id., port, alperce e alperche (DCEC I 86), fr. alberge e auberge
(Bloch-Waktburg 17), linguadoc. auberge, it, albergése (DEI I 109) e ant, alberge ' specie
di pesca o albicocca ' (Prati 25), it, dial, arbèrcia (Avellino) ' prugna, susina ', (cai) aspèrgia
' nocepesca ' (DEI I 268) e libèrgi(n)a ' albicocca ', con le varianti limbèrgia, lisbèrgia (DÈI
{ ,|i
50
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
51
mediazione mozarabica non è dimostrata, mostrano lo stesso tipo di ibri-
dismo ", dall'esistenza del quale, benché in casi singoli esso sia stato espli-
citamente segnalato ^\ non risulta che sia stata tratta alcuna deduzione di
ordine generale ''.
Della meccanicità di siiìatta agglutinazione potrebbero non costituire
una comprova talune forme, di etimo arabo, che presentano la -/- dell'ar-
ticolo anormalmente intatta dinanzi a consonante solare *^, la quale avreb-
be dovuto produrre l'assimilazione ^i in questi casi ^' infatti può prospet-
tarsi il dubbio che si tratti di voci mutuate in epoca o in circostanze nel-
le quali la tendenza airassimilazione non trovasse ancora piena realizza-
lll^^^B' •'''•.''°'' discrezione del presumo aiticelo pi, li) shergiu 'pesca liscia' (Traina
861), bhergiu nocepesco , 'pesco' (VS I 461), K^-^'^^'sn
«Cfr, in DCEC (s.vy,); fl/w«tó« 'zueco' < ant. sp, madruena < madera < kt
materia; «te^»a ( merlo di castello' < ant. sp. (a)mena < kt. mina ' id. '; almendn
mandorla) < kt. vdg "amindala < amygdala; almiar (' pagliaio ') prob. <
duii 'Id • ^° ' °" (''™'^° ) < tardo lat. ami-
<- .11" W ''il''" "' ^ '"1° Pi-obabilmente anche in forme come dmorranas ' hemorroides '
<_tardo kt. *haemorrheuma (anche port. almorreìmas e dmorraas); almuerzo ('co-
lazione ) < kt volg. * a d m 6 r d 1 u m ' id. ■ < a d m r d è r e (anche pórt almoco ant
port. dmorgo; dpende ' cohtmm anejo a un edificio', 'casiUa para custocHar ense«s^ én ks
mmas', prob. < kt. appendix 'apéndice', ' aaejó '. "Ji>to"iar enseres en las
64 S!f; i ^TT *'^'^'"%^ fenomeno in DCEC s.w. dmendra. dmiar, dmuerzo
« Non ne parla neppure Steigee, sebbene il fatto rientri fra gli ibridismi sui anali
egli, con enfasi che pare eccessiva, richiama l'attenzione {Aufm. 18 1X10^1091
m^n^rll""^ ?T? interessanti sono casi, nei quali d-n- avrebbe dovuto dare regolar-
f\ntJIW} /'•■??• '""°!'>'>'e ' sai amonkco', port. nochatro < ar. volg nu/dtai
ét^fZi it M^^r < '^- '^"'; (°S^C I 157, con spiegazione fon cura di
1 \ :V' ■' f, .S"' ^^ variante aiiafe «debera considerarse comò alteración nnrn
S^pSr<Tr.t" "Ce? SKb1%i''= f ' del aStrS ^
e mora < ar. n r ù r a (ib ifl 522) ^ ^' ^'^°"' °°"' '''^' '^ "««"'''
« V. nota 36,
calici^fflet£'lLSaTdeILl kZrt'' 5°%-^-"''"° costatare gli aspetti vo-
Sicilia il fenomeno e nelXiiS^^^^ di queDe , arabe, mostrano che in
cuni esempi, tratti da Cusa trasStPMnri; LT. '''' "^^ svolgimento. Si danno qui al-
Sixep (128« é)> Cèi JlnL -. \à[\ ~ P°"/„'^5tep 156fl), èTOu èXStep (136è), SouS-
pax\xiv (162é), àSSEÒóaYiiivn^SAì T (^£J»), Ep^oute (58k); 'abd al-rahmàn = àSSsX-
r8="^oè«r4^ S Ìff(.= ^^rf?? (174.), W,,ài587.); lab'
èX-tàT^Tip (177i), -^TTéT^rip (478«) TSi/-^'n'if£''^^.rf?■''^^^ ^;^^«'; " ''^-'«^'>
Xt;oupoi)c; (164«). "^ttcupouc Sv SS' "'""Iw == P'^^^^^ (^^^a); . «/-tora"/ =
al-xayyàt = è!;i;EÌ-éT; (478è) '' ^ "' ^^^^^^ (l^^"'; «^-^««'> = ^^^I^-np (577è);
zione. Indizio sicuro è invece da ritenere una tendenza falsamente ricostrut-
trice di al-, mediante epentesi di -/-, in sostantivi comincianti per a- ^^
Poiché lo stesso tipo di fatti si verifica anche in portoghese e in ca-
talano, tutto fa pensare che una tendenza all'uso improprio del prefisso
arabizzante, nata in ambiente mozarabico, sia stata adottata dagli idiomi
iberici piti genuinamente romanzi ed abbia operato in essi entro una fa-
scia cronologica che la documentazione esistente mostra più ampia del
periodo della loro espansione verso sud,
15. Che lo stesso fenomeno non sia sorto in Sicilia non può essere
oggetto di meraviglia, se si considera che, di fronte ad una componente
arabofona pressappoco identica, la componente di lingua romanza versava
in condizioni assai diverse nelle due aree. In quella iberica essa era massa
cospicua, linguisticamente vigorosa, anche perché culturalmente alimen-
tata o, quanto meno, spiritualmente sostenuta dallo stretto contatto con
i regni latino-cristiani che le stavano alle spalle, e capace quindi di svilup-
pare nei confronti del processo di arabizzazione, a cui solo parzialmente
soggiacque, reazioni e tendenze sue proprie.
In Sicilia invece, in seguito all'invasione musulmana, mentre lingua
e culto bizantini, non interrotti i legami con la matrice orientale, riusci-
vano a sopravvivere al prezzo di una grave riduzione territoriale, che pur
lasciava minoranze ellenofone all'interno dell'area perduta, l'eredità la-
tina, la cui entità all'epoca della conquista araba resta ancora avvolta
in fitte ombre ®, dovè trovarsi in condizioni estremamente precarie, tali
da consentirle solo una modesta resistenza passiva alla lingua dei con-
quistatori, chiusa com'era in un isolamento quasi assoluto ed affidata ad
una popolazione indigena della cui scarsa consistenza furono effetto i
flussi immigratorii promossi piri tardi dai Normanni.
16. Sia questa od altra la spiegazione di al- agglutinato, sebbene resti
valido l'orientamento ad attribuire provenienza iberica ai prestiti siciHaiii
— e non siciliani soltanto — portatori di tale marca, sarebbe tuttavia er-
roneo assumere a prova assoluta quello che non è nulla più di un indi-
zio indubbiamente significativo. Non si può certo farlo nei confronti di
*8 Oltre una parte delle voci citate iieEa nota 61, cfr. anche almirante < ar. amir
18. Non è facile distinguere se, rispetto a voci con a- iniziale da ar. d-, siano sfuggite
all'assimilazione o nate da ricostruzione varianti quali (in DHLE s.w.); dsafràn, dxafràn
per azajran < za'faràn (290), dsorca, dxorca per alorca < gurka (DCEC I 71),
dsucena per azucem < su ssana (ib. 352), dtabaca per atabaca < tabbaqa (ib.
170-71), dxedrez per aiedrez < si frani (ib. 68), dzavara per azabara, zobara < sab-
bàra (ib. IV 786-7, s.v. zàbila) e simili.
^ Cfr. Vauvaro Trofilo 7-9.
32
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
àXocàSioi; (13), attestato assai presto in questa forma (ma pure presente
altrove quale sicuro iberismo), che ritorna nel composto Sheralkadj (237),
come nome di un magistrato già di sicuro esistente in Sicilia nell'epoca
araba. La forma in questione e quella di qualche toponimo attuale egual-
mente caratterizzata dallo stesso al- esente da imàla, contro la pronunzia
volgare el- o il- che costantemente si ritrova nei documenti medievali™'
richiede una spiegazione diversa. Questa potrebbe essere cercata ma i
documenti disponibili non consentono una netta asserzione • — nella spo-
radica prevalenza della pronunzia ufEciale del termine, come in altre cause
non chiare, le quah tuttavia non hanno impedito la coesistenza di va-
rianti affatto prive di articolo",
17. Ugualmente erroneo sarebbe, anche in caso di accertata prove-
menza iberica di una forma in al-, un riferimento incontrollato all'influen-
za diretta dei dominatori aragonesi e spagnuoli. Senza tener conto della
sicura presenza in Sicilia di Arabi andalusi '^ al più portatori di forme
ispano-arabe, non dovrebbe essere esclusa, nonostante la mancanza di do-
cumenti in proposito, una certa presenza, con eventuali riflessi linguistici,
di mercanti catalani anche prima del 1282, l'anno del Vespro ".
'«Cfr. èXjtàSii anteriore ad àX,)càSio?; per altre forme in el- il or i\ -Kk „
nota 67 e Steiger Contrib 487-88 ' ' ^^- ^^' ^'^'' ^■
«g/r£4?ìr"""'"'' "' ^™''°"° "''^•"' °^''' '^^'«^5^°^ / '"^Sn 13, amiragla / mi-
m^lir^lSf <' It tZ'-^'- P'^^< 5??^^ 277), Barcata o Albaccara (XVI sec,
boi KVl 141H 'rhL^d!'i^L?ter84'r ^°^''" >^-es./..ercato.:
(a. 1090, ih 384), ArcharaU 1094 Ih in iS^^'^ ?^^' f "'"'/nni'- ^°^2, Pirm 495), Alcarià
1144?, ib. 3 2f 3T4), AkS a m ' VIL^'^o^'^^T ÌF^''''^- '^'^ àxàpa., (a.
^^^OLt^s Ilhs), male A^rum lì nu^^ ^\ ^211, HuillaiÌd-
TabFrag 85), AlcarìaZ IIr "^f y-/2I2 DiplCattMess 59), la terra di Lalcara (a. 1400.
qàra'coUfaaV? pÌll T ìi's Ì^ ^"'""'- ^"?,*. ,¥a22Ahedi 5 novembre 1432 < ar
no fricativo, < hSra fsTS le?' SS Tri ^'""f'^'T^ ^"^^^"^«6 di un fonema inte:
alley, side Street' (WEHR247t). ^"'""' ^'"' '''"°" (°^ ^ "'y) '■ tunis. 'ghetto', 'lane,
73 Sfi ^' ^°^'^°' ^"'^"'«^ « Sicilia, in ASS4 XIX, 1970 267-273
difficile credere che e si abbiano esclufnfn^fe/ Catalani m Sicilia prima del Vespro, è
l'età angioina) dai Propri iSarr~rcSfvÌ^^^ P^' "P"'™ ^°'^''l ^^■
.- . veda A, SchLh. S^alTZt^^'^ì STS" ÌT^hZ^
INTRODUZIONE
33
Attenzione maggiore di costoro meritano però gli Ebrei, che in Sicilia
furono largamente presenti nel Medioevo, essendosi aggiunti a quelli re-
sidenti da secoli altri di piià recente provenienza magrebina o iberica.
Anche con l'abbondante materiale raccolto da Lagumina nei tre volumi
di documenti ufiìciali che li concernono, la scarsa accessibilità degli atti
privati, la cui pubblicazione avrebbe dovuto far seguito e dalla quale si
trarrebbero dati di assai maggiore interesse per la nostra ricerca, lascia
ancora insoddisfatta la nostra esigenza d'informazione sulla condizione lin-
guistica della componente giudaica e sulla funzione mediatrice fra lingua
araba e dialetto siciliano svolta da essa.
Non si sa con quale frequenza o consistenza singole famiglie nu-
clei più ampi di Ebrei siano venuti ad aggiungersi a quelli che, già nu-
merosi nell'Isola sotto gli Arabi (SMS I 622), vi si trovavano ancora nel-
l'età normanna e sveva, raccolti in proprie comunità indipendenti tra loro,
nei vari centri grandi e piccoli '^ Lettere fredericiane del 1239 ci danno
notizia precisa di una immigrazione giudaica dall'Algarve, l'estremo sud
del Portogallo, in varie parti della Sicilia e soprattutto a Palermo, dove,
a quel che sembra, non riuscì né facile né immediata l'integrazione nella
comunità preesistente". Il favore che, allora e in seguito, si vede accor-
dato a nuovi insediamenti, corrispondeva del resto a precisi interessi del-
l'erario, al quale conveniva che tale elemento allogeno, economicamente
assai dinamico, venisse protetto dall'ostilità e dalle vessazioni frequenti
della maggioranza cristiana, per cavarne risorse finanziarie non trascurabili
attraverso imposte ordinarie, le giste, contributi straordinari e ammende
non raramente pretestuose.
18. Appare ovvio che gli Ebrei, benché costretti ad abitare nelle giu-
alla fine delle Crociate (.trad. it, di P. Bonfante), Torino, 1915, 657-674; F. Giunta, Ara-
gonesi e Catalani nel Mediterraneo, II, Palermo, 1959, 7-52.
7't Iti im diploma dell'a, 1089 (Lagumina I 9-10) Sicalgaita, moglie del duca Roberto,
concede ad Alcherio, arcivescovo di Palermo, le rendite dei Giudei che dimoravano nella
città. In altro documento del 1168 (ib. 12), il vescovo di Catania, Giovanni di Agello, con-
cede che « Latini, graeci, iudei et Saraceni unusquisque iuxta suam legem iudicetur ». In
altro ancora (sec. XII, ib. 11) si proibisce ai Giudei di possedere schiavi cristiani. Nel
1210-11 Federico di Svevia concede in perpetuo alla Chiesa palermitana « omnes Judeos
civitatis nostre panormi tara illos qui in ipsa civitate morantur quam et alios quos de ce-
lerò in ipsa civitate contingerit habitare » (ib. 12-14).
■'s In esse si legge: «Et quia intelleximus quod quidam de judeis qui nuper ad habi-
tandum Panormum venerunt, volunt facere dactulitum nostrum Panormi fructificare, cum
exinde sint instructi... »; «De Judeis vero de Garbo qui sunt in Panormo nec concordant
cum aliis Judeis Panormi,.., propter quod petunt casalina prò domibus construendis intra
cassarum Panormi, petunt etiam... concedi sibi palmeretum vel dactiletum Panormi, quod
eiit prope favariam nostrani Panormi excolendum iuxta morem eorum de Garbo... De com-
peLIendis_ vero ludeis aliis qui de Garbo venerunt et per diversas partes Sicilie habitant,
non vidimus expedire, ne forte toUeretur aliis qui venturi sint materia conferendi se in
regnum nostrum... » (Lagumina I 19-20, Huillard-Bréholles V 572).
54
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
^'c:^Z'zs:i^^::!'^' '^^-^^^ ^^^^^ «--Si-
na, dalla quale Xr;X.t ~ ^^^^^^^ J^ ^ ---
particolari co.trassegni ^ ne corioscessera fond^ndL;'^^^^^^^ '°"
riamente come seconda lingua" Ch^ ,w -^ idioma, non necessa-
conoscenza delParabo può fntuir'si ìi T^lVf'^^' ^°^'° '''''' ^uona
gli immigrati e si desume dX ut r^^^^^^ ^' P---e-a de-
-ceni, che con frequenza erano^c^^d sX^ ' Z f "" ', ''■
la scomparsa dell'etnia araba per le stram .il I ' f ecialmente dopo
e l'assorbimento totale dei superst ti Tf ^.T"^'^°"^ ^" ^^à sveva
Ma qual era la kveL.^ ''"'""""^ "^^t^^"^-
porticonLiScoTrtioCiTS^^^^^^^ ^^"^^ ^^ -P"
selli (Domu, 309)- X '40n fi '''' f "^ °^ ^°^^° ««^^eva Tras-
si leggeva e si scriv vfdi ce to ^^^^^^^^^^ ^^"^ ^iudecca [a Trapani]
molti libri redatti in questa Cua e t S '°^"^' '"'''' ^" ""'"'^""^ ^^
là anche fra gli atti dei nota T ..1 ^^^^''^ ''^"""^^ "trovate qua e
liani sapevano scdverT 'X ,0 e eT' ^^'"^' '''^'- <^ ^^^ ^^rei sici!
notai cristiani», Ora la e nXio^e '1^.^^^^^ '"^^^ ^" ^«^ ^«^^^^ ^^
giace a queste parole e dae per "So t, ''°P^° velatamente sog-
menzione di termini << ebraici fadlljrd'rP^^^ "t ^°"^^^^-'^
'iaoperati m documenti siciliani '', si fon-
tori arabi (SMS I 619 2% T'^T'^ •"^^^'^'^'i imposte dSn;H?T^^ ^. ^^^J "™-
-™^. «,..._,£ Sptiur-i ss^^^^^^^
ebraica inter eos facta et mo"t«^' °"'^°^^^ ^" dieta cu tuba
1485 Palermo l''T^^° 28 novembtef""' "" ^'"« '^"'«^a conti„e„tur7not
l^^i'ZSt^tA J ^"^- ^e quissa terra non
H. M.i. gpra &^ftsti^^=o^eS--crt
iV'Si^^o^i^S^r ^^^ " ^^- obser.ati li
"92 Palermo UmdL°^'T''' (Lagumwa Tii°33) ^"'^'"^ ™"^" P« !« Passatu
||lt yirr, -^-^^^ . «... ad aefendendu.
"!^- et .rg:mtatibas contentis ^^.til' ^"S^ì!^^
INTRODUZIONE
55
dava su una valutazione personale di dati genuini *°, ma diversamente in-
terpretabili, Ritenere infatti prove di uso quotidiano della lingua avita
da parte degli Ebrei l'esistenza di libri in ebraico (per lo più testi sacri o
di medicina) e di atti notarili redatti in quella lingua (o solo in quella
scrittura?) potrebbe essere tanto erroneo, quanto il credere, per indizi
analoghi, che nello stesso secolo i Cristiani dell'Isola parlassero in la-
tino o che quelli della Sicilia nord-orientale continuassero a parlare greco**.
Il reperimento, in questi ultimi anni, di ben 58 documenti ^^ per lo
più assai brevi, redatti, come altri due non molto prima pubblicati "^ in
caratteri ebraici e lingua araba, è valso a dissipare ogni dubbio che questa
e non l'ebraica fosse lo strumento consueto di comunicazione all'interno
delle giudecche, benché i ragazzi ebrei imparassero a leggere sul Talmud '*.
Nella condizione di quasi piena simbiosi, come non meraviglia la permea-
bihtà di questi testi ad elementi del lessico siciliano '', così è facile sup-
porre che, nel senso opposto, il contributo giudaico all'incremento alla
rivitalizzazione degli arabismi isolani non si sia limitato all'esiguo appor-
to di termini strettamente legati alla vita delle giudecche, quali djama (12),
chasenus (84), chinisia (86), mischita (189), sichus (239).
19. Di un'attiva partecipazione ebraica alla vita intellettuale del Pae-
se ci danno il segno notizie di traduzioni dall'arabo in latino; interessanti
fra queste non tanto quelle di documenti, che pur comportavano, per
l'uso legale a cui erano destinate, perizia e responsabilità superiori a quelle
del comune « turgimanno », quanto soprattutto quella di una grande ope-
(not. Taglienti 4 settembre). Un'altra nomina procuratore il co-
gnato in iure ipotece diete chi tube et dotium suarum (ib. 3 set-
tembre).
La matrice semitica comune ad ebraico ed arabo e le alterazioni subite nel trapasso in
forma latina imped^cono di pronunziarsi su una sicura appartenenza del vocabolo a questa
o a quella lingua. Potrebbe certo trattarsi di un termine tradizionale ebraico, come la for-
mula con cui si inizia una chituba dell'a. 1479 (Palermo), mentre in arabo è il testo del-
l'atto, pubblicato da Bresc-Goitein.
«^ In yna delle «consuetudini» di Palermo si legge: «Vendiriones, que facte sunt vel
fient in posterum per Sarracenos. ludeos et Grecos Siciliam liabitantes de rebus stabilibus
et mofadibus ab eis possessis omnimodum optineant firmitatem; et instrumenta confecta
de vendictionibus vel permutationibus earum aut quibuscumque contraetìbus aliis in lingua
arabica, greca et ebraica per manus notariorum sarracenorum, grecorum vel ebreorum ve!
arabicorum.,. » (RaccConsSic 300-301).
,„ 1^ Cff, l'elenco dei testi siciliani e meridionali in caratteri greci dato in Cakacausi Val
107-8 e Melazzo 37, nota 1 e lOS-111 {passim).
^, ^: ^lV???™/„- ^•<,^°^™>P<'<^«'i««''' màeo-arabi nel sec. XV a Palermo, in «Studi
?}^srebmi_» Vili, 1976, 53-110. Tra gli altri documenti si annovera un contratto nuziale
[ketuba) interamente in siciliano, del quale si annunzia la pubblicazione a carte fo 37
n° 38, a, 1483). i^-' -">
83 Bresc-Goitein; A. GiupraiDA - B, Rocco, Una bilingue araho-sicula, in « Annali
dell'Istituto Orientale di Napoli» XXXIV (n.s. XXIV), 1974 109-122 «/innau
« Cfr. GiUFFKiDA - Rocco, Documenti cit. 54.
8S Cfr. ib. 35; Varvaeo Trafilo 43.
56 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ra di medicina, di un dizionario sui sintomi delle malattie e di un altro
delle droghe ed erbe medicinali *^ Effetto non trascurabile di quest'ultimo
volgarizzamento, o di altri consimili, potè essere una penetrazione di-
retta di arabismi attinenti alla farmacopea medievale, quali anzarutu (20),
cartibu {65), cuscuta (96), galanga (121), iubali (146), sebesten (232),
* turbila {211), zedoari (296).
20. Le modalità di adattamento dei termini arabi mutuati entro una
struttura fonologica tanto diversa qual è quella del siciliano sono state
minuziosamente illustrate da Steiger nella sua opera maggiore. Ad una
comprensione ancor piiì piena di esse è pensabile che dia qualche contri-
buto un'analisi delle forme, a lui ignote, raccolte nella nostra documenta-
zione, tanto più che queste, cronologicamente prossime al momento della
mutuazione, potrebbero fare luce piìi chiara sui rapporti sincronici, mo-
strando in fieri processi che con l'evolversi dei secoli han prodotto in
taluni casi accentuate divaricazioni rispetto alle forme d'origine.
_ Appare superfluo sottolineare l'estrema cautela con la quale vanno
considerati i risultati dell'analisi che segue, anche per l'opinabilità di al-
cune delle proposte etimologiche, costruite su forme non sempre idonee
ad una sicura interpretazione fonetica. Nessuna certezza esiste intanto in
merito alla posizione dell'accento, mai segnato nelle fonti. Che inoltre
nella trascrizione di forme ormai rare o del tutto scomparse e perciò inin-
tellegibili agli editori, questi siano incorsi in errori di lettura, è un fatto
tanto più facilmente accettabile se si pensa alla somiglianza fra taluni gra-
femi^ nella scripta medievale, ma che purtroppo sminuisce la possibilità di
un rigoroso accertamento di effettive variazioni fonetiche ", Di tali errori,
dei quali s'è ritenuto prudente lasciare la valutazione al lettore, conviene
qui segnalare i casi più sicuri o più altamente probabili. Si legge e per t
in mayuce, mayucam 170, cabla 253, cangile, cangire 263, turbica 277;
/ per e in tunj, taney 58, chanata, ayannata 78, sarto 229, chucta 238'
hudttam 279, yilta 286; t per i in gastria 85, chinista 86, tacanfa 255-
e per z m cubacta 94; t per l in iubati 146; / per s in chafsira 85 e forse
in bufuta 45; s per / in sichisa 241; u per a in cunj, tunj 58 e forse in
chunzurra 92.
Per una visione complessiva delle corrispondenze grafiche che subito
dopo saranno dettagliatamente esaminate, si ritiene utile presentare un
bilabiali
■«
1
é
i
b
Occlusive
v:
P
ib)
Affricate
Fricati'pe
Spiranti
. ,...i
!
m '
Nasali
(X 1
m ,
Vibranti
■
■" "
■^'■^""""
w
Semivocali
QUADRO SINOTTICO DELLE CONSONANTI ARABE, GRECHE E LATINE
«piCBii j
labili-
dentali
f
/ ! ^
intcrdcntuU
t
alveolari
cnfatidie
t
T
d !
S ì
! s I z
n
V
«
1
X
ptlntnll
i c eh
(^')
vclntl
•a
s
X
e k
X
h eh
y
ì y
uvulari
totinBali
laringali
INTRODUZIONE
57
quadro delle consonanti arabe ^\ fondato sulla classificazione articolatoria
datane da Corriente (34-60), e dei grafemi approssimativamente omologhi
greci e (in corsivo) latini, con la precisazione che, considerati i casi non
infrequenti di polivalenza, ciascuno di questi viene collocato nella posi-
zione relativa al valore fonetico piii comune che i documenti medievali
permettono di attribuirgli; restano quindi esclusi valori accessorii che essi
eventualmente rappresentino nella grafia di prestiti anche non arabi ^'. Si
omettono dalla tabella i grafemi greci ^ e ^ e i digrammi latini qu e gu
(+ vocale).
21. L'ar, h è resa normalmente con b ^•. cfr. balata < balàt(ah)
29, barracanum < barrakàn 35, billacha < balla' a 37, busa <
b u s ( a ) 44; chirba < li i r b a h 87, chulba < h u 1 b a h 89, Cubba
< q u b b a h 95; cartibu < q . r t . b 65, charobi < li a r a b 81 ; dar-
bus < darb 102, ecc. La pronunzia generalmente rafforzata di b ini-
ziale e intervocalica nel siciliano (cfr. GSLI §§ 150, 215) rende irrileva-
bile, con le casuali oscillazioni grafiche tra -b- e -bb- che ne conseguo-
no, la relativa opposizione fonologica dell'arabo: cfr. abasisa < habb
'aziz 1, chabbarasì e yaborrasu < habb ar-ra's 70, chabanu e
cabbami < q a b a ' 47, car(r)aba e car(r)abba < qaràba 63, cubayia
<qubbayt(a) 94, rabatus e rabbatus < r a b a d 207, ecc. La di-
stinzione della geminata dalla scempia pare invece sussista nei casi isolati
di resa di ar, -bb- con -pp-: iuppa, choppa < gubba 149, zappa <
s a b b 295 '^ Di casi di v da ar. b, fattisi frequenti nell'età moderna ",
si possono citare vutana accanto a butana < bitàna, butana 46,
miesivum accanto a masihtm <misbahah, masbahah 178, ru-
vunii ruva accanto a nibum < rub' ( a ) 220; per m da ar. b solo me-
lingiana < bàdingàn 182.
La resa grafica dello stesso fonema oscilla in greco tra (3 e it: xapàXa
< q a b a 1 a 48, ^où|3a, poO(3o- < rub' 220; toti;- < bah 86, xh?'^'']
8' Il sistema di trascrizione adottato in esso e nel corso della trattazione corrisponde,
divergendone in qualche dettaglio per motivi tipografici, a quello adoperato da^ Wehr; sul-
l'esempio di questo lessico, è stata omessa la trascrizione dì ' (hantzah) in posizione iniziale,
*' Tutte le velati greche e latine assumono articolazione mediopalatale dinanzi a vocale
palatale, ad eccezione di e, che può valere come affricata dentale o prepalatale; nella stessa
posizione, è frequente per eh il valore di occlusiva mediopalatale,
^ In rapporto alle indicazioni date nel quadro delle corrispondenze grafiche va ricor-
dato che in voci ereditarie si trova b in -bb-, -mb-, &>■ e P in -IJ.|3-; i in -|i- e -«é-.
'1 Probabilmente si deve a tramite dotto l'oscmazione in syropus / sirup pti {contto il
mutuo diretto sciarabba) < sarab 251; a mediazione galloromanza quella di jupuni, g,i-
ponum I gippuni, gmppone < gubba 149,
'^ Cfr, per gli arabismi sic, vattanu < bàfàn 30, vawacani < bai-bab(àn) 31,
varda < b a r d a ' a h 32, ecc.
^
58
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
59
< h i r b a h 87, Sàfmo- < d a r b 102, yi%m, yioxj-Kv.a, yuÓTtTca < è u b -
ba"l49, pàxa^ < rahbah 211, amivi^) < sibyàn 281w''.
22 L'ai- d è resa con d, 5: dachala < d a h 1 98, daguara < d a w -
wàra 99 Sàpa < dàr(ah) 101, doam, Souàva < dlwan 107;
barda pocpSàpri? <b arda' ah 32, Wi«« < burdi 41, Cudm <
kudyah 154 È però frequente, specialmente in posizione originaria-
mente finale, l'uso di t: cfr. fargia < d a r ( a ) g a h 265, tochenat du-
chena < dukkan{a) 108; catusium e cadmmm < qadus 69, gt-
dita, giHda^gidida<g adìà^h 130, terita e tcrida< tarlai 273;
hahU < 'abid 102, marcatus < marqad 174, mmia, [ì-imx e
msida < masid 189, tnrhica (= nurbita) < tur b ad 217 Dain-
ben < 'ayn bàrid 166«, ffccptoù-c < samud 315«, ecc. Si nota
J > Hn melingiana < bàdingan 182,
Incerta è la distinzione tra scempia e geminata; si osserva intatti
M- per -d- in Guidda accanto a Gwz^tì < w a d ì 227« e -d- per - Ji-, an-
che in voci non mediate dell'iberoromanzo, nel quale lo scempiamento è
normale: cfr. rispettivamente addillus < ad-dalìl 2, almugaderius <
al-muqaddam 14; aminaddus < amin ad-dawlah 11 , phi-
demum, Meni < faddàn 116, kadiari < qadda 151, ridena <
raddana 214.
23, Nulla le fonti utilizzate sono in grado di rivelarci su un raffor-
zamento in dd- di d- iniziale, fenomeno che, quantunque non venga re-
gistrato dal comune uso scrittorio medievale e moderno '^ ha oggi ampia
S3 Perdita di sonorità si riscontra in forme moderne; cfr. durj^u I clufbu < Julb
HO cìiàe-p{p)a, ciddebba < gallata 132, macalnpa / macduhha < maqlub 165
^" Vfe';eSd?rnantfa2c più accentuata nel dialetto moden.o: cfr. tisu .disa
< dls(a) 106, mm e durbu < dulb 110, Muto < mudd 191, nicm ertddem
< raddana 214, ecc.; secondo Steiger {Conlrib. 131), negli arabismi siciliani predo-
mina il fonema sordo. .,, „„. , -. ^^,, ., ,
55 Ne tiene però conto il VS (I 899-928), Secondo Rohlfs (GSLI § 15j) il fenomeno,
che si riscontra anche nel reatino, nel napoletano e in altri dialetti dell Italia metulionale,
afletta «parole che non siano di origine locale». Tale precisazione, che ben si adatta ai
non pochi italianismi più o meno recenti e a vocaboli di tradizione dotta del siciliano _ mo-
derno esclude però indebitamente voci di schietta tradizione popolare, compresi grecismi,
arabismi, francesismi, che per la loro remota immissione^ ne dialetto meritano di esserne
ritenuti elementi costitutivi. Tali sono certo per esempio, (v VS s.vv ): ddammàggm t
ddommàggiu accanto a dammàggiu ' danno (cfr. dampnagiu damnagt LVV 410; dmaim
Conci, 198, Eneas 291, ecc.), ddarfinu accanto a darfinu delfino (cfr dalfinu Setiisio 55,
LVV 410, Eneas 291), ddaneri accanto a damri ' dietro (cfr, dmreri LVV 411, l^iMtilher
215 ecc.), ddirmpu accanto a dirmpti 'burrone, precipizio' (cfr. dirmpan bemsio 5/,
Con'q, 200, ecc; dimipu Senisio 58), ddivacari 'svuotare', 'versare' [dv. divacan L,VV
416, LibrSIher 218), ddìvència ' rivincita ' e ddivìngiari ' vendicare ' (cfr. dmngtan, dm-
mari, de- Gonq. 200). Lo sviluppo del fenomeno, che sulla base dei centri di raccolta in-
dicati nel VS pare interessi, nella sua applicazione a «parole di origine locale», un atea
diffusione in Sicilia, anche nei confronti degli arabismi, al pari di una
eventuale cacuminalizzazione in dd-^.
Qualche dato interessante esse invece ci ofirono in merito alla ge-
minata cacuminale -dd- in posizione interna, È noto che l'origine di que- .
sto suono, che costituisce lo sviluppo normale di -II- (attraverso -II- ca-
cuminale, e con ulteriori esiti) in molte zone del Mezzogiorno e in gran
parte della Sicilia, resta problema aperto (cfr. GSLI § 234). Le opinioni
oscillano in proposito tra una ascendenza del suono al sostrato e un'inno-
vazione risalente ad un periodo del Medioevo ancora imprecisato. Solo
infatti dalla seconda metà del '500 si comincia a vedere usato, per indi-
care la pronunzia cacuminale, il doppio grafema -il-, al quale subentra
poi -dd- (con analogo taglio orizzontale) e infine -dd- ".
L'ipotesi che prima di allora -II-, che costantemente si trova adope-
rato in scritti letterari e in documenti pubblici e privati latini e romanzi
di età medievale, indicasse una vibrante laterale, resta, allo stato delle
conoscenze attuali, tanto poco dimostrabile quanto quella opposta, che
cioè riflettesse una pronunzia cacuminale (-//- o -dd- ?) '^ Un influsso gra-
fico conservativo, da parte di modelli latini od esterni, che pur si po-
trebbe invocare in favore di questa seconda ipotesi, varrebbe assai poco
nei riguardi delle forme romanze accolte in documenti greci da notai e
scribi quasi sempre (e a volte non proprio bene) esperti soltanto della
alquanto estesa della Sicilia centro-orientale e il Marsalese, coinvolge anche fonemi diversi
da d-; per dd- < t- cfr. àdaganera e tiganera, ddaganu e taganu ' tegame ', ddanolu ' rat-
toppo circolare della stoffa' e tariolu, ddeda, ddera, deda, dèdira 'fiaccola di pino selva-
tico' e tèdira, ddìgia 'tegamino smaltato con due manici' e tigghia (Traina 1027); per
dd- < r- cfr, ddivèrtica, ddivèttica ' rimboccatura delle lenzuola o delle coperte ' e nivet-
tica, rrivettica (VES 76-77).
^ Cfr, (anche in VS s.vv.) ddammusu, ddaminusu e dammusu < dam(m)us 100,
ddieri e dieri < d i y a r 101, ddisa, ddisa e dìsa < d ì s ( a ) 106, dduana e duana <
dlwan 107, dducchena e ducchena, 'tucchena < dukkàna 108, ddummi, eldummi e
dumma, -u < daum, diim 99 (s.v. daguara), ddurbu, ddurbu e durbu < dulb 110.
Dopo quanto si è detto nella nota precedente resta esclusa l'ipotesi di un'aferesi di_ a- da
lat. ad- o dall'art, ar. al- > ad- agglutinato e s'impone viceversa quella di una protesi della
stessa vocale negli isolati sic, addummi, cai, addisa (99 cit.), Addaura < Dama < dawra
99 (cfr. GSLI § 153 e, qui avanti, la nota 126),
" Da uno spoglio di registri parrocchiali, condotto nei comuni delle Madonie da Anna
Maria Rampolla del Tindaro [Onomastica della Regione Madonita, tesi di laurea, Paler-
mo, anno acc. 1978-79), risulta che in essi la prima attestazione dell'espediente grafico -il-
è dell'a. 1553 (Petralia Sottana: Mdla = Maddà < gr. naXXai; 'mercante di lana'), la
più recente dell'a, 1756 (Castelbuono; Faiiia, cfr. sic. fajidda); per -di- la prima attesta-
zione è dell'a, 1683 (Castelbuono; Taraidu, cfr. sic, taraddu 'ciambella'), la più recente
dell'a, 1731 (Castelbuono; CtiMara, cfr, sic, cuddaru),
ss « Particolare e delicato » è definito da iVfarinoni (Senisio 216), a fronte di ben 45
forme volgari con -II- (a cui egli pare assegni il valore di -dd-) raccolte dall'abate di S.
Mattino verso la metà del '300, il caso di pasteda 'panis mixtus cum carne', 'pasta, ubi
piscis vel caro vel alius cibus induditur ' (ib, 42, 97), secondo lui comparabile con sic.
pastetta o con «pastella», mentre per Ambrosini 41 continua forse una forma origina-
riamente greca.
60
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
propria lingua, i quali usarono anch'essi costantemente -Xk- ^.
Ora, tenuto presente che nell'Italia meridionale e in Sicilia, nelle
stesse zone in cui si verifica il passaggio -//- > -dd-, può assumere pro-
nunzia cacuminale anche un -dd- originario o di varia provenienza (GSLI
§ 232) '"", analogamente a quanto s'è ricordato sopra per lo stesso fone-
ma in posizione iniziale, un'indicazione cronologica precisa dell'esistenza
di entrambi i fenomeni ci è ofEerta dal Guilla dell'a. 1399, grafia iper-
corretta rispetto alle più comuni Guida e Guidda < ar, w a d i , la cui
persistenza ci è assicurata anche da Pirri col paretimologico Villa, vulgo
Guidda (v, qui di seguito, nota 227) '"'. Concorda con ciò quel che si dirà
oltre (§ 44) a proposito di ar. t > sic. dd, it, merid. II.
24. Nei pochi casi nei quali figura in termini mutuati nel siciliano,
l'ar. d mostra le stesse vicende grafiche di d, con cui del resto accenna
a confondersi nella lingua d'origine (cfr, barda'ah e barda'ah
32, 170«; turbad e turbad 277); quindi chadi(e) < ahdiya
71, dukkyara, hSoxikpa, èveSouxiàpoc < ('ayn ad-)dukkàr(ali)
109'°^; turbit(a) < turbad, -ad 277. Eccezionale è però, se sono
esatti trascrizione ed etimo del vocabolo, -Id- < -d- in buldurones < b u -
dùr 40.
25. Anche l'ar. d, la cui presenza in termini mutuati è parimenti esi-
gua, confonde i suoi esiti con quelli di d: cfr. àXxàZioc,, archadius <
al -q adi 13 , machadariu- < mahdar 164; rabatus < r ab ad 207,
Xccxouà-r < al - ah w ad 166«. Per ar. d > sic. dd v. oltre (§ 44).
26. L'ar. / è resa regolarmente con /, cp: cfr. alfanectus, jannecta <
" Ecco, ad esempio, alcuni cognomi; Pou^^éXXou (Petralia, a. 1178, CusA 657), bur-
relltìs (Messina, a. 1201, ib. 354). cfr, sic. burreddu = tavuluni (Traina 134), cai.
burrellu ' bastone del pollaio ', ' correntino del tetto ', burreddu ' travicello ' (NDDC 793-
794); ■nyfìXko'j (Palermo, a. 1238, Cusa 677), Rrillus (Palermo',' a. 1236, ib. 93); KotPàXXuv
(Gagliano, a. 1142?, ib. 309), xajBaUàpiQ? (Troina, a. 1154, ib. 320); v.apS'^XXoc. (Pa-
lermo, a. 1145, ib. 27). Anche nelle « giaride » normanne è costante la distinzione di ar. Il
da ar. dd, dd, li: cfr. hullàrah = itPouXXàpa:; (Cusa 276fl), d-gallari = ì\n:'C,tX\i?x\
(< lat. cellarius; ib, 115b), xt,z\Xò.p\. (ib. 21^b], d-gallUnt = b yakXoùvtìc. (ib.
137è), al-qurullùm = iXKOupouXXoùvi (ib,), as-siqiUt = tyr\-x.i\KX\. (ib, 587«); e invece
d-raddàn = èXpaSSévi (ib. I55b], ìaddSd = fféSSéS (ib. 158b), ffiSSéS (ib, 269a), nx-zh
(ib, 27%), faddSl = tpaSSàX (ib, 132fl, 270è), d-battàb - èX-xaT-ràn: (ib, 5&)a), d-qattàn
= èXxttTTàv (ib. 567fl), ecc,
"* Cfr. tra gli arabismi caddusu e cahisu < q a d ù s 69, Céddia e Cédia < k u d y a h
154, caddimi, ecc, probab, < badim 128«.
'"i Cfr. Pasq. Il 269: « Guidda, strada e luogo vicino l'antico Papireto, ove è lo
scannatoio delle vacche, da ar, guil ' circuito ' o da guid ' rivo, fiume '; il Pasq, MS [ma-
noscritto di Francesco Pasqualino] dice; " est idem ac villa " »,
•<H Con desonotizzazione nella forma moderna ticchiara, geminazione in ddicchìara,
ddocchiara.
INTRODUZIONE
61
(bàz) al-fanak 8, Famchius, Garagi < f a r a h , f a r a g A2, fa-
raticum, farad, mafaragium < far(a)s, mafràs 112, 240«, far-
sium, farxum < f ars 113, 114, favaria, (paj3àpa < fawwàra 115;
cafisium, xacptJ^iov < qaflz 50, hdfa < halfà' o halfa 135,
[xaxaqjEv < milhaf 181, sulfa < sulfah 246, usfam < 'usfur
280. Ben conservate sono le geminate in coffa < quf f a 93, raffu <
raff 209; deboli accenni di geminazione in taffaria accanto a taf aria
< tayfùriyah 259, zaffarana accanto a zafarana < za'faràn 290.
Sono puri ipercorrettismi grafici phidemum accanto a fideni < f a d d a n
116, Phachaer accanto a -facha- < fahhàr^"^ 228«, mentre deptarii
accanto a defetarii costituisce un piti deciso tentativo di latinizzazione
dell'ar. daftar o diftar 104. Resta inspiegabile la -p- in capisium
per cafisium cit. '"*.
27. Pochi sono nei documenti medievali i riflessi dell'ar. g, resa di
preferenza con g, y: cfr. algara < al-gàr 10 e ris(i)algaru < rahg
al-gar 215, Garbeli < gir bài 125, garrajfu e Yharaffum < gar-
r à f 126, probabilmente Galka, yà\%a,, chalca < g a 1 q a h 124; almu-
gavari < al-mugàwir 15,zagaya < zagaya 291.
28. Assai più frequentemente rappresentata è l'ar. g, resa spesso
con g{i,e) in posizione iniziale e ancor più in posizione interna o fi-
nale: cfr. gebia < gàbiyah 128, gibisa < gibsah 129, gidida <
g a d i d a h 130, gileppu < | u 1 ( 1 ) a b 131, gilleba < g a II a b a 132,
gisia < g i z y a 133 ; chagira < h a è ì r a h 72, chugiria < s u g a y -
r a h 88, hugira < h u g r a h 142, Chargitìrrumen < har(a)èat
ar-rumman 218, langile < t in gir 263, fargia < dar(a)èah
265, targima < targama 266; arangium < narang 21, Burgium
< burg 42, machalugius < mahlùè 167; con lieve variante gyarra
< garra 145; solo con g mudebeg < mudabbag 193 e, più ano-
malo, iurgulena < g u 1 g u 1 à n 150, mentre, in galanga < h a 1 a n g 121,
la spiegazione di una pronunzia velare di g è esterna alla Sicilia.
Altrettanto spesso si trova io/: cfr. aljama < al-èamà'ah
12, ]ubunu accanto a gibun < gubùn 102, iarra, jarra < è arra cit.,
iubali < gabaliyyah 146, ium(m)ar(r)a accanto a Giummara <
gummara 147, iummu < gumma 148, iurìulena < è^lgulàn
cit., iuppa, juppa < gubba 149; miliniana accanto a Pieliti giana <
i"5 Si noti del pari il dittongo lat. ae per e, pronunzia frequente di ar. à.
10* Nonostante la localizzazione della forma a Messina, va esclusa un'influenza dell am-
biente grecofono, presso il quale <? non ha mai avuto questo esito; cfr. Rohlfs Gramm.
§ 68.
m
62
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
63
badingàn 182, sfimarius (da leggere *sfimarius) accanto a sfingia,
sfingiarius < safang 236; y in tnaryu accanto a margium < mar§
175, Eccezionali sono le grafie con ci, eh: chalìci < lialìg 74, choppa
accanto a iuppa cit,, turchimannus accanto a turgimannus < t arga-
ni àn 278, Sabucha accanto a Zahugia < zabbugah 318«. Del tutto
isolato il caso di zomaria accanto a iumara cit., forse lettura errata per
*iomarta.
La semplificazione grafica di ig in Chagi < h a g g e Chagegi, Age-
gius < haééag 141 non meraviglia, se si pensa alla pronunzia general-
mente rafforzata di g nei dialetti meridionali "^ che rende indifferente l'uso
di go gg.
In grafia greca, all'ar. g corrisponde generalmente tì;, talora ts
con eguale valore fonetico: cfr. Poópt'Ck;, èX-reoiipT^T) < (al-) burgi
e ^ov\(?apà%Z,r\c, < bù '1-farag 42, xài^^TI'; e >;aT2;é-c!; < h a è g e
h a g g à g cit., xa-^'^épTiveX, fiXxaY^àp, m-^'l^àp-qc, < haggàr, hagga-
rln 153, ixàpTÌ^ov < marg 175; eccezionale è il solo ?^ in xà^ir;
141 e [xàp^T] 175,
Non è facile comprendere se costituiscano un semplice tentativo di
bizantinizzazione grafica'** le forme con Y: txàpYwv per \xà9<ov cit,,
PoupYt.vfiaEp, < burg an-nisam 42, yi6{'ò)-K%a, ylinza < gubba
cit.; favorirebbe l'ipotesi di un passaggio del fonema dalla pronunzia af-
fricata alla fricativa non tanto la grafia medievale iuppa, quanto l'esisten-
za delle varianti Juppa, Iuppa accanto a giubba nella Sicilia moderna.
Del resto, ad una non perfetta stabilità deU'ar. g in ambiente grecofono
accenna chiaramente anche àvi;?;apTiv, àvT^àpiv 19, se, derivando dall'ar.
a n g a r , corrisponde effettivamente al moderno cai. anzara, Anzaru.
29. La resa dei grafemi arabi h, h e h confluisce nella scrittura greca
indiscriminatamente in x, in quella latina invece in una gamma di varianti
che spesso si alternano nelle diverse testimonianze d'un medesimo pre-
stito: h, eh, e, X, xh, g, y, yh, ^'",
Per h infatti si possono citare chabbarasi, yaborrasu < h a b b a r -
ra's 70 accanto ad abasisa < habb 'aziz 1, chadi(e), cadie < ah-
diya 71, chagira, Xangirotta, anche Sangirotta < hagirah 72, xay-
W5 Rohlfs (GSLI § 156) accenna al fenomeno, per altro ben noto, solo in rapporto
a é iniziale in parole penetrate dalla lingua letteraria.
10* Il digramma -k'C, è di uso comune negli scritti bizantini, ma indica l'affricata deii-
tale, per lo più sorda; nei documenti greci dell'Italia meridionale e della Sicilia corri-
sponde nei prestiti a 6, i, ts, dz. Per più ampi dettagli v. Caracausi Val. {passim).
i'*' Un passaggio h > f, che si riscontra oggi nella Calabria meridionale (cfr. GSLI
§§ 157, 170), è considerato giustamente da AvOLio [Sost. 371) « seriore e poco avvertito »
in Sicilia,
Yé|jcT|<;, xaxQ.p.TiC, e ehangemus, hangemia, angemia < hagèam 77,
yi,a^pr\c, e eharerius < h a r ì r I 79, xapaia. e eharsia, Harsia < h a r s
82, basirà, chasira, cassira, xhaseria, gasseria, yasiria < liasìrah 85,
XaTl^ÉT^ e Chagegi, Agegius < haggàgl41, XO'^'rCpa e hugira, chugera
< hugrah 142; machalugius, magalugius < mahlug 167, matra-
Uni, Matrayni < matrahiyyin 179, [xéXxacpsv < milhaf 181,
[xouxavSiSa < mah adi d 194, tarcha, targa < tarha 264; néTptxxot:
< matrah 184. Casi isolati sono rispettivamente quelli di %ax'C,à.pn<:,^^
accanto a xaT'CépTQveX < haggar(in) 153 e di kisiria accanto a cha-
sira cit.. Mia accanto a bulla < li u 11 ah 143 (cfr. § 51, b).
30. Per h si vedano xapoùPa e carruba, garruba, Charruba < har-
r u b ( a ) 64, xakiKiov e chalici, Yhalici < h a 1 i g 74, channaca, can-
naca, ayannata, xannaca, chanatella, yanackecta < hannaqah 78, xa-
i^àva e chazena, gazana, Hasena, Yhasena < liazàna 83, X'hP'^'Q e
hyrba, chirba, xirba < hi r bah 87; mahazemm, machazeni, magazenu
< malizan 166; sichus < Sayh 239. Casi isolati sono quelli di Kalsa
accanto a xóXatTOL, Haleia, Chalcza, Alza, Xhalcia < li a 1 i s a 252« "" e di
kyummia accanto a chum(m)ia, chimìa, chomiya, cumia dalla radice li à ni
91.
Duplicazione del grafema si osserva in bucearanum accanto a huca-
ranum < Buharà 38, semplificazione in Phachaer, -facha- < f a h li a r
228/?.
W' Cfr, anche %à.tt,v, - al-haM (Cusa 144^^), ■x.àit.'n accanto a xà'^K'<]c, 141; èXir-
^ETz^EpLx (ib, 81, r, 10) = ar, bah ar-rìb (ib, 82, r, 13; 230, r. 18, Pell, I 289) = portam
venti (Cusa 195). A questi esempi potrebbe aggiungersi anche il top. *\},oòff'xa^ -a%oc,
(itpoàcTTEiov ToO MoiicTTajco?, GuiLLOU Brébioti 166, r. 63; « àvépxetai, -vtiV x^^'^'T»'
XaiirKiv èlxpi' "tou p.oicrxm.oc;», Cusa 294, a, 1131?), il quale, a preferenza che al gr, ant,
[J,0a-ta5 ' bafiì ' (LGII 340), sembra riconducibile, in quanto termine geomorfico, insieme
con fiomarella Mustach (Pirei 1042, a, 1145), all'ar, mistah 'locùs in planitiem patens,
in quo dactyli siccantur ' (Feeytag II 313è), cfr. m, stali 'place, aire, cour ' (Kazim,
II 535), mistah ' threshing floor ' (Wehr 477è), Il tipo va comunque distinto da Mii-
stica 51 F 2, 55 B 4, che viene ricondotto all'ar, mustiqi 'scodella per attingere acqua'
(STC 267a, Pell, I 315) > cal,-sic, mustica 'brocca da bere' (NDDC 446), Difiìcilmente
può credersi un diminutivo di questo il top. Musticella (Pell, 1,c,), giacché nel «Rollo»
corrisponde a mustìcellam (Cusa 187, r, 27) l'ar. al-m.st.iallah (ib, 216, r. 1); per un'ipo-
tesi di etimo lat, cella (musti cella?) cfr, gr. itoi; tfic; \l\i,vc\i, 'kz'xo\}.hn\c. %iXKaA
(Cusa 81, r. 3) = ar. Uà gadìr in^allah (certo da emendare in al-iallah; ib. 82, r. 9), non-
ché ar, al-ialUrì = gr, èX-r^EXXipi (ib, 173è), t^eXXàpi (ib, 279è) < lat. celiar ius
(De Simone 23).
1™ Cfr, anche itaxTtE = al-bubtiyyah (Cusa 170(2, De Simone 33), %ar:Z,i\xi (Cusa
308, r, 4) < al-hagèam 77, {ì\x)zKv,à.'!\i? (Cusa 162è) accanto a (|3o\j)EXxà'r]P = al-^ayr
(ib.), fiXotaicéi; = al-lpabbaz (Cusa 567fl) 'panettiere' (De Simone 23), Al femminile di
quest'ultimo, $abbàzah, può risalire il sic. (ME) cabbaiia ' specie di gerla usata dai
garzoni di fornai ' (VS I 500), se va distinto dal cai, capasa ' grande recipiente di terra
cotta a tre manici (per serbarvi ulive ecc) ' (NDDC 130, DEI I 731-32), piem. cabass(a)
'secchio per la malta', prov. cabas 'panierino' (DEI I 648), sp, capacho, cabà 'corbello
cesta, sporta ' (DCEC I 651-52), di origine incerta (cfr, anche LGII 210-11).
^
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ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
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31. Per h infine si osservino dachda, Daghala, Dehala, day ala, Day-
hala < d a h 1 98, Rachadina, Rahadina < rahàdinah 212, taha-
riari, tayariari, iaxamri < t a h a r a 256 e tachura, tayura < t a h ù r a
257, Chindia < hindiyyah 246«. Da mediazione dotta scacki, schal-
cum, schdchmn < s à h 230 "",
32. All'ar. k corrisponde in grafia greca regolarmente x, in quella
latina k o, più spesso, e dinanzi a vocale non palatale, k o eh dinanzi a
palatale; c£r. xàcptpoi; < kàfir 152, cahalu-, kahalu- < kuhlì 52,
camma < k a m h à ' 56, caruya < k a r a w x'y a 66, xabbaca < la-
i'" Circa la conservazione della fricativa velate sorda h in Sicilia in voci di origine araba
(cfr. GSLI § 170) si rende opportuna una precisazione. Dalle pagine del II volume del
VS (ora in corso di pubblicazione) dedicate alla lettera H, risultano attestazioni del fonema,
in posizione iniziale, per i centri di Ucria (ME), Campofiorito, Bisacquino, Giuliana (PA),
Naro, S. Stefano Quisquina, Bivona, S, Biagio Platani, Siculiana (AG), Trapani e, soprat-
tutto, Pantelleria, dove tuttavia coesistono quasi regolarmente le varianti con l'occlusiva
velare {e-). Alquanto più numerosi sono i centri nei quali esiste la fricativa palatale sorda,
o come fase ulteriore di sviluppo del fonema precedente in arabismi, p. es. hìannaca <
bannàqah 78 a Brente (CT), Naro (AG), S. Domenica Vittoria (ME), Àssoro (EN).
Montedoro (CL); o anche in voci di origine diversa, p. es. hìatu < lat. flatus a Malfa
(Eolie), Tripi (ME).
Conviene però avvertire che non sempre h corrisponde ad una fricativa originaria. È il
caso di pant. harhu ' irrequietezza, smania eausata da digestione laboriosa o da abbondanti
bevute , harbiari v. carbiari (VSs), sic. harhi ' caldane ' (Bisacquino, informazione di Mons
B. Rocco), certo varianti locali di sic, carba (pi. carbi) ' caldana, vampata di calore dovuta
ad mdisposmone o a forte turbamento', carbiari 'aver le caldane, avvampare per febbre
o_ per forte commozione dell'animo ' (VS I 581), carba v. basca (Traina 161), cioè ' ecces-
siva agitazione per cui non si trova posa; e dello stomaco per indigestione ecc.: inquietu-
dine quando è più forte, come queUa della febbre: smania', piuhiari basca 'amareggiarsi'
(ib. 114), carbiari v. garbtart e cardaciari (ib. 161, 427), cioè ' recar noia, travagliare: ves-
sare , rifl. patir cardialgia ', ' darsi affanno, briga: angosciare, tribolarsi ' (ib 162) Carba
infatti va certo connesso col diffuso ar. karb ' maeror, et sollicitudo ' (Freytag IV
21bl angoisse ' (Dozy II 452è), ' tristesse, chagrin ', ' souci, sollicitude ' (Kazim. II 880^.;
V. anche Wehr 959fl), cfr. malt. karba ' respirazione cagionata da dolore o affanno, gemito,
sospiro (Barbera II 583), 'a groan, a sigh' (Busuttil 133). A quest'etimo accenna anche
4?"^^- I 210, ma solo a proposito del sic. charbia (a S. Biagio Platani; hàrbia ivi ed a
Bivona, VSs) sete ardente', dicendolo preferibile ad ar. birra ' soif violente' (Rohlfs
Uuellen 148), per noi foneticamente inaccettabile.
, Pur concordando con Rizzitano {Arab. ìli, nota 7) nell'escludere, per la locuzione
SIC. cumucm la carba portare m giro con grande serietà una cosa di poco conto o di
nessun pregio una connessione (D'Al.-Calv. 116-17) con caaba 'tempio cubiforme della
Mecca,., ar ka bah, che Pellegrini (I 222) stima non inverosimile nonostante l'ano-
malo ( ayn) > r non troviamo convincente, per motivi semantici, la sua affermazione
che II sostantivo abbia Io stesso etimo del precedente carba. L'espressione deve aver tratto
origine dall andatura eretta e controUata propria di una donna che porti sulla testa carichi
poggiati su una carba cercine ' (a S. Piero Patti, VS I l.c, dove non si registra l'espres-
sione oscena mm mt rumpm 'a carba, in uso a Palermo). Una nostra proposta di deriva-
mT'1 '^rifirf^f l-r' .'^fF''' bV'^,ó*?'T'\P°,'^'"^' (P''^^^'^° I 470è; anche feurb
.tò-^T^A V ^T\ ^^}^\ \ ^^^^' b^^l^ah 'parties honteuses (de la femme) ' e
^,?'^^^,/T,'^^.Ì°' ^^ ^,? banche ', ' trou rond fait au moyen d'un instrument, etc. ', ' trou
rei 4l°"^' de l'anus', orifice de l'oreille ' (ib. 552è), con riferiménto a buco
centrale del cercine (o, rispettivamente, all'orifizio uretrale), trova sostegno neUa tesi
MbSt^^vl'ÌS:'- '^^^ "^' ^' "''"'' ' '^"^^'^ ^°'' ^"'^^ '^ sii cX' buco
baka 221; alchimia < al-kìmiyà' 7, xivicriE, kinisia, chinisìa <
kinisiyah 86. È degna di nota l'aggiunta di una -i- in kyachla, cfr.
k a h 1 52, dukkyara, (èvE)Souxiàpa < d u k k à r 109 e in sihia accanto
a sicla, cicha < s i k k a 240 "\ Per l'incostanza della geminata, che già
si nota in queste ultime voci, cfr. anche duchena < d u k k a n ( a ) 108,
sucalorus accanto a zuccarum < sukkar 298.
33. L'ar. / è resa costantemente con /, X: cfr. lihanum < liban
160, Ubichi < labàg 161, limon- < limun 162, lumia < l!m(a)
163 ; Aminadal < amln ad-dawlah 17, balata < balàt(ali)
29, xaPàXa < q ab al a 48, chalcu < halq 73, xa^i^^wv e chalici <
halig 74, galìbu < qalib 123; dachala < dahl 98. Dileguo di /-
iniziale si nota, per discrezione dell'articolo, in attuni < latiin 23, azo-
lum < * 1 à 2 u r d 27; passaggio di / a r in archadius accanto a àXxàSwi;
< al-qadi 13, iurìulena accanto a itdiulena < gulgulàn 150, ri-
s(i)argaru < r a h è a 1 - g a r 215 "l La geminata //, conservata in billacha
< balla' a 37, gilleba < gali ab a 132, %o<ùXa < quii ah 156,
mìllisius < mallàsi 186, ha subito invece scempiamento in Ambleri,
Ambileli < 'ayn bill aw ri 166« e in 'ko\)k'i\%a accanto a 'AtivouWix
< *ayn 'ullayq(a)ib.
34. L'ar. m è resa quasi costantemente con m, [x: cfr, machada-
riu- < mahdar 164, magalugius < mahlùè 167, mahabubus <
mahbub 168, tiàpT^ov, nàpYiov e maryu, Lumarge < marg 175, ma-
sibum < masbahah 178, iJ,É}*,xa<pEv < milhaf 181, u^TpajCoi;, [la-
tapàT'^ov e mataracium < m a t r a h 184, mìchichala < m i s ' a 1 ( a )
185; aljama < al-gamà'a 12, camuca < kamhà 56, carmisinus
< q i r m i z 1 62, chamia < h a m a ' 75. Incostante è però l'esito del fo-
nema in posizione finale: cfr. changemus < h a g g a m 77, ma almuga-
derius (= -enusì) < al-muqaddam 14, maranus, Htiedmanan ac-
canto a Huedmarram < wàdi muharram o mahram 227«,
tanda < tanzlm 262. Per assimilazione si trova n in sansarius <
s im s àr 228.
Geminazione si osserva in ammiratus accanto a à[J.Vip, amiralyu <
amir 18, dammusu accanto a damusum < dàmus (ma anche dam-
mfis ) 100, tummìnus accanto a &oùp,£vov, tuminus < tumn 276; scem-
piamento invece in iumara accanto a iummarra < è u m m a. r a 147, ro-
'" Cfr. sic. mod. siicchiaru < sukkar a 248.
"2 Cfr. il trattamento analogo di l preconsonantica nel siciliano moderno (GSLI § 243).
w
66
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
manum, (Chargitir)rumen < rum man 218, sumaccu < summàq
247. Interessante si presenta l'isolato ipercorrettismo lu Gìumbu accanto
& jummu < gumma 148.
35. All'ar. n corrispondono regolarmente n, v; cfr. nadarus < n a z ■
zar 199, naquey < naqàh 202, vsùPa < nawbah 204, nijeya <
n i £ a y a 205; anzarutu < anzarut 20, burnia < burniya 43, *canj
< q a ni 58, chanea < haniyyah 76; attuni < latun 23, catarana
< q a t r à n 68, chasenus < h a z i n 84, Chandìcactini < h a n d a q
at-tin 136, sebesfen < sabastàn 232. Ben si spiega in dinanzi a
labiale in simbile < zinbil 242, tamburu < tanbur 261, Ambiteli,
Ambleri < 'ayn billawri 166«. Nella grafia greca sono ipercorret-
te, a fronte d'una tendenza non generalizzata i{i) > vt (v. § 64), le for-
me ixmsMa e Mittìnum accanto a [livTEva, Mintina < m i n t i n ( a h )
188. Duplicazione del grafema si nota in fannecta accanto ad alfanecim
< (bàz) al-fanak 8, scempiamento in chanac(c)a, chanatella ac-
canto a channaca < h a n n à q a h 78.
36. L'ar. q è resa generalmente con e, %: cfr. xa^òXa, cabella <
q a b a 1 a 48, camittum < q i m t 54, cantarium e xccv-rap- < q i n t a r
59, carraba < q araba 63; bastunaca < bastinaq(a) 36, sarcus
< z a r q a ' 229, scarlatum < s i q i r 1 a t 231, Iddalac < a d - d a 1 a q
191«. Non raro è però l'uso di eh, cfr. chabanu accanto a cabanu <
qaba' 47, chatusum accanto a catusium < qàdus 69, csuchac accan-
to a zucac <zuqàql91w, Rerches < m a r q a z ib.; di k, cfr. barkoku-
accanto a barcocu, barchuc < barquq 33 e 191«, kaa accanto a caha,
chaa < qà'ah 51, fiskia accanto a fischia, fisqui (!) < fisqìya 117,
kadiari < qadda 151, hakbii- < 'aq(a)bat- 228«; di g, cfr!
galbu < qàlib 122, galibu < qallb 123, gaytus < qà'id 127,
dmugaderius < al-muqaddam 14, sagatum < s a q a t 224; di /',
cfr. sa]a < sàqiya 225; di h, cfr. Menaha < manàqi' 183, iserhus
< azraq o zarqà' cit., Seralhadium accanto a Serdcadij, Serdkadì
<sàri' al-qàdi 237.
La notazione della geminata è quasi costante: cfr. raccamiatus <
r a q q a m a 208, saccarius < s a q q a ' 223, shucca, chucca < s u q q a h
238, xakkari < saqqah 282; ma naccari, nacchari e nakari < naq-
qara 198, ragacius < raqqàs 210, lacca e Xaca < saqqah 282,
channacca accanto a channaca < hannàqah 78.
37. Quasi sempre l'ar. r è resa con r, p: cfr. rabatus < rabad
207, raffum < r a f f 209, rahaba < r a h b a h 211, raysius < r a ' i s
INTRODUZIONE
67
213; arangium < nàrang 21, barda < barda' ah 32, charerius <
harlri 79, daguara < dawwàra 99; Sàpa < dar ah 101, à]i-hp
< amir 18. In alcun casi si trova /: cfr. Azalora < az-za'rùr 24,
azolum < ""làzùrd 27, tangile accanto a cangire (= ^) < tingir
265, Amhileli accanto aà Ambleri < 'ayn billawri 166k.
La distinzione tra scempia e geminata non è sempre rispettata: cfr
barracanum < barrakàn 35, xarra < latta 284; ma carraba e
caraba < q a r a b a 63, iummarra e ium.ara < g u m m a r a 147, carruba
e Carubia, Caruba < h a r r ù b ( a ) 64, yaborrasu e chabbarasi < h a b b
ar-ra's 70, Aynirrumi e Dayniruma < 'ayn ar-riim 166«. Non
si_ trova indizio del rafforzamento odierno di r- iniziale in rr-, comune alla
Sicilia e a vaste zone del Mezzogiorno (cfr. GSLI § 164).
38. All'ar. s corrispondono di regola s, ff: cfr. ffàxia e safa < s à-
q 1 y a 225, crstxaTov < sìmat 233, sfingia < s af an^ , isf ang 236
suhus < su q 245, syhr < sitr 252; disa < dìs(a) 106 e Degesin
< dayyasin 103, gibsa < gibsah 129, masibum e miesivum <
masbahah, misbahah 178, i^apcrmv, Marsadinum < mar sa
a t - 1 m 272; *barnus < b a r n u s 34, chabbarasi <habb ar-ra's
10,damusum < damus 100, raysius < rà'is 213. 'in luogo di s, o
m alternanza con essa, si trovano anche z, c(i), g-, cfr. sagatum e zagatum
< saqat 224, sihia, sicha, cicha < siklca 240, tac(c)ia, tag(^)a,
tazza ^ < t a s s ( ah ) 258. Rari i casi di duplicazione grafica: cfr. mìsida
e mtsstda < masld 189, <^o\jpynvicTcrtixa, Burginissimum < burg
an-nis àm 42.
39. Nella resa deU'ar. I, regolarmente con a in grafia greca, si alter-
nano variamente in quella latina s, sh, x, xh, eh, yh, j (e i), sc(i): cfr. chu-
girìa < sugayra 88, sabaca, shabica, xabica, chabata (= -ca), Chab-
bica, Layhabica, Jabica < sabaka 221, o-épa, sera, shera, xera, Shera-
(buali), Scer(alcady) < g à r i ' 237, shucca, ch(i)ucca, iucca < s u q q a h
238, sichus < s a y h , * g 1 h 239, surta, xurta < g u r t a h 250, cràxxa.
Sacca, Xacca, Sciacca < saqqah 282, xarra, sarrera < s a r r a 284
xhuerri, yurri < gurur (?) 288; xapcria, charsia < h a r s 82, michi-
chala < mis'al 185; charmusu < pers. harmo'g 80, fars(i)um,
farxum < fars 113, 114. Toupoù.; < turùi 230w.
Eccezionali sono le grafie di cuscuta < kusùt( a) 96 e schalcum,
scacki < sàh 230, termini di tramite dotto, e di fargium < fars cit.,
mentre il doppio grafema, etimologico in marassium accanto a marasium,
marascium, maraxus < marassa 173, si spiega forse con la pronun-
zia normalmente rafforzata del nostro s (cfr. GSLI § 225) in mussarum
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ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
accanto a muxarum < minsar 197, tharcassius accanto a -ropxào-ou
< tarkà^ 274, usserius accanto a uxerium < 'usàri 281 "\
40. All'ar. f corrispondono regolarmente s, a-, cfr. sabr(i)a < "" s a -
brah 222, sdib- < salib 226, trncévi, < sibyàn (?) 281«; busa <
b ù s ( a ) 44, tarsanatus < dar sinà'a 270. Si trova z in zappa <
s a b b 295, mazarari accanto a masara < m a ' s a r a 177; ci in ragacius
< raqqàs 210, Chalcia accanto a Chalzia, Chalcza < halisah
252n. Incerto è l'uso della geminata; cfr. Essabun < a s - s à b Q n 19 1«;
ma xacràp accanto a xao'o'àp, hasserini < bassa r, hassàrin 140,
cassarum < q a s r 67, hassira accanto a basirà < hasìrah 85.
41. L'ar. t è resa assai regolarmente con t, t; cfr. tabutum < ta-
bu t 254, targima < targimah 266 e turgimannus < turgumàn
278, turbit < turbad 277; bastunaca < bastinàq(a) 36, dep-
tarii e defetarii < diftar 104, fastuca < fustuq 118, [xivTsva,
Mintim < mintin 188; anzamtu < anzariit 20, ;(;avoÙTt,ov <
h à n u t 137 ""*. Si trova th in tharcassius accanto a Topxàcrou < t a r k a s
274. Il grafema è duplicato in Ansittuni accanto a Aynisseitun < ' ayn
az-zaytun 166». Per tà' marbùtah v. § 68.
42. Escluso un prestito siciliano dell'ar. taya 225, unico riflesso
di t rimane in ^oùpevov, ttm(m)ìnus < tumn 276.
43. L'ar. t, nei casi, proporzionalmente piuttosto numerosi, in cui
si riflette in forme medievali documentate, è rappresentata con regolarità
quasi completa da /, -r: cfr. tabia < tàbiya 253, iachura < tabu-
lali 257, iarifa < t a r I f a 267, tarrasiatus < t a r i z a 269; PaXà-ra,
balata < baUt(ah) 29, cartibu < q.rt.b 63, [xéTpa)co<;, jjiaTa-
11^ Comto il valore di fa o bs che ? doveva avere ancora nel mediogreco della Sicilia
(cft. Caracausi Val. 113-14, nota n),h insolito quello che il grafema assume in x^vSax
^^tl: ^,^^^'"'%^- 1134, CusA 14) < Ij^andaq ag-samàr 'vallone dei gbnchi',
fa'J/r V.nf-'. T ^^ww^ ".f,?l'' ^ ^«'," ^'''■' ^^^'^ ' foeniculum ' (ib 449è)
^amar, ^amar femiel' (Wehr %lb), ptobab. incrociato con samàr ' épatt, ione
te? In^^f"'^ /°'^^.I,^?2è), id. (egiz.) 'a variety of rush used for plaitig mats '
RA.nrpf ?n' T^}^- ""^^^ ^"'""? ,(il gi™<;o "sato per fare panieri, stuoie e simili...) '
rfr =1f J/V^^'.' ^r'"''" ^,"*. (BUSUTTIL 277); per un simile rapporto semantica
clr. SIC. jimcchmu pollone sottile di canna d'India che portasi come ma2za ' (Traina 387),
"Vfef '''"^ '^"- "?""•' t"" ^^"^K (Satt. V 1051). Anomalie grafiche affini (iperco ^
èTSoD^w?r /rrr..%Rn^f''?/ ^ comsponde sempre t, con le eccezioni di mumnit =
ll.„ì7ÌA9^ ?^°%rf^f!l = ^'P'^Sev ib. 59Ùb); per t5 = d(d) (come ii8 = b),
ÙoS'fi 5yZ) ^^ ■ ^^^"^' ''^'^'"^^''' = ^^^«^5ép (ib 589«), wudnàn Ì
INTRODUZIONE
69
pócT^ov, mataracium < matrah 184 e matrahini < matrahiyyìn
179, noOo-TO, musta < mistah 237; caratus < qlràt 61, sagatum
< saqat 224, ffsudcTov < simàt 233. Eccezioni isolate si presenta-
no in thafaria accanto a taf aria < tayfùriya 259, xpsiffo&apia accan-
to a Tapiov < t a r 1 268, Racca Suldan accanto a Rachalsuctanum, Raya-
suttani < rahl sultàn 219«.
Incerto è l'uso della geminata; cfr. lattarini < al-'attàrin 159,
KouTTaia, ma forse anche cuties accanto a cuttie < quttayah 157,
Odotatn, Guedetani accanto a lo dittaino < wàdi at-tln 227« e
napcrav, Marsadinum accanto a i^apcroTTàiivov < mar sa at-tin 272;
attum < là t un 23, vattanu < batàn (o batta n ?) 'ò'ò , camittum
< qinit (?) 54, cutton- < qutun 97, zacta, azuttatu < sawt 297;
in mancanza di un sicuro etimo arabo dalla radice s a t a b a , resta oscu-
ro il caso di xattabba 285.
44. Neil 'illustrare il trattamento romanzo dell'ar. t, Steiger {Conirib.
152) ha avanzato una tesi, che ha suscitato qualche consenso "'; « En
siciliano — egli aferma — el it (u otta de las dentales enfaticas) alguna
vuelta se trueca por la d cacuminal, caracterlstica de dialectos italianos
meridionales, porque el efecto acùstico de la articulación del t es algo
seme] ante al de la d(d) ».
L'affermazione, che con una implicazione di certezza positiva supera
ogni dubbio attuale sull'esistenza del fonema cacuminale al tempo del-
l'occupazione araba, merita di essere attentamente considerata. Essa si
fonda, per quanto concerne t, su tre soli prestiti a fronte di più di una
trentina di casi di regolare corrispondenza t > t da noi registrati: sic.
zaddacca < sath (l.c; v, sallachi < sutayha 227); garuddu 'osti-
nato e fermo in una opinione, pertinace ' < li a r u t ' animai rétif qui
arrache la bride des mains du cavalier ', ' femme méchante ' {Contrib.
158, Peli. I 215); sciaddu 'le sponde di un fiume' < satt 'rivière',
' bord d'une rivière ' (Contrib. 160; Peli. I 273; cfr. qui la nota 4). Nes-
sun esempio viene ovviamente fornito per ^ e ^, mancando nei nostri dia-
letti fonemi cacuminali corrispondenti, mentre per -d finale, che « tiene
marcada tendencia a adaptarse a la dd », si citano (Contrib. 165) i topo-
nimi sic. 'a Lenza 'a Maidda < magìd 'canal d'arrosage, d'irrigation ',
i Guddi < h a w d ' escaua de arboles ', ' era de ajos o ceboUas ', i
Griddi, Cianu-riddu, Cozu-riddu, Muntu-riddu, Vicu-riddu, Diriddu <
' a r ìd ' latus, largus ' (cfr, Peli. I 270). Sempre su d, ma non in rap-
porto a quanto si è ora ricordato, lo studioso fa dipendere (Contrib. 162-
115
Cfr, G. Alessio, in Omagiu lui I. lordan, Bucure§ti, 1958, 11-12,
70
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
^i> 165; cfr. ib 49 e nota 3) da um pronunzia fricativa laterale di tale
por? ant VJtw ' ^?;/^''' ' '^^'^ < 4 a y ' a ; sp. ant. WJ.,
r a b ad , sp. an alcalle, sp., port. ant., cat. ant. alcalde < q à d ì so
ÌUa 7t ■s:^°'] "' ^°'' ^'''"" ^^^^""° ^ connessione fra i trat-
tamenti did.d; SI fa solo notare per quest'ultimo fonema {Con/rib 131Ì
un apparente resa con / in sp. alejija < dasì^a, cai. merid L It
^<^cmto a SIC. ddha, ddùi, sp. aldiza < dì s ^^^^^- ^^sa, list
«/i£ e rr '^"^ '°"' "'^ ^°'° competenza, non senza osservare che
wi;^ non enl7' ^"^^"^.!. ^°^^ ^^^^^ ^^^^ consimili-, estendono l'esito
1 enfatica W ' ' ''^° ""^''°"^ ^^^^ ^^^^^^^^^ -'^l-^- «olo Pet
i enfatica ^.Sicché, in sostanza, anche questi casi con ald- da (al-)d e
Wi- non dovrebbero rimanere distinti dalla serie delle voci per le quali
di ISll^l r ™^^^^ ^'^^^^^^^ ^^ ~ assimila^ne^ro
(TmiL?5T /ì J^ dell influsso paretimologico di maidda 'madia'
'Ir d fv^n r?2^^' f'f^ 'j^^ ^5°)' ^-W« ha etimo diverso da
arid (V. nota 227), al -dd- di Guddi < hawd corrisponde un -t
una JiSLf^Sta'g'lS 2 S? (rSS ^V^°"^ '^^"^^--^ ^^
mológico de las pdabms espanolaT dTnSfTti , i ^^^ 1 Yanguas, Glosario eti-
di Egufkz che la / di aidea dd^b, debwl if ''^'•■" °""'^'' l^^^' ?• ^^i) ^ queUa
menziona invece la tesi dT Devic (7) Scondo cnff ^.'^Ì''^^ f '?r°^° ^*'> Non
pronunzia enfatica di d. ' ^ ™^ ^^ ^^^'"ida / di alcalde proviene dalla
nente /ra^ neniafetd'me^ridbnal^ft ^^Glu7t^■f^\^^%}^^'l^^^^''^^ ^«"^ '^ompo-
sciare NDDC 236). bov. lenzuU ^ Ten:téU J! P^\p- 216, 221a e cai. dassare ' la-
e «m/&'« < aiùXai (ib. 470) ecc ca £«™®^V^W t ' '^f '°^ (^-^^I 294), i/^^J^^e
68), cff'amile e «m«/ji < UccuTswv fib^^^^^^^^^ lat.*h a e das tra (NDDC
crxT]v6v (LGII 119), lece fo-X e bov^&£^^';,oH'^^^^ ' ""^.T' ^/«-^««^ < 5«!^«-
e tóW < f,. ^<3„è;^„ (SVS 44) V &f; r?,1' • '"'''?" '''• ^27). sic, dibbruni
dmgghia e /tóggtó, cfr. lig dvikkvT'À ■ Jf'" <, SeuTépw? (LGII 125), sic
(LGII 399, DEI Ili 2923) sic nJhJ } ' ^' ^ii^-'" ^ P''-^^"' "■ P^'^tó < W4i;tic
3002),^ ecc. ^^' ''''• ^'*^"'' = ^nt' =!=■ Pò^«« < àit6SEi5i/(LGII 47, DEI IV
daHufeé^^é''l1^;r31^:t'2fe;a^^ ^^^^^'^^ var. di adeMa < ar.
e magreb. diSàr (DCEC ì 1321 T/iw -^^f,^ '.'P' '''^'''' < *««««r < ar iso
(^b. 463). Si aggiunga per ^ sp, ./^.,« <^ (rabbTaldà'MDcÈc'riOjt '°'""' *
INTRODUZIONE
71
m la;(;ouàT < a h w à d , plurale dello stesso termine arabo (v. nota
166). Del resto, anche se l'esito in questione risultasse accertato, ciò che
è stato detto (§ 23 e note 96, 100) circa il passaggio, interno al siciliano,
d > dd > dd non dovrebbe lasciar sussistere dubbi sull'inesistenza di un
rapporto diretto tra la pronunzia enfatica di ar. d e t '" e quella cacumi-
nale di sic. dd, dì cui non si scorge traccia fin almeno a tutto il XIII
secolo.
Non è strano, d'altra parte, che mezzo secolo dopo l'attestazione
dì Guilla per Guidda si trovi una forma sdlachi < sutayh(a) 227,
probabile ipercorrettismo non solo grafico in quella zona dell'Isola che,
un tempo grecofona e galloitalica, manifesta ancor oggi verso dd una re-
sistenza che si estende a parte della Calabria (cfr. GSLI § 234). À riprova
della perfetta omogeneità di trattamento delle dentali enfatiche e non
enfatiche, vale il caso del tutto analogo del sic. gudlara « hec ruex cis;
et hec hernia » (Valla 41), « cuglia vide gudlara » (ib, 27), gmglara ' ernia
enterocella ' (Scobar, in Pasq. II 261), guaddara « v. ruttura », con guad-
darusu ' dicesi a cui siano caduti gl'intestini nella coglia: crepato ' (ib.),
sguaddararisi ' in senso proprio vale creparsi ' (ib. V 34), guaddara ' ma-
lattia per cui le budella escono dal proprio luogo e calano nella borsa:
ernia ' (Traina 453), cfr. il top. Guaddara 55 C 4-5 (tutti con dd = dd),
dall'ar. adara 'ernia', probab. attraverso una forma dialettale *wa-
d a r a (Peli. I 211-12), cai. guaddara, guallara, guàjara, ecc. (NDDC 315),
top. Vajuni i guàjara (STC 37, DTOC 134), salent. guàllera (VDS I 264),
napol. id. (Andreoli 188), guallara (D'Ascoli 271).
Altro caso, perfettamente simile nella diffusione con l'ipercorretto II,
è il sic. tnm celli ' cordicelle di sette-otto millimetri di diametro per legare
la camera della morte al barcone denominato scieri ', ' corde di tonnara
rotte ', con ammusciddari ' chiudere l'entrata ai tonni con la rete e con le
corde delle tonnare ', di cui Pellegrini (Voci 158-59) ha recentemente in-
dicato l'etimo nell'ar. * m i s a d d , * m u s a d d ' ciò che serve a lega-
re ', cfr. malt. mxedd ' cinghia, striscia, fascia tessuta di spago ' (Barbera
III 809), dalla radice s a d d a ' constrinxit, firmiter ligavit ' (Freytag II
402^) ^^. Di qui infatti derivano cai. muscìellu, musceju ' piccola corda
molle, moscello ' (NDDC 445), napol. musciello ' funicella ritorta, dì cui
'" Per ar. t > d(d), da presupporre quale tramite verso Min xaddacca, garuddu, sciad-
du, cfr, nelle «giaride» at-tahirì = èSSàxpT) (Cusa 59U),' al-talhàh - èXSéiXxs (ib,
I66fl), tarìf = Sapi^cp (ib, 157è).
'^ Dalla stessa radice deriva una forma che Amari, in un diploma pisano dell'a. H73,
legge mttstellis («fecimus precepta ad mustellis ») e che Pellegrini (II 430-31) emende,
rebbe in muscellis, riportandola, con -II- < -dd- meridionale e siciliano, all'ar. moiedd,
mo^idd 'intendant, inspecteur' in Egitto; parrebbe pensabile una lettura inuscettis (cfr.
§ 20), concordante col venez. mtiseti di un doc. dell'a. 1422 (Pell, l.c).
72
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Si servono i muratori a diversi usi: muscello, detto anche fune da mano '
Andreoh 251). it. (ant., XVII sec) n^oscèllo ' canapo sottile usaloper
far legature d'occasione ' (DEI IV 2516: da moscio).
45. Anche in varianti dello stesso prestito, l'ar. w si presenta con
riflessi mcostanti e con scempiamento dell'eventuale geminata Si tro-
vano p, ou, V, anche ipercorretta in b, in almugavari < al-mugàwir
15 «mW< gay ra^van 60, va?Apa, q,aouàpa, /...„, Pabam <
tawwara 115. forse anche (se u = p, com'è molto probabile) in
caruya < k a r a w i y a 66; ou. «. o in Scuàva. duana, doana < d I w à n
107 zedom < zadwàr. zidwar 296. Uedabes, Huedmarran, Oùe-
TEAXEjxrip e Odegnllus, Odesuer, Odotain, Oddomarrano < wàdl- 227«-
r( a) 99, Gued, Gmd(d)a, Godeseri, Guedetani < wàdi cit
Una riduzione di toa- ad u-, che si osserva in Elucayli e oùxa <
a 1 - w a k 1 1 102 (e forse di toi- ad a- in ucuda, se risale a w i k à d 279)
uIl^aTr/"''"'?- °^''' t "^^'^^- ^°^S' *J^^^^d < ar. class
ci 1^.1 ^'''' ^^^^^^'^ 27, nelle « giaride » in oùcrì^cp = ,,,,,/
-, 1:^7 ^''^^"^^ ^ eXouEcrVicp == d-wasìf (ib. 57U: ' servitore dome
mone I?r '^TVfi^' °''''^^ = ^-'"^''''^ (C-^ 246retnto:D st
190 rl\ iQzt P^^^^ dell orzo') e in ^^xe;., usen, huzen (ib. 187, r. 33;
1^0 r. 15; 194, r. 21) = d-wauàn (ib. 216, r. 6; 227, r, 13; 230 r 2-
il pesatore '), cg. sic. Vaxzana. '
46._All'ar. 3; corrispondono i, /, y. cfr, gfrà < gizya 133
che . ; .. f ' '"'" ""'' t^tm.^r.1^ con ^ e ., con cui si alternano an-
ra%.;g?'9qn '^'''' ^'"'' ^'^''^ ^ 2 ah r 25, zajarana, czafrana <
mar a 294 W ''^T < f ^^^^^ ^91, z.„„-., ^«^^àp. < carn-
ai wafì; 1 ; ^^d^r^'' ^idwàr 296; alguziU, dgogini <
ra VhancerilrT'i'f^^^ < Mà.urd 27, x^.U^l Ganza-
ItLZ ' 7^'-'' ^ }''''■'' 1^8' ^^^°^-^ più spesso, anche in
alternanza coi grafemi precedenti, si trovano ., <s: Jr. Jrcus herhus <
^arqa' 229, sinbUi, zimbUi, cìmbM < z nbil IT^ucaZc^c
csudac< .uqàq 191., Sabugia, Zebbugie, l^J'iTT.hZi
i^^n; òm Ztsa < a 2 12 26, cafisium, xa<oiao^, mcpi^iov < qafiz 50
cbasena, chazena, xa^àva < fea^ànah 83. .ta. c/..Ll < hT.'
INTRODUZIONE
73
zin 84. ghia < ^ìzya. 133, dosa, Lausetum < lawz 16, Mer-
ches < m a r q a z 191?z. Dinanzi ad z può trovarsi x: cfr. albaxìus, al-
basius < al-ba2(z) 5, carmixinus, carmisinus < qirmizi 62. Ri-
mangono isolati i casi di mahadinum accanto a magasenum, machazenì
< mahzan 166, taraggiatore accanto a tarrasiator < tariza 269;
in TJ^avàioq, ginectu, jannectus < Zana ti 144 c'è l'indicazione di un'af-
fricata palatale.
Per la geminata cfr. Azalora < a z - z a ' r u r ( a h ) 24, Aynisseytun
< 'ayn az-zaytùn 166«. machassemim accanto a magasenum <
mahzan cit,
48. Pochissimi sono i casi di ar. z (fricativa interdentale enfatica),
resa con d: gudema < ' u z z a m a h (?) 134. nadarus < n a 2 z a r 199,
nadir < nazir 200, ianda < tanzìm (?) 262.
49. Come nel resto del mondo romanzo (cfr. Steiger Conirib. 244),
anche negli arabismi attestati in Sicilia non sussiste traccia alcuna dell'ar.
^ (hamza) "K
50. Anche ' {'ayn) subisce normalmente dileguo; si legge dunque
tisfaru < ' u s f u r 280; aljama < a 1 - g a m a * a 12, barda < b a r d a ' a
32. coleya, culea < qulay'ah 155, masara < ma' Sara 177; Me-
naha < manàqi' 183, ruvum, poOpa < r u b ' 220 '", Mocati < m a -
qàti' 313w. Esistono però casi di corrispondenza grafica di '' con h:
caha accanto a kaa, chaa < qà' ah 51, -habit < -' abìd 102, (fiumen)
Habes accanto a IJedabes <wàdi 'abbas 227« e Hakhii- accanto
ad ccxusT- < ' a q ( a ) b a t - 228«. Un sospetto di uso antiiatico o iper-
cor retto di h in siffatte forme non vale certo per gudema, guidema <
'uzzamah (?) 134, né per billacha < balla' a 37, mìchichala <
m i s ' a 1 185. Kaynseitime (= Kaynseitune) e hai seittm accanto a Aynes-
seytun < 'ayn az-zaytun 166tt; particolarmente interessanti Dain-
bert accanto a Heymberd < *ayn bàrid. Dayniruma accanto a
Aynirrumi < 'ayn a r - r ù m , Dynlimradi < 'ayn a 1 - m u r a d
ai-ma rad (tutti 166«) '^^
'^' Così anche nelle «platee», cfr. De Simone 33,
122 Secondo Steiger Conirib, 189, la -a finale del cai. ruva e del sic. bunaca ( < ma-
nàqi' cit.) è un riflesso fonetico di ' iSnale.
1^3 È certo etimologicamente immotivata la h di forme quali hazardum < zahr 25,
helcasar < a 1 - q a s r 67, Huedmarram < wàdl- 172. Hanno però indubbia consistenza
fonetica il x di x^éi.Y,((ia,pr\c, = ^a'far (Cusa 171è) e il y = 'in non pochi altri nomi deUe
«platee» (cfr. Steiger Contrib. 280, De Simone 33); del fonema arabo resta forse un ri-
flesso nel sic. rabbica 'passaporto', se risale a rab(a)' 211.
■v
74
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
75
51. A questo punto sia lecito esprimere qualche considerazione sul
consonantismo nel suo complesso. Se è vero che, nonostante dubbi di
vario genere ma non di rilievo eccessivo, si hanno in genere nozioni ab-
bastanza precise sulla pronunzia rappresentata nei testi greci e latini del-
la Sicilia medievale, tale convinzione non può estendersi indiscriminata-
mente ai prestiti dall'arabo. Coesistenza di mutui diretti e indiretti di
varia provenienza, grafie diverse della stessa voce, insicurezza persino
non diremo sngli etimi - che sarebbe fin troppo banale accennare ai vari!
casi del genere -, ma addirittura sulla pronunzia reale di essi in bocca
agli Arabi della Sicilia (cfr. nota 18), sono motivi sufficienti per ispirare
un'estrema cautela nell'interpretazione fonetica dei dati traditi per la
quale il richiamo allo stato presente dei termini sopravvissuti potrebbe
risultare se non fallace, quanto meno anticipatorio di condizioni più tarde
Nulla però impedisce di estrapolare dall'analisi condotta sin qui al"
cune Imee di adattamento delle voci arabe all'ambiente nuovo linee che
evolutesi più compiutamente nei secoli successivi, si possono 'così sinte-
tizzare, seguendo la tabella fonologica data nel § 20:
a) abbandono dei punti di articolazione retrovelare (uvulare, farin-
siva (h,th:'Tf "^;f^ ^°"^^'^°" ^-'^ un'articolazione occlu-
(h, h, h>'ìyT "^ ^''''^^'° dall'articolazione fricativa alla spirante
d) rinunzia aUa costrizione faringale nella pronunzia delle enfati
che e loro confusione con le non enfatiche (t, d, s, z > l d, Td)
.) passaggio delle fricative interdentali ad occlusive' alveolari (t
a > i, d; in greco, viceversa, t = d, d = S, d > 5)-
/) resistenza di b e |, cedimento dì z {> s, z) e'w;
g) uso incostante del tratto di sonorità (d > i- h, h,'h > g; ecc.).
spoJLeTuZ^e sf b.^'' ^' ''''^' ""^ ^""8^^ P^^^-^l- delle corri-
cSe a /la cnnV T^"" ''''' ^^"'^^ ^'^'- ^' limone 33-34),
onsiderata la confluenza, nella nostra documentazione, di forme di uso
dotto e popolare, di prestiti diretti e mediati, di varianti dialettali del-
l'arabo stesso, delle quali, nei casi in cui se n'è potuta accertare l'esisten-
za, si darà conto nella trattazione delle singole voci. Pertanto ci si limi-
terà qui ad accennare ai comportamenti più generali e significativi.
Proporzionalmente scarsi, e certo assai meno numerosi di quelli co-
statabili nelle « platee » arabo-greche e nelle traslitterazioni di toponimi
arabi, sono negli appellativi i casi in cui un'ar. a, per effetto di imdla,
appare come e: cfr. arengia accanto al comxxne arangìum < nàrang
21, Vegesin, IXSeIec; < dayyàs(ln) 103, chandec accanto a x^vSaoc
< liandaq 136, \xh:ga.ioc, accanto a matamcium < matrah 184,
mudebeg < m u d a b b a g 193, regracius accanto a ragacius < r a q q a s
210, iserhus accanto a sarcus < zarqà' 229, terida accanto a tarida
< tarida 273, Ainelkerafis < 'ayn al-karàfs 166«, OùeteX-
X^pAp < wàdl al-hamlr 227«, Beihai < badia t- 245??.
Non mancano poi casi di a resa con i o di alternanza a/i, anche ri-
conducibile dimostrabilmente all'arabo stesso, come masibum e miesivum
< masbahah, mi sb ah ah 178: cfr. billacha < balla' a 37,
fideni, Fadeni < faddàn 116, fundacus, fundicus < f u n d a q , f u n -
duq 120, gidida < è a di d ah 130, gilleba < gali ab a 132, misida
< masid 189, ridena < raddàna 214, xabbaca, shabica < sa-
fa a k a 221, siktfa < s a q 1 f a 241, turbit < t u r b a d 277. La stessa
vocale è resa con u in iubdi < gabaliyyah 146, con o in Topxàcrou
accanto a tharcassius < t a r k à s 274, Mocati < m a q a t i ' 313«. Assai
strano è maynara accanto a minar a e manata < man ara h 187,
53. Resesi inavvertibili le opposizioni di durata vocalica, anche l'ar. a
conserva, nella a dei prestiti, il timbro originario, salvo una propensione,
forse leggermente più marcata che per <2, verso la palatizzazione in e, che
tocca però sempre una minoranza di casi: cfr, changemus < h a | è ^ m
77, chasena accanto a x^'^àMci. < h a z a n a h 83 (ma chasenus < h à z i n
84), Vegesin < dayyàsin 103, duchena < dukkana 108^ ftdem,
Fadeni < faddàn 116, Garbelis, Grìbel < girbàl 125, gilleba <
gali ab a 132, gudema < 'uzzàmah (?) 134, hasserinì accanto a
Xacrcràp < hassar(In) 140, Chagegi < haggag 141, iuliulena <
gulgulàn 150, x^-y:X,k.pr\-^£k, Bebelhagaerin accanto a xar^àpì)? <
haggàr(In) 153, Chargìtinumen accanto a romanum < rumman
218, sebesten < sabastàn 232. Appare anche i in xirium (e uxerium)
< 'usàri 281, Guid(d)a (e Ued-, oùeir-) < -wàdl 227n, Ad à cor-
risponde solo in charobi < harab 81, se forma ed etimo sono esatti.
54, La t, benché abbia conservato il suo timbro in una parte dei pre-
stiti, si mostra soggetta a forme diverse di perturbazione. In vari casi è
76
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
divenuta a, specialmente dopo q: c£r, camittum < qimt (?) 54 canta
rium < q I n t a r 59, camisinus < q i r m i 2 i 62, scarlaium < i's q i r -
51^ < fe/"^\138, 213, ^««^./e < tinèlr 263, xàWoc < hàlisah
milhaf 181, lameva, Mmto^^ accanto a Mitó««»^ < niintin 188
.e|xà.ov < simat 233 In qualche caso è tesa con u: cfr. bastunaca<
bastinaq(a) 36, chulchum < h i 1 q 90, (xoùo-tox- < mistah
mn,muxaru< minsar 197, ixoOam, musta < mistah 237 Re-
sta isolato foskia accanto a fiskia <fisqiyahll7. '
55. L'ar. ì q^pare ben conservata, benché mostri una certa oroDen
sione verso . in Chagera, Haiera accanto a chagira < ha? r ah 72
.W, xavea < haniyyah 76, ./....„■«., ;(f pép^^ < h a i- 1 r I ^9'
7(1?} TnT.' ^'"'™' 213' -«P^« accanta a -rapVov < tiri
'^l^ìaTlZ^^:^^^^^^^^ < qu^t6l,-ad"
< al Vuc " 2 if • °"^°"Samento in ., si riscontra in àucc^i
^ a I w a lei 1 102 e m composti con - 1 a y n alternante con t T n oio
cr ar, days accanto a dls 106; contmione Tno a in «^^^
passalo ad •:t£ S^^l^mU^lli ^"^ -' ' ^^™^ ^
r-W < gubba 14?«.1S < Vu^rah 24rr''^^^''^ '"'"'° '
gumàn278;oad.: cL co7a < a u L9, i ^'^'"'"''"''' ^ '"'"■
< q u b b a V t f a 1 94 .«A < q u i t a 9j, coi-ay,'^ accanto a a/^^j^
I a y ' a h 155 monJpII.. ^ "^ '"' "^ "*■' f^^^V^ accanto a ^a/e^ < q u -
tól. < n urUit 9P ' '^"'^^'^^«^ < ^«^dd 191, Mora-
«/../« <7u ,1^52 ?Ì;rr^ < rumman 218; o ad .: cfr.
^^^ < i^^hir32,sallach < sutayh(a) 227, usfaru < 'usfur
57. Dell'ar. «, altrettanto ben mantpnnfn <.; „, ^ 1
passaggio ad 0: cfr. Azalora < azTXTral C ""'T"'" ^"t^^
2urd 27, barcocum < baraua 3^ -5 ' "'"^'"'^ < ^^-
< dàmùs 100 xi/oL yr^- ' ^/«o«//;, accanto a Jfl;«
< fayfùn-yah 279 ^'^^ ° ^^^^^^ 287; ad . in ,
INTRODUZIONE
77
usum
tafana
-^-^'^n!'Z!^:^f' "" ?-f° "°^^™^^ di -^^bilità. Più co-
nduzione ad ., osservabile in carahana < q a y r a w à n 60,
tafana < tayfflrlya 259, Animorchia < 'ayn murhiyah 166»
risulta una tendenza alla monottongazione in z: cfr. chugiria < sugayra
88, Darptarattis < darb dar at-tìs < tays 102, crixia < sì-
q a y a h 225, sichus < s a y h 239, Xo\jXixa, 'AtivouWìx < ' u 11 a y -
q(a) 166«, DynUmradi < 'ayn al-muràd o al-maràd ib.
Della fase di passaggio et rimangono chiare attestazioni; cfr, coleya ac-
canto a xouXaia < qulay'a 155, p.sl"iJi.ouv < maymùn 180, Aynes-
seitun < 'ayn az-zaytun 166??. Per fenomeni di dittongamento
di ì in ay v. § 55.
59. Instabile è pure, nei pochi casi attestati, il dittongo ar. aw^ con-
servato in Daura < d a w r a 99 e, in certo modo, in vsùPa < n a w b a h
204, ma monottongato in in alosa accanto a Lausetum, Chandikilleuczi
< lawz 16, zocia < sawt 297, ridotto ad a in Atninadal < amin
ad-dawlali 17.
60. Assai scarsi si presentano i casi di aferesi: vocalica in Zisa ac-
canto ad Axìza < ' a. zi % ah. 26, xeri accanto a uxerium < ' u § a r i
281, forse anche in scarlatum (anche iscarlati^'^) e sfingia, se vanno ri-
condotti a isqirlat 231 e isfang 236 piuttosto che a siqirlat
e sifang; consonantica in arangium < nàrang 21, attuni < la-
t ù n 23, azolum < * 1 à 2 u r d 27,
61. Altrettanto scarsi sono i casi di protesi: vocalica in alacca <
lakk 3, aiosa < lawz 16, achannacca, ay annata accanto a channaca
< h a n n a q a h 78, amagasenum accanto a machazemm < m a Ij z a n
166, uxeri accanto a sherum < §ari' 237 "^
"5 Quasi ceitamente con /- protetica romanza (cfr. GSLI § 187),
>2< Come l'aferesì dipende nelle forme citate da discrezione del presunto articolo, così
la protesi vocalica nei prestiti si può spiegare, nella maggior parte dei casi, con una
concrezione parziale dell'articolo siciliano. Il fenomeno non è raro nell'antico siciliano: cfr
ant. it. (< sic.) acanino (Boccaccio Decam. Vili 10), sic. hanim vide bellu (Scobar in
Trapani 296) < ar. hanin (Pell. I 215); ant, sic, avenella (a, 1159, BPI 41) accanto
a venella (a, 1220, Ménager ActMess 135) e vanella ' vicolo ' {a, 1298, not. Maiorana 8)
< lat. vènella tramite il francese (Varvaro Frane. 100-101); aposata 'albergo allog-
gio ' (a, 1392, De Vio 180) accanto a pusata (a, 1413, LettRegB 221) < cat. posada (Vak-
VAEO Catal. 89-90, con attestazioni pirt antiche); anadaria accanto a mdarìa < ar. n a zzar
199 e acatapanìa (not. Formica 15 marzo 1456), da cui accatapanus (a. 1267, Girgensohn
198; a, 1276, ib, 211), acatapams (a, 1282, RRS 187) < gr. mediev. KaxETtàvo.;; amollea
(«fraxmus, vulgo amollea», Fazello I 42, nota 6), sic, amiddeu 'avorniello o frassino
deUa manna, Fraxmus ornus' (VS I 137), cai. amiddeu, amilleu {NDDC 73), bov. amiddéa,
-éo < gt. fxeWa (LGII 323: con a- per incrocio con ant, gr. b.\uk'ka.); ecc.
Non v'è certo protesi di s- in scannacca, schannacca accanto a channaca) < JjannSqah
78, né epentesi in maschazemim (accanto a machazemm) < m a b z a n 166, che stanno per
*x(h)annacca, *maxhazenum: cfr. scholti ' sciolti ' accanto a xugliri ' sciogliere ' (Eneas 335)
e, all'inverso, xavu 'schiavo' accanto a scava, -i (PoesSic II 217).
78
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
79
62, Casi sicuri di sincope romanza sono indicabili in galbu < q ali b
122 czafrana accanto ^ zafarana < za'faràn 290, Ambleri accanto
^àAmbilen < 'ayn billawrl 166», Halcia < hàlisah 252n-
forse anche m scarlatum e sfingia (v. § 60), Si direbbero 'invece im-
putabili ad incertezza della vocale neU'arabo stesso Chargitirrumen <
har(a)gat ar-rummàn 218, fargia, Habel edarge < dar(a)
i'L^*^^' ^^^^''rf^ ^ ''^'' al-murad o al-maràd 166«
Hakbtt- < 'aq(a)bat 228n. ' '
63. Un buon numero di casi dì epentesi nasce dall'esigenza di risol-
vere nessi consonantici non graditi ai non arabofoni: cfr, cahalu <
kujih 52, cmuca < k amba 56, cassamm < qasr 67 dachala <
d ahi 98 gibisa < èibsah 129, hugira, chugera < hu/rfh 14^
machadanu- < mahdar 164, Machaluba < maqrùb765 L£
.m... < mab.an 166, magalugius < mahlùg 167 Sit
< mahbub 168, rachaba < rahbah 211, risii < iTmlfu
rotuum, porouXov accanto a pout^^v < rati 219, sytir < sitt 252
llahd < habl 265, t{h)umims, Sc^evov < t u m n 276 Il/L r '
< 'ayn al-karàfs 166«, MnraL < ^a ^^r a i^ 1 ^^7 rM^^^
'^compatibilità articolatoria non spiega casi coL 4^^ ^ i q m
^ raoaqa A75 , o di /, come m buldurones < budur Pi zin
schalchum accanto a Jta^^i < ^àb 230 ^ ^ » udur (?) 40,
biUoctus < hamlah / 5T ^^^?^r\^^^^^ ^^^' '^'^■
Msarabie <ìah M àl:)^\f;,^;X;,< .^^^ ^ (^^)— "^ e
242Vztbtrr/Taii^^^^^^^^^^ varianti arabe quali .abll / .inbll
motta accanto a c%>. < ha air a li 7? ^,'^- ^ °^ ^^^^^ 42, «.«-
!i^? accanto a xaTtélc < ^^^ v'/^' ^^, changemm, ^«VT^é^x, xarré-
retto fxk..va SLJ ,1,1!^' "'"^' ^ \f^^^ ^^^' <^°^ ^'ip^rcor-
, mminum accanto a p.iVTeva, Mztóe»^ < mintili 188,
Il fenomeno, che £a sporadica apparizione anche nelle « platee », in tra-
scrizioni greche, in casi come abù bakr = pouyjcépK; (Cusa 128«; cfr,
mod. Buccheri, De Simone 51), as-sàqqì - ffò.y%i\ (Cusa 282^), d-'aqqàr
= È}i,aYxàp (ib. 577^), e che si manifesta anche in altri arabismi nei dia-
letti moderni "^ va riferito senza alcun dubbio ad influenza dell'ambien-
te grecofono '^'.
65, Mentre va attribuita agli stessi Arabi di Sicilia la metatesi in
-Toupoùi; < turiis < atriàs 230« e forse anche in chadi(e) < * li a -
d i y a < a h d i y a 71 ed èXxàva^, se < a 1 - a h n à s attraverso * li a -
nàs 166;^, è interno al siciliano il fenomeno analogo in abrascium &c-
canto ad dbasius < al-baz(z) 5, juttena accanto a duchena < d u k -
kana 108, fraxium accanto a farsium < in ti 113, Gribel accanto a
Garbelis < girbàl 125, midisia accanto a misida < masld 189,
'" Per l'epentesi di r cfr, GSLI § 333.
128 Cfr. salent. harrancana accanto a barracana < barrakàn 35; cai, candemi ' floscio-
ne, balordo, bietolone', 'fannullone' (NDDC 125), coi cgg, Chind&mì e Condèmi (DCSC
76, 84), accanto a sic, gaddetnt, gaddimi ' colui che sommini.stra legna alla caldaia per cuo-
cere la «cotta ', ' detto per ischerno ad uomo vile ' (Pasq. II 189), caddimu ' chi fa la ri-
cotta il cacio; caciajuolo ' (Traina 139), caddimi, -mu (VS I 514), con i cgg, Caddemi,
ChiUem pam. ghiddèmi misero', 'tirchio' < badim ' domestique, esclave' (Kazim
I 54Sè,;^ Pell I 39-40 134; cfr, qui sopra la nota 100), < (jaddam ' manservant, ser-
vant (Wehe 267^), cfr, malt, ìiaddjèm 'lavoratore, travagliatore, operaio, mercenario ' (Bar-
BEiiA II 480, BusuTTiL 78); sic, galìnci accanto a galiggi < Ijallè 74; cai, limbaim ac-
canto a Itbanu < liban 160; sic, limpici accanto a Ubici, bov, e cai, limbici (LGII 297)
< labag 161; salent, sagnia (< *sangia) < siqàyah 225; cai. tambutu accanto a
tabbutu < t a b u t 254; sic, zammara ' agave ' e cai. hmbara ' id. ' accanto a iabbara <
•u-''wV"^. ''?^,^?''^^• I ^^^' SVS 111-112), cfr. a. 1598 «una caxia di abito et quatto
chieri ( sedie ) di tambara usati» (Salomone Marino 240), da leggersi zambara piuttosto
che giummara, come vorrebbe l'Ed, (l.c, nota 1),
/ e '^ct^t'^'^'^I^^Ì? presenza di una nasale «parassita» non sia ignota ai dialetti romanzi
(ctr, i^bLl % 334), la preferenza che qui si esprime per l'elemento grecofono trova ampio
sostegno nello sviluppo assai ampio che il fenomeno assume nei dialetti grecanici tanto bo-
vese quanto otrantmo (cfr. Rohlfs Gmnm. § 77), con espansione quantitativamente non
trascurabile nel calabrese e nel salentino. Mentre ancora non è risolto il dilemma fra le tesi
di una nasalizzazione spontanea e quella di una dissimilazione di geminate in nasale -|-
sccmpia, con le quali si tende a spiegare le numerose forme con epentesi di nasale diffuse
nei dia etti neogreci (cfr, Caracausi Val. 117-120; Id, in «Boll.» XIII, 1977, 406-408) è
certo che i documenti mediogreci dell'Italia meridionale e della Sicilia offrono una docu-
mentazione assai ricca del fenomeno.
Dalle alternanze di forme nasalizzate e non nasalizzate, afferenti a voci di origine greca
e non greca, si evince come nel Medioevo la nasalizzazione fosse in queste zone pienamente
in atto, in concomitanza non casuale con una ben sensibile condizione di crisi delle gemi-
nate, Cfr. infatti; àjipovlxou (Cusa 631) / àppoùtou (ib. 345) < ar, 'abbud (ib 5706)-
liy%ova.c, (Trincherà 146) < lat, a qua, àyjcoOpov (ib, 441) / àxxouàpiov (ib, 371),
axxouàpa (ib. 103) < lat, aquàrium; aYXOuixavSEÓaiv (ib. 546) / ajcxofxaVTSUiJiEVOi;
(ib. 546) < lat. mediev. accomodare; èvxateptvac; (ib. 221), kyx- (ib. 128) / èxxaTEpJva
(GuiLLOu Brébion r. 258), )caTreptvTQ<; (Cusa 681); av^aysiv (Trincherà 247) / akXa-
YW (GuiLLOu Dannoso 58) e Mka.l,w (Trincherà 288) àUà^aptev (Cusa 437); k]mL-
Sav (Trincherà 354) / ànuiSai; (ib. 197) e à.^-n\.Ua (ib, 74) / ànitiSiwv (ib. 174); àpi-
TtXinxeuaa!, (ib. 546) / à%k[.%fÒL\.v (ib. 185), à.%TtK'{\%z\ja. (Cusa 1) < lat. applicare;
àvraPiàvou (Trincherà 252) / axiTaPiàvo (ib. 228) < lat. Octaviànus; aviraXavti,
(Trincherà 293) / àttaX^à-cTi] (ib. 416), mxaXka.'^iv (ib, 263), àvraXàTi (Cusa 374)
per aVTaXXàtTEt; avTtva (Trincherà 254) / ft-tiva [passim); ecc.
^iM
80
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
mudegeb accanto a mudebeg < mudabhn^ iq^ lu
rahaba < e <, 1-, K <, 1. oi i -i-r ™ " "^ ^ ° t. a g 193, rabbaca accanto a
raaaoa < i a 1^ b a h 211, stftka accanto a JzXW/« < s a a I f a 241 ,y^,>.
accanto a «cW« < wikàd (?) 279. saqita 241, «tì(?c«
66, Quantunque, come già s'è fatto nntit-P CS •7n^
stamento di esso rispetto alla forma TlllrL '^ ' * '^
(ant. fr, matera^) accanto a (.é^paxo, < matrah 1R4 . ' ^!!"~"^^
q^.-a 198, ....... < .,,,,,^ ?4r..^i;i.'<'t:bT;a^7r ■
.le t^'^^^-^J^'-^^'^ -. ^^- \./o.. (V. S 61),
ziale dell'atticolo^^» lamhku 158 ^' ^^^*^'^^'^. ^ e, con discrezione par-
i prestiti diretti «/.; ..t^^^^^^^^ ff-- f -clono invece
arabo s conserva in SiVilio i t . ''' -^^^ " ^^^^°' 1 articolo
al-'attat-Tn i^q ^rang al- gar 215, /^««nm certo < sua
^J- attarm 159, e nei topon mi Burgillma <r- k, .;c "-r^ r- ^^'^
BurgilUmonis < bure al-llmù^ 4? n lu r '^ aMawz e
bid 102, Bebelìmaerin < K Vk i i ' ^f^^^^^^^^ < darb al-'a-
, t^ewagaerm < bab al-ha|gàrln 153, ecc
INTRODUZIONE
81
rarissimi: xoùSie < k u d y a h 154, [xoOo-te accanto a p-oOcttcc < m i s t a h
237 ^^. Pertanto si deve ritenere che l'uscita -ce, -a consueta nei prestiti
di questo genere grammaticale rappresenti la desinenza greca e romanza:
c£r. xal,(i.va. < hazànah 83, ffàxia < sàqiyah 225, barda <
barda' ah 32, burnia < burniyah 43, caha < qà'ah 51, cha-
nea < haniyyah 76, chasira < hasirah 85, ecc.; esce in -7) X'h9'^'^
< hirbah 87. Forme dotte debbono stimarsi chassiria accanto a cha-
sira cit. e chugiria < sugayra 88, con sufEsso certo atono, distinto
da -ìa (v. § 70); in chinisia < kinis(i)ya 86, gisia < gizya 133,
la 4- è, come si vede, etimologica,
Va poi attribuito ad una diretta derivazione dalla forma del nome
di unità arabo in -ah il genere femminile dei prestiti corrispondenti ad
un maschile arabo: cfr, Sàpa < dar 101, Souàva < diwàn 107,
algara < al-gàr 10, balata < balàt(ah) 29, busa < bùs(ah)
44, marascia accanto a marascium < m a r a s s ( a h ) 173, mìsida ac-
canto a [xicriT < masìd 189, ecc. Difficilmente però questa spiegazione
può valere per nomi di materia come alacca 'lacca' < lakk 3, cata-
rana 'catrame' < qatràn 68, zafarana 'zafferano' < za'faràn
290.
69. Nei sostantivi maschili, il mantenimento dell'uscita consonantica
in *barnus 34, mudebeg 193, sytir 252, è eccezionale. Di regola infatti
si costata l'aggiunta di una desinenza, per lo piil -o?, -ov, -u[s, -um), an-
che in voci uscenti già in vocale nell'arabo: cfr, adalillus < ad-dalll
2, anzarutu < anzarùt 20, changemus < haggam 77, charmusu
< pers. h a r m o s 80, darbus e darbum < d a r b 102, xàcpipoi; <
kafir 152, suhus < suq 245, àXxàSioi; < al- q a di 13, milUsius
< mail a si 186; con -i- non fonematica arangtum < nàran^ 21,
hdastus < b a 1 a h s 28, Burgium < b u r g 42, machalugìus < m a h -
lùg 167, margium < mar^ 175, ragacius < raqqàs 210. In qualche
caso, la vocale finale dell'arabo sparisce: burdum accanto a burdì <
b u r d I 41, cahalu- < k u h 1 i 52, calafatus < qalfati53. Altre vol-
te poi la desinenza aggiunta è -w-, -iu-: cfr, 3caq)(^iov, cafisium < q a -
fìz 50, cantarium < qintàr 59, catusium < qadùs 69, xavoÙTiov
'^2 Resa dì -h con -t si trova, in una sola « platea », in ^adìmah = xat'i-iT'^, ìpat-nah
= xàTEV&t, habìbah = x^itteiriT (Cusa 580»), o« datuah = %^Q\)5àovtx (ib. 584rt). Ma
regolare è -t per -b, in stato costrutto, nei toponimi galcat d-murabat < galqah 124,
192, cudiet aì-balat e cudit ben caltele < kudyah 154 (ma %o\lSte toù Xom, ib.),
ChargiHrmmen < li a r { a ) g a h 218, Guziret Ezobbtigì < gazirali 318«, Eakbitil-
facha, Achahet Sacce 228« e àxitETETTOupoOi; < '■aq(a)bah 103, 228», 230«. Si ri-
tengono infondati gli etimi, con ià' marbùtah in posizione libera, farSat per frasata 119
e za' 5 ma t per zambatarius 293.
82
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTRODUZIONE
83
< hanut lil, tharcmtus < tarkàs 274. Tra gli adattamenti, ap-
parenti reali, a paradigmi romanzi con suffisso meritano di essere par-
ticolarmente ricordati: <?«aw < Utùn 23, cutton- < qutun 97
Umon. < limùn 162; albaranum < ai-bara 'a 4, barracanum <
hatiakari}5,buccaramm < Buharà 38, cabanu < qabà' 47
_ Contro tanti casi di femminili da maschili arabi (§ 67), se ne può
citare m senso inverso solo qualcuno: jummu < gumma 148, suguam
< sukkara 248 .
d.ll. ]t ^'' ' '"'''' ^^^''^' '''"^ regolarmente dal rispettivo singolare
It J T. rT '/' '°'"P'^°"° '^^""^ '^'' tappresentano riflessi di-
ai )mu minin 18; ^«^««««^ < dawwàrin 99 De£«/« W..'
sm < dayyàsìn 103, è«..m«/ < h a s s a r i n 140 S^^^^^^^^^
Bebelha,aem < haggàrin 153, laUarini ' < a.'Tt\rinl59
matrahm, matrayni < m a t r a h i y y i n 179 "4. !: V ^ r i n i^j,
latino ™.?Tr°-*' ^™f.™^^° d^^ivati da arabismi con suffissi
latino-romanzi Tra essi parecchi sono i nomi di mestiere in -arius -erìm-
Ji,aoanetm 107, fundacanus 120, xavouxépw^; 137 maranmerim 171
sarrem OM T^X 1' ^^'^'^ f ^ ^^^^ ^^n diversa funzione del suffisso,
^40, con otu < COXITI,; isolato m questa funzione si presenta lucalorus
racia^ulZ pochi i femminili in 4a indicanti carica o attività: .^;«/-
T-r/ l?nT ?' T'T^^^' ^^'^^^"'^ 239. Pochi invece quell
rnonretw e 1' ''T ''°i '^J''^' '^^'^'^^'^^"^''^ ^^^^ ^ nomi di pesi,
^wtó 281. ^^ ' ^^"^^"^ ^^^^^^ "^ deverbale
Non molti sono gli alterati, diminutivi tutti o quasi tutti: in -ectu-,
-ettu Burgettum 42, yanackecta 78, iarrecta 145, iuppectum 149, man-
zapanettum 176 e, assimilati ad essi, dfanectus, fannecta 8; in -octu,
-ottu, -otta burniottu 43, Changirotta 72, iarrotta 145 e, simile in ap-
parenza, cammeloctus < hamlah, -àt 55; in -e/to, -eZ/fl chanatella
78, cofjitella 93, mundellus 191, naccarella 198, zacharella 289 e, assi-
milato ad essi, cabella 48; in -o/d burniola 43, m/o/« 225. La presenza o
l'influenza di -o«- accrescitivo o (dal francese) diminutivo si nota in
jupuni accanto a iuppa 149, zibiluni accanto a .fzwèi/e 242, buUurones
< budur 40, burdonu- accanto a burdum < burdl 41, sirruni <
s ur r ah 243.
72. Pochissimi sono i composti ibridi; vkemiragla 18, suprazimbi-
lerius 242, capixurta 250, xpei'O'oS'apia 268.
73. Sono derivati direttamente o indirettamente dall'arabo gli ag-
gettivi arangìnus 21, mìllisius 186, miskinu 190, sanerà 284 e probabil-
mente tachura 257 e tarifa 267; appartengono all'area semantica del co-
lore cahalu- 52, *can'i 58, carmixinus 62, maiutus 170, musìnnj 196,
j-^rcwjT 229, scarlatus 231.
74. Tra i verbi, sono derivati direttamente dall'arabo kdiari 151
e tayariari 256, nonché quelli a cui risalgono i participi raccamiatus 208
e tarrasiatus 269. Appaiono anche, con funzione aggettivale, participi di
diretta origine araba: magalugius 167, mahabubus 168.
Sono invece formazioni secondarie romanze arrassari 22, incabellare
48, dohanare 107, fundicare 120, galibare 123, mazarari 111, nadarare
199, m/can 216, .yewzdre 235, xiruppare 251, /f^j^ia?-?' 260, ^«Man 282,
azottari 297 e i participi imbardatus 32, ìnjarratu 145, udichilhtus 279;
anche xzw^ijr 281 si presenta chiaramente nel contesto come un deverbale.
75. Di avverbi si trovano solo arrassu 22 e mesckimmenti < miski-
nu 190.
\
«Rollo. il\^u'ksrÌtldtl2i'.:toiÌ Str ,<'^-ff7rn 298«. Anche nel
= .w.to (ib, 214, r. 14). ™r^?«;2•riì'?^t^ sf f"S SiaS 2).'^
«p
LESSICO
mm
1. Abasisa.
XIV sec. Item mercator prò pendere [...] cimini acri et dulcis, caruye,
Messina stuppe laborate, cassiafistule, abasisi [...] tenetur sol-
vere et exhibere prò quolibet cantario grana quatuor (La
Mantia 58).
Con dileguo della consonante iniziale (cfr. Agegius al 141), corri-
sponde al sic. cabbasisa ' trasi, Cyperus esculentus ' {Pasq. I 222), gahha-
sisi pi. ' id, ' (ib. II 187), cabbasisa, 4 ' babbagigi o dolcichini ', ' testico-
li ', -ata ' pozione ottenuta pestando i tuberi del babbagigi; è ritenuta rin-
frescante ' (VS I 499-500), (Messina) basasi (ib. 393), basisi (ib. 394),
dall'ar. liabb 'aziz ' baccae foras subnigrae, intus albae, moUes, gu-
sta suaves, et esculentae ' (Freytag I 330^; Peli. I 118, 186, con altre
indicazioni); cfr. malt. babb ghaziz ' earth almond, bush nut, tiger nuts '
(Busuttil 76).
Al primo elemento del composto, Par. h a b b ' bacca, granum '
(Freytag Le), risalgono sic. (Pantelleria) cabba, habba ' nome di qualsiasi
frutto ', ' nocciolo della pesca o dell'albicocca ', ' vinacciolo ', habbuzza f .
coli, in habbuzz-e pumu ' semini ', ' pastina da brodo di forma simile
ai semi di zucca ' (VSs; Peli. I 192, 'Postille 63); cfr, malt, habb ' grains,
pips, edible (eatable) seeds ' (Busuttil l.c), sic. Sucak buhabbe 191n e
at.-sic. bu habbah (Cusa 227, r. 14) = lat. buchaben (ib. 193, r, 17); v.
anche §§ 21, 29 e chabbarasì (70). Per il secondo elemento v. Aziza (26).
2. Adalillus,
1290
Trapani
lacobus dei grada rex Sicilie [...] Almugaderiis et Almu-
gavatis de societatibus Mathei Fortuni et Ferrandi de Ca-
merasa Abdelillorum dilectis, fidelibus suis gra-
ciam suam et bonam voluntatem, Intellecto nuper [...] quod
una cum predictis A b d a 1 i 1 1 i s terram CastroviUari
[.,.] invasistis et nostro dominio submisistis [,..] (CDArag
mm
1312
Messina
ARABISMI MEDIEVALI M SICILIA
Abda m^^^:'-'-! '^^'^ V''^ ™i^ Matheo Fortune
fertat Ca trovili rrT' '' ^^^^'^S^veris fidelibus nostSs
icrram ^^astroviilan [...] invasistis [...] (ib I 488)
con p'Sr Ì.T2^-£„1,r^;?f f ■ '' -™ — ■
(Freytae III 97^) "5 h u..lL t . '^^ servus, mancipium '
ad-dalll 'dux viae et ind 'm ^l'^^^' corrispondente all'ar,
dee. .MaUl a^ion B^EC? 3^ SgH^llS^ •^^^•i^- 'f '''
de guerra' (DAc 24) > sard fan ì J^ /?\ ''^"'^'^^° ^^ ^^^^^
(DES I 54), port. aL a^Toc XIII siTtr^ f f ff/ ^P^^-' ^^«^ '
/^fc 'auditores, Mauris Hismni. ' 'l ' f ^ ^ ^^^' ^'*- ^^^^^^- ^^^-
■ Il tergine non a itafoT.,' ""^^^^^ ^^^^^^^^^ ' (Du Gange I (.^).
viamo infatti, di ceTtoTels^S^^^^^^^^^ '"""T" ^^^'^^^^° ^^ Sicilia; tro-
= gr.- àXSda (Cosa 58^^39:1??^^'^*° ^' ' ^^^^' '> ^^- ^^'^^
-VAmmd. ^$ 10, 22; 67 69
LESSICO
89
3. Algcca.
1451
Monreale
1455
Palermo
aia
ce a (Millun2i 301),
alacc
a (Giuffrida Bott. 488).
Sic. lacca fPasa TTT 1 ^ =
rosso di cocciniglia'; ' gomm^n"lapr'''r ^^^^'^«^^°^«> '^^--^ 'color
salacca ' (Traina 36, 518)r/llwS?T m '''^' ^'' ^'' ^^'^^'^ ^ ce-
I 282), ant. vene.. /... (p^u iTt . ? 'l^^^^' ^^*- "' ^^^-^ (^att.
Prov. /..., fr. /,^^, (P2W XIX 105{ T: r ^'ff'J''^' (*. 351), ant.
Po«. .'J. e lacre, dall'ar. lakk mi" f ''V^^'^ ^^ ^^^^> 'P- ^«->
colta (DCEC III 3). ' "'"''° '^ ^^^a assai antica o per via
V. Introd. SS 61, 68,
1020r;S^IS^"g^si-^^^p.>,. di tal sor. i. C^x-G^b... II I4O-
4a. Albata.
1411
Randazzo
1411
Piazza Armerina
richippimu li vostri litteri là. ni tramictistivu cum la a 1 ■
bara di iohanni di vigintimigla (LettRegB 63),
acordamu et mandamunchi una a 1 b a r a per parti di lu
novu tigimentu cum li rìquesti, protesti et denunciacioni
oportuni (ib. 125).
4b. Albaranus, -um.
1282
Palermo
1285
Panigars
1285
Darnils
1288
, Barcellona
1292
Barcellona
1293
Alcolea
1398
Trapani
1411
Randazzo
eodem modo fuit factus albaranus (RRS 25),
certificatus prius per albaranum nostrum [,,,] de
summa pecunie debita [...] racione mutui supradicti, obli-
getis vos eisdem in solvenda eis (CDArag I 174),
mandamus vobis quatenus recipiatis ab eo firmam et ido-
neam cautionem quod predictam peguntani portet sive
mittat apud Siciliam, et non alibi, et quod teneatur apor-
tare et estendere vobis albaranum illustris domine
Regine (ib. 198),
iuxta tenorem duorum albaranorum (ib, 431).
Cum nobis constet per albaranum [,..] super debi-
tis que debentur a domino Alfonso dare memorie rege Ara-
gonum fratte nostro [ ...] prout in alberano (CDArag
II 115-16).
fuit humiliter suplicatum ut de quibusdam pecunie quan-
tità tibus eis [...] debitis, de quibus habere asserunt alb a -
rana [.,.] (ActSicArag II 13).
auctoritate unius regii mandati cum alb arano (not,
Castiglione 10 luglio).
quantumcunque mandata sive a 1 b a r a n a cum apocis de
receptis [,.,] non intervenerint (LettRegB 65).
Sic. dbaranu, dberanu ' brìeve scrittura privata, sottoscritta da ambe
due le parti colla firma di due testimoni ' (Pasq. I 70), albarà, dbaranu
(disus.) ' scrittura privata sottoscritta dalle parti, contenente clausole di un
contratto che per il momento non si vogliono rendere note ', ' firma, sotto-
90
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
91
scrizione ' (VS I 104), alberanu (ib.), sic-cal. arbaranu ' scrittura privata
contenente l'elenco dei beni portati in dote dalla sposa ' (ib. 232; NDDC
89), dall'ar, al -bara 'a 'ricevuta, scontrino di pagamento', 'quie-
tanza ', ' diploma ', ' brevetto ' (Peli. I 129-30); c£r. ant. it. dbarà'iV dee.
Balducci Pegolotti, Batt. I 285) e albarano (DEI I 107), lat. mediev. al-
harànum (a, 1216, ib,), sp. albata {V doc. albarà a. 1039, alvaràn, al-
haran a. 1202, DCEC I 81, DECH I 113 s.v. alhalà), cat. albarà {V doc.
Muntaner, DECC I 139), port. alvarà (1* doc. XIV sec. Mach. I 177).
La natura ufficiale e la provenienza dalla Catalogna della maggior parte
dei documenti, da cui son tratte le attestazioni date qui sopra, convalidano
la tesi (cfr. Avolio 70, DEI Le.) di una provenienza della voce daL
l'area iberoromanza.
V. Introd. §§ 4, 8, 10, 67, 69.
5. Alfa;
asius.
1298
Palermo
ante 1312
Palermo
1322
Corleone
1334
Palermo
1337
Palermo
1354
s.L
1403
Corleone
1439
Corleone
sponte confessus est se debere dare sibi de residuo predi
cumsdam quantitatis pannomm de a 1 b a s i o [ .. ] (not
JJe Utella II_23); confessa est se debere dare dicto Nicolao
prò precio cmusdam peccie panni a 1 b a s i i [...] (ib. 95).
Item de pannis albaxis extractis per mercatores exte-
ras Kecipit predieta doana prò qualibet pecia g. x (Pol-
cannas sedecim panni albasii (TabSMBosc, doc. 122).
dkeXet"" '^"''''*"''*^ P"*""^ albasii (not. Salerno 1
pannosde albasio [...], tunicam unam de alba si o
(ib. 8 settembre).
di a 1 b a s i si vestina pit iscaniu di miscati; 1 quandu aviri
sì SI potmu, tinuti su iscarlati (PoesSic I 26).
^mbS)""''" ^'™' '^^"' ^°°'' ^" P"t^^°l^« 3 di-
Nemo de dieta Terra faciens pannum a b r a s e i u m cau-
sa vendendi ipsum, sit ausus ponere seu poni facere lanam
hircmam caprmam [..,] et lanam de calcinariis (AssCons-
Sic. arbaxiu (Scobar) e arbasciu (Pasq. I 106), abbrasciu ' sorta di
panno lano grossolano, albagio ' (ib. 12), arbàgiu (VS I 231), abbràgiu
'orbace, albagio: un tempo tipico dei vestiti dei contadini' (ib. 17)'^,
daU'ar. a 1 - b a z ( z ) ' étoffe en general de lin, de coton ou de soie ',
' vétements, hardes ' (Kazim. I 120^, Peli. I 172); cfr. cai. arbasu, arba-
sciu, abbrasciu ' sorta di panno grossolano e pesante di color nero ' (NDDC
89), abbrasciu, abhrasu ' albagio, stoffa di lana greggia, nera e pesante,
tessuto rustico impermeabile ' (ib. 49), napol. arbàscio (D'Ascoli 64), it.
albagio, arbàscio (DEI I 106; v. anche Peli. I 114, Fare 319 d, AIS VIII
1516 Cp) '^^ lat. mediev. albasìus, albaxetus (a, 1281) 'panni lanei spe-
cies ' (Du Gange I 164), ant. sp, albaz (a. 927) ' nombre de una clase de
pano amarillo ' (DCEC I 85 s.v. albazano). Per le forme siciliane va
escluso un prestito diretto, che avrebbe dato per -z esiti diversi: cfr. ar.
' azìz > sic. zìizu (al 26), ar. qafiz > sic. cajisu (50) "^
V. Introd. §§ 4, 47, 65, 67.
6. Alchantia.
1239
Sarzana
XIV sec.
s.L
Significasti etiam nobis per capitala ipsa te concessisse
pluribus de iudeis ipsis multas terras ad excolendum in
contrata Favarie, in quibus procuratur et augmentatur uti-
litas curie nostre, et debent in eis seminare alchanam
et indicum et alia diversa semina que crescunt in Garbo,
nec sunt in partibus Sicilie adhuc visa crescere (Lagumina
I 20; Huillard-BréhoUes V 573),
Afari li capilli blundi. Pigia radicata di listincu e radicata
di viti e fandi chinniri, et di la dieta chinniri fandi lixia e
ala dieta lixià mecti fecza di vinu blancu alchanna e
bugli la lixia cum la fecza et poi tindi lava la testa (Palma
432).
Sic. alcanna ' acanto, acanthus sativus, vel mollis ' (Pasq. I 70, VS
I 234), arcanna, accanna, alcanna (SVS 21), canna (ib. 31), lacanna, dal-
l'ar. al-hinnà' (Peli. I 184, 250-51); cfr. cai. arcanna (NDDC 89),
hanna, fanna (ib. 324), lahanna (ib. 352), it. alcanna, ant. it, alcana, -hanna,
-henna (DEI I 113-14, Batt. I 293), sp. alhena ' detto arbusto ', ' el polve
^^^ Top. I 15 menziona una via Arbasciara o ' dei venditori di arbàscio ' in Palermo,
identificandola con il Largo N. S. di Vìsita Poveri.
137 Va scartata l'ipotesi di una connessione (Batt, I 285) con l'omonimo albagia ' bian-
chiccio, color bianchiccio ' < lat, a 1 b u s ,
i^ La -J- delle varianti cai, arbasu, abbrasu sarà effetto di normalizzazione da -s- delle
altre forme; cfr. GSLI I, § 287 e ant. sic, charmusu 138,
^1
il
i r
m
92
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
a que se reducen las hojas de la aUiena, empleado para tenir ' < isp -ar
hfnna (ar. hinnà'), ant. sp. alfena (r doc. aa. 1252-79, DCEC I
126, DECK I 166), port. alfem (r doc. Alfenam top,, a. 1258 Mach I
154) catakuena (P doc. 1271, DECC I 226), ant. £r. alcanne, dchane
(AIll sec), ant, prov. akquana (XIII sec, FEW XIX 71) i^' La prove
nienza iberica del termine risulta dal contesto della nostra prima atte"
stazione più ancora che dall'accento, ritratto sulla penultima siUaba in
tutte le forme citate "°, che potrebbe anche essere magrebino (cfr marocch
hmna, Steiger Cantre. 256), ^ marocch.
V. Introd. §§ 54, 66, 67.
LESSICO
93
7a. Alchimia.
1373
s 1.
auru perfectu non si poti fari si non per natura, non per
arti di alchimia (SposVang 21). ' f
7b, Alchimisttu,
1373
s.I,
comu 1' a 1 eh i m i s t r u muta l'accidenti de l'argentu vi-
vu in l'accidenti di l'argentu veru [...]; comu l^Tu^i
mistru ±a parm ramu auru (SposVang 109),
Sic,_./.^.W. ^arcUmia (Traina 37), archimista (ib,), dall'ar al-
sp. alqmmia iV àoc a 12501 it- ^l.U>^' / r ? r, ' ^^ ^^'^'-
8. Alfanectus.
foder ta 'recinifTn ^ "'' '^ cohopertoria seu Robbas in-
rodeiatas reapit doana carmum ana tarenos v (Pollaci 325)
<<Lin^a^S;;str;*mfiff5^^^^ «^7, Steiger Comrìb. 256, Co.telazzo in
W im^L'^ÉWlftT^tfàf'^i "4r° '""'" '^""*° ^^"'-^- fa-
llante o forma errata, DECC I 180), fr, alfanet (fine XVI sec, FEW XIX
43), it. alf anetta, alfantca (T doc. Caro, DEI I 120), indica qui senza dub-
bio il ' falcone tunisino ', L'etimo, ampiamente illustrato in Dozy-Eng.
(102-105; cfr, Devic 118-20) e generalmente accettato, anche se con
qualche riserva, è Far, bàz al-fanak ' falcone del fanak ', con omis-
sione del primo termine del composto.
Al solo secondo termine di questo, al-fanak, designante una spe-
cie di faina africana (cfr. Dozy II 285^?, Wehr 854«), alla quale, appunto
per mezzo del falcone, si dava la caccia nei paesi magrebini per ricavarne
pellicce pregiate, risalgono forme omonime, o quasi, di quelle sopra men-
zionate; lat. mediev. alfanegue, alfanex (Spagna a, 1016, Narbona a. 1049,
'pelles,,. teneriores et laeviores, quibus utebantur ad lectos sternendos '
a, 1048, Du Gange I 175; in Liguria alfanetus a. 1164, Peli. I 340-41)"',
ant. sp, alfanec, cat. id. (1" doc. a. 1058, agg. dfanechas a, 1009, GMLC
81), port. id. (a. 1050), ecc. (vedi 11. ce). Con estensione semantica da
* coperta di pelle ' a ' coperta ' in genere, potrebbe andare comiessa con
queste la testimonianza di un documento di Trapani: « ex pretio vendi-
tionis et assignationis fannecte de cuctuni » (not. Castiglione, 25-1-1476).
Tutte le forme romanze denunciano uno spostamento dell'accento
{fànak > fanàk, fanék) caratteristico della Penisola Iberica; ciò induce a
vedere in questa la zona di provenienza del prestito, anche per la voce o,
se si vuole, per le due voci siciliane, il cui aspetto fonetico {-ect- < -et)
richiama più precisamente un modello catalano.
V, Introd. §§ 4, 7, 26, 35, 67, 71.
9. Alfortatus.
1325
Enna
1342
Catania
nonnulli fideles nostri, qui ratione ipsius exemptionis se
nostrae Curiae obHgaverunt servire servitio unius equi ar-
mati aut alforati, submittunt se servitio Comitum
aut Batonum nostrorum fidelium (Testa I 121).
Cumque ex certa causa providerimus certos harones et
pheudotatios regni nostri prò baroniis et pheudis que a
curia nostra tenent prò presenti anno undecime indictio-
nis diete curie presentialiter non servire set podus in pe-
cunia ratione dicti adduamenti eidem curie subvenire et
propterea velimus ab eis et quolibet eorumdem predictum
ius adduamenti ad rationem de unciis sex prò quolibet
equo armato et unciis tribus prò quolibet equo a 1 f o r ■
'''^ Si veda ancora G. B. Pellegrini, Alfanetto, in « Lingua nostra » XXIX, 1968,
79-80. Sul mutamento -ek- > -et-, cui ivi pure si accenna, cfr, qui carnuti s,v. catnuca (56),
I
«■
1343
Messina
1510 circa
s.I,
94 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
\:Tiii^ YTifs%r '" "'^" ^^"" ""'''''
prò equo uno alf orato (BiblScript II 471)- prò eauo
uno armato et altero alf orato (ib. 475)^^' ^ ^ °
sub militari servicio unius equi alf or rati Regie Curie
T:Tt%tf ".^^V-^.-^vicio equi unius Tifo"'
rati (ib. 309); sub militari servicio duorum eauorum
unius armati et unius alf orrati (ib. Ili MI) '
eorum baronum, alium feudatarium nn ! ^' ^"""^ ''"""'
sive alia quavis 'causa sei'Jo T^mS sL'Z^^^^^^^ ^^"^'^"'
.enequi sopra aCr-i^ 1^ it
saccia ' (P doc, circal MOO, OTC I nrDÌm\T..?' '^^^'^ ' ^^-
'id. ' (r doc. a, 1162 Mach Ti st \ ^i ™ ^ ^^^^' P""" '^^/"'"/^
T 1S7 ^ 11' 11' -^^^^' ^^*- ^^/o^/« 1* doc a 1523 DPrr
X 187), daUar. al-hurg ' id ' (Dozv T \^Qh\ • ' ^^
mente seducente, ma è stata re.niJ. . ^' '' ^'^'^""^^ semantica-
per la grave discrepanza LmantLfu^ etimo , '^^Pr"^^"^^ ^a escluso
Dopo Mérimée (citato in D^X' Te )Znl ^ ^ " ^ ^ " ' ^^^^^^^ ' "•
e ....//. .//o...,., les p,emiers étaien ' bardTs de Z T ' '''f '^"
des covertures de cuir ou de toile piquéeT Mil n ' ^.^.^^°"'^,^ ^^^^^^'
m participio di cat. alfomr ' revStlr^ Mirto (I.c.) ritiene il termine
guerrers els cavaUs per relatl? ^ ^T ^' '"^^° ° P^^P"" els
il termine, giunto certo SSadìv. C .T"'"'. ^'^^^'^- ^^ ''^' ^P^tesi
f-te ragJutina.ione dT art; uf oreTtt''';,-^^"^^^^^ "^^^^^^^' '°-°-
francese,dalgerm, fòdr (cfr 4 ?J ìS^'"'^''"""' ^°"^ attraverso il
-. M. e U sp /ti^S^l^ES^^f "^ ''''^ f 5 d a r , cfr.
uDero > alleggerito ' > ' *non
LESSICO
95
10. Algai-a.
1130
Palermo
lìnes [...] incipiunt ab eodem flumine et recto intuitu ad
algara quae dicitur Cripta vadunt (DocOrNorm 163).
Sebbene dal contesto non risulti chiara la funzione di appellativo
di toponimo di algara, vi si riconosce indubbiamente un riflesso dell'ar.
a 1 - g a r ' caverna, spelonca ' (Wehr 804^, Lokotsch 667), nome di unità
gàrah (Kazim. II 516<2); cfr. port. algar (XVI sec, Mach. I 156), ant,
port. algara (Steiger Contrib. 241, 312) e Algara top. (a. 1102, Mach. I.c,
s.v. algara), cat. algar (DECC I 188^, s.v. alga), forse anche sp. id. (DCEC
I 120, DECH I 158). Numerosi riflessi del termine arabo e del suo pi.
g I r a n nella toponomastica siciliana già a partire dal sec. XII sono rac-
colti in Peli. I 297-98. >
V. Introd. §§ 27, 67, 68.
Ila. Algozitius,
1321-1337
Messina
1411
Piazza
1412
Catania
XV sec.
s.l.
llb. Algozei'iatus.
1292
Barcellona
Mariu [...] dedala ad unu sou alguzili qui lu me-
nassi a lu sou molimentu (ValMax 33); que tou fflyu fussi
pilyatu da lu a 1 g u z i 1 i et aucisu in modu di sacrifìciu
[...]; facistilu aulcidiri a lu algocini con la securi
oy cognata (ib. 77).
lu dilectu nostru cunsigleri algozinu et banditisi ge-
nerali [...] mi ha espostu cum querela, Id [,..] vui lo con-
stringiti ad pagati la colta di la sua vindigna (LettRegB
122).
fridericus de tarento, miles, algozirius et bandirensis
generalis, consiliarius noster dilectus (ib. 169).
Regia dignetur Majestas mandare quod in singulis Civita-
tibus, terris et locis Siciliae [...] cesset officium Algo-
2 i n o r u m , quoniam ex inordinatis processibus illorum
multa mala provenerunt, et provenire possunt [...]; nisi
tempore guerrae, quo casu possunt esse Algozini, so-
lum ad exequendum ordinationes Comestabilis, Marestal-
li, vel aliorum officialium majorum Regiae Majestatis (Te-
sta I 141).
volumus et vobis mandamus quatenus predicto Petro [...]
officium Algozeriatus quod gessit iam et de no-
stro beneplacito et mandato ad exercendum et gerendum
per eum in Curia vestra concedatis (CDArag II 170).
4
I
96
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Sic. aguzmu littore (Pasq. I 65), auzzinu ' dicesi ai sergenti di
alcuni Tribunali che portano le notificazioni de' loro ordini cursore 'HK
7 . a,uzzinu 'persona addetta aUa custodia dei career atT^ WrvieSte
trnf'TvsT^^^^^ 'f '^ -P-^ nell'esercito ders"
mnziom (Vi J. yi/j, cgg. Algozmo, Avozzino CDri 4;:;^ o«+ j
(XIII sec, Prati 23), «/^J., daìl'ar Ti ia.Ir ' v si ' '' '^T''
e amministratore deUa cosa pubblica, mini trJ oriLi.nlI ff! ' • ^""ff"^''
consiglio presso i Turchi ' (Peli. I 74 T^l T ^'^^ "t^"^" '^^^ ^^^^
DEI I 122), sp. al,uacil (1^ doc. ÌÌ' 'l 75 DÀTri TS VeCh'
I 162), port. aguaza (r doc. ./«,»/ a. 1082 Mach Ti ^nì.' ?
(DECC I 193; r doc. ./^..,> a. 987 GMLC 94)^^ . . ' '^^^?'
rida, a. 1286 CDAm^ T ^4^^ li r r ^' ^°^' '^^^^ ^k^tagmus Le-
152% ecf fipEW XTY 1Q«?' "^^ ^^- /^^^^^^^'^ («< 1660), algoum (a.
.SiriD^ES^ n^o ./,..,. (D'Ascoli k sard.
1157) e ^U««. (a. 115? Per/373ì V'/''*"^- ^^'""^ ^^^ (^•
'iustitiarii dignitas Ipud il: (L ci^^i -djev ./,...//«^^ ,,,,
akmaria^us ' officium algat.arii ' Aragona a 1339 t?^'"';^™^'
convincente l'opinione (cfr. DCEC VEwTrA' ^ 1 '/ ^^'^^- ^PJ"''""
in -il- abbiamo provenienza sDa^noL™^^^ '^' ^' ^°'°^' "°^ ^'^^«'^^^
ma la datazioneUiS Sen ; ^ ^^l "^"""^ """t ^" ■''■ > -"'
qui sop,,. Generale è lo sca^ers^nt^lT;^^^^^^^
a birro, aguzzino ' attfavpi-c!n U „ ■ ■ 1 armine da ministro '
'gobernadof de un^ lo a idaT cL^^'^^^^^^^^^ ^^"'^"^- «?■' ^i
inferior de justida ', cS 1,1^ ZfT'" ""^ ^ "^^^^^^ ' ' "^^^I
mentazione sicUiana. '''''°'^' corrispondenza neUa docu-
V. Introd. §$ 45, 47. 67: 33«.
12. Aljama,
1393
Catania
1395
Catania
1399
Catania
1420
Palermo
dieta ali ama F 1 /T ^ ■ •^•"r^ ^^ ^'^ consuetudo in
seu .lilmTm (ik Ì5;r"'' ^^°^' '°"'' ^"^'°^
lUS
in
universitatem
158).
et
ialmam judeorum predictorum (ib.
ofiicium de adelantat- ai ; „ ^ -r ,
tis quod vulgariter e t diitunTl' ''" ^""^'^'^ ^^'' '^^''-
Sduier est dictum lu protu maiuri (ib. 212),
d^tsa^iutcrr;; L:;^r ^ ^^^^-^ -- -^^icta
aliama seu iudaycT [.?J ^£364)" "'^''''' ^-^ ^^ ^'^'^
LESSICO
97
1492
Agrigento
1495
Mazara
venditionetti [...] de quadam gema, seu miskita, cura
terris, domibus, casalenis et tetris vacuis, cura omnibus
in ea existentibus, sita et posita in dieta civitate (Picene
II ci).
vendidit musldtam seu ali a mani Judeorum (not. Po-
lito 26 maggio).
Diffuso in Sicilia nei secc. XIV-XV, quando più intensa vi fu la pre-
senza di Ebrei (cfr. mischita 189), il termine vi ebbe i significati di ' comu-
nità ebraica ' e ' sinagoga ', che si ritrovano nelle lingue iberiche, da cui
assai probabilmente proviene: lat. mediev. alìama, alcama ' Hispanis, est
Synagoga Judaeorum, Concilium, coitio, etc... Lusitanis Aliama est locus
in quo degebant Mahometani ' (Du Gange I 177), sp. aljama ' conjunto
de los judlos de los moros de una localidad ', ' sinagoga' (1'' doc. a.
1219, DCEC I 135, DECK I 177), cat. id. (1" doc. a. 1346, DECC I 202),
port, id. ' Maurenquartier ' (Lokotsch 651), dall'ar. a 1 - g a m a ' a . Del
resto la doppia accezione si riscontra pure in arabo: ^amà'ah ' turba, ag-
men ', ' consessus, concilium, synagoga ' (Freytag I 306<j, cfr. Dozy I
215-16) ^■".
Ora c'è da credere, anche per spiegarsi la posizione anomala dell'ac-
cento nelle voci iberoromanze {aljama invece dell'atteso * aljama), che vi
sia stato incrocio con gami' ' templum synagogum, id est maius et
cathedrale, in quo omnes conveniunt die sacro Veneris ' (Freytag I 305^,
cfr. Kazim. I 327è), gami' [mas^id) ' id. ' (Wehr 161^), gami' (a. 1200,
DAAFior 26 e 401, nota /), id. ' ecclesia, oratorium ' (Vocab. 77), al-^àmi'
= al-^ime'e ' layglesia ' (Steiger Contrib. 188, 325, 375; invece gamà'ah =
^amà'a ' todo(s) ' 188, 306, 327), part. pres. att. di èama' a ' coUegit,
congregavit, continuit ' (Freytag I 304^). A gami' si fanno risalire lat. me-
diev. algema ' apud Mauros Hispanos oratorium, locus in quem conveniunt
orationis causa ' (Du Gange I 176), port, aljama, algema ' mesquita, sinago-
ga '(< al-gàma'a, Mach. I 158, s.v. algema), sp. aljama^ ' mezquita '
(DAc 64; l*" doc. 1462, DHLE II 427) e, attraverso ture, carni, gr. mod.
Tf^atxi ' p.oucrouXtJiavi-xói; vaóq ' (Andriotis 366), rum. geamia, gè amie ' Mo-
schee ' (Lokotsch 655).
V. Introd. §§ 7, 10, 18, 28, 34, 50, 66, 67; sichus 239.
i-w Ma solo ' congtegatio ' Vocab. 81, ' comunità ' Kazim. I 328è, Wehr 106è. La voce
è attestata in un top. ar.-sic. del « Rollo »: Uà mdt 'ayn iamà'ah (Cusa 212, r. 17) = ad
llumen fontis gemae (ib. 186, rr. 3-4).
mm
98
13. 'AXy.àSwc,.
999 circa
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
■ilXSev ÈlxàS^c, àn' aq)pi,xi^v (CSS 40).
LESSICO
99
1123
Palermo
1143
Palermo
1202
Palermo
sOpwfXEv Sia toOto 5ti [...] (Cusa 471). T^f'^^^f^'^^^^^J
TÒV xfiTOV 8v rirópacra rapa toO xàS-q ravópfxou (ib.
cum haberet sex viUaiios Sarracenos [...], auctoritate du-
ZiGu^L^T% ^••••?' ^'^'^^"^ parte erSiS do-
Se ^n l ?. ' Partmico magistri iusticiarii regni magne
regie cune et ar eh adii Sartacenoruni, pariter et ti-
tulo emptionis, iuxta quod continetur in duobus sor ptìs
ab ipso lusticiaro et ar eh a dio factis, quorum S
est Grecum et alter Chaldeum [.,.] (Girgensohn 1261
Il vocabolo è prestito diretto dall'ar. a 1 - q à d ì ' giudice ' indit^en
dente quindi da sp alcalde (1» doc. 1062-63, DCEC I 94 DECK T llv"
-nqui^.éur.itIesatti^tions'^^^^^^^^^^^
ne dall'Oriente FF\Y/ YTY 7'?\ •. ? , J^^^^gicubes , sec. AJ.V, provie-
(ib.; «r :Cf ijoj'm i':t ''?*?■ r ' "",= "'"«^
fetamo .1 Moccio ka^fco (r doc "° 3^ DKr "tTS '°'° ."" *
«W» / .;„«„ i„ „„ i^^ \ j^2, dell a 17^ nil r' ^"t "1"'
port. a. (!• doc. a. 1130 Mach T ?S T ( i ' j^'^ ' ""' ""'
•pud Satacenos e Turcos • (ib II U^H ''' 1 f ""^'='' PMefectus
daH'OrieMe DiuttostoT \%u '' ™ t""" «"^'-dersi una provenienza
^««). V. anche .iS'.^ iitlf^r^' "^^ «^«- «* "^'
Jd ..^e .n ..enne a„e«a.oni .ponLas^e L"it'é aZ-Sr
Archadii presso Palermo (a. 1207, Pirri 131) = m. Cadii (BPI 79); a. 1211
molendinum quod dicìtur Archadii (BPI 88) = ... Cadìì (Pirri 136); a.
1274 m. Archadii (BPI 133); a. 1308 id. (ib. 160). Dello stesso termine
era composto il nome di un importante quartiere della città, il Seralcadi
(v. shera 237), abitato interamente da Musulmani (cfr. Varvaro Lingua 163).
L'applicazione del termine in Sicilia solo a chi amministrava giustizia
tra Musulmani ne determinò presto la scomparsa, non senza tracce di con-
taminazione con gaytus (127), fenomeno che non è esclusivo dell'Isola:
sic. gàitu ' giudice a tempo degli Arabi ' (Traina 424) ''", « Assignatio gayti
seu iudicis diete secretie... » (Barberi Secr. 25), cfr. lat. mediev. alcaydus
' ita Judices civitatum vocabant Saraceni Hispanici ' (Du Gange I 170) e, in
senso contrario [alcaldus > ' comandante '), nella parte latina di un trattato
arabo-aragonese (lacca, a. 1287, CDArag I 179-80): « Item promictimus
vobis quod dabimus unicuique militum et scutiferorum, qui venient et
erunt cum dicto Alcalde vestro, quando veniunt ad nos, scilicet unicuique
militum duos equos, et unicuique scutiferorum unum equum. Et quod
quandocumque et quociescumque predictus Alcaldus ^^ vester, cum mili-
tibus et scutiferis et famulis suis ibit in exercitum et cavalcatam... ».
V. Introd. §§ 25, 33, 67, 69.
14. Almugaderius.
1290
Trapani
lacobus [...] Almugaderiis et Almugavaris de so-
cietatibus Mathei Fortuni et Ferrandi de Camerasa Abde-
lillorum dilectis, fidelibus suis graciam suam et bonam vo-
luntatem (CDArag I 486).
Il termine, che qui appare in isolata testimonianza con il raro adalillus
(2) per designare gli 'ufficiali subalterni' delle compagnie di almugavari
(15), è certo di provenienza catalana, corrispondendo a lat. mediev. almo-
cadenus ' capitaneus peditum, Hispanis ' (Du Gange I 191), ant. cai. almu-
gatèn (1* doc. a. 1170-80, DEGC I 209; almocatenus a. 1283, RRS 587),
ant. sp. almocadén ' capitan de tropa de a pie ' (1" doc. aa. 1256-63, DCEC
I 152-53, DECH I 195-96), ant. port. almocadém (T doc. a. 1297, Mach.
I 169), dall' ar. muqàddam 'capo, capitano'. Piuttosto che nata da
un processo -enus > -erius inverso a quello di algozirius > algozinu (11),
"5 Correggiamo l'erronea accentazione gaìtu, ripresa in Pell. I 134 e VS I 520; cfr,
càiitu (Pell. I 133, contro cajitu Teaiwa 140), ant. it. gatto (DEI IH 1747), it. ant. e lett.
gàìto (Batt. vi 537) e i cgg. Càito e Gatto.
^^ La mancanza del testo arabo non lia permesso di accertare quale fosse il termine
corrispondente.
(J
■■
100
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
101
V, Intfod, §§ 22, 34, 36, 66, 67,
15. Almugavai'i,
1289
Gaeta
1290
Trapani
1290
Messina
Promisso tamen per vos bona fide quod a I m u e a v a r i ,
Sem ("isét*" ™ *'"""" """^ « '"«>™ "■
«ditis oiaisis, iniuiUs, agtavmmibus, ou.s et cuc . I
ns negligens et remissus {ih. 534) "^ dignosce-
O>:omn>; in BUCCI m DEChI 1 9« » """ '" ^^^-^ ' t"?-"»:
.alano di £.„„,, , fiLg.. f i^o 'S vlrTi?;" ' """° T
sitatem celebtes ■ (D„ CmBaTiSt ""'"'' ^ispani, ob animi genero-
V. taod. SS 27r45, t: "' ""^ '"'™'' '■
16. Aiosa,
1424
Palermo
sHot: 4).'"""^' ^' '"^'^'^'^ '' ^--^^-^ (Braso Jard.
Il termine Iosa ' mandorla ', qui con concrezione dell'articolo, è scom-
parso da gran tempo come appellativo "^ ma sopravvive in toponimi come
Losera 51 E 1, 'a Lusia, ecc. (STS 81, Steiger Contrib. 179), c£r. Chandi-
killelczì, Chandikilleuczi^*^ presso Calatafimi (a. 1393, Guarneri 307, 309;
da handaq al-lawz 'vallone del mandorlo', v. 136), Lausetum
presso Castronovo (a. 1401, CCMun 139); esso risale all'ar. 1 a -w z ' amig-
dalus ' Dozy II 551 a), ìd. ' almonde (en écorce) ', 1 a w z a ' une amande '
(Kazim, Il 1040^), come sp, alloza ' almendrugo ' (T doc. a. 1611, DCEC
I 177, DECH I 226), port. arzolla (Dozy-Eng. 147, Lokotsch 1309).
V. Introd. §§ 47, 59, 61, 67; 4«, 126«.
17. Amitiadal,
1196
Catania
1202
Palermo
Ego A min ad al sacerdos testis sum (Ardizzone 42).
Signum manus A m i n a d d a 1 olim magister regi! Sta-
buli testis sum (MonHMans 17).
L'Amari, nell'indicare la corrispondenza di Aininaddal del secondo
documento col titolo onorifico arabo 'amin ad-dawlah 'il fidato
della dinastia ' (SMS III 596, nota 1), riteneva di spiegarne l'uso in questa
sottoscrizione con la permanenza alla corte di Federico II di qualche vec-
chio dignitario musulmano, forse ancora dai tempi di Guglielmo IL In
realtà il titolo, che non è registrato nei lessici medievali, dovette godere nei
paesi romanzi di una vitalità maggiore di quanto egli non credesse, se in un
doc. angioino dell'a. 1269, scritto presso Lucerà, si accenna a certo « no-
tarlo Matheo de Trano, nauclerio aminaddo » (DiplInCarl 6).
Al primo elemento del composto, l'ar. amin , risalgono sp. dlamìn
(1^ doc. a. 1313, DCEC I 77, DECH I 106) ' oficial que en lo antiguo
contrastaba las pesas y medidas y tasaba los vlveres ', ' alarife diputado en
lo antiguo para reconocer obras de arquitectura ', ' juez de riegos ' (DAc
48), cat. dami ' id. ' {V doc. a, 1250, DECC I 134), port. damim, amim
(Mach. I 132) e forse ant. pis. luamare (a. 1173, Peli. II 420) ''°.
V. Introd. §§ 22, 33, 59, 67; 30«.
■''* Circa un suo recente ritorno a Lampedusa v, la nota 4.
'"•^ Forma ipercorretta rispetto alla precedente (cfr. alchidirì < aucbidiri ' uccidere ',
RegCost 245; LVV 394; PoesSic 168, 173), contro il difiuso fenomeno voc. -f- / -|- cons. >
voc, + u + cons.; cfr. GSLI §§ 42, 134. Il dittongo è pure conservato in imv èXXéoMÌ^
— ibn al-lawi (CusA 23Qa).
'^ Per attestazioni di d-am'tn anche nell'arabo di Sicilia v. nota 130.
.H)
9
102
18a. 'Afii^p.
999 circa
s.I.
1124
Mazara
1130
Palermo
1140
Palermo
1141?
Palermo
1146
Palermo
1155
Palermo?
1240
Città dì Castello
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
103
1285
Maiorca
1290
Messina
1321-1337
Messina
1348
S. Martino
1358
Cefalù
Èm Tou pouXxào-ev you àn'npà (CSS 36); èrópacrsv 6
HEya? aix-qp&q àTO(ppix'i^v (ib. 38). i^ ^ °
Tzépyioc, è «[XfXTQpdc? (Grégoire 85).
ìcoàvvn^ ó ToO àunpàSoq EÙYEV^ou vt6^ (ib. 23).
pwv xùpLO? rsópYLO,; (ib. 72) '"'' *^^P ™^ '^'I^^-
^tt S.l62f ^^^^" ^-mi.atus ammirato-
nobili Rogerio de Loria admirallo (CDArag I 270).
luTZT '" "°^^''" ^°S^"^"^ de Loria ALiral-
lum nosttum maris et terrae (ib. 274).
Mirator oris... caput galearum in mari, vel qui mira ope-
l^n^ pugnans xn mari, qui dicitur miragla (SedS,
Intandu era in Sichffia unu a d m i r a g 1 u sianuri di Si
gSlli fulTll '^^^^""' ^-^^^i^Tt^
1412 regni sicilie a dm irato per lu dictu nobili ad mi-
Catania ragia (LettRegB 137).
1415 al miranti di castella (ib, 252).
Trapani
1421 lu officiu di lu mastra iusticzeri oy miragla (Lagumi-
Messina? na I 367).
1432 Et noviter alcuni li quali su per parti dil'Arnairaglia
Messina di lu Regno [...] (Giardina 210).
1450 lu locutenenti elu vice miragla su patri et figlu et
Catania vexanu nostri chitatini [..,]. Multi et assai poviri homini
per fugiri lu foru di la chitati et convenirisi per lu foru
di la miragla servendu ali xabichi ci ala tracta di lu
fiumi la quatragesima, alleganu lu foru di la miragla
(CapInCDem 208).
1468 fructus et ptoventus vice admirati tonnariarum om-
Trapanì nium diete civitatis Drepani (not. Scrigno 11 gennaio).
18b. Admiiracia.
1283 officium Admitacie Regni Catalonie et Sicilie eidem
Messina duximus fiducialiter committendum [...] mandantes uni-
versis et singulis hominibus armate eiusdem, quod ipsi
Rogerio tamquam Almirallo nostro pareant fideliter et in-
tendant, in omnibus quibus ammiratis predecessoribus suis
officium ipsum gerentibus soliti sunt intendere et parere,
dantes et concedentes dicto Rogerio plenariam potestatem
faciendi, si oportuetit, de hominibus stolli, seu armate pre-
dicte, et de omnibus aliis hominibus, qui sunt de foro
admiracie ptedicte, racione iurium ipsius officii tam
in mari, quam in tetra, lusticias civiles et criminales [...]
scilicet concedimus, quod habeat et percipiat lura omnia,
que ad predictum admiracie officium spectare no-
scuntur (RRS 618).
Il termine, che nella corte normanna £u usualmente applicato, quale ti-
tolo onorifico, al più vicino e prestigioso collaboratore del sovrano, proprio
in Sicilia si suppone che abbia assunto l'accezione specifica di ' comandante
della flotta ', con la quale s'è diffuso anche fuori dell'area romanza ^^^ Le
'51 Si veda la monografia di L, R, Ménager, Amiratus
gines de l'amirauté, Parigi, 1960.
'A[xif]pà(;. L'Emirat et les ori-
KU
104
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
varianti qui raccolte, modeste nel numero rispetto a quelle che ne o&ono
i documenti dei vari paesi '^\ risalgono tutte all'ar. a m i r ' comandante ',
ma attraverso distinti filoni, ai quali tuttavia, a causa di reciproche inter-
ferenze, di adattamenti alle strutture delle singole lingue mutuanti, di sup-
poste accessioni di un determinante alla voce base '", non in tutti i casi
può farsi sicuro riferimento.
Prestiti diretti dall'arabo sono àiJtrip e à\xi\p twv à[iVipwv (a. 1146) a
cui risalgono i topp. Lo Miro contrada presso Marsala (Amico II 49a), col
cg. (Agrigento) De Miro; Aynmir amile casale della Chiesa di Agrigento
(a. 1266, Pini 705, Amico 1119) < ' a y n ' fonte dell'emiro degli emiri '
(v. nota 166); Momolina casale in Val di Noto (a. 1299, Amari-Dufour 42)
< (amir al-) mu'minin ' principe dei credenti ' '=^ Cfr ant sp
alamiro (a. 964) e ant. valenz. Alamir top. (a. 1168, Steiger, Contrib. 339)
ant. sp. mir (a. 1300), amir, alamir (aa. 1295-1317, DCEC II 234-35), an-
che questi direttamente dall'arabo; ant. Ug. (a)mirus (T doc. a. 1101, Peli
1359), ant. pis. emiro (P doc, lumeru a. 1173, ib. 425), probabilmente
giunti per via commerciale, come più tardi fr. émir > sp. emir (DCEC 1 e )
cat. emir (AlcM IV 755), it. emiro (DEI II 1464).
Anche il bizantino accolse il termine arabo nella forma àfxipòcc; -gSoi;
(IX sec, ma già à[xip VII sec, FEW XIX 5^; cfr. Kriar£s II 18), la quale
151-S; vìl^i ST" ^ ^^' ^^^"'^= ^°" ^'- ^'- ^ ^°= ^^"^ ^^^ ^-^' M^^^'^'^^. °P- "'■
noyvpJl" tal senso sono state avanzate diverse proposte: amir + kt. -àlis (Dozy in
Z°,ll T' ^^5),_amir al-bahr 'comandante del mare', amiT awwal ' primo e"
mandante', a m i r a m i r a n ' emiro degU emiti ', a m i r a r - r a h 1 ■ c^mandantrdeU^
DCEc'l lTir°am^I?Tfs-r'''. T'^" + .^ ^ " ^.^iU^.°^° ^' ™ detLiW scompS
154 T ■' / al- ali 'alto comandante' (DEI I 168a; FEW cit. 5b).
,«n/,-„ comspondenza con ant. cat, miramomni, ant. sp. almiramomonì (a. 1244), (a)mm-
mamoim [a. 161U, bmi XIX Gb), nel testo latmo-arabo di pace tra il re d'Araaona e il ore.
tendente al regno di Tunisi si legge (lacca, a. 1287, CDArag I 378) « nos AbdeTehehIt flu
nT21 «MlTfi *' '- "P^ ^;'T dBlla, Catalogna al re di Tunisi (Mo«, a 1291 CDA
te de tato^Tnni^? ?"^''^' Miraboaps M««o«i«o regi Tunicii iUustri'»; in un 'documerf
^MC Z.l • "* un consigliere del te Federico III di Sicilia (a. 1308, ActSicArag II
Mox r fio vl3trTy.t'.\r''^*^J=""° ^""P'^" Af.>««o«.«i regi Tunicii.:, et nobilisfimo
arabTsmi Tellril '^f P"'"" dei documenti citati (a p. 381) si trovano altri interessanti
^fct^> rt Sr.? 'w"' '^llJ^r'^ "^P'' ^=g«™ Mahumetl et per Idquibk et super
horlfonte ó W ,i f"'^^"' '' K^°^-f- \^^^. "'^=^. DECC I 227), sp. équibla "punto del
a° doc a n(TT^V%Tìf,'^^i\^r^\^°^t ^°' musulmanes dirigen la vista cuando rezan'
^yiTkiià h^h^iìf\jP^9^^^ 2^^) < ar. al-qiblah ' id. ' (Fkeytag III 391.,
S/fla do/ i4f fìi^TP^TT^ il^ì' P°«/^^<"-^« (1^ doc. XIII sec, Mach. I 145), sp!
-i^ almu^uT^' ^™" ^^^^ì- ^'^ '"'° P°^ =i "°^« Mox../7/w, lat. mediev. afmomìk
ri^'igf T .Li^ T"^^'''^"''"'' '^''*°^' P°«itor...' (Du Gange I 191), almmerim
DCEC T] 57 w!fT''^' <,^=P■-«^ ^y,^^"' «i- «i^srif (la 2oc «Wm-/ a. 1081,
a^ doc a 1211 lui rT''K,V'''''"^ f^" ''°'' ^"" X"I ^^'^- DECC I 218), port. almomife
LÌ«/A;/cT(a fsOO.'pZS: n 5o'S: '"°""^^° ^^" ^°<^' «°^«''"/" - ^264) e ant. vene.
. T % /i(
LESSICO
105
si ritrova in Sicilia e ha dato anche i cgg. cai. Ammira, Amirà, Armirà
(DCSC 35) e i topp. Armarà, Armirà (DTOC 16). Per aggiunte di suf-
fissi latini e non, per influsso del lat. admiror (> amm-), nacquero
dalla forma bizantina o dalla diretta voce araba forme che non sono certo
esclusivamente della Sicilia [amiratus, già in Eginardo, a, 801, FEW Le,
appare in Guglielmo di Puglia III 343, aa. 1095-1099 '^^), ma che qui pure
si ritrovano in parte, come admiratus, amm-, admiracia, cfr. a Palermo
« cappellam domini Christofori Amir aldi » (a. 1113, DocInNorm 10) e i
topp. « pontem Admirati » (a. 1292, CDArag II 334), « in flomaria admi-
rati Panormi » (= Fiume Oreto, a. 1298, not, De Citella I 34), « flumen
Amirati» (not. Salerno 2-9-1342); in Calabria Mirata 43 E 1; in docc,
arag. dell'XI sec, amirate (DCEC I 151«, DECH I 193).
Giunsero infine anche in Sicilia nuove forme createsi nelle lingue
iberoromanze per il mutamento di am- in alm-^: cat, almirall {V doc.
XIII sec, DECC I 215-17), sp. almirante (DCEC le), port. id., ant. fr.
aumirant (Mach. I 168), ant. it. almiraglio, arm-, almirante (DEI I 139),
Di qui appunto le varianti sopra citate almirallus, almiranti, armiraglia e,
con esclusione del presunto articolo arabo agglutinato, miragla, cfr, a Pa-
lermo « Sancta Maria de la Miraglia» (a, 1330, De Vie 110), «prope
partem fluminis de Miragla » (Barberi III 530), Miragla tonnara di Bonagia
presso Erice (not. Scrigno, 11-1-1468), feudum Miraglae presso Troina
(Barberi II 73), Miraglio fonte del Furiano (Amico II 136), Miraglia 51
F 2, il cg, Miraglia (se non è da Miragla, nome femm, a Trapani, not. Ca-
stiglione 11-10-1462), sic, almiranti (Pasq, I 79), cfr. il cg. sic. Merante,
it. merid. Almirante (DCI 52),
V. Introd. §§ 10, 34, 37, 67, 71,
19. 'AvT^àpi.v,
XI sec,
s.l.
1146
Cefalù
%ai àvajcàiJi'reTTi t) crTpaTO. %cf.i ìyyit^zi zie, tò MovoSévSp-n
%aX àito(TTpé(p'r] dq xifiv 0a&ùav %aX àva^àpiTcrT) xaxà
^px-rpou Ty 'Avr^àpLV (Ménager MonCal 322),
à-nàpXETai, rig tò ^ovt] tò àp.icpèt; toG ■rci^aSiou xai, à-nép-
XETat ti(;tò àvr^ap-^v Tig- xa!Qh>a.c, (Cusa 618).
Le forme attestate richiamano il cai, (RC) amara, (la)mara, -u * luogo
pianeggiante sull'orlo di un dirupo ' (NDDC 84), arzani ' id. ' (ib. 100),
^^5 II termine è proprio riferito all'ambiente siciliano; « Obsidibus sumptis aliquot ca-
strisque paratis, | Reginam remeat Robertus victor ad urbem, | Nominis eiusdem quodam re-
manente Panormi | Milite, qui Siculis datur amiratus haberi»,
15« Cfr, §§ 14-16 e note 62, 71,
^am
106
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
da ricondurre forse, secondo Rohlfs (LGII 41-42, NDDC 11 ce ) all'ar
?^? è a,'/ *7^^^^ ' °> P'^^ esattamente, a n è à r ' tectum domus ' (Freytag
iV Z43b}, ^ toit, terrasse d'une maison ' (Kazim. II 1203^; cfr. Peli. I
251, 287), insieme con i topp. calabresi Anzaru, -i, ecc. (STC 253 DTOC
12,_ 154, 388) e probabilmente anche Catanzaro, a. 1145 KaTavTÌ;àpiov
(rrmchera 181; etimi diversi in STC 827, 1853«) >='. La difficoltà opposta
da un trapasso ar. g > sic.-cal. z (> z) può trovare spiegazione nel tramite
deli elemento bizantino locale.
V. Introd. § 28: 30«.
20. Anzaratu.
1345
Catania
1455
Palermo
anzaru tu ("VNS 39).
anzaru ti r. j (Giufirida Bott. 489).
(Frevt?/nr..fr'/'?^'''^- '^"^^^^* ° ^-^-^ùt 'sarcocoUa'
1 01 -lof '' *"• "■ ''^^^''^^^> a(n)zeruto ' id. ' (DEI I 235 Peli I
aie à'rT^t'r^^^ w'I'^ ^^^' ''''^' ^'- ^'^^''' «^«p°-^ (Du
"^ange w. (^r. i 31), avT(;apoÙT (ib, 83).
V. Introd. §§ 19, 35, 41, 69. "
21a. Arangiutti.
post 1189
Palermo?
1287
Palermo
1298
Palermo
Videas ibi et lumias acetositate sua saporandis cibis ydo-
neas et a r e n g i a s acetoso nihilominus humore plenas in-
tenus, que magis pulchritudine sua visum oblectant quam ad
a^iud utiles yide^.tur. Hae quidem ab arbore sua etkm aim
maturaverint difficile cadunt, et novis supervenientibus ve-
teres cedere dedignantur; nam et tertii anni poma lam ru-
bea et secundi adhuc virentia et presentis anni flores in
eadem possunt arbore pariter inveniri (Falcando Epist. 185).
llTrfJn^i'J""'''' "^■'^''' ^'"^'^"^"^ gtanatorum, duobus
planzonibus arangiorum e uno pede arangio-
rum (not. DeCitella I 196), frangio
Affido di un giardino, con l'obbligo di corrispondere, oltre
la gabella m denaro, ara già ducenta et cartelluccias de
'" È fuori discussione un etimo lat. helciaria 'fune per trascinare ' (Faeé 4099).
1299
Palermo
ante 1312
Palermo
s.d,
Trapani
1319
Palermo
1329
Palermo
1337
Palermo
1340
Palermo
1352
Palermo
1356
Palermo
1367
Palermo
1373
s.l.
1429
Palermo
LESSICO
107
cerasia tres e dì restituire dopo un quadriennio iardinum
a r a g i o r u m , cetrorum et lomiarum (not. De Citella
II 42).
Contratto di vendita dei jruttì di un giardino, exceptis
fructibus arangiorum et fructibus unius arboris per-
sici, et unius lomie (ib. 317).
Item de lumijs, a r a n g i j s , citris extractis per merca-
tores exteros Recipit predicta doana prò qualibet Barcata
Tarenos ij (Pollaci 334).
Item prò quolibet centenario persicorum, granatorum,
arangiorum, lumiarum, citrorum et aliorura fruc-
tuum recentium, herbarum comestibilium, ceparum, alleo-
runi, decem prò quolibet centenario (La Mantia 32).
fomeriare arbores citrorum et arangiorum (Bresc
]ard. 70, nota 7).
vendidit [...] omnes fructus arangiorum nunc pen-
dentium in arboribus arangiorum (not. R. De Ci-
tella 28 aprile).
Si vendono fructus arborum arangiorum existencium
in cortilibus domorum ipsius viridarii (not. Salerno 20
settembre). Si vendono ì jrutlì arangiorum et nu-
cium lige, et unius pedis nucium cujusdam viridarii (Top.
II 37).
Cabellotus [...] omnium fructuum arangiorum nunc
existencium in omnibus arboribus arangiorum viri-
darii vocati la milza (not. Salerno 2 marzo).
domus [...] cum cortili et quatuor arboribus arangio-
rum (ASS^ I, 1876, 475).
vendidit [...] omnes arangios sui viridarii (not. Ama-
to 23 febbraio).
Concessione di case con cortile, in quo sunt piantate tres
arbores aranciorum (Top. II 18).
comu r a r a n i u quandu esti in acqua, la sua mitati oy
tantu esti chintu di acqua (SposVang 112).
legavit vineam unam ipsius magnifici testatoris cum eius
viridario arangiorum et aliorum generum arborum
(CFilSpec 107).
108
1478
Siracusa
1491
Noto
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
cultram unam ad unda et ad una banda ad pampina di
araniu et 1 altra ad buctunelH et rosis (Mauceri 111).
cultram unam laboratam a pampini di aranju (ib.).
21b, Aranginus.
pJLn gli^Pectas tres de duabus coloribus cum listis ad aurum
MeA^l^' T/%?''^'^'^''\"'''''Z-'-' '^^'""^ ^^^^^ «^^1^ Narantia et
Medica (Valla 7), ammu, albero e frutto (Paso. I 125 VS I 229 s 1
arancim ^'^ 'bocchetta di riso ripiena di carne tritata, mozzarella e sugo
d s ufato (VS 1 e ) dall'ar, n à r a n g ' aurantium malum ' (Freytag IV
2644 narang' bitter orange' (Wehr 1119^), con dileguo di « per
.knl/^J^i"^'' ^^^''°^ ^'' penetrata già sicuramente nelPXI sec come
I ulta ddk menzione di una « J. ^...,,„v. presso Patti (a 1094 Zi
770 , cfr. sic. arancera ' la pianta deU'arancio ' a Frazzanò VS I 228^
1 topp. « m centrata fassimerij "' de territorio oannrmHn . k ^.
^«»^ » (Palermo, a, 1321 Pollaci 2591 «Tn Ti *'''''"' ^'''''^'^■
Porte Patitellor^m >> (pÌto . 13 9 notT Del^XlT '^T"'
1336, not. Salerno 1 ottobre) e forse i nnl^ Citella^ aprile; a.
vene.* B.„, „.„i s^Lut^^^c n^rSo^rra^r
la consonante ^m. del «mine arabo si è o;nsem.a i li^e
"' Nome di un sobborgo di Palerm^; na„i w , diffusione dell'arando in Europa
conirala Faxjweri (not, R. D^ C teli! 13 airi ?ST'^''r'"''° ^^ ,=■'*" documenti come
tembre 1336), .. F«m;«mi (ib 4 seHembrT n=ì7? '' ^' ^"«'«.f" («ot. Salehno 24 set-
?«»«?// not. Travekso 5 spn-^li,f i^?o^ 1337) e. Faxumerii b, 9 giugno 13401 r
893, nota), all'ar. fTh al- m'f'lodie^/l r"^P°«<^-«te, secondo Amfri (SMS III
mutato in un documento ar.-s e in /2 1% > P™'?^ ° ^i Amìr ' Questo nome appt e
r eL? arpòv MapJa? (a. 1164?, ib iÒ7 TlT 12lw ?^ ^"'' ^' 'S^'. '^"^^"^^ «^^ Mafia',
1175, Siracusa 436), contrata VahsimJinJ'd' ììlì \f fe""^"'' ^^'^ i» F«J«/«m« (a
a»m (da un doc. geco del 1184 ib5lT 1 /290, MonHMans 50; F^«««.«, ib.) ?hax
Il 16), .. F«««.,i%. 1348, App. Top U" '■"'" ^'"<^^^riem (a, 1298, not. De CÌtella
Il f lT?"air(":lT'Ì?a6ivv ^,''^' V'' 5 (f«/«- ^'''-«^- (a- 1408 BiblScript
Arabia. (nome-proU l cfi^l'^S^ ='tpl,'cfat8tf '^ BedLJ^^'.^fel
LESSICO
109
iberiche: sp. naranja, -o (1" doc. XIV sec), port. laranja, con n- > l- per
dissimilazione a distanza '^'j cat. naronja ' toronja ' (DCEC III 499, DECH
IV 211); intatta essa rimane anche nell'it. sett.; lomb. narànz, ven. naranza
(DEI IV 2546), da cui gr. mediev. VEpàv-rJ^iov, vapàvr'^i (Du Gange Gì.
Gr. I 991), gr. mod. v£pàvTÌ;i, (Andriotis 227) e probabilmente rum, nà-
rantà. Ma tracce pur tenui della primitiva iniziale sussistono in Calabria
nei topp. Narancium (scomparso, STC 2710) e Naranzaio (DTOC 210);
cfr, ant. pugl. « dubblectum unum de cataxamito narangino » (a. 1266,
CDBar. II 4; ma « arbores tres de amngiis » a. 1341, ib. XVI 222).
Anche il bizantino doveva avere assunto il termine, direttamente dal
pers. n a r a n g piuttosto che per tramite arabo, in una forma *vaptx.Yr''OV
(DEI I 266), che può spiegare -ng- / -ng- invece di -n^- nel bov. laràngji,
larangjia ' arancia, -o ' (LGII 347-48), cai. (a)rangu ' frutto dell'arancio, spe-
cialmente quando è di sapore agro ', arangara ' arancio (albero) ' (NDDC
88), con i topp. Larangara, Laranghi, Laranghia, Arangara, Aranghia, Arango
(STC 2117, DTOC 13, 155).
V. Introd. §§ 28, 37, 52, 60, 66, 69.
22a. Artassu.
1314-1337
Messina
1321-1337
Messina
1348
S. Martino
XV sec.
s.l.
22b. Arjcassari(si).
1354
s.l.
in una isulecta, la quali era forsi a xxx migla a r r a s s u
Troya (Eneas 26); Idllu locu, ka non ni esti troppu ar-
ra ssu (ib. 50); navigandu multu atrassu (ib. 63);
alcuni autri, li quali eranu arrassu (ib, 109),
non multu a r a s s u da li faldi di lu monti (ValMax 33).
Delonge, adverbium... idest d'arassu (Senisio 25).
Elonge, adverbium... idest d'arassu (ib.).
per multu ki si' a r a s s u (PoesSic II 149).
simu arraxati | di for di nostra menti (PoesSic I
25).
'^ Cfr. ar. magreb. laran^, Urania (Steiger Contrib. 173), malt. larìni, larin^a (Bu-
STJTTIL 144-5) acc. ad arinia (ib. 9),
y
no
1451-1473
s.l,
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1475^
Catania
Di quistu pregatilu comu fidili cavaleri, chi valii-usamenti
conbatta aczò chi periculu non vegna alla nostra genti
anczi si ndi arrassa (LibrSIher 57); in ti si allegra
1 anima mia, a tti sulu la mia menti desidera di accostatisi
però chi cui si arrassa di ti pirixi (ib. 73). -
di la aatri si arrassau chircandu un pocu (PoesSic
il 24); ma divmu beni essiri dampnati, | chi per defettu
Ioni si arrassaru | di la santa veritati (ib. HO).
Sic. arrassari ' allontanate, scostare ', rlfl. ' allontanarsi, farsi da par-
te ' (VS I 254), arrassu, anasu (avverbio e prep.) ' lontano, lungi ', arrassu
sia! 'Dio non voglia ' (ib.), cai. arra(s)sare, arra(s)su, arra(s)susk' {^TiDC
93-4), salent, rassusm (VDS II 534), napol. arrassa, arrasso (D'Ascoli 70)
da russo 'da discosto, da lontano' (Andreoli 326) dall'ar 'arasa
' declinavit recessit ab aliquo ' (Freytag IH 133è). Tale etimo, proposto
da Gioeni (33), e sostenuto giustamente da Pellegrini (I 218), con eventuale
influsso di ar. ' a r a s a (Freytag III 134^; ne darebbe conferma la va-
riante arraxait citata qui sopra), contro Par. ' a r a d a proposto in REW
665a e accolto da Rohlfs (NDDC Le). .
V. Introd. §§ 74, 75; 30«.
23. Attutii.
1475
Palermo
1521
Monreale
1547
Palermo
candilerium unum de actuni (Salomone Marino 230).
crucem unam de attone veterem (MiUunzi 317).
unu paru di candileii grandi di attuni usitati [.,.], unu
bacili di manu di attuni (ASS^ XIX, 1894, 113)' dui
manÒ(ib li7)*'""'' ^'^"^ ^^° ^acUi di ottuni di
euard^lS ""^ ^^"°^^^^° di discrezione del presunto articolo, che ri-
guarda 1 Italia non settentrionale, gli esiti romanzi delPar. 1 à t u ^ ' otto-
ne sono raggruppabili in due tipi, dei quali uno ha mantenuto la -.-, l'al-
£i an Trr;V"^ :'■}'.'''' ^'^ ^°^- ^^^^^^'« ^- «^2), port. larao, cat.
3 4^5 D^rrV^T r^u ^'''''' ''''■ '''''' (Steiger Contrib.
clZì. ^ ' °^P^ "-^ ^^4, FEW XIX 106-7, DEI IV 2707)
Contro la tesi^ enunciata da Steiger {Conirib. 355 > nota 1 Aufin 36 37)
e accolta in DCEC DECH p VV\Y7 m ^ i n ' ( ^^''
v^r-v., un^ti e JhEW (U.cc), che vorrebbe irradiatosi dal-
LESSICO
111
l'iberoromanzo il primo tipo, dal siciliano il secondo, stanno non soltanto
le testimonianze di sic. attuni^^\ piti antiche di quelle di ottuni {id., Pasq.
III 380) che potrebbe ben rappresentare un italianismo '*^ ma soprat-
tutto la diffusione del tipo attuni nei dialetti dell'Italia meridionale, nei
quali la voce non può essere penetrata da nessun'altra zona piil plausibil-
mente che dalla Sicilia: cai. attune (NDDC 106), cfr. forse Lottonu, fiumi-
cello nei pressi di Rossano, ma nel sec. XII la gumara di ly Lathoni
(DTOC 410); lue. attón (Bigalke 1577), contro uttunàr ' chi lavora l'ot-
tone ' (ib. 17541); napol. attóud (D'Ascoli 86) e attunaro 'ottonaio'
(ib. 87); irp. attóna (Fare 4933).
V. Introd. §§ 4, 33, 35, 43, 60, 69; 22«.
24. Azaloi'a.
1393
Calatafimi
la mandra di A z a 1 o r a (Guarneri 305).
Sic. aczalora (Scobar) e azzalora ' lazzeruolo, mespilus apU folio laci-
niato ' (Pasq. I 38, 172), anzalora (Vinci, ib. Ili), a£zalora, -u ' lazzcruolo,
Crataegus azarolus ' (VS I 345), anzalora, -rara (ib. 207), ecc., dall'ar.
a z - z u ' r il r (D'Al.-Calv. 50-51 ) o az-za'rurah (Steiger Contrib.
285; entrambi gli etimi accolti in Peli. I 185), con i topp. territorium Aza-
lorae {Vitti 944), Azzelora 55 B 2, Lazzarola 49 B 4; cfr, cai. azzarola, -u
(NDDC 109), arzarola, -u (ib. 100), lazzarola, -u (ib. 358). Anche sp.
aceraia {V doc. 1611, DCEC I 23, DECH I 35), port. (a)zarola, cat.
atserola, fr. azerolle, it. (l)azzeruola (Lokotsch 2206).
V. Introd. §§ 37, 47, 57, 67.
25a. Azara.
1321-1337
Messina
1330
Palermo
1336
Messina
jucandu issu a la zara et vincendu (VaMax 408).
jocari a la zara in li taverni (De Vio 109).
ópTQS^otxEV Èv 5uvà[j(,et, ÙTtauwfii; xai, %o\.vr\c, Secrf^w xal àva-
M[xaxoc, Eva \i\,iViC, t65v y,ovaxwv Pactà^si, 'à-vika tic, ■x'ì\v
txovfjv [irlyxz tou iterai tlg à ^ à p i, a otti. àvàpi^ocrTOV
èff-cViv (CMessGr 157-58).
'^' Per Steiger [Aufm. 37, nota 2) il sic, latuni mìtallu ' orichakum ' (Scobar in Trapani
347: leggi attuni) è un ispanismo,
"2 La -o- in sillaba atona induce a ritenere la forma estranea al siciliano.
1
li
112
1348
S. Martino
1352-1388
S. Martino
1373
1398
Palermo
1426
Calascibetta
25b. Azatdìxm.
1300
Corleone
1337
Palermo
1401
Castronovo
1421
Licata
s.d,
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Alea Ice.., instrumentum pesti++ quod vulgo dicitur
da {du), vel ludus ille dicitur aczara (Senisio 20).
Quisti tali malvasi ioki, et specialmenti ioku di a zar a
et di tavuli, sunu divitati per multi cosi disonesti et per
multi peccati li quali indi sequitanu di tali ioki (LVV 53);
in tali viglari lu homu fa multi mali, comu iugari a scacki,
a tavoli, a la gara (ib. 62).
cui non poti rendiri ka iucau a la zara non esti sculpa-
tu, ma esti dignu di essiri bactutu per lu fallu cummissu
(SposVang 41).
iocu de azara (Lagumina I 201).
Item ki non sia nulla persuna di la dieta terra di Calaxi-
becta ki possa iocari a la zara (CapInCDem 32).
ex causa ludi a z a t d i ad getanciam f acti cum pluribus
aliis personis (TabSMBosc, doc. 27).
ludere ad azardum, videlicet ad pecuniam (not. Sa-
lerno 5 settembre).
Item si quis ceperit pecuniam in ludo azardorum per
vim contra voluntatem patroni (CCMun 150).
dignetur ipsa regia maiestas providere quod in dieta ter-
ra non ludatur ad hazardum (CapInCDem 359)
Et si fotte contingerit aliquod ludere ad datios vel a z a r -
dum in pecunia vel ad vinum, sit cognitio Pretoris et
ludicum Panhormi (RaccConsSic 502).
25c. Azaraturi, azareri.
1348
S. Mattino
Tabulanus a uin invenitur prò hiis qui ludunt assidue
cum aleis, qm dicuntur azaraturi (Senisio 28) Tes-
sermi dicuntur qui cum taxillis ludunt, azareri (ib.).
V ^s? '%'''■'' ' r°'° '^"^ '' ^^ ™^ *^"^ ^^^"^ '' ' pericolo e danno ' (Pasq.
V 386; m Trama 1114 solo la r accezione) si fa risalire aU'ar. volg. za h r ,
LESSICO
113
zahar (cfr. Peli. I 183-84; ar. class, zahr 'fiore', DCEC I 347^).
Forse però, con ant. it. zara (XIII sec, DEI V 4108), andrebbe meglio ri-
condotto al f . 2 a h r a (nome di unità, ' flower, blossom ' Wehr 446^?),
quale prestito per via commerciale (cfr. FEW XIX 205^, nota 5), piuttosto
che messo in rapporto con i maschili sp. azar ( l*' doc. Alexandre, DCEC l.c),
port. id. {r doc. XV sec, Mach. I 288), cat. atzar (T doc. 1683, DECC I
488-89), ant. prov. azar (XIII-XIV sec), ant. fr. hasart (circa a. 1250; lat.
mediev. azardum XIII sec, Niermeyer 75), fr. hasard (FEW XIX 203-05),
ant. it. zaro (XIV sec, DEI l.c; lat. mediev. azarum a. 1288 a Bologna,
Du Cange I 504 s.v. azardum), rmn. zar (Lokotsch 2186); cfr. anche gr.
mediev. àt,àpi (Du Cange Gì. Gr. I 31), ngr. ^àpt. (Andriotis 112), ngr.
dial. àt^àpi (Brighenti I 18). Comunque, poiché l'esito diretto dell'ar.
z a h r a h in Sicilia è zàgara, zàara ' fiore d'arancio e spesso di altra pian-
ta ' (Traina 1112; iàgara, Voc. 489), pant. zàghira, zàgara (Peli. I 281),
cgg. Zàgara, Zagra, occorre pensare per zara alla mediazione di altra zona
romanza.
Dalle attestazioni citate di (a)zara e della forma concorrente azardum
di provenienza francese, risulta che anche in Sicilia non era ancora invalsa
l'accezione, piìi tardi prevalente o esclusiva, di ' rischio ': cfr. azzardu
' ardimento, audacia ' (Pasq. I 172), ' rischio ' (VS I 346) '''.
V. Introd. §§ 4, 8, 10, 47, 63, 71; 123«.
26, Aziza.
Il nome della Zisa (dial. 'a Z'isa), che designa una contrada di Pa-
lermo ed il magnifico palazzo [cassarum 67) fattovi edificare dai re nor-
manni, appare alquanto frequente in docc. medievali della città: a. 1193
« secus viam que ducit ad castrum Xixe » (Top. II 69), a. 1238 « in cen-
trata Assisy » (DiplPrFond 50), a. 1260 « in centrata Azize (ib. 98) e
« publica via azize » (Top. Il 8), a. 1274 « Ecclesia sancte Trinitatis de
Azisa » (ib, 58), a. 1299 « tenimentum Asize » (not, De Citella II 369),
a. 1348 « in centrata que dicitur di la sisa (Top. II 53), ecc. Detto nome
deriva, come il nome di donna ebrea Asisa (a. 1298 a Elice, not. Maiorana
22, 66)'**, dall'ar. 'azizah, femminile dell'aggettivo 'aziz 'raro,
prezioso, splendido, eccellente, glorioso ' (Wehr 71}a; Peli, I 217, 288),
al quale risalgono sic, zizzu {ziizzu) ' dicesi per lo più di quegli, che usa
negli abiti soverchio artificio, e che va composto: affettato, elegante, com-
t
i
}
ì.
i
'*' Ambrosini 44 definisce i derivati azaraturi e azareri rispettivamente « italianeggiante
o francesizzante (o catalano?) ».
iw Cfr. in una « platea » lo stesso nome 'azizah — à.^'hK.^ (CusA 4Vb).
114
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
posto ' (Pasq. V 395), ' elegante, ben messo, venusto ' (Traina 1117) a^ib
zart adornare, rassettare con diligenza ' (ib, 106) ''\ ì cgg Zbm \ jL
e i topp. >u Zinu 'a Zizza (STS 86, con etimo errato), DoS. J^ Trllnf
da ayn azizah ' sorgente eccellente, preziosa ' Peli T ?S7^ n.!!
Sisa a Palermo (Top. 1 114, nota 1) '^ ^^' ^''"'''
V. Introd. §§ 7, 47, 60; abasisa 1.
'^^'^£^Ìi^^^:X^:^fi:^T'^^^ ""'' "2 e nota 45).
sono aggiungere a quelle raccolte inamarì DuFom 27 ?8St7r?°^'"''" ^^""^°^ ^^ P°^-
grafia). Corrispondono ad un paretimolosico dnnn^ 7-'ol„ „ -^ ^^^"^^ '^°" ^^lio-
babilità: Donna 54 B 6, cfr. ;,/. mXo m SaCaruta/rih.I? 'Jr''' ° '°'' «"«l^^ P^"""
presso il fiume Delia (ib. 373) Do^wX Ìm^n?! !. ipt '"^^,?^^'^^^° I 277), gorgo
I 373, II 447), Donna di G^/.go sorgente deU'K ° Salso (Amico
Donna Dolce 56 B 2, DonnafmaTa56 7 li '^?° ^ ^^^' ^°'""' '^^ ^"P" 54 B 6,
(a, 1401, CCMun 139 , JZd donna jL„a mlZ V'Z' F««'-«^«^Pi-«sso Castronovo
Db c1S rS «.« (. 128, not.
Witso 12 novembre 1443), in co«/« « SVS ?a^ 34^7 T l^f^'^ ^'««^« ("o'.
ayn bill a wn 'fonte cristaHina ' (cfr. Wehr 9T/ ' ' ^^^'^' TabSMart, doc. 133): da
vlj-swwj-te» fonte presso Palermo fa 1287 ni; n r^
«/to/e (a. 1229, Moriillaeo 403), CamdiZi} hli \ }} ^ì^^> '" «°«"-«'« ■f^«3'«-
presso Caktafimi (a. 1393, Guarnert 306? d/ "avn .f i-^' t°^>> ''«^''«««' l°=^Ìitò
Wehr 451«; SIC. M/to«i ■ specie di olivo' :ÀrL V" ,f "^«yt^n 'fonte dell'olivo ' (cfr.
MoA°*;;tif„<Sj scsf f[5*"f ?* '» "«»• /". m». .. 1258.
serpente
Pell. I
v.xavSàxLovBrePELZ'^l"' ■■ - - ^— ' — '*^^, rr. /-a;
IZ i^.^^fi."' 'J"^' «° ™) ' ''" an-nafelah ' fonte della palma ■
LESSICO
115
27. Azoluiii.
1402
Palermo
1451
Monreale
1460
Trapani
1470
Trapani
1491
Noto
1507
Monreale
4 balli di pani di bona derata et fatti li a z o 1 i sianu
beni scuri e non chi sianu nulla virmiglia (AntTestSic 61).
uno cammiso cum so stola manipulo di iambillocto
aczolo et so amictu (Millunzi 315).
ex pretio venditionis [...] unius vestis muliebris coloris
a z 2 o 1 i (net. Castiglione 4 settembre).
ex predo venditionis et assignacionis cannarum trium pan-
ni maiorchini coloris azoli (net. Girami 26 novembre).
cuttettum unum aliud panni di mustiucleri a e z o 1 u cum
pari unu di manilii nigris prò unciis sex (Mauceri 111).
una cappa di villutu aczolo casubula et tuniclielli [...];
uno fruntagio di brucatello murisco cum soy frinczi di sita
jarna et aczola (Millunzi 311).
Il sic. aczolu (Scobar, in Pasq. I 36), azzolu ' color turchino cupo '
(Pasq. I 173), aziolu agg. ' azzurro ', ' di color turchino cupo, detto dei frut-
ti e dei' fiori di numerose piante ', * livido ', ' verdastro ', sost. ' turchinetto'
(VS I 350) deriva dall'ar. volg. * 1 a z u r d (da pers, 1 a z w a r d ' lapi-
slazzulo '; ar. class. 1 a z w a r d ' id. ', Freytag IV lOOtf). Probabilmente
Ainramil (a. 1266, ACAgr 195), forse cfr. Ramilia 55 B 4 (ib,, nota 2)i da 'ayn
ramliya 'fonte sabbiosa' ? (f. di ramli, 'Wehr 418tf).
Aynisifi (census Tabernae Cayti barelli prope aynisifi, a. 1312, Top. II 95). da 'ayn
as-sifà 'fonte della sahite ' (cfr. §afà ' sanatio ', Freytag II 436è; Éifa 'cure,
healing, restoration ', Wehr 560fl); dalla fonte prese il nome la bàb d-Ufà 'porta della
salute ' Top. l.c, nota 2; Pell. I 289).
Dynlitnradi (iardinum fontis Dynlimradì, a. 1235, DiplPrFond 43): da 'ayn al
ni u r a d (' monticule de sable ', Kazim. Il 10S9fl) o a 1 - m a r a d ('sol dur où l'eau n'étant
pas absorbée demeure stagnante ', ib. I 952&).
Aynissey (in contrata Bayde prope fontem Aynissey, a. 1298, Top. II 49), forse l'attuale
sorgente 'Misso o Nixo: da 'ayn 'Isa 'fonte di Isa' (nome proprio, Starkabba, in ASS^
SII. 1887, 395 e nota 2), cfr. ad fontem yse (CusA 187, r. 16) = ' a y n 'Isa (ib. 215, r. 9).
Ayinbuchimar {in contrata Aymbuchimar, a. 1287, not. De Citella I 45 e 171): da
'ayn (a)bu himar ' fonte di quello dell'asino ' (cfr. h i m a r ' asinus ', Freytag I 424è
e, per { a)biì, ar.-sic. qal'at 'abì Mma 'la rocca di quel dal neo ', cg. sic. Buscemi, Pell. I
317).
àEiVTiXpaocàp (a. 1141, Cusa 18 rr. 4-5); da 'ayn al-baqqàr 'fonte del bovaro '
(cfr. De Simone 22).
Il nome della aiti ctimaa (a. 1159, DocInNorm 84; così nell'originale), localizzata pres-
so una cudit ('collina ', v. 154) beni callele e un mons ptitei serpentum, dev'essere stato scritto
erroneamente per fons gemaa; infatti di una fonte di tal nome si fa menzione nel « Rollo »
(CusA 186, r. 4; cfr. Pell. I 285) col suo corrispondente ar. 'ayn al-iama'ah (ib. 212, r. 17,
V. aljama 12, nota 144), come vicina anch'essa ad un monticulum eben kallele e ad un
tertenim (fr, tertre) putei serpentum.
116
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
gè Gì. Gr. I 781) T diaTTaS ' '°^°' '^^'"^^"^ ' ^^^^ Can-
(Du Cange I 505) ant L L? M ^T. ^^^^"^^"°^' Hisp. azul '
Pa. 1 • £ ' ^' '^^^^ lapislazzulo ' (a. 1192 PpII t ^-^n^
Per le vane forme romanze v. Lokotsch 1311 FEW XIX 107 Tn« ^'
V. Introd. §§ 33, 37, 47, 57, 60. 107-108.
28, Balasius.
'varietà di colore del rubino tZl^ £ S tl^'^Vr^''"^- ' ''°^'
«va per via commerciale daU'ar b alaiT'^l ° ^^T' ^^^^ ^^-
persiana del £«/«,^itf-„ o 5aitfAia-«' ;,.ctL " • , "°"^^ ^^^^^ provincia
Batt. I 950), fr. e prov ZllZ uT ^°^,f •/«^^^«« inalasse Dante,
i" Sicilia: a. 1293 << io la Ìfc!L?" .T ^ ^^'^^ ^^^^^ ^"^«^^^io^^
natum cum aquila una dfau^o iS^^ ''^^^^^ -"«^ i^pei-
tó..o. in pectore [...] guanSune ? ^^"\ '^?, '^^^^^^ ^^^^"^^ tres
prasinis turkiskis e 1^21^" TT Yf'^'' ^^^^^^^^ ^^^--
1369 «mergulum unum ma^r uri^^^^^ ^"'^^^"^ ^ ^^-^^^^^ -
grossis duodecim, ^.te„v. VlT uno v di . "'°"' "'^'^^ ^"^ ^^^^^^
(Lanza di Scalea 330) « aldeZ A ? ""'^"^ " ^^^ mediocribus »
perlis quatuor, ysmer Idi tS^^^^^^^^ ^"^° ^^ ^-^-^^ nostra cum
^.j^^^^ y ^eraldis tribus et balaschto uno prò qualibet earundem »
V. Introd, §§ 63, 69,
29, Balata.
1184
Palermo
1195
s.l.
a^atas gurgitis (Mazzaiese Bardella 94).
LESSICO
117
1230
Avellino
1242
s,l.
1373
s.l.
1437
Trapani
lectum b a 1 a t a e in ipso flumine a patta lata consita in
posta barcarum (Huillard-BrélioUes III 240, Pirri 936).
[Fines] fuerunt a vallone qui dicitur Conqui et vadit per
medium montis Chiperii et descendit per Sindis usque ad
nemus Terrase et descendit per B a 1 a t a s usque ad val-
lonem Sancti Brancati (Huillard-BréhoUes VI 20, Pirri
764).
dananti la porta di la gructa di lu sepulctu, una grandi pe-
tra balata taglata, per clusura (SposVang 284).
vendidit [...] balatas duodecim de salina insole Fa-
gugnane ad opus actelli fiendi in dieta ecclesia (not. De
Nuris 21 dicembre).
Il sic. balata ' pietra piana, lastra, o lastrone ' (Pasq. I 180), vaiata
(ib., V 275), bbalata ' grossa lastra di pietra lavica o calcarea, lavorata o
non, adibita a vari usi in muratura ', ' roccia nuda e liscia che alEora dal
terreno ', ' tratto di roccia compatta e tabulare in posizione orizzontale o
in pendio ' (VS I 373; cfr. Giuifr. 42, 62), con i derivati bbalatunì ' gros-
se lastre formate di arenaria, calcare o argilla ', ' blocco di tufo calcareo,
a forma di parallelepipedo, con cui si costruivano le case a Palermo ' (VS
I 373-74), abbalatari ' lastricare, selciare ' (ib. 5), ecc., passato anche al
cai. balata, belata ' grande lastra di pietra, lapide sepolcrale ', ' soglia ',
' davanzale ' (NDDC 749), deriva dall'ar. b a 1 a t ' solum complanatum
ac pavimentum laeve; terra, lateribus tessulisve strata; ' Xi^ócrtpcoTov; Su-
perficies terrae, vel terra quam maxime dura ' (Freytag I 153«; cfr. Peli.
I 251), nome di unità balàtah ' floor tile ', ' flagstone, slabstone ',
' paving stone ' (Wehr 88^).
Il prestito, che si ritrova anche in Spagna [balate ' vereda en los
extremos de las heredades, que les sirve de lindero ', 1" doc. a. 1672;
Albalate top., DCEC I 374, DECH I 470), ha però in Sicilia e Calabria
le più antiche e abbondanti attestazioni, anche in funzione toponomastica;
oltre i topp. arabo-siculi del « Rollo » (Peli. I 290), cfr. a. 1136? « etr tò
^ùaxiQv ouEp XéyETat twv PaXàTcov » (Cusa 116), a. 1140 « pervenitur ad
aream que dicitur Balate » (ASSO IX, 1912, 353; da un transunto del
1281), a, 1172 « conscendit recte recte usque ad aream balate, et ab area
balate vadit [.,,]» (DocInNorm 151), aa. 1188-91? «per pedem de
balatis Perieli » (ACAgr 89), a. 1306 « in quarterio Albergarle in con-
trata que dicitur de Balatis » (Top, Il 14), ecc.; in Calabria: a, 1050 circa
« àp.niXiov 'TCEpiopicrfjiévov à-nò (BaXàTav 'éuòc, paXà-rav » (Guillou Brébion
199, r. 511), « àirò tt^v PaXàTav T:fi(; 'AXuxf)!; » (ib,, r. 513), « "ETspov
Xupàcpiov ÙTCoxàirw xr\c, hx^X-qc, Ti BaXàtov » (ih., r. 528); piti antica
118
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
di queste attestazioni, sia pur di poco, è quella campana del top. Balata,
a. 1046 (CDAmalf 94). Tra i topp. moderni cfr. Balata 49 D 3, ecc.'
la Balata 54 A 5, Balate 50 F 4, ecc. (v. anche STS 88).
V. Introd, §§ 21, 33, 43, 68; crepiaTov 233.
30. Baptlneum,
1283 Viene concesso in censo quoddam B a p t i n e u m diru-
Palermo tum juxta flumen Busammar'« Mansionis Panotmitanae,
m loco, et territorio dictae Mansionis, cum aqua ejusdem
iumims cum suis structorìis, et stenditoriis, et cum cal-
dana parandi (MonHMans 203).
La forma, qui isolatamente attestata nell'indubbia designazione di
una 'gualchiera', richiama, per precisa identità semantica e stretta affi-
nità formale, due tipi lessicali, sui cui etimi, e con essi sulla possibilità di
un orìgine comune, si è ancora lontani da un preciso accertamento. Si
tratta di;
a) Yi_r^^è:i^v. hacteniefìum ' molendinum, ubi panni tunduntur '
a. li)^ uu Unge I 514), batanderium, hatentorium, hatenterìum ' prò
loco m flumine ubi cannabis tunditur et maceratur ', batanderium (a. 1064
a Pmerolo, ib. 602), batenderius ' id. ' (ib. 603)-
Un. ^ì T; T; '""^■'' t''T ' ^°"^^" ^' ^°^^^°^ '' g"^^^-' beam. batan,
Imguad. batamè ' ouvrier foulon ', 'machine à foder les draps ', tolos
^yre 'foulon' (FEW I 296a), sp. batan ' màquina generaW S:
S ?' r^"'''' " 'T'' T°' ^' '^"^'''' "^«^i'^"^ P°^ "« eje, para
fi J f'T"""' ^ ""t"''' ^°^ P^^°^ ' (^^^ 172), batanero ' e que
cuida de los batanes o trabaja en ellos ' (ib )
Dorto^fra Td '^'' ^'T '^^'' '™ '^^°"^^^^ ^^ P^°P°^t^ ^i un rap-
ent"amb W T.. ™''' T'"^ "'^ °^^ ^^ ^^2), che riconduce
edmo i if n^ "r'- ^^ ^f'^ P^' '^ *^P° ^.^.«^m«« tale
SrCani WO^'rnlI' ^T'^' ^''''' ' Percutere, verberare '
ZmITC""' ''TT-' ^^^"^ ^^'^•)' ^^ ^°^ «-^i««^ -^^-niente
Alla tesi, largamente afermatasi (cfr. REW 996, FEW l.c), di una
^«VTgf 7 4^?' it f ^' '■ "^2 €d'ah bu samarah (CusA 232, t. 13) = ^«Z«-
LESSICO
119
derivazione di sp. batan dallo stesso verbo latino, Corominas (DCEC I
424-25, DECH I 541) dichiara di preferire con Steiger [Contrib. 159)
l'etimo ar. b a t ( t ) à n ' moulin à foulon ', nonostante i motivi di incer-
tezza inerenti alla datazione piuttosto bassa delle forme romanze (sp. XV
sec, prov. XVI) e la mancanza di attestazioni antiche di quella araba (tu-
nisina). Pur ammettendo che le forme lat. mediev. batannum (1* doc. a.
1263) e batandus (T doc. a. 1171, Du Gange I 602) sembrerebbero recar
conferma, per la loro attestazione in Francia, alla tesi dell'origine latina
e indicare un'espansione della voce da nord verso sud, egli trova invero-
simile che la -t di un ant. fr. *batant, che dovrebbe esserne la base, sia
sparita senza lasciare tracce nelle forme latinizzate, in un'epoca nella qua-
le questo fonema in posizione finale era ancora percettibile; invece per un
passaggio di -n a -nd- cfr. anche il sic. cabandu per cabanu 47.
A prescindere dal nostro baptineum, che come il citato batannum
ci pare rientri, nonostante la differenza vocalica (-/- per -a-), nel secondo
dei tipi sopra richiamati, la Sicilia può offrire ancora qualche altro ele-
mento per una riconsiderazione generale della questione. Una penetrazio-
ne di halcatorium 'gualchiera' (a. 1214 a Cassino, Du Gange I 533),
valcatorium (P doc. 875, ib. Vili 234; cfr. il top. Varcaturo 43 A 5, in
prov. di Taranto), dal francico *walkan (cfr. DEI III 1882 s.v.
gualcare), è qui debolmente attestata: a. 1092 « Indulsimus eidem Mona-
sterio quod habeat munite in perpetuum libertatem [...] in nemoribus,
campis, terris, aquis, balcatoribus, molendinis [...] » (DocInNorm 5); a.
1328 « TÒ PaXocttToùp'nv cyr'-ai' P' » (GMessGr 34); a. 1332 « aito PaXxa-
TO(ipif] oYYiai al » (ib. 99); a. 1336 « PaXxairspa ùSpo^JiuXoi àypàpwx xa^òXzc,
%ai Txàvxa Tà ^Tspa » (ib. 158).
Termine nettamente prevalente è stato invece battenderium: a. 6625
= 1117 « fluxus aquarum ad confìcienda molendina, et battinderia, et
alia ad apta » (Pini 1039); a. 1141 « recogn[osc]ens iniuste me hactenus
tenuisse molendinum et battenderium et gardinum » (DocInNorm 41);
a. 1146 « facere molendina, et battinderia, et siquid aliud voluerit » (Pirri
1021); a. 1186 « de quodam molendino battenderio, et jardino »; a, 1251
«de [...] censu haptinderiorum curie» (RollRub 194); a. 1350 Molino
di Battinderi contrada di Paterno (Ardizzone 203). Gfr. ancora a. 1086
PavciSàpta = PaTivSépta in un doc. da Melfi del conte Ruggero (Du Gange
I 602c); cai. vattenderi, battinderi 'gualchiera' (NDDC 757), coi topp.
Battendieri, Battandieri (DTOC 23), Vattinderi, ecc. (ib. 364, 390; STC
488 b, impropriamente fatto derivare da sp. batanero ' follone, gualchie-
raio '); salent. vattinniird, battendiera (VDS III 802).
Mentre non v'è certezza che siano stati i Normanni a importare in
Sicilia il germanico balcatorium, è ovvio che ad essi si deve l'introduzione
'^mmi
120
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
del francesizzante battinderium "^, al quale in mPt-itn oll'^.- • r
estenderemmo la propensione ver o iSmn T T""^ ^°''*'^''
rnCFf P npPH ,f "Pf°'^°"^ ^f ^=o ^ ^timo arabo espressa da Corominas
(DCEC e DECK II.cc) per sp. batàn. Non è chiaro se, nel ricondurre X
eTX I^S?1 cT\"^^'"1 ^"'^^- b^nàn/ple ^i fisi)
quale appunto lo consideravamo (STcìO^^^^"^^^ ° ™"' '™^'
siciii^Si ss^^ s::s '-tll^r ? '' '^^^^^^ -f ^^^^° ^^
fCusa 207 r 51 - 1.1 ^ ^^^™^^^ .' ^^^^ ^ "so di ar. manàqi' ne « Rollo »
^:^^^2^^SZ:^r:l^f-^r unum (ib. 182, r.
macera il lino o la canape ' fSH T „"'r''°^<^ 1^^^^^, «^^g^^^te dove si
macerazione deUa canapa o fotone ' (£' JT" ^''^'^^T^^ ' ^°^" ^^^ ^^
assumere valore di inizio negativo. ' ' "''' '^^ '^'^' "^^^^^
Tuttavia la radice a cui il sost i^pahr. i^ ^ .■
batana ' ouater fourrir ' 'fonW ? questione appartiene, cioè
questa seconda acc;z ^ ^nut 1^ "^. '^P'^^ ^"^ ^*°^- ' ^^^
96^), è rappresela aTsidlin?. ^ u T'r'° ^' '^- ^''''''' "^ ^ozy I
' cavi é, crfux vide ' Do^v 1 ^ f n' 1 p'if "''"^ ^^^^' ^"^^^ ^^ ^^- ^'^«
218, r; 17) = tJ^:^^_ ?3t ; f; ^^naUania, (Cusa
derivare sp. ^W,'« 'zanja que form n .. 1. ^' 7 ^"^'^^ ''"'^ '^ ^^
semh. p„p,: d^,t rato'" ™ ^*™*"="'° ^''-"'° =>-= -
«^\sr'rrta!ri pr-T'^, ^^' ''=• -«^"'' ^
da RoUft (NDDC 737 si Zj ? , ?'™ "■'■'■ '"Suito ora anche
(a 1087? ;fr p '"'°' P"'»^ '^he, col matrimoT de mnt' t' '' ^ visto presente nel Utz-
mca in Sii'- ^'^"'^C'^usi Slratif. 134 noa tR9^ .„ conte Ruggeto con Adelaide del Vasto
LESSICO
121
cazione toponomastica 'ayn batàn (Cusa 237, r. 6) = fons luti (ib. 198, r.
17), e formalmente identico al già citato ar.-tunis. hàtàn ' fuUing mill '
(Wehr 79b). In Sicilia il significato di ' lutum ' non è scomparso del tutto:
tra le varie accezioni locali di vattali, -lu, -nu raccolte da Pellegrini (cfr.
anche VS I 397 s.v. bbattdi e NDDC 757 s.vv. vattale e vattana) si trova
pure ' fango ', cfr. bbattdusu (Buccheri) ' sudicio ' (VS Le). Lo sviluppo
semantico arabo in ' fuUing mill ' si spiega con l'uso del fango argilloso
nella lavorazione dei tessuti. Per vattali le opinioni oscillano tra un etimo
indipendente da quello di vattanu (dall'ar. b a 1 1 a 1 ' fuori servizio ',
' che non funziona ', Peli. I 153-54) e un influsso di canali su vattanu
(Peli. I 279-80; «Boll. » IX, Le), supposto da Pagliaro {Asp. 365-66), il
quale però poneva la voce siciliana in rapporto col malt. mha'tar ' humi-
dum et post recentem pluviam excultum terrenum ' (Vassalli). Ma l'esi-
stenza di un rapporto diretto tra le due forme pare confermata indiretta-
mente dall'attestazione delle varianti batanderium cit. e baptalerium in
documenti di Pinerolo (Du Gange I 602).
V. Introd. §§ 10, 43; 92n; tangile 263.
31. Barbacanum, -us.
1159
Messina
1240
Viterbo
1253
Messina
1263
Palermo
a turri nova rotunda, quae est in angulo super barba-
c a n u m sicut vadit per murum Civitatis usque ad do-
mum Apelati et sic descendit per mediam avanellam (Pirri
98, De Vio 6, BPI 41).
vineam quam plantaverat in flumine Abbas, piscariam quam
faciebat in ipso flumine, b a r b a e a n u m extra portam
Thermarum Panormi et aliud barbacanum intra
moenia civitatis Panormi [...] ad manus nostre curie re-
vocasti (HuiUard-BréhoUes V 820).
domum unam solaratam sitam in veteri urbe Messane in
ruga Sancti Micbaelis prope b a r b a e a n a m (TabMalf
222).
Concessione di un giardino in territorio Panormi extra por-
tam Thermarum; [,..] a meridie est quoddam viridarium
quod dicebatur fehri quod nunc vocatur_Seyd^*', a^ Sep-
tentrione
314),
est Barbacanus civitatis Panormi (Contr.
1
{
^
i.
1'" Per iehrì v. nota 228; seyd è il nome proprio ar, sa'U (cfr, Cusa 151«, 159rt),
i
i
122
1322
Palermo
1429
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
viridarium situm in eodem territorio urbis prediate vid^
Jcet prope portam Carini quarterii SeralcaS ib s ^re
trht ""' T' '"^"^J""^ »°«^i^ iP«i^^3 urbi que
barbacani dicuntur (ib. 322).
pi-o constructione et fabricatione eiusdem barbacani
fiendi m moenibus diete urbis incipiendo a turr de lu ri
TerexnenTntf " ?"^" ''''''' ^^" °»«-° distrib-n-
tur et expendantur uncie sex centum (CFilSpec 102),
Sic. varvacani ' picciol ponticello sotto le mura basso, e stretto quasi
quanto possa entrarvi un can? ' ' n.v^ir,i„ j auicuo, quasi
ìsìd\ u L -t ™ f 3"e , picciolo aquedotto coperto' (Pasa V
284), hharhacani 'specie di contrafiorte di muri a secco' ' muro d?'
stegno nei terreni in moderata pendenza ' ' n.Vrnl ? ' ' '°"
lo scarico delle acque ' fVS T IsiT L' U f°^^"""^^ ^°P^"^ P^^
mucchiate alla rinfurin^n^Ut'oW^^^^^^^^^^^^
di pietrame per proteggere una costruzionld UWcSà ' ib "TI T"
varvacanu ' cloaca, ed in genere il canale che rac"ogHl le^ eque dtSfiuto '
cai. terra varvacani, -a ' terreno duro e sassoso ' fNmr 7'^.^ ; ? '
cane (P doc. G. Villani Batt TT s^ . ^^ ^^^^> "' ^«'■^«-
de per la seconda delle accezioni e rioartendo d V^ P'^P'"""
^^- barbah ' tuyau d'aqueduc éX ' 1 ' ""' T''^' ''^"^°^°S^^'
grande cu petite' restringi.:. , ''■"P^"'' ^^"^ 'maison
barbah <'canalis' rTutm aq^X 1 "" ^^^ ^\-^" '^^^ ^^^
.uod e.purgatur cloaVcolLire. ^^e ^ ^ f^ ^^^
32a. Barda.
1282
Palermo
1283
Messina
cTtalaTs^eSm 1 °^"^ 'f\ -"" --«- et
^^^^ exeicitm nostro necessariis [...] ematis (RRS
aam ipsius nostre Cune latitanter aufugit (ib. 488).
LESSICO
123
1296
Messina
1310
Messina
1312
Palermo
1337
Messina
1337
Palermo
aliqui officiales curiales [.,.] animalia nostrorum fidelium
ad sellam, et ad bardam [...] illicite capiebant (Testa
I 65).
super capcione animalium ad bardam (CFilSpec 49).
ipso nicolao [...] veniente thermis ad urbem ipsam cum
animalibus eiusdem corradj ad bardam oneratis victua-
libus (Pollaci 124).
capcio animalium tam ad sellam quam ad bardam
(Giardina 103).
vexididit [,..] mulam unam [...] cum barda et capistro
(not. Salerno 2 settembre),
1345
Catania
1348
S. Martino
li bardi pinti (VNS 40).
Sagma me vel Sagma tis... que falso vulgo dicitur sale, idest
sarcina animalis vel barda asini (Senisio 114).
32b. Bardaria.
1251
Cefalù
1266
Agrigento
ante 1312
Palermo
de proventibus banci iustitie, platee, arcus cuctonìs, ma-
celli, vena tionis cuniculorum, bardarle (RollRub 194).
consuevit percipere et habere decimas omnium regalium
proventuum [,..] preter quam regalium proventuum no-
vorum statutorum per quondam imperatorem Fredericum,
videlicet fundaci, statere, cangemie, salis et ferri, b a r -
d e r i e , canibii et cabelle iocularie Inter ludeos (ACAgr
204).
Gabella Bardarle consistit in luribus subnotatis..,
Item quod nuUus audeat facere bardas ad vendendum nisi
conveniat se cum cabelloto predicto (Pollaci 327).
32c. Batdatius.
1183
Palermo
Poùpocep PapSàpT]!; = bù bakr al-baràdì't (Cusa 279(3).
1191
Cefalù
habitaculum ipsius turris, quam hactenus solebant tenere
bardarli duane nostre (DocInNorm 244).
124
1298
Erice
1299
Palermo
1321
Palermo
1439
Corleone
1466
Trapani
32d. Imtardatus.
1403
Corleone
1418
Palermo
1450
Corleone
1455
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
A,., bardarius (not, Maiorana 5).
Albertum Ferracani bardarium (not. De Citella II
secus domm r^agistri Gaillelmi bardarli (Pollaci
um
cLbrT' ""'' ^^ ^^ S-dari (r.o, Gaudirao 2 di-
S'De^PiLaSToSr^^^^^^^™^"^--
equos duos i m b a r d a t o s (not. Gambetta 3 novembre),
jnolum unur. ir^bardatum (not. Castiglione 10 ot-
I 185), bardedda oTdellil^Tsn^ " tT ■'^^ '"'"^^ basto ' (Pasq.
bastare' (ib. IH 135)^ rì. % '"^'"^'''' "^^«ere il basto, im-
' chi costrUce rJpa biti "(Vs'l l6fk I''t : ^-° '' ^^-^-
da, ecc., ib. 387) cfr i tnZ R 5 ^°°^' ^'^^'"^^«^ 'basto ' (anche var-
Convicino (net. Catalano 7 «in aci^/p j^ ^'^ "^'"''^''''^ ^^u^^o P^^esso
barda'ah-' dTuodill ^^^^^^^^^ barda'ah
LESSICO
125
bardano (Mosino 25), salent. varda, b-, ecc. (VDS II 798), cfr, a. 1253
Lupo Bardarius (CDBrind I 126), a. 1226 a Barletta Rumeus Bardarus
(CDBar Vili 293), a. 1300 a Bari magtster Nicolaus bardarius (ib. XIII
136), napol. varda {D'Ascoli 704), lue. toardidd (Bigalke 17312), it. barda
(r doc. M. Villani, Batt. II 69), fr. barde, sp. barda (FEW XIX 25h) "\
Diretti prestiti iberoromanzi sono sp. alharda (T doc. aa. 1238-47, DCEC
I 83-84, DECH I 114), cat. id. {V doc. XIII sec, DECC I 140), port.
id. (r doc. a. 1253, Mach. I 136).
V. Introd. §§ 8, 22, 37, 50, 68, 71, 74; 4«, 92«.
33. Barkoku-.
1299
Palermo
1340
Palermo
1454
Palermo
omnes fructus [..,] exceptis arangiis, coctonis et fructu
unius arboris cerasi et unius peri muscareti et unius persici
barkoki (not. De Citella II 293).
vendidit [ ...] omnes fructus barcocorum et cerasio-
rum, amarellarum ac iinius pedis cerasiarum albarum (not.
Salerno 2 giugno).
barkoki ad ossa dulcia (Bresc Jard. 73, nota 11).
1472
Palermo
oglu di b a r e o e u (Giuffrida Boti. 496).
Sic. barcocu 'albero e frutto: albicocco, -a ' (Pasq. I 185), varcocu
(ib. V 282), bbarcocu, anche baracòculu e varcocu (VS I 386), risale al-
l'ar. barqùq, a sua volta dal lat. praecoquum (Peli. I 195).
Il termine arabo, che è attestato già nel « Rollo » nel nome del wàd't
harquq (Cusa 204, r. 19) = flumen barcoc (ib. 181, r. 15-16), si è diffuso
con notevole quantità di varianti nella Penisola, incontrandovisi con for-
me del tipo it. albicocco, che l'articolo ar. a 1 - agglutinato fa ragionevol-
mente presumere (cfr. Peli. II 482) provenienti dall'iberoromanzo: cfr.
sp. albaricoque (P doc. a. 1330, DCEC I 84, DECH I 115), cat. albercoc
(r doc, a. 1350 circa, DECC I 146), port. albricoque (T doc. XVI sec.
Mach. I 137).
La fortuna del prestito in Italia non ha però segnato la scomparsa
totale dei diretti riflessi di lat. praecoquum, specialmente nel Mez-
'71 Secondo il FEW (l.c.) il termine era entrato una prima volta nel galloromanzo diret-
tamente dal'Oriente; cfr. lat. mediev. barda (a. 1144 a Tolone), ant. fr. barde (circa a. 1220).
126
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
127
(a Palermo, net' Salerno 5 gbgnfn ' L^^^ .^"^'^-^ »
1391, VNS 168), «in quarterie ALrgarihiS^ f a"T' ^''
pu» (a, 1416 Tnn TT 4ìV ,, ., "^^^m^-^ m cortile vocatu di lu pirco-
yu ^d, ry lop, n 43), y. a^^he Varvaro L^Wa 123-24
V. Introd. §§ 36, 57; 191^ ^ ^•
34. *Barnus,
1248
Palermo
tio Islamismi monachi utebant„r„ P^^^"%oblongus, apex quo ini-
tag 1 115. c£r. ^::; yit'^:^i:^^zXa) 11" '-'''' 7''^:
diffuso con ampia fortuna: it. albernZ Jnì '"'"'"'' '^^^ '^ ^
J7W. -sorta di mantello cont^ ; '"(Sk TIS --' f^^'
cat. albemug (DECC I 656ì /« jl r^^ '^'■■^^), cat. ì-^wzZj', ant,
:telahechaLLes.mbr'm4td^^^^^^^^^ «^^ECH I 120)
' especie de capa o capote con camelia ' Tm' ^T'"' ^' ^"^dondUo ',
port. pi. alharno^es e .tó.Zl (Mach / mV'^' ^""^ '''^''''''' '^'-
La straordinaria varietà delle formp "^ ^^ \ j.
verso vocalismo della base araba mT. ' T ^ "''° ^" ^^^° ^^ di-
l'articolo arabo agglutinato è un .^ ' '.'.'"f ^^"^^ ° P^^«^"^^ del-
e ^i tempi di ^tl^ìl^^t^^^^ ff'' '^ ^™^^^
la Sicilia, alla quale un tipo iberfm n^l Ì- ^^^/f ■^- P« quanto attiene
1508aPalermo<<./^omSunmr •""''' ^"^ '""° ^'''^^° ^^'- ^■
236), la concordanza trrnosrir"''""^ ^T""^ ^^' Salomone Marino
cappuccio' (Barbera I 176 BusuttiMT a ? ^ '°'' "''^^- -^^^««^
area per la variante ar. barnùs ^ ' ^' P''^'^'"^^ ^^ ^"^«t^
pendone del W. ;.W con quella di una ' coperta ' ico.por-
Vìi T
torìum = coopertorium , Du Gange II 550), induce a vedere in esso un
arredo da letto; l'ipotesi troverebbe sostegno nell'accezione più anti-
camente attestata, e in seguito scomparsa, dello sp. albornoz: ' cobertor
de caina, envoltura o funda ' (a. 1197, DHLE 121).
V. Introd. §§ 8, 38, 69.
35, Barracanum.
1298
Palermo
1315
Enna
1388
Corleone
1406
Messina
tradidit [,..] atchellam unam (parvam) ianuiscam, bar-
ra e a n u m unum barbariscum novum, faciem unam ma-
taracii novam, par unum de interulis et serabolis (not. De
Citella II 91).
in quibus ligno et carabo jarre oleo piena trecente una et
barracamina decem et septem inventa fuerint (Act-
SicArag II 147).
barracamen unum novum (not. Lavizaris 2 aprile).
cobopertorium unum, vetus, ad undam, Item b a r r a e a -
n u m unum de panno coloris rubei et chilestrini. Item
cobopertorium unum de panno coloris cilestrini, armiza-
tum (Gabotto III 260).
cultram unam novam, barracanum unum novum
pictum, plumacellorum alborum par unum isfilatorum (Mau-
ceri 108); cultram unam ad undam usitatam, barra-
camen unum pictum usitatum, cortinam unam cum co-
percherio usitatam (ib.).
baracamen unum usitatum [...], baracamina
duo nova (not. Gambetta 25 settembre).
unu barracani di lana usatu. Item una eultra in tri
cliappi usata. Unu paru di linczola di linu di li quali unu è
vechu e l'altru è di mencza mina. Una mataracza vecha
ripizata; unu paru di chumaczi vechi videlicet travirseri
(Mauceri 116).
Il sic, barracani ' sorta di panno: barracano ' (Pasq. I 187), bbarra-
canu ' bordatino ', ' coperta ruvida di lana tessuta in casa ', ' mantello '
(VS I 388) deriva dall'ar. barrakàn ' espèce de gros camelot ',
' manteau fait de cette étoffe ' (Dozy I 76^, Vétem. 68-71), come il cai.
barracana ' baracane, sp.,di tessuto', -ani 'stoffa di bambagia' (NDDC
753), salent. barrancana, barracà ' id, ' (VDS I 73). Il termine acquistò
1446
Noto
1450
Corleone
1497
Noto
;
i
128
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Pf J^/'^^^J^f^f^f /" Italia come negli altri paesi romanzi occiden-
tali (cfr. REW 941, Lokotsch 250, DEI I 445, Peli I 173 ecc ) L'inn
tesi del FEW (XIX 28-29). che k diffusione del prestito sia' partL dSla
Spagna, convmce meno deU'altra (cfr. ivi), di un prestito diretto per via
commerciale anche per l'antica data di attestazione di lig. bar(r)achamis
{Ubermr I 361), bamcamos (a. 1156, Peli. I 337), venez. barachamo
^■/255^ ^ ^f-^^l^f^num (a. 1286, Peli. Il 421), it. baraccarne (G.
Villam, Batt. II 48); il gr. mod. 3oupàxocvov (Brighenti II 61) deriva certo
dalla variante tr, houracan {V doc. bouragan a. 1589 FEW le )
L'accezione 'coperta ', che risulta chiara già da qualcuna delle testi-
monianze sopra citate non è solo siciliana: cfr. lat. mediev. barracana,
-anus Dii Gange I 587): a 1218 « inveni octo culcitras plumeas, sex
coopertoria... et duas Barracanas, et quatuor flaciatas », ecc
V. Introd. §§21, 37, 69; 12S«.
36. Bastutiaca,
1434
Corleone
Palermo i.L Ir v ^^'"°T ^^^ ^1" P°"^" li b a s t u n a e h i
alermo ntro la Cita cum li sci frmidi, et li junchi in prejuditio de
porto, ma li b a s t u n a e h i senza junchi si vindanu à
vTìm) "'"' ^ "''^' ' ^°^"^ ^^ ''^° augustaru (De
Id mllu baruni, nuUa ecclesia, nullu pheudatariu seu bur-
.^ f^nlf'i" ^rT'u.Pf'^" "?" ^°sla defendiri finochi virdì,
caiduni ne altri herbi dati ad usu humanu, et similiter ligna
S ' y?r'' ^"«'^^^^t". carduni, b as tun aki et his
similia (AssConsCorl 179),
r,-i i , ' r'-T'^S^S 2". 24. 108). col top. &L„„ 56 D 1,
Oli. li. carota selvatica '. s, connette semndo il DEI (I 457) aflo so
fa Z"^. ""i'™'" =1 '"• P » ' t i n a e a . recano neH-toHale J. ^
a Seri li T; '"'"'^' ™ ' '"• V t»^"). "« ""^ cer»
11 slc-ca . hmmca, e d'altra parte riesce arduo ipotizzare una orove
SaMaliCe deHa Sicilia. T^S'^ ^ ' r^^chttn^t
LESSICO
129
debba riferire direttamente al tipo ar, b a s t i n à q ( a ) , la cui esisten-
za (X-XI sec, Dozy-Eng, 240-41, DCEC 469), non meno sicura di quella
del comune b i s n a q , spiega anche il gr. mod. dial, y.'reao-TavàjtXa e il
bov. hastunàkla (LGII 82).
V. Introd. §§ 36, 41, 54.
37. Billacha.
1455 locavit [...] domos duas invicem coniunctas cum usu et
Trapani communitate cortilis, puthei et pile et billache in dicto
cortili existencium (not. Castiglione 15 ottobre); asserens
se [,.,] habere [..,] domum unam magnam cum usu et
communitate cortilis, pile et billache in dicto cortili
existencium ac cum usu et communitate puthei existentis
in sifica in qua dieta domus habet intratam (ib. 20 ot-
tobre) "■*.
Sic. biddaca ' fogna, chiavica, cloaca ' (Pasq. I 198), biddacaru ' co-
lui che vota i cessi, cavandone lo sterco: votacessi ' (ib,), bbiddaca, anche
'pozzanghera' (VS I 413), dall'ar. ball a' a ' foramen mediae domus,
per quod expurgatur cloacalis colluvies domus;... meatus subterraneus *
(Freytag I 153è; Peli. I 155, 252); prestito diretto, indipendente da sp.
albanal (T doc, albanar fine sec. XIII, DCEC I 82, DECH I 113), cat.
albelló (dalla variante ar. b aUù' a ; T doc. XIII sec, DECC I 142),
Stranamente Trasselli {Domus 309), pur conoscendo il significato del ter-
mine siciliano, ritiene che nei documenti del XV secolo esso abbia il va-
lore di ' cisterna, pozzo ',
V. Introd. §§ 21, 33, 50, 52.
38, Buccatanus.
1240
apud Salpas
1284
Messina
Purpuras, paiinos ad aurum, cammeloctos subtiles et gros-
sos, cendatos de Tripulo, buccatanos subtiles et
grossos [...] camera nostra recepit (Huillard-BréhoUes V
869).
prò pretio [ ...] cindati et buccaramini prò baneriis
vascellorum ipsorum (CDArag I 558).
i'"! Cft. in un atto di vendita di Trapani: « tenimentum unum domomm cum cortili,
puthio, pila et doacha» (not, Miciletto, 9 settembre 1434; anche altrove varie volte).
130
1287
Palermo
1300
Erice
1321
Palermo
1323
Palermo
1348
S. Martino
1349
Catania
1352-1388
s.l,
1380
Venezia
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
fT\nZ: t^e^V'^'T t' ^"^'^^ de buco a ramo
bu ce aramo quasi novas (mt. Maiorana 216).
cultram unam albam de buccaramo (Pollaci 263).
cuteamalbamde buca a ramine (Salomone Marino
una eultra suttili ad b u e e a n i (VNS 49) "'.
?on'fSpTcca°tu Z ''°^^\P'''^osi et lizadri paramenti
splendidnmintf ^^ ^" malvasu riccu Id si vestia sì
srjendìdamen 1 comu sunu cendati et preciosi samiti et
e e a 1 a n 1 et purpuri et altri preciosi cosi (LVV 302).
pe?a una di b u e a r a n u bianca (TestVen 59),
LESSICO
131
624; ma «eultra de buchTr!L ? * '"^*'' ^^ abucheramo » (DEI I
"nam de abuccaranoTil 8ot t 'j-' '^'^^ ^^' '■ ^^^^ « '^'^l^ram
Batt. Le), ^0.,,,,;^,; ,,• °2^' ^^|: ^^^^ev. i>...m;^«;^ (Asti, a. 1199,
ranum, buchiranum ' telae' snbfii/. ,^f., ^^"^^^ boquerannus, baca-
277). Derivato dal non^ der^tà Ti B b - ^"^"f " ''''' ^^L^
ebbe quali probabili pumi d d ff ^^ ^'i^^^ a, nel Turchestan russo,
oscura è l'origine deglUmpWnti Tn" "'^'^ ^ ""^"^^^^ ^^^^ ^-^
venez., cfr. Peli. I 338). ""P'^'^^^ti ^^ -«,, .«,,, ecc. (anche in genov. e
V. Introd. §§ 30, 69.
39. Buccaxinum.
1464
Messina
circa palmos sex de buccaxino (Gabotto 270); chop-
pam unam de grana infoderatam de buccaxino (ib.
481).
Il termine, non registrato nei vocabolari siciliani, corrisponde all'it.
(antiquato) baccaccino, -scino ' tela finissima di lino di cotone ', ' abito
fatto di questa tela ' (Bisticci, Batt. Il 278), ' rozza tela ', * camiciotto di
cotone ' (DEI l 543), ant. fr. boucassin, ant. prov. bocasin (ib.), sp. ba-
caci (F doc. 1397, DCEC I 473) ' tela de hilo, de color, mas gorda y
basta que la holandilla ' (DAc 188), port. bocassim, bocaxim ' entratela,
tarlatana ' (Mach. I 377), lat. mediev. boccassinus ' telae species ex
gossypio vel lino ' (a. 1259 ad Acqui, Du Gange I 684), baccacinus, -sinus
(ib.), boucassinus ' pannus subtilior,.. ' (ib. 720), buccasinum (ib. 765).
Deriva da una voce orientale, il ture, b g a s y ' entretela ' (FEW I
425), ma fanno pensare ad un tramite arabo la data della più antica docu-
mentazione (cfr. DCEC l.c.) e l'aspetto fonetico: ture, -g- > lat. roman-
zo -e- (-k-), probabilmente attraverso ar. -q-; cfr. invece, direttamente dal
turco, rum. bogasiu (Lokotsch 324).
40. Buldurones.
ante 1312
Palermo
s.d.
Trapani
Item de b u 1 d u r n i b u s et lana Barbarie extractis
per mercatores exteros recipit predicta doana prò quolibet
Centinario tarenorum tarenos v (Pollaci 334).
Item de omnibus aliis mercibus, aromatibus, pannis [...],
lino, canape, fructibus siccis, vino, oleo [..,], coriis, lana,
bulduronibus, cuctone, caseo, pice, sepo et nararis,
stuppa et aliis mercibus per mare intrantibus, a venditori-
bus tareni quatuor per centinarium (La Mantia 25).
Secondo G. La Mantia (ASS^ I, 1935, 33 e nota 105) questo raris-
simo vocabolo, che a lui risulta attestato anche in epoca sveva, proverreb-
be da ar. biildiìr 'semente', a sua volta da lat. bulbus (del co-
tone). Piuttosto che a tale forma, non registrata nei dizionari arabi, pen-
seremmo ad ar. b a d r , pi. b i d a r b u d u r ' semen, primum plan-
tae germen vel quum colore quodam tingitur ' (Freytag I 99-2),* seeds,
seed ', pi. ' pips, pits, stones (of fruit) ' (Wehr 60b), concordando nel
riferimento ai ' semi (di cotone) '.
V. Introd. §§ 24, 63, 70, 71; 30w.
132
41. Bufdum,
1323
Palermo
1346
Palermo
1398
Palermo
1403
Palermo
1418
Palermo
1419
Trapani
1436
Trapani
1463
Messina
1464
Messina
1475
Palermo
1485
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
niataracia tua piena lana: duo videlicet de burdo et
unum pmpurignum [..,]; plomaciuna unum de burdn
plenum lana (Starrabba in ASS' II
Marino 222).
1874, 17; Salomone
pSma (ib 223). ' ^^'"^' "'^'^ ''^'"' ^^"^ '' '^'^^'^
in primis mataracia quinque e sex b ,i ,. ^ ^ « • -i j •
einuisi nlpno Ic+ino ,^ ■'"'=' ^ ^^^» t) u r d n 1 xilandrati
Km hna birbi ' '' ""T ^^^doni alexandrini
bu??on? iw?f ' 't""'. '^"°'^"^ traverseriis magnis
rino 224^. ^^^^^^"^^"^^ P^^^i^ ^t supra (Salomone Ma-
Satl t°n; r? '""^ ^''?.' Purpurigna et reliquum xi-
et butam Castri lohanms (not. Traverso 12 settembre).
SSa t tZ '"^ ''T''' T'", '^""^ b'^tana ad uchitti
23 ott'obre) ''''"' de burdo (not. Scanatello
d^'^-froT^'? ^^'J ^T' '^^"^ videlicet cum facie
unumd Tnri^'T^' ^V'^°' item traverserbm
iTrile). """^ P^'™'° ^'"^ ("°*' Miciletto
cuxinellos duos de burdi, sedendi (Gabotto 264).
soSZ 274T '' ^"'^'' ™^"' ^'^ °P- barbiton-
SaTum buti ^5 ?° ,^r-^^"° - lu iectitu di mar-
ehsdem bn.d; V'^' ''^'^f'^^' "^^"^ duobus traverseriis
227? maternri ^ ^ °' '' P^""^' ^^"^ (Salomone Marino
S et a£l^?°l, ''T T^"^ ^^ ^'^^do purpuri-
gno et alterum de burdo bianco, piena lana (ib. 229).
TagliU 21 agostS' '' '^'''° ^""'^^ ^^^™i ("«t.
LESSICO
133
Dalle testimonianze qui date risulta chiato per burdum (o burdi) il
significato di ' stoffa (grossolana) ' per federe di materassi cuscini e per
cortinaggi. Il termine risale all'ar. bardi ' nomen plantae ', burdi
' praestantius quoddam dactylorum genus ' (Freytag I 106«), bardi,
burdi ' papiro ' (Dozy I Già, Kazim. I 109^, Wehr Mb), con uno svi-
luppo semantico da ' pianta ' a ' stoffa ' che trova riscontro nel malt. bordi
' papiro ', ' tela o panno vergokto ' (Barbera I 235-36), ' striped, varie-
gated cloth ', ' rush ' (Busuttil 23) ™.
La variante burdi, che in Sicilia ebbe la preferenza, incontrò al-
trove molto scarso favore: cfr, forse ant. it. bórdo ' specie di tela, detta
anche bordato o bordatino' (T doc. Balducci Pegolotti: «bucherami
bordi o ciambellotti »), la cui connessione con bordare (DEI I 563, Batt.
II 311) sembra paretimologica; sp. {pano) burdo ' (panno) grossolano ', la
cui origine araba è messa fortemente in dubbio da Corominas (DCEC I
546; 1" doc. inizio XVII sec).
La variante bardi non ha oltrepassato di molto l'area iberica, ove
appare, in tarde testimonianze, con il significato di ' specie di sparto ': sp.
albardin (T doc. a. 1884, DCEC I 83, DECK I 115), cat. albardi (P
doc. a. 1797, DECC I 141), fr. aharde e barde (r doc. a. 1877, FEW
XIX 26-27; cfr. ar. berdi in Fedro de Alcalà (Steiger Conlrib. 346).
Una forma femminile, corrispondente all'ar. b u r d a h ' vestis ni-
grae et quadratae genus, fere minori forma, Arabibus usitatum ' (Freytag
I 105^), coesistente con un maschile burd 'vestis diversis coloribus
striata ' (ib.) '", appare come lat. mediev. borda (a. 1363 a Parigi) 'panni
species, nostris barde ' (Du Gange I 704-705, 3 e 6), Il fatto però che
burda ' amictus junceus: vox Africana ' sia già attestato nelle epistole di
S. Agostino (Du Cange I 780: « Presbyterum etiam quemdam... Burda
vestitum » Epist. 68; ecc.) fa pensare ad un'origine prearaba del tipo les-
sicale (cfr., con Du Cange l.c, anche DEI I 637).
"« Osserva Dozy (l.c.) che « On faisait des abillements de papytus... Cette coutume existe
ancore aujourd'hui » (cfr. anche Devic 29). Coltivazioni di papiri a Palermo (cfr. a. 1299 « ab
alia parte est solum Curie in quo sunt pipere », not. De Citella II 180) esistevano ancora
nel XV sec. (rimane la via Papireto là, dove un tempo scorreva il fiume omonimo, poi pro-
sciugato perché malsano) e tuttora ne esistono a Siracusa; cfr. G. Cosentino, Le carte di
papiro, in ASS^ XIV, 1889, 134-164. Che le piante non fossero solo utilizzate per la produ-
zione della carta può desumersi da testimonianze come le seguenti: « mataracium unum sira-
cusanum cum butana de cannavacio » (not. Taglienti 16 gennaio 1486), « materacia quatuor
siracusana fachi et butana nova» (Salomone Marino 233, a. 1506), «quattro mataracci
siracusani usitati » (ASS^ XIX, 1894, 112, a. 1547). Per la produzione egiziana cfr. ant. pugl.
« mataracium unum de burdo de Alexandria. Cohopertoria duo, unum de burdo et alium
fuscum » (a. 1266, CDBar II 4). , . „•
i''^ Secondo DoZY [Vétem, 59-64), burd, burdah « c'est une pièce oblongue d'une etofte
de laine épaisse, dont on fait usage pour s'en envelopper le corps pendant le jout et qui sert
également de coverture, pendant la nuit» (p, 59); cfr. anche burd ' garment ', burda
' Mohammed's outer garment ' (Wehr 64è),
134
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
135
.««itti- „.ttatrar™'w: ?tf a^''*a"r'=^^
dell'ampelodesmo • (VS I 465 66) pt in '"°'°.', S^bo dell, spig.
inaodo di tuia con L. wf (De'i f ' pJ^A^tr "?°'-' ^ -
V. Introd. §§ 7, 22, 69, 71.
42. Butgiutti.
".t^e'Sarcr^rrsf^iifr f • ^*' ^°«"-*'
tracce numerose, o da solo o nnitn o^ j ^"^^^ ^^ ^^^"^^o
."..i i -i . poetile it&r l-otb": '"™'"''' « «™>^ «- -
Btifgio 54 A 6 55 T) 4 "i '?/• r? ^ ^.^ ^
di) 56 D 2, cfr. ..;./. 5.. ;• (a 1278 ACA^^^/v ^^^^'^"^ ^^ ^ 4' (Sem
5«^£., (a 1366, RatDec 1636). / «S'pi^tV?' •^'^'"S I 406), castrum
BurstuU. 1408, BiblScript II 494) i j i Ì '' V^^' ^^0), /.«i«;^ &
Burgio' a. 1178, Cusa 137A) J ™ -i " f^t'^''^' = '^ PoùpT^i,; 'nativo di
4288, DTOC 375). ^' ''^- ^ ^^^"'^P^^^ (ib. 151.); cai WgS (STS
f in, 1898 270Ì cast^lX^^fi;^^^^^^^^^ ^-^-^ettu (a. 1355, IsS^
Hudlard-BrAoUes I '94) da b^r^ al if ^^ ^^^= ^^^ Burgesìnagni
atìo ammi gaudium, sola ium ' (Frevtai in ^/vf f f -^^ t" a^- ^ " a g ' dila-
Ìf%^"f (Dozy II 248.); a 137^ 2oÌv, ^^^' ' id. ' (Wehr 822«): anche
ma Peli. J 231 da ar, f a r a è o u/:ù 'P^^^,}^^' ^^ Xapdcx. ' incisione ';
( padre della gioia') = g, foux/^^cVr?!" T ''< ^^^^^" '^"^^^^^^
4' p Ts ^^usa 257fl e altrove) e, con accento
178 Jl p-gTOf I] \ ■
"'LW-'vH"'^"^ 'mulo' ^ P'" credibilmente ticondotto, att
'orda; ma
attraverso cat.
"" L'ipote r.'i«.I» u 'o '""'° • — "U..ÌUC ricondotto, attraverso cat,
1911, 97-9r ' ^'^^'^ ^ H. SCHUCHM.., I... b„,, ,„ 2m XXXIII, 1509, 317-52; XXXV,
Spostato, a. 1190 PouXcpapàx^^ei (ib. 49), a. 1298 Bulfarachius nome di Ebreo
(not. Maiorana 72). V. anche Margiferaci s.v. margium (175).
Burgifeleth (a. 1170, Mortillaro 385), Burgifilecti presso Caccamo (Bar-
beri III 378).
Feudum Burgiljeza presso Modica (Barberi I 243).
Centrata Burgillimonìs (a. 1270, Picone II xxv) = contrata de Burgi-
millonis (ACAgr 215), contrata Burgillamonis (a. 1299, MonHMans 66), feu-
dum Burgilamoni (Pirri 944), da burg al-limùn, v. limon- 162.
Feudum Burgillusi (Barberi I 192), Burgilluse (ib. 193), Burgilusa (STS
81), da burg al-lawz, v. aiosa 16.
Casale Burgimangini (a. 1408, BiblScript II 496), da burg ( al- ) mà-
gi ni, probabilmente 'torre della cisterna', cfr, ar.-sic. gabal al-mà^inì (Cusa
205, r. 11) = lat. mons elmegini (ib. 181, r, 30), al-màginah (ib, 213, r. 3) =
ad megìnem (ib. 186, r. 9), a. 1173 ad maginam, id est cistariam™, da leggere
cisterna, cfr. ar.-tunis. màgin ' cistern ' (Webr 1050«),
Terra Burgimillus(i) (a. 1264, ACAgr 182), casale Burgibillusium (a, 1283,
CDArag I 79), Burchimilluso (a. 1408, BiblScript II 490), feudum seu fortili-
cium Burgimillusi (Barberi III 184), Burgius Millusius (Pirri 761, Fazello I
472), corrispondente all'attuale Menfi; cfr. Margimillusi e Mungihellosii seu
del Burgetto Melloso (Pirri 705 e 730) e il cognome sic-cal. Melluso (DCSC
172), V. anche margìum 175.
Borginissimo 55 C 3, cfr. Poupyivii^o-Ep, (a. 1141, Cusa 17), poupyTQvCffcr£[ia
(a. 1144, ib. 24), Burginissimum, casale exhabitatum (a. 1303, BPI 149), Btir-
ginissim feudo (a. 1497, Mortillaro 336), dall'ar. burg an-nisàm 'torre
delle brezze'; nisàm è pi. di nasim ' lenis ventus, aura' (Freytag IV
276è), ' air, léger mouvement de l'air, soufflé de vent ' (Kazim. II 1253b),
' wind, breeze ' (Wehr 1130*2).
Borgesati 49 F 3, Borgisate (Valle) 50 E 6, da burg sa'd 'torre di
Sa'd ', cfr. qasr sa'd ' il castello di Sa'd ' (Peli. I 319, De Simone Palermo
162-64); una sa'dah armai ' vedova Sa'da ' figura tra i « villani » di una « gia-
rida» (a. 1095?, Cusa 2).
Burgttabus 50 E 3, Monastero di S. Maria di Burgitabus (Amico I 338è),
topograficamente distinto da Tavi, ar. tab.s in Edrisi, toponimo prearabo (Peli.
II 475-76).
Del processo semantico die, rispetto al termine originarlo, si nota
nel sic, burgiu ' quantità di materia ammassata, specialmente di biade ',
' massa grande di paglia ammonticchiata a cupola ' (Pasq, I 217), hbùrgiu
' enorme mucchio di paglia pressata... ', ' grande mucchio di fieno ', ' muc-
chio di covoni: bica ' (VS I 481), mmurgìu ' id. ' (Traina 603; cfr. Peli.
I 252-53), cai. hùrgìu ' cumulo ' di grano o paglia (NDDC 793), ci ofire
indizio già l'arabo-siculo del « Rollo », là dove min burg al-higàr (Cusa
203, r. 15), con la sua traduzione a turri lapidum (ih, 180, r. 26; ma
min burg al-higàr ib. 229, rr. 10 e 11 = a turri hiyar e hiiar ib. 194, rr.
I'
™ P. CoLLURA, in Byzantino-Skula II. Miscellanea dì scritti in memoria di G. Rossi
Taibbi, Palermo, 1975, 169.
136
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
8 e 10) fa pensare piuttosto ad un « cumulus lapidum » che ad una
<< ^«m. lapidea >>, Per altro il cat. boria (femminile per analogia con
torre) baracca de pedra per soplujar-hi als traballadors del camp i les
eines productes agrfcoles ' (r doc. a. 1905), accanto a ' torre fortifi-
cada (i; doc. a. 1330, DECC II 116-17), e soprattutto il malt. ^ W
TiZTì 7T" r'^''' ^' '''''' '"'''''^^ '' ' '°'''' <^^«tello, fortezza '
Barbera I 236 , a lieap, a tower, a castle ' (Busuttil 23) confermano che
l'accezione siciliana risale all'arabo,
V. Introd. §§ 7, 28, 38, 64, 67, 69, 71.
43a, Burnia.
1336
Palermo
1380
Venezia
1444
Corleone
1455
Palermo
1496
Mazata
43b, Buttiiola.
1508
Palermo
43c. Butniott-,
1450?
Corleone
burnia (Bresc-D'Angelo 148).
burnii dui di zinzauru virdi (TestVen 58)
numero' SZt"^'" ^ ° ' "/ ' '' °^^''°^^ i" -«^ banda in
numero viginti sex m qmbus sunt due bornie cum
unguenta non noto (Giuffrida Bott. 483). ""'^
s^euembre)"^ ""'" ""'^"'"^ '"^ °P"' "'''' ^"«"^^ ^ineo 7
Marina 234^ '"'"' ^' ^"^S^"^" '^^ P«"°^"^o (Salo:
mone
turni otti pichuli, (Giuffrida Bott.
500),
218), M,,.r Sn?Ì Ta ?'' ""^'^*^' " ^^^^^^^ ^^berello ' (ib. I
aimclrico, pei tenervi sale, oHve in salamoia, sugna... ', ' ba-
LESSICO
137
rattolo da speziale ' (VS I 457, 483), a Modica bbunnìa anche ' vaso sot-
to il forno dove si sistemano legna o altro ' (Leone, « Boll. » XIV, 1980,
317), cai. burnia ' vaso di cristallo di corpo cilindrico con collo basso e
bocca larga ', burneja, burnéa, burnija ' specie di boccale di creta ' (NDDC
793 ), dall'ar. barnlya, burniya (Peli. I 162). Cfr. lig. brunìa
(ib. 342), piem. burnia (DEI I 639), amburn'ia (AIS VI 1203 ' vaso da
far la panna ', P. 167), sp. dbornìa ' especie de taza de barro vidriado '
(P doc. dburnìa a. 1525, DCEC I 88, DECK I 119; dbarnja a. 1400,
DHLE II 121), cat. dburnìa (dall'ar. volg. alburni a, T doc. ultimo
terzo del sec. XV, DECC I 157), da cui sard. bàrnia ' giarra, orcio ' (DES
I 243).
Mentre per la voce siciliana pare da escludere una mediazione iberica,
resta da accertare un eventuale rapporto con le forme dell'Italia set-
tentrionale.
V. Introd. §§ 8, 35, 46, 68, 71.
44. Busa.
1504
Pietraperzia
possint facere infra Ugna mortua, videlicet ferii, carduni,
busi, finocchi, vruchi, cliiarrubbelU prò usu eorum
massariarum (ASS^ VIE, 1956, 131).
Sic. busa ' gambo dell'ampelodesmo ', busa di ferro, busa di quasetti
' piccola e sottile verghetta di ferro ' (Pasq. I 219) bbusa ' pianta cespu-
gliosa dei luoghi aridi, ampelodesmo ', ' gambo della stessa pianta, un
tempo usato per farne fiaccole ', ' gambo secco del frumento o di altre gra-
minacee ' ' asticina di ferro o di altro materiale.,. ', ' ferri da calza ' (VS
I 386, SVS 28), busuni ' fusto secco delle biade ' (Biundi 42), dall'ar.
bus, busa ' stelo secco del granturco ' (Peli. I 186); cfr. sard. (cam-
pid.) busa, per lo piii pi. is busas ' ferretti per far le calze ' (DES I
245) '''.
V. Introd. §§ 21, 40, 68.
45. *Busuta (pi.).
1157
Cefalù
Bufuta ij. Pulvilli palliati ij. Tres telas de z(en)dato,
Tria vexiUa serica (DocInNorm 81),
181 È improbabile la connessione con sic. busa del cai. settetitr. vuHu ' stelo de] saracchio '
(DEI I 640),
II
138
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
139
Se SI emenda bufuta m busuta, questa forma concorda foneticamen-
te, tranne 1 aggiunta della desinenza latina, e semanticamente è almeno
compatibile, per quanto può arguirsi dal contesto (k parte del documen-
to che precede immediatamente k parola in questione è guasta) con
lar. busut, pi, di bisàt ' stratum, quicquid in solo'aCe loco
expanditur, sive ad considendum, sive ad decumbendum, ut tapete
aulaeum storea lectulus ' (Freytag I Ula), ' oreilkr ' (Do.y I t^M
natte, tapis, tout' étoffe qu'on étend par terre ' fl<:.7im T 1 17^ < '
rug- » 72.,; cft. anche, fa Pe*^ de^Il^S 'e S cX
bada de cabeza ' (Steiger Contrib. 140, 307)
V. Introd, SS 3, 8, 20, 70; 3ok
46, Butana.
1298
Palermo
1340
Palermo
1378
Palermo
1402
Corleone
1403
Corleone
1416
Corleone
1417
Palermo
1422
Palermo
1453 ,
Trapani
1464
Messina
bucticellas plenas tonnine necte, bone et boni odoris auin
&oTiro)"""^^"=' ™^ ^^ butani? n:
?rne™snrn''°"' 'r'"' '''' mercantibilis sed bo-
(Bres: V:5f 20)^^ ^^^"^"^ ^°"-- "™ --antibilis
£"i?i^t^cd£ v^:S^ "^^^^^- -- ^- — -
S^r^;^,b'5o^?tXs ™'^ ^^^^^^^^ "^^^^-^
buctanam unam unius mataracii (ib. 10 dicembre),
»""£s* 'e-: 7£cl/rfr„s^^^^^
»n»m bu.annm de 2.,„„i „„ ,,„, j,„b«o 8 luglio).
"Kri.rrGab ■;n8orbt"\ ì"- -t
missina (ib. 482), °°"° '^«"^' butanam unam de
1469
Trapani
1477
Palermo
1486
Palermo
mataraccium unum novum purpurigni fachi et butana
lana plenum (net. Scrigno 6 novembre).
materacia quatuor, scilicet,,. in facie et vutana nova
(Salomone Marino 232).
materacia quattuor piena lana cum eorum b u t a n i s (not.
Taglienti 21 maggio); mataracia duo [.,.] cum duobus tra-
verseriis [...] cum butanis, uno tele nigre et altero
burdi siracusani (ib. 21 agosto).
Il sic. butana ' infurra di vesti, fodera ' (Pasq. I 220), bhutana (an-
clifi mutana e vutana) ' fodera di abiti ', ' fodera del materasso ', ' coperta
fatta con stracci di vario colore ', ' coperta di lana leggera piuttosto ru-
vida ', ' grande tovaglia adoperata in campagna per la raccolta di frutti o
altro ', * grande sacco di lana ruvida tenuto in un angolo della stanza per
conservarvi il grano ', ' rete di canapa adoperata per riparare le camere
della tonnara ' (VS I 491) "^ risale all'ar. b i t a n a , butana ' pelle
di montone' e 'fodera di vestito' (Peli. I 115-16, 173-74).
Si tratta di prestito diretto, certo indipendente dalle forme iberiche,
foneticamente e semanticamente differenti: sp, baclana ' cuero curtido de
oveja ' (r doc. vatanna a. 1050, DCEC I 362, DECK I 451), cat. ìd. (P
doc. a. 1371, DECC I 535), port, id, (forse non direttamente dall'arabo,
Mach. I 297), dall'ar. volg. batàna; anche cat. (valenz., maiorchino)
botana ' especie de pano grueso ' (a. 1329, DCEC I 499^, nota 3). Sin-
golari affinità tra sic. bbutana ' rete di canapa... ' (vedi sopra) e port.
albitana, alvìtana ' rete grande ' (Mach. I 137), tra sic. bbutana ' ciascuno
dei travicelli del tetto su cui poggiano le tegole ' (VS le) e sp. albitana
' madero que hace contrarroda en el navìo por la parte de adentro ' (l*"
doc. a. 1587, DCEC I 87, DECH I 118) farebbero pensare all'esistenza
di simili traslati già nell'arabo stesso.
Dalla Sicilia provengono certamente cai. vutana ' pagliericcio, sacco-
ne ', id. e butana ' grosso sacco, coperta rustica ' (NDDC 795), bov. vutana
' coperta di lana ' (SVS 28), salent. (disus.) vitans ' maceria, muro a secco
nell'interno dei pozzi ' (VDS III 815-16), ant. pugl. a. 1266 « Culcitram
unam de sarantasmo congiratam zendato rubeo de Iucca, cum vetana de
zendato rubeo et citrino prò unciis auri sex. Aliam culcitram de zendato
rubeo cum vetana de panno celesti, prò unciis auri septem » (CDBar II 4).
\
t
f
4
r
\
182 Per questa accezione cfr. Pell. Voci 150, Non resta traccia nel siciliano moderno né
dell'accezione riferentesi ad una parte meno pregiata del tonno (v. sopra, aa. 1298 ss.), né di
quella pertinente la coltivazione della cannamela (a. 1417), la cui terminologia ci è quasi del
tutto sconosciuta.
140
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
È poco verosimile che l'it. battana ' tela bambagina ordinaria ' fi"
n%t.^^ìì' '" '^T''"'' ^'^ ^^" '"^-^ ^^P""^^' ^°n^^ vorrebbe il DEI
(1 575), dallo sp. botana, die ha significato diverso (' remiendo que se
mrF?T ir'''°A "^V"' P'"'^°' f' ""^°'^ ^ ^^^' ^^'^«"do Corominas
(DCEC I 499 s.v bota), non risponde all'origine araba asserita nel DEI
stesso. A non volere anitnettere una espansione del prestito siciliano al-
itaiano, nonché al napol. battana ' tipo di tela di colore scuro ' (D'Ascoli
107), ve da pensare ad una penetrazione del termine per le vie commer-
unmu f 7«^e"te dipeiidono lat. mediev. butana (a Piacenza, a.
ìli mV''"^' ?' i ^^"^^- ^ ^^?' ''''''■ ^'''^' ^^- " 575) e bottame
ib I 127) e, nel gaUoromanzo, fr. boutane ' toile de coton du Levant '
(a, 1688, ma ant. vallon. lutane ' sorte d'étofe commune ' a 1422) mod
fu-ov. boutano (FEW XIX 37); dalle lingue iberiche lo stés o gaUo^mL
.0 aveva mutuato frte«. ' peau de mouton tannée ' (a. 1144) Tee
ant. prov. besana (XIII sec), basana, ecc. (ib. 29) '"'
V. Introd. § 21; bapfmeum 30.
183
47. Cabbanu.
1373
s.I
1380
Venezia
1405
Palermo
1495
Mazara
cotu^'fabTri'^' ^"'""^"'"^ ^'''' '^ '^'^^^'' ^t kista era
Vang 234) ' '°'^" supravesta, comu cappa (Spos-
chabanu uno yekyu infuratu di russa [...], gabanu
L...], cabanu (TestVen 60). t,'"dnu
mo con m nS (PI T ?74^ M '"^^'^ "^^^^ "^^^^^ ' ' ^^^^ ^'uo-
-to una ^^Llbba\Ìl%r'^^^^ P™ Ri-
forma cabbanu che Ti. r,l .^'f^""^ ^''«^^^ ^O^^ tale non pare la
Pliamentor ; non con T ^f"^"f."°^ P°P°1-^ ^ che, con l'am-
frequente nelI'LZ ' "'^^' '''''^^"'^ propriamente siciliani, ma
quente nell iberoiomanzo, trova ampia rispondenza in Italia e fuori:
J^!> z della forma sic. buzann (a ^An■ì\ ■■ j ■
che ad influenza galloromanza. ' ^^' ' ''* ^""''''^'^ PÌ»«osto «d errore di lettura
LESSICO
141
lat. mediev. cahanus (a. 1307, DEI I 643; a. 1388 a Piacenza, Du Gange
II 7), it. gabbano^", fr. gaban, sp. g^^aw, ecc. (Lokotsch 970). Contro
l'opinione di Vidos di una diffusione della voce dalla sola Sicilia (cfr.
FEW XIX 73-74), Corominas (DCEC II 604-5) si pronunzia per una
penetrazione simultanea dell'arabismo in Sicilia e in Spagna. In considera-
zione della forma di esso nei vari paesi, dovremmo addirittura pensare ad
una diffusione partita solo dalla Spagna, se, trattandosi del nome di un
indumento che dovè essere oggetto di commerci anche marittimi, non
s'affacciasse il sospetto anche di altre mediazioni.
V. Introd. §§ 21, 36, 69.
48a. Gabella.
1125
Palermo
1?) Sé % a^àX a troO Tcicrcrapiou àTcépiaiVEV uàp-oì (Cusc
556).
1168
Catania
1197
Messina
1210
Palermo
1240
Salpae
1242
Messina
1270
Seminata (RC)
Gabella pellium agnorum cassetur, et nemini g a -
bella prava imponatur (ASS" II, 1947, 102).
Volumusque ut baiulatio ipsius civitatis non sit in g a
bella de cetero (ASS^ XXIV, 1899, 591).
omnes alios redditus gabella rum dohanae nostrae ip-
sius Civitatis Panormi (De Vio 13).
mandamus tibi ut omnes vineas ipsas facias diligenter coli
et iiuUas ex iìs alicui ad cabellam concedas, quia
magis credimus expedire commodis nostris ipsas diligenter
in demanio nostro excoli quam ad cabellam concedi,
prò eo quod qui cabellam ipsam recipiunt non de
cultura debita vinearum curant, sed qualiter fructus perci-
piant in suo tempore pleniores, et sic vineas nostras intel-
ligimus pejorari (Huillard-BréhoUes V 870).
dederunt et concesserunt in cabellam [.,.] totam et
integram vineam monasterii eorum [,..] renunciando
expressim consuetudinibus civitatis Messane de e a b e 1 1 i s
(DiplPrFond 147).
Tténipaxav aÙTW, ^CTsp^av xat àTca^Swjcav aù-rw òvóp,ai:i-
% a (3 a X a <; ei<; tò Poaxficrai. -rà ì^ua aÙToO %ai S'pép.jjia-
xa [...] TcScrav uifiv PoffxV toO Pouvò<; òcvcoTÉpou •KiCT'nX-
Xapta^ (Trincherà 472).
184 Forme dialettali in AIS II 261 ' giacca '; Vili 1557 e Cp; Vili 1570 ' mantello ' e N;
Vili 1572 ' camicetta ' Cp.
.142
1320
Palermo
1328
Messina
1340
Palermo
48b. Incabellare
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
(vTcitT ^'*'' "^ ^^bellam a dicto martino
TfahTlut" H '?°r- ^°''''' '' ^^bere concessit
febbraio) ^"^ vmdarmm unum (net. Salerno 22
1462
Trapani
1495
Mazara
incab elianti (dativo; not. Castiglione 8 ottobr,
e).
iobref '^^'"* '' incabellat (not. Polito 12 ot-
48c. Cabellatio.
Trapani nlt sl-rT.'S 'r ''^?'"' " "°"^^"^ cabellatio-
i" nis seniam (net. Castiglione 15 ottobre).
Sta Armerina (tt.'Slat^ M'ottoke)."'''' ^"'^ ^"" ^^^"^^^^^^
48d. Cabellator,
1282
Catania
1312
Palermo
fus qdnro Cobi •' ^''''^''' °™ P^^™*"^ ^^ reddi-
(RRS iS ^'°'"''' '^*"'""' ^' contingerint provenire
Jn!!'^''^^^-^''^ "^P^s ducentas parum plus minusve ex aua
eS baberfS IS^" --dem_ ca'b ellaToTe'mT
pSdicMMlad^ '"'^" '''''''"' '''' ^-i-^ dohane
48e. Cabellotus.
1156
s.l.
quicumque de terra nostra aut extraneus sive aliquis adven-
InNorm 76). ' ^ ' ° * " "'" ^'^ ^^^q™ ^I^o teneatur (Doc-
LESSICO
143
1260
Palermo
1264
Agrigento
1284
Palermo
1298
Palermo
1367
Alcamo
inter ceteros cabellotos vidit Gerbinum [...] emere
iura predicta a procuratoribus Ecclesie Agrigentine et ex-
(inde) respondere (ACAgr 166).
ipse prò parte ipsius domini episcopi [...] recepit [,..] de-
cimas tam pecunie quam victualium omnium imperialium
proventuum predictarum terrarum a secretis, camerariis et
eciam a cabellotis de mandato secretorum et came-
rariorum [...]; dixit se vidisse eundem dominum episco-
puni et canonicos suos [...] percipientes et habentes a se-
cretis et camerariis Sicilie citta flumen Salsum, et cabel-
lotis terrarum ipsarum [...] decimas omnium proven-
tuum regalium, videlicet doane et cabellarum (ib. 182),
predicto e a b e 1 1 o t o eiusdem dohane mandetis, ut ca-
bellam eamdem exercens [...] (CDArag I 103).
Petrus Cortisius, catalanus, cabellotus molendini
[...], concessit molendìnum ipsum in cabellani (not. De
Citella II 87).
dictum jus spectat ad gabellotum munditiae (CCMun
57).
Il sic. gabella ' quella porzione, che al comune, o al principe si paga
delle cose, che si comprano, o si vendono, o di quelle che si conducono o
si trasportano: dazio, gabella ' (Pasq. II 187), col derivato gabìllotu
' colui che piglia la gabella: appaltatore ', 'chi tiene l'altrui possessione a
fitto: fittajuolo ' (ib. 188), cahhella ' gabella, dazio ' (antiquato), ' fitto
agrario ', ' fondo dato o preso in locazione ', cabbillotu ' appaltatore ' (an-
tiquato), ' fittaiuolo ', ' mezzadro ' (anche gabbella e gabbìllotu, VS I 500),
con i topp. La Gabella 56 B 2, Gabella o Gurndonga, affluente del Dit-
taino (Amico I 478), Gabellazza 51 F 1, ecc., 'a Gabbella, i Ngallebi
(STS 102), cai. Gabella (NDDC 111), a. 1168 cabellam a Stilo (Mosino
38), deriva dall'ar. q ab ala 'cottimo', 'contratto per il quale si per-
mette ad alcuno di mettere in cultura una terra mercé una tassa, un ca-
none ' (Peli. I 130). Le nostre testimonianze mostrano, insieme con le
varianti formali, quanto sia stato rapido il passaggio semantico di cabeUa
da 'imposta' su ogni attività redditizia (a. 1125) a 'fitto di terreni'
pubblici (a. 1240) e privati (a. 1270); di cabellotus da ' appaltatore di
imposte' (a. 1156) a 'fittaiuolo' di terreni o altri beni produttivi (a.
1298).
Il termine arabo fu direttamente mutuato anche in sp. alcabala (l"
doc. a, noi, DCEC I 91-92, DECH I 124), cat. id. (forse dal castiglia-
no, ib.), port. alcavala (T doc. a. UH, Mach. I 144). Ma è certo che il
144
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
punto di part n.a della stmordmatia diffusione di questo arabismo (cfr
Lolcotsch 974) fu k Sicilia, dove assai presto al tipo in -./. si vede su-
bentrare nelle oirti documentarie quello in -ella (forse da -eia con hnZ
sotto influsso del suiSsso romanzo -ella, cfr Peli IT aoI oil f '
infatti che, attraverso l'Italia (già a. n90 a gLI/p f ^48^38?
a. 1286 a Pisa. ib. II 426) e la Francia (ant. prov Ì£Ì XII 2 ant'
h, a elle a 1267 FEW XIX 74-75). raggiunse'la ste a Sa ^^^^^^^^
on sp., porr, èf la voce it, per Pedro de Alcató. DCEC 1 e Mach I
/.f^ ' f ,.^^^f (1\'^°^' ^- 1285, AlcM VI 112), .abelar .Ùlel
centro d'irradiazione dLso élT,^Zd:^;roìtZ2,T
meri tonale, già bizantine: cfr. cai. ..^.&..., Ì J (S^
II 52 , «duaneni, fundacarii et cahellotl » (a. 1259 b U^^r „ 7
ff^ff (D'Ascoli 255), it. ,al.ellòUo, cLlll', lÙm'o X
VI 523) e persino cat. gabellot (r doc. a. 1313 AlcM VT 11T
V. Introd. §§ 8, 21, ^X ^G, 71. 74. ^^■
49. Cacochuia.
1416
Corleone
1436
Palermo
1439
Palermo
tur ii->Mc ^ "^iiuns L...J. gm Nicolaus tenea-
fagoH, cacochi,Ii, fcocull (Bttsc fri. 73, not. 8).
puic cacochularum (ib. nota 6).
tuia db. 509), «mo/a, -M.& „c HI, wT ?' 'Yn, '',^'' "'"'''-
(PeH. I 188). Qu.s cei-Mmmr^il '■' •'^™™ '^"'' "'^ fe"5af a
(Barbe,! m 887 'kTa «)*° <°^^'°" "«' -*= "»"«"«
LESSICO
145
ai''. ,
Allo stesso etimo, che viene indicato da Corominas (DCEC I 92,
DECH I 125) più specificamente quale isp.-ar. harsùfa, hursùfa
per ar. class, hàrsafa"^ risalgono sp. alcachofa (1" doc. carchofa a.
1423), cat. carxofa (T doc. circa 1460, DECC II 602), port. alcachof(r)a
(1^ doc. XVI sec, Mach. I 139). Mentre è sicuro il ruolo svolto dalle lin-
gue iberiche nella diffusione europea della voce (cfr. per questa Lokotsch
833, FEW XIX 68-69), non è dato accertare se e fin dove sia giunto, al
di fuori dei dialetti it. merid., il contributo della voce siciliana, che nulla
del resto assicura sia stata mutuata direttamente.
50. Cafislum.
1131?
Messina?
1172
Messina
1213
Messina
1226
Catania
1239
Messina
1258
Agira
1284
Messina
1324
Palermo
1328
Messina
1332
Messina
sKxoffL oc a cp i ^ I, a èXaiou (Cusa 293).
^Xeov xacpi^ia 'é^ (ib. 322),
cafisium de eleo (Ménager AciMess 128).
elei eciam boni prò usu comestionis e a f i s u m unum
(Ardizzone 53).
salvo censu medii e api sii olei (Ménager ActMess 161).
sex cafisiorum olei (TabSMLat, doc, 83).
olei cafisia triginta novem (CDArag I 548).
cafisium prò mensurando eleo (Bresc-D'Angelo 148).
èXàST] X a (p t cr i (CMessGr 3).
ccTtò atXéou X a (p i ff i a %' (ib. 99).
Così già Dozy I %2b; ma solo har§ùf Kazim. I 55Sb, IjurHf Wehr 272b.
146
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Sic. cafisu, (Messina cavisu ' vaso di misni-^. ri'ncrlì^ , i ■- r
di rame, contenente la nmrf. . .^ j- ^^^°' P^^ ^° P^" ^^"o
^^1, 646) , cai. cafisu, -liu, caviiiu (NDDC 116) MV.. Ve- <
sura per grani ' (Lokotsch 998 PeU T 1 4?! \, t ^^- ^ ^ f i z ' mi-
di aridi ' a ' misura di olio cfr mal Ì / ?'' '^ ^'^.'T" ^^ ' ^"^^^^^
rile; (Barbera IH 874), If^'iT^i^:^^'^'^: t'' ' ^T '^-
siciliana. Si tratta di ore.tln .,v ^^"^""il 242), forse per influenza
sur. per «idi . (1- iof: . xr^a^^'ScT,,?/*- '"*i/°"-
doc. aa. 974?, 981 DECf TT S/' ' , ^ ^-^^^^ '^^t' ^^/^^ 1"
Mach. I 440) Sono stti nrol l ' ^°"' ''"^° ^^^ ^°^- ^^/^'^ XIII sec,
ib. II 587); forse provfne dala SicSS'T' "^"° ^Ì"' '^°'^' " '''''
1068, CDCajet 20) ^'''*- "'"'P- ^^^^'^ o^^^' ««« (a.
V. Introd. SS 26, 47, 69.
51. Caha.
1274
Palermo
1279 circa
Palermo
1298
Palermo
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1343
Catania
dieta pecunie quantitas consuevit solvi r T ^ • 'u
subnotat s videlicet Hp r i^uu r . '■AV^ °^ junbus
(-VS:Sin9f^"-° ^'^^ bombicis Panormi
detft%u:d^Ì7Xr^^^*" ^^ J"^^^- -^bnotatis vi-
a venditore aSc V ef/b """ ^t''''''' ''^^"^ ^^^bdle
ana ^. y et ab emptore G, xv (Pollaci 327).
(La Manti; 162) ' '"' ^^'^'^' ^^^^ ^"^toni [,.,]
poms, Gabelle filecti '
beli
atcus cuctonis, cab
targime, cabelle
e auripellium [.:.] (BPI 188) '"^*°'"'' ''■
m
Esist
■e a Palermo un Vicolo dei Cafi.
'.san.
LESSICO
147
L'origine del termine, scomparso assai presto in seguito alla riforma
delle gabelle iniziatasi nel 1312, fu indicata da Amari (SMS III 826 e
nota 1) nell'ar. qà'a, in Egitto 'sala, aula, loggia a terreno'. In
verità qà'ah o anche qàhah ' impluvium domus ' (Freytag III 5l5b),
qà'ah ' grande chambre, salle, salon ' (Dozy II 419è), qà'a ' paved court-
yard ', ' entrance hall, vestibule, corridor ', ' hall ', ' sizable room ' (Wehr
9i2b) non è voce egiziana soltanto. In un atto privato arabo-siculo (Pa-
lermo a. 1196, Cusa 500, r. 7) tale sostantivo designa il cortile interno
di una casa.
V. Introd. §§ 36, 50, 68; 30«; hugira 142.
52, Cahalu-
1279
Palermo
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
glimpectas tres de duabus coloribus cum listis ad aurum
quarum una est viridis, alia k y a e h 1 a et alia arangina
(DotCostEbd).
Item recipìt Cabellotus prò consueto Iure eiusdem Tinto-
rie de pannis seu filata tingendis in ea ad racionem sub-
scriptam, videlicet:
De maiuto per cannas Tarenum j
Item de Tunj per singulas duas cannas . . Tarenum j
Item de sarto per singulas cannas duas et
dimidiam Tarenum j
Item de viride per singulas cannas Tres . Tarenum j
Item de musìnnj per singulas cannas duas . Tarenum j
Item de Ialino per singulas cannas duas et
dimidiam Tarenum j
Item de fustayno sarto stricto per singulas
cannas duas Tarenum j
Item de fustayno cunj per singulas cannas
duas Tarenum j
Item de filato de lino tincto kahalo
stricto per quemlibet Rotulum . . . Tarenum j g"
Item de cuctone filato tincto cabalo
stricto per quemlibet rotulum auri . . . Tarenos ij
Item de Cuculio sive seta tinctis in maiuto
de quibusHbet duabus uncijs . . , Tarenum j
Item de Cuculio tincto in e a h a 1 o de qui-
buslibet tribus uncijs auri Tarenum j
Item de Cuculio Tincto in sarco de quibus-
Hbet quatuor Uncijs auri Tarenum j
(Pollaci 338).
Item exigant prò tinctoria subscriptarum rerum in colo-
ribus infrascriptis, subscriptas pecunie quantitates, vi-
delicet:
14S
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Pro gualibet camia tele tingende in mayuce
{var. mayuto)
cTnnas''''" ^'"'' ^'° *"'''^' ^'^ '^"^ulas duas '
Itera de sarco, per singulas duas cannas* et" di'- *"' ^
niidiam .
Itera de virdi, per singulas cannas tres ." '. ' tar" |
ytem de misicini (ì;^,. musumi), per singulas tres
cannas
"^^^ffiidjj^^"'"' ^" ''"^"^^' '^''""''' '^"^'' ^*' '^^*- *"''' ^
Itera de frastayno sarco stricto, per singulas ^''' '
cannas duas .
Itera de frustayno cuctuni {varr. tuni,' curri ' tu- ''^' ^
mi), per smgulas cannas duas . tar i
Itera de filato de lino e li a e h o 1 o {var. catha- '
lo) stricto, per quemlibet rotulum ... tar i e^
Tbet%otubra'^"°^^^^'^^°^°'^-^"-- ■
;^?;i^E^uSi^Scr!^^---''^C7
wt .™"'^^° ""^^^ in chacholo, qui-
buslibet uncns tribus .... tar i
Itera de cucuUo tincto in sarco, prò quibuslibet
unciis quatuor ^^^ .
(La Mantia 16). • ■ • . j
danJinfe'r'®"' '^Ì ^''.^'"' '^"^ ^^^^^°^^^ ^>' "°^°«*^"te le discor-
™r ^^^^^^^ ^.-- - —ti, presen.
di termini d^ mW.^' .?' ^'"' '^''' '^^'°''°"" «^^^"'^ ""^ «^^^
in SXata d ' i \" 'ì^^^'"'"'^ "^^^^ attestazione, riconducibili
447.), 'dark bt X bke (W b 95^? '""' "^ '^ "°^^ ' ^°^^^
lum ' (Freytaa IV 1 4aT ' Ìri ""^^ '°''"''''' ^°" ^^ « ^^ ^^ ' coe-
e con k u hf rJ t ™"'' ^'"'^^ ^^ ^i^l ' (Kazim. Il 870-71)
Cfr. anche raaltLfr^^ '^'f "^' "' ^^^^°^' ^^^- (Lokotsch 1227).
cHniccio, ch^Le nel t-^^^^^^ ° "'"^^° ' ^'^^^^^ ' ^"^■
in docuraentfddtc. S^XvXS^ b'^^'"'™ ^'''''''''''' '^''^
mo «vendidit bovem nnnrl ti- ■ , °' ^ ''^'*"'' ^- 1418 a Paler-
bovem unum pù russi xhaydoni cura cornu muczu » (not.
LESSICO
149
Traverso 2 settembre), chayduni (ib., 14 settembre); cfr. anche akhal,
pi. kuh lùn ' qui a le poil d'un noir foncé et luisant ' (Dozy II 447^).
V. ìntrod. §§ 7, 32, 56, 63, 69, 73.
53. Calafatus.
1030?
Reggio Cai.
1219
Crotone (CZ)
1243
Palermo
1282
Messina
^a.<TÌ\twc. è xaXacpàtTii; (Guillou Brébion 184).
Yi.pàp5oii xaXacpàtou (Trincherà 372).
1284
Messina
1385
Palermo
àvaff-ràcTwi; xaXa(pà'Cou (Cusa 96).
te magistrum seu prepositum super operis magìstrorum
calafatorum laborantium in vassellis Curie nostre
existentibus in Tarcianatu nostre Civitatis messane (KKb,
Appendice 41).
Itera ponìt per quaternum eundem se solvisse certis e a -
lafatis et personis qui laboraverunt m regio larsia-
natu Messane [...] (CDArag 550).
Ordo cereorum felicis urbis Panormi oiierendorum in Sanc-
ta Catedrali Ecclesie Majori Panormitane [.,.]. Cereus
Marinariorum, Cereus Calafatorum (Top. li 84).
È questione ancora insoluta (cfr. DCEC I 583-84), se derivino dal-
l*ar. q i 1 f ' cortex, cortex arboris ', q a 1 a f a ' ferruminavit et tibris
palmae vel musei stipavit navim ' (Freytag III 491«), qalfata ' to
calk (a ship) ' (Wehr 921^) o dal gr. biz. xa).acpà'riQ^, xaXa^aTav,
xaXacpaTTi^EW (Du Gange Gì. Gr. I 548 ss.), questi a lor volta dal lat.
calefacere, le voci di antica ed ampia diffusione (cfr. Lokotsdì 1022),
che designano il ' calafato ' e la sua attività: it, calafato, -atare (JNI sec,
DEI I 666; ma galafado a Chioggia a. 1211, DELI I 184; genov. calefatus
a. 1213, Peli. II 423; Calajat cg. a. 1191, ib. I 94), ant. prov. calafatar
(r doc. XIII sec), fr. med. calafatar (XIV sec, FEW XIX 80-82), cat.
calafatar (r doc. Jaume I, DECC II 404), sp. calafatear, ant, sp. anche
calafatar (P doc. a. 1300 circa, DCEC l.c, DECK I 749), port. calafate
(1" doc. a. 1373, Mach. I 457-58) e calafatar (XVI sec, ib.), gr. biz,
xaXa(pàTTiffi,<; (T doc. a. 959, DCEC l.c), ecc. , _
Naturalmente la questione concerne, anche in termim di^P«orita
araba o bizantina nel raggiungere la zona, il sic. calafatu (Pasq. I 228; an-
150
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
che cdafataru VS I 521), col cg. Calafato e top. id. 56 A 3, cai cala-
fattan e calafati ' scarti di seta grezza ' (NDDC 117), con itopp cli/So
DoLcle i '?> ^'" '''*''^' ^' ^r"^ "°^ '^^^^^^ attestazioni lasciano sup-
Stiot' r%T^ """''° legittimamente di altre, sia stata il centro
d irradiazione: cfr Calafatus cg. (a. 1254 a Patti, Girgensohn 154) e in
Cusa 569H yusuf d-qalfàt = Jccr^cp ó x«Xcpà.^<; (a. 1178, ib. 161è)
V. Introd. § 69. -^ui.^;.
54. Camittum.
Palermo !!!'°™f' ^* ^^nvenit lohanni Lombardo, seUario concivi
suo, docere eum et mstruere ad faciendum bonum ca-
f Ì% •°'^. ^^ ^^""""^^ lohannes [...] promisit officium ip-
sum taciendi camittum alicui non ostendere nec exia-
de docere aliquem, salvo tamen si fuerit frater eius vel
Mius (not. De Citella I 33).
(not De'cTtdlà f^T^t '^'"""''' f° documento, è spiegato da BurgareUa
av liT uTÌ ?^ '°"'' " diminutivo di camus, specie di freno per
Tarn a^comS °. '°^ "'^"'^^ ""^ connessione con la radice 'r.
ÌÌÌZib) .T^ ^""^ '^"''""^ ^^"^"^ P^des coniungens ' (Freytag
ede?''tÌ SrrsTslr ^^"; 'f--,quocolliIantur.LXJ
plausibile i^terSeLon/^ •'°^'' ^'"'' ' ^"^^^^ ^25.), donde una
sic. -.- do^o nn 54 ''''^'''" ''^'^"°' ^^^^^^^ • ^'' ''■ - >
V. Introd. §§ 36, 43,' 54; 30«.
55. Camtneloctus.
1240
Salpae
1287
Palermo
1299
Palermo
Purpuras, pannos ad
et grossos, cendatos
aurum, cammeloctos subdles
srossos ri. Tripulo, buccaranos subtiles et
grossos L...J camera nostra
oòy}.
recepii (Huillard-Bréholles V
(ntt De aldini" 5"'8)."''"' '"'" '''''''^^' ""^^^"^''^
mantellum unum de chatnKillo.* £ j
dato rubeo (not. De Citelk TI 35 ?.''? f°demum cen-
unum sfoderatum (not^ ^' ''' ^^^^ ^ ^ ^H oc t uni
351);
Maiorana 92).
LESSICO
151
1306
Palermo
1309?
Messina
ante 1312
Palermo
1338
Corleone
1340
Palermo
1380 ■
Venezia
1398
Trapani
1495
Mazara
tunicam de chamillocto foderatam cindato viridi
(MortiUaro 242).
nulla domina sive.mulier audeat portare cappam [...] nisi
tantum de panno laneo, vel j a m e 1 1 o e t o (Testa I
91).
Item de cindatis, aurifilato, chamillotis et omni-
bus pannis sericis et aureis laboratis Recipit predicta doa-
na prò quolibet Centinario Tarenorum Tatenum j (Pol-
laci 335).
ciameloctum unum exritit uncias tres (TabSMBosc,
doc. 236).
mantellum unum de chamillocto cum tilella nigra
infoderatum cindato rubeo (not, Salerno 18 febbraio).
chappa una di chamilotu ingarufolatu infurata di
chilestra [...], iacu unu di lo di tu chamilotu infu-
ratu di tila chilestra (TestVen 58).
prò predo unius pecie de jammillocto nigro de qua
fecit unum mantum de pluvia (not. Castiglione 1 agosto).
unu rubbuni di jambilloctu (not. Polito 8 ottobre).
Che il sic. chambillotto (Scobar, in Pasq. I 299), camìllottu ' sorta
dì tela di pelo: camojardo ' (ib. 234), ciammtllottu ' tela fatta di pel di
capra ' (ib. 312), giambiloctu (ib. II 218), gammillottu (Traina 426),
cambillottu (VS I 532), cammtllottu (ib. 535) derivi dall'ar. h a m 1 a h
' stratum villosum ', ' vestimentum vel stratum villosum incisis lìmbriis
instructum ' (Freytag I 527^), è tesi già avanzata da Amari (SMS HI
918, nota 2) e condivisa dal Wartburg (FEW XIX 64-65, 212^), il
quale però preferisce un riferimento al pi. della stessa voce, h a m 1 a t .
L'etimo arabo non è unanimemente accettato; accolgono il vocabolo si-
ciliano fra gli arabismi D'Aleppo-Calvaruso (98-99) e De Gregorio {Contr.
383), ma non Dozy-Engelmann, Lokotsch, Pellegrini; Corominas (DCEC
I 616) scarta decisamente l'ipotesi dell'origine araba per sp. camelote,
che riconduce a fr. camelot, questo probabilmente da ant. fr. chamel ' cam-
mello ': accostamento che per il FEW (l.c.) è invece solo paretimologico.
La diversa valutazione dei singoli elementi su cui si fondano le di-
scordanti argomentazioni lascia ancora insoluta la questione. Ma nessuno
nega che il prodotto tessile, dapprima proveniente dall'Oriente, abbia poi
152
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
avuto in Francia i suoi centri maggiori di produzione, la cui esistenza è
attestata almeno dall'a, 1244. Della provenienza francese recano segni
evidenti, insieme con le numerose varianti siciliane, anche il salent. cìam-
billotto (Brindisi, a. 1601,VDS I 145) e jambellotto (Gallipoli, sec. XV,
ib. 274), ant. brindis, a. 1245 « dimitto Roselle pallium meum de cha-
mellottis » (CDBrind I 105), it. cammellòtto, cambellòtto, camelòtto,
ciambellòtto (Batt. II 587), lat. mediev, camelotum, cham-, ecc. (Nier-
meyer 118), sard. cambellóttu (DES I 442).
V. Introd. §§ 63, 71.
56. Catnuca.
1306
Palermo
1334
Messina
1348
Corleone
1354
s.l.
1380
Venezia
petiam unam de panno de sita vocatum camuca [...],
guarnacLiam unam de panno de sita cum camuca fo-
derata [...], bunetum unum de panno camuca fodera-
tum cindato jalino (Mortillaro 242-43).
xal àX^ayeiv è^iJcaiJiouxà.
CiuoiJiàvixa .(CMessGr 131).
xaì Tci.'cpaxOXiìv xat
mantellum unum de carnuta infoderatum cindato (Tab-
SMBosc, doc. 290).
Li samiti sun pirduti et li strangi impirnaturi, | li guanti
di e a m u t i , gran panni di culuri, | li nobili villuti,
riali caniaculuri: | tutti simu vistuti di lana di muntuni
(PoesSic I 26).
cappa una di camuca partuta, meza de nigta et meza
di inchanelata infutata di dossi di skirolj [...]; gunela una
di e a m u e h a di la supradicta partuta infurata di dossi
-di skirolly [...]; iacu unu nigru di camuca (TestVen
58).
1453
Trapani
par unum de cuxinectis de camuca virdi novi [...], ìndu-
mentum unum de camuca (not. Formica 8 settembre),
Il sic. (antiquato) camuca ' tela rozza che serviva a confezionare le
mutande di contadini e popolani', dal pers. kamhà attraverso l'ar.
k a m h a * vestis scutulata Damascena ' (Freytag IV 58a; cfr. Peli. I
175), fu voce di ampia diffusione commerciale (cfr. Lokotsch 1043); it.
camuccà, cammuccà ' specie di tessuto in seta damascata importato dal-
l'Oriente ' (DEI I 704, Batt. II 611), sp. camocdn (T doc. a. 1348, DCEC
I 617, DECH I 787), cat. ant. camocà (P doc. a. 1483, ib. e DECC II
LESSICO
153
459a), fr. camuscat ' esp. d'étoffe de soie très riche ' (T doc. camocas a.
1299; FEW XIX 83, 213), gr. mediev. xa]xoMYP.c, (Du Gange Gì. Gr. I
564). L'accento ritratto della variante siciliana carnuti si ritrova anche
altrove: cfr. ant. it. carnuto (DEI I 7Ì0), lat. mediev. camucum (Du
Gange II 54-55, Niermeyer 121; cfr. Peli. I 338).
V. Introd. §§ 32, 34, 63, 66; Sin.
57a. Camula.
1348
S. Martino
1373
s.l.
Tinca nee... vermis, qui dicitur camula
et rodens vestem (Senisio 39).
quasi terens
di liostia consecrata si fa camula [...]; lu primu essiri
di killu pani, quali poi naturalmenti si genera killa e a -
mula; camula la quali si genera in verbo [...]; et
comu di la hostia si genera camula (SposVang 130).
57b. (In)caraulafi.
1145
Palermo
1252
Palermo
privilegia erant quasi abolita i n e a m u 1 a t a et invete-
rata (DocInNorm 31).
ad nos accedens ostendit nobis quoddam testamentum [...]
petens ipsum [...] in hanc presentem formam redigi et
transcribi [...] quia jam camulari inceperat in locis
pluribus propter sui vetustatem (TabPPal 60),
Per il sic. camula ' verme che si ricovera nel legno, e lo rode; tarlo ',
' verme che rode i panni lani, libri e simile: tignuola ' (Pasq. I 237, VS
I 539), camularisi, -lirisi ' esser roso dalle tignuole ', camulatu, -utu (ib.),
un etimo ar. q a m 1 ( a ) ' piccolo insetto ' e in particolare ' pidocchio ',
proposto da Gioeni (68), ha incontrato consensi non generali. Pellegrini
(I 114-15, 199, con bibliografia), nell'accogliere come certa l'origine araba
del vocabolo, ne spiega l'entrata in varie regioni italiane attraverso i com-
merci, forse con le stoffe. Se è un arabismo, il termine sarà passato dalla
Sicilia al cai. camula (NDDC 124), lue. kàmula ' tignola ' (Bigalke 5598)
e kamah ' bruco ' (ib. 5571), kamulàt ' tarlato ' (ib. 5599), salent. camula
' tignuola ', cumulare ' torturarsi, esser preoccupato, non prender pace '
(VDS I 99) e sicuramente anche malt. kamla ' tarma, tignuola ', kamlàt
' consunto e corroso ' (Barbera II 580: con k-, contro qamel, qamla
'pidocchio', ib. Ili 882).
Ma il fatto che lo si ritrovi in dialetti settentrionali (cfr. AIS
154
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
III 482), come grig. càmura, cambra, engadin. chàmola, chambla, pitta,
càmula, lig. càmura (a, 1319 camora ad Albenga) e da qui sard. (logud.
sett.) e cors. kàmula, fr. merid. camour, ecc., gr. mediev. xàiioupa, induce
Alessio {Lai. 1 323, DEI I 704), per il quale l'origine araba non rende
conto di tale area di diffusione, a proporre un etimo lat. e a m u r a , f .
dell'agg. camur 'curvo' (REW 1564), come calco dal gr. v.à.i.r.ri
' bruco ', da confrontare con xajxicT] ' curvatura ' '"^
Anche Prati (207) ritiene dubbia l'origine araba, impossibile quella
da un incrocio di lat, caries e tarmes (REW 1692). Il FEW (Il
163), nel riferire queste due ipotesi, mette in evidenza l'antichità e la
particolare area di diffusione della voce, elementi ovviamente contrari ad
un'origine araba '*l
V. Introd. § 7,
58. *Cani.
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1406
Messina
Item recipit Cabellotus prò consueto Iure eiusdem Tin-
torie de pannis seu filata tingendis in ea ad racionem sub-
scriptam, videlicet: [..,]. Itera de Tunj per singulas
duas cannas Tarenum j [...]. Itera de fustayno cu ni per
singulas cannas duas Tarenum j (Pollaci 338).
Item exigant prò tinctoria subscriptarum rerum in colo-
tibus infrascriptis, subscriptas pecunie quantitates, vide-
licet: [...]. Item cuctuni {var. prò tuni), per singulas
duas cannas tar. j. [...]. Item de frustayno cuctuni (varr.
tuni, curri, t u n i i ) , per singulas cannas duas tar. i
(La Mantia 16). '
choppam unam de panno fiorentino coloris tanev (Ga-
botto 259).
1465
Messina
par unum caligarum de panno taneo
ceratura (ib. 484).
veteruffi et la-
Questo sicuro termine di colore (c£r, cahalu- 52), la cui forma, attra-
verso le varianti (quasi certamente dovute ad erronea lettura dei docc.
origmali), riteniamo di poter ricostruire in *cam, corrisponde al sic. canni.
188 u^T? w( ^ 1^*°Ì'''. ''■ ti^oPPo complicata e difficilmente sostenibile » in DELI I 192
fin < Bo >f °IX bf? fm ''.w\ r°^^*?'' ^'5'T .^'*'=° (^°C l,c.). ancora di recente
n Wm. :; if ' a' ^ °' ^^^ ^/ ■ respingendo l'etimo indicato dall'Alessio, pensava, per
la forma sicHana, ad un apporto dei coloni galloitalici; tesi alla quale si oppone aoDunto la
persistente distinzione tra le forme gallosic, càmmura, chmra, cm^'comeTHgure Quelle
siciliane e meridionali, con -/- ovunque e sempre, fin dall'attestazione più anticrdeira. 1145
LESSICO
155
superstite solo nella frase fari la facci canni canni ' arrossire ' (VS I 548),
anche cai. va u sangu canni canni ' fila sangue a rivi ' (NDDC 128), già da
Gioeni (69; cfr. D'Al.-Calv. 110-111) ricondotto all'ar. qàni rosso
acceso' qani' ' blood-red, deep-red ' = ahmar qàn(in) (Wehr 863) ^
Nella toponomastica restano tracce del termine in Gihilicanna 49 F
6 da g a b a 1 - ' monte ' (4«), cfr. Gibilrossa ZTpa D 6 e Monterosso
50 E 3; Giancani solfara presso Racalmuto (Amico II 395, nota 1), da
' ayn- ' fonte ' (166«), cfr. Giannioscura sorgente presso Enna (Amico
I 389) e Giancavallo 49 F 5, nel « Rollo » fons caballi (Cusa 195, r. 15)
= 'ayn al-birdawn (ib. 231, r. 12), oppure da hagar- pietra , ctr.
Giampìlieri 52 D 1 = (?) bagar abì halffah (Peli. I 299) .Granello
49 F 6 a 1093 ad petram de Zineth (Pirri 695, 842) apud Cutramm
(ib. 1122 in nota), nel « Rollo » haìarzeneti (Cusa 180, r. 33), haiarsenett
(ib. 184, r. 5) = baiar az-zanaft (ib, 204, r. 1; 209, r. 9), cfr, janetta 144.
V. Introd. §■§ 8, 20, 35, 73; 30«.
59a. Cantarium.
1157
Palermo
1171
Palermo
1293
Barcellona
1336
Messina
1373
s.I.
1391
Agrigento
prò cantarlo cuttonis (DocOrNorm 150).
unum cantare casei (DocInNorm 132); medietatem
cantari casei (ib. 133); de casco cantare unum
(ib. 141).
e a
ntara septingenti masticis (ActSicArag I 221).
Tup... xav-trap... 3' (CMessGr 174).
omni iornu si ardi plui di dui cantar a di oglu (Spos-
Vang 288).
lantaru [di formaiu] (VNS 166).
189 Nelle altre frasi jinsinni canni canni 'dilettarsi, prendersi g"f ° « P'f «^Jf ^^ \fi!
fattegU da altri, con.piacersi'pASO,I 245 /avanzare sen^a^ sSd^^l
Ct^D]x"]:cV'^n; Sri;;;ri^"d;irai?: qanna'a ;'c^«lodto:e^ CGoc^m e
D'Al-Calv. lice.) si presenta assai meno probabile di un richiamo a sic, it. cmna (ctr.
Caracausi, in «Boll.» XIII, 1977, 386),
ì r\ e A T
156
59b. Cantatatum, -a.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1298
Palermo
1299
Palermo
1401
Agrigento
1453
Trapani
1466
Trapani
occasione ducentorum e a n t a r a t o r u m mercium one-
randarum in navi (not. De Citella II 102).
ad onerandum in eam ac deferendum cum ipsa a portu Pa-
normi aput Pisas cantaratorum mercium duo milia
et centum (ib. 173); ad onerandum [...] e an tarata
mercium ipsorum mercatorum duo milia et centum quin-
quaginta (ib. 318).
de suo iure est habere granum unum prò qualibet e a n -
tarata de mercanciis extrahendis extra regnum (Cao-
InCDem 249). ^
prò certis cantar a tis tonnicii (not. Formica 8 set-
tembre).
prò iure nove cabelle vocate de li cantatati (not.
Caudino 8 ottobre).
Il sic. cantavu ' peso di 250 libre: cantaro ' (Pasq. I 248), ' canta-
ro, antica misura di peso variabile dagli 80 ai 100 kg.; è suddivisa in 100
rotoli ' (VS I 561), che si fa risalire all'ar. q ì n t a r ' peso di 100 o di
120 libbre o rati ' (cfr, Peli. I 145), è termine comune in tutto il Mez-
zogiorno: cai, cantaru, candaru (NDDC 129), salent. cantàru, candàra
(VDS I 105), napol. cantaro (D'Ascoli 131), ant, camp. a. 1125 « cantaria
septem de cera » (CDCajet 20). Anche altrove si trova it. ant. cantaro
[V- doc. Marco Polo volg., DEI I 726), cantare (Batt. II 651; cfr. lat.
mediev. id., qui sopra e a. 1269, Du Gange II 162), lat. mediev. cantarus,
■um, -ium (XIII sec, Niermeyer 128; -ius a Genova, a. 1140, Peli. I 354:
-ium a Venezia, a. 1229, DEI ì.c), ant. fr. cantaire (ib,), sard. kantàre, 4
(DES I 287).
Queste forme — diversamente da sp. quintal {V doc. Berceo), port.
id., cat. quintar (a. 1249 quintal, DCEC III 959, DEGH IV 732-33),
da cui anche ant. prov, quintal, ant, fr. quintar (XIII-XIV sec), fr!
quintal (FEW XIX 94), it. quintale (r doc. a. 1519, quintalata XVI-XVII
sec, DEI IV 3182), che corrispondono all'etimo arabo citato — postulano
una variante ar, * q a n t à r , mutuata per via commerciale (in Sicilia
forse direttamente), la cui esistenza è provata da malt, qantàr ' quintale,
cantaro ' (Barbera IH 886) e ture, kantar ' stadera ', anticamente ' peso
di 44 okka ' (Ang, Da Smirne 418); da quest'ultimo il rum, cintar ' sta-
dera ' (Lokotsch 1178) e, forse anche con influsso italiano (Andriotis 144),
il gr. mod. xavxàpt, ' quintale ' e ' stadera ' (Brighenti I 289)
V, Introd, §§ 36, 54, 69, 71.
LESSICO
157
60. Carabana.
1240
Viterbo
De eo quod misisti de carabana navium Januensiuni,
facias prout tibi dedimus aliis nostris licteris in mandatis
(Huillard-Bréholles V 781).
La testimonianza, in una lettera federiciana scritta in relazione ^ ad
informazioni dalla Sicilia, fa supporre che qui fosse già in uso il temine
poi sic. caravana (VS I 581), caruana, caruvana, carvana ' carovana '
' grande moltitudine ', ' corporazione di scaricatori del porto ', ' noviziato
tirocinio ' (ib. 610), cai. caruana, caruvana (NDDC 142). La voce, atte
stata assai presto anche altrove come lat. mediev. carvana (a. 1190), ca
ravanna, -venna (a Genova a. 1217, Du Gange II 439), giunse e si dif-
fuse in Europa (cfr. Lokotsch 1075) attraverso le Crociate. Mentre è
sicura la sua origine dal pers. karawàn, una mediazione dall'ar.
qayrawàn ' viatorum turba ', ' agmen equitum ', ' magnus exercitus '
(Freytag III 52 la), sostenuta da Dozy-Engelmann (249) e ammessa, con
qualche incertezza, da D'Aleppo-Calvaruso (124-25), non trova ampi con-
sensi (cfr. Lokotsch l.c, FEW XIX 87) ed è esplicitamente esclusa per
sp. caravana da Corominas (DCEG I 672), per motivi fonetici.
V. Introd. §§ 45, 58.
61. Caiatus.
1307
Messina
1373
s.l.
1451
Trapani
1456
Trapani
1470
Trapani
1496
Mazara
florenos [...] boni et puri auri recd et iusti ponderis et
carati (Lionti 201).
si Deu per misericordia perdunassi di li xxiiii e a r a e t i
li xxiii et l'unu sulu caractu dimandassi iusticia, la
vintesimaquarta parti di lu infinitu peccatu esti infinita
(SposVang 46).
vendidenmt [...] caratos tres cum eorum resid.uis de
e ara tis quinque [...] caratum unum cum eius re-
siduis tonnarie (not. Forziano 8 marzo),
navis [.„] caratos (not. Formica 10 marzo),
tradidit et assignavit [.„] e arada tria prò indiviso de
caradis novem quod dictus venditor habere asseruit
in quadam barca (not. Girami 5 ottobre).
dui charati auri (not. Mineo 7 settembre).
158
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
^ Il sic. caratu ' ciascuna delle 24 parti nelle quali è convenzionalmen-
te divisa un'oncia d'oro ', ' azione, parte del capitale di una società corri-
spondente alla quota di un socio ' (VS I 580) ''«, come cai. carata f.
' quota individuale che spetta a ciascuno degli intervenuti ad una festa
ad un pranzo, ecc. ' (NDDC 135), napol. id. (D'Ascoli 138), it. carato
ant. it. caratto (P dee. Dante, Batt. II 738), deriva daU'ar. qlràt, a
sua volta dal gr. xEpàTwv, ' grano di carruba e il suo peso, peso di quattro
grani, obolo, la ventiquattresima parte di una cosa (Peli. I 145), E ter-
mine dell'uso commerciale, attestato fin dall'a. 1164 a Genova {karatis,
Peli. I 354) e difluso nelle lingue di cultura (Lokotsch 1182). Anche per
esso, come per cantarium (60), si pone la questione della diversità voca-
lica tra il tipo iberico, sp. quilate (T doc. alquilate a. 1290 DCEC III
953-54, DECH IV 727), port. ìd. (Mach. II 1835), cat. qùìrat (r doc
a 1356, AlcM IX 66), con med. fr. kirat (circa a. 1500) accanto a fr. carat
(dal XIV sec, FEW XIX 94-95), e il tipo più esteso con -a-, come lat.
mediev. caratus (DEI I 754), caratta, qmr-, -acta (Niermeyer 142)
V. Introd. §§ 43, 54,
62. Carmixinus.
1370
Taormina
1380
Venezia
1403
Palermo
1477
Palermo
Yesti di viluto carmixino -per fare quamdam casu-
bolam sacerdotalem et ex tunica quoddam palium prò
eodem altari (TabMalf 33).
gonela ima di chamuca violata cum lu lavuru charmi-
sinu (TestVen 58).
tunicam unam panni viridis et rubai carmisini (Sa-
lomoxie Marino 227).
par unum cuxinellorum novorum villuti e a r m i x i n i ,
cum cordone auri et argenti (richa)mati intorno cum su-
plectis piena lana (ib. 232),
Il sic. carmicinu ' di colore chermisi: chermisino ' (Pasq. I 263)
carmìginu, carmisinu agg. 'cremisi, rosso cremisino', sost. 'il colore cre-
misi ' (VS I 592), Carmexina nome proprio f. a Mazara (not. Polito 12
luglio 1496), Carmicino cg., cai. carmuscinu, -sinu (NDDC 138), napol.
carmusino (D'Ascoli 139), non fu in passato, come è ora (DEI I 772),
.M'rBÌLM'^jv^i^ì?, i^Shìs:éTi^:i. rr53r'~ '-''''''' '"
LESSICO
159
solo forma meridionale: cfr. lat. mediev. carmesinus, carmisinus (aa. 1401,
1470 a Bologna, ib.), carmosinum (a. 1458 a Roma, Du Gange I 175).
Del resto si tratta di semplice variante di una voce che, in questa o altre
forme, ha raggiunto diffusione europea (Lokotsch 1219): cfr. it. cremi-
sino accanto a chèrmisi, crèmisi, chermisi (DEI II 1150, Peli. I 123),
ant. prov. cremesìn, fr. cramoisin (FEW XIX 95^), cat. carmesì, f. -ina
(P doc. a. 1398, DECC II 577), sp. carmesì (P doc. clemesìn XIV sec,
DCEC I 691, DECH I 876-77), port. carmesim (F doc. a. 1513, Mach.
1512),
Il vocabolo risale certo all'agg. ar. q i r m i z ì ' cremisi ', derivato
a sua volta da q i r m i z ' cocciniglia ' (var. isp.-ar. q a r m a z ) ; naa la
varietà di forme e i dati cronologici disponibili lasciano oscure le vie
della sua diffusione, né permettono di acclarare se l'uscita in -in- si deb-
ba ad influsso del lat. - 1 n u s (FEW XIX 96^) o della forma catalana in
*-tn, come sembra pensi Corominas (DCEC I 691^).
Dal sost, ar. q i r m i z derivano sp. quermes e alquermes, cat. id.
(DCEC Le), da cui l'it. alchèrmes ' rosolio colorito di rosso con chermes ',
' elettuario fatto con chermes animale e altre sostanze eccitanti ' (dal sec.
XVI, DEI I 114-15), fr. alkermès ' id. '; anche in sic. akhermisi, alche-
misi (Pasq. I 70), archemmes (ib. 127) ' id. ', archèmisi ' cremisi, colore
rosso acceso', 'liquore...', (disus.) 'cosa preziosa o rara' (VS I 234).
È attestata l'esistenza in Palermo di una « via del qirmiz » "'.
V, §§ 34, 47, 54, 73,
''1 Cfr, a, 1202 « in confinio vici qui dicitur zucac germes » (Top. II 5), a, 1287 « in
Cassare in ruga que dicitur Zucac Girmes » (not. De Citella I 159), a. 1324 « in Ruga videi.
Sucac yrmes » (ib. 16), a. 1336 « in Ruga que arabica dicitur sticac girmes » (ib. 36).
Il termine ar. z u q a q ' quartier d'une ville ' (Dozy 1 5%a), ' rue ', ' allée entre deux
rangs de palmiers ' (Kazim. I 998è), ' caUis ', ' vicus ' (Vocab, 112è, 276, 627), c£r. malt.
sga^ 'vico, vicolo, cliiasso, ronco' (Barbera III 993), 'a Uind alley ' (Busuttil 283), mu-
tuato nell'ant, valenz. atzucac{h) ' carreró sense sortida ' (Steiger Contrib. 146, 306, Auìm.
35; DECC I 491-92), ricorre più volte neU'antica toponomastica palermitana; a, 1231 « ab
oriente est ruga quae dicitur Suchac barchuc » (Top. II 47), dall'ar. zuqàq barquq 'via
dell'albicocco (-a)', v. barkoku 33; a. 1196 «in vico qui dicitur Sucak huhabbe» (Top. II
77), dall'ar. zuqàq bù liabbali 'vicolo di Buliabbe' (nome proprio: probabilmente
' quello dalla verruca ', con ' h a b b a h nome di unità di h a b b ' «ano, seme ', v. s.v.
abbasisi 1); a. 1311 «in Ruga que arabice dicitur Sucac Iddalac» (Top. II 15), dall'ar.
zuqàq ad-dalaq' vicolo della donnola ', cfr, d a 1 a q ' belette ' e ' fourrure de belette
(Dozy I 45Sa), ' fouine ' (Kazim. I 725«); a. 1300 « in ruga zuccac ylkes » (Top. II 62), a.
1370 «in Ruga que vocatur sucakilkesi» (ib. 26), dall'ar. zuqàq al-Ica's 'via della
coppa ', cfr, li a ' s ' coupé ' (Dozy II 435^), le a ' s ' coupé à boire, surtout remplie de
"■- ' ' vin ' (Kazim. II 850a), k: a s ' coupé à boire ', ' verre ' (ib. 943è), le a ' s * cifus '
vm
(Vocab. 291); a, 1252 in Sucahs Merches (Top. II 57), dall'ar. zuqaq marqaz 'vicolo
della sosta ', cfr. marqaz ' locus ubi quis consistit degitve ', ' locus militum, ubi subsistere
iubentur ' (Freytag II 187fl, Kazim. I 9l6fl); a. 1202 « in vico qui dicitur zucac el-mucassam
(Top. II 5), dall'ar. zuqàq al-muqassam 'vicolo biforcuto', cfr. muqassam
part. di qasama ' divisit in partes ' (Freytag IH 443^); a. 1244 «in centrata csuchac
sachar» (Top. II 6), dall'ar, zuqàq sakar o saklcàr 'via del vino' o 'del vinaio'
o ' dell'acquaiuolo ', cfr. saltar ' vinum ' (Freytag II 333è), saklcàr ' vinuni sakai
160
63. Carraba.
1330
Palermo
1340
Palermo
1348
S, Martino
1373
s.]
1380
Venezia
1450?
Palermo
1455
Palermo
1459
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
quilibet Tabernarius, ac quivis alius vendens vimim ad mi-
nutum debent tenere, et uti quartuchiis justis et car
r a b i s cum collo striato habentibus circulum in prin-
cipio colli (De Vio 124).
in emendis goctis, e a r r a b i s , cannatis (not, Salerno
13 gennaio).
Amula... vas ad fundendum vinum, ut est carraba vi-
trea. Fiala.., vas vitreum, quod vulgaritet dicitur car-
raba (Senisio 42).
una car ab a di vinu (SposVang 118). Lu vinu esti in
la carrabba (ib. 119); suli et vinu coniuncti in una
carabba (ib, 259).
e a r a b a una grandi plina di aqua roxa (TestVen 58).
achitu squillicitu carraba virdi (Giuffrida Boti. 485),
una carraba cum acetu stilicitu piena (ib. 492); e a r -
r a b a s magnas et parvulas x (ib. 502).
fiala seu carraba (Bresc-D'Angelo 150).
Sic, garraba (Scobar, in Pasq. II 203), carrabba ' caraffa, hec phyala
le ' (Valla 19), id. ' caraffa, anguistara, inguistara, guastada, phiala ', car-
rabella ' guastadina, parva phiala ' {Pasq. I 266), carrabunt ' vaso di ve-
tro grande, con pancia larga e collo stretto ' (Traina 166), carrabedda, -u
'piccolo recipiente di terracotta che si portava in chiesa, pieno di acqua
tiepida, per la celebrazione del battesimo ' (VS I 597), cfr. i cgg. Carrab-
ba, Carrabino. Il tipo lessicale coesiste col sinonimo sic. garraffa ' sorta
di vaso panciuto con collo stretto, guastada, phiala ' (Pasq. II 203), car-
raffa ' vaso di vetro corpacciuto, con collo stretto ' (Traina 166), garrafa
(ib. 428), cfr. i cgg. Carraffa, Gar(r)affa.
Anche fuori della Sicilia si trovano cai. caraffa ' misura per liquidi
TT ?fn . • T"j ?^^' "■• 1299 «m ruga que arabice dicitur zucac Essabun (not, De Citella
II 361) vicolo del sapone ', cfr, s a b ù n ' soap ' (Wehr 586b)
LESSICO
161
(1/4 litro)' (NDDC 134), garrafa, garrapa, garraba 'caraffa, vaso di
creta (da vino) ', garrafa ' antica misura poco piìi piccola del litro ' (ib.
296), har(r)abba ' caraffa, bottiglietta ' (ib. 324), lue. yaràffa ' brocca per
prendere il vino ' (Bigalke 4313), jarràfa ' specie di bottiglia dalla pancia
larga' (ib. 4358), salent. carrafa, carrapa 'bottiglia' (VDS I 116), jarra-
pa, farrafa ' caraffa ' (ib. 275), ant. brindis. a. 1362 « abbas lohannoctus
Caraczolus dictus Carrafa » (CDBrind II 189), abruzz. car(r)abóna ' grossa
fiasca di vino ', carafins ' caraffa ' (Fare 369^), it. carrabba (DEI I 780),
caraffa (1" doc. Bandello, Batt. II 736) ''\ Dall'italiano derivano fr. carafe
(1" doc. a. 1558, FEW XIX 51-52), gr. mod. xapà<pa (Andriotis 146) e
probabilmente sp. garrafa (T doc. a. 1570), cat. garrafa (T doc, XVII
sec, ''\ DCEC II 692-93, DECE III 107-08, AlcM VI 198), port. ìd.
(r doc. a. 1813, Mach. I 1076)'**.
Una dipendenza di carrabba da garraffa (quale si desume da Lokotsch
689, FEW Le.) è inammissibile (cfr. DEI I 780) per la datazione tarda
del secondo termine e, soprattutto, per motivi fonetici, i quali ostano
all'ipotesi di un'origine comune, Mentre per il tipo carrabba non può
sussistete dubbio su un etimo ar.-pers. q a r à b a ' bottiglia di vetro a
grosso ventre per riporvi vino ' (Peli. I 162-63), cfr. malt. qarraha ' a
phial, a flaggon ' (Busuttil 246), per garraffa è convincente la tesi di un
incrocio del precedente con ar. g a r r à f ( a ) ' noria ' (cfr. garraffu 126,
dalla stessa radice) e, in Marocco, anche ' vaso cilindrico di terra cotta
con una o due orecchie' (Peli. Le, e 112), nonostante i dubbi di Coro-
minas (DCEC, DECK ILcc.) sull'origine araba del vocabolo "^
V. Introd. §§ 21, 36, 37.
64, Carruba.
1229
Agira
super e a r u b 1 a m domesticam (TabSMLat, doc, 62).
1263 dono nostro hactenus tenuit tenimentura terratum [.,.]
Lagopesole (PT) in quo sunt arbores carrubarum amigdalarum et fi-
cuum (DiplPrFond 194).
"2 Cfr. AIS IV 766 'calamaio', pp, 821, 844; V 968 'boccale', pp. 725, 726; Vili
1333 ' damigiana ', pp. 750, 751, 760; 1334 * bottiglia ', p. 624; 1336 ' bicchiere ', pp. 252,
420.
1'^ Cfr, però, con le testimonianze dell'antico siciliano, cheraba de aygua rosa in un doc.
catalano scritto nell'isola greca di Lero nel sec. XIV (DCEC II 692è), Non esiste con que-
sto significato lo sp. caraba indicato in D'Al.-Calv. 120,
''■t Probabilmente ha provenienza diversa dal castigliano la forma port, algarrafa («un
barrii daguoa o alguarrafa ») in una descrizione di viaggi del sec. XVI (Mach. Le).
i'5 Merita tuttavia di essere tenuto presente un fenomeno b > f, in sp. {al)garroba, ma
162
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1287
Palermo
1334
Corleone
1345 _
Catania
Vendita di frutti, exceptis amigdalis, olivis, nucibus, cai'
rubis , ficubus bifariis (not. De Citella I 161).
lignomm [...] de parainis, carrubis et scornabeschis
(not. De Pittacolis 28 novembre).
garrubi (VNS 38).
1376
Palermo
Concessione di un tenìmento ài tene cura arboribus oli-
varum, amindolarum, fìcuum, carrubarum et pruno-
rum (App. Top. 394).
Il sic. Carrubba ' hec siliqua que; tam prò arbore quam prò fructu '
{Valla 19), harruba ' siliqua ae ' (Scobar, in Pasq. II 276), carruba (ib.
I 268; cfr. VS I 604), Carrubba a S. Biagio Platani, SVS 56), pant. id. e
harrubbeddra ' frutice legnoso ', deriva dall'ar. h a r r u b ( a ) ' id. ' (Peli.
I 188), cfr. malt. harrùb (Barbera II 491, Busuttil 85). Ai topp. moderni
Carruba 49 F 4, (Monte) 55 CD 4, (Serra) ZTpa D 2, ecc., corrispon-
dono parecchie antiche attestazioni: a. 1156 « vinca que dicitur de Car-
ruba » (Pirri 1157), a. 1172 « iw<; thi; ^Ly\at; 'zx\c, XeyopévTQs- xapoùPai; »
(Cusa 81), a. 1186 « herbas et fructus orti, quod dicitur de Charruba »
(Kehr 455), a, 1270 « centrata Harrubiae » (ACAgr 215), a. 1308-10
Carruba (RatDec 213), a. 1338 « tenimentum unum terrarum dictum de
Charruba » (TabSMBosc doc. 235), a. 1348 Caruba (ib. doc. 287), ecc.
Il termine, che si trova già in un doc. scritto a Tripoli di Siria nell'a.
1116-1137 (« arboribus de quarubiis » TabSMLat doc. 3), dev'essere
stato mutuato direttamente in Sicilia e da qui passato (cfr. AIS VII 1284)
al cai. Carrubba (NDDC 141), har(r)ubba, farubba (ib. 324), con i topp.
Carrubba (Serra) 52 C 2-3, Carrupa 48 E 1, ecc. (cfr. STC 1631; DTOC
53, 124, 139, 399), lue. yarrùb (Bigalke 4360), yarrùb (ib. 5087), salent.
Carrubba 'pesce marino, crenilabro grigio' (VDS I 117), it. carruba (T
doc. Palladio volg., circa a. 1340, Batt. II 806; Peli. I 118).
Della penetrazione della voce araba in Europa (cfr. Lokotsch 832)
diverse sono state certo le vie: iberica per sp. algarroba ' fruto del al-
garrobe ', ' legumbre llamada también veza o arveja ' (1°" doc. garrova a.
1269, algarrova dopo il XIII sec, DCEC I 120-21, DECH I 160), port.
alfarroba, ferroba (Mach. I 153), cat. garrofa (AlcM VI 204), balear.
garrova (DCEC I Illa), ant. prov. id. (FEW XIX 67); per via marittima
lig. carroba ' carruba ' (Peli. I 352) e karrobla ' moneta ' (1*^ doc. a. 1161,
carrafa a Salamanca, cat. garrofa accanto a balear. garrova (vedi 64), in cui la / è spiegata
da Cotominas (DCEC I 121fl) con la pronunzia volgare sorda del collettivo ar. h a r r ù b .
LESSICO
163
ib. 357), da cui probabilmente ant. prov. carobla, ant. fr. carroige ' gous-
se pulpeuse, fruir du caroubier ' (XII sec), fr. car(r)ouge, ant. fr. carohle
(XII-XV sec, FEW l.c), cfr. lat. mediev. cambia (Du Gange II 197); at-
traverso il ture harup (Ang. Da Smirne 321) il gr. mod. xapoùn:i, (Andrio-
tis 422), ma probab. dall'italiano xapoó[ji,-rca (Brighenti I 677), sard.
karrubba (DES I 309).
V. Introd. §§ 30, 37.
65. Cartibu.
1455
Palermo
unam burniam plénam seminis di cartibu (Giuffrida
Bott. 491).
Se Par. q . r t . b ' buisson ' (Dozy II 330^), al quale, in una « gia-
rida » dell'a. 1151, corrisponde l'indicazione toponomastica ra's al-q.rt.hah
(Cusa 133, rr. 5-6), costituisce l'etimo del nostro termine, la testimo-
nianza siciliana, tratta dall'inventario di una farmacia, permette di preci-
sare la natura officinale della pianta.
V. Introd. §§ 19, 21, 43; 30«.
66. Cai'uya.
ante 1312
Palermo
1444
Corleone
s.d.
Messina
Item de Cuculio, Cimino, luliulena, C a r u y a et Cera
que deferuntur per terram per mercatores exteros debetur
eidem doane decima (Pollaci 329).
Item marzapanos quinquaginta tres intra parvos et magnos
in quibus vel aliquod ipsorum sunt res aromatice sub-
scripte videlicet; chiminum dulce, chiminum agrum, item
spica, item e h a r u y a , item ammoniacu, item piperis
grossi modice quantitatis (GiufErida Bott. 483).
Item mercator prò pendere [...] cìmini acri et dulcìs, •
caruye, stuppe laborate, cassiafistule, abasisi [...] te-
netur solvere et exhibere prò quolibet cantario grana qua-
tuor (La Mantia 58).
Il sic. charavia speda ' carvis, ami ', chiruvia, cheruvia ' id. ' (Scobar,
in Trapani 203; v. ivi diverse forme dialettali italiane), carvi (Pasq. I
271, Traina 170), caravita ' comino dei prati, carum carvi' (VS I 581),
risale all'ar. k a r a w ì y a (Steiger Contrib. 205, Peli. I 189), aUe cui varie
vocalizzazioni si deve in parte il gran numero di forme con cui il termine
164
ARABISMI MEDIEVALI M SICILIA
si è diffuso in Europa per vie ciotte e popolari (cfr. Lokotsch 1087, DCEC
I 98, ecc.; ma soprattutto FEW XIX 87-89),
V. Introd. §§ 32, 45.
67. Cassamm.
1194
Palermo
123.
Palermo
1239
Palermo
1244
Palermo
1255
Palermo
Donazione di quoddam ortum infra menia prefate civitatis
juxta portam Sancti Georgii e di partem nostram canneti
quod est prope e a s s a r u m (Top. II 4).
quoddam casalenum situm extra Cassa rum Panormi
in centrata quae dicitur hakbitilfacLa (ib. 63).
cassarum vetus Panormi [...] in veteri cassare
(Lagumina I 19-20).
in civitate Panormi intus cassarum in centrata csuchac
sachar (Top. II 6).
intra Cassarum in vico qui dicitur darbilachari (ib. 7).
1256
Palermo
1258
Palermo
1274
Palermo
1286
Palermo
1287
Palermo
1299
Palermo
1306
Palermo
in tenimento Panormi in centrata cassato rum (ib,),
ab occidente est via publica qua itur ad cassarum et
thermas (ib.).
consueverunt annis singulis a Curia recipere et habere de
proventibus veterum jurium Curie Panor. singularum ca-
bellarum^et jurium Curie Panor., preter de novis statutis
battinderiis cassarorum et cabella joculatorum Pa-
norm. (BPI 134).
Impegno a trasportare mirto a plano Galli usque parato-
rem Cassarorum Panormi (not. De Citella I 36).
extra Cassarum in centrata bonagie [...] a meridie
est doana curie fructuum (Top. II 9); extra Cassarum
panormi in centrata bonagie prope doanam fructuum (ib.);
in centrata Cassarorum (net. De Citella I 60).
vineam unam sitam in centrata cassarorum panormi
(ASS^ XXI, 1896, 282).
in centrata dieta Suse seu Cassarorum (Contr. 320),
fi\:^\-\ 1 •''S-
LESSICO
165
1310
Palermo
1361
Palermo
1428
Palermo
1444
Palermo
in platea marmorea e a s s a r i predicte felicis urbis pa-
normi (Top. Il 15).
in Cassare diete urbis panormi in Ruga vocata de
Musta videlicet in sery ipsius e a s s a r i (ib. 25).
Panormi in Semita Casseri iuxta templum S. Barbarae
inferioris, et viridarium S. Theodori, et plateam marmo-
ream (ib. 79).
che non sia nixunu Judeu ne Xristianu ne putigaru hi digia
vindiri fructi oy fogla in la placza oy vanelli di lu e a s -
s aru (ib. 52).
II sic. chsaru ' corso, via principale ' (VS I 619), chsìru ' id. ' (ib.
620), chsaru, cassini, carsu, cassu ' parte del mulino dove sbocca l'acqua
(SVS 34) deriva dall'ar. q a s r ' castello ', a sua volta dal gr. x a o" -r p o v
< lat. e a s t r u m (Peli. I 256); cfr. nel « Rollo »: « diruta edificia
que dicuntur helcasar » (Cusa 182, r. 17) = ... d-qasr (ib. 206, r. 11),
Oltre non pochi toponimi arabo-siculi (cfr. Peli. I 318-19), riflettono
il significato originario del termine i moderni Cassar o 49 E 3, 1/ Càssaro
50 F 2-3, 54 F 5, ecc. (cfr. STS 99), in Calabria Càssaru (DTOC 55),
nonché, in docc. medievali: a. 1188 casale Cassar! presso il fiume Torto
(ASS^ XXIII, 1898, 152), a. 1298 confrata Cassari presso Erice (not.
Maiorana 62) = a. 1461 lu cassaru (not. Scrigno 8 gennaio), a. 1401 mons
Kassari presso Castronovo (CCMun 140), ecc. A Palermo la centrata cas-
sarorum (v. sopra) corrispondeva alla vasta zona suburbana che si stende
dalla dimora reale o castello della Zisa (v. Azisa 26) al castello di Mare-
dolce della F avara, presso il quale esiste ancora una via Cassaro; con-
trata Cassari (a. 1194, DocInNorm 158) era, all'interno della città, il
quartiere adiacente al Palazzo reale (cfr. prope palatium Casert, a. 1258,
TabPPal 68).
Proprio' a Palermo cassarum passò ad indicare l'intero quartiere e,
alquanto pili tardi, la strada principale di questo, che i documenti in-
dicano con l'ar. simat al-balàt (v. o-ep,aT:ov 233) o il lat. Via o Ruga
Marmorea.
Lo stesso mutamento semantico si verificò per xàcrtpov, cfr. a. 1143
« xòv cpoùvSaxa... eco de, tò xàcrtpov » (Cusa 69), e per la stessa forma ar.
qasr, cfr. a. 1137 l'acquisto di una casa sita in al-qasr al-qadìm ' il cassaro
vecchio ' (ib. 44, r. 5). Del passaggio da ' quartiere ' a ' corso ' non risul-
tano testimonianze inequivoche nei documenti medievali siciliani.
Nelle lingue iberiche la voce araba è entrata con l'articolo al- agglu-
166
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
tinato: sp. alcàzar {V doc. a. 1069), cat. alcàsser (DCEC I 101, DECH I
134), poli, alcacer (T doc. a. 1176, Mach, I 139).
V. Introd. §§ 40, 63.
68. Catalana.
1312 sublatis exinde iuribus vendicionis [...] salis, picis cata-
Palermo rane et cephallunorum (La Mantia 16).
1450? Item catatana r. 1/2 gr. XV. Item oglu di linusa r.
Palermo 1/2 gt. Vj [...]. Item unguentu fuscu 1. 1 tr. j. Item
unguentu blancu 1. jj gr. XV. Item e a t h a r a n a r. 1/2
gr. V. Item trimintina (Giuffrida Boti. 487).
Il sic. catarana, catarami 'catrame' (VS I 628), dall'ar. q a tran
' catrame, pece liquida, resina ' (Peli. I 143; cfr. malt. qatran, Busuttil
247), corrisponde a voce di ampia difiusione, probabilmente giunta attra-
verso i traffici marittimi dall'Oriente in Italia e da qui passata in altre
aree,^ compreso il port. dcatrao. Invece sp. alquìtràn, cat. quttrà, ant. cat.
dquitrà rappresentano i riflessi di una variante ar. q i t r à n (DCEC I
168), passati in parte anche nel galloromanzo (FEW XIX 90-91) ''^
V. Introd. §§ 35, 54, 68.
69. Catusium.
1159
s.l.
1309
Palermo
exinde per cristam e h a t u s i ad cristam de buadera (Doc-
InNorm 84).
Riparazione di catusia (Bresc Jard. 116, nota 4).
1340
Palermo
1352
Messina
seniam ipsius viridarii aptatam, munitam et preparatam
e a t u s i i s , resto et aliis suis necessariis et oportunis
(not, Salerno 22 giugno).
in centrata cadusiorum (ASS' I, 1876, 476),
I 194) le vSti'delZl^t^ fp"^" mviata da BarceDona in Sicilia nell'a. 1285 (CDArag
de lilla Se erdiferTekn^^^ '''^v'^*''""' P='^=°°'^' ™^^°'*"' «''^'«h^'^'
garius portai ad cartes i^^^! ri ?^ ? ^ j™ = qmtrmum, quam et quod dictus Beren-
et mZZl^M de insula 'sTrlf/n^l" 1i"f ^'"'-"^ mtraminis, permictatis ipsam picem
ribus sufficienti e idoneVr^rinn^ emptores ipsorum, recepta prius ab ipsis empto-
pattes» cmaoas quod ipsam picem et quatranum non deferant ad aliquas
LESSICO
167
1417
Palermo
1455
Trapani
Vendita di rotam unam ad opus sanie... lìgnaminìs de su-
beribus fornitam ferro et aliis... ad opus trahendi aquam
prò irrigando viridario, extra cadusiorum et libani
(Bresc Jard. 66, nota 6).
dedit et concessit in cabellam [...] seniam et ortum [...]
ad partes eorumdem conductorum videlicet de e a d u s i
et corde (not. Castiglione 17 marzo).
Il sic. catusu ' doccione, cannone ' (Pasq. I 286), con (i)ncatusan,
(i)ncaddusari (ib. II 303), catusu 'tubo di terracotta o altro materiale,
doccia', 'canaletto, solco artificiale per addurre le acque piovane alla
cisterna ', ' fognatura ', ' cantero, pitale ', catusu di la sèma ' bigonciolo,
secchia del bindolo ' (VS I 634-35; cfr. Giufìr. 90), caddusata e caddusu
(VS I 515), con i topp. Catuso 50 F 4, 'u Catusu (STS 94), a. 1159 per
■ cristam chatusi (DocInNorm 54), a. 1336 confrata Catusiorum (not. Sa-
lerno 19 settembre), a. 1356 e. Catusorum (not. Amato 22 marzo), ecc.,
deriva dall'ar. q a d ù s ' piccolo vaso della noria, secchia d'una macchina
idraulica ', ' canale, condotto, tubo di conduttura ' (Peli. I 155, 257, 316).
Il termine, che si ritrova anche in cai. catusu (NDDC 150) con i
topp. Ai Catusi (STC 1746^), Catusu, ecc. (DTOC 59, 394), napol. catósa
'ruota con secchia di legno per attingere acqua' (D'Ascoli ^148), è pre-
stito indipendente da sp. arcaduz ' cano de agua ', ' cangilón de noria '
(r doc. aa. 1256-63, DCEC I 250, DECH I 315), port. akatruz ' tubo
de roda hidraulica ', ' balde de nora ', ' funil de mainho ' (T doc. XVI
sec, Mach. I 144), cat. caduf, cadufol, catufol (T doc. a. 1316, DECC
II 393-94).
V. Introd. §§ 22, 36, 69.
70. Chabbarasi.
1450?
Palermo
1455
Palermo
yaborrasu (Giuffrida Bott. 485).
duas bornias plenas di chabbatasi (ib. 492).
Il sic. cabbarasi ' erba, strafisagria e stafusaria: staphisagria ', m-
burrasi ' erba nota, la cui semenza uccide li pidocchi; ital. semenza di
frati, erba pidocchiara ' (Pasq. I 222), anche cabbarrasì e rar. cahharasu
' stafisagria, Belphìnium staphisagria ' (VS I 499), carrabasu (id. 597),
c^p«?-ra« (ib. 575), è prestito diretto dall'ar. habb ar-ra's 'grano
della testa ' (Peli. I 186), con trattamento di h- diverso da quello delle
vm
» r\ < AT 1 i-^-
168
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
169
forme iberiche: sp. albarraz ' herba piojera ' (< aharraz; P doc. haharraz
o-rms a. 1325, DCEC I 84-85, DECK I 116), port. abarras, albarraz,
taiparraz, paparraz (Mach. I 21; 1" doc. paparraz XIV sec ih II lóTO'
a. 1318 falparraz DECK Le). ' '
Anche il cg. sic. Sciabbarrasi (cfr. Sceb Erras, Sceherras monte di
Malta, Pirri 916) risale allo stesso etimo, per i cui componenti h a b b ( a )
e r a 's si rimanda rispettivamente ad abasisa (1) e raysius (213),
Più ad oriente, rimane testimonianza isolata la glossa Pr mediev
xafispa? ' TI àypi-oo-TacptSa, labrusca ' (Du Gange Gì Gr II 17°22)
V. Introd. §§ 21, 29, 37, 38, 67; mahabubus 168
71. Chadie (pi.).
1495
Mazara
cultram unam [...], par unum magnum linteaminum, du-
Weria duo inagna nova, dubletum unum, interulam unam
duo pana e h a d i a r u m , unum videlicet sete et alterum'
tele albe (net. Polito 26 aprile); dui pavighiuni vechi la-
cerati oncia una, tareni duodecim, dui pari di eh a di
novi grandi onde = tareni duodecim, unu tappitu vechiu
jalmu once = tareni duodecim [...], unu spinseri di lectu
oncie = tarem duodeviginti, unu paru di chadi bian-
chi... unu cuscmu laboratu once = tareni duodeviginti
(ib. 8 ottobre).
1496
Mazata
certum dublerum in filo ut dicitur arbitu, item et
quoddam e a d i a r u m serici coloris (not. Mineo 7
tembre).
par
set-
_ Il vocabolo, che nelle poche attestazioni disponibili designa espli-
citamente oggetti appaiati, dovrebbe avere il significato di ' calzature '
(torse più precisamente ' pantofole ', trovandosi in inventari di corredi fem-
minili), se, come pare verosimile, corrisponde all'ar. ah diva ' (oair of)
KazS r399l. ""•' ^"^'^^ T'^' pi. di h i d a " chaus's ure, soulie. '
(Kazini. 1 399é), o piuttosto ad una variante *hadiya"''
V. Introd. §§ 24, 29, 46, (,5, 70; 30??, ' "
72. Chagira.
1393
s.l.
supra lu clianu di la chagira (Guarneri 306).
Il termine, che nel documento citato è forse ancora appellativo, riierito
ad una località del territorio di Calatafimi, mentre sono certo toponimi le
forme Haìera casale presso Milazzo (a. 1157, DiplCattMess 18), Lachagira
(not. Miciletto 20 settembre 1439), « Xangirotta sive Sangirotta vel Chan-
girotta » (feudo, Barberi III 398), cfr. il cg. de chagera a Polizzi (a. 1288,
TabMonPol 12), potrebbe farsi risalire, stante l'incertezza sulla posizione
dell'accento, tanto all'ar. ha gir ah ' kpidibus conferta (terra)' (Frey-
tag I 346^), quanto a h a g r a h ' lapidibus abundans (terra) ' (ib. 346^),
' sol pierreux, abondant en pierres ' (Kazim. I 382«) "*.
Il sic. (Giuliana) maìpaggiàru ' pietraia, ammasso naturale di pietre '
(VSs), col top. Magaggiaro (Monte) 54 A 4, deriva certamente da un ter-
mine arabo che appartiene alla stessa radice h a g a r a , (V forma) ' lapi-
duit, petrefactus fuit ', (Vili) ' lapidosa fuit, multis constans lapidibus ter-
ra ' (Freytag l 345^); (II forma) ' to petrify, turn into stone ', ' to make
hard as stone ', (V e X) ' to turn to stone, petrify, become petrified ' (Wehr
185tì); l'etimo preciso si può indicare nell'ar. m a h g a r ' carrière ', ' ter-
rain pierreux ' (Dozy I 253^), cfr. malt. mohgàr ' stoney, full o£ stones '
(Busuttil 202), ' pietroso, sassoso ' (Barbera III 766), Ancora alla medesima
radice va connessa la voce xaT(^àpris- (153).
V. Introd. §§ 28, 29, 55, 64, 71; 30«.
73. Chalcu-.
1346
Monreale
incipit a eh al co [...], redit ad predictum locum qui
dicitur lu chalcu (TabSMart, doc. 121, 20 aprile).
Sicuramente il termine (appellativo e toponimo insieme?) corrisponde
all'ar. h a 1 q ' guttur, fauces ' (Freytag I 418^), ' bouche ', ' l'embochure
d'une rivière ', ' un passage serre entre Ics montagnes, gorge de montagne ',
' détroit ' (Dozy I 316^); esso ha qui il valore geomorfico di ' gola di mon-
te ', per il quale cfr. anche halq ' garganta de monte ' (Fedro de Alcalà, in
Steiger Contr. 252; inesatta ivi la menzione di pant. galea, per cui v. 124).
Quest'etimo era già stato indicato per il top. Kalki o Halki (a Pantelleria,
De Gregorio Pant. 236, De Fiore 255). È probabile che al sito citato sopra
si riferisca il nome della contrata Chalza presso S. Martino delle Scale (a.
1077, Pini 1351), corrispondente al feudum lu Chalcu (ib.), forse anche
alla contrata Chalk tenimenti panarmi (a. 1333, Top. II 35) e alla con-
^" Nulla di strano che si parli di calzature di te'ì'iiitrT rff n ioqq di ,•
de scarlato par unum » (ASS^ XXI 1 89rr 7r:)ì o i^n'o a^' -^ ^ Pa ermo « cahgarum
(Testa I 96), ' ' ^^'' "■ ^^°^ « Messina « caligas de scarlato >^
158 Se questa seconda ipotesi è favorita dalla frequenza con cui haira compare in docu-
mend medievali maltesi [hagira, chagira, hagra; Wettinger 355-56), fa propendere per la
prima l'esistenza di una Via Raggerà nel suburbio sud-occidentale di Palermo,
170
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
trada Chdka (ib., nota 2); cfr. anche contrata chdkye presso Petralia (a,
1308, TabMonPol 40; ma a. 1331 contrata chalbie, ib. 124).
V. Introd. §§ 7, 33; chulchum 90, xilka 286.
74. Chalici.
1125
Palermo
1415
Lentini
ècpxstat k-Ko tt)V xappÉpav xai àva[3aLVEi, de, tòv oùe-
TETTOàv 0-[J,TQYVÙWV Xai [...] ÙTCOO-tpÉcptOV TlflV aÙTT]V ÒSÒV
Tou TtaTspvoG otxpt. ek TÒ x a X i )c i o v toG ^ékic, xat
àrc'aÙTou yupi^Ei Tà EcrÓTinTa cixpi' st? tì yaS'fjp éXa-
Xàx '* xajcsìdev tà Icra xairÉpXETai axpi- toO x a X i -
xiou (Cusa 555).
Item Id nui pozamu fari ordinari uno ponti alu chalici
di Lintini (CapInCDem 346).
Al sic, galiggì ' rivi d'acqua chi mancanu nella principiu di la prima-
vera ' (Pasq. II 195), galiggi, galinct ' rivolo d'acqua che subito scema e
manca ', ' torrentello, botro ' (GiufEr. 69), a Vilklba li galéct ' maceratoi '
(AIS Vili 1496, p. 844), pant. galigghi ' rigagnoli ' (Peli. I 262-63), cai.
galìce ' ogni singolo ramo di un fiume ', ' canale di bonificazione ', galici ' ca-
nale di acqua piovana ', ' burrone ', galiciu ' canale profondo prodotto da
un'erosione ', galici pi. ' zone acquitrinose ' (NDDC 292) corrispondono i
topp. Chalicium de Belix (a. 1124, Pirri 525) = Yhalici, tra l'imboccatura
del Belice e del Carabo (XVII sec, Amari-Dufour 38), Yhalicium {stagnum,
Fazello I 62), Calice (fiume, Carte Trabia 890, aa. 1813-84), Galici, stagni
formati sul fiumicello Calice nella piana di Catania (Amico I 486-87), Ca-
Uciotto, Galiciotto, fiumicello tra Oliveri e Fumati (ib. I 196, II 391), cfr.
« uxor Matthei Budae vice comitis Calice » (a. 1248, Mortillaro 412), in
Calabria I Calici 48 C 4, Calice, -i (DTOC 121).
^ L'etimo ar. h a 1 i g ' sinus maris, flumen ', ' canalis e flumine malore
derivatus ', ' locus maris profundissimus, gurges, abyssus ' (Freytag I 512b),
già indicato in Gioeni (129), è stato esteso da Pellegrini (I 87, II 449-50)
al top. pis. Caligi (Fosso). Allo stesso etimo risalgono molto probabilmente
termini iberici semanticamente concordanti, che però postulano la sostitu-
zione della terminazione -ich con un suffisso -acho accrescitivo; arag. galacho
' barranquera que excavan las aguas al correr por las pendientes del terreno '
(DCEC II 619-20, DEGH III 25-26), cat. galatxo, galano ' regali, corrent
fè
èad^r^rr*? f °'^q?)'i^"^°'«e dajPar è ^ ^ ('Io stagno luccicante'); cfr. per
gadir Pell. I 297, per allaq 'brighi, shining, briUiam, radiant ' Wehr 2%.
/ .f 1 r-A
LESSICO
171
d'aigua secundari, sia per bifurcació del riu, sia per a conduir les aigiies de
regadiu ', ' rambla, rio sec ' (AlcM VI 127).
V. Introd. §§ 28, 30, 33; 128k.
75. Chamia.
1438
Palermo
hi ni gittaru altri cinquanta salmi [di frumenti] innanzi
la porta di lu magasenu di la dieta iudeca intra la chamia
(Lagumina I 441).
Il sic. camia ' fetore di fango ' (Pasq. I 234), id. ' limarra, terra fan-
gosa, anche l'odore cattivo che emana da essa ' (VS I 532), cama (ib. 531),
carni, hama ' fango nelle strade ', Bama ' terriccio limaccioso ' (SVS 30), con
ahhamatu {ovu) ' uovo guasto ', ahhamatura ' malattia di cavalli e muli pro-
dotta da umidità ' (ib. 19), camiari ' spargere nel mare una poltiglia di farina
altro per attrarre i pesci ' (VS I 532), risale all'ar. hama' ' coenum, lu-
tuni tenue, nigrum, foetensque ' (Freytag I 423^, Peli. I 255), hama' o
h a m ' a ' mud, mire, sludge ' (Wehr 238^), cfr. hami, ' limo, por el cieno '
(Fedro de Alcalà, in Steiger Contrib. 252) e malt. Bama ' id. ' (Barbera II
445, Busuttil 81), È dubbio che derivino dall'arabo (cfr. Pell. le, DCEC
1 605-6 s.v. cama ' lecho ') sic. cama, carnata ' detrito di paglia sull'aia '
(SVS 30); e non convince la spiegazione data da Rohlfs {Quellen 148),
che pugl. settentr. kàm", abruzz. id. e kàms, napol. kàmm", laz. merid.
kàma ' pula ' « wohl durch sizilianische Saisonarbeiter in die siidlichen Pro-
vinzen des Kontinents verschleppt worden ist ».
V. Introd. § 34.
76. Chanea.
1403
Palermo
Concessione di tres chaneas sive macella Judayce ur-
bis Panormi cum tribus domunculis et tribus pennatis co-
njunctis eisdem positas in dieta urbe Panormi (Top. Il 75).
Al sic. hanèia (Bivona) ' arco che mette in comunicazione due abita-
zioni, sovrastato anch'esso da vani abitati, sotto il quale, in genere, passa
una strada ' (VSs) corrispondono parecchie testimonianze toponomastiche^,
le quali si riferiscono, forse per la maggior parte, ad una medesima località
dell'Agrigentino: a. 1155 « [Jietòc twv àfx-rtEXiwv... àmp efui. dg -xà ^'^ xavia »
200 Così anche ACAgr 43, ma tifiv Sfata Dipi. Crr Sic. 56.
172
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
(Cusa 601), a. 1219 « tetras prope casale, quod dicitur Caneat> (ACAgr
103), a. 1233 contrata Hanie (ib. 112), XIII sec. « hec est carta vince Ha-
nie» (ib. 42), fine XIII sec. « viniale niagnum Hanee » (ib. 311), cfr,
a. 1260 Constantìnus de Hannia (ib. 169); ma anche a Palermo a. 1385
chaneya de Senis (Bresc ]ard. 102) e a Mazara a. 1496 « in quarterie
platee Chanee » (tiot. Polito 3 febbraio). L'etimo del vocabolo, già iden-
tificato (De Gregorio Pani. 235) per il top. di Pantelleria Hania o Kania
nell'ar. hània ' officina, taberna ' o hanija ' arco ' e piìi tardi diffusamente
illustrato da De Gregorio (in « Revue de Linguistique romane » V, 1928,
178-79) per l'appellativo corrispondente, è più esattamente haniyyah
' are, voùte, arcade ', in Spagna ' alcòve, chambre à coucher ' (Dozy I
333«), ' are, camber, curvature ' (Welu 246«), cfr. malt. hneija ' arco,
volta ' (Barbera II 469).
La voce araba è stata mutuata pure nello sp. alhania ' alacena ', ' al-
coba' (r doc. aa. 1406-12, DCEC I 125).
V, Introd. §§ 35, 55, 68.
77a. Chatigemus, -a.
1113-1114
(RC)
1140-1141
(RC)
1145
Palermo
Aiov-coc, TtpECpUTÉpou xttTà ToO % (X Y Y ^ P- TH (GuilloLi
5'. Giov. Ther. 76),
'IwàvvTii; •npEo-pÙTEpoc; xatà tou x « Y Y ^ M' o i (ib. 107),
(3ao-iXt,o^ T;f]c; x^YY^l-^as" (Cusa 21b).
1338
Catania
quod etiam eadem terra a Gabella changemie, seu barberie,
[...] penitus eximatur; ita quod barberi], seu cliange-
m i , in eadem Terra libere radere, et eorum artem liuius-
modi omnimodo exercere valeaiit, nullo iure diete Gabelle
(ASS IIP 1878, 339).
77b. Cangemia.
1164
Agrigento
.1211
Catania
preter quam de proventibus de novo statutis [..
cet de fundaco, staterà, a n g e ( m i a ) , sale
(ACAgr 182).
] videli-
et ferro
vendidimus et tradidimus omnes reditus et proventus Ca-
tanensis Ecclesiae, videlicet forestam, dohanam, tinctoriam,
li angami am, cambium, macellum (De Grossis 45).
LESSICO
173
1251
Polizzi
de proventibus [...] bardarle, calcinariorum, cange-
™ie, cassirariorum, mortelle, molendinorum et terragio-
m (RollRub 194).
m
rum
1266
Agrigento
1281
Palermo
preter quam regalium proventuum novorum statutorum per
quondam imperatorem Fredericum, videlicet fundaci, sta-
tere, e a n g e m i e , salis et ferri, barderie, cambii et Ga-
belle iocularie inter ludeos (ACAgr 204).
baiulationes doane, bucher(ie), Untorie, arc(us) cuctonis,
bardarle, e h a n g e m i ( n ) e , venatio(n)es cumculonim,
herbagia, mandragia, cambia ter(re) sub aqms (ib, -^4/).
Il termine, che deriva dall'ar. haggàm ' applicatore di mignatte,
barbiere ' (cfr. Amari in SMS IH 338, nota; 906), è scomparso ormai co-
me appellativo, ma sussiste nei cognomi sic, Cangemi, Cancem, Gangemt
(Peli I 230) e cai. id. (DCSC 63, 119), ai quali corrispondono testimo-
nianze documentarie anche assai antiche; a. 1101-1113? pacr^.o^ a.^m
xa-ttim (Cusa 393), a. 1145 Basilius Cangemus (Pirri 1027), a. u;»
vw-ncpópos- xocYYéuiTi^ (ad Aieta, Trincherà 329), ecc., cfr. a. 1178 ò )ca'ri;ép,Ti<;
= ar. al-haggàm (Cusa 141a), (SousUànp xa'zW = ar. abu d-hayr al-
haMàm (ib. I59a), a. 1145 £i^>.v £\xa'r2;é(x (ib. 616), ma^oluf d-Ipa^iam-
ptaxXoOq, x'^v^W (ib. 256), niqulah al-Miàm = vixoXàou xaYY^i. (ib._
571^). Anche la toponomastica reca tracce del vocabolo: m Sicilia Uncemi
51 F 1 56 C 4, Canyemi feudo presso S, Mauro (Barberi II 284), a. 1692
Changèmi feudo (BiblScript II 465); in Calabria Cangemi (DTOC 44),
Fangemi (ib. 105), Gangemì (ib. 123).
La voce araba è stata mutuata anche nell'iberoromanzo, con sp.
alfajeme {V doc. dfagem a. 1234, DCEC I 110, DECK I 145), ant. port.
djageme (T doc. a. 1314, Mach. I 150).
V. Introd. §§ 8, 29, 34, 53, 64, 69, 71,
78a. Channacca.
1248
Palermo
1279
Palermo
1287
Palermo
1348
S. Martino
debet mihi tarenos octuaginta, prò quibus habeo in pignore
chanaccam unam et quattuor anulos (Mortilkro 412).
hannakam unam cum pernis (DotCostEbd).
par unum de circellis àureis, spinulam unam argenteam,
channacam unam de garofalis (not. De Citella I 178).
Baen, Grece, idest ornamentum colli, quod dicitur vulga-
riter e a n n a e a vel torques, que fìt ex anulis aureis et
seta (Senisio 39).
174
1403
Palermo
1406
Messina
1415
Cor leone
1418
Palermo
1426
Agrigento
1446
Noto
1463
Messina
1464
Messina
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
chanatam unam de argento deorato et perlis (Salo-
mone Marino 226).
zonam unam argenti, et e h a n n a e e a m et certos buto-
nos ponderis unciarum triginta (Gabotto 263),
ayannatam unam de perullis cum quadam divisa de
perullis ponderis unciarum duarum minus quartam (net.
De Pittacolis 17 luglio).
xannacam unam de perlis cum buctonis argenteis (net.
Traverso 12 settembre).
sia licitu ali predicti donni portari e h a n n a e a di ki per-
ni voglanu oy di oru oy comu si vogla (CapInCDem 267)
channacam unam perlarum a dudici posti (Mauceri
107); channacam unam perlarum a dechi posti cum
bottonellis argenteis pars in medio (ib. 108).
achannaccam unam magnam de perlis, infuglitatam
quod(d)am filario de paternostris nigris minutis cum quo-
dam filario de perlis grossis de cuntu [..,], qua scan-
na e e a est laborata ad rappu (Gabotto 266).
schannaccam unam de perlis ad chitrolum (ib, 481 ).
1469
Trapani
cbannacam unam perularum (not. Scrigno 14 set-
tembre).
78b, Chanatella.
1419
Trapani
chanatella una peruHs (not, Scanatello 23 ottobre).
78c. Yanackecta.
1451
Monreale
yanackecta di perni (Millunzi 312).
Il sic, hannaca ' cularu ' (leggi ' cuUaru '), channaca di donna ' ame-
lites ' (Scobar, in Trapani 295), snaccarì^°^ hanaca ' exsegmento as ' (ib.
2"' Vale certo snaccarari, v, naccari 198.
LESSICO
175
511) hannaca ' gulera ' (Scobar, in Pasq. Il 276), scìannacca 'monile,
coUana ' (Pasq. IV 399), xhannaca (ib. V 375), cannacca, qìannaca, hian-
naca (disus.) ' collana o monile d'oro o di gemme, vezzo di coralli o pietre
colorate ' (VS I 548), giannaca anche ' capestro, corda per impiccare (ib.
699), ciannacca, cinnacca, cinnaca, sciannaca, xannaca, sannacca ' catena
d'oro' (SVS 37), annaca (Steiger Contrib. 227) risale all'ar. hannalca
' collana d'oro e di perle ' (con oscillazione tra h a n n - e h i n n - , Peli,
I 163-64), hannàqah (Dozy 409b, Steiger l.c). . ,. . •
Il prestito siciliano ha avuto molta fortuna, specialmente nei dialetti
meridionali: cai. cannacca, hannacca, fann-, gann-, jann-, ' collana (di co-
ralU ecc ) ' (NDDC 126), lue. kanndkk f. ' collana, collare di legno per il
bestiame ' (Bigalke 5657), kannakk^ ' collana ' (ib. 5658), s^hnt cannacca
(VDS I 102) e canacchia (ib. 99), napol. cannacca (D'Ascoli 128), it. can-
nacca ' grande anello formato da un pezzo di corda, i cui capi vengono stret-
ti con impiombatura... ' (Batt. II 637, DEI I 721), sard. (campid.) kan-
nakka 'collana', 'barbigli della capra' (DES I 284), abruzz. cannaccho
' collana a grandi chicchi d'oro ' (Fare 1860).
V. Introd. §§ 20, 30, 32, 35, 61, 71.
79. Charerius, «era.
1401 Item quod si qua charera, vel charerius, ce-
Castronovo perit aliquid prò vidanda, solvat Jajulo medium augusta-
lem, et patronos [?] tile tarenos duos (LLMun 144).
Il sic hareri ' textor ris ' (Scobar, in Pasq. II 276), careri ' che tesse
tela, tessitore ' (ib. I 262, VS I 598), xhareri ' id. ' (ib IV ^J'-lJ''"'-
redda), f, carerà ' iemmìn^, che tesse tela, tessitrice (ib I 262^ VSixJ
garera, sciarera (SVS 52, 94), col cai. bareri, f. -a (LGII 569 NDDC 324),
afareda (ib, 60), abareda (ib. 66), labareda, ~era (ib. 353) si fa risalire (cfr.
Steiger Conirib. 252, DEI I 765, Peli. I 134), all'ar, barrar tessi-
tore in seta '. All'appellativo corrispondono i cognomi moderni Carert,
4eri, cai. Carere, -i (DCSC 66), H'areri (ib. 131), Fareri (ib. 107: < fr.
Ferrier), con attestazioni assai antiche: in Sicilia a. 1168 pió^ou xapépn
(Cusa 486), a. 1288 datus de leone barerà (TabMonPol 17), a, 1290 Ko-
gerius Harerius (CDArag I 515), a. 1298 Biscontius Charerius (TabMans
doc, 315), ecc; in Calabria a. 1053 (?) 'AvSpéou xapépi (GuiUou Opptdo
121), cfr. i topp. Careri 52 C 4-5 (STC 1630, DTOC 50) e Carerni
{< *Carér-om,DrOClc.).
Ora, mentre sul piano semantico la concordanza dell'appellativo sicu-
lo-calabrese con l'ar. barrar ' tisserant de soie ' (Dozy I 263 è), ' silk
176
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
weaver ' (Wehr 104^) è perfetta, il fatto che in esso e nelle forme ono-
mastiche corrispondenti la -r- sia costantemente scempia ^"^ in contrasto
con la tendenza del siciliano alla conservazione delle geminate, rende le-
gittimo il dubbio sull'esattezza dell'etimo corrente. Sicure testimonianze
bilingui danno in Sicilia non l'ar. d-ìpanàr, bensì al-harìrì (cfr. De .Simone
24) ' marchand de soie ou d'étoffe de soie ' (Kazim. I 401b) in corrispon-
denza coi gr. xocpépiri (a. 1178, Cusa 131 b), xapépiQr (ib. 155a), kXxapipr]
(a. 1145, ib. 567a, b; ecc.) ^ anche èXxapripTQ (a. 1145?, ib. 589«), axapipn
(a. 1178, ib. 159^). Ebbene, è certo assai strano che, mentre il nome del
' venditore di seta ' (harìrì) figura con decine di attestazioni nelle platee
arabe e greco-arabe di età normanna insieme con tanti e tanti altri nomi di
mestiere (cfr. De Simone 21-28), non vi compaia neppure una volta quello
di ' tessitore di seta ' [barrar), sebbene in quell'epoca la produzione di tes-
suti serici fosse assai attiva in Sicilia. Non c'è che una spiegazione possibile:
che h a r I r I sia stato qui adoperato in entrambi i significati e sia il vero
etimo della nostra voce ^, come conferma il « Rollo » con ad aream textoris
(Cusa 196, r. 27) = Uà andar al-harìrì (ib. 233, r. 17).
V. Introd. §§ 29, 37, 55; 30n.
80. Charmusu.
1371
Palermo
lu charmusu dinari xx (Giuffrida Cairn. 344).
202 I cgg. sic. Carr(i)en, Correrà, cai. Carr(i)erì risalgono certo al norm. Carrier = fr
Cbamer chi guida il carro ' (DCSC 68, 69) o al fr. merid. Carrier ' fabricant de cars '
(Dauzat 90).
203 L'.E. < ar. -i- di queste ed analoghe forme invita a considerare con una certa
cautela la categorica affermazione di Steiger {Contrib. 333; cfr. 339) che « los préstamos
del arabe al siciliano han mantenido con sorprendente persistencia el timbre de la i lo cual
resulta de una tendencia marcada a preferir las vocales cerradas, hecho que, ademds queda
comprobado por las transcripciones de los Diplomas de Cusa y la fonètica del dialecto àrabe
de Malta » (analoga posizione per u, cfr. ib. 447, 351). Cfr. § 55.
, 1^°^ 9'^'.„^?'^?? ?!• ^''"''"''' °'^ ^"i''^ al-harìr 'maker or seller of cloth made partly or
whoUy of silk . De Gregorio {Contr. 377, dove esclude un'origine araba) fraintende la men-
zione di caren, data, m verità in maniera ambigua, da Dozy (I 263è e s.) sv barrar
dietro segnalazione di Amari, e perciò attribuisce a questi la paternità di tale etimo: di
tcìforì^^t^^'^ '^'"'^''' '^^"'^'^ proprio da harlrl 'lavorante o mercatante di seta',
cfr. bMS in 825, nota 1 e una lettera a Dozy del 7-4-1869 in «Boll.» X, 1969, 212
, ...Nonostante la notizia secondo cui Ruggero II, in seguito ad una scorreria nei territori
dell Impero bizantino, avrebbe trasferito in Sicilia più di 15,000 prigionieri greci misti ad
albanesi e slavi, molti dei quali esperti dell'arte della seta (cfr. Caracausi Val. 'l23, nota
31) manca di fondamento la congettura avanzata da H, e R. Kahane (Greelk in Southern
Italy, in « Romance Philology » XX, 1967, 408-38, precis. 436), che cioè l'uscita in -eri di
charen — secondo Rohlfs dovuta ad influsso di altri nomi di mestiere siciliani in -eri <
tr. -«e?- (LOiI 561) — riveli influenza del bizantino; il biz. charéri 'sUk of Syrian stock'
VJn'ÌV "'?,f , ,w.^''^ a comprova, riflette chiaramente l'ar. harir ' sericum ' (Feeytag
I 360i'), silk (WEHR 194fl).
LESSICO
177
Il termine, citato in un calmiere insieme con altri nomi di ammali da
macello, corrisponde al sic. haramuxu ' laurex cis ' (Scobar, in Pasq. II
276), carmucìu ' conigliuzzo; per ischerzo dicesi di ragazzo; marmocchio
(ib I 263) carmàgiu ' il piccolo del coniglio selvatico e anche della le-
pre ' ' giovincello imberbe ' (VS I 592), caramùgiu(lu) (ib. 579), carra-
tnùgiu (ib. 599; altre varianti in SVS 32), col cai. carmmau ^ coniglio
neonato ' (NDDC 138), caramùscia ' ragazzo poco rigoglioso ' (ib. 134),
cfr it. caramogio (disus.) ' persona piccola e contraffatta, particolarmente
nano di corte ' (DEI I 752). Esso risale, probabilmente attraverso 1 arabo,
al pers. h a r m o § ' grosso topo o ratto ' (Peli. I 198). La forma mediev^
charmusu ha -ì- mutato in -s- certo per ipercorrettismo (cfr. alhastus 5
e nota 138). ^ ■ < e
Dalle forme che precedono va tenuto distinto il sic. caramuscta beo
non ancora maturo ' (SVS Le), caramùgia ' fico non maturo ' (VS I 579),
che Varvaro (in « Medioevo romanzo » VI, 1979, 213-15) ha dimo-
strato appartenere al filone ancora assai poco noto delle forme berbere
atabìzzate rimaste nel patrimonio lessicale siciliano, riconducendolo, col
malt. karmùs ' fico piccolo non ancor giunto alla maturità; fico od altro
frutto che non matura ' (Barbera II 584), ' small, immature figs (Bu-
suttU 133) e l'ar. magreb. karmus(a) (in Marocco kermuj fig ,
in Algeria karmus ' figue ', in Libia karmus) al berbero a k r a b u z .
V. Introd. S§ 39, 69; 30«, 51«.
81. Chatobi.
1330 chi nuUu garzuni, ne autri persuni di^giano fari e h a r o b i ,
Palermo gettando petri l'unu a l'autru (De Vio 109).
Il contesto di quest'unica attestazione del termine permette di at-
tribuire ad esso il significato di ' danneggiamenti ', ' danni ', che e sug-
gerito dalla notevole somiglianza con l'ar. li a r ab 'vastitas^et vastatio
loci ' (Freytag I 470^), ' desolation, état de dévastation (ou se trouve
un pays dépeuplé, une maison en ruines, etc.) ' (Kazim. I 552è), min,
ruination', 'state of destruction or dilapidation ', ' desolation _ (Wehr
269^), cfr. ar,-sic. al-knts.yah al-haràb (86). La voce araba deriva dalla
radice ha r ab a ' vastavit (domum alicuius) ' (Freytag l.c), to de-
stroy, wreck, demolish, sbatter, devastate, lay vaste ' (Wehr 268^) con la
quale è connesso il sic. chirba (87).
V. Introd. §§ 21, 53; 30«.
178
82. Charsia.
1141
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
xapcriav" mxeE^EV [...] 'éoòq slg- tòv piaccv guaita
TÒv mTEpxótxsvov £^ è-cépa? x ce peri a; (Cusa 18) =
descendit usque ad vallonem descendentem de charsia
[...] usque ad magnum vallonem descendentem de alia
Charsia (Pirri 87).
Il termine, scomparso ormai da gran tempo dall'uso comune, è an-
cora rappresentato nella toponomastica siciliana da Carda 49 F 1-2, 49
F 3, (Molino) 55 B 1, Carsa 50 E 5, Garda 49 F 4, 50 F 2, 55 A 4,
Gardtella 55 C 3, Gar dulia (Solfara) 55 A 5, cfr. a. 1168 casale de
(H)arsa (RollRub 37; feudum Charde ib. 33), a. 1188 casale arshe pres-
so Cefalù (ASS' XXIII, 1898, 151), a. 1189 «prò altercacione quadam et
controversia divisionum harse et liuedmarran apud Karsam » (ib. 153),
a. 1198 tenìmentum Harsiae (Pirri 804; id. a. 1201 RollRub 55), « teni-
mentum terratum dictum Charsia, situm infra tenimenta Cammarate et
Castrinovi » (CDArag I 482), Charxa (feudo. Barberi III 172, 209), Carda
e Carciulla presso S. Cataldo (Amico I 282, nota), Carda, feudo a nord
di Calatali (Del Giudice Notizie 39) ^°'. In qualche modo si ravvisa nella
voce siciliana una connessione con ar. h a r s ' bois, forét, futaie ', pi,
h u r ù s ' des pkines couvertes de roches basaltiques ' (Dozy I 270^)
J.rsayah 'grès' (ib. 271«), hars 'bois, forét' (Kazim. I 4084
hxr§, hurg 'forest, wood(s) ' (Wehr 197^-), cfr. malt. Barxajja ' spe-
roneUa, erba ' (Barbera II 454), Barxijja ' corn field madder ' (Busuttil
85), vocaboli tutti riconducibili al significato fondamentale di h a r a s ,
hursa ' roughness, coarseness, scabrousness ' (Wehr l.c.)^°*
V. Introd. §§7, 29, 39; 30«.
aUa coltfvazione! ''^^ " "'"^'*' ' '°^°"'"'' '^°^"''' '' riferiscono a terreni ghiaiosi inadatti
XaxSàTxTxxi^iì') '^•f^ì^^.'^^T'^ ^Z'^" (?<^=ento errato) dal gr. mediev. x«Ui«?,
ìlt^^T^ ^;:^ !^~^'?y£!) -!fe -f- ^ P-Mità di un rapporta
lisi ' (NDDC 3241 e di^tìZZ'/Tv /P' "' ''^''i "'"""n «mpelodesmo, altrove chiamato
■ré-) ' tortmh ex virLltis on^^f r^V'^ tra queste forme derivino dall'ant. fr. barda (con
IV 166) ^"guitis laqueus, GaU. èstó/e ', 'yimen, vulgo Osier' (a, 1205, Du Gange
83. Chasena.
1146
Cefalù
1230
s.l.
1239
Sarzana
1303
Palermo
1348
S, Martino
LESSICO
179
xax'à&EV àTxàpXE-cat, 'hi tì (3ovi?i -rò àti-repii; t;où ■mToSiou
jcaì àirépxeTat "nS" '^° àvTt;apT]V xlc, ■^at.à.v a.c, (Cusa
618).
damus et assignamus tibi [...] domum [...] et orane jus
quod habemus in ea vel habere debemus et_ G a s 1 1 n a m
unam cum domunculis et logiis que sunt in Illa [...]. Ca-
stina vero ab oriente est contigua Castine dommi
Aymonis (ASS^ XXIII, 1898, 167).
Scripsisti insuper nobis quod si placeret nobis minorari
expensas que fiunt prò parte curie nostre in partibus juris-
dictionis tue tam in castris quam in chasena nostra
Panormì et locis aliis [...] mandamus tibi quatenus lUas
expensas quas facete debes in castris et chasena iio-
stra Panormi et prò aliis propriis servitiis nostris facias
(Huillard-BréhoUes V 569).
Casa sita in quarterio Galke panormi [,..]; ab occidente
est palacium curie quod vocatur chazena et domus
cum casalino, a septentrione est pianura Masare curie
(Contr. 319, Top. Il 12).
Antiteca ce... repositorius locus, qui dicitur gaczana
[...]. Ecteca ce... locus ubi res deponuntur, vel vulgo di-
citur gazana vel locus depositorius [...]. Hecteca ce
solarium est extra muros domus pendens, vel que dicitur
gazana [...]. Pluteum tei... repositorium ex tabulis fac-
tum, quod dicitur gazana, vel armarium [...], Teca
ce... aliquod repositorium, ut ex apotheca, dispensa, archa,
gazana, magasen et similia (Senisio 65-66),
Il sic, gaczana (Scobar, in Pasq. II 188), gazzana (Id., ib. 209),
gasena ' incavatura nelle mura delle stanze, o nelle cucine a guisa di porta,
ove son situati de' scaffali in certa distanza l'un sopra l'altro ad uso di
riporvi piatti, e simili vasi...: armadio, armario ' (ib. II 204), gazzetta
(ib. 209), casem, asena 'piccolo armadio a muro' (VS I 617), gasem,
gazzana, gaziana ' scansia praticata sul muro ad uso di credenza: scan-
cerìa ' (Traina 428, 430), izzana (Traina Voc. 207), ariana (VS I 288),
(g)aiiana, (jaHiana (ib. 345), jarzana (Pitrè 47; Leone in « Boll. ' XIV,
1980, 328), deriva dall'ar. hazàna 'bottega, cella, armamentario, bi-
blioteca, armadio; credenza, scaffale incavato nel muro ' (Peli. I 156), an-
che h a z I n a h ' armoire ' (Dozy I 369«), h i z à n a h ' trésor, garde-
meuble où Fon conserve les joyaux ', ' cellier, magasin, dépòt ' (Kazim.
li
i!
lì
180
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
I 570^), dalla stessa radice K a z a n a ' recondit in horreo, cella, aerano,
asservavit ', ' celavit arcanum ' (Freytag I 484^) da cui dipendono cha-
senus (84) e machazenum (166).
Dalla Sicilia l'arabismo è passato al cai. haizana, hazz-, gaiiam,
gazz-, fazzana ' armadio a muro, nicchia nel muro che serve da armadio
(NDDC 325) e al napol. gazzana ' armadio ' (D'Ascoli 259). Del resto non
£u solo questa la via di penetrazione del termine nelle lingue romanze:
mutuato direttamente nello sp. alacem (Dozy-Eng, 52, DCEC I 74; V
doc. Alhacena a. 1534, DECH I 102), dovette invece giungere per via
commerciale al lig. casana ' avventore ', ' banco di pegno ', a, 1224 cazana
(Peli. 347-48), ant. it. casana ' banco privato di prestito ' (XIII sec, DEI
I 789), ant. venez. gazena (Peli. II 587), a. 1442 « vaseto uno de balsamo
fin, che nasca nel nostro paese, tratto de la casena nostra » (DAAFior
358), lat. mediev. a. 1322 (Delfinato) casana ' mensa, argentarla; Gali,
banque, caisse ' (Du Gange II 200), a, 1388 (Savoia) cazana ' id. ' (ib.
246), anche cassana ' maison de préts sur gages ' (Niermeyer 151). Attra-
verso il ture. haz(ì)ne ' tesoreria, erario dello Stato ' (Ang. Da Smirne
331) il termine passò al gr. mediev. x^^avà 'thesaurus, fiscus regius ' (Du
Gange Gì. Gr. II 1723), gr. mod. viCj.^k ' id. ' (Andriotis 418), dial,
Xacvéi; ' tesoro, denaro ' (Brighenti I 673), al rum. hazna ' Schatzkammer,
Abtrìtt ' e alle lingue slave (Lokotsch 855) e riapparve in Italia come
venez. casnà ' mucchio di denari ' (Cortelazzo Corr. 151), it. id., chasnà,
ecc. ' luogo del tesoro pubblico presso i Turchi ' (XVI sec, DEI I 793).
Un significato geomorfico del termine, che s'intravvede nella piiì an-
tica delle attestazioni sopra citate, ma che era già proprio dell'arabo, cfr,
ai-ma' al-hazma ' eau conservée dans des puits ' (Dozy I 369«) e il verbo
hazana (II forma) ' to dam, dam up (water in a basin or reservoir) ' (Wehr
215b), malt. hazziena 'piccolo scavo in fondo di una cisterna a guisa di
conca per conservare l'acqua sorgente ' (Barbera II 497), ture, hazine ' ser-
batoio (di acqua, ecc.) ' (Ang. Da Smirne l.c), sussiste forse soltanto nel
sic. cazena 'cesso' (Traina Voc. 123; probabilmente attraverso *' conca
di raccolta delle acque luride per uso agricolo '), a Leonforte arzana ' stri-
scia di terreno risultante dal terrazzamento di un pendio ' (VS I 288),
a£zam ' id. ' e a Troina ' muro di sostegno nei terreni in moderata pen-
denza ' (ib, 345), Appunto da questa funzione devono esser nati i topo-
nimi Casena 54 A 4, (Case) 56 E 1, Gazzena 56 A 5, Grotte di Gasena
ZTpa C 1, 'a Gazzana, 'u Gazzanaru (STS 102, con etimo errato), cfr. a.
1141 promuntorium quod dicitur hasene presso Gammarata (White 257),
a. 1332 eie tcc xaCàviQ (GMessGr 98), Gasena presso Ad (Amico II 500),
Gazena, la Gazena, feudo presso Agrigento (Pini 741, 1116, 1657) =
a, 1525 territorium di la Yhasena (not. Capizzi 25 novembre), Casena,
molino presso Favara, e Chasena (Barberi IH 406, 409), Ecclesia sanati
LESSICO
181
Banholomeì de chasena (Pollaci 346), « oi ixovaxol toO ccyiou v^uoUou mi
Xa^àvac;» (a. 1125?, Gusa 416); probabilmente anche pant. Haze Kaze,
da ' pozzo ove si raccoglie acqua piovana ' (De Gregorio Pant. 235, con
etimo diverso).
V. Introd. §§ 30, 47, 53, 68,
84a. Chasenus,
1325
Marsala
1364
s.l.
1455
Palermo
habere debat ab Universitate predicta C u s e m i nomine
rotulum unum, vel duos piperis [.,.]. Item quod possit
eligere, approbare, et confirmare praesbiterum ludeorum,
qui hebraice dicitur H a s e m , ad cuius Officium pertmet
canere officia in Sinagogis, etiam conficere contractus, et
scribere instrumenta hebraice secundum ritum eorum (La-
gumina I 45).
Nemo presbiter seu e h a s s e m ludeus audeat ncque pos-
sit animalia interficere absque licentia dictorum maiorentum
(ASS^ IX, 1884, 201).
Visis et recognitis litteris vestris quibus exponitis quod
volentibus vobis creare et ordinare quosdam officiales ne-
cessarios eidem ludayce et presertim notarios, e h a s e n o s
et sacristanos [...], vobis dicimus et mandamus quatenus
[ ,] officiales ipsos creatis, faciatis et ordinetis necessa-
rios et utiles eidem iudaice et presertim chasenos no-
tarios et sacristanos (ASS^ X, 1885, 133; casenos La-
gumina I 559).
84b. Chasania.
1292 De fide et legalitate Nicliolay de Panormo fidelis nostri
Barcellona nostra Curia confidente sibi officium C h a e s a n i e doha-
ne maris civitatis Panormi amoto inde quohbet alio in eo-
dem officio ordinato [...] predictus Nìcholaus predictum
Cha sanie officium debeat exercere [...] mandamus
quatenus eumdem Nicholaum [.„] tu presens Secretus re-
cipias [...] admittens ipsum eumdem Cha sanie oiii-
cium exerceri (CDArag II 256-57). ,
Il fatto che nelle testimonianze qui citate il termine si riferisca ad
un importante personaggio delle comunità giudaiche di Sicilia, farebbe
pensare che esso sia stato importato appunto dai numerosi Ebrei che du-
rante il dominio aragonese e quello spagnuolo affluirono dalla Penisola
182
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Iberica. Induce tuttavia a retrodatare l'esistenza del vocabolo almeno
agli inizi della dominazione catalana e a ritenerlo non esclusivo delle
aliarne la riferita attestazione di un ufficio di chasania o chacsania dell'am-
ministrazione marittima. Questa voce infatti non è diretto riflesso del-
l'ar. Il a z a n a h ' thesaurarii opus ' (Freytag I 484^; per altri signifi-
cati cfr. chasena 83), bensì, analogamente ad algozeriatus ' officium al-
gorizii ' (Ub), admiracia ' o. admirati ' (18b), mdaria ' o. nadari ' (199b)
ed altri simili, presuppone quale suo primitivo la denominazione del fun-
zionaro, il chasenus, riflesso dell'ar. hazin ' thesaurarius ' (Freytag
Le), ' gardien, trésorier, caissier ', ' gardien des trésors, des joyaux, des
provisions ' (Kazim. I 570a), ' treasurer ' (Wehr 276^).
V. Introd. §§ 18, 35, 53, 54, 71.
85a. Chasira 'stuoia'.
1273
Trapani
1336
Palermo
1345 _
Catania
1376
Marsala
1394
Palermo
XV sec.
S, Martino
1434
Corleone
1444
Palermo
1486
Palermo
1496
Noto
integras decimas [...] cabelle hasirarum [...]; duas
partes cabelle [...] gassirarum (TabMaz 15 maggio,
da un transunto del 5 febbraio 1581).
chasiras quinque (net. Salerno 12 settembre).
ha s sili pinti (VNS 39).
... materacia, coxinum unum, cassitam unam, linthea-
mina duo alba, saccum unum cum paleis ubi iacet (Carini
Test. 342).
C h a s s i r i a una vetus cannarum duarum et dìmidie [...].
Chassiria una pilosa de sedendo usitata (ASS^ XXI,
1896, 292).
per lectu abbastirà una e a s s i r a , un saccu, una carpita
et unu travirseri (RegCost 104).
y a s i r i a una extimata tarenum unum (not. De Pitta-
colis 26 novembre).
una g a s s ì d a di sediri. Item una g a s s i d a di lectu
(Bresc-Goitein 915).
gasseriam unam de terra parvam (not. Taglienti 16
gennaio).
dui casiri di muru di menza mina (Mauceri 114).
LESSICO
183
85b. Chasìta ' deposito per l'uva '.
1286
Palermo
1298
Palermo
1308
Palermo
1329
Palermo
1337
Palermo
1372
Palermo
1375
Palermo
1380
Palermo
1420
Palermo
1475 _
Catania
promictens sibi ipsas (uvas) dare in chasira eiusdem
vinee in primis vindemiis proximis venturis (not. De Gi-
rella I 24).
et dictus venditor promisit sibi totas uvas predictas tra-
dere in chasira diete vinee in presentibus vmdemus
de presenti mense septembris (ib. II 5).
solvere et exhibere [...] tempore vindemiarum in bas-
si r a dictae vineae decimam partem uvarum producenda-
rum de vinea plantanda per eum in terra predicta [...];
dare et solvere [...] dictam decimam partem uvarum ejus
in hassira (Mortilkro 245-46).
promictens [...] dictas uvas venditas tradere et assignare
emptori predicto in basirà diete vinee tempore vinde-
miarum (not. De Citella 12 aprile).
accipere m
settembre).
chasira eiu:
sdem vinee (not. Salerno 1
dictus Michael tenetur et debet tempore vindemiarum
diete vinee deferre cum cofino omnes uvas diete vmee ad
chasir am ipsius vinee [...]; in casu quod noluisset de-
ferre dictas uvas cum cofino ad chasir a m diete vinee
[...] (not. De Cortisio 30 giugno).
exhibere, ac assignare integraliter debeant [...] decimam
partem uvarum perventurarum ex vinea m eadem terra
plantanda vendemmiata in chaf sira ipsius vmee (Mor-
tillaro 301).
teneatur dictam petiam terrae [...], reservato ibi spatio
terrarum prò f adendo plantare gastria, et prò tenen-
do animai suum [...], plantare in vineam [...]_; solvere
dictam octavam partem uvarum [...] m gastria dictae
vineae (ib. 310-11).
m
X h a s e r i a diete vinee (not. Traverso 23 settembre).
chi la dieta ludeca hagia di comperari et accactari tutti li
rachini li quali per qualsivoglia ludeo siano stati compe-
rati et accactati per lo adveniri si comperiranno et accatti-
ranno [...] a prezo et a raxuni di unci dui lo chintmaro a
la gas sira (Lagumina II 171).
184
s.d.
Palermo
85c. Cassitarius.
1251
Polizzi
85d. Gissarn.
1286
Petralia Soprana
1300
Polizzi
1348
S. Mattino
85e. Gissararius.
1298
Palermo
1299
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Preterea usus novalium vel k i s i r i a r u m f actarum in
ipsis tetris prò seguenti anno pertinent ad eos, qui ipsas
fecerunt (RaccConsSic 590).
de proventibus band iustitie, platee, camperie [...], barda-
rie, calcinariorum, cangemie, cassirariorum, mor-
telle, molendinorum et terragiorum (RoURub 194).
vendiderunt [...] medietatem domus et vinee prediate cum
terris eidem vinee contiguis cum quadam vegete et G i p -
sari a in predicta domo existentibus (TabMonPol 4).
ordeum quod emit Bonsignorus vir eius totum sit ip-
sius deductis salmas frumenti sex quas habere debet do-
mina Cinzipara de loerio suarum gissariarum (Tab-
Mans doc. 341).
Orreum ei... locus ubi reponuntur fruges, granarium, g i s -
s ar ia (Senisio 68).
concessit in cabellam Riccardo Scavono gissarario
(not. De Citella II 61).
Riccardus Scavonus g i s s a r i u s , civis Panormi, vendi-
dit et concessit [.,.] cannicia centum et duo bona et
(mercantibilia), quorum quodlibet debet esse capacitatis
salmarum frumenti octo [,..], promictens sìÌdì ipsa can-
nicia tradete delata in terram Corelioni in domo ipsius
emptoris (ib. 288).
Sotto a si trovano raccolte testimonianze corrispondenti al sic.
gassira ' tessuto di giunchi, o d'erba sola, come ampelodesmo (detta da
noi ddisa), mazza sorda, e simili: stuoja ' (Pasq. Il 205), gassira, gassina
' piccola stuoia di giunco che si pone alle finestre: stoino, stoina ' (Traina
429), assina (VS I 303), assira (ib. 304), casila (ib, 617), casina (ib. 618),
cassina (ib. 619), cassira (ib. 620), casira e basirà a Pantelleria, dall'ar.
h a s I r ( a ) ' stuoia ' (Wehr 212^», PeU, I 177); cfr. malt. Basirà ' mat '
LESSICO
185
(Busuttil 85) -. Per il passaggio di -ira a -ina cfr. il nome ^^J-^'^^''
2X1 (not. Castiglione, 10 settembre 1455), accanto al cg. de Gass.
-^ ^1 l^Z^tò^bTsL. ai -ce... .. en^
fgro i d^^^^^^^^^ siciliani, era però data come v-a.da Starrabba (A
XII 1887 368 nota 3), che dichiarava: « Ap^o noi Casstra o Gasst a
SbiaTa tuttavia un piccko recinto addetto ^ ^^X^ÌlZ^t^^^
vendemmia», adducendo come etnno ^^f^^l^, ^ZZ^
dactyli siccantur (Freytag I 389fl, ctr. ta. cwic pu
'' n dubbio (Peli. Le.) che gissaria in Senisio sia una variante di gas-
mero di attestazioni che di ^^^^^^^^^^^^^^^^^ differenza vocalica e
fsenSo 24Ì alla cui opinione Pellegrini stesso preferisce richiamarsi,
e come espressamente dichiara Rohlfs (LGII 285 , del sic, ,^m.m vaso
da tener frumento ' (Pasq. II 217), issara ' vaso mtessuto di ferule d fi-
da tener irumen x h conservare fauna, legi-imi, e
."./(Sina 513)''..w., gissara, insala, inula ' A.o -st^e i -ma
cilindrica, senza fondo, che serve per granaio o per riporvi olive e legumi
?SVS 59) cfr cai. issala, ecc. (NDDC 330), bov. ìissda, pspala, chnspak
' if' dal' gr r. MX^ ' tbnerne Tonne fur Getreide ' (in un papiro
del III sec. a. C.) = xu^^a-q (LGII Le) o piuttosto da una var. yu^à^^
(Alessio Problemi 21-22).
V. Introd. §§ 8, 20, 29, 40, 55, 68, 71.
86. Chinisia.
1366
s.l.
ad utendum sinagogis et misldtis eorum tomo et
nicis (Lagumina I 81).
:hi.
»7 II termine è penetrato nel bulgaro e -^ -J°,^™teÒ ^^^^^^^^^^
m Per la natura di recinto o deposito, probabi mente ^^^^^^^^^^ Slecciate', 7. ' tettoia
,ata 1. 'steccato., recinto di — ' ; «,™^^^^ Marie de
di canne intrecciate , VS i 557), ctr. « conceuium ^^ .^ ^^^^ ^j^ ^^^,
Nissotino, cum vinea et dp^'^'^^^t ^l^V.Mn 12 novembre 1334), «vendidit [...] vineara
dendis in clausura ipsius vinee» (net. Sa™ 12 novembre i^J^J, ^^g^^^
unam arboratam citm certa clausura m ea exstante» (noi. URUiiubu
a
186 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1374 nobis exposuerunt dicentes dictam eojtum universitatem
Marsala Judeomm post videlicet eorum ventum synagogam seu
chinistam oleum (sic) ab eis ut deo^ placuit occupa-
tam a certis temporibus citra habuisse et ad presens abere
(sic) aliquam partem chynistam vai synagogam in
eadem terra prò cerimonijs eorum sabbatis ibidem more
hebrayco et exercendis quia considerato eorum populo
sexus videlicet utriusque in numero competenti eis habilis
non existat sed pocius deficilis et indecens in eorum sab-
batis cultum exercicij supradicti secundum se proponant
ad hec sepius pariter congregari ad se recipiendum in ea
ipsa talis e h y n i s t a sit parva ad medietatem de maribus
recipere (ib. 91); in pacifica possessione diete e h i n i s t e
miskite seu sinagoge tam veteris quam refecte (ib, 93)^.
Dall'esistenza di toponimi iberici del tipo Quinicia {Alquinitia o
Alkinitia nel X sec. in Portogallo), La Canessia (a. 1602 Lacanagia nel
regno di Valenza), Ses Camssies o Ses Canessies nelle Baleari (Samsó
210-17) risulta che nell'arabo di quella regione, oltre kanisah ' égli-
se', kanìs ' synagogue ' (Dozy II 493^), kanisah ' église de
chrétiens', 'synagogue des juifs ', 'tempie dea idolatres ' (Kazim. II
935«), il ' church ', ' synagogue ', ' tempie ' (Wehr 987^), esistevano le
forme kanisya (cfr. camcie ' iglesia por denuesto ', Fedro de Alcalà,
in Steiger Conirib. 322; kanisiyah forma magrebina, Dozy l.c),
kanàsya, kinisya.
Nei documenti arabo-siculi, accanto alla forma kanisah (Cusa 1, r. 1;
473, rr. 3 e 5; ecc.), è ripetutamente attestata una forma in -yah, priva
di segm di vocalizzazione (cfr. Peli. I 307): a. 1149 k.nìs.yah alhurhm
Cusa 28, ultima riga; 30, r. 5) ' Chiesa del Chùrchuro ' (ib. 718), a.
1154 id db 34 r. 5), a. 1182 id. (ib. 229, r. 16) = monasterio sanctì
mcolat de churchuro (ib. 194, rr. 15-16) e Uà k.nìs.yah hàtru (ib. 206,
r. 10) = ad ecclesiam petri (ib. 182, r. 16), a. 1172 Uà al-k.nìs.yah
sant manyah (ib. 82, r. 3) = zig t^v... ÈxxXriaiav... t-n?.,, ^eotóxou (ib.
80, rr. 9-10) e Uà d-k.ntsyat al-haràb (ib. 82, r. 11) =: ri? t^v itaXaiàv
BxxXTiaiav (ib. 81, rr. 7-8; propriam. ' alla chiesa della rovina ', cioè ' di-
roccata vedi charobi 81), a. 1187 (?) k.nìs.yah sant andriya (ib. 84, r. 2)
- eccesm sancii andree (ib 83, r. 7), a. 1161 al-qasìs bi-k.nìs.yat al-qasr
al-mamur (ib. 101, r. 4: ' il sacerdote della chiesa del castello popolato ').
.,« ^' : '° , '° 'tr^^^'- '^«"/« ' chiesa ' (Barbera II 607, Busuttil
I ; /il ? f ; Wettinger 358) non contribuisce a chiarire il tim-
bio delle due vocah brevi non segnate nel testo arabo, scioglie ogni dub-
PU6 Z^i^^i:^^^££^,:^ -°^^ ''^^''' ' ^ ''^ ^'- --
LESSICO
187
bio circa la prima (la seconda sarà i o mancante) il «Rollo» stesso
(Cusa 204 rr 4-5) con Uà al-k.nìs.yah... min al-k.nìs.yah, altrove tra-
dotto (vedi qui sopra, a. 1182), ma qui semplicemente traslitterato:
« usque ad Mnisiam que est inter divisas iati; habet tamen eam dominus
corilionis; et a kinisia vadit ad vallonem qui est subtus kaiiemmi descen-
dit ad Rumen kalatatrasi... »^'°. In altro documento del 1183 lo stesso
toponimo ritorna traslitterato come x.v.crte (ib. 272); m un doc della.
1145 è menzionata una località ^EireXxiqvificrTia (ib. 616) presso Camma-
rata chiaramente corrispondente ad un ar. bah al-kinìs(i)ya port ell)a
della chiesa '. Cfr. infine Torre Chinicia (C.) 49 E 1 (presso Trapani)._ _
Accertata dunque l'esistenza di kinis(i)yah come ecc esia ,
' monasterium ' già in epoca normanna, è da ritenersi assai probabile che
nei significato di ' sinagoga ' lo stesso termine sia stato remtrodotto più
tardi, al pari di mischila (189b), da Ebrei di provenienza iberica.
V. Introd. §§ 7, 18, 21, 32, 68.
87. Chitta.
1160
Palermo
1197
Palermo
1247
Palermo
1310
Palermo
1356
Palermo
-Tc TI <; xfls- XEXoUuiiévnc; piE-v'aÙToO [...] mi T^apeSwxatxev
croi TÒv EtpT)p,évov okov trùv uaì. -^fic, zlmp^mc. xi\p%'(\g-
(Cusa 661-62).
vendidi domum meam magnam [...] que constar inter [...]
et quandam hyrbam quondam Rogem de hospitaie
[ ] Ex parte orientis est [...] terra scilicet hyrba me-
morata (ASS' VI, 1940, 86 s.).
in quarterio Galke secus chirbam regie Curie et se-
cus muros dicti quarterii (Top. Il 22).
Assegnazione di un tenimento dì case dirute cum casaline
seu eh ir b a [...]; ex alia parte est quidam darbus unde
dìctum tenimentum domorum cum chi rb a seu casalmo
habet introytum et exitum suum (Contr. 321).
locavit [ ...] chirbam quandam ad seminandum et plati-
tandum ibidem quomodo voluerint (not. Amato 24 fflMZo).
210 Dal brano citato, che colloca kinisia^ ^''''\'f l'?^ '^ -'^^^J, * „ Jt sSiientl d^^^^
e quella di Calatatrasi (cfr. anche CusA 180, rr. 36-37) aoeneUa P^^^^^^^^ ^T Ga,^^^^
territorio assegnato alla diocesi di Monreale, f "l^f^^^^l^^.^^^J^^'g ,^„w?^^ Edrisi, cfr.
(ASS2 LII. 1932, 446) nell'identificare, queste due località con Q«m f^^^Xv^à sul
Pell. I 326) e Carini [qartnis m lidrisi, cfr. Pell. Il 462, '*/'*'>. f^Lr''"'^p; q.. i 43
margine settentrionale dello stesso territorio. Lo stesso errore ni Alessio LI. G>. i ^^
s.v. Cìnisi.
188
1367
Palermo
1369
Palermo
1373
Palermo
1394
Palermo
1418
Palermo
1432
Palermo
1443
Palermo
1455
Palermo
1456
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Concessione di case cum uno cortile [,..] in quo sunt duo
domuncule et puteus cum quadam chirba seu jardi-
nello circumdato muris retro ipsum cortile, in quo sunt
piantate tres arborea aranciorum (Contr. 324; Top. II 18),
concesserunt [..•]
X i r b e contigua et
xirb am
X i r b a m unam cum mandra diete
collaterali [...] ad habendam dictam
et mandram (TabPPal 178).
Incipiendo tam a cantoneria inferiori chirbe majoris
Monasteri! ecclesie quam a cantoneria cabie muri viridarii
Magr. Matt. cellerarii [...] superius per dirictum _ diete
cantoneria chirbe seu muri veteris ejusdem chirbe
(Contr. 333).
chirba una sita in contrata Sanctae Catherinae de Oli-
velia quarterii seralcadij, secus chirbam thomej de
Talento (ASS^ XXI, 1896, 291).
ad omnia servicia viridariorum et xirb a rum [...], ap-
portare cum animalibus foglamina et fructus de viridariis
et' X i r b i s in plateis (not. Traverso 22 settembre).
casalenum unum commissum in
10 novembre).
X i 1 b a (not. Mazzapiedi
Un tale assume un lavorante ad faciendum omnia servicia
suorum viridariorum et xirbarum (not, Traverso 10
novembre).
Concessione in enfiteusi di una chirba (ASS' IV, 1978,
104, nota 114).
viridarium seu xirb a (Bresc ]ard. 99, nota 5).
Il sic, scirba, particolarmente usato nella locuzione tri scirbi scìrbi
' andar ramingo pel mondo, per luoghi alpestri, e deserti ' (Pasq, IV 397)
iri pri ssì scirpi scirpi^^^ (ib. 398), ' andare per luoghi scoscesi, pieni d'in-
ciampi ' (Traina 889), chirbu ' sterpala ', ' terreno sterile ' (VS I 685)
girbi ' luogo scosceso, dirupo ', ' gerbe, sterpaglia ' (ib, 728), scirba, xirba
(Giuiir, 55, 80; SVS 95) deriva dall'ar. hirbah ' locus vastationis
(Freytag I 470b), ' ruine, masure ' (Dozy I 356b), ' (site of) ruins ', ' ruin
^" La variante scirpi deriva da incrocio con lat. mediev. styrpus ' silva exdrpata ' (Du
VII 622); cfr. sic. scìrpa v, stirpi (Traina Le), stirpi ' stirpe ' e ' sterpo ' (ib. 975),
Gange VII
LESSICO
189
Tscirbìni l'Actrbini, i Scirbi (STS 93, con altro etimo; Peli, le.) S. La-
te M^^^ ^^^^^'^ dello stesso termme a a-
bo prov ine il malt. herba ' desolazione, desolamento casolare ro-
vL' (Barbera II 499), ' ruins, old hovel ', ' an old rumous house (Bu-
IStil 89 cfr anche sp. barbar ' hacer algo de prisa, atropelladamente ,
d. verbo h a r a b a A derivati di questo sono pure connessi 1 ant. sic
r ?W« W il nant /..rèe o caibh 'casa malandata, semidistrutta'
^';ttLif i: veS cf disabitate, divenuto quasi immonde^^^^^
fVSs karbh ' casa diruta ', ' ovile ' (De Gregorio Pani. 230).
^Nessuna delle testimonianze medievali citate sopra corrisponde al
signifi^rdel termine arabo e siciliano fin qui illustrato; - -se inf^ti
come osserva Bresc [Jard. 68 e nota 6), « le sens passe de ruine a petit
Ldin ' Au XIV= siede le sens est très précis; jardm d'iiiver, amenage
Imre les' quatre murs d'une maison en ruines »-. Occorre però precisare
che il passaggio di chirba dal significato di ' casa diruta a quello di
ovi '!come nell'affine pant. karhè ricordato, o a quello di ' vmdartun.,
jardinÀus'^ è già nell'arabo: cfr. hirb ah 'espace ^ /-iwer^ e^-
fermé de murs ou de bàtiments: basse court, pou aiUes ', m Pedio de Ale
• corrai, lugar no tejado, corrai de gallinas, gallmero donde se cnan las
gaUinas ' (Dozy Le).
V. Introd. §§ 21, 30, 68; 30«.
88. Chugiria.
1286
Palermo
1299
Erice
thobalias
ad chugiriam (not. De Citella I 26).
tobalie due chugiria cum lista de seta ad broccas de
lino nova (not. Maiorana 131).
^n Dalla sinor^imia con cUrba (cfr. sopra -^ 1310) si dete^^^^^^
direttamente attestata, per lat. ™f f ^^^^; i'^;SC,/Cu„r aifr^M^ possunf (Du
-a, -US ' Gallis masure ', locus ubi casae «^'^ «=^,'^,^^=^/'^^ ]!,"Lnte una cum curte, horto, et
cInge II 199; ma cfr. « terra casalma ^""//^^^^^"Plf Jf ^che ?casa dirupata e abban-
terra aratoria », ib.); sic m«te«, -a . '^^^f ^ff ■ f Xo„ó s^^^^^^ esterni ' (VS I 612),
donata', 'macerie', 'fabbrica incompiuta, '^'J^'^!f^Il°'°'^s) V 1343 « casalinum suum
a. mo^uoddam casalinum seu terram vacuam (^"'f °J?ÌsMart doc 107), a. 1355 «ca-
seu solum terre vacue suum, in quo erat olim ^omu >> (TabSMart doc. lu/j,
salinum seu solum terre in quo prms domus exstiterat » (ib^ date da Varvaro Vranc. 85-86,
213 Attestazioni di questo francesismo nel Xlll sec. sono aaie u<i
190
1300
Polizzi
1444
Trapani
AllABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
tobaliam unam ad chu girli (TabMans, doc. 341).
par unum lintheaminutn ad e h u g i r i a s (not, Miciletto
17 dicembre).
Il termine, die i contesti delle attestazioni indicano come un tipo di
ornamento o ricamo per biancheria, è da supporre connesso con Tar.
samara, Il forma s a g g a r a ' fecit arboris formam imitans ' (Freytag
II 395^),' ' peindre à ramages ' (Kazim. I 1192/;'), sagar, sigar
' figure d'arbre en mosaìque ' (Dozy llU) o, più esattamente, col dimi-
nutivo di questo sostantivo, s u g a y r a ' little tree ', ' shrub, bush ' (Wehr
532^). Potrebbe trattarsi del tipo di ricamo menzionato in un docu-
mento di Palermo del 1476; « tobalias duas de mensa ad ramum et re-
liquam ad iuriulenam » (Salomone Marino 231).
V. Introd. §§ 28, 39, 58, 68; 30«.
89. Chulba.
1450?
Palermo
1472
Palermo
Item chulbe thumina jjjj. Item sinapis thumina vjjj.
Item amigdalorum dulcium thumina vjjj (GiufErida Bott.
487).
Item eh uba gr. jjj. Item custudu gr. jj. Item simenza
di usfaru gr. j. (ib. 496).
Il nome di questa sostanza farmaceutica risale, indipendentemente
da sp. alholva ' cierta pianta {Trigonella foenum graecum) ' (1" doc. XIII
sec, DCEC I 127, DECK I 167), port. alforva (T doc. a, 1318, ib.,
Mach. I 155), cat. dfolba (P doc. XV sec, DECC I 186), all'ar. h u ib a h
'id. ' (Dozy I 314fl), anche ' tonic, prepared of yellowish grains, for
women in childbed ' (Wehr 234^); cfr. anche fr. helbe (Lokotsch 881).
Probabilmente deriva da questa voce araba, con regolare sviluppo fone-
tico, il cg. sic. Sciurba.
V. Introd. § 21.
90. Chuichum.
1248
Palermo
debet mihi dare [,..] tarenos centum sexaginta sex auri,
prò quibus habeo in pignora Sytir unum deoratum, exa-
mitum jalnum, glimpam misemiam, villerium tarras,, et
chuichum virgatum ad aurum (Mortillaro 412).
LESSICO
191
Il termine, che in questa isolata testimonianza designa un oggetto
di valore sembra derivi, nonostante la differente vocale tonica, dallai.
tilT''^^Xl\n..ok.s regis, vel annulus ex argento -f ectus sine
ilo ' (Freytag I 4181.), ' bague, anneau (sans chaton) ', anneau du pan-
ce serven/ de cachet de sceau' (Kazim. I 481è), dalla stessa radice
halaqa ambivit, c'inxit ' (Freytag I 418.), alla quale si riconducono
chalcu- (73), Galka (124) e forse xHka (286).
V. Introd. § 54; 30«.
91. Chutnia.
1279 kyummias duas de seta alba (DotCostEbd).
Palermo
1287 Sì danno in dote [...] duble«um unum dprismm m^^^^
Palermo de attebi cum listis aureis hucudas dna , S ^^P^^ ^^^^'
^' thobalìas sex de facie cum listis sericis, hobalm^ /^^f "°J
de mensa, pallium unum seiicum, chumias duas, sa-
gnias duas (not. De Citella I 178).
chummiam unam Raccamatam (PoUad 287).
eh imi a s duas usitatas (not. De Pittacolis 2 dicembre).
Item chomiyas quinque exstimatas tarenos il et gra-
nosi. Item cayulas duas albas iffiratas extimatas tarenos sex
(not. Gambotta 19 novembre).
una cu mi a di tila di landa guarnuta cum oru (Mauceri
114).
Il termine, che Burgatella (not. De Citella I 272) -tte Plau^^^^^
mente in rapporto con il sic. chìumìa h^à^Mci^ T 1 ,1 ' 'leZ'
mìa 'id.' (ib.), cummìa (antiqu.) ' benda, fascia ^d salasso _ lenza
(ib. 826), r sale molto probabilmente a un derivato delPar. fcam ^pan-
nus gossypio paratus, crudus, non dealbatus lotione aut expolitus , e u-
dum'sericum ' (Freytag I 538^), ' calicot qui n'a pas été bkndii - ^ J
de coton, percale ', ' tunique faite d'une telle etoffe (Dozy I 419.),
' écru (en parlant d^ la soie, du coton ou des étofìes) ', soie ecru, etofìe
de coton écru ' (Kazim. I 650«).
1321
Palermo
1434
Corleone
1450
Corleone
1496
Noto
192
92. Chimzurra.
1141
Cammarata
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Ex quibus salicibus pervenitur ad alteras salice;
iuxta conductum aque deconcurrentis per
r a m ad castellum camerate (White 258).
:s que sunt
e h u n z u r -
La voce di questa isolata attestazione (controllata sull'originale) po-
trebbe corrispondere, con grafia imperfetta, al sic. cunzarru ' massa eli
pietre, pietraja ' (Pasq. I 393), ' cumulo di pietre, spec. quello formato
raccogliendo le pietre sparse nei campi ', ' tratto di terra aspra, rocciosa
e con scarsa vegetazione ', ' alta parete rocciosa, a strapiombo, balza ', ecc.
(VS I 850), cmzarra ' tratto di terreno lasciato incolto in un campo col-
tivato ' (ib.), cunzenu ' pietre raccolte nei campi e disposte a mucchio '
(ib. 851), anche ganzami (Giuffr. 44). Se si prescinde da un etimo ar.
qanzar 'culmine, comignolo' (De Gregorio Contr. 608), che non si
trova nei lessici, a queste forme corrisponde un'attestazione solo nel « Rol-
lo »: Uà 'l- q .nzar ah wa-hiya 'l-hi^àr at-tàbitah (Cusa 203, r. 10) =
ad culmen, scilicet ad petras plantatas (ib. 180, r. 20; cfr Peli I 259
320).
Meraviglia la sopravvivenza fino ad oggi di un termine che nell'età
normanna non doveva essere di uso molto comune, se lo stesso redattore
arabo del documento sentì il bisogno di precisarne l'indicazione geomorfi-
ca con un'aggiunta introdotta da wa-hiya ' cioè ' e se in un altro passo
dello stesso documento la medesima nozione è espressa da burg al-higàr
(v. Burgium 42) ^"'.
Proprio questi ultimi fatti, oltre l'unicità deUa testimonianza arabo-
sicula, ripresa in Dozy (II 411^), ma non afferente ad alcuna radice araba,
fanno pensare che non in questa lingua vada cercata l'origine della voce
siciliana, bensì nel sostrato, del quale il « Rollo » ci documenta qualche
altro probabile relitto: al-murrah (Cusa 240, r. 17) = ad murram que
est m capite montis (ib. 200, r. 25), cfr. d<; tIv [xo^^iav (ib. 618, a.
1146), sic, murra 'masso, roccia ' (GiuSr, 46), ammurrari ' arrenare,' da-
re m secco ', ammurramentu ' grumo di calcare che si trova prima della
marna dello zolfo.., ' (ib, 37, 42); l'aiHne al-murr (Cusa 236, r, 18) =
descendunt cum eo monte usque ad murrum per gibbum gìbbùm (ib 198
rr, 9-10; cfr. Caracausi Stratìf. 111). Potrebbero risalire direttamente al
sostrato anche ruqqah (Cusa 229 r,. 2) = ad altum montem, ubi est ca-
stellum (Ih. 193, r. 36), cfr. sic. rrocca 'roccia' (Giuffr. 47), it. ròcca
fortezza sull'alto d'un monte ', ' cittadella ' (DEI V 3273); kamìn (Cusa
239, rr. 4, 5, 6) = ad rivum qui descendit a capite ghemi... per aque-
^w Cfr. in un doc. di Buccheri dell'a. 1172: «ad coUectionem lapidum» (White 272).
LESSICO
193
àuctum qui descendit de chemino... subtus caput elchemin (ib. 199, rr.
23-26), cfr, it. camino, geogr. ' canalone scalabile ' (DEI I 702), e i topp.
Camino 51 D 6, in Calabria Camini 53 B 1.
V. Introd. S 20, 30«, 133ff.
93a. CoflEa,
1330
Palermo
1345
Catania
1394
Palermo
1416
Corleone
1444
Corleone
1479
Palermo
che nixiuno Potigaro, o altra persona [..._] non digiano
tenìri fora delle poteghe cofini, ne cof f i di pani, per
U quali s'impedissi lu passamentu de le Persone (De Vie
108).
cof fi (VNS 38),
co
ffe tres (ASS^ XXI, 1896, 292).
debent et promiserunt personas suas ad exercendum dictam
societatem videlicet in vendendo per dìctam terram cum
coffa (not. De Pittacolis 10 novembre).
coffa una in qua sunt non nulle res aromatice positis in
cartis (Giufirida Boti. 483).
andandu vindendu cum li bestii et zimbili contra la forma
di la dieta provisioni per la quali solummodo si li proi-
bissi la coffa et bertuli (Lagumina I 246).
93b, CoflEtella.
XV sec.
s.l.
et poy la dedi a quista mia donzella
quista coffitella (PoesSic I 57).
chi la portassi in
Il sic. cof a ' sporta ' (Valla 25; Scobar, in Trapani 534 s v. tafana),
' arnese tessuto dì garzuolo da noi detta curina, di palma selvatica, che
diciamo giummara, in diverse forme, e per diversi usi: sporta, bugnola
(Pasq. I 334), cufaru ' cofanajo, facitor, e venditore di gabbie intessute
di strambe, gabbiajo ' (ib, 366), coffa ' sporta, cesta di varia forma e gran-
dezza, fatta per lo più di foglie di palma o di cefaglioni ', ' cesta per dare
la biada agli animali, bugnola ', ' gabbia di corda intrecciata, di forma ro-
tonda, per stringere al torchio vinacce, o sansa ' (VS I 755), deriva dal-
l'ar. quf f a ' cesta, corba, paniere, sporta intessuta di foglie di palma
(Peli. I 164). Dal siciliano proviene certo il cai. coffa (NDDC 189), forse
194
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
anche il napol. cofa (D'Ascoli 175). Ma è ben difficile, trattandosi di un
termine che attraverso i commerci ha avuto vasta diffusione, individuare
l'esatta provenienza di it. coffa 'cesta, paniere di vimini' {Bibbia volg.,
fine XIII sec, Batt. IH 261), lig. coffa (Peli. I 343), venez. cofa (a. 1453,
DEI II 1002) e da questo gr. mod. jcócpa, xoùtpa (Brighenti I 331, An-
driotis 171), rum. cofà, ecc. (Lokotsch 1225), med. fr. coffe (XV sec),
mod. prov. couffo (FEW XIX 97b), sp. cofa ' meseta colocada horizontal-
mente en lo alto de un màstil ' (F doc. a. 1745), ant. sp. (dial.) alcofa
'espuerta' (circa a. 1590, DCEC I 836-37, DECK II 119), cat. cofa
' senalla de diferentes formes, per a tenir o transportar diverses objectes '
(1" doc. coffa a. 1331, AlcM IH 252-53), col dimin. cofi (DECC II 803-4).
È verosimile l'opinione di Corominas (ll.cc.) che l'accezione .nautica
abbia avuto come punto di partenza una regione marittima, quale era la
Catalogna medievale, ma non convince la probabilità, espressa da lui stes-
so, che sia un arabismo diretto la voce siciliana, per la quale è parimenti
pensabile, con Wagner (DES I 362), come per il sard. kòffa, una prove-
nienza catalana.
V. Introd. §§ 26, 56, 71; 33«.
94a. Cubayta,
1426
Palermo
1427
Palermo
1446
Palermo
1455
Palermo
94b. Cubaydaiius.
1287
Palermo
Item hi nuUu iudeu poza vindiri ali cristiani alcuna cosa
hi consista in liguri comu esti vinu oglu meli et simili cosi
liquidi etc. ne cosi pulvirizati comu specii pistati et altri
cosi simili, et generaliter nulla cosa di undi si poza fari do-
losa mistura di alcuna bructiza comu esti cubayta et
simili cosi li quali intranu per bucca (Lagumina I 389).
cangile prò faciendo cubactam (Bresc-D' Angelo 148).
ad faciendam cobaytam et vendendo cobaytam
in perdonariis ac in apotheca (Bresc Jard. 79, nota 1).
tres caxettas de abete prò reponendo in eas cobaytam
usitatas [...]. Item caxiam unam de abeto fattam per
cubaytam (Giuffrida Bott. 502).
Pro Frederico cubaydario (not. De Citella I 127).
LESSICO
195
II sic. cubbaiia ' sorta di dolce fatta di mele rappigliato con mandorle
trite, forse cupaia o capata o copeta ' (Pasq. I 359), cubbaitaru ' copatajo,
torróniere, che vende torrone ' (ib. 360), cubbàita, cubàita, cubasia, cub-
bàida, cubbeta ' torrone di mandorle, di sesamo, o anche di ceci abbru-
stoliti ' (VS I 795), cub(b)aitaru ' chi fa e vende torrone ' (ib,), a. 1384
La Cubayta giardino a Palermo (Bresc ]ard. 105, nota 1), è assai proba-
bilmente un prestito diretto dall'ar. qubbayt(a) 'una qualità di
dolce, specie di confettura, sorta di confettura secca preparata con succo
d'uva mischiato a diversi ingredienti ' (Peli. I 203), cfr. mal, qobbajt
(Barbera III 910) e qubbajt (Busuttil 250, 253).
Del resto il nome di questo dolce, che sembra di origine siriana
(Steiger Aufm. 43-44) è piuttosto diiluso in Italia ^'=, anche dalle varianti
ar. qubbat(a), qubbàd(a), qubbayd(a) (cfr. Peli. I 21;
k.bad in un doc. egiziano dell'a. 1496, DAAFior 204, 442); di qui it.
cupata, capata, cupada (XVII sec, DEI II 1191), napol. copèta e cape-
taro, cai. cubbàita (NDDC 208) e cupeta, copeta (ib. 225), lue kupét
(Bigalke 7233), salent. cupeta (VDS I 190).
V. Introd. §§ 20, 21, 56, 71.
95. Cubta.
Al sic. cubba ' poUa, col riparo d'una cupoletta ' (Pasq.^I 359), ' spe-
cie di volta o cupoletta per coperchio alle sorgenti d'acqua ' (Giufir. 90),
anche 'solco artificiale per addurre le acque piovane ad una cisterna',
' cupola, volta ', ' vasca in muratura in cui si raccoglie il mosto durante
la pigiatura', ecc. (VS I 795), voce che deriva direttamente dall'ar.
qubbah ' fornix, concameratum opus' (Freytag III 388^?; cfr. Peli.
I 258), corrispondono diversi toponimi: Cuba 5^ B 1, la Cuba 50 E 3,
Cuba (Valle) 49 D 5, 50 E 6, (Cozzo e Lago) 56 F 4, (Torre) 56 E 5,
Cubba % A 2^'*, forse anche Cuba in Calabria (da cai. cuva ' cova ' per
STC 1101, DTOC 87); cfr. le forme dialettali in STS 98, Di questi to-
ponimi rimangono varie attestazioni: « in contrata capitis Regie Cubbe »
(a. 1260, Top. II 8), « solaciorum nostrorum civitatis Panormi, videlicet
Cube, Azize et Fabarie » (a. 1292, CDArag II 178), la Cuba (not. Maz-
zapiedi 9 novembre 1432), Cuba presso Trapani (not. Formica 12 ottobre
1453), «solaciolum sive suburbanum Cuba» (Barberi IH 116, 120), lo
2's Cft, G, ViDOSSi, Saggi e scritti minori di folklore, Torino, 1960 308-11.
2!« Presso il fiume Alcantara, in contrada S. Anastasia, son dette leUtbe le absidi ro-
vinate di cUese bizantine del VlI-VIII sec. {Guida d'Italia del Tourmg Club Italiano, Sictlta,
Milano, 1953, 502).
196
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Cuba feudo presso Centorbi (ib, I 205), Cuba presso Portopalo e Lon-
garine (Amico I 363), « interius ab ora p. m, 2 vetustae urbis p, m.
ambitus reliquiae magnae extant: quam, quod testudinatam adhuc aedi-
culam habet, Cubam vocant » (Fazello I 223) ^". C'è da supporre che ab-
biano provenienza non siciliana attestazioni pisane e liguri del termine
(Peli. I 90-91), forse anche veneziane, di etimo non sicuro (Cortelazzo
Arab. 95-96) ^'^
Diversi per significato ed aspetto fonetico (e questo non per il solo
al- agglutinato) sono i riflessi iberici dello stesso vocabolo arabo: sp.
alcoba ' aposento adyacente a una sala y destinado a dormitorio ' ( 1" doc.
aa. 1272-84, ' cuarto donde se pesa' a. 1202, DCEC I 101, DECH I
135), port. alcova (r doc. XVII sec, Mach. I 146), cat. id. (T doc.
alcuba a. 1309, DECC I 165; alchuba a. 1068, GMLC 79). Dallo spa-
gnolo provengono it. alcova (r doc. XVI sec, DEI I 116), sic. arcava e
arcòvìa ' parte della camera delimitata da un arco e destinata ad accogliere
il letto, nelle case di antica costruzione ' (VS I 236; cfr. Peli. I 154) col
top. Alcova 56 B 3, cai. arcóviu, arcófiu, arcava ' alcova ' (NDDC 90),
fr. alcove. Sarà invece prestito indipendente l'ant. fr. alcube, ant. prov!
aucuba (1" doc. lat. mediev. alcuba IX sec, FEW XIX 96-97)
V, Introd. §§ 7, 21.
96. Cuscuta,
1450?
s.l.
cuscute 1. jjj., tr. jj., gr. x (Giuffrida Boti. 485).
Il sic cùscuta (VS I 880), it. id., è voce dotta internazionale, dal
lat. mediev. cuscuta (DEI II 1197), a sua volta daU'ar. ku^ut, ku-
s u t a ', k u s u t à (forse piìi correttamente con -^) ' cuscuta herba '
(Freytag IV 37^, Kazim. II 901^) < gr. mff{ixag (Devic 101); la forma,
nata forse da errata lettura per cussuta, appare intorno al 1200 in una
traduzione latina dall'arabo (FEW XIX 100, DCEC I 992)
V. Introd. S§ 19, 39, 66.
un Z.^^f^'^° '"'°'^ ^ ^'Ì'""° ^' ^"^^ « 1" ^«*«^« ° Cuba piccola, nonché le arcate di
Sn,^ j^ p • ^ ?■ . 1^°^' *™'" "^'"s clausuram et territorium di la Cuba Brone
£S„?L^Cia? ^irr^''" ''""t U^''i^.P?«°^«i 'lo^tri Regni Sicffife ulXZ
STMnfseu Cub™^^^^^ ditupta quae ruinam in totum minabatur
è un deri^to di .'^èr*'"^''' '"'"'' ''"''' ^''"' '"'"P' "'^'''^^'' ^'- 1°^°' CDCav 340), se
97 a. Cutton-
1157
Palermo
XII sec.
Palermo
1251
Polizzi
ante 1312
Palermo
97b. Cuctunerius.
1287
Palermo
1298
Erica
97c. Cottonetia.
1267
Cammarata
1307-1322
Ypsigro
97d. Cuttonia.
1274
Palermo
LESSICO
197
prò cantarlo cuttonis (DocOrNorm 150).
septem sunt tunicae cottonis prò pueris (TabPPal
35).
arcus cuctonis (RollRub 194).
Item de cuctone extracto per mare per mercatores
exteros Recipit predicta doana prò quolibet sacco G. x
(Pollaci 333).
Nicolaus neophitus, cuctunerius civis Panormi (not.
De Citella I 205).
Baruc cuctunarius (not. Maiorana 34).
lego et dimitto [...]
200).
e 1 1 o n e r i a m meam (RollRub
prò fieri faciendis cuctoneriis nostris in massaria
nostra Rahalsuttani ^'^ et fieri faciendis domibus in eadem
massaria nec non prò plantanda pecia una vince nostre in
territorio ipsius massarie (Mazzarese Fardella 111).
insuper liceat nobis in tetris et cum aquìs irrigativis diete
ecclesìae Sancte Trinitatis ad opus nostrum facete fieri
cuttonias^^ in quantitatem, quam nobis viderimus
expedire (ACAgr 222).
2i9 Oggi Resultano 50 F 4, da ar, rahl 'sosta, casale' (Pell I 322) -h s u 1 1 a n
•sultano ' (Wehr 493«); cfr. Racca Suldan (a. 1130, DocOrNorm 163), RflcWjr«rt«««« (a,
1366, RatDec 1627), feudum e castrum Rayasuttani (a. 1408, BiblScript II 492), .Jiasuctani
(Barberi II 15), ...Rdstictani (ib. 17), Rasuptamim (ib. Ili 24) e Resultana 49 D 6 -
ZTpa B 4.
220 Assai probabilmente sta per cutlon(er)ia.
198
97e. Cuctuneus.
1144
s.l.
97f. Cuctunignu.
1453
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
sigiUum aliud ex carta e u e t u n e a (Pii-ri 1027, da orisi-
naie greco). ^
toccumunumfustaynorum cuctunignu subtilium can-
narum duarum et palmorum sex. Item toccum alium fu-
staynorua cuctunignu subtilium cannarum quatuor
cum dimidia (net. Formica 8 settembre)
97g. Cuttunina.
1495 una farzata di lana [,..], una altra farzata di lettu [ 1
Mazara una cuttunina bianca vechia, una fasciata di lectu
(not, Polito 8 ottobre).
Il sic. cuttuni ' cotone ' (anche cuiium ad Alimena, cfr. lat. mediev
cumnus a 1282 a Genova, Du Gange II 599), con cuttumru 'chi la-
vora e vende bambagia ', cuttummi ' ogni tipo di cotone, cotoncria ', cut-
tumta coperta imbottita, coltrone', 'terreno seminato a cotone', cut-
tumgnu cotonaceo '_, 'cotonoso, di piante e foglie coperte di lanugine ',
cuttumna coperta imbottita, coltrone ', ' coperta ', ' tela di cotone che
qutun (Wehr 91^; Peli. I US, 190).
Il diverso accento della voce siciliana rispetto all'etimo arabo fa però
pensare ad _isp.-ar qutùn, cfr. in Fedro de Alcali cotón, magreb.
m1 ad o.l A ^^f t.b^^^PP°^^^ che rintrodu.ione della pianta in
nnt li ^ degli Arabi sia avvenuta dall'Andalusia^', dove essa era
nota certamente nel X sec, cfr. ant. sp. algotàn (a. 950, Stdger cit 211)
ant. cat. alchothonus a. 957 GMLC 79) '
oltre Al5Stln°t°lehr'' '"' ^''\^''^^ = Sìdlk.
«ione ÌB=ma.l„nr Lok r «Trf JT '"° T° * "^t"
1156 Pp11 t ^«^n^ r '' ^^^- ^^^- ^'^'^'^"^ ^^ cotone a.
221 T ''
-^K^'^'^^'^^^^Ì^XZ^Z>^^tA!^^V''> f^^^- S.^S II 512), secondo
variante qutunn (poet., fZag nftg.fSzfM^'lI 7°74l).'' "^°''^ ^'^"^"^^°"^ «"^
LESSICO
199
l'interscambio di grezzo e prodotti finiti, anche i rapporti lessicali si fa-
cevano complessi; così in Catalogna all'antico alcotón subentrava cotó,
probabilmente per influsso della Sicilia da cui si riceveva la bambagia
(FEW l.c. e nota 11) e il Portogallo accoglieva per influsso francese cotao
(1" doc. XVI sec, Mach. I 690) accanto all'antico algodao [T doc. algodo
XIII sec, ib. 159). Che però, visto il divario semantico, il sic. cuttunina
— per il quale, come per l'it, cotonina ' tessuto non fino di cotone ', ' tela
grossolana da far vele ', sembra azzardato pensare (DEI II 1139) all'agg.
ar. q u t il n ì 'di cotone ' — provenga dal genov. cotonina ' tessuto
per vele ' (1" doc. a. 1442, FEW l.c.) o da Pisa, dove nel XII sec. esi-
steva una fabbrica di cotonina (Prati 332; cfr. anche Battisti-Furlani 236),
non è fatto che si darebbe per certo; né l'esistenza di fr. cotonnerie ' plan-
tation de cotonniers ' (1" doc. a. 1772, FEW l.c.) e cotonnier ' ouvrier
qui travaiUe le coton ', ant. prov. cotonier ' marchand de coton ' (ib.) do-
vrebbe far mettere in dubbio che il sic. mediev. cottoneria ' piantagione
di cotone ' e il pant. cuttuneri ' mereiaio ambulante ' (VS l.c.) siano crea-
zioni locali con suffissi galloromanzi, la cui produttività risale già all'epoca
normanna.
V. Introd. §§ 43, 66, 69, 71.
98. Dacliala,
1467
Trapani
1470
Trapani
tradidit et assignavit [...] medietatem integram salmarum
duarum parum plus vel minus illarum terrarum [...]; quam
medietatem idem Robertus tenuerat nuper ex parte su-
periori continuando ex parte occidentis [...] remanere de-
bet ex parte inferiori la dachala dachala (not.
Scrigno 30 settembre).
dedit et concessit ad terragium pariclatas duas terrarum
[...] que sunt subtus turrem dictarum terrarum de la Cu-
dia versus d a e h a 1 a s fluminis (not. Girami 8 novem-
bre).
Al sic. dagali ' terreno declive in su le sponde de' torrenti, e fiumi
soggetti ad inondarli' (Pasq. II 1), con addaxhalari lu xhiumi 'uscire
fuori dal letto: inondare ', ' coprire le campagne vicine d'acqua ' (ib. I
39), addaxhalatu ' fiume, che inonda ' (ib.), dàgala ' terra declive alla
sponda del fiume; in particolare nella regione etnea si indicano con questa
voce delle isole di terreno coltivato circondato da correnti di lava deserta '
(Giuiii:. 62; cfr. 67), dàgala, dàala, dùcala, dàhala, ecc. ' striscia di terreno
alluvionale coltivato lungo i margini di un torrente, o le sponde di un fiu-
me; può anche formare un'isola se è circondata da due rami del fiume ',
200
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
' terreno in pendenza lungo le sponde di un fiume ', ' tratto di terreno col
tivabile circondato dalla lava ', '• greto di un fiume spesso coltivato a ortaa
gì', '_ terreno a valle reso fertile dall'assorbimento delle acque piova-
ne terreno ffilrn^ dj ^,^ g^^jj^. , ^^^ ^ ^^^^^ ^^^^^ J
dda(g)ara, ddacala, dda(gh)da, ddàlia (ib. 899-900), dàgida ' campo vicino
a un fiume ■ (ib.), corrispondono vari toponimi: Dàgala 56 C 3, 'a Dàgala
a mgar44^ tDagalom, 'u Dagaluni, 'a Dagala de' canni, 'a Ddgak de'
^uera (STS 91), Dagda plesso S. Giuseppe Iato (Trovato 96), la dàgala
àU Rosa (De Gregorio R Contr. 263); cfr. /. dachala di lancnnì [..
i-iJi, ij-uarneri 313), La dayala di bona errata (a. 1526 ASSO XXII 1926
325, nota 1), S. Maria della Daghala a Catania (a. 1446 De Grossis 79Ì =
sacrariumS.Mariae olim a Decha, nunc a Catena, o Dechala (Pirri 579)
Ahonora la Dayhala (a. 1527, TabMonr 217), Behala feudo a Go Jo (a
1570, Pirri 923).
^c<^^f!?V''\l^ft' '"f™'° generalmente arabo, è indicato da
St i? I . ,"'^^''- ^'^'^ '«^-botes multae et ii^vicem impli-
'nl vl'l '• ^"^"^^^^*^« ^' P^^P^^^^e herbae' (Freytag II 3U),
32^)- f /Twk'-'' growth'^thicket, bush. jungle' (WelÌ
flllA ,-^:^^^ >"^^^°"' t°"ff« d'arbrisseaux, hallier, taiUis ' (Do.y
1 447^). La stessa opinione esprime De Gregorio (Voci 529) il L.Ip
modificando una precedente sua proposta (N. Co«.. 263 65 cLt '199;
ÌiirX 'f:^r\'^^-^>>da,ala^^ riconduce questo e a 12
siciliana ali ar. da gal. Invece Steiaer (Tow/^wA 01 -wì ■ v ■
f^^i^m^o non faTniS aui l'u ' W wE
4C!Tt''7 ' ^fT ' '''^^> ' '^^^ densa ' (Freytag II 657
aag!^^SpfLV?T9l6 \\r76) ''^' ^""^ -- a%" pfrt
senza rimuovrrli li t Ì ?' '^^'™^' '^"°^"^*^ ^^e attenuano,
antico a^^^^^^^^^^ ^' P^^P^^^^i^à di ordine formale e se-
H. .!^J''° connessione, esclusa da Pagliaeo fi.» vf '." I*>"'''°'' '^''^^ ^^"° menzione,
da parte sua Rohlfs (LÌ.) ritiene Ap il io. j-^' j^' ?°''' ^ ' t°"^a in DEI II 1204-
liana stessa. In realtà 1 lat. m dkv LÌ/f '.r '''• ^'^"'f °°« ''<" ^"° ^^e la voce s^cjl
^^a. è solp una ricostruì one di De fcoko IT'/ 'fS°l^^™«^'« "'«o come forma attl
vall s registrato in Du Gange III s rnn^Wn, ì '^''^^* „fttaedium rusticum, ut videtur vel
tutti da documenti francesi ^- °° "™° '' '^"^'^ ^'^' ^2) e da questo a ^<^tó^ (ib. 4I,
LESSICO
201
siciliana, lo stesso studioso, dopo aver menzionato il giudizio di Rohlfs
(Le), secondo cui « der begrifìliche Obergang erklart sich aus der Tat-
sache, dass in Sizilien gerade die Flussufer ganz besonders dicht mit Baii-
men und Strauchwerk bewachsen sind », aggiunge una definizione, singo-
larmente concordante con quella del vocabolo siciliano, data da Lane (IH
886c) per ar. dagal al-ard ' tracts of land, from wich water has sunk into
the earth, or receded, and low and depressed tracts of land, and level,
or smooth, tracts thereof ».
Ora, riconosciuta l'evidente concordanza tra sic. dàgala e ar. dagal e
dahl, rimane da determinare quale delle due forme arabe si sia affermata
in Sicilia. Alla supposizione, desumibile da quasi tutte le varianti medie-
vali e moderne del vocabolo siciliano, che essa avesse nella sillaba interna
un fonema sordo {dahl), non si oppone quello sonoro di dàgala, il quale,
a giudicare da analoghi processi di adattamento nel passaggio dall'arabo
al siciliano, può essere ritenuto piuttosto punto di arrivo che di partenza
(cfr. §§ 27, 29)"^
V. Iiitrod. §§ 22, 31, 33, 63; 30«.
99. Daguata.
1401 deinde ascendit per serram serrani usque ad petram de
Castronovo D a g u a r i , sicut tendit per rupem rupem versus septen-
trionem [...] a canale quod est in rupe Daguare Ca-
strinovi et tendit per duchenam duchenam versus Canta-
mayu (CCMun 139-40).
Nella testimonianza citata, il termine ha certo il significato geo-
morfico di ' gorgo ', vista la sua chiara derivazione dall'ar. d a w a r ' vor-
tex ' (Freytag II 69^), ' tournant d'eau ', ' abìme ' (Kazim. I 479fl),
dawwar e dawwàra ' whirlpool, eddy, vortex ' (Wehr 346), cfr.
malt. dauuara ' ruota, circonferenza, periferia ' (Barbera II 297). In una
accezione diversa, che piià precisamente corrisponde a quella dell'ar.
dawwàra al-batn ' cette partie du ventre dans le mouton qui con-
tient les intestins ' (Kazim. l.c), Pasqualino (II 1, cfr. VS I 894), registra
daguara ' mesenterium suillum, seu quaedam pinguior massa velut pla-
centa, cui adhaerescunt intestina, et quia informis idcirco dicitur per con-
^z* Per sic, ddàscida (Giuffr. 67), dasciak ' campo vicino a un fiume ' (Traina 294; =
daziala cit. sopra), già da Pellegrini (I 260-61) connesso con dàgala ed ora, nel quadro
-complesso delle varianti qui raccolte, inseparabile da esso, non appare semanticamente al-
trettanto perspicuo un rapporto (Pell. l.c.) con l'ar, dahal ' arbres doni les branches
s'entrelacent ' (Kazim. I 679«) o con altre voci dalla radice d a b a 1 a ' intravit (Freytag
II 14é), Per ar. h > sic, se, g cfr, laciariari (certo con -(-) < t a h ar a 256.
202
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
tumeliam acci de daguara '■ Traina (293) riprende l'attestazione, mal sin-
tetizzandola m daguara « V. culti, e propr. culo di porco ». La voce soprav-
vive ad Adrano coi significati di 'persona con la faccia esageratamente
larga , persona sfrontata' (VS l.c).
vin. wS f'T / ^7^ ^ ^- ' nell'accezione di ' itinerant, ambulant. ro-
vmg (Wehr Le), ed esattamente ad un suo pi. * da wwàtin quale
sinonimo di *surtiyyìn (v. Sciortino s.v. surta 250 e nota 297
va ricondotto il kt. mediev. dagmrini in documemi di Lucerà- a 1278
terre Lucerle erunt prò medietate daguarinì » (CDLuc 414); a. 1284 cum
ture daguarìnorum (ib. 423).
Ad una variante dello stesso termine, l'ar. d ( a ) w w à r ' mansio '
cfr. tunis J«^.^., risalgono l'ant. sp. advar, andvar ' aidea o población de
Zvrfìl ^ 'V ^'''"^- ^^°' ^^^^' ^P' ^^«^'' ' ^^- ' (1^ doc. a. 1440,
t^^r ^' ''''*■■ ^'"P "^^ *^"^^' d^ campanya o habitances ' (DECC
I 3:)) e 1 topp. sic, 'i? Duara, 'a Dugara (STS 98).
_ _ Da altro vocabolo della stessa radice ar. darà ( d . w r ) ' circu
nimt, gyrum egit, conversus fuit ' (Freytag II 69a; da qui anche Sàpa
101) e precisamente dall'ar. dawra 'tour, tournée, détour ' (Dozv I
ti ^ l."V°"' ^^''^"^- ^ ^^^^^' ' ^^™ '' ' ^™^d trip ' (Web 345^)
cfr.malt.^««..' passeggiata ' (Barbera I 296, Busuttil ?4) deriva il to-
PakrmVnelI T ^^'' ^ '' -rispondente ad una LaM p e so
comTè^oTdeTM " ''""""' "^ '^' ^^^^^"^^ ^Giuffr. 43) indica
come Grotfe dell Moro, con un riferimento tanto chiaro quanto errato
bfSti l^l^^-ì ' ^"°^° '. T' ^ ^^)' ^"'^^-° aTabo conduce
intatti senza possibilità di equivoci, la testimonianza che segue tenuto
«aggira >> Monte Pellegrino andando da Palermo verso la zona di Caw
tri Ì7 / T • j n ', ^°^^' ''"• ^^^«^'«^'^ ^^«^^z 'i frutti dat-
teri dei cefagliom, deUa palma nana, Chamaerops humilis ' (VS I "ì) <
ddumma, -t ddummi (ib. 926) < dumma, dummu (ib. 952) < ar d a u m
.0^95 796^ '"^^ ^'^^^^^^ ' 'P^^^^ ^«'\peir? r84Te'Lrd:
V. Introd. § 59; 30«.
1270
Palermo
lllT-. ^'P""^^^ Panormitani fidelium nostrorum corani
tlÌ:X::ZT. ^°^^-^^"do,_quod cum Panormitan
Gal i situm °f^l*ir?'\'''^"^"t' ^t possederit Casale
,w r r " .te«"o"o Panormitano excepto quodam
Sn.rr -'"'"^'^'^ ^."°^ *«^"^ Daura, qu^od prò
100. DamusuM.
1328
Palermo
L341-42
Palermo
1347
Palermo
1348
S, Martino
1380
Venezia
1428
Catania
1464
Messina
LESSICO
203
tenimentum vocatum de dimuso situm in eodem dar-
bo, in quo sunt domus tres cum chirba (Contr, 328; cfr.
Top. II 21).
Scoperta di un tesoro in cortili domini Joannis de Calvel-
lis in Cassare Panormi, in quo cortili dieta Margarita ha-
bitabat, subtus terram in quodam demo so ipsius cor-
tilis (Top, II 52).
tenimentum domorum cum quodam cortile, duas videlicet
soleratas et duas terraneas, quarum una est cum d a m u s o
(TabSMart perg. 125; cum di muso Contr. 329, Top,
II 22).
Ipodromum mi... domus declinacionis ad propagandam
naturam, et per girum habet arcum deambulatorium, super
quem ambulant homines, quod vulgare dici tur damusu
(Senìsio 56).
havi turi una cum uno pogu de fora cum dui volti a d a -
musu et cum una durupata (TestVen 56).
la ecclesia maiuri di quista chitati havi bisognu grandi di
reparacioni in lu tectu et fari li d a m m u s i (CapInCDem
136).
certas domos cum eius apothecis et cum eius da muso
(Gabotto 273).
Il sic. iammusu 'coperta di stanze, o di altri edifici fatti ad arco:
volta ', ' prigione stretta, ed oscura, nella quale la giustizia non si concede
che si favelli a' rei, che vi stanno: segreta ' (Pasq. Il 2), con àammusìà-
daru 'custode delle segrete' (ib.; VS I 895), damusato ' cameratus; a
verbo cammero per damusari ' (Valla 29), sdamusari ' formicam [fornicem?]
demoUiri, lacunaria diruere ' (Scobar, in Trapani 500), addammusari ' fab-
bricare a volta ' (Pasq. I 37), 'ndammusarì (ib. IH 270), dammusu ' volta
a botte del pianterreno ', ' pianterreno della casa ', ' stanza a pianterreno
con ammezzato', 'sotterraneo', dam(m)useddu 'spazio compreso tra la
volta della stanza e il pavimento dell'ambiente soprastante, spesso adibito
per tipotvi derrate alimentari...' (VS I 895), ddammusu 'volta, soffitto
a volta ', ' ripostiglio ', ' piano forato della fornace del vasaio su cui ven-
gono messi a cuocere i recipienti di argilla ', ecc., anche ddammusu (VS
I 901-902) e tammusu (SVS 43), ddammusaru ' poveraccio che abita in
un ammezzato ' (VS I 901), risale all'ar. dammùs ' volta, edificio a
^KT
204
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
205
volta ' (Peli, I 155, 259), ' cave, cavern ' (Welir 337^-), anche d ani Q s
daymus, daymas, dìmàs ' prison, cachet', dal gr. Sritxóffiov
(Dozy I 460^); cfr, malt. demus ' carcere sotterraneo ed oscuro ' ' spe-
lonca, tana, nascondiglio delle fiere ' (Barbera I 307), ' a prison, a grave '
(Busuttil 36) e il top. ar.-sic. 'ayn ad-dàmùs = awSEi^oiig- (a. 1183, Cusa
261).
L'arabismo, che è da credere assunto direttamente in Sicilia, è pas-
sato al cai. tammusiellu ' stalluccio, stalla del maiale' (NDDC 710); è
forse documentato anche in ant. venez. tamuse pi. (a. 1272 DEI II 1207)
Da esso Provengono i topp. siciliani Damuso 56 A 3, hammuso ZTpa
a Z, [Vaddum di) ZTpa D 4-5, Bammusi 56 D 5, (Masseria) 49 E 5
DammmelU Zrp^^ 2, 'u T^ammusu (STS 98), cfr. lu Bammusu contrada
f.9^Tl\i''°*'. ''Ì^Ì'°"' ^^ ''"'^'^^'" ^'^^^^> ^' ^«^«^«^ feudo (a.
STf m.?? fi ^""'^ ""'"^^^^ ^°^- 42); in Calabria Damos.
: "43) Anche m Spagna esistono Ademuz e Daìmuz, il secondo o
entrambi^dalla var, daymós, cfr. ranger, ddémùs (Stdger CoZb.
V. Introd, §§ 34, 38, 57; 96«.
101. Aàpa.
1186
Palermo
5S?^. Tcpós- ere [...] t:6v 5Xov ^pSv àptTCEXòiva xai
Twv auv auTO xwpa^icov xai toO Tcùpyou ocaò tt]? S à p a ?
XOU TCOV Suo CTTtuXaiwV TWV (TUyXEXoXXufiévCOV xàTW&EV
Tou Pouvou toXetpi^vou [...] TtapESóxanév croi aÙTÒ tò
Eipnt^évov óXov ai^TTÉXiov xai -cà èv «ùtw lyyMcxa 'ola
Xwpàq,ia jc^Ki Tàv TTÙpYov xai tVjv Sàpav xai xà
crmlaia (Cusa 670-71).
L'origine del termine, giustamente inteso come ' casa ' da Cusa (735)
'dUTnZ" fT' ^" '^'"'" ^^^^' ^^' ^^«4, 76) nell'ar. dar ah
473!ì '1/ wl" ^l^^' H''''^^' ^^'g^^^^'' '«laisonnette' (Dozy I
mT' .ir ' P'"' ''' "'^^'^^'^1° dell'alberatura d'un veliero dro-
i^a , ant, ponte posticcio ' (sec. XIX, DEI II 1211, senza eterno)
I 261) llTcTt ' '^ "°^^ ? ^^^"^ ^^ ^- ''^-^^ abitaci ne ''(Peli.
i«r, r. 20), Dal pi. di questo, ar. diyàr, deriva sic.
HI, m?,%8T' '"'"'° ''' ''■ '''"■'■ '' °"^-^ albanese (cf. Va.entini, in «Boll.
ddieri ' nella regione iblea,,, tratti di parete calcarea in cui sono uno o
piìi ordini di grotte (disposte in piani paralleli), rese accessibili da un
davanzale o cornicione di roccia [v, raffu 209], Alcune di queste grotte
servono tuttora, o hanno servito ancora nel sec. XIX, come abitazioni
umane ', a Palazzolo Acreide ' abitazione, casa ', nel Medicano anche
dderi, lodderi, lurderi (Giufìr. 58; sì noti il passaggio al valore di sin-
golare), dieri ' giogo di monte ' (VS I 935); da qui i topp. Veri 55 A 4,
'u Dderi, 'u Ddiem, 'u Loddieru, ecc. (STS 97) ^^^
V. Introd, §§ 27, 37, 68.
102a. Darbus ' vicolo
1213
Palermo
1225
Palermo
1236
Palermo
1253
Palermo
1266
Palermo
1303
Palermo
1310
Palermo
1311
Palermo
fines autem casaleni ipsius sic distinguuntur [..,] a me-
ridie darbis suimi [„.], unde habet liberum introytum
et exitum per portam (Mortillaro 396).
cum [...] domum optineret sitam in darho (ib. 402).
PópLov -c] òBbc, [...] Si ' oQ EÌcroSoc; xai, K^oSo^- ex i^qc, pù^xiis-
xoct ex ToG Sàp-nou (Cusa 93).
Ab occidente est darbus (App. Top, 390).
ab oriente est darbus dicti Monasterii Sanctae Mariae
de Marturano [,..]; et a septentrione est darbus pre-
dictus unde iiitroitus et exitus (Top, II 58).
ab una parte est stabulum Saladini Sciavi et darbum
(App. Top. 392).
ex alia parte est quidam darbus, unde dictum_ teni-
mentum domorum cum chirba seu casaline habet introi-
tum et exitum suum (Contr, 321),
Domus magna et hospicium habet yntroitum et exitum
per quemdam darbum qui comunis est eidem domuj
et domuj andree de missuda (Pollaci 27),
^ Etra Alessio (fi/. Gr. I 48) tanto nell'unire Deru (Cusa 195, r, 3) = ar, ad-4arw
(ib. 231. r, 1) con la voce Dieri, quanto nel =ollegar%questa e 1 toponimi afiuii ««i .^f^;
Beri. Dera < gr. m, SépT) ' coUo, giogo di monte ' (cfr. STC 1165, DTOC 96). E poi to
«eticamente, oltre che semanticamente, improbabile che, come egk pensa «kune delle fo^^^^^
citate derivino dal fr, ant. loiier (XII sec), loyer 'fìtto', cfr. sic, ant. loenum, sic, luer,
(anche Mueri e ddmeri, VS I 925, 928),
m
206
1328
Palermo
1343
Palermo
1344
Palermo
1372
Palermo
1403
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
in quodam darbo prope ecclesiam [...]; in quodam alio
daibo in quo sunt domus tres cum chirba (Top. II 21),
in quarterio Seralcadii diete urbis in darbo domorum
dicti emptoris (ib.).
in_ quarterio Porte Patitellorum Panormi, in darbo
existenti retro logiam Pisanorum [...] secus dictum dar-
b u ni unde dieta domus habet introytum et exitum suum
(TabSMart, doc. 112).
Inter quoddam d a r b u m , quod est retro ecclesie Sancti
Pantaleonis, in quo quidem darbo olim morabantur
L...] (not. De Cortisio 14 gennaio).
in quarterio Seralcadis secus quamdam chirbam Ecclesie
Sancte Catherine urbis Panormi [...] secus domus Monaste-
rii Sancte Mane de Valle viridi [...] et secus quemdam
dar bum ex parte septemtrionis (Top. II 42).
102b. Darbus 'misura di acqua
1196
Palermo
1250
Palermo
Concedimus quoque eidem Ecclesiae nostrae Sanctae Ma-
rne de Crypta Dar bum unum aquae ut irrigatur viri-
if 681 ^'^ ^''''^^ ^^^^^'' ^^^^^'^^'" (<^°"*'^' 275, Top.
Ve»djia di due darbi de aqua fluminis quod dicitur
r i 1- ft '^^' '''' ^'^ '"""°"° P^"°^«^i i" entrata
Garbeli (App. Top. 389).
^•Ex:^^dM^^' ''^ i.=f ..fra -isss
'flumen, fluvius '. Con J^iferimento Sa nr«fL TJ . 1241è), nel «Rollo» regolarmente
clUa, come in quella della PenTsn?fTK^.t?f^7 ^^^ '^™'?^ "^"^^ toponomastica della Si-
da eUo un sicS ine Lente ile i^^ri.',t;J''ry ^''^?' ^^^^' Giuf^da (73) ha tratto
intervenuti mutamentrche hanno nlrfJ.^^^^^^^ attestaziom toponomastiche, neUe quali sono
Conirib. 292) lZd.'g7ilo2 hTtf(hZ°'"^^°^^ "if' forme iberiche hued (Steiger
vallata', ' torrente ' (BmeÉra TV mn ^i f "u^'P'. ''^'' ""'l'- '"''^ ' ^^U«. vallone,
torrent,^ushinTstream ■ (Busnia S '^ ' ^^''' '"'''"''" *^° ""^ '' ' '''
erini a^fn\n^°"'^"''^ testimonianze della presenza di wadi in Sicilia raccolte da PeUe
balneo guidde, de moìendim guidde (BPI 133 Too TT 47^ o i^sna 1 / '' ''•■ /F^l ^e
160) a 1312 fum Buchirknf Guidde eoi il 9Ì) a Shin!LrÌTclJT/t ^^^}
a. 1352 in contrata Sancti ]ohannis de Guida nhlì)\ 1 vi/ Jrf ^ r .^^r" ^^ '
de Guida (Ann Too 394i^ TT^w pZ^k i ■ V' : ,, .^^"^"^ ^^''^'"" ^""'^'^ loannis
SanctZAXdeGum7h^^??M^^ filf . .f '^''^^ ^"'^^Ì ^' G«W«, Fro Ecclesìa
Guidda ^irTi 1S1 RPT i^^\ -,f^'' J*' }^^^ ^^^"^ '■^«'°«^ ^- Hatì^ae de Villa, vuleo
^maaa (Iirm ISl, BPI 162, nota 2), s.d. Sancti loannis de Guitta (Barberi Ben II 39)
LESSICO
207
1425-41 iura debita et consueta unius darbi aquarum sumenda-
Palermo rum qualibet ebdomada ex flamine nisii a die lune in bora
vespertina per totam noctem sequentem usque ad vesperas
diei martis prò stasione futura irrigacionis cannamellarum
(Trasselli Ebrei 381, nota 11; Canna 118).
Il sic. darbu ' sorte di misura d'acqua che è la quarta parte della zap-
pa ' (Pasq. II 3, SVS 43), anche ddarhu (VS I 896) e zarbu (Traina Voc.
490), deriva dall'ar. darb 'porta, sportello', 'via angusta', 'passag-
gio stretto ' (Peli. I 146), ' porta plateae ampia ', ' porta maior ', ' via
angusta per montes ' (Freytag II 19b), ' narrow mountain pass ', ' path,
trail, track ', ' road ', ' alley, lane ' (Wehr nSh), a Costantina ' une cour
intérieure qui communique avec la rue par une allée ou rouelle fermée
à ses deux bouts et sur laquelle ouvrent quatte, cinq ou six maisons d'une
méme famille... ' (Dozy I 429b). Il prestito è certo indipendente da sp.
adarve ' camino detràs del parapeto en lo alto de una fortificación ', ' mu-
ralla ', ' ... en Sevilla y Marruecos caUejón ' (DCEC I 36, DECH I 51),
ancor oggi il nome sussiste nella designazione delle vie S. Agata alla Guilla, S. Isidoro alla
Gtiilla, S. Quaranta Marlin alla Guilla. Anche presso Mìstretta è attestato un Nemus dt la
Guilla (s.d., Barberi Secr. 202).
Hanno invece un determinante: .- , „ , ■^^ t m
Gued Buely (a. 1131 ascendit per fiumen Humen quod dicitur Gued Buely, UocinNorm
23; G-uedbuoly in apparato): da -wadi bù 'ali (nome proprio: 'padre di Ah; cfr.
bÙ'ali = PouàXTl CUSA 569«). . „ . rr , , n^ TX A/s
Uedabes (a. 1207 prope Civitatem nostrum Panomi m punirne Uedabes, top, li 46),
cfr. a. 1178 super ripam fluminis quod Habes dicitur (ib. II 278): da wadi ' abb as fiu-
me di Abbas' (Pell. I 330), l'attuale fiume Oreto.
Dirillo 55 D é, a. 1197 Odogrilli (Barberi I 35), a. 1282 Oddognllo (RRS 11), a.
1283 casale Oddogrilli (ib. 440), aa. 1308-10 Oddogrilli (RatDec 1172), a. 1366 ©«««i (ib.
1611), a. 1375 Odorillu (VNS 101), Odegrillo (Amico I 145), mrillus{kmzzo21),j.im
casale Odogrilli (BiblScript II 466), aa. 1802-44 baronia di Dorilli (Carte Trabia 784): da
wadi Ikrilù (dal gr. "ArpiUa, BAS I 104, nota 2), detto anche tuàdì Igrtku tome
greco ' (BAS I 123; cfr. Amari-Dueour 35, 42-43). ^ , , , . ,
Oedezebuchi (a. 1159? usque ad illud flumen quod dtcttur Oedexebuchi, quod venit
ie Girsdo, DocInNorm 83): da wadi a z - z a b b ù | ' fiume dell'oleastro (v. nota 318).
Dissueri, altro nome ddVImera settentr., e Bisueri 55 C 5: a. 1134 territonum Godesert
(Pirri 774), a. 1198 casale Odesuer (ib. 804), a. 1201 Qdesper (Huillard-Breholles 1 77),
a. 1223 Odesuer (RoURub 141), a. 1230 flumen Oddonis Sueni (Huillard-Breholles 111
240 PiRRi 937) a, 1329 Odosuer (RollRub 30), a. 1392 id. (PiRRi 810): da wadi as-
sawari 'fiume delle colonne' (BAS I 129, Pell. I 331). ,^ , „. _
Dittàìno 56 A 1-2, a. 1094 lo dittaino (PiRRi 1011), a. 1102 oùài; exiràw (CusA 550,
r. 14; 5^5. t. 16), Guedefam (Malaterra 27, r. 20), Guedetani [...], quod latine resolutum
fiumèn paludis (ib. 34, rr. 8-9), a. 1124 Odotain (Ardizzone 27), a. 1197 Atham [...], usque
ad {lumen et ayn (Barberi I 35), Dictainus (Arezzo 16): da wadi at-tin lumie del
^^^°TeLro^56 e\, ''u Vitiddam,\ Tiddam, l'Atiddaru (STS 86), a. 1371 flumen Adillari
(Giuffrida Cart. 79): da wàdi -|- gr. "EXwpo? (con ignoto tramite arabo),
Tumarrano 55 A 2, a. 1189 Huedmarram (White 282; huedmarran, ASS^ XXill, 18;b,
153), a. 1290 Oddomarrano (CDArag I 513), Ottomurrano, flumen Marran (Amari-Dufour
43): da -wadi muharram (?; v. maranus 172). „> ^ j. ,n -f,
OÙ£T:eXxEM.i^p (a. 1145 «\}.t%gi toO ii;o-ca!Jio\J tou XeYO[iévou OuETE>,xeTOP »> V^^^-
30IRB 84): da wadi '1-hamir 'fiume degli asini' (Wehr 2090),
208
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ant. port. adarve (T doc. a. 1089: «in septendrione illa uia qua nominat
addarbis »; pi. los o las adarves, Mach. I 74).
La differenza di significato tra il termine originario e i prestiti è,
come si vede, molto piìi sensibile per il siciliano (v. le attestazioni rac-
colte sotto b) che per lo spagnuolo (c£r. per questo anche Dozy-Eng. 41).
In un contratto privato, stipulato a Palermo in lingua araba nell'anno
1132 e concernente la permuta periodica delle « vicende » di acqua da
irrigazione possedute dai due contraenti (Cusa 6-12), il termine darb è
usato in un'accezione che anticipa il trapasso da ' stretto passaggio (tra
le case) ' a ' misura di acqua '; in esso infatti si trova ad-darb (p. 7, r. 11),
col pi. ad-durub...durub ma' (ib. r. 7; ar. ma' 'acqua'), nel significato
di ' condotto (di acqua) ', cioè quale sinonimo esplicitamente dichiarato
di sarab (ib. r, 8) ' tubus, per quem aqua in parietem introducitur ' (Frey-
tag II 305a), ' underground passage ', ' tunnel, conduit ' (Wehr 472^).
Per altro nel Medioevo darbus ebbe soprattutto, almeno a Palermo,
il valore, già segnalato sopra per il sivigliano e l'arabo magrebino, di
' cortile da cui si accede a piri case ', come si può costatare dalle te-
stimonianze raccolte sotto a. In aggiunta ad esse merita menzione, fra i
tanti darbi dell'antica toponomastica palermitana, qualcuno con deter-
minante arabo:
Darbus elcadi (a. 1299 iuxta darhum quod dicitur elcadt, net. De Citella
Il 371): 'vicolo del giudice*, v. àXxàSioi; 13,
Darbus Ilgibun (a. 1311 in darbo quod dicitur gibun, Top II 15- a 1312
in darbo qui arabice dicitur darbus Ilgibun, id. 16, nota 2; a, Ul^' in darbo
qui arabtce dicitur de Jubunu, ib. 16); ' vicolo dei formaggi ', probabilmente
1 attuale Rua Formaggi, da ar. gubùn, pi. di gubun ' caseus ' (Freytag
I 242fl) o gubn ' cheese ' (Web 133^).
Darbilhabit (a. 1254 in darbo quod arabice dicitur darbilhabit, Top. II
685^)° scliiavi', da ar. 'abid, pi. di 'abd 'slave, serf ' (Wehr
Darptarattis (a. 1207 ruga que vocatur arabice Darptarattis Top II 106
da originale greco): ' vicolo dei porci ' secondo Cusa (in Top. l.c, nota 3), ine-
sp cabile per Nallmo (ASS^ XXXV, 1910, 350), ma quasi certamente 'vicolo
delia casa dello scemo , ar, darb dar at-tìs, da dar 'casa' (v. Sàpa 101) e
ly^' m'^^ T ^°g°°infn ' (Freytag I 206<?), ' ignorant ', ' godiche, niais, ni-
g ud (Dozy I 56«), 'fooish, crazy ' (Wehr 120è); con minore probabilità
cti. ayn at-tts ' k fonte delle nove (donne)' (BAS I 20)
Darbum Elucayli (a 1287 in Cassaro in darbo quod dicitur Elucayli, not.
De Citella I 178): probabilmente 'vicolo del procuratore', cfr ar. wàkiJ
curator alienae rei procurator, administrator ' (Freytag IV 501^) ar -sic
al-wakil = iXomxiiK (Cusa 479^), id. = tou xcupàropc, (ib 266^; anSe
tlrnmolel Tll'tri' '^- Ìf^\ ^'^i'^t (I^°^I«Norm 23 a. 1131 da un
V. Introd. §§ 8, 21, 28, 36, 50, 54, 55, 58, 67, 69, 70.
LESSICO
209
103. Degesin.
1094 Assegnazione di ^^^^^^^^^ ^^Z^^^^-
^^Z^^^o cf.vMdario etia. ve
fere?.]. Est autem ipsius dicati loci definitio: [..•] et
Scendit via usque ad -B-- --^^/^So prae'
Deestin, et januam sauten^; ex austo vero pr.
dieta magna via, quae ascendit ad Degesim (iop. ii-
108; da originale greco).
Palermo mi Siax^vcv d, ;à ^^9^^ ^^^Tu'ooOr-TJSo^a;
Ttpèg- Sey^o'ìv (Cusa 95).
Variamente alterata nel testo latino -\ ma fedelmente riprodotta nel
3» Secondo nna foadata ipotesi della De Simone (^«^^[f^^^^Y^ès^TxXvf^?!^^^^^^^
dovette essete sede a giarrai e vasai e il suo nome, su ="i Nai^lino Abb ^"^^^ '^^^^^^^^,^^^^
preferisce non ptonumiarsi, è da connettere con ar * a Ij fe a i Jf^g"^ .' ■ ^ »^^ . obrador
•giara-, cfr. fabfeat ' hydria, vel vas figlmum ' (f "^"^^^^^^^ ,.Xe y norn^dd « ^
dS alfarero' (DCEC I 112); forse è da collegare <:°f,H'' Itn . wkSS dtro nome
quod dicebatur iehrì» (a. 1263, s^. barbacamm 31). l'i guanto ^^ Jf^amn 'Panormi. in
Ì^« !l-!° !^°=&.}ll' Jl"^^\f l '^^^Z^rRl'rì.l1^^^ra. di etimo vero-
. -r finale, della denominazione deUa stessa 7f-^p,vTAr TTT 191^^ steep Voad or tfack,
cfr. 'aqabah ' locus montis difficilis adscensu ' (Freytag HI l.^l.a), Barbera IV 1189).
steep incline- (Wehr 733«), malt, 'aqba 'poggio ^^^^'^''''J'^^ S ubicata nella
Entrambi i toponimi potrebbero corrispondere aU'attuflleV/^rfeZtet.'«rw^^u^
stessa 2ona del Tapireto in cui esisteva una '«?^^«* tr^Tt^rfl^uf in S"te Panormi
crepaccio ' (v. xakkari 282): cfr. a. 1218 una vendita di terr'ij?i'="%?, oriente via publica.
ext?a Cassarum intus (o secus?) portam Rotae ]uxta flumeii f Pl"h:/£,Xm qui tendit ad
qvie tendit ad Achabet Sacce, ab occidente menia '''''}'^^\XZÌsìcfìT^ol II 63-64).
Piperium, a septentrione via que tendit ad eam J^"'^,^^'^^^ '^^^to adl'a. 1212 (MonH-
Ancora alla stessa «via della Giara» potrebbe, alludete .¥" ff^"^X°
Mans 18), che menzione una « fornacem balnei quod dicitur ^~^- ^^^-^^ < poita
2» Si tratta della Porta Busuldeni, Busuemi o Belsuden KfV..n ■ Wehr 313^)
dei negri- (Pell, I 288; sùdàn pi. di ^^^^^ ^ ^i^'^^'ij^^'/g) co^^^^ salita
23? Traslitterazione di ar. ■ag(a)bat at-turul inteso 4^Jf^^Mf/''% ^ota 228. Quanto
del bestiame-ma in f^^tà 'la s^ta del sordo Pe aq a ) b ah ^ g^ ^^
ad af-furiiS, Nallino (ASp XXXV, 1910, 34 J-5U), cne pur ^" . , (Pj^eytag IH A9a;
arabo-sicula equivalente ad al-atru^l ' il sordo , cfr. atruS ^f^f'l^^^^^^^nc- «nome
anche atraS ' deaf ', .(Wehr 652.), finisce ^^^f j7/%3«'^„^°n)Sure la pé^^^^^
di persona non taro nei documenti Siciliani ^ SMS HI 893 nota^^^^^^ niemione in
funzione di soprannome cfr. De Simone 42 48, 64) si ^''^J^''%^^^^ì^' ytòc -voO xotpou =
una «platea» greco-araba, non ignota al Nallmo stesso ^i ^°yj^f*,X<«^J e ^ ^"^^^ j
bulgasìm ibn at-turUÌ (Cusa 250è), àMi<; 5 àSe^cpo.; "^^P*? ,- «''T. sordo ' (Brighenti I
«OtoG ò xo<p(bV = "t-turm abii-hu [ih. 263a), cfr. ^'■'^°^J°lfà>id'fj^Gll 286).
331) < gt. ant. xwq,i<; ■' muto '' sordo ' (Andmotis 17U
"1 Una traduzione un po' diversa, ma ii°n.Pii^/°"^V ^Ì=^^«^ di G L Barberi (« ma
che riferisce il documento all'a..ll83 e iif ,d'^?/°"V .g^'^li^tto da lui dito, .Urbis
proprio questo documento non si ritrova»). La frase =1^ ^^'"f^^^^Smatum Por^ proba-
Panormi regio Deesin Degesim hodie divisi: lanua sautem nunc Ihermatum , f
210
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
documento greco, la denominazione di questa contrada di Palermo ci
conserva, come ben vide G. M. Columba (ASS= XXXI, 1910, 334 35) Par
conlir'^'- T ^''r P^""^^^^ ^ -^^ d^ "°«^i ài m stiere lega ti a
Z n?; f '7 T ^'^^'^ '^°^"^ '^^ ^^--'^ o vende il dlf^V
greco-ar_aba, nella quale si fa menzione di un certo xàaev ilSziég = hasan
ad-dayyas (Cusa 163^'; cfr. De Simone 23)
vendi^^'dfrr. :f ""?V ^" "'^^ ^^^^ ^^^-^^^ ^à notìzia della
r- o; 1 grandi Danasim ' db, 732Ì fnlnniKo n ^ \ ■ !■ V
^««««« in dayyàsm, ritenendo 1 f ormi .. ^Ì ^^ ^^^'''''' "^ ^'''''^''^
testo arabo in nJ;; , ^ "^^"^ "^^ ^^^^^^ interpunzione del
SLono ; TTr T""""'^ ^'' ^^^^^^^ '^'^'^^ ^^e unicamente di-
Sin evMentn'i l^^n ?' ^°PP°""""à della proposta la presenza,
tifi Me come S/ -' ^™' ^^Z''""" ^^^^' ^^^ "«^^ ^^-^>^«^= '^^.n-
V. Introd. §§ 7, 38, 39, 50, 52, 53, 70,
1182
Palermo
104. Deptarii,
PakLo Senec'^'n..? '^°°'^"' ^-'^ ^'^^^^' ^^^^ dicitur Rahal
secun^yr- ""'.^'°"'^"^' <="i" i"«"s pertinentiis suis
aJiTrn '' 'P''"' ?='^^' ^^e scripta sunt in dep-
tarii s Duane nostre de Secretis (DocInNorm 125).
«c?rf?'' ^^'''\' deptariis nostris de
secSm ZJlr'"/''"'^"^' ^P^"^^^"^ saracenicum,
kZSki?. '"'■"'''^".'Ji deptariis continetur, sub
latino scribi precepimus (Cusa 202).
emoV;eìtìIlT'!f™\^^^ ^^^^^-- ^PPellant» (Falcando 69)
doanaTeTref^^T^'Ìlkr^^^ all'amministrazione normanna, la
casalis Busceniae in finp . JìÌi/Ì '' "^ ^"'"^ divisionem praedictam
erant et non pSelrlr^^^^^^^^^^^^ ■^"°"^^'" *°^^^"^^ ^"^^^^ deletae
.uo continent^ranS e rSTor7)T^^^^^^^ "^^"^ '-'''' '^
uirri J.U1/J, a. 1195 « sicut in privi-
«acche la Via Divisi e h Porta dfr^ZiJ^^^ immutata [pars] D visi hodirdicitur >>i
£«.«We;„^(rfr. Columba 39" i/'notr '°"° ""' ^""^'^"^ ''^ ^^'^ °- sorgeva kPoS
Sem di mo,ia7t^, Ì«ttSri9if I^1?9lf ''''" ^''"^' * ^-'^^^^ ^--
aaa
YYVi^T ì i5Ì.
^
LESSICO
211
legiis ejusdem Cappelle et duanarum quaternionibus continetur » (Tab-
PPal 40). Il termine, che Amari (SMS III 329) faceva derivare da ar.
dafàtir (cfr. Cusa 35, r. 21; 135, r. 8), pi. di daftar o diftar
' plura folla in unum volumen coniuncta ', ' liber expensi et recepii ',
' catalogus ' (Freytag II 40^»; cfr. Cusa 30, r. 6), daftar 'officiai re-
gister ' (Wehr 329«); a sua volta dal gr. Swp&épa ' pelle ', ' codice di carta-
pecora ', è stato poi pili correttamente ricondotto alla forma del singo-
lare arabo (cfr. Nallino in SMS l.c, nota 2, e già prima deftar, De Gre-
gorio Voci 529-30). Attraverso il ture, tefter la voce è tornata nel gr.
mediev. SscpiépL (Kriaràs V 33).
V. Introd. §§ 26, 41.
105. Dirti,
1423
Palermo
dirri (Bresc, Yocab. 15).
1450
Trapani
Vescì detti chachaniaii et lu dori (Trasselli, Ebrei 381,
nota 13).
1453
Palermo
prò piscibus quattuor, videlicet la porta, muntagna, cha-
reri, is dirri (Bresc Le).
1469
Trapani
Si vendono pisces seu tunnos duos vocatos di lu xacharaari
et lu dirri cuiuscumque xirate (ib,).
Il termine, che Bresc (l.c.) ritiene sia forse una delle camere della
tonnara, può ben corrispondere, nonostante la leggera differenza di si-
gnificato, all'ar. dirrah 'natte fine dont on couvre la muraille d'une
chambre ', in Fedro de Alcalà ' estera delgada de pared ' (Dozy I 428^),
106. Disa,
1305
Agrigento
girat versus occidentem usque ad quemdam montem d i •
sarum (Picone II xxx).
1426
Palermo
Vendita ■ d i s e in una bottega a Lattarini (Bresc Jard.
119, nota 5).
1470
Trapani
locavit et affidavit [...] omnes terras xaras [...] inclusas
de iummarris et disis (net. Girami 23 novembre);
[...] cordarum grossarum de disis (ib. 7 dicembre).
212
1475
Trapani
1493
Monreale
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
vendiderunt [...] salmas centum quinquaginta disarum
[...] ad opus tonnarie (not. Castiglione 13 novembre).
dare [...] promiserunt [...] salmas xxv disarum de
tonnara bonarum (not. Altavilla 7 febbraio).
Il sic. ddisa ' sorte d'erba, la quale per lo più nasce ne' monti, serve
per vari usi, e comunemente per legare le viti: ampelodesmo ' (Pasq. II
11) disa (ib. 36), ddisa, ddisa, disa, ddisi, ddisu ' sarachi, Ampelodesma
tenax ' (VS I 912), dik (SVS 44), Hsu (Steiger Aufm. 30), con ddisaloru
' chi raccoglieva e vendeva ampelodesmi ' (VS l.c), ddisaru ' id. ' e 'di
terreno ricco di ampelodesma ', ddisari ' cominciare a ingiallire, del fru-
mento che entra in maturazione ' (ib. 913), cfr. a. 1391 « feudum lu Po-
diu di li Disi » (BiblScript II 478; topp. moderni in STS 85), deriva dal-
l'ar. di s , disa ' giunco ' (Peli. I 190, 261), anche d a y s ' iuncus '
(Freytag II 76i2)^'^; cfr. nel « RoHo » Uà ruqqat ad-dìs (Cusa 228, r. 3)
= ad roccam eddis (ib. 193, r, 22). Il termine è passato al cai. merid,
disa, ddisa (NDDC 242), addisa (ib. 58), lisa, lisi, lisu (ib. 369), cfr. i
topp. Vajuni i Lisa (STC 1188^), Lisa (da 'Elisa', DTOC 161). Dalla
radice del termine arabo, per il cui uso marinaresco in Sicilia cfr. Pellegri-
ni (Voci 162), è derivato dayyàs (v. Degesin 103).
La voce araba è stata mutuata, indipendentemente dal siciliano, anche
nello sp. aldiza ' aciano, especie de esparto semejante al junco ' (l" doc.
a. 1611), top. port. Adiga (r doc. XIV sec, DCEC I 105, DECH I 139).
V. Introd. §§ 7, 38, 44; 94n, 96n.
107a. Duana,
1157?
Palermo
1170
Palermo
1180
Palermo
molendinarii nostrorum molendinorum Rocelle unum le-
gitimum tuminum de duana prò mulitura de cateto
tantum accipiant (DocInNorm 79).
concedimus et donamus [...] Casale, quod dicitur Rahal
Senec, in pertinentiis Leontini, cum iustis pertinentiis suis
secundum divisas ipsius Casali, que scripta sunt in depta-
riis Duane nostre de Secretis (ib. 125).
Goffridus de moac palatinus camerarius et magister regie
duane de secretis et duane baronum (Cusa 489).
Paté che a torto Dozy (Dozy-Eng. 97) condanni questa variante; cfr. Introd. § 55.
LESSICO
213
1185
Messina
1186
Palermo
1191^
Cefaiù
1195
Palermo
1233
Palermo
1282
Palermo
1312
Palermo
1328
Messina
1334
Messina
1371
Palermo?
Acerum et lignamina aliaque necessaria, mittenda ultra
mare, de quibus duana nostra singulis annis cornpu-
tabat portulanis Messane prò iure portus cenmm et viginta
tR. (DocInNorm 201).
ToO 'ÉXEiv ere è^ouo-óav -koieiv sS, aùtoG s'i ti PouX^g
5 u àv as" (Cusa 494).
habitaculum ipsius turris, quod hactenus solebant tenere
bardarii duane nostre (DocInNorm 244).
a duana nostra per magistros ipsius duana e [...]
de jardinis duanae nostrae Panhormi (De Vio 9).
sine aliquibus iuribus duane portus (ACAgr 111).
jure dohane quod proinde curie nostre debetur (RRS
in omnibus negociacionibus eorum aliquibus Iuribus re-
gijs ac cabellis seu dohanis sunt liberi et Immunes
[...] absque alia exaccione et solucione qualibet lurium
quarunicumque regalium et ecciani cabellarum et doha-
narum seu asisarum quarumlibet (Pollaci 71).
[Il monastero] 'éa-^tv ex -caii; 5ouàv£<; tGv Sùw
Xupiwv [...] (CMessGr 39).
^ 5 u a V a twv Sùw xwptwv (ib. 125).
Item di lu passu di la d u h a n a li fichi dari pir manu
di siri Nardu GruroUa une. xx (VNS 142).
107b. Doanerius.
1267 doanerius et cabellotus omnium cabellarum et iu-
Termini Imerese rium curie Thermarum (Girgensohn 194).
ante 1312
Palermo
recepit dieta platea terciam partem luris percepti per
doanerios doane maris (Pollaci 322).
KP
^vw
214
107c. Dohanare.
1231-35
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
fundicarii caveant quod nullas res alias preter eas que in
novis statutis fundicari seu d o h a n a r i mandavimus,
mercatores seu quoslibet distrahentes fundicare seu d o h a -
nare compellant (Huillard-Bréholles IV 212).
Il sic. duana, dugana ' luogo dove si scaricavano le mercanzie per
mostrarle e gabellarle ' (Pasq. Il 59), duana, dduana, dugana ' dogana ',
con duanaru e du(g)anen ' doganiere ' (VS I 948), è prestito diretto dal-
l'ar. (< pers.) dìwàn 'registro', 'il luogo o gl'impiegati che tengono
i registri, l'ufficio ' (Peli. 1131, II 424-25) ^^^ Probabilmente dalla Sicilia
provengono cai. dmna (NDDC 245), salent. id. (VDS I 210).
Il termine si trova attestato assai presto nelle varie lingue romanze,
con una preferenza per l'accezione di ' dogana, dazio doganale ', che è
spiegabile con la diffusione attraverso i commerci, cfr. lat, mediev. doam,
duana, doghana ' aedes in quibus fiscales redditus, vectigalia, portoria et
caetera id genus tributa prò mercibus inferuntur ' (Du Gange III 152);
it. dogana {T doc, XIII sec), in origine ' fondaco ', poi ' gabella ' (DEI
II 1372), a Siena anche ' provento della concessione ai privati dei pascoli
pubblici... ', ' concessione, licenza di pascolo, fida ' (Batt. IV 898-99), ant.
pis. duana (P doc. a. 1154, Peli. I 424), lig. do(g)ana (P doc. dugana
a. 1290; ib. I 346), ant, venez. doana (T doc. a. 1207-8, Cortelazzo
Arab. 96), ant. prov. doana (XIII sec), fr. douane (T doc. 1372, FEW
XIX 40-41), cat, duana (r doc. Muntaner, AlcM IV 609), sp. aduana
(r doc. adoana a. 1261, DCEC I 42, DECH I 60), port. id. (Mach. I 93);
cfr. anche gr. mediev. Souàva (dal ven. per Kriaràs V 191).
^ Dei^ riflessi di d I w à n nel greco e nel latino-romanzo di Sicilia, le
testimonianze raccolte qui sopra ci danno le fasi di un'evoluzione assai
rapida dal significato originario, alquanto generico, di ' amministrazione
dei beni e proventi dello Stato ' — che, per quanto attiene la proprietà
fondiaria, trovava una più precisa espressione come dhoàn al ma'mur o
dìwàn at-tahqìq ai-ma' mur = duana de secretis ^'= — a quelli di ' imposta
o cabella (48) sulle attività produttive ' e di ' dazio ', di ' tassa di fonda-
caggio ' (cfr. anche un doc. angioino dell'a, 1272 in Du Gange III 628,
mi confuMM H Vnf • "'mrc^^r'^.^,''' '°''«""''' ^^ ^teigeii {Aufm. 40 e nota 2),
nd nudi Ltnn r' ^^P^9- ^ 42), non trova sostegno nei documenti arabo-siculi
Is An ^^°A° "^^f l^™ente dtiuan e l'agg. dìmm (v. Cusa, Indice 853).
Ancora, dopo le spiegazioni di Amati (SMS IH 327-28 , non è chiaro se le due
driZZèTrt''°^ i "5 ™n° ' '^"^^ di^-=i --i ddlWi^nistrione araba
l'stWrion™ normanna.' "'"' ^'"'"""'" ^^' '°^''- '' "^°' ^ naturalmente nuovi
LESSICO
215
s.v. fundacarius), e infine, come cabella, di ' canone di affitto di un ter-
reno '.
V. Introd. §§ 22, 45, 55, 68, 71.
108. Ducliena.
1330
Palermo
1401
Castronovo
1420
Palermo
li jutteni di li putighi (De Vio 108).
a canale quod est in rupe Daguare Castrinovi et tendit
per cfiptam porcorum et tendit per duchenam du-
chenam versus Cantamayu (CCMun 140),
in platea Cassati huius urbis sunt multe t o e h e n e et
fenestralia impediencia et satis constringencia^ viam publi-
cam qua itur ad ecclesiam maiorem diete urbis, unde olti-
ciales'ipsi prò decoracione urbis intendunt auferri facete
ipsas tochenas (ASS^ XLIII, 1921, 353, nota).
Il sic. tuchiena ' sive murello, hoc sedile ' (Valla 84), tucchiem ' se-
dile ' (Pasq. V 259), jittena ' sedile a pie de' muri, murello ' (ib II 286),
Utena (ib. 367), chittena (ib. I 310), ghiuttena (ib. Il 217), dducchena,^
ticchiena, tucchena ' sedile di pietra dinanzi alle abitazioni di campagna
(VS I 925), jittena, ghjittena, ittena, juttena, ghiuttena, ghiucchena (SVS
59), ticchiena, ticchena, tuccena, turchiena, anche ' muretto o scalone nel-
la stalla per dormirvi sopra ' (ib. 102), a. 1437 a Palermo « Buchena di lu
Mariduld» (Bresc. ]ard. 58, nota 7), deriva dall'ar. dukkan(a)
' banco di pietra, panchetto, palco ', ' banco del mercante sul quale espo-
ne la propria merce ' (Wagner, Yoc. 166-67; Peli. I 160, 278-79). La
voce, alla quale corrisponde il malt. dikkiena ' banco grande, predellone,
sedile grosso di pietra o di legno ' (Barbera I 317, Busuttil 37), anche
' a low Wall, a little wall ' (Busuttil App. I), in docc, mediev. dukene,
duchene, tukene (Wettinger 364-65), è stata mutuata anche nello sp.
adoqutn ' piedra de empedrar ' (r doc, a. 1572, DCEC I 40-41), port.
adoquìm, adoquina (Mach. I 90), da una var. isp.-ar. dukkìn; dal
turco invece è giunta al rum. dugghiana ' bottega, magazzino ' e ad altre
lingue balcaniche (Peli. I 68-69),
Le attestazioni medievali del nostro termine, benché scarse, confer-
mano l'antichità del suo polimorfismo, sostenuta da Varvaro {Esperienze
46-47, con altre varianti moderne), dissolvendo i dubbi espressi in pro-
posito da F. Fanciullo (« Boll, » XIV, 1980, 432-38).
V. Introd, §§ 22, 32, 53, 56, 65,
216 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
109. Dukkyara.
1131 In primis incipit a Dukkyara et descendit usque ad
Palermo coniunctionem duorum vallonorum [...] et inde tendit ad
Dukkyaram unde inceptio predictorum finium facta
fuit (DocInNorm 23-24).
Il sic. naccari o naccara ' fichi selvatici, che si appendono ad alcuni
alberi di fichi domestici, acciò ttattenghino i loro frutti; caprifico; così
detti per la somiglianza di una collana fatta a guisa di margheritine ' (Pasq,
III 240), con naccariari ' appendere i caprifichi agli alberi domestici, per
ridurre i loro frutti a maturità per mezzo di alcuni insetti da essi nati, che
consumano l'umore latteo...; caprificate ' (ib.), nnaccariari (ib. 303), due-
cartari ' id. ' (ib, II 69), ddkchiara, (d)docchiara ' fico selvatico, caprifico '
(VS I 906), dduccara (ib, 925, duccara, ducchiara e duccariari (ib. 949),
nàccara^"- (Traina 627), ticchiara (Pitrè 106), deriva dall'ar. dukkàr
' caprifico ' (PeU, I 190, 261), cfr. isp.-ar. ducàr ' cabrahigo, àrbol ' (Fe-
dro de Alcdà, in Steiger Contrib. 125), malt. dukkàr ' id. ' (Barbera I
329, Busuttil 39), ar,-sic. del « Rollo » dukkàr, ad-dukkàr (Cusa 235, r,
19; 236, r. 11), bah ad-dukkàrah (ib, 240, rr, 9"-fo) = ad portam' ca-
pri-ficus (ib, 200, r, 16). Da qui anche i topp. ticchiara 56 D 2, a. 1142
«tiéxpei Tiir TTinYfi-; èvsSouiciàpa » (Cusa 304), a. 1154 «ècxpt.'Tou tov
èSowàpa» (ib. 319; < ar. 'ayn-, v. nota 166), XVI sec. la Dochara
{ASS' HI, 1977, 7).
V. Introd. §§ 24, 32; 30«,
110. Dulbus,
1558
Palernio
platanum, quem d u 1 b u m Siculi hodie appellant (Fazel-
lo I 38).
Il sic. ddurhu, ddurhu, dduppu ' platano ' (VS I 927), ddubbu (ib
924), durbu ' id. ' e ' olmo ' (ib. 953), turhu, durpu (Steiger Aufm 30)
risale all'ar. dulb 'platano' (Peli. I 190, 261-62).
V. le note 22, 30, 93, 94, 96.
IH. Faluca.
1336
Palermo
f a lue a m unam prò equitando fornitam de argento cum
lapidibus pieciosis et cum smaltis et perlis laboratis [. ]
strebas ad filum de argento eiusdem f a 1 u e e duas (Lion-
LESSICO
217
Su questo vocabolo, al quale può attribuksi ^^-,^^^1^^.
A\ ' sella' grazie alla menzione delle streve ' staffe'-" che 1 accompagna
tu'^lVaS^ione, non può essere formulata in --za 'li -m^
ptecisì di riscontro, alcuna ipotesi etimologica. Induce ™m a cj^arlo
la sm somiglianza formale con altro termine, assai pm noto e d ben di
verso significato, il cui etimo, nonostante ampie discussioni, non si d lebbe
ancora definitivamente accertato. Si tratta di sp. fdm (1 doc. a. 1^«/J>
faluga, faluca (P doc. a. 1653, DCEC H 480-82 port. faina . fdu^
XIX ;ec., Mach. I 947), cat. falua, faluga faluca (1» doc a. 1^61, AlcM
V 718-19), med. fr. falouque (a. 1606), fr. felouque {Vmi fl^^ 42 , it.
/e/L. 'piccola nave di basso bordo' (ant. felluca finca, if-^^a, filnga
Batt. V 803; cfr. Peli Voci 152), napol. fdlnca ' feluca, veliero con due
alberi e vela latina ' (D'Ascoli 225), sic. fìlnca ' sorte di nave assai piccola:
feluca ' (Pasq. II 131), filua, filuca ' bastimento picco b e sottile che va a
vela e a remi velocemente ' (Traina 385), cai. filuca feluca sfK di ba|c '
feluca', ' giovinetta alta e snella ' (NDDC 267), sard. feluga (DES I 510)
ngr. cpeXoùxa (Brighenti I 202), ecc. Per citare le opiniom pm diffuse, si
è pensato ad ar. harraqa, dapprima ' barque de dessus laquelle on
pouvait kncer le naphte sur les vaisseaux ennemis ' poi une barque ou
petit vaisseau, une espèce de galère, qui s'employait egalement sm la mer
et sur les fleuves ' (Dozy, in Dozy-Eng. 264-66; Lokotsch 831). o a germ.
bulk, holk, holok ' specie di imbarcazione (H. e R. Kahane
cfr. critica in DCEC cit., nota 6), proposte che incontrano difiicolta note-
voli di natura fonetica; ad ar. f ulk , criticabile perche non attes ato nel
Medioevo (cfr. Dozy-Eng. le), come lo è. anche per ragioni ^oécjo&chc
un suo ipotetico plurale f aluk (accolto in DEI IH 1615, ma cf ^ Dozy
II 281); ad ar. f a Ki w a ' potranca ' e ' pequefia nave de carga (D^ii<-
l.c; tesi accolta in FEW le) "^ con un processo faléa > faluga > faùuca,
di cui l'ultima forma sarebbe tornata nei dialetti africani.
Se da ulteriori ricerche dovesse risultare tra l'ant. sic. M«^^ sella
e U tipo lessicale per ' feluca ' un rapporto più stretto di quello d una
semplice omonimia, allora andrebbe presa in più attenta considerazione
la tesi di Steiger (Contrib. 115), che assegna all'ar. falùka, diversamente
da quel che pensa Corominas, la priorità suUe forme romanze.
"7 In Traina 983 solo ' stringa ' e ' ascialone ', ma cai, streva corda ■^^f^^^asto che serve
di staila \ ™ 'staffe delle calle di lana (sen.a.piede) che passano f "° ^^ ^^f '^^J^
piede ' (NDDC 693), termine di probabile importazione galloitalica, cfr, ant. bergam.
ven, stréva, dal francone s t r e u p (DEI V 3655),
'orr^^^SXs^ì':ì:^i£^";^,^!S"^ ''''""" """"""' ^ """"■"'
fÀoah iielwa) 'borrica- (Dozy II f2«j./''"f '"?«/,• ° '";,^-S>Tb\Sem II 353), fdwa
anniculus' (Freytag III 373a), mAt fdual. ^t /«/« P^J^dro ^™^^^^ ^39,
' fiUy ' (Busuttil 44), Su Uy]} ' capo ', da leggersi probabilmente iib v. sicms y^?Jì
jjbt
VV
218
112a. Faraticum.
1454
Palermo
1455
Trapani
1483
Alcamo
112b. Mafaragìum,
1270
Castellamma-
re del Golfo
1292
Palermo
1296
s.I.
1316
Palermo
1329
Palermo
1360
Palermo
1399
Catania
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
prò se ipsis et iUis de faratico qualibet xirata (Bresc
Vocab. 14).
proniisit [...] sibi dare et assignare qualibet septimana
maccios tres cordarum de tonnaria ad opus tonnarie, vi-
delicet duos grossos et unum de faratico (net. Casti-
glione 8 maggio).
homini di faraticu (not. Adragna 24 novembre).
officium magistratus bulfarachii (Bresc. Vocaè. 18),
Cura in excambium ( m a 1 f a r a g i o r u m ) civitatis Pa-
normi, Castri ad maris de Gulfo et Trapani que dudum con-
cesseramus Petro Marini [...] velimus quod idem Petrus
habeat et teneat in tota vita sua molendina de senia subtus
pontem Admirati, et molendinum novum vocatum Messcen,
posita circa civitatem Panormi [...] in excambium dicto-
rum malfar a giorum [...] (CDArag II 334).
Simon de Curtibus prò Feudis positis in tenimento Salerai
et Amafragio Drepani (BiblScript II 489).
exposuit [..,] vos Cabelloti tonnariarum [...] consuevìsse
et debere recipere decimam tantum piscium, seu tunnorum
pervenientmm ex piscationibus tonnariarum ipsarum de-
dnctis tam tunms contingentibus Raysios et Marinarios' ton-
nariarum ipsarum, et patronos barcarum tunnos ipsos a
dieta tonnaria Solanti ad a maufr agiura quo ven-
duntur et vendi solent portantiura [.,.] (BPI 167; a u m a -
taraguim a. 1323, ib. 174).
redditos... amanfaracii
(Bresc l.c).
Sancti Nicolai de Thermis
in amanfaragio tonnariarum Sancte Lucie (ib.).
Admiratus vel eius Locumtenens, prò qualibet morte, seu
piscatura dictarum tonnariarum, debeat habere piscem unum
majorem totius mortis de piscibus captis in dieta tonnaria.
1408
Palermo
1428
Palermo
1445
Palermo
s.d.
Palermo
s.d.
s.I.
LESSICO 219
quem portare tenentur marinarii, et raysii in m a r f a -
ragio (Testa I 483).
Nicolaus Sever prò amafragio tonnarie (BiblScript
II 489).
de mafarachio tonnarie Sancti Nicolai de Thermis
(Bresc l.c).
amafaragium sive logìam (ib.).
Insuper Pretor, ludices et actonim notarius Curie Civita-
tis Panormi ex antiqua et veteri consuetudine Civitatis
eiusdem recipiunt et recipete debent anno qualibet de thon-
nariis Regie Curie existentibus in territorio Civitatis ipsius,
videlicet prò Pretore tunnos iiij [...] de tunnis existentibus
in ■ m a f a r a g i situm in maritinia Civitatis eiusdem
(RaccConsSic 456-57).
iusque toni et A m a n £ a r a g i i maris Melaci! [ .,.] le-
gavit (Barberi I 303); repetitur confìrmacio iuris thoni et
amanfaragii Melacii per ipsum regem Martinum
[.,.] concessa (ib. 305); medietas granorum amanfa-
ragii predictarum tonnariarum (ib. 487); ius debituni
et consuetum officii preconis subbastantis tunnos, qui in
piscacionibus tonnariarum civitatis Drepani capiuntur, et
in nauragio et tonnariis ipsis venduntur (ib. III 481);
ex tunnis qui subbastantur in dictis tonnariis et ^aman-
faragio (ib.); ius granorum et nauf ragli diete
tonnarie (Barberi Secr. 93 ) ; a 1 m a f a r a g i u m diete ton-
narie (ib. 94); ius a n n a f r a g i i tonnarium civitatis Dre-
pani (ib. 122).
Il sic. faracicu ' vastasu di tunnara ' (Pasq. II 99), faraticu 'quegli
che porta addosso i tonni: facchino ' (ib,), faràicu ' facchino di tonnara '
faraticu 'uomo che ferisce il tonno', 'vastasu di tunnara' (Biundi 91),
faraticu ' nome di una delle camere della tonnara, forse la camera di
morte \ ' quegli che ferisce di rampone il tonno: ramponiere ', ' facchino
che trasporta i tonni all'appiccatojo ' (Traina 364) è riportato da De Gre-
gorio {Contr. 450), nonostante un sospetto di origine arabica, a kt.
*feraticus (da fero) o foraticum (da forum). Il DEI,
che registra (II 1597) faratico ed anche (III 1685) foràtico come 'la
terza camera delle tonnare ' e ' chi ferisce il tonno, ramponiere ', non ne dà
etimologia, limitandosi a citare il prov. mod. farati ' camera di entrata
della tonnara'; invece Battaglia, mentre dice faratico probabilmente di
220
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
origine araba, rimandando a foràtko (V 660), nello spiegare poi quest'al-
tra voce (VI 149) come ' apertura nel cerchio delle reti e delle barche che
formano la tonnara, attraverso la quale i tonni penetrano all'interno e
possono essere facilmente catturati ', la fa derivare da lat. foratura
' foro '. Bresc cita faraticu ' camera della tonnara o specchio della ton-
nara? ' {Vocab. 23), aggiungendo semplicemente un confronto con it. fo-
ratico e sp. foratigo (ih. 14; la voce manca in DAc).
Il sic. amarfaraggiu (Pitrè 6), marfaraggiu ' luogo nel lido dove si
espongono i tonni predati ', ' luogo con case, magazzini, cortile {bagghiu),
riposti di ordegni per la ciurma della tonnara ', anche marifaraticu (ih!
55], mafaràggiu (VSs), marìfaràggiu ' il bagnasciuga all'interno della ca-
letta dello stabilimento, su cui venivano scaricati i tonni dopo la pesca
per procedere aUa lavorazione ' (Elsa Buttitta Guggino, cit. in Peli Voci
mar. 157, nota 14), è ritenuto da De Gregorio (l.c), in stretta connessio-
ne con iaratìcu, come originariamente riferentesi al ' facchino o trasporta-
tore di mare ' e perciò ricondotto al latino m a r i s * f e r a t i e u s o
in alternativa, a m a r i s f o r a t i e u m . Ma un etimo ben più convin-
cente (« ipotesi assai verosimile », Peli, l.c.) è indicato da Bresc {Vocah
17-18) m una forma araba m a f r a ^ 'il luogo dove uno stende ' dalla
radice f arasa 'stendere'. In verità una voce arabo-magrebina ma-
\m\o^'%ÌVTÌlìT '^^'^'' (Dozy-Eng. 171; Steiger Contrih.
im, iza; DLtL 1 156) di voci iberiche di significato alquanto diverso
senipre pero riconducibUi al valore sopra menzionato di un deverbale con
prefisso m a - da f a r a sa , cioè ' luogo in cui (ci) si stende ': sp. almofrej
funda en que se llevaba la cama de camino ' (V doc. almofrex ' culcitraria
fascia' m Nebrija,DECH I 199), port. al^afreixe, aJofreixe 'grande
(Zt! in.Z "f ""'K'"' '^'- ^™^'- '^'^'''' ' S^^"^°i°' «tt^to^ letto '
(Jiarbera IH 727: da mafrag; cfr. Steiger CoMrib. 93), 'a place
where to Ile down ', ' a bed ' (Busuttil 184). ^
A questo punto si può avanzare una proposta etimologica anche per
taraitcu. La comune appartenenza al linguaggio relativo alla pesca del
tonno non e il solo motivo che ne ha determinato una trattazione congiun-
ta con queUa di mfaraggiu. Mentre la polisemia di faraiku vale a preclu-
;ZIT> ^'''- '' ■''"''^°^' ''' ' ^^^ *^™i ^«"^^ ' ™^o addetto aUa
ssaTLil?^'?™'"' 'P'"' ^^"^ ^°""^^-^' (^d ^1 "8-^^do sono
a dustffict A "!'''' f'''''^^^ di faraticu^l ma non è sufficiente
ttraTe !o ??u ^'^^^^^"^ ^i parziale sinonimia, d'altra parte,
attraver la varietà delle forme - e su quelle di mafaragium hanno in-
S in r° ~ T ' "^'''f T ^«"^'^"«^^a <^he non si limita a f(a)r(a)-
Se infatti e vero che, come -eh- di mafarache e mafarachio (Bresc. cit 18)
LESSICO
221
può rappresentare, coerentemente con gli usi grafici medievali, lo -s- del-
l'ar, mafras, così la prima -e- di faracicu può essere sviluppo dello stesso
fonema, allora anche questo termine appare riconducibile alla stessa ra-
dice araba f a r a s a e, più precisamente, a quella voce f a r s che si ve-
drà (v. farsium^ 114 e la var. fargium per farsium^ 113) designare la base
di appoggio della mola del frantoio e che, nell'accezione di ' campus am-
plus ' (Freytag III 333a), ' a wide, or spacious, plains, or tracts of land,
or place ' (Lane VI 2370^), ' champ, plaine ' (Kazim. Il 570^), può avere
designato, al pari di 'm a f r a s , lo ' spiazzo ' su cui si stendevano i ton-
ni per la lavorazione ^^ ovvero lo ' specchio di mare ' in cui si stende-
vano le reti^''°.
Se fars (o anche * furasi) e mafras siano stati termini semantica-
mente equipollenti, penetrati nel circuito delle tonnare mediterranee per
vie diverse e poi sovrappostisi e differenziatisi, o se fin da principio ab-
biano avuto un valore distinto, è cosa assai difficile ad accertarsi. Invece
è chiaro che essi, in quanto relativi ad un'attività produttiva soggetta al
pagamento di una cabella, subirono entrambi l'adattamento a quelle uscite
in -agium e -aticum (cfr. DEI I 85, 346), che nei documenti medievali
anche siciliani, contrassegnano appunto i nomi di siffatte imposte^"'.
V. Introd. §§ 4, 8, 26.
113. Farsium ' ' saccone '
1300
Polizzi
legavit [...] mataracium unum, imburlacliium unum, far-
sium unum et ordeum et linteaminum par unum et toba-
liam unam ad chugirii (TabMans doc. 341).
239 Sul complesso delle strutture di terra della tonnara, in concordanza con la citata de-
finizione di marfaraggiu data da Pitrè 55, cfr. «habuerunt... predictam tonnariam... cum po-
testate edificandi et constriiendi magazenum, logiam et turrim in dieta tonnana » ^ìIARBEEI
'2« Farebbero propendere per la seconda ipotesi, nonostante il riferimento della voce
araba a luogo « terrestre », il significato di ' camera della tonnara ' e di apertura nel cerchio
delle reti.,. ' e l'esistenza di sic. farad « aggiunto di mare vale mare di piccolo poi'to v.
scara» (Pasq. II 98), 'piccolo mare, seno, golfo', citato da Pellegrini (Vo« «ar. 156)
per un suo eventuale rapporto con faralko; cfr. il top. Mare Foraggio ZlpaD 7, presso
la tonnara di Solante. Non è invece pertinente la menzione (De Gregorio Lontr. l.c.) d
Marn Farad, giacché questo toponimo, che designa una località lontana dal mare, sita nel
suburbio sud-occidentale di Palermo [Margifcrad ZTpa C 4), ha origme diversa (v. margm
MI C FiLANGEKi NeZ territorio di Palermo. Storia, partedpazìone e forma, fra il fetido
di Solanto e la contrada della Bagheria, in «Atti dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti
di Palermo», ser. IV, XXXVII, 1977-78, p. Il, 549-598, osserva {a P- 558, nota 36) che <ul
termine di " amanf araggio "... è sempre specificativo di una forma di diritto, e connesso con
feudi terrieri molto distanti, ciò che lo farebbe delmeare come riferibile ad iin particolaie
aspetto gestionale del complesso e articolato mondo delle tonnare paleoindustriali ».
222
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1300
Erice
1301
Polizzi
1305
Erice
1336
Bivona
1344
Palermo
1547
Palermo
Item mataracia quatuor et farsum unum et cortinam
unam cum lista de seta usitatam. Item cultram unam de
seta usuata. Item cultras duas de buccaramo quasi novas
(not. Maiorana 216). ^
Item dixit se habere mataracia tria, far slum unum
[n Xt U°f "^^f am veterem, paria duo lintheaminum'
in tela (TabMans doc. 350).
Item dixit se habere mataracia duo usitata, cultram unam
albam usitatam [„.] cum listis de seta. Item tobaliam unam
de facie cum listisde seta et farsum unum. Item cha-
milloctum unum sme federatura (not. Maiorana 253).
mteo[lo]rum paria duo ad setam novam, cultras duas cor-
(SMBr, t:7m' ^'"'"^^^^^^""^ "-- ^' --
una caxa grandi et una meczana. Item dui mataracci per
letti di lana. Item uno fraxio picchiolo pieno di li-
nacza. Item una coperta di letto morisca (ASS^ XIX 1894
Il termine qui documentato non ha rapporto con it. farsetio ' giub-
bone, corpetto, camiciola ', ant. it. farsa ' id. ' (Batt. V 694) e farso (ib.
6;5) lat. mediev. farmm, -ectum (a. 1230 a Orvieto), probabilmente dal
TlJlu''" ^vvì\?~,'^] ^°^^ " ^^°^^' '^'- ^^ Sicilia farcetum (a.
1282 a Messina, RRS 217), fraccettus (Senisio 62), farzettu (PoesSic I 24
^6). hsso infatti, come indicano i contesti (in particolare a. 1547), designa
mmanTill' ' ? '^'i''!' '''''^°? '^'''^'^ '"''^"^'^^ ^'^^^^^ "fli^°
to^ea WF. . tt?\\ '!"''"^ domesticum, strangulum, ut tapetum,
storea (Freytag III 333«), = tapisserie ', ' lit ' (Dozy II 253«) 'natte
tapis, matelas, couverture ' (Kazim. II 570^), ' mat rug carpet' '4v
V. Introd. §§ 26, 39, 65.
I V »! Vi. "\ 1 '^'w
LESSICO
223
114. Farsium^ 'pietra del mulino',
1298
Palermo
1413
Palermo
locavit et concessit in cabellam ad incantum [...] quoddam
molendinum suum [...]; promisit predictum molendinum
sibi assignare cum f a r s i o , mola, rota et sagittia tan-
tum [...]; et prefatus conductor promisit [...] restituere
(in finem pre)dicti termini dictum molendinum prepara tum
et positura in f ( arsio ) (not. De Citella II 13).
f arxum (Bresc Jard. 69, nota 1).
1445
Palermo
f arxum (ib.).
Le forme qui citate, evolutesi per metatesi in sic. fràscinu ' le ma-
cine di sotto, su cui gira il coperchio della macina; fondo della macina '
(Traina 401), id. e {Mistretta, Troina) fràsciu ' piastra orizzontale di for-
ma circolare su cui gira la macina del frantonio ' (VSs), risalgono, come
farsium', all'ar. fars, iiella accezione di 'pavé', ' plancher ' (Dozy
II 253«), ' foundation ' (Wehr 825h).
Dalla medesima voce araba si fa derivare concordemente sp. alfarje
' techo de maderas labradas ', con dfarjk ' madero que se emplea para
marcos y largueros de puertas y ventanas ' (ar. farstya ' cabrio ' in
Fedro de Alcalà, DCEC I 113, DECK I 151), a Siviglia dfarge ' un plan-
cher artistement travaiUé ' (Dozy-Eng. Ili), cfr. malt. farxa 'tavola die
sostiene l'imposta dell'uscio ', anche ' scaffale ' (Barbera II 346), ' arki-
trave' (Busuttil App. I), ar. (tunis.) farsa ' floor surf ace ' (Wehr l.c).
Invece l'idea di Engelmann (Dozy-Eng. 110) di ricondurre allo stesso
etimo lo sp. (Siviglia) alfarge ' el poyo redondo, labrado de ladrillo, ò
piedra, donde encaxan la piedra de abaxo ' o ' la piedra inferior del mo-
lino del azeyte ' è confutata da Dozy (Le), il quale, pur confermando per
il termine il significato di 'la meule de dessous du moulin, le tordoir ou
la meule d'un pressoir à huile ' (cfr. sp. alfarje ' la piedra baja del molino
de aceite ', ' pieza o sitio donde està el alfarje ', DAc 59: da fars), ne
indica decisamente l'origine nell'ar. a 1 - h a g a r 'la pierre '. Questa se-
conda tesi, estesa da Steiger {ConMh. 256) al port. alfarja ' grande vaso
de pedra, em que gira a roda que mói a azeitona ', ha a suo favore, nono-
stante la difficoltà di una sviluppo ar. -gr- > -rj-, soltanto il fatto, posto
in rilievo da Corominas (DCEC l.c), che in Nebrija e Fedro de Alcalà il
vocabolo iberico ha -g- o -/- sonora, non -;<:- che ci si attenderebbe da -s-
arabo. Essa comunque non può valere per la voce siciliana, per la quale
224
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
-/- da ar. -h- è assai improbabile 2■'^ .rs(i)-, -rx- (= -rs-) da -^r- decisamente
inamtnissibilej l'etimo di questa è dunque sicuramente f a r s
V. Introd. §§ 26, 39.
115. Favaria.
1133
Palermo
1146
Cefalù
1258
Palermo
1305
s.l.
xàxEÌ&EV OTOo-Tpécpa £W? Tifiv cpapàpav t^v ètovo-
HOC^OJAEVTIV TOO T^paScXTr], JcàltEÌ&EV Si,a[jioipà^£i, è? i^ffOU
-ro [AcipT^^ov (Cusa 516).
xai, àirépxETai, if) 6Sà? gor ipXExai fi? tìv co a o u à p a
Tou xpm (ib. 618).
Hii sunt fines praeterea Casalis Hajarzeneti, incipiunt a
Pavana, quae exit de petra, quae descendit inter occi-
dentem, et meridiem, per flumen flumen (MonHMans 191),
favaria aquarum Brucati (BPI 157).
Il sic. favara ' sorgente propriamente dell'acqua: scaturigine ' (Pasq
1 Vj^^' ' sorgente d'acqua ', ' poUa che sgorga con impeto quasi che bol-
la , (PanteUeria) fumarola, grande getto di vapore acqueo ' (Giuffr 62-
63 68) deriva dall'ar. favwàra 'getto d'acqua, sorgente' (Peli.
1 262), cfr. malt famara < bulicame, scaturigine, polla, vena d'acqua, sor-
gente che zampilla di sotto terra ' (Barbera II 348), fawwara ' id. ' (Bu-
suttil 43) Il termine, abbondantememe attestato neUa toponomastica ara-
bo-siculadel «Rollo» (cfr, Peli. I 294) sopravvive anche in parecchi to-
ponimi sicihani: Favara 50 F 2, 55 C 2, ecc., Favam^a 50 E 1, (Torrente)
51 D 2 (V, anche STS 87), cfr, Favara presso Lentini (a. 1089, Pitti 905)
e presso Palermo (a. 1211, ib, 136), in plano Favare Panarmi U 1287
not. De CiteUa I 49), casale Fabaria (a. 1321, Picone II Zvni) foni
Favara (Mo I 224); anche in Calabria Favara, i Favari (DTOC 106
chera3?9)?' '''' ' '^'' ^'^^^^'^' ^''^'^''^^ ^^- ^228, Trin-
V. Introd. §§ 26, 45.
\^ r\A ^"f.^P' /?Wa 'sorgente copiosa di un fiume' eie in nT?T TTT i^no
in DAc, né in DCEC, DECH' cfr hf..A il t„Ì! iu ' hr JJ-lil IH 1608, non si trova
uy^, uE\^ì:i, ctr. peto il top, Alfaguara Vernet Ginés 570)
LESSICO
225
116, Fidemum,
1427
Palermo
U« tale ha un p h i d e m u m coltivato a cannamele supra
Miliciam (Trasselli Canna 118).
Il termine fideni ' champ de Cannes ', molto frequente secondo Bresc
nei documenti medievali siciliani, ma scomparso con la crisi della colti-
vazione delle cannamele, è da lui riportato all'ar. faddàn 'champ'
ijard. 68 e nota 7; Dozy II 246d), ' agri spatium quadringentorum Ka-
zebeh... Hac agrorum mensura in Aegypto serioribus temporibus uteban-
tur... ' (Freytag III 325fl), ' mesure de superficie de 333 verges ' (Kazim.
II 557a), cfr. malt. fiddien ' oggi tal voce designa nel volg. sia un paio di
buoi, come uno solo ed anche un pezzo di terreno ' (Barbera II 361-62),
col top. Fiddien (Busuttil 45), a. 1408 Fideni (BiblScript II 498, Barberi
HI 435), lu Fadeni (Barberi III 101); feudum di lu Fideni a Malta (Bar-
beri Secr. 73), a. 1542 centrata de lo fideni (Wettinger 362). Cfr. anche
ant. sp. fadan, (Granata) fadin (Steiger Contrib. 115).
V. Introd. §§ 22, 26, 52, 53; 30«.
117. Fiskìa,
1179 ÙTcàpXEi Sé èv tw x^patpiw toùto) cpicr)ceta<; ■xgtlg
Palermo (Cusa 668).
1188 Possessiones vero predicte sunt. Ortus virgultum usque ad
s.l. supremum cornu fisqui, qui etiam cum vinea usque
ad lestineum [,..] (DocInNorm 224).
1207 dimitto, seu relinquo et do et assìgno [...] terram totam
Palermo horti de oleribus cum duabus f i s e h i i s , quae sunt ibi
cum duobus puteis et stabulis et magno hospitio [...1;
terram que cognoscitur arabice [,..] nacle [...] ^ , quae
terra sita est in contrata Panormi in loco qui dicitur ara-
bice Bethat ertum^« (Top, II 108).
^■M Cfr. a Falerno a. 1266 « molendinum de nachle idest de dactUo » {Cvsh Palme
351. nota i), dakr. nahlah {ib, 352, seguito deUa nota), ^N^V^^ r„rilk Sma'
qui dicitur lyn ennachle» (DocInNortn 23; < ' ^J.^i/.^^^V «v rf^%ttlÌl5)-
V. nota 166); 'a Nicaredda, 'a Nìculedda, Santa Nicukdda (STS 83; cfr, to. 1 315),
Trikhmkhale top. a Pantelleria « trìq n a li la 'strada della palma De Geegoeio
Parti. 238; cfr. tarìq Pell. I 330). . . <■ , j M.TtTMn /'A^SJ XXXV
M5 Per la prima parte di questo toponimo, l'etimo indiato da NALUNOCAb^AAAV,
1910 350Ì è l'ar bathat ' spianata, pianura ', ar. magreb, anche piazza , cioè batti an
'locus dei-essus 'per quem aqua fluit glarea abuidans ' {FkeyTAG J 130«), ' plamepkte cam-
pagne ', 'place, ìieu public entouré de bàtiments ' (Doz^ I ^^è) ' sol depiumé comme le li^
d'un tórrent à sec couvert de caiUoux ' (Kazim, I 135è). Secondo Cusa (m Top. Il 106) U
toponimo significherebbe ' casa dell'esattore '.
226 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1239 TCETCpàxa^EV -rò ifipié'TEpov itepiPiXiT^ov cròv twv iiev aò-
Palermo toG èvxòg (p\}(TKÌac, xaì cppéccTOi; xaì SévSpwv mi
TpLwv XE>.Xawv [.,.] à-n:£ScI))ca[JiÉv croi 5è tò f>r\èkv TOpi-
3óXt,T^ov crùv tìqs- aÙTOU (puff3cia(; xat, tou cppéa-co^
xai. Twv aÙToO xeXXeiwv (Cusa 95).
de f i s k i a facienda in palatio nostro quod est in Chin-
dia prope Syracusiam ^'^ (Huillard-BréhoUes V 869).
eX,a0a )cal ^%a [...] stg- XijBàviv t;ò ■nEpi(3óXi,ov Tfi<; irpo-
pTQ&Etcnf).; [xovfii;, -rè 8v %ocl Sia.%tip.tvov iv -nóXEo -rtavóp-
pou ÈYY'^S" Jtat TcXiqaiov xfis- 7T:pOYEYpa[xp,évji<; piovfii; èv fi
Eiffiv cppdap TT]? cTEvia.; xaì (pian Eia (Cusa 679).
in quo quidem jardino sunt ad presens teinporis una par-
va colioperta f o s k i a cum puteo senie et est ipsum vl-
ridarium circumdatum muris (DiplPrFond 104).
viridarium cum domo, fiskia, senia aliisque iuribus
et pertinentiis suis (not. De Pittacolis 13 settembre).
havì un'altra vignaly [.,.] a la quali chi era unu iardinu,
lu quali est perdutu et chasi dui dirrupati et una fiskia
(TestVen 56).
Obbligo di costruire quamdam fiskiam muratam ca-
pacitatis salmarum sexcentarum et spicum unum muri prò
defensione eiusdem fiskie ubi capitur presa aquarum
a dicto flumine (TabMalf 44).
II sic. jischia v. pila (Vinci, in Pasq. Il 139; Traina 390), fischia,
frhchia ' piccola vasca per acqua ' (SVS 48, 49), fischia ' vasca di pietra o
di legno atta a contenere acqua per qualsiasi uso ', (Pollina) ' quantità di
acqua o di altri liquidi sparsi a terra ', ' fango, melma ' (VSs), f rischia
(Messina) ' vasca per l'irrigazione ', ' vasca in cemento o in muratura nella
quale si lava la biancheria ', (Castelbuono) ' fossato nel quale si fa girare
un mulo per impastare la creta ' (ib.), nei documenti medievali sinonimo di
gebia (128; cfr. in contratti privati la menzione di spese per « aptare ge-
biam seu fiskiam et mundare aqueductum », Bresc Jard. 67, nota 3)
deriva, come fu già indicato da Cusa^", dall'ar. fisqiyah ' aquae re-
ceptaculum' (Freytag III 348«), 'bassin avec jet d'eau ', ' fontaine avec
bassm et jet d'eau ', ' petit chàteau d'eau ' (Dozy II 267^, Kazim II
1240
Salpae
1259
Palermo
1263
Palermo
1342
Corleone
1380
Venezia
1425
Messina
(l^oz^lìuS'^''''' daH'ar, (ard) hindiyyah 'terre rouge tirant sur le noir ^
2« In Atti del III Congresso geografico intern. (Venezia 1881), II, Roma, 1883, 15.
LESSICO
227
395.) f a s q i y a , f i s q i y a ' fountain, well ' (Weht 835^). l\ ter-
mine che potrebbe avere la sua origine lontana nel bi. ...xiva 'pisana
' fons in hortis aquam emittens ' (Du Gange Gì. Gr II 1679; c£r^ A. Sa-
linas in ASS^ IX, 1884, 84 e 96), si conserva anche nei topp. trtsc/M,
Freschìa (Alessio El. Gr. I 51), Arcifischie presso Messina (Salmas ci .,
84, nota 1), cfr. a. 1351 contrada Fiskiae presso S-^artmo delle Scale
(Pirri 1077); anche in Calabria Fischia, Frischa (STC 3097«, DTOC
111, 117), Foschia, dial. Fuschia (ib. 114).
V. Introd. §§ 36, 54; 30??.
118. Fistuca.
XIV sec Pigia ingalanga dinarj tri, anasi, chiminu onzi mecza,
fi cziLzipafo danari deck scorchi di fistugra et n-
chensu maschulinu (Palma 444). Pigia galanga dmaii tu
[...], zinciparu dinari unu, xorcha di f i s t u e a dmari unu
(ib. 445).
Il sic. fastuca ' Ahtto: pistacchio', da cui fastucata 'confezione di
pistacchi', fastuchera '\nogo piantato di pistacchi ',M?«c:^^«« sorta di
colore verde chiaro, simile al color del pistacchio: fastuchino (Pasq. U
110), fastuca ' albero e frutto del pistacchio ' (Traina 396), anche fw-
stma (SVS 49), fastucaru ' custode della pistacchiera ' (Pitrè 39), con i
topp. le Fastuche ZTpa C 1, la Pastuchera 56 E 4, FastuchieraA9 E 3,
'u Fastuchiiu, ecc. (STS 84), risale all'ar. fùstuq, fùstaq, che
deriva a sua volta dal pers. pistah (Freytag III 346a) o dal gr.
TtKTxàxTi, TTio-Tàxtov (> it. pistucchio, DEI IV 2952). 11 pre-
stito siciliano, nel quale va notato l'insolito spostamento dell'accento, è
indipendente da sp. alfónsigo (< alfócigo < dfóstìgo, V dee. Lope,
E>CEC I 117-18, DECK I 156), port. alfóstico, -go e, per altra via,
ióstico (Mach. I 156), cat. fastuc {V doc. a. 1389, AlcM V 758), festuc
(r doc. a. 1249, ib. V 840), fostuc (ib. VI 24). Attraverso ture. fisHq
anche gr. mod. <piffTÌxo (Andriotis 406) e rum. fistio (Lokotsch 420).
V. Introd. §§ 54, 63, 66.
119. Frasata.
1171
Palermo
singule ipsatum monialium habere debeant cammicias
quatuor, vestellas duas, pellicias duas facioles duos su-
plas duas [...], linteamina quatuor, cultram unam, tta-
s a t a m unam (DocInNorm 140).
228
ante 1312
Palermo
1446 ■
Noto
1483
Alcamo
1495
Mazara
1508
Palermo
1547
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
de pannìs lineis, farzatis, cannapacijs, Buccaracijs,
lappetis, Carpetis, sclavlnis, Chalonis extractis per mer-
catores exteros Recipit predicta doana prò quolibet Centi-
nario Tarenorum Tarenos jj (Pollaci 335).
f a r e z i a t a 01 unam usitatam (Mauceri 107); £ a r e z 1 a -
t a m unam lane usitatam (ib. 109).
fachiatam unam (not. Adragna 5 ottobre).
una farzata di lana [...], un'altra farzata diletta
(not. Polito 8 ottobre).
frazatas duas albas cardatas usitatas (Salomone Ma-
rino 236).
dui flazati bianchi novi [...], un'altra flazata rus-
sa usitata (ASS^ XIX, 1894, 111).
Il sic. frazata ' hec cento onis ' (Valla 32), frazzata ' coperta da letto,
fatta di pannolano grosso; schiavina ' (Pasq. II 157, Traina 102), con
frazzatami ' monaco dei riformati della tedenzione dei cattivi... Così det-
to perché porta l'abito rustico a somiglianza di schiavina, che diciamo
trazzata (ib.), frazzaia, farsata, jassata, farzana ' coperta grossolana ado-
perata spesso per usi agricoli ' (SVS 49) è voce che trova diffusi riscontri
in altre zone: ca . farzata ' centone ', fersata ' lenzuolo di lana ', ferzata,
farzata, forzata, harzata ' coperta grossolana di cenci ' (NDDC 258) it
farsata ' imbottitura in forma di guancialetto con la quale si foderava
lelmo per attutire gli urti', 'fodera imbottita del farsetto', anche 'la
parte del farsetto così imbottita' (P dee. Forese Donati), 'coperta da
etto {Testj fiorentmt, aa. 1211-1313; Batt. V 694), venez. filzada, da
A]cMV^9in\ '^' ^^^7^^« (LGII 538), cat. flassada (V doc^. 1249,
\.!1 1 } ''''• ""'■ ^'"^i". ^^^'^ ^^ 28), frassada (ib. 40), IV flagatas
m un inventano aragonese del XII sec. (Steiger Aufm. 14); dal cat. lo sp,
frazada manta de cama ' (DCEC II 370-72, DECH II 950) e il sard
frassada, fressàda ' coperta fine di lana ' (DES I 542); ecc
L'origine evidentemente comune, di tutte queste forme, rimane an-
tlhmrrj\T" "'. ^''''' 'coperta'- indicato in passato dal
Rohlfs (DTC I 293; anche in DEI II 1601, Batt, l.c.) è stato poi da lui
abbandonato già nel LGII (l.c), in cui rimanda all'ampia discussione cri-
''' Si tratta di far^ah con tà' marbUtah; cfi-, Pell. I 176 e farsium^ (113).
W\ - t --
LESSICO
229
tica di Corominas (DCEC, DECH ll.cc.) e al FEW (III 589, con una ipo-
tesi da kt. *flacciata).
V. le note 33, 132.
120a. Fundacus.
1143
Palermo
1153
Palermo
1160
Palermo
1183
Palermo
1190
Palermo
1210
Palermo
1239
Messina
1286
Palermo
1402
Corleone
1404
Corleone
àcpLspw [...] àTxò Twv ìSioKTTiTWV p,ou xx\<^ itavòpp-ou TCpaY"
[jiàTTWV, [...] TÒv véov cpoùvSaxa [.,.] mi tov e-repov
cpoùvSaxa (Cusa 69).
è T^EpLopifftxò^ navxhq Tou %\'h'^\xa.xo^ -roù j/itAGiv Zr\\o-
uévou xXT|<riiaTO£; %al èvoiJ,a'Cup,évou cp o u v 5 a x o ^ t^t^>
oijTWt; (Cusa 32) = confìnia totius tenimenti (quod a nobis
dicitur tenimentum, nuncupatur vero fundacus) (Ki 1
34).
xocTà [lèv àvaToXàq ùixàpxet. é q)oùvxa>co<; twv xaXoyèpwv
(Cusa 662).
ex oriente quidam fundaci Olagiorum (DocInNorm
196).
insuper [recepimus] et predictum fundicuro cuni onv
nibus apotecis et hedificiis et tenmientis suis (DocOrNoim
180).
donamus totam Tinctam nosttam ipsius civitatis nostrae
Panormitanae [.,.] cum Fu n di co, et omm )ure, et
libertate sua (Pirri 132, Lagumma I 15).
cum [...] haberent in comuni quodam fundicum si-
tum in nova urbe Messane (Ménager ActMess 155).
vendidit de bonis celamidis mercatantilibus miliarium unum
[...]. Promictens sibi ipsas celamidas dare m f un dico
quo eas operabitur (not. De CiteUa I 40).
locavit [...] fundacum [...] cum infrascriptis neces-
sariis videlicet: lectis quatuor fotnitis, caldarone uno de
bere, padella una, tabuleriis tribus rotundis, spito uno et
nonnuUis aliis ostivilibus dicti fundaci (not. De iit-
tacolis 12 febbraio).
habere concessit [...] fundacum unum _[...] cum sta-
bulis, camariis et aliis doroibus existentibus m_ eodem con-
suetis [...], cum rebus et ostivilibus infrascriptis, habitis et
W% . t '
230
1451
Trapani
120b, Fundicate,
1231-35
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
receptis [...], videlicet: mataraciis quatuor, plumaciis de
lecto quatuor, saccis de lecto duobus, pariis tribus linteo-
rum alboi-um quasi novorum, carpitis duabus novis, carpi-
tis aliis quatuor usatis, eultra una alba usata, padella una
usata, caldarono uno, banco uno ritundo magno, mensale
uno usato, paro uno trispidum cum quadam tabula perna
incantarata, tabulerio uno vendendi vinutn et firmatura una
(ib. 8 ottobre).
hospitium seu fundacum (not. Forziano 16 febbraio).
Procurabunt autem magistri fundicarii fundicos salis, fer-
ri et azarii et mercium exituras que f u n d i e a n d e per
curiam nostram sunt statute [...]. Mercatores etiam ad ci-
vitatem ubi sunt f undici venientes, exoneratis et depositis
mercibus que fundicari debent in fundicis, ubi vel
quo voluerint per civitatem hospitari permittant, pena pu-
blicationis mercium mercatoribus imminente, qui alio loco
merces fundicandas sine speciali mandato fundicarii
deposuerlnt, vel modo quolibet jus fundici fraudare seu fu-
rari tentabunt; dura tamen fundicarii caveant quod nuUas
res alias preter eas que in novis statutis f u n d i e a r i seu
dohanari mandavimus, mercatores seu quoslibet distta-
hentes £ u n d i e a r e seu dohanare compellant (Huillard-
Bréholles IV 212).
120c. Fundacagìum,
1363
, , . absque solucione cuiusvis iuris fundacagij, ti-eceni,
^^^^^"^ pedagij vel dirictus cuiuscumque (Giardina 118).
120d. Fundacarius.
1286
Palermo
1298
Palermo
Symoni de Pactis, fund acario (not. De Citelk I 22).
Balducius fundacarius (ib. Il 21).
Sna^^ Mai 59").'''^'" ^" '""'^ ''''^''''' P" ^^^^^"^" (Val-
Palermo femker '^^ ^^° ^ ^ " ^^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ("ot. Salerno 1 set-
LESSICO
231
1439
Catania
NuUus fundacarius sive tabernarius sit ausus, per-
se vel per submissas personas, accipere sive emere, msi
tantum rotulos duos piscium prò quolibet carico seu salma
ab uno venditore (AssConsCorl 21),
Il sic. fundacu ' luogo ove i viandanti danno allogio a le loro bestie
da soma, a cui vi è congionto un povero, e malagiato ostello; si potrebbe
dire osteria a mal tempo' (Pasq. Il 174), funnacu (ib. 175). con funna-
caru 'chi alberga in osteria a mal tempo: ostiere' (ib.), funnacu casa
che riceve e alloggia i viandanti per denaro; però ha idea non nobile^
(Traina 414), deriva dall'ar. funduq ' magazzino osteria, albergo
' deposito di merci', a sua volta dal gr. iravSoxsEov, i.avSoxo^ (Peli. 1 151),
cfr, malt. fondoq 'bottega dei mercanti, fondaco' (Barbera II 371, Bu-
suttil 48); della voce araba esiste anche una var, f u ti d a q (Vocab. 156è,
590). Da qui provengono anche i topp. Fóndaco 49 B 2, 51 E 3, ti fón-
daco 52 B 3, FondacheUi 51 E 5, -o 55 C 3, ecc.
Che il cai. fthdacu, fùnducu, funnacu, fénnicu ' fondaco, bottega,
magazzino nel pianterreno di una casa, rivendita di sale e tabacco (NDDL
284) con i topp. Fondacaro (DTOC 113), Fùndaca (ib. 118), ecc. (eh-.
STC 1470), provenga dalla Sicilia, è assai probabile. Ma, se sono dovuti
a un diretto prestito iberico lo sp. alhóndìga ' casa piiblica destmada a la
compra y venta del trigo ' (r doc. dfóndega a. 1053, DCEC I 127 UBLll
I 167), cat. dfòndec, dfòndic (r doc. a. 1176, DECC I 186-87) /o^ie.
(r doc, a. 1285, AlcM V 954), port. dfàndega (T doc. a. 1249, Mach. 1
151) provengono certo dai traffici commerciali l'ant. prov. fondech, fon-
degueiM XIII sec), ant. fr. fondique (FEW XIX 48-49), it. fondaco
(Batt. VI 122), fondacaggio ' tassa o diritto dovuti a un fondaco per espor-
vi le merci in vendita ', fondacare ' depositare merci in un fondaco ' (ib.
121) cfr. in docc, pisani a. 1150 fondacum, a. 1154 fundtcum, a Ge-
nova a, 1146 alfondega (Peli. I 105, 345; II 425-26), in un doc. vene-
ziano da Costantinopoli a. 1157 fontega (Cortelazzo Arab. 96), ad Amalfi
a. 1172 fundicus (CDAmalf 341; a. 1187, ib. 419).
V, Introd. §§ 52, 71, 74.
121. Galanga.
1368
Messina
XIV sec.
S.L
Pigia li garofali dragmi iij, nuchi muscata dragmi iij, zmci-
paru, Calagna, Cardamuni, tantu di Uunu quantu di
laltru (Mascalcia 583).
Piala i n g a 1 a n g a dinar) tri, anasi, chiminu onzi mecza,
czincziparo danarj decliì, scorchi di fistugra et inchensu ma-
schulinu (Palma 444). Pigia g ala ng a dinari tri lingnu
alci finn dinari tri, czuccaru blancu finu libra una (ib. 445 J.
232
AKABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
. j ,^fr^"^ '^f"° "^"^^ ^°P^^ riportato, che designa un rizoma aroma-
tico dell Asia sud-orientale introdotto assai presto nella farmacopea me-
dievale, e diffuso in tutta l'Europa, in una straordinaria varietà di forme
dr. lant. h. galmgd accanto al più breve galanga), le quali risalgono al-
iar halangan; la pronunzia velare di -ni- nelle forme europee sa-
rebbe indizio di una articolazione non palatale, propria dell'arabo antico
dialettale (Steiger in FEW XIX 61-63),
L'affermazione di Corominas (DCEC II 620, DECH III 26) che
l'etimo primitivo sia l'ar. h a 1 a n § e che h a 1 a n g à n sia derivato da
esso,^e confutata nettamente da Steiger (Le), il quale precisa che ha-
iang, che ha dato il sic. galencia ' sorte di pianta non molto dissimile
dal tamarisco...: erica' (Pasq. II 194), calèngk 'erica. Erica tetralix '
(Irama 142), gdencia 'nome che si dà alle barbe di scopa.... Erica pe-
duncokm ^ Erica arborea' (ib. 424), calència 'erica, Erica scoparia',
calengi e calengta ' scopa da giardino. Erica multiflora ' (VS I 527) è
termine magrebino indicante altra pianta completamente diversa da qud-
la medicinale, Heidekraut, Erica arborea' (per la distinzione cfr. le
voci m Freytag I 521, Wehr 300^)^*.
V. Introd. §§ 19, 28, 66.
122. Galbu.
Sm^^ ^'iT ^^^^"^^<^«"a que issi [...] non riturnassiru in
Messina galbu et m. maynera di contumelia oy de iniuria tutta
ìnlT'^""''''^^ ^^'^^'^ 1°4); testava que lu tribuna
prupumssi senza lu populu [...] et que issu, con grandi
tl«u'suMiri30r"'' ''"'""''" " '' ""'' '^'^
II im v!Ì'; ^f"" ',^™"\«^^' onoratezza, grazia: garbo ' (Pasq.
d grazt ";|^t^^f:°l^-%delicatezza, be' modi nel dire o fare, meno
d aW on re ' ^'^f ""' '"^^'^' '"^"^*"^^' piegamento in arco
IS'Scl' ' ^Tf.l^^"^^^^' f°gHÌ^' (Traina 427), con
fSrZarZt^lr^ '"''" ^'\:^' '^''^'''' ^-''^''''' (Traina V,,.
iS!^ , aggarbarz dare il giusto garbo, ad es. a un vestito ' ' aggiustare
eliminare quache difetto', intr. 'garbare, piacere '''star bene dv-'
stito che non fa difetti ' rVS T 771 ,-. ; < r r . '
' cortesia apnS vÌt V'' • ^""'^^ ^S"'^' ^°Sgi^' forma, linea ',
cortesia, gentilezza (XVI sec), mar. ' linea, sagoma dello scafo, modeUo
yw - « 1-
LESSICO
233
della nave ' (XVII sec.) e probabilmente da qui fr. med. garbe (a. 1550),
mod. galhe (XVII sec), prov. mod. galbi, sp., port. c^t garbo, sono state
ritenute poco valide per motivi fonetici (p.-es. / < r) le ipotesi di etmii
germanici, come got. * g a r w j a n ' preparare ' o * g a r w s adomo
* g a r wi s ' ornato ' ^=". È sembrata assai più convincente, benché non
sia data proprio per sicura, una connessione col cai, galapu, galtpu
' garbo, destrezza, maestria ' (NDDC 291) e una comune derivazione, in-
sieme con it. calibro (DEI I 681, HI 1763; per l'estensione europea di
questa voce v. Lokotsch 1030), dall'ar. qàlib ' forma (da scarpe) ,
q ài ab • forma, in qua aes funditur, forma, ad quam res fingitur (Frey-
tag III 485«), qàlab, qalib ' f orm ' ' mold '' model, matrix ,
'last, boot tree, shoe tree ' (Wehr 91%b), a sua volta risalente al gr.
xaXà-Kouc ' forma della scarpa '. ,-r^nx:n tx rnr
Alle dettagliate argomentazioni esposte da Corominas DCEC li 676-
79) nell'eccellente articolo su garbo, il quale, nonostante la dichiarazione
prudente di « origine incerta », appare esplicitamente orientato verso let^
mb arabo (cfr. anche DCEC I 595-97, alla voce caUbre), si V^o m^^^^^
ora qualche altro elemento. A comprova della maggiore antichità dell uso
marinaresco del vocabolo, già chiara in ant. lìg. a. 1259 << W-men umu^
Ugni cubitorum triginta unius, bonum et sanum, videlicet materas gm-
bìas in pieno de parmis novem... » (Peli. I 364: garéare dare il garbo,
la sagomatura alle corbe della nave '), ant. cat. gàhb configuracion gè-
neral del buque de una nave ', ' comportamiento de una persona (ime
XIV sec, DCEC I 595&), cast. gi/?^o ' plantilla con arreglo a lo cual se
hacen ciertas piezas de las naves ' (a. 1526, ib.), lat. m^diev, calapm^
navis (ib. 596è, nota 7; Batt. VI 588-89), esiste una testimonianza di
età angioina, relativa all'Italia meridionale o alla Siciia stessa: a. 1275
(Lucerà) « in partibus Sicilie tenentur fieri facete ad opus riostrum ad
extalium certum numerum Galeamm secundum formam et modum e
Gallipum Galee rubee curie nostre; [...] ut secundum Galhpum^ modum et
formam Galee predicte omnes Galee [,..] fieri et compleri possmt » (Dipi-
InCarl 25-26). ,, , r i „^rL.,
Nelle testimonianze citate sopra, l'ant. sic galbu (cfr, anche «galbu
V. garhu », Pasq, II 194), tramite fonetico fra gàlipu e garbu,^ e riferito
a concetti astratti, non ancora però solo positivi, come saranno m seguito,
e perciò necessariamente espressi [contumelia, iniurta, calumpma).
V. Introd. §§ 36, 62.
250 Ancora però in Bloch-Warteurg 284 si dà fr. galbe da it, garbo < got. * g a r vv o n
' arranger '.
234
123a. Galibu.
1453
Trapani
123b. Galibare,
1470
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
debet facere et ponere una paricha ammaisi et dui g a I i b i
assimenza et lassati li terzeri debiti et consueti prò la be-
stiami (not. Formica 12 ottobre),
nobtlis Amomus [...] prò anno presenti ad niagistran-
dum et prò annis proximis venturis V et VI inditionis
ad g a 1 i b a n d u m et seminandum dedit et concessit ad
terragium [.,.] pariclatas duas terrarum (not. Girami 8 no-
vembre).
II sic. galibbi ' aratura ' (Pasq. TI 195), con galibbari ' arare ' (ib.),
cdlibbari la terra v. sciaccari, o rumpiri (ib. I 230), gdihbu ' maggese \
'noveto', galibbari 'arare', 'maggesare' (Traina 425), calibbari, callib-
bart' dissodare la terra ' (VS I 528, 529), carbari ' id. ' (ib. 581), sembra
il solo riflesso romanzo dell'ar. qallb ' terre labourée ' (Dozy II 390è),
dalla radice qalaba ' remuer, traìller, bécher la terre' (ib, 388«; cfr!
Peli. I 150, 220, 262). Dalle testimonianze citate risulta ancora estranea
al termine e al suo derivato l'accezione di ' maggese ' e ' maggesare '
V. Introd. §§ 33, 36, 74; 30«,
124, Galka.
1153
Palermo
1160
Palermo
1166
Palermo
TTiv •napoQcrav àvTaXXaysìv tùv •/ip.ETÉpwv otoc-niiàTWV,
Twv bvTwv xal Siaxatxévwv èv ttt] itaXaia ■nóXei Tca-
VÓpjXOU Eie, T^V ^ÙfXTQV ]}.ia%'Z TOU ffOTéVì] ÉV TCÓ è^W-TI-XW
pép-n Tf]<; -rtùXn,; YàXxocg- tt]V TrX.riffwv toO teìyouc
(Gusa 31).
nmpàmtxEV 'K^òq ak [.„] xòv -hv^hzpov olxov crùv xai
^m XilpTtin? T% xz%oXk\ju.ivr\c. [jiST'aÙToO [.„], tòv
óvta xai. SiaXEijxEvov èv irfi uóXei, TDOcvópjxou d<^ -rè èÈa-
tXEpO? ToC TEtXOUq TTIS" Y « ^ x « ?• (ib. 662),
-^iTzpam Tipòc; o-è [...] TÒV è[xèv olxov [...], -cèv gvTa %al
ò jaxEit^EVov èv Tfi ttóXei. Ttavópfxou èvTÒr xric, yàlxag-
^' Da leggere magisiandum {-are ' maggesare ').
LESSICO
235
1167
Palermo
1236
Palermo
1248
Palermo
1290
Palermo
1303
Palermo
1325
Palermo
1329
Palermo
1337
Palermo
Permuta di una casa sita intus in chalca, che ex uno
latere jungitor Ecclesie Sancte Barbare; ex alio vero atere
iuncta est Ecclesie Sancte Marie que dicitur Pietà (iop.
Il 56-7, TabPPal 24).
TÒ YWpàcpiOV '6-Kt9 ^O-Uè ÈTtlXpàTEl è ìwàVVIQc; TTl^ \lom^
mSópixou èvTÒ^ Tfi? neraii^; Yà}%a^ (Cusa 92). D/-
c/>;^J«o«e ^^- proprietà di quoddam casalmum intus
G a 1 5 a m in quo habeo jardinellum et de eo et m eo
velie et desiderium meum faciam (Top. Il 6). Restttuztone
di un giardino posto in civitate Panormi mtus m magna
Galga (ib. 61).
Vendita di un casalina sito nel quartiere della Galea,
nel darbo di S. Barbara (Bulgarelk, Mart. 70).
in favore dì un civis panormi de quarterio
nel quale si nominano case poste m eodem quar-
Diploma
Galke.
terio Galke
(Top. Il 10).
Casa sita in quarterio Galke panormi... ab occidente
est palatium quod vocatur chazena et domus crini casali-
no... a septentrione est planum Masare curie (ib. U).
Concessione di un casalinum situm et positum in quarterio
Galke diete urbis in ruga Pissotti (ib. 5^).
inazione di quoddam cortile domorum situm in quarterio
Galkie diete urbis in contrata Pissotus (ib. 60).
Vendita di tenimentum domorum situm in quarterio Gal-
ke panormi iuxta menia ejusdem quarteru Galke ex
duabus partibus (ib. 41).
A partire dall'Amari (SMS IH 138-39), è opinione comune che il
nome della parte più occidentale del Cassaro di Palermo (67), quella cioè
che comprendeva la Reggia normanna ed una delimitata zona circostante,
abbia tratto il nome di Galha (ma forse si distingueva una grande da- una
piccola Galka, o Galcula, cfr. Columba 420-21), dall'ar. halqah cer-
chia '. Ora i significati generalmente registrati dai vocabolari arabi per
questo temine, non attestato in dizionari siciliani, sono quelk di anel-
lo (da dito, per le orecchie, per fermare i capelU, per chiudere la^porta) , di
'riunione di studenti seduti intorno al maestro ' e quindi circolo di
persone ', di ' vendita pubblica all'incanto ' (Lane II 629c-630^,_ Uozy
I òlla, Kazim. I 482<j, Wehr lò^b\ ed ancora, nell'arabo magrebmo, di
^RV
jL_'%r 1 cy\.
236
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
•ditale' (Steiger Aufm. 50-51, con ampia trattazione della voce). Il si-
gnificato di ' enclos ', che meglio si adatta al nostro toponimo e che con-
corda con la definizione che ne dà Fazello (I 330; « Inter hoc spatium
et privatas urbis domos, spatium erat ingens sane, lato muro cinctum, a
barracems Yhalca Punice vocatum, quod circumseptum locum latine si-
gnificat »), è registrato solo in Dozy (l.c).
A questo stesso significato corrisponde però anche un altro termine
arabo assai simile, galqah 'enclos, jardin entouré d'un mur ' (Dozy
II 224b], ortus ' (Vocab. lQ5b, 505), cfr. malt. gal^a ' chiusura, chiu-
denda , terreno o possessione chiusa, clausura ' (Barbera IV 1209) ' a
field, an enclosure ' (Busuttil 65) e, pure a Malta, il top. la Galea de
Amulmo (Barberi III 435), presso Carini Galcat el-murabat (a. 1202,
MoHMans 18, Amari-Dufour 36) 'il recinto dell'anacoreta' (v. Mori
ultt'lS X J J4 ),
^ Dunque una certa affinità tra i significati delle due voci arabe non
può essere sottovalutata, specialmente se si tien conto che il verbo
halaqa ha con altri significati, anche quello di ' cerner, entourer une
place (Dozy I 316.), ' entourer, ceindre ' (Kazim. I 481a), come g a 1 a q a
tt f tt"'^l T°''^- ^^°^' 29^)' ' dausit portam ' (Freytag III
290^; cfr. Wehr 798«).
/P-. •^oQ,f f f '! P°''°"° '^"""'^'^ ^^^ *""° '^'^ grafie come Kalcas
{Pmx 293), chalca (v sopra, a. 1267) e qualche altra (cfr. Amari-Dufour
J8), dateci da fonti la cui trascrizione non è ineccepibile^, s'impone la
costatazione che Galga e Galka sono le forme assolutamente prevalenti
ne documenti latim- e Tàlm la sola che si legga nei documenti greci,
nei qualu fonemi arabi h e h sono sempre resi con x (cfr. Steiger Con^rib.
^:'J.) 0, in qualche caso, con x, mai con y.
<5S^ U^^ '^"u-f ^ j.^'°"'' P^' '^''^''^° P^^^^^te con Wagner (v. dachala
ùi d cus^^nfT ; ""° "'t^° T ''■ ^ ' è' P^^^ P^^f-*ile per l'etimo
m^ZtZb I ' ''^'^'^' ^^ ''''''^''' P^^ P^^^^U^ria, dove
Chtod tetri- y '°"'''''"° 'T ^ ° '' ^^*^"° i^ ^' ^11^ -- salca
lecmto di terra di forma quasi quadrata ' (De Gregorio Pani. 230), garca
dcc.TelPa:Toi:aSS:ÌS^^^^^ ^"^ G«^-- Almeno in
COLUMBA 396-400), dlal.SM dai f ò I f \ -''f ? ^l'f° r«tiere, l'attuale Kaba (cfr.
variamente denominato A wVfmnnnn ^r^^^'L' ^=^="^ ^''-"- ^ 304), altrove
muEo 216, Top. II 62 n289 Ton n q m'^ ^?' 'X \'^^' ^'^"' («■ 1268, Mor-
a. 1372. ib. 18, 63; ecc)' Calda U?7'^r\' ^ì f •'■ ^^''^"' («• "09, Top. Il 20;
MouTauRO 417). hS S 1405 tÌp^^ÌI^I) SÌ)// ^^?^^,\^Va '^^'^'^^''^ («• 1261
G./W (not. Dh Bono^a 29 aprile 134^4) eran dlttfgll'abitanti della Galka.
LESSICO
237
' suolo per lo più cintato ', col top. Calca, Galcha o Garka (De Fiore
251, 254) ^'\
125. Garbeli.
Le voci it. ant. garbello ' setaccio ', garbellare ' setacciare ', gher-
bello ' vaglio ', ven. garhelar ' vagUare ' (XVI sec), ecc., sp. dial. garbillo
' especie de zaranda de esparto ', cat. garbeli (dalla fine del XIV sec), da
cui fr. grabeau ' cribkge ' e grabeler ' passer au crible ' (Rabelais), alle
quali si aggiunge sic. garbiddata ' quanto cape un garbello ' (Traina Voc.
189) e probabilmente gàrbula ' cerchio di sottile asse che serve a far cerchi
di crivelli, tamburi, ecc.: cassino ' (Traina 427), risalgono quasi certamen-
te all'ar. volg. garbai 'crivello' (DEI III 1763; Peli. I 113, 164),
cfr. malt. garbici ' crivello, buratto, vaglio, staccio ' (Barbera IV 1211),
ac. class, g i r b a 1 , che a sua voka potrebbe derivare dal lat. e r 1 b e 1 -
lum (DCEC I 675).
Se non proprio un incrocio tra la voce araba e quella latina, ipotesi
(REW 2321) respinta da Corominas (DCEC l.c), una fugace interferenza
della voce latina (cfr. sic. criveddu, VS I 786-87) appare in alcune delle
attestazioni piti antiche del nome della sorgente Gabriele, sita presso Pa-
lermo: a. 1176 subtus aquam CribelU (Pirri 452), a. 1182 Cribellum
(TabMonr 20), a. 1197 aqua, quae Gribel diciiur (MonHMans 13), a.
1251 flwnims Garbeli (BPI 109), a. 1286 in contrata Garbelis (not. De
Citella I 30; a. 1299, ib. II 242), a. 1310 ad Garbelem (Burgarella Mart.
90), a. 1419 lu Garbeli grandi, lu Garbeli pichulu (Bresc Jard. 60), cfr.
magnus et minor Gabriel, quibus major est, quem Nixum vocant, quo
Zìzae ager infunditur (Arezzo 8).
V. Introd. §§ 27, 53, 65.
126. Garraffu.
1371
Palermo
1446
Palermo
in ruga Catalanorum seu Planellariorum seu de g a r r a f f u
(Contr. 333; Top. II 26).
Spese per consare lo garraffo et condotto de mal-
tempo (Top. Il 74).
Il sic garraffu 'cateratta del mulino, apertura per cui si dào si
toglie l'accesso all'acqua destinata a volgere la ruota del mulino ' (Gmftr.
254 Giustamente invece De Gregorio Pani. 235, 236 f^^J^^^J^^ f»"'^" '^^^''
aU'ar. halq (v. chaku- 73) il top. pant. Halkt, Kalkt o Kdkht (Passo di).
w^
238
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
90), (Vita) anàfu ' Treibrad der Mùhle ' {RoMfs Quellen 148, SVS 52),
con Garraffu e Garrafeddu, nome di due fontane a Palermo (SMS II 344^
nota 2), aqua Yharaffi (Fazello I 349), it. ant. carafo ' sbocco d'acqua'
volume d'acqua ', in Soderini (XVI sec.) « Nelle grotte poi fan venire
acqua furiosa da immoUare le genti all'improvviso, con un gran caraflEo
d'acqua che sbocchi da un muro » (Batt. II 736), deriva dall'ar g a r r a f
' che ha molta acqua ', ' canale ' (Peli. I 112, 150, 263). Un rapporto di
questa voce col mod. arabo africano g a r r a f a ' noria ' (Dozy-Eng 274
DCEC II 692b), forma dalla quale, meglio che da g a r r à f , si direbbero
derivati i topp. siciliani 'a Garraffa, 'a Gìanafa (anche cg.), 'a Gtanafeida
(STS 95, Steiger Contrìb. 239), sembra del tutto accettabile; ipotetico
mvece resta un suo incrocio con q a r à b a per sic. ganafa ' caraffa ' (v.
carruba 63).
V. Introd. § 27.
127a. Gaytus.
1114
s.l.
1127
Messina
1130
Palermo
1132
Oriolo? (CS)
1136
s.l.
1142
Troina?
1142
Petralia?
1169
Palermo
1172
Palermo
Gaytus de Scaranis latine [..,], Gaytus Mirte no-
mine Husseyn (ASSO IX, 1912, 350).
concessi tibi totam vineam et terras quas habent a ipso
Usali Gaytus Genecij cum hijs omnibus (DocInNorm
TÒ TfitxitrEov ToO SXou PouvoO 8v àyipacra ex tòv àvapt-vèv
JcàiTov òcXiv (Cusa 48).
6 uìò? vwcoXàou ToO X a i t o (Trincherà 148).
Hec est cognitio terrarum limitatarum per manus G a y t o -
rum statutorum ex parte Gay ti Bingelir (DocInNorm
h xAiTTf]^ i^ouxai^éTOu xaX xixoq pouXpou-roù/ uÈòc
xàiTou oO[Jioupi (Cusa 303). >- a s
per manus [.] Gay ti Riccardi regis magistri Camerarii
et l:rayti Mattini regis camerarij (DocInNorm 112).
tuisa 81); Ttpè^ ere tov xài-rov %à[xcTev (ib. 663);
LESSICO
239
1187?
Palermo
1201
Palermo
1239
Lodi
1294
Barcellona
127b. Gaycia.
1274
Palermo
1292
Barcellona
ò Tuv xapPàT;wv piàtotup xai. toù x à 1 1 o u ^avàXSou
truYTEV^S" ìwàvvia^ (ib. 664).
ego gaytus ioannes domini regis camerarius [...] bo-
na et gratuita voluntate mea permissione quoque et licen-
cia domini mei g a y t i licardì domini regis cameraru et
magistri regie duane de secretis [...] (ib. 83).
xà'ÌTOi; tavxpéc; (ib. 89).
De molendinis curie nostre locandis ad victualia, ut scrip-
sisti, quod significasd gaitum Panormi lacere noluisse
[...] (HuiUard-BréhoUes IV 508).
Secreto vel g a y t o civitatis Panormi tam presenti quam
futuro (DocLuogFed 57).
non fuit una cum eo Gaytus Panormi, sed fuit successor
suus in eodem officio Gay eie (BPI 134).
iura omnia redditus et proventus oificii Gaytie Curie
nostre civitatis Panormi que per Gaytos et Secretos Cune
nostre percipi consueverunt et debent (CDArag li z^^ì-
127c. Alcaydia.
1398 Reges ipsos dicti Lise Solaci) custodiam sive Castellaniam
Palermo vel A 1 e a y d i a m Cillino de Gllino concessisse, qua m
provisione inter cetera huiusmodi sunt verba scilicet. qma
nos dedimus et concessimus Cillino de CiUmo de Panhor-
mo Custodiam Solaci] nostri de la Zisa (Lagumina Ui
1141.
Il sic. càjiiu ' caporione, capopopolo ' (Traina 140), caìttf ' capo di
truppe, condottiero ', ' caporione ' (VS I 520; accento errato, v. note
145) deriva dall'ar. qà'id 'comandante, condottiero . Esso e prestito
diretto, indipendente dal lat. mediev. caytus, gaytus, gayetus tnilitaris
officii nomen apud Saracenos ' (a. 972 Lupo Protosp., Du Gange li 24Ò),
ant. lig, de catto Maimono (a. 1137, Peli. I 100), ant. venez. gaytum doane
(a. 1251, Cortelazzo Arab. 95), sp. alcalde ' capitan ', gobemador de una
ciudad ' (r doc. a. 1076, DCEC I 94, DECK I 126), da cui l'it alcade
' id ' (DEI II 13) e il sard. alkàide, alkade (logud. antiqu.) guardiano di
una torre litoranea ' (DES I 69), port. alcalde (r doc. a. 1099, Mach. 1
■l'I
:!HI:
lilill
240
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
140), cat. dcaid (T doc, XIII sec, DECC I 158; a. 1282 Alcaydo castri
Sos, RRS 174).
Il valore del termine, i cui riflessi romanzi vennero talora confusi
con quelli di qàdl (v. àX%à8ioc, 13), subì nelle lingue iberiche una ri-
duzione da ' comandante ' in genere a ' comandante di fortezza ', In Si-
cilia esso, benché venisse anche attribuito come titolo onorifico a digni-
tari di corte non arabi, si trova frequentemente applicato ad oscuri per-
sonaggi arabi, comandanti di modesti reparti di truppe o maggiorenti di
casali, citati per lo piià nei documenti in qualità di xaXot àv^pcomot, chia-
mati a testimoniare in occasioni di liti confinarie; qualcuno, come certi
al-qà'id mugàhid = xà'ù e xàti-r [xouTCéxtS {Cusa 15T b) e al-qà'ìd abu bakr
— èX-Kài-x poùyjcEp (ib. Alla), si trovano perfino tra i « villani » elencati
nelle « platee » (cfr. De Simone 26).
Dalla forma gaytm è derivato, molto probabilmente anch'esso in Si-
cilia, l'astratto gaytia, mentre alcaydia rivela chiara la sua provenienza
iberica nella forma e nel significato di ' comandante di castello ', cfr,
Alcaydia sive Castellania (Barberi II 296, 369, III 114).
V. Introd. §§ 36, 67, 71.
128. Gebia.
1233?
Agrigento
1348
S. Martino
1364
Catania
1377
Catania
1417
Polizzi
aqua fontis magni dividebatur per medium in duos con-
ductus, quorum unus ex parte occidentis declinabat in
g e b i a m , de qua hauriebant aquam saccarii, alter ex
parte orientis dicebatur canalis [...] et tota aqua superfluens
de ipso canali die ac nocte decidebat ad magnani g e b i a m
(ACAgr 108).
Colimbus bi... locus tenens aquas, ut gebia, gisterna
(Senisio 67),
Vendita di ottura eorumdem iugalium cum viridario arbo-
rura arangiorum et aliarum arborum olivarum domestica-
rum et siivestrarum cum omnibus terris vacuis, gebia,
senia, criptis seu speluncis (Giuffrida Cart. 71).
Acquisto di un luogo chiamato Nessima cum turri, gebia,
maramme et fontibus, terris cultis et incultis, viridario
vincali (ib, 89).
de dieta arbore ad quandam ginestram que est prope ser-
ram maliardi et de dieta serra ad quandam arborem brulce
superioris et ad quamdam arborem ginestre que est super
gebia, remanenti dieta gebia eidem Rogerio (Tab-
MonPol 322).
LESSICO
241
Il sic gebia ' ricetto d'acqua murato per vari usi: vivajo ' (Pasq. Il
209), nebbia 'raccolta d'acqua artificiale, cisterna, vivaio', ' vasca _ mu-
rata nel giardino per contenervi acqua ' (Giufìr. 90-91) con gtbbmm ri-
cettacolo d'acqua grande e murato per uso di adacquar giardim: vasca
(Traina 435), cai. gibbia, (gìgébbia, (NDDC 301), ctbbta, ctbia, ctbbtia,
debbia, cébbia, céppia, cibbica (ib. 173), cibbiune ' gora, conserva d acqua
ad uso del mulino ', ' vasca grandissima ' (ib.), deriva dall ar. g a b i y a h
' aquarium magnum, lapideo opere structum adaquandis camelis (freytag
I 243^), ' pool, basin ' (Wehr 134^), cfr. malt. i/>% ' cisterna, pozzo
atnpio non molto fondo per conservare l'acqua piovana ', ' ricetto d'acqua
murato, vascone, vivaio ' (Barbera II 397). Al termine corrispondono va-
ri toponimi (cfr. STS 95): Gébbia 54 A 6, ZTpa C 3, Gebbiarossa 55
B 3-4, Gebbiazza 56 D 5, Gibbiazza ZTpa C 3, a. 1261 casale Gebte
(ACAraa 174), La Gebia giardino a Palermo (Bresc Jard. 105, nota 1), coi
cg. Gebbia; in Calabria Gébbia, Gebbione (DTOC 125, STC 1606),
Non dallo stesso termine arabo (Lokotsch 736; ma v. anche 630),
bensì dal corradicale gubb ' pozzo, cisterna ' derivano le voci iberiche:
SD. dìibe ' cisterna ', port, aliube ' mazmorra ' (DCEC I 137, DhCH i
178), cat, aljub ' cisterna rùstica ' (DECC I 203); cfr. Peli, I 150, 265.
V. Introd. § 28; fiskia 117.
129. GiUsa.
1305
Agrigento
per viam viam usque ad primam portellam ubi est quaedam
Gibsa [, ] a praedicta via, qua itur Sugulianam, alter
confinis ascendit versus meridiem per vallonem vallonem,
qui est medius inter praedictum casale Margidirami et ca-
sale Rahab, et tendit ad quamdam G i b s a m magnam de
Giummariis, et a dieta Gibsa girat, et scendit versus
orientem per viam viam, usque ad casale Amlcmccata L.-J
et deinde tendit versus meridiem, per viam viam et set-
ram serram, usque ad ultimam Gibsam quae est m
praedictis terris [.,.] et deinde descendit versus meridiem
per vallonem vallonem [,..] et deinde tendit usque ad
G i b s a m , ubi est mandra (Picone II xxx-xxxi); descen-
dit per christam christam usque ad lapides, quae dicuntur
Faxena, usque ad portellam Castellazii, et delude per val-
lonem vallonem, et per margium Gibsae, usque ad
passum veterem fluminis Nari [,..] et descendit cursum
cursum aquae usque ad turonem de G i b i s i s (ib. XLVij.
Se il sic. jissu ' gesso ' (Traina 514), cai. settentr id. (NDDC 340),
continua senza dubbio il lat. g y p s u m , mentre il cai. merid. pzzu id.
va meglio ricondotto direttamente al gr. y ^ 4^ ° ^ (NDDC le), pare ve-
'111
i-I-
•:::in
242
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
rosimile per sic. jibbisu, jibbusu, cai. ìbissu, jihissu (SVS 56), ippisu (Fare
3936), col top. 'u Cozzu 'ti Jibisu (STS 87), kt. mediev. gipusum glossato
lo zesso (Du Gange IV 70), la tesi (Giuffr. 65) di un tramite dell'ar.
gibs 'gesso' (Dozy I lllb, Wehr 133<2); cfr. infatti sic. ddbbisu 'pa-
nacea ' da gr. iàiiog , lat. t h a p s u s , attraverso l'ar. d a b b i s
(LGII 178; Peli. I 191, 259).
Analogamente il termine geomorfico gib(i)sa, che dopo le testimo-
nianze sopra citate sussiste solo nel top. Gibisa solfara presso Agrigento
(Amico I 530, nota), a. 1417 la Gibisa (CDAlfM 121), può farsi risalire
all'ar. gibs ah, f. di ^ìhs ' épais, ferme, dur ' (Kazim. I 248^!),
probabilmente nel significato di ' (terra, zona) gessosa '.
V. Introd. §§ 28, 63.
130. Gidida.
1385
Palermo
1405
Palermo
1413
Palermo
1418
Palermo
1419
Palermo
1420
Palermo
1427
Palermo
1445
Palermo
Sì piantano cavoli tra le gidide, in aqueductìs (Bresc
Jard. 96, nota 3).
ad mundandas cannamellas et g i d i d a s in trappeto (not,
Riccio 26 settembre).
Contratto per piantare gidide e, nel secondo anno, gi-
didas ipsas in cannamellas cultivare (ib. 68, nota 8),
locayit pecium unum terre vacue [..,] prò annis duobus,
videlicet prò presenti piantando gitidas et seguenti
cultivando cannamelas [...] et postea [...] si voluerlt ter-
cio anno cultivare stripponos (not. Traverso 12 settembre);
concessit [,.,] ad quoquendum ad medietatem [...] in suo
trappeto [...] omnes quascumque gitidas (ib. stessa
data).
Provistu et ordinatu est et fìnaliter terminatu per la uni-
versitari di la felichi chitati di palermu haventi quantitati
di cannameli, et giditi piantati in lu territoriu pre-
dictu [..,] (Trasselli in «Economia e Storia» I, 1955,
ad mundandum cannamelas, g i t i d o s et strippones (not.
Traverso 28 settembre).
petium unum gìdidarum nunc a la allirta existencium
m contrata Sabuchie (Trasselli Canna 118).
Un tale impegna la propria opera in conziis et coituris
suarum cannameUarum, stirponum et g i d i d a r u m , ad
Wì
143
LESSICO
s. d.
Palermo
■ j „, r 1 et irriiiandiim (ib.). l'«
plantandum, llg°"™"^'"^, ,;, .^1 mundandum ca.ur.uucl-
tale è assunto '^«'«^"T "nb 1 19 )
las, stirpones et gididas (ib. U,^).
Af> irididis bonis ncciiti et
Vendita dì plantunorum f,';,^.^,^' ' i a i d a r u m «P^uh
incìsis et non scadatis de pl^n^ "Ui ,^ ' <• ^j, j.;,„,^- 3HO}.
venditoris [...] »f '^"^^"^d L deiXn qualibct ccKta
U« tale si alloga nel trappeto '^^^^^iJ^n.^hmm et
^ ;,^ r ' ? ?^lf TK VlSnium qualibet «>cm
selli Canna 121), un ""f^" J , cannameUarum et
medietatem salmarum ^f^^^um deccm e. ,^.j
centum vigintiquinque stirponum et g 1 ci 1 d a
Di questo termine, scomparso col decadere ^^f^"^^^
cannamek in Sicilia e che indicava la_ pianta nel ^^^^ ^""''^Z,
di vita (cfr. sopra, a. 1418), si può ritenere sicuro 1 f "< ; ; ^ 261/».
(Bresc Jard. 68, nota 8), f. di gadid 'nuovo (ka/im.
Wehr 136a).
V. Introd. §§ 22, 28, 52; 30».
131. Gileppu.
1455
Palermo
unamburniam di gileppu rosatu (Giufirida BatL 4931
acqua
(Pasq. 1 318J, gtmeppu [io. 11 ^j^i> ^»^ì,^>' „-..— - , ' , , , aiukb-
dolce' (VS I 176), con 'ncìlvpparì ' cuocere m f°'^,«^^^^ S^ucbbo^puleb
bare' (Pasq. XII 261), incUippari (Traina 477), ed. S^'^^^f" ^^DIX, 301.
it. giulèbbe, ant. it. giulebbo, giulèppe, -ppo (Batt. VI 881), è itrmi
tr ^ \ u -iAo\ ,4o1 nevs ffulàb. attraverso 1 ar,
ne panromanzo (Lokotsch 742), dal pers. guido , sui. , ,
gul(l)ab 'pozione mista di acqua e di sciroppo, miele e zucchero
(Peli. I 210-11).
V. Introd. §§ 28, 56.
132, Gilleba.
1348
S. Martino
unde Girgillus dicitur etiam iUud lignum, quod vulgo di-
citur gilleba, que involuta fune girando aunt aquam
de puteo (Senisio 24 s.v. animulu).
Per il sic. gillebba ' retinaculum ', anche cìddebba ' pietra forata^ ft
guisa di aneUo fitta nelle mura per uso di attaccarvi animali, e propria-
V
244
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
mente i giumenti ' (Pasq. II 223), cibbedda ' palu unni si attacca la jumen-
ta pri fatila pigghiari ' {ib. I 315), gibbedda ' anello di ferro o di pietra
dove si legano le bestie alla mangiatoja: campanella ' (Traina 425), anche
ciddepa e ciddeppa (VS I 713), un etimo ar. gali ab a 'schiavina,
veste che porta il mercante di schiavi e lo schiavo ' è stato proposto da
Pellegrini (I 156-57), con illustrazione convincente del trapasso semanti-
co della voce.
Da questa derivano, col cg. Cibella, i topp. feudum Gilippi (a. 1089
Pirri 905), Gillebi (a, 1282, RRS 11; a. 1398, Pirri 908), casale Gileppì
presso Siracusa (a. 1308-10, RatDec 1291), Gilebi (stesso a., ib. 1315),
ions Gillepi (Arezzo 15, Amico I 508), id. feudo presso Lentini (a 1536'
ASSO XXII, 1926, 236, nota), Gillebi (a. 1601, ib.),
V. Introd. §§ 28, 33, 52, 53; ÒQn, 93^.
133. Gisia.
1210
Palermo
coiicedimus otones Judaeos civitatis nostrae Panormitanae,
tam iUos qui in hac civitate morantur, quam et alios, quos
de caetero in ipsa civitate contingit habitare, ut de caetero
homines vestri sint, et Ecclesiae Panormitanae, et vobis et
Ecclesiae subditi in omnibus existentes de Gisia, de
omnì servicio et jure [...] respondeant, sicut hactenus Cu-
riae et Doanae nostrae consueverunt respondere (Pirri 132,
BPI 83, Lagumina I 13).
Et apud Golisanum de proventibus banci iustitie, platee,
camperie [.. ] nemorum, iardini, gisie, villanorum cu-
ne [,.,] (RollRub 194).
vetera iura terrarum ipsarum [...] sunt hec: baiulationes
doane, buchene, tintorie, arcus cuctonis, bardarle, change-
mi(n)e, venationes cuniculorum, herbagia, mandragia, cam-
bia terre sub aquis, censualia gisie, iocularie ludeo-
rum, celamide et sacarum (ACAgr 247).
Assai numerose, anche dopo l'ultima data segnata qui sopra e fino
ali espulsione degli Ebrei daUa Sicilia, sono le attestazioni del termine,
indicante un imposta personale alla quale essi erano sottoposti, come lo
etano stati i non musulmani sotto il dominio arabo. L'etimo è l'ar. è i z y a
mVf°^\ foT M^7^ P'' ^^*^'' spéa^leinent par les non-musulmans '
loTtitrS', ^^^^^""^ ^^"^^^ ^ ^°PP- ^'^'^ ^asteHo diruto sul fiume
ci ('^,^^'^^-^"f°^^ 37; Amico I 524, 553; Fazello I 309), feudum
Umaratim, alias la Gisia (a. 1391, BiblScript II 479)
V, Introd. §§ 28, 46, 47, 68.
1251
Polizzi
1281
Palermo
LESSICO
245
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1330
Palermo
134. Gudema.
j^3Q9P prohibemus reputantes funeribus adesse, vel aliae mulieres,
Messina quae earum utantur ministerio, nec in domibus, seu •eccle-
siis, vel sepulturis, vel alio quocumque loco, nec puisentur
circa funebria guideme, vel timpana, vel alia solita
instrumenta (Testa I 94).
In primis nullus audeat habere tubas nec locuktotes zatn-
marie et Guideme secundum motum saracenorum in
nupcijs nisi per cabellotum cabelle predicte (Pollaci 323).
Quod nullus audeat habere tubas, nec ioculatores, zamma-
rias et g u i d e m a s secundum ritum Sarracenorum m
nuptiis (La Mantia 19-20).
omnes reputatrices, quae intercipiuntur de coetero in repu-
tationibus, et pulsationibus gudema e, et aliorum m-
strumentorum, vel sine instrumentis ipsis debeaiit lustigari
per urbem felicem Panhormi (De Vio 107).
Il vocabolo, desueto da gran tempo e solo dal doc. dell'a. 1309 noto
a Du Gange (IV 134), il quale, interpretandolo come ' instrumentum^ mu-
sicum, cithara ', pensa sia da emendare in guiderm, guiterm id. (ib.
136), indica senza alcun dubbio uno strumento musicale. Se la torma più
genuina dovesse essere gudema''', il cui aspetto è caratteristicamente ara-
bo, l'etimo rimasto ignoto potrebbe andar cercato, non senza perplessità
per l'assenza di puntuali elementi di riscontro, in un termme non attestato,
connesso con la radice 'azama ' magnus fuit, magna et magni mo-
menti fuit res ', ' grave accidit alieni ', (IV forma) ' magm fecit, hono-
ravit' (Freytag IH 181«); il rapporto semantico starebbe neU essere a
gudema adoperata nell'esaltate le lodi del defunto e dello sposo, ler la
forma cfr. ' u z z a m a h ' magnificentia, superbia, fastus ', ' vestimenti
pars, qua mulier magnarum natium speciem praebet ' (Freytag III ll2a).
V. Introd. §§ 48, 50, 53; 30«.
135. Halfa.
XIV sec.
Trapani
Item de opera de halfa, de terra, utpote pignatis, scu-
tellis et similibus, et herbis comestibilibus et fructibus re-
centibus [...] tareni decem per centenarium tarenorum (La
Mantia 25).
K5 Per guidema da gudema cfr, guaddemi da gaddemi (Traina 422, 453), dall'ar.
hndlm (Pell. I 134).
246
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Il vocabolo, che deriva dall'ar. h a 1 f à ' ' nomen herbae aquaticae '
(Freytag I 41Sa), halfà' e halfa 'alfa, esparto' (Wehr 235a),
cfr. malt. Balfa ' id. ' (Barbera II 443, Busuttil 80), è stato reintrodotta
in Europa verso la fine del secolo scorso come it. alfa ' sparto. Stipa tena-
cissima' (DEI I 119), fr. alfa, ecc. (Lokotsch 796), con l'uso delle fibre
di questa pianta, che cresce spontanea nei paesi magrebini e in Spagna,
nella fabbricazione della carta.
Il prestito medievale non fu solo galloromanzo, come sostiene il FEW
(XIX 63-64), con ant. prov. alfa ' sparte ', ' esp. de corde en jonc ' (fime
XIV sec), ant. lion. offe ' jonc provenant d'Espagne, utilisé pour les filets
à poisson ', fr. aufe (dall'a. 1680), lat. mediev. alfa ' corda alfae, funis
specie, vulgo corde d'aufe, ex junco Hisp. alfa nuncupato, contorta ' (Mar-
siglia, a. 1391, Du Gange I 175); infatti, a parte la citata attestazione
siciliana, sussiste anche in port. alfalfa (l" doc, XIII sec; var. arfarfa
a. 1253, con al- agglutinato, Mach, I 151) ^^.
V. Introd. § 26; 4«.
136. XttvSàxiov.
ino
(Calabria)
1121
(Calabria)
(he, xatauttivEi i] òSbc, [...] tò xavSàx-nv (Trlncliera
95).
àitoSiSt, dg 'zb xavSàxTiv (ib. 117).
1131
(Calabria)
1141
Palermo
ùc, à-Kàyq &%gi toO xccvSaxiQoii (ib. 147).
ex tV)v XE^aX-fiv ToO xavSaxiQou [...] tò etepov
XavSàxiov (Cusa 557).
1142?
Lipari
\!)TOO-Tpéq)Eb TTÒ xavSàxoov (ib. 523)
1148
Cefalù
xataPévEt gwi; tò xàvTaxT] (ib. 481).
1173
Petralia
àiToSEiSi iitàvu xtT'tixI.ag Sirou tò àypixòv xwpàcptov xaì
'éwg xavSàxiov xaì tò aÙTÒ xccvSàxiov &xpi
àxpEipvécrei, (ib. 653).
256_Voce diversa è sp dfdfa 'erba medica' (DCEC I 110), da cui ant, sic. alfauczl
herba medica, ae , 'medica, ae, alfacze, specie de sugla erba, alfalfa yerva ' (Scobar, in
Trapani 73), che deriva dall'ar. fasfasa.
LESSICO
247
1183
S. Filippo
àvapévi, TÒ xàvSax tóxpn -^oO awviou Pouvi-xoO (ib.
435).
La maggior parte delle testimonianze qui sopra citate, calabresi le
niù antiche concorda nel richiamo al biz. xa v S àx. o v , x a v tcc-
ToT fos'sa, valium' (Du Gange Gì. Gr. II 1729) « ^^/^ .^^ta^)
(cfr ngr. xocvSàxo, xocvTàx. ' fossato, trincea ', Brighenti I 676), dimmu-
dvo banalizzato di X^vSa^ che potrebbe riflettere d«ente il
pers handaq, piuttosto che richiedere, come pensa Andriotis (p.
420;' cfl-. SVS 31 una mediazione araba. Gontitiuano la voce bizantina il
sic. (ME) cannaci ' fossa che si fa per piantare ', cai ...i.« id. , bov^
lianLi 'fossetto, solco profondo' (SVS l-c; NDDG 125 324, LGII
558) con i topp. cai. Cannaci (DTOC 123), H andaa (ib. 401).
La diversa^osizione dell'accento, alla quale finora sembra che non
si sia prestata attenzione per una precisa identificazione d^^^amite dimo-
stra invece che non la voce bizantina (Giufìr. 50-51, DEI I 715 s^v
candace), bensì Par. handaq 'fossa munimenti ergo ducm spec. a
cum moenia nrbis ' (Freytag I 530^), ' l'-m vallee (Dozy ^ 40 .)
■ ditch ', ' trench ' (Wehr 304^), cfr. malt. handaq fossa a foggia ditor
tificazio^e condotta circa le mura deUa '^itjà ', comunemente fo so tnn^
ciera ' (Barbera II 486, Busuttil 82), Bandoq 'a vai ey, a ^aje (Busuttl
91), ar.-sic. (assai frequente) handaq ' vallo -onis, ^ff^'l^f'^moni
r, 2; ecc), sta alla base del sic. ciànnaca, -u ' g^^ande fendi uà nei moni
o in enormi sassi ' (Pitrè 26), «^«^-« ' «P^ \^''^T f .T. Jc a
130), ciànnaca (Mistretta), ' taglio, spec. quelo che si fa pe gozza^e ca-
pretti e altri animali' (VS I 699), cannacu ' °g^^^' Ì°f ^*° . ^f™
leggere cànnacu: cfr. pant. cànnacu ' id. ', Peli. I 258) a Mistretta cre-
'pfccio, fenditura fra le rocce, dove la neve non s scioglie nemmeno m
estate ' (VS I 548), cannacàrisì ' sprofondare ' (ib.).
Come nella Penisola Iberica (cfr. VemetGinés 569) dove qu^to
arabismo è scomparso come appeUativo, così m Sicdia si rova qualdie
riflesso toponomastico di esso: Cànnacu d'a petra ^^nèai^^'^f.^^^^^^^
I 38)- Canicatti 55 B 3 e Canicattini 56 D 4, a. 1212 Candtcattmum
Pii5'l304) a 1408 id. (BiblScript II 491). vallis Yhannicattmt sarra-
fnle dieta \L1 1 183), Cannicattini {Vini 761), Chandtcacttm (Bar-
^:^l^lChandicattinii.. 1692, BiblScript II 465) gf—
(Amico I 502): da h anda q a t- tin ' ^^^''\^; ^ff'Jflé)
319), non da 'ayn al-qattà' ' fonte del tagliatore (BAS I 96),
nonostante la forma Ayncattino (Amico I 242a) .
257 Già ia un cioc, dell'a, 1124 si legge un equivoco H«,«Jc^«^« Kdaf >'li«S
bilìtà di confusione son cresciute con la convergenza fra gli esiti di nana a 4
;-j 1 1
248
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Alle numerose testimonianze di toponimi formati con h a n d a q ,
raccolte da Pellegrini (I 304-306), se ne possono aggimigere altre, per le
quali imprecisione grafica e carenza di dati comparativi lascia per lo più
oscuro il secondo componente: a. 1108 ad vdlonem handicritam (White
250: = handikittain <liandaq at-tin);a. 1190 Chandec Mundic,
Chandez Chaser dictum Iscari, Chandec Azuties, Chandec Seìt (BPI 58),
Chandec fiUi Meedi (ib. 59); a. 1195 Andec lofre (Mazzarese Fardella 94),
Eandehelomeli (ib. 95); a. 1242 handac il mutalab, handac il kemmum
(MonHMans 35); a. 1258 ad fiumen quod dicitur Handacbilge {Belice};
MonHMans 190, da originale arabo del 1155); a. 1284 Handik Belchelgi
(CDArag I 114); a. 1298 in contrata Candiculvare (not. Maiorana 60);
a. 1391 Chandicaldasi (BiblScript II 478); a. 1393 Chandikillelczi , Chan-
dikilkuczi (v. aiosa 16); a, 1692 Chandicahularii (BiblScript II 465);
Chandicagliuni, Chandicagluni (Barberi I 44, 48), Jandigaglano (Barberi
Secr. 165),
V Introd. §§ 10, 16, 52, 59, 66; 113/^; tayu 272.
137a. XavoÙTiov.
1178
Messina
(pévoiJie iriTcpào'xovTe ■nàcrav y-ou ttiv àva[j(,oi,piav ixou t:wv
olvtp.ù.'Zhiv -rwv xaì. x a v o u t i w v [ .,,] -rà ijv-ca v.aX
St,ax£Ì(j(,Eva zlq tè àvooxoSopiTi&Èv xàcrirpov tióXewi; Mect-
(nfivns- [..,] xaì. a\}yv,z%ok\'f\\i.b^a, \}.i-xk -rwv ÉTépwv x^-
voutiuv crou Tou àyo^aa%o\> [.,.]. IlEpwpit^ovTai,
oOtwc; ■ [...] ex Sé votìou ià ETEpa xccvoÙTLà crou
ToO àyopaffToO, &,-Kzp àYÓpoccras' i% Tinv àSEX<pi(^v txou, xaì
àTcè Popiou -TÒ xctvoÙTiov uìoO STsqjàvou AeX.t^tou
Toù AÉovTOi; (Cusa 349-50, Guillou ActMess IH).
137b, XavouTépioi;.
1166
Palermo
Xewv ó xavoutépios- (Cusa 75).
Il termine risale all'ar. hànùt ' wineshop, tavern ', 'bar, pub',
' shop ' (Wehr I19d), cfr. mak. hanùt ' bottega ' (Barbera II 449, Bu-
suttil 82), hanut, hanuth, chanut in docc. medievali (Wettinger 365); da
esso a torto Amari (SMS III 334 e nota) trarrebbe l'it. cànova ' magaz-
cmmc- (con sic. -nd- > -m-) e di 'ayn > canni-, per es. in Cannizzam torrente di Palermo,
detto anclie^ Ketnoma, ar. Aynnizar (Amico I 234); cfr. B. Pace, Toponimi antichi Me
tonti arabe, in Studi medievali in onore di A. De Stefano, Palermo, 1965, pp. 365-72 a p 366.
LESSICO
249
Zino, cantina, dispensa' (da lat. tardo canaba, cannaba, DEI I 325). È
dubbio che abbia quest'etimo il top. i Carnuti (STS 96).
V. Introd. §§ 41, 69, 71; 30«.
138. XcLvt,ipr\c,.
&EÓ5wpo^ ó Tou Xéovtoc; toO xav?;èpi (Cusa 77)
1169
Palermo
L'epiteto risale all'ar. hinzir ' porcus, aper ' (Freytag I 53 U),
•swine, pig, hog' (Wehr 304è), cfr. malt«.«z.r porco, verro (Ba -
bera II 487, Busuttil 82), in Sicilia a. 1125 paou x^v^^P Cusa 555, r. 21),
o a ^hanzàrì 'porcaio', cfr. ar-sic. d-h.nzM = è xo^piPo.xo, (ib.
146è é"xot,pi3órao<; 152^; De Simone 24, 64), ar. hanzayr porcher,
gatdeur de cochons ' (Dozy I 408.). Dalla priiiìa voce, alla quale va cer-
tamente ricondotto il sic. (Modica) ^««^t«' ™^^;'°,/^^.! ^^1,1
l'irpino (Montella) canzirro ' maiale ' (Peli. I 198, LGII 208) mentre
ne va tenuto distinto l'omonimo sic, cai, ecc. canzirm mulo (VS 1 l.c,
NDDC 130, DEI I 730: da lat. cantherius) , derivano v-^J topo-
nimi: Ganzirri 52 C 1-2 (cfr. Lokotsch 817); Vetra Chanzm {^^thcnl
449)- promuntorium Raiscanzir Afro nomine dictum (Arezzo 10; v. ray-
siuslU; Canseria 56 C 3, 56 E 4, Chanzaria monte e feudo presso
Cakagìrone (Barberi I 317, Congaria ib. 319) = ^^^^f^^l ^™,4^
445), a. 1236 magnum vallonem chanserie presso Troma(AbSlA, 1»«4,
91), a. 1379 prope fiumen chanzerie a Polizzi (TabMonPol 23/), ^- ^<^^
feudum Ganzane e baruni di la Ganzarla (ASS= IV, 1979, 352), i. Mi-
chele dì Ganzarla 55 C 6; cfr. STS 105.
V. Introd. §§ 47, 54, 55, 71; 30«.
139, Xap(3àTo<;.
1172
Palermo
ó Twv X a P P à ^ w V p,àtotwp xal toO xàuTou ,iavàX5ou
cruYYSV'^g' i.wàvv'n<; (Cusa 664).
La voce di questa isolata attestazione indica un corpo di/ lancieri ',
giacché deriva certo dall'ar. harbah ' basta brevis', pugio cuspisve
hastilis latior' (Freytag I 36U), 'lance ^^^^ ' ,^^\ ,^f .^'?^^' '/at
h a r b a t {Kazim. I 402è; h i r a b Freytag l.c, Wehr 195.), lame de
poignard ', ' soldat arme d'une lance ' (Dozy I 264^).
■■■I 11
'! Il
::t il
:i II
250 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
140. Hasserifli,
1193 damus libere, et concedimus possidendas duas apotecas no-
Palermo stras, quae sunt in centrata hasserinorum, Eccle-
siae Sanctae Trinitatis quae est sita juxta portam Therma-
rum (MonHMans 8, Contr, 311).
Come già indicato da Amari (SMS III 893, nota 1), il nome della
« centrata » deriva daE'ar. h a s s a r I n ' fabbricanti di stuoie ', della
stessa radice di chasira (85). Il singolare di esso, h a s s à r ' mat weaver '
(Wehr 2l2b; pi. hassàrm), si trova in documenti arabo-greci e greci di
Sicilia; a. 1132 Ktiev xaróp (Cusa 514), a. 1178 husayn al-hassàr =
Xouo-éTQV èXxaffàp (ib. 148«), a, 1183 bu 'l-hayr al-hassàr = PouXxàiiP
xacro-àp (ib, 247 a; c£r. 250a, 265a, 278b). L'accento ritratto nei cgg. e
topp. calabresi Fàssari, Fài(i)ari, H'Mari (STC 1633; Peli. I 230;
DTOC 106, 107, 401), indica sulla forma araba hassdr un intervento da
parte dell'elemento bizantino; cfr. Fùrnari 51 D 4-5, id. cognome sic. e
cai. (DCSC 116), gr. mod. cpo\ipvap'n5- ' fornaio ' da gr. mediev. (poupvàpTif;.
lat. furnàrius (Andriotis 416).
V. Introd. §§ 40, 53, 70; 30k.
141. Xài:!;^]?.
1142
Troina?
1142?
Mistretta
1154
Troina
1173
Palermo
1178
Petralia
ó xàx^Kis- (Cusa 303).
Tiéirpos- xà-X^t] (ib. 524).
Tté-cpos" \)ihc, tuàvvou xàTÌ^T) (ib. 318).
àpwreXwv tò Yvwpi^óixevov toO y à t !C ti ulou cpscrtaic
(ib. 665).
ó xùp YouXié\[aos- xà.TX.t] (ib. 658),
Il termine, soprannome e presto cognome nei documenti siciliani co-
me il nostro Pellegrino, corrisponde all'ar. h a g è 'qui adit adiitve aedem
Meccae , ' qui solennia eius celebrai aut celebravit ' (Freytag I 344è),
cfr. a. 1168 iwàvvou Ypaixixa-cixoO xal xAtì; (Cusa 486, r. 5), nel « Rollo »
per... monttcuhm chagi (ib. 187, r, 14) = kudyat d-hàgg (ib. 215 t. 7).
LESSICO
251
a Lucerà Agegius (CDLuc 60). ^ peregrino ' (Steiger Contrib.
Con l'ant. sp. djaie, (Granata) dhache P^fS" ^, J . ^ f^._
agis, hadii ' celui qui a fait le V^^^'?^lJ^Xf'T' (Ang Da Smirne
giuntovi a sua volta per f^^^^^^^^^X^ThalLL (Lokotsch
366), col quale la voce e penetrata ancne neuc lui^u
777).
V. Introd. §§ 28, 29, 53,
142. Hugita.
1170
Palermo
^s^pàmixEV «pò, ere ...] tifiv ^^Z'Zoroul'h^^
ToO TtpocMvTo^ mi xou oi:xou -CTÌ^ li-Q^poc; èi^ou [..,] wx
J°sisv TÒV tioO-rov o^xov -ròv Ityòn^vov x o u -v (, p a v
(Cusa 78).
hugeram cum duobus stabulis, et casalenum (Monli-
Mans 32).
habeo hugtam in dicto darbo Jerbine (TabPPal 60),
C h u g e r a vero quam habeo iuxta domum in qua habito
[juchS Ga.eleme amìtae meae et indico et lectum pa-
ratura et ordinatum (MortiUaro 411).
tradidit in excambium [..J ^f^^ fqSod pS
sitam prope domum suam [,..]. btatuit L J ,^ . ^
dictus nobilis vir [..,] et haeredes «^^^ Bu«illi u^^ curn
hugira et terras praedictas teneant [,..]• ™ 3^'°
ButdUiriae cum Hugira «i?^ Y^'-^I^tblic "S
est ruga quae dicitur Sucbac barcHuc, et via P^^^^^ic^^
quam U Buttiniria et b u g ^ ^^^^^^^^^^^^
hugita (BPI no).
Il termine, poi scomparso, spiegato come 'piccola '^'^'j^^^''^^
mento greco ci:tato, deriva dall'ar. hugrah ' stabulum septumve ca
1225
Palermo
1230
Palermo
1248
Palermo
1251
Palermo
.Mii
252
ARABISMI MEDIEVALI M SICILIA
1 '-■
melorum ', ' conclave domus, coenaculum, cubiculum ' (Freytag I 346«,
Kazim. I }82a), ' room, celi' (Wehr 185a). Una più ampia estensione
del referente si deduce da un atto privato in arabo dell'a. 1196 (Palermo,
Cusa 499-501), concernente la vendita di una hugrah composta di due
camere al piano sopraelevato [gurfatìn duale di gurfa, Wehr 785è) e, al
piano terreno, di un appartamento {bayt, Wehr 102,^), un andito {s.qif,
V. sikifa 241), un cortile {qà'ah, v. caha 51) e un pozzo ibìr, bi'r, Wehr
49è)^«.
V. Introd. §§ 28, 29, 63; 30«.
143. HuUa,
1203 ^ Insuper thesauro ecclesie profligato, prefatum archiepi'sco-
Ferentino pum per mensem et amplius obsedistis, et cum nihil po-
tuissetis in obsidione profìcere, erogata pecunia predictum
Capparonum ad ipsum obsidendum adducere minime du-
bitastis, quem, datis uxori sue magnis cupis argenteis et
dalmatica de bulla valente plus quam mille tarenos, ad
hoc induxistis ut bomines ipsius archiepiscopi caperet, tor-
queret et mutilaret, et amicos et consanguineos ejus faceret
exulare (Huilkrd-Bréholles I 102).
L'etimo di questo termine, che sembra attestato solo nel documento
della curia papale, redatto certo sulla base di informazioni ricevute dalla
Sicilia, fu indicato da Amari (SMS III 596, nota 1) nell'ar. hullah
' nom d'une étofie ', in Edrisi ' étoffe de lin, ordinairement brochée d'or ',
nel Vocab, ' purpura, cendat '; ' dalmatique ' (Dozy I 312i^; cfr. Kazim.
I 47 4a, Wehr 232b).
È difBcile dire se afferisca alla stessa voce « killam unam de seta
rubea » (a. 1279 a Palermo, DotCostEbd), supponendo una variante con
-i-, semanticamente distinta da h ili ah ' storeae pannus longior ' (Frey-
tag I 413d), ' cuire peint ' (Kazim. I 608b).
Il vocabolo è anche iberico; ant, sp. dfoUa, alholla ' paiios de bro-
cado de color de piirpura ' (Steiger Contrib. 257), ant. port. alfok
(Mach, I 155).
LESSICO
253
1367
Messina
1511
Catania
E.k^à.T^lt^^S^sfSU:''' "'"''' ^"^'^ ''''''' '' P"° "°-^'^ ^ T.apam e «d
144, Jannettus,
diversis iannettis sarracenis tunc venientibus de Ca-
ir ■ tionia in Siciliam ad nostra servitia, prò expensis eorum
Messma rSpano usque Messanam ad nostram presentiam, quo-
rum [..] iannettorum nomina et cognomma et
quantitas pecunie cuilibet eorum proinde soluta m eodem
quaterno dìstincte notantur [...] (CDArag I 606).
Par unum ocrearum rukarum ad usum jannecto-
rum [ ..] coyraciam unam de ere ad exercitium ] an-
nette , [...] sellam unam jannettarum, [.,.] sellam unam
magnam ad ixercitium jannectarum (BiblScript II
453).
unu guarnimento novu annyillato di argento F^lo^^^}"
cari dila ginecta cum li sci guarnitiom di ]ummi di
sita [ ], più selli per cavalcari alla guisa et una per la
ginecta (TestPat 119).
Il sic, ginecm, ìanecm (Scobar, in Pasq. II 223, 278), gunnem
' cavallo corridore, che serve solamente per uso di correre ^ P- o. ^ ;-
bei-o ' fib 219- cfr Traina 434), come l'it. ginnetio, ant. it. giannetto,
S..^i ecc ^ doc. XV sec, DEI III 1810, Batt. VI 785 , fr. genet
"doc' 1382 FEW XIX 267), port. genere (Mach, I ^OO-l), cat^ gene t
ant. gine^, AkM VI 259), a cui si possono aggiungere gr. mod. reve.ov
'ginnetto' {Brighenti II 233), sard. i^«^f ^ ^^^^^^^^j^^^^!, ^^^c
deriva, tramite lo sp. jinete {V doc. secondo quarto del XIV «-<;•. DCEC
111057-58) dall'ar volg. Zenèti, ar. Zanatl, etnico della tribù
berbera Zanata, rinomata per la sua cavalleria. La ^o^^lJ^n^n^l.
ant sic. jannecta è originariamente aggettivo, usato in espressiom come
''■ '1Z^::lo, essendo stati anche membri della ^^
tra i Berberi partecipanti all'occupazione musulmana della Sicilia, do^^^
hanno lasciato traccia della loro presenza {baiar az-zamt , P^l^' ^ l^^on
bibliografia; petram de Zineth a. 1093, ACAgr 16) la loro ^bilxta n^^^^^^^^
valcare do;ette essere qui ben nota; forse era addirittura proverbale,
leè tautologico (De Simone 46) il nome di un certo <a.k.o. xa^aV
>lpJ(a, U37, Cusa 521), la cui forma (.^ = i) pare assicurare che
il passaggio .- > g era già nell'arabo (cfr, DCEC l.c. e II 1061, s.v.
^''""^'e tuttavia data e tenore della prima testimonianza siciliana del vo-
cabolo inducono ad accogliere l'opinione (Varvaro Catd. 95)^di una me-
diazione del termine catalano, nel doppio suo significato di cavali Ueu-
w
254
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ger, non encobertat ' (1" doc. Giacomo I) e di ' qui va a cavali amb ar-
madura Ueugera, sense encobertat ' (P doc. Pietro I).
V, Introd, §§ 4, 47.
145a, latra.
1283
Messina
1285
Piazza Armerina
1315
Enna
1332
Palermo
1337
Palermo
1348
S. Martino
1379
S. Martino
1455
Palermo
1464
Messina
1478
Siracusa
145b, larrecta.
1293
Lerida
quadraginta quinque gerras olei (RRS 589).
iarras de eleo (CDArag I 199).
jarre oleo piena trecente una (ActSicArag II 147).
pitarra ^^ sive j a r r a ad opus regendi frumentum (Bresc-
D'Angelo 152).
[usus] jarrarum duarum, pitarre unius et tenellorum
duorum (not. Salerno 18 settembre).
Batus ti mensura est olei, capiens sextarios quinquaginta
L...]; vel est yas olei, quod vulgo dicitur gyarra (Seni-
sio_ 73 s.). Idria e, idest vas lapideum aquatile, que vulgo
dicitur gyarra (ib. 74).
mandavi iarra j grandi ructa per mictiri li parchimini
m calchma oy a mmoUu (Giuffrida LC 164).
una jarra... plenam riso plurimis medietate (Giuffrida
Bott. 492),
iarras seu ydrias mediocres, fractas (Gabotto 275);
1 a r r a m unam ponendi oleum, vacuam (ib. 482).
idrias seu jarras duas magnas (Mauceri HO).
101)""^ ^"^ ""^^ ^^ ^"'^"^^ Cathanie (ActSicArag I
iAm7s^ÌL%.t7 cttpD^'.lGTT 4ni"? < er.^;.o«àp..ov, per Musso di
ij. J/, con topp., lCjII 401); ma pttara a Licata Tkaina 1154Ì.
gtarra
1348
S, Martino
145c. lattotta.
1455
Palermo
1469
Trapani
LESSICO
Pormeus ei... navicuK que dicitur iarrectu.
homines per flumen (benisio 74).
|Hirtans
ani ali;iJn i a r •
rottam similem non stagnatam ^uuuiu
i,,,ottas tres mellis. duas magnas et unum p«v.m
(not. Scrigno 22 novembre).
cantarla yigintiquinque olei injarruti (m>t. Gaudiu.
12 gennaio).
145d. Injarratu.
1467
Trapani
Il .0, ;.. (Scobar. in Pasc, JI ^;£:^Z::Z^^^^
di figura cilindrica, stretto, di fo;^do ^/^.'^^^^'^^^^J T^^ ,,,nde di terra
nel quale comuneinente si conserva olio ib. ^:^"^' ^; K . ^
cotJperusoditen^ioli.^(I^^4m^^^
.erra, glarU (NDDC 300), d...^ ■^"ft^ìilf,] ttéJP^^'^
anche ' boccale per uso di bere, brocca (VDb 1 14ÒJ. l e ^1, ì
brocca per l'acqua' (Bigalke 4508 , garl^ boccale, brocn 0^>. 4350)
éarl «bLca, vaso, bicchiere con due nwuci ' ('b;.i23 , «^^x^- J^^n
(D'Ascoli 261), it. giara, gìarra {V doc. XIV ^^-^^^^^^ff ^ ^^
a. 1280 tara, a, 1288 iarra, venez. ^«''^ (^f ' .1 ^^ P i r^fT^SMl at
fa menzione in un documento da Tripoli di Sma dell a. iU6 (TabbMUtt
'"' Lane incerto se l'ant. prov. iarra iV doc. XIV -^^ -^1;
;.... (r doc. a. 1449. FEW XIX 55-56) siano vcmm ddlluiu o d<UU
Penisola Iberica. Quanto allo sp. e ant. cat. ^arra (1 doc. XIII .ec IX.LL
II 1041, DECH III 498), port. ;.... (r doc. a. 1370 M^ad. H 12^^^^^^
all'ipotesi che possano essere di provenienza italiana (FEW, Mach^.co)
si oppone quella che la voce itahana sia venuta dalla Spagna (DCLC
DECH U.CC.). Tenendo presente che la forma predommante m C«alogna
è gerra {V doc. a. 1249, AlcM VI 276; cfr. il sic. gerra della. 1283, pro-
babile catalanismo), in uso anche nel Portogallo settentrionale e m ^r
lizia, si è indotti a pensare che essa rappresenti il prestito iberico diretto
e che invece jarra, senza imàla, mostri appunto il tramite della forma
siciliana.
^^
256
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Da giarra deriva in Sicilia il top. darre 51 F 2, in Calabria Ciarla,
Giarra, ecc. (STC 1522, DTOC 127). Quanto a *giarretta, il particolare
significato di ' barca da traghetto ' trova ripetute conferme, cfr, « Ver-
nacula lingua scapha est, qua homines alveo fluminis terrae traiciuntur,
nunc Jarrecta S. Agathae » (Pirri 524 e nota, Du Gange IV 280), « ]ar-
recta sive barca passagli fluminis diete terre Leccate » (Barberi Secr. 160),
« cabella iarrecte » (ib. 66). La voce, che passò poi ad indicare il fiume
Simeto (Amico II 500), cfr. a. 1360 « barca que ad presens navigai et est
nel fiume Giarretta » (Ardizzone 251), ha lasciato i topp. Giarretta 49
E 2 e id. presso Catania (STS 87)™.
V. Introd. §§ 28, 71, 74; 30«.
146. lubali.
1455
Palermo
1472?
Palermo
caxettam unam plenam di pulveri di i u b a 1 i (Giuffrida
Boti. 493).
iubati gr. X (ib. 497).
Il vocabolo, che designa un prodotto da vendersi in farmacia, corri-
sponde con molta probabilità all'ar. gabaliyyah ' substance qui
ressemble à l'encens ou au benjoin ' (Dozy I 172*).
V .Introd. §§ 19, 20, 28, 52; 30«.
LESSICO
257
1470
Trapani
1476
Trapani
locavit et affidavit [...] omnes terras xaras [...] inclusas
de iummarris et disis (not, Girami 23 novembre),
promìsit se obligando [...] lacere salmas ^uc^^^as ^^ u rn^
marrarum ad opus calcarie in xara (not, Castiglione
21 marzo).
Il sic. giommarra ' hec cameriphis is ' (Valla ?>9) giummara ' foglie
di cerfoglione, delle quali comunemente si ^^^^^ ^'''^r^ll'" l^^ll'^^
onde seggia dì giummara, corda di gmmmara, e simili (Pasq. II 231 ,
gLL.S ' foglia del cefaglione ', con gi.un.n.aritu^l^o,o V^^o .J.l-
me,..: palmeto' (Traina 439), anche amarra {SYS 54), ^^"^'^.ZZ'^
èummàra 'midollo della palma, sostanza bianca e molle die appare
Tslmo del fusto troncato..! palma ' (Peli. I ^92 264); c^, con^-
gnificato un poco diverso, forse concordante con 'i'^tT ^f^ TZS)
nianze sopra citate, malt. gummàr (= g-) ' gmestra ' (Barbera II 408),
' bulrushes ' (Busuttil 57). ^, ., , t iT\^r.
Al termine, certo arabo-siculo, cfr. a. mi Chari eljummar (Doc-
InNorm 23), corrispondono i topp. Giumma% B 2, GtummaraZr^^
B 2, Giummarella 49 E 3, Giummarera 54 C 6 Gmmmarek (Molmo^
56 F 3, 'a GUurnmara, 'a Giummarrata (STS 83) cfr. . certam tenu^ m
terrarum vocatam la ]umarria intus tetritorium di la Jl^i^^L^r S
Agrigento (not. Capizzi 25 novembre 1525), 5. Uana ài Gtummara de
lumlarìisiYmi 736, 869: «gemmar... Arabice palm^ sdvestrem si-
gnificai») e Mons Giammaricarum, de lummants (ib, /3^, n^h
V. Introd. §§ 28, 34, 37; 30», 128«.
147. lummarta.
1255
Palermo
ante 1312
Palermo
1345
Catania
1348
S. Martino
quae petia terrarum est gerba et inculta et piena z o m a -
riis et fruticetis et cannizzolis (App. Top, 390).
Item de Cordis, de I u m m a r i j s , scopis et Costis que
deferuntur a liparo vel aliunde de Sicilia debentur eidem
doane Targime ana tarenj v per Centenarium tarenorum
(Pollaci 325).
retuni di iumara (VNS 39).
Cimar [...] idest centrifolium vel cifagluni; unde Cimaria
rie... folium eius, quod dicitur iummarra (Senisio 46).
^«o Dubbi sull'etimo di janecta 'barca' in Wagner Voc. 162-63,
148, Jummu.
1511 Unu guarnimento novu annyiUato di_ argento per lo ca-
Catania valcari dila ginecta cum li soi guarmtiom di j u m m i di
sita (TestPat 119).
Il sic. giummu ' fila di seta ritorta con oro, « f^g^T/plf n 2hT
a guisa di pina al rovescio, per vari adorm: nappa, fiocco (P^^^^JI 2H) ,
' ornamento composto di vari fili uniti da un capo: "^PP; ' /X^j^j'^
o molti fiori foglie insieme riunite a guisa di P^^^^^^^f ^^^^^t
un gambo o ramo: ciufio ' (Traina 439), con il %^\^'^''^^ ^J'^'l^l
CorLo 18 ottobre 1374) e il top. Gìummdlo (Pizzo) 55 BC 3 deriva
dall'ar gamma 'riunione di più fili di lana, di seta legati insieme a
manie a di formare un fiocco' (Peli. I 178), Bencbé f /ejato più sto
tardi, il prestito può dirsi diretto e distinto da sp. (Andalusia) al^uba
258
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
(DCEC I 137) o alluma 'tallo nuevo de las plantas ' (!*■ doc. circa a.
1590, DECH I 179).
V. Introd. §§ 34, 69.
149a. luppa.
1191
GaUipoli (LE)
1211
Gerace (RC)
1226
S. Severina (CZ)
1248
Palermo
1273
Reggio
1282
Messina
1287
Palermo
1299
S. Martino
1323
Palermo
1346
Palermo
1404
Palermo?
1406
Messina
1426
Agrigento
yi'niDav Ma&ap£iop,éTa^ov (Trincherà 519).
Yioùiriiav -r^iQvSàTov (ib. 356).
if) ètiT] yioii-K'Ka. (ib. 376).
i u p p a s duas, unam albam et aliam tintam (Mortillaro
411).
Y u ó ■n Ti; a s" Siio, V) \}ia. i% [JiETà^ou ii^ S' tq HXkn) Xtviri<;
(Trincherà 487).
iuppam unam femineam de lino (RRS 217).
i u p p a s tres, duas de buccaramo et unam serìcam (not.
De Citella I 178).
iuppam unam de seta ad fersas (ASS^ XXI, 1896, 281).
iuppam unam de cindato rubeo virgatam seu afEctatam;
item iuppam aliam de tela alba laboratam (Salomone
Marino 223).
i u p p a de cendato ialino et violaceo afEctata una (ib. 224).
anulum de auro cum quodam lapide niculo in quo sculpita
est quoddam capud saraceni unius cum una J u p p a ad
modum Saracenorum cum eius barba pizuta (Lanza di
Scalea 302, nota 612).
choppam unam de panno fiorentino coloris taney (Ga-
botto 259).
Ki li ditti donni poczanu usari [...] rota a li gunnella oy
eh oppi tantum vayri dossi oy cindatu (CaplnCDem
1463
Messina
1464
Messina
149b. Jupuni,
1380
Venezia
1403
Cotleone
1446
Noto
1474
Palermo
1480
Alcamo
LESSICO
259
268)' si per casu di vintura la mugleri oy figla di famigla
si vestissi oy purtassi alcuna eh oppa oy gunnella oy
altra cosa contra la forma di li capituli supradrcti [...]
(ib. 269).
choppam unam de gricta infoderatam de tela celesti
[ ],% h p p a m unam de scarleto, mfoderatam de pan-
no mbeo, cum eius pulsiUis de marturis (Gabotto 268).
choppam unam de grana infoderatam de buccaxino (ib,
481).
jupuni sei blanld di tila (TestVen 59).
giponum unum de tela (not. De Pittacolis 14 dicem-
bre).
giuppone unum novum (Mauceri 108).
n In riirm iudeu fu prisa certa roba et intra li altri uno
g/ppfnit lucali si dichi erano cosati chentocbm-
quanta pezi doro (Lagumma II 146).
149c, luppectum.
1298
Erice
ante 1312
Palermo
1352-1388
S. Martino
g i p p n e s (not. Adragna 30 giugno).
iuppam unam et i u p p e e t u m unum album de tela (not.
Maiorana 83).
In primis nuUus audeat implere cultras, luppas neque ali-
quid opus panni preter notìciam et licenciam ^abellot^C^L
Item prò impletura unius luppe J;ec pit gr itltern prò
impletura unius iuppecti gr. u (Pollaci 327, cfr. La
Mantia 21).
illu si indica comu larruni et mittisi varamenti a lu g i
b e 1 1 u di penitencia (LW 158).
Il sic. &ubba ' veste lunga imbottita, giubbone imbottito ' (Pasq.
n 228), con gippone ' hec diplois dis ' (VaUa 39), jippum sorta di veste
260
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Stretta da dotina, a cui si cuopre il busto, giubbetto ' (Pasq. II 284), giubba
' facchina, abito con falde ' (Traina 358, 438), jippuni ' farsetto, giuppo-
ne ' ' busto ' ' cammiciuola da notte ' (ib. 513), col cg. luppa, Juppa,
deriVa daU'ar.' g u b b a ' veste di cotone ' (Peli. I 177-78 Dozy Vétem
107-17), cfr. malt. gobba ' a petticoat, a jupe ', gobba di kamra gown
(BusuttU 56).
L'arabismo, che sussiste anche in cai. jippune, fuppune, ecc. corpet-
to giacchetta delle contadine ', ' specie di camicetta che le contadine por-
tavano anticamente ' (NDDC 339), it. giubba ' corpetto, veste maschile
corta fino alla vita, il cui uso si diffuse in Italia da Venezia ', oggi ' giacca '
(DEI III 1817), ' veste da uomo o da donna di origine or., lunga e con
maniche, che, nel costume antico, era indossata sotto gli altri indumenti ',
' sopravveste di uso maschile, che anticamente costituì l'abito delle classi
alte; consisteva in un indumento lungo fino alla vita o all'ombelico, imbot-
tito' guarnito di ricami e di arricciature,.. ' (T doc. Nuovi testi fior., aa.
1255-1313, Batt. VI 656-57), ecc. ^^', è attestato da epoca assai antica:
cfr. a. 1053 juppa (CDCav 346), a. 1101 zuppa serica (CDBar V 58), a.
1245 iuppam meam rubeam de cendato (CDBrind I 105), a. 1266 tuppam
meam de zendato (CDBar II 4), a. 1288 iuppecti (CDLuc 3); in Liguria
a, 1157 iupam meam de cendato, ecc. (Peli. I 339) ^^^.
Il termine arabo con i relativi derivati è assai diffuso anche fuori
d'Italia, con adattamenti semantici relativi al variare delle mode: fr. \upe
(circa daE'a. 1188), med. fr. ]ube, chope, choppe (XIV sec), ant. prov.
jupa [III sec), jupet (a. 1360), med. fr. gippon (aa. 1372-80), jupon (aa.
1372-1610), ant. prov. id. (XIV-XV sec), fr. jupon (FEW XIX 57-59),
ant. sp. aljuba {V doc. aljupa a. 943), juha, sp. jubón, arag. jupón (a. 1400)
e gipón (a. 1402), cat. jupó e gipó, port. gibao e jubao, ant. port. aljuba
(DCEC II 1071-72, DECK III 532-33, Mach. II 1266); riflessi di
g u b b a , di una var. g i b b a , si trovano anche nella Penisola Bal-
canica e in altre zone non romanze (cfr. Lokotsch 737, Peli. I 37).
Mentre si può ritenere sicuro un prestito diretto di ant. sp. e ant.
port. aljuba, con al- agglutinato, e assai probabile un'irradiazione gallo-
romanza di jupon e jupet, nulla di sicuro può dirsi sulla via, o le vie,
seguite da giubba nella sua diffusione, alla quale i traffici commerciali
debbono aver dato un contributo decisivo. Per quanto concerne in parti-
colare la tesi di un ruolo attivo della Sicilia e dell'Italia meridionale (DEI,
2" Cfr. AIS II 261 ' giacca "; Vili 1548 ' veste ', 1572 ' sottana '.
262 Non paté sicuramente pertinente la menzione (FEW XIX 58è) di zippa (a. 990,
CDCav 362), ritenuto equivalente a zipo -onis ' tunica ex maculis contexta ' (Stat, Ferrar,
a. 1279, Du Gange Vili 432), che potrebbe corrispondere a iri^'riifniftV ' velo ' di un doc.
calabrese dell'ar, 1226, in Trincherà 276, quivi mal tradotto, essendo evidentemente sfuggito
il rapporto col gr, mediev. tctea ' Tttitkoc,, TcrEy,Ttépi ' (Andeiotis 385).
LESSICO
261
FEW ll.cc), sono certo a suo favore l'antichità e l'abbondanza delle atte-
stazioni nella zona, ma desta perplessità la perdita precoce del tratto di
sonorità, di solito invece ben conservato, di -bb- in iuppa e di ^ in choppa,
forma, questa seconda, più tarda in Sicilia (XV sec), la cui somiglianza
col med. fr. choppe non può affatto stimarsi casuale.
V. Introd. §§21, 28, 56, 71.
150. luriulena.
ante 1312
Palermo
1345
Catania
Item de Cuculio, Cimino, I u 1 i u I e n a , Caruya et Cera
qua deferuntur per terram per mercatores exteros debetur
eidem doanae decima (Pollaci 329).
iuriulena (VNS 38).
1413
Lentini
1444
Corleone
1450?
Palermo
[...] non digianu, ne Id sia conchessu per modu alcunu
extragiri nixunu victuaglu dila terra et ten-itoriu di leonti-
ni specificandu: [,,,] et perconsequens, cannapu et linu et
iuriulena (LettRegB 221).
jurjurena tumularum quartus decime (Giuffrida Boti.
483).
oglu i u r i j u 1 e n a cum la quartata (ib. 485).
1472
Palermo
u r gul e n a (ib. 496).
1476
Palermo
tobalias duas de mensa unam ad ramum et reliquam ad
iuriulenam cum listis cilestris (Salomone Marino
231).
Il sic. giugpjulena ' pianta nota, che si coltiva nei campi in tempo di
està: sesamo' (Pasq. II 230), giurgiulena ' id. ' (ib. 232), giuggiulena
' erba dal cui seme, dello stesso nome, si estrae l'olio; il detto seme si met-
te anche sulla superficie del pane ' (Traina 439), probabilmente ddaidda-
lana (Marsala) ' cumino ' (VS I 900), cai, giurgiulena, -léa, giuggiulena,
giugitileju ' sesamo ' (NDDC 302), it, giuggiolena e giurgiulena (XVI sec.
DEI III 1819, Batt, VI 879), deriva dall'ar, iulgulàn (Peli. I 191),
cfr. malt. ^ilglien, gulguUen (Stdget Contrib. 190), ^ulglien' sesame seed'
(Busuttil 57). Ad una variante arabo-granatina gongolìl, |ulgulìn
risale invece lo sp. ajonjoli (V doc. Nebrija, DCEC I 71, DECH I 97),
port. gergelim (T doc. XVI sec. Mach, I 1096); il vocalismo del fr.
262
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
jugioline 'sésame' e gingeolin ' couleur zinzoline ' lascia dubbiosi circa
una provenienza dall'Italia (FEW XIX 59-60) piuttosto che dalla Spagna.
V. Introd. §§ 28, 33, 53.
151. Kadiari.
1412?
Palermo
Matteo di Ceraci e Antonio di Salemi si obbligano a col-
tivare le cannamele dì Giacomo Vernagallo tempore plan-
tacionis et inde cultivacionis et maxime de kadiari
(framm. not. de Ruben, cit. in Trasselli Ebrei 380).
Poiché il contesto lascia pensare che, dopo l'opera di ' piantare ' e
' coltivare ', la prestazione indicata dal termine sia quella di ' tagliare ' le
cannamele, sembra etimo appropriato il verbo ar. q a d d a 'per longum
dissecuit ' (Freytag III 404«), ' couper ou déchirer, dans le sens de la
longueur ' (Kazim. II 682«), « Il s'emploie aussi en parlant de fruits
que l'on coupé par tranches et que l'on fait sécher au soleil » (Dozy II
3 Ila), ' to cut lenghtwise, cut into strips ' (Wehr 872^), Circa il ' tagliare
a pezzi ' le cannamele da triturare nel frantoio, cfr. xilka 286.
V. Introd, §§ 22, 36, 74; 30«.
152. Kàcptpoi;.
1001-02
Tricarìco (MT)
1058
s.l.
1119
Gerace (RC)
1126
s.l.
1141
s.l.
1182
S. Marco
EV TW jcaipw Aouxà toO % a cp i p o u toO xaì àitocrTà-
Tou YSYovÓTOi; [...] &[j,a tc5v ffuvoixriTÓpwv %ai ójjio-
(ppóvwv aÙToO ^cacpùpwv (Guillou-Holtzmann 18).
luavvou Tcpeo-uuTEpoi; o tou X a m u p u toc (Trincherà
55).
AùroticTou Toù Kcccpipou (Schneider 262).
-rtpEUTìtEpoi; ujoavvifis" ttt] ETOvriCpiija tou jcaoipou
(Trincherà 129).
àvSpéa^ UEo-xotxTQ; o5 tr) èuovóiJta toO x a cp ti p o u (Trin-
cherà 165).
(pdàSsXtpov xatpiipiiv (Cusa 428).
Il termine, che deriva daU'ar. k a f i r ' infedele, miscredente ' (Peli,
i 37), e ora diffuso solo come cognome Càf(f)aro, 4, Caf(f)areUo, -i, in
LESSICO
263
Sicilia e nell'Italia meridionale, dove può aver concorso alla sua introdu-
zione l'elemento bizantino (cfr. il cognome gr, mod. Kàcpoupo<;, DCSC 58);
il cg. Càffaro è anche ligure (Peli. I 229-30, con altre testimonianze meri-
dionali). Per la presenza dell'arabismo in altri paesi come appellativo, v.
Lokotsch 997.
V. Introd. §§ 32, 69.
153. KaT^àpT)*;.
1054
Oppido (RC)
1054
Oppido? (RC)
1201
Palermo
1207
Palermo
ToO K a T ^ cSl p i (Guillou Oppido 128).
'AvTTOvtou [jiovaxou toù èii;ovu[Ji.ia toO K a t 'C à p i (ib.
136).
TtèTCpaxa tòv i[xbv '6\ov xfiitov -ròv ovra ucci. SiaxsCpiEvov
£V tcóXei •reavópfjtoi) eIc, tt^iv pùiJnQV xaA-o\j[j,évTiv xf)?' àytac,
pappàpas" 'K\)ìy]c, xa'';^épriVEX (Cusa 89).
ad portam quae dicitur Bebelhagaerin (da origina-
le greco; Top. Il 106).
Le prime due testimonianze riflettono l'ar. h a g g à r ^'-^ ' lapidarius,
caementarius ' (Freytag I 346a), ' stone mason, stone cutter ' (Wehr
185Ì'), cfr. malt. Bagnar ' scalpellino, tagliapietre ' (Barbera II 440, Bu-
suttil 79) e, in una « platea », l'ar.-sic. ai-hangàr = gr. -ìik-xa-Y^àp (Cusa
577a), dalla stessa radice di chagira (72).
Gli altri documenti citati danno la forma di plurale ha^^arln della
medesima voce araba, travisata nel testo greco dall'inspiegabile aggiunta di
un -eX finale ^^ e rimasta legata alla designazione di una bah {' porta ') tra
le tante che si aprivano nelle mura di Palermo (cf. Peli. I 288-89),
V. Introd. §§ 28, 29, 53, 67, 70; 30«,
154. KoùSi,£.
1190
Palermo
ocxpi- ToO xpipivoC Twv Xidwv Tou atnXalQM èv S (TzKrimà-
!^Ei TT) X ù S i E ) avw&EV Ttuywv \EYopi,[xévwv crÙTXa (Cu-
sa 49).
2*3 II passaggio dell'iniziale da x- ^ x-, diversamente da quel che afferma Guillou
Oppido 135, nota 1, non è proprio del grecanico in genere, bensì solo dell'otrantino, cfr.
Rohlfs Gramm. § 70; esso va quindi attribuito all'area siciliana, dalla quale il termine
certo proviene; cfr. Steiger Contrib. 226, De Simone 33; Introd. § 29 e nota 108.
2W Cfr. COLUMBA in ASS2 XXXV, 1910, 343-44.
^m
264
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
265
Il sic. cùMìa ' avanzo di antico cono vulcanico ' (Giuffr. 51), pant.
'collina' (VS I 811) ^'^^ ^^^^^^ jgjj,gj,_ kudyah 'terra dura, 'lutum
durum ', ' petra magna crassa ', ' cumulus ' (Freytag IV 19b), ' veine de
sable,.. mouvements de sables, peu élevés, mais très-nombreux ', ' colline '
(Dozy II 450a), ' sol dur ', ' terre dure, boue, durcie ', ' gros rocher, tas
monceau ' (Kazim. II 877^; c£r. Peli. I 258-59); nel « Rollo », dov'è
frequente (cfr. Peli. I 308), ' monticellus ' (v. Cusa 203, r. 19 = 180,
r, 31), 'monticulus' (ib. 205, r. 19 = 182, r. 1), o ' mons ' (ib. 224,'
r. 9 = 191, r. 33).
Presente nella toponomastica attuale in Ctìddia 49 E 2, Ciiddia
Amlora 54 F 6, Torre di Cudia o di Rasicudia a nord del porto di Tra-
pani (Trovato Boc. 96), Cuddia di Mida (De Gregorio Pant. 235) e varie
altre Cuddie a Pantelleria (De Fiore 251, 252), il termine non è raro
nei documenti medievali: a, 1108 « ascendit ad altum montem, qui di-
citur Elcudie de Michael» (ACAgr 27), a. 1131 cudiei al-bdat (Docln-
Norm 24), a. 1159 cudit ben callele (ib. 84), a. 1190 xoùSie toG \am
(Cusa 49), a. 1453 la Cudia contrada di Trapani (not. Formica 12 otto-
bre) = a. 1470 « pariclatas duas terrarum ex tetris ipsius Antonii vocatis
de la Cudia que sunt subtus turrem dictarum terrarum de la Cudia » (not,
Girami 8 novembre), a. 1408 Cudie feudum (BiblScript II 489; feudo
Cudia, la Cudia Barberi III 16, 272), « Cudia brugiata, coUis in cuius
vertice crater est » (Fazello I 15).
Anche nella Penisola Iberica il termine sussiste in qualche toponimo
(V. Steiger Contrib. 206, 301; AlcM I 460 s.v. Alcùdia).
V. Introd. §§ 22, 68.
155. KouXaia.
1190
Palermo
xaì àitoSiriSin sìg- tèv [3ouvòv xòv kv:i^\z%ov%a. dq T'riv
TTOTtoffEa-tev ttìs- X u X a t a s" (Cusa 49).
Il termine, che come appeUativo deve avere avuto esistenza assai
breve nel siciliano, deriva dall'ar, q u 1 a y ' a h ' arx parva ' (Freytag IH
490^), citadelle ' (Dozy II 397.; Steiger Contrib. 286, con diversi topp,
spagnuoh), diminutivo di qal'a 'castello, cittadella' (v. Peli. I 316-
318), cfr. malt. qlefa (Barbera III 909), qlejgha ' id. ' (Busuttil 250).
Jisso appare più duna volta nel « Rollo »: Uà ra's al-qulay'ah (Cusa 2U,
ì' ~rv Tlf '''^'^^ ^'^- ^^^> '■ 2)' ^^à d-qulay'ah (ib. 217, r. 4) - ad
«//ezdffl! (ib, 188, r. 12- cfr Peli T ^17 %0A\\^/ •. . '. .
u, j.^, ur. i.eii. j. ;>i/, iz^)_ Mg sussiste traccia nei topp.
2« Errati nel DEI (II 1185) cudia, cuddia, leu di;
ecc.
CuUa^ 55 B 2, Culk località presso Carini (Trovato Doc. 96: da ar.
quii ' cima, sommità dì montagna'), Culia feudo (Barberi IH 388), cfr.
la Culea feudo a Malta (ib. 425) '".
V. Introd. §§ 50, 56, 58.
156. KoùXXa.
1173
Petralia
Tauia Tà xwpàcpiia xaì, tq ixoì tpT)TÌa àvTaXXa^àn£&a lie-
ta o-ou [...] xal croi. ISopico ifi^lv tò còv xwpàcptov xal
cpniav Cv eX£''<; sic; T'f)V xouXXav (Cusa 653).
Il termine, che dalla testimonianza citata non risulta chiaro se sia
stato usato come appellativo geomorfico o solo come toponimo, corri-
sponde all'ar. q u 1 1 a h ' cacumen rei, ut capitis, tuberis ', ' vertex mon-
tis, coUis ', ' fovea in monte, ubi aqua fluvialis restagnat ' (Freytag III
484(3), cfr. malt. qolla 'colle, collina ' (Barbera III 912) e, nel « Rollo »,
ar.-sic. min ra's al-qtdlah (Cusa 213, r. 8) = a capite culle (ib. 186, r. 15;
cfr. Peli. I 319, con topp. spagnuoli e maltesi), Sussiste in Sicilia nei
topp. 'a Cudda, 'a Cullitta (STS 82: < lat. corylus ! ) , Culla feudo
(Barberi III 361) e contrada di Lucca Sicula (Amico I 625). Dal ture.
kule ' torre ', ' cima, vetta (di monte) ' (Ang, Da Smirne 489), nato da
incrocio di ar. quii ah con qulay'ah (v. xouWa 155), son deri-
vati rum. culà ' Turni, Gewolbe, Verlies ', bulg., serb. Ma ' Turni, Schloss,
Berg ' (Lokotsch 1238), gr. mod. %o\}U<; (Andriotis 168) e dial. xoùXia
' torre ' (Brighenti I 328), gr. mediev, xouXà ' arx, acropolis ' (Du Cange
Gì. Gr. 1 729).
Il pant. culla ' caratteristico recipiente panciuto dì terracotta nel qua-
le si tiene l'acqua ' è prestito recente dal tunisino (VS I 819) e corrisponde
ad altra accezione dello stesso termine arabo q u 1 1 a h ' hydria maior,
vel generaliter, vel fictilis ', ' cantharus parvus ' (Freytag l.c), cfr. malt.
qolla 'a large bellied (wine) jar ' (Busuttil 251), sp. alcoUa ' vasija de
barro ' [r doc. a. 1256-63, DCEC I 102, DECH I 136), ant, cat. e ant.
port. id. (ib.).
V. Introd. § 33; 30«.
266 Pei- errore Ciìlia nsil'Indìce del Bertarelli, ma Culia in quello annesso alla carta 55
e sulla carta stessa. ,, ^ , .
2« A torto Alessio {El. Gr. I 46) fa derivare « KouXaia < gr. mediev, %ovkKa torre
dal turco qulle (ar, quii a 'torre')»; cfr, xoùXXa 156.
266 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
157. KoUTTttte.
1151 inde pervenit ad terterum, quod vocatur Cedra' («)2« =
Palermo exinde pervenit ad cutiem qua nominatur Cedra {b),
[...] et adiungit ad cutiem altam et lapidosam [b],
[...] ascendit usque ad cuties nominate Clausure De-
monum [,..], exitur ad cuties altas (a, b, TabSMLat
inserti nei docc. 29 e 58).
I moderni cgg. Cuiaia, Cuttaia corrispondono ad un toponimo, citato
in un documento greco-arabo dell'a. 1145 e nel « Rollo », rispettivamente
« TÒv ^óaxa YVtopi^óvEVov tt]? KouT-ratec; [...] dq SiaxpaT'rio'iv t^ì? Kout-
-zcLia^ » (Grégoire 84) e rahl quttayah (Cusa 210, r. 12) = casale quod di-
citur cuttaìe (ib. 184, r. 28), quttayah (ib. 219, r. 3) = cuttte (ib. 189, r.
6). La forma araba è spiegata da Pellegrini (I 322) come dimin. di q i 1 1 ,
- a ' gatto, -a ' o meglio di q a t a t ' Bergspitze '; cfr. anche q i t i t
' vertex mentis, vel vertex petrae, tamquam praesectae per latum ' (Frey-
tag III 462-63), ' cime, sommet d'un rocker, d'une grosse pietre ' (Kazim.
II iMh). Non è possibile accertare se le forme di cutìe di cui sopra si
danno le attestazioni corrispondano a xoùStE (154) ^^^ o a KouTTaia, cut-
taìe, cuttte. Nel secondo caso, la funzione di termine geomorfico che esse
palesemente assolvono favorisce nettamente l'etimo ar. q i t a t .
V. Introd. § 43; 30«. ' '
158. Lanblcum.
1451
Palermo
lanbicum (Bresc-D 'Angelo 151),
Il SIC lammìcu ' vaso da filtrare: lambicco ' (Pasq. Ili 5), con allam-
mcu dt cori 'afflizione d'animo' (ib. I 73), allammicaturi di li grutti
queUa poca acqua che cade gocciolando dalla volta della grotta ' (ib )
alkmmtcansi 'andare lentamente dimagrando, per vivo patema d'animo'
oper altra lenta ma grave ragione ' (Pitrè 5), lammicarì ' gocciolare, pio-
viggmare ' (Fare 442; ma v. anche 5049), it. (a)lambicco (DEI I 105;
1 doc. 1 _ meta XIII sec, Batt. VIII 706-7), lat. mediev. alembicum ' vas
distilatorium, m quo fit aqua rosea' (Du Gange I 174), gr. mediev.
Xa,.ixov (Du Gange Gì. Gr. 1 788 > gr. mod. A (Andrio is 179), ecc.,
dVlisT^l'^^™"''"'"'-^'^ ^f'"''''"^ "51' ^i =°ns«va in ttascrizione parziale in un
ia LaS i p^as SiT 'J^?^''^' '° '^"? '^°'' 4=^ '^'^' '^'^'^^^ «^1 Tabulai di S
- Cla\/a:K"Lfddl^r/con fVZT^T ™^^=^""^ '°'' ' ' '^
LESSICO
267
è termine intemazionale (cfr. Lokotsch 79), che risale, attraverso l'ar,
anbiq (Peli. I 80, 265-66, 342), al gr. ant. atigi^ -mg' 'coppa, alam-
bicco '; l'articolo al- agglutinato (con aferesi di a-) rende probabile una
irradiazione iberica del prestito (FEW XIX 7-8), nonostante l'attestazio-
ne tarda dello sp. alambique (DCEC I 76; 1" doc. a. 1444, DECH I 104),
port. id. (r doc. XVI sec, Mach. I 132).
V. Introd. § 67.
159. Lattarini.
1326
Palermo
1391
Palermo
1407
Palermo
1434
Palermo
Botteghe site in predicta urbe panormi in quarterio porte
patitellorum in centrata 1 a e t a r i n o r u m iuxta Raha-
bam (Contr, 339).
Aggiudicazione dì un magazzino in contrata L a 1 1 a r i n i
(Contr. 335, Top. II 29).
Concessione di un tenìmento di cinque case quae dicuntur
pertinere ad Sanctam Annam nunc vanellam publicam per
quam itur de contrata Curiae Praetoris ad Lattarinas
ex opposito tenimenti Sanctae Catharinae (App. Top, 386,
395).
a li lactarini czoe a lu locu di li fundachi (Top. Il
100).
Il nome della « contrata » medievale di Palermo (cfr. anche a. 1426,
Bresc ]ard. 119, nota 5; Amico II 256), che perdura in quello delle at-
tuali vie Lattarinì e L. Grande (dial. i Lattarini), corrisponde, come in-
dicò Amari (SMS III 894, nota 1), all'esistenza di un sùq al-'attàrìn ' mer-
cato dei droghieri ' (v. suhus 245) in epoca araba. Secondo Di Giovanni
(Top. I 52, nota), una contrata lactarini esistette anche in altre città della
Sicilia; in una lettera veneziana dell'a. 1556 si nomina un chan dei latte-
nm (Peli. II 584).
Al singolare della forma ' a 1 1 à r ì n (uno dei tanti plurali in - ì n
attestati nell'arabo-siculo), cioè ad a 1 - ' a 1 1 à r ' droghiere, profumie-
re ', cfr. ar.-sic al-'attar - gr. èXaxiàp (Cusa 573-^), si fa risalire il sic.
allattariarisi ' parlare ardentemente in difesa o pretensione di checchessia '
(De Gregorio Contr. 23)"°, cai. id. ' allarmarsi, inquietarsi ' (NDDC 70);
resta dubbia la pertinenza dello stesso etimo per pant, Uattariarisi, stante
270 Ben più della rumorosità della via Lattarmi, a cui accenna De Gregorio (Le), è in-
dicativa la concentrazione in essa di negozi di « droghe e coloniali ».
268
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
la divergenza tra i significati attribuiti ad esso: ' detto della verbosità con
cui le persone cercano di avere ragione a qualunque costo ' e ' sporcarsi,
imbrattarsi' (Peli. I 221).
Il termine è stato mutuato anche nello sp. datar (1" doc. XIII sec,
DCEC I 80, DECH I 111) e, attraverso ture, aitar, nel serbo-cr. at(t)ar
(Peli. I 39).
V, Introd. §§ 43, 67, 70.
160. Libatium.
1417
Palermo
1451
Trapani
Due artigiani vendono rotam unam ad opus sanie [,..] ad
opus trahendi aquam prò irrigando viridario, extra cadu-
siorum et libani (Braso ]ard. 66 s., nota 6).
vendidit [...] queadam lagudallum seu barchictam sex ban-
corum [...] cum duodecim remis, arbore, antamna, velis,
temone, farro, libano, tenda et aliis corredis (net.
Forziano 13 gennaio).
Il sic. libbanu ' sorta di corda fatta di ampelodesmo ' (Pasq. Ili 28),
' strambo o canapo d'erba sparto, che serve a vari usi nella nave: libano,
paromella ', ' corda che per penitenza alcuni si pongono al collo, a simi-
litudine di capestro, in certe funzioni come nella settimana santa ' (Traina
531), col cai. libàniu, Ub(b)anu, limbanu, labanu ' libano, corda stramba,
fune di stramba usata dai pescatori ' (NDDC 362), it. Ubano (P doc. XVI
sec), sard. Ubanu (< it.; DES II 25), lat. mediev. libani (a. 1265, DEI
III 2219; libanum a. 1363 a Marsiglia, Du Gange V 87), ant. prov. Uhm
(FEW XIX 108; 1" doc. a. 1376 « una corda de libant per lo pos » [' poz-
zo'], DCEC III Ma), cat. llibant {V doc. a. 1391), da cui sp. libàn
(DCEC III 83-85, DECH III 639-642), dovrebbe risalire, secondo la
proposta di De Gregorio {Contr. 419), aU'ar, 1 i b a n . Tale etimo però
viene preso in considerazione con una certa cautela, giacché ad ipotesi sul-
l'importazione del termine dall'Oriente ad opera dei Genovesi (FEW Le.)
o di una sua diffusione dalla Provenza (DCEC III 83-85, DECH III 639-
42, con estesa trattazione) si affiancano dubbi sulla primitiva appartenenza
di esso all'arabo (DCEC, DECH, DES, ecc., U.cc).
La prima delle attestazioni siciliane citate sopra hmita l'affermazio-
ne di Corominas (ll.cc.) che il provenzale sia l'unica lingua romanza che
adoperi il vocabolo per usi non nautici.
V. Introd. § 33; 128«.
LESSICO
269
161. Libiclii.
1348
S. Martino
Lib(i)us bi vel Libicus ci, idest ventus Libie, qui dicitur
Ubichi (Senisio 80),
Il sic. libici ' nome di vento, che tira tra l'austro e il zefiro: afirico,
libeccio ' (Pasq. Ili 29), limpici e limpciata (nel Modicano e nel Sira-
cusano, Giuffr. 26), bhrìqiu ' sorta di vento di mezzogiorno, periodico, in
alcuni mari, d'estate ', ' brezza di mare ' (VS I 445), cai. lib(b)ici, libicca,
lipici, lapici, lebbkciu (NDDC 362), bov. lìmhici (LGII 297), salent,
labbia, lìbbicì, ecc. (VDS l 282), it. libeccio (1" doc. Bono Giamboni,
DEI III 2220), ant. fr. lebech, ant. prov. labech (T doc. fine XIII sec,
FEW XIX 104), cat. llebeig (AlcM VI 921), llebetx (ib. 922; 1° doc.
XIII sec, DCEC III 59-60, con estesa trattazione). Tra le proposte eti-
mologiche, la pili accettabile pare quella da gr. *Xi,pùxiov dimin. di Xipujcó?
' libico ', ' sud-occidentale ', enunciata da Rohlfs, il quale, accogliendo la
obbiezione di Corominas (DCEC cit., nota 4), che il gr. -P- avrebbe do-
vuto dare cal.-sic. -v- ìavecs. di -b-, ammette ora (LGII Le) un influsso
della forma araba lebas, labag (piìì esattamente lahài, Dozy II 510fl).
V. Introd. § 33; 128«.
162. Lìmon-.
La forma del sic. limimi ' limone ' (Pasq. Ili 60, Traina 545), napol.
lumione (D'AscoU 309), che deriva dall'ar. laymun, llmiln, a
sua volta dal pars, llmun (Peli. I 192), differisce, per un influsso pro-
babilmente non molto antico di lumia (163; cfr. infatti anche limuni,
Traina 535, e il top. li Muni, Barberi I 489), da quella degli altri riflessi
europei della stessa voce: it. limone, fr. limon, ecc. (v. Lokotsch 1322).
Benché del termine non risultino dirette attestazioni medievali in
Sicilia, della presenza del nome e quindi, è da pensare, della pianta stessa
nell'Isola fa fede la menzione di una divisa Umonis presso Corleone in
un documento latino dell'a. 1095 (Pirri 76, BPI 12), concordante con
quella di un documento greco dello stesso anno: «ex -r-^iv xciipav Tfif
SiaMpaTLCsax; ylA-cou xai. xopdXw\ivTi xal Xt,iJtóvo<; » (Cusa 1). Potrebbe an-
che essere riflesso l'ar. limun , piuttosto che il gr. Xai^iiv ' prato ', nel-
la indicazione di confini di campi siti a Falsomiele, contrada di Palermo
(v. nota 159), in tre diversi atti di vendita: a: 1164 « -ti àva-coXuxòv
aÙToO <9Ì!ùXfii (xéxpi- T^TIS' o-Tpàtas- U[Ji.b)Vo<; » (Cusa 119), a. 1165 « ^ca-rà
Utèv àvaTo).à? ÙT^Ò Twv Xipttbvuv» (ib. 107), a. 1177 «-ri àva^oXwòv
aÙToO &xpt. TTis" o-Tpài;a<; \Tiy,oùvou<; » (ib. 121). L'alta datazione del pre-
270
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
stito siciliano, forse riportabile all'epoca del dominio arabo (cfr. l'esisten-
za di una contrata Burgillimonis < ar, burg al-limun, s.v. Bur-
gium 42), non contrasta, per quanto riguarda le altre regioni romanze,
con la tesi (FEW XIX 108a), per altro non comprovata da indizi certi,
che vorrebbe il limone importato dai Crociati.
163. Lumia.
post 1189
Palermo?
1298
Palermo
1299
Palermo
ante 1312
Palermo
s.d.
Trapani
1342
Palermo
videas ibi et lumias acetositate sua saporandis cibis
ydoneas et arengias acetoso nichilominus humore plenas
interius, que magis pulchritudine sua visum oblectant quam
ad aliud utiles videantur (Falcando Epist. 185).
iardinum arangiorum, cum fructibus cetrorum et 1 o m i a -
rum (not. De Citella I 42).
Contratto di vendita dei frutti di un giardino, exceptis
fructibus arangiorum, unius arboris persici, et unius 1 o m i e
(ib. 317).
Item de tonnina, sardis sallitis, aceto et lumijs sallitis,
que extrahuntur per mare, debentur eidem doane ana G.
i pro_quolibet barrii] (Pollaci 325). Item de Lumijs,
arangijs, Citris extractis per mercatores exteros Recipit pre-
dieta doana prò qualibet Barcata Tarenos ij (ib. 334).
Item prò quolibet centenario persicorum, granatorum, aran-
giorum, 1 u m i a r u m , citrorum et aliorum fructuum re-
centium, herbarum comestibilium, ceparum, alleorum, de-
cem prò quolibet centenario (La Mantia 32).
'Riserva dei frutti ài un albero di 1 o m i e (Bresc lard 75
nota 2).
Il sic. lumia, « vide melangolo in citro » (Valla 50), «... medicaque
etiam nunc... melangola appellamus, vulgo lumie » (ib. 24), lumia ' spezie
di limone, con poco sugo, dolce, e di soave sapore: lomia, lumia ' (Pasq.
ni 59, Traina 544), col cai. lumia ' sp. di limone dolce ' (NDDC 374),
salent. lumia ' limone ' (VDS I 302; ma lima ' specie di limone dolce, ib!
ni 991), passato ad it. ant. lumia, lomia, limia (Batt. IX 275) e ant.
fr. lamie ' fruit du citrus limonum ' (FEW XIX 198-99), risale aU'ar.
1 1 m ( a ) ' sorta di cedro dolce ' (PeU. I 192), con suffisso bizantino - ì a
proprio dei nomi di piante (cfr. Rohlfs LGII 182, Gramm. § 265) e con
passaggio t > u forse dovuto alla labiale successiva (ma cfr. anche bov.
lutrujia, otr. lutria < XaToupyia LGII 293 e prob. XoO-rpou per Xù-rpou
assoluzione', Trincherà 118).
LESSICO
271
Altrove invece la forma del termine arabo, forse mutuato più tardi,
è stata meglio conservata: it. lima e limetta, lig. e napol. limma (DEI III
2231), fr. lime, prov. mod, limo (FEW l.c), cat. llima ' Uimona ' (AlcM
VII 16), sp. lima (DCEC III 98-99 s.v. limón), port. lima (Mach. II
1336).
Il rapporto già notato di lumia e limon- (162) si rivela piìi pieno e
geograficamente pivi esteso sul piano semantico. Se infatti il brano di
Falcando sopra riportato, nel quale si menziona non la ' lumia ', bensì il
' limone ' [acetositate sua; e così intende Du Gange V 152), lascia so-
spettare che a questo si possano riferire anche le testimonianze successi-
ve, la medesima accezione di ' limone ', sopra segnalata per le forme
salent. e ant. fr., si riscontra nel malt. (< sic.) lumi (Barbera II 647) e
lumìja (Busuttil 151). Si penserebbe a un fatto proprio dell'area sicu-
lo-calabrese e da qui irradiatosi, se anche il cat. llima e Par. algerino Urna
non designassero il ' limone ' e non esistessero indizi della medesima con-
fusione tra i due termini nello spagnuolo antico (cfr. DCEC l.c).
V. Introd. §§ 33, 55.
164. Machadatiu-,
1317 Ad testimonium mulieres perhibendum nuUatenus admit-
Palermo tantur nisi in casibus infrascriptis, in quibus virorum copia
intervenire non potest, ne probacionum facultas angustetur
in aliquo, admictitur testimonium earumdem videlìcet in
causis que emergunt in monasteriis monialium, molendinis,
Clibanis, Balneis, ginesijs, timemis, in partu mulierura
m a e h a d a r i j s et congregacionibus mulierum (Pollaci
188)"'.
Il sic. machadaru ' voce araba... luogo dove gli uomini si riuniscono
a trattenimento, o a conversazione per solazzo in un medesimo luogo:
ritrovo ' (Pasq. Ili 69), macadaru (ib. 66), magadaru (ib. 72), maxadaru,
maxhadaru ' vuci Saracina, coro di ballarini ' (ib. 131), macadaru 'luogo
di riunione per conversare o sollazzare: ritrovato, ridotto ' (Traina 548),
riflette l'ar. mahdar ' locus qui incolitur vel accolitut ', ' praesentia ',
' populus praesens ', ' locus in quo homines praesentes sunt ' (Freytag I
393^; cfr. Peli. I 158, Varvaro Lingua 172-73).
V. Introd. §§ 25, 34, 63; 30«.
2'i In forma diversa lo stesso testo è in RaccCoiisSic 222, 228-29, 517-18, dove così
continua: « quae finnt propter nupcias et sponsalia in Panhormo ».
272
165. Machaluba.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Il nome del casale Machaluba presso Agrigento, menzionato in un
documento dell'ultimo quarto del sec. XIII (ACAgr 311), corrisponde al
sic. macalubba, -«, macalupa ' salsa o vulcanetto di fango ' (Giuffr. 63),
pant. macalubbu ' quasi vulcanetto a fior di terra ', ' rifiuto di vecchie zol-
lare ' (Peli. I 266). Etimo del vocabolo è Far. m a qlùb ' turned over,
turned upside down, turned about, inverted, inverse, reverse(d) ' ("Wehr
919fl), illustrato, con dovizia di citazioni relative alla natura fisica del
fenomeno, da De Gregorio (ZRPh XLIV, 1924, 96-100), al quale sfuggì
che esso era stato già indicato da Cusa (Palme 363, nota 1).
V. Introd. § 63; 93«.
166. Machazenum.
1200
Agrigento
1240
Fulginei
1284
Messina
1287
Palermo
1321-1337
Messina
1348
S. Martino
1373
s.l.
1380
Venezia
1435
Trapani
Urso episcopus emit a Martino de Catta terras quasdam
extra Agrigentum, ubi fuit mahadinum Bincachen
(ACAgr 96).
ex _eo quod Johannes Brunca magister m a e h a z e n i no-
stri Messane consuetas et statutas expensas prò se et aliis
personis ad ejusdem machazeni officium deputatis et eodem
opere non perceperit [...] (Huillard-BrélioUes V 739).
prò diversis_ expensis minutis factis in mahazenis in
quibus predictum frumentum, farina et biscoctum reposita
fuerunt (CDArag I 557).
Promictentes sibi quilibet eorum in solidum dare dictum
frumentum delatum in machasseno ipsi emptoris
(not. De Citella I 191).
Avia lu juvini unu magazenu plenu di ogni mayneri
di armi (ValMax 37).
Teca ce... aliquod repositorium, ut est apotheca, dispensa,
archa, gazana, magasen et similia (Senisio 66).
li iudei non toccanu la davi di lu m a g a z e n i per nuUu
serviciu oy bisognu (SposVang 286).
havi da latu la dieta chasa un'altra chasa a duy solary cum
duy magazeny de sucta (TestVen 56).
amagasenum (not. Miciletto 5 marzo).
LESSICO
277
desumersi dal sic. mod. (Ragusa) malutu ' del colore della biancheria mal
lavata'^''*, ammaiutu (Giarratana) 'della biancheria mal lavata, che non
riprende il suo bel colore naturale ', ' di colore pallido e sbiadito ', (Vit-
toria) ' avvizzito, appassito ', (S. Alfio) ' intondto, stordito ' (VS I 142),
ammaìutirt (Ragusa) ' prendere cattivo colore e odore, della biancheria
non ben lavata ', tr. ' della lavandaia, del sapone, dell'acqua, quando la-
vano male la biancheria ' (ib.). Il vocabolo, che da fonte non controllata
ci è dato come vivo anche a Bivona nel significato di ' marrone ', non tro-
va preciso riscontro formale nell'arabo, dove però, dalla radice mata
( m . w . t . ) ' mortuus fuit' (Freytag IV 218é), insieme con maiot
' mors ' e mayyit ' mortuus ' (ib. 219a), si trovano con senso metaforico
lo stesso mayyit, mayt ' qui a un aspect de mort (terre, pays dont la vé-
gétation est afìligée par la sécheresse) ' (Kazim. II llóós), mawàt ' terra
deserta et vacua, quam nemo possidet ' (Freytag IV 219a), ' barren, un-
cultivated land, vasteland ' (Wehr 1091^), accezioni che si presentano
abbastanza vicine al significato della voce siciliana,
V. Introd. §§ 20, 73 e note 7, 30.
171a. Marattinia.
1105
s.l.
1329
Palermo
1330
Palermo
1333
Palermo
1358
Cefafò
1402
Agrigento
damus homines [...] liberos et villanos S, Monasterii habi-
tare, et etiam ipsos homines liberos ab angaria, perangaria
et maragmata urbium et castrorum (Pirri 1043).
in dicto m a r a m m a t e (not, R. De Citella 30 marzo).
chi nexiunu Mastro Muratore, ne altra persuna digia, ne
ause fari m a r a m m i in li lochi publici de la Cita sen-
za conscientia de li lutati (De Vio 109).
Scioglimento di obbligo di calcina ope marammatis
seu fabrice moenium diete urbis (Top. II 35),
incominczau a ftmdar lu castellu et multi altri turri a la
chitati, et supra la m a r a m m a si otdinau diversi ma-
stri chi fussiru supra li operaturi et chi avìssiru bona cura
di la opera (Conq. 102).
oh hoc ecclesia prelibata tam circa cultura divinum quam
circa mar ama te m reparacionem vestimentorum [...]_
magnum patitur detrimentum (CapInCDem 253).
^''t Cfr, Contini 1, e, in nota; Batt. Le.
J^È
274 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1328 Gabella pili consistit in hiis, videlicet; De cuctono macha-
Palermo lo et machalugio, casco, lana, coriis [...] (La Man-
tia 73).
s. d. Quod nuUus audeat in eadem terra et tenimento suo baciare
Trapani cuctonum cum arcu cuctoni, ncque machalegium
ncque inconochatum, ncque faldellas, absque licencia et
mandato cabelloti (La Mantia 35).
Il sic. macaluggiu ' si dice del cotone che è avulso dal seme ' maca-
luscio ' cotone appena tolto dalla buccia ' (Peli. I 193), macaluggiu (Agri-
gento) 'cotone avvolto dal seme' (Pitrè 52) deriva dall'ar. mahlug
' purgatum a semine gossypium ' (Freytag I 416^); cfr. venez. gottone
macluso (a. 1542, Peli. I 127).
V. Introd. §§ 28, 29, 34, 63, 69, 74; 30«
168. Maliabubus.
1287
Palermo
ante 1312
Palermo
confessus est se debere dare diete mulieri de predo cucto-
nis m u e h a b i tarenos auri triginta novem (not. De Ci-
tella I 205).
In primis prò quolibet sacco Cuctonis m a h a b u b j In-
tromisso per mercatores exteros percipit dieta doana gra-
num j [...]. Item prò quolibet honere Cuctonis maha-
bubj delato per mercatores exteros percipit dieta doana
g. ii (Pollaci 317). Item de ponderatura Cuctonis m aha-
b u b j , lini, canapis, Carnium sallitarum, dactilorum et
ficuum debetur eidem doane ab exteris Rotulus j per cen-
tenarium (ib. 329).
1312
Palermo
s.d.
Trapani
1328
Palermo
Item de ponderatura cuctoni, mach ab i,
pis, carnium sallitarum (La Mantia 22).
lini,
canna-
Item prò quolibet cantarlo cuctoni
gr. quinque (ib, 50).
m a e h a b i intrantis
Gabella pili consistit in hiis, videlicet: De cuctono mi
eh alo et machalugio, caseo, lana, coriis (ib. 73).
L'etimo del vocabolo, piìi o meno alterato nelle testimonianze citate
e presuniibilmente scomparso non molto più tardi, è certo un participio
ar. mahbub, da habba (Il forma) ' to produce seed, go to seed
(plant) ', ' to bear seed (grain) ' (Wehr 180a), la stessa radice a cui risal-
gono abasisa (1) e chabbarasi (70); non registrata nei dizionari arabi per
questo verbo, la forma vi figura invece per l'omonimo habba ' amavit '
LESSICO
275
(Freytag I 330^?): mahbub ' amatus, amasius ' (ib. 331è), ' beloved ',
' dear ', ' lovable, desirable ' (Welir 179/^), cfr. in un dee. di Cefalù
(a. 1146, Cusa 618) « Ttb xa-rwxwpacpiou tò ptaxitÓTc ». L'uso del sintagma
cuctonus mahabubus (ar. qutun mahbub) * semi di cotone ' trova
un preciso riscontro in quello del sic. finocchiu 'ngranatu ' il seme del fi-
nocchio ' (Traina 387).
V. Introd. §§ 34, 63, 74; 30?^.
169. Mahumeria.
1150 donamus [...] ortum [,..] qui est prope flumen Abbes
Palermo juxta mahumeriam Sarracenotum (MonHMans 187).
Il lat. mediev. mahomeria, machomerìa ' templum Mahometicum '
(a. 1184), mahummaria, mahtimeria (Du Gange V 178), id. ' mosquée ',
' quartier musulman ' (Nietmeyer 624), ant. prov. maomarìa, ant, fr. ma-
homerie ' mosquée ' (FEW XIX 112), è un derivato da Mahum ' Maomet-
to ' (Du Gange l.c), cfr. sic. maùmma ' diavolo ' (Pasq. Ili 131, Traina
580), lig. mauma, Maoma ' caso, prodezza, per lo piìi dicesi in senso iro-
nico, un bel colpo riuscito per caso ' (Peli. I 367), ant. it. Macóne (XV sec;
Maona in Berni, DEI III 2357), ant. fr. mahons ' dieux payens ' (FEW
Le). Etimo di questo è una variante M a h u m ni a d dell'ar. M u h a m ■
m a d ' Maometto ' (cfr. anche i nomi di « villani » ixovxoiixixtT, Cusa
131^, iì.ovxo{}]xp.ow , ib. 132^, e Machamatus in Guglielmo di Puglia IH
335), da cui il cai. mahammetta, -ettu ' diavolo ' (NDDC 380), ant. it, Ma-
cometto, ant. fr. mahomet ' idolo ' (FEW l.c).
Di probabile provenienza galloromanza, la forma mahumeria è atte-
stata anche in un doc. di Barletta dell'a. 1166: « domos in Ascalone cum
molendino, et mahumeriam et gardinum cum terra ad plantandam vineam »
(CDBar Vili 148). Sembra invece non vi sia qui traccia della variante
ant. prov. bafomaria ' mosquée ', -eria, da Bafomet ' Mahomet ' (FEW
l.c), benché il lat. mediev. huftmaria ' templum Mahometo dicatum, quod
aliis Machumeria dicitur ' (Du Gange V 519) si trovi in Sicilia in un doc.
dell'a, 1116 scritto in Tripoli di Siria (TabSMLat doc. 2).
V. Introd. § 71; mischita 189.
170, Maìutus.
metà XIII sec.
s.L
Di canno ti vististi lo m a i u t o | bella, da quello jorno
so' feruto (Cielo d'Alcamo, vv. 114-15"^).
272 In Foeti del Duecento, a e, di G. Contini, Napoli, 1960, 183.
■ v\^\ ■%,
280
1373
s.l.
1380
Venezia
1431
Palermo
1443
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
avimu per usancia in nostru paysi a li festi et a li noczi
dari maracxi di acqua rusata et nanfia (SposVang 73),
m a r a s i di vitra de Damascu plini di acqua rosa (TestVen
61).
maraxium (Bresc-D 'Angelo 151).
maraxus (ib.).
Il sic. maraxa ' hic guttus ti et hoc gucturnium et clepsydra ' (Valla
52), marascia di vìtm ' orcioletto ' (Pasq. Ili 108), ' vasetto a guisa d'or-
cio ' (Traina 568) deriva dall'ar. marassa, mirassa (Steiger
Contrib. 200, Peli. I 166), marass 'fiala' (Vocab. 183é). Il prestito
pare indipendente dalle forme iberiche, sp, dmarraja (T doc. almanaxa
Nebrija, DCEC I 145, DECH I 187), cat. almonatxa {\^ doc. marratxa a.
1494, AlcM VII 262), port. almanaxa (T doc. a. 1562, Mach. I 166).
Cfr. Marascia cg. in Sicilia, Marascio cg. e top. in Calabria (DTOC 179).
V. Introd. §§ 39, 68.
174. Marcatus.
1285
Palermo
1287
Palermo
1302
Petralia Soprana
1305
Palermo
1331
Polizzi
cum [...] locaverit iura terraram ipsarum, mandras seu
marcatos infrascriptos, una cum herbagio ibidem exi-
stente (CDArag I 566).
dictus dominus Orlandus tenetur ponere sibi prò usu por-
corum ipsorum et aliorum ex eis proventurorum [...] nemus
et marcatum Miricetti libera et salmatas sexaginta de
restuchiis suis et etiam pascua feudorum suorum (not. De
Citella I 73).
vendidit [...] quemdam eius vinialem cum terra vacua et
marcato contiguis (TabMonPol 30).
Fratres diete domus fuerunt, et sunt per longissima tem-
pora in possessione, vel quasi pacifice, et quiete predicta
ornnia et singula faciendi, nec non ordinandi, et habendi
ibidem marcatum, seu mandram prò animalibus eo-
rumdem (MonHMans 73).
prope quam roccam et quoddam marcatum situm in
territorio diete terre Petrapertie vocatum lu Ramettu (ASS''
Vili, 1956, 104); prope quam rocchettam est quoddam
marcatum vocatum Clavistelli (ib. 105).
LESSICO
273
1453
Trapani
1464
Messina
amagasenum (not. Formica 8 settembre).
maschazenum seu tabernam (Gabotto 127); ama-
gasenum (not. Scrigno 4 settembre).
Il sic. magasenu ' stanza dove si ripongono le mercanzie, e le gra-
sce: magazzino' (Pasq. III 73, Traina 551), ma(g)asenu, malaizéni,
maiiié (Giuffr. 84), malasé(nu) (Traina Voc. 226), con ammagasinari
' chiudere, serrare alcuna cosa in magazzino per conservarla: riporre ',
ammagasimrìsi ' dicesi del grano, o altro, che seminato, resta a lungo
sotterra, senza poter nascere a cagione d'un'aridità sopraggiunta ' (Pasq.
I 85), cai. magazzenu, -ziiem, -zzeni, mahazzeni ' magazzino, stanzone
che serve da granaio' (NDDC 379), deriva dall'ar. mahzan, dalla
stessa radice h a z a n a di chasena (83) e chasenus (84); cfr. malt. mahzen
' magazzino, ripostiglio ' (Barbera III 657, Busuttil 155). Ne derivano i
topp. Magazzeno 50 F 5, 51 E 1, Magazzino 49 F 2, ecc., Magazzimzzo
55 D 6, cfr. Magazinazi (Pirri 868); anche in Calabria MagaiienQ 48 D 5
(cfr. STC 2289, DTOC 169).
Le forme iberoromanze corrispondenti, sp. almacén (1" doc. a. 1225,
DCEC I 138-39, DECH I 180), port. armazem (P doc. a. 1279, Mach.
I 247), ant. cat. almatzem (FEW XIX 114-15), sono sicuramente prestito
diretto dall'isp.-ar. mahzén (così Fedro de Alcala, Steiger Contrib.
233), ar. mahzan. Dubbio è invece se l'it. magazzino {V doc. G. Vil-
lani, Batt. IX 425) > fr. magasin (T doc. fine XIV sec, FEW Le.) risalga
a m a h a z i n , pi. di mahzan (DEI III 2311, FEW Le) o ad una
forma ar. alger, magzan (Steiger Aufm. 46), non si sa quanto antica, dalla
quale il tipo con -g- dovrebbe essersi diffuso in Francia, in Toscana, nel-
l'Italia settentrionale e meridionale.
Senonché, almeno per la Sicilia, che secondo tale tesi dovrebbe tro-
varsi tra i punti di arrivo di questa penetrazione commerciale dall'Algeria
orientale e dalla Tunisia (cfr. FEW XIX I15a), le varianti medievali con
-h-> -eh- postulano all'origine mahzan, quasi certamente per prestito
diretto, cfr. nel « Rollo » ar. al-mahàzin (Cusa 216, r. 7) = lat, machazen
(ib. 187, r. 34).
V. Introd. §§ 30, 47, 61, 63.
167. Magalugius.
1298
Palermo
Un tale vende cantari dieci de bono bombice m a g a 1 u g i o
mercatantili cum saccis suis (not. De Citella II 92).
^^
278
ante 1407
Augusta
1451-1473
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
et là chascunu aratu ki hagia la dieta frankiza sia tinutu
dari una salma di fmmentu alla mata m m a (ib, 21),
non è beni ad hedificari li m a r a m a i ad honuri de Deu?
(LikSIher 35); et offersi alla mar a rama di quilla
ecclesia grandi quantitati di dinari (ib, 167),
171b, Mafagmerius.
1308
s.l.
1345
Palermo
maragmerii, quibus fabricae cura incumbit (Pirri
156). ^
Officiali della catena, del porto, mar ammari e della
Sala viride del Palazzo (Top. II 74).
Il sic. maramma «la attracta di far maramtna, hoc cementum ti; et
omnis rudior materia, qua edificia consurgunt » (Valla 47), « voce araba
che significa fabbrica» (Pasq, III 107), 'il far muratura, il murare',
' .,, la fabbrica del Duomo e delle mura di Palermo, e in generale edificio,
fabbrica', 'macchina', 'imbarazzo, confusione di cose' (Traina 568),
^ grande e confusa quantità ', ' frana di pietra ' (SVS 67), con marammek
'colui che ha cura degli edifici ecclesiastici, impiego quasi simile all'edile
dei Romani' (Pasq., Traina U.cc), marammian ' darsi da fare con opere
manuali ' (Pasq. Ili 108, Traina Le), marammari ' mettere in disordine,
mgombrare, mettere tutto sossopra ', marammiàrisi ' darsi da fare, muo-
versi per ottenere qualche cosa ', smarammari ' abbattere un fabbricato ',
SI fa decisamente risalire (D'AI.-Calv. 235-36; Peli. I 158, 266) aU'ar
maramma ' repair ' (Wehr 416^), 'riparo, restauro, composizione di
muraglia che cade in rovina ' (Peli, I 73). Molto meno valida pare l'opi-
nione di chi, partendo dal sic, muramma ' il murare, il fabbricare ' (Traina
6i;) che e un probabile incrocio di murami ' id. ' (ib.) con maramma, lo
riconduce a lat. muràmen (Avolio 36, Gioeni 169); o quella di chi
lo trae con lant. prov. mairam, ant. fr. merrien, it. marrame ' legname '
%v^ S'n.* ^^; t," ^ in e n < m a t e r i a ' legname da costruzione '
(REW 5407, DE I 2373, Jost 72; cfr, SVS l.c). Quest'ultimo etimo
certo SI addice allabbruzz. marramiers 'esperto nelle arti manuali, inge-
gnoso e, ancor più chiaramente, al cai. marrame ' strame che serve da let-
to al bestiame , marramma, marrame, maramma ' spazzatura, mucchio di
immondizie, quantità di detriti, mucchio di erbacce o frasche, roba da gettar
via, marame', marrme, -a 'mangime, foraggio invernale che si dà alle
bestie (NDDC 392), maramma ' roba che ingombra, mucchio di rifiuti ',
ammasso di erbe secche ', ' quantità di gente ' (ib. 389). Bisogna tuttavia
ammettere, per quest'ultima voce che è solo reggina, un influsso dell'ar.
LESSICO
279
maramma, mentre d'altro canto non pare lecito escludere, per qual-
cuna delle accezioni siciliane, un influsso di * m a t e r i a m e n .
V. Introd. § 71; 30«.
172. Matanus.
1239
Lodi
De Sarracenis autem qui dudum oves ipsas in extalium
habuerunt, et cum de cabeUis ipsis teneantur curie nostre
solvere magnam pecunie quantitatem, pkires eorum mvems
non solvendo, de quibus quid fieri debeat nostrum bene-
placitum postulasti; volumus et mandamus ut [...] capias
de personis, et eos per opera maran(orum) curie no-
stre facias applicali, adeo in ipsis operibus coercendos [...}
(HuiUard-Bréholles V 505).
L'it. marrano ' titolo ingiurioso per indicare i giudei e i mori conver-
titi ' (DEI ni 2373), anche it. ant. marano, marranno (T docc. L. Pulci
e Savonarola, Batt. IX 830), come il fr. med. e mod, marran ' id. ' (1' ^oc.
XV sec FEW XIX 113-14), sp. marrano ' cerdo ', ' cristiano nuevo (1
doc. a. 965), da cui cat. e port. id, (DCEC HI 272-75), accanto a port.
marrao ' porco pequeno ' (r doc. a. 1264, Mach. II 1439), si fa derivare
dal sostantivo ar. m a li r a m ' cosa proibita ' (DCEC, FEW lice), piut-
tosto che dal participio mu h a r r am ' proibito ' (DEI Le), o, più pre-
cisamente, da un isp,-ar. m a h r a m , con spostamento d'accento consue-
to in tali forme e con -m > -n pure non insolito negli arabismi spagnuolL
Sulla difiEusione dell'arabismo dalla Spagna non si avanzano dubbi,
Incerto invece è se sia più antico il significato di ' porco ', la cui carne era
proibita agli Ebrei (DCEC Le), o quello di ' cosa proibita ' (FEW Le),
Sicuramente nel significato di ' (soldati) Arabi convertiti ' va inteso nella
lettera fredericiana il vocabolo, che sussiste in Sicilia solo nel cg. Marano,^
essendo marranu ' titolo ingiurioso ai Mori convertiti e di dubbia fede '
(Traina 572) un italianismo quasi certo; la più antica attestazione risale
all'ar. 1189, col top. Huedmarram = Tumarrano (v. nota 227).
V. Introd. § 34.
173, Maraxium.
1308
Palermo
1323
Palermo
mar as slum (Bresc-D'Angelo 151).
coccas duas de bere, unam magnam et alteram parvam;
item bacilia de bere tria; item bocalia duo de bere; item
mar asci a duo de bere (Starrabba Dot. 17, nota 3;
Salomone Marino 223).
276
1267
Cammarata
1301
Polizzi
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1435
Corleone
1450
Corleone
1478
Siracusa
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
dono cultram meam novam coloris m a i u t i et rubei (Rojl
Rub 201).
ve-
Item dixit se habere [...] cultram unam maiutam
terem (TabMans, dee. 350),
Ita recipit Cabellotus prò consueto Iure eiusdem Tintorie
de panms seu filata tingendis in ea ad rationem subscriptam
videlicet: De maiuto per cannam Tarenum j [ ]'
Itera de Cuculio sive seta tinctis in maiuto de qui-
bushbet duabus uncijs Tarenum j (Pollaci 338).
Itera exigant prò tinctoria subscriptamm rerum in colo-
ribus infrascnptis, subscriptas pecunie quantitates, videli-
cet: irò qualibet canna tele tingende in mayuce (mr
mayuto) taren. j. [..,]. Item de cuculio sive seta
mctis m _ m a y u t u de quibuslibet duabus unciis tar. j,
[La Mantia 16). Quod nullus audeat tingere setam colorum
quorumcumque, preter mayucam, qui color spectat
ad tmtoriam, nisi cabellotus domus sete, vel qui cum eo
convenerit (ib. 20).
manutergk octo de cutono mayuto (net. De Pittacolis
19 gennaio).
faciam unam saki de lecto de cutono mayuto novam
extimatam valere tarenos xii [...]; manutergia listata de
cutono mayuto in uno tocco (net. Gambetta 19 no-
vembre).
tilellam unam et travirserium unum novum pieni bombicis
mayuti prò unciis ii (Mauceri 110); mataracium unum
mayutum plenum lana vechu (ib. Ili); mataracium
unum novum bombicis m aiuti plenum. Item traver-
serium unum novum mayutu plenum. Item tilellam
unam novam mayuti prò unciis mi (ib.),
La_ voce sicuramente un termine di colore (v. cahdu- 53), è nota,
retoT' Z-^'^'^'''' '^^ ^"'^^^^^^^ ^' Ci^l° d'Alcamo, con il si-
Sne?Jt,,T ^^.7^"'^°. (S^"' IX 490)-. Una conferma della fun-
ZisoTT ' '"f'"'" ^'' "'^^' "^^SS^°^ P^"^ deUe attestazioni date
qui sopra, ed una indicazione approssimativa del colore indicato possono
rcsisLtdi's SrigSrdXt&W"' ^^"' ''i'' 2°9)' p- «— d°
m un doc. federiciano (sfuggito aX no tra S er^n If "'''''}°"f ^' ""? '"'P^'"" ^' '»««'°
che, pur non essendogli chiaro cosa Z t l.f^' P^^^"'^'^^ 1^ lezione dei codici lo ntaim,
di guanciale-, fr, ^nt^^.S^' co^^irTdànr^^^^^^^ ''' "'^ '^^ 'f^^-' ^^'^«^
LESSICO
285
Il prestito è indipendente dalle voci iberiche, sp, dmazara ' molino
de aceite ' (T doc. a. 1604, DCEC I 146, DECH I 188), cat. dmassera
'ti-uil de moldre olives ' (T doc. a. 1315, DECC I 212-13); topp. in
Vernet Ginés 570.
V. Introd. §§ 40, 70, 74.
178. Masibum,
1171
Palermo
Iconani cum m i e s i v o , que habet librara argenti unam
et mediam (DocInNorm 135); iconam, que est cum ma-
s ib o que habet libram argenti unam et mediam (ib. 144).
Tramandatoci in due documenti quasi identici nel testo, il termine
riflette chiaramente l'ar. m i s b a li a h ' chapelet, rosaire ' (Dozy I 624^),
m a s b a h a h ' chapelet ' (Kazim. I 1042«), m i s b a h a ' rosary ' (Wehr
457^!), dalla radice s ab ah a (II forma) ' to praise, glotify ' (ib. 457tf).
V. Introd. §§ 21, 34, 38, 52; 30«.
179. Matrahini.
1286
Palermo
1287
Palermo
1312
Palermo
in civitate Panormi in centrata Matrahinorum (App.
Top. 391).
in civitate Panormi extra Cassarum in centrata Sancti laco-
bi de Maritima in centrata Matrahinorum (ib.).
in Ruga Matraynorum (Top, II 93).
Questa centrala o ruga, alla quale probabilmente corrisponde, come
pensava Di Giovanni (Top. l,c., nota 1), l'attuale Via Materassai in Pa-
lermo, trae il suo nome dall'ar, * m a tr ahiy y i n , pi. del nome dì
mestiere *matrahì ' fabbricante o venditore di materassi ', da ma-
trah 'materasso' (v. néTpaxog- 184a).
V. Introd. §§ 7, 29, 43, 55, 70; 30«.
180. Maymuni,
1348
S, Martino
Circopaticus a um, animai quoddam simile simie, sed
caudatum quod dicitur gactu maymuni. [...] unde
Sfi(n)gia etiam dicitur genus simmie villosum corais
maxime prominentibus et feritatis oblitus, gactu may-
muni (Senisio 65).
^^
282
1146
Cefalù
1348
S. Martino
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
tì li àpi; 10 TÒ XeyÓ[xevo Jwàvvou ■/ilyaTT^p (Cusa 618);
TÒ p, à p Y u V xò XéyovTa tocpéx (ib. 619).
Palustfis... herba paludis vel homo stans in palude, que
dicitur maryu, vel pratus (Senisio 86).
Il sic. margiu ' luogo basso, dove stagna, o si ferma l'acqua, e Pestate
per lo più si asciuga: palude ' (Pasq. Ili 111, Giuffr. 71), anche màggiu
' fango, creta ' (SVS 67), con margiari ' camminare in luoghi guazzosi '
(Pasq. l.c), margignu e margìum ' paludoso, acquoso ' (ib.), ammargìarì
' impaludare un terreno ', ' irrigare troppo abbondantemente un terreno ',
intrans. ' ristagnare ', ' allagarsi, impantanarsi, di terreni ', ecc. (VS I 148)'
cai. margiu ' terreno sodo, non zappato ', ' terreno lasciato in riposo ''
' terreno paludoso ' (NDDC 391), risale all'ar. m ar g ' pratum ' (Frey-
tag IV 166b), anche ' marais, herbages ' (Dozy II 578^; cfr. Peli. I 267),
' grass-covered steppe', 'pasture land', ' meadows ' (Wehr 1058è); cfr!
nel « Rollo » marg = pratum (Peli, I 312), wdagat al-marg (Cusa'237,
rr. 7-8) = pknum aquosum (ib. 198, rr. 18-19). Ne derivano numerosi
toponimi: Màrgio (Pantano) 56 F 3-4, (Valle di) 54 A 3, Margiogrande
51 F 3, Margi 49 F 6, 50 D 6, ecc.; cfr. ad margìum Johannis Bugadir
(a. 1141, ACCef perg. 10), Margimillusi (a. 1264, Pirri 705), Margidiramt
a. 1305 Picone II xxviii), Margimorone (a. 1305, ib. xlvi), Margi di
il t ri^- ^^^^' ^'"'^ ^'"^' ^^^ = ^^'&ihraci ZTpa C 4, Margicamli
(STC 238"dTOC ' "''''''' ^^'"''° " ^"^^^ ''°*'''' '" ^'^'^"^ ^^'^"'
L'arabismo siciliano è certo indipendente dalle voci iberiche: sp
marjal terreno bajo y pantanoso', ant. sp. almarjal (r doc. a. 1276)
cat. marjd 'id.' (r doc. a. 1385, DCEC I 144 s.v. almarjo), port. d-
margen ^x^ém^, campo' (F doc. a. 1255, Mach. I 166); cfr. topp. in
Vernet Ginés 567 ^".
V. Introd. §§ 2, 28, 34, 69.
aU'atabo stesso ^ '^°"*° ' ""^'^^^^^ ™ passaggio semantico che va ricondotto
LESSICO
283
176a. Marsapanum, -us.
1311
Montalbano
1367
iVIessina
1444
Corleone
1455-
Palermo
-.1461
Messina
electio ipsa in civitate Messane Inter I^'^f ^F mSc
tali modo ftt videlicet fiunt cedale deccm [...1- ^^
Lt Hgate cum filo quolibet ponuntur . in uno mai sa
pano cohoperto, sive capucio (PoHacL 6).
m a r z a p a n u m unum cum ludo uno ^'^h^^l^^S^ jj^^f f\"
S, intus dictum mar.apanum s.stcnte (BiblSu.pt 11,
453).
Ttem marzapanos quinquagìnta tres intra parvos et
magios in qdbus vel aliquoc? ipsorun. sunt res aromatico
subscripte (Giuffrida Bott. 483).
m a r 2 a p a n a
XVI parvuli piena di erbis (ib, 492).
per dui marzapani grandi P^i; mectiri li bilan/.i tari
dui et grana dechi (ASS^ XXX, 1905, 524).
176b. Manzapanettum.
1422 manzapanettum (net, Rubeo 8 luglio).
Trapani
Il sic. marzapanu 'vaso fatto di legno sottile, per lo più di forma
rotonda, per uso di riporvi dentro checchessia: scatola (1 asq. ^^J^J'-'''
Traina 574), cai marzapane, 4 ' .aiiao, tasca ', astuccio per consemie
un gioiello' (NDDC 395), lue. martsapàn 'sorta di f "^^ ^ ^^.^^^^^^
8168) è termine assai diffuso nelle lingue europee (Lokotsch 1452}_ i^
esso Pellegrini (II 590-97), dopo un'accurata disamina dei vari sigi^^^at^
assunti dalla voce, o ad essa arbitrariamente attribuiti ^^ll^. ^^"^.,^^ "°^
sempre precise testimonianze documentarie, preferisce indicare 1 etimo
neU'ar. martabàn ' vase de porcelaine dans lequel on serre des mé-
dicaments, des confitures, des épices ou de Tenere ' (Dozy li 5»^/^J, ag-
giungendo la congettura di una provenienza della stessa voce ^^^^ba da
MarJaban, nome di una città birmana donde nel Medioevo si esportava
una celebre lacca; egU poi si dichiara pienamente concorde {Voci or.
429-31) con quest'ultima conclusione etimologica, autonomamente mtan
raggiunta da Cardona^'^ Il trattamento t > Z, del tutto anomalo, rivela
che il prestito siciliano è indiretto.
V. Introd. § 71; 14«.
276 G. R, Cardona, Marzapane, in « Lingua Nostra » XXX, 1969, 34-:)7,
1/
I
I'
^9
288
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
cotone ' (Peli. I 266) e forse i topp. Manca 50 E 6, Manca (Torrente la)
55 D 4, Manca del Toro 55 C 2)™, a manàqi' vanno certo ricon-
dotti i topp. a. 1312 usque ad viam Menahe [KCkgt 301; oggi Minàga,
ib. nota 5), a, 1321 contrata dieta de Mìnacha (Picene II xxxviii), en-
trambi riferiti a località dell'Agrigentino.
Ad altro termine della stessa radice, l'ar. n a q ' a h ' maceration,
étang ' (Dozy II l\5h), va ricondotto il sic. naca ' posto poco profondo
del fiume, buca nel letto del fiume, gorgo ove ristagna l'acqua, o conca-
vità del terreno ' (Giuifr. 71-72), con i topp. 'a ISIaca, i Nachi (STS 90),
che va tenuto distinto (cfr. Rohlfs Quellen 150, Peli. I 268), nonostante
Alessio {Bl. Gr. 131), dal sic. e merid. naca ' culla ', a sua volta dal gr,
và%ri ' pelle di pecora ' (cfr. LGII 346).
V. Introd. §§ 30, 36, 50.
184a. Métpaxos".
1273
Catanzaro
184b. Matatacium.
1248
Palermo
1265
Catanzaro
1268
Messina
1282
Messina
1285
Palermo
xaì, à-KÒ TE (7tputxviQ(; %pz<^a'C'coff':pih\xvia tpCa, 'Éxovxa
IxEtpàxoui; Suo, ffàxxov 'èva Xivòv, xonEpia tpia
(Trincherà 487).
debet mihi super f aciam unam matarasii tarenos de-
cem (MortiUaro 412).
àtpiw [...] To èpiòv xpEPaTTOCTTpcibo'iov, xa^wq ònkpx^i ixs
cràyxov év, [x a t a p à ir !^ o v Iv, xouTcsp-TOÙpEi-v èv, xai
iv l^Euyàpi \£VT^où)\,ov (Trincherà 428).
reliquit [...] mataracìum unum, par unum de lin-
teaminibus usitatis, capitale unum et cathedram unam
[...]. Item dixit se habere [...] lectum, mataracia,
linteamina, cassias, utensilia et massarigia (TabMalf 233).
mataracia duo (RRS 217).
liceat mataracia robam seu quecunique alia suppel-
lectilia a quibuscumque personis propria auctoritate capere
et habere (CFilSpec 73).
^ Escluso un etimo tardo lat. mmcheus (STS 103), essi possono derivare, come si-
curamente i Manchi 55 A 3 e gli omonimi dell'Italia meridionale (SIC 2342, DTOC 174),
dal lat. mancus > cai, piazz, manka ' Norden ' (REW 5285), sic. manca 'sito o piaggia
volta a tramontana: bacìo ' (Traina 558), cai. id. ' terreno non soleggiato ' (NDDC 384),
LESSICO
281
1393
s.l.
1428
Polizzi
1452
s.l.
1491
s.l.
Et tuctu lu restanti di li mandri et marcati la su in
b territoriu di Cak(thafimi) su di la curti hberamenti
(Guarneri 305).
reservans se herbagium dictarum t^'^'^^^-';^\j^ " ' f U^?
traceria consueta et dominium directum (TabMonPoi 352).
nemo cuiusvis conditionis existat, qui_ pheuda seu terri-
toria in diete regno possidens, possit m pheudis seu tei-
ritoiiis, armenta seu pecora, preterquam m locis, seu
marcatis ponete (Genuardi 79, nota 1).
fenda et marcata infrascripta pertinentia ad dittam
Soniam chadare, videlicet: feudum vocatum lo cann^^-
Item aliud feudum seu marcatum vocatum Imgemi
seu burfusina (ASSO XXII, 1926, 229, nota 2).
Il sic. màrcatu 'luogo dove si adunane gli ^'^^^^l^^ ^T'Ìa)
la mandra istessa con tutti i suoi accessori] (Pasq. III 109, Giutir. «4 ,
iZitu Muogo con tracce di animali' (SVS 67), col cg. ^^rcoM^^
màrcatu, màrcutu, màrchitu ' ovile, luogo dove stanno i pastori, mand a^,
' palco coi cannicci dove si seccane i fichi ', ' terra zappata e già assodata ,
"terreno calpestate o con traccia di pedate', ' specie di radura ne bo-
SCO' (NDDC 390), màrcatu 'guasto (di terreno) ' ib), deriva _ dal ar^
m a r q a d ' cubile, lectus ' (Freytag II 180.), ' bed ', couch estmg
place ■ (Wehr ma; cfr. Peli. I 267). A questa voce corrispondono itopp.
Mercati 50 F 1, 55 C 3, Marcatohianco 50 F 2 55 D 4. ecc., 'u Marca^,
'u Marcateddu (STS 101; etimo errato), cfr. ^^rchaltesseltm.. MmcbaU
butayb (a. 1131, DocInNorm 23), ^^^f^^^^'f.f^'-,^^^^^
Bumbunecte (Barberi I 173), Màrcatu Blancu (ib. HI 356); m Calabria
■ Màrcatu (DTOC 179), Màrcadi (STC 2390). Nel « Rollo >>,^ deve pur
trova mar^ad (cfr. Peli. I 312), per l'appellativo ' mandra e preferito U
termine marhala (cfr. ib.).
V. Introd. § 22; 288tt.
175. Maigium.
1133
Palermo
1141
Palermo
SiaixoLpà^eo i^ tcrou tò ix à p -t i; o v (Cusa 516) - et inde
dividit per medium Lumarge quod Pantanum, vel
terra sylvestris latine nuncupatur (Puri 11"^).
ì^c, -rou uiETàXou oiiixppou -riTE l^aPY '>.^ ^^\- 1^) = ^'^
magnum umbrum vel m a r g i u ra (Pira 87).
286
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Il sic, {gatto) maimone ' hic cercopitecus ci ' (Valla 37), {gattu)
mammuni ' spezie di scimia, che ha la coda: gatto mammone, cercopi-
thecus ' (Pasq. Il 208, Traina 4.30), cai. mammune -unì, -unu (fantasma,
spauracchio dei bambini ', mammuna {crapa) ' capra di manto nero '
(NDDC 384), lue. mammóna ' essere immaginario e spauracchio dei bam-
bini ' (Bigalke 7998), mamóna ' fantasma, uomo nero, spauracchio dei
bambini ' (ib. 7999), it. mammóne ' scimmia ', ant. it. maimóne, mamóne
(Batt. IX 596; T doc. XIII sec, Peli. I 117), gr. mediev. [xaip,oO ' simia '
(Du Gange Gì. Gr. I 852), è vocabolo diffuso nelle lingue romanze e slave
(Lok'otsch 1365), il quale si fa derivare, nonostante qualche opinione di-
scorde (cfr. Devic 155: dal pers. maymùn), dall'ar. maymiìn
' benedetto ', ' fortunato ' (cfr. DCEC III 194-95, Peli. I 200), ' fortu-
nate, lucky ', ' blessed ', ' monkey ' (Wehr 1293b). Da questo participio
di y a m a n a ' to be lucky, fortunate ' (ib, 1299i2), adoperato come nome
proprio (cfr. in SiciHa a, 1141 fou %àUT nEi'txoOv, Cusa 18, ecc.; in Liguria
a, 1158 Johannes Maimon, Peli. I 391), derivano i cgg, sic. Maimone,
Marnane, il top. Maimone 56 A 1; in Calabria Mammone cg., a. 1065
Maimoni (Mosino 104), Marnane top. (DTOC 174); anche f. Maymonam
nome di una schiava (a. 1287, not. De Citella I 57).
V. Introd. § 58.
181. MéXxaq)£V,
1273
Reggio
xaì, Si' èvSutxaffiav aÙTf]^ cTTpiT-ra Suo [,.,], xoTxéXXav
TTpàcrivov, [JiavSùXia %o%o\ùXi%ia. Suo [...], i^uvvàpiov i:'ri<;
craXepiVTf]!;, xàX-^tjcLc, crùv toui; (9ÙXo%o.Wiyo\ic„ xal
[jiÉXxaq>sv Tif](; -navópiJioi) (Trincherà 487).
LESSICO
287
La stessa voce araba ha dato l'ant. sp. almalafa ' ropa qua se ponfa
sobre todo el demas vestido, y comunmente era de lino ' (Dozy-Eng. 153),
' vestidura moruna ' (Steiger Contrib. 265), port. almalafa (XVI sec,
Mach. I 165).
V. Introd, §§ 26, 29, 34, 54.
182. Melìngiana.
1309
Palermo
ante 1312
Palermo
1329
Palermo
citruUos, cucurbitas et melingianas (Bresc ]ard. l'i,
nota 2).
Item de Citrulis, Cucumeribus, cucurbitis, piponibus et
m i 1 i n i a n i s , qui arabice noara dicuntur, similiter sol-
vunt qui emunt ana tarenos v per centenarium (Pollaci
320).
citruUos, cucurbitas et melingianas (not, R. De Ci-
tella 17 aprile).
Il sic. milinciana ' petonciano ' (Pasq. Ili 160, Traina 590), col top.
Milingiana (Monte) 55 C 4, it. melanzana (DEI IV 2410), è termine
diffuso in Italia, non soltanto nei dialetti meridionali (cfr, AIS VII 1381
' melanzana '), il quale deriva dall'ar. b à d i n g a n , con probabile in-
flusso di mela per la m- iniziale (Peli. I 193).
Per le varie forme con cui questo arabismo è presente nelle lingue
europee v. Lokotsch 161, FEW XIX 17-18, DCEC I 444.
V. Introd. §§ 21, 22, 28.
Il termine, che la provenienza del manufatto da Palermo indica essere
quivi un prestito diretto, corrisponde all'ar. m i 1 h a f ' extimum cor-
poris operimentum ' (Freytag IV 92^), ' pièce d'étoffe dont on s'envelop-
pe tout le corps ', ' drap de lit ' (Kazim. II 91 5b), m i 1 h a f a h (nel Yoca-
bulista mal h afa h e malahfah) ' manteau d'homme ', ' le grand
voile cu manteau dont se couvrent les femmes quand elles sortent ',
' couverture de lit en coton ', ' drap de lit attaché à la couverture, faisant
un avec la couverture' (Dozy II 519^^), milhaf e malhafa, pi.
malàhif 'cover, blanket ', ' wrap ' (Webr 1009(3). I malàhif di pro-
duzione siciliana dovevano essere particolarmente belli e richiesti in altri
paesi ™.
278 Cfr. Dozy, Véiem. 400; « Au rapport d'Ibn Djobair les Siciliens " portaient des
lihafs (sinonimo di malàhif) superbes ", en conservant, sous la dynastie normande, le co-
183. Menaha.
L'etimo del sic. bbunaca ' pozza d'acqua ', ' ricettacolo d'acqua sta-
gnante dove si macera il lino o la canapa ' (Giuffr. 66), ' maceratoio per
il lino o per la canapa ' (VS I 477) viene individuato nell'ar. m a -
n a q i ' (Peli. I 149, 252), pi, di m a n q a ' ' locus ubi restagnat aqua '
(Freytag IV 326b), ' quagmire, swamp, bog ', ' sump, place where water
gathers ' (Wehr 1165^), cfr. l'ar,-sic. manàq.' del «Rollo» (Cusa 207,
r. 5) = ad menaka scilicet ubi mollificatur Unum (ib. 182, r. 33). Se a
m a n q a ' risale il pant. manca ' fossa per la macerazione della canapa o
stume musulman », Notizia di esportazione di 4 « brocade blankets » [malàhif) dalla Sicilia
nel 1128 dà Sh. D, Goitein, Sicily and Southern Italy in the Cairo Geniza documents,
ASSO LXVn, 1971, 9-33 (precis, a p. 32).
'V
mm
1 1 \..^^^ \ •
284
177a. Masara.
1176
Palermo
1206
Palermo
1303
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Concessione di «« molendinum juxta portam Rote ad mo
endas cannas me lis, quod saracenice dicifur m ; a r a
Il 76) ^"''""' '' Pertinentiis suis (Pirri 452, Top!
S M.? ' ^'"°''''° ^-^ ^li««^ terram In qua
TtìnWis e?;.'; ''"'•''' "'^^" '^"^^^^"^^ P'^^dicte Sanate
a septentrione est planum M a s a r e curie (Top. II 12),
177b. Mazararl.
SCIO di pietre che servono per tenere benTn fnZ i '^J^}^S^o ', fa-
(Peli. I 14 ) e r ma t 5 < t u -^ ^ ' ^/ ^ ^ ' ^'"'''^ ^^ ^°li^o '
675),;^4 ;'ap™s ann' °' T^^"' strettoio ' (Barbera ILI
)> ^agpsra a press, an oil press, an oil mìll ' (Busuttil 154) 2".
277 pr .
(Pollaci 346y^XfrL!laÙ SzELLo'al/yl '^T''!' ^^f"/" '""^'^ fi^" de masara
norum tempore trapetum ubi et cannL m.liaf •" '° ^°" ^'^ A- dexteram Sarrace"
normlni ''^''^''f^'''' q"°q"^ appeUata, quae corruDte Lrl^V ? m"" ^''°^° Apostolo dicala
noimuanis nommatur». Cfr. anche altrove . ifvrf- j-^ ^ ^^*'^'^'''' correpta media a Pa-
Pheudum, vocatum masera seu luZacu\;\S Vi, 195^'"^"° ^«^^ ''"^-^ ^«"dda^
LESSICO
289
1287
Palermo
1296
Messina
1298
Elice
1304
Corleone
1349
Catania
1380
"Venezia
1483
Alcamo
mataraccia quatuor de fustagno (not, De Citella I
178),
Nulli omnino curialium, officialium [,,.] licere decrevimus
mataracia, et alias robas lectorum [ ,..] accipere (Te-
sta I 75).
faciem unam materacii (not, Maiorana 18).
terciam partem duorum mataraciorum, plumacio-
rum duorum, cultre miius (TabSMBosc, dee. 49).
m a t a r a 2 u (VNS 49).
184c. Matarazarius.
1287
Palermo
m a t a r a e u unu (TestVen 59).
matarazam unam novam plenam et cum butana di
tela (not. Adragna 5 ottobre).
Philippus matarazarius (not. De Citella I 64).
L'esistenza di una contrata Matrahìnorum a Palermo (179) è indi-
zio, anche in mancanza di attestazioni isolane dirette, della presenza di
un riflesso siciliano dell'ar. m a t r a li ' locus quo quid proiicitur ' (Frey-
tag III 47<2), cfr. malt. mìtrah ' luogo ove alcuno si sdraia, materasso, piu-
maccio, stramazzo ' (Barbera III 750), ' matress, a bed, a paded bed, a
quilted bed ' (Busuttil 193). Ne dà conferma la forma gr.-cal. [i-i-xpaxog,
la quale sopravvive nel bov. màtraho ' materasso ' (LGII 320) ed è da
ritenere, come tanti arabismi peninsulari, di provenienza siciliana, piutto-
sto che da ricondurre (DEI III 2389, LGII Le.) al tramite di un ipote-
tico biz. ""iJ,àTpaxov. La stessa radice ar. tarata è nel sic. iarcha (264).
Tuttavia l'arabismo diretto rimase assai presto surrogato, in Sicilia
come in Calabria, dal tipo lat. mediev. matarazum {mater-, mair-, matal-,
-actum, -assium, ecc., Niermeyer 660), che proprio a Palermo ha forse la
sua attestazione più antica (a. 1248; mataracium a. 1255 a Venezia, ma-
tarazum a, 1274 a Bologna, DEI Le.) e che continua nel sic. mataraxzu
(Pasq. Ili 126, Traina 578), cai. ìd. (NDDC 398), salent. id. (VDS I
325), in concordanza col resto della Penisola.
«9
290
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Alla diffusione in Europa delle forme di questo tipo (Lokotscli 1446),
che si suppone giunto in Occidente con le crociate (FEW XIX 123-24), ha
certo contribuito il galloromanzo, con ant, fr. materas, fr. mateks, ant
prov. matalas (XIV sec), mentre nell'iberoromanzo, accanto a forme
deUo stesso iilone, prevalgono quelle direttamente mutuate daU'isp,-ar.
*matràh, con sp. almadraque (r doc. almatraque circa a. 1250)
cat. ant. dmatrac (T doc. almatratz a. 1086, DCEC I 141 DECH I I82'
almatrac a. 1084, GMLC 84), port. almadraque (< cat' ?• V doc a'
1359, Mach. I 165). ' ' '
V. Introd. §§ 4. 7, 8, 29, 34, 43, 52, 66.
185. Michichala.
1287
Palermo
1453
Trapani
St assegnano tn dote-, [...] budas duas, mataracia quatuor
L ... J , suttanas quatuor [...], sagnias duas, m i e h i e h a -
lam unam cum mariudo (?) argenti, par unum de circellis
aureis (not. De Citella I 178).
michichalam una de cristallo cum pede argenteo
deaurato et la bucca de argento deaurato (not. Formica 8
settembre).
WW ^^ '™\?^^^S^^ ^^^ 'lucerna', rispettivamente con manico {ma-
nudo: mamcho?) e con piede, se, come pare, corrisponde all'ar m a T al
ucerna (Freytag II 430.), ma^'al(a), mi's'al ' torch Web!
hght'(Wekr\c') "' " '^^''^' ^^''^''^ " 429^), ' to
V. Introd. §§ 34, 39, 50; 30«.
186. Millisìus.
1329
Palermo
amigdalis dulcibus millisiis (Bresc Jard. 73, nota 9).
cordo .Tr? ^"^^^^^'^T^^"^' di dettaglio, esiste un sostanziale ac-
noce e Ir °T'.-^f "' '^ '^- "'"'^^"' ' ^ggi'^^o di mandorla,
Hu o n^Ìil'Tp'"'^n?or' "*"° *^^"^^^^i' «^«^'^idi, contrario
Zmk.\' r/j^""' """""^i'' "°''^"°^^ ^^ g"^"° "°^ duro: moUese
seZuhTlT''"' '^''''''^' 9^P-och.teìla ' (Traina 613), cai. moddl
se mu^dm molhse mopst, mad(d)ise, mel(l)ise, meddise, millise 'che
s: apre facilmente (di noci, mandorle)', '• (flutto) 'a buccia tenera
LESSICO
291
spaccarella' (NDDC 426: < *mollensis < mollis), anche
{nuci) ameitsa, amejisi ' noce che si apre facilmente ' (ib. 73), salent. mud-
disu, muddese ' moUese, col guscio molle ' e muddiscu ' id, ' (VDS I
366), lue! 'muddés (Bigalke 9084: < moUensis) , mullés (ib. 9146),
mullis (ib. 9150) e maddesk (ib. 8524), napol. mellése ' morbido, tenero,
gentile, affettuoso ' (D'Ascoli 340: <mellensis<mel, mellis),
muUese ' aggiunto che si dà al pinòlo quand'ha il guscio tenero ', ' di ca-
cio; tenero, molle ' (Andreoli 247), it. moUese ' di frutta dal guscio tenero
e molle ' (voce d'area merid.; l'' doc. XVI sec, DEI IV 2489; Soderini,
Batt. X 727).
Orbene, se un influsso di lat. m o 1 1 1 s non può essere affatto esclu-
so, specie in presenza del piti raro tipo muddiscu, la forma ant. sic, mil-
lisìus, per la quale un passaggio successivo i > u accanto a consonante
labiale è molto piìi facilmente pensabile ài u > i richiesto da mìddisi
< muddisi < * m o 1 1 e n s i s , induce a prendere in seria considera-
zione la possibilità che all'origine delle forme meridionali e siciliana so-
pra ricordate sia l'ar. m a 1 1 a s i ' fondant (fruir), qui a beaucoup d'eau
et qui se £ond dans la bouche ', m a 1 1 à s ì , i m 1 i s I « designe une
variété de certains fruits, de granades, de caroubes, de chàtaignes, d<
noix, de noisettes et semble signifier ' qui a la peau lisse ' » (Dozy II 612^),
con un riscontro semantico ancor piri preciso nel malt. melUési lewi
' sorta di mandorla che ha il guscio flocido ' (Barbera III 692, 732: < ar.
m a 1 1 a s I , i m 1 ì s I ) , lewi melliesi ' tender, sheUed almond ' (Bu-
suttil 147), ' flabby, husked almonds ' (ib. 168), millìesi ' flaccìd husked
almonds ' (ib. 187). Forse da qui anche Vassallus Millisius (a. 1194,
ConsPrivMess 125).
V. Introd. §§ 33, 69, 73; 30«.
187. Minata.
1248
Palermo
1279
Palermo
1287
Palermo
judico ei [...] arcam unam, juppas duas, unam albam et
aliam tintam, maynaram parvam, pacile unum par-
vum, faciola duo de cucutt. et philaltum [..,]. Item habeo
minaram unam magnam, quam volo ut vendatur per
manus epitropomm meorum (MortiUaro 411-12).
chere minaram unam (DotCostEbd).
mortarium unum cum manubrio, concam unam, bacilia duo,
minaram unam (not. De Citella I 179).
l
292 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1432 circa monara una grandi... monara una grandi di brun-
Palermo zu... monara una pichula rupta (not. G. Traverso ASP
ND 776, fi. 212-218v),
Il termine, corrispondente ad un oggetto di uso domestico, è spie-
gato da Burgarelk (not. De Citella I 274) come ' sedia grande con brac-
cioli '; esso però riflette chiaramente l'ar. manàrah ' locus lucis '
'lychnuchus, candelabrum, lanterna' (Freytag IV 351a), ' espèce de
grand chandeliet à plusieurs mèches et destine à éclairer les apparte-
ments ' (Dozy II 736b), cfr, malt. mmra ' candeliere, lucerna di terra
cotta (proprio come quelle orientali usate anche in Sicilia, a vari becchi
e ad olio d'oliva) ' (Barbera III 762), ' an earthen lampe ' (Busuttil 198).
Il prestito è certo indipendente da sp. dmenara ' seiial que se hace
con fuego en lugar elevado ' (T doc. Alex., DCEC I 148, DECH I 190-
> port. almenara, Mach. I 167), ' candelero sobre el cuaì se ponlan can-
diles de muchas mechas para alumbrar todo el aposento ' (DAc 66), d-
menar ' pie de hierro rematado en arandela erizada de pùas donde se'cla-
vaban teas que, encendidas, servìan para alumbrarse en las cocinas de las
aldeas ' (ib.), cat. dmenara ' tdaia en lloc elevat ou s'encenen fogueres
de senyal ', ant. cat, ' mena de Uumenera o fanal ' (r doc. in questa acce-
zione a. 1410, DECC I 214)'^.
V. Introd. § 52.
188. MivTEva.
1136?
Palermo
me, -z-qv xéTKiv Sitou ecttiv iiSup XeripiEvov y, U t e v £
B% Si Suo-p,à; àpxótxsvov ex tò ^u&èv iiSwp [xìvteve
(Cusa 116, Trincherà 156).
'iwc, de, TÒv ^ùaxa tòv xaT£pxó[jiEvov ix-v-hv n-hvitwav
(Cusa 18),
KpoÙTi ^ Tè VEpèv Tfi? [A U T e V a ? • 5i5o[^£v n xai
liiv-TTEva?, mi EX Tf) [iUteve àvapévvT] xaì
xpouin r]q w mytv [...] (ib. 561).
ILsic. mìntim ' acqua fetida che scorre nelle miniere di zolfo ' ' sor-
gente di acqua minerale puzzolente, ricca .di solfuri' (GiuflEr. 71) deriva
1141
Palermo
1143
s.l.
LESSICO
293
dall'ai-, m i n 1 1 n ' foetens ' (Freytag IV 238^, Peli. I 268), cfr. malt,
mentna ' gran fetore ' (Barbera III 692), ' a great stilile, stench, a nasty
smeli ' (Busuttil 169), mintna ' id. ' (ib. 189) e il top. ar.-sic. d-'ayn
al-mintìnah (Cusa 233, r. 8) = jons jetidus (ib. 196, r. 17), Dal termine
derivano vari toponimi: Mentina 51 E 1, (Molino) 55 A 2, Mtntena (La)
55 B 3, Miniina 50 F 5, Mìntinì di Fora 55 B 1, cfr. a. 1136 tisque ad
vdlonem Mintine (DocInNorm 29), descendit de Vallano Mintine (ib,
30), a. 1141 Mentim (Pini 86), a, 1159 a Mittino usqtie ad litus maris
(ACAgr 45; cfr. Mintine ib. 311), a. 1305 usque ad vallonem Mintinae
(Picone II XLiv), feudo Mintini (Pirri 731), Mintina (Amico I 174),
Mentina piccola e grande (ib. II 411, nota).
V. Introd. §§ 35, 41, 54, 64; 30«.
189a. Misida.
1121
Patti
1153
Palermo
1197
Palermo
1207
Palermo
1312
Palermo
1360
Polizzi
189b. Mischita.
1340
Messina
vinea que fuit de Misida (Garufi Gens. 89, transunto
del 1196).
T^iv Ttapoucrav àvuaXXaYELV tGv iqtiETépwv otxTQuàirwv,
ovTWV xal SiaxEi^xévwv èv tt) TtaXaia ■rtólsi %a.v6g\xo\)
zie, T^v pùp.Tiv [X i cr t T ToO nnkvi èv tu e^wtixw [xépr]
TTic, ■nòX't]^ yàXxac, (Cusa 31).
Est itaque in eadem parte septemtrionali quedam m i s -
si da diruta (ASS' VI, 1940, 87),
et tendir usque ad rugam, et domum Nicolai Simenis
Misid Madassar Saraceni (Top. II 106).
midi sia j contigue taberne Johan." semisi [...]. Item
census Mi side prope domum diati Barth.™" [.,,].
Item census duarum Apothecarum et m i s i d e ludicis
quondam Roberti de Panormo (ib. Il 95),.
Rabatus Judeorum terre Castri Johannis extra habitacio-
nem positus christianorum, in quo Judei eorum m i s i t a m
habebant et trahebant continue incola tum, sit dirutus [..,];
et expedit habitare et m 1 s i t a m ipsorum de novo ubi
possint eorum more solito celebrare officia construere sub-
sequenter (Lagumina I 66),
per universitatem Judeorum electotum excommunicarunt
in eorum Mischita eundem Aronem (Pirri 410).
294
1364
Catania
1393
Catania
1395
Catania
1399
Catania
1422
Palermo
1447
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
295
quod nemo Judeorum ipsorum predicet in m i s k i t a si-
ne licencia prothi (Lagumina I 78).
in la loru mischita oy oratoriu (ib. I 139).
in Sinagoga seu m i s e li i t a publica iudeorum (ib. I 168)
mishuita (ib. I 205).
1449
Palermo
1495
Mazara
omnes congregatos intus m o s e i t a m eorum (ASS^ XIV,
1889, 130).
postquam divinum o&dum canitur in eorum miskida
vesperorum, solitum fuit et est in eadem miskida legi
et dici et quilibet dicere potest [...] («Boll.» II, 1954,
378, nota 6).
muschita (Lagumina I 493).
vendidit m u s k i t a m seu aliamam Judeorum (not, Po-
lito 26 maggio).
L'antichità delle attestazioni di misida raccolte in a indica trattarsi
di un prestito direho, dall'ar. masgid ' delubrum, templum Maho-
medis asseclarum (Freytag II 285.); una variante volgare africana m a -
tÌpw TV /, ;o™° ^f^"'''° '''^°'''^° Corominas (DCEC III 164-65.
ua(.n iv 63-65), non ha però riscontro nei documenti arabo-siciliani,
in cui SI trova masèid as-s.bym^^^ in un atto privato dell'a. 1161 (Cusa
Zaa\ ? ' 'naskidal-bàrìd nel «Rollo» (ib. 231, r. 3: 'moschea
tredda j = lat. mesttamberdi (ib. 195, r. 5; cfr Peli I 313)
f o J A Ì'i ^ '' '^'- '■ l^"^^ ^'''^^''^' P^^-^i 1030) si deve non
certo alla debole concorrenza di mahumeria (169), bensì all'allontana-
pismo?eSnT'pef ltbya^r['''nl''^ì'''^"J°^ T^^^ "^^ .^-- d^"'- "53: forse voi-
cenici nominis «./presso PaS (4Ì^l^X^A^^^''^'^? novembre 1334), YUbinis surra-
però qualche dutóio rsottoSonf^L^^.^ (^'^«^'^«i I 151). Destano
I
mento dei Musulmani dall'Isola; cfr. a. 1523 a Malta centrata mìside
(Wettinger 363). Un tentativo di adattamento al significato di 'sina-
goga ' {v. sopra, a. 1360), venne reso superfluo dalla penetrazione della
variante mtskita (v. testimonianze in ^), divenuta presto dominante in
Occidente (cfr. Lokotsch 1435) ^'^ con le Crociate o anche prima e presu-
mibilmente dovuta ad un tramite armeno mezkit (Steiger Contrib.
187, DCEC l.c). Appunto questa s'impose infatti in Sicilia come ' sina-
goga ' (cfr. anche a Barletta a. 1368 yudaicas et sinagogas ac mischitas de
novo factas, CDBrind. II 243), forse al seguito degli Ebrei che vi soprag-
giungevano dalla Penisola Iberica nei secc. XIV-XV ^'^ ed è sopravvissuta
all'espulsione di essi, con o senza influsso paretimologico di ' muschio '
(cfr. FEW XIX 122) o di ' mosca ', nei topp. sic. Moschitta 56 C 1,
'a Muschitta (STS 98), cfr. a Palermo fìazza e Vicolo Meschìta, a. 1340
« in quadam petia terre... vocata de Muskia » (Bresc Jard. 70, nota 2) e,
presso Aci, centrata Muskitte (a. 1373, Giuflirida Cart. 80); in Calabria
Mescheta (ora scomparso, STC 2426), Meschìta o Mischita (DTOC 192,
197), Moschetta (ib. 203). Italianismo sembra invece il sic, meschìta
'luogo dove i Saraceni vanno ad orare: meschita ' (Pasq. Ili 150).
V. Introd. §§ 4, 8, 18, 22, 38, 52, 65, 68,
Adonca missitata fu la alegria cu lu pianta a quillu qui
insemblamenti fu meskinu et felici (ValMax 49).
La misericordia di li homini misericordiusi xindi [.„] fini
a li oscuri et fetenti prixuni ad aytari a liberati li mi-
skini prixuni (SposVang 205).
per li tanti violencii disordinati ki kommisì a quistu locu
miskinu (LettRegB 165).
282 Meschita è nella traduzione di un doc. arabo da Tunisi dell'a. 1200 (DAAFior 277).
Ma già prima (aa. 1095-1099) aveva adoperato il termine Guglielmo di Puglia; «Glori-
ficansque Deum templi destruxit iniqui | Omnes structuras, et qua muscheta solebat | Esse
prius, matris fabricavit Virginis aulam; | et quae Machamati fuerat cum daemone sedes, [bedes
facta Dei, fit dignis ianua coeli. » (HI 332-36); il passo ricorda il ritorno al culto cristiano
d?Ila basilica della Vergine, eretta in seguito a cattedrale di Palermo (a. 1170), che neUB3l
era stata trasformata in moschea (ib. 183, nota 1). La datazione alta di questa attestazione
rende credibile queUa, di pari antichità (a. 1094), data da un documento catalano (« omnes
meschitas quae sunt infra muros civitatis Balagarii»), la cui data e autenticità Lorominas
(DCEC IV 1049) ritiene debbano essere controllate. ^r,^^ , > ■.
283 Nonostante un'apparizione isolata nel 1179 {misckyta, DCEC l.c), non pare che ve
ne siano testimonianze nel XIII sec; cfr. l'assenza di questo termine in un documento della,
1298 (not. Maioeana 4): « Universitas Iudeorum terre Mentis Sancti luliani... in unum
more solito congregata, in loco ubi congregari solet, in sinagoga eiusdem terre ipsorum
Iudeorum ».
190a. Miskinu,
1321-1337
S.L
1373
s.L
1412
Catania
i '
^m
296
1450
Catania
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
chi sindi poza fari alcunu beneficili per quista m e s k i n ■
chitati (CapInCDem 205).
LESSICO
297
190b. Mesckinamenti.
1321-1337
Messina
lu consulu combatiu cussi mesckinamenti [ 1 cer
la ira de la dea (ValMax 17). -^ ^
Il SIC. mschmu ' nome che denota eccesso di povertà, d'infelicità
di dolore: meschino' (Traina 597), che deriva dall'ar. miskin ' po-
vero, bisognoso ' (Peli. I 216) ed è arabismo comune a tutte le lingue
romanze occidentali (Lokotsch 1470), è probabilmente un prestito in-
V. Introd. §§ 73, 75.
191. Mondellus.
1168
Catania
1239
Parma
1274
Palermo
1287
Palermo
1344
Palermo
In molendinis detur tumulus unus frumenti et mon-
dellus unus farine et tumuli, et m o n d e 1 1 i sint iusti
102T^'^^*^ "^^^'^° Cathanensis ecclesie (ASS" II, 1947,
Super eo vero quod continebatur in ipsis de jure portus
et doane, quod m receptione tareni et quarti tareni de
molendino, fumo et mundillo [...] (Huillard-Bréholles
Ì?7 ^f J^'fl^T de cabella m u n d e 1 1 o r u m panor-
mi [...] (BPI 131, Pollaci 342). ■
tenentur ei dare ordeum sufEcientem prò prebenda, vide-
tet mundellum unum in sero (not. De Citella I
vendidit [...] seminis cMpuUine m u n d e 1 1 o s duos (not,
iJe Bonoma 12 ottobre).
' sort! d n.r? 1- "'''^m'o ' hic modius dij ' (Valla 56), mmneddu
ed la L3 T^^'' .^^^^ ^^"^^"*°' ^^8""^^' -^- f^«a di legno,
1 4 298 ' 'mi / u ; ^^' '^^'^'^^^^^ abolita misura, ora pari a
fÙ: ' ,™™^^.^^<^l^e <^^ estensione, pari ad are 2,7285 ', ' quanto con-
tiene una detta misura ' (Traina 617), col top. Mondello ZTpa A 4, cg.
Id., cfr. a. 1330 mundellum ' misura di farina ' (De Vio 115), cai. mun-
d(i)eddu, -ellu, -ezu, munneddu ' antica misura di capacità per cereali,
quarta parte di un tomolo ' (NDDC 439-40), è diminutivo, con suffisso
romanzo, di sic. munnìu (Traina Le), (Lipari) munni, bov. mundi (24"
parte di un tomolo), trimundi (S" parte di un tomolo; LGII 338), ant,
sic. mundiu (Avolio 59), cfr. i topp. cai. Mondia, Mond'to (NDDC 200)
e forse il cg. sic. Mondi, a. 1654-55 mondia, mundia (ASS^ III, 1977, 28).
Etimo base è l'ar. m u d d ' mensura quaedam aridorum ' (Freytag
IV 159a), ' mudd, a dry measure ' (Wehr 1053i2), a sua volta dal lat.
modius, gr. [ióSiof, cfr. malt. modd ' sorta di misura con cui si
misurano i campi', ' moggiata, spazio di terra in cui si può seminare un
moggio ', ' misura di granaglia che varia in quantità fra le differenti na-
zioni: moggio, salma, rubbio ' (Barbera III 766; cfr. Busuttil 200-201) e
i topp. ar.-sic. al-mudd (Cusa 217, r. 11) ^ mut (ib. 188, r. 20), rahl
al-mudd (ib. 221, rr. 14 e 17; 222, r. 7) = casalis modii (ib. 190, r, 20),
rahalmud (ib. 190, rr. 23 e 31; v. anche Peli, I 314-15), sic. Muto 51 F 1,
« in viridario dicto de Muto » a Palermo (a. 1293, Top. II 11), « fundaco
di lo Mutu » (Barberi II 223) ''\
Il termine arabo è stato mutuato nello sp. dmud (T doc. dmuie
a. 1028, DCEC I 159-60, DECH I 203), port. dmude (Mach. I 172),
cat. dmud {V doc. metà del XII sec, DECC I 219). Per una spiegazione
più puntuale dei riflessi siculo-calabresi si pensa (Steiger Contrib. 136)
a -una variante ar. muddiy 'modius' (Vocab, 181^, 479), cfr. sp.
dmudi ' medida de seis cahices ' (DCEC, DECH lice, Peli. I 146), venez.
mundini ' misura del sale a Eviza ' (Peli. II 587), o anche (LGII l.c, SVS
72) a un tramite gr. (biz.) *nouvS£ov.
V. Introd. §§ 56, 64, 71; 94k.
192. Morabltus.
Il sic. murabitu ' abstemius (Scobar), cioè che non beve vino ' (Pasq,
III 224), muràbbitu ' id. ' (Traina 619) deriva dall'ar. mur àbit ' ere-
mita ' (Peli. I 216-17), Ad esso corrisponde il cognome sic.-cal. Moràbito
(Peli. I 232, DCSC 181), cfr. ar.-sic, al-muràbìt = ]xo^pà.%z-x (Cusa 252b),
èXpopàTiE-r (ib. 5G5b), col femm. d-muràbitah = ri^jiopApiQTe (ib. 567è),
ant. sic. Morabitus (a. 1286, CDArag I 317; a. 1331, TabFrag 28), Symon
de Murahato de Messana strifizarius (a. 1299, not. De Citella II 255), e
2M Queste testimonianze confermano la bontà dell'emendamento Muto (Top. Il 11)
contro la lettura di Starrabba « in tabetna eius sita in Hakia Panotmi, opposita lardino quod
dicitur de Macco », che a sua volta Gulotta (not. De Citella II 75) emenda m Micco.
298
ARABISMI MEDIEVALI t)I SICILIA
LESSICO
299
ramiuJbTC 2654), cfr. Calcai d-murabat (a. 1202 MonHMans mZ
sale Morabm (Amari-Dufour 42), Mo^foVi, -. (Amico III 67? ^'
VII 564), PO.. «o..,,o (" doc! f 15%'L eh ^'„^t53T!? ^^^^"^
pero esisteva sp. almoràvid ' integrante Hp n. ^' ^'"^ P""''
131.32). ' *^' ^ P^°^- ^«o^'^i'?^ 'sarrasin' (FEW XIX
V. Introd. §§ 7, 56,
193. Mudebeg.
XII sec,
Palermo
Si est t.l /^' ^■- ^f''"'' ^^^^"« "^^"i^^« dia-
be r T ''^" '''^'"'' ^^^^^"^ ^^ani^as buffudi ru-
ba U] est pannus mudebeg habens volucres (TabP-
dabtU"'t?Te2tl'"""'^ "^ .'^^^^^ riflesso dell'ar. ma-
' silk brocade '' (^"3/2.) d'u? raJ^d.^^at' ' 'T'' ' '''''■'
pinxitve aut finxit ' (Freytag IT Ta\ Tu! / ^ '^ ? ^ " ^g'^"^ ^rnavit
V. Introd. §§ 3, 28, 52, 65, 69; 30«. ^ ^'
194. MouxàvSiSa,
1211
Gerace (RC)
t^ouX&vòiSa. Suo Mi wpTivav (Trincherà 356),
sospett:toTRllllS^^^^^^ ^^f ^- non ha il rapporto,
dall'ar. in u d a r r a b a 'iteri > ^^■/^«5^''^«(^«) ' coperta rustica ',
dah 'pugnar cervL ? 'r^'"'^ corrisponde all'ar. mihad:
l'^r. magreb. muhadd h' T' ™? "?^ ^^'^' '^'^^' ° ^-^^^^ «l"
h^did! 'une tai do. ier' le V' ^ ' "'^^'^ ' ^"^^^ --
cioreiUer , le hgne qui sert d'enveloppe à un
oreiller ' (Dozy I 353fl), cfr. malt. mhadda, pi. mhaded o mBaddièf, ' cu-
scino, guanciale, piumaccio, origliere ' (Barbera III 716; cfr, Busuttil 179).
Dalla stessa voce araba, piuttosto che da hadda 'mala, gena' (Frey-
tag I 4ó3è), semanticamente distinto, deriva anche (cfr. Peli. I 174) il
sic. (disus.) cadda ' guanciale ' (VS I 513).
Il medesimo termine arabo ha dato sp. almohada ' cuscino, guanciale,
federa ' (T doc. circa a. 1400, DCEC I 156, DECH I 200), port. almofada
(r doc. almafada XIV sec, Mach, I 170).
V. Introd. §§ 29, 64, 70; 30«,
195. Mutnia.
XIV sec.
s,l.
1450?
Palermo
1455
Palermo
mumia (Palma 438),
m u m i a o, x grossa, tr. jjj (Giuiìrida Bott. 486).
mumie 1. j (ib. 489).
Il sic. mumia ' cadavere secco nella rena di Etiopia, o in altre forme:
mumia... Dall'arabo miìm, che vuol dire cera, perché con essa gli Egi-
ziani imbalsamavano i cadaveri ' (Pasq, III 216; cfr. Traina 616), con-
tinua, nel significato ormai divenuto dominante nelle lingue di cultura,
un termine della farmacopea medievale, diffuso forse dalla scuola medica
salernitana: « mummia est quiddam, quod invenitur in sepulturìs cor-
porum balsamitorum » (FEW XIX 130-31), cfr. it, mummia 'composto
di vari ingredienti (aloe, mirra, ecc.), col quale si imbalsamavano in Arabia
i cadaveri ' (XIV sec, DEI IV 2529; v. anche Du Gange V 543, Peli. I
81). L'etimo è il pers. mù m ' cera ', ' specie di asfalto ', attraverso l'ar,
mùmiya cfr. Lokotsch 1510) mumlya (cfr. DCEC III 419; gr.
mediev. [XQ\i\ì.ia, Du Cange Gì. Gr. I 960),
196, Musinnj.
1248
Palermo
ante 1312
Palermo
debet mihi dare [..,] tarenos centum sexaginta sex auri,
prò quibus habeo in pignote [ ,..] glimpam m i s e m i a m
(Mortillaro 412).
Item recipit Cabellotus prò consueto Iure eiusdem Tin-
torie de pannis seu filata tingendis in ea ad racionem sub-
scriptam, videlicet [,,,] de musinnj per singulas can-
nas duas Tarenum j (Pollaci 338).
300
1312
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Item_ exigant prò tinctoria subscriptarum rerum in colori-
bus infrascriptis, subscriptas pecunie quantitates, videlicet
[...], Item de m i s i e i n i (var. m u s u m i ) , per sin-
gulas tres cannas tar. j (La Mantia 16).
Il termine, che indica un colore, può essere messo in rapporto senza
gravi dubbi, nonostante la differenza delle vocali, con l'ar m a s a n n ì
' viriditas ' (Vocab. 186è), ' viridis ' (ib. 631). Poiché nella « gabella del-
la tintoria » (v, cahalu- 53) figura anche il colore viridis, si può pensare che
musinnj indichi una sfumatura diversa dello stesso colore
V. Introd. § 73; 30«.
197. Muxaru.
1294 voltam kaleli prò mussarum (Btesc Vocah. 15)
Cerai u
J^48 _ Palata te... massa ficorum, que de recentibus ficubus com-
=>. Martino pmgi solet, vel quod nos dicimus vulgare m u x a r u , ubi
siccantur vel comprimuntur ficus ut componantur, vel di-
citur palata ficuum (Senisio 91 s.).
Il sic, musciaru, con vari significati, fra i quali ' sorta di barca piat-
ta per uso delle tonnare ' (Pasq. HI 232), ' graticcio di canne: cannajo '
Uraina 623) e stato ricondotto da Pellegrini («Boll. » IX, 1965, 68-69-
Peli. I 167-68), a preferenza di altri etimi arabi, a m i n s a r o m'a n g a r
sechoir lieu où l'on fait sécher des toiles... claie pour faire sécher des
truits ^ (Dozy II 671h), a cui risalgono anche sp. almijar ' secadero de
trutos [DLht I 150), port. dmanxar, dmeixar, ecc. (Mach. I 166). La
diftcolta di conciliare il significato di ' imbarcazione ' della voce siciliana
con quello dell etimo arabo ha in seguito indotto giustamente lo stesso stu-
dioso a chiedersi {Voci 153-54) se, piuttosto che ritenerlo un traslato, il
termme marinaresco non si debba far risalire all'ar. ' u g a r i (v. uxerium
2S1), con prefisso min- . La questione concerne naturalmente anche il
cat. «„. embarcació que intervé en la pesca de l'almadrava, amb la
missio de vigilar-ne les encontorns i avisar.les altres dues embarcacions,
si entre peix, perqué facin la llevada ' (AlcM VII 640)
Amari (SMS I 480-81 e nota 2- BAS I 95, nota 1) ritiene possa orri-
pondere a quello dell'ar.-sic. Qal'at al-MuUri'ah, può invece risalire, se-
erra 'ef'' '' ' 'Ì'"'^^ '^^''^- ^^^^" ' sega ' (calco dal lat.
La 1nrnli.r? '■ ''''''' ' ^°^'' '^ ° '^ '^''- '^^^^^^ ' S^^ticcio di canne '.
La località e vanamente citata nei documenti medievali: Missar (Mala-
LESSICO
301
terra 88, 2; Conq. 118), a. 1200 castellum Minsiarii (ACAgr 98), a.
1233 Mussarum (ib. 115, Pirri 703), aa. 1308-10 Musari gen. (RatDec
1484), a. 1375 Lu Mucharu (VNS 102), a. 1408 castrum Muxarii (Bibl-
Script II 492), Mushar (Fazello I 469); in un documento dell'a. 1221 so-
no menzionate, proprio con riferimento a quella stessa zona, due distinte
località Mussarum et Minzarum (Huillard-BréhoUes II 223), Resta molto
dubbio un rapporto del nostro toponimo con l'ant. pugl. musarra {in turre
Musarra, &-. 1059, CDBar, cit. da Peli. I 168), anche in Sicilia Rocca
Musava 51 F 4, a. 1329 in rupe, quae dicebatur Musarra (Fazello I 118,
Amico II 180), che richiama il cg. di Johannes Musarra (a. 1245, Ménager
199) e di YEijbpYiog- ixovffaippac, (a. 1145, Cusa 27a), mod. Musarra.
V. Introd. §§ 39, 54; 310«.
19Sa. Naccari.
1321-1337
Messina
1348
S. Martino
et eranu amunistati et acustumati di invadili lu inimicu
putirusamenti con spissu et forti sonu di n a k a r 1 et di
tamburi (ValMax 68).
Armiga orum... organa ad armum pendentia, vel dicuntur
vulgare li naccari, vel organa parva (Senisio 92).^ Si-
strum stri... tuba vel timpanum, et proprie quod dicitur
tamburellu vel nacchari (ib. 133).
198b. Naccarella,
1470
Trapani
ex predo venditionis et assignationis certe quantitatis sete
filate diversorum colorum et n a e e a r e 1 1 a r u m (not.
Girami 13 novembre).
Dei due significati che il sostantivo ebbe nell'antico siciliano, solo
il secondo resta oggi in uso: naccari, nnàccari ' piccioli globetti di vetro,
de' quali si fanno vezzi, ed altri ornamenti femminili: margheritina'
(Pasq. III 240), snaccari = isnaccarariìì hanaca ' exsegmento, as ' (Sco-
bar, in Trapani 511), ' dinota fare in pezzi minutamente, frappare ' (Pasq.
V 60), nàccaru (Traina 627), nnàccara, per lo più pi, ' globetti di cristallo
che infilati servono per lavori donneschi: margheritine, chicchi vetrati'
(ib. 649; per 'collana di caprifico' v. dukkyara 109), annaccaratu 'di
indumento riccamente ornato di perline di vetro ' (VS I 191); cfr. i cgg.
Naccari e Naccarato. In entrambe le accezioni il tipo lessicale è presente
anche nelle altre lingue romanze.
Sull'origine dell'it. nàcchera (1" doc. XIV sec), nàccaro (XIV sec.)
' strumento saraceno, formato di due pezzetti concavi, che si suona per-
302
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
303
cuotendovi le dita, castagnole ' (DEI IV 2541), ant. e med. fi-, nacaire
timbale, sorte de tamboiir militaire ' (r doc. XIII sec, FEW XIX
137-38), sp. nkara ' timbal usado en la antigua cabailerfa' (DAc 908)
ecc. (v. Lokotscli 1546), dall'ar. naqqara ' timbale ' (Dozy JJ jm')
esiste generale consenso, nonostante la diversità di accento Per la stessa
voce o forme afSni nel significato di ' madreperla ', le cui prime atte
stazioni sembrano lat. mediev. naqueru- a. 1293 (in un doc. da Lerida-
<< cupam unam de naquero ornatam et cohopertlatam de fino auro »'
ActSicArag UGO) e nacara a. 1295 (Invent. Ms. thes. Sedis Apost.,'Du
Gange V 566), mentre una vecchia ipotesi di derivazione dal curdo
488-89, DECK IV 200-201), non soddisfa in pieno la tesi prevalente
k quale, p_artendo dallo stesso ar. naqqàra (o, nel caso di sp. nìcar',
dalia . naqur, volg. naqor), spiega la diversa accezione con la
somiglianza tra la conchiglia e lo strumento musicale, che ebbe anche la
^;:,^?_^^;, ^^^^^^«^^^ ^^^ma, instrumento de viento ' (cfr. Prati 681; DCEC
JJiiiori Il.cc). '
V. Introd. §§ 36, 66, 71.
199a. Nadams.
1401
Castronovo
1439
Corleone
1588
Alcamo
199b. Nadaria.
1317
Palermo
Nullus butgensis, seu habitator Terrae Castrinovi, audeat
vendere in platea, nec domo sua, agrestam, uvas, neque
tructos aliquos de vineis, seu iardinis, nisi prius n a d a r i s
consaentiam feceiit quomodo vult agrestas, uvas, seu alios
Iructus vendere (CCMun 147).
Determinatum est quod buccherii vendant, et vendi faciant
carnes ad pondera legalia iuxta provisionem Nadaro-
rurn(AssConsCorl 14); [„.] tam ipsos pisces quam an-
gmllas debeant vendere ad rotulum, iuxta mandatum et pro-
visionem N a d a r i r u m , sive luratorum (ib. 20); [ 1
quolibet anno duo viti eligantur in Nadaro s seu Cata-
panos, qui eoruni luramento soUemniter praestito iurabunt
eorum officium fideliter gerere, et quolibet mense bis ad
minus disquirere pondera et mensuras omnium mercato-
rum, ne in iis fraus infligatur (ib. 98).
Item, sono tenuti li Nadari revedere tutti li pisi, mi-
suri e canni delli misuratori tre volte per anno, sub pena di
tari tre alli muri della terra (ib. 68).
Nicolaus berriianchi et Nicolaus Cicca Cabellotj n a d a r i e
diete terre [Curilioni] (Pollaci 195).
1393
s.l.
1456
Trapani
li prefati magnifìld conchedinu ala predicta universitati [dì
•Calai afimi'l la nadaria (Guarneii 304).
debeat satisfieri de primis introytibus et pecuniis diete
n a d a r i e (not. Formica 15 marzo).
199c. Nadarate.
1439
Corleone
Statutum et prohibitum est, quod nulli de eadem terra li-
ceat accipere auctoritate sua propria pisces de vasis ubi
deferuntur, nec etiam herbas, melones, cucumaros, citrul-
los et cucurbitas [...], nisi prius herbas depositaverint in
plateis per deferentes, et si non sunt facta nadarentur
per Nadaros prius de Consilio luratorum (AssConsCorl 21).
Il sic. nadaru ' mastru di chiazza', ' ...un ministro pubblico, che
sopraintende a regolare i pesi, e le misure per dare il giusto sì nel peso,
come nella misura ' (Pasq. III 240), ' giusto peso, giusta misura ' (ib.,
Traina 628), con annadarari pisi o misuri ' paragonare gli altri pesi, o
misure alli giusti ' (Pasq. I 103), annadarari (disus.) ' verificare, control-
lare i pesi, e le misure adoperati dai venditori ', ' scandagliare ', ' sorve-
gliare ' (VS I 191), annadar aturi ' pesatore pubblico ', ' verificatore di pesi
e misure ', ' esperto che viene chiamato per calcolare la capacità delle
botti ' (ib.), nadaru, nadararu ' maestro di piazza che presiedeva ai pesi e
alle misure ' (Traina l.c), cfr. a Palermo a. 1287 Nadaru ' nome di una
terra incolta ' (not. De Citella I 237), a. 1334 hi Nadaru giardino (Bresc
Jard. 89), a. 1173 lunadaru in un doc. pisano scritto a Babilonia (DAAFior
259; v. anche Peli. II 431), risale certamente ad una voce araba connessa
con la radice nazara ' oculos convertit, contempla tus fuit oculis, re-
spexit ' (Freytag IV 297^). Non sembrando credibile la tesi (D'Al.-Calv.
29-30) che fa derivare proprio dal verbo arabo il sic. annadarari e da que-
sto nadaru, la scelta dell'etimo oscilla tranazzar e nàzir ' ispettore '
(De Gregorio Gloss. 242), nàzir, anche per ant. port. anadel, anhadel,
annadem 'chef, capitaine ' (Dozy-Eng. 189; 1" doc. a. 1341, Mach. I
194-95), ' chefe de companhia militar, capitao de bésteiros ' (Steiger
Contrib. 172), n a z z a r ' Inspector ', ' Admiral, Hauptmann, Anfiihier '
(Lokotsch 1566).
Il nome di un magistrato inferiore, il xa-^tizàvoc; (cfr. Cusa 449) è di-
venuto sinonimo di nadarius; cfr. « per officium anadarie seu acathapanie »
(Barberi Secr. 136).
V. Introd. §§ 35, 41, 71, 74; 126«.
.'a
304
200. Nadir.
1373
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
305
lu siili sucta terra mictendu lu so nadir (SposVang 253),
Il termine, di uso internazionale, è abbreviazione dell'ar. n a z i r
as-samt 'opposto allo zenit' (Lokotsch 1565; cfr. Peli. I 225)
V. Introd. § 48.
201. Nanfia.
1373 avimu per usancia in nostru paysi a li festi et a li noczi
s- 1. dati maracxi di acqua rusata et nanfia (SposVang 22).
Il sic. acqua nanfia ' acqua odorosa distillata dal fior dell'arancio:
acqua nanfa o lanfa ' (Pasq. I 35), nanfia ' di acqua odorifera distillata da
fior d'arancio ' (Traina 628), come l'it. acqua nanfa o lanfa {V doc. Boc-
caccio, DEI IV 2544), sp. aguanafa {V doc, in invent. arag. augua naffra
a. 1469, DCEC I 59, DECH I 81), cat. nafa (AlcM VII 690), £r. med!
e mod. eau naffe {V doc. a. 1505), prov. mod. aigo nafro (FEW XIX 136),
deriva dall'ar. (ma') n a f li a ' (acqua di) odore ' (cfr. Lokotsch 1535-
Peli, I 193-94, 352 con attestazione ligure dell'a, 1156). Per l'epentesi
della n nella forma siciliana (da cui l'italiana), v. § 64 e note 128, 129.
202. Naquey.
s.d.
Palermo
naquey CStesc Jard. 68),
Il termine, che Bresc (Le) spiega come « ' rebut ' rejeté lors de la
récolte de la canne », va ricondotto, come egli indica (ib., nota 9) all'ar.
naqà'a o naqàya, cfr. naqàh ' pars selecta rei ',' partes de-
teriores rei ' (Freytag IV 329b), ' choix, la meiUeure partie choisie à la
suite dun tnage', ' (dans le grain) tebut, parties rejetées au triage '
(Kazim, II 1335^).
V. Introd. §§ 35, 58; 30«.
203. Nayppi.
1426
Agrigento
Item per livari causa di blasfemar! Deu et soy santi suplica
la non si pocza iocari di nullu tempu a la zara oy a tavuli
ne a nullu iocu dundi curra dadu, ne a li nayppi, ne
a lu rullu, ne a li brigli, ne a la gallecta ne a la iocarella
di li ossa (CapInCDem 277).
L'ant. sic, nayppi ' carte da giuoco ' corrisponde all'ant. it. nàibi
(T doc. a, 1376, DEI IV 2543), cfr. lat. mediev. naibis ' fritillus seu
alveolus aleatorius ' (Du Gange V 567), cat. naip ' carta de jugar ' (1" doc.
a, 1396, AlcM VII 692), sp. naipe (T doc. circa a, 1400, DCEC III
494-98, DECH IV 207-11), port, id. (V doc, a, 1527, Mach. Il 1563).
Un'origine araba del vocabolo, già negata da Engelmann (Dozy-Eng. 385),
è messa fortemente in dubbio da Corominas (ll.cc.) in una trattazione assai
documentata, nella quale si esclude sia un etimo ar. là'ib 'giuoco,'
(ammesso da Lokotsch 1289), sia l'altro etimo na'ib 'luogotenente,
rappresentante ', sul quale invece Pellegrini (I 182) non si dichiara altret-
tanto scettico.
204. Neùpa,
1103 ocai Y^Y^VEV tq àywY'^ '^°^ iiSatoi; Titoi -zac, dp-qixivac, S\io
s, 1. VEÙpa^Tw Eipripévw PocrcriS iva crx'/ii. è^oucriav de,
■vòv [XB-và, tauTa xaipèv xai, xp^vov itotìì^eiv è^ aÙTà. xà
ìlSia aÙToO àp.'né'kia %al -xà olueia aùiroO xwpàtpia (Cusa
609).
La voce, in questa isolata attestazione, indica il ' turno ' di acqua per
irrigazione ^'' e corrisponde all'ar, n a w b a h ' ordo per vices ad alios
perveniens ' (Freytag IV 349«), ' tour, tour de ròle ' (Kazim. II 1362è),
n a w b a h ma' ' tour d'eau d'irrigation de 24 heures ', ' droit de puisser
de l'eau ' (Dozy II 732^), cfr. ar.-sic. naiobah ma' (a. 1132, Cusa 7, r. 3),
an-nawbat al-mà' (ib., rr, 6, 15, ecc),
V, Introd. §§ 35, 59; 30«,
205. Nifeya,
1329 Vendita di pere brancatis, nitidis et absque nifeya
Palermo (Bresc ]ard. 68, nota 3).
Al passo citato, Bresc aggiunge l'informazione che le canne da zuc-
chero erano regolarmente vendute nìtìdas de buhonibus et nifeys, indi-
2SS Normalmente nei documenti medievaU si paria di vicenda aque: cfr, not. R. De
CiTELLA 26 aprile 1329, not. De Cortisio 10 febbraio 1374, not. Teaveeso 26 settembre
1418.
I — -
306
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
307
m
Vi
?3
o •
z
a:
cando l'etimo del termine (ib., nota 3) nell'ar. n i f a y a ' rebut ', n a -
fàyah, nufàyah, nafah ' pars sequior, pars reiectitia rei ' (Freytag
IV 318), nafiyyah 'rebut, tout ce qu'on jette comme inutile ou
vii', n a f a ' ' rebut ', nafah ' objet de rebut, qui a été jeté comme
vii ou inutile ' (Kazim. II 1318fl).
Dall'ar. n a f a y a h derivano pure lo sp. anafea ' papel de estraza '
(Dozy-Eng. 196; r dee. aa. 1404-80, DCEC I 226), port. anafaia ' le fil
que fait la chenille avant de commencer à filer le cocon ' (Dozy-Eng, 189,
Mach. I 195), cat. alafaia ' especie de tela de ceto o de seda ordinària '
(< dnafaia; 1" doc. anafalla a, 1607, DECC I 130).
V. Introd. §§ 35, 5^.
206. Noata.
ante 1312
Palermo
1340
Palermo
1418
Palermo
1429
Palermo
1432
Palermo
Item de Citrullis, Cucumeribus, cucurbitis, pipoiiibus et
milinianis, qui arabice n o a r a dicuntur (Pollaci 320).
vendidit [...] totam noariam piponum (net. Salerno
12 luglio); societatem ad invicem in tota n caria pipo-
num et caulium (ib., stessa data); posuit in eadem societate
eandem no ariani ipsorum piponum et caulium, cum
usu diete terre eiusdem no ari e (ib., stessa data),
noharia melonum, citrolorum et cucutbitarum in terris
et aquis nobilis Castellani Sacri Palatii in Centrata judayce
extra Portam Palaci! (Bresc Jard. 88, nota 6),
Una noharia è irrigata da una zappa fluminis Amblerì
et Parci (ib. 65, nota 4),
ad faciendum ortalicia et olerà ac n o h a r i a m in eisdem
terris (not. Mazzapiedi 12 novembre).
Al sic. miara ' campo il quale si coltiva a erbe buone a mangiare an-
che il loro frutto: ortaggio, orto ', nuara di miluni, mar a di cucuzzi (Pasq.
Ili 331), con nuararu ' quegli che lavora, coltiva, e custodisce quegli orti
che diciamo nuari: ortolano' (ib. 332), nuara 'spazio di terra dove si
coltivano le ortaglie ' (Traina 657), corrispondono i topp. 'a Nuvara, 'a
Nuvaredda (STS 81) e Novara di Sicilia 51 D 5, che nei docc. medievali
appare come Nohara (a. 1146, Pirri 1021), Nugaria (a. 1209, ib. 934),
Nucaria (a. 1235, DiplCattMess 81), Nugaria (a. 1283, RRS 494), Nu-
charia (a. 1292, CDArag II 272), terra Nohare (a. 1293, ActSicArag I
201), Naucaria (a. 1308-10, RatDec 827; anche Nucharìa, ib, 1697, Nu-
caria 508, Nugaria 588), la Noara (a. 1399, Giardina 156), Novaria (a.
1411, DiplCattMess 237), la Nuagra (not. Altavilla 12 marzo 1493),
Nuaria (Barberi I 190), terra Noharie (ib. I 182, II 108), Noara (Fazello
I 70), oltre i cgg. Novara, Nuara.
Un'origine araba ' del vocabolo, dichiarata nella « pandetta delle
gabelle » ( 1° doc. citato sopra), resta ancora controversa. Un etimo
n u ww a r ' fiore ' (cfr. Freytag IV 351^;; nome di unità nuwwarah,
ib.), secondo Ibn al-'Awwàm ' aja di poponi, zucche, cocomeri', proposto
da Amari (SMS II 512, nota 1), desta perplessità per il trapasso semantico
(cfr. D'Al.-Calv. 279-80). Un ar. noqrat 'terreno basso, rotondo e di
poca estensione' (D'Al.-Calv. l.c), nuqrah 'caverna, cavitas, parva et
rotundior in terra ', ' depressus et rotundus in terra locus ' (Freytag IV
32 1^) incontra difficoltà fonetiche e semantiche che non dovevano sfuggi-
re ai proponenti stessi. Pure motivi di perplessità di ordine fonetico pre-
senta una derivazione dall'ar. n a ' ù r a h (D'Al.-Calv. l.c), ' mola aqua-
ria, quae aquae cursu, iumentis, vel vento mota, aquam haurit sursumque
effert e £umine vel puteo ' (Freytag IV 302^), ' noria, roue à irrigations '
(Kazim. II 1293^), nà'ùrali e na'urah ' roue hydraulique ', oggi
in Marocco ' une tour à dévider, un grand dévidoir ' (Dozy II 689-90),
na'urah ' tornuni ' (Vocab. 206^, 612); il mutamento di significato
iion presenta invece difficoltà alcuna, corrispondendo perfettamente a quel-
lo che in Marocco ha portato saniya (v. senia 235) a ' jardin ir-
rigue ' ^^.
Dubbi non minori suscita la tesi di una provenienza del termine dal lat,
n 8 V u s (REW 5972, Giuffr. 79) o da (terra) novaria (SVS 76).
Mentre infatti potrebbero anche concordare con tali etimi le forme del-
l'appellativo, inconciliabili con essi appaiono le forme medievali del topo-
nimo, finora non prese in considerazione, giacché, ad eccezione del tardo
Novaria, le varianti grafiche della consonante interna {e, eh, h, g) non ri-
flettono certo un lat. -v-, bensì una consonante araba, la quale potrebbe
appunto essere il ' {'ayn) di na'urah^'.
AU'ar. na'urah risale certamente il sic. noria ' macchina agraria
costituita da una fila di secchi di zinco, che girando attorno un asse, me-
diante movimento a cavallo, tirano l'acqua dai pozzi ' (De Gregorio Gloss.
243; la voce manca nei lessici), anche cai. id. (NDDC 474), pis. nòria ' id. '
(Prati 692), lig. nòia 'mazzacavallo' (Peli, I 344), it. nòria {V doc. a.
1875, DEI IV 2600), fr. noria (r doc. a. 1805, FEW XIX 140), cat,
noria (AlcM VII 785), sp. id., con -ia finale per influsso di acenia ' senia '
28* Cfr. G. S. Colin, La noria marocaine, in «Hespéris» XIV, 1932, 22-60 (precis. 31),
28' Esse inducono pure ad escludere un etimo lat, nucarium 'noce ' (Alessio
Problemi 30-31) o nucaria' bosco di noci ' (Varvaro Lingua 189), la cui -e- difficilmente
avrebbe subito siffatte oscilla2Ìoni.
308
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
309
,k&
(r doc. XIII sec, DCEC IH 522-23, DECH IV 238). La mancanza as-
soluta di attestazioni medievali di questa voce siciliana, in contrasto con la
frequenza con cui si trova sema coi suoi derivati, nonché, se si vuole, il
diverso significato assunto da ar. n a ' ti r a h > sic. nuara, ispirano la
convinzione die anche in Sicilia, come nelle altre zone romanze, il termine
sia uno spagnolismo. Catalanismi o spagnolismi, ma anteriori alla difiusio-
ne del tipo noria, potrebbero stimarsi i topp. 'a Nora, 'a Naura (STS 95),
forse anche Norazza in Calabria (DTOC 214), cfr. ant. sp. (a)nora, alna-
gora, mora, col top. La Nora (DCEC, DECH ll.cc), port. nora (T doc.
XVI sec. Mach. II 1592), ant. cat. nora (AlcM VII 783), cat. dial. nafóra
' roda idraulica moguda per l'aigua del riu ' (ib. 690).
207. Rabatus.
1290
Sciacca
1300
Castronovo
1302
Sciacca
1335
Agrigento
1360
Polizzi
1375
Palermo
1458
Palermo
1458
Malta
in Rabbato ipsius terre (TabSMBosc, doc. 12).
in rabato dictae terrae (MonHMans 188).
in rabbato porte Balnei terre Sacce (TabSMBosc, doc,
35).
in terra Sacce, in rabbato porte Mazare (ib., doc, 213),
rabatus ludeorum terre Castri lohannis (Lagumina I
66).
cura [...] fabricari faciat, et construi de novo in Rab-
bato dictae terrae [Thermarum] quoddam bospìtale (Mor-
tilkro 304); assignaverimt domum imam soleratam [...] in
rabato predicto (ib.).
tentandu di andari zo e per li dicti casali et ancora r a b a t u
di la dieta citati comu bazarìoti (Lagumina I 610).
providiri et comandari ki ne lu dictu castellanu ne li soy
compagni pozanu deinceps portari armi per la dieta citati
ne suburbju oy R a b a t u (CapInCDem 425).
Il sic. rabbato e rabbatello « vide cittati ibi civitas habet vicos » (Val-
la 69), « suburbana que sunt domus extra muros, agrigenti Rabatellum vo-
cant et suburbium quod idem est; vulgo ibidem KahbaUim dicitur » (ib,
24), rabbatu ' subborgo ' (Pasq. 213), rràbbatu ' sobborgo, borgo ' (Trai-
na 794, Giuffr. 85), rrabbaiisi ' borghigiano ' (ib.) e i topp. EJbaio 55
A 2, 'u Ràhatu, 'a Rabatedda, 'u Rabateddu (STS 80), Rabbateddu sob-
borgo di Alia (VES 1), cfr. Rabathum sobborgo di Malta (a. 1551, Pirri
915), Rabatellum presso Agrigento (a. 1584, ib. 732, 733), Rabato e
Rabatello presso Sutera (Amico II 551), Rabato presso Caccamo (ib. I
180), presso Mineo (ib. II 131), presso Salami (ib. II 441), risalgono
all'ar. r a b a d ' suburbium, aedificia, quae circum oppidum sunt ' (Frey-
tag II 111^, Peli. I 269); non può escludersi secondo Pellegrini (Le.) una
contaminazione con l'ar.-tunis. rabat ' section, quarter (of a city), suburb '
(Webr 372fl), cfr. malt. rabat ' borgo, sobborgo ' (Barbera III 920), ' ra-
bat, suburb, borough' (Busuttil 253)^*'.
Il prestito siciliano è certo indipendente dallo sp. arrabal (T doc.
alraval a. 1146, DCEC I 274, DECH I 345), port. arrabalde {V doc,
arraualde a. 952, Mach. I 250), dall'ar.-isp. rabàd-
V. Introd. §§ 21, 25, 37.
208. Raccamiatus.
1306
Palermo
1321
Palermo
1477
Palermo
pannum unum vocatum barbanum raccamiatum ad
sitam et aurum (Mortillaro 242).
chummiam unam Raccamatam (Pollaci 287 ).
par unum cuxinellorum siti morati r a e h a m a t i intor-
no di auro piena lana [...], par unum cuxinellorum novo-
rum villuti carmixini, cum cordone auri et argenti ( r i -
e h a ) m a t i intorno cum suplectis piena lana (Salomone
Marino 232).
Il sic. raccamari ' fare in su i panni, drappi o simili materie vari la-
vori coll'ago: ricamare ' (Pasq. IV 214), riccamarì (ib. IV 247), arracca-
mart, con arraccamu 'ricamo' (ib. I 134), rìccamu (ib. IV 247), è pre-
stito dall'ar. raq(q)ama ' striis signavit seu strias intexuit panno'
(Freytag II 181-82, Peli. I 218, VES 2-3), cfr. r aqm ' species picturae
striatae in panno vel in serico vel in pannis lemanensibus ' (Freytag II
182fl). Pur se il ricamo era noto in Italia prima dei Musulmani, certo
si deve alla loro presenza in Sicilia l'estensione di quest'arte e la difìu-
288 È però probabile un assordimento romanzo à > t m voce proparossitona (cfr.
GSLI § 216); cfr. marcatus < mar q ad 174.
310
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
sione della voce verbale araba, a partire dall'XI secolo (cfr. SMS III 821
nota 3; DEI V 3247), quantunque l'attestazione più antica sembri quella
di un doc. pugliese dell'a. 1266: « autileria quattuor, duo videlicet de
panno ad auro et duo rachamata » (CDBar II 4; altre testimonianze in
VES Le). Dall'Italia l'arabismo raggiunse la Francia (FEW XIX 145) e
la Spagna, dov'è attestato anche un antico prestito margome o morgón
'recamado' (DCEC III 1035, DECK IV 817).
V. Introd. §§ 36, 74.
209. Raffum.
1346 prò quadam cripta cum raf£o [..,] sita et posila in
ScicH terra predicta [...] cum predicta cripta et cum predicto
raffo [...]; predicta cripta cum eodem raffo et iuri-
bus omnibus [..,] (ASSO LXIV, 1968, 247).
Al sic. rafu ' cornu di timpa ', ' pezzu di rocca ', ' rocca o scoglu
aspero ' (Scobar in Pasq. IV 217), rraffu ' ciglione, pezzo di roccia, sco-
glio dirupato ' (Giuffr. 54), a Polizzi ' ornamento di parete che sporge in
fuori ' (D'Al.-Calv. 292), a Sperlinga raf" ' recinto per maiali ' (Rohlfs
Ouellen 150), pant. rrafu ' ornamento di parete ' (Peli, I 270) corrispon-
dono i topp. Raffo 50 F 5, Raffo Rosso (Gorgo, Mandra) ZTpa A 3,
(Montagna) B 3, Rafforusso 55 C 6, Raffi (Serra di) 49 E 6, 'u Rraffu,
'u Raffum, i Raffi, i Raffiteddi (STS 89).
L'etimo ar. t a r f ' punta, cima ', proposto dall'Avolio (STS Le.)
per questi ultimi e ripreso da Steiger {Contrib. 150) per essi, come per
l'ant. sp. artarfe ' punta, acicate ', ben si addice a questa voce, ma per il
termine geomorfico siciliano è foneticamente assai meno soddisfacente
dell'ar. r a f f ' opera armata su cui poggia la estremità della volta, spor-
to che fa il tetto in avanti del muro, cornice ' (D'Al.-Calv. Le; Peli. I
158-59, 270); cfr. sp. (arag, e mure.) rafe ' alerò del tejado ' (DCEC III
977, dove si menziona anche cat. ràfec, ràfol e sic. raffu), cat. rafe ' re-
gruix, ratUa prominent a manera d'una costura, com la del periné,., '
(AlcM IX 93) e raf a ' pilar sortit del pia d'un mur ', ' contrafort oposat
a un are a volta ' (ib. 92), malt. raff ' palco, tavolato, assito ' (Barbera III
923), ' a lockloft, toploft, a room over the garret ' (Busuttil 254). Nella
testimonianza medievale citata sopra, raffu designa assai probabilmente
il cornicione di accesso alla grotta; cfr. Giuffr, 58 (s.v. ddieri) e Sàpa 101,
V. Introd. §§ 26, 37.
LESSICO
311
1332
Palermo
210. Ragacius, regtacia.
1330 Item, quod nullus Tabernarius, et Regracius praeter
Palermo Fundacarios, et alios facientes publice in locis publicis, et
consuetis malum coquinatum audeat per se, vel alium prò
eo emere, et habere pisces [,..] praeter pisces de incantu
[...], Item, quod nullus Tabernarius, et Regracius
praeter Fundacarios [...] debeat, vel audeat tenere in ta-
berna in qua ipse venderei vinum, nec in apotlieca, vel do-
mo in qua faceret regraciam, vel vinum _ vendere
pisces aliquos, qui cocti essent in diebus Veneris et Sa-
bathi, nec in aliis diebus vigiliarum Sanctorum, nec coque-
re pisces in dicds diebus (De Vio 118-19).
De non portandis armis per r a g a e Ì o s , cocos, bordo-
narios, servos Comitum, Baronum, militum et aliorum [,..].
Nunc autem praedictorum usus armorum per illicitam usur-
pationem ad tantam dissolutionem devenit, ut non solum
praedicti Comites, Barones, Milites et eorum filii, et ballecti
ipsa arma deferunt, sed personae viles, et proniores ad
malum, puta bordonarii, coci, scutiferi de strilla, ragadi
et servi (Testa I 103).
] 352-1388 Ancura chi havi unu gradu undi est la sumraa di perfettio-
S. Martino ni di quista virtuti, go est voliri a lu postutu oi di _Ki 'n
tutu et desiderar! di cori sen?a fingimenti di essiri tinutu
per vili et per ragag?u et vilimenti tractatu (LW
152),
Contemporaneamente e per vie diverse Corominas ^^' e Pellegrini ^''^
hanno individuato nell('ar„ r a q q a s ' galoppino ' (' cursor ', Vocab.
108^, 328) l'etimo dell'it. ragazzo ' fanciullo, giovanetto, biricchino, per-
sona che non ha esperienza o discernimento, garzone *, ant. it, ' servo ado-
perato a vili servizi ' (XIV sec), ' mozzo di stalla ' (Dante), ecc. (DEI V
3197), lat. mediev. ragazius, ragazinus ' servulus, calo ' (Du Gange VII
8), regatius ' servus, famulus ' (ib. 91), ragacius, ragazus 'valet' (see.
XIII ItaL, Niermeyer 881).
È possibile, anche se nessun elemento favorisce positivamente que-
sta tesi di Corominas, che l'ant. cat. ragag (a. 1324 ragages ah bacinet ' ra-
gazzi dall'elmetto ', Corominas, art, cit. 414), regatxo ' mosso de soldat
per a portar Uenya, aigua, etc, ', cat. mod. id. ' xicot o xicota que treballa
285 J, Corominas, Per l'origine di ragazzo, in Saggi e ricerche in memoria ài E. Li Gotti
II, Palermo, 1962 (= «Boll.» VI), 414-16, ^ ^ ^ ^^^^ ^^^^,
290 G. B. Pellegrini, Ragazzo, in «Studi linguistici italiant» I, fase. 2, 1950, 16^-75;
Pell. I 64, 107-8, 135, 233; II 489-502, 582.
312
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
per ajudar a les personnes grans en aquelles feines que no necessiten apre-
nentatge ' (a. 1603), dial. ' rabadà, mosso de pastor ' (AlcM IX 289)
sia penetrato nel Mezzogiorno della Francia essendo partito originaria-
mente dalla Sicilia. Ma è più probabile che la voce siciliana, la quale ha se-
guito la stessa evoluzione semantica da ' servo ' a ' ragazzo ' verificatasi
nell'italiano, con l'aggiunta dell'accezione di ' ragazzo, che cavalca i bar-
beri quando corrono al palio ' (Pasq, IV 218), provenga dalla Penisola e
che i primi centri d'irradiazione di questo arabismo siano state le repub-
bliche marinare, A sostegno di questa tesi, preferita da Pellegrini, la pre-
senza del vocabolo nella terminologia della dogana (Peli. I 107-8) è indi-
cativa, ma non risolutiva quanto l'attestazione di esso in vari dialetti del-
l'ItaHa settentrionale già nei secc. XIV-XV (cfr. Peli. II 494-95; T doc,
il cg. Rag(u)acius in Piemonte nell'a, 1269, Peli. I 237).
V. Introd. §§ 36, 40, 52, 63, 69, 71.
211a. Rahaba.
1191
Palermo
1196
Palermo
1274
Palermo
'é-repaira tèv olocov aùtou tòv cSv-ra xai, 5iaxEÌ(JiEvov èv
toXei, -navópiJiou de, tt^v ToixoSsfftav ttii; pax air [...];
TÒ SuTwèv if) p\!){xin Tfi<; ^ a x a ti: xaì. tq [xepìi; elctóSou ocai,
È^óSou ToO piQ&évTroi; èpyacrTTipwvj, -rò (Bópwv è olxo;
xaPXp à X a TC VEOfpéirou (Cusa 85-6).
IIÉTtpaxa ÈY(J) TcpopTiS'EÌicra xwvtr-ràvci^a tò è-niXàxavóv [.loi
■i^pitcru <poi)vSaxo<; •jtXiQcrdov tt]? ^ àia.-K (Cusa 87),
dieta pecunie quandtas consuevit solvi [..,] de juribus
subnotatis videlicet de Rahadina Rahaba, dohana car-
ninm, dohana casei, tinctoria, dohana portorum, dohana
piscium, dohana fructuum (BPI 133).
1312
Palermo
.subtus palatium R ab bici contigue Ap[othece] 3 (Top,
II 92).
1320
Palermo
1326
Palermo
domum [...] sitam in quarterio porte patitellorum secus
lanuam Rachabe panormi (Pollaci 230).
Botteghe site in predicta urbe panormi in quarterio porte
patitellorum in centrata lactarinorum iuxta Rahabam
(Contr. 339).
1328
Palermo
Pactum_ Gabelle Rachabe [ „.] ; petiit a nobis prò parte
et nomine Universitatìs urbis ejusdem [Panormi] vendi et
concedi sibj ad cabellam Rachabam diete Univetsi-
tatis sitam in quarterio porte patitellorum urbis ipsius
LESSICO
313
1343
Catania
1495
Mazara
1496
Mazara
1497
Mazara
[..,], condicionibus infrascriptis videlicet quod [...] debeat
preparar! seu reparare facere dictam rachabam [..,];
item quod infra totum ipsum annum audiri et admitti de-
beant incantus et additus a quacunque persona faciendos
quomodocunque (Di Giovanni, ASS^ XIII, 1888, 65-6;
Top. II 50),
ex computis factis cabellotis ipsarum cabellarum et jurium,
videlicet Rahadin Rahabe, dohane carnium [,..] (BPI
188).
frumenti [...] empti [..,] ad racionem tarenorum sedecim
prò salma, prout ad presens valet in rabica diete ci-
vitatis (not. Polito 11 maggio),
vendidit [.,,] tantam summam frumenti de eius rata, per-
venturi ex recoUecione anni presentis, liberam ab usu
rabbace diete civitatis (not. Mineo 17 ottobre),
promisit [,,,] salmas sexcentas frumenti expediti ab usu
r a b b e et ab omni impedimento ofScialium (ib. 9 gen-
naio).
211b, Rabiotii.
1490
Palermo
et comandamo digiati ad omni requesta di li dicti prothì
di li frumenti deputati a la rabba di quista terra [di
Sciacca] farili dari una fossa di li boni frumenti fino ad
summa di salmi quaranta pagando lu precio a li patrunì
comu al presenti valino li frumenti di la rabba vindendo
pagando, et dicti salmi xxxx li hagino a vindiri et dispen-
sari a li ludei per la dieta festa li dicd prothi seu cui ipsi
ordiniranno pagando tamen a lu r a b i o t u li raxuni chi
li contingino (Lagumina II 497).
Le prime testimonianze lessicografiche di questa voce, « rabha sive
magaseni, hic cornea tus us,.. significat annonam et locum in quo annona
publica custoditur ac facultatem abeundi » (Valla 69), «magaseni sive
magazino vide rabba» (ib. 50), rabbìca di populu ' commeatus (Scobar),
cioè provvisione pubblica ', rabbica (Scobar) ' licenza che si dà dal pubblico
magistrato per andare ad altro luogo, v, passapottu * (Pasq. IV 213), sem-
bra che confondano due termini omonimi.
Di quello attestato anche in seguito come rabba ' granajo pubblico
pe' bisogni d'un paese ' (Traina 794) e rabbica ' provvisione di vitto ' (Ma-
latesta, in Traina 795), pant. rrabba ' distribuzione dì grano ' (Peli. I
151-52), il Vinci (in Pasq. l.c.) scriveva: « Rabba, in Regni pragmaticis
314
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
sunt duae sanctiones prò rabba frumenti. Vox erit ab hebr. rabbah multi-
plicavit, quod sit instituta haec rabba prò peculio pauperuni, ut multipli-
cetur, seu ut vulgo dicimus per fari colonna, vel ab alia rad. rabac impin-
guavit, ac si diceremus l'oiEciu di la grascia, ut universitas abundet pane;
bine rabbacotu, qui rabbae preest ». La documentazione medievale che
qui precede, alla quale si possono aggiungere, da Lucerà, a. 1278 « cum
iure... rabe ubi venduntur victualia » (CDLuc 413), a. 1279 « cum iure...
rahabe ubi venduntur victualia » (ib. 416), a. 1284 rabba (ib. 423), dà
piena conferma dell'etimo ar. r a li b a h ' amplum spatium loci ', * area
ampia ' (Freytag II 131«), 'lieu public entouré de bàtiments ', ' marcile ',
rahbat az-zur' ' marche aux grains ' (Dozy 1516), r a h b a h ' espace lar-
ge, vaste ', ' aire, cour, place ' (Kazim. I 835^), r a li b a , r a h a b a ' wi-
de area, viride space ', ' large square, courtyard, inner court ' (Welir 382^'),
etimo proposto da Pellegrini (I 151-52, 269, 321)^^ a preferenza di altri
(v. Trapani 459). Dalla stessa documentazione appaiono anche facilmente
spiegabili con una metatesi raB(a)ba > *rab(.)ha le forme rab(b)ica e
rabbaca, varianti di rabba (< *rahba) e rabbacotu ' qui rabbae praeest ',
' commissario di grano, curator rei frumentariae ' (Pasq. l.c), variante
di rabiotu.
La distribuzione dell'arabismo, con it. rab(b)a ' magazzino pubblico
per biade ', voce d'area genov., emil., ven. (DEI IV 3188), ant. pis. reba
(XIV sec.) e rieva (a. 1321, DEI V 3216), genov. gabella della ràyba o
reba (Peli. I 107), la Rayba ' luogo o piazza del mercato del grano ',
Piazza Raibeita ' un antico mercato di legumi ' (ib. 269, 321), venez, rayba
'mercato del grano' (a. 1363, VES 1), raiba 'forum frumentarium '
(Saóne a. 1526, Du Gange VII 8), fa escludere che la Sicilia ne sia stata
l'unico centro di diffusione.
In quanto a rabbica ' passaportu ', rabba ' licentia abeundi ', se si
esclude, come pare giusto, una derivazione da r a h b a h , non resta adito
a congetture seriamente motivate, Certo ben concorderebbe con gli aspetti
fonetici del termine l'etimo ar. r a b ( a ) ' , proposto da Wagner (ZRPh
LII, 1932, 600-601) e accettato da Steiger \Contrib. 108) per l'omonimo
sopra considerato, r a b ' ' locus ubi tempore veris habìtant ', ' domus,
habitaculum ubicumque sit ', ' statio ' (Freytag II 113*5'; cfr. Kazim. I
809tf), ' living zone, region ', ' residence, quarter ', ' inhabited area, terri-
tory ' (Wehr 373^), ' quartier d'une ville ', in Sicilia ' champ, pièce de
terre labourable, cultura' (Dozy I 503«), più precisamente rab' (Cusa
203, r. 5; ecc.) = terra (' podere '; ib. 180, r. 15; ecc.), Uà rab' al-hart
(ib. 240, r. 2) = ad terram laboratoriam (ib. 200, rr. 7-8), Uà rab' "(ib'
2" Il genere maschile del genitivo Gabbici (a, 1312) non resta isolato; cfr. contvata di
lo rayhaho presso Agrigento (not. Camzzi 17 novembre 1425).
LESSICO
315
242, r. 6) = ad terram laboratoriam (ib. 201, rr. 20-21), cfr. malt. roba
' ground, land, soil, fields ' (Busuttil 253). Ma la mancanza di attestazioni
dirette, idonee a far luce sulla precisa funzione del ' passaporto ' (forse
un semplice ' lasciapassare ') all'epoca dello Scobar e del Valla, impedi-
sce l'indispensabile accertamento del rapporto semantico,
V. Introd. §§ 21, 37, 63, 65, 71; 123«.
212. Raliadifta.
1274
Palermo
1312
Palermo
1343
Catania
dieta pecunie quantitas consuevit solvi [..,] de juribus sub-
notatis videlicet de Rahadina Rahaba, àohana car-
nium, doliana casei, tinctoria, dohana portarum, dohana
piscium, dohana fructuum (BPI 133).
Quaternus continens cabellas et iura felicis urbis Panormi
[,..], amputatis et deletis de cabellis ipsis, cabellis r a cha -
dine, dohane carnium qua nunc dicitur buchiria [...],
granorum olei, targime, cabella filecti, chae cuctoni [.,.]
(La Mantia 1-2), Cabella Tinctorie [.,.], Quod a quolibet
texitore faciolorura de cuculio volente texere faciolos ipsos
, in eadem civitate vel tenimento suo, exigant propterea cer-
tam quantitatem pecunie [,..], nulla exinde parte exhiben-
da per eos cabellotis Rac badine et domus sete, prout
erat hactenus consuetum (ib. 15).
ex computis factis cabellotis ipsarum cabellarum et jurium,
videlicet R a h a d i n Rahabe, dohane carnium, dohane
casei, Tinctorie, dohane porcorum [..,] (ib, 188),
Oscura è la natura della gabella della rahadina, soppressa con la
riforma del 1312 perché incorporata con altre. L'ipotesi (Pollaci Lxxxvi)
che si trattasse di un'imposta sulla fabbricazione e sul commercio dei panni
tessuti in genere è ritenuta non del tutto sicura da G. La Mantia (ASS^
I, 1935, 15). Nallino (SMS III 335, nota 1) rimanda alla testimonianza
di rahàdinah ' vendeurs d'étofìes de lin et de coton ', raccolta da
Dozy (I 562^), il quale, dopo avere aggiunto che la voce indica anche un
quartiere di Cairawan, conclude che l'origine ne è sconosciuta.
quartiere
V. Introd. § 31;
30«.
213. Raysius.
1274
Palermo
de omnibus pìscibus sive tunnis captis ineisdem tonna-
riis, deductis primo piscibus sive tunnis debitis R a y s i s ,
Catapanis, marinariis et personis aliis ad ipsarum tonna-
riarum servitia deputatis (BPI 131),
316
1316
Palermo
1320
Palermo
1417
Catania
1418
Olit di Navarra
1454
Trapani
1455
Trapani
1465
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
deductis [...] tunnis contingentibus Raysios et Mari-
narios tonnariarum ipsarum (ib. 167).
iuxta domum Raysij orlandj (Pollaci 247).
Ita quod saduni di gayu R a y s et mastru di ligi di quissa
ludeca et non altru [...] ausa mectiri pena intra la mii-
schita et fari malingreri ne elemisineri ne nixuiiu autru
officiali spirituali ki agia ad haviri exerciciu intra la dieta
muschita (Lagumina I 346).
in li ludeld di li lold et terri di la nostra camera non sia
ne digia essiri rays ne altri ludichi et mastri di ligi
(Lagumina I 348).
r a y s i u s Salvator de Fachidomo (not. Castiglione 27
dicembre).
r a y s i lohanni de lu Spinna tu (not. Formica 12 di-
cembre).
raysius Andreas de Maglotto, drepanensis (not. Scri-
gno 5 ottobre).
Il SIC. raisi 'capo de' pescatori, e maiinaj ' (Pasq. IV 220), 'capo
di pescatori, padrone di barca, direttore della tonnara ' (Traina 798), col
tautologico capurràis, capurràisi ' scafo che sostiene la camera della morte
nelle tonnare e dal quale si ferisce il tonno ', ' chi dirige una tonnara, pa-
tr. ?/ ÌT^' '"P" ^^ pescatori ', ' capoccia ', ' caporione ' (VS I 575;
cfr. Peli yo« 151-52), deriva dall'ar. tà'is 'capo, capitano, coman-
dante (Pel. I 135-36, VES 11), anche ra'is ' patron de la barque ',
capitarne de vaisseau ' (Kazim. I 794); cfr. malt. .«/;..' capo, capitano,
suttU 255°' '°''''"'^'"''' presidente, principale ' (Barbera III 925, Bu-
Toponimi siciliani originariamente formati col geomorfico r à ' s 'ca-
po, cima promontorio ' (cfr. Giuffr. 40, Peli, I 324-25) hanno subito l'in-
flusso del più fortunato r a ' i s : cfr. Ràisi (C.) 5è D 5, Punta RMsi 49 C
^,KaysiahasRabkcM feudo presso Salemi (Barberi HI 297), Razscanzir
ZITa^Ì 'w1 ^■'^''' '^°''°' ^^^^' ^^i'idebbi scoglio fuori del
porto dì Trapani Amico l.c; < d a b b a ' sand bill, mound ', Wehr 311^)
TkT. ^ ^'''j'f^\(^^]^f^^iom 47), Raisigelhi 50 D 5 = Raischdbi
/.^. (Amico I 362) = C«poJ. Santa Croce 56 C 5 « rà's as-salìba ' Capo
deUa Croce m Edrisi, Peli. I 324), a Siracusa Resalibera quartiere (Fa-
LESSICO
317
zello) ed ora via (B. Pace in « Boll. » II, 1954, 388). Anche in arabo
r a ' ì s ' rocher dans la mer ' (Kazim. I 794tì).
Dalla Sicilia provengono cai. arrassu ' rais della ciurma delle tonnare '
(NDDC 93), capurràis, -rràs, caparràisu ' caporione, capopopolo, capo di
un partito ', ' capo dei marinai che attendono alla pesca del tonno ' (ib,
133), rais ' caporione ' (ib. 568), salent. id. ' capo della ciurma della ton-
nara ' (VDS II 528), probabilmente anche napol. arràiso ' comandante di
nave turca', 'uomo brutale, cattivo, violento' (D'Ascoli 69), caparràiso
' il capo della ciurma che pesca il tonno ', ' il barcone usato per tal tipo di
pesca ' (ib. 132).
Dall'iberoromanzo invece proviene fr. réis, rais (Lokotsch 1691) e
presumibilmente anche sard. (campid.) arràis ' capo della ciurma della
tonnara ' (VES Le), piuttosto che dal siciliano (DES I 116), Prestiti di-
retti sono sp. arraez {1" doc. a. 1293, DCEC I 275, DECK I 346), port.
arrais (l" doc. a. 1298, Mach. I 250-51), cat. arraix ' patró de barca o
nau ' (!"■ doc. arrais ' cap d'una població de moros ' XIII sec, 'patró
d'embarcació ' a. 1468, DECC I 405), ant. cat. rais ' capita o governador
sanai ' {raig de las barques a. 1315, AlcM IX 106).
Anche le testimonianze siciliane degli anni 1417, 1418, con signifi-
cato non marinaresco del termine in ambienti ebraici, rivelano un tran-
sitorio influsso iberico.
V. Introd. §§ 37, 38, 54, 55.
214. Ridena.
1561
Palermo
una ridena (ASS= XXI, 1896, 380).
Il sic. riddena ' strumento da involgere filo; filatojo ' (Pasq, IV 253),
ritena (ib. 287), raddena (Traina 796), riddena ' strumento di legno, che
ha una ruota colla quale girando si torce il filo; filatojo ', ' la ruota che
raccoglie la bambagia filata ' (ib. 816), riddina (a Trapani) ' arcolaio bin-
dolo ' (Pitrè 83, SVS 84), pant. rruddena ' strumento per torcere il filo
per filare ' deriva dall'ar. r a d d a n a ' fuso di ferro usato dal filatore
di lana ' (D'Al.-Calv. 296-97, Peli. I 73, 168; VES 44), cfr. radìna 'tor-
no de hilar ' (Pedro de Alcalà in, Steiger. Contrib. 135), malt. raddtena
' ruota, ruota da filare, filatoio ' (Barbera III 923), ' a wheel ', ' a spinning
wheel ' (Busuttil 254). Va qui ricordato l'ar.-sic. àXpaSSévi = al-raddan
(Cusa 155^), se indica il ' fabbricante di arcolai '.
V. Introd. §§22, 52; 30«, 94«.
^IS ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
215. Risialgam,
1^45 risialgaru (VNS 38).
Catania
iltìr.. ^'"' ^^'^ ^^ ^''^^^. lu H s a 1 g a r u pulverizatu [...]. Poi
Messina conza la bucca di la firita ki non di poza ixiti lu r i s al
garu _pir mxunu modu (Mascalcia 578). E divi sapiri ki
la pulvm di lu risalgaru a qualunqua parti di ta-
glatura di carni oi ruptura tu la mieti, e non li medichi
beni la malicia corrudi la carni e guasta kista pulviri comu
fussi focu (ib. 579-80).
Il sic. risalgaru, riczargaru, czargaru ' myophonos ' (Scobar, in Pasq
IV 277, 408; Trapani 461; VES 63), zargaru 'veleno' (Traina H14)
zargara, -u (prov. di Messina) ' sostanza amara della bile ', col cai hnàra
sostanza molto amara ', ' veleno ', ' arsenico ', anche ' giusquiamo ', bov
zargara e z- sostanza molto amara e velenosa ' (LGII 166), deriva dall'ar
rahg al-gar 'polvere della caverna' (Peli. I 213, VES Le). Qua-
lora tale forma fosse nata, come si è pensato (cfr. FEW XIX 144-45 Peli
I 121 ; dubbi in DCEC HI 1078), da un'errata lettura per r a b è a l'- f à r
polvere per i topi ', resterebbe esclusa la possibilità (DCEC IV 1072)
di un prestito diretto della voce sicniana e calabrese, la quale andrebbe
peiT 1 iTt5T\«? vp?f^T ' ''T^^'' '"*• "• '^''^'^^'' ^^'- (^fr-
xeii. i izi, i^i 588; VES l.c), ant. fr. riagal, ant. prov. realgar, med.
fr. rmgal rtstgal, ecc. (FEW Le), aUe forme iberiche: sp. replgar {V
1 A/^L ^Vr'"'' "''^^'' (^^^C "I 1078, AlcM IX 182), port.
ro.algar (Mach. II 1912) e resalgar (Lokotsch 1685)
V. Introd. S§ 27, 33, 63, 67.
216a. Risicum.
1287
Palermo
1298
Palermo
1320
Palermo
1337
Palermo
1380
Venezia
ad risicum maris et gentis (net. De CiteUa I 56)- ad
risicum ipsorum contrahencium (ib. 80).
ad risicum et fortunam maris et gencium (ib. Il 27).
ad risicum dej et fortune (Pollaci 246)
ad ipsius venditricis risicum et fortunam (not. Saler-
no 19 settembre).
a risi cu et ventura (TestVen 63).
LESSICO
319
216b. RSsicaw.
1380
Venezia
po?a risicari (TestVen 63).
L'origine del sic. risicu ' conflictus, periculum ' (Scobar, in VES 65),
cfr. a. 1429 il top. turri de lu risicu (CFilSpec 102), arrisicu ' pericolo,
rischio ' (Pasq. I 142), con arrisìcari ' mettere in cimento, in pericolo, ed
in arbitrio della fortuna: arrischiare' (ib. 141), -arisi 'arrischiarsi' (ib.
142), arrisicu e rrisicu (VS I 270), cai. rmicu (NDDC 585), arrizzicu, ar-
riiiicare, -ari ' rischiare, azzardare ' (ib. 96), it. rischio e risico (dal XIV
sec), genov. réisegu, piem. réisi, lomb. résega (DEI V 3262, 3263), ant.
genov. resicum (a. 1158, Peli. I 364), fr. risane, rum. rizic (Lokotsch
1721), gr. mod. K^%ò (Andriotis 310), ant. prov. resegue, sp. riesgo (1"
doc. a. 1300 'divisione, discordia', DCEC IV 15a), port. risco (Mach.
II 1898), cat. rise (AlcM IX 497), è fortemente controversa. L'ipotesi
di una derivazione dall'ar. r i z q ' Spenden, die Gott zum Leben gibt ',
' tagliches Brot, Ration ' (Lokotsch l.c), anche ' res, quas invenimus neque
exspectatas, nec in computum relatas neque data opera acquisitas ' (Frey-
tag II 145fl), incontra difficoltà non minori di quelle dal gr. mediev. ^i.<^i.-
xóv < gr. ant. p i ^ a , o dal lat. resecare. Per una_ minuziosa di-
samina dell'intera questione si rimanda all'ottima trattazione di Coro-
minas (DCEC IV 14-19), che preferisce lasciare incerto l'etimo.
V. Introd. §§ 63, 74.
217. Risma.
1284
Messina
1411
Nicosia
1461
Messina
1469
Trapani
Il sic. « riSima di carta: acetabulum » (Scobar, in VES 66), « risima,
comunemente oggi il diciamo a un fascio di venti quaderni di carta: ti-
sma » (Pasq. IV 280), rtsima ' balletta di cinquecento fogh di carta:
risma ', ' quantità indeterminata di checchessia, e anco di gente ' (Traina
prò pretio rismarum sex de cartis papiri [...] prò
qualibet risma [...] (CDArag I 558).
risima di carta (LettRegB 93).
una risima di carta (ASS^ XXX, 1905, 522).
risi mas quinque pagle (not. Scrigno 17 ottobre).
320
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
321
Hill il
I»
5E
1"
X
OS
ai
829), cai. grisima 'risma (di carta)' (NDDC 312), salent. nsima ' id. '
(VDS II 550), napol. résema (D'Ascoli 503), irpin. id. (Fare 7343), it.
risma (dal XIV sec) e rìsima (dal XV sec, DEI V 3263), ant. it. Ihima
(XIV sec, ib. Ili 2248), ant. pis. lisma (a. 1441-78, Peli. II 434-35, nota
44), lat. mediev. risma (Asti, a. 1526 Savona, Du Gange VII 195] cfr.
Peli. I 349), ant. fr. ries ' botte, paquet ' (XIII-XIV sec), med. fr. riesme
(a. 1492), ant. prov. reuma, risma (a. 1450, FEW XIX 146-47), sp. resma
(r doc. rrezma a. 1475, DCEC III 1098, DECK IV 886), port. id. {V
doc. a. 1431, Mach. II 1885-86), risalgono all'ar. rizma ' vestes in
unum coUigatae convolutaeque ', ' sarcina vestium ' (Freytag II 146fl),
' ballot ', ' paquet ', ' ballot de papier ' (Dozy-Eng. 333-35, Peli. I 132,'
VES l.c). Da una variante ar. razma deriva il cat. raima {V doc. a,
1287), da cui a sua volta il fr. rame (DCEC, DECH lice).
L'arabismo si diffuse in Europa, quasi certamente per via commer-
ciale, con l'introduzione dell'uso della carta ad opera degli Arabi
V. Introd. § 63.
218, Romanum.
1439
Corleone
1455
Palermo
Gabelloti Staterae Universitatis Corilionis tenere debeant.
ad suas expensas, aliquem hominem vel infantem, qui de-
ferat stateram, ementium et vendentium, habentium neces-
sitatem de ipsa staterà, et idem deferat circulum et ro-
manum (AssConsCorl 6),
unam stateram magnam cum suo romano. Item unam
stateram parvulam cum romano. Item staterà de ferro
sine romano vetera (Giuffrida jBo«. 501),
Il sic. rumanti ' quel contrapeso ch'è infilato nell'ago della stadera;
romano ' (Pasq, IV 305), ' contrappeso della stadera, che scorre lungo
1 asta di essa per segnar il peso: romano, sagoma ' (Traina 841) corrispon-
de al salent. rumanu ' id. ' (VDS II 565), it. romano {V doc Sacchetti, a.
1227 a Bologna, DEI V 3278), ant. lig, romana (T doc. a. 1288 Peli I
110) ant. prov. roma ' romaine (balance) ' (a. 1360), romana (aa.1400-
1443), med. fr. romman ' poids de la romaine ' (a. 1399), rouman, ro-
manne (a. 1400), roumane (a. 1595), fr. mod. romaine ' stadera ' (P doc
a, 1450 circa, FEW XIX 148), cat. romana ' hiìmch ' (V doc. a. 1375,
AlcM IX 548), da cui sard. (a)romàna ' id, ' (DES II 362), sp, romana
y. ' ir doc. in invent. arag. a. 1397, DCEC IV 53-55), port. romana
id. (r doc, XVI sec. Mach, II 1907 s,v, romano).
Nonostante i dubbi di Corominas (DCEC Le; cfr, già D'Al.-Calv.
303-4), il quale, pur dichiarandosi incerto sull'etimo, propenderebbe per
un'origine latina (cfr. romàna 'Art Wage ', REW 7369), le prefe-
renze degli studiosi sono rivolte ad un etimo arabo, rummànah ' me-
lagrana ' (nome di unità) e ' pondus staterae, quo librantur aUa ' (Freytag II
196a; cfr. Gioeni 236-37, Dozy-Eng. 335, Devic 60, Lokotsch 1729) o
r u m m a n ' melagrana ' (forma collettiva del precedente, Freytag l.c;
cfr. D'Al.-Calv. l.c, Prati 840, Peli. I 147), pur esso isolatamente atte-
stato come ' weight of a steelyard ', ' Roman balance ' in una fonte araba
del XII secolo (Lane III 1161^).
Le due forme arabe, coesistenti nel malt. rommièn e rommìèna ' me-
lagrana, melagranata ', ' melograno ' (Barbera III 943), hanno lasciato trac-
cia di sé nella toponomastica siciliana: 'a Rumana, 'u Rumaneddu (STS
, 82), cfr. a. 1323 Chargitirrumen ' champ de granades ' (Bresc ]ard. 83, no-
ta 7), dall'ar, liar(a)gat ar-rummàn, con h arag ah ' arbo-
retum, silva densior ' (Freytag I 363è, Kazim, I 405«),
Giustamente Steiger (« Vox Romanica » XIX, 1960, 221-244 e FEW
l.c; cfr. VES 93), mentre ritiene vaHdi entrambi gli etimi arabi, indica
una doppia via di penetrazione del prestito: dall'ItaHa per le forme ma-
schili, dalla Penisola Iberica per quelle femminili,
V. Introd. §§ 34, 53, 56.
219, Rotulum.
1142
(ME)
1174
s 1.
1185
Cefalù
1200
Gerace (RC)
1269
S, Mena (Calabria)
1273
Corleone
1274
Palermo
%<j\}.ia.\}-a ^ÓTOuXov Sv ual ocÉpriv ^ótouXa Sóo
(Cusa 309).
reddebam libram unam incensi, et unam de cera, et duo
rotula olei (Pirri 934),
rotulum unum thuris (DocIiiNorm 203),
%ai,pT)V poutXihv [jiiav (Schneider 273).
XEptov pwTouXov Y^VTiuov TTco Tiniffiov (Trincherà
468),
Item promisit de fructu apum fructiferantium in eodem
territorio, scilicet de cera, de quinquagmta rotulis
rotulum unum (AssConsCorl 120),
de cera laborata in cereis prò luminariis faciendis [.,.]
rotulos quinquaginta duos ad rotulum cantari ge-
neralis (BPI 132).
322
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1283 ad dictum generale cantarium casei caiitaria quinquaginta
Messina unum et rotulos quinquaginta (RRS 270).
1330 res venales [...] vendantui- [,..3 cum rotulo, vel ro-
Palermo tulis, et ponderibus, usque ad quinque rotulos, quae
sint ferrea, vel aerea, vel vitrea justa, et non de petra (De
Vio 122).
1338^ circa Item si alcuna pirsuna fachi vindiri in li buchirii di Mis-
Messina sina vitellu unu [,..], pagi a lu cabellotu grani septi, si illu
pisa da rotula quaranta in sucta [...]. Item si alcuni
pirsuni volinu vindiri agnelli oy chaurelli a rotulu [..,]
(VNS 59).
1348 _ Libra bre... pondus est xii unciarum, quod vulgo dicitur
S. Martino rotulu, per quam omne pondus includitur et libratur
(Senisio 111).
Il sic. rotulu ' sorta di peso comune, presso noi è libre due, e mezza '
(Pasq. IV 299), ' peso equivalente a chilogrammi 0,793 ' (Traina 839),
col cai. ruótulu, duótulu, rotulu (NDDC 593), salent. ruètulu, rotulu
(VDS II 564), napol. ruotalo (D'Ascoli 513), it. ròtolo ' antica misura di
peso usata nell'Italia meridionale ' (XIV sec. anche ruotalo, a Venezia a.
1255, DEI V 3288), lat. mediev. rotulus ' mensurae species (vel potius
ponderis) ' (Du Gange VII 225), ant. lig. id. (a. 1163, Peli. I 110, 355),
deriva dall'ar. rati 'libra.,.', 'vini mensura... et vas, quo vinum ab
oenopilis mensuratur ' (Freytag II IGOb), ' roti, a weight ' (Wehr ò^^b,
Peli. I 147, VES 86), cfr. malt. ratd ' rotolo, peso di trent'once ' (Bar-
bera III 929), • a rotolo, a ratal, 28 ounces ' (Busuttil 256). Prestito di-
retto in Sicilia, e da qui certo difiusosi nel Mezzogiorno, il termine do-
vette giungere invece nelle repubbliche marinare per via commerciale.
Nell'iberoromanzo, nel quale esso fu pure direttamente mutuato, men-
tre il port. arratel (T doc. aratd a. 1139, Mach. I 252) corrisponde alla
stessa forma araba, lo sp. arrelde (T doc. arrela a. 1012, arrelda a. 1020,
DCEC I 281, DECK I 353) risale ad una variante riti 'Hbra ' (Frey-
tag l.c).
V. Intfod. § 63.
220a. Rubum, -us, -a.
1050 circa
Reggio Calabria
xai, ^Lc, TÒ nA,aYepòv p o ii 3 a jcai, eòi; tt^iv cuxciav ix-
TKpiou %ai de, T^v cTTpàiav èoc-ràpiv (Guillou Brébton
165, r. 49).
1188
Oppido (RC)
1189
S. Filippo Me-
ntirò
1228
Simeri (CZ)
1243
Squillace (CZ)
1270
Catanzaro
1283
Vibo Valen-
tia (CZ)
1331-35?
(ME)
1425
Polizzi
1439
Corleone
220b. Rubata.
1229
Scicli
LESSICO 323
TÒ xwpàcpwv [...] ^ouwv y' (Trincherà 296),
XWpàq)iov poùpou a' (Cusa 437).
«■rtoptov [...] uTxapXTI Jcata aicopav ciTapiou p o u j3 o \j a'
(Trincherà 388).
o-L-taptv p u 3 E .; ETt-rà jcal xpt&'/ipou p o \!i P e <; èitià
(ib. 408).
To Se aXkw yjjipa.<$\.ov uTcapxei poupou i:p£i,wu (ib.
477).
•KZ'zt.nv xwpacpwu [...] pouPou^ y' [•••] ''«^ ^'^^9^'^
TiiETri^iQV p u P co V y' (ih- 494),
ESw>ca<; ■b\!xs) (ntipou ^ o ó P a i ^ <;' (Cusa 468).
locavi prò predo uncie unius et tarenorum quindecim [...]
necnon et carnagio uno, et casei cantarum unum, et bur-
tum ruvi quatru (TabMonPol 335); videlicet fmmagiu
cantaru unu et carnagiu unu, burru quartata una [...]
videlicet burrum rubi quatru (ib. 335-36),
nuUus sit ausus mensurare butirum ad r u v a m , nisi fue-
rit mensura aequalata per Nadarios (AssConsCorl 35).
vendo prò tarenis decem octo quamdam terram meam, vi-
delicet rubatas tres (TabSMLat, doc, 62).
Il termine, ormai scomparso in Sicilia, ma superstite nel cai. ruva,
ruga ' antica misura equivalente a un tomolo e mezzo ', forse anche ruva
' provvisione, provvista, quantità ' (NDDC 595), bov. ruvaéi, rìmèt, cai,
td. e rovàci, ecc. ' bigoncia per il trasporto dell'uva ', ruvàéì ' alveare
(dimin. in -à%i LGII 442, NDDC l.c), ant. it. róva ' misura di aridi di
circa 18 libbre ' (DEI V 3289), rébbio (a Roma rublum a. 1194, ruglum a,
1162) 'misura delle biade ', ' misura di superficie e di peso ' (ib. 3291),
anche riigghio (Villani e Sacchetti), ant. roman. ràgia (ib, 3295), misura
in uso soprattutto negli stati già papali (Prati 847), lat. mediev. rukum
324
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
325
'mensurae frumentariae in Italia species ' (T doc. a. 1107 Stat. Pistor.,
Du Gange VII 229), rubus, rubbus, rubeus ' id. ' (ib. 231), ' une mesure
de capacité pour les céréales ' (a. 1160 a Spoleto, Niermeyer 923), rubus
(a Genova a. 1176, Peli. I HO, 354), deriva, come indicò già Amari
(SMS IH 918, nota 1), dall'ar. rub' 'quarta pars rei', 'species men-
surae ' (Freytag II 113^), ' a dry measure ' (Wehr 37 3a), r ub ' a ' id. '
(ib. 373b).
La stessa voce araba è penetrata nell'iberoromanzo con sp. arroba
' peso equivalente a la 4" parte de un quintal ' (T doc. arrobo a. 1088, da
isp.-ar. ruba' DCEC I 285, DECH I 357), port. arroba (T doc. aa.
1188-1230, Mach. I 257), cat. arrova ' unidad de pes equivalent a 10,400
quilograms, o sien 26 Uiures... Es la quarta parte d'un quintar ' (AlcM I
38), roba, rova ' id. ' (ib. IX 512 e 600).
Mutuato probabilmente non solo in Sicilia, ma anche, per via com-
merciale, nell'Italia centro-settentrionale, il termine penetrò nel galloro-
manzo, con ant. prov. rup ' 25 livres ' (a. 1396), fr. rup (a. 1360; in Bor-
gogna, come lat. mediev., già nel 1295); in Francia giunse anche la forma
iberica con fr. arrobe (dal 1575, FEW XIX 147).
V. Introd. §§ 21, 50, 71; 122«.
221. Sabaca.
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1321-1337
Messina
1353
Palermo
1365
Palermo
1373
s.l.
de piscibus captis per s a b a e a s sirailiter subastatis de-
bentur eidem doane [...] (Pollaci 318).
Item de piscibus captis ad e h a b a t a s vel ad hamum
(La Mantia 17).
Da certi piscaturi, qui tyravamiu la ss aluca [...]^'^
unu bon homu avia acatatu chò que issi tirassiru (ValMax
157).
ut nauta in s h a b i e a ad gubernandum shabbacam
(Bresc Vocab. 13).
ad vendendum pisces piscandos cum sua s a b b a e a (ib.).
Lu regnu di chelu esti simili a la xabbaca, la quali
cogli di omni mainerà pissi, boni et rei (SposVang 66).
1380
Palermo
1399
Catania
1418
Palermo
1450
Catania
pischi di sabaca
242).
rotulu j, soldi X («Boll.» I, 1953,
dictus Admiratus, seu ejus Locumtenens, debet habere prò
qualibet barca, seu x a b i e a , cum quibus piscatur, qua-
libet septimana, causa honoris, rotulum unum piscium, a
dominis, seu patronis dictarum barcarum, seu xabaca-
rum (Testa I 483).
ad minandum et piscandum more solito bilixi seu x a b i -
Cam (Bresc Vocab. 13).
servendu ali x a b Ì e h ì
CDem 208).
ci ala tracta di lu fiumi (Capln-
II sic. sciabbica ' sorte di rete con la quale si pesca ogni sorta di pesci,
e per lo piii minuti: sciabica ' (Pasq. IV 388), ' sorta di rete di pescare;
sciabica, rezza ', ' divertimento, gozzoviglia; bisboccia ' (Traina 884), con
sciabbachiari ' ingordamente mangiare, e assai: scuffiare (quasi dovesse em-
pire una sciabbica) ', ' godersela in bisbocce e gozzoviglie: bisbocciare '
(ib. 883), sciàbica 'barcaccia meno grande del palischermo' (Pitrè 92;
cfr. Peli. Voci 155), cai. sciab(b)aca, sciàb(b)ica ' sciabica, rete da pesca '
(NDDC 627), salent. sciabbica, -eca ' id. ' (VDS II 608), lue. ssabbdkélh
m. ' la rete a strascico ' (Bigalke 15232), napol. scìàveca (D'Ascoli 560), it.
sciàbica ' rete a traino ', ' barca da pesca con la sciabica ' (T doc. a. 1618),
genov. sciàbega, venez. sàbega (DEI V 3393), sard. sabaka, sàhiga (DES
II 454), risalgono all'ar. s a b a k a ' rete ' (Peli. I 144), cfr. malt. xibka
' id. ' {Barbera IV 1144, Busuttil 376).
All'appellativo corrispondono in Sicilia il cg. Sciàb(b)ica, cfr. Layha-
bica (Barberi III 30), de Chabbica (a. 1431, CFilSpec 113), e il top.
Sciabeca (Cala) 51 B 3, cfr. la Chabbica (a. 1366, RatDec 1604), Yhabica
casale presso Sutera (Amari-Dufour 38) = feudum Chabìce (Barberi III
143), Jabica (Amico I 553), as-sabaka = (?) tonnara di Sòknio (Edrisi,
in BAS I 129, Peli. I 327); in Calabria i topp. Sciabbica, Sciàbbache, li
Sciàbbachi (DTOC 312, STC 3497). ,
Anche nell'iberoromanzo il termine arabo è penetrato come sp. ^abega
{V doc. xàbega a. 1543, DCEC II 1019-20, DECH HI 475), port. «J.
(Mach. II 2185), cat. aixàvega (con al- agglutinato) o xàvega [V doc.
xàveguas pi., a. 1398, AlcM I 365), da cui prov. moà savego ' long falet
de péche forme d'une grande poche et gami de 2 ailes sur es^cotes
• bateau pour pécher à l'aissaugue ', fr. aissaugue ' filet de péche (FEW
XIX 165).
V. Introd. §§ 32, 39, 52.
252 Ambrosini 48 propone di leggere ssabica.
326
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
222. Sabta.
1445
Trapani
Et si forte s a b r a m dicti molendini peraptari continge-
rit ab receptione seu aqua, ipse notarius Restivus ad suas
expensas peraptari facere debet semper et si ìnterdum vaca-
verit peraptationi ipsius s ab rie [.,.] (not. Miciletto 1
maggio).
Un'ipotesi etimologica, per la quale il termine assumerebbe il signi-
ficato, compatibile col contesto, di ' pietra (del mulino), macina ', può fon-
darsi su una forma non attestata ar. * s a b r a h , base presunta del pi.
sibàr 'duri lapides ' (Freytag II Allb), ' pierres dures ' (Kazim. I
1306fi), cfr. sabàrah 'lapides', 'frustimi lapidis aut ferri' (Freytag
II 478«).
V. Introd. § 40; 30«.
223a. Saccarius.
1233
Agrigento
1332
Palermo
aqua fontis magni dividebatur per medium in duos con-
ductus, quorum unus ex parte occidentis declinabat in gè-
biam, de qua hauriebant aquam s a e e a r i i (ACAgr 108),
nun sia nuUu s a e e a r u ki diga carriari vinu di nulla
parti tantu s a e e a r u quantu carr uzeri ki no lu f aza a
sapiri a lu cabiUotu sub pena di tari quindichì («Boll.»
X, 1969, 413).
1348 Aquarius rii... servus aquam portans, qui vulgo dicitur
S. Martino saccarus (Senisio 113).
1382 NuUus saccarius publicus audeat implere seu acci-
Polizzi pere aquam in subscriptis fontibus [..,]; et qui contrafecerit
amictat barrilia et tabulas comodis juratorum applicandas,
nec non eciam et admictat somerium, roncìnum, seu mu-
lum, cum quo apportar aquam (CCMun 261).
i439 liceat nemini s a e e a r i o r u m ferre quartaram, quae sit
Corleone minoris capacitatis quartucciorum quatuordecim vel sexde-
cim, ita quod salma aquae sit quartucciorum sexaginta
quattuor; et ipsam salmam vendere non audeant ultra da-
narios sex (AssConsCorl 44).
223b. Saccatia, saccatum, -us.
1251
Polizzi
de omnibus veteribus proventibus Policii, videlicet: Ban-
co iustitie, canperia, barberia, [...] decimis ceramidatum.
LESSICO
327
1273
Trapani
1342
Palermo
saccate [...]. Ad fidamentum Calatabuturi quod dici-
tur de Policio: terrarum sub aquis telariis, herbagiorum,
ovium eiusdem terre calbelim, canperie, s a e e a t i , fur-
norum, tintorie, molendìnorum et terragiorum (RoURub
194).
percipere et habere integras decimas et duas partes proven-
tuum regalium infrascriptarum terrarum Mazarensis dioce-
sis [...] et prebendarum quas habent in ea, videlicet deci-
mas baiulationis diete Mazarie, dohane maris, dohane ter-
re, bucherie, bardarle, tinctorie, saccarie [...]. Item
duas partes decimarum terre Marsalie, bajulacionis, doha-
ne maris, dohane terre, venacionis cunìculorum, bucherie
Judeorum, tinctorie, saccatus (TabMaz 15 maggio).
cabella saccatus (TabSMart doc. 101, 18 settembre).
Il sic. « saccaru di campu, lixa, ae », « saccaru, quali si vogla aqua-
rius, ii » (Scobar, in Trapani 475), ' ... cioè vivandiere, che ha cura di dare
a bere ai soldati nel campo ' (Pasq. IV 312), saccaru ' quegli che conduce
dietro agli eserciti le vettovaglie o i bagagli: saccardo, saccomanno ', ' cM
porta e vende acqua: acquajuolo ' (Traina 845), saccaru (a Trapani) ' uo-
mo o donna che va coi barili ad attingere acqua e la porta nelle case ' (Pi-
trè 86), gallosic. sacchér (a Piazza Armerina) 'chi vende o porta acqua'
(SVS 89), pant. saccaru ' portatore d'acqua ' (Peli. I 136), cai. saccaru
' acquaiolo, venditore di acqua ' (NDDC 596), sakkà (a Crotone) ' vendito-
re di acqua ' (LGII 446), risalgono all'ar. s a q q a ' ' portatore d'acqua '
(D'Al.-Calv. 306-7, Peli, l.c), dalla stessa radice saqà ' rigavit, potum
aquamve praebuit, propinavit ', ' indidit aquam in utrem ' (Freytag II
33Qb) da cui deriva cràxm (225a); cfr. ar.-sic. a. 1145 (?) hasan as-saqqà'
= xào-EV -no-craxjcà (Cusa 587è), a. 1178 as-saqqa' = ó ffaxàc (ib. 143),
ed anche aa. 1130-40 (?) Xéov ò craxxàc (ib. 533), in Calabria a. 1031
Mcoàvvou SajCTàpi, (Guillou Dannoso 22), coi cgg. sic.-cal. Sacca, Saccaro
(DCSC 230; - a <; , - a r i u s in nomi di mestiere), se non vanno ripor-
tati a ff à X X s" ' sacco ' (LGII l.c), lat. s a e e u s .
Prestiti indipendenti dal siciliano sono sp. azacan ' aguador ' (T doc.
a. 1280; in Nebrija anche l'accezione ' lixa ', cioè ' mozo o faquln en un
ejército ', (DCEC I 344, DECH I 429), port. agacal {V doc. a. 1408,
Mach, 141). Attraverso il ture, saka ' portatore d'acqua, acquaiuolo '
(Ang. Da Smirne 698) la voce ha dato rum. saca ' Wasserkarren, -fass der
Wassertrager ', sacagiìì ' Wassertrager ' (Lokotsch 1796), serbo-croato
saka ' distributore, portatore d'acqua ', ' carro per il trasporto d'acqua da
bere ' (Peli. I 39).
V. Introd. §§ 36, 71; 191k.
328
224. Sagatutn,
1345 _
Catania •
1504
Piazza Almerina
XVI sec.
s.l.
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
capituk gabelle s a g a t i (VNS 37).
de ingabellatione s a g a t i diete tetre Petrapercie (not.
Catalano 31 ottobre).
molini, buchiria, dogana, taverna, z a g a t o seu bructo
(ASSO XXII, 1926, 298, nota 1),
Il sic. « lagatu vide rabba » (Valla 88), xagatu ' officina ove sì vende
salame, salume, cacio, olio, ed altri camangiari, col diritto privativo: bot-
tega di pizzicagnolo ' (Pasq. V 382), anche ' diritto o privilegio di ven-
dere una cosa, concesso mercè pagamento o altro: monopolio ', ' tabac-
cheria. Forse perché allora vi era la privativa pe' tabacchi. E per estensio-
ne anco per merceria ', fari zagatu ' fare incetta, incettare ' (Traina 1112),
iàgaiu ' mescita ' (Traina Voc. 489), con iagataru ' pizzicagnolo ', ' in-
cettatore ' (ib.), deriva dall'ar. s a q a t ' quisquilia, cosa vile ' (Peli. I
132).
Ad altro sostantivo dalla stessa radice araba va connesso sp. cicalerò
' tuin, ffiiserable, escaso ', ant. sp. cegatero ' regador, revendedor ', da
*cegate ' id. ', a sua volta dall'ar. s a q q a t ' ropavejero ', ' vendedor de
baratillo' (DCEC I 788-89, DECH II 63-64), al cui pi. saqqàtin
corrisponde sp. zacatin ' en algunos pueblos (Granada), plazuela o calle
donde se venden ropas ' (Steiger Contrìb. 217).
V. Introd, §§ 36, 38, 43.
225a, SàKta,
1137
S, Mauro
1143
(ME?)
cruvopouv Sé xk TcauTa xwpàcpia aTcò T(b ■Krc(àl'!\ [...]
èie Tifjv o-craxiav (Cusa 627).
xpoÙT] -rif; TTiv cr à X iQ a V f^v TTaXEÒcv xai i% ttqv ^Ti&ìffav
cràxinav àvapévvT] 'ì\c, Tifiv (rTpaxav tt?]v izakzkv Ì-kou
àvccPévvT) T)? %ò xwpioy -rè crapcwciQVLXÓv, [...] xaì ex
tìv XVi^ov àvapÉvvTi ■{\c, Tifjv e à x tq a v ttìv ■koIzòlv
ii]V èmàvou, xaì, Èxif]5EV ■ò-Kàyi Tif]V cr à x tq a v èuàvo
ToO XiQ^ap'/iovJ ToO TpmTfiToO xai èxeWsv ■ò'Kàyi Ttv
cràxTQav (ib. 559) = applicat ad Sajam veterem,
et a predicta Saja ascendit ad Casale Saracenicum [...],
ascendi! ad Sajam superiorem, et inde vadit per
Sajam ad lapidem perforatum et inde vadit per Sajam
(Pirri 1158, a. 1160).
LESSICO
329
225b. Sixia.
1136?
Palermo
1145
Cammarata?
ùiràyEi, è itepiopiapòc; 'éiùc, toìk; X(&ou<; Pou\xoiìicp St,a-
PévwvTa ex toù? XììSomc, tcóv cri,xiwv (Cusa 116).
xaì à-rtépxsTai tw [XovwrtàiTi axpi ifit; tè (xaki]%r] Sirou
'évt tic, ■xòv cri%'i]a. toO vepoù (Cusa 616).
225c. Sajola.
1492
Agrigento
de tenimentis terrarum cum sajola (Picene II, cu).
225d. Chaya.
1337
Polizzi
1400 circa
Alcamo
1401
Castronovo
1451
Palermo
fines diete terre sunt liij ab una parte vinea quondam
leeonie de girrosa quodam muro loco e li a y e mediante
[...] (TabMonPol 151).
li jumenti et bestii di li boni homini ki pascinu alli
e a i j attorno la terra (CCMun 57).
e h a y a s faeiant et firmas sipalas construant (CCMun
139); si qua persona foderit fossatum seu sipalam, seu
fregerit chayam alicujus vinee viridarii seu orti [...]
(ib. 141).
X h a y i (Bresc Jard. 83 e nota 4).
Il sic. zacchia 'fossa per estrarre l'acqua de' campi: fossa, fossato '
(Pasq. V 380), saja ' canale murato, per lo quale passa l'acqua per servi-
gio de' mulini, e simili: gora' (ib. IV 317), 'canale', 'quel canale pel
quale si cava l'acqua dai fiumi mediante le pescaje, e si riceve dai fossati
che scendono dai monti, per servigio di mulini, o di qualsivoglia altra
macchina guidata per forza d'acqua: gora ', saja mastra ' solco acquajo,
ed è quello de' campi ' (Traina 848), zacchia ' spazio di^ terreno cavato per
lungo per ricevere e fare scorrere l'acqua: fossa, zana' (ib. 1112; con z-
sorda. Traina Voc. 489), iachia (a Vita) ' condotto d'acqua per il muli-
no ' (SVS 90; cfr. Giufìr. 92), con sajuni ' grande gora ' (Traina 848),
' canale d'irrigazione più piccolo della saja ' (SVS l.c), pant. zàchia ' terreno
pianeggiante che riceve acqua da quello sovrastante' (Peli. I 271), cai.
saja ' gora di mulino, canale irrigatorio e di scolo ' (NDDC 598) deriva
dall'ar. sàqiya 'canale d'irrigazione' (Peli. I 152, 271), cfr. malt.
sa^ja 'irrigazione, annaffiamento ', ' abbeveramento ' (Barbera III 958,
330
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
331
Mi
3
Busuttil 268), sièqja ' ligagno, rigagnolo (lett. canale, fosso, ruscelletto per
annaffiare il campo) ' (Barbera HI 982), sieqja ' a passage or canal for rain
water ', ' a running ditch water ' (Busuttil 276), ar.-sic. del « Rollo »
sàqiyah summìni (Cusa 209, f. 13) = rivulum summini (ib. 184, rr. 6-7),
ma'a as-sàqiyah (ib. 233, r. 2) = cum acqueductu (ib. 196, r. 12).
Da questa voce provengono i topp. Saja di Paterno 56 B 4, Saja
Gerbini 56 AB 3, Saja Randeci (Fiume) 56 F 4, 'a Saja, 'a Sajazza, 'a
Sajola (STS 94) e i cgg. Saja, Saiola, Salone, Sajone.
La voce araba è passata anche all'iberoromanzo come sp. acequia (r
doc. cequia a. 1140, DCEC I 21, DECH I 33), cat. sèquia, siquia {V doc.
XriI sec, AlcM IX 851, cechia a. 1094, GMLC 457), port. acequia {V
doc. XIII sec, Macb. I 51").
Nulla rende sicuri che le forme documentate in b corrispondano ad
un nominativo crixicc, semplice variante di ffàxia. Esse potrebbero anche
rappresentare, insieme con ...t'Hi; (y\.v.ia.g viociacpópoc; (aa. 1130-40, Cusa
535), tXEpxoùpioi; aixdac, (a. 1224, ib. 446), una diversa voce irixia, da ri-
condurre ad un corradicale del predetto termine arabo, cioè a s i q à y a h
' locus, quo aqua continetur..., aquarium, cisterna ' (Freytag II 331(2, Dozy
I 665fl), siqqàyah, suqayah ' aqueduc ' (Kazim. I lilla), da cui
deriva il top. Siccheria, via e vicolo a Palermo, Sicchiaria (D'Al.-Calv.
307-8), con suffisso romanzo, come i corradicali saccarius, saccaria (223),
Anche siqàyah è penetrato nella Penisola Iberica, con sp. azacaya
' noria grande ', granad. ' conducto de aguas ' (P doc, a, 1527, DCEC I
344-45, DECH I 429), port. agacaya (Mach. I 52 s.v. acequia). La posi-
zione dell'accento, diversa da quella del sic.-cal. saja, induce a far risalire
a siqayah anche il salent. (S. Pietro Vernotico) sagnia 'canaletto di
scolo' (VDS III 1051), piuttosto che a sàqiya (Rohlfs Le; incerto
Peli. I 152, 271), che può, al piii, avere influito sul timbro della prima
vocale ^'^
In quanto al sic. haya ' seps is ' (Scobar in Pasq. II 276), gaia ' chiu-
denda, e riparo di pruni, sambuco, o altri sterpi.,. ' (Pasq. II 192), xafa
' sipala ' (ib. V 379 s.v, zabbara), gàia ' riparo di pruni, spini o altro che
cingono chiudono un podere: siepe ' (Traina 424), càia ' siepe ', ' muro
di sostegno nei terreni in moderata pendenza ' (VS I 519), àia ' siepe di
pruni, rovi o altro ' (ib. 98), ciàa (a Pollina) ' siepe ' (ib. 692), baja (a S,
2'3 Come saja richiede una fase precedente *sajia, cosi sagnia postula una forma *sangk,
con nasalizzazione (v. § 64) e susseguente riduzione di -ng- a -fi- (cfr. GSLI § 256). Secondo
F. Fanciulio, Un presunto arabismo salentino, in « L'Italia dialettale » XLI, 1978, 279-81,
motivi fonetici (che riterremmo di avere qui sopra superati) escluderebbero una derivazione
araba della voce salentina, la quale invece andrebbe congiunta coi salent, sagnia, sagnigghÌD
' salasso ' (VDS II 572), con un'evoluzione semantica ' salasso ' > ' zampillo ' > ' canaletto
di scolo ' nota anche al francese.
Biagio Platani) 'siepe viva' (SVS 51), omonimo della voce precedente
nella variante (Villalba, Caltanissetta) sàia (Peli, I 152, 271), alla proposta
di un etimo fr, haie (ant. fr, id. con h- aspirata, Gioeni 129, De Gregorio
Contr. 323, Giufir. 95, Jost 77), cfr. lat. mediev, haga ' seps, sepes, se-
pimentum ex virgultis confectum, Germanis hage..., nostris haie ', baia,
haya, heia, hagia (Du Cange IV 156), ' haie, palissade ' (Niermeyer 478
e REW 3984, 2), si è contrapposta quella di un etimo ar. t à y a ' enclos
pour les bestiaux ' (Rohlfs Qtiellen 151), accolta da Steiger '{Contrib. 373)
e, con qualche dubbio, da Pellegrini (lice), ma di recente abbandonata
dallo stesso proponente (SVS le). Ed invero le iniziali delle forme qui
citate, tanto medievali (raccolte in d), quanto moderne, mentre non sareb-
bero affatto giustificate da una fricativa interdentale [t-), concordano per-
fettamente con i possibili esiti di una fricativa ad articolazione posteriore
(ant. fr. h-, come ar. io, h) e quindi non lasciano alcun dubbio, anche in
considerazione di una più perfetta concordanza semantica, sull'origine fran-
cese del termine ^"'.
V, Introd. §§ 7, 8, 36, 38, 46, 58, 68; 128??.
226. Salifa-
1419
Palermo
Vendita di cannamele alla tagla de xi mandri et xiUd di xv,
a sey per colpu armati xhuerri et s a 1 i b i (Bresc ]ard.
69, nota 2).
1424 Vendita di plantiminum de stirponis bonis et receptabili-
Palermo bus et non scadatis miliare unum videlicet a tagla de nii-
dichi et mandra et yilca di quindichi armati ynrri et
s a 1 i b i , a sei callozi per colpu, a dui cugluni per casel-
la, incisa et necta (Trasselli Ebrei 380).
Nonostante la proposta (Wagner in « Boll. » I, 1953, 301-5) di un
etimo ar. s a r a b ' canale, cloaca ', che desta gravi dubbi sul piano fone-
tico e semantico, resta ancora pienamente valida la tesi per la quale il
sic. salibba ' solco a traverso al campo, che riceve l'acqua dagli altri sol-
chi, per trarla fuori: solco acquajo ' (Pasq. IV 321, Traina 849), ' striscia
di terreno risultante dal terrazzamento di un pendio ' (VSs), pant. id.
' solco che taglia perpendicolarmente tutti gli altri solchi del campo, serve
per portare acqua ai campi' (Peli. I 152, 271), risale all'ar, sa li bah
' incrocio, crocicchio ' (D'AL-Calv, 311-12), cfr. a, 1258 (da originale ara-
bo del 1155) « ascendit per flumen fluraen usque dum transit ad Salibe,
25'' Alla stessa conclusione giunge A. Varvaro, Ftisinga e gaia; due gallicismi siciliani,
in Orbis nscdiacvalis. Mélanges de langue et de littérature médiévales offerts à Reto Raduolf
Bezzola à Voccasion de son quatte vingtième anniversaire, Berna, 1978, 373-75.
332
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
idest ad trivium » (MonHMans 190), Salihra contrada di Siracusa (Amico
II 508) = Resalibera (v. raysius 213).
Il genere femminile della voce siciliana rende certo tale etimo prefe-
ribile al maschile ar. s allb ' croce ', proposto da De Gregorio {Gloss.
244), il quale menziona anche un derivato sic. nsalibbatu ' terreno lavora-
to a piani inclinati, fronteggiati da muri a secco, in modo da formare come
tanti gradini '; cfr. per il secondo il top. pant. Salih (De Gregorio Pant.
237, Steiger Contrib. 337) e nel « Rollo » hagar as-salìb (Cusa 206, rr.
11-12) = ad peiram crucis (ib, 182, rr. 17-18).
Alla forma s a 1 1 b , ma nella particolare accezione di ' meduUa os-
sium' (Freytag II 511^), potrebbe risalire il pi. sdihi delle attestazioni
medievali relative alla coltivazione della cannamela, nelle quali la coppia
salibi ~ xurri (v. 288) indicherebbe rispettivamente il ' midollo ' e il ' fu-
sto legnoso ' della pianta.
V. Introd. § 40; 30«.
227. Sallacha.
1461
Messina
per calchi per la s a 1 1 a e h i sive listi et risihi di li casi
(ASS^ XXX, 1905, 523).
Attestata in quella zona nord-orientale della Sicilia che ancor oggi
tarda ad accettare il passaggio di -//- alla pronunzia cacuminale -dd- (cfr.
GSLI § 234), la forma sallachi, con un ipercorrettismo probabilmente non
solo grafico, corrisponde a zaddacca ' pavimento di battuto impenetrabile
che si fa sui tetti ' (Traina 1112), anche suddacca, sullacca, siddacca, zad-
dacca, sinnacca, sdiddacca ' termine tecnico che generalmente si riferisce
a un rinzaffo di calcina che si fa sui tetti per impedire il passaggio del-
l'acqua, per es. tra un muro e la terrazza ' (SVS 100), siddacca 'muretto
costruito negli avvallamenti di terreno attraversati dalle' acque piovane,
atto ad impedire l'asportazione della terra coltivabile ' (Giufir. 93; altre
varianti ed accezioni in Peli. I 275). L'etimo, indicato da Gioeni'(299)
nell'ar. sath ' tectum domus ' (Freytag II 313^), è stato più precisa-
mente individuato da Wagner (« Byzantinische-Neugriechische Jahrbii-
cher » VIII, 1930, 210) nel diminutivo di questa voce, s u t a y'h ( a ) ,
da cui derivano anche, con prestito indipendente dal siciliano '{al- aggluti-
nato), sp. azotea (r doc. 1406-12, DCEC I 351-52, DECH I 437), port.
(a)goÉea (Lokotsch 1868), agoteia{V doc, agoteas pi., sec. XV, Mach. I 62).
Dalla Sicilia provengono le varianti cai. suddacca, sullacca, ecc. (NDDC
699), col top. Sullacca (DTOC 336), bov, zaddaca (NDDC 799). V. an-
che Introd. §§ 44, 56,
LESSICO
333
228a. Sansarius.
1287
Palermo
1298
Palermo
lunta Lucensis sansarius (net. De Gtella I 65); Be-
nenatus sansarius (ib, 76).
Paganus sansarius (ib. II 19).
1320
Messina
1451
Palermo
Et tucti li sansari et nutari pupliki di chascuna terra
et loca sianu ti(nuti sucta) sacramenta dinunciari a li exer-
cituri di la dieta cassia qualunqua cuntracti si farrannu
(VNS 32),
Item petinu hi poczanu exerciri mercancij accaptandu et
vindendu et altri loru arti exerciri et arbitri] et midicari
et hi poczanu essiri meczani et sansari et vindituri
(Lagumina I 498),
228b, Sansai-ia,
1332 ne nullu sansaru ki ndi dija fari s ansarla («Boll.»
Palermo X, 1969, 413).
1439 nulli sensario lìcet lacere opus unum, nisi tantum lanam
Corleone facere et inde pannum causa vendendi [..,]. Qui sensarii
habere debeant, tam prò s e n s a r i a , quam prò aliis
rebus necessariis mensurandi, granos sex, videlicet granos
quatuor ab emptore et duo a venditore prò qualibet oncia
(AssConsCorl 57-58).
Il sic, senzali ' mezzano di commercio, colui che s'intromette a con-
chiudere e cercar negozi; sensale ', con senzalia ' la mercede dovuta al sen-
sale: senserìa ', ' opera del sensale nel trattare e conchiudere: senserìa '
(Traina 911), cai. senzali, sanzali, sansali, sensali (NDDC 650), salent,
zanzale, zanzanu, ecc. (VDS II 836), zinzale, zenzale (ib. 841), lue,
sandzàn (Bigalke 13040), napol, sanzaro, sanzarìa (D'Ascoli 521), it. sen-
sale (1" doc. Boccaccio, DEI V 3454), lat: mediev. sensales pi,, sensaria
(a. 1398), sensarius (Du Cange VII 423), in Puglia Manfredus Sensarius
(a. 1307, CDBrind II 10), a Pisa sensalis (a. 1286, Peli. II 433), a
Venezia sansarii (a. 1254, Cortelazzo Arab. 97), derivano dall'ar. s i m s a t
' sensale, cozzone, agente di affari, intermediario ' (Peli. X 137), a sua volta
dal pers. s ap s ar (Lokotsch 1836); cfr. malt. smnsàr o samsàri ' mez-
zano, senzale ' (Barbera III 956, Busuttil 267), ar.-sic. a. 1145 bU 'l-fadl
as-s.msàr = PouX^ctSX ècrtrap-cràp (Cusa 572^, De Simone 27).
La voce araba, che manca nell'iberoromanzo, è giunta in Francia, dal-
334
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
l'Italia dall'Oriente, con fi-, sensal ' agent de change, couttier ', prov.
mod. cemaou ' id. ' (FEW XIX 159); attraverso il ture, symsar anche rum.
samsar, serb. id. (Lokotsch Le), gr. mod. dial. cr£[ji,cràpiQ!; (Brighenti I 541)
V. Introd. §§ 34, 71.
229. Sarcus.
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
1453
Trapani
Item recipit Cabellotus prò consueto Iure eiusdem Tinto-
rie [..,] de sarto per singulas cannas duas et dimidiam
Tarenum j [...]. Item de fustayno sarto strido per
singulas cannas duas Tarenum j [...]. Item de Cuculio
tincto in s a r e o de quibuslibet quatuor Uncijs auri Ta-
renum j (Pollaci 338).
Item exigant prò tinctoria subscriptarum rerum in colori-
bus subscriptis, subscriptas pecunie quantitates, videlicet
[..,]_ de sarco, per singulas duas cannas et dimidiam
far. j, [...]. Item de frustayno sarco stricto, per singu-
las cannas duas tar. j. [...]. Item de cuculio tincto in
s a r e , prò quibuslibet unciis quatuor tar. j (La Man-
tia 16).
manutergias quatuor ad unum toccum cum listis i s e r h i s .
Item tobalias sex de fachi ad unum toccum, videlicet:
tres cum listis iserhis et tres albas. Item dubleria duo
nova ad unum toccum cum listis iserhis (così ancora
varie volte nello stesso doc; not. Formica 8 settembre),
Il sic, zarcu ' pallido, smorto ' (Pasq. V 387), iarcu ' di color di
morto, lurido, e livido, cenerognolo, detto di persona: smorto ' (Mort.
942), iarchiari 'maturare', 'impallidire, allibire', zarchizza 'pallidezza.
lividezza' (Traina 1114), deriva dall'ar. zarqà' agg. f. 'azzurro, tur-
chino, pallido, azzurrognolo, livido', o meglio dalla forma ar. volg,
zarqa (Lokotsch 2205, Peli. I 217), cfr. malt. zerqa f. ' azzurra, tur-
china, cerulea' (Barbera IV 1168). Alla stessa voce, presente anche nel
« Rollo »; Uà 'ayn az-zarqà' (Cusa 221, r. 5) = ad fontem sarca (ib, 190,
rr. 8-9), risale anche sp. zarco ' de color azulado, aplicado especialmente a
los ojos ' (P doc, XIII sec, DCEC IV 848), port. id. (ib.).
Ma pìii esattamente, se non le prime, almeno l'ultima serie delle at-
testazioni sopra citate sembra risalga alla corrispondente forma maschile
ar. a z r a q ' bleu ', ' gris ' (Dozy I 588^), ' bleu ', ' pale, livide ' (Kazim.
I 987 a), blue', 'dark colored ' (Wehr 437«); con maggiore approssi-
mazione formale, cfr. malt. iimq 'ceruleo, celeste' (Barbera II 568),
' azure, sky-colored ' (Busuttil 129).
V. Introd. §§ 20, 36, 47, 52, 73; 30«.
LESSICO
335
23 Oa. Scacki.
1352-1388
S, Martino
1367
Messina
Appressu in tal viglari lu homu fa multi mali, comu iuga-
ri a scacki, a tavoli, a la ^ara (LVV 62),
Marzapanum unum cum ludo uno schalcorum de
ebore, intus dictum marzapanum sistente [„.], Tabolerium
unum de cristallo sistente in peciis quatuor, munitum ar-
gento, cum tabulis, et s e h a 1 e h i s de cristallo, et dia-
spro (BiblScript II 453),
230b, Scackeri,
1352-1388 Lu decimu ramu di l'avaricia est li malvasì ioki, sì comu
S. Martino di dadi, di tavuli et di altri ioki comu si sianu [.,.]. Unu
cavaleri fu, lei iurau per li ochi di Deu: et incontinenti li
ochi li caderu supra lu scackeri (LVV 53).
L'ormai mondiale giuoco degli scacchi, diffuso in Occidente dagH
Arabi con la relativa terminologia e descritto in trattati già fin da circa il
1300 (Peli. I 96), trae il nome dal pers, s à h ' re ', attraverso Par. s à h
' re (il pezzo più importante degli scacchi) '. La certezza della via colta se-
guita per la sua difiusione dal termine, il quale non ha una forma speci-
ficamente siciliana, schiude soltanto la strada alla spiegazione della resa
dell'ar, -h col -k romanzo e di s- con se- in it. scacco, prov. escac (Lokotsch
1762), lat. mediev. scacci, scaci, scachi (Petrus Damian., XI sec, Du Gange
VII 232, DCEC II 1034a). Nell'Italia merid. l'attestazione piìi antica
del termine sembra dell'a. 1284: « marcatum de merco ad scutum et
scaccos » (CDLuc 428). Ne derivano le voci sic. scacch'iatu ' fatto a scacchi:
scaccato ', ' macchiato: schiazzato ', scaccheri ' quel ripiano che è in capo
a ogni branca di scala: pianeròttolo, ripiano ' (Traina 866).
V. Introd. §§ 4, 31, 39, 63.
231, Scarlatum.
1282
Messina
1299
Palermo
par unum manicarum scaliate [...], ciprisium unum
de scarleto foderatum cindato Ialino, Item tunicam
unam de scarleto femineam (RRS 217),
robba una de scarlatto et una de viride, infoderatas
cendato (Starrabba Contr. 178)_; robbam unam de scar-
leto infoderatam cendato ialino, robbam unam viridem
infoderatam cendato rubeo et frisatam (not. De Citella II
357). Item dedit dictus sponsus diete spense sue in exe-
nium robloam unam se arie ti infoderatam cindato ja-
336
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
337
lino [.,.], caligarum de scarlato par unum (ASS^
XXI, 1896, 282).
1309? non audeant portare nec induere [,..] calcias de scar-
Messina lato (Testa I 89); caligas de scarlato (ib. 96).
1336 cipresium unum de scarlato infoderatum cindato ia-
Palermo lino (net, Salerno 7 settembre).
1348 Coccus ci, idest color rubeus vel pannus qui dicitur s e a r -
S. Martino lata (Senisio 116). Purpura... vestis regalis et rubea,
que proprie dicitur s cariata (ib. 117).
1352-1388 Multu est intertaglata colpiata la roba di la se aria t a
S. Martino ananti ki la regina si la vesta (LVV 192).
1354 di aitasi si vestinu pir iscaniu di miscati; | quandu aviri
s.l. sì si potinu, tinuti su i se a ria ti (PoesSic I 26).
1373 li misiru in da capu curuna di spini, canna vacanti in
s.l. manu, mantellu di purpura a li spalli, oy unu mantu di
scarlatu (SposVang 216); spuglarunu li propri! ve-
stimenti, et visterulu unu mantu di scarlata [..,];
spuglaruli lu mantellu di la scarlata (ib. 224).
1388 capuceos de scarlato (Mortillaro I 459).
Palermo
1492 prò predo pannorum de [.,,] seta et scarlata (net.
Palermo Taglienti 10 settembre).
1497 aliud parapectum s caria te (Mauceri 117).
Noto
Il sic, scarlata ' hoc ostrum stri ' (Valla 73), scarlata, -u ' panno lano
rosso di nobilissima tintura: scarlatto, purpura ' (Pasq. IV 374), sgarlatu
(ib. V 31, Traina 923), scarlatu ' colore rosso vivo ', anche agg. (Traina
875), con i topp. Scarlata 50 F 1, Sgarlata 51 F 4-5, 'a Sgarlata, 'a Sgar-
latedda (STS 85) e i cgg. Scarlata, Sgarlata, cfr. il nome proprio f . Scarlata
(a. 1286, not, De CiteUa I 28; a. 1338, TabSMBosc doc. 235; a. 1417,
CDAlfM 111), cai. sgarlat(t)u, scarratu ' scarlatto ' (NDDC 655), scarla-
tinu, scarratinu ' panno rosso di vivissima tinta usato come sottana ' (ib.
619), col cg. Sgarlato (DCSC 245), napol. scarlato (D'Ascoli 541), cfr, a.
1266 ant. pugl. « scarlatum infoderatum penna varia » (CDBar II 3),
a. 1270 in un doc. angioino da Cartagine « cepit Galeas duas Curie nostre,
unam videlicet, que erat rubea, cum tentoriis de scarlato », riflettono una
voce araba, probabilmente siqirlat o siqillàt ' tessuto di broc-
cato d'oro ', dal biz. e ly iWà.'z og , a sua volta dal lat. ( t e x t u m )
sigilla tum (Peli. I 114).
Il termine, legato al commercio delle stoSe, è di uso internazionale
(Lokotsch 1794), con it. scarlatto, ant. scarlato, -a {V doc. a. 1332), -ino
(r doc. XIII sec, DEI V 3376; forme dialettali in Fare 7661), lat. mediev.
scarlatum, -a, sguaiata ' coccus, vel coccinus, vel pannus coccineus ', scar-
letum, ecc. (Du Gange VII 340), scarlata, -let-, -lacc-, -um, -us (pers.) ' drap
écarlate... d'abord bleu, puis de différents couleurs, éclatantes, finalement
rouge ' (Niermeyer 944), gr. mediev. crxapXàxov ' pannus coccineus, scar-
lato, Italis ' (Du Cange Gì. Gr. II 1383), fr. écarlate ' étofìe d'un rouge
vif ', ant. escarlate ' étofle précieuse dont la couler peut variar ' (XII-XVI
sec), ant. prov. escarlata (FEW XIX 149-50), sp. escarlata (da isp.-ar.
i s k i r 1 à t a ; V doc. Berceo, DCEC II 337, DECK II 683), ecc.
V. Introd. §§ 36, 54, 60, 62, 73,
232. Sebesten.
1450?
Palermo
sebesten (Giuffrida Bott. 485).
Termine della farmacopea medievale, come it. sebestèna (a. 1739),
sebesten (P doc. sebesten in Giov. da Parma, XIV sec), sebèsta (a. 1879)
' drupa seccata della cordia sebestèna, una borraginea dell'India e delle
Antille ' (DEI V 3435), deriva dall'ar. s a b a s t a n ' prune ' (Dozy I
(ì25b), a sua volta dal pers. s a p i s t a n .
V. Introd. §§ 19, 35, 53.
233. EEtAócTov.
1186
Palermo
1428
Palermo
-rté-rtpaxa [...] irò É[J,àv èpYaffTl^piov toG fft\ià':ov
d<; TÒ ^%pov TTii; piip.i]i; xaXtpoiiv (Cusa 494).
Tè
Panormi in Semita Casseri iuxta templum S. Barbarae
inferioris, et viridarium S. Theodori, et plateam marmo-
ream (Top. Il 79).
La strada più importante del quartiere del Cassaro (67) di Palermo,
detta in seguito (secc. XII-XIII) Platea o Ruga Marmorea, Vicus Mar-
moreus o, ancor oggi nell'uso popolare, 'u Cassaru (= Corso Vittorio
Emanuele II), fu denominata dagli Arabi simàt al-balàt (' la via lastricata ',
V, balata 29; cfr. Top. I 24, 135-36, 285-86, 289-90), come si legge in
j;
338
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
un doc. arabo di Palermo dell'a. 1137 (Cusa 62, rr. 16-17) o, più sempli-
cemente as-simàt ' la Fila ' (SMS II 346). Il termine ar. s i m a t ' rangle
de boutiques', ' rue ' (Dozy I 684), che si ritrova anche nel top. cat.
Simat (AlcM IX 912), sembra a sua volta derivato dal lat. semita
(Top. I 286, nota 1; De Simone Palermo 139); cfr. nel doc. dell'a. 1428,
se non è una ricostruzione paretimologica, « Panormi in Semita Casseri ».
V. Introd. §§ 38, 43, 54; òQn; cassamm 67.
234. Sena.
1450?
Palermo
1455
Palermo
sena o. jjj gr. v (Giuffrida Bott. 486).
marzapanum unum di sena ponderis unci jjjj (ib. 493).
1472?
Palermo
sena gr. jjj (ib. 496).
Il sic. sena ' erba medicinale nota: sena ' (Pasq. V 8), ' sena, Cassia
orientalis L. ' (Traina 910), con diasena ' lattovario fatto di sena: diasena '
(Pasq. II 22), it. sena [senna) ' leguminosa purgativa d'Oriente ' {V doc,
Crescenzi volg,, XIV sec, DEI V 3452), deriva, come sp. sen, sena (r doc,
a. 1518, DCEC IV 185), port. sene (P doc. a. 1377, Mach. II 1967), fr.
sène (r doc. XIII sec), ant. prov. sene (FEW XIX 153), ecc. (cfr. Lokotsch
1822), dall'ar. sana ' id. ', cfr. malt. sena ' senna, a species of cassia '
(Busuttil 272).
235a. Senia.
1197
Palermo
1259
Palermo
1263
Palermo
In septentrionaH autem [parte] est predicta terra seni e
et puteus comunis [...] et est ibidem transitus comunis per
nominatam terram seni e (ASS^ VI, 1940, 87) ^^
TÒ TOptPóXwv [...] £v tilj zl(TiM cppéap ■zfic, cTEviat; xat
V) (picrxEEa (Cusa 679).
in quo quidem jardino sunt ad presens temporis una parva
cohoperta foskia cum puteo s e n i e et est ipsum virida-
rium circumdatum muris (DiplPrFond 104).
293 Sen2a esplicita aenzione deUa senia, Falcando 184 cosi vi accenna- «tote volu-
~nt et ctescaM ^^^^^^ ^'' "VH' "^}°^^ '^«^^^ <^""^"^ ^' ™S«^i^ «^^°"^
vcgcccnt, ec crescant attuli L...J et cucumeres [...] melonesaue f 1 et cucurbite» fìli nrtaa
gì qui nominati sono quelli soHtamente coltivati nél^ „l^ra {206). ^'
LESSICO
339
1287
Palermo
1298
Palermo
1299
Palermo
1336
Palermo
1340
Palermo
1342
Palermo
1417
Palermo
1421
Palermo
ipse conductor tenetur [...] resignare sibì seniam in
eo statu, in fine dicti termini, quo ipsam acceperit [...] et
si prò f odenda senia ipsius et reparanda ipsa locatrix
vellet expendere [...] (not. De Girella I 83).
vendidit et concessit olerà omnia existencia in loco Ga-
lieni [...], cum tota construcione sive artificio se ni e
ipsius loci (ib. II 60).
promisit eidem conductori ad presens assignare seniam
existeiitem in dieta terra pteparatam et munitam omnibus
municionibus necessariis ad obtinendum aquam, excepto
fornimento animalium (ib. 362).
dicti sodi debent [...] irrigare cum aqua seni e eìus-
dem viridarii jardinellum ipsius ecclesie et aptare eandem
seniam omni aptacione ei necessaria (not. Salerno 1
settembre).
seniam ipsius viridarii aptatam, munitam et prepata-
tam catusiis, resto et aliis suis necessariis et oportunis (ib.
22 giugno).
cum eisdem senia, fiskia et domo eiusdem viridarii (ib.
13 settembre).
rotam unam ad opus s e n i e (Bresc Jard. 66, nota 6).
rota ad opus auriendi aquam de senia (ib. 67); [...]
seniam unam que dicitur la Senia de la Terra Forti [...],
seniam aliam que dicitur la Senia di la Rina, cum
verdario in eadem senia existente [...], cum tota clau-
stra seniarum predictarum; [...] cabellotus dictus
jencones ponere debet in dictis s e n e i s (not. De Asina-
ra, ? settembre).
235b. Setiiare.
1286
Palermo
1287
Palermo
Magister Matheus Indulcius, carpinterius civis Panormi,
promisit facere sibi in senia quam habet in viridario suo
[..,] totum artificium senie de lignaminibus suis positum
supra ipsam seniam preparatum omnibus necessariis ad
seniandum, exceptis fuso, trasto, magilla et pertica
(not. De CiteUa I 41).
Dieta autem locatrix tenetur dare et assignare sibi primam
armaturam senie primi anni dictorum annorum pteparatam
ad seniandum et ipsum conductorem exinde non. am-
movere (ib. 83).
340
235c. Senearius.
1455
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
341
locavit se ipsum senearium [...]ad standum [.,.] in
senia et ad faciendum omnia sei-yicia, extra quod non te-
neatur apportare somerium (not. Castiglione 16 ottobre).
II sic. sema ' macchina composta di più ruote, che mossa da un giu-
mento tira sii molt'acqua per via di molti vasi di legno attaccati su due funi
in forma di corona: timpano ' (Pasq. V 8), zenia (ib. 388), sènia ' macchina
a forma di ruota, intorno a cui è avvolta una fune attaccata a varie secchie,
per tirar su acqua: timpano, bindolo, guindolo ' (Traina 910), con seniari
' attingere per via del bindolo: bindolare ' (ib.), senìaru ' chi ha la cura o
lavora nel bindolo ', * giardiniere ' (ib.), pant. sènia ' orto con pozzo an-
nesso ' (Tropea Aspetti 181), cai. sena 'noria, macchina idraulica per at-
tingere acqua ' (NDDC 650), è prestito diretto dall'ar. s ani y a ' water
scoop ' (Wehr 509fl; Peli. I 153, 277), cfr. malt. siènja ' ruota idraulica,
macchina che serve ad attingere l'acqua, bindolo ' (Barbera IH 982), ' a
water mill, noria ' (Busuttil 276), sinja ' id. ' (ib. 278).
Dal sostantivo sono nati in Sicilia i topp. 'a lena, 'a Senta, 'ì Zeni,
'a Loggia 'a Sena (STS 95), cfr. a, 1259 [JtaTMog- tt].; crsvtei; (Cusa 678;
nello stesso doc, l'appellativo ttqì; at^ia.c,^ v. sopra), a Pantelleria La Senta
(De Gregorio Vant. lòl), in Calabria R. la Siena, Senicella (STC 3560),
Sena (DTOC 319).
Il termine arabo è stato mutuato anche nella Penisola Iberica: sp.
acena ' molino harinero ' (T doc. azenia a. 945, DCEC I 21, DECH I 33j
cfr. anche Steiger Contrib. 301), port. azenha {V doc. azenia a. 998, Mach.
I 289), cat. sènia, sinia (AlcM IX 825); cfr. i topp. Acena, Azenha (Ver-
net Ginés 565).
V. Introd. §§ 46, 71, 74; noara 206.
236a. Sfingia.
1348
S, Martino
Sfingp gis... purificare, nitidum facete; unde Sfingia
gie, idest quidam piscis vai animai aquatile carnem albam
habens; unde S f i ( n ) g i a etiam dicitur genus panis
albi ex simila, vel est panis frixus, qui dicitur crispella;
unde S f i ( n ) g i a etiam dicitur genus simmie villosum
comis maxime prominentibus et feritatis oblitus, gactu
maymuni; unde S f i ( n ) g i a adhuc dicitur genus la-
pidis cavernosi ex mare vel igne crematum, quod vocatur
pumex (Senisio 65).
236b. Sfjngìarius,
1299
Palermo
1312
Palermo
1330
Palermo
Georgius de Caccabo s f i n g i a r i u s (not. De Citella II
268).'
Item de qualibet apotheca sfi marie rum recipit per
niensem gr. x (La Mantia 21).
chi nuUu S f i n g i a r digia fari ne vindiri Sfingi, ne
rusa annanti Tura di la matina si non à jornu sub poena
praedicta (De Vio 109).
Delle accezioni di sfincia date dal Senisio rimane solo quella origi-
naria di ' sorta di frittelle in forma rotonda: frittella, crepelle ', con sfin-
cidti ' frollo ' (Pasq. V 21), sfincia ' vivanda di pasta molliccia gonfiata nel
friggerla: frittella, galletti, còccoli, zugo ', sfmciam ' chi fa o vende frit-
telle: frittellajo, gallettajo ', sfìncidu ' di carne che abbia ammollito il
tiglio: frollo. In generale di quelle cose che coU'umido perdono la loro
durezza ', sfinciuni ' focaccia ' (Traina 917), anche spincia, sp'mgia ' specie
di frittella o crepelle, dolce casalingo fatto con pasta di farina e ricotta '
(SVS 96), cai. sfingia ' id. ' (NDDC 652), dall'ar. i s f an g ' dolce di pa-
sta morbida che si frigge nell'olio ' (D'Al.-Calv, 345-46, Peli, I 206-7),
safang, sifung, sufing ' spongia, et a similitudine globulus,
edulii genus, ex farina in oleo coctum ' (Freytag II 326«), safang,
sifané, isfang ' spenge ' (Wehr 482b), probabilmente esso stesso
dal lat. spongia (cfr. SMS III 919, nota 1).
Attestazioni più antiche di quelle siciliane si trovano in documenti
di Lucerà: a. 1278 « cum iure.,, sphiniarie » (GDLuc 413), a. 1279
« ...sfingiarie » (ib. 416), a. 1301 « staciones ('stanze') quatuor ptope
domum in qua fiebant sfingi » (ib. 312),
V. Introd. §§ 28, 38, 60, 62, 71; 30«.
237. Slieta, -um.
1183
Palermo
1262
Palermo
1290
Palermo
TéXaav Sictirpacnv toù Tip-eirépou ol'xou, toO Siaxaixévou
èv TTTì n:ó\si -reavópp.ou de, -vò cr é p a tò xaTepxófisvov i%
T'fiv ixiiX-nv [..,] -xi^riixoi yMÌ tioiw • [..,] tà èpoMcrict
aÙToO xàvTai oOtw.; [...] tò vóti-ov 'étac, tou ffipa Si'
0^ ì\ dffoEoéloSoc, aùirou [.:.] (Cusa 109).
a meridie domus Shera unum habet introitum et exi-
tum (App. Top. 391).
Vendita di una casa sita intra cassatura Panormi in Seta
Bualy, in contrata porte que dicitur arabice Bebes seuden
342
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
343
!
1310
Palermo
1321
Palermo
1361
Palermo
[...]. A meridie est via publica dicti Sera unde dieta
domus habet liberum introitum et exitum (Contr 316
Top, Il 10).
Vendita di un hospicium domorum situm in cassare Pa-
normi in s h e r o quod dicitur de Cancellario juxta dic-
tum s h e r u m et secus viam publicam (Top. II 20).
dominos et patronos ipsarum duarum domorum, que site
sunt in cassato diete Urbis videlicet in x e r a que dici-
tur de bualy (Pollaci 257).
Ospizio sito in Cassato diete urbis panormi in ruga vocata
de Musta videlicet in set j ipsius cassati (Top. II 25).
Il termine, desueto da lungo tempo, è tradotto ' stradella ' (Cusa
733, nel regesto del documento dell'a. 1183), ' strada ' (Trovato Boc.
47, 52, 66), ' via nella muraglia ' (Pollaci 446), ' specie di terrazza o strada
alta' (ASS^ XI, 1887, 44; Top. I 293), 'specie di terrazza nel grosso
della muraglia ' (Top. I 323), ' corso o boulevard ' (ib. 326). Esso non
deriva dal gr. mediev. ff é p a ' stretto, gola ' < lat. sera' serratura ' (Ales-
sio El. Gr. I 79), bensì corrisponde all'ar. sari' 'ad viam pertranseun-
tem situs, de domo ' ' via recta ac maior ' (Freytag II 412^) o s a r a ' a h
'tectuni' (ib. 413«), ' toit, terrasse ' (Kazim. I 1217^), entrambi dalla
radice s a r a ' a 'ad viam pertranseuntem sita fuit domus ', ' multum in
altum sustulit rem ' (Freytag II 412^!).
In Sicilia tale voce indicava esattamente una strada costruita sul pia-
no superiore delle mura di cinta della città; non a caso i tre « sceri »
iìàri') menzionati in documenti arabi di Palermo del sec. XII (Cusa 44,
r. 7; 62, r. 15; 102, r. 11) hanno al loro estremo una delle porte del
Cassavo (67) ^.
L'uso di edificare al margine di tale sorta di strade risale di certo
m Palermo al periodo dell'occupazione musulmana. Infatti, tranne lo
shemm de Cancellario (v. sopra, a, 1310), a. 1251 « a septemtrione est
Shera Cancelkrii... super quo sunt fenestre diete Buttillirie cum hugira »
dot/dinnn'™,n"c'^.''^'^'''°"° •^'■•^" T '^°=' ^"^^'^^ ^287 la notizia deU'assegnadone in
domus (ZI Dk r tTrf fa.fTf" ' ^}- "'^ ^^'^^^^"^ '^^ra Cassarum sub fcnestrìs diete
aomus (not. De Vitella I 45). Il testo di un «ordinamento», pubblicato nel 1575, da ori-
fSiL73r i i^' 'f '"^ «Ds.domibus existentibus super mocnibus Civitatìs et
um habereX.,r™ .?'''^^^ ^'°°™'' ^'««""^''«"i "^es ex antiqua consuetudine pos-
moenibus ras^n? pio? • "'f •'^^ '"P" moenibus, et muris civitatis et specialiter super
dona"? et Sare ,ft .Xi i;ìf ''' '^°'''°' ^v^'""* '"""^•'' P^^^'^^"^^' ^^'^d"^' permutare,
86 87) ' ' ^^ '^"^ '''"^'"' servitute prò ipsis domibus » (Top. II
(Top. Il 47), arabi sono i nomi dei pochi altri « sceri» dei quali si ha
notizia;
a. 1144 « in quarterie seralkadi » (DocInNorm 44), a. 1165 « ... Se-
ralcadij » (ib. 92), « de quarterìo Keralkadii » (Top. II 63), a. 1172 « in
loco Sardkadi » (DocInNorm 149), a. 1187 « in loco Kirdkadii » (Top.
II 63), a. 1238 « via que vadit ad Scerakady » (ib. 6), a. 1265 « juxta
viam publicam que tendit ad Siralcadi » (ib. 8), a, 1290 « in Seralhadio »
(ib. 10), a. 1295 «in quarterie Serakadij » (ib. 11), a. 1295 «super cu-
stodia porte que dicitur de Carini de Churarcadio » (DocLuogFed 129),
a. 1299 « in Sheralcadio Panormi » (Top. II 20), a. 1304 « in quarterie
Siriarchadi» (ib. 13), a. 1306 «in quarterie Syralchadi» (ib. 15), «in
quarterie churalcadj » (ib. 14), aa. 1308-10 Siracandium (RatDec 127),
a. 1340 « guillelmum de jordano judicem Cyralcadi » (CFilSpec 64), a.
1385 « in quarterie chiralcadj » (Top. Il 17), a. 1429 « in quarterie
seralcadiì (CFilSpec 107), a, 1464 « in quarterie Serarcadij » (TabMonr
210); dall'ar. sari' al-qadi 'lo sceri del giudice ' (v. à\%ct.Bio<; 13),
con influsso evidente del gr. v,ùpwc, ' signore ' > ^cGp dinanzi a nomi pro^
pri (cfr. JcOp itéTpou, Cusa 48; ar.-sic. al-qìr gans.lìr, ib. 81, r. 4, = fou
xupiou Ya:X,TEp£ou, ib. 80, r. 4) o dell'ant. fr. sire ' id. ' (cfr. gr. cmp^XoO
' Ser Hugo ', Cusa 413; ar.-sic. sir gulydm ' Ser Guglielmo ', Cusa 502,
rr. 1 e 9).
a. 1262 « intus Cassarum Panormi in Sherabualì » (App. Top. 391),
a. 1299 « in centrata que arabice nominatur Shera Buali » (not. De Citella
II 371), a. 1320 « in sera buhali » (Top. II 59), a. 1332 « in je« buali »
(ib. 60), a. 1344 «in Ruga que arabice dicitur chesera buali» (ib. 22);
dall'ar. 'g a r i ' ( a ) b ù 'ali ' sceri di Buali ' (nome proprio = ' padre
di Ali ', cfr. PouàXri = cihu 'ali, Cusa 12%b).
a. 1361 (v. sopra), a. 1375 « in uxeri de mussa » (Top. Il 27): forse
dall'ar. sari' (al)-mistah, cfr. mistah ' eau qui reste au £ond
d'un abreuvoir ou qui coule et se mele aux ordures ', ' puits dont l'eau
bonne est gàtée par une autre eau mauvaise qui s'y introduit ', ' mastic ,
' valée où il y a peu d'eau ' (Kazim. II 1105^.), cfr. il top. Musta 55 B 3,
a. 1141 « &pxeTai àx \x^yùXù^} xivè; ^ilaxo? Sct-uk; XérETttt iioOff^a... xam»£v
OTtàra ^òv ^ùaoca tòv xa^spxóixsvov H tou ^ùaxo(; -^"c^c, liouffxe » (Cusa 18,
rr 2-11) a Malta casale Mustae (Pirri 927) e a. 1539 centrata casahs
musta (Wettiiiger 364); a Palermo a. 1432 il cg. Musta (not. Mazzapiedi
7 settembre).
V. Introd. §§ 16, 36, 39, 43, 54, 61, 63, 68; 30 n, 113«.
344
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
345
s
T
2
238. Shucca.
1287
Palermo
1298
Palermo
1380
Venezia
1419
Trapani
1443
Palermo
1467
Trapani
1512
Palermo
1547
Palermo
1562
Catania
chuccam unam (not. De Girella I 179).
vendiderunt et tradiderunt [...] quatuor eorum peccias si-
ve shuccas vinee site in plano Favarie Panormi, [,..]
promictentes ratam habere vendicionem ipsam et dictas
shuccas vinee dicto emptori et heredibus suis defen-
dere [...]; fines quarum shuccarum sive pecciarum
vinee sunt hii: [,..] (ib. II 78).
e h u e t a una tartarischa miskya inforata di skyroli (Test-
Ven 59).
legavit Thomasie eius matri [...] chuctam unam de
dolo (not. Scanatello 27 ottobre),
instituit heredem particularem [...] in eh u ce a una de
visito et in pecunia (not. Traverso 11 novembre).
i u e e a m unam panni de dolo (not. Scrigno 26 dicembre).
legavit domine vincentie ejus uxori dotes suas et e h i u e e a
una panni lucubris (ASS^ XIX, 1894, 101).
legavit [...] e u e e h i a m unam panni lucubris de maiorca
(ib. 108).
legavit [.._.] gramagliam unam et chi u ce a m unam pan-
ni lugubris [...]; legavit [...] gramaglias seu cappuccios
et chiuccas panni lugubris (ib. 130-31).
Il sic. ciucca ' sorta d'abito lugubre antico, che si portava dalle don-
ne per onoranza dei morti: bruno, vestis lugubris, puUa ' (Pasq. I 328),
anche cioppa, ccìoppa, cciuppmi (ib. 323), gmcca (ib. II 228), con inciuc-
catu 'zamarrato, penulatus ', 'vestito di lutto con vesta da noi detta
ciucca' (ib. 310), ciucca e cciucca 'veste di lutto, gramaglia ', 'specie
di gabbano di panno grosso, gen. usato dai contadini ', ' cappuccio attac-
cato al pastrano per difesa dalla pioggia ', ' cappa del prete ', ' lunga veste
da donna ', ' sottana ' (VS I 738) deriva dall'ar. § u q q a h ' segmentum
panni longius ' (Freytag II 437^), 'pièce, morceau ', propriamente 'pièce
detofìe, pièce de toile de lin, pièce de drap ' (Dozy I 773^), ' bande lon-
gue (dune étoffe) ' (Kazim. I 1252b), giqqa, ^uqqa 'an oblong
piece of cloth (women's wrap) ' (Wehr 561^), cfr. malt. coqqa ' cocolla ',
lett. ' pezzo di stoffa ' (Barbera I 280), ' a friar's cowl, a monk's hood, a
monk's habit ' (Busuttil 31), xoqqa ' tela ' (Barbera IV 1150), ' cloth, linen '
(Busuttil 378). Ad una funzione geomorfica del termine, implicita nella
più antica delle testimonianze citate sopra, corrisponde il top. Cciucca,
che designa la striscia litoranea di Terrasini. L'etimo, in entrambe le fun-
zioni, era stato indicato da Starrabba (ASS^ XII, 1887, 372, nota 2).
Da una notizia riferentesi alla fine del X secolo o all'inizio del suc-
cessivo (SMS II 513, nota 1) si dedurrebbe come le ciucche siciliane fos-
sero apprezzate anche fuori dell'Isola, in quel caso in Egitto. Pare dun-
que probabile che i pugl. Mfe 'veste' (AIS Vili 1548, punto 709),
k"'kk"' e mkksb ' sottana ' (ib, 1572, punti 709 e 708) siano i relitti di
una diffusione peninsulare del termine siciliano.
Rimane invece assai poco credibile (DCEC II 86, DECH II 399) una
derivazione dello sp. chuca ' uno de los cuatro lados de la taba, que tiene
un hoyo o concavidad ' da un ipotetico s u q q a , secondo Dozy (Dozy-
Eng. 254) allomorfo di saqqa ' crevasse ' (v. xakkari 282).
V. Introd. §§ 20, 36, 39; 30«.
239. Sichus, sichoria.
1292
Barcellona
1293
Barcellona
1293
Saragozza
Sabbaonem [,,,] iudeum [
Universitatis vestre duximus
quatenus ipsum in Prothum
tes, ipsi in omnibus que ad
ofEcium spectare, noscuntur,
tendere efficaciter debeatis,
eodem Prothorie et S i e h o
II 215).
,,.], Prothum et Sichum
ordinandum [...]; mandamus
et Sichum vestrum admitten-
predicte Prothorie et Sichorie
iiixta solitum parere et in-
amoto inde quolibet alio in
r i e o£Scio ordinato (CDArag
Cum viso nuper tenore literarum vestrarum [,.,] super
questione quadam que ventilabatur [..,] Inter magistrum
David medicum iudeum de Panormo ex una parte et Sa-
baon iudeum de eadem civitate ex altera de officio si-
chorie seu magistratum universitatis ludeorum diete ci-
vitatis nostre Panormi [..,] rogamus quatenus [...] dictum
magistrum David tenere et exercere permitatis predictum
sichorie seu magistratus officium (ActSicAtag I 122).
[„.] eo quod cum Inter predictos magistrum David et
Sabbaonem luzenfi de Centorbio esset contendo seu con-
troversia de predictis prothorie et chitorie officiis
[,.,], quod sichoria et prothoria sunt duo et diversa
officia quorum alterum habet se ad spiritualia ludeorum,
videlicet sichoria, et alterum ad temporalia videli-
cet prothoria, eo quod sichoria officium per literatum et
346
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
347
ìi
'!
j
1
f, 3
suficientem exerceri debet [..,] quodque ludei prediate
universitatis Panormi eidem magistro David tamquam ma-
gistro et S i e h eorum de omnibus et singulis que ad
ofScium ipsum spettare noscuntur, ad honorem et fidelita-
tem nostram nostreque Curie commodum efEcaciter inten-
derent et devote parerent [...] et vos quoque universi ludei
diete civitatis Panormi eundem magistrum David in ve-
strum Sichum et magistrum, auctoritate presencium,
admittentes [...] (ib, 126).
Attestato insieme col suo derivato sichona solo in documenti pro-
venienti dalla Catalogna, ma riferentisi a personaggi ed ambienti giudaici
di Sicilia e perciò presumibilmente scomparso con l'espulsione degli
Ebrei dall'Isola, il termine stchus designava, come indicano le testimo-
nianze stesse, il capo spirituale o magister delle djame, a differenza del
prothus, il quale sovrintendeva all'amministrazione civile di esse. La voce
deriva dall'ai-, s ayli ' anziano ' e ' capo tribìi ' (Freytag II AlQb, Wehr
580») o piuttosto, almeno in Sicilia, da una variante s ih : cfr. in « pla-
tee » ar.-sic. d-s.yh = èXo-rix (Cusa 168fl), id. = iQcro-ifix (ib. 586<5!), toO a'i\%
(ib. 586h), as-s.yh al muràbit = ó yépov [xoupaTOT (v, 192), Lyh al-f.l.wah
trascritto col gr. o-txiiXcptXoÙE (ih. 571^, v. nota 238), s.yh al-qar.yah con
ffìx ÉXxapie (ib. 268è; cfr. qaryah ' pagus, villa ', Freytag III 438^). Essa
risulta in uso nelle nostre repubbliche marinare, più tardi anche nelle
varie lingue europee (cfr. Lokotsch 1775), in generale con riferimento a
capi arabi; ant. pis. abucec sceca TrìpoUs (a. 1181; ma « de Guillelmo da
Cornassano potestade di Pisa, et da li scecha et da lo comuno di Pisa », a.
1264, Peli. II 432), ant. venez. seca (a. 1305, ib. 584), sp. jeque (r doc.
xeque circa a. 1580, DCEC II 1047), port. xeque (!"■ doc. a. 1504, Mach.
II 2186), ant. fr. sek (XIH sec), fr. cheik (T doc, a. 1631, FEW XIX
170), da cui it. sceicco (XIX sec, DEI V 3381), ecc. In Sicilia appare an-
che come cg. a. 1287 Gofredus Shichus (net. De Citella I 224).
V. Introd. §§ 18, 30, 39, 58, 71.
240a. Sicla.
1217
Messina
1239 ,
Sarzana
1283
Messina
de sicla et de ceteris proventibus tegis apud Messanam
primo solvendis (PIuillard-Bréholles I 510).
significasti, quod cum de duobus notariis qui erant statuti
in setvitiis side nostre Messane unus decesserit, alius
ad ejusdem side servitium sufficere non videtur [...]
(ib. V 594).
Quod prò parte magistrorum uberariorum monetariorum
et aliorum operariorum in sicla nostra messane exi-
1284
Saragozza
1396
Messina
1461
Messina
240b. Sichotu.
1351
Palermo
1385
Palermo
240c. Siclatìus.
1283
Messina
stencium fuerit nostre Curie presentatum quoddam privi-
legium [...] (RRS 466).
Mandamus vobis quatenus recipiatis in compotum tutori
heredis Raimundi Romei quondam magistri de la e i e h a
[...] (CDArag I 135).
hi in alcunu locu di Sichilia si poza fabricari munita pu-
blice vel private, exceptu in la sicla di Missina (Giar-
dina 147).
per fari portati li mantichi da la iudea a la s i h i a quando
si conzatu, grana sey (ASS^ XXX, 1905, 523).
statutu di li mastri sichoti di Missina (VNS 73).
Ordo Cereorum felicis urbis Panormi ofierendorum in
Sancta Catedrali Ecclesia Majori Panormitana: [,..] Ce-
reus Barberiorum, Cereus D e 1 i f i e h o t i ileggi de li
sichoti], Cereus Mezanorum, Cereus Zuccarariorum
[,..] (Top. II 84-85; da copie del 1616 e 1722).
magistris siclariis side Messane (RRS 495),
Il sic. ztcca ' luogo dove si battono le monete: zecca ' (Pasq. V 389,
Traina 1115), con sichoctu ' chi la fa (la munita): cudo onis, marculus,
faber nummarius ' (Scobar, in Pasq. V 390, Trapani 506), ziccaru, zìcchen
' chi lavora o ha cura della zecca: zecchiere ' (Traina Le), zècchia (a Scicli)
' quantità di danaro' (ib. 1114), come it. zécca (V doc. XIV sec, DEI
V 4110), ant. prov. seca (XIV sec, FEW XIX 158-59), sp, ceca (DCEC
I 745-46, DECH II 11), ecc. (cfr. Lokotsch 1903), deriva dall'ar.
s i k k a h ' typus monetalis ', ' fertum quo dirhemis typus incudimr '
(Freytag II 332a; Peli. I 132, 346).
V. Introd. §§ 32, 38, 71.
241. Sikifa.
1171
Palermo
Habeant autem [moniales] hostiatiam in porta claustri,
que prò nullo servitio acceder extra portam; similiter in
«^^
348 ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
se habeant alium hostiarum senem moribus et vita proba-
tum, qui sciet responsum dare et accipere, et semper iaceat
in s i e h i s a , et diligenter custodiat exteriorem partem
s i e h i s e , quecumque autem introducenda fuerit, liostia-
rius introducat usque ad secundam portam sichise, et
non ingredietur medianam portam sichise, sed ab ipsa
mediana porta sichise hostiaria cum ancillis introducat
(DocInNorm 140-41).
1300 assignavit [...] quoddam casalinum suum situm in terra
Erica Montis [S. luliani] predicti sic limitatum, videlicet: [...]
iuxta s i k i f a m sive tenimentum domorum eiusdem emp-
toris (not. Maiorana 201).
1455 asserens se [,..] habere [...] domum unani magnani cum
Trapani usu et communitate cortilis, pile et billache in dicto cortili
existencium ac cum usu et communitate puthei existentis in
s i f i k a in qua dieta domus habet intratam (not. Casti-
glione 20 ottobre).
1456 Tenimentum domorum consistens in domibus octo et quo-
Ti-apani dam cortili puteo et pila et cloaca in eodem cortili existen-
tibus, quarum quidem domorum sex sunt cooperte et due
discoperte et quarum una scilicet illa que est ex parte occi-
dentis et sikifa discoperta... (not. Miciletto, cit. in
Trasselli Domus 308-9).
1481 Tenimentum domorum consistens in domibus infrascriptis:
Trapani videlicet la s i f i e a , la cuchina, lu palazoctu supra la
s i f i e a et la cuchina, lu curtiglu, la sala et la cammara
cum una impinnata supra la cammara et la sala cum puteo
et pila in dicto cortili... (not. Scrigno, cit. in Trasselli Do-
mus 308).
Il termine, ormai scomparso, che designava un ' androne coperto, o
piuttosto corridoio d'ingresso che mette in comunicazione il cottile con
la strada', corrisponde (Peli. I 159) all'ar. saqlfah ' portique, gale-
rie couverte ', ad Algeri ' la partie d'une maison comprise entre la rue et
la porte qui ouvre sur la cour ' (Dozy I 663), ' roofed passage ', ' roofed
gallery ', ' pergola, arcade ', ' roofing, shelter ' (Wehr AMb), In un do-
cumento arabo di Palermo dell'a. 1196 appare la forma maschile s.qìj)
cit. sp, agequife ' portico, galeria cubierta o edificio anejo a las puertas
de una ciudad o fortaleza donde està el ]:etén de la guardia o recibe el jefe
de la misma ' (T doc. a. 1573, DHLE I 395, con rimando a una var.
asaquifa). La sikifa sussiste ancor oggi nelle antiche case trapanesi ed
ericine; cfr. Trasselli Domus 309.
V. Introd. §§ 20, 52, 65; hugira 142.
LESSICO
349
242a. Simbile.
1330
Palermo
1340
Palermo
1455
Palermo
1479
Palermo
242b. Zibìlutti.
1561
Palermo
chi octu s i n b i 1 i di petra s'intendano essiri una carroz-
zata, seu caxa di petra (De Vio 113).
Vendita di 500 s i m b i 1 i a fomerii (not. Salerno 8 mar-
zo).
zimmile (Giuffrida Boti, 503).
andandu vindendu cum li bestii et z i m b i 1 i (Lagumina
Il 246); potiti andari vindendu per li dictì casali et burghi
cum li bestii et e i m b i 1 i loru tobbi et mercancii (ib.).
chinco zibiluni dì Interra usati. Item rotd di zim-
bili di Spagna (ASS^ XXI, 1896, 381).
242c. Suprazimbilerius.
1398
Trapani
per dictum suprazimbilerium (not. Castiglione,
? marzo).
Il sic, ambili 'fiscus, fiscina ' (Scobar, in Pasq. I 319), zìmmili
' arnese tessuto di ampelodesmo (da noi detto disa o ddisa) e se ne fanno
anche di fogli di palma selvatica con due manichi per uso di someg-
giare: sportona' (Pasq. V 342 = 392), 'bisaccia grande di ampelo-
desmo per uso di someggiare, alle volte sono come corbe accoppiate:
bargelle pi., cestoni, sportone ' (Traina 1115), zimmili, iimmili,^ iimbiU,
iimbiri, iummini (SVS 114), con zimmilaru 'facitore di zimmili' (Trai-
na l.c), zimmiliddam, zimmilmam ' id. ' (ib. 1116), cai. iimbila, zìmbìla
' gabbia di giunchi in cui si mettono le olive infrante (o le vinacce) per
stringerle ', Umbili ' specie di bisaccia di stuoia che posta sugli asini serve
per trasportare ortaggi, spazzatura o letame ' (NDDC 808), lue. zummih,
fogg. zammind ' Doppelsack zum Transport mit Lasttieren ', bov, iimbili
'grande scodella' (LGII 167) risale all'ar. zinbil ' cabas en feuilles
de palmier' (Dozy 1 5S0a), var. di zabll 'corbeille ou panier fait
de feuilles de palmier pour trasporter ou conserver difiérents objets '
(Kazim. I 972a, Peli. I 171-72), cfr. malt. ienbìl ' sportona di ginestra,
la quale si porta sulle bestie da soma per caricarle ' (Barbera IV 1167),
' a broom basket ' (Busuttil 382) e il cg. sic. Zimbili, a. 1287 Sdamonis
Zimbilìs (gen.; not. De Citella I 58), Conadus Zimbilarius (ib. 188).
350
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
351
Di fronte alla costante presenza della nasale in queste forme, desta
dubbi per il suo isolamento la forma non nasalizzata zìbiluni.
Alla forma ture, zembil 'sporta' (Ang. Da Smirne 927) risal-
gono gr. mod. (^£txTt;iX.i. (Andriotis 112), rum. zambil, zimbil * Handkorb '
(Lokotsch 2193), serbo-cr. zembilj, zembil 'borsa o cesta di forma spe-
ciale, fatta di pelle o intrecciata di canne' (Peli. I 40).
V. Introd. §§ 35, 47, 71, 72.
diffuso, cfr. it. spinace (T doc, XIV sec), spinacio (DEI V 3502), lat.
mediev. spinargium, spinachium, spìnarium (Du Gange VII 555), fr. épi-
nard, ant. fr. espinoche, ecc., derivante dal pers. aspanàh, attraverso
l'ar. isfànag, isfinag ' id. ', e con influssi del lat. spina (cfr.
Lckotsch 126). È possibile che il gr. mod. cmavàKi, (Andriotis 336) risalga
direttamente al persiano.
243. Sirruni,
1348 pera pastoralis dicitur illa peUis facta ut sacculus, qui di-
S. Martino citur sirruni vel burgili, in quo pastores panem por-
tant (Senisio 116). Alveolus li,., pellis suta, qua utuntur
pastores ad ferendum panes vel sua victualia in via, quod
vulgariter dicitur s i r e u n i vel burgili [,..]. Sitarda eie,,,
vel Sitarcium cii,,. vas repositorium rusticanum, sicut sac-
cus vel pera, vel quod dicitur s e r r o n u s vel burgili (ib,
123).
Il termine, che si conserva nel pant. surmni ' sacchetto stretto di
forte tela tessuta una volta in casa ' (Peli. Postille 68), cai. iurrune, zur-
runi, iirrune, zirrune, -ni, zarrune, -ni ' borsa (sacchetto) di pelle di gatto
dove si tiene il denaro ', zirruni ' sacchetto di pelle per farina ', zarruni
'genitale di donna' (NDDC 819), deriva dall'ar. sur r ah ' cmmena '
(Freytag II 490^, Wehr 595^, PeU. I 169), nonostante l'incertezza di
Corominas (DCEC IV 889-91) fra tale etimo e un etimo basco zorro
per le corrispondenti voci sp. zurrón, port. surrao, cat. sarró, guasc. sarroù.
Merita attenzione il sospetto dello stesso Corominas che il tipo lessicale
calabrese, di struttura formale affine a quella delle voci iberiche, sìa stato
importato dagli Almogaveri, nelle loro incursioni del sec. XIII (testi-
monianze su queste s.v. almugavari 15).
V. Introd, §§ 56, 71.
244. Spinaces.
1330
Palerrao
1352
Palermo
quod Caules, Spinaces, Finoculi, et omnia alia olerà
comestibilia vendantur ad macios justos et competentes (De
Vlo 121).
caulium et spinacharum (Bresc Jard. l'i, nota 3).
Il sic, spinacia ' erba nota, la quale si pianta negli ortaggi: spinace '
(Pasq. V 84; cfr. Traina 954) corrisponde a un termine botanico assai
245. Suhus.
ante 1312 Item si mercator exterus emerit causa negociacionis tractan-
Palermo dj ficus dattilos passulas, prunas siccas, mei, aut buti-
rum debetur solvere eidem doane, prò Iure, quod dicitur
suhus, ana G. v prò qualibet sporta predictorum ftuc-
tuum, et ana G. v similiter prò qualibet quarteria mellis
vel Butirj (Pollaci 337).
È molto probabile che il vocabolo, attestato in Sicilia solo in questo
testo di « gabella », corrisponda aU'ar. s u q ' forum, mercatus, et prò
platea ' (Freytag II 378fl), • bazaar Street ', ' market ' (Wehr 5lla), al quale
risalgono anche ant. sp. zoco, ant, port. azoque, ant. cat. agoch, con i topp.
Azoque a Valencia, Zocodover a Toledo (Steiger Contrib. 139, Aufm. 12;
cfr. DCEC IV 858). Un casale suq ai-mar' ab è menzionato in una garìda
greco-araba di Sicilia deU'a. 1178 (Cusa 152, r. 9; cfr. De Simone 60);
in altra deU'ar. 1145 è nominato un sàbib as-sUq =■ dà-m:: ècraóx (Cusa 511 a)
' prefecto del mercado ' (cfr. Steiger Contrib. 166, De Simone 27).
V. Introd, §§ 38, 69.
246. Sulfa.
1298
Palermo
Johannes de Nicotera iardinarius, ex una parte, et Michael
Charricus et Leonardus de G(alca, cives Panormi,) ex al-
tera, contraxerunt societatem adinvicem in^ faciendo orto
[...]; dictus Johannes promisit eisdem sociis suis ponere
terram sufficientem bene aratam et preparatam ad plan-
tandum miliaria duos de cepis segidis privitivis et tradere
ipsis (sociis prò) dieta quantitate ceparum uncias auii duas
[..,]; et ipsi Michael et Leonardus [...] tempore recolle-
cionis et vendicionis ipsarum debent tradere de comuni
diete societatis dicto lohanni prò sulfa dictarum cepa-
rum dictas uncias auri duas (not. De Citella II 11).
1332
Palermo
Prestito ad un ortolano di ma somma racione
(Bresc ]ard. 68, nota 5),
su
:fe
352
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
353
f:
il''
1
* i
L'etimo del termine, ormai scomparso, è certo Far. s u 1 f a h ' prét '
(Dozy I 675^), ' loan, cash advance ' {Wehr 493^), cfr. salafa (IV
forma) ' mutuo dedit pecuniam, commodavit, ut aequalem reciperet sum-
mam sine usura ' (Freytag II 343a) e malt. self ' prestito, imprestito, impre-
stanza ' ( < ar. s a 1 f , s a 1 f a h , Barbera III 970; Busuttil 271).
V. Introd. § 26: 30«.
247. Sumaccu.
1472?
Palermo
sumaccu gr. vj (Giuffrida Boti. 496).
Il sic. summaccti ' pianta comunissima in Sicilia, la foglia secca e ma-
cinata s'adopera a conciar pelli: sommacco ' (Traina 995), cai. summaccu
(NDDC 701), come it. sommacco (r doc. XIV sec, DEI V 3540), prov.,
fr. sumac, sp. zumaque, ecc. (Lokotsch 1946), deriva dall'ar. summaq
' id. ' (Peli, I 195), cfr. ar.-sic. ibn as-summàqì = ctlv èXcrcrouiJiàuTn (Cusa
140è) ' il figlio del venditore di sommacco ' (?; cfr. De Simone 27).
V. Introd, § 34.
248. Suquaru.
1348
S. Martino
Pessulum uli... sera lignea, que dicitur salixindi vel su
quaru (Senisio 114).
Il sic, « succari vide stanga » (Valla 79), succhiaru ' strumento di
ferro, che si mette agli usci, per lo stesso servigio dello chiavistello, ma di
forma schiacciata, a guisa di regolo: paletto, pessulus ' (Pasq. V 143),
' spranghetta di ferro che scorrendo entro piegatelli serve a serrare l'impo-
sta: paletto ' (Traina 991), succhiaru, sicchiaru, sùrciru, sùrchiam, gallosic.
succhard ' paletto, saliscendi ' (SVS 100), pant. zùccula ' lista di ferro che
serve a chiudere i balconi o le porte ' (Peli. I 159), cai. succhiaru, sùcchiu-
ru, sùrchiu, surcu ' chiavistello, paletto ' (NDDC 699), derivano dall'ar.
sukkàra 'serratura di legno' (Steiger Contrib. 208, Peli. l.c). Per
lo spostamento dell'accento, contro il malt. sukkàra ' stanga, catenaccio '
(Barbera III 999, Busuttil 287) e sakkàra ' id. ' (Barbera III 954), una
spiegazione probabile sta nella var. s u k k a r a h ' serrure de bois ' (Dozy
I 668a).
V. Introd. §§ 66, 69; 30w.
249. Surra,
1425
Palermo
1439
Corleone
terciarolas decem et septem... de surris ad taglum de
Sibilla (Bresc Vocah. 20).
NuUus sit ausus salare, seu salari facete infra moenia dictae
Terrae tonninam, s u r r a s , nec sardas, neque liquefacere
sebum in platea publica dictae Terrae (AssConsCorl 7).
Il sic. surra ' salume fatta dalla pancia del pesce tonno, e si dice anche
di quella non insalata: sorra ' (Pasq. V 160), ' la pancia del tonno: sorta ',
' la pancia di altri pesci ', cu li surri modo prov. per dire ' eccellente: co'
fiocchi ' (Traina 1002), cai. surra ' sorra, ventresca di tonno ', ' cotenna
di maiale ', ' fetta di lardo ', ' coscia ', ' polpaccio ', surra 'i carne ' lembo
di carne ', ' polpa di carne ' (NDDC 705), lue surrs ' specie di pancetta '
(Bigalke 16019), sard. surra (DES II 449), it. sorra {!" doc. Boccaccio,
DEI V 3559), lig. sura (Peli. I 353), derivano dall'ar. surra 'ombe-
lico ', ' fianchi d'un animale ' (Peli. I 207).
Lo stesso etimo ha il cat. sorra (a. 1394 sorres de tonyina) e lo sp.
sorra {V doc. a. 1695), che non è puro castigliano, ma forse andaluso o
murciano, se non catalano (DCEC IV 286); la voce manca in portoghese,
L'affermazione (DEI l.c.) di una provenienza catalana delle forme italiane
trova soltanto debole conferma nell'accenno a Siviglia che si fa nella prima
delle attestazioni qui citate.
.J
250a. Sufta.
1282
Catania
1312
Palermo
1316
Palermo
1321-1337
Messina
1333
Palermo
1470
Palermo
officia magistri luracie, surte, merci et enrancium _[...]
de creandis magistratis luratis niagistris s u r t e mercie et
errancium (RRS 191).
super negocio xurte vel nocturne custodie (Pollaci 60).
magistri xurtae (De Vio 67).
guardava la terra di noeti comu quilli di la s u r t a (Val-
Max 340).
magistri excubiarum sive xurte (Lagumina I 130).
li mastri di la s u r t a (Lagumina II 105).
354
250b. Surterius.
1282
Catania
1296
Messina
1324
Palermo
1340
Messina
1367
Alcamo
1393
s.l.
1401
Castronovo
1439
Cotleone
250c. Capixurta.
1446
Palermo
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
de creandis ipsis magistris iuratis magistris
et aliis offlcialibus (RRS 181).
LESSICO
355
s u r t e r 1 1 s
surteriosque per universitates locorum deinceps vo-
lumus ordinari (Testa I 71).
L'Università di Palermo dona quendam locum novum va-
cuum vocatum surta cum omnibus juribus et pertinentiis
suis [...]; in quo loco hactenus consuevit regi curia s ur-
tar i or um (Contr. 346).
Petrum de Carastono magistrum
(CFilSpec 65).
X u r t e r 1 u m cassari
Non sia licito ad alcuno [...] andari di notti per la terra,
ne traversare via dopo sonata la campana de la xiurta [...];
si contravenisse, et fosse trovato per li X u r t e r i , paga
di pena tari setti et grana dieci allo Baglio (CCMun 54),
li prefati Magnifiki conchedinu a la dieta universitari lei poc-
zanu exilligiri mastri di xurta et x u r t e r j per la guardia
di la terra (Guarneri 305).
Item quod Bajulus Terre Castrinovi teneatur die quolibet
denuntiare Curie omnes inventos per eum noctis tem-
pore, et X u r t e r i o s ejus cum armis et sine armis (CC-
Mun 149).
Tota Universitas praedictae Terrae more solito eligere de-
beat comunes et concordes Xurterios quadraginta ho-
mines bonae famae [...]. Qui X u r t e r i i portare debeant
ad manus lanceam et scutum (AssConsCorl 59).
Item la sacra maiesta paga a quanti capixurta omni
annu ki di noeti digianu guardati la dieta citati et li officiali
paganu li dinari et li capixurta non sunnu pagati, ca
chi e capixurta chi havi a richipiri di quatru et di
chinqui anni residuo (CapInCDem 196).
Il sic. xurta ' excubiae, amm, vigilia, ae ' (Scobar, in Trapani 565],
sciurta ' guardia di la cita: excubiae, arum ' (Pasq. IV 399), sciurta ' sere-
nata ', mastru di sciurta ' per dileggiamento si dice a chi ostenta sapere e
non sa fare: ceccosuda, ciarpiere ', e chi coi voli lu mastru di sciurta ' si
dice quando una cosa non è poi tanto difficile ' (Traina 890), con i cgg,
Sciorta (forse anche a Pisa, Peli. II 442), Sciortìno e i topp. cai. Sciurta-
rello, Sciurtino^"'^ (STC 3847, DTOC 315), deriva dall'ar. sur t ah
' truppa che comincia un attacco, un combattimento, guardia ', ' soldato
della guardia, agente di polizia' (Peli. I 137, Postille 68).
La supposizione di Nallino (SMS III 916, nota 2) che il termine possa
essere stato importato dagli Aragonesi è invalidata da un documento di
Lucerà dell'a. 1278: cum iure... schurte mulierum et hominum (CDLuc
413; a. 1284 schurta, ib. 423). Del resto un sàhih as-surtah 'prefetto di
polizia ' esisteva nella Sicilia musulmana anche a Palermo (SMS II 12-13
e note).
Le sedi della sciurta di Palermo compaiono quali punti di riferimen-
to in vari documenti: a. 1172 « èv toiì; 'n:poa(rT;EÌoi,(; TnóXeut; -navópnou zie,
T'^v o-ouptCev » (Cusa 663), a. 1287 « in contrata Porte Patitellorum, iuxta
logiam Surte » (not. De Citella I 122), a. 1298 « extra portam Carini Pa-
normi... in loco dicto Xiurtie » (ib. II 36), « in loco qui dicitur Surfie »
(ib. 124), a. 1306 « in contrata surte... ex uno latere est curia surte »
(Top. II 14), a. 1324 « quemdam locum novum vacuum vocatum surte
cum omnibus juribus et pertinentiis suis... in quo loco hactenus consuevit
regia curia Surtorum » (Top. I 497), a. 1328 « usque ad apothegam in
ipsa ruga sitam, vocatam Surtam » (Contr. 372).
V. Introd. §§ 39, 71, 72; 30«, 134«.
25 la. Sytopus.
1194
Cefalù
1231
Melfi
1444
Corleone
1450
Palermo
expensas infirmorum tam in medicinis et s y r o p o et
zuccaro, et subtilibus cibariis, quam in aliis rebus que in-
firmis erunt necessarie comparabitis (DocInNorm 266).
In terra qualibet regni nostri jurisdictioni subjecta duos
viros circumspectos et fide dignos volumus ordinari [...],
sub quorum testificatione electuaria et syrupi ac alie
medicine legaliter fiant et sic facte vendantur (Huillard-Bré-
hoUes IV 151).
Item bornie decem de mustra alie in quibus vel alique ip-
sarum sunt res subscriptas videlicet: xiropum achito-
se, de fìlonio xiropi de..,, xiropum de..,, xiro-
pum de amoes (Giuffrida Bott. 483).
siruppu
(ib. 484).
di oxizattara [,..]; siruppo de papaveris
^Sciortìno, Sciurtinu risalgono propriamente ad un pi. ^""^Ujy^^^/^J.ll'
Sur a ti ' pi-aetórianus sateUes ' (Peeytag II Alla), 'policeman, cfScer (WtHE 343è),
cfr, DCI 228 s.v. Sciorta.
1^1^
356
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
357
251b. Xiruppare, iximppator.
1 455 Item caldai'Otium unum magnum minatum ad opus x i r u p -
Palermo pandi. Item unum alium caldaronum parvulum frattura
ad opus xiruppandi (Giuflìrida Boit. 503).
XV sec. i X i r u p p a t r ad i x i r u p p a n d u m qualibet cocta
Palermo totum laborem machinarum quatuor et ad faciendum ignem
subtus caldariis i x i r u p p a n d i (Trasselli Canna 120-
21). Due operai assumono servìzio come ixiruppa-
tores et sucaloros ad faciendum ignem subtus calda-
riam coquendi et ixiruppandi (ib. 121). Un tale si
alloga ad i x i r u p p a n d u m prò quatuor macliinis, ra-
scare caldarias, facere ignem et portare ligna (ib.),
Il sic. xiropo ' Ilio syrupus pi, succus qui trahitur ' (Valla 88),
xiropu (Scobar, in Pasq. V 376), sciroppu ' bevanda medicinale, fatta con
decozioni o sudai di erbe conditi con zucchero: sciroppo ' (Pasq. IV
398), ' zucchero sciolto nell'acqua e ridotto per via di bollore a una
cotal densità, unitovi poi sughi di frutta o altri ingredienti; sciroppo ',
' per celia, il vino ' (Traina 889) deriva dall'ar. s a r a b ' potus, pec.
vinum ' (Freytag II 407^), ' beverage, drink ', ' wine ', ' fruit juice,
fruit syrup, sherbet ' (Wehr 540a). La forma fa però pensare, come per
it. sciroppo (1" doc. XIV sec, DEI V 3403), fr. sirop, syrop, prov. mod.
sirop (FEW XIX 170-71), prov. ant. eissarop, cat. xarop, port. xarope, ecc.
(cfr. Lokotsch 1838), al tramite del lat. mediev. siruppus ' jusculum me-
dicum' (Du Gange VII 497), syrupus ' ìd. ' (ib. 693), anche syroppus
' potion ' (Niermeyer 974).
Prestito diretto dalla voce araba è invece lo sp. jarahe (l" doc. circa
a. 1270; ma anche ant. sp. xarope dal XIII sec, DCEC II 1036, DECH
III 493-94), Pure in Sicilia dev'essere stato mutuato direttamente il ter-
mine sciarabba ' vino ', con le varianti scialabba, sclallaba (Peli. I 206),
cfr. i cgg. Sciarabba, Scialabba.
252. Sytir.
1248
Palermo
1279
Palermo
debet mihi dare Constantia [,,,] tarenos centum sexagìnta
sex auri, prò quibus habeo in pignore Sytir unum dea-
ratum, examitum jalnum, glimpam misemiam, villerium
tarras,, et chulcbum virgatum ad aiirum (Mortillaro 412),
sytir unum de seta rubea (DotCostEbd).
Noto da queste sole attestazioni, il vocabolo si presenta, anche in
rapporto al contesto, quale assai probabile riflesso dell'ar. s i t r ' velum,
cortina ' (Freytag II 283a), ' estour, étofie. servant à faire des matelas,
des portières, etc. ' (Dozy I 632tf), ' voile, rideau, portière, tout ce qui
recouvre ou dérobe aux yeux ' (Kazim. I 1049^), ' veil ', ' screen ', ' cur-
tain, drape, window, curtain ', ' covering ', ' cover ' (Wehr 462a).
V. Introd. §§ 38, 63, 69; 30«.
253. Tabia,
1197
Palermo
1303
Palermo
1373
Palermo
1421
Palermo
quam scilicet domum denominatam cum descriptis introi-
tibus et exitibus suis secundum quod superius denotatum
est cum cabla ecclesie memorate et magno caybo in-
ferior [..,] tibi vendidi (ASS' VI, 1940, 87).
La 'Chiesa di S. Nicolò dei Greci detta de Chufra ^^ ha una
cantoniera di tabia (Bresc Filol. 27).
Enfiteusi di casa vuota sita in centrata Guzette... Incipien-
do tam a cantoneria inferiori chirbe majoris Monasterii ec-
clesie quam a cantoneria cable muri viridarii Magr.
Matt. cellerarii [...] (Top, II 27).
Costruzione dei muri di un giardino ad lapides silvestres
aut ad t a b i a m (Bresc Le).
Il sic. tabbia ' sorti di muro, e cioè un mediami' (Pasq. V 168)
iàbbia 'muro di semplici mattoni l'un sopra l'altro: soprammattone
(Traina 1009) risale verosimilmente a un termine prearabo (Peli. I 160)
ma attraverso Par, t a b i y a ' specie d'impasto duro come una roccia
ottenuto mescolando la malta o calcina con pietruzze ' (D'Al.-Calv. 362-
63). Un richiamo indiretto a questa tecnica edilizia è nel sic. tabbiarm
' detto della terra molle fangosa quando si ara ' (Traina Le.) e in altra ac-
cezione della stessa voce tàbbia: ' la corteccia, la crosta della terra ' (ib.).
a, 1327 <secus vaneUam Ecclesie Sancti Nicolai Gtecotum de a«/«* (TabP^
dall'ar hufrah ' efiossum, fossa, latibulum la quo yenator atet (ì'reytag r /lUi* .
'S^ 'l^ÒLw cavity excavation-, 'hole' (Webr 219è), malt, bora cava buca ossa ,
' Snnltura seDolcro ' (BARBERA II 469). Allo stesso etimo va ricondotto port dfobre,
canteiro, entre dois regos por onde corre àgua ^Am, I 155, Dozy hNG. m^^^^^^^
r^^f^ìh QS'i s^V mntivr -fonetici fanno invece escludere che ne derivi (UE unnijujuu uw;>j
?34 Steiger le) ™s Srw ' que' piccoli condotti artifeiali per dar acqua a riprese ne
Srl4ni ove pi^Ìn"rred.e olitorie% cWbitacee; fossa, canaletto, acquidoccio (Traina
419; cfr, DEI III 1693).
Jt\
358
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
359
Al termine siciliano corrispondono sp. tapia (1" dee. inizio XIII sec),
port. talpa (T doc. il derivato tapial a. 1188, Mach, II 2039), cat. tàpia
(r doc. a. 1169); dalla Spagna appunto proverrebbe l'ar. tàbiya (1" doc.
X sec, DCEC IV 373-74) secondo Corominas, il quale non accenna ad
un possibile rapporto (a cui s'accenna in D'Al.-Calv. l.c.) con sp. adobe
' ladrillo de barro crudo ' (DCEC I 40), balear. tova ' id. ', dall'ar. tub .
V. Introd. §§ 20, 43, 46.
' bara, feretro, cataletto ' (Barbera IV 1033, Busuttil 304). Il prestito sici-
liano, dal quale è venuto forse anche l'ant. pis. tambuto (XIV sec, DEI
l.c), è certo indipendente da sp. ataùd {V doc. inizio XIII sec, a. 1349
atabud, DCEC I 316, DECH I 393), port. ataùde (T doc. a, 1257, ib.),
cat. taiid (1" doc. ataud a. 1082, ib.).
V. Introd. § 41; 128«.
ì
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\
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n
4
X
254. Tabutum.
1298
Erice
1344
Palermo
1348
S. Martino
1371
Palermo
1547
Palermo
voluit quod in die obitus sui fiat t a b u t u m unum de
Ugno in quo ipse testator sepeliatur (not. Maiorana 88).
prò t a b b u t o uno (not. De Bononia 16 aprile)
Quartallum Hi vel Cartallum Hi... canistrum, cofinus; unde
Quartallum vel Cartallum etiam dìcitur t a b u t ii s vel
lectus mortuorum (Senisio 132).
legavit prò t a b b u t o tarenos quinque (not. De Cortisio
21 settembre).
quod corpus suum reponatur in aliquo t a b u t o ligna-
minis et ponatur in aliquo loco in dieta ecclesia (ASS^ XIX,
1894, 105).
Il sic. tabutu ' chiamasi quella cassa in cui si rinchiudono i corpi dei
morti: cassa, conditorium, arca ' (Pasq. V 168), tabbutu ' quell'arnese in
cui si rinchiude il cadavere: cassa ', ' gobba ', essìri tabbutu ' non essere
calcolato ' (Traina 1009), con 'ntabbutari ' rinchiudere il cadavere nella
cassa da morto, incassare il morto ' (Pasq. Ili 320), (ì)ntabbutan anche
rifl. ' chiudersi in casa senza aprir uscio o finestra: serrarsi in casa ' (Trai-
na 496, 654) e il top. 'u Tabutazzu (STS 100), è presente anche nei dia-
letti meridionali: cai. tavutu, tambutu, tabbutu ' cassa mortuaria ' (NDDC
714 , salent. chiautu, chiavùtu (VDS I 139), lue té^ilt (Bigalke 16250),
tavita, tavùt, taUt (ib. 16267, 16276), napol. taìito, tavuto (D'Ascoli
663), abruzz. tavuta ' mobile grossolano, cassa mal costruita, mobile mal
fatto' (DEI V 3708 s.v. tambuto, Fare 8515a; cfr. AIS IV 792);
in un doc. di Colobraro (Matera) dell'a. 1187 poyipioc, -rapouTo^ (Trin-
cherà 292).
La voce, che dev'essersi diffusa dalla Sicilia, risale all'ar. tàbut
' cassa di legno ', ' arca funeraria ', ' bara ' (Peli. I 169), cfr. malt. tebiìt
255. Tacania.
1322 ultra ipsa bona dotalia in tunica una de blevo tiluso de
Corleone dorso diete testatricis nec non in tacanta una testatricis
eiusdem (TabSMBosc, doc. 122).
1341 Itera cultram unam albam, mataracia duo, saccum unum,
Corleone tobaliam unam cum listis de serico, mensalia duo, piuma-
cium unum, t a e a n i a m unam, fazolum cum capitibus
ad aurum (ib., doc. 251).
Se si ammette una semplificazione del nesso ar. -ht- in sic -e- (che
s'alterna spesso con eh, h, ecc. nella resa di ar. h), risulta evidente la cor-
rispondenza del nostro rarissimo termine con l'ar. tahtàniyyah, f.
pi. dell'agg. tahtàni ' inferior ' (Freytag I 186*), ' lower, under-'
(Wehr Illa), a sua volta dalla prepos. t a h t a ' under ', ' below, beneath,
underneatb ' (ib.). Il nome di un ' indumento intimo ' tahtàniyyah (Dozy
V-étem. 94), con evidente uso sostantivato dell'aggettivo, trova preciso
riscontro nel sintagma maUbis tahtàniyyah ' underwear ' con malàbis pi.
di malbas ' garment, dres, robe ', al pi. anche ' clothing, clothes, costume '
(Wehr l.c, e 1004a).
V. Introd. §§ 20, 63; 30«.
256. Tachariari.
1373
s.l.
1473
s.l.
1494
Mazara
Lu II sigillu, quandu Cristu natu fu t a e h a r i a t u , co-
mu si dichissi: infanti t a e h a r i a t u non sirrà Deu in-
creatu (SposVang 323).
zacariaru seu circumcisiro uno scavu nìgro (« Boll. »
IX, 1965, 235).
dictus magister Petrus accusatus tamquam pater et dieta
Catherina tamquam mater preputium preciderunt seu, ut
vulgo dicitur, lu t a y a r i a r u more Judeorum (Rocco
444); taxariatu di la natura [...] talari a tu, et
circumcisu di la natura (ib.); tayariatu [...] taxa-
riatu (ib.),
■«^
360
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
361
Il sic. tahariari « citcumcido, curto, as (Scobar) v. circumcidiii, o
accutzari» (Pasq. V 173), tacìariari 'tagliare intorno, circoncidere' (Ma-
latesta, in Traina 1010) è stato confuso a torto da Salomone Marino, a
causa della forma zacariaru ' circoncisero ', forse dovuta soltanto ad er-
rore di lettura per tacariaru (v. sopra, a. 1473), con zaccarian ' pestare '
(Traina 1112). Questo infatti, semanticamente ben distinto dal prece-
dente, potrebbe forse essere collegato col cai. zàccanu * macigno, grossa
pietra ', ' mucchio di sassi raccolti nel campo ', giustamente riportato da
Rohlfs (NDDC 798) all'ar. s a h r , più esattamente s a li r ' rocher '
(Dozy I 821«), ' roc, rocher, pierre enorme et très dure ' (Kazim. I lòlla;
cfr. Peli. II 469), ' rocks, solid rock' (Wehr 590^). Di tadanari invece
l'etimo è stato di recente identificato (Rocco 443-45) nel verbo ar. t a h a r a
(III forma) ' circoncire ' (Dozy II 64-^), ' circoncire une fiUe ou un gar-
?on ' (Kazim. II 114i'), 'to circumcise ' (Wehr 667i^), cfr. malt. tahhar
' circoncidere ' (Barbera IV 1004). Dalla stessa radice deriva la voce
che segue.
V. Introd. §S 31, 74; 224«.
257. Tachufa.
1338?
Messina
1491
Catania
Item si alcuna pirsuna fa vindiri carni di boy in li buchirii
di li ludei et eschali tachura et tarifa et moyra pir
una manu et vindasi in una putiga pir manu di unu mi-
nistrali, pagi a lu cabellotu pir putiga una, sicundu asti lu
iornu (VNS 60).
t a y u r a (Trasselli Ebrei 376).
A chiarimento del passo qui citato si legge in VNS (l.c, nota 20);
«Eschali = lat. exeat itti (?); tachura, dall'aggettivo femminile ebraico
téhoràh - pura (detto spesso di animali, quindi nel nostro caso sottinten-
de il sostantivo carne di animali); tarifa... dall'ebraico téréfàh = carne di
animale impura (in origine sbranata); moyra..., a meno che non sia pre-
sente congiuntivo, T pers. sing. di muriri (cosa che non pare evidente),
non può per il momento avere efficace spiegazione... ». Premesso che per
moyra proprio l'interpretazione ' muoia ' ^'^ è assai più convincente delle
293 Per il valore verbale dell'ant. sic. moyra, che Trasselu (Le), seguendo la nota
qm riferita, non esita a definire «termine di maceUeria», cfr. il grido lanciato dalla folla
trapanese m tumulto nell'anno 1414: Viva donna Violanti et la Capra (Cabrerà «;'«' S
atm moyra (CapInCDem 9); cai. a. 1393 circa (a Cetraro, CS): moymSachiocbe
tale ambasstata ave fatto (Mosino 193). > i ' yru, muyra cpmo, eoe
arrischiate etimologie che seguono nella stessa nota, e senza affrontare la
questione dell'origine lontana di tachura e tarifa, né tornare su quella del-
la lingua usata dagli Ebrei di Sicilia (v. Introd. § 18), non può non rendere
perplessi la differenza d'aspetto vocalico tra queste due forme ed i presunti
etimi ebraici. In realtà arabo, come tarifa (267), è tachura, chiara traslit-
terazione di tahùra, f. dell'agg. tahur (Rocco 446) ' res, quae
mundatur et purificatur; aliis est purus et purificans ' (Freytag 11175^),
'clean, pure ' (Wehr GGlb), dalla radice t a h a r a (v. tacìariari 256) da
cui deriva t à h i r ' mundus, purus ', ' sanctus, purificans ' (Freytag III
75^), cfr. ar.-sic. tàhir = tàxep (Cusa 132,2, ecc.), abu at-tàhir = è^oO
èlTàxEp (ib. 138^), f. tàhir ah 'libera a vitiis ' (Freytag l.c), cfr.
ar.-sic. tàhirah = -càx'npe (Cusa 582a) ^.
V." Introd. §§ 31, 43, 73; 79«,
258. Tacia.
1324
Palermo
1339
Erice
1352-1388
Messina
1369
Palermo
1373
s.l.
1380
Venezia
tacia (Bresc-D 'Angelo 154).
Item lego et mando de t a z i s quatuor argenteis mais et
meo anse munito argento fiant calix et patena in servitio
predicte Ecclesie (not. Maiorana 276).
grandi honuri faria unu signuri a quillu a cui presentassi
et dassi a biviri di la t a g 5 a cum la quali ipsu midemi
bivi [...]; la tagga di lu nostru Signuri sunu li tribu-
lationi (LVV 224).
tacciam unam de argento deauratam cum colioperchio
ad pedes ad modum anforum (Lanza di Scalea 330).
Item, innauru una tacza di argentu et stanchi suctil-
menti l'auru oy la facili di l'auru supra la fachì di l'ar-
gentu (SposVaiig 117).
ta?a una la quali est fata a Munpulieri (TestVen 56);
tazy dui ritundi (ib.),
3«> La prescrizione, contenuta nella Pandecta di li buchirii di Missina^ e di tuctu lu soa
dìstrictu, mira evidentemente a frenare la tendenza, vera presunta, degli Ebrei a porre m
vendita carni di animali morti di vecchiaia di malattia; cfr a. 1485 (Palermo)i «m lo
scannati di li animali chi si fanno in li macelli per usu di li ludei di la dieta terra si pò
usari malicia et fraudi, comu intendimu altra volta hagia accaduto, portandosi ammali mom
et amorbati » (Lionti, in ASS^ X, 1885, 134). Il testo di essa per nulla oscuro, potrebbe
essere reso come segue; «Inoltre, se qualche persona fa vendere carni di buoi neUe ma-
cellerie dei Giudei e le esca (risulti) pura e fresca e muoia per mano (di uomo) e vendasi
in una bottega per mano di un commesso, paghi al gabelloto per ciascuna bottega, a seconda
della giornata».
362
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
363
e
I
3
3
>
ì
ì
9
1
,1416
Corleone
1446
Modica
1453
Trapani
taci a una de argento (not. De Pittacolis 17 settembre),
t a e i a m unam argenteam ponderis unciarum trium cura
dimidia (Mauceri 109).
t a e e i a s argenteas (not. Formica 8 settembre).
Il sic. lazza ' sorta di vaso di forma piatta, col piede di diverse ma-
niere: tazza ' (Pasq. V 187, Traina 1019), cai. tassa ' tazza ' (NDDC 713),
salent. tassa ' scodella ' (VDS II 734), napol. tassa (D'Ascoli 663), sard.
tassa 'bicchiere' (DES II 467), lat. mediev. iacea (Du Gange Vili 10),
tacia (ib. 11), tasa (ib. 36), tassa (ib. 37), tazzea (ib. 43), it. tazza (1" doc.
XIV sec, DEI V 3735), ant. prov. tas(s)a (dal XIV sec), fr. tasse (1"
doc. a. 1180, FEW XIX 185-86), cat. tassa (1" doc. a. 1410, AlcM X 168),
sp. taza (1^ doc. a Siviglia a. 1272, DCEC IV 403-4), port. taga (r doc.
sec. XV, Mach. Il 2036), ecc. (Lokotsch 2044), derivano dal pers. t a s t
' becken, Untertasse ', attraverso l'ar. t a s s ( a h ) ' catinus, pelvis ' (Frey-
tag III 5 5 a), t a s ( a ) ' round, shallow drinking cup made o£ metal,
drinking vessel ' (Wehr 669b). Il termine, che attraverso il ture, t a s
' scodella, ciotola di metallo ' (Ang. Da Smirne 792) è penetrato nelle lin-
gue balcaniche con gr. mod. x&n (Andriotis 361), rum, tas, ecc. (Lokotsch
l.c), stando alla data delle attestazioni sembrerebbe aver fatto il suo in-
gresso nell'Europa occidentale attraverso la Francia (FEW l.c); per la Si-
cilia resta comunque escluso un prestito diretto.
V. Introd. § 38.
259. Tafaria.
1321
Palermo
1323
Palermo
1344
Palermo
1346
Palermo
tafariam unam magnam de Iiere (Pollaci 288).
cassiam unam de nuce magnam; item cassectam de nuce
parvam; item scrinectum unum parvum; et tafarias
de here duas parvas (Starrabba Dot. 17 s., nota 3; Salomo-
ne Marino 223).
siclum unum [,..], tafariam unam [...] cassiam unam
(not. De Bononia 30 marzo).
focolario de here uno et tafaria de bete una (Salomo-
ne Marino 224),
1347
Palermo
1348
S. Martino
1422
Palermo
1431
Palermo
1447
Palermo
1461
Palermo
tafaria prò apotheca (Bresc-D'Angelo 154).
Apofaria rie vel Apofarra re.,, vas ad portandum fructus
ut dicitur tafaria vel cartella (Senisio 42).
t a f f a r i a (Bresc-D'Angelo 154).
t h a f a r i a (ib.).
taf
e rii
(ib.
s taf ari a (ib.).
Il sic. tafaria ' hec lanx cis ' (Valla 81), tafaria di crita ' cimbium, ii ',
tafaria dì lignu ' celebis, is ', tafaria di pagla ' fiscina, ae ' (Scobar, in
Trapani 534), tafara ' è quella parte della bilancia dove si pongono le cose
da pesare; guscio della bilancia, lanx ' (Pasq. V 170, Traina 1011), tafariu
' fiscella (Scobar) v. coffa ' (ib,), pant. tàfira ' piattello della bilancia '
(Peli. I 147-48), cai. tafaria ' canestra di vimini ', falòaria ' sp. di canestra ',
taf ara ' cesta di vimini con le sponde poco rilevate ', con tajarella, taha-
redda, ecc. 'canestra di vimini' (NDDC 709), bov, taharia 'canestro',
taharùdda ' piccolo canestro ' (LGII 500), napol. tafaréja ' cassetta della
grattuggia ', ' palettone oblungo con manico di legno per prendere legumi
o cereali da sacchi o altri recipienti ' (D'Ascoli 658), it, tafferia ' catino di
legno, bacino ', ' truogolo ' (1* doc. XIV sec), lat. mediev. tafariam sive
scutellam (a. 1311, Inv. Clemente V), genov. tofania, lat. mediev. tephania
' piatto ' (a. 1295 a Roma), tiffania (a. 1389 a Roma), toffanea de Ugno
(a. 1388 a Bobbio, DEI V 3696), it. ant. tefanìa (XVII sec, voce aret.,
DEI V 3738), vengono riportati all'ar, t a y f u r i y a ' piatto cavo e pro-
fondo ' (D'Al-Calv, 364-65, Peli. l.c). Tale forma è registrata nei lessici
(dopo Dozy-Eng. 345 s,v. tafurea) solo in Dozy (Il 48^, come tayf u-
riyyah o tufùriyyah ' plat creux et profond ' accanto alla va-
riante, o forma primitiva, tayfur ' id, ' (ib.), 'grand vase creux et
profond' (Kazim. II 88^; tayfur ' discus ciborum, mensa' con t-,
Vocab. 75^^, 350, 474). ., .. j-^
La stretta affinità, anche semantica, tra il sic, tafara e il pm dittuso
tafaria giustifica certo il riferimento ad un'origine comune. Resta però
inspiegata la difformità della prima di queste voci dall'etimo indicato, né
sarebbe risolutivo per essa un richiamo a tayfur, che ha dato sp.
364
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
365
ataifor ' piato hondo ', ' mesa baja que usaban los musulmanes ' (DCEC I
311-12, DECK I 388).
Sicuramente il tipo lessicale dev'essere stato noto agli Arabi di Si-
cilia, se ad esso possono essere ricondotti i topp. Taffuro (Monte) 51 D 4
(cfr. STC 3862) e forse Tafaro 56 E 4 in Sicilia, Taferia (DTOC 339) in
Calabria; e se ad un nome di mestiere tayfurl {tayjUri in Caetani-
Gabrieli 226 citato come nisba di clientela), ar.-sic. 'alt at-tàfurì (si noti
-ay- > -a-) = àXric, tacpoùpri<; (Cusa 278, r. 7) corrispondono i cognomi
sic. e merid. Tafùri, in Liguria anche Taffurelli, Tafforelli, Taffarello (DCI
243-44), e Tàfaro, Taf aro, -a, cfr. a. 1189 Tajuri (CDBar Vili 206), a.
1294 Tafuro (CDLuc 34; altre testimonianze in Peli. I 234), a. 1269
Xwpàqjlov tpwu TatpoùpTi (Trincherà 454), con i topp. Tajuri e Tàfaradi (con
biz. -à5E<;: ' discendenti di Tafaro '; DTOC l.c.) in Calabria, Tafuri 38
F 3, 43 A 3 in Puglia.
Non esistono invece testimonianze regionali di un uso traslato della
stessa voce araba, che dal cat. lafurea ' especie de nave ' (1'' doc. -eya a.
1415) ha dato sp. taf urea ' embarcación muy planuda que se usò para el
transporte de caballos ' (DAc 1237; T doc. 2° quarto sec. XV), tafurea
para cavallos ' hippagium ' (Nebrija, DCEC, DECH ll.cc), fr. taforée
' barque à transporter des chevaux ' "^ e taforesse (FEW Le), it. ant. ta-
farese ' piccolo vascello per merci ' (XIV sec, DEI V 3696),
V. Introd. §§ 26, 43, 46, 57, 58.
260. Taliati.
1375
Barcellona
XV sec. in.
s.l.
Et pirò ki in Sicilia, comu vuy sapiti meglu di nuy, pari
ki hora di novo incomensanu grandi ri vulturi, multu beni
[esti] ki vi t a 1 a y a s s i V u et guardassevivu beni in cuy
vi putiti fidari (LettElArag 352).
Hai stata a taliari za et illà cum mala fantasia? (Reg-
Cost 170).
Il sic. taliari ' dirizzar la vista verso tale oggetto: guardare ' (Pasq,
V 175, Traina 1013), con taliata ' lo sguardare: veduta, occhiata, sguardo '
(ib.), a li talai, mettirisi a lì talai ' stare attento per osservare: stare alle
vedette ' (Pasq. I 72; cfr. V 174), tale ' interiezione ammirativa: pape,
cappati ', talellu ' id. ' (ib. V 174), talai ' sito acconcio da vedere e non es-
sere veduto ', ali talai ' attento per osservare, in luogo da poter osservare
e spiare: alle vedette ', talai talai ' attentamente ' (Traina 1012), pant.
talai ' luogo adatto a vedere, senza esser visti ' (Peli, I 277), cai. taliari
' vedere, scorgere ', ' spiare, osservare, guardare, scrutare ', talaja ' spia,
spionaggio ', ' agguato ' (NDDC 710), con i topp. Talaja, Talai (STC 3864,
DTOC 339), salent. talià ' osservare, guardare ' (VDS II 730), derivano
dall'ar. talàyi', pi. di tali'ah, ' anterior exercitus pars, pec.
exploratrix ', ' procubitores ' (Freytag III 65b), t a 1 à ' i ' pi. ' front row,
foremost rank, vanguard ', ' avant-garde ' (Wehr 661a; Peli, l.c, 141, 220),
La datazione delle nostre testimonianze, mentre corrobora l'opinione
(Peli. I 278) che non sia necessaria una mediazione dello sp. ant. atalaya
m. ' centinela diurno ', f. ' lugar donde estaba el atalaya ', ' eminencia o
torre desde donde se escubre al paìs ' (F doc, a. 1017, DCEC I 312,
DECH I 388), caratterizzato dall'agglutinazione dell'articolo arabo come
il porr, atalaia (1" doc. a. 1137, Mach. I 275), dà sostegno alla tesi (Am-
brosini 83) di una provenienza del tipo lessicale siciliano e meridionale dal
cat. ant. talaia, nelle accezioni di ' persona encarregada de vigilar mirant
de Uuny per prevenir un atac, per informar dels moviments de l'enemic,
etc. ' e ' accio de vigilar de lluny ', oltre che, in concordanza con i topp.
calabresi ricordati (cfr. gli iberici Atalaia, Atalaya, Vernet Ginés 565),
' torre des don es pot observar el camp, la mar, etc. ', talaiar o atalaiar
' mirar des d'un lloc alt per vigilar o veure de Uuny alguna cosa ', ' guardar
bestiar, vigilando ', ' mirar amb atenció o amb insistència ', ' mirar en ge-
neral' (AlcM X 106).
V. Introd. § 74; 33«.
261a. Tamburu.
1321-1337
Messina
261b. Tatnburellu.
1348
S, Martino
et eranu amunistati et acustumati di invadiri lu inimicu
putirusamenti con spissu et forti sona di nakati et di
tamburi (ValMax 88),
Sistrum stri,., tuba vel timpanum, et proprie quod dicitur
tamburellu vel nacchari (Senisio 133).
3"! A tal fine s'adoperava in Sicilia un'imbarcazione di altro nome (v. uxcrìum 281),
Il sic, tammuru o tammurinu ' tamburo ' (Traina 1013), cai, tambur-
ru tammurru '■ id. ', tamburru ' cassa di legno che protegge la macina del
mulino ' (NDDC 710), lue. tamm4r ' id. ' (Bigalke 16164), tammùrrs
' ammasso di pietre che racchiudono il parco delle pecore' (ib. 16165),
abruzz. tamorre e tamurelle ' cembalo ' (con sic, tammureddu s.v. tabUt
['] Fare 8515a), it, tamburo {V doc. XIV sec, DEI V 3708), gr. mod.
366
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Ta[ji,7coupXo (da it. sett., Andriotis 360), lat. mediev. tambor ' tympanum
bellicum ' (a. 1312, Du Gange Vili 26), tahur o thahur (a. 1191, ib. 10),
ant. fr. tambour, ant. prov. tanbor (FEW XIX 174-78), cat. tambor (1"
doc. Muntaner, AlcM X 126), sp. tambor (1" doc. atamor, Cid; atambor
a. 1251, DCEC IV 360-61), port. tambor {V doc. XIII sec. Mach, II
2045-46), derivano molto probabilmente da un incrocio del pers. tabir
' tamburo ' con l'ar. t u n b u r ' cithara, quae oblongiore collo, rotundo
ventre, fidibus aeneis, plectro pulsatur ' (Freytag III 74^), ' a long-
necked, stringed instrument resembling the mandolin ' (Wehr 661 a), isp.-
ar. tanbùr (DCEC Le).
V. Introd. § 35.
262. Tanda,
1495
Mazara
commissarii destinati per illustrem dominuni proregem huius
regni circa exationem prime tande regii donativi (not.
Polito 1 dicembre).
L'apparizione alquanto tarda del sic. tanda, tanna ' reggia, tassa, im-
posizione: taglia ' (Pasq. V 177, Traina 1014), cai. tanda ' rata, volta ',
sard. (campid.) 'quota, rata' (DES II 464), it. tanda ' tassa, rata' (V
doc. a.^ 1570; voce sic, DEI V 3710), fa pensare ad un prestito dallo sp.
tanda ' turno ' (P doc. a. 1414 ' cada una de las partes en que se va pa-
gando periodicamente una cantidad de dinero ', DCEC V 365-69), piutto-
sto che dal cat. tanda, al quale penserebbe Corominas (DCEC Le). Que-
sti, escludendo giustamente per motivi fonetici un'origine siciliana del ter-
mine (dal lat. tantum), dichiara incerto l'etimo del termine, prospet-
tando l'ipotesi di ar. t a n z i m ' arrangement, readjustement, reorganiza-
tion, reform ' (Wehr 1147è), isp.-ar. *tandem, *en.
V. Introd. §§ 34, 48.
263. Tangile,
1427
Palermo
cangile prò faciendo cubactam (Btesc-D'Angelo 148).
1438
Palermo
1441
Palermo
cangile (ib.). tangiria ij de ere (not. P. Gofiredo,
ASP ND, st. I, reg. 1076, 5 aprile).
tangile de ere [...], tangili j de ere (not. N. Aprea.
ASP ND, st. I, teg. 827, 27 settembre).
LESSICO
367
unum tangile stagnatum. Item unum aliud tangile
simile predicto, Item aliud tangile simile predicto.
Item ollam unam de ere mbeo. Item unum bacilem de
ere jalno magnum. Item duo bacilia de ere jalno. Item unum
sicleum de ere rubeo (Giuffrida Boti. 501).
1455
Palermo
Il sic. tancinu (Valledolmo) v. marìteddu (Traina 1157), cioè ' vaso
di metallo portatile in cui si mette brace per riscaldarsi le mani: calda-
nino, véggio ' (ib. 571), tancinu e tanginu ' scaldino in genere di rame '
(in parecchi centri, VSs) è stato ricondotto aU'ar. tàgino taygan
' padella, padella per friggere, piatto di terra ove si fanno cuocere le gaL
lette, casseruola' (Gioeni 276) o, in alternativa, all'ar. tangarah
' marmitta, pignatta, pentola, paiuolo, caldano, vaso di rame ' (D'Al.-Calv.
375-76), ' marmite ', ' casserole ', ' utensile de cuisine, sorte de pòelon '
(Dozy II 63è), ' (copper) casserole, saucepan, skiEet ' (Wehr 667fl).
Nessuna delle due voci è ritenuta propriamente araba, al pari dell'affine
t in gir ' vas in quo cibus habìs miscetur ' (Freytag III 74^); a questa
piìi decisamente ci indirizza la -z- tonica della voce siciliana, presumibil-
mente attribuibile anche alle forme medievali citate, nelle quali la -r- ori-
ginaria appare conservata o mutata in -/- per influsso di un sufEsso
romanzo (cfr. la coppia vattali j vattanu s.v. baptineum 30).
Dal ture, tencere 'pentola' (Ang. Da Smirne 815), che corri-
sponde al ricordato ar. tangarah, derivano gr. mod. 'zh'xt,tpr\c, ' id. '
(Andriotis 364), rum. tingire ' Kessel, Kochtopf ', bulg., serb. tendzera
' Pfanne ' (Lokotsch 2066).
V. Introd. §§ 20, 28, 37, 54.
264. Tatcha,
1158
Adernò
1171
Palermo
1398
Trapani
1419
Trapani
singule ipsarum monialium habeant quatuor stamine, due
pellicie, due guanelle [...], duo mantelli, quatuor facìola
[...], due gaiole, t arche singule (ASSO IX, 1912, 357-
58).
Hec autem singulis annis nobis [monialibus] necessaria,
videHcet unicuique nostrum staminee quatuor, pellicie due
[...], gaiole due, t arche singule, corrigie singule (Doc-
InNorm 130).
targa [...] de viUuto nigro (not. Castiglione 15 luglio).
par unum de cussinettis albis plenis penna prò uncis dua-
bus et t a r e h i s tribus (not. ScanateUo 23 ottobre).
368
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
369
O
2
S
i
3
Il sic. tarca ' velo nero una volta usato dalle donne nel capo in se-
gno di lutto ' (Pasq. V 180, Traina 1015), con 'ntarcari ' vestirsi lugu-
bre ', 'ntarcari una gìuvìna ' maritarla male, darle un tristo marito, affo-
gare una fanciuUa ' (Pasq. Ili 322), 'ntarcatu ' pieno di tristezza ' (Traina
633), risale all'ar. tarha 'lungo velo usato dalle donne', 'velo lungo
che discende sino ai piedi ' (Dozy Yètem. 254-62, Peli. I 181).
Dalla radice t a r a h a ' coniecit, proiecit, abiecit, reiecit, removit '
(Freytag III 46Z'), alla quale afierisce, oltre il termine suddetto, anche
né-rpa/oi; (184), Francesco Pasqualino (in Pasq. V 180) faceva derivare
pure il sic. tarchì « pinnae seu alae thynnorum. Quia ad esum non sunt
idoneae, ideo tamquam inutiles deseruntur, derelinquuntur: hinc hoc no-
men tarchì sortitae sunt, quia projiciuntur, ac deseruntur, quae significatio
est a supradicta taraca, derelinquere, deserere, dimittere ». La tesi è con-
vincente, anzi l'etimo può, con maggiore precisione, ravvisarsi nell'ar,
t a r h à , pi, di t a r ì h ' proiectus, abiectus, remotus ' (Freytag III Ala),
' jeté, renversé et gisant par terre ', ' jeté par terre, abandonné, negligé '
(Kazim. Il 67b, Dozy II 32^, Welu 650^), con -à {alif maqsùrah) sosti-
tuita daU'-2 pluralizzante siciliano.
Non si scorge invece un rapporto semantico che giustifichi la con-
nessione, supposta da Rohlfs (LGII 499-500), tra il sic. tarca ' velo ' e
bov. tdrka, regg. tàrkja ' luogo esposto al sole e riparato dai venti ', sic,
tarkjalòra ' epoca d'inverno in cui il sole si fa sentire di piii '.
V. Introd. S 29; 30«.
265. Tatgia.
1240
Salpe
de targìa ubi calcaria fieri facis prò reparandis muris
de lato factis qui sicut scripsisti prò maiori parte sunt passi
ruinam [,..] tuam diligentiam approbamus (HuiUard-Bré-
liolles V 869).
Usato forse già solo come toponimo nel passo citato, il termine, che
sussiste nei moderni Dérgia (C.) 56 D 5, (Villa) 56 E 5, 'a Tdrgia, 'a
Targetta, 'a Targitedda {STS 96), Targia « scala di la Targia, passo
stretto aperto ne' monti, che circondano il territorio di Palermo sopra la
Città di Monreale: Scala della Targia » (Pasq. V 181), cfr. a. 1408 feudum
Targie (BiblScript II 493), a. 1444 il cg. de Latargia (not. Miciletto 1 di-
cembre), deriva dall'ar. dargah 'scala, gradus, per quem ascenditur '
d a r a g a h ' id. ' (Freytag II 22^), cfr. malt. tar^a ' scalino, gradino '
(Barbera IV 1017, Busuttil 299), Con funzione geomorfica certo corri-
spondente a quella del sic. scala ' pendio molto ripido e talora terrazzato,
ovvero sentiero molto ripido e tortuoso che serve a superarlo (Giuffr.
35) il vocabolo arabo si trova ampiamente attestato nel « Rollo » (ctr.
Peli I 292); cfr. anche a. 1191 Habel edarge (nome di una terra, Doc-
InNorm 247), certo traslitterazione di ar. ìoabl ad-dargah ( h ab i arena
in longum extensa, instar funis terrae incumbentis ', Freytag I 337è).
Dallo stesso vocabolo arabo deriva lo sp. adarap ' diente de un edifi-
cio ' {V doc. a. 1633, DCEC I 35, DECK I 50), ' harpe, pietre d attente
qui sort d'un mur ' (Dozy-Eng. 41).
V. Introd. §§ 22, 28, 62, 63.
266. Tatgima.
ante 1312
Palermo
1312
Palermo
Et doane tar girne acquiruntur gr. ii, u tercia. Item
de quoHbet barrili de sardis sallitis percipit dieta doana
gr. ii, de quibus tercia pars acquiritur cabelle Tar girne
T a rTi m a .' T a r g i m a consistit in luribus et proven-
tibus subnotatis videlicet [...]. Item de Tonnina et sardis
sallitis que extrahuntur per terram recipit doana portarum
prò quolibet barrii].. . g. v, de quibus tercia pars debetur
cabeUe Tar girne supradicte. Item de Cori]s bovims et
pellibus yrcinis, que non emuntur in doana Camium pa-
normi et extrahuntur per mare debentur eidem cabeUe
Tar girne panormj... ana... Tarenj... il]... per Centena-
rium Tarenorum. Item de Centenario pellmm agnorum que
non emuntur in dieta doana Carnium et extrahuntur per
mare debentur eìdem cabelle Tar girne ana tarenuni ].
per Centenarium pellium et per Centenarium peUmm Cu-
niculorum ana... g. v, Item de Tomiina, sardis sallitis ace-
to, et lumijs saUitis, que extrahuntur per mare debentul
eidem doane ana... g. i.... prò quolibet barrdj. Item de
Cordis de lummarijs, scopis, et Costis, que deferuntur a
liparo vel aliunde de Sicilia debentur eidem doane rar-
gime ana Tarenj... v... per Centenarium tarenorum Item
de pennis aptatis ut potè penms vari]s alfanectis, et aiis
pennis ad cohopertoria seu Robbas mfoderatas recipit doa-
na Carnium ana tarenos... v... prò q^^l^bet Centenario ta-
renorum de quibus tercia pars debetur cabelle T a r g i m e
supradicte. Item de omnibus predictis ^J^'^\°^''^,l^^
mare deferuntur a partibus extra Regnum de quibus doana
maris recipit ana.. "^ Tarenos... x per Cefenarium tare-
norum de quibus tercia pars debetur cabelle Tar girne
supradicte (Pollaci 325-26).
Quaternus continens cabellas et iura felicis urbis Panormi
[ 1, amputatis et deleris de cabellis ipsis, cabeUis i-acha-
dine [.„], tar girne, cabelk fìlecti, chae cuctonis (La
Mantia 1-2).
•^"^^ ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
r^t^^- ex computis factis cabeUotis ipsarum cabellamm et iurium
Catama videlicet Rahadin Rahabe, dohane carnium, dohani casd
Tmctorie, dohane porcorum [...], cabelle fumi, cabeUe
\tL^^^^' '^^^^^^ saponis, cabelle auripeUium (BPI
loS),
Appare chiaro daUe testimonianze come la « gabella della targima »
soppressa con la riforma generale del 1312, si fosse ridotta già prima da
T.T " K lf T ^"'^' if'''''^ ''''' ^ °^^SÌne, in quota aggiuntiva
di altre gabelle. Vano sarebbe pertanto un tentativo di dedurre l'ogRetto
di essa daUa natura delle merci elencate, arbitrario un riferimento parti-
colare a cuoi e pelH per ipotizzare un'origine araba di targima « forse da
darakao darka che vale ' scutum ex corio confectum ', in ital. larga » ^
(PoUaci, p. C deU'Introduzione; G. La Mantia in ASS^ I 1935 21) De
cisiva è invece l'identità della voce siciliana e dell'ar. t a'r i i m'a h ' tra
rnf'^'V/fiw- ^ ^V^^' :^^èamah 'id.', 'l'emploi de drogman '
[Dozy 1 143b), translation ', mterpretation ' (Wehr lUb), daUa stessa
radice targama 'interpretatus fuit, de Hngua in linguam transferens
exposuit, exphcavit (Freytag 1 188^), a cui va collegato iurgimanms (278)
L ipotesi che la cahella targime concernesse l'opera deU'interprete trova
confortoneUa considerazione deU'utilità o necessità di tale mediazione tra
aUoglotti per lo scambio di mercanzie da esportare o importare, quali ap-
punto sono queUe menzionate nel più antico dei nostri documenti.
V. Introd. §§ 28, 41; 30«.
LESSICO
371
267. Tarila.
1338?
Messina
Item SI alcuna pirsuna fa vindiri carni di boy in li buchirii
di li iudei et eschali tachura et t a r i f a et moyra pir una
manu et vindasi in una putiga pir manu di unu ministrali,
?v^Tc^,i"^ "^^^^otu pir putiga una, sicundu esti lu iornu
{VJNb 60).
Inrapporto al contesto linguistico ed extralinguistico precedentemen-
te esammato (v. tachura 251), si può ben attribuire all'agg ..„•/. il signi-
JJozy (II m) ritiene di origine ebraica neU'accezione di ' la chair d'ani-
maux tués par des bouchers juifs ', mentre si trova regolarmente registrato
t a r 1 f recens acquisitus, de opibus ' (Freytag III 50b), ' curious, stran-
ge, odd ', ' novel, exquisite, singular ', t a r ì f a ' rare,, exquisite thing '
(Wehr 653<2), dalla radice tarafa ' novus fuit' (Freytag IH 50a).
V. Introd. §§ 43, 73; 30«, 79??.
268a. Tapiov.
1005
S. Nicola (Ca-
labria)
1031
Donnoso (Ca-
labria)
1050 circa
Reggio Calabria
1088-1089
Stilo (RC)
1095?
Palermo
1227
Gampoli (LE)
1251
Briatico (CZ)
1271
Badolato (CZ)
1272
Aieta (CS)
^"2 SuU'origine non araba deU'it. targa v. Pell. I 93.
1332
Palermo
1346
Corleone
Xpeio-o^apia Suo (Trincherà 13).
zie, xapia èvvéa- -va ^' tapi a [...] (Guillou Don-
noso 24).
T a p i V oc' (Guillou Brébion 163, r. 18); t a p l v Kv
(ib. 164, t. 30).
zie, xpuffou tapi a (3' (Guillou S. Giov. Ther. 45).
Tapina cpv' (Cusa 1).
-r a p i a %9\)ffo\J Séxa (Trincherà 530).
jcouTTéXXav jcal \xavx'i\Xkw\> lagt&v éxa-róv (ib. 531).
Sia Xpri(TLov tapaia Sexa-rcévue- ft-riva toO xpufftou
-rapata Sexait^virE, trcoo? i^UYicrtiéva ■xù.tioc, àvaXèl-
PaiiEV xaì, èffxif)5«aP'SV xafepa xmaà (ib. 479).
èXàpa^sv [.,.] ffiv •npoSiQXo&'ifia-av 'rewffé'ci'ca nra-
p a i w V , (he, àvcoTépu ■i^pTfivtai,, crdba Steaia xal àvik-
XtYKT], kv Sixaiw ffTadjiw (ib. 485).
nun sia nulla pirsuni ki diga rumpitì lu sigillu di la ta-
berna sub pena di tari quindichi. Item nun sia nulla pir-
suni tant'ausanti ki diga vindiri vinu ki nun sia scriptu a
la casa senza cumandamentu di lu cabillotu sub pena di
tari quindichi («BoU. » X, 1969, 413).
per una copa verde tari quatru [..,], per la fiesta S. li
monti tari unu et grani quindichi (TabSMBosc, doc.
274).
372
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1349
Catania
1367
Alcamo
1461
Messina
Dissi aviri a dari a ser Nicola di la Rocca tari vinti, Item
dissi aviti a dari a Bartuluchu tari septi et grani dechi.
Item disse aviri a dari a lohanni de Falcu tari setti et
grani dechi (VNS 50),
si controvenisse, et fosse trovato per li Xurteri, paga di pe-
na tari setti et grana dieci allo Baglio (CCMun 54).
per dui marzapani grandi per mectiri li bilanzi tari dui
et grana dechi (ASS' XXX, 1905, 524).
268b. Tarenus,
1127
Messina
prò tarenis centum (DocInNorm 17).
1145
Palermo
octingentos t a r e n o s in auro (ib. 53).
1285
Barcellona
1345
Catania
1373
s.l.
ad racionem quatuor tarenotum prò iure exiture et
duorum solidorum prò tarino (CDArag I 190),
ille qui vendit non tenetur nisi a tarenis decem infe-
rius set a tarenis undecim supra (VNS 37),
si eu su tinutu a lu fiscu a renditi t a r e n i x (SposVang
268c. Tarenata,
1274
Palermo
de ligno aloes prò thurizanda ipsa Ecclesia in predictis
tribus festivitatibus tatenatas ties ana t arena -
t a m unam prò qualibet festivitatum ipsarum habet {BPI
È opinione comune e ben fondata che proprio dalla Sicilia, dove il
termine era vivo ancora in tempi recenti come tari ' moneta siciliana d'ar-
geiito, che vale grani venti della nostra moneta, ed è un carlino Napolitano:
carlino ' (Pasq. V 181), 'moneta siciliana che valeva quarantadue cente-
simi: tari, tareno ', ' misura d'acqua pari a 4 dinari ' (Traina 1016), pro-
vengano cai. fari, tarinu ' tati, antica moneta d'argento del Regno delle
due Sicilie ' (KDDC 712), salent. tari ' id. ' (VDS III 1063), napol. tari
P Ascoli 662), it. tari (V doc. XIII sec. a Piacenza) e tareno (XIV sec),
lat. mediev. auri solidi tari quattuordecim (a. 931 ad Amalfi, CDAmalf
5), aurum de tari (a. 1266 a Venezia), tarenus (aa. 1120, 1167 a Bari,
LESSICO
373
DEI V 3721), anche tarinus (a. 1205 Annales Genuens., Du Gange Vili
32; cfr, Niermeyer 1014), cat, tari (pi. tarins, V doc. a, 1305 e Muntaner),
ant. prov. tarin (circa a. 1240), ant. fr. tarin (XIII sec), sp. tarìn [V doc.
a. 1511, DCEC IV 383).
La tesi di Amali (SMS II 524, nota 2), di una derivazione di tari
dall'ar. d a r a h ì m (in realtà però, come da altri precisato, d a r à h i m ) ,
pi. di d i r h a m , nome di una moneta araba risalente al gr. S p a x IA "fi ,
ha goduto a lungo di favore (cfr. DEI l.c), nonostante difficoltà non sol-
tanto fonetiche (v. Nallino, SMS Le); quella, assai più recente, di A.
Sambon, di un etimo gr. TETapTfipóv, con un dimin, *T;ETap-cinpt(ov), muti-
lato in TTQpi (pron. tiri) è ritenuta possibile, ma alquanto ipotetica da Co-
rominas (DCEC l.c), che preferisce dichiarare incerta l'origine del voca-
bolo. L'etimo corretto di questo è stato solo di recente individuato da due
studiosi, M. UUmann (in LGII 499) e S, M. Stern (in PeU. 1 108), nell'uso
vernacolare dell'agg. ar. tari ' fresco (di conio) ', cioè non ancora dimi-
nuito di peso per una circolazione prolungata, rispettivamente dai sintagmi
dìnàr tari ' dinaro fresco ' e rubà'ì tari ' quartiglio (quarto di dinaro)'™,
V, Introd. §§ 43, 53, 71, 72; '31«.
269a. Tarrasiatus.
1248
Palermo
1287
Palermo
1299
Erice
1309
Palermo
1311
Palermo
habeo in pignole [...] glimpam misemiam, villerium t ar-
ra s . , et chulchum virgatum ad aurum (Mortillaro 412).
suttanas quatuor tarrasiatas in manicis (not. De
Citella I 178).
suctane tres de lino nove tar rasiate. Item iuppe
due de lino albe t a r r a s i a t e sute ad ferrectum nove
(not, Maiorana 131),
casulam unam de seta rubea tamaziatam (TabPPal
101).
Cammisie quatuor t a r r a s i a t e feminine (Pollaci 24),
cioè non consumate né «tosate» (ffwa), Pf.'^^^J* ,, Y'T v ''
Swatco o-xa&EJiw) e 'complete (nel numero) (àvaMitri),
374
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1346
Palermo
1406
Messina
1435
Corleone
1542
tobalea ad listas sericas t a r r a s i a t a s una (Salomone
Marino 224).
tobaliam aliam tarasiatam (Gabotto 262).
plumacellos duos ysfilatos et tarrasiatos novos cum
ritichellis de serico viridi (net. De Pittacolis 19 gennaio).
uno paro di coxina plani t a r r a s i a t i di sita nigra a li
Palazzolo Acreide capi (Mauceri 186).
1417
Palermo
1457
Napoli
269b. Tattasiatof.
l^'^^ Mandamus et precipimus fidelitati tue quatenus magistro
Lucerà Wiccardo tappitario prò se, uno equo et uno scuterio et
duobus discipulis, magistro johanni t a r r a s i a t o r i prò
se, uxore et uno scuterio, magistro Greco tarrasiatorl
prò se et uno servitore et Abdalla servo nostro t a r t a s i a -
tori prò se tantum, expensas juxta assisam curie nostre
de pecunia que est per manum tuam et cetera necessaria
ad facienda servitia nostra [..,] de cetero debeas exhibere;
provisurus ut laborent continue (Huillard-Bréholles V 905).
I viceré confermano l'ufficio di taraggiatore dei
?nA^fl!^ ÌÌ9. ^^ 'Palermo, a favore dì Simone Branberio
(CDAIfM 226).
Item supplicano per parti di la dieta Cittati de Palermo
ad sua Maestà, che havendo la città predicta per antiqua
observantia, et consuetudine, che lu consulo de li drap-
peri de li panni cum lo so consiglio ponno eligire, et ordi-
nari misuraturi, et tar ragia turi de li panni, che in-
tranoin la Città predicta, per levari ogni fraude, che si
potissi fan, tanto a la Regia Curti, quanto a li mercanti,
et tali t a r r a g i a t u r i electi su confirmari per lu Pre-
ture, et Jurari [,..] (Testa I 417).
Il participio tarrasìatus, suUa cui sopravvivenza almeno fino al '500
le testimonianze non lasciano dubbi (manca poi nei lessici), deriva sicura-
7T^AV "'-^^ P'^'-^ tari.a, (II forma) ' figuris acu pictis
pw^ appellatis ornavit vestem ' (Freytag III 48^), ' btoder ' (Dozy II 35^),
brodet ornar de broderies ' (Kazim. II 70.), ' to embroider ' (Wehr
651é), cfr malt tarraz vergare, far le verghe o liste ai drappi o panni '
(BurtT29?) ' '^ '°''^' ' ^' '''''^'^' ^''^'^'^ ' ' ^^ e-brofdrd '
In quanto a tarrasiator, pur esso da Harrasiare, nuUa fa escludere
LESSICO
375
che nel brano dell'a. 1240, tratto da una lettera di Federico II inviata nella
Puglia stessa, equivalga all'ar. tarraz ' pannos seu vestes acu pietas
conficiens ' (Freytag Le), ar.-sic. at-tarràz = èXuapàS^ (Cusa 163fl; di qui il
cg. sic, T errasti ); mentre la posteriore variante tarragiattivì, con trattamento
ar. -Z- > -g(g)- non proprio siciliano, sembra alludere ad attività diversa,
piuttosto di funzionario che di artigiano^.
V .Introd. §§ 47, 74; 30«.
270a. Tatsanatus.
1147
Messina
1239
s.l.
locus in quo aedificatum est ipsum monasterium usque ad
nostrum Tarsanatum (Pirri 978).
prefatus ammiratus habeat et habere debeat [...] ìnutilia
correda [...] existencia in nostris tarsionatibus et
extra tarsionatus eosdem (Huillard-Bréholles V 582).
1240
Viterbo
1283
Messina
1284
Messina
1292
la Cuba (Ca-
talogna)
de tarsinabus facieudis in Messana scias nostre vo-
luntatis existere quod iuxta palatium nostrum fiant si vi-
deris quod in ipso loco commode possint esse [.,.]. De
tarsinabus autem Nicotere volumus et mandamus
[...] (ib. V 781).
mandamus, quatenus [...] de sepo usque ad cantaria sexa-
ginta, necessario prò vassellis curie nostre in tarsìa-
natu nostro messane sistentibus emere [...] studeatis
(RRS 469).
Item ponìt per quaternum eundem se solvisse certis cala-
fatis et personis, qui laboraverunt in regio tarsianatu
Messane [.,.] (CDArag I 550).
Bn. Porterii fidelis noster statuatur et ordinetur per vos prò
parte nostra in magistrum Tarcianatus nostre civi-
tatis Messane (ib. II 201)
3M II tipo lessicale arabo dovette cominciate a cedete abbastanza presto alla concorrenza
del lat, mediev. cimare 'levar la cima, e scemare U pelo al panno lano tarlandoglielo con le
fotbici-, cìmator 'tonsor pannorum', cimatura 'ars tondendi pannos (J>u Gange II 328
cfr a 1287 a Palermo accimator, not. De Citella I 67), acctmtores [...] prò emendts
lo bkis prò officio accimatorie (ib! 136), Infatti una ^P^^ P'^°babile contaminazione con ^^
mediev. «;«o.L, chnus^a 'margo panni. Mciatia, plica' «'"f^'''° ^.^^^ intrSó
Italis- (Du Gange II 329), dal tardo lat fmm^a ff°"t A%4^f i,„TÌo mre a 1^7 a
messo òer ornamento all'orlo inferiore del mantello" (DEI II 940), ha dato pure, a. 1^»/ a
Sml prò Tmlibet tunica accimanda (not. De Citella l 204), accanto a «toWiam
unm de c^piJTnchìmusatam de seta [...] tobalias alias octp »^*^'««^'''Xu U 1424 Co?
filum» (a. 1345, Catania, Giuffrida Cart. 37-38), <^chmum,n unam serici» (a. 1424, Cor-
leone, not. De Pittacolis 6 novembre).
376
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
377
1298
Palermo
1348
S. Martino
1434
Palermo
1443
Palermo
270b. Datsina.
1209
s.I.
Si loca un molendinum in plano S. Jacobi de maritima Pa-
normi justa tarsianatum Curie (net. De Citella II
13, Top. II 48).
Testrinum ni... fextrinum, a texo is, idest locus ubi naves
fabricantur, quod vulgo dicitur t a r s e n a (Senisio 133).
Textrinum... locus ubi naves fabricantur, qui dicitui tar-
sena (ib.).
planu di lu tarzana (Top. II 76, 99).
Bando che nessuna persona possa gettare mundicza ne altra
lordicza seu stercura in la vanella conjuncta cum lu t a r -
zana (ib. 53).
condonamus etiam vobis servitium lignaminum que in dar-
s i n a Mascali annuatim attrahere et conducere solebatis
(Huillard-BréhoUes I 913).
Attestato nell'età medievale nella forma latina tars(ì)anatus alquanto
più spesso di quanto non appaia dalla documentazione qui addotta e già
allora volgarizzato nella forma tarzanà (a. 1434), che tuttora sopravvive
a Palermo nel nome di ? tazza, Vìa, Vìcolo Tarzanà [Tìrzanà in De Gregorio
Gloss.2A?>), il sic. tarsana (Scobar, in Pasq. V 182), tìrczana (Id., ib, 212),
tìrzanà 'luogo dove si fabbricano i navilj, e ogni strumento da guerra: ar-
senale, navale', tirzanalì ' id. ' (ib. 215), tarsenà (Traina 1016), tìrzanà
(ib. 1034) deriva dall'ar. d a r - s i n à ' a ' Fabrik ', specialmente ' Waflfen-
fabrik ' e già anche nell'arabo ' Schifìsbauhaus ' (Lokotsch 495) o d a r
a s - s a n à ' a (Nallino, in SMS IH 908, nota 2, contro la forma d a t
a s -s a n ' a h addotta ivi da Amari).
Il composto arabo (lett. ' casa del lavoro ') ha raggiunto difEusione
internazionale, con allotropi costituitisi in centri diversi e caratteristica-
mente differenziati, benché in qualche caso interferenti, i quali appaiono
in Sicilia in aggiunta al precedente. Così il sic. arsenali ' arsenale, navale '
(Pasq. I 146), arsanalì, arsinalì (VS I 283), assanàrìu (ib, 298), cbe pare
non attestato in documenti medievali, si direbbe mutuato dall'it. arsenale
{arsanale, arzanale; arsenà, arsanà; r doc. arzanà Dante, DEI I 305), il
quale a sua volta, col fr. med. archenal, arsenaìl, arsinal (1" doc. XV sec,
FEW XIX 39), proviene da Venezia (P doc. ivi lat. mediev. arsana a.
1206, arsenatus a. 1272, arcenatus a. 1314; dial. venez. arsenà a. 1305,
DELI I 75-76); cfr. però ad Amalfi già neU'a. 1112 « de hanc terram Amalfi
at ipsa Arsenà» (CDAmalf 187), a. 1189 «de ipso arsenà de hac terra
Amalfi » (ib. 436), a. 1196 « ad ipsum Arsìna et prope arena maris » (ib.
458), a. 1099 « de ipsam apothecam da Larsena » (ib. 155). La perdita
della d- iniziale in questo tipo, spiegabile secondo il FEW (l.c.) attraverso
una discrezione della presunta preposizione di, può essere attribuita piìi
plausibilmente a deglutinazione del presunto articolo t(ò) in area bizantina
(Mach. I 258-59, Cortelazzo Arab. 96), cfr, gr. mod. Tapcravàt; (dal turco
per Andriotis 361), dial. àpatv&c, (Brighenti I 105).
Se la forma tarsena in Senisio va letta, com'è probabile, tarsenà,
l'allotropo darsina nella lettera fredericiana déll'a. 1209 resta, a quanto
pare, isolato nella documentazione medievale relativa alla Sicilia, mentre
torna più volte in missive dello stesso Federico II concernenti località
peninsulari ^°^ Pertanto anche il sic. dàrsìna (VS I 898), da cui, per in-
flusso di tarzanà, le varianti darsanà e darsena, sembra mutuato dall'it.
dàrsena (1" doc. XVII sec), che, con l'antiqu. darsenale (DEI II 1212),
med. fr. dar se (T doc. a. 1415), prov. mod. darso, fr. dar sin, si fa pro-
venire da Genova (T doc. ivi lat. mediev, darsena z. 1147, ant. genov.
darsena, FEW l.c. Peli. I 346), sebbene desti qualche dubbio su questa
precisa localizzazione del centro d'irradiazione la presenza di darsena in
un documento pisano deU'a. 1162 (Peli. II 424).
Ad altra variante a questa assai vicina, l'isp.-ar. dir as-sana',si
fan risalire sp. atarazana (1" doc. daragana o adar- a. 1277, ataracana a.
1340, anche atarazanal, DCEC I 313, DECH I 390), ant. cat. daragana
(a. 1230, darassana a. 1329, anche drassenal, darazenal, AlcM IV 19, 596),
drassana (a. 1245, DCEC l.c), teragana, tarasana, teressana (Steiger Aufm.
30-31), contro cat. dàrsena, darsa (dal fr. o dall'it., AlcM IV 24), port.
tercena (ant. taracena XIV sec, Mach, l.c),
Per il trattamento ar. d- > t- nelle forme iberiche, nell'ant. fr.
tarsenal (inizio XIII sec, FEW l.c), nel sic. tarzanà (v. sopra), cai, topp.
Tarzanà (STC 3874, DTOC 341), Tersanale (DTOC 343), napol. tàrcena
' darsena ' e tar cenale ' arsenale marittimo ', ' traversa che si dispone tra-
sversalmente sotto una tettoia a scopo di sostegno ' (D'Ascoli 662), cfr.
malt. tarznàr (Barbera IV 1019), anche tarzna (Busuttil 300), e, in docc.
angioini, tarsìanatus, us (a. 1269, DiplInCarl 5, 6; a. 1270, ib. 8), tarsìo-
305 Cfr. in due docc. di Città di CasteUo dell'a. 1240; « protontinos, comites et alios
officiales oportunos et aptos ad maris officia et tam vasellorum quam darsanarum custodiam
statuisti nec non per darsams quas per maritimam Apulie imperfectas invenisti, perfici facis
et perfectas cum exacta diligentia custodir! [...]; apud Brundisium scripsisti darsmas non
invenisse muratas » (Huillakd-Bréholles V 686); «de incidendis lignamimbus et defe-
rendis ad male, de faciendis quoque, reficiendis et custodiendis darsams per smgulas regiones
[ ] » (ib. 688). Ed ancora, in un doc. da Sarzana delI'a. 1239: «ordinasti [..,] m eisdem
locis tarsinas'v^o parte factas completi [...] ut vassella nostra m eis commode conserve-
rentui» (ib. 576).
I
378
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
natus (a. 1275, ib. 25), ant. it. tarcenale (a. 1452, DEI V 2719), ant, pis.
tersanaia (a. 1313-23, Cortelazza l.c), ant. lucch. ierzonaja (XIV sec, Peli.
Il 424), c£r. a. 1187 iarsana in un doc. veneziano dalla Sicilia (Cortekzzo
l.c), è stata giudicata inverosimile una mediazione del ture, tarsàne (D'Al.-
Calv. 382-83, DEI Lc.)^*^, fra l'altro non conciliabile con l'alta datazione
dataci dai documenti siciliani; né del fenomeno, così variamente esteso, è
ammissibile individuare una spiegazione unitaria in una « dissìmilatorische
Entsonorisierung » (Steiger Le).
Piuttosto, se si tien conto dell'uguaglianza di accento (alle diverse po-
sizioni del quale non si è finora rivolta la meritata attenzione) nel sic.
tarzanà, Tallotropo più antico in una zona per la quale è superfluo sotto-
lineare l'incidenza dell'influsso bizantino, e nel venez. arsene, collegabile,
come si diceva sopra, col gr. mod. Tapcravai;, c'è da presumere per queste
forme e per i loro derivati in -atus, -de, ecc., variamente dislocati, una
mediazione degli ambienti bizantini del Mediterraneo orientale, dal quale a
ragione il FEW (l.c.) preferisce far venire direttamente, piuttosto che dal-
l'Italia, l'ant. fr. tarsenal (nelle Assise di Gerusalemme) e le affini va-
rianti galloromanze.
V. Introd, § 40,
271. Tayata.
1434
Corleone
instituit et fecit suam heredem particularem [...] in qua-
dam tayara persone diete testatricis (not. De Pittacolis
13 gennaio).
Nell'incertezza sulla natura dell'oggetto personale qui indicato, si
può solo avanzare l'ipotesi di un rapporto con l'ar. t a y a r ' arrangement,
ornement, parure ' (Dozy II 19b).
V. Introd. § 46; 30«.
272. Tayu.
1352-1388
S. Martino
1354
s.l.
donanu [...] tayu per aura (LVV 91); cridinu essiti di
unu gentili fangu oi tayu (ib. 104); comu lu porcu ki
si dilecta plui in lu fangu oi tayu (ib. 205).
in terra sì si gettanu a lu tayu a ccultruni (PoesSic I
25).
^ Si veda l'ottima trattazione di B. E. ViDOS, Storia delle parole marinaresche italiane
passate al francese. Firenze, 1939, particolarmente pp. 198-206, Cfr. anche DCEC IV 927.
LESSICO
379
1420
Palermo
1491
Palermo
Casa ad t a y u m abbucatam de calchina intus et extra,
cum cantoneriis taglatis (Bresc Jard. 83, nota 6),
promettino ex nunc in antea non agravari dieta iudeca et
soy iudei di qualsivogla angaria personali et pecuniarii, et
premaxìme di sonari campani, annectari tayu di li strati
(ASS^ I, 1876, 461).
Per il sic. tajtt ' terra o creta inumidita per farne muro, e si dice an-
che dello stesso muro fatto di simil materiale: luto ' (Pasq. V 173), con
infayarisi '■ vide allimarrari: oblimo ' (Scobar, in Trapani 337), taju ' loto,
terra umidita: luto ' (Traina 1012), tàiu ' fango, terreno fangoso, loto,
creta ' (GiufEr. 68), cai. iaju ' fango, terreno fangoso, mota, creta ', ' poz-
zanghera ' (NDDC 709-10), gli etimi arabi tàbiyah (Amari, SMS II
152, nota 1; Trapani l.c), da cui in eSetti deriva il sic. tabbia (253), e
t à ' ah ' fango, loto tenue ' (D'Al.-Calv. 369, De Gregorio Contr. 749)
sono inaccettabili per motivi fonetici. Parimenti l'etimo ar. tln 'fango '
(Trapani, Le, nota 1; Bresc Jard. 81) o una sua variante tayn, cfr.
malt. tayn ' fango, loto ' (Barbera IV 1009, Busuttil 294) è ritenuto im-
possibile da Wagner iyoc. 163; forti dubbi anche in Peli. I 277) perché
rimarrebbe inspiegata la scomparsa della -n originaria; lo stesso studioso
considera anche altamente inverosimile l'ipotesi di un incrocio (Pagliaro
Asp. 364) della voce araba con l'ant. fr. tal ' fango '.
In verità l'ar, tln ' lutum ' (Freytag III Mb) o tayn mantiene
assai bene la consonante finale nei suoi riflessi toponomastici: cfr. Dittamo
(Fiume) 56 A 1-2, B 3-4, da wàdi at-tin ' fiume del fango ' (v. nota
227); Canicattini 56 D 4, da |) a n d a q a t - 1 ì n ' vallone del fango '
(v. xavSctxiov 136), cfr. forse Hayndictayn (a. 1124, Pirri 525); a. 1184
[xapcri-rouXov (Trincherà 287, Cusa 123), da correggere sicuramente, in
base all'originale, in papcrrav (Salinas, in ASS^ IX, 1884, 77-78), a. 1186
[xapcnTiràivov (Cusa 671), a. 1299 Marsardinum (ASS^ XIV, 1889, 170,
nota 1) o Marsadinum (ib. XLIII, 1921, 265, nota 13) < m a r s a a t - 1 ! n
'porto del fango' (Peli. I 313), cioè l'attuale Mondello (v. mondellus
191), presso Palermo, cfr. a. 1245 una concessione di terreno «in teni-
mento Panormi », confinante «cum via publica per quam itur ad mare
tayn » (Contr. 313, Top. II 6).
Non incontra invece difficoltà alcuna la tesi (Avolio 65, Gioeni 276,
REW 8531), di un etimo ant, fr. tai 'fango', che del resto continua
a riscuotere ampi consensi (cfr. DEI V 3701, Jost 27, NDDC l.c, SVS
101).
V. Introd. §§ 7, 38, 43; 221n.
380
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
273. Terida.
1282 _
Catania
1284
Messina
super reparacione teridarum et aliorum vassellomm
Curie nostre existencium in portu Civitatis messane (RRS
193).
delatas ab Heraclea in Messanam cum qiiadam terida
Curie [...] frumenti salmas trecentas quatuordecim (CDArag
I 547)'.
1285 marinariis et servicialibus dictarum navis et t aride (ib,
Colle de Panissars 161); mictat nobis incontinenti duodecim taridas et
triginta galeas armatas de armata Sicilie, quas necessarias
habemus prò expugnanda et iiivadenda armata regis Francie
(ib. 163).
1286
Palermo
1293
Barcellona
NuUus Comes, Baro, vel alius in eodem Regno ad facien-
dum propriis sumptibus t e r i d a s vel aliqua alia vasella
de caetero compellatur (Testa I 20).
cum [...] fuisset statutus et ordinatus per Curiam in sub-
portulanum seu custodem portus terre Lentini, et ipso m
dicto oiHcio existente fuerit honerata in portu ipso m trau-
dem Curie nostre quedam ter ita [...] (ActSicArag I
20).
Attestato fin dal 1210 a Geflova (Peli. I 92, 363) d lat mediev.
tarida è frequente in numerose varianti (Du Gange Vili 33, Niermeyer
1014), delle quali terida sarebbe propria (DCEC IV 382) del catalano
orientale, Il termine si trova anche in documenti riferentisi ali Italia me-
ridionale; cfr, a. 1239 (da Sarzana) « ordinasti ut tende tres etvarketta
una in Gaieta, teride tres in Neapoli, teride tres et varketta una in Castro
Mari [ .] fierent» (Huillard-BréhoUes V 576), a. 1269 (da Lucerà)
« Galeas Teridas sagectias Galìones varkettas et uxeria omnia Curie no-
stre » (DiplInCarl 5), a. 1278 (Brindisi) tareda (VDS III 1063). Del resto
questo tipo d'imbarcazione, di forma piatta, rimorchiata da una galera,
adibita al trasporto di truppe, cavalli e materiali, fu noto m tutti i paesi
romanzi come it. tarida (DEI V 3721), terida (ib. 3759), terrata (ib. 3765),
trita (a. 1269 a Napoli, ib. 3907), ant. prov. tarida (XIII sec), ant h,
taride (l" doc. a. 1246, FEW XIX 184), ant. cat. tarida (XIII sec, AlcM
X 157), sp. tarida {V doc. a. 1260, DCEC l.c), ant. port. tarida [hokoi^ài
2036) anche gr, mediev. TapiSs<; ' naves contractae longitudinis ' (Du Can-
gè Gì. Gr. II 1533) e Tapina (XIII sec; Kahane, in « Byz.-Neugr. Jahr-
btìcher » XV, 108).
La datazione assai ravvicinata delle varie attestazioni non permette
LESSICO
381
di accertare se il termine, che deriva dall'ar, tarida ' vaisseau de tran-
sport ' (Dozy-Eng. 350) si sia irradiato solo dall'Italia, in particolare da
Genova (FEW l.c.) o anche dalla Catalogna (DCEC Le).
V. Introd. §§ 22, 52.
274. Tharcassius.
1124
s.L
1314-1337
Messina
caput Virginis venerandum in duabus scutellis quanta po-
tuerunt honorificentia condiderunt; artus vero reliquos ne
quovis indicio possint detegi, quos vulgo tharcassios
nominant, attulerunt [,..]. Arminiam usque perveniunt,
quo in loco diebus quatuor comraanentes, et tharcas-
sios, ubi sanctas occultaverunt reliquias, aptius compo-
nete disponentes, gravi terraemotu sunt repente perterritì
(Pini 526).
tali usanza tenimu li pulceUi di Tyria di purtari t a r e a s u
et arcu (Eneas 14); lu sicundu avirà umi t a r e a s u plinu
di sagicti et unu arcu (ib. 88); illu richippi da mi unu
tarcasu (ib. 149); cum sou arcu et tarcasu sì misi
in mezu li skeri (ib. 199).
1475
Catania
1511
Catania
li membri in dui t a r e a s i netti et puri | acconzaru li dui
spiritali frati (PoesSic II 18). Gislibertu in quistu tempu
volsi I li reliquii santi rivydiri: | xuti di li t a r e a s Ì , li
recolsi (ib. 20). Et da li t arcasi reverentymenti | lu
episcopu xiu li reliquii santi (ib. 33),
tri balestri di aczaru ben guarnuti cum loro paraturi et
t a r e a s i seu coccani plini di passaturi et saicti (TestPat
119).
Il sic. tarcaso ' hec pharetra tre' (Valla 81, Trapani 535), tarcassu
' guaina dove una volta si portavano le frecce: turcasso ' (Pasq. V 263),
Xou topxàffou, glossa sic, in caratteri greci (XIII-XV sec.?, Melazzo 90),
cfr. il top. cai. Torcasio e il cg. Turcasio (DTOC 346), corrisponde all'ar.
tarkৠ(a sua volta dal pers. tirkaS, Lokotsch 2081), come l't.
turcasso (con influsso paretimologico di Turco; turcascio XIII sec, DEI
V 3932), sard. straccasciu ' astuccio della cornamusa ' (ih.), ant. fr. tarchats
(circa a, 1170), tarquais (XIII sec), h, carquaìs (1*^ doc. inizio XIII sec),
ant. prov, carcais (FEW XIX 184-85), cfr. ant. it. carcassa (XIV sec, DEI
I 758), cat. carcaix (T doc, a, 1330), sp. carcaj (1" doc. carcax XIII sec,
DCEC I 674-75), port. carcàs (Mach. I 506).
Rimane ancora incerto se e in quale zona le lingue romanze siano
382
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
383
debitrici del termine persiano alla mediazione dell'arabo, nel quale le pri-
me attestazioni di esso non sono anteriori al sec. XIV, se il vocabolo sia
stato mutuato dai Crociati nel francese direttamente dal persiano (FEW
Le), o se infine vi sia stato un tramite del bizantino (DCEC le), delle cui
forme i;apxàiTt,ov, Tapxàcriov (Du Gange Gì. Gr. II 1534) non si conosce
una datazione sicura. Appunto ad un tramite siffatto, almeno per il sici-
liano, indurrebbe a pensare la data della prima attestazione (la più antica
in assoluto) e il contesto nel quale essa si inserisce ^.
V. Introd. §§ 39, 41, 52, 69.
275. Trabacca.
1561
Palermo
1598
Palermo
una trabacca vechia [...], una lictera di trabacca
vechia dorata (ASS' XXI, 1896, 381); una trabacca di
nuchi fornita (ib. 388).
una t r a b a e e h a di noce torniata, dorata in parte, con
sol fornimenti con due ordine et quattro pomi indorati de
oro lavorati in vasi (Salomone Marino 237).
Del sic. trabacca ' specie di padiglione ' (Pasq. V 224), trabbacca
' spezie di padiglione o tenda ' (Traina 1038), iavarca (nel Messinese)
' sponsa di lettu, l'estremità d'intorno al letto: sponda del letto ' (Traina
959, 1018), col top. i Trabacchi (STS 98), cai. tavarca, trab(b)acca, tra-
barca, travacca, travarca ' lettiera di ferro, spalliera di letto ' (NDDC 714)
anche cavarca ' id. ' (ib. 151), salent. trabacca ' baldacchino del letto '
(XIV sec. ' tutto il letto col padiglione ', VDS II 754), lue. trabàkk 'la
lettiera di ferro ' (a. 1708, ora disus., Bigalke 16532), travékk ' id. ' (ib.
16620), napol. trabacca, travacca 'trabacca, specie di padiglione', 'letto
di legno con cortine ' (D'Ascoli 674), tavarka ' alcova ' (AIS V 874 Cp,
punto 714), it. trabacca ' specie di padiglione o tenda da ripararvisi sotto
per difendersi dal sole o dalle intemperie ' (DEI V 3845), l'origine è ri-
masta a lungo incerta o spiegata in vari modi, per es. da incrocio del tardo
lat. (< germ.) trabum 'vela', 'tenda' con baracca (REW 8823a,
DEI l.c).
Un etimo ar. tabaqa 'tettoia', proposto da Avolio (STS l,c.) e
ripreso da De Gregorio {Contr. 749a), il quale però tende a scindere a
torto la voce siciliana da quella italiana, considerando questa un'alterazio-
ne di baracca, viene ripresentato da Pellegrini (II 549-59), con ampia
documentazione estesa ai vari dialetti italiani e con rigorosa argomenta-
zione, con cui si fa risalire allo stesso etimo anche l'it. trabaccolo; per la -r-
delle forme romanze lo studioso preferisce pensare ad un incrocio con
trabs-trabe, pur ammettendo che essa possa essere epentetica (l.c, no-
ta 30) ^°«.
V. Introd. §§ 63, 66; 22n, 87n.
276a. Tuminus.
1157?
Cefalù
1167
S. FiHppo (ME)
1189
S. Filippo (ME)
1238
Palermo
1273
Corleone
1284
Messina
1292
Barcellona
1299
Erice
ante 1312
Palermo
1372-1373
S, Martino
molendinarii nostrorum molendinorum Rocelle unum legi-
timum t ù m i n u m de duana prò molitura de cetero tan-
tum accipiant (DocInNorm 79).
Icrxiv 5è TÒ xwpc5!.(pi.ov èoù [itv a tq' (Cusa 420).
&ou[ji,évwv [.,.] (ib. 437).
àvTÌ, Twv Siio xwpacpeiwv tò kv "i^tJiiffi» pioSiou xaT;ào"n;opov
xat TTÒ iTEpov xa-ràcTTopov S' Sepiévwv (ib. 677),
Item de qualibet paricla bovum [promisit dare] de fru-
mento thuminos duodecim et ordei thuminos
quatuor (AssConsCorl 120).
frumenti salme mille viginti novem et thumini duo-
decim (CDArag I 548).
oiScium t u m e n i seu mensure terre Licate (CDArag II
191).
frumenti thuminos ceto generalis mensure (not. Maio-
tana 99).
Item de thumino de Ugno et omni opere laborato de
ligno qui deferuntur per terram per mercatores exteros de-
betur eidem doane decima (Pollaci 329).
la raxuni di lu t h u m m i n u di Girgenti (Giuffrida LC
162).
307 Scrive infatti Pieri a introduzione del testo dal quale essa è stata tratta: « Per haec
tempora [intorno al 1124] Constantinopoli sacrae reliquiae B. Agathae V. et M, Catanam
translatae sunt, de cujus sancti corporis in Siciliam reditu scripsit noster Mauritius [arcive-
scovo di Catania, motto nel 1143] opusculum; en iUud [..,]».
^ Un passaggio *tabacca > *tabarca {tavarca) con successiva metatesi in trabacca con-
corda con una tendenza dissimilatoria suUa cui larga applicazione in Sicilia e nell'Italia me-
ridionale V. Caracausi in « Boll. » XIV, 1980, 424-25.
Si
.*1
384
1376
Matsala
1382
Castronovo
1401 ■
Castronovo
1443
Palermo
1455
Trapani
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
unam psalmam frumenti t h u m i n o s decem (Carini Test.
342).
Quilibet molendinarius, cum vendiderit frumentum, debeat
ipsum mensurare cum rumino mercato per manus acca-
tapanorum (CCMun 261).
Item quod nuUus teneat t h u m i n u m , cum quo det vel
accipiat, si non sit mercatus merco Curie (ib. 147).
tumminos quattuor frumenti (not Traverso 14 no-
vembre).
peccium unum terrarum t u m m i n o r u ni novem (not,
Castiglione 14 ottobre),
LESSICO
385
' il tomolo, misura di capacità ' (ib. 16424), napol. tummulo ' misura di
grano, ecc.: tomolo ' (Andreoli 439), it. tómolo ' misura di capacità per
aridi in uso nell'Italia meridionale ' (T doc. XVI sec, DEI V 3816, con
testimonianze merid. a partire dal 1244 a Bari), sono riflessi dell'ar. t u m n
' ottava parte ', ' misura di capacità ' (Peli. I 148-49), il cui punto di par-
tenza è stato certo la Sicilia; cfr, malt. tomm ' tomolo, sorta di misura di
biade e legumi ' (Barbera IV 1092), anche ' a kind of square or land
measure ' (Busuttil 355).
Dalla stessa voce araba deriva lo sp. azumbre ' medida de liquidos
equivalente a la octava parte de una càntara ' (1^ doc. azunne a, 1155);
daU'ar. volg. t o m i n la forma sp. tomin ' medida equivalente a un octa-
vo de castellano ' (1^ doc. a. 1497, DCEC I 354, DECH I 440), passata
al fr. iomin (V doc. a. 1611, FEW XIX 189).
V. Introd. §§ 34, 42, 63, 71,
27 6b. Thuminata.
1299
Elice
1308
Palermo
1375
Palermo
1419
Trapani
t h u m i n a t s quinque seminabiles ad thuminum gene-
ralis mensure [,..]; eundo ad dictos thu minatos ter-
re (not. Maiorana 99).
petiolam unam terre vacue de t h u m i n a t i s ceto [,..];
predictam petiolam diete terre de t h u m i n a t a r u m
octo (Mortillaro 245).
t h u m i n a t a e sex terrarum (ib. 300).
vinea thumm ina t aru m trium (not. Scanatello 16
ottobre).
Il sic tùmminu ' misura degli aridi già abolita, pari a litri 17, 1, 93 ,
' misura di spazio, pari ad are 10, 91, 41 ' (Traina 1055), ' sorta di mi-
sura degli aridi, che è la sedicesima parte d'una salma, e per 1 orzo, e
l'avena ne è la ventesima: tomolo ', * sorta di misura di terre, e vale la
sedicesima parte d'una salma ' (Mort, 897), con tumminata ' quanto cape
di grano, orzo, e simili, la misura da noi detta tummlnu', tummmm
' vendere i cereali a misura quasi a un tomolo per volta * (ib.), cai. tùm-
minu, tùmmulu, tùmanu, téminu, itimins ' tomolo, antica misura per ari-
di ', tumirm ' bigoncia per trasportare l'uva ', tum(tn)mata, tumanata, tu-
munata, tumulata ' misura agraria (circa 33 are) ' (ISEDDC 735), bov.
%-iìmeno, tùmeno * tomolo ' (LGII 181), salent. témminu, tùmmeno, tu-^
mano *• id. ' (VDS II 774), lue. tùmmah ' misura di volume per grano '
(Bigalke 17161), tùm(m)9ns ' misura agraria locale ' (ib. 17162), tìsmatis
277. *Tui;t»ita,
1455
Palermo
1472?
Palermo
turbica o. vjjj subtili (Giuffrida BotL 488).
tumbittu 0, jjj 1/2, tr, j. (ib. 496),
Il sic. turbif ' sorta di radice in uso medicinale: turbit, turpethum,
et turbith Off. ' (Pasq, V 263), con itaturbit ' sorta di lattovaro: dia-
turbit ' (ib. Il 22), tàrbit ' pianta la cui radice medicinale ha forza pur-
gativa: turbitti ' (Traina 1057), it. turbitti ' pianta delle convolvulacee,
lat. scient. convolvolus turpethum L., la cui radice è purgativa ' (T doc.
a, 1544, DEI V 3931), anche turpéto (ib. 3935), dall'ar. turbad,
t u r b a d ' radicis Indicae purgantis nomen, vulgo turbid ' (Freytag I
188<J, turbid Steiger Contrìb. 135); è termine di uso internazionale
(Lokotsch 2110).
V. Introd. §§ 8, 19, 20, 22, 24, 41, 52.
278. Turgimannus.
1443
Trapani
1444
Palermo
Merdoch Issachitanus [...] eius interpres et turgiman-
nus (not. Milo, cit, in Trasselli Ebrei 377).
XiUten lacca, giudeo ài ?alermo, è in utraque lingua ara-
bica et latina peritu turchimannu (Bresc-Goitein 905.
nota 2).
386
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Il sic. turcimannu ' interptete, quegli che parla, o risponde in vece
di colui, che non intende il linguaggio ' (Pasq. V 264) deriva dall'ar.
targa man, turgumàn, targamàn ' interpres linguae ' (Frey-
tag I 188^), turgumàn ' translator, interpreter ' (Wehr I12b), dal-
la stessa radice t argani a da cui deriva targìma (266). Esso corrispon-
de all'it. turcimanno ' interprete ' (1" doc. XIV sec, DEI V 3932-33), sard.
(antiqu.) turóimannu ' id. ' (DES II 535), lat. mediev. turchemannus (Du
Gange Vili 211), a Pisa a. 1234 trucimanis (Peli. II 434), in Liguria a.
1236 torcimanus (ib. 359), a Venezia a. 1217? (dal Cairo) turcimannus
(Cortelazzo Arab. 97), fr, trucheman (P doc. fine XIV sec), ant, ptov.
trocheman (XV sec, FEW XIX 182), sp. truchimàn (dal £r.; ma T doc.
tmjamàn circa a. 1300, DCEC IV 616), port. turgimao (T doc. XIV sec,
Mach. II 2126), gr. mediev. 'ci;ou(p)T;i;o\Jij,àvoi; (Kriaràs V 204), cfr. in Si-
cilia (a. 1103, Cusa 554) -xomXiòXixoc, ToupYou[xévTi<;.
In concorrenza coi riflessi del termine giunto direttamente dai paesi
arabi con le Crociate (FEW Le.) o per via commerciale, hanno avuto am-
pia diffusione in Europa (cfr. Lokotsch 2033) quelli mediati dal gr. mediev.
Spayo^tiavoi; (DCEC l,c.) o SpaYou[j,àvo^ (dal veneto, secondo Kriaràs l.c),
gr. mod. id. (Andriotis 85).
V. Introd. §§ 28, 41, 56.
279a, Ucuda,
1279
Palermo
hucudas duas de seta rubea (DotCostEbd).
1287
Palermo
1299
Palermo
1332
Palermo
1344
Palermo
ciprisium unum de attebi cum listis aureis, hucudas
duas, glimpas duas (net. De Citella I 178).
coronam unam cum listis sericis, suttanas quatuor, dublet-
tum unum, [...] glipam unam corbinam cum listis aureìb.
et hucudam unam rubeam cum lisds aureis (ib. Il 152).
ucudam de cuculio cum listis de auro (Lanza di Scale*
279, nota 351).
h u d i t a m unam (net. De Bononia 9 aprile).
1402
Corleone
1403
Corleone
legavit sorori Philippe eius sorori, moniali monasterii Sancte
Marie Magdalene, udicam unam (not. De Pittacolis 31
gennaio).
legavit pisiam unam lini et udicam unam (ib. 5 ot-
tobre).
LESSICO
387
1416
Corleone
1434
Corleone
uditam unam novam (ib. 23 settembre); udicam
unam usitatam (ib. 25 novembre).
legavit Divicie mulieri eius sorori udicam unam (ib. 4
novembre).
27 9b. UdicWIIatus.
1461
Polizzi
tobalias quatuor de facie duas udichillatas et duas
cum Ustis factis (TabMonPoI 407).
Il termine ormai scomparso, che indicava, in concorrenza con cingulum
e zona, la ' cintura ' femminile ^''', deriverebbe, secondo Starrabba (ASS^
XIII, 1888, 79, nota 1), dalla radice ar. -wakada ' adstrinxit nodum,
ephippium ' (Freytag IV 499a), ' serrer, nouer (un iioeud, en serrant des
courroies ' (Kazim. Il 1595^), cfr. w i k a d ' lorum, quo quid constrin-
gitur; funis, quo ligatur vacca, dum mulgetur ' (Freytag l.c), w . k a d
' corde avec laquelle on atache une bète de somme ' (Kazim. II 1596a).
Non appare tuttavia meno probabile, anche in considerazione delle
varianti con h- iniziale (cfr. Introd. § 50), una derivazione, suggerita da
Bresc, dall'ar, 'uqdah ' nodus ' (Freytag III 192; per altra accezione
V. nota 318), id. 'la pièce d'étofie qu'on attaché à una lance pour former
un drapeau ' (Dozy II 150b), cfr. ' a q q à d ' fabricant et marchand de
cordons de soie ' (ib. 15 1«).
V. Introd. §§ 20, 45, 65, 74; 30«, 123n.
280. Usfam.
1472? u s f a r u gr. jj (Giuffrida Boti. 495); sìmenza di u s f a r u
Palermo gr, j (ib. 496).
Il sic. usfaru ' erba che fa il suo fiore simile al zafferano, ma di men
valore, e piiì quantità; cartamu ' (Pasq. V 361, Traina 1067), ùsfaru,
ùrfaru (DEI V 3963), anche (Modica) ùsciam, ùscìuru (Alessio Problemi
5), ant. it. asflore, ecc. (Peli. I 118), deriva dall'ar. 'usfur ' Cnicus
3« Cfr, a Palermo a. 1320 « cingulum unum de argento supta cinctum Rubeum cum
murdentj et buctula et passaturj et numbrectis et Ruseflis kxxj » (Pollaci 232), a. 1321
«cingulum unum de argento smaltato cum cinto Rubeo. Item Cingulum unum aliud de
argento super cincto celestino serico sine mordente » (ib. 287), a. 1403 « zonunculam unam
de argento albo deorato cum smaltis argenteis » (Salomone Marino 225), a. 1475 « zonam
unam de argento cum chinto suo nigro et novem plactonibus, buccula et burdenti » (ib. 231);
a Napoli a, 1272 « quod nulla zona argentea dominarum cum cincto et argento excedat pon-
dus octo unciarum de marco (ConsPrivMess 134). .
388
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
herba, quae tingendo inservit, carthamus tinctorum ' (Freytag III 16S,a;
Peli. I 195, 279), a cui, indipendentemente, risalgono il cat. dasfor [V
doc. a. 1315, DECC I 136), sp. alazor (1" doc. Cancionero de Baem, DCEC
I 81, DECH I 111), port. alagor (Mach. I 131), forme che più propria-
mente, col it. safleur con influenza di safran e fleur (FEW XIX 197), ri-
montano ad una variante ar, ' a s f u r . ■
V. Introd. §§ 26, 50, 56.
281a. Uxerium-
1286
Messina
1294
Palermo
1326
Palermo
1418
Palermo
1426
Palermo
1451
Trapani
1453
Palermo
U X e r i a quoque necessaria in predicta dohana portus prò
transducendis et portandis equis mulis et alijs animalibus
de cathona in messanam et de messana in cathonam con-
strui et fieri mandamus instanter [...]. Si vero ob defectum
uxeriorum vel uxerij, que constructa non habe-
rentur cum uassellis alijs portari et transegi oportebit prò
transitu eorum racione dicti uxerij eo quod cum uas-
sellis alijs et non uxerio curie transuehuntur [...]
(ConsPrivMess 258-59).
barcas, usserios et calbarasios; de comuni in u i s -
serio (Btesc Vocab. 16).
u X e r i a , calbarasia et barcas (ib.).
xirium unum ad opus ponendi tunnos (ib.).
quandu lu xeri vinnirà a meczi catini (ib.).
dare [..,] uncias viginti pretii dicti xeri cum eis corre-
dis predictis (not. Forziano 15 gennaio).
scaglandusi supra lu xeri (Bresc l.c).
s.d.
Messina
De iure u x e r i i . Debetur per exteros prò transitu cuius-
libet bovis, vacce seu vituli [...] (La Mantia 54).
28 Ib. Xirata.
1426
Palermo
in una alchisa seu xirata (Bresc l.c).
1442
Palermo
omni xirata ki li catini di lu xeri sarannu meczu in
fundu (ib.).
LESSICO
389
Per il sic. uscèri ' nave grande da trasporto ' (Avolio 66), ' nome di
antica nave da trasporto (era una specie di tartana) ' (Gioeni 289), scieri
'barca di tonnarotti' (Traina Voc. 388), 'barca della tonnara che tiene
uno dei lati del corpo per ripararsi dal sole gli invitati ', (Milazzo) ' bar-
caccia grande, che porta da 400 quintali e piti di peso, col quale la ciurma
della tonnara entra a levare ed alzare la culica, per uccidere i tonni o altri
pesci che incontra' (Pitrè 93), 'speciali imbarcazioni per lo scarico del
tonno ' (VS I 373 s.v. bbalaia 13), ant. it. usciere ' nave da carico me-
dioevale ' (XIV sec, DEI V 3963), lat. mediev. huìsserium, usserius, ecc.
' hippegus, navis, qua equi transvehuntur ' {visers a. 1190, Du Gange
IV 260), uscerium, usicherìum, ecc. {usigerius a. 1190 a Genova, ib.
Vili 387), ussarìus (circa a. 1200, ib. 388), vysserium (ib. 397; cfr. anche
Niermeyer 1053), usserius (a. 1205 a Venezia, DEI Le), meria pi. (a.
1269 a Lucerà, DiplInCarl 5), usceria (a. 1270, ib. 7), cat. uixer, uixar
' nau que portava castell d'armes a proa i a popa i que servia principal-
mente per al transport de tropes i de cavalleria' (!"■ doc. uxar a. 1346,
AlcM X 594), una derivazione dell'ani, it. uìssier, usscher (Avolio l.c),
huissier (REW 6115, 2; Peli. Voci 146''°) pare meno probabile, vista la
data e la diffusione delle attestazioni italiane, di un etimo (Gioeni l.c,
D'Al.-Calv. 397, Bresc l.c) ar. 'usàri ' navium species, quibus ve-
huntur in flumine Nilo ' (Freytag HI 161è), ' sorte d'imbarcation en usa-
ge sur le Nil ' (Kazim. II 2Glb), ' batque, esquif, chaloup ' (Dozy II 130^);
cfr. a. 1181, in un doc. arabo da Pisa, al' mari (DAAFior 8 e 397, nota /).
Secondo Dozy (l.c.) la voce araba, oltre che nel Vocabulista e in Pedro de
Alcala e esquife de nave '), si trova spesso anche negli autori magrebini,
L'ant. sic. xhareri (a Palermo, aa. 1423-33), chareri (a. 1453), forse
antica denominazione di una camera della tonnara (Bresc Voc. 15),^ andrà
ricondotto allo stesso tipo lessicale; xirata è un « nomen actionis » in -ata,
per il cui significato {alchisa ' uccisione, mattanza ') va richiamata la defi-
nizione di scieri data da Pitrè (v. sopra).
V. Introd. §§ 39, 44, 53, 60, 71, 74.
282. Xakkari.
1372-1381
S. Martino
XV sec.
S. Martino
lesu Cristu dulchiza d'amuri | dulci signuri ka x a k i el
d'amur di li tei amanti (Giuffrida LC 165).
cor
sempri li sia inanti l'occhi la propria fragilitati, regordan-
dusi chi la canna xhaccata non si divi spezzati (Reg-
Cost 112-13).
310 Per un'apertura assai maggiore verso l'etimo arabo cfr. ib, 154, dove si pensa ad una
possibile connessione di sic. musciara 'l'imbarcazione più piccola utilizzata nella tonnara
con l'ar. 'uSarl (col prefisso mi- strumentale); v. musciam 197.
390
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
391
Una perfetta congruenza formale e semantica rende sicuri che il sic.
sciacca, xacca ' fenditura, fessura ' (Pasq. IV 388), con scìaccarì ' fendersi,
aprirsi, cominciare a crepolare: screpolare ' (ib.), sciaccazza ' lo stesso che
scìacca ' (ib. 389), sciacca anche ' piccole divisioni fatte negli orti per age-
volare la irrigazione, e la coltivazione: quadri ' (Traina 884), giacca ' fen-
ditura, fessura ', ' screpolatura ', ' formella, fossa rettangolare per pian-
tarvi un albero ', ' piccola aiuola ' (VS I 692), giaccari ' spaccare, fendere ',
' arare per la prima volta un terreno, rompere ', ' smuovere superficial-
mente col sarchio il terreno intorno alle piante ', intrans. ' spaccarsi, fen-
dersi ', ' incrinarsi, di vetro e sim. ', ' lacerarsi, di stoffe ' (ib.), giaccazza
' accr. e pegg. di giacca ', ' eufem. organo genitale della donna ' (ib. 693),
deriva dall'ar. s a q q ' fissura ' (Freytag II 437«), ' fissure, split ' (Wehr
560b; Peli. I 220, 273), anche saqqah ' crevasse ' (Dozy-Eng. 254),
cfr. malt. xaqq 'incisione, taglio, fenditura, fessura' (Barbera IV 1130),
' a crevice ', ' a slit ', ' a cleft ', ' a flaw ', ' a fissure ' (Busuttil 373), dalla
stessa radice s a q q a ' fidit, laceravit ' (Freytag II 436^), ' to split, cleave,
part, tear, rend, rip ' (Welir 560a) con cui è connessa la voce shucca (238).
Altrettanto certa può considerarsi la dipendenza dalla stessa radice
per i topp. ^" Sciacca 49 D 5, 49 F 1, 51 D 4, 54 A 4, cfr. per quest'ul-
timo, contro una proposta di etimo lat. e x - a q u a (Alessio, in ASS' III,
1936-37, 1-12), aUàqqah (in Edrisi e altri, BAS I 77, 198, 222; Peli. I
327; Amari-Dufour 48), nel « Rollo ' Uà 's-sàqqah (Cusa 237, r, 11) =
ad sciaccam (ib. 198, r. 23), a. 1154 Xacca (DocInNorm 263), a. 1171
territorium Xace (ACAgr 58), a. 1186 castellanus castelli sacce... xa-
o-TE^Xàvo!; o-àxxa^ (Cusa 670), a. 1321 saca (CDAlfM 71); ed ancora per
'a Sciacca, 'i Sciacchi, 'a Ciaccata (con etimo diverso, STS 83, Steiger
Contrìb. 261), a Pantelleria Sciaccazza (De Fiore 260), cfr. forse ant. pis.
Bxechin- (Peli. II 416),
Assai difficile è invece discriminare, sulla base di differenze semanti-
che alquanto esigue, i possibili riflessi dello stesso tipo lessicale arabo nei
dialetti dell'Italia meridionale da quelli, molto simili nell'aspetto fonetico,
che sono da trarre effettivamente — come da non pochi si fa anche per il
sic. sciaccari (REW 3343, SVS 37), accomunandolo con l'it. fiaccare ' in-
debolire, stancare ', ' rompere, fracassare, abbattere ' (DEI III 1629) —
da un etimo lat. ^fiaccare da flaccus ' fiacco '. Se il cai. Sciacca
è certo un toponimo di riporto dalla Sicilia (DTOC 312), un influsso arabo
appare sospettabile almeno in quelle voci meridionali che recano, fonda-
gli Per il valore geomorfico del temine cfr. Giuffr, 55: « sciaca [?]; nel masso della
Busambra (culmine del sollevamento della Sicilia Occid. o massiccio sicano) e nei suoi din-
torni, il nome indica una strettissima valle di frattura dovuta a lacerazione... Le varianti
[ciacca, ciaccazza nella Sicilia Orient.) hanno valore generico di spaccatura».
mentale o accessoria, l'accezione di ' fessura ' o di ' spaccare ' quali cai.
sciaccari ' fendere, spezzare, fiaccare ' (NDDC 628), xaccare, jaccare, ecc.
' spaccare ', ' arare per la prima volta ', xacca ' fessura, spaccatura ',
xaccazza, jaccazza ' fessura ' (ib. 345), xangazza ' spiraglio, fessura ' (ib,
346), Torre Jaccata e Xangazza topp. (DTOC 402), lue. yaccà ' spaccare,
spaccarsi ', ' screpolare (le mani) ' (Bigalke 5029), yakk ' lo spacco, la
fessura, la spaccatura ' (ib. 5027), napol. ciacca, setacea ' percuotere, ba-
stonare... ', ma ciaccarèlla ' organo genitale di bambina ' (D'Ascoli 167).
V, Introd. §§ 36, 39, 74; 30«.
283a. Xara ' sodaglia '.
1455
Trapani
1-467
Trapani
1470
Trapani
1476
Trapani
vineam [.,.] cum quodam petio xare
munte (not. Formica 18 dicembre).
ipsi vmee co-
tenimentum unum terrarum cum eius x a r i s (not. Gaudi-
no 3 gennaio).
locavit et affidavit [...] omnes terras xaras ipsìus Santo-
ri existentes in centrata anfudice, inclusas de iummariis et
disis (not. Girami 23 novembre); tradidit et assignavit [,..]
vineam unam plantam [...] cum tetris xaris et labo-
ratis diete vinee (ib. 15 dicembre).
promisit se obligando [...] facete saUiaas ducentas iummar-
rarum ad opus calcarle in xara (not. Castiglione 21 mar-
zo).
283b. Xara ' corrente di lava '
XV sec,
s.l.
1587
s.l.
cum celer cursu vinni a la Pidara, ] dundi gran dampni fichi
et multi mah, | ki casi et vigni cupersi di xara (Poes-
Sic I 42). Dumqua sti bucki — voglu diti ancora \ comu —
vomevan li x a r i ad mo' di pasta 1 di f ocu, tucti senza
alcuna mota (ib. 44).
avendo buttato foco Mongibello, venne la xara et co-
prio detto Monastero di S. Lio con la chiesa et clausura
(Ardizzone 386).
Nel sic. xara ' sciata ' (Scobar, in Pasq. V 375), sciara ' materia ìm-
petrita mandata fuori dalla bocca di Mongibello ' (ib.^IV 399), 'riparo di
pruni ecc. attorno un campo per chiuderlo: siepe ', ' lava ' (Traina 886),
con sciarata ' siepe fatta: siepaglia ' (ib.), ' terreno di macchia fitta ', ' siepe
viva, roveto ', ' terreno pietroso non coltivabile ', ' zona di lava ' (SVS 94),
.1
392
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ssciara « nella regione etnea, lava o corrente di lava: ssciara viva corrente
completamente priva di qualsiasi vegetazione... In altre località la voce
ssciara è usata nel senso di campo di arena: nelle Eolie; o di terra incolta,
ove crescono piante selvatiche: a S. Fratello; o di terra secca che pietrifica
non sgranando: a Ragusa; o di siepe, riparo di pruni: Enna, Bauc,
Mand. » (Giufir. 64-65), cai. jara ' sp. di ginestra ' (NDDC 332), potreb-
bero essere confluiti due distinti termini, per la cui origine si è però cer-
cata finora, in generale, una soluzione unica.
L'ar. s a ' r a ' ' hirsuta, de ove; inde herbosus, plantis abundans
locus arboribus obsitus, tectus... ' (Freytag II 427è), f. di a s' ar 'hir-
sutus ' (ib. 428a), anche s a ' r à ' bois, lieu piante d'arbres ', ' buisson,
hallier' (Dozy I 763«), ' scrub country' (Webr 553^), cfr. malt. xa'ra
' tratto di terra che nulla produce ', ' campagna infruttifera, deserto ', ' lan-
da, pianura ' (Barbera IV 1132), etimo proposto da Wagner {Arab. Wòrfer
657-60) per sciara nelle sue varie accezioni e già prima da Amari (SMS II
503, nota 4; cfr. De Gregorio Gloss. 245) in quella di ' lava impietrata ',
si adatta assai bene alle testimonianze raccolte qui sopra in a, che concor-
dano col cat. xara ' garriga, bosc d'arbusts o mates ' (l" doc. a. 1313, AlcM
X 911), sp. jam ' arbusto de la familia de las cistineas ' (T doc. metà del
sec. XIII ' bosquecillo, matorral, bosque ', DCEC II 1035, DECHÌII
492-93), port. xara (P doc. XVII sec. Mach. II 2185). La conservazione,
sia pure sporadica, del primitivo valore aggettivale nel vocabolo siciliano
{terre xare et laborate, a. 1470) induce a dubitare dell'affermazione di
Corominas (ll.cc), valida forse per il cai. jara, che esso provenga daUo
spagnuolo.
Per l'accezione di ' bosco ' nell'arabo di Sicilia cfr. sa'rà'... faràhh
(Cusa 605, r. 9, a. 1242) = neinus quod dicìtur farrase (ib. 603, r. 28).
11 toponimo, che non ha rapporto (ACAgr 126, nota 1) col cg. sic. Farad
<farag o farah (cfr. s.v. Burgium 42), corrisponde all'appellativo
ar. faràs, farasah ' pauca aqua ' (Freytag III 333^), faràs
' conche légère de boue fine qui sèche et se durcit à la surface du sol ',
f a r à s a h 'un peu d'eau qui couvre la surface du sol ' (Kazim. II 571a).
Pili ardua si presenta la questione per quel che concerne sciara ' lava
impietrata ' (v. testimonianze sotto b e cfr. xarae et lapides nigri presso
Catania, Fazello I 115). Va escluso un etimo ar. h a g a r ' roccia ' (Avolio
47, Giuffr. l.c), che avrebbe dato una forma alquanto diversa (cfr. chagira
12 e xaTJ^àpT)? 153); pure per l'aspetto fonetico, una connessione della
voce siciliana {Uro) con l'ancon. sciara ' lunga scia ', ' fiumana ' (Prati 882,
DEI V 3396) va respinta con Alessio (N^/oi^e postille 85), il quale distin-
gue sciara 'sodaglia' (da ar. sa'rà) da sciara 'lava' (da lat. fla-
grare). Sembrerebbe ovvio seguire Wagner (l.c.) nel riferimento, anche
per questa accezione, all'etimo sopra indicato, se non restasse da consi-
LESSICO
393
derare una nuova proposta di Pellegrini (I 275-76; più diffusamente « Boll. »
IX, 1965, 70-71). Alla segnalazione di una variante sciarra (Marinelli, in
« Riv. geogr. ital. » VI, X, 1899, 617) egli trova conferma nei topp,
Sciarra (Vallone della) 51 F 5, Sciarra Soprana e Sciarra Sottana 49 q 2 "^
e nei nomi di uccelli perciasciara / perciasciarra ' rallo acquatico ' (' f ora-
siepi ') e ' porciglione ', mierru niuru o di sciara / -di sciarra ' Menda
nigra L. '. Esclusa una contaminazione di sciara ' lava ', ' sterpaglia ' con
sciarra ' contesa ' (v. xarra 284) o uno scambio delie uscite -ara, -arra, lo
studioso pensa ad un incrocio tra l'ar, § a ' r à e l'ar. h a r r a ( h ) ' terra
seu regio petrosa; locus lapidibus nigris, exesis et quasi igne adustis con-
stans ' (Freytag I 360i&), ' pays rocailleux ', ' terrain couvert de pierres
noires comme si eUes étaient rongées et noircies par le feu ' (Kazim. I
4Qla), ' stony area, volcanic country, lava field ' (Wehr 194a). L'ipotesi
non incontra diflìcoltà fonetiche, dato che S è uno dei normali esiti si-
ciliani dell'ar. h.
Da sciara derivano i topp. Sciara 50 E 2, 50 F 6, (Rocca di) 50 F 3,
Sciara 51 F 5, Sciara Nuova 51 E 4, Sciara e Sciara di Guarite 56 B 2
(accento errato), Sciara di Scorciavacca 51 F 5, Sciare 49 D 2, Sciaritelle
(Masseria) 50 F 4, 'a Sciara, 'a Scìarotta, 'a Sciaredda, 'u Sciaruni =
Sciarone 51 F 3 (STS 88), cfr. Xara (a. 1176, Pirri 396), a. 1369 Sciara
lucenti feudo presso Catania (Ardizzone 268), in centrata xare (a. 1379,
(TabMonPol 238), jeuàum Xari (Barberi II 268), Xara (Amico I 614).
284a. Xarra.
1352-1388
S, Martino
XV sec.
S. Martino
Ma supra tutti peccati ki nui havimu izà nominati passa
lu peccatu di quilli ki per luru mala lingua suscitanu et
movinu li brighi oi sarri et li discordi! (LVV 78).
Di izà naxinu l'invidii, li x a r r i , li malditti, li supercha-
rii, li dissentioni e disordinationi (RegCost 114). Si hay
factu briga oy xarra iniusta (ib. 134). Si per fimmina
fachisti xarra et homicidiu (ib. 136).
312 Cfr. Scharri presso Forza d'Agro (a. 1117, Pirri 1039), Xarra presso Trapani (not.
MiciLETTo 29 settembre 1439). La prova ofierta da questi toponimi (il primo indicato da
Pellegrini ricade nella zona etnea) sarebbe più valida, se potesse escludersi un loro rapporto
con Sciarra 17 C 3, 25 E 3, Sciarri 36 D 3, riconducibili forse non all'ant. it, sciarra ' alterco,
rissa, scenata', che sarà l'arabismo siciliano (284 cit,), ma ad un omonimo deverbale di
ant. it. sciarrare ' dividere, scompigliare, sbaragliare ', teram. sciarra ' errare ', dal lat.
exerràre 'deviare, sbandare' (DEI V 3397 s.vv.). Rimane oscuro anche un rapporto
eventuale di essi con i topp. sic. Sciarro (Pizzo dello) 55 C 4, Sciarria 50 F 2 = Xiarria,
Xarria (Amico I 464, Fazello I 376).
394
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
395
284b. SaiTcra.
1298 Un tale vende una schiava significans et predicens primo
Palermo dictam servam fore ebriam, fugitivam, latronissam, nienti-
tricem, s a r r e r a m , lingutam, melanconicam (ASS^ XII
1887, 364).
Il sic. xana ' hec rixa xe ' (Valla 88), ' rixa ' (Scobar, in Pasq. V 375),
sciarra 'rissa, contesa' (ib. IV 391), 'contesa, zuffa: rissa, sciarra ',
' adiramento, lieve inimicizia, rottura, divisione, discordia ' (Traina 886),
con sciarreri - chi fa spesso rissa: rissoso ', sciarriarisi ' far rissa: rissare,
-arsi ', ■ pigliar corruccio: scorrucciarsi ', ' contrastare, quistionare: con-
tendere ', ' contrastare a parole: bisticciare, altercarsi ', sciarrinu (Modica)
V. sciarreri (ib.), scerra v. sciarra (ib. 881), ventu i sscerra ' vento di
scirocco ' (Giuffr. 33), pant. sciarra (Peli. I 272), deriva dall'ar. s a r r a (h)
' rissa, inimicizia, ostilità, collera ' (Peli. I 226 e l.c), cfr. malt. xarja
' brawl, squibble, quarrel ' (Busuttil 373).
Dalla Sicilia, dove ha dato i cgg. Sciarra, Scerra, Sciarrino, Scerrino
(DCI 228), cfr. il cg. de Xerrino (a. 1316, TabMonPol 53), l'arabi-
smo è passato nella Penisola, con cai. sciarra, scerra ' zuffa, rissa, lite ',
scerra '• delirio, sproposito ', ' rimprovero ', sciarreri ' attaccabrighe ', sciar-
fiarì ' litigare, far rissa ', sciarrinu ' rissoso ' (NDDC 630), Sciarra top. e
soprannome, Sciarrone e Sciarrotta cgg. (DTOC 313), Scerra cg. (ib. 311),
lue. sarra ' il rimprovero, il litigio ' (Bigalke 13145), sarrà ' sgridare, rim-
proverare ', 'litigare rissando, bisticciare' (ib. 13141), napol. sciarra
(D'Ascoli 559), it. ant. sciarra (1" doc. XIV sec, DEI V 3397). La men-
zione di un Francischus Xarra ianuensis (a. 1293, ActSicArag 27) fa pen-
sare che l'arabismo fosse noto anche a Genova,
V. Introd. S§ 37, 39, 71, 73; 30«.
285, Xattabba.
1549
Palermo
Xattabba di petra. Impirochì pir lo passato e stato so-
lito sempri in lo primo di Io misi di majo di onni anno li
patroni di carrozi portarj la xattabba di petra quando
a lo convento di S. Maria di li Angili et quando ad alcuny
altry ecclesij a li patrunj di li carrozy meglo ben visti Et
quisto per elemosina et loro devotionj Et pirchi la Excellen-
tia di la IH,""' Signura vicerregina havj fatto intendirj [...]
chi per quisto anno voly chi dieta xattabba si hagia
portarj pir li patrunj di li ditti carrozi in lo monasterio di
li Repentiti [,.,], si fa intendiri a tutti li patrunj di carrozzi
chi voglanu essiri contenti dieta xattabba di petra
[...] chi la diggìano portati [.,,] in lo dicto locu la quali
petra sarranno contentj quilla portar! di la pirrera di lì
Mocati grandi (Sampolo 343),
Il termine, connesso dal Cusa (Sampolo 307, nota 3) con la radice
araba che significa ' tagliare ', s a t a b a ' secuit, difììdit ' (Freytag II
A2lb), ' to cut into slices or strips ', (II forma) ' to make an incision, a
longitudinal cut, a slit, a slash ' (Webr 550«), è da lui inteso come desi-
gnazione della quantità di pietre, sezionate nella cava stessa, che si potesse
trasportare su un carro; qualcosa, dunque, come un ' taglio ' di pietre "^
V. Introd, § 43; 30??.
286. Xilka.
1419 Canne da zucchero vengono vendute a la tagla de xi mandri
Palermo e xilki di XV, a sei per colpu, armati xhuerri et salibi
(Bresc ]ard. 69 e nota 2).
1421 Due contadini si obbligano ad incidendum omnia piantimi-
Palermo na de callociis existentibus in trappeto dicti lohannis ad
rationem de tarenis xv ponderis generalis prò quolibet mi-
liari ad dechi per colpu, tagla di undichi mandra et y i 1 1 a
di quindichi mandata et aliata (TrasseUi Ebrei 380),
1424 Vendita di plantiminum de stirponis bonis et receptabilibus
Palermo et non scadatis 'miliare unum videlicet a tagla de undichi
et mandra et y i 1 e a di quindichi armati yurri et salibi,
a sey callozi per colpu, a dui cugluni per casella, incisa et
necta (ib,),
XV sec. Vendita di plantunorum de gididis bonis nectis et incisis et
Palermo non scadatis de plantunis gididarum ipsius venditoiis nunc
existencium a la allirta in centrata fabarie meliarium unum
ad tagla que dicitur de undichi armati, mandra et e h i 1 i e a
de quindecim et ad rationem de quinque carrociis per col-
pu (ih,).
Nell'estrema difficoltà di intendere termini relativi alla coltivazione
della cannamela scomparsi da gran tempo, la precisazione del numero di
3'3 Anche il nome della cava di pietra, lì Mocati, è ncondotto da Cusa (l.c.) al significato
di ' tagliare '; cfr. ar, q a 1 1 a ' secuit per latum... rem duram ' (Feeytag III 462i3),
m a q a 1 1 ' locus ubi quid secàtur ' (ib, 463fl) ; ma ancor meglio maqati' pi, di maqta'
' carrière,' le lieu d'oil l'on tire de la pierre ' (DoZY II 374fl), ' endroit méme où une chose
est coupée; d'où un morceau est énlevé, détaché ', ' carrières d'oii l'on tire le marbré '
(Kazim. Il lllh), dal verbo qata'a 'secuit, amputavit ' (Freytag III 465è).
396
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
15, i-egolarmente aggiunta al vocabolo, fa pensare che esso indichi il ' mazzo '
di canne e che risalga quindi ad una voce araba dalla radice h a 1 a q a
' ambivit, cinxit ', ' arctius torsit (funem) ' (Freytag I 418a), ' entourer,
ceindre ', ' serrer en tordant avec force (une corde) ' (Kazim. I 481a); con
la stessa radice sono connessi chalcu- (73), chulchum (90), Galka (124)
V. Introd. §§ 20, 63.
287. Xiloccu.
1373 Ka si una turri si interpunissi intra mi et lu munti, sicid
s- 1- da livanti mi levassi la vista di lu munti, da grecu, da
tramuntana, da xiloccu, da mezzuiornu, a cui in tali
situ fussi non liviria la vista né l'aspectu di lu munti (Spos-
Vang 253). ,
Per l'origine del sic. sciloccu ' vento caldo, che spira fra mezzodì e
levante ' (Traina 888), sciroccu' id. ' (ib. 889), it. scirocco, ant. it. scilocco,
sirocco, silocco (DEI V 3403), ant. prov. exdot, eissalot, ant. fr. siloc,
med. fr. scilocque (FEW XIX 172), cat. xaloc, da cui sp. jaloque, port.
xaroco (DCEC II 1029-30, DECH III 485-87), ecc. (cfr. Lokotsch 1856),
le opinioni oscillano tra ar. s a 1 ii q ' vento di sud-est ' (l'* doc. a. 1365)
e s u r ù q ' levata del sole ', termine, questo, connesso con s a r q
' Oriente ', s a r q i ' orientale ' (cfr. DCEC, DECH, FEW U.cc).
V. Introd. § 57.
288. *Xufti.
1419
Palermo
1424
Palermo
Canne da zucchero vengono vendute a la tagla de xi man-
dri et xUki di xv, a sei per colpu, armati x h u e r r i et
salibi (Bresc ]ard. 69 e nota 2).
Si vende plantiminum de stirponis bonis et receptabilibus
et non scadatis miliare unum videlicet a tagla de undichi
et mandra et yilca di quindichi armati y u r r i et salibi, a
sei callozi per colpu, a dui cugluni per casella, incisa et
necta (Trasselli Ebrei 380).
Come nel caso del precedente xilka, è qui possibile avanzare solo
un'ipotesi di rapporto con l'ar, s a r r , pi. s u r ù r ' tige de plantes ram-
pantes, comme cocombres, etc. ' (Dozy I 73 9«), dal verbo s a r r a , nella
accezione di ' siccandum exposuit soli aèrive ' (Freytag II 406è); sareb-
bero dunque designati con *xurri ì ' fusti ' delle cannamele (cfr. salib-
ile).
V. Introd, §§ 8, 39,
LESSICO
397
289. Zacharella.
1340
Palermo
1341
Palermo
nulla mulier [.,.] apportare praesumat coronas, aurifrixia,
et zachar alias auro contexta (De Vie 161).
nulla fimmina [..,] digia purtari curuna, frigi oy zacha-
r e 1 1 i di oru (VNS 34).
Incerta rimane ancora l'origine del sic. zagaredda ' tela di seta tes-
suta in modo che non passi la lunghezza d'una spanna, ma per lo più non
oltrepassa le quattro dita: nastro ' (Pasq. V 382), con zagariddaru ' faci-
tor di nastri, tessitore di nastri ' (ib.), zagaredda ' tessuto di cotone, di filo
o anco di seta, stretto e lungo: nastro, fettuccia ', ' quelle falde che leva
la pialla del legname: truccolo ', attaccari zagaredda ' attaccar barufia '
(Traina 1112), iagaredda (Traina Voc. 489), con i topp. Zagarella presso
Trabia, 'a Zagaredda (STS 92) e il cg. Zagarella (DCI 268-69), cai. iaìoa-
redda, iagaredda, ecc. ' fettuccia, nastro ' (NDDC 799), con i topp. Za-
carella (DTOC 376), Z'agarella (ib. 377; cfr. STC 4212), salent. iaga-
redda, zacaredda, iaharedda (VDS II 385), lue. tsayarélla ' i trucioli che
escono dalla pialla ' (Bigalke 16827), tsa(y)aról ' il nastro, la fettuccia ' (ib.
16828), tsakaréddd ' specie di trine ' (ib. 16830), abruzz. zacarèlle ' tru-
ciolo, nastro' (Fare 9594), ecc., it. zagarella (P doc. XIV sec, DEI V
4105) ^'\ lat, ta.&àì&v. zagarella (aa. 1333-36, Du Gange VIII 426). Una
ipotesi (D'Al.-Calv. 417-18), la quale, assumendo il sic. zaredda come la
forma più antica, mentre essa è chiaramente il risultato d'una contrazione
di ia(g)aredda, fa derivare il vocabolo dall'ar. s a r I d a h ' striscia di cuoio
che serve per legare i sandali ', non ha meritato alcun credito. Migliore
fortuna ha avuto l'opinione, avanzata in Pasqualino (l.c; cfr. STS, STC,
VDS, Fare ll.cc, NDDC 17), che iagaredda, diminutivo di ia(g)ara ' fiore
d'arancio ', sia riconducibile, come iàgara e i cgg. Zàgara, Zagra, all'ar.
zahr ' id. ' (cfr. Peli. I 281); ma tale rapporto, semanticamente difficile,
presenta margini assai ampi di dubbio (cfr. Peli. I 181, 196, 281),
V. Introd. §§ 63, 71; azara 25.
290. Zafarana.
ante 1312
Palermo
Item de zafarana, Cardamone et garof alo Recipit dieta
doana prò quolibet Centenario tarenorum Tarenos ij (Pol-
laci 333).
3» Sulla diffusione in Italia, a partite dal sec. XIV, di zagarella, zaccarella, zaccherella
' nastro, fettuccia ', anche zagara, zagana ' id. ', v. G. Santangelo, ZacchereUa nella Nencia
da Barberino, in « Lingua nostra » XIII, 1952, 3-5.
398
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
1345 _
Catania
zaffarana (VNS 39),
1348 Crocus ci... flos zafarane (Senisio 142).
S, Martino
1356
Palermo
1368
Messina
XIV sec.
s.l.
■1419
Trapani
1450?
Palermo
1456
Trapani
prò pretio certe quantitatis
febbraio).
zafarane (not. Amato 3
distemperali cun bonu vinu blancu, e cum bona quantitati
di zaffarana (Mascalcia 583). E poi la fa kista bi-
vanda di russi di ova e di zaffarana e di oglu violata
e di bonu vinu blancu (ib. 585).
czafrana (Palma 444).
in libris tribus et dimidia croci seu z a f a r a n i (not. Sca-
natello 29 novembre).
zafarana (Giuffrida Bo«. 486); zaffarani e vili
subtili (ib. 488). "'
librarum quatuor crocey seu de zafarana (not. Formica
18 marzo).
Il sic. zaffano ' hic crocum ci' (Valla 88), zafarana 'erba: croco',
' filetti di color rosso, che si trovano in numero di tre dentro al fiore d'una
cipolla detta croco: zafferano ' (Pasq. V 380, Traina 1112), :iafarana ' zaf-
ferano ' (Traina Voc. 489), cai. hBarana, zafarana, iafarana ' zafferano ',
f^f^rma 'itterizia', iafarana 'peperone' (KDDC 799), salent. zafarana
i II ^^^^' ^^^°^- ^^'^^'■«'^^ (D'Ascoli 732), corrisponde a termine di
larga diffusione internazionale (Lokotsch 2178), con it, Zafferano (V doc.
XIV sec, DEI V 4104), ant. it. anche zaverano (ib. 4109), ant. genov. sa-
fr^ntjtn. (a. 1156, Peli. I 118, 351), ant. pis, zaffaranum (a. 1286, ib.
i'.l^Tx ^^^^^- ^''^'''^'' (^^- ^^^)' ^- W^^« (1' doc. XII sec), ant.
f;7- ^^■/i?^ ^^^•' PEW XIX 202-3), cat. safrà (r doc. a. 1249, AlcM IX
Xni '■ Vsr?r^^-}rlV^' ^^^^ I ^^°^' «P- '^'f'^^ (1^ doc. metà
Mach'r43? '^' ^°''-'^'f''" ^1^ d°^- '^'f'^^ ^- 1253,
P11 T^o^TuV^'^ '^'"''' '''"'''• 2^'fa^àn 'zafferano' (cfr. anche
i eli. 1 196), ha dato, attraverso il ture safran ' id. ' (Ang, Da Smirne 695),
i P: Ti 'f ■ ^T^""' ^''^P^^ ^^" ^^^^ I 460), gr. mod. ^a^popà (An-
drioti^ 112), aacppàv. (ib. 319) e forse le altre forme balcaniche (v. Lo-
LESSICO
399
Non si vede chiaro su quale base Corominas (U.cc.) presuma che de-
rivino dalla forma catalana quella francese, fatto foneticamente ammissi-
bile benché contrastante con la data delle rispettive attestazioni, e quella
italiana. È molto più plausibile che l'arabismo si dia difiuso dalla Sicilia,
dove dall'antichità la pianta germogliava spontanea (SMS II 508; FEW
l.c.) e dalla Penisola Iberica, dove essa, importata dagli Arabi, si coltivava
fin dal X secolo; elemento distintivo fra le due provenienze può essere la
sonora iniziale del siciliano (z-), la sorda che costantemente caratterizza le
forme iberiche {s-, -g-, -z-).
Dall'appellativo derivano in Sicilia i topp. Zaffarana 49 E 2, (Por-
tella) 51 D 6, Zaffarana (Capo) 50 D 1, Zafferana Etnea 51 F 4, Zafarenaro
(Cozzo del) 50 F 1, cfr. a. 1130 in valle de Saffarano (DocOrNorm 163),
e il cg. Zafarana, a. 1244 Ioannes Zafarana (ACAgr 129), a. 1497
« certam pariclatam vocatam de Zafarana territorii et feudi di Buturru »
(not. Mineo 5 gennaio); in Calabria i topp. Z'afarana, Z'affarana (DTOC
376), Z'aharana (ib. 377); anche nel Salento cfr. a. 1307 notarius Ciccus
de Brundusio dictus Zafarana (CDBrind II 10).
V. Introd. §§ 26, 47, 62, 68.
291. Zagaya.
1321-1337
Messina
firutu di una zagaya alu pitinali (ValMax Hi).
Il sic. zagagghia, zagaghia ' zagaglia ' (Pasq. V 381), zagagghia ' sorta
di arme in asta: zagaglia ' (Traina 1112), zagaglia ' pungolo ' (AIS VI
1243 Cp, punto 865), come l'it. zagàglia, anche zagaìa, 'arma inastata,
usata fino a tutto il XVI sec, lunga circa un metro e mezzo ', ora * lunga
asta usata dai selvaggi' (1^ doc. XIV sec, DEI V 4104), fr, zagaie (FEW
XIX 203), sp. azagaya (r doc. a. 1295, DCEC I 346, DECH I 431), ecc.
(cfr. Lokotsch 2181), deriva dall'ar. zagaya, di origine berbera, Molto
probabilmente la forma siciliana, come l'italiana, è di provenienza iberica
(Ambrosini 48, 84).
V. Introd. §§ 27, 47; 34«.
292. Zamaita.
1495
Mazara
una z a m a r r a once = tareni viginti quattuor (not. Po-
lito 8 ottobre).
Il sic. zimarra ' sorta di veste lunga: zimarra ' (Pasq. V 391), ' so-
pravveste lunga, con bavero, e maniche pendenti ' (i- sonora. Traina 1115),
400
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
401
come l'it. amarra ' lungo soprabito ' e ora ' sopraveste dei preti ' (r dee
XVI sec, DEI V 4115), ant. it. cimarra (XIV sec, ib. II 937) ant prov'
samarra med.h samarre (a. 1447, FEW XIX 151-53), cat. samarra (r
doc. a. 1366, AlcM IX 716), simarra (ib, 912), dial. ximarra (ib X 941)
sp, zamarra (DCEC IV 814-16), da cui sard. tsamarra (DES II 586) port
samarra {DCm le), lat. mediev. samarra ' vestitus damnati a tribunali
Inqmsitioms (Du Gange VII 296), gr. mod. a-.txàpa (Brighenti II 664)
e voce d origine incerta. Le opinioni infatti restano ancor oggi divise, per
diftcolà di vano genere, tra un etimo ar. sammùr 'martora, zibelli-
m'Al r 1 ^f'^T'^'l^' P^"^"'^^^ ^°^^^^ta di martora o di zibellino'
(DAJ-Calv. 432, Lokotsch 1820, De Gregorio Contr. 667, FEW le
ly^'Ji V/?7tt"? ^'''° ^''^''' {zamarra con l'articolo) proposto da Rohlfs
(ZRPh XLVII, 1927, 407-8; cfr. DCEC l.c).
Comunque stiano le cose, sembra che il vocabolo si sia diffuso dal-
larea iberica, da cui direttamente può esser venuto l'ant. sic. zamarra
mentre si direbbe dovuto ad influsso italiano il più tardo zimarra, benché
torme con -i- si trovino anche altrove.
293. Zambatarius.
1298
Palerino
Venditorespromiserunt [.,.] tradere sibi ad expensas eo-
rum ptoprias pastores sufficientes ad custodiam dictarum
ovmm, et za m b a t a r i u m unum, et reficere dictis emp-
toribus omnia damna sibi inferenda per pastores et z a m
batarium predictos (net. De Citella II 98-99).
Dal sic, zammataru ' colui che fa il caciarolo: formaggiere ' (Pasq
V 383), con zammatarìa 'luogo dove si fa, o si ripone il cacio: caciare '
(ib.), zammataru 'custode della cascina: cascinajo ', 'fabbricatore del
cacio: caciajuolo', zammatarìa 'luogo dove si tengono o si pasturano le
vacche, pecore, ecc., e dove si fa o si tiene il cascio: cascina, caciaja '
(Irama 1112; con i- sonora Yoc. 489), zammataru, i-, s-, zammatarìa,
zamataria (SVS 112), cai. sambataru ' capo di una mandra ' (NDDC 600),
bov. iambatàri ' pastore ', sambatàri ' capo dei pastori ' (LGII 165), de-
rivano in Sicilia i cgg. Sambataro, Sammataro, Zammataro (cfr. DCI 269)
e il top. 'u Zammataru (STS 78, con etimo errato), in Calabria i cgg
Sambataro (DCSC 232), Zammataro (ib. 280) e i topp. San Retare 43
D 1, Zambatara (STC 4214), Zambatara, -ari (DTOC 377).
La voce, con sufHsso romanzo, viene comunemente ricondotta aU'ar
za ama(t) 'vacca' (Gioeni 301; De Gregorio Contr. 843, Rohlfs
Quellen 151-52; NDDC, SVS U.cc; dubbioso LGII le.- PeU I 73 138
281), za"àmah ' bos, vacca ' (Freytag II 239^»), za'àmah ' boeuf
ou vache ' (Kazim. I 993(?).
Al dubbio che quest'etimo, piìi credibilmente esteso da Rohlfs (DC-
SC 279) al cg. sic. Zagami, cai. anche Zahami, suscita già per la conser-
vazione di -t- < ar. -h {tà' marbuta), del tutto insolita fuori dello stato
costrutto, si aggiunge la considerazione che, partendo da esso, dovrebbero
esser tenute per ipercorrette da -mm- le forme con -mb-'^^^: un fenomeno
che, rispetto al documento citato sopra, è retrodatabile di un secolo an-
cora, vista la menzione di un Basilium Sambatarium nell'a. 1097 (BPI 15),
.mentre con abbondante documentazione è stato dimostrato ^'^ che l'assi-
milazione dei nessi -mb-, -nd-, in -mm-, -nn- si diffuse in Sicilia solo alla
fine dell'età medievale, essendovi apparsa tutt'al più a metà Trecento
(cfr. a. 1374 Lu Giumbu s.v. jummu 148).
Pertanto conviene chiedersi se l'etimo della nostra voce non sia
diverso da quello iìn qui accettato. In verità la somiglianza di base tra iam-
mataru e il sic. iàmmatu ' poltiglia, e anco fanghiglia ' (Traina l.c, Yoc.
489), zammatò ' luogo pieno di fango, e lordure: fanghiglia ', oltre che
' pane cotto in acqua: pappa ', ' miscuglio di cose mal accozzate: guazza-
buglio ' (Mort. 942), zammatìarì ' guazzare in acqua torbida, e fangosa ',
per sim. ' operare confusamente, e senza buon esito in cose disordinate;
abborracciare ' (ib.. Traina l.c), può non essere soltanto casuale. L'etimo
ar. zabat (egiz.) ' mud, mire ' (Wehr 433a), indicato da Lokotsch
(2175) e De Gregorio (Voci 250) per questi altri vocaboli è ineccepibile '",
sebbene si richieda un tramite nasalizzato *zambat-^^\ Anche nel sic.
315 Tale è, per es., il caso del cg. sic. Zambuto accanto a Zammuto, dall'ai-.-sic. samud =
cra!Jio\i-c (CuSA 11%, t. 18), ìd. = ffaiJi[Jio(lT (ib. 273, t. 2; per ^amùt ' silenzioso ' ?, Pell.
I 235).
3'*' A. Varvaro, Capitoli per la storia linguistica dell'Italia meridionale e della Sicilia,
I. Gli esiti di «-nd-», <i-mb-i>, in «Medioevo romanzo» VI, 1979, 189-206; Id., Ancora
su «-nd-» in Sicilia, ih. mi, 13%0, 1^(^-02. . . , , > >■ ^
3".Una riserva però va espressa per iammatò, le cui varianti cai. zumato,^ zimato,
inaiato ' pane cotto in acqua ', iimbató, ssimpató, iimató ' minestra di legumi ', ricondotte
giustamente da Rohlfs (NDDC 800) al gr. ^uy,CA)tó?, fanno pensare che la corrispondente
forma siciliana abbia assunto l'accezione di ' fanghiglia ', di cui esse son prive, per contami-
nazione con iàmmatu.
318 La nasalizzazione (cfr. § 64) potrebbe risalire all'arabo stesso: cfr. la voce, di sup-
posta origine berbera, ar. zabbfiè ' Olivier sauvage ' (DoZY I 578fl), zanbiiéah ' olea-
ster' Vocab, 113fl), zanbuè ' id. ' (ib. 501), mali. iebbùg[a) ' o\ìw, oliva' 'oli-
veto, luogo piantato d'olivi', con villaggi omonimi a Malta e Gozzo (Barbera IV 1164-65),
zebbM 'olives', H'ai-Z'ebbui 'the village of Z'ebbug ', iebbu^a ' an olive'. ' an oli-
ve tree' (Busuttil 381), Biriebhuia top. (Pell. I 332; bi'r 'pozzo', ib 290-91). Di
qui provengono sp. acebuche (l*' doc, a, 1490), mure, acembuche, cast. azambu]e (a. 1544,
DCEC I 18, DECH I 29), port. azambuja (l^ doc. Azambuya a. 1222), e azebuche (Mach.
I 288; cfr. Dozy-Eng. 32), con topp. (cfr. anche VerneT-Ginbs 570). Il vocabolo, che^neU'ara-
bo di Sicilia è attestato solo neUe indicazioni toponomastiche del «RoUo», Uà, ayn tbn
azrzabbuit (CusA 208, r. 12) = ad fontem fiUi zebugi (ib. 183, r. 25), Uà 'ayn az-zabbuéì
(ih. 209, r. 3) = ad fontem zebugi (ib. 183, r. 3), sopravvive solo nel top. Sabugt 55 D 6,
forse = a. 1102 «ftxP'- i^o^ èmXEYonévou oòxoùt è^e[j.|3o\5TÌ; » presso il fiume Dittamo
402
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
LESSICO
403
zàccanu ' luogo dove si ricoverano le bestie: gagno. E specialmente delle
pecore quando debbon esser munte ', ' schizzo di fango: zàcchera ', ' terra
fatta liquida dall'acqua: mota' (Traina 1111-12), azzaccanari 'rinchiu-
dere le pecore e le vacche in un recinto dell'addiaccio, separandole dagli
agnelli o dai vitellini, per la mungitura... ', ' inzuppare, ammollire ', ' affon-
dare i piedi nel fango, camminare nel fango, nelle pozzanghere, o comun-
que nel terreno bagnato ' (VS I 345), ci si presenta un esempio di asso-
ciazione dei concetti di ' ovile ' e di ' fango ', essendo però questo di svi-
luppo seriore (cfr. cai. zàccanu solo ' ovile ', NDDC 798), sia che il ter-
mine si faccia risalire all'ar. salcan 'abitazione', sia che, più verosi-
milmente, lo si riconduca al dor. *aÓL%avov da ffócxó.; = q-tqxó^ (cfr. Peli.
Pare dunque credibile che, con processo inverso, Hàmhatu > zàm-
matu fango ' abbia acquisita l'accezione di *< ovile ' e che da questa ap-
punto sia derivato il nome dello iambataru > zammataru ' addetto al-
1 ovile .
V. Introd. S 71; 30^, 132«.
294, Zammaria.
ante 1312
Palermo
In primis nullus audeat habere tubas nec locuktores z a m -
marie et Guideme secundum motum saracenorum in
nupcijs msi per cabellotum cabelle prediate (Pollaci 323).
Quod_ nullus audeat habere tubas, nec ioculatoi'es, zam-
m;tiisVLa'LmkT2Sr"'^""' '''""^ Satracenorum in
fatta cofl/rf''^''"P°^°'' ^^"^"^ ^^7)' P^^t- ^^'«'«^«'■- ' rampogna
fatta con la parte più tenera e sottile della canna ' (Peli. I 183), con cai.
1312
Palermo
'collier' (Kazim, II ^^^'à^S^SÀS^'i^^ìlt T ^T^™ V'^^ì e di 'iqd
registrato sdo un pi ' u a a d il m,..fS^^!i .(^^'^J^^a), ma cfr. anche, benché ne sia
sonodocumematiinvarkaltelcaUrdclfskilia^ r ^7°^ '^^ 501). Toponimi analoghi
huiah. Sicuramente ad una locXà Messo fei, 'f ° ■?' "'"^^ ^^"'^ ^^^^^ '^«"^ ^^- ^^l"
(not. De Citella I 24) a 1287 ÌS;. fr^i'A"^fÌ',™"°= ^' 1286 coltrala Zebbugie
Zabbugie (ib. Il 302):' ; I326 sorfenteTèS. Y^L^'i^T J^' ^^'^^' ^' ^299 contrita
nota 2), a. 1334 con ma SahuJeZT'iìtjìn ^ T"" l^'^' ^?', "°*^ ^i «• ^^'^^' ''^- 63,
giugno), a. 1374 << vicendarufam a?ue ftS, c '^f'^w' '■ i^^^ not. De Comisio 30
a. 1419 sorgente ;. ^.^.^Cc^^.i óoTSw^T ^"°S ?^ 9°™^^° ^^ febbraio),
(Amico II 438). V. anche oSJcMrSì' W "'"^ ^'^ '"'^ ''""^^ ° Camizzaro
iammara, zommara, z-, iambam 'fischietto di canna (o fatto dallo stelo
dell'avena selvatica) ', iambara ' gambo di cipolla ', ' grosso membro vi-
rile ' (NDDC 801), salent. ciamarra, -ara, cimara ' specie di zufoletto (stelo
di grano verde) ', ' scacciapensieri ', ' fischietto a linguetta ' (VDS I 145;
cfr. in 921, 973), giammara ' specie di zufoletto che i ragazzi si fanno con
una foglia di scilla marina ' (ib. 256), deriva dall'ar. z a m m a r a ' specie
di flauto a due canne ' (Peli, l.c), cfr. a. 1145 ìcoàvvi).; tou ?^ap.tiàpi, (Cusa
21 b), SàPit; Toù ^«[itiàpi. (ib. 27), a. 1178 abu bakr az-zammàrì = èjìoiiPxEp
èXJ^EixÉpi, (ib. 156^: ' piSeraro '), malt. iammàr ' pifferatole, piffero' (Bar-
bera IV 1160).
Dalla stessa voce araba deriva il cat. ant. atzemara ' flaviol moresc '
(Steiger Contrib. 146), mentre ad una voce corradicale zamr di signifi-
cato analogo risale lo sp. zambra ' orquesta morisca ', ' baile de moros ',
' fiesta morisca con musica y algazara ' (T doc. a. 1586, DCEC IV 818),
V. Introd. § 47.
295a. Zappa.
1337
Palermo
1429
Palermo
ad supplicacionem [...] culmini nostro factam sibi suisque
heredibus hauriendi aquas continuas de fonte seu rivo al-
terius nostrorum solaciorum sive de cuba sive de asisa fe-
licis urbis panormi quod cum uno ligone quam vulgo
zappam vocant trahy et ducj consuevit [,..] (Top. I
433, nota 1).
Una noharia è irrigata con una zappa flutninis Ambleri
et Farci (Bresc ]ard. 65, nota 4),
295b. Zappata.
1299
Palermo
1432
Palermo
Un tale vende vicendam unam aque Fabarie Panormi... de
duabus zappatis (not. De Citella II 256).
Impegno a cavare da una sorgente una zappata marra
di acqua (Bresc ]ard. 61, nota 2).
Il sic. zappa, oltre che ' zappa, vanga ', vale ' certa misura d'acqua
che comprende tanto spazio quanto ne comprende un cerchio, il cui dia-
metro sia di once quattro, e dieci linee del palmo siciliano ' (Mort. 942),
cfr. zappeddu ' punto di divisione e di mutamento di un corso d'acqua
scorrente per l'irrigazione; serratura di legname... che si fa calare da alto a
basso per impedire II passaggio all'acqua ' (GiuflEr. 93).
A fare rientrare anche la seconda accezione sotto l'etimo, per^ altro
non del tutto chiaro, che la prima ha in comune con l'it. zappa (r doc.
404
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Dante DEI V 4108), lat. mediev. sap(p)a ' instrumentum rusticum ' (Du
Gange' VII 304), zap(p)a ' ligo ' (ib. Vili 427), varrebbero non tanto le
vaghe argomentazioni di De Gregorio {Contr. 670), quanto il fatto che
nel latino cancelleresco ligo è usato di solito quale sinonimo di zappa
' misura d'acqua ' (Bresc Jard. 62, nota 3), come appunto nel documento
dell'ar. 1337 citato qui sopra.
Non minor valore ha però l'ipotesi, avanzata da Amari (SMS IH
889, nota 2), che zappa 'misura d'acqua' vada riferito all'ar. sabba
'fudit, eSudit' (Freytag II 475a) o a sabb ' efEusus, de aqua ' (ib.),
'effusione d'acqua, acqua versata' (D'Al.-Calv, 419; Peli. I 149, 281),
tanto piìi che sicuramente dallo stesso verbo arabo deriva il sic. zabbìari
(Cianciana) ' tuffare in acqua, spruzzare acqua ' (D'Al.-Calv. 410).
V. Introd, §§ 21, 40, 71; 30«.
296. Zedoari
1450
Palermo
1455
Palermo
zedoanin t. 1/2 tr. xv [...] zedoariu r. 1/2 ti-,
jj (Giuffrida Bott. 485-86).
zedoari r. j (ib. 489).
Il nome della curcuma zedoaria, rizoma di una pianta orientale usa-
to come aromatico e stomatico, entrò nell'uso occidentale forse già nel X
secolo (DEI V 4110), attraverso l'ar. zadwar (DCEC I 748, FEW
XIX 201-2) zidwàr (Lokotsch 2215), con lat. mediev, zedoaria (Du
Gange VIII 428), cetoaritm, it. zedoaria (T doc. a. 1771, DEI l.c), ant.
it. zettovàrio (XIV sec, ib. V 4112), ant. lig. zedoaria (1" doc. a. 1315,
Peli. I 351), ant. venez. gedoara, zedoaria (ib. Il 588), ant, £r. chiioual
(circa a. 1090), ecidoaire, fr. zédoarie, ant. prov. zeduari (XIV sec, FEW
l.c), sp. cedoaria (T doc. a. 1537, DCEC Le), ecc.
V. Introd. §§ 19, 45, 47.
297a. Zocta ' frusta '.
1373
s.l.
297b. Azuttari,
Lu so corpu di z o e t i et di colpi tuctu si dulìa (SposVang
249).
1321-1337 avissi menatu unu servu sou azuttatu di multi azottì
Messina fin a sutta la furka (ValMax 33); chascunu iornu, azuc-
t a t i di virghi, cumandà que se aucidissiru cu la mannara
LESSICO
405
1373
s.l.
(ib. 83). In quillu casu lu Senatu judicau que li citelli re-
menassiru lu lur mastra atacatu intra la citati et que lu
azotassiru con virghi (ib. 270).
Et intandu prisi lesu Cristu et flagellaulu a la columpna
di lu balcun di lu palaciu, et fichili mectiri, poi ki fu
z u e t a t u , una curuna di spini in testa et una canna in
manu (SposVang 213).
297c, Zotta ' misura d'acqua '.
1504
Piazza Armerina
incipiendo ex acqua di donna Joanna et nexi a lu limitu
di li carduni de ipso Bernardo et duna a l'ajra et passa a
lu cozarellu di li ginestri et vasindi a la vali] susu susu la
muntagna rimanendo la zotta di li vatranj per ipso Ber-
nardo (not. Catalano 28 ottobre).
Il sic. zotia ' sferza di cordellina attaccata ad una verga, colla quale
si frustano i cavalli; scuriada, frusta ' (Pasq. V 397), con zuttata ' colpo di
scuriada ' (ib. 399), zoda ' sferza di canapo attaccata a una verga per frustar
i cavalli: frusta' (Traina 1117), zotta, ciotta 'sferza, frusta' (SVS 115),
azzuttari, zutt'iari ' frustare, fustigare ' (VS I 352), cai. zotta, iotta ' per-
cossa, botta ', zotti ' busse, batoste ' (NDDG 815), napol. zotte ' percosse,
busse, sferzate ' (D'Ascoli 740), ant. it. ciotta ' colpo di frusta o di flagello '
(DEI II 952), ant. lig. zota ' vergata ' (Peli. I 369), derivano dall'ar.
3 a w t ' flagello, scudiscio ' (Peli. I 172), cfr. malt. saut ' bastone, sferza,
staffile, frusta ' (Barbera III 963, BusuttU 269). Lo stesso arabismo si
trova nell'iberoromanzo: sp. azote [V doc. a. 1020, DCEC I 351, DECH
I 437), port. aqoute (T doc a. 1211, Mach. I 62), cat. assot (T doc.
XIII sec, DECC I 458-59). Favorisce l'ipotesi (Ambrosini 47) che il
prestito siciliano non sia diretto la monottongazione di -aw-.
Anche per sic. zotta 'piccola cavità, ch'è in su la superficie della
terra dove risiede acqua: cavo ' (Pasq. V 397), tirrenu azzuttatu ' terreno,
che non ha pendio ' (ib. I 174), zotta ' piccola quantità d'acqua stagnante:
pozza, lafacchio', 'luogo avvallato: vallea' (Traina 1117), 'luogo avval-
lato, avvallamento nel terreno, prato', 'valle', 'piccolo fosso, pozza
d'acqua' (Giuffr. 57, 74), zuottu (Mistretta) 'avvallamento' (SVS 115),
zuttazzu ' stagno ' (Fare 2454), azzuttari ' tuffare ', ' tuffarsi nel mare da
un punto elevato ', azzuttarisi ' ristagnare in un avvallamento del terreno,
dell'acqua ' (VS I 352), con i topp. Zotte 56 D 1, Zotto 56 B 2, 'u Zottu,
'a Zotta (STS 101), cai. zotta ' solco o fossetta da piantarvi fagioh o
patate ' (NDDC 815), col top. S.ra di Zotto (STC 3576), lue tsótta ' la
melma, il fango ' (Bigalke 17037), éott ' il fango ' (ib. 2687), si pensa co-
munemente (già Gusa ASSI i^ 1873^ 353, nota 1) ad un etimo ar. s a w t
406
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
' sonus delabentis aquae ' (Freytag II 532«), ' mare d'eau ' (Belot, c£r.
Peli. I 282). I dubbi avanzati in proposito da Pagliaro in base alla' con-
cordanza tra Liguria e Sicilia sono respinti da Pellegrini (l.c; anche I 364-
65). Su un'appartenenza al sostrato preromano insiste però Hubschmid ^"
adducendo la corrispondenza tra cat. soi ' cavitat feta a la terra naturalment
o artiÈcialment; petita depressió que s'entoUa quam plou ', fr. merid chot
flaque ', somt ' fosse ', soi e sota ' mare ', isgta ' avvallamento ', lig, éptu
corso cioifa ' cavità ', sic. is^iia ' pozzanghera '. >^ r ,
V. Introd. §§ 43, 59, 74.
298a. Zuccarum.
1194
Cefalù
1239
Sarzana
1399
Trapani
1405
Palermo
XV sec.
Palermo
de reliquo expensas infirmorum tam in medicinis et syropo
et 2_uccaro et subtmkis cibariis quam in aliis rebus
que mùrmis erunt necessarie comparabitis (DocInNorm
266).
mictimus licteras nostras Riccardo Filangerio, ut inveniat
duos hommes qui bene sciant facere z u e e a r u m et illcs
mittat in Panormum prò zuccaro f adendo; tu vero
[._..] eos recipias et facias fieri zuccarum et facies
etiam quod doceant alios facere, quod non possit deperire
ars talis m Panormo de levi (Huillard-Bréliolles V 574).
zuccari de duabus coctis cantarium unum (not, Casti-
glione 27 febbraio).
zuccari albi de una cota, boni, nitidi a zamburo [,..]
cantarla duo (not. Riccio 24 settembre).
Un tale si alloga in misterio zuccari et specialiter ad
apportandum zuccarum et mei a trappeto usque ad
domum et apportandum formas vacuas et plenas (Trasselli
Canna 121). Vn convento possiede tm magasenum zuc-
cari [...], in quadam domuncula dìcti magaseni furmas
plenas zuccari mellis stantes subtus cretam octuaginta
unam [...]; item furmas plenas zuccari de cucuchis
de melle tristissimi; [...] item caldarias quatuor de ere ad
opus coquendi zuccari (ib. 122).
^w Yn/'r^r^^*^™'"'. "^ '^W-T ?' ^? ®^ ^"^"^^ (appartenenza ad un sostrato ligure) in Atti
lMm%T,^'T^^■ t ■^««f''^^^ "^JH^^^" romanza (Napoli, 15-20 Aprile imi
accedere à quesìa Jesi. ^ ^^^ ^"' ^'""^^"^ ^^' '*22) ^i mostra proclive ad
LESSICO
407
298b. Zuccatarius.
1385
Palermo
1445
Palermo
XV sec.
Palermo
Ordo Cereorum felicis urbis Panormi offerendorum in Sane-
rà Catedrali Ecclesia Majori Panormitana: [...] Cereus
Zuccarariorum (Top. II 84-85; da copie del 1616
e 1722).
magister Guido zuccararius (Trasselli C^«n« 120).
Un tale, magister zuccararius, s'impegna a insegnare magi-
sterìum zuccari et omnia que ad eundem magistermm
requiruntur (ib. 121).
298c. Sucaloms.
s d Due operai assumono servìzio come ixiruppatores et su-
Palermo e a 1 o t o s ad faciendum ignem subtus caldariam coquendi
et ixiruppandi (Trasselli Canna 121).
Il sic. zuccaro ' hoc succari mei est in arundinibus coUectum candidum
ac fragile quo abundat patria nostra triquetra ' (Valla 89), zuccaru ' ma-
teria dolce di color bianco, che si cava dal succo rappreso di certa specie
di canne (da noi dette camiameUi) ' (Pasq. V 347), è prestito diretto dell'ar.
sukkar (< gr, ffàxxocpov, Peli. I 118, 196-97). Sulla diffusione inter-
nazionale del termine soprattutto dalla Sicilia, che nel Medioevo fu, insie-
me con la Spagna e l'Egitto, la maggior produttrice di zucchero, si veda
l'ampia trattazione del FEW (XIX 161-64).
V. Introd. §§ 32, 71.
AGGIUNTE E INTEGRAZIONI
A completamento delle Sigle e abbreviazioni bibliografiche si tenga presente che con
Bresc ci si^ riferisce ai suggerimenti etimologici forniti da H. Bresc (v. h-efaxìone) con
W/^' 'flvf ''T ^1 ^- ^aT^J^"^'^ = ^' B-^ESC, Maramma. J ;«mìì^.; della costriziZ
nela Sicilia medievale m AA.VV J ««ft>«. Atti del II Congresso intern. di Studi an o-
pologici sialiam (26-29 marzo 1980), Palermo (in corso di stampa), 145484.
Le Aggiunte sono ordinate continuando la numerazione del Lessico.
301. Haskia.
1279
Palermo
AGGIUNTE E INTEGRAZIONI
h a s le i a s duas (DotCostEbd).
409
La rara voce deriva dall'ar. (magreb.) hask, haskah ' cande-
labre ' (Dozy I 286^), h a s a k a h ' chandelier, flambeau ' (Kazini. I
426^).
AGGIUNTE
299, Acrat-.
1279
Palermo
par unum de acratis cuiu pernis (DotCostEbd),
L'etimo del termine, suggerito da Bresc, è certamente l'ar, a q r à t ,
pi. di q u r t ' inauris, ea quae suspenditur in infima auris parte ' (Frey-
tag III 427a), ' earring, eardrop, pendant for the ear ' (Wehr S87a).
300, Actabi,
1279
Palermo
1287
Palermo
mataracium cum fundo de panno actaby,,, capitale
unum magnum de actabi (DotCostEbd).
iuppas ttes, duas de buccaramo et unam sericam, dublettum
unum, ciprisium unum de attebi cum listis aureis (not,
De Gtella I 178).
onde (Dozy II 93.) che deriva a sua volta da 'Attàbìyah, nome di un
iTr mTni f'i'^- f f^ f "^"" '' ^1 -° --^^- ^i difiusione nel-
a Romat^ia sta stata la Sicilia, che ce ne dà ora le attestazioni più antiche
ma cfr, la. mediev. aUaB^ 'pai^i species ' a Roma, a. 1295, Du Gange
ticolo (Lokotsch 133) son nate le forme it. ant. iabì (XVI sec, DEI V
36;i), Ir. tabts, cat., sp,, port. tabi (FEW XIX 12, DCEC IV 326-27).
302. Macca.
1248
Palermo
1279
Palermo
m a e t a unum prasmatum (Mortillaro 412),
pallium unum qui vocatur arabice macca de seta rubea
cum rotis ad aurum (DotCostEbd).
È evidente la connessione di questa voce con l'ar, m a k k i ' epi-
thète de l'étoffe hays ' (Dozy II 606^2; hays ' espèce d'étofie de soie fabri-
quée à Damiette et dont on fait des voiles noirs à l'usage des femmes ',
ib. I 416-17).
303. Mafatata.
1444
Palermo
maf arata (not. N, Aprea, ASP ND 829, 17 ottobre)
Il sic. mafarata ' sorta di vaso fatto di creta concavo, rotondo, a so-
miglianza di concola, ma più piccolo; vasello, vasetto ' (Pasq. Ili 72),
col dimin. mafaratedda (ib.), mafaradda, -aia v. lemmu (Traina 550),
pant. mafaradda ' gran vaso in terracotta stagnata ed internamente verni-
ciata in rosso mattone che si usa per condire la pasta o mettere a riposare
il cuscus ' (Peli. I 165-66) è ricondotto da De Gregorio (SGI Vili, 1928,
286-87) all'ar. m a t ( a ) r a d ' plat... grand plat d'argile ' (Dozy l 158-
59). Poiché un passaggio ar, i > sic. /, ritenuto da Pellegrini (1. e) non
impossibile, non trova conferma in casi analoghi, pare preferibile l'etimo
ar. marf ada ' large drinking-cup, a bowl' (Lane I 1119) proposto
da Wagner (ZRPh LXIV, 1944, 573-76), il quale per altro non esclude
che m a t a r a d sia una variante araba di m a r f a d a ; per la meta-
tesi cfr. malt. mafrad 'catino, piatto, recipiente' (Barbera III 651; <
mafrad).
410
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
304. Mechimaa.
1432
Palermo
unu mechimaa pkhulu di bmnzu,.. Item unu altru
mechimaa (not. G. Traverso, ASP ND, ff. 2012-
2018v).
Il raro termine deriva dall'ar. m i s m a ' a L ' candelabrum ' (Frey-
tag II 452a), ' flambeau, chandelier ' (Kazim. I lilla), cfr. sam'ah
' chandelle ' {Dozy I ISlb).
305. Surraca.
1347
Palermo
1438
Palermo
surraca, seu apertura (Mar. 183).
muri, finestra pisanisca e surracas (ib. 170, n° 98);
finestra a due colonne, altra pisanisca finestra a una colon-
na, sur race, gasene, porte (ib. 172, ii° 119).
Il sic. surraca ' finestrino stretto piìi lungo che largo solito farsi ne'
magazzini di vino per ricevere aria ' (Pasq. V. 160), ' picciola apertura ad
uso solo di dar luce ', col dimin. surrachedda (Traina 1002), deriva (Mar,
145) dall'ar. zatràqah, zurràqah' ouverture en forme de tuyau,
pratiquée dans une muraille pour donner du jour à un escalier ' (Dozy I
588«).
306. Sylk.
1279
Palermo
sylk unum de pernis (DotCostEbd).
Questa isolata attestazione riproduce esattamente, come ben vede
Bresc, l'ar. silk ' thread ', ' string ' (Wehr 494è), anche silkah
' fil, file, tire au fuseau ', ' cordon sur lequel on enfile les perles ' (Kazim.
I n23a).
307. Tatsia.
1403
Palermo
Impegno a dealbare, intarsiare in solo navis; ama-
dunare; facere duchenas (Mar. 166, n° 52).
Il sic. tarsia ' mosaico di minuti pezzi di legnami incastrati ' (Traina
AGGIUNTE E INTEGRAZIONI
411
1016), con intarsiari ' commettere insieme diversi pezzuoli di legname di
più colori ' (ib. 496), tarsia (Mort. 864) deriva, come le corrispondenti
forme italiane tarsìa, tarsia (P doc. Novellino, DEI V 3723), (in)tarsiare,
ecc., dall'ar. tarsi' ' commettere, incrostare ' (Peli. I 160). Dalla stessa
voce araba è derivato lo sp, taracea ' intarsio ' (l" doc. a. 1533 ataracea,
DCEC IV 378).
308. Xibeca.
1428
Palermo
et in eadem faciata facere unam finestram ad colupneam
et alia [sic] finestras necessarias ad beneplacitum et vo-
luntatem Petti (Afflitto) predicti ac arcus necessarios et
in superiori parte xibecas (Mar. 159, nota 30; 168,
n" 78).
L'etimo di questo termine, non registrato dai lessici siciliani, è certo
(Mar. 145) l'ar. subbàkah ' reticulare opus, cancelli et fenestra reti-
culata' (Freytag II }90h), cfr, subb àk 'rete, reticulare opus, fenestra
reticulata ' (ib.), ' grillage, balustrade ', ' fenètre avec une grille de fer ou
de bois ', 'fenètre en general' (Dozy I 723tf), tunis. sebbàk ' ventana ',
tripol. ìd. ' reja (de la ventana) ' (Steiger Contrìb. 319), La voce araba è
corradicale di s a b ak a , che ha dato scibaca 221.
309. Xilleri.
1448
Palermo
xilleri (Mar. 184).
Il significato di ' tipo di cantone ' (Mar. Le.) e la struttura conso-
nantica del vocabolo, non noto da altra fonte, richiamano una forma che,
attestata unicamente nel sintagma sallara al-ìpà'it ' decorticare ' (Vocab.
333; ha'it ' parete ', Wehr 250Ì>), viene registrata da Dozy (I 782ij) come
ar. sallara (II forma di *salara) ' regratter une muraiUe, en
enlever la superficie pour la faire paraìtre neuve ', da Simonet (580) come
mozar. xallar ' raspar una pared para enlucirla de nuevo '. Corominas
(DCEC II 151, DECH II 473, s.v, desoUar) ritiene possibile Ìl rapporto,
postulato da entrambi i lessicografi, con cat. xollar, xullar ' tondre ' (AlcM
X 959, 971: dal lat. *subiliare, Rohlfs in ZRPH XLVIII, 123),
ma meno probabile quello con sp. de soliar (dal lat.-isp. *exfolla£e).
A parte la questione dell'origine lontana del verbo, araba sembra la strut-
tura del sostantivo corradicale che dovrebbe aver dato luogo al prestito,
412
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INTEGRAZIONI
26. Aziza (nota 166).
Pure a Palermo, a. 1388, Aynimurchia (Mar. 164, n° 37).
29. Balata.
1460
Palermo
Impegno a costruire un altare, laborando balatam de
marmore supra (Mar. 176, n° 149).
33. Baikoku.
La forma (3pi.xó(; (b-rtou èo-ttv SévSpov ppixòi; fi^w; èo-ri, xovSpòc xai, -reaXaià,
Grégoire 84, a. 1124, inserto in un doc. del 1145), che l'Ed. (ib. 96)
assume come prima apparizione di lò Ppixi*; ' l'abricotier ', « qui est sans
doute le prototype direct de la forme frangaise », è invece un genitivo
anomalo del gr.-sic. Ppixa (da ant. gr. ixupCxiQ ' tamerice '), cfr. tGv (3pùxwv
(Cusa 555, a. 1125), sk '^'h'^ Ppi^^e?, '^'n<^ ^^^"H? 3p'^a<; (ib. 523, a. 1142?),
ecc.
37. Billaclia.
1451
Palermo
Impegno ad amadonare cortile, conciare la b e 1 1 a e a ,
rifare 6 scalini di pietra (Mar. 174, n° 128).
52. Cahalu-.
Cfr. i cognomi sic. Scichilone, Scicolone, a, 1405 Chachalonus (net,
Riccio 13 novembre), a. 1470 Yachayuni (not. Girami 23 ottobre), a,
1493 Haxduni feudo presso Monreale (not. Altavilla 27 gennaio), e il
cognome malt. Scicluna.
80. Charmusu.
Cfr. a. 1377, a Palermo, Nìssìm Xarmuxu (Mar. 148).
83, Chasena.
1309
Palermo
hasena (Mar. 180).
1350
Palermo
1448
Palermo
1460
Palermo
, AGGIUNTE E INTEGRAZIONI
gas ena (ib,).
413
Contratto di costruzione di finestra a due colonne, altra
pisanisca finestra a una colonna, surrace, gasane, porte
(ib. 173, n° 119); altro contratto di maramma rustica et
plana, scaglata et abuccata [...], porte, gasene, arcagia
(ib., n° 120).
Contratto di maramma di due case terranee, fondamenta
di calce et barena; diasene, porte e finestre (ib. 176,
n° 150).
92. Chunzutra.
Per il termine murrum cfr. ancora ar. handaq al-murr... ra's al-murr
(Palermo, a. 1153, Cusa 133, rr. 8-9), a cui corrispondono, in altro do-
cumento (Palermo, a. 1184, Del Giudice ?riv. 29-30), ctim valle Murri...
per caput NLurri.
108. Duchena.
1307
Palermo
1349
Palermo
1403
Palermo
duchena (Mar. 180).
in dictis fundamentis facete murum de lapidibus ruptis,
calcina et arena largura palmis duobus super filare unum
de due beni s (ib. 159, nota 15; 163, n'^ 18).
Impegno a dealbare, intarsiare in solo navis; amadunare;
facere duchenas (ib. 166, n" 52).
121. Galanga
Cfr. il cg. Scialanga.
161. Libichi.
Ad una forma l.bàg(àn) ' verso libeccio ', che appare in un docu-
mento arabo di Palermo del 1153 (Cusa 133, r. 7), corrisponde per Libichi
in altro documento, pure di Palermo, del 1184, che riprende fedelmente
in latino il contenuto del precedente (Del Giudice Priv. 29-30). Ciò ren-
414
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
AGGIUNTE E INTEGRAZIONI
415
de sicui'O l'etimo, almeno prossimo, del vocabolo e assai probabile il pre-
stito diretto in Sicilia.
171b. Maragttieaius.
1418
Palermo
197, Muxaru.
maramerius (Mar. 167, n° 61).
Cfr, « ascendit per serram serrani que dicitur Monshar » (a, 1131,
DocInNorm 23, da un transunto del 1273: Miraschar ib. 24, in apparato).
225d. Chaya,
1451
Palermo
23 Oc. Scaccatu.
1449
Palermo
murare xhayi di vigni a tornu a tornu (Mar. 174, n°
129).
scala s cacca t a (Mar. 173, n° 122),
272, Tayu.
1329
Palermo
275. Trabacca.
1347
Palermo
Costruzione dì una casa de lapidibus et tayo (Mar. 161,
n" 4).
tectum diete sale tabulatum ad buctanellas, listatum, in-
timpagnatum ad opus dictum trabacca (Mar. 160,
nota 42),
La concordanza piena tra l'accezione di ' tipo di soffitto ' (Mar.
184), dataci da questa più antica attestazione del prestito e quella di
tabaqah ' contignatio et orde coelorum ' (Freytag III 39^) non lascia
spazio a dubbio alcuno sull'etimo.
237. Shera, -um.
Con Sherabuali, ecc., anche a. 1341 Serabudi (Mar. 162, n. 11).
248. Suquatu,
1435
Palermo
253. Tabia.
1428
Palermo
sucharu (Mar. 183),
dictamque tabiam facete prout usum est et modum
tabi e Cathalotiie seu Sardinia videlicet eam imbuchare
de calce tam ab interiori parte quam a posteriori iste']
(Mar, 159, nota 20; 168, n» 69); fare tabias e eam
imbuchare de calce (ib, 168, n" 79).
INDICE DELLE FORME
Delle due sezioni in cui l'indice è diviso, la prima raccoglie i prestiti siciliani in scrittura
latina seEdtTdaqrili"n scrittura greca; la seconda, tutte le forme arabe, Sono mdicati con §
ÌÌTmCt^d&roduzione, Jn L.'gli <^^^^fr^^\^'f':'rJ^''dZ voci si veda
Integr. rimanda alle Integrazioni che seguono il Lessico. Per la grafia delle voci si veda
la fine del § 7.
FORME SICILIANE
abasisa; §§ 21, 29 - L. 1, 70, 168.
abbalatari; L. 29.
abbtagiu, -asciu: L. 5.
abbtasu (cai.): 138«.
abdalillus, abdel-: L, 2.
abrascium: § 65 - L. 5.
acanino I 126«.
accatma: L. 6.
acciaccu: 34«,
Achabet Sacce; 132« - 228«.
achannacca; § 61 - L. 78.
Acirbini: L. 87.
aeratisi L. 299.
actaby; L, 300.
actuni: L. 23.
aczalota; L. 24.
aczara; § 47 - L. 25.
aczolo: § 47 - L. 27.
adaUUus: §§ 10, 22, 67, 69 - L. 2, 14.
addammusari; L. 100.
Addaura, Add-; 96« - L. 99.
addaxhalari; L. 98.
addisa (cai.): 96« - L. 99, 106.
addummi, a44-: %n - L. 99.
AdiUari (flumen): 227«.
admiracia; § 71 - L, 18, 84.
admiragla, -aglu, -allu(s): L. 18.
admiratus; L. 18.
Agegìus:^ SS 28, 29 - L. 1, 141.
aggarbati: L. 122.
Agozzino: L. 11.
aguzetius: L. 11.
aguzzinu: 33« - L. 11.
aRlianiatu, -atura; L. 75.
aia; L. 225.
ain ctimaa; 166«.
Ainibileli; 166«.
Ainramil; S 63 - 166«.
alacca; SS 61, 68 - L, 3.
Albaccara; S 16, 71«.
albara(nu): SS 4, 8, 10, 67, 69 - L. 4.
albasius: SS 4, 47, 65, 67 - L. 5, 80.
albaxius; S 47 - L. 5.
alberanu; L. 4.
albornusium: L. 34.
alcadius: L. 13.
alcanna; L. 6,
Alcantara; § 16, 71«.
Alcara, -aria: § 16, 71«.
alcaydia; S§ 67, 71 - L. 127.
alchana; S 67 - L, 6.
alchanna: S§ 54, 66, 67 - L. 6,
Alchares, -arum; 71«.
alche(r)misi; L. 62.
alchetira: 34«. ^ ^
alchimia; SS 32, 46, 67 - L. 7.
alchimistru; L. 7.
Alda; 252«.
Alcova: L. 95.
Alcza; 252«.
alfa; An - L. 135.
Alfaina (Cuba); 217«.
alfanecms: SS 4, 7, 26, 35, 67, 71 - L. 8,
alfauczi. 256«.
Alfeta [Vy. Un.
alfor(r)atus: L. 9,
algara; SS 27, 67, 68 - L. 10.
algogini: S 47 - L. 11.
algozetiatus; L. 11, 84.
algozinu(s); L. 11.
algozitius; SS 45, 67 - L. 11 .
algoziru; 33« - L. H'
alguzili: SS 45, 47 - L. !!• .^ ,. _. ,,
aUama, aljama: SS 7, 10, 18, 28, 34, 50, 66,
67 - L. 12, 239. . .
allammicari(si), -icaturi, -icu: L. 158.
(a)llattatiarisi: L. 159.
ahnafaragium: L. 112.
almirallus: S 67 - L. 18.
almiranti: L, 18.
almogavari: L, 15.
almogaveri: 147«.
*almugadenus, -erius: SS 22, 34, 36, 66, 67 -
almuglvari: SS 27, 45, 67 - L. 14. 15. 243.
aiosa: SS 47, 59, 61, 67, 126« - L. 16, 42.
Alza; S 30 - 252«.
amaf(a)ragium; L. 112.
amagasenum; S 61 - L, 166.
amanfaracium, -agium; L, 112.
418
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
amarfaràggiu; L. 112.
amaufragium: L. 112.
Ambileli; §§ 33, Ì5, 37 - 166«.
Ambleti: §§ 33, 35, 37, 62 - 166«.
aminadalus; §§ 22, 67, 30« - L. 17.
Aiiiinad(d)al: §§ 33, 59 ■ L. 17.
Aminedal; L, 17.
Amiraldus: L. 18.
amital(i)yu: § 34 - L. 18.
amirans: L. 18.
amkatus: L. 18, 155».
ammafragium: L. 112.
ammagasmari(si): L. 166.
ammaiutiri, -iutu; L. 170.
ammargiari; L. 175.
ammazzatali; L. 177.
ammiratus: § 34 - L. 18.
ammurrari, -amentu: L. 92.
ammusciddari: § 44.
anadaria: 126«.
Andec lofie: L. 136.
angemia: S 29 - L. 77.
AnimorcHa: § 38 - 166«.
annaca; L. 78.
annaccaiatu: L. 198.
annadarati, -aturi: L. 199.
Ansittuni; § 41 - 166«.
anzalora, -arora: L. 24
anzara, Anzaru (cai); § 28 - L. 19.
anzaiutu: §§ 19, 35, 41, 69 - L. 20.
atagium: L. 21.
arancera: L. 21.
arandu(ffl): L. 21.
Arangeriis (via de): L. 21.
Aranghia, Arango (cai.); L. 21.
aranginus; § 73 - L. 21.
arangium; §§ 28, 37, 50, 52, 60, 66, 69
i-ti ^Xt
atangu, -ara (cai); L. 21.
araniu, aranju; L. 21.
arassu: L. 22.
arbagiu: L, 5.
atbatanu; L. 4.
Arbasciara (via): 136«.
arbasciu, -axiu: L. 5.
arbasu (cai): 138».
Atcadius; L. 13.
atcanna; L. 6.
Atcara (!'); 71».
archadius; §§ 25, 33 - L. 13.
Archata: 71«.
archèinisi, -emmes: L, 62.
archimia, -imista: L. 7.
Arcifischia; L. 117.
alcòva, -via: 34« - L. 95.
areagia: § 52 - L. 21.
Atfara (V): Un.
atmiraglia; 71» - L. 18.
atmirallu: L. 18.
atraccamaii, -amu: L. 208.
atiaffiu; L. 126.
aMassari(si): § 74 - L. 22.
attassu; § 75, 30« - L. 22.
aitaxati; L. 22.
amsicari(si), -isicu; L. 216.
arsanali, arsenali: L. 270.
arsha; L. 82.
arsinali; L. 270.
ariana; L. 83.
arzani (cai): L. 19.
asena: L, 83.
Asisa, Asiza; L. 26,
assina: L. 85.
assira: L. 85.
Assisy; L. 26.
Athaim; 227».
Atiddaru (1'); 227«.
attebi: L. 300.
attone: L. 23.
attuni: §§ 4, 33, 35, 43, 60, 69, 22» - L. 23.
aumafaragium: L. 112.
auzzinu: L. 11.
ayannata; §§ 20, 30, 61 - L. 78.
aymbileli: 166».
Aymbuchimar: 166».
Ayncattino; L. 136.
Aynelkeiafis: §S 52, 63 - 166».
Ayn ennachle; 166«.
Aynesseytun; §§ 50, 58 - 166».
Aynimurchia: Integr. L. 26,
Aynirrumi: §§ 37, 50 - 166».
Aynisifi; 166».
Aynissei: 166».
Aynisseitun, -dun: §§ 41, 47 - 166».
Aynmiramile; L. 18.
Aynnizar: 257«.
Aynromae (locus): 166«.
Azalora; §§ 37, 47, 57, 67 - L, 24.
azara: §§ 4, 8 - L. 25.
azaratuti: § 8 - L, 25, 163»,
azardum: §§ 4, 8, 10 - L, 25.
azareri: § 71 - L. 25, 163».
Azisa; L. 26.
Aziza: §§ 7, 60 - L. 1, 26.
azolu(m); §§ 33, 37, 47, 57, 60 - L. 27.
azottaii: § 74 - L, 297.
azuttatu; S 43 - L. 297.
azzaccanari: L. 293,
azzalora; L. 24.
a^&na: L. 83.
azzardu; L. 25.
Azzelora; L. 24.
azzizzari; L. 26.
aiziolu: L. 27.
Baccarà (La); § 16, 71«.
balasc(h)ius, -asci: L. 28.
balasius: §§ 63, 69 - L, 28.
balata: §§ 21, 33, 43, 68 - L. 29 e Integr.,
233.
balaxus: L. 28,
baptindetium; L, 30,
baptineum: L, 30.
baracamen: L, 35.
baracòculu: L. 33.
INDICE DELLE FORME SICILIANE
419
baraus: L. 34,
barbacana, -anum, -anus; L, 31,
Bai-cara: 71«.
barchuc (suchac): § 36 - 191».
barcoc (flumen): L. 33.
barcocu(m): §§ 36, 57 - L. 33.
barda: §§ 8, 22, 37, 50, 68, 4» - L. 32.
Barda, Bardara: L. 32.
bardarla: §§ 8, 71 - L. 32.
bardarius: §§ 8, 71 - L. 32.
bardedda, -ella: L. 32.
batderia: L. 32.
batkoki: § 36 - L. 33 e Integr., 191».
*bamus: SS 8, 38, 69 - L. 34.
barracamen, -ami; L. 35.
batracanum: SS 21, 37, 69 - L. 35.
barra(n)cana (salent.): 128».
bas(c)isi: L. 1.
Bastonaca: L, 36,
bastunaca, -alca: §§ 36, 41, 54 - L. 36.
battenderium, -inderium: 5 10 - L. 30,
Battinderi: L. 30.
bbalata, -uni; L. 29.
bbarbacani, -anu: L. 31.
bbarcocu: L. 33,
bbarda, -aru, -uni: L, 32,
bbarnusu; L. 34.
bbatracanu: L. 35.
bbastunaca: L. 36.
bbattali, -alusu: L. 30.
bbèi-giu: 61».
bbiddaca: L. 37,
bbrìciu: L. 161.
bbfunla; L. 43.
bbunaca; L. 30, 183.
bbunnìa: L. 43,
bbùrgiu: L. 42.
bbumla: L. 43.
bbusa: L. 44.
bbutana; L. 46.
Bebelhagaerin: SS 53, 67, 70 - L. 153.
bellaca: Integr., L. 37.
Belsuden (porta): 229».
bernussu; L. 34.
Bethat: § 52 - 2A5n.
biddaca, -acaru: L. 37.
biriacha: §§ 21, 33, 50, 52 - L, 37 e Integr.
Borgesati: L, 42.
Borgetto: L. 42.
Borginìssimo: L. 42.
Borgisate: L. 42.
bornia: L. 43.
botana; L. 46.
bucaranu; S 30 - L,. 38.
buccani; L. 38, 175w.
buccaramen, -amis, -amus, -ani: L. 38.
buccaramini; 175«.
buccaranum, -us: SS 30, 69 - L. 38.
buccaxinum; L. 39.
Buccheri: § 64.
buctana: L. 46,
bufuruna; 51».
bufuta: S 20 - L. 45,
buhabbe (sucak): 191»,
buldurones: SS 24, 63, 70, 71 30» - L. 40.
bulfarachium: L. 112.
Bulfaracliius: L. 42.
bunaca; 122».
ButchimiUuso: L. 42.
Burcopu (de); L. 33.
burda: L. 41.
burdonum: § 71 - L. 41.
burdi; S 69 - L. 41.
burdum; §§ 7, 22, 69, 71 - L. 41, 176».
Burgefarragii (casale): L. 42.
Burgesarragni (casale): L. 42.
Burget(t)um, -ectum: § 71 - L. 42.
Burgifeleth, -filecti: L. 42,
Burgilfesa; L. 42.
Burgillamoni(s): L. 42.
Burgillimonis: § 67 - L. 42, 162.
Burgillusa, -usi: S 67 - L. 42.
Burgimangini (casale); § 64 - L. 42,
BurginiiUusium; L, 42,
Burginissimum: § 38 - L, 42,
Burgitabus; L, 42.
burgiu: L. 42.
Burgium, -o: SS 7, 28, 69 - L. 42, 92.
Burgueti (casale): L. 42.
burnia: §§ 8, 35, 46, 68 - L. 43.
burniola, -ottu; §§ 8, 71 - L. 43.
busa: SS 21, 40, 68 - L, 44, 181».
Busamara, Busambra, Busammut; 167»,
Buscemi; 166»,
Bussamar; 167»,
Busueni, Busuldeni (porta); 229».
*busuta; §§ 3, 8, 70, 30» - L. 45.
butana: S 21 - L. 30, 46.
buzana: L. 46, 183».
caaba; 110».
cabaliota; L. 48.
cabandu; L. 47.
cabanu; SS 36, 69 - L. 47.
cabba (= habba): L. 1.
cabba (= cabbanu): L. 47.
cabbanu: S 21 - L. 47.
cabbat(r)asi;^ L. 70.
cabbasisa, -sisata; L. 1.
cabbaiza; 109».
cabbella: L. 48.
cabbillotu: L. 48.
cabeUa; SS 8, 36, 71 - L. 48 107.
cabellatio, -ator; S 8 - L. 48,
cabeUotus: SS 8, 71 - L, 48,
cabla: § 20 - L, 253.
caburrasi; L, 70,
cacciòffula: L, 49.
cacòcciula, -ulu; L. 49.
cacochula; L. 49.
cacòrciula; L, 49.
cadda: L. 194.
Caddemi; 128».
caddimu, caddimi, -mu: 100», 128«.
caddusu, -usata; 100» - L. 69.
420
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INDICE DELLE FORME SICILIANE
421
cadi(e); § 29 - L. 71.
Cadius; L. 13.
cadusium; § 22 - L. 69.
Càr(f)aro, -areUo: L. 152.
Cafisari (vicolo); 186«.
cafisium; §§ 26, 47, 69 - L, 50.
cafisu(m): L. 5, 50.
Caggegi; L. 141.
caha; §§ 36, 50, 68, 30« - L. 51, 142.
cahalu-: §§ 7, 32, 56, 63, 69, 73 - L. 52 e
Integr., 170,
càia: L. 225.
cairn, cajitu, Caito; L. 127, 145».
calafataru: L. 53,
Calafato: L. 53.
calafatus: § 69 - L. 53.
calanga: L. 121.
Calca: L. 124.
calèngia: L. 121.
Caliciotto: L. 74.
cal(l)ibari: L. 123.
cama, carnata: L. 75.
cambUlottu: L. 55.
Cambuca: 27«.
camia, -iati: L. 75.
Camino: L. 92.
camittum: §S 36, 43, 54, 30« - L. 54.
camnieloctus: § 71 - L. 55.
cammiUottu: L. 55.
Cammuca (La): 27«.
camuc(h)a; §§ 32, 34, 63, 87« - L, 56, 141«.
Camuca (de): 27«.
Camucka (la): 27».
Camuka: 27«.
camula: § 7 - L. 57.
camulari: L. 57.
carnuta: §§ 66, 87k - L. 56, 141».
Carnuti: L. 137.
Cancemi: L. 77.
Candicattinum: L. 136.
Candiculvare: L. 136.
Canea: L. 76.
Cangerai: L. 77.
cangemia: §§ 8, 71 - L. 77.
cangile, -ite: §§ 20, 37 - L. 263.
Canicattf: L. 136,
Canicattini: L. 136, 272.
*canj: §§ 8, 35, 73, 30« - L. 58.
canna: L. 6.
cannaca: § 30 - L. 78.
cannacarisi: L, 136,
cannacca: L, 78,
cannaci: L. 136.
cànnacu, C-; L. 136.
canni: L. 58, 189«.
Cannicattini: L. 136.
Cannizzam: 257«, 318«.
Canseria: L. 138.
Càntara (la): § 16, 71«,
cantatata, -atum; § 71 - L. 59.
Cantareddu, -ella, -elio: 71«.
cantate: L. 59.
cantarium: §§ 36, 54, 69 - L. 59.
cantaru(m): L. 59.
Cantarum: 71«.
Càntera: 71«.
Cantra ('a): 71«.
Canyemi: L. 77.
canzirru: L. 138.
capisium: § 26 - L. 50.
capixurta: § 72 - L. 250.
capurràis(i): L. 213.
capurrasi: L. 70.
Cara (La): § 16, 71«.
gara: § 47 - L. 25.
catabana: §§ 45, 58 - L. 60,
carab(b)a: § 37 - L. 63.
caractu, caradum: L. 61.
cata-granni ('a): 71«,
caramufia, -ùciu(lu): L. 80,
caramùscia: 51« - L. 80.
Cara-nuda ('a): 71».
caratus: S§ 43, 54 - L. 61.
caravana: L. 60.
caravita: L. 66.
carba: 110«.
carbari; L. 123.
carbè: L. 87.
carbiari: 110«.
*carchofe; L. 49.
càrci(a): 206k.
Carda: L. 82.
carcioflEa, -òffula: L. 49.
Carciulla: L. 82.
catcòcciula: L. 49.
carcrofe: L. 49.
carerà, -eri: L, 79, 204«.
Car(i)eri: L. 79.
Carini: 210«.
Carmexina: L. 62,
Carmicino: L, 62,
carmicinu: L, 62.
carmisinus: §§ 34, 47, 54 - L, 62.
carmbdnus: §§ 47, 73 - L. 62.
carmugiu: L. 80.
carrabasu: L. 70.
carrab(b)a: §§ 21, 36, 37 - L. 63, 126.
carrabedda: L. 63.
Carrabino: L, 63,
carrabuni: L, 63.
carrafEa, C-: L. 63.
carramufiu; L. 80.
carrub(b)a, C-: §§ 30, 37 - L. 64.
Carsa: L. 82.
carsu: L. 67.
cartibu: §§ 19, 21, 43, 30« - L. 65.
caruana: L. 60.
Caruba: § 37 - L. 64.
■ Carubia: § 37 - L. 64.
caruya: §§ 32, 45 - L. 66,
carvana: L, 60.
carvi: L. 66.
casena, C-: L. 83.
casenus: L. 84.
Caserum: L. 67.
casila, -ina, -ira: L. 85.
Cassato: L. 67, 233,
cassarum: §§ 40, 63 - L. 26, 67, 124,
Casserum: L, 67.
cassina: L. 85.
cassira: § 29 - L. 85.
cassirarius: § 71 - L. 85.
cdssiru; L. 67.
cassu: L. 67.
ca tarami: L. 68.
catarana: §§ 35, 54, 68 - L. 68.
catharana: L. 68.
Catusiorum (contrata): L. 69.
catusium: §§ 22, 36, 69 - L. 69.
Catuso: L. 69.
catusu; 100« - L. 69,
cavarca (cai,); 87« - L. 275.
cavisu: L. 50.
caytus; L. 127.
cazena: L. 83.
Ccioppa, cciuppuni: L. 238.
cciucca: L. 238.
chaa: §§ 36, 50 - L. 51.
'''chabaca: § 39.
chabanu: §§ 21, 36 - L. 47.
chabata: § 39 - L. 221,
chabbarasi: §§ 21, 29, 37, 38, 67 ■ L, 1,
70, 168.
Chabbica: § 39, - L, 221.
chachaluni: L. 52 e Iniegr.
chacholu-: L. 52,
chacsania: § 47 - L, 84,
chadi(e): §§ 24, 29, 46, 65, 70, 30» - L. 71.
chafsira: § 20 - L, 85,
Chagegi; §§ 28, 29, 53 - L, 141.
Chageta (de); § 55 - L. 72.
Chagi: § 28 - L, 141,
chagira: §§ 28, 29, 55, 64, 30« - L, 72, 153,
283.
chalbia: L. 73.
chalca; § 27 - L. 124.
Clialcia: § 40 - 252».
chalcu-; §§ 7, 33 - L. 73, 90, 286.
Chalcu (lu): L. 73.
Chalcza: §§ 30, 40 - 252».
chalici: §§ 28, 30, 33 - L. 74.
chalicium: L. 74.
Chalk(a): L. 73, 252».
cbambilloctus: § 63 - L. 55.
chamia: § 34 - L. 75.
chamiIlo(c)tus: L. 55.
chamilotu: L. 55.
chanacca; § 35 - L. 78.
chanata: § 20 - L. 78.
chanatella: §§ 30, 35, 71 - L. 78.
chandec: § 52 - L. 136. ^^„ ^, ^.
Chandec Azuties, Mundic, Seit, filli Meedl:
L. 136.
Chandez Chaser: L. 136,
Chandicabularii: L, 136.
Chandicactini: § 35 - L. 136.
Chandicagl(i)um: L. 136,
Chandicaldasi: L, 136,
Chandicattini: L, 136,
ChandicHUelczi, -illeuczi; §§ 16, 59 - L, 136.
Chanea, Ch-, S§ 35, 55, 68 - L, 76,
chaneya de senis: L, 75.
Changemi; L. 77,
changemia: L, 77. , .. ,„ t -,-,
changemus: §§ 8, 29, 34, 53, 64, 69 - L, 77,
Changirotta: §§ 64, 71 - L. 72.
cliannac(c)a: §§ 30, 32, 35, 61, 126» - L, 78,
chanseria: L. 138,
Chanzatia, -eria: § 71 - L, 138.
Chanziri: L. 138.
charatu: L. 61.
charavia: L. 66.
charbia: 110«.
Charcia: L. 82.
charera: L. 79.
chareri: L. 281.
chaterius: §§ 29, 37, 55, 30« - L. 79,
Chargitirrumen: §§ 28, 34, 53, 62, 132» -
L. 218.
charmisinu: L. 62.
charmusu; S§ 39, 69, 30« - L, 80 e Intagr.,
charobi': §S 21, 53, 30» - L, 81, 86, 87.
Chaituba; § 30 ■ L. 64.
charsia: §§ 7, 29, 39, 30» - L. 82,
charuya; L. 66.
Charxa: L. 82.
chasania: §§ 47, 71 - L. 84,
chasena, Ch-: §§ 47, 53 - L. 83 e Integr.,
chastnis; '§§ 18. 35, 53, 54 -L. 83, 84, 166,
chasira; §§ 8, 29, 55, 68, 30« - L, 85, 140.
chassem; L. 84.
chassiria: § 68 - L. 85.
chatusum: § 36 - L. 69.
Chausa; 252».
chaya: §§ 7, 8 - L. 225 e Integf.
chayaluni; L .52.
chazena: SS 30, 47 - L. 83,
cheruvia; L. 66,
chesera buali: § 63, 113« - L. 237,
chiUca: § 63 - L. 286.
Chillemi; 128»,
chimia: L. 91.
Chindia: S 31 ■ 246».
cliinicia, Ch-: L. 86.
chinisca: 209». ,„ _ „.
chinisia: §§ 7,18. 32, 6? " L. 86.
Ghirba: §§ 21, 30, 30» - L. 81, 87, 212».
cliirbu; L, 87.
chiricopa; L. 33.
chìruvia; L. 66.
chittena: L. 108.
chitubba, -ubbi: 79».
chiucca: § 39 - L. 238.
chium(m)mla: L, 91.
chomiya; L. 91.
choppa; S§ 21, 28 - L. 149.
chuba: L. 89.
chucca: §§ 36, 39 - L. 238,
cHucta: § 20 - L. 238.
Chufra: 298« .
422
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
chugera: §§ 29, 63 - L. 142.
chugiria; §§ 28, 39, 58, 68, 30« - L.
chulba; § 21 - L. 89.
chulchumi § 54, 30« - L. 90, 286.
chuin(m)ia: 30« - L. 91.
chunzurra: S 20, 30« - L. 92.
Churarcadio: L. 237.
chynista; L. 86.
ciàa: L. 225.
giacca, -ari, -azza; L. 282, 3I1«.
Ciaccata; L. 282.
ciameloctu: L. 55.
ciammiUottu; L. 55.
?iannaca; L. 78.
ciànnaca, -u: L. 136.
Cianu-riddu; § 44.
cibbedda: L. 132.
Cibella; L. 132.
cicha: §§ 32, 38 - L. 240.
ciddebba; 93« - L. 132.
ciddep(p)a: 93« - L. 132.
cileppu; L. 131.
cimarra: L. 147.
cimbili: § 47 - L. 242.
Cinisi: 210«.
cinnac(c)a: L. 78.
cioppa: L. 238.
ciotta; L. 297.
?irbi: L. 87.
cistaria; L. 42.
ciucca: L. 238,
cobayta: § 56 - L. 94.
coffa: §§ 26, 56, 33« - L. 93.
coffitella: § 71 - L. 93.
coleya: §§ 50, 56, 58 - L. 155.
Congaria: § 47 - L. 138.
copata, -età; L. 94.
cottoneria: L. 97.
Cozu-riddu; § 44.
cribellum: L. 125.
csuchac: SS 36, 47.
csuchac sachar; 191«.
cdmaa: 166«.
Cuba: L. 95, 217«.
cubacta; § 20 - L, 94.
cubasta: L. 94.
cubaydarius: § 71 - L. 94.
cubayta: S§ 21, 56 - L. 94.
Cubayta (La); L. 94.
cubba, C-: SS 7, 21 - L. 95.
cubbàida, -aita, -aitaru; L. 94.
cubbeta: L. 94.
Cube (le): 216«.
cubecella (ant. camp.); 218«.
Cubula; 217».
cucchia; L. 238.
cucton-: L. 97.
cuctoneria: S 71 - L. 97.
cuctunarius, -erius: S 71 - L. 97.
cuctuneus: L. 97.
cuctunignu; L. 97.
Cudda: L. 156.
ctìddia: L. 154, 265«.
Cuddia, Cuddia; lOOn.
Cuddia di Mida: L, 154.
Cudia (La): § 22, 100« - L. 154.
cudiet al baiat: 132« - L. 154.
cudit ben callele; 132« - L. 154, 166k.
cuffaru; L. 93.
cufumna: 51«.
culea: SS 50, 56 - L. 155.
Culia; L. 155, 266».
cuDa: L. 156.
Culla, Cullitta; L. 156.
cum(m)ia: L. 91.
cunj: S 20 - L. 58.
cunzarra, -u; 133« - L. 92.
cunzerru; L. 92.
cupata; L. 94.
cuscuta: §S 19, 39, 66 - L. 96.
cusemi: L, 84.
cuties: S 43 - L. 157.
Cut(t)aia; L. 157.
cuttìe; S 43 - L. 157.
cutton-; SS 43, 66, 69 - L. 97.
cuttoneria; 220«.
cuttonia; L. 97.
cuttunata; L. 97.
cuttuneri; L. 97.
cuttuni, -unu: L. 97.
cuttunina: L. 97.
cutuba; 79«.
Cyralcadi; L. 237.
czafrana; SS 47, 62 - L. 290.
czargaru; L. 215.
czuchac: § 36 - 191«.
dàala: L, 98.
dabbisu; L. 129.
dàcala; L. 98.
dacbala; SS 22, 31, 33, 63, 30« - L. 98, 124
daziala; L, 98, 224».
dagala, -li: L. 98, 223», 224«.
Dàgala, -alotti, -aluni, -aredda: L. 98.
Daghala; S 31 - L. 98.
daguara: SS 22, 37, 45, 30« - L. 99, 101.
Daguara, -ari: L. 99.
daguarini (Lucerà): S 70 - L. 99
dàhala: L. 98.
Dainbert: SS 22, 50 - 166».
dam(m(useddu: L. 100.
dammusidd'am: L. 100.
DammuseDi, Dam(ffl)uso; L. 100.
dammusu: S 34, 96» - L. 100.
damusato: L. 100.
damusum: SS 34, 38, 57 - L. 100.
Danasini; L. 103.
Darà: L. 101.
Darbilhabit; S 67 - L. 102.
darbis: L. 102.
darbum, -u(s): SS 8, 21, 69 - L. 102,
Darbum Elucayli: L, 102.
Darbus elcadi: L, 13, 102.
Darbus Gibun, Ilgibun, Jubunu: L. 102.
^' ' L. 265.
INDICE DELLE FORME SICILIANE
423
Darptatattis; S 58 - L. 102.
darsina; L. 270.
daryesin: L. 101.
dasciala: 224«.
Dauta: § 59, 96» - L. 99.
Day(h)ala: § 31 - L. 98.
Dayniruma: SS 37, 50 - 166».
ddàala, ddàcala, ddàgara, ddaghila; L. Jb.
ddaiddalana; L. 150.
ddàila: L. 98.
ddammusaru: L. 100.
ddammusu, dd-: 96« - L. 100.
ddarbu; L. 102.
ddasciak: 224«.
dderi, Dd-; L. 101.
ddicchiara; 102» - L. 109.
ddieri: 96» - L. 101.
Ddieru: L. IDI. ^ ^ ,„.
ddisa, dd-, ddisu; § 44, 96« - L. 106.
ddisaìoru; L. 106.
ddìsari; L, 106.
ddìsaru: L, 106.
ddocchiara: 102« - L. 109.
dduana: 96» - L. 107.
ddubbu: L. 110.
dduccara: L. 109,
dducchena; 96» - L. 108.
ddumma, ddumma, -i; 96« - L. JJ.
dduppu: L. 110.
ddurbu, dd-; 96» - L, 110.
Declia(la): S 31 - L. 98,
Deestin: L. 103.
defetarii: §§ 26, 41 - L. 104.
Degesim, -in: SS 7, 38, 50, 52, 53, 70 -
L. 103 .
Dehala: S 31 - L. 98.
Delifichoti: L. 240.
demosum; S 57 - L. 100.
deptai-ii: SS 26, 41 - L. 104.
Deri: L. 101.
Deru: 226».
dlasena: L. 234.
diaturbit; L. 277.
diccbiara; L. 109,
Dictainus: 227».
dieri; 96», 134» - L. 101.
Dieri: 226».
dimusum; L. 100.
Diiiddu: S 44.
Ditillo, -us: 227«.
dirri' L 105
disa:' SS 7, 38, 94«, %n - L. 99, 103, 106
disa: L. 106.
Dis(s)ueri: 227».
Dittaino (lo): S 43 - L. 272, 227».
doana: SS 22, 45 - L. 107.
doana de secretis: L. 104, 107.
doanerius: S 71 - L. 107.
doccliiara; L. 109.
Docbara (la): L. 109,
dohana: L. 107.
dohanare; S 74 - L. 107.
donna, D-: 166».
Donnafugata: 166».
Donnasisa: L. 26.
dori: L. 105, ^ _ ,„_
duana; S 45, 55, 96« - L. 107,
Boriili: 227«,
duanaru; L. 107.
duccara: L. 109, 236«.
duccariari; L, 109, 236«.
duccliena: 96«.
ducchiara: L, 109. ^, „, ,„ t ina »
duchena: SS 22, 32, 53, 56, 65 - L. 108 e
Integr.
dugana: L. 107.
du(g)aneri; L. 107.
duhana; L, 107, mo iqo
dukkyara: § 24, 32, 30» - L. 109, 198.
dulbus: 22», 30» - L. 110.
dumma, -u; 96» - L. 99.
dm-bu: 93», 94», 96« - L. 110.
Durffli: 227«.
fcS('fons)"§S50,58,62.166«.
edarge (Habel): § 62 - L. 265.
elcadi (darbus): L. 13, 102.
Elcudie: L. 154.
elmegìni (mons); L. 42.
Elucayli; S§ 45, 55 - L. 102, 279.
ennachle (ayn): 166«, 244».
Essabun (zucac): § 40 - 191«.
et ayn (flumen): 227«.
Ezobugi: 132» - 318».
Fabaria: S 45, ■ L. 115.
-facha-: SS 26, 30 - 228«.
facliiata; L. 119.
Fadenì: SS 32, 53 - L- U6.
Fahssimetiae (centrata); 15 Jn.
Falsarabie; S 63 - 159».
Falsomiele: 159».
faluca: L. 111.
fanna (cai,); L. 6,
fannecta:_ SS 26, 35, 71 - L. 8.
Farace, -i: L. 42.
Farachius: S 26 - L. 42.
f araci: § 26 - 240;j,
faracicu: L. 112.
Faraggio (Mare): 240/1.
Faragi: S 26 - L. 42.
faràicu: L. 112. ,„ .,.,
faraticum, -o: SS 4, 8, 26 - L. 112, 113,
240«,
farcziata: L. 119.
fatgium; S 39 - L. 112, 113,
farkùsu (pant.): 4«,
fattase; L, 283.
farsata; L. 119. . .„„
Fatsimerii (centrata): 159».
fars(i)um; SS 26, 39, 65 - L, 112. 113, 114.
farxum; SS 26, 39 - L, 114,
farzana, -ata: L, 119.
424
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
Fascemarla; 159«.
fassata; L. 119.
fastuca, -Cam, -cata, -chera, -chinu; L. 118.
Fastuche, -chera, -chiera, -chitu: L. 118.
Fauhar: 228«.
Fa(u)sumeli; 159«.
favata, F-: § 45 - L. 115.
favaria; § 26 - L. 115.
Favatotta; L. 115.
Faximeri(em): § 63 - 159«.
Fajtumerii; 159».
fehti; 169», 228».
Fertitta: 56«.
fideni. F-: §§ 22, 26, 52, 53, 30« - L. 116
filusi (napoL): 4«.
fischia: § 36 - L. 117.
fiskia: §§ 36, 54, 30» - L. 117.
fisqui; § 36 - L. 117.
fistuca, -ugra: §§ 63, 66 - L. 118.
flazata: L. 119.
Fondaco, -chelli; L. 120.
fons caballi; L. 58.
Formaggi (Rua); L. 102.
foslda: § 54 - L. 117.
frasata: 33», 132» - L. 119.
fràsci(n)u; L. 114.
frastuca: L. 118.
fraxium; § 65 - L. 113.
fraz(z)ata; 33« - L, 119.
frazzatariu; L. 119,
Freschìa, foschia ; L. 117.
fucuruna: 51».
fundacagìum: L. 120.
fundacarius: § 71 - L. 120.
fundacus: § 52 - L, 120.
fundakatu: L. 120.
fundicate; § 74 - L. 120.
fandicus; § 52 - L. 120.
funnacaru: L. 120.
fìmnacu; L. 120.
filtra: 298».
gabanu: L. 47.
gabbasisi: L. 1.
gabbeDa: L. 48.
gab{b)illota: L, 48.
gabella, G-, -ellazza: L. 48.
gabellotus; L. 48.
Gabriele; L. 125.
gaczana: L. 83.
gaddemi, -imi: 128» - 255».
Gaggi, Gaggys; L. 141.
gaia: L. 225.
gaitu, Gàito: L. 13, 145».
gaitus: L. 127.
galanga; §§ 19, 28, 66 - L. 121 e Integr.,
249«.
galbu: §§ 36, 62 - L. 122.
galea: L. 73, 124.
galcat al-murabat: 132».
Galcha: L. 124.
Calcia: 252».
Galcula: L. 124.
galédi: L. 74.
galencia, -engia: L. 121, 249».
Galga: L. 124.
galibare: § 74 - L. 123.
galibbi, galibbari: L. 123.
gaUb(b)u: §§ 33, 36, 30» - L. 123.
Galice, -ci, -ciotto: L. 74.
galigg(h)i: 128« - L. 74.
galinci: 128» - L. 74.
Galka: § 27 - L. 90, 124, 286, 227», 252»,
253».
Galkia: L. 124.
GaUcirani: 253».
gammUlottu; L, 55,
Gangemi: L. 77.
Ganzarla: § 47 - L. 138.
Ganzirri: L. 138.
Garbeli{s): §§ 27, 53, 65 - L. 125.
garbello (it. ant.): L. 125.
garbiari: HO»,
garbiddata: L. 125.
garbiiijari; L. 122.
garbu: L. 122.
gàrbula: L. 125.
garca: L. 124.
Garcia: L. 82, 206».
Garcitella, GarciuUa: L. 82.
garera: L, 79,
Garkha: L. 124.
gattaba: L. 63.
gartaffa, Gar(r)affa; L. 63, 126.
garraffu: § 27 - L. 63, 126.
Garraffu, -eddu: L. 126.
garruba: § 30 - L. 64,
garuddu: § 44, 119».
gasena, G-: L, 83 e Integr,
gasseria; §§ 29, 55 - L, 85.
gassida: L. 85,
gassina, -inani: L. 85.
gassira, -irario (de): L. 85.
gastina; L. 83.
gastria: § 20'- L. 85.
(G)ausa: 252».
gaycia, -tia: § 71 - L. 127.
gaytus; § 36 - L. 13, 127.
gazana: § 30 - L, 83.
gaizzana, Gazzana, -anaru: L. 83.
gazzetta: L, 83,
gebbia, Gebbia, Gebbiarossa, Gebbiazza: L,
128,
gebia: § 28 - L, 117, 128,
gema; L, 12.
gemaa (fons): 144», 166»,
getmes (zucac): 191».
gerra; L, 145.
Ghausa: 252»,
ghiddemi: 128«.
ghirba: 4»,
ghissara: L, 85,
ghiucchena: L, 108,
Ghiummara: L, 147.
ghiuttena: L. 108.
INDICE DELLE FORME SICILIANE
425
ghjittena; L. 108.
giambiloctu: L. 55.
Giaminaricarum (mons): L. 147.
Giampìlieri, Giancani, Giancavallo; L. 5a.
giannettu; 33» - L. 144,
Giannicattini: L, 136.
Giannioscura, Giatdinello: L, 58,
glatra; L. 145, 259».
Giarra (via della): 228?z.
GiarraSa, -affedda; L. 126.
Giarre, Giarretta: L. 145.
gibbedda: L. 132.
Gibbiazza, gibbiuni: L. 128.
Gibellina, Gibilicanna, Gibilmanna, Gibil-
mesi, Gibilrossa; 4» - L. 58.
gibisa, G-: §§ 28, 63 - L. 129.
Gibli, Gibliscemi; 4».
gibsa: §§ 7, 38, 30» - L. 129.
Gibun (darbus): §§ 28, 54, 70 - L 102.
gidida: §§ 22, 28, 52, 30» - L. 130.
gidita; § 22 - L. 130.
Gilebi, Gileppi; L. 132.
gìleppu: §§ 28, 56 - L. 131.
Gilippi: L. 132. ^ ^,^
gmeb(b)a: §§ 28, 33, 52, 53, 30» - L. 132.
GiUebi, Gillepi: L. 132.
ginecta, -u: § 47 - L, 144.
giponum: 91» - L. 149.
gippones; L. 149.
gìppuni; 91« - L. 149.
gipsaria: L. 85.
girmes (sucac): 191». , ^,,
gisia, G-: §§ 28, 46, 47, 68 - L. 133,
gisira: 318».
gissara, -ararius: L. 85.
gissaria: §§ 7, 8 - L. 85.
gissarius; L. 85,
gitida: § 22 - L. 130.
giubba: § 28 - L. 149.
giucca; L. 238.
giuggiulena: L. 150.
giuleppu; L. 131.
Giumarra; L. 147.
Giumbu (lu): § 34 - L. 148, 293.
giummara, G-, -aritu: § 28, 128» - L, 147.
giummarra: L. 147.
Giummello: L. 148.
giummu; L. 148.
giuppone: 91» - L, 149,
gittrgiulena: L, 150.
Godeserì: § 45 - 227»,
gonzarru; L. 92.
Gribel: §§ 53, 65 - L. 125.
Griddi (i); § 44.
guaddara, Guàddara; § 44.
guaddarusu: § 44.
guaddemi: 255».
guaglara, guallara: § 44,
Guddi (i); § 44. ■ ^ ^^^
gudema: §S 48, 50, 53, 30» - L. 134, 255».
Gued: § 45 - 227».
Gued Bualy; 227».
Guedetani, -tara: §§ 43, 45, 227».
Guid(d)a: §§ 22, 23, 44, 45, 53, 101« -
227».
guidema: § 50 - L. 134, 255».
GuiUa: §§ 23, 44 - 227»,
Guziret Ezzobugi: 132» - 318».
gyarra: § 28 - L. 145.
habba, habbuzza: L. 1.
Habel edarge: §§ 62, 63 - L. 265.
Habes (flumen): § 50 - 227».
-habit (Darbìl-): §§ 22, 36, 50, 70 - L. 102,
Hagium: L 141,
haiatseneti, haiarzeneti; \^. 5o.
Haiera: §§ 55 - L, 72,
hai seitun; § 50 - 166».
Hakbitilfacha; §§ 36, 50, 62, 132» ■ 228»,
Halchia: 252»,
Halcia: §§ 30, 62 - 252».
halfa: § 26, 4» - L. 135.
Halki; L. 73, 254«.
hama; L. 75.
hanaca: L. 78, 198.
Handacbilge: L. 136.
handac il-kemmun; L. lìo.
handac il-mutalab: L. 136.
Handehelomeli; L. 136.
bandi critam; L. 136.
Handìki Belchegi: L. 136.
*handikittain: L. 136.
Hanea, haneia: L. 76.
hangemia; § 29 - L. 77.
Hania; L. 76.
haniriu: 126».
bamia (cai.); L. 6.
hannaca. X-> bannaka: L. 78.
Hannia: L. 76.
haramuxu; L. 80.
hatbè; L. 87. , ^
hàrbia, harb'iari, harbu: 110»,
harchia, hàrci(a); 206«,
Harera, -erius: L, 79,
hareri; L. 79.
harrubba, -eddta; L. 64.
Harrubia; L. 64.
Hars(i)a; § 29 - L. 82.
hasem: L. 84.
basena: § 30 - L. 83 ^ J»tegr.
hasira: §§ 29, 40 - L. 85,
haskia: L. 301
hasserini: §§ 40, 53, 70, 30» - L. 140.
hassili; L. 85.
hassira; § 40 - L. 85.
Haxaluni; Integf. L. 52.
bava: L. 225.
Hayndictayn; L, 272, 257».
hazardum: 123» - L. 25,
Hazé: L. 83. ^ ,^
helcasar: 123» - L. 67.
hendulcini, hendulsin: 134».
Heymberd; § 50 - 166«.
hiannaca; 110» - L. 78.
Xirba: L, 87.
INDICE DELLE FORME SICILIANE
427
426
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
hucuda; 123» - L. 279.
hudita: S 20 - L 279.
Huedmartan, -an; §§ 34, 45, 123« - L. Ili,
227«.
hugera: L. 142. , ^^i
hugita: §§ 28, 29, 63, 30» - L. 142.
hugta: L. 142.
huUa; § 8 - L. 143.
huzen; S 45.
hyrba: S 30 - L. 87.
iambara: 128«.
iannetta: L. 144.
iai-ra: § 28 - L. 145.
iaitecta, iariotta: § 71 - L. 145.
Iddalac (sucac); § 36 - 191«.
Ideismi; § 70 - L. 103.
Ilgibun (darbus): L. 102.
imbatdatus: §§ 8, 74 - L. 32.
incabelkre; §§ 8, 74 - L. 48.
(i)ncaddusaM: L. 69.
incamulari: L. 57.
(ì)ncatusari; L. 69.
(i)incilLppati; L. 131.
iticiuccatu: L. 238.
ingabellatu: L. 48.
ingalanga; L. 121.
injarratu; § 74 - L. 145,
insala; L. 85.
(i)iitabbutari: L. 254.
intarsiare: L. 307.
intayarisi; L, 272.
inzala; L. 85.
"ioraaria; § 28.
iscarlatu: § 60 - L. 231,
isdirri; L. 105.
iserhus; §§ 36, 47, 52 - L. 229.
issata: L. 85.
ittena; L. 108.
iubaU: §§ 19, 28, 52, 30« - L. 146.
iubati; § 20 - L. 146.
iucca: § 39 - L. 238.
iuMena; §§ 33, 53 - L. 150.
iumata: §§ 28, 34, 37 - L. 147.
iummaria; L. 147.
iummam; §§ 28, 34, 37, 30« - L. 147.
lummariis (de); L, 147.
iuppa, I-: §§ 21, 28, 71 - L. 149.
iuppectum; § 71 - L. 149.
iutgulena; § 28 - L. 150.
iuriulena: SS 28, 33 - L. 150.
iurijulena: L. 150.
ixiruppare, -ator: L. 251.
izzana; L. 83.
Jabica: S 39 - L. 221.
Jalcìa: 252n.
jalma; L. 12,
jambiEoctu; L. 55.
jamelloctus; L. 55.
jammiUoctus; L. 55.
Jandigaglano; L. 136.
jan.(n)ecta, -etta; § 4 - L, 144.
jannectus; § 47 - L. 144.
jarra; §28-1. 145.
jarrecta: L. 145, 260«.
jariana, (ia)ifana: L. 83.
jfbbisu, jft)busu: L. 129.
jippuni: § 56 - L. 149.
jissata; L. 85.
jittena; L. 108.
Jubunu (darbus); §§ 28, 54 - L, 102.
tumatria; L. 147.
jummui §§ 28, 34, 69 - L. 148, 293.
juppa, J-; § 28 - L. 149.
jupuni: § 71, 91« - L. 149.
jurgulena, jurjurena: L. 150.
juttena; § 65 - L. 108.
Icaa; §§ 36, 50 - L. 51. ^ ^^^
kadiati; §§ 22, 36, 74, 30« - L. 151.
Kaggèia; L. 72.
Kaggì; L. 141.
kahalu-; § 32 - L. 52.
Kalabusamara: 167«.
Kalcia: 252«.
Kalkas; L. 124.
Kalk(h)i: 254«,
Kalsa; § 30 ■ 252«.
Kania; L. 76.
karbè; L. 87.
Karienum: 210«.
Karsa; L. 82.
Kassari (mons); L. 67.
Kaynseitime, -*tune: § 50 - 166«.
Kazè; L. 83.
killa; L. 143.
kinisia; § 32 - L. 86, 210«.
Kiralkadium; L. 237.
kisitia: § 29 - L. 85.
kituba: 79«.
kyachla; § 32 - L. 52,
kyummia; L. 91.
lacanna; L. 6,
lacca: L. 3.
Lachagita; L. 72.
lactarini; L. 159.
Lacumuca: 27«.
laBanna (cai.); L. 6.
Lalcara: 71«.
laliama: L. 12.
lambicum; § 67 - L. 158,
lammicati, lammicu: L. 158.
(la)nzara (cai.); L. 19.
Laranghi (cai.); L. 21.
larànli (bov.): L. 21,
Latargia; L. 265.
lattarini: §§ 43, 67, 70 - L. 159, 270«.
lat(t)uni; 161??.
Lausetum; §§ 47, 59 - L. 16.
Layhabica; § 39 - L. 221.
lazoltTin; L. 27.
Lazzarola; L. 24.
Lercara Friddi: 71«.
Letcari: 71k. „ t iz-n
libanum; § 33 128« - L. 160.
libbanu; L. 160,
Ubichi; § 33, 128« ■ L. 161 e Integr.
libici: L. 161.
Umbidi (bov.); L 161, 188«.
limoiv; §§ 33, 69 ■ L 162 163.
limpici, -ciata: 128« - L. 161.
£:-i(Ìi.?M4-L. 106,206.
lodderi: L. 101.
Loddiem; L. 101.
lomia; L. 163.
Iosa; L. 16.
Losera; L. 16.
tosi (pant.): 4«.
Lumarge; §§ 2, 34 - J-- /'^i.,
lumia; §§ 33, 55 - L. 162, 163.
lumiuni; L, 162.
lutderi; L. 101.
Lusia ('a): L, 16.
raacadaru: L. 164.
macalubba, -u; 93» -L. 165.
macaluggiu, -uscio: L;- ^<"-
macalupa: 93» - 1-. l^-»'
macca; L. 302.
macbabus; L. 168- ^ ,. /i sn« T 164
machadat(i)u-; §§ 25, 34, 63, 30« - L. IM.
tnachalegius: L. 167.
Machaluba; S63,30«-L;165.
machalugius: §§ 28, 29, 69 - L. 167.
machalus: L. 168.
Machamatus (ant. pugl): l^;/-^-'-
machassenum: § 47 - L, 16ù.
machazen(i); §§30 47 - L 166
machazenum: §S 47, 61, 63, U&» ^' ■'>
166.
macta: L. 302.
mafatachium: L. 112,
rnafaradda; L. 303.
mafaràggiu; L' l^- ,, ■{ \\2
mafatagium; §§ 4, 8, 26 - L. li-i.
mafarata, -atedda; L. 3U3.
mafis: An.
magadaru; L. 164.
Magaggiaro: L. 72. ^ ^^^
magalugius; §§29, 34 63, M, i^n
magasen(um): § 47 - L. ie&.
magazeni, -nu: § 30 - L. 166.
magazeny; L. 166. . w/
Magazzeno, -ino, mazzo, mazzi. L. ioo.
màggiu; L. 175.
r&i': t 34, 63, 74 30« - L. 168.
mahadinum: § 47 - L. 166,
mahaggiàru: L. 72.
mahasenum; § 30 - L. 166.
Mahassar: 277«.
maliazenum; § 30 " L. l^^.
mahumeria; S ^};\}f^^^^-
Maidda (Lenza 'a): § ^4.
Maimone. M-: L. isu. _ 273».
maiutus, -o; §73, tn, Ju«
maizié; L. 166-
malasé(nu): L, 166.
mala:^zeni: L. lo°-
malfaragium: L.- ^^^'
mammuni: L. 1«0.
Mamone: L. 180.
manca; M-; L. 30,183.
manzapanettum; § 71 - L. i/o.
maracxi: 113" - L. 173.
maragroa: L. 171. « 71 . L. 171 e
maragmerius, marameiius; ^ 71
Integr. .
maram(m)a: 30» -L. 171,
maiammeri: _L. i/i.
maramm(i)ari: L. 1 Zi-
Marano: L. I/^'t --,,
maranus: § 34 - L. 172,
Marascia, -p: ^■^%'-'' ,0 t 173.
barascia, -ium; §§ 3 VV3
maras(s)ium: § 39 - J^- J_'^' , ^.73
inaraxa,.-xus -xium; § 39 - L.
Marcatajo; L. 174. ,
Marcato Ma^-f --- L^i74 288».
marcatu(s); !> 2^ ;»u»
Matchalt: L, 174.
màtchitu, matcutu; L. 1/4.
Mare Fataggio; 240«.
marfaraggiu; L. Wi, i^jn.
marfaragium; L. U/.
Matgicanali: L, !"•
Margidirami: L, i/J- ,_ 175 240«.
Marlifaraci,, Margiferai: L. 42, 175,
MargimiUusi; L. 4^, i-u-
Màrcio, Mai-giomorone; L. l'^.
ZU matgiar , -igmi, -u u L, 175.
matgiv-im: §§ 28, 69 - l;. in.
marifaràggiu; ^■^^^'
marifaraticu; L, llfi'
Matran (flumeri); 227».
CZÙii-Maiardinum: SS 38, 43 - L.
272' , ,-,r
matsapanum: L. i/o-
marticu: 33». t 17-5
maryu: §§ 28 34 - L, 175.
marzapane (it.): y'*'..,,
rrr« •* 5oVi7 h, 2,7..
maschazenum: 126« - L. It."-
masera; 277«. , ^q . ^^ 178.
masibum; §§ 21, 34, 38, >A ^ ^^ .
mataracium: §§ 4, 7, 8, 34, 4^ ,
iacdum. -asaim -acu, -aza, -azu; L. 184.
matarazarius; L. lo4.
Srir^s'-T'"^. 43, 55, 70, 30» - L.
179, 184.
428
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
màtraho (bov.); L. 184.
Matrayni: §§ 29, 70 - L. 179.
màula: 34k.
maùtnma L. 169.
nQax(h)adaru; L. 164.
'■'•■maxhazenum; 126«.
maymuni; § 58 - L, 180.
maynara; § 52 - L. 187.
mayuca, -ce; § 20 - L. 170.
mayutus: L. 170.
tnazamurru; 33«.
Màzata; 277«.
mazarati: §§ 40, 74 - L. 177.
mazzata; L. 177.
'mbardari; L. 32.
mechimaa: L. 304.
melingìana: §§ 21, 22, 28 - L. 182.
Menaha: §§ 36, 50 - L. 183.
menaka; § 30 - L. 183.
Mentina: L. 188.
Merante; L. 18.
Merches (sucalic); §§ 30, 47 - 191«.
fflesckinamenti; § 75 - L. 190.
meskinu: L. 190.
Mesciuta: L. 189.
Messida: L. 189.
Micco: 284«.
michichala: §§ 34, 39, 50, 30« - L. 185.
micimaci (patit.); 4«.
midisia: § 65 - L. 189.
miesivum: §§ 21, 38, 52 - L. 178.
milinciana, Mìlingiana; L, 182.
miliniana; § 28 - L. 182.
millisius; §§ 33, 69, 73, 30« - L. 186.
Minacha, Minàga; L. 183.
minara: § 52 - L. 187.
Minsiarii (castellum); L. 197,
Mintena, Mintina: §§ 35, 41, 54, 64 - L. 188.
mintina: L. 188.
Minzamm; L. 197.
tniragla, Miragl(i)a; Un - L. 18,
Mito (De Lo): L. 18.
mischinu: L, 190,
miscliita, M-: §§ 4, 8, 18 - L. 12, 86, 189.
misclcita: 283«.
misemla: L, 196.
mishuita: L, 189.
misicini; L. 196.
misida; §§ 4, 8, 22, 38, 52, 65, 68 - L. 189.
misita, M-: § 22 - L. 189.
miskida: L. 189.
Kiiskinu: §§ 73, 75 - L. 190.
miskita; L, 189.
Missar: L, 197,
tnissida; § 38 - L. 189,
Mittinum: §§ 35, 54, 64 - L, 188,
mmuigiu: L. 42.
Mocati: §§ 50, 52 - 313«,
Mogavero: L, 15,
Momolina: § 70 - L, 18,
monai-a: § 52 . L, 187,
Mondello: L, 191, 272,
mondellus; § 56 - L. 191.
raondia: L. 191.
Mongibello: 4«.
Monsliar: Integr. L. 197.
morabitus, M-; §§ 7, 56 - L. 124, 192.
Moiabito: L. 192.
Mosclietta, -itta: L, 189,
moscita: L, 189,
moyia; L. 257, 299».
mucassam (sucac el-): 191«.
Mucco; 284«.
muchabi: L. 168.
IMucham (lu); L. 197.
mu5aiTa(va) (bov.): L. 194.
muddisa; L. 186.
mudebeg: §§ 3, 28, 52, 65, 69, 30« - L, 193,
mudegeb: § 65 - L, 193,
mum(m)ia: L, 195.
raundello: L. 191.
mundellus: §§ 56, 64, 71 - L. 191.
mundiUus: L. 191.
mundiu: L. 191.
MungibeUosii: L. 42.
munneddu; L. 191.
munniu; L. 191.
Muntu-riddu: § 44.
muràb(b)itu; L. 192.
murra: L. 92.
mutrum; L. 92 e Integr.
]V[usar(r)a; L. 197.
musatu; L. 197.
musceddi: § 44.
tnusclieta: 2S2«.
muscliita; L. 189.
Muscliitta; L. 189.
musciatu: L, 197, 310«,
musinnj: § 73, 30« - L, 196.
musldta: L. 189.
Musldtta: L. 189.
mussa; L. 237.
mussatum, U.-: § 39 - L. 197.
Musta: §§ 43, 54 - L. 237.
mustica; 108«.
musticella: 108«.
mutana; L. 46,
Muto: 94« - L, 191, 284«,
Muxaro (S, Angelo), -arello: L. 197.
muxaru(m): §§ 39, 54 - L, 197 e Integr.
naca: L, 30,
nàccara: L, 109, 198.
Naccarato: L. 198.
naccarella: § 71 - L. 198.
naccari, N-; §§ 36, 66 - L. 109, 198,
naccariari: L, 109, 236«,
nàccaru: 236«,
naccliari: § 36 - L, 198,
Naclii (i): L, 183.
nachle; 244b.
nadarate: § 74 - L. 199.
nadararu: § 71 - L. 199.
nadaria: § 71, 126« - L. 84, 199.
nadar(i)us: §§ 35, 48 - L. 199.
INDICE DELLE FORME SICILIANE
429
Nadaru (lu): L. 199.
nadir: § 48 - L. 200.
nakari: § 36 - L. 198.
nanfia; § 64 - L. 201.
naquey: §§ 35, 58, 30« - L 202.
Narancium, Naranzato (cai): L, 21,
naranginus (salent, ant,): L. 21,
Naucatia: L, 206,
Nàuta: L, 206,
nau(f)ragium: L, 112,
nayppi: L, 203,
'ndammusari: L, 100.
NgaUebi (i): L. 48.
Nicaredda ('a): 244».
Niculedda ('a, Santa): 244«.
nifeya: §§ 35, 58 - L. 205.
Nisso, Nixo; 166«.
nnàccari: _L. 198.
nnaccariari: L. 109.
noar(i)a: L. 206, 295«.
nohat(i)a, N-; L. 206.
Nora: L. 206.
nòria: 34« - L. 206.
Novara: L. 206.
nsalibbatu: L. 226.
'ntarcari: L. 264.
Nuagra: L. 206.
nuara, -araru: L, 206.
Nuc(h)aria, Nugaria: L. 206.
Nuvara, -aredda; L. 206.
OddogriUo; 227«.
Oddomarrano: § 45 - 227».
Oddonis Sueni (flumen): 227«.
OdegriUo, -us: 227«.
Odesuer, Odesver: § 45 - 227».
Odogrilli, OdoriUu: 227«.
Odosuer: 227».
Odotaini §§ 43, 45 - 227».
Oedezebuchi: 227«, 318».
Ottomurrano: 227».
ottuni; § 4 - L. 23.
perciasciat(t)a; L. 283.
Phachaet: §§ 26, 30 - 228».
Phax Emeri: 159».
phidemum: §§ 22, 26 - L. 116.
pitarra: 259».
Ràbato: L. 207.
rabba: § 63 - L. 211.
rabbaca; § 65 - L. 211.
rabbacotu; L. 211.
rabbato, -teddu, -teUo: L. 207.
rab(b)atus: §§ 21, 25, 37 - L. 207.
rabbica: 123» - L. 211.
RabbìcW: L. 211.
rabbicum: L. 211, 291».
rabica: L. 211.
rabiotu: § 71 - L. 211.
raccamari: L. 208,
raccam(i)atus: SS 36, 74 - L, 2Uii,
Racca Suldan: § 43 - 219»,
rachaba: § 63 - L. 211.
rachadina: § 31, 30» - L. 212.
Rachalsuctanum; § 43 - 219«.
rachamatus; L. 208.
taddena: L. 214.
Raffo, Rafforusso: L, 209.
tafEu(m): §§ 26, 37 - L. 101, 209.
rafu: L. 209.
SSs:^§%40,52,63,69-L.210.
ragazzo: L. 210.
rahaba: §§ 37, 63, 65 - L. 211.
rahadin(a): § 31, 30» - L. 212.
ralialmud: L. 191,
Raisaliba: L, 213, ,,„ mi
Raiscanzir: §§ 54, 55 - L, 138, 213.
Raischelbi: L. 213.
raisi, R-: L. 213. „.„... t oi ^
Raisidebbi, Raisigelbi, Raisivito: L. 213.
Ralsuctani; 219».
RattiUia; 166«.
Rasichelbi; L. 213.
Rasicudia: L. 154.
Rasidebbi: L. 213.
Rasuptanum: 219».
Rayasuttani; § 43 - 219».
tayhabo: 291».
rays: L. 213. -„s tio -ì-n.
raysius: §§ 37, 38 - L. 70, 138, 213.
regracia; § 71 - L, 210,
regracius: §§ 52, 63, 71 - L. 210.
Resalibera: L. 213, 226.
Resuttana, -o: 219»,
riccamari: L. 208,
richamatus: L. 208.
riczargaru: L. 215.
riddena, -ina: 30», 94» - L. 214.
ridena: §§ 22, 52, 30» -L. 214.
ris(i)algaru: §§ 27, 63, 67 - L. 215.
ris(i)argaru: § ^^ ' ■'^' ^15,
risicari: § 74 - L, 216,
risicum; § 63 - L. 216.
ris(i)ma: § 63 - L^ 217.
ritena: 94» - L. 214, , „,„
romanum: §§ 34, 33, 56 - L. 218.
rotulum: § 63 - L. 219,
rrabba: L, 211.
rrabbatisi, rrabbatu: L. i^i.
rrafiu, Rr-: L. 209.
ttisicu; L. 216.
rruddena; L. 214.
rubata: § 71 - L. 220
rubum, -us; § 21 - L. 220.
ruga (cai); L- 220.
Rumana, -neddu; L, liv>.
ra!~:'?§ 21, 50. 122» - L. 220.
sab(b)aca; § 39 • L. 221.
430
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INDICE DELLE FORME SICILIANE
431
Sabbugia: 318«.
sabr(i)a: § 40, 30« - L, 222.
Sabucha: § 28 - 318«.
Sabucìa: 318«.
Sabugi(a), -um: § 47 - 318«.
Saca; L. 282.
Sacca: § 39 - L, 282.
saccaria: § 71 - L. 223.
saccaiius: §§ 36, 71 - L. 223, 191n.
saccaru(s); L, 223.
saccatu-; L. 223.
sachar (csuchac); 191«.
SaflEarano: L. 290.
sagatum: S§ 36, 38, 43 - L. 224,
sagrila (salent.): 128« - L. 225, 293«
sàia: L. 225.
Saia, Saione; L. 225.
saia: §§ 36, 38, 46 - L. 225, 293«.
Saja, -azza: L. 225.
*sajia; 293«.
sajola: § 71 - L. 225.
sajuni: L. 225.
salib-: § 40, 30« - L. 226, 288.
salib(b)a: L. 226.
Salibra: L. 226.
sallachi: §§ 44, 56, - L. 227.
sambatarius: L. 293.
Sambataro, Samm-: L, 293.
*sangia: 293«.
Sangirotta: § 29 - L. 72.
sannacca; L. 78.
sansatia; L. 228.
sansari(us): §§ 34, 71 - L. 228,
sarcus: §§ 36, 47, 52, 73, 30« - L. 229,
sarta: L. 284.
sarrera: SS 39, 71, 73 - L. 284.
sartus; § 20 - L. 229.
sbètgiu: 61«.
scaccatu: Integr. L. 230.
scacchi, -ìatu: L. 230.
scacki, scackeii: SS 4, 31, 39, 63 - L. 230.
scannacca: 126« - L. 78.
scarlata, Se-: L. 231.
scatlata, -at(t)um; SS 36, 54, 60, 62, 73
L. 231.
scarietum: L. 231,
scattatinu: L. 231.
Sceralcady: L. 237.
Scerba: L. 87.
scerra: L, 284.
Scetra, Scerrino: L. 284.
schalc(h)um: SS 31, 39, 63 - L. 230,
schannacca: 126n - L, 78.
Scharri: 312«.
schibbeci; 34».
sciabbachiari: L. 221,
Sciabbarrasi: L. 70.
sciàb(b)ica, Se-: L. 221.
Sciabeca: L. 221,
sciaca: 311«,
Sciacca: S 39 - L, 282.
sciacca, -ari, -azza: L. 282,
Sciacchi: L, 282.
sciaddu: SS 44, 4«, 119«.
Scialanga: Integr. L. 121.
scial(l)abba: L. 251.
sciannacca: L. 78.
sciata: L. 283.
sciarabba: 91» - L. 251.
sciarata: L. 283.
sciarera: L. 79.
Sciaritella, Sciarotta, -aruni: L, 283.
sciarra, -atteri, -arriarisi: L. 284.
Sciatta, -i(a), -o: L. 283, 312«.
Sciatta, -arrino: L. 284.
Scibene: 281«.
Scicliilone, Scicolone: Integr. L. 52.
scieri: S 44 - L. 281.
sciloccu: L. 287.
Sciolta: L. 250.
Sciottino: 134» - L. 250, 297«
sciott: 4».
scitba: L. 87.
Scitbia, -ini: L. 87.
sciroccu: L. 287.
sciroppi! ; L. 251.
seirpi: L. 87, 211»
Sciurba: L. 89.
sciurta; L. 250.
Sciurtinu: 297».
sdamusari: L. 100.
sdiddacca: L. 227.
sebésten: SS 19, 35, 53 - L. 232
semita: L. 233.
sena: L. 234.
Sena: L. 235.
senea: L. 235.
senearius: S 71 - L. 235.
senia: S 46 - L. 206, 235, 295«.
seniare: S 74 - L. 235.
seniatu: L. 235.
sensaiia, -atius: L. 228.
senzali, -alia: L. 228.
seta: S 39 - L, 237.
Serabuali: Integr. L. 237.
sera buhali: L. 237.
Seralcadi, -alhadius, -alkadi: S 36 - L. 13,
237,
serj: L. 237.
setronus; L. 243.
seyd: 169«.
sfìmarius: S 28 - L. 236,
sfincia, sfinciaru, sfìncidu, sfinciuni: L, 236,
sfingia: SS 28, 38, 60, 62, 30» - L. 236.
sfingiarius: SS 28, 71 - L, 236,
sfingiaro: L, 236.
*sfiniarius: S 28 - L. 236.
Sgarlata; L. 231.
sgarlatu: L. 231.
sguaddararisi: S 44.
sliabica: SS 39, 52 - L. 221.
shera, -rum: SS 39, 61, 63, 30» - L. 237
Sherabuali; S 39 - L. 237.
Slieralcady, -alkadi: SS 16, 39 - L. 237
shucca: SS 36, 39, 30» - L. 238, 282.
Sibeni: 281».
sìcchiaru; L. 248.
sicha: § 38 ■ L. 240.
sicHsa: S 20 - L. 241.
sichoctu; L. 240.
sichoria: S 71 - L. 239.
sìchotu: S 71 - L. 240.
sichus: SS 18, 30, 39, 58 - L. 239.
sicla; S 32 - L. 240.
siclarius: S 71 - L. 240.
siddacca: L, 227.
siàca, -ilca: S 65 - L. 241.
sihia: SS 32, 38 - L. 240.
sildfa: SS 52, 65 - L. 142, 241.
simbile: SS 35, 71 - L. 242.
sinbiU: S 47 - L. 242.
sinnacca; L. 227.
Siracandium: L. 237.
sireuni: L. 243.
Siriarchadi: L. 237.
sirruni: SS 56, 71 - L. 243.
siruppu: 91» - L. 251.
Sisa: § 47 - L. 26.
smarammari: L. 171.
snaccati, *snaccarari: L. 78, 198, 2U1».
spinaces, -aclie, -acia: L. 244.
splncia, splngia: L, 236,
ssabica; 292».
ssaluca: L. 221.
sscerra: L. 284.
ssciara: L. 283.
stafaria; L. 259.
sucac: S 47 - 191».
Sucac girmes, yrmes: 191».
Sucac Iddalac: 191».
sucahc Merches: 191».
sucak buliabbe: 191».
sucakilkesi: 191».
sucalorus: SS 32, 71 - L. 298.
succari, succhiatu: 111» - L. 248.
suchac batchuc: 191».
suchatu: Integr. L. 248.
suddacca; L. 227.
suhùs; SS 38, 69 - L. 159, 245.
sulfa: S 26, 30» - L. 246.
sullacca: L, 227.
sum(ni)accu: S 34 - L. 247.
suptazimbilerius: SS 71, 72 - L. 24/.
suquaru: SS 66, 69, 30» - L- 248 e Integr,
stìrchiatu, sùrciru: L. 248.
surra: L. 249.
surraca: L, 305.
surruni: L. 243.
surta, S-: S 39, 30» - L. 250.
surterius: S 71 - L. 250.
Surtia: L. 250.
Sybeni: 281».
sylk: L. 306.
Syralchadi: L. 237.
sytopus: 91« - L. 251.
syrupus: L. 251. ^ ,,^^
sytir: SS 38, 63, 69, 30» - L. 252.
•'tabarca: 308«.
labbia: L. 253, 272.
tabbiarisi: L, 253.
tabbutu(m): L. 254.
tabia: SS 43, 46 - L. 253 e Integr.
Tabutazzu: L. 254.
tabutum, -us: S 41 - L. 254.
tacania: S 63, 30« - L. 255.
tacanta: § 20 - L. 255.
tas(Q)a: § 38 - L 258
tac(c)ia: S 38 - L. 258.
tachatiatu: L. 256, 224».
tacliura: SS 31, 43, 73, 79» - L. 257, 267,
taciarari: L, 256 257, 224».
tafaria, -iu: SS 26, 43, 46, 57, 58 - L, 259,
Tàfaro; L, 259.
tafiaria: § 26 - L, 259.
Taffuro: L. 259.
tafita: L. 259.
latóri: L. 259.
tahariari: S 31 - L, 256.
taiariatu; L. 256.
tàiu^ taju: L. 272.
talai; L. 260. t o/n
taHari, talayarisi: S 74 - 33» - L. 260,
taliata: L. 260.
tamaziatus: L. 269.
tambutu, -ellu: § 35 - L. 261.
tambutu (cai.): 128».
tammurn, -inu: L. 261.
tammusu: L. 100.
tammusiellu (cai.): L. luu.
tancinu: L. 263.
randa: §§ 34, 48 - L. 262
taneus, taney: § 20 - L. 5a.
tangile: SS 28 37, 54 - L, 263.
tanginu: L. 263.
tanna: L. 262. v o/o
taraggiatote: S 47 - i^- ^'^■>-
tatasiatus; L, 269.
ratea: L. 264.
tarcas(s)u: L. 274.
tarcha: § 29, 30« - L. 184. 264,
tarchi: L, 2ò4,
tarcianatus: L, 270.
tarenata: S 71 - L> 268,
tarenus: 31» - L- 268.
targa; § 29 - L, 264.
targia: §S 22, 28 62 - L. 265.
Tàrgia, -etta, -itedda: L. ^f- „
targima: SS 28, 41. 30» - L. 266, 278,
tari: L, 268, 303».
tarida: S 52 - L. 273.
tarila: SS 43, 73, 30», 79» - L. 257, 267.
tarinus: L. 268.
tarragiaturi: L. 269.
tattas.: L. 269.
tattasiator: S 47, 30» - L. 269.
tattasiatus: SS 43, 74, 30» - L. 269.
tatsanatus; S 40 - L, 270.
tatsena, -sina: L, 270,
tarsia: L, 307,
tarsianatus, -sionatus: L, M^.
432
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
tarzanà: L. 270.
tavarea; 87» - L. 275.
taxai'iati, -atu: § 31 - L. 256.
tayam: § 46, 30« - L. 271.
tayatiari, -atu: §§ 31, 74 - L. 256.
tayu; § 7 - L. 272 e Integr.
tayuta: § 31 - L. 257.
ta2(z)a: § 38 - L. 258.
TeUaro: 227«.
terida, -ita; §§ 22, 52 - L. 273.
Tettasi: L. 269.
thafaria: § 43 - L. 259.
tharcassius; §§ 39, 41, 52, 69 - L. 274.
thuminata, -atus: § 71 - L. 276.
thuminus: § 63 - L. 276.
thumminata, thumminu: L. 276.
ticchiara: 102« - L. 109.
ticchiena; L. 108.
Tiddam ('u): 227b.
tirczana: L. 270.
tirzanà, T-, tirzanali; L. 270.
tisu; 94re - L. 106.
tochena: §§ 22, 56 - L. 108.
trabacc(h)ai §§ 63, 66, 22« - L. 275 e Integr.,
308»,
Trabacchi: L. 275.
trabbacca: L. 275.
Trikhnakhale: 244m.
tuccena: L. 108.
tucchena: 96» - L. ICS.
tucchieria: L. 108.
tuchiena: L. 108.
Tumarrano: L. 172, 227«.
tumenus: L. 276.
tumitius: §§ 34, 42, 63 - L. 276.
tumminata; L. 276.
tumminiari, tùmminu: L. 276.
tumrainus: §§ 34, 42 - L. 276.
tunj: § 20 - L. 58.
turbica: § 20 - L. 277.
turbiti §§ 24, 41, 52 - L. 277.
*turbita: §§ 8, 19, 22, 24 - L. 277.
turbittu: L. 277.
turbu: L. 110.
turchiena: L. 108,
turc(h)imannus; § 28 - L. 278.
turgimannus; §§ 28, 41, 56, 78« - L. 266,
278.
tutpu; 94».
uadi: 227«.
ucuda: S§ 45, 65, 30» - L. 279.
udica: § 65 - L. 279.
udicbillatus; § 74 - L. 279.
udita: L. 279.
lied-; § 53 - 227».
Uedabes: §§ 45, 50 - 227».
ulizeseyr; S 45.
ùrfaru: L. 280.
uscèn: L. 281.
ùsciaru, ùsciuru: L. 280.
usciere: L, 281.
usen; § 45.
usfatu: §§ 26, 50, 56 - L. 280.
usserius; §§ 39 - L. 281.
uxeri de mussa: § 61 - L. 237.
uxerium: §§ 39, 53, 60 - L. 197, 281, 301».
uzen: § 45.
vaiata: L. 29.
varcocu; L, 33.
varda, -edda; 92» - L. 32.
vardaru: L. 32.
vatvacani, -nu: 92» - L. 31.
vastunaca; L. 36.
vattali: L. 30, 263.
vattànu; § 43, 92» - L. 30, 263.
Vazzana; § 45.
vicemiragla: § 72 - L. 18.
Vicu-riddu: § 44.
Villa: § 23 - 227»,
Vitiddaru ('u): 227«.
vurnia; L. 43.
vutana: § 21 - L. 46.
vuttevègghia (it. merid.): 51«.
xabaca: §§ 32, 52 - L, 221.
xabica; § 39 - L. 221.
Xac{c)a: §§ 36, 39 - L, 282.
Xaggi; L. 141.
xaja: L. 225.
xakkaii: §§ 36, 74, 30» - L. 238, 282,
Xangirotta; § 29 - L. 72.
xannaca: § 30 - L. 78.
xara, X-: 30» - L. 283.
Xarmuxu: Integr. L. 80.
xarra (= xara): L. 283.
xarra: §§ 37, 39, 73, 30» - L. 284.
Xarra, -ia; 312».
xattabba: § 43, 30« - L. 285.
xera: § 39 - L. 237.
xeri; S 60 - L. 281.
Xerrino (de); L. 284.
xhaccari: L. 282.
Xhalcia: § 30 - 252».
xhannaca: 126» - L. 78.
xhareri (= chareri); L. 79.
xhareri: L. 281.
xhaseria: §§ 29, 55 - L. 85.
xhayai L. 225 e Integr,
xhayaloni; L .52.
xhuerti: § 39 - L, 288.
Xiartia: 312».
xibeca: L, 308.
Xibeni (lu); 281».
xilba: L. 87.
xilka; § 63 - L. 90, 151, 286, 288.
xillerii L.- 309.
xiloccu: § 57 - L. 287.
xirata: §S 71, 74 - L. 281.
xirba: § 30 - L. 87.
Xirbi (S. Caterina): L. 87.
xirium: S 53 - L. 281.
I^©ICE DELLE FORME SICILIANE
433
xiropo, -us: L. 251, _
xiruppare: § 74 - L. 251.
Xim-tia: L. 250.
Xixa: L. 26.
*xurri; § 8 - L. 226, 288
xurta, -erius; § 39 - L. 250.
yaborrasu: §§ 21, 29, 37, 67 - L. 70.
Yachayuni; Integr. L. 52.
yanackecta; §§ 30, 71 - L. 78.
yasiria: § 29 - L. 85.
Yhabica: L. 221.
Yhalcia: 252«.
Yhalici: S 30 - L. 74.
Yhancetia; § 47 - L. 138.
Yhannicattini: L. 136.
Yharafiura: § 27 - L. 126.
Ybasena; § 30 - L. 83.
Yhibinis (arx): 281».
yiduba; 79».
yilca; L. 286.
yilta; § 20 - L. 286.
ylkes (zuccac); 191»,
yrmes (sucac): 191».
yse (fona); 166».
yurrì: § 39 - L. 288.
zàara: L. 25.
zabbara: 128».
zabbiari; L. 295.
Zabbugia: § 28 - 318».
zàccanu: L. 293.
zàccanu (cai.); L, 256.
zaccariari: L. 256.
zacchia, iSachia: L. 225.
zacharella: § 71 - L. 289.
zaddacca: § 44, 119" "L. 227.
zafarana: §§ 26, 47, 62 68 - L, 290.
zaffarana: § 26 - L. 290.
Zafiarana, Zafierana, Zafarenaro: L. i^U.
zafrano; L. 290. t ^Q1
zagag(g)bia, zagaglie: 34» - i- ^y^-
Zagami; L. 293. ^ ^„ „„„
ijàgara, fàghita: § 63 - L. 25, 289.
zagaredda, -riddato : L. 289.
Zagatella: L. 289.
zagataru; L. 224.
zagatu(m); § 38 - L. 224.
zagaya: §§ 27, 47 - L 291.
Zagra: § 63 - L. 25, 289.
zaituni: 166».
zamarra: L. 292.
zambara (cai): 128».
zambatarius: § 71, 30«, 132» - L. 293.
*zàmbatu: L. 293.
Zambuto: 315».
zammara: L. 294.
zammara (= fabbara): 128».
zammaria: § 47 - L. 294.
Zammataro; L._ 293.
zammataru, -aria: L, 293.
Gammato, iammatò, -tiari: L. 293, 317«.
Zammuto: 315«.
zappa: §§ 21 40. 30» - L. 295.
zappata; § 71 - 1-. ^yj'
zappeddu: L. 295.
zara: §§ 47, 63 - L. 25.
zarbu: L- lOf. , t^ci
tarchiati, zarchizza: L. /-^J-
zatcu: L, 229.
zatgara, -u; L, ì-ì-:>-
zasa, zazza: 51»,
Zebbug(i)a: § 47 - 318».
zebugi (fons): 318«,
zècchia; L. 240.
zedoanin: L. 296. ._ ._ r -q--
zedoari(a, -u): §§ 19, 45, 47 - L, 296,
Zena, -i: L. 235.
zibiluni: § 71 -. L. 242.
zìcca, ziccam, ziccheri: U 24U.
zimarra: L. 292.
zimbili, -larius: §§ 47, 71 - L, 242.
fimbiri; L. 242.
zimmilaru: L. 242.
zimmile: L. 242.
zimmiliddaru, zitnmilunaru: L. l'M-
Zineth (petra de): L. 58, i^^.
zippa (ant, camp.): 262».
zirruni (cai): L. 243.
Zisa: §§ 47, 60 - L. 26.
iMà\x: L. 5, 26.
Zizzo, -a: L. 26.
zocta; §§ 43, 59 - L- 297.
zomatia: § 28 - L, 14/ •
zotta, Zotta, -e, -o; ^, £^l-
zucac: §§ 36, 47 - 191«- i9i„.
zucac Essabun, germes, al mucassam. ì.^ì"-
zuccac ylkes; 191».
zuccararius: § 71 '/-• |^°'
zuccamm: S 32 - L, /./'o.
ziiccula: L, 248.
zuctatu: L. 297.
zummini: L. 242.
zuottu; L. 297.
zuttata, zuttazzu: U m-
zutt'iari: L. 297.
im^: L. 26.
ziummara; L. ^y"t-
àPPoÓToy; 129».
àpSeXvoOp: 67».
àj35e>.(TàttE5: 67«.
àpSeXtréiTt: 67».
àpSc^^axti^v: 67».
^pSefffféw: 67«.
àp5wvo^ip; 67».
àpStffffUi;: 67».
àeivnPatàp'- 1"°''-
ài;àpia; L. 25.
S"xlSrSS33,58-l66».
àwSepioO.;: L. 100.
434
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
àuitETETtoupoùi;; § 30, 132« - L. 103.
àXx&Swc,: §§ 16, 25, 33, 67, 69, 70«
_ L. 13, 127, 237.
àpiPoii-cou: 129«.
àv.i]p: §§ 34, 37 - L. 18.
à[ì.rip«4, àp.[X-; § 10 - L. 18.
àvT^àpw, àvtl&pw: § 28, 30« - L. 19,
dppte: 159«.
Kffcrn^ao-ui.: 165«.
à^àpai, àxàpri<;: lìn.
paXàta: § 43 - L. 29.
(lavTi.Sépia: L. 30.
papSàpii?; § 22 - L. 32.
3a-:Lv5épia; L. 30.
|3e5Vi<;, PeSì?; 36».
péppEpi; 55k.
PdpTOpin(; (è); 55«.
Pouà>kT|: 227k.
poO Y^tppEv: 36«.
pouY){Épi<;: L. 64.
PouSStxEp, PouEXStxsp: 67«.
PoO èXffViS: 67«.
PouE^xàrip; 109«.
PouXtpàpa-ri;, ■a.pò,x'C,r\i:,: § 28, 130» - L. 42.
PoupYivif|(rE[ji,, PoupYTivtotrE[jia: §§ 28, 38 -
L. 42.
Poupi^X: 124«.
Poùpt:ì;i<;; § 28 - L. 42.
PoufffftT: 67».
pptxa, ppixé?; Is/e^r. L. 33.
YàXicai § 27 - L. 124.
yaXkoi,'^r\c, (è); 99«.
Yi.oOTi:Tia, Y'Ttittt, ■^'^b-mid: §§ 21, 28, 36
L. 149.
Sàpa; S§ 22, 37, 68, 30» - L. 101, 209.
Sapi^ep: 119«,
Sàpito-: § 21 - L. 102.
SsYEfftv: L. 103.
Souàva: §§ 22; 45, 68 - L, 107.
ÈPevvi-r^àp; 67«.
èSSàxP'n: 119«.
ÈSoxtàpa: § 24 - L. 109, 166».
htjc.\i.^oòxt,: 318«.
à!;étATip: 67».
k%t,dh: 61 n.
kMtò[i.ri : din.
ÈXaYJcàp: § 64,
ÉX«pVi<p; 130».
èXa-ccàp: L. 159,
ÈXpépPepi,; 55».
èXpEppEpte; 55«,
kXyaatrà'Kf. 131».
èXSà)>,Ep,: 119».
èXSàXxe: 119«.
ÉXSsiéi;: § 52 - L. 103.
ìX^ékiX: din - L, 2.
èXSwEp; 67».
èXSoÙTC; 67».
zki\iA\v: 130».
èXéffjcap; 130»,
àX,E9p(xifi: 130«.
E^Enépi; L. 294.
èX^Évir): 67».
iXÌ,bi'ct,ìkr\: din.
ÈX3cà5-(i<;, -Si; 70» - L. 13.
èXxàw: L. 127.
èXxaXqjàTi; L. 53.
ÈXjcaTTàv: 99«.
ÈXicoupouXXoiivii : 99«.
èXXEOil!;: 149».
ÈXiJlopàTiET: L. 192.
ÈXvETi^àp: 67».
èXouaxifiX; L. 102.
èXouEtriQ(p; § 45.
èXitPapYaouairtE: 131«.
èXitPETCPEptx; 108».
èXitépPEpif); 55k.
èXicspxte: 13 1k.
èXTcépTtEpL: 55«.
ÈXinoLipT^ifl: § 28 - L. 42,
èXpaSSévi: 99«.
ì'kpa.%-t\y.: din.
ÈXpi?: 124».
èXpounk: 67».
ÈXffàxa: 67».
èXcràKaXi,: 67«.
ìXai-RO.-^, ìXai-Kac,: Gin.
ÈXffépKiq): 67».
èX(TÌx; 67» - L. 239.
àXTapài;: L. 269.
èXTàxep: 67» - L. 257.
ÈX-CEpips: 67».
ìXTtp\s,ic,: din.
èX-cÉTi^Tip; 67».
èXTi^EXXépT]; 99».
èXxoupoùi;: 67«.
èX^papxài;: 56«.
ÈXtpEp^é^i^ou; 56».
àXxàvaii;, -ve?: § 65 - 166«.
èXxapépn, -pVipT], -pipif]; L. 79,
ÉXxàffttp: L. 140.
èXxatSéT: 114«.
axa-c!;én; L. 77.
ÈX;caTTàn;; 99«.
ètXEXxàinp: 109«.
èvESouxiàpa: §§ 24, 32 - L. 109, 166«,
É2;a(xàp: 113».
è^raafjioujtà: L. 56.
èuou èXSiotEp: 67».
Èptx: 124». *
èf^axViJc: 67».
à^fio[xtE: 67».
èffffaiéT: 67».
ècrcraqjàp: 67».
ào'ffEpVi<p: 67».
è-cSopów^t: 114».
èTtaYlxVic;; 67».
INDICE DELLE FORME SICILIANE
435
èTTttoutX; 67«.
àtTOiiitP: 67».
i;a!Jip,àpi: § 47 - L. 294.
i,zm<)xt,t: § 47 - 318».
^tv-vi;iriXTa: 56».
TiXPÉpPEpi: 55».
■riXYaTSép: 114».
■hX-noxit,: 109».
•/iXuopàpTTVE; 131» - L. 192.
■^XcpapTàc;: 56».
^y.t«-ym- § 28 - L. 153.
■flcrcaiÉTi 67».
•flfftraxjcà: 67» - L. 223.
•ficccréita; 67».
■^(TffVix: 67» - L. 239.
ifltTEpoujtoilT: 56», 67».
■}\x'xixt,'(\p: din. 1
ifltTOiiii;; 67».
^TTOupoui;; 6?».
■iì<pi;5EV: 56», 114».
9é[XEVov: L. 276.
doùtiEVov; §§ 34, 42, 63 - L. 276.
xapàXa; SS 21, 33, 36 - L, 48,
XttPXpàxaii:: L. 211.
xASti, -Si; § 16 - L. 13.
xà'ilTai;, -TiTQi;, --toi;; L. 127,
%aXa.t^kxT\c,: L. 53.
xavTap-: S -36 - L. 59. , -.^ ,<:•:
wi;!;àpTi?: §S 28, 29, 53, 30» - L. 72, 153,
283.
v.a.xt,i\3.v. 109». ....
5tàt!;'n. xàTt;^: ics» - L. 141.
xa<pt!;wv; SS 26, 47, 69 - L. 50
xàcpTlpos, xàcpipot;, xà(pupo<;: àà p,^, °-> -
L. 152.
xacpiffiov; L. 50.
Katpto-oi;; S 47 - L. 50.
xàXXa; 108».
jcàxoi;; L, 127.
xivicrk; L. 86.
xoiiStEi § 68, 30» - L. 154, 157,
xciiSiE ToS Xeù-rt-, 132» - L, 154.
xouXak; S 58 - L. 155, 156, 267».
«oùXXa: S 33, 30» - L, 156.
KouTtata: S 43, 30» - L, 157.
Xax!J,o\ixa; 27».
XAhe; 130«.
XapV)(p: 130».
Xaxovjài;; S 25 - 166«.
XE[j,tp,: 130».
XevSovIXo-i,, Xev-c-; 130«.
Xécrxap; 130».
XripiorivoUi;: L, 162.
Xi^crxap; 130».
XipidJV; L. 162.
Xiv5o\iX,ffi; 130».
Xtffxap: 130«.
XKpptxi; 130».
Xtopwp,: 130».
XouXi^xtt: §§ 33, 58, 130« - 166».
uàpYWV, piàpYw: SS 2, 28, 34 - L. 175.
V.ò.pX^'n: S 28 - L, 175.
[xapcrwtv, napcro-t-ràivov: SS 3», 43 - i-
272.
MttpctxouXov; L. 272.
liàpti;ov: SS 28, 34 - L. 175. „^
[jiecTapài:i;ov: SS 34, 43 - L. 184.
aw^nh-K: L. 168.
[XEiytoOv: S 58 - L. 180. ^ ^ ^„,
^éXxcctpEV; SS 26, 29, 34, 54 - L 181.
^kpaxo4: §S 4, 7, 8, 29, 34, 43, 52, 66 -
L. 184, 264.
5tir§sSr41,54,64,30»-L.188.
[xiffw: SS 22, 68 - L. 189. |
uicriT tou ffwàvi: 281».
iitTXEva: SS 35, 64 - L, 188.
[io^pta: L. 92.
[AOUpàTOt: L. 192, 239.
LioOcrTa, -ffTS: SS 43, 54, 68 - L, /.>/.
*uoyi(r'ca?; S 54, 108».
piouxàvSiSa; SS 29, 64, 70, 30» - L. 194,
[ioux°'^IJ''!J*^'^! -IJilxouT; L. 169.
vaYX*°''E: 131».
VEÙpa: SS 35, 59, 30» - L. 204.
ÒTSovév; 114».
oiiSSévn: S 45.
OÙET-; S 53.
OÒETsXxEtAl^P: SS 45, 32, 227».
oÙETT èTTà'iv: 227».
oùcri^tp: S 45.
TtaxTCE: 109», 131».
TtPouSàouEt; 132».
TtPouXXàpa^; 99«.
•heSVi;, TOSt?: 56».
•REitEXxTiVTia-na; S 21
TC-tVii;: 56«.
L. 86.
tóxKTC: S21-L.211.
{lÓTouXov; SS 56, 63 - L. 219.
Lupa, ^ouPo-; SS 21, 50 - L. 220.
^uov; S 21 - L. 220.
pou-vXiQv: S 63 - L. 219.
pu-TOuXov; L. 219.
SàYxàpi-; L. 223.
o-àYX^: S 64.
ffàxTitt, cràxt,tt: SS 8, 38, 46, 68 - b. U->,
ffàxxcc; S 39 - L. 282.
(rc6x(x)à(;: L. 223.
crap-oùi:: S 22 - 315».
436
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
ffzSm-. 99«.
o-EiJ.aTOV; §§ 38, 43, 54, 30» - L. 67, 233.
c7évia: § 46 - L. 235.
(TÌTZi\v: 281«.
crèpa: § 39 - L. 237.
(TtiK-fìkXi,: 99«.
ff-riTtÉv: 281«.
Clip-: L. 237.
mSSiS: 99«.
criXTia, o"i,)ci«: § 58 - L. 225.
o-wtév(i); §§ 21, 40 - 281«.
criTT-té-r: 99«.
nxiXtfiXoÒE: 238«.
croupTtEV; L. 250.
(Tffa.KÌa: L. 225.
TaPouTOi; {cai,); L, 254.
xapaia, -capéa; § 55 - L. 268.
tapina, -raplov: §S 43, 55 ■ L. 268.
tJ^avàroc;: § 47 - L, 144.
T^àX<papif)i;: 123«.
-rJ^sXXàpi; 99».
Topxàffou: §§ 39, 41, 52 ■ L. 274.
Topó?, toupoii;: § 39, 132« - L. 103, 230«.
Toupyoutiévric;: L. 278.
q)a|3àptt: §§ 26, 45 - L, 115.
cptxSSàX: 99«.
q)aouàpa: § 45 - L. 115.
<E>apàKi: L. 42.
cpapTà? (è), (papTàtri]!;; 56«.
{pio-jtEÌa: L, 117.
(Ì3oùv8a?, (poiivtaxoi;; L. 120.
(puffxta: L. 117.
XaTyéjjta: L. 77.
XaTYÉtJMl<;: SS 29, 64 - L. 77.
Xa!;àva: §§ 30, 47, 53, 68 - L. 83.
Xà!;Ti?; § 28 - L. 141.
XàiT: L. 127.
xàXaaa,: $ 54 - 252«.
XaX.(xiov; §§ 30, 33 - L. 74.
XaXtpàTn? (ó): L. 53.
xàvSav,, -àxriv, -àjciov; §§ 10, 52, 66
L. 136.
XàvSa.% àXxàvsi;: 166«,
XàvSa.% k^aixàp: 113«.
Xavéa: § 55 - L. 76.
Xav^épr]?: §§ 47, 54, 55, 30« - L. 138.
Xavou-uépio;: § 71 - L. 137.
Xavotitiov: §§ 41, 69, 30« - L. 137.
xàvtajcTf); L. 136.
)Ca.vxt,ip.: § 64 - L. 77.
xa^àvK; L, 83.
Xa-nL-K-qx: 132».
XccpPà-voi;: 30» - L. 139.
Xapépifi.;: §§ 29, 55 - L, 79.
Xapoùpa; S 30 - L. 64.
Xapcfta: §§ 29, 39 - L, 82.
Xàpuv: 71».
xacr((7)àp: §§ 40, 53 - L. 140.
XàtEVET: 132».
xa-^Wi-n^h SS 29, 64 - L. 77.
XaT^ÉpTQVEX: SS 28, 29, 53, 70 - L. 153.
Xai:U<. SS 28, 29 - L. 141.
Xàx^'n?: S 28, 108» - L. 141.
XCTiimi:: 132«.
Xi^pTtTi: SS 21, 30, 68 - L. 87.
Xoùtppa: 298».
XO^T^pa: § 29 - L. 142.
XpEiffofiapia: SS 43, 72 - L. 268.
FORME ARABE
'abbas (wadi): 227»,
'abbud: 129».
*abd: L. 2, 102.
'abd al-nùr, 'abd al-tahmàn, 'abd al-samad,
'abd al-sayyid; 67».
'abìd; SS 22, 50, 67, 70 - L. 102.
abi 'l-na|iar: 67».
abi sama: 166».
afau bakr: S 64.
(a)bu l-farag: L. 42,
abù rìh: 142».
adata; L. 44,
afram (al-); 130»,
ahdiya: SS 24, 29, 46, 65, 70 - L. 71.
ahnàs: S 65 - 166h,
aliwàd ('uyun al-); S 25 - 166».
akhal; L. 52.
akrabùz (betb.): L. 80.
aUaq (gadìr al-): 199».
a'ma (al-): 130».
amiti (al-): 130» - 150».
amln ad-dawlah: SS 22, 33, 59, 67 - L. 17.
amir: SS 34, 37, 68» - L. 18, 153».
amlr al-mu'minIn;L. 18.
anbiq; L. 158.
andalusi (al-); 130».
andalusin (al-): 134».
aniàr; S 28 - L. 19.
anzarùt, 'anz-: SS 35, 41, 69 - L. 20.
'aqabah: SS 36, 50 62, 132» - 228«, 230»,
'aqabat al-fa^jàr, as-Saqqah: 228»,
'aqabat at-turu§: 230«.
'aqd: 318».
'aqqàd; L. 279.
'aqqar (al-); § 64.
aqrat; L. 299.
'atabiyyah (fahs al-); 159».
'arada; L. 22.'
'arasa; L. 22.
'araSa; L. 22.
INDICE DELLE FORME ARABE
437
'atid: S 44.
'arìf (al-): 130».
armai (sa'dah); L, 42,
aS'ar: L. 283.
'as£ur; L. 280.
a§qar (al-): 130».
aswad: 229«.
atras; 230».
ati-us; S 65 - 230»
'àttabi: L. 300.
'attàt (al-); L. 159. ^ ^^„
'attaria (al-): SS 43, 67, 70 - L. 159.
'ayn: L, 18, 58, 166», 257».
'ayn (a)b-u himar: 166».
'ayn ad-dàmus; L, 100.
'ayn ad-dukkàr(ah): S 24 - 166».
'ayn al-baqqàr; 166».
'ayn al-birdawn: L. 58.
'ayn al-gama'ah: 144», 166m.
'ayn al-hana§, al-*hanas: 166».
'ayn al-lcarafs: SS 52, 63 - 166».
'ayn al-murad, al-marad; §§ 50, 58, oi
166».
'ayn al-qatta'; L. 136.
'ayn (al-)ullayq(ah); S 33 - 166«.
'ayn an-nahlah: 166», 244».
'ayn ar-rum: SS 37, 50 - 166«.
'ayn a§-sifà': 166».
'ayn at-tis'; L. 102.
'ayn 'azizah; L. 26.
'ayn az-zaytùn: SS 41, 47, 50, 58 - 166».
'ayn bàrid: SS 22, 50 - 166».
'ayn batàn; L. 30,
'ayn biilawri: SS 33, 35, 37, 62 - 166».
'ayn (ibn) az-zabbugi: 318«.
'ayn 'isà; 166».
'ayn murhiyah; S 58 - 166».
'ayn ramÉya; S 63 - 166».
'azama: L. 134. ^ _^
'aii2(ali); SS 47, 60 - L. 5, 26, 164».
azraq: § 36 - L. 229.
bàb: S 21.
bàb al-haggàrin: S 67 - L. 153.
bàb al-liin!s(i)ya: L. 86.
bab ar-rih: 108».
bab as-sudan: 229».
badingan; SS 21, 22, 28 - L. 182.
badis; 56«.
badr: § 40.
balah§: §S 63, 69 - L. 28.
balat(ah) SS 21, 33, 43, 68 - L. 29.
baU^'a: SS 21, 33, 50. 62 - L. 37.
baM'a: L. 37.
baqqàr(ah); 71» - 166».
barà'a (al-); S 69 - L. 4.
baràdi'I, baràdi'i: 170».
barbali(an); 92» - L. 31.
barbari (al-): 55n.
barbariyyah (al-): 55».
barda'ah, barda'ah; SS 22, 24, 37, 50,
4», 92» - L. 32.
bardi; L. 41.
batgawatiyyah (al-): 131».
bàrid ('ayn); § 22 - 166».
barnìya; L. 43.
barnus; S 38 - L. 34.
barqiyyah (al-); 131».
barquq: SS 36, 57, - L. 33 191».
barrakan; SS 21. 27, 69, 128» - L. 35.
baltmaq(a): S§ 36, 41, 54 - L. 36.
batana: L. 30.
batàna (volg.): L. 46.
bathah, -at; S 52 - 245».
barn: L. 30. ^ _
bàt(t)an: S 43, 92» - L. 30.
bayà'd: S 44.
baydà: S 44.
bayt; L. 213. ^ „
baz al-fanak: SS 26, 35 - L. 8.
baz(z) (al-): SS 47, 65 - L. 5.
biUawrl ('ayn): 166».
bi'r: 318».
- bisàt: L. 45.
bisnaq; L. 36.
bitàna: S 21 - L. 46.
bogasy (turco); L. 39.
bu 'ali: L. 237, 227».
bu dawab: 132»,
budur: SS 24, 63, 70, 71 - L, 40.
bu habbah (zuqaq); 191».
Buharà; S§ 30, 69 - L. 38.
buhtiyyah (al-): 109», 131«.
bu'''l-dilcr: 67«.
buldiir {?); L. 40.
bu 'l-fatag: § 28, 130» - L. 42.
buUarah: 99«.
bu '1-sId: 67«.
burd(ah): L. 41, 176».
burdì SS 22, 69, 71 - L. 41.
bure: SS 28, 69 - L. 42.
buri al-farag: L. 42.
bure al-liiiàr: L. 42, 92.
buri al-lawz: § 67 - L. 42.
buri al-limun; S 67 - L. 42, 16i.
bure al-maiini; S 64 - L. 42.
buri an-nisam; SS 28, 38 - L. 42.
burg sa'd: L. 42.
burli (al-): § 28 - L. 42.
bù tlh 124«. ^ ^„ ^ ^,
burniya: SS 35, 46, 68 - L. 43.
burnus, -nùs; L. 34. ^ ,.
bus(a); SS 21,40, 68 - L. 44.
bu samarah (qalah); 167«.
busut: S 70 - L. 45.
butana: S 21 ■ L. 46,
bù yafran: 56».
dabaga: L. 193.
dabba: L. 213.
dabba: S 44.
àabbis; L. 129.
68, dafatir; L. 104.
daftar: S 26 - L, 104.
438
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
dagal(ah); L. 98.
dagmìs (al-); din.
dahal(a): 224«,
datala : 118«,
dahl; §§ 22, 31, 33, 63 - L. 98,
dalaq (zuqàq ad-): § 36 - 191«.
dalli (ad-): SS 22, 69, 67« - L.,2.
dammùs, damùs: SS 34, 38, 57, 96«, 118« -
L. 100,
4a'n (rabb ad-): 118«,
danàsìn (ad-); L. 103.
dar(ah); SS 22, 37, 68 - L, 99, 101, 102,
dar(a)èah: SS 22, 28, 62 - L, 265.
daràhim: L, 268.
darb; §§ 21, 69 - L. 102.
darb al 'abìd: S 67 - L. 102.
darb dar at-tis; S 58 - L. 102.
dàr-sanà'a, dar-as-sanà'a, dàr-sinà'a; S 40 - L,
270.
dar yasìn; L. 101.
darw (ad-); 226«.
daslsa; S 44.
daum: 96« - L. 99.
dawàr(a); L. 99.
dawlah (amiti ad-): L, 17.
dawra: S 59, 96k - L. 99.
dawwàr(a); SS 22, 37, 45 - L. 99.
dawwàrln: S 70 - L, 99.
day'a: § 44.
daymas, -mùs; L. 100.
days; S 55 - L. 106.
dayyas: S 52 - L. 103, 106.
dayyasin; §§ 38, 52, 53, 70 - L. 103,
dibàg; L. 193.
diftat: SS 26, 41 - L. 104.
dimas; L. 100.
dìnàr tari: L. 268.
dirham; L. 268.
dirrah; L. 105.
dìs(a); SS 38, 44, 55, 94«, ^(^n - L. 103, 106.
di§àr: 118«.
dlwàn: SS 22, 45, 55, 68, 96« - L. 107,
234«.
diyàr: 96«, 134» - L. 101.
dowayr(a) (al-): 118«,
dubb (al-); 67«.
dukàr; 118«.
dukkan(a); SS 22, 32, 53, 56, 65, 96« -
L. 108.
dukkàr(ah): SS 24, 32 - L. 109, 166«.
dukkln: L. 108.
dulb: 93«, 94«, 96« - L. 110.
dùm: 96« - L, 99,
^du-wàn; 234«.
dùwàt; L. 99.
faddal; 99«.
fatón: SS 22, 26, 52, 33 - L. 116.
fahliar; SS 26, 30 - L. 88, 228k.
fahs: 159«.
fahs al-amit: S 63 - 159«.
fati? fll-'arabiyyah; S 63 - 159«.
fahs mariya; 159«.
fà'iq(ah) (al-): 217».
fakrun(a) (berb.): 51».
falùk(a): L. 111.
falù, faluwa: L. Ili, 238«.
fanak (al-): S 26 - L. 8.
faraè, farah: S 26 - L. 42.
far(a)s: S 26 - L. 112.
faràs(ah): L. 283.
farasa: L. 112.
farkus (magreb.); 4».
farg(a): SS 26, 39, 65 - L. 112, 113, 114.
farsah, -at: 132» - L. 119, 248».
farsiya: L. 114.
fartàs (al-) (berb.): 56«.
fartatt(ù), fartiti (berb.): 56».
farzazzu (al-) (berb.): Sdn.
f asfasa: 256».
fasqlya; L. 117.
fawwara: SS 26, 45 - L. 115.
f.l.wa (felwa): 238».
filùwa; 238».
fisqlya; SS 36, 54 - L. 117.
fulk: L. 111.
fundaq, funduq: S 52 - L. 120.
fustaq, fustuq: SS 41, 63, 66 - L. 118.
gabal: 4«.
èabaUyyah; SS 28, 52 - L. 146.
gabr (al-): 42«.
iabiyah; S 28 - L. 128.
gaddàr (al-): 114».
èadld(a): SS 22, 28, 52 - L. 130,
gadir al-allàq: 199»,
la'far: 123». .
galaqa: L. 124.
*iallah (al-): 108».
iallàba: SS 28, 33, 52, 53, 93» - L. 132.
gallarl (al-): 99«, 108«.
gaUunl (al-): 99«.
galqaH: S 27, 132» - L. 124.
gama'a (al-): SS 28, 34, 50, 66 - L. 12, 144«,
166».
éami'; L. 12.
gar(ah): SS 27, 68 - L. 10.
garbai: L. 125.
èarra; S 28 - L. 145.
garràf(a): S 27 - L. 63, 126.
gassSlah (al-); 131».
gazirah; 132» - 318».
èibba: L. 149,
gibs(ah); SS 28, 38, 63 - L, 129,
|.n.§: 210».
giràn; L. 10.
girbal: SS 27, 53, 65 - L. 125,
gizya: SS 28, 46, 47, 68 - L. 133.
gubb; L. 128.
èubba: SS 21, 28, 56, 91» - L. 149.
Ìub(u)n, èubùn: SS 28, 54, 70 - L. 102.
èulgulàn: SS 28, 33, 53 - L. 150.
èulèulln: L. 150.
èul(l)àb; SS 28, 5G - L. 131.
INDICE DELLE FORME AKABE
439
gumma: SS 28, 34, 69 - L. 148.
èummàra: SS 28, 34, 37 - L. 147.
habb: L. 1, 70, 191». ,^ ^^ ^ „
liabb ar-ra's: SS 21, 29, 37, 38, 67 - L, 70,
habb 'aziz: SS 21, 29 - L, 1.
kbba: L, 168,
fiabbah: 191».
feabbaz(ah); 109».
habibah: 132».
habl; S 63 - L. 265.
hadda; L. 194.
fiaddad (al-); 114».
haddatn: 128».
hadim: 100», 128« - 255».
fiadimah: 132».
*hadiya: SS 46, 65 - L. 71.
hàèar (al-): L, 58, 114, 283,
Ijagar az-zanàti; L. 58.
hagara; L. 72. ^ , ,^ /
\ haèè (al-): S 28, 108» - L, 141,/
ii&mk: SS 28, 29, 53 - L, 141.
Sam S-y. §§ 29, 34, 53, 64, 69, 109«
' L. 77.
haiPt: SS 28, 29, 53 - L. 153,
fiagèarin: SS 28, 29, 53, 67, 70 - L. 153.
liaèirah; SS 28, 29, 55, 64 - L. 72.
haèrah: L. 72, 197».
fialang: SS 28, 66 - L. 121, 249».
halangàn: L. 121, 249».
halaqa: L. 90, 124, 286.
halfa-, halfa; S 26 - L. 135.
Uiè; ÌS 28, 30, 33, 128» - L. 74.
bàlisah: SS 30, 40, 54, 62 - 252».
halq: S 33 - L. 73, 254».
Mqah; L. 124.
hàm; L. 91. ^ ^^
haraà', hama', ham'a; § 34 - L. 75.
hamir (wadl '1-): S 52 - 227».
Iwmlah, -at; SS 63, 71 - L. 55.
hmd, *hana§ ('ayn at-); S 63 - 166».
hatidaq; 'SS 52, 66 - L. 136, 257».
fiandaq al-Ìawz: L. 16.
Sandaq as-samàr; 113».
Sandaq at-tin: S 35 - L. 136, 272.
hanin: 126».
feaniyyah: SS 35, 55, 68 - L. 76.
hannàkah: L. 78. .„.,,,/
hannaqa: SS 30, 35, 36, 61, HO», 126» -
" L. 78.
hanut: SS 41, 69 - L. 137,
ganzar!; L. 138.
hanzayr: L. 138,
tara: 71».
haràb; SS 21, 53 - L. 81.
hataba: L. 81, 87. , „-, t
har(a)gat ar-rummàn: S§ 28, 62, 132» - L.
218.
haras: L. 82.
ktbah; L. 87.
fiarb(ah); 110».
fiarbah, -àt; L. 139.
fiarir: 204».
harlrì; SS 29, 37, 55 - L. 79, 204».
haimoS (pers.): SS 39, 69 - L. 80.
harrah: L. 283.
harràqa; L. 111.
Wàr: L, 79, 204«.
harrùb(a): §S 30, 37 - L. 64, 195».
Ma); SS 29, 39 - L. 82.
UrMr. L. 49.
h.rsayah: L. 82.
haiM(a): L. 49, 185«.
iiarut; § 44.
ksakah: L. 301. _ ^ „^
liaslrah; §S 29, 40, 55, 68 - L. 85.
hask(ah): L. 301.
tassar: S 40 - L. 140.
hassàrin: S§ 40, 53, 70 - L. 140.
batnah: 132«.
hattàb; 99»,
mwd: S 44 - 166».
layr'(al-): 109».
lazana; L. 83, 166.
azàna; §S 30, 47, 53, 68- L. 83, 84.
jàzin: SS 35, 47, 53, 54 - L. 84.
hazinah: L. 83.
hidl': L. 71.
liipr; L. 42, 92.
tillah; L. 143.
liilq: § 54 - L. 90.
timàr: 166«, 227».
hindiyyah (ard); § 31 - 246».
liintià', hinna (al-): SS 54, 66 - L, 6.
liitinaka: L. 78. , . „ „„
flinzir; SS 47, 54, 55 - L. 138, 213.
birbah; SS 21, 30, 68 - L. 87.
bina; 110«.
Ijirl; L. 82.
hizànah: L. 83.
hufrah: 298».
hugrah: S§ 28, 29, 63 - L. 142.
Mbah: S 21 - L, 89.
hullah; L. 143.
hurb; 110«.
Wg (al-): L, 9.
butr (al-): L. 9, 143».
iiaxlM: L. 82,
^w:Bi{z): L. 49, 185».
huwàtizmi (al-); 42».
ifriql (al-); 130».
Igriku (wadi): 227«,
Ikrilu (wadl); 227».
imllsi; L. 186.
ingallah: 108».
'iqd; 318«.
'Isa ('ayn): 166».
isfanag, isfinag; L, 244.
isfang; SS 38, 60 - L 236
isqirlat; §S 54, 60 - L. 231.
ka'bah: HO».
kabbara: 61«.
kafir; SS 32, 69 - L. 152.
kahli S 32 - L. 52.
440
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INDICE DELLE FORME ARABE
441
kalb: L. 213.
ìr.m^ia-. SS SI. 34. 63, 66 - L. 56.
kamin; L. 92.
kams(a), kanisyah: L, 86.
katàfs ('ayn al-); 166«.
kàtawan (pets.); L. 60.
karawlya: §§ 32, 45 - L. 66.
karb: 110«.
kamius(a); L. 80.
kàs, ka's (zuqaq al-); 191«.
ketubà (ebraico); 82«.
kimiyà' (al-): §§ 32, 46 - L. 7.
ldms(i)yah: §§ 32, 68 - L. 86.
kudla': 265».
kudyah; §S 22, 68, 100«, 132« - L. 154.
kuhi; L. 52,
kufill: §§ 32, 53, 56, 63, 69 - L. 52.
kuhlun; L. 52.
kusùt, kusuta', -tà'; §§ 39, 66 - L. 96.
i: § 33, 128» - L. 161.
M'ib: L, 203.
lakk; §§ 61, 68 - L. 3.
laqmùqah: 27r.
laranè(a) (magteb,): 160«.
làtun: §§ 33, 35, 43, 60, 69 - L. 23.
Iaw2(a)-. S§ 47, 59, 61 - L. 16; (burg al-)
lawz: § 67 - L. 42; (ibn al-)lawz: 149«.
laymun: L. 162.
*lazOtd; §§ 33, 37, 45, 47, 57, 60 ■ L. 27,
102.
ISzward (pers.); S 45 - L. 27.
lebàg, lebaS: L. 161.
l.ba|(àn): Integf. L. 161.
liban; § 33, 128« - L. 160,
llm(a): §§ 33, 55 - L. 163.
Umùn; § 33 - L. 162; (burg al-) limùn;
§§ 67, 69 - L. 42.
loz (magreb,): 4«.
ma-fi-s (magreb.); 4».
mafras, ciafrà?: § 26 - L. 112,
magìd: § 44.
macini (burg al-): L. 42,
mabadid: §S 29, 64, 70 - L, 194.
mahazin; L. 166.
mafibùb: àS 34, 63 - L. 168.
mahdar: §§ 25, 34, 63 - L. 164,
malièar; L, 72.
mafilùg: §§ 28, 29, 34, 63, 69 - L. 167.
mahram: L. 172.
Manumtnad: L. 169.
maljzan: SS 30, 47, 61, 63, 126« - L. 166,
mahzén: L, 166,
makkì: L, 302.
malahif: L, 181, 278«,
malhafah: S 26 - L, 181.
mallasl; §§ 33, 69 - L. 186,
manaqi*: SS 36, 50, 122« - L, 30, 183.
manarab: S 52 - L. 187,
manqa': L, 183,
man§&; L. 197.
maqàti': SS 50, 52 - 313«,
maqatt: 313«.
maqliìb; § 63, 93« - L, 165,
maqta'; 313«,
maràd ('ayn al-); 166«,
maramma: L, 171,
marass(a); SS 39, 68, 123« - L, 173.
marfada: L, 303,
marg: SS 28, 34, 69 - L. 175, 275«.
marhala; L, 174,
marqad; S 22 - L. 174, 288«,
marqaz (zuqàq): SS 36, 47 - 191«,
matsa at-fln; SS 38, 43 - L, 272.
martaban; L, 176,
martak: 33«,
ma5'al(a): L. 185.
masanni; L. 196.
ma'sara; SS 40, 50 - L. 177.
masbahah; SS 21, 34, 38, 52 - L, 178,
masgid: L, 189,
masld; SS 22, 38, 52, 65, 68 - L, 189.
mata; L, 170,
matarad: L, 303.
matrali: SS 29, 34, 43, 52, 66 - L. 179, 184.
matrahl, matrahiyyìn: SS 29, 43, 55, 70
L. 179.
matraq(a) (alger.); 4».
maw(a)t: L. 170.
maymun; S 58 - L. 180,
may(y)it: L, 170,
mHaddah; L, 194,
mUhaf(ah); SS 29, 34, 54 - L. 181,
minàra; 280«.
ininsar; §S 39, 54 - L, 197.
mintin(ah): SS 35, 41, 54, 64 - L, 188.
miraSsa; L, 173,
*misadd; S 44,
mis'al(a); SS 34, 39, 50 - L, 185,
raisbahah; SS 21, 38, 52 - L. 178,
miskln: L, 190,
mj^raa^ah: L. 304.
mismas (magreb.): 4«.
mistah: SS 43, 54, 68 - L. 237.
mistah, mistàh: 108«.
mitraq; 4«,
mosedd, mosidd; 120«,
mudabbag: SS 28, 52, 65 - L, 193,
mudarraba; L. 194,
mudd: SS 56. 64, 94« - L, 191.
muddiy; L. 191.
mugàwir (al-); SS 27, 45 - L. 15.
mubaddah: L. 194.
Muhammad; L. 169.
muharram: L. 172, 227«.
mu'minlti (amìr al-); § 70 - L. 18.
mùmiva; !,. 195.
muqàddam; SS 22, 34, 36, 66 - L. 14,
muqassam (zuqàq al-); 191«.
murabit; S 56 - L. 192,
muràbitah (al-); 131» - L, 192.
muràd ('ayn al-); 166«,
murtfn, murhiyah: 166«.
murr, murrah; L, 92 e Integr.
*musadd; S 44.
muSàri'ah (qal'at al-); L. 197.
musrif; 154«.
m.st.èanah (al-); 108«.
mustiql; 108«.
na£à', nafàh, nafayah; 65« - L. 205.
nafha (ma'); S 64 - L. 201.
nàfi': 65».
nafiyyah: L. 205.
naggar (al-); 67«.
nahhasiyyah (al-): 13 1«.
nablah; 166«, 244».
na'ib; L. 203.
naqà'a, naqah, naqàya; SS 35, 58 - L. 202,
naqqàra: SS 36, 66 - L. 198,
nàqùt; L, 198,
nSrang; SS 28, 37, 52, 60, 66, 69 - L. 21,
nasim; L, 42,
na'urah, na'urah; 65« - L, 206,
nawbah; SS 35, 59 - L, 204.
nazàha; 65».
nazara: L. 199.
nazir; S 48 - L. 200.
nazir, nazzar; SS 35, 48, 126» - L. 199.
nif'aya; §'§' 35, 58 - L. 205.
nìsàm (burg an-); L, 42.
nufayah; L. 205.
nuqrah; L. 206.
nuSàtar (volg.); 65».
nu\vwàr(ah); L. 206.
qà'ah; SS 36, 50, 68 - L. 51, 142.
qabà; SS 21, 36, 69 - L. 47.
qabala; SS 21, 33, 36 - L. 48.
qadda: SS 22, 36 - L. 151.
qàdi (al-); §S 25, 33, 44, 69 - L. 13, 127.
qa(5us; SS 22, 36, 69, 100« - L. 69.
qafiz; SS 26, 47, 69 - L. 5, 50.
qahah; L. 51.
qa'id; S 36 - L. 127.
qalab; L. 122.
qalaba: L. 123.
qal'ah; L. 155.
qal'ah bù samarah; 167».
qal'at abì sàma; 166».
qalafa; L. 53.
qalfata; L. 53.
qalfatì: S 69 - L. 53.
qalib'; SS 36, 62, ■ L. 122.
qalib; §S 33, 36 - L. 123.
qamata; L. 54.
qaml('a): L. 57.
qànl, qàni'; S 35 - L. 58.
qanna'a; 189».
*qantar: L. 59,
qantara; 71».
qanzar: L. 92.
qàra; 71».
qaraba; SS 21, %, 37 - L. 63, 126.
qarinìs; 210«.
qdrmaz; L. 62.
q.rt.b: SS 21, 43 - L. 65.
qaryah: L. 239.
qasaba: An.
qasama; 191».
qasba (magreb,): 4«,
qasr: SS 40, 63, 123» - L, 67.
qasr sa'd; L. 42,
qata'a; 313??.
qatat: L, 157.
qatràn: SS 35, 68 - L, 68.
qatta; 313»,
qatta' ('ayn al-); L, 136,
qattàn (al-): 99«.
qayrawàn; SS 45, 58 - L. 60.
qlblah (al-): 154».
qUf; L, 53.
qimt: SS 36, 43, 54 - L. 54.
qintar; §§ 36, 54, 69 - L. 59.
qlr;' L. 237.
qlrat: SS 43, 55, - L, 61.
qirba: 4».
qìrmiz: L. 62.
qirmizi: SS 34, 47, 54 - L. 62.
qitàt: L. 157.
qitràn; L. 68.
qitt(a): L. 157.
quÉbah; S 21 - L. 95.
qubbat(a), -àd(a), -ayd(a): L. 94.
qubbayt(a); SS 21, 56 - L. 94.
quffa; SS 26, 56 - L. 93.
qulay'ah; SS 50, 56, 58 - L. 155, 156.
quUah: § 33 - L. 156, 267«.
q,nzarah; 133« - L, 92,
qur'àn (al-): 154».
qurt: L, 299.
qutùmnl (al-); 99».
qutfayah; S 43 - L. 157.
qut(u)n: SS 43, 66, 69 - L, 97, 168.
qutuni; L, 97.
qutónn; 221«.
rab(a)': 123« - L. 211.
rabad: SS 21, 25, 37, 44 - L. 207.
rabat: L. 207.
raddàn (al-): 99» - L. 214.
raddana; SS 22, 52, 94« - L. 214.
rafi: §§ 26, 37 - L. 209.
lahaba: L. 211,
rahàdinah: § 31 - L. 212.
rahbah; SS 21, 37, 63, 65 - L. 211.
ralig al-fàt: L. 215. ^ „^^
rahl al-gàr: SS 27, 33, 63, 67 - L. 215.
rahl sultàn: S 43 - 219».
ra'ìs, ra'is; §S 37, 38 ■ L. 213.
ramlJ, ratnliyah; 166».
raqlq (al-): 67«.
raqm: L, 208.
raq(q)ama; § 36 - L, 208. ^ ,,„
raqqas: SS 36, 40, 52, 63, 69 - L. 210.
ra's, ra's: L. 70, 213,
rafl: S 63 - L. 219,
442
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
INDICE DELLE FORME ARABE
lazma: L. 217.
rih (ar-); 124«.
tìs (ai-): 124«.
riti: L. 219,
mma: S 63 - L, 217.
rlzq: § 63 - L. 216,
nab'(a): §§ 21, 50 - L. 220,
ruba'; L. 220.
rubà'I: L. 268, 303».
rum Cayn); 166«.
rùmiyyah (al-): é7«.
rummàn(ah); §§ 34, 53, 56 - L, 218,
ruqqah: L, 92.
sa'ala: L. 185.
sab' (al-): 67«.
sabaha: L. 178.
sabaka: §§ 32, 39, 52 - L. 221.
sabatali: L. 222,
sabastàn: §S 35, 53 - L. 232,
sabb; §§ 21, 40 - L, 295,
sabba; L. 295.
sabbàra; 6S«, 128«.
sabiy: 281«.
*sabrah; S 40 - L, 222,
sàbun (zuqaq as-); S 40 - 191«,
sa'd (burg): L. 42,
sa'dah armai: L. 42,
sadda: § 44.
Saddad: 99».
safà; 166«,
safanè; S§ 28, 38 - L. 236,
safiar (al-); 67».
Ìa§ar(a); L. 88.
sab; §§ 31, 39, 63 - L, 230,
sahr; L, 256.
sa'ìd: 169«,
sakan: L. 293.
sakar, sakkàr (zuqaq): 191«.
salafa; ' L. 246.
salìb(ab): § 40 - L. 226; (rà's as-)sallba;
L. 213.
sallara: L, 309.
saluq: § 57 - L. 287.
sam'ah: L, 304,
satnar: 113«,
Samar, §amar (Ijandaq as-); 113«,
sammùr: L. 292.
samt; 41«.
samud; § 22 - 315».
samut: 315«,
sana: L. 234.
saniya: § 46 - L. 206, 235,
saqà: L, 223.
saqalll (al-); 67«.
saqat: §§ 36, 38, 43 - L, 224,
saqtf(a): §§ 52, 65 - L. 241.
saqiya: S§ 36, 38, 46, 68 - L. 225.
saqqà: L. 223.
saqqà' (al-): § 36, 67» - L, 223,
gaqq(ali); § 36 - L. 238, 282, 228«,
Uqqah: § 39 - L, 282,
saqqàt, -àtln: L, 224,
sàqql (as-); § 64.
sa'ra, sa'rà', sa'rà: L. 283.
sa'rà' faraSah: L. 283.
sara'(h); § 63 - L. 237,
sarab; L. 226,
saràb: 91« - L. 251.
sari': §S 39, 61, 63, 113« - L. 237.
Sari' al-mistah; L. 237.
Siri' al-qadi: § 36 - L, 237,
sari' bu 'ali: L, 237.
sarldah: L. 289.
sàrif (al-): 67k.
sarlf (al-): 67«.
sarq(I): L. 287.
sarra; L. 288.
garra(h); §§ 37, 39 - L. 284,
sataba; § 43 - L, 285.
sath; § 44 - L. 227,
satt; § 44, 4«,
sawari (v/ààl as-); 227«.
sawt: §§ 43, 59 - L, 297.
sawt: L. 297.
iayb; §§ 30, 39, 58, 67» - L. 239,
sayli al-filuwa: 238«.
sayyad: 67 n.
sayyid(I) ; 4«.
semt (volg,); 41«,
sibar; L, 222,
sibyan; §§ 21, 40 - 281«,
sidl; 4«
sifa' ('ayn as-): 166«,
sifanl, sifung: § 60 - L. 236,
sigar: L, 88,
sib (al-): § 39, 67« - L. 239.
sikka; §§ 32, 38 - L. 240.
silk; L. 306.
simàt: §§ 38, 43, 54 - L. 233.
simsar: § 34 - L. 228,
siqàyah: § 58, 128« - L, 225,
s,qlf: L. 142.
siqillat; L. 231,
siqilli (as-): 99n.
siqirlàt: '§§ 36, 54, 60 - L, 231.
siqqa; L. 238,
sir; L, 237,
sitr; §§ 38, 63 - L, 252,
sitràng; 68».
So'tt (magreb.); 4«.
sufcbak(ah): L, 308,
sudati (bàb as-): 229».
sufinè: L. 236.
suSayra; §§ 28, 39, 58, 68 - L, 88
sukkar: § 32 - L. 298.
sulckàra: §§ 66, 69, 111« - L. 248.
sukkarah; L. 248.
sulfah; § 26 - L, 246,
sultàti (rahl); 219«.
summaq: § 34 - L. 247.
sumiit: 41k.
sfiq; §§ 38, 69 - L. 245.
siiq al-'attarln: § 67 - L. 159.
suqqah: §§ 36, 39 - L. 238.
443
suratl; 297«.
Surkk: 68«.
surra: L. 249.
surrah: §§ 56, 71 - L. 243.
imtah; § 39 - L. 250.
gurti, §urtiyyln: 134« - L, 99, 250, 297«.
suràq: § 57 - L. 287.
suriàr: § 39 - L. 288,
sussàna; 68«.
sutayh(a); §§ 44, 56 - L, 227,
tà'ah: L. 272,
tabaqa; §§ 63, 66 - L, 275 e Integr.
tabbàqa; 68«.
tabir (pers,); L, 261.
tabiya; §§ 43, 46 - L. 253, 272,
tabut; § 41, 128« - L. 254.
tafurl; L. 259.
taiin: L. 263.
tàSir (al-); 67«.
tahara: § 31 - L. 256, 257, 224«.
tahir (al-): 67« - L. 257,
tahrl (at): 119».
tahtàni, tahtàniyyah; § 63 - L, 255,
tafer(a); ÌS 31, 43 - L, 257,
talà'i': L, 260,
tàlam (al-): 119«.
falàyi'; L. 260,
talhah (al-): 119«.
tall'ah; L. 260.
tanbur; § 35 - L. 261.
fanèarah; L. 263.
tanzlm: §§ 34, 48 - L, 262.
tarafa: L. 267.
taraha: L. 184, 264.
tarf;' L. 209.
tar^ama: L. 278.
tarèamah: § 28 - L, 266, 278.
tar|amàn; L. 278.
tar|imah; § 41 - L. 266.
i tariumàn: L. 278.
tarha: § 29 - L. 264.
tarila: L. 264.
tari: S§ 43, 55 - L. 268.
tarlda; §§ 22, 52 - L. 273.
tarlf(ah); § 43, 119« - L. 267.
tarlh: L. 264.
tarlza: §§ 43, 47 - L. 269.
tarkàs; §§ 39, 41, 52, 69 - L, 274.
tatmàS (al-): 67«.
tarràz (at-): L. 269.
tar(r)M (al-); 67«.
tarsi': L. 307,
tarùkut (at-); 56«, 67«,
tass(ah), tSs(a); § 38 - L, 258,
tawÙ (al-): 67«,
tawml (al-); 67«,
taya; § 42 - L, 225.
tayàr: S 46 - L. 271.
tayfur; L. 259.
tayfùriya; §§ 26, 43, 46, 57, 58 - L. 259.
tayian: L. 263.
tayn: § 55 - L, 272.
tays; § 58 - L. 102,
tin; § 55 - L. 272; (Jjandaq at-)tm; L. 136;
(wadi at-)tin: 227«.
tinilr; SS 28, 37, 54 - L, 263.
tis' ('ayn at-); 166«,
tls; L, 102,
tomin (volg,): L. 276.
triq nabla; 244«,
tùb: L, 253,
tufuriyyah: L. 259.
*tult (wàdl at-): 227«.
tumn; §§ 34, 42, 63 - L. 276.
tunbflr; L. 261.
turbai, turbad; §§ 22, 24, 41, 52 - L, 277.
turiuman: §S 41, 56 - L. 278.
turun|I (at-); 114w.
turug (at-): §§ 39, 65, 67» - 230«.
'ullayq(a);§§ 33, 58, 130« - 166«,
'uqdah; L 279, 318«,
'uqud az-zanbù|: 318».
'uSarl: §§ 39, 53, 60 - L, 197, 281, 310»,
'usfur: §§ 26, 50, 56 - L, 280.
'uyun al-ah\vad; 166«,
'uzzamah; '§§ 48, 50, 53 - L, 134.
*wadaM; § 44.
waddanT (al-): § 45.
wadl: §§ 22, 23, 45, 53, 4«, 123« - 227«.
wadt 'abbàs; S 50 - 227«.
wàdl as-sawàri; 227».
wadl at-tto: § 43 - L. 272, 227».
wàdl at-tult; 227».
wadi az-zabbi5§: 227».
wàdì barqùq; L. 33.
wàdl bu 'ali; 227».
wàdl igtiku, ikriliì: 227»,
wàdi.'l-hamir: § 52 - 227»,
wadì mahatram, mahram; § 34 - 227/«.
wakada; L. 279.
wakìl (al-); §§ 45, 55 - L, 102,
walagat aÉ-Sa'it; § 45.
waslf (al-): § 45.
watwàt (berb,); 51»,
wazir (al-); §§ 45, 47 - L, 11.
wazzan (al-): § 45.
wikàd; §§ 45, 65, 123» - L, 279.
wudnàn; 114»,
yaftan: 56», 114».
yamana: L, 180.
za'amah, -at, za"amah: 132» - L, 293.
zabat; L. 293,
2abbuè(ah): §§ 28, 47, 64 - 318».
zabbiJèl ('ayn ibn az-); 318«.
zabll: § 64 - L. 242.
444
ARABISMI MEDIEVALI DI SICILIA
zadwàr: §§ 45, 47 - L. 296,
za'faran; §§ 26, 47, 62, 68, 68« - L. 290.
zagaya: SS 27, 47 - L. 291.
zahar, zahr: §§ 47, 123« - L. 25, 289.
zahra: § 63 - L. 25.
zamir; 67«.
zammira; § 47 - L. 294.
zarnmàrl (al-); L. 294.
zamr: L. 294.
ZanàtI: L. 144.
zanb5g(ah); § 64 ■ 318«.
Zani (al-): 67«.
zarqa, zarqa'; §§ 36, 47, 52 - L. 229.
zarràqah: L. 305.
za'rut(ah) (az-): §§ 37, 47, 57 - L. 24.
zaytfln ('ayn az-); 166«.
zayyàt (al-): 67«.
zàz (az-) (berb.): 51«.
ZenètI (volg.): L. 144.
zidwar; §§ 45, 47 - L. 296.
zinb-il: §§ 35, 47, 64 - L. 242.
zingill (az-) (berb.): 56«, 67«.
zuqàq: §§ 36, 47, 191;«.
zuqàq ad-dalaq; 191«.
zuqàq al-ka's: 19 1«.
zuqàq al-muqassam; 191«.
zuqàq as-sSbun: 191«.
zuqàq barqùq; 191».
zuqàq bu habbah: 191».
zuqàq marqaz; 191«.
zuqàq qirmiz: L. 62, 191«.
zuqàq sakar, sakkàt: 191«.
zurràqah: L. 305.
zu'rur (az-): L. 24.
INDICE GENERALE
Prefazione
Sigle e abbreviazioni bibliografiche
Sigle e abbreviazioni delle fonti inedite
Altre abbreviazioni
Introduzione
Lessico
Aggiunte e integrazioni
Indice delle forme
Forme siciliane
Forme arabe
11
27
30
33
85
408
417
436
FINITO DI STAMPAEE
NELLA TIP. LUXOGE.APH DI PALERMO
OTTOBRE 1983