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Full text of "Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II"

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Procopius, Giuseppe Rossi 



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Vilfredo PARETO 







1908 



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COLLANA 

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ANTICHI STORICI GREGI 

VOLGARIZZATI. 



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OPERE 



DI 



PROCOPIO 

DA CESAREA 



TOMO SECONDO 




MILANO 

COI TIPI DI PAOLO ANDREA MOLINA 
contrada de* Bossi , num. 175O 

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ISTORi A 

DELLE GUERRE 

PERSIANE E VANDAL1CHE 



NTOTA TRADUZIOFfE CON NOTE 



DI GIUSEPPE ROSSI 



MILANO 

coi lipi di Paolo Andrea Molina 
1835. 



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IL TRADUTTORE 



Parmi buon consiglio , se pure 
non sono errato, il premettere a que* 
ste Guerre un brano della Istoria di 
Agazia, eminente laudatore di Proco- 
pio, acciocche il lettore prima di tras- 
correrle possa conoscere i principal! 
fatti in esse contenuti ; eccone le pa- 
role : « Procopio comincia la sua Isto- 
» ria narrando la morte d'Arcadio (il 
» quale fido al persiano re Isdigerte 
» con la soprantendenza dell' imperio 
» la tutela del figliuol suo Teodosio) 
» ed i memorabili casi dei monar- 
» chi Vararane e Perozo. Racconta di 
» poi come il successor loro Cavado 
» perdesse il trono, e quindi salitovi 
» nuovamente riuscisse ad espugnare 



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VIII 

» Amida , presidiata in ajlora dalle 
» truppe deir imperatore Anastasio, e 
» redenta nel tempo avvenire, spen- 
» dendovi tante cure e fatiche, dal 
» vecchio Giustino. Qui annoda le 
» romane guerre contro Cavado e Go- 
» sroe in Persia, in Siria, in Arme- 
» nia c nella Lazica, le vicende cui 
» soggiacquero il vandalico re Gili- 
» raero , Gartagine e Y Africa merce 
» delle inique trame de' prefetti Bo- 
» nifacio e Gizerico, ma dopo molti 
» anni di ribellione tomato il tutto 
» v all 9 obbedienza dell' imperatore Giu- 
» stiniano; Terminati questi argomenti 
» volge il discorso alia distruzione dei 
» Vandali , ai mali ond' essi furono 
» apportatori e vittime, alle frequenti 
» battaglie sul libico suolo ed altrove 
» dagli imperial! date loro e a Stoza e 
» a Gontari, ambedue per lo avanti 
» in lega colFimperio, e di poi , 
» facendosi tiranni , sorgente a quei 
» popoli di grandi calamity e sedizio- 



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IX 

» ni , cui non si riparo che metten- 

» done a morte i capi. Ricorda siniil- 

» mente la civile congiura di Bizan- 

» zio contro Giustiniano 7 e i danni 

d gravissimi derivatine alia repubbli- 

» ca, le scorrerie degli Unni, i quali 

» varcato il fiume Istro forte maltrat- 

» tarono le romane terre , e saccheg- 

» giati glUllirj, i Tessali ed altre genti 

» europee navigarono alle opposte rive 

» dell' Ellesponto per mettere a soq- 

» quadro una parte dell'Asia. Vi tro- 

» verai come Berea ed Antiochia sul- 

» rOroote, citti della Siria, fossero 

» da Cosroe atterrate, Edessa cinta 

» d'assedio , ma salvata alia per fine 

» dal coraggio de* suoi concittadini ; 

» le guerre contro gli Etiopi e gli 

» Omeriti, e per quali motivi costoro, 

» gia nostri amici e confederate si 

» nimicassero con Bizanzio ; una di- 

)) stinta esposizione della morla, che 

» vivendo Giustiniano afflisse Finnan 

» genere , e degli straordinarj ed af* 



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X 

» fatto nuovi segni che la prece- 
» devano o seguivanne il corso, ren- 
» dendola vie piu spaventosa e mor- 
» tale; non poche romane spedizioni 
» presso alle borgate dei Lazj, e sotto 
» il forte di Pietra , all' uopo di sfi- 
» dare Coriane , Mermeroe , e qual- 
» che numero di persiane truppe; la 
» morte di Teodorico re dei Goti, e 
» della sua figliuola Amalassunta, vit- 
» tima della barbarie di Teodato ; il 
» perche dai Romani si combattesse 
» coi Goti, e come Vitige, successore 
» di Teodato nel regno, caduto dopo 
» molto versamento di sangue nelle 
» mani de suoi nemici venisse da 
» Belisario coadotto in Bizanzio ; di 
» qual guisa in fine Italia e Sicilia, 
» scbsso il giogo straniero, ricuperas- 
» sero T antico decoro , ed il felice 
» successo avuto nelle armi dalF eu- 
» nuco Narsete, capitano deiresercito 
» imperiale, cui dobbiamo il glorioso 
))' compimento della guerra con To- 



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XI 

>vtila, ferito e morto allorche fug- 
» giva dbpo la perdita d' una batta- 
» glia; i Goti dichiararono quindi 
» loro capo Teia , prole di Fredigerne, 
» il quale fu similmente ucciso » 
(lib, i). 

Con questi inateriali adunque lo 
Storico da Cesarea componeva i suoi 
libri delle Guerre persiane , vandali- 
che e gotiche , ornandoli bene spesso 
di eloquenti dicerie fatte dai capi- 
lani sia per tenere gli eserciti in 
disciplina, sia per emendarne qualche 
mancamehto , ovvero per animarli ad 
essere yalorosi di fronte al nemico, e 
spargendovi utili non meno che pia- 
cevoli notizie sulle varie costumanze 
de' popoli in guerra co' Romani, o sulle 
citti e borgate da costoro trascorse 
nel difendere i diritti dell 5 imperio , 
o nel soccorrere i loro confederati. 
Ed erano fuor di dubbio i suoi omeri 
acconci a tanto carico avendo egli 
lungamente coperto Y uffizio di scriba 



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XII 

presso a Belisario , giovatogli coll' o- 
pera e col consiglio in moke e gravi 
imprese, e riportato dalla natura 7 
quanto sia ad ingegno , grandissimi 
doni, come attestano i suoi contem- 
poranei, ed in ispecie Menandro Pro- 
tettore, il quale giunse a nomarlo -» 
Grande splendore di eloquenza - Che 
se leggendone le Opere apparisse que- 
sta laude soverchia, prima di censu- 
rarne 1' autore e uopo rammentarsi 
che di que'tempi la sublime arte del 
dire ed il gastigatissimo greco idioma 
avevano di gi& molto perduto della 
originaria dignitA e purezza, e ch'era 
per cio assai arduo cimento il trarst 
dal numero de mediocri scrittori. 



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X 



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ISTORIA DELLE GUERRE 

CONTRO 

I PERSI VIM 



L1BRO PMMO 



CAPO PRIMO. 

Intenzione delV Aulore ncllo scrivere quest 9 Opera. — » Utilita 
delta stessa > e fe&ella osservala net compilarla. — Com* 
parazione della tallica guerresca a' tempi di Oiustiniana 
eon quella de'secoli pih rcmoti. 



I. X rocopio di Gesarea ha fedeloaente scritto le guerre 
di Giustiniano imperatore contro gli orientali ed occi- 
dentali barbari , acciocche le geste di loi , chiarissime 

PmocopmOj torn, L \ 



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i GUERRE PERSIANE 

ed cccellenti , per mancanza di storia e di tradizione 
non veuissero ColP eta avvenire poste in obblio. E la 
meraoria di tali imprese egli ha giudicato utile e dilet- 
tevole a'suoi contemporanei ed a chi verri di poi; con- 
ciossiacosache gli esempj tramandati dalla istoria pos- 
sono molto giovare ad uoraini vogliosi di guerra , am- 
maestrando la narrazibne delle cose passate ad antive- 
dere quello che uop'c attendere dalle future. Ne a la- 
sciar ricordanza di que' fatti aveavi altri miglior di lui 9 
sendo egli stato consigliero di Belisario , del continuo 
presente al maneggio degli affari, e persuasissimo ogno- 
ia che si dicevol sia alia sloria la verita , come all 9 arte 
oratoria la forza del ragionamento, ed a'poeti la favola. 
Nel tessere percid questo lavoro non voile mai tenere 
ascosa rerun' azione vituperevole sebbene di persona 
legata seco in amicizia , ma quanto a ciascuno di fare 
avveune , o di bene o di male , candidameute ha qui 
riposto (i). 

II. Chi prenda poi a ben considerare queste guerre 
vedra di leggieri non essersi mai dato cotanto e si 
[eroico valore ; ne havvene per fermo intra tutte quelle 
anliche ricordate a di nostri altra ugualmente maravi- 
gliosa. Che se taluni leggendo quest 1 Opera vogliano 
tultavia parteggiare co' secoli trascorsi ? ed ostinati nel 
credere V eta presente incapace di stupende imprese 
chiamino per ischerno balestrieri le truppe nostre ri- 
serbando alle antiche il nome di pavesai e la gloria di 

(r) Bellissirae parole! ma come darvi fede richiamandoci alia 
memoria la sua Istoria segreta? 



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LIBRO PRIMO 3 

combattere a pii fermo; uomtni per verita di tal indole 
noii arriveraono mai a persuaders! che il valore di quei 
tempi si a giunto sino a noi } ma che la sentenzino da 
giudici poco illuminati e giusti £ chiaro a vedersi, non 
pooeodo eglino mente che i balestrieri di Omero , cosi 
nomati non senza qua! che . dispregio , era no mancanti 
di cavallo , di dardi 9 di scudo e di ogni personate di- 
fesa ; che guerreggiavano sempre appiede, e che la ne- 
cessity inducevali a riparare sotto la targa de'loro com- 
pagni 9 o dietro i circostanti riatti, da dove non poteva- 
nt> piu rie voltar delle spalle , ne incalzare i faggenli 
nemici. Meno poi cimentavansi in aperta campagna , 
ma quasi rubatori avresti tu detto combattessero. Ten- 
devano eziandio si poco 1' arco e si sconsigliatamente 
maneggiavanlo traendone la corda ver la mammella , 
che dallo strale scoccato poteasi attendere sol lieve fe- 
rita (i). I nostri arcieri per lo contrario escono in cam- 
po arraali di corsaletto, e di stiniere di ferro insino alle 
giuocchia , ed alia deslra vedi loro il turcasso , alia si- 
nistra la spada cinta-, havvi pur di quelli cui pende 
dalPomero e chiaverina e scudo a riparare lor teste. 
Sollevano altresi V arco a livello dell a fronte , e teaane 
la corda sino alP orecchia destra, avventauo frecce con 
violenza tale che non v' ha scudo o lorica da cui spe- 
rare salvezza. Ma chi noa discorre e considera sifiatta* 



(i) Cosi era ai tempi favolosi d'Omero. In appresso per6 gli 
arcadori cretesi mostraroao il graodissimo con to che far si dovea 
di quest' anna , e guai a Sparta se fossele mancato il suo aiuto 
nel guerreggiare la Messeaia ( Y. Paus. ,' lib* iv , Messenia ). 



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4 GUERRE PERSIANE 

mente le cose, lauda i soli nostri antenati, e punto non 
istiraa le nuove scoperte a perfezionamento delie arti. 
Dopo di che e uopo confessare le geste portentosissime 
operate in questc ultime guerre, e nel riferirle io pre ri- 
der 6 le mosse da quelle de' Romani co' Medi 9 sraria* 
tissime nelle riuscite loro, rintracciaadone il Glo al- 
quanta piu iudietro. 

CAPO IL 

V imperatOre Arcadio , lascia, testando , la tuiela del figliuol 
suo Teodosio al persiano monarca Isdigerte. — [Qaesti 
Vaccelta,e con maravigliosa fedella ne compie i doveri. — 
Vararane , successor* d' Isdigerte , melle piede suite terre 
imperial!. — Analolio , condotliero delle romane truppe in 
oriente y presentatoglisi > oltiene la pace, 

I. (i) Arcadio imperatore giunto, in Bizanzio, dap- 
presso al morire 9 e volgendo 1' animo al figliuol suo 
Teodosio ancor bambino, pensava il da farsi per meglio 
provvedere a lui ed alle pubblicbe bisogna. Conciossia- 
che dandogli un compagno nel coraando temea fregiare 
delta reale dignita un futuro neraico del proprio san- 
gue , e lasciandolo solo in trono forte paventava non 
molti abusassero della costui tenerissiraa eta per tra- 
margli congiure , insidiarne la vita , ed impossessarsi 
del potere supremo (a). Ed i suoi dubbj addivenivano 

(i) Queste guerre compreodooo un periodo di cento quaran- 
ta due anni , ci6 e dal 407 al 549 dell' era volgare. 

(2) Troterenio benissiino fondati i timori di questo monarca 
se daremci la peoa di ricbiafcnare alia nostra memoria^ tra i 



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LIBRO PRIMO 5 

Ancbe maggiori vedendosi quivi affatto privo <Ii con- 
giunti cut affidaroe la tutela, n& potendo aperare un si 
dallVavo Oaorio (i), se nc lo richiedesse, per esserc di 
gia F Italia in grande trambusto (a). Davasi poi non mi* 
nore fastidio dei Medi, antivedendo ch' e' incoglierebbero 
ogni occasionc di molestare a tutta lor possa i Rotnani. 
Trovd nulla di manco 9 in tanta perplesaita e sebbene 
di roediocrissimo ingegoo , un consiglio salutare alia 
prole ed all 1 ioiperio dichiarando nel testaraento, o per 
divioa inspirazione o per awiso degli ottimali suoi ^ 
erede Teodosio, e ponendolo sotto la tutela d' Isdigerte 
re dei Persiani (3), cui raccomandava col massimo fer* 

molti esempj riferili io proposito dalle istorie , I' occorso al fi- 
gliuolo di Tolemeo , su del quale cosi Polibio scrivca : « Chi 
» non si maravigliera come Aolioco e Filippo , menlre vivea 
» Tolemeo e non abbisognava del loro aiuto , pronli erano a 
n soccorrerlo , e quando morl, lasciando un fanciulletto tenero » 
» cui per diritto di natura salvar dove v» no il regno , incitatist 
» reciprocameote , si fecero a dividere il retaggio del fanciullo ; 
» non addocendo neppure, conforme praticano i tiranni, un Here 
» pretesto per coprire il vituperio , ma di repente surgendo con 
» tanla impudenza e fcrocia chc puo applicarsi loro il detto della 
» vita de 9 pesci , fra cui vuolsi che nella stessa specie aocora la 
» morte del minore addivenga alimento e vita del maggfore » 
\ lib. zv , trad, del D. Kohen ). 

(i) Flavio Onorio ascese il trono d' occidente nell' anno 3gi 
dell' era volgare, ed imperb aont 28 , mesi n , e giorni 10. 

(a) A mo tiro delle gottiche scorrerie; e delte sconfitte ripor- 
tate dalle truppe imperial i, grandi si che poterooo i barbari cin- 
gere d Y assedio Roma. 

(5) Successore di Varrano nel regno V anno dell' era vol- 
gare {oo. 



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6 GUERRE PERSIANE 

vore la conservaztone dell' erediUi al pupillo } di tal 
guisa ordioati gli affari manc6 ai vivi (i). 

II. Isdigerte poi se prima riscuoleva generale riputa- 
zione di virtu e di animo assai prestante , ne apparve 
allora di gran lunga piu meritevole , imperocche osser- 
vantissimo dell' ultima volont& d' Arcadio sempre ebbe 
pace co'Romani, e guardd intatto Pimperio al pupillo. 
Scrisse inoltre di subito al senato manifestandogli che 
acceitava la tutela, e che intraprenderebbe guerra con- 
tro chiunque macchinasse oovita a danno di Teodosio. 

III. Ma pervenuto questi colPandare del tempo all'eti 
virile e morio Isdigerte (a), Vararane, cui tocc6 la re- 
gale corona (3), incontanente assale con esercilo pode- 
roso il teuer dei Romani \ fu perd breve la sua dimora 
in esso, e priva d' ogni ostile violenza : come cid acca- 
desse , ora prendp a narrare. 

IV. Teodosio alP annunzio di tal nuova mando a lui 
ambasciadore Anatolio , duce delle romane truppe net- 
Poriente, il quale giunto in vicinanza al nemico scese di 
sella, e pedone e tutto solo andava al re. Questi vedu- 
tolo interrogd il corteo chi mai si fosse colui che pro- 
cedeva alia sua volta. Rispostogli : - il capitano de' Ro- 
mani - e' maravigliossi di tant'onore , e sprouando indie- 
tro il cavallo si portd con tutta la reale comitiva a ri- 

(i) Anno delP era volgare 407, dopo un imperio d! anoi i3, 
mesi 3, giomi i5 , e gli successe Fiavlo Teodosio II, che qui 
leggiauio col solo oome di Teodosio. 

(2) Agazia da a costui 20 anni di regno , e scrive 'che il fi- 
gliuolo , erede del trono, avea nonie inch* egli Isdigerte. 

(3) Anno dell' era volgare 421. 



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L1BRO PRIMO } 

ceverlo urbanissimamente nelle sue terre \ concessegli 
quiridi la pace a condizione cbe ne Persi ne Roman! 
constrmssero in avvenire fbrtezze sopra i proprii con- 
fini (i). Fattosi V accordo i due monarchi governarono 
con piena liberta le genii loro. ■' 

CAPO III. 

Peroto guerreggia gli unni Eutalili. — Costumi di quesli po~ 
polu — V esercito persiano cade in an' imboscata. — Eu- 
sebio , legato delC imperalore Zcnone, fa palese al re, va- 
lendosi d? un argulo apologo , il sovrastante perieolo. i— // 
condottiero degli Eutaliti condona al nemico la vita , in 
premio di che vuol essere da lui adorato. — Perozo fa mo* 
stra di consentirviy ma riferisce 9 per consiglio de' maghi , 
quest atto al Sole. 

I. Perozo re dei Persian! (a) dopo qualche tempo 
yenne a contesa cogli unni Eutaliti, detti pur Albi (3), 
in grazia dei confini, e mosse con grand'esercito a com- 
batterli. 

II. Nomansi gli Eutaliti unni avvegnache ne della 
stessa consorteria , ne ad essi vicini , dimorando invece 
a frontiera co' Persiani da vento Borea, e presso d'una 

(1) II fiome Tigri divideva in allora il romano impcrio dalla 
Persia. 

(2) Ascese il trono 1* anno 458 dell* era volgarc. 

(3) Eutaliu, Neftalitl, Eftaliti sono tutli sinonimi della gente 
Aessa, scilica di origine e nomata Abdela da Niceforo Callisto. 
Albi sopranneminavansi a mbtivo della bianchezza di lor carna- 
gione. 



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8 GUERRE PERSIANE 

eittadetta chtamata Gorgo (i); il perchft rengono a fre- 
quenti risse tra loro a One di sostenere i diritti delle 
proprie terre. Non raeaano vita errante o pastorale sic- 
come gli altri Unni , ma fissata lor dimora ia ubertosa 
regione quivi rimangonsi 1 , n£ scorrazzano tampocb mai 
gli stati imperiali se non se in compagnia de' Persiani. 
Hanno di piu, soli tra gli Unni , carnagione bianca e 
noia brutte forme, n& seguono V unnica usanza di con- 
durre vita ferina. Monarchico & il governo loro e retto 
da savie leggi ; oltre di che non meno dei Roiuani e di 
qualsivoglia altro popolo osservano in patria la giustizia 
e la santita dei trattati. Quelii infine di essi che hanno 
miglior fortuna siedono cotidianamente alia mensa in 
compagnia sin di venti amici e tal volta d' un nuniero 
maggiore 9 e dividonvi il danaro ed ogni loro agia- 
tezza , se non che morendone alcuno , la schiera de- 
gli amici suoi fassi viva interrare con lui (u). 

(i) Questa citta non sarebbe forse posta entro i cdnftoi del 
Kharasm , e nomata Corgaog dai geografi aolichi , ed Urgheos 
dai raodemi ? 

(a) Stobeo riferisce una molto simile costumanza de 1 Taurii ; 
ecco le sue parole : « 1 Taurii , scitica gente , seppelliscono in- 
» sieme co' re loro i piu bene aflfettt amici di lui. II monarca 
» poi, morto 1' amico, recidesi o una parte, o Y orecchio intiero, 
» secondo il merito del trapassato ». Plutarco parimenle ha 
qualche cosa dell' egual tenore nella Vila di Sertorio , e la dice 
consuetudine degli Iberi. Cesare narra di aver trovato nelle 
Gallic che taluni si uccidevano alia morte del capo o signor loro. 
Erodolo in fine ci6 che dice Stobeo de' Taurii lo attribuisce ai 
Trausii , quindi e che il Coray vorrebbe mutare la voce Taurii 
di questo scriUore in Trausii o Trausiani ; ma il chiarissimo 
ellenista Mustoxidi, contro la sentenza del prefato autore francesr, 
amerebbe leggere Gaucasiani (V* Erodoto , lib. v , testo c note). 



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LIBRO PRIMO 9 

III. Mossosi adunqne Perozo contro degli Eutalili 
ebbe a compagoo Eusebio ambasciadore di Zeoone (i). 
I nemici al com parire. dell' esercito persiano mentendo 
timore prendono la fuga 9 e cod veloce passo aggiungo- 
no tal vallea attorniata da scoscesi raonti coperti di al* 
beri : appresentavasi nondimeno alio sguardo nel mezzo 
di essi una via molto larga ma priva d'uscita, avenle a 
termine il giro stesso de' poggi } ed < il re lunge dal pa- 
ventare inganni calcando suolo nemico , va oltre. Quei 
peri degli Unni i quali avean simulato la fuga erano di 
numero ben inferiori a quanti rimanevansi celati sull'al- 
pestre giogaia alle terga dei Medi , n& si manifestavano 
tuttavia, desiderosi di vedere il Persiano aucor piu tra- 
scorso la eutro, da dove quindi mancberebbegli ogni 
via di salvezza. II reale esercito non conobbe il peri- 
colo che qtfando esso fu evidence , e pur allora nessuuo 
ebbe animo di appalesare al condottiero , riveritissimo 
dalle truppe, la sua tenia; da ultimo peri si rivolse 
all 9 ambasciadore Eusebio pregandolo di svelare al re la 
immineote sciagura , e di persuaderlo che pro wed esse 
alia comune salute anzi cbe esporre cotanto popolo a 
fare si intempestivamente pruova di valore. 

IV. Or quegli presentatosi al monarca non gli scoprl 
di subito il grave rischio in che era , ma con un apo- 
logo diede principio al suo discorso : « Gia tempo , di- 



(t) Flavio Zenone Isaorico ascese il trono orientale ncll' an- 
no 474 dell' era volgare, fu deposto nelP anno seguente da Fla- 
vio Basilio , e quiudi riprese la corona del 4j6 , conservandola 
per i5 anni, alio spirare de' quali avvenne la sua raorle. 



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io GUERRE PERSIANE 

» ceva, non so che leone scontralosi ad un belante ca- 
rt pro appeso in alto luogo, spiccovvi un salto per gola 
» di sbranarne le deliziosissime. carni ; ma fallitogli lo 
» iotendimento suo precipit6 entro altissima bnca di 
99 forma circolare e di molto angusta apertura , fatta 
» cosi a bella posta dal padrone del capro ». Perozo 
udita la istorielia cominci6 a temere non si fosse trop- 
p'oltre spinto a suo danno inseguendo il nemico, ed 
arrestatosi immediatamente volse 1' animo a del ib era re 
sulle preseoti bisogne. Intratlanto per6 gli Unni, che oc- 
cupavagli dalle spalle le gole dei monti acci6 non aves- 
se piu ritirata, manifestaroosi, ed i Medi veduto Festremo 
pericolo deposero , piangendo lor triste ventura , ogni 
speranza di salute. 

V. In questo mezzo il re degli Eutalili (i) mand6 a 
rimproverare il condottiero nemico della temerita usata 
nell' incalzare i fuggenti, tradeudo con grave disdoro se 
stesso e tutto il suo popolo , e ad accordargli la vita 
quand' e' promettesse adorarlo come signor suo , e sa- 
gramentassegli che i Persiani da quinci innanzi piu non 
guerreggerebbero gli Unni. II vinto, dato orecchio alle pa- 
role del vincitore, interrog6 i maghi di sua corte se po- 
tesse consentirvi, e questi risposero non occorrergli quan- 
to e al giuramento consiglio stando in suo pieno arbitrio 
il compierlo, quanto poi al resto volersi provvedere con 
doppiezza. E siccome la persiana legge comanda che si 
adori unicamente il Sole, cosl per non trasgredirla egli 
sen vada in sul mattino al re degli Eutaliti , e voltosi 

(i) Efialano era il suo oome. 



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LIBRO PR1HO u 

all' astro nasccnte esegnisca Padorazionc }*setvatTdi tal 
modo i patrii riti eviteri V ignominia ed il biasimo d'es- 
sersi prostrato al nemico. 

VI. Perozp aduoque fattoT il giuramento ador& se- 
condo le ammonizioni dei tnaghi V Unno , e lieto di 
aver salvato se stesso e tutto P eseflcito di buon grado 
si reslitul nel regno. •' 

CAPO IV. 

Seconda spedizione di Perozo. — Stratagemma degli EutalilL — 
Disfalia dei Persiani. — Istoria d 9 una perla del re. — - 
Legge promulgate, dai Persiani dopo la rotta. — Cavado , 
ultimo dei JigliuoU di Perozo , otUene il regno. 

I/Perozo, Crascorso breve tempo, vuole in onta del 
sno giuramento vendicare il ricevuto oltraggio. Laonde 
fatta leva di Persiani e di confederal muove contro git 
Eutaliti, e meno Cavado ultimo de'figliuoli, rimaso nella 
reggia in grazia della tenerissima eta sua , gli altri tutti 
in numero di trenta escono col genitore a campo. Gli 
Unni fatti consapevoli di si grande appareccbio biasi- 
mavano altamente la mala fede persiana , e mordevano 
il proprio re come traditore della cosa pubblica. Ma 
quegli ridendosi delle accuse domandava loro che mat 
ceduto avesse ai Medi , se terra, se armi, o altro che 
de' suoi regii tesori ? E quelli : Nulla di tanto, affe no- 
stra, ma si bene la opportunity che risponde al tutto*, 
dichiaravansi nondimeno pronti a marciare contro il 
nemico. Egli peri fe 7 comando che si rimanessero, non 



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i9 GUERRE PERSIANE 

avendovi tuttavia notizia certa della costui parteilza \ e 
molto meno sapevasi che di gia iuoltrasse per V eutali- 
tico suolo. 

II. Dopo di che aocchiata una campagna per dove 
era meslieri procedesse il Persiano venendo a combat- 
terli, fecela munire all'intorno coo profondissimo e lar- 
go fosso , lasciandovi sol tan to Del mezzo un passaggio 
atto ad accogliere dieci cavalli di front e , e quindi al 
vano furono sovrapposte canne , ed alle canne terra. 
Ammoui eziandio i suoi cavalieri destinati a battere la 
campagna di strignere giunti a quel sentiero lor file , e 
di valicarlo a tutto bell 9 agio 9 cauti e guardinghi dal 
cadere eglino stessi nelle insidie. Sospeso inoltre alia 
cima del suo padigliooe il suggello apposto da Perozo 
al giuramento , stettesi cola tranquillo finattantoche il 
seppe entro Ie proprie trincee. Arrivati per6 gli esplo- 
ratori coIPavviso che il nemico era vicinissimo a Gorgo, 
ultima citta suite persiane froutiere, e per mettere piede 
selPunnico suolo, e 7 mosse colla parte maggiore dell 7 e- 
sercito, ed attelatolo di contro alio scavamento raan- 
d6 piccola mano d 7 armati a spiarne la venuta , con or- 
dine di arretrarsi non appena vedutolo , e di attendere 
alia piena osservanza de 7 comandt avuti \ questi parti* 
rono e terminate nel miglior modo FudSzio loro si ri- 
condussero alle insegne. 

III. I Persian* all' opposto ben lunge dal paveatare 
aguati correudo a spron battuto sopra il mentito sen- 
tiero tutti oabissarono , ne solo i primi ad iocontraolo, 
ma eziandio quanti venivan loro dappresso. Imperciocche 
occupati del pcrseguilare con ardor sornmo i fuggenti; e 



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LIBRO PR1MO i3 

fuor <T ogni sospetto di si trista sorpresa non badavano 
alio sprofondamenlo di chi precedevali , e co' loro ca- 
valli precipitandovi sopra nel dare morte at gia caduti 
compagni perdevano anch' egli la vita. Di questo no* 
mero fa Pcrozo stesso (i) con tutta la prole , e narrasi 
di lui che , traboccatovi , dal suo orecchio sioistro dU 
staccasse una perla di mirabtle grandezsa e candore e 
gittassela via, accroccb^ non allri de'mortali ne usasse 
in sua vece. Perla afi% di sorprendente bellezza, n& 
principe gloriar si potea di avere P eguale. A me per6 
non sembra verisimile che nelia sua menle in s\ orribile 
perturbazione sorgessero cosiffatti pensieri , ed incline- 
rei meglio a credere che in tanto sconibuglio laceratosi 
il reale oreccbio quell a ne uscisse per non comparire 
piu agli sguardi umaoi. Fatto sta che il romano irope- 
ratore vogliosissimo di possederia ne ipvid premnrosa 
domanda agli Eutaliti 9 ma neppur questi dopo assai 
diligenii e penose ricercbe giunsero a sap erne la fine. 
Havvi nopdimeno chi opioa essersi trovala da loro, ma 
in sua vece altra averne avuta il successore di Perozo. 
Piacemi qui riferire la tradizione persiana sul conto di 
lei , e la istoriella non riuscira all 1 in tut to discara. 

IV. Si voole adunque che la perla giacesse a breve 
distanza dalla spiaggia del mare Persico entro un pesce, 
il quale schiudendo alcun poco il nictbio manifesfcava 
nel suo ioterno stupendissima cosa non piu ad occhio 
mortale apparsa; uom non avendo giammai veduto perla 



(i) Nell' anno vigesimo quarto del suo regno ; e dell' era vol- 
gare 483. 



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i4 GUERRE PERSIANE 

di si maraviglioso candore e sorprendente grossezza. 
Un cane marino per5 di straordinaria mole , preso 
da grandissimo diletto nel rimirarla , seguivane di e 
notte il pesce , e quando piii reggere non poteva agli 
stimoli noiosissimi della fame , iva in traccia di preda 
lungo quelle acque , tornaado subito dopo a bearsi 
nella vista del suo caro oggetto. Un pescatore , la tra- 
dizione prosegue , osservolli , ma intimorito dal cane 
seguace mancavagli V animo d' intraprendere an che sa 
lei. Divisd tuttavia andare con tale riferta al re Perozo, 
e questi similmente invaghitosi di possederla , studiossi 
con molte promesse e lusinghe indurre colui a teoderle 
insidie; il quale non potendo resistere a si forte do- 
manda : « Mio re , disse , V uomo pur troppo ama le 
» ricchezze 9 ma vie meglio la vita , e di lei ancor piu 
» la prole, in grazia della quale spoglio affatto di ti- 
» more brava ogni cimento. Io spero in fe mia di vin- 
n cere il cane e di tornare innanzi a te con la perla, e . 
» riuscitovi mener& certo nelP opulenza il resto della 
» vita, imperocche, essendo tu il re de'regi, ho Adu- 
lt cia riportarne generoso premio; e dato pure che non 
r> ricevessi guiderdone alcuno, riputerei sempre conde- 
n gna mercede 1' aver fat to servigio al signor mio : se 
» poi il mio fato renderammi vittima del mostro, la tua 
f> bonta sapr& sdebitarsi co > miei figliuoli della perdita 
n del genitore. Di tal guisa trarr6 dalla morte stessa 
» vantaggio , n& avrai tu minor gloria di liberality , 
» merc& che adoperandoti a pro loro ti appaleserai il 
» mio grandissimo benefaltore, non avendovi piu sinceri 
» benefizj di quelli rendu ti alia memoria d'un trapassato, 



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LlfiRO PR1MO i5 

» cui piu non lice mostrarsi riconoscente ». Cos! il pe- 
scatore,e diparlitosi aggionse alia di mora della conchi- 
glia e del cane marine Seduto quivi su d' uno scoglio , 
attende cbe questo vada a sbramare sua fame, e giunto 
il momenta nuota ad afferrare la perla^ ma vicino a 
dare in terra con essa , vedutosi da tergo il mostro 
gittala sul lido , e non appena gittatala viene azzan- 
nato ed ucciso. I suoi compagni , spettatori d' insu 
la spiaggia , colsero la perla , e di lancio presentaronsi 
al re col dono e eolla trista relazione di quanto era oc- 
corso. Tali cose narrano i Persiani, ed io ratiacco il filo 
del propostomi argomento. 

Morto Perozo con tutto V esercito , i pochi la Dio 
merce' campati del pericelo incontanente caddero an* 
ch' essi nelle mani del vincitore. 

IV. Fu di poi tra'Persiani divolgata una legge di 
non assalire piu terra nemica , avvegnacbe i costei di- 
fensori fuggissero in plena rotta. 

V. La soldatesca del resto che non aveva oltrepas- 
sato le persiane frontiere con Perozo 9 dicfaiaro suo re 
Cavado (1) , il minore dei figliuoli di lui ed il solo ri- 
maso nella reggia. Gli Eutaliti dopo s\ gloriose viltorie 
signoreggiarono i Persiani due anni , terminati i quali 
ii novello monarca fidandosi nel poter sup piu non 
voile comportarne il gtogo.. 

(i) Agazia, morto Perozo , mette sul trono persiauo OJbala , 
fratello del defunto , il quale mane 6 ai vivi dopo quattro auui 
di regno , ne fece io guerra memorabili imprese , avcudo sortito 
dalla oatura un atifatto pacifico naturale. Da quiodi a cestui per 
successore Cavado (lib. in, cap. u). Allri nomauo Valcnle il re 
che precedette Cavado. 



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16 GUERRE PERSIANE 

CAPO V. 

Cava&o con Ieggc proclama la comunanza di tulle le donne. — 
1 sudditiy depostolo ed e let Co in sua vece Blaso, rinserranlo 
nelia prigione di Lcte* — Origin* di questo nome. — Tra- 
gico fine di Arsace re dell' Armenia. 

I. Dopo queste vicende Cavado , abusando con ogni 
uaniera di violenza dell 9 autorita sua 9 pubblicd una 
legge the melteva a comune tutte le donne (i). 

II. La qual cosa riscuotendo V universale abborri- 
xnento de' sudditi , questi , ribellatisi , il presero e git- 
laronlo in carcere (a) 5 dopo di che elessero a re loro 

(1) Platone nella sua tanto famlgerata Repobblica Torrebbe 
anch' cgli la stessa cosa. Diodoro Siculo narra tale costomanza 
essere stata in pieno vigore presso gli Etiopi: a Costoro, dic'egli, 
» noa meaano moglie, ma tengono le donne promiscuamente in 
» comune , e con eguale amore riguardano ed allevano come 
» comuoi a tutti i figli che nascono , e dalle nutrici sovenle si 
» cambiano i figli apcora infanti , onde le madri non possano 
» rtcoQoscere i loro » (T. 1, lib. 11, trad, del cav. Compagnoni). 
Cosi parimeoti adoperavano gli Agatirsi (abitatori d' una parte 
delta Traosilvania e del Bannato di Temesvar) scriveodo Erodoto 
di essi: a Gli Agatirsi sono delicalissimi uomini ed oro portano 
» in copia. Godono delle donne in comune acciocche sieno 
» scambievolmente germani , e tutli essendo famigliari , ne in- 
» vidia , ne inimtcizia 1' uno esercita verso I' altro » (lib. m , 
g 1 04 » traduz. del cav. Mustoxidi). 

(2) Ci6 fu negli auui 1 1 del suo regno , e 4&4 dell' era 
volgare. 



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L1BRO PR1MO i 7 

Blase (i), fralello di Perozo, mancando a Cavado prole 

maschile , ni accordando le persiane leggi di mettere 

in trono uom privato , se non se quaado la regale pro* 

sapia vada al tutto estinta. Blase ricevuta la corona 

tenne consulta cogli ottimati del regno sopra i destini 

del prigiohiero , e verie furono le costoro opinion! , 

avendovene molti propensissimi a conservargli la vita. 

Gusanascade (a) per6 , * canarange di grado ( voce che 

snona presso di noi comandante delle truppe d' una 

provincia a frontiera cogli Entaliti), proced£ net mezzo 

del consiglio e mostrando il coltelluzzo adoperato in 

Persia al tagliare delle ungbie : u La picciol arma , 

» disse , h di per si stessa bastevole a ironcare in oggi 

* la contesa , ma temporeggiando voi , piu che venti 

r> mila de 7 migliori guerrieri verranno meno all 9 uopo 

» stesso » ; e 7 davasi con ci6 a significare che non spe- 

gnendo prontamente la vita di Cavado, ne proverfeb- 

bero graudi molestie. L 7 orrore nondimanco inspirato 

loro dall 7 imb rat tare le mani col regio sabgue indnsseli 

a soscriverne la chiusura nel carcere di Lete (3). 

III. £ degli infelici condannati la entro v 7 ha pena 
capitate a parlarne o a profferirne tampoco il splo no- 
me. Dall' istoria dell 7 Armenia poi abbiamo il perchi 
venisse chiamato di tal guisa quel luogo , e vi leggiamo 

(i) Da Agazia e nomato Zaraaspe, e detto secondogenho di 
Perozo. 

(a) Altri leggono Gusanastade , e cosl pure caranaoge. 

(3) Dell' obblio ; gr. A«'$*. 

Piocop/o j torn. I, a 



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1 8 GUERRE PEAS1ANE ' 

parimente una singolare eircostanza che si usci del pre* 
cetto. 

IV. In epoche lontane, riferisce la stessa, fuvvi osti- 
nata guerra pel corso di trentadue anni tra Persiani ed 
Arraeni , quesli capitanati da Arsace di schiatta arsaci- 
da (i) 9 e gli altri da Pacoro. Ed awegnaehe la sua 
durata recasse danni sommi ad amendue le parti, P Ar* 
menia in preferenza v' and5 colla peggio } siffattamente 
poi i due competitor] perduto aveano ogni scambievole 
assicuranza che fin le ambascerie erano tra loro inter- 
dette. Datisi perd intanto i Persiani a guerreggiare al- 
tra gente prossimana agli Armeni , questi in pruova di 
aver cessato P antico sdegno, e che bramavano ricupe- 
rarne P amicizia , deliberarono scorrere il tener di que' 
barbari, ed accintisi alP opera, mandatone prima avviso 
a Pacoro , tutti passaronli a fil di spada senza per- 
donare ad eta o sesso. II re pefsiano sorpreso del- 
P avvenuto sped! pregando Arsace che si portasse da 
lui, ed arrivato lo accolse urbanissimamente, e trattollo 

(i) Cost il N. A. negli Edifizj ( lib. in ) : « Dopo che Ales- 
» sandro il macedone lev6 di mezzo il re de* Persiani , quesli 
» steltero fermi sotto il g'ogo slraniero ; ma i Parti ribellaronst 
» ai Macedoni, ed avendoli vinli li cacciarono , e stesero la loro 
» doininazione sioo al fiurae Tigri. 1 Persiani di poi furono 
» soggetti ai Parti per 5oo anni , slno cioe al tempo in cui 
» Alessandro figliuolo di Mamnea tenne il romano imperio. Al- 
» lora uno de' re parti costitui suo fralello Arsace re degli Ar- 
m meni , siccome la storia di quesli riferisce. Ne credasi gia che 
» gli Arsacidi fossero originarj di Armenia , bensl per cinque 
» secoli mantenuero pacific! la parentela colla famiglia che re- 
» gnaya in Persia ». 



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LIBAO PR1MO 19 

da germano e da re suo pari. Nulladimeno accusatogli 
dopo breve tempo V Armeno come fomentatore di 
Duove guerre, il richiam6 in Persia col pretesto di vo- 
ter scco traltare intorno a comuni bisogne \ e quegli 
tornovvi all'istante ecconipagnato da'suoi duci piu famosi 
neJIe armi , e soprattutto da Bassizio, dace anch' egli e 
suo consigHere ia campo , sendo uomo di graodissitna 
ptudenza e di sommo valore. II Persiano allora forte 
rimprocci6 ammenduni di lor mala fede , e della viola - 
zione del giuro non si toslo profferto; ed avvegnacht 
quelli protestassero altamente contro Paccusa, voile tut- 
tavia rinserrarli coo molto disdoro in prigione, e quindi 
fecesi ad interrogare i magbi sul come ridurre a buon 
termine la faccenda. E questi dissero non volersi con- 
dannare perch& non confessi e neppure convinti; avervi 
-perd mezzo da costringere Arsace ad incolpare sh stes- 
50 : al qual uopo consigliarono di coprire il pavimenlo 
dell' aula regale per meti con terra scavata di sul te- 
nere persiano, e per meta con altra proveniente dall'Ar- 
menia. Compiutosi il consiglio loro, e celebrati su tutta 
quell' area non so che riti , e' persuasero al re di cam- 
minarvi in compagnia dell' Armeno e di riprenderlo in- 
trattanto siccome violatore degli accordi , ma dove re 
ancb'eglioo essere al tutto present i, e porgere orecchio 
ai discorsi d' entrambi. Disposta 6gni cosa Pacoro cbia- 
md al suo cospetto Arsace , e passeggiando seco , te- 
stimonj i maghi , addimanddgli perche avesse , renden- 
dosi spergiuro , tramato di avvolgere i loro popoli in 
nuove sciagure. Ma V Armeno sinch& rispondea di su 
la terra persiana asseverantemente dimenliva le accuse 



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20 GUERRE PERSIANE 

adducendo invecc di essersi ma! sempre conservato 
fermo nelle sue promesse. Giunto nullamanco nel mezzo 
del luogo, al pre mere col piede la terra natale, il suo 
discorso ad un tratto prendeva opposte forme, come se 
inspirato da una qualche soprannaturale potenza , e 
vendicar proponeasi a miglior tempo la riccvuta rn- 
giuria , ne punto raoderava il parlar suo nel rispon- 
dere di su quella terra ; ma valicatala appeoa eccolo 
di bel riuovo tutto sommesso a Pacoro , ed articolare 
voci piene d' on ore e rispetto; se non cbe al ricambiar 
del suolo tornava a prendere il suo primo linguaggio : 
e cosl fatto pareccbie volte disvelo gli arcani del cuor 
suo (i). I maghi aduoque il dichiararono violatore de- 
gli accordi e spergiuro y ed il Persiano allora comandd 
cbe si scuoiasse Bassizio , e cbe venissene la pelle, im- 
bottita con paglia , ad un altissimo albero appesa. Non* 
essendogli poi lecito di punire colla morte Arsace in 
grazia della sua regale prosapia , il dannd alia pri- 
gione di Lete. E la vivea quando coll' andare del tem- 
po un Armeno 9 suo intrinseco e del novero di quelli 
cbe avevanlo accompagnato in Persia , valorosamente 
pugnando contro de' barbari segnalossi cotanto in- 
nanzi agli occhi del re , quanto era spediente perche 
fossegli attribuita la parte maggiore di queila vittoria. 



(i) Fu g!4 osservato dal chiaro traduttore delle Storie segrete 
che il nostro Procopio teneva cooto della supersliziosa credenza 
de' filtri , degli iqcantesimi e fattucchierie , ec. ec. , c vie piik ne 
rimarremo persuasi proseguendo la leltura di quesle persiane e 
Vandaliche guerre. 



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LIBRO PR1MO 21 

Laondc Pacoro ammiratone il coraggio diedegli ampia 

facoUa di scegliere il. meritato premio} e qtiesti cbiese 

di servire Arsace uq giorno intiero secondo ogni suo 

desiderio. Tale domanda rec6 grave molestia al Per- 

siano , il quale non potea aderirvi senza rompere una 

legge antichissima com' era quella sul carcere di Le- 

te$ volendo nondimeno tener sua parola v? acconseoti , 

e PArmeno ilo di fretta alia prigione salutd Arsace, 

e tra'piu affeltuosi abbracciari e le piu tenere lagrime 

sulle miseraude loro sciagure venner tneno ad entrain- 

bi le forze di reprimere i trasporti delP animo e di 

ricomporsi delle persone. Sazio al fine il dolore dello 

sfogo avuto col pianto, P aoiico lav6 Arsace, e messagli 

regale veste fecelo adagiare su di magnifico letto , da 

dove Pinfelice re con tntto lo splendore della primitiva 

grandezra lautanaente bancbettd, porgendo in tan to orec- 

cbio a mille piacevolissimi racconti. Durato il con- 

versar delizioso e le squisite imbandigioni si no a molto 

iooltrata notte % entrambi soddisfatti appieno delle ore 

si lietamente passate diedersi P ultimo addio. Taluni 

qui aggtungono che Arsace allora perdendo ogni spe- 

ranza di piu reggere agli oltraggi della fortuna , dopo 

gustate le dolceaze di quelPintertenersi col piu fido tra 

gli amici , preso dalla mensa un coltello di sua mano 

s'upcjdesse (1). ^ $toria cP Armenia conferma la cpstui 

morte in, ^imj^ante gui&a,,, e che nelP antedetta con- 

•1. . ...> , 

t 

(1) V ha similmente chi pretende che lo stesso Arrocno, per 

efleitQ di. cpmpa^iqne , al^bia posto fine alia vita dell' iofelice 

inonarca. 



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32 . GUERRE PERSIANE 

giuntura I Persian! contravvenissero alia patria legge sul 
carcere di Lete. Ma riprendiamo le mosse donde ci 
siamo partiti. 

CAPO VI. 

Cavado vestito dette vestimenta di sua mogUe fugge del car* 
cere. — Ripara in quello degli Eutaliti , e quivi leva un 
esercito per ricuperare il regno. — Priva degli occhi Bla- 
se. — Da morte a Gusanascade inahando alV onore di 
canarange Adergudunibade , ed a quello di adrasladara- 
selane Seose. 

I. La moglie poi suppliva a Cavado , in tempo detla 
costui prigionia, tulti i bisogni detla vita , e prendeyane 
ogni miglior cura. E bellissima com'ella era destd forte 
passione nelP animo del custode , il quale non pote a 
meno di manifestarsi a lei; e lo sposo avutane contezza 
ingiunsele di pienamente secondarne le brame (i) ; or 
quegli non avendo piu che desiderare, e vie meglio ad" 
divenutone am ante, le accordi senza punto d' eccezio- 
ne P ingresso e V uscita del carcere. Eravi di piu tra* 
Persian! un tal Seose , rispettabilissimo personaggio , 
che strettaniente legato in amicizia col prigioniero ag- 
giravasi di continuo presso del carcere spiando il mo- 
mento di salvarlo , ed avevalo gii fatto consapevole 
colP opera della moglie di qucsto suo divisamerito, per 
la cui esecuzione tenevasi pronto cogli insellal! de- 

(i) Primo cosi ad osservare la promulgata legge sulla comu- 
nanza del sesso femminile. V. il cap. 5. 



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LIBRO PR1MO a3 

strieri. Cavado pertanto , convennto ana notte colla 
donna di cambiare lor vest!' e di lasciarla in sua vece 
la entro , se ne fugg\ per mezzo le guardie solto men- 
tita femrainile sembianza. E pur quando la dimane 
questi videro nella prigione colei ricopcrta degli abiti 
maritali pensarono tuttavia guardare il fuggitivo , e 
mold giorni steltersi nell' err ore , potendo intrattanto 
quegli pvoccdere in lontano paese. Non saprei qui ridire 
alio scoprirsi dell a fcode la sorte che sovrasti alia com- 
plice, e quale gastigo ella ne riportasse, tenendo i Per- 
sian! segretissime le cose loro 5 e cid basta perche 
m* abbia anch' io da tacere. 

II. Cavado tra questo mezzo con Seose al 6anco 
pervenne sconosciuto nel paese degli Unni Eutaliti, do- 
ve, sposata la.figliuola del re, fece leva di forte esercito 
alia testa del quale ricomparve in Persia, forcnidabile 
a'suoi nemici per modo che non osarouo opporgli la 
menoma resistenza. Entrato quindi in una provincia 
sntto gli ordini di Gusanascade , voltosi ad alcuni 
degli amici suoi ne promise spensieratamente il coman- 
do a chi primo in quel giorno il salutasse re. Ma usci- 
tegli appena di bocca tali parole ebbene pentimento , 
vietaodo le persiane leggi che si levi di carica una fami- 
glia per surrogarvene altra non affine con lei. E' teme- 
va aduuque ricevere il saluto da persona non con- 
giunta di parentado al governatore , e ridursi cosi alia 
trasgressione (Puna legge per non ismentire la fatta pro- 
messa 5 una opportuna occasione per6 mentre a cio 
ripensava appiaudgli la via di compiere entrambe. A* 



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H GUERRE PERSIANE 

dergudunibade (i), affioe di Gusanascade e giovane con 
grande rinomanza di valore, fu il primo a venirgli in- 
nanzi adorandolo re suo , e dandogli accertata parola 
de'suoi fedeli servigi. 

III. Cavado pervenne in processo di tempo a ricu- 
perare tutto il reamc , e fatto prigioniero Blase il sea- 
tenzii a perdere la vista alia fpggia de' malfattori per- 
siani , cui e versato olio bollente negli occhi, od estrag- 
gonsi gli occhi stessi coll' opera di ferrea punta , ordi- 
nando poscia che si custodisse in prigione. Costui ten- 
ne il regno due soli anni (i). 

IV. Data pur morte a Gusanascade no mini canaran- 
ge il consanguiueo di lui Adergudunibade; ollre di che 
inalz6 alia carica di adrastadara-selane ( magtstratura 
sopra tutti gli eserciti e condottjeri) Seose , 1' unico e 
dapprima e dappoi che ricevesse tauta onoranza tra 1 
Persiani (3), Tomato per sifTatto roodo al possesso del 
regno agevolmente sel guard5 , e resselo con molto 
senno merce gl' impareggiabili talenti suoi , e la gran- 
dissima esperienza nel maneggio de' pubblici affari (4). 

(i) Adergudombade fu scritto da alcuni autori e cosl pure in 
vece di adrastadara-selane rinverrai press o di loro Adrastudaran- 
salana. 

(a) Nulla di cio rinveniarao in Agazia , eccone \e parole : 
« Zamaspe con ten to di avere occupato quattro anni il trono 
» senza rammarico ne discese , e adattandosi prudentemente ai 
» bisogni del tempo, antepose la propria sicurezza e la sua quiete 
» ai pericoli ed alle molestie inseparabili dall' ambizione di re- 
» gnare ». (lib. iv, cap. 11). 

(3) Anni dell' era volgare 488 e seg. 

(4) Agazia per lo contrario scrisse : a Cavado ristabilitosi in 



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LIBRO PR1MO a5 

CAPO VII. 

Cavado ehiesto in vano danaro all' imperatore Anastasio 
prende a fame vendetta col guerrtggiare m i Romani. — 
Jssedio delta citta d 9 Amida. — Sua espugnaiione tra la 
nolte poster tore ad un giorno festivo coll 1 assalto d* una 
torre mat guardata da monaci. — Orribile strage de- 
gli assediati , cessata colla saggia rimostranza d' un prete 
al vincitore. 

I. Del rimanente aridando egli debitore al re eutali- 
tico di danaro nh potendolo corapensare divis6 averne 
prestanza dalPimperatore Anastasio, il quale, nchiestone, 
comunic6 la domanda a' suoi consiglieri , e qnesti ri- 
sposero non convenirsi ch'e 7 desse col proprio erario il 
mezzo ai nemici di raffbrzare I'amicizia loro , sendo in- 
vece raestieri di gittar la discordia tra essi : tanto bastd 
perch^ fossero guerreggiati i Romani. Venuto adnnque 
Cavado improvvisamente sopra le arm en e terre e diser- 
tatele a tutto potere , entr6 quindi nella Mesopotamia 
procedendo fino alia citta d'Amida (i),che cinse d'assedio 

» trpno vi sedfe piu cbe prima dispotico altri anni 3o , cosicche 
» id due volte la sua monarchta giunse agti anni 4* »• (lib. iv, 
cap. n). 

(i) Non prima del <oo leggiamo nelle istorie un tal nome , 
il quale vi comparisce eziandio coll' aggiunta di inetropoli d'una 
speciale provincia. Questa citta fu di poi munita e ridotta un 
forte rispettabile deirimperio da Costanzo , il quale diedele pari*- 
mente il suo nome , ch' ella pochissimo ritenne. In progreaso di 
tempo chiamossi ognora Amida , se son che vi si aggiunse la 



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*6 GUERRE PERSIANE 

nel coltno del verno. E gli abitatori di lei , avvegnache 
sorpresi in una profondissima pace e sprovveduti di 
truppa e di vittuaglia , risolverono tentare nondimeno 
la sorte delle armi , preparandosi contra la universale 
espettazione .ad una oslinata difesa. Aveavi poi tra la 
gente siriaca tin Giacomo di rara virtu , il quale tulto 
dedito alle sante cose, per vie meglio formarne I' unico 
oggetto di sua occupazione , erasi - da lunga pezza ap- 
partato in un borgbicciuolo su quel degli Endileni 9 ed 
una lega appena lontano dalla citta d'Amida. Ove i co- 
stei cittadini , desiderosi cbe non fosse disturbato del 
suo commendevole divisamento , aveangli eretto all 1 in- 
torn o delPeremo una maniera di palancato, i cui slec- 
coni messi tra loro a qualche distanza lasciavan suffi- 
ciente spazio da non impedirne la vista -e la favella a 
chi bramasse cola visitarlo , ed avevanne pariroente 
coperto di telto V abitazione affinche si stesse riparato 
dalle piogge, dalle nevi , e da ogni altra intemperie: 



voce Kara ( Kara-Atnid ) ia grazia delle sue mura composte di 
pictre nere; i in per tan to essendo foodata nel Diarbeck spessissimo 
e dctta Diarbeckir. Avvegnathe poi avanli il quarto secolo nulla 
si possa con certezza stabilire di lei , giova tuttavia ram men tare 
che Strabooe e Plinio parlano d' una citta reale , posta dall' uno 
nel la Sofene e dall* altro sul Tigri , nomata da eplrambi Carca- 
tbiocerta ; laoode parrebbe non al tutto priva di fondamento la 
congettura che in antico fossele data questa denomioazione , 
osservando che una tal desiuenza significa luogo mnnito , e che 
per essere comuoe ad altre citta di front iera indica V esatta 
posizione d'Amida. Ora e»sa , gia baluardo del greco imperio, 
e residenza, solto quello turco , d' un Beglerbeg. 



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L1DR0 PR1MO i 7 . 

quivi egli con maravigliosa pazienza sopportava 1 disagi 
del caldo e del freddo , cibandosi di pocbi legumi , e 
passando talora novero di giorni in perfelto dfgiuno. 
Sendo cosl la bisogna parecchi Eutaliti ncl battere la 
campagna vedutolo , diedersi a trargli d' arco , ma lor 
mani al tenderne la corda rimaservi come attaccate, e 
prive aflatto di moto, Sparsosi nelP esercito il grido di 
tan to miracolo e giunto sino all* oreccbio del re , que- 
st! voile essefne spettatore, e quasi di se per raaraviglia 
uscito pregd Giacomo cbe perdonasse ai barbari , e 
P uom santo con ana sola parola toroolli al possesso 
delle mani loro. In premio di cbe il monarca fecegli 
promessa di consentiroe ogni domanda , e nella vana 
supposizione di udirsi a cbiedere non piu cbe danaro , 
Ft a follcmente ripetendo che obbligavagli sua fede nel 
compiere la incbiesta. Quegli per to contrario non im- 
ploro che la salvezza di quanti camperebbero al suo 
ere mo, e n'ebbe la conferma per via di regale patentee 
laonde molti de' cittadini , divulgatasi entro le mura di 
Atnida la erazia , ne approfittarono serbando cosl la 
persona e gli averi. Tali cose proponevami narrare di 
Giaconto. 

II. Gavado intanto proseguiva Passedio travagliando 
in piu ftfogbi le mura d' Amida cogli arieti, il cui urlo 
repfimevano gli assediati interponendovi fortissime tra- 
1i 5 ne cesso dal batterle cbe al mirar vano ogni suo 
sforzo, rimanendo esse dopo replicati attacchi quali 
appresentavansi dapprincipio; tanta era la solidita loro. 
Diiliessa perci6 Pimitil opera altra ne sostitui, inalzan- 
do un cavaliere che dominasse le torri. Gli Amidcni al- 



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?8 GUERRE PERSIANE 

lora presero anch' egli a scavare disotto al nuovo arti- 
fizio traendone , senza dare il tnenomo indizio al di 
fuori , grande quantity di terra; cosicche il oemico li- 
bero da ogni sospetto ascendeva il cavaliere, e da quivi 
pertinacemente molestava la citta. Sc non che al ragu- 
narvisi tal altro giorno truppe in copia maggiore del 
consueto, esso in un sub i to profbudo, avvolgeudo nelle 
rovine quasi 1' intiero novero de' sostenuti guerrieri. 11 
Persiano sbigottitosi pel tristo accidente delibero scio- 
gliere l'assedio, facendo bandire a' suoi la partenia col 
di venturo. In quella pero gli Amideni vedeudo svaoito 
ogni loro pericolo diedersi ad ollraggiare il nemico , e 
sin di alcune meretrici giunse a tale 1' orgoglib cbe y 
alzate lor gonne, mostrarono al re quanto vuole onesta. 
si teuga celato } alia qual cosa i maghi fecero istanza a 
Cavado di contraddire 1' andata , essendo per essi V av- 
venuto un segno certo che gli assediati appaleserebbero 
dell' egual modo tra brev' ora quanto a?eapo di piu 
recondito la entro. 

III. Dopo qualche giorno di fatto un Persiano osser- 
vato non lunge da altra delle torri l'iogresso'd'un ippo- 
nomo, che noi diremmo capanna di pastori da cavalli, 
superGcialmente chiuso al di fuori, venula ta noUq da 
solo tornatovi aflfrancollo, e giunse per esso al di la 4elle 
mura; quindi ai primi albori corse ad inforuiarne C&- 
vado, il quale con le tenebre della prossima notle fecevi 
traspprtare copia di scale, e dietro a queste marciava egli 
stesso con piccola mano de 9 suoi. Qui la fortuna dichia* 
rossi tulta in prodigioso modo a favor dei Persia^ , inn 
perocch&la torre contigua airippooomo era in quel tern* 



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LIBRO PRIMO 29 

po guardata da monaci , uomini che tra' cristiani pro- 
fessano austerissim$ vita. Or questi, vuoi per tstanchez- 
za derivata loro dalle fatiche della precedente aooi%er- 
saria festivita, vuoi per indulgenza maggiore in grazia de' 
soleoni riti del cibo e nel beveraggio , lasciaroosi di tal 
falta vincere dal sonno che per nulla s'accorsero delle 
tra mate insidie. Ebberc^cosl gli avversarj mezzo , pene- 
trati Fun dopo Paltro nellemura, di ascendere la torre, 
e di trucidarvi tutte le guardie profondamente addormen- 
tate. II re allora fe ceo no di por mano alle scale , ma, 
illuminatosi V orizzonte , i difensori della torre vicina 
mirato il pericolo accorjero a contrastargli la vittoria 
con ostinatissimo combattiuiepto. Gli Amideni piu forti 
di numero avean gia IraGtto mold nemici, e pur molti 
avevanne rovesciati all'iaio della, torre, quando Gavado 
sguainato 1'acinace intira6 la scalata alle truppe, ♦di uc- 
cidere chiuiique tentasse evitare il cimcnto 5 di questa 
guisa egli addivenne armata mano padrone della citli 
dopo ottanta giornidi assedio. 

IV. L' ingresso del vincitore fu segnalato da orribile 
massacro di ciltadini ; al giugnere perd del condottiero 
tal sacerdote , venerabilissimo per l'eti sua , ripetevagli 
animosamente disconvenire ad un re 1' esterminio dei 
vinti. E quegli nel bollor di sua collera : perche dun- 
que , rispose , v' opponcste cotanto alle mie armi ? Fu 
volere divino, replicava Paltro, che tu occupassi la citta 
colla forza del tuo braccio, e nou col noslro volontario 
arrendimento. II Persiano tranquillatosi alle costui pa- 
role proibl di versare uuovo sangue , accordando bensi 
alle truppe un generate saccheggio ed i prigionieri , 



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3o GUERRE. PERSI A NE 

meno alcuni de' piu appartscenti indLvidui cbe dichiari 
suoi. Posio quindi in Amida un presidio di mille uo- 
mi»i sotto gli ordini del persiano Glone, e lasciativi al- 
cuni pochi abitatori indigentissimi per condurre ai # sol«> 
dati la necessaria vittuaglia, fe retrocedere Pesercito con 
tutti i prigionieri } a'quali nondimeno trascorso qualcbe 
tempo con tratto di regale clemenza permise il rilorno 
alia patria Joro. L'imperatore Anastasio tratt6 anch'egli 
in appresso con molta liberalita gli Amideni , sollevan- 
doli pel corso dinette anni da ogni antico tributo, e 
ricolmando si gl'individui come l'intiera popolazione di 
sue beneGcenze ; merce di cbe pote questa obbliare, 
ma non cosi presto, tutte le sofferte sciagure (i). 

CAPO VIII. 

Soverchio numero di condottieri net romano esercito e poca 
loro concordia* — Appione q ties tore delle truppe. — Vcr- 
gognosa fuga di Areobindo, — Disfalta dei capitani Pa- 
trixiolo ed Ipatio. — Scorreria di Celere nclla regione 
degli Arzaneni. 

I. L' imperatore Anastasio all' udire Amida cinta 
d' assedio mandovvi sollecitamente un forte esercito ca- 
pitanato da Areobindo (2) prefetto delle truppe orientali 

(1) Anastasio di poi ricooquisl6 Amida, ed ebbe con cio mezzo 
di alleviare i mali di quella iufelice popolazioue (Y. il cap. 9 di 
quest o libro). 

(q) Coslui , detto allrove prefelto del pretorlo di oriente e 
dell* Africa , fu il primo consorte di Proietta figlia di Vigilanza 
e di Dolcissitno nipote di Giustiniano. 



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LIBRO PRIMO 3 1 

e geiiero di Olibrio gia imperatore d' occidente (i), da 
Celere prefetto degli ordiai ia palazzo, o con voce ro- 
mana maestro ; da Patrizio frigio e da Ipazlo (2) prole 
del fratello dell' imperatore , e dapprima entrambi duci 
del bizanlino presidio. Eranvi parimeote con essi Giu> 
stiao salito in trouo dopo Anastasio , Patriziolo col 6- 
glio sao Vitaliano (3) , il quale non guar* dopo, arm a* 
tosi contro V imperatore , si fe tiranno , e Faresmaoa 
colco , prode nell'arte militare , e Gogidasclo e Messa , 
ammenduni goti, di nobile prosapia senza disparity 9 non 
seguaci di Teodorico al suo venire dalfo Tracia in Ita- 

(1) Anni dell' era volgare ^yi. Rimasa 1' Italia senza impera- 
tore per la morte d' Anteruio , ucciso miseramente . dal suocero 
Rectmero , Leone vi mand6 Olibrio , il quale non regn6 che 3 
mesi e a3 giorni. Di esso torna a parlare il Nostro nel lib. i, 
cap. 5 e 7 delle Guerre vandaliche. 

(2) Vedreino la sua trista fine al cap. a 4 di questo libro. 

(5) Fu coslui scita di nazione , servi nella milizia e quiodi 
comparve tra' capilani delT esercito d' Aoastasio. Ribellossi di poi 
nell'anno 498 dell'era volgare dall'imperatore, guerreggiandolo per 
terra e per mare, ed obbligancjolo a comperare la pace con danaro. 
Pervenuto quindi all' imperio Giuslino il chiamo p res so di se , 
fecelo maestro dclla milizia e poscia console , accordandogli lo 
ingerirsi cotanlo nelle pubbliche faccende , che papa ^Ormisda 
non dubii6 di scrivergl'i sopra gravissimi ecclesiastrci affari. Quau* 
do per© ebbe la chiamata di Giustino chiesc, non fidandosi ve- 
il irgli inoanzi per la guerra falla ad Anastasio, un salvocondotto, 
e Giustiniano assicurollo non solo a nome dell' imperatore , ma 
gli giur6 fede fraterna sulla mensa sacra, cioe prendcndo tnsieme 
I' Eucaristia com' era P uso de' cristiani in simili circostanze ; 
da ci6 provenne che Giustiniano gli fu largo tal volta del nome 
di fratello. 



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3a GUERRE PERSIANE 

lia (i), e valentissimi nella guerra. Altri uomini illustri 
da sezzo erano alia testa di quelle truppe, in guisa che 
di leggieri potea dirsi non avcre mai piu i Romani 
messo in campo un esercito maggiore contro il reame 
di Persia. Se non che i mentovati duci non marciavan 
tutti di compagnia , ue rendevansi alio stesso punto , 
ma ciaschedtMio iva di per se colle proprie truppc ad 
affrontare il nemico. 

II.- Appione egizio nobilissimo tra' palrizj , assai de- 
stro nel governo delle cose pubbliche e consigliero di 
Aoastasio , fu eletto supremo questore di guerra con 
piena facolta di regolare come giudicasse meglio le oc- 
correnti spese. * 

III. A tale esercito impertanto , raccoltosi piu tardo 
che non era il bisogno e procedente con molta lentez- 
za, non venne fatto di sorprendere i barb an nelle lerre 
imperiali , essendosene gia costoro , dopo un orribile 
saccheggio , ritirati con tutta la ricca preda. Ne dei 
tanti suoi capitani fuvvi chi si proponesse andare oltre 
• a combattere V oste nemica in Amida , pretestando 
ognuno che voleasi attendere in prima 1' occorrente al- 
P uopo , e ch' era miglior consiglio intrattanto quello di 
molestm e con iscorrerie il suolo persiano $ cosi stabi- 
lito adunque e' procedevano di continuo nell' antedetto 
modo , non riuniti cioe, ma Puna parte dell 9 esercito 
dalP allra disgiunta. Gavado informato di tutto , sendo 
loro vicino , corre preslamente verso le romane froa- 

(i) Anno dell' era volgare 484 circa, e nell' anno 49I9 vinte 
del tutto le truppe di Odoacre, si fece re d' Italia. 



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LIBRO PRIMO 95 

tiere ad incontrarli j e qneglino assai lontani dal sup- 
porlo in marcia coll 1 intiero esercito , credeansi aver 
che fare appena con qualche frazione di esso. Areo- 
bindo era attendato in quel degli Arzanenii, lunge due 
gioroate di pedestre cammino (i) da Costaotina (a), e 
Patrizio ed Ipazio presso di Sifrim , non piu che stadj 
trentacinque da Amida; Celere proseguiva ancoralasua 
andata. 

IV. Areobindo all' udire che moveagli contro tutto 
I' esercito persiano , abbaodonati di gran fretta gli al- 
loggiamenti , ripar6 colle truppe entro Gostantina 9 ed 
appena datosi alia fuga V inimico ne sorprende il cam- 
po , e rinvenutolo vuoto di gente lo mette a guasto 5 

(i) 11 cammino pedestre secondo il N. A. era di stadj io5 
(Guerre vandaliche, lib. i, cap. t). Lo sladio greco , parlandost 
di quello comuoe, agguagliava 1' ottava parte del miglio romaoo, 
o sia tese parigine 94 Va , quindi le due gioroate di cammino 
corrispondono a miglia romane 26 %. 

(1) CosUntioa secoodo Stefano , Costanza secoudo Suida. fe 
citta della Mesopotamia sulle rive dell' £ufrate, dal quale ebbe il 
Dome di Eufratesia. Isidoro Caraceoo la dice : Opus regis Ale* 
xandri 9 appoggialo forse all' autorita di Plioio , il quale scrrsse 
(lib. vi, cap. a6): In vicinia Euphrates Nicephorion, quod Ale- 
xander jussit condi propter loci opportunilatem. Si vuole poi 
da qualcbe storico cbe Seleuco, quarto di questo nome nella 
successiooe dei re di Siria , dopo averla fortificata la chiamasse 
Nicephorion in grazia delle sue viltorie contro gli Armeni. Giu- 
siiniano ristaur6 splendidamente le sue mura, e v'inlrodusse gran 
copia d* acqua potabile molto difettandone gli abitatori. Ora e 
delta Nesrun. 

Procopio s torn. I. 3 



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34 GUERRE PERSIANE 

quindi senza temporeggiare va in traccia delle altre 
armi romane. Mentre per6 avaazava contro di esse, i 
loro duci Patrizio ed Ipazio avvenutisi ad ottocento 
Eutaliti, in vanguardia dell'esercito , aveanli combattuti 
ed uccisi } il perche tronfii del prospero successo , te- 
nendosi men del dovere in guardia , ed al tutto fuor di 
notizie del condotticro e dell'esercito nemico, gia come 
vincitori , deposte le armi , miravan di apprestare lor 
cibi , essendoclie fattasi V ora piu tarda dell' ordinario , 
maggiore sentivanne il bisogno. Quivi presso correva 
uq ruscello dove altri de' soldati bagoavaasi 5 ed altri 
purgavan V annona. 

V. Cavado pervenatagli la scon6tta degli Eutaliti 
mosse tosto ad iocontrare i vittoriosi , ed in passando 
vicino a quelle acque , scorgendole torbide comprese 
di leggieri ch' e' ristoravansi la sbandali; fatto pertanto 
accelerare il passo alia cavalleria li sorprese inermi , 
ed occupati della sola vittuaglia. Al che i Roraani de- 
posto ogni pensiero di resistenza prendon , laddove 
ciascuno spera salvezza maggiore , la fuga $ ma chi di 
essi perseguitato dall' assalitore vien raggiunto ed uc- 
ciso , e cbi asceso un monte vicino e dalla cima preci- 
pitando alle opposte radici vi trova miseramente la 
morte. Si pretende che i soli Patrizio ed Ipazio cam- 
passero la vita togliendosi prima d'ogni altro al pericolo 
uel mirare il nemico. 

VI. Dopo le narrate vicende il Persiano, renduto con-) 
sapevole d' una scorreria unnica sopra il tener sho , ri- 
condusse indietro le truppe , e venuto nel settentrione 
ebbe a sostenervi ben luoga guerra. In questo mezzo 



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L1BR0 PR1MO 35 

arrivarono gli altri duci roraani , i quali nulla impresero 
cbe degno sia di memoria, imperciocche sendo molti i 
comandauti e tutti di contrario parere tra loro, non fu 
possibile ridurli a formare concordemeote un piano di 
militari operazioni. 

VII. Celere poi valicato colle truppe il flume Nin- 
fio (i), scorrente nei dintorni di Martiropoli (2) , e tre- 
cento stadj lontano da Amida , entr6 nelle terre degli 
Arzanenii, e messele a ruba fecesi iudietro. 

CAPO IX. 

Amida assediata dai Bomani. — Clone , comandahte di lei 
cade in aguali per gT inganni d' un villano. — II figlio 
prendene le vendette ardendo la chiesa di S. Simeone. — 
GV im per tali riscaltano la cilia con danaro. — Grande 
continenza de' Persiani. — Tregua di setle annu 

I. Areobindo in forza d' un ordine imperiale calci 
la via di Bizanzio (3), e gli altri capitani portatisi nel 
cuor del verno ad assediare Amida piu volte cercarono 

(1) Questo Game dividea le terre imperiali dalle persiane 
( cap. qi ), e bagnava le mura della piccola citta di Arzauene , 
rammentata dall' Autore al cap. i5 del lib. 11. 

(2) « La cilia di Martiropoli e nell' Armenia delta Sofaneoe, 
» posla sul fiume Niufio , e prossima ai ncmici, perciocche ia 
» quel luogo il Ninfio separa i Raoi dai Persiani , possessori ab 
» antico al di la del fiume della provincia Arsauene » (EdiBzj, 
lib. m). 

(3) Su la derivazione di tal nome leggi Esichio, Delle origioi 
di ConstanUnopoli , o sia , Frammento della Storia universale. 



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56 GUERRE PERSIANE 

di espugriarne le mura , e s em pre indarno; avrebbonla 
tuttavia forse avuta per fame se accorti si fossero delia 
grandissima e generate carestia di che pativano i chiusi 
la cntro , c se, doq curanti le voci d' an qualcbe per- 
siano soccorso e le lamentele de' soldati stanchi pe' di- 
sagi delia stagione e per le faticbe delP assedio , non 
avessero stabilito di abbandonarla frettolosamente . 
Quando invece il presidio avvegnache privo d' ogni ri- 
sorsa studiavasi a tutta possa di occultare le anguslie 
sue , facendo anzi sembiante di vivere nelP opulenza , 
onde incontrare all 9 uopo d' una capiloUrzione miglior 
forluna. Ed in efFctto si conveune di poi tra le due parti, 
cosi almeno divulg6 la fama , cbe le truppe del re ce- 
derebbero la citta ai Romani contro il pagamento di 
mille libbre d' oro ; ed il prezzo fu versato nelle mani 
del figlio di Glone , rimaso costui vittima d' un tradi- 
mento , come prendo a narrare. 

IL Stando i Romani a campo vicin delia citta, un del 
contado , solito entrarvi furtivamente con pane , frutta 
e cacciagione , di che facea gran mercato al coman- 
dante Glone , and6 a Palrizio colla promessa di dar- 
glielo prigioniero in una con dugento Persiani , se ne 
riportasse parola d 1 un guiderdone corrispondente al~ 
Pimpresa; ed il romano duc« tosto rispose che impe- 
gnavagli , quanto e al premio , sua fede. Or quegli la- 
ceratesi le vest! corre alia citta , e con gli occhi pieni 
di menzognere lagrime e divellendosi la chioma va a 
trovare Glone e gli dice : « Nel condurti, mio signore, 
» dalla villa copia di cibi veggomi dai ladri (che menan 
» lor giorni pe' campi vagando), soprafTatto , spogliato 



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L1BRO PRIMO 3^ 

» ed acerbamente percosso. E di tai ladri sono pur 
» troppo questi vili Romani abbandonatisi alia rapina , 
» c ad ogni maniera di ribalderia contro i poveri abi- 
» tatori delta campagna, sfogando sopr'essi quel livore 
n cbe non osano maudar fuora cimentandosi con sol- 
» datesche pari loro. Ma ove lo bra mi eccoti il mezzo 
» di porgere aiuto a noi , e di provvedere a te stesso 
n ed alia tua gente : se tu col nuovo giorno uscirai 
n ad iusidiarli pe' dintorni di queste mura , ammasse- 
» rai copiosa preda , solendo i malvagi a piccole frotte 
» di quattro o cinque individui bazzicare cola e dar 
» tnolestia a chiuuque parasi loro innanzi ». Glone pre- 
stando fede alia narrazione interrogollo sul numero dei 
Persiani ch'e'giudicherebbe conveniente a punire Par- 
dimentosa genia; ed ei replied ciuquanta guerrieri sem- 
brargli oltr' al bisogno , non comparendovi mai i ne- 
mici in numero maggiore di cinque alia volta $ nulla- 
meno voiendo procedere con piu cautela , sarebbe pru- 
dente cosa addoppiarne il numero , e non avrebbesi 
al certo danno coll' arrivare ai dugento , perocche il 
di troppo in simiglianti faccende non fu mai dannoso. 
II governatore , datagli lode , risolve prender seco du- 
gento cavalieri , ed invita il contadino a servir loro 
di scorta } ma quegli rispondeva che avrebbero dell' o- 
pera sua miglior servigio quando il facessero precedere 
a scoprire terreno , e vedendo i Romani e' tornerebbe 
di lancio coll' avviso perche si esca ad attaccarli. Con-* 
seutitosi da Glone alia proposta , il fcllone corre ve- 
loce al campo di Patrizio colla rifcrta dclle ordite Ira- 



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38 GUERRE PERSIANS 

rae , e quest! messi in punto all' ora stabilita mille (i) 
Romaoi e Gdatone a due capi scelti tra le sue guardie 
il comaudo , intima loro di subito partire col villano , 
il quale non appena ebbeli posti in aguato entro di 
paludoso e boschereccio luogo vicin del borgo Tila- 
samo (2) , alia distanza di quaranta stadj da Amida , 
si volge incontanente ad avvertire Glone che giunta era 
la opportunity di sorprendere gli sbandati , e co' du- 
geuto Persiani il men6 seco. Ma trascorso il terreno 
dove erano le insidie con tale scaltrezza dileguossi da 
tulla quella comitiva che ne il comandante ne la trup- 
pa s' accorsero del fuggir suo $ tomato da quinci ai 
Boraani e chiamatili fuor dell' agualo mostro loro il 
nemico. Glone mirandoli procedere contro di se forte 
maravigliossi dell' inaspettato caso , e non sapea che 
si fare nel grave pericolo , impossibile addivenen- 
do il retrocedere con chi di gia alle spalle guardava 
i pass! , o V avanzare non ferendo gli sguardi suoi cbe 
armi romaue, Attel6 adunque la poca oste per cimen- 
tarsi cogli assalitori , ma oppressi dal costoro numero 
ebbero tutli a lasciarvi miseramente la vita. 

III. 11 figlio di Glone, addoloratissimo per la perdita 
del genitore, arse pieno d' ira la chiesa di S. Simeone, 
dove quegli era morto : unico eserapio di tal fatta, non 
avendo mai ne Gavado , ne Glone , .ne altri distrutto 
eosa alcuna col ferro o col fuoco, sia entro Amida sia 
fuori delle co6tei mura. E qui torneremo a bomba. 

(1) Due mila (Cousin). 

(1) O Tialasame, come si legge presso qualche autorCr 



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LIBRO PRIMO 3 9 

IV. I Roman! adunque riebbero Amida (i) , rimasa 
doe anni soggetta al re persiano , sborsando la prtjfata 
somma. 

V. Entrativi peri granderaeote arrossirono del poco 
loro coraggio e della incredibile frugality dei nemici , 
sendosi dal calcolo della vittuaglia trovata nella citti 
e degli individui usciti argomentato , che il presidio 
avesse cibarie per nulla piu di sette giorni , quan- 
tunque Clone ed il figlio suo nel fame la distribuzio- 
ne andassero per lungo tempo in guisa circospetti , 
cbe la misura accordata era ben minore di quanta ne 
occorre a soddisfare non istentatamente i bisogni della 
vita. I Romani poi cola rinchiusi non ebbero durante 
Vassedio , come gia scrivea (a), alcun soccorso , di raa- 
niera cbe vidersi costretti a trangugiare non consueti 
cibi , e sin ridotti alia crudele necessita di sbramare 
lor fame con le umane carni. I duci osservando Pinsie- 
me di tante maravigliose circostanze rimproverarono 
alle trnppe la intolleranza 4oro nei disagi delP assedio , 
lasciandosi per essa fuggire la opportunity di venire 
nuovamente al possesso d 9 Amida e di condurre prigio- 
niero il figlio di Glone con tanti altri ragguardevolissimi 
Persiani , e contaminando la gloria del nome romano 
con ana macchia siccome quella di ricevere a prezzo 
la cilta assediata. 



(t) Le sue mart, Unto maggiori quanta tntnori , prossime a 
diroccare per la vetusta, furooo quiodi fortificate, quasi di nuovo 
edificandole, dall' impcralore Giostioiaoo (lib. 11, degli Edifizj ). 

(a) Cap. 7 , di questo libro. 



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4o GUERRE PERS1ANE 

VI. Dopo di che 1 Persiaoi stanchi del lungo pugnare 
controgli Unni fecero con l'opera di Celere e di Aspen- 
dio una tregua di sette anni colP imperatore (i) , e 
quindi i capitani d'ambi i popoli vennero indietro cogli 
eserciti. Cosi ebbe fine questa guerra , dalla quale pas- 
seremo a narrare gli avvenimenti delle Porte Caspie. 

CAPO X. 

Descriiione delle Porte Caspie. — Ambazuco le offre a preno 
all' imperatore Anastasio , il quale rifiula di accetlarle. — 
Morto Ambazuco Cavado ne usurpa il dominio. — Ana- 
stasio converte in eiltk il borgo Data , e gli dd il nome 
suo. — Cinge di mura Teodosiopoli, 

I. II monte Tauro (2) di Cilicia estendesi in prima 
nella Gappadocia e nelPArmenia per quindi trascorrere 
i cosiddetti Persameni , Albani ed Iberi , ed ogui altra 
gente, sia libera o soggetta al trono persiano, che por- 
iane il nome , occupando vasto tcrreud e s' allargando 
ed elevandosi in aftalto straordinario modo. Passate le 
frontiere delP Iberia vedi un sentiero angustissimo, che 
dilungatosi ben cinquanta stadj mette ad un poggio 
scosceso , inaccessibile , e dove non s' appresenta alio 
sguardo uscita, fuoriche una gola, opera della natura, 
nomata da tempo assai remoto Porta Gaspia (3). Al di 

(1) Anno dell' era volgare 5io. 

(a) Su di questo monte V. i' Ortclio , The*. Geograpk. ; 
Arriano, Spediz. di A less., torn. 1, lib. v; Curzio, lib. vn, § 11. 

(3) Queste porte, dette altrimenti ed a miglior titolo caucasie, 
vennero nomate Caspie dai Romani, allorche guerreggtando nei- 



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L1BR0 PR1MO 4 1 

la viene allegrato V occhio da una Jarga campagna , 
a dovizia provveduta d' acqua sorgente 9 pascolo ot ti- 
ro o pe* cavalli. Quivi appunto stanziano gli Unni , pro- 
cedendo sioo alia Palude Meotide (i) , i quali per assa- 
lire le terre persiane o le nostre escono della prefata 
porta con eccellente cavalleria , e senza far giravolte , 
salite o discese , compiuti appena i cinquanta stadj , 
metton piede nei conGni dell'Iberia. Che se prendono 
altra via banno molte fatiche a sostenere , dovendo 
abbandonare i proprj cavalli , perdersi in continui 
andirivieni , e calare stentatamente al basso da 9 preci- 
pizj. Alessandro di Filippo , consideratane la posizio- 
ne , ordinA che fosservi erette alcune porte ed un for- 
te (?) ^ i quali passando col volgere dei tempi da pos« 

P Armenia sotto Corbulone mandarono a levare la pianta dctle 
vicioe cootrade. In origiue pbi ridncevansi ad una strettissima 
gola , cui Plinio da 8 iniglia di lunghezza ed e traversata dal 
letto del fiume Terki , nei monti cbe dividono 1' Armenia dalla 
Partia. Quindi per6 concorsevi Parte a renderle piu forti, per 
impedire alle molte vuoi sarmatiche vuoi unniche genti sparte 
in quelle pianure P ingresso nelP Iberia ( V. PL , lib. vi , 17 ; 
Solino , cap. 5o ). Tatar ( o Tartar ) Topa e il presente lor 
nome in Asia. 

(1) Temerinda , o sia madre del mare, quasi generatrice di 
esso versandovi le sue acque, veniva nomata dagli Sciti, secondo 
la testimonianza di Plinio ( lib. vi, 7 ) e di Erodoto ( rv, 86 ), il 
quale pretende altresi essere ben poco minore in grandezza del 
Ponto Eussino. Polibio dice che di per se sola gira 8000 stadj 
( lib. iv , 39 ). Ora il suo nome e mare d' Azof, o delle Za- 
bacche. 

(3) Detto Cumania. 



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4i GUERRE PERSIANE 

sessore in possessore , capitarono alia per fine sotto it 
dominio di Ambazuco (i) , unno ed amico intimo dei 
Romani. 

II. Arrivato questi alia decrepitezza , e vedendo assai 
vicino il raorir suo maudd offerendole ad Anastasio 
per qualche danaro. Ma 1' imperatore , assuefatto a ben 
ponderare ogni sua azione , considerando malagevol 
cosa di mantenere un presidio in paese deserto , sterile 
ed assai lontano, ringrazid PUnno delPamichevole pro- 
posta senz' accettarla. 

III. Morto ben presto Ambazuco di malattia , Ca- 
vado , tnandatane fuori la prole , usurpossi il dominio 
di quelle Porte. 

IV. Conchiusa da que 9 di Persia la tregua co' Roma- 
ni (2), rimperatore Anastasio fortiGcd il borgo Dara con- 
vertendolo in bellissima citta, e dando a questa il nome 
suo (3). Da lei a Nisibi £ la distanza di novantotto 

(i) In uno scritto arraeno ha nome Hounora-Kert 

(a) Anni dell' era volgare 5io. 

(3) Cosi il N. A. parla nel libro degli Edifizj di tal fortifica- 
zione : « Per questo (teineodo cioe non i Persia ni fatta di subito 
» pace cogli Unni venissero a molestarli Dell' opera loro) i Ro- 
» mani affrettaDdosi fecero le roura , che doveaoo essere pe' ne- 
» mici ioespugoabili , alte appeoa quanta bastasse ; e non avean 
» ben disposte nel debit' ordine le pietre , non second o la giu- 
» st' arte costrutto il lavoro , e nemmeno i materiali bene uniti 
» colla calce. Laoode pareccbie - torri non potendo resistere ne 
» alle nevi, ne ai cocenti calori del sole, pel caltivo modo con 
» cui si era fabbricato, in breve tempo sdroscirono ». Dara e 
citta della Mesopotamia , al mezzogiorno dell' Osroena e pochi 
stadj loulana dai Nisibi. Sotto 1' imperatore GiusUno II essa fu 



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LIBRO PRIMO 43 

sladj , e non havvene oltre a diciotto per giugnere ai 
limiti delle due monarchic Ne vi voleva meno della 
guerra cogli Uuni per istogliere i Persiani dalP impe- 
dire quanto bratnavano la nuova fortiGcazione. Laonde 
Cavado appeoa deposte le armi spedi ambasciadori a 
querelarsi co'Romani delP operato da loro in contrad- 
dizione ai trattati , afforzando una citla sulla frontie- 
ra (i). Ma Anastasio con roiuacce, con preghiere, e so- 
prattutto con danaro procuri calcnarne lo sdegno 9 e 
spegnere in lui ogni vendetta. 

Y. L 1 imperatore inoltre ridusse alio stesso splendore 
di Dara un altro armeno borgo a conGne della Persar- 
menia , innalzato sol di no me a citta da Teodosio , e 
cbiamatolo Teodosiopoli (a) } lo cinse di fort! mura , c 
lo pose in istato, non men delPaltra, di tenere in frcno 
i Persiani , essendo entrambe opportunissime alio scor- 
razzare le terre loro. 

presa dal re di Persia Cosroe Anushirvan, ed ora le sae poche 
vestigia haono Dome Dara- Karelin. 

(i) Trattato di pace stipulato tra Vararaoe , e Teodosio col 
mezzo dell' imperiale ambasciadore Aoatolio. "V. cap. a, § 4- 

(a) Tale borgo celebre per le moke sorgenti nomavasi in 
addietro dagli Arabi Ras-Ain, cioe testa di fonlana; ora e dello 
Hassaa-cala , o Cali-cala , voce cbe noi tradurremtno il bel 
castello. 



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44 GUERRE PERSIANE 

CAPO XL 

.Giustino successor* d 9 J n astasia. — Cavado nomina all' e/«- 
dita del regno il Jigliuol suo Cosroe. — Una legge di 
Persia nega il trono ai disformati da quale he personate 
difetto. — Cavado propone a Giustino f adozione di Co- 
sroe. — Giudiziosi ragionamenti di Proclo intorno alia 
proposla del monarca persiano. — Vano assembramento 
di ambasciadori alt uopo di appaciare i due Stati , e loro 
separazione. — Odio di Cosroe contro a' Bomani. — Fu- 
nesta morte di Seose. — Costumania persiana di non 
seppellire i cadaveri de' trapassatL — Rufino accusato a/- 
t imperatore da Ipazio. 

I. Morto Anaslasio, Giustino ascese il trono (i) 
lasciando indietro tutti i parenti di lui , bench£ molti e 
chiarissimi (a). 

(1) Questo imperatore oomato Flavio Anaslasio Dicora e fa- 
voreggiatore degli eresiarchi Eulichio e Macedonio vescovo di 
Coslanlioopoli , domiu6 anni 27 , mesi 3 , e gioroi 3 , cioe dal- 
r anno 49 1 dell' era volgare al 5i8 , e raori colpito da una 
folgore. 

(1) Anoi dell' era volgare 5 18. Ecco uno squarcio della bio- 
gratia di questo imperatore, Iratlo dalla Storia segrcla del nostro 
Procopio : « Teoeva jn Costantinopoli V imperio Leone , quando 
» tre giovioelti nati nelP Illirio ed usi a lavorare la terra, e fu- 
» rono questi Ziraarco, Ditibisto e Giustino, a cui fu patria Be- 
m derina , per togliersi dall'estrema poverta in cui erano, pensa- 
» rouo di darsi alia milizia. Vennero essi *a Costaotinopoli ap- 
» piedi, coi saghi suite spalle, entro i quali nulla fuorche qualche 
» pane per alcun giorno aveano da riporre ; e questo era tulto 



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LIBRO PRIMO 45 

II. Cavado allora diedesi a teoaere non awenisse al 
tnorir suo la simil cosa in danno del proprio saogue ; 
ne poteva accordar prelazione ad alcuno de' figli senza 

r 

» quello^che recavan da casa. Messi dall* imperatore sul ruolo 
» 'militare , poiche erano di egregio aspelto , furono scelti per 
» servire Delia guard i a del monarca. Venuto poi all* imperio 
» Anastasio egli spedl cootro gl*Isauri, i quali si erano messi in 
» armi, un floridissimo esercito, da lone il comando a Giovanni 
» Gibbo. Questi fece meltere prigione Giustino, fattosi reo di ca- 
» pi tale delilto; e dovea di 11 a due gioroi perdere la testa, quau- 
» do , siccorae Giovanni stesso era solito raccontare , questi ne 
» venne ritenuto per essergli sembrato di yedere in sogoo per 
» tre notli consecutive uno che per l' altezza e 1* aspetto delta 
» persona avea alcun che di piu preslante dell' uomo , il quale 
» gli ordiub che facesse metterc in liberta quello , che il dl in- 
» nanzi avea fatto carcerare ; che di costui e de* suoi parenti , 
u diss* esso , io avi 6 bisogno quando fia che saiga in ira. E 
a) questa fu la cagione per la* quale Giustino campo dalla 
» morte ». 

« Goirandare del tempo Giustino sail a gran potenza , fatto 
» prefetto de* sotdati pretoriani dall* imperatore Anastasio, tnorto 
» il quale coll' appoggio di quella prefettura ebbe l' imperio , 
9 quantunque vecchio , senza un capello e , quello che presso i 
» Romani non erasi dianzi veduto , cosl ignorante di lettere e 
» come dicesi analfabeto, che mentre l' imperatore suole scrivere 
» le sole ioiziali del suo nome sulle carte , quando comanda 
» quello che dee farsi , egli ne comandare nc comprender sapea 
» ci6 che fosse da comandare o da fare : perci6 lasciava che 
» Proclo , il quale l' ufficio esercitava di questore e gli sedeva 
w accanto , facesse tutto siccome piacevagli. Ma perche alcun 
» segno della mano dell* imperatore potesse sussistere , il magi- 
• strato a cui spettava questo uffizio immagino il seguente ripie- 
» go. Fece incidere sopra una tavoletta di legno ben liscia la 



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46 GUERRE PERSIANE 

incorrere in grand! contrariety nella scelta. La legge 
disponeva la corona a favor del primogenito Coase , 
ma ella non attagliava al padre , dichiarandosi in ci& 
a v verso alia costumanza del regno ed all 9 ordine della 
Datura. 

III. Bazes (i), il secondo, aveva perduto ogni diritto 
alia successione perche mancante d 7 un occhio 9 non 
consentendo le persiane leggi che governi il regno per- 
sona mal concia da fisica deformita. II re poi amava so* 
pra tutti Cosroe (?) 9 nato di Abevedo sua sorella 5 ma 
in vedendo prediligersi dalla nazione Bazes , valorosis- 
sitno giovane 9 ed assai commendevole per le molte sue 
eccellenti prerogative, temeva sedizioni ed altre offese 
contro la famiglia del suo beneamato , ove questi fosse 
prescelto al trono. 

IV. Egli adunque per trarsi da si forte impaccio non 
seppe trovare spediente rnigliore delP assolvere i Ro- 
man [ d' ogni sua pretesa verso di loro, solendo queste 
colP andar del tempo essere fomite a nuove guerre , a 



» forma di quattro lettere che potessero leggersi latioamente , e 
» quella sovrapposta alia carta cbe volevasi firmata dall' impera- 
» tore, a lui davasi in mano la peoaa intinta del colore, con 
» cui gl'imperadori usavano scrivere, e altri la mano teoendogli, 
» la penna aggirava per le forme di quelle qualtro lettere , ciob 
» per le singole iocisioni della tavolella e di questa maniera 
» ottenuta dall' imperatore la firma se ne andava ». ( Cap. 1 1 , 
Iraduz. del cav. Compagnooi ). 

(i) Zama (Cous). 

(?) Altri leggono Cadua , ritenendo che il Dome Cosroe fosse 
comune a tutti i re di Persia. 



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L1BR0 PR1MO 4 7 

patto chc Giustino adottasse Cosroe. Ravvisando per- 
tan to in cotal suo pensiero V unico mezzo di con- 
servargli il regno , roandd a Bizanzio ambasciadori 
con lettera del tenore segnente : « Avvegnache offeso 
y> in molte guise dai Romani, ora h mio volere di porre 
» il tutto in dimenticanza , non avendovi piu gloriosa 
n vittoria di quella che cede all'amicizia parte dei pro- 
si prj diritti. Chieggoti perd in guiderdone, o Giustino, 
n la grazia di prestarti con animo benevolo a quanto 
ft strigner pu6 noi stessi ed i nostri sudditi co' legami 
» d' uno scambievole afletto 3 e ricoltnare cpstoro di 
n tutti i preziosi beni della pace} al qual uopo desidero 
j» che tu adotti il mio Cosroe in figlio, cui lascio, man* 
y» cando ai vivi , il regno ». 

Y. Alia lettura di questo foglio V iraperatore ed il 
nipote suo Giustiniano , portato dalla fama alia suc- 
cess iooe dell'iroperio, colmaronsi di gioia, e si vergava 
gia V atto d' adozione in conformita alle romane leggi , 
quando Proclo (i) mostrossi di contrario parere. Era 
questi un im peri ale assessore, insignito della questoria 
magistratura , e soprattutto uom giusto e ben avverso 
ad ogni maniera d' avarizia , il perche opponevasi nou 
meno alia promulgazione di nuove leggi, cbe al cambia- 
mento di quelle in vigore* Non andandogli pertanto a 



(i) Figlitiolo di Paolo bizantino, giureconsulto eccellentissimo, 
e oomo giusto ed iocorrotto. La sua influenza sotto Giustino nel 
maneggio degli affari dell 9 imperio veniva confermata da un epi- 
gram in a scolpito appie d' una statua a lui eretta in Costanli- 
nopoli. 



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48 GUERRE PERSIANE 

verso la proposta adozione cosi ne parld: « Io non ebbi 
» mai a costume di consentire a novita, paventando som- 
n mamente pericoli o insidie iu esse , come pur temo 
» nel caso nostro. Imperciocch& sembrami veder noi 
n tutti qui ragunati all' uopo di rinunziare con qualche 
n onesta apparenza la nostra repubblica a' Persiani. I 
» quali non in segreto , ne coo palliamento di sorta , 
n ma cbiaro appalesano V iutenzion loro , e con mani- 
» festo inganno cbiamando comune vantaggio un pro- 
fi prio ed ioetto desiderio , cercaoo da sfacciati a noi 
» togliere la sovranita. fe quiudi mestieri ch' entrambi 
ft voi poderosissimamente rigettiate 1' incbiesta del bar- 
» baro : a te il dico , o Giustino , acci6 non sii P ulti- 
» mo de' romani imperatori; ed a te, o Giustiniano 
n duce , perch6 non ponga tu stesso iinpedimento alia 
» tua successione al trono. Havvi pur troppo di tali 
» furberie , che appresentate sotto di onesta specie 
y> possono per avventura abbisognare appo alcuni d' e- 
y> sposizione \ quest 9 ambasceria peri alP imperator dei 
» Romani fin dal suo esordio chiede 1' adozione di Co- 
» sroe , qual egli siasi , onde fornirgli un diritto alia 
» successione delPimperio: tanto e mio parere doversi 
r> argomentare dalPavanzata domanda. Ma vuole natura 
» che i figli posseggano P eredita. paterna , e le stesse 
» leggi che per riguardo alle altre costumanze differisco- 
» no assai tra loro, e ben anche trovansi di sovente in 
n piena contraddizione , secondo la indole de' varii po- 
tt poli , concordano tuttavia per ogni dove nel ricono- 
n scere diritto delta prole la successione ai beni paterni. 



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L1BR0 PRIfttO 49 

» Confer mat a ora da vol quesla vcrita , ne procede 
» tatto il^ritnanente di cooseguenza ». 

VI. Cotal avviso di Proclo riportd il voto dell' im- 
peratore e di Giustiniano 9 i quali diedersi iucontanente 
ad escogttare tra se un prelesto a fine di ricusare la do- 
manda al monarca. Pervengono intraltanto uomini cbia- 
rissimi dalla Persia apportatori d' una seconda letlera a 
Giustino, in cui il re pregavalo di mandargli un 1 amba- 
sceria per istabilire le condizioni della pace , e per 
esporgli la formola che profferirebbe uelPadozione. Ma 
Proclo co^-vie piu grande feruiezza d'aoimo com- 
bat te una secopda volta gli attenlati de' Persiani, e re- 
sell maggiormente odiosi , disvelando com 9 essi tendes- 
sero alia usurpazioue delP imperio. Opinava inoltre che 
sensa perdimento di tempo si trattasse la pace 9 fa- 
cendo partire a questo efifetto un' ambasceria com- 
posta di ragguardeyolissimi person aggi ; la quale ove 
fosse dal re interrogata sul conto dell 1 adoaione , ri- 
sponderebbe non avervi consueludine tra 1 Romani di 
compiere in grazia de' barbari tai cose per iscritto , 
ma bensi colle armi. Approvatosi dal consigllo V av- 
viso , Giustino accomiatd i Persian!, promettendo loro 
che tosto verrebbero aggiunli dai suoi} e dell' egual 
tenore scrisse eziaudio la letter a di rimando a Ca- 
vado. 

VII. Partirono quindi ambasciadori presso quel mo- 
narca un nipote di Anastasio nomato Ipazio, di schiatta 
patrizia e comandaote delle truppe orientali , e Ru- 
fino prole di Silvano chiarissimo tra patrizj e d'una fa- 
Procopw s torn, L 4 



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5o GUERRE PERSIANE 

raiglia assai nota a Cavado, il quale simllmente destino 
alP uopo stesso il persiauo Seose , di magistrate adra- 
sladara-selane e di grandissima autorita e valore, dando- 
gli a coropagno Mebode, col grado nella reggla di mae- 
stro (i). Tutli quest! ambasciadori d' ambe le genti, 
convenuli in un luogo di mezzo alle frontiere delle 
due monarcliie 9 studiavansi comporre le discrepanz« e 
conchiudere la pace. II re in tan to procedette sino al 
Tigri , la ove misuraasi noti piu che due giornate di 
carnmino da .Nisibi , col pensiero di visitare Bizanzio 
dopo soscritli gli accordi. Tra' raolti diseorsi poi da 
quinci e quindi nel consiglio proferti sopra i richia- 
mi d' ambe le parti , Seose accagiond gP imperiali di 
riteoersi ingiustamente la Lazica (a) usurpata ai Per- 
sianij cui di pieuo diritto si competea. Tali parole cruc- 
ciarono grandemente gli ambasciadori di Giustino intol- 
leranti del sentirsi contrastare il paciGco dominio di 
quella proviucia; ma non tardd I'ora che gli offesi ribec- 

(i) Al § 4 del cap. ?3 e narrata la sua trista fine per,ca- 
lunnia appostagli dal zabergao. 

(a) Al settentrione della Colchide su la riva rneridionale del 
Fast' ed all'occaso del Pooto Eussioo , avveghache di poi sol to 
il basso imperio venisse dato un tal Dome a tuita la Colchide. 
« Male si formerebbero ( cosl dice altrove il Noslro) dei Colcht 
» e dei Lazj, abitatori eutrambi delle rive del Fasi, due popoli 
» different i ; la diversita sola tra essi e che gli anlichi Colchi ora 
» son detti Lazj : al quale mulamento di Dome eziandio molti altri 
» popoli andarooo soggetti. Nondimeno egli e vero che in un cosi 
» grande inlervallo di tempo le trasmigrazioui delle genti , e le 
» succession i dei principi furono cagione di non poche novita in 
quelle contrade » (St. misceL). Id oggi e chiamau Gura. 



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UBRO PRIMO 5i 

rarono con vantaggio Foffensore, asserendo clie farebbesi 
dal signor loro l'adozione di Cosroe, nella guisa per6 che 
i Romani sogliono praticarla co'barbari. A'Persiani man* 
cato V auimo di trangugiare tanta ingiuria , fu sciolta 
r adunanza , e tutti ripatriarono dopo un vano perdi- 
jnento di tempo. 

VIII. Cosroe allora tomd indietro vampante di sde- 
gno per V avvenuto , e protestando altamente di pren- 
derne vendetta. 

IX. Mebode quindi calnnnia presso Cavado Seose , 
dichiarandolo reo d' inlramessi oslacoli al soscriversi 
degli accordi col porre. in campo , contra gli ordini 
avuti , quistioni snl rendiinento delta Lazica , e d' a- 
verne concordato da solo con Ipazio , il quale non 
troppo benivolente di GiustinO erasi adoperato nel git- 
tare a terra le proposte di pace e dell' adozione. Con 
tali e simiglianti menzogne fu Seose chiamato in giu- 
dizio da suoi nemici, dove il seuato persiano comparve 
iuesorabile , mosso piu presto da odio e .da invidia che 
non da ragioni } imperciocche a malincuore sofTriva 
gli onori e la molta bonla dell'accusalo. II quale seb- 
bene del danaro e de' presenti oimicissimo, e rigido os- 
servalore del giusto , lasciavasi nondimeno adescare 
dalla vanagloria ? difetto assai naturale dei grand! Per- 
siani , ma in lui supposto incomparabilmeute maggiore 
che in ogni altro. Ne qui cessavano le accuse i volen- 
dosi eziandio spregialore delle patrie leggi, adoratore di 
numi stranieri, e violatore dei persiani riti, avendo fatlo 
in terra re il cadavero della moglie, anziche lasciarlo in- 



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5a GUERRE PERSIANE 

sepolto (i)} e per tai colpe fu sentenziato di morte. 
Cavado finse compiaogerlo siccome legato seco in ami- 
cizia , non gli fe grazia perd , avvegnache gli dovesse 
ed il regno e la vita , velando il suo mal talento col 
frivolo pretesto di rispetto alle leggi (a). In cosiffatta 
guisa la calunnia condusse a morte Seose , ed in lut 
ebbe principio e fine la dignila d' adrastadara-selane , 
non leggendosi ne'fasti persiani che altri raai piu ripor- 
tasse tanto onore. 

X. Rufino parimente accusd Ipazio all'imperatore, il 
quale toltolo subito' di carica 9 fe comando per isco- 

(i) Vedi l'antico uso persiano riguardo ai morti. Alio spirare 
di qualcuno i piu stretti coDsanguioei trasportavanne il cada- 
vere fuori della citla , ed ignudo giltavanlo ai caoi ed a gli uc- 
celli di rapina perche fosse divorato; ne quiodi curavansi raccoroe 
le ossa , abbandonandole disperse sopra il terreno. Quanto piu 
sollecitamente poi erane consumate le carni , tanto estimavasi 
maggiore la purezza dell'anima sua, tenendo per lo contrario se- 
gno di grandissime colpe da espiare il ritardo posto dalle belve 
nel dar fine a quel cibo ; laotrde sendo il morto poco o nulla 
tocco da esse piangevasi amarainente come ridolto ad una tri- 
slissima condizione , e da orrendi supplizj crucinio. Addivenendo 
altresi periculosamente infer mo alcuno della truppa era adagiato 
vivente sull' aperta campagna con poco pane , poc' acqua ed un 
bastone accanto, accio a v esse mezzo di nutrirsi e di allontnnare 
le Here sinche rimaneagli uo resto di forza; al cessar della quale 
per6 non di rado andava soggetlo ad essere lacerato semivivo. 
Che se lornava in salute era da tulti fuggito siccome profano , 
ne potea ripreudere le sue ordinarie funzioni se non se quando 
fosse stato purificato dai maghi , e ridonato al commercio della 
vita. • 

(q) V. cap. 6, § t. 



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L1BR0 PR1MO 53 

prirc il vero 9 che se ne ponesse alia tortura alcuno del 
famigliari: in a noa rinvenuta pruova, il teouto reo n'an- 
dd senza pii grave condanna. 

CAPO XII. 

Confini della Iberia* — Cavado vuol cos Cringe re que* popoli 
ad abbracciare la sua religions — • Giustino chiamato in 
loro SGccorso manda a Bosporo Probo per assoldare Un- 
ni. — Boez e inahato da Cavado alia rnagistralura di 
varizo. — Belisario e Sitta, guard ie di Gius tin ia no , nella 
prima gioventii loro ottengono il comando d' un esercito 
destinato contro la Persarmenia. — Narsete ed J ratio 
seguono le parti romane. — Procopio data consigliere a 
Belisario, 

I. Cavado sebbene smauiaote di scorrere le romane 
frontiere ne fu tuttavia raltenuto da quanto io pren< 
deri a narrare. Gli asiatici Iberi (i) banno le Porte 
Caspie , e ben vicine , da venlo borea , la Lazica da 
occaso , e la Persia da oriente. Professano la religione 
cristiana, osservandone i sanli dommi con zelo non mi- 
no re di qualsiasi allro popolo. 

II, Laonde Cavado , addivenuti da gran tempo sud- 
diti della Persia, voleva coslringerli ad abbracciare la sua 
religione (a) , comandando tra le tante cose al re loro 

(i) Questi popoli non furono sommessi ai Medi ne a Persian!, 
e pochissimo conoscevansi nell' occidente prima che vi peneiras- 
sero le armi romane solto il comando di Pompeo , il quale pro- 
cedelte sino quasi al mar Caspio. 

(2) Dei rili , sagrificj , costumi ec. de' Persian! , V. Erodoto, 



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54 GUERRE PERSIANE 

nomato Girgene di uniformarsi alle costumanze persia- 
ne , ed in ispecie di non piu in terra re i trapassati , ma 
di lasciarli pascolo de' volalili e de' cani. 

III. Girgene adunque ebbe ricorso alP imperatore 
Giustino pregandolo di non permettere cb' e' rimanesse 
vitlima degli oltraggi persiani. Questi , dalagliene pa- 
rola, mando con danaro Probo , patrizio e nipote del- 
P imperatore Anastasio , a Bosporo (i) per assoldarvi 
un esercito di Unni in soccorso degli Iberi (2). Giace 

la Clio , ovvero il primo libro delle sue istorie , dalla pag. 80 
alia 84 inch 

(1) Procopio nella Storia miscellanea scrive : « Dopo tuttc 
» queste uazioni (gli Ulurgurii, i Culurgurii, gli Sciti ed i Tatt- 
le rici ) giace Bosporo , cilia tiiarillima , solo da qualche anno 
» congiunta all' imperio. Gli Unni posseggono tullo il paese da 
» Bosporo a Chcrsone , cilia sulla riva del more , e da lungo 
» tempo ligia ai Roman i; a pochissima distanza eranvi due bor- 
» gate , Cepi e Fanaguri , anch' esse obbedienti all* imperio , ma 
11 furono a' dl nostri tolte via dai barbari » (lib. 1, cap. 5). 
Intorno a Cbersone aggiugneremo esserle derivato il nome dal 
suolo ov' era foudata, e del quale Erodoto narra : « Di cio cb' e 
» poi (oltrepassala la Scma), quaulo tocca lo stesso mare e con- 
» trada tnonlana e proininente nel Ponto , ed e occupata dalla 
» taurica genie fino alia pen i sola che Aspra (gr. Xtpvt) si chia- 
» ma ». Quest a citta potrebbe essere quella rammentata da Con- 
stantino Porfirogenita (De Tb. , lib. 11, th. to), celebre per l'e- 
silio e la morte del pontefice Clemen le, e per Tesilio dell' impe- 
ratore Giustiniano Rinotmeto , il quale rilegato quivi da Leon- 
zio , giunse a ricuperare l' imperio coll' aiulo de' Bulgari , ed a 
veodicarsi col suo perseculore , facendogli mozzare la testa ( V. 
Cedreno, ed il Nostro, lib. m, degli Ed if.). Filooe poi noma an- 
ch'cgli Bosporo citta del Ponto, in vicinauza del seno Ciromerio. 

(?) Anno dell'era rolgare 5aa. 



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LIBRO PR1MO 55 

P antedetta citt4 marittima a sinistra di coloro clie na- 
vigano sal Ponto Eussino, ed alia distaoza di venti gi or- 
nate di cammino da Chersone, ultima citti delPim- 
perio , e tra questi limiti estendesi dappertutto il rea- 
me degli Unni. Tale regione apparteneva altre volte 
agli abitatori di Bosporo , ed eranoe sovrani , ma* col- 
P andare del tempo e' cedettero ogni loro dominio al- 
Piroperatore Giustino. Tomato Probo senza proGtto 
alcuno dalla sua roissione si fa marciar Pietro cott 
qualche numero di truppe nella Lazica , il cui re <lel 
suo meglio dava aiuto a Girgene. 

IV. Cavado similmente allesti in pari tempo un forte 
esercito contro di questo principe , Gdandone il co- 
in a ado al persiano Boez, elevato con molta riputazione 
alia niagistratura di varizo. L' lbero allora , vedendosi 
debolmcote protetto e non forte si da attendere P ar* 
rifo del nemico, ripard in quel de' Lazj, raenando seco 
tulto il Gor di sua gente , gli aflini , la regioa moglie e 
la prole , di cui il primogenito avea norae Peranio* 
Arrivati su 7 conGni della Lazica vi rimasero come in 
luogo sicuro , molto sperando nella posizion loro, e 
nella malagevolezza de'passi, addivenuti in effetto bar- 
riera iuespugnabile all' armata persiana. Da quivi pro- 
cedettero di poi a Bizanzio iosiememente con Pietro 
ricbiamato dalP imperatore 9 il quale udendo che i Lazj 
ricusavano difendere le proprie frontiere, vi spedl trup- 
pe sotto gli ordini d'Ireneo. Oltrepassati i limiti delPI- 
beria ergonsi nella Lazica due forti (i), la cui difesa 

(i) Scanda e Sarapani. 



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56 GUERRE PERSIANE 

fu sempre 7n mano di que' miserabilissimi abitatori. 
II suolo non produce ne grano, ne vino, ne altro com- 
mcstibile , ed a schiena d' uomo unicamente puossene 
ricevere da lontanissimi luoghi ; siccbe i Lazj cola di- 
morant! sostenevansi con pane di miglio. L' imperatore 
levatane poscia la custodia ai terrazzani vi mandd una 
guarnigione , cui dapprincipio veoiva portata V annona 
dagli anticbi soldati , ma in processo di tempo rifiu- 
tandosi questi al volootario uffizio , i Romani abban- 
donarono le rocche dove tosf.o subentrd guardia per- 
siana. Tali furono a que 9 di le venture dei Lazj. 

V, Sitla e Belisario (i) pervenuti colP esercito nella 
Persarmenia devastaronla graudemente , e fecervi uno 
sterminato numero di prigionieri. Questi due capitani, 
nella primissima giovenlu loro erano guard ie di Giusti- 
niano, associate quindi all' imperio da Giustino. 

VI. I Romani di poi assalirono per la seconda volta 
1' Armenia , dove contra ogni loro aspettativa', rinve- 
nutivi Narsete ed Arazio , dovettero cimentare la sorte 
delle armi , cbe mostrossi piii presto favorevole al ne- 
mico. Tuttavia trascorso breve tempo questi due Per- 
siani collegatisi cogli imperiali seguirono Belisario in 



(i) Anno dell' era volgarc 52j. La patria di questo celcbre 
capitano delle truppe romane era un luogo tra V lllirio e la 
Tracia chiamata Germania, di cui fanno menziooe varj scrittori, 
e tra gli allri quelli che hanno traltato de' vescovi orienlali. 
Quindi e che la simiglianza del Dome fece cadere in errore quat- 
che autore , il quale credetle che fosse germaoo di nazione. V- 
pariraente il Nostro (Guerre Yandaliche , lib. i, cap; n). 



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LIBRO PRIMO 5 7 

Italia (i). Un altro esercito roraano , capttanato da Li- 
bellario trace , mise piede nfel suolo de' Nisibit! , ma 
pose i a il condottiero , fuggendo non molestato da alcu- 
no , perd& il suo grado in puniziooe deli 1 appalesata vi< 
gliaccheria. 

VII. Belisario ebbe allora il comando dclle truppe 
stanziate in Dara , e fugli spedito Procopio , autore 
delta presente istoria , col titolo di coosigliere. 

CAPO XIII. 

Giustiniano succede a Giustino, e com met I e a Belisario la for- 
tification* del eastello di Mindo. — GC imperiali toccanvi 
una rotta da 1 soprawenuti Persian!. — . Belisario duce su- 
premo delle truppe orientals — Esercito romano in- ordine 
di baltaglia. — D is fide personali. 

I. Giustino , sopravvivuto ben poco alle accennale 
cose , lascio morendo (2) tutto V imperio a suo m'pote 
Giustiniano (3), fl quale fe tosto comando a Belisario 

(1) V. cap. i5 , § 9. 

(2) Rego6 anni 9 e gioroi 28. 

(3) Anni dell' era vo1gare527. « Giustiniano fu nativo di Tau- 
» resio , cilia yicina al forte chiamato Bederiana , posto oltre i 
» confini degli Epidamni e presso i Dardani europei. E meinore 
» di questa sua patria circondolla con un muro quadrangolare, e 
» ad ogni angolo vi pinnt6 una torre f e cos! fece che potesse 
» chiamarsi quadriturrita (Procopio, lib. i?, degli Edif.). » Cos! pot 
lo stesso descrive it carattere di quest' tmperatore nella sua Sto- 
«• segreu : « Era Giustiniano facile si a rapire 1e sostanze al- 



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58 GUERRE PERSIANE 

di fortificare un caslello enlro il tener di Mindo (i) pres- 
60 delta pcrsiaoa frontiera ed a sioistra della via che 

» trui , che a far sangue ; per lui niente essendo lo esterminare 
» quanta pur fosse mokitudine di uomini di ogni delicto iuno- 
» cenli. Niun pensiero fu mai io lui di conservare le cose sta- 
» bilite: sempre cercava cose nuove; e dir6 tutto in una parola: 
» era suo gen io di appestare ogni buona cosa. Pochi furono gli 
» uomini che potessero o fuggire non intaccatine , o intaccatine 
» guarire da quella tremenda pestilenza, che negli antecedenti li- 
ft bri dicemmo essersi sparsa per quasi lutto 1' universo mondo , 
» in paragone di quelli che ne i imasero vittima. Ma da Giusti- 
*> niano niuno tra tutti i Romani scamp6, il quale come malanno 
» apposta piovuto dal cielo, nessuoo lascio intatto: che altri ini- 
» quamente Ievo di mezzo; altri, lasciando loro la vita, gill6 ia 
» lA poverta, che s' ebbero a desiderare piuttosto ogni piu cru- 
» dele supplizio ; tanto sentivansi miseri ! ad altri non perdoub 
» ne le sostanze , ne la vita. Ne baslo a lui d' aver messo sot- 
» tosopra il romano imperio , che volse le forze a soggiogare 
» r Africa e l' Italia, onde trarre-coteste provincie nella roviua 
a stessa io cui messe avca le altre gia soggette » (cap. 12). 

« Non sara , per quello che io penso , fuor di proposito il 
» presentare i lineamenti della figura di quest' uomo. Di statura 
» non fu Giustiniano ne alto troppo , ne troppo piccolo , non 
» eccedeva la giusta misura. Ne era egli gracile , ma moderata- 
» mente pieno di succo e liscio di faccia , ne senz* avvenenza , 
» poiche anche dopo due giorni di digiuno appariva rubicondo. 
» In quanto alia fisouomia, duvendo con parole esprimerla, dir6 
» che rassomigliava assaissimo a Domiziano • figliuolo di Vespa- 
11 siano 11 (cap. 10). 

(1) Ebbe a fondatori i discendenti di Ezio , figlio di Anto , 
andativi in colonia da Trezene ( Paus. , la Corinzia , cap. 3i )• 
Alessandro . in progresso di tempo vedendo che il possedere que- 
sla citta avrebbegli mollo giovato aU'assedio di Alicarnasso, cerco 



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L1BRO PRIMO 5 9 

mettc a Nisibi (i). Questi compiva con istraordinaria 
diligenza gli orclini avuti e Y opera giugneva a boon 
fine , quando i Persiani mandarono a lui dicendo che 
se non venisse deposto il iavoro eglino stessi lo so- 
spenderebbero coo de 1 fatti meglio che con parole. Giu- 
stiniano informatone 9 e visto che Belisario difeitava 
delta occorrente truppa da opporre loro ne spedi altra 
co* dnci Cuze e Buze fratelli , originarj delta Tracia , 
capitani delle compagnie del moote Libano , e non 
codardi nelP iucontrare battaglia (a). 

II. Accorsi adunque e Persi e Roman! at forte gli 
uni adoperavano discacciarne gli operaj , mentre che 
gli altri preudevanne la difesa, ed ostinatissima fu P av- 
visaglia terrainata da ultimo con perdita de' Roroani , 
che retrocedettero tasciando gran numero di morti sul 
campo. Molti di loro eziaodio caduti in iscbiavitu furono 

di prenderla corrompendoue dapprima alcuni abitatori, e quiodi 
per assalto. Ma I'uno e I'altro colpo riusciroogli vani per allora, 
most rati esseodosi i Miodesi valorosissimi riel difeodere le proprie 
mura (V. Arriano, le Su , lib. i). 

(i) Altre volte ragguardevolissima citta sopra ogni altra delta 
Mesopotamia. 11 suo nome, Nesbin ncl plurale, indica propria- 
tnente slazione militare. Leggiamo io Sifilino che Severo le at- 
tribul graodissima digoita , e la coo6d6 al governo d* uo cava- 
liere romano ( lib. lixv ). Parecchie medaglie iooltre faooo 
testimooianza che questo imperatore dichiarassela melropoli e 
colooia. 

(a) Buze io ispecie era uno dei piu ragguardevoli capitani 
dell* esercito. Egli guerreggio gli Armeni , fu compagno di Beli- 
sario oelle orieotali spedtzioni e n 9 ebbe il supremo comando 
allorche questi fu maodato io Italia cootro i Goti. 



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Go GUERRE PERSIANE 

tradotti Delia Persia , e condannali ad un carcere per- 
petuo; e Cuze per sua inala ventura partecip6 di questo 
destino. Rimaso cosi il forte privo di guardia venue 
age vol men te dal vincitore agguagliato al suolo. 

III. Dopo breve tempo Giustiuiano diede a Beli- 
sario la capitanauza delle truppe oriental!, ed imposegli 
raarciare contra i Persian!. Al quale uopo il duce alle- 
stlto un esercito poderoso recossi in Dara, ove ebbe a 
compagno Ermogene maestro degli ufBzj , e gia consi- 
gliere di Vitaliano allorche questi inimicava Anasta- 
sio (i) 9 per ordinare tutto il necessario al viatico delle 
truppe. L' imperatore inoltre destino RuGno ad un' am- 
basceria in Persia , commettendogli di ri in an ere sino a 
nuovo ordine in Gerapoli (a), citta su la riva d el TEuf ra- 
te. Or mentre da ambe le parti bucinavansi parole di 
pace , giunse improvvisa nuova cbe i Persiani erano 
per valicare i proprii coufini , fermi nel voler prendere 
<T assalto la cilta di Dara. Belisario ed Ermogene a 
tale annunzio apprestarono Pesercito , e fecero scavare 
ad un trar di sasso dalP abitato , laddove hai Nisibi di 
fronte , uu alto fosso con parecchie uscite , il quale 
per6 noti conservava di contiuuo PeguaJ direzione, ma 
vo a indicarne la forma. 11 suo mezzo descriveva una 



(i) V. cap. 8, § i, di questo libro. 

(a) Citla sacra ; delta cosi grecamente per antonomasia , de- 
rivatole questo Dome dal culto d* Atergate , diviniti siriaca di 
primo ordine. Bambyce o Mabog sono le vere sue denomiuazioni 
orieotali. Essa tultavia esisle , ma priya aftatto del suo antico 
lustro. 



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LIBRO PRIMO 6t 

retta , alle cui estremita sorgevano due perpendicolari, 
ed in cima a queste eranvi altre rette orizzontali allun- 
gantesi- da ambi i lati ben entro la campagna. L'esercilo 
reale atteodd uel lerritorio d' Anrmodio , non piu che 
stadj venti lunge da Uara. Pitiaze e Baresmana 9 privo 
d' an occhio, avevanne ii comando, subordinati peri al 
condottiero Perozo , di magistratura 9 nomandola alia 
foggia ioro , mirraoe ; il quale fe dire a Belisario di 
approniargli il bagno pel venturo giorno 9 pensando 
lavarsi entro quelle roura }"ed .intendeva coo cid sfidarlo 
per la dimane alia pugna. 

IV. I Romani pertanto veduto alio spuntare delP au- 
rora l'ioimico in marcia ordinaronsi come sono per dire. 
Buze con numerosa cavalleria e Faras erulo con tre- 
cento de' suoi occuparono la sinistra del fosso ed un 
vicino colle. Venivano quindi alia destra Ioro i massa- 
ged' Sunica ed Augan alia testa di seicento cavalieri , 
posti all 9 aogolo form a to dallo scontro de' primi col si- 
nistro lalo del fosso, per aiutare senza indugio i prefati 
duci j ove lor truppe fossero perdenti } V ala diritta 
avea P eguale ordinanza. L' estremita poi del fosso in 
linea retta veniva coperta da molta cavalleria condotta 
da Giovanni di Niceta , da Marcello e da Cirillo , 
cui univansi Germano e Doroteo. E qui parimente 
alP angolo vedevi seicento cavalieri co' massageti Simas 
ed Ascanio , pronti 9 ove Giovanni indietreggiasse , a 
piombare sul nemico. II nerbo in fine delta cavalleria 
non men che della fauleria teneva il davaati del fosso, 
e Belisario ed Ermogeue facevan mostra di se dopo 
P avanguardia. Di tal fatta erasi atlelato V. esercito ro- 



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6* GUERRE PERSIANE 

mano, non maggiore di venticinqae mila combattentr, 
e di contro ad una sterminata falange di quaranta mila 
Persiani , i quali ammirandone la bella disposizione 
non sapevano da che banda attaccarlo^ rimanevansi 
quindi gli uni e gli altri iooperosi. 

V. Cos! andarono sino al meriggio le cose , quando 
spiccatasi dal corno sinistro parte delta cavalleria per- 
siana mosse ad assalire Buze e Faras , obbligandoli a 
piegare alquanto, non cimentandosi peri ad incalzarli 
temendo essere inviluppatj. Laonde i faggenti rioccu- 
parono ben presto il perdtito terreno, ma it uemico 
crede opportuno di ritirarsi per aggiugnere i suoi 5 ed 
i Romani eziandio toroarono al primo lor posto. Net 
badalucco giacquero estinti dieci (i) Persian! , ed i\ 
vincitore ne spoglio i corpi. 

VI. Or metitre i due eserciti sotto le armi tenevansi 
in riposo, un giovinetto persiano verine oltre cbiedendo 
se alcuno degli imperiali bramasse tenzonare seco lui 
da solo a solo} infra tutti peri non fuvvi cbe un servo 
di Buze, nomato Andrea, cui desse il cuore di accetlar 
la disGda. Questi , non soldato ne pratico delP arte 
guerresca 9 era stato maestro degli atleti in Bizanzio 
sua patria, e seguiva le truppe coIPincarico di accudire 
ai bagtii del padrone. Egli , diceva , fu il solo che 
senza verun comandamento accettasse il proposto arin- 
go. Ed a compierlo intanto cbe V altro occupavasi det 
come ferire, ritto sen corre a lui, e lasciatogli un colpo 
di giavellotto sullo stomaco il getta di arcione , lo at- 

(i) Altri testi dicono sette. 



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LIBRO PRIMO 63 

terra , e mozzagli , siccotne a vittima , il capo. L' eser- 
cito imperiale accolse il vincitore con grida di gioia , 
ma i Persian! vie piu irritati dal tristo evento metlon 
fuori uu secondo campione de' piu ardimentosi, e di ta- 
glia eccedente la comune misura-: non perd , a simile' 
del suo antecessore , nel prime vigor degli anni , e 
qualcbe biauco crine facevane testimonianza. Eccolo 
duuque avyicinarsi all 9 esercito romano , e squassando 
lo staffile gastigator del cavallo domandare se tal vi sia 
pronto a combatter seco. Immobili gli altri tutti e si- 
lenziosi , torna in carapo Andrea nulla curante il di- 
vieto avutone da Ermogene. Segnalaronsi entrambi nel- 
P adoperare coraggiosauiente le armi loro , i colpi delle 
quali con graude fracasso andavano ad investire gli 
usbergbi. Nella zuffa per6 i destrieri, urtatisi con ira- 
peto violentissinao di fronte , caddero a terra seco tra- 
scinando i combattenti. 11 Persiano voile tosto rizzarsi, 
ma non consentendovi la volurainosa mole del corpo ed 
il peso delle armi (t), fu vinto da Andrea , piu suello 



(i) Le armi tanto offensive quanto difensive usate anticamente 
dai Persia ni erano : V acinace , corta spada alia foggia di quelle, 
secondo Giuseppe Flavio , solite adoperarsi dai sicarii ( Antich. 
giud., lib. xx; V. inoUre Diodoro, lib. xvn; Esichio; Suida, ec.). 
La copide , altra specie di spada che pendeva loro dalla destra 
(Plut., Vite di Alessandro e di Aristide), ed il cut ferire, a detla 
di Polibio, provenendoda alto in basso recava daono maggiore di 
quel I o fatto dalle comuni spade; cosi poi e defiuila da Q. Curzio: 
Copides vocant gladios leviter. curvatos, falcibus similes , queis 
amp ulab ant btlluarum man us ( lib. viii ). La sagari, arm a pur 
questa foggiata a guisa di spada (V. Senofonte, Aoabasi, lib. iv; 



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64 GUERRE PEftSIANE 

in grazia di sua professione , che avventatoglisi col gn 
nocchio sopra ii colpi ed uccise. Al trionfo di costui la 
citta tutta e V esercito romano scbiaroazzarooo di giu- 
bilo piu fortemente che pria 9 e giunto il sole atl'oecaso 
i Persiani retrocedettero su quel d' Aramodio , e gP im- 
perial! vennero di nuovo in Dara. 



Esichio, ec. ) ; non pertanto Senofonte ( Cirop. , lib. n ) pone 
come sinonimi la sagari , la cop i fie e la spada. 1 soldati persiani 
difendevano parimeote il petto loro con una squamosa lorica 
(V. Erod. , lib. vii e is; Senof., Cirop., lib. n; Virg.,. Eneide, 
lib. ix ), ed itnbracciayano a mo' di scudo il gerra, composto d| 
tessuti vimipi, e di forma romboidale; era esso maggiore degli scu- 
di romano e gallico, copreodo tutto il corpo del soldato (Erodoto, 
lib. vn; Strab., lib. xv ; EusL, al lib. xxn dell'Odissea; Senof., 
Cirop., lib. vi e vm ) ; al cbe per6 set n bra non consent ire Dio- 
doro siculo, il quale da la premineuza a quello greco (lib. xvii)^ 
ma e uopo osservare che gli scudi greci, prima d' Ificrate gran- 
dissimi , furono da costui cambiati cou altri assai raeno volumi- 
nosi. Avevano eziaodio il pallo , specie di lancia o dardo ( V. 
Esichio; Senof., Cirop., lib. i, vn e vm ). lu fioe sotto i gerri 
vedevi loro la faretra carica jli strali ■( Erod., lib. vn ; Strabone,, 
lib. xv ) ; ne facevan senza la frombola ( Strab** lib. xv ; Senof., 
Cirop., lib. vii ) , che anzi tauto e* valevano in quest' artna da 
superare gli stessi frombolieri cretesi ( Senof. , Auab. , lib. m )• 
In generate era il capo loro coperto dalla sola tiara ( Erod., 
lib. vn ; Strab., lib. xv ; Senof., Anab. , lib. i ), avvegoache al- 
cuni lo riparassero con una maniera di celata ferrea o di rame 
( Erod. , lib. vn ). 



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L1BR0 PRIMO 65 

CAPO XIV. 

Lettere di Belisario al mirrane e risposte. — Aringhe de' ca- 
pitani. — Ordinamento dtlV esercito persiano. — Memo- 
randa battaglia. — VUtoria de* RomanL 

I. Al dimane partonsi da Nisibi mille armati in soc- 
corso de' Persiani , e Belisario ed Ermogene mandano 
a Perozo scrivendo : a Non havvi mortale , per poco 
yy assennato ch'egli sia, al cui giudizio non s'appresenti 
» la pace come il primo di tutti i beni 9 e il violatore 
>i di lei come feconda sorgente di mali ai concittadini 
n ed agli stranieri. fe quindi ufBzio delPottimo capitaoo 
r> il veniroe a capo quanta piu sollecitameate e' possa. 
y* Al tuo decretare senza motivo alcuoo la guerra le 
» due nazioni eraao in otlima armonia , i loro monar- 
» chi nutrivano al tutto pacifici sentimenti, gli amba- 
" » sciadori attendevano V ora di eotrare in conferenze , 
» e la universale aspettazione presentiva una felice riu- 
* scita nel conciliar le querele de'nostri regni. Tu per6 
» dissipasti le*concepite speranze con improvvise scor- 
» ribande sulle romane terre; il perche assai prudente- 
n mente adoprerai rilirandone le truppe, non ponendo 
ft oslacolo ai vantaggi ch' e uopo attendere dallo stabi- 
n lirsi gli accordi, e non aggravandoti di tutti i mali 
ft cui forse appianera la via un guerreggiare piu lungo »• 
II. II mirrane riscrisse : « Di buonissimo grado mi 
» presterei a tutte le vostre brame , ed alia piena ese- 
Pmocopw* torn, L 5 



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66 guerre: persiane 

» cuzione di quanto vergaste nel foglio 9 se questo fos- 
9t semi capitato da ogni altra banda anzi cbe da voi , o 
y> Romani , i quali , spacciatori di belle parole e pronti 
» ognora a confermarle co' piu sacrosanti giuri senza 
» poi darvi carico veruno ehe rispondanvi le opere, ne 
» costringete a tenerci sotto le armi per non addive- 
» nire il continuo zimbello di cosi neri inganai. Ripo- 
» nete dunque ogni vostro pensiero Delia guerra essen- 
» do noi risoluti di morirvi, o incanutire, combattendo, 
r> il crine, sinche non otteniamo giustizia di quanto ne 
» spetta ». Belisario replicogli: « Male a te si conviene 
r> il presumer cotanto e 1'offenderci con vani rimbrolti. 
u E vero , a non dubitarne , cbe tra poco avrem qui 
» V ambasciadore Rufino , ed il. tempo manifestera la 
r> sincerita delle nostre parole ; ma se noudimanco tu 
» prosequi bramare con tanta ostinazione la guerra, ne 
r> vedrai in buona ordinanza pronti a combatterti. E ci 
r> hisinghiamo avere dalla nostra Iddio , compiacendosi 
» egli dell' affetto cbe portiamo alia pace , ed abbor- 
» rendo in te V orgoglio nel rigettarla. Oltre di cbe or- 
» dinandoci alia battaglia appiccberemo iu cima delle 
» nostre bandiere ed i ginramenti ed i viorati accordi ». 
Ed il mirrane : " I nostri Dei non ci abbandoneranno 
» tampoco in questo cimento. Sotto i loro auspizj noi 
* col venturo giorno vi sfidiamo alia pugna , dopo la 
» quale entreremo vittoriosi in Dara : siaci pertanto 
» quivi apprestato il bagno ed il pranzo ». Belisario 
adunque , ricevuto il foglio , si dispose a far giornata. 

III. Perozo il dl appresso al comparir del sole ra- 
guni le truppe ed aringolle dicendo : « E a noi ben 



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L1BR0 PR1MO 67 

n conto che non in virtu delle esortazioni de' capitani, 

» ma per la brama di non essere tenuti a vile da chic- 

» cbessia, vadaao i Persian! ad incontrare con vie J>iu di 

r> coraggio i pericoli. Al vedervi non di meno cogitabondi 

» sol percbe gP imperiali , soliti ognora essere i primi 

» ad avventarsi con istrepito e spavento contro il ne- 

» mico, nelP ultimo conflitto rimasi cosiantemente di* 

» pie fertno * abbiano atteso in belP ordine che voi li 

r> assaliste , credo opportuno di eccitarvi a deporre 

79 ogni falsa opinione del valor loro , e a non pensare 

r> che acquistassero in un attimo ed animo ed espe- 

» rienza. Temettero eglino per lo contrario s\ forte il 

» cospetto nostro che non osarono ordinarst alia bat- 

n taglia senza il riparo d' un fosso al davanti , ne vol- 

» lero partirsi da esso per venirci ad attaccare. E con 

» tutto cid millantansi d' un successo al di la d' ogni 

» loro speranza , fondandolo sulP essere riusciti a sot- 

» trarsi dal cimento ed a riparare nella citta^ come che 

* abbiavi gran maraviglia nello sfuggire una rotta col 

v> non avventurarsi alia sorte delle armi: costriogeteli 

» per6 ad impugnare il ferro , ed il timore e la poca 

ft esperienza gitteralli ben tosto , secondo il costume 

» loro , nello scompiglio -, tale affe mia e la condizion 

» dei nemici. Ma voi, o Persiani, non obbliate giammai 

» che avrele de'vostri diportamenti arbilro il re, e che 

y» mostrandovi colla vostra dappocaggine tralignati dai 

» valorosi avi riporterete ignominia non gloria ». 11 

mirraoe qui tacendo condusse le truppe in campo. Be- 

lisario ed Ermogene fatti uscire parimeute i Romani 

delle mura tennero loro la seguente allocuzione: « A- 



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68 GUERRE PERSIANE 

» veste pruova , o guerrieri . nelP ultimo ciraento tioa 
» starvi a fronte un invincibile od immortale uemico; 
99 tutti a voi concedono il primato del valore , a lui 
» quello d' una piu esatta disciplina. Ma potete di leg- 
n gieri emendarvi , bastando all' uomo la sola ragione 
n per ispogliare i vizj derivanti dall'animo suo, quando 
99 riesce vana ogn! cautela a guarentirlo dagli oltraggi 
99 delta fort una (i). Obbe.dite duuque ai vostri con dot* 
9* tieri , e riraarrete per certo vittoriosi ; il uemico non 
n coufida che nel vostro disordine , levatelo da questa 
99 speranza ed i suoi futuri successi non soverchieranno 
n quelli dell' ultima cam pale giornata. Gosa affatto di- 
99 spregevole a 1 e il numero, col quale opioa atterrirci \ 
99 riduconsi i suoi fanti ad un am mas so di miserabili 
99 agricoltori assoldati per iscavare le fossa, per disve- 
99 stire i morti , e per attendere ai servigi delP esercito : 
» mancano sioo d' armi offensive, e non vedete .an loro 
99 clie grandi soudi a ripararli dai colpi. II perche non 
99 solameote vostro sara il trioofo diportandovi da pro- 
99 di , ma li metterete eziandio per sera pre nelP impos- 
99 sibilita di ricalcare le nostre terre ». 

IV. Dopo queste parole i duci veduto il nemico in 
piena marcia disposero 1' ordinanza siccome nel prece- 
dente conflitto } quello avvicinatosi , e giunto loro di 
contro , ristette. Il mirrane allora oppose la sola meta 
delle sue truppe ai Romani , per valersi del resto a 

(i) Cib che prescrtito k dal destin nk fuoco 
2V2 parete di ferro a impedir vale, 

(Pindaro). 



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LIBRO PRIMO 69 

combaltere di mano in mano con fresca genie lo stanco 
avversario; ingiuose di piu alia legione detta i mm or (ale 
di tenersi in quiete sinche non ricevesse il comanda- 
mento di avanzare , ed egli per ultimo collocossi in 
mezzo alia fronte dando a Pitiazo la capitananza del 
corno destro , ed a Baresmane quella del sinistro. 
Scbierati siffattamente gli eserciti , Faras accostatosi 
ai capitani Belisario ed Ermogene , disse loro : " Sino 
» a tanto che io qui mi rimango cogli Eruli sembrami 
99 non poter riuscire i miei servigi di roolta importanza, 
» quando in vece se andassi ad occultarmi in quella 
» scesa , e quindi^ montato il colle, roenlre ferve gran- 
» demente la mischia assalissi da tergo il nemico gli 
» apporterei gravi molestie ". Placque a Belisario lo 
stratagemma , e quegli corse di subito a mandarlo ad 
effetto. 

V. Avanti il meriggio non si scocc6 balestro da al- 
cuna delle parli , ma trascorso appena , P esercito per- 
siano s' accinse all' opera. E fu indugiato cotanto pe- 
rocche gP imperiali soliti rifocillarsi del mattino crede- 
vano incontrare minor resistenza da gente affievolita 
dal digiuno, prendendo i Persiani cibo alia sera. II pri- 
nio ferir poi fu di strali ed in copia si grande , che 9 
quasi nube , oscuravano P aere d' intorno , e molti da 
quinci e quindi aggiuntaronvi la vita 5 maggiore per6 
era il trarre de' barbari con quel loro alternativo com- 
battere , e con quel surrogare alPinsapnta del nemico 
nuovi corpi ai retrocedeuti per istanchezza } non ne 
riportarono tuttavia molto proBtto , imperciocche spi- 



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To GUERRE PERS1ANE 

rando vento ad essi conlrario la forza dei lor coJpi ne 
risentiva notabile dap do. 

VI. Esaurito il saettame ed impugnate le lance itn- 
perversi la mischia. II corno sinistro de' Romani durd 
grande fatica a reggere contro V urto de' Cadusii (i) 
condotti da Pitiazo, e di gia vincitori in qnalche parte. 
Sunica ed Augan v' accorrono , e Faras ancbe prima 
di questi, co' su&i trecento Eruli facendo prodigi di va- 
lore , e costringendo il nemico, abbandonato il campo , 
a ritirarsi. 

VII. I Romani, al mirarli in rotta di subito riordi- 
nati , aitarono a compirne la slrage. II corno destro 
de* Persiani non ebbe in quello scontro raeno di tre 
mila estinti, e gli altri con agevole scampo, non essendo 
molestati dai vincitori , aggiunsero il centre Tanto si 
operd in allora. 

VIII. II mirrane fece qnindi passare la immortale 
legione ed altra soldatesca nel sinistro corno ; del che 
avvedutisi Belisario ed Ermogene comandarono ai duci 
Sunica ed Augan di andare a rafforzare co' loro sei- 
cento il corno destro ove erano gia schierati Simas ed 
Ascanio } fu attelata inoltre alle spalle loro gran parte 
delle truppe di Belisario. In questo mezzo i Persiani 



(i) Plutarco narra che il costoro paese « e lutto aspro e 
» nebbioso , ed e iofecondo di biade e di frutta , e outre di 
» pere e di mele salvatiche e di altre si flat le coccole gli abitanli 
» suoi , cbe bellicosi socio e ferini » (Vita d'Artoserse). La geo- 
graBca posizione loro e at nord delta Media , oyvero sia al 
sud-est del mar Caspio. 



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LIBRO PRIMO 7 1 

del corno sinistro guidati da Baresmane assalirono gli 
imperiali di contro , i quali noa reggendo ai potentissi- 
mo urto diedersi alia fuga. Tosto per6 que'tutti cbe 
stavansi inoperosi alP angolo del fossato ed alle' riscosse 
marciaroDO ad attaccare impetnosamente i viucitori , 
)i ruppero , e ne rispinsero il maggior numero a de- 
stra e gli altri a sinistra, dove giaceva estinto il ban- 
deraio di Baresmane , ferito dalla lancia di Sunica. 
Inirattanto que' Persiani che tenevan dietrp ai fuggenti, 
veduto il pericolo , abbandonarono la impresa loro per 
soccorrere i campagni \ ma ebbero eglino stessi ad af- 
frontare doppio certame, perocche i vinti 9 riunitisi , 
tornarono ad assalirli. La immortale legioue e le altre 
truppe visto il baoderaio in terra presero quella via 
con Baresmane. 

IX. I Romani anch'egli vennero ad incontrarli, e Su- 
nica , tra loro , ferl con uo colpo di lancia Bare- 
smane , il trabocco di sella ed uccise. Per si tristo 
evento i barbari scoraggiati diedersi vergognosamente 
alia fuga , ed in essa , giunti i Romani a circondarli , 
forse cinque mila yi lasciarono la vita. I due eserciti 
poscia abbandonarouo affatto lor posizioni , ritirandosi 
i Persiani sempre moleslati dagli omeri. Nella sconfitta 
il piu della fanteria gitt6 a terra gli scudi , e colta net 
massimo disordine fu miseramente accoppata. Se noa 
cbe Belisario ed Ermogene temendo non il nemico 
costretlo dalla uecessila vollasse di nuovo le armi 
contro gli arditi persecute^, impedirono ai lore un so* 
verchio allootanamento , cootentandosi di conservare , 



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7 i GUERRE PERS1ANE 

padroni del campo, la riportata vittoria (i) Fattisi in* 
dietro gli eserciti, il barbaro non osd piu rischiare una 
battaglia , e le rade avvisaglie di pochissimo conto 
succedute ira loro non andarono colla peggio de' Ro- 
man i. Cosl ebbero fine le imprese della Mesopotamia. 

CAPO XV. 

Esercito di Cavado nelV Armenia. — / Per s tan i due voile 
sconfilli. — Paese e costumi de* Zani. — Solon e Faran- 
gion, caslella, cadono in poter iei Romani. — - Narsete ed 
Araxio Javoreggiatori delle costoro parti. 

I. Gavado invid nella regione armena soggetta al- 
r irapcrio nuovo esercito di Persarmeni 9 e di Sunili 
prossimani agli Alani (a) , cui unironsi tre mila Unni 
chiamati Sabiri (3), bellicosissimo popolo. Mermeroe (4), 

(1) Anno dell' era volgare Sag. 

(a) Popoli dimoranti nella regione posta tra il monte Caucaso 
e le Porte Caspie. Essi erano liberi e solid a confederarsi col 
persiano monarca per guerreggiare gl* imperiali. 

(3) In alcuni testi si legge Isadeni. Questi com pone van o una 
delle principal! unniche o sarmaticbe tribu sparte lungo le pianure 
in vicinanza delle Porte Caspie. 

(4) Uno degli uomioi piu illustri, vuoi per coosigli, vuoi per 
yalore , Tuoi per capitanare gli eserciti, che abbia avuto la Per- 
sia. Giunto ad avanzatissima eta ed infermato ne' piedi , era tut- 
tavia il suo aoimo nello acciguersi ad ogni fatica si pronto che 
ten u to lo avresti di ottima salnte e nel fiore degli anni. Veoiva 
allora trasportato in lettiga nel mezzo dell' esercito , non poteo- 
dosi reggere piu in arcione, e la sua presenza empiva di corag- 



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L1BR0 PRIMO 7 3 

di scbiatta persfena e lor duce, pervenuto su quel det 
Persarmeoi, e tre giornate di cammiao luoge da Teodo- 
siopoli, dispoueva 1' attacco. 

II. Doroteo, uom prudenlissimo ed assai versato nel- 
P arte guerresca goveroava a que' di P Armenia , e Sit- 
ta (i), duce altre volte delle truppe bizantine, presedeva 
alP esercito. Or questi 9 udito V arrivo de' nemici uella 
Persarmenia, spedirooo due cavalieri astati a in da game 
il Dumero e gli apparecchi 9 i quali inlrodottisi di sop- 
piatto nel campo de' barbari 9 ed il tutto con molta di- 
ligenza esplorato, eran gia per tornarue , quando sco- 
perli dagli Uaoi 9 tale di essi per nome Dagaris fu 
preso e messo ne' ferri} V altro per6 , avuto mezzo alia 
fuga, venne indielro, e fedelmenle riferi ogni cosa per 
lui spiata. 

HI. I condottieri allora conimisero alle trnppe di ar- 
marsi e di marciare alia volta del nemico, il quale sor- 
preso del repentino assalto abbandoad ogni pensiero di 
resistenza , e non altese che a sottrarsi dal pericolo: i 
Komani perlauto fattone massacro e dato il sacco alle 
tende raggiunsero nuovamente i loro quarlieri. 

IV. Lo stesso Mermeroe di poi riunile tulte le sue 
forze entrd nel suolo de' Romani accampati presso del 
lago Ottoben , lunge stadii cinquanta da Satala , cilta- 

gio le troppe e di terrore il nemico. Ben molte delle sue batta- 
glie terminarono con splendidissima viltoria, pruova incontrasta- 
bile di quanto e' valesse in campo (V. Agazia , lib. u). 
(i) V. cap. iq, §4. /. 



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7 i GUERRE PERSIANE 

detla posta in una vallea attorniata da colline (i). Al 

che Sitta con mille uomini si pose in agguato dielro 

una di esse , e lascid Doroteo a guardar la citta , pa- 

venlando uscire in campo con soli quindici mila com- 

battenti per guerreggiare V esereilo persiano forte di 

trenta mila. Giunto la dimane il nemico a quelle mura, 

coininciavatie 1' assalto , quando vide i Romani discen- 

dere il colle, e rilti venire ad incontrarlo; e siccome la 

polvere che ingombrava l 7 orizzonte rendevane il nu- 

mero maggiore di quello in realta fosse, egli pens6 ab- 

bandonare P assedio, e ricogliere la sua ordinanza. Ma 

in questa sorvenuti i Romani', e separatist in due corpi 

lo attaccano vigorosamente; esce in pari tempo a soc- 

correrli Doroteo , e tutti con grand 1 animo tenzonando 

mettonlo in fuga. Non c pero da passare in silenzio che 

i Persiani superiori di numero opponevano mai sempre 

qualche difesa nella rotta loro, e disputavano V altrui 

vittoria con ostinazione, il perche or quest! ora quelli , 

essendo tutti cavalieri , prendevan le fogge di vincitori 

o di viuti. Un trace di no roe Fiorenzo , duce delta ca- 

valleria, fe mirabil cosa nella mischia, imperciocche git- 

tatosi nelle file nemiche ne rovescio il banderese , ma 

retrocedendo fu egli stesso tagliato a pezzi sul campo ; 

(1) Questa citta dell' Armenia minore fu visitata da Traiano 
allorche mosse guerra agli Arraeni ed ai Parti, aveodo il re dei 
primi ricevulo il diadema dal Parto anzi che da lui. Se pure ad 
un tale pretesto non vogliamo con Dione Cassio o col suo epi- 
tomatore Sifilino sostiluire la molta cupidigia di gloria del ro- 
mano imperatore. Essa e collocata da Tolomeo a gradi quaran- 
tadue e un sesto di lalitudine. 



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LIBRO PRIMO 7 5 

a lui nondimanco e d' uopo ascrivere il merito di aver 
procaccialo con si ardita azione il Irionfo ai Romani. 
I barbari in effetto presi da grandissimo spavento al 
non veder piu il vessillo ritiraronsi col roassimo disor- 
dine e con grave perdita^ e nel di vegnente riparavan ' 
tutti alle case loro. I Romani lasciarono d' inseguire i 
fuggenti , tenendosi abbastanza gloriosi per averli sulle 
proprie terre ricolmi di tanti roali quanti furono quelli 
da me ricordati , e ridolti a deporre ogni pensiero sul 
meditato assedio. 

V. Gl' imperiali a que'di occuparono eziandio nella 
Persarmenia due castella, Bolon e Farangion , da cui i 
Persiani scavavano V oro Iributato al re, ed i Zani, an- 
tichi abitatori di pjccola regione compresa ne' limili del 
romano imperio, perdettero la liberta loro , delle quali 
viceude passo ora a contare la istoria. 

VI. Al valicare dalPArmenia nella Persarmenia sorge 
a diritta il monte Tauro dilungantesi nella Iberia e 
nelle alire vicine conlrade (i). Havvi a sinistra non 
breve senliero con agevol pendio, cui sovrastano poggi 
altissimi e scoscesi, di nuvoli e di nevi perpetuamente 
ingorabri } da quivi scaturisce *il Fasi e corre a bagnare 
la Colchide. Tale regione fu di continuo abitata dai 
Zani (a), popolo barbaro e indipendente , il quale pos- 



(i) V. cap. 10, S i; cd Arriano , lib. v. 

(a) Cosl di cosloro parl6 il Nostro nella Isloria miscell.: « I 
» Zani sono vicioi agli Armeni , ed alte raontagne , profonde 
» valli , vasti deserti , torrent i , selve e precipizj dividonli dal 
» mare ». Vedi parimcnte sul conto loro il lib. in degli Edifizj. 



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7 6 GUERRE PERSIANE 

sedendo sterili terre e selvaggi costumi provvedeva alia 
sua vita col furare su quel de 1 Roman! , avvegnache 
V imperatore dessegli annualmente qualche danaro per 
istoglierlo dalle rapine; ma curantesi ben poco de 9 suoi 
giuramenti egli discendeva sino al mare a far preda sul- 
T altrui , pronto ed improviso scorrazzandone il paese , 
e riparandosi quindi immediatameute ne'Iuoghi suoi: di 
leggieri in vero e' loccava delle sconfitte venendo sor- 
preso nella campagna , ma non arrendevasi mai prigio- 
niero , favorito dalla malagevolezza de 9 luoghi. Riusci 
non pertanto a Sitta (i) di romperlo dapprima in batta- 
glia , e poscia conquistarlo co'buoui trattamenti; dopo 
il qua! tempo e' ridusse a miglior forma il duro e strano 
mo do di vivere , abbraccid i dommi evangelici , ed ar- 
rolatosi tra' Romani divideva seco loro i disagi della 
guerra. Tanto proponevami riferire de' Zani. 

VII. Oltrepassale le costoro frontiere trovi altra val- 
lea quanto profonda e piena di stoscii , altrettanto ab- 
boudante di popolazione, di uve , e di ogni mauiera di 
frutta } ella e piessoche tutta ligia all'imperio, ed il 
resto giace enlro i confini della Persarmenia. Quivi 
erano miuiere d' oro , ed il re avevane dalo il governo 
ad un nazionale detto Simeoue. 

VIII. Questi all' accendersi di giorno in giorno vie 
piu> la guerra tra gP imperiali ed i Persiani s' avvisd 
frodare ii monarca del tributo dovutogli per le minie- 
re. Al cbc meglio fare propose ai Romani di seguire le 

(i) Negli Edifizj coslui viea chiainato Tzita, e detto maestro 
della milizia. 



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LIBRO PR1MO 77 

part! loro mettendoli in possesso del castello Farangion, 
e rilenendosi , per condizione, tutto il metallo derivaDte 
da quelle terre } di buon grado e 1 v' acconsentirono , 
contentissimi di togliere al re tanta dovizia } ne aveavi 
mezzo di ridurre gli abitatori sotto V autico giogo , in- 
superabiii essendo gli ostacoli Delia costoro situazione. 
IX. I fratelli Narsete ed Arazio, dei quali narrava la 
battaglia data a Belisario ed a Sitta nelP Armenia (1), 
unironsi parimente di lor volere colla propria madre 
ai Romani, e il dace imperiale, Narsete anch' egli , per- 
sartneno e questore, accolseli delta miglior guisa, ed of- 
fri loro magnificentissimi dooi. Non guari dopo il mi- 
nor fratello Isacco , uditi i vantaggi riportati dai suoi 
ribellando , tenne segrete pratiche co' Romani, e fattone 
ascendere qualche numero in luogo opportuno , rice- 
velteli , aprendo una porticciuola tra le tenebre, nel ca- 
stello Bolon fondato sul territorio di Teodosiopoli (i) \ 
ed egli andossene a dimdrare in Bizanzio. 



(i) V. cap. ia, § 6. 

(2) « Quando Teodosio augusto acquist6 il regno di Arsace 
11 (nelT Armenia maggiore) egli pianl6 un castcllo supra 110 certo 
» colle , chiamato Teodosiopoli . . . Non molto dopo I' impera* 
» tore Anaslasio ivi fond6 una citta comprendendo entro le 
» mora quel colle , su cui Teodosio avea eretto l' anzidelto ca- 
» slello; e quantunque alia citta Anaslasio avesse dato il suo 
» nome, non gli riusci di fare abolire quello di Teodosio primo 
*» fondatore : giacche e Ira gli uomiui cosa coniuoe che quanto 
» appartiene all' uso riceva bens! no vita, ma non cosi facilmente 
» perda la prima deqorainazione » (Edif., lib. 111). 



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78 GUERRE PERSIAKE 

CAPO XVI. 



Rufino cons i glitz a Cavado la pace. — Risposla del monarca. 
Rilorno del f ambasciadore a Biianzio. 



I. Di tal passo procedevano Je romaoe faccende. Ca- 
vado perd, sebbene vinto , Don sapeva decidersi a riti- 
rare le sue truppe; ma RuGno, andato ambasciadore in 
Persia , arringolio di queslo tenore : « Tuo fralello 9 o 
» re , col mezzo mio teco si querela giusiissimamente 
» come arraati Persiani violassero senza motivo i nostri 
» conGni^quando meglio cooverrebbe a potentissimo, ed 
» a piu che potente asseonalo monarca il preferire di 
y> coutinuo alia guerra la pace, anziche valersi di questa 
n a suscitare nimicizie danoose ai proprj sudditi ed ai 
» popoli confinaoti. II desiderio adunque e la speraoza 
» di togliere ogni discordia tra' due regui 9 e di reu- 
» dere ad essi la perduta tranquillita qui mi hauno 
* condotto ». 

II. L' ambasciadore tacque , ed il Persiano rispose : 
« Lunge mai sempre , o Romani , fu dal mio animo 
» P accozzare pretesli di guerra , ne v' e chi ignori do- 
» versi rifondere sopra voi la cagione principalissima di 
39 tutte queste contese. Nostre souo le Porte Caspie, da 
» me cacciatine i barbari a comune vantaggio di Persia 
» e di Roma. Imperciocche Anastasio imperatore, e tu 
» pure il sai , veueudogli offerte, disdegnd fame acqui- 
» sto a daoaro (i) , giudicando non profittevole al suo 

(i) V. cap. io, S 3> di queste Istorie. 



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LIBRO PR1MO 79 

f» erario la spesa <T una guarnigione cola permanente. 
y> Da quel tempo io v' ho sempre alimentato numerose 
» truppe , non paventando meno i vostri danni cbe i 
» raiei , le ho fornite di tutto, ed bo procurato a voi il 
» mezzo di godervi in somma pace , scevri dalle mo- 
t) lestie di quella temeraria genie , le vostre terre. Ma 
n voi scoooscentissimi di tante cure mi compensaste 
» col fortificare Dara (i) in violazione degli accords 
» tra noi stabiliti coll' opera d' Anatolio. Da quell' epo- 
99 ca io mi vidi costretlo a straordinarie spese e ad in- 
n credibili fatiche pel govern o di due eserciti , V uno a 
* frenare i Massageti (a) dal mettere a ferro e fuoco i 
99 nostri e gli imperiali dominj } V altro a reprimere le 
99 stesse vostre scorrerie. Ne remoto e il tempo cbe 
99 raandammo da voi a ricbiamare contro siffalte ingiu- 
y* stizie, e a dinunziarvi essere mente nostra cbe o di- 
99 videste con noi le spese occorrenti a vittovagliare il 
99 presidio delle Porle Caspie, o demoliste le munizioni 
» erette in Dara. Ma voi, non accettando alcuna delle 
99 proposte, con nuovi insulti avete confermato vie piu 
» V antica romana fcllonia \ ne vi crediate essere noi 
9) tampoco dimenticbi delle fortificazioni di Mindo (3). 
» Sta dunque a voi, o Romaui, lo scegliere fra la pace o 
» la guerra , rendendoci giustizia , o ricusandovi a 
» qua p to ella v' impone. Vivete per6 nella certezza di 

(1) V. cap. 10, § 5, di queste lstorie. 

(2) Gli antichi davano im tal nome ai Turchi. V. Teofane 
bizanlioo. * 

(3) V. cap. i3, § 1. 



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80 GUERRE PERSIANE 

y> non vederci spogliare le armi che quaodo o vi avre- 
* mo a compagoi nella difesa delle Porte Gaspie , o le 
» mora e le torri di Dara agguaglieranno il suolo *. 

III. Gavado si dicea all' ambasciadore 5 nelP accomia- 
tarlo peri accenn&gli copertamente che i Romani po- 
trebbero da lui comperare la pace \ e Rufino , tomato 
in Bizanzio non guari prima di Ermogene, fece di tut to 
riferta a Giustiniano , il quale compieva il quarto a a no 
del suo imperio col termiaare del verno. 

CAPO XVII. 

Scorreria persiana. — Sorgente e corso del fiumi Tigri ed 
Eit f rate. — Tempio di Diana Tauride % e fuga d* Oreste 
con la sorella I ft gen ia ; infermita di lui. — Origine di 
due citta appellate Comane ; provenienza di questo nome , 
e due tempj in una di esse dal culto degli Dei passati 
ai riti cristiani. — Divisione delta Persarmenia in Coma- 
gene , Eufratesia ed Osroene. — Cavado tog fie al mirrane 
faureo cordone segno di onorama. — Aringa di Alaman- 
daro al re. — Elogio del Saraceno. 

I. Alio spuntare di primavera un csercito di quindici 
mila cavalieri persiani condotto da Ezareta, e raftbrzato 
dal saraceno Alamandaro con graude caterva de' suoi y 
fece discorrimento nelle imperiali terre, non valicando 
peri, siccome dappriraa, la Mesopotamia , ma la cosid- 
delta in altri tempi Comagene (1) ed ora Eufratesia. E 

(1) Plinio (lib. v, cap. a4) parlando dell* Eufrate dice: A ca- 
taractis (Tauri) iterum navigatur quadraginta millia passuum 



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LIBRO PRIMO 81 

qn! cade in acconcio che io riferisca la origine delta 
voce Mesopotamia , ed il perche dalle reali truppe ve- 
nisse ora sparagnata. 

II. Havvi nelP Armenia da settentrione e soli quaran- 
tadue stadj lunge da Teodosiopoli un monte, non gran 
che erto, con due sorgenti, dalle quali traggon principio 
a destra l'Eufrate ed a sinistra* il Tigri. L'ultimo senza 
rivolgimenti e senza mescersi con altri fiumi ritto sen 
corre ad Amida , e bagnatala da settentrione fa dono 
alP Assiria delle sue acque. L 5 Eufrate poi dal nascere 
suo va per assai declive lerreno , e qtiindi ne smarri- 
sci le tracce} ne creder gik che passi oltre per solter- 
ranea via (i), ma vedi causa mirabile di questo singo- 

inde Comngencs caput Santos a ta. Provincia e citta sono appel- 
late da Slrabone soggiomo reale, ed ai tempi di Pompeo vi re- 
gnava Antioco Comageno , il quale ollenne altresl dal roraano 
condoltiero la Seleucia, e quanto avea scorso e preso della Meso- 
potamia ( App. , Guerra mitr. , lib. xi ). E cosi andarono le fac- 
ceode sioo ai tempi di Tiberio, che ne fece una provincia roma- 
na. In progresso pero di tempo dagli imperadori Caligola e 
Claudio fu ridonata ai re, ma torn6 ad essere provincia romana 
sotto Vespasiano (V. Flavio, Guerre Giud. , lib. vm, cap. 6). 

(i) Come ha scritto Giusuno riferendo la posa al Tigri ; ec- 
cone le parole : A cujus monlibus ( Armenia* ) Tigris Jluvius 
modicis primo increments nascitur, inter/ ecto deinde aliquanlo 
spatio sub terras mergitur ; atque ita post, quinque et viginti 
nullia passuum grande jam Jlumen in regione Sophene gmergit 
(lib. xlii). Egli ha duuque erroneamente supposto che il Tigri 
fosse imilatore dell'Alfeo in Grecia, del Lico in Asia, dell' Era- 
sino nell'Argolide , del Titnavo nell' agro di Aquilea ec 

Pbocopio , torn. J. 6 



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8* GUERRE PERSIANE 

lare fenomeno. Per cinquanta stadj , o in quel torno, di 
lunghezza e venti di larghezza galleggia a fior d'esso 
una melma , c v' indura si che men Usee alio sguardo 
ben fermo terreno , sxi coi del continuo discorrono uo- 
mini , cavalli , e sin molle carra , certi di aggiugnere 
con buon viaggio alia divisata meta 5 oltre di che ger- 
moglianvi abbondanti calami , arsi dai vicini abitatori 
ogni anno alio spirare di propizio vento aftinche non 
riescaoo d' impaccio ai passeggieri } e se il periodico 
abbruciamento discopersevi talora poca e superficial 
umidita in alcun puoto , la melma tosto rassodandosi 
torna al luogo la solita apparenza. 

III. Di la mette foce 1' Eufrate nelP Edessene dove 
ha tempio Diana Tauride 9 e da qui narra la fama che 
Ifigenia, figliuola di Agamennone, al fuggire con Oreste 
e Pilade trasportasse P imagine della Dea (1). Giace 

(1) Cos! scrive Diooe Cassio : <c Quaoto a Comana poi essa 
» e in quel paese che al preseote cbiamasi Cappadocia ; e si h 
» sempre creduto in fino a questo giorno che ivi sia stalo il si- 
ft mulacro di Diana Taurica e la schiatta di Agamennone. Sic- 
» come poi vane opinioni si spacciano in torno alia maniera con 
* cui le dette cose cola per ven aero , ed ivi fermaronsi , coat 10 
*» non ho potuto rlnvenirne alcuna certezza , e dir6 sol tan to 
» quello che a me e noto. Due sono in Cappadocia le citta che 
» banno lo stcsso nome di Comana , che non sono molto di- 
» stanti fra loro, e che contengono i monument! delle medesime 
» cose; ed in fatti non solo tutte le altre cose si favoleggia e si 
n vanta che in questa ed in quella sieno simili ; ma ambedue 
» queste citta banno un pugnale , il quale credono che sia vera- 
» mente quello d' Ifigeoia w (Dione, torn. 11). L'una di esse citta 
oggi vien delta Arminaca , e altra, al flume Casalmach ed anti- 
camentc appellata Comana pontica , ha nome Com. 



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L1BR0 PR1MO 83 

pure altro tempio a lei consacrato nella citti di Co* 
mana 1 da non confondersi coq questo della Tauride, e 
to a dichiarare in che modo stia la cosa. 

IV. Oreste partitosi dalla Tauride con la sorella in- 

ferm& , ed invocato sul malor suo V oracolo ebbe a ri- 

sposta che risanerebbe sol quando avesse eretto altro 

tempio a Diana in luogo sipiigliantissimo a quello della 

Tauride , e 5 quivi tagliatasi la chioma , dato gli avesse 

nome atfconcio a tramandare alia posterity la memo- 

ria delP operato. II supplichevole adunque trascorrendo 

le vicine terre giunse nel Ponto, e vedutovi erto«e sco- 

sceso monte colle acque delP Iri alle falde , giudicollo 

essere il sito indicatogli dal vaticinio, il perchfc di bolto 

fecevi sorgere un tempio ed una citta, nomando V uno 

e V altra Gomana (i) in obbedienza ai voleri del numc. 

Aggravando peri , anzi cbe cedere , il malor suo , egli 

estimd non ancora paga la Dea , e proseguendo a 

correre il paese rinvenne alia fin fine il luogo in tutto 

corrispondente a quello della Tauride. Io mi sono dato 

piu volte a considerarlo con grandissimo stuporc , e 

tanta apparivami la simiglianza tra loro , clie non sa- 

peva distormi dall' essere cola, vedendovi e monte del- 

T egualissima forma del Tauro , e fiume , il Saro 9 mo- 

dello perfetto dell 7 Eufrate. Oreste pertanto edified pur 

quivi altra bellissima citti e due tempj , P uno a Diana 



(i) Qoesta era detta Pontica per distioguerla dall' altra csi- 
stente nella Cappadocia. Avevaoo poi entrambe ua grande sa- 
cerdozio in onore di Bellona o Diana , il cui pontefice non ce- 
deva in dignita agli stessi cappadoci monarch*. 



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8( GUERRE PERSIANE 

e il secondo alia sorella Ifigeuia , consacrati di poi , 
senz' alterarne Pedificio, ai rili cristiani. La citta no- 
mast tultavia Comana in monumento della recisa chio- 
ma d' Oreste , il quale appena ofTerto alia Dea questo 
tributorisand , divenuto in prima furente , secondo la 
fama , col rendersi matricida (i). E qui riprendo il 
rotto filo dell' argomenlo. 

V. L' Eufrate dalP armena Tauride e dalP Edessena , 
ingrossatosi colle acque di allri 6umi , iu ispecie del- 
V Acesine, va a bagnare la Leucosiria, cbe noi chiamia- 
mo Armenia minore, di cui Melitene (2), cilta prestan- 

(1) Iotoroo a questa narrazione V. Paus., lib. vm, cap. 34. 

(9) In piu luoghi Strabooe parla solamente della regione Me- 
litene , perocche non prima di Traiano vi surse un forte dello 
stesso nome. Procopio ncl lib. in degli Ed if. scrive : « Nell' Ar- 
» menia detla in addietro mioore uon lungi dall' Eufrate crano 
» stati messi in istazione soldali romani; e il luogo dicetasi Me- 
p litene , e legione il numero de' soldati 5 ivi i Romani aveyano 
» anticamente eretto un forte quadra to posto in aperla pianura, 
» e faltoue quartiere comodissimo ai soldati ed alle insegne mi- 
» litari. Poscia , cosi stabilendo Traiano augusto , quel luogo fu 
» inalzato alPouor di cilta, e divetfl6 la metropoli della nazione; 
» perciocche colFandare del tempo cresciuta Melitene in ampiezza 
» e in popolo , ne potendo questo contenersi eulro le antiche 
» forlificazioni, divenute in proporzione troppo anguste, si erano 
» costrutte case, come accennai, nella pianura adiacente, ove si 
» aggiuusero e templi e palazzi pe' magistrati e foro , e mercati 
» per la vendita delle cose occorrenti , e quartieri distinti , e 
» portici e bagni, e teatri, e quanto puo dare splendore ad una 
» grande cilta ; sicchc la parte massima di Melitene consisteva 
» ne' sobborghi. Anastasio imperatore avea preso a cingerla di 
» mura, ma egli raorl prima di dar fine air opera. Giustiniano 



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L1BR0 PRIMO 85 

tissima, £ la metropoli ; quindi proseguendo per Samo- 
sata (i), Gerapoli e tutle le vicine contrade sbocca fi- 
nalmente all' Assiria , dove iacorporandosi col Tigri ne 
prende il no me. 

VI. I nostri avi denominavano Comagene quanto 
havvi di paese tra Samosata e 1' Cufrate , per noi ora 
detto Eufratesia in riguardo al fiume 5 la regione poi 
avente a limite Y Eufrate ed il Tigri cbiamasi Del suo 
tutto Mesopotamia (a) , divisa perd ia varie parti , cia- 

» la compl , e con ci6 diede sicurezza agli Armeoi e decoro a 
» Melitene ». Abbiamo inoltre da Eusebio (Hist. Eccl., lib. v) 
die i soldati di quest a legione (Mililes legionit Melitenae) sotto 
Marco impetrarono da Dio una miracolosa pioggia ai Romani e 
tuoni e fulmini ai nemici. Quindi e che alcuni eruditi leggendo 
in Diooe Cassio (lv) la inedesima legione, ch' era pur la duode- 
cima, sop ran no ma la fulminifera, congelturarono datole cosifFatto 
some sibo dall' epoca di quella portentosa viceoda. Non e poi da 
maravigliare cbe Stefano , fedele seguace degli antichi^fografi e 
soprattutto di Slrabooe , abbia scrilto Melitene urbs Cappado- 
ciae , avendo in epocbe piu remote il suo territorio fatto parte di 
questa regione. 

(1) Cilia forte per natura , metropoli altre volte delk Coma- 
gene, e patria di Luciano. Plinio narra (lib. 11) ch' era in essa 
un celebre stagno il cui fango , nomato comunemente malta , 
avea la proprieta d* accendersi coll' acqua, e di ammorzarsi colla 
terra; il percbe molto se ne valsero git abitatori a difenderne le 
mura assalile da Lucullo , venendone arso il romano fante con 
tutle le sue armi. Plutarco pcrd nclla vita di Lucullo non dice 
verbo di questo fatto. lntorno «a Samosata V. Slrabone, lib. xvi. 

(3) « L' Cufrate e il Tigri , dice Diodoro Siculo, sono i piu 
» notabili fiumi di tutta l* Asia. Hanno essi le sorgenti loro nei 
» monti dell* Armenia , e sono tra loro distanli per due mila 



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jSfl GUERRE PERSIANS 

•cbeduna di esse riceve particolare denominazione $ 
cOsi V intervallo che & uopo trascorrere prima di arri- 
vare alia citta d'Amida costituisce secondo alcuni PAr- 
raenia , Edessa (1) co' suoi dintorni 1' Osroene , preu- 
dendo il no me da Osroe suo re quaado strigneva al- 
leanza colla Persia. Or questa , tolte all' impcratore Ni- 
sibi e tnolte altre citta della Mesopotamia, in ogni con- 
giuntura di nuova guerra contro i Romani facea mar- 
ciare gli eserciti pe' recenti acquisli a molivo della 
bonta del suolo e della vicinanza ai nemici , roeotreche 
la via di la dall'Eufrate battuta id avanti era per la sua 
aridita quasi deserta, 

VII. 11 mirrane tomato in Persia e ricondottevi le 
poche truppe cam pate dalla scooBlta ebbe severa puni- 
zione dal re, venendogli principalmente interdetto quel- 
Tomato d'oro e di margarite che cingeva per lo avanti 
il suo capo; segno di graodissimo onore compartito dal 

» cinquecento stadj j ma venuti presso la Media e la Parelacene 
p entrano in Mesopotamia, la quale cosl appunto si chiaina per- 
» che essi la serrano ia mezzo. Quindi vagaodo per la Babilo- 
• nide, vanno poi a sboccare nel mar Persico; ed esse n do fiumi 
» grandi e scorrendo per molte regioni sommioistrano conside- 
» rabili comodita a chi si applica alia raercatura » ( Bibl. Stor., 
lib. n , cap. 3. Traduzione del cav. Compagnoui ). 

(1) Galliroe pur noiuata in grazia d 1 una bella fontana (««A- 
x)fpln) entro le sue mura. Ora ha cambialo di Dome appellan- 
dosi Roha , o coll* articolo degli Arabi , Orrhoa , per abbrevia- 
zione Orha. II fiuine Scirto (saltatore) scorre vicioo a lei , e re- 
cale molii danni colle sue allagagioni ; i Sirii chiamanlo Daj'sar, 
Yoce affatto corrispondente nel significato all' aotedetta. 



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LIBRO PRIHO 87 

monarca ai soli benivolenti sooi, aserivendo le persiane 
ksggi a reg&l dono e grazia la facolti di portare anello 
d'oro, cintura, o collana od altro tale ornamento (1). 
Dopo questa disgraziata guerra il re dei Saraceni , Ala- 
mandaro , sentendo Cavado nella massima costerna* 
zione e tristezza , ma disposttssimo toltavia a perseve- 
rare nelle armi , venne a lui oon querste parole: 

VII. « Mai si consiglia ,ore, chi troppo fida uella 
» fortaoa , e crede suo retaggio la Vittoria in campo $ il 
j> pensarlo contrasta alia ragione , non meno eke al 
ft corso delle umane vicende , e gnai all 9 uomo sedotto 
» a prestarvi fede , non avendovi dolor piu forte di 
» qoello proviamo nel mirar tradite le nostre speranze. 
r> Quiodi e cbe gli espertissimi dnci non affrontano 
ft mai direttatnente i pericoli della guerra 9 ed eziandio 

* quando veggonsi da ogoi lato superiori ai nemici non 
f> lasciano di studiare artifizj e strata gem mi a fine di 

* gabbarli, peroccbe delle sole arini usando non si pu6 
» essere mai eerti della yittoria. Cessa dunqae , o re , 

* d'attristarti cotanto pe' rovesci tocchi dalle trnppe di 
» Perozo , ne piu fsporti di tal guisa a nuovi riscbi* 
» Mai fn la Mesopotamia guamita di si valide fortifica- 

(i) Eraoo parimente segni di grandissima dislinzione in Per- 
sia, e dal re accordali ai benivolenti suot e benemeriti della re- 
pubblica , la veste alia foggia de' M edi (nomata da alcuni autori 
i*fQ*H%n t e ne* posteriori tempi scrica, i braccialetti d'oro e 
eotl pure V acinaee ed il freno del cavallo (V. Efodoto , lib. nt 
e tii ; Senofoote , Cirop. , lib viu, ed Anabasi, lib. 1 ; Giuseppe 
Flavio, Antieh. Giud. , lib. x e xi ; Plutarco , Vi*a di Aitaserse; 
Dione Crisost. , Oraz; 2). 



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88 GUERRE PfiRSlANE 

9 zioni, ne le sae citta e castella ricettarono ma! si 
» formidabili presidj come al presente, il perche facen- 
9 doci noi da quivi ad assalire i Romani, esporreramo 
n le cose nostre a manifestissimo danno , quando per 
9 lo contrario nella Siria, ed ia tutto il suolo prima di 
9 giugnere all' Eufrate , non trovi ana loro fortezza o 
9 guamigione. Ed a vie piu conferraarti che tal sia la 
9 verita oon tacerd di aver io raandato replicate volte 
9 a riconoscere atteotameote quelle regioni alcuni miei 
» Saraceni, i quali ripatriati dichiararonmi che la slessa 
9 Antiochia (i), citta per opulenza, grandezza e popo- 
r> laziooe fioreotissima sopra tutte le altre orientali sud- 
» dite del romano imperio , non raccbludeva ne presi- 
9 dio , ne truppa , ed il popolo era solo applicato a di- 
» lettarsi con feste , sollazzi , e con mille scenici ludi. 
» Quindi e che potendola noi sorprendere all' impen- 
n sata riusciremo con ogni verisimiglianza a conqui- 
9 starla prestamente , massime non avendovi dentro 
9 esercito nemico; riportata perd coll'aiuto de' Numi la 
v vittoria , e prima che giupgane sentore alle truppe di 
9 stanza nella Mesopotamia , retrocederenio nelle no- 
9 stre terre. Ne paventare la mancanza dell 9 acqua , o 
9 d'altro che necessario alia vita} io stesso parlird alia 

(i) Fatta costruire da Seleuco Nicatore, il quale diedele que- 
sto nomc per ooorare la meraoria del suo genitore Anlioco. Eh* 
be parimente il sopranoome di Epidafne , sendo a lei vicina 
Dafae grossa borgata con bosco e tern pi o sacri ad Apollo e 
Diana, per distinguerla dalle altre citta asiatiche aveoti la stessa 
deoominazione. Essa e atlraversata dal fiume Oronte (V. Plinio, 
▼, a i ; Giust. , xv, 4; Strab. , xvi). Ora e noraata Antackia. 



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LIBRO PRIMO 9g 

» testa delP esercito per inoltrarci laddove meglro s' ap- 
» presentera il noslro con to ». 

IX. Cavado non seppe che opporre atie costoi paro- 
le , ne potea difBdarne conosceodo assai bene quanto il 
Saraceoo valesse per accortezza 4 pratica nelParle guer- 
resca , e quanta stima sovra ogni altro riscuotesse dai 
Persiani. II quale con una guerra di cinquant' anni ri- 
dusse V imperio a tristissiraa condizione , saccheggian- 
done tutte le terre dai conftni dell' Egitto sin entro la 
Mesopotamfa , daodovi alle Bam me tutti gli ediGzj 9 e 
tornandone a quando a quando con ben dieci mila pri- 
gionieri, molti dei quali arbitrariamente condannava a 
niorte , ed al resto ofTriva gravissimo riscatto. Ed in 
queste sue insidie neppure una sol fiata lasciossi co- 
gliere dai uemico , non avendovi esempio che intra- 
prendesse geste contro di lui senza far precedere dill— 
genti esplorazioni; di piu era si destro e pronto nell'e- 
seguire che uom non videlo mai di ritorno colle mani 
vuote. Egli e bensi vero che talora^e duci e truppe ro- 
mane , al tardo annunzio di qualche suo predamento , 
cimentaronsi a rintracciarlo colla mira di piombargli 
comunque addosso per via , ma il barbaro , saputolo , 
•venne loro incotrtro , e sopraffattili non preparati e 
senz'ordine li pose in fuga, uccidendone trattanto ed a 
suo bell'agio molti. Riusci ezjftndio in altro cimento ad 
imprigionare duci e truppa : erano i primi Demostrato 
fratello di RuBno, e Giovanni figlio di Luca, e vollervi 
tutte le grandissime ricchezze loro a redimerli da 
qnella schiavitu. In breve, fu questi il nemico che desse 
maggior travaglio ai Romani , imperciocche fregiato di 



- c 



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9 o GUERRE PERSIANE 

regale autorit& sopra tutti i Saraceni dimoranti in Per- 
sia , liberamente penetrava da Ogni baada a maaoinet- 
tere le nostre terre 9 non essendovi tra comaudanti im- 
perial! , detli coq voce naziooale duci , ne tra quelli 
saraceni- confederal! all' impero , e filarchi nomati (i), 
chi valesse ad arrestarne il furore. £ sebbene a tal 
uopo Giustiniano avesse dichiarato Areta, Ogliuol di 
Gabala, governatore di molte saraceniche tribu, accor- 
dandogli iosieme quanta a re si conviene di onorifi- 
cenza e potere , non cessd Alamandaro tuttavia di ri- 
portar vittoria in ogni scontro , vuoi perche Areta tra- 
disse le imperiali cose 9 o perche soltaoto fossegli 
contraria la for tuna, non essendosi aocora disvelata la 
verita. Egli e certo perd cbe il barbaro ebbe lunghissi- 
ma vita, ed in gran parte di lei fece man bassa di tutto 
V orienle (2). 

(t ) Era anche dato questo nome, secondo Suida , at priocipi 
della Mesopotamia. • 

(2) Menandro parimente fa di lui onorcvolc menzione. 



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L1BR0 PRIMO 9. 

• CAPO XVIII. 

• 

Esercito del re persiano capitanato da Azarete. — Belisario 
marcia alia testa delle sue truppe,e va temporeggiando. — 
/ Persiani abbandonano il suolo romano la vigilia di Pa- 
squa y solennitd p res so i cristiani maggiore d'ogni altra. — 
/ Roman i impazienli domandano la battaglia. — Aringa 
di Belisario. — Altra di Azarete. — Schieramento delt e- 
sercito persiano. — Disfatta dei Romani. — Onorevole ri- 
tiratadi Belisario. — Furore di Cavado contro Azarete* — • 
Rassegna delle ami persiane. 

I. Cavado allegriitosi ai consigli del Saraceno levd 
un esercito di quindici raila guerrieri , e datane la ca- 
pitananza ad Azarete persiano, dace espertissirao uelle 
cose belliche , voile che Alamandaro servisse loro di 
jcorta net viaggip. Eglino adunque valicato V Eufrate 
presso dell' Assiria 9 e traversata una regione affatto 
deserta, comparvero improvvisi nella Coraagene, primo 
esempio che le truppe del re entrassero per di qua 
uelle nostre terre. 

II. A tale comparsa repentioa e di estremo spa- 
veoto Belisario , indeciso dapprincipio , risolve farsi 
incontro al neroico , e presidiati i forti , per tema nou 
Cavado ponesse piede con altro esercito nella Mesopo- 
tamia senza difesa , pari! alia testa di venti mila uo mi- 
ni , computando tra loro per lo meno due mila Isau- 
ri (1). Duci della cavalleria erauo que' dessi che pugna- 

(1) Era il costoro paest adiaeentt alia Pisidia , t notisstiiw 



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9 i GUERRE PERSIANE 

rono sotto Dara contro il mirrane , del fant! Pietro , 
guardia di Giustiniano , e dcgli Isauri Longino e Stefa- 
nacio } accorsevi inoltre Areta co'Saraceoi suoi: giunti 
a Calcide , citta (i), e risaputo starsi il neraico ad un 
intervallo noo maggiore di novanta stadj, piantarooo il 
campo. Se nou che Azarete ed Alaraandaro , atteudali 
vicin di Gabbula , alia nuova della costoro vcnuta re- 
trocedeltero, timorosi del pericolo , in cambio d' inol- 
trare , appoggiando all' Eufrate la sinistra loro. L' eser- 
cito romano perd seguivaoe le tracce , ed ogoi notte 
ristoravasi laddove in quella antecedente erano state le 
neraiche tende , cost disponendo il condoltiero a bello 
studio per tion essere costretto a<fc»accettar baltaglia 
col sollecitare P andata de' suoi , ben contento che i 
Persiani rilirassersi senza prendervi <egli parte alcuna. 
Tutti , capi e soldati , il contradiavano di nascosto, ma 
nessuno ardiva mostrare aperto risentimento. 

III. 1 Persiani dppo molti giorni di cammino fecero 
alto sopra le rive dell 1 Eufrate , rimpetto alia citta di 
Callinico (2) , per quiudi abbaadonare il fiume , ritiran- 

per le violenze e rapine com m esse da' suoi abitatori Contro i popolt 
vicini. Servilio guerreggiolli , sconfisseli, e riportonne il sopra o- 
nome d' Isaurico. 

(1) Kinaefrin in Siriaco , ed ora pochissimo conosciuta non 
rimanendovi che le sue vestigia , dette il vccchio Aleppo. 

(a) Niceforio era il nome postogli da Alessandro , suo primo 
fondatore. Seleuco Callinico pose i a ( iv nella successione dei re 
di Siria ) fortificato avendo lo stesso luogo, od altro adiacente, 
il chiamo Callinico (Cron. A less.). Ammiano Marcellino inoltre 
descrivendo il viaggto di Giuliano da Carra a Davana com men- 



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LIBRO PRIMO g3 

dosi dalle terre imperial i, e procedere in paese deserto 
e spoglio di abitatori ; ma Belisario 9 pernottato nella 
citta di Sura (1), aggiunsfli nel puato medesimo ia die 
s' apprestavano frettolosamente alia partenza. Ricorreva 
id quel di la vigilia di Pasqua , prima di tutte le solen- 
nita cristianc, ed a cui era uopo far precedere un 1 asti- 
nenza totale di cibo comuoque e bevanda non solo 
nelP iotiero corso della giornata , ma anche ia molta 
parte della notte. 

IV. 11 duce romano vedendo le sue truppe impazien- 
tissime di corabattere le adunft , col parere dello stesso 
Ermogene di fresco arm a to vi , per distorle dal propo- 
sito loro 9 e disse : 

Y. « Da qual furore , o valorosi Romaai , da quali 
» sofferenze indotti volele ora correre intempestiva- 
» mente si pericoloso ariugo? Percbe voi soli negherete 
f> essere la prima di tutte le vittorie il non riportare 
» nocumento alcuno dai nemici? come a noi di presente 
r> vien concesso dalla fortuna e dal timore destatosi in 
» essi pel nostro arrivo. Non sara quindi meglio rima- 
39 ner soddisfatti di questo bene , e punto non curar chi 
fi fngge? Que' Persiani che ebbri di speranza movevanci 
^ contro rimasero gia delusi, e li vedete dare le spalle; 
» ne se li costringessimo a far mostra nuovamente dei 



dane la fortezza e la siiuazione con queste parole: Postridie ad 
Call in ic urn (ventum est) ) munimentum rob us turn commercandi 
opimitate gratissimnm ( lif>. xxm , cap. 6 ). 

(1) In questa cilia , che snssiste ancora e porta lo stesso Do- 
me , avevano i Giudei una scuola emula di qiiella di Nehardea. 



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94 GUERRE PERSIANS 

y> loro volti otterremmo di piu ancorche vincitori nella 
n lotta, riducendosi il trionfo nostro a discacciare trup- 
» pe di per se postesi io pJena ritirata. Se perd nostra 
n c la sconfitta , chi ne torri via la taccia di avqre 
yi trascurato i proprj vantaggi e ceduto la vittoria al 
f> nemico? Aggiugnete inoltre che le imperiali teire an- 
39 dranno in balia del vincitore : ne Dio presta gia il 
n suo braccio potente a favor di coloro che male ac- 
y> corti e caparbi gittaronsi ne'pericoli, ma bensi a cui 
39 fu necessita Pincontrarli. Di piu , riducendo i barbari 
» alia disperazione li slimoleresle a divenir coraggiosi, 
n ed affrontandoci e' rinverrebbero noi tutti spdssati 
y» dalle marce , dalP astinenza , ed in aspettativa an- 
» cora di qoalcbe parte delle nostre genti ». 

VI. L'esercito alle ammonizioni del comandanle can* 
gi6 le segrete querele in altissime grida contro di lui , 
accusandolo di pusillanimita e di fellonia nel rintuzzare 
il valore e la fermezza de' suoi guerrieri } ne la sola 
truppa ma ben ancbe taluni degli stesst duci, per vana 
ostentazioue di coraggio , scagliavangli si crudeli rim- 
brotti. 

VII. Belisario pertanto sbigottito dalla costoro alte- 
rigia e sconsigliatezza motd linguaggio , e dissimulando 
animarli al combattimeuto soggiungeva che sebbene 
avesse ognora Gdato sul coraggio loro , trovandoli ades- 
so meglio disposti che mat sentiva nascere in se vie piu 
grande ardore di venire a giornata. Schierd quindi 
V esercito ponendo la fanteria al corno sinistro , dalla 
banda del fiume , Areta co' Saraceni al destro , ove il 



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LIBRO PR1MO 9 5 

terreno declinava alquanto , ed egli colta cayalleria si 
port 6 ad occupare it centre 

VIII. Azarete 9 veduta P ordinanza romana con for to 
li suoi dicendo: « Nessuno pud dubitare che voi, sendo 
» Persiani, anteponiate V onore alia vita} agg!ugner6 
» eziandio , volendo il contrario lo tentereste indarno. 
v Chi ha cuore di fuggire il pericolo per menar vila 
» infame, e capace non meno , propendendovi la vo« 
» lonta, di preferire cosa piu gradita ad altra piu one- 
» sta. Ma V uomo ridotto all 1 inevitabile estremita di 
» morire o nel fervor della pugna con gloria , o dopo 
» la scon6lta con ignominia 9 sarebbe al certo dissea- 
* nato se a questo anzi cbe a quello piegasse. Stando 
» cosi la bisogna mi lusingo vedere nell'imminente con- 
st flitto voi tutti meno solleciti del romano valore, che 
» del regale giudizio cui dara poscia argomento la vo- 
» stra condotta ». Dopo la breve condone il dnce mise 
in campo le truppe ordinando alia sua destra i Per- 
siani , ed i Saraceni alia sinistra. 

IX. In un medesimo pun to i due esercili vennero 
alle mani , e si guerreggid ostinatamente da ambe le 
parti , ne mancarono pur ora valorosi atleti che , inol- 
trando nel vano di mezzo alle truppe , mostrassero di 
se opere stupende. Le frecce riuscirono assai micidiali 
ai barbari, meno ai Roman J, avvegnache quelli non la 
cedauo a chicchessia nel tirar d' arco , ed in tale con- 
flit to avventassero copia maggiore di saettame \ eranne 
per6 i colpi in guisa deboli cbe al percuotere gli elmi 9 
le corazze o gli scudi avevano gia perduto ogni vigore. 
Meno frequenti per lo contrario succedevansi gli strali 



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96 GUERRE PERSIANE 

de' Roman! , ma lanciali con gagliardia maggiore speiso 
recavano, percuolendo , mortal! ferite. Trascorsi net 
corabattere due terzi del gioroo ed iacerta ancora es- 
sendo la vittoria, i piu coraggiosi de' Persian i gittaroDsi 
a furia sul como destro nemico , dove i Saracenr agli 
ordini di Areta subito piegarono con vergogoa grandis- 
sima e con qualche sospetto di tradimeuto } ne piu vi 
voile per mettere in iscompiglio tutto 1'esercito. Le 
reali truppe allora animate dal prospero eveoto as- 
salgono la cavalleria di Belisario, la quale rifinita dalla 
stanchezza delle marce , dalle fatiche della battaglia e 
dalP astinenza dove rinunziare ad ogni piu iunga difesa; 
e mentre gli uni riparavano sulle vicine isole del fiume, 
gli altri con istraordinarrssime azioni coronavansi di 
nuovi allori sul carapo, Ascanio tra questi di sua mano 
uccise il fiore della gioventu persiana , ne cess6 dalla 
strage che fat to a brani dal costoro ferro , imprimendo 
alta stima del valor suo neiP animo stesso de' nemici. 
Mori egli con ottocento de' piu illustri guerrieri , e pur 
morirono gP Isauri co' duci loro , tutto cbe non cimen- 
tassersi nella pugna ; gente era questa , Licaoriii il piu , 
tolta dalle faccende rusticane per ingrossare V esercito , 
e la nessuna esperienza sua rendevala incapace di ogni 
bellico movimento} e pur dessa e quella cbe poco stante 
agognava si forte la battaglia , ed accusava il condot- 
tiero di codardia. 

X. II duce romano sinche vide Ascanio nel cimento 
prosegui pur egli a combattere , ma quello morto , e 
morta con lui una parte delle sue truppe e Paltra volta 
in fuga, desistette e andd a soccorrere un corpo di 



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LIBRO PRIMO 97 

£anteria, che retto da Pifctro opponeva aacora ostinala 
difesa^ giuntovi smont6 a ptede « dette comando alia 
sua scoria di fare altrettanto. 1 Persiani allora piu noti 
MUirandosi de'fcggttivi abbandonaronli per opprimere con 
iutte le truppe loro Belisario , il quale subito volli gli 
omeri al fiurae , uriico mezzo in poter suo che guaren- 
tivalo dalP essere eircondato. Qui pare si gtterreggi6 
pertinacissimamente , ma con assai dispari arroi, doven- 
do nn pugno di fanti reggere all' impeto di tutti i cava- 
lieri persiani , ed im pert an to non valsero questi a rom- 
perne la ordinanza o a metterli in faga , perocche ave- 
•vano gl'imperiali rinserrato al tatto lor file, e teneudo 
congianti gli scadi recavaa danno maggiore di quello 
ne riportassero. II nemico di galoppo mossevi piu fiate 
-contro per isbaragliarli , ma serapre indarno , impen- 
nandosi i cavalli inferociti dallo strepito delle armi , e 
rendendo coll' ostinazion loro i cavalieri impotenti di 
combattere. Terminato il giorno in questo agone venne 
la notte a separare i due eserciti, de' quali il persiano 
raggiunse lc proprie tende , e Belisario col mezzo d 9 un 
vascello, trovato a sorte presso la riva del fiume, passA 
nell' isola , dov' erano campate le altre romane truppe 
dopo la sconfitta. Entro il di venturo poi esse arriva- 
rono nella citta di Callinico sopra navilio mercantile 
inviato cola espressamente. Azarete fatto spogliare i 
morti, tra 1 quali osservd il numero de'suoi non inferlorc 
a quello dV Romani, ricondusse in Persia V esercito, ed 
arrivatovi , quantunque si presentasse alia reggia vitto- 
rioso , fu colpito dallo sdegho v di Gavado , evoa rife- 
rime il motivo. 

Paocono , lorn. L , 7 



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$8 GUERRE PERSIANE 

XI. Al eominciar d'una gnerra k usanza tra* Persiani 
cbe tutto 1'esercito col suo condottiero sfili innaozi al 
re seduto in troao , ed ogni iodividuo gitti , passando , 
una freccia in grandi cotani all 9 uopo quivi disposti , i 
quali Catta la rassegna suggellant i coll' impronta "reale 
per venire nuovamente discbiusi al tornar delle truppe , 
doveudo allora ogni soldato coll' antedetto metodo ri- 
prenderne una; dopo di efae gli ufliciali cui spetla con- 
tauo le rimanenti per ridiroe il nniaero al monarca , 
acciA e' conosca la quantita degli uomini perduti in 
guerra : sin qui la cousuetndine persiana. Quando Ata- 
rete adunqne, ricoudotto Pcsercito in palria, comparve 
innaozi al re , questi domanddgli qual nemica citlA 
avesse cooquistato , fnemore tuttavia essendo cbe il da- 
ce partendosi con Alamandaro gli prometteva di espu- 
gnare Antiochia : V altro rispose cbe avea non debel- 
lato cilladi, ma bensi vinta una batlaglia. Cavado allora 
ordiod cbe si rivedessero gli strait , ed ogni guerriero 
cbifldssi a ricogliere il suo ; rimasane peri grande 
cppia eotro i cofaoj, ed appalesalosi cosi il caro preazo 
della viltoria , lo privd del grado , ne piu oporollo di 
sua confidenza. 



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L1BR0 PR1MO 99 

CAPO XIX. 

Lega di Giustiniano con gli Etiopi e gli Omeriti conlro la 
Persia. — Descrizione del mar Rosso, — Terra de' pal* 
meti donata a Giustiniano da Abocaralo. — Saraceni so* 
prannomati Madden i • altri di essi antropofaghi. — Etiopi 
detti Auzomiti. — Due pcrli. — Navigli di particolare CO" 
struzione sul mare etiopico y e nelle Indie. — Blemj e 
Nobati. — Tempio in ah a to da Diocleziano presso di Ele- 
Jan Una , File nomandone il hiogo. — Empj sagrifizii di 
que 9 barbari. — Giustiniano lo atterra. 

I. Giustiniano dopo la passata sconfitta risolve le- 
garsi con gli Etiopi e gli Omeriti (t) contro de'Persiaui. 
Qui cade in acconcio che io descriva il suolo abitato 
da questi popoli , e nam i vantaggi sperati dall' impe- 
ratore in virtu di tale confederazione. 

II. La Palestina da oriente ha per limite il mar Ros- 
so (a). Questo dalle Indie estendesi alle frontiere del ro- 
mano imperio , ed in una delle sue rive sorge Aila (3) 

(i) Nome forse derivato da quello d' Hlmiar , proprio del so- 
prano e significante il re rosso. La costoro^ cltti reale dicevast 
Mariaba , o , come si legge Dell 1 arabo , Mareb , voce cbe io 
essa lingua dinotnvaoe la premiocnza. Gli Arabi ne faono it 
soggiorno di Belkis regina di Saba , la quale recossi a visilare 
Salomooe. Ora non ne esistono cbe le vestigia. Macrobj erano 
pur detti anticamente. 

(a) Nomato Pontico dagli anticbi, e dai modem i geografi seno 
Persico. 

(3) Da Siraboae detta castello, e posta su d'un Iuogo appar- 



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j op GUERRE PERSIANE 

citta , laddove appunio il mare terminando forma un 
piccolissimo stretto, e chi lo naviga mira alia sua destra 
da mezzogiorno le moatagne egizie , ed alia manca da 
settentrione un vasto deserto } n£ perde , viaggiandovi, 
la terra di vista, sino a che non approdi all' isola Iota* 
ba (1) , lontana mille stadj e non meno da Aila. L'isola 
£ popolata di alcuni ebrei , liberissimi ognora prima 
delP imperator Giustiniano. Inoltrando viemmaggior- 
meute , V occhio non scuopre piu terra alia destra, av- 
vegnach& da sinistra si cali ogni notte a dormire sulla 
ripa ; rendendovi i banchi di sabbia la navigazione fra 
le tenebre mollo pericolosa. Hannovi eziandio varj 
porti, opera della natnra non dell 1 uomo, e V entrarvi e 
agevol cosa in ogni tempo. 

HI. Valicati i confini della Palestina metti il piede 
in quel de' Saraceni , dimoranti ab antico sopra terra 
ferace di palmeti, non allignandovi altro albero comun- 
que 9 e donata da Abocaralo , signor di lei , a Ginsti- 
nmno , riportandone in guiderdone la filarcbia de' pale* 
stini Saraceni , dov' egli governa , temuto , i barbari 
sudditi , e col valore e con la molta esperienza sua 
guard6 e mantiene tuttavia libero il paese dalle nemi- 
cbe scorrerie} in oggi nondimeno all'imperatore il solo 
titolo resta d'un tal dominio, non traendone profitto al- 



ia to del seno Arabico , lunge mille dogento sessanta stadj dal 
porto de* Gazei (lib. xvi). 

(i) Di quest' isola, a breve intervallo dall'Arabia , fa meozione 
lo storico Malco nelle sue Cose bizaotine. V. Storici mm. , 
torn. in. 



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LIBRO PRIMO iot 

ccrao. II mezzo della regione, che a percorrerlo vor- 
rebbonvi dieci giornate di cam mi do , e al tutto spopo- 
lato in causa della grandissima aridita. sua , il percbe 
nulla offre di memorabile , s* eccettui il vaoo presenle 
fattone da Abocaralo al romano imperatore 5 e qui 
termina quanto divisava narrare in proposito. 

IV. Subito dopo il palmeto appresentansi i Saraceni 
cbiamati Maddeni (1) , sudditi degli Omeriti, i quali 
banuo stanza nella regione presso del mare. Oltrepas- 
sati costoro , piu altre genti e fama riscontrarsi prima 
di giugnere ai Saraceni delti antropofagi; seguono poscia 
gl' Indiaui , ma su de' mentovati popoli , argomento di 
molte favolose narrazioni , lasciamo ad ognuno il par- 
lame come la pensa. 

V. Gli Etiopi , nomati ancora Auzomiti dalla princi- 
pale citta loro (a) , soggiornano rimpetto agli Omeriti , 
tielF opposta ripa : la distanza tra essi agguaglia cin- 
que giorni ed altrettante notti di navigazione con pro- 
pizio vento, aecordando il non avcrvi scogli di veleggiar 
liberamente colle tenebre 5 a questo mare taluni danno 
il Dome di Rosso. Tutto il resto poi , di qua partendoci 
e andando insino alia ripa o alia citta, d' Aila , viene 

(1) 11 significato di questo arabico nome e quello di uomini 
altaccati alle mioiere. 

(a) Azomiti secondo Stefano bizantino. Vopisco in Aureliano 
dice che i cittadiai di lei furono condotti prigionieri nel trionfo 
di quell' imperatore, e Paolo Diacono {Bfiscellae, lib. xvi) scrisse 
che Giuslioiano , correndo 1* anoo decimosesto del suo imperio , 
debeil6 il monarca loro. Di Azomiti fa menzione parimente 
Arriano nel periplo del mare Eritreo. 



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io* GUERRE PERSIANE 

appellato golfo Arabico , per essersi ia altr! tetrtf)i colla 
voce Arabia iodicato quanto havvi paese da trascorrere 
prima di arrivare nel territorio della citta di Gaza (i), 
soggetta in allora all' arabo monarca. 

(i) Gaza e citta della Giudea nel fine , 

Su quella via che in ver Pelnsio mena : 
' Posta in riva del mare > ed ha vicine 
Immense solitudini di arena. 

( Tasso , cant xvu ). 
Due furono le citta di queslo nome cd a breve distanza tra 
Yoro. L' antica , fabbricata dai Maccabei , ebbe rlnomanza per le 
imprese di Sansone , cbe trasportonne sopra gli oineri le porte 
alia sommila del vicino monte , e scosse quindi le colonne del 
tenipio, attcrrollo, morendovi egli stesso con un grandissimo nu- 
mero di Filistei. L'altra fu celcbre per essersi valorosamente di- 
fesa contro i Macedooi capilanati da Alessandro , il quale itive- 
steudone le mura venne ferito Delia spalla da un colpo di cata- 
pulta. I suoi cittadini poi ben an che quando videro entro )e mura 
il nemico non cessarono dal guerreggiare, ma coucenlratisi mori- 
rono tulti combaltendo. II Mucedone coodusse iu ischiavilu i figli 
e le mogli lpro e ripopolo la citta colle genti intorno , valendo* 
scne come d' un presidio per la guerra. « E lonlana Gaza dal 
» mare circa venti stadj , ma la via vi sale arenosa e profonda, 
» ed it mare e tutto limaccioso nelle adiacenze. Era cilia grande 
» sulle cime d' un colle alto, e fortissime mura la circondavano. 
» E 1' ultima che si abiti uell' ingresso della solitudine per cbt 
» viene dalla Feuicia neir Egitto » ( An*. , Spediz. di A less. , 
torn, i, lib. it ). 

Ecco in fiue V elogio fatto da Polibio a questa popolazione : 
«i A me sembra giusto insicme e convenevole di rendere ai Gazei 
» la mcritata lestimonianza. Impcrocche quantunque nelle gesta 
» belliche non sieno piii valorosi degli altri abitanti della Gele- 
w siria , molto pcrtanto li avanzano nel coltivare le societa e nel 



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LIBRO PRIMO to3 

VL II porto dcgli Omeriti donde si fa vela per l'E- 
tiopia e no ma to Bulica , e qucllo che mette sol conti- 
nent edi essa regiooe diconlo porto degli Aduliti , gia- 
cendo non pii cbe venti stadj loutano da Adali (1), 
citti distante dodici gi ornate da Auzomide. 

VII. Id questo mare e nelP indiano vedrai naviglt 
di una costruzione aflatto particolare , non spalmali 
di pece o d' altra cosiffatta materia , no tampoco fer- 
mate da cbiodi le assi loro, ma unicamente da lacci. E 
non pertanlo ridicolo il supporre dematane la pratica 
dalP incontrarvisi pietre calamitate e quindi attraenti il 
ferro} i vascelli imperial forniti abbondantemente di 
questo metallo, ed in corso al par degli altri per quelle 
acque smeotiscono del tutto il preteso fenomeno } di- 
remrao piattosto con verita tnaggiorc che gl'Indiani e 
gli Etiopi mancano di ferro , ed il portarvene e dalle 
leggi proibilo solto pena capitate. Cid basli del mar 
Rosso e dellc vicine spiagge. 

VIII. Partendoci dalla citta degli Auzomiti perverre- 
mo con trenta giorni di pedcstre cammino alle egiziane 

» scrbare la fede , ed al tutto irresislibile e la loro audacia. * 
(lib. xvu, § 40). 

Gaza esiste tuttavia , ma decaduta moltlssimo dal suo pri- 
miero splendore. 

(1) Nomata dal Cosmografo ( lib. iv , cap. 6 ) Adule , e da 
Plinio ( lib. vi ) Aduliton % e Adulit arum oppidwn. Essa dava il 
pome al seoo del marc su cui giaceva , ed era uq, cekbre em- 
porio di quelle region i, nel quale trasportavasi il migliorc avorio, 
detto pcrcio adulico. , 



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to* GUERRE PERSIANE 

froutiere del romano imperio, dove sorge Elefafttina(i). 
IX. In questo iatervallo menan lor vita parecchie oa- 
ziooi , ed anche i Blemj ed i Nobati 7 frequentissimi 
popoli } i Blemj sonvi al centro , ed i Nobati alia 
riva del Nilo (2) ; ne gia un tempo i confini del Pi m peri o 
erano gli stessi che oggi, ma si proseguiva a camminare 
seite altre giornate per arrivarvi. L' imperatore Diode- 
ziano visitando que 9 luoghi , considerate lo scarso loro 
profitto ra causa delle pochissime terre coHivabili 9 
estendendosi la scogliera all* intorno del Nilo per lungo 
tratto ael suolo, ed il molto danaro clie richiedeva il 
mantenimento dei presidj , e di soprappiu che i Blemj 
stanziati nei dintorni della citta d'Oasis (3) predavano 



(1) Tolemeo e Strabone non parlaoo che <Tun' isola di que- 
sto too me. Leggiamo parimente in Plinio (lib. v , cap. 9): Elc- 
pkanlis insula intra novissimum catarracten quatuor mi Ilia 
passuum , et supra Sjrenen sexdecim millia habitatur , naviga- 
tions jEgjrpfiacae finis. Mela pero (lib. 1 , cap. 9) fa menzione 
anche della citta esistente uell' isola coll' egual oome : Nilus, dice, 
usque ad Elephantidtm urbem Mgypliam atrox ad hue /ervens* 
que decurrit. Leggiamo id Tacito che Elefanlina e Sieae costi- 
tuivano , vivendo Trberio , i limiti del romano imperio, traSpor- 
tati di poi al mar Rosso. (Annali). 

(a) Uno dei maggiori fiumi del mbndo. Vedi le lettere di 
Gio. Bait. Ramusio , e di Girolamo Fracastoro, per tacere di 
quanto ne scrissero con diligenza somma i viaggiatori modern i. 

(3) Chiamata da Strabone Auasis. II qual oome orientale 
sembra derivatole dalF aspetto che prende veduta da lunge , e 
tradurrebbesi in italiano pelle di pantera; formando i snoi fab- 
bricali sopr'arida e sterile terra una punleggiata superficie non 
<Jissiinile nell' oflfetto al raantello della prefata belva. In essa fu 



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LIBRO PR1MO u>5 

fjiiarnto mai paravasi loro innanzi, 1' imperatore, diceva, 
iodotto da, si forti motivi persuase ai N.obatt di ab- 
bandonare la terra natale promettendone loro di rai- 
gliore presso del Nilo-, *i sperava liberare cos\ dai gua- 
ati la campagna vicina ad Oasis e indurre <jue' bar- 
ban a prendere 4e difese della regione , come di cosa 
propria, contro le scorrerie de'Blemj. I Nobali di buoa 
grado accettarono V offerta, e vennero a popolare le 
rive del Nilo a breve spazio dalla citta di Elefantina. 
Diocleziano accordd pure ad entrambi un annuo sus- 
sidio in danaro accio guardassersi dalP apportar danni 
ai Romany ma eglino, avvegnach& ricevano ancora tale 
regalia , non astengonsi punto dal predare la regione , 
essendo in realta connaturale a tutta la barbarica gente 
il rifiutarsi ad ogni mauiera d'obbedienza se non cbe dal 
timore costretti d' una guarnigioae pronta sempre a 
gastigarne le ribalderie. 

X. Diocleziano edifici pari men te «in castello in altra 
deHe isole del Nilo vicino ad Elefantina, inalzandovi un 
teuipio ed altari comuni ai Romani ed ai barbari, e ne 
commise i sacri riti a sacerdoti d' ambe le genti , nella 
speraaza cbe la partecipazione deHe cose divine do- 
vesse insieme legarli con inviolabile e santa amicizia , 
ed in memoria di ci6 pose al luogo il no me di File (i). 

rilegato Giovenale (secondo il suo Scoltaste) per avere dato del 
calvo Nerone all' imperatore Domiziano , ed ebbe i nalali il fa- 
moso grammatico Apione contro cui Flavio scrisse due libri. In* 
torno a questa citta V. parimente Erodoto , La Talia , o sia 
lib. in , e le note del suo trad utt ore Mustoxidi. 

(i) La comunanza de' tempj fu cooosciuta sino dalle eta piu 



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io6 GUERRE PER3IANE 

Quest! doe popoli adorano le pagan? divinita, e special- 
mente Ifcide , Osiride e Priapo > alle quali i Blemj ag- 
giungono sagrifizj di umaoe vittime al Sole. 

XI. I barbari quindi siuo a' di nostri furono posses- 
sori del tempio di File 1 ma Giustimano cred& oppor- 
tuno demolirlo, e Narsete persarmeno, dicbiaratosi come 
scrivcmmo (i) fa u tore delle parti romane, fece eseguire 
raentre reggeva quelle contrade V ordioe antedetto, im- 



rcmote on mezzo efficacisslmo per concillare gli anion de' popoli, 
e indurli a vivere in buona concord ia tra loro ; quindi e che 
quegli lonj, i quali dall'Europa migrarono sui lidi del la Caria, e 
que'Doriesi che misero la sede loro nc'luoghi diotorno, (oodaronsi 
tempj comuni, errgendo i priini in Efeso quello di Diana, e git altri 
in Triopia quello d' Apollo. « E la congregandosi colle mogli e 
» co* figli ue' giorni destinati li solennizzavano con sagrifizj , con 
« mercati , con certain i equestri, ginnici e musici, e con pubblici 
» dooativi agli Dei. E mentre sedeano a spettacolo, tnentre mer- 
it catantavano, mentro-davaosi hit re significazioni d'amore, iotanto 
» se ci aveano offese falte ad uua cilia, giudici fissi per la diela o 
» decidevano la guerra co' barbari , o trattavano la riunione dei 
w Grcci Ira loro. Servio Tullio anch'egli onde conciliare e con- 
» giungere 1c genti latioe, siccbe scindendosi o guerreggiandosi tra 
» loro non fossero al fine spoglfate della liberta dai barbari intor- 
» no ....... . consigliavali clie fondassero a spese comuni id 

» Roma un tempio di asilo inviolabile, ove le citta liunite sagrifi- 
» cassero ogni anno per se stcsse e per tutti, facendovi concorso 
i> nei tempj cbe destinerebbero » (Dionigi d* Alic. , lib. iv; V. 
mi oil re Polibio , lib. ir , § 39; e Pausania , lib. vn). Diocleziano 
ascese il irono correndo Tanno q84 dell' era volgare, do mo l'E- 
gitto lielT anno quarto del suo imperio , c morl nell 1 anno 5o4 
dell' era suddetla. 

(1) Cap. i5, § 9 di questo libro. 



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LIBRO PRIMO 107 

pvigionandone i sacerdotr e mandando gP idoli a Bi- 
zanzio. Ma torniamo a quello onde si a mo digress!. 

CAPO XX. 

Ellisteo y re <T Eliopia , muove guerra a gli Omeriti > ed iicci- 
sone il re* da il trono al cristiano Esimifea. — RibeUione 
dei popoli conlro il nuovo monarca, stto imprigionamento , 
e see} la di Abramo , schiavo d y un cittadino adulita , a 
succedcrgli nel regno. — Ellisteo indarno prende a guer* 
reggiarfo. — Ambasceria di Giustiniano presso gli Ethpi 
e gli Omeriti. — Sua trista riuscita. 

I. Non compiutasi ancora la guerra di Persia , Elli- 
steo , re degli Etiopi , cristiano , e di sua religione ze- 
lautissimo , inteso avendo che gli Omeriti , popolo di 
conlro all' Etiopia, dalPaltra ripa del mare, e pressoche 
tullo giudeo o pagaoo , avvolto dir vogliamo negli er- 
rori e nelle superstizioni de' Greci y non riGuavano mai 
di scorrazzare tra' vicini cristiani, allesti un' armata na- 
vale, ed approdatovi con molte truppe diede loro bat- 
taglia , vinseli, ed uccisone il re, surrogogli Esimifeo, 
omerita di schiatta e seguace de' suoi riti , imponen- 
dogli non so che annuo tributo a pro degli Eliopi. Se 
non che i Guiati ed altre masnade avvezze ai ladio- 
necci nel tornare indietro abbandonaronlo, prefereado 
rimanersi co' vinti possessori di ferlilissime terre. 

II. Trascorso pero breve tempo que' popoli levatisi 
contro di Esimifeo e rinchiusolo in istrctto carcere po- 
sero in trono altro individuo nomato Abramo , profes- 
sante pnr egli i dommi crisliani e schiavo di tal Ro- 



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ro8 GUERRE PERSIANE 

mano stabilitosi in Aduli , citfa di Etiopia , per eserci- 
tarvi la mercatura. 

III. Ellisteo adunque alia notizia dell'avvenuto, mise 
in punto tre mila guerrieri , ed inviolli solto gli ordini 
d' un suo af6ne a gastigarc V oltraggio fatto ad Esi- 
mifeo. Ma par essi, allettati dalla uberta dell' omeritico 
suolo, piu uon curaroQsi di ripatriare, e venuli ad un 
segreto parlamento con Abramo uccisero uella pugua 
il duce loro, e quiodi passarouo alle Iruppe nemiche. 
11 re degli Etiopi allora disdegnando tanta perfidia vi 
mand5 un nuovo esercito, il quale toccato avendo una 
sconfitta fu nella dura necessita di subito ritirarsi. Bast& 
alP etiope roonarca il danno sofTerto per non guerreg- 
giare piu oltre gli Omeriti, e morendosi poco di poi 
forni mezzo ad Abramo di rassodarsi tranquillamente 
nel regno col pagare annuo tributo al successOre di 
lui ; ma tali bisogne accaddero in progresso di tempo. 

IV. Nel mentre cbe Ellisteo governava gli Etiopi ed 
Esiraifeo gli Omeriti Giustiniano spedi loro un amba- 
sciadorc nomato Giuliano, per averne soccorso, in virtu 
dei mntui legami di religione, contro i Persiani. Con- 
sigliava inoltre i primi di comperare la seta indiana 
e venderla poscia ai Roman! , il quale commercio as- 
sai varrebbe loro , quando per lo contrario la gente 
sua riporterebbene V unico vantaggio d'uscire della ne- 
cessita d'inviar danaro ai proprj nemici. Esortava final- 
mente gli Omeriti a riporre il fuggitivo Carso nella fi- 
larchia de'Maddeni, ed a scorrere armatamano la Per- 
sia con esercito di lor nazionali e di Romani. La pro* 
sapia di Carso era stata in addietro al possesso di quel- 



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L1BR0 PR1MO ro9 

)a magislratura , ma egli, valentissimo nella guerra, uc- 
ciso avendo alcuqo del sangue di Esimifeo pote a stento 
cam par la vita nel deserto. 

V. I due monarcbi sebbene aderissero alle bra me del* 
P imperatore non attesero poscia pessuna delle pro- 
messe fattegli ; conciossiache era cosa al tutto impossi- 
bile agli Etiopi il negoziarc di seta cogli Indiani, aven- 
dovi ognora ne' porti loro raercatanti di Persia in aspet- 
tazione delle navi cariche di esso genere per acquistarlo. 
Sembrava eziandio agli Omeriti gravissimo cimento 
quello di trascorrere una immensa regione e priva di 
abitatori per condurre le truppe a combattere uo po- 
polo sopra ogni credere agguerrito. Ed Abrarao avve- 
gnache soventi promettesse a Giustiniano d' assalire la 
Persia, una sol fiata, e ben presto retrocedendo, mosse 
coIP esercito a quella volta : di tal fatta gli Etiopi e gli 
Omeriti portaronsi co' Romani. 

CAPO XXL 

Pace chiesta dai Roman i. — Chiamata di Belisario in Bizanzio, 
e sua destinazione a guerreggiare i Vandali. — Martiro- 
poli assediaCa dai Persiani. — Giustiniano corrompe un 
loro esploratore per danaro. — Testamenlo e morle di Ca- 
vado. — Cos roe successor suo. — Marti ropoli francata 
dalt assedio persiano. 

I. Ermogene dopo la vittoria de' Persiani suite ripe 
delP Eufrate andd incontanente ambasciadore a Cavado 
per domandargli pace 5 ma tutlo fu vano 9 essendo an- 
cora il re grandemente invelenito contro dei Romani. 



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no GUERRE PERSUNE 

II. Belisario in pari tempo ricevt* ordinc dl tornaro 
in Bizanzio, e giuntovi ehbe la capitananza dell'os'ercito 
raccolto a couibattere i Vandali, ri porta ndo Silt* (i) il 
comando delle truppe contro la Persia, da dove in rjuello 
stante le arrai reali , condotte dal canarange, da Aspe- 
bedo e da Mermeroe , mcttevan piede nella Mesopo- 
tamia. 

HI. Questi nelle marce loro non incontrato impe- 
dimento alcuno , presero tosto ad assediare Martiropa- 
li (2) , essendovisi rinchiusi Buze e BcsSa per difeuder^ 
la. Tale citta, situata nella regione detta Sofanene , ha 
da setteutrione alia distanza di dugento quaranta sta- 
dj Amida , e poco lontano dalle sue porte il fiiime Nin- 
fio (3), che divide i confini deJPimperio e del regno. I 
terrazzani pero avvegnache invesliti fortemente dal ne* 
mico , respinsero pieni di coraggio i primi assalti , ma 
con tutta la bravura loro ben si capiva cbe aon avreb- 
bero fatta lunga resistenza per lo mal essere di quelle 
mura impotenti a reggere contro una gagliarda scossa } 
oltre di cbe mancavano la entro e vittuaglie e maccbine 
all' uopo. Sitla pervenuto colle truppe ad Attaca (4) , 

(1) V. cap. iq, § i; cap. i5, § *. 

(o) Conosciuta iu oggi sotto il notne di Mi.-ifarekia , dislante 
da Amida non maggior intervallo di quelle che un ben cinto 
c;i in in in a tore, perusarela frase di Erodoto, possa scorrere in una 
giornata. 

(3) Altri leggono INiinfeo. Basilinfa o Barema nei gcografi 
orienlali ; Plinio il descrive sotto il notne di Tigri. 

(4) £ forse la nominata Astaca da Appiaao nella Guerra 
siriaca. 



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LIBRO PRiMO in 

terra lontana da Martiropoli cento stadj ; posevi gli ac« 
campamentt hod osando proeedere ionaozi , ed aveva 
scco Patnbasciadore Ertnogene, partitosi altra fiala da 
Bizanzio (i). Accadde pot in quel meizo coia merite- 
^ole di narrazione. 

IV. Hawvi anticbissima costnmanza tra Romani e tra 
Persi di man ten ere eol pobblico danaro esploratori nel 
paese nemico, incaricati di osservare quanto vi suceede 
per trasmetterne quindi avviso al doce loro , e la mag- 
gior parte di esii comervano fedelta ed atnore ai propri 
concittadini; altri per lo contrario, disleali, mantfestano 
cut non dovrebbero le piu arcane cose. Ora uno di 
questi recatosi da Giustiniano appales&gli tatte le trame 
dei barbari , e v' agginnse che i Massageti (a) erano di- 

(i) V. cap. i3,§3. 
. (3) Bellissima e la descrizione di questo popolo fatta da Ero* 
doto. « I Massaged, ei dice, hanno vestitnento e yivere simile a 
» quello degli Scili. Cavalier i pugnano e pedoni , che e nell'uno 

* e ntli'altro sono Yalenti. Arcicri ed astati, costomaoo di por- 
» tare blpenni. Oro e rame usaoo in ogni cosa : perocche in 
9 quanto si spelta alle aste , alia pun la delle aaette , ed alle bi- 
» penni non usano se non se rame; ma quanto alia testa si per- 
il liene , ai cingoli \ alle fasce delle ascelle, ornano d'oro. Simil- 
» meate intomo al petto dei eavalli cingono loriche di rame; 
» roa d' oro sono le redioi , i motsi , e le bardatnre. Ferro ed 

• argtnto non usano pun to; che di 016 non v'ha il mininto che 
» no) paese loro. 11 rame poi e Foro v' e fmmeoso in copia. Di 
» tali tstituti 8 > aenrono. Ciascono sposa una donna; ma di que- 
» ale usaqo in comone, evvegoache ci6 che dicono i Grcci farsi 
» dallo Seita , non sono gia git Scili che il fanno , beusi i Mas- 
a aageti. Quando il Massageta sta tocco di desiderio per um 



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ii* GUERRE PERSIANS 

spostissimi a strigner lega scco loro per dare il guasto 
alle roraane terre. L 1 imperatore , dopo varie interroga- 
tion! conosciutane la verita, indusselo per danaro di ri- 
porlare aglt assediatori di Martiropoli , come gli Unni 
snddetti , lasciatisi dal partito nemico subornare , mar- 
ciavaao di gia contr* essi. Divulgatasi pel «campo la 
nuova desto negli animi del canarange e di tutto l'eser- 
cito costernaziooe si grande che nessuno piu sapea 
qual coDsiglio abbracciare. 

V. Noa guari dopo tali vicende Cavado aftlitto da 
grave malattia sped! in traccia del persiano Mebode , 
suo confidentissimo , ed interteuutosi dapprima a ra- 
gtonare seco del figliuolo Cosroe e della regale succes- 
sion , disveI5gli alia per fine i suoi grandi tiraori non i 
Persiani cangiassero qualche parte di cid cbe aveva in 
proposito deliberato. Mebode allora il preg6 di Gdargli 
il testamen(o , assicurandolo che i sudditi non avreb- 



»- donna, appeso il tnrcasso davantt al carro, con essa si mischia 
» senza altro rispetto. Per essi non e proposto nessun limite al- 
ii T eta , ma alloraquando uno diviene vecchio , tuttt i prossimi 
» conveuendo lo sagrificano , e con es*so altro gregge ; e lessate 
» le carni banchettano. Cio essi stimano beatisstmo; e quegli che 
» finisce per malattia nol tnangiano, ma il sotterrano, reputando 
» disgrazia che non sia pervenuto al sagrificio. Nulla seminano , 
•» ma di bestiamevivono e di pesci , e questi in copia grandis- 
» ' sima provengono loro dal fiurae Arasse. Di latte son bevitori. 
» Dnico fra gl' lddii onorano il Sole , al qnale sagrificano ca- 
» valli, e la ragione del sagrificio e qnesta. Al velocissimo degli 
n lddii tribuiscono il velocissimo de' mortali » ( lib. i , trad, di 
A. Mustoxidi ). 



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LIBRO PR1MO nS 

bonlo in cosa teruna dtsubbidko. Ed il re fecegli scri- 
vere V ultima sua volonti , destinando Cosroe al trono^ 
dopo di che usci prestamente di vita (i). 

VI. Tertninata la cerimonia delta pompa fanebre 
Coase voleva impossessarsi del regno , Mebode perd il 
contraddisse rammentandogli non essere a chicches&ia 
accordato Pascendere di per s& alia suprema onoranza, 
ma doversi questa conrpartire dall' unanime consenso 
degli ottimati del regno \ e quegli sperando ottener* 
ne i voli , di leggier! condiscese ad attendere la costoro 
senlenza. Ragunatosi pertanto il comiglio Mebode lease 
il testamento a favore di Cosroe , e la rimembranza del 
virtuoso defunto ebbe tanto potere su quegli animi, 
che tutti ad una voce proclamaronlo signor loro ; di 
tal guisa e' pervenne a eonseguire la monarchia per- 
siana. 

VII. Sitta ed Ermogene, per tornare alle guerrescho 
faccende , presi da grave titnore non Martiropoli a' ar- 
rendesse , n& avendovi altronde mezzo di soccorrerla , 
feoero una deputazione ai comandanti nemici, la quale 2 
giunta alle costoro tende, si disse: a Voi non v'accorgete, 
» o Persiani , che ributtaudo la pace involontar} tradite 
** la cansa del re vostro, e gPinteressi comuni ad ambe 
» le genti. Gli ambasciadori di Giustiniano per acco- 
» modare le nostre querele arriveranno in brev*ora 5 ed 

(1) « Cavado ristabilitosi io trooo vi sede , piu che prima 
11 dispotico altri anni trenta , costcchfe in due voile la sua rao- 
» narchia ginnse agli anni quarto tuno (Agaiia, lib. iv, cap. f 1). » 
L' epoca della sua * morte corrisponde all* anno quint* di Giu-> 
siiniano Hnperatore ed al 53a dell* era volgar* 

Pbocopio * torn* J c & 



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1 1 4. GUERRE PERS1ANE 

» inirattanto noi siamo piu che disposti a darvi statichi 
» scelti intra le prime romane famiglie per rimovere 
y> ogni dubbio sulla verita di quaato asseriamo. Ritira- 
>* tevi adunque dalle nostre frontiere , acci5 sieno le 
» conference pienaraente lihere e tranquille ». Pronun- 
ciate appena queste parole capita dalla Persia ua 
messo apportatore della morte di Cavado, delta ele- 
sione di Cosroc, e dei torbidi nati in tale frangente. Le 
nuore ndite ed iusiein la paura che sorvenissero gli 
Unni persuasero ai duci perstani di accettare le offerte 
condiaioni, e gP imperial! diedero loro in ostaggio Mar* 
tino e S'enecione guardia di Sitta : levatosi quindi V as* 
sedio tornarono le truppe nel regno, e dopo la par- 
tenza loro incontanente gli Unni comparvero su le im- 
perial! terre, dove, piu nan trovando i Persiani, fecero* 
brevissima dimora. 

. CAPO XXII. 

Jmbasciatori di Giusliniano in Persia per conferire sulfa 
pace. ~ Rufino 3 nltro a" essi fovorilo da Co&roe, tkvien+ 
saspetto ai cblkghi. — Patti e conchiusione deUa pace. 

I. Rufino, Alessandro e Tomtnaso, elelti ambasciadori 
con Eroiogene , vennero a Cosroe , in allora suite rive 
del Tigri, ed ai presentarglisi innanzi tosto ebbero per 
suo ordine liberty gli statichi. Quindi i Romani presero 
a dire molte cose , di soverchio cortigianesche e disdi* 
cevoli al carattere di lor nazione, per mitigarne lo 
sdcgno ed ottenere la pace ; la ebbero in effelto per J 



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LIBRO PRIMO n£ 

cento dieci anni ( aperanla tiomata , ci6 4 senza ter* 
mine ) 9 a' patto che il capitano delle truppe nella 
Mesopotamia abbandonata Dara tornasse a dimorare , 
come dappwma , in Costantina ;* cbe si sborsassero da 
Giustiniano cento aurei , e che oltre la restitiizione di 
Farangion.e Bolon (i) rimanessero alia Persia tntti i fbrti 
da lei vmti nelta Lazica (a) ; il danaro poi era cbiesto 
in premio dell' accord are ai Romani la conservaziooe 
delle mura di Dara, ed in compenso delle spese fatte col 
tener gnarnigkme alle Porte Caspie. Gli ambasciadori 
non rifiutaronsi ad alcnna delle proposte fuori quella 
risguardante la cessione dei forti, domandando per essa 
tempo da riportarne V imperiale conseuso , e giudicossi 
opportnno d' inviare all' uopo Rufino in Bizanzio , ac- 
cordandogli fcettanta giomi pel viaggio , e di mandare 
intrattanto gli altri suoi colleghi ad attenderlo in Per- 
sia } Giustiniano , letti ed approvati gli articoti del trat- 
tafca ? coofermo la pace. 

II. Nel correre per6 i settanta giomi bucinossi fal- 
sataente.in Persia la raorte di Rufino per opera del- 
V itnperatore , e montatone Cosroe in ira fe comanda 
che si riprendessero di botto le armi. Tntto nondimeno 
svani col tortiare delP inviato al reale cospetto presso a 
Nisibi , dove amendue insieme entrarono , e dove pur 
gicrnsero di subito nuovi ambasciadori col danaro 
paltnito. Se non che Giustiniano, pentitosi in questo 

'(i) Al cap. 1 5 di questo libro si e narrate dome i doe castelU 
fossero per tradimeoto cedali alle truppe imperial!. 
CO V. cap. ia , § 4. 



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n6 GUERRE PERSIANE • 

tuentre dell' aver cedato i forti della Lazica , mandd 
scrivendo alP ambasceria ebe si guardasse bene dal- 
Paderirvi; il re pertanto , at costei rifioto crucciatosi 
piu che mai contro P imperatore , si volse ad abborrire 
ogni ragionar di pace. Rafioo allora premaroso di sal- 
vare il danaro implord , gettatoglisi a' piedi, la facolta 
di ricondurlo via ed un breve indugio prima di rinno- 
vare la guerra. II re , fattolo sorgere, a'ccdrd&gli le pre* 
gate cose , talcb& i legati romani restituironsi coIPoro a 
para , e le truppe reali tornarono iadietro. Ma qui i 
colleghi movendo qualche dubbio salla fedelti di Ru- 
fino, Iroppo agevolmente da Cosroe graziato d'ogni 
sua inchiesla , rimandaronlo iu Bizanzio. 

III. Tuitavia dal concepito sospetto'non venue mac- 
cbia alcuna all 9 on ore di costui , avendolb Giustiniano 
subito rinviato in Persia con Ermogene, dove trascorso 
non guari tempo ebbe la pace il suo compimento , ed 
eccone le condizioni : Renderanno ambe le parti . tutti 
i forti occupati durante la guerra: Non pi sard pih in 
Dora caption di soldati : GV Jberi potranno a lor be* 
neplacito uscire di Bizanzio o rtmanervL Alcuni di essi 
in effetto continuaronvi lor dimora, passaudone altri ad 
abitare nuove region*. Per questa pace lottoicriUa net 
settimo (i) anno dell'imperio di Giustiniano i Romani 
doverono rinunziare ai forti Bolon e Farangion, e pa* 
gare il dapprima convenuto danaro; furon poi restituite 



(t) Secondo altri codid nel sesto. Chi poi bramasse maggiori 
ootizie sulla compilasiooe di questi trattati di pee tra l'impera* 
tore edit inonarca persiano legga Meuandro PioUttore. 



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UBRO PR1MO i j 7 

loro le castella dei Lazj , e per via di catnbio il prigio- 
niero Dagaris (i), a cm va debitore Pimperio di tnolte 
sconfitle date agli Unni , e del costoro iugamento dalle 
sue terre: uotno per verita spertissimo in gaerra. Cosl 
ebbem fine le nimicizie tra Giustiniano e Cosroe (a). 

CAPO XXIIL 

Congittra degli ottimati pertianl contro al re. — Slrana yen- 
tuna del fanciuUetlo Cavado. — Adcrguctunibade £ spento 
per averlo campato da morte. — Mebode al tripode di 
ftrro innanti t ingresso delta reggia persiana. 

I. Dopo le cose antedette si ordl contro il persiano 
monarca una congiura il cfui tenore prendo qui ad espor- 
re. Cosroe figliuol di Cavado nato cou animo gagliar- 
dissimo ed inquieto agognava le noviti , poueodo ogui 
studio nel comunicare altrui l'agitazione ed il perturba- 
mento che travagliavangli senza posa il cuore. Quindi 
4 che gli ottimati e savj della nazione venuti a noia 
del suo goveroo , deliberarono eleggersi altro re della 
stirpe di Cavado , accordando in preferenza il favor 
loro a Bazes (3) privo d'uh occhio, e per ci6 in forza 

(i) V. la narraziooe della costal prtgiooia al § « del cap. f5. 

(a) Di questa pace scriase Procopio altrove (St Segr. , § 5). 
« Gran daoaro spcse ( Giostiniano ) per isubilire la pace con 
a Cosroe ; poi ostinatamente segneodo il suo capriccio , senza 
» alctm rootivo ruppe il trattalo , coo ogoi genere d' intrighi e 
» di sforii fatta alleanza coo Alamandaro e cogli Uoni , cbe 
» erano socj e coofederati de' Persiani ». 

(3) Zames ( Cous. ) , e di esso il N. A. scrisse le cose roede- 
nel § 3 del cap. 1 1. 



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lid GUERRE PERSIANE 

degli statuti naziiuiali disadatto al regno. II perch* do- 
po motto consigliarsi a vicenda fa risolato innalzare al 
trono il costul figliuolo , Cavado nomato dalP avo 9 di- 
ehiarandone il padre tutore, e reggente della monarcbia. 
Eglino poscia, informatoae Bases e sollecitatolo a pre- 
starvi il suo consentimento , indagavano assidui la op- 
portunity di giugnere al divisato scopo. Ma Cosroe, 
risapute le insidie , fe subito uccidere il reggente , la 
prole mascbile di lui , gli altri fratelli , e tutti i grandi 
avvolti nella congiura, 'essendovi tra queati Aspebedo 
suo fcio materno. 

II. Di tulli i figliuoK di Bazes rimaneva non pertanto 
ancora il solo Cavado, pargoletto a que'di, ed allevato 
da un canarange per Dome Adergudunibade , al quale 
non volendo il re fare oltraggio , siccome colui cbe 
ffer Peta andava esente da ogni' suspicione, contentossi 
ordinare la morte del fanciullo. Il canarange disvelA 
tal c oman do , gravissimo al cuor suo , alia moglie ed 
alia nutrice, e quella, ndendolo, sciogliesi in pianto, 
ed abbracciandone le ginocchia il prega e supplica di 
rispariniare P innocente. Fu risoluto adunque crescerlo 
con tutta la possibile segretezza , e dire a Gosroe cbe 
avesse per adempiuto ogni suo vol ere *, e tanta cura si 
pose nel celare la bisogna, che nessuno , alPinfuori 
-del figlio loro Varame e di nn servo , arriv6 mai a pe- 
netrare dov' e' si fosse. Trascorsi niolti anni il canarange 
per lema non addivenisse palese la coslui esistenza , 
aiutatolo di danaro e ,d' ogni coiredo necessario alia 
"vita , il fece riparare alia meglio sotlo nuovo cielo. 

III. Sin qui i eomplici tennero per modo Parcano 



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L1BR0 PR1MO 119 

che ne il re, uh altri ebbene il menomo sospetto. LeVa- 
tftsi per& Cosroe in appresso con forte escrcito a guer- 
reggiare la Colchide e seco menando Varame figlier di 
Adergudunibade, quest! appalesogli la frode, e condusse 
alia soar presenza in te»timonto il servo stesso partecipe 
del fatto} al che il monarca grandemente adiratosi con* 
tro V infedele canarange, n& poteddolo di leggier! avere 
in sua mano , pens6 abbindolarlo ton tale artjGzio: sen- 
do egli in procinto di abbandonare la Colchide e rive- 
nire in Persia , manifestogli ccm lettera un sno finto 
piano di sorprehdere per due luoghi differenti fe roma« 
ne terre } vdlendosi pertanto dimezzare V esercitO a 
fine di corseggiare ad un tratto al di qua e al di li 
dell 1 Eufrate , 1' una delle parti condurrebbe di per sh y 
« conferirebbe a lui, in preihid di sua virt&, la capitaoan- 
za delPaltra $ venisse dunque speditamente per cdncer- 
tare seco le raisure necessarie al buon even to della im- 
presa 5 tnandogH inoltre delle scorte accid il seguis* 
sero per via. Quegli cootentissimo di tanto onore , e 
ben lunge col pensiero dalla mala ventnra che lo at* 
tendeva , parti alP istante. Ma cavalcando perduta la 
forza , in causa dell' etk sua non piu idonea alle fetiche 
del viaggio, di tenere in briglia il destriero, cadde, e ri- 
portando grave offesa in una gamba fu costrelto a sospen- 
dere il cammino , e ad occuparsi della propria salute. 
Cosroe allora, fattoglisi incontro, il consiglio, dacch& la 
sofierta disgrazia rendevalo inetto al comando dell' e- 
sercito, di lasciarsi trasportare in un castello per esservi 
a suo bell'agio curato; e.di tat guisa raandavalo a morte, 
avendo prescritto che lo accompagnassero gli esecutori 



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.ao GUERRE PERSIANS 

stefcsi delta sentenza. Da U a non molto Cavado figlio 
di Bases, o altri eke simigliantissime avevane le forme, 
torriv6 in Bizanzio , ed in considerazione dell' avo fa 
magniGcamente accolto ed onorato da Giustiniano. 

IV. Mebode eaiandio non guari dopo ebbe morte 
dal re , il quale volendogli parlare di cosa necessaria 
e di molta conseguensa mandd il zabergan a Tintrac- 
oiarne. Questi, nemico suo di veccbia data, trova- 
tolo ad esercitare le Iruppe dissegli U comando; e V al- 
tro rispose ebe v' andrebbe terminata appena 1' instru- 
zione. Ma il messo accecato dall' odio esageronne le 
parole , rifijrendo in vece ch' e' non pensava di mo- 
versi sotto pretesto di accudire ad altre faccende, Co- 
sroe , nditele , preso da eccessivo sdegno fecegli per 
nno de' sooi ufBziali intimare di portarsi ai Iripode , e 
ehe ci6 sia vo a darne la spiegazione. Havvi all 9 entrata 
delta reggia persiana an tripode di ferro su cui vanno 
a sedere tutti ^coloro che caddero in disgrazia somma 
del monaroa, per attendervi nel generate abbandono 
la propria condanna , vietando le leggi di cercare apito 
nei tempj. Mebode vi sede molti giorni in triste e pie* 
tosa condiziooe , e qnindi fa spento per opera di mano 
inviatagli dal re, riportando questa mercede i tanti ed 
illustri servigi suoi (i). 



^i) E perefce «on dire 1 cattivi uffizj rendati a Seose'presso 
Cavado ? V. cap. 11,89. 

Or $e chi becca k ribeccaio poi 
Guarduun the un altro non ribecchi not. 

(Alam. stanzi beccaf.) 



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LIBROPRIMO in 

CAPO XXIV. 

Partimcnto del romano imperio in due fazionu — Trambuslo 
di Bitantio. — Fuoeo appiccato alia citta dai Jacinorosi. — 
Carattere di Giovanni eappadoce e di Triboniano. — 
Ipazio ereato imperaiqre dalla plebe, — Aringa del sena- 
tor* Origene. — Consiglio tenuto nella reggia di Giusti- 
niano f e risoluzhne di non cedere 9 adotlata in virtu a? un 
ragionamenlo di Teodora augusta. — Ribellione vinta dai 
capilani Belisario e Mundo. — Prigionia tC Ipazio e di 
Pompeo ; lor morte la dimane , e giUamento del cadaver i 
nel mare. 

I. Contemporanea delle vicende persiane Ora meato* 
▼ate fu. una rcpentina sommossa scoppiata fuor d' ogoi 
espettatWa in Bizanzio (i) 9 sul cod to deila quale & me- 
stieri premettere cbe da gran pezza gli abitatori di 
tutte le citti partisconsi in due fazioni, de' Veneti e 
dt* Prasini (a) , voci d' arte presso i tintori , ed a fa- 

(0 Iatorno al cotninciamento di quests sommossa , notnata 
cV Vittoriati , c uopo leggere un passe di Evagrio (St. , lib. nr, 
cap. 3i) riferjto dai cbiaro traduttore della Storia Segreta ia 
forma di appendioe alls note, V. n.* a. 

(?) Erano assai antiche neli' imperio le fasioni dei Veneti e 
eVPrasinfe questi distinguevansi vestendo una divisa verde, quelli 
cernlea. Ne 9 CSotlettanei di Giovanni antiocheno abbiamo l'ori- 
gine loro in questi termini: « Enbtnao fa il primo ad inventare 
a i colori eVCircensi, coi quali Tolle rappreseotare quasi il con* 

• trasto della terra e del mare. Questo combaUimento fu da 
» Enomao stabilito pel giorao ventiquattresimo di marzo* Se 
» avesse vinto il color verde tutti speravano la fertilita della 

• terra : se il ceruleo , aveasi fade cbe il mare sarebbe stato 



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in GUERRE PERSIANE 

vorire la propria ciascuno A largo di danaro cogli amici, 
tollera atrocissimi corporal! sopplizj , e non disdegna 
tampoco incontrare obbrobriosa morte. Combattonsi le 
contrarie parti senza poDto saperne il percbe , e con- 
servano tra loro odio tale per tutta la vita da perdere 
sentimento comuoque d'onore, di parentela e di ami- 
cizia; purch£ si vinca, an nulla 6 tenuto il dispiacere a 
Dio , il violare le leggi 5 ed il raettere a soqquadro la 
repubblica. Ne da questa follia vanno esenti le stesse 
douue, preste ogoora a seguire i mariti ed a pugpare 7 
ove occorra , ai loro fianchi , ftvvegnacbe riservatissime 
nel resto a segno di non porre mai piede ne' popolari 
spettacoli. Di tali stranezze tutto serabrami aver detto 
nominandole malattia degli animi, cui soggiaciono cit- 
tadi e popoli senza eccezione. 

» tranquillo per la navigaiiooe ». In appresso per6queste fazioni 
si portarooo al numero di quattro , ed eraoo : i.* la prasina ; 
3. a la veneta ;• 3.* la biaoca i 4.* la rossa o fulva. Oltre di che 
soilo Domiziano, essendo sei le porte delle careen d'oode uscivaoo 
i carri , fnroone aggiuote due nuove : 1' aarata o gialla , e la 
purpurea. Do esempio di tal fatta si legge in Dione Cassio, 
il quale ram men Undo questi giuochi celebrali in Roma avanti i 
Satttrnali dell'aono 949 sotto rimpcralor© Severo, lasci6 scritto : 
« Essendo , come gia dicemmo , raccolto un infinito numero di 
» persone , e stando a riguardare la. sestuplice gara dei carri 
» (come faito erasi ancbe ai tempi di Clean dro) avvenne , ec 11 
(lib. lzxv). II Grevio ed il Panvinio riportano un basso rilievo 
con otto quadrighe , e lo stesso numero ne coutiene parimente 
qualcbe rarissima gemma , vogliamo per6 supporb un capriccio 
dell' artefice. 

L* imperatore Giustiniano e Teodosia favorivano la fazione 
veneta, ed al potere di essa avevano abbandonato la repubblica. 



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L1BR0 PRIMO ia3 

II. AHorche adanque il pretore della plebe in Bizan- 
zio scortava al sopplizio parecchi de 1 ribelli fa sor- 
preso da gente delle costoro fazioni , e costretto a ce- 
derle i condannati. Andarono poscia i sediziosi a rompere 
le porte delle prigioni, ed nccisi gli uffiziali delta giiusti- 
sia e le guardie , ne ritrassero noa solo i compltci della 
rivolta , ma ancora gli altri rei di qualsiasi deHtto. 

III. I cittadini spogli d' ogni passione ripararono sul 
Ticin continente al vedere la patria tutta in fiamme , 
come aresservi appiccato faoco i netnici; e di esse fu- 
rono bentosto preda il tempio di S. Sofia (i), il bagno 
di Zeussipo , una parte della reggia, quella intendo cbe 
dal soo vestibulo conduceva all' ara di Marte , il lungo 
portico per aodare al palazzo di Costantino, molti altri 
nobili abituri , e qoantita immense d' oro e d' argento. 
Giustiniaoo, Pimperatrice sua moglie ed alcuni senator! 
non partironsi datla rjggia. I sediziosi presero in quel 
frangente la parola Find per contrassegoo , rimasa 
quindi alia fazion loro. 

IV. Di qnel tempo Giovanni cappadooe era prefptto 
del pretorio (a) , e Triboniano di Pamfilia paredro di 
Giustiniano , magistrato detto in Roma qnestore , e 

(1) Qoesta chiesa fa poco dopo riedificata dair imperatore 
Giustioiano con tale jnagniBcenza da riempir di maraviglia chiuo- 
que prenda a considerarne la minuta descrizione lasciataci dal 
Nostro oel lib. i , degli Edifizj , a cui precede Delia presente 
ediziocie della Collana degli Storici Greci ec. il suo prospetto del 
lato occidentale. 

(i) O, con altri termini, capitan generate del palazzo di Giu- 
stiniano. 



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1*4 GUERRE PERSIANE 

presso i Latint gtureconsulto. II primp , ignorantissioio 
affatto delle arti liberali e priv o <T ogni cultura dello 
spirito , non avea riportato dalle scuole altro pro- 
fitto che quello di malamente scrivere $ la gagliardia 
peri del corpo , il piu robusto di quanti mai a nostra 
sapnta esistessero , la scaltrezza nel coglfere gli avvan* 
taggi dei' tempi , e 1' attitudine agli scabrosi maneggi 
supplivaao in lui il difetto delta doltrina. Questi prcgj 
tuttavia non bastavano a far dimenticare gli enormissi- 
mi suoi viz) } impef ciocche iniquo e malfacente di na- 
ture, senza timore alcuno del Name o risguardo per 
gli uomini, riputava un vero niente la costoro vita e la 
rovina delta citti. Divenuto in cotal guisa possessore di 
molte ricchezze , e nato fatto per ammassarne comun- 
que e profonderle , contamjnd sua vita d'ogni maniera 
di stravizzi, sendo intemperantissimo in ispecie nel 
bere e nel mangiare al che poscid con provocato recere 
soccorreva} tale si era perfettamente Giovanni (t). Tri- 
boniano al contrario aveva tratto miglior partito da 
suoi talenti, a»veruno secondo nella educazione e nella 
maestria di qualsivoglia scienza ed arte, ma si peccava 
d' avarizia che il trovavi ognora apparecchiato a difen- 
dere l 1 utile contro 1'onesto, ed a proraulgare od abolir 
leggi in ordine alle varie circostanze di coloro che 
imploravano con danaro il suo patrocinio (2). Ora il 

(1) A vie meglio conoscere costui si polri leggere V Appen- 
dice del car. Gompagnooi , impressa di seguito alia traduzione 
del testo nella Storia Segreta. 

(a) Qoaoto poi foss'egli eccellente neirarte delT adulatiooe si 
•rgomentera di leggieri dall'aver dichiarato un dl a Giustinia- 



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L1BR0 PK1MO i*5 

popolo mcntr' era Ira si diriso nelle antedette fazio* 
hi , e tutto occupato in qaella civil gnerra non badA 
a! mali che da quest! doe magistrati provenivaoo alia 
repubblica, veauto perA a congiurare insietne prese a 
colmarli di vituperj ed a rintracciarli per vederoe la 
fine. Al che Giustiniano bramoso di mostrare la popo* 
lariti sua leTolIi di carica , surrogando alia prefettura 
del pretorio il,patrizio Foca , personaggio di rara pro- 
denza ed osservantissimo della giustizia , ed alia que* 
stura Basilide (i) , patrizio anch 7 cgli, d' illustre legnag* 
gio , e di probiti somma, 

V. Animatasi non pertanto la sommossa anziche ve- 
nir meno , Giustiniano sul declinare del qninto giorno 
prescrisse ad Ipazio ed a Pompeo , nipoti delP impera- 
tore Anastasio per mezzo di sorella , che s i partissero 
dalla corte, sospettandoli forse maccbinatori di qualcbe 
trama contro la sua vita , se pure di tal ordine non 
debbasi accagionare i) destino. Ma entrambi, per tenia 
di essere inalzati al trono dalP ammutinata plebe , ri- 
sposero all 9 imperatore dicendo mancar loro il coraggio 
di abbandonarlo in si triste momenta^ egli perA scor- 
gendo in queste parole una conferma de' timori conce- 
piti sul conto loro, feceli tosto ubbidire. II perche 
usciti di 14 e' ripararono nelle proprie dimore e pas* 
saronvi traoquillamente la notte; divulgatosi quindi 
col nuovo giorno il grido ch' erano slati messi fiior del* 

no , menlre sedevagli accanto, che temea fortemente di vederselo 
raplre in cielo per la singolare pieta sua. (St Segr. , cap. 17.) 

(1) Basso uella Storia SegreU , il quale fu parimeote due 
voke prefelto del pretorio. 



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refl GUERRE PERS1ANE 

la reggia , accorse la plebe m folia presso di loro , c 
proclamato Ipazio imperatore voleva condurlo nella 
pubblica piazza o? Vprenderebbe il possesso del supremo 
comando } se noa ehe la prudentissima e virtuosa con- 
sorte, nomata Maria, tutta s' adoperava a ritenerlo, ed 
implorando il soccorso degli amici suoi gridava non 
volersi di lal modo aprire la tomba al marito. Vinse 
mm di manco il popolo, ed ei suo malgrado posto il 
piede sul foro di Costantino fu salutato imperatore, 
venendogli cinto il capo, in mancaaza del reale diade- 
xna , con una collana d' oro. 

VI. Fattisi di poi a consiglio tutti i senatori che 
crano ritnasti nelle proprie case , tra le varie opinioni 
loro prevaleva quell a d'awiarsi immediatamente a dar 
l'aasalto al palazza di Giustiniano, quando tal di essi no- 
mato Origene parl6 di tal guisa : « Avvegnacbe il po« 
» tere delle armi atto sia a liberarci dalle irorainenti 
» ricende, egli e perd fuor di dubbio cbe ie piu grandi 
» imprese , e la guerra ed il regno hanno sopra tutte il 
» primato^ non vogliono eseguirsi a furia , ma essere 
» eondotte a boon 6ne colla saggezza dei consigli e 
» colla perseveranza net travagli , mezzi di cui non 
» possiamo ad un istante valerci. Or dunqoe movendo 
» noi ad attaccare il nemico , nn Sol altimo decidera la 
» sorte della repubblica , e giusta V esito delle nostre 
» armi o dovremo ringraziare la fortuna , o seco que- 
» relarci , dipendendo ognora da lei tutte le cose vio- 
» l^otemente operate. Quando invece guidando not 
» con maggior placidezza le presenti bisogne non pe- 
» neremo a trovare molte occasioni per francarci da 



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LIBRO PRIMO ta? 

n Giustiuiano, e chi sa che egli stesso, raettendo ogbi sua 
* felicity nel ritiro , non abbandoni di per se il regno; 
» senzacbe basta alia pronta caduta d* un monarca 
» V aversi una sol volta meritato il dispregio de' popoli 
y> soggetti. Non diffal tiara o in fine di reggie v cd i pa* 
» lazzi di Placilliana e di Elena raccbiudono quanta 
» mai pud occorrere ad albergare convenientemenle il 
r> novello iraperatore , e luogbi da tenere il consiglio, e 
» da prendere in questi urgenti&simi casi nostri tutte le 
y> necessarie deliberazioni » 5 & diceva Origene. Ma , 
come pur troppo avvenir suole nelle tumultuarie adu- 
nanze , inststevano gli altri snlla necessita di non ritar- 
dar punto la cosa 9 rtpetendone il felice successo dalla 
pronta esecnzione. Ipazio ado n que, facendosi egli stesso 
{abbrordi sue 6ciagure , impose di andare al circo, spe- 
rando , all 9 opinar d 1 alcuui , favorire cosl P odiato im* 
peratore. 

VII. In questo mezao deliberavasi eziandio nella corte 
di Giustiniano se fosse uopo resistere, o cercar salvezza 
€Dtro i vascelli; e levatesi pur quivi discrepanti opinioni 
Teodora augnsta (i) surse dicendo : « II tempo, a mio 

(i) Di costei laciamo di buon grado la nascita,la condtzione* 
ed i costumi, rimetteodo il leltore ai cap. i4 e i5, o per meglio 
dire pressochfe ad ogni pagina della Storia Segreta. In quanta 
poi al soo fisico leggiamo essere stata « leggiadra di volto e pia- 
« cente, pall i delta alquanto , con occhi assai viyi, piccola di sla- 
» tnra , e ne' moti della persona vivacissima »• OUre di che il 
N. A. parlando nel lib. i degli Edifizj di una statua dai Co- 
staatinopoliuni eretta a questa imperalrice , si spiega eziandio in 
piu energico modo: .« £ dessa in vero (la statua) rimmagiue di 



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ii8 V GUERRE PERSIANS 

* avviso , non consente di esaminare se dieevol s ia a 
» donna Paringare tra voi, e proporre gencrosi consigli 
» ad anion dati in preda al timore. Gitmti peri all' e- 
ft stremo de' mali ognuno h in obbligo di riparare, per 
a quanto si pu6 , ai corauni bisogni. Io adunque credo 
» fermamente cbe apporteremmo fuggendo grave dan-* 
» no alle cose nostre, awegnacbi fossimo piu che 
n certi di trovare salvezza. Chi ha ricevuto il bene della 

* vita, lo ebbe a condition di rcnderlo; ma chi giunse 
» una volta al trono, & mestieri che il perda rinunziando 
» alia vita con esso. Dio ppi non voglia cbe ip spo- 

* gli giamtnai qoesta porpora, o che apparisca in pub* 
9i blico senza udirmi salutare imperatrice. Se to, o Ce- 
» sare, brami salvarti, a tuo belPagio il puoi, avendo 

* pronti e danari, e mare, e vascelli 5 guardati bene perA 

* di non abbandonare insiem colla reggia la vita: quanto 
ft a me approvo grandemente Pantico detto: L imperiQ 
n & an magnifico sepolcro ». Le parole di Teodora ani- 
marono per guisa il coraggio la entro che tutti diedcrsi 
a studiare , in caso di assalto , ogni misura di resi- 
stenza ; arroge che il numero maggior dellc truppe , 
compresavi P imperial guardia , amava ben poco P ira- 
peratore, e non dichiarossi per lui che veduto il felice 
termioe della ribellione. 

VIII. Giustiniano allora pose ogni speranza in Belt* 
sario ed in Mundo , il primo de' quali era tomato di 

» una eccellente figura, ma b lontaeissima dal rifonre la beUezza 
» dell'Augusta, perciocchfe artifitio umano non pa6 gli awenenti 

* tratli di lei nfe dtchiarare con parole , nk in timulacro espri* 
a mere ». 



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LIBRO PRIMO iag 

fresco dalht Persia con assai grande codazzo e con 
molta copia di astati espertissimi nei pericoK della 
guerra , fedeli e pronti ad ogolsuo volere $ V altro si- 
milmente , eletto capitano delle truppe neir Illiria ed a 
que' di chiamato ia Bizanzio per comporre noa so 
qaali faccende , numerava tra suoi una turba di Erali. 
Ipazio intanto pervenuto nell 9 ippodromo (i) era asceso 
il troiio j da cui l'imperatore, sedendo, niirava le corse 
de' cavalli e le gare dei lottatori. Mundo in qaesta usci 
del palazzo per la porta Coclea , derivatole il nome 
dalla forma sua, e Belisario procedette verso I'altra che 
ritto conduceva all' ippodromo , dove arrivato ordind 
alle guardie di aprirla; ma eglino, fermi nel voler celare 
i sentimenti degli animi loro sinchi non vedessero dicbia- 
rata la vittoria , ricnsano di obbedire. Belisario alia ri- 
pulsa tornd da Ginstiniano per annunziargli che depo* 

(i) H chiaro tradottore di Polibio (1. Kohen) dice « Vastissi- 
» mo era soveote lo spazio di siflfatto edifizro , dalle corse de' 
a cavalli che vi si facevano cosl deoomioato. Quello di Delfo era 
» tanto graode che quaranta carri vi potevano disputarsi la vitto- 
» ria (Voy. du jeone Anach, torn, n, pag. 3f 4)* Ne si celebravatio 
a in quello soltanto i giuochi equestri , ma vi si esercitava ancora 
a la cavalier ia militare, con forme apparisce da Senofonte (Agesit., 
a lib. xxv). 1 Romaoi li cbtamavaoo cirri , e ve ne avea nella 
» capitate parecchi , fra i quali il piu cospicuo era il cosiddetto 
a Circo Massimo, edificato da Tarquinio Prisco, e da Giulio Ce- 
» sare talmente ampliato , che contcner potea dugento sessanta 
a mila uomini (St., Iul. Caes. , cap. 39) : sebbene non solo le 
» gare dei cocchii cola ammiravansi , ma le pugnc eziandio delle 
a fiere e de' gladiatori , finch&fsursero gli anfitcatri pella magai- 
a ficenza degli imperatori » (lib. vu). 

Pmocopio j torn. L ' • 9 



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i3o GUERRE PERSIANE 

nesse ogni speranza venendo tradito dalle gttardie stes* 
se. L' imperatore nondimeno il consiglid a ten tare la 
uscita dalla porta di Broozo , ed egli subitamente ac- 
corsovi la pass6 , e traversando 9 non saprei ridire , se 
cod maggiori fatiche o pericolic cadaver! e rovine d'un 
vecchio fabbricato mezzo consunto dalle fiammc, giun- 
ge da ultimo al circo , e si dispone a sorprendere Ipa- 
zio dalla porta Vencta sitnata alia diritta del trono. 
Fattosi peri a considerare le angustie del luogo e la 
cnstodia affidatane a truppe della fazione contraria, te- 
rn eva assai nel valicarlo della propria vita e di lasciar 
Giusliniano in balia degli infuriati sediziosi. Con tulto 
ci6 scorgendo il popolo aftbllatissimo e disordinato nel- 
r arena , impone alia turba de' suoi di sguainare le 
spade, emuove ad affronlarlo impetuosamente. Riusci il 
colpo , e quella moltitudine al no i rare soldati valorosis- 
simi e pieni di bellica gloria aggirarsi tra loro col nudo 
acciaro e ferire, diedesi con forti grid a e nel maggiore 
scompiglio alia fuga. Pervenne intratlanto li dappresso 
Mundo (coraggioso ed attivo capitano), e mentre stava 
macchinando un qualche imprendimento conobbe dal- 
Porribile schiamazzo che gl'imperiali combaltevano di gia 
nelP ippodromo *, il perche, giudicando riuscir loro op- 
portuno il suo aiuto , entratovi dalla porta Libitina , 
piombd anch' egli sopra i cospiratori , esposti cosi ad 
un doppio macello. 

IX. Voltosi il popolo dopo molta strage, soverchiando 
le vittime di quel giorno il nuraero di trenla mil a (i) , 

(i) Lcggo in altre edizioni tre mi la. 



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LIBBO PRIMO ,31 

precipitosamente in fuga , Boraide e Giusto (1), nipoti 
di Cesare, strapparono Ipazio dal trono, non piii aven- 
dovi chi prendessene le difese , e trascioaronlo con 
Pompeo al cospelto del P irapera tore ^ il quale ordin6 
cbe si rinchiudessero eutrambi in istrctto carcere. Qui 
Pompeo , non assuefatto a sciagure si grandi , caduto 
in un lagrimar dirottissimo ed in lamenti ben mcrite- 
voli di compassione, fu da Ipazio acerbameote sgridato 
col rammenlargli trial convenire il pianto a chi soggiace 
ad ingiusta morte , non essendo eglino rei neppure di 
un solo pensiero- contro il sovrano \ e doversi intta 
la col pa delP avvenuto riversare sul popolo i che desli- 
nandoli all* imperio di forza li aveva condolti nelP ip* 
podromo. Coinunque perd si fosse la cosa , e' veonero 
la dimane trucidati dalle Iruppe, cbe giitaronne quindi 
i cadaveri nel mare } i loro beni e queili de' sena- 
tor! cowplici delta congiura passarono al 6scq; ma 
in progresso di tempo Giustiniano riroise i figliuoli d'l- 
pazio e di Pompeo , e gli altri tutti nella primiera di« 
gniUi , e mostrossi lor generoso forse piu di quello pra- 
ticasse con iriolti de 1 suoi amici : a questo modo ebbe 
fine la bizantina sommossa (2). 



(1) Primo e secondo figlto del fratello di Giustiniano ; come 
poi si chianiasse costui e la sua moglie non v' ha slorico cbe lo 
abbia mandato alia posterita. In luogo di Boraide alcuni leggono 
fierode 

(a) Anni dell' era volgare 534* 



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1 3a GUERRE PERSIANE 

CAPO XXV. 

Giovanni e Triboniano ristabiliti nelle loro magistrature. — 
Calunnic del prima coniro V imperatrice. — Fcndelta d$ 
costei coif opera di Antonina. — Giovanni riceve mal suo 
grado rordine saccrdotale. — ■ Accusato ingiastamente delta 
morte del veseovo Eusebio soggiaee a tristisnma condition*. 

I. Breve fa P intervallo cbe Giovanni fl cappadoce e 
Triboniano rimasero privi delle onoranze loro , essen- 
clone poco stante reintegrati , e P ultimo vissnto molti 
anni libero da ogni molestia fa spento in 6ne da cause 
naturali : modello d 1 un cuor mite e benigno offuscava 
colla dolcezza de' suoi modi , e pii ancora collo splen- 
dore di sue dottrine P amor sommo disgraziatamente 
portato al danaro (i). Giovanni al contrario in odio a 
tutti per la incessante aviditi di arriccbire , accoppiata 
ad un' indole fiera e malvagia , si mantenne solo due lu- 
stri nella ricuperata magistratura, coropioti i cjuali portA 
le pene che attendevano le tante sue ribalderie. 

II. Avvegnach6 egli sapesse di avere colle sue calun- 
nie grandemente irritato eontro di s£ Pimperatrice Teo- 
dora, pure nulla sollecito di placarne il mal animo con 
segni di rispetto e di umiliazione , e non curandone 
punto P alto grado e P amore portatole dal consorte , 
proseguiva ad offenderla con malvagi discorsi al costui 

(i) Qaesto elogio ben poco si accorda coi titoli d' uomo ini- 
quo e d* insigne furfante datigli nel cap. ai delle St. Segr. 



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L1BR0 PR1MO i55 

orecchio. L' augusta pertanto , consapevole di tutto , 
brain5 liberarsi dal tristissimo nemico,e sol titubava 
nella sceita de' mezzi, giunto essendo il maligno a cat- 
tivarsi in forte guisa il cuore imperiale. E ben vero 
per6 cb' egli al penetrare la risolozione di Teodora in- 
timori a segno di non potersi pit coricare sopra il suo 
Ictto senza Forribile apprensione che nelle ore notturne 
venisse qualcbe barbaro a trucidarlo. II perche leva? a si 
tratto tratto ad esaminare le aperture della camera, ed 
era attorniato da un numero di guardie incomparabil- 
mente maggiore di quello si convenesse a prefetto del 
pretorio , ne tampoco sembravagli essere giammai abba- 
stanza sicoro; alio apuatare irapertanto de'mattutini al- 
bori dileguavansi queste sue paure, e riprendeva a mal- 
meoare i cittadini e k> stato. Aveva di continno ezian- 
dio al suo fianco impostori e stregoni per coooscere t 
segreti della magia, da loro attendendo giusta le pro- 
messe fattegli il supremo potere. Assiduo inoltre nella 
camera de' suoi delitti e con V animo avverso ad ogni 
sentimento di pieti andava bensi talora alia chiesa e vi 
passava la notte , ma tutt'altro che gli esercizj de' fe- 
deli erano i suoi ', intratteoendovisi a recitare, coperto 
d 1 una gran veste propria d' alcuni antichi settarj no- 
mati grecanici , magiche preghiere , nella speranza di - 
conserrarsi per esse 1' imperiale benevolenza, e di riu- 
scire invulnerabile al ferro dei nemici. 

III. Belisario in questo mezzo, fatte onorate imprese 
nell' Italia, era tomato con la consorte Antoniua (i) 

(>) Quest* grande conQdente di Teodora augusta cbbe i na- 



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i54 GUERRE PERSIA NE 

in Bizanzio , ricbiamatovi per condurre I' esercito alia 
guerra persiana ; ed avvegnache tatti meritamcnte il 
guardassero cod istima e rispetto , Giovanni odia- 
valo per la bnona riputaxione appunto da lot goduta , 
e tramavagli continue insidie. II capitano adunque, 
sol quale fondavasi ogni romana speranza , ma re i 6 in 
Persia lasciando nella capitale Antonina, donna fornita 
di sagacissimo spirito ed assai adatto a trovare spedienti 
tiegli ardui intrigbi , cbe bramosa di possedere V aui- 
tno di Teodora escogit6 e raise in opera le costei ven- 
dette contro il Cappadoce. Al qual uopo finse luoga~ 
roente amor sorotno verso di Euferaia, onestissima fl- 
gliuola di lui 9 assai tenera d 1 anni e qutndi facile a ea- 
sier nelle frodi, e idolatrata, percfae ouica, dal genifore} 
«d a procarciarsi fede maggiore comuuicavale qaalche 
suo particolare segreto. Un di , tra gli altri , colta la 
opportunity di rimaner sola con lei nella camera face v a 
6embiante di qtterelarsi delta sua gran disdetta in ve- 
deudo Belisario da Giustiniano malissimo compensate 
di tutti i servigi renduti all 1 imperio coll 1 averne siffat- 
tamente dilatati i confini , coll 1 aver condotti prigionieri 
a Bizanzio due re (i), e colPavere inoltre arriccbito Pim- 
periale tesoro versandovi prodigiosa qufcntita d^ro e di 

tali da un cocchtere del eirco, fu patfizia di dignita,. dama prin- 
cipale in cortc , e preposta al vestimento ed all' ornnto de\Y im- 
pera trice. Ebbe due niarili , e col primo di essi genero Fozio e 
molti altri figli , con Belisario poi la sola Giovannina ; soprav- 
visse al coosorte , che solea accompagnare nelle militari'spedi- 
zioni , e decrepita uscl di vita sotto 1' imperio di Giustino IL 
(i) Vilige re dei Goti , e Gelimero re dei VaadalL 



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LIBRO PR1MO i35 

argeuto ; ne sarebbesi piu taciula se Eufemia , con* 
teatissima di tali sfoghi per V odio che Teotjora por- 
iava al genitor suo , non interrompevala dicendo : 
« C chi e in culpa se non voi stessi, o carissima, delle 
» ricordate sciagure , i quali comandando a tutte le 
» forze delP imperio , disdegnate valervene » ? Rispon- 
deva l'altra: « Nulla pu6 1' esercito ove non abbia 
n dalla sua gli ottimati di corte ; basterebbe solo che 
n tuo padre s' unisse a noi per coodurre coll' aiuto di 
n Dio a buon fine i nostri di visa men ti ». La donzella 
promise allora di cooperarvi coo ogdi suo. mezzo, e nel 
punlo iDedesimo and5 a favellarne al genitore , il quale 
pieno di giota alia proposta , opinando avverarsi le 
profezie dei maghi rigoardanti il suo inalzamento al 
trono, comnusele di procurargli uu colloquio la dimane 
con Antonina. Quesia spiato in simigliante 'guisa P ani- 
mo dt Giovanni e ben cauta nel movere il minor so- 
spetlo della oidita irama , rispose : non aodare scevra 
da pericolo si pronta conferenza, potendo il menomo 
indizio sconvolgere tutti i piant loro. Esser ella del 
resto in procinto di aggiugnere il consorte , e della 
citti uscendo passerebbe il primo giorno alia sua vil- 
la, detta Rufiniana, giacente ne 5 sobborghi, e qui, ri- 
cevutolo sotto pretesto di officiosa visita , ragione- 
rebbero insieme , ed obbligberebbero entrambi la fe- 
de loro: piacque il trovato , e si determine V epoca 
dell' abboccamento. L' aulrice in questo mentre como- 
nico tulte le sue mene a Teodora , riportandone en- 
comj ed impulso alia pieua loro esecuzione , e quindi 
al comparire dello stabilito giorno abbandona Bizanzio 



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i36 GUERRE PERSIANE 

col oientito proposito di viaggiare nell'oriente, e va alia 
sua villa del sobborgo, dove pronto arriv6 tra la notte 
Giovanni. Se non che I 1 imperatore avvertito dalla con* 
sorte delle prave intension! di lui , fece comando al- 
P eunuco Narsete ed a Marcello prefetto delle guardie 
palatine di procedere con sufficiente scorta alia Rufi- 
niana per osservare quanto v'accadrebbe, e di uccidere 
il tradiiore ov' egli tentasse di pertnrbare la tranquillity 
delP imperio. Questi pervenuti cola ed acquattatisi die- 
tro uoa fratta presso al luogo della conferenza , per 
avere agio di prestarvi attento orecchio , udendo Gio- 
vanni audacemente promettere il suo efficacissimo aiuto 
a Belisario e ad Antonina nella rivolta contro Grosti- 
niano , e confermare eziandio la data fede con esecra- 
bili giuramenti, balzan d' improvviso fuori, e di leggieri 
avrebbongli* impedito la fuga , se alio strepilo non fos- 
sero accorse le guardie sue appostate in vicint sentiert 
a difenderlo , una delle quali feri ben ancbe di spada 
Marcello senea ravvisarlo } cosl ebbe quegli ki oppor- 
tunity di camparsela e tornare in Bizanzio. 

IV. Cbe se qni giunto avesse egli di subito e con 
animo franco implorato la bonta dell' imperatore non 
sarebbe, a mi© credere , soggiaciuto a gastigo alcu- 
no; riparatosi per lo contrario in una chiesa, fornl 
a Teodora largo campo di vie meglio perderlo. Spo-i 
gliato adunque della sua magistratura fa esiliato in 
certo borgo di Cizico nomato Artace (i) , ove cangiata 

j 

(i) Citti che altre volte annoveravasi tra le piii ragguardevoli 
dell' Asia per grandezza , buon governo e bellezza. Era silual* 



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LIBRO PRIBtO i3 7 

il suo nome con quello di Pietro, >ricev4 gli ordinisacri, 
ma con deliberate consiglio di as ten er si dalle funzioni 
loro, chiodendo Pesercizio di queste il varco alle secolari 
magistrature per cui nutriva ancora un resto di sperau- 
«a; i snoi beat caddero nel 6soo, e solo dalP animo 
clementissimo di Giustiniano pot6 riavernc qualche parte. 
Non ostante per6 il grande cangiamento di fortuna egli 
prosegunra.a menare vita lautissitna, dandogliene oppor- 
tuno mezzo e il danaro aecordatogli d alia gen erositi 
imperial e , e molto pii quello di per &6 trafugato; il 
qual contegno , V arroganea sua , e il dispregio in cb* 
poneva le meritate sciagure attiravangli Pesecrazione de 9 
Romani, ed acceleravano le pene maggiori serbategli 
dalla giustizia divina. 

in oo' isold defla Propontrde che doe ponti conghingevano alia 
terra ferma. Sovrastavale il monte Dindimo celebre pel tempio 
erettovi dagli Argonauti aUa madre degli Dei , quindi chiamata 
Pindioiene. Sappiamo iooltre da Pausania che « i Ciziceni dopo 
» di avere forzato colla guerra i Proconnesii a divenir loro con- 
» cittadiui , tolsero da Procotmeso la statua della madre Din- 
» dimene : questa e d* oro , ed il suo volto , id vece di essere 
» d' avorro , e fatto di denti di cay alii marini » (lib. vm). Mi- 
tridate dopo avere riportato una vittoria sopra le truppe rotnaoe 
aventi a duce Cotta , erase questa crtla d' assedio ; mossosi pero 
dal fiume Saagario Luculto , ov' era a campo , e presolo alle 
spalle gli fe toccare una gravissima scoofitta essendo asceso il 
numero de* Pontici morti a diecimila , e quello dei prigionierl a 
tredici mila , o se vogliamo prestar fede a Plularco ( Vita di 
Lucullo ) trecento mila sommarono gli estinti, i prigioneri, i ba- 
gagliooi , e quanti altri erano alle salmerie dell' esercito (Y. Ap- 
piauo , Guer. Mitr. ; Strab. , lib. zii ; Memnooe, 1st d' Eraclea 
Ponlica; Poltbio, lib. v). 



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i38 GUERRE PERSIA NE 

V. Aveavi in Cizico un vescovo di no me Eusebio 1 
n om per nulla men di Giovanni incomportabile e tristo, 
ed i cittadini spesso eransi richiamati delle costui ves- 
sazioni , ma il favore di che godea in corte aveva ren* 
duto vana ogni lamentanza loro, quindi e che alcuni gio- 
vani insidiandone la vita il traflssero in mezzo a] forOj e 
dal volgo si tenne il Cappadoce, palese nemico del morto, 
complice di tale misfatto. I gindici pertantQ inviati dal 
senato romano a formare il processo ordinano che sia 
incarcerato Giovanni , e svestito e frustato a guisa di 
ladrone , avvegnache potentissimo an tempo tra gli bt- 
timati ? prefetto ed anche console (i), massima delle 
romane dignita , per avere da lui tutta la cousorteria 
di quella uccisione; ma nulla pote la sevizia persistendo 
egli a dichiararsi aftatto innocente ed al buio di si grave 
colpa. Era non di meno scritlo negli eterni decreti che 
dovesse cosi pagare il fio dei mali arrecali all 1 imperio} 
laonde , senza punto di riguardo alle proteste sue , fu 
con sentenza privato d'ogni bene di fortuna e condotto 
via da cola su d 1 una barca , dalja quale , coperto non 
piii che d 1 ispida tunica e per pochi oboli compra, era 
dalle sue guardie costretto a discendere ed elemosi- 
nare ovunque essa approdava. Scorsi in tal condizione 
parecchi luoghi delPEgitto arriv6 ad Antinooppli (a), e 



(i) Fu P antipenultimo console dell' imperio costantinopoli- 
tano , ricoprendo in pari tempo la prefettura del pretorio. 

(2) Essa viene eziandio rammeutata da Pausania coo queste 
parole: « Sul Nilo glc Egizj hanno una cilta del nome di Aoti- 
4 doo » (Delle cose arcadiche). 



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LIBBO PBtMO i3g 

volge ora il terz'anno che vi giace imprigionato; a mal- 
grado per6 di tanta niiseria non dispera tuttavia di per* 
venire un giorno al supremo potere , avendo avuto sin 
Parroganza di chiedere ad alcuni Alessandrini il danaro 
cli 1 e? dovevano al pubWico tesoro. Ed ecco di qiial 
modo Giovanni scont6 la pena de 9 mancamenti com- 
messi nel decennio di sua magistratura $ dopo di' cbe 
ripreoda P interrotto argoniento* 

CAPO XXVI. 

Sconfitta data ai Vandali da Belisario. — Eccessiua getosia 
di Cosroe per tale avvenimento. — Tirannia stahilitasi in 
Bar a , e dopo quatlro giorni distrutta. 

I. Belisario avuto il comando nuovamente delle orien- 
tal! trnppe, ritorn6 P Africa , al suo comparirvi , sotto 
il dominro romano^ argomento che riprenderi a trat» 
tare con maggior accuratezza nel progresso della mia 
istoria. 

II. La nuova di si felice rinscita increbbe assai a 
Cosroe ed a' Persian) , e indusseli a pentimento della 
pace accordata alP rmperio, dandogli con essa il me*zo 
di allargare i proprj confinn Nondimeno il re mandd 
ambasciadori a Giustiniano per congratularsi dei ripor- 
tati vatitaggi, e gli chiedeva, scherzando, parte del bot- 
tino , alteso che i Romani andavanne debitori a lui in 
grazia de' fatti accordi. L'imperatorc accomiatd P am- 
basceria 'prestamente , valendosene per inviare al si- 
gnor loro copiosissimi doni. 



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140 GUERRE PERSIANE LIBRO PR1MO 

III. Dara intanto fa bersaglio di nuove sciagure per 
Parroganza d' un tal fantaccino, detto Giovanni, il 
quale conspirando con altri pochi soldati alia tirannide 
occup6 la citti, e fbrtificatone il palazzo a guisa di roc- 
ca vi si difese quaitro giorni contro le truppe ; ed 
avrebbe al certo retato grave danno ai Romaui , so 
quest! fossero stati in guerra con la Persia , ma aven- 
dovi pace tra loro manc6 il suo colpo. Net quarto 
giorno della rivolta adunque le truppe animate dalle 
esortazioni del vescovo Manante (i) e di Anastasio, rag- 
guardevolissimo cittadino , deliberarono andare di me- 
riggio e co 1 pugnali sotto le vesti al palazzo , ed arriva- 
tevi uccisero le sentinelle a guardia delP uscioj dopo di 
che inoltratesi debellarono il tiranno. Altri per6 voglio- 
no che la gloria di quest 9 azione debbano i guerrieri di- 
videre con un cuoco loro seguace, il quale , vedutili 
nel vestibolo a mancar di coraggio , saltd deatro col 
suo coltello in mano, e trafisse all'improvvista Giovan- 
ni. Aggiungono di piu che questi non gravemente ferito, 
e datosi , ridendo , alia fuga incappasse nella truppa , 
la quale , agguantatolo, incendi6 tosto il palazzo accii 
altri non avesse piu a valersene per cosiffatti maneggi. 
II reo fa poscia condotto in carcere, dove per tema non 
qualche suo complice , sapendolo ancor vivo , tornasse 
a sconvolgere la pubblica tranquillity , si fece morire j 
e di tal modo cbbe immediatamente fine tutta la 
sommossa. 

(x) Mammea , Mamma , Mamante , secondo aliri autori. 



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r <» — to*»*J*uWvj*i. 




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ISTORIA DELLE GUERRE 

CONTRO 

I PERSIANI 



LIBRO SECONDO 



CAPO PRIMO. 

Prttesto di Alamandaro per rompere gli accordi eo 9 Romani , 
o sia querele del saraceno contro di Areta in causa a" un 
t ratio di paese nomato Strata. — Ragioni delle due parti, — 
Strategio e Summo da Giustiniano eletti arbitri delta con- 
trovcrsia. — Lamentanze del Persiano contro flmperatore. 

1. vjoskoe sentendo che Belisario aveva gia comln- 
ciato a ricuperare V Italia non poti ratlener V auimo 
suo dair escogitare motivi , se non onesti almeno tali 



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1 4a GUERRE PERSIANE 

apparentemente, per romp ere i fatti accord! (i), e preso 
ad informame Alamandaro indusselo a favorire le sue 
parti. Questo re adunque senza perdere tempo accuso 
Areta, duce roraano, di avere oltrepassato i proprj 90116- 
, ni , e per vendetta , posto anch' egli il piede sul tener 
dell'imperio , sfidollo a pugnar seco , dichiarandosi per 
nulla obbligato alle convenzioni, non avendovi apposto 
il nome suo } ed era la verita , non solendo mai i Sa- 
raceni soscriversi apple di esse , come in lega con una 
delle due grandi potenze. La contesa regione poi y detta 
Strata, giace al mezzogiorno ed in viciuanza della citta 
di Palmira (2) , ed e talmente esposta agli ardori del 
sole die dei pascoli in fuori non offre altra risorsa al- 
T agricoltura. 

II. Se non che volendola Areta un' anticbissima pro- 
priety romana adducevane a pruova lo stesso di lei nome, 
significando Strata presso de' Latini via , e la testitno- 
nianza di tutti quelli piu attempati abitatori. Ma Ala- 
mandaro, dicbiarata inutil cosa il quistionare sul nome, 



(1) Del valore e dello scaltrimento di costui Procopio ba 
parlato al cap. 17 del libro 1. 

(a) Lo slorico Giuseppe Flavio attribuisce la fondaziobe di 
questa citta a Salomone, ed il Dome Tadamora datole, e luttora 
cooservato id quel I o siriaco Tadmor. Ecco poi quaoto ne dice 
altrove il Noslro: « La Fenicia che slendesi al Libano, ha Palmira, 
» citta. in addietro fondata in luogo circondato da uo deserto, e 
» collocata intanto in sito opportunissimo per teoere d' occhio le 
» mosse de' Saraceoi nostri oeoiici. E di fatti fu piaatata cola 
» per vedere le improvvise iocursiooi di que' barbari sulle terre 
n dell' imperio romano ». (Gli Edtfbii > lib. 11 , cap. 1 1) 



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LtBRO SECONDO 143 

confutavalo asserendo aver egli riscosso ma! sempre 1 
tributi da coloro che vi pascolavano gli armenti. 

III. Giustiniano pertanto commise le informazioni 
sulla controversia a due illustri personaggi , I' uno dei 
quali era Strategic), patrizio e prefelto del tesoro, ricco 
di molt a prudenza , e di nobiiissimi anteoati , eP allro 
Sunnio, condotliero delle truppe nella Palestioa , e fra- 
tello dt quel Giuliano spedito poco avaoti ambasciadore 
agK Etiopi ed Omeriti (1). E questi divisava che i Ro- 
mani permaner dovessero nella regione 9 ma il primo 
istantemente pregava V imperatore di non voter dare ai 
Persiani on pretesto di nuova guerra, com 1 e'desidera- 
vano , trattandosi di sterile campagna , pocbissimo 
estesa , e di nessun profitto } Giustiniano piu volte pro- 
pose la faccenda in cousiglio , e lasciolla gran tempo 
indecisa. 

IV. Cosroe intanto andava apertamente accusatido 
T imperatore di violazion della pace , di trame ordite 
contro il suo regno , e di maneggi tendenti a corrom- 
pere Alamandaro re dei Saracedi , avendovi spedilo 
Sunnio qJP oggetto di couferir seco , ed offrirgii danaro 
per di.sporlo a prendere le par,ti romane ; e 1 mostrava 
una lettera imperiale a bella posta diretta al Saraceno , 
ed altra adducevane eziandio mandata agli Unni per 
animarli a guastare le terre persiane, dicendola ricevuta 
da individui della nazione venuti al suo trono. Qui ter- 
minavano i rimprocci del re a fine di tornare in guerra 
coi Romani , ed io non posso fermarmi ad esporre 
quanta si fosse la verita loro. 

(1) V. lib. i, cap. 00. 



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i44 GUERRE PERSIANB ' 

CAPO II. 

Ambasceria di Filige re dei Goti a Cos roe. — Aringa degH 
ambasciadbrL — // persiano , getoso delt impertale pro- 
sperity y ne appro v a i r'tchiaim. 

I. Compievansi le eose antedette quando Vitige (i) . 
re dei Goti , cui mal riusciva la rotta guerra, invid due 
ambasciadori al monarca persiano per esortarlo ad ar- 
marsi contro l'imperio; ne i suoi messi erao gia'na* 
zionali per tema non iscompigliassero discovert! la feo 
cenda , ma liguri sacerdoti lasciatisi adescare dalla pro- 
messa di molto danaro \ il piu ragguardevole di essi 
procedeva con abito e titolo vescovile , sebbene man- 
cante della sacra unzione, ed il compagno siccome dia- 
cono seguivalo. Venuti di questa maniera nella Tracia 
stringono, prima di ralicarne i confini, amicizia con altro 
individuo opportuoissimo all'uffizio di turcimanno, per 
la molta sua perizia nelle lingue greca e siriaca y e fat- 
tolo della consorteria giungono in Persia non # osservati 
dai Romani , che in grazia della pace guardavano men 
rigorosamente la frontiera^ introdottisi quindi nella reg- 
gia espongono con questi aqcenti la mandata loro : 

II. « Siamo al tuo cospetto , o re , inviaii da Vitige 



(i) Questo re fatto quiodi prigioniero da Belisario fu con- 
dotto in Bizanzio, ove il duce nel giorno del suo trionfo insieme 
con quello de' Vandal i Gelimero, e con altra caterva di schiayi^ 
presenlollo supplice ai piedi di Giustiniaoo. 



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L1BR0 SECONDO 145 

» dominator de'Goti e elegit Italian! non giat per oc- 
7% cu parti de' nostri particolari in teres si , come e il co- 
» stume delle altre ambascerie , ma per ragionare di 
» quelli concernenti la slessat tua repubblica , imper- 
» cioccbe non la sbafglierebbe di certo cbiunque dicesse 
y» e te ed il regno too traditi da Giustiniano , seudo 
» connatorale a questo principe la inclinazione alle no- 
99 vitadi , il desiderio di possedere V altrui , il violar 
» senza scrupolo i giurati accordi , e la smania di sog- 

* giogare tutte le monarchic per reggere da solo il 
n mondo. Consapevole peri della sua impotenza per 

* altaccare alia scoperta i Persiani , o, questi opponen- 
» dosi, qualsivoglia altro popolo, tenta gabbarti con 
» vana apparenza 4K pace , ed accumula a danni tuoi 
n le forze delle vinte nazioni , tra cai sin da ora e 
y> nopo annoverare i Vandali ed i Maorusii : che se ad 
n instante finge amicizia cogli altri Goti, si adopera 

* temendo arrestarsi per loro il cprso delle sue ira- 
99 prese , e volge i proprii tesori a rovinarli. £ poi ve- 
» lit a incontrastabile che egli , ove aggiunga il suo 
» scope , varrassi di noi e $i tutti i popoli debellati 

* per abbattere il tuo regno ; ne ratterrallo punto il 
n rimorso di violare i convenuti patti e la giurata al- 
» leanza. Non voler tu duuque , o re, concorrere alia 
» nostra non meno cbe alia persiana schiavitu , non 
» essendo ancora in noi spenta ogni lusinga di riuscita; 
» ravvisa negli oltraggi a noi fatti l'imagine di quelli 
» che ti sovrastano, e persuaditi cbe i Romani, spogli 
» affatto di amicizia per te , appena addivenuti certi di 
» non operare indarno aprirannoti i perfidi loro divi* 

Paocopio* torn, t, 10 



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> 46 GUERRE PERSIANE 

7* samenti. Ad evilarne pertanto le triste conseguenze 
y> usa di tutti i mezzi sin che n'hai il destro, accii non 
» debbali, perdu ti, inutilmcnte cercare, sendo ben ma- 
n lagevol cosa il mettere riparo ad una opportunity fug- 
n gitaci di mano , ed assai prudente consiglio il profit- 
fi tare del tempo ad antivenire il male , ed a tenere in- 
» dietro le molestie d' un oppressdre oemico *. 

III. II Persiano rimaso persuasissimo delle ammoni- 
zioni di Vitige, quasi sprone a corrente destriero, vie piu 
s'accese nella sua brama di romperla con Giustiniano, 
non eonsentendogli la gelosia che ahimavalo contr'esso 
di por mente alia origine loro , da popoli vo' dire av- 
versi a' Romani \ il perche rinvenutele conformi alle in- 
clinaztoni dell 1 animo suo vi presti ferma credenza , 
come appunto fece per riguardo alle ambascerie dei 
Lazj e degli Armeni , futuro argomento della mia isto- 
ria. Ma questi tutti per soltrarsi dall' imperatore ad- 
ducevano pretest! tali , cbe avrebbero potuto di leg- 
gier! meritar luogo tra glf encomj grandissimi d' un 
principe generoso 9 non mordendo effettivamente in loi 
che la voglia di aggrandise e procacciare maggior lu- 
slro al suo iraperio, accuse applicabili eziandio al re 
persiano Ciro ed al macedone Alessandro (i). Ma, co- 

(1) Le qui dette meode lievissime e quasi virtu osserva ora come 
veogooo rappresedtate Delia Sloria Segreta (cap. ?o) « Giustiniaoo 
» fu quegli cbe di contiouo eccit6 Y ioceodio della guerra , doq 
» avendo mai voluto nelle cose coosultare ropportunila del tem- 
» po,' e lutto aoii inlrapreodendo fuor di proposito. In seuo della 
» pace , e io mezzo alle tregue , con mala arte cercar sempre 
» conlro i connoaoti pretesli di guerra; a guerra dichiarata im- 



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LIBRO SECONDO M7 

Manque si fosse la cosa , egK & fuor di rhibbio die 
V odio , dod potendo strigner kga colla giivstiaia , io- 
dusse Cosroe a dare il bando alia pace. 

CAPO III. 

fimeone ueciso dagtt ArmenL <— Amataspt succedegli nelld 
pre/ettura. — Questi accusato da Aeacio incontra morU 
per volere di GiustMano. — Sommossa della regione pro- 
dotta dalle crtdelid di Acacio, il quale vi perde la vita. -*- 
Mandata di Sitta a far vendetta del ribelli 3 e sua fine 
pugnando. — Nefandissima azione di Buzez , surrogate at 
defunto , contra tarsacida Giovanni — II costui genero 
Massace , avuia la pre/ettura delC Armenia , implora eon 
vetmente aringa il favore di Cosroe. — U quale risolve* 
df guerreggiare i Romania 

L V assunto lncarico mi porta ora alia narrazione 
(V m singolarf avvenimento , che 6 uopo riferire alP e- 
poca delle cose antedette. Quel Simeone traditor di. 
Faraogion ai Romany e premiatooe da Giustiniano con 
alcune borgate dell' Armenia (1), fu insidjosamente uc- 



» pnidcntemente arrestees! , e, par avamta noa provvedere 1* oc- 
» corrente che tardt^ iu?cce perdersi ctietro a ?ani stud}, e soru- 
» tare coo daunata curiosita la natura di Dto ; intaoto per cru- 
» delta e tiranoide dod- volere abbaodooara le armi, oe debeHare 
» il oemico, sordidaroedte risparmiando quanto a tal uopo dovca 
» aver pronto : ecco la sua condotta. Perci6 regnante lui per 
» 1' uoiverso raoodo scorse a fiumi e a laghi il fatigue da' Rov 
a maoi, e di tutti i berbari ». 

<i) V. Ub. 1, cap. i5, S 7 « «•§• 



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i48 GUERRE PERSIANE 

ciso da parecchi villici aveuti alia testa due figli di Pe- 
rozo, i quali, consumato il delitto, rifuggironsi tantosto 
in Persia. 

II. L' imperatore avutane contezza diede le borgate 
e la prefettura delP Armenia ad an nipote di lui, prole 
del fratello nomato Amazaspe, il quale in progresso di 
tempo fu accusato da Acacio, favorito di Giustiniano', 
Biccome reo di tradigione a danno dei popoli commessi- 
gli, e di macchinamenti per ridurreTeodosiopoli (i) con 
altre castella sotto i Persiani. E pote si la calunnia cbe 
il sovrano imposene alio stesso accusatore la morte , 
destinandolo iusierae all' antedelta prefettura. 

III. II nuovo magistrato pero fe palesi in poc 1 ora le 
pessime qualita dell' animo suo , non avendovi esempio 
di maggior fierezza verso i governati , e di colauta in- 
clinazione a rapire comunque il danaro , essendo egli 
stato il primo che aggravasseli d 9 un annuo tributo di 
quattro cento aurei (a). Gli Armeni adunque , intolle- 
rantissimi di piu comportarne la tirannia , venuti a 
sommossa trucidaronlo , e quindi ricovraronsi entro Fa- 
rangion , dove a punirli Giustiniano mandd Sitta , il 

(r) lotorao a questa citta aggiugaaremo al riferito altrove 
(lib, i, c. 1 5, § 9) le parole di Strabone: « Dopo la fleLU parte 
» montaosa ( della Tauride ) giace la citta di Teodosia , cbe ha 
» una fertile piauura , ed un porto capace di ben cento navi ; e 
» queslo fu un tempo il confine tra il territorio de' fiosforiaoi , 
» e quello dei Taurii . . . Lo spazio fra Teodosia e Panticapea 
» e di circa cinquecento sudii » (lib. vn, cap. 5; traduzione di 
Fr. Ambrosoli). 

(a) Somtna corrispondentc a quattrocentomila ducati. 



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LIBRO SECONDO , 149 

quale dimorava in Bizanzio sin dal tempo che furono 
soscritte le coavenzioni di pace tra i popoli di Persia 
e di Roma (i). 

IV. Arrivato il dace nelP Armenia andava apparec- 
chiandosi Jentamente alia guerra , bramoso di trarre a 
s& gli animi e ridurli alP antica obbedienza colla dot- 
cezza, e colla promessa cbe otterrebbero dalPimperato- 
re l'abolizione del nuovo tributo; ma questi sollecitato 
dalle calunnie di Adulio figliuolo di Acacio , e pauroso 
di quell a dolcezza e tardanza acerbamente rimproverol- 
lo. Sitta allora vedendo la necessita di rompere - ogni 
indugio , pig)i& le armi senza p.eri intralasciare di «aroi- 
carsi co' suoi buoni ufficj parte de' ribelli , sperandolo 
' mezzo opportuno ad assoggettare qnindi piu agevol- 
mente gli altri colle truppe. Se non cbe gli Aspeziaoi (a) 
udendo il duce apprestare la guerra coutr' essi de|i- 
berarono di cedere mandandogli ambasceria con pre* 
gbiera di accordar loro assicuranza in iscritto cbe non 
verrebbero per nulla offesi , o costretti ad abbandonare 
il tranquillo possesso de 9 proprj beni se , riuunziando 
alia fazione cui appartenevano, volgessersi a favorire le 
parti romane. E quegli secondando pienamente e di 
buon grado i loro desiderj vi spedt suggellata la chiesta 
obbligazione, e di la mosse verso il castello degli Eno- 
calachi (3) presso cui erano le arinene tende. Avvcnpe 
tuttavia , nh saprei dire per quale sciagura, cbe gli ap« 

(1) V. lib. 1 , cap. aa. 

(3) Apetiens (Coos.). 

(3) OEnocalaboD (Gous.). 



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i5o GUERRE PERSIANE 

porlatori della letter* r sgarrata la via , not* valsero ad 
aggiugnerc il paese ove lendeano } e cbe , per isconcio 
maggiore 5 una mano di Romani alio scuro de' fatti ao- 
cordi trattotli ostilmente, ma&sacrando sin donne e 
fanctolli acquattatisi in certa caverna , ignorando forse 
qual gentc si fossero , o , se pur vuoi , incollorita non 
vedendoli in conformita delle promesse loro deporre le 
aroii. Irritati pertanto gli Aspeziani da sofferti oltrag* 
gi allestironsi cogli altri alia guerra } essendo per6 la 
regione mal piana e frastagliata da 1 precipizj , mancA 
loro il mezzo di uoirc le truppe , e dovettero lasciarle 
disperse in alcuoe piccole vallee. Dopo di cbe una parte 
de' cavalieri armeni s 1 awenne a Sitta pdrimente in ar- 
cione ed alia testa di poclii Romani; qui fertnatisi gli uni 
di contro agli altri su due colline separate dalP inter- 
posta valle , di botto il Romano sprond il destriero alia 
volta del nemico ^ ma vedutolo in fuga arrestossi 9 ne 
pens6 molcstarlo dagli omeri. In questo mezzo poi 
s' accese di gravissimo sdegno contro uno de' suoi eruli 
cavalieri , il quale accostatoglifti di camera inavverten- 
temente urtonne la lancia, con6ccata nel suolo, e xi« 
dussela in pezzi^ e siccome tratto erasi Pelmo dal capo, 
tal dcgli Armeni, raffigurandolo , iva dicendo a suoi 
corapagni lui essere quelP audacissimo , cui bastA Pa- 
nirao di aflfrontarli con si piccola mano di armati. Udito 
Sitta il favellar di costpro nud& la spada , non poten- 
dosi piu difendere coll 9 asta, e fuggi per lo mezzo della 
vallea , ma incalzato con furore venne dai barbari 
aggiunto e ferito di spada nel capo , lieve pero in 
guisa fu la piaga da non riportarne Posso nocunien- 



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L1BRO SBCONDO r5i 

to ; or mentre cosi roal concio proseguiva a correre,, 
Artabano , figlinolo dell' arsacide Giovanni , fattoglisi vi- 
cino il trafisse a morte col jgiavellotto , fine immerite- 
volissimo di tan to eoraggia e di tanta gloria nolle armj; 
oltre di che le belle forme del suo corpo disdegnavano 
ogni comparazione , ed il sno ingegno mettevalo a li- 
, vello dei piu sperimentati capitani (i). Havvi eziandio 
cbi crede la uccisione di loi opera non d' Artabano, ma 
d'un iantaccino armeno detto Salomone. 

Y. Giustiniano avuta di cii> notizia commise a Bnzez 
gli affari djell' Armenia , e questi arrivato presso de 9 ne- 
mici mand6 loro iovitandoli a spedire personaggi illu- 
stri per trattare seco, e promettendo cbe s'interporrebbe 
mediatore all 9 uopo di riappattnmarli col sno monarca. 
Molti degli Artoeoi per6 sprezzaronne le offerte. e di- 
chiararonsi ben lontani dal prestar fede alle sue parole; 
tuttavia Giovanni , padre di Artabano (a) ed amicis- 
simo di Buzez , credendole veritiere andi col suocero 
Bassace e con allri pocbi da lui :. ma giunti nel luogo 
destinato a pernottarvi e a dare priacipio la diroane alle 
cooferenze col duce roraano, e vedendo nemici da ogni 
lato a se d' intorno, Bassace csorto vivamente il genero 
a campar dalle insidie 5 ma non rioscitovi prese in 
compagnia dei pocbi la fuga, retrocedendo pel gia cal- 

{1) Teokne scrive di queslo duce : che « F imperatore c»eo 
» supremo comaodaote dell' esercito dell' Armenia Sitta , uomo 
» bellicoso e valorosissimo , e gli diede in moglie Comitona, so- 
il rella di Teodora Augusta ». 

(2) Artabanis f rater ha per errore il volgarizumento latino 
dato in luce da Beato Benano. fiasilea , i53i. 



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i5i GUERRE PERStANE 

cato sentiero. Buzez adunque rinvenutovi il solo Gio- 
vanui fecelo tnorire. 

V. GH Armeni allora perdu t a ogni speranza di acco- 
modamento co'Romani, n& avendo fidocia alcuna di po- 
terli v in cere in guerra, si volsero ad implorare per con- 
siglio di Bassace , elctto capo di lor gente , la prote- 
zione del re persiano , e quando rambasceria fu con- 
dolta nella reggia aringd di tale conformita alia preseoza 
del monarca. 

VI. u Annoveriamo tra noi , o re, molti discendenli 
» di quell 1 Arsace sopra ogni altro de' tempi suoi valo- 
n rossimo , e che a fe nostra non pud considerarsi stra- 
ff niero nella regal prosapia dei Parti, sudditi ab antico 

• » del trono persiano. E pur ora n'e forza raenar la vita 
» in obbrobriosa schiavitu, e non di propria scelta, ma 
» costrettivi in apparcnza dalle armi romane ed in ef- 
» fetto dal voler luo, essendo che dei mali present! ng- 
r> graveremmo con giustizia chiunque porge aiuto ai no* 
» stri oppressor!. A fine perd di conoscere vie meglio la 
» verita di qnanto ascolti, concedi a'tnoi servi il Hand are 
n le cose traseorse per averne age vol men te sott' occhio 
» tutta la progressione. Arsace, ultimo de 9 parti regi (i), 

> n levatosi di capo la corona cooferilla a Teodosio im- 
r> peratore col patto che i sudditi suoi fossero in perpe- 
» tuo liberi da molestie, ed in ispecie da ogni tributo; 



(i) A meglio coroprendere le cose or dette , ed altre riferite 
da Procopio nel primo libro di quesle Guerre, molto giovera il 
seguente brano della sloria di Agazia : « Gli Assirii furooo i 
* prirai dominalori , a nostra saputa , deU' Asia tutta , ad ecce- 



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L1BR0 SECONDO i53 

» e di vero conservammo tali diritti sino a quella de- 

» cantata pace tra voi concbittsa, cni scnza errore me- 

» zione degli Indian! di la del Gange, e da Nino ebbe principio 

» il sovrano potere in essa: morto costui pass6 la corona a Se- 

» miramide ; quindi alia prosopia loro sino a Belo , figlfo di 

* Decertado e ultimo germe della jcbiatta di quella regina , 
•» dopo il quale un intendeote de'reali giardini, Belitaran di no- 

* me , pervenne scaltramente ad o ecu pa re il trono , e i discen- 
» denti suoi lo ritennero finchfe, regnando Sardanapalo, Arbace 
» medo e Belessi babilonese disfecersi di lui , abborrendone la 
a pusfllanimita, e tolsero la monarchia agli Assirii per conferirla 
» ai Medi ; ci6 accadde mille trecento set anni dopo il principio 
» del regno di Nino, siccome leggiamo in Ctesta cnidio e in 
ft Diodoro siculo. I Medi oltenuto in simigliaote guisa il regno 
ft goveroaronlo con proprie leggi per anni trecento, compiuti i 
» quali Ciro di Cambise , debellato Astiage, fond6 la monarchia 
» persiaria ; ne e da maravigliarne ove riflettasi ch' egli tralto 
» avea in Persia i natali , e che fortemente disdegnava i Medi 
ft in causa della guerra (atta ad Astiage. I re persiant ebbero il 
» coroando per anni dugento fenti, alio spirare de' quali venne 

* rovesciato il trono ed annullata tutta la grandezza loro da 
» Alessandro di Filippo , cbe sconfisse Dario, figlio di Arsame , 
» e fece la Persia tributaria della Macedonia. Fu costui ueniico 
ft si fiero ed invincibile, che il solo terrore inspirato dali* udirnc 
» il nome bast6 a conservare lungameole la suprema autorita 
» presso de' suoi macedoni successori. Ed il possederebbero, a mio 
» credere , ancora se non fossersi rovinati di per se colle divi- 
» sioni e col furore delle civili guerre, mostrando in simigliaote 
» modo ai loro avversarii che potevano essere viuti. La sola di£ 
ft ferenza di sette anni , folendo prestar fede a Polisloro ♦ v' ha 
» tra le durate dei regoi macedooico e medo. Esso alia fine 
» cadde per opera dei Parti, nazione sino allora pressoche igno- 
» rata , e costrelta mai sempre a giacere sotto il giogo ahrui. 



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i54 GUERRE PERSIANE 

» glio competerebbe il Dome di pcste universale. Dalla 
m tristissima epoda in pot Giustioiano , professandoci 
n amicizia di parole ma nimicizia co'fatti, ha indistin- 
x tamente malmenando e nemici ed amici ricolma tutta 
» la terra di confusione ; e pur troppo giunto che sla a 
» domare P occidente faratti palesi gli ostili sentimenti 
» dell'animo suo. Ma di grazia non ba egli gia sconvolte 
* e messe a soqquadro tutte le nazioni I Non violate le 
» piu sacrosante leggi ? Nod sopraccaricatici di mille 
» sin qui inudite gravezze ? Non sottomesso al giogo 
n della sua tirannia i Zani , amici nostri , liberi aflalto 
» prima di lui ? Nod ba sovrapposto un magistrate ro- 
» mano al re dei Lazj contro ogni natural ordine , e 
a cod oltraggio si grave da non rinvenire parole atte ad 
» esprimerlo? Non ha inviato suoi capitani ai Bosporiti, 
y» sudditi degli Unni , per insignorirsi arbitrariamente 
» d' una citta loro? Non fatto alleanza cogli Etiopi , il 
y> cut nome stesso era per io innanzi ignoto ai Roma- 

» Eppure diede in quel tempo saggto di taulo valore da solto- 

» mettersi jpcr \o largo e lungo quel vastissimo regno , astrazion 

» fatla dell* Egitto. ' Arsace si pose alia testa della ribellione r e 

» da lui i discendenli suoi Domaroosi Arsacidi ; poco dopo Mi- 

u tridate ioalzo i Parli a gloria somma. Contaosi anni dugento 

» settanta da Arsace, primo re loro , sioo ad Artabano ultimo 

» della dinastia , il quale visse al tempo del romano iraperatore 

w Alessacdro di Mammea. Da tal epoca toru6 il supremo co- 

» mando agli aoteoessori di Cosroe merce d'un Artassare, oscu- 

» rissimo dapprima ma ardimeutoso ed intrapreudente , il quale 

» raccolto uu qualchc numero di congiurati uccise Artabano , e 

» coronatosi il capo fece risorgere il trono persiano colU rovina 

m di quello dei Parti » (Agazia , lib. 11). 



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LIBRO SECONDO i55 

W ni (t) ? Won portato i limtti delPimperio al di la delle 
» tefre degli O merit* , del mar Rosso , e della regiooe 
r> de' Palmizj (i) 1 E non potremmo do! qui ramraen- 
» tare eziandio i roali per lui recall all 7 Africa ed ah- 
n P Italia/ Piccolo t V orbe intiero a sbramame Panabi- 
» zione , ma sopr' esso , o valicaio P oceano , vorrebbe 
y> trovare altro moodo per dominarlo. A cbe dunqae , 
» ore, indagii a rompere questa funestissima pace , da 
~y> cui non ti e dato sperare cbe 1' ultimo posto tra le 
n viUime sue ? Vuoi tu coooscerne i trattamenii verso 
n de' confederal ? riguarda ndi stessi ed i Lazj : in 
» preferenza anteponi osservarne i modi cogli stranieri, 

* volgiti ai Goti , ai Vandali, ed ai Maurusii , t quali 
n lutti non avendo roai avuto cbe divider seco , non 
y> temon punto la taccia di essergli addivenuii iogiu- 
» riosi. We creder gia ogni cosa delta, ma attendine 
y> alcuna di maggior rilievo. Quali cabale non adoperft 
r> egli per separarti da Alaroandaro too confederate 
n e suddito , e per islrigner lega , senza veruna prece- 
» dente dimesticbezza, coglr Unni ? Fuvvi giatomai piu 
» stfaordinario e vituperevole cimento? Che maraviglia 

* pertanto se itnpadronitosi ben presto delPoccaso tras- 
» portera il pensiero alPoriente, contro i Persiani dico, 
r> unico scopo di sue conquiste in essp. Che se parlia- 
y» mo della pace, egli Pba da gran pezza violata, impo- 
r> nendo limiti ad una confederazionc la quale non do- 
» veva coooscerne affatto; ne dir si debbe mancare agli 

(t) Y. lib. i , op. 19, § i. 
(*) y. lib. 1,, cap. 19, $ 3. 



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i56 GUERRE PERS1ANE 

» accord! chi primo esce in campo , ma chi dorando la 
r> pace tende contr' essa insidie , cadendo tioi ia col pa 
» nel macchioare un delitto anche iananzi di averlo 
» commesso. Quale poi riuscir debba questa guerra 
r> follia sarebbe il dubitarne, conciossiach& Pesperienza 
9* ammaestra dichiararsi ma! sempre la vittoria seguace 
r> non de'provocatori, ma di chi attiensi ai limiti d'una 
» giusta difesa (i). Havvi iaoltre disparita di forze, il ner- 
n hadi quelle romane toccando le parli estreme del mon- 
» do , e de' loro famiger&tf caprtam Puno, Sitta, cadde 
» vittima del nostro ferro , e I'altro , Belisario , uon 
f» vedra piu Giusliniaao, ben contento di compiere sua 
39 vita nelP Italia, condottiero di quelle truppe \ il per- 
» che non saravvi chi ne contrasti di mareiare con 
» plena liberta sulle terre loro: ed avendo noi contezza 
» delle vie e desiderio di accomupare inseparabilmente 
99 i proprj interossi co' tuoi , pronli si a mo a scortare le 
a armi persiane n. 

Cosroe , ebbro di gioia per le cose udite , rauna gli 
ottimati persiani ed espone loro i consigli ricevuti da 
Vitige e dall' ambasceria degli Armeni, bramando sen- 
tire il parer d'ognuno sul con to di essi } e delle varie 
opinioni quivi esternate prevalse quella di cominciare 



(i) r « Non furono gia i Roman!, dicea Scipione ad Annibale, 
» autori ne della guerra di Sicilia , ne di quella di Spagna; sib- 
» bene manifestamente i Cartaginesi: lo che conosceva benissimo 
» lo stesso Annibale , e gli Dei ancora ne furono testimoni , 
» dando la vittoria non a coloro che incominciarono le iogiuste 
» oslilita, ma a quelli che le rispinsero » (Pol., lib. sx, 8). 



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LIBRO SECONDO i5 7 

dopo il verno , cprrendo all or a V autnnno delP anno 
decimoterzo di Giustiniano imperatore , la guerra (i). 
I Romani vivevano inlanto nella miglior buona fe- 
de , mai piu sospettando che il re bramasse romp ere 
una pace contrassegnata col nome dieterna(i), sapevano 
betisi il tristo umore di lui in cdusa dei vautaggi da 
loro ottenuti nelP oriente. * 

CAPO IV. 

Appariiione rf una cometa. — Scorrerie degli Unni 
Lettera di Giustiniano a Cosroe* 

I. Apparve in questo mezzo una coroeta , nella costcl- 
lazione del sagittario , da principio grande sice o in e uo- 
nio, e poscia maggiore di esso \ erane la testa volta al- 
I'oriente, la coda all' occaso, e tenevfr dietro al sole in 
capricorno. V ebbe cbi dissela eguale , di forma , alle 
xifias (3) , puntuta essendone la estremiti , e ad altri 
sembrava pogonia (4); la sua presenza , visibile al di la 
dei quaranta giorni , diede argomento a mille contrarj 
presagj , ma io lasciando a tutti liberU di parlarne a 
lor voglia rannodo il filo delle susseguenti vicendc. 



(i) V. lib. i, cap. aa. 

(?) Aparanta delta. V. lib. f, cap. aa, § i. 

(3) Dal vocabolo greco {/ip«f (spada); avente cioc la forma 
d' una spada. I*^/«f e ancbe Dome di pesce. 

(4) Dal greco vocabolo *myi (barba), qaiodi barbata. AUri 
spiega cape Hula. 



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i58 GUERRE PEfcSIANE 

II. Dileguatas! la cometa uti poderosissimo esercito 
di Uoni, valicato t'Istro, inondi Europa tutla cocnmet- 
tendovi guasti iacomparabilmente tnaggiori a quelli di 
che eransi contaminati oei tempi addietro , e piu cbe 
ogni altro luogo presero ad infestare da capo a pie la 
rtgione tra il golfo del mar lonico e Bizanzio; ne paghi 
ancora espugaarouo Jue mtfnitissimi forti (i) nelP Illiri- 
co, e sin Tautica Potidea, ora Cassandropoli (a^ quindi 

(t) Cosi an che V edizione latina di fiasilea ( A. mdxxxi ). II 
Cousin scrive : lis prirent treote-dcux forts *. 

(a) Di quests citta Strabone scrivea: « La penisola Pallene (sul 
» cui islam e situata Cassandria, che prima chiamavaai Pondea) 
» fu dapprfacipio denominate Flegra* V abitarooo i favolosi gi- 
». gaoti, schiatta empia ed exlege, i qaaii Ercole disperse » (1. vn). 
11 perche venisse nomata Cassandria Jo abbiarno da Diodoro si- 
culo, e sono queste le sue parole: « Cassfjndro adunque (succes- 
» sore di Filippo, e vigesitno sesto re della macedonica dinastia, 
» secondo Eusebio) andandogli si bene ogni cosa, spero di otte- 
» nere il regno di Macedonia. A questo fine prese in moglie 
» Tessalonica figliuola di Filippo e sorella , per parte di padre , 
» di Alessandro , con tale affiaita introducendosi come parent* 
» nella famiglia reale. E'sul lnogo di PaHane fond6 una citla dal 
» suo nome chiamata Cassandria , nella quale trasport6 gli abi- 
» tanti delle citta della penisola, e tra gli altri quelli di Potidea; 
» misevi anche gli Olintii che ancora rimanevano , e de' quali 
» non era piccolo il numero. Diede poi aHa nuova cittA mollo 
» territorio ed assai buoao , ed ogni cura prase per amplificarla 
» e renderla fiorente, per lo che fra breve tempo essa giunse a 
»* splendore, e superb in potenza tutte le citta della Macedonia » 
(lib. xtx, c. 9). Intorno a Potidea leggiamo nello stesso Diodoro 
le seguentt cose : « Filippo di poi promise a gli Olintii di unire 
» al lener loro Potidea , il cui acqnisto da molto tempo essi ar- 



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LIBRO SECONDO i5 9 

riccfai di schiavi , montatone il nuraero a cento venti 
mila (1), e di danaro torn a ro no liberi Delia terra natale. 
Coll'atodare «imilmente degli anhi fecero nuove scorrerie 
dannosissime ai Romani, ed in una di queste nel com-, 
battere il Cbersoneso, gabbando i terrazzani, salironne 
le mura dalla banda del mare nomata Melana (a) , e 
fattavi stiage degli abitatori condussero seco il resfo 
prigioniero. Altri poi di essi navigando lo stretto che 
da SestO meua ad Abido (3) saccheggiarono molti luo- 

» dentemeolc desideravano. Lo stesso re nel tratto successivo 
» espognata aveodo Potidea ntt ttuise fuori il presidio ateniese 
a ed il riraando ben tratiato ad Atene; avendo uo certo rispelto 
» al popolo ateniese , come quello che per poteuza e dignita 
» andava iunauzi a molti. Consegn6 poi a^li Olintii quella chta 
a ( Potidea ) , i cui abftatori farono fatti schiavi , e ne doofc ai 
» medesioii le campague e 1' iniiero territorio » (lib. xvi , c. 3)i 
Pausania in fine succintamente narra i -deslini di Potidea in 
questo modo t « 1 Potideati oppresseli il sovvertimento del pro- 
» prio stato accaduto per Filippo di Amiota, ed anche prima per 
a gli Ateniesi (nell'Olimp. lxxxvh). Tempo dopo li rimise in 
a istato Cassandro, ma iovece del nome autico fu dato alia cilta. 
a il nome di Cassandria da quello del restitutore a (T Elide, 
cap. q3; id. cap. n. V. parimeute Tucidide , lib. i). 

(i) II Cousin riduce il oumero dei prigionieri a soli venti- 
mila. 

(i) Ebbe forse un tal nome dal Hume Melana discorrente per 
quelle terre. V. Arriano , Spediz. di Aless. , lib. i. 

(3) Ora Afeo a Aidos, citla in Asia nello stretto di Gallipoli, 
rimpetto a Sesto ; celeb re per la sventura di Leandro , e per la 
fabbrica di quel ponte prodigioso che Serse vi fece edificare per 
congiugoere V Europa all' Asia. Presentemente Sesto ed Abido , 
T uno dirimpetto all' altro nello stretto , sono due inunilissimi 
forti cui vien dato il nome di Dardanclli. 



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160 GUERRE PERSIANE 

ghi delP Asia 9 e quindi riveouero nel Chersoneso per 
aggiugnere i loro compagni e ripatriare. Usciti eziandio 
una terza volta de' proprii confini misero a fcottino V U- 
liria e la Tessaglia, ma portalisi alle Termopili (i) tro- 
taronvi insuperabile difesa \ nel rintracciare nondi- 
meno la via di asceodervi piji agevolmcnte scootransi 
fuor<Togni speranza in tal seotiero cbe guidali alia som- 
mita d'un sovrastanle poggio , e di la scagliatisi contra 
dei Greci espugnaronli tnlti , de' Peloponnesiaci all' in- 
fuori. Nod guari dopo queste cose i Persiani , rotti gli 
accordi , assalgono le frontiere orientali dell' imperio , 
ed in qual modo il facessero verra da me esposto 
quando avrA detto che Belisario seonfitto Vitige man- 
dollo prigioniero a Bizanzio. 

III. L' imperatore avvertito che il re persiano ap- 
pro ntava la guerra iavidgli una lettera , per indurlo a 
cambiar di peosiero , col mezzo di Anastasio , perso- 
naggio tenulo in grande estimazione di prudenza, e di- 
morante allora nella capitate , di ritorno dalla citta di 
Dara per lui in addietro liberata dalla tiraonia (a). La 
scritta era in questi termini : 

u ]| saggio e pio non perde mezzo di troncar subito 
9 i motivi d' una germogliante guerra , ove in ispecie 
r> combatter debba contro gli amicissimi suoi} V impru- 

(i) A di nostri Bocca di lupo, stfelta gola del monte Been- 
nina, di soli venticinque piedi, tra la Tessaglia e TArabia , dove 
Leooida re degli Spartani cod quattroiuila uomioi fece resistenza 
per tre giorni a Serse condoltiero di cioquecentomila e pih soi- 
dati. 

(a) V. lib. i , cap. 76 , § 3. 



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LIBRO SECONDO i6r 

V detite invece e l'empio va meditaodo pretest! di rora- 

* pere la concordia. Nulla 4 pit facile d'uD bellico ap- 
» prestamento, ed i pessinirde 1 mtortali sopravanzano gli 
» altri id s\ turpi maneggi $ addiviene peri scabrosissima 
» impresa il ben condurre ana ^uerra, ed il terminarla 
» coo vantaggtosa pace. Tu > o re , ti chiami offeso 

* dalle mie lettere, che interpetri id guisa affatto con- 
» traria alia mia intenzione , a fine di potermi rimpro- 
si verare con qualche ombra di giustizta, quando a me 
n si compete il forte querelarmi delle ostilita commesse 
fi da Alamandaro in tempo di perfetta amicizia tra no!, 
n delle costui rovine sopra il tener mio , delle cjlti 
» soggiogate j del rapito danaro , e de' sudditi miei uc- 
n cisi o condotti seco prigiobieri. E di tali cose anzi- 
9i che aggravarne il mio nome adopereresti assai meglio 
y> purgando te stesso , perocche le opere e non i pen- 
n steri debbonci guidare nel far giudizio delle ingiustizie 
ft e delle soperchierie. Ora con tatto ch'io siami l'offeso 
n dod cesso di bramare la pace; tu alPopposto desideri 
s» la guerra , e per veoirne a capo vai rimestando ca- 
» villi, de'quali dod bawene un solo che possa a buon 
n diritto essermi ipcolpato. L'uomo pago delle cose 
n present! allootaoa ogoi occasiooe di querimonie, ma 
fi chi anela scombngli e trovatore sagacfssimo di falsi 
» titoli per aprirsi la via delle armi ; condoda piu che 

* ripugnante all' onesto procedere d > un monarca , e 
» sin detestabile negli abiettissimi del vol go. Pensa di 
9» grazia al sangue che verserassi Delle molte battaglie , 
msu cui ricadranne la colpa; coosidera il giurameato 

Pmocopio # torn* /. i \ 



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i&t GUERRE PERSIANE 

* fat Jo ed U ricevnto danaro, coutraendo per essi ob* 
y> bligazioni tali, che nan giugne spfisnia alcuno a rcn- 
» der vane. Imroensa 6 la saggezza del Nome ed infini* 
» tamente superiore ad ogni umaoo cavillo ». II re 
omise di rispondere a questa lettera , e fe riraanere in 
Per^a Anastasio portatore di lei, 

CAPO V. 

Cosroe , reiki la pace , entra con forte esercito is quel del- 
l' imperio. — Omette Passedio del castelh Circtsio e della 
cittd di Zenobia. — • Circondata Sura , citta , e presala 
d' inganno , /' abbandona al furor delle truppe. — Rcsli- 
tuisce per danaro a Candido , vescovo di &rgiopoli 9 ifat- 
tivi prigionieri. 

LN<t|l'anno decimoterzo dell 1 Imperio di Giustioia- 
no (i), terminate il yerno, Cosroe figlio di Carado as* 
salendo con poderoso esercito i romani confini ruppe 
la cosi delta pace aparpnta (a),cio6 senza limit!, e si 
diresse, lasciata la Mesopotamia, laddove scorrevagli 
I' Eufrate a destra. 

^ II. SnlP opposta ripa del fiome havvi un munito ca- 
stello nomato Circesio (3), ultimo di pertinenza romana, 

(i) Anno 54o dell' era volgare. 

(a) Y. lib. 1, cap. aa, § 1. 

(3) O Cercuiio, o Circesso. Di tale castello scrisse Ammiano 
(lib. zxiii, cap. 11); Tendens imperalor (Julianus) Cercusium 
principio men sis aprilis, ingressus est munimentum tutissimum^ 
et fabre politum , cujus moenia Abora et Euphrates ambiunt 
flumina, velut tpatium insulare fingentes. Dioclaziano ha tt me- 
rito d* una parte di ease fortificazioni , essendfl stala sua meote 
di renderlo un baloardo dell' imperio. Ora ba nome Kerkisia. 



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LIBRO SECONDO i63 

fabbricato sopra angolare terreno , a motivo della con* 
giunzione dell' Abora, fiume grandissimo , coll'EnfraWs, 
e renduto forte da luoga triangolare muraglia estendeu- 
tesi dall' uno alP altro fiumc. II real capiUno volgairdo 
i suoi pensieri alia Siria ed alia Cilicia omise di valicare 
1' Eufrate e di assediare il castello, e spedilamente rao- 
vcndo cplle truppe lungo il flame in Ire giorni fu allel 
porte di Zenobia (i) , citta cui diede il name la sua 
fondatrice, moglie di Odenato re dei Saraceni abitalori 
della regione, e da gran tempo confederati de' Romany 
i quali pel valore appuoto del meatovato re, stermtnio 
dei Medi , conseguito avevano la signoria ofientale} 
cose tutte avvenuie in epocbe ken remote. Cosroe ve- 
dendo la citta imme rite vole delie sue cure, sterile ft 
deserto il territorio, non si voile indugiare per tema noa 
ne riportassero danno piu rilevanti imprese. Fe pruova 
tuttavia di. entrarvi per capitolazione y ma fallitogli il 
colpo marcid in avanti coll' esercito* 

III. Compiti tre altri giorni di cammino venne alia 
citti di Snra (a) posta sopra 1' Eufrate , ed appressato- 
visi il cavallo cominci6 a nitrire ed a scalpitare il ter- 
reno 9 presagio certo , secoudo la interpetrazione dei 
maghi, ch'egli giugnerebbe ad espngnarla (3). OrdioatQoe, 

(i) Ora Zelebi. Questa ciltA , le cui raura da levante sonct 
bagoate dall 1 Eufrate , e che ti si presents dopo uq luoga tratla 
di deserto sotto alte montagoe , riporlb molti beneficii dalV'ioi- 
peratore Giustiniauo (V. gli Edif. , lib. u). 

(3) Surich Dell 1 idioma orientals, e va debUricea Giustiniana 
di molte re&taurazioni, 

(3) Che V annitrir de' cavalli fosse da* Ptrsiaai teouto so^M 



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164 GUERRE PERS1ANE 

pertanto l'assalto, il coraandante arroeno di fei, Arsace, 
raccolto sulle mtira il presidio eombatt& valorosissima* 
mente uccidendo gran numero di neraiei , ma quindt 
eolpito pur egli da una freecia caddevi estinto; ve- 
nuto perd il di al suo cstremo i Persian! ripararono 
nel campo loro , fermi di rtnnovate colla nuova aurora 
Pattacco. II romano presidio al eontrario, uscito d'ogtii 
sper&nza colla morte del capo , bramd di pattovire in- 
viando al campo reale di bubnissiin' ora il proprio ve- 
scoro a dimandare perdono i con esso pace. Quest! , 
avendo seco pareccbi ministri apportatori di uccelti, 
di pane V vino , giunto alia presenza di Cosroe gittato- , 
glisi ai piedi tutto lagrimante supplieavalo di avere per 
iicotato il popolo e di risparmiare una cittfe in poca sti- 
ma tenuta dai Romani, e sino allora in nessun conlo dal 
re, e forse destiriata all 9 egual sorte nelP avvemre$ pro- 
meltegli inoltre ohe i Sureni avrebbongli volentiermente 
iborsato il riscatto loro e quello delia patria. Cosroe adi- 
ratissimo con tal gente perchfe di tutte le ioiperiali da 
lui gia trascorse era la prima a non accoglierto, ad ar- 
marsi, ed a fare grande strage de 1 prodi suoi, frend pel 
momento lo sdegno risolvendo prenderne aspra vendetta 
don miglior agio, nella fiducia che ovunque si fosse di* 
vulgata la fama di sua rigidezza , il terrore derivatone 
avrebbegli sommesso i popoli senza versaniento di san- 
gue. Ricevute adunque con benignita mendace le of- 

in epoche hen piA remote un fausto aogurio lo abbiamo da 
Erodoto, laddove quesli narra la salita di Dario in trono (V. la 
Talia , cioe il terto libro delle sue istorie). 



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LIBRO SWJONOQ) N i# 

ferte, let& ill isperauzal' oratore che, stabtliJo co\prin- 
cipali cittadiai il dacaro a condoaagione del aaccheg? 
gio , confermerebbe tutte 1© pregale! cose i e quindi ac- 
comiatatoio diedfcgli a compbgni delta via , in pegpo di 
maggiore onoraoza, pareccfai onorevoli Persiaoi, ai qualj 
a?ea dapprima ingiunto di mostrarsi urbanissAmi keep 
lui, « di ra&sicwarlo nelle ooucepite bjsioghe, aftinphe 
gli assediati in aspeltativa del suo ritorao mit-asserof 
gioioso il volto. Di piii fatto avea loro comando che al« 
T aprirsi della porticciuola da cui enirerebbe il prela^p 
nella citta , lasciassero cadere tra essa ed il limitare q? 
qualcb* sa$so a legoo all'uopo d' impediroe il chiudi- 
mentd , e distornassero poscia con artifiziosi discorsi \e 
care della guardia per serrarla di nuovo , e temporeg- 
gtaesero di tal modo sioo a che sorverrebbero le trupp<$ 
quindi schierato immaatinente V esercjto imposegU-di 
tenere lor dietro avatone appena il seguo. Arrivato il ver 
scovo presso delle rouralo straniero qorteo gli s' inching 
di ottimo garbo, faceado sembianza di volerlo, abbaxidp- 
nare> ed i cittadiai vedendo gli onori daj neraico Tenduti 
al prelato ed il costui volto brillaote di giota , deposto 
ogoi pen$iero di guerra, spalapcano la porta ppr ricer 
verlo-, e vd P iutroducono unitamente ai ministri suoi 
coo tnolto ooore , applauso e lode. Entrata P amfeascer 
ria> i custodi cercan rtchiudere la porta ? ma va senza 
effetto ogni loro sforeo a motivo delPimpedimento postovi 
dai Persiani giusta P ordine avnto ; ne osarono aprirla 
una seconda volta per toglierlo, mirando gia i^ nerrtico 
al di fuori (1). E fu invero pe'Sureni piii che trista sor- 
(6) Fu scrilto invece negli Edi6zj (lib. it, cap. 9); « Sura 



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106 GUBKKE PERSIANS 

presa il presenters! di Cosroe con tutla ia truppa, il 
quale impossessatosi deUa citti mandolla a fuoco e 
fiamma, distruggendola da imo a soramo. Questi poscia 
raped! a Giustiniano V ambasciadore Anastasio coll 9 in- 
carico di narrargli ove ii fosse acconiiatato dai coudot- 
tiero persiano. 

IV. Dato il guasto alia dtta e fattine schiavi gli abi- 
tatori, Cosroe deliber6 alleviare il costoro infortunio, ni 
saprei dire se preso da compassioue , da avarizia , o 
da amore per una donna, il cui notne era Eufcmia, 
ridfttta insiem cogli altri alia servile condizione , ed ia 
appresso direuntagli sposa \ il perche mandft offerendo 
Jjer la sotnma di dagento aurei dodici mila prigionieri 
a Candido vescovo di Sergiopoli (i), citti del romano 
imperio , fabbricata sopra ad tin suolo delto il Campo 
tarbarico (i) 9 a settentrione di Sura , correndoti tra 
¥ una e V altra centoventisei stadj , e cosi nomata da 
quel Sergio celebratissimo tra 9 cristiani; ed alia risposta 
del tescovo che mancavagli il danaro , limitossi a chie- 
dere Tunica promessa di lui per raettere in libertk 
quelli infelici. E Candido si obbligi con grandi gfara- 
"menli di pagarne il riscatto tielP intervallo d' un anno , 
aggiugnendo che se violasse la convenzione di buon gra- 
do riterrebbesi debitore del doppio, e perderebbe il suo 
vescovato 5 molti perd dei prigioniferi , in cotal modo 



» ayea mora si deboli, che non pote resistere a Cosroe nemmeno 
» men' ora , e id uq moinento venoe 10 potcre de' Persiaoi ». 

(1) Di lei non rimane pitk vestigio alcuoo. 

(a) Noraato Siffin dagU Arab}. 



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L1BR0 SEGONDO tSj 

redenti , non guar! dopo morirono vittime delle tollc- 
rate calamity e fatiche. Quindi Pesercito persiano c6u- 
tinud il -suo cammiuo. 

CAPO \i. 

Divisione dclle truppe orienlali, e duct eletii a comandarle. — 
Buxez invialo a Gerapoli aringane gli abitaloru — Ger- 
mano nipole di Giustiniano comandante del presidio di 
Anliochia ; smoi piani di forlificazionc. — Megas vescovo 
di Berea dagli Antiocheni spedito oraibre a Cos roe, — » 
Questi chiede danaro ai GempoUtmni* 

I. Giustiniano poto iunanzi agK ftvveoimeoli di Sura, 
diviso tra due condottteri P orientfe , aveva lasciato a 
Belisario , unico duce cola dapprima , tutte le trpppfe 
quivt tK stanza sioo aW Eufrate } ed alia testa delta 
altre, dal fiume alle persiane frontiere, aveva messo Bu- 
zez , il quale tra questo mezzo, non esseudo per auche 
giunto Belisario dalP Ittflto , prestedeva ad entrambe. 

II. Ora il duce romano fatto consapevole in Gera- 
poli y sua residenza , delle sventure di Sura , nel darne 
parte a quelli ottiuiati dicea t « Non 6 (aot di pro- 
si pOsito il combattere apertamente un nemieo quando 
n sienvi forze egudli da opporgli \ ma conosceudosi piti 

* debole, h uopo studtare ingaani e stratageimni a fioe 

* di mm mettersi preeipitosanmente ad im rischio ma* 
» ntfesto. Voiben sapete il gttfci numero delle truppe 
» realij queste assediaodbci ire Tkhirrauao di leg- 
al gieri agli estremi di tutto il necessajrio alia vita , ne 



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,68 GUERRE PERSIANS 

n cbiuderanno i passi, e varraunost, collp scorrere 
y> senza opposizione i nostri campi , di quanto a ooi 
» pertiene. Oltre a cio se 1' assedio & di lunga du- 
st rata le mura gia pericolanti cederanno all* urto delle 
y> maccbine , e noi ritaarretno esposti a gravissimi 
n sconci. Divise per lo contrario le nostre forze e ad 
» una parte affidata la salvezza delta citta , potremo 

* coir altra munire i colli a noi d' intorno , costrigtiere 
a il persiano a retrocedeie ? o d* improwiso attaccarlo, 
» o essere oggetto di limori conlinui al suo campo. la 

* tale stato verragli meno V audace o&tinazione di com- 

* battere queste mura , e la opportunity di proqac- 
» ciarsi le viltuaglie dalle terre nostre ». Tali parole 
riscossfero P universale approvazipue, ma non f isposervi 
i fatti dell'oratore, avendo egli preso la fuga co'miglioti 
del presidio, senza cbe Geropolitaao o uom <Je' nemici 
pervenisse mai a scoprjre sotto qual cielo e' ripajras* 
scro. Ma di ci6 basti* 

HI. Quando Gitistiniano ebbe avviso cbe il re coo* 
dottiero malmendva le terre itaperiali sped! freltolc; 
sameote ad arrestarlo Gerinano , figlio di suo fratello, 
cob trfecento goefrieri e coa promessa cbe in breve 
terrebbegli dielro un forte esercito* U duce arrivatp 
ad Anfcjochia trovonne le mura in buona condizione e4 
inaccessibili al persiano, scorrendb al pifc di quelle inal* 
zate sulla piahurq il fiome Oronte^ ed essendo le altra 
costruite su di promlmenae , e da malagevoli precipizj 
difese alPintorno. S'accorsetuttaviache non andavafcsen- 
te da ogni pericoto d' attacco la parte lore piu etevata, 



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Ll&RO SEG03DO 169 

dagli abiUtori deUa Oro^assiade (i) & irapercioccbi un r al* 
tissima rape, di mezxaoa largbezza ed ascendente poco 
meno del pioro, stavale di sovercbio a rido^so. Co* 
mandA pertanto di scavani an fo&sato alP iotoroQ, a di 
coslruirvi sopra una torre, prolungaado sino a quel puqto 
le mura della citta. RiGutaronsi per6 gli architetti di poc 
mano all'una o all'altra cosa, qdducendo a Ipro giu*tjfi« 
cazione la ristrettezza del tempo ed il timore non ve- 
Bi*se appalesalo al nemicp , di gia alle porte , il piik 
debple poato della citta, e coo. ©s soil dove cooverrebbe 
assaltarla. Germano convintone si ritrasse dal suo prima 
divisamento, e nutriva speranza cbe d' ora in ora gio- 
gnerebbe da Biztnzio, l'eaercito $ ma lunga pesza arte* 
solo iodarao comincii a disperarne, ed a pavenlaro 
non Gosroe, sapendolo in Antiocbia , venisse ad im- 
padronitsi d* un imperiale oipOte. I cittadini eziandio 9 
travagliati dallo stesso triste presentimentc^ deliberaodo 
Ua loro inefficace giudicarono ogni mezzo di antiveaira 
si grave disastrp, fuori quello di rendersi propizio con 
danaro il dnce nemicp. 

IV. Eglino adanque elessefo Megas (a) vescoro di 
Berea (3), 9 que 9 di in Antiocbia e uomo pwdefttissimo; 
ad implorar grazia da Cosroe. Questi partitosi e tro- 
tato l'esercito oelle vieinanze di Gerapoli (4)? $ » presents 

(1) Dal norae del monte su cui eraoo edificate. 

(2) Magnum il traduttore latino Raffaelle Volaterrano. 

(3) Nome avulo dai Macedoni, e corrispondente al Chalybott 
dei Sirii , ed all' Halep 6V noderni geografi. Scorrele dappresso 
il fiume altre volte Chalus , ed ora Koeie. 

(4) Gallipoli > con manifesto errore, si legge nclla traduzione 
Utioa del Volaterrano. 



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1 70 GfUtftlRfi I*EftSIJiNE 

al re supplScaiidogli cfae usasse misertcordia con un, 
popolo tncapace di resistere al trono persiano , e da 
cui doo aveva mai riporlato la menotna ofFesa; aggiunse 
quindi : « Non essere meno disdicevole ad an grande 
» monarca cfae ad ogni altro V inferocire contro popoli 
n braraosi di cedere e soltomettersi , n& avervi combat* 
* tendoli on cfae di sublime o di conforme aHa dignit& 
n regale: essersi negato a Giustiniano il tempo di nn- 
» novare gli antichi accordi, e vie pi& d' apprestare la 
» guerra , cominciata senza intimazione di sorta ». At 
parlar libero del prelato arse di sdegno Cosroe , ed 
ndctto di senno protest^ che metterebbe Stria e Cilicia 
a ferro e fuoco 5 impose inoltre all 1 oratore di accom- 
pagnarlo sotto le mura di Gerapoli ver cui moveva 
colle sue truppe. 

V. Arrivatovi e eorisideratane la fbrtezz* ed il pre- 
sidio, mandd chiedendo col mezzo d' un turctmanno, 
ebiamato Paolo, danaro ai ciltadini; il messo originario 
di Roma ed ivi cresciuto insegnara a que' di granima- 
tica in Anliochia. I cittadini , paventando un attacco 
dalla parte mat sicura delta muraglia e desiderosi di 
sat?are lor terre, convennersi di sborsargli quattromila 
nnmmi d'argento, II vescovo di pi& colle sue incessant! 
pregfatere a pro di tutto 1' orient© riascl ad averoe pa- 
rola , che ove recassegli mille aurei vedrebbe tratto 
P esercito dalle terre imperiali. 



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L1BR0 8KCONDO 171 

CAPO VII. 

Cos rot debellata la tilth di Berea ne fa esecrando scempio. — 
Megas tomato in Antiochia non pud, indurne gU abitatori 
ad attendere le sue promtsse. — Va una sec on da volta 
mediator* ml persiano dace. — Costui Jtnalmente cede , e 
tendon* la vita at Berei ed al presidio entro la room. 

I. Megas ael di medesimo delta ottennta grazia ri* 
ealcA la via di Antiochia , e Cosrbe ricevoto il daoaro 
paltovitogli tenne queHa di Berea , citta mezzana tr* 
G era poll ed Antiochia, e distante uo giorno di spedito 
eaminino da enlrambe. II vescovo perA menando seco 
pochissima comitiva percorreva cotidtanamente doppia 
Strada cbe non il doce coll' esercito , cosicchi dopo la 
quarta giofriata egli fa in Antiochia, e V altro arrivava 
Dei sobborghi di Berea, da dove tosto mdndA Paolo ai 
cittadio* per danaro, chiedendone a tootivo delle roal si- 
Core toro mora due tantt di qutlto avuto dai GerapoliUni. 
GU abitatori disperati delta propria difesa acconsentiron- 
vi, ma poscia inviandogli soli doe mila numtni d'argento 
si dichiararono impoteuti a pagare il resto. Rraoevatasi 
noadineno dal Persiano la inchiesta, e* vinti dal ti- 
more fuggtrono colle truppe nella rooea fabbricata so* 
pra nn colle* Nel di vegoente i ntessi , speditivi altra 
fiata per rjcevcfe it daoaro , tornati indietro rifcrirono 
a Cosroe di avert trovato le porte cbinse e prhra aflatto 
di goarcfia e popolo la citt& ; questi allora ordinA ebe 
fossero scalate le mart , ed accintiii di bottb alPopcnri 



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I?? GUERRE PERSIANS 

primi a salirle discesi dalP opposta parte spalancarono 
le porte , e v'accolsero V esercito : di poi Padiratissimo 
duce , fatto incendiare poco meno che l 1 iotiero novero 
delle case , procedette all'assalto della rocca , ed il co- 
stei presidio, veouto alle mani, coraggiosamente pil- 
gnando uccise molti nemici , ma tuttavia per la im- 
prudenza degli assediati fu costretto a cedere la vilto- 
ria. ItnperciocchA i cittadioi trasferitisi \k entro a?en- 
do condotti seco, in vece di ripararvi soli, e caralli, 
e muli , ed altro bestiame altutto disutfle , vidersi in 
pochissim' orp disseccata l'unica sorgente d' acqua in 
poter loro , e cosi tuili esposti all 9 estremo de' mali. 

. II. Arrivato intrattanto Megas ad. Antiochia e narra* 
tivi gli accordi fatti col nemico , non potA vincerc la 
fortissima ostinazipne di que' cittadioi nel rifiutarsi al- 
1' adempimento di essi , e Giovanni figliuol di Rufioo 
e Giuliano scriba delle cose segrete , o eon voce latina 
segretario, imperiali ambasciadori venutivi di fresco, 
erano i primi a contradiarlo , protestando in ispecie 
P ultimo che Giustiniano mai piu accorderebbe danaro 
ai nemici dell' imperio , ni riscatterebbe eitta di sua 
pertinenza* Egli adunqne , aringati indartio gli Antio- 
cbeni , ed aqcusato per giunta dal costoro vescovo Ed- 
fepiio qual traditore della cosa pubbliea al re, partisse- 
ne , come fece non guari dopo Eufetnio itesso, il quale 
temendo il furor persiano ripard tra' Cilici , dove pre- 
4tQ comparve anche Germano alia teste di pochissime 
tmppe , avendo lasciato in Anliochia le rimanenti. 

III. Megas restituitosi di fretta in Berea ed uditavi 
la diffalta dell' acqua , torn& piangendo al cospelto di 



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Ll&ftd SECONDO i 7 3 

Cosroe, e prdstesoglisi ai pjedi implorava non piii che 
hk vita degli assediati. 11 persiano mosso da piet& e 
▼into dafle pfeghiere promiaegli con ginramento che 
tutti i rinchinsi nel forte n* andrebbero salvi : e cosl 
avvenne , riparando ciascono • de' Berei ov* estimd di 
6uo maggior prpfitto , ma pochi gnerrieri tennero lor 
dietro , essendbsi gli altri , ' sdegnati coll' imperatore in 
causa dei ritardati stipend) 9 uniti al nemico per quiridi 
venire coa esso nella Persia. 

CAPO VIII. 

Insolenza degli Anliocheni. — Assedio della cilia. — Confu- 
sione degli assediati. — / Persian^ scalate le mura, s' im- 
padroniscono di Antiochia. — Vigorosa difesa della gio- 
venlh Ik entro. — Discorso del tabergane a Cos roe ; me- 
morable etempio di castHA. 

I. Cosroe fatto consapevole da Megas che gli Antio- 
cheni ostinatamente ricnsavano di sborsare il conve- 
nnto danaro, mosse con tutto Pesercito ad assediarli 5 
divulgatasi tal nuova quanti rimaneanvi ancor dehtro , 
essendone gia molli partiti con il buono e il meglio 
loro , disponevansi ad uscirne allorchi Teotiste e Mo- 
laze comandanti le truppe del Libano , arrif ativi con 
sei mila guerrieri , si opposero alPinopportuna deter- 
minazione. Venuto in questa P esercito persiano ed at- 
tendatosi presso del fiume Oronte, il re mandd Paolo 
dicendo agli assediati che ricevendone mille nummi 
d 9 argento (e sarebbesi forse appagato di minor somma) 



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t 7 i GUERRE PERSIANS 

retroeederebbe <, e quelli spedirongli ambasciadori pet 
istabilire gli accordi } se non che la dimane il pa- 
polo, di oatara insolente e beffardo , coo motdaci pa^ 
role motteggid il Persiaoo ^ e poco vollevi cbe non la- 
pidasselo men tr' era da costui csortato a riseattarsi col 
sagrifizio di ben poco danaro. 

II. Cosroe aduoque offeso grandetnente dalio costoro 
villanie delibero prendere la ctttA d' assalto , al quale* 
uopo col nuovo giorno fe inoltrare lutte le Irappe , e 
collocatane parte nei dintorni del fiome procedette colle 
xnigliori la dove il muro appariva pin alto si ma di mi- 
nor fortezza. Laonde i Romani vedendosi costretti a com- 
bat tere tnalagevplmente in causa delle angustie del luo- 
go , divisarono collegare insieme ed appendere su per 
le cortiue lunghissime travi a fine di potervi aumentare 
il novero dei combatteoti, Gli assediatori in questo 
mentre investirono di tutta possa le mora in ispecie dal 
monte (i), e viscoccavan dentro innumerabili strali} ne 
gli assediati cedevan loro nel coragglo, opponendo cit- 
tadini e truppa vigorosa resistenza. Riusciva perd van- 
taggiosissiuio ai primi il guerreggiare, quasi in pianura, 
da quel poggio , fortunatamente occupato da principio; 
cbe se gli Antiocheni, prevenendoli , si fossero colA mu« 
niti , avrebbero di certo evitato la propria rovina; ma, 
non pensatovi , e forza conchiudere che giunto fosse il 
momenta destinato al cadere della citti in raano de' 
barbari, i quali animati dalla presenza del condottiero 
e facendo prodigj. di valore non diedero tregua ai Romani. 

(i) Orocassiade. V. § 4 del capo 6 di questo libro. 



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UBPQ SfiGOIiDO i 7 5 

11L Accadde po* la ei>*ro cbe , aomeqtatosi il uv- 
mero de'cowbattenti ed il disordioe tea loro , andarooo 
rotfte le corde sostenUrici delle travi e tutto precipit^ 
I' artifrtio } al quale iniprovviso roraore le guardie delle 
torri, credeedo ferrate le mura pigliarono la foga. Al- 
lora que 5 cittadini cbe , per essersi dapprincipio mo* 
tteati di ceutrario parere, stavaasene tuttavia iuoperosi 
Del comune pericolo, accor*ero pur e$si alia difeia; 
della patria , e Molaze e Teotisto mootati in arciooe 
galoppaftmo segoiti dai lor cavalieri vcrao le porte, 
con la mira, e'dicevapo, di nnirsi a Bnzes pronto al di 
fuori con AOccorrerole esercito, per quindi rispignere 
tniti infieme il nemiqo $ ma incontrando Inngo il cam* 
miao uomini , denne e fanciuiii y direlti in muccbio alia 
volta siesta, fecerne grave scempio stiacciaadoU co'loro 
cavalli. 

j V. I Persiani frattanto porlale alle mura le scale 
salironlc senza opposizione , giunti perd a 9 merli arre- 
staronsi qualche tempo dubbiosi volgendo gli ocobi al- 
l 1 intorno , e non osavano discendere nella citta , pa* 
vent a ado , a mio credere , qualche nemica insidia in 
certo burrone tra questa ed il monte. jfe voce eziandio 
cbe lo stesso Cosroe , veduta la rotta de' Romani, proi- 
bisse alle truppe di calare , temendo accrescerc di so- 
vercbio la disperazione de'fuggenti, sicche rinnovaodo 
costoro la pugna con insuperabile ardore venissegli me- 
no il bel pun to di soggiogare quell 9 antica citta , c piu 
celebre d! quante mai obbedivano ai Romani nell'orientc, 
non avendovene alcuna cbe potessele contrastare il pri- 
mato nelle ricchezze, nella grandissima popolazione, ed 



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i 7 6 GUERRE PERSIANS 

hi ©gttiaJtra maniera di agiatezza; egtf pertanlo accord6 
at nemico ogoi mezzo di campare la vita. Qoindi e die 
'A presidio, capkani e truppa con ben pocbfcittadini 
appresso, uscl della porta che mena al borgo Dafne (i)* 7 
ed i Persian! afllora., dismontate le mura, comparvero 
nel mezzo di AntiochSa. 

* V. E qui raolti gtovani ardimentosi ciraentaronst al* 
tra fiata col nemico riporidndb sopr' eteo dapprincipio 
dual che apparente vantaggio , cosicche sebbene i piu 
fossero inermi e rispingessero a furia di sassi i Persiani, 
pure andavano cantando H peana (a) e promulgaodo 
Y imperator Giustiniaoo Gallinico (3) (essendone questo 
ilsoprannome in guerra), come so di gia riportato avee- 
sero una compiuta vittoria. Gosroe frattauto rimanen- 
dosi in una torre fabbricata su del monte , comandava 
che venissegli innanzi ia romana ambasceria. 

VI. Udo allora de'suoi magistral!, nomato dalla ca- 



(i) V. nota t al cap. 6, di questo libro ; in esso mori Ger- 
manico, il quale fu poscia arso e sepolto in Antiochia (V. Tac, 
Ann., lib. u). 

(a) In no col quale I Greci onoravano Apollo ( Iliif ) dopo 
aver riportato cospicue vitlorie. 

(3) Da k«a* »}*«• illustre vittoria. Soprannome glorioso dato 
ai monarchi dagli eserciti che trion&vano , in grandi battaglie , 
del nemico. Giustiniano fu salutato di questa guisa altra fiata 
quando assediata Pietra nella Lazica dalle sue truppe , uo tal 
Giovanni armeno alia testa di pochissimi guerrieri eotravvi colla 
speranza di ridurla novamente solto il domioio romano ; una 
terza in fine allorche A r tab an o uccise net mezzo d'un convito il 
re Gontari. 



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L1BRO SECONDO i 77 

rica zabergane, tupponendola cola per trattare di pace, 
accostatoglisi dicea: « Parroi, o Cosroe, che tu la pensi 
ft ben differentemente dai Romani stessi per ri guar do 
#5 alia salvezza loro. I qualt insultaroDti coq mille ol- 
n traggi innanzi all 9 assedio , ne avvi eccdsso a cat non 
39 sieno ricorsi dopo la nostra vittoria, come disperando 
» affatto della clemenza tua. Nondimeno tu cercbi di 
» compassionare chi non dom&nda salvezza , e di per- 
» donare a chi e ben lunge dal meritare perdono, con- 
n ciossiacbe gli Antiocheni postisi a scbiere negli ag- 
» guati, sebbene privi del soccorso delle armi, tagliano 
» per ogni dove a pezzi noi vincitori ». II re intenden- 
do tali cose mandd nna mano de' suoi valentissimi guer- 
rieri a riconoscere \o stato della citta } e questi di ri- 
torno signiBcarongli essere il tutto in pace, e che i Per- 
siani col numero loro avevano debellato i cittadini as- 
salitori , e fattone macello non risparmiando eta ne 
sesso. Narrasi inoltre che due illustri matron e , dimo- 
ranti fuor delle mura ? sentendo la citta caduta ia po- 
tere del nemico, tosto corressero all' Oronte e, velatosi 
il capo , balzasservi entro , per non esporre il proprio 
onore alle coututnelie dei Persian!. 



PmocomOj torn. L la 



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, 7 8 GUERRE PERSUNE 

CAPO IX. 

Par la men to di Cosroe all' imperials ambaiceria. — Natural* 
del re. — Giudiiio di Pro cop io inlorno alia Jortuna. — 
Saccheggio ed incendio di Antiochia. 

I. Cosroe al presentarsi dci romani ambasciadori 
aringolli di tal guisa : « Non opino affatto coDtrario 
» alia verita 1'antico proverbio che Iddio non concede 
n mai agli uomini beni puri, ma si mescolati con mali, 
r> che sempre il rider nostro abbia a compagno il 
» pianto , lc prosperita seco traggansi qualche disgra- 
» zia , il piacere non vada separato dalla tristezza 9 
» mai ne avvenga in fine di godere una felicita perfelta. 
» Cosi , favellando su le noslre presenti bisogne, egli c 
» vero che ottenuta per lui , come voi stessi vedete, la 
» vittoria , proviamo sommo contento nel rimirarci pa- 
» droni dopo molte fatiche di questa celebratissima 
y> Antiochia , io perd al goardare la moltitudine degli 
» estinti ed i miei trofei bagnati del sangue loro non 
» so abbandonarmi ad una completa lelizia. E di si 
» gran male altri non e in colpa che i soli malaugurati 
» Antiocheni , i quali inelti a sostenere V assedio eb- 
f» bcro poscia cotanta arroganza di attaccare un eser- 
» cito vittorioso , ed entrato a viva forza nelle mora 
» loro. Per sifiatto avvenimento non v'ha meco illustre 
» Persiano che acceso di sdegno non domandassemi la 
39 moite di quanti incontraronvi la scbiavitii 5 ma io 
39 non rilenendo onorata cosa V inasprire contro i vinli 



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LIBRO SECONDO 179 

» conwwdai che loro si permettesse la fuga ed il cer- 
» care altrove salvezza. 

II. II re per6 simulatamente e mirando appalesarsi 
tutt'aHro di qaello in realta era cost parlava agli ajn- 
basciadori , sapcndo benissimo i veri moiivi della sua 
bugiarda clemenza nelP accordare agli Antiocheni il 
tempo necessario a campare la vita \ imperciocch& non 
la cedeva in finezza ad alcuno, ed era valentissimo nel- 
Parte di escogitare inganni, di palliarsi, e di accagionare 
altrui de'suoi proprii misfatti \ di piii il vedevi all' uopo 
secondare ogni domanda , sagramentare la data parola, 
e quindi , scorso brevissimo tempo , pegare il tutto ed 
interamente cangiarsi di parere. Avvegnach& il suo 
volto spirasse pieta , e le sue labbra ognora abborris- 
sero il delitto, pure non v'era indegnissima azione chV 
si guardasse dal commettere quando sperava ritrarne 
qualche vantaggio , ed il potrebbero confermare i Su- 
reni tutti , da lui sebbene innocent! roviuati a forza 
d' inganni e di simiglianti doppiezze; eccoue esempio : 
Debellata la costoro citta un barbaro colla sinistra ma- 
no trascinava tal avvenente e raggaardevole donna , e 
colla dcstra un fanciullino di iei appena spoppato ; ora 
perch £ tardava quesli a seguirne il passo , e' diedegli 
tanto del capo in terra cbe fecelo crudelmente morire \ 
abbattutosi il moo area in si grande empieta , narrano 
che mostrasse colle parole e col volto non solo im- 
roenso cordoglio, ma sin lagri masse, edalia presenza di 
tutti , non eccettuato \q stesso imperiale ambasciadore 
Anastasio , pregasse* con sospiri il Nume di punire la 
sorgente di tanti mali : intendendo aggravare del mi- 



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180 GUERRE PERSIANE 

sfatto Gitfstiniano , tuttoche rimordessegli Panimo d'es- 
serne egli medesimo indirettamente P autore. Ne que- 
sto suo malizioso ingeguo fogli di ostacolo neiP occu- 
parc il trono persiano, togliendo la corona a Bazes, 
cui, se non privo d'un occhio, per P etk competea (i)j 
impossessatosi del regno trionfA di leggieri degli avver- 
sari suoi, e addivenoe seropre piu molesto all' imperio 
romano (a). 

III. Per le quali cose e mestieri concbiudere che la 
fortuna , quando vuole ingraudire alcuno, manda seuza 
impaccio ad efletto i suoi piani noo riguardando alle 
qualita personal*, ne curaadosi di operare indebita- 
mente, o di soggiacere alle querele ed ai biasimi altrui, 
solo bastandole che i suoi voleri conseguiscano il pieno 
loro efletto (3) : ora torno al mio proposito. 

(1) V. lib. 1, cap. 11. 

(2) Quanto d' animo perverso il dipinge Procopio, altrettanto 
di sublime talento Del governo della repubblica persiana e nel- 
l'arte della guerra ci viene rappresentato enfaticamente da Aga- 
zia ; eccone le parole : « Morto Cavado Del qui n to anno del- 
» 1' imperio di Giustiniano, sail in trono Cosroe, autore di bel- 
li lissime gesle seoza numero . . . Egli diede luslro si grande al 
» viver suo da ecclissare la gloria di tutti i precedenli re per- 
il siani , noo eccettuato Ciro figliuol di Cambise , noo Dario di 
» Istaspe , non Serse medesimo , al cui nobile ingegoo ne il 
» mare fu d' ostacolo nelle marce de* cavalieri , ne la sommita 
» de* monli nel condurre dall* uno all' allro luogo il navilio. Lo 
» splendor tuttavia delle sue azioni , e la magnificenza de' suoi 
» trofei non valsero a salvarlo da una morte funeslissima, e piu 
* che iudegna della gloriosa rinomanza meritamenle acquistata 
» cou tante memorabili imprese » (lib. iv). 

(3) Annibale venuto a colloquio tra Zama e Naragara col-* 



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L1BR0 SECONDO 181 

IV. Cosroe debellata Antiochia ordind alPesercilo di 
fare prigionieri tutti i cittadini di qua e di \k fuggentj, e 
di rapire e saccheggiare ogni lor propriety } calato poi 
iosiem colP ambasceria dal poggio andd al tempio , 
dctto dagli abitatori chiesa , dove rinvenne tanta ric- 
chesza d'oro , di argento, di gemme e di perle, quan- 
t'era di per si, Don messo ia novero il resto, sufficiente 
a renderlo doviziosissimo ; spogliato in 6ne il santo 
luogo di quaotiti di marmi e di altri stupendi lavori 
per tradurli in Persia, comand6 cbe si appiccasse fuoco 
alia citt&, donando unicamente alle supplicbe degli am- 
basciadori, e vie meglio al costoro danaro, la conserva- 
zione della chiesa } lasciatavi quindi una piccola guar- 
nigione ad attendere all 9 incendio , ri tiros si con tutlo 
T esercito nel luogo del primiero suo attendamento (1). 

I' Africa no per indurlo ad tin accomodamento, pose fine alia sua 
orazione dicendo : « lo pertanto pronto sono a cotal parti to , 
» dtfppoiche ho sperimentato coi fatli quanta sia niuiabile la 
» fortuna , e come una minuta circostanza pender la faccia a 
» favore dell* una parte o dell' allra , trattandoci da scipiti fan- 
» ciulii (Pol., lib. xv $ traduz. del chiarissimo 1. G. B. Kohen). 
(!) II Nostro negli EdiBcj (lib. n> cap. 10) narra come fosse 
di poi rifabbricata da Giusliniano , dicendo tra le altre cose : 
« D' onde e venuto , che se Antiochia era stata prima splcndida 
» e magnifica, piu splendida e piu niagnifica fosse di poi ». 



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i 8? GUERRE PERSIANE 

CAPO X. 

Segni delta rovina di Antiochia. — Rifietsione sopra gli im- 
perscrutabili consigh del Mime. — Temp} conservali. — 
Discorso degli ambasciadori imperiali a Cosroe. — Que- 
rele del re. — Conferenza intorno alia pace , e sua con- 
chiusione. 

I. Che tale sinistro poi minacciasse Antiocbia l'onni* 
potente Iddio avevalo agli abitatori di iei annunziato 
con alcuni prodigj , essendosi vedute , Ira gli altri , le 
militari bandiere da gran tempo confiscate nel suolo 
volte alP occaso girarsi ad un tratto , senza opera di 
bracclo mortale , a sol nascente, e quindi riprendere. 
P antica lor posizione (i). Del che avvedutisi con istu- 
pore alcuni soldati, appalesarono il miracolo non ter- 
minate ancorg a molti coIleghi,ed insieme a Taturio (a) 

(i) Uq simile portento e ben poco lunge da quivi narra Ap- 
piaoo essere a wen u to a Crasso men t re guerreggiava il re de'Parti 
Orode (Guerre coi Parti). Dione Cassio il riferisce anch'egli con 
qualche rilevante difterenza. « Ma io , direbbe Polibio , a siffatle 
» assersioni degli scrittori di memorie in tutto il corso della mia 
» Opera non posso a meno di contraddire , e d' esserne intolle- 
» ranle; perciocche mi sembrano cose al tutto puerili e non solo 
a aliene da ogni ragione di probability , ma eziaodio dalla pos- 
» aibiiita remote .... Nelle cose pertanto che tendono a con- 
a servare la venerazione del volgo verso la Divinita e da perdo- 
» narsi a certi storici se cotali miracoli e fole inventano, ma il 
a soverchio non e da compatirsi a (lib. XJU, § 12, tradua. del 
chiarissimo dott Kohen). 

(a) II Cousin leggeva Taziano* 



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L1BR0 SECONDO i83 

questore dell 9 esercito , uomo di grande prudema , cut 
diede i natali Mopsuestia (i) } e fuvvi chi preconizz6 , 
interpretandolo , che il governo della cilti passerebbe 
dal re occidental a quello d' oriente , n& avervi mezzo 
nmano , come di fatto accadde , per riparare a tanta 
sciagura. 

II. Or 10 credendomi fuor d'obbligo, nelPesporre tai 
cose alle genti avvenire, d' intrattenermi sal perchi Id- 
dio abbia talora voluto innalzare uoroint e citt& per 
qniodi permelterne 1' abbassamento e la distruzione 
senz'appalesarne il raotivo, lascio di qtsi indagare i suoi 
giudizj nel concedere ad un re scelleratissimo la rovina 
e lo sterminio di Antiochia , bella faor di misura e va- 
sta cilia (2), come ne faano certa pruova !e slesse rovine, 

(1) Cosl nomaU dal sno foodatore Mopso d* Argo (a non 
dal Tcssalo come leggiamo in Ammiano Marcellino , lib. xiv ) , 
il quale dopo la caduta di Troia veil u to coa Anfilpco nclla Ci- 
licia , febbrico aopra craella spiaggia e Mopsuastia , e Mallo ed 
altre cilia ( V. Strab. , lib. xiv , ed Euforione poeta presso lo 
scoliaste di Licofrone). Cicerone nel primo libro De Divinatione 
scrisse che : Amphilocus et Mopsms jfrgivorum reges Jlterunt ; 
sed iidem augurts: iiquc urbes in ora maritima Ciliciae Grat- 
cas condiderunt. II fiume Piramo la bagna e V abb el I i see. 

(a) Non meno grande e magnifica ee la rappresenla Strabone 
con quesle parole : « Antiochia e sirailmeate tetrapoli , vo' dire 
• composta di quattro parti , ciasenna delle quali ha un muro 
9 proprio aU'intorno, e tutte quindi vengono cinte da altro co- 
» mune. La prima di esse parti e opera di Nicatore, il quale 
a Irasportovvi gli abilatori da Antigonia , non guari prima edi- 
» cata in qaelle vicinanze da Antigono figlio di Filippo ; la se- 
» conda di una moltitudjne di ciltadini; la terza di Seleuco Cal- 



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i84 GUERRE PERSIANE 

dovendo 10 credere fermamente ch'egli opera mai tern* 
pre con infallibile provvidenza. 

III. Essendo la cilta in fiarame il presidio rimasovt 
attese con selo , giusta P ordine ricevoto , alia conser- 
vazione del teropio \ il fuoco inoltre sparagn6 molte 
fabbricbe vicine al cosiddetto Cereteo , in grazia non 
gia di qualche umano provvedimento ma della sitoazion 
loroj perocch£ lontane dalle altre non si poterooo da 

N esso aggiuguere. Fu siroilmente arso dai barbari quanto 
esisteva fuori delle porte , meno le sue mura , i palagi 
cbe ricettarono Pambascerta e la chiesa di S. Giuliano. 

IV. Gli ambasciadori tornati quindi nuovamente al 
cospetto di Cosroe gli diressero quedte parole t « Se 
y> noi , o re , non fossitno alia tua preseoza mai piu 
y> crederemmo che il figliuol di Cavado abbia assaltto 
» le romane terre violando un ancor fresco giuraroento, 
» saldissimo , al creder nostro , ed estrerao pegno di 
» fede tra gli uomini , e rompendo quel trattati di 
» pace in cui ripone ogni sua speranza chiunque noa 
9* sa comportare senz' affanno i mali della guerra; u& 
9* di questo procedere k uopo altrove rintracciare 
» la rausa , che nelP avere P uomo cangiato il tenore 
39 del viver suo con quelfo dei bruli. Impercioccbe se i 
» combatlenti non venissero mai ad amichevoli accordi, 

» linico , e la quarts di Antioco Epifane. Questa cilta e la ca- 
» pitale della Siria, ed i comandanti la regioue v'hauoo la reg- 
» gia loro. Di poco e a lei superiore Seleucia sul Tigri > ed 
» Alessaudria di Egitto . .... V hanuo stadj quaraola di Se- 
» leucia ( Pierea ) alle foci dell' Oronle , e ceotoveoli da Anlio- 
» chia a (lib. x?i). 



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LIBRO SECOHDO i85 

» eteraa addiverrebbe la guerra, e ferini i C06tumi di 
n tutti coloro cbe v' hanno parte. Rispondiamo iaoltre 
» alle toe accuse contro V imperator Giustiniano > ag- 
» grav&ndolo di aver mancato il primo ai patti , chc 
» s'egli per nulla vi disobbedi a torto or to ci guerreg* 
» gi , se poi innocente n.ol credi , e forza cbe pur ti 
» coDtenti della' vendetta sin qui presane , e lasci una 
» volta di fornire nuovi motivi ai nostri lamenti 1 pale- 
as sandoti cosi migliore di lui} merceche essere nc'mali 
* inferiore indica a buon diritto superiority qnando ra- 
ff gionar si voglia di beneficenza^ quantunque siam certi 
» cbe 1' imperator nostro rispelt6 ognora i fatti accord J. 
» Laonde cessa , te ne preghiamo , da queste ingiurie 
» contro oV Roraani, disutili a fe' nostra alle tue genii, 
» ed a te stesso di rerun profitto, salvo quello di ma- 
ft nifestarti colla piu abbominevole di tutle le perfidie 
ft soperchiatore de'tuoi confederal i ft. 

V. Gli ambasciadori tacquero , e Cosroe prosegui a 
sosteuere cbe il principio dei mali veniva da Giusti- 
niano, ed annoverd eziandio alcuna deile cagioni di 
essi } cagioni per verita non tutte immeritevoli di con- 
futazione , ma nella maggior parte ben frivole e da non 
volersi nuliamente attendere. In ispecie erano per lui 
forte motivo di guerra le scritte imperiali ad Alaman- 
daro ed agli altri Unni, di cui abbiamo gia tenuto di- 
scorso (i); non di meno si guardd dal proferire e dal- 
T asseverare cbe uom romano avesse viblato i confini 
della Persia , o trattatone oslilmente gli abitatori. 

(i) Y. il cap. i di qnesto libro. 



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186 GUERRE PERSIAIfE 

VI. L' ambasceria confute parte clelle accuse col di- 
chiarare male interpetratc le imperiali parole , e del 
restante, assolvendone Giustiniano, versA tutla la colpa 
sopra taluno dei romani ministri. II re da ultimo chiese 
molto danaro a componte ogni controversia, e non per 
una sol volta , dicendo che le paci altrimenti compre 
cessaoo col finir delP oro pagato al vincitore , ma che 
volendosi stabili era uopo farle sorgenti d' annuo 
censo, e cosi i Persian! custodirebbero volentieri le 
Porte Caspie , ue moverebbero piu querele contro la 
citta di Dara , perocche di tempo in tempo risentireb- 
bonne qualche profitto. E replicatogli dalP ambasceria 
che di tal guisa e'mirava ad aver tribotario Pimperatore, 
soggiunse: « Tutt'al contrario, ma bensi moltrdei nostri 
n soldati addiverranno servi dei Romani col farsi loro 
y> difensori : ed anche ora non accordate voi aanual- 
» mente certa quantity d' oro agli Unni cd a parecchi 
J9 Saraceni , senza ritenervi loro tributarj , acci6 guar- 
n dino i vostri confini ? ». 

N VII. Si convenne adunque , dopo assai dispute tra 
loro, che i Romani sborserebbero di subito a Cosroe la 
somma di cinquanta mila aurei ed altreltanti ad ogni 
anniversario di questi accordi (i), acciocc&e cgli cessasse 
dal molestare P iroperio ; ed a tali condizioni gli amba- 
sciadori , promettendosi am be le parti vicendevolmente 
la pieua osservanza de'traltati nel tempo avvenirc , die* 
dero gli ostaggi (*). 

(1) II Cousin riduce la prima somma a cinque mila march i 
d' oro , e I' annuale a cinquanta. 

(a) Anno 9 deH'imperio di Giustiniano, c 536 dell'cra volgafc. 



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L1BR0 SECONDO 187 

CAPO XI. 

Cosroe visita fa cittA di Seleueia e Dafne sobborgo. — Vtn- 
dica la morte tP un suo guerriero ardendo il tempio di 
S. Mlchele. — Prende la via di Apamea , e gli abitatori , 
spaventati, hanno ricorso al patrocinio d'una reliquia delta 
vera Croce. — Tommaso vescovo delta cilia Jattoglisi in- 
contro lo accompagna entro It mura , e h* e mal corrispo- 
sto. — // re interviene ai pubblici spettacoli, e si dichiara 
per la fafhne del prasini y geloso di Giustiniano favoreg- 
giatore dei venetL — Condanma a morte un soldato reo 
di stupro colla Jigliuola d* un cittadino. 

I. Cosroe terminatl gli accordi venne cogli ambasfia- 
dori e colPesercito a Seleueia (1), marittima cilia lunge 

(1) Delle tre Seleucie di cui fanno menzione glf storici anti- 
cbi , questa denominate Pieria, sede una volta dei re della Siria, 
e fabbricata da Seleuco Nicatore sul mare, era la maggiore. Una 
seconda sul fiume Tigri , quasi di contro a Gtesifonte dalPop- 
posta riva , fu capitale dell 1 Assiria dopo la caduta di Babtlonia. 
(Plut. V. di Lucullo). La terza, delta da Polibio sul ponte (lih. 
v) e da Slrabone castello (lib. xvi ), si rinveniva nclla Mesopo- 
tamia presso un ponte sull' E^nfrate, ond'ebbe il Dome di Seleueia 
Sul ponte, acciocche non fosse colle altre confusa. "Riportiamo fi- 
nalniente quanto dice Strabone rispettb alia Seleueia , qui ram- 
mentata di Procopio. « Ottima delle parti ( della Siria ) e la Se- 
» leucilide, cbe porta eziandio il nome di tetrapoli dalle sue quat- 
» tropin di tutte le altre (sendone maggiore il mimero) illustrt 
» citta i Antiocbia presso Dafne, Seleueia Pieria, Apainea e 
» Laodicea ; le quali merce della concordia loro chiamavansi an- 
* che sorcllc. Fondolle Seleuco Nicatore, e pose ad Antiocbia, 



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188 , GUERRE PERSIANE 

centrenta stadj da Antiochia, e trovatala spoglia di Ro 
man! tanto vi soggiornd quanta occorrevagK per lavarsi 
colP acqaa del mare e sagrificare al Sole ed agli altri 
Numi di sua divozione ; quiadi tornando al campo mo* 
str6 brama di visitare Apamea (i) doq molto distante, 
e gli ambasciadori tenendolo uq pretesto per saccbeg- 
giarne le abitazioni ed il territorio a mat in corpo ade- 
rironvi, e colla promessa che veduta la citti ed avutene 
mille libbre d'argento retrocederebbe senza piu mole- 
starla. Di Ik venne a Dafne borgata di Antiochia ove 
atlraggono lo sgoardo un amenissimo bosco pieno di 
fontane e di molti stupendi lavori (a) } ascendone perd, 

» la maggiore di esse, il oome del padre, a Seleucia , la pi& 
» forte, il proprio, ad Apamea quello della coosorte, ed a L*o- 
» dice* il materoo. » (lib. xvi ). 

(i) Famieh presso i geografi moderni , e fu metropoli delU 
seconda Siria. Pliaio di lei scrisse : Zeugma septuaginta duobus 
millibus passuum a Sa mo sails , transitu Euphralis nobile. Ex 
adverso 9 Apamiam Seleucus , idem utriusque conditor 9 ponte 
junxerat ( lib. v , cap. 24 )• Ed Isidoro Caraceno al principio 
degli Statmi : Transeuntibus Euphratem justa Zeugma urbs est 
Apamea. Polibio la rammenta nel lib. T delle sue Istorie. Stra- 
bone poi colloca un' Apamea nell' Armenia (lib. xi) , e Tolemeo 
parla di altre due , 1' una mesopotamica , prima di giugoere al 
con flu en te del Tigri e dell* Eufrate , da Plinio cbiamala Digba 
(lib. v ) , la seconda nella Partia , ora Chorassan meridiouale 
( lib. vi ). 

(a) Leggiamo in Strabone: « (Da Antiochia) inoltrando stadj 
a quaranta e Dafne , mediocre borgata , con vasto ed ombroso 
» bosco da acque sorgenti innafliato , nel cui mezzo havvi mi 
» tempio d' Apollo e di Diana, ed un asilo. Quivi gli Antiocheni 
» ed altre vicioe genii sogliono adunarsi per solennizzare i giorni 
festivi » (lib. xvi). 



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L1BR0 SECONDO 189 

dopo avervi immolato vittime aile Niofe , voile che si 
mandasse in fianime il teropio delParcangelo S. Miche- 
1c , e passo a narrarne la cagione. 

II. Un cavaliere persiano valente tra'commilitoni por- 
tossi in compagnia di attri suoi colleghi ad un alpestre 
luogo vicino al cosiddetto Treto , dov' era il tempio 
di S. Michele , opera dell' archketto Evaride , e mi- 
randovi acquattato tin giovane antiocheno, Aimaco di 
nome e beccaio di professione , lasciali indietro i 
compagni sprondgli contro il cavallo } ma P allro dap-* 
prima fuggendo e poscia voltatoglisi d' improvviso il 
colpi di selce in froote , ed atterratolo immcdiataroen* 
te gli fa sopra e sgozzdllo con quel ferro medesimo 
di che videlo cinto ; fatto allora bottino di quanta 
avea P ucciso , armi e danaro , e montatone il destrie- 
ro scomparve , e per sua buona ventura , o percb& 
ben nota gli fosse la via , riusci a sotlrarsi dai nemici , 
ed a porre in salvo la vita. Pervenuta all' orecchio 
del Persiano la faccenda , questi, crucciatosene, ordin6 
cbe si appiccasse fuoco al tempio, ed il comando fu 
tosto eseguito coll' estendere P incendio , per vie phi 
gratificare al re , anche alle case erettevi d' intorno. 

III. Cosroe di poi abbandonato Dafne avviossi colPe- 
sercito ad Apamea, citti dov'e in molta venerazione un 
pezzOj non mi n ore d' un cubito, del legno della S. Cro- 
ce , portatovi occultamente da siriaca mano ; ed i cit- 
tadini ponendovi la maggior loro difesa, rinchiusolo en- 
tro un reliquario di legno e ricco d* oro e di gemme, lo 
aveano a (fid a to alia custodia di tre sacerdoti , i quali 
anaualmente espohevanlo in certo stabilito giorno alia 



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too GUERRE PERSIANE 

pubblica adorazione. Ora il popolo udendo prossimo 
P arrlvo de' Persiaui , e sapendoli per nulla disposti a 
mantenere la data parola , colpito da gravissimo ti- 
roore ebbe ricorso al vescovo Tommaso , ed il pregava 
cbe discbiudesse quel santo legno , unico suo conforto 
nella imminente morte. II pastore v' aderi , e mentre 
secondavane i desiderj processionalmente portandolo 
alP intorno del tetnpio , fa veduta toeraviglia al di la 
d' ogni dire e credenza , conciossiacosache v' apparve 
sopra una 6amma , la cui lucentezza fuor di modo ir- 
radiava sin la volta deli' edifizio , e seguivalo dovun- 
que il clero procedeva cod esso. Tan to miracolo empi 
gli occbi de' supplicanti di lagrime ed il cuore d'uoa por- 
tentosa confidenza } terminata la processione e rimesso 
il sagro deposito nella cujstodia all' istaute dileguossi lo 
splendore. 

IV. Venuta la notizia cb' era per giugnere V esercito 
il vescoro parti di lancio ad incontrarne il condottie- 
ro \ questi interrogollo se i cittadini deliberate avessero 
di soslenere uo assedio , e rispofttogl! negatitamente , 
soggiunse : « Percbe dunque non ni' aprono le porte 
f> acciocche possa entrare nella citta con sole pocba mie 
n truppe » ? Sono io , repltcavagli 1' altro , qui espres- 
samente per accompagnarti la entro; il re allora, messo 
a campo l'esercito, piglio la via d'Apamea con dugento 
de' suoi migliori guerrieri , e pervenutovi, dimenticando 
la promessa fatta agli arobasqiadori , voile dal prelato 
non gia il convenuto , ma dieci tanti 9 e di soprappiu 
ogni suppcllettile riccbissima c preziosissima del tesoro > 
e foise avrcbbe eziandio rovinalo la citta , se la mauo 



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L1BR0 SECONDO igr 

delP Onuipotcnle acCorsa non fosse a rattenerlo. Imper- 
ciocche egli non bramava allra gloria chequella diconqui- 
stare citta, e per riuscirvi pun to non badara ne alle pro- 
niesse fatte ne al divenire spergiuro, come ne avemmo in- 
dnbitata prova dal sno procedere contro Dara in violazio- 
ne d'un traitalo di alleanza, e contro GaUinico assalita 
durante una tregua ; ma di queste cose dovremo piu a 
lungo ragionare in appresso , e quanto spetta alle scia- 
gure di Apamea e uopo, il ripeto, ascrivere ad una vist 
bile protezione divina ch' ella campasse d' un totale 
esterminio. Tommaso mirando nel Persiano, dopo sac- 
cbeggiato il tesoro , ardente sete di roaggior bottino , 
mostrogli il Reliquario, e levatovi il Legno della Croce: 
« Questo santo Legno , disse 9 nel quale ripongo ogni 
» mia ricchezza , pregoti o re , di lasciarmelo , quale 
* oggetto incomparabilmente pregevole al cuor mio, ed 
» abbiti pure le gemme e P oro di che va adorno » : 
i suoi voti furono di leggieri compiuti. 

V. Segui tali viccnde Pordine realc di fare nel circo 
i soliti corabattimenti , mezzo opportuuissimo a procac- 
ciarsi il favor popolare , ed onorolli di sua presenza lo 
stesso monarca , il quale rammentandosi di avere un 
tempo udito che Giustiniano proteggeva la fazione xlei 
prasini , stabili nel cuor suo che ora i veniti ne uscis- 
sero vittoriosi. Al pigliare adunque le mosse i due carri, 
vedendo quello de' prasini lasciare iiidietro l'avversario, 
insospetli di qualcbe artificio , e pieno di sdegno , gri- 
daudo che all 1 imperatore non si conveniva la vittoria , 
impose al cocchiero di arrestarsi ; ed il veneto , pas* 
saudo oUre , ebbc la palma. 



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igt GUERRE PERSIANE 

VI. Venutogli di poi innanzi on cittadino d' Apa* 
mea per richiamarsi d'un guerriero che ingiuriato avea 
Ponore di sua figlia 9 e' condann6 il reo a morte; 
ma quindi vinto dalle preghiere del popolo fecegli ap- 
parentemeute grazia, ordinandone in effelto con molta 
segretezza V arresto } da qui tomato all' esercito lev6 il 
campo e retrocedette. 

CAPO XII. 

Cos roe , domandaio at Calcide$i danaro , valica V Eufrate. — 
Re JugarOy di Edessa, intrinsichissimo di Jugusto otliene 
con maraviglioso artifizio la permissione di to ma re nel 
regno, — Scrive al Jigliuolo di Dio implorando salute, — 
11 quale ne accoglie i vo(i 9 ed assicuralo inoltre chcEdessa 
trionferebbe ognora degli astalimenti nemici. — Giudiiio di 
Proeopio sulla verith di qiieste leltere, — // Persiano isli- 
gato da tale grido assedia lor citla , quindi si parte. 

I. Gosroe pervenuto a Calcide, ottantaquattro stadj 
lontana da Berea , e diraenticatosi nuovamente di tutti 
gli accordi , mandovvi entro Paolo con intimazione ai 
cittadini , che ove non fossegli spedito danaro , e 
conscguato il govern atore coll' intiero presidio cinge- 
rebbe lor mura d' assedio } i Calcidesi a tale annun- 
zio , temeodo inimicarsi V uno dei due monarchi , ri- 
sposero non avervi truppe nella citta, occultando quelle 
in realta ivi stanziate , ed inviarongli dugento aurei 
con sudore grandissimo raccolti. Di la il Persiano fer- 
mo nel proposito di non ricalcare le sue orme, valicato 
l'Eufrale, diede il guasto alia Mesopotamia: quindi co- 



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LIBRO 9ECONDO 193 

strui un ponte vicino a) cosiddetto Obbane, luogo solo 
quaraota stadj lootano «lal forte Barbalisso (1), e so- 
pra valicatovi il fiume ordind a tutto V esercito di fare 
il simile oello spazio di tre giorni 9 dopo i quali si 
romperebbe v ed in conformita al comando Del terzo -di 
sebbene rimanesse indietro molt a trap pa , riuscita nel 
tratto successivo a raggiugnere comunque il duce , fa 
distrutto. Una. brama di gloria iotanto dest6gli il pen- 
siero di conquistare Edessa, e la credenza comma 
tra'cristiani cji' ella fosse inespugnabile vie piu accen~ 
devalo ad eseguire ostiuatamente il divisato progetto, 
e qui riporter6 d' onde a lei derivasse la supposU pre- 
rogativa. 

II. Eravi altre volte in Edessa uu toparca (uome 
dato ai regoli di ciascbedun paese) chiamato Airgaro (a) 
e d' intelletto e prudenza. superiore ad ogni altro del 
secolo, il quale itosene a Roma per istrignervi lega sep- 
pe coll 1 assennatezza do' suoi ragionaraenti conciliarsi 
per guisa la stima e 1' affetto dell' imperatore da non 
poterlo piu indurre ad accord&rgli la permissione -di 
restituirsi nel regno. Ghiesto adunque replicatamente ma 
sempre indarno commiato , ebbelo in fine merce del 
seguente artifizio: Essendo valentissimo caceiatore and6 
tal giorno per volere di Augusto a far pruova di sua 
bravura , e trascorsi que' dintorni rivenne carico di 
molta preda e con essa delle varie terre su cui avevala 



(1) Ora Beles. 

(a) O Abgaro. Questo Dome si pretende esserc stato pro- 
prio a tutti i re Osroenf di Edessa. 

Pmocopio j torn. L 1 3 



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i 9 i GUERRE PERS1ANE 

accalappiata. Presentatosi quindi colla cacciagione al- 
1' imperatore , seduto com' era suo costume nel circo , 
mostr6gliela iodicando eziandio 1 luoghi o?' ella dimo- 
rava. Collocate di poi la entro le diverse terre rac- 
colte , e posti in liberla gli animali , ognuno di essi 
all 9 istante corse a queHa d' onde erasi tratto ; il che 
meotre Augusta attentamente osservava , e facevasi le 
marayigtie come la natura senza precetto alcuno scolpito 
avesse nei loro cuori si grande inclinazione pel stiolo 
natale, Augaro gittoglisi ai piedi esclamaado : « Or tu , 
» o imperatore , giudica , se pure il ?uoi , quali esser 
» debbauo i sentimeati d'un tuo servo, cbe abbaa- 
n dond colla patria terra e moglie , e prole , ed un pic* 
y» colo regno ». Laonde Augusto conviuto dalla evi- 
dente verita gli accord6 con molto suo dispiacere la 
grazia di ripatriare 9 e promisegli che , non andrebbe 
senza effetto ogni sua inchiesta ; e quegli pregollo di 
far costruire in Edessa un circo. I suoi , tornato , do* 
mandarongli che mai avesse ottenuto da Roma a pro 
loro? e fu la risposta : una tristezza senza perdita, ed 
una gioia senza profitto, dando per tal guisa la piu esatta 
deGnizione dell' implorato favore. 

III. Augaro nella sua veccbiezza addivenne gottoso 
all 9 ultimo segno , addolbratissimo in causa del male , 
ed inetto al moto ; ne rimanevagli, consullati indarno i 
piu famosi medici, altro sollievo che il ripetere di con- 
tinuo i suoi lamenti. In quel tempo Gesu figliuolo di 
Dio, preso mortal corpo, visibilmente conversava nella 
Palestina cogli uomini , e che si fosse vera prole divina 
rendevalo manifesto colla sua vita santissima e co' piu 



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LIBRO SECONDO ig5 

taauditi iniraooli , facendo sorgere in virtu dclla sua on- 
nipoteote parola i morti dalle tombe , ridonando la 
vista ai ciechi, mondando lebbrosi, raddriszando zoppi, 
ed operando maraviglie superior! ad ogni potere della 
medicina e della natura. II re infbrmato di tutti questi 
prodigj dai viandanti di qoella regione, e speranzoso di 
averne la salute , mandAgli una lettera supplicandolo 
che , abbandonati gli sconoseenti giudei , passasse a 
vivere nel suo regno. 

IV. Gesu risposegli di non poterlo visitare, ma obe il 
saoerebbe \ di piu , come narra una popolare tradizio- 
ne, renderebbene la cilta inespugnabile dai barbari. 
Gli istorici di que 9 luoghi ignorarono la seconda parte 
della promessa , ma gli abitatori contendono pertinace- 
meote cbe vi si leggesse nella scritta, le cui parole fu- 
rono quindi a perpetua rimembranza scolpite nel fregio 
delle porte di Edessa; questa nondimeno obbedi col 
volger deglianni al Medo 9 il quale, senza aver ricorso 
alle armt per fame la conquista , riusci a dominarla iu 
grazia di tal circostanza che merita di essere breve* 
mente qui riferita. Augaro al ricevere i caratteri del Sal* 
vatore fu libero da ogni male , e solo dopo una lunga 
serie d' anni , partendoci dalla miracolosa guarigione , 
pag6 il suo tributo , morendo , alia natura. In all or a il 
primogenito de' figli, nefandissimo in tra tutti i mortali, 
asceso il trono manomise colle piu orribili violenze i 
proprj sudditi, e poscia timoroso della romana vendetta 
implor6 il giogo persiano; trascorso nondimeno assai 
tempo gli abitatori, discacciatone il presidio, rifuggirono 
di lor volonti al trono romano. 



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ig6 GUERRE PERSIANE 

V; Io poi son di parere che Gesu non iscrivesse la 
prefata lettera , ma che gli Edesseni, posta la citta. loro 
sotto il patrocinio di lui , tenesserla ognora esente dai 
travagli d'un conquistatore nemico ; ma poco monta 
checche ne sia, o come altri la pensi. 

VI. Gosroe dunque in grazia deila raentovata tradi- 
ei one fa d'avviso che v'andrebbe della sna gloria le non 
imprendesse a debellare qnetta citta; ed a tal uopo giunto 
ad un borgo distante da lei un sol giorno di cammrao 
e nomato Batne (i) , fece alto a fine di pernottarvi ; 
la dimane partitone colP esercito e marciato avendo , 
non pratico dei sentieri , lutto il di , videsi code teoe- 
bre nel luogo medesimo d'onde pigliato avea le mosse 
nella mattina , ed il simile accaddegli secondo alcuui 
per ben doe volte. Corre parimente grandissima fama 
che pervenuto da ultimo avanti alia citta fosse costretto 
da malattia a desistere dal premeditato assedio $ ed a 
contentarsi d' inviarvi Paolo per averne danaro. I citta- 
dini allora, sebbene ostentassero impotente ogni umano 
sforzo contro quelle mura , inviarongli dugento aurei 
per soltrarre dal furore persiano le adiacenti loro cam- 
pagne. 

(i) Forse il nomato casteilo Batuense ncgli Edifizj (lib. n). 



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LIBRO SECOWDO 197 

CAPO XIII. 

g 

Raitfieamtnto della pact imviato dm Giuutmvmo a Co&roc. — 
Caritk degli Edesseni versa, i prigionieri if Antiochia fru- 
strata daW avaro Buzet* — Carreni trattati urbanamenl* 
dal Persiano. — Origine delle pre tens ioni del monarca 
persiano su di Costanlina. — Dora assediala dalt eserc'do 
reale , ma non Pirita. * • 

I. Cosroe avulo da Giustiniano il ratifioamento degli 
accorcK slabiliti dall* ambascena (i) , accomiatd subito 
git ostaggi e si dirasse a 1 trove. 

il. Fecedi poi merceto dei prigionieri- coodotti da 
Antiochia, a pro de^qaaii raostraronsi gli* Edesseoi di 
una carita oltra ogni esempio, tntti indistintamente ao- 
coirendo alia cbtesa coo offertein prezso del rbcatto 
lora, molti eatro i fimiti delle proprie facoltadi , e.ta- 
luoi operando ezisindio', in apparcnza akneno , sforzi 
di esse mfrggicrri; fin le doaae pnbbtiche t 5 apportavano 
i'loro otoaoienti , ed i cootadini privi di daoaro sap* 
plivaoo con asfoclii e con Tn&ntoni. Ragcmossi per si mil 
gnisa grande qnautita d'oro, d'argento e -di altri efleiti^ 
ma dngraziatatnente null* dt lanto ando a benefizio 
dei prigionieri in causa delio soetlerato' Bbzez, ilquale^ 
anelante di trar vantaggio da si copiose ricchezze, 
s^ oppose al desiderio cobimendevolissimo degli abita- 
tori j ed instig6 il Persiano a tutte rapirle. 

(i) Anai-deU'era voigtre 543, e i6.° dett'inperio di Giusti- 
niaao. 



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t 9 9 GUERRE PERSIANE 

III. I Garreni (i) anch'essi mandarono ambasceria a 
Gosroe ofterendogli danaro per redimersi dal saccheg- 
gio , ma egli trovatone il maggior nnmero avvolto nelle 
superstizioni del pagan esitno , ricttsollo , acceitando per 
)o contrario V offerta della citta di Costantina avvegna- 
cbe rantasse diritti sopra di lei , e prendo a scriverne 
la cagione. 

IV. II genitore suo, conqnistata Amida (a), risolvi 
espngnare Edessa e Costantina; peryennto adunqae vici- 
no alia prima ed accennando colla mano le mura iri- 
terrogi i magfai se giugaercbbe a superarle 1 u Mai piuy 
v quell! risposero, stata essendo l'azkme della toa destra 
ft segno ptultosto di coostrvamento e salvezza, cbe non 
r> di rovina e dcsolazione. » Allora il duce prestando fedc 
ai loro detti marcid verso Costantina , e fattolesi d'ap* 
presso rinvenne terreoo opportune a mettere il sno cam* 
po. Baradote intanto, vescovo di let, ptetosissimo, in 
niolta estimazione per V efficacia delle sue pregbiere , 
e spirante nel volto ogni maniera di virtu , and&glt in- 
nanzi con vino, fichi, miele e pane, supplicandolo pre- 
tnurosamente di non molestare coll'esercito una citli ab- 
bandonata dai Romani, di nessun conto, priva di forti- 
ficazioni e di presidio, ed abilata da ben poehe misera* 
bili persone. IL re non pago di secondarae la dinanda 

(1) La costoro citla Carra , o Charran secondo' 1' idioma 
or i en tale , e anlichissima , e fin credota 4* alcooi storict quella 
da dove parti Abramo per aodare nella terra di Chanaao. fella 
ricetti eziandio entro le sae mura Craaso fbggente con tutto Heser- 
cito dopo la rotta avota per opera di Sttrena , dooe cfe' PartL 

(2) Y. lib. i, cap* 7, di qoeste Iftorie. 



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L1BR0 SECONDO 199 

voile di piu cho avesse in dono tatta la vittuaglia rac- 
colta pel sostentamentd dell' csercito durante V assedio, 
e poscia abbandond il suolo romaoo } ora questo gene- 
roso tratio inducevaJo ad annoverare tra le citti sue 
la befteficata Gostantina. 

V. Venoto di 14 a Dara (1) fece le opportune di- 
sposition! per P assedio > e Martina comandante delle 
trappe romaae quivi di gqernigione apparecchiossi alia 
difesa. Dae muri proteggoao alPintorno la citti, dei quaK. 
altissimo $ Pinteroo, ed it piu bello di quanti sia 
dalo vedero*, elevandosi cento piedi le sue torri e set- 
santa le cortioe } tra P uno e 1' altro poi ewi P inter* 
▼alio di cinquanta piedi , e qui pongono in sal? o i cit- 
tadini P armeqto all 9 uopo di qualche assedio. Cosroe 
attacc6 dal lato occidentale quello esterno , e discac* 
ciatioe a furia di saettame i difensori arse una delle 
porta, manoQ v'ebbe Persiano cui bastasse Panimo 
di penetrant. Ordind qnindi una mina verso orien- 
te , unico luogo adatto alio scavaaiont i nen avcndovi 
uel resto dappertutto in giro che scogli. Data pronta 
mano alP opera in vicinanza della fossa , giunsero i 
guastatori a tale profonditi da riuscire invisibili al 
presidio. Oltrepassate cosl le fondamenta di quel mu- 
ro , ed inoltratisi eziandio gran pezza sotto il terreno 
destinatQ al pascolo degli animali , s' accostavan di gia 
alia seconda cinta per modo che non poteva ormai 
fallire il colpo di superarla in breve, quando, ni die 
saprei per quale fataliti che doveva impedirne la con- 

(1) V, lib. 1 1 cap. to , testo e noU. 



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too GUERRE PERSKNE 

quista, uscl delcampo loro sal meriggio tin noma, sd 
pare uom era , a fine di ricogliere le saetfe vibrate dafr 
Romani conlro de'suoi, efatto principio dal motteg'- 
giare il nemico , finl coll 9 avvertirlo dell' insidia e At 
porvi subito riparo 5 il perche g4i assediati presto' man* 
darotio copia di minatori nelP antedetto intervello , e 
coll- opera di. essi aventi a capo Teodoro, eccellente 
architetto , meotre cbe le troppe -nemiehe prosegtrivano 
il reitilineo scavo, fti approotata ahra fodset'di traverso, 
dove prectpitaroQO molti Persian* , ginntaadovi i prfmi 
la vita , e gli altri salvandosi per indolgenaa del pfesi- 
dio, non disposto a molestarli tra quelle terrebre. La 
cattiva rioscita di questa impresa tolse al re ogni spe- 
ranza di espugnare la citti , e indusselo , catenate per 
capitolazione doe mila libbred' argento dagli assediati, 
a retrocedere iielle sue terre. L' imperatore intrattanto 
ndita la nuova di quell' assedio pro test A di non voter 
piu soscrivere gU accordi , e uichiamossi altatnfente' che 
il monarca vi si fosse accinto in contravvenzrone- delta 
pace* Qtieste furono le romane vicende nella prirtia 
scorreria de' Persiani. * 

CAPO XIV; 

Cilia fondata da Cosro'e e ricolma di privilegi. : — Ritorno di 
Belisario dalV Italia in Bizanzio, t nuova sua mandala in 
Persia. — Dimora di Fitige in Bitamio durante la g*erTa, 
e morle di uno degli ambasciadori saou 

I. Cosroe fabbrico tal cilia nella Siria un giorno di 



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UBRO SEGON0Q aoi 

camtnino lunge. da Ctesifonte (i), e dissela Cosroantio* 
chia -dal »apie suo e da qoello dell 9 ineendiata Antio* 
cfaia , de' cui prigionieri si valse a popolarJa ; fecevi co- 
straire un baguo pobblico ed un circo a beueGoio dei 
nuovi abitatori , accord6 loro in abbondanaa cocchieri 
e miwici , tratti seco dalle vinte popolazioni, « fornitti 
di vittoaglia con isiraordinariksima liberaitta. pec Pin* 
tiero corso di sua vita. Ordind alia per fine che si chia* 
masse cittA regale, voleadone egli solo il comando , e 
che gli schiavi rifuggitisi in lei, e da alcuno della cilta- 
dinanza riconosciuti suoi aflini, andassero liberi, quando 
anche i loro padroni fossersi ragguardevolissimi perso- 
naggi del regno. Ebfce di questa iguisa con pi men to il 

(i) Scrive Stratone : * In quella vicinanza ( di Bah Hon ia ) 
» havvi una grandissima borgata, Ctesifonte e il suo nome, nella 
*> quale svernavauo i re deTarti, non comportando che Seleucia 
9 venissc di soverchio aggravata coll'albcrgar continno della sci- 
» tica e mili tare nazioue. Questa borgata ba potere e grandezza 
9 egqali ad una citta , bastando a contencre , tQ«ta la raoUitudine 
» e tutto r apparato de' Parti , ed a somministrar loro ogni bi- 
» sogno della vita, a.quanto pu6 bramarsi dalle arti. Quivi i re 
» de' Parti solevano dimorare nel verno per la dolcezza del cli- 
» ma; e la state menavan lor vita rielTIrcania ed in Ecbatane, 
» unerce dell* antica e tnttavia durante sua fa ma » ( lib. rvt ). 
£ntro le sue mura inoltre prese gli alloggiamenti Molooe coll'e- 
percitQ qoando preposto 'da Antioco di Seleuco Callinico -alia 
satrapia della Media e quindi ribellatosi dal suo beoefattore, ven- 
ne impedito da Zeusi , togliendoglj le barcbe su cui valrdare il 
Tigri, diassediare in allora Seleucia (Pol., lib. v ). Eisa giace 
rimpetto a quest' ultima cilia dall' opposta riva del fiume , ed 
entrainbe in oggi sono dette al-lfodaio, 



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aoa GUERRE PERSIAWE 

presagio faito agli Antiocheni (i) sotto Anastasio impe« 
ratore. Surse alJora impetuosissimo vento , ehe scosse 
la borgata Dafne , e svelse que' grandi ciprcssi intan- 
gibiii per divieto sorrano dal ferro. Regnando il suc- 
cessor di lui , Giustino , soggiacque la citta ad un tre- 
mUoto , il quale atterronne le migliori fabbriche , e die* 
de morte , se la narrazioue merita fede , a trenta mila 
de' suoi abitatori (a) , ma nelle ultime sofferte vicende 
fuda imo a sotnmo distrutta; e con ci6 termina la isto- 
ria di sue sciagore. 

II. Belisario tra Ian to riveune dalP Italia in Bizan- 
zio , chiamatOTi dall' imperatore 9 e col prineipio della 
prim aver a ebbe la capitananza dell' esercito contro i 
Persiani , dove presero egualmente parte molti altri 
duci portati seco , ed in ispecie Valeriano, tra essi , fa 
eletto a condottiero degli Armeni. Martino at primo 
grido della nemica scorreria era stato mandato nelP o- 
riente , e percio Cosroe trovoHo in Dara come per noi 
SV disse (3). 

III. II solo Vitige poi di tutti i Got! non abbandonA 
Bizanzio, avvegnache ognialtro seguitato avesse Belisario. 
In questo mezzo l'ambasciator suo ch' erasi arrogato il 
caraltere episcopate (4) mori in Persia ^ ed il compagno 
proseguiva a rimanervi } ma P interpetre loro nel retro- 
cedere fu imprigionato da Giovanni e rinchinso entro 
Gostantina , dove minutamente appalesd tutti gli ingan- 

(i) V. il cap. 10 di questo libro. 

(i) Anoo dell'era volgare 5*9, e a. di Giustiniano imp 

(3) V. cap. 1 3, § 5, di questo libro. 

(4) V. il cap. a di questo libro. 



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LIBRO SECONDO ao3 

ni di quella mandata ; Belisario poi marciava rapida- 
menie per impedire a Cosroe il metier piede snlle ro- 
mane terre. 

CAPO XV. 

Reali distintivi conferiti ab antico al monarea de' Lot} dal 
romano imperatore* — Catlivi trattamentl fatti a queslo 
popoto da Pietro e Giovanni comandanti delle imperiali 
truppe. — Suoi ambasciadori alia presenza di Cosroe per 
domandarne il palrocinio. — Loro pregftiera esaudita. 

I. Cosroe soilecitato dai Lazj (1), e vo a dime il per- 
che, movcva colle truppe verso la Colchide. Questi an* 
tichi abitalori di lei obbedivauo ai Roman! senza per6 es- 
seme tributarj o altrimenti gravati; se non cbe venendo 
il eapo loro a morte V imperatore couferiva i distintivi 
reali (a) al nuovo monarea 9 il quale obbligavasi di cu- 

(1) Popoli all ? orieote estiva del Ponto Enssiao , ed aventi a 
BMBQgiorno il Fasi e la Colchide, regkrae presso del raonte Cau- 
caso. « Qoesta e gente , dice Agaxia , fiera ed orgoglioSa di sua 
a grande poteoza, del oumero dei proprj suddiii , e delta gloria 
» derivaulo dal Dome degli antichi Colchi. Me di vero mi ri- 
9 carda tra tutti i popoli non sovrani ma ligj altrai, che siavene 
9 alcuno da paragonarle in potenca, in consideraaione, in copia 
» d v uomini , in ricchezze , negli agj del snolo , nei mezzi onde 
a factbnente procacciarsi le necessarie vitUiaglie, ncU'eqtaiUi deUe 
» leggi in fine , e nclle gentilt maniere a (lib. in , cap. 3). 

(a) Tali distintivi erano secondo Procopio (lib. in, degli Edif.) 
» una clamide di lana, non gia di pecora, ma Iratta dal mare, 
» percbe tolta da crostacei, volgarmente detti pinne, snlli quali 
• naace. Qoeata veete purpurea avert ricamata in oro la parts 



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i'of GUERRE PERSIANE 

stodire colle sue truppe i luoghi forti della regione , e 
di reprimere le scorrerie degli Unni , che , disceso il 
Caucaso e traversata la Lazica , innondavano quasi tor- 
rente le imperiali terre} e' poi non riceveva per tale 
uffizio da' Rotnani truppe o danaro , ne tampoco avea 
parte co' suoi nelle militari imprese loro. Commerciava 
di piu la nazione co' Romani del Ponto , mandandovi 
pelli e schiavi , e riportandooe grano e sale. 

II. Dopo le venture di Girgene , re degli Iberi , da 
me narrate nel precedente libro (i), le imperiali truppe 
cominciarouo a di mo rare nella regione de' Lazj ed a 
travagliarla fortemente, tnassime Pietro (a) lor capo, uo- 
mo orgoglioso e violento , originario di Arsaeeue , cit- 

» nella quale si suole stringere e tenere unita ; e alia sommita 
» delfa clamide era una fibbia d' oro , entro cui era incassata 
» una pietra preziosa , e dalla quale peudevano tre gtacinti rac- 
» comandati a tre catenelle d'oro anch' esse. Ona tunica diseta, 
» era vagamente sparsa dapperlutto di chiodi d' ord , o come 
» volgarmente si dice di piume. I cakari alti sino al ginocehio 
* erano di carico rosso colore , ornamento a nessuno permeSBO 
» fuori che all' imperatore rotnano ». 

Agazia poi dice questi distintivi essere stati una corona d'oro 
ricca di pietre preziose, una vesie con ricamo cP oro e discen- 
dente lino ai talloni; calzari di scarlatto; una mitra coperta d'oro 
e di gem me. E la clamide, avvegnache non di scarlatto ma d'uoa 
bianca stoffa, aver tuttavia superato in magoificenza quelle so- 
lite vestirsi , apparendovi ai due lati un'aurea fascia, ed aveado 
un fermaglio d'oro ed altri oroamenti (lib. in). 

(i) V. bb. i , cap. ia. 

<a) E forse quel desso in fame Pietro Barsame , numuiario dt 
professione , ladro , spergiuro , ec. -ec. ( V. le Storie Segrete , 
cap. a3)* ii quale uon pertanto fa di poi annoverato tra'seldati 



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LIBRO SECONDO ao5 

tadetta a riva del Gume Nimfio e suddita al reame di 
Persia (i). Egli, ancor fanciullo, era prigionere dei Ro- 
man* allorchc Giusttno , debellata Amida , volse le ar- 
mi sopra le terre di que' barbari. Ebbe per6 la buona 
sorle di ricevere presso il suo padrone s\ bella educazione 
da poter essere prescelto alP uffioio di segretario dello 
stesso imperatore , il quale salito in trono colla morte 
di Anastasio elevollo al grado di prefetto de' Lazj, con- 
taminate poscia dalla sua incontentabile avarizia di 
enormi crndeltk In processo di tempo Giustiniano 
mand6 loro altri eapi , e tra essi on tal Giovanni so- 
prannomato Zibo (a) , oscnrissimo per iscbiatta e ve- 
na to in earica pel solo perspicace oltra ogni dire suo 
ingegno nell v inventare mai sempre ouove sorgenti di 
tributi. Su lui perci6 cade principalmente la colpa di 
aver rovinato gli affari de' Romani co' Lazj $ induoen- 
do I' imperatore a fabbricare nella costoro terra una 
citta, chiamata Pietra (3), dove posciA andd egli stesso 

pretoriaoi , ed ornate per ben due volte delle magistrature rag- 
guardevolissime di prefetto del pretorio e di conte dellc largi- 
zioni , come portano varj titoli di Novelle. 

(1) Castello , presso d* AnvHle , il quale comunicava il suo 
nome alia regione, ora e detto Erzeo. Ab antico i'Arzanene ap- 
pellavasi Tospite in grazia della citta di Tospia. 

(a) O Gibbo. Nel lib. 1, cap. 11, della Storia Segreta, e piui 
ancora nelle note appostevi dal ch. traduttore, v'ha quanta basta 
per comprovare pieuameote la malvagita di costui. 

(3) Cosl il Nostra nel lib. m degli Edifizj : < Nella Lazica 
» egli (Giusliniano) avea fabbricato Pietra , citta degna di essere 
« veduta , la quale per sotntna imprudenza dei Lazj -consegnata 
» ai Persian i, capitato cola Gosroe con graqde esercito, i Romani 



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qo6 GUERRE PERSIAHE 

a dimorare come in una rocca 9 ed a reggere pessima* 
mente le cose di quel regno , vietando sino ai merca- 
danti la introduzione del sale e di ftltri comtnestibili 
nella Colchide , o che ne venisse tratla derrata co- 
munque, volendo egli essere V unico arbitro d'ogni 
moriopolio , il capo di tutte le officine , ed il solo a 
commerciare nella provincia 7 non giusta 1' usauza , ma 
come vie piu attagliavagli. Per la qual cosa i Lazj, non 
potendolo soflrire a govern a tore, divisarono sommeltersi 
a Cosroe ed a' Persiani , mandandovi a tal uopo n as co- 
same nte ambasceria con ordine espresso di ottenere dal 
monarca un giuramento che non renderebbeft mai piu 
all' imperio. 

HI. Giunti gli oratori de' Liz} al cospetto di Cosroe 
proferirono queste parole : « Sc v' ha esempio che 
-» sudditi comunque ribelli ai proprj monarchi per le* 
» garsi con uomini all' intutto nefandi, venissero poscia 
n da un propizio fato , avvegnach& immeritevoli, riposti 
» sotto il primiero dominio , tale ventura di presente , 
» o re, speriamo riprodursi tra noi. I Colchi , a rian- 
n dare le antiche vicende , furono gia in alleanza coi 
* Persiani , e molti erano gli scambievoli vantaggi di 
» questa unione , come ne fanno certa fede piu e piu 
» nostre scritte memorie custodite ora ne 9 tuoi regii ar- 
» chivj : nel trascorrere perd de' tempi , o da voi tra- 
» scurati , o per qualsivoglia altro con to , mancando 

n stiperiori nella gnerra , parte de' Persiani uccisa , parte fatla 

a prigioniera, atterrarono pienamenle, perchd se i barbari per 

» avventura ritornassero • non potessero pii\ d' essa servirsi a! 

» danno dell' imperio »• 



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UBRO SEGONDO ^07 

r> noi di piu csatte notizie , sf rinsero lega coll' impero. 
n Ma in oggi , o m , deponiamo altra fiata aelle tue 
» mani e noi e tutta la nostra repubblica , aecid ne di- 
n sponga di pieno tuo volcre , supplicandoti unica- 
» raente che di tal modo consideri il fatto nostro : se 
» di nulla aggravati dai Romani, e perci6 con manife- 
h sta ingratitudine verso di loro , noi ricorriamo alia 
19 Persia, rigetta pure i nostri prieghi , estiraando che 
» i Colchi non saprebbero mai piu esserti fedeli, peroc* 
» che dalle giustiGcazioni d' una rotta amicizia potre* 
r> mo ognora argomentare 1' esito di quel I a che si pro- 
» pone ad altrui^ se per lo contrario noi, amici di 
» parole co' Romani ed in effetto scliiavi e servi loro, 
n non siamo punto rei d'iofedelta quantunque cfppressi 
y> dagli empj trattamenti de' nostri tiranni , accogli ora 
» per servo chi ti fu amico , e punisci , operando cose 
n degne di te c della tna giustizia, il dispotismo crude* 
» le ; mercecche ad essere giusti dobbiamo non solo 
» guardarci dal commettere iuiquita, ma e forza ancora 
99 prendere all' uopo la difesa di coloro che gemono 
n sotto la sferza degli oppressor! $ ascolta perlanto la 
n esposizione dei tnali a noi derivati dall'abbomincvole 
n giogo romano. Prima di tutto e' non lasciarono al 
99 nostro capo che il nonfe di re, spogliaodolo del su- 
99 pre mo comaudo e riducendolo alia misera condizio- 
9> ne d' un servo che trema alio sguardo autorevole del 
99 suo padrone ; mandarono parimente tra noi un forte 
99 esercito, non per difendere il paese dai nemici, sendo 
99 ben lunge ognuno, eccetto i Romani, dal molestarlo, 
19 ma per impossessarsi, imprigionato quasi diremmo il po- 



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qo8 GUERRE PERSIANE 

» polo, delle cose nostre, giudicando qaesto il piu age- 
n vol mezzo di eseguire i rapimenti loro. Aggiugni poi 
» scelleratezza di nuovo conio : dessi costringono i po- 
tt veri e renitenti Lazj a comperare ogni loro superfluo 
» eda vendere sulla fede quanto la propria terra di 
r> buono e d' ottimo produce , apprezzandolo secondo il 
f> vol ere del piu forte \ ed in cotal guisa coi necessarj 
tt alimenti rapisconci tutto il danaro , mauontettendo 
n noi ed il nostro sotto V onesto name di mercatura 5 
» obbediamo in fine, anzi che ad an governatore, ad an 
» vile traflficante , il quale fa bottega di ci5 che ne 
» spetta. Bersagliati adunque da tanti giusli motivi di 
r> rivolta ne sembra avete ogni dirilto per sottrarci dal 
n giog* im peri ale. Non andra inoltre tenza grande van- 
n taggio delle tue genti 1' alleanza dt noi Lazj, imper- 
n cioccbe unito per sifTaTto modo alia Persia un anti- 
» chissimo regno , estenderai sommamente il tuo domi- 
» nio ; nulla piu ostando all or a che tu aignoreggi il 
n mar romano (i) , per dove , o re , se nci lidi nostri 
n appro nterai un navilio , questo di leggieri ti condurra 
» sino alia reggia bizantina, non avendovi impedimento 
» di mezzo. Pensa da ultimo che ad un solo tuo cenno 
» scorreranno i vicini barbari di anno in anno le im- 
» periali frontiere , sendo la kazica dai monti Caucasii 
» fin qui, come gia il saprai, una fortezza. Pre$a quia- 
» di la giustizia di- scorta ed animato da' tuoi stessi 
r> profitti accogli i voti nostri , e tan to piu di buon 
n grado in quanto che il rifiuto loro non apporterebbe 

(i) Intended il Ponto Eussino. 



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LIBRO SECONDO aog 

» alia Persia , crediam noi , vantaggio alcjuno » 5 si di* 
cendo terminarono gli ambasciadori. 

IV. Di quest 1 orazibneil re assai Jieto promise ai 
iuppUcanti di prateggere i Lazj , ed interrogollt se 
Coesevi me^zo di irafassare con ibrle esercito la Col- 
chide , rammentando. cbe molt* * estimavano malagerole 
cimento it penetrarvi .fin da solo e seoxa impacci a 
motivo de' contimri dirupati . e dei foltissuni boscbt dai 
quali veniva ingcunbro tutto il <£ammino. Qudli. rispon- 
deano avervi pronto rimedio al male, tagliando gli alberi 
e valendosene a riempire i precipizj, e pel marciar del* 
le truppe offrivano scoKe di lor naziooe. Laonde Co- 
srqe animato da tale consiglio ragun6 un poderoso eser- 
cito e si disp 086 a " a partenza , aprendo nnicamcnle 
V animo suo a que' Perfciaui cut solera confidare i pro- 
prj segreti. Vietd eziandio agU, ambasciadori dijfar pa- 
rola dei concerti presi , ma, fiqger in cambio si dovea 
ch'egli andrebbe nell' Iberia orientate per ordinandi 
gli afiari, avendo l'unniqa geple. assalite le terre del 
suo regno. « 

CAPO XVI. 

BclUmrio fa Uva di truppe > spedbce espioratori ed mpprttta 
la guerrtu — Arringati i minQri dyci , deliktm. stcoloro. , 

L Belisario intraltanto levate dappertutto nella Me* 
sopotamia genti , pressoch& ignude; inermi e paurosis- 
sime del npme persiano , agguerrivale , e mandava ad 

Pmoopio jtonu L . * . . . i{ ' 



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a to GUBRRP PERSIAN E 

esplorareii paesc , volendo quivi combaitere il nemico, 
se il vedesse ten tare qualche nuova scorreria nel suolo 
romano. Tornaii gli esploratori colla riferta die non 
aveavi a iemere sendo l'animo di Cosroe tulto immerso 
tiella guerra unnica, egli si propose di oltrepassare col- 
V intiero esercito i proprj coofini , incitatovi maggior- 
oiente dalT odire prossimo Areta in soo aiuto con graode 
caterva di Saraoeni , e dagl'imperiali spacci che ordina- 
Taogli di tosto assalire le terre persiane; avaoti peri di 
levare il eampo ragun& i capitani presso a Dara e sif- 
fattamente arrtngollt : 

II. a Em mi da gran pezza noto, o miei commilitoni, 
* il profoado saper yostro nelP arte della goerra , il 
9 perche non vi ho qui raccolti per esortanri a far 
» cuore contro i nemici, yivendo nella pienissima cer« 
n tezza che non v'ha mestieri con roi di simiglianli 
» modi a rendenri piu arditi; ma ora meco t! rolli 
h acciocchi possiamo insiememente deliberare, innanzi 
n di por mano all' opera, sulla scelta infra totte le cose 
» di quelle migliori e piu utili al nostro itnperatore; 
» giaccbe di tali faccende ove condotte sieno da sano 
» e maturo consiglio per venir sogliono pii agevolmente 
i a felice meta. Se non che prima di vestire il caratterc 
n di consiglteri dftyete spogliarvi d'ogoi tema e rispetto, 
» spesso avvenendo che la nostra mente sopraffatta da 
» quella piu non discerna le cose migliori , ed impedita 
» da questo ceda all 9 altrui opinione, lasciandosi abba- 
n gliare dalla menzognera apparenza di nn bene reale. 
» Che se oredete gia firtta qualche risolazione sulle pre* 
» senti bisogna o dalP imperator* o da me ritraetevi 



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LIBRO SECONDO in 

* dalPerrore; impercioceb& Giustiniano b dt troppo 
« lontano per taasmetterci ordini oonformi all* circo- 
» atanze, ed a me venuto receatemente dalP Italia man* 
» ca gran romero de'lami che vogKonsi possedere avanti 
m d'intrapreadere^ or danqoe voi, non guardando paulo 
$> alia tnia ara(ensa,.ora dovete liberamente esporre tub- 
it to quello che «vi V appresenta vantaggioso a noi stessi 
m ed alTimperaiore. L'tinico scopo da noi avuto nel 
n nletler piedfe to qneste terre fb da prineipio quello 

* di gnarentire leromane frontiere da nuove scorrerie, 
n ma vedendo in oggi la condizion nostra, oltra ogtri 
f) speranza, volta in meglio , eoao io di parere che 
w potremmo estendere le presenti deliberazioni alia con* 
» venienza o disconveniensa di assalire le altrui »• 
Belisario tacque 9 e Pietro e Buze dichiararonsi per 
V assalimento del tener persiano ,el' opinion loro ven* 
ne ad, una vpqe aocolta > facendovi contro i soli Reci- 
-tanco -* Teottisto r capkani delle gnarnigioni del Li- 
bano (i), col' dire: Essere anch' eglino non meno de Y 
colleghi persnasi della proposta, ma non potervi colle 
proprie trappe cooperare paventando non Alaman- 
davo (?) appro£ttasae dt tale occasione per guastare 
la Siria (3) e la Fenicia, del che riporterebbero non 

(i) Monte nella Siria , il quale ha da levante V Arabia de- 
eerta , e da ponente il mare siriaco. 

(a) V. lib* if cap. 16. 

{3) 11 vocabob Siria ha due -sigaificau presso gli anticht geo- 
grafi t volendo ora indicare ana raollo vasta regiooe , diyisa in 
cinque parti e sono: i.* la Siria propriamente detta; a. a la Siria 
falutare; 3.* la Fenicia; 4* a la Fenicia del Libtno; 3. a i'Eufra- 



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*it GUERRE PERS1ANE 

lieve rimprovero dtfU' iraperatorc , aggravandolt (Rarer* 
abbandonato quelle provincie commesse alia loro dr- 
fesa, e cob quesia coverta rifiulayansi di seguire V eser* 
cito. Ma Belisario dimostrd com' e' messevo 'nelP in* 
gamiQ, dacch& era gi& perrcouto il solsttzio es^iro, tem- 
po consacrato dai Saraceni , pel corso df ua bim*&tre y 
ad oflrir vittime ai Nami, teneucfosi in qmel ineotre 
lontani da ogni gaerresca impresa 5 assiouroUi eziandio 
che prima dei qnaranta giorni e' tornerebbero iodielro y 
ed in simigliante modo riusci a persuadevUdi Don sepa- 
Tarsi dagli alferi. Dopo di cbe attese coa mail* premttra 
ad accumulate la necessaria vktnaglia. 

CAPO XVIL 

Enlrata di Cosroe nella Cokhide ed ubbidienia prestalagti doit 
re Gubaie. — Assedio delta citth diPietra con grave per* 
dita deile truppe realL — Min&ta\ arrendesi per capttolar 
%ione. • 

I. Cosroe passata P Iberia e £tunto suHe frontier* 
de r Colchi pose mano ad atterrare gli alberi, gittaodoK 
nei precipizj , e ad aprirsi una via per quei luogbi siai 
allora inaccessibili (i). Pervenuto quindi nel mezzo del 

tese , o Eufratasia : ora le sole due prime sue ptrti , e qui b 
uopo atteoerst al secondo. Nei Libri saott del rato tuUa la, Siria 
e delta Aram , e daglt Arabi Sham, cbe not tradftrremmo la 
sinistra , tale esseodone la posisioae, guardaudo il taraaLe, per 
rapporto all' Arabia. 

(i) .V. cap. i4* S 3> di quest* libro* 



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L1BR0 SECONDO «i3 

ptese , famosissimo per le avventare di Medea e Gia- 
fooe (i) , ebbe a snoi piedi il re Gubaze^ giunto oola 
per fargli omaggio della sua corona. 
: II. Avvicinatosi con n trove marce a Pietra, altre vol- 
te oscuro villaggio sulle rive del Ponto Eussino, ed ora, 
abbellito e fbrtificato da Giustiniano, pregevole citta della 
Colchide, e sentendola guardata da romano presidio 
avente a duce un Giovanni (a) vi sped! Aniavedo con 
soldatesca per assaltarla 5 ma Giovanni avvisato della 
vennta e dello scopo di quelle truppe comand6 at suoi 
di tenersi armati ed in perfetto silenzio presso delle 
porte senza uscir fuori o mostrarsi dall'alto delle mura* 
II nemico arrivatovi e suppostala deserta , non vedeudo 
guerrieri ni ascoltando rtunore alcuno , subito vi rizzd 

(t) Regnava nella Colchide Eela qaando approdowi Giasone 
per ottenere il vcllo d*oro a p peso entro un bosco sacro a Marte, e 
custodito da no drago che mai dormiva. 11 re udtta la cosUii do- 
manda promise di compiacerlo quaodo il rivedrebbe viltorioso iu 
due propostegli imprese mollo siroili alle taole di Ercole. Or meotre 
Giasone andava seco slesso pensando al come riuscirvi , Medea , 
figliuola del re, ionamoratasi di lui e giunta a riportarne parola 
di nozze, appalesftgli all'iosaputa del genitore i mezzi per riu- 
scirvi. MancatogU per6 ( allora di fede Eeta , V amante stessa di 
nottetempo condusselo nel bosco , e con veneficio fatto addor- 
mentare il drago s'impadronl del velk), e mon lata con Giasone 
sulla nave salpo alia volta di Iolco ( V. Apollonio, fiiblioteca , 
lib, 1 ). Cosl per6 Appiano : « Scorrono giu dal Gaucaso moke 
» sorgenti con arene invisibili d* oro , e gli abitanti v' afTondano 
* groppi lanosi , onde le arene vi s' implichino e le raccolgano; 
» e forse tale era il vello d' oro d' Beta a (Guerre Miiridalica). 
*■ (ft) Y. cap* i4,'§ a, di qoesto libro. 



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2i4 GUERRE PERSIAftE 

le scale nella speranza di entrarvy>con ogni agevolczzaj 
Cosroe, informato anch'egli di tuttoj invi6 al duce 
rinforzi , e V ordine di adoperarsi con istraordinario 
coraggio pervincerla; mandovvi eziandio un ariete a 
fine di abbattere alcuno degli ingressi , ed in tanto da 
luogo elevato e'stava mirando la impresa. Ma la guar* 
nigione spalancate improvvisamente le porle avventossi 
contro gli assalitori e tniseli io fnga (i). 11 Persiano al« 
lora fece appiccare per la gola Aniavedo in pena deb 
P essersi lasciato sorprendere da un uomo si ottnso ed 
inesperto com'era il duce romano : si pretcnde tuttavia 
da altri che il gastigo non colpisse Auiavedo, ma il so* 
vrastaote all'ariete. Gircondate di poi col nuovo gtorno 
quelle mura, gli assediatori principiarono a tirarvi den* 
tro incessantemente , e gli assediati a difeddersi con 
ogni lor mezzo, dapprima forte molestando il neuiico 
senza riportarne danuo, favoriti dalla opportunity di saet- 
tare dall'alto al basso } ma quando fu trafitto il coman- 
dante loro da una freccia nella gola ed uceiso, e' caddero 
nella massima costernazione , ed un fato avverso ren- 
deva la perdita della citta inevitable: sul far della notte 
i barbari toruaronq al campo, e colla dimane s' accin- 
sero a formare una mina del tenore segucnte. 

(i) Marcdlo valendosi del medesimo stratagemana in Nola 
couiro i Cartaginesi, riusci ad iogaooare l'accortisftiaw doce lore' 
ed a liberare quelle mora dall' assedto ; • Fu quesUi la prim 
» volta , acriase Plotarca , io cui le truppe di Aooibale viote 
a restaroflb > e respiote fioo al campo coo grave loro perdita f 
a asceodeodo qoesla a cinque mtfa oomioi, meotre i Ronumi dod 
» ne perdettero che cinqtiecente. a (V* di Aanibele, trad del 
Pompei ). 



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LIBftO SECONDO T a,S 

III. Nessuna pno accostarsi alia citta vuoi dal lata 
marino , vuoi da) lato della scoglier* , ed avvi un solo 
adito angustissimo tra due monti, del quale proOttarono, 
i suoi fabbrjcatori , desiderando munirla da quesla ban*, 
da , per innalzare un' gran muro da poggio a poggio 
avcnte alle sue estremita doe torri di sasso ben duro e 
non cedente alP ariete. II nemico pertanto minata upa 
di cue torn , e levateyi dalle fondqmenta molte pietre 
la puntellA, e compiuto il lavoro mise a fuoco i sosteguu 
Consumatosi ben presto il legname, precipjti I'jntiero 
edifizio , accordando ai suoi difensori appena il tempo 
di campare la vita: i cittadini veduto il portentosis- 
simo effetto di quell'artifizio capitolarono, arrendendosl 
a patto di non soggiacere a morte ed alia perdita dei 
patrimonj lore. Di tal guisa«l Persiano cooquistd Pietra 
Cccon essa tutti i tesori lasciativi da Giovanni; gufnr- 
dossi nondimeno dal metter mano sopra gli avert de' 
cittadini, scriveqdo unicamente nel ruolo delle sue 
truppe ana parte de r toldati prigionieri. 

CAPO XVIII. 



Belisarh a Nhibi. — Suo parlamento all* truppe. — Nabade 
assulisce i Romani. 



I. Trascorrendo il tempo datP assedio alia capitola- 
zione di Pietra , Belisario, di nulla consapevole, si par- 
tiva da Dara alia volta di Nisibi (i), e pervenuto ad 

(i) SittiaU tra il mooteMuio ed il fiome Tigri. Quest* citli, 



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*i6 GTJRRBE PEBSIANE 

nn luogo bagnato da molte fonti, lontano stadj quaran- 
tano dalla citla, ordind di porreil campo; vedendo per& 
cbe molti facevansi lc maraviglie di quella feTmata, e 
non volevano cseguirc il comaodo , Jetine loro il «c- 
gnente discorso : 

II. « Non poire], o guerr ieri , anehe volendolo, ora 

* comanioarvi i miei perisaraenti? una sola parola detta 

* nel campo , lunge dal Timaufervi sepal ta , Va senza 
y> posa discorrendo fidcbe penetri le oreccbie dei ne- 

* mici. Ben veggo molti di voi arrogarsi^ dimentiehi 

* aflatto dell' ordine e delta disciplina , gli ufficii dt 

* condottiero, ed obbligarmi a fare discoprimenti cbe 
n tornerebbe meglio tacere : laonde m* e forza innanzi 
» tutto ammonirvi delta impossibility di estiguirg lode- 

* volt imprese con un esercito , quando in esso molti 
» Toglionsi a loro buon grado condurre. Io son ptai d*av- 

della quale abbiamo prfrlato altrove, fu dai priuetpi macedoni 
detta Aotiochia di Migdonia ( Strab. , lib. xn ; ToL , lib. t ) 9 
traendone il Dome o dal fiume Migdonio cbe niette foce nell'Eu- 
frate , o , secondo altri , da una cootrada macedonica , e della 
stessa guisa vien chiamata da Polibio ( lib. v ). Fu poi celebre 
per la sua fortezza derivatale io ispecie da un groSso e doppio 
muro all' iotoroo. Il romaoo duce Lucullo impertaolo , portate 
le armi contro Tigrane , dopo luogo e molesto assedio cooqui- 
stolla , aveodooe fatto scalare le mura io uoa nolle senza luna e 
tempestosa ( Diooe Cas&io , lib. xucv ). Essa fu cedula nelT aooo 
dell' era volgare 363 a Sapore re di Persia per uoa coodizione 
del tratlato cbe segul la disfalta dell' esercilo romaoo oella spe- 
diziooe di Giuliaoo. * Nesbio , NassibLn, o Naisbin vien ora chia- 
mata dai geografi oricnlali, e oon b piu cbe utt villaggio aperlo 
da ogni banda. 



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LIBRO SECONDO ai 7 

» riso che il Persiaao , ora oceupato nel gocrreggiare 
9 altre genii , noa abbia per cid sguernilo di truppe il 
n suo paese,' ed in ispecie Nisibi ultima citti de'proprj 
9 confini , e quindi baluardo a tutto il regno. Vivo cer- 
9 tissimo al contrario ch' ella racchiuda presidro tale 
9 da resistere ai nostri assalti , capitanandolo singolar- 
9 mente Nabade , il quale dopo Cosroe parmi essere il 
n primo tra'Persiani e per gloria e per ogni allra maniera 
9 di sublime riputazione; penso di piu ch'egli assalira il 
9 nostro esercito, e che solo avrem tregna da lui quan- 
9 do ne sia dato vincerlo in campo. Se noi adunque lo 
9 andremo a combattere presso della citta, azzardere- 
9 mo nn disngnale cimento , imperciocche ove rima- 
9 niamo perdenti verremo lungo tempo incalzati con 
9 possehtissimo ardor© , e se riportiamo la vittoria e'di 
9 leggieri sottrarrassi dalle nostre mani riparando entro 
9 le mora, inespugnabili come vedete a cagione del 
9 presidio loro : facendo in cambio qui giornata ed 
9 uscendone superiori ci troveremo nel perseguitarlo 
9 ad un' ora con esso in Nisibi 5 che spoglia di truppe 
9 ageVolmente cadra in nostro potere, o prevenendoto, 
9 sara egli costretto a riparare altrove ». Alle quali os- 
fiervazionr molti dei capi aderirono e stettersi con Beli* 
sario negli steccati } ma Pietro cui obbediva una parte 
delP esercitO , procedette con Giovanni, capitaoo delta 
truppe della Mesopotamia , ad accamparsi non piu che 
dieci stadj lunge daHa citta. Belisario di pot sc hi era to 
P esercito in battaglia mand6 loro avviso di usar cau- 
tela per non essere sorpresi dai Pcrsiani sul meriggio , 
costumando i barbari mangiare la sera e non all' ora 



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9iS GBBtlRB PERSIANE 

antedetta , eotne portava la consuetadme delle romane 
trappe. 

111. Ma la soldatesca di Pietro sprezzando la talutare 
ammontzione ed oppressa dal meridiano calore , inten» 
sissimo sotto quel cielo , depose le armi 9 e non guar* 
dinga affatto dal nemico 7 iva mangiando , sparta nelle 
campagne , i ficbi. N abide accortosi della faccenda 
corre di fretta a sorprenderli ; se noa cbe i Romani fa- 
rotiti dalPelevaziooe del campo loro, al vederli useir 
delle mura tosto mandarono pregaodo Belisario di aio- 
to, ed intrattanto, dalo di piglio tumultuariamente alle 
armi, procedettero di per se ad incontrarli; it soccorso 
inoltre di Belisario prima ehe giugnesse P avviso , coo* 
getturando P arvenuto dalpolverio, erasi posto in mar* 
cia per quella volta. Ma noa arrivd a tempo da impe* 
dire cbe le truppe di Pietro cedendo all 9 impeto degli 
assalitori volgessero le spalle al nemico , il quale osti- 
uato nel combatterle s' irapadroni dello stendardo im- 
periale ed uccise cinquanU Romani (i), e tutti costoro 
sehza dubbio avrebbero incontrato V egual sorte se Bo* 
lisario coll 1 escrcito presto non compariva a sostenerli. 
Conciossiacbe i Persiani meno valorosi dei Goti , cbe 
primi, ben serrati e muniti di lunghe picche areanli at 
fronlatt, diedersi alia fuga, e colla perdita di cencinquan* 
ta individui nella breve ritirata , coraero entro le mora} 
dopo di cbe tutti gP imperial! tornarono al campo del 
condottiero (a). 1 barbari la dimaoe , posto qual trofeo 

(1) Cinquecento scrive il Cousin. 

(a) Procopio Hi cap. 4 della Storia Segreta da a questa pic- 
cola awisaglia il noma di sconfitla. I*i il duce persiano k cbia- 
mato Nabida. 



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LlfiBO BECONDO 219 

sn di cerla torre il concpitstato vessillo, cominciarono 
benst a schernire cd insnltare i nemici, ma non ebbero 
piuj' animo di comparir fuori dellc porte. 

CAPO XIX. 

Belisario sotto le mura di Suaurano. — Sua arringa ai cmpiimni 
delCtsercilo, Spedisce Artta a dare il guasto alVAssiria. — 
Capitolatione del? antedetto castello, e mandata del govern 
not ore col presidio in Bizantio. — Infedelta di Areta. — 
Esercito romano oppresso da febbri e da altri malori, — 
Portamento di Giovanni a Belisario sulfa eondizione delle 
iruppe. — Ritirata di Belisario e di Casroe. 

I. Belisario peri considerate la fortezia di Nisibi , 
derivatale dalla natura det luogo , e venendogli meno 
ogni speranza d'entranri, deliberd andare innanzi a 
nnocere con iscorrerie al neroico \ fatto pertanto mar* 
ciare una giornata 1' esereilo giunse al castello Stsaura- 
no (i), popolatissimo e difeso da ottocento cavalieri 
aventi a duce il valoroso Belesmasche (a). Le truppe 
romane accampatesi ne' dintorni assediaronlo , ma ten* 
tato poscia tin assalto furono con ([rave perdita rispinte 
la merci dclla insnperabile resistenza del moro e del 
• 

(i) « £ nella Persia , cosl 1' Aotore nel lib. n degli Edifisj, 
» illustre la cilia di Sisaurana .... Essa h lontana da Dara il 
a cammiao di due giorni di uomo svello, e tre roiglia e lontana 
» Habbio ». Nelle Stone Segrete la chiama piaiza d'Isauria. 

(a) Nel prcfato libro degli Edifizj , e nella Storia SegreU , 
cap. 5 , costui e nomato Blesoane , la quale tenon* Tenne pore 
adotlata dal Cousin. 



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??a GUERRE t>ERSUNE 

barbarico rigofe nel dtfenderlo. Per la qual oosa il 
duce chiamati 8 consiglio i capitani manifestd loro i suoi 
pensamentt dicendo : 

II. u L' esperienza di molte guerre , o commilitoni , 
» fa si cbe possiamo congetturare la nostra sorte fu- 
n tara , e scegliere deliberando il meglio. Sapete pur 
» troppo i gr&vissitni pericoli d'un esercito, cbe io paese 

* nemico lasciasi da tergo molti e forti luogbi da co- 
» raggiose truppe guardati; a tale ora siam noi, i quali 
39 inoltrando rischieremmo vedere alle nostre spalle genti 
n uscite da Sisaurano e da Nisibi per travagljarci im- 
» mensamente nelle gole e ne' siti adatti agli agguati : 
r> potrcmmo di piu incappare in altri barbari procedenti 
» a sorprenderci di fronte , ed allora come a tutti re* 
» sistere senza molto pericolare ? cbe se noi avrerao 
9i contraria la sorte delle armi vana sara ogni nostra 
y» speranza di rivedefe le patrie terre. Non ci lasciamo 
•> dunque precipitare da indiscreto cotaggio nel cimen- 

* to , guardiamoci dalP essere * ministri di gravissime 
» scidgure alP imperio con una disordinata brama di 
n vittorie, e viviam certi cbe una sciocca audacia mena 
» alia perdizione , quando un temporeggiar prudcute A 
» seinpre apportatore,di sahite. Parmi quindi opportuno 
» che noi rimaniamo all' assedio di questo forte , ed 
» Areta co' Saraceni vada alle cilta dell' Assiria , mo- 
n strandosi costoro quanta disadatti alia espugnazione 
» delle mura , altrettanto prodi nelle scorrerie e nel 
» guasiare ; dar6 eziandio loro alcuni de' nostri bravi 
» guerrieri: cosi e' potranno , saccbeggiare da capo a 
w fondo quelle contrade sedi truppe sgoerake, e se av- 



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LIDRQ SECOHDO sat 

t» vengansi ad un pin forte nemico.tornare alia nostra 
99 voka e condurre a salvamento la vita. £ pnr noi , 
99 quando la Dio merce avremo occupato il castello 
99 € deposto ogni timore per riguardo all' Assiria , ci 
99 faremo coa l'esercito, senza paventare dagli omeri 
99 insidie, al di \k del Tigri ». 

III. II cODsiglio di Belisario fa giudicato saggio e 
prvdente; laonde egli cotnmise ad Areta di peactrare 
nell' Assiria co' Saracem , ai quali agginnse roillc e du* 
genJo astati sotto gli ordini di Traiaoo e di Giovanni 
cognonrinato Faga, entrambi chiari nell' arte delta guer* 
ra j imponendo loro di obbedire pienamente a) prefato 
dace ; ordin6 inoltre a costui di mettere a sacco ogni 
cosa, e di tornare poscia nel campo a riferire se incon- 
trato avesse cola esercito alcana. £ qaelli valicando il 
Tigri passarono sulla nemica regiotie, e trovatala ferti- 
lissima, da gran pezza tranquilla e senza difesa, riusci- 
rono a predare molte castella riportandone grandi ric- 
cbezze (i). 

IV. Belisario in questo mezzo riseppe dai prigionieri 
nemici la grandissima carestia entro Sisaurano delle 
cose' necessarie alia vita, nou avendovi ricoka di vit- 
taaglia come in Dara e Nisibi, daccbe fattosi improvvi* 
samente il Romano ad assediarlo manco il tempo d'in- 
trodurvene , e se dapprima ve n' era qualcbe poco, 



(i) 11 Nostrou veauto forse in oblivione delle cose qui scritte, 
narra altrove die Areta non escgul il passaggio del Tigri , a ri- 
» tomato cssendo senza laude al grande aecaropamento » (Storia 
Segreta , cap. 5). 



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*99 GUERRE PERSIANS 

dessa, colPaumentare il namero delle persone accorsevi 
per fnggire le tmppe straniere, venne tosto, come vuol 
ragiooe , consumata $ U perche mandovvi Giorgio suo 
confidente ed uomo di molta prudenza per indagare 
Panimo degli assediati, e iodurli a cedere mediante ca- 
pitolaziooe il castello. Quegli obbedi , e cod modi pia- 
cevolissimi e con ferma sicurezza della salute Idro per- 
soaseli ad abbandonare se stessi e le guardate mora 
alia generosity del vincitore , il quale per. siflatta guisa 
veautone al possesso le smantelld, concedendo agli abi- 
tatori, seguaci di Crista nel maggior namero e di an* 
iica stirpe romana, liberta e sicurezza da ogni molestia. 
Mand6 poi a Bizanzio il dace Belesmascbe ed il presi- 
dio , che in progresso di tempo videsi combattere a 
pro delP imperatore nella guerra contro i Goti d* Ita- 
lia: a tali viceode soggiacqae il castello de'Sisauranii. 
V. Areta poi forte paventando non fossegli tolto il 
bottioo dagli imperiali risolve di non raggiugnere il 
campo loro , e per riuscirvi fece sembianza di mandare 
in esplorazione alcuni de 9 suoi , commettendo occulta- 
mente loro di subito retrocedere coll' avviso , che i ne- 
mici in gran namero stavansi raccolti presso del finme 
acci6 uom non osasse valicarlo; per la quale menzogna 
egli pote consigliare Traiano e Giovanni di non tbrnare 
alP esercito , e di re&tituirsi battendo tutt' altra via nel- 
P imperio \ i duci , aderitbvi e marciando colP Eufrate 
alia destra, pervennero a Teodosiopoli citta presso 
del fiume Aborra. Se non che Belisario e tutto il cam- 
po non sapendo piu nuove de' Saraceni concepironne 
gravi timori e sospetti. 



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UBRO SECONPO ao5 

VI. Or meutre gP imperial! da lunghissimo tempo ri- 
manevansi coli fermi ad attenderne la venuta, moltt 
cristiani animal arono di febbri maligne per essere totta 
la parte di Mesopotamia a con6ne della Persia calda a 
segno che i Roman! (qaanti in ispecie numeravansene 
di recente arrivati dalla Tracia , dove assai intenso i il 
freddo) impotenti a vivere net cuor della state sotto 
quel sole ardentissimo inferraavano in copia si grande, 
cbe la terza parte del tjampo dir si potea senza esage- 
razione alle prese colla morte. Ognnno adonque deside- 
rava abbandonare I 1 infelice dimora , e piu che gli altri 
Recitanco e Teottisto , i quali vedendo il tempo delle 
itnmolazioni saraceniche gi& trascorso (i) temevano di 
lasciare esposta la Siria alle scorrerie di Alatnandaro , 

* ad impedirle spesso e fortemente chiedevano il com- 
miato loro. Belisario avvertita la universale inclinazione 
propose la faccenda in consiglio, e Giovanni dr Ni- 
cola, levatosi in piedi, gli dirizzd qneste parole: 

VII. u Devo io qui confessate , eccellentissimo Beli- 
» sario , di non aver mat veduto condottiero alcuno di 
n fbrtuna e di virtu pari alia tua , il quale si grandi 
n cose operasti da salire in altissima riputazione presso 
p non meno de'Romani che de'barbari, e tal fama con 
91 ogni diligenza ti conserverai se valgati V animo di ri- 
» condorci sani e salvi entro le terre imperiali 9 unico 

* scopo delle nostre present! speranze. Imperciocch6 
n volgendo Io sguardo all'esercito, scorgeremo noi tutti 
» nella massima oscurita intorno al destino che scorti 

(i) V. il cap. 16 di qoesto 4ibro. - 



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a-4 GDERRB PERSIANS 

f> i Saraceni, valentissima truppa, al di \k del Tigri (1)5 
ft Recitanco e Teottisto itnpaztenti del parti r loro ? ad 
n ogni tratto paveotaodo Alamandaro in mezzo alia 
n Fenicia , e le costei terre in preda a stragi e sac- 
» cheggi } cotanto il numero de 7 malati da sommare gli 
ft atti alle armi assai meoo che non i servi ed i bagaglioni. 
ft Sen do pertaoto cosi le nostre bisogna se il neroico 
ft veovse qui o tra via ad attaccarci forse hod rimar* 
ft rebbevi uom di >noi che narrasse in Dara la riportata 
a.scorifitta; non so quindi nullamente immagmarmi, cor- 
ft me potremmo, volendo, guadagoar terreno, e giudic* 
n £ollia somma il peosare , circoodati da tanti pericoli, 
n a sorprendere altrui anzich6 evitarne lo scontro ». 
Cominendarono tutti Giovanni di questo suo parlare, e 
levalisi in tumulto domandavano il rilorno. Belisario al- 
lord , fat ti prccedere sopra carra gPinfertoi, condusse 
indietro 1' esercito , e calcati i romani confini riseppe il 
tradimento d' Areta, che tuttavia y ia gvazia di sua Ion* 
tananz?, non soggiqcque a pronto .condanna^.di tal 
gulsa ebbero fine le scorrerie de- Romani (a). 

VIII. Dopo la conqujsta di Pietra (3) , divulgates! 

(i) V. cap. 19. 

(a) «c Ed e poi certo che se da principio con tutto V esercito 
» Belisario passalo avesse il Tigri, egli tutta la proviocia degK 
» Assirj avrebbe poluto mettere a saceo e sensa impediment© 
a giungere sino a. Ctesifonlc :, cosi prima di ritirsrsi liberando e 
» gli Antiocheni , e quaoti Romaoi eranp prigipnieri. Diveraa T 
a mente faceudo diede comodo a Cosroe di ritornare in tutta 
» sicurezza nel suo regno dalla spedizione che fatta avea nella 
a Col chide a (Storia Segreta , cap. 5). 

(5) V. cap. 17 di questo libr,o« 



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L1BR0 SECONDO a *5 

nelP esercito persiano la nuova della eotnparsa di Beli- 
sario nel regno , della battaglia da lui data presso a Ni- 
sibi, della capitolazioue di Sisaurano, e del bottioo fatto 
da Areta nelPAssiria (i), Cosroe presidiata la viuta 
citti, ritoro6 con le truppe e co' prigionieri in Per- 
sia , mettendo fine alia seconda spediziooe coqtro de' 
Romani. Belisario parimepte ebbe ordrae da Giustmiano 
di trasferirsi in Bizanaio , dove passd tutto il rerno. 

CAPO XX. 

Terta scorreria di Cosroe in quel de 9 EomanL ~~ Sua maha- 
gitd sacrilega verso Candida vescovo di Sergiopoli. — 
Tenia sorprendere questa citta. — Vuol condurre V esercito 
nella PaUstina, e metlere a sacco il tempio Gerosolimita- 
no* — Frettoloso ritorno di Belisario in Persia. — Lettera 
di Giusto nipote di Giustiniano a Belisario. — Rispotta 
del eondoUiero. 

I. AlPapparire di primavera Cosroe figliuol di Cavado 
assali una terza volta con oste poderosa le imperiali terre 
aventi PEufrate a sinistra. Valicatene le frontiere, Cant- 
dido vescovo di Sergiopoli rimembrandosi trasgressore 
delle promesse dapprima fattegJi n'ebbe grave temenza 
per sh e per la citta; non di meno sentendolo vicino 
con tutto Papparato guerresco , andogli spontaneamente 
innanzi per ottenerne perdono e supplicarlo che non 
punisse di sue colpe Pinnocente Sergiopoli; e' addu- 

fi) V. cap. 19. 

Pmocopio.j torn, L ^5. 



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,*ȣ GUERRE PERSIAN E 

ceva a propria giustiGcazione la insuperabile difBcolta 
incontrata nel procacciare la pattovita soinraa, rifiutan- 
dosi ancb'egli Giustiniano di esaudire con qnalche sov- 
venimento di danaro i fervorosissimi suoi pregbi. 

If. Ji Persiano- rigido sempre piu cootro di lui riten- 
nelo prigione, e v'aggiunse Pordine di fargli ogni vita- 
perio* nella persona , oltre di cbe addoppi5 il gia con- 
veaufo riscatto. Cbiestagti poscia dal prelato la facolta 
di spedire in Sergiopoli per ispogliare il tempio di tutta 
la preziosa suppelletlile v' accousenti , dando a compa- 
gni de'ministri di lui altre sue scorte (i). Arrivati costoro, 
i Sergiopolitani eseguirono della miglior fede 1' ordine 
avutOj e rimandaronli con Paffermazione di non aver 

(i) (Procopio, lib. u degli «Edifizj , cap. 9) « Nella contrada 
» dell'Eufrate v'ha un tempio dedicate a Sergio, fan to di graode 
» rinomanza, dagli antichi la a to venerato, cbe chiamarono quel 
» luogo Sergiopoli. L' aveano cinto d' una piccola inuraglia, ba- 
» stante a tratteuere i Saraceoi di quelle parti Del primo loro 
» impeto , se avessero voluto violarlo , poiche nou souo fatti i 
» Saracen i per assaltare luogbi murati; e percio quella muraglia 
» eontro d'esst bastava, quantuoque debolissima, e fatta di terra. 
m Quel tempio poi era anche illustre per le inolte offerte * per 
» la sacra suppellettile. Le quali cose prese aveodo Giustioiano 
* io considerazione , ciose il luogo di mura fortissime , e lo 
» provvide di acqua., aveodone raccolta gran quantila in oppor- 
» tuoi serbatoj. Vi fece inalzare ancora case , portici ed altri 
» edifizj, quali sogliono adornare le citta, e vi pose un presidio 
» ad opportuna difesa. E di fatti avendo Cosroe, re de' Persian i, 
» bramosissimo di conquistare la citta , posto ad essa V assedio 
» con grande esercito , per la saldezza delle fortificazioni fu ob- 
a bligato a ritirarsi senza alcun costrutto ». 



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LIBRO SECONDO ia 7 

commesso trafugamento alcuno. Ma Cosroe fingendosi 
non pago del valore di que' sacri arredi vi mandA 
uuovi miuistri colP ordiae apparentemente d'investigare 
se il teinpio conservasse. tuttavia un che di prezioso, 
tendebdo in effetto la sua mandata a conoscere se fos? 
sevi mezzo di sorprendere aJP improvista la citti. 

III. Staado perd negli eterni decreti che aodassero 
fallili gli insidiosi piani del'barharo, uno de'Saraceni, 
cristiano , di nome Aipbro e sottp le insegne di Ala* 
mandaro, accostatosi nelle tenebre alle porte disvel6 ai 
cittadioi P ordita trama , e diede loro il consiglio di 
non permtttere Pentrata in esse ad uom de' Persian!, 
II re Vedeqido retrocedere gli esploratori senza aver 
dato compimenlo a' suoi ordini , deliberd la rovina di 
Sergiopoli mandaodovi incontahente sei mila guerrieri 
ad assediarla e a diroccarne le mora. II presidio ten- 
nesi da principio valorosamente , ma quindi scorag- 
giato dal pericolo e dal poco suo numero, somtuan- 
do appeoa dugento gP idonei alle armi , risolvi di pat* 
teggiare cogli assalitori. Cosi era la hisogna quando nel 
buio della notte rivennc Ambro ad annunziargli che tra 
due giorni il nemicd leverebbe P assedio per la totale 
mancanza d' acqua \ e quello pieno d'allegrezza depose 
ogoi peosiero di arrendimeuto. Nel secondo giorno di 
fatto i barbari arsi dalla sete di la movendo tornarono 
presso del re , il quale in vendetta dell 9 avvenuto noa 
accord6 piu al vescovo di torn are alia propria sede. Ot 
parmi avere costui portato la pena dell' essere addive- 
nulo spergiuro 5 ma di 4ali vlceude a bastanza si 6 
detlo. 



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a?8 GUERRE PERSIANE 

IV. Entrato CoSroe nel paese de'Commageui dctlo Eu- 
fratesta (i), nh volendo arrestarvisi per radcorrie bottino, 
anche di troppo da lui manomesso nella prima scorre- 
ria (2) , divisd invece comparire all 9 hnproviso tra' Sirii, 
ed ora debellavane le citta, ora imponeva loro g&vissi* 
mi tribtili, sempre a sft stesso conforme nei suoi dipor- 
iamenti. Ed ebbe si no il pensiero di procedere al dritto 
verso la Palestina (3), informatissimo ddla uberla di quel- 
le terre e del molto oro possedulo dagli abitatori , col 
proposito di saccheggiame i tempj , e principalmente la 



(1) Scilicet Euphrates ia t leggiamo in Teodoreto, medio aevo 
dicta full, quae olim fuit Commagena, ampliatis paullisper fi- 
nibiis ( lib. 11 ). Plioio laconicqmeute ne- stabilisce i limili con 
queste parole: Cingilla Commagenem finit, Imma civitas incipit. 
Gosl poi Strabode parla di lei : « La Commageoe , piccolissima 
» regiobe , ha Samosata f citta naturalmeote forte e ca pi tale del 
* regno ; ora e addivenuta provincia. Le sue terre sono poche 
» in vero , ma fertili assai » (lib. xvi). 

(7) V. cap. 5 e seg. di questo libro. 

(3) a La Palestine, detta parimente Giudea, termiua da set- 
» tentrione colla Siria, da levari te e meriggio coll' Arabia Petrea, 
» e da occaso coll* egizio cootinente che giugne sino al mare » 
(Tolom. , lib. v, cap. 16). Ainmiano Marcellioo cosi la de- 
scribe : Ultima Syriarum est Palaestina per intervalla magna 
pro ten ta , cultis abundans terris et nitidis , et civitates habeas 
quasdam egregias , nullam nullis cedentem , sod sibi vicissim 
velut ad perpendiculum aemulas: Caesaream 9 quam ad hono-r 
rem Octaviani principis exaedifieavit Herodes, et Eleutheropo* 
lim , et Neapolim 9 ibidem que Ascalonem , Gazam et Iuliam 
aevo superiore extructas (lib. xrv, cap. 26). V. Strab., lib. xvij 
Tacito , lib. v HisU , cap. 6 e 8. 



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LIBRO SECONDO asg 

sacra e preziosa suppellettile del Gerosolimitano*, no at 
Romani , duci e truppe , bast6 P animo di affront&rlo o 
di essergli molesti per la via , deliberando invece ripa- 
rare ne' luogh! muniti , e difenderli com' e' potessero il 
meglio. 

V. Se non che Giustiniano avvisato delta spediziono 
di Cosroe elesse nuovamente Belisario a ' condottiero 
dell' esercito contro i Persian! , e questi parti di subito 
co' pubblici cavalli per accelerare l 1 arrivo nelP Eufrate- 
sia. Divulgates! la sua venuta ? Giusto , nipote dell' im- 
peratore , e Buze ed altri duci riparati entro Gerapoti 
inviaroogli una lettera del tenore segueute : 

VI. « Cosroe , ti e nolo , marcia contro di noi alia 
» testa d 7 un esercito ben piu forte del primo: igno- 
» riaroo ancora dove tenda, ma e di certo da qui non 
» lunge, e passa oltre non depredando Ja calcata re- 
st gione. Se bra mi couservare la tua liberty per usarne 
i* a pro delP imperatore , di noi stessi e de' Gerapo- 
» litani non hai miglior partito a scegliere che quello 
y> di rinchiuderti entro queste nmra ». Belisario non- 
diraeno , riprovando il consiglio e la pusillanimita 
loro, avviossi incontaneute ad Europo (i), castello 
presso delP Eufrate , e raccolto V esercito da ogni 
banda vi pose il campo ; dopo di cbe tal riscrisse ai 
prefati duci. 

VII. « Se Cosroe prendesse a guerreggiare uotnini 



(i) Nominate da Plioio con qucsle parole : In Syria oppid* f 
Europum , Tapsacum (lib. y ). 



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*5o GtJfiRftE PEftSlANE 

» non rotaatii o sudditi delPimperio, buono e pfovvido 
» giudieherei it vostro consigliO) sertdo fbllln Pandare in 
r» traccia d( perfaoli allorch6 possiamo bvefe siturezza 
* tie! riposo; ma qnattdo il bar}>aro vuol partirst di qui 
» per iscorrazzare altra proviocia dell' imperator nostra* 
» e questa ottima ed inerme , repato migliore avviso il 
n raorire valorosamente combattendo, anzi ebe mettercl 
*• fuor di guai con vituperio senza cimentare la sorte 
» delle armi, nomandofti cid tradigione e non salvezza* 
» AfFretlateVi duncjue di venire in Europo , dove rac* 
» cogliendo lutto P e*ercito die Dio ne ha dato avrem 
» mezzo di travagliare il nemieo *. I duci al ricevere 
della lettera n'ebbero grande letizia e riucofamento \ 
quindi , commessa a Giusto la difesa di Gerapoli , gli 
altri tutti coll* truppe entrarono in caoimino alia volta 
del castello. 



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^IBRO SECONDO i3i 

C^PO XXI. 

Abandane ordinate da Cosroe va a Belisario. — Aringa il 
duce y e questi risponde. — Consiglia il re a farsi indie- 
Wo. — Perturbamento ed irresoluzione di Cosroe. — // 
quale rivalica VEufrate. — Efogio di Belisario. — Calli~ 
nicOy citta, sorpresa dal Persiano. — Rkhiamo di Belisario 
in Biianzio e sua mandata in Italia. 

I. Cosroe alia nolizia cbe Belisario stava a campo in 
vicinanza di Europo , feroid di noa iscorrer oltre, e di 
maodare Abandane , altro de' regj segretarj ed uom 
chiaro di Dome c di prudenza, ia traccia di lui , ovun- 
que si fosse, per richiamarsi della trascuraggine di Giu* 
stiniano, il quale di soverchio indugiava a spedirgli amba- 
sciadori per»rati6care le convenzioni di pace: questa pero 
d»r si poteva una mezza finzione, volepdo egli prima di 
tutto indagare i divisamenli del condottiero e cono- 
scere le forzq dell'esercito romano. Belisario avvertUooe 
preparossi a ricevere V ioviato come souo per dire : 
Scelti sei mila guerrieri di forme eccellenti e della tni- 
glior taglia dilungossi ia loro compagnia dal campo faceu- 
do setubianza di volere attendere alia caccia; invio pari- 
mente alle ripe dell' Eufraie Diogene capitauo degli 
astati , e Adulro figliuolo dell' arm e no Acacio 9 silcnzia- 
rio (i) di grgdo, nome di chi presiede alia quiete deHa 



(i) 1 manipoli delle truppe aveoti ia Bizapzio la castodia 
del palazso imperials si chiamaTooo scuole , c gl 1 individui loro 
scolari ; questi erano esepti dalla guerra , sebbeot regtatrati sui 



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3 3a GUERRE PERSIANE 

reggia , ed in allora alia testa <T an corpo di Armeni , 
e mille cavalier! , ingiugnendo lo*o di prendere tutte 
le guise piu atte ad in cut ere al uemico gravissimo ti- 
more cbe la si rimanessero per tragettare PEufrate ed as- 
salire i persiani confini. Quando poi ud\ vicino Aban* 
dane feces! erigere con alcune grosse tele una tenda , 
nomata padiglione dai Roman! , e vi dimorava seduto 



ruoli militari , abitavano i piu la citta , ed avevano il privitegio 
di vestire la divisa 'del corpo ; tale instituzioue perlanto sembra 
Don avere avuto altro scopo che la pompa del priucipe , ed il 
SerVrre alia tmaesta delle sue fuozioni. Distinguevaosi poi le scuole 
io pai»ecchi ordioi, ogoono de' quali avea il soo parocolar nome, 
per esempio i soldati preloriani, i custodi del palazzo, quelli del 
corpo 9 $li escubitori, o vogliam dire le seoliuelle ; e di Jorq chi 
avea stipendio , chi era semplicemente ooorario. 

Ad un piu nobile ordioe tut ta via apparleoevano i domestici , 
i protettori , ed i sHeoziarii , questi ultimi in ispecie, il cui capo 
nomavasi gran silenziario , rrscuotevaoo somma rtputaziooe, e 
siccome dimoravano nell' tnUmo gabioetfo , o sia ndla camera 
di riposo dell* imperatore , erano ancbe detri cubicularii,, do?e 
custodir dovevano il uiaggior silenzio , rammentato loro ognora 
dalla propria denomioazioDe. La stanza inoltre ove diaioravano 
cbiamavasi pure il secondo veto a difTerenza del primo velo 
collocato all' ingresso delle prime sale , appellate concistorii dal 
trattenervisi la moltitudine in aspettativa di essere presentata. Le 
-voci poi primo e secondo velo corrispondono a prima e seconda 
porta , mercecche ua velo* o cortina o portiera, cbiudeva 1' in- 
gresso ne' palazzi e negli appartamenti. L' ordiue de' sileoziarii 
in fioe tencvasi di tanta dignita da essere agguagliato a quello 
de^ senator! , de' patrizj, e de'prefelti, coroe rileviamo di leggteri 
ancbe da queste parole di Doroteo : • IL senalo , i patrizj , i 
* prefetti , i silenziarii , milizie tutte onorauasime ». 



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LIBRO SECONDO *35 

come se stato fosse in mezzo a tin deserto , yolendo 
comparire al tatfo privo d'ogni equipaggio. Senza ofae 
erano le sue truppe siflattaraeute ordinate : cingevano il 
padiglione a destra ed a sinistra i Trac! e gli Illirii; quia* 
di venivano iGoti, secondi a questi gli Eruli , e da ulti- 
mo i Yandali ed i Maurusii. I quali tutti occupavano 
spazroso terreno, conciossiach£ non tenevansi fermi ed 
immobili, ma ivan discorrendo da quinci e da quindi, 
e passeggiavano impensierati , e mostravano in rimi- 
rando P ambasciadore di curarsene ben poco , e di 
averlo cjuasi a vile } nessuno avea clamide o altro man- 
tellb, ma tutti vestivano brache ed una semplice tunica 
di lino cinta sui lombi } e non pin cbe uno scudiscio 
appariva nelle mani loro. D'armi, cbi di essi aveva la 
spada 5 cbi la score e cbi la sola faretra ; in fiue e? si 
parevano tali cbe , deposto ogni pensiero , adoperas- 
ser<\ unicamente a sollazzarsi colla caccia. 

II. Abandane presentatosi a Belisario espose : dolersi 
Gosroe grapdemente cbe Cesare ( detto cosl in Persia 
Pimperator di Roma) non avessegli spedito ambascia- 
dori a ratificare i fatti accordi ; il percb& egli fu co- 
stretto di assaliroe colle armi le frontiere. II duce ro- 
mano, appalesandosi nelP aspetto intrepido alia prossi- 
mita del forte campo nemico, serenissimo nella mente, 
e sciolto di lingua , con tutta ilarita soggbignando ri- 
spose : « II retto procedere degli nomini k ben diffe- 
» rente da quello di Cosroe , impercioccbi ove sorgan 
» tra loro dispute , cbiunque opina farglisi iorto, cerca 
» dapprima col mezzo di legati la ?ia d'un risarcimen- 
» to , e quindi , non soddisfacendogli, ficorrc allc afmL 



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*34 GUERRE PER8IANE 

v II tuo re per lo contrario inoltratosi gia eolPcsercilf> 
» su quel di Roma , vuole con grandissima sfacciatag- 
* gine favelidre di pace ». Qui tacque, e diedegli corn- 
miato. 

III. Questi rivenuto a Cosroe lo consiglht di ritirare 
Pesercito prontatneute, accertandolo che non aveva mat 
Ted b to duce piii forte ed accorto, n& truppa di egual co- 
raggio, encomiaodcme soprattutto la robustezza. Mostra- 
gli ancora la disparita somma nelParingo* Ira lui e Beli- 
«ario,da che riuscendo egli vittorioso noo no ripor- 
terebbe altra gloria salvo quella di aver vioto bo sud- 
dito di Giustiurano, ma se contraria avesse la sorte delle 
armi farebbe gran vituperio a se stesso «d alia sua pro- 
sapia. I Roraaui di piu alPuopo cPuna sconfitta avreb- 
bero ogni dove luoghi muniti da ripararvi , q nan do alle 
reali truppe 9 nelPegual circostanza, mancherebbe qua* 
lunque asilo , oe rimarrebbevi forse chi di loro,toi> 
nasse in Persia a riferiroe la nuova. 

IV. II monarca indotto e persuaso da queste rimo- 
stranze desiderava conformarvisi, ma trovavane difficilis- 
sima la esecuzione, sapendo molto bene la impossibilita 
di retrocederc per quelle terre alPiotutto devastate nella 
sua venuta, e paventando non i Roman! stessero alPerta 
per fargli opposizione al valicare delP Eufrate. Dopo 
lungo pensare in fine risolvg aprirsi la via per lo mezzo 
dej'nemici, e traversare una regione assai ricca d' ogni 
maniera di vittuaglia. E Belisarlo conoscendo meglio 
d'ogni altro 'che cento mila guerrieri non impedirebbero 
al re il passaggio del fiome , guadabile in molti puoli , 
e che indarno opporrebbesi collo scarso numero delle 



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UBttf) SECOflDO q3S 

sue truppe alPimmeuso esercito di lai , ordnii cbe Dio- 
genc e AduKo abbaudonassero P Eufrate ,- e mettessero 
in angustia il oemico asoondendogli la destiaaaion loro. 
Quanto poi a s& provava totto il conteato di quelle 
reali detertninaztoni , cbe mettevaolo foor del pericolo 
di guerreggiare colla pocbisshna gente sua , trepidante 
al solo proferirsi del nome perriano, contro up esercito 
di tanta mole (i). 

V. Gosroe allora condusse tntte te truppe al di 14 
dell* Eufrate > erettovi con prestezza somma uu ponte } 
ne il varcar definmi pud intrattenere gfammai gK eser* 
citt persiani forniti sempre dei necessarii mezzi a coro« 
piere di subito quest! lavori. E giunto alP aHra sponda 
mand6 a Belisario dichiarandogli cbe ritiravasi anwamen- 
te per mostrare il too buon ammo ai Romani j - ed at* 
tendeva i loro ambasciadori, com'era giustrzia di vedcrK 
proDtamente comparire. II duce imperiale , trapassato 
fancb'egli 1' Eufrate , ititi6 a ringraziare il Persian* 
delP uri>anit& sua , ad afccertarlo cbe presto riceverebbe 



(i) Ben differentemente pero fu tnterpelrato da roolti qucsto 
procedere del romano duce , come nam il Nostro nella Storia 
Segrela. Imperciocche dopo aver * detlo cb* egti discaccio dalle 
terrte rmperiali con laude il netntco , soggittnge s « Pur ne trass* 
» macebia d' ebbrobrto. £ fo per qoesto , cbe avendo Gosroe » 
» passalo 1' Eufrate, presa Callioico, citta spopolatissima e sprov* 
* veduta d'pgni presidio » menandone via infinite mokitudiae di 
» Romuni , Belisario non curb d' ioseguirlo , ma si tenne chiuso 
» ne' suoi alloggiameoti : sicche irigerl sospetto o di essersi a 
v> bella posta cOndotto male cos) , o di avere secondaCi i nemici 
w Co) I a sua poltroneria » (cap. 7). 



5d by VjOO 



*36 GUERRE PEftSUIfE 

I'ambasceria per con&rire sulle eondiztoni della pace, 
cd a pregarlo cbe non giiastasse il suolo romano , ma 
rigoardasselo , passandovi , qual pertioenta di confer 
deratt suoi. Qaegli rispose ne' piu gentili modi, e pro- 
mettea secondarlo in tutto, purche fossegli mandato 
qualcbe ragguardevole personaggio in istatico. £ Beli- 
sario at primo giugnere in Edessa invi6gli Giovanni, 
figliuolo di Basilio, nobile e ricco sopra ogni altro dell* 
citta, raa dispiacente assai di questa sua destipazione. 

VL Per tale evento il duce, ebbe grandissimi encomj 
dai Romaoi 9 e parve loro eziandio piu glorioso di 
quando menu prigionieri in Bizanzio Gilimero e Viti- 
ge} echo tale si fosse il giudicberemo pair noi ove con- 
sideriamo cbe prima della sua venuta gli imperiali alia 
custodia di que 9 luogbi , paventando il nome stesso dei 
nemici, per ogni loro operare non sapevano che tenersi 
ascosi ne 7 luogbi muoiti , e lasciavano porre a ferro e 
fuoco da nn formidable esercito le prpprie lerre 5 ma 
«gli, sol lee it amen te accorsovi da Bizanzio,. con debolis* 
sime truppe 6acc& V orgoglio persiano mettendoglisi di 
rontro a eampo , e fe si cbe il re , o irapaurito della 
fortnna e del valor di lui , o da stratagemma gabbato , 
xinunziasse alPestendere piu oltre le sue rapine e relro- 
cedesse , coprendo la pusillanimita ddP animo suo col- 
V addurre a pretcsto della improvvisa ritirata una finta 
brama di pace. 

VII. Cosroe indi rinvenuta Caliinico senza difesa en* 
trovvi armata mano e con piena trasgressione delle pro- 
niesse falte , introducendovi. V esercito da una fortuiU 
apertura nelle muraglie : conciossiache i Roman! demo- 



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L1BR0 SECONDO q5 7 

lite appunto allora le antiche e guaste dagli anni eraa 
dietro a costruirle di nuovo. Gli agiati cittadini pero al 
prlmo romore cbe le truppe nemicbe marciavano da 
quella via ripararono coo tutte le preziose masserizie 
ne'Iuoghr muqiti di que'dintorni; ma i poveri ed i mollis- 
simi agricoltori accorsivi da ogni banda furono costrelti 
a seguire , demolita la citta , come prigionieri il Per- 
siauo, cbe dappoi , arrivato lo statico Giovanni, ricon- 
dusse Pesercito nel sod regno. 

VIII. Nello svolgerti di queste vicende quelli Ar- 
meni cbe dalla divozione delPimperio erano ribellati al 
re fepero volontariaalente istanza di tornare sotto gli 
antichi loro padroni, ed ottenuto un salvo condotto 
giunsero in Bizanzio con Bassace; ultima delle cose av- 
venute nella terza persiana scorreria. Giustiniano di poi 
ricbiam6 a se Belisario per commettergli nuovamente 
gli aflfari dell' Italia (i) agitata da serie turbolenze. 



(i) « Ammalatosi Giostiniano di pestilenza (gravissima ia 

» Bizanzio a que 9 dl come vedremo Del capo seguente) e perve- 

» nuta all' esercito la nuova di sua morte , alcuni de' prefetti 

* pretendevano sedizlosamente cbe Pesercito proclaroasse il nuovo 

* imperalore bnde non vedersi costrelti a rimanere sempre net 
» campi. Smenlitasi per6 tal voce Pietro e Giovanni Elluone 
» sostenevano essere autori delta congiura Belisario e Buze. II 
» perche Teodora avolooe sen lore ollenne dal consorte cbe fos^ 
» aero chiamatt in Bizanzio, ove il prtmo, sebbenenon accusato 
» di colpa veruna , fu tolto di carica , surrogatogli nei comando 
» dell' orieotale esercito Martino • (Storia Segreta, cap. 7). 



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3 38 GUERRE PERSIANE 

CAPO XX1J. 

Moria gravissima da Dio mandala a\? uman gehere ; sua 
deseriuone. — Strage da essa faita in Bhantia. — Giu- 
siiniano curantissimo del suo popolo da a Tcodoro la so- 
prantendenza di tutli i provredimenti neccssarj in quelle 
anguslie* 

I. Iddio permise di quest! tempi una moria grandi*- 
sima cui V uomo non seppe rimediare , avvegnache 
molti presumendo mostrarne la. origine da cagioni fisio- 
logiche, vane tutte ed incomprensibili , studtassersi ab- 
bagliare le umane menti coMoro discorsi} ora dove in 
prima si manifest6 e di qual guisa apportava la morte , 
non perdoaaado a luogo , sesso ed eta , & mio propo- 
sito di qui esporre. Ella ebbe cominciaroento tra gli 
Egizj presso di Pelusio (i) , da dove , sempre con moto 
progressivo , corse tutta la terra non rispettando luogo 
alcuno comunque fuor di mano e solingo, mai per6 as- 
saliva una seconda volta o la medesima contrada o 
V individuo stesso. Al comparir suo furono veduti molti 
fantasmi tremendi sotto umane forme , e quanti riscon- 

(i) « Tra la Tannitica e Pelusiaca foce Tedi laghi e vaslis-' 
» time paludi tenia intervallo , e quaentro moltc borgate. Lo 
a stesso Pelusio e attoroiato da laghi, nomati eziandio baratri, e 

* da paludi. La citla sporge in fuori nel mare piu di venti sta* 

• dii ; di venti stadii pari men te e la circonferenza delle sue 
» mura, ed ebbe il nome dal loto, ptlos ( v*A«f ) dai Greet 
9 dctto » (Sir., lib. xvn). Ora e cbiamata Belbais. 



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L1BR0 SECONDO »3g 

travanli, tenendosi da loro percossi, venivano tosto so* 
praffatti dal morbo, cbe da principio invano adoperavano 
discacciare con parole sante ed altre divote azioni; 
prese quindi le sembianze di spirilati o di mentecatti 
noa davan piu orcccbio alia voce degli amici , e rio* 
serravansi in appartati luogbi; aveanvi pur di quelli 
cbe dormendo sognaran gli eguali spettri. Dopo di cbe 
principiavano repentinameute a sentir di febbre $eb- 
bene i corpi loro non mostrasserne il minor indizio 
per lo alterarsi del colore e del calore , o vuoi per 
qtiella maniWa d' in6ammazione comunissima in cut 
entra la febbre •, qnesta , acconpagnata al venire da 
poca tosse , durava insino a notte , cosicche gl 7 infer rat 
non mandavan pel medico , ne sembravano pericolare 
in conto alcano. Eotropotle ventiquattr'ore, o nel di 
vegnente, o non guari dopo usciva fuori an carbon e in 
tale o tal altra parte de' loro corpi, e cbi di cssi cadeva 
in lelargo profondissiaio, e cbi in disperata frenesia, di 
guisa cbe i primi dimentichi di tutto, nou eccettuato il 
nutrimento , partivansi di qnesta vita } ma i frenetici 
maodavano alte grida immaginandosi riportare offese, c 
voltavan le spalle con subita fuga: ne men degli ammalatt 
movevano a commiserazione i loro curatori ed lufer- 
' mieri , esposti di continuo a crudeli ed intollerabili 
strazj , impercioccbe sebbene andassero esenti da ogni 
teraa di contrarre il male , non avendovi esempio cbe 
worao al servizio degli infetti ammalasse , pur tolle- 
rar dovevano penosissiuie faticbe ad impedire che nel 
delirio e' non precipitassersi giu dal letto, o corressero 
ai fiumi per estinguervi lor sete ardentissima. Tale iu 



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s4o GUERRE PERSIANE 

fine moriva il giorno stesso della comparsa di quel car- 
bone, e tale durava lungamente belle sue pene. 

IL Tre mesi (i) basl6 il. male in Bfcftflzio, e noa 
molte per veriti erano da principio le vittime sue , ma 
di poi crebbero per ciascbedun giorno sino a cinque e 
ben di frequente a dieci tnila, nel quale numero aveaovi 
molti ricchi spenti meglio dalla mancanza di chi mi- 
nistrasse loro gli opportuni rimedj , non aopravviven- 
done pin alcuno , che non dalla gagliardia del male , e 
degli estinti gran copia rimaneva insepol& 

III; In allora il piissimo Giustiniano ficwla cnra della 
comune salvezza a Teodoro suo referendario (cosi 
chiamando i Latini colui cbe riferisce le suppliche 
all 9 imperatore e V evento loro ai preganti ) , e questi 
con pubblico danaro sovvenne ai bisogni del volgo. 
Nella -desolata citti poi non vedevi piu artefici al la- 
voro , non fondachi . aperti , non traffico , e molti do* 
suoi abitatori , spaventati dal flagello , ritrassersi dal- 
l'antico'mal fare, e con nuovi costumi rivobero lor 
mente a Dio e alia religione 5 ma de' cambiati in meglio 
non pocbi , cessata la burrasca , tornarono con dispre- 
gio del Nume agli abbandonati viz). 

(1) Quattro mesi ha il testo del Cousin, avvegnache Dell'ul-. 
lirao di essi la forza del male avesse grandemeote ceduto. 



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L1BRO SECONDO i|r 

CAPO XXlII. 

Pireo, divinita santissima appo gli Jrdabigareni. — Costoe tra- 
diio dagli ambasciadoru — Online imperial* d 9 una scor- 
reria nella Persia. — Aeeampamento deil'escrcUo romano. 

I. Cosroe standost in quel elegit Assirj e calcaudo la 
via di tramontana per giugnere ad uo castello detto Ar- 
dabigara (i) , deliberA attraversare la Persarmenia per 
avventarsi nuovamente cootro il suolo romano. Qoivi £ 
il gran Pireo , name veneratissimo da Persiani , still' ara 
del quale per opera de' magi arde perpetuo fuoco ed 
ofironsi vittime, sendone gli oracoli molto invocati negli 
aflari gravissimi ^ & desso in breve la divinity nomata 
Vesta dagli antichi romani. Ma venutogli intrattanto un 
messo da fiizanzio a prenunziare I'imminente arrivo di 
Constaoziano e Sergio (a), imperiali ambasciadori, l'uno 
illirico, V altro delta mesopotamica Edessa, ed ammen- 
duni retori e forniti di molt a prudenza , i quali reca* 
vansi a lui per trattare la pace, nella costoro aspettativa 
si rimase tranquillo. 

II. Se non cbe rltardatisi nel viaggio per 1' infer* 
mare di Constanzia/io ed il pestilenziale morbo inol- 

(i) Ardabigane (Cousin). 

(a) Agazia da a coslui un profoodo sapere delle lingue , it 
possesso in grado eminente della stima di Cosroe, ed il primato 
in fra i turcimanni delle due monarchic. 

PaocopiOj torn. I. i& 



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9** GUERRE PERSIANS 

tratosl nel regno , Cosroe fe comando a Nabede , in 
allora coraandante delta Persarmema, d' inviare Euda- 
lio (i), vescovo de' cristiani , a Valerianb prefetto del- 
1' Armenia per richiamarsi della tardanza deglr amba- 
sciadori , e per esortare i Romani cod ogni studio alia 
pace. II vescovo preso a compagno un sno fratello 
parti, e fattosi alia presenza di Valeriano compii gli or- 
dioi avuti 5 assicurollo di pin ch'egli stesao , avendo Pa- 
nitno propensissimo alle parti romane in grazia d* una 
comune religione , indurrebbe a tutto suo potere il mo- 
narca, veouti gli ambasciadori in Persia, a non intrap- 
porre ostacoli nella conchiusione d'una pace conforme 
ai desiderj loro ; cosi il vescovo. Ma il fratello ito di 
nascoso al prefetto manifeslavagli : andar colla peggio 
le reali bisogna : la peste non avere perdonalo all'eser- 
cito ed al monarca : il figliuolo ambire la tirannide, e 
dalla sola complicazione di tali gravissime - sciagure 
cansarsi questo chiedere si premnrosamente la pace, 
Yaleriaoo ascollati entrambi diede commiato al vesco- 
vo con proniessa cbe gli ambasciadori non piii indu- 
gerebbero il venir loro. 

HI. L'imperatore avvisato incontanente dal prefetto 
di tutte le antedette cose, animaodosi a'nuove speraoze 
gli commise di tosto assalire le terre persiane , non ve- 
dendo chi dei barbari potesse opporvisi; al qual uopo gli 
altri comandaati dovevan aggiugoere Martino , e proce- 
dcre di conserto nella Persamenia. Come queste lettere 
furono lette dai capitani , si fecero valicare alle troppe 

(i) Endubio (Cousin). 



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L1BR0 SBCONDO a<3 

i confini dell' Armenia. Ma nou guar! prima il re pa* 
ventaodo forte la pestilenza erasi trasportato colP eser- 
cito nelP Assiria , libera aacora da si orrendo flagello. 

IV, Valeriano piaot6 il soo campo vicia di Teodo- 
siopoli e ne fe parte a Narsete duce degli Armeoi e di 
alcuni Emit ; Marti no prefetto dell' oricnte arrivato al 
castello di Citarizo (i), lontano sole quattro giornate 
da Teodosiopoli, vi pose gli alloggiamenti coo Jldige- 
ro (a) e Teotisto da priocipio, ricettandovi nel tempo 
avvenire anche Pietro, Adulio ed altri prefetti cui sopra- 
stava Isacco fratello di Narsete. Filomene (3) e Vero co- 
gli Eruli giansero sa quel de'Coraeoi (4), e vi si stecca- 
rono a piccolo intervallo da Martino. Giosto , figliuolo 

(1) Catarizo in Menandro ; e rammenUto eziandio da Teofi- 
lalte , lib. m , cap. i5. Negti Edifizj e detto castello oW Aslia- 
nene (lib. m, cap. 3)* 

(a) Isdigero (Cousin). 

(3) Pbilimulh (Cousio). 

(4) « Da Citarizo verso Teodosiopoli e 1' alta Armenia v' b» 
a la proviocia Corzane. Questa si estende circa il cammino di 
» tre gioroate; ne stagno alcuoo, ne alcon fiwne, ne mootagna 
» la separano dalle terre persiane. Gli abitanti, in tal modo con- 
» fusi, o a'Romani ubbidiscono od a' Persian! , vivendo scambie- 
» volmenle senza sospetto d" insidie e senza paura alcuna; fanno 
» parentadi tra loro e mercato di viveri , e lavorano d' accordo 
» ed in comuoe le terre a (gli Edifizj, lib. n 1, cap. 3). La Cor* 
» zena e la Cambiseoa soprattutto giacciono verso selleotrione , 
» e sono per ci6 nevosissime , appartenendo ai luoghi montani 
» del Caucaso , all' Iberia , ed alia Colcbide » ( Sir. , lib. xi ). 
Seinbra poi al Silandro che la Corzena di Strabone sia la Co- 
tatena di Tolorneo. 



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oU GUERRE PERSIANE 

del fratello di Giustiniano, e Peranio, e Giovanni di 
Niceto (i), e Domenziolo, e Giovanni Faga ebbero lor 
tende presso il castello Fison (?) , quasi a frontiera di 
Martiropoli. Di tal guisa campeggiavano gl'imperiali duci, 
la cui oste montava forse irentamila combattenti; ne la 
unione loro tendeva a form are un solo esercito, ma ad 
agevolare ai capitani il mezzo di conferire insieme sal 
come e quendo assaltare i nemici. Pietro nondimanco 
senza dime verbo a chi cbe sia mette improvvisamente 
piede sul persiano con6ne; Filomene e VerO, risapntolo 
col nuovo giorno, furongli di botto appresso cogli Ernli, 
ed a questi tennero dietro Martino e Valeriano , essen- 
do a breve djstanza tutti i loro campi. Ma Giusto che 
occupava V ultimo di essi fu pur V ultimo a porsi in 
cammino colle truppe , e dove stare di per se. Gli allri 
di poi mosscro al diritto verso Dubio , guardingbi af- 
fatto dal guastare o dal commettere ostilita sopra quel- 
le terre. 



(l) Nicolao (Cousin). 

(7) « Da Martiropoli verso ponente e Fisene; luogo dell'Ar- 
» menia Sofaoene, IoqUdo da quella citta poco meoo del cammiaa 
» d* una giornata. » ( Gli Edif. , lib, 111 ). 



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•UBRO SfcCONDO a*5 

CAPO XXIV. 

Vescruione delta Dubiana, — Vescovo di lei nomato greca- 
mcnte caltolico pereke unico in quella regions. — Ncssuna 
disciplina delV esercito romano. — Sua conseguenia , o in 
altri termini 9 sconfitta di esso. 

I. Egli k la Dubiana (i), ragguardevolissima regione 
per ogni cosa ma piu cbe tutto per la salubrity dell'aere 
e delle acque, di spettanza de'Persi; giace otto giornate 
di cammino Innge da Teodosiopoli , e raccbiude bcllis- 
sime campagne ricche di cavalli, e gran numero di bor- 
gate assai vicine tra loro, dove nulla manca al beato 
vivere; hannovi del pari mercantili fondacbi abbondanti 
di prodotti indiani, iberici e dr altre persiane provincie, 
e sin di quelle sotto giurisdizione romana. 

II. II vescovo di lei^ unico in mezzo a ianto popolo, 
nomasi grecamente oattolico. Di qua camminando a 
man diritta stadj eentoventi trovi il monte Dubio , al- 
pestro e malagevolissimo da salire y ed in una sua gola 
il vico detto Anglon, dove Nabede alP udire la nemica 
sc0rreria riparo di sobito con tutto V esercito , molto 
sperando nella fortezza del luogo. Sorge il villaggio ap- 
pie del monte , ma la rocca, dello stesso nome, oecupa 
l'alto, ed awegnach£ di sua natura inespngnabile merc6 
della scabrosa erta pur voile costui raddoppiarne il 

(i) Nomata forse Dayana, o Dahana da Aminiano'Marcellmo 
( lib. xxin ). 



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a4« GUERRE PERSIA^ 

disagio ingombrandovi il sentiero con pietre e carra 3 
fecevi inoltre al dinanzi e fossa e trincea , ed entro al- 
cuue vecchie casipole mise forte aggaato di soa gente } 
i guerrieri persiani quivi rinchiusi non oltrepassavano il 
numero di quattro mila. 

III. Compievasi dai barbari questo appareccbio quan- 
do i Romani avanzarono ad una giornata di cammioo 
da*Anglon, e sorpresovi un esploratore nemico interro- 
ganlo ove si stesse il duce persiano; quegli risponde es- 
sersi di cola ritirato con tutto l'esercito. Narsete allora, 
furiboodo per la fallita occasione , rimprover6 i suoi 
colleght prefetti della sovercbia tardanza , e si fecero 
eziandio costoro incolpandosi a vicenda ; abbandonato 
qoiodi ogni pensiero di pugna , UUti si diedero al pre- 
dare. Inoltravano adunque trascuratissimi nell' ordine e 
nella disciplioa , senza puoto di contrassegno , solito 
darsi in tali congiunture, non distinti tra loro, ma sol- 
dati e bagaglioni alia rinfusa, in poche parole sembrava 
truppa meglio inlenla a caricarsi di bottino che ia 
marcia contro il nemico. Arrivati cosi davauti Anglon e 
mandativi esploratori, questi tornando annunziano aver 
gia Nabede messo V escrcito in ordinahza di battaglia. I 
capitani avvegnache sbigottiti per la impreveduta faccen- 
da, non osarouo tottavia dar le spalle, gindicando turpes- 
za e vilta il fuggire con tanto esercito ; ma in cambio 
Pimminente pericolo siiggeri loro di partirsi in tre corpi, 
afEdando a Pietro il destro corno , a Valeriano il sini- 
stra, ed il centro a Martino. Gianti siffaltamente a pie 
della rocca fecero alto, serbando ognora pochUsim'ordi- 
ne a motivo delPerto e malagevole terreno su eui dove* 



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* L1BR0 SEGONDO a{ 7 

vano fare giornata. I Persiani dal eanio loro , ristretta 
1'ordinauza, stavano iromobili ad osservare l'esercito ne- 
mico, giusta il comando avuto dal capitano di non es- 
sere in modo alcuno i primi ad assalire, ma diopporre, 
provocati , una ostinata resisteoza. 

IV. Primo di totti adunque Narsete cogli Eruli e coi 
Romani si fa innaozi, e fidando nelle sue forze attacca 
il nemico di contro , mettelo in rotta \ e lo costrioge a 
ripar^re nella rocca ; ed iuianto egli auimando oguora 
i suoi, quantunque ristretti io augustissimo spazio, noa 
cessa d' iucalzarlo 5 ma balzaodo fiiori i barbari daglt 
agguati awentansi all'imprevista contro degli Eruli , ed 
uccisine molli feriscono dentro all' occbio Narsete stes- 
so , cbe tolto di la dal fratello Isace poco stante spir6 , 
uomo al certo piu che valente ed utile in quesla guerra, 
e colla morte di lui surse grande scompiglio , facil cosa 
da immaginare , tra' Romaui. Allora mosse Nabede cou 
tutte le truppe , abbattendo in tanta malagevolezza di 
terreno molti d'ogni gente nemica, moltissimi peri degli 
Eruli , primi a cimentarsi e disarmati in campo *, sendo - 
egli sprovisti di celata, di corsaletto, e d'ogni altra guisa 
d' arme a riparo de 9 corpi loro , secondo 1$ nazionale 
usanza di marciare alia guerra col solo scudo e coperti 
di vile e logoro mantello cinto sui reni ; e fin lo scudo 
e iuterdetto ai servi prima cbe abbian dato provadi gran- 
de valore : tanto giova sapersi degli Eruli. GP imperiali 
discorati dalP impeto de' Persiani voltan tutti a gara le 
spalle, dimentichi della virtu e delPonor romano, e que- 
sto procedere fu si vituperoso cbe il nemico stesso ve- 
dendolo nol ritenne gia effetto di timore , ma strata- 



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2(8 GUERRE PERSIANS 

gemma guerresco, a motivo dt cbe, non osando com- 
battere pocbi contro molti ia campagna aperta y dopo 
averli molestati per que'Iuogbi slretti fecesi di bel nuo- 
vo indietro. Gli aliri non di meno , ed in preferenza 
i due! , immaginando averli sempre alle calcagua , 
precipttavano vie peggio la fuga , non ristavansi nep- 
pure un attimo dal correre , incitavano collo scudiscio 
e con Je grida i cavalli , e sin gittavan Innge da se le 
armadure come inutili arnesi, fermi nel pensiero che iny 
poteoti sarebbero a sostenere nn secondo cimeoto. Ogni 
loro speranza di salute era riposta nella celerita dc' ca- 
valli , e per dirla in breve fu tanta e si grande la foga 
del galoppare cbe di que* poveri animali quasi nessuno 
campo la vita, ma oppressi dalla fatica subitamente ca-» 
devan tnorti. Una tale sconfitta e fuor d' esempio in 
quelle guerre, imperoccbe quanti d'essi allenarono cor-, 
rendo vennero poscia o trucidati o fatti prigionieri : i 
Persiani riportaronne similmente riccbissimo botlino di 
armi, di cavalli e d' ogni maniera di suppelleltile. Adu- 
lio poi avvicioatosi di troppo nel cavalcare ad una roc* 
ca della Persarmenia fu dal presidio colpito di sasso 
nella testa^ ed ivi medesimo cess6 di vivere. A Giusto 
in fine riuscidi penetrare nella regione de' Tarabi (i), e 
raccoltavi non roolta preda tornd pur egli assai presto 
indietrd. 

(i) Dans le pais de Tanrancse ( Cons. )^ 



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LI.BRO SECONDO a<9 

CAPO XXV. 

Armi di Cosroe per la guar (a volta sulle terre imperiali , ed 
assedio di Edcssa. -— £* wwo/ danaro dai c it tad in l. — Pro- 
segue a cingerli strettamente colt esercilo> ed i suoi lavori 
giungono a sbigoitire gli assediati, che mandangli Slcfano, 
medico y oratore di pace. — r Parlar di cosiui. — Risposla 
del re. — La citta vedesi agli estremi con timore gravis* 
simo de' suoi futuri desttni. 

I. II Persiano col venturo anno riconduce P esercilo 
sulle terre imperiali volendo procedere nella Mesopo- 
tamia a vendicarsi , dod per verila delP imperator Giu- 
stiniano o d' altro mortale , ma dello stesso Name ado* 
rato dai cristiani. Perciocche egli nella prima scorreria 
tentato iodarno Passalto di Edessa (i), mentre riveniva/ 
frettolosamente indietro e forte ratlristavasi co' magi 
delP awennto , . ebbe a d!r loro che non cesserebbe 
ogni falica e riscbio per mettere il giogo a tutti gli 
Edesseni e per ridurne la citta pascolo di gregge. Or 
dunqne accostandovi Pesercito fece inoltrare senta dan- 
neggiamento uua mano d'Unni sino alle mora ver Pip* 
podromo , dove i pastori , sperando P eitissimo luogo 
di non facile accesso al nemico 7 eransi riparati cogH 
armenti ; ma tnttavia i barbari montativi predavaa il 
bestiame , awegnache gli altri virilmente adoperas- 
sero a ributtarli. Alio strepito i Persiani corsero in 
aiuto degli Unni , e balzato eziandio foori il presidio e 

(i) V. il cap. 12 di qwsto libro. 



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*5o GUERRE PERSMNE 

gli abitatori a proteggere i suoi, v'ebbe ostinata zuffa nel 
cui periodo il rapito armento rivenne di per se ai pro- 
prj covili. Tra'combaltenti barbari segnalavasi uno de- 
gli Unni 9 il quale pieoo di arditnento procedendo tra- 
vagliava piu che gli altri tutti i Romani, ma tal con- 
tadino fromboliere colpitolo nel ginocchio destro il pre- 
cipit6 giu d' arcione. Durata la pugna dalla maltina al 
meriggio , distaccaronsi le fazioni , peusaodo e questi 
e quelli averoe assai , e P oste imperiale si ricondusse 
entro le mura , ed i Persiani piantarono il caoipo lungi 
da la sette stadj. 

II. Allora Cosroe, indotto vuoi da tristi sogni , vuoi 
dal pensiero cbe sarebbegli tomato a disonor gravissi- 
mo il dover togliere una seconda volta quell' assedio a 
mani v6te, risolve chiedere agli Edesseni gran somma 
di danaro in prezzo del suo ritirarsi. At quale uopo nel 
venturo giorno mand5 il turcimanno Paolo vicin delle 
mura ad annunziare ai cittadini cbe di buon grado ac- 
coglierebbe una loro deputazione all 1 oggetto di trat- 
tare seco. E questi inviarongli quattro ragguardevolis- 
simi personaggi , a cui d'ordine reale il zabergane pro- 
pose aspramente, per intimorirli, di scegliere tra la pace 
e la guerra ; e rispondendosi dagli ambasciadori pace , 
replied valer el la carissimo prezzo. Gli altri pregaroulo 
di aggradire le offerte cui obbligavansi dopo il saccheg- 
gio deglt Antiocheni; ma quegli con riso beffardo ri- 
mandolli ? aggiugoendo ch' e' riverrebbero tostoche aves- 
sero meglio provveduto alia conservazione delta citla 
loro *, trascorso per6 brevissimo tempo Cosroe li richia- 
ind ? ed annoverati quanti e quali forli avesse gia preso 



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L1BR0 SECONDO a5i 

ai Roman!, termini minacciandoli di trattare gli Edes- 
seni vie peggio ancora se non ricevesse tutlo il danaro 
guardato entro quelle mura , ed a quest 9 unico patto 
promise ritirare P esercito. L' ambasceria in cambio 
si dicbiarava prontissima a comperare gli accordi , ma 
supplicavalo di proferire oneste domande, non avendovi 
uomo che prima di combattere atto sia a pronosticare 
Teracemente P esito della guerra , ed a misurarne tuttt 
i pericoli. Punto il barbaro dalP arditissima risposta or- 
dini loro di subito partire. 

III. Correndo P ottavo giorno delP assedio il re co- 
mand6 che s' inalzasse rimpetto alia citta an cavaliere , 
e P opera ebbe subito principio col taglio di moltissirai 
alberi, che vennero poscia disposti in forma quadrata e 
coperli di terra e di pietre ; ed a rendere piu spedito il 
lavoro. si trascurava ogni servitu di scalpello verso que- 
ste , allogandole siccome portavansi dalle cave. Furonvi 
eiiandio intramesse lunghe travi alP uopo di collegare 
vie meglio P opera e darle solidity maggiore nel suo 
inaUamenlo. Ora Pietro, altro dei duci soprastanti al 
presidio , il quale con Martino e Peranio difendeva la 
mnragtia rimpetto al cavaliere, spedi una mano di Unni 
a combattere improvvisamente gli operai , e molla ne 
fu la strage, narrandosi per siho che tale di essi, noma- 
ta Argeo, ebbe Panimo di ucciderne ventisette(i). Am-' 
maestrati dalP avvenuto i barbari procedeltero di poi 
nel lavoro con tale e tanta eautela che non fuvvi piu 
mezzo di sorprenderli una seconda volta. lnualzatosi 

(i) Diciassette (Cousin). 



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*5a GUERRE PERSIANE 

il cavaliere a segno degli archi nemici , la guernigione 
coraincio a gittarvi taota copia di saettame e di pietre, 
che gli altri dovettero a propria salvezza formare nel 
suo davanti una mantera di testuggine sovrapponendo 
a telai di legno tessuti di pelo caprino , nomati cilicii , 
ed aventi lunghezza e spessore che impedissero il ferir 
degli straii o d'altra sioiigliaote arma. 1 cittadiui allora, 
inlimoritisi , mandarono ambasceria al re dandooe la 
presidenza a Stefano , medico principalissimo di que 9 
tempi e fornito .di somme ricchezze in premio dell' a- 
vere un di risanato Gavado Ggliuol di Perozo. Questi 
presentatosi con tutto il corteo al monarca gli dicea : 

IV. « E massima incontrastabile di tutti i popoli che 
» a buon re si conveoga la clemenza , e che le guerre , 
» gli eccidj , il predare cittadi , il guastar terre possano 
39 forse procacciargli altri nomi speciosi, nou gia quello 
n di buono } ne havvi luogo quanto Edessa meritevole 
y» a giuslo titolo di andar libero da ogni tuo nocuraento. 

* In lei io nacqui, il quale nulla presago del fnturo at- 

* tesi con ogni diligenza alia tua educazione e persua- 
•* doi a Gavado il destinarti successore al trono : facen- 
n domi per6 V artefice del tuo innalzamento addivenni 
» pur quello di tutte le preseoti sciagure delta mia pa- 
» tria: sendo che I'igooranza delle cose avvenire procacci 
» molte pene ai mortali. Or dunque se hai rimembrauza 
» di tal beneGzio cessa d'affliggerci con nuove sciagure} 
» rendimi in fine quesla mercede , non isterile a te 
» stesso di beni collo storti il mal nome di possedere 
39 inumanissimo cuore ». 

V. II re nondimanco protest^ all 1 ambasceria di vo- 



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LIBRO SECONDO a53 

ler quivi rimaoere coll' esercita firtchi non venissergli 
restituiti dagli Edesseni Pietro e Peranio, i quali, schiavi 
di suo padre , avevano poscia avuto la baldanza d' im- 
pugn are le armi contro di lat ^ e quando i Romani vi si 
rifiutassero proponeva P alternative o di sborsargti cin- 
quanta mila anrei (i) o di aprire lor porte ad alcuni 
Persiani che iuvestigherebbero e porterebbero via tutto 
P oro e P argento , lasciando ai cittadini la liberta e la 
padronanza del resto. Si disse il re con orgoglio som- 
tno , e pieno di fiducia che porterebbevi di leggieri en- 
tro le armi. Gli ambasciadori , giudicando impossibile 
di aderire a nessuna delle proposte, malcontent! delP a- 
nimo e pieui d' affanuo tornarouo alia citta , metten- 
dola con s\ tristo annunzio nella piu desolante coster- 
nazione. 

VI. Gresceva intanto a dismisura il battifolle, ed i Ro- 
mani piu non sapendo qual consiglio prendere inviarO- 
no altra fiata al barbaro i loro deputati, ma questi per- 
venuti al campo e dichiaratisi oratori delle gia suppli- 
cate cose non poterono tampoco udire la voce reale , e 
dovettero, ch'e peggio, con molte villanie retrocedere. 11 
presidio allora stabitt difendersi valorosamentc , ed in- 
nanzi tutto pose mano ad elevare la parte del muro 
di contro al cavaliere per non essere dal nemico domi- 
nate Giunto pero al termine delta sua opera esorto 
Martino che andasse a conchiudere la pace comunque 
e' crederebbe opportuno; il duce avvicinatosi al campo 
nemico pales6 il motivo della sua venuta ad alcuni duci, 

(i) Cioquaule mine marcs d' argent (Cousiu). 



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954 GUERRE PERSIANE 

i quali tennerlo a bada con lusinghieri discorsi, men- 
tendo brama di pace sincbe videro compiuto P inol- 
trato lavoro. Ne , ad ascoltarli 9 dar si potea altri piu 
disposto del re loro alia coacordia, ma d'un sentimento 
diametralmente contrario incolpavano Giustiniano, ed a 
pruova adducevanne che Belisario , di gran lunga mag- 
giore di Martino in potenza e dignita , era bensi riu- 
scito nelP indurte Gosroe a ritirarsi dalle terre roma- 
ne (i) colla promessa d' inviargli ambasceria per venire 
agli accordi, essergli perd, di sua confessione, mancate 
le forze a piegare Panimo delP im per a tore , e con esse 
mancati i mezzi di adempiere alcuno degli obblighi 
contratti. 

CAPO XXVI. 

// eavaliere minalo ed arso dot RomanL — Due assalti colla 
peggto dell* truppe reali. — Colloquio di pace senta ef- 
jttto. — Mura di Edessa combatlute indarno ; accordi 

I. Tra questo mezzo il presidio scav6 entro le mura 
una fossa , dalla quale un sotterraneo cuniculo metter 
dovea sino al centro delP inalzato eavaliere , per indi 
appiccarvi grandissimo fuoco , e di tal foggia rovinarne 
tutta la mole ; quando il nemico accortosene al rurao- 
re de* minatori si pose anch' egli ad approfondarne le 
parti laterali sperando incogliervi i Romany questi peri 
avutone sentore desisterono subito dalP impresa > ritu- 

(i) V. cap. a i di questo libra. 



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LIBRO SECONDO *55 

ran do con nuova terra il vano falto, e diedersi in vece 
a formarne altro larghissimo, a foggia di stanza ,'dalla 
parte che P edificio piu si avvicinava alle mura; ac- 
cumularonvi quindi secchi tronchi d'alberi arsicciati, e 
tntli a larga maoo spalmati con olio di cedro, con solfo 
e bitnme , avendovene in citta abbondante provvista. 
]n quello stante i duci persiani 9 il ripeto , conferivano 
spesso con Martino appalesandosi bramosissimi di pace; 
dato perd fine al lavoro 9 perveouto questo a sigoo- 
reggiare la citta 9 accomiataronlo ricusandosi aperta- 
mente ad ogni convenzione. I Romani allora ardon al- 
T improviso i predisposti tronchi , ed intanto cbe le 
fiamme diffondonsi la sotto , e' non cessano di ali- 
mentarle con altro legname per rendere Pincendio uni- 
versale , come di fatto ebberne certezza vedendo nella 
nolle il fumo che andava qua e la aprendosi un varco 
alia superficie di esso. Nbndimeno parendo lflfto imma- 
tura la manifestazione delle tramate insidie 9 giltanvi 
presta mente sopra dalle mura vaselli pieni di carboni 
ardenti ed incendiario saettame, al cadere de'qqali subi- 
to accorrevan le scolte notturne ad ammorzarli, persuasi 
che cid fosse la sorgente del fumo } crescendo tuttavia 
il male 9 e cadendo roolti dei loro feriti dagli archi ro- 
mani si cbiamo soccorso. Al levar poi del sole giunto 
il re con gran parte dell' esercito e montatovi sopra fu 
il primo a conoscere non essere onniuamente gli avven- 
tali combustibili su quel terreno la vera cagione di quan- 
to appariva, ma occulto fuoco nelle sue viscere , e per 
estingucrlo fecevi alPistante correre tutte le truppe. 
Ora gli Edesseni rincoratisi cominciarono a villaneg- 



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25$ GUERRE PERSIANE 

giarlc con parole ia mirando porlare chi terra e chi 
acqua laddove maggiormente svolgevansi que 9 fieri tur- 
bini , sperando cosk vincere il sottoposto vuloauo } era 
pei*<S ua afialicarsi indarno, conciossiache al versarvi la 
terra scompariva ben si il fumo , come vuol ragiooe , 
ma solo per isgorgare con duplicata vcemenxa da nuovi 
spiragli sotto cui vie piu iogagliardiva la possa delle 
fiamme. Ove similmente attendevasi qualcbe buon ef- 
fetto dall' acqua , producevane questa uno contrario 
colP aggiugner forza al solfo ed al bitume , uoa aven- 
dovi mezzo di usarne in taota copia quanta richiedeva 
il bisogno per reoderla prevalente aH'incendio : si creb- 
bero in fine que* deusi vortici coll 7 annottare da essere 
visibili ai Carreni ed a piu lontani popoli. I Romanr al- 
lora, saliti anch' egli sopra il cavaliere, attaccarono ?i- 
gorosamente il nemico e n'ebbero vittoria, sebbene do* 
vessero presto discenderne vedendosi aodare a fuoco 
tult'all'intorno. 

II. Fallita questa impresa a Persiani, dopo il sesto 
giorno e 1 volgonsi ben prima dell' aurora ad assaltare 
chetamente uoa parte del muro, e trovato il presidio in 
profondissimo sonno acconciaronvi le scale per occu-* 
parne la sommita ; e sarebbonvi riusciti in buon punto 
se tale del contado , vedute le insidie , non avesse de- 
stato le guardie 9 al cui sopraggSugnere si venne alle 
111 a ni con grande tumuito e ruoiore. I barbari, dichia* 
ratasi la vittoria per gli assediati , si ritrassero nel cam- 
£0 abbandonando ogoi loro apprestamento a diveuir 
bottino degli Edesseni. Cosroe allora iuvii di mezza 
nolte molte truppe ad cspugnare ia porta nomata Ma- 



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LIBRO SECONDO *5 7 

gna , cd 1 Romani e quanti altri eraovi entro , con una 
sortita y li misero nuovameole ia fuga. 

III. N4 cessavano ancora i vincitori di molestare il 
nemico 7 quando presentatosi il lure i man no Paolo an-* 
naozi6 loro a nome del monarca l'arrivo dell'amba- 
sciador Recinerio da Bizanzio } alia qual nuova si divi- 
sero le due fazioni. £ di vero il legato antedetto gia 
da pareccbi giorni dimorava nel campo de' barbari 
senza ch' e' pensassero darne avviso agli Edesseni , vo- 
lendo prima com p ire il battifolle, ed attendere 1'etito 
d'un ass al to col suo mezzo dato alle mura; perocchi 
sperimentando propizia la for tun a avrebbero rigettato 
ogni proposta di pace , e rimanendo perdenti y come 
accadde , potrebbero di buon grado accogliere i patti 
offerti dai Romani. Espose inoltre Paolo cbe una de-> 
putazione tosto procedesse al campo reale per istabi- 
lire gli accordi, ed ebbene ch' ella vi arriverebbe dopo 
tre giorni, sendo ora il duce Martino alquanto ptalsano* 

IV. Cosroe y sembratagli insidiosa la risposta 9 voile 
lenersi pronto ad un attacco , al qual uopo ordind che 
si accumulasse gran numero di mattoni sol cavaliere, e 
passati due giorni raarcid egli stesso aile mura per com- 
batterle , circondando in prima la citta col disporre 
presso a ciascuna porta e duci e troppa. Fecevl si onl- 
ine ote portare scale ed altre macchine, e pose da tergo 
i Saraceni con piccol numero di Persiani , destinandoli 
non gia a soccorrere gli assalitori, ma solo a persegui- 
tare i fuggenU superate che fossersi le mora. Con tale 
ordiuanza l'esercito reale principi5 di matlina Passalto 
non senza vantaggio, essendo ben forte in confronto dei 
Pmocqfio* torn, L 13 



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»5t GUERRE PERSIANE 

Roman!, molt! dei qnali inoltre, non antiveduto Pat- 
tacco, era no per anchc affatto all'oscuro de' casi loro ; 
ma coll'inasprir della pugna V intiera citta fu in per- 
turbazione e tnmulto , e uomini e donne e pargoletti , 
accorsi ove ferveva la pugna, opponeransi i primi ancor 
robusti vigorosamente al neraico , e gli altri tutti for- 
nivan i combattenti di pietre e di quanto potesseli 
giovare , venendo sin versate dalP alto sopra gli assali- 
tori caldaie d* olio bollente ; i villani stessi nella lotta 
mostrarou di se opere molte ed egregie. I barbari per 
Jo contrario stanchi di pericolare giltavan le armi , e 
pregavano il re di non ostinarsi maggiormente in quel* 
I'assedio. Ma Cosroe pieno di sdegno , minacciando e 
bravando a tutti , li riconduceva alle mura , e fat* 
tevi accostare le torri , le scale e le macchine , 
con forte rum ore tent6 viocere la citta. Resistono im« 
pertanto i Romani , e difendendosi in mucchio coa ar- 
dore estremo fugano i loro competitor! , ed alio stesso 
re , mentre volge precipttosamente le spalle , non man- 
cano fischi e provocamenli ad un secondo attacco. II 
solo Azarete resisteva tuttavia presso alia porta Soine 
in' certo luogo nomato Tripurgo (i) , ove una mano 
di prodissimi Romani era uscita a contendergli quel 
terreno ; oltre di che ebbe un violento assalto ia parte 
del muro chiamata Procbisma , ove sembrava la for- 
tuna arridesse alle truppe reali , quando il vincitore 
Peranio con forte soccorso di guerrieri e qualche Edes- 
seni spronatovi il cavallo vi combatte sino al tram on to 

(i) Diremmo noi : le tre torri. 



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LIBRO SECONDO *& 

del sole. Terminata colla notte la strage, i Persiaui rag- 
giunsero il campo e vi si lennero di continuo in guar- 
dia f> il presidio poi forni di sassi la somnoita delle niura 
ed appresli ogni altra necessaria difeta per accogliere 
convenevolmente nel venturo giorno il netnico se vedes- 
selo un'allra 6ata inoltrare \ ma uom non cotnparve. A4 
posdomane parte deli'esercito reale ad esortazione di 
Cosroe fe impeto conlro la porta Barlai, accorsivi pero 
i Roraani fu tosto vinta e costretta a retrocedere negli 
accampamenti. Dopo di che giunse alle mura Paolo 
turcimanno del re con invito a Martino di passare nel 
campo neniico per venire ad un' amicbevole compo- 
sizione; ed arrivatovi l'ambasciadore, il monarca fat- 
tesi an n over are cinquecento libbre d' oro , sottoscrisse* 
gli accordi, obbligando la sua parola che raai piu avreb* 
beli violati } quiudi messt a fuoco e fiamme gli steccati 
del carapo e le macchine , torn6 con lutto l 1 esercito 
nel regnoi 

CAPO XXVII. 

Morte di Giusto e Peranio ; Marccllo e Constanziano , lor 

successor! , mandati in ambasctria a Cosroe. — Guerra 

- parlicolare tra Alamandaro ed Areta. — Isdigunna muove 

insidiosamente conlro Dara > e , mancalogli il colpo , e« 

ambasciadore in Bizanzio. 

I. L' imperio compianse in tal epoca la morte di due 
illustri capitani , Ginsto nipote dell' imperatore , e V i- 
bero Peranio \ il primo fu spento da morbo , e V al- 
tro da una caduta di sella in cacciando. Giustiniano 



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2&> GUERRE PERSIANE 

sustitoi ad essi Marcello ancor tenero figliuolo del fra~ 
tel suo, e Constanziano, spedito poco stante con Sergio 
ambasciadore a Cosroe per trattare la pace. Quest! 
incontrarono il re nell' Assiria , laddove ergonsi due 
grandissime citt& , Seleucia e Ctesifonte , divise non da* 
regiooe comunque ma dal solo Tigri , ed opera det 
Macedoni , cni obbedirono dopo Alessandro di Filippo 
i Persian! e le vicine genti (i). Venuti pertanto al sua 
cospelto fecergli istauza di rendere ai Romaiii i eastelli 
della Lazica e di confermare le proposte convenzioni. 
Ma egli rispose che prima di sottoscrivere una pace 
stabile tra loro si dovea rimanere d' accordo per una 
tregua , durante la quale fosse lecito alle ambascerie di 
oltrepassare i proprii confini senz'ombra dr pericolo per 
venire a parlamento e conversare insierae, unico mez- 
zo di rendere V amicizia loro eterna 5 ma questa tregua 
volersi ottenere dai Romani con danaro e col mandargli 
di soprappiu Tribuno a dimorare qualche tempo secoj 
professava costui medicina, ed avendolo risanato da 
grave malattia eragli divenuto accettissimo. Alia riferta 
delle reali doman.de Giustini&no spedi tosto in Persia 
Tribuno e venti mila aurei (a) , e cosl , ricorrendo 
I' anno decimonono del suo imperio , fu sottoscritta 
una tregua di cinque anni (3). 

II. Areta dappoi ed Alamandaro , condottieri di Sa- 
raceni , guerreggiarono tra loro senza aiuti dell' impe- 

(1) V. oota cap. 3 9 5 4 di questo libro. 
(?) Deux tnille marcs d'argent (Couiin). 
(3) Anno dell* era volgare 546. 



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UBRO SECONDO q5i 

ratore o del re , ed il secondo nelle sue scorribande 
in col to un figliuolor del nemico paseolaote i proprj de- 
strieri sacrificollo subito a Venere , pruova manifesta 
che il padre non aveva ma! parteggiato co 7 Persiani, I 
loro eserciti poscia fecero giornata, ed Areta mise ia 
TOtta P avversario uccidendogli molta gente, e poco 
mancd non conducessegli in iscbiavitu i due figliuoli •} 
cosi ebbe termine qnesta guerra. 

HI. Col tratto successivo il re persiano infinse man-' 
dare un 9 ambasceria in Bizanzio all' iroperatore , e fat- 
tone capo Isdigunne diedegli il corteo di cinquecento 
eletti guerrieri, comandando loro che pervenuli in Dara 
prendessero ad albergare in molti separati luoghi per 
tenersi pronti nel cupo della notte, quando tutti ripo- 
savano profondamente 9 a metter ftioco alle case di lor 
dimora , acciocche , sendo i Romani occupati nell ; estin- 
guere gli incendj , e 7 potessero spalancare le porte della 
citta ad un esercito, che il prefetto di Nisibi aveva avuto 
1' incarico di allestire segretaniente all 9 uopo. Con tale 
frode il barbaro sperava uccidere a suo bel agio i Ro- 
mani di presidio in essa e di assoggettarsi la citta. Se 
non che un suddito imperiale , fuggito poco dianzi in 
Persia , risapute le insidie inanifestolle a Giorgio cola 
prefetto e quel desso, come gia scrivea , che fu coosi- 
gliero ai barbari assediati nella rocca de 7 Sisaurani di 
rendersi al duce imperiale (i). Giorgio dunque venuto 
ad incontrare Tambasciadore sulle frontiere comuni a 9 
due Slali j alia bella prima esposegli non addirsi tauto 

(i) Cap. 19 di questo libra. 



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afla GUERRE PERSIANE 

corteggio ad un' ambasceria , ne poter cgli ricevere 9) 
gran numero di Persiani entro una citta romana, quindi 
pregavalo di lasciarne la maggior parte in Ammodio. 
Isdigunne fremea di gravissima ira , come che , amba- 
sciadore a' Roman! , ricevuto avesse ingiuria dal pre- 
fetto , il quale perd , nulla curando lo sdegno di lui e 
znolto la salvezza di Dara , non permisegli di mettervi 
piede che accompagoato da sole venti persone. 

IV. Isdigunne , avvegnache andassegli P impresa a 
vuoto , prosegui nulla manco la via di Bizanzio , me- 
nando seco la moglie e due figliuoli per vie piu illu- 
strare P ambasceria. Presentatosi quindi al trono di 
Cesare vi depose i reali doni e Je scritte in cui era 
soltanto espressa la brama del monarca di sapere se 
Pimperatore stesse bene del corpo. Grustiniano lo ac- 
colse- onorandolo siffattamente che non ci ricorda nel- 
Patitichita esempio da compararvi , e fin voile, quando 
convitavalo , seduto alia sua mensa P interpetre di lui 
Braduna (1) ; cortesia fuor d' ogni rimembranza, non 
avendovi chi possa igtiorare interdetta sempre ad un 
turcimanno 9 sebbene per uffizio noti inferiore a qualsi- 
sivoglia magistrate, la partecipazione di quelPonoranza. 
Mostroglisi eziandio, accomiatandolo, generosissimo nel 
ricambiare i preseuti avuti, dando opera che i suoi , 
comunque frivola e vana fosse stata P ambasceria, su- 

(1) E noinato Bradasstohe dal Cousin , Braduciooe dal chia- 
rissimo commenlatore delle Storie Segrete, il quale aggiugne che 
la imprudeute condotta di Giuslioiano frutt6 a costui la crocifis- 
sione , a tal morle avendolo il re , sospettosissimo di tanta di- 
stiniione , condannalo al lornare in Periia. 



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UBRO SECONDO a« 

perassero di gran pezza quclli persiani, o se pur vuoi il 
danaro consumato nel lungo viaggio (i). Tal fine ebb« 
il tradimento del barbaro contro Dara. 

(i) A tale ambascerta da il Nostra assai piu rilevante scopo 
nella Storia miscellanea , ove dice che Isdeguona si porto a Bi- 
sanzio per trattare la pace, ma solo vennegli falto dopo mohe 
controversie di conchiudere una tregua per cinque anni (qnella 
indicata al § i di questo capo), ponendo tra le altre condizioni 
di essa l'obbligo all' imperatore di sborsare ai Pe/stani due mila 
libbre d' oro pel quinquennio, e libbre seicento pe'diciotto mesi 
irascorsi dall' una sospension d' arnii all' altra , del quale tempo 
consumato in conferenze pretendeva il mdnarca ritrarne qualcbe 
vantaggio. Si domand6 parimente a Giustiniano la restituzione di 
Besalo , di schiatta itlustre ed in pieno possesso de' reali favori , 
addivenuto in Armenia prigioniero di Yaleriano , e trasportalo 
in Bizanzio ove tuttora dimorava in istrettissimo carcere. Alia 
quale inchiestf, sebbene accompagnata dall' oflerta d* un generoso 
riscatlo , aderi 1' imperatore mandandoglielo di bando giusta le 
insiooazioni d'Isdcgunna, il quale andavagli ripetendo che i buoni 
uffici di costui sarebbero stati un mezzo efficacissimo per indurre 
il re a levare le truppe dalla regione de' Lazj. Quest' ambasceria 
in fine <F lsdegunna, qui riportata sotto 1' anno dec\monono del- 
rimperio di Giustiniano , ha un'epoca nella prefata Isforia an- 
teriore di qnattro anni (cap. i5)» 



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s6< GUERRE PERSIANE 

CAPO XXVIII. 

■ 

Navilio da coslruirsi nel paese de f Lazj 9 e frodi tramait dal 
Persia no conlro Gubaze. — JRicorre quesii alt imperatore 
ed ottiene otto mila guerrieri avtnti a duct il malaccorio 
Dasisteo. — Pietra tinta £ assedio. — Descritione delta 
Laiica. — SagacUd di Gubate. — Falli del romano duce. 

I. H re persiaoo volgendo a ouove imprese il pen* 
siero , ordin6 clie si trasportasse nella Lazica molto le- 
gname icconcio ad opere navali, ed entro se tenendone 
la vera destinazione fingeva che si dovesse convertire 
in tnacchine per dare maggior fortezza alle mura di 
Pietra. Scelti di poi trecento valorosi guerrieri man- 
dolli con Fabrizio , di cui teste scriveva, nella Lazica , 
coramettendo segrelamcnte al duce la morte di Gu- 
baze ; se non che per volere della fortuna tutto quel 
materiale cola trasmesso fu da un fultnine ridotto in 
cenere. Arrivato poscia Fabrizio disegnava compiere il 
reale comando, e dettogli avervi tra' Colchi un ragguar* 
devole personaggio di nome Farsase (i), attaccatissimo 
giusta la volgare sentenza ai Persiani ed in odio estre- 
rao , nato da privata nimicizia, a Gubaze, cosicch& non 
osava tampoco appresentarglisi, mandd chiamandolo, ed 
apertogli il suo segreto ricbiedevane oonsiglio per bene 
cominciare V opera. Fu stabilito pertanto di comune 
intelligenza che il duce a se cbiamasse in Pietra Guba- 
ze sotto fals' ombra di comunicargli alcune reali dispo* 

(i) JBarzanze (Cousin). 



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LIBRO SECONDO *65 

sizioni a favore dei Lazj. Ma qoeslo , dallo stesso Far* 
sase di soppiattp avvertito delle insidie , non si mosse 
panto , cominciando invece ad ordire alia scoperta la 
ribellione. Fabrizio adunque , disgraziatissimo nella sua 
mandata , poiche ebbe commesso ai Pietresi P approvi* 
gionamento di quanto potea occorrere per sostenere uq 
assedio, torn6 co r suoi trecento indietro. 

II. Gubaze di poi narrate alP imperatore le sofferte 
molestie chiesegli innanzi tutto di perdonare ai Lazj le 
yiceude passate (i) , e quiodi di volerli proteggere ar- 
mata ^nano contro le violenze persiane , dftpostissimi a 
SGUoterne il giogo , ma essere bisognosi di aiuto. Giu- 
stioiano allegratosi oltre misufa della nolizia, spedi loro 
il capitano Dasisteo con settecento Romani e raille Za- 
ni (a) , i quali pervenuti nelta Colchide ed unitisi alle 
truppe di Gubaze posero V assedio a Pietra , dove tro- 
vata ostinatissima resistenza e copia molta di vittuaglia 
forono costretti a rimanere lungamente. Cosroe ac- 
ceso d'ira per queste novita mandovvi pur -egli un 
forte esercito di fanti e cavalieri Atto il duce Mertrie- 
roe, al marciar de'quali Dasisteo e Gubaze appigliaronsi 
di scambievole consenso alia seguente deterroiorazione. 

III. II fiume Boas scaturisce presso gli Armeni a 
stanza nei dintorni di Farangion vicino alle frontiere 
de'Zani, e molto scorre a man diritta nel paese loro , 
ma sempre con istretto alveo ed opporluuissimo al 

(i) V. cap. 1 5 c 17 di qaesto libro. 

(0) 11 Cousin ed allri autori in vece di Dasisteo '— di set- 
tecento — e di Zani, leggono — Dagisteo — settemila — e 
Tiani. 



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*66 GUERRE PERSIANE 

guado, sinche le sue acque noo raggiungODO, a destra, 
i coafini dell* Iberia e 5 di contro , le radici del moote 
Caucaso , dove traggon lor vita molte genii nel cut 
novero sono gli Alani , gli Abasgi (i), cristiaai ed anti- 
cbi federati delP imperio , i Zecbi e dopo essi gli Unni, 
detti parimenti Sabiri. Quivi il Boas , rigooflatosi colle 
acquc di altri 6utni e cambiato il suo Dome primitivo 
con quello di Fasi, scorre navigabile infino al mare Eus- 
sino 9 ove mette foce (a); ed in questo luogo appunto di 
qua e di Ik ti si appresenta la regione de' Lazj , popo- 
latissima rf diritta sino alle frontiere dell" Iberia e, ricca 
di cittadi , tra le quali ricorderd la fortissima Archeo- 
poli, Sebastopoli (3), Rodopoli, e Morosisi , oltre i forti 

(i) Abaschi (Cousin). « Passata uoa delle estremita del Ponto 
» e dopo gli Apsilii tutta la regione sino al Caucaso e occupata 
» dagli Abasgi. Questa gente in antico era dominate dai Lazj, 
9 avvegnache obbedisse a due nazionali capi , l*uno de' quali co- 
» roandava la parte occidentale , e Y altro l'orientale. ( St. Misc., 
cap. 3 ). 

(a) a Ma prima di gsescervi le sue acque piglia il nome di 

> A camps is , che e quanto dire senza gira volte ; imperciocche 
» avvicinatosi al Pooto vi precipita con impeto si forte da im- 

> pedire'la navigazione 4anto ai vascelli in corso alia volta della 
» Lazica , quanto a quelli che da lei si partono , a raeno cne i 
» piloti non trascorrano sino al mezzo del mare per trovarvi mi 
9 passaggio » (St Misc. , cap. 2). 

(3) Archeopoli , potrebbele convenire la posizione della mo- 
derns Ruki, dimora dei principi del paese. - Sebastopoli , citta 
una volta popolatissima sopra ogni altra della Colcbide , accor- 
rendo a lei vicine e lontane genii. Sembra in oggi aver cambiato 
Y antico suo nome con quello di Iskuriah, non essendo il seconr 
do che un' alterazione del primo , il quale puo significart cilia 
augusta. 



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LIBEO SECONDO %6<j 

Pition, Scande , e Sarapana (1) $ a sinistra poi si tras- 
corre tutta , speditamente cammioando, in un sol gior- 
no , e uom non vi rincontri } dimorano bensi presso 
a lei i cosiddetti romani Pontic!. In cotal parte de- 
serta Glustiniano a di nostri fabbricd la citta di Pietra, 
dove Giovanni cognominato Zibo (2), diedesi a fare tal 
monopolio , e ne si am noi testimony di vista , che in* 
dusse i Lazj a ribellare dalP itnperio. Lasciata Pietra e 
dilungandoti verso Ostro vedrai le romane frontiere , e 
terre assai popolate, e Rizeo ed Atene (3), e piu ancora 
sino ai Trapezuntii (4). Quando perd i Lazj scortarono 
Cosroe (5) a Pietra gli fecero valicare il fiume Boas , 

(1) I castelli Piiion (oPitiunte) e Sarapana trovansi ramtnen- 
tali da Strabone, il quale anoovera quest' ultimo tra t quattro 
aditi che mettevano nell* Iberia (lib, xi). 

(9) O Gibo, o Tzibo. V. cap. i5 di questo libro. 

(3) Rizeo e chiamata piccola citta nella Storia. Misc. , ove 
cosl fu scritto di Atene : « Yicino a Rizeo e tra i Lazj ed i 
» Romani havvi poca regione; i cui abilatori sono liberi, dimo- 
» rando molti di essi in una borgata delta Atene , alia quale 
» venne questo nome non gia percbe gli Ateniesi ne fossero i 
• » , fabbricatori , ma percbe vi comandava in antico una illustre 

» matrona chiamata Atenea, e cola vedesi ancbe in oggi la sua 
» tomba 9 (cap. 2). 

(4) Intorno a questo popolo ed alia sua citta V. Strabont , 
lib. vii , zii , zvi. 

(5) V. cap. 16 di questo libro. 

(6) All' ultima comparsa di Cosroe in queste Guerre ben vi- 
cine ancb* esse al termiue loro , gli darem commiato col riferire 
il giudizio fattone da Agazia : a 4) egli un re cui tributossi lode e 
11 ammirazknie, al di la d'ogni suo raerito, non pur dalla Persia, 
» ma anche da Roma. Si vuole amatore dalle belle lettere, ricao 



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968 GUERRE PERSIANE 

pingendoglt assar piu lango e scabroso il passaggio del 
Fasi , per sottrarre alto sgudrdo persiano l'aspetto delta 
regione e delle citta loro. Inaccessibili ne sono i con- 
fini dalle due ripe di questo 6 a me, avendovi crtissime 
scogliere con aditi , nomati dai Romaoi gole , impene- 

» di profondi luroi sull' antica filosofia , aequistati collo studio 
a delle piu ecceJIenti Opere greche tradotte nella propria lingua, 
a e sapersi da lui Aristotile meglio che non Demostene da Tucidide. 
» Essere di piu la sua mente ricolma delta platooica dottrioa , 
» pervenuto a comprendere benisslmo il Timeo , dialogo sopra 
» ogni altro oscurissimo di questo filosofo , in grazia delle sue 
» fisiche e geometriche dimostrazioni, ed eziandio quelli che ban 
» Dome anch' essi di malagevole intelligeoza , il Fedooe, dico, il 
» Gorgia, il Parmenide. Ma io non so persuadermi essere in lui 
• la perfezione delle scieuze ed i talenli accordatigli dal vol go ; 
a e di vero come puo darsi che la bellezza e la grazia delle espres- 
» sioni corrispondeoti nel greco idioma cotanto alia nature delle 
» cose trovassero frasi di egualissimo valore in una barbara lin- 
» gua? Come supporre che un principe cresciuto nel fasto, cor- 
» rotto dair adulazione , ed avvezzo ai costumi d' un popolo fe- 
» roce, occupato aggiugui di cootintio nella guerra, abbia il mezzo 
» di segnalarsi nelle scienze ? Se per lo conlrario ci limitererao 
» a commendare in lui , tra le eure del regno ed il reggimento 
a. di taoti suddtti , qualche gusto per la Tetteratura e 1' andarne 
a glorioso , il nostro elogio , a mio avviso , rimarrassi entro i 
» conBoi delta verita, e sotto questo rapporto non gli negheremo 
» similmente la preferenza rimpetto agli altri priocipi. Quando 
w invece Y attribuirgti una peregrina erndizione, e 1' ioalzarlo so- 
a pra i piA incliti filosofi dell' antichita come toccato avesse l'a- 
» pice delle arti e delle scienze , mentreche i peripatetic! stesst 
» diceransi giunti appena a form a roe I' idea , parmi che sia Un 
» lasciarsi allucinare da falsi clamori, ed un andare grandemente 
» errato a. 



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LIBRO SECONDO 369 

trabili. la allora per& V esercito del re non trovatavi 
difesa ed avendo a guide gP indigeni stessi pote agevol- 
meote vincere tutte le difficolta del suolo (1). 

IV. Ora Gubaze informato della venuta de' Persiani 
ordin6 a Dasisteo che inviasse parte delle sue truppe a 
custodire le gole delle mootagoe oltre al Fasi , conti- 
nuando col resto V assedio infioattaotoche non impa- 
droniscasi di quelle mura , ed egli marci6 coo tutti i 
Colchi all 9 altra estremit& de' Lazj^per difenderne i pas- 
si } aveva eziaodio poco prima stretto lega cogli Alani 
e co' Sabiri , promettendo loro a Dome dell' impeta tore 
trecento aurei acci5 guarentissero dalle scorrerie per- 
siane la Colchide , e si deyastassero la Iberia che non, 
potessevi piu mettere piede un esercito nemico. Gu- 
baze adunque ri fere ado a Giustiniano i fatti accordi , 
pregavalo cbe spedisse ai Lazj questo danaro per to- 
gliere da impaccio que' mescbini pericolanti della vita, 
e richiedevagli eziaodio per se stesso due lustri di soldo 
come auuoverato da altrettanti anni tra'silenziarj senza 
averne mai il convenevole stipendio 5 tali erano le sup- 
plicbe di costui ,cl' imperatore accolsele benignamen- 
te , ma sorvenutigli nuovi iinpegni nol pote subito ac- 
contentare. 

r • 

(t) Non e fuor di proposito 1* aggiuogere qui alia topografia 
della regiooe la pretesa origine de'suoi abitatori secondo la mente 
di Diodoro Siculo e di altri slorici. Si vuole adunque cbe il re 
Sesoslri raccolto nell'Egiito un forte esercito apportasse neU'Asia 
metteodola tulta a soqquadro , e giunto nella Colchide ( sotto il 
qual oome comprendevasi aoticameute anche la Lazica ) vi la- 
sciasse uoa colonia, d'onde ebbero principio i Lazj, detti percto 
da alcuni scrittori anche Egiij. 



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q;o GUERRE PERSIANE 

V. Dasisleo poi troppo giovaoe e per nulla idoneo a 
sifiatta guerra, trascurando la necessaria diligenza in 
essa, mandd cento de' suoi alle gole, preferendo evitare 
alia sua persona col rimanersi inoperoso alP assedio 
tanto pericolo , quantnnque la citta raccbiudesse ben 
poca guernigione , com post a da principio di soli mille 
cinquecento indiyidui 9 i quali per6 di continuo e per 
lungo tempo assaliti dai Romani e dai Lazj , e sempre 
resistendo con un coraggio cbe non sapremmo riferirne 
altro maggiore , scemarono grandemente , ridotti in 
ultimo ad uno scarsissimo numero , e percid dispe- 
rando quasi di si non arrischiavano piu alcuna im- 
press. I Romani per lo contrario aoccbiato un luogo 
angusto e scavatovi il muro giunsero a farlo precipi- 
tare, ma eranvi per mala ventura tanto dappresso le 
case che pote il nenaico , rovinato quello , servirsene 
di riparo ; gli assediatori tuttavia , in luogo di sgomen* 
tarsi, concepirono maggiore speranza cbe se altrove ripe- 
tessero la mina di leggieri addiverrebbero padroni della 
citta, cd il tenevano si certo cbeil duce loro nel riferiro 
il disgraziato primo evento a Giustiuiano, erasi gia per- 
messo di scrivergli intorno alio scompartimento de' pre* 
mj dopo la vittoria, ed in tanto promulgavali senza ri- 
guardo , perche tutti sapessero come , a su| interposi- 
zione, verrebbero guiderdonati i piu valorosi 5 ma non 
di meno il presidio avvegnacbe ristrettissimo di numero 
ed assalito da esercito poderoso difendevasi oltre ogni 
dire. Quelli adunque, vedendolo ostinatissimo nel resi- 
stere, diedersi a cavare nuove fosse c tanto affonda- 
rohle da eccedere le fondamenta stesse deile mura ' y la 



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LIBRO SECONDO a 7 t 

qoal opera sarebbe a mio avviso bastata ad ottenere il 
meditato scopo , ove Dasisteo avessevi fatto appiccare 
immediatamente il fuoco 5 egli invece abus6 del tempo 
Tolendo prima attendere P imperiale risposta : di tal 
modo passarono le cose nelP esercito romano. 

CAPO XXIX. 

Mermeroe pa a soceorrere Pietra; conditions degli assediati. — » 
Discaccia i Romani dalle gole de'poggi, ed il cosloro dace 
al venir suo , abbandonato F assedio , varea insieme col- 
V esercito il Fast. — Sua entrata e sue prime cure in Pie- 
tra. — Gubaze difende ognora i passi delle montagne , e 
da Giustiniano riceve danaro. — // duce persiano provede 
alia salvezza delta citta. — Grande sconfitta d' una parte 
delle sue truppe. — Giovanni il cappadoce di ritorno in 
Bizanzio , e spiegazione d* una profezia a suo riguardo. 

I. Era agli estremi Pietra quando Mermeroe con, 
tutto Pesercito persiano trapassd te frontiere delPIberia, 
dando la deslra al Fasi , e guardandosi di metter piede 
sulle terre de'Lazj per evitare ogni ritardo che potesse 
render vano il suo pronto soccorso a quella citta, dove 
in tanto, caduta repentinamenle porzioue della muraglia 
minata , entrarono cinquanta volontarj e scelti giovani 
romani sotto la concfotta dell' armeno Giovanni Guze , 
figliuolo di Tommaso ( che avea per comando impe- 
riale costruito uiolti forti nella Lazica , e capitanatovi 
Pesercito), acclamando P imperatore Giustiniano Cal- 
linico. Riusci tuttavia alia guarnigione di ferire Giovan- 
ni , il quale vedendosi nel eimento abbandonato dalPe- 



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a 7 * GUERRE PERSIANS 

4ercito retrocedette co'suoi cinquanta nel campo. 11 co- 
mandante allora del presidio , miraae di grado , temen- 
do perdere la citta raccomand5 alia truppa di stare in 
diligentissiraa guardia, e quindi partitosi veone a collo- 
qaio con Dasisteo , ed ia esso promettevagli 9 u sail do 
parole finte e piene d' inganno , la cessione di Pietra ; 
ne vi voile studio maggiore s^d impedire che i Romani 
la conquistassero di forza. 

II. Preseotatosi frattanto Mermcroe alle gole delle 
montague ed assalitivi gP iniperiali custodi ne fu vigo- 
rosamente respinto; le sue truppe non di meno ostinatis- 
sime net volere ad ogni patto sforzarne il varco , e di 
continuo surrogando ai morti , dei quali contavanne 
oltra mille , nuovi combattenti, vittoriose da ultimo co- 
strinsero il nemico ad una ritirata ed a campar la vita 
in cima de' poggi. Ora Dasisteo al ricevere V annunzio 
di si grave sinistro levatosi immediatamente dalP asse- 
dio, e correndo all'insaputa dell'esercito al Fasi, primo 
il varc6; avvedutesene perd le truppe subito gli furono 
dietro in muccbio, lasciando tutte le cose loro negli al- 
Joggiamenti. II presidio in quella spalanc6 le porte e ve- 
nuto di fretta al campo intraprese a saccbeggiarlo. Ma 
i Zani quivi rimasti con fortissime grida e precipitosa- 
mente vollatisi contro de ? barbari , molti ne uccisero, e 
gli altri inseguironli con le spade ai reni sino alia citta; 
di poi , spogliate eglino stessi le tende romane , ritti 
marciarono a Rizeo, di la ad Atene, poscia tn quel dei 
Trapezuntii , ed in fine alle case loro. 

III. Correva il nono giorno dalla partenza del ro- 
mano duce quando Mermeroe coll' esercito arrivato in 



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L1BR0 SECONDO ) 7 3 

Pietra vi rinvenne per ogni presidio soli trecentocin- 
quanta individui feriti , e ceucinquarita sani e gagliar- 
di , morti essendo gli altri tutti } ed i costoro cadaveri 
non si vollero durante Passedid buttar fuori delle mdra 
secondo il persiano costume, pago ognunq di sofirirne 
con prodigiosa tolleranza Pinfeziohe, piuttostocbe ac- 
crescere il coraggio delP avversario esponendo al suo 
sguardo la grave lor perdita. II dace nelPosservare tai 
eose ora lagrimava quegli infelici , ora scherniva la 
repubblica dei Romani , abbieltissima ail segno : di 
non aver potato superare rie eon arte ne per forza al- 
cana centocinquanta Persiani rinchiusi in una citti sfa- 
sciata di muro. Quindi fece subito riparare con molta 
diligenza ai danni prodotti dagli scavamenti , e la man- 
canza di calcina e di altro materiale alP uopo fa sup* 
plita con sacchi pieni di arena , dentro cui sogliono i 
Persiani portare nella Colchide la vittuaglia, i quali ac- 
catastati gli uni sugli altri poterono servire di riparo. 
Vi lascid inoltre una guernigibne di tre mila uotnini 
de' piu valenti , ed annona per breve tempo j dato or- 
dine poscia di accndire senza posa ai lavori mosse in- , 
dietro colla rimanente oste. Considerando per6 cbe sa* 
rebbongli venute meno le bisogna delta vita se avesse 
ricalcato la gia baUuta strada , voltossi ai monti dove 
era certo cbe il suo esercito non avrebbe a sostenere 
difetlo alcuno. Se non che lungo la via tal Fubelio, 
personaggio ragguardevole presso de' Lazj , e Dasisteo 
fecergli agguato , e riuscirono a predare qualcbe suo 
cavallo ne' pascoli , mettendone in fuga i custodi. 
Pmocopjoj torn* A »8 



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3 7 4 GUERRE PERSIANE 

IV. Gabaze in tendendo la mala sorte de'Romani sotlb 
Pietra ed allc gole non si ritrasse puDto dalle bocche 
del Fa$i dove riposto avea intierauieote le sue speranze, 
fermissimo nd credere che i Persiani, sebbene riusciti a 
coaservare qnella citt& ed a rincere il passo della moo* 
tagna , non perverrebbero mai a saccheggiare la Laiioa 
mancando loro navtlio da varcare un fiume assai largo 
e profondo , e rapido in gnisa che le sue acque scari- 
catesi in mare e trascorsovi lungo tratto consenrano 
tuttavia la dolcezxa loro, a tanto che valgonsene i ma- 
rinari per bevanda. Hannovi iaoltre salla ripa vicin dei 
Lazj molli forli , per impedirne at nemici la naviga* 
zione e lo afferrare. 

V. L'imperatore Giustiniano poi aiuti i Sabiri di da- 
naro in osservanza della convenzione , e fece doni a 
Gabaze ed ai Lazj , avendo a questi dapprima spedito 
un altro grosso esercito , non giuntovi ancora , capita* 
nato da Recitango , uomo trace , di prndenza somma , 
e peritissimo nelP arte della guerra ; tai cose awennero 
siccome bo narrato. 

VI. Mermeroe dalle montagne , ver dove lo abban- 
donai in cammino, forniva con ogni sollecitodine a Pie- 
tra la necessaria vittaaglia, sapendo molto scarseggiarne 
que 9 suoi tre mila quivi restati di presidio ; ma tale es- 
sendo la regione da sovvenire con difficolti ai bisogni 
delP esercito , forte di trenta mila combattenti , n£ po- 
ter che ben poco aiutare i lontani , e' giodico miglior 
consiglio di rilirare dalla Colchide il piu delle truppe, 
lasciandovene solo quante bastassero ad approvigionare 
discretamente Pantedetta citta; fecevi pertantd rima- 



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L1BR0 SECONDO a 7 5 

nere cinque mila Persiani sotto Fabrizio e tre altri ca- 
pi , estimando superfluo il guernire da vaotaggio un 
paete dove non apparivano affatto nemici; dopo dl 
chc andossene a campo nella Persarmenia vicino a 
Dubio. 

VII. La scbiera dei cinque mila arrivata ai confini 
della Lazica attendossi alia riva del Fasi , e Gubaze 
avutane contezza scrisse a Dasisteo di tenere P egual 
direzione, e di non perdere s\ opportuno mezzo a scorn* 
buiarne ogni divisamento. II duce in conformita del* 
P avviso marciando con tulle le truppe lungo il fiume , 
giunse rimpetto ai Lazj , dove era un agevole guada 
non meno da lui cbe dal nemico ignorato ; bene peri 
lo sapea Gubaze , il quale ne approfittd per venire ai 
Romani. Fabrizio intanto avea commesso a mille dei snot 
piii valorosi di correre la campagna, e d' impedire cbe 
altri s' awicinasse al campo ; e questi inviarono simil* 
mente due esploratori piu lunge a scoprire paese, ma en* 
trambi cadnti in poter de' Romani appalesarono lo stato 
dell'esercito reale, merc& di cbe Dasisteo co' Lazj fii ad- 
dosso a que' mille e tutti li ebbe, molti uccidendone e 
facendo gli altri prigionieri , da qnali fu candidamente 
manifestato il numero delle persiane truppe, la lunghezza 
della via ad aggiugnerle, e come si trovassero le cose loro. 
I Romani ed i Lazj allora, in numero di quattordici mila 
combattenti , mosservi contro , risoluti di sorprenderlo 
nel mezzo della notte. I soldati di- Fabrizio intanto, per* 
suasissimi della impossibility di guazzare il fiume e te* 
nendo che la vanguardia di mille si fosse molto dilun- 
gata senza perigli, stavansi tutti , franchi da ogni timo* 



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q 7 6 GUERRE PERSIANE 

re , in profonda quiete'; rimasero percii sopraffatti men- 
tre che gli uni dormivano tranquillainente, gli altrierano 
tra la veglia ed il sonno , chi spoglio d' abitie d' armi, 
e quasi dai primo all' ultimo in situazione da non po- 
tersi difendere } laonde gran nnmero ne fu passato a fit 
di spada, e il resto cadde prigioniero. Si piglid quindi 
a saccheggiaroe il campo , e handiere , e danaro molto, 
e quaritita d' arrni , di somieri e di cavalli tutto fu bot- 
tino del vincjtore , che per luogo tratto nelPIberia pro- 
segtti ad op prime re i fuggenti. Ebbevi poscia un nnovo 
soontro pur esso dannosissimo alle persiane truppe , le 
qoali.di tal guisa vidersi costrette ad abbandonare af- 
fatto le terre de'Lazj. Dasisteo e Gubaze rinvenuto di 
piu abbondantissimo approvvigionamento di farina e di 
altra vittuaglia, cbe i barbari dell' Iberia trasportavano 
a Pietra, fecero abbruciare ogni cosa , e posero forte 
gueroigione di nazionali alia gola delta montagna per- 
che non vi passassero piii commestibili a sollievo di quel- 
la citta 5 il rimanente poi dell' esercito retrocedette col 
suo botlino. Ci6 avvenne V anno quarto della tregua , 
ed il vigesimo terzo delPimperio di Giustiniano (i). 
: VIII. Nell'anno precedente, morta 1'imperatrice Teo- 
dora, Giovanni il Cappadoce fu ricbiamato a Bizanzio, 
dove perd non gli venne concesso di tornare agli anti- 
ehi suoi uffizj, dovendo vivere lieto del sacerdozio a ma- 
lincorpo ricevnto. Apparizioni continue nulla di mena 
promettevangli V imperiale corona, essendo arlifizio so* 
lito de' genii infernali quello di lusiogare gli spirit! de- 

(i) Anni ddl'era volgare 549. 



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L1BR0 SECONDO a 77 

boll colla speranza dei sommi onori ; i maghi parimen- 
te avevanlo , tra le altre vane profezie , accertato cbe 
vestirebbe gli abiti di Augusto ; e si potrebbe di vero 
dare qualcbe vantaggiosa interpretazione al detto loro , 
osscrvando che in Bizaozio eravi uo prete di tal nome 
e conservatore del tesoro nel tempio di S. Sofia , i cui 
abiti appunto vest! Giovanni allorchi miserabilissimo di 
tutto venne obbligato a radersi la chioma ed a ricevere 
la sacra unzione: cosl , a parer mio 3 ebbe questa pro* 
fezia il suo compimento. 



Fine deW lstoria (telle Guerre Persiane. 



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ISTORIA 

DELLE 

GUERRE VANDALICHE 



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ISTORIA DELLE GUERRE 

CONTRO 

I VANDAL! 



LIBRO PRIMO 



CAPO PRIMO 

CompartimentOy morto Teodosio, delV imperio romano. — Di- 
visione delta terra in due parti : Asia ed Europa ; forte 
nomato Septem ; larghezza dello stretto di Gadi , e del- 
VEllesponto. — Estensione di tutto I' imperio, rnisurata dalle 
coste del mediterranco. — $ delle sue parti : occidentale 
ed orientate* 



I. VTiusTunAiio 5 terminate di guerreggiare co' Persi , 
intraprese a combatterc i Vandali (t). AI morir di T*o- 

(i) La durata di quote guerre h di i5o anni , ciofe dal 5g5 
al 545. 



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a8* GUERRE VAN DA LI CHE 

dosio , principe sopra tutto giusto , i doe figli suoi Ar- 
cadio , primogenito , ed Onorio passarono a reggere 
quegli la parte orientale , questi la occidentale delP im- 
perio, cosl per Io addielro ereditato dalla prole di 
Constantino, il quale fu il primo a tradurre il romano 
trono in Bizanzio, citti da lulornata del proprio nome, 
e fatta senza comparazione ragguardevolissima. 

II. L' oceano circonda o tutta o in gran parte la 
terra (i), e dividendola in due continent! forma il me- 
diterraneo , che dallo stretto di Gadi (a) va a terminare 
nella palude Meotide. L 7 uno de' continenti 9 qnello a 
destra navigando vcr la palude , ha nome Asia, e sopra 
la ri?a presso alia Colonna <V Ercole (3) giace la rocca 
detta Settense dallo appresentare sette colli \ I'altro di 

(i) Sino dai. tempi di Strabone sapeasi che la terra e crata 
tutto all' iatorao dalle acque ( Geogr. , lib. 11 ). Ed a taf epoca 
eziandio I' omerica diyisione del globo in due parti ( Europa ed 
Asia ) ayea gia ceduto il luogo al partimento in tre ( Europa , 
Asia , Libia o Africa ). 

(?) Nome deriyatogli da un' isolctta quivi presso , chiamata 
eziandio Gallise o Cadice. 

(5) Cosl il chiarissimo traduttore (I. G. B. Koben) di Polibio 
nel suo Commento al lib. in. « Secondo che riferisce Strabone 
* (lib. in) non erano d' accordo gli antichi intorno al sito e alia 
» natura di queste Colonne. Chi le voile doe mooti ( Calpe ed 
» Abila ) T uno in Europa , V altro in Africa ; chi due uolette 
» che stannosi di rineonlro ; chi due scogli ; chi due colonne 
j» nel tempio d' Ercole a Cadice, Polibio , Dicearoo , Eratostene 
» e la maggior parte dei Greci le poueyano presso lo slrttto , 
n che il Nostra cbiama slreito d' Ercole ; laddoye gli Africani « 
» gli Spagnuoli a Cadice le collocayano ». 



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LIBRO PR1MO a83 

contro ha nome Europa, e la Iarghezza dello stretto 
che disgiungeli non supera gli ottantaquattro stadj. Le 
due terrc inoltre divise da mare vastissimo sino alPEIle- 
sponto, si ravvicinano a Sesto ed Abido (i), ed una 
seconda volta a Bizanzio e Calcedone, distant! quivi tra 
loro non piu che dieci stadj , sioo alle Cianee , in pot- 
sesso tuttavia del nome Ero (2). 

III. Ora dair una Colonna all' altra andando piaggia 
piaggia hannoTi dugento oltantacinque giorni di spe- 
dito cammino, tralasciato il circuilo del golfo Ionieo e 
del Ponto Eussino , ma da Calcedone passando a Bi- 
zanzio , e da Idrunte (3) air opposto littorale. L 9 inter- 



(1) La djstanza loro qui non eccede i sette stadj, e percio lo 
stretto fu nomato da Strabone Eptastadio di Sesto ed Abido 
(lib. 11). Ora e stretto dei DardaoeUi. 

(a) Ofidio narra essere stato questo il nome d' ana fanciulla 
bellissima e sacerdotessa di Giove , la- quale vedendo 1* amanle 
suo Leandro gittarsi da quelle rupi nel mare , ne segul per di- 
sperazione V esempio. « Le Cianee poi (dice Strabone) sono due 
» isolette presso alia bocca del Ponto , 1' una delle quali appar- 
9 liene all' Europa , 1* altra all' Asia , e sono disgiunle da uno 
» stretto di circa ventf stadii ; e altrettanto sono lontane V una 
» dal tempio di Bizanzio , e I' altra dal tempio de' Calcedonj , 
» ch' e nel puqto dove la bocca dell' Eussino e piu angusta. 
» Perciocefre procedendo ancora dieci stadii trovasi un capo che 
» riduce a soli cinque stadii lo stretto, poscia il mire si allarga 
* assai piu e comincia" a formare la Propontide. a ( lib. tii , 
trad, di F. Ambrosoli). 

(5) Olranto ai moderni geografi. Strabone le da 1' epiteto di 
cittadella , e ponela cencinquanta stadj lunge da Leuca , quattro- 
cento da Brentesio , ed altreltante dab" isola di Saso (lib. vi). 



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»84 GUERRE YANDALICHE 

vallo poi dal Ponto Eussino alia palude Meotide & ben 
malagcvole a dirsi, conciossiache i barbari abitatori 
dell'Istro e del Dannbio negano ai Romani 1' accesso 
alle marine loro. Per giugnere da Bizanzio alle boccbe 
dell'Istro, nell'Europa, e d'uopo consumare ventidue 
giorni: che se per la via dell' Asia da Calcedone tu vuoi 
inoltrare al Fasi , le cui acque dalla Golchide mettoa 
foce nelP Eussino , dovrai spenderne quaranta } il per- 
che in trecento quarantasette di essi camminerai le 
spiagge imperiali Ira versa ado il golfo Ionico a Idrunte , 
dove la sua larghezza e di circa otlocento stadj , o sia 
d' una navigazione non minore di quattro giornate. 
Questa e in oggi la circonferenza dell 9 imperio romano. 
IV. La sua parte occidentale in Asia, da Gadi a Tri- 
poli , e calcolata il viaggio di novanta giorni , e di set- 
tantacinque , dalla Colonna al golfo Ionico, in Europe 
la orientate ne ha centoventi da Girene (i) posta di con- 

(t) Abbiamo da Pausania la origine di questa citta , del suo 
nome , e de' primi suoi abitatori , che di poi, grandemenle mul- 
tiplicatisi, occuparono buon tratto del libico suolo: « I Cirenei, 
» egli dice, dedicarooo in Delfo sopra un carro Batto , il quale 
» colle navi li men 6 di Tera nella Libia. Cireoe ( sua madre ) 
» guida il cocchio, e sopra di esso sono Batto e la ninfa Libie 
» che lo corona » (Delle cose Fociche, cap. i5; trad, del Nibby). 
Qual poi ne fosse il suolo eel narra Strabone : « II piu della 
» spiaggia (libica), cosi egli, situata lungo il nostro mare e molto 
» fertile , e principalmente la Cirenaica , e i dintorni di Carta* 
» gine fino ai Maurusii ed alle colonne d'Ercole » (lib. 11, trad, 
di F. Arobrosoli). Girene al presente nomasi Curen, ma il paese 
e tutlo deserto ( il deserto di Barca ), iranne alcuoe parti vicine 
al mare. Tuttavolla e da notarsi che i primi Greci coUocarooo 



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LIBRO PHI MO / " a85 

tro al golfo Jonico, sino a Epidamno, ora Dirracbio (i), 
ed a quant'altro inloroo all'Eiissino dipende, come scri- 
vea , dai Romani. Con una giornata si va da Atene a 
Megara , tra loro discoste forse dugentodicci stadj ; di 
tal modo i romani imperatori signoreggiano i due con- 
tinenti. Delle isole , la Britannia , fuori delle Golonne , 
obbedisce com'e debito all'imperio occidenlalc , e cosi 
pure Ebuso , al di den tro e della circonferenza di setle 
giomate, con le due vicine dai terrazzani chiamate 
Maiorica e Minorica (a). Delle rimanenti , quale all'uno 

appunto nella Cirenaica guile coste bagoate dalla Sirti maggiore 
i loro giardini Esperidi (G.) 

(i) Oggi Durazzo. « Al gotfo Rizonico , sooo parole di Stra- 
» bone , seguitano Lisso , Acrollsso , ed Epidamno fondata dai 
j> Gorciresi , la quale ora si chiama Dirrachio, con nome co- 
» mune anche alia penisola sulla quale e situate » (lib. u , trad, 
di F. Ambrosoli ). 

(u) a Fra le isole adiacenti all' Iberia, le due Pitiuse e le due 
» Gimoesie ( le chiamano anchc Raleari ) trovansi presso alia 
* spiaggia cbe stendesi da Tarragona al Sucrone , e sulla quale 
» e fabbricata Sagunto. Ala le Piliuse sono piu addentro Del 
» mare e piu delle Gimnesie indicate al setlentrione : e 1' una 
» chfamasi Ebuso con una citta dello slesso nome; e la sua pe- 
» rife Ha e di trecento stadj , Juoga quasi altreltanto cbe larga. 
» L' altra e detta Ofiusa , deserta e molto minore della prima , 
» alia qnale e TJcinissima. Delle Gimnesie poi la maggiore 
( Majorica ) ha due citta Palma e Polenzia ; questa situate all' o- 
» riente , I' altra a ponente. La lungbezza di tulta V isola e di 
» quasi seicento stadj; la larghezza di circa duecento , sebbene 
» Artemidoro la faccia due volte piu luqga e piu larga. La mi- 
» nore delle Gimnesie (Minorica) e dislante circa' duecento 8?s- 
» sante stadj da Pollenzia : e nella graudezza c molto ioferiore 



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»86 GUERRE VAN DA LI CHE 

e quale alPaltro degli imperatori va soggclta , secondo 
che avricinano i confini degli Stati loro. 

CAPO II. 

Origine dei Goti, dei Vandali , dei Visigoti e dei Gepidi. — 
Scorrcria degli ultimi e vcrgognosa fuga d? Onorio. — Ala- 
rico da il guasto a Roma. — Stravagante affetto d'Onorio 
per una gallina chiamata Roma. -— Azione di Proba, chia- 
risiima romana. — Attalo crtato imperaiore da A la rico, — 
Ribellione della Britannia. — Dio protegge Onorio. — 
Scorreria dei GolL 

I. Sedendo Pimperatore Onorio nell'occidente, i bar- 
bari osarono rompere ne' suoi domioj (i) ; ora chi fos- 
sero questi barbari e come il mandassero ad effetto vuol 
qui narrarsi. Ebbervi e sonvi tuttora diverse specie di 
Goti , avendo maggioranza tra esse i Goti 9 cos) pro* 
priamente nomati , i Vandali , i Visigoti ed i Gepidi , 
coslituenti in cumulo gli antichi Sauromati e Melan- 
cleni , o se pur vuoi Geti. Ma avvegnache tra loro dif- 
fer eati nei no mi convengono ass^aissimo nel resto , es- 
sendo tulli bianchi di eorpo , di crine biondi , grand! e 
avvenenti della persona $ comuni allresl banno le leggi, 
Tariana fede, e il gotico lbguaggio. Io non mi ri- 
ft all'altra, ma di bonta non l'e punto al disotto. Perocche tulte 
» e due 8000 fertili e con buoni porti, i quali hanno per altro 
» in $ui loro ingressi alcuni scogli, siccbe a' nayiganti e d' uopo 
» di cautela per entranrj » (Sir. , lib. m 5 trad, di F. Amb.) 
Ebuso ora nomasi Ivica. 

(f) Correndo 1' anno 7 del suo imperio , e joi dell' era 
volgare. 



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LIBRO PRIMO a8 7 

traggo dal crederli tuUi dello stesso ceppo e dalFattri- 
buirne la varianza de' nomi alia celebrity de' loro piu 
valorosi condottieri. Cosiflatta gente abitava un tempo 
al di Ik delP Istro , i Gepidi peri , distaccatisi da quel 
luoghi, vennero di poi ad abitare i dintorni di Singidone 
e Sirmio (i), cd altro suolo contiguo alle due ripe di esso 
flume , dove anche presentemente haono sede. 

II. I Yisigoti , de' rimanenti , al primo uscire delle 
terre loro striasero lega con Arcadio, ma trascorsi de« 
gli aoni impagnarooo le armi, violator! de' patti, contro 
amendne gP imperii , e messa a saccomanno la Tracia , 
capitanati da Alarico inondarono Enropa (a). Onorio 
slavasi ia Roma tutto beato fra le dolcezze delta pace 
al giugnergli la nuova della costoro venuta ia Taulan- 
zio (3) con formidabile esercito } il perche abbaudonato 
di fretta quel cielo ripari a Ravenna , fortissima citta 

(i) Citta della Pannonia. inferiore, secondo Tolemeo, e spesso 
ricordata da Antonino e da Plinio (1st Nat, lib. in). Strabone 
dice : « Vicino a Segesta sono anche il forte di Siscia e Sirmio 
* posli sulla strada cbe conduce in Italia » ( lib. vn , trad, di 
F. A.). Menandro Protettore lasci6 scritto come ai tempi di Ti- 
berio Anicio , il quale imper6 dall' anno 5yy dell' era volgare 
aino al 583 , venisse ceduta per capitolazione a Baiano cagano 
degli Abari. fe uopo in fine avvertire cbe male si legge in Ste- 
fano Sirmio de' Peonj (n«*i9**9, parte settentrionale della Ma- 
cedonia) io vece di Sirmio de' Paonooj (n*»» •»/*»). 

(a) Anno i5 dell' imperio d' Onorio, e 4>9 dell' era volgare. 

(3) Ai moderoi Tallandt, citta della Macedonia presso a Du- 
razxo e Pi ergo. Rispetto ai Taulanz) V. Strabone (lib. vn), To- 
loiuco e Plinio ( St Nat , lib. in ). 



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288 GUERRE VANDALICHE 

sulla riva del mar Ionio (i). Taluoi non di meno sup~ 
posero che l\ imperatore medesimo chiamato avesse i 
barbari a vendicare la ribellione de f suoi i popoli (a)^ ma 

• (i) Due legbe da esso lontana scrive il N. A. nel lib. x delle 
Guerre con tro. i Goti. Di lei cosl parla Strabone: « Fra le citta 
» poi situate nelle paludi (dell* Adrialico) la maggiore e Raven* 
» oat tutta fabbiicata di legoo e atlraversata da correnti d'acque, 
» sicche vi si cammina o sopra ponti , o sopra barche che ser- 
» vono a tragittar pei canali. Quando gonfiasi la marea questa 
» citta riceve dentro di se non piccola parte di mare; ed essendo 
» cosl da queste acque e dai fiumi spazzato via tutto quanto vi 
11 ba di fangoso , 1* aria per se stessa cattiva ne rimane per cosl 
i) dire medicata ; e quel luogo e percifc tan to salubre , cbe i 
» principi ordinarono di nutrirvi ed esercitarvi i gladiatori . . . 
» £ mirabile eziandio la natura della vile in que' paesi ' % pe- 
» rocche alligna nelle paludi , e cresce celeremente , e porta ab- 
» bondevole frutto, ma si consuma poi in qualtro o cinque anni. 
» . . • Rispetlo a Ravenna e fama che la fondassero i Tessali ; 
» i quali non potendo piu comportare le insolenze dei Tirreni , 
» ricevettero volenlieri fra loro alcuni Umbrii , che occupano 
» tuttora quella citta » (lib. v). 

» (a) Fozio neir Estratto delle Istorie di Olimpiodoro ( Bibl. , 
Cod. lxxx) venuto a quest* argomen to scrivea : « Aggiugne ( O- 
» limpiodoro) che Alarico , prefetlo dei Goti, chiamato da Ste- 
» licone onde presidiare V lllirio in favore di Onorio ( cui dal 
» padre Teodosio nelia divisione del regno fu assegnata questa 
» provincia ) si per motivo della morte di Stelicone , si perche* 
u non avea avuto quanto gli era stato promesso , assedio Roma 
w e la prese , ed oltre ad una innumerabile preda di danaro ne 
» meno prigioniera Placidia , di Onorio sorella che dimorava 
» allora in quella citta; e dice pure che prima di prender Roma 
» vi deslino ad imperatore un certo Attalo, personaggio tllustre? 
» che n* era allora prefelto ». * 



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r 
UBRO PH1MO 3S9 

Pindole a me nola del principe noo consetite che vi pro- 
*ti credenza. Quelle tnasnade non trovando opposizione 
inferticirono grarfdemente dapperlutto , ed in ispecia 
Belle cilia poste a tramontana dell 9 antedetto golfo , 
non vedeodosene piii vestigia da qualche torre o porto 
alP iufuori , e mas&acrarono veccbi , donne e fanciulli , 
senza commiserazione 4i eta o sesso^ e di vero la co- 
storo raerce va anche oggidi 1' Italia cotanto dipopo- 
lata. Ma e cosa ben piii straordioaria ebe dopo avefe 
•predate immense ricchezze in Europa , rifuggissero , 
carichi de* pubblici e de' privati tesori di Roma , neije 
Gallic Ora esporrd can quale arclimento veoisse la 
€i(ta sorpresa. 

III. Alavico, speso molto tempo uq bastatogli I? anU 
mo di soggiogare colla forza Roma,'diedesi a combat- 
tcrla con V ingaono , scegliendo all' uopo dall' e$ercito 
non meno di trecento giovani de'piu valorosi e cbiaj?i 

« Questc cose furono da lui operate pel inotivi dianzi ad- 
» dotti , e per cagiooe di Saro , goto pure di oazione , prefetto 
» di poca geute (poiche comandava appena duecento o al pin 
m trecento uomini ) , ma per6 molto valoroso ed inviocibile net 
» combattiment? ; ed avendolo i Rotnaoi attirato al loro partita, 
» come ad Akrioo contrario, questi giurb loro perpelua inimjci- 
» zia » (Tradwv di Sp. Blaodi), Silicone poi era stato eletto da 
Teodosio a tulore di Arcadio e di Qnorio 9 avea uoito in matri- 
moqjo due sue figliuole ( Termanzia e Maria ) al secpndo , ed 
avea intrapreso felicemente molte guerre a favpre de' Roman j. 
Se non che ia fine per opera deiriograto Olimpio rhorl di spa- 
da , e V uccisor suo Eracliano ebbe in pretntb di questa see- 
leraggine la prefaltora dell' Africa. * . 

Pmocopio, torn. I. 19 



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ago GUERRE VANDALIGHE 

per nascita, ai quali partecip6 che apparenteraente desti- 
navali a schiavi de' piu cospicui patrizj del senate ro- 
mano; eglino peri entrati nelle case Ioro e servitili con 
sommesstone e rispetto, dovevano in tal giorno, che sa- 
prebbero in appresso, tenersi pronti, menlre i padroni 
dopo il pranzo riposavano , ad aprire, morti i custodi , 
la porta Salftra. Fece quindi ambasceria alia cittA per 
attestare ai seoato la sua grande compiacenza miran- 
dolo zelanlissimo del proprio monarca , e per assicurar- 
lo cbe in avvenirc e' goderebbe dal canto sno tranquil- 
lit^ perfetta j ed a maggiormente provargli che era pro- 
fondo amroiratore di tanta virtu, inviava a ciascun mem- 
bro di esso uno schiavo: partirono que'giovani, e poco 
stante fa divolgato il cotnando alia soldatesca di strap- 
pare in varii Inoghi gli steccati. I Romani creduli alle 
costui parole cominciarono ad allegrarsi senza ponto 
misfidarne;e vie pih allontanavano le menti daogni 
sosp^tto nel vedere i nuovi schiavi attentissimi ai ser- 
vigi loro , parte delP esercito 9 svelte le insegne , levare 
il campo , ed avervi ogni sembianza che tra breve il 
reslo ne imiterebbe Pesempio: arrivato perd lo stabilito 
giorno , e fattosi da Alarico impngnare le armi alia 
truppa e procedere all' antedetto ingresso , dove ap- 
punto era il sno padiglione durante Passedib, i trecento 
all 9 ora determinata furono presti a trucidare la guar- 
dia, ad aprire la porta ed a ricevere T esercito entro 
le mura. I soldati appena giuntivi misero a fuoco alcnne 
case , e quella tra we, dello storico Sallustio, rimanen- 
done anche a 9 di nostri le rovine; ed allorche ebbero 



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LIBRO PRIMO Q91 

dato il guasto alia citta e morte a parecchi Roman! 
partiroosi col bottino. (t). 

IV. Gorre poi il grido che P eunuco adetto alia cura 
degli imperial! volatili fosse il primo a risaperc in Ra- 
venna tale saccheggio e che presentatosi ad Onorio, 
esclamasse; guai a Roma! c questi traudendo colui au- 
nunziargli sciagure delta sua prediletta gallina , nomata 
par ella Roma , compassionandola rispondesse : e solo 
un momento ch* io davale beccare nella mano 5 P altro 
peri accortosi delPequivoco soggiunse 2 non del polio 
volea io dire , ma del saccheggio soflerto da Roma cit- 
ta, per opera d' Alarico} ed Onorio: temeva sciagura 
occorsa alia mia bestiuola ; parlare da sciocco ed im- 
perlinenle quale di fatlo egli era. 

V. V ha non di meno chi riferisce in modo ben di- 
verso P entrata d' Alarico in Roma , accagionandone 
una delle piu illuslri matrone di norae Proba, la quale 
forte compassionanda i suoi concittadini in causa delta 
fame e d' ogni altro disagio inevitabile negli assedj (a) , 
e non vedendo mezzo di salvare la citta , addivenuti i 
barbari gia padroni del Tevere e del porto (3) , esom 
tasse i familiari suoi ad aprire una delle porte urbane, 

(1) Alarico ptesa e saccheggiata Roma, face prigioni molti 
della casa d' Onorio , e Ira gli altri Placidia sua sorella, daodola 
per moglie al figliuolo Ataulfo. Cio awenne nell'anno diciotte- 
simo dell' imperio d" Onorio, e 4*a dell* era volgare. 

(a) « In questo assedio di Roma giunsero a tale estremita gli 
» abitanti che P on P altro si divomrano a ( Fozio , Eatr. di 
Olirop. )• 

(5) Ostia, dalla citta ora distante alPiocirca qoatlordici migli* 



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3 9 ? GUERRE VANDAL1CHE 

VI. Alat-ico prima di abbandonare quelle mura pro- 
clamd Attalo (i), uomo di cospicuo lcgnaggio, impera- 
tore dei Roraani, accordandogli il diadema, la porpora, 
ed ogni altro segno del poter supremo, nella mira d'i- 
nalzarlo , spoglialone Onorio , al trono d' occideote ; 
dopo di che entrambi si partono coll 9 esercito dirigen- 
dosi contro Ravenna. Attalo perd non avea omeri da 
tanta carica , ed era sordo ai buoni cousigli , sino a 
quelli di Alarico slesso , che dissuadevalo dal maodare 
id Africa prefelli mal provveduti di truppe. 

VII. La Britannia intrattanlo ribellatasi da!P hnperio 
dichiarava suo re tal Constantino di non oscura prosa- 
pia 5 il quale approntata una forte armata navale salpi 
tosto contro la Gallia e la Spagna. Onorio poi quantun- 
que possessore di qualche navilio attendeva nientedi- 
meno I' esito delle vicende africane , perocche se fos- 
scro da cola rispinti i prefetti di Attalo 9 e' vi navighe- 
rebbe a golfo lanciato per conservarsi quella parte del 
suo imperio , e se non volesse arridergli la fortuna ri- 
fuggirebbe a Teodosio, da gran pezza succeduto al ge- 
nitore Arcadio nel trono orientate (a) , per seco delibe- 
rare su' maK presenti. 

VIII. Talc pensava nell' animo suo il disgraziato im- 
peratore quando maravigliosissuni avvc#imenti cangia- 
rono quel ben tristo apparato di cose. E di vero si 

(i) Notnato Prisco Attalo da Sozomeno (lib. ix, cap. 8); era 
costui greco native della Ionia. 

(a) Secondo di qoesto nome , il quale dall* auno 4o8 deirera 
velgare impero siflo al 45o. 



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L1BH0 PRIMG 995 

coiupiace il Numc essere aiutatore non gia degli astntt 
o degli orgogliosi , ma di chi , non malvagio , cadde in 
estremi disastri , come era il caso dell' infelice Onorib. 
Imperciocch& ad un tratto fen. le sue orecchie la nuova 
della uccisiooe dei prefctti mandati da Attalo nelP A- 
frica , ed t suoi occhi la comparsa d'una potente ed im* 
provisa arntata di mare speditagli iu aiuto da Bizanzio. 
Alarico da ultimo adiratosi con Attalo per la costut 
dappocaggirie e privatolo dell' imperio , il rinchinse in 
carcere •, quindi , morto anch' egli di malattia 9 il suc- 
cessore Ataulfo (1) conducendo un csercito di Visigoti 
nella Gallia vi sconfisse il tiranno Goustantino , ed uc- 
ciselb con tulta la prole ; raa piu .non riusci ai Romani 
di ricuperare la Britannia 9 essendo quesla passata dal- 
Y uno alP altro tiranno. 

IX. I Goti valicato V Islro impadronironsi della Pan- 
nOnia (a), e poscia ottennero dall'imperatore di trasfe- 
rire lor dimora nella Tracia (3) •, ma snggiornatovi ben 

(1) Figliuolo del detauto. 

(a) Slrabooe descrive siflaUameate la Panuouia de'lempi suoi: 
« I Breuci, gli Andizeti, i Dizioni, i Pirusti, i Mazei, i Disiziali, 
» de* quali fu condottiero Batone ; sono ttytti popoli paononj; 
» e cosi anche altre piccole genti e di poca fama : giacebfc la 
*> Paononia si estende fioo alia Dalmazia, e qaasi anche fioo agli 
» ArcKei (ora parte della Dalmazia presso il 6ume Nareola) an- 
» dando *trso it mezzogiorno. Tutla quesla parte che dal fondo 
» del mare Adriatico va al golfo Rizonico ed al territorip degli 
» Ardiei e mootuosa , e si irova fra il mare e le oazioni , pan* 
a nooie » (lib. vn, trad, di F. A.) Ora e detta Uogheria. 

(3) Cosl delta da Trace figliuolo di Marte ; ampia proTineia 
d' Europa alF orrente del mar Nero , ed oggidi cbiamata Roma- 
nia o Rumelia. 



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»g| guerre vandaliche 

poco presero a corseggiare le terre delPimperio occi- 
dental , come diffusamente esporremo scrivendone la 
istoria. 

CAPO III. 

Andata dVFandnli e degli Alani a soggiornar* netia Spagna, 
conseniendovi Onorio senza conceder loro la prescritione dt 
trentanni giusta le romane leggi. — Mortc di Onorio , ti~ 
rannia di Giovanni* snoi costumi, disfatta y unprigionamenlo 
ed uccisione. — Calfiva educations di Palentiniano lit. — 
Elogio di Actio e di Bonifacio. — // primo ealunniatore 
del secondo. — Bonifacio trae i Vandali in Africa , quin- 
di offre loro danaro perchi si partano ; ma fatiUo H MUO 
. intendimento gtterreggiaH e perde. 

I. I Vandali a stanza sopra le ripe della palude Meo- 
tide stimolati dalla fame avventansi contro i German! , 
tletti oggidl Francbi , e tarcato il Reno cbiamano a lega 
gli Alani , genie gotica pur quest! \ preso quindi a con- 
dottiero Gogidisco \\) metton piede nella Spagna, pri- 
ma delle romane terre pfesso V Oceans Onorio , in- 
Yormatone, accord^ al duce di rimanervi a patto ch*ei 
non avesse a molestarne gli antichi abitatori, e rinun- 
feiasse alia legge di prescrizione in vigore tra 1 Roman! i 
appo cui il possesso continue per trentanni d'una cosa 
teglie ai Yeri padroni ogni diritto di ripcterne la pro- 
priety. 

II. Lateerato a questo modo V occidente, Onorio tra- 

<i) Godigisclo Si legge in altri testi e nel Cousin* 



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Lr*RO PR1MO 99s 

passd di tnalattia 5 eras* egli associate dapprincipio nel- 
Pimperio Costanio marito della sorella Placidia, il 
quale , vissuto ben poco e precedendo nel morire P im- 
peratore stesso, non fece memorabili gesta (1). Ora 
meatre cbe V appena spoppato Valentiniano , prole di 
Onorio , veniva cresciuto alia corte di Teodosio , uno 
delle imperiali guardie per nome Giovanni, benignis- 
simo e di grande virtu, usurp6 il trono , e vi rimase un 
lostro facendo continua guerra ai delatori, guardandosi 
dal togliere ingiustamente altrui la vita , e mai sedotto 
dalP amore delPoro (a)$ non pote occoparsi tottavia det 
barbari venendo travagliato di oontinuo dalle armi bizan- 
tine, pefciocche. Teodosio figliuolo d'Arcadio mandatogli 
contro on potente esercito co'duci Aspare e Andaburio 
d' Aspare lo cacci6 dalla tirannide , e pose il diadema 
all 9 ancor fanciullo Valentiniano (3) p cbe avuto il pri- 

(1) « Soprawenne poscia un' infermita a Costanio , come 
» malcontento e pentito di avere asstmto 1* impero ; pofche non 
» eragli pi& permesso > come prima, di andare e ritornare dove 
» e quando.gli piaceva , ne di pi& intertenersi ne' suoi eoosueti 
» giuocbi. Ora avendo regoato per sette mesi (come eragli stato 
» indicate da 00 segno con qoeste parole : II sesto anno e com- 
» pinto , e gia fl settimo incomincia) mori di pleuritide , e con 
» Ini insieme rimase estinU V ira ed il moto nell' occidente , so- 
» scitatosi per la dispiaeenxa della sua protnoziooe al trono » 
(Fozio, Estr. di Olimp* , trad, di S. Blandi ). 

(7) Suida parimente loda la clemeoza e la moderaaiooe di 
qoesto Giovanni. 

(3) Toecava costui il settimo anno dell' eta sua quando in 
Roma ebbe da Elione , maestro e patrisio , le imperiali 000- 
ranze. 



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aofl GUEKhE VANDALtCHE 

gioniero Giovanni lo sentenzid al taglio delta deslra, av 
trascorrere obbrobriosamente sa d' un asino V ippodro* 
mo , e quindi al snpplizio estrenio. 

111. 11 noveflo imperatofe dato cosl priocipio alP oc* 
cidentale reggimento , e per troppa coodiscendenza 
della genitrice Placidia uso ad una molle e dittcata* 
vita, dirizzo la mente agli incantestmi ed alia giudixia* 
ria astrologta , e die peggio aucora Bfi e , a prooaociarst 
eon molta accuratezza ed infamia il godimento delle 
mogli non sue , qnantunque Pavvenenza della propria 
fosse ben lunge dal temere confrouti. Le quali oaalvagita 
il ridassero codardo in guisa che oon solo vennegli me- 
no 1' anitno di riconquistare il perduto , ma dove far 
Senza 1' Africa slessa , le ciri vrcende compiranno que- 
rfto argomento. 

IY. Viveaoo a que'dl Aezio e Bonifacio (i), romani 
duci, priori nell'arte della guerra, e fornili di molto acu- 
tne d' ingegno 9 e di altre non pocbe ammirabili prero- 
gative ? cosicche potea dirsi non ftvervi un terzo delP e- 
gual tempra nelP imperio , e tutta la virtu romana es- 
sere nei due concentrata ; se non che discordavano tra 
lorointorno ai raaneggi della repubblica. In questo mezzo 
Aezio vedendosi per opera di Placidia anteposto Boni- 



(i) a Bonifacio fu no ifluslre personaggio, e piu volte pognk 
» e vinse molte barbare nazioni , ora con pocbe ed era con piu 
a truppc, e UlvolU aoche a siogolar conditio ; e, per dir breve> 
» egli in ogni modo tiber6 V Africa da molte ; e varie nazioni 
» barbare. Era raoltrc noroo di giostizia amico e aprezzatore 
» dell' oro » (Olimp. , trad, di S. Blandi ). 



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14*R0 PRItfO igy 

fecio niella prefettura di tutta P Africa, ne provo di- 
sptacere, ma frenava sua lingua giudicando anoora in- 
tempestivo il dichiararsi apertatnente ^ non si tosto 
per6 ebbene udito V arrivo in su quelhi terra che si 
ro\se a biasimarlo in palese, a riferirne tristi fatti a 
Placidia , a pingerlo rubatore de' popoli cfomniessigli 5 
e cbe tal sia^ proseguiva, egli stesso »e dara certjssima 
pruova se richiamato non obbedigca : piacque alia doi>* 
na il consigKo e propose di valersene. il calunnratore- al- 
lora scrive al suo emulo di tenersi bene in guardia, aven* 
do Placidia gravi sospetti contro di loi , e mendicando 
pretesti a rimoverlo; cbe poi le sue parole non siend 
finziom megh'o il conoscerA vedendosi oomandato senzti 
Icgiltima causa di torn are. Quegli ricevuto quasi con- 
tetnporaneamente un tale avviso e 1' ordine di retrace- 
dere in Bizanzio , rispose agii inviati di non volersi ft$ 
air iroperatore , ne alia mad re* sottomettere , e costei 
saputane la o$iinazione vie megJia ripnt& Aeiioifedefe 
ed amantissimo d'Onorio, c Bonifacio reo edimal frty 
ma fcde. . 

V. II prefetto adunque in si grande travaglho di menfe* 
pavent&ndo movere pet manco di forze contra Roma ^ 
pensd strigt>er lega en' Yandali cbe stanziavaae nell* 
Spagna, c6me scriVea (i), poco Innge dall' Africa, dove 
a Gogidisco uscito di vita erano succednti i figliuoll 
Gontari legittilftk) e Gizerico bastardo, il quale assai 
valente nelle armi e col fratello ancer ptirgoletto oc* 
cnpava A supremo potere. Mand& pertanto cola benaf- 

(i) S » di qucsto capo. 



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298 GUERRE VANDAL1CHE 

fette persone ad amicarseli entrambi col mostrar loro 
che venendo neU' Africa potrebboo godcrsela tripar- 
tita , e confederati insieme aitarsi a vicenda nel re* 
apignere chiunque ardisse molestarli. I Vandali, aderito 
di bnonissimo grado alia proposta e yalicato lo stretto 
d'Ercole (i), occuparono quella regione lasciaado che 
i Visigoti rendessersi qaindi padroni della Spagna. la 
Roma perd gli amici del ribello, goardando alPavvcnuto 
ed alia costaate sua fede al monarca, non poteano ria- 
▼ersi dallo stupore, e sin taluni di loro viaggiarono ad 
insinuazione di Placidia stessa in Cartagine per scco 
lai abbocoarsi : e com' ebbero esaminato il carteggio e 
fcoperto Aezio traditore fannosi nuovamente indietro per 
dfcvelare tutta la biiogna all 1 imperial genitrice, asseren- 
dole Bonifacio reo di colpa non sua, L' Augusta allora 
punta nel vivo s'tnfinae col perfido, ni lo rimproveri 
delle tante ribaldcrie contro il figliuolo ., mirandolo alia 
testa dell' eserciAo e d'troa repubblica travaglialisaima a 
que' di \ ma lcv&teoe gravi querele co' partigiani di Bo* 
nifacio, e loro appalesato il tntto giur6 voler essere grata 
a cestui, s V riuscissero a distorlo da quel proposilo, 
ci6 4 dal pennettere che P iwperio addiveoga per ca- 
gibn sua proprieta dei barbari. A tale riferta il prefett* 
ebbe rimordimento dell' operato con troppa fidanxa e 
precipita*ione, e detestando la gill conchtusa lega prese 
a ientare con molte migliaia di numm* se i Vandali 
partirebbonsi . dall' Africa ; rinvenuUli perd di t*U' al* 
Iro perere , e riportandone di soprappiii beffe ed ok 

(i) Oggi strelto di Gibillerr*. 



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L1BR0 PR1MO igg 

traggi ripose la vendetta nelle armi } se non che avuta 
etiandio in esse contraria la sorte, ripar6 ad Ippone 
regio (i), marittima e forti6catissima citti della Numi- 
dia, dove segnendone le orme accorsero i barbari, co* 
mandati da Giserico , ad assediarlo. Da Gizericor dissi 1 
cb& Gontari era gi& morto, e forse per mario del fratel- 
lo , quantunque asseriscano .quelle genti averlo i Ger- 
tnaoi fatto prigioniero in una battaglia vinta su' qon6ni 
spagpuoli, ed impalato; di tal guisa ebbi il fatto dai 
Vandali stessL Rimasto il oondottiero hingo tempo col- 
l'esercito avanti Ippooe , e non potendolo espugnare o 
ridurre a patti , fu costretto per diffalta grandissima di 
vittuaglia a sciorre 1* assedio. Arrivato poscia da Bizan- 
aid e da Roma supplimento di truppe col dnce Aspare, 
Bonifacio ed i Romani dell' Africa diedersi ouore e prin- 
cipiarono a resistere valorosamente ; ma pHi di prima 
contrariati dalla fortuna dovettero tntti da sezzo cht 
qua cbi la , abbandooato il campo , fbggire : Aspare 
tornossene in Bizanzio d* onde provenir a , e Bonifacio 
direttosi a Roma pott di leggieri scusarsi a Placidia 
deHe sofferte calunnie e riaverne il favore. 



(i) Due Ippooi sodo rammentati da Strabooe V uoo pros- 
simo ad Utica , e 1' altro a tnaggiore distadza , verso il Trito. 
(lib. *vn)% 



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So© GUERRE VANDAL1CHE 

CAPO IV. 

Un' aquila svolaztanle sulla testa di Marciano , tenuta presa* 
gio del sua imperio, liberah dalia schiavita di Giterico.— 
II quale traendo buon conto della vittoria s' appacia con 
VaUntiniano , e gli da il proprio Jigliuolo in istatico. — 
Morte di Placidia e turp'e furberia di Valentiniano. — 
Morte di Aezio. — Atlila melte a sacco V Europa, e co/i- 
quisla Aq Hilda. — - Massimo fa uccidere Falentiniano , e 
spotane la consorte Eudossia, che informata del cos tut 
tradimento implora da fOinerico soccorso. 

I. I Vandali tolta 1'Africa ai Rotnaui guardarono sotto 
buona custodia i prigiohieri tra cui era Marciano quin- 
di successors di Teodosio , e vo'a dtrne la istoria: 
Mentre che jn tal giorno questi disgraziati eransi fatti 
raccorreda Gizerico entro una vasta corle, bramoso di 
osservare dai toIU loro ise aveaveno di stirpe regale 
per sottrarli da si triite condiziooe, e la pel nudo ter- 
reno d* incdia e di fatica oppressi giaceansi assonnati , 
un' aquila d'improtviso volatavi 6' arrest 6 , librandosi in 
sulle all , qualche tempo sopra il capo di Marciano. Il 
barbaro tra se notato il prodigio , ne tenendolq opera 
del c^so , lo chiama e vuol sapere da lui cbi mai e' si 
fosse. E quegli: il partecipe , rispose, di tutti gli arcami 
di Aspare, o con voce romana , il familiare suo. Gize- 
rico a queste parole ravvolgendo nella mente ed il ma- 
raviglioso operare delP uccello e la possanza di quel 
duce in Bizanzio , giudico fuor di proposito il dargli 
morte j ne verisimile clie V aquila cos\ onorasse cbi 



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LIBRO PRIMO 3oi 

«veya ad un filo appesa la vita. II perchi vedendo inu- 
tile ogni tenlativo di nuocergli se destioato era all'im- 
perio , non Talendo possa umana contro ai voleri del 
Name , si fa giurare da lui una costaote amicizia e che 
terrebbesi ognora lontano da! guerreggiare i Vaudali. 
Per simigliante guisa Marciano riebbe la propria liber* 
la , e morto poco dopo Teodosio fu imperatore, da 
ottimo principe governaodo la repubblica , solo che 
trascur6 le africaue viceade , come narreremo a suo 
tempo. 

II. Gizerico, superato Aspare e Bonifacio , prudente- 
tnente chiamandosi alia memoria la volubilita della fortu- 
ne, la picciolezza sua rimpetto all'imperio, ed i gravi peri* 
coli cui soggiacerebbe se Roma e Bizanzio mandassergli 
cootro un nuovo esercito, meglio estim6, in virtu di tali 
considerazioni, il moderarsi che non PinorgogKre per la 
teste riportata vittoria^ laonde cbiese ed ebbe pace da Va- 
lentioiano , obbligandosi ad un annuo tributo e dando- 
gli in istatico il proprio figlio Onorico , il quale per6 
dopo breve assenza , crescendo sempre piu tra loro la 
buona armonia, venhegli dall' imperatore spontanea- 
mente restituito. In Roma frattanto muoionb PUcidia 
e Valentiniano , non lasciando costui prole virile , ma 
due sole femmine avute da Eudossia Bgliuola di Teo- 
dosio , e qual ne fosse P est-emo fato esporrd qui bre- 
vemente. 

III. Vivea a que 9 di tra 9 senatori un Massimo , con- 
giunto per parentado al tiranno di egual nome spento 
dal seniore Teodosio , e di sua sconfitta era celebrato 



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3oi GUERRE VANDAUCHE 

festive anniversario dai Romani (i). Valentiniabo inva- 
ghitosl delta oostui moglic di grandissima onesta e bcl* 
leaza, e disperando averne V afletto , studiossi comptere 
i suoi desiderj con abbominevol arte; impercioccbi man- 
dato ordine a Massimo di toslo presentarglisi nella reg- 
gia , e preso a ginocar seco ai dadi , con invito di da* ( 
naro , il rinse 9 e ginsta il pattnito dapprima tra loro , 
in isconto delte poste ebbene l'anello, che fe segreta- 
mente ed a nome del consorte pervenire alia matrooa , 
sollecitandola di portarsi appena rfcevuto quel segno alia 
corte per salntarri I* imperatrice Eudossia. Ella obbedi- 
sce , ed al suo arrivo £ accolta da persone complki del 
tradimento , e condotta a diritio nel gineceo , dove 
pronto gtugne Valentiniano ad incontrarla per esegnire 
la ordita trama. La mescbina tornata qnindi alia sna 
abitasione mesta lagrimava il sofferto oltraggio, e cor- 
rncciavasi acerbamente al marilo supponendolo par- 
tecipe di tanto delitto. Massimo ribollente d*ira me* 
dita vendicarsi coll' offensore , ma trovando grave osta- 
colo a' snoi divisamenti nel dace snpremo , in molta 
estipaxione allora per una segnaUtissima vittoria ripor- 
tata sopr* Attila condottiero d' un poderoso esercito di 
Massaged e di Sciti contro i Romani, pensA torre a 
cestui in anticipaaione ogni lode e merito derivatigli 
da quelle imprese rendendolo sospatto al mooarca ; ed 

(i) Anno dell'era volgare SS3 e settimo ddllmperio di Teo- 
dosio L Fu sconfitto il tiranao presio Aquitm i • spogliatofe 
dalle imperial! iatcgae teggitoque al Uglio della testa. 



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LIBRO PR1MO 3o3 

av^vane tntto il destro , cevtissimo ebe i Romani erano 
ben lunge dal riporre in esso ogni loro speranza. 

IV. Comperatosi adunque V affetlo degli ennnohi j ai 
qnali , in premio di ior fedelta 9 atera P imperatore 
commesso la custodia del suo corpo, induceli a persua- 
dcre Valentiniano cbe Aezio macchinaragli insidie , « 
colui di leggieri credotolo , per a?erne sospette le vir- 
tuose azioni, ordina che di ferro perisca (1)5 si vuole poi 
cbe interrogate un Romano a' suoi fiancbi sul merito di 
quella morte veoissegli risposto : u Se dalla prpferita 
• sentenza avrem utile o danno a te spetta il giudicarv 
» tie , o sire : sta perd fitto nel mio capo cbe siiti col- 
n V opera della manca tagliato la destra mano ». 

V. Attila, morto Aezio, non Tedendo piu tra 1 romani 
duci chi potesse competer seco in valore , gtiasta e ro- 
vina per poco Europa tutta e fa suo tributario Ptmpe- 
rator d* occidente. E narrasi cbe cinta d* assedio Aqui- 
leia (a), citta marittima, ricca e popolata sopra ogni al- 



(1) Anno delT era yolgare 4^4 * c vigesimo dodo deU'impera- 
tore Valentiniano 1IL « Valentiniano fecc uccidere Aezio per 
» semplice pazzia; il quale poi nel fine dell' anno fu inisera- 
» inente acciso, onde lo imperio era tutto sotto sopra, essendosi 
» perse molte provincie, e tra le altre la Spagna, la Francia, 
» r Africa , la Germania , la Dacia , la Sarmaiia , la Misia , la 
» Guascogna , la Pannonia > e altre regiooi nobili , onde lo im- 
» pero era del tutto in occideote depretso » ( Rardi ). 

(a) Dana pariroente Acilia. « Aqoileia , sodo parole di Stra- 
ti bone , cbe pin d" ogni ahra e yicina all' ultimo receato del 
» goifo, la fondarono i Romani, e Ibrtificaronla contro i barbari 
» abitanli nelle parti superiori. Si naviga alia voUa di questa 



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3*4 GUERRE VANDALICHE 

tra al di la del gcrffo lonico , arrivassegli il tegueote feu- 
stissimo augurio. Stanco omai dal lungo edinfruttuoso 
accerchiar quelle mura , intimd la partemsa all' esereito 
per V aurora del vegneute giorno } ed in effetto ai print 
raggi mattulini pronti i barbari comineiavano a retro- 
cedere , quando fu in cotal mezzo aocchiata una cico- 
goa portar via per stugulo i suoi pulcini da una torre 
ov' eraue il nido , i quali non ancor destri al volo ada- 
giavansi nel tragi tto sul dosso materno, ecosil'un dopo 
l'altro condurli a salvamenlo. Attila, di moltissimo in- 
gegao nelP ioterpetrare gli augur) , considerate il fatto 
rivoc6 subito V ordine delta parteoaa , diceudo cbc 
P uccello doq abbandonerebbe indarno sua magione se 
uon antivedesse mioacciata di quiche gravissitno disa- 
4tro la citta dal Kume ; e fu indoviuo , miraudo poco 
atante cadere di per sh la, parte del muro che ricettava 
il nido , e cop eid aprjrgl*si uo varco , per mettervi a 
ferro e fuoco quatoto #r$v* dentro ; tali furooo i desttqi 
di Aquileia. 

VI. Massimo di poi estingue Valentiniano 9 e rimaso 
a que 9 di vedovo invaghisce d* Eudossia e vi passa a 
nozze 5 ma avendole confessato, tra 1 ptaceri del talamo, 
che preso oltre misura di lei non seppe rattenersi dal 

» citta rimootando il fiume Aiatisone per lo spazio di circa ies- 
» sanla stadj ; e serve d'emporio a quelle fra le oaziooi illiricbe 
» che abitano lango 1' Istro , le quali vi portano le produzioni 
» marine e il vino che mettono in botti di legno su carri , e 
» 1* olio ; e i Rooiani vi conducooo schiavi , pecore e pelli. 
* QuesU <titta d'Aquileia b situata fuor dei confini degli Eneti * 
(lib. v, tradU di F. A,) 



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L1BR0 PRIMO 3o5 

vedovarla del marito, la matroua cui gia da gran pezza 
non iva costui piu all'animo , esacerbossi tnaggiortncnte 
per le udite malvagita, ed agogn6 vendicare il tradito 
coDsorte. Laonde appeoa dileguate le tenebre mando 
frettolosamente a Cartagine (i) pregaodo Gizerico di 
accorrere a gastigare V empio tiranno e dell' assassinio 
di Valenlioiano e de' cattivi trattamenti cui soggiaceva 
ella stessa. Aggingne di piu cbe ove il perfido riuscisse 
ad usurpare il supremo potere tutto ne aodrebbe in 
perdiziooe , e concbiude rammentandogli l'obbligo suo 
di sovvenirla merce dell' amicizia e degli accordi cbe 
legavanlo all' ucciso , e la impossibility di sperare aiuto 

(i) « fe Cartagine situala sopra una penisola della perifcria 
» di trecento sessanta stadii, cinta di muro, ed il suo collo, della 
» lunghezza di sessanta stadj , stendesi dall' uoo all' altro mare , 
» dov' erano le stalle degli elefanti de' Cartagioesi , luogo vaslis- 
» simo. Nel mezzo della citta fuvvi la rycca Domata Birsa (Dorso), 
» ch'h uoa balza assai erta con abitazioni all'intoruo, c neHa cui, 
» sommita ergevasi il tempio di Escnlapio , cbe la moglie d' A- 
» sdrubale nella presa della citta arse unitamente a se stessa. 
» Sotto la rocca sono i porti e Cotone, tsoletta rotonda circon- 
» data da stretto canale ( Euripo ), e da ambe le sue parti vcg- 
» gonsi in giro gli arsenali. Didbne edified questa citta , e vi 
» condusse da Tiro gli abitatori . . . . . Cartagine dopo essere 
» stata luogamente deserta , rimontando la sua rovina quasi al- 
» T epoca di quella di Corinto , fu nell' egual tempo ristaurata 
» dal Divo Cesare , il quale vi mando coloni romani , cbiunquc 
» ne avesse fantasia , e qualche soldato. Ed ora e cosi popolosa 
» che non havvene allra inaggiormente in Africa » ( Strabone , 
lib. xvu ). 

Paocopio j torn, I. ao 



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3u5 GUERRE YANDAL1GHE 

alcuno da Bizanzio, dove > tnancata ai vivi Teottosio,. 
imperava Marciano. 

CAPO V. 

Decision* di Massimo*. — Giterito , saccheggiata Roma y itwia 
a Cartagine la moglie e le JigliuoU di Valenliniano y e con* 
esse una immensila di riccheite. — Atlerra le mora delle 
citta* d Africa , e ne divide i colli ai VandalL Jliduce in, 
coorti questo popolo e gli Alani; metie a Jerro c fuoco* 
f Italia f la Sicilia , ed altre genti. 

I. Gizerico avido fuor di misura delle sfondolate vie- 
cbezze che rinverrebbe in Italia , solcane frettoloso con 
immenso navilio le acque ed entra senza opponiroento 
a Roma, dove il. popolo di botto scagliasi cootro a 
Massimo fuggente, e lapidatolo ne fa il cadavere in 
brani (t). 

II. II Vandalo tmpadronttosi di Eudossia e delle co- 
siei figliuole , Endocia e Placidia , avute da Valentinia- 
no , dell' imperiale tesoro , e d' ogni suppelletiile pre* 
jtiosa nella citta, ripone il tutto sulle navi, e seco tras- 
portalo in Africa; ne l'insaiiabile sua avarizia perdon& 
agli stessi ornamenti dei temp}, togliendo sacrilega* 
znente da qnello di Giove Capitolino sin la meta delle 
tegole di rame dorato ; 4 peri voigare tradizione che 
la nave carica delle statue fosse da tempest a sonv- 
mersa , mentre le rimanenti pervenivano salve nei porli 

(i) Aooi delFera volgarc 455. II suo imperio durd toesi due* 
• giornt ventisei 



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IJBRO PRIMO 3o 7 

africani. Delle prigioniere quiodi marit6 Eudocia ad 
Qaerico 6gliuol sao primogenito ; Placidia , consorte in 
prima del ragguardevolissimo senatore Olibrio , ed Eu- 
dossia mandolle a Bizanzio , molto a pro loro suppli- 
cando V imperator Leone succeduto, pe' maoeggi d' A- 
spare , nelP iroperio a Marciano. 

III. Dopo qneste faccende e'rivoltosi all'Africa stnau- 
tcllonne di mura tutte le citta da Cartagine infuori , 
accioccjie ne i loro abilatori menando bottino dai Ro- 
mani avesservi gicuro asilo • ne i Romani , se mandati 
cola, potessero al partirne gtanziarvi presidios mole&tia 
de'Vandali, provvidenza dichiarata ottima da principio, 
ma cbe agevoli grandemente, col tempo avvenire , a Be- 
lisario la conquista della region© , trovando egli dapper- 
tutto citta sfasciate di muro e non difese *, laondc appa- 
lesatosi il danno Gizerico ebbene scberno, e fu accusalo 
di stoltezza per cid stesso che in prima tenuto era la 
migliore delle sue deliberazioni , riformando V uomo i 
propri giudizj ad ogni variar di fortuna (i). II barbaro 
di piu ridnsse al scrvaggio tulti gli Africani di natali 
chiarissimi e di sotnma opulenza , compartendone le 
possessioni e le ricche suppellettili tra figlinoli suoi Ono- 
rico e Genzone (a), che di gi& eragli morto 1' ultimo 7 
Teodoro, senza prole. Distribui ai Vandali.il fertile 
suolo , denominato ancbe oggidi terra Vandalica, spet- 
tante al resto del popolo, rimanendo i legittimi pro- 
prietarj spogli di tutto , liberi peri di trasferirsi ove 

<r) V. il cap. 19, § a, di questo libro. 
(a) Genierico (Cousin). 



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3*8 GUERRE VANDALICHE 

riuscisse loro piu accetto. Voile inoltre che le terrc 
accordate alia sua discendeoza ed a'Vandali andasscro 
francbe da tributo , aggravandone per lo eontrario 
quelle sterilissime rimase agli anticbi padroni , di guisa 
cbe i soli travagli della coltivazione rivenivaone al pro- 
prietaries molti parimeute furono gh* sbandeggiati ed nc~ 
cisi per finte reita, nella mira di vie meglio ascoadere 
le vere , o sia le accuse date loro di avere trafugato it 
danaro. Fu cosi V Africa il bersaglio d' ogni maniera 
di sventura. 

IV. Divise eziandio in coorti i VandaK e gli A lam, e 
creA a reggerle ottanta duci , nomandoli chiliarchi , a 
vuoi capttani di mille uomini , perch& il suo esercito 
fosse creduto forte di ottanta mila combattenti, qoando 
in realta queste raigliaia doq eccedevano il numero di 
cinquanta 5 A perft vero cbe si accrebbero di poi colla 
nata prole e colle federazioni di nuove genti : e qui sia 
detlo che sotto il nome di Vandali milita?aao al suo 
soldo gli altri barbari tutti dai Maurusii (1) in fuori , i 

(1) « Al disopra della Circnaica , narra Strabone , e delle 

» Sirti stanno i Psilli , i Nasamoni, ed alcune tribu dei Getuli ; 

» poscia i Sinti ed i Bizacii sino a Cartagine , la quale ha im 

» grau territorio a cui sono coutigue alcuoe nomadi popolazioni. 

» Tra queste si conoscono massimamente i Massili ed i Massisili 

» ed ultirai di tutti sono i Maurusii » ( lib. 11 , trad, di F. A. } 
Ed allrove: « I?i adunque (oeirantedetta regione) abitano coloro 

» che nomansi Maurusii dai Greci , e Mauri dai Roman i e dai 

11 paesani, gente libica grande e ricca, che lo slretto separa dalla 

» Spagna di contro. Che poi la Mauritania sia fertile (eccetto il 

» poco deserto ) , abbondante di fiumi e di laghi , terra in cui 

* allignino benissimo molti e graudi alberi, e producitrtce d'ogui 

» cosa da tutti si conseule » (lib. xvn). 



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LIBRO PR1MO 3o9 

<juali* solo piu tardi furono da lui stipendiati. Dopo 
la mdrte di Valenthuano egli conlinud molti anni al venit 
di primavera a manomettere l'ltalia e la Siciiia , atter- 
rando le citta e trasportandone seco prigioni gli abitatori; 
guastata quivi ogni cosa prese ad opprimere P lllirico v 
il Peloponneso, la Greeia e tutte le isole adiacenti , e 
ricomparve da ultimo nelP Italia e nella Siciiia a pre- 
darvi il poco fuggitogli Belle prime scorrerie. fe famA 
che una volta al levarsi del porto di Cartagine chiesto- 
•gli dal piloto contro <juai popoli tirar dovevano le navi, 
e'rispondesse : laddove piaccia al Nume sospingerle : • 
per cotal guisa facea scempio senza ragione alcana de' 
miseri cui veniva dalla sorte condotto. 

CAPO VI. 

Poderosa oste raecolta da Leone contro i Vandali; Basitisco* 
capUano di lei , subornato da Aspart. — Anlemlo , elelto 
imperatore d'occidente. — Marcellino conqaista la Sarde- 
gna , ed Eraclio Tripoli — Pugna navalc* — Oenerosa 
mortc di Giovanni 

L A tanta arrogansa de' Vandali sdegnatosi altamente 
V imperatore bizantino defiberd guerreggiarli da terra 
con un esercito forte, giusta il grido commie, di cento 
mila combattenti, e da mare con immenso navilio con- 
'gregato da tutto V oriente ; si profnse inoltre molto 
danaro ad arredare marinai e soldati , in causa della 
grande lontananza de' barbari contro cui eran diretti , 
non essendo costati meno di trecento aurei gli appre- 
stamenti di quella spedizione; ed , a soqquadrare il 



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3jo GUERRE VANDAL1CHE 

tutlo j ne fu dato per mala ventura il comaodo a fiasn 
liaco, fratello deU'imperatrice Verina, personaggio non 
meno avidtssimo delP imperio che certo di ottenerlo 
perseveraado nelP amicizia d' A spare , il quale seudo 
zelantissimo sostenitore delle ariane dottriae potea inal- 
zare altrui ma doq se stesso al trono. Egli pertanto , 
mostrandosi gia palesemente awersa a Leone (i) in 
vendelta di qnalche torto rice?utone, e forse allora 
mosso da tenia non costui riuscendo vtttorioso nelle 
armi addiveniase di soverobto poteote , suggeri coil se* 
gretezza a Basilisco di favorire i nemici. 

II. Leone aveva dapprima ioviato Antemio, senatore 
di nobilissimo legnaggio ed assai dovizioso , a reggere 
V imperio d' occidente col patto di averne aiuto nella 
guerra vandalica (a). Se non che Gizerico domandato 
avendo quel diadema a pro di Olibrio suo affine per 
parte di Placidia figlinola di Valentiniano , al vedersi 
nscito di speranza incolleri e prese a travagliare Tim- 
perio da IP uno all' altro confine. 

III. Eravi di quel tempo in Dalmazia un MarceNiano, 
personaggio assai probo, il quale dopo la uccisione del 
suo amico Aezio aveva scosso il giogo roraano, e pro?ve- 

(i) II qoale tvea ottenuto pAr opera sua 1' imperio (V. Can- 
dido Isaiirio ). 

(?) Anni dell' era volgare 466, e 10 dell' imperio di Leone. 
« Leone dichiaro Augusto ^ntemio , e \o mand6 a difenderc lo 
» imperio d' Italia, restato , per la morte di Severo ucciso dai 
» soldati , scnza imperadore , il quale non pole mai venire in 
» Italia , se non I* anno £68 4i Cristo , essendo stato impedtto 
» da* barbari , che la depredavano ». (Bardi). 



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LlttfcO PfertiO Sn 

<Wt6 in gtfisa aHa conservazione dell' osorpato dotnioio 
che nessuno piu ardiva contrastargliene. V imperatore 
ttdanque voleodo trarre profitto anthe da lui nell'assalire 
i barbari , il carezt& cotanto che indasselo a mover 
vonftro la Sardegna perdiscacciarne gli usurpatori, come 
di leggieri e prestamente egli face. Eraclto iuoltre ve- 
unto con armata navale da Btzantto all' africana Tri- 
poli (i) vi sconfisse i Vandali > e lasciate le ttavi marciA 

(i) Non mcno dl cinque Tripoli rraveotamo nefle Opere deft 
Oeografi e sono : i.° Tripoli nella Feniria; a.° Tripoli d' Africa, 
alia spiaggia del Hediterranco ; 5.° Tripoli di Barberia; 4. Tri- 
poli di Lidia ; 5.° Tripoli di Tessaglia. Del primo Diodoro scri- 
vea: « E in Fenicia celebre la citti di Tripoli, che cooveniente 
v alia natura sua ha la deuotninazione ; perciocche tre citta ia 
» essa cootcngonsi discos! e Vuna daU*altra per I'intervallo d'uno 
» stadio. Una chiainasi degli Aradii, una de'Sidonii, la terza dei 
t> Tirii » (lib. xvi). Del secondo , ch' e par quello citato qui da 
Procopio , Solino, scrittore non antichissimoy fu il primo a tras* 
metterceoe qualche notizia; vnolsi per6 avvertire ch* egli si vale 
di questo noroe per indicare una ioticra provincia , su cui erge- 
vansi tre citta : Achaei , scriv 9 egfi^ Tripolih lingua sua signant 
de trium urbium numero Oeae , Sabratae, Leptis magnae. Ed 
Isidoro ripelendo la cosa medesima sostitui di piu tripolitana 
rtgione alia voce Tripoli ; della quale senteoza furooo eziaodio 
Sesto Rufo , il cosmografo Aetico e Gralio Ooorio. Ne tampoco 
sembrerebbe fuor di proposito il congetturare eke il Noslro pa* 
rimente siasi qui proposto di riferire tal nome a regione, meo- 
tovaodo Del seguito dtlle present! Guerre ( lib. 11 , cap. a 1 ) il 
governatore ( Sergio ) mandatovi da Giustiniano , e negli £di£zj 
(lib. vi, cap. 3) i coofioi. Non saprebbesi poi oon certezza sta- 
bilise qaando riportassero quelle terre un tal nome ; e' si pare 
ttondtmeuo che cio avveniste dopo l' epoca di Tolomeo, essendo 



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5i» GUERRE VANDAL1CHE 

per terra colle truppe verso Cartagine $ cosi ebbe pritt- 
cipio quella guerre. 

IV. Tra questo mezzo Basilisco approd6 con tulto il 
suo navilio ad una ciltadetta soli dugento ottanta stadj 
iontana da Cartagine, ed Ermea nomata da ud tempio 
ab antico erettovi a questo oume (i). Ora se il duce, in 
cambio di temporeggiare, fosse di lancio an da to cootro 
la tnetropoli avrebbene per certo espugnate le raura e 
ridotto i barbari in servitu, essendosi Gizerico, all'udire 
la perdita della Sardegaa e di Tripoli ed al mirare la 
formidabile armata navale de'Romani, lasciato sorpren* 
dcre da grave spavento di Leone imperatore , giudican* 
dolo principe invittissimo e di una insuperabile potenza; 
ma il lento procedere e la pigrizia del rontano duce, o 
se pur vuoi il suo tradimento fe perdere la opportunity 
di si grande vittoria. lmperciocche il barbaro vedu- 
Cane la trascuraggine subitamente arma tutto il suo 
popolo e ne riempie le navi maggiori } fatta quindi ap- 
prontare quantity di barcbe vuote, destinate pur qneste 
a tener dietro le prime , spedisce al nemico per averne 
soli cinque giorni di tregua , nel correre dei quali risol- 
verebbe se obbedir debba a Leone e venire agli ac- 
cordi seco $ taluni peri vorrebbero che inviasse a mer- 

a lui posteriori tuui gli storici che in simigliante guisa la 
chiamano. Dalla regione in processo di tempo il norae pass6 , 
non potendosene determinate il quando , a una delle sue princi- 
pal! cilia, forse Sabrata o Oea , Tuna delle quali ridolU poscia 
a borgata, Tripoli vecchia, colle sae rovine accrebbe la potenza 
dell' altra , che principio corseggiando a moleslare i cristiani. 
(i) Mercurio. 



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LlfeRO PR1MO 3i3 

catare questa dilazione ed a cattivarsi con molto da* 
naro la soldatesca roinana: il suo dcsidcrio poi d' indu- 
giare la pugna fondava sulla speranza di veder sorgere 
nel chiesto intervallo un propizio vento. Basil isco adun- 
que sia per secondare i voti di Aspare , sia compro 
dal barbaro , sia anche per sua intima persaasione di 
ben fare vi acconseuti, rimanendosi tranquillo nel cam- 
po ad attendere P occasion farorevole ai nemici. 

V. Cos\ i Vandali al soffiare di propizio vento navi- 
garono alia volla degli assalitori , e fattisi loro dap* 
presso metton fuoco alle vuote fuste avvisatamente con- 
dotte , e spiogonle Contro dei vascelli romani , i quali 
per essere molti di numero soggiacquero a gravissimo 
danno. Alio sparpagliarsi inoltre delle 6amme tra que- 
st!, tutto fu disordine , grid a e sbigottimento , mirando 
ognuno a campare da quel terribile incendio ; ma i 
barbari parandosi loro innanzi non cessano di ferire, 
d' imprigionare , e di sommergere nelle onde chiunqoe 
ha cuor di resistere, o tenta salvarsi con disperata fuga. 

VI. Non mancaronvi tuttavia pareccbi esempi del- 
P antico valor romano, ed , a ridirne alcuno, abbia qui 
onorevole menzione Giovanni vicegerente di Basili- 
sco, il quale vedendo il suo vascello attorniato dai bar- 
bari ne sostiene coraggiosamente Pimpeto, e ridolto 
agli estremi , anziche incorrere nelle mani loro , get- 
tasi armato in mare. Terminata siffattauiente la guer- 
ra Eraclio ripatrio , Marcellino ebbe morte da un per- 
fido , e Basilisco rifuggi in Bizanzio entro la cbiesa del 
divin Salvatpre , o , con altro nome , di S. Sofia , e 
quindi ai prieghi delP imperatrice Verina oitenne gra- 



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3U GUERRE VANDXL1CHE 

&ia , ma non potft di subito ascendere in trono , com* 
fortemente desiderava > avendo Leone tolto di raeizo 
Aspare ed Ardaburio, inaospettitosi ch* e 9 tendessero in* 
sidie alia sua vita (i). 

CAPO VIL 

Morte di Jntemio , di OU&rio e di due Leomi. -— Laude di 
Maggiorino ; suo stratagemma ; prodigio ajrrivatogU ; spe- 
ranze di Roma fondate sulla riputaiione del costai valorem 
e svanite col la sua pronto, morte* — / successor* Nipote, 
Glicerio ed Aagastolo hanno breve darata. — - Basilisco 
usurpa t imperio , e tradito da Armatio cade nelie mani 
di Zenone per opera di Acaeio vescovo delta chiesa ia 
cui aveva asilo. — - Sua lagrimevol fine. — * Convent ione di 
pace tra GUerico e Zenone. — Morte ed ultima volonta 
del prime. 

I. Non guari tempo audi che Antemio imperator di 
Roma fu tolto ai vivi da Recimero suo genero (2), e dopo 
brevissima durata ebbe pure Pegual sorte Olibrio (3) suc- 
cessor di lui. NelP oriente poi al mancar di Leone fu 
dal popolo salutato impcradore insiem col padre uu 

(1) « Ardabnrio meditaudo in si die contro V imperatore, pro* 
» curfc di trarre al suo partito gl' Isaurii , ma un certo di nome 
» Martino , famigliare di Artaburio , manifesto la trama a Tara* 
» sicodisa ; di modo che , aumentandosi ognora piu da ameodue 
» le parti i sospetti, I' imperatore priv6 di vita Aspare, ed i suoi 
11 figli Ardaburio e Patrizio Cesare » (Can dido Is.) 

(2) Fu eletto imperatore nelF anno {66 dell' era volgare , co- 
me si disse, prese la corona imperiale nel 468, e morl nel 47*« 

(3) Regn6 mesi 3, e giorni a3, correndo 1' anno 47?* 



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LIBRO PftlMO 3i5 

altro Leone (prole di Arianna figliuola del defunto e di 
Zen one) ancor fanciullo di tenerissima eta 9 ed il quale 
simihnente trascorsi pocbi giorni si passd di questa 
vita (i). 

11. lnnanci perd a tutti costoro 1'occidentale imperio 
ebbe Maggiorioo (a), principe sopra ogni altro delta ro- 
mana dinastia foralto di probita e valore , il quale fece 
grande apprestamento di guerra cootro i Vandali, e ser- 
baadosi la capitananza di tutto I'esercitocongregato nella 
Lignria, son ritraevasi da fatica, ne trasaadaya occasio- 
ne di assicurare buon fine all 9 impresa; e giunse a tanto 
il fervor suo cbe voile coi propriocchi, non fidando net 
rapporti , indagare i costumi ed i pensamenti det 
Vandali, e se a noi propiiii o avversi fossero gli aoimi 
delle genti africane. Egli adunque premuroso di man* 
dare ad effetto il meditato disegno assunse none e 
condizione d'imperiale ambasciadore presso al barbaro, 
e per non pericolare di soverchio nella vita, con nocu- 
mento della cosa stessa, tnenti aache il proprio aspetto 
convertendo artificiosamente in nero il biondo vaghis- 
simo delle sue cbiome, com pa rate per esso ai raggi so- 
lar i. Arrivato di tal foggia alia corte di Gizerico, questi 
con molta urbanita lo accoglie siccome rappresentante 
di arnica potenza , e va seco lui, sperando forse inlimo- 
rirlo, nelle piu recondite sale della reggia, dove in mira- 



(i) Questi due imperatori, nomati Flavto Leooe II, e Flavio 
Zeoooe Isaurico , ressero Y orieote i anno e 6 mesi. 

(a) AUri leggooo Maggioraoo. SaU 10 trotfo correndo V an- 
no 4^7 dell' era volgare. 



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5i6 GUERRE VANDAUCHE 

bil ordine pendevano dalle mura tutte le sue arini, c 
copia di preziosi arredi : or mentre qui stavanst co- 
rainciarono le prime a crollare urtandosi con molto 
fragore, non altramente che fatto avrebbero pel moto 
comuoicato loro da scuotimento improviso del luo- 
go. II re accortosene sospettd di tremuoto, ed uscendo 
cbiedea se ad altri fosse a wen u to di sen tire 1'egual co- 
sa; ma rispondendogli tutti del no prese indarno a ccr- 
carne la provegnenza. Maggiorino poi allorch'ebbe ap- 
pagatp Qgni suo desiderio torn6 all'esercito nella Li- 
guria , e sopra terra il condusse alle Colonoe di Er- 
cole per valicarvi lo stretto e qnindi marciare a Car- 
tagine : e tanta era la confidenza riposta in Ini dalle 
trpppe che ognuno si teneva per fermo di vedere tra 
poco r Africa intiera nuovamente sommessa al domimo 
roraano ; ma una grave dissenteria sopraggiuntagli tron- 
co i suoi giorni (1), e con esso fu abbandonato ogni pen* 
siero di proseguire la gnerra. 

III. II successore Nepote mori pur egli di malattia 
gnstati appena gli onori del trono (2)} Glicerio, dopo co- 
stui, usci di vita sopraflatto dall'egual malore (3), e lasciA 
l'imperio ad Augustolo (4). Furonvi poscia molti altri oc- 

(1) Imper6 4 anni e giorni a. Cosi il Bardi : <r Maggiorano 
» apparecchiandosi contro i Vandali fu astretto da Recimero ti- 
» ranoo a riounziare 1' tmpero in luogo di cui fu fatto Flavio 
» Vibio Severo imperatore d* occidente »• 

{2) lmper6 1 anno, a mesi e 4 giorni. 

(3) Si vuole dal Bardi che questi ancora venisse scacciato dal 
w trono dopo esservisi mautenuto 1 anno, 5 mesi , ed 1 giorno. 

(4) Anni dell' era volgare 475. Governi soli 9 mesi , e 34 
giorni. 1 



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LIBRO PRIMO 3i 7 

cidentali imperatori , che e mio proposito di non ricor- 
dare , avendo tutti avnto corti reggimenti, e non segna- 
lati da geste merilevoli di giugnere alia posterity. Tanto 
basti delle cose d 9 occidente. 

IV. la Bizanzio Basilisco , non sapendo piu vivere 
nella privata condizione , usurpo senza contrasto i) dia- 
dema(i), essendosi Zenone con la moglie riparato nella 
Isauria ov' ebbe i natali (a); ma nel correre d'un anno 
cd otto mesi addivenuto per la sua avarizia odiosissimo 
ai cortigiani ed alle truppe , non si tosto comparve uu 
esercito delPoffeso a combatterlo che, staodo gia le or- 
dinanze di fronte , gli disertd il condottiero Armazio (3) 
cou tutta la soldatcsca , i quali passati nel campo ne- 
mico dicbiararono Cesare il figliuol di Zenone , an- 
ch' egli noraato Basilisco, ed erede del trono alia morte 
del genitore. II perfido Basilisco ricevuto in Bizanzio 
avviso del tradimeuto , va subito a riparare nel tempio 
servitogli altra fiata di asilo (4) 5 Acacio peri vesfcovo 
della diocesi, abborrendone le scelleraggini, lo fe pren- 
dere e cousegnare all' imperatore , giudicando indegno 
dell' ecclesiastica immunita un apostata della fede or- 
todossa per seguire gli error! di Eutichio , ed nn empio 

(i) Anni dell' era volgare 4;5. 

(a) Serive in proposito Candido Isaurio : « Zenone ingannato) 
» da Vertna che sperava di congiungersi con Patrizio prcfetto 
» e regnare, fugge colla moglie e colla mad re dalla citta c dal- 
» 1' impero ; ma di Verina i disegni non ebbero effetto j poichb 
» i magistrali nominarono imperatore Basilisco fratello di lei *. ' 

(3) Arraato (Cons.) 

(4) S* Sofia. V. cap, 6, § 6, di questo libra 



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3i8 GUERRE VANDALICBE 

ch' erasi procacciato V odio universale contaminando 
tutta la sua vita di gravissime colpe. 

V. Zenone tomato in trono si mostrd dappriacipio 
grato ad Armazio , ma concependone poscia qualche 
sospetto gli diede morte (i). Rileg6 parimente nel rigor 
del verno Basilisco e la moglie e la prole ia Cappado- 
cia coa divieto espresso di fornir loro vesti e cibaria y 
riducendolt barbaramente in poc'ora a perdere, tra gli 
scambievoli abbracciart e pianti , la vita (a) ; in ootal 
modo V usurpatore pago il Go di sua tirannia $ ma que* 
ste cose e d* uopo rjferirle ad un' epoca posteriore. 

VI. Gizerico del reslo, quautunque gabbato dall'am- 
basceria di Maggiorino, teneva in punto numerose forze 
per resistere ai Romani } non si venne per6 alle armi in 
grazia d' un accordo , senza limiti per la durata , fatto 
con Zeuone, e pienamente rispettato non meno da co- 
stui sino alia morte , che dai successori suoi Anastasio 



(i) « Armazio , che colla mogli'e di Basilisco giaceasi per- 
il venne ad un alto grado di potent a , ed il comando gli fu an- 
» che affidato di una guerra contro Zeuone suscitatasi ; ma poi 
» per opera d' lllo ( un mago di Zenone giusta Suida ) ed iu 
11 forza di certe condizioni, si volse al suo partito, e seppe tan to 
» insinuarsi nell' animo di Zenone, che vide nominate Cesare il 
» suo figliuolo Basilisco; nulla di meno poco tempo dopo fu ta- 
» gliato a pezzi , ed il suo figlio , da Cesare che era in prima , 
» divenne uno dei lettori in Blacherne » (Candido Is.) 

(a) « Quindi Basilisco , depresso dai sediziosi si rifuggi nclla 

» chiesa insieme con Zenonide sua moglie , e co' suoi figli ; ma 

» di la tratto fuori per frode di Armazio , fu relegalo in Cup- 

i> padocia, e poi ucciso cou tutta la sua fauiiglia » (Candido Is.) 



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L1BR0 PRIMO 3t 9 

e Giostino; regnando tuttavia Giustiniano, erede e ni- 
pote dell' ultimo , si riaecese la gaerra come esporro a 
suo tempo (i). II barbaro poco dopo mancando ai vivi 
per estrema vecchiezza testd il regno al primogeaito 
de' figli y ordioando che tatta la posterity gli si dovesse 
in ciA conformare : e' goyeroA Gartagine , alia testa dei 
Vandaii , anni trentanove. 

CAPO VIII. 

Onorico persecutore dei eristkmi ; ed i Maurusii padroni dei 
monie Auras io. — Gondamondo successor d' Onorico qf- 
ftigge anch 9 egli i seguaci di Cristo. — // fratello Trasa- 
mondo cambia le forme delta persecmione , e sposa A' 
malafrida sorella di Teodorico re de 9 Goti. — Gabaone , 
re dei Maurusii volendo riparare te profanation i dei Van* 
dali muove lor contro e H sconfigge. 

I. Onorico , il maggior de' fratellt morto Genzone , 
successe al padre nel regno, ed i Maurusii allora, tran- 
quillissimi per Io innanzi paventando Gizerico , fecero 
grandi mali ai Vandaii riportandone anch 7 egli in buon 
dato. II nuovo re fu peggiore di tutti i suoi antenati 
nelle inumanita verso i cristiani, ad ogni patto e con ogui 
maniera di suppliaii costringendoli ad abbracciare le 
dottrine d' Ario $ a molti di loro faceva strappare la 
lingua , e di queste vittime colP impedita favella avveno 
ancora a'miei di in Bizanzio; a tale gastigo nondimeuo 
soggiacevano unicamente coloro, i quali sapevoli di sue 

(1) V. il cap. 10 e seg. di questo libro. 



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3ao GUERRE VANDALICHE 

scelleraggini e iussurie ardito avessero in aperto disap- 
proval©. Egli mori di malattia dopo otlo anni di re- 
gno , nel cui periodo i Maornsii impadronironsi del 
raonte Aurasio ( nella Numidia 9 volto al meriggio , e 
trentatre (i) giornate di cammino lontano da Cartagine), 
dove Perto e malagevol terreno guarentiyali da ogni 
vandalico assalimento (a). 

II. Da Onorico la corona dei Vandal! passA a Gon- 
dabondo Gglinolo di Genzone suo fratello, sendo egli il 
piu slretto consanguineo di Gizerico. Esso guerreggid 
molto gli Africani, e voile oscnrar la £ma degli antenati 
suoi col dare maggiori travagli ai veri seguaci di Cri- 
sta ; infermatosi di poi si moriva nel dodicesimo anno 
del suo imperio , lasciando il diadema al fratello Tra- 
samondo, personaggio di bellissime forme , e per acqor- 

(i) Tredici giornate (Cous.) 

(3) Ecco la betla descrizione di questo monte fatta dal 
Nostro nel lib. vi degli Edifizj. a E Delia Numidia il monte 
» Aurasio, cbe in tutlo il mondo non ha I' eguale. Sbrge questo 
» tutlo scosceso a prodigiosa altezza , e voglionvi quasi tre gior- 
» nate a fame il giro. Difficile da salirsi e al primo tratto , ne 
» altro preseota che precipizj. Alia sommila pero ha buon ter- 
» reuo , campagna piana , strade facili , grassi prati , orti pieui 
» di belle piante e d' aromi di ogni genere , fontane sgorganli 
» dalle rupi , aoque placide , e fiumi riboccautt ; e quello che e 
» piu mirabile , biade e frutta in questo monte maggiori che in 
» tutto il rimanente dell' Africa. Tale si e la natura del moute 
» Aurasio , il quale aveodo i Vandali occupalo sino dal princi- 
» pio di loro dominazione , dai Mauri poi fu loro tolto ed abi- 
» tato Boo a che Giustiniano iinperatore , cacciati costoro , lo 
» aggiunse air imperio roniano ». (Trad, del cav. Compagnoui). 



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LIBRO PR1MO 3«i 

tezza e valore primo nei fasti di quella discendenza. E > 
guardavasi dal tormeotare con pene corporali i cri« 
stiani , preferendo eccitarli con ricchezze ed ooori a 
ritrarsi dall'avita credenza^ ed in guisa sprezzava chiun- 
que desse ripulsa a suoi inviti che nulla curante la con* 
dixion loro giunge?a sino a fingere di non conoscerli: 
se alcuno di piu voloniariamente o per mala sorte 
fosse caduto in gravi colpe , scontavane apostatando 
ogni pena. fthnaso in appresso vedovo e sgnza prole 
mandd , bramoso di nuove sponsalizie, a Teodorico re 
de' Goti chiedendogli la sorella vedova da pochissimo 
tempo (i). II Goto v'acconscutl e fee el a partire colP o- 
norevol corteo di mille person aggi ijlustri , e di cin- 
que inila guardie tutte valenti nelle armi ; ed a vie me* 
glio tcstimoniare il contentamento suo di questo matri- 
monio don6 alia sorella il promontorio Lilibeo nella 
Sicilia, rendendo per si.fatto modo il cognato superiore 
in grandezza e potenza a qual ti vuoi capo de' Vandali, 
e procacciandogli la stretta amicizia dell' imperatore 
Anastasio : ebbe per6 costui il rammarico di vedere i 
sudditi bersagliati si acerbamente dai Maurusii che in- 
vano cercherebbonsi sciagure eguali riandando tutta la 
6erie delle loro vieende. 

HI. I Maurusii di stanza presso a Tripoli erana al- 
\9ta governati da Gabaone sagacissimo principe ed as* 
sai bellicoso , il quale avendo saputo che i Vandali ap~ 
parecchiavangli la guerra di tal fbggia pravvide al- 

(i) Amalafrida. 

PmqcopiQj torn* L %* 



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3aa GUERRE VANDALICHE 

V assalimeuto loro. Prima di tutto fe com an Jo a sua* 
gente che si gnardasse dal commettere delitti, dall' usar 
troppo dilicati cibi ed avere dimestichezze coa don- 
ne } lc impose oltraccio di form are due valli , in una 
de' quali rinserrerebbesi egli coll' esercito, e net seconds 
chiuderebbe tutto il sesso feraminile, con pena di morte 
a cbiunque osasse accostarvisi. Mando in fine alcuui 
esploratori sulla via di Cartagine ordinando loro che 
se i Vaudali nel raarciare coll 7 esercito profanassero le 
cristiane cbiese, e' darebbonsi , partiti gli empj , subito 
ad operare in affatto contraria guisa , porgandole cioe 
da ogni immoudizia ; ed aggiogneva non essere fuor di 
proposito il far tributo di venerazioue al costoro Iddio; 
imperciocche sendo egli, qual si ritiene, pietoso, arme* 
rassi di sdegno eontro t snoi profan atari, e favoreggera 
chi studia onorarlo. Pervenuti adunque gl'inviati suoi 
in quel de' nemici , e vedendo V esercito marciare alia 
volta di Tripoli seguironlo soMo uroil abito e forma. I 
Yandali messo piede nel I a prima stazione corrono su- 
bito ad albergare co' loro cavalii per entro i tempj y 
non risparmiando contumelia al Nume ed alia sua ca» 
sa , e prendendo sino a percnotere dalle terga i sacri 
ministri acciocche alia foggia di vili scbiavi occupas- 
sersi de'servigi loro. Ma al partir delle truppe inconta* 
nente gli altri, fedeli agli ordini di Gabaone, purificavfh 
que 9 luogfai dal letame e da ogni sozzurra , e vi abbru* 
ciavano aromi; adoranne pari men ti i sacerdoti avuti 
da prima a scherno , e limosinano i mendichi giacenti 
alle sante porte : cosi , tenendosi lungo tutto il cam* 
mioo presso delle truppe , il male operar loro con ogui 



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L1BR0 PRIMO 3a^ 

diligenza e pteta emendavano. Gabaone poi udendole 
vicine muove ad iucontrarle colP esercito , e fermalosi 
id opportune luogo circondalo, meglio che di 6tec- 
cato, de'suoi cammelli, pouendone dodici alia fronte* 
Colloca quindi nel mezzo del campo insiem col tesoro 
le donue , i fanciulli ed ogni altra gente imbelle, e fatti 
imbracciare gli scudi alia Iruppa schierala ai pie delle 
belve. A tale ordinanza degti Africa di i Vaodali noa 
seppero da che parte assalirli , itnpercioccb& maacava^ 
no di firombolieri , di arcadori e sio di faoti che appic- 
cassero la pugoa , dod essendo in realty che una 
turba di cavalieri armati il piu di lance e spade, inetti 
per ci6 ad offendere comunqae da lontano ; i loro ca- 
valli <T altronde spaventatisi alia vista de'cammelli ricu- 
savaoo di farsi ionanxi : toccarono adunque merct delle 
narrate disposizioni una grandissima scoofitta, Yeoendo 
per ogni dove oppressi da un contitiuo nembo di ne- 
miche frecce. Trasatnondo poco dopo ricevuta questa 
rotta dagli Africani mori, avendo regoato ventisette 
anni. 

CAPO IX. 

I Id eric o successor* di Trasatnondo. — Imprigionato , perde it 
regno per congiura tmmatagli da Gilimere. — Letters di , 
Giusliniano a sostui; rispost*. — Giustmiano risoke gtter- 
regtfare i Vandalu 

I. Venae di poi il regno a Uderico figliuolo di Ono- 
r{co • nfpote di Gizerico , . sotto il cui mite governa 



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3*4 GUERRE VANDAL1 CHE 

scoroparve ogni distinzione Ira Vandali e cristiani ; es~ 
scndo egli disadatto alia guerra per la troppa dilicatezv- 
za sua , e nulla esercitato id essa avea preposto alP e- 
sercito il nipote Amer (i) (decantato fortissimo, pari 
ad Achille ) e conferitogli poter somino nel regno. Du> 
raate il suo reggimento i Vandali furono scoofitti una 
seconda volta dagli Africani capitanati da Ad til a (a), ed 
ebbe termine V alleanza loro coi Goti , non potendo 
questi comportare la prigionia di Amalafrida, e lasciare 
irppunito il massacro dei proprii concittadini, caduti ia 
sospetto di sedizioue coutro lo Stato ^ mare Teodorico 
non ebbe il mezzo di prenderne le vendette mancando* 
gli una potente flotta da spedire in Africa. Ilderico al- 
tresl era amicissimo di Giusliniano seco legatosi fin da 
quando costui , avvegnache non ancora in trono , go- 
vernava 1'imperio, snpplendo Giustino suo aio di scarsi 
talenti e consumato da lunga veccbiezza ; e piaceva ai 
due amici di avvivar V amor loro con ispessi e largbi 
doni. 

IL Annoveravasi nel sangue di Gizerico uu Gilimero 
figliuolo di Gelaride e nipote di Genzone , il quale , su- 
periore agli altri nelP eta dopo Ilderico , nutriva spe- 
ranza di succedergli nel regno , ed avea grandissimi 
talenti per le arnii , profondo ingegno , ed incompara- 
bile furberia nel procacciarsi col danaro , colla forza, o 
comunque la opportunity di far suo V altrui. Or questi 
sebben vedesse che un giorno di pieno dirilto spetle* 

(•) Hoamer. (Cons.) 
(a) Antclla, (Cons.) 



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LIBRO PRIMO 3*5 

yttbegli la monarchia , non seppe comportarne la tar* 
danza , e principid vivente ancora Ilderico a voter as* 
saporare gli onori ed i trattamenti reali, ad accusarlo 
presso de > Vandali come pigro ed inetto^ ad attribuire 
alia costui imperial a la vittoria contro di loro ottenuta 
dagli Africani , e per cumulo v' aggiugneva ch r e' cer- 
casse tradirli a Giustiniano con tutto il reame , al qual 
uopo unicamente mirava F ambasceria fatta a Bizan* 
r'io \ A nere menzogne di leggieri credute procaccia- 
rongli la corona. Scoppiata pertanto la ribellione Gili- 
mero aali in trono > e Ilderico , nel settimo anno della 
sua monarchia, ed Amer , ed Evagene (i) furono impri* 
giooati. 

HI. AHorche Giustiniano , asceso frattanto alP impe- 
rio , ebbe notizia delP awennto , spedi al barbaro am- 
basciadori con una lettera in questi termini : « Fai , o 
» Gilimero, azione empia e indegna del testamento di 
» Gizerico tenendo in carcere il tuo legiitimo re, a cui 
« di corto potrai tn per diritto succedere \ cosl ope- 
» rando, a prevent roe il tempo, offendi le leggi, e con- 
ft verti il nome di regno in qnello di tirannide. Ac* 
» corda all 9 infslice adunque il possesso almeno d' ana 
ft immagine della sovraniU finch'ei vive, portati come e 
ft drcevole a nn re , e come prescrivono gli ordini del* 
» P avo tuo rispetto alia successione del trono > accioc* 
ft chi il po&seduto ora ingiustamente siati poscia di giu» 
ft stizia ritornato : persuadendoti di cid meglio provve* 



(i) Evageo secondo aTtri tesli e cosl pure lessee il iractoltor* 
frMicese Cousin* 



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3a6 GUERRE, YANDALICHE 

.» derai a te stesso, e ne avrai Pamicizta nostra ». 
Cosi V imperatore scriveva : ma Gilimero fermo Bel suo 
proposito accomiat6 V ambasceria , cd impose che su- 
bito vonissero cavati gli ocohi ad Amcr , e tradotti in 
piu stretto careere Ilderico ed Evagene, colorando que 9 
nuovi rigori col pretesto di tramata fuga. 

IV. L'imperatore udito il mal fine deNe sue ammo- 
niziont gli spedl altri messl con questa lettera : « Noi 
n ci lusingaramo scrivendoti la prima voka che di 
» buoa grado arresti piegato ai nostri consigli , ma 
» giacche ti ostioi a regnare in cotal modo 9 abbiti in 
n pace che che ti mandera la fortuoa. Spedisci perd a 
» Bizanzio Ilderico , Evagene ed il cieco Amer , ov' ei 
» troveranno quelle consolazioni che aver possono re 
n scacciati dal troop, e pewone miseramente private 
n degli occbi ; se eel neghi saremo costretti , abbando- 
n nata P amicizia e rotti gli accordi osservati con Gize- 
«• rico e la posterita sua , a ricorrere alle armi , ed a 
» pnnirti come ne avremo il potere ». GiKmero riscris- 
, segli : « 11 re Gilimero prega salute « Giustiniano impe- 
n ratore. - Non di forza , n& commettendo ingiustizia 
h contro alcuno de' miei parent i volli ascendere il tro- 
v no. Eglino stessi i Vandali tolsero la signoria a Hde- 
» rico perche tramava sciagnre alia nostra famiglia ; le 
99 oircostanze quindi e V eta mia posermi la corona. 
n Essendo poi debito d' un regoante il non impacciarsi 
n nelle cose fuori delta sua repubblica , tu al certo , o 
vt imperatore , ti appalesi non raeoo curioso cbe inglu- 
n sio prendendoti briga de' fatti altrui. Quanto alio 
» sciogliere gli accordi col portarci la guerra ti annun- 



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i LIBRO PRtttO Sq7 

v> 2iamo cbe ci troverai appareclhiati alia difesa , ar* 
t» vegnachi no! tutti bramiamo conservare la pace giu- 
» rata col predecessor tuo Zenone n (i). 

V. Giustiniatio *e prima guardava di mal occhio il 
barbaro , al ricevere di qnesta lettera giunse a deteslar- 
lo } e per forne le vendette risolv& acconciarsi co' Per- 
sian! e trasportare la guerra nelP Africa (a) , essendo 
priocipe ingegnoso net crear piani e per nulla pigro nel 
mandarli ad effetto* II dace Belisario era venuto a quei 
di in oriente non cbiamatovi a condurre questa goerra > 
ma percb& , soscritta la tregua co' Persiani come ho di 
gia esposto , aveva compito il tempo delta sua capita* 
aanza. 

CAPO X. 

Guerra conlro i fandali temata da tulio f esercito. -— Scon* 
sigtiata da Giovanni prtfello del pretorio. — Persuasa da 
tin vescovo orientate* — // caso rende a Giusiiniano Tripoli 
e la Sardegna. 

I. Ginstiniano god en do pace entro e fuori del sno 
itnperio propose in consiglio la spedizione d'Africa, ma 
faltonc il volgo partecipe destossi a borbottamento e 
stizza, rimembrando tutti con ira le disgratie avrenute 
al na,vtlio dell' imperator Zenone (3) e la sconfitta da 

(i) V. cap. 7, § 6, di questo libro. 
(?) V. Guerre Persiaoe , lib. i, cap. ar. 
(3) Cos) il mio testo ed il Cousin ; da quanta per6 $i narra 
al cap. 6 di questo libro sembrami doversi leggere Leone* 



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5*8 GUERRE VANDALICHE 

Basilisco riportata colla perdita di poco meno che Pin* 
tiero esercito e col pubblico sagrificio di moltissimo 
danaro; e vie meglio rafforzava i cotnuni lamenti il peo- 
siero di quanto richiederebbene tantosto il prefetto del- 
Paula, detto pretore dai Roman! , ed il questore del- 
V erario , senza lusinga di grazia o d' indugio , per gli 
apprestamenti e le altre bisogne della guerra. E 6n git 
stessi duci , nessuno eccettuato , cui poteva toccarne il 
comando tremavano di spavento alia graodezza del pe- 
ricolo, ricorreudo alle mentt loro i rischi gravissimi 
della navigazione , e del dare in terra colla sbldatesca , 
e delle molte battaglie da incontrare colle raguoate 
forze d' un potente regno. Gbe piu , la truppa medes^ 
ma , or di ritorno dalP ardua e lunga guerra persiana e 
non giunta per ancbe a fiatare nelle proprie case o ad 
avere alcun riposo , al vedersi csposta a nuovi disagi 
con una guerra marittiraa, ed al consider are Pimmi- 
nente suo passagio dalP orto alP occaso per rauovere le 
armi contro feroci barbari , cadeva nella massima co- 
sternazione. II resto perd del popolo era bramoso, giu- 
sta la nmana coosuetudine, cbe si macchinassero senza 
proprio danno cosi malagevoli imprese. Ne ebbevi tea 
quanti disapprovavano quella guerra chi osasse fame 
cenno alP imperatore , fuor di Giovauni prefetto del 
pretorio , ed a nessuno inferiore di coraggio e talento , 
il quale venuto a lui tennegli questo discorso: 

« La benignita ed atnorevolezza con cbe reggi i 
» popoli soggelti ci anima , o imperatore , ad esporti 
» quanto riputiamo utile a te ed alia repubblica , awe- 
n gnache il dir nostro non sia per csscre conforme a 



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LIBRO PR1M0 5og 

r> luoi desiderj \ c vie piu coraggiosamente il facciamo 
y> scorgendoti sapientissimo nel teraperare in guisa la 
» polenza colla giustizia da non lasciarti iodurre a crc- 
v> dere di te amantissiroo chiuoque e ognora plaudente 
» alle tue proposte , ne a comportare con fastidio chi 
» osa talvolta discordarti } ma tenendo mai sempre nel 
» giudicare I' animo lontano da ognt passion e, ci con- 
n forti a nulla temere mostrandoci teco srnc'eri. Quindi 
w e, o Ginstiniant) 5 cbe vengo ad aprirti liberamente 
» il cuor mio , affatto convinto che sebbene avessi tu 
» ora a dolerti del consiglio , non tarderai perd a rav- 
n visarvi una manifesta pruova di rispettoso affetto, del 
» quale non vorrd mai altra testimonianza che la tua : 
n e di vero se non avendo io forza di persuaderti mo- 
» verai contro i Vandali, la sola molesta durata delta 
r> guerra , affe di Dio lunghissiraa, ti chiarira la retlitu- 
n dine de' miei sentimenti. Cbe Se tu fossi certo di 
» uscirne vincilore , potresti di buon grado chiudere 
» un occhio sopra i disastri inseparabili dall'impresa, la 
n mortalita intendomi delle truppe^ il ri6nimento del 
» pubblico erario , le gravissime fatiche ed i pericoli 
n sommi , bastando una gloriosa meta ad immergere 
r> nelP obblio tutti i mali sofferti. Ma se il Nume e l'ar- 
» bitro delta vittoria , e se V esperienza del passato ne 
» costrigne a paventare di continuo la sorte delle ar- 
» mi, perche anleporrai ad una vita sioura e tranquilla 
» un pelago immenso di rischi e travagli? Vuoi tu guer- 
n reggiare Cartagine , ma non pensi cbe bannovi cen- 
* quaranta giornate d' un cammino pedestre, o la navr- 
» gazione dall'un capo alPaltro del Mediterraneo avanli 



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53o GUERRE VAItDAUCRE 

n d' arrivarvi J che vedrai correre quasi an anno prima 
9) di saper delP esercito ? e che eziandio trionfatore dei 
» barbari non potrai cobtare $ul dorainio dell' Africa 
f» sinche Italia e Sicilia ubbidiranno ad altri padro- 
» ni ? Ne guardi poi il ciclo da sciagure in qnel ci- 
» men to, sendo che allora i rotti accordi attirerebbonti 
m il nemico nel cuor delP imperio. Sa V uotno saggio 
» autiveoire i mali , e pentesi lo stolto delP operato al 
9i prorarne le triste consegnenze. Guardtti adnnque dal 
* raettere il piede in fallo non ponderando lungamente 
9 la cosa , e non rinunciare al vantaggio sommo che si 
» procaccia chi attende la opportunity del tempo ». 

II. L' imperatore dopo questo parlar di Giovanni 
parve meno fervente alia guerra ; se non che poscia un 
vescovo orientate venuto in Bizanzio e chiestagli udienza 
espose: che Iddio col mezzo di notturna visione co- 
mandavagli di presentarsi a lui e rimproverarlo d' em- 
pieta perche senza motivo alcuno area posto dalP un 
de'lati la pia risolnzione di liberare i cristiani d' Africa 
dalle mani dei barbari $ che perA dandovi opera e 1 con- 
cede rebbegli il suo poteute aiuto nel ricuperarne il do* 
mioio. Giustiniano udito il sogno fece, non potendo 
piu vincersi, approotare sollecitamente V esercito, dan* 
done a Belisario la capitanaoza , e fornillo di vittuaglia 
e di navi. 

III. In que'giorni raedesimi un tal Pudenzio indigeno 
africano , ribellatosi dai Vandali presso la citti di Tri- 
poli, mandi all* imperatore nunziandogli che se venisse 
con prontezza aiutato di truppe soggiogherebbe di leg- 
gieri tutta la regione ; e Giustiniano di botto fe partire 



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L1BR0 PRIMO 33 f 

it dace Tattimal con qualche soldatesca, ia quale mac- 
strevolmente condotta dal ribelle pervenne a rieonqui- 
stare quelle terre intanto cbe i Vandali era one lontaai; 
e qaando il costoro duce Gilimera volea preoderoe le 
vetidette fa costretto a rivolgere Panimo a pii gravi 
faccende, conciossiachi ano de'saor capitani nomato 
Goda, della stirpe de' Goti , d 9 ammo sagace, diligente 
nelfe imprese e tenuto fedele al too re , stato essendo 
prescelto a reggere la Sardegna (i) colPobbligo d'un tri- 

(i) Iotoroo al nome di quest' isola scrivea Pausaoia: « La 
» Sardegna per grandezza ed abbondaoza noo la cede alia isole 
» piu lodate : quale fosse T aotico Dome, cbe dai nazionali area , 
» doI so rqoe' Greci pero cbe narigarooo per commercio la 
» chianaroDO lcousa C*Z f$t > orma), perche la figura dell'i- 
» sola e molto simile all' impronta del piede umaoo. La sua 
» lungbezza e di mille e ceoto venti siadj ? di quattrocento set- 
» taota la sua larghezza. Si dice cbe i prinai a passare coo nari 
» oelfisola furono Africani, e loro condottiere fu Sardo diMo- 
» ceride di Br cole, al quale si di il soprannome di Egtzio e di 
» Africa no. Molto celebre fu il viaggio di Maceride a Delfo. 
» Sardo poi porto gli Africaoi in lcousa , e perci6 V isola can- 
» gio il Dome nel soo ...... 1 Cartaginesi quaodo eran Ibrti 

» nella marina , soggiogarono tutti quelli , cbe nella Sardegna 
i» troravansi , ad eccezione degli lliesi e de* Corsi , ai quail per 
» non essere posti in iscbiaritu basto la sicurezza de' monti. 
» Edificarono nelP isola i Cartaginesi medesimi citta CarnaM 
» ( delta parimente Carali o Calari , ora Cagliari ) e Silli . . . 
» Le parti dell* isola rivolte a settenuiooe ed al continente del- 
» V Italia , sooo monti di difficile accesso , i quali oniscono le 
n loro falde gli uni agli altri ; cbe se li passerai narigando, V >- 
» sola da porti alle oati, e le cime de' moo'li mandano al mare 
» renli irregolari e forti. Nel mezzo di essa s'ergono monti pio 



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33i GUERRE VANDAL! CHE 

buto annuale, e non sapendosi temper are nella prespe* 
rita di tanta fortuna, braroo addivenirne sovrano, al qual 
uopo scioltosi da ogni vincolo principio con manifest a 
ribeliione a signoreggiare 1' isola $ fatto di piu consape- 
vole che Giustioiano era per combattere Gilimero Del* 
T Africa gli scrisse del tenore segueote : « Non per in- 
» gratitudine e perfidia ho mancato di fede al mio re 1 
» ma testimonio del giogo crudele ed ioumaoo da lui 
» imposto a 1 suoi popoli non posso volonterosamente 
» obbedirgli , e preferisco fermar lega con an giusto 
n imperatore anzi che essere minislro degli ordini atroci 
» d' un tiranno ; amicandomi pertanto ora teco diman- 



» bassi : 1' aria peri di questa parte e torbida e malsaua , e ne 
n sono causa i sali che vi si condeosano , e lo scirocco grave e 
» violeoto a cut e esposta, e V altezaa de f monti all' Italia rivolti» 
» che imped isce di soffiare nella stagiooe estiva i venti boreali » 

» i quali 1' aria e la terra di questa parte rinfreschino 

» Ad ecceziooe d' un' erba V isola e pura di velcni , che danoo 
» la morte : 1' erba mortifera e simigliante all' appio . e dicono 
» che col oro che la inangiano muoiooo ridendo. Perci6 Onero e 
» gli uomini cbe lo seguirono quel riso , io cui per niuna cosa 
» sana si prorompe , riso sardonico lo nomano. Quest* erba na* 
» see specialmente intorno alle fonti , ma ooo comuoica nulla 
» del suo veleno all' acqua n ( Delle cose Fociche , o sia lib. x, 
cap. 17 , trad, del Nib by ). V. inoltre Strabone* il quale da al- 
I' isola 120 miglia di lunghezza e 98 di larghetza (lib. v)j Isidore, 
lib. xiv; Plinio, lib. in, cap. 7; Soli no, cap. 10; Dionisio (Perieg.) 
ed il suo comraentatore Eustazio; Diodoro, lib. u e v; Suida alle 
voci - Riso sardonico ; Polibio , lib. 1, delle tstbrie, ed Orosio, 
lib. 1. Stefano poi dice che « Sulchi e citta nella Sardegna , 
» creatura de' Cartnginesi ». 



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L1BR0 PRIMO 333 

» cloti un pronto aiuto per valcrmene alP occorrenza 
» contro chiunque osera turbare la mia quiete ». 

IV. Giustiniano contentissimo della nuova non indu- 
gid pun to a mandargli P ambasciatore Eulogio con la 
risposta , ove commendavane la prudenza, la giustizia , 
e P ottima volonta di confederarsi seco ; gli promette 
di piu doci e truppe, accioccbe possa non solo conser- 
varsi quelP isola , ma fare ben anche nuove conquiste 
senza timore alcuno de 1 Vandali. Partitosi Eulogio per 
la Sardegna trovd, al dare in terra, il ribelle con regali 
vestiroenta e nome , e con guardia d' attorno , il quale 
trascorso leggendo il foglio imperiale disse cbe molto 
aggradiva le truppe, ma essere ben fornito di capitaui ; 
e delPegual tenore vergd eztandio il foglio di rimando a 
Giustiniano col ritorno dell' inriato. 

CAPO XL 

Truppe e comandanti spediti da Giustiniano alia conquista 
delP Africa. — Prtparalivi di Gilimero contro la Sarde- 
gna. — Presagio formato da un imperiale comando. 

I. Non giugneva per anco in Bizanzio Pambasci adore 
che di gia navigavano alia volta di Sardegna quattro- 
cento guerrieri capitanati da Cirillo e colPiucarico di 
fiancbeggiare Goda in quella sua impresa. Contempora- 
neauiente poi fu provveduto alia spedizione africana 
raccogliendo alP uopo dieci roila fanti e cinque mila ca- 
valieri , facendone parte que' barbari , en' eransi da lor 
posta coufederati colPimperio senza peri sapcre di 



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334 GUERRE VANDALICHE 

schiavitu , avcndo setnpre valorosamente resistito alio 
sue armi. Egltno obbedivaoo a Doroteo condottiero un 
tempo dell' esercito in Armenia (i), a Salmone, aiu- 
taate o coo voce romana domestico di Belisario , ed 
euauco per disgrazia avvenutagli nella fanciollezza , a 
Cipriano, Valeriano , Altia, Giovanni, Marcello e Ci- 
rillo dapprima ricordato. I cavalli romani capitaoavansi 
da Rufino ed Aigao aiutanti di Belisario , da Barbato e 
da Pappo*, ed i faati da.Teodoro sopraooomato il Par- 
tenio (a), da Terenzio, Zaido (3), Marciano e Saraia (4), 
agli ordioi per6 essi tutti d' uo tal Giovanni di Dirra- 
chio. Salmooe area avuto i natali ia Dara , orien- 
tale citta delP imperio } Aigan nel paese de 9 Massageti 
detti ora Unni , ed il resto nella Tracia. Vedevansi pa- 
ri me ate nell' esercito quattrocento Eruli col duce Fa- 
*ras , ed allri secento confederati barbari , massageti il 
piu, tutti arcieri e guidati da Sinione e Balas valoro- 
sissimi capi. Senza cbe erano pronte a far vela cinque- 
cento navi (5) delta portata non minore di tre mila me- 
dium (6) , ne maggiore di cinquanta mila , montate da 
tre mila nocchieri (7), quasi cbe tutti egizii, ionii e cilici, 



(1) V. Guerre Persiaoe , lib. 1 , cap* i5. 

(2) Ctenate. (Com.) 

(3) Zaiclo. (Cons.) 

(4) Serapide (Cous.) 

(5) Cinquanta , scrive con piu verisimiglianza il Cousin. 

(6) Mine. (Cous.) II raediono poi e misura di sei moggfa, un 
sesticro e sci once. 

(7) Veati mila. (Cous.) 



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L1BR0 PHIMO 335 

comandati da Calonico alessaodrino. Aveavi da ulti- 
mo novantadue fuste a un ordine di remi, coperte al di 
sopra per guarentire dalle frecce nemicbe i rematori , 
chiamate dromoni (i) dalla velocita loro. e montate da 
doe mila volontarj Bizantini. Archelao di scbiatta patri- 
zia , gia prefetto del pretorio in Bizanzio e nella Illiria, 
si partiva allora questore , o sia abbondanziere delP e- 
sercito. Ma di tutte qneste forze marittime e lerreslri 
era coadottier supremo Bel i sari o, quel desso cbe iu le- 
vante guerreggiato.avea i Persiani, e raenava seco grau- 
de corteo di fanti coq aste e di cavalieri armati di scu- 
do, uoinini esercitatissimi ne' pericoli della guerra. Eglt 
salpava cod illimitato potere intornoalle occorreuze della 
spedizione, dovendo reggere si grave iocarico nello stes- 
so autorevol modo che sarebbesi convenuto al solo mo- 
narca : la sua origine & uopo riutracciarla in quella 
parte della Germania dbe divide la Tracia dalP llliria. 
Tali furono gli apparecchi di Giustiniano per la guerra 
africana. 

II. Gilimero perduto Tripoli e ka Sardegna (a) , e 
ben poco sperando riconquistare il primo in causa della 
grande lontananza e degli aiuti mandati ai ribelli da 
Bizanzio, port6 ogni pensiero al ridurre novamente alia 
sua obbedienza V isola avanti che giugnesservi le trup- 
pe romane. Imbarcati pertanto cinque mila Vandali so* 
pra centoventi navi , e datone il comando a suo fra- 
tello Zazone ve li spedisce ; questi partendo accesi di 

(i) Dal greco verbo inusitato $p*(iu cum. 
(a) V. cap. 10, § i, di M qucslo libro. 



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336 GUERRE VANDAL1CHE 

sdegao contro Goda , lietissimi corronne il mare : Giu- 
stiniano poi deliberato avea che andasser cola Valeria* 
no e Marti do coll'ordine di apportare ael Pcloponneso 
e di attendervi la rimaneute oste. 

III. Se oon che montati i due capitani sopra le navi, 
ricordatosi Pimperatore di qaalche dimenticauza oel co- 
municar loro i suoi ordini, mand6 richiamandoli iudie- 
tro ; ma ripensando al tempo stesso che noo sarebbe 
di felice augurio quella chiamata , spedi altri messi a 
ridirsi del comandamento, i quali di tutta camera per- 
venuti alle navi con alta voce imposero ad entrambi di 
rl man ere. II grido perd da taluno fu interpetralo quasi 
maledizione uscita inconsideratamente della bocca im- 
periale , per cui venisse loro interdetto il ritorno alia 
patria terra. Ma se in allora ebbevi cbi propendesse a 
credere scopo della imprecazione Valeriaoo e Martino, 
V avveuuto poscia gli avri mostrato quanta il pensier 
suo fosse lunge dal vero. Potremmo invece con miglior 
foodamento congetturare che il presagio riguardasse un 
soldato (i) di Martino , il quale aspirando alia tirannia 
ribelld dalP imperatore , ne piu rivide Bizanzio : se di 
questa fatta perd o in diflerente modo sia uopo spie- 
gare la faccenda, lascio ad altri con piacere la decisio- 
ne, e mi fo a narrare la partenza di Belisario e dcl- 
P esercito pe' lidi africani. 

(i) Stotzas e nomato da Couiia. 



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LIBRO PR1MO 33; 

CAPO XII. 

// patriarca di Bizamio benediee fesercito. — Sogno di Pro* 
copio* — Partema defle navi , ed omicidio punito da Be- 
lisario. — Skia parlamenlo. 

I. Giustiniano , correndo P aono settimo del suo im- 
perio, sul far di primavera (i) comand6 che la nave ca- 
pitana aggiugnesse il lido vicino al palazzo, dove Epi- 
fanio vescovo della citla beoedisse P armata secondo la 
usanza , e pregatole beoe impose al guerriero teste bat- 
tezzalo di andare a bordo (a) ; salitivi in pari tempo 
Belisario e la consorte Antooina si sciolse P ancora. II 
duce avea seco Procopio autore della presente Istoria , 
il quale era dapprincipio alquanto in forse e temente 
del pericolo , ma rincorato poscia da un sogno intra- 
prese con grandissimo fervore il viaggio. 

II. Parvegli , dormendo , essere in casa Belisario e 

(i) Nella stagione del solslizio estivo. (Cous.) 

(q) Chi si fosse costui lo abbiamo dalla Storia Segreta (c i). 
« Era id casa di Belisario an giovane di no me Teodosio , Date 
» in Tracia di gen i tori della setU degli Enoomiaoi. Yolendo 
» Belisario conduflo in Africa gti si fece al sagro fonte padrino; 
» ed insietn oolla moglie lo adotto per figltoecio, secondo che i 
m cristiani sogliono fare ». Costui alt rove e nomalo maggfordomo 
di Belisario , ed essendo giovane dl molto ingegno venne si in 
Africa che in Italia prescelto dal duce a trattare gravissirm 
affari. 

Procopio s torn. L a» 



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338 GUERRE VANDAL! CHE 

che tal dei donzelli annunziasse avervi gente con doni 
alP uscio ; il duce allora affacciatosi ad un balcone vide 
alcuni del volgo col dorso carico di grano (i) e di frut- 
ta; disceso adunque fe loro depone le offerte roll' an* 
drone , e sopra vi si assise colla sua coroitiva gustaodo 
di quelle frutta sembrate ad ognnno di sapore gratissi- 
nio ; in compendio tale fu il sogno. 

III. Le altre navi scguivono la capitana e fecero 
seala tutte di conserva all* antica Peri n to , a noi Era- 
clea (a), dove spesero cinque giorni ad altendere ateuni 

(i) Leggo questo sogno tradotto con qualche discrepensa dal 
mio testo net Cousin. 

(a) « Era Periato posla sul mare in una eminenza della pe- 
» nisola lunga uno studio. Avea lc esse ben unite insieme, e 
» tuite cadenti solto la vista , perche a cagione del pendio del 
» colle le une venivano ad essere sopra le altre , come se posto 
» fussero su tanti scaglioni succcdentisi , e cosl prendeva una 
* certa forma di teatro » (Diodoro Siculo, lib. xvi » trad, del 
cav. Compngnoni). Essa fn da Filippo il grande strettamente ciota 
cTassedio , e molto travagliata perche favoriva le parti degli Ate- 
niesi. E incerta poi I' epoca nella quale comioci6 a dirsi Eraclea, 
pretendeodo alcuni scrittori che ai tempi di Tolomco avesse gia 
un tal nome, e portano a conferma della opiaioue loro Un passo 
di questo autore ove si legge : Perinlhus > sive Heraclea ; ma 
da altri si risponde che le ullime due parole (sive Heraclta\ 
collocate da principio nel margine ad illustrazioae , veoissero ia 
processo di tempo seonsigliatamente introdotte nel testo. Una se- 
conda opinione ed ancbe fornita di maggiore probability e quell* 
che eio accadesae dopo V imperio di Severo e de' figli suoi , tro- 
vandosi in un nummo Mcdiceo dato in luce dallo Spanemjo la 
leggenda : Zvtfnjttt'* B. Ctvnpov Utfn$t*t Nf«K*f«yj Adven- 
lus II Severi Perinthiorum Neocoron ; ed in altro di Geta , 



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L1BRO PMMO S5p 

cavalli tklic impertali eatze tleUa Tracta ^ pretorte tli 
Giastiotaoo al condotliero} dl la apportarono ad Abide, 
e la bonaccia ve li riteuue qufcttfo gioroate. Io tjtuesio 
iotervallo ckre Massageti uccisero ua compag«lo cite bef-- 
fatfali di lor ebbresza, essendo gente appassronalis- 
sinfta del vioo ^ e Belisario ccxrdanfcoUi tutrambi a mo- 
rire di laecio so d' un promontorio di qaclla region c. 
Per la quale sentenza tutta la schieca loro,* titassiro* i 
consaaguioei ^ lerarooo forte rrnnore 9 dicbndo noa es- 
se™ gta sonmeasi alle rooMiie leggi en trad do voloota- 
mmeiitt id lega coll' impcrio, tie in paftrta ftddar pttaita 
di morte simigltarite colpa ; e mbrmoravanne aitresi al- 
otini Roman! ) che 9 scellerati eglitio etessi , non volevatt 
sentir di gaslight contro de' rei. II duce per6 fatii chia- 
Mare a parlatnento i Massageti e l'esercito inticro cost 
arrittgolli: 

IV. « Se a gente inesperta di guerra o a nuove ccfne 
» ora to prendessi a ragioaare, dovrei com hssai lunga 
» dtceria esporro quanto addivenga efficace la os&cr- 
» vanza della giustizie. al cooseguir la vtttoria^ laseiando 
» agU ignorant! il pensare cho tuH* la forza di que* 
n st' arte, e tatti i prosperi o contrarj event! dclle artni 



presto i'Arduiao: Uipi*$*m9 Nf tfit«f#p; Perinthiorum JVeocoron, 
U chiamata poi J&raclea da Zosiroo in Aureliano> scriyendo: « Net 
9 tempo della sua dimora presso Perinto, che ora, mulato il 
» nome , e detto Eraclea , gli furono tramate insidie » ( lib. i , 
cap. 6 ) ; da Yopisco e da Eutropio. Marciano eracleota la dice 
colonia de' Samii (Perieg. iu fine ; V. inoltre Pfocopio , lib. iv, 
degli Edif. ). 



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34* GUERRE VANDALICHE 

r> dipendano dal solo valore. Voi per6 che spesso ro* 
» vesciaste nemict non inferior! di numero e coraggio y 
n e spesto pure foste da loro vtnti, andrete persnasi , il 
», credo, che meotre gli uomtni qui e qua combattono, 
» V Ente Supremo regolane di pieno suo volere i desti- 
n qL Quindi e fuor d' ogni dubbio che la gagliardia del 
n corpo , il continuo esercizio delle armi e tutti gli ap- 
f» parecchi di guerra ben poco montano rimpetto alia 
r> giustizia ed alia riverenza del Nume , e che dalP a- 
y> dempimento di queste cote ridondano prosperita in- 
79 comparabilmente maggiori. Impooendoci aduoque so- 
99 prattutto giustizia di vendicar coloro che furono a 
9» torto uccisi , io per ooo mancare a lei, e percbi non 
99 veuga mono ogni disciplina ed in pochissiroo pregio 
99 abbiansi le nosire vite, ho sentenziato i due omicidi a 
99 morte. Che se un barbaro adduce a minorar sua colpa 
» di aver ucciso nell'ebbrezza, e' vie piu s'aggrava, non 
ft essendo lecito a chicchessia , e ben meno ad un sol- 
99 dato nell' esercito , 1' abusare del vino al punto di 
» togliere ai compagni la vita. Ma se P ebbrezza vuol 
99 essere per se stesta gastigata eziandio quando va esen- 
» te da omicidio , quanto piu fara mestieri punirla ren- 
99 dutasi rea di si graade eccesso , in ispecie poi se 
99 il sangue versato fu del compagno anziche dello stra- 
99 niero? Laonde siate voi stessi i giudici delta gravezza 
99 e malvagita del commesso delitto , custodite te vostre 
99 mani , e guardatevi dall' ingiuriare , conciossiache 
99 non lascerd mai irapunita , ne comporteni un 9 ingiu- 
99 stizia cocpuoque ella sia , e meno ancora tra' miei 
99 conimilitoni annovererd colui che, sebbeue temuta 



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L1BR0 PR1MO 3(t 

to dai nemtci e valoroso, non si presenta con mani pure 
to a combatterli , un nulla essendo il coraggio dalla giu- 
to stiftia disgiunto ». Dbpo quest' ammonizione tut to Veh 
sercito convinto dell' equita di essa e preso da timore , 
avendo innanzi agli occhi P eseguita sen ten za , pensd 
tosto a tnoderarsi ed a vivere in buona armonia , certo 
di non patire ingiustizie sotto la obbedienza d'un tanto 
dace. 

CAPO XIII. 

Belisario attend* gmndemente at ben esse re delV armata di 
mare. — Molti soldati vittime delV avarizia di Giovanni 
prefetto del pretorio. — Avvedimento di Antonina con- 
sorte di Belisario perehe sul mare non si guastasse f a- 
cqua potabile* 

I. Terminate queste faccende Belisario pose ogni stu- 
dio acciocche le navi sempre veleggiassero di conserva, 
ed apportassero tutte in un medesimo luogo, di leggieri 
occorrendo, ove sieno in gran numero, che le nne di- 
scostinsi dalle altre , massime quando sorgano contrarj 
venti; ed a prevenire tple disordine awis6 mezzo op- 
portnnissimo il destinaroe alcune a tracciaire , siccome 
guide, la via alPintiero lor novero. Fece pertahto alia 
capitana e a due altre montate dai primi duci tingere 
col minio le piu alte parti delle vele ed attaccare dei 
fanali alia cima degli alberi , affioche rendute visibili di 
giorno e di notte fossero segno a quelle indietro per 
non isgarrare dal cammino \ e' voile inoltre che lo scio- 



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34* GUERftK VANDAMCHE 

gliere deU'anoora veoisse ananqueio dallo sqittatar delle 
trombe. Saiutato Abido futon* le navi da impeftuoao 
vento spiftie a Sigeo (i), e quindi totnala U ealna liete 
giimsera a Malta (%) , dove nella ootte > di govereh&p 
rislrette per i'angustia del luogo , cominciarooa ad oc- 
larsi coo graytssimo loro pericol© \ m* i ptfSoii ed i nwa» 
rinai feeoro pruava di graade virti ed artey perewachi 
animandosi a vicenda, giusta la usanza, con alte $ridb) 
e profittando scaltramenle di alcune pertiche riuscirono 
a discostarle e ad ac£re$cepn£ gP intervalli ; che se in 
quel frangente avesse per mala sorte spirato un vento 
gagliardo ncjn so come e navi ed equipaggio sarebbonsi 
potuti salvare. Indl passarQno a, Teaarq > per noi Ce- 
uepoli (3) % pqscj*, ^ Mototia (4) dove fatto avexano 

(i) Ora capo Gianizzeri j nella Troade alia spiaggia delt'Ar- 
cipelago. V. Strabooe ( lib. xm ). 

(3) Prowontorio* della Laconia pressor le Boie : ora eapo 
Matapan, Gall % Iu'ner. in Morea* 

(3) Cos) Pausania : « Da Teutrooe e lontano cento cinquanta 
» stadj il proroontorio Tenaro , che s* innalza sporgendo in 
w mare; e sonovi lecale Achillea (ora porto Kallio , o Quaglfo) 
» e Ptemato. Net promontorio e un tempib somfgliante a spe- 
» lonca; m fatfeia un aimulacro di NeUuno* Dal promontorio Dfc- 
» naro e Cenepoli distant* il navigare di una quarantina di 
» stadj ; anticamente era chiamata Tenaro anch'essa » (La La- 
con ia , cap. a5, trad, del cav* Ciampi ). Cenepeli e a noi Villa- 
nuova. 

(4) Porto della Afessenia fabbricato da Dolade figlio dTstmio. 
Itiiorno poi air origin e dt questo nome leggiamo in Pausania 
che « prima del? esercito raunato da' Greei a'damii di Ttoia, 
» siii a alia guerra sotto II io Moione ebbe nome Pedaso ; poi , 



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L1BR0 PRIMO 343 

seala di fresco le navi colle troppe di Valeriano c Mar* 
lino. Qui Beliffario, cessato ad ua tratto il vento, diedc 
in terra coll' esercito , rassegnollo > e fu largo di onori 
cogli aotedetti capitani. Eeseodo poi cosiretto a prolan* 
gar*i sua dimora in grazia del tempo 9 ebbe a sotfrire 
la perdita <fc molti soldati presi da malaitia , e fommi 
a dire il come. 

II. Giovanni pre&tto del pretorio uom era seelleratp 
in tutlo , apecialnente per6 nell' escogitar cote peroi- 
ciosissime alia comune degli uomioi ; ed avendone io 
gia esposte alcune daodo priocipio a questo lavoro, 
passo ora a narrare come V estrema sua arariiia ad- 
dttenisse funesla sorgente di morte nelP esercito. fe co- 
slamanza d' infornare doe volte il pane della truppa , 
acciocche unamaggior cottnra rendalo pin salubre e roe* 
no soggetto a guaslarsi, n£ tale addiviene se non se dopo 
aver perdnto almeno la qoarta parte del primitivo suo 
peso. Costui adunque , maccbinando il mezzo di spa- 



» da quanto ne dicono i Motonesi medesimi , mul6 nome pre- 

11 solo dalla Motone figliuola di Eoeo , ed auermano che a lui 

w figlio di Porlaone dopo la presa d'lKo ritornatoaene con Dio- 

11 roede nel Petopoooeso , nascesse di coocubina una figlia Mo- 

» tone. A parer two die il nome al paest lo icoglio Motoue 

» che fa loro anche il seno;perche stendetodoai soU'acqva rende 

* piu atretic il passo ftlle tavi , ed iosieme sta 11 a meltere osta- 

» colo che dal profobdo non si rimescoli il flutlo a. (Delia Mes- 
sen la , cap. 35, trad, del cat. Ciampi). Strabonc: « Appnesso 

» ( dopo le Strofadi ) vienc Metona 5 la quale si dice che fosse 

» da Omero denorriitiata Pfedaso : una delle sette citta che Aga- 

» mennone promise ad Aehill* * (lib. vm, trad, di F. A.). 



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344 GUERRE VANDALICHE 

ragnare legua e danaro coi panattieri , e di non allegge- 
rirlo cotanto, ordind cbe fosse portato crudo crudo 
nella stofa delle pubbliche terme , e posto dov' era piu 
intenso il fuoco , lasciandovelo sinche la sua crosta 
mentisse il colore d' una] doppia cotlufa } quiadi fe- 
celo entro sacchi tradurre salle navi. Giuata per6 la 
flotta a Motone to si rinvenoe convertito per intiero in 
corrotta e puzzolente farina , di guisa che fu mestieri 
valersi de' medioni e delle tnoggia per distribuime alle 
truppe. GP individui pertaoto alimentati cou esso nella 
state ed in un caldissimo clima agevolmente infermaro- 
no , morendone non meno di quattrocento (i)} ed assai 
maggiore sarebbene stato il numero se la provvidenz^ 
del condottiero non v'avesse tosto riparato colPinterdire 
quel cibo, surrogandone allro di perfetta quality compro 
nel paese. Di poi ne diede avviso, querelandosi , ali'im- 
peratore, ma questi, avvegnache molto biasimasse il pre- 
fetto, non imposegli tultavia gastigo di sorta. Cosi andi 
la bisogna. 

III. Fatto vela da Motone approdano a Zacinto (a) , 



(i) Ciuquecenlo. (Cons.) 

(a) Zanle, o le piccole isole Curzolari dei moderni; isola del 
mar lonio verso la parte occidentale della Morea, fabbricata da 
Giacioto o Zacinto 6 gliuolo di Dardaoo. Non sara fuor di pro- 
posko a maggiore illuslrazione di questo viaggio marittimo di 
qui riporlare il segoenle brano di Strabone : „« La largbezza del 
» mar di Sicilia da Pachioo a Creta si dice efce sia di quatlro- 
» mila e cioquecenlo stadj , ed altrettanto dal puuto predetto fi- 
» do a Tenaro di Laconia. Dal promontorio Japigio sin al fondo 
» del golfo Coriutio ve n' ha men di tremila ; e il tragitlo di 



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L1BR0 PRIWO 345 

a provvedatisi dell' acqua necessaria al tragittare del- 
PAdriatico , navigan di lungo , siacbe arrivati dopo se- 
dici giorni di cammioo mai sempre con poco e tardo 
vento nella Sicilia (i), toccano a uu luogo deaerto, lad- 



a chi naviga da quel medesimo promoritorio. alia Libia c di quat- 
» Iro mila stadii. » 

« Le ifole di quel mare sono Corcira e Sibola in faccia all'E- 
» piro; e poi dioanzi al gotfb Corkitio Cefellenia, Iuca, Zacinte 
> le Echioadi. » (lib. if, tr. di F. Ambroaoli). Ed io altro luogo 
(lib. x ) seme « Giacinto uo poco piu di Geiallenia piega verso 
» I'ooeaso ed il Petaponneso. La sua circonferenza supera i ca^to 
a sessanta stad) , e sessanta o in quel torno e lunge, da Cefelle- 
» nia ; il suo lerreno seWoso roa fertile ha una cilia dello stesso 
» noroe degna di ricordanza. Da lei ai libici Esper'j si nume- 
» rano tremila e trecento stadj a. Plinio in fine rammenta ua 
suo piu antico nome : Inter hanc ( Same ) et Achaiam cum 
oppido magnifica etfertihtate praecipua, Zacynthut, ahquando 
appellate Hjrie (St nat. , lib. it). 

(i) « Essa e la piu eecellente tra le isole , e tiene facilmcnle 
a il primato per I' antichita delle cose degne di essere rammen- 
» tate. Anticamente chiamossi Trinacria per la sua fignra trian- 
m golare. Di poi fu detta Sicanin dai Sicani che la colli varono i 
» indi Sicilia dai Siculi , i quati in essa passarono dall' Italia in 
» gran numero. 11 circuito suo e di quattroiaila trecento sessanta 
» stadj , poiche il lato che corre da Peloro fino a Liliheo e di 
a mille settecento stadj, quello che da Lilibeo va a Pachino, 
» scorrendo il promontorio della giurisdtzione siracusana , com" 
» prende mille cinquecento stadj , e 1* altro ne compreude mille 
a ceatosessanta. I Siciliarii per nna tradizione continna di molii 
» e molti secoli hanno dai loro maggiori udito clie l'isola fu 
a dedicata a Cerere ed a Proserpina. Alcuni poeti hantio favo- 
» ltggiato che nelle aozze di Piu lone con Proserpina Giove done* 



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3',6 GUERRE VANDALICHE 

dove 1'occhio scorgea breve distanza il monte Etna (i). 

Una A lenta navigation e corruppe nelle navi lutta Pa- 
cqua meno quella destinata per la mensa di Belisario e 
de' suoi convitati , ess en do la moglie di lut Anton-ina 
riuscita a conservarla eutro aofore di vetro sepolte in 
cassoni pieni di arena , e collocate nelP ima parte delta 
nave , acciocche il sole mai gingnesse a penetrant. 

» alia miova sposa per anacaliptri ( paraferna ) quest 1 isofa . . . 
» Gli scrUtori deile antiche narraziooi dicono cbe la Sicilia una 
» volta era ua Chereoneso , o vogliam dire pemsola , e che poi 
9 divento un* isola * (Diodoro Sic , lib. v* o sia lasulare, trad. 
daLcav. Compagnoni). Plinio e delta mtdesima opinion*. &trabone 
dopo aver esposto a un di presto oell'egtial modo la tigura di 
quest' isola aggiunge : « II tragitto del Lilibeo alia Libia pi€k 
» breve di tutli e di mtlle e cinqaecento stadj. Laoude si dice 
» che un tale d* acutisaima viata ( Strabooe aficb' egli notnato ) 
» ■ aununzio dalla sua vedetla ai Cartaeinesi essediati in Lilibeo 
» it numero delle barche che tiscrvauo di Gartagiue » ( lib. vt , 
trad, di F. Ambrosoli ). Tucidide scrisae che « quest' isola si 
» estende in circuito a quel t ratio che pu6 fere in otto glorni 
» una nave da carico ; e in taut a grandezza venti soli stadj di 
» mare son quelli , i quali le itnpediscouo di congiungersi alk 
» terra ferftia. » ( Guerre del Petop. , lib. ti , trad, del eav. 
Manzi ). 

(i) Questo cratere e distante da Catania ottanta stadj , e le 
sue lave corrono a pochi passi da qnella citta. Intorno ad esse 
ed al nonie Etna V. Str. , lib. vt. 



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LlBRO PRIMO ": 34 7 

CAPO XIV. 

Procopio va in Siracusa mandator i da Belisario. — Vi compie 
gU ordini avuti — Uarmala di mare apporta in Africa. — 
Archelao sconsiglia il dare in terra. — Belisario gli si 
oppone. — B t ripoHato il voto degli altri duct, fit dismon- 
tare I 9 esere&o. -^ Jcaua comparsa neUo tcmmre 4* Jvssa 
del campo 9 e da Procopio Unuta presagio delta vittori*. 

I. Belisario aH' approdare neW isola stavasi grande- 
roerrte chibbioso in pensando i) come e da qtial parte 
irebbe a combattere i Vandalise soprattutto feriranlo 
in mezzo il euore i ricbiami dell' esereito, it quale timo- 
rosissime delta gnerra di mare chiaro s* appalesava cbe 
ben pugnerebbe da forte in terra, ma cos Ire I to ad urt 
navate cimento darebbe nel maggiou ntimero le spalle 
con preeipttosa ftiga a) neuiico , protestandosi ihcapace 
di tenzonare ad on*ora e cofPacqua e co r barbari. I! 
perche egli turbatosi man da P assessore Procopio a Si- 
racusa (1) per fn tend ere segretamente ed investigare se 
abbianvi agguati de'Vandali, in terra od in acqua, con- 
tro le navi imperial* $ per sapere inoltre ove possa il na- 
vilio gigoto in Africa piu agevolmente afferrare , e da 
qual banda assalirebbonsi con riuscita migliore i nemi- 



[1) Quest* ckt*, ecRfieat* da Arctiia one degli Eraclidi e cele* 
bratiasima non meno pet sao valore nelle guerre cfre pe* natali 
dati ad Archtmede, giaot tra Catania ed il capo Phssaro. V; 
Sir ah. , lib. vr , c Tucidide , Guerre dfcl Felopottiieso , lib. vi. 



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348 GUERRE VANDALICHE 

ci$ gli ordina ia fioe di ten ere, venendo indietro, la 
via di Caucone, a dugento stadj da Siracusa, ove erano 
pei> a n dare tutte le navi. E il messo a colorare lo sco- 
po del suo viaggio dovea spacciarsi incaricato della com* 
pera , su quel de' Goti , della vittuaglia occorrente alia 
flotta , essendovi a quest' uopo un reale accordo tra 
Giustiuiano ed Amalassunta ( raadre e tulrice di Atala- 
rico pervenuto nella sua faociullezza , mortogli il zio 
Teodorico , al regno d' Italia ) , la quale temendo per 
la prole si procacci6 e coltivava con ogni buono uffizio 
Pamicizia dell'iraperatore, e legatasi con promessa di 
vendergli la cibaria per alimeotare le truppe, tenue 
selantissima il pat to (i). 

IL Procopio adunque arrivato nella citli fuor d' o- 
gni speranza s'avvenne ad un suo concittadino ed amico 
da lunga pezza slabilitovisi per accudire al commer- 
cio di mare. Or questi dp poi ch' ebbe soddisfatto di 
per se alle interrogazioni del forestiero, voile parimenle 
farlo abboccare col suo donzello tomato soli tre giorni 
prima da Cartagine , il quale con(erm6g(i non volersi 
paventare in conto alcuno dalle navi agguali de 1 Van- 
dali j essendo tutto il loro apparato gnerresco rivolto 
contro Goda , e avendo lo stesso Gilimero , non so- 



(i) Id premio di sua buooa fede quests infelice regina fu di poi 
uccisa da Teodoto ad iustigazione di Pietro , espressamente man- 
dato con tale ordioe da Giustiniaoo ia Italia a fioe di compiacere 
a Teodora sua consorte, invidiosissima di lei per essere di nobile 
strrpe, di reale dignita, di acuto e svelto ingegno, e di singolare 
bellezza (St. Segr., cap. 18). 



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L1BR0 PRIMO 3< 9 

spettoso di netniche tratne, lasciato Cartagineed i loo* 
ghi marittimi per istabilirsi in Ermione , citta distante % 
qnattro giorni di cammioo dal lido , tanto era F animo 
sqo Iontano dal paventare una flotta romana 9 od altro 
sinistro comunqae. Procopio allora pigliato il servo per 
la mano ed intertenendolo sempre eon nnove incbieste 
s'avvi&al porto di Aretasa (i), dove attendevalo la nave, 
e qui persuasolo di viaggiar seco, di ordine di far vela ■ 
a dirilto verso Gancone. II padrone intanto , osservata 
di su la spiaggia la faccenda, cominci& a richiamarsi 
delP essergli condotlo via il domestico , ma V amieo 
dal mare ad alta voce risposegli che lo avesse per iscu- 
sato , n& prendesse in sinistra parte V azione , volen- 
dolo men are al dnce e qnindi colP esercito in Africa ; 
trascorso per6 breve tempo glielo rimanderebbe larga* 
mente coropensato. Giunti entrambi a Caacone rin- 
vennero Pesercito in grandissimo cordoglio per la morte 
di Doroteo , capitano degli Armeni (i) , che lascio in 
totti gran desiderio di sh. Belisario veduto il servo ed 
ascoltatine i discorsi roolto* allegrossi , e lodando assai 
Procopio delP operato impose ai trombetti d' intimare 

(i) « Ortigia ( la citta di Siracosa componevasi di Ire parti , 
a cioe Ortigia , Acradina e Tica ) h coogiunta at continente da 
» an ponte ; ed ha uoa fontaoa delta Aretusa , la quale diviene 
» subito fiume e si getta net mare. Ma si favoleggia che questo 
» fiume sia 1' Alfeo , il quale comiociaDdo nel Pelopoooeso , e 
» guidando la sua corrente sotterra a Ira verso del mare fiuo al 
» luogo do*' e la fontaoa Aretusa , quivi sbocchi di nuovo e 
» vada al mare » (Str. , lib. vi , traduz. di F. A.) 

(a) V. cap. xi, § i, di questo libro. 



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35) GUERRE VANDAL1CRE 

» novero delta comune degli uomini a! mancar loro i 
ft inezzi ed i soceorsi necessarj all 1 adempiraento delle 
» proprie funzioni. Dove in fine , costretti a pugnare , 
» collocberemo la salmeria, o potremo supplire qualun- 
fi que altro nostro bisogno? Laonde mio consiglio sareb- 
» be di procedere a golfo lanciato verso Cartagine, e fatti 
» sin d'ora consapevoli che soli qaaranta stadj innanzi 
» havvi un porto chiamato Stagno , al tutto sgaernito 
y» di presidio , e piu che sufficiente a ricettare qaesto 
» navilio , cercherei veoirne al possesso per indi mo* 
39 vere all' assalto delta capitale. Ed , in fe di Dio , per- 
» vennti una volta a conquistarla totta la regione di 
» leggieri correra a prestarci obbedienza , sendo la na- 
y> tura delle cose, u mane foggiata in modo che il cader 

* della parte principale seco trascini le rimanenti. Pon* 
y> derate adunqne le mie parole e delle proposte sce- 
» gliete la migliore ». Taciutosi Archelao Belisario gli 
fe contro dlcendo : 

IV. « Non sia tra voi, o commilitoni, chi opini seder 

* io qui arbitro delle cose dette, o arringarvi V ultimo 
» perche dobbiate applaudire a 9 miei pensamenti ; volli 
» sol tan to coooscere gli animi vostri prima di manife- 
» starvi il mio, affinche possiamo quindi tutti concorrere 
r> in quella seotenza che ne apparir& la migliore. E pia- 
n cemi dapprincipio rammentarvi come V esercito poco 
» anzi*, timorosissirao del marc, dichiaravasi apertamente 
» delcrminato a fuggire sol che venissegli contro un 
n nemicd vascello; il perche addiventiti not bramosi di 
r> calare in terra appena giunti nelP Africa , facevamo 
9i voti di trovarvi ua 1 agevol discesa : non sarebbe 



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LIBRO PR1MO 355 

» adunque volubility di travolgere coA il nostra primo 
r> desiderio? Gome potrcrao inoltre richiamarci deile do* 
y> store troppc s' elle prenderanno la fuga abbattendosi 
» colla flotta nemica , mentre per mare andiamo ritti a 
» Cartagine? imperciocch& PuomocolPappalesarsi inetto 
» ad evitare ana eolpa si munisce d' assai forte ragione 

* per addurla , cadendovi , in sua difesa ; e di questa 
^ » reita loro ooi stessi a lieto fine riusciti non saprem- 

» mo al certo intieramente purgarci. Parmi altresl falso 
n il ragionar vostro intorno alia tempesta , e ne ripeto 
ft le parole: — Al suo nabissar, dicevate , vedremo le 
» nostre navi disperse e condotte, in balia delle onde, 
» lunge dalP Africa, o fracassarsi percuotendo in quest! 
» lidi. — Ma di grazia terremo noi piu grave la perdita 
» delle vuote navi che non Pesterminio loro unitamente 
y» a quelio delP esercito e di tutta la salmeria ? Non h 

* poi fuor di proposito che vinciamo Piniinico sor- 
» prendendolo qnando meno ci attende, sendo fre- 
» quentissimi gli esempf di coloro cbe lasciatisi co- 
n gliere alPimprovvista toccarono la piu dolorosa scon- 
99 fitta , quando in vece col dargli ogni opportunity di 
99 provvedere alia sua difesa ridurremo noi stessi a pu- 
99 gnare contro forze eguali. Chi ne assicura inoltre di 
» poter surgere altrove , senza por mano alle armi , 
» avvantaggio cbe offertosi ora da sh medesimo cer- 
99 chiam rigettare , e guai se in quel mezzo addivenuto 
99 il mar procelloso uopo ne sia d' una doppia difesa , 
» contro i Vandali, dico, e contro la burrasca. Sembra- 
99 mi dunque spediente il non perdere tempo ad abban- 

Pmocopio, torn. I. ai 



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354 GUERRE VANDALICHE 

9i don are le navi traendoci dietro e cavalli ed armi 
» e bagaglie e quant' altro ne potri occorrere } il mu- 
tt nire di fossa e vallo il nostro caropo a fine cbe nulla 
» abbiamo a paventaro da un repentino assallo ) e dopo 
n tali provfedimeDli ci farerao ad incontrare il neoaico. 
» N£ patirerao inopia di vittuagliaportandoci da valorosi, 
9i conciossiache vine i tori de' postri avversarj entreremo 
» cztandie al possesso di tutte le agiatezae loro, ine- 
rt nando ognor seco la vittoria , dove piega , e doyixia 
n ed abbondanza; nelle desire pertanto di voi tutli 6 
fi riposta la comuoe prosperila e salvezza ». 

V. Riportato da questi detti universale applaoso, il da- 
ce, ticiolto il parlamento, coniandd alle troppe cbe subito 
usclssero delle uavi , compiendosi allora il terzo mese 
dopo la partenza loro da Bizanzio ; quindi impose ad 
esse ed ai noochieri cbe cingessero di fossa e vallo 
il campo , e tanta fu la solkoitndine nel condurre a 
termine il lavoro merce de 7 mold operaj y del costoro 
timore di qua] cbe nemica sorpresa 9 e dell' assidna vigi- 
lanza di Belisario, cbe nel giorno medesimo dell'ordina- 
mento vidersi le tende circondate dappertutto all' in* 
torno di amtnendne i ripari. Nello seavarst poi della 
fossa avvenne sorprendente cosa, rapercioccbe sgorg6 di 
sotto la terra grande copia d' acqua , portcnto ntai piu 
accaduto nella Bixacene (i), aridissima in ogni sua parte, 



(i) L' Africa propriamente delta , sigoorcggiata io prima dai 
Cartaginesi e poscia suddita dei Romani, dividevasi in Zeugitana 
ed in Bizacio o Bizacene. In quella erano le cilia di. Cartagine , 
Utica , Ippone , Diarrito , Massulla , Misua, Ciupea, Neapoli ; in 



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MBRO PRIMO 355 

la quale suppli doviziosaraente i bisogni dcUe truppe e 
dcgli animali (i). E Procopio allegratoseue col duce ag- 
giugnevagli non gia pigliame diletlo per la opportunity 
ed abboudanza sua, ma percbe il teneva presagio avoto 
dalP alto d' un' agevoKssima vittoria , come fu il caso. 
Le truppe ripararono la notte nel cauipo guardaudolo 
con diligeriza somma , ed attendendo alle consuete loro 
facceude. In quauto alle navi, dimoravano sopra ognuna 
di esse cinque arcicri incaricati aella loro custodia , e 
altrt faceanvi intorno la ronda per guarentirle da qual- 
sivoglia sciagura. 

questa Adfumcto , Lepti miuorc , Ruspina , Teua , Macomade ; 
avcudo la circonferenza di dugento ciiiquanta mrla pa4si, e tcrre 
si fcrlilt da reodere ai coltivatori il cerHuplo deUe seincnti ( V. 
Pliuio , St. Mat ). 11 percbe Siltio /can lava : 

r *. seu sunt Byzatia cordi 

Rara magis, centum Cereri frulicantia eulmis. 

« I popolt piu meridional della Libia , dice Slrabone , si cbia- 
» mano Etiopi. Al di sopra di questi si chiamano per la mag- 
» gior parte Garamanli , Farusii , e Nigfili : c al di sopra aoche 
» di questi sono i Getuli. Quell i poi clie Stan no vtciui al mare o 
a sulla costa di queHo , verso f Egitto fino alia Cirenaica , U 
» chianoaoo Marmaridi. Al di sopra della Cirenaica e delle Sirli 
» stanoo i Psilli, i Nasamoni, ed alcuoe Iribu dei Getuli; poscia 
» i Sioti , ed i Bizacii fiuo a Cartagioe » ( Lib. u , tr. di F. 
Ambrosoli). 

(i) Gl* iodigeni chiamavauo Caputuada il luogo dello sbarco, 
ia cui scaturi la porteotosa fontc. E Giastiniano a perpeluare la 
memoria di tpiesto favor divino, edificovvi una murala citia (gli 
Edif. , lib. v ). 



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356 GUERRE VAN DA LI CHE 

CAPO XV. 

Mttigarh arringa t esercito. — Bntra per aecordo in SHetto f 
{dak). — Indiritxa ai Fandali le seriUe bra da Giusli- 
niano. — Procede in huon ordine coltesercito. — Si pro* 
eaccia F mmore dc f popoli colla diseipiina rigorasa delle 
sue truppe. — Gilimero commette a suo frateUo Jmmata 
la morie cTlldcrico e degli afftni di lui rinthiusi nelie pri- 
gioni eartaginesL 

1. Col venturo giorno Belisario udito che parecchi 

goerrieri ivano scorrazzando la campagna e rubando le 

frutta , mandd tosto a punirli, e quindi race oJ to 1' esei> 

cito disse : * E1P 4 mai sempre torpe e detestabil cosa, 

* perche alia giustizia contraria , I' usar violenza ed il 

y> pascersi delP altrui \ oggi pcrA di tali colpc addivenir 

ft possooo lunestissime id guisa da vie piu dovercene 

r> astenere per gli effetti loro, che Don, se fosse lecito il 

» proferirlo, per amore della giustizia stessa. E sallo IcN 

» dio che Tunica mia speranza net condurvi sopra questi 

» lidi era di cbnciliarmi tan to i naturali suoi abitatori, 

99 quanto faceva meslieri perche addivenissero in gra* 

» zia nostra disleali e molesti ai Vandal i , dopo di che 

ft non avremmo piu temuto scorrerie , o soflferto di- 

» sagio comunque. Voi al contrario si operando qnasi 

n li affezionaste agli Africani , e rendeste noi tutti i 

9> costoro nemici , esseudo legge di natura che gli of- 

n fesi abborriscano gli autori de* tollerati mali. Come 

t> dunque anteporre alia rostra salvezza ed alia copia 

* d' ogui bene pochissimo danaro y con che potete mai 



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LIBttO PRIMO i&f 

* sempre aver di tutto a gola dai legittimi padroni? Y 
i» quali non voglionsi per not mcnomamente oflendere 
n se di a mi car It n* sta a cuore. Ora dunque merce la 
si indiscretion vostra saremo guerrcggiati e dagli Afiri- 
n cani e dai Vandal! , e chc peggio si & dallo stesso 
n Nome , il coi soccorso manchera di continuo agl' in* 
» gtusti. Laonde gaardatevi bene . per P avvcnire da 
» ogni maniera di furto e dalla seduzione d' un si pe- 
» ricoloso guadagno , potendo un'esatta disciplina mol- 
» tissimo contribnire alia nostra salvecta, e le ribal- 
» derie di pochi melterci tutli a ripentaglio d'una igno* 
» miniosa morte. Non di raeno se fareteda quinci innanzi 
y> opere conformi alie mie esortazioni plactterete il Nu- 
n me, riporterete la benevolenza degli Africani, e trion* 
» ferete in breVe tempo del barbaro Gilimero : » qui 
tacque e sciolse Padonanza. 

II* Eravi lungo il cammino presso al mare e ad una 
sola giornata dai campo la citli di Siletto (1), gi& da gran 
pezza smautellata di mnro , avendo in cambio gli abi- 
tatori munito le proprie case per guarentirle dai saccheg- 
gi de' Maurusii v e il duce spedivvi 1' astiere Buria- 
de (a) con alcuni pavesai ad annunciar loro ch' e' ver* 
rebbe a combakterli ; o?e per6 fosse di buon grado ac- 
colto non molesterebbeli punto , anzi ne migliorerebba 
d'assai la condizione, e di piu li renderebbe al [tutto 
liberi. GP inviati ginnti a poca distanza da lei sul ca- 
lar delle tenebre passarono la notte ascosi in certa 



(j) Loogo d* incognita sitoaziooe giusta 1* Ortelio. 
(2) Moraide sccondo altri testi. 



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358 GUERRE V AND A LI CHE 

valleftj ed aH'apparir deM 1 alba rinvtnendo alcvue car* 
rette dclla eampagna divizaate a quella volta 1 montanje, 
e cbsl a lord beiP agio ed ioosserrat* entrauvi dentro. 
Quindi rischiaratosi il giorno adutfaoo con perfetta 
ealma it vescovo ed i principal! cktadini per esporre 
V ainbasceria del romaoo dace , e questi > consegnano 
dr sabito le chiavi dellc porte affinehfe siengli pre* 
sentate. 

- III. Nel giorno^ tnedesiiuo il soprastaote ai pubblici 
cavalli delta citti feeene al eampo romaivo , cola rifijg- 
gtto, di suo pieno arbitrio la consegna* Belisario inol- 
tre tmpossessatosi d'uuo deicorrieri afrie&ui, con Qoroati 
dal portdre al galoppo le regie letiere, non ebbelo a vHe, 
ma regalatolo in cambio generosameete afiidogl? le serit- 
te da Gtoaliuiaao imperaloce al Vaodali, perche nelle 
eitta venissero consegnate ai oostoro prefetii ; e vi si 
hggeva: « L'anibiO'aostro £ ben lontano daJ volere la 
» scbiavitji dei Vandali, o rotti gli aceovdi stabiliti 
» eon Gizcrico; siatno qui sokanto per liberarvr da no 
f> tiramto v il quale spoglio affatto d'ogai rigoardo verso 
» il testanento del suo predecessore ha messo in cate- 
» ne'il vostro re y to I ti gli gi& di vita per odio estremo 
99 alotoni de' parent^ ed altri, privati degK occhi e della 
fc liberta 7 serbati a toririenti piu acerb! die lion la 
*> tnorte stessa. UoiteW pertaoto a noi e cercaie scuo* 
n tere il giego di si crodele tirannia. Cbe se attende- 
n rete a vivere pacificamente ?i prpmetttacuo in ogni 
» cosa aiuto , impegnandovi sopra ci6 avanti il Nume 
» la fede nostra » : cosi le scritte } ma il corriere te- 
mendo pubblicarle, e fa c en done appena e di nascoso 



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L1BR0 PR1NO 55g 

partecipe qualcbc suo amico i ingannd le grandi spe- 
ranze riposte id t$$e. 

IV. Dopo le narrate cose il due* consegni trecento 
bellicosissimi pavesai a Giovanni di schiatta arroena , 
prefetto delle spese domestiche , valoroso t prudente al 
somtao, ordinandogli di precedere coo essi l 1 esercilo 
ad una distanza non maggiore di venti stadj, e sco- 
prendo il nemico di mandargliene tosto avviso affinchi 
e'possa disporsi a combatterlo. Invi6 paritnente un egual 
numero di Massageli a battere, discostandosi anche piu 
dei primi , la via da sinistra , ed egli col nerbo delle 
tmppe rimase indietro nelP aspettazione d' easere tra 
poco attaccato da Gilimero cbe vcnivagli da tergo pel 
sentiero d'Ermione (1)} di nulla paventava a destra sendo 
fiancheggiato dal lido. Fe iuoltre comando che il navi- 
lio procedease contiuuamante di couserto colle truppe, 
al qua! uopo i nocchieri se spinti da gagliardissiroo 
vento ammainerebbero le vele maggiori per iscemarne 
la foga, e se in c&lma pcrfetta darebbero di mado co- 
raggiosamente ai remi per sollecitare il cammino. Termi- 
nate queste faccende , e aiesso ia ordinanza V esercito 
calci la via di* Cartagiue. 

V. Entrato-in Siletto raccomando una teconda volla 
alle truppe la discipline, il non comrtiettere ingiastizie , 
il tenere a si le man! , ed il temperarsi da ogn' allra 
azione fuor di proposito e disdicevole ad uomo oneslo, 
e mostrandosi egli stesso facile e grazioso con ttilti 
riusci a cattivarsi quegli Africani. II soldato poi, adcli- 

(1) Luogo d' incognita situazionc giusta l'Ortelio. 



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56e GUERRE VANDALICHE 

venuto circoapettissimo nel suo operare, s'aggirava ia 
mezzo ai nemici come se quelle fossero tuttavia le pa- 
trie terre} ne gli agricoltori al mirarlo fuggivano od 
ascondevausi 9 ma piu presto offriyapgli i prodotti delle 
campagne loro, commjerciavan seco, e rendevangli mille 
servigi. Le nostre marce giomaliere noa sovercbiavano 
gli ottanta sladj, ed eraoo seguite da tranquillissime 
notti o in luoghi abitati , o entro gli accampametrti. Di 
tal falta, passate le citt& Lepti e Adrumeto (i), giu- 
goemmoa Gressa (a), borgata a treceutocinquanta stadj 
da Cartagine, e dov'era U reggia del Vandal o } ne 
immaginar potrebbesi delizia piu bella, essendo tutto il 
suo terreno abbondante di acqua , adorno di boschi , 
ricco d' ogni maniera d' alberi , e qnesti di soavissime 

(i) Lepti : soprannomata mioore da Tolemeo per distinguerla 
dalla gran Lepti oella Pentapolitana ; male per6 argomenterebbesi 
da questo suo epiteto che fosse ben piccola cosa, quando ebbe 
invece rinoinaoza di splendida citta. Plinio la chiama liberum 
oppidum , ed lrzio liberam cwilatem et immunem, Nella Tavola 
Augustan a di piu a vet il segno delle maggiori citta, e Cesare vi 
pose nn presidio di sei coorti. Strabone la ricorda con quest! 
termini : « Subito dopo ( Abrotono citta ) segue Meapoli , o oon 
» altro nome Lepti » ( lib. xnt ). Dai geografi moderni e delta 
NabeL — Adrumento : metropoli delta Bizacene; e da Plinio messa 
come 1'altra nel numcro delle citta libere: Hie (Biiacii) oppida 
libera, Leptis , Adrumetum, Ruspina, Thapsus. Tolemeo e 
I* aotore dell' antico Itinerario la chiamano Colooia. Strabone 
dice: « Melite, altra isola, e distante da Cossura stadii cinque- 
» cento; poscia Tieoe Adrume citta, proTveduU anche di porto » 
( lib. zvti ). 

(a) Luogo d' incognita situazione giusta i' Ortelio. 



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LlBKO PRIMCr 3flt 

frutta in guisa fecondi , che sebbtue I 1 elercito qoivi a 
campo ne prendesse una satolla , pore non vi rimase 
traccia della sua ghiottornia. 

VI. Gilimero avuto in Ermione.il nostro appressarsi 
scrive in Cartagine a suo fratello Ammata che dia 
morte a Ilderico ed a tutti i prigioni di regal sangue o 
comnnque parenti del monarca; gli ordina contempora- 
neamente di tenere apparecchiati i Vandali e quantt 
eranvi di presidio , acciocche i Romani colli in luogo 
stretto presso Deqimo, borgata della citta, ed accer- 
chiati da ambi gli eserciti debbano , senza modo alio 
scampo, com 1 entro una rete perire. Ammata , giusta il 
comando uccide Ilderico, Evagene e quanti eranvi Afri- 
can!, favoreggiatori delle costoro parti} qoindi appresta i 
Vandali affinchi alprimo cenno sien prontia combattere. 
Gilimero poi veuivaci furtivamenle dalle spalle deside- 
roso che non ne avessimo alcun sen tore: ma la notte 
medesima in cui P esercito stanzi6 a Gressa gli esplora- 
tori suoi azzuffaronsi co' nostri , i quali sobito retroce- 
dendo ne chiarirono dell'avvenuto. Di qui inoltrati per- 
demmo di vista il navilio a cagione degli altissimi scoglt 
allargantisi in grande giro nel mare , e d' uo promonto- 
rio (i) con la borgata Ermea dappresso. Laonde Beli- 

(t ) Ermeo o di mercurio , la cui parte interna , dai geografi 
moderoi delta Ras-Addar , oomayasi dagli anticbi promontorto 
Bcllo. ( V. Danville ed Heyne , Opusc acad. , vol. in , ec. ). Di 
qnesio leggiamo in Polibio : « Ora il promontorio Bello e quello 
» che giace avanti Cartagine e guarda verso settentrkme, oltre il 
» quale verso mezzogiorno vietano i Cartaginesi a' Romani di 
» andar con navi. lunghe ,. non volendo essi , a c\6 che mi 



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36a GUERRE VANDAL1CHE 

sarto fc avvertito Archdao, qaestore dell' esercito , che 
a dugeoto stadj da Cartagine gittaase le ancore per ri« 
manervi in aspettazione d'altro suo comando; e no! 
partimmo da Gressa nella fidacia di arrivare dopo 
quattro giorni a Decimo , lontaoo dalla nostra meta 
non pti di scttanta stadj. 

CAPO XVI. 

UagiohamenlO di Procopio sulla Provvidcnza. — Uccisione di 
jimmata, e rotla delle sue trappe. — Onore accordato dai 
Massagetl ad una loro famiglia , che laU cioe de* suoi 
membri fosse ognora il primo a disfidare il nemico alia 
pugoa. 

I. Gilimero in questo giorno mand6 Gibamondo , fi- 
gliuolo di suo fratello , con doe mila Vandali dalla no- 
stra manca, sperando piu di leggieri circondarci se ce- 
stui da tal banda, egli da tergo , ed Ammata da fronte 

» bra , che conoscesservi luoghi presso alia Bissati (Bizacene) e 
» alia Sirti minore che chiamano emporj per la fertilita del ter- 
» reno , ec. ». II quale divieto pe' Roman 1 fu uno de' patti ati- 
pulati nella prima conveuzione tra essi ed i Cartaginesi sotto il 
consolato di Giunio Bruto e di Marco Orazio (anni di R. 345); 
cocone le parole : Non navighino i Romani ne i loro alltatl 
pik Id del promemtorh Bella , ore da burrasoa o da ncmici 
non vl fosstro costretti ■: che se alamo* vi fosse forzatamente 
pOriato non gli sia lecUo di comperare o di prendere alcana 
cosa fuorche cib che gli oecorresse per assettare la nave o 
per iiso di sagri/icio, Bntro cinque giorni se ne vada chi lia 
cola approdalo (torn, ii, lib. m , trad, di G. B. Koheu ). 



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L1BR0 PR1MO 363 

venissero contro di n<Ji$ ed eran le mosse loro combi- 
Date in modo cbe iulti ad un tempo riunir si do- 
vessero nel medesimo punto. In questa occasione io 
ebbi ad atnmirare come la divina Sapienza valgasi degfi 
stessi oostri intendimenti a com pier e i guoi; impercioc- 
che Iddio antivedendo le cose foture puo a voler suo 
disporle , quando in vece 1' uoroo , bene o male si con- 
sigli , non fa che eseguire git ordini segreti ed infallibili 
di lai, incapace di comprendere s'esca del sentiero pro- 
postosi , o rrtto vi corra. E di vero se Belisarib non 
avesse ordinato come io diceva le truppe , mandate in- 
nanzi Giovanni con que! pochi , e prescritto ai Massa- 
geti , nella sinistra delP esercito , d' inoltrare , mai piu 
saremmo rinsciti a schermirci dalle vandalicbe insfdie. 
Ma quantunqoe saggio in tutto sia stato il procedere* 
del nostro dace, pure se Aram at a avesse meglio colto* 
P opportunity del tempo , senza prevenirla delta sola 
quart a parte d' una giornata , noii sarebbero le bisognei 
loro andate siffatUmentie colla peggio. Costui per 16 
contrario giunto a Decioio in sul meriggto , quando e 
not e Gilimera tie distavatno ancora , falh il cotpo } ne 
della sua eccessiva fretta soltaoto dovremo noi ag- 
gravark), ma si ancora di aver lascrato in Gartagine la 
. miglior parte dei Yandalt e dt essersi atla testa di 
quelle poehtssime truppe affrontato imprudentemente 
con Giovanni. 

II. Caddero, il confessiamo, nel prhrio scoatro dodici 
dei nostri piu valenti guerrieri ? soggiacque peri ben 
presto anch' egli alP egual sorte con grave sconcio dei 
barbari , cbe perdevano m loi un duce prodissimo ed 



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. 



364 GUERRE VANDALICHE 

ftssai utile a questa guerra. Spento il capo furonoe di 
leggieri mesne in rotta le truppe, e la costoro fuga 
scombuid pur quelle che alia spicciolala, ia frotte to"* 
dire di veuti o trenta individui , traevauo da Cartagine 
al borgo 9 le quali dalla perturbazione de' fuggenti itn- 
maginando il numero de' Romaui maggiore di quello in 
realty era, voltarono.di laocio le spalle. Giovanni pro- 
fit della vittoria per condurrc immediatamente le sue 
truppe alle porte della capitate, e nel trascorrere questi 
settanta stadf non meno di due mila nemici, se dobbia- 
mo prestar fede alle congetture , furono morti dalle ar- 
mi loro. 

IN. Poco dopo arrivA pur egli Gibamondo con due 
mila guerrieri nel campo del sale , che trovi a stadj 
quaranta da Decimo, alia tua mancina tenendo la via 
di Cartagine , ed affatto spoglio di alberi e di abitatori , 
son aveodovi cbe sale deposto dalle acque; e quivi ap- 
piccata miscbia cogli Unni 9 tutti perirono come prendo 
a narrare : Tra Massaged eravi tal capitano di poca 
truppa , d 1 animo per6 e di corpo eccellente , il quale 
apparteneva ad una famiglia ricchissima di onori e pre- 
tnj riportati nelle unniche imprese , e co' inolli privilegi 
avente pure il diritto cbe alcuno de' suoi fosse ognova 
il primo a cpminqiar la battaglia, Quando pertanto le 
doe schiere stettersi ordinate di fronte egli spronA il ca- 
vallo contro tie' Vandali senza patirne danno , sia che 
questi sbalordissero per tanto coraggio , sia che paven- 
tassero agguati; ma io avviso piuttosto ch' e', novissimi 
della costoro tattica e sapendoli gente inespugnabile , 
venissero in quel punto dalla tema del grave pericolo 



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L1BRQ PR1M0 365 

sopraffatti. II dace allora tornalo a'suoi : « Qual laata 
» imbandigione, disse, ne ha preparato Dio quest'oggi! * 
Alle quali parole awentaronsi tutti contro il nemico, e 
rottene le fila, ood iscontrando resistenza pari al valor 
loro , diedergli una totale sconfitta. 

CAPO XVII. 

Belisario messo a eampo T esercito inspiragli coraggio net 
combaltere. — Terrore dei confederal — Imprudent* e 
JUga di Gilimero. 

I. Noi al buio tuttavia deH'awenuto procedemtno a 
Decimo, ed allorchd ne stavamo lontani soli trentacinque 
stadj Belisario pose il campo in opportunissimo luogo, 
cingendolo di forte vallo a sicurezza dei fanti 5 raccolte 
poscia le truppe tenne loro questo discorso : « Giunti 
ft presso del nemico ? valorosi commilitoni 9 dobbiamo 
» apparecchiarci ai combattimenti ed alle fetiche. Se- 
r> parati qui dal navilio, privi all'iotorno di aniiche 
r> citta di altro scatnpo i uopo riporre nel proprio 
n coraggio ogni nostra sperama y cbe se opereremo 
» da forti ne seguira la vittoria , perdendoci al con* 
» trario d'aoimo fara di noi ignominioso scempio il 
» vaodalico ferro. Ne seguira la vittoria diceva, nai- 
* rando soprattutto alia rettitudine della causa nostra 
n ( ridotti a pugnare con gente iniqua e bestiale per 
ft ritorle quanto a noi spetta ) , e all 9 odio e alia maler 
» voglienza de'barbari verso il tiranno loro, impercioc* 
» cbA lddio 6 sempre largo di aiuto a thi non si parte 



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366 GUERRE VANDAL! CHE 

» dalla giustizia , ed un guerriero disamorato del suo 
n duce non trattera mai coraggiosameote le arrai. Noi 
» di piu avemmo setnpre chc fare collo Scita e col 
» Persiano 9 i Vaudab in vece dopo tnesso piede uelPA- 
» frica non videro altri Qemici cbe I'ignudo Numida ; e 
* chi di voi ignored cssere ogni maniera di disciplina 
» per lo esercizio aceresciuta , e dall'ozio Gaccata? Ab- 
» biamo del resto un campo ben trincerato ove deposi- 
» tare senza tema le salmerie e le armt soverchie, ed ove 
» tornando non pa tire mo difetto di vittuaglia, Pregovi 
» adonqoe tutti cbe vogliate , rimembrando la fortezza 
j» vostra ed i car! pegni lasciati in patria , accingcrvi 
i» con anitno intrepido ai perigli di questa lotta ». 

II. Dopo V esortaziooe it duce , invocato il divino 
aiuto e fidata sua raoglie Antonioa ed il campo alia 
fanteria, mosse con tutti i cavalieri , non persuaso di 
cimeutarsi alia prima coll' iotiero esercito , m& volendo 
piuttosto conoscere , soorrazzando. e badaluccaudo 9 le 
forze nemiche per indi valersi degli uni e dell'aJtra. 
Fatti percio inoltrare i capi delle schiere confederate , 
e'scgutvali passo passo cogli astieri, co' pavesaij e colle 
altre sue guardie. Pcrvenuti quelli a Decimo al mirare 
tuttavia in su la terra i cadaveri degli uccisi, e tra essi i 
dodici collegia capitanati da Giovanni, ed Ammata stesso 
con pareccbi Vandati, e all'udire dai»contadini le passate 
achennaglie, stettersi al quanta sopra pensfero ed iucerti 
del partito da prendere. Ma intaato cbe andavano ponen- 
do meute alle'cose loro e volgendo su per que'poggi lo 
sguardo all 9 intorno , videro levarai da tramontana grau 
polvcrio, cjui tenae heu presto dietro una foltissima 



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L1BR0 PR1MO 36; 

tarba di Vandali ; alia quale com par sa mandano a 
fretta supplicando Belisario di aggiugaerli sendo in po- 
chissima distanza il nemico. Partito il messo e fajtoai 
bra loro consiglio intorno alP imminente gravissimo pe» 
ricolo, gli uni opinavano doverlosi affrootare da soli , vi 
dissentivan gli altri uon estimandosi a bastaoza forth 
In tale mezzo appressava Gilimero co* barbari seguendo 
la via tra Belisario ed i Managed che rotto avevano 
Gibamoodo , ma gli spesst colK and' & ingombra la pia- 
nura toglievagli per ancora dalla vista la strage de' suoi. 
Avricinatesi vie piu le doe fazioni cotninciarooo" a sca- 
ramucciare insieme , bramando impadronifsi entrambe 
di uq altissirao poggio e molto idoneo a fare gioraata. 
Primi i Vandali a salirlo rispingonne i Romani che re- 
trocedono fuggendo sino a tal luogo sette stadj lontano 
da Decimo , e custodito da Uliare , lancia di Belisario , 
con ottocento pavesai. Destosst allora in tutti la spe- 
ranza di vederli rianimati dal dace , e condotti nova- 
mente alia pugna , ma pur questi in cambio , vinti dal 
timore, indietreggiarono cogli altri alia volta del campo. 
III. lo qui non saprei dar ragione del perche Gili- 
mero concedendo al nemico di raccorre il fiato rinun- 
ziasse ad ana certa vittoria; se non cbe dobbiamo lutto 
ri&rire a Dio , il quale volendoci gas tig are ne toglie il 
consiglio e V iotelletto , accid addiveniamo insufficient! 
ad opportune deliberazioni. Per verita s' egli in ' quel 
giorno medesimo posto si fosse ad incalzare il nemico , 
Belisario a mio avviso non avrebbegli in modo al- 
enno poluto resistere , e tutlo per noi sarebbe andato 
col peggio , tanta era la moltitudine dei barbari , e 



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368 GUERRE VANDALICHE 

tanto lo spavento degli aoimi roooaai; e forse bastava 
ch' e' s' awiassc a Cartagine per trucidarvi le trappe 
di Giovanni , sorprendendole quando picne di sicu- 
rezza mettcvano a bottino la cafnpagna: avrebbe di 
pijl satvato la citta e fatto suo in poco d 9 ora V in- 
tiero nostro naviiio , togliendoci cosi ad nn tratto ogni 
speranza di vittoria e di ritorno alle patrie terre. Di- 
sceso in vece dal poggio con lentezza, e veduto al pri- 
mo calcar della pianura il cadavere del fratello abban- 
donossi al dolore , e tntto diedesi a rendergli onorevol- 
mente gli estremi nfSzj 5 perduta di questa guisa la bel- 
lissima occasione di avvantaggtarci non pot£ mai pro 
riaverla. Belisario per lo contrario mostratosi ai fuggi- 
tivi riraiseli tosto in ordioanza , e molto sgridolli di lor 
codardia; avute quindi precise uotizie della morte di 
Atnmata , del trionfo di Giovanni e del luogo della pn- 
gna , muove di volo ad incontrare i Vandali, cbe so- 
praffatti all' improwiso ed alia rinfusa , cederono al- 
P impeto degli assalitori 5 roolti riportandone morte , e 
il resto procacciaodosi con disperata fuga modo alio 
scampo. La notte divise i combattenti , ed i barbari 
lasciata la via di Gartagine e le terre della Bizacene 
d'onde erano venuti, piegarono verso Bula (1) dal lato 
della Numidia. Giovanni ed i Massageti fnrono a De- 
cimo nella sera , e stanziaronvi , preso ognuno a nar- 
rare le sue av venture , sino alia dimane con noi. 

(1) BuU e Bada secondo ahri tcsti. Lnogo d'iocerta situa- 
sione. 



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WfiRO PR1MO 369 

CAPO XVJII. 

Arrivo delle navi in Cartagine, ed animo degii abitatori bene 
affetto ai Roman i. — Liberazione d£ mercadanti prigio- 
nieri. — La truppa de' vascelli piglia terra. — Belisario % 
entrato nella citta alia testa delV esercito , ascende il 
trono di Gilimero , ascolta i richiami dei saccheggiali da 
Calonimo , e fa loro giustiiia. 

I. II d\ appresso , arrivati i fa all ed Antoniaa con* 
sorte di Belisario , tutti di brigata battemmo la via di 
Cartagitic , e giuati colle tenebre a lei vicioo pas* 
sammo non di meno la notte innanzi alle sue mura at- 
tendati , avvegaach& nessun ostacolo s' intraponesse al- 
Y entrarvi , corsi essendo prontamente i Cartaginesi ad 
aprirci le porte e ad accendere lumi e fali per le con- 
trade , accii ardessonvi «ino alP alba del nuovo giorno; 
i Vandali quivi rim a si erano supplicbevoli ne' templi. II 
condottiero perft non voile approfittarne per guarentirsi 
dalle insidie , ed impedire ai suoi di commettere sac- 
cheggi e rapine col favore delle tenebre. In questa rae- 
desima notte le navi , spirando euro , veleggiarono al 
promontorio , ed i Cartaginesi vedutele appena ritira- 
rono le catene di ferro dalla bocca del porto Mandra- 
cio percb& vi afferrassero. 

II. Ascondevasi nella reggia un carcere ultimo alber- 
go delle vittirae destinate all 9 estremo supplizio dal ti- 
ranno , e rinserrava in allora gran numero di merca-r 
tanti , rei di non averlo potuto aiutare di danaro in 
* ftocorie j torn. L %L 



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370 GUERRE VANDALICHE 

questa guerra , e condannati a morirc nel giorno stesso 
in cui a Decimo fu spenlo Amraata. Se non che il car- 
ceriere udita la sconfitta de 1 barbari e vedendo la flotta 
al di qua del promontorio entr6 a que' miseri, privi dal- 
P epoca di lor prigionia d* ogai consolante novella e 
tra quelle miserie in aspettativa sempre della morte, 
e richieseli qual sooima e' darebbero per tornare in li- 
berty e tutti ad una voce risposero: non avervi danaro 
suflficiente a guiderdonare un tanto benefattore. Colui 
replied bastargli il giuramento di assisterlo com 9 ei po- 
trebbero il meglio nel grave pericolo che audava ad 
incontrare per essi, e la cosa ebbe effetlo. II guardiano 
adunque fe loro manifesta la rotta de 9 Vandali , ed 
aprendo le Gnestre volte al mare poseli in istato di ri- 
conoscere le nostre navi ; quindi al momenta spalancu 
it carcere , e i detenuti abbandonarono in sua compa- 
gnia quelP esecrando luogo. 

III. Le truppe che aveano in custodia i vascelli af- 
fatto ignare delP operato dalP esercito in terra , ammai- 
nando le vele spedirono ad Ermea per saperne , bra- 
mose di togliersi da quella molesta incertezza. Cono- 
sciute pertanto le felici avventure de' colleghi , giocon- 
dissimi riprescro con prospero vento la navigazione , 
pervenendo in brev' ora a soli cencinquanta stadj da 
Cartagine. Qui Archelao ed i soldati volevano dare in 
terra , ma non v 1 acconsentirono i nocchieri dicendo 
pericolosissimo il lido, e fondato il timore che soprag- 
giugnesse tra poco una tempesta, nomata Cipriana (i) 
(i) Lo storico da la spiegazione di qaesto nome al § 3 del 
capo segue nte. 



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LIBRO J>RIMO 3 V 

da! terrazzaui , la quale , fermandovisi le navi , non ne 
ri.sparmierebbe neppur una , ed era la verita. Laonde 
raccolte nuovamente le vele e tenuto consiglio , delibe- 
rarono che non si andasse in verun conto a Mandracio 
senza ordine positivo di Belisario. Ne meno del lido e 
della tempesta paventavano l'angustia del porto in com- 
parazione di cotanto navilio , e non fosservi ancora alia 
6ua bocca Urate le catene. Ripensando in cambio ad 
un scno 9 come gi& scrivea, detto Stagno , non piu che 
quaranta stadj lontano da Cartagine , vastissirao e di 
molto facile entrata, ove tutte le navi a loro bell' agio 
apporterebbero , vi si diressero ed occuparonlo dopo 
il tramouto. 11 solo Calonimo con poclii altri fecesi di 
nascosto tradurre in Mandracio , e presa terra diede il 
sacco a tutti i fondachi de' mercatanti forestieri e carta- 
ginesi ivi di stanza. 

IV. II giorno seguente Belisario fe dismontare le 
truppe delle navi , e ordinato V esercito come se venir 
dovesse a giornata col nemico , marci6 alia volta di 
Cartagine non libero da timore d' un qualche agguato. 
£ prima di mettervi il piede molto raccomand6 a cia- 
scbednno la disciplina , mostrando loro i vantaggi per 
lei conseguiti di gia nell 9 Africa; esortolli di piu ad os- 
servare una irreprensibile condotta soprattutto nella 
capitale, i cui abitatori v per lo innanzi ligi dell' im- 
perio, non giaceano che a lor malincorpo sotto la po- 
tenza de v Vandali , sofferendone ognora cattivissimi 
traltamenti } il perche a torto e con vitupero oltragge- 
rebbesi un popolo cui si promette liberta e salvezza. 
Dopo le ammonizioni pass6 nella citta , non incontran- 



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3 7 a GUERRE VANDALICHE 

dovi nemici , e salito nella reggia occupovvl il trono 
di Gilimero ; e qui appresentaronglisi i raercatanti di 
quella spiaggia per ricbiamarsi ad alta voce contro le 
sue genti , che avevauli saecheggiati nell r ultima notte. 
II duce all or a strinse con giuranaento Calonirao, autore 
del commesso delitto , a tnanifestare e reodere la pre- 
da $ costui promisclo, ma quiudi spergiuro diedesi alia 
fuga porta n do seco tutto il bottino. Nod andd guari pero 
cbe aggiuoselo ia Bizanzio il gastigo di sua perfidia , 
perduto avendo il seano in causa d' un colpo apo- 
pletico, e laceratosi per lo grave malore coMenti la lin- 
gua tra mille guai usc'i di vita 5 la fine di lui non di 
meno vuol riferirsi ad un'epoca piu lontana, 

CAPO XIX. 

Origlne delte voci delfico e palazzo adoperate per indtcare it 
cenacolo e V abitazione de* romani imperatori. — Belisario 
salvator di Cartagine. — Scioglimcnto d* un enimma , e 
compimento d 9 una visione. 

I. Arrivata V ora del pranzo Belisario fece apprestare 
il suo desco laddove Gilimero sedeva a convito co'rag- 
guardevolissimi personaggi de' Vandali, il qual luogo ia 
Bizanzio ed altrove e tuttora chiamato dai Romani gre- 
cizzanti delfo , in grazia d' un tripode collocato in an- 
tico nelP im peri ale cenacolo perche i coppieri vi pones- 
sero i vasi entro cui mescevano al re. Al tripode poi 
e venuto il nome dalla citta di Delfo , prima ad introi 



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LIBJtO PRIMO 3;3 

cjurlo nei conviti. Ha similmente origine greca la vo- 
ce palazzo con che indichiamo 1' abitazione delP im- 
peratore , e narro il come. Pallante di greca schialta 
costruitosi un elegantissimo abituro chiamollo dal Dome 
suo palazzo ; trascorso di poi lungo tempo 9 V irapera- 
tore Augusto principi5 a oomioare colla voce medesinia 
la propria magni6centissima abitazione. 

II. Or dunque il duce banchettd Del delfico insiern 
cogli altri capi delP esercito , e le imbandigioni simi- 
gliarooo all* intutto quelle di cbe era si Gilimero cibato 
nel di precedente } si a le persoae stesse ministravano 
e mescevano ai commeasali. Sembra pertaoto che la 
fortuoa si volesse dar gloria in tale occasione d'un as- 
soluto imperio , non lasciandone agli uomini parte al- 
cuna 9 sopra le terrestre vicende. Id questo giorno 
eziandio ella ringrandi Belisario oltre tutti i celebratis- 
simi capitani de' tempi remoti $ imperciocche avendo i 
soldati romani la costumanza di entrare con grande 
tumulto nelle citta cooquistate , fossersi aoche non piu 
di cinquecento , egli riusci tuttavia conducendo un si 
forte esercito in Cartagine ad impedire ogni maniera 
d' ingiuria e di confusione. 11 coramercio non fuvvi iu- 
terrotto ud solo istanle, ed in quel pubblico muta- 
menlo di governo e di monarca vidersi , giusta il con- 
sueto , i fondachi mai sempre aperti. Accordo in se- 
guito la sua protezione ai Vandali supplicant! nei tem- 
pi , e rivolse il pensiero al rifacimento delle mura , si 
diroccate in piu luogbi da essere a chiunque libero il 
penetrarvi dentro (i)} per la quai cosa opinavano i 
(i) « Impadrooilijii Gizerico , dice il Nostro negli Edifizj 



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3;4 GUERRE V AND A LI CHE 

Cartaginesi stessi che Gilimero dod avesse vol u to atten* 
dervi il nemico , giudicando lavoro di noo poca spcsa 
e tempo il risarcirle. 

III. Avean poi i faociulli di contiouo in bocca tin 
antico proverbio , ed era : Gamma tal fiata discaccera 
Beta e tal altra verri da Beta discacciato Gamma (i), 
del quale enimmatico scherzo ora tutti conoscono la 
giusta interpretazione , conciossiache 1 dapprima Gize- 
rioo spogliA delP Africa Bonifacio 1 e quiodi Gilimero 
ne fu da Belisario spogliato ; 1'enimma danque o prove- 
nisse da oracolo o da altra sorgente ebbe cost no per- 

» (lib. vi) cap. 4) c i Vandali dell 9 Africa, formaroao an rovf- 

» noso pensiero , degno veramente di que 9 barbari ch' essi erano* 

ft Riputando costoro che incglio avrebbero assicurato i loro fatti, 

ft se i luogbi forti fossero spogliali di mora , onde i Romani , 

ft ricuperandoli , noa trovassero in essi quel vantaggio , che na- 

11 turalmeute ne avrebbero pototo trarre, immanlinente le rove- 

» sciarono totte quante; e quests £ pratica comuue di quasi tutti 

» i barbari, di pensare prontamente a quanto pu6 essere peror* 

11 cioso ai Romani , e di gagliardamente eseguirlo. Ma avendo 

» risparmiate le inura di Cartagine e alcone altre , avevano poi 

» per incuria lasciato che col tempo si guastassero. Per6 Giusti- 

» niano Augusto, senza che alcuno gliel suggerisse, ami mentre 

a tutti paventavano I'impresa, e il solo Dio ispirandolo ed aid- 

11 tandolo, inandalo in Africa con csercito Belisario ruppe Gili- 

)> mero e la potenza de' Vandali , e molti di questi uccisi , ebbe 

a prigionieri tutti gli altri , siccome oella Storia delle Guerre io 

» narrai j e cola non solo rifece tutte le fortificazioni distrutte , 

» ma ne aggiunse parecchie di nuove ». Y. inoltre il cap. 5 , 

§ 3 , di questo libro. 

(i) Ritengo la deoominazione delle greche lettere corrispon- 
denti alle i tali sue B. G. 



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X1BR0 PR1MO 3 7 5 

fetlo scioglimenlo. Coll' cntrata de' Roman! iu Cartagine 
avverossi pure un sogno fattosi da tnolti per lo innanzi, 
e sino allora pendente incerto ; tale il raccontavano : 
I Cartaginesi, piu che ad ogni altro Spirito beato, por- 
tano venerazione a S. Gipriano , ed erettogli un btllis- 
simo tempio presso del lido , innanzi alle mura della 
citta , quivi annualmente ragunansi a festeggiarlo , da 
lui nomando questo lor culto Cipriana , non altrimenti 
che la tempestosa fortuna da me teste mentovata (i)^ 
sconvolgendo ella bene spesso que' mari nel tempo da- 
gli Africani stabilito ad onorare il Protettor loro. Se 
non che i Vandali impadronitisi di questo tempio sotto 
V imperatore Onorio (a) , e cacciatine con molto villi* 
pero i cristiani sacerdoti diederne la custodia a ministri 
ariani. Al quale oltraggio e pubblica credenza che 
Cipriano apparso in sogno a que' divoti , confortasseli 
a viver di buon animo dacche avrebbe fatto egli stesso 
a miglior tempo le sue vendette. Divolgatasi la visione 
gli Africani erano sempre attendendone il compimento, 
ma non giungevano in modo alcuno a pronosticare 
come ci6 avverrebbe. Approdate per6 in Africa le navi 
romane alia vigilia dell' onomastico del Santo , e per- 
vennta in Cartagine la nuova della rotta di Ammata 
a Decimo , i ministri ariani , che avevano gia addob* 
bato il tempio con apparati preziosissimi e disposte 
le altre suppellettili per solennizzarne con grande pom- 
pa la festa , provvidero fuggendo alia salvezza loro } 

(i) V. cap. 18, § 3. 
(a) Ooorico. (Gdus.) 



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3?6 GUERRE VANDALlCtfE 

tornanvi in allora gli anti"hi sacerdoti, ed illuminatolo 
danno priocipio alle sacre funzioni, Di questo modo 
avverossi il sogno. 

Capo xx. 

Saggio consigUo d'un Vandalo. — Crudeltd di Gizericd p&niid 
ne' suoi discendentu 

1. I mali sofTerti rfcordarono ai Vandali uq pro- 4 
▼erbio antico: Non avervi, cio4, bene conlunqae grande 
cni Puomo non possa sperare di aggiugnere, n& si fer- 
mo e stabile da non potergli sfuggire $ e qni esporrd il 
come e il qnando esso ebbe origine. A1P uscir di tal 
gente per soverchia fame dalle patrie terre vollero pa* 
recchi , non persuasi di tener dietro a Gogidisco , rima- 
nervi , lusingandosi retta'mente che avrebhero quivi , 
ridotti a minor numero , piu comoda vita* Questi di 
poi temendo non gli emigrati in Africa fossero di \k eol 
volgere degli anni cacciati, o dalP amor patrio indotti a 
tornare nelP antico paese, inviarono ainbasciadori a Gi- 
zerico , i quali dovevano a nome de' suoi cbnnazionali 
seco lui congratularsi delle riportate vittorie, e pregarlo 
ad un' ora che si spogliasse della sovranita di quel loro 
suolo , addivenutogli inutile dopo i tanti africani trofei; 
ed eglino cosi ^ liberi dalla tema di vedersene contra* 
stato il possesso dagli antichi abitatori, cimenterebbero 
di buon grado per ia sua difesa lor vite. Gizerico ed i 
Vandali non avendo che obbiettare alP inchiesta erano 
per aderirvi , quando un vecchio tenulo in molta con- 



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LlBRO PRIMO 3 7 ? 

giderazione hierce de' suoi prudentissimi consigli vi fece 
contro, dichiarando incerte tutte le umane cose^ ne aver- 
vene pur ana ferraa e non soggetla a sconvolgimehto. 
Gizerico il commend6, e thutatosi di parere diede su- 
bito commiato all' ambasceria. Ma i Vandali tutti bef- 
favano si grandi cautele, trattandosi di vicende appa- 
rentemente lonlanissime $ dopo gli altimi eventi pero 
cooobbero il senno e la convenevolezza di quel proce- 
dere , e fu mestieri ch* eglino stessi confessassero la vc- 
riti dell'udita sentenza. Nulla poi sappiamo tie' Yandali 
restati nelle terre loro $ forse fe' vennei dispersi dalle 
nazioui vicine 9 o mescolaronsi con esse 

IL I vinti di necessity eontinuarono a dimorare in 
Africa , non avendo piu. navi su cui restituirsi all 9 ab- 
bandonato suolo; e ben quivi scontar dovevano la pena 
delle scelleraggini commesse in molti luoghi> masoprat* 
tutto nell'isola di Zacinto contro i Roraani. Concios* 
siache Gizerico tal fiata > scorrendo il Peloponneso , 
datosi ad espugnare Tenaro ne fu con grave perdita 
ributtato indietro; divampante allora di sdegno si ri- 
volse contro quelPisola, e messavi in terra la soldatesca 
pass6 a fil di spada chiunque paravaglisi innanzi , ne 
pago ancora men 6 prigionieri seco , partendone , cin- 
quecento dei piu. illustri cittadini, e fattosi poscia nel mez- 
zo dell'Adriatico ordin6 che venissero spenti senza ecce- 
zione, e gittati nelle onde^ ma l'epoca di tal eccidio e 
anteriore a quella di che ora traltiamo. 



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3 7 8 GUERRE VANDALICHE 

CAPO XXI. 

Taglia di Gilimero sopra le teste de' romani soldmti — Fa- 
lore di Diogene* — Mura di Cartagine ristaurate da Be- 
lisario. 

I. Gilimero, sendo Belisario padrone dell' Africa, tiri 
i costei villani dalla sua , e col danaro e co' bei modi 
persuaseli ad ammazzare tutti i romani soldati a cui 
s'avvenissero, promettendo on aureo di gniderdone per 
ogni testa che fossegli presentata. E quelli accopparono 
molti dell 9 imperiale esercito , non peri gnerrieri,ma 
bagaglioni e saccardi, tendendo loro insidie mentre che 
vedevanli sbandati ne' villaggi d' intorno a raccorne 
preda , e portandone i capi spiccati dall' imbusto al 
Vandalo ricevevano la promessa mercede , tenendo co* 
slui gli nccisi veri soldati e non gi& servi di truppa. 

II. Fra questo mezzo Diogene , lancia a cavallo di 
Belisario, fe azione meritevole di ricordanza. Egli man- 
dato con ventidue cavalieri pavesai ad esplorare il ne- 
mico arriv6 in tal villaggio posto a due giornate di 
cammino dalla capi tale ^ i terrazzani lo seppero, ne ere* 
dendosi ben forti per assalirli di per si , rendonne av- 
vertito Gilimero , il quale subito ?i spedisce trecento 
scelti cavalieri, perche venissero arrestati e condotti al 
suo campo vivi. E per6 sorprendente come riuscisse 
colui alia testa di soli ventidue pavesai a torsi d'impac* 
cio in virtu del seguente artifizio. I Romani raccoltisi 
in certa casa vi passavan dorinendo le ore notturnc 



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LIBRO PRUtO 379 

entro una camera nel piano superiore, ed in piena 
sicorezza , credendo il nemico ben lnnge $ ma questo 
arrivato col nuovo di e prima dell' aurora nel villag- 
gio , non opind impresa certa il gittare a terra V uscio 
deft' abitazion loro per sorprenderveli, paventando non 
vennti alle mani in tanta oscurita e'si irucidassero a 
vicenda, piuttosto che menar colpi contro P assalito, 
il quale avrebbe cosl agio e tempo di campare la vita } 
rimestavano per6 tai cose per ascondere la dotta loro 
di azzuffarsi co' nostri , potendo per lo contrario assai 
bene, muniti di fiaccole, impossessarsi d'uomini lontani 
da ogni sospetto e, che peggio.si 4, inermi, anzi nudi , 
stesi in terra , ed in profondissimo sonno avvolti; stabi- 
lito adunque di circondare unicamente V abitazione at- 
tendono col numero maggiore a guardarne le porte. Se 
non che uno de' Romani svegliatosi come per fatto 
rum ore, sente i Vandali a bucinare tra loro ed un mo- 
vere d' armi ; n& sapendo congetturare che mai cii 
fosse desta alcuni compagni e piglia a ragionarne insie* 
me. In questa il duce stesso accortosi delP agguato 
ordina a > suoi di vestire chetamente le vest! , d' ar- 
marsi , di scendere nella corte e d' imbrigliafe i ca~ 
valli; saltati quindi pian piano in sella per non dare il 
menomo indizio al nemico , sofiermaronsi in bella or- 
dinanza nelP androne, e spalancatone di poi Puscio al* 
Pimprowiso tutti di gran impeto ne balzano fuori. I 
Vandali correndo lor sopra con quante forze banno li 
combattooo, ma sempre indarno; imperciocchi i Romani 
cogli scudi riparavansi dalle freccc, e ributtavano a gara 
colle aste gli assalitori. Di tal guisa Diogene perduti 



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33o GUERRE VANDALICHE 

soli due cavalieri si sotlrasse al nemico 5 e' tullavia non 
ne uscl senza saogue avendo riportato una ferita nella 
maoo sinistra, che gl'impedi l'articolazione del dito mi- 
gnolo , e tre nel collo e volto , per le quali noa guari 
dopo venne a morte. 

III. Belisario poi , come accennavamo prima d' ora y 
rivolto ogni suo pensiero al restauramento delle mura 
vi spese molto danaro cogli operai^ scavatovi inoltre 
al di fuori un grandissimo fosso , lo man) di palancalo 
e di filti cancelli , portando a termine tutto il lavoro in 
cosi breve tempo da fame le meraviglie persino gli abi- 
tatori. Gilimero stesso quando fu condotto prigioniero 
in Cartagine approvi d' assai quell' opera , e non pote 
a meno di condannare la sua trascuratezza , ripetendo 
apertamente da lei tutte le soflerte sciagure. 

CAPO XXII. 

LeUera di Zazone al fratello Gilimero intercella dal vincito* 
re. — > Awenimento singolare* 

I. II gfe da me ricordato Zazone (1) fratello di Gili- 
mero sgarate colP armata di mare le acque della Sarde- 
gna fcce scala in Carali , ed avuta subito la citta uc- 
eise il tiranno Goda e tutti i contrarj al vandalico reggi- 
mento; quindi all'udire le navi di Giustiniano apportate 
nell 1 Africa , senza pero conoscerne gli ottenuti van- 
taggi , scrisse in questi termini al fratello : « Sappi , o 

(1) Tsazone. (Gou5.) 



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LIBRO PKIMO 33i 

» re dci Vandal! e degli Alani , che il liranno Goda 
» usc\ di vita per le mie mani , e l'isola da te un' altra 
» fiata dipende $ puoi cosi festeggiame la vittoria. Per 
yt rispetto ai nemici che baldanzosi misero il piede 
* sulle africane terre , abbi per certo che attendeli non 
» miglior sorte di coloro, i quali impugnarono le armi 
» conlro i nostri antenati ». I messi fuori d' ogni so- 
spetto di rincontrare si grandi cambiamenti, ritraggonsi 
nel porto di Cartagine , dove sono imprigionati dalle 
guardie romane; venuti di poi alia presenza di Belisario 
eedongli la scritta, e lo informano compiutaraente delle 
cose avvenute in Sardegoa. Trasecolarono per6 al ve- 
dere un si repentino variar di forluna , sebbene fosse 
loro sparagnata ogni molestia dalla ^generosita del ro- 
mano duce. 

II. Ad un' epoca non molto di versa e oopo rap- 
portare altro che di simile : Gilimero poco innanzi 
che le navi romane giugnessero nelP Africa mand6 in 
Ispagna Gotteo e Fuscia ambasciadori per indurre 
Teudi re de'Visigoti a strigner lega coi Vandali. Eglino 
trapassato Gadi e il mare d' Ercole (1) vanno al re 
dimorante in una cittadetta sul lido ; il quale , fattilt 
cortesemente suoi ospiti , tra il convito domandolli in 
prima come andasse la bisogna di Gilimero e de' Van- 
dali (imperciocch&, indugiando i legati per via, un ba- 
stimento mercantile salpato da Cartagine il di stcsso 
ch' eranvi entrati i Romani , e da vento propizio spin- 
to in poc' ora nella penisola , aveagli data avviso di 

(0 Stretto di Gibilterra. 



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382 GUERRE VANDALICHE 

tutte le costoro vittorie 5 riportandone la proibizione 
di narrarle altrui se non se quando fossero capitate 
nuove gent! a confermarne la verity ) ? e quelli rispo- 
sero : ottimamente. 11 monarca vuol quindi sapere lo 
scopo della mandata loro 5 ed essi diconsi coU per ma- 
nifestargli la brama dei Vandali di averlo a confederato. 
Teudi allora esortolli a raggiugnere i lidi africaoi ove 
attendevanli grandi avvenimenti. Se non cbe gli araba- 
sciadori attribuendo cotali parole ai vapori di que'gene* 
rosi vini 9 serbarono , tacendo , a miglior tempo la do- 
manda. Nel prossimo giorno adunque venutigli altra fiata 
innanzi pregaronlo di consentire alia lega , e n' ebbero 
V egual risposta. 11 perch& dalisi a temere qualche sini- 
stro neirAfrica, non per6 in Cartagiue 9 ver lei spiega- 
rono le vele ; ma non piu dei primi felici all' afterrarvi 
sono presi dalle truppe romane , e condotti a Belisario 
appalesangli tutte le case loro : neppur questi del ri- 
manente , per V umanita del capitano , soggiacquero a 
triste consegueoze. Tali cose accaddero non altrimenti 
che noi abbiamo scritto. 

Cirillo poi , mandato da Giustiniano come dicef a 
nella Sardegna (1), avendo inteso prima d'apportarvi la 
trista fine di Goda , volse incontauente le prore verso 
Cartagioe dove , spettatore della vittoria de' Roman i , 
arreslossi. Fa spedito inollre Salmone a Giustiniano per 
annunziargli il felice principio di questa guerra. 

(1) V. cap. 11 , § 1 di questo libro. 



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L1BR0 PR1MO 383 

CAPO XXIIL 

y * 

/ Vandali ragunati a parlamento da Gilimero. — Belisario 
manda ai capi de' Mounts ii i segni dtlVautorila regale. — 
Risposta di Gilimero a Zazone. — Sbigottimento grandis- 
simo de* Vandali. 

I. Riparatosi Gilimero nel carapo di Bula , distante 
quattro giornate da Cartagine e non gran fatto dal 
nuraidico suolo , y 9 anim& tutti i Vandali e qualche 
amico, se pur ne avea, tra 9 Maurusii, a prendere le sue 
vendette. 

II. Pochissimi di loro in realta, ed ai tutto liberi e 
senza capi , eransi collegati seco lui , conciossiach£ 
quanti signoreggiavano la Mauritania , la Numidia e la 
Bizacene tanti si dichiararono con ambasceria spedita 
a Belisario servi f di Giustiniano , e pronti a rimancrgli 
seoipre del miglior animo uniti. E fino taluni di essi 
inviarongli da lor posta i figliuoli in istatico, e vollero 
dalle raani sue ottenere , secondo 1' antica legge , i 
distintivi della reale dignity \ la qual legge vietava obbe- 
dienza a 9 nemici de 9 Romani, e cui dall 9 imperatore non 
siensi conferiti i segni del poter supremo ; vo 9 dire uno 
scettro d 9 argentq colla impugnatura dorata , un cap- 
pello d 9 argento che solo copriva parte del capo , fog- 
giato a guisa di corona e con argentee frange pen* 
denti alPiutorno; una bianca veste, una casacca tessa- 
lica con fermaglid d 9 oro , e gli arbili ( specie di schi- 
nieri ) dorali. II duce secondolli pienameute , ed oltre 



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584 kUERRE VANDALICHE 

alle prefate cose don 6 a ciascheduno molto danaro. II 
perche sebbene guardassersi dajlo strigner lega cogli im- 
periali , non vollero tampoco seguire le parti dV Van- 
dali , ma neutrali e pacific! aspettavano di vedere i fa* 
voriti dalla fortuna in quella gaerra. Cosi furono le ge- 
ste de'Romani. 

III. Gilimero perduta Gartagine spedi tosto una let- 
tera in Sardegna al fratello Zazone col mezzo d' un 
Vandalo, il quale ito alia spiaggia s' imbatt& per Ven- 
tura in un bastiniento mercantile che levava V ancora y 
e montatovi sopra giunse net porto di Carali , dove 
sceso a terra consegnA la scritta del ten ore seguente : 
« Non Goda , ma lo sdegno del Nume ne ha tolto la 
» Sardegna. Qui dopo la partenza tua e di tutti gli al- 
» tri valentissimi guerrieri il potere e le ricchezze di 
» Gizerico andarono ad un tratto col peggio , di guisa 
» che direbbesi averci tu abbandonato non per ritogliere 
» V isola al ribelle , ma per tornare il posscsso di tutta 
» V Africa a Giustiniano, potendosi ora dagli avveni- 
» menti argomentare quali fossero dapprima i voleri del 
» fato. Assaliti pertanto da Belisario con piccolissrrao 
» esercito , e venuto al tutto meno il consueto animo 
» de 9 Vandali ci vedemmo pure totalmente in odio alia 
» fortuna } merc& di che in colpa della poltroueria e 
» vilta dei nostri morirono Ammata c^ Gibamondo } ca- 
st valli inoltre , navi e P Africa intiera , non eccettuata 
» Gartagine stessa, caddero in mano de 9 neinici, i quali 
39 ora padroni dei figli , delle mogli e d' ogni nostro 
y> avere godonsi A con tranquillita il premio delle fati- 
n che e del coraggio loro. A noi rioiaine il solo campo 



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L1BR0 PRIMO 385 

» di Bula , e la speranza rtposta del valor tuo ; messo 
n quindi in non cale ogoi pensiero di raffofrzarci nella 

* stenoria di cotest' fcola e de' sttoi dintorni, all' is tan te 
n qui vola con Parmata di mare, non essendovi stol- 
» tezza maggiore del tetter oonto di piccolissitne coate 
» allorche la somma.loro giace in gravissimo perioolo. 

* Cosl , da qufcci in poi combatteado insieme contro 
» 1'assalitore, o ricopereremo il perduto, o meglio com- 
» porteremo , alia piu trista , uniti le vicende coi piace 
» al Name serbarci ». 

IV. Pervenuto il foglio a Zazone , e letto da lui ai 
Yandali abbandonaronsi tutti alia malinconia ed al 
pianto, in ascoso per A e tra se , per non dare agli 
« isolani sentore delle sciagure loro$ salgon di poi le navi 
senza indugiare in apprestamenti, e messo alia vela con 
tutta V armata arrivano il terzo dt alia spiaggia africana 
laddove i Numidi spartonsi dai Maurasii. Da qui pede- 
stri arrivati al campo di Bula s'uniscono alPesercito con 
si grave cordoglio da ambe le parti , che avrebbero de- 
stato pieta negli animi stessi de 9 nemici. Imperocche i 
due fratelli gettatesi al primo scontro le braccia al 
collo (quasi presaghi che fossero insieme allora per 
V ultima volta ) ammutolirono , e tra que 9 teneri abbrac- 
ciari caddero in amarissimo pianto. Coll 9 egual affetto 
eziandio ognuno de'Vandali sotto Gilimero salutava 
i compagni rivenuti dalla Sardegna, ne vi fa moto 
o voce sinche e' non riebbersi un poco da quel pe~ 
noso travaglio. Negli uni e negli altri poi il gravissimo 
cordoglio de 9 mali presenti avea renduto gli spiriti in- 
Pmocopio* torn. L a5 



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386 GUERRE VANDAL! CHE MBRO PR1MO 
capaci d' ogni pensiero ; qoindi i cbe non i Vandali 
d' Africa richiederano i tornati compagoi dell* viUorie 
coolro Goda, non qacsti i rima»i cola delle scoofiUe 
arate , par troppo informatine dal loogo e dalla tristis- 
sima condiiiooe in cui miraTanli ; coaicchi noo osa- 
▼ano tampoco far motto delle propria mogli e dc' 6- 
glinoli, tenendooe certa la morte o la prigionia presso 
de' Bomani : tale pasiarooo qacsti avvenimenti. 



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ISTORIA DELLE GUERRE 

CONTRO 

I VANDALI 



LiBRO SBCONDO 



CAPO PKIMO 

Corrisponderiui di Gilimero in Cartagine. 
Jriitg* di BeUmrUh 

I. VjriLiMEHO alknecbi ehke raeeolto tatli i Vandali 
mosse colleseroito alia volu di Cartagine; ed appro** 
aatorui goail6 na belliaiimo acquidotto che fornivala 
<T aoqna , e pose il campo : ma qualcho tempo dopo 
levollo per retroeedere, boo comparendo aemico a ten- 
tare la sorte delle. arm! , e nel farai iodietip oomm*9 
alia 6olda|e$eti la ciwtodia delle sole vie , nulla oeeji* 



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388 GUERRE VANDALICHE 

pandos! de* castelletti r come provvedtaiento sufficieo- 
tissimo a ricuperare la capitale. V!et6 di piu all'eser- 
cito ogni bottino o dan no per Je campagne , conside- 
randole tuttora sup propriety, ipai spmpre nella spe- 
ranza di un prossimo tradimento dal lato si dei Ro- 
mani che dei Cartagihesi favoreggiatori della setta aria- 
na. Mand6 similmente ai capi degli Unni pregandoli 
di aiuto , e prometteado loro molti e generosi guider- 
doui ove soccorranlo, e quest! niente aflezionati ai Ro- 
man! seudovi a raaliucorpo in lega ( trascinati , e* di- 
cevano , a Bizanzio da un giuramento di Pietro e da 
Jui stesso poco dopo -jrif I&Ao ) ; oocvtjitiroeo oeculta- 
niente alia inchiesta, obbtigandosi venuti a giornata di 
voltare le armi nel fervor della mischia contro 1' escr- 
cito iuiperiale 5 se non che.Jlelisario , consapevole gi& 
da gran tempo di siffatte mene per le confession! dei 
disertori, non giudicd opportuno di attaccare si presto i 
nemici, e tutlo consacrossi a compiere il principiato la- 
voro delle mura. Fece poscia sopra un colle morir di 
laccio un Cartaginese , noraata Lauro y con v in to di tra- 
digione , al quale esempio ae aveamvi altri macchinatori 
di novita , furono tulti persuasi dal timore a cangiar 
sentenza. Co 9 doni eziandio e avendoli spessa corn- 
roensalt indnsse i Maasageti, pigri e leoti a parer suo 
in quella guerra, a dichiarargli eaadidameute se atten- 
tlessero premj daGilimero, in grazia de'quali adope* 
ravano con traseurateesa aeco. E' queUt rispo*evo nulla 
sperftre dal Vaodalo, ma cadet loro ii ooraggio paveo- 
tando non vinlo cestui abbiano da vedersi negato U 
pertnesso di ripatriare, costretti a durar la vita e morir 



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LIBRO SBCONDO 38$ 

uelP Africa, e sipo csclusi dal parteciparealla preda* 
Ma il duce, conlbrtatili a far boon ammo, sagrament5 
loro che se col soccorso del Nume riuscisse a soggio 
gare iptieramente i Vandali v sobito e'verrebberoriman* 
dati nelle propric regioni carichi di nemicbe spoglie; c 
cosi da qui.nci in poi ebbeli pin valovost cd attivi. Mi- 
rando in seguito instability le mura e pronta ogni co$a 
per venire alle nianir, ordind che.i. trombeltieri sonas- 
sero a raccolta , volendo inaniuiire di qaesto modo le 
trappe : 

II. « Non so, o guerrieri, trovar motivo di esorta- 
m zioni prima di condurvi io campo, stato essendo io 

* medesimo or ora testimonio della vostra prodezza , 
» merce cui , vinti i nemici , abbiamo ricuperato e Car* 
n tagine e V Africa tutta } dopo di che superfluo addi- 
» verrebbe con voi ogni incoraggiamento di parole, non 
» parendomi verisimile cbe trnppe una fiata vittoriose 

* perdano all' istanie la valentia degli animi loro. Tut- 
» tavolla non sar& fuor di proposito il rammentarvi che 
y> se yi mostrerete que' dessi , i qnali teste combattero- 
» no , porrete , a fe di Dio , termine ad ogni vandalica 
n speranza , alle vostre fatiche ed alia presente gnerra. 
» Quest'ultimo cimento adunque che vi promette riposo 
n e pace, e vi rinfranca da ogni tema sul conto de' ne- 
» mtci, cbiede grandbsimo coraggio da voi, essendo tra 
» le armi il solo valore peso e misura, non gi& la mol- 
p titudine de 7 combattenti o la sterminatezza de' corpi 
r> loro, A rendervi poi fortissimi nella mischia piu che 
j» idoneo mezzo e il non perdere mai di vista la vergo- 
n gna d' una sconfitta 5 e per verita come rinvenire ob- 



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39b GUERRE V AND A LI CHE 

» brobrio ugnale a quello che nomini generosi appari* 
» scano di s£ stessi minori non adoperando secondo il 

* cnor loro? e massitte qaando i nemici e per la inccr- 
ft tesza degli avrenimenti , e per la metnoria de'tolte- 
» rait ditatiri essere debbano meno andacr di quaoto 
» appalesaronst nelle passate battaglie: impercioeebfr al 
n mirare la fortana contraria inriliscono gli antmi ab- 
» bandonati da lei , e taoto basta ad appianare la via 

* della serrita. fe roestieri altres) aggiugnere che motivi 
» ben pin gravi de'precedenti annanci ora le destre^ e il 
ft vero, se per veotora la prima giornata eampale non 
ft fosse rioscita conforme ai nostri voti ne avremroo a 
» tatta fonma riportalo V nnico male d'ana fallita con- 
» quista , mentre cbe adesso impngnamo il ferro per 
» conservare il nostro; quanto 4 piu lieve calamity 
» adunque il non fare nnori acqnisti cbe non il perdere 
» i gii falti , di tanto maggior importance de' trascorsi 

* estimar dobbiamo P imminenle aringo. Cbe se P a- 
» spettasione della vittoria h forte stimolo a pngnar da 

* prodi chi pud mai avvantaggiarci in essa, protetli dal 

* favore del Nuine , ed in istato di scbierare P esercito 

* intiero ? Laonde se privi di fanti mettemmo in rotta it 
» nemico } vie meglio ne trionieremo ora, fanti e ca-. 
y> valli insieme. Non vi laseiate pertanto sfoggire la op- 
f» portnniU di terminare la gnerra sincb& sla in voi il 

* farlo , n£ vogliate indngiare , memori cbe la fortnna 

* trasenrata nna volta pronlamente abbandona per 
» sempre , e cbe disdegna lo stesso Nnme ogni negli- 
ft genza nel trarre proGlto de 1 bencGcii snoi. Qoanto in 
» fine non andrebbe errato cbi supponesse ora il Van* 



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L1BRO SECONDa 3gt 

n dalo pieno di stfaordinario coraggio per liberare 
» dalle nostre mani la prole , le donne , e git altri suoi 
» averi! affievolendo ia iscatnbio la gravezxa e Pacerbita 
i del dolore assaissimo il corpo, e rendeodo le menti 
n incapaci di qualunque ardito pensiero. Queste mie 
» parole sienvi ognora nelP aoimo , e dispooetevt a me- 
» ritare con valorose azioni quella gloria che attendesi 
n da voi con diritto e la patria ed il oome vostro ». 

CAPO II. 

Troppe di Belisario in marcim* — Presagio ai Romami <fe/bt 
vitloria. — jiringke di Gilimero e di Zaume. 

I. Belisario dopo V aringa fece in quel dl medesimo 
parlire tutta la cavalleria , men cinqnecento , e diede 
all 1 armeno Giovanni i pavesai ed il segno , ehiamato 
dai Romaoi bando, ingingnendogli di badaluccare qnan« 
do ne avesse la opportunity $-e col noovo giorno lenne 
lor dietro menando seco il nerbo de' fanti ed i cinque- 
cento cavalieri. I Massageti intanto avevano diliberato 
in consiglio , per serbare apparentemente lor fede ai 
Romani ed a 9 Vapdali , di non voltar mantello cbc ai 
riportarsi dai primi qoalcbe vantaggio , fermi net pro- 
posito di segnire la parle ver cui propenderebbe la Tit- 
toria. L' oste romana trovati , marciando , i Vandali ia 
Tricamaro (i), lunge cenquaranta stadj da Cartagine, 
piantovvi il campo dappresso. 

(i) Luogo di seonotctuta situatiooe giosU TOrtelio. 



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39* GUERRE VANDAL! CHE 

II. Qui aranzatasi di molto la notte apparvero le 
pnnte delle romaue laoce attomiate da fuoco , in guisa 
che il ferro stembravane candenle. Pochi per verita mi- 
rarono il prodigio , e quesli furonne assai intimoritt 
Boa sapendo iaterpetrarlo } mostratosi per6 dopo lnngo 
tempo in Italia, fa subito riteouto presagio delta vit- 
toria. ■ - i 

III. Nel di vegnente Gilimero comand6 che si tras- 
portassero i fanciulli, le donne ed ogni altra suppellet- 
tile in mezzo del campo , e quindi chiamate a parla- 
mento le truppe cominci6 : « Non solo gloria ed impe- 
» rio, o Vandali', oggi concorrono ad armare il noslro 
» braccio , di maniera che vinti siane dalo almeno di 
» rimanere sotto i patrii tetti , godendovi le proprie 

* cose ed accomodandoci nel resto alia fortuna; ma 
n tali angnstie ne premono che disperata la vittoria o 
» lasceremo, eslinti, il nemico padrone de* figli , delle 
» mogli , d' ogni nostro bene , e fin di tulta questa re* 
» gione, o incontreremo vivendo cordoglio anche mag- 
n giore , costretti a vedere colle nostre luci raedesime 
n il compimento di si inudite sciagnre* Se gingaeremo 
» in cambio a conquidere i ferocissimi Romani potremo 
» lusingarci di condnrre pacified, onorata e ben como- 
» da vita, e di testare alle nostre famiglie una perpetna 

* feliciti $ renderemo di piu il vandalico nome illostre 
» ed il perduto trono alia nacione, cni oggi sotrasta 
n danno gravissimo sopra qaanti de' tempi andati vo- 
» lessi qui ricordare , e per istornarlo appunto da lei 
n ora noi , soli depositarj delle sue speranze , tenliamo 
» la sorte delle armi. Laonde a conseguire il bramato 



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LIBRO SECONDQ 3o3 , 

n scopo ciascun di vol spogU il suo animo tP ogni effe- 
». minatezza, ed anteponga Del difendere la persona il mo* 
» rir generosamente ad una turpe disfatta, non aveodovi 
»■ pericolo idoneo a sgomentare colui che abborre Pin- 

* famia. Ionanzi tutto peri sgpmberate le menti diqua- 
» lunque rimembranza dell'ultimo combattimento, dove 
m andammo col peggio non per vostra iofingardaggine 
n ma per maliguila. della fortuna, mai ferma nelle uroa« 
n ue vicende , anzi inconstantissima ognora. DirA pure 
n a nostra gloria che nel valore superiaoio di molto il 
9 nemico , e che di numero siamo ben dieci tanti \ ma 
» quello che in ispecie deve renderci maggiori di not 
n stessi e lo splendore degli antenati nostri e la so.vra- 
n oita da quelli di generazione in generazione perve- 
» nutaci^ delle quali cose turpe sarebbe il rimaner 

• privi qol tralignare dalla virtu loro. Tacerd inoltre le 
n lamentazioni delle nostre inogli e le lagrime della 
» prole , al cui aspelto quasi disaoimato sentomi ve- 
» nir merjo la parola. Solo e per ultimo vi ricorderd 
n che vana e ogni nostra lusinga di riabbracciare questi 

* oggetti a noi carissimi se non torniamo co- trofei 
» delja vittoria. Pugnate adunque 9 o Yaadali , solleci- 
» tandovi tante e si gravi cagioni, da forti, e goardatevi 
n dall r apporre inonorata maccbia alia . prosapia ed al 
n nome di Gizerico ». 

Gilimero poscia coinandd a Zazone di parlaqnentare 
separatatnente i Vandali tornali dalla Sardegua; e questi 
appartatosi alquanto aringolli nel modo qui appresso : 

• « Egli e cerlo a non dubitaroe , o cemmilitooi , che 
n i Vandali tutti debbonsi mostrarc prodissimi nella 



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Sgi GUERRE VANDALICHE 

* ventura lolta per le cose qui ricordate dal re nostro; 
9i a voi peri sopra gli altri si eonverra il noo compa* 
n rire tralignati dal vostro primo valore 9 siceorae co- 
» loro che trionfaudo nelP ultimo certame sul priuci- 
» pato delta Sardegua lo ritornaste nel vandalico re- 
» goo 5 anzi v' e d' uopo battaglrare con animo assai 
» maggiore sovrastando ora gravissima sciagura a tutta 
ft la nostra repubblica , dacchd quanto k piu graude la 
» causa del combattiroento tap to vuolsi far pruova di 
» sublime coraggio dai combaltenti. E di vero se il 
f» fato avessevi morto puguando per V isola 9 prezzo 
» de' vostri giorni sarebbe stata la signoria d' un sol 
» luogo } ma con quanto piu ardire non dovete oggi ci- 
» meutarli per la somma del regno ? essendo che ne- 
» cessitati a guerreggiare in causa di lei non v' ba piu 
n mezzo di perdere onoratamente la battaglia se non 
» se perdendo con essa la vita. Operaiido inoltre da 
n prodi a voi soli ascriverete la vittoria test* riportata 
ft sul liranno Goda , impigrendovi al contrario ne ce- 
rt derete ogni diritlo alia fortuna. Havvi ben anche 
n un nuovo motivo percbi nel prossimo certame dob* 
y> biate essere piu ardimentosi degli altri Vandal! , ed & 
?> ch* eglino vittime gi& di avversa sorte rimangonsi ti- 
n midi e inerti , quando che voi salvi ed esultanti an- 
» cora del trionfo nulla sapreste addurre per sottrarvi 
» dalPincontrare piji virilmente il pericolo. E qui viene 
» a proposito P aggiugnere che abbandonando il campo 
» vincitori potrete attributrvi la maggior gloria di que- 
to sta giornata; anzi verrete celebrati da tutti come 
» la pin ferma difesa della nostra geote, non sent- 



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L1BR0 SECOSDO ' 5g5 

w brando verisimile che i debellali una Tolta sien quin- 
y> di protetti da migliore for tun a. Pieni adanque la 
9i mente di s\ nobili pensieri datevi prima di tutto ad 
n implorare V assistenza del Nume , esortate poscia le 
9i inogli e la prole meste e l§grimanti a starsi di buon 
* anitno, e fattivi confortatori degli altri Vandali oscitc 
» seco loro da valorosi a campo ». 

CAPO HI. 

Ordinanie degli eserciii. — Disfatta dc r Vandali. — 
Fuga di Gilimero. 

I. Gilimero e Zazone aringato cbe ebbero le truppe 
conduconle soil 9 ora del pranzo contro i Romani per 
niente apparecchiati a riceverli , e tutti solleciti dell'ap- 
prestare il cibo } venuti presso le ripe d' on fiume (con- 
tinuo si, ma piccolo in guisa che i terrazzani noo ripu- 
tandolo degno di Dome speciale chiamanlo , con qnello 
generico, Rivo) fan no alto, e mettonsi in battaglia. II ne- 
mico par esso nella opposta sponda corre a schierarsi 
formando il corno sinistra colle truppe di Martino , di 
Valeriano, Cipriano, Altia, Marcello e de' confederate 
il destro con quelle di Pappo , Barbato , Aigan e colla 
rimanente cavalleria , ed il centro co' soldati di Giovan- 
ni , co 9 pavesai , con V insegna e le lance a caVallo di 
Belisario , il quale seguivali accompagnalo da 9 suoi cin- 
quecento cavalieri ; dietro a quesli eranvi in battaglia 
tutti i fanti. L'ordinanza degli Unni occupava separato 
luogo 9 ed i Massageti , che dapprincipio pochissimo 



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3p6 GUERRE VANDALlCfiE 

parteciparono alle itnprese roraane , entro si rumia*rv» 
do le gia narrate cose, non furono ora attelali in cam* 
po 5 cosl P esercito imperiale. Tra' Vandali i cbiliarchi 
presiedevano ai corni , ciascheduno alia testa delle sue 
truppe, e nel centro vedy i Zazone fratello di Gilioae- 
ro , e dopo lui i Maurusii. Lo stesso Gilimero scorren- 
do per ogni dove a cavallo animava ora qoesti or quelli 
a combattere da prodi} fece di piu comando alle truppe 
che Qon adoperassero uelP immincnte pugna n& aste n& 
arma comunqne, dovendosi tutti valere delle sole spade. 
II. Mentre che i due eserciti iudugiano sotto le armi 
nessuno volendo comiociar la baltaglia , Giovanni ordi- 
nato da Belisario travalica il fiume con pochi seek! , e 
primo si gitta in mezzo ai nemici ; Zazone lo arresta, il 
combatte , e faUogli dar volta lo incalza ; i fuggenti ri- 
parano all' esercito , ed i Vandali persecutori teniono 
oltrepassare quelle acque. Belisario di nuovo iropone a 
Giovanni di assalire Zazone con maggior copia di pa- 
vesai ; va il duce ma e costretto voltargli una seconda 
volta le spaile. Non di manco riviene al terzo cimento 
con ben tutte le lance ed i pavesai del capitaoo , cou 
la cestui insegna e con ischiamazzo e rpmore grpndis* 
simi. I barbari coraggiosamente resislooo qualche tem- 
po con le spade loro , e dura la zufta ostinata ed iu- 
certa sinch& non mordono il suolo molti de'pin forti e 
valenti tra essi , ai quali presto tien dietro lo stesso 
Zazone fratello di Gilimero. Avanza allora ad nn tratto 
V intiero esercito roraano e spignendosi con ardore , 
varcato il fiume, a quella parte mettevi iu apertissima 
rotta le truppe 9 che fuggendo ti*ascinan prontamente 



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LIBRO SECONDO 597 

seco il tierbo loro. I Massdgetrat dichiararsi della vit- 
toria , ginsta il premeditato dtsegoo , unisconsi ai vin- 
citori per incalzare di compagnia i Ttati ; fu pcr6 breve 
la faccenda , conciossiache i Vaodali raggiunte le pro- 
prie triocee rimaservi trapqtiiUi , ed i Jtomani eredendo 
arduo cimento k> sbraocarK di la, spogliati i morti no- 
obi <d? oro , tornarono agli steccati. Sorom6 la costoro 
perdita in totta qoeHa giornata men di cinqoanta goer- 
rieri, ed al nemico mancaronne ottocento. 

III. Belisario medesiiao al calar delle tenebre marci6 
con totta la fanteria verso gli steccati de' Vandalise 
Giliraero vedutolo approssimarsi con si grande caterva, 
mootato di nascoso in arcione , senz 1 articolar parola o 
comando piglid fuggendo col parentado e con pochis- 
simi servi la via della Numidia. II fatto rimase qnalche 
tempo occul to aHe trnppe gia piene dl costernazione e 
spavenlo y ma quindi appalesatosi e comparso di con- 
tro il nemico , gli uomini vanno a rumore, strepitauo le 
donne , urlano i fanciulli , e trascinando lutti le sup- 
pellettili ed i preziosi ornamenti seco , abbandonansi a 
-gara e senz' onta verona 9 per dove banno il destro , 
alia fqga. In qnesto mezzo i Aomani penetrati nel cam- 
po vandalico spoglio di gente predanvi il danaro ed ogoi 
allra ricchesza; seguendo poscia le tracce de'fuggitivi 
sino al ouovo giorno qoanti ne rincontrano di eta vi- 
rile danno a morte, e menan seco prigiouieri i deboli 
per eta e sesso. Taoto poi fu il con tan te rittovatovi, 
cbemai non ebbcvene copia eguale in luogo akuno, 
impercioocbe i Vandali unitamente ad altri oggetti 
preziosi avevano trasportato cola il bottino raccolto 



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398 GUERRE VANDALICHE 

nclle molte scorrerie per lunga serie d* aoni sallc itn- 
periali terre ; oltre di che assai pur oe ritraevano da 
quella doviziosissima regtooe seaza tnaodaroe al di fbori 
per sovveoire at loro bisogai , ricchi d' 09111 maniera di 
vittuaglia entro i propri confioi; cost <quaoto *? avevano 
accumulato pel corso di novantacinqtfe aoni, loro di*. 
mora io Africa, tutto cadde in no sol momeoto nelle 
maoi del vincitore. Questa giomata carapale, il macello 
de' fuggitivi ed il saeco delle trioeee 9 a wen aero Ire 
mesi dopo Pentraia de'Romaot 10 Cattagine, segnaodo 
la tneta sua dicembre. 

CAPO IV. 

BclUamo sgrida le (rupp$ di soverekio sbandaiesi net prada- 
re. — Gilimero incalzaio da Giovanni — Costui mart* 
per la imprudenza di Uliart. — E sepolcro dotaio if an- 
nua rendita. — 11 re vandalo campa la vita sul monte 
Papua. — Faras lo assedia. — // romano duce ne prende 
i tesori. 

I. Belisario visto al suo tornare tutto 1'esercito sban- 
dato e privo d' ogni discipline molto crucciossi parco- 
taodo non il nemieo , raccozzatosi tra la uotte , sor- 
prendesselo instdiosamente e con grave danno $ ed il 
vero se costui recato avesse comunque ad efletto la br- 
sogna nessun Romano sarebbe 9 a mio avviso , andato 
esente da perieolo. Imperciocche i soldati , poverissimi 
di lor coodizione, awenntisi a tantc ricchezze su cot 
porre liberamente le madi , ed a si pregiati e oniatis- 
simi corpi non seppero affalto moderare la sua cupi- 



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UBRO SECONDO 399 

digia , ne reprimcre la sele di quel grande e preseote 
bene , ma abbandonaroosi per modo alia licenza , al 
disgrdine ed all' avarizia , chc mirava ciaseuno ad im- 
padronirsi di iuito , e tnlto volea seco poriare nclla 
cilia ; ne li vedevi procedere in grosse frotte , ne va- 
gare pe' soli aperli luoghi, ma sparlatamente correre ad 
lino ad uno, appaiali al pin, bvunque Iraetseli speranza 
di botlino, ed esporai a manifesto riscbio di agguati 
inarpicando an pe' diroccati bnrroni , ed internandosi 
nelle foreate e spelonche. Nulla pin sopt'essi valeva it 
liniore del nemico , o il riapelto dovnto al condottiero , 
tullo era vano, ed nn menomo indixio di spoglie o pre* 
da , ovunque cid fosse, induceali spensieralissimi e fori- 
bondi a pigliar di boUo qnella via. BelUario osservando 
il gravissimo disordine oltremodo angusliavasi , e mac- 
chinava eniro se come polesse ripararvi prontamenle : 
laonde ai primi albori del nnovo giorno asceso nn colic 
vicin del sentiero e cbiamatevi le truppe fe loro , non 
ecceilnaline i capi, nn grande ribnfib, dopo di che que- 
sli ullimi, ed in iapecie i suoi famigVari , mandali all 1 i- 
stante iprigioni col boltino a Cartagtne, stettergli sem- 
pre dinlorno per obbedirne i comandamenti. 

IL Belisario poscia comandd a Giovanni di perse* % 
guirc di e nolle con dugento cavalieri Gilimero , sinche 
avesselo nelle mani vivente o morlo. Commise inoltre 
ai governalori di Carlagine che tutti i Vandali rifuggi- 
lisi ne'lempj supplicbevoli venissero cbiamati fiiori sopra 
la fede , privali delle armi per togliere loro ogni mezzo 
di nuocere , e rassicurati di vivere senza lema vcrona 
lia' cilladini , allendendo la sua venule Diede simit- 



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4oo GUERRE VANDALICHE 

mente parola a quanti e' ne rinvennc per la via quieli e 
tranquilK cfae non avrebbeli pun to molesfati ; ed abbat- 
tendosi in altri con armi indosso ne It spogli6 e fecefi 
«ondurre sotto custodia nella capitale. Dt poi vedeodo 
procedere a mararigliale cose delrbero compiere egli 
stesso con tutto V esercito e prontissimamente lo ster- 
minio de'uemici. Giovanni Irattanl6 dopo cinque giorai 
e cinque uotti di cammino erasi accostato al Vandalo*, 
ed avrebbelo col nuovo d\ assalito se on repentino ac- 
ctdeute non vi si fosse intrapposto. • 

III. Aveavi nelle sue truppe on Uliare lan'6ia a ca- 
vallo di Belisario , personaggio veratnente d' ankno i»- 
-signe e gagliardissimo della persona , ma in aliora , fuor 
d'ogni enra, davasi pit del consueto , com' & il caso 
frequente^ ai passatempi ed aflle beverie^ il pevch& grave 
di tise al comparir del sole nel giorno sesto delfa spe- 
diziooe vedendo non so cbe volatile sn d'un aibero, 
dato di piglio aH'arco ed incoccatavi una freccia glie- 
l'avvent6 , ma il colpo diretto all 9 oceello ferV in voce 
il suo duce siffattamente nel capo , cbe ridnsselo in bre- 
y'ora a morte con sommo cordoglio dcll'imperator Gtu- 
stiniano , di Belisario , di tutto V esercito de' Romani, e 
degli stessi Gartaginesi , piangendolo siceome uomo per 
forza e valore eccellente , di maravigKosa piacevolezza 
-e mansuetudine 9 e nella bout& e grastizia non ioferiore 
*d aicuno; tale f u il termine di sua vita. Uliare, ve- 
nuto in s& 9 addoloratissimo e supplichevole campd nel 
tempio d' un vicino borgo. Intanto la soldatesca cessA 
dal perseguitare Gilhnero e tutta soccorrevole fii in- 
lorno al suo capo , dandogli , al terminare delle pieto- 



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LIBRO SECONDO 401 

sissime esequie, molto onori6ca sepoltura ; mand6 
qnindi scrivendo a Belisario V avvequto 9 e nell'aspetta* 
xione di lui stettesi ferma. 

IV. Come prima il capitano ebbe la triste nuova n'an4 
d6 frettoloso al sepolcro e piansene amaramente il fato, 
ora compassionando il rinchiusovi 9 ed ora lagnandosi 
col proprio destino ch£ avesselo privo d'nomo si grande; 
ne ornd quindi la tomba e di niolte cose , ed ancora 
d'un'annna entrata (i): voile in fine che si lasciasse im- 
punito Uliare 9 al qual uopo la truppa rendeva testimo* 
Diaoxa de* preghi fatli dal moriente Giovanni acciocche 
fossegli al tatto perdonato 9 essendo quel suo uscir di 
vita opera del caso e non di premeditato intendimenlo. 

V. Ora Gtlimero traendo profitto dall'indugio evit6 
colla fuga lo scontro de' Romani. Se non che Belisario 
seguendone le peste giunse presso d' una mnnita citti 9 
Ipporegio , in vicinanza del mare e soli dieci giorni di 
cammino Ion tana da Cartagine, dove riseppe il nemico 
sol monte Papua , luogo di malagevole accesso pe' Ro«» 
maoi, essendo negli ultimi confini della Numidia, molto 
scosceso 9 di pericolosissima salita in causa delle altissi-r 
me pietre che ne ingombrano dappertutto il passo 9 ed 
abitato dai barbari Maurusii amici e confederal! di Gi- 
limero. Alia sua cima poi eravi Medeo 9 citta 9 dove ap-? 
puulo in allora il barbaro dimorava con tutto il suq 
codazzo. 

(i) Accib pih volontieri que Hi della chiesa pregassero D10 
per f anima sua , v' aggiuoge k> spolctino Egio. 

ProcopiOj torn, L *§ 



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4<" GPERRE VANDAUCHE 

VI. II Romai o pertanto giudicando ardua impresa it 
vincerlo colassu , massime nel col mo del verno, ed op- 
portuna la sua presenza in Cartagine dove at parlirne 
lasciato avea|molte cose pendenli ed altre nou bene 
ordinate , confido V assedio del monte a Faras , dure 
di raolta esperienza e virtu , inculcandogli di guardare 
attentamente dalla vallea che uom per la cruda stagione 
non venissene giu'in qualunque modo , o portassevi, 
ascendendolo , vittuaglia aleuna $ ed il comando ebbe 
pieno corapimento. Fece inoltre uscire sotto fede tatti 
i Vandali supplichevoli nelle chiese d'Ipporegio, e man- 
dolli scortati nella capitate, 

VII. Grave sinistra intanto col pi la famiglia di Gili* 
mero. Questi avendo seco uno scriba no ma to Bonifacio, 
origin ario dell'africana Bizaceue, e fidatissimo sopra ogni 
altro de Y reali domestici , miselo io mare coo tulte le 
sue ricchezze 9 e colPordine di attendere nel porto d'lp- 
poregio 1' esito della guerra ; ed in caso di maggiori 
calami ta per loro , veleggiando nella Spagna , irebbe alia 
cortedi Teudi, ove pur egli sperava in quella disgrazia 
un sicuro asilo. Or dunque Bonifacio sino a cbe ebbe 
qualche lusjnga intorno alle cose de' Vandali stettesi 
immobile col& , ma dopo la giornata di Tricamaro e 
tntte le altre narrate sciagure ne salpava , qaando una 
gagliarda fortuna di mare costrinselo a rientrarvi } e 
per quanto eV adoperasse, promettendo e supplicando, 
co'marinari, affinche tentassero ogni mezzo di apportare 
ovunque meno cbe nelP Africa, non fu loro possibile di 
esaudirlo in causa della procella ; sommessi adunque ai 
divini voleri allontanaronsi un poco dal porto , e gilta- 



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LIBRO SECONDO 4"o5 

rono V ancora. Lo scriba allora senteudo Belisario in 
Cartagine vi spedi alcuni de' suoi , ammooendoli eke 
pervenuti nella citta rifuggissero in un tempio, e da 
quivi a suo nome , senxa peri dire ove si fosse , di- 
chiarerebbero al Romano ch' egli custodiva i tesori di 
Gilimero e ch'era pronto a fargliene la consegna quan- 
do riportato a?esse la certezza di poter quindi parlire 
libero e con tntti i proprj averi. Belisario lietissimo della 
nnova e piegando generosamente alle istanze di colui 
man do subito a pigliarne il possesso , lasciandogli , se- 
condo il patto 9 la facolla di mutar cielo con quanle, 
e non pocke , delle cose fidategli e' seppe furbesca- 
mente pottrarre. 

CAPO V. 

La Sardegna , la Corsica , la mauritana Cesarea, il forte &/« 
lenity le bole Ebuso, Maioriea e Minorica assoggeltate nuo- 
vamente alV Imperio Romano. — Belisario domanda ai 
Goti il promonlorio Lilibeo. — Sua lettera e risposta di 
essi. 

I. Dopo qneste faccende Belisario tomato in Carta- 
gine comando a tutti i Vandali che si disponessero alia 
partenza, dovendo al venir di primavera essere Iradotti 
in Bizanzio. Cominci6 di poi a riordinare V esercito per 
togliere ai barbari quanta possedevano ancora di perti- 
nenza romana , al qual uopo invii d\ subito Cirillo con 
la testa di Zazone e con forte schiera nella Sardegna , 
rifiutandosi quelli isolani , timorosi dei Vandali e non 



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4o( GOERRE VANDALICHE 

tultavia certi clclP accaduto presso Trfcamaro , di obbe- 
dire a Giusliniano. Ed impose al duce di mandare , ac- 
comodate quivi le cose, una parte delle truppe nell'an- 
tica Cirno, a noi Corsica (i), isola pur quesla , non> 



(i) Abbiamo in Plioto: In ligutitco mari est Corsica , 
quam Graeci Cirnon adpellavere , sed Tusco {iitori) propior; 
a seplemlrione in meridiem projecla : longa passuum centum 
quinquaginta millia; lata , maj ore ex parte , quinquaginta / 
circuitu ter centum viginti duo millia, Abesl a Vadis Volate- 

ranis sexaginta duo millia passuum Extra conspe- 

ctum , pelagus Africum attingens est Sardinia , minus novem 
millibus passuum a Corsicae extremis (lib. iv). Intoroo perd- 
alle sue dimensioui osserviamo qualcbe differenza in Strabone , 
il quale scrive : « La lunghezza dell' isola , dice il Corografo , 
» e di cento sessanta miglla, la lArghezza di seltanta .... ma 
» secoodo altri il perimetro di Cirno e di circa tre mila e due 
*» cenlo stadii, e quello della Sardegna di quattro mila *» (lib. v)» 
Voglionsi pur qui riferire le parole di Diodoro Siculo sul conlo 
di lei: « Dall'Elalia e distante per tre cento stadii quella che i 
» Greci dicono Cirna, ed i Romani e gl' indigent chiatnaoo 
» Corsica. Essa ba nn bellissimo porto di assai facile iogtesso, 
» cbe viene nomioato Siracusio. Sono in essa in oil re due citta 
» Aleria {Alalia, Erodolo) e Nicea. Aleria fu fabhricala dai Fo- 
il cesi , i quali per alcuu tempo nbilarono l' isola , e ne furono 
« poi cacciati dai Tirreni. Nicea fu opera degli Etruscbi, quando 
» dominavano sul mare, e lenevano soggelle le isole adiacenti 
« alia Tuscia ; e mcntre comandavaoo sulle cilia della Corsica, 
w ne traevano per tribulo raggia, cera e mielc , delle quali cose 
« I' isola abbonda. Gli schiavi di Corsica per dono singolare di 
» nalura sembrauo preferibili nellc cose della vila agli allri servi 
» (tutto al contrario di quanto narra Slrabooe, lib. v). Quest' i- 
» sola per ogni parte assai ampia e quasi dappcrlutto montuosa, 



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L1BRO SECONDO 4o5 

tnollo Jail a prima lonlana e ligia fin qui de' lxubari : 
CirHIo adunque approdato nejla Sardegna , ed esposto 
sa di pubblico luogo it capo di Zazone, riusci onorevol- 
meute a Ttdurre le due isole tributarie dell' imperio co- 
me eranlo dapprima. Spedi a un tempo Giovanni con 
parte dei fault in Gesarea delta Mauritania (i), citta 



» copcrta di spessi boscbi , ed irrigata da fiumi piccoli. I suoi 
» abitanli si cibano di lalte , di miele c di carni , tutte quest* 
» cose somministrando ad ogni passo il paese. E vivono tra loro 
» cod giustizia ed umanita piu di quello cbe facciano altri bar- 
» bari; perciocebe il miele, cbe trovasi nella cavila degli alberi 
» delta monlagna , e senza controversia alcuna di cbi I'ba tro- 
» vato; e le pecore niarcate con certi scgni, nncor cbe nessuno le 
» custodisca , restano salve ai loro padroni. In tulle poi le all re 
» cose della vila questi isolani maravigliosamente osservano, cia- 
» sciroo per sua parte , ed -fella opportunila le regole dell'operar 
» giusto. Siogolarissimo e presso loro cio cbe accade nella na- 
» sella de'Ggliuoli* Delia donna di parlo nessuno pendente il suo 
» puerperio lien cura ; ed all'mcontro il marilo di lei in luogo 
» della puerpera si melte per un delermioalo numero di giornt 
» in letto , come se fosse ammalato od avesse il corpo suo 
» male afletto. To quest' isola nasce mollo bosso e di specie nou 
» volga re, il cbe fa cbe il miele del paese sia totalmeute amaro. 
» I barbari cbe I'abitano bnnno un idioma straoo e non facile 
» a iuteudersi. La loro popolazione eccede i trenta mil a n (lib. v, 
trad, del cav. Compagnoni). Y. inoltre Pausania, Dellc cose Fo- 
ciche ; Marciano Capella, lib. vi. Seneca, ad Helviam , cap. 8. 
Tolomeo ne fa la lunghezza di cento treuta mila passi, e la lar- 
gbezza di setlauta mila. 

(r) « Su qucsla marina (Cartaginese) era una ciua nominala 
» lol , la quale avendo riedificata Iuba padre di Tolomeo le 
» muto il noine in Cesarea , cbe ba un porto e ua isoletla in- 



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4o6 GUERRE VANDALICHE 

popolatissima , lontana da Cartagine trenta giorni di 
sollecito cammino, e volta a ponente sulla via di Gadi. 
Fece inoltre partire uu secondo Giovanni , sua lancia 
a cavallo, per lo stretto Gaditano, coll' incarico di 
guardare la rocca nomata Settense presso una dclle 
Colonne d' Ercole. II comando poi della spcdkionc per 
le isole all 9 eutrata dell' Oceano , e noraate dagli abita- 
tori Ebuso, Maiorica e Minorica, ebbelo Apolliciario (i), 
il quale, passato giovinetto ancora dalPItalia nell'Africa 
aveva ottcnuto da Ilderico e favore e generosissimi do* 
ni } ed allorche questi fu privo del trono e cbiuso ia 
un carcere dal fratello Gilimero (a), il riconoscente 
donzello venue di suo volere con pocbi African! ad 
implorargli merce dalP imperator Giustiniano. Desti- 
nato in processo di lempo a dividere cogli altri i peri- 
colt della guerra contro i Vandali , mostrossi piu chc 
tutti prode ognora , ma in ispecie nella giornata di Tri- 
camaro , ed in premio ebbene il comando suprtmo 
delle truppe coli spedile. Riceverono parimente soc- 
corsi nell' epoca stessa Pudenzio e Tatimut , ridotti in 
Tripoli bene alle strette dai Maurusii. 

II. Belisario iu Gne mand5 truppe alia volta della Si- 

» nanzi al porto. Fra Cesarea e Trito v 9 e un porto grande, 
» che cbiamano Sard a ( o piuttosto Salda , distanle da Cesarea 
» dugento ventun roila passi) » (Strab , lib. xvn, trad, del B.\ 
Dopo la morte di Iuba Claudlo 11 raandb una colon ia, il perchfe 
leggesi in Antonfno Caesarea colonia. 11 suo presente nome e> 
secondo D'Anvtlle , Vacur. 

(i) Apollinare secondo allri testi. 

(?) V. lib. i , cap. 9 di queste Guerre. 



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L1BRO SECONDO 407 

cilia per iscacciare da una rocca del promontorio Lili- 
beo (1) il vandalico presidio ; ma le contradiarono i Go- 
ti 9 bramosi di non cedere uo cbe delP isola 9 dichiaran- 
dola stata mai sempre ed in ogni sua parte di loro giu- 
risdisione. Egli adunque 9 fat tone consapevole 9 scrivea 
in questi termini ai governatori : 

III. « Col negare , o Goti , ai servi di Giustiniano 

n il dominio della rocca di Lilibeo 9 occnpata gia dai 

» Vandali , voi commettete un' ingiustizia , male prov- 

» vedeie alle cose vostre 9 ed appalesate desiderio che 

r> Atalarico a danno de' proprj interessi e contra il vo- 

n ler suo la rompa coll' imperatore , la cui amicizia 

» tiene egli si cara. E che si offenda in cotal modo per 

r> voi il diritto delle genti ne convenite voi stessi coufcs- 

» sando Gilimero non guari prima signor di quella $ 

» ne di piu e mestieri perche all' imperatore vincitor di 

99 costui pur si debba quanto ora cercate si operando 

w cootrastargli. Rammentatevi poi che se 1' amicizi* 

r> molto si compiace nel palliare le cagioui de'richiami , 

» vie piu 1' inimicizia e sollecita a pouire i menomi 

.» falli 9 a riandare tutte le trascorse faccende , a non 

n accordar pace a' suoi rivali usurpatori 9 finch e riraan- 

» gale a vendicare alcuna ben anche delle piu lontane 

v offese ; ed avveguache soggiaccia talora nel cimento, 

y> giugne temporeggiando a riprendere il suo 9 e ad in- 



(1) « A questi luoghi (coste della Libia) sta di contro il pro- 
o monturio Lilibeo della Sicilia , corrcodovi l'intervallo di pres- 
» soche mille e cinque cento stadii, tanta essendo la distanza tra 
» esso e Cartagtne » (Strab. lib. xvn) 



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4o8 GUERRE VAISDALICHE 

M segnare ai vioti il chieder merce delle comtnesse in* 
y* giurie. Abbiano dunque termioe le vostre offese , nb 
» vogliate nimicarvi V imperatore dacchi lo avete favo* 
99 revole ed amico^ ma se vi ostiuerete a rifiutargli tut* 
n tavia la rocca > di certo vi guerreggera in breve e per 
» essa e per quant 9 altro ipgiastamente occupate ». I 
Goii ricevirto il fogKo mandanlo alia madre del re ac- 
ciocch& ne ponderi il contenuto $ e qutndi per coslei 
ordine rispondono: « La taa lettera di fresco speditaci, 
99 o ottitho Belisario , 6 apportatrice d' nn salutare av- 
99 viso , ma forse ad altri piu cbe a not opporluno , i 
99 qaali nulla riteniamo dell' imperator Giustiuiano 9 o 
99 guardici il Name dalP usctre cost fuor di sen&o j 
99 tutta la Sicilia poi , entro i cui limiti v' fea la rocca 
9> del promoniorio Lilibeo , 6 cosa nostra di pieno di* 
n ritto acquistato colla guerra. Ghe se Teodorico ne 
99 diede parte alia sorella (i) tnaritandola al re de* Van 1 - 
it dali, non h d'uopo insistere su questa sovrana dispo*- 
99 sisione , in verun tempo da noi riguardata siccomc 
99 legge. Ne renderai del resto giustraia se ami meglio 
*9 terminare la contesa da afliico anzi che da nemioo , 
99 pronti essendo i primt a dicifferare lor quistioni per 
99 via di oralori e di ragionamenti , e gli altri col dar 
» di piglio alle armi. Laonde uoi abbiamo t^oofidato a 
99 Giustiniano stesso la briga d' in tend ere e di con o see re 
» queste cose , perch£ ue giudichi secondo V equita e 
99 la ragione } conformandoci adupque ai tuoi van tag* 
9> giosi e pmdentissimi consigli, ti preghiamo di atten* 

(1) Ainnlafrida. V, lib. i, cap. 8, di quest* Guerre. 



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L1BR0 SECONDO 4<h) 

t> dere V imperiale senteriza ». Tale riscrissero i Gott , 
e Belisario, informatone pienamente V im per a tore, slet- 
test trabtjuillo , non Volendo iotraprendere nulla senza 
prima esplorare la mente di lui. 

CAPO VL 

Gilimiro indarho assalito da Faras sul monte Papua. — 
Vita dei Vandali discrepante da quella de* Maurusii. — 
Lettere di Faras e di Gilimero* 

I. Faras in questo mezzo stance dei penosissimi di* 
sagi dell'assedio, e sperando che 1 Maurusii non la ter- 
rebbero dai Vandali 5 esortato ch' ebbe le truppe a cal- 
care sue orme , cimentossi con ardir sommo per 1' erta 
del monte: i Maurusii peri con forti grida oppongonsi 
al temerario salir di costoro su per quelle' scoscese ed 
inaccessibili greppe. Ferve allora la pugna , e it dace 
romano insiste e pone tutto in opera per isbaragliare il 
nemico; tna da sezzo perdu ti cento dieci de'suoi vedest 
costretto a dar volta ed a ripreudere V abbandonato 
campo} ne piu venutogli il ghiribizzo di nuovi >assalti 
mette ogni sua cura neIPeseguire*diligentemente gli or- 
dini avuti, sperando che la fame indurrebbe gli assediati 
a deporre le armi. Gilimero poi > i figliuoli di suo fra- 
tello , e gli altri tulti del reale corteo ebbero a durar, 
cola su tali miaerie che indarno uom prenderebbe a 
descrivere. 

JI. Non v' ha gente che io mi sappia da raffron tarsi 
ai Vandali nella delicatezza, i Maurusii per lo contrario 



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4.o GUERRE VANDALtCHE 

portnno il vanto di miserabilissitni sopra tutti i tnortali. 
Quclli ginnli a signoreggiare 1' Africa imbandivano dJ 
cootinuo lor mensa lautamente e di quanta mai va ric- 
ca la regione } vestivano eziandio, alia foggia de'Medi , 
sontuosissima stola di seta , ^ consumavan lor vita nei 
tealri , negli ippodromi e in mezzo ad altri mille sol- 
lazzi, dando tra essi alia caccia la preferenza; ricreavaii 
lor vista con saltatori e giullari , P udito cob suoni e 
canti e con ogni maniera di ristoro che ad animi edu- 
cali mollemente riuscir pu6 giocondo. Moltissimi di lo- 
ro ben ancbe passavano il tempo in ameni giardini or- 
nati di fonti e di alberi y e vi sedevano a deliziosi ban- 
chetti; ne era la minor loro occnpazione Pabbandonarsi 
ai piaceri di Venere. I Maurusii in cambio allevati con 
ogni durezza menan la vita in tugurj si aogusti cbe ap- 
pena vi trovi aria da respirare , e quivi dimorano il ver- 
do e la state in balla delta neve e del sole e di qaalsi- 
voglia altro sconcio , peuoso retaggio del viver nostro ; 
dormono sul nudo saolo, se pure gli agiatissimi tra loro 
iion vi distendono in prima qualche pelle. Hanno pot 
legge di non conformarsi negli abiti alle stagioni , ma 
vanno sempre coperti di lacera e sncida veste e di ru- 
vida lonica, mancano di pane, di vino e degli altri bi- 
sogni della vita , solo pascendosi di frumento , o di se- 
gale 9 o d' orzo , e non gia ridotti in fariua e cotti , ma 
cost affatto come ricolgonsi net caropo, e simile pro* 
priamente dei bruti. Gilimero adunque e tutta la sua 
corte da lunga pezza costretti ad abitare seco loro ed 
a seguirne le consuetudint, mutando con tanta inopia le 
avitc morbidissime usanze , al mirarsi affatto privi del 



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LIBRO SECONDO <it 

nceessario pensarono cederc, stimaudo soavissimo il 
morire 9 e per nulla viiuperevole la condizion servile. 
Quindi ft cbe Faras avutoae sentore m&ndd lettera di 
questo teaore al monarca. 

HI. « Sono barbaro anch' to , idiota ed infelice par- 
» latore \ non posso adunquc fare argomeoto del mio 
» scrivere che quanta ) nella camera mortale assegaa- 
» tami dalla natura , m' ft avvenuto d 9 apparare colP e- 
» sperienza delle umane vicende. Perchft niai, qaro Gi- 
n limero , ti precipitasti co 9 tuoi in si profando baratro 
» ad evitare la prigionia ? Operi , a mio credere , assai 
» fanciullescamente apprezzando questa liberta in guisa 
» da ridurti per lei agli estremi di tutto , mentrechft 
» poi, senz' avvedertene, sei ora in effetto il servo degli 
99 iufelici Maurusii. Gosa tu pensi di conservare col 
99 mezzo loro 9 o qual migliore fortuna V attendi per 
*9 essi ? Ma non vautaggeresti in cambio tua condizione 
* menando vita povera e servile tra'Romani auziche sul 
99 Papua , ligio di cotesta gente ? Gome riputerai vitu- 
99 pero sommo l'obbedire all' imperatore de'Romani cui 
99 serve lo stesso Belisario, uomo si grande ? E pur noi, 
» avvegnacbft di specchiatissimo legnaggio , non ci glo- 
» riarao dell 9 egual sorte ? Si va inoltre dicendo che 
» Giustiniano vuole accoglierti nd senato, fregiarti del- 
v> la maggiore on ora nz a che per lui si possa , dichiaran- 
99 doti patrizio 9 e donartf vasta ed ottima regione e 
99 molto danaro con essa \ e che tale appo lui sia per 
99 essere la tua sorte, egii stesso, comparendogli inaozi , 
99 te ne dara la fede. So bene che 1' animo tuo ft forte 
79 si da rcggere a tulte le sciagure onde ti pose a ber- 



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*n GUERRE VANDALIGHE 

t> saglio l'avverso fato^ ma se questo vuole appalcsarsi 
n ora men rigido teco , gli rifiaterai disdegnoso il tuo 
» consentimento ? le quali cose neppur da coloro che 
r> maacano al tutto di senno verrebbero con indifferen- 
r> za guardate. Or duoque , se pure vittiraa di tanti si- 
» nislri non ii venne meno la ragione 9 spesso il forte 
» dotore conduceudoci ad un perverso consiglio, se 
» ti rimane il coraggio d' accomodarti con aoiroo pa- 
» cato ai capricci della sorte , se puoi vaterti ancora 
r> del tuo intendimento , se non vivi in fine cbe per 
r> gemere sotto il peso delle tue disgrazie , approfitlati 
» volentieri della facolUi di migliorar la vita e di sot- 
» trarti dai preseuti mali »» Gtlimero letto il foglio la- 
grimando riscrisse : « Di cuore 9 o Faras , ti ringrazio 
r> del consiglio , sembr^mi per A ben duro a sopportarsi 
» il far servitu ad un principe di cui rimembrando le 
r> gravi offese ricevule , vorrei piutlosto 9 se mel desse 
» Iddio 9 potermi vendicare \ conciossiachA egli , non 
n provocato da me col minor dispiacere od affronto , 
m mossemi guerra per ridurmi non colpevole a tali 
a estremi \ n& saprei tampoco aver buon animo con 
t> quel suo Belisario. Guardinsi pero , mortali aoch' e- 
n glino, di non soggiacere a mai piu immaginate vi- 
» cende. Non mi tralt'engo da vantaggio teco avendomi 
r> le gravi sciagure tolto ogni memoria: addio, mio caro 
» Faras , mandami a sollievo di mie pene una cetera , 
» un pane ed una spugna ». Il duce a queste domande 
stava alcun poco sopra se , non bastandogli V animo 
di comprenderne il significato, quando il porlator della 
lettera esposegli che il re desiderava mangiarc un pane 



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L1BR0 SECONDO 4»3 

non avendone piu gustato o veduto dalPepoca della sua 
andata sul Papua; ch' eragli la spugna necessaria per 
astergersi un oochio addivennto mal 9ano dal lungo e 
dirotto lagrimare ; clie in fine chiedeva la cetera per 
mitigare , valeute assai nella musica 9 V acerbita del vi- 
ver suo con qualcbe pietosa canzone. II dace piangendo 
le uraane Iraversie assecondollo pienamente , accrebbe 
per6 i rigori dell'assedio volendone accelerare il t ermine. 

CAPO VII. 

Compassionevole isloria di due famelici garzonceUL — Let- 
tera di GiUmero a Faros* — // Vandalo si arrende , e 
condolto in Carta gine presentasi ridendo a Bdisario. — 
Giudizio di Protopio sopra questa guerra. 

I. Tre mesi erano di gia scorsi dal cominciare del- 
V assedio , e al verno suc.cedeva la primavera quando 
re Gilimero diedesi a paventare non i Romani tentas- 
sero con miglior Yiuscita di prima P espugnazione del 
monte; non invili pcf6 ( quantunque ai mali d el P amnio 
accoppiassersi ora pur quelli del corpo , molest a to di 
continuo net ventre da forti dolori ) che all' appresen- 
targlisi di orribilissima scena. Tal donna tnaurusia 
area messo alia foggia di sua gente un piccol pane a 
cuocere sotto la cenere (i) standole intrattanto seduti 
ai fianchi due famelici garzoncelli , V uno figliuolo di 

(i) Qui lo storico passa in qualche modo a conlraddirc 1* e- 
sposio al § a del precedente capo. 



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4i4 GUERRE VANDALICHE 

lei e Paltro di Zazoae , i quali agognavano il momenta 
di giugoere a divorarlo. Se non che V ultimo a sopraffa- 
re il compagno carpi la pasta noo cotta ancora, e tutta 
sparsa di cenere se la pose in bocca ; ma il rivale 
avvedutosi della costal arditezza fugli sopra ed , affer- 
ratolo per la chioraa , a furia di busse il costrinse a 
dar fuori A gia mezzo ingbiottito cibo. Gilimero , pre* 
senle all' alterco , ebbelo segno che la fortuna a tui 
contraria come ne' tempi andati facessegli tuttavia osti- 
nata guerra. Laonde perdu tosi d' aoimo scrisse presla- 
tnente nella massima disperazione a Faras in quest! 
termini : 

II. « Se mai ebbevi altri, mio ottimo Faras, il quale, 
" dopo tollerati con molta constanza i piu forti sinistri 
99 della vita mutasse alia per fine le sue prime delibe- 
n razioni, io sono quel desso, risoluto in oggi di acco- 
» gliere intieramente il tuo cqnsiglio e di non oppormi 
» vie piu alia fortuna o combatterla , ma di seguirla 
» senza indugiare ove mi chiama. Per abbandonarmi 
» adunque nelle vostre mani attendo solo che Belisario, 
» dando sua fede , accordi salvezza a 9 Vandali , e pro- 
» mettami V adempimento delle buone intenzioni di 
99 Giusliniano a mio riguardo, come tu appunto mi scri- 
y> vevt ». Cosi la lettera. v 

III. Faras manda subito il foglio e tutto il carteggio 
dapprima avuto col re a Belisario , chiedendogli un 
pronto riscontro ; e questi bramoso al sommo di con* 
durre Gilimero vivo in Bizanzio , lettene giubilando le 
coudiziooi , ordina immantinente a Cipriano duce dei 
confederal! di partire con altre persone alia volta del 



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LIBRO SECOKDO 4r5 

Papua e di sagramentargli a suo nome e la doman- 
data salvezza e Padempimento presso Pimperatore delle 
cose indicategli da Faras ; il quale , giunli costoro , 
accompagnolli vicioo alle radici del monte 9 dove arri- 
vato il re si fecero gli accordi: scioltasi quindi P adu« 
nanza con piena soddisfazione del Vandalo tutti in- 
siememente calcarono la via di *Gartagine. Belisario 
abitava in allora un borgo della citta nomato Ela 9 e 
quivi accolse il prigioniero cbe vennegli innanzi con 
ridente vol to } maravigliandone i Rotnani, chi di essiin- 
terpetrava quel riso parto di follia cagionata da grave 
cordoglio , e chi attribuivalo ad una elevatezza straor* 
dinaria di mente, come cbe egli (di regia prosapia e da' 
principj del viver suo fino agli estremi potentissimo e 
ricchissimo, di poi fuggiasco tra mille tiraori 9 e ridotto 
pe' tanti disagj sul Papua ad assoggettarsi alia schia- 
vilu degli imperial! ) riandato ad un tratto il quadro 
di tutti i beni ed i mali avuti dalla fortuna 9 volesse 
col proprio esempio mostrare il niun cooto da farsi 
dellc umane vicende riputandole meritevoli di grandis- 
simo riso ; ma delle esposte sentenze giudichi ognuno 
a suo piacimento. Belisario di poi scsive a Giustiniano 
il prospero successo della guerra , la prigionia del re in 
Cartagiue 9 ed il suo desiderio di menarlo seco in Bi« 
zanzio; intrattanto orrevolmente custodisce que' barbari, 
ed appresta le navi. 

IV. Ma siarai or lecito di filosofare un istante sulle 
cose di qua giu $ essendo che P uomo debba sempre 
virilmente comportare le traversie, e sperare sinch& 
il fato avrallo in sua balla sorte migliore, nella persua- 



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(i6 GUERRE VANDALlCHfc 

sione che le imprese stesse malagevolissime 9 ed intpos* 
sibili a parer nostro nelP escguimento loro , spesso ri- 
duconsi a buon termine dagli animosi con ben degno 
universale stapore ; tale fu appunto il caso di questa 
guerra , non sapendomi se abbiavene altra da parago- 
narsi a lei. Ed in fe mia , come non trasecolare veden- 
do il quarto successore di Gizerico ed un regno fioren« 
tissimo per riccfaezze ed esercito, vinti e rovinati in cosi 
breve tempo da cinque roil a stranieri privi di spiaggia 
e di porto a cui liberamente afferrare? (Non maggiore, 
cenza coutrasto , fu il numero delle truppe condotto 
da Belisario in Africa , e cbe vi riportarono si grand* 
vittorie o in virtu di propizia stella, o merce delPanimo 
loro ) : torniamo a bomba. 

CAPO VIII. 

Belisario accusato falsamente al trono di Giustiniano. — t 
Pessimo carattere del Maurusii. — Prediuone delle dorm* 
loro. 

I. Terminata la guerra vandalica l'invidia, ognor 
pronla a far mostra di se nelle grandi prosperitadi, tra- 
m6 insidie all 9 innocentissimo Belisario coll' indurre aU 
cuni duci di quell' esercito ad accusarlo , innanzi Giu* 
stiniano , come reo di broglio per usurparsi la tirannia. 
Questi per6 fe serabianza di non molto badarvi , o 
perche tenesse a vile i calunuiatori e la calunnia , o 
perche altro nascoso motivo inducesselo a fingere; solo 
uiandogli Salmone colla proposla o di accompagnare 



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UBRO SKCONDO 41 7 

egli stesso in Bizanzio Gilimero $d i Vandali 9 o diri- 
manersi in Africa spedcndogli costoro. Ma il coodot- 
tiero iaformato pjenamente dei perfidi raggir! si con- 
dosse di fretta a Bizanzio volendo purgarsi da qualun- 
que sospetto e trionfare de' suoi nemici , scopertaua 
ognt trama in. questo modo : Tal genia bramosa di far 
pervenire V accnsa in Bizanzio , net timore di troppo 
lnngo ritardo valendosi all' uopo d' un solo messo , il 
quale potrebbe nella navigazione pericolare , divis6 in- 
viarne due, con lettere entrambi •, e l'uno tosto imbar- 
cossi , raa 1' altro , ignoto essendomi il. molivo , . ca- 
duto nel porto di Mandracio in tnano alle guardie fu 
costretto ad appal esare il foglio, che venne quindi, sve* 
latosi il tradimento , recato a Belisario , e questi per 
mostrare la sua fede intiera , come io scrivea, accelero 
P andata all 1 imperatore } in simigliante modo procede- 
vano le cartaginesi faccende. 

II. I Maurusii intanto di stanza nella Bizacene e 
nella Numidia , maccbinando senza causa ribellione , 
stabilirono di voltare incontanente , rotti i tratiati , le 
armi contro a 9 Romani 9 disdegnando essere di miglior 
fede, giusta il patrio costume , de? loro antenati. Gente 
per verita su cui noa puo il timore del Nume , non il j 
rispetto degli uomini , non tampoco i giuramenli e gli 
staticbi , sien pur questi figli o fratelli dei loro stessi 
condottieri. Fingonsi amici in fine sol di coloro cbe te« 
mono, vedendoli piu forti. Di qual modo poi e'strignes- 
sero lega con Belisario e quindi lo abbaudouassero for- 
ma I'argomento cbe ora piglio a discorrere. 

Pmocopiq , torn. I. 27 



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4i8 GUERRE VANDALICHE 

III. Al primo grido che dovesse apportare in Africa 
tin' artnata i Manrnsii, paventandone qualche grave di- 
sagio , ebbero ricorso a sette vaticinj di feminine , in- 
terdetto dalla religion loro al sesso virile di presagtre 
le cose future ; qneste adunqne offerto non so che sa- 
crificio proferiroao certo oracolo non panto inferiore 
agli antichi : conciossiache interrogate dagli uomini ri- 
sposero : Al capiiare daW acqua un esercito. col duce 
imberbe precipileranno ajfatto le cose dei Pandali e 
de Maurusii. A tale predizione adanque ed alia vista 
del naviglio rotoado su per quel mare caduti in gravis- 
simo timore non vollero collegarsi con Gilimero , ma 
fatta ambasceria a Belisario , come ho detto , promi- 
sergli pace seeo, ed osservaronne gli accordi sino al 
terminar della guerra. Distrutta per6 la tirannia dei 
Vandali , mandano presso V esercito romano ad esplo- 
rare se tra que 9 duci avessevene alcuno sbarbato secon- 
do il vaticinio } e risposto loro negativamente , subito 
deliberarono , per sua si che non fosse quello il tempo in- 
dicato dftlla profezia, di ribellare e rompere la data fede, 
raa la fama di Belisario rattenevali un poco , disperan- 
do ogni buon successo lui presente. Non s\ tosto peri 
viderlo in mare colle sue guardie e co 9 prigionieri , che 
impugnate le armi cominciarono a fare man bassa degli 
Africani, e riuscivano di leggier! ad ucciderne gli uo- 
mini , a condurre in ischiavitu donne e fanciulli , ed a 
mettere a ferro e fdoco tutte le costoro frontiere , non 
potendo i deboli presidj lasciati dalP esercito romano 
opporsi alle frequenti ed improvvise loro scorrerie. Se 
non che Belisario , fattone consapevole mentre stavasi 



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LtBRO SECONDO 4'9 

per alzare 1' ancora , nfc volendo porre indugio alia sua 
gita in Bizanzio , mand6 nuovatnente in terra Salomone 
con buona scorta di pavesai e di lance a cavallo ? di- 
chiarandolo governatore della regione. Questi ebbe 
cziandio in processo di tempo un allro esercito sped!** 
togli da Giustiniano sotto la condotta di Teodoro cap- 
padoce e del genero (Ildigero) di Antoriina moglie di 
Belisario. E poiche Gizerico uel principio del sno regno 
avea distrutto i registri delle gravezze pagate ab antico 
all 1 imperio dagli Africani, partirono eziandio con esso 
Trifone e Constanzo (i) , aventi V incarioo di ristabilire 
il danaro da versarsi nel romano tesoro secondo i pos- 
sedimenti di ciascheduno } la qual tassa parre alia po- 
polazione cccessiva e da non potersi tollerare. 

CAPO IX. 

Trionfo di Belisario in Bizanzio. — Fast dei tempio di Sato* 
mone da Giustiniano donaii alle chiese gerosolitnilane. — 
Comandofatlo a Gilimero di prostenddtsi at cokpdtto dtl- 
V imperatore. 

I. Belisario arrivato in Bizanzio con Gilimero ed i 
Vandali ebbevi tutti gli onori soliti dccrelarsi ne' tempi 
andati ai condottieri dopo nobilrssime vittorie , e che , 
falta eccezione di Tito e Traiario e di altri imperatori 
cui riusci di soggiogare colle armi barbare genti , nes- 
suno poti uiai conseguire pel corso d' apni secenlo. 

. » 

(i) Eustazio, in altri testi. 



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*>' GUERRE VANDAL] CHE 

Iraperciocche egli coo magnifico apparato di spoglie e 
di trofei e preceduto dai prigionieri venne trionfaudo 
per mezzo Bizaozio , non per6 alia foggia antica , ma 
dalla propria casa partito&i a piedi giunse all' Ippodro- 
nio, e di qui al luogo dove t'ergeva il trouo delPirapera- 
tore (i). Tra le spoglie vedevi tutta la suppelleMile spet- 
tante in addietro al re vioto , aurei trooi , pompose e 
gemmate carrelte su cui aodava a diporto la consorle 
di lui , vasi d'oro e cosi pure I 1 intiero apprestameoto 
delta reale raensa ; argeoto a miriadt di talenti (a) , ed 
in fine tutli gli arredi sontuosissimi e preziosissimi del 
palazzo di Roma, tolti da Gizerico nel meltere a sacco 
la cilia , come bo a suo tempo narrato (3). 

II. Fra le antedctle suppellellili eranvi aucora dc'sa- 
cri vasi di molto prcgio tolti agli Ebrei , e porta ti a 

(i) Con tre maniere di trionfo guiderdonavansi gli antichi 
geoerali tornando viltoriosi in Roma. Se reputati degni del 
trionfo maggiore, essi entravano Delia cilta coronati d' alloro , su 
carri tirali da qualtro cavalli, e sacrificavano tori. Se del secondo, 
detto propriamente ovazione, ciugevansi la fronte con una corona 
di mortine , ed ivaoo a piede col popolo dietro gridatite per 
letizTa o, o , o , o , dalla quale esclamazione derivarono forse le 
parole ouare oppure ovare ed ovatione, Dissi forse perchfe 
Plularco le vuole provenienti dal sagrificio fottovi d' una pecora 
(uomata ovis dai Lalini) in carabio d'un tore Se del terzo, 
ogni loro poinpa consisteva unicameote nelle iusegne trionfali : 
cio basla per comprendere a quale delle tre specie debba ri- 
ferirsi il trionfo di Belisario. SulP uso e l'ordioe dei trioafi vedi 
F. Noferi Panvini; e sulle cagiooi loro Agellio (lib. v, cap. 6 ). 

(2) Numero corrispondente a dieci mi la. 

(3) Lib. 1 , cap. 5 , Guerre Vandalichc. 



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L1BRO SECONDO 4« 

Boma tla Tito e Vespasiano dop6 P espugnazione di 
Gerusalemme (i). Tal giudeo pertatito ravvisatili disse 
ad un amico suo e delP imperatore , che mal ne ver- 
rebbe portandoli nel palazzo di Bizanzio , non conve- 
nendo loro allro luogo che quello dove Salomone re 
di sua gente dapprincipio aveali posti } e dalla profa- 
nazione di essi appunto do vers i ripetere il depredamento 
del romano imperio sotto Gizerico , e le sue presenti 
vittorie sopra t Yandali. Giustiniano alia riferta delle 
costui rimostranze ordin6 immantinente , sopra (Tatto da 
grandissimo timore , che li avessero in dono i cristiani 
temp) di Gerusalemme. 

III. Del resto infra i prigiouieri del trionfo traeva a 
s& gli sguardi Gilimero con purpurea veste sugli omeri, 
ed accompagnato da 9 suoi consanguinei e dal fiore dei 
Vandali per la taglia e bellezza de' corpi loro. Arrivalo 
il re nelP ippodromo , e veduto Pimperatore su d' alto 

(i) Giuseppe Flavio nel descrivere elegantemente' i! trionfo 
di Tito e Vespasiano dopo la espugnazione del tempio di Geru- 
salemme dice : a Le altre spoglie portavansi alia rinfusa , ma 
» sopra tutte face?ano gran coroparsa le tolte dal tempio di Ge- 
» rusalemme ; una mensa d* oro, pesante molti talenti, e un can- 
» deliere pur d'oro ma di fattura variata alquanto da quello che 
» era in uso appo noi; perocche il suo fusto formavalo una co- 
» lonna congfunta alia base , da cui sportavano in fuora , rami 
» sottili foggiati a forchetta a tre rebbj , con sopra alia cima 
» d' ognuno maeslrevolmente saldatavi una lucerna. Sette erano 
» queste e rappresentavano I'onore che al numero settenario si 
a fa dai Giudei. Dopo questo per ultima delle spoglie il Cod ice 
» si portava delle Jeggi giudaiche » ( Guerre giud. , lib. vn , 
cap. 5, trad, dell' Ah. Angiolini) 



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42? GUERRE VANDALICHE 

seggio con lullo il popolo all 1 intorno , non si sciolse in 
pianto o prefer^ laqientela veruaa ^ ma solo Wa ripe- 
tendo il delto re gi strata nei libri cjegli Ebrei : Vanith 
grandissima , ^ tutto 6 yar\ita (i). Aecosiatosi di poi al 
trono ebbe ordioe di sv^stire Pabito reale, e di adorare 
prostrato il sigoor ano , come fpce Belisario stesso. Po- 
scia Giustioiano e la consorte Teodora spleodidamejite 
donarono tulli i figli e nipoti d 7 Jlderico , essepdovi tra 
loro , dal la to di Valentiniaoo imperalore , legarm di 
eangue. Giliqicro ebbe aneb' egli non ingrati luogbi da 
abitare cou tutta la sua famiglia nella Galazia (a) , ma 
non si pote ascriverlo tra' patrizj , oslinatpsi di perse- 
verare nelle dottvine d' Ario. 

Poeo di poi fu deoretato a Belisario il trionfo sccon- 
do le coslom^n^e fcutiche } imperciocclie eletto console 
veune corulotto per le vie , in sedia cmule d' a r gen to t 
sopra g|i otneri degli scbiavt, nel procedere giltava 
al popolo, non senza qualche specie di nbvita, cinture 
d' 01 o ed altre spoglie vaadaliche (3). Eb'zaoiio fu spet- 
tatrtco di queste cose. 

(1) Satomoqe nell' Eccf. 

(?\ V. Si ra bone , lib. xn. 

(3) Fu esso in verp on trionfo pifi salenne del primo , non 
per6 secondo le cortumanze anlichc romane, afle quali sembrami 
per lo contrario essere stato piu con forme V altro. 



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L1BR0 SECONDO ^3 

CAPO X. 

Aig<M e Httfino sorpresi e mark dni MaurusiL — 
Costotv originc c Manx* fa Africa, 

J. Salomon* , vicevuto il governo d^H'qsercita aelPA- 

frica, vedendo in iatato di ribeHione, i Wammsu, e tutta 

quell a repubblica in grandissimo sconvolgimeoto , non 

sapea decidersi per la moUa perpl$ss.ita delT animo suo 

a partito alcuoo. EregU di sapra piu giupto avviso che 

i barbari aveaoo trujeidato neiU Bizacene e neJIaNumi- 

dia le pocbe troppe lasciatevi di guernjgionc 9 e posto 

1' idtiero paese a ferro e fpocQ $ in ispecie poi riempi- 

rono di grave teroore e lui e Cartagine le funeste inorti 

incoQtrate cola da Atgan massagela e dal trace Rufi- 

no , cbiarissimi entrambi > Q nella casa di Belisario e 

nell'esercito roroaao altamente onorati; esseucjo P uno, 

Aigan 9 lancia a cavallo , e V altro , il valorosissimo Ru- 

fioo , semioforo , o coq voce romaua peqnoniere, aelle 

guardie del supremo duce. Or bene costoro , a que' di 

coniandanti de' cavalieri nella Bizacene 9 osservando 

i Maurusii intenti per ogui dove alia preda^ al saccheg- 

gio ed al menare schiavi gli Africapi, si poserp colla 

soldatcsca a guardare alcune gole , ed al giugnervi dei 

ribelli col bottino massacravanli e reodevau liberi i 

prigionieri : Cuzina perd , Dilasa 9 Surfute (1) e Medisi- 

nissa, condottieii de' barbari in que'dintorni, avutone 

(t) Isdilasa, Giufrute, secontfo altri leiti. 



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4a4 GUERRE VAINDAL1GHE 

avviso marciaronvi con tutto P esercito contro. I Ro- 
mani allora scarsi di nutnero , in istrettissimo luogo e 
circondati da tante unigliaia di combattenti , non pote- 
ronsi difendertf in verun con to , venendo ovunque si 
volgevano tosio assaliti da tergo. Ii percbe Aigan e Ro- 
fino con pochi deMoro cercano di riparare fuggendo 
a furia sopra un vicino colle, e di tenervi indietro co 
gh' ^rchi i persecutori ; questi in effetto ribottati , ne 
osando piu accostarvisi , melton mano a un forte dar- 
deggiarc , e cosi dora la pugna sinche i ftomani termi- 
nato il saeltamento loro di necessity procedon oltre a 
tenzonar colle spade; ma sebbene facessero scempio dei 
Maurusii e'vi giuntarono Aigan estinto dalle ferite onde 
era copcrto il suo corpo, e Rufino, caduto prigioniero; 
al quale subilo Medisinissa , per tema non rivenisse , 
scappandogli delle mani, altra fiata a molestarlo, tronco 
il capo, e di fretta portollo in sua casa alle donne ac- 
cioccbe il vedessero, ben degno d'ammirazione essendo 
per la grandezza e foltissima capellatura; 

Ma giunto il inio discorso ad aggirasi in quest 9 argo- 
mcnto credo prezzo delP opera il narrare la origine dei 
Maurusii , e di dove partendo venissero dapprineipio a 
fci'mare lor dimora nell' Africa. / 

IT. Al primo calear degli Ebrei le terre della Palesti- 
na Mose uomo sapientissimo e ior cOndottiero manco 
ai vivi. Successore di lui fu Giosue , figliuolo di Nave, 
il quale ve Ii fece inoltrare , e di se mostrando virtu, as- 
sai maggiore che non pertiene alia uatura umana ebbe 
il pacse , dove guerreggiando gli anticbi abitatori pot& 
agevolmenle . bandito dal grido universale invincibile , 



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LIBRO SECOBDO 4*5 

conquistare molte' citta; da quell' epoca in poi quanto 
avvi di terra a mare da Sidone (i) alje frontiere d' E- 
gitto fu nomato Fenicia e retto da un capo solo , come 
testimoniaoo gli scrittori della rimotiasima storia di 
quelia regioae. Quivi abitavano popoli Dnmerosi, i Ger- 
gesei 9 i Gebusei ed altri riferiti net libri giudaici, i qoali 

(i) « Dopo Berilo v' e Sidone per forse quattrocento stadj ; 
» di mezzo ?'e il fiume Tamira e la selva d'Esculapio e la citta 
» dei leoni. Dopo Sidone e Tiro grandissima e antichissima citta 
» dei Fcnici, la quale pu6 stare con lei al paragon e e di gran- 
* dezza e di presenza e di anlichita , ed e per molte fa?ole fa- 
il mosa. Ed ancora che i potti abbiano parlato piu di Sidone, 
» e che Omero non abbia pur fatlo menzione di Tiro, non di 
» meno le colonie mandate in Africa ed in lspngna sin fuori 
» delle Coloone celebrano molto piu Tiro. Onde amendue 
» quesle cilia e al tempo antico e al moderno sono stale esono 
» tutta via gloriose ed illustn; e dell' una e dell'altra si contends 
» quale si debba dire essere la metropoli dei Fcnici . ..... I 

» Sidonii sono tenuti per uomini che sappiano fare molte arti, 
» che le facciano benissimo , siccome mostra il Poeta (Odissea, 
a lib. iv ; llliade , lib. zziu ) , oltre che sono anche studiosi si 

» dell'Astronomia come dell' Aritmetica E se ab- 

» biamo a credere a Posidouio , 1' antica opinione degli atomi fu 
» di un uomo di Sidonia chiamato Mosco, il quale fu innanzi la 
» guerra di Troia. AH' eta nostra sono stati famosi filosofi di 
» Sidone Boeto , in compagnia del quale noi abbiamo dato opera 
» alia filosofia di Arislotele, e Diodoto suo fratello » (Slrab., lib. 
x?i> tr. del B.) « Posidouio racconta che nella Fenicia essendo 
» avyenuto un terremoto fu ingbiottita una citta fabbricata al di 
» la di Sidone , e cbe in Sidone stessa quasi due parti delle inu- 
w ra rovinarono , non perd a precipizio , sicche non v' ebbe 
» grande strage di abitanti » (Str., lib. i, tr. di Fr. A.) V. inol- 
tre Diodoro Sic, lib. x?i. 



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4*6 GUERRE VANDALICHE 

tenendo Pesercito straaiero inespugnabile pensarouo di- 
sertare le pa trie terre , e procacciarsi un asilo nella vi- 
cina Egit'to, da dove poscia, di soverchio moltiplicati in 
grazia della prole e venendo loro meno gli agi della v;fc* 
per la ristrettezza del suolo, furono costretti a penetrare 
neir Africa, occupandone molte citli e quanto bavvi di 
terra siao alle Colonne d' Ercole (i), parlaodosi ezian- 
dio sopr' essa mezzo fentcio linguaggio. Edi6carono al- 
tresi nella Numidia la citta di Tinge (2) scegliendo al- 
P uopo un munitissimo luogo, ed inalzaronvi presso ad 
una gran fonte due colonne di marmo bianco su cui 
leggonsi queste parole scolpite in, caratteri fenicii : Noi 
siamo fuggiti dal cos petto del ladrone Giosue, prole di 
Nave. Prirna di costoro tuttavia altri popoli dimoravano 
in Africa , nomati figli di quel suolo \ qaindi e cbc An- 
tea re loro, il quale combalte con Ercole iu Clipea (3), 

(1) Leggiamo in Apollodoro l'origine mitologica di questo 
nome. Riferendo lo storico le dodici imprest da Euristeo co- 
mandate ad Ercele , venutb alia decima , che fa -di condurgli da 
Erizia le vacche di Geriooe, scrive: « Andaodo aduoque Ercole 
» per quelle vacche di Gerione dalla parte d' Europe , e molii 
» mostri per via trapaasando recossi il Libia: ma fatto caoimiuo 
9 per Tartesso, voile lasciar monuraento di quel suo viaggio, e 
» piant6 ai coofini di Europa e di Libia doe opposte colonne » 
(Bibl. , lib. n, trad, del Compagnoni). 

(3) Rammentata da Strabone ( lib. in ) ; Tanger ai modern i 
gcografi. « Edificarono un forte nella Numidia , ©v* e ora la 
v citta di Tigiso. (Cous.) » 

(5) Intorno a questo racconto cost Apollodoro : « Teoea il 
11 paese (Libia) Anteo, figliuolo di Nettuno, il quale obbligaodo i 
» forcstieri a combattcr seco in aperto campo , fioiva coll' uccU 



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LIBRO SECONDO 4a 7 

venne detto prole delta terra. ColPandar poi degli auni 
vi passu dalla Fenicia slessa Didone con una colonia , 
ed il nuovo popolo bene accolto merce sua pareutela , 
vi si fermo , ed ebbe il perraesso di fabbricare Cartagi* 
ne y la quale tanio crebbe in*potensa* e gente , quanta 
voleavi per guerreggiare i medesimi ospiti sooi , afve- 
gnache rtolto piu antichi possessori di que' luogbi , cd 
obbligarli a ritirarsi ben lunge da loro. Ma dopo che i 
Romani , itnparcggiabili nelle armi , estesero le propria 
conquiste sn quella parte del uiondo , assegnaronne ai 
Maurusii gli estremi confini , e fecersi tributarii i Gar* 
taginesi con tuttt i popoli sotto la costoro giurisdizione. 
Final men te I Maurusii riportatc molte vittorie contro i 
Vaiidali signoreggiarono la Mauritania, cbe dallo stretto 
arriva sino alia citta di Cesarea , ed altre regioni. Cio 
basti sulla origin© di tal gente. 

* derlt. Ercole obblizato ( da Eurisleo ) a lottare cod lui, alxa- 
» tolo di terra , a forza di pugni \o ammazz6 : cbe se toccato 
» avesse il suolo , era proprieta sua di rilornare robustissimo , 
ft per la qual cosa alcuni h> dissero figliuolo di Tellure ( Bib). > 
» lib. ii, tr. del cav. Comp. ) V. Parimenle Diodoro Siculo 
» (Bibl. St, lib. vi ). Clipea e delta Aspis da Polibio, da Ap- 
'ft piano, da Agateraero, e da Irzio africauo. ft V. iuollre Strah.> 
(lib. vi). 



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4*8 GUERRE VANDALICHE 

CAPO XL . 

lellera di Salomons ai MaurusiU t cos tor o risposta. — Ordi- 
nandi <T amendue gfi eserciti. — Aringa di Salomone, — 

AUra dei comandanti barbari. — Fitlorie de' RomanL 

• 

I. Salomone udita la sconfitta d'Aigan e di Rufino, in 
tanto che appareccbiayasi alia guerra 9 scrisse del tenore 
seguente ai capitani de 9 Maurasii : « Egli avvieoe pur 
» tropop a talani d' operare audacementc e di essere 
» cosi i fabbri della propria rovina, perche affatto privi 
» d'esempj innanzi agli occhi da cui far congettura a 
fi qual meta la temerita loro possa condurli. Ma a yoi, 
» o Maurisii , spettatori cosl di corto della fine de 9 vo- 
» stri convicioi i Vandali e delle sciagure tollerate per 
» essi , come bast6 Paoimo d'insolentire contra il gran- 
n dissimo nostro imperatore, e di trasandare cotanto la 
» salute vostra, dimeuticando pienamente i giurati ac- 
7* cordi seco lui e la prole datagli in istatko ? Dovrd io 
» credervi si disprcgiatori del Nurae, si tralignanti dalla 
» umana specie che abbiate per no mi vani la fede , i 
y> legami del sangue , la salvezza, ed ogni altra sinii* 
n gliante cosa? Ma se non rispettate il Nume a qual mai 
n de 9 vostri confederati per combattere le armi romaoe 
n sarete fedeli ? Se indifferenti a perdere la figliuolanza, 
» per cbi v' esporrete ai pericoli della guerra? Quando 
m bramiate adunque la pace, ed increscanvi lc ingiustizie 
*> or ora commesse rendetecene ayviso per lettera, ac« 
-» cioccbc possiamo con voi amichevolmente accordarci; 



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LIBRO SECONDO 4*9 

h se poi v' oslinate negli orgogliosi concepiti progelli 
» aspettatevi da noi la guerra , e di vedere colla morte 
» stessa degli statichi trasmessici vendicati i torti rice* 
» vuti dalla violenza e perfidia vostra ». I Maurusii 
letto il foglio risposero : « Belisario gabbandoci a furia 
» di promesse ne persuase a divenire spontanei sudditi 
y> dell 9 imperator Giustiniano , e senza farci un chc di 
» bene , difettando noi allora di vittuaglia , ne preg6 
» cbe volessnno strigner seco amicizia e lega. Mqglio 
» quindi a voi cbe a 1 Maurusii competesi di pieno di- 
n rilto il titolo di misleale , essendo in realti violator! 
» de' patti non i costretti a mancarvi per le soflcrtc 
» ingiurie , ma qnelli cbe domandata V amicizia allrui 
» poscia non arrossiscono di tradirla. OfTende simil- 
» mente il Nume non chi adopera di rivendicare il 
» 3Uo , ma chi andando in traccia d' illecite conquiste 
» pone in campo la guerra. E ben'di ragione poi cbe i 
» Romani , cui viene accordata una sola moglie, s' ab- 
» biano a cuore la prole \ noi per6, ai quali e dato far 
» nozze con cinquanta e piii donne, ignoriamo cbe sia 
» pericolo di mirare estinta la propria discendenza ». 

II. A tale risposta Salomone, raunato tutto l'esercitp 
e messi prima in assetto gli affari di Gartagine , prese 
la via della Bizacene ed inalzd le tende non lunge da 
Mamma, citta (i), ove i quattro duci de' Maurusii teste 
nominati stavansi a campo. Quivi ingombrano il suolo 
monti altissimi ed ai pie loro trovi il castelluccio Ma- 
le (a) , dove appunto i barbari ammanironsi alia pugna 

(i) Annoverata dalP Orlelio tra quelle d' incoguita siluazione. 
(a) Come sopra. 



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(3o GUERRE VANDAUCHE 

schierando siflaltamente le truppe ; formato coi camellt 
tin circolo ad imitazione di Gabaone , del quale ho gia 
fatto parola (i), nel ccntro di esso rinserrarono le 
donne ed i fanciulli , soiendo questo popolo condur 
seco nelle gnerresche imprese la famiglia , e valcrsene 
per la coslruzione delle capanne e del broccato , pel 
diligente govern o de'cavalli e camelli, e per cooservare 
nette e lucide le armature di ferro. Tutta la fanteria 
arnvata di scudo , spada e lancia giaceva ai pie dei ca- 
melli , e scbiere di cavalieri teneaasi chete sa per quei 
poggi. II dace rotnano al conlrario non opponendo for* 
za al netnico dalla parte delPerta per tema noa veoisse 
avviluppata , tutta ordindlla innanzi alle truppe schie* 
rate dall' altra banda , e perche i suoi non isgomentas- 
sersi lornando alia mente lorola disgrazia d'Aigan e di 
Rufino , si volse ad aringarli dicendo : 

III. u Lunge da voi , o prodi che militaste nelle 
» guerre di Belisario , ogni spavento di quest! nemici , 
» dei quali neppur einque mil a insiem raccolti potero* 
» no competerla con cinquecento Romani , esempio 
» valevolissimo senza dubbio a coofortarvi se mai non 
» foste al tutto scevri dal timore; non vogliale dimen- 
» ticare tampoco la grandezza degli animi vostri , con* 
» ciossiache se i Vandali trionfarono de' Maurusii , voi 
» con tanto minor disagio trionfaste dei Vandali stessi; 
» ben turpe adunque sarebbe che ora i vittoriosi dei 
» vincitori paventassero i vinti e sconfitti. E chi non 
n sa inoltre che la costoro schiatta ha fatna di pusilla- 

(i) Lib. i, cap. 8 di qucste Guerre. 



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LIBRO SECONDO 43i 

» tiime sopra ogni altro popolo nella guerra , venendo 
n in campo la maggior parte fgoudi , pochi arrnati di 
» scudo j pesantissirao quello pure , lavorato da ine- 
r> sperte mani , ed inetto a ribalzare P avventatogli saet- 
* tame \ portar ciascheduno seco due soli dardi , co- 
r> sicche ove lanciandoli falliscauo il colpo di ne- 
» cessita volgonsi in precipitosa fuga. Se pertanto so- 
» sterrete con buona guardia il primo impeto loro , di 
9» leggieri la vittoria coronera le vostre iaticbe. Senza 
99 che non li superate voi in ben mille doppj nelle ar- 
99 mi, nella perfezione e robustezza del corpo, nel valorc 
99 degli auimi, e nella militare disciplina? ed a vie mag- 
» giormente incoraggiarvi non avri possa alcuua la me- 
f> moria degli or ora conseguiti trion6? Di tali e s\ grand i 
99 vantaggi mancando in fe mia al nemico il vedete ri- 
99 dotto a riporre nel solo numero ogni sua speranza : 
99 gP inetti per 6 alia guerra , sieno pur eglino in copia 
99 comunque 9 rimarranno a bell' agio sopraffatti dai 
99 pochi , ma pronti a qualsivoglia cimento , fid an do 
9» P intrepido guerriero nel proprio valore , ed il co- 
99 dardo nelP altrui ; gli esercili immensi di piu soggiac- 
99 ciono spesso a gravi danni merce degli stretti e peri- 
99 colosi terreni. Ridetevi s\ anche di que 9 loro camclli , 
99 disadatti a coprire gli ordini de' combatlenti , e fre- 
>9 quentissima cagione , feriti e ributtati , di terrore e 
99 scompiglio a chi ne usa. Un bene poi , anzi un no- 
" stro gran bene e che i Maurusii insuperbiscano de'fe- 
99 lici successi none guari avuti , sendo per verita uti* 
99 lissima P audacia quando proceda a pie pari col va- 
» lore , ma se piglia a sover chiarlo e certa guida a un 



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43s GUERRE VANDAL! CHE 

» pericolo manifesto. Imprimete negli animi rostri le 
» mie parole 9 e pieni d' an nobile dtsprezzo, silenziosi, 
n e fermi nella rostra ordinanza attendete V imminente 
» pugna t9. Qui tacqne Salomone. 

IV. Allora i duci maurosii accortisi che lor trappe 
allibivano alia bella ordinsfnza de'Romanij principiarono 
aoch' essi ad incoraggiarle con esortazioni dicendo : 
« Cbe i nemici forniti sieno di corpi mortali e vulne- 
» rabjli dal ferro noi poc'anzi l'apparammo, o conimi- 
» litoni 9 facendo ai piu gagliardi tra loro colle nostre 
99 lance mordere il snolo , e ad altri incontrare la pri- 
» gionia. Schierati quindi per combalterli nuovattiente 
99 andiaoi pur lieti alia pugna mirandoci superiori e 
99 non poco nel numero } ma insieme sovvengavi essere 
99 di gran pezza maggiore l'importanza diquesto cimento, 
99 dalsuo esito dipendendo o il rendere l 7 Africa intie- 
99 ra a noi soggetta , o il servire noi stessi all' orgoglio 
99 romano. Sovrastando pertanto gravissimo pericolo a 
99 tutta la repubblica nostra dobbiamo affatto spogliarci 
99 d' ogni codardia , e non paventare in ispecie quelle 
99 nemiche armature. Venganci pur contro i fanti loro 
99 carichi di armi pesantissime, e noi molto piu leggieri 
99 e destri assai probabilmente li sconfiggeremo ; si tenti 
99 rompere le nostre file coll' urto de' cavalli , ma quest!, 
99 inorridili all* aspetto ed agli urli de' camelli, e messi 
99 iu is$ompiglio 9 andranno a rovesciare gli stessi ordini 
99 loro : e' vivono in grand 9 errore se credonsi invitti , 
99 perchi negli ultimi tempi espugnarano i Vandali, co- 
99 me se tutto il buon successo della guerra non dipen- 
» desse dalla bravura del canitano, o dall'avere propizia 



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L16R0 SECONDO 455 

» la fortuna; ma quel Bclisario cui e dovuta ogui gloria 
m delte armi bizaultine sta ora per volere del Nume assai 
» lunge da noi } oUre di che noi stessi appianammo la 
» via a que' loro trionfi , logorando i Vandali colle 
» BoMre frequeoti vittorie. Ghe piu } nel venturo Gi- 
ft mento, commilitdni, tutto nd induce a sperare, com-* 
n portamtovi da prodj , una cooipiuta vittoria sopra i 
* nenaioi». 

Y. I capitani dopo le aringbe diedero il segno della 
battaglia , che nel principio torno male agli imperial! , 
essendosi i costoro cavalli, intimoriti all' aspelto de'ca- 
melli, renduti indocili al freno e volti, gittato di sella il 
cavaliere , Jn precipttosa fuga. 1 barbari spettatori di 
cotale teomptglio fenitosi lor sopra colle aste e con 
quanto mai banno per ie mani , riempiendo lutlo il 
nenfao esercito di turbamento e confusione in guisa , 
ch' egli piii noft sapea come difendersi o rimaner fer» 
mo nell' ordinanza* Salomone alia vista del gravissimo 
pericolo balzato subito e fetto balzar d' arcione sua 
ge, nte comanda loro di formare una testuggine co' pa- 
vesi, e di uon attend ere che a guarentire i proprii corpi 
dal saettame nemico: frettoloso quindi sen parte con 
• non raeno di cinquecento lance a comba Here i cameili, 
e comaada a' suoi che sguainate le spade uccidaune 
quanti aggiugner ne possono. Costoro adunque riusciti 
felicemente nella impresa disperdono tutti i Maurusii 
di quel corno , ed uccidendo forse dugenlo camelii 
apronsi al cadere di essi un varco tra le opposte file , e 
corron di botto nel mezzo , ove giacea 1' imbelle turba. 
Pmocopio , torn. L 28 



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454 GDBRRE VANDAUCHE 

Git altri allora, sgMieotatissimi : per Pavvenutoe setn- 
pre colle romane spade ar reni, ientaoo idi iraccocsarsi 
*opra tin vfcino mootc , piangendo la morte in qaella 
fasione, dal piu at meno, di milk combatt^nti (i)^ e 
la prigtonia di ttitte lor donoe colta prole } -de'cameWi 
qoanti *opravvis«ero alia strage furono oondotti net 
campo romano 5 Satomone restitnitosi a Cartagtne. cot- 
1' esercito carico di preda celebrovvi la ri porta Vic- 
toria. J 

CAPO Xlf. 

Nuova guerra dei Atautuill. -*-' Mtinte Bufgaone. — 
Aringa di Salomone. '*-* Grande sdonfitta ,<fe' imrhtri. > 

I. I Mattrusii di poi fatto buoa animo e riocdiaafo 1'cp 
sercko, senza lasciar uotn dei loro esente^dallfi guerra, 
mettonsi a bflccheggiare e distruggere il paese vicino alia 
Bizaoene , eguahnente crodeli con ogni eta e ae*so. II 
xiwce romano tenutagli all 9 oretichio la cotftoro audacif , 
e i danni che ivau dapperlotto commettendo , at parti 
coil 9 inlie?o etercito ad iaeontrirli , e piantate le tende 
presso Burgaone, dov' era il campo oemicb ,..?* rimase • 
cinque giorni nelPespettatira che disoendessefo al pia» 
no per fare battaglia* Ma quellt 3 sacoeduto il timoro 
al coraggio, risolverono di itanrcne colassu, e. dk non 
cimeutarsi nnoYameote in campo. 
[II. Burgaone b un poggto satsoso il pm e ualagevo* 

(1) Dieci mila, secondo altri tesli. 



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LIBRO SKCQN0O 455 

le , ni sema graddissiina faliea lo satirai da diieeie , 
sendoue pero la china ben men o dirupata da oocaso; 
vi trovi inollre due altissimi scogU , e nel meaio lore 
un' artifiziosissima selva strelta e profonda. I bajrbart 
aduhque won paventando insidie da quelPecte dima la* 
sciata aveaula spoglia <U truppa , tion meno cbe il pift 
del roonte, solo teoendosi con tutto V esjetcito £el meit 
zo , per essere in grado con minor fatica di respignere 
abbasso i Romani , se maiV leotassero ascenderlo ; n& 
mancavan di cavalli per valersene a sollcoitare lor fuga 
aU 5 uopo di sihistri, o ad inseguire , uscendo vittoripsi , 
il neroicQ* 

III. Salomon e qutndi assicurato delta castoro delihe-* 
raaione di non iscendere nel piano ad acceitar baltagtia, 
e.yedetido U suo esercito nella impossihiliia di contU 
imare l'assedio ia quo' luogbi diserti, stabib aflront&rli 
sn pel roonte*, accortoai pero <che i Romani a motvvo 
del barbarico nuaaero , di molti doppi .eccedente quello 
di .prima , eraosi tutti abbandonali ad una grew© lr»^ 
stezsa , cbiaoaoIU a s& per rideelaroe il coraggio ,di* 
ceado: « Non v^e d'nopo, o commilUoni, d' akca prova 
v che quella fornitavi da lord steesi per rinianere con* 
» vintt deUo spavento graadissimo iocui vivooqsuI com 
9 to vofltro i Maarasn. £ nel vero aJ mi rare an' oslc si 
9 poderosa conlro noi raccoha , e si pusillanune e dif* 
» fidente . <4elle proprie Tone da non iscendere nella 
» pianura per combatiterel , seoto venir meno ogbi ne- 
» cessila di proseguiis nelle mie esorfafcionr, ia*perck>&t 
» che reputo vane le parole a pejrsuadere coloro, di 
» quali danno cotaota assicuran&a* le propria geslc e la 



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456 GUERRE VANDALlCHE 

» debolezza nemica. Litniterommi solo a rartimeotar?! 
n chew vi acciugerete a questa fazione in guisa di roi 
» degna , ridurrete all' egtiat sorte de* gia scooBtti Van- 
» dali i Maurusii »» 

IV. II capitano dette qucste parole orth'rfd aTcodoro 
di pigliar seco dagento e pHi fanti e di salire in aseoso, 
venute le tenebre , il poggio dalla parte orientate , ove 
apptrato era pin inaccessibile , e givnti aUa sommiti 
di aUendenri silenziosi il mattino , per fersi qumdi, al 
comparire del sole e precedoti dai loro spiegati ves- 
silli, a dardeggiare il nemico. lnoltratasi adunque la notte 
il duce monta colla sua scorta per que'burrooi all'insa- 
puta lion meno de'barbari cbe dello stesso esercito 
romano , avendo abbavdonato il campo col pretesto 
d'una esplorazione : dall'altra banda Salomone di buo- 
nissimo mattiuo conduce al pii del mont$ in ordinansa 
tutte le sue truppe. I Maurusii a di chiaro miraodo 
quella sdmmit& rion piu diserta come per lo inanzi, 
raa sventolanri le romane ihsegne , sopraffatti da mar*- 
yiglia si ristettero alquanto 9 e datisi poscia a guerreg- 
giarle ben presto conobbero di avere agli omeri un akro 
esercito. Allora trorendosi rinserrati nel mezzo tutti di 
botto pigliarono a faggire, noo per6 sulla vetta bceupata 
gia dal nemico, ni verse la pianura essendo par quivi 
egli padrone del terreno , ma fatta massa fanti e cavallt 
e corsi per la folta selva rampicarono su quelle roc- 
ce , donde in causa dello spavento e della confusione 
profondavano giu gli uni addosso agli altrii, non lascian* 
do segno a' sopraggiugnenti di lor triste ventura. Per 
siffatta guisa quella vailea riempitasi d'ogni arma pre* 



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L1BR0 SECONDO 437 

sent6 in poc 1 ora un ralicar sicuro dal Burgaone ad nn 
vicin monte, ove il resto de* barbari scalpitando i corpi 
degli uccisi ebbe salvezza dopo la perdita di cin- 
que mila (1) de' suoi, quando neppur uno de' Romani 
vi giunt6 la vita, ma tutti senza riportare offesa dai 
Maurusii o dal caso , nelP intiero lor nnmero , e sanis- 
simi uscirono con poco disagio vittoriosi da quel cimen- 
to. Colic truppe nemiche scomparvero gli stessi loro 
condottieri meno Isdilasa, cbe si diede al vincitore. Fa 
poi cotanto il numero delle femmibe e dei fanciulli ca~ 
duti in iscbiavitu , cbe gli ultimi nel mercato apprezza-* 
vansi non piii de' montoni : allora eziandio giudicossi 
compito P oracolo della sconfitta loro per opera d' ua 
imbcrbe (a). I Romani tornarono in Cartagine con Isdi- 
lasa e con tutto il bottino; ed i sopravviventi Maarusii 
non isperando pin tranquillita nella Bizacene fecersi 
unitamente ai duci su quel de' Numidi, ove implorarono 
la protezione di labda capo d' una parte de' loro cbe 
abitavano il monte Aurasio ; rimanendo nelP abbando* 
uato soggiorno Punico Antala con sua gente , i quali 
ognor. fedeli agli accordi fatti coll' imperatore non eb- 
bero a sofferire ombra di male. % 9 



(1) Ctnquanta mila second© altri tcsti. 
(a) Y. cap. 8 , di questo Hbro. 



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458 GUERttE VANDALICHE 

CAPO Xlll. 

Duetto ira jiHia t I*bda. — Monte darasio. — Vani sforzi 
di dahmort* contra i Maurusii. — * Prtparatfri per ma 
eeconda campagna* 

I. Al succederst tali ricende nella Bizaceue Iabdo, ca- 
po de 1 Maurusii del monte Aurasto, goastava con trenta 
mila amiati la Numidta menaudo seco prigioniera gran 
turba d' Africant. Ed Aitia , qtiivi govematore d' on 
eastello , bfattosissimo di togliergli qnalcbe parte del 
bottino, scortato da non pin cbe *ettanta Unni git mos* 
se cOntro per sorprenderlo in cerla gola; ma non rinrc- 
nuta vesligfa nmana su quella campagna affatto rasa e 
vastissima , delibero procedere a tal fonte situata in 
angusto loogo presso la citta di Tinge, prerederido che 
la mancanza d v acqua nella region* condurrebbevi ne- 
cessariamente il ncmico, evveguacbe le genti sue fossero 
dt contrario parcre , mai piik ihimaginandosi di riuscir 
viltorfosi eon tale inegualita. di forte, I Maurusii iotanto 
stanchi dal viaggio, oppressi dal caldo, e arsidalta sete 
corsero alia sorgente, tna trovatala in potere degli Unni, 
costernati e lassi arrestaronsi non sapendo piu quale 
partito abbracciare. Venuti quindi i due capitani ad ab- 
boccamepto labda in prezzo dell' attigner V acqua ne* 
cessaria alle sue truppe offrl il terzo del bottino } ma 
Altia non pago delta esibizione proposegli in vece un sin- 
golare ccrtaaie , col patto che abbandonerebbe il luogo 
chi fosse perdente. Accettata l'offerta i Maurusii desta- 



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L1BR0 SE€0#PO 439 

ronai a grand* aperanze, essendd it (luce loro di eleva- 
tissima taglia c dcstro alle armi sopra ogni altro guer- 
riero tra essi} veckvauo d'allronde. il competitore e piu 
piccolo obeo disposto delta persona. Montati adunque 
entratnbt in sella, labda fa il prima adavventare 1'asla, 
rinsci peri ad Altia , fattogliat tnconlro , di. agguantarla 
con la destra e coo l'universale atnroirazione c sp&vento 
del male e di tulio il cortui *sereito. L 1 Unoo quiedi 
colla sinistra incoccato 1' arco saett6, appena reuduia 
libera Faltra mano, il desttiero del Matmisio , il qua- 
le ebbene sobtto an seCondo , e bjJzalovi sopra die- 
desi velocemente a fuggire traendo seco le truppc iu 
iscompiglto \ cosa Altia conquist<> i prigionieri cou tulta 
la preda , e fece grande il suo Home e riputatissimo 
per V Africa intiera. Ma basti di tali viccnde. 

II. Salomone trattenutost alquanto in Cariagiae war* 
cii di la coIP esercko verso il snonte A urasio contra 
labda per gastigarlo dei saccheggiati castelli in Nmni- 
dia , qnando le sue troppe dimoravano presso alia Bi- 
eaccne. Innanzi tutto per6 davan fomite a questa guer* 
ra Massona ed Ortea , capi dei Maurusii , per cagione 
di private loro inimicizie , odiandolo il primo aiccooic 
reo della ucciaione a Ira di men to del padre suo Mefa- 
nia , sebbene sposato avessene la figlia } ed il secondo 
perdte stato era consigliero a Mastina , prefetto della 
Mauritania, di sfraltarlo con tutti i suoi da quell' antic* 
dimora. Il roraano esercilo pert an to co' MauruaiL addi- 
venutigli confederal fece alto al flume Abisa, il quale va 
serpeggiando pel suolo vicino all'Aurasio: labda pero non 
estimando abbastanza sicuro lo accampare di contro al 



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44o GUERRE VANDALICHE 

nemico, fortificossi laddove meao tcraeva una sconfiita. 
Questo monte , dieci giornate di cam mi no lontano da 
Cartagipe , e sopra quaati io ne sappta esteso , Tolen- 
dovi tre di a trascorrerne con veloce.passo la circonfe- 
renza , e raalagevoliasimo e privo di sentieri per ascen- 
derlo ; giuoto per6 alia* sua Telta rinvieni deliziosa pia- 
nura e campi riccbi di frutta ii doppio maggiori d' ogni 
altro delta medesima specie prbdotto nelPAfrica. Qnivi fi- 
nalmente giacea un eastelio seoza presidio , non credu- 
tosi cio necessario dagli abitatori , i quali da che tol- 
sero ai Vandali l'Aurasio non 'ebbero pib a sostenere 
guerra alcuna , ne moiivo di paventare molestie. Egli 
ave^ano eziandto at terra to dat foodamenti la citta di 
Tamuga (1), posta dalla banda orientale del poggio e 
5ul cominciar del piano , fattala prima evacuare dagli 
abitatori • acciocche il nemico netle sue intraprese non 
vi riparasse per battere il monte. Oltre di cbe possedc- 
vano i Maurusii dal lato occiden tale una fertile ed am- 
pia regione , abilata da allri di loro , cui signoteggiara 
Ortea , uno di quelli che ribellati dai Vandali se- 
guirono le parti di Salmone e de' Romani come prima 
d' ora scrivca } e rimembrami avere udito da lui mede- 
simo cbe uom non abitava la sua regione , ma era ai 
tutto spoglia di coloni ; se non che procedendo oltre 
tornavano a comparire pochi morlali , uon pero nereg- 
gianti alP ordinaria foggia de' Maurusii, ma di bi&nchts- 
sima carnagione e bionda chioma. 

III. Salomone di pot , guiderddnati splendidameute i 

(0 Tamugade , ; setondo altri tesli. 



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LIBRO SEGONDO 441 

Maunwii ip leg* scieo, guid6 1'esereito -con baona ordt* 
nanza so per lo raonte , diviaando in coot rare il nemic? 
prima di notta, e dargli, se alia fortune piacesse, batla* 
glia^ in grazia di che la soldateaca per essere piu spe-> 
dtla ndle marce avea seco portato scarsissima co|>ia di 
vittuaglia e di pasciona. Intrapreso adwique un peooao 
viaggio sa per qtiella difficil erla dopo trascorsi a tulla 
somma cinquanta stadj posero il campo, e prosegueuda 
il cammino colla stessa misura ne' dl seguenti, ghinsero 
nel seUitno di essi ad un raonte nomato dalLatini Aspi- 
de, forse perch 6 avente qualche somigliaoza alia forma 
di udo scudo {1) ; quivi giaee un castello antico ed ua 
fiupie pereope dove appunto dicevasi campeggiare il 
barbaro } e' pprd non rinyenutavi arma alcnna vi si trat- 
teonero, e schieraroosi in battaglia come per venire alle 
ma«H. Tomato vanamente nei tre giorni conseculivi a fare 
lo stesso , P esercito comincii a insospettire de' suoi col- 
leghi maimisii, i quali fingendo cercare i sentieri piu ac- 
conci ed essere fedeli scorte alle tmppe destarono gravi 
timori che se la iotendessero col nemico, ed avesservi 
giornaliere conference.. Mandati in effetto ad esplorare 
venivan aempre indietro con bugiarde. riferte, acciocchi 
i Romani reilam'ente jnformati non si reodessero , pro- 
ved e ado in copia maggiore i bisogni delta vita , padroni 
del mpnle. Era in verita cosiflatto procedere Ufeincitd* 
mentoa paventare insidie, e cresceva il ma) animo con- 

(1) Dal greco «rx7r , scudo. Male perci6 il Cousin traduce : 
« La monlagae de l'Aspic » ; vorremmo dire , in nostra lingua, 
la montagna dell' aspide. 



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449 GUGRHB VANOALtCHE 

tr'eesi dai stperU IracNtori per nature y ih iftpeeie poi 
qaando in Jega eoi Romam o con ahri popoti osteggia- 
vftnb i loro connarionaii. La probability achwquc di taK 
coste e la ditialta del cibi indafseroil capkeno a re- 
troced«re di fretta colic trnfppe nelfa ptaonra ed a Ma- 
bilirvi il *uo campo. 

IV. In pr ogres so di tempo Salomon* presidiati i for(i 
della Numidia torttA a Cartaginc, e disposevi to I to roc- 
corrente per ripetere finito il verae e senxa l'aiuto dci 
confederal! un tentative eonfro il monte Aunasio : fece 
appreistare sirailmente parecchi vascelli e cred nuovi dnci 
per la Sardegna. Qut;st'» isola opnlenlissiraa, di mezso a 
Roma e Cartagine , e solo' d 1 uq tervo minore della Si- 
cilia, ne pedone gtngnerebbe a tradcorrerne la circonfe- 
renza in meoo di venti giornate. Ella ha sofferto daodi 
assai gravi dai Ma«ru«ii, cui obbedisce tuttavia , i <jnah* 
furonvi colle proptie fctniglie confinati dai Y an dali, ma 
quiddi impadronitisi delle montagne vicine a Carali 
principiarono a moles tare con occnlti ladronecci le 
genii limitrofe; ed arrfvati col tratfo saccesstro al nu- 
mero <3i tre mila scorsero piu e pii fiate alt'aperla il 
pacse , meltendo a ferro e fuoto tulto quel iHtorale, e 
riportandone il nome di barb a it dai prosslmani. Contra 
tali Maurasii pertanto di stirpe diversa fa dai romano 
duce aminannito il naviglio nel verno. Cosi procedettero 
in allora le cose nell' Africa. 



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LIBRO< SECONDO 443, 

CAPO XIV. 

Belisnrio conquistatort delta Sicitid. — II disco sot are mostrasi 
pel eonto # urn anno come tctlissato, — Abbotii*amehW 
1 delU irmppt in Africa. 

J. Bellsario inviato da Giostiniario a guerneggfare 
Teodato ed i Goti , di leggier! sommise al primo corso 
la Sictli'a , come ftiri conoscere la istbria giunta a nar- 
rate te cose d' Italia , non sembrandotni faor di propo* 
sito il venir prima dislintameote esponendo le africaue 
viceode , e passer quindi a quelle dei Goti in essa. 

II. NeBa vernata adunque Belts&rio fe dimora vicin 
di Shracusa , e*l in Cartagioe Salmone. Tutto quest'anno 
fu eiiandio segoalato da an grandissimo prodigio, ap- 
parendo i I sole privo di raggi a simiglianza della luoa , 
e quasi ii pin dei giomi ecrcarotilo indarno gli umant 
sguardi 5 spoglio pertanto deli'ordmario chiaror suo ln<- 
splettdeva oscuro e fosco ao*i che no: presagio, al tutto 
vertficatost , d' kntnineote guerra , dipeste, fame , e 
d'ogni altro tnalore 5 correta in qudlo stantc Panno* 
decimo dell 1 itnperatord Giustiniano (1). 

III. Al comparir di primavera , quando sogliono ap- 
punto i crisliani cekbrare la solenmta loro detta Pa* 
squa, le truppe dell* Africa levaronsi a sotnmossa e **> 
a dime la eagione ed il termine. Dopo la fcconfitt* 
de'Vandali, da me gii csposta, I rtimani soldali im* 

(1) Aano dell 1 tra volgate 537. 



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4(4 GUERRE VANDAUCHE 

pdlmarono le figlie e le consorti dci vinti ; ora molte di 
queste iadussero gli sposi a 4*jpetere la padrooaDza delle 
terre di proprieta loro prima del matrimonio, uon esti- 
mando cosa dicevote ch' elleno gia mogli de' Vandaii 
avesserne il domiuio , e quiudi maritatesi at viucitori 
dovessero, cedendole , ridursi a peggior coadrziooe dei 
vinli. Laonde quelli siflattameote imbecberati rifiuta- 
vausi di obbedire a Salomoue, il quale voleva cbe tutto 
il conquistato paese audasse a profitto del pubblico era* 
rio e dell 7 imperatore, e fossero scompartiti fra Teser- 
cito , giusta la consuetudine , i soli prigioni ed ogui al- 
tro bottino \ ma il suolo appartenere lutto al monarca , 
da cui e' ricevoa i bisogoi delta vita ed il mezzo di 
guerreggiare. Su di cbe vennero fatti molti discorsi ed 
esecrandi giurameoli net campo j e seudo tra breve il 
giorrvo della festivita , gli Ariani , mesti percbe vietati 
loro i tempj , maggiormente ioiistevano : parve cosi ai 
piu autorevoli de' ribelli di eonsacrare alia morte di 
Salomone il primo de'giorm solenni, detto grande. Si 
tenne la ordita cougiura qualche tempo oelata , awe- 
goacb£ molli vi partecipassero , ed iotrattanto crebbe il 
uumero de' sejliziosi coll' uuirvisi pareecbie lance a ca- 
vallo ed alcuni pavesai del condottiero, nella brama pur 
eglino di conservare Iq terre pioo allora godute. Giuota 
V epoca slabflita il romano duce colla massima tran- 
quillity, nulla di sittistro paventando, fa al tempio, e 
faronvi pur coloro cbe aveyan promesso di ferirlo \ ma 
questi >, abbencb& soimassersi Y un P altro coi segtji e 
mettessero a quaodo a quando le mani alle spade, 
non osarono tuttavia cimeniarsi all 9 opera , frenati dal 



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LlbRO SECONDO 445 

rispctto dovuto o al sacro luogo, o ai riti cbe ivi com- 
pievansi, o veramente alia gloria e presenta del capitano; 
aeppure noil ▼Mutrarvveone an cbe di sopraonatural* ad 
iibpcdirlo. Terrain a ti i divini misterj e restituitosi cia* 
scheduno aHa propria abitazione , i sediztosi vengono a 
forte contesa tra loro, a vicenda rimproveraodosf la dc* 
bolezza t vik& delP animo , e da ultimo si rimette di 
comon voto Pitnpresa al'dl venturo^ so non che pore 
in questo come nelP antecedente concorsi nel tempio 
invano, passarooo uacendone a far combriccola nel 
foro ed a prorompere in iscambievoli accuse , pusilk- 
ntrni e traditdri cbiamando ognuno i suoi compagni , 
perche lasciatisi venir meno il coraggio nell'oprare Pas- 
aonto incarico , e vinceve dal timore all' aspetto del 
capitano. Divolgata per cost fatto modo , com' era da 
presumere , la trama, non pfrchi de' congiurati, creden* 
dosi mal sicuri in citta , si diedero a vagare nella cam- 
pagna , a mettervi a soqquadro terre e castella , ed a 
trattare ostilmente gli African! a cui awenivansi ; qnei 
poi tra essi cbe non vollero sottrarsi colla foga dal pet 
ricolo, simulavano, mentendo i pensamenti loro, d'ioor- 
ridire a tanta barbaric Ma piu cbe tntti Salomone tra- 
secolava, come di avvenimento senza esempio (i), al- 
1' udire la regione in preda agli eccessi de 9 Romani aol- 
dati , ed esortava di continuo i rhnasti seco a noa tra* 
▼iare dal proprio dovere , assicurandoli che ne rtporte- 
rebbero la imperiale benevolenza. E' da priucipio fin- 

(i) Era certain en te Salomone poco esperto nelle storiediluUi 
i popoli se riteneva senza esempio lc africaue sommosse. 



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4(6 GUERRE VANDALICHE 

gevano prestare orecchio alle auef ammonizfoni , . ma 
acorsi appeoa ctoque giorai, alP avviso cbe i ccnnpagni 
fuornsciti erauo in salto e ceafennati neUa lirMmia^ 
ragunatisi nelP ippodromo svillaneggtarooo apertefoente 
e lui egli altri duci^il percbi egli BMocUmri Tefcdoro 
cappadoce , il quale do»ea cercare di rtdanli ooa bupae 
parole ed osortaaioni a far *eano ; qua' peri al cornpa* 
rir di costui noa curaudone afifatto i coos#gli , aedoitt 
in Upeoie da ua tal suo nemica ajla testa di quell* 
soraraossa , diabiaraaa irutnediat aureate di eomuue vo* 
loota lor capitaoo il ribeJle r ed armatisi corron, gnidati 
da esso> ooa grapde Luoaulto ail* d&uora di Salomon^ 
ove al primo giuguerc uecidono ii prefeUo deMe guar* 
die , Teodoro ancb' egli , ed uomo foruito d' ogoi virtu 
oltre la molt a sua pcritia uelP arte gt»em*sca : di la 
proieguendo quanti rincbntraoo o Africant , o Rotnaot, 
o ainici del capitaoo* o ricchissimi tra ? cittadiai e prooti 
a cotnperar la vita col danaro, fanno di tuili Qtreoda, 
caroiGciua. Voltisi quiodi al saecheggio pongoa *o$so* 
pra le case de' privali. senza opposizione veruna , ed il 
solo tcnir della ootte da termiue al. furor loro. Id que* 
&to meuo Salomoue ascopclevasi nella rastissima ohicsa 
del palazzo , dove tramoolata il sole capitA Marlino 
a visitarlo; e di la ammeodue, quando i ribelli furono im« 
mersL in profoudo souao , pervcuoero alia caia di .Teo- 
doro cappadoce, il quale, tenutilt coutro lor voglia seco 
a cena, li scorlo quindi at porlo, avendovi cola un vasceJIo 
apprestato da Marlino: accompaguavauo altresi costoro 
Procopio autore della presente Isloria e cinque degli 
ufGciali spetlauti alia casa <M sjupicuxo duce. AUala 



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UBRO 3ECQNDO U 7 

Fane or a e oavigala riadj trecento C 1 pervcuncro a Mes* 
juaporlo de'Cartagioesi;* atlor* Salomooe y vedendosi 
al tu4to floor di periooLo , iavio Martina a Valeciaoo 9 
adaUrt r6maaiiduci aelWi Numidia^ pregandoli cbe ccr«- 
cassero ad ogoi pialto di ricbiamare parte delta soldate- 
sca da si ostiuaia congiura alia fade e benevolenza del 
wjq iroperatOre. Scriaae partiuente a Teodoro di pigliare 
le redini del goveroo cartagioese, e di.reggerlo come 
giadicberebbe del c&so. Dopo di cbeaaytgd con Procopio 
alia volta-di Siracusa, volendo pertonalineate infbroiare 
BelUario di tuUi git africani scombugli ., ed esortario a 
locaar subiio cola per gastigare le ihfcddi truppe dcU 
V avere a torlo offeso il proprio monarea. 

CAPO XV. 

tartagine assediata. — Rib el li in fuga. — Aringa di Belisa- 
rio. — Allra di Sloza. — II dace romano caeciati i bar- 
bari torma m Sicilia. — Stoca corrompc It truppe imperial* 
e manca di fede +i cofioro ducL 

I. Iolanto cbe Salmone operava tali cose i ribelli mes* 
sa a guasto Cartagioe ed useitl a campo in Bulla cleg-* 
gousi a duce uno Stoza, caraliere astxto di Martino (1), 
atditissimo e quanto altri mai esperto nel maoeggio de* 
gli aflEari , accioccbe potesse costal, balzando via totti i 



(1) Quasi V ultimo de' soldali, e piccolo cliente del duce Mar* 
lino e nomato da Iornaodcs (De rcgnorum ac tcmporum suc- 
cessione ). 



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448 • GUERRE VANDALICHE 

governanti-ligj deil' iiiqteria , doafhiave P Africa intiera. 
Ed egli alia testa «B otto ten to (i):^a#a»ati -se**» inter- 
porreindugi si ridusse contro la capital* , ptik che age- 
vol impresa oppiando 11 metterti V astedio ; chiatnA po- 
flcia in suo aiuio ^utti que' Vandali che o era no foggiti 
fctille navi d*<&hamlo\ o notrvpUero dappriocipio se- 
guire le parti di Belisatioy o tt^vaaii celati , orvero in 
disppegio del ninn cMto fete ottenuto aveano il per- 
messo di rimanere m Africa; al 1 quale invito forse mille 
tea'piu viciiM passanma iawoediatamente sotto le sue 
bandiere ; oltre di che schiavi in gran ntothero vennero 
pur essi ad offrirgli i loro servigi. Arritate qrreste trap* 
pe a breve inleroatto da Gartagine il condottiero fece 
ambasceria a'magistrati della citta esortandoli ad aprire 
le porte $e bramassero audar liberi da ogni sciagura. 
Ma quelli e Teodoro concordemeote risposero che ben 
guarderebbonsi dal fare cid , sendo loro debito il serbar 
fede all 9 imperalore. Inviaroogli eiiaodio Gioseffo , per- 
sonaggio di chiari natali , domestico di Belisario, segre- 
tario della guardia imperiale e di fresco arrivato a Gar- 
tagine per non so quali faccende. Qaesti con suppliche- 
voli parole cerca ihdurlo a non proseguiie tottaria nel- 
la rivolta, ed a cessare. da cotanta ostinazione; ma 
Stoza nditone appena il discorao troocagli la vita, e 
cinge d' assedio quelle mura : al terribile esempio i cit- 
tadtni sopraflatti dallo spavento volevau sottrarsi da 
maggiori traversie spalancando le porte al nemico. Di 
tal guisa imperversavano gli africani destini. 

(■) Quo mfla secondo altri testi. 



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LIBRO SECONDO H$ 

II. Belisario fatto partecipe d^P af veoolo in Africa 
navig6 sulP ora vespertina a qnella spiaggia, in compa- 
gnia di Satomone, con cento suoi cavaliteri astati e con 
im corpo di pavesai (i), quatodo appunto al nuovo 
giorno i ribelli credean certa la resa della cltti , e da 
tale speranza imbaldanzili avevan tutta la. nolle f eg- 
ghiato. Gome per6 seppero al primo albeggiare la v«* 
nuta di lui , frettolosamente sciolto l'assedio e ' srelto lo 
ateccato diedersi nella massima confusione ad una tur* 
pissima foga. II duce rotmamo aliora, trfescelta una schie* 
ra di soK due mila combattenli ed amtpatala con pa- 
role e vie piii con larghi doni alia bentorolenza deM'itn- 
peratore, mudve contro di loro aggmgnendoli presso 
Membresa (a), citti a trecencinqoanta stadj da Carta- 
gine. Qui postisi gli uni e gli attri a campo, Belisario 
sul Some Bagrada (3) e l'inimico sn di alto e malageVol 
luogo, ordinavan la pugna , tenendosi ambednfr foori 
d' una citta mancante di mura. AU'assembrarsi poi colla 



(i) Con mi lie soldati della sua guard ia scrive Cousin , non 
dicendo-se fanti o cavalli. 

(a) Membressa , o Membrisia presso altri autori. Citta della 
ZeugiUna mediterranea secondo ritinerario d'Anlonino. 

(3) Bragada. (Corn.) Mi ricorda in proposito di questo fiuaie 
un curioso passo che leggesi in Gellio (lib. vi ^ cap. 3): Au 
tiliwn Rtgulum , egli scrive , castris apud Bagradam fiumen 
positis, proelium grande at que acre fecisie adversus unum 
serpentem illic stabulantem 9 inusitatae immanitatis ; eumque 
ballistis atque eatapullis diu oppugnatum tandem confecisse , 
et corium longum pedes centum viginii misisse Romam. 

Pbocopio, torn. /. 29 



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tfo GCERRE VANDAUCHE 

dimane.le trappe, i ribelli tnoltissimi di namefo po- 
nevauo ogni loro 6ducia ia esso , ed i nostri befia- 
vanli stccome genie inesperta il pija della guerra (nou 
dandosi luogo negli aaKnutinamenti a scelta , ma con-, 
a&rrendovi ogui ceto di persone ) $ Belisario perd bra* 
. raeso di riofraacarne maggiormeote gli animi dicev* 
loro: 

III. * Contro ogni nostra speranza e deaideria, o 
» commilitoni, piegarona su quest© terra te cose a dan* 
» no dell' imperatore e de' Rocaani, il perche siamo co* 
» stretti ad intraprendere una goerra in cui la stessa 
» vlttoria ne costeri molte lagrime , dovendo far ber- 
9 saglio delle arrai chi & a noi di parervtado congittnta 
» e sotto il raedeiimo cielo cresciuto. Rimembrici pe«- 
» r6 a confbrto di tanto male cb' csso non cbbe afTatto 
» da noi causa oprincipto, obbligali a ricorrervi unica* 
» mente per non soggiacere a piu lunghi timori: quando 
n al contrario nemmeno i prosperi event! saranno di 
r> ristoro al nemico , imperciocche riterremmo indarno 
y> fuor d 9 ogni molestia 9 sopravvivendo ai marziali peri* 
r> gli , chi reo di violata amicizia ed affinity pigliA ad 
r> offendere insidiosamente un auo carissimo; yerragli in 
» iscftmbio colla vita proiratto il meritato gastigo , ri- 
» poslo negli incessanti rimorsi della propria coscien- 
n za. Che poi questi contro di noi schierati in campo 
» sieno a giusto titolo considerati nemici e barbari , e 
9 se pur vuoi meritevoJi di nome peggiore , ne fa testi- 
r> monianza V Africa dai loro saccheggi coasunta , e la 
r> moltiludine de' Romani caduti vittime, per serbare fe- 
» de al nostro imperatore , de' loro tradimenli. Egli « 



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L1BR0 SECONDO 45 1 

»• meitieri adttnque ohe noo lasciamo impuniti ribellv 
n cotanto fuaesti , e che abborrendb si ragionevolmeate 

* personefamigliarisfinieper loinoaozi, imponiano loro 
7* pene condegoe di si turpi deiitti; noo essendo gia ope- 
» ra della natura le amicizie o lc nimicizie tra noi r ua 
% o la conformity dfellfc azioni e dci costnrai legaci i«h 

* cbevohnente git uoi eoglualtri, o la discrepanza loro 
» He raeUe ia diaeerdia* Parmi cos\ mostrato appieno 

* d' a?er ivoi a cboibattere truppe nemiche e perfide ; 
» che poi debbftnsi tenere in aHiisiiso dispregio it 
» chiarirA provandtvi la impossibility di farsi valorose 
» azioni in guerra da no ammasso di gente instem rac- 
» colta dalla ncqtiizia e dalla ribalderia. La virtii , per 
» Dio y nemica iroplacabile del vi«o sconvolgera mat 
ft sempre ttttti gli atleotati de' malvagi, rendendoli tras- 
» gressori cWP ordtne e di qualuoque militar discipline. 
n Qnindi e che abbandoaati da essa ed incapaci di 

* contenersi com' e uopo in campo verranno al primo 
» urto scon6tti. Assaitamo pertanto intrepidi si vil >ae- 
» mico, Volendosi riporre il nerbo ed il felice suceesso 
» delta guerra nelP online e nella foriezza dell' aniino , 
» non gia nel sovercbio numero «U' eombatteati ». Cosi 
JaveMava il rotnano due*. 

IV. Stoza pariraente esorti di qaesta foggia i ribeili : 
« O soldati e qnanti meco rompeste le catede della 
» romaoaschiavitci, non sia ora Ira voi cfai ritreggasi 
» dal morire per quelle liberta cbe virtuosi e prodi 

* nelle armi vi sapeste non e guari procacciare , sendo 
» men grave all' uomo V incanutire ne'mali e compiervi 
» la mortale camera , che non surlo da essi il rica- 



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45a GUERRE VA1NDALICHE 

» dervi, pcrcioccbe i beni Jotraitanto guslati sembrano 
» vie pii inasprire la susseguente calamita. Di tal ma- 
j> niera in fe rata passando le eose noslre m* 4 forxa qui 
» rammeotare cbe voi trioofatori de' Vandali e de'Mau- 
» rusii participaste si a tutti i travagK di quelle guerre, 
» non peri al bottino, guiderdooe di e*se* Pen&ate inol- 
» tre ebe addivenuti guerrieri menar dpvete aetiza posa 
» la vita tra i pericoli delle armi , combattendo o per 
y> la gloria dell'imperatore 1 se tovneret* a Uh^ o per voi 
» stessi ove coraggiOsi perseveriate «rB' acqnistata li- 
» berti; in fra le quail cose or spetta 4bvoi lo scegliere, 
« accidcche possiate far mostra o <K codardia o di va- 
» lore nelP imminente zuffa. Non vi dird poi cbe arma- 
» tivi contro i Romani sperereste indaraio , soggiogatL di 
» nnovo , benignity e ginstizia , piadevolezsa e eqmpas- 
» sione , attendendovi solo cola pe&osissiflfii ed insof- 
» fiibili trattamenti. Meglio e quindi ilperirc, concios- 
t> siache morendo comunqne in campo vi divolgberi 
» la fama da morte onestissima colti. E per veritA se 
» ai vincitori felice e soave cosa e la vita, qnal piu mi* 
» serando stato pe'vinti del mirarsi incessantemente co- 
n stretti a riporre ogni fidncia nella pieti dei nimici. 
» Non istar6 in fine a ricordarvi la costoro dispariti 
99 nella pugna, mercecche l'essere di numero a noi 
» colanto inferior! e soprattutto ardenlissimi favoreg- 
* giatori pur eglino delta nostra causa varra in singo* 
» lar modo a scemarne V ardire ». 

V. E gia i due eserciti animati dalle esortaxioai dei 
proprj duci movevano per venire alle mani , quando 
surse improvviso e gagliardo vento; allora temendo i 



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LIBRO SECONDO 453 

ribelli non iscemasse questo la forza del saettamento 
loro ed accrescesse quella delle armi nemiche, giraronsi 
di fiauco , acciocchi i Romani obbligati di fare il si- 
mile fossero per averlo di contro ; nm Belisario ve- 
dendoli mutar V ordinanza comandd che si traesse 
d'arco, e quetli fuggirono tosto nella Numidia , ove 
raccozzatisi conobbero mancar loro pochissimi Van- 
dali , perciocch& il vincitore conteuto di quella rotta 
non voile seguirne le tracce} accord6 ben si alle sue 
truppe il saccheggio del campo , dov' e' non rinvennero 
uomini , ma danaro in copia e taluna delle donne inci- 
tatrici della guerra. Egli di \k tomato in Gartagine eb- 
be ravviso d'altra sommossa delle truppe a stanza nella 
Sicilia , a reprimere la quale voleavi di necessita la sua 
presenza. Laonde riordinata , come pot& il meglio, V a- 
fricana repubblica, e dato il governo di Gartagine a II- 
digero e Teodoro , salpd nuovamente per V isola. 

VI. I capitani poi della romana soldatesca nella Nu- 
midia informati della venuta di Stoza e de 1 suoi arrola- 
menti prepararonsi ad una vigorosa resistenza. Marcello 
e Girillo comandavano i confederal!, Barbato i cavalieri, 
Terenzio e Serapi la fanteria \ Marcello in fine , sicco- 
me governatore della Numidia , erane il condottier su- 
premo yil quale in teso il nemico a Gazofili (l) 9 o vuoi 
due soli giorni lontano da Coustantina , mosse ad in- 

(i) Delta parimente Gazaufula , e supposla dagli eruditi la Gau- 
safana di Tolemeo ; nella Tavola Peulingeriana h scritto Gasau- 
pala. Leggiamo poi nel lib: Notitia imperii ec In Numidia est 
Augentius Gazaufulensis , ed id S. Augustino : Salvianus a Ga- 
zaufula ( lib. vu contra Donatistas ). 



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454 GUERRE VANDAL1GHE 

cootrarlo, brdmoso di far battaglia prima che giugnes- 
sero cola ouovi aiuti. 

VII. Al soo arrivo gli eserciti schierati di fronte 
stavano attendeado il segno deIJa pugna, quando Stoza 
di per se procedendo ver la nemica ordioaoza diressele 
queste parole: « A torto, o prodi, vi acciogete a com- 
* battere gente della vostra oazione , coo voi crcsciu- 
99 ta, e che staoca: de' mali e delle oftese onde voi 
n tlessi partecipaste , deliber6 guerreggiare l'iroperatore 
» in vendetta delle tolerate violenxe. Non vi ricorda 
» forse il nessun guiderdone oflerlo ai voslri sudori , 
99 yenendovi sin negate le spoglie nemicbe e gli stessi 
» premj dovuti per legge marziale a tutti coloro che 
99 da forti portaronsi nelle baltaglic ? Di essi bensi altrt 
99 godono, appropriandosi P intiero frutto della viltoria, 
99 e tenendo voi in luogo di schiavi. Gbe se il vostro 
» sdegno, qualunque siane la cagione, ha me per isco- 
99 po, trafiggete pure questo raio corpo standomi a ci& 
99 appareccbiato , ma vadan libere da cotanta sciagura 
99 le mie truppe; ove poi uon abbiate odio meco, gianta 
» e 1' ora che voi stessi concorriate a difendere i noslri 
9} comuni diritti ». Le truppe romane lodatb il costai 
parlare incontanente salutaronlo con molta benivolen- 
za , ed i loro duci si ritrassero, mirandosi diserti , nella 
chiesa di Gazofili. Ma Stoza uniti i due* eserciti e con* 
dottili a quel santo asilo , persuase ai rifuggiti con 
promesse di vita a diloggiarne ; questi peri uscendone 
furon tutti. ad un suo cenno trucidati. 



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L4BR0 SECONDO 455 

CAPO XVI. 

Germano amato dalle truppe. — Stota risolvt di combatlere. — 
jiringa di Germane 

I. Giustiniano risaputa la triste condizione degli af- 
fari nelP Africa mandovvi alia testa di poca soldatesca 
il patrizio Germano , figlio d' un suo fratello , e con lui 
Simmaco e Domenico, entrambi dell'ordine scnatorro, 
ed il primo questore e capttano de' cat alieri , 1' altro 
condottiero dei fanti , morto dMnfermita Giovanni cui 
apparteneva quest 9 officio. Pervenuti tutti in Cartagine 
Germano rassegnA inconlanente le truppe, e nello svol- 
gere i raoli de' notni loro, eonobbe rimanervi in Afri- 
ca , tra la capitate e le altre citti , nou piik cbe la 
terza parte delP esercito, seudo il resto disertato al ne- 
mico. Laonde nou sembrandogli per anche tempo di 
cimen tarsi in campo, metteva ogni suo taleuto nel con- 
seguire la benivolenza de' soldati , ed in ispecie di co* 
loro cbe avevano presso al ribelle amici o parenti , di- 
cendo pieno di zelo nelP amicarseli di essere coli an* 
dato per gastigare nou le truppe sedotte , ma gli in- 
giusti e perfidi seduttori. Cosl dolci parole trascorse nelle 
file nemkbe indossero alcuni imperiali a tornare sotto 
le abbandonate insegne, ov' e' riportarono dal capitano 
umanissima accoglienza ed il grado medesimo cbe Slo* 
za avea loro conferito. Al ditolgarsi quindi per tutta 
il paese i buoni trattamenti da essi ricevuti , molti dec 
eompagni seguivanne di d\ in di V esempio venendo in 



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i56 GUERRE VANDALICHE 

Cartagine al dace romano 9 il quale appena videsi non 
inferiore di combattcnti agli awersarii divi*6 cominciare 
la guerra. 

II. Stoza anch'egli cousiderando il disertar grandissi- 
mo e giornaliero de' suoi , per lema non addivenisse 
maggiore pens6 giunta omai Pora di por mauo alle 
armi e di ten tare an colpo decisivo; prese quindi il par- 
tito d' assalire improvvisamente il nemico , nella fiducia 
che veneodogli dappresso non poche delle truppe 
cartaginesi tornerebbero a lui^ e si valse pare di qaesto 
non piu che suo desiderio ad incoraggiare V esercito , 
mostrandogK per cagione di cid sicurissima la vittoria. 
Tulti adunque corron a furia la via di Cartagine , e 
lange da lei soli Irentaqioque stadj piantano il campo. 
Germano similmente animati gU imperial! c messili in 
ordinanza di battaglia esce della porta , ove all 9 udire 
il ribelle vicino cbiamatili a parlamento cosi dicea : 

III. « Egli 4 debito voslro , o commilitoni , il confes- 
» sare tulti ad una voce che nonhavvi tra voi chi a 
» giasto titolo richiamar si possa dell* imperatore , an- 
» dando esente da ogni rimprovero la sua condotta a 
» vostro riguardo; il quale anzi raccoltivi dalle, campa* 
» gne di Bizanzio con vilissima tonaca ed una bisaccia 
n indosso , tali vi rende che potete oggi disporre della 
39 sorte dV Rotnani ; con quanto peri vituperio e perG- 
» dia, non aggiugnendo cose peggiort e gravjssime ol- 
»i tre ogni credere, ne fosse da voi ricarobiato ommetto 
n voleutiermenLe di qui ram men tare. Egli tuttavia , ac- 
f> ciocche ne serbiate di continuo la memoria, accordovvi 
39 illimilato e generoso perdono senz'altra merce da voi 



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MBRO SECONDO 457 

» che V onta del passato. Eecitati adunque da *\ nobili 
* sentiment! vool giustizia ed onore che riprendiate 
» T antica vostra fede , e cancelliate le veccbie offese 
» con al tutto nuovo conlegno : e dacch£ il ravvedi- 
y> mento 4 mezzo elBcacissimo di rendere agli oltvag- 
» giatori gli oltraggiati benigni e dementi , ed un be* 
y> ne6cio opportuno ha possa di cancellare il noma 
n d' ingrati , voi mostrandovi ora fedeli al vostro mo- 
99 narca distruggerete ogni rimembranza de' fall! com* 
» messi e del nome odiosissimo cui soggiaceste, dan- 
» dosi alle umane azioni qaello cai fan no diritto git 
n ultimi avvenimenti; e sebbene fa I to il male vana rje- 
n sea la brama di tornare indietro , riparandovi non 
» di meno con virtuose gesta si perviene a mettere in 
» eterno obblio la colpa , ed a riacquistare la perdnta 
n estimazione. Oggi pertanto col dispregiare come ne 
39 avete V obbligo questi esecrandi ribelli appaleserete 
» non solo un animo forte e pronto a cotnbattere da 
» quinct in poi quatsivoglia nemico de' Romani 9 ma 
» eziandio che tnai, se non se ingannati dai seduttort, 
» operaste altrimenti col tradire V imperator vostro , 
r> avendo la s em pre lodevole ritrattazione del male po- 
rt ter sommo d'inorpellarne con idonea seusa la gravez- 
» za : e che tal si a la coodizion vostra presto Giustinia* 
» no ciaschedon voglia di per s& considerarlo. )o pot, 
n dal quale parimente non aveste mat alenna inginria a 
» bene il sapete , e che portandovi ogni benevolenza 
» v'ho bramato compagni nei pericoli di qqesta guerra, 
» io , lo ripe to, sono a pregarvi che procediate con ani-' 
» mo sincero incontro al nemico ; il percbi se mai ta- 



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458 GUERRE VANDALICHE 

» luno desiderasse nnirst altra fiata a lui non indngii un 
» sol momenta, diehi&randogli lecito sin tl'ora il farlo 
n e di lutto punto armato; ne abbiamene obbligo di sorta 
» fuori quello di violare in aperto la giustizia e non oc- 
» cultamente e con frode; e per Pappnntobo giudicato 
» opportune di tenervi questo discorso in campo avanti 
» al nemico e non gia entro Cartagine , accioccbe se 
» bawl persona di tal parere non trovi il menomo 
» ostacolo nelP abbandonarvisi , e scevro d' ogni timore 
* da noi *i parla ». A questi detti molto si romoreggio 
nell'esercito, e ciascuno voJea il primo dar saggio di 
fedelta e di amore al suo monarca. 

CAPO XVII. 

Germano arriva Stoxa in Numidia. — 
Lo combattc e sconfigge. 

I. Passatosi qnalcbe tempo sotto le armi dagli eser- 
citi , i sediaiosi vedendo ire a vnoto tutte le belle pro* 
messe di Stoza , ed essere qnindi gabbati dalle costni 
speranze , Sconvolti d' improvviso gli ordini roostran le 
spalle riparandoin Numidia, ove lasciato aveanole mo- 
gli ed il botliho. Ma Germano tenuta la medesima via 
con tutte le truppe e con mpltissime bagaglie , ed ag- 
ginntili presso d'un castello nomato Calabastore (i) dai 
Roman! 9 scbier6 gPimperiali nel seguente modo. Poste 
di fronte al nemico le carra dietro collocovvi la fante- 

(•) Yicilles Echelles (Cons.) 



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LIBRO SECOND* <5g 

ria, per guarentirla dai col pi, conferendone a Domenico 
i! comando. Presi di poi seco i mtgliori « piu fidati ca* 
valieri venuti da Bizaozio and6 alia sinistra di essa , in- 
viando alia diritta le rioianenti truppe divise in tre ban- 
de 5 ia maggior delle quali era capitanata da Giovanni 
fratello di Pappo , ia seconda da Teodoro cappadoce , 
e la terza da lldigero. Non vedevi al contrario nelP e- 
sercito nemico ordine alcuno , tenendosi alia foggia 
barbarica sbandato ; n& troppo da iunge seguivanlo piu 
migliaia di Maurusii aventi molti condottieri , ed in 
ispecie Iabda ed Ortea : ma questi non eraoo tutti di 
buona fede con Stoza, numerandosene tra loro non po- 
chi di qnelli -che aveano gia spedito messi al duce ro- 
mano promettendogli , cominciata la fazione , di con- 
giugnersi apertamente seco lui ( guardossi nullamanco 
Germano dal prestarvi ombra di fede, sapendo benissi- 
mo non trovarfi genia piu misleale di questa) ; roerci 
di cbe dimoravano vicini si ma separati dalP esercito 
rtbelle, attendendo l'esito della pugna per correre po- 
scia col vincitore a fare scempio dei vinti. Stoza sco- 
perta la insegna del condottier romano fe animo a 9 
snoi d' investire quel corno , ma gli Eruli guerreggianti 
seco disapprovarono il comando avuto, adducendo 
ch'e'non conoscevano quanto si conveniva le forze di 
Germano 5 altacchurebbero bensi comandati V opposto 
corno, il quale debolissimo per reggere all'urto pie* 
gbcrebbe, mettendo col suo indietreggiare tutto V eser* 
cite in oonfasione: cbe d' altronde se avesse il nemico 
riportato qualche vantaggio, addiverrebbe incontanente 
la sconfitta loro generate ed irreparabile. 



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46o GUfRRE VAWDALICHE 

II. II dace persuaso da tale ragionamento marci6 col 
nerbo delte trappe alia volto di Giovanni, e messolo di 
eubito in rotta corse djetro i fuggitivi prendendo loro 
tutte le insegne: altre schiere intanto assalita la fanteria 
constringcvanla a rompere 1'ordinanza, quando soprav- 
venutovi il romano condottiero e minacciando col ferro 
ignudo chiuoque sottraevasi dalla pugna riesce ad ar« 
restarli ed a rinnovare la mischia con tale ardore , che 
obbliga in poc' ora i barbari a dargli le spalle ; quindi 
rilto sen va coutro di Stoza. Tra questo mezzo soprag- 
giunti anch' essi Ildigero e Teodbv* dd aiutarlo, crebbe 
si la confusibne e I' accanimento de' combattenti che 
molti ribelli nel perseguilare i Romani caddero eglino 
stessi prigiouieri , e V esercito loro incapace di piu reg- 
gere , venendo sempre vie peggio m'almenato da Ger- 
mano, comioci6 a piegare* Siccome poi alle due parti 
era malagevole di riconoscere i proprii nemici avendo 
entrambe comune il linguaggio, la taglia, e V arraa- 
tura , Germano comand6 a' suoi di chiedere ai prigio- 
nieri il contrassegno , ed ignorandolo di trucidarli subi- 
tamente. Nulla di meno fervendo tuttavia la battaglia 
riusci ad tin soldato ribelle di peijetrare inosservato 
nelle file romane e di ferire il cavallo al duce , il quale 
avrebbe corso al certo gravissimo pericolo se per ventura 
gli astati non fossersi fatti inanzi a salvarlo ed a fornir- 
gli altro palafreno. Fuggito intanto Stoza con pocbi dei 
suoi , Germano pass6 di fretta a sorprenderne gli ae- 
campameuti, ma uscitene le guardie ad incontrailobal- 
teronsi con tanta ostinazione che lo avrebbero costretto 
a retrocedere , s'egli antivedendo Poprar loro non a?es- 



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L1BRO SECONDO 46 1 

3C dapprima spedito per different* via una schiera d'ar- 
raati ad impossessarsene; quest* rinvenutili senza presi- 
dio v 1 entr6, e cosi fa decisa la sorte di quella giornata. 
Arrivatovi quindi tutto il romaoo esercito abbando- 
nossi al saccbeggio seota timore del nemico , e senza 
porgere orecchio alle ammonizioni del proprio capita- 
no, il quale, paventaiido qtialche nuova sorpresa^ dalli- 
mitare di essi vanamente esortavali con voce altissima 
alia obbedienza ed alia cautela. I Maurusii ailorche vi- 
dero le armi imperiali vincitrici si posero anch' eglino 
a seguire le peste de' ribelli ed a raccorre la preda nel 
campo. Sfoza poi forte sperando nel costoro soccorso 
al mirarsi perdente sprond di lancio a quella vdlta per 
averne aiuio , ma risaputone il tradimenlo precipit& la 
sua fuga in compagnia di cento Vandali appena : tor- 
natO quindi a raccozzare tnokfc truppa fece un > ultima 
pruova delle sue armi, e toccata una sconfitta eguale alia 
prima, se non maggtore, videsi pur ora abbandonato da 
tulti , corsi essendo i rimasi in , vita a prestare obbe- 
dienza al duce romano. Scortato adunque da sole poche 
goardie ritirossi nella regione de 1 Mauritani , e ferma- 
tavi sua dimora impalm6 la figlia J' un comandante 
loro : in questa guisa ebbe termine P ammutinamento 
de'soldatu 



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46a GUERRE VANDALICHE 

CAPO XVIII. 

Cong?*ta dv MnHknino. 
Oermano la dissipa, o nc condamta u morfe it capo. 

I. Avcavi a que 9 giornt Ira* cavalieri astati di Teodoro 
cappadoce unr Massimrnd, <T indole assai malvagia, il 
quale imbecherata mob soldatesca erasi fitto in meote 
di aspirare alia tirannia ; ora mentre che s' audava pro- 
cacciando fa u tori comunici 1'arcano a gente non poca 
ed in ispecie ad Aiclepiade ortginario della Palestine, 
di nobile prosapia , ed intrinsico quanto mai di Teo- 
doro $ queslt pertanto e Germano ebberne toslo con* 
tezza. 

II. II duce pcfo giudftando non espedtente io ina- 
cerbare con nuovi stimoli le ultimo e uon ancor bene 
rimarginate piaghe, anteponeva ai gaslight il ptocaeciarsi 
la bem'voienza del fellone adescandolo con onori e ca- 
rezze \ penso quindi a fine di guftrentirsene obbligarlo 
con giuraniento all' imperatore , e siccotne portava la 
costumauza che uom non fosse accolto ne' 6a?alieri 
astati se prima noa sagramentava sua fede at monarca 
ed al capitano , e' valendasi di questo provvcdiraento 
fecelo a s& chiaruare, ed encomiatane d'assai la fedelti 
crebbegli il grado nominandolo sua lancia. Massimino 
lietissimo di tanta onorificenza , stimandola mezzo ben 
proprio ad agevolare la felice riuscita delle sue trame , 
comply senza lema il giuro , avvegnacb£ presto addive- 
nisse reo di violala fcde col dare opera vie piu ostina- 



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LIBHO SECOMDO # 463 

tanienlc alia sognata tirannia. In progrcsso di tempo 
celebrandosi nella capitate don so che festa molti dei 
congiurati sal ora del convito si riunirono intoroo al 
palazzo, ove il dace aveva comtnensali i'snoi. favoriti 
ed il ribelle con essi. Quaado pertanto sedevan totti al 
desco giagne all' orecchio di Germano avviso che in- 
gombrava il sao atrio una disordinata frotta di soldatc* 
sea chiedente dall'imperatore lo stipendio in vano atte* 
so da molti anni. Egli allora fe comando a pareechie fi* 
dissime lance di tener gli occhi sopra Massimino senza 
per6 dargli aflatto indizio di quel trambusto. Persnasi di 
poi i riottosi minaccevoli con alte grida a raccogijersi 
nell' ippodromo , fnrono lungo la via dalle predisposte 
gaardie qaali incarcerati e qoali uccisi ; merci di che i 
lenti nell'anirvisi*udendo il costoro sperperamento non 
vollero piu saperc di ribellione. Germano egli pure tra- 
lasciA di commettere iudagini rigorose in proposito, ri- 
cereando unicftmente se Massimino dopo la solenne 
prolesta avesse tnttavia fomentato la rivolta , e udito 
che anzi da queH' epoca in poi eravisi con maggior 
fervore adoperato , fecelo per la gola appendere ad ua 
palo vicino alle mora della citta; e colla morte del tra- 
ditore fa per iutiero srentata la ribellione. 



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m GUERRE VANDAUCHE 

CAPO XIX. 

Salomone di ritdrno con molti duct in Africa. — Spediscm 
Gonlari contro i Maurusii .del monie Aurasio , nrnovc 
quirtdi egli , stesso a vendicarne la dtifktta. — Prendc 
Zerbuli castello. 

I. Giustiniano , correndo V aqno terzodecimo del 
suo imperio , fatli retrocedere dalP Africa Germano f 
Simmaco e Domeoico maridovvi a governarla nova- 
menfe Salomone con eseroito e duci, Ira quali Leonzio 
di Zauna di Faresmane e Giovanni di Sisinnio (i) ven- 
oero eletti a snpplire Martino e Valeriano richiamali 
di gia in Bizanzio. Salomone apportato in Africa, e rin- 
venutovi estinto^ogoi germe' di sedizione ressela con 
giustizia ed onore, occupandosi tutto nel diligentemeote 
guardarla e nel disciplinare Pesercito, facendone par* 
tire alia volta di Belisario . in, Bizanzio gl' individni so- 
spetti, pllorcbd ebbelo ridotto a numero colle cerne 

. porta te scco. Bandl poscia da quelle terre i Vandali j 
d' amendue i sessi , tornati 4 stabflirvi lor dimora , ri- 
cinse le cilta di mura, e vigilantissimo nella osservanza 
delle leggi fecene gli abitatori col saggio governo sno 
opulentissimi e d' ogni maniera di felicita ricolmi. 

II. Ordinata di tal modo la repubblica intraprese un 9 
altra spedizione contra Iabda e i barbari del monta 

(i) Leonzio figlio di Sanaa e nipote di Farestnane e Gio- 
vanni figlio di Sanniolo, secondo altri testi. 



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LIBRO SECONDO 4<55 

Aurasio , mandandovi dapprima Gontari , sua lancla e 
valentissimo duce, con parte delPesercito. Quesli piantd 
il campo al Came Abiga presso la deserta citta di Ba- 
gasi (i), e quivi fece giornata col nemico, ma vinto ri- 
par6 entro gli steccati ove pronti corscro i Maurusii ad 
assediarlot Mossosi di poi Salomone col resto delle trup- 
pe accamp6, fortiflcandosi otlimamente, lunge stadj ses- 
santa da Gontari , qui udite le costui vicende gli spedi 
socqorsi , ed esortatolo a non perdersi d' animo voile 
chVtentasse una seconda battaglia. I barbari uscili del 
c^mpo vittoriosi , come abbiamo detto , macchinarono 
tale iusidia contro i Romani. II flume Abiga dal moute 
Aurasio scorrendo per la pianura bagnala giusta l'occor- 
renza degli abitatori , conciossiachi le sue acque do- 
po molte giravolte or sopra or sotto la terra , a nio- 
tivo delle colline di cui va essa ingombra , partisconsi 
in qualcbe numero di rivi^ laonde eglino chiuso aveu- 
do tutte le cateratte diressero il corso loro al campo 
de'Romani, dove queste giunsero tra poco a formare una 
larga e profonda palude con gravissimo crepacuore 
delle truppe la entro rinserrate. Salomone avvertitone, 
and6 incontanente ad aiufarli , se non che i Maurusii 
al suo arrivo sopraffatti da t spavento indietreggiarotiQ 
alle radici dell' Aurasio , riparando in cotal luogo no- 
mato Fabosi (2) \ ma il duce im peri ale , seguendone le 
tracce , li raggiunse , guerreggiolli , e fece loro voltar 

(1) Bagais in altri testi. 

(2) Babolis , ia alU'i testi. 

Pbocopio, torn. L 3o 



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46% GUERRE VANDALICHE 

ie spalle. Da qainci in poi e' qoii crederonsi piu in 
istato cli usare le armi contra di lui , e tan to meno di 
riportarne vittoria, poaendo solo ogni speraoza in quel 
poggio che per la malagevolezza sua avrebbe soiled- 
tato i Roroani, pejrsuasi al fine delta impossibility di lun- 
gamente rimanervi , a tosto retrocedere. Mol(i di loro 
inoltre passarono a vivere co 9 Mauritani e co' popoli 
dtmoranti a meriggio dell'Aurasio. Iabda perd alia testa 
di due mila (i) guerrieri non voile di la partirsi, ed aven* 
dovi su per lo raonte uo castello fabbricato da tal Zer- 
bqle vi ricoverd con tutta la trap pa. Allora Salomone, 
anzi che perdere .vanamente H tempo in un assedio , 
giudicA opportuno di ri lira re ie truppe nella pianura, 
doviziosissima di bionde messi, vicioo alia citta di Ta- 
niiigada y e rimasovi finche *bbene guastata tutta la 
campagna , riprese quindi la via dell 1 antedetto castello. 
III. Intanto che i Romaoi occupavansi di queste co* 
se labda , lasciato alia guardia del forte qualche na- 
mero di fidatissimi suoi Maurusii , ascese con le rima- 
nente oste la vetta dell'Aurasio, per non trovarsi, avve- 
nendo la espugnazione di quello , aflatto privo di asilo , 
e munitovi on tuogo, detto Tumar (a), alpestro ed attor- 
niato da prccipizj vi soggiornava: di fatto poco staote la 
guenyrgionc laseiatavi perduti tutti i suoi cap* risolve , 
disperaudo reggere all' assedio , di tentare all'insaputa 
cU$i nemici con silenzio graudissimo la fuga. I Romani 
allora , dapprima anch' eglino deliberati di volgere al- 

(i) Venti «mtla , in allri testi. 

(*J D* iocerta posiiione, secondo i'Ortelio. 



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L1BR0 SECONDO 467 

trove e nello stesso giorno partirscne, a) mm redere 
piu sopra le mura alcon neroico rimasetfo motto alto- 
niti ed incerti , ma fallo quind* ammo nelP av? icmartis! 
per meglio esaminare la faccetida rinvengono spalancata 
la porticciuola d' onde era fuggito it presidio, e coltala 
opportunity entranvi e mettonlo a sacco; non v oiler o 
tuttavia mettersi in traocia de' fuggitivt , sendo qoeslt 
troppo leggiermenie armati e pratici de' luogbi per nu* 
trire Insinga di poterli aggiugnere. Spogliato adanque il 
castello e muoitolo di Uruppe vennero novamenle tu- 
dietro. 

CAPO XX. 

Sahmone assedin Tumar. — . Aitima le Iruppe a comimtiere 
valorosamcntc. — *$* impossessa del montt coif agilita e 
colla bravura a°un tal Getone soldato. — Occupa la rocca 
di Geminiano. — Fa tributaria de' Roman! t antica Mau- 
ritania. 

L L' im peri ale esercito di poi lasciati indietro totti i 
cavalli s'acciose a montare quell' erta procedendo sioo 
a Tumar , dov' erano rinchiusi come in tin carcere r 
barbari; giuntovi piaot6 il lor campo presso, ma in 
callivo cdirupato Iuogo> mancante d'ogni bisogno della 
▼ila, e soprattutto d' acqua. Fattavi non brere dimora , 
; Salomone vedendo la trdppa grandexnente travagliata 
dalla sete, cpstretto il soldato a passarseU con uir 
bicchiere d'acqua al giorno , tumultaante ed in istato 
di non piu reggere a tanti disagi, risolVe di rompere quel 
temporeggiamento e di assalire il nemico entro le sue 



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468 GUERRE VANDALICHE 

ben nr.mite trincee : se non che volendo riucorare dap* 
prima V esercito , aringollo in siffatta guisa : 

II. u Debitori al Nume , o guerrieri , della vittoria 
r> per voi riportata alle radici di questo poggio , ardua 
99 i id pre s a ed al tut to incredibile a chi non ft* testimo- 
r> tiio delP operar nostro , e uopo che ora vi mo- 
99 striate riconoscentissimi di tanto suo favore col non 
» tralignare dalP antica virtu \ che se perseverando in 
r> essa affron terete arditi e coraggiosi it pericolo, v' e 
» garante il felice successo delle vicende trascorse di 
r> qnanlo sarete per conseguire , dipendendo V esito 
» delle umane cose piu che tutto dal saper cogfiere le 
» occasion!. Se V uomo pertanto usa negligenza nel te- 
y> ner conto della fortuna, vedendosi da lei abbandonato 
» non ne apponga la colpa che a se stesso. Avete innami 
n agli occhi la debolezza del nemico , ed il castello 
99 ov'eVintana privo d'ogni sbsteritamento della vita} e 
» quindi mestieri che delle due v' appigliate all' una , o 
n di attendere cioe 1' arrendimento suo comportaodo 
fi con rassegnazione le penose cure delP assedio, o di 
99 penetrare valorosamente in quelle mura per islrap- 
99 pargli altra nobilissima vittoria. Ma quanto ^ddtverra 
99 maggiore il profitto, e sceniera il pericolo se ci fare- 
» mo contr' esso ! il quale , in fe mia, quasi consunto 
99 dalla fame non osera tampoco impugnare le armi per 
99 combattervi. Fermi adunque in questo pensiero di- 
99 sponetevi ad eseguire con animo volonteroso gli or* 
n dini del vostro comandante 99. 

III. 11 duce finita la concibne diedesi ad invesligare 
la piu facil via per condurre le truppe alP assallo , e 



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LIBRO SECONDO 469 

non sapeasi risolvere alia scclta avendovi ogni dove 
scogli e precipizj ; avventurataraente per6 nella mag- 
giore incertezza sua venne la fortuna a torlo d' impac- 
cio. Udo di que'fanti, noraato Gezone ed aiutante d'un 
renturione (1) , forseche per ischcrzo , o daddovero , o 
per inspirazione divina lotto solo comincio a raontare 
le baize aveati di prospetto Tamar, e seguivanlo da 
lunge taluoi de' compagni mirandoac 1' ardir sommo. 
Iq quella tre Maurusii , scolte alP entrata del campo 
loro , aocchiatolo e giudicandolo un esploratore cor- 
rongli frettolosi incootro , ma costretti per le angustie 
del luogo a distaccarsi V uno dalP altro , cbi di essi-pri- 
mo capit6gli sotto il tiro aggiuntovvi alP istante la vita*: 
i collegbi del Romano allora veduto il colpo seguono a 
grido c a romore le pestc degli altri due , e tutlo 1' e- 
scrcito im peri ale anch' egli , spettatore delta scherma- 

' glia , senza attendere dal capitano Pindicazione del sen- 
tiero , o dalla tromba , secondo la costumanza, il prin- 

• cipiar della zufla, disordinatissimo inerpica lassu aiutan- 
dosi a vicenda , e mandando alte grida invest il nemico. 
N6 qui vo'tacereJl valore di Leonzio e di Rufino , i 
quali segnalaronsi per guisa nella pugna, che indussero i 
Maurusii, caduti affatto d' animo e dimesso ogni altro 
peosiero , a. voltare precipitosamente le spaHe in piena 
rotta , rincontrando in gran nomero per quelle gole e 
prigionia e morte. Iabda ferito ancli' egli di dardo in 
una gamba, pate nondimeno sottrarsi dalla achiavitu e 
ri pa rare presso de^Mauritani. I fiocitori guastarono 

(i) Pagatore della sua compagni a (Cous.) 



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470 GUERRE VANDALICHE 

gli aecarnpamenti nemici , e di poi Salotnoue, teoendo 
non ispediente lo abbandonare al tutto PAurasio, or- 
dind cbe venisse racconciato il forte e tnunito di pre- 
sidio , acciocche i barbari pi ii non tentassero di li nuo- 
ve guerre contro i Romani, 

IV. Su questa montagna poi tra gli alti burro ni sorge 
tin dirnpato scoglio, del to in que'laoghi Pietra di Gemi- 
niano , dove gli antichi aveano eretlo una tdrricella 
percbe fosse lorp in ogni sinislro d' inespugtoabile asilo, 
c quivi appunto labda qoalche giorno prim* traspor- 
tato avea insiem colle donne i suoi tesori , dandone la 
custodia a un veccbio maurusio, persuasfssimo cbe 
giammai perv^rrebbodvi i qemici , e ben tteno riusei- 
robbero ad occuparla. Superatesi non pertaoto dai Ro- 
mani tnlte le malagcvolezze di quel monte , un costoro 
soldato asceso lo scoglio procacciava quasi per ginoco 
di salire la torre 9 eccitando le risa del veccbio e delle' 
donne, come cb' e' pazzamente desse opera ad impresa 
di gran lunga maggiore delle sue forze. Tuttavia il prode 
aggraticciandosi colle roani e co' piedi a poco a poco 
toiconoe la sommiti, c ntidato il ferro recise d'un col* 
po la testa al veccbio. Gli ailri soldati allora pieni di 
giubilo e di fiducia soccorreridosi a vicenda raontaron- 
la, efecero botlino delle donne e de'grandissimi tesori, 
cbe furono in parte da Salomone adoperati a ricingere 
di mura molte delle citta africane. 

V. II duee inoltre vinti dappertutto , come scrivea , 
i Maurusii e - costrettili a ricoverare presso i Nu- 
midi,fece tributaria dell' imperio la provincia di Ze- 



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LIBRO SECONDO ty 

ben (i) al di la dcll'Aurasio y nomata Mauritania prima 
ed avente a raelropoli Si life (a) , quella della seconda, 
conquistata da Belisarto ed uoica cilia della regione 
sottoposta a Bizanzio, nomandosi Cesarea. 1 fiomam 
commercian seco let per acqua soltanto , dominabdo i 
Maurnsii ligii di Mastiga il resio della provincia. Da 
che poi i barbari delP Aurasio valicarono solto altro 
cielo tutti gti Africani obbediscono a Roma godendo sla* 
bile pace, e retti da Salomone , pcrsoriaggio di somma 
pnidenza e modeslia , par loro di avere tocco V apice 
della felicitik uraana. 

CAPO XXI. 

Giusliniano manda Ciro a governare Pcniapoli , e Sergio Tri- 
poli. — Per la forluita uccisione di partcchi barbari 
nella easa di Sergio accendesi una tremenda. guerra conlro i 
Romani. — Salomone cade estinto da nemica mono. 

I. Se non cbe la prosperity somma de' nostri nelP A- 
frica dopo r anno quarlo ad un eambiar di for tun a del 
lutto scomparve; ma prima di narrarne la cagione rife- 
riremo che Giustiniano , correndo I' anno decimosetti- 
tno del suo imperio , destinA Ciro e Sergio figliooli di 
Bacco j fratello di Salomooe , a governare Pentapoli (3) 
il primo, Tripoli V altro. 

(i) .Sabe* presso ahri aatori. 

(a) Sitiple io altri testi. 

(3) Plioio da ragione di queslo nome scrivendo: Cfrenaica, 
tadem Pcntapolitana regio , illustrator urbibus maxime quin- 
que , Berenice , Jrsinoe , Pt+maide , Apollonia , ipsa Cy- 
reme ( lib. r , cap. 5 ). V. similmeotc Tolemeo. 



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<7* GUERRE VANDAL1CHE 

II. E poichi furono entrambi negli ottenuti reggimenti 
i cosiddetti Leucali (i) Maurusii vennero con forte eser- 
cito presso alia gran Lepti (2), stanza di Sergio , divol- 
gandosi cola per ricevere i consueti doni e raffermarsi 
coufederati di Roma. 11 govern atore y dato ascolto al 
consiglio del tripolitano Pudenzio (di gia rtcordato sic- 
come colui che dal principio di qaeste gnerre vandali- 
che avea stretto lega con Giustiniano (3)) fe allog- 
giare le truppe ne Y sobborghi , ed accolse in citta 
setlanta de' pii cospicui duci , mostrandosi urbaois- 
simo in tutto seco loro e rendendoli sin partecipi della 
sua mensa. V ha nondimeuo cbi fa scopo dei barbari 
in quella venuta un insidioso tentativo contro la vita 
di lui} checcbi ne sia eglino parlamentando an gior- 
no alia sua presfcnza e ricbiamandosi di molte offese 
riportate dai Romani , aggravaronli ben anche di avere 
saccheggiato le messi e le campagne loro. Dalle quali ac- 
cuse ristucco il governatore alzossi dalla scrauna per 
ritirarsi , ma nno di essi afferratane la clam id e obbliga- 
valo a rinianere tra loro. Principiato cosi un altercar vi- 
vissimo gli altri lulti sorgendo il circondano , ma tali 
dc' cavalieri di Sergio sguainata la spada feriscono a 
tnorte I'audacc ritenitore della clamide: all' inatteso 
colpo va tuita la casa in tscompiglio , ed accorse le 
guardie massacruno quanti eranvi barbari , sol uno 



(1) Levari, secondo altri testi. 

(•a) A questa gran Lepti si riferisce tlHesto di Slrabone ri- 
portato per errore nella nota t a pag. 36o. 
(3) V. cap. v, S »> dt q«dho libro. 



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LIBRO SECONDO 473 

soltrattosi occultamente dall'eccidio, il quale pott rag- 
giugnere i compagni cd informarli dell' avvenuto. Que- 
sti udita la riferta corrono ad armarsi negli alloggia- 
menti, e quindi marciano in ordinanza contro i Ro- 
raaoi. Sergio perd , awertitone , parte con Pudehzto e 
con tatto l'esercito ad incontrarli, ed appiccata la zofla 
n' esce vincitore uccidendone molti , saccheggiando lor 
tende , e prendendo le donne e la prole , se non che 
Pudeozio temerariamente confidatosi nelle forze sue vi 
perde la vita ; poseia sal calare delle tenebre retroce- 
dette coll' esercito vittorioso e carico di bottino nella 
gran Lepti. 

Passato nondimeno breve tempo que 1 barbari torna- 
rono con maggiore apparecchio a disfidare i Romani , 
alia qual miova Sergio corre da Salomone, ore rinvenne 
suo fratello Ciro, per indurlo a muovere con tntto V e* 
sercito contro il nemico } i Leucati intanto presa la via 
della Bizacene mettevanne a ferroe fuoco le adiacenze. 
Antala poi, quel desso che rimasto fedele ai Roman! pro- 
seguiva a regnare nella regione , ora anch' egli mal sen* 
tiva di Salomone , aggravandolo di aver tolto il fru- . 
mento a quanti de' suoiveniva somministrato dalPim* 
peratore, e dell'uccisione del proprio fratello accusajolo 
falsamente d' intentata rivolta , merce di che unitosi agli 
altri net guastare le terre , e stretta lega coi Leucati 
marciava alia testa delle sue truppe verso Gartagine. II 
costei governalore and& colPesercito ad incontrarlo, ed 
arrivato a Baste (i), citt& lontana sei giorni dalla capi- 

(i) Zebaste secondo aliri codici , cd annoverata dall'Ortelio 
tra le citta di scooosciuta posiitone. - 



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f7i GUERRE VAJJDALICHE 

tale , pose 3 campo, aveodo seco Ciro e Sergio figli del 
fratello Bacco , ed il giovine' Salomooe stta prole. 
Coo tiitio cii forte paventaodo on assalto de'barbari 9 
in grandissimo numero cola giooti 9 spedi ai loro capi 
querelandosi cli' egltoo confederal de 9 Romani pro* 
cedestero d'hhprotviso a guerreggiarli } esortavali adun« 
que a oon rompere i trattati , dichiarandosi pronto a 
rassicurarli coi piu sacrosanti giuri che 9 dirnenticato 
aflatto il passato , e r sarebbe vivuto in eterna pace con 
essi. Ma i nemici beffandosi delle sue parole risposergli 
che ben anche in prima aveva egli aagratnentato deli' e- 
gnal tenore , invocando le pii sante cose de' cristlam 
dette gli Erangelii, e malgrado ci& lor gente era stata di 
poi, mentre il tepeva di buona fede, ridolta a patire da 
lai gravissime sciagnre. Essere pertanto risoluti a spe- 
rimentare con una battaglia il potere de 9 sacri antedetti 
libri contro i loro fpergiuri, acciocche in avvenire por 
eglino , preitandovi credenza , abbiano mezzo certo di 
conchiudere una durevol pace. Salomooe dopo si pun- 
genle risposta apparecchiossi a far d 1 arme* 

La dimane pertanto scOntratosi in una costoro turba 
earica di molto bottino riusci dopo breve certame a 
sconfiggerla, ma poscia ordinato che si custodisse in- 
talta la conquistata preda , le truppe accese di sdegno 
altamente lagnaronsi del divieto di compartir loro quel- 
le spoglie; di leggieri tuttavia e' richiamo alia disciptioa 
i'esercito, dicendo che volea attendere il fine deUa 
guerra per guiderdonare con es$t ogduno giusta i pro- 
prj meriti ed il valore mostrato. Certo per6 si e che 
inoltratisi quindi i Maurusii con tutte le schiere loro ad 



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UBRO SECONDO 4 7 5 

allaccare battaglia, una parte degli imperial! non volcnd* 
sentirne abbandon6 Pordinanza, e gli altri mal disposti 
xV animo , lenti e pigri affrontaronsi co' ncmici. 11 per* 
chi sebbene la vittoria peodesse al principio indecisa, 
aranzatisi di poi in maggtor nomero i batbari fecero 
voltar le spalle a molti de' nostri. 

III. Salomone e quanti erangli dappresso resistetlero 
qualche tempo , alia fine perd aach'egliao, assaltti con 
empito fortissimo, diederst alia fuga riparando al varco 
d 1 un prossimo rivo^ dove gittato a terra il doce dall'af- 
faticato destriero tutti accorsero ad aintarlo, ed a ri- 
tnetterlo in sella avregnach& aisai malconcio dalla clh 
data , e debole in guisa che appena la sua mano reg- 
ger potea le redini. Ma per colmo di soiagura . non si 
tosto rimontato furongli sopra i nemici , e divenntine 
padroni 1'uccisero eon molti de' romani cavalieri. Di 
tal modo egli compid la mortale carriera. 

CAPO XXII. 

Sergio comandanle supremo delT Africa si ft* odioso ai po- 
poli. — Lctlera di Anlala a Giustiniano. — Salomone fra- 
tello di Sergio astuiamente si libera dalla prigionia dti 
MaurusiL — Per la costui imprudenia Laribo vient a 
patti col nemico* 

I. Morto il dace , Sergio figliuolo d' an sao fratello 
ebbe da Giustiniano la prefetlara dell' Africa , elezione 
apportatrice di sciagure immense a tutti que 9 popoli , 
non arendori tra loro cbi spfferir potesse di buon ant* 



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4 7 6 GUEREfi VANttAUCHE 

mo un tale inalzatnento , e noa biasi masse di contiouo 
la costui amministrazione, vedeadolopriro d'ogni spe- 
rieoza in causa dclla troppa giovb>e*za $aa , iraprudcn- 
tissimo, d' una' superbia senaa pari y dispregiatore degli 
stessi collegbij con neasnao ootnpiacente, scial&cquatore 
delle ricchezze, ed iajun cotidiahb abaso della propria 
autorttA. Riscuoteva odio dalle truppe mostr&ndosi tra 
loro inolle ed effeminato, e non meoo riscuotevaae dal- 
Pinliera africana gente vuoi per gU stessi motivi,*uoi 
soprattutto per una cupidigia estcema delle ricehezze « 
delle donne loro. Ma in ispecie abborrivalo Giovanni 
di Sisinnro, personaggio assai forte ed eccellenle nel- 
l'arte delta guerra, oltre modo corrmcciato dclla condi- 
tion sua di vivere sommesso a un duce cosi dappoco, 
e quindi n& egli ne altri volevano saper di guerra. Ttitti 
i Maurusii parteggiavano con Antala, Stoza era toroato 
dalla Mauritania , e non trovando nel paese ostacolo 
per opera delle truppe romane ivano metteudolo iropu- 
neuiente a ferro e fuoco. 

II. Antala poscia mandA lettera a Giusliniano impe- 
ratore diccndogli : « Protestomi servo del (uo imperio , 
» ne sapro mai disdirmi. I Maurusii per lo avanti in lega 
» teco 9 ristucchi alfine degli iusopportabili e crudeli 
r> trattamenii di Salomone far on o coslretii ad armarsi 
» non contro te , ma contro il ncraico loro : io stesso , 
n tra gli altri , venni da lui graudemenle offeso negan- 
a domi non solo quella vittuaglia die Belisario ave&mi per 
» voler tuo accordata, ma uccidendomi di piu il fra(el« 
» lo senza averne mai riporlato dispiacere alcuno ; vo- 
» lemmo cosi far vendetta di colui che ne reed tanti 



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L1BR0 SECONDO 477 

n affantii. Ora poi se bra mi avere i Maorusii tooi fcdelt 
n sudditi e perseveranti ncl dover lord comanda a que-i 
» sto Sergio di part ire delP Africa , e da altrui il suo 
» grado , tie durerai per certo fatica a rinvenire uomio* 
» piu sapient! e degni , ai quali commettere il governo 
99 della nostra region^ setoza di che non avrebbevi uma- 
9 Da forza capace di rappaltumare insieme Romani e 
r> Maurusii »'. Giustiniano letto il foglio conobbe si che 
dalla matevolenza di Sergio traevano origjne tutti que* 
siuistri , ma not ridiiami yeneraodo la memoria del co- 
stui valentisskno aid , cotanto benemerito della, repub- 
blica , e morto non guari prima colle armi ia mapo a, 
pro de' Romani. Cpsl fucono quelle yieende. . 

III. II giovinetto Salomohe poi, minor Cratello di 3er* 
gio , teuevasi dalP esercito morto col zio , e quindi , 
giusla V unanime opinione che fosse maucato ai vivi , 
ne il fratello , ne altri dayasi piu briga di lui. Ma i 
barbari fattolo prigioniero dimandarongli chi si fosse , 
ed e' infingevasi di schiatta vandalica , servo del supre- 
mo duce , ed iutrinseco d 1 un tal Pagasio medico di- 
morante in Laribo, citta. a breve distaoza , il quale di 
buon grado riscatlerebbelo. A tali parole i Maumsii 
venuti alle mura della citta chiamarono il medico , e 
mostratogli il prigione ofirongliene 1' acquisto } quegli 
del miglior volere v'acconsente e stabilitone per la som- 
ma di aurei cinquanta , tosto il riscatto , ne prende 
possesso. 

IV. II redento superata appena la burrasca principii 
a schernire i Maumsii troppo di leggier! caduti oei 
lacci d* un giovincello, e a dichiararsi figliuolo di Baoco 



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478 GOERRE VANDALICHE 

fratcllo di Salomone. Queglino allora punt! dall'inganno, 
ratlristati e toecfat da Yergogna per la dabbenaggine 
loro oel cedere s\ goffiamente un pegno tanto caro a 
Sergio ed at Romani , corrooo a ciogere d'assedio La* 
ribo , anriosi di puatre lo scbernitore e di metterc a 
soqquadro la citta. I costei abitatori aduuque sopraf- 
fatti dalla paura dell' imminent* loro schiavita , per la 
diflfalta in ispecie cola enlro dei bitogni delta vita, par- 
lamentarono col nemico , promettendogii , partendot i 7 
molto daoaro. E questo , ritenute lor mura inespn- 
gnabilt , essendosi ognora i barbari mostraii poco 
esperti negli assalli e ncll' impedire I'approvigionamenlo 
de' luoghi assediati , accoglie la proposiaioue , e rice- 
rati aurei tre niila desiste dall' impreaa : dopo di che 
tutti t jLencaii retrocedettero alle proprie case. 

CAPO XXIII. 

Imerio fatto prigione dai Maurusii e costretto a secondarU 
nel Iradire la cilia d* Adrmneto. — La quale torna quimdi 
ai Romani per la scaUretta del sacerdote Paolo. — 
Deplorabiie stato delV Africa* 

I. la processo di tempo Antata mise novamente ia 
piedt un esercito di Maurusii , e veanegli a compagno 
Stoza cos poche randaliche troppe. 11 perchft Giotaom 
di Sisinnio, assaissimo pregato dagli Africapi, si parte ad 
incontrarli con agguerrita soldatesca, e con la speranza 
che unirebbeglisi eziandio il trace Imerio, prefetto delle 
truppe sella Bizacene, sendo a costui gii perveauto For* 



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1 



L1BH0 SECONDO 479 

dine c)t porsi in cammioo con quaali gaerrieri e duct 
aveanvi coli , e di battere la via di Meoefessa (i), tern 
della prefata regione , ove farebbess lor general* rao- 
nanta. Se non che Giovanni udito peseta A Maurusio 
costi a campo, subito ne di avviso ad Inxerio indicando* 
gli a I Ira meta, voleodo noa alia spicrioiata, ma che tutti 
ad nna proeedessero a combatterlo. Ora per mala sorte 
il portator del foglio sgarri la via, ed Imerio di nulla 
consapevole cadde nelle mani de' suoi avversarj. 11 gio- 
vinetto Severiano , figlio dell' emeseno Asiatieo e co- 
mandante un drappello di cavalieri , fa 1'uoico in quel 
frangenle cbe alia testa di soli cmqnanta armatt azzuf* 
fossi co 9 barbari ed oppose loro qualehe rests ten za , ma 
vinto in fine da force incomparabilmeote maggiori cam* 
p6 entro mal sicuro castello so d' an vicino poggio $ 
se non che pur quivi molestato da* nemici fu nella triste. 
necessita di venire a patti. I Maarasii noa occisero uom 
dei prigionieri , ed incarcerato il solo Imerio consegna- 
rooo a Stoza gli altri, riportandone peomessa di fedeha e 
di guerrcggiare del loro meglio cootro i Romans. Minac- 
ciarooo quindi il prigione della vita se non si fosse di 
boona fede prestato a eerto inganno 9 o stratagemma f 
tendente a renderli padroni della marittima oittji di 
Adrnmeto. Ottenatone il conseptimento dirigonsi ver 
la citta 9 e non molto prima dt aggiugncrla spedi- 
sconvelo con parecchi dei loro incatenati e col pre- 
cetto di annonziare alle scolte delle porte ana se- 
goalata vittoria de 9 Aomani , com 1 e' meglio vedrebbero 

(1) Post* dalPOrtelio tra'luoght di sconoscioUi posfekme. 



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48o GUBRRE VANDALICHE 

non guari dopo , essendo per arrivare Giovanni con , 
grande caterva di mancipii. Gli Adrumetini gabbali. 
(non volendosi mover dubbio sulle parole d' un capita-* 
no ) corrono a spalancar loro la porta , i quali valica- 
tone il limUare e sgnainate d' improvviso le occulte 
$p*de tennero aperto V ingresso a tutto V esercito , die 
seguivaK ben da vicino. I Maurusii al primo entrare in 
citta diederle il guasto, e poscia affidatane la guardia a 
poca truppa.se ne aadaroao coa Dio. A tale sorpresa 
qu^nti de' Ronton i poterbno campare, cimento non ma- 
lagevole coi barbari , tennero la via di Cartagine, aven- 
dovi Imerio e Setveriaoo di questo numero; molti allresi 
presero volontariamente a seguire le parti di Stoza. 

II. Trascorsi pochi giorni tal sacerdote avente nome 
Paolo e direttore di non so che spedafe, manifest 6 ai 
pi& ragguardevoli cttfadini la brama sua di venire in 
Cartagine, sperando ritornarne ben presto con un eser- 
cito, laonde pregavali che stessero apparecchiati ad aprir- 
gli nel farsi indietro le porte. Commendata la proposta 
egli si cal6 dalle inura , e per la via del mare su d' una 
barcbetta giunse a Cartagine , dove approdato inform6 
Sergio di quelle vicende, e chiesegli ad un tempo solda- 
tesca per liberare Adrumeto. Invano peri supplicatone 
il duce , non volendo quest! scemare il cartaginese pre- 
sidio, limitossi da ultimo a chiedergli una scoria di ben 
pocbi guerrieri, ed ottenutine forse ottanta, diviso con 
essi rendere la pariglia ai barbari. Prezzolate adunque 
molte barche ed altro sotlil navilio riempielo di gente 
marinesca e del contado , abbigliata tutta alia militar 
foggia , e con essa inoltratosi ad Adrumeto, mand6 pri- 



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LIBRO SECONDO 4$, 

ma di afferrarvi annunziando a quelli ottimati la ve«- 
nuta di Germano imperial uipote coa poderosissima 
armata di mare , il perch& stessero eglino suIP iu- 
tesa di sckiudergli nella uotte alcuqa delle porte. Riu- 
sci lo stratagemma , e Paolo entratovi uccisene tutta la 
guarnigione , e vi riordin6 il goverao di Giustiniano. 
Divolgatosi quindi sino a Cartagine V arrivo di quel 
duce , i barbari sopraffatti da gravissimo spavento re- 
trocedettero con precipitosa fuga alP estremita dell' A- 
frioa } ma risaputo V inganno pentironsi di aver condo-* 
nato la vita agli Adrametini , venendone s\ mal corri-* 
sposti. 

IV. Accesi pertauto di sdegoo fecero cnorrae scerapia 
degli Africans senza riguardo a sesso ed eta. Questa fa 
V epoca in cui tutta la regione addivenne deserta , a 
priva della maggior parte de' suoi abitatori; conciossia- 
chfc niolti di essi cercaroao asilo nelie vicine citta, 
nella Sicilia , e nelle isole adiacenti y e gli ottimati rtli- 
raronsi quasi nelP intiero lor nuraero in Bizanzio con 
Paolo il rieonquistatore di Adrumeto. I Maurusii da 
quinci in poi , non avendovi chi resistesse loro , si die- 
dero a predare da imo a sommo il paese , fiancheggiatt 
mai sempre da Sloza addiveuuto potentissimo col mez- 
zo dei Romani corsi volontariamente ed in gran copia 
sotto le sue bandiere 9 e di quelli che fatti prigionieri 
aveangli in appresso giurato fedelta. II solo Giovanni 
era lemulis$imo dai barbari, ma non voleva impacciarsi 
di nulla merce de 7 suoi rancori contro a Sergio. 

Paocopiq j torn. L 3 1 



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482 GUERRE VAN DA LI CHE 

CAPO XXIV. 

Areobindo con nuove truppe in Africa. — Egli e Sergio, 
fornili di egual potere, al costei rtggimento. — Giovanni 
di Sisinio uccide Stoza in una battaglia , e vi rimane anr 
ch 9 egli spento. 

I. L' imperatore tnaod6 poscia in Africa Areobindo , 
uomo senatorio e di generosissima famiglia , inesperto 
peri al lotto delle cose di guerra , Atanasio maestro 
deVcavalieri veouto di fresco dalP Italia, e qualche nu- 
mero di- armene truppe capitanate da Artabano e Gio- 
vanni , arabo di stirpe arsacida e prole di Giovanni \ i 
quali non guari prima abbandonate le insegne persiane 
ricoverarono con altri di lor nazione sotto quelle impe- 
rial!. Accompagnavano Areobindo la sorella e la mo- 
glie Proietta (i) , figliuola di Biglenzia (a) suora di Giu- 
stiniano. 

II. II quale tnttavia non lev6 di carica Sergio , or- 
dinando per lo contrario che si egli come Areobindo 
fossero ad una governatori, con egual diritlo racco- 
gliessero truppe nella regione , .ma Sergio guerreg- 
giasse i barbari della Numidia , V altro i Maurusii della 
Bizacene. A1P apportare adunque del costoro navilio a 



(i) Cos! leggo nel Quadro genealogico di Giustioiano e di 
Teodora. Alcuni testi hanno Preitta. 

(a) O se pur vuoi Biglcniza , come e scrilto Dell' antcdctlo 
Quadro. 



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LIBRO SECONDO 483 

Cartagine it primo conduce immediatameute V esercito 
contro i Numidi. 

III. Areobiodo poi risaputo che Anlala e Stoxa era- 

no a campo oei d'intorni di Sicavenerea , cilia lunge da 

Cartagine tre giornate di cammino , vi spedi coutro 

Giovanni di Sisinio col fiore del suo esercito , e maq- 

d6 scrivendo in pari 9 tempo a Sergio di unirvisi per 

combattere insiememente i barbari ; ma la costui negli* 

genza nelP eseguire tal ordine fe si che 1' altro ve- 

nisse costretto da un nemico assai piu forte ad accet- 

tare con poca gente la battaglia. Qui tornero a dire 

che negli animi di Giovanni e di Stoza ribollivauo 

ognora i gerrai dell'antico odio , cosicch& al mirarsi Ira 

loro in campo alia testa dei proprii guerrieri V uno 

sprona ver l'altro, bramoso di atterrarlo. Giovanni, il 

primo a trar d 7 arco , feri nel destro inguine Stoza , il 

quale caduto subito in terra , senza abbandonare lo 

scudo , non sopravvisse eke pochi giorni alia piaga. 

Stramazzato, quanti erangli dappresso corsero a levarlo 

di la , ed a procacciargli sotto d 7 un albero piu agialo 

riposo , mentrechi tutto V esercito de' Maurusii con im- 

peto gagliardissimo piombando sopra i Romani miseli 

a bell' agio , superiore cotanlo di numero , unitamente 

al duce loro in fuga. E va il grido che Giovanni allora 

si protestasse contento della morte , cosi volendo il 

fato , pago di vedere a felice meta la piu ardente sua 

braraa. E di vero il valoroso e gloriosissimo duce nel 

valicare d' un aspro luogo venne dall 7 affaticato destrie- 

ro 5 messo il piede in fallo, balzalo giii d 7 arcione , e 

stando per rimontarvi fu ad un tratto sorpreso dai nemici 



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i8i GUERRE VAN DA LI CHE 

e spento. La nuova raggiunse a Stoza suIP ultim' ora 
sua , e uditala esclamo : « dolcissima cosa m 1 e adesso 
» l'uscire di vita. » Nel combaltimento fa morto eziandio 
Giovanni ? fratello d'Artabano, dopo bellissime pruove 
di valore contro i barbari. A tali annunzj Giusliniaoo > 
sommo estimators della virtu di lui , molto addoloro , 
e quindi riputato snperfluo il tAere nelP Africa due 
governatori, commise a Sergio, richiamatolo di la col- 
V esercito , altre faccende nelP Italia. 

CAPO XXV. 

Gontari sollecita i Maurusii a mover guerra at Romani ; 
suoi occulli maheggi con Antala. — A re ob in do seduttoiv 
di Cutiina. — Trame di Gontari contro Areobinde. 

I. Nel terzo mese dopo la partita di Sergio Gontari 
aspird di questo modo alia tirannia. Sendo egli coudot- 
ttero delle truppe in Numidia ebbe co'Maurusii occulte 
pratiche affine di persuaderli a venire sopra Cartagine \ 
ed i barbari, leva to di fretta nella Bizacene e nella Nu- 
midia un esercito, sorpreudonne a gara le terre. Ai Nu* 
midi eran duci Gutzina e Iabda , ai Bizaceni Autala ; 
avevano di piu a compagno Giovanni succeduto nel co- 
rn an do al morto Stoza. Areobindo avvisato della pode- 
rosissima oste nemica sulle terre imperiali spedisce alia 
volta di Gartagine molti duci, e Gontari, uno di loro, 
avvegnache promettessegli di volersi mostrare zelantis- 
simo nella guerra mancd alia data parola^ che anzi a se 
chiarnato un suo prigioniero maurusio , di professioue 



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LIBRO SECONDO 485 

cuocO , persuasegli di andare al campo nemico in sem* 
bianza di fuggitivo y ed eotratovi , di esporre ad An- 
tala com' e', il padron suo, bramasse divider seco Pim- 
perio africano. Fattosi dal servo il comando, colui porlo 
di buon grado Orecchio alia proposizione rispose : N t on 
volersi di queste bisogne consapevoli i servi. Ed il tra- 
ditore risaputone mandogli subito una fidatissima guar* 
dia j per nome Uliteo , con preghiera di venire a Car- 
tagioe , ov' al suo arrivo ucciderebbe Areobindo. Pier 
seutalosi il messo ad Antala fu pattovito occultamenle 
fra loro cbe questi avrebbe la Bizacene , una meta delfe 
riccbezze del rnorto, e cinqaecento soldati romani, ser- 
bandosi Paltro la signoria di Cartagine e delta rimauen- 
te Africa } dopo di che 1' inviato ricomparve nel $uo 
campo, sebbene munito di profondo vallo all' intorno e 
di nnmeroso presidio alle porte. I barbari allora pigliata 
senza indugio la via delta capitale vengono ad osteggiarc 
presso Decimo, e netla dimane, procedendo, riscontra- 
tisi all' improvviso con un drappello di Romani, lo a3~ 
salgono perdendovi qualche individuo. Ma Gontari pre- 
sto ordkio alle sue truppe di rientrare nel campo , e 
g?rrille delta temerita toro nel mettere imprudentemente 
a ripentaglio la somma delle cose africane. 

II. In pari tempo Areobindo similmeute invid cnessi 
per trarre dalta sua Cutzina , ed ebbene risposta che 
veouti gli eserciti a baltaglia e 7 con tutti i Maurusii vol- 
gerebbesi contro Antala, ne v'6 di che maravigliaie per 
riguardo a gente non solo misleale cogli attri, ma eziandio 
cogli stessi loro nazionali. Dopo tale assicuranza couiuni- 
cd a Gontajri le ordite insidie, e costui cercando artifizio- 



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486 GUERRE VANDALICHE 

samente di mandarle a vnoto diedegli perconsiglio di 
non aggiugner fede alle parole del barbaro, quando noo 
abbiane la prole in istatico : a malgrado per6 del sugge* 
rimeoto il capitano e Cutzina proseguirono i loro segreti 
maneggi per tradire Antala , e Gontari raai sempre al 
giorno di tutto rendevane informato per Uliteo I'amico, 
il quale, inOngendosi al trad i tore, faceva mostra d'igno- 
rare onninamente che che passava tra lai ed Areobin- 
do , e poneva ogot studio nel celargli le sue mene con 
Gontari, di guisa die qnantuoque nell' interno loro ni- 
micissimi e di contrario pensare , men tiva no impertanto 
nn' aftatto concarde volonta nel condnrre V esercito 
contro gli occulti loro partigiani. Cutzina ed Antala 
dunque avendo gli animi cost disposti menan le truppe 
alia volla di Gartagine. 

III. Gontari pieno la mente della uccisione di Areo* 
bindo, ne volendo alia scoperta procacciarsi la tirannia, 
avea divisato morirlo nel fervore d' una mischia , ere- 
dendosi in cotal modo franco dalP obbrobrio di questo 
delitto, e di poter dare altrui ad intendere che quasi 
a maliocorpo eragli venuta la cdpitananza del 'romano 
esercito nelP Africa. Estimandost adunque nella oppor- 
tunity di corapiere il suo tradimento , invitato a muo- 
vere contro de' barbari in cammino verso Cartagine, ed 
a presentar loro battaglia colPaurora del uuovo giorno. 
Gostui per6 fatti la dimane con lentezza somma i ne- 
cessarj apprestamenti , al mirare gi& il sole molto inol- 
trato nella sua carriera prorogA no dl la pugna. Ma 
Gontari temendo simulato quell' indugio e prodotto da 
qualcbe sentore di quanto era per accadergli, deli- 



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LIBRO SfiCONDO 487 

ber6 senza piu attendere di accingersi apertameotc aU 
V opera. 

CAPO XXVI. 

Gontari spaventa Arttb'mdo e rendelo odioso alle truppe. — 
Quesii fuggendo ripara entro una chiesa. — Quegli traltolo 
di la sopra la fide sua incontanente il tradisce. 

I. Or bene il ribelle ingiurid tosto di parole Areo- 
bindo , tacciandolo di codardta, di effeminatezza e di 
puaillernimita somma nel cimentarsi ad ana battaglia , 
cagione di quella sua lentezza nello schierare l'esercilty 
nulla stargli si a cuore , aggiugnea , quaoto l' abbando* 
narsi con Atanasio ad una improvvisa fuga, indiflerentis* 
si mo del resto che la soldatesca muoia tutta consunta 
dalla fame o trucidata dalle barbariche spade. Promet- 
te in fine , avendone il comun suffragio , impossessarsi 
d'entrambi , e tenerli sotto buona guardia ( speranzoso 
che nel trambusto Areobindo sopra (Tat to dal tiniore si 
volgerebbe in. fuga , o non partendosi avrebbe mortc 
dagli stessi Romani ) , e sborsare del suo ad ogni iodi- 
viduo lo stipendio arretratogli dal pubblico tesoro. Le 
truppe cotnmendaune altamente i propositi, e bia- 
aimando il proprio duce muovono gli animi loro a 
odiarlo. 

II. Poco stante arrivalo cola Areobindo con seco 
Artabano e grandi scorte di guardie si fa accanila bat- 
taglia e dalle torri e dalla porta ov' era Gontari , nb 
cede pei* lunga pezza alcuna delle parti ; dal campo 



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^88 GtfEftftE VAflDAUCttE 

romano parimenti corsi al duce supremo totti i saoi 
favoreggiatori (die non riusci alia maldicenza dt se- 
el ur re V intiero esercito , ben molli rimasti essendo nel- 
I'liflficio di fedele soldalo ) adopraosi con valore sommo 
a togliere di mezzo i ribelli. Se Don cbe Areobindo 
maocandogii 41 cuore alia vista di si orribile strage, per 
essere forse la prima volta eke aggiravasi in taote di- 
sgustose viccude, alP insaputa di tatti scoinrparve. Giace 
presso del mare entro le mura di Cartaginc un tern- 
pio , dove coloro cbe noi abbiamo per nsanfca di no* 
mare monaci dantio opera al divin culto, e Salomoue 
fabbricandolo in ^epoca da qnefeta non lontana eressevi 
all 1 intorno nn muro , per vatersene all' uopo come di 
ben tminito castelio, e qui ebbe aailo il fuggitivo in 
compagnia deHa moglie e della sorella: i suoi partigiani 
similmente ed ArtabanO) udkaue la partenza, procaccia- 
ronsi dove meglto poteroito salvezza. in allora. il vilto* 
rioso Gontari cogK *kri ribelli va a crrcondare il pa- 
lazzo ed a meltere forte presidio agli ingressi della citta 
ed al potto } fa qaindi chiamare Atanasio , il quale ob- 
bidientissimo al comando venne subito a lui , e da va- 
lente adulatore dichiarossi piu cbe soddisfatlo di queHa 
mutazione. 

III. Di poi Gontari manda Reparato vescovo della 
citta alP asilo di Areobindo per intimargli di comparirt 
alia sua presenza , solto fede che non gliene avverreb- 
be male veruno , ove perd fosse disobbedito saprebbelo 
cola entro espugnare ed uccidere. Costni alle parole 
del vescovo tutto tremante rispose cbe darebbe senza 
iadugio esecueione al comando se il pontefice , confe- 



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L1BR0 SECONDO 489 

rito secondo V usanza il battesimo ad un fanciullo , gli 
giurasse quindi per quel divioo lavacro ch'ei n'andrcb- 
be con isperanza certa di salvezza. Fatto di ci6 pago 
va prontamente con Reparato alia dimora delPusurpa- 
tore , coperto • di veste non propria d* un capitano o 
d' aliro qualsiasi guerriero ma al tutto servile , e pre- 
sentaglisi col sacro Vangelo,, domandatolo al vescovo 
prima d' entrare nel palazzo 9 in mano 5 vedutolo ca- 
degli prosteso ai piedi , e yi rimane qualcbe tempo 
cbiedendo salute , e additando il neofito per cui ebbeoe 
giuramento dal prelate Gontari compassionatane la 
condizione ed animatolo a sperare il fa levar suso , 6 
confermagli le avute promesse , aggiugnendo cbe nel di 
seguente egli e la donna sua con tutta la suppelleltile 
di lor ragione partirebbero alia vdlta di Bizanzio. Dato 
poscia commiato al vescovo ritenne suoi commensali ft 
cena Areobindo' e Alaoagio , destinando , veouti al de- 
sco , il posto di maggiore onoranza al primo ; e poi- 
cbe fa giunto al suo termine il convito fecelo con- 
durre in un 9 appartata camera a fine di passarvi la not- 
te,ma durante questa vi s'introdusse Uliteo con pa- 
recchie guardie , e sordi ai pianti di lui , alle supplicbe 
di avergli misericordia e di Don voler essere spergiuri lo 
trucidarono. Atanasio ebb.e in dono la vita , andando a 
motivo della sua lunga vecchiezia libero da ogni so- 
speUo. 



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4go GUERRE VANDAL! CHE 

CAPO XXVII. 

Gontari abbandonato da Antala. — Tradito da Arlabano — 
11 quale e animato air imp res a dal nipote Gregorio. — 
Umanita di Gontari con la moglie e la sorella di Areo- 
bindo. — Truppe di Arlabano eonlro i Maurusii. 

I. La diruane Gontari mand6 il capo detl' ucciso ad 
Antala , ma piu non si diede pensiero alcnno del da- 
naro e de' soldati promessigli , la quale trasgressione 
dei patti tra loro non attagliava punto costui 9 e meno 
ancora e' rcputava onesta azione V aver toUo di vita 
Areobindo con onta di si venerandi giuramenti , che 
ne a lui ne a mortale chiunque era lecito di violare. 
Ponderate adunque seriamente queste ed altrettali cose 
deliberd alia fine seguire le parti di Giiistiniano; fattosi 
per ci<i indietro , e mapoto che Marcenzio , prefetto 
delle truppe della Bizacene , riparava a motivo di qnei 
torbidi in cert 9 isola, vi spedl pregandolo che venisse a 
lui, e dandoglt sicurezza di fede che nulla avrebbe sot 
fcrto nella persona; quegH di tutto compiacquelo , e 
giunto nel campo tennevi lunghi colloqui; ne vo 1 pas- 
sar con silenzio che il presidio della citti d' Adrumeto 
serbossi mai sempre fedele alP imp era tore. Le truppe 
di Stoza poi alPavviso delle narrate vicende in numero 
di mille e non meno , ed avendovi oltre ai Vandali cin- 
quecento Romani ed ottanla Unni ^corsero immediata- 
mente sotto le bandiere di Gontari , e furonvi del mi* 
glior animo accolte. 



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LIBRO SECONDO <gi 

II. Artabano eziandio recatosi in an cogli Armeni a 
costai giurdgli obbedienza , avvegnachi pensasse tra si 
ucciderlo $ e manifestatosi a Gregorio figliuolo d' on suo 
fratello e ad Artasiro sua guardia, il primo animandolo 
yie piu all 9 impresa rispondevagli in cpesti termini : 

III. u W P ora , ottimo Artabano , in che tu puoi 
» non solo aggiugnere , ma supprare piu che nol pen si 
n la gloria di Belisario. Conciossiache egli 9 qui man- 
r> dato da Giustiniano con poderosissimo esercito e 
n molto danaro , con grande corteo di consiglieri e 
n duci j con armata di mare quanta non fuvvene mai , 
» a nostra udita , per lo innanzi , con immensa turba 
n di cavalli , e con ogni altro apparato di guerra con* 
n venevole ad un imperatore, duri fatica somma a ricon- 
» durre TAfrica all'obbedienza de' Romani; ma di queste 
39 cose tutte nulla rimanendo a noi salvo la memoria^ 
» non c'& permesso di porre le nostre speranze cbe nel 
» tuo coraggio e volere^ e di tanto miglior guisa il vor- 
n rai se ti ricordera chiarissimo sangue arsacida correre 
» nelle tue vene , ed essere ufficio d'un cuore generoso 
» il comportarsi in ogni luogo e tempo valorosamente. 
» Ma che molte gia sieno le tue portentose geste a pro 
n della liberta ne va dappertntto la fama, in tra cui 
n piacemi rammentare la morte data , ne' tuoi verdi 
» anni, ad Acacio, prefetto dell' Armenia (i), e quella 
n di Sitta , imperial duce, che ti segnalo cotanto pressa 
n del re Gosroe (%) , quanto era mestieri a divenirgli 



(i) Guerre Perstaoe, lib. n, cap. 5. 
(a) Idem. 



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4qi GUERRE VANDALICHE 

i> compagno nella guerra contro i Romani. Tale in fine 
» e la grandezza tua % che noa reggeratti certamentc il 
n cuore alia rista del roraano impgro soggiogalo da uo 
n ebbro cane. Fa chiaro adunque, o prodissimo Arta* 
y> bano , che le tue glorie passate anzi che alia fortuna 
» attribnir si deggiono al solo valore. lo ed Artasiro 
» con tutte le nostre forze ti secondercmo allorclifc 
» entrerai nelPariogo ».-L* esortazione di Gregorio vie 
meglto infiamm6 l'animo d' Artabano contro il tiranno. 

IV. Gontari intanto levata di prigione la moglie e la 
sorella di Areobiado assegn6 loro una buona dimora, e 
guardaudosi dall' offenderle come cbe sia trattavale 
onorevolmente e con riguardo in tutto alia condizion 
loro, n& raai obbiigolle a dire o fare un che di ma! 
anifcno : ben si ordino* a Proietta moglie dell' estinto di 
scrivere a Giustiniano , ch' clle viveansi bealamente 
presso di lui, e cbe della morle del consorte non era 
egli in colpa , ma tutto doversi , contro il voler «uo , 
alia malragita di Ulitco. Consiglio pero fu questo di 
Pasifilo , il quale origin ario della Bizacene addivenne 
capo dei ribelli e fecesi compagno del tiranno, lusin- 
gandolo cbe ad nn felice terminar delle faccende e' da- 
rebbe la mano di sposo alia figliuola delP imp era tore 
con dote ricchUsima , com' era da supporsi , e cotive- 
niente all 9 elevatezza del grado in cbe ponevanla i sooi 
natali. 

V. In questo mezzo Cutzina, da lango tempo occulta 
nemico iV Antala, alzatasi la visiera, disert6 a Gontari 
dandogli per istatichi la figliuola e la raadre. Artabano 
di poi 1 eletlo a condoltiero dell' esercito destiuato a 



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L1BR0 SECONDO 4 9 3 

guerreggiare i bizaceni Maurusii , e Giovanni capita uo 
delle truppe in addielro della fazione di Stoza , d' Uli- 
tco e di Cutzina , mossero di compagnia contra il ne- 
mico , e rinvenutolo non molto al di la d' Adrumeto 
piantarongli a breve distanza gli steccati a fine di con- 
sumarvi la notte. Alio spuntare del giorno quivi ri- 
masi Giovanni ed Uliteo con parte delP esercito , Aria* 
bano e Cutzina procedettero innanzi con la rimanente 
soldatesca ad assalirlo , ed i Maurusii stipendiarj dei 
Romani ebbero il deslro di volgerlo in fuga. Nnlla di 
manco Artabana ordinato d' improvviso ai banderaj di 
mostrare le spalle ritirossi pur egli , a cagione di che 
Uliteo , puntone al vivo , avrebbelo inorto al tornare 
nel campo. E'tuttavia scolpossi adducendo il timor suo 
non Marcen*zio , uscito d' Adrumeto per aiutare sua 
gente, recato avessegli gravi danni •, far quindi mestieri 
cb'egli stesso, Gontari, pongasi in marcia con tutto IV 
sercito. Dopo di cbe volea in prima tener la via d' A- 
drumeto dove unirebbesi alle imperiali truppe, ma pen- 
salovi maggiorraente ebbe a cambiar consiglio , giudi- 
cando sopra tutte bellissima impresa quella di liberare 
T imperatore e V Africa da ogni molestia col togliere di 
vita il tiranno $ e per venirne a capo restituitosi a Car- 
tagine rappresentagli avere il nemico forze superiori alle 
sue. Gontari allora, interrogatone Pasitilo, stabili di ap- 
proutare V intiero esercito per condurlo di per se in 
campo, lasciando non piu cbe un presidio nella citta} 
ed intrattanto , volendo meglio provvedere a' fatti suoi, 
maudava cotidianamente a inorte le persone addiveuu- 
tegli sospeltc: ingiunse iuohre al fido consigliere, eletlo 



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4g4 GUERRE VANDALICHE 

comandante di Cartagine , che uccidesse tutti i Greet , 
lasciandogli nel reito ampla fecolta di fare quaoto vo- 
lesse il bisogno. 

CAP 6 XXVIII. 

Uccisione di Gontari in un convito. — Ariabano governalore 
dell * Africa. — Giovanni successors di lui; K sue felici gesla. 

I. U tiranno rftabilita V epoca delta parteoza bram& 
nel di preceded te avere suoi commensali i tenuli da lai 
piu sinceri e zelanti amici , al qual uopo disposte Ire 
mense in acconcio luogo 9 sed& egli nella prima , come 
dicevol era , con Atanasio ed Artabano , col trace Pie- 
Iro, gia lancia di Salomon e, e con qnanti aveavi di sua 
maggiore intrinsicbezza ; nelle altre due vedevi i rag- 
guardevolissimi, per natali , grado e valorc, de' Vandali. 
Pasifilo ad nn tempo dividea privatamenle la sua tavola 
con Giovanni capo dei ribelli di Stoza , e con molti al- 
tri favoreggiatori di Gontari. Ariabano adunque riceven- 
done Pinvito ebbelo un'assai opportuna congiuntura per 
torre di mezzo il tiranno , ma non fece partecipi del 
peusier suo che Gregorio , Artasiro e tre cavalieri , ai 
quali impose di assistere al convito ( portaudo la con- 
suetudine che i capitani seduti al desco avessero dalle 
spalle cavalieri in pi£ cinti di spada ), e di por mano al 
primo cenno di Artasiro , giunta P ora propizia , alP im- 
presa. Ordin6 similmente a Gregorio di ragunare i piu 
valorosi Armeni colle spade al fiaoco , vietata essendo 
altr'arme nella citta scorlando i duci e pur questa dc- 



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L1BR0 SECONPO 4o5 

ponendosi Del veslibolo del palazzo ov' entrerebbe coa 
essi} fu ben guardiogo peri dall'indurli in sospello di 
cosa veruna , solo mostrandosi timoroso nou Goti- 
tari avendo commensale Artabano tramassegli iusidie 
nella vita. II perche e' terrebbonsi presso alle guardie 
del tiranno per ispiame gli andamenti, ed alPuopo frenar* 
le : dovevano eziandio intanto far sembiante di trastul- 
larsi co' proprj scudi 9 maaeggiaodoli , percuotendoli a 
vicenda , c adoperandoli 10 altro che di simile , ina at 
primo sen tore di tumulto nel cenacolo prooti accorre- 
ranvi ad aiutarlo ; e questi ordini lurono da Gregorio 
diligentemente eseguiti. Artasiro dalP altro canto si pose 
all'intorno del sinistro brace io tra il nudo e la veste e 
nella direziooe del polso al cubito alcune addoppiale 
frecce , in grazia delle quali assalito da spada col por- 
tarlo avanti cosi fortificato potesse , riparando i colpi 9 
serbare la persona dalle ferite: quindi voltosi ad Ar- 
tabano : « Io m' accingero , dissegli , con prontezza e 
» intrepidamente all' opra ? e con quest 7 artne ho spe- 
99 ranza di trafiggere Gontari ; tuttavolta qua! sia per 
r> essere la riuscita del mio cimento nol so presagire. 
* Certo cbe il Nume se odia la tirannide condurrallo 
r> a buon fine \ se poi vuole punirmi di qualche antico 
» fallo avra mezzo a fe mia di rendere vani i noslri 
» sforzi. Che Ae perd succeda , ove tu oggi non vegga 
r> ridotto a morle il tiranno, ratto mi finirai collo stesso 
» mio ferro , acciocche io non abbia a sofferire danno 
y> peggiore, e a farmi , appalesandoti complice del 
» mio reato , involontaria cagione di tua roviua ». Si 
ditto cntr6 con Gregorio e con altro de'cavalieri nel ce- 



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496 GUERRE VANDALICHE 

nacolo, e stettesi dalle spalle di Artabano ; t rima- 
nenti at di fuori presero a compiere gli ordioi avuti. 
Artasiro adunque all' incominciar del baachetto, desi- 
derando levarsi quanta prima d' impaccio , avea porta- 
to la mano sulP elsa per imprendere , ma Gregorio ac- 
cortoseae persaaselo in lingua armeoa ad atteadere it 
momenta in che il tiranno fosse de' cibi e del liquor* 
innebriato. E quegli nel medesimo lingaaggio rispo*- 
segli: « Perche^ o amico^ perche rattemperare V aui- 
y> mo mio si ben disposlo ? » Proseguendosi iotanto i 
piaceri della mens* , Gontari sopraffatto gia da eb- 
brezza diede per certa sua vanagloria di quelle im- 
bandigioni alle guardie , cbe tutte , meno Uliteo e due- 
cavalieri , usciron di la per gustarne , ed iusiem cogli 
altri e all 9 uopo stesso anche Artasiro parti. ' Or quest* 
prima di tornarvi nud6 il ferro , paventando non qual- 
che ostacolo impedissegli di sguainarlo prontamente , e 
poselo sotto la vesta : rivenuto quindi la entro an- 
dava a Gontari in sembiante di volergli fidare alcun se- 
greto. Artabano aoccbiollo, e forte agitato dallo sdegno 
contro it tiranno e dalla incertezza della felice riuscita 
di quella trama , squassava il capo e colorava il suo 
volto in mille guise , a tal cbe ognuno avrebbe potuto 
di leggieri comprendere quanta ravvolgevaglisi nella 
mcnte ; come ben lo conobbe Pietro secfutogli a lato , 
che pero si tacqiie approvando entro se quella bisogna, 
la merce della molta sua benevolenza all' imperatore. 
Accostatosi Artasiro a Gontari tale de' servi cercd ri- 
buttarlo indietro , e vistogli in quel mezzo alcun po- 
co l'igoudo acciaro forte grido : « A che , brav'uorao , 



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LIBRO SECONDO 4 97 

» cosiffatlo arnese » ? Alia qual voce il tiranno di su- 
bito portd la mano, su cui riposava da prima I'orecchia 
destra , alia sommita del capo , moto quasi diremmo 
inspiratogli dalP alto per manifestare all' insidiatore il 
luogo cb 7 c'dovea trafiggere. Costui pertanto dirizzatovi 
il colpo fecegli balzare in terra insiem colle dita parte 
del cervello. Pietrb allora nel traDibusto esorto con 
sonora voce Artasiro a non indugiare nel condurre a 
fine la impresa : quando poi Gontari cosl malconcio fe . 
prova di levarsi in piedi , Artabano , sedutogli a lato , 
slrinse la sua larghissima spada , e conficc6g!iela sino 
alPelsa nel fianco deslro, tal che vennegli di botto meno 
la vita \ Uliteo al punto stesso tiro un colpo di spada ad 
Artasiro, ma costui, schermitolo coll 7 armato braccio, 
rimeritd I 7 assalitore con una pronta raorte. Oltre di 
cbe Pietro ed Artabano dato di piglio alle spade , que* 
sti del tiranno e quegli d 7 Uliteo , uccidono i cavalieri 
ivi raecolti; similmente gli Armeni ad un tanto scompi- 
glio introdottisi nel cenacolo taglianvi a pezzi, secondo 
gli ordini avuti, i Vandali e gli amici di Gontari. Le 
truppe infine all 7 annunzio delta costui morte , avendo 
il phi di esse militato sotto Areobindo, corsero in copia 
a dichiararsi per gli Armeni , e tutte da ultimo ricono- 
sciuto Giustiniano signor lord, acclamaronlo Callinico^ 
ovvero sia, con romano termine, vincitore} la qual voce 
rimbombando nella citta mosse i benevoli di lui a far 
impeto ad un 7 ora contro i ribelli ed a spegnerli en* 
tro le proprie case, ove sorprendevano gli uni abbando- 
nati al sonno , gli altri scduti a mensa , e non pochi 
Procopio , torn, /. 3a 



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<<*8 GUERRE VANDAL1CHE 

fuori di *& per lo spavento ; Pasifilo eziandio giuntovvi 
id qnel parapiglia la vita. Giovanni ecu pocbi Vandal! 
ripar6 dapprima nel tempio , ma arreodulisi ben presto 
ad Artabaoo sotto la fede vennero spediti a Bizanzio. 
Cos! Giustiniano , volgendo Panno deoimonono del suo 
impcrio, ed il trentesimo sesto giorno -della lirannide 
di Gontari , tornti repentinaoiente al possesso di quella 
region e (i). 

II. Sorama fa la gloria di Artabanb per si nobili ge- 
ste , ed ebbene da Proietta , doona di Areobindo, molte 
ricchezze in dono. 1/ imperatore inoltre il guiderdon6 
colla prefettara di totta I'Africa; senon cbe ben presto 
richiamollo ad istanza di lui tnedesimo in Bizanzio, e 
diedegli a successor* Giovanni frateUo di Pappo. 

III. II nnovo prefetto senza indugio passato in Africa 
null'ebbe tanto a cuore quanta il combattere Antala 
ed i Maurnsii della Bizacene, e secondato nella guerra 
da prospera fortuna vennegli fotto di ricuperare all'im- 
perio le iosegne prese dai barbari micidiali di Salomone, 
e di cacciare tutte quelle genti al di la delle romane 
frontiers Qnindi peri a non molto tempo i Manrusii 
Lencati (a) unitisi con forte esercito ad Antala vennero 
dal snolo tripolitano a soccorrere la Bizacene, e Gio- 
vanni mosse a combatterli , ma vinto ripari co' suoi a 
Laribo , lasciando al nemico libero il campo di esten- 
dere le sue rapine sino a Gartagine e di portare 
ovunque metteva il piede stragi e desolazione formisura. 

(1) Anno dell' era volgare 545. 
(?) Les Llbantins (Cous.) 



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L1BR0 SECONDO 499 

Ma noQ guari dopo il prefetto , rioforzato meglio cbe 
pole V esercito e stretta lega co' Maurusii capitanati 
da Cutzina, torni ad afirootare P oste nemica , e parte 
ue uccise , parte ne sospinse nclle ultime terre di quel- 
le regione, E cosi le gcnti africane ridotte a picciol nu- 
uiero per le disgrasie delta guerra poterono alia fine , 
avveguache ben tardi , goder pace. Di questo roodo in 
Africa passarouo le gesta de* Romani , dalle quali or 
volgomi a narrare le guerre loro contro de 9 Goti. 



Fine del Tomo primo delle Guerre. 



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INDICE 



DELLE 



MATEME CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 



LIBRO PRIMO. 

ISTOMIJ DELLE GUEtBB COJITKa I FEMSUMl. 

Capo 1. Inienzione delV Autore nello scrivere que* 
si' Opera. — Utilita delta stessa > e fe- 
dellh osservata net compilarla. — Com- 
parazione delta tattica guerresca a' tempi 
di Giustiniano con quella de J secoli piu 
remoti . . Pag. 

-— ll. V imperatore Jrcadio lascia > teslando > la 
tutela del Jigliuol suo Tepdosio al per- 
siano monarca Isdigerte* — Questi Vac* 
cetta y e con maravigliosa fedcltd ne 
, compie i doveri. — Vararane , succes* 
. # sore d* Isdigerte, mette piede suite terrc 
impcriali. — Anatolia > condottiero delle 
romane truppe in oricnte , presentato- 
glisi y oitiene la pace » 

*•* III. Perozo guerreggia gti unni Eutalili. — Co- 
stumi di questi pqpoli. — V esercito 



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5oa INDICE 

ptrsianO Cade in un* imboscata. — £u» 
scbio , legato delt imptralore Zenone > 
fa palest al re, valendosi a* un arguto 
upologo , il sovrastante pericolo. — // 
eondoUiero degli Eutalitl condona al 
nctnico la vita , in prctnio di che vuol 
essere da lui adorato. — Perozo fa 
mostrm di consenlirvi , ma riferisce , 
per aonsiglio de 9 maghi , quest atto al 
Sole Pag. 7 

&fo IV. Seconda spedizione di Perozo. — Strata- 
gemma degli Eutaliti. — Disfatla dei 
PersianL — - Istoria dl* una ptrla del 
re. — Legge promulgata dai Pcrsiani 
dopo la rotta. — Cavado , ultimo dei 
figUuoli di Perozo , ottiene il regno. » ir 

-— V. Cavado con legge proclama la comunanza 
di tutte le donne. — 1 sudditi , depo- 
stolo ed eletto in sua vece Blase , ri/i- 
serranlo netta pngione di Lete. — On- 
fine di questo nome. — Tragko fine di 
Arsace re delf Armenia » 16 

— VI. Cavado vestito delle vestlmenta dl sua rnoglie 

fugge del eartere. — Bipara in quel 
degli JEulalili) e quivi leva un esereito 
per rieuperare H regno. — Priva degli 
xycchi Blase. — Da morte a Gusanascade 
inahando altonore di canarange Ader* 
gudunibade , ed a quello dl adrastada* 
raselane Seose » ** 

— VI 1. Cavado chiesto in vano danaro aWimpera* 

tore AnasUuio prende a fame vendetta 
col guerreggiare i Roman'i. — Assedio 
detla citta a* Amida. — Sua espugna- 
zione , tra ht nottt poster tore ad un 



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INDICE 5o3 

porno festivo, coll* assalto <f una iorre 
mat guardata da monad — Orribile 
strmge degU asudiati, cessata colla sag- 
gia rimostrama a? un prete al vinci- 

tore Pag. a5 

Capo VIII. Sovtrchio numero di condottieri net romano 
estrcito e poca loro concordia. — Ap- 
pione questore delle truppe. — Fergo- 
gnosa^fuga di Areobindo. — Disfalta 
dei capitani PatrUiolo ed Ipazio. — 
Scorreria di Celere nella regione degli 
Arzaneni . . » 3o 

— IX. Amid* assediata dai Bomanu — Clone , 

comandante di lei cade in aguali per 
gt inganni d? un villano. . — // figlio 
prendene le vendetta ardendo la chiesa 
di S. Simeone. — GV imperiaU rlscat- 
tano la citta con danaro. — Grande 
continenta de' Persian i. — Trtgua di 
setie anni » 35 

— X. Defcrhione delle Porte Caspie. — Ambatuco 

*le oflre a presto all 9 imptratore Ana- 
stasio , il quale rifiuta 'di accetlarle. — 
Morio Ambatuco, Cavado ne usurpa il 
dominio. — Anastasio convene in tilth 
il borgo Dara, e gli dd il nome suo. — 
Cinge di mum Teodosiopoli ...» 4o 

— XI. Giustino successors a" Anastasio. — Cavado 

nemina all' credit* del regno ilfiglitfol 
suo Costoe. — Una legge di Persia 
ncga il trorio ai disformati da qualche 
personate difetio. — Cavado propone a 
Giustino F adotione di Cosroe. — Gia- 
ditiosi ragionamenti • di Proclo tntorno 
alia proposta del monarca persiano. — 



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5b4 1ND1GE 

Vano astembramento di , ambasciadori 
alt uopo di appaciarc ■ i due Stati , e 
loro separazione. — Odio di Cosroe 
contro a' Romani. *— Funesta morte di 
Scose. — CostUmanza persiana di non 
seppellire i cadaver i de trapassati. — 
Rufino accusato all' imperaiore da Ipa- 
zio ...... i .. . . Pag. 44 

Capo XII. Confini della Iberia. — Cavado vuol co- 
stringere que' popoli ad abb race tare la 

sua reUgione. Giustino chiamalo in 

loro soccorso manda a Bosporo Probo 
per atsoldare UnnL — Boez e inalzato 
da Cavado alia magisiratura di vari- 
zo. — Beiisario t SiUa, guardie di Giu- 
sliniano , nella prima giOventu loro oh 
tengono il comando d' un esercito de- 
st'mato contro la Persarmenia. — Nar- 
sete ed jirazio seguano le parti roma* 
. . . ne. — Procopio data consigliere a Be- 
iisario . . » 53 

— . XIII. Giustiniano succede a GiustinOf e cotnmette 

a Beiisario la fortificazion* del castello 
di Mindo. — GC imperiali toccanvi una 
; rotta da 1 sopravyenuti Persiani. — Beii- 

sario dace supremo delle truppe orien- 
tals — Esercito romano in ordine di 
hattaglia. — Disfide personalis . . * 5j 

— XIV. Lettere di Beiisario al mirrane e risposte. — 

Aringhe de'capitanL — > Ordinamento del' 
r esercito ptrsiano. — Memoranda bat- 
taglia. — . VXttoria de' Romani. . . » 
*- XV. Esercito di Cavado , helt Armenia. — / 

Persiani due volte sconfitli. — Paese e 
costumi deZani. — Bolon e Farangion, 



65 



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iNDlCE 5b5 

custella, oadono in poter dei Romani. — 
Narsete ed Aratia Joporeggiatori dellc 
costoro parti. . • ...... . Pag. 71 

Capo XVI. Rufino consigfia a Cavado la pace. — Ri- 
sposta del monarca. — Ritorno delUam- 
basciadore a Bizanzio ...... » 78 

— XVII* Scqrreria persiano. — Sorgente e corso dei 

fiumi Tigri ed Eufrate. Tempio di 

Diana Tau ride s ejuga d' Oreste con la - 
sorella Ifigenia ; infermUA di lui. — 
Origine di due citta appellate Corwane; 
provenienza di questo nome 9 e due tempj 
in una di esse dal culto degli Dei pas- 
soli ai riti cristiani. — Divisiohe delta 
Persarmenia in Cotnagene ,. Eufratesia 
ed Osroene. — «- Cavado toglie al mirrane 
T aureo cordone, segno di on omnia. — 
Aringa di Alamandaro al re* — Elogio 
del Sardceno. .... . *.. . . . . » 80 

— &VIII. . Esercito del re . persiano .capitanato da A* 

zarete.. — Belisario marcia alba testa 
delle sue truppe, e va tempo reggiando. — 
I Persiani abbandonano il suolo romano 
la vigilia di Pas quay sdlennita p res so i 
cristiani moggiore, aV ogni altra. — / 
Romani jmpatienli domandano la bat- 
tagliak — Aringa di Belisario. — Altra 
di Azarett. — Schieratnento dell 'esercito 
persiano. — . Disfalta dei RotnanL - t - 
' Onorevole ritirdta di Belisario. — Fu- 

rore, di Cavado contro Azarete. — Ras- 
segna dalle armi persiane. * ...» 91 

— Xl%. tcga fli .Giustiniano con gli Etiopi e gli 

, Otneriti contro la .Persia. — Descrhione 
del mar Rosso. — Terra de\ palmeti 



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5o6 IND1CE 

donata a Giustiniano da Abocaralo. — 
Saraceni soprannomati Maddeni ; allri 
di essi antropofaghi. — Etiopi detti 
Auzomili. — Due parti. — Navigli di 
particotare costrutione sul mare etio- 
pico e nelte Indie. — Blemj e No- 
bait. — Tempio inahato da Dhcleziano 
presto di EJe/antina, File nomandone il 
laogo. — Etnpj sagrifitii di que 9 bar- 
bari. — Giustiniano lo atterra . Pag. 99 
Capo XX. Ellisteo , re <T Eliopia , muope guerra ag!i 
Omerili , ed nccisone il re da it trono 
al cristiano Esimifeo. — Rib ell tone dei 
popoli conlro il nuovo monarca > sno 
impriglonamento , e sceita di Abramo , 
schiavo d* an eittadino adulita , a suc- 
cedergli net regno. — Ellisteo indarno 
prende a guerreggiarlo. — Ambasceria 
di Giustiniano presso gli Etiopi e gli 
Omerili. — Sua trista riuscita . . » 107 

— XXI. Pace chhsta dai Homani. — Chiarnata di 

Belisarh in Bitanzio, e sua destinatione 
a guerreggiare i VandalL — Martiropoli 
assediata dai PersianL — Giustiniano 
corrompe an loro esploratore per da- 
naro. — Testamento e morie di Cava- 
do. — Cosroe successor suo. — Marti' 
ropoli franeata dalt assedio persiano » 109 

— XXII. Ambasciatori di Ginstiniano in Persia per 

conferire sulla pace. — Rufino , altro 
dP essi Juvorito da Cosroe , diviene so* 
spetto ai cotleghi. -<- Patti e conchiu- 
shne delta pate » tr£ 

— XXIII. Congiura degli ottimati persiani contro al 

re. — Strana ventura del fanciultetto 



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1NDICE Soy 

Cavado. — Adergudunibade e sptnio 
per averlo campalo da mortc. — Mc- 
bode al tripodc di firro innanii V In- 
gres so delta reggia persiana . . Pag. 1 17 
Capo XXIV. Fartimento del romano imperio in due fa- 
zionL — Trambusto di Bizanxio. — 
Fuoco appiccato alia citta dai facino- 
rosL — Carattere dl Giovanni cappa- 
doce e di Triboniano, — Ipazio creato 
imperatore dalla y>lebe. — • Aringa del 
senator* Qrigene. — Comiglio tenulo 
nella reggia di Giustiniano , e risolu- 
Bt'one 'di non cedere adotlata in virtu 
aV un ragumamento di Teodora augu- 
eta. — RibeUion* vinta dai cnpilani Be* 
lisario e Mundo. — Prigionia a* Ipazio 
e di Pompeo ; lor morte la dimane , e 
gittamento dei cadaveri nel mate. . » tat 

— XXV. Giopanni e Triboniano ristabiliti nelle loro 

magistrature. — Caltmnie del primo 
eontro t imperatrice. — Vendetta dico- 
slei eoW opera di Antonina. — Gio- 
vanni riceve mat suo grado Vordine sa- 
cerdotale. — Accusato ingiusUimente 
della morte del vetcovo Bmsebh sog- 
giaee a trisliss'ima condhione ... 11 t3a 

— XXVI. Sconjitta data at Vandali da Belisario. — 

Eccceswa gelosia di Cosroe per tale 
avvenimento* — Timnnia stabilitasi in 
Dara, e dopo quatlro giorni distrutta. » i3g 



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5og INDICE 

LIBRO SECONDO. 

1ST0HIA DELLS GVBR9B COlfTKO I PERStAITt. 

Capo I. Prtleslo di Alamandaro per rompere gti 

accordi co $ Romani > o sia querela del 
saraceno contro di Areta in causa a"un 
tratto di paese nomato Strata. — Ra- 
gioni dalle due parti. — Strategio e 
Summo da Giustiniano ehtli arbitri 
delta controversia. — Lamentanze del 
Persiano contro V Imperatore . . Pag. t{t 

■ — It. Ambasceria di Vitige re dei Goti a Co- 

srde. — Aringa degli ambasciadori, — 
11 persiano 9 getoso delT inkperiate pro- 
sperity , ne approva i richiami . • » i44 

— « III. Simeone uceiso dagli Armenu — - Amataspe 
succedegli nella prefstlura. — Quesli 
accusato da Aedcio ineontra morte per 
volere di Giustiniano. — Sommossa delta 
regione prodolta dalle crudeltA, di Aca- 
eiOf il quale vi perde la vita. — Man- 
data di Sitta a far vendetta dei ribelli, 
a' sua fine pugnando. — • Nefandissima 
axione di Buzez f surrogato al defunlo , 
. contra Varsacida Giovanni* ■— // costui 
genero Bassdce , avuta la prefttlura 
delC Armenia , implora con veemente 
aringa il favore di Cosroe. — 11 quale 
risolve di guerreggiare i Romani. . » i{? 
IV. Apparizione d* una cometa. — Scorrerie de- 
gli Unni. — Lettera di Giustiniano a 
Cosroe » >$7 

— V. Cosroe, rotta la pace, entra con forte eser- 

cito in quel delV imperio. — Omeltc fas- 



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INDICE 5o 9 

sedio del easleUo Circesio e della cilia 
di Zenobia. ^- Circondata Sura , citta , 
e presala d* inganna , V abbandona al 
furor delle truppe. — Restituisce per 
danaro a Candido, vescovo di Sergiopoli, 
i fat t iu i prigionieri. ..... Pag. ifo 

Capo VI. Divisione delle truppe orientalise duci eletli 
a comandarle. — Buzez inviato a Ge- 
rapoli aringane gli abUatori. — Ger- 
mano nipole di Giustiniano comandante 
del presidio di Aniiochia; suoi piani di 
fortificazione. — Megas vescovo di Bc- 
rta dagli Antiocheni spedito oratore a 
Cos roe. — Questi chiede danaro ai Ge- 
mpolitani . » 167 

— VII. Cos roe debellata la citta di Berea ne fa 

esecrando scempio. — - Megas tomato in 
Aniiochia non pud indume gli abitatori 
ad attendere le sue promesse. — Va 
una seconda volta mediatore al persiano 
dues. — Costui fnalmente cede, e con- 
dona la vita ai Berei ed al presidio 
entro la rocca ...» 171 

— VI U. Insolema degli Antiocheni. — Assedio della 

' ■ citta.- — Confusione degli assediali. — 
/ Persktni , scalate le mura , s f impa- 
droniscono di Aniiochia. — Vigorosa 
difesa della giovenlit la entro. — Di' 
scorso del zabcrgane a Cosroe ; memo- 
rabile esempio di caslita. . . . . » 173 

— IX. Parlamento di Cosroe alV impenale amba- 

sceria. — Naturale del re. x- Giudizio 
• di Proeopio intorno alia Jortuna. — 
Saccheggio ed incendio di Aniiochia » 178 

— X. Segni della rovina di Aniiochia. — Rifles- 



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5io INDICE 

sione sopra gli imperscrutabili consigU 
del Nume. — Temp] conservatL — Di- 
scorso degli ambasciadori imperiali a 
Cos roe. — Querele del re. — Conjk- 
renza intorno alia pace, e sua conchiu- 

slone Pag. 18? 

Capo XI. Cosroe visUa la citta di Seleucia e Dafne 
sobborgp. — Fendlca la morte d'un suo 
guerriero ardendo il tempio di S. Mi- 
chele. — - Prende la via di Apamea , e 
gli abitatort, spaventati , hanno rieorso 
al palrocinio £ una reliquia delta vera 
Croce. — Tommaso vescovo delta citia 
fattoglisi incontro lo accompama enlro 
It mum , e n 1 e mal corrisposto. — 11 
re interviene ai pubblici speUacoli, e Mi 
dichiara per la fazione dei prasini , 
geloso di Giustiniano favoreggiatore dei 
veneti. — Condanua a morte un soldato 
reo di stupro eclla Jigliuola a" un cU- 
iadino » 187 

— XII. Cosroe , domandato ai Caleide$i danaro , 

valica P Eufrate. — Re Augaro di E- 
dessa, inUinsiclussimo di Augusta, oUitne 
con maraviglioso ariifizio la permistione 
di tornare net regno. — Scrive al ji- 
gliuolo di Dio implorando salute. — // 
quale ne accoglie i voti 9 ed assicuralo 
inoltre che Edessa trionfera ognora de* 
gli assalimenti nemici. — Giudizio di 
Procopio sulla vcrita di quest* letlere. — 
Jl Persiano istigato da tale grido assc- + 
dia la citta, quindi si parte ...» 192 

— XIII. Ratificamenlo delta pace invialo da Giusti- 

niano a Cosroe. — Caritk degli Edcs- 



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1NDICE 5u 

seni verso i prigionifri dfAntiochia fru- 
strata dull' avaro Buzez. — Car rent 
trattati urbanamenle dal Persiano. — 
Origine delle pre tens ioni del monarca 
persiano su di Cosiantina. — Dara as- 
sediata dalt esercito reale , ma nan 

. vinta. . . • Pag. 197 

Capo XIV* Citta Jbndata da Cos roe e ricolma di privi- 
legi. — - Ritomo di Belisario dull 9 Italia 
in Biiantio , e nuova sua mandata in 
Persia* — Dimora di Vitige in Bizanzio 
durante la guerra , morte di una de- 
gli ambasciadori suoi* « » 3oo 

— . XV. Reali distintivi conferiti ab antico at mo- 

narca de'Lazj dal romano imp era to re. — 
Cattivi traUamenti fatti a queslo popolo 
da Pittro e Giovanni comandanti delle 
imperiali truppe. — Suoi ambasciadori 
alia presenza di Cosroe per domandarne 
il patrocinio. — Loro preghiera es au- 
dita 11 ao3 

— XVL Belisario fa leva di truppe 9 spedisce esplo- 

rotor i ed appresta la guerra. — Arin- 
gati 1 minori duct , delibera secoloro. » 209 

— XVII. Entrata di Cosroe nella Colcbide ed ubbi- 

dienza preslatagli dal re Gubaze. — 
Assedio delta citta di Pietra con grave 
pcrdita delle truppe ' realL ^ — Minata , 
arrendesi per capitolaxione . . . . 11 212 

— XVlll. Belisario a Nisibi. — Suo parBunento alle 

truppe. — Nabade assalisce i RomanL » ai5 

— XIX. Belisario sotto le mura di Sisaurano. — Sua 

aringa ai capitani delVesercito. — Spc- 

disce Areta a dare il guasto alf Assi- 

'" ria. — Capiwlazione dell 9 antedetto ca- 



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5ia INDICE 

tUllo , e mandate, del governatore col 
presidio in Bizanzio. — Infedelta di 
Areta. — Esercilo romano oppresso da 
febbri e da altri malori. — Parlamento 
di Giovanni a Belisario sulfa condizione 
delle truppe. <— Ritirata di Belisario e. 

di Cosroe . . . Pag. 219 

Capo XX. Terza scorreria di Cosroe in quel de* Ro~ 
mani. — Sua malvagita saorikga verso 
Candido vescovo di Sergiopoli. — Tenia 
sorprendere questa citta. — Vuol con- 
durre Vesereito nella Pales tin a , e met- 
terc a sacco il iempio Gerosolimitano. — 
Frettohso rilarno di Belisario in Per- 
sia. — Lettera di Giusto nipote di Giu- 
stiniano a Belisario. — Risposta del 
condoiiiero » 2*5 

— ' XXI. Abandane ordinato da Cosroe va a Beli- 
sario. — Aringa il duce , e questi ri- 
sponde. — Consiglia il re a farsi indie- 
tro. — Perturbamenlo ed irresoluzione 
di Cosroe. — II quale rivaliea V Eu- 
frale. — Elogio di Belisario. — Calli- 
nico , cilia , sorpresa dal Persiano. — 
Richiamo di Belisario in Bizanzio e sua 
mandata in Italia . » a5i 

— XXII. Mor'ia gravissima da Dio mandata alf u- 

man gene re; sua descrizione. — Strage 
da essa fatta in Bizanzio. — Giusllniano 
r curantissimo del suo popoh da a Teo- 
doro la soprantendenza di tutti i prov- 
vedimenti necessarj in quelle angustie » a3S 

— XXI 11. PireOy divinita sttntissima appo gli Ardabi- 

gareni. — Cosroe tradito dagli amba- 
sciadori. — Ordine imperiale d' una 



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INDICE 5i3 

scorrerid nelta Persia. — Accampa- 
mento dell* cscrcilo romano. . . Pag. a 4 1 
Ciro XXIV. Descrizione della Dub tana. — Vescovo di 
lei no mat o grecamente caltolico perch e 
unico in quel la regione. — Nessuna di- 
scipUna del? esercilo romano. — Sua 
conseguenza o , in altri termini , scon- 
filia di esso . * » 2<5 

— XXV. Ami di Cosroe per la euarta volta suite 

terre imperially ed assedio di Edessa. — 
£° vuol danaro dai citiadini. — Prose- 
gue a cingerli slreUamente colFesercito, 
ed i suoi lavori giungono a sbigottire 
gli assediati , che - mandangli Stcfano , 
medico , Oratore di pace. — Parlar di 
costah -— Risposta del re. — La cilia 
vedesi agH estremi con timore gravissimo 
de' suoijitturi destini » a4& 

— XXVI. // cavaliere minato ed arso dai Romani. — 

Due assalti col la peggio delle truppe 
i*eali. — Colloquio di pace senza ef- 
jetto. ~~ Mura di Edessa comballute 
indarno ; accordi » a5| 

— XXVII. Morle di Ginslo e Peranio ; Marcdlo e 

Conslahziano 9 loro successori, mandali 
in ambascerid a Cosroe. — Guerra 
particolare tra Alarnttndmro ed Areta. — 
IsdtgtntHa mate* insidiosamente contro 
Dura y e > munctUogli il colpo , va am- 
basciadore In Bizanzio w a5p 

— XXVIII. Navilio da cosirnirsi nei paese de y Lazj , 

e frodi Aramaic dai Persia/to contro Gu~ 
baze. — Rieorre qaesli aW imperatore 
ed oltitHe otto mil* guerrteri avenli a 
Pmocgpio , torn. I. 33 



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5i4 " INDICE 

duce il malaccorto Dasisleo. — Pietra 
cinta cV assedio. — Descrizione delta 
Lazica. — Sagacita di Gubaze. — Falli 

del romano due* Pag. 26£ 

Cipo XXIX. Mermeroe va a soccorrere Pietra ; condi- 
tio ne degli assediati. — • Discaccia i Ro- 
mani dalle gole de'poggi, ed il cos tor o 
duce- al venir suo , abbandonaio V as- 
sedio , varca insieme coll 9 esercito il 
Fast. — Sua entrata e sue prime cure 
in Pietra. — Gubaze difende ognora i 
passi delle montagne, e da Giustiniano 
riceve danaro. — » // duee persiano pro- 
vede alia sahezza delta citta. — Grande 
sconfitta a" una parte delle snetruppe. — 
Giovanni il cappadoce di rilorno in Bi- 
zanzio , e spiegazione d* una prpfezia a 
suo riguardo. . . . . . . » 371 

LIBRO PRIMO. 

IS TOM J DELLE GVEKME CQMTRO I TAMBJU, 

Ckf I. CompartimentOy morto Teodosio, delT iniperh 
romano. — Divisione delta terra in due 
parti : Asia ed Europa ; forte nomato 
Sep tern; larghezza dello stretto di Gadi 
e delV Ellesponto. — Estensione di tutlo 
Vimperio miiurata dalle coste del medi- 
terraneo. — E delle sue parti : occi- 
dentale ed orientate . . . . » 281 

— II. Origine dei Goti, dei Vandali , del Fisigoti 

e dei GepidL — Seorreria degli ultimi e 
vergognosm fuga d? Onorio. — Alarico 
da il guasto a Roma. — Stravagante of* 



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INDICE 5i5 

fetto aV Onorio per una galUna chiamata 
Roma. — Azione di Proba, ehiarissima 
romana. — Allah credlo imperatore da 
Alarico. — Ribellione della Britannia. — 
J)io prolegge Onorio. — Scorreria dci 

Goti. . Pag. a86 

Capo III. Andata de' Vandali e degli Alani a soggior- 
nare nella $pagna t consentendovi Ono- 
rio senta conceder loro la prescrizione 
di trenC anni giusla le romane Uggi. — 
Morte di Onorio, tirannia di Giovanni, 
suoi costumi , disfatta , imprigionamento 
ed uecisione. — Cailiva e due azione di 
Valenliniano III. — Elogio d' Aezio e 
di Bonifacio. — // primo calunniatore 
del seeondo. — Bonifacio trae i Vandali 
in Africa , « quindi pffre loro danaro 
perchi si partano; ma fallito il suo in- 
, tendimento guerreggiali e perde . . i» ag( 

— IV. Un' aquila svolazzante sulla testa di Mar- 
ciano, lenuta presagio del suo imperio, 
liberalo dalla schiavith di Gizerico. — 
// quale traendo buon conlo della vit- 
toria s' appacia con Valentiniano , e gli 
da il proprio Jigliuolo in istalico. — 
Morte di Placidia e turpe furberia di 
Valenliniano. — Morte di Aezio. — 
Altila melle a sacco V Europa , e con- 
quista Aquileia. — Massimo fa uccidere 
Valenliniano , e sposane la consorte 
Eudossia, che informala del costui tra~ 
dimento implora da Gizerico soccorso » 3oo 
«•- V. Vccisione di Massimo. — Gizerico , saecheg- 

giata Roma , invia a Carta gine la mo- 
glie e le figliuole di Valentiniano, e eon 



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5,6 IN DICE 

esse una immensita di ricchexze. — At- 
terra le mura deUe cittd d 1 Africa, e ne 
divide i colli ai VandalL — JRiduce in 
coorli questo popolo e gli Alani; mette 
a ferro e fuoco V Italia , la Sicilia , ed 
altre genii Pag. 3o6 

Capo VI. Poderosa oste raccolta da Leone eontro i 
Vandali; Basilisco, capitano di lei, su~ 
bornato da A spare. — Anlemio , elctlo 
imperatore d y Occidenle. — Marcellino 
conquisla la Sardegna , ed Eraclio Tri- 
poli. — Pugna navale. — Generosa 

morte di Giovanni » 3oQ 

VII. Morte di Anlemio , di Olibrio e di due 
Leoni. — Laude di Maggiorino ; suo 
stratagemma; prodigio arrivatogli; spe- 
ranze di Roma fondale sulla riputazione 
del costui valore , e svanite col la sua 
pronta morte. — / successor i Nipole % 
Glicerio ed Attgustolo hanno breve du- 
rata. — Basilisco usurpa f imperio , e 
tradito da Armazio cade nelle mani di 
Zenone per opera di Acacio , vescovo 
della chiesa in cui aveva asilo. — Sua 
lagrimevol fine. — Convenzione di pace 
tra Gizerico e Zenone. — Morte ed ul- 
tima vo lonta del primo . . . • . » 3 1 4 

— VIII. Onorico persecutor e dei cristiani; m ed i Mau- 
rusii padroni del monte Aurasio. — 
Gondamondo success ore d' Onorico af- 
Jligge anch? egli i seguaci di Crislo. — 
// fratello Trasamondo cambia le for- 
me della persecuzione, e sposa Amala- 
frida so ret fa di Teodorico re de' Goti. — 
Gabaone, re dei Maurusii volendo ripa- 



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1NDICE 5i 7 

rare le profanazioni dei Vandali muove 
lor contro e li sconfigge. . . . Pag. 519 
Capo IX. tlderico successore di Trasamondo. — Im- 
prigionato perde il regno per congiura 
tramatagli da Gilimero. — Letlere di 
Giustiniano a costui ; risposta. — Giu- 
stiniano rtsotoe guerreggiare i Vandali » 3a3 

— X. Guerra contro i Vandali iemuta da tutto 

V esercito. — Sconsigliata da Giovanni 
prefello del pretorio. — Persuasa da 
un vescovo orientals — // caso rende 
a Giustiniano* Tripoli e la Sardegna » 3*7 

— XI. Truppe e eomandanti spediti da Giustiniano 

alia conquisla dell* Africa. — Prepara- 
tivi di Gilimero contro la Sardegna. — 
Presagio formato da un imperiale co- 
mando » 333 

— XII. // patriarca di Bizanzio benedice V eser- 

cito. — ■ Sogno di Pro cop io Partenza 

delle navi , ed omicidio punito da Beli- 
sario. — Suo parlamento ....»• 33 7 

— XIII. Belisario atlende grandemente al benessere 

del? armata di mare. — Molti soldati 
vittime dclFavarizia di Giovanni prefello 
del pretorio. — Avvedimento di Auto- 
nina consorte di Belisario perche sul 
mare non si guastasse tacqua potabile » 34 1 

— XIV. Procopio va in Siracusa mandatovi da Be- 

lisario. — Vi compie gli ordini avuti. — 
L armata di mare apporta in Africa. — 
Archelao sconsiglia il dare in terra. — 
Belisario gli si oppone. — J?, riportato 
il voto degli altri duci , fa dismontare 
I esercito. — Acqua comparsa nello 
Pmqcopio, torn, L #33 



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356 



5i* INDICE 

scavare la fossa del eampo, e da Pro- 
copio tenid* prtsagio delta vUtoria. Pag. 547 
Capo XV. Belisario arringa f esercito. — Bntra per 
aceorda in Siletto , {cilia). — Indiritta 
ai Fandali It scritte loro da Giusli- 
niano.,— Precede in buon ordine col- 
Veserciio. — Si procaccia V amore dei 
popoli colla dssciplina rigorosa delle 
sue truppe. — Gilimero epmmette a 
suofraUllo Jmmata la morle d'llderico 
e degli affini di lui rinchiusi nelle pri- 
gioni cartaginesi » 

— XVI. Bagionainento di Procopio sulla Propvi- 

den*a. «— Uccisione di Jmmata, e roUa 
delle sue truppe. — Onore accordato 
dai Massageti ad una loro famiglia , 
che tale cioe de' suoi membri fosse 
ognora U primo m disfidare il nemico 
alia pugna * 

— XVIL Belisario met so a campo V esercilo inspi- 

ragH coraggio nel combattere. — Ter* 
rore dei confederate — Imprudent* e 
Juga di Gilimero » 

— 3V1U* Jrrivo dalle navi in Cartagine, ed animo 

degli abitatqri bene affetto ai Romani. — 
liberation? de'mercadanti prigionieri. — 
La truppa de' vascelli piglia terra. — 
Belisario $ entrap nella cilta *V* **M 
4elF esercila , ascstxdt i( (rono di Gi7i- 
inera, ascofta i rickfami dei saccheggiati 
da Calonimo , e fa lore giuftaia. . » 56q 

— £JX. Ori&ne delle vofii delficq e palazto adope- 

rate per indicare U cenacqle e V abita- 
ilone dc'wmani ynperatori. ■*- Belisario 
sahator di Cartagine. — Scioglimento 



56a 



565 



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INDICE 5i$ 

d* un enimma , e compimento d' una 

vision* Pag. 37a 

Capo XX. Saggio consiglio a" un Vandalo. — Crudelta 

di Guerico punita ne'suoi discendenti » 376 

— XXI. Taglia di Gilimero sopm le teste de'romani 

soldati — Valore di Diogene. — Mura 

di Cartagine ristaurate da Belisario. » 378 

— XXII* Lettera di Zazone alfratello Gilimero inter* 

cetta dal vincitore. — Awenimento sin- 
gular* » 38o 

— XX1U. / Fandali ragunati a portamento da Gili- 

mero. ~ Belisario manda ai capi dei 
Maurusii i seg%i dell'autoritA regale. — 
Risposta di Gilimero a Zazone. — Sbi- 
gottimenlo grandissimo de y Vandali . » 383 

LIBRO SECONDO. 

IJtOUA DELUS OUBBBE CO 9 T BO I V AMD AU. 

Capo I. Orrispondenza di Gilimero in Cartagine. — 

Aringa di Belisario » 387 

— II. Iruppe di Belisario in mar cm. — Presagio 

ai Romani delta pittoria. — Aringhe di 
Gilimero * di Zazone. » 391 

— 111. Crdinanze degli osercUi. — Bisfatta de'Fan- 

dalu — Fug* di Gilimero . . . . » 3$5 

— IV. MeHsario sgrida le truppe di soverchio sban- 

datesi net predare. — Gilimero incalzato 
da Giovanni. — Cosiui morte per la 
imprudsnz* di Uliare. — E sepolcro 
dotato a? annua rendita. -— 11 re van- 
dalo camp* la vita sul monte Papua. — 
Faros to assedia. -~ // romano duce ne 
prsnde i tcsori . . * S98 



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5ao INDICE 

Capo V. La Sardegna , la Corsica, la maurilana Ce- 
sarea, il forte Setlenss, le isole Ebuso % 
Maiorica e Minoriea assoggeUate nuo~ 
vamente all 7 Imp trio Romano* — Bcli~ 
sario domanda ai Goii il promontorio 
LilibeOp — Sua Utter* e risposta di 
essi Pag- <oS 

— VI. Gilimero indarno assalito da Fares sul 

monte Papua. — Vita dei Vandali di- 
screpante da qudla dc Maurusii. — 
Letter* di Faras e di Gilimero . . » {09 

— VII. Compassionevole istoria di due fomelici gar- 

zoneelU. — Lettera di Gilimero a Fa- 
ras. — // Vandalo si arrenie * e con- 
dotto in Cartagine presentasi ridendo a 
Belisario. — Giudizio di Procopio sopra 
questa guerra » 4 1 ^ 

— VIH. Belisario accusato falsamente al trono di 
* Giustiniano. — Pessimo carattere dei 

Maurusii. — Predizione dellt donne 
loro » 4»6 

— IX, Trionfo di Belisario in Bizanzio. — fasi del 

tempio di Salomone da Giustiniato do- 
nati alle chiese gerosolimitane. — Co- 
mando fatlo a Gilimero di prostutdersi 
al cospetto delV imperatore . ...» 4 f 9 
— » X. Jigan e Rufino sorpresi e morti dai Mau- 
rusii. — Costoro origine e stasza in 
Africa » 4*5 

— XI. Lettera di Salomone ai Maurusii, e costoro 

risposta. Ordinanza d J amendus gli 

eserciti. — Aringa di Salomone. — Al' 
tra dei comandanti barbari. -r- Fitorie 
de' Romani » {** 

— XII. Nuova guerra dei Maurusii — Monte Bar- 



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1ND1€E 52i 

gaone. — Aringa diSalomone. — Grande 

sconfilta de y bar bar i Pag. 434 

Capo Xlll* Duello tra Altia e labda. — * Monte Aura- 
sio. — Vani sforzi di Salomons contra 
i Maurusii. — • Preparalivi per una se- 
conda campagna , . » 43$ 

— XIV. BeHsario conquistatore delta Sicilia. — // 

disco solare mostrasi pel corso a? un 
anno come ecclissato. — Abbotlina- 
mento delle truppe in Africa ...» 443 

— XV. Cartagine assediata. — Ribelli in fuga. — 

Aringa di BeHsario. — A lira di Stoia. — 
// dace romano cacciati i barbari torn a 
in Sicilia, -— Stota corrompe le truppe 
imperiali e manca di fede at costoro 
duci » 447 

— XVI. Germano amato dalle truppe. — Stoza ri- 

solve di combattere. — Aringa di Ger- 
mano » 455 

— XVIT. Germano arrwa Stoza in Numidia. — Lo 

combalte e sconfigge » 458 

— XVIII. Congiura di Massimino. — Germano la 

dissipa , e ne condanna a morle il 
capo » 46a 

— XIX. Salomone di ritorno con molti duci in 

Africa. — - Spedisct Gonlari contro i 
Maurusii del monte Aurasio ; muove 
quindi egli stesso a vendicarne la di- 
sfatta. — Prende Zerbuli castello . » {64 

— XX. Salomone assedia Tumar. — Anima le 

truppe a combattere valorosamente. — 
5* impossessa del monte colV agililh e 
colla bravura a" un tal Getone sol- 
da to. — Occupa la rocca di Geminia- 



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572 1NDICE 

no. — Fa tributaria de* Romani ? antic* 

Mauritania Pag. 4*7 

Capo XXI. Giusliniano manda Ciro a governare Pen- 
tapoli , e Sergio Tripoli — Per la 
forluita uccisione di parecchi barbari 
nelta tasa di Sergio accendesi una tre- 
menda guerra contro i Romani. — Sa- 
lomone cade estinlo da nemica mono » ijt 

— XXII. Sergio eomandante supremo delV Africa si 

fa odioso ai popoli. — Lettera di An- 
tola a Giusliniano. — Salomon* fratello 
di Sergio astutamente si libera da I la 
prigionia dei MaurusiL — Per la costui 
imprudenza Laribo viene a patti col 
nemico . » ^5 

— XXIII. Imerio fatto prigione dai Maurusii e co- 

stretto a secondarli nel tradire la cittd 
d' Adrttmelo. — La quale torna quindi 
ai Romani per la scallrezta del sacer- 
dote Paolo. — Deplorabil* stato del- 
T Africa » 47^ 

— XXIV. Areobindo con nuove trvppe in Africa. — 

Egli e Sergio , forniti di egual potere , 
al costei reggimenlo. — Giovanni di 
Sisinio uecide Stota in una battagUa, e 
vi rimane anch 9 egli spenlo . . . . » 48? 

— 2 XV. Gontari sollecita i Maurusii a mover guerra 

ai Romani; suoi occulti maneggi com 
Antala. — Areobindo seduttore di Cu- 
tiina. — Trame di Gontari contro Areo* 
bindo » 4^4 

— XXVI. Gontari spaventa Areobindo e rendelo odioso 

alls truppe. — Quest i fuggen do ripara 
entro una ehiesa. — QaegU trattolo di 



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1NDICE 3a3 

la sopra la fede sua incontanente it 

tradisce " . . . . Pag. 487 

Capo XXVII. Gontari abbandonato da Antala. — Tra- 
dito da Artabano. — // quale e animate 
alt impresa dal nipote Gregorio. — U- 
manild di Gontari con la moglie e la 
sorella di Areobindo. — Truppe di Ar- 
tabano eontro i Maurusii . . . . » 4qq 
— XXVI 1 1. Uccisione di Gontari in un convito. — 
Artabano governatore del? Africa. — 
Giovanni successor* di lui ; sue felici 
gesta. . » 494 



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1ND1CE 



DELLE 



TAVOLE CONTEMJTE IN QUESTO VOLUME. 



Prospectus Mediae 9 Assyriae , Babjrloniae , Mtsopola- 
miae , Arabiae deserlae et Armeniae , Auetore 

De la Rue. Pag. i 

Syria * i4i 

Africa propria » 281 

Sardiniae antiquac descriplio » 3o9 



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