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ALESSANDRO
SIGNOR D ALBANIA
AZIOKE ACC ADEMICA
DA RAPPRESENTARSI
NEL DUCALE TEATRO GRANDE
IL FELICISSIMO GIORNfO NATALIZIO
DEL SEKEKISSIMO SIGNOK
PRINCIPE DI MODENA
COMPOSTA. RECITATA, E DEDICATA
J/r Ahe^i'^a SeremJJìma
DI RINALDO L
Duca di Modena, Reggio,
Mirandola ec.
DA' SIGNORI CONVITTORI
DEL COLLEGIO DE' NOBILI.
IN MODENA , Mdccxxxvii.
Per Bartolomeo vSoliani Stampator Ducale.
Con Lìcen\et de Superiori,
ARGOMENTO.
I o R G I o Signor d'
Albania 5 e poi Ke
dell' Epiro, fu eoa
altri tre fuoi fra-
telli maggiori da-
to dal Padre per oilaggio di
pace ad Amurat Secondo
* i Gran-
Granfignore de Turchi ; il
quale fcorgendonel giovinetto
una mirabile leggiadria , ed
indoleguerriera, lo diftinfe da-
gli altri Fratelli , e qual fuo
proprio figlio il fece ammae-
flrar nella Leg^e Maometta-
na 5 e in tutte l'arti cavalle-
refche. Vedutane poi fempre
più la vivacità , e la deftrez-
za nel maneggio delFarmi, V
onorò nell'età ancor frefca d*
anni diecinnove del comando
d'eferciti , e per le fegnalate
vittorie riportate da Lui, gli
mutò il nome di Giorgio in
quello di Scanderberg , che
in
in noftra lingua fuona Alef-
fandro , e con cui egli fu poi
Tempre chiamato per l'invin-
cibile fuo valore. Morto il
Padre di lui, Amurat occu-
pò gli Stati d'Albania, e av-
velenati i fratelli d'AleflTan-
dro , promife a quefto di ri-
metterlo a tempo opportuno
ne fuoi Principati , ritenen-
dolo intanto preflfb di se per
valerfene in altre conquifte.
Inorridito Alessandro del-
la morte de' Fratelli , e fcor-
to l'animo infedele dell'Ot-
tomano , rifoluto poi anco-
ra di profelTare apertamen-
te
te la vera Religione , fcam-
pò con fagaciffimo artifizio
dalle mani del Tiranno , e
fotto abito Turchefco entra-
to inCroja, Capitale de fuoi
Stati , fece ftrage di quanti
Turchi occupavano le fue ter-
re. Punto nel più vivo dell*
animo da fatto sì ardito, ne
meditò Amurat acerba ven-
detta, e mandò Vun dopo T
altro due groffi eferciti ad ef-
pugnar Croja, ma tutti e due
furono fconfitti dal forte Alef-
fandro, reftando de i due Ge-
nerali Turchi T uno uccifb, r
altro prigioniero i onde rifo-
luto
luto pure Amurat di riufcire
nel fuo difegno , andò egli ftet
fo in perfona con 160. mila
Soldati, e numero ftraordina-
rio d'Artiglierie a quellaffe-
dio : e dopo averlo con arti,
e affa Iti vanamente tentato ,
prefo da rabbia e furore, im-
provvifamente mori.
Spond. 5 B'^ovlus , ^ainaìd in
Annaì. Eccl. , Leveficlajus m
Pandjur.y PauLJov, ^ Sagre do.
AT.
ATTORI.
ALESSANDRO, Sig. d'Albania, Sig. Co: Frati.
cejco C'wfeppe Magnani Modenese Pr'tnc'tpe di Lettete,
r Decano del Collegio.
A M U R A T , Imperadore de' Turchi , Sìg. Co: Fra»'
cejco Marefcahbi Bologneje Accademico dì Lettere , e
d' Armi .
ARANIA ) Sig. Co: Giammaria Rìmtnaldo Ferrarese
) Accademico di Lettere.
)
) Altri Principi nell'Albania.
;
SPANO ) Sig. Aleffandro Lupi Bergamafco Accade»
) mìco di Lettere.
ERNESTO , General d'Aleffandro , Sig Co: D,Car.
lo Leonardi Novarefe.
OSMANO , Agà de' Giannizzeri , Sig. Co: Giufeppe
Calori Modenefe.
SELIM , Ambafciadore d'Amurat , Sig. Co: Ghvanm
Zambeccari Bologne/e.
ACMET, Bafsà Prigioniero, Sig. Marchefe Caetane
Meli Lupi di Soragaa Parmigiano N. V.
La Scena è in una Campagna tra i due
Eferciti di Aleflandro , e d'Amurat.
AZIO.
AZIONE
PRIMA*
Coa tre dherfe fidare dinotarono gli Aftticht la Dea ^cate,
0 fia la Luna , per le tre diverfe regkni da e^a Militate ^
e con tre nomi pur la diftìnfero , chiamandola Proferpina
ncll' Inferno y Cintìa in Cielo ^ e Diana in terra. A que»
fie tre figure fi nferifirono i primi tre talli, atte/a la ve-
nera^ìcne , che a tal fognata Deità tributano i Turchi in
quejla Astone rapprefentati . Nel primo, in una Campagna
piena di mature /piche, nel mezzo della quale è un monte
con dirupi atti ad aprirfi , fi figura il Ratto dt Prcferpina,
che mentre da quattro Agricoltori , ed altrettante Donne
ji mleton le fpii he , va fulla cima del monte or cogliend»
fiorii or temendone ghirlande, finché dal monte prima fu-
mante , e poi apertofi , ufcito in cocchio con fuoi jeguact
Plutone , pojìe io fuga le Donne rapifce Proferpina , ter-
nando poi col cocchio fra ì dirupi, che fi rinferrano , e ri-
manendo i fuoi feguaci a fefieggiare il felice rapimento .
Aleffan*
II
Aìeffandro , Aranìa > Spano .
^M^- ^ "^ ^ ^^^ valor vien la vittoria, o Prenci,
EU' è per noi decifa, han vinto ì Greci,
Aleflandro trionfa : e già di fiera
Orrida flragc fon presaghi i Traci :
E' per me faufto augurio, i prodi miei
Mirar guerrieri , come oftentan lieti
Più fèrvido il coraggio, eh' altre volte
Mi dier di lor certe vittorie in fcgno.
Vedefte voi con quanta gioja mai
Fefteggian per la tricgua oggi fpirante?
Avidi fono di fnudare il brando,
£ gir contro i nemici: Io loro in fronte
Leggo il piacere, che doman fi pugni.
Ora Amurat paventi , e Talta fpeme
Di trionfar nel gioir noftro ei vegga .
Si tornerà domani all'armi, e alfine
D'Epiro, e d'Albania vcdraflì il fato.
La coftante mia Croja udrà ben l'alto
Fragor di novo de gli ardenti bronzi ,
Che fue mura percotono , e di fumo
E di faville vedrà l'aria ingombra ,
Ma per la gloria di oftentarfi invitta.
Dal noflro canto è il Cielo ; ed alta è pruova
Del fuo favor l'ardir, eh' egli c'infonde.
Già trionfo per noi fu, che ia triegua
Mi chiedeflè il Sultano , allorché a fronte
Stavanfi ambe l'armate : Egli è mancante
Di molte fchiere da noi flefe al fuolo ,
E fcorgendo cmai vana la tentata
Barbara imprefa, altri ha penfieri in mente.
iAran. Aìeffandro, fei troppo fòrte invero,
Per non effer guardingo. I genetofi
Di fro-
I
Sg III g
Di frodi fofpettar non fsnno^ chiefè
Triegua Amurat , s'ofirì tofto da Croja
Difcoftarfi , adempiè Tua data fede ;
Ma, Signor, credi tu, ch"e fatto ci l'abbia
Senz'arte? Ha meditato qualche inganno,
Non ti potendo fuperar con forza .
E certo egli non vuol trattar di pace.
Troppo difficil parmi , ch'egli quindi
Queft'imprefa abbandoni, in cui riporta
Sta la fua gloria. Già due grandi Armate
L'una appo l'altra ci fpinfe in Albania
Sotto i più efperti Duci a trar le mura
Della tua Croja a terra; Tu d'entrambe
Fefli alta flragc; un Duce cadde efHnto,
L'altro è tuo prigionier. Da fue fconfìtte
Irritato cgnor più viene egli fìeflo
Col ferro, e il foco in man con cento e cento
Mille guerrieri all'ardua imprefa; e vuoi,
Ch'ei parta fenza il fuo defio far pago?
Qual vergogna per lui tornare addietro
Vinto, e delufo! Ha fue Città perdute
Il Prence Spano, ed io le mie : La fola
Riman tua Croja a fuperarfi , e il fiero
Non fcffrirà Amurat, ch'ella refifta,
E che Cittsde mai vantar fi pofla ,
Che afialita da lui non fia caduta.
Spa». Saggio, Arania, ragioni; ma il Sultano
Tanto non volge or le fue mire a Croja ,
Qaanto a trarre AlefTandro in fuo potere.
Deh perrfa, o Prence, qual furor lo accenda
Contra di te: fofti in fue man; da lui
Ne fuggifli: Il tuo fcampo è a lui d'oltraggio.
A i violenti è reo chi fi difende.
Sai quanto ei tema tua guerriera flirpe:
Al E oh
E oh troppo ne fur prova i tuoi germani
Ucc'ìCi col veien da lui; tu folo
Refti a far pago l'odio fuo: tu fei
Del fuo timor fol la cagion: tu fòle "?
Lo fpavento de' fuoi Soldati; il tuo
Forte braccio disfà , fuga , e difperde
Le barbariche fchiere , e fa di tracio
Sangue correre i fiumi: ah quefto , o Prence,
Quello tuo braccio il devaftar gli vieta,
E tutta arder la Grecia: E qual per effo
Onta non è , ch'a lui d'Africa , e d'AQa,
E d' Europa Signor or faccia fronte
Chi folo r Albania regge, e l'Epiro?
Forte AiefTandro per tua gloria il Cielo
Regno ti die sì angufto ; al tuo s'afpetta
Valor farlo più grande: al tuo valore
Trar di mano al Sultano i noftri Stati;
Ma col valor, con cui s'abbatton fchiere.
Non fi deludon fempre infidie, e frodi.
^kfs. Potea Amurat penfarle; or più temerle
Non poffiam noi, fpira la triegua, e il Trace
Non può forprender con fecreti afìalti:
Ne' giorni andati egli il potta; noi fece;
Di frodi alfin non è doman più tempo.
La forza ufar fi dee , vincerlo io fpero .
Triegua forfè mi chiefe nuove fchiere
Dall'Afra egli attendendo; ma noi pure
Quelle attendiam, che non lontane affretta _
L'Adriaco Duce: Ed a voi noto, o Prenci,
Per tante e tante ardue fdkì imprcfc
E' il valore de Veneti Guerrieri.
So la lor fede , e il lor coraggio, e giuda
E' la mia lieta fpeme in lor ripofta.
Cinta alfiii non è Croja tutta intorno
Or dall' olle nemica , e un varco «p;rto
Serba
. 3? V ^
Serba a i foccorfi ancor. Noi fiam del Trace
Al fianco, e i fuoi polTiam vietare aflalti.
Ardire, o Prenci; Noi trattiam la caufa
Del Gel, fperifi in lui. Veggano intanto
I nemici anco in finte pugne il noftro
Impaziente ardor della Battaglia.
C'tOjìra formata prima di Picche , e Bandiere intrecciata
con diverfe Figure y e con varj giuochi a foh di
Bandiera i e dìverfi adatti di Spada.
Aleffandroy Araniay poi Ernefto.
Akfs. Come tal voce è giunca ora nel campo.'*
Aran. L'hanno fra noftri fparfa i Traci. Or vedi
Della ridiiefta triegua il rio difegno.
L'infedele Amurat volea di trupp»
L'efercito fcemar per fòrte corpo
Spingerne in Servia: all' improvvido afTalto
Ella ha ceduto. Mifera mia Figlia,
Ch'io là credea ficura ! Oh vana fpene!
Or farà prigioniera. Sì, Aleflandro,
Irene già da me ferbata Spofa
AI più forte, al più degno Eroe del Mondo
In man cadrà del barbaro Tiranno.
Akfs A quefla nuova ahi mi fi agghiaccia il fangufli
D^l tuo dolor di padre in me comprendi
Quello, Ara:nia , di fpofo. Ma verace
Forfè non è [al voce. ( viene Ernefio )
Erti. Ambafciadote
Del Sultano, o Signor, giunto nel campo.
Chiede torto parlarti: a quefte tende
Io prefTo il traffi; ora il tuo cenno attetwlo»
Ahjs. A me lo guida, Errerò, e fa che Spano
A me pur venga. Qacl cagion può mai
Trarre a noi tal méllaggio ? { parte E/nefio )
Atan.
ss VI ^
Aran. Ella non certo
Lieve farà. Fia, che più chiaro almeno
Si difccpra da nei, Te pur Ibrprefa
La Servia fia. ( vkne Spam )
Aìefi. Vientene, Spano: Udrai
Tu ancor del trace Ambafciador gli arcani .
ritorna Ernsjio con Selim.
Sei L'alto mio Imperador sì amico al Cielo,
Si terribile in terra , e ctie del Mondo
Ha in fua mano il deftin,
Alefs. ( barbari vanti : )
Sei. A te m'invia: di favellarti io quefto
Giorno egli brama in qual luogo a te piaccia.
Se a lui tu andrai, t'accoglierà qual merti,
E a ficurezza tua darà gli oflaggi
Più graditi da te ; benché la fede
Della triegua oggi renda ognun ficuro.
Se al fuo non vuoi, verraffi ei nel tuo campo,
Né ortaggi chiede a te : Verrà con pochi
Solo de fuoi cuftodi . Egli ripone
Nel tuo volere il loco. Or tu Io eleggi.
Akfi- Il tuo Signor durqu'è nel campo.' in Servia
Fama il dices per trarla in iiio potere.
Sei, Sol la tua Crcja ha il vanto, che il Monarca
Dell'Oriente a farla fua conquida
Venga egli fleffo: Ad occupar la Servia
Uopo non v'era del fuo braccio: a lui
Non mancan fchiere da tentare infieme
Più d'un imprcfa. Tu, AlefTandro, il fai.
Europa , Africa , ed Afia , fu cui (tende
Egli l'ombra del fuo fcettro , feconde
Son di popoli , e ftimano le genti
Alta fortuna lor morir per lui .
Ti rammenta Andrinopoli: tant'anni
la Tua leggia traedi} e fai> ()ual fia
La fua
La fua grandezza, il (uo valor, la forza.
^Icfs. Ma s'egli ha tante armate, a che la triegua
Chieder per girfi ad occupar la Servia?
Sei. Ragion non debbo render io dell'opre
Del mio Monarca : in fue mani e la Scrvia:
Di parlarti, ove a te più aggrada, ei chiede,
Udiili il fuo penfier: io attendo il tuo.
j4k/s. U udrai fra poco. Duce, alla tua tenda
Scortalo intanto, ed ai miei cenni il ferba.
£rn. Il tuo voler pronto, qual debbo, adempio.
parte Brnejìo con l' Ambajcìadore .
Spati. Prence, A murar parlarti ? e a te lo chiede?
E foffre di venir lin nel tuo campo?
Suo penfier ron intendo.
Aran. Ei certo fcende
Dall' ufato fuo orgoglio , e da tenaerfi
E' perciò più la frode.
Akjs. Ah di qual mai
Frode temer fi può, quando nel campo
JNoftro egli venga.-* Ma che venga in quefto
Campo, io con voglio: non fia mai, ch'io moflri
Temer di lui, fia finto, o fia fincero.
L'armi fue fprezzo al pari, e le fue frodi.
Parli di ciò, che vuole, io vo' piegarmi
Aà afcoltarlo. Egli piacere eftremo
O a mi apporta al core, lo vado, o Prenci,
Rilpofia a lui recar di propria bocca,
Vado al fuo carrpo , e a lui non chieggo ortaggi:
Libero ovunque apre la triegua i) varco.
Non fon più in Andrinopoli: Le mie.
Delle fue fchiere (tanfi a fonte: Il loro
Può fottrarmi coraggio ad ogni rifchio.
Span. Non lo potran, Sgnor, quando in fua mano
T'abbia Àmurat: anzi è fol quefto il mezzo
D' intimonr le fchiere tue : 11 Sultano
Minac
vili 5S
Minacciando tua vita, allor tarla
Tutti tremar: E chi vietare a lui
Potria di porti i ceppi al piede , o un ferro
Immergerti nel fen ? Se a lui gir vuoi,
Chiedi, e fa, che a te pria vengan g!i ortaggi.
Aran. Chiedere ortaggi ad Amurat? e quali
£i potria dar per renderti ficuro?
OfTriffe ancora un de' Tuoi figlj , e il figlio
A lui più caro, noi dovrefti, o Prence,
Stimarlo egual compenfo. 11 fìer Sultano
Tutta darla fua prole, ed egli fteffo
La fveneria, purché poteffe il core
^ te fveller dal fen: Meglio comprendi
Quell'odio fuo feroce, e non fidarti
O di triegua, o di pace: Alma ottomana
Fede non cura, e non conofce, e vani
Per lei fono quei nomi altrui sì cari.
Vuol parlarti Amurat? giuflo è 1' udirlo,
Ma non fi dee garrir per fcierre il !cco.
Quefto è lo fpazio, che fra un campo, e l'altro
A entrambi fé ccmun la triegua : In quefto
Libero a tutti ei venga, e qui fi parli.
Ak(s. Sempre caro mi fia faggio coniglio,
E fempre il feguirò. Pi enei, nel voftro
Zelo difcopro il vortro smor, e veggio
Quanto 1' efperta etade è p-ù fagace.
Voi col braccio non fol, ma con la mente
Siete il fofiegnomio: con tal foccorfo,
E con tal guida fperar tutto io pofTo.
Andiamo: al Trace Ambafciador fi rechi
Col tuo configlio la rifporta, e il nortro
Campo ad accor, quale convienfi il grande
Aito Ottomano Imperador, s'apprerti.
Endimione jinto da Posti invaghito dì Cintta per le af-
fidue offerva^ìom da luì fatte del corjo , e delle fafi dì quel
flave'
^ IX 5g
pi(ìncta , rf^/f-y/ /ct;y4 »;.-<« collineita addormentato , mentre
otto Cacciatori prima lottano con una fera, e poi vanno in-
jeguendùla nella fuga. Al lor partire juccedono altri otto
Uomini, e quattro Donne, che in aria je{\evole con muftcalì
jhumentì, e tamhuretti in man» ^ tentano più volte, ma in-
darno, di fveghars Endimìone , fwchè vedendo al^arfi l' a-
jlro della Luna, fi pongono in ordinar^^a, e divi fi in due ah
con piegamenti di corpo, e di tejia , eincrocìcchiamentìdi brac-
cia, e di mar.i , moftrano di adorar quei Pianeta. A i rcgg)
di elfo jvegliafi Endimione , che prima con varj inchini onora-
tolo , dan^a a folo , e ternata la fiera già fugata da Cac-
ciatori parte infeguendola : terminandofi poi tìa i precedenù
Personaggi con aria piacevole il Ballo.
Fine della prima Azione.
Componimento del Sig. Ottaviano Dìodati Tatrh
f^io Lue e he fé Co: del S. 2^. /. Vrincipe d' Ar*
mi ) e Aceademico di Lettere .
B
CAN.
3S X 35
CANTATA
PRIMA;
Enàim'otìe.
VAga notte, agli occhj miei
Pm gradita, e cara fei,
Che del giorno il bel feren."
Nel tuo candido pianeta,
Onde vai fuperba, e lieta)
Mio defir fo pago appien.
Vaga &c.
Quel candid' Aftro, che a noi più vicino
Su la terreftre mole
Ripercoffi ne getta i rai del Sole,
Che l'aria preme a fé foggetta, e vago
Splende fra l'ombre, e un fol non ferba afpettOj
£' la mia fola cura, e il mio diletto.
Degli altri intorno erranti
Lucenti globi il corfo
Non m'occupa il penfier: troppo lontano
S'aggira il Cielo, e il defir noftro è vano.
Porfi in traccia delle Stelle
Su per r alte eccelfe vie ,
Son follie, fon vanità.
Può mirar forme sì belle
Noftro fguardo di qua giù.
Ma virtù maggior non ha.
Porfi &c.
Del Stg. AìeJJandro Lupi Bergamafco Accademico dì Lettere :
AZIO.
XI
AZIONE
S E C O N D Ax
A
Ernejlo , ed Acntet .
Ern. -^ Cmet, vedrai fra poco il tuo Monarca:
Co' due Prenci Aleffandro or or porto ffi
A i confini del campo incontro a lui;
Ed io fol qui reftai , perchè le fchiere
Al luo arrivo fefteggino con l'armi.
Tu libero farai. Tal d' Alefiandro
E '1 cenno : puoi bramar più lieto avvifo?
Acm. Dì > che udirne non poflo un più affannofo.'
Io vedeie Amurat ? io prigioniero?
Come a fuoi fguardi potrò cfiVirmi mai
Senza coprirmi di vergogna il volto,
Senza gelar nel fangu-j ? ah quai m'afpetto
Pungenti afpri rimproveri da lui !
Ern. Rimpioveri ? e perchè ? Sei forfè il primo
D'armate Condottier , che de* nemici
Sia prigioniero ? il primo , e il fol non fei.'
Valor non bafta a confeguir vittoria;
Querta è dono del Ciel , e la fconfitta ,
Quand' è fventura, non s'imputa a colpa.
Acm. Jbì ragionate voi gente più faggia ;
Ma il feroce Amurat sì non ragiona :
Uomo di fangue amante , e violento,
L' ira il trafporta , ed il non vincer crede
Colpa , e viltà ; per lui meglio è reftarne
Morto fui campo : affai più fortunato
B z Di
^ X 1 1 ':g
Di me fu 1 altro Duce , che trafirto
Cadde di Croja fotto l'alte mura.
Ei fvenato reftò da braccio forte ;
Ed io il farò da mano vii ; né folo
Del Sultano temer deggio Io fdegno ;
L' odio d' Ofman mio SuccefTore io temo ;
Ei de* cuftodi è il Duce : e quanto furo
Al mio comando pronti , e ubbidienti ,
Son tanto al fuo ritrod ; e il nome mio
Che rifuona tra loro è la fua pena .
Qualunque alfin refiro fu di quefta
Guerra, sfuggir non poffo acerba morte.
( /' 0^1? fiiono ili frumenti militari . )
Ern. S'appreffa il gran Sukan : guerrieri, all'armi.
^ct». Io ne fuggo la vifta. Oh fatai giorno/
Cììtìivo armeggiamento di due Reggimenti di Alhanefi ,
e dì Egirott , i quali tra loro mtjcbiandoft , vanua
mutando ordinanza , con giochi poi
a folo di Piaa.
Aìeffandro , Amurat , Ai anta , Spano , ed Ofmano.
Alef. Ernefto venga, ed il mio cenno adempia.
Gran Sultano, l'onor , che tu mi fai,
Non ha compenfo : almen grato ti Ga
Quel poco , eh' io far poffo. Ecco ti resdo
Il tuo Duce , che fu mio prigioniero.
viene Ernefto eon Acmet , la cui jpada
tiene Ernefto in mano.
I! brando Q ritorni al di lui fianco.
Ernefto vuol rejlìtuìrgU lafpada , ed egli la ricufa^
gittandoft a pie d' Amurat .
/Acm. Solo il mio grande Imperadore il fianco
Del brando ornar mi può ; ma più noi merto;
Ed altro ferro a me non or convienfl
Che
XIII
Che quel de le catene ; almen , Signore,
Io poflo dirti , che cercai colante
Una morte più degna d'un tuo Duce
Tra le fpade , e tra il fnoco. O quante volte
Credei fpargere il mio fui fangue altrui ;
Ma il mio crudo dedin
Amur. Tal piti non dei
Chiamarlo , or che mi vedi , e ch'io t'afcolto:
Ofman , prendi quel brando : a piedi miei
O/mano prende dalle mani d' Ernejlo
la fpada d' Acmet ,
Con quel ferro lo fvena : ei così il nverta .
O/m. Legge, e piacer m' è Tempre il tuo comando.*
( Nel fervire al Aio fdegno io sfogo il mio^
O/mano /nuda la fpada , AÌeffandro fi oppone .
Akf. AiTiurat non è quefto il tuo ferraglie , ,
Qui non hai loco all'ira; è quefto il campo
Securo per ciafcun, e tale è il patto.
Amur. Io diritto ho fu miei, dovunque io fia.
Aleji. Il tuo dritto s'eftende per l'immenfo
Tuo vafto Impero, e ciò ti dee far pago:
Non voler, che fi (tenda anche fu quefto
Angufto fpazVo, in cui non vuol la tregua,
Che fangac ora fi fparga; ah la mia offèrta
Non diventi mia pena; s'io il tuo Duce
Libero volli, noi voler tu eftinto.
Amur. Io vo piegarmi al tuo defir: fi faccia.
Quefto è il tuo giorno: Ofman, traggilo al campoJ
Ofm. Aleflandro non fempre avrai, che parli
ad Acm. In tuo favor: il tuo deftin già udirti.
Amur. Or pailarti pofs' io da folo a folo?
Akf. Se il brami, il puoi, Signor. Principi udifte.'
Aran. Sovvengati, Signor, ch'egli è un infido.
Span. Su te ftaranno aperti i noftri fguardi;
ArMt,
JgXIV
Aran.y e Spano fi ritirano.
Amir. Dell'amor mio non è la prima pruova
Il voler favellarti ancor nemico:
Tali noi fiamo fol , perchè tu il vuoi :
10 noi volea. Tacer non poffo il vero.
Tu fai quanta diftanza infra noi due
Ha pofta il Gelo: Europa, Africa, edAfìai
Pieganfi a cenni miei; me chiama il Mondo
11 grande fra i Regnanti , e tu non reggi
Che d'Albania, e d'Epir ftretti confini
Aleff. Perchè dunque , Signor ...
Amur. Io non ti chiefì
Parlar io folo : parlerai tu ancora:
Ma pria m'afcolta. L'aita mia grandezza
Per te il mio amore ncn frenò : tu il fai.
Tu co' fratelli tuoi dato in ortaggio
Folli a me da tuo padre : io ti diftinfì
Da lor benché di te maggiori : il primo
10 ti feci tra lor : ma piti ancor feci.
Qual mio Figlio t' amai .* di noftre leggi
Ti volli iflrutto , e te addedrando all' armi j
Ed ai Corfieri , ti educai nell'Arti
Convenienti a Principe guerriero.
Non ancor attingea tua frefca etade
11 quarto lurtro , che in tua mano pofì
Il fren delle mie forti armate fchiere.
E poco alfin reftava a farti tale ,
Che dirtinguermi fol da te potcffe
Il trono mio. Potea per un fuo Figlio
Oprar di più Araurat ? niegal , fé il puoi.
Ma noi potrai negar. Or qual compenfo
Mi delti poi? Seduci i miei Cuflodi, ,
Fuggi dalla mia Corte , e ritornato
Ne* tuoi paefi, contro i miei Miniftrij
£ i miei foldati > il cuo furor fcateni ,
E di
E di tutti fai cruda orrida ftrage;
E i Turchi poi di Barbari avran nome/
Sì grato a me tu forti : tal dell'arte
Guerriera da me apprefa ufo facefti .
Tal frutto io traiTi dal mio amor. Io dunque
Dovea educarmi un mio nemico in feno?
Io il nemico trovare in un mo Figlio?
Sì, ripeterlo il vò p-r tuo rimorfo;
Io da Figlio ti amai ; chi dee nel trono
Sucòedermi , di più forte potea
Afpettarfi da me ? parla , rifpondi '.
AÌeJ. Cheto io attendea il reftante : altra del vero
Parte a dir fi riman : tu la tacerti.
Io la dirò . Negar non vo' la cura;
Che di me ti prenderti in far che Tartì
Di guerra io pofTed^ffi ; ma tu fai ,
Che in tuo favore il primo ufo io ne feì»
Dilatai tue Province , i tuoi rubelli
AI tuo pie tralTi fra catene , i tuoi
Vinfi nemici : in fingolar cimento
Al fuol dtftefi il Tartaro fuperbo >
Che avea frenati i tuoi guerrier più forti,
E te fei più pofTente , e più temuto.
Per mio vanto noi dico , il dico folo
Per rammentarti , che al tuo amor non mai
Ingrato io fui. Ma il tuo come mai puoi
Chiamarlo amor ? Perchè , mio Padre ertintoj
Uccidermi i Fratei f perchè renermi
Ortaggio anche in tua man ? perchè con Tarm»
Prenderti il mio retaggio ? amor tu quefto?
jémur. Io previdi l' àccufa, e a quello paffo
A punto io ti vo'ta; sì : amor fu querto.
'^ I tuoi prima di te nati Fiat::Ili
Su te dovean regn'':r : con lor lo flile
Seguii dezii Octoaiaa : con U lor mor^e
Dell*
Dell' Albania ti tei Signor , a! primo -
Di lor dovuta: ingrato! fol per farti
Kegnar gli uccifi. S'io bramato aveffi
PoHcder le tue Terre, avrei te ancora
A morte tratto: a me ferro, o veleno
Mancar forfè potea ? nel!' Albania,
Sol per ferbarla a te , 1* armi mie fpinfi :
E preflb me ( non vo' celarti il vero )
Ti ritenni non fol per 1' amor mio.
Ma per far col tuo braccio altre conquide.'
Io far volca 1' Impero mio più grande ,
Ma far più grande anche il tuo ftato : in fine
Io ferbava al tuo brando il gran trionfo
Dell'altera Bifanzo : e a te gran parte
10 deftinata avea de' tuoi trofei .
Tu fconvolgefli, ingrato, l'alte idee.
Ch'io volgeva in penfier di tua grandezza.'
^/(?/j. Tal grandezza non voglio. Io dovea dunque
Dell' alterigia tua farmi ftrumento?
Co' Greci io pugnar Greco ? Io co* feguaci
Dell'alta legge mia? Non mi conofci.
Amur Non tt conobbi : il fo : fei giunto a farmi
Pentir d' avere uccifi i tuoi Germani.
11 primo or regnerebbe in Albania,
E fra miei fchiavi tu farefti ancora. *
^efu Schiavitù mi farrebbe men penofa,
Che la morte d' un fol de' miei Germani.
A noi non piace di regnar con colpa,
Né fcpra il fangue altrui di gire al trono.
Queila la gloria fia degli Ottomani,
E di chi fiegue l'arabo Impoftore.
AmuY. Da tuoi fcherni comprendo ornai, che fiero
Tuo nemico mi vuoi : tale mi avrai .
Il tuo valore , e la fortuna accrefce
A te r orgoglio ; ma vedrai fé pofla
Or do*
_XVII__
Or domarlo Amurac. Teco non chieggo
Più d'eflcr fol: qui venga anche Arania.
yile[s E qui l'avrai. parte Ahffandro.
Amur. Poiché d'cfìètto vuote
Van le lufìnghe mie per trar cedui
Al mio voler, diafi la mano all'ira.
torna Ale^andro con Atonìa .
Prence, io volea con Aiedandro il primo
Stringere nodo d' amiftà ; rdegnofo
Egli il ricufa: or che parlar gii debbo
Da nemico, io te voglio a parte ancora
De* fenfi miei: fo, che d'amore a i nodi
Mcditafle d* unir quei pur del fangue;
E che la Figlia tua far vuoi fua fpofa.
Ora mi udite. In mio potere è Irene.
£ pria che cada il dì, l'avrò nel campoJ
A me cedafi Cioja, e torto a voi
Irene renderò; fé a me non vuolfi
Cedere la Citrade , smbo vedrete
Svenata, tu la Faglia, e tu la fpofa."
Forte Aiedandro, impallidifci ? e pofTo
Io incuterti timor? dov'è il tuo orgoglio?
Dov'è il tuo invitto cor? non mi conofci-
Aran Ah Signor, la tua gloria....
Atejs. E il fangue ancora
D'una innocente Principcffa
Amur. Ah fai.
Che gloria è fol degli Ottomani il fangue
Sparger de' Tuoi : penfa tu poi , qual fu
Dolce per lor piacer fparger l'altrui.
Ma fé quello d' Irene oggi fi fparge ,
Tu fol lo fpatgerai; tu fol coftringi
Amurat a fvenarla. Allor poi vieni
Ad infultarmi , perchè io t' abbia uccifi
I tuoi fratelli. Su franco decidi,
c Oh»*
XVIII ^
Qual più cara ti fia Croja , od Irene .'
Principi , il fui piegar del giorno a voi
Ritornerò : dal mio difegno è vano
Lo fperar di ritrarmi : o Irene , o Croja."
Prefo è il confìglio mio , prendete il voftro,'
Giunfe infine Amurac a far tremarti.
parte Amurat.
tÀran. Barbaro, infido, difpietato , in'quo.
Vedi or , Prence, in qual rifch o era tua vita»
Se al fuo campo potea trarti quei crudo.
jtìcff. Vi foflì io pur della tua Figlia in vece ;
Ah qual confìglio prenderò?
Aran. In tumulto
Ho l'Alma sì , che la mia mente ondeggia
In più pensieri , né me (ledo intendo ,
Il riparo ci additi il Ciel .
Alcf Da! Cielo
Sperarlo io vo* , non dee morire Irene
Per mano del crudel, temer noi voglio;
O fé pur dee morir, non morrà (ola.
Il fatto à' Ifigenia , quando Sacerdoteffa dì Dìan^t in Tau»
ride , per non uccìdere il rìconofciuto fuo Fratello Orejìe , fug-
gì con lui traendo feco il fimulacro della Dea , è il foggeU
io di quedo Ballo . Scoprefi nel fondo della fcena il Tempio
coir Altare dì Diana ^ e vi fi porta Ifigenia accompagnata
da quattro Paggio che recano i ftmboU del Sagrìfiz'o da far fi ;
t mentre quefiì dannano , feì Littori conducono Orejìe avan-
ti air Altare ponendolo in atteggiamento proprio di vìttima
col capo /coperto , e con un ginocchio a terra. Sul punto ,
€he Ifigenia al:^a il braccio per fare il colpo , Filarie , [o-
praggiunto con fei compagni la trattiene , indicanaole , che
quegli è fuo Fratello Oiefle : il quale tratto fuor del perì-
colo , dan^a a folo , ringraziando or la Sorella . or /' Amico .
Trattanto i fei Littori da due gran piante di Lauro pofie
avanti ai Tempio tronchi alcuni rami , li pittano a p.è dell'
AU
.. X I X ^^
Altare , e dannano in aria allegra , lanciando poi fuor
dflk lor mani le /curi , e volgendoft furiofamente a levar
dalla fua ba[e ti Simtdacro , che avvolto ne' già tronchi ra.
mi , tra/portano altrove , mentre gli altri Perjonag^ con Ite*
ta contraddanza fejìeggiano per tale fuccefft.
Fine della feconda Azione.
Componimento del Sig, Co: Gìufeppe Vejenù
BsrgamnfcO'y Secretarlo àeir Accademia '^
e Accademico d* Armi .
JiSlfr'^
C 2
CAN.
e A
^ X X ^
N T A T A
SECONDA.
Diana .
El barbaro fcita
Già lafcio gli altari ,
Per terre per mari
Al fuolo — i men volo
Di gente fedel.
Per monti per felve
Io fveno le belve,
Ma vittima umana
Non vuole Dana,
Non è sì crudel
Del barbaro ec.
Aflai di fangue io vidi
Al flmulacro mio fparfo ! gl'incenfi,
E i voti odio degli empj , e degli infidi.
Sia Grecia il mio fcggiorno,
Ed un popol più faggio , e piìi gentile
Si vegga ftarfi all'ara mia d'intorno.
Tempo verrà , che ancora
Da quelle /"piagge fuora
Trar dovrò il piede , allorché il Greco Impero
Ponga Aio freno in mano a pii Regnanti,
E Templi innalzi al Nume eterno , e vero.
Verrà il dì , che fu le fcenc
Il mio nome folo andrà.
Ma il mio ftil fempre fevero
Stuol di fagge imiterà.
Verrà ec,'
Del Sìg. Co: Giovanni yincim Reggiano Accademico
di Lettere , e d' Armi.
AZIO.
^ XXI 2g
AZIONE
TERZA*
Al'ffandr» , Aratila , Spano .
Arati. W ^ Ove , S gnor , sì frettolofo ? i paiTi
* ^ Non inoltrar .
D
i'pÉjw. B M C°" P'ù faggio configlio
Jl, ^ Ufa di tua fortezza, e qui t'arrefta.
Aìe/s. Dth lafciatemi., o Prenci ; ad Àmuratte
Soie recarmi io voglio: efler debb'io
La fua vittima : io vo' fai vare Irene.
Arati. Che mai dicefti ? a me, Signor, s'afpetta^
A me falvar la Figlia mia : per lei
Più , che lo Spofo , il Padre cffir fi dee.
Ale/s. Più , che il Padre, lo Spofo : a ciò mi ftring*
Il dolce nodo a me pomello : Irene
Già cefsò d'effer tua per efler mia
Arati Ma coli' ofTritti ad Àmuratte , qaefto
Ntdo fi fc'oglie , e tu non falvi Irene;
Tu la ritorni in libertade , è vero;
Ma tu le togli poi la vita : il duolo
La ucciderà, veggendo il tuo periglio.
Se il Tiranno crudel la tragge a morte;
Ella morta più lieta , e più contenta
In penfar , che tu vivi , e che uà dì puoi
Far Tua vendetra ; me prigione , o morto.
Alla fì.i non fi fcioglie il vcflro nodo,
E )a ^pofa lu fslvi , e la tua R.ggia.
Alfff. Ccl mio morir fia falva e Regrià , e Spcfa ."
Spam
Span. Ah òl, che l'una, e l'altra è allor perduta;
Tu falvar fol puoi l'Albania , tu folo
Domar degli Ottomani il fiero orgoglio:
Te perduto la Grecia ornai difpera
Di fua forte , e vedraflì , aimè, ben pretto
Tra le ruine fue giacer diftrutta;
Né fol la Grecia, ma l'Europa ancora
Tema ftragi , e catene ; il Ciel riporta
Ha in te noftra falvezza ; ah non cpporti
A fuoi difegni : il tuo deftin feconda,
E aflai più , che da Amante , opra da Eroe .
viene O/mano
Off». Signor, reccelfo mio Sultano chiede
Torto parlarti , e ver te move il parto.
'jilef Digli, che qui l'attendo.
O/mano parte.
Empio Tiranno!
Dopo d' avermi fotto gli occhi uccifi
( Ahi rimembranza / J i miei germani , e dopo
Portata aver barbaramente intorno
Su mie genti la morte , ed il terrore.
Paga non era ancor la tua fierezza.
Se il cor non mi rapivi ! Ah già che vuoi
Sparfo il mio fangue , io fon pronto a verfarlo.
Ara». Ah per quel dolce amor , che il cor ti Utinge,
Per quel foave ftabilito nodo.
Per la nortra amicizia io ti fcongiuro
A depor sì funerti atri penfieri:
Per me ti parla Irene.
Spaa. Ecco Amuratte.
jiief Armiamci di coraggio , or che n' è duopoT
viene Amurat.
Amur. Eccomi , o Prenci -, hai tu decifo ancora
Sul deftino di Croja , e quel d' Irene ?
Qual di noi ae fìa Tarbicro ? la fcelta ,
Alef.
^ XXII r 35
^leflandro , è in tua man : che tardi , e penfi?
Tu non rifpondi , non rifclvi ancora ?
Su, parla al fine , e fa , ch'io vegga ornai
Quale dentro al tuo eoe abbia più forza
Se il Regno, o pur l'amar , fé Croja , o Irene;
Una fola Città chieggo in compenfo
Della tua Spjfa ; e ti dovrefti , o Prence,
Sdegnar centra di me , perch' io sì poco
Irene apprezzi; o almeno efiermi grato.
Perchè di sì vii cambio io fia contento:
E certo fo y che Tdegneriafì Irene
Porta in confronto tal : voi dell'amore,
E della fedeltà fiete gli Eroi .
Non una Città fola, un vafto impero
Darefte ancor , non Còl per una amata ,
Ma per un lieto fguardo , e un dolce rifo ."
'jiraf7. Tu credi d'infultarci , empio Tiranno,
E ne' tucì fcherni ha parte il vero : amore,
E fedeltà vantiam ; ma in noi la gloria
Più affai può dell'amor : la gloria è il primo j
Ed il più fòrte ardor delle noftr' alme.
Ma ad Alcffandro non ti volger, crudo ;
A me ti volgi : egli penfar non dee.
Se ceda Croja , o Irene : la mia Figlia
Sua Spofa ancor non è : del fao rifcatto
Degg* io prendermi cura : fé tu vuoi
Uf^r del tuo furor, qual' è tuo flile,
L'ufa, ch'io t'cflio altro in fua vece oggetto
Atto pù a foftener la tua fierezza.
Rendi la figlia , e fovra il Padre sfoga
La tua barbrrie : alle catene il piede.
Al ferro il collo , e il petto offro contento.
jiJejf. Non udirlo, o Sultan : ciò, che tu chiedi
D'Irene in cambio, è in mio potere , ed io
Solo tra Irene, e Ctoja, or fceglier deggio.
Amur,
2S XXIV ^
Amif. Di confìgliàrmi non ti prenda affanno;
Me a baftarza non fa pago il compenfo ,
Ch' ei m'offre : un altro ora da te ne voglio.
Afcoltami, AlefTandro , io parlo aperto:
Mi volerti nemico , e da nem co
Oprar io vo' : di cofa a te più cara
Io vo fpogliarti ; e veglio , che il lafciarmi
Ciò , che in mia man lafciar tu non vorreflìj
Ti fia di pena al pari, e di rimorfo.
Vo* , che la tua troppa alterigia , o il tuo
Amor ne frenra : or ti agiti , e confondi
Per elegger la vittima ; tra poco
Ti agiterai pivi per averla eletta.
Sì, qualunque tu fcelga, hai da pentirti:
Fra i duoi beni , che a te fono sì cari.
Ti diverrà più caro il già ceduto:
Penfa infine AlefTandro , che per farti
Sventurato ho piacer d'effere ingiuflo ,
E mollrarmi crudel ; e eh' io ti voglio
Mifero , od infelice : o fenza Reggia
O fenza fpofa hai da reflare ; il giuro,
^leJJ. Ah , Sultano , fé pure efTer mi vuoi '
Afpro crudel nemico , opra da tale
Non da 1 iranno: la tua rabbia, il tuo
Odio più genercfo a me fi mo^ri ;
E* quefta mai d^gna di te vendetta ?
Sei venuto con l'armi ad affalirmi ,
E con quefte cercar dei la vittoria:
Non di barbarie , no , ma il tuo trionfo
Sia di va'or : qual gloria aifin puoi trarre
D'opra sì cruda?
Amur. La maggior mia gloria
E' in tormentarti ; in parte io già ne godo;
Ma non fon pago appien ; la voglio intera;
Vo', che tu lenta tutto il mio furore.
Akff.
^ XXV
AÌ''IJ. Vuoi, che tutto io lo fenta ? or dunque, o crudo,
Ti appagherò : la vittima ho alfin fcelta
Dell'odio tuo più degna, e a te più cara.
Rendafi Irene al Padre , e fi ridoni .
La pace all'Albania; fovra Aleflandro
Solo ti sfoga ; in tuo potere io vengo.
parte Span$.
Amur. Accetto il patto : piìi di Croia , e Irene
Tu mi fei caro : il tuo voler s'adempia,
Aran. Barbaro, un tal piacer tu non avrai;
Non lufingarti già di ta! ccmpenfo;
Odi, Aleffandro : tu non Tei òignore
Della tua vita ; tu la devi al Cieloi
£d a i Popoli tuoi ; fagriiicarìa
A un Tiranno non puoi : fi fveni Irene.
Io il primo Padre non farò , che Grecia
Abbia veduto al ferro cfìrir la Figlia:
E fcl ducimi, ch'io il primo efler non poffa.
Con franco volto , e con afciutte ciglia
Per sì giufta csgion vedrò fvenata
La Figlia mia : lo fpofo imiti il padre:
Tu non andrai , che o morto , o prigioniero
Nelle man d' Amurat , e non vi andrai ,
Sinché noi fpirto avremo , e che le noflre
Schiere non reftin là fui campo eftinte.
E' quefto , o Prence , il folo tuo difegnoi
Ch' efeguir non fi dee ; di noftre vite
Tu dei difporre j e noi falvar la tua.
Spano ritorna*
Spari. AlefTandro, all'udir, che tu vuoi porti
Nelle man d' Amurat, fremon le fchiere,
E di feroci grida il Cielo empiendo,
Scorron quai folli ; oh fé vederti , quale
Gli agita accefo impaziente fuoco !
Corrono air armi , e van gridando intorno,
D Che
5H XXVI 5L
Che fi rompa Ja tregua ; e intanto ognuno
Alla pugna s' appretta , e franco sfida
Le oppofte fchiere de' nemici : e tutte
Già fi adunan le tue, per tuo malgrado
Chiuderti il pafio di Ainurat al campo.
Amur. Perfidi, intendo l'arri voftre inique;
Ma fcherniile faprò : rompafi dunque
Ornai la trfgua , all' armi ornai fi venga:
Ma preceda la mia giuda vendetta :
Deludere Amurat non fia per voi
Facil trionfo : la vittoria ftefla,
Se pur farà per voi , tormento , e pianto
Vi cofierà : voi lìon ne andrete alteri.
Pria che le voftre , e mie fchiere a vicenda
Si fvenino tra loro , il primo fangue
Su gli occhi degli efèrciti , fu i voftrì
Il primo fangue io fpargerò ; ed il primo
Quel d' Irene farà ; la triegua in quefto
Spiri momento : fu, correte all'armi.
Spettatori del colpo io già v'attendo.
parte .
jikfs. Ah Irene , Irene ! ah che il mio amor t' uccide !
Ah fé te amata non avefiì unquanco,
Or non farefti (oh Cielo ! ) io tal periplio!
Aran. Non di lamenti è tempo : il Ciel fuoi fempre
L'Innocenza falvar ; ma vuole ancora
L'opra del nofiro braccio .
Spaa. Hai già full' armi
Pronte tutte le fquadre : il nuovo giorno
Non s'attenda al cimento: ha il reo penfiero
Del feroce Amurat rotta la triegua .
Aran. Odi gli alti clamcri , onde il nemico
Campo rifuona : balenar le fpade
Vedi, e l'afte ondeggiar : tardar non puote
Molto la mifchia ; &h mirai a noi s'apprefia
Già
§? XXVII 5g
Già fòrte armato uuol.
>4.Vy} Non ci prevenga
il fiero Trace > o non ci affalga invano.
Corrafi all'armi : dell' eftremo ardire
Quefto è il momento : dal fera! periglio
Irarrcmo Irene, o cadrem tutti eftinti .
Sedizione de' Giannizzeri contro Amurat , fegutta con
un combattimento prima di jpade , e alabar-
dini t e poi con fciable , e targhe ; in
fine del quale viene
Acmet tnfeguendo Amurat , poi Aleffandro , ed
Araniit con nude jpade alla mano.
Acm. Muoja Amurat , e Micm^t lia il njilro
Imperador .
Amur. Fellone , in me rifpetta
L'alto Angue O. toma no.
Acm. Invan Io fperi,
Mori , barbaro , mori .
Akls. /h per tua mano
ne ad Ei nofl morra .
j^nuT Su mi fvenate entrambi.
Fra un nemico sì odiato , ed un sì vile
Tiaditor io non io , qual più mi fcelgai
E qual renda la morte a me più cruda.
AUji. D4I traditor ti falva il tuo nemico.
Rammentati, Amurat, chequi non volli
Sparfo il langue d* Acmet , e qui non voglio
Che il tuo (i fparga , né per man de' tuoi
Lo fpargerai , finché al tuo fi.inco io fono.
Amur. E a te dovrò la vita ? ah generofo
Non efler meco : io vo* potere odiarti
Senza trarne rcffor : da te difdegno
D 1 Opra,
^ XXVIII i^{
opra , che ì'cdio mio renda men giuflo.
Vincerlo più non puoi : già noi renderti
Men fòrte; e pur la vita or mi falvafti
Dalle man d'un fellon : Co , che tu il fai
Non per pietà , ma per maggior tuo orgoglio.
Tu il vanto vuoi di torla a me , tu vuoi.
Ch'ella fia tua rapina , o fia tuo dono.
^kfi. Meglio il mio cor ravvifa : i vanti miei
Non fur mai querti : né donar pretendo ,
Né rapirti la vita : un dono io chieggio
A te bensì : libera rendi Irene.
^miir. Cofa troppo a te cara ora mi chiedi;
Difperato morrei , fé ti vedefTì
Coti felice : e l'eCfere in mia mano
La tua felicitade è il fol conforto,
Che mi rimane : ah fé tra miei v' ha un fido,
Irene /veni , e qui ne rechi il fangue
giunge Ernejìo.
Ero. Prenci , libera è Irene , e dentro a Croja
Pofa fecura .
jileff. Ah d'onde il lieto avvifo.'*
Aran. E con qual mezzo ? ah dì torto.
Da Croja
Ern. Viene il Mertagoio : il gran foccorfo è giunto
Delle Venete /chiere : il loro Duce
Le Turchefche fcopiì , che prigioniera
Traeano Irene al campo : e benché artai
Vinceflero di numero le fue ,
Et le affaltò con tal vigor, che tutte
Fiere, e oftinate in cuftodir la preda,
Le ftefe al fuolo , e lor di man la tolfe.
Aìeff. Oh Tempre invitta Adriaca gente ! oh folo
Degna del tuo coraggio imprefa .' oh quanti
Beni in un punto sì tuo valor mi reca 1
Aran. Oh amé^ta xial'd I per te fempre dclce
Mi
3? X X I X
Mi fonerà nel cor dell'Adria il nome,
Awur. Sì , del gioir , che il fen v' inonda , io tutto
Vegga lo sfogo : il piacer voflro accrefca
La pena mia : celarla almen potcfli
Per farvi men giulivi : Irene uccifa -
Efler dovea tuo affanno ; or falva è il mio
Scorno , e furor : fu , rompi ogni ritegno.
Su, m'infuira , e deridi : io già gli fcherni
l'i leggo in fronte : dì , eh' io vada in Croja
A termi Irene ; dì, eh' io qui l'uccida
Su gli occhi vollri : irrita il mio tormento;
^leff. Tu il farefH, Amurat : non è da noi
.Sì barbaro piacer : del Cielo i doni
Io non rivolgo in altrui fcherno.
Amtir. Il Cielo
Vanta per te cortefe , a me sì ingiuflo ,
Se vuoi, che un Prence d'Aibania più altero
Dell' Ottomano Imperadore or vada.
viene Spano.
Span. Lafcia, Aledandro, a me l'onor , che il primo
La tua deftra real io b.^ci ; Roma
A te fpedì fcettro , e diadema , e il grande
Titolo facro : il Re d'Epiro or fei.
■^lef Gr; to mi fa l'onor, ma non fuperbo.
jìmtir. Ah non fingerti umil : forfè non pago
Sei di Regno sì angusto. Ah deggio io tutte
Oggi l'onte fcffrir di ria fortuna?
Cruda fortuna ! empio deftino ! il mio
Nemico , eh' io volea depreffo , ognora
Più fadofo vedrò .'' dov' è il potere ,
Dove la g'oria mia ? Sì , dunque ho in feno
Un inutil furor ? fei Re, Alelfandro;
Na il farai per m o falto : il tuo novello
Titol farà più altero il mio trionfo.
Tornerai nel ferraglio ; ho da vederti
Fri
__xxx5_
Fra' miei fchiavi , e i più vili : oh lieto giorno
Che t" avrò in mio poter ! ma pria vedrai
Tu cader Croja ; io vo' (tenderla a terra ,
E Je fue ftrade di fvenatì ingombre
Con l'aratro folcar : le moli tutte
Indi n' andran difciolte in fiamma : il foco
Scorrer dee l'Albania , fcorrer l'Epiro.
Vo* , che de' Regni tuoi non altro retti
Che cenere , e che poi la fparga il vento.
Jikjj. fLafciam, che tutto il fuo furor fi verfij
Amtir. Non fi tardi la pugna : in vano fperi
Nel tuo valor : una vittoria fola
Bafla a disfarti , a me non battan mille :
*,5jf«. P"2 che Amurat fia vinto Africa, ed Afia
</e wmr D' abitatori han da vuotarfi : Ofmano
©/'""««Toao fi dia della battaglia il fegno.
Ofm. E* vano il darlo, alto Signor: ricufa
Contro Aleffandro di pugnare il campo.
Troppo ne teme il fatai brando, e troppo
Ne onora il nome, e più tentar non ofa
La forte fua: né queHo è il fol dehtco;
Per non vile parer fi fa rubello.
Il tumulto di pochi invade omai
Tutte le fchiere , e vanno alto gridando i
Che Meemet è il loro Imperadore;
E già depongon 1' armi , e molti i pafli
Volgon ver Andriiiopoli giulivi.
Per tofto porgli il regio velo in fronte.
Amur. Ohe puoi farmi di più, barbira foite?
Quefto è l'ultimo colpo, empio deftino,
Cbe ti reftava ancor : perfidi ! ah fìrage
Si faccia degl' infidi : ah laccio , e ferro
Chi apprefterà per vendicarmi? il fallo
Comune , a tutti è fcampo : il mio comando
Non s' ode più : non ho chi uccida i rei .
Ah
^ XXXI 3?
Ah mio furor dslufo! ah qual ria fiamma
M'entra nel fenol oh come arde, e divora,
E mi ftrugoe nell' incimu! mirare,
Come già fuor n'efcon le vampe: in Croja
Già ferprggiano: Epiro, e l'Albania
Già fciolgopfi in faville : un denfo fumo
Per l'aria ondeggia : ferrea luce adombra
Il giorno , e il cielo ; dalle fiamme Irene
Spaventata fen fugge ; eccola : ah torto
Un ferro a me, ch'io vo' fvenarla! ah quefla
Non è Irene : le furie fon , che in mio
Vingon foccorfo : fi(chiano i fcrpenti
Avvolti al crin , /cuoton flagelli , e faci.
,Su , lacerate , fu , sbranate , ardete ,
O tartaree miniftre i miei nemici.
Gittate il Trono d'Aleflandro in terra.
Ah voi gittate il mio ? come ? ah che veggio!
Il fembiante cangiato : i tuoi fratelli
Da me uccifi fon quefli : in me fi volge
La rabbia lor : chi mi fottrae dai colpi?
Ove fuggo , e m' afcondo ? apriti , o terra ,
Ingcjatcm'i , o abiiTi ; entro de voftri
A cct fi gorghi a feppcUirmi io vengo:
Queft' alma difperata attendi , o Inferno.
partr furhfo , Ofmano lo /ìeguf ,
^ìef II fuo furor di fenno il ti affé , e mille
Per la tuibata niente erran fantaTmi.
Mi fa pietà la fua fventura : io vinto
Volea Amuiat , non difp'rato; e mai
Creduto io non svrei , che la vittoria
Mi doveffe recare sfl'.:nno. Oh quali
Occulte (Irade , e al corto umano fguardo
Ignote ha il Cielo : in vn momifaro folo
Tratto è l'Epiro , e l'A'b^nia di rjfchio.
jiran. Dove fcorge ìùaQQ^nzi > a fuo favore
Vol-
/
3g XXXII 5?
Volger fa ancor le p'ù lontane , e inHeme
Contrarie cofe il Ciclo ; e quanto a lui
Or tu fia caro , in ciò fa a noi palefe .
Span. Vitni, Aleffandro , e nel fuo Duce il campo
Vegga ancora il fuo Re : col ferto in fronte
Vegga Irene il fao fpofo , e alfin d'obblio
Ricoprendo gli andati affanni , in volto
Lampeggiare ti veggano le fquadre
Queir ufata tua gioja , in cui fon' afe
Fondar la loro ficurezza , e fpeme.
j^cm. Pace , o Signor , chieggono i Traci : è morto
Il crudele Amurat.
jìlelf. Tu l'ucciderti?
Acm. Il fuo furor l'ha uccifo : appena il piede ,
Porto tra le fue fchiere in lui frementi
Minacciarle tentò : dal troppo sforzo
Tronchi gli accenti fur : gli fi contorfe
11 già fpumante labbro , e il fofco fguardo;
E fui volto cadutogli repente
Un orrido pallor , fvenne , ed a terra
Piombò , qual uom da folgore percoffo.
Ei freddo or giace , e in tale atto , che rende
Pietà , e terror del pari : il campo nortro
Scioglie l'artedio , ed al partir fi accinge.
^lefj Sia di freno agi' iniqui il fua deftino:
Siam noi fempre al Ciel grati ; e tal fia il fine
Di quante imprefe tenteranno i Traci;
Sinché forga in Europa un braccio fortCì
Che l'Ottomana rea rtirpe disperda,
E la memoria infino anco n'eftingua.
N.el fondo della leena apprejìatafi al Ballo fi vedrà fu
gran Pìedefìallo la fìat uà d' Aleffandro a cavallo . Per ono-
rarla vengono pkcìole truppe di Maneft , Epìrott , Paggi ,
e Danae con quattro Schiavi incatenati , e àa/cuno di det'
te truppe avrà in mano o fmhlì , o jirumenti di guerra ,
ì qua-
^ XXXIII ss
i quali fui fnir della prima parte del Ballo faran difpojlt m
arco dì trionfo d' intorno alla (ìatua. Comparirà quindi in
aria giuliva con fei feguact il Genio d' Europa , a cui con
altrettanti fuccederà la vittoria , e dannando infieme, rende»
ranno tigli /chiavi la libertà , feguendo poi viva , ed allegra
contraddaré^a de' primi accennati Perfonaggi fejìeggìanti per
lo felice avvedimento.
Fine della terza Azione J*
Componimento del Sìg. Co: Fràncejco
Magnam Modevefe Vrincìpe
di Lettere,
CAN.
? XXXIV 3?
CANTATA
TERZA.
La Vittoria .
IO fola a i vincitor,
Dì belle palme, e allor
Fregio le chiome.
E ovunque fplende il Sol,
Fo girne intorno al fuol
Faflofo il nome.
Io d'eterne ghirlande
Fregiai la chioma del Guerrier di Pelld)
Cui diede il mondo titolo di grande.
Or d'altro Eroe, che il nome ebbe da lui^
Con più bel ferto cingerò la fronte.
Qucfti domò '1 feroce
Amurat , più del Perfo affai temuto.
Oh quai ferri preparo
Al forte Eroe , ch'alle rimote arene
Spinga dell' Afia il Trace , e a Paleftina
Sciolga il cattivo pie dalle catene !
Quefto ebb^r vanto già i Guerrieri Eften/ì,
Ed ancora 1' avran : fui Tranfilvano
Preflb al lido Ottomano -
Regnerà 1' alta ftirpe
Sempre d' Eroi feconda
AlIor, che fegga in trono il gran RINALDO,
Alla cui mente il Cielo
I provvidi penfier darà del Regno .
Ei neir altera prole
Trasfonderalli, onde l'eccelfe ancora
Sagge Figlie vedranfi
Dì
__ XXXV _
Di felice governo a fparger lampi.'
Ma r imitarlo appieno
5crbat'è all'alto fuo Fglio FRAbrcESCo:
Le più fplendide Regge , e le più infìgni
Città d'Europa ne vedran l'altero
Sembiante » e fia , che la grand' Alma ovunque
Degne di lei difcopra
Sublimi idee feguite cgnor dall'opra.
Quanto liete per Lui fra le fponde
Gir limpide l'onde
11 felice Panaro vedrà/
Quanto altera facendo ritorno
Col primo fuo giorno
Lunga etadc l'Aurora n' andrà /
Quanto liete ec.
Dfil Slg. Vaoììno Ottoììnì Tatrì^h Lucchese
Accatiemko di Lettere,
£ 2
Signo-
y
XXXVI
SigDorl ) che danzano , tirano in afTalto j e fì
efercitano ne*varj maneggi 5 e Giuochi di
Spada ) Picca , Bandiera , e Àlabardino y
diftinti per cadauna Azione fecondo le ope-
razioni , e carattere , che in quelle avranno
efercitato ^ o portato.
Ne Uà prima A^wne.
BALLO PRIMO,
Rapprefentano
Gli Agricoltori.
Sig. Co: Ciò: Ancìnt Reggiano Accademico di Lettere , e
d' Armi.
Sig. Marcbefe Ferrante Agnelli Scardi Mantovano Acca-
demico d' Armi.
Sig Ottaviano Diodati Patrizio Lacche/e Co: del S. R. /
Prencipe d' Armi , Accademico di Lettere , e Laureato
in arnhe le Leg^i.
Sig. Don Giacomo Cajìellì S. Nazaro Reto Accademico ds
Lettere .
Le Ninfe.
Sig. Co: Lodovico Malvafia Bolognefe.
Sig. Kav: di Malta Fra Ciujeppe Marcolinì da Fami
Sig. Co: Toccolino Toccoli Parmigiano.
Sig, Marfhefe Palla ^froll» Mantovano,
Pro>
3£XXXvn3S
P R O S « R P I N a:
Si^. Marchefc Ftàncefco Marta Riva Mantovano \ che bai-,
la a folo.
P L u T o.
Stg. Marche fé Luigi Pindemonti Veronefe Accademico d'Ai"
mi , che balla a folo.
Suoi Seguaci.
Sig. Marche/e Gio: Battijìa Spreti Ravennate Kav. di S. Ste»
fanoy Accademico d* Armi.
Sig. Marcbefe Pio Enea degli Ol>izzi Ferrarefey Accadernt'
co di Lettere.
Sig. Co: Ferdinando Cefi Modenefe^ Accademico d' Arm) ì
che balla a Colo.
Stg. Co: Amos Cavalca Bologne je^ Accademico d" Armi.
Sig. Marcbefe Francesco GavaJJìni Ferrar e fé.
Sig. Marcbefe Gaetano Fafjati di Cafal Monferrato Acca-
demico d* Armi .
Sig. Co: Michele Mofcardo .
Sig. Marcbefe Giacomo Pindemonti Veronefe Accademico d\
Armi.
GioAra di Picche i e Bandiere
Maneggiano le Picche.
Sig. Co: Gio: Ancini.
Sig Ottaviano Diodati.
Sig Co: Michele Mofcardo. . -
Sig. Marcbefe Vincenzo Sfriggi Mantovano ì
ìliSL*
xxxviir
Maneggiano le Bantliere.
Sig. Co: Federico Bevilacqua Al'^ert Vervnefe , Accademic$
dt Lettere.
Sig Co: Francejco Marefcaìcbi .
Sig, Co: Andrea Maziini Ravennate.
Sig. Marthefe Tommafo Sacrati Ferrarefe.
Fanno aflalti di Spada.
Primo Assalto.
Sig. Ottaviano Diodati, Sig. Co: Frawe/co Mare/calchi .
Secondo Assalto.
Sig. Co: Giovanni Ancini.
Sig Marche je Luigi di Cantffa Veronefe ^ Accademico d* Arm'.
Terzo Assalto.
5;^. Co: Amos Cavalca. Sig. Marche/e Luigi Pindemotttfl
Qjj arto Assalto.
Sig. March. Ferrante Agnelli. Sig. March. Gaetano Fajfati.
Giucca a folo di Bandiera.
Sig. Co: Francejco Marefcakhi.
BALLO SECONDO.
'^apprefentatto
l Cacciatori:
Sig. Marcbefe Kav. Giamy Battila Spreti,
Sig. Co: Ferdinando Cefi.
Sig. Co: Amo! Cavalca.
Sig:
3S XXXIX 5g
Sig. Marcbefc Francefco Marta Riva.
Sig. Co: Marcantonio "> 1-^7/.,. >. .
Sìg. K^. Fra Gìufeppe j ^'^^'^^* Marcol,m.
Sig. Marcbefc Francefco Calcagnìnì F errare fé .
Sig. Co; Toccolino Toccolì.
I Turchi.
Sig. Marche fé Ferrante .Agnelli.
Sig. D. Jacopo Caflelli.
Sig. Ottaviano Diodatì.
Sìg. Marche(e Pio Enea degli Ohìi^t.
Sig. Marcbefe Luigi Pindemontì.
Sig. Marcbefe Gaetano F affati.
Sìg. Co: Michele Mofcardo.
Sig. Co: Francefco Marefcalcbi,
Donne Turche.
Sig. Marcbefe Palla Strozzi.
Sig. Co: Andrea Vallemam da Fahrìatio.
Sfg. Michele Amando d' Althann Co: del S.R. l di Brim
in Moravia.
Sig. Carlo Colloredo del Friuli Co: del 5. R. l
Intrecciano un Ballo a due.
Sìg. Kav. Marcbefe Ciam-. Battifìa Spreti.
Sig. Marcbefe Francefco Cakagnini.
E N D I M 1 O N E.
Sìg. Co: Giacomo Pìndemontì , che balla a fole'
Nella
J^
XL
Nella feconda Ai(ione.
Armeggiamento formato da due Squadre
di Albanefi , e di Epiroti.
Capitani.
Sig D. G'tufeppe Be»dont M'danefe .
Sig. Co: Enea Captar a Bologne fé.
S Q^u ADRA Albanese.
5;^. Gh: daìl Olmo Bergamafcol
Sig. Manhefe Muzio Spada Faentino'.
Sig. Co: Cefare Campori Modenefe.
5I Co:Gìujeppe } ^^^^^^^^ Bevilacqua Lavfc Veroneft.^
Sig- Sertorio Polcajìrt Padovano.
Sig. Co: Nìccola dalla Branca da Gtihbio .
Sig. Co: Guglielmo Caftellì S.Na^aro Reto.
Sig. Co: Gìambattijla Leonardi NovarefC'
Sig. Marcbefe Cefare Gavajfìnì Ferrare fé.
Sig. Co: Antonio Vallemani da Fabriano.
Sig. Aleffandro Baldaffmi de' Marchefi di Poltno Pefarefe l
Sig Co: Annibale Sacrati Reggiano.
Sig. Don Pietro Maria Cattaneo Novarefe.
Sig. €0: Paolo Radini 7 edefcbi Piacentino.
Sig. Co: Agofìino dal Sale Ravennate.
Sq^uadra Epirota.
Sig. Domenico Volpi da Bari.
Sig, Co: Francefco Pafitui:ii Bolognefe,
%
XLI 3g
Stg. D. G'tatnlattìfìa Camelli S. Na^aro Reta :
Sig.Co:Gìambattì^a | Fratelli RadinìTedefchìPkuntm.
Stg. Co: Antonio. j '
Stg. Girolamo Parenfi Patrizio Ijtcchefe.
Sig. Co: Niccvlò Paft Jppoliti da Rimim.
S/g. Co: Ciro Tu^Tiom Imolefe.
%. Ce: " } ^"""' ^"'"""-r- Macerate;..
Ì:S;l;f' }. ^'^""■' n^tcieu: Mc^enefi.
Sig. Marchefe Lodovico Andreaft Mantovano.
Sig. Co: Niccolò Caprera Bologne fé .
Sig Ce: Francefco Vincenzo Mcjìi Ferrare/e.
Sig. Co: Luigi Bulgarini Mantovano.
Giuocsno a folo di Picca .^
Sig. Co: G'ovarjù AncUii.
Sig. Co: Michele Me/cardo.
BALLO TERZO.
I{npprefentano
Ifigenia;
Sig. Marchefe Francefco Calcagnìnì.
I Seguaci.
Sig, Marchefe Francefco Maria Riva , che balla a folo.
Sig. Conte Lodovico Malva fia;
Sig. Co: Toccolino Toccoli .
Sig. Marche je Francefco Luccbefint Luccbefc.
Sig. Marchefe Palla StroiZ'-
E Ore.
XLII 3g
Oreste.
S/^ Oltavtano D'iodati , che balla a foio .
I Littori.
S'g Co: Francefco Fornì Modenefe .
Sìg Marche/e Luigi di C ano ffa Veronefe Accademico d'Armi.
S.g. Co: Antorào Bcjchetti Modenefe.
Sìg. Marchefe Annibale Gaetano Millo dì Cajal Mon-
ferrato .
Sii,. U Inolino Mannelli Fiorentino.
Sìg Co: Galeazzo Grumellt Bergamafco .
Sìg. Co: M re' Antonio Marcolinì.
S'g. Co: Federico Bevdacqua Veroneje .
P I L A D E.
Sig. Marchefe Ferrante Agnelli , che balla a folo.
Suoi Compagni.
Sig. Co: Giovanni Àncinì.
Sig M irch fé Ciò: Batttjìa Spreti,
S'g Don Giacomo Calìelli .
Sig. i o: Amos Cavalca .
Sig. Co: Ferdinando Cefi.
Sig. Marchefe Francefco Gavaffim.
Sig. Marchefe G jet ano F affati.
Sig. Marchefe Luigi Piedemontì.
Formano un Ballo a due .
Sig March'^ff Ferrante Agnelli .
Sig. Marchefe Francefco Calca^nìm,
Nelle
XLIII 2g
Nella ter^a A^iofie.
Gioftra ) e Cciiìbattimento .
Maneggiano l'Alabardino.
Sìg. Marche [e Ferrante agnelli Scardi M"ffet.
SJg. Marche I e /il fon fino Trotti.
Sig. Ce: Michele Moj'cardo.
Sìg. Marche/e Luigi Pmdcmonte.
Maneggiano le due Spade.
Si^- Ottav'icno "D'iodati.
Sìg. ( o: Anici Cavalca.
Sig. Ugolino Mannelli.
S'ig. Marcheje Giacomo Pìnder}:onte ,
Combattono armati di Spada )
e Targa .
Stg. Co: Francesco Trotti Ferrare/e.
Sig. Pro/pero Tofchi Reggiano.
Sig. Sertorio Orjato Poicafìri Padovano.
Sig Cavell. ere di S. Stefano Niccolò F aironi Pijlojefe.
Sig. Co: Giambattifìa Leonardi Novarefe .
Sig. Marche/? Cejare Gcwa/Jini Ferrare/e.
Sig. Co: Giamhattijìa Radìni Tedefchi Piacentino.
Sig Co: Paolo Radìni Tedefchi Piacentino.
Sig Co: Galeazzo ylr conati Milane/e-
Sig. Girolamo Par enfi Patrizio Luccheje.
F z Sìg.
XLIV_
: Agojììm dal Sale Ravennate
tavh Mkheli Patrìih Lucchefe .
Fanno aflalto di Spada.
S'ìg. Ottaviano D'iodati.
Slg. Co: Michele Mojcardo.
BALLO au ARTO
Kapprefentano
Il Genio d' Europa.
Sig. Co: Amos Cavalca , che balla a folo.
Suoi Seguaci.
Sig. Marche/e Ferrante Agnelli Scardi .
Sig. D. Giacomo Cajìclli.
Sig. Ottaviano Diodati.
Sig. Marchefe Pio Enea degli Ohi^^t.
Sig. Marchefe Luigi Pindemonti.
Sig. Marchefe Gaetano Paffuti .
Sig. Co: Michele Mofcardo.
Sig. Co: Francejco Marefcakhi.
La Vittoria;
Sig. Marchefe Francefco Caìcagnim .
Le Ammazoni.
Sig. Marchefe Francefco Maria Riva.
Sig. Cavaliere di Malta Fra Giufeppe Marcolim.
Sig. Co: Toccolino Toccoli ,
Sig. Marchefe Palla Stro^z^.
Se.
E LX V
Seguaci della Vittoria.
Sìg. Cavalìer di S. Stefano Mar che [e Giamhattfla Spreti,
Si^. Co: Antonio Bofchetti,
Sig. Co: Ferdinando Ceft.
Sìg. Marche/e Annibale Gaetano Millo:
Sig. Marcbefe Carlo Monti Bologne/e.
Sig. Co: Marc' Antonio Marcolìni.
Sig. Co: Lodovico Malva ft a.
Sig. Marcbefe Giacomo Pindemontt.
Gli Albanesi.
Sig. Co: Giovanni Anclnt,
Sig. Co: Francefco Forni.
Sig. Marcbefe Giufeppe Monti Bologne fé.
Sig. Marcbefe Francefco Cavafftni.
Sig. Co: Federico Bevilacqua.
Sig. Marcbefe Alfonfmo Trotti.
Sig. Marcbefe Ce far e Gavajfmi.
Sig. Marcbefe Francefco Lucchefinì.
Sig. Micbek Amando d' Altbann Co: del S. R. I.
Sig. Marcbefe Vincenzo Sfriggi.
Gli Epiroti;
Sig. Co-. Francefco Trotti.
Sig. Profpero Tofcbi .
Sig. Marcbefe Mu^io Spada .
Sig. Co: Ce fai e Campori.
%. Co: Giufeppe } ^'''^*^^'' ^^-''^^^l"^ Laz^fe.
Sig.
3? XLVI
ySig. Co: Andrea Vallemam.
S'tg Marcbefe Spcrello Antonio Sperelli Mdnànforte Ajji-
[ano.
SJg. Carh -\ p^^j^m Colloidi Co: del S R. 1.
Formano gli Archi di Trionfo.
Sìg. Co: Alfonfo Magnaci Madenefe .
S'tg. Marchese Sàp'ior.e Filonardi Romano.
Sìg. D. Ciujeppe Are fé Mi la ne fé.
Sìg. Co: Francefco Fani uzzi.
Sig. Cavalier Niccolò Ffibronì.
Sig. Co: Niccola della Bréinca.
Sig. Marchefe Alefandro Baldixfftnì.
Sig. Filppo del S. R. l Co: ai Daunn Vìe^nefe'.
Sig. March. Francejco R.^gh "ì p,^,,/;;,.; Canolfa Vmnefi.
Sig. March. Francejco Borgia J '' ^
Sig. D. Guglielmo CaflelH S. Na^aro.
Sig. Co: Antonio Vaihmam.
Sig. Co: Profpero ^ p^^^^jj. Buonaccorft.
Sig. Co: Domenico j
Sig. D. Antonio Bendoni Milanefe .
big. Ciangirolamo Priaroggia Nohile Genove fé.
Intrecciano un Ballo a due.
Sig. D. Giacomo Caftellt .
Sig. Marcbefe Pio Enea degli Gjìhì.
For-
XLVII 5
Formano un'altro Ballo a due.
Sig. Co: j4mos Cavalca .
^'tg. Marcheje Francesco CalcagnìaK
IL FINE.
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